MONITORE ZOOLOGICO ITALIANO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO DAI DOTTORI Chiarugi Eugeiilo Flcalbi Prof, ili Anatomia umana Piof. di Anat. compaiala e Zoologia iiHl l\ Istitiito ili Stadi Super, in Fircnzo nelia R. Univoisita di Ca^liari Vol. III. — Anno III, 1892. (con 17 FIG. E 4 TAV.) m FIRENZE MDCCCLXXXXTI .Siena l«y2, Tip. S. BiTuardino INDICE DEL VOL. IIL (Anno III, 11, 129, 213. II. Zoologia applioata P:ig. 211. Ill £mbrlogrenia e Organogenia. I'ag. 2, 01, 130. 217. • IV. Istologrla. Pag. 2, £2, 130, 217. V. Tecnioa. Pag. .■?, fi3, 131, 218. VI. Protozol. Pag. 37, 85, 233. VII. Sponglarl. (Varat). VIII Celenterati. Pag. 37. 233. l.\. Echinoderml. Pag. 85, 233. X. Vormi. Pag. 37, 86, 233. 1. Parte g-enerale. Pag. 37. 2. Diciemidi e Ortonnettidi. (Vacat). 3. Platielminti. Pag. 38, 86, 233. 4. Rotiferi. Pag-. 38. 5. Chetognati. {Vacat). 6. Nematodi. Pag. 38, 8«, 234. 7. Acantocefali. Pag. 235. 8. Irudinei. {Vacat). 9. Anellidi. Pag. 88, 235. 10. Gefirei } .y^^^^^. 11. Enteropueiisti \ ^ '' .\l. Briozol. Pag 235. Ml. Brachiopodl. (Vacat). XIII. Artropodi. Pag. 38, 86, 165. 235. 1. Parte gencrale. Pag. 235. 2. Pantopoli. {Vacat). 3. Crostacei. Pag. 38, 86, 165. 4. Onicofori. {Vacat). 5. Aracnidi. Pag. 39, 87, 165. 6. Miriapodi. Pag-. {Vacat). 7. In.setti. Pag-. 39, 87, 165, 235. a) Parte Qenerale. Pag. 39, 87, 165, 235. 6) Tisanari. ( Vacut). c) Ortotteri. Pag. 39, 87, 106, 235. d) Pseudoneurolteri. Pag. 87. e) Neurotteri. {Yacat). f) Strepsiiteri. (Yacat). q) Lepidotteri. Pag. 87, 106, 235. h) Imcnoiteri. Pag. 39, 87, 166, 230. »■) Coleotteri. Pag. 39, 87, 166, 236. k) Rincoti. Pag. 39, 88, 167, 236. /) mtteri. Pag. 88, 167, 236. XIV. Molluschl. Pag. 88, 236. 1. Parte generale. Pag. 88, 236. 2. Aufineuri. {Vacat). 3. Lamellibranchi. Pag. 236. 4. Scafopodi. (Vacat). 5. Gasteropodi Pag, 88, 237. 6. Pteropodi. {Vacat). 7. Ccfalopodi. (Vacat). XV. Tunicati. (Yacat). XVI. Vertebrati. Pag. -10, 109, 16ii, 237. — IV — 1. Partk uknekalk. {Vacate. II. Parte anatomk^a. P;ij>-. iO, 10i>, KiS. 2:57. 1. Parte j^enerale. Pa-. lO'J, 2:57. 2. Tc<;uinciito e procluzioni te- ji'umentarie. Pag-. 40, 237. ■'). Sistema ncrvoso centrale c, pc- rifeiico. Pag-. 40, 110, 168,237. I. Oi-gaui di .senso. Pag-. 41, 110, ■2:W. 5. Seheletro c articolazioui, I'ag. 41, 111, KW, 238. <). Apparecchio muscolare. Pag. 42, 238. 7. Appareccliio c-ardiaro-vascu- lare. :\Iilza. Pag-. 42, 111. 239. 8. Tubo dig-estivo e g-hiaiidolc annesse. Pag-. 42, 111, 2;U). 9. Apparecchio polmonare -Bran- cliie - Tiinn Tiroide. Pag. 111. 10. Appareccliio urogcnitale — Capsule siirieiiali. Pag- 1.3, 112, 239. 11. Teratolog-ia. Pag. 43, 112, 239. 111. Parte zoologica. Pag-. 4."), 1()9, 240. 1. Parte generale - Fauna. Pag. 43, 240. 2. Anliossidi. (Vaccd)- 3. Pesci. Pag-. 43, 240. 4. Anfibii. Pag^. 43, l(i9. 5. Rettili. Pag-. 44, m\ (i. Uccelli. Pag-. 44, 170, 210. 7. Mainniit'eri. Pag-. 44. 171- 8. Antropolog-ia ed Etuologia . Pag-. 44, 171, 241. Appendice: Antropolog-ia appli- cata alio studio dei j)hiura squanuita , .Sars. — Pag. (J;*). Ruffini A. — Di una particolarc rcticcUa nervosa e di akuuii corpuscoli del Pacini die si trovauo in connessione co<^li or<>ani nuiscolo-tendinei del /i')'iiiiiii'ii/i> (uiiiiio L. JU. III. Anno. Firenze, 29 Febbraio 1892. N. 1-2. SOMMARIO. — BIULIOGUAFIA. pag. 1 a 4. — SUiNTI E RIVISTF!: : Paladino, Contribuzione alia migliore conoscenza liei coiii|ionenti i centri nervosi merc6 il processo deH'joduro di pallaiiiO. Nota. — Todaro, Sulla strutlura, la maturazione e la fecondazione dell'ovo della iieps chalcides. Nota preliminare. — Ming'azzini, L'Oolisi nella Seps chalcides. Nota. — Zoja, Sulla trasmissi- bilit;\ degli stiiiioli iielle colnnie a'jdi'oidi. (Sunto (hlV X.). — Zoja, Su akuni esemplari di Dtndro rhira Dohrim , VVeisinana [Sunto deW A.). — Mag'sri, La siiLiira eiulomcsognatica alia supoificie facciale degli intermascellaii nel Semnopilhecun eiitcllus. — Pag. 1 a 10. COMU.NICAZIONI OP.IGINAM: E. Reg-alia, SuUe ungliie e gli sproni della maiio oinilica. — G. Kazzander, Intoiiio al iieivn ac essorii del Willis ed ai suoi lapporti coi nervi ocrvicali su- perior! iiell' iiomo ed in alcuai mammireri domeslici. (Con 2 tav ). — Pag. 10 a ;"."». NOTIZIE : Necrologio. — Premio di fondazione Fossati. — Associazione per gli studi zoologici. — Nomina. — XI Congresso inteinazionale. — Pag. 35. •■ — BIBLIOGRAFIA. i. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. Axenfeld D. — Studi di Biologna geueralQ. La lotta fra g-li esseri virenti, me- diante la produzione di sostanze chimiche. — Rivista di Filosofia scienti- fica, Serie 2. Vol. 10, Milano, Maggio 1891. Pag. 283-292. Faggioli F. — Leg-g-i biologiche e leggi tisico-chiiniche in farmacolog-ia. Con tav. — Archivio per le Sc. mediche, Anno 15, Fasc. 3, Torino 1891. Pag. 297-327. Haeckel E. — Lettere di un viag-g-iatore nell' India. Trad, di M. Lbssona. — Torino, Unione Tip. Editrice, 1892. (In corso di pubblicazione). Paladino 6. — La dottrina degii infinitamente piccoli e la biologia moderna. — Rivista di Filosofia scientifica, Serie 2, Vol. 10. Milano, Giugno 1891. Pag. 356-368. Romiti G. — II Quinto Congresso della Societa Anatomica in Monaco. — Monitore Zool. Italiano, Anno 2, N. 6-7, Pag. 136-140. Firenze 1891. Scaizi F. — Marcelio Malpig-iii scopritore dei globnli del sang'ue. — Gazzet- ta medica di Roma, Anno 16, Fasc. 2, Pag. 25-28. Roma, 1890. Strobe! P. — Museo zoolog-ico eritreo Bottego in Parma: g-uida. — Parma., tip. Dattei, 1891. 16"^. Pag. 22. Todaro F. — II metodo sperimentale nella scienza della vita. — Natura ed Arte. Anno 1, 1891-92, Pag. 3-8. Roma - Milano, Vallardi ed. Valenti G. — Le ipotesi in anatomia uinana. Prelczione. — La Riforma Me- dica, Anno 7, Vol. 4, N. 294, Pag. 817-819 e N. 295, Pag. S29'83U Napoli 1891. 2 — III. Embriogenia ed Organogenia. Bianchi S. — Sur Ic developpemciit do la squame occipitale et sur le mode d' origiiie des divcrses formes des os interparictaux et preiuterparietaiix dans le crane huiaain. Avec fig". Ilesum6. — Arcfiives Ital, de Biologic^ Tome 16, Fa.sc. /, Pag. 103-107. Turin 1891. Bossi L. M. — Sulla riproduzionc della mucosa dell' utero. Con tav. — Tip. Sordomuti, Genova. — La lliforma Medica, Anno 7, V^ol. 2, N. 222, Pag. 8u3-So4. Xajjoli 1891. Bossi L. M. — Sur la reproduction de la muu/Jono alia inigliore conoscenza dei cojiiponeuti i ccn- tri nervosi, merce il processo delfJo luro di Palladio. — Est^ d. liendic. d. R. Accad. d. Sc. Fisiche e Matematiche, Fasc. 9-12. Najioli 1891. Pianese G. — Metodo di lissazioue e colorazione conteraporanea dei tessiiii (Nota preventiva). — La Riforma Medica, Anno G^ X. 212, Pag. 1271. Napoli 1890. Poll A. — Metodo per preparare tavolc luurali per la scuola. — Piacenza, tip. Marina, 1891. Pag. 8. Vassale G. — Nuovi infttodi di iiidagine microscopica per lo studio di alcu- 110 particolarita di strutuira dni centri nervosi. — Vadi M. Z. in questo N., j)ng. .■;. Vassa!e G. — Riduziouo a slitta d d microtonio Guddeii per le sezioni del- r cuci'lalo. — Rivista Sperim. di Freniatria e Medicina Legale, Vol. 17, Fasc. 4, Pag. 484 486. Con. tav. Reggio-Emilia 1891. SUNT! E RIVISTE. Paladino G. — Contrihuzioue alia inig-liore conoscenza dei coniponenti i ceiitri nervosi inerce il processo dell" joduro di palladio. Xota. (^Coii fig-)- — Ren- die, delta 11. Accad. delle Scienzs Fisiche e Matematiche. Najyoli. S. 2.-\ Vol. V, Fane. 9o a 12. o Settembre a Dicembre 1891. Pag. 227-233. 11 nuovo processo d' iudagine proposto ed inipiegato dall' A. fu gia rife- rito (1). Aggiuugianio lo sagaenti altre avvertenze, die 1' A. da, come risul- tato di nioltc applicazioui, per la l)Uona riuscita del metodo: 1.*' 1' iiumersione nel cloruro di palladio si pu'j protrarre con vantaggio per due o tre giorni ed andie per settimane, rinnovando la soluzione; 2." 1' immersione iiella soluz, di joiuro di potassio, avendo^i a fare con piccoli pezzi, dev' essere relativa- ■mente breve; 3/* occorre prudcaza c pratica neirimpiego ddla soluz. di jodu- ro di potassio, affindie <[U3sta, se in troppo grande ([uantitiY, iion sottragga troppo di joduro di palladio forniatosi. L' A. ricliiaiiia V attenzione su duo punti prinoipali riguardauti la cono- scenza dei coniponenti i centri nervosi: 1." Disposizione particolare a gomitolo del cilindras- se nolle fibre delle radici spinali ed in quelle dei cor- don i o d (' 1 1 a s 0 s t a n z a b i a n c a d e I in i d ol I o s p i n a 1 c . — Nelle fibre delle radici spinali anteriori all'uscita dal niidoUo spinale tra i ciliiidras- (1) VeJi M. Z. I. .Uno 1. X S. Pag. 88. — 5 — si a corso reg-olarissimo ve ne souo alcuiii, clie ad uu tratto si avvolgono a vero g'oiuitolo, formato o da quattro a eiiKiue ravvol<^iinenti a spira, piu o ineno iiamcdiatamente soprapposti, o da cg'iial numero di ravvolg-iinenti die si rammucchiano. Tali ravvolg-imenti, souo sul corso del ciliudrasse che si vede quiudi contiiiu'-ire in liiiea vetta ai due estremi, cioe verso il centre e verso la perlferia. Dette fonnazioni sono frcquenti e si trovano uou soltanto all'uscita dal niidollo dello fibre delle radici auteriori, ma altresi uel tratto iutraiuidollare delle stesse c lungo i cordoni ventrali e laterali della sostanza bianc.i. lii questa i g-ouiitoli sono di magg-iore proporzione con uu mag-gior numoro d'inflessioni, e neirinsieuic la formazione, che ne risulta, e molto piu g'rande e lunga. Gcneralmente i gomitoli lungo le radici sono al disotto delie dinieusioni delle rispettive fibre, m-^-ntre quelli lungo i cordoni midollari pos- sono sorpassare il dla metro delle fibre. Escluso che simili formazioni siano un prodotto artificiale o postmortale, ammesso che esse,coine formazioni speciali, appartengano alle fibre nervose e non rappre^entino gomitoli vasali, 1' A. si e domandato se foss^n-o t3rminazioui nervose oppure indizio di ligoglio nella rigeneraziouo dello fibre dei centri nervosi o rappreyentass(>ro un modo di disposizione per deviare il corso delle fibre nervose. Ma eliminati facilmente anche questi dubbi, 1' A. conclude che con ogni probabilita debbono conside- rarsi come disposizioni di rintbrzo dei fill conduttori nervosi, od in altri ter- mini uu modo di accrescimento di massa degli stessi e quindi un aumento del loro utiizio condiittore, essendo, come si sa, i cilindrassi attivi nella loro funzione conducibile ed avendo dimensioni in rapporto diretto con la lonta- nanza della distribuzione e eon la maggiore attiviti funzionale. I gomitoli lungo le fibre delle radici spinali ventrali e dei cordoni auteriori e laterali del midollo spinale, accrescendo il valore ed il grade funzionale dei flli con- duttori nervosi, rispondono forse ai bisogni di una piu lontana distribuzione di talune fibre nervose. 2 " C e 1 1 u 1 e n e v r o g 1 i c h e e r a p p o r t i dei p r o 1 u n g a m e n- t i t r a loro e g 1 i altri c o m p o n e n t i d e 1 1 ' a s s e c e r e b r o- spinale e d in p a r t i c o 1 a r e con la p i a m e n i n g e. — Vi sono for- me di diversissima dimensione delle'cellule nevrogliche, a cominciare da quelle come rigouflamenti fusoidi, o'noduli, con e senza nucleo, sino alle cel'ule gran- di, riccamente protoplasmatiche, di aspetto granulare, di forma irregolaxe, ap- piattite, e con nucleo spo-;tato piu o meno verso la periferia; talvolta lamel- lari e con i nuclei eicentrtci sporgeuti. Esse si distinguono per i prolunga- menti relativamente sempre numerosi, che irraggiano in tutte le dirozioni e da tutti i punti del loro corpo. Si trovano o isolate o pure agg-ruppate al nuruero di 3 a 5 ed auche piu. I prolungamenti sono in massima sottili, omo- genei, diversamente lunghi, talora flessuosi, e spesso partenti come i denti di un pettine dal corpo cellular^. Quasi costantemente ve ne ha uno piii grosso, appiattito, piu o meao luugo e che si dirige o verso i vasi o di contro agli altri elementi. Le cellule nevrogliche essendo elementi che hanno il loro ciclo di evoluzione, si possouo trovare in vari stadi, e meutre nello stadio di floridez- za hanno il corpo protoplasmatico e nucleo ben manifesto, nel periodo avanzato, invece, del loro ciclo vitale hanno perduto il loro nucleo e restano come centri d'irraggiamento dei numerosi prolungamenti. Uno dei modi di sparizione del nucleo puo essere la caduta dello stesso o il suo distacco dalle cellule nevro- gliche. Da qui una parte dei nuclei che si trovano in mezzo alia varia gra- dazione delle cellule nevrogliche. In date condizioni per stimolazioni normali — r, e patologichc le cellule uevrogliche possono esscre piu grandi del solito e po- linucleate (4, 5 ed anche piu). Le cellule nevrogliche con i loro prolunga- menti pig-liano rapporti diretti prossimali e distali, cioe coa alcuiii prolunga- mcuti e talora con il piii graiide e lamellare s' innestano direttainente con la cellula piu vicina, e con gli altri prolungamenti vauno ad innestarsi con i prolungamenti di cellule a differente distanza. I prolungamenti quin- di devonsi distinguere altresi per la ul versa distanza dei rapporti che van- no a stabilire , e forse la loro distribuzione e in corrispondeuza , oltre- che con la diversa distanza, anche con le differenti parti con le quali vanno a riunii'si. — In ordine ai rapporti della nevroglia con la pia ma- dre, i preparati ben riusciti all' joduro di palladio fanno vedere, per csempio sulle circonvoluzioni cerebrali umane, che gli elementi nevrogliei super- ficiali diuno pi-olungamenti che si svolg'ono da una parte all' interno e dal- I'altra verso resterno nella pia meninge, con la quale quindi pigliano rap- porti di continuita. Tali rapporti sono visibili tanto nella parte sporgente quanto, e molto piii, nei solchi delle circonvoluzioni. La continuity si stabili- 3ce tanto in corrispondeuza dei vasi, e quindi con I'avventizia degli stessi, quanto con il tessuto intermedio della pia meninge. Sebbene meno spiccati, gli stessi rapporti si riscontrano alia supcrficie del midoUo spinale. — L' A. termina col dire die le forme varie e I'evoluzione delle cellule nevrogiiche , la connessione diretta prossimale e distale di diverio ordine dei loro prolun- gamenti ed i rapporti della nevroglia con le cellule nervose e raolto piu quel- !i con le fibre nervose (1), oltre s' intende la connessione con 1 vasi e la pia meninge, riguardano troppo intimameute rargomeuto per supporre che non abbiano nlcuna importanza nell' orgauizzazionc dei centri nervosi. E. Giacomini. Todaro F. — Sulla struttura, la maturazione e la fecondazione dell' ovo della SepH chalcides. Nota preliminarc. — Atti della II. Accademia dei Lincei. liendiconti. Serie IV, Vol. 7, Sem. 2, Fasc. 12, Pag. 415-449. Roma 1891.- L' ovo priraordiale, nei foUicoli degli animal i adulti, e piccolissimo e sfe- rico; composto di solo vitcUo formativo piuttosto scarso, molto granuloso, opaco, contenente nei mezzo la vescicola germinativa. Questa, relativamente grande, presenta im bel reticolo di cromatina, il quale racchiude per lo piii una ma- cula della stessa sostanza, postaeccentrica.nente. L' epitelio follicolare e i-ap- presentato da una serie di cellule molto piatte con uu piccolo nucleo allun- gato; pero, in corrispondeuza delle due estremita del grand' asse dell' ovo, le predette cellule sono piia alte e piu graudi. Da quest' ultime comincia la moltiplicazione delle cellule follicolari, che a poco a poco si esteude a tutte le altre cellule del follicolo, le quali prima crescono c diventano cilindriche. Mentre le cellule piu esterne dcrivate da tale moltiplicazione rimangono per foriuare 1' epitelio uniseriale folliculare, che circouda T ovo maturo, le altre , addossate all' ovo, poco alia volta vi s' incorporano e spariscouo. Succede poi la uutrizione per via endosmotici appe)ia si forma il prime involucro del- I'ovo, prodotto dalle cellule del follicolo e avente I'a'spetto di una membra- nella omogenea {membrana viteltlna o chorion del Van IJenrden). Xel vi- tcUo, che dapprima mostrasi tutto vacuolizzato e produce la membrana della ve- scicola germinativa, si possono dopo distinguere tre i)arti: una, esterna, sot- (1) Vedi M. Z. I. 1. c. — 7 — tile, form.'ita da uu flnissimo reticolo a strette mag'lie ove sono contenuti gra- nuli vitellini piu o meno abboudanti e di varia grandezza; una media, di aspetto areolare, nelle ciii o-randi mag-lie si trova un liquido trasparente o leg-g-ermente g-ranuloso; cd una interna, circondante la vescicola g-erminativa, di aspetto ragg'iato. I suoi rag-g-i partono da iin punto prossimo alia vescicola g-erminativa, il quale si presenta come un' areola piu o meno g-rande, e che r A. chiama centra cV irradiazione (niiclco vitellino di Eimer). Col suc- cessive ac'cresciraento nella parte periferica si disting-uono due strati : uno, esterno, sottile, striato, diafano, posto sotto 1' involucro esterno, rappresen- ta la zona rag-g-iata o pellucida (non vera membrana, ma parte integrante del vitello forraativo); 1' altro, interne, e fatto da una finissima rete, che si continua con le mag-lie della parte areolare e contiene nella sua trama g-ra- nulazioni vitelline di varia grandezza. Cumuli di vitello nutritive, varia- mcnte g-raudi, di fig-ura sferica, composti di una sostanza vischiosa , o fina- mente g-ranulosa, cominciano ad apparire a questo stadio nelle lacune della parte ai-eolare. Tale comparsa coincide con 1' omig-razione della vescicola g-er- minativa che portasi al polo formativo, sotto la membrana vitellina, mentre il centre d' irradiazione resta uel mezzo dell' ovo. Quando il vitello nutritive ha invaso tutta la parte areolare e la parte interna o rag-giata, scompare il centre d'irradiazione, mentre le sfere vitelline, coraprimendosi a vicenda, pren- dono la forma di piastrine spesse e poligonali. L' ovo, in orig-ine alecitale di- viene in seguito centrolecitale, ed infine, perdutosi il centro d' irradiazione, telolecitale. La vescicola germinativa, da principio situata nel centro dell'ovo, cresce in volume e mostrasi rivestita da una membrana prodotta dal vitello forma- tivo circostante. Ora il corpo nucleare della vescicola germinativa non consta piii soltanto di sostanza cromatica, ma anche di un' altra sostanza, di aspetto finissimamente granulare, che ne forma la massa principale. La figura croma- tica si mostra adesso nella fase di gomitolo, il quale occupa il centro della massa granulare. Tale massa secondo 1' A. e un prodotto del vitello formati- vo, penetrate nella vescicola germinativa prima, o quasi contemporaneamente alia formazione della sua membrana. In questo memento la vescicola germi- nativa dal centro si porta al polo formativo, ove continuano a manifestarsi le altre fasi della fig-ara cromatica. Succede infatti la divisione del gomitolo in anse, una parte delle quali, dividcndosi e suddividendosi in piccoli cromo- somi, si disperde in tutta la massa nucleare di sostanza granulosa, un' altra ricostituisce il gomitolo cromatico femminile, posto nel centro della predetta massa. Questo si spezza in piccolissime anse, le quali ripiegandosi su lore stesse formano una nidiata di piccole vescichette cromatiche, forse altrettanti pronuclei femminili. Con la formazione del gomitolo cromatico femminile, la quale coincide col complete sviluppo del disco germinativo, 1' ovo raggiunge la sua maturazione. In questo momento il foUicolo ovarico si apre e la sua cavita si mette in comunicazione con quella dell' ovidutto, donde passano gli zoospermi che vanno ad aggredire 1' ovo o nel foUicolo o mentre scende per entro 1' ovidutto. Al primt) memento della fecondazione, le sezioni trasversali e verticali di uova mature dimDstrano che attorno alia vescicola germinativa esistono, sca- vati pill 0 meno profondaniente nel protoplasma del disco germinativo, 12 a 15 infossamenti, digitiformi od imbutiformi, terminati a fondo cieco, posti obli- quamente col fondo cieco rivolto verso la vescicola germinativa e 1' apertura, rotouda od ovale, alia siiperficie del disco g-erminativo. Qualche volta hanoo la direzione verticale, nel quale case il fondo cieco e pieg-ato e diretto sem- pro verso la vescicola germinadva. La disposizioiie a corona di qiiesti in- fossameuti in prossiinita della vescicola g'erminativa e iin fatto costante, ma talvolta air esterno di questa corona se no vedono altri, di qua o di la, dispo- sti concentricaraente. A forte iagrandimanto, nelle sezioni verticaJi, sotto il fondo cieco di ciascnn infossamento, o lateralmente ad esso, compare nel pro- toplasma un' areola irregolare ed allung-ata, dalla quale si- dipartono fine irradiazioni, che, ramificaiidosi, si estendono nel circostante protoplasma. Nel mezzo di quest' ai-eola si scorg-e uu lung'o bastoncello fortemente colorito, il quale in dentro termina ag'uzzo, mentre con 1' estremita opposta arriva fino al fondo cieco dell' infossamento, ove pare continuarsi in un prolungamento pallido. Evidentemente questi ba>toncelli sono g-li zoosperni, dei quali alcuni conservano ancora la forma caratteristiea , appena penetrati nell' ovo. Sui tag-li orizzontali 1' areola rag'g-iata mostrasi irregolarmente circolare, con il centro occupato dal bastoncello cromatico, tag'liato trasversalmente od obli- quamente. In alcune areole 1' A. e riuscito a vedere un piccolo nucleo cro- matico vescieoloso. proveuiente dalla trasformazione di un zoosperma pene- trato prima deg^li altri. Questi interessanti resultati, 1 quali dimostrano che molti dei nuclei repe- ribili nello stadio immediatamente successi\''o al jirimo mnmento della fecon- dazione sono nuclei spermatici, acquistano uu' importanza anche magg"iore se si considera che essi concordano in massima con quanto osservo recente- mente Albert Op^iel nel disco g-erminativo di uova fecondate di Anrjnis fra- gilis e di Tropidonofus nair/.i?, ed hanno relaziono con altri simi'.i fntti consta- tati nei Solaci {J. Iluckert. E. Giacomini. Mingazzini P. — L' Oolisi nella Seps chalcides. Nota. — Atti della K. Accad. <1ci Liiicei. llendkonti. Serie V, Sem. 1, Vol. 1., Fasc. 2. Roma 1892. Pag. 41-45. Possono deg-enerare tanto 1' intiera ovaia, quanto il sing'olo uovo col suo follicolo, quanto 1' embrione a vario g-rado di sviluppo. Nella degencrazione dell'intiera ovaia, fatto piuttosto raro [io lo riscontrai una sola volta in ambedue le ovale di una Seps sacrificata ii 21 Magg-io, R.], I'org-ano ridotto di volume, si ti-asformain una specie di vcscica contcnente grande quautita di liquido albu- minoso, ed anche uno o piu ova a vario g-rado di sviluppo, pin o meno alterate nella loro costituzione. L'epitelio g-crniinativo si trova costituito da cellule alte, rigonfie con nucleo sferico vescieoloso e con protoplasma molto alterato (tante sferette di materia grassa simulanti dei globuli vitellini). II liquido albumi- noso si presenta come una sostanza g-ranulosa densissima e con cellule ame- boidi irreg-olarmente sparse : esso nella parte periferica, la dove e adiacente alle cellule dell' epitelio g-ermin itivo, mostrasi formato da sostanza mucilagi- nosa, coag-ulabile a fiocclii. La parete del follicolo si ispessisce con prolifera- zione delle cellule connettivali e molti leucociti passano direttamente daUa teca del follicolo nel liquido alburainoso (cellule ameboidi). L'epitelio foUicolare divcnta a piu strati con cellule g'randi dal nucleo vescieoloso e protoplasma variamente modificato (o g-ranuloso rifrang-ento e come costituito da globuli vitelliui o largamente reticolato). II vitello formativo sembra scomparso ed il nixtritivo e in g-ran parte liquefatto. L' ovo degenerato pei'de la membrana vitellina, sicche le cellule dell'epitelio foUicolare penetrano facilmente in gran - s nuiaero ncl vitello die distrugg-ono assorbendolo. -- II processo dcg-enerativo, assai frequente, di sing-olo ova vavia a seconda del loro g-rado di matiirita. Tal- volta le ova, clie vauno in rovina, souo di colore g-iallo aranciato intense [il che pure io ebbi occasione di osservari^, R.]. In questa deg-enerazione dne casi pos- sono darsi con tutte le g-radazioni intormcdie: o Tepitelio del follicolo prolifora o le cellule prodotte penetrano nell' interno cd assorbono direttauiente il vitel- lo, distrugg'endolo ben presto in totalita (ova giovani); oppure il vitello stesso viene assorbito dalla parete del follicolo, con poco o punto intervento di ele- nienti follicolari nel suo interno (ova adulte) Nel primo caso la penetraziotie deg-li elementi follicolari nell'ovo puo essere g-raduata oppure subitanea. Nel secondo caso poco alia volta tutto il materiale dell'ovo si fa nieno denso, e scomparisce poi del tutto rimanendo un liquido contenente pocliissinio mate- riale albuminoide- L'epitclio del follicolo, degenerando, si riduce lino a scom- parire. In questa forma di dpgenerazione veriflcasi la deposizioue di una so- stanza di color g'iallo aranciato in cellule, che stanno nella teca foUicolare, Tale sostanza, derivata dalla vlegenerazione del vitello nutritive al suo com- pleto sviluppo, e ritenuta dall' A. identica alia luteina del corpo luteo del Mammifdi-i, sebbene di orig'ine molto differente. Distrutto 1' ovo, so nel suo interno penetrarono moltissimi elementi follicolari, questi formauo una massa compatta circondata da un grosso strato di connettivo (teca cnnnettivale del follicolo molto ispes-^ita;, la quale si vascolarizza, in seguito, maiitcndo-;i pero per lungo tempo inalterata Se iavece gli elementi follicolari souo in piccola quantita, fra essi, dopo distrutto il materiale dell'ovo od anche durante la sua distruzione, si insinua proliferando il connettivo della teca e racchiude uelle sue mag-lie gli elementi epiteliali del follicolo, che in massiina parte degene- rano e vengono riassorbiti. Spesso nel connettivo si spargono in g-ran numero le cellule contenenti la luteina, sicche un tale ammasso apparisce come un corpo luteo. Anche in questa massa di connettivo si formano molti vasi, ed essa mantiene per lung'o tempo la forma esterna del follicolo ovarico. Lo stesso avviene quando il vitello e stato assorbito direttamente, cioe nella cavitfi del- I'uovo penetra il connettivo, ma in questo caso piii lentamente che nell' altro. — La morte e la consecutiva degenerazione degli embrioni puo avvenire a va- rio grado di sviluppo, [come anch'io g'ia feci notare, R.]. L'epitelio dell'ovidutto riassorbe direttamente i prodotti della decoraposizione deg'li embrioni morti. E. Giacomini. Zoja R. — Sulla trasmissibilita degli stimoli nelle colonie di idroidi. — Ren- die. d. R. 1st. Lomb. di Sc. e Lettere, Serie 2, Vol 2-1, Fasc. 20. Milano 1891. Usando come stimolo la corrente indotta 1' A. osservo che la irritizione portata su di un idranto viene trasmessa agli altri della stessa colonia tanto per il cenosarco dell' idrofito {Pennaria Cavolini, Corijdendrium jydrasiticum^ Eudendrium racemnsum, Campanularia calicidata), che per quello della idro- riza [Pennaria Cavolini, Cori/ne coespe.s (?), Tahularia Tneseinbrjjanthemum., Podocorifne carnea). Le osservazioni furono fatte specialmcnte suUa Pennaria Cavolini che vi si presta assai bene tanto per la disposizione reg-olare deg-li idranti, quanto per la loro sensibilita non eccessiva. Variando la posizione re- lativa deg-li idranti irritati si riconosce che lo stimolo si trasmette in ogni direzione nel cenosai-co e che impieg'a presso a poco tempi uguali a percor- rere spazi uguali (gli intervalli fra le contrazioni deg-li idranti successivi di un raiuo trasversale souo })ressocIi«"' uguali ad 1" per le correnti solitamente — 10 — impieg-ate). Gli idranti ed i rami piii g-iovani sono piu sensibili, per modo che si lia 1' impressione di una trasmissionc piu facile dal basso all' alto che in direzione opposta; I' idranto terminale di og-ni ramo trasversale, che c pure il piu vecchio, c piu restio deg-li altri alia contrazionc. La irritazione portata su di uu ramo trasversale si trasmette per mezzo del tronco anche ag-ii al- tri, e gli idranti risentono uno stimolo portato sul ccnosarco del tronco. Nella Podocorijne carnea, in relazione alia speciale costituzione della sua idroriza, lo stimolo portato su di un idranto viene trasmesso contemiJoraneameute a tutti g'li altri. Osservazioni ed esperienze di controllo dimostrano clie la trasmissionc de- g'li stimoli avviene per il ccnosarco. L' AUTORE. Zoja R. — Su alcuni esemplari di Dendroclava Dohvmi, Weismann. — Boll. Scientlfico, Anno 13, N. 3-4, Pag. 79-81. Pavia 1891. Gli esemplari provenienti dalle coste di Nisida, rispondono in tutto alia descrizione data dal Weismann; sono stati raccolti a poca profondita, mentre quello del Weismann era stato pcscato a 70-80 metri. Tenendo vive le colo- nic per alcuni g-iorni 1' A. pote avere libere le medusette che si mostrano, come pensava il Weismann, basandosi sui caratteri delle g-emme, appartcnenti alia sottofamig'lia Pandoeidae Haeckel, ma non al g'en. Conis Brandt, n6 pro- babilmente al gen. Pandaea, Lesson. La forma polipoide e riferibile alia fami- g-lia Turridae di AUman. L' AUTORB. Maggi L. — La sutura endomesognatica alia superficie facciale deg'li interma- scellari nel Semnopitliecus entellus. — R. 1st. Lomb. di Sc. e Ijettere, Rendiconti, Serie 2, Vol. 25, Fasc. 2, Pag. 89-90. Con tav. MiLano 1891. La sutura endomesogniatica, ossia la sutura tra 1' intermascellare interno (endog-nato) e 1' intermascellare csterno (mesog-nato), non era. stata mai de- scritta nel Somnopithecus entellus. L' A. ne riporta un caso verificato nel teschio di ;iu individuo appena fatto adulto. La sutura esisteva a destra e soltanto alia superficie facciale, mentre era g'ia scomparsa sulla volta pala- tina. Si orig-inava fra i due incisivi di destra, ascendeva parallela alia sutura ectomesog'uatica per un tratto di 2 centiin., entrava poi nell' apertura nasale ove si faceva trasversale pel tratto di 4 mm. ])ortandosi cosi all' interno della cavita nasale, indi discendeva all' indietro pel tratto di circa 5 mm., raggiun- g'endo il foro incisivo destro. Jli importante questo ca.so anche perchc la prcsenza della sutura endome- sognatica alia superficie facciale e in g-encre rara a riscontrarsi. D' Erchia. COMUNICAZIONI OHIGINALI. Su le Unghie e gli Sproni della Mano ornitica. DI Ettorb Regalia Ricevtita il S6 Qfnnaio 1S03. Neir ala degli Uccelli si racchiude un prezioso documento gcnealo- gico, avente un' iinportnnza non miiiorc di qiiclla di allri faiti, dai qnali I'Huxley ed altri aiiatoinici lianiio potuto indurrc la discendenza deg'li Uccelli dai Rettili. Gonsisle in organi che, mentre sono necessarii in al- - 11 tri Vertebrati, la cui mano serve ai varii modi di locomozione terreslre, alio scavare, ;iiroiri;sa, sono a(Fatto inutili alle funzioni attuali dell'arto anteriore deg-li Uccelli, sia qiiando Tarto serve a battere Taria, nei Ra- lilio c nei volaiori, o I'acqua, come nei Pingaiini, sia anche qiiando serve ail'olfesa, per la quale funzione poi in talune specie e provvislo di for- mazioni in parte analoghe ma differenti. Gli organi in parola sono unghie, che esistono in un certo numero di specie , o nei primo dito della mano o nei secondo o in ambidue ; e la loro attuale inulilita sug-gerisce necessariamente 1' idea , che esse siano produzioni abortive e un rcsidiio di uno stadio anteriore, nei quale I'arto era appropriate ad altre funzioni che non quella, divenuta poi quasi generate, della locomozione aerea; onde le sue unghie erano allora, an- che fisiologicamente, omologhe a quelle del piede (1). Le unghie della mano non sono tuttora note fuorclie in un numero di specie, che certamente e assai ristretto in paragone atquello delle spe- cie, fra le circa llOOO conosciute, in cui esse esistono: cio e dovuto alia rarita delle occasioni di osservarle, poiche a rendere visibili le unghie occorre quasi sempre che la mano venga spogliata di buona pjrte delle sue penne; onde gli eserciti di Uccelli montati delle collezioni ornitolo- giche debbono avere fornito pochissim-e osservazioni sul fatto in parola. Le preparazioni schcletriche sono percio quelle operazioni, tranne rari accidenti, che hanno ofFerto I'opportunita di notare il fatto a chi non lo cercassc di proposito, e che permettono di osservarlo quando non si puo sciupare degli esemplari appositamente. Sproni. Prima di trattare delle unghie, che sole hanno un valore, almeno lino ad oggi, per la dottrinn della discendenza, c bene conoscere e distinguere altre formazioni, di una tutt' altra origine, le quali pure s'incontrano nella mano di certe specie e in alcune specie insiemc alle stesse unghie. Sono esse gli sproni, che Owen (•2), Selenka (3) e per- fino I'accuratissimo Nitzsch (4), il primo che abbia descritto scientifica- (1) II volo 6 pere stato piii generale in ua' aiUica epoca di qiiello clie h altualmente, se sono fon- date le indiizioni di T. Jeffery Paiker, il quale in un ottimo lavoro , Observntionson on'tlie Anatomy and Development of Apteryx (in « Phil. Trans >, vol. 182, 1891, B, p. 25) pensa die lanto le Ralitae qainlo ^e Garinilae diseenlano da un priinitivo gruppo di uccelli volatori tipici, 0 Proto- carinatae. (i) Owen Richard, On the Anatom'j of Vertebrates, Vol. II, Birds and Mammals. London, Long- mans, ISGi), p 71: « II dito indice nello Striithio e il medio nell' Apteryz portano ciascuno la loro unghia. L'unghia o lo sprone, quandj esist^ in altri uccelli, per cs. Meritla dictyloptera, Anser 0am- bemi^, Did tncitli-ts , Parra Jacana, Megnpodnis, Palamedea, risiede sul margine radiale del metacarpo 0 sul dito inlice « (che pjr I'Owen 6 il primo dito della mano ornitica). Ho voluto riportare le parole dell 'Owen anche per un'altra questione, di cui piii oltre. (3) Rronn' s Klasseu und Ordnung des Thierreichs. Vogel. P. /.'). (Il Oitev/r iphittche Beitrilie sar XUiirijesohickte der Vojel, N. 5, Ueber das Nagelglted der Fliigelfinger, besonders des Daumens, Leipzig 1811. 12 — mor.le le unL;liie dell' ala, haiino piu o meno confuso colie ungliie. Al dire dell' illustre ornitolos"0 P. L. Sclater (i), il primo die abbia defi- nitivainente stabilila la iliHerenza foiidanifMilale tra imgliie e sproni, e stalo .1. Ainorv JelTiies (2). La sperone e una foniLizioiie osislente iiell'ala c. du) cnrrisponde alio sprone esistenle iiel taiso del (lallo doinestico o di iiioli; allri Phasianidae. Esso consiste in un' emiiienza ossea, sempre siluala siilla mano, nia di varia sede, circondnta di lessiito ronnellivo e ricope'la da uno spesso riveslimento corneo (3): g(Mieialmenle e iinico, ma piio anche Irovarsi in due luogbi di una stessa mano. Siippongo (,'ssere slaio lo Sclater il primo a trovare il fallo notevolissimo, clie uno sprone puo visiedere anche so- pra iin osso carpale, e non sollanto sul piimo o secondo melacaifiale (4). A questo supposlo m'inducono sia il modo di csprimersi dello Sda- ter, clie, parlando dello sprone , dice : « puo trovai'si, come io slo per dimostrare, tanto sul cirpo quanto sul melacarpo » (5), sia il vedere imlicato il solo metacarpo come sede degli sproni nelle pubblicazioni an- iiiriori deir()w(Mi e did -leirri(!.s su cilate {(')] e in una del dcl'unio \V. A. [•''orbes, il quale osservava non doversi confondere 1' nnghia (pare clie avesse in inira quella sola del pollice) « con i lunghi sproni, coperli di tessuti epidermici, formati da eminenze degli elenienti metacarpali, proprii di molli uccelli » (7). Gli sproni non hanno , a quanto pare , allra fiinzione che quella di un' arma da olFesa, ed esistono in varii e disparali gruppi di Uccelli , (1^ On the Cla'o-f and Spurs of Birdf'W'njs, in < The Ibis i> , Aprile e Luglio 1S80, pp. 1 17 e 300^ (2) On the Clwos and Spurs on Birds' Win'js, in u Proceedings of tlie Boston Society of Natural History .., Vol. XXI. 1881-82, p. 301. (3) 11 Jeffrlas, loc, rft., al illustrazione liejli sproni dolla mano, che appariscono tanto analoghi a quelli del tarso, renJe conlo dello sviliippo e delta strutlura istolo^ica dello spionc tarsals del Gallo. (I) (Jaesta distin/.ione mi setnbra migliore dell' espressione generica di « metacarpo » finora usala, giacchfe il secondo sprone descrltto e figurato dallo Sclater nella Channa (veggasi piii innanzi) non ha certamente alcun rapporto col 1." melacarpale , ne gli sproni piu frequenti, situali fra carpo e pollice, ne hanno, probahilmente, col 2." raetacarpale; e per lo meno sono di certo piii incorporati col 1." che col 2." Potrebbe darsi poi che la base di quesli sproni si estendesse anche al primo dei due o tre ossicini formanti la seconla fila del carpo, la quale si fonde coi metacarpal!, come risulta dalle ri-erche del Marsh {On the Tarsus and Carpus of Birds, in « Annals of the Lyceum of Nat. Illst., New-York «, vol. X, 1872): qiiesta mia supposizione, die studii futuri potranno confermare o distruggere, riguarda specialmente quogli sproni la cui base mjstra ili cominciare appena al di lA della porzione articolare carpale del metacarpo, com"! quello della mano della Parra janani, figurata dallo Sclater, loc. cit., p. 3')1, e quello della mano del Kamichi, lig. 223, p 307 del Traite d'Oste'ologie comparc'e di Pouchet e Beauregard, Paris, JIasson, 1889. (5) fjoc. cit., pag. 148. (G) .\mory .Jeffries, loc. cit., p. 302, diceva: « Spurs on the wing occur in very different groups of birds, always in vicinity of the carpal joint. • Ci6 non ft propriamento esatlo riguardo al secondo spro- ne della Ciium dcrbiani, il qui'e. cone si velrA piu iuuinzi , 6 inserito all' estremila distante del i." metacarpale ; n6 forse (lo dico per ragionc di analogia) riguardo al secondo della • I'alamedea, die ha due sproni. » (7) Forbes W. A., The claw on the « index n fngcr of the Cathartidnf, in « Amer. Natur. », Fobr. 1882. pp. 141-12. 13 - quali Hoplopferus, Farm, Chauna e Palamedea, Pleetropierus, Mer- ganetta. Questi generi sono tult'altro clie affini, e, aggiiingf] lo Sclater, bisogna quindi supporre che i loro sproni siaiio dovuti ad allreltanti sviluppi indipendonli (I). L'articolo dello Sclaler ha quatlro illusl-iazioni, tre delle quali rap- preseiitaiio lo schelelro della mano in specie fornile di sproni. Singo- larissima o la mano della Chauna derbiana (del Venezuela), dove esi- stono due sproni metacarpali, enormi, e che sono di certo potenii armi oll'ensive. Ambedue si staccano, quasi ad angolo retto c formando quasi uu piano fra loro, dal margino preassile, anteriore o radiale della mano, il primo fra la porzione articolare carpale dei metacarpali e 1' eslremita dislanle (i2) del meta^arpale del pollire (3) , il secondo presso 1' eslre- mita distante del metacarpale dell' indice. II primo e rivolto \\n poco all'indietro, verso il radio, e insiemc al suo asluccio corneo , in cui la curva e ancor piu risentila , misura circa 3i mm di lunghezza ; il se- condo, che ha, ma in debole grado, la stessa direziouj, e lungo, insie- me all' astuccio , i25 „„n circa , (!d e meno massiccio e di I'orma piu piatta. II pollice poi e il solo dito unguicolato : ha la falange basale lunga 25 mm, e una sottile ed acuta unghia , grossa alia base 1,5 e lunga quasi 7 mm- Se si pensa che gli sproni hanno diametri, alia base, di circa 13 e piudi 11 mm, s' intende quanto diversi, e per dimensioni e per rapporti collo scheletro, siano dalla vera unghia. . Nella Parra jacana si ha un solo sprone, situato come il prossimo dei due della Chauna, diretto all'innanzi, non curvo, e il cui astuccio, lar- (.1 Aiirlie il .I'dVies, loc. cif., \\. 302, dicijva non sembrar possib le che ucculli cosi diversi abbiano creditalo lo sprone da un comune antenal". {i) Uico prossimo e dine, non poteva essere che omologo al primo di tanti altri Rettili e di tanti Mammiferi, e per con- seguenza die ua pollice La stessa cosa 6 affermata espressamente, benche con altre parole, dal Jeffries, loc.c,t.,p 301. (juello die trovo sul proposito neH'opera g a citata dell'Dwen, 6 queslo A p. 73, parlandosi del carpo, 6 detto ch3 il n magnum » 6 « fuso colla base del metarcapale mediano », e dope: » In tutti gli nccelli i tre metacarpali, che qui (nello Struzzo giovane) abbiamo visto es-ere distinti, si fondon) insieme e forniano un solo osr. 11. \7., The claw oh the index digit of the Cathartidae, in « Amer. Natur. », Nov, 1881, pp. yOC 'JOS. {4j Loc. cit. (5) Come pud veJfirsi piu innanzi, nella enumerazione dei fatti osserrati da mg, la presenza di un'ungliia nel pollice del Oyps fulviis k lesa molto probabile; e cosi sarebbe forse questo il primo caso, che si iroverelibe in un Avvoltoio del veccliio continente. (6) II Jeffries, loc. cit., pp. 302-3, riferisce genericamente, clia, al dire del .Nitzsch, b spesso ungui colato il pollice nei rapaci diurni e in molti uccel'i di ripa ed acqualici. — 19 Infine la presenza di un' iingliia in ambedue i prinii dili si conosce e nelle Ralitae , cioe almeno nello Struthio (probabilmente anche nel gen. Ilhea), o nellc Garinatac. So il fatto sia nolo in allre specie di que- st'ordine oltre quelle, di che nel lavoro di Amory Jellries, e oltre quelle da me osservate non so, perche le mie indagini nella letteralura non vanno piii in la delle pubblicazioni gia citate. Quando scrissi la mia prima Nota, indicata piii innanzi, avevo ere- dulo possibile die il fatto non fosse ancora conosciuto nelle Carinatae, stanle che non lo Irovavo segnalato per questo ordine non solo nel « Ma- niiale » delP Huxley ma neppure in due lavori speciali e posteriori, quali quelli dello Shufeldt e del Forbes su citall, e perche un zoologo mi as- sicurava ed aveva anche pubblicato, che fmo a quel tempo^ o a poco tempo prima, la mancanza di un' unghia nel secondo dito era conside- rata uno dei caratteri di dislinzione fra Carinatae e Ratitae. Domandavo quindi, se tale carattere fosse luttavia ammesso come differenziale tra i due ordini. II mio supposto era pero infondato, poicheil fatto era gia segnalato anche in alcune Carinatae dal lavoro tanle voile citato di Amory Jeffries (1). Nel quale giova ora stabilirc che cosa si trovi di determinalo in pro- posito. « La vera unghia esiste all' estremita del prime dito di moUissimi uccelli e niolto piu raramenle all' estremita del secondo dito. » Quanto a specie, I'A. mcnziona il Nitzscli, che credeva I'indice essere unguico- lato solo nelle Uatitae e in I'alamedea (2), rilevando la confusione che qui faceva il Nitzsch tra unghia e sprone. Poi, riferendo le proprie ricerche, I'A. dice di aver trovato « i rudinienti di un' unghia nelF embrionedel- r anatra domestica, in alcuni uccelli acquatici e probabilmente anche in un falco (hawk) », che dal contesto appare fosse un individuo giovane. « Ricerche successive mostrarono la presenza di unaminulissima unghia, 0 piuttosto il rudimentodi un' unghia, in due anatre adulte (Anas obscura e A. boschas), ambedue verisimilmente giovani dell' anno » (3). Le specie, dunque, di Carinatae indicate espressamente dal Jeffries sono un giovane Falco (quasi certamente il giovane Buteo della lista ripor- tala di sopra), Anas obscura, A. boschas e non so se una o piu specie di Uria, secondo il Morse. Notiamo di passo, che per quanto risulta dallo scritto del Jeffries, il primo a osservare un' unghia anche nel secondo dito fra le Carinatae sa- rebbe slato il Morse. (1) Giiistaraente percid quel mio supposto fu rilevato e non accolto nella recensione, che del mio la- vorelt) dicde il giornale « The ibis " e della quale riparlo in una nota (|ui appresso. (2) E degno di nota che gli autoii, i quali iianno preso gli spioni per estremitA di dita, non ne alibiano con-'-luso die le dita eiano almeno quattro, non fosse altru in Chauna e Palamedea. (3) Amory Jeffries, loc. cit,, pp. 303-4. 20 Poco alli'o si (rova circa allri caialleii e falli proprii e relativi alle un- ghie. II JeflVic-s alTerina clie il loro sviluppo e simile a qiiello deg-li sproni, salvo clie quesli soiio seinplici coma sul margine dell' ala, menlre le iingliie sono aslucci cornei die rivcslono le falangi iingueali. Tale soiiii- giianza di sviluppo noii dimoslra i)er6 atiuiia stretla alTinita, poiche tulta la materia cornea delle ungliie;, degli sproni, delle squame, delle penne,delbecco 6 delle papille della lingua derivano dal medesimo strato. Se piu tardi avvie- ne die formazioni mesodermiche si sviluppino in papille moditicale, non consistono pero mai, per quanto e a nolizia del Jeffries, di cellule cor- nee fusitbrmi. Al dire dello stesso aulore, quando il pollice ha una seconda falange, questa e quasi sempre, se non sempre, fornita di unghia, menlre non e cosi del secondo dilo, poiche in queslo molti uccelli hanno una terza falange ma non 1' unghia: luttavia, se T unghia vi e, esisle anche la terza falange. Insomnia non vi ha unghia senza che il dito abbia il numero tipico di falangi. Venendo alle mie proprie ricercbe, queste sono g\h coniparse in due noterelle (1), e sono stale falte nel preparare sclieletri per la mia colle- zione osteologica; ma per un cerlo leinpo non avendo io pensalo alle unghie della mano, non e dubbio die un numero relativamente grande di specie^, nelle quali il fatlo esiste, mi sia sfuggito. Riportero I'cnumerazione delle specie , e delle descrizioni solo una parte, che basti per fornire al lettore un' idea dei parlicolari. La nomenclalura di cui mi servo, e quella stabilita per I'lnchiesta Orni- tologica Ilaliana dal Prof. Ciglioli ["2), il quale segue quasi interamente la classihcazione dello Sclater indicata di sopra. SPECIE AVENTI IL POLLICE UNGUICOLATO. Macrochires 1. Cairrimulgus europacus^ (Linn, ex Pell.), ? 2. Cypselus Aptts (Linn, ex Bell.), 3. Cypsclus 3Ielba (Linn.) (1) Amlieilue col litolo, Unghie at dili I e 11 della Mano in Uccelli italiani, in « Atli della Soc. Toscana Ji Scienze Nat., reaidenlo in I'isa — Process! Verbal!, Aduiianza del (5 iMaijgio ISSS », e in « Atti«. c. — Meniorie II 1891. L'eccellenle periodico inglese " The Il>is», diretlo dal dotl!ssinio ornilologo Philip. Lutley Sclater, nel suo 1" fasc. 188), dedicii alia prima delle due Note che sopra una recensioiie, nella (jiiale 6 delto, vedersi con piacere che un altro naturnlista si occupi di (piesto suggecto, il quale ri- chiede molte riccrche ulteriori ; e che la terza calegoria stabilita nella Nota stes-a , clofe degli uccelli aveiiti amliedue i primi diti unguicolati, b di grande impojtanza. !.a mclesima Nota fu ricordata come • importantc » in ua Happorlo dell'infaticabile Dr. R. W. Shjfiddt, quale Segretario della Cumin ssione per r Anatomia urnitica, al sellimo Congresso della .\merican Orn thologists' Union, Progress in Avian Anatomy for the years ISSS-IUSO, in « The Journal of Comparative Medicine and Veterinary Archi- ves • , .lanuary 1890. {'i) Ministero di Agr., Ind. e Comm. ccc. UlTicio ornitologico. Avifauna Italica. Elenco delle spe- cif di Uccelli ecc, com|iilato dal dott. Enrico Hillyer Giglioli, ecc, Per servire all'incliiesia ornitolo- g ca. Firenze, Successori I.c Monnicr, 1580. Un vol. di Vll-0:i3 pp., 8." 21 Accipitres A. Gerchneis Tinmmculus (Linn, ex Gesn.) — cf ail. A destra un- ghia rigida, nera, appuntata, compressa, rivestita, per piu della ineta basale, da una guaina biancaslra: 6 lunga un poco piu di 6 mm. A sinistra unghia molto piu piccola, niolle. 5. C. vespertinus (Linn.), f>. Pan- dion Haliai'ius (Linn, ex Cesn.), 7. NisaHus fasciatus (Vieill.) — 9 ad. Ungliie in ambi i pollici. Quella sinistra lunga quasi 10 mm , al- ta alia base 1. 3 e grossa 1, percbe un po' compressa , alquanto cur- va, assottigliantesi regolarmente, cenerognola scura. Non c escluso il dubbio che sia unguicolato ancbe il secondo dito. Gijps fulviis (G F. Gmel. ex f\ay) (?) — In un arto anteriore di un Avvoltoio di Sardegna, die mi viene spedito con questo nome specitico, ma senza indicaziono di scsso, e in cui restano tendini, legamenli e po- cbe penne (con molli escrementi di larve d' insetti) osservo quanto se- gue. I'er le dimensioni puo appartenere alia specie indicata: 1' Ulna ha una lunghezza massima assoluta di circa 340 mm, o daU'eslremita pros- sima dei Metacarpali aH'apice della remigante attaccata alia 2a falange del dito II, si hanno 60i mm, e se si distende quesla penna, 670. E dun- que di un individuo di staiura almeno media. II pollice, afTalto denu- dato , ha una falange di una lunghezza totale di 41, 5 mm, e che tor- mina in un modo singolare: ad un iniprovviso restringime-nto fa seguito un cono appuntato, largo alia base 1 e lungo 4 mm, alquanto compres- so in senso perpendicolare al piano generale della mano, deviante dal- I'asse del dito all' innanzi, e che nella faccia opposta al secondo meta- carpale presenta un solco longitudinale , reslringentesi gradatamente e contenente una materia grassa e nerastra. Queslo cono sembra a me presentare i caralteri di una falange ungueale^ benche atrofica e saldata alia precedente. Ho volulo verificare come stessero qnesti fatli in uno scheletro di Gyps fidvns , di dimensioni minori di quello ora descriUo (il Sig. Pie- tro Bonomi, preparatore e naturalista di Cagliari, sostiene esservi due varieta in questa specie, diverse per grandezza), e non preparalo da me: in uno dei pollici la falange presenta suUa sua eslremila quasi rettilinea, un cono, largo alia base 0.9 . e lungo 1.4 mm, con apice arrotondato; r altro pollice presenta solo uii minulissimo nodulo. Attribuisco la scomparsa dell' unghia (?) nel primo esemplare alle larve di Dermestes e nel secondo alia macerazione. Anseres 8. Casarca rutila (Pall.), ? 9. Mareea Penelope (Linn.) (ex Gesn.) — L' ho indicata con qualche dubbio. 10. Mergelliis Al- — 22 hellus (Linn.) — Ungliia in ambi i pollici nera, resistenle, acuta, grossa 0. 6 e lunga 3 mm« Fulicariae 11. Ortygometra Forzana (Linn.) (ex Aldrov.), 12. 0. Bailloni (Vieill.), 13. Crex pratensis, Bechst. (ex Gesn.), 1 i. Torphijrio coendeus (Vandelli) — Esaminnla la sola Mano sin. Pare csservi al pollice una seconda falange dislinlamente arlicolala, iiiguainata in un" un- ghia color corno, alquanlo curva, molto appunlata. Falange e ung-hia sono lung-he, prese insieme, da 7 a 8 m,n. Limicolae 15. CEdicneynus scolopax (S. G. Gmel.). — P ad. Ainbi i pollici lianno un'ung'liia conica, allungata, die a sinistra, dov'e piu lunga, giunge a 6 mm. 10. Vanelliis Capella, Schalf. (ex Bellon.), 17. Himantoims candidus Bonnat., 18. Pelidna suharqiiata (Giild.), 19. Actodromas minuta (Leisl.), 20. A. TemmincJd (Leisl.), 2L Limosa inelamira, Leisl., 22. Ntmie- nius tenuirostris, Vieill. — Ungiiia a destra, lunga e larga circa 1 mm, ma non, per quaiito pareva, a sinistra. 23. N. Phceopus (Linn.) (ex Gesn.); 24. ^gialitis curonica (J. F. Gmel.) (ex Beseke), 25. ^. Hiatieula (Linn.) (ex Aldrov.) — / ? Ungliia in amlii i pollici, sollile in pro- porzione alia lunglu-zza, un poco ricurva; regolare, nera; lunga 1 mm a sin. e un poco piu a destra. Gaviae 26. Sterna fluviatilis, Naum., 27. Steniula minufa (Linn.), 28. Hy- drochelidon leiicoptera (Schinz), 29. H. nigra (Linn, ex Briss.) — In tre pollici di due individui I' unghia era nera o nerastra, lunga da 1 a 1. 0 mm, grossa 0. 4 alia base, rigida. 30. Lams fuscns, Linn., 31. L. cachinnans, Pall. — / in abito di nozzc. Ungliia al pollice destro, bianco-giallastra, comprcssa. Ungliia e falange hinglie complessivamente 2. 5 mm. 32. L. Audouini, Payr., 33. Rissa tn'dacfyla (Linn.), 3-i. Lcstris pomatorhiniis (Temm.) — Magnifica unghia nel pollice destro: e diretla, contrariamente alia regola generale, nel senso dell' asse del dilo, invece di presentare una deviazione, la quale in certe specie non e lonlana dalT angolo retto; e lunga 5 mm, grossa alia base 0. 8, ha I'a- pice latto a uncino, e nerastra. Non ho visto nulla al dito IL Le stesse cose nella Mano sinistra : 1' unghia pero devia un poco dall' a.sse del dito. 35. Lestris crcpidatus (J. F. Gmel. ex Banks) — 9 Unghie in ambi i pollici ma non nei dili II. Godeste unghie sono lunghe 2 mm, con un diametro basalc di 0. G, nerastre, alquanlo curve; appunlate. - 23 — Pygopodes 36, Fratercnla arctica (Linn.) (ex Clus.) — Ung-hia in ambi i polli- ci, grossa 0. 7 alia base, lunga 2. 5 mnn o poco pii'i, curva, appuntata, poco compressa, rigida. Non bo visto nulla nei diti II. SPECIE AVENTI l' INDICE UNGUICOLATO ? Herodionss: 1. Botaurus stellaris (Linn.) (ex Bell.) Tubinares: 2. Oceanitcs oceanicus (Knbl.) — 9 Non ho visto ungbie ai pollici, ma bensi in ainbi i diti 11: erano nieno lungbe cbe larghe, e larghe forse 0. 5 mm, ncrastre. SPECIE AVENTI IL POLLICE E l' INDICE UNGUICOLATI ? Anisodactylae: Coracias Garrula Linn, (ex Gesn.) ?Striges: Syrnium uralense (Pall.) 9 ad Accipitres 1. Circus eyaneiis {IJmn.) 9, '^. Hijpotriorchis Suhhuteo {L'mn.) {e\ Aldrov.) — c^. Unghie ai diti I e II, e in ambedue e piii grandc quella sinistra. Nol dito 11 dcstro e otlusamente conica, alia 0. 5 mm, mentre nel sinistro e lunga 1. 25, grossa alia base 0. 4 biancastra e di una certa rigi- dezza. Nel dito I, a sinistra sara 1 mm, o quasi, pin lunga che a destra e lunga i. 5, grossa 0. 6 alia base: e di un nero cerenognolo, curva, appun- tata, rigida. 3. Cerchneis Naumanni (Fleiscb.) — cS . Ungbia al pollice sin., il solo osservato, lunga quasi 4, mm, grossa 0. 7 alia base, dove e di color carnicino, bianco-giallognola nel reslo, poco rigida. Ungbia in ambi i diti II, pill lunga nel desiro, dove e I. 25 mm e grossa 0. 4, irregolare, giallastra e terminante in bianco, poco rigida. Odontoglossae 4, Phoenicopterus roseus, Pall. — ,^ ad. Vi ha un' ungbia ai diti I e II di ambe le mani. Quella del pollice parte dalT angolo preassile deH'estremita del dito, e grossa un poco pin di 1 mm, lunga circa 6, coperta davanti per un terzo, e dietro in tutta la sua lungbezza, da una guaina; e nerastra prima e biancastra verso 1' apice. Anseres 5. Nettion Crecca{L\\\\\.)^ 6. FuUx ferina (Linn.), 7. F. Mar'da (Linn.) — c" • Nelln Mano destra ungbia al pollice lunga 3, grossa alia base 0. 6 "■", alquanto curva, appuntata, color di corno; al dito II unghia piccolis- — u sima, king-a forse 0. G, e larga 0. 4, irregolare, del detto colore. 8. Bernicla hrenta (Pall.) ex Jonst., a , 9. Anser cinerciis^ Meyer. ? Alectorides: Griis communis, Beclist. Limicolae 10. GalUnago coelestis{¥vQX\zG\ ex Rzac), 11. Tofnmis fuscus (F^inn.) (ex Briss.), 12. T. nebidarius (Gunn. in Leems.), 13. T. Glareola (J. F. Ginel- ex Linn.), 14. Squatarola helvetica (Linn.) (ex Briss.) — cf • La Mano destra e la sola osservata. Al pollice I' ungiiia e grossa 0. 8 mm alia base, lungal.3, appuntata, curva, color di corno rossastro; nel H e iin poco piu soUile, lunga quasi 2 m,„, meno ricurva, nera. \6. Actoflromas fHScicoUis (VieilL), IG. Calidris Arenaria (Linn.) (exWil- lugh.) — L' unghia del pollice sinistro e nera, rigida, moKo incurvata ver- so il 2'^ dilo, si assoltiglia poco dalla base all' apice, che e arrolondato: sara grossa 0. 3 mm alia base, e lunga in linoa rel.ta 0. G. Quella del pollice destro, egualmente tutta nera, e forse nn poco pin lunga, meno curva, e si assoltiglia di piu. Mi pareva di avere scorlo altra volla un' ungliia al dilo II sin., ma ora non la vedo. Nel dilo II deslro e di un rosso nerasiro, meno curva di quella del pollice sinislro, lunga circa egualmen- te ma alquanto piu grossa, c curvata all'innanzi e un poco verso la base del dito. Gaviae 17. Thalasseus cantiacus (J. F. Gmel.) (ex Lalh.), 18. Sterna Dou- galli (Monlng.) — c^.Unghie in ambi i pollici e i dili TI: le prime ri- curve, appunlate, compresse, lunglie nel lato concave poco piu di 1 mm, nere solo nel lato convesso; Ic seconde piu Lirghe che lunglio, e larglie 0.7, tulle bianchc. 19. Chroocephalus melanocephalus (Natt) — Unghia in un pollice, il solo osservato, un po' curva, appuntata, lunga 2 mm, grossa alia base 0.5. Non 1' ho osservala die dopo la bollilura, ed era di co- lor giallo carico. IIo esaminalo anche il secondo dito e vi ho visto una piccolissima eminenza di un diamdro di 0. i, di color pfrhiceo, recinta di un orlo cutaneo giallaslro. Ho soUevato questa calotia, e sotto vi era la estremita ossea, semisferica della falange. Percio questa calotta, stacca- tasi mentre airinlorno rimaneva fermo 1' integumenlo, mi sembra ave- re i caratteri di un' unghia. 20. Lams caniis, Linn. — c^- Unghia ai diti I e 11 della Mano destra, la sola esaminata. La prima e lunga 1. 5 ram, assotliglianlesi assai decisamente, parcccliio incurvata, termi- nante in punta otlusa, nera; la seconda larga e lunga circa 0. 5. 25 — Pygopodes 21. Colymhis arctiais, Linn, ex Willug-h., c^, 22. C. septentrionalis, Linn. — c^giov. Esaminalo il solo pollice destro, che ha un'unghia lunga aluieno 6 am fuori dell' integumenlo, grossa 1 alia base, conica. In ambi i diti II vi ha un'ung'hia: la sinistra e grossa 0. 8 mm lunga 1. 8 fuori deirintegiimento, conica, nerastra; la destra e simile ma piu irregolare. 23. C. glacialis, Linn. — Ambi i primi diti delta Mano hanno un' un- ghia. Qu'ella del pollice e appena curva, grossa 0. 8 e lunga 4 mm, ce- nerognola: la falange e uno stiletto breve, sottile. Quella delKindice con- siste in un tnbcrcolo largo e alto 1 mm- 24. PocUceps fluviatilis (Tunst. e.\ Briss.), 25. P. cristatus (Linn.) (ex Gesn ), 26. P. cornutus (J. F. Gmel. ex Briss.) — Pollice e indice unguicolati: 1' unghia del primo e lunga 1 mm e larga alia base 0. 6; quella del secondo e larga e lunga forse meno di 0. 5. Ambe sono nerastre. 27. P. nigricollis, G. L. Brehm — 9. Unghie ai diti I e II della Mano: la prima limga 0. 8 e larga 0. 5 alia base; la seconda larga e lunga 0. 5, 0 meno; ambedue nerastre. lo nou ho avuto I'intenzione ne il tempo di estendere le mie osser- vazioni oltre i falti, di che nelle descrizioni consegnate nelle mie due prime Note e in parte riportate qui, ma e certo che I'argomento richie- derebbe la conoscenza di altri fatti e specialmente di quelli relativi alia costituzione delle falangi terminali. Per manchevoli pero che siano le mie osservazioni, I'esame di un egual numero di specie non essendo cosa da potersi ripetere con facilita da chiunque, non sara fuor di luogo il trarne alcune considerazioni", per quanto imperfelte e provvisorie debba- no essere. Vediamo la relativa frequenza dei tre casi costituenti le tre catego- rie. Escludendo le osservazioni dubbiose e trasponeniio Grus cotmmmis dalla 3^ alia 1^ categoria, abbiamo rispettivamente 35, 1 e 27 specie. Se a questo risultato numerico aggiungiamo quello delle osservazioni di alcuni aulori, i quali affermano, come si e visto, essere frequente la pre- senza di un' unghia nel pollice, possiamo ritenere con alquanta probabi- lita che nell'avifauna europea e nord-americana il case del pollice ungui- colato sia il piu frequente. Parrebbe anche probabile che il secondo case, cioe del solo indice unguicolato, debba essere il piu raro, dato che sia reale, cio di cui dubito ancora. Alia terza categoria le mie osservazioni aggiungono 27 specie almeno; e cosi, colle 4 (se una sola e del gen. Uria) indicate dal Jeffries, fino ad oggi si conoscono i primi due diti unguicolati in almeno 31 specie. Quelle segnalate dal Jeffries apparlen- gono ai gruppi Accipitres, AnserCvS e Pygopodes: io ne aggiungo di allri 26 gnippi, cioe Slrig^es (quasi di cerlo), Odonlog^Iossae, Limicolae e Gaviae. E lecito quindi arg^uire die la presenza di uii'iingliia in ambi i primi due diti si verificlii in un gran numero di specie. Quaiito allacostituzione e al relative sviluppo delle falangi fornite di ungliia, non posso dire quasi nulla, perclie le mie osservazioni miravano alle ungliie soltanto. Vedo di avere menzionalo le falangi a proposito del solo pollice e solo in Grus communis^ Porphyrio coeriileus, Bernicla brcnta, Anaer cincreus, Lams fiiscm^ L. cachinnans, Fraiorcula arefica, Cohjmhiis glacialis, ma non e a dubitare dell' esistenza di una falange perfetta ed articolata del pollice in molte altre specie. Una differenza pero grandissima, se e reale, e che andera studiata e di cui il Jeffries nel suo cccellente lavoro non fa cenno, sarebbe quella tra le falangi non ancora ridotle, o, piuttoslo, poco ridotte (salvo probabilmenle nelle dimen- sioni), perche tultavia fornite delle parti molli necessarie alia loro arli- colazione, e le falangi piii o meno atroficlie, perche non piu articolate, e talora anche non piu indipendenti per essere saldate a quella anieriore; delle quali ultimo suppongo aversi un caso, per esempio, nei pollici dei due Gyps fulvus su descrilti. Divarii grandi e da notarsi troviamo anche nelle unghie. Questc, in- fatti, sembrano poter mancare in individui di specie , che ne sono for- nite, ed anche mancare da un lato in un individuo, che ne e fornilo nel dilo corrispondente dell'arlo opposto. Esse differiscono inoltre da una spe- cie ad un' altra, e talora, benche in minor grado, da un arto all' a'.tro di uno stesso individuo, (per es., Cerehneis Tinnimculus)^ per la loro costituzione istologica, poiclie sono quando rigide e dure, e quando molli e cedevoli; nel quale secondo caso non sono mai, se ricordo bene, di colore oscuro. Differiscono infine enonnemente per la forma, poiche da quella regolare di artiglio passano fmo a quella di semplici coni piu larghi che alti. F^a incostante presenza e le differenze istologiche, di for- ma c di grandezza dimostrano come le unghie della mano fossero altra volta organi normali, che poi andarono e vanno scomparcndo (1). Un' ultima considerazione potrebbe farsi sulle proporzioni relative delle unghie quando coesistono in ambidue i primi diti. Non somprc quella del pollice e la maggiore, almeno per lungliezza: in ambi i pol- lici di un Totanus fuscus era lunga in linea retta Im,,, e grossa alia base 0. 5, mcntre quella di uno dei diti II era lunga in linea retta 1.5; molto minore di certo era nel Circus cyaneus, se pure esisteva; minore per l;i lunghezza nel Totanus Glareola, nella Squatarola helvetica, nel (li Al iliro ilel .I-ilTries, he- rit., p. 'i'M, il Nitzscli, die per il primo di;sciisse le unpliie dell" ;il.i, ne ricniiolilii! la v?m oniologi.i e le consider^ come un» prova deU'esseie I' ala una modilicazione di un arto adatlo alia locomor one terrestre. - 27 - Podiceps cristatus. La magg-ior grandezza dell' img-hia del secondo dito sara dunqiie normale in certe specie? Non si puo davvero, per adesso, dare una risposta alFerinaliva, dovendosi tener conto della grande vSria- bilita di questi organi pin o meno atrofici. Se pero un giorno si arrivasse a stabilire clie in un certo numero di specie la maggior grandezza del- runghia dell'indice e normale, si avrebbe un curioso riscontro, perclie nel- V Archaeoptenjx V indice non solo era maggiore in complesso, come nel- le Aves attuali, del pollice, raa anche aveva maggiore di quella di que- sto dilo la falange ungucale. Intorno al nervo accessorio del Willis ed al suoi rapport! coi nervi cervicali superiori nsil' uomo ed in alcuni mammiferi domestici (Tav. I e II) Del Dott. Giulio Kazzandsr Lihero docence d' Aiiatoniia ed Assistente nell' Istitulo anatomico della R. Universila di Pailova. Eicevuta il JO Fehbraio 1893. Queste ricerche vennero intraprese con lo scopo di portare anzitulto una contribuzione allaconoscenza dei rapporli anatomici fralaradice dorsale del prime nervo cervicale ed il nervo accessorio, ed inoltre di rilevare possibil- mente dalle sue proprieta anatomiche, se esso sia un nervo puramenle motore ovvero misto, cioe a dire, se le sue radici presenlino o meno for- mazioni ganglionari. Questo giudizio puo basarsi sui resuUati delle ricerche embriologiche dell' His (1), le quali affermano esservi una differenza fonda- mentale fra lo sviluppo dei nervi motori e quelle dei nervi sensitivi, in- quantocbe.le radici di questi ultimi si sviluppano dalle cellule dei gan- gli propri alle radici sensitive dei nervi spinali e cerebrali, le quali cel- lule mandano dei prolungamenti da un lato verso il centre, dall' altro lato verso la periferia. Fui eccilato a queste ricerche dal vedere come nella letteratura, che noi abbiamo sull' argomento, le opinioni degli autori siano spesso con- tradditorie, e cio non solo riguardo ai rapporti anatomici del primo nervo cervicale col nervo accessorio del Willis, ma anche riguardo alia sede del ganglio spinale del primo nervo cervicale, e riguardo alia natura esclusivamente motoria o mista del nervo accessorio. I. Cenni storici. Parini opportune di far preccilere all' esposizione dei resullali delle mie ricerche alcuni ragguagli su ci6 che venne fatto da altri nell' argo- (l) W. His. Entwickelun;^ der ersien Nernvebalinen heiin menschlicheQ Embroy. Archio. f. Xnatomie HH I PInjsiologie. Anat. Xhtlieilung . Jahrg. 1887 . — 58 — mcrito, sopratulfo per metlere in rilievo lo stato in cui trovansi ogg'i- gioriio ie varie questioni ad esso attinenti. Mayer (1) dice, che il I. nervo cervicale al pari di allri nervi spinali possiede due radici, Tuna anteriore e 1' altra posteriore, la mag-g-ior parte delle voile quest' ultima e molto piu sottile di quclla, e qualclie volla essa manca; il ganglio spinale giace di solito fuori del sacco durale. Tra quindici casi da lui ricercati egli asserisce, die solo qualche volta il ganglio giace nell' interno del sacco durale ed e dato unicaniente dalla radice posteriore, ovvero dalla unione di questa col nervo accessorio;, nel quale ultimo caso il ganglio sta accanto o dorsal- mente al nervo accessorio medesimo. Per cio che riguarda il rapp<)rto fra la radice posteriore del I. nervo cervicale col nervo accessorio, egli dice, che vi sono diverse varieta. Cosi egli vide in un caso la radice posteriore congiunta col nervo accessorio per mezzo di un lila- mento nervoso corto e grigio e per un secondo hianco e lungo. In un altro caso la radice posteriore passava dorsalmente aH'accessorio ed era con questo evidentemente in unione. In un terzo caso nolo come la ra- dice posteriore si originasse dal midollo spinale con tre fasci radicolari, che tosto si raccoglievano in un unico tronco; e questo poco dopo, avvicinandosi all' accessorio , si scomponeva di nuovo in tre fasci, di cui il primo, anleriore, passava nel tronco di quest' ultimo nervo, il secondo, intermcdio, gli passava dietro, il terzo, posteriore, scorreva al davanti, ed unendosi il fascio medio al posteriore ne derivava un ansa, nella quale trascorreva il nervo accessorio. Qualche volta noto il 3Iayer, che la radice posteriore riceveva daU'accessorio un rinforzo. In qualche caso la radice posteriore manca del lutto, ed e allora soslituita da fila- menli nervosi derivanti daU'accessorio e discendenti da esso aU'esterno. II fatto che il nervo accessorio trae apparentemente la sua origine dalla radice posteriore del IV. V. VI. nervo cervicale, e che piu in sopra stringe rapporti colla radice posteriore dei tre primi nervi cervicali, sta a dimostrare, secondo il Mayer, la natura mista del nervo in questione. Una conferma di ciu trova il 3Iayer ne\h esistenza, alcune volte rilevata, sul decorso del nervo accessorio di gangli, i quali derivano dalla radii^e posteriore del II. o del III. nervo cervicale, e sono riunili al tronco dello accessorio mediante un filamento nervoso. /. Miiller (2) rilevando il fatto, che 1' accessorio deriva piu dalla parte posteriore che dalla antcriore del midollo spinale, e inclinato a pensarc che 1' aixessorio non sia di natura puramente motoria; ed una (1) C. M ayer. Ueber das Gehiin, das Riickenmark und die Nerven. Ycrliandlunyen der Kais. Leopold. Carol. Akademie der Xntnr/orscher. 1833. (2) J. Miiller. Handbuth der Phjsiologie des Mensclien. / Jid. Cohlenz. 1833. S. fl39 u. d. /. — 29 conferma di cio il lliiller la Irova nei rapporti, cho lo stesso nifervo ha sovente colle radici posteriori del nervi cervicali. Egli osscrvo un caso, nel quale il nervo accessorio enlrava a formare da solo la radice po- steriore del I. nervo cervicnle ed un ganglio appariva su quesl' ultimo, tosto dopo il suo distacco dal nervo accessorio. Conclude il MuUerdicendo die il nervo accessorio non puO essere ritenuto semplicementft motore, ma deve sempre, o almeno nelle condizioni sopra accennate, contenere fibre sensitive. Arnold (1) mette in dubbio I'esaltezza deU'osservazione del caso de- scritto da MUller^ secondo il quale il nervo accessorio da solo formava la radice posteriore del I. nervo cervicale e pensa clie detta radice talvolta, spiccatasi dal midollo spinale e raggiunlo il Ironco dell* acces- sorio, decorra per un cerlo Iratto nella guaina di quest' ultimo, slando- gli purameute addossata; quindi nuovamente se ne distacchi, cosicche, in- ciilendo la guaina dell' accessorio, la radice posteriore puo venire com- pletameiite isolata dalle fibre di questo nervo. Lo stesso fatto noto \ Arnold anche per alcune fibre della radice posteriore del II. nervo cervicale. Egli conclude dalle sue ricerche, che il rapparto del I. nervo cervicale coll' accessorio non offre argomenlo a combalterc la nalura puramenle motoria del nervo stesso. Hyrtl [% sulle radici posteriori dei nervi spinali, sul plexus nodosus del nervo vago, sul glosso faringeo — fra il piccolo ganglio di Muller ed il ganglio petroso, — suU' accessorio — nella vicinanza dei process! jugulari — , sulla terza branca del V. paio ecc. osservo dei gangli che occupavano solo una meta del cordone nervoso, e si distinguevano da- gli allri gangli perclie mancava in essi la sostanza grigia, cosicche il loro colore era uguale a quelle del cordone nervoso su cui risiedevano, od at pill qualche volta apparivano alquanto rossastri. La posizione di questi gangli era molto variabile, n6 si accordava pure sullo stesso indi- viduo il lato destro col sinistro. Oltre a cio Ryril ricorda che sull' ac- cessorio air altezza d' ingresso dell' arteria vertebrate nel cranio, fre- quentemente apparisce un ganglio, il quale non deve essere per nulla confuso con quelli sopra descritti. Quest'ultima specie di gangli apparisce principalmente nel caso che 1' accessorio prenda in se, ovvero dia en- gine alia radice posleriore del L nervo cervicale, ma talora anche se I'accessorio cio non faccia. Hyrtl conclude che la comparsa sull' acces- (1) Fr. Arnold. Bemerkunjen iiber einige EnUlcckungen und Ansichten in der Anatomie und Phy- siologie. Ziitsclirift fiir Physiologie von Fr. Tiedemann, G R. Treviranus und L. H. Treviranus. 5.Bd., 1. Heft. Heidelberg und Leipzii) 1883. S. 177. (2) J. Hyrtl. Neiieste Beobachtungen aus dem Gebiete der nienschliclien und vergleichonden Anato- mie. Ueber einige bisher niclrl bekannte Ganglion der sensitiven Merven. Mcdiz. Jahrbiicher dcs k. k. bsttrr. Staates. Wien. 1830. — 30 — sorio dei gangii, da lui descrilti, sta a doporre per la natura mista del medesimo. J. Wdler (I) riprendendo in esarae il suo caso giasopra citalo, rileva clie neiio stesso la radice posleriore del I. nervo cervicale a deslia po- teva dirsi nel senso onlinario mancantc; cssa veniva soslituila da due lila- inenti die emergevano dairaccessorio. L'lino di qiiesti filamenli, e cioe il superiore, si seguiva fmo ad una radice derivanle dal iiiidollo allungato, discendeva daU'alto in basso, foraiava un ganglio tosto dopo essersi stac- cato dal tronco deU'accessorio, ancora neirinterno del sacco durale; si iiniva poi coll' altro filamenlo, clie pariraenti einergeva dal tronco dell'ac- cessoriO; e si portava dal basso in alto per formare col prime la radice po- sleriore del I. nervo cervicale. II filamento inferiore stava in connessione con una delle radici spinali deir'accessdrio, situata al di sopra del secondo nervo cervicale ed era pure connesso con la porzione sottoposta del- I'accessorio. Sul lato sinistro la radice posteriore del I. nervo cervicale nel senso ordinario esisteva; essa nasceva con un primo fascetlo sulpro- lungamento del solco dove generalmente nascono le radici posteriori, e con un secondo fascetto piii all'esterno ventralmente dalla regione del- le radici dell' aocessorio; inoltre essa aveva rapporli con alcuni fascetti radicolari, clie si originavano laleralmente al primo, ma in modo tale die si potevano tanto attribuire alia radice posteriore quanto anche all'acces- sorio, perche essi dividcndosi davano fibre tanio a quella che a questo. I fascetti radicolari tosto susseguenti in basso a quelli ora indicati, passa- vano complelamente neH'accessorio, ed uno degli stessi giaceva nella rae- desima linea, dalla quale derivavano tulte le radici posteriori , passando pure complelamente neU'acccssorio. Midler rileva che sul lalo destro Pac- cessorio non riceveva alcana radice dai punti di origine delle radici po- steriori e clie era formate unicamenle da radici sue proprie. Ma poiche esse dava origine alia radice posteriore del I. nervo cervicale, bisogna concliiudere che alcune delle sue radici proprie (le due sopra indicate; gli portassero fibre sensitive, che restandogli unite per qualche tralto, dava- no al suo tronco (almeno per quel tralto stesso) il caraltere di nervo mi- sto. 11 Midler dicliiara pero di non poter afferniare che I'accessorio con- tenga sempre elementi sensitivi e lascia questo indeciso. Soggiunge tutta- via, che in ogni caso, in ciii il nervo accessorio abbia un piustretto rapporto colla radice posteriore del I. o di altri nervi spinali, convicne supporre che avvenga una intromissione di elementi sensoriali fra le sue proprie fibre. Egli ritiene verosimile I'opinione di Monro, clie I'unione del nervo accessorio alia radice posteriore del I. e di altri nervi spinali sia equi- valenle rispetto all'accessorio ad una radice posleriore. (1) J. Miiller. HiJtorisch. anatomische Bejn6T\i.\ing(iii, Archiv fiir Anatoinie, P/ii/sioIoffi€, und viss. MediMin 1837. S. 2J7 u. d. f. — 31 Arnold (1) dice clie la radice posteriore del I. nervo cervicale si unisce quasi semprc coll' accessorio; e cio in modo, che ora 1' intera ra- dice posteriore, ora solo una sua parte si ag-g-iiinge al tronco dell' acces- sorio 0 lo attraversa e quimli iiuovamenle se ne stacca. Qualche volta la raJico posteriore scorre per uu tratto nella giiaina del medesiino e se ne separa' poi inolto piu in alto. Anclie la radice posteriore del II. e quella del IK. nervo spinalc si uniscono talvolta coll' accessorio. II gan- glio spinale di norma sta al di fiiori delta dura inadre, la dove la radice posteriore s' in(;ontra coll' anteriore; ma talora esso giace nel sacco du- rale al punto di congiunzione delta radice posteriore coU'accessorio. Ar- nold mette in dubbio I'esattezza delle asserzioni di Hyril, die sull'ac- cessorio, presso all' entrala dell'arleria vertebrale nel cranio al di sopra deir unione del I. nervo cervicale, compariscano di solito dei gangli occupanti una meta del tronco nervoso e cio ancbe nei casi, in cui fra i due nervi non abbia luogo alcuno scambio di fibre ; poiche egli in numerosi casi suite fibre radicolari posteriori del I. nervo cervicale e suite congiunzioni delle stesse coll' accessorio, riscontro delle formazioni ganglionari. Egli pensa che il nervo accessorio nell' uomo molto vcrosi- milmente e un nervo puramente motore, e che la radice posteriore del I. nervo cervicale niai derivi dall' accessorio; ma egli non oppugna die talvolta alcune fibre della radice posteriore del I. ed anche del II. nervo cervicale si uniscano coll' accessorio, e da qui si spieghi la sensibilita che alcuni autori hanno rilevato in questo nervo all' interno della cavita craniate. LenJwsseh (2) irovo suite fibre radicolari e net tronco del nervo ac- cessorio, in punti variabili, delle cellule ganglionari, che egli distingue in cellule interne, cioe intercalate fra le fibre nervose, ed esterne, cioe ac- collate air esterno del nervo. Le prime formano dei veri accumuli e pos- sono alia lor volta essere distinte incentrali e parietali. Quelle, giacendo neir asse di un fascio di fibre primitive, queste piu vicine alia periferia dello stesso senza mai comparire libere sulla superficie del nervo, ma de- terminando tuttavolta per la loro presenza dei rigonfiamenti sul tronco nervoso. Tali cellule sono senza pigmenio, ovali, a margini dentdlati. Le cellule ganglionari esterne, cioe accollate alia superficie del nervo. sono a volta disseminate, a volta riunite in gruppi ; ia generate esse appari- scono piu piccolo che le interne, a forma sferica, a margini regolari e si mostrano in opposizione alle prime, fornite di pigmento di un colore in- (1) Fr. Arnold, Hamlbucli iler Anntomie des Mens hen. 3. M Freiburg. I. '!. 1851. St. 779 u. d. /. (2) J. V. Loih'ssek. Neue Untersucliungen fiber den feineien Baii des centialen Neivensyslenrs des Mensclien. Venkschriften dt;r K. Akademia der Wissei.sch.iften. Math. nat. Kl. 10. Rd. Wien IS'to. S. 4S-49. — 32 — tenso di ruggine. II tronco dell'accessorio riceve, secondo i., nella sua mela inferiore fibre radicolari clie emcrgono all' irinanzi del ligamenlo ilenticolalo. Qiieste fibre radicolari traggoiio obliquamenle in alto ed in dielro, allraversano il ligamenlo denlicolato e passano poi nel (ronco del- raccessorio. Vulpian (1) si riporla alle sue comiinicazioni fade dinanzi alia So- ciele de biologic (18(30) e dice che nell' uonio, nel cane, nel gallo, nel porco e nella lepre in alciini fascelli radicolari deiracce.ssorio sono conle- niite cellule nervose, che mostrano i caralteri di quelle proprie ai gangli dei nervi spinali ; egli considera percio ogni filanienlo radicolare come analogo alle radici posteriori dei nervi spinali e conclude da cio, che I'ac- cessorio sia a riguardarsi come un ncrvo niisfo e cioe siano a conside- rarsi quali sensitive priucipaliiiente le fibre provenienti dal midollo allun- gato. Secondo Luschha (21), la radice posleriore del I. nervo cervicale dc- corre frequentemente per un ceilo tralto nella guaina dell' accessorio, quindi staccasi dal medesimo e da esso sembra percio dcrivare. Egli spiega il caso riferilo dal Mi'dler aiinneltcndo, che la radice posleriore del I. nervo cervicale fosse sospinia sulla linea d'origine delle fibre radicolari dell'ac- cessorio, enlrasse nella guaina dello stesso e per un [ratio vi rimanesse, per poi st,accarsene di nuovo. L'accessorio riceve soUili fascetti dalle ra- dici posteriori dei Ire superiori nervi cervicali presso alia loro uscita dal sacco durale; lali fascelli si comporlano in maniera da rappresenlare una specie di ramo ricorrenle, decorrendo da prima verso la periferia assieme alle allre fibre radicolari e quindi rivolgcndosi in direzione cenlrale verso il tronco dell'accessorio, per salire con queslo. In tali fascetti L. ha ripe- tutamenle riscontrate cellule ganglionari. E. Bischoff (3) osservo un caso, nel quale esislendo da se la radice posleriore del 1. nervo cervicale, uno dei filament! della slessa riceveva ancora entro al sacco della dura madre un fascetto di rinforzo da un punlo superiorc del tronco dell' accessorio. Egli ritiene per verosimile che una delle superiori radici dell' accessorio maudasse fibre all' ingiii lungo il tronco dello stesso, le quali abbandonano dopo un certo Iratlo il medesimo per getlarsi nella radice posleriore. In un secondo caso da B. osservalo, mancava complelamente la radice posleriore del I. nervo cervicale, ed era soslituila da un fascetto proveniente da un punto su- (1) Vulpian. Sur la racine postericiire ou gaglionaire ilu nerf hypoglosse. Journal de la physiologie du Brown-Sequard 1863. (2) R. Liisclika. Die Anntomie ties Mensclien. Tiihingen 1S6S. S.395^ (3) E. Bischoff. Mikroskopisclie Analyse tier Aiiastouiosen der lvo|ifnerviMi Miinchen. 1805 S. 87. M. d. f. — 33 — periore dell' accessorio, fascelfo il quale si addossava all' arleria verte- brale, larni.'iva qui un piccolo ganglio e si cougiungeva poi con la ra- dice anteriorc dello stesso I nervo cervicale. Tale fascetto risultava dalla unione di due (ilamenti, I' uno dei quali provcuiva da una radioe dell' ac- cessorio, 1' allro discendeva dal Irouco di qucsto nervo. Secondo B. anche quesf ultimo tilamento derivava da una radice dell' accessorio, che si im- mergcva mollo piu in alio nel tronco di questo nervo. In un terzo caso si trovo come un fascio, piutlosto robuslo e che secondo I'apparenza era la radice posleriore del I. nervo cervicale, si accollasse slrettamente al nervo accessorio producendovi un ganglio grigio rossastro, lo abbando- nava di poi ed assieme all' arb'ria vertebrale, usciva allraverso la dura madre per formare nuovamente un ganglio nella sua unione colla radice anteriore. Sul tronco dell' accessorio, piu in alto, la dove esso non in- contra piu alcuna relazione con le radici spinali, risiedeva un terzo gan- glio parimenti di color grigio rossaslro. Ad un esame piu attenio appa- riva che il fascio sopra ricordalo non passava nella radice posteriore del 1. nervo cervicale, bens'i nel tronco dell'accessorio, e che invece la parte maggiore dell'accessorio si riversava nella posteriore radice del I. nervo cervicale. B. riscontro cellule ganglionari solo nel rigonfiamento ganglio- nare posto al di fuori della dura madre, mentre in quelli all' interne della stessa esisteva una sostanza finamente granulare e piutlosto molle, che si lasciava staccare facilmente. In un allro caso B. al luogo d'unione del tronco deir accessorio colla radice posteriore del I. nervo cervicale, vide die una parte di questa ultima passava all' accessorio e con questo correva verso la periferia. Egualmente comportavasi un fdamento della radice po- steriore del II. nervo cervicale. B. opina che non sia possibile separare esattamente i fascetti radicolari della radice posteriore del I. nervo cer- vicale dal tronco dell' accessorio. Quest' ultimo prende parte alia forma- zione dei fascetti radicolari e questi partecipano alia formazione del tronco deir accessorio, per poi separarsi di nuovo. Ambedue le specie di fibre radicolari traggono origine dai medesimi cordoni del midollo spinale, e si deve quindi ammettere die I' accessorio contenga gia elementi sensi- tivi fra le sue fibre radicolari. Henle (1) dice che le radici dell'accessorio si avvicinano via via alia linea di origine delle radici posteriori spinali; e die al priino nervo cer- vicale, i luoglii d' uscita della radice posteriore e delle radici dell' ac- cessorio si confoiidano insieme di guisa, che un unico fascio radicolare, si puo dislribuire su ambedue le radici; ed anzi la posteriore spinale puo essere soppiantata da una radice del nervo accessorio. (1) J. Henle. Handbuch der system. Anatomie des Menschen. 3. Bd. yiervenUhre Braunscfiireig. 1871, !S. 176. 34 - Allelic Cruvcilhier (1) fa osservare die Ic radici superiori dell'ac- cessorio si avviciuaiio coi loro punli d'originc alio radici posteriori spi- nali, e clie le piii alte fra quelle alcuac voile sono collocate sulla stessa linea di quijstc. In molti casi 1' accessorio riceve fibre di origine del 1. nervo cervicale. In due casi Cr. osservo die la posteriore radice del I. nervo cervicale si biparliva, I" uiio dei rami ripiegandosi dal basso verso I' alto per accoinpagnarsi all' accessorio, I' altro scorrendo nella dire- zioiU' priniiliva della radice posleriore per forinare quindi il ganglio proprio di quesla radice. Secondo Cr. il tronco dell' accessorio nel mag- gior numero dei casi e streltamenle congiunto alia radice posteriore del I. nervo cervicale, prccisamente la dove V ultima passa dietro al priino cossicclie sembrano formare un' anastomosi; questo pero non e cbe un lallo appareiile. Al luogo d' incrocio dei due nervi lalvolla si nota la pre- senza di un riguiifiamento ganglionare, chc si estende (ino all' iiscila dal canale vertebrate e rappresenta, secondo I'autore, il ganglio della radice dorsale del I. nervo cervicale, stirala in hmgliezza. L' accessorio e originariamenle un nervo motore, e cio tanto riguardo alle sue radici spinali quanto a quelle derivanti dal miilollo allungalo. Holl (2) asserisce clie il I. nervo cervicale e I' accessorio non I'or- maiio fra loro nessuna anastomosi e die la mancanza della radice poste- riore (Id I. nervo cervicale e solo apparente, poiclie, spiccatosi dal midollo, esso decorre spesso nel troiico ddl'accessorio. Holl nega anche Tesistenza di gangli al luogo di incrociamento o di unione di ambedue i nervi. Secondo Krause (>}), la radice posteriore del I. nervo cervicale si attacca a parecchie radici del nervo accessorio od al suo tronco, ed e congiunta egualmente, in qualche raro caso, con la radice del nervo ipo- glosso inediante un sottile (ilamento. Solo qualche volta esiste un' unio- ne simile fra le radici posteriori del II., III., IV. e V. cervicale ed il nervo accessorio. In altro luogo (4) lo stesso autore asserisce, che talora sull' accessorio compariscono dei gangli e do nell' interno del ca- nale vertebrate, o nella cavita cranica; o nel forame jugulare, o al luo- go d' unione con la radice posleriore del I. nervo cervicale. In vari casi r accessorio sostituisce quest' ultima radice. His (5) considera il nervo accessorio come nervo motore e cio tanto nella porzione spinale dello stessO; quanto in quella derivante dal (1) Crtiveilhier, Trnil'' d'Aiiatoniie (icscriilive. Paris 1877. (2) 31. Holl. Ucber den nervus access. Willisii. Archii< fiir Ana'omie and Kntwicklung.igesthichte ion His und Braune. H/t. (i. (II. Viriiow e Au. Hirscli Jahresherichte per I'anno 1878. P. SO). (!}) \V. Kran-se. Speziclle und makrosk. Analoraie. 1879. (1) IV'. KraiKe. Anatomische Varietiilen, 'I'ahellea etc. Nell'opeia.' Handbucli der mcnsdil. Anntoinie von C. Fr, Jh. Krause, Uritte neu bearbeilcle Aulkije von. IV. Krause. 3. Bd. Hannover 1880. P. SOS. (.")) W. His Die morpliologisclie Belraclilung der Kopfaerven. Archie, f. Anatomie und Pht/siologie. Ami. Alteil. 6 H/t. Leipzig J8S7. — 35 - miilollo alliingaLo. Aiiibeduu qtiesle porzioni traggono origine dalla so- stanza grigia coiTispondenle al coino lalerale del iiiidullo. Allc ladicidel- r accessorio, chederivano dal midollo alliuigalo, si associano verso rinnanzi le fibre motorie del vago e del glosso-fariiigeo, clie egualiiieiilc origiiiano dalla stessa inassa grigia. Secundo ChiariKji (Ij le radici deiraccessorio derivanti dal midollo allungalo rappresentano una radice dorsale del vago, meiUre la porzione spinale dell' accessorio appartieiie al sistema delle radici aiiteriori del midollo spinale, derivanilo per ditlereiiziainenlo dal niicleo d' origine di ([iiest' uUime: differenziameiilo, per ciii una parte del nucleo, cioe la meJiale, da fibre clie vanno alie radici anterior!, mcnlre la parte late- rale dellu stesso da fibre, che prendono un' altra direzione, e compou- gono la porzione spinale dell' accessorio. NOTIZIE. Necrologio. — II 22 Dicembre iiitimo scorso cessava di vivere ia Padova il Doll. Kiccardo Caiiestriui, Assititeiite alia Cattedra di Zoologia e di Aua- tjiuia coinparata e Libero Doceute ia quella R. Uiiivcrsita. II 7 Cxemiaio di quest'auno 6 iiiorto iiiVeucziail distiiito uaturalista Coiite Prut". Alessaudro Niuui. Preniio di fondazione Fossati. R. Istituto lombardo di Scienze e Lettere. — II premio di tbudazioiie Fossati per i'anuo 1891, dal K. Istituto messo a concorso col tenia: < lUustrare, coii osservazioiii ed esperieuze proprie, qualche pun to della tisiolog-ia del sistema uervoso, e pret'eribilmeute del ceutro eucefalico >, fu conferito al Dott Romeo Fusari, Professore di Auatomia normale nell'Uni- versita di Ferrara, per la sua memoria: « Coatribuzione alio studio dello svi- luppo delle capsule surrenali e del simpatico, nel polio e nei mammiferi > . Teina per I'auno 1893: « Illustrare cou ricerche origiuali Tembriogeuia del sistema ncrvoso o di qualche sua parte nei mammiteri ». Tempo utile per coacorrere, siuo alle 3 pom. del 30 Aprile 1893. Premio L. 2000. Associazione per gii studi zoologici. — E stata istituita in Roma sotto la pre- sidenza del Prof. Carruccio una Associazione i^er gli studii zoologici. Nomina. — II Dottor Giulio Kazzander e stato nominato Professore di Ana- tomi I Umana Normale nclla Libera Universitci di Camerino. XI Oongresso internazionale. — E stato costituito il Comitate ordiuatore deirxi Cougresso iuteruaziouale da tenersi in Roma nel 1893, Ne e presi- dente il Prof. Guido Baccelli (Roma), Segretario Generale il Prof. Edoardo Maragliauo (Geneva). Ptjr la sezione di Anatomia e composto dei Professori: Antonelli (^Napoli), Giacomini (Torino), Todaro (Roma), Romiti (J^isa), Vlaco- vich (.Padova), Calori (Bologna), Zincone (Messina), Zoja (Pavia), Chiarugi (Firenze), Mondino (Palermo), Tenchini (Parma). (1) 0. Ckiarufji. Lo sviluppo dei aervi Vago, AcCiiSsario, Ipoglosio e priiui cervical! nei SauropsiJi e nel .Miimiuileri, fisn I6'6'9. GiuLio Chiarugi, responsabile. - 3G — AVVERTENZA Siamo nella necessity di invitare nuovamonte i Sigg. Abbuonati, che non si trovano in regola coll' abbonamento, a soddisfare sollecita- mente ai loro impegni. Lezioni Elementari di Ana to mia Gener ale DEL Prof. GIULIO CHIARUGI CON MOLTE INCISIONI NEL TESTO Fasoioolo 1. — Ii. 1,50. Prezzo della intiera opera !•. 6,00. Tip. S. Bernardino Siena Si accettauo inserzioni a pag'ameiito alio seg'ueuti condizioni; Per ciascuua volta, Qiiattro pag'iuo L. 20. « Due pagine L. 12. « Una pagina L. 8. < Mezza pagiua L. 5. « Uu quarto di pag'ina L. 3. « Un ottavo di pagina L. 2. Siena 181)2, Tip S. Uemardmo (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO Jai J) () t I o r i Giulio Chiarugri Prof, di Anatomia uniaiia nel R. Istituto Ui Stuili Super, ia Kirciize. Eugrenio Ficalbi Prof, di Anat. comparata e Zoologia nella R. Universita di Caijliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 niiDii'f/ ii//' 'III nil — Al'liiiiriaiin'ii/it inn/iio L. Ji). III. Anno. Firenze, 31 Marzo 1892. N. 3. SOMMARIO. — BlBLIOGl'.AFIA: I'ng 37 a 11. (in.Mll.MCAZlONl OIUGINALI: G. Kazzander, Inlorno al iieivo accessorio del Willis eil ai suoi rapporli coi neivi ccrvicali siiperiori ncH'uomo eil in alcuni mammireri domeslici. (Con 2 tav.). {('on- tiniiaz.) — D. Bertelli, Forami mentonierl noH' uomo ed in altii mammiferi. (Con lav.). —P. De Veacovi, I'na pratica aggiunla alia camera lucida Abhe. Nota. (Con fig.). — G. Chlarug'i, Ulloi'ioii ossei vazioiii suUo sviluppo dell' XI." e del .VII. ° paio di nervi cranici nei maniiiiifeii. — Pag. '15 a 00. NOTIZIE : — Pag. GO. BIBLIOGRAFIA. VI. Protozoi. Mingazzini P. — Le g-reg-arine delle Oloturio. — Atti d. B. Aocad. d. TAncei, Uindic, Serie -J, Vol. 7, Fciftc. 9, Sevi. 2, Pag. 313-319. Roma 1891. Mingazzini P. — Le gregarinc inonocistidee dci tunicati e dcUa capitella. — Atti d. 11. Accad. d. Lincei, liendic, Serie 4, Vol. 7, Fasc. 11, Sem. 2, Pag. 407-414. Roma 1891. VIII. Celenterati. Zoja R. — Siilla trasniis.sibilita degli stiiuoli nelle colonic di idroidi. — E. 1st. Lomb. di See Lettere. Rend., Serie 2, Vol. 24, Fasc. 20., Pag. 1225-1233. Milano 1892. Zoja R. — Su alcuni esemplari di Dendroclava Dohrnri., Wcisniann. — Poll. Scientifico, Aiiiio 13, N. 3-4, Pag. 79-81. Pavia 1891. X. Vermi. 1. Parte Generale. Caiandruccio S. — Animali parassiti doil' uomo in Sicilia. — Atti d. Accad. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, Anno G6 (1889-90), Serie 4, Vol. 2. Ca- tania 18<)0. Pag. 95-135. Caparini U. — Xuove os.servazioui pev servirc all' istoria di alcuni parassiti. Coin. 2. a (V. Com. l.a nella Revue veterinaire di Tolo.ia, 1887). — Giorn. di Anat., Fisiol. e Patol. degli animali. Anno 23, Fasc. 5, Pag. 271-219. Pisa 1891. [Contiene : 1. Tricocefali nel feg-ato di una bovina; 2. Cisticer- clii enibrionali attraversanti 11 legato di un majale.] — 38 Parona C — Elniintolog-i.a italiaiia (Bibliof;rafia, sistematica, storia). — Boll. Srii-ntipco, Aiuio i.'i, N. H-i, P(tf/. r2J-l'2S. {Confinuaz. — Continua). l^avia ISOl. 3. Pr.ATIELMINTI. Caparini U. — Vedi M. Z. in questo X., Pag. .97. Colloridi G. — La Bilharzia haematohia deiruoiiio cd i fenoineni inorbosi ca- uiniiati da essa. — Gioni. intarnaz. d. Sc. MedicJiP., Anno l-'i. Fasc. 22, I'd!/. sr,l-Sh'i. Xdpoli ls9/. Condorelli Francaviglia M. — Contriljuto alio studio della Taenia litlerata. — Lo Spallanzani , Anno 20 d. Serie 2, Fasc. 8-10, Pat/. 38J-39,'). lloma ISOl. Con tar. Monticelli F. S. e Crety C. — liicevchc iiitonio alia sottofamig-lia Solenophori- nae -Montic, Crety. — Torino, Clansen ed., 1891. ■!.", j)-29. Con tav. Estr. d. Memorie d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Serie 2, Tomo 41. Setti E. — Siille tenie dell' Ilifrax dello Scioa. — Genova., tip. Ciminago, 1891. 8'\ p. 12. Con tav. Estr. d. Atti d. Soc. Lignstica di Sc. Xaturali, Anno 2, Vol. 2. Sonsino P. — Di uu luiovo MicrocotNle raccolto iiell' Umhrina cirrhosa. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat.., Proc. Verb., Yo\. 7, Pag. 303-304. Pisa 1891. 4. ROTIFERI. Faggioii F. — Do. la pivtonduc I'cvivisccucc des Rotifero.s. Resume. — Archi- res Ital. de P,iologie, Tome 10, Fasc. 2-3, Pag. 360-374. Turin 1891. G. Nematodi. Caparini U. — Vcdi M. Z. in questo N., Pag. 37. Consalvi G. — Sopra una malattia nuova i^er le reo-ioni inoridionali d' Italia, deuoiuinata Aneliilostomiasi. 2a ed. — Lanciano , tip. Carahl>a, 1891, 16'\ p. 10. Consalvi 6. — L' aneliilostomiasi ncllo provineie meridionali del continente italiauo: risposta alia Icttera del D.'" F. Folio. — Lanciano, tip. Carahba, 1S9I , 1G^\ p. 6. Estr. d. llivista Ital. di Terapia e Igiene. JAiglio 1891. Massalongo C. — SuU' elmintocecidio (T'ljlenchus {anguillula) nivalis) dell' E- delweiss. — Nuovo Giornale Bota)iico Italia no , Vol. 23, N. 2, Firenze 1891. Pag. 375. 9. Anem,ii)i. Rosa D. — Die oxotisclieu Terricolcu des k k. natnrhistorischen 1 lot'nmseums. mt 2 Tr. — Wien 1891. Sep.-Abd. a. lid. (J, lift. 3 u. I d. Annalni des k. k. natitrhistorischan Ilofinusrums. S. 379-400. XIII. Artropodi. 3. Crostacei. Cano G. — Sviluppo i)ostembrionale dei Gonoplaeidi. — Torino., Clausen ed. 1891. Estr. d. Atti d. P. Accad. d. Sc. di Torino^ Vol. 26. Con tav. Pag. 12. — 30 — Cano G. — Sviluppo postembrionalo dci Dorippidei, Leucosiadi , Corystoidei e Gr.ipsidi. — Nnpoli 1891. Pag. 14. Con 3 tnv. E.str. d. Tovio 6', Sei'ie 5, N. I d. Ata d. Soc Ital. d. Sc. detfa del XL. 5. Akacnidi. Canestrini G. — Sopra due nuove specie di l'/it/fo/)ti(s. (Quiiita serio). — Attid. Soc. Veiieto-Trentina di Sc. Nat., resid. in Padova, Vol. 12 {Anno 1891), Fasc. L\ Par/. 377-378. Padova 1892. Canestrini G. — Sopra due nuovi Fitoptidi (Sesta scrie) Ibidem, Par/. 379-381. Castelli G. — Arancidi di Lesina. — Atti d. Soc. Veneto-Trcntina d. Sc. Nat. rcndente in Padova^ Vol. 12 {Anno 1891), Fasc. 2, Pay. 362-368. Pado- va 1892. 7. Insetti. 'i) Parte generale. Gestro R. — Cmitribuzione alio studio deg-li iusetti terraitofili. — Gonova, tip. Sordomnti, 1891.^ 8." p. '>. Estr. d. Annali d. Mu.seo Civico di Storia Nat. di Geneva, Serie 2, Vol. 10 {30). [ Viarjgio di L. Fea in Binnania e re- gioni vicine, 40]. c) Ortotteri. Rigglo G. — Appuiiti e uote di ortotterolog-ia siciliana. — // Naturalista Si- ciliano, Anno 11, N. 1, Pag. 1-6. Palermo 1891. h) Imenotteri. Emery C. — Le tonniclie dell' ambra siciliaua ucl museo miueralog-ico della Universitfi di Bolog'iia. — Bologna, tip. Gamberini e Panneggiani , 1891, 4,0 2>- 26, con 3 tav. Estr. d. Memorie d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bo- logna, Serie 5, Tonio 1. ij Coleotteri. Bedel L. — Description de deux coleopteres heteromeres du Nord de 1' Afri- que. — Genova, tip. Sordomuti, 1891, 8.°, p. 3. Estr. d. Annali, d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 10 [30). Belon M. J. — Lathridiidae. — Genova, tip. Sordomuti, 1891.^ 8^\p. 4. [Viaggio di L. Fea in Birmania e reg. vicine, 38\. Estr. d. Annali d. Museo Ci- vico di St. Nat. di Genova., Serie 2, Vol. 10 {30;. Ritsema C. — The Genus Helota, as represented in the Civic Museum of natural history at Genoa, with descriptions of the new species collected in Burma by Mr. L. Fea. — Genova, tip. Sordomuti., 1891, 8.^, p. 18. Estr. d. Annali d. Museo Civico di St, Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 10 {30). k) Rlncotl. De Flore C. — Secondo contributo alio studio dcgli oinitteri romani. — Lo Spallanzani, Anno 20 d. S. 2, Fasc. 8-10. lioma 1891. Pag. 350-360. — 40 - XVI. Vertebrati. II. r.VUTK ANATOMICA. 2. TEfiUMENTO E PllODUZIONI TEGUMENT.VUIE. D" Abundo G. — Contnl)Uto alio stiulio dcllc improntc dig-itali. — Archivio di Pskhiafria, Sc. penali ed A/dro2J. criminale, Vol. 12, Fosc. 6-6, J''enera5cioni sistematiclie secondaric- ascendent! del midol- lo sjjiiiale. Studio critico, anatomieo e sperimentale. (Cont. e line.). — iHvi.sta fipcrimentale di Frenicdria e di Med/cina legale, Vol. 17, Fasc. -i, rail. .'J89-133. lieggio Emilia 1891. Bertelli D. — Rapporti d(!lla pia madve con i solclii del niidoUo spinale iinia- no. — n.sa, Tip. Nistri, 1891. Estr. d. Atti d. Soc. To.sc. di Sc. Nai. in Pisn, Memorie, Vol. 12. Con tav. Pag. 20. Bonfigli e Tambronl. — Sviluppo del corpo calloso nei sani e neg'li alienati. — VIJ. Coiujr. Frcn. Italiano. Rendiconto in Rivista di Freniatria e Med. legale. Vol. 17 , Ease. 4, Parte 2, Pag. 202. Reggio Emilia 1891. Colella R. — Sulla degenerazione e suUa rig-enerazione dei g'angii del sistema ncrvoso sinipatico. — Giornale internaz.d. Sc. Mediche., Anno IS, Fasc. 23^ Pag. 781-897. NajMi 1891. D' Antona. — Determinazione della topog'ralia cranio-encefalica con un nuovo nietodo. [Comunicazioue fatta nell' VIII Cong-resso della Socleta Italiana di Chiruvg-iaj. — La Riforma Medica, Anno 7, Vol. 4, N. 265, Pag. 475-479. Napoli 1891. Fusari. R. — Un easo di mancanza congenita del cervelletto. — VII Congr. Frenialrico Ital. Rendic.in Rivista di Freniatria e Med. Legale. 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Antonini A. — Ricerche anatomiclie sopra le inserzioni terminali del muscolo tibio-premetatarsico nel cavallo. — Giornale di Anat. Fisiol. e Patol. d. Animali. Aimo 23, Fasc. 6, Pag. 301-314. Pisa 1891. Con tav. 1. ApPARBdCIIIO CARDIACO-VASCOLARE. Ajutolo (D') G. — Su di una notevole ectopia della plica pubo-ombelicale (C. Kraus.?), detta ancora plica della arteria onibelicale, plica vescicale late- rale (Henle). — Bologna, Tip. Ganihcrini e Parmeggiani 1891. 4'\,p. 8. con tav. Estr. d. Memorie d. It. Accademia d. Scienze di Bologna, Serie 5, Tamo 2. Calori L — Sulla parte dovuta al Malpig'hi ncUo scoprinunito della strattiira delle ghiandole liufatiche, suU'inviluppo venoso e la rete venosa colleg-ante di esse. — It. Accademia d.Sc.d. 1st. di Bologna. liendic. 1-^. Sess. 15 Nov. 1891.— In Boll. d. Sc. mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 12 , Pag. 781-184, Bolo- gna 1891. Oehl E. — Sui cuori liufatici posteriori della rana: studio anatoniit'D-fisiolog'i- 00. — Memorie d. It. 1st. 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Avanzo cartilayiueo cong-enito nel collo. — Archivio di Ortopedia, Anno 9, Fa.^c. 1, Pag. 10-19., Milano 1892. Paci A. — Fistola branchiale esterna. Con tav. — Lo Sperimeniale, Anno /.">. Fasc. o e 4 (Memorie originali), Pag. 425-433, Firenze 1891. Tricomi E. — Un caso di fistola cong-enita completa del collo. — I,a Rifor- vui Mcdica, Anno 7, Vol. 2, N. 190, Pag. 541-540. Napoli 1891. III. PARTE ZOOLOGICA. 1. Parte Generalb. Del Prato A. — 1 vertebrati raceolti nella colouia Eritrea dal Capitano Vittorio Botteg-o. — Firenze, Tip. Cenniniana, 1891. 3. Pesci. Rellotti C. — Appunti all' opera del Dott. Emilio Moreau: i Histoire natnrel- Ic des Poissous de la France » e al relativo supplcmeuto (con tav.). — Atti d. Soc. Ital. di Sc. Xat , Vol. 23, Fasc. 2. Milano 1891. Pag. 107-144. Vinciguerra D. — Euuincrazioue i91, S", j>. 36. Est. d. Prograninia d. i. r. ginnasio di stato in Ro- vereto., anno .seal. 1890-91. 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Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. d{29), Pag. 81-88, Genova 1889-90. 8. Antropoloqia ED Etnologia. Blasto (Oe) A. — L' uomo preistorico in Italia , considerate principalmeute dal punto di vista craniologico. — Napoli, .Stab. tip. d. Unione, 1891, 16'\ fig. p. 94, (.S). BlasJo (De) A. — I craui dei Sauniti. — Rivista Italiana di Sc. Xaturali. Anno 12, N. 1, Pag. 1-4. {Coatinua), Siena 1892. Con fig. Rosa A. — Manuale per I'ettiologia d'Europa, proposto agli student! di Let- tcre e Antropologia. — Venezia, tip. fra Paolo Sarpi, 1891, p. 120. Zampa R. — Sull' etuog-rafia dell' Italia. Prolipsi. — Atti d. Ace. Pontif. d. Nuovi Lincei, Anno 44, Sess. 6, Roma 1891, Pag. 113-180. riiprotluciaiuo (|uesta indicazionc, eiToneamente classilicaU in allro numero. — /i5 — COMUNICAZIONI ORIGINALI. intorno al nervo accessorio del Willis ed ai suoi rapporti coi nervi cervical! superiori nell' uomo ed in alcuni mammiferi domestici. (Tav. I o 11) Del Dott, Giulio Kazzandir Liliero iloceiKe il' Aimtnnii.i eil Assistonle iicU' Istiliilo anatomiro cli!lla \\. UiiiviTsita di Paiiova. {Continual. Vedi N. 1-2^ Anno III.) II. Ricerche proprie suirUomo. Le mie ricerche si fondano su 100 osservazioni fatle in parle in iin lato solo, in parte siii due lati dello slesso individuo. I cadaveri vennero presi senza distinzionc di sesso fra individui ailnlli. lo rivolsi la mia at- tenzione a siudiare anzitutlo i I'apporti d' originc delle radici dorsaii del nervi cervicali e delle radici deiraccessorio, quindi i rapporti scambievoli di questi due sistemi di radici al di fuori del rispettivo luogo d'originc dal niidollo, da ultimo i rapporti delle radici dorsaii col tronco deH'accessorio, e le formazioni ganglionali di ambedue i deiti sistemi. La r a d i c e d o r s a I e del I nervo cervical e. e suoi rapporti a n a t o m i c i c o 1 1' a c c e s s o r i o. Kirticolarmente interessa il modo di comporl.arsi della radice dorsale del I. nervo cervicale; e cio tanlo per le varieta morfologictie che la stessa presenta nel modo d' originarsi, quanto per i suoi rapporti molteplici e speciali col nervo accessorio. Quesla radice e di solito mollo meno svikippata die le radici poste- riori degli allri nervi cervicali; e mentre questc derivano da punti costanli del midollo e considerate negli individui della stessa eta non dimoslrano alcuna rilevante differenza di volume e sono indipendenti daH'accessorio, la radice dorsale del I. nervo cervicale si dilferenzia dalle altre, varian- ilo nei diversi individui entro limiti molto cstesi, sia riguardo al suo luogo d'origine (scmpre superiore pero a qunllo del secondo nervo cer- vicale), sia riguardo al suo rapporto coll'accessorio, sia riguardo al nu- mero ed alia grossczza dei fasci che la compongono. Essa talvolta puo ridursi a forma quasi rudimentale rappresentando un passaggio a quel casi, in cui manca completamente. - i6 - Secoiido il iiiodu di coniporUtrsi dclla radice dorsale del I. nervo cervicale,,i casi da mc osservati possono classilicarsi nella niiniiera se- gue nle: A) Casi, in cui la radice dorsale del I. nervo cervicaic e del tuUo indipendente da (ilanienti radicolari deiraccessorio, nei quali cioe essa (rac liide le proprie radici dal niidollo spinale o dal niidollo allungalo. In (luesti casi pero avviene lalvolla, clie raccessorio riceva qiialche fda- nicnlo anaslomolico da taliini del cordoncini radicolari posteriori del I.*^ cervicale (60 "[o). 1{) Casi, nei quali la radice dorsale del I. nervo cervicale non e del tulto indipcndente, in quanto clie essa al di la della propria orig'ine dal niidollo trae libre dal nervo accessorio -(21 \)^ o dalla radice dorsale del II nervo cervicale (() \). C) Casi, nei quali la prima radice dorsale e data dalla rad.ce dor- sale del secondo nervo cervicale (3 "i^). D) Casi nei quali la radice dorsale del I. nervo cervicale viene otTcr- la dall'accessorio (2 "jj. E) Casi, nei quali la radice dorsale del I. nervo cervicale manca com- pletanienle (,8 "!„). Secondo quesl'ordine descrivcro i diversi casi ora indicati segnando il principio della descrizione d' un gruppo colla rispelliva lellera alfa- belica. A) La radice posleriore del I. norvo cervicale si origina con uno o parecchi I'asci alTaltezza del prime dentello del ligamenlo denticolalo, da un punto die e poslo nella linea di proluniiamento, donde escono le radi- ci dorsali dei successivi nervi cervicali, e dista piii o meno dalla seconda radice dorsale. Talvolla essa e strellamente addossata a quesl' ultima, tal- volta invece e porlata in un punto niolto piu superiore, derivando dal nii- dollo allungato. In qualclie case si origina all'altezza del prime dentello del legamcnlo denticolalo, ma da un punto del midollo collocate in direzio- ne piu venlrale; od nnche in uno stesso individuo si puo osscrvare die i suoi iascetti deiivano da punli fra lore diversi del midollo, ed in tal caso i vari fasci die la compongono, verso la pcriferia, prima della formazio- ne del ganglio intervertebrale, si uniscono in un fascio comune. Solo di rado la radice dorsale del prinio nervo cervicale si mostra completamente isolala e senza alcuna connessione col tronco e colle ra- dici deir accessorio. Kssa scorre dorsnlmenle o ventralmente al tronco del detto nervo per iiuirsi colla propria radice ventrale, qualclie volla essa si divide in due I'aiui, die insieme formano una I'essura, altraverso alia quale jiassa il limico deiraccessorio. Di soldo la radice dorsale corre per uii Iratio piu u meno lungo suH' accessorio, al di I'uori della - 47 - sua giiaiiia, iiiiinorsa pii'i o mono iielia iiicilosiina, oppiire all'iiiteriio dclla yuaiiia del dello nervo, cosicclic si dox^i iiicidero (lucsl' iiUinia per ve- dere I' accennata radice. Lc radici dci due nervi corrono alciine volte separate le une dalle allre, altre voile slaiivio fra loro sirellanienle ad- dossale. In nil caso una radice dell'aceessorio, la quale giaceva sul lato venlrale della prima ladice dorsale, ncl!" ulhsriore suo decorso si inrro- ciava eon essa in maniera da porlarsi siil suo hilo dorsale, e rpiindi si conlinuava nel Ironco dell' accessorio. A hen comprendere il modo d' origine della radice dorsale del I. nervo cervicale, e specialniente a decidere se essa sia indipendente o no dall'accessorio, e di g'rande importanza sludiare esatlaniente i rapporli scambievoli di andieduc i nervi. CiOSi si ricava ehe nei casi, in cui la radice dorsale conserva il suo carattere indipendeide, i suoi rapporli col tronco e colle nidici dell' accessorio consistono in rami anostonio- lici i quali vanno dalla I'adice dorsale al Ironco dell' accessorio, oppure in una semplice apposizione. Solanienle la maniera, nella quale questa apposizioni; si effelliia, e spesso cost complicata, die il g-iudizio intorno al modo di origine della radice dorsale del primo nervo cervicale riesce iiiollo dillicile, e sopralulto quaiilo al precisare se la inedesiina sia indi- pendente 0 meno dalT accessorio. Cosi, per esempio, io osservai in un caso (N. 4-5), che la radice dorsale del I. nervo cervicale mancava al lato interno del tronco del- r accessorio, e sembrava derivare da quest' ultimo; vidi cioe slaccarsi dal nervo anzidetto un filanienlo relativamente grosso, die decorreva perife- ricamenle e si univa alia radice venlrale, ma non vidi a tutta prima la continuazione ddio slcsso in direzione centrale fino al niidollo, perclie esse era coperto dal Ironco dell' accessorio, c sollanlo dopo aver solle- valo quesl'ullimo, vidi die tale lilamenlo si portava al midollo allungato e cioe alia slessa linea, donde Iraevano origine le radici piu superiori deiraccessorio (radici derivanli dal midollo allungalo). Appena formatasi, lale radice si addossava ad una di quelle radici dell' accessorio, ma po- teva essere da questa isolata i'acilmenle, cosicclie era da ritenersi alfatto indipendente dalla medesima, e se ne separava poi per passare al lalo venlrale del Ironco dell'accessorio. II ganglio inlervertebrale della radice dorsale in questione era collocalo nel luogo della sua apparente origine dal tronco dell' accessorio, in forma di un piccolo rigonliamenlo. Egual fatto riscontrai suH' allro lalo del medesimo individuo (N. Ai). An- clie qui !a prima radice dorsale sorgeva dal midollo allungato, aderiva ad una radice dell' accessorio derivanle dal midollo allungato, che era ad essa ventralmente apposla (essa non istava come nel caso pre- cedenle ad una slessa altezza colla radice dorsale) , e poteva dalla - 48 - modL'siina csserc scparal;i, ililaceraiiilo il Lonncssivo in lal poslo me- (liante aghi da luiorosoopio. Toslo dopo la sua origitie la radice dorsale si lipieg-ava, dirigendosi in basso verso il Ironco doll'accossorioi si ad- dossava sliY3llaiiiente al medesinio, gli passava dorsalmenlc incrociaiidolo, e atlraversava ((uindi una lormazidne di aspelto ganglionaie, c\\c giaceva alia parte laterale dell' accessorio, apparentemeiite in inliina unioiie col medesinio, al disopra della prima lacinia del legamcnlo denlicolalo. Dopo che la radice dorsale era uscila dalla ricordala lormazione gangiionare, essa produceva ancora un secondo ganglio e si univa ijuindi culla radice ventrale. In un terzo caso (N. GO) la radice dorsale del 1. nervo ccrvicale derivava imniedialameiile presso la scconda radice ilorsale, c rilraeva due lilamenii di rinlorzo, 1' uno, die sembrava derivare dal Ironco deH'acces- sorio, nel punlo, dove si immergeva in questo una sua radice; I' allro si- mulava una origine da quesia radice dell' accessorio. Solo con accurala preparazione mi riusci di vedere die ambediie i fdamenli di rinforzo erano del tiillo indipendenli dall' accessorio, e derivavano da iiii rainoscello nervo- so comiine ad aiiibcdiie, die proveniva dal midollo allungalo, era accollalo intimaineiile alia nomiiiala radice dell' accessorio, ma fra ambedue non aveva liiogo nessuno scambio di fibre nervose, poiclie esse potevano ve- nire isolate cogli aghi coniplelamente, senza siibire lacerazione. In un altro caso (N. 27) la radice dorsale del I. nervo ccrvicale era compo- sta di parecchi fascetli. Uno di questi si divideva al lato interno del tronco deir accessorio in ihie rami, I" uno dei (|iiali s' immergeva in (pie- sto nervo, e scorreva con esso in alto, 1' allro invece si univa agli allri fascetli, i quali convergevano verso I'accessorio e potevano essere seguili fino ad una massa rossastra posta lateralmente a quest' ultimo. Quesia massa era apparenlemenle in intiina connessione col tronco dell' accesso- rio, ma poteva essere facilmenle isolala mediante preparazione, ed appa- riva cosi legata aH'accessorio soltanto con tessuto connessivo cortoe robuslo. Quesia massa venne sottopostaad esaiiie microscopico e risiiltocontenere cel- lule nervose; rappresenlava quindi un ganglio. Dal Ironco dell' accessorio si porlava iu alto alia massa rossastra un filamento, che apparenlemenle aveva la sua lerminazione in essa. Ulleriori ricerclie mi hanno persuaso che questo fila- mento, parlendo dal midollo spinale assieme agli allri filamenli della radice postcriore d*;! prime nervo ccrvicale, si immergeva dapprima nell' accennala massa rossastra, poidi qui ripiegaiidosi iiididro, si portava nel tronco ddl'ac- cessorio, (|uiiidi dopo breve decorso in (juesl'iillimo in direzione discenden- te usciva, per iminergersi una seconda V(dla nella della massa rossastra, dalla quale poi delinilivamenle si staccava per ricongimigersi agli allri fa- scelli della radice posteriore. Questi ultimi alia loro volla dopo essersi slaccali dal midollo spinale si iinrociavano col Ironco ddl'accessorio, scor- - 4f) — rt'iulo sill lalo ilor.s;ili3 ili (iiicsto, allravcrsavano la inassa in (iiicslioiie, cd iiscili (lalla mcilcsima si iiiiivatio in uii solo fjscio iii;iL;giorc, il quale ancora air interno del sacco durale, circa 3 iniii. distaiitc dal Iroiico dcl- raccessoiio, fonnava iin secondo gangiio e si congiiin,;eva poi in uii sol Iroiico colla railice venliale. II raiiioscello anzidetto, clie si originava apparenlemeiile dal Ironco deir accessorio, rapprcsenlava quindi soltanto uno dei fascelli della prima radice dorsale, clie si slaccava dagli al'ri c leiieva qiiell' andaiiienlo tortuoso; e cosi si poleva anclic in (iiicsto caso stabilii-c 1' iiidipeiidenza della radice dorsale del I. nervo cervicale dall' accessorio, ed iiiollre die quesla pos- sedeva due gangli, dei quali V uno era quella massa rossastra apposta al tronco deir accessorio, I'aUro quello distanle circa 3 mm. da questo nsrvo, ancora all' interne del sacco durale. In un caso (n. 20) nella regione del II. nervo cervicale parlivano dal midollo spinale quallro fdamenli; tre di quesli dovevano essere riguardati come railici dell' accessorio, poiche essi si orii^inavano da un puulo piu venlrale del midollo e si porlavano al Ironco dell' accessorio; il quarlo I'ascelto, clic t'ra lutli era anche il piu sviluppato. sorgeva in un punto piu dorsale degli allri, e doveva essere con- sideralo come la radice dorsale del prime nervo cervicale. A tutla prima si poleva seguirlo soltanio lino al Ironco dell' accessorio, il quale nel luogo dove la radic(i dorsale sembrava lerminarsi, moslrava una specie di ispes- simenlo di forma anulare per effeUo di die la radice dorsale veniva per- fettamente mascherala. Solo, dopo aver allonlanala quella (ormazione anu- lare, si riusc'i a vedere la radice dorsale al di la del luogo dove essa sem- brava lerminare, ed a seguirla (ino al sue ganglio ed alia radice venlrale. In un altro caso (a. 30) la radice dorsale del I. nervo cervicale era com- p(»stadidue fascelti separati; I' uno dei (juali era inollo robusto e decorreva al davanli del Ironco dell' accessorio, arrivando ad un ganglio grosso ed irregolare poslo al lalo esbirno di questo nervo; I'altro aveva un decorso sin- golare e rapporli special! con una radice dell'accessorio. II medesimo decor- reva cioe in alio parallelo ed intima'nente congiunto con una radice dell'ac- cessorio, la quale, derivando dalla regione del I. nervo cervicale, andava pure in alto ed enlrava a far parte del nervo accessorio, non lungi dal forame jugulare. Ad un primo sguardo appariva die il nominalo fascio derivasse da quesla radice dell' accessorio; ma da un ulleriore esame si pole dedurre, cbe esisteva soltanio una semplice apposizione fra i due ed appariva come, presso al luogo d' impianlo della radice (bdT accesso- rio nel tronco di questo nervo, il suaccennato lascelto si ripicgasse all'in- dielro e passasse davanli all' accessorio, portandosi al ganglio della radice dorsale del primo nervo cervicale. In un allro caso (n. 60) la radice dor- sale del I. nervo cervicale era mollo soltilc, quasi rudimenlale, e pareva — 50 — . orii;iiiiir>i il.il liuiico dell' acccssorio. Pci'i'i, (Idpn avore iiicisa la i;iiaiiia ili quosl' iilliiiiu, mi c riiisi;ilo .se;^iiirla lino ad una radicc clie derivava dal iiiidollo spiiialc e si divideva in dii(3 rami, dci qiiali 1' iiuo passava iiel (roiico dcir acccssorio, 1' allro invecc i;i (.oiitinuava davanli a quesL* nllimo iiolla prima radicc dorsale ; cosicclie qiiesf uiliina solo apparcnlcnienle derivava dal li'oiico deH' accessorio, ma in cirelli) era indipendente da queslo ed aveva le sue radici propria die derivavano dal midollo spinale. In aliri casi, volcndo sey-uin' la rad;ee dorsale del 1. ncrvo cervicale dallasna origine dal midollo lino ;d luoi^o della sua eongiunzione eolla radicc vcnlrale, s'iiiconlrano diflicolla, perciocclie, anivala della radice al li-onco doir accessorio, scomparisce per un breve Irallo, iniperocclie pe- nelra in queslo nervo, e dove perl'orarlo, cioe deve farsi slrada fra i snoi fasci prima di r(!carsi al lalo opposlo, dove esce, e divenia nuova- mente visibile. Oiieslo fatlo I'lio osservalo Ire voile (3'^l„). In unodi qucslicasi (N. o7)la prima radice dorsale andava dal midollo spinale al tronco del ncrvo accessorio, precisamcnle al lato vcnlrale di queslo; qui lo perforava Ira- passandolo dal lato vcnlrale al dorsale; su quesrullimo divcniva visibile Ibrmando una lievc sp(»ri;enza, c toslo dopo dava orig-ine ad un ganglio die si apponeva slretlamcnle al lato estcrno dciraccessorio. Ncl sccondo caso (N. 70; la radice dorsale del I. iiervo cci'vicalc cim poco sviluppata c si divideva in due rami, dei qiiali 1' uno passava ncH' accessorio, I'allro perforava il nervo, e Ibrmava quindi un ganglio che come ncl prime caso oi'a sirctlamente apposto al tronco dell'accessorio; dopo la sua uscita dal gang-Iio perforava il prinio denlcllo del legameiUo denticolato e si con- giung-eva colla radicc ventrale. Nel lei'zo caso (N. 75) la radice dorsale del I ncrvo cervicale si componeva di tre fascclti. Due derivavano da un punio poslo sulla coiiliniiazioiic^ della linea, dalla (|uale prcndeva orig^ine la radicc dorsale del II. ncrvo cervicale; e di questi uno perforava il tronco dell'accessorio, I'allro vi correva dorsaimente. II Icrzo fascello de- rivava tia un punlo pin alto del miilolli) e pii'i venlrale, nel la continiia- zione della linea, dalla (piale si staccavano Ic vicine radici deiraccesso- rio, lasccllo die jicrforava jmre il trunco dcllo stesso ncrvo. Tiilti e tre i lascclli da ullimo si univano formando un unico tronco, die posscde- va un gangiio voluminoso al di fuori del sacco tliirale e si coiigiung-cva colla radice vcntrah,'. Fra la radicc dorsale del I. nervo cervicale e le radici dcH' acces- sorio csistono ancora dei rapporli anatomici, i (juali come quelli linora descriiti ollVono audit; ddli^ dillieolia, (piando si voglia sludiare il de- corso della prima e specialiin'nle si vogliano dislingiici'(3 iVa di loro que- sti due nervi alio scopo di stabilirc la loro mutua indipcndcnza. Vedremo inollrc, die una jiarte dei casi, in cui csistono i rapporti anatomici che 51 — int(3ndo descriverc, abbaiidoiii quel la classe die forma la radico dorsale del I. ncrvo cervicale , qiiaiido c alTallo indipcndente da ogni altro nervo e i)assi in qiieilii, in cm detla radice pcnlc il carallere di un ncrvo aidoutono, e viene ('oslilnila in parle dal sislcnia dell' accossorio. Qik'sti speciali rapporti analomici riguardano 11 modo, con cui si comportano nella rcgione del 1. nervo cervicale la radice dorsale di (jnesto e le radici dell' accessorio. In questa regione cioe si modifica il rapporlo Ira i due nervi talvolta ed esso non e piu tanio seniplice , come nel IraUo pin int'eriore della porzione cervicale del midollo. Menlre in qnesl' ultimo tratto Ic radici dorsali dei nervi spinali e quelle del- r accessorio si staccano dal midollo in due file separate, questa rego- larita nella disposizione dclle du(3 specie di radici cessa in moiti casi nidla regione del I. nervo cervicale. In generale si puo dire che la ra- dice dorsale del I. nervo cervicale, le radici deiraccessorio provcnienli dal midollo allungato, le radici del vago e del glosso-faringeo stanno lungo una Imea retta, die cominciando dalla radice dorsale del II. nervo cervicale, (Icclina insensiljiliiienle, procedendo in alio, in modo, die le radici del- r accessorio provenienti dal midollo allungalo vengono .a giacere in una linea rclta, che c la continuazione di quella, da cui partono le radici spinali dello stesso. Ora, questa linea viene spezzala spesso ed in diversi luoglii e specialiiiente nella n\gione del I. nervo cervicale ; in questo luogo cioe i punti d' origine della radice dorsale del I. nervo cervicale e delle radici deli' accessorio vengono spesso spostali l' uno contro Fal- tro, in quanto die le prime possono originarsi piu venlralmente, men- tre per I'opposto le ultimo possono trarre origine da punti piu dorsali del midollo. Lo stesso modo di comportarsi talvolta dimostrano anclie I' radici dell' accessorio provenienti dal midollo allungato, in quanto che anche queste (cioe una o parecchie fra di esse) possono abbandonare la loro disposizione regolare e derivare da un punto piu dorsale del midollo allungato. Se si tratta soltanto di uno spostamento dell' origine della ra- dice dorsale o delle radici dell' accessorio, senza che avvenga un' anasto- mosi fra qnesli due nervi, allora si puo ancora stabilire dall' ulteriore comportamento di essi, se si abbia da fare coll' una o coll' altra delle line radici, seguendole perifericamente; perche, se la radice va al tronco deir accessorio, allora appartiene a quest' ultimo ; se invece va ad un ganglio inlervertebrale e poi si unisce alia corrispondenle radice ven- trale, allora rapprescnta la radice dorsale del I. nervo cervicale. ('osi, per esempio, la prima radice dorsale era sposlata in un caso iN. 2(1) piu in basso, nella immediala vicinanza della radice dorsale del II. nervo cervicale e decorreva, infossala sul lato doisale del nervo ac- I I'ssorio, in alto al suo ganglio (die era apposto al lato eslerno del detio - 52 — nervu), c di qui alia radice veiilialc. Cn po' piii in alio, ma iiella slessa linea dcllo radici gia doscrilte, si trovavano due fascclti nfirvosi, i iiiiaii si polcvano ritcncre a lutta prima come apparlenenli alia radice dorsale, ma iin esaiiie piu esatlo moslrava clie si portavano a! Ironco dell' acces- soiio e raj)prescntavano quiiidi radici di queslo. . ( Contimia). (iSTITUTO ANATOMICO DI PISa") Forami mentonieri nell" uomo ed in altri mammiferj. Drl Dott. Dante Bbutelli, utssETronE. (Con tav.) Rivevnta il -j Marzo 18.93. Am Skelete stellen sicli aber audi die iijiheren oder cnirernto- rfiri IJezieliutiften zu anderen Wirbfiltliicrorganismoit am an- scliaiiliclisteii dar iind veili>ilien ilim damit Ijesimdeic morplio- lo^isclie Bedciiiung. Ciegenljaur-l-elnliucli der Analoniie des Mensclien. j\on ho poluto dare a questo lavoro im lilolo che accennasse a ri- cerclie complele inlorno al forame menloniero nei mammifeii, perclie il maleriale di sludio clie ebhi a disposizione non fii cosi grande come ri- chiedeva i'argomento. Oel resto, descrillo neiruomo il forame menloniero e le sue variale disposizioni, illuslrai quesle con ricerche comparalive le quali, sebbene non mollo cslese, pure mi condussero a dare spiegazione scienlilica delle variela die si inconlrano riguardo al forame mentoniero dell' uomo. II forame menloniero dell' uomo e siluato normalmenle sulla faccia anteriore della mandibola al livello del secondo piccolo niolare. Presenta variale disposizioni. Hamphnj (1) enumerando le modalita die presenta la manilibola u- mana alia nascita scrive: « There are always at this time, at least, two openings at the dental foramen. One, of larger size than the other, com- municates with a (/rooye which runs along the floor of the cavity for the hinder teeth. The other, smaller oneb, is the opening of a canal which runs beneath this groove to the milk-teeth ». VA in una nota aggiunge: « The above-mentioned denial groove and canal oflhefoelus and young child do not always communicate with the same menial foramen; for there are sometimes, as represented in IMate XVII. lig. I, two menial foramina, one in front of the other; the anterior of these which opens into the canal, becomes obliterateii wilh it during the second dentition. ». Ilr.nlc (2) alTerma die 11 forame lUtMiloniero fii descrilto doppio da Patnihan: <■ Patruban (Oesterr. Zcitsdir. fiir prakt. lleilk. iSljo. No. 2ti) (1) Murrny Ilaiujiliyy << . — A Treatise on tlie huinnii skeleton. Camhridge. 185S. (2) Heide J. — Mandljucli dm systematiselien Anatomic des Alenscliea Braiinsc/iweig, 1S7'J. — Do — besclircibt ciiien Unlorkicfcr, an velcliein sicli hciderseils ciii duiipcltcs For. mentale vorfimlet und in velcliem sicli audi, diesem enLsprechend, zwci Ganiile befinden, in. doren jedem ein Ncrv verlJiuft. » Per qiianle ricerchc abbia fatle non mi e stato possibilo considtare il Giornale citalo da Henle, ma come si comprende da ({iiaiilo scrivo questo anatomico, Patruhan ilbistro un solo caso, a proposilo del ([iiale ho potuto sapere die non fece oonsiderazioni di morfologia coiiiparala. Gruber (1) studio la scde, la forma, la grandezza, lo variate di- sposizioni die si riferiscono al niimero del forame montoniero iieH'uo- mo. A qiianto avevano scritto Himiphrij e Patruhan aggiunse che il fo- rame mentoniero puo essere tripio e della seile dei foraini diiplici e Iri- plici fece accurata descrizione : « Unter denselben Unterkiefern (1200) besitzen die allermeisten aiif jeder Seitc niir ,je ein Foramen mentale; 32 davon aber weisen aiif einer Seite oder auf beiden Seilen Duplicitiit und ein l*aar sogar Triplicitiit auf, abgesehen von jeden Fallen, boi wtilchen das Foramen mentale diircli ein si;li\vadies Randbalkchen in ein grosses und ganz kleines secundares Foramen getheilt ersclieint, oder das su- pernumenire Foramen zu klein ist, uin beriicksichligungswerth zu sein. Diese Unterkiefer gelidren Schadeln von Individuen verschiedenen Alters und beidcrlei Gesdilechts an ». Quindi passa a descrivere la posizione dei forami in queste due varieta. Gruber pero trascura la ricerca comparaliva e qiiesta Irascuranza lo conduce ad alfermare, a torto, die le variela numeridio doi forami mentonieri, eccetto quelle che possono mettersi in rapporlo con la va- riata disposizione descritla da Humphry, sono accidentali. Testut (2) accoglie quanto Gruber afferma di avere veduto riguardo alia sede del forame mentoniero normale, ma altri Trattatisti, per quanto sappia, non tennero conto delle ricerdie di Gruber. Tes^iiiif (3) riguardo alle varieta del forame mentoniero scrive: « Le Iron mentonier pent elre double; ,j' ai observe plusieur fois cette disposition ». Nei trattati di xVnatomia umana non ho trovato altre nozioni intorno alle varieta presentate dal forame mentoniero; invano ho cercato, ollre quelle di Gruber^ lavori speciali su questo argomento. Le variate disposizioni del forame mentoniero sono molte; si riferi- scono al numero, alia sede, alia forma, al volume. Le variazioni di sede, di forma e di volume hanno poca importanza, furono descritte da Crru- ber; sono quelle che si riferiscono al iiumero degne di molta considera- zione; scope di questo lavoro e descriverle esattamente e d;ire di esse la (1) Gruber W, — Beineikungcn liber das Foramen mentale. Archiv fiir Aaulumic, PUysiulofiic mul. wisi:ensclM''tliche Medicin. 1S73. Xo. 0. (2) Tcitat L. — Tiailo d' Aiiatomie liumaine, I'ctris, ISS'J. (3) Loc. cit. iiilerpiL'lazioiitj nioiTolog-ica, (k'lla quale no HunqfJiri/, nc Fatruhaii, ne Gmbcr si occiiparono. II l"oraiii(3 iii(3iUoniero piio csser(3 duplicc. La diiiilicila si presenla con i variale disposizioni. Piio csistcre nclla posizioiic normaic un foro menlonioro delle dimensioni solile c a piccola distanza da qiieslo iin'al- tro Ibro piii piccolo ; o si ha il foramc montonicro alia solita posizio- nc ed im allro forame in vicinanza della sinfisi del menlo; o si osserva il fornme menloniero solito ed iin altro foro piccolo sulla sinfisi del incnio; o linalniente si Irova il forame mcntoniero nella situazione or- dinaria ed e diviso per mezzo di una lislerella ossea. llo Irovato una sola volla il forame menloniero triple. Ora descrivero singolarmente le varieta accennate. Tre voile su 100 in vicinanza del forame menloniero die era un po' ridotto di volume, ho osservato un'altro foro, solo da un lato, pin o meno piccolo di quelle. Trovai il foro pii'i piccolo posto rispello all' allro in dielro ed in basso, a deslra (Fig-, i); in alio ed in nvanli, a sinistra; in avanii e lievemente in basso, a sinistra. II primo descritlo era lontano dal forame piu grosso, un centimetre, il secondo ^[2 cenlimelro, il lerzo circa 4 ^i> millimelri. Qualiro volte su 100 ho trovato al solilo livello il forame mcntoniero delle dimensioni ordinarie, poi a qualchc niillimetro dalla sinfisi un fo- rellino bene manifesto. La dislanza del foreliino dalla sinlisi si eslendeva da circa 7 ']-2 millimelri ad un ('.enlimelro. Dal piano langenle al mar- gine inferiore della mandibola sono questi forami a circa nn cenlimelro in due mandibole di adulto, a circa 0 ^[2 millimelri in una di vecchio ed in altra di giovanetlo. Tale disposizione si Irova in un esemplare da ambo i lati (Fig. ^), negli allri e sollanto da nn lalo, in due a sinistra (Fig. 3), in uno a destn. Di questa varieta ho preso in consideraziom! solo i esemplari su 100 mandibole esaminale, ji^'rche in essi crano evidentissimi i forami sopra de- scritti; del reslo osservando atlenlamenle la faccia anleriore della mandibola la ove ho aflermalo trovarsi il forame pin piccolo, esisle frequenlemenle in mezzo ai forellini nulrilizii, da un solo lalo 0 da ambo i lati, un foro pin voluuiihoso ili essi, piu 0 meno manifesto, analogo a quelle da me de- scritlo. Non trove die questa varieta fosse stata avverlita. Tre volte su 100 osservai anche un'altra nuova varieta del forame menloniero. Alia solila posizione era il forame menloniero propriamente dello e sulla sinlisi del menlo un altro foro piccolo ma bene manifesto (Fig. 4). il piccolo forame dislava dal piano langenteal margine inferiore della mandibola un po' meno di un cenlimelro in due ninndiiioie, circa 7 '|l> millimelri neiraltra. Tracee di queslo forame esislono non raramente Quando si haiinii due forami nientonieri divisi da una lislerella os- -- 55 — sea, si ossei'va al solito livello della faccia anleriore dclla mandibola il ruraiiic iiKMiloiiie.'o tliviso in due da iin Irallo soUile di soslaiiza ossea. Trovai qiiesia variola 3 voile sii 100, due volte a sinistra, una a deslra (V\ii. 5). Le diiiiensioni dei foranii variaiio socondo la largiiezza della l.iuiella e secoiido la posizioiie clie cssa occupa. In duo casi nei quali la latnella aveva direziono obli(iua, il foraiue superiore era il pii'i ;_'rosso; iielTaltn) caso nel quale la lamella aveva direzione quasi verticalc, il fo- rame piu yrosso era (luello situalo in avaiiti. {Continiia). (UOMA, ISTITITTO d'aNATOMIA COMPAUATA). Una pratica aggiunta alia camera lucida Abbe (1) DEL DOTT. PlETRO De VeSCOVI. {con fig.) liirevnl Murzo IS!)?, Con I'eccellenle camera lucida Abbe si diseg'iia ordiiiarinmenle su il'una superficie orizzontale, oppure su di un predellino inclinato di tanto quanio s'inolina il lubo del microscopio. Non viene pero escluso clie vo- lendo si possa usare un piano da diseg-no inclinato anche mantenendo verticale il tubo del microscopio, poslo die lo speccbio e mobile sulPasse di sostegno. Condizione indispensabile per disegnare con tidta I'esattezza possibile, ricevcndo I'imag-ine sul piano orizzontale o su d'uno inclinato, piegando il tubo, si e quclla di dare alio speccbio I'inclinazione di i5." Vie pero clii usa disegnare su d'un predellino piu o meno inclinatu mantenendo normale il tidio del microscopio , cioe tenendo lo spigolo vertice del predellino parallelo al diametro minore dello speccbio, pcr- cbe I'asse ottico del cono luminoso proietfalo cada perpendicolarmenle sul piano da disegno. Ora, airinclinazionc del piano del predellino, posto nella condizione teste delta, devc corrispondere una determinata inclina- zione dello speccbio, .altrimenti, come e facile a comprendersi, la ligura rimane deformata; cosi ad es. la proiezione di un cercbio diviene un elis- ^oide e quella di un quailrnio rappresenta un trapezio. (1) yualclie inese la, per gentile e prcmurosa prestazioiie degli egregi Sigg. Veyrat e Figlio di Toiiiio llappresuntanli interDazionall per islnimenti ed apparccclii spettanti alie ssienze, alle art! e all'industria) venne mandata la preseole nota in esanie al illstlnto Sig Cli. Heicliert di Vicuna, il qualo chlie la bontu di scrivere ai prelodati Sigg. Veyrat ijuanto segue: « Avendo studiato ben bene la descrizionc dell' ag- giunta alia camera lucida Abbe del Uolt P. I)e Vcscovi, debbo dirle die approve mnlto la soprarceniuila modificazione, perchft assai pratica lo4a adollero c raccennerO nel mio catalogo n. 56 — 40« 35" 30'^ 25" 20' E lacile caloolare 1' inclinazione da darsi alio specchio per una data inclinazionc del jiiano, o vicevfrsa, allenendosi alle leggi lisichc della ri- llessioiic doi raggi luininosi su d'lina supeiiicie plana, alTinclie I'asse del cono hinilnoso prolellato cada perpendicolarnienle sul piano da dlsegno. Ecco una tabclla die aH'occorrenza potrebbe servlrc : L'incllnazlono dello spccclilo a 45" richicdc un piano orlzzontale (0'^) « « inclinato dl iO" « « « « 20'^ « « « « 30 « « « « 40'^ « « « « 50'^ E In g-enondc, rincliiiaziono da darsi al piano da disiiyiio, nianlonendo il lubo verticale, o ui^ualc a 90" meno due volh; I'ang-olo Ibrniato dallo specchio; ossla, due voile I'ani^'olo d'incllnaziune dello specchio, piu quello formato dal piano Inclinalo devono eg-uai^-iiare 00'. Per cui cliiainando s rincliiiazione dello specchio e p quella del piano inclinalo si deve ollenerc: 25 + JO = 00" da cui p = 00' - 25. Ora, considerala la coslruzione alluale della camera lucida Abbe non •"' facile di dare alio specchio di essa I'inclinazione di i5" o quella ne- cessaria per disci^nare su d' un piano inclinalo. E volendo esser csatti, dover dare della inclinazione ad occhio, puo ben poco soddisl'are. Percio s a r e b b e in o 1 1 o ii I i 1 e e p r a t i c o c h e i c o s t r u 1 1 o r i d i q u e s t a camera lucida ag'giung'essero al braccio, sul quale sla racco- m a n (1 a 1 0 1 o s p e c c h i o , ii n a r c o g r a d n a I o c o n i n d i c e Ii s s a I o ail'asse, sul quale gira lo specchio. ('osi muovendo lo specchio anche I'indice g'ira sul quadranle e segna i gradi d"inclinazioiie (Vcdi lig-.). - 57 - Allora si potrcbhc iiicliimre lo specohio colla inassima csaltezza sia a 45", sia a quell'angolo ('he, si desidera, e cosi si potrebbe disegnare^ senza tenia d' errore, aiicho sii d'liii piano inclinato senza piegare il lubo del microscopio. Quosto arco gradualo si pnu far aggiiing'ere con lulla facilila alia pro- pria camera d' Abbe ancbe in niodo da snionlarlo. L' arco ^'radualo, per render nieno voluminoso l' apparato, polrebbe meltersi al disoUo del braccio sul quale e scorrevole lo specchio. Non Uille Ic inclinazioni da 0" a 00" dello specchio sono utili; di- fatti i gradi -da 4-5" a tlO'^ in realla non possono servire, e cosi i prinii del quadrantc si presentano inulili, percio volendo si potrebbe anche omet- lerne la segnatura, tracciando snU'arco soltanto i gradi da 80" a 45"; ma siccome il maggiore comprende il minore, non si fara alcun male gra- duando anelie Intlo il quadranle. Ulteriori osservazioni sullo sviluppo deir XI." e del XII " paio di nervi cranici nei mammiferi. Nota DEL Prof. Gjulio Ciiiarugi. I. Riferisco brevemente su alcnni falti da me verificali nello stndiare in embrioni di Cavia lo sviluppo del nervo ipoglosso. In un einbrione della lungliezza massima di mm. 8,5, raccollo dopo II) giorni dall" accoppiamonto, ho Irovalo che il nervo ipoglosso si pre- senlava di una coslituzione piu complessa, di quanlo e stato finora os- servato in altri vertebrati in genere e in altri mammiferi in specie. Esistevano in questo embrione sctte radici ventrali occipitalis che si rinnivano fra loro per coslituire 1' ipoglosso ; nel tronco di ((uesto nervo convergeva anche il 1." spinale. Delle radici venlrali occipitali surricor- date la piii caudale era voluminosa quasi quanlo una radice ventrale spi- nale ; da (juesla procedendo in avanti, si nioslravano gradatamenle piu soltili, lincdie la piu craniale di liilte era rapprcsentala da un filamento csilissimo. Erano separate 1' una dall' altra, al punto di emergenza, da intervalli lulli molto chiari e distinli, ma piu piccoli quanto piu si pro- cedeva cranialmenle. La convcrgenza tra le varie radici avveniva per le l)iu craniali piu precocemenle, cioe a minor dislanza dal punto di emer- genza. Cos'i la 1.'' c la 2.'' (contando dall' avanti) si rinnivano nell'alto - 58 — di penelrare ncll' .-ililiozzo dello schcleli'o occipitale, ; il Ironco die pren- (leva orig-ine dalla loro fusione si iiiiiva colla 13.", 4." e o.^ radicc cnlro lo sclic'lelro nccipilale; la (».'' e la T."" radice connuivano Ira loro nel- r alto della loro emergenza dal cranio; il tronco comune delle prime rimiiie radici e qiiello delle iilliiiie due si iinivaiio Ira loro c col 1." nervo spinalo a una ccrla tlislaiiza dalla siiperlicie veiitralc dello sclie- Ifilro (1). Mi e sembralo assolulameiUe cerlo die i I'asci nervosi piu craniali fossero radici distinle, piutlostoche fasci radicolari di un' iinica radicc. Gio per la considerazione della scde c dei reciproci rapporti delle varie radici, ed andie per le seguenii considerazioni: se si atlribiiisse il signi' (icato di una sola radice con varii (ilanienli di origine al gruppo di quel fascelli nervosi, die ho consideralo come le prime qiialiro radici occipi- tali, si dovrebbe assegnare a qiicsla, die slando alia regola generale, dovrebbe essere la piii alrofica delle radici occipitali, iin lerrilorio di origine piu esleso di (judlo die spella alle railid piu voluminose. Fascetli radicolari dislinli esistono solo per le grosse radici e tanto piii presto convergono, iiuanlo pii'i la railic(! impiccolisce; nel nostro caso, so la ipotesi cbe non crediamo di dovere accetlarc fosse la vera, si avrebbe lo slrano reperto cbe una radice piu atrofica ba, in confronto alle altre, ineglio dislinti e con convergenza piu tardiva i I'asci radicolari. Esistevano in questo embrione due gangli occipitali jdcH' IpoglossoJ. Uno di (piesti corrispondeva per posizione dorsalmenlc alia 7.* radice ve.ntrale occipitale ; era rappresentato da una gemma conica, die colla base si confondeva coi resli della primiliva commessura longiludinale, a spese della (juab; si forma, come bo altrove dimostrato (2^, 1' accessorio del vago. La commessura aveva costituzione cellulare e in corrispondenza deir attaco della gemma gangliarc occipitale, cbe sto descrivendo, si mostrava assai voluminosa ; era soltile nei puiiti prossimi. La gemma gangliare disceideva scorrendo sulla supertlcie laterale dello accesso- rio spinale ; dal suo apice non si vedeva partire alcuii lilamento , diretto verso la sottoslantc radice ventrale. — L'allro ganglio corrispon- deva per posizione dorsalmente alia (r radice ventrale occipitale; piu piccolo del precedenle, aveva la forma di un ovoide, coU'asse maggiore in direzione sagittate; era applicalo sul margine inferiore dell" accessorio spinale; dal suo estremo caudale, come dal craniale, partiva un sotlile (1) Devo aggiungeie die, nella parte pii'i voiitrali! ck-llo sclielelro occipitale, la 5." radice si anaslo- raizzava coUa fi." (2) 1,0 svilupiio ili'i lurrvi vago, accessorio, ipnglosso c priini cerviiMli lU'i Saaropsidi c nei Mammi- feri. — Memoiie d. Soc. Tusc. di Sc. Nat., Vol. 10, I'lKn ISSO. — 59 — t;isc('ilo (li libiv nci'voso luisle a cellule, ciic, scorrcndo siilia snperlicic l.ilerale deiraecessorio spinale, collei^ava il g^angiio colla commessura lon- giliidiiiale; qiiesta si presenlava aiic-he qui piu voliiininosa. — Si coul'er- maiio pertaiilo chiaramcnlo i rapporti die i gangli dell' ipogiosso iiaiino col sisteiua deiraccessori(3 del vago. Dcl)l)o nolare che il gauglio del 1" nervo spiiialc era legg-ermentc piu piccolo dei seguenfi; ma piu volumiuoso dei gangli dell' ipogiosso. Le parlicolarila dei gangli dell' ipogiosso dcscrille in (jueslo caso, furono ugualuienle riscoulrah; in uii eiuhrioiic della liiiigliezza niassiiiia di niiu. 11. II. Ai falli, riferiti m\h menioi'ia sopra citata, intorno alio sviluppo dei nervi accessorio ed ipogiosso negli embrioni umani, posso aggiungere le seguenli pai'ticolarita verificate in un embrione della lungliezza massima di num. 13, 5, (presa dal tubercolo nucale al punlo caudalmenle piu spor- genle), |U"ovenienle da donna gravida da circa due mesi. 1." II nervo 1° cervicale differisce dai seguenli per un minor volume del suo ganglio; la diU'erenza non e peraltro cosi grande come si veri- tica a complelo sviluppo. Questo ganglio del 1 " n. cerv. nasce colla sua base da un cordone commissurale, fatlo di cellule nervose, che, muovendo dal ganglio del 2'* nervO;, al quale si attacca, si continua cranialmente nella gemma gan- gliare del vago. Tale commissura, clie, considero come 1' abbozzo del n. accessorio del vago, accompagna nel suo decorso il nervo accessorio spi- nale, al marginc dorsale del quale e applicata. — Da quesla osserva- zione si dcsume, mcglio che non si potesse fare dalle mie osservazioni precedenli, che la commessura longitudinale ha negli embrioni umani un grado di sviluppo analogo.a quello che ha negli embrioni di altri mam- miferi. Di piu si rileva che il i'^ ganglio cervicale puo presentarsi, fin dal periodo embnonale, coi caralleri di deficicnte sviluppo, come e indi- calo dal minor volume e dal piu duraturo rapporlo di continuila col cor- done commissurale. "2." Piu chiaramenle si puo costalare che il nervo ipogiosso e rap- presenlato, a queslo sladio, da Ire dislinle radici ventrali occipilali di volume decrescente dall' indietro all' innanzi, che traversano lo scheletro occipilale per separali fori e poi si congiungono in un tronco unico. Ncs- suna Iraccia di radici dorsali. — 60 Pnichc roccasione mi si preseuta ne approlitto per rilevare come in una Nota pul)blicata I'anno scorso dal Prot, V. Martin di Zurigo sia da lui non molto esattamente riferito un fatto da nic descritto nella memoria sopra ci- tata. Studiando lo sviliippo di alcnni iiervi encefalici nel g'atto, il Martin ha preso in considerazionc; in questo niammifero i seg-menti mesodermici della regione occipitale della testa, e, confrontando i resultati da lui ottenuti con quelli che trassi dalle mie ricerche, osserva die nei mammileri da me studiati [il conig-lio principahnente) i segmenti mesodermici occipitali si mostrano con caratteri di minor rudimentalita in confronto al gatto e inoltre sono in nu- mero inaggiore, giacchc'i, mentre nel gatto non ne esisterebbero die tre. io, secondo quanto egli afferma, avrei trovati (juattro segmenti mesodermici, for- niti di placca muscolare. Trattandosi di organi die o sono g'ia o cendono a di- ventare rudimentali e a perdere la propria individualita, niente di piu proba- bile die esistano variazioni, persino in una niedesima specie, sia riguardo al numero, sia riguardo ai caratteri, coi quali i detti organi nei varii individui si presentano a un determinato periodo di svilui)po. Cio naturalmente vale, a maggior rag-ione, per animali di specie differeute, confrontati fra loro. Non potrebbe dunque recar sorpresa se fosse costatato die nel g-atto esistono, nella regione occipitale, tre seg-menti distinti del mesoderma, quattro nel coniglio. Ma effettivamentc, e in cio sta la ragione di (juesta rettitica, io non ho so- stenuto die nel conig-Ho si trovino quattro segmenti mesodermici Hriluppati in iigual misiira e forniti di placca muscolare, ma sibbene dico di averne chiaramente costatati tre soli, come si puo vedere a pag. 70 [216], a pag. 79 [225J e nel Prospetto a pag. 80 [22G], e come e rapprcscmtato nella fig. sche- matica VIII del mio lavoro. IIo detto possibile che al davanti della placca muscolare piu craniale vi sia traccia di un'altra placca muscolare moltissimo rudimentale, ma non ho potuto afj'ermare con sicurezza che realmente esi- stesse. (1) Mitrihi /'. — Die Knlu irkeliiiiij dcs iieuritcii lis zwiilfleil Kiiplriei veil boi . Gamherini e Pnrmeggifuti ., 1891^ J", ;:>. n, con tav. Estr. d. Memorie d. li. Accad. d. Sc di Bologna , Serie 5, Tomo 2. Fusari J,'. — Contributo alio studio dt-Ue terminazioni nei'vose e dello s\'ilui)- po dcUc, capsule surrenali. — Vedi M. Z.^ Anno 3, N. 3, Pag. 43. 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  • 7o) l^i radice dorsale del I. nervo cervicale riceve dci lilamenli anaslomotici da quella del II. nervo cervicale. Questi possono — G7 — cssere considerali como f;isci di rinforzo, perclie oppnris(;oiio priiiripal- iiiente in quel casi, in ciii la prima ladicc dorsalc c poco sviluppala. Essi decoiTono seniprc sul lato dorsalc del Iroiico deli'accessorio o sono del tiilto liberi, oppiir(3 sollanlo siiperficialincntc infossaii nello slesso , c lion moslrano mai qiici rapporti complicati con detlo ntM'vo, carallc- rislici per la radicc dorsalc, dol I. luu'vo ccrvicalc. C) DiiTerenli dai cnsi, in cui la I'adice dorsalc del I. ncrvo ccr- vicalc Irac i siioi elctncnii in gran |)artc direltamcntc dal niidollo c riceve sollanlo fasci di rinforzo da quclla del II. ncrvo ccrvicalc, sono qnei casi, in cni la radicc dorsale del I. ncrvo ccrvicalc manca c vicnc sostiluita da un fascio dclla scconda radice dorsalc (3 "/o), randamcnlo dt^lla quale rimane per hiUo il rcslo normalc. II decorso cd i rapporli d(dla prima radice dorsalc col tronco deiraccessorio in questi casi sono siniili a quell, dei fasci di rinforzo, die cssa riccvc talvoUa dalla scconda radicc dor- sale. B) Due voile vidi clic la radice dorsale del I. ncrvo ccrvicalc non si orig-inava dal midollo, ma dal tronco dell' accessorio. Ncl priino di questi casi (N. 71) essa dccorreva obliquamentc dall'allo in basso, e si uuiva poi al di fuori del sacco duralc colla radicc vcntrale. Ncl secondo caso (N. 78) la radicc dorsalc del I. ncrvo ccrvicalc si ripic- gava subilo dopo la sua originc dal Ironco dell' accessorio, al lato vcn- trale del primo dentcllo del Icgamcnto denticolato c si congiungcva colla radice vcntrale. Tutti c due questi casi sono caratteristici per lo sviluppo rudimentale dclla radicc dorsale, per la mancanza di un ganglio intcr- verlebrale, (almeno macroscopicamente invisibile); fatto, die incontrai parecchie volte nelle mie ricerche, e die perde dclla sua iniportanza in (pianto die qualchc volla in tali casi si riesce per dilacerazione dclla radice dorsale a dimostrare col microscopio la presenza di cellule ner- vosc disperse nella stessa. E) Mancanza assolula dclla radicc dorsale del I. ncrvo cervicale ho osservato otto volte (8 of ) nei numeri 65, 66, 77, 81, 82, 93, 9i, 97; Ire volte in ambcdue i lati , due volte su un lato solo c precisa- mente su quello sinistro. Nei due casi, in cui la mancanza del dctlo ncrvo si riferiva ad un lato solo, la radice dorsale congenerc del lalo opposlo era sempre soltanto rudimentale. Nell' nno di cssi provcniva dal tronco deir accessorio ed era privo di ganglio (almeno macroscopicamente non era visibile.) Nell' altro caso la radice dorsalc del I. ncrvo ccrvicalc (al lato destro) si originava dal midollo spinalc, dccorreva al lato vcntrale del tronco dell' accessorio, e formava al di fuori del sacco duralc un piccolo ganglio. — 68 — L a r a il i c e d o r s a 1 e del II n e r v o c o r v i c a 1 e " (I i s iu» i r a J) p 0 r I i a ii a 1 o in i c i c o 1 1' a i'. c c s s o r i o. La radice dorsale del II. nervo cervicale e nella maggior parte dei casi alfatto indipcndenle dall'accessorio, c si avvicina per il modo di comportarsi agli altri nervi cervicali, i quali non difTeriscono dal tipo gcneralc dei nervi spinali. Le irregolarita, che dimoslra talvolta qucsta radice, si riferiscono al modo d'originc dei suoi fascelli dal inidollo 5pi- naie ed ai rapporti di essi colla railice dorsale del I. nervo cervicale, col tronco e colle radici dell'accessorio. Le variela di questi rapporli pero sono di gran liinga meno iniporlanii e meno frequenti di quelle della radice dorsale del I. nervo cervicale. I cambiamenti di sede, che siibisce la radice dorsale del II. ;iervo cervicale (4 "i,,), non la rignardano mai nella sua totalila, masoltan'.o in alcuni suoi fasci e consistono in cio, che qucsli si slaccano dal midollo in un punlo piii alio. Cosi vidi in un caso (N. 7^), che la radice dorsale del I. nervo cervicale si origanavadal midollo al disopra del pr nio dentello del Icgamenlo denlicolato, ed il luogo della sua sede ordinaria era occu- pato da un fascio della seconda radice dorsale, la quale decorreva obliqua- mente daH'alto in basso e si congiungeva poi cogli allri fascelli. In que- sto ed in allri casi simili il fascetto staccato d:igli altri decorreva ordina- riamenle lungo il tronco deH'accessorio, e sembrava originarsi da quc- sto, specialmente quando non era sollanto addossato al dello nervo da potere essere loslo riconosciulo senza alcuna prepnrazione, nia si Iro- vava dentro alia guaina dell' accessorio. Una volta (N. 20) vidi un'anastomosi fra il Ironco deraccessorio e la radice dorsale del III." nervo cervicale, che si formava nella maniera sc- gnente: esisleva una prima anastomosi fra la radice dorsale del IT' ner- vo cervicale e I'accessorio, dalo da uu lilamenio die parliva da quella e s'immergeva nel lato inlerno di (jucst'ullimo; pin in giu uii'altra anaslo- mosi avea luogo tra I'accessorio e la radice dorsale del HI." nervo cer- vicale per mezzo di un filamento, che scorreva lungo il lato eslerno del- Taccessorio stesso ; (juest'idtimo era niente altro che un prolungamenio del fascetto di fibre, die dava la prima anastomosi e che venendo dalla ra- dice dorsale del II nervo cervicale si porlava al tronco dell' accessorio, e nello stesso pcrcorreva un breve cammino, e quindi se no slaccava per congiungersi alia terza radice dorsale. (^hieslo lilamenio rappresenlava quindi sollanto una delle gia note anastomosi fra due radici dorsali, solo che in questo caso esso era nascoslo per un hallo nel Ironco del- r accessorio. — G9 — Anclie la radice ilorsale del IT. nervo cervicnlc riceve come la pri- ma radice dorsale (ilaiiicnii di rinforzo dal Iroiico (5 oj,,) o dalle radici (2 '^lo) deH'accessorio. Quest! filamenti di rinforzo noii mostrano pero rapporti morrologici taiUo vari come avviene per la radice dorsale del 1. nervo cervicale. Dalla slessa radice partono anclie dei filamenti al tronco deH'accessorio (i '^lo) e decorrono in questo perifericaincnle. Non ho vislo mai originarsi la radice in questione dal tronco deH'accessorio, e neppureosservai la mancan/a di essa. In lui caso (N". 81), in cui la scconda radice dorsale era straor- dinariamenle sviluppata al lalo siiiistro, essa aveva alia sua faccia dorsale e ventrale, ma specialmente su quest' ultima prima clie giungesse al gang'lio intervertebrale, dei noduli moriformi. Le stesse formazioni, ma in minor numero, incontrai anclie sul lato dorsale della radice ventrale e, sebbene poco sviluppate, anclie su ambedue le radici del lato opposto nello stesso individuo. Mediante I'acido cloridrico si riconobbe ch' erano corpuscoli amiloidi calcilicati ; dopo I'applicazione di quel reagente si rischiararono e mostrarono una struttura concentricamente stratilicala. (Tav. I. F. I." e 11/) Formazioni g a n g 1 i o n a r i n e 1 1 a radice dorsale del I. nervo cervicale e nell'accessorio. Le formazioni ganglionari, die s'incontrauo nella radice dorsale del I. nervo cervicale e lungo il decorso dell' accessorio , hanno dato luogo, come si rileva dalle notizie sparse nella letteratura e gia citate, ad ap- prezzamenti molto diversi. L' intimita c la varieta dei rapporii, die esi- slono fra 1' accessorio e la radici; dorsale del I. nervo cervicale, danno la ragione, per cui tantc e diverse opinioni furono emesse nei singoli casi iiilorno alia pertiuenza morfologica dei gangli in discorso. Si tenga conto pure die da taluni furono descrilti come gangli certe formazioni, alle qiiali poi altri negarono un tale caratiere. Secondo le mie esperienze la prima radice dorsale, ancora aH'intenio O'^'^lo); 0 gia fuori del sacco durale (5 3'^|J, possiede un ganglio di gros- sezza varia, die giace laleralmente al tronco dell' accessorio, col quale non contrae nessun rapporto. Ma spesso (25 "[J il ganglio della prima radice dorsale e situate immediatamente al lato del tronco del nervo ac- cessorio (Tav. I. Fig. 3); cioe si trova qui una massa ora regolare ora ir- regolare, consistente e talvolta rossastra, die mostra all'esame microsco- pico cellule ganglionari e rappresenta quindi un ganglio. In questi casi — 70 — si puo aU'esame superficialc riiiianere in iliibbio, se il ganglio appartenga air anccssorio o alia raiiicc dorsalc del I. norvo cervicalc , specialmenlc allorijuaiKln Iraggono ad esso taiiU" alriiiKM-adici dolTaixessorio quanto la radice dorsale. Ma un csame pin accuralo dimoslra ciic il i^anglio la mag- gior parte delle volte giace fuori dclla gnaina del tronco deH'accessorio, e con queslo e conginnio solo mediante robnsto lessuto connettivo, cosic- clie ambedue i'acilniente possono essere separati fra di loro c che, se le radici spetlano all'accessorio, si ripiegano prosegnendo ncl tronco dello stesso verso la periferia senza prendere parte alia forinazione del ganglio, ma die se si Iralta della radice dorsale del I. nervo cervicale, allora essa passa al conlrario nel ganglio anzidedo. Qucsto spetia dnnque inqnesti casi alia prima radice dorsale, ed e solamente addossato all'accessorio. Tale gan- glio c visibile senza altra preparazione qualora la radice dorsale pass! al lalo dorsale delTaccessorio ; che, se quesla scorra invece al lato ventrale del medesinio, allora anche il ganglio si Irova pin o mono od anchc comple- tamente coperto per di dietro dal tronco del detto nervo. In altri casi simili, in cui pero la radice dorsale del 1. nervo cervicalc decorre per un cerlo tratto neirinterno della guaina deH'accessorio, e il ganglio si trova nel tratto, in cui i due nervi decorrono associati, e molto piii difficile deci- derese il ganglio apparlenga all'uno o all'altro dei due nervi. Un caso a cio relativo (N°. 4i) gia superiormente descritto, parlando dal modo d' origine della prima radice dorsale, e il seguente : la radice dorsale del I. nervo cervicale mancava nell' ordinaria sua sede ; essa tracva origine in un punto piii alio, cioe dal midollo allungato, ed era addossala ad una radice delTaccessorio proveniento pure dal midollo al- lungato, la quale scorreva ventralmente ad essa ed era unita alia mede- sima per mezzo di tessulo connettivo, tultavia non tanio intimamente da non poterne venir separata. La radice dorsale in questione si ripiegava quindi in basso, scorreva dietro 1' accessorio addossandosi stretlamente a questo ed attraversava poi un piccolo ganglio, che giaceva laleralmente al tronco deH'accessorio, al diso|)ra del primo dentello del legamento den- ticolato, ed appariva cosi intimameiiie connesso coll' accessorio slesso, da rimanere indecisi al semplice esame macroscopico a quale dei due nervi il ganglio appartenesse. L' csame microscopico poi dimostro che il ganglio giaceva nell' in- terno della guaina dell' accessorio, ma con questo nervo non contraeva alcuna inlima conncssione; all' opposto aveva relazione con fibre nervose, che correvanu in diivzionc perpendicolare a (|uella (h^lle fibre deH'acces- sorio, ed apparlenevaiio indidibiainenle alia radice dorsale del I." nervo cervicale; naturalmenle anclie tali fibre nervose procedevano per un certo tratto nella guaina dell' accessorio. Uscita la radice dorsale dal ganglio anzi- — 71 — (letto formava un secomlo ganglio o quindi si congiiiiigcva colla radice venlralc. In un certo niiineio di casi (9 „| ') lio poLiilo constatare la mancanza del ganglio interverlebrale nella ralicc dorsale del F. nervo cervicalc. Siccome pero in iino di qiiesti casi (N.° 31), per convincermi se la mancanza del ganglio fosse sollanto apparente ptirche macroscopicamcnte iiivisibile , o vi fossero nella radice dorsale delle singole cellule ncr- vose , ho eseguito 1' esame microscopico della radice previamentc dila- cerata ed ho potiito conslalare indiibhiamente la loro presenza; cosi credo che dalla mancanza di un ganglio macroscopicamente visibile nella ra- dice dorsale del I." nervo cervicale non si possa senz' altro concludere, che manchino assolulamenle in essa cellule ganglionari. Per cio che riguarda la comparsa di forniazioni ganglionari nel do- minio dell'accessorio, io potei solo in un unico caso (N.° 26) constalarne evidenteinente 1' esistenza. La, dove la piu superiore radice dell' acces- sorio proveniente dal midollo allungato s' imniergeva nel tronco del nervo, si scorgeva una rilevatezza molto piccola e grigiastra, che gia ad occhio nudo presentava il carattere d' un ganglio. Dopo la perinanenza di parecchi giorni nelT alcool, 1' aspetto del ganglio era ancora piu ap- pariscente. L' esame microscopico dimostro che nella delta rilevalezza esistevano cellule ganglionari in nuniero ragguardevole, aggruppate ad un lato del tronco dell' accessorio. II Ironco di quest' ultimo non mostrava di avere alcun inlimo rapporto col ganglio in discorso, a cui era unito sollanto mediante tessuto connettivo derivante dall' epinevrio del tronco stesso. II ganglio apparteneva piu propriamente soltanto alia sopra ricor- data radice, che si annetteva al tronco dell' accessorio ed in questo decorreva in alio (Tav. I. Fig. i, 5, 6). Lo scambio di questo ganglio con quello della prima radice dorsale deve esserc escluso; poiche Pultima si originava in queslo caso piu in basso del solito e cioe noil' immediata vicinanza della radice dorsale del II. nervo cervicale , quindi si portava in alto, scorreva per un tratto come immersa nell' accessorio c si per- deva in una massa rossastra posta a lalo di questo nervo. Codesta massa, che dimostrava all' esame microscopico numerose cellule nervosc, dovea quindi essere ritenuta come il ganglio della radice dorsale del I. nervo cervicale. In un secondo caso ancora (N." 57) trovai pure in una radice proveniente dal midollo allungato un ganglio, che era mollo piu svilup- palo di quello dcscritto poc' anzi; ma queslo non aveva connessione col tronco deir accessorio. La radice in discorso poteva essere considerata come appartenente all' accessorio, in ([uanto che essa al punio della sua origins era piu lontana dalle radici del vago e piu vicina a quelle .sus- seguenli deiraccessorio. Siccome pero cosi le radici del vago come quelle - 72 — deH'accessorio si staccavano dal midollo lungo una linea continiia, e siccome r nccennata radice provvista di K'ing"lio si portava al luogo, dove i due troiichi deiracct'ssorio e del vago s' iucontrano nel forame jugulare, cosi io non ho potulo stabilire con piena sicurezza a quale dei due nervi apparlenesse quella radice die era provvista del ganglio (Tav. I. Fig. 7). Uno scambio della radice in discorso I'olla radice dorsale del I. nervo cervicale non era possibile, pcrchc prescindendo dal Fatto clio tale radice deir accessorio proveniva da uii punto molto alto del midollo, la prima radice dorsale aveva in qnesto caso dei rapporti I'acilmente definibili: essa era molto sviluppata ed era composta di un unico fascio die decorreva sul lato dorsale del tronco deli' accessorio aderendo lassamente con questo, e formava un grosso ganglii) al di tuori del sacco durale. fi meritevole di nota che in questo caso ancora un' altra radice deH'accessorio, in vici- nanza delhi radice dorsale del I. nervo cervicale , conteneva ddle libre che dovrcbbero crcdersi d' indole sensitiva, in quanlo che essa mandava un fdamento che decorreva sul lato dorsale del tronco dell' accessorio e si univa alia radice dorsale del I. nervo cervicale. La radice in discorso non aveva alcuna connessione alia sua origine ne col prinio ne con altri nervi cervicali, era quindi affatto indipendente e percio si puo dedurre che avesse gia originariamente delle fibre sensitive. In rari casi s' iucontrano nel tronco deH'accessorio particolari Ibrma- ztoni, che ail esame superficiale potrebbcro cssere giudicate per gangli, ma che nel fallo non lo sono. Cosi io Irovai una volta (N." 20) a destra, al disotlo delle radici superiori del nominato nervo, un nodetlo piccolo e bianco, die era attaccato lassamente al lato interno dell' accessorio per mezzo d'un breve picciuolo, e non aveva rapporti con alcun altro nervo. Circa 2 mm. lontano dalla radice dorsale del I. nervo cervicale, al di- sopra di essa, parimenti al lato interno dell' accessorio giaceva un no- detto consimile, il cui picciuolo era alquanto piu corto dell' altro, per cui esso non era liberamenlc mobile come il prinio (Tav. I. Fig. 6). Sullo stesso individuo, al lato siuistro (N.° 27) , il tronco dell' accessorio mo- strava un' ingrossamento di forma anulare, collocato circa 3 mm. lon- tano c al disopra della radice dorsale del T. nervo cervicale (Tav. I. Fig. 8). In un altro caso (N.°28) parimenti al disotto delle radici supe- riori deir accessorio, all' allczza del punto, dove il fascio inl'eriore del nervo ipoglosso perforava la dura madre, esistcva un nodollo pure in forma d'anello sul tronco deiraccessorio. In un quarto caso 'N." i) questo nervo, in uu punto piu alto del luogo, dove la radice dorsale del I. nervo cer- vicale gli passava sopra, presentava un rigonliamenio fusiforme di colore grigiastro e coll'apparcnza di un ganglio (Tav. I. Fig. 9). Un'ultinia volta (N," 10) io trovai nel tronco dell' accessorio , nclla regione delio stesso — 73 — tra la radicc dorsale del I. e qiiella del IT. nervo ccrvicale, iin nodo a I (j linn to grosso. Ui solilo il coloro di qiiesti ingrossamenti c bianco; solo una volln, come ebbi a diro risconlrai nn nodo di colore grig-iastro, clic sinmlava pcrcio nil gang! io. L'esaine microscopico di lutli gli ingrossanienti da me Iro- vati mi rese carlo che cssi comprendono lulto il Ironco dell' accessorio, lo circondano in forma di un anello pin o mono largo, oppure gli sono sollanlo laleralmenle accollati, ma che mancono assolutamcnte di cellule ncrvose. Essi sono formati solo di ril)re connettivali, spesso raccoUe in grosse Irabecole e limilanii spazii inlerstiziali riveslili di cellule endote- liali, con vasi e corpi amiloidi (Tav. T. Fig. 10 e Tav. II. Fig. II). III. Ricerche proprie su aleuni mammiferi domestici. Le ricerche da me t'atle sn aleuni mammiferi domestici: agnello (Irelati in dueanimali), galto (due lati in un animate), cavallo (due Inli in un animale), asino (un lalo solo), mnjale (un lato solo), cane (otto lati in cimiue animali), conig-lio (due lati in un'animale), mi dimostrnronomancnre atfatto in detti animali quella complicazione di rapporii fra il nervo acces- sorio ed il primo nervo cervicale, che esiste nciruomo e che ne forma quasi una caratteristica. In tutte queste specie, negli esemplari da me notomizzati, 1' accessorio si mostro senza eccezione indipendente dal primo nervo cervicale come pure dai successivi; e non dimostro ad oc- chio nudo nessuna formazione ganglionare, ne sulie radici, che ritrae dal midoilo allungato e dal midollo spinale, ne snl suo tronco. IV. Conclusioni. I'rocedendo dal piinto di origine del primo nervo cervicale verso il midollo allungato si osserva talvolta, come i punti d'origine apparente deir accessorio e della radice dorsale del I. nervo cervicale si presen- tino spostati per modo, che qualche cordoncino od anche tutta la radice dorsale del primo cervicale sta siilla linea, lungu la qnalc spuntano le radici dell' accessorio e vicevi;rsa; sicche non liesce possibile distingnere quelle dell' uno da quelle delTaltro. Quindi non liavvi una serie continua ed unica di cordoncini per le radici delTacccssorio, ed nn'altra continua ed unica per i cordoncini della radice posteriore del I. nervo cervi- cale. Oltre a cio le radici dei due nervi spesso si uniscono per mezzo di fdamenti anastomotici, il che rende ancora piii malagevole il distingnere quelle proprie all'uno da quelle proprie all' altro. Sebbene dalla disposizio- ne di questi ullimi non si possa stabilire con sicurezza il loro ulteriore - 74 - decorso, si puo Uillavia con qiialche fondamenlo supporre cho in tali casi avvi;ng-a mi iviyproco scainbio di fibiv. ncrvoso; die cioe alciine di esse passino dalla radice dorsale del I. eervicale all' accessorio e vice- versa. IJa cio e dal fallo die la prima I'adice dorsale riceve lalvolla fi- bre di rinforzo d;ille radici deiraccessorio, le qiiali, non essendo in con- nessione con allri nervi, da cui polrebbcro ricevere elemenli sensilivi, de- vono essere considerate come radici proprie dell' accessorio; ed inoltre dal I'atto, die esislono talvoltn lllamenti di rinforzo, die veng-ono dal tronco deir accessorio e vaniio alia prima radice dorsale, ed inline, po- tendo quest' ultima ori,^inarsi diri'llamiMile dal tronco dell' accessorio, si puo , riguardo al coraltcre I'unzionale di questo, dedurre die esso ndia regione rispettiva non sia di natiiia esdusivamenlc motoria, ma die coii- tenga gia originorianiente ddle fibre sensitive. Uispello alle sue radici dal midollo allungato non puo essere avanzato alcun dubbio su questo riguardo (die contengano cioe fibre sensitive proveiiienti direttamente dal inidollo) in quel poclii casi, in cui lio potuto trovare nolle medesime delle formazioni ganglionari. andie quando esse non conlraevano alcun rapporto con altri nervi, di cui polrebbcro ricevere degli elemenli sen- silivi. Anclie Vidpian {\ ) v'dlenc le radici dell'accessorio dal midollo al- lungato per radici a preferenza sensitive, sebbene cgli non dichiari con precisione di aver trovalo in esse formazioni ganglionari, e solo dica in modo generate, die in alcuni lllamenti radicolari dell'accessorio sono contenule cellule ncrvose. Cnndudendo ilevo alTermirc, die riguardo alle radici dell' accessorio dal miilullo allungato e di quelle, che esso rilrae dal midollo spinale net luogo corrispondentc al Iratio, donde nascono le radici del I. nervo cer- vicale, io non posso associarmi alle vedute di quegli aiilori, i quali riten- gono I'accessorio per un nervo puramente molore alia sua origine, e credo air opposto che esso nclla regione indicata coiitenga gia originariamente anche elemenli sensitivi. Questo giudizio e per se del tutto giusto, se anche avvenga che Taccessorio rimanga in seguito privo di quesle ultime fibre, perclie le cede poscia in qualche punto alia radice dorsale del 1. nervo cervicale. Pero ancora all' altezza del II. nervo cervicale si modifica essenzial- mcnte il carattere dell'accessorio, in quanto die le sue radici in questo luogo sono gia spiccatamcnie divise dalla radice posteriore del II. nervo cervicale, la quale spiccala separazione si osserva pure IVa le succes- sive radici posteriori dei nervi cervicali soltostanti e quelle dell' acces- sorio. {]n cambiamento di sede di esse, come si rileva nella regione del (1)L. c. — 75 — I. nervo cervicalo, iino spostameiUo dei puiUi d' origiiie di ambediie i nervi non avviene plu al di solto del 1. nervo cervicalo. Pare sollanto die r accessorio abbia lutlavia, anche per una parte del Iralto sotlo- poslo al I. nervo ccrvicale e propriamente liiniio quello, die corrisponde alia radice del II. cervicale, un carallere misto; in quanto die parlono talvolla dalle sue radici e dal siio Ironco dei (ilamenli di rinforzo alia ra- dice dorsalc del II. nervo cervicale; ma non lio poliilo mai constatare die quest' ullima si origini dal Ironco o dalle radici dell' accessorio. Dal III. nervo cervicale in gin sconipariscono completamcnte quei rapporti di connessione Ira le radici dorsal i e I'accessorio, die s' incontrano prin- cipalmente nella regione del I. e in minora grado anche del [l. nervo cer- vicale. iManca percio qiialsiasi argomento anatomico per pensare die I'ac- cessorio, al disotto del 11. nervo cervicale, contenga ollre ai motori an- che dementi seiisitivi ; esso deve essere considerato qni come un nervo unicamente motore. Le asserzioni degli aulori, intorno alia comparsa di elementi gan- glionar! neir accessorio in punti diversi del suo decorso, devono essere giudicale con mollo riserbo. E non mi riferisco tanto a quella parte deir accessorio che trae le radici dal niidollo allungato, in cui io invero lio trovato formazioni ganglionari ; ma il riserbo piuttosto va tenuto per il Iratto deir accessorio, che corrisponde al midollo spinale, o special- menle per le asserzioni degli antori intorno alia comparsa di formazioni ganglionari anche sul tronco dell' accessorio nella delta regione. Cos! ad esempio, l' affermazione di Mayer sulla comparsa di gangli nell' acces- sorio non e dimostrativa ; poiclie quesli, come posso dedurre dalla sua descrizione, slavano sopra tilamenti anastomotici, che traevano origine dalla seconda e terza radice cervicale. I noduli descritti da Hyrtl sul plesso nodoso del nervo vago, sul glosso-faringeo, suiraccessorio — nella vicinanza dei process! ingulari — ecc, stando alia descrizione dell' autore, non erano veramenle gangli; le formazioni da esso vedutc appartengono probabilmente a quella sfessa specie^ che io riscontrai snlT accessorio e che, come ho ricordato, constano precipuainente di tessuto connettivo e mancano affatto di cellule nervose. Credo opportune (lui menzionare, che eziandio sul glosso-faringeo del cadavere di un uomo, all' entrata del nervo nel forame jugulare, io riscontrai una forniazione rotonda simulanle per r aspetto un ganglio, ma all' esame microscopico si niastro composta di fibre connettivali e di numerose cellule rotonde ed allungate, ma vi mancavano complctamente le cellule nervose {Tav. II. Fig. 12 e 13). Quei gangli veri, die Hyril riscontro sul Ironco dell' accessorio all' al- lezza di entrata dell'arteria vertebrate nel cranio, principalmente nei casi, in cui riceveva in se ovvero formava la radice posteriore- del I. nervo — 76 — cervicale, non eraiio presumibilmenle appartenenti al tronco dell' accesso- I'io, ma alia railice dorsale, perclic nei casi, in cui io trovai al luogo d' in- crocio (li ambcdiie i nervi un i,'-ani,'-lio (1), il mcdesimo appartencva sem- pre alia radicc dorsale ed era soUanto piu o meno forteinentc accollalo al Ironco dell' accessorio medianle un tessuto connettivo. Non intendo con ciu asserire, clie al gangiio traevano fibre soUanto dalla radicc dor- sale e non anclie dalle raJici dell' accessorio, perche non posso escludere la possibilila che in (luci casi, in cui i punti d' origine delle due radici nominate si spostano e conlondono reciprocaniente tra loro, parlecipino alia formazione della prima radice dorsale anche fibre derivanti dalle ra- dici deir accessorio, le (juali, come quelle della prima radice dorsale, passano al gangiio. Ma cerlaincnle anclic in qiiesti casi, come negli altri, il gangiio non isla mai in nessuna coniiessione nervosa col Ironco deir accessorio. Neppure posso associarmi all' opinione del Kraiiso, (2), il quale attribuisce al tronco dell' accesorio le formazioni ganglionari esi- stenti al luogo d' incrocio di qucsto nervo colla prima radice dorsalC;, ed ollre a (luesli gangli vuole averne visto altri, eccezionalmente, sul tronco dell' accessorio nelT interno del canale vertebral e. Anche le opinioni di LenJhossek e di Vidplan, che cioe in puiili non determinabili delie radici e del tronco deH'accessorio possano coinijarire delle cellule nervose, de- vono essere giudicate con inolto riserbo specialmente in riguardo alia parte spinale dell' accessorio , die sta al disolto del II. nervo cervicale. Sorprende mollo il fatto, che la radice dorsale del I, nervo cervicale talvolta sia soltaiito rudimentale c tal' altra manchi del tutto. Si noti che essa c norinalmente piu debole delle radici dorsali degli altri nervi cer- vicali. Se noi conl'rontiaino per qiieslo riguardo la radice dorsale del I. nervo cervicale col nervo ipoglosso, rileviamo tosto una certa somigliaiiza fra questi due nervi; puiclie come e ben noto, anche il nervo ipoglos- so, possiede talvolta noil" iioino e constantemente in alcuni manimiferi doinestici una radice dorsale, la quale, come la radice posteriore del I. nervo cervicale, e poco sviluppata. Si aflaccia la questione, se queste ana- loghe proprieta moiiulogiche dei due nervi abbiano anche un analogo significato, specialmente se esse possano venir ridolh; alia slessa causa ge- netica, o no. Qualche argomenlo alia soluzione del (juesito proposlo ci olTre lo studio del processo genetico, die riguarda la regione ocdpitale del cranio e della parte adiacente della colonna vertebrate in diversi animali vertebrati. ^l) Nolo espressaiiienle la IVcquenza di qucsto leperlo coiuio l' opini iie di HoU{L. c), il quale ne- ga la com!)arsa di gangli nel luogo iudicato, ed in geiieie qualsiasi uiiione anastomotica Ira 1' accesso- lio cd il 1. nervo cervicale. (2) W. h'raase. Anatomisclie Varielaleii, Tahellen etc. llandhnch tier meiiscldichcn Annlouiie roii C. Fi\ 'I'll. Kiun.se. Drittc ncii hearbeitclc Au/lage ion W. Kmuse. -V. /Id. Hannootr. JSSS. S.20^. — 11 — Fra gii aulori reccnli,, chc si occuparono di qiieslo arg-omonlo, ram- inenlo Froriep (1) c Chianicji (2). II primo asscrisce chc la rcgioiic oc- cipitalc del cranio dei maininiferi risulla da una ineUuuorfosi di rudimcnti verlebrali. Questa melamorfosi procedo in direzione caudale ed e accom- pagnala da una ridnzione dei rndinienti vertebrali pin craniali. In corri- spondenza alle vertebre, che si fondono fra di loro in direzione caudale, esislono parecclii nervi, i ([uali insienie rapprescntano il nerso ipoglosso, e die si fondono fra di loro in direzione caudale analogainente ai rudi- inenli verlebrali. La parte caudabj del nervo ha del tutlo il carattere di un nervo spinale, in quanlo che possiede una radice dorsale con ganglio ed una venlrale ; parecchie delle radici dorsali situale cranialmente scompaiono (probabilmente sconipaiono anche parecchie delle radici ven- lrali\ cosicche la radice dorsale del nervo ipoglosso c sempre pin debole della radice venlrale. Nell' agnello adnlto scoinparisce il ganglio. Chiariuji ilice: che nella regione occipitale dei reUili, degli uccelli e dei nianuni- feri, si nianifesta durante il periodo enibrionale una costituzione a tipo inc- tanierico. Le placche muscolari sono nella regione occipitale siniili a quelle del tronco, ed in serie continua con esse, ed anche i nervi occipi- tali sono in serie continua con gli spinali. Essi sono costituiti come quesli da una radice venlrale e dorsale, almeno in qualche fase del loro sviluppo. Se quest' ultima radice e in essi rudimentale e manca in qualcuno, cio non e che una ripetizione o esagerazione di quelle die gia in alcuni animali si veritica nella parte ailiacente del tronco, per cui questo in certo modo mostra una tendenza ad assumere i caratteri della regione occipitale. Questa puo cosi essere definita un iVanimcnto del Ironco, che si e fuso con quelle che rimane al davanti. Coll' evoluzione filogenelica la trasfor- mazione della regione occipitale, die perde i priniitivi caratteri e si dif- ferenzia dal Ironco, si fa via via piu completa, e la parte adiacente del tronco subisce analoghe modificazioni. Nei rettili questo processo si nianife- sta nella prima, e negli uccelli nella prima e nella seconda radice dorsale, die sono rudinientali e soltanto eliimere. I tratti della parle cervicale della colonna vertebrate corrispondenti ai suddetti nervi si troverebbero, secondo il Chiarugi, in una metamortosi regressiva, cioe sarebbcro destinati ad assu- mere i caratteri della regione occipilale del cranio. I Mamniiferi avrebbero, secondo il Chianigi^ gia da molto tempo subito questo processo, sicche la regione occipitale del cranio dei Mamniiferi inchiuderebbe in se almeno I'a- tlanle e I'epistrofeo dei Sauropsidi; a queste verlebre dei Mamniiferi, corri- sponderebbero nei Sauropsidi la lei'za e la qnarta vertebra cervicale. 11 fatto, che non s' incontra al di soilo della regione occipitale, nella parte adia- (1) Froriep. Ueber eiii Ganglion I'es Hvpo^'lossus und \VirljeIanlagcn in tier Occipilaliegion. Archir fxir Anatomie und Physiologie. Anat- Abllieil. 1S83. (2) Chiarugi. (L. c). — 78 — cenle (lcll;i coloniia verlcbral(3 dei .Maiiiiiiircri allii;iliii(,'nlc degii iiidizii di ridiizioiie coiiu' iici llcllili e nog-|i Lfcrelli, si |)(»li'eld)e, dice il CJildrwji, spicyaiv, amiiiellLMidu die qiiella fosse giiinta sollanlu jiiu lardi in vici- iiaiiza dclla lesla. lo noil posso dare una siciica spiegazioiie del latlo osservalo ludl' iio- ino, clic cioe la radicc dorsalc del piimo nervo cervicale sia lalvolla sol- laiilo riidiiiienlale; ne dcirallio, elie in akiini casi cioe vi alibia maiicaiiza assolula della radice aiizidella. Vorrei stdlaiilo, accennaiulo ai processi dimostrali nella regione occipilale del eraiiio e nclla i)arle adiaceiile della colonna vertebrale di alcuiii vertebrali; esprimere Topinione die si tratli forse in qiiei rasi di indizii di un processo regressivo, die si svolge vicino al (errilorid del nervo ipoglosso, nella regione del I. nervo cervicale e nella parle corrispoiidenle della colonna verlebrale, la quale sla per ab- bandonare i suoi caralteri priinilivi ed assumere quelli ddla regione oc- cijiilale del ci'anio. La radice dorsale del I. e qiidie degli alUi nervi cei'vicali sono se- l)ara(e nei manimiferi domeslici dalle radici e Ironco dell' accessorio, e non dimostrano quei rapporti complicati, die sono quasi caratleristici ndl'uomo. iMi e gralo porgere i pii'i vivi ringrazianieiUi all' Illuslre niio nuie- slro Prof. Conini. Giampaolo Vlncovich, per 1' inleresse die egli si e conipiaciulo di prestare a questo niio lavoro. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Fi^-. 1.' liadicc vcnti-ale e radicc dorsale del II. norvo cervicale con pro- iiiiiicnze moriformi vcdute dal late dorsale. 1. Kadice veiitrale — 2. Radice dorsale — 3. Gauglio di (iiui.-^t'ulliiaa — 4. Proiniiienze moriformi poste su ambeduc le radici. Pl<4". II. >' Lato A'entrale dello stesso preparato. Eguali iudicazioni. Fig'. III.^i Ca.so, i)i ciii il g-ang-lio della radice dor.saie d(d I. nervo cervicale si sovrappone al tronco deiraccessorio. 1. Nervo acustico — 2 Nervo vag'o. — 3 Nervo ipog'lo.sso — 4. Una radicc dell' accessorio. — 5. Radice dorsale del I. nervo cervica- le — (J. Tronco delF accessorio — 7. Un' altra I'adice dell' acces- sorio — 1SA) Forami mentonieri nelT uomo ed in allri mammiferi. Del 1)(jtt. Dantk Diok iklm nw-KiTouii. ;Cnn t;iv.) {Continiuvi. Vcdi X. o\ Anno III.^ La lislorella ossea ha varia direzionc c varin larghezza. In uno (\(i- gii esemplari (^Fii,'- 5) era loi^g-ermonle ohliqiia dairallo al liasso. (laH'in- (lictro air innaiizi, quasi parallcia ai inargiiii del eorjio della inaiidibola ; in allro esemplare la obliqiiila era pii'i inanifestn; ncl lerzn la lamella era diretta dall'allo al basso e legg-ennciile obliqiia dall' innanzi all' iii- dielro. II niininio di larghezza della lislerella era nn niilliinelro, \\ nias- sinio 3 niillinietri. Griiber cnnmerando i casi di furaine menloniero doppio non leiine conlo di quesia variela la quale nierita di essere presa in considt>razione, auzi deve dislinguersi da quelle che si liiei'iscono ai due forauii meuto- ni'Ti jiusli iiella paiie laterale del rorpo della inaiidibola ed in appoggio di quanto ora aifenno in segnilo porlero le ragioni. Una sola volla sn 100 ho Irovalo il forame menloniero liipio (Tig. 6) da iin solo lalo, a sinistra. I forami sono in eoi'rispondenza del se- eondo piccolo molare e del primo grande molare. Dalla posizione die oc- cupano nno rispetto all'allro, possiamo considerarli due superiori, nuo in- fei'iorc e dei priini nno anteriore, I'altro posleriore. L'inleriore disla dal siiperiore-posteriore 3 inillimeiri c dal snperiore-anleriore circa A '|;j mil- liinelri; i superiori dislano Ira bnd ([nasi i milliuielri. Presentai tulle quesle variate 'lisposizioni del roraiiie inentonicro alia Sociela toscana di Scienze natnrali, nella seduta del A\ 17 Gennaio ultimo decorso. llo esaiiiinali anche 31 cranii ainericani della collezione regalata al nostro Miiseodal eompiauto Carlo Rpgnoli. I cranii di questa collezione sono 8(1; appartengono a Peruviani, a Patagonii, a Boliviaiii, a Cdiileni, a [ndiani, a Esquiinesi, uno e di Araucano, uno di Argenlino. Di hilli (jiiesti cranii solo "M sono muiiili di mandibola e cioe l() P(!i'uviaiii, un Palagone, 5 Buliviani, 3 Chileui, '2 liidiani, uii' Esqiii- mese; i due cranii di Araucano e di Argentiiio posseggono manilibola. Trovai in un csi'iiiplaie JJoliviano) viciiio al I'oiauie luentonicro pro- priamenl(! detto nu' altro I'oro pii'i piccolo, situato al ili so|)ra e legger- mente alio indieiro ili quello. Due volte era il forame mentoiiiero nella pt)sizii)iie normale ed iiii'al- Iro foro bene manil'esto in vicinaiiza della sinlisi. Ambedue gli esemplari — 81 — presentavano qucsla variela soltanlo a destra ed erano iino di Cliilcno (Fig-. 1\ uno di Pcruviano. Osservni il t'orame siilla sinfisi in uii P(M'iiviano iVvj;. 8). In altro Periivinno esisleva il foranic mcnloniero diviso da sollile la- mella, a deslra. Tidle Ic variola del forame meiUoniero die ho desciille nell' ijoiiio haimo il loro riscoiitro in disposizioni norniali di allri iiiamniifcri. Ho fatte ricerclie coniparalive piu die ho potuto estese, perche in esse dove- vo Irovare la spiegazione scienlifica delle variela esistenii nell' nomo e poi perche il forame mentoniero non fu descritto con niolta diligenza nemmeno negli animali dieoffrono facilmente materiale di studio. IIo esaminate le mandihole degli animali domeslici e del Cinghiale nel Mnseo zoojatrico, ho t'atte le altre ricerchc nel Museo di Anatoniia comparata di questa Universila. Tra i mammiferi che ho potuto studiare hanno come disposizione normale il forame mentoniero molleplice, Ira i Cetacei, le IJalene ed i Del- fini; tra gli Ungulali, il Cinghiale ed il Maiale; tra i Carnivori, il Cane ed il Gatto; si trova il forame mentoniero molteplice in molte specie di Primal i. Ha normalmente due forami mentonieri per parte , il Camello. La duplicita e niolto frequente anche nel Cavallo, ma il materiale esami- nato non mi autorizza ad ammetlere questa disposizione come normale; si trovano esempii di forame mentoniero duplice anche Ira i Primati. E un solo forame per parte come disposizione normale nel Bove e nella Pecora. Ho incomiiiciato le ricerche dai Monolremi. ho sludiato i Marsu- piali e gli Sdentati, ma un p6 per la scarsezza del materiale avuto a di- sposizione, un po per la modalila del reperto ottenuto, credo meglio di incominciare la esjtosizione delle ricerche comparative dai Cetacei. Del resto iliustrando le varieta trovate nell' uomo , non trascurero di tenere cento anche del reperto ottenuto dalle indagini falle nei 3 primi ordini dei mammiferi. Si legge nei Trattati di Analomia comparata che le Balene presen- tano una serie di fori sulla faccia estcrna della mandibola ed alia estremita anleriore dei due rami, una larga scanalatura. Nella famiglia delle Halene ho studiato un'esemplare di Balaenopte- ra muscidiis ed uno di Balaenoptera rostrata. Di Balaenoptera nmscu- lus ho esaminato anche, in allro esemplare, la meta destra della mandi- bola. Nella Balaenoptera musculus erano a deslra 8 fori, a sinisira 7 (Fig. 9). DeH'allra Balaenoptera musculus la meta destra della mandibola presentava 7 fori. Nella Balaenoptera rostrata i forami a destra erano 0, a sinistra 7. — 82 - I t'oraini liu'iniiiaiiu a doccia siilla faccia est(3i'iia ilclla inainliliola. Ciasciino ilei rami delle mandibolc preseiUa, in viciiianza deH'estreino aii- Icriore, larghe scanalaliire. Nella famigliadci Delliiii lio esaminato 0 eseni- plai'i appaiieiicnii i al BelphinHS futsio , uiio nl Beli^lilmis rosfratus, I'aUro al Delphiims dclphis. Questi Cetacei hanuo 2 o 3 foraini iiiciiloiiii;ri per lalo sulla i'accia cstcrnn del mascellare iuferiore, sitiiali nella parte media di quesla faccia, posli in nn:i linea rella quasi parallela ai dne mariiini della mandibola. Ai lali della sinlisi, in una posizione clie risponde alia mela anleriore di cssa sono due I'ori bene manife.sli (Fig. 10). Dielro e vicino a que- st! una volta ho osservalo due allri I'ori, uno per parte, un'altra volta ne ho osservato uno j;oltanlo, a destra. Di Gingliiale ho esaminate U mandihole. In quesle i forami mento- nieri sono molli; incominciano in cnrrispoiidenza del terzo premolare (non ho tenuto conto del premolare snpplementario rinvenulo 3 volte). Solo in 2 esemplari i forami menlonieri incomineiavano snhilu al di dielro del lerzo premolare. Di tudi (piesli I'ori ve n(» sono alciini elie lianno una posizione quasi costanle. A circa la mela dello spazio interdentario ho Irovato in i esem- plari, da ambo i lali, un grosso forame. In due esemplari in voce, (luesto foro era solo da una parte, a sinistra; a destra esisteva una varieta die dcscrivero tra breve. Dopo questo foro, per grandezza viene quelle che posleriormente si presenia jier il primo. Tra i due I'oii ora descritii sono altri fori, varialiili per nuniero e di volume intermedio ad essi; ncllo spa- zio compreso tra quesli due forami, ne ho contati da 1 a 0. In 3 esempi iri da ambo i lali, al posto drl forame descrilto a circa la meta dello spazio interdentario, sono due fori situati Tuno molto vici- no aH'allrO; divisi da una sotlile lamella. Questa medesima disposizione esiste a destra anche in ([iielle due mandibole nolle quali ho asserito che Irovasi un grosso forami; menloniero a circa la meta dello spazio inter- dentario, solo da un lalo. Di pill in questo animate sono piccoli fori posli ai lati della sintlsi, ii vicini al margine alveolare, 2 corrispondenii al lerzo medio di essa ; questi sono piii vicini alia sinfisi ilei superiori e di essi piu piccoli. In oltre ho Irovato in 0 esemplari uir'altro foro che sta alia medesima distanz.i dalla sinfisi dei superiori, situato non molto al di dietro di que- sli e di quesli ineno voluminoso. In due casi in vece di un forame se ne avevano due a questo lividlo, uno per parte; la linea che li riuniva ai superiori era parallela alia sinlisi. In i esemplari in vicinanza dei due foraini posleriori della sinlisi ho Irovato un forellino posto 3 voile dielro di (piesli forami, una vcdta al da van I i. 83 - Nel ClIiic potei Tare estese ricerche. F.saminai 10 iiiaiidiboli- di ('ani appoiiciieiUi a varie razze. Nel Cane la disposizionc noriiialc h la (rijilicila per lalo (Fig-. 13). Dei 3 forami -^ soiio sitiiali siilia I'accia eslerna del raiiio orizzoiUale delta maiidibola al livello del .secoiido e del terzo premolare, il posleriore e sempre iin po' piii piccolo. II lerzo dei forami iiieiiloiiieri e siliialo ai lali della siiilisi (Fig-. II) ed e di vijliime leggeniienli! piu piccolo del roiMine ineiiloiiiero posleriore, coi'risponde al lerzo aiileriore della sin- li.si, a varia allezza. (Confiiiua) VARIETA. Cavanna Guelfo. — Considerazioui e proposte intorno ai programiiii pfrriiisc- g'lKimento clc.lla storia naturale nelle scuole classiohe — Nota letta alia It. Accademia del Georgofili. Firenze, 8 gennaio 1892. La storia naturale, lasciata di mala vogiia nei licei, riaccolta di mala g-razia nei ginnasi dopo vent' anni d' esiglio, insegnata nei ritagii di tempo — sejiza esemplari, senza modolli plastici, senza tavole illustrative, die pure costerebbero pochissimo — diventa una scienza astratta, uii aggravio di piu alia menioria giA i-osi vanamente affaticata degli adolescenti. Non v' e da stupire se da si fatto inscgnamento essi non traggono ne diletto, ue profitto. E pure, a parte 1' ut'lita immediata delle nozioni zoologiche, clie sono un complemento indispensabile della coltura generale, le scieuze naturali hanno un valorc didattico incomparabile: sono Ic solo che educhino i sensi, stru- mento d' ogni sapere, e lo spirito d' osservazione, generatore d' ogni inizia- tiva. La stessa attivita letteraria, che pare 1' unico scopo delle nostre scuole classiche ed e 1' oggetto d' un culto quasi idolatrico, benclie assai male in- teso, non puo che avvantaggiarsi da uno studio consisteute nel distinguere bene le cose, nel descriverle con precisione, nel raggrupparle logicamente e nel cavare leggi general! dagli aggruppamenti. Letterariamente, le descrizioni dal vero sono un esercizio eqiiivalente a quello di copiare dal vero in pittura; e logicamente, raggruppare e cercare le leggi degli aggruppamenti vuol dire ne piu, n6 meno che ragionare. Le nostre autorita scolastiche, che appena tollerano cio c!ie non sia lati- no e greco, ridussero, per esempio, 1' insegnamento della zoologia tutto in un anno, e quello della botanica nell' anno successivo, mentre per Tinnanzi, in un lucido intervallo, erano stati assegnati i due semestri iuvernali alia zoo- logia c i due estivi alia botanica. Con questa disposizione, senza che ne sof- frisse lo studio degli animali, era immensamente ag-evolato quello dei vege- tali e rcso piu attraente con ei'be fresche portate in iscuola senza spese di sorta o con gite campestri non meno piacevoli che ig'ieniche. Dev' essere stato un soffio atavico di pedanteria burocratica che riadatto i due insegna- menti in inoppor unatuna simmetria. II prof. Cavanna indica molti difetti degli attuali ordinamenti scolastici e molti rimodi, che non (listurber(!])bero il complesso degli altri insegnamenti. Non possiamo qui entrare in particolari pcdagogici estranci alio scopo di - 84 questo pcriodico. Tuttavia confessiamo di vagheggiare riforme piii ardite e piii vaste. Nel proj)orne di piu miti, il C'avaiina, clie certo in fondo aU'animo intende il problcina scolastico nou diversamente da noi, deve aver pensato alia maggior f'acilita coii cui s' insinuano i piccoli rinnovamenti parziali. Ma in iin giornale di pura scieiiza si puo att'ermare fin d' ora la iiecessita di colpire il classicismo nel cuore, e clie ai giovaiii bisogna apprcudere a ptnsare^ non soltanto a scricere. E. Tanzi. EliHATA-COHHlGK. A paj. 5G del N. :i, Anno 111, iaveci; dl : ■>5 -\- ]) — •(()" 2 4 -f /) = {)()" da cui leggasi ila cui /; = !10" — 2a /) =: 'J0° — 2 S. GiULio Chiarugi , respoRSiabile. Lezioni Elementari di Anatomia Generale D KL Prof. GIULIO CHIARUGI CON MOLTE INCISIONI NEL, TESTO Fasoicolo 1 e 2. — Ij. 3,00. Prezzo della intiera opera I>. 6,09. Tip. S. Bernardino Siena < Sk-na lK'.'2, Tip S. l;,;injrdii:o JJoiii/orf Zoo/offiro Ifalra/u). Anno /// . Tar. ///. ^ Berrem. R. Lit. Cozani - Pisa. Moiitore ^ooloiico IMiaio (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i Giulio Chiarugri Prof, di Anatoiiiia umana ael R. Istituto di Studi Super ia Firenzo. Eugrenio Ficalbi Prof, di Anat. cumparata e Zoologia nella R. Uoiversita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: I.siituto Anatoinico, Firenze. 12 nuiii ri nil' Aliliiio KDiii-iito ntniiKJ L. JO. Anno. Firenze, 31 Maggio 1892. N. 5. SOnXMABIO. — BinMOGr.AI''IA: I'ag 85 a 88. COMUNICAZIONI OIUGINALI : D. Bertelli. Koraiiii menlonieri nciruonio eil in allii mammiferi. (Con tav ) ({'ontinnaz. e fine). - T. S. Montioelli, Sul genere BOTIIP.IMONUS, 5M!vr»jo?/ e pro- posle per una classifica7ipne liei Ceslodi. — Pag 89 a 108. BIBLIOGRAFIA. VI. Protozoi. Condorelli M. e De-Fiore C. — Un c.aso di psorospermosi in un Coccothraustes vulgaris. Oon fig'. — DolL d. /fee. Romana per gli studi zoologici, Anno 1, Vol. 1, N. 1-2, Pag. 68-74. Roma 1892. Mingazzini P. — Classificazione dei coccidi e delle gregarine. — Rendic. d. R. Accad. d. lAncei, Serie 5, Vol. 1, Fasc. 5, Sem. 1, Pag. 68-75. Roma 1892. Mingazzir.i P. — Contribiito alia conosceuza dei coccidi. — Rendic. d. R. Ac- cad. d. Lincei, Serie 5, Vol. 1, Fasc. 6, Sem. 1, Pag. 175-181. Roma 1892. 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Gigllo Tos E. — Sui due g-eneri di Sirfidi, Rhopalosjjrphus ed Omeyasijrphus. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino., Vol. 7, N. 118. Torino, Marzo 1892. XIV. Molluschi. 1. Parte genekale. De-Gregorlo A. — Breve nota su talune conchiglie mediterranee. — II Natu- ralista siciliano, Anno 11, N. 1, Pay. 12-13. Palermo 1891. Piocloll L. — Rapporti biologici fra le piante e le lumaclie. — Boll. d. Soc. Botanica Italiana, 1892, N. 4, Firenze. Pay. 228-236. 5. Gastbropodi. Mazzarelli G. — Sullo sviluppo postlarvale delle conchiglie net Tectibranchi. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli, Serie 1, Vol. 5 , Anno 5 , 1891, Fasc. 2. Napoli 1891. Pay. 138-142. Mazzarelli G. — Note anatomiche sulle Aplysiidae. — Boll. d. Soc. di Natu- ralisti in Napoli, Serie 1, Vol. 5, Anno 5 , 1891 , Fasc. 2. Napoli 1891. Pag. 1S8-191. — 89 — COMUNICAZIONI ORIGINALI. (ISTITUTO ANATOMICO DI PISA\ Forami mentonieri nell' uomo ed in altri mammiferi Del Dott. Dante Bertelli dissetioue (Con tav.) (Continuaz. e fine. Vedi N. 4, Anno III) Di questo forame non fanno T^SLToh EUemberger e Batun {'\) ne\ ivai- talo classico sulla anatomia del Cane. I forami mentonieri del Cane si possono distinguere per la loro po- sizione in anteriore, medio, posteriore. Talvolta questo ultimo e di vo- lume simile all' anieriore , ordinariamente e piii piccolo. In 4 casi , in uno da ambo i lati, in 3 da un solo lato (tutti e 3 a sinistra), erano i forami posteriori appena perceltibili. In un caso al posto del forame po- steriore era una semplice impronta da un solo lato, a destra; in 2 casi di questo forame non era assolutamente traccia, a destra. Tre volte, a destra, in mezzo ai due forami posteriore e medio ho trovato un forellino, una volta notai il forellino dietro e lievemente sotto al forame posteriore di destra. Nel Cane non ho trovato esempio di tale vicinanza dei forami mento- nieri da poterii considerare divisi da una lamella. Quelli che si avvici- navano di piii in un esemplare a sinistra, distavano 4 millimetri . Di Gatto ho esaminato 6 mandibole. In qnesto animate la disposizione e omologa a quella descritta nel Cane (Fig-. 15). Si hanno due forami mentonieri situati tra il canino ed il primo premolare assai vicini I'uno all'altro. Ai lati della sinfisi si trovano due forellini (Fig. 16) in vici- nanza del margine alveolare. Riguardo ai forami mentonieri del Cane e del Gatto non si espri- me giustamente il Fmnch (:2) quando a questo proposito scrive: « Zwei, zuweilen drei aussere kinnlocher. » II forame medio per posizione e sempre un po' piu grande del poste- riore, questo talora e molto stretto. In un esemplare a destra era appena percettibile ad occhio nudo, a sinistra non esisteva. I forami ai lati della sinfisi sono piccolissimi. Solo in una mandibola, da ambo i lati, era tra i forami medio e po- steriore un forellino. (1) KlUmherger Vf. n. Banm U. — Systcmatische unil topographisclie Analomie des Huode*. Berlin, 1891. 2) Franck L. — Handbuch der Anatomie der Hausthiere. Stuttgart, 188S. — 90 — Espongo ora i risultati delle ricerche falte neH'online flei Primati. Dellj faiiiiglia dei Cinocefali osaminai le mandihole in i individui {Cynocephaliis hamadrijas. C. hahuin. C. porcarius. C. papio) ; in liille qiiesle mandihole era il forame menlonieio mollepIi<:e sulle parti laterali delta faccii eslerna ; i forami si estendevano, in niimero, da 3 a 7 , crano situati Ira il secondo incisivo ed il secondo premolare ; in tutte le mandibole notai un forame benissimo manifeslo siilla sinflsi , in 3 esemplari posto al terzo meilio, in un' csemplare (0. porcarius) al terzo inferiore di essa. Nei Ciiiocefali sono non di rado forami inentonieri divisi da sollile lamella ossea. Alia Fig. 17 e riprodoUa la mandibola del C. papio, nella quale si vedono lateralmenle i forami mentonieri ed uno siilla sinfisi al terzo medio. II forame sulla sinfisi in luUi i Cihocefali esaminali e in rapporto in- timo coil allro forame che trovasi egiialmente sulla sinfisi , nella faccia posteriore della mandibola. E fa'cilissimo far passare un sotlilc specillo da uno dei forami aH'allro, anzi nei casi nei quali quesli fori sono moUo sviliippati, guarilaiido in uno di essi, si vede la luce a traverso all'altro. Sliidiai le maiulihole in »> Gercopiteci {Cercopithecus cynosurus. C. sahaeus. C. ruber. C. ftdvjinosus. C. aethiops). Nei prime esiste- vano 3 forami a destra, 2 a sinistra, tra il canino ed il primo premo- lare, uno sulla sinfisi al terzo mclio. Nei secondo erano 3 forami a deslra tra il canino ed il secondo premolare, 2 a sinistra tra il canino ed il primo premolare, uno sulla sinfisi al terzo medio. La slessa dispo- sizione per la sede e per il niimero c negii altri Ccrcopiteci. Soltanto nei C. aethiops erano i forami a sinistra ed il forame sulla sinfisi era al terzo inferiore. I forami sulla sinfisi avevano il lore corrispondente nella faccia posteriore della mandibola. In un Inuus nemestrinus esistevano 5 forami a destra tra il canino ed il secondo premolare, a sinistra 4 presso a pcco alio stesso livello di quelli di destra, uno era sulla sinfisi nei terzo medio. In altro Inuus nemestrinus erano 2 forami a destra fra il canino ed il secondo pre- molare, 3 a sinistra fra il canino ed il primo premolare, uno sulla sinfisi nei terzo medio. In un Inuus ecaudatus trovai un forame menloniero a destra al livello del secon lo premolare, a sinistra ne trovai 3, posti tra il canino ed il secondo premol ire, nno sulla sinfisi, nella mela anteriore di qiiesla (Fig. 18). In allro Inuus ecaudatus esislevano a destra ed a sinistra 3 forami tra il canino ed il secondo premolare, uno sulia sin- fisi al terzo medio. In un Semnopithecus entellus era da am bo le parti un forame al livello del secondo premolare ed uno sulla sinfisi, nella meta inferiore (Fig. 19). Ho esarainalo 2 altre mandibola di Semnopiteco [S. melano- — 91 — pes). In una di esse notai 2 forami a sinistra, divisi da sotlile lamella, uno a destra, iino rudimentario sulla sinlisi, nel lerzo med'o. NcU'altro Semnopileco a destra erano 2 fori, divisi da lamella, situali tra il canino ed il primo premolare, a sinistra ne era uno al livello del secondo pre- molare, sulla sinfisi non era traccia di foro. In una mandibola di Simia satyrus era un grosso foramc nienlo- niero a deslra, al livello del secondo premolare e al davanti di questo foro un' allro nioito piii piccolo; a sinistra era parimenle un grosso foro al livello del secondo premolare e al davanti di questo ne stavano due altri piccoli, uno situate subito innanzi, raltro al di sopra (Fig. 20). Ai lati dclla sinfisi esistevano2 fori corrispondenli al terzo medio di essa ed un altro era dietro al superiore di sinistra, piu piccolo di questo (Fig. 21). In altra mandibola di Simia satyrus ho trovato a destra^ al livello del primo premolare, un foro grosso eil un'altro piu piccolo al di dietro di questo, a sinistra il solito forame grosso al livello del primo premo- lare e dietro a questo due altri piccolissimi, posti su di una linea paral- lela ai margini del corpo delta mandibola; il piii lontano di questi fori e in vicinanza dell' angolo. A sinistra, lateralmente alia sinfisi e un foro (Fig. 2:2) benissimo manifesto, rispondente per posizione alia meta infe- riore di essa; di Simia satyrus non ho potuto esaminare altre man- dibole. Nella mandibola di un Gorilla (Troglodytes Gorilla) vidi a sinistra un grande forame al livello del primo premolare e al di dietro di questo 2 forellini, a destra un solo forame al livello del primo premolare , ai lati delta sinfisi un solo forellino (Fig. 23) , situato in prossimita del margine alveolare. Ho trovato costantemente 2 forami mentonieri per parte nel Gamello. Questa disposizione e molto frequente anche nel Gavallo; tra i Primati deve essere normale nella famiglia dei Gebi. Di Gamello ho esaminato 12 mandibole. Questo animate possiede 2 forami mentonieri per parte, uno al livello del secondo premolare o tra questo ed il terzo, I'altro corrisponde alia meta anteriore dello spazio in- terdentario. Non esiste traccia di forami ai lati delta sinfisi. Di Gavallo ho esaminato 18 mandibole. In questo animale e sempre un forame mentoniero molto largo sulla faccia esterna del ramo orizzon- tale della mandibola , corrisponde a circa la meta delle barre. Ai lati della sinfisi in 10 esemplari ho notati due piccoli fori benissimo manife- sti in qualche mandibola (Fig. 24), posti in prossimita del margine alveolare. In 2 casi ai lati della sinfisi, in vece di 2 lorami eravene uno solo, tuttc e due le volte a sinistra. In un solo esemplare il forame si- — 92 — luato in corrispondcnza di circa la inela delle barre presenlavasi doppio (Fig. 25); i 2 forami erano divisi da una soltile lamelLi, larga a de- stra 3 millinielri, a sinistra quasi i millimetri; a sinistra la lamella e lci,%'-crniente obliipja;, quasi parallela ai inari^Mni delta mandihola, a destra la ohiiquila c un po' piii acccniuata. Ho sopra afFermato clie probabilmcnlc come disposizione normalo deve il forame mentoniero essere doppio nei Cebi. Esaminai in falti 2 esera- , plari di Cebus lunatus e vidi in uno, a destra (Fig. 26) ed a sinistra, 2 forami, nell' alti'O erano 2 forami a destra, 3 a sinistra. Tre mandibole di Cebus Apella presentavano 2 forami da ogni lato, ecc<'lUiata unacliea sinistra ne presentava 3. In un Cebus chnjsopus csislevano 2 fori a de- stra, 2 a sinistra, uno di qiiesti pero, il posteriore, era da ambo i lati molto piccolo. Delia famiglia dci Gobi esaminai soltanto questi esemplari, nei quali non ho trovalo traccia di forami sidla sinfisi. f forami mentonieri erano nei Cebi, situati tra il canino ed il secondo premolire. Nei Bove e nella Pecora si ha come disposizione normale un solo forame mentoniero per parte. Di Bove ho esaminato 5 mandibole che presentavano come disposi- zione normale il forame mentoniero unico, situalo al livello del terzo an- teriore dello spazio interdentario. II forame mentoniero era doppio sol- tanto in un'esemplare, doppio da ambo i lati. I fori mentonieri in questo case erano da ciascun lalo molto vicini tra loro, divisi da soltile lamella ossea , distavano a desira 5 millimetri , a sinistra poco piii di i milli- metri. Ho esaminate 20 mamlibole di Decora. II forame mentoniero per di- sposizione normale e unico da ogni lato, molto grosso^ posto al livello del terzo medio dello spazio interdentario. In un esemplare, da ambo i lati, il forame mentoniero prcsentasi doppio, r anieriore di questi forami e situate nella posizionc ordinaria, il posteriore al livello del prime premolare, il posteriore e piccolo, ma bene manifesto, T antcriore del solito volume. Nella posizione del forame po- steriore notai piccoli forellini in 3 esemplari da ambo i lati ed in 5 da un solo lato, 4 volte a sinistra, una a destra. Non erano fori ai lati della sinfisi In un esemplare al posto del forame anteriore di sinistra esistevano 2 forami divisi da una lamella ossea che aveva direzione leggcrmente obliqua dal basso all'alto, dal di dielro al davanti (Fig. 27). Esaminati i forami mentonieri nolle mandibole macerate, ho volute fare ricerche anche in mandibole ricoperte da parti molli per vedcre a quale scope servissero i forami mentonieri in quegli animali che li hanno mol- teplici e nei casi nei quali di questi fori si hanno varieta. — 03 - Ho esaininate 5 man liboK) di Maiale. Preinetlo cIk^. in qncsle 5 man- dibolo lio Irovata una disposizionc iilcnlica a quclla descrilla nel Ciiig-liiale, disposizione die hotrovato anche in 2 niandibole di Maiale macerate, di una delle quali riproduca 9^ Figure (Fig. 11 — Fig. 1'2), pcrclie piii cliiara apparisea la disposizione dei forami menlonieri nel Maiale e" nel Cinghiale 6 poi perche si possa meglio comprendere qucllo clie vado ad esporre. Tulli i forami esislenti sulla faccia esterna del raino orizzontale della mandibola e sidla facna posleriore del corpo sono lo sbocco di canali clie provengono dal canale dentario. I cuiali pin lunghi sono ((uelli <;iii^ Irovansi pin in alio ai lati della sinlisi, poi per lnngli;5/za viene il canale clie conduc(! a quel forame il quale, raramente doppio, trov.isi dieli'o ai sopra ricordati, poi in ordine di lungliezza, susseguono i canali corrispondciUi per posizione al terzo posteriore della sinlisi. Tulli (jnesli canali prendono origine dal canale dentario un po' alio eslerno della cslremila posteriore della sinfisi. I fo- rami situali nella faccia esterni del ramo orizzonlale della mandibola sono lo sbocco di allri canali, die provengono egualmenle dal canale den- tario 6 sono diretti dall' indietro airmnanzi. 1 canali dei foraini snperiori della sinlisi, nati nel modo sopra ricordato decorrono, considerati dal- le eslerno verso I'interno, prima parallel! alia sinfisi, poi si recano !eg- germente in dentro. I canali che per posizione corrispondono al terzo posteriore della sinfisi, osservati dal loro sbocco verso il canale dentario, hanno decorso dall'avanti alio indietro, dalT intcrno alio eslerno. II forame che trovasi al di dietro di quelli siluati lateralmente alia sinfisi in vicinanza del margine alveolare, ha con questi a comuiie il canale fino in prossimila del suo sbocco. llcasodidue forami a questo livello, uno per parte, non Tho incontralo nel fresco. Tutti questi canali conducono nervi e vasi. I nervi provengono da! den- tario inferiore, i vasi tlalla arteria e dal la vena dentaria. Per i nervi che escono dai forami superior! ai lati della sinlisi e per quello die esce dal forame situato dietro di essi, esiste fino in vicinanza di questo forame un solo tronco, (luindi si originano due rami dei quali uno dopo breve tragitto, esce alio eslerno e I'altro seguita e va a sboccare a traverse ai forami superior!. Di Pecora ho esaminato 5 niandibole fresche. Trovai il forame nien- toniero posteriore bene sviluppalo 2 volte da un solo lato; per questo fo- rame usciva un ramo del nervo dentario inferiore c vasi. Anche da lull! ! forami menlonieri del Cane escono rami del nervo dentario e vasi. Lo stesso dicasi dei forami menlonieri del Galto. Dal forame anteriore pero escono in questo animale rami nervosi tanto sot- — 94 - lili, die lalvolla per inelleiii in evidenza non basla nommeno una ac- curala dissozione, ma necessita ricorrere all'esame microscopico. L'esanie microscopico fatlo sul rontenuto dei canalini i quali ven- gono a sboccare ai lati della sinlisi neH'uonio, mi ha dimoslralo che per questi canali sempre passano vasi, raramente filamenti nervosi. In una mandibola nelia quale al davanti ed al di sopra del lorame menloniero propriamenle delto esisleva un'aliro piccolo foro, da questo usciva un lihiincnlo nervoso, visibile anclie ad occhio nudo, controllato poi al microscopio. Dalle I'icerclie comparative che ho sopra esposle lisulta die liilte le disposizioni variale del forame menloniero umano si risconlrano come disposizioni normali in allri mammiferi, eccetluata una, quella che consiste nella diiplirila del forame menloniero, prodolta da una sollile lamella ossea; la tilogenesi non spieya quesla variela che e chiarila dal suo modo di formazione, Nell'uomo in vicinanza del posto occupalo dal forame menloniero or- dinal io si possono avere ':2 o 3 foranii. Lli forame duplice e molleplice sulla faccia esterna del ramo orizzonlale della mandibola abbiamo esempii chia- rissimi nei Getacei, negli Ungulati e nei Garnivori. Nei Primali la niolti- plicita del forame menloniero sulla parle laterale del corpo della mandi- bola e mollo frequenle, come ho sopra dimoslralo. Ed ora, secondo la promessa falla, Iraggo profillo anche dalle ricer- che fatte nei iMonolremi, nei Marsupial i e negli Sdentali. Nei Marsupiali il forame menloniero e normalmente unico, ma anche in queslo ordine ho Irovalo il forame menloniero doppio e triplo; doppio da ogni lato in un Didelphys cancrivora, in un Bidelphijs virginiana, in un Didelphys quica; doppio a deslra e Iriplo a sinislrain un Phalangista Cooliii; Iriplo da ogni htlo in un Dasiurus maculatus. Umaleiialeavuto adisposizioneperi'ordinedegliSdenlatinonmi aulorizza a causa della sua scarsczza, ad emellere giuilizii gencraii rigiiardo alia dispo- sizione del forame menloniero, ma intanlo nolo come in queslo ordine tre esempiari della famiglia dei Basijpoda (gli unici che ho poluto esamina- re) presentavano il fuiame menloniero molleplice e doppio. Ho Irovalo il forame menloniero molleplice nei Dasypwi pcha, G fori a deslra, 5 a si- nistra e in un Dasjjpus villosus nei quale eraiio 3 fori a deslra, 3 a si- nistra. In allro esemplare di Dasypus villosus esistevano 2 forami a de- slra, 3 a sinistra. Gruber e inclinalo ad ammellere che nei casi di duplicila del forame menloniero, quando il forame sopranumeiario e siluato al davanti del men- loniero normale si debba considerare come il rudimenlo del forame menlo- niero anleriore di Humphry^ che non spari durante la seconda denlizione. — 95 — Ma rautorila di Humphry e la ricerca comparativa contraddicono alia siipposizione di Gruber. Nel caso da me ossorvato di foraino sopranume- rario posto in avanti ed in basso del forame nienloniero normale avevasi comunicazione tra quel forame ed il canale denlario. Puo aversi nell'uomo il forame mentoniero ordinario ed ai lati della sinfisi due altri piccoli fori. Quesla variela e disposizione normale nel Cane e nel Gatto ed e frequente nel Cavallo; in quesli animali e il ru- dimento di tutii quei forami die ai lati della sinfisi liovansi nunierosi nei Delfini, nel Cinghinle, nel Maiale. Nell' nomo ai lali della sinfisi in vece di due forami puo aversene uno. Di quesla disposizione abbinmo, come varieta, esempio nel Cavallo. Un caso ne ho osservalo in una Simia sati/rus ed uno in un TroglodyUs Gorilla. Osservai due forami ai lati della sinfisi, tra i Monotremi, in un'esem- plare di Ornithorhynchns paradoxus, I'unico che ho poluto esaminare. Tra i Marsupiali notai due forami ai lati della sinfisi in un Phasco- lormjs platijrhinus, in un Phascolomys Wombat, in un Phalangista CooTiii, in un Didelphys cancrivoca. Neg-li Sdentati ho trovato lateralmente alia sinfisi 2 forami in un Pla- nts macrura, in un Manis tetradictila, in un Basypus minutus, in 3 esemplari di Bradypus tridadylus. In un Bradypus didacfylus trovai forami molteplici ai lati della sinfisi, 5 a destra, 5 a sinistra. Nei Bra- dipi osservati e di notevole, riguardo al forame mentoniero propriamente detto, che questo trovasi sulla faccia esterna della mandibola molto in dietro, in corrispondenza della origine del margine anteriore dell' apofisi coronoide. Nell'uomo tra i forami ai lati della sinfisi ed il canale dentario e intimo rapporto, in fatti i forami piu grossi posti ai lati della sinfisi, avendo prima in essi passata una setola, possono essere accompagnati nel canale- incisivo; la gelatina al carminio iniettata nel canale dentario, fluisce dai forellini ai lati della sinfisi. Credo quindi che questi siano il rudimento dei forami che trovansi nella faccia inferiore od anteriore del corpo mandibolare in molte specie di mammiferi. Per illustrare i forami ai lati della sinfisi nell'uomo mi sono capitati due esemplari di Simia satyrus ed uno di Troglodytes Gorilla. In questo si aveva ai lati della sinfisi un solo forame (Fig. 23) come s' incontra neir uomo, ma piu importanti sono gli esemplari di Simia satyrus. Di fatti in uno, ai lati della sinfisi, si hanno Ire forami bene distinli (Fig. 21)^ posti in modo da ricordarci disposizioni che s'incontrano nei Del- fini, nel Cinghiale, nel Maiale. Nell' altro esemplare in vece si ha un solo forame ai lali della sinfisi (Fig. 22)^ disposizione die s'incontra an- che nell' uomo. — 96 — Qiiesli due esemplari di Simia satynis sono di molto valore, infatti le disposizioni diu forami menlonieri ai lati di.'lla sindsi, cosi diverse in individui della medesima specie dimoslrano die il forame iinico ai lali della sinfisi deve essere il nidimenlo dei foraini molleplici, die nella faccia iiiferiore del corpo iiiaiidil)i)l;ire si Iruvano tra i Gelacei e gli Ungulali, e qiiesle disposiziotii ci spiegano perdie anclie nell' iioino si poss:ino trovare ai lali della sinfisi due foraini od uno. NeH'uomo pno essere un forame mentoniero alia posizionc solita ed un altro nella sinfisi del menlo. ()iiesta variela si trova come disposizione normale in alciine specie di JN-iinati; I'lio doscritla in i (^inncel'ali, in 5 Gcrcopileci, in 4 Inui, in 3 Seninoititcci. 11 foi'aine sulla sinlisi ha nei Priniali il corrispondente in allro foro, die esislc egualniente snila sinlisi nella faccia poslcriore della niandibola. Ntii casi nei qnali era ncH'uonio il loranie anteriore sulla sinfisi, esisteva sempre il suo corrispondenle, iit' fu niaiiualila dilficile il'far passare una se- tola a travers) ai due forami. II ruiliincnlo del forame posteriore incon- tr.isi ndr uonio pin fi'cquenlemente dell' anleriore. Ora rimane a disculere quella variala disposizione del furame men- toniero, die consiste nella duplicila prodnlla da una lamella ossea. Quesia disposizione quanlunqiie I" ahbia inconlrala come variela nei Gavailo, nei Cingliiale, nei Alaiale, nella Pecura, nei l]ove,nei Ciiiocefali, neir Uomo, non esiste come normale tra i mammiferi. Da prima supposi die quesia variela si producesse quando due fo- rami mentonieri si originavano uno atcanto all' allro. Ma se quesia supposizione era logica per quegli animali, die presentavano forami men- tonieri mnltipli 0 duplici in prossimila della posizione del forame men- toniero proprianienle delto, non reggeva (luando mi riferivo ad animali (Gavallo, IJove, l*ecora) die in questa posizione mai lianno mostrato due forami uno vicino all' allro, menire ne hanno moslrali due divisi da sot- tile lamella. Dovevo quindi in allro modo dare spiegazione di tale va- riela. Nei dissecare mandibole fresdie credo di avere trovala la genes! di questa variala disposizione. II pcirioslio della mandihola si allacca al conlorno del forame men- toniero ed e Iraversalo dai nervi e dai vasi, die da qnesto forame escono. Tale foglietto del periostio presenta nella sua parte mediana un fascio fibrose, forle, splcndenle, un po' obliquo, diretto dall'indielro all' innanzi, dai basso aU'alto. Queslo fascin di rado si appalesa ndl'uomo, di frequente pno vcdersi nei grossi mammiferi nei (jiiali e lalvolla manifeslissimo. Credo die quando esiste il forame mcnloniero diviso in due da sotlile lamella ossea, quesia non sia allro die il fascio fibrose sopra descritto, ossificalo. Soslengo questa opinione con le seguenti ragioni. - 97 - Esisle la Inmclla ossea anche nelle mandibole di animali che non presenlano mai il forame mcntoniero doppio o mulliplo nella sedc del forame meiUoniero ordinario, quindi non puo supporsi die tale varicla dipenda dal sorgere due forami mentonieri uno accanlo all' altro; che la direzione della lamella ossea corrisponde a qiiella dclla lamella fibrosa; che spesso la ove si impianta la lamella filirosa sul conlorno del forame mcntoniero ho trovalo nel Cavallo , nel Maiale, nella Pecora, nel Bove ling-uette ossee di forma conica con la base sul contorno del forame mentoniero e 1' npice in mezzo ai fasci della bandellelta fibrosa; cio sta a significare un principio di ossificazione di questa. Che una bandellelta fibrosa possa, raramente, ossificarsi non deve ar- recare meravig-lia se pensiamo alia ossificazione del ligamenlo coracoideo, alia ossificazione del lig'amento di Civinini. Dalle mie ricerche risulla che neH'uomo il forame mcntoniero puo es- sere duplice; chela diiplicila si presenta con le seguenti 4 variatedisposi- zioni: puo esist(!re nella posizione normale il foro mentoniero ed a pic- cola distanza da esso un'altro foro piu piccolo, osservai questa varieta 3 volte su 100; o trovasi il forame mentoniero alia solifa posizione ed un forellino bene manifesto a qualche mdlimetro dalla sinfisi, notai que- sta varieta 4 volte su 100 , tale disposizione era in un esemplare da ambo i lati, negli altri soltanto da un lato: di questa varieta ho preso in considerazione soltanto 4- esemplari nei quali i forami erano manifestis- simi, del resto, esistono frequentemente in mezzo ai forellini nutritizii da un solo lato o da ambo i lati fori piu voluminosi di essi, piu o meno manifesti, analoghi a quelli da me descritti; o si ha il forame men- toniero solito ed un altro foro piccolo sulla sinfisi, riscontrai questa va- rieta 3 volte su 100, tutte e 3 le volte era un'altro foro corrispondente a questo sulla sinfisi nella faccia posteriore di essa; o final mente si tro- va il forame mentoniero nella situazione ordinaria ed e diviso da una listerella ossea, osservai questa varieta 3 volte su 100. Dalle ricerche fatte neH'uomo risulta ancoi'a che il forame mentoniero puo essere triplice, I'ho trovato tale, una volta su 100; che in 31 mandi- bole di cranii americani osservai una volta in vicinanza del forame men- toniero propriamente delto un'altro foro piu piccolo (Boliviano), due volte un forame ai lati della sinfisi (Chileno, Boliviano), una volta il forame sulla sinfisi (Boliviano), una volta il forame diviso da sottile la- mella ossea (Peruviano);, quando trovai il forame nella faccia anteriore della sinfisi, trovai I'altro corrispondente nella faccia posteriore; che dai forami mentonieri situali lateralmente alia sinfisi escouo il piu delie voile vasi, raramente filamenti norvosi; che in una mandibola verificai la uscita di un ramo del nervo dentario a traverse ad un forame che era situate da- vanti esopra al forame mentoniero normale. — 98 — Dalle ric('rche comparative risiilta die esiste nci Monolremi sulle par- ti latcrali del corpo della mandibola il forame nientoniero duplice e tri- plice; clie inconlrasi il forame mentoniero in quella stessa posizione duplice, triplice, molteplice negli Sdentali ; die trovasi la molliplicita del forame nientoniero suila faccia esterna del ramo orizzontale della mandibola, come disposizione normale, tra i Cetacei nelle Balene e nei Delfini, tra g-li Artiodaltili ncl Camello, tra i Carnivori nel Cane e nel Gatto; die il forame mentoniero duplice e molteplice sulla parte latera- le del corpo della mandibola trovasi tra i Primali nei Cebi, nei Cinoce- fali, nei Cercopileci, negli Iiiiii, nei Semnopiteci; die ho trovati forami diiplici c triplici sulla parte laterale della faccia anleriore della man- dibola andie in 2 esemplari di Simia satyrus (gii unici che ho potulo esaminare); che trovai ai lati della sinfisi due forami tra i Monolremi in un Ornitlwryncus paradoxus (lunico esaminato^; che osservai due fora- mi ai lati della sinfisi nei Marsupiali; die di 7 esiMiiplari dell'ordine de- gli Sdentati 6 presentavano due forami ai lati della sinfisi, uno ne pre- sentava 5 per parte; che fra i Cetacei nei Delfini, tra gli Artiodaltili nel Cing-liiale e nel Maiale sono forami molleplici ai lati della sinfisi; die i forami ai lati della sinfisi sono duplici tra i Carnivori nel Cane e nel Gatto; che questa disposizione e frequente nel Cavallo ; che ho trovato un foro sulla sinfisi tra i Primati nei Cinocefali, nci Cercopiteci, negli Inui; che questo foro, come nell'uomo, aveva sempre il suo corrispondente in altro foro posto nella faccia posteriore della sinfisi; che il forame men- toniero e unico tra gli Arliodattili nella Pecora, nel Dove; che nel Ca- vallo, nella Decora, nel Dove, nei Cinocefali ho trovato il forame mento- niero diviso da lamella ossea; che questa lamella devc essere certamente la ossificazione di un fascio fibrose appartenente at periostio della mandi- bola, che si attacca al contorno del forame mentoniero; che nella Decora, nel Maiale, nel Cane, nel Gatto tutti i forami mentonieri sono lo sbocco di canali rhe recano rami del nervo dentario e vasi appartenenti alia ar- leria ed alia vena dentaria. Dalle ricerdic fatte ni'lTuomo ed in allri mammiferi risulta die le variate disposizioni del forame mentoniero descritte nelluomo sono va- rieta regressive. SPIEGAZIONB DELLE FIGURE. Fig'. 1. — iMaiulil)ola iiuiaiia. Forainc mentoniero duplice. I [4. Fig-. 2. — Mandibola nniana. Due forami mentonieri ai lati della sinfisi. '[i Fig'. 3. — Mandibola umana. Un forame mentoniero a lato della sin- fisi. lit. DO F\g. 4. — Mandihola uiiiana. Forame inciitoniero sulla sinfisi. i^i. Fig\ 5. — Maiidibola uiuaua. roratue incutoniero diviso da lamella os- sea. ii4 Fig-. 6. — Maudibola umana. Foramo mentoniero triple. l][-i Fig-. 7. — Mandibola umana (Cliileuo). Foramc mentoniero a lato della sin- fisi. ii. Fig". 8. — Mandibola umana fPeruviano). Foi'ame mentoniero sulla sinfisi. i[4. Fig-, y. — Ramo sinistro della mandibola di Dalaenoptera museulus. Faccia esterna con 7 forami cd una larg-a scanalatura all'estromitfY ante- riore. i[-2o. Fig*. 10. — Faccia posteriorc del corpo della mandibola di Delphinus tarsio. Forami mentonieri ai lati della sinfisi. i['3. Fig-. 11. — Mandibola di Maiale. Forami mentonieri nella faccia esterna del ramo orizzontale. ^\g Fig-. 12. — Faccia posterioi-e del corpo della mandil)i)l<'i di Maiale. Forami mentonieri ai lati della sinfisi. ^[i. Fig'. 13. — Mandibola di Cane. I tre forami mentonieri. ^[i. Fig-. 14 — Faccia postei'iore del corpo della mandibola di cane Forami mentonieri ai lati della sinfisi. ^\2. Fig-. 15. — Mandibola di Gatto. I tre forami mentonieri. i[2. Fig-. IG. — Mandibola di Gatto. Forami mentonieri ai lati della sinfisi '[2. ■ Fig-. 17. — Mandibola di Cijnocephalus paplo. Forami mentonieri sulla faccia anteriore e forame siiUa sinfisi. \\a. Fig-. 16. — Mandibola di Inuus ecaudatus. Forame mentoniero sulla sin- fisi. 1]3. Fig-. 19. — Mandibola di Semnopithecus entellus. Forame mentoniero sulla sinfisi. i[2. Fig-. 20. — Mandibola di Simla sati/rus. Forami mentonieri sulla parte la- terale della faccia anteriore e forami ai lati della sinfisi. i[f • Fig-. 21. — Mandibola della stessa Simla sattjruH. Forami mentonieri ai lati della sinfisi. 11- Fig'. 22. — Mandibola di altra Simla satijrus. Forame mentoniero a lato della sinfisi. ![•• Fig'. 23. — Mandibola di Troglodijtes Gorilla. Forame mentoniero a lato della sinfisi. i[i . Fig. 24. — Faccia posteriore del corpo della mandibola di Cavallo. Forami ai lati della sinfisi. i^a. Fig-. 25. — Mandibola di Cavallo. Forame mentoniero diviso da lamella os- sea 'is. Fig-. 26. — Mandibola di Cebus lunatus. Forame mentoniero doppio. II3. Fig-. 27. — Mandibola di Pecora. Forame mentoniero diviso da lamella os- sea. Ui , — 100 — Sul genere BOTHRIMONUS, Duvernoy e proposte per una classificazione dei Ceslodi. NOTA DI Fr. SaV. iMONTICELLI. R'cevuta il S8 Mar to ISUi. « Duvernoy (1842) (1) descrisse col nome (\i Bothrimonus Sturionis un ceslode trovalo dal Lessueur nell' inlestino di un Ac/'penser oxyrrhinchus deir America Sellentrioiialc, caratleriz/ato specialmoiUe daH'avere il cor- po non segmentato e dalla prcsenza mMla estreinila aiiteriore di una venlosa « formee de deux hemispheres, doiit un rcpond a chaque face du ver. L' orilice de ceUe ventouse est transversnle aux deux faces du Bolhrimone, et telliMnent inclinee vers celle que je nomme dorsale , qu' on ne I'apcrroit que de ce coli'. Kile esl ohloniiue, plus large vers ies commissures, ou elle forme de peliles losanL;eS; et se trouvc relrecie dans sa partie moyonne par deux saillies deniicylindriqucs, qui se pro- longent dans la profondeur de la cavile de cetic ventouse et semblent la partager incompletement en deux sinus.... Au reste, I'aspectde cette ventou- se et de son orifice varie un pen, suivant son degre de conli-ation ». Diesing- (1850) (2) acccilo il genere Bothrimonus q\q colloco accan- to al gen. Caryophyllaeus nel griippo dei Monobothria della subtribus I Gymnohofhrla: con 1' osservazione « Singularis bothrii forma marginiim coalilu perfecto solummodo forsan explicanda » in calce alia fiasc dia- gnostica. l*iu tardi lo stesso Diesing (1851) (3) avenilo dalla figura e descri- zionc del Duvernoy riconosciuta nel Bothrimonus la presenza di due botri- dii anteriori aderenti fra loro per la loro faccia dorsale e non gia di un solo, come aveva precedentemeiite ritenulo, scguendo il Duvernoy, creo per questo verme il nuovo genere DisyinphylohothriHDi, die per avere i < bo- thria marginibus suis immediate concretis » riuni, nella sua nuova clas- sazione, insieme ai Solenophorus, nella subtribus dei Symphytocheila. Nella sua Revisione, infine, il Diesing (i), pur conservando la posizio- iie sistematica assegnala al gen. Disymphytohothrinm, creo per esso una distinta famiglia che disse dei Monosolcnohothria. Avendo cambiato il nome generico, credette il Diesing mutare anche quello speciilco e (1) in: Ann. Sc. Nat. (2) Tome XVU, pag. 123, Tab. Ill, D, fig. 1-lS. (2) Syst Helm. Vul. I, pag. 480 e 578. (3j in; Sitr. Ber. k. Akal. Wien. Bd. Mil, pag- 587. (4) in: c (I u . II Bd, XLVIII, pag 285. — 101 — cosi, fin dal 1845, uso il nomo specifico di D.paradoxum in sostitu- zione di quello B. sturionis del Uiivernoy. Questo verme del Duvernoy finorj non c stato piu ritrovato, ne ri- dcscrilto, Ripassando a rasseg-na i generi dei Cestodi per un lavoro generale sul giiippo ho voluto risalire alle fonti del genere Disymphytohoihrium per meglio apprezzare la interpetrazione data dal Diesing alle parole e figure del Duvernoy, e dallo esame accurato e minuto dclle une e del- le allre, mi sono avveduto che il Diesing aveva ragione ncl ricono- scere due botridii nella unica « ventouse formee de deux hemisphe- res » dei quali ciascuno corrisponde ad un lato del corpo, e che il Ce- stode descritto come Bothrimonus da Duvernoy e rassomigliantissimo a quello, illustrato dal Krabbe (187i) (I) col nome di Biplocofyle, del Salma Carpio (D. Olriki), e che le caralteristiche generiche dell' uno coincidono con quelle dell' altro. Dal che ne emerge, logica conseguenza, clie il genere Biplocotyle e la stessa cosa del genere Bothrimonus e deve percio rientrare nei sino- nimi di questo; fra i quali deve, secondo a me pare, ascrivcrsi anche il genere Bisytnphytohoihriiim Diesing, perche, essendo piu antico, il nome generico Botlirimonus deve avere la precedenza. 11 B. sturionis^ e dico sturionis, perche non vi sono ragioni che autorizzino ad accettare il cam- biamento di nome specifico proposto dal Diesing {B. paradoxum), sem- brami specie differente dalle altre due del genere B. Olriki Krablie e B. Rudolphi, descritta da me or non e molto (2). 11 geneve Bothrimo- nus comprende, dunque, finora tre specie, che vivono tulte nei pesci; due parassite neir intestino dei Teleostei ed una in quello dei Ganoidi, e la sua sinonimia, dalle cose innanzi dette, risuUa stabilita nei modo se- guente : Bothrimonus Duvernoy [18i2| syn. Bothrimonus Diesing |1850] Disymphythohothrium Diesing |1854] Biplocotife Krabbe [1874] Cephalocotiileum \ ^^ . , . Bothrioceihah. * R^dolphi pp. [1808-1819] Ho data la diagnosi del genere, nelle sue linee generali, nei citato mio lavoro; era voglio aggiungere allri particolari che riguardano anche (1) Kplocoti/U Olrikii, Cestoide non articolt! du groupe des Bothriocephales, in: Vidensk. Meddl. Kjobenhavn, 1874, po-. 22-25, PI. HI, fig 1-61. (2) Note elmintologichc, in: Boll. Sc. N^t. Napoii, Vol. IV, 1800, pag. 205-207, Tav. VlII, fig. 9-13. — 102 — la interna slruUura, specialmente degli organi genitali. La piu imporlante caratteristioa del Bothrimonus, dopo I'asscnza di sogmentazione del cor- pO; e certamente la disposizione degli organi adesivi. Qnesti sono cosli- tuiti da due venlose, o, per dir nieglio, botridii, binati, i quali, aderenli per le loro facce dorsali, sono situali a cnv.dcioni suH'cstrenio anieriore del corpo, qnasi nella niedesima maniera di una soma sul dorso di un asino, e come in qucsto caso le due lasche della soma ricndono sui fianclii del- I'asino, cosi i due botridii si adag'iano sulle due farce appiattile del Bo- tlirimonus. Cosicche I' eslremo dell' asse del capo non sporge libero fra i due botridii, ma e covert() dal punto di giustaposizione di essi. Conside- randoli bene questi botridii mobilissimi, piu o meno sporgenti sulle due facce e facili a ripiegarsi cnlrambi su di uno dei lali del corpo, osull'allro, [come mostrano le figure del Bothr. Olrihi e Bothr Rudolphi. da me dale (I) e come osserva il Duvernoy per il suo Bothr. Sturionis],. cbe si dilatano di frequente e ricadono sulle due facce del corpo — ricordando cosi la disposizione dei botridii di un i?o//inoc^i;/m?M5 [vedi mia figural3 op. cit. e poni mente alia iv^. 4 del Duvernoy| — , considerandoli bene, dioo, si puo convincersi come essi risultino, in realla, da un unico bolridio allungato e disposto trasversalmente alle facce laterali del corpo. Esso mostra uno strozzamento mediano, in corrispondenzadel suo attacco sull'asse del capo, al quale corrisponde un sepimento interne, mediano, transverse all'asse maggiore del botridio clie puo essere piu, o meno complete e de- terminare cosi le due fossette distinle, che si osservano cosi bene nel B. Olrihi Krabbe. Un esame couiparativo delle figure delle tre specie sara sutficienle a dimoslrare quanto lio deito. Le aperlure genilali si Irovano lungo i lali del corpo; sono ({uindi la- terali, ma non sono tutte da un sol lalo: la maggior parte trovansi su di uno, che per qucsto diro venirale (2); alternalivamente c niolto irrcgo- (1) Note elmiutolog. Tav, VUI, fis. 7-13. (2) Considero come faccia ventrale dei Cestodi ((uelia iK'lla quale si apre I'utero — nelle forme clie lianno una dislinta ap rtara ulerina — , o die, per deiscenza, da uscila alle uova; alia quale faccia corri- sponde r iiteio, die fc d' ordinario spiiito verso quesla metJ ventrale dell' animale. Consideio cosi la cosa dal punto di vista filogeiietico; in quintocchfe lo sbocco dell'utero 6 sempre ventrale nei Trematodi endoparassiii, dal quali i Cestodi han tratlo radice, ed 6 anche tale nei Cestodaria, die ai primi piu si avvicinano L'apertnra jjenitale maschile, come la vaginale, ha subilo e .subisce nei Cestodi delle migra- zioni: In prima, infatti, dal ventre verso i margin! e qualclie volla anche verso il dorso {Butkrioccphalus belenes, Ampln'coiijle tijpica, tioihrtoceplmliis W(tgencn\ ved. Elenco di Elniinti stud, a Wimereux e le cit. note elmintologiche) ; la seconda (vagina) dal dorso verso i niargini ed anche verso il ventre: in que- st'ultimo caso le tre aperture (maschile, vaginale, uterini) sono ri unite tutte sulla faccia ventrale (p. e. liothr. latas, [M/in'monim in questione ecc.) Ma nella maggior parte dei casi delln loro rcciproche migrazioni, pene e vagina si incmlrano sui raargini, e nei pochi casi finora noti, che la vagina conserva la sua posizione filogenetica dorsale, I'apertura genitale maschile b migrata sul dorso per acconiunarsi a quella. Che 'a vagina sia stata primitivamenle dorsale nei Cestodi, ha ben ragionedi pensarl Ml Matz; molli falti lendono a dirao- strarlo ael Cestodaria, oltrechfe Tessere essa dorsale nei treraaioJi eiidojiarassit"; mi accordo pure con lui nel riteneria migrata posleriormenie sui marg ni, e pens ■ cio essere appuiilo avveiiuto in rapporto a niut ite coudizioni biologiche che hanno reso neces.sario il suo ravvicinamento alia apertura genitale maschile ; le — 103 — larmente, per lo pin isolate, od a coppie fra molte venlrali, alcune sboc- cano sul lato opposto che diro dorsale. La dislribuzione delle aperture gcnitali, cosi come ora I'ho descritta, era stata g-ia notata del Duvernoy nel siio Bothrimonus siurionis a pag'. 1^1 quando scriveva che la « serie de fossettes, de inamelons et de pores s' apercoivent sur les deux faces du Ver; mais il sont beaucoup plus sensibles sur Tune des faces quej'ap- pelle veiitrale, a cause de cctte circonstance, et sur la quelle d'ailleurs ils ne sont bien evidens que dans le quatre dernierc cin(juiemes de la lon- geur du Ver ».ll Krabbe non nota questa particolarita nel suo Diplocotijle^ ma a me pare avervela riconosciuta ; e dico pare, perclic gli esemplari lipici di quesia specie, che gentilmente il Dr. Levinsen di Copenaghen voile concedermi, non si preslano cosi bene ad essere sezionati e tal caratlere non puo ben conslalarsi dalle preparazioni in toto: cio che avviene pure nel i?. ruidolphi, nel quale c slato solamcnte 1' esomc di serie di sezioni che me lo ha rivelato. Del resto voglio ricordare che il Krabbe scrive che « sur les deux faces », del corpo, « la parlie mediane, dans les 2|3 de largheur, zo- ne ou sont situees les matrices, faut saillie sur toute la longeur de I'a- nimal ». Nella fig. 1:2 del mio gia citato lavoro, nella quale ho rappresentata la di- sposizione genera le degli organi genitali del B. Budolphi, ho figurato due aperture per ciascuna coppia di organi genitali [cf Q ), una che ho indicata co- me apertura genitale, I'altra come sbocco dell'utero: la prima corrisponde a quella osservata dal Duvernoy nel Bothr. sturionis e dal Krabbe nel Bothr. Olr/'ki; V altra, a quanto pare, non era stata vista prima. Ora e neces- sario entrare in piu minuti particolari: la prima apertura, anteriore, per- fettamente mediana, sporgente ed evidentemente mammellonare (B. sturio- nis) e I'apertura mascliile che mette capo in una tasca del pene, per siruttura simile a quella dei Bothr iocephalus, fornita di un piccolo pene che non ho visto mai svaginato: I? seconda apertura, meno visibile, situata imme- diatamente dietro la prima e spostata verso destra (guardando Tanimale dal ventre), mette capo in un infossamento ectodermico, poco scnsibile, nel quale sboccano alia stessa altezza e ravvicinati I' utero a destra, e la vagina a sinistra. Nel punto d'incontro dei due condolli, dove si fon- stesse coniiizioci che, per lo siesso scopo hanno reso necessaria la migiazione di questa: il ritrovarsi la va- gina,in certi casi.sul doisi ci dimoftra im ripetcrsi di questa cond zione sua primitiva (v. in prop. Matz. Beitnigezur Kennlniss derl) thrioceplialen, in: Aicli. Naturg. .^8 Jh. 1 Bd, pag 97-121, Taf. VIII, a pag.408). Ed a pioposit'1 del Malz vog'io farlo avverlito die il Botkriocephalas Palumbi Monticelli, del quale egli igno- ra le aperlure genitali, ha, come ho detto nella descrizione della specie (Klininti rafcolli dal capilano Cliier- cliia,in: Boll. See, Nat. Nap li, 1889, pag. 08, Vol. 3), le aperture genitali marginali, e che, inoltre, non k un Bol/inocephnlus degli uccelli, fra i quali lo collnca, ma di un pcsce, giacche tale 6 la rm/?^. Ancora dehbo ricordargli che le aperture genitali del Pi/ramfcoeep/ialiix anffioce/ihalit.norplius a pag. 1-20-133, G rass > e liovetli t^iiWo sviluppo dei Cestodi, il tnio Saggio di una moifologia dei Trcmalodi a pag. 109, e le iiiie notizie su Ui alcune specie di Taenia a pag. 171. — 11-2. (2) da t6|XC0C, segnientalo. — 107 — fraboihridae, Tetracotylidae e TetrarJujnchydae, per il nuinero e la va- rieta di formo clie raccolgono devono dividers! alia lor volla in pin sol- loiamiglie. [per es., la prima nelle soltoi'amiglie: LiyuUnae^ Bothrioce- phalinae, Solenophorinae (1) Echinohothrinae (2), la seconda in quelle: CalUohothrinae, Teirahothrinae, Fhyllohothrinae ec, la terza in quel- le : AnoplocepUalinae^ TetracotyUnae (3) ec, la quarla inline nelle tre: Dihothriorhynchinae, Teirabofhriorhynchinae, Abothriorhynchinae (4)]. Gosi lo studio della posizione sistemalica del Bothrimonus mi lia condotto ad occiiparmi delle parlizione del Cestodi ed esporrc la innan- zi cennata proposla di classilicazione. Dal 18G3, epooa della comparsa della « Revision der Cephalocotyleen » del Diesing (5), se si eccettua la nolerclla di Perrier (6) del 1878, non vi e state lin'oggi, ehi si sia occupato di proposito di dare una classificazione dei Cestodi che riunisse tutte le forme finora note; quantunque alcuni avessero tenlato e proposte delle modilicazioni e nuove partizioni di gruppi di essi. La partizione dei Cestodi, tesle esposia, non vuol pre- tendere altro, che essere uno schema, un abbozzo di classificazione naturale, nella quale le singole forme sieno aggruppate secondo i loro rapporti morfologici. Non inlendo qui discutere questa proposta parti- zione; cio faro, come spero; quando poiro dare un quadro completo di tutti i caratteri differenziali dei singoli sottordini, tribii, sottotribu e famiglie, nonche I'elenco critico di lulti i generi delle singole faniiglie. In questo prossimo lavoro, indichero pure tutte le sottofamiglie nelle quali possono essere ripartite le famiglie dei Dibothridac, Tetraboihridae, Tetracotylidae e Tetrarhyrchidae, giacche mal si comprenderebbe la loro costituzione senza una discussione dichiaraliva, massime poi per quelle delle famiglie dei Tetraboiridae e Tetracotylidae cosi ricche di forme. (1) Per le carallerisliclie di questa sottofamiglia vedi: Monticelli e Crety, Ricerciie sulla soUofanii- glia b'olenophon'nae in; iMeni. R. Ace. Torino (2) Vol. XLV. (2) I'lnlner e stalo il primo a proporre di creare una famiglia distinta per gli Echinobothi turn van Beneden:egll non ne lia indicate il noma, ma siccome la proposta esisteva io rifetisco al Pintner la sot- famiglia degli Echinoholhridae da me CReata, giacclifc penso die (|uesto genere non merita di formare una distinta famiglia, ma rientra nei IHhothria. (V. Neue Untersucli. liber den Bau des Bandwiirmnkorpes. I Zur Konntnis der (lattung Echinoh •thrium in: Arb. zool. Inst. Wien, 1889, Tomo VUI, Heft 3). (3) V. mie Notizie su di alcune specie di Taenia gia cit. (-1) V. le mie Ricerctie sullo Snolex poli/morjihus gia eitate, a pag. IIS. Nola 1, per la costituzione delta famiglia Tetrarhyuchidae, qui alquanto iiiodificata nella parlizione in sottofamiglie en I'aggiunta di ([mMo. Ahothriorliijnchiitae, per il gen. Si/ndesmobothi iiDii^cUc in allora non consideiai como distin- ta, ma come fusa con queila dei Telrahotriorliynchinne. (5) in: Silz. Ber. k. Akad. Wien. Bd. XI.Vlll. j.ag i00.31.^, Bd. XLI.X |)ag. 357-1. 7. (6) Sur la classification des Cestodes, in Conip. Rend. Acad Paris. Tome SO, pag. 552. — 108 — La pi'oposta parlizione dei Cestodi puo riassumersi nel quadro se- guenle : Ordo. Cestoda I. Subordo. Atomiosoma II. Subordo. Tomiosoma Famig-lia 1. Diplocotylidae Montic Tribus I. Atrvpanorhyncha [1892] i, 5; ^1^ FamigliaS. Cqatobothridae Montic. [1892J 5 S CO o 2. Tricuspidaridae Montic. [1892] 3-8, «)5j Famig-lia 4. Pseudobothridae Montic. [1892] (1) « 5. Dibothridae Diesing" [1850] < 6. Tetrabothridae Die- sing- [1850] « 7. TetracotijUduc Die- sing [1850] Tribus II. Trijpanorhijiicha Famiglia8. Tetrarhynchidae Mon- 'tic. [1888] Napoli, 30 di Gennaio del 1892. (Ij La famiglia Pseudobothridae accoglie i generi Lenckartia, Schistocepltalus, Abotfirium, GiULio CiiiAUUGi, responsabi'le. Sieaa 1892, Tip. S. Beriiardioo oiitori; Mm Italiaiii (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D o t, t o r i Giulio Chlarugri Prof, di Anatomia umana nel R. Istituto di Studi Super, ia Firenze. Eugenlo Fioalbl Prof, di Anat. comparata e Zoologia □ ella R. Universitd di Cagliari. UffJcio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. I'J ninn-ri nW nnno — Ahhim mineiito annuo L. 10. Anno. Firenze, 30 Giugno 1892. N. 6. SOMMARIO. — BIBLlOGPiAFIA: Pag. 109 a 112. — SUNTI E HIVISTE : Monti, Ricerche mi- croscopiclie sul sistema nervoso lieg'li insetti. Nota picventiva. — Trinchese, Ricerche sulla forma- zione delle piastre rmtrici. — Emery, Ulteriori stuili sullo scheletro della inaiio degli Anfibi Anuri. — Staderinl, Sulle vie di dellusso dell'umor acqueo. (Con tav.). — Tanzi, La fessura oibitale in- feriore e il suo valore antropotogico. (Santo deW A). — Anomalie congenite del cervelletto : 1. Rossi, Un caso di mancanza del lobo iiiediai:o del cervelletto con preseDza della fosselta occipitale media. 2. Rossi, Nuova osservazione di mancanza del verme cerebellare. 3. Fusari, Un caso di man- canza congenita del cervelletto. — Pag. 113 a 119. CO.MUiNlCAZlOM OUIGINALI : S. Bianclii, Sull' esistenza di ossa iatcrpanctali nel cranio del Stis Scrofa. Nota. (Con fig.). — E. Giacomini, Coatributo alia raigliore conoscenza degli annessi fetali nei r>ettili Nota preventiva. — Pag. 119 a 128. BIBLIOGRAFIA. XVI. Vertebrati. II. PARTE ANATOMICA. 1. PARTE GBNERALE. Ajutolo (D') G. — Di una plica peritoneale ileo-orabelicale. — R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna, Sess- d. 12 Aprile 1891. Rendic. in Boll. d. Sc. Me- diche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 7. Pag. 458. Bologna 1891. Ajutolo (D') G. — Su di una notevole ectopia della plica pubo-ombelicale. — Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1891, 4^, p. 8. Con tav. Estr. d. Memorie d. JR. Accad. d. Sc. di Bologna, Serie 5, Tomo 1. Giacomini C. — Annotazioni sulla anatomia del negro. 5. a mem. Con tav, — Estr. d. Qiorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino.^ Anno 1892, N. 1. — Contiene : IX. Piega semilunare , sistema muscolare , vaeco- lare sanguig-no ed apparato della digestione in quattro nuovi individui di razza Negra, conipreso un Boschimane. — X. Apparato della respirazione. — Studi comparativi tra la laringe deH'uomo Bianco, del Negro, dell'Orang, del Chimpanse, del Macacus e del Cercopiteco. — 110 — Romiti G. — L' auatomia delluoino esposta popolarmonte: intioduzionc gene- rale; gli dementi auatomici cd i tessuti. — Milano, tip. F. Vallardi, 1892, 16:' fill. ratj. 7o. 3. SiSTEMA NEKVOSf) OENTUALK B rEKlKKRICO. Amaldi P. — Contributo all' auatomia liua della region^, peduncolare e parti- colarment(! del Iocxih lu'ger del Summerin,^-. — liiolHta sperlmentale di Freniatria e di Medicina legale. Vol. IS, Fnsc. /, Paj. 49 59. Con fig. Reggio Emilia 1892. Brazzola F. — Sul decorso eulocranico dellj vie di scnso uell' uomo e piu specialmente sul decorso dei fasci spinali posteriori, studiato con dati ana- tomo-patolog-ici. — Bologna , t^p. Gamhrwini e Parmeggiani, 1892 , 8'\ Pag. 10. D'Abundo G. — Contributo alio studio della fisiopatolog-ia delle vie linfatiche cerebrali. Con tav. — Entr. d. Annali di Xevrologia , Fas. 2-6, 1891. .\apoli 1892. Pag. 76. Fusari R. — Lo stato attuale delle nostre conosconze rig-uardanti la fina aua- tomia degii org-ani uervosi centrali; discorso inaug-urale. — Ferrara, tip. Taddeie figli, 1892, S." Pag. ;W. Kazzander J. — Ueber den Nervus accessorius Willisii xiud s(nue Bezieliungeu zu den (»beren Cervicalnerven beitn Menschen und cinig-en Haussiliige- thieren. Mit 2 Taf. — Sep. Ahi. ans Archil) fiir Anatomic n. P/ii/siol., Anat. Ahth., 1891. S. 2l2-24:i. Obersteiner E. — ludirizzo alio studio della struttura deg'li org-ani nervosi centrali nello stato sano e patolog-ico. — Trad. ital. siiUa 2.'i ed. ted. del Dr. D. Personali. — Milano, F. VnlLirdi ed., 1892. (9." fig. (In corse di publilicazioue). Pellizzi G. B. — Sulle modilicazioui die avN'cngouo uel midollo spiuale deg'li amputati. Con tav. — Ilivista sperini. di Freniatria e di Medicina le- gale. Vol. 18, Ease. 1, Pag. 60-80. lleggio Emilia 1892. Penzo R. — Sul g-ang-lio g-euicolato e sui nervi che g"li sono counessi. — .1/// d. R. 1st. Voieto di Sc. Lettere ed Arti , Serie 7, Toino 2, Disp. 10, Pag. 1157-1497. { Continuazione e fine). Venezia 1890-91. Con. 4 tav. Sala L. — Sur 1' origiut^ du nerf acoustiquc. — Archives Ital. de Biologie, Tom. 16, Ease. 2-U, Pag. 196-207. Turin 1892. Staderini R. — Intorno ad una particolarita di struttura di alcune radieinei*- vose encefaliche. — Lo Sperimentale, Anno 46, Ease. lid. Memorie ori- ginali, Pag. 199-203. (Atti d. Accad. ^fed^co■Fisica Fiorentina). Eirenze 1892. Vedi anche in N. 5, Pag. 84-85. 4. OiKlANI ni SENSO. Cirincione G. Sui primi stadi deH'oediio umano. — Giorn. d. Assoc. Napo- letana di Medici e I^aturalisli, Anno 1*, Punt. 4, Pag. 403-439. Con tav. Xapoli 1892. Colucci C. — Alterazioni nella retina ddia rana in seg-uito alia recisione del nervo ottico. — Giorn. d. Assoc. Xapol. di Medici e Naturalisti, Anno 2, Punt. 3, Pag. 245-290. Con tav. Napoli 1891. - HI — Colucci C. — Alterations dans la r6tine de la grenouille par suite de la se- ction du nerf optique. Contribution k I'histologie normale et patolog-ique de la ratine (avec deux pi.). — Archives Ital. de Biologic, Tome 17, Fane. 1. Turin 1892. Staderini C. — SuUe vie di deflusso dell' unior acqueo ( con tav ). — Lo Sperimentale , Anno 46, Fasc. 1 d. Mem. orig., Pag. 84-118. Firen- ze 1892. 5. SCIIELETRO B ARTICOLAZIONI. Emery C. — Ulteriori studi suUo scheletro della mano degii anfibi anuri. — Rend. d. R. Accad. d. Lineei , Serie 5 , Vol. 1, Sem. 1, Fasc. 7 , Pag. 203-206. Roma 1892. Maggi L — Sulla chiusura delle suture craniali nei mammiferi. — R. 1st. Lamb, di Sc. e Lettere, Serie 2, Vol. 25, Fasc. 6, Pag. 467-490. Mila- no 1892. Mingazzini G. — Sul processus basil.vris ossis occipitis. — Anatomischer An- zeigcr, 6 Jahrg., N. 14-15, S. 891-400. Con 4 fig. Jena 1891. Mingazzini G. — Sul sig-nificato della depressionc parieto-occipitale. — Rivista Sperim. di Freniatria e di Medicina legale, Vol. 18, Fasc. 1, Pag. 122-127 . Reggio Emilia 1892. Tan zi E. — La fessura oi-bitale iuferlore e il suo valore antropologico. — Rendic. sommario d. Ad. d. Accad. Medico- Fisica Fior. in Sperimentale, Anno 46^ N. 10, Pag. 187-188. Firenze 1892. Zoja G. — Sopra alcune suture cranio-facciali. Nota l.a Sutura temporo-zigoma- tica. (Sunto dell'A). — R. 1st. Lombardo di Sc. e lettere, Serie 2, Vol. 25, Fasc. 3, Pag. 145-146 e Fasc. 7, Pag. 507. Milano 1892. 7. Apparecchio cardiaco-vascolarb. Brunetti L. — Scoperta anatomica [Valvole nelle vene del cuore]. Con fig. — Rivista ital. di Sc. Isaturali, Anno 12, N. 3, Siena 1892. Calori L. — Sulla parte dovuta al Malpighi nello scoprimento de,lla struttura delle glandole linfatiche, suU'inviluppo venoso e la rete venosa collegante di esse. — Bologna tip. Gamberini e Parmeggiani, 1891, 4.^^ pag. 17. Con tav. Estr, d. Memoi'ie d. R. Accad. di Sc. di Bologna, Serie 5, Tomo 2. 8. TUBO DIGESTIVO E GHIANDOLE ANNESSE. Bizzozero G. — Sulle ghiandole tubulari del tubo gastroenterico e sui rap- porti del loro epitelio coU'epitelio di rivestimento della mucosa: nota 2. a e 3.a — Torino 1892, 8.^, con tav. Estratto d. Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 27. 9. Apparecchio polmonare, Branchie, Timo, Tiroidb. Benedicenti A. — Ricerche sulle terrainazioni nervose nella mucosa della tra- chea. — Vedi M. Z., Anno 3, N. 4, Pag. 62. Benedicenti A. — Recherches sur les terminaisons nerveuses dans la muqueuse de la trachee. — Archives Ital. de Biologic. Tome 17. Fasc. i. Turin 1892. CapObianco F. — Contribution a la morphologie du thymus. — Archives Ital. de Biologic, Tome 17, Fasc. 1. Turin 1892. — Ihi — Cavazzani A. e Stefani U. — Le terminazioni nervose dei muscoli larin^ei del L'a\allo. — Arclurio per le Sc. Medirhf, Vol. 10, Fasc. 1, Pag. 87-90. Tor inn l'Sf)L\ Crisafulli E. — I nervi dt-Ua -;lan(hila liroide. — HoU. menfiile d. Accad. Gioenin di Sc. Nnt. in Catania, Nuova 5e?v'e, Fasc. 25. Catania 1892. Mondio G. — Contributo alio studio delle terminazioni nervose nei polmoni dei Ijatiaci anuri, nierce la vitale colorazione del Blii di Metileno. — (Horn. d. Aasoc. Xapol. di Medici e Natiirttlisfi, Anno 2. Punt, o, ]'ag. o')S-367. Con tav. Xapoli 1891. 10. ApPARECCHIO URO-GENITALE. CaPSULE SURKENALI. Martinotti C. -- Contributo alio studio delle capsule surrenali. — Ciorn. d. JR. Accad. di Medicina di Torino, Anno 55, JS. 3-4, Pag. 299-301. Torino 1892. Salvioli I. — Contribution a la physiolodetricia e Ginecologia, Anno 13. Milnno 1891. Pag. 725 e 786. 11. Teratolugia. Busachi T. — Casi rari di aifezioni congenite. [4. Aderenza cong'enita del pene collo scroto. — 5. Sindattilia comideta della mano destra e sviluppo di un dito, del (juale manca il metacarpeo. — 6. Un caso di mancanza congenita della tibia]. — .Ire//. <('< Orfopcdia, Anno 9, Fa.atks fuscus. Ma oltre a cio 1' A. con lo studio on tog-enetico del carpo del Fetobates ha riconosciuto: 1.'^ Che il tratto di tessuto embrionale a cellule stipate, che si estende dal centrale verso I'ulna, diveuta in parte cartilag-ineo e si unisce col centrale e col radiale ; ([uindi il semilunare del Pelobat(;>i rappresenta un radio-interme- dio-centrale. 2." Che il sopra accennato rudimento del 5" dito da orig-ine ad utia piccola cartilagiue, la quale si unisce secondariamente col carpale 4, per formare quel prolung'ameuto di esso, die nell' adulto si estende sul lato ulnare del jjira- midale, Questo nuovo elemento rappresenta certamente un c 5 e il pezzo di- stale ulnare del Pelohates e equivalente all' uncinato dei mammifcri, cioe a c. 4 -}- c. 5. 3/' Che il cosi detto piraniidale «i composto di due elementi primitiva- mente distinti, i quali si fondono insieme molto presto. II piu piccolo di essi trovasi al lato volare del piu g-rande e sembra non potersi interpetrare al- trinienti che come un pisitbrme. II piraraidale del Felobates contiene dunque in se g-li elementi dell' ulnare e del pisiforme. La interpetrazione dello scheletro dell' estremita anteriore del Pelobato.s puo esprimersi con la sinonimia di Ecker, di Gegenbmcr, e di Howes e Ei- deicood, nel modo seguente : Ecker (Rana) Gcfjenbaur lunatum radiale pj'ramidale ulnare naviculaj'C centrale trapezoides carpale 2 capita to-hamatum \ carpale 3 < carpale 4 / carpale 5 trapezium carpale 1 metacarpalia 2-5 metacarpalia 2-5 Howes e Rtdewood radiale ulnare centrale preaxiale carpale 2 carjiale 3 carpale 4 centrale postaxiale carpale 1 metacarpalia 2-5 Valore morfologico i radiale intermedium \ centrale f ulnare ( pisiforme carpale praepollicis carpale 1 carpale 2 carpale 3 carpale 4-5 metacarpale prae- pollicis. metacarpalia 1-4- - 116 - Pu6 ritenersi che tutte quelle parti, che entrano nella costituzione del carpo deg'li altri vertebrati terrestri, esistono nella mano degli Anfibi anuri, la quale viene cosi ricondotta ad un tipo molto primitivo, esadattilo, avente lo stesso numero di I'ag'gi, che esiste uell' estremita posteriore di quest! ani- mali. E. Staderini. Staderini Carlo. — SuUe vie di detiusso dell' umor acqueo. (Con tav.). — IjO Sperimentale, Anno 46, Fa.sc. 1 {Memorie Originali). Firenze 1892. Comincia 1' A. dal riferire, in modo molto complete e diffuso, lo stato at- tuale della quistione sulle vie di JeHusso dell' umor acqueo. — Gli esperimenti dall' A. istituiti furono eseguiti su conigli albini viveuti; con una siringa del Pravaz, munita di cannula sottile, iniettava delle sostanze flnamente gra- nulari (per lo piu inchiostro di Cliiua o cinabro) steuiperate in acqua, nella camera anteriore, avendo cura di spingere con moderata pressione, dopo che r acqueo era sgorgato od era stato aspirato, e di non riempir completamente la camera, per evitare ogni artificiale aumento di pressione. Si usarono scru- polosamente le regole antisettiche. Dopo un tempo sufficiente, 1' occhio ve- niva enucleato per esser sottoposto ad esame microseopico. Dalle sue osservazioni 1' A. conclude: 1*^^' L'umor acqueo proviene ualla camera posteriore e sgorga nella camera anteriore, passando per la fessura capillare frail margine pupillare dell'iride e la cristalloide anteriore. [II Prof. Sattlek, in una nota apposta al lavoro, fa osservare che l'umor acqueo non deve esser rite- nutoperun somplice trasudato, ma per un vero eproprio prodotto di secrezione. E al dopjno strato epiteliale dell' iride e del cori)0 ciliare, che spetta la se- crezione deir umore acqueo]. — 2.° La corrente di detlusso dell'umor acqueo decorre lentamente e regolarmente in una direzione radiata dalla pupilla ver- so r angolo irido-corneale e penetra nello spazio del Fontai-a. — 3.o 11 ca- nale del Fontana possiede la struttura anatoniica e le condizioni flsiche atte a permettere che 1' umor acqueo defluisca per filtrazione nei vasi venosi del- I'anello sclero-corneale e ad assicurare che alio stato normale questo deflus- so avvenga in suffiente misura. E' a cio precipua condizione favorevole la bassa pressione esistente nel sistema venoso dell' anello sclero-corneale (del quale 6 una dipendenza il canale di Schlemm).^ che e dovuta alia notevole estensione del complesso dei vasi. Una via di aperta conuinicazione fra la camera anteriore ed i vasi sanguigni non esiste addirittura. — •! " Pur non aramettendo 1' esistenza di un vero canale linfatico che prenda origine nello spazio del Fontana (Morf), non vi puo esser dubbio che alcuni minuti spazii, dipartendosi dal canale del Fontana, penetrano entro i tessuti e parte seguo- no il decorso delle vene profonde situate nell' an(^]lo sclero-corneale (non si tratta, beninteso, di guaine linfaticlie periva.scolari), mentre parte vanno a confondersi cogli altri spazi interstiziali della sclerotica. Spazi consimili por- tano dallo spazio del Fontana nello stroma connettivo del corpo ciliare e nel- la parte piu periferica dell' iride. Tutte queste vie sono da considerare come vie accessoriedi deflussodell'acqueo. — 5.*' L'iride parteeipa al riassorbimento degli elementi corpuscolari depositati nella camera anteriore. L' A. non si pronunzia nettamente sul problema se T iride, in condizioni normali, contri- buisca al riassorbimento dell'umor acqueo, ma sembra inclinato ad ammettere questa possibilita. — 117 — Tanzi E. — La fessura orbitak; inferiore e il suo valore ai)troi)olog,-ico. — Lo Spevimtnfale^ Anno 46, N. 10^ Pag. 181-188 ijiesoc. somm. d. scd. d. Accad. Medico-fisica Fiorentina). Firenze 1892. II dott. Tanzi studio nell' Istituto anatoinico e in qixello antropolof^-ico di Firenze la fesaura ovbitale inferwre, e la niisuro su 1700 cranii, vale a dire su (JOO Europei comuni, su 300 pazzi e su 800 di razze non europee, tra cui 200 Papuani, 170 Pevuviani e 14 Fueg-ini, costituenti altrettanti gruppi che la cospicuitci del numero o 1' oniog-eneita dei caratteri rendeva significativi. L' esanie fu completato su GO teschi di scimmie, tra cui 20 erano antropoinor- fe. I dati raccolti, cioe la lungliezza c. la larg'liezza anteriore della fessura, vennero riferiti ad una linea nnatnmica determinata. che corrisponde dal piu al nieno alia profondita dell' orbita e veniva assunta come eguale a 100; le percentuali vennero quindi ordinate secondo il nietodo seriale propug'nato cosi validamente dal Morselli. ("ontro a quanto asseriscono i trattatisti partcndo da i)resupposti teorici, non risulta che 1' ampiezza della fessura orbitale inferiore rappresenti un ca- rattere d' inferiorita, ne ch' essa vada gradualmente restringendosi di mano in mano che si sale dai lemuridi all' uonio. Dall' orbita sfondata dei carnivori e dei lemuridi si passa nei g-eneri superiori di scimmie a fessure piu corte e pill strette delle umane. Nei pazzi. nei Papuani e nei Fueg-ini, come pui'e, l)enche in minor grado, nei Peruviani, prevalgono del pari fessure alquanto piu piccole che negli Europei comuni; e tra di essi sono abbastanza frequenti le fessure piccolissime, che nei normali di razza elevata sono rare. lusomma in tutti i primati al disopra dei lemuridi, la deviazione iii senso basso dello sviluppo si afferma piuttosto coll' impiccolirsi che non con 1' Amplificarsi della fessura orbitale inferiore. Non mancano pero nei g-ruppi antropolog-ici infe- rior! le fessure eccezionalmente grandi, che fanno riscontro con quelle dei bambini umani e delle giovani scimmie. Percio la deviazione e 1' arresto dello sviluppo hanno forme opposte: ma nei pazzi e nelle razze umane infe- riori 1' irreg-olarita si manifesta piuttosto nei senso della deviazione scimmie- sea, cioe con un' eccessiva ristrettezza, anziche in quelle dell' arresto. Le fessure piu corte sono in general e anche piu strette, e si presentano quasi ug'uali nelle due orbite d' uno stesso cranio; di piu, le fessure piccole ricor- dano assai sovente il tipo scimmiesco anche pel loro decorso rettilineo, e per essere allarg'ate al loro terzo anteriore anziche all' estremita anteriore. Que- st' ultimo allarg'amento e un carattere prettamente umano. Concludendo, le tabelle dell' A. permettono un' applicazione pratica ed un' applicazione teorica. La pratica consiste in cio che, presentandosi una fes- sura orbitale inferiore isolata, si puo, consultandole, stabilire se essa sia co- mune, rara o anomala per le sue dimensioni e la sua forma. La deduzione teorica, contraria al concetto aprioristico fin qui dominante, e questa: che una fessura orbitale inferiore di dimensioni straordinarie rappresenta in quanto sia assai g-rande un semplice arresto, non gia una vera deviazione dello svi- luppo; e in quanto sia assai piccola non e g^ia indizio di perfezione, ma bensi di deviazione scimmiesca dello sviluppo. E cio senza escludere che, nello schema g^enerale della filog'enesi, le scimmie possano, per questo singolo ca- rattere, avanzare la specie umana. L' AUTORE. — 118 — Anomalis conqenitb del CERVELLETTO. 1. Rossi U. — Un caso di mancanza del lobo mediano del cervelletto con presen- za della fossetta occipitale media. — Lo Sperimentale, Anno Jo, Memorie oriyinali, Fascic. 5^ e 6^. Firenze 1891. 2. Rossi U. — Nuova osservazione di mancanza del vevme cerebellare. — liesoc. sommario cl. Accad. Medico-Fisica Fiorentina. — Sperimentale^ Anno 4^, N. 4. Firenze 1892. 3. Fusari R. — Un caso di mancanza cong-enita del cervelletto. — VII. Congr. Frenzatr. Ital., in Rivista di Freniatria e Med. Legale. Vol. 17, Fasc. 4. Reggio-Emilia 1891. 1. 11 cervelletto apparteneva ad una donna idiota di anni 31. Era costituito di due parti nettamente distinte, senza traccia di sostanza nervosa che le te- nesse unite. Queste parti mostravano chiari segni di asimmetria e rappresen- tavano essenzialmente gli emisferi cerebellai*i. La direzione e la disposizione dei varii gruppi di lamelle era talmente irreg'olare, che il cervelletto non ri- cordava minimamente 1' aspetto normale, e riusciva impossibile distinguerne e classificarne le diverse porzioni. La superficie interna dell' osso occipitale non presentava la consueta disposizione dell' eminenza cruciata; ma la protube- ranza occipitale interna corrispondeva all' apice della squama, le doocie per i seni laterali seguivano 1' andamento del braccio respettivo della siitura lambdoidea, e la cresta occipitale interna divideva la squama in due fosse, de- stra e sinistra, destinate agli emisferi cerebellari. In questo modo i lobi occi- pitali del cervello crano stati coinpletamente esclusi da ogni rapporto con I'occipitale, in cui riscontravasi eziandio un' ampia fo.ssetta media. 1/ A. spiega la mancanza del verme col supporre che sia intervenuto durante lo sviluppo un fatto di ordine patologico di notevole intensity , che abbia agito sul cer- velletto, quando era avvenuta la differenziazione fra lobo medio ed emisferi, ed abbia determinato la distruzione del primo. In quanto alia esistenza della fossetta occipitale media, 1' A, osserva come il caso presente dimo.-^tri in ma- niera irrefragabile che non e la ipertrofia del verme la causa costante del- la sua formazione. 2. Lo stesso A. ha poi comunicata all' Accademia Medico-Fisica Fiorentina, nella seduta del 18 Febbraio u. s., una nuova osservazione di mancanza com- pleta del verme cerebellare; gli emisferi erano pin piccoli del normale ma regolarmente conformati. II cranio in genere , e partieolarmente la regione occipitale di esso, si presentava con molti difetti di ossiftcazione. 3. II caso di Fusari riguarda una pazza morta in etA, di 48 anni. Al posto del cervelletto venne trovata una specie di vescica plena di liquido , grande quanto un cervelletto umano. Questa vesc'ca si ruppe aU'atto dell'estrazione, 6 nel pezzo anatomico consegnato all' A. la fossa romboidale rimaneva nasco- sta da una membrana ripiegata irregolarmente e come avvizzita. Talc mem- brana non aderiva ai marg-ini della fossa romboidale, ma in basso abbraccia- va le clave ed il tubercolo cuneato , poi in fuori di cjueste formazioni ed in avanti si gettava su due piccoli lobi allungati iinici rappresentanti del cer- velletto. La fossa romboidale si presentava piu estcsa del normale; 1' acque- dotto di Silvio e il tcrzo ventricolo dilatati; mancante la commessura media. Per questi fatti e sopratutto per 1' enorme dilatazione del ^^ ventricolo, 1' A. — 119 - ha <;-iudicata die I'alterazione del cervelletto era cong-eiiita, dovuta ad arre- sto di sviluppo del tetto della vescieola cerebrale posteriore primitiva , in causa di un abnorme accumulo di liquido nella vescieola stessa. Vi fu mancanza di lesioui di motility e di incoordinazione di movimento. COMUNICAZIONI ORIGINALI Sull'esistenza di ossa interparielali nel cranio del SUS SCROFA Nota DEL DOTT. StANISLAO BiANCHI Piofessore di Analomia IJmana Noniiale nella R UoiversilA iJi Siens. Ricevuia il IS Aprile ISU2. La presenza di nuclei interparielali nel eranio del Siis scrofa, neii;ata dal Meckel (1), dal Baraldi {'2) e di\\ Ficalbi (3), venne diniostrata ulli- mamenle con niiovi fatli dal ^[aggi Avendo Egli constatalo, in alciine specie di riiininanii, di carnivori e di sciinie, che la sinostosi delle sutu- re si manilesla in generate prima nel lavolato esterno che nell' interno, a! contrario cioe di quanto si aininette per V uomo, porto la sua osser- vazione sul cranio di un giovane leone e su craniidi tetidi majale, di 12 setlimane circa, ed affermo die se alT esterno, tanto neU'uno come negli altri, non appariscono traccie ben manifeste di sutura tra interparielale 6 sopraoccipitale, se ne hanno invece nella faccia endocranica, e conclu- se (4): « L' interparielale esiste nel majale e, come spero di poter con- « statare la mia osservazione, esso si presenta con due inmti di ossifi- « cazione, (in feti di circa 6 setlimane) i quali, ingrandendosi, si saldano « prestissimo tra loro col sovraoccipitale. Egli e percio che la porzione « squamosa dell'osso occipitale nel Sus Scrofa appare precocemente come « un solo osso di forma losangica ». 11 Maggi poi descrivendo in altra sua memoria, Sulle fontanelle dello scheletro cefalico di alcuni mammi- feri (5), lo sviluppo che prende ciascun osso nei feti di majale di OG (1) Meckel I. — Traile general d'Anatonnie Comparfee, Tom. IV, Paris 1839. — Consideiatious anatomiques et physiologiques sur les pieces osseuses qui enveloppent ies paities cenlial'is du systeme nerveux et sur leus annexes, Journal complenientaire du Dicttonaire des .iciences mcdicales Tom. 11. Paris 1818. Pag. 327. (i) Barnldi 0. — Alcune osservazioni sulla origine del cranio umano e degli altri mammiferi, r.wero Craniogenesi dei mammiferi, Giorn. della R. Ace. Med. di Torino, Anno XXXY, Serie 3. Volume 12. Torino 187 S. (3) Ficalhi E. — D>sa aceessorie comparativamente studiate nel cranio dell'uomo o dei rimanenti maramireri, Atti Societa Tosc. di Scieme Nat., Vol. VI f. Fane. 1. Pisa 1885. (4) M^ngi L. — Due f.itti criniologici trovaci in alcuni mammiferi. Nota preventiva Hollett. scien- tifico. Anno II, X 4. PavUi 18U0. (5) Maggi L. — l-'oiitanclle nello sclielelro cefalico di alcuni mamuiifcii. Xota I. licndic. del R. Istitulo Lombardo di Scienze e Lettere, Serie 3, Vol 33, Fas. 13 e IS. Miluno 1800. — 120 — giorni circa, cosi si esprime rispello alia squama occipitalc: « La squama « deH'occipilalc. di I'nniia presso a poro losangica, moslra nella sua parle « inferiore posleriore un soico mediano longiludinale, indizio della su- « tura, ciie pi'ima esisleva fra i due sopraoccipilali e che si puo cliianiare « bisoyraoccipilale, csegucndo la nomenclalura di Hamy (1) per quella « deiruoiuo, sulura medio cei'ebelLn'c, ijuasi conlinuaziono della biparie- « tale e sagidale. Questo solco occupa poco pii'i della mela inferiore del- « la squama occipitalc; cosiccbe la porzione supciiore ai due sovraocci- « pilali, cbe e uu po' miiioi'e in altezza delhi meta della squama, cuni- « sponde airinter|)arietale gia fuso coi sovraoccipilali ». II Ficalbi nelP ultima sua memoria « SuUe ossa accessoric del cra- nio (2) » confermava le osservazioni del yiaggi. « llo voluto prender di- « rella cognizioue della cosa nel senso indicalo da! Mag<)i e bo veduto « die realmente Egli ha r.igione, presentando il cranio di embrioni di « majale, visto dal di dcnti'o, Iraccia di ossificazioni interparietali, alio « stale rudimenlale ». Per lo sluilio gia da alcuni auui iulrapreso sullo svilup]io dell" osso occipibale nell'iuimo c negli allri mamiuilVri lio raccollo una discrela quantita di feti di majale, a diversi stadii, ed bo notato alcune particolarita cbe, dopo quelle cbe e stato delto in proposito, stimo opportune renderc di pubblica lagione. Per determinare la cla di IV'ti bo preso la lore bingbezza dal sinci- pite alle naticbe e mi son valso della labella dala in proposito dal Baral- di nella sua memoria « Cmnioyenesi dei mammiferi » (3). Ecco il pro- spelto delle osservazioni lalte. Feti di Sus scrofa di 3") giorni circa « « « (( « 49 « « « (I « « « 56 « « « < « « « oo « « « « « « « 77 « « «. « « « « Do « « « « « « « lOo <^ << Neonate «««... Totale N/^ i5 (1) Hamy — Uicerclie sulle fontanellc ccc, Manlct/as^'i, Archtvo per lAnii-opohg/ii, / tiy 3. iS/i". (2) Ficalbi E. — Considerazioni riassuntive sulle ossa acfcssoriu del cranio de. inamraiferi e dcll'aomo. Monilore Zool. Jtaliano, Anno 1, X. 7, S. Siena ISOO. (3) Baraldi 0. — I. e. N."^ 5 « i a 9 « 14 « 4 « (> « 2 « 1 121 — [. Nei primi cinque feti (35 g-'iorni circa) I'occipitale era sempre alio stadio cartilag-ineo, ne con ricerche iiiicroscopiche ho poluto vedere iniziato alcim centre d'ossificazione. II. Nei i feti, di 49 giorni circa, la parte siiperiore della squama occipitale prcsenta una piccola ossificazione, moito piii estesa nei senso trasversaie che nei verticale (fig. 1): il margine sue superiorc c leggier- iTiente convesso, menire 1' inferiore presenta nella parte media una pic- cola insenatura (fig. I a), la quale molto proi)ahilnicnte ci sla a denolare la duplicila dei germi ossei che hanno dalo origine alia sfjuama. III. Nei nove feti, di 50 giorni circa, la ossificazione occipitale e pill estesa, specialinenle net suo d'ameiro verticale: I' insenatura del margine inferiore molto piu accentuata, tantoche son formali due piccoli prolungamenti appuntati, divaricati, i quali evidentementc emanano dalla piacca ossea prima formata (tig. 2 h-b'). Tanto nella faccia esocranica che nelPendocranica nessun indizio riscontrasi che questi due prolunga- menti siansi formali da nuclei ossei indipendenti: le apparenze macroscopi- che delle due parti della squama (piacca ossea, prolungamenti) sono perfet- tamente le stesse. In alcuui di questi esemplari V ossificazione della squa- ma e un po' pill avanzata ed i due prolungamenti si estendono molto piu verso il forame vertebrale, limitando cosi una vera fessiira^ posta nella lined mediana, che s' apre in basso nello spazio membranoso, teso Ira gli exoc- cipitali ed il sovraoccipitale (membrana spinoso-occipitale deW Hannover (1) La fessura, cosi delineatasi, dal Maggi vien detta hi sovraoccipitale e cor- risponde alia medio-cerebellare dell' uomo: nell' ulteriore sviluopo della squama occipitale la fessura vien rappresentata prima da un semplice solco sagittate, ed a feto a terminO;, da un piccolo rilievo (cresla occipitale esler- na). La forma che assume in questo periodo la squama occipitale puo esser paragonata ad un triangolo isoscele, coUa base, molto convessa, rivolta in alto. IV. Nei 1 i cranini di (53 giorni circa, tanto la parte superiore che i due prolungamenti della squama occipitale si sono piu estesi eii ingrossati: la fes- sura, bisovraoccipitale, si e allungata, ma nello stesso tempo mollo I'islret- tita (fig. HI). In alcuni cranii la fessura presenta in alto e nella superfi- cie esocranica due piccoli e corti solchi, tracciali come da uno spillo, diretti verso 1' esterno (fig. IV e). All' infuori di quesli solchettini, die possono benissimo riguardarsi come formati dalT accrescimento dei due prolungamenti verso la linea mediana, tanto piu che non si ritrovano in stadii mono avanzati, non esistono traccie di discontinuita tra il lessulo osseo della parte superiore e quello della parte inferiore della squama, tanto nella superlicie cndocranica che nell' esocranica, E rimarchevolo la (1) Hannover A. — Le caililage primordial el son ossification dans le cnine haniaiu avani la nais- lance, Mc'moires de I'Academi* Royal de Copenhngue, .5. Serie, Class* des Scignces^ Vol XI, N. 5 - liferilo, ossi nppariscono formnti da lamelle ossee che dalla parte infe- I'iorc (Iclla siiuaiua si sovrapporii^'uiio alia siipei'iori'. II fallo poi die qiie- sti solclii si ronnano solamenle in iin pei'iodo piutlosto avanzato deH'ossi- ticazioni della sipiaina, ed anclie non coslarileineiite, e clic quesli solclii non si riscoiitrano ncgli occipilali meiio svikippali, mcnire in quesli dovrejjbero essere ben piii manifesti specialmente nclla snperficie endo- cranica, loglie loro il valore di Iraccia di sntura e !i la apparire come parlicolarila dovute ad un seinplice sviluppo di lamelle ossee senza im- porlanza. Un'allra consideraziune viene in appoggio a queslo mio niodo di considerare detti solclii. Dallo studio dello sviluppo della squama oc- cipitale nel >^ns scrofa appariscc chiarainente die la prima parte a svi- lupparsi e la placca ossoa, dalla quale pui si originano i due prolunga- menli; ;:onsiderando col Maggi come interpariclale la parle supei'ioie della squama occipitale avremmo che I'interparietale si svilupperebbe, nel majale, molto tempo prima ed in maggior estensionc del sovraoccipitale, cio che non si verifica in tutti gli altri mammiferi. Concludo adunque die la presenza dei solclii nci feti di 8hs scrofa, dai (IB a 77 giorni, da me e dal ^iaggi osservali^ non puo far ammellere la esistenza di un osso interparietale e che quei solchi debbono riguardarsi solamenle come for- niali da uno sviluppo di lamelle ossee senza importanza alcuna. Nella osservazione quarta ho registrato che cinque cranii (di 63 giorni circa) presentavano un piccolissimo nudeo osseo nel margine superiore della squama, posto sulla linea mediale e meglio dist nto nella superfi- cie cerebrale (fig. IV). Secondo il mio giudizio questo germe, che solo con una certa frequenza si sviluppa, puo rappresentare 1' osso interpa- rietale, rudimenfalcy del Sus scrofa; germe che, appcna delineatosi, si salda al sovraoccipitale, come lo prova il fatto di esser solo ben distinto nella superficie endocranica. La fig. VII presenta una pariicolare conformazione dell' apice della squama: e questa da riferirsi alia presenza dei nuclei interparietali ? II fatto d'averla riscontrata in tuiti quanti i crani, arrivati ad un certo pe* riodo di sviluppo, menire i gernii interparietali si originano solo con una certa frequenza, mi fa ritenere che la superficie liscia, occupante Testremita superiore della squama, si determini per la sovrapposizione della squama stessa agli angoli postero-superiori dei parietali. .Nd cranio del Sus scrofa quindi ordinariamente non si sviluppano ossa interparietali: possono riguardarsi come tali quei piccoli nuclei che perdendo subilo la loro inJividualita, si saldano al margine superiore del sovraoccipitale e che solo con una certa frequenza si appalesano nel cranio del Sus scrofa. Siena, 17 Aprile 1892. — 126 — Contributo alia migliore conoscenza degli annessi fetali nei Rettili. Nota prsventiva del DoTT. Ercolb Giacomini Settore nell' Istituto Anatomico di Sien.i. Ricevnta U SS Giugno 1898. II Prof. Ccsare Shidiati di Pisa in una nota « Sulle circolazioni onfalo-nfiesenterica ed allanloidea neile varie ciassi dei Vertebrali », pub- blicata nei Maggio del 1850 nei giornale «!IProgresso» (I), annunzio cbe nella Laccria la rete sanguigna dell' allantoide comunica liberamenle in un puiito con quella onfalomesenterica. Poco tempo dope lo Studiati medesimo nella sua « Miscellanea di osservazioni zooloniiche » [% dava nuovaniente la notizia ricordando come nella Lacerta agilis, Lin., era- gli accaduto di osscrvare una siniiolare connessione fra i vasi onfalo- mesenlerici e quell i ombilicali. « L' allantoide anziche involgere tutte le allre parti dell'uovo entro un sacco a doppia lunica^ come fa per es. negli uccelli, ed essere unita a quelle soltanto per I'uraco e pei vasi ombilicali, ha nella Lacerta anclie iin'altra connessione vascolare di ambedue le sue tuniche col sacco vitelline, e cio nei punto di quest'ultimo die piu dia- metralmente c opposto all'ingresso dei vasi ombilicali, cosicche i due si- slemi vascolari dell'embrione (respiratorio cioc e nutrilizio) trovansi per lal maniera ricongiunti nolle periferiche loro diramazioni ». Alcune ligure danno piii esatta idea del fatto osservato e cosi brevemente descritto. Dalle figure si deduce facilmente che le uova prese in osservazione si trovavano prcsso nl tennine del loro sviluppo. Siccome la notizia riusciva a me del lutto nuova, cereal attentamente nei classici c migliori (ratlati di embriologia, dali fino ad ora alia luce, non che in quella pregiata monografia dell' Hoffmann sullo sviluppo dei Uettili scritla con tanta cura e compelenza, ma nulla trovai che si rife- risse alia parlicolare disposizione vascolare sopra ricordala. Fu quindi col duplice intento di confermare e difTondere la notizia data dallo Studiati •iO anni fa e di aggiungere, ove mi fosse stalo possibile, ulteriori osser- vazioni, che mi proposi di riprendcre a studiare 1' argomenio, non privo di un certo interesse per il contributo, che esso puo recare alia miglio- re conoscenza degli annessi fetali nei Rettili. H. Virdwtc nella sua memoria « Das Dotterorgan der Wirbelthie- (1) StHiliiiii C, Sulle cirr'iazioni oiifalo-mesenterica ed allanloidea nelle varie ciassi dei Vertebra- li, Jl Progresso, Giornale italiano di Sc. med. e nat , Anno II, X 9, Pag. 69. Firenit 1850. {ij S/udiati C,, Miscellanea di osservazioni zuolomiche. lU. Memorie della R. Accad. di Torino, Herie 11, Tomo XY. Pag. 101. 127 — re » (I) (li rocenli! publilicatn, .'ivnndo di inira la (lihicidazione di alriini punti rimasti ancora osciiri, si inlralticnc a descrivere le circolazioni cm- brionali [iriinaria o sccondaria iici Rettili, e sebbene trovi difTerenze non soltanlo Ira liettili ed Uccclli, ma anche tra i diversi ordiiii di Heltili, lultavia non accenna affalto a relazioni vascolari, IVa vasi onfalo-mesente- rici ed ailanloidei, esistenli in alcuni di qiiesli ultimi vertebrali. Kspongo qui succintamente quanto finora ho osservato in uova di Tm- certa nmralis e di X. viridis a tre differnnli sladi di sviluppo. In un primo stadio Irovo die la conncssione Ira le diramazioni pe- ri IVrichc dei vasi onfiilo-mesenlerici e quelle deg-li allantoidci esisfe i;ia, (liiaiido la vascolarizzazionc della parele d(d sacco vitcllinn e appcna g-iunta aH'equalore dell'iiovo e rallaiiloide si e estesa nel celoma exlra- embrionario tino a questo livello. Le anastomosi si fanno lango il confi- ne dei due ori^ani vascolari per mezzo di sotlili vasi delicatissimi. Una sost;iiiza densa, di aspetio bianco-gialliccia, opaca, come viscosa, ricopre la zona a livello della qii:de sono g-iiinte I'area vasrolare della parete vi- lellina e 1' allantoide, e va poi perdendosi verso il polo inl'eriore. Nel secondo stadio, pin avanzato, I'allantoide e la parete vascolare del sacco vitellino si sono inollrale verso il polo inferiorc dell' novo, arre- standosi in corrispondenza deirombilico-oinbilicale, laddove, cioe, come negli Uccelli {Duval) e nel Seps, I'enloderma vitellino e I'ectoderma ex- traembrionario sono Ira loro in iramediato contatto. E in tale regione, limitata a questo stadio da un cercliio vascolare piii o meno regolare o schiacciato , clie si riscontrano le anastomosi tra vasi allantoidei e vasi oiit'alo-mesenterici. Dei tronclii coslitiienii i vasi ailanloidei, che si partono dall' ombelico dell' embrione, due si recano sulla parete esterna dell' al- lantoide, due altri sulla sua parete interna addossata esattamente alia superficie del sacco vitellino. I vasi onfalo-mesenlerici si portano invece direltamente sul sacco vitellino dal lalo della sua faccia prossimale scavata (nella quale si annida pin o meno profondamente 1' embrione) ramifican- dosi sin sulla parete del sacco sia neH'interno di esso attraversandolo. Nello stailio in parola, quasi la meta inferiore della superficie dell' novo e ricoperta da una sostanza di aspello simile a quelle descritto per la zona bianchiccia del primo stadio. Al tdi'zo stadio esaminato, in cui I' embrione volge verso le sue ultime fasi di sviluppo, le anastomosi tra vasi allantoidei e vitellini in corrispondenza dell' ombilico ombilicale sono divenute evidentissinie sia per i! numero dei vasi anastomolici sia per il loro aumenlato calibro. (1) Yirckow ^,, Das Dotlerorgan iJer \\"uhc\l\uc\c, Separai-Abdruck ans: Zeihchrift fiir ttissensch. Zuol. LIII. Suppl. Leipzig 18H2. — 128 — Essi si raccolg-ono o in un sol punto od indue pnnti 1' uno vicino all'al- Iro; in cia.sciino di que.sti punti la supcrficie del sacco vitellino si presenla leggermcnte depressii. I vasi anastomotic', allanloidei si inosculano agli on- falo mesoiiterici, inentre emettoiio sottili dirainazioni latfrali enlro il sac- co vitellino. Nel polo inleriore dell" uovo, at disopra della disposizione vascolare iniianzi iiieiizionata, si e ora ridotla quella sostanza bianco- gialliccia, di consistenza viscosa, prendendo la forma o di un disco o di un eliissi a coiitorni piii o meno regolari, secondo die i vasi anaslomotici si raccolgono in un sol fascio od in due. Sitratta produzione, massime in uova dello stadio precedente, soltan- to nella sua parte periferira aderisce inliinamenle alia parefe esterna(fo- glielto estcrno dell'allantoide saldalo all' involucro sieroso) deirallanloide; nell;i sua parte centrale rimanente sta invece in un rapporto piu semplice, di solo contatlo, con il fogiielto esterno dell' allanloide, poiche si puo dislaccarncla con grande facilita. Le serie di sezioni microtomiclie, atlraverso uova del secondo e del terzo stadio, diinostrano die la siruttura della parele esterna dell' uovo, air einisfcro od al polo inferiore, non e cosi semplice come in generale si descrive. Dalle poche osservazioni, lino a questo momento islituite, risulta die le particolari disposizioni ricordate merilano di essere accuratamente studiate in varii ordini di Retlili , sia per ricavarne una giusia inter- pretazione, sia per indicarne le possibili somiglianze da un lato con le formazioni placenlari allantoidea e vitellina dimostrate nel Seps (e con le formazioni placeiitari vitelline , die sembrano esistere in al- tri Sauri del genere Trachydosaurus, Cijclodus e probabilmente anche del genere Siluhosaurus), dalT altro con 1' organo placentoide descritto dal Duval negli Uccelli e dal Mitsuhiiri nelle Tartarughe [Clemmys japonica, Trionyx japonicus), ove, secondo \o ^iGsso Mitsukiiri, si avreb- be, in una condizione mollo primiliva^ la struKura descritta dal Duval co- me placenta negli Uccelli. Se non troveio ostacoli nel provvedermi il maleriale di studio, nu- tro speranza di soddisfare alia promessa, che faccio con questa nota, di completare presto le ricerche iniziate. Siena, 28 Giugno 1892. GiULio CiiiARUGl, resjwitsabile. Siena i8<)2, Tip. S. Bernardino ioBitore luhm Itiiliaio (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D o 1 1 0 r i Giulio Chiarng:! Eugrenio Ficalbi Prof, di Anatamia umana Pruf. di Anat. cumparata e Zoologia ael R. Istituto di Studi Super, ia Firenze. nella R. University di Cagli2uri. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. I'J nniiwri ettili. 2.* Nota preventiva. — Pag. \H a 103. NOTIZIE: Concorsi. — Pag. \M. BIBLIOGRAFIA. I. ScrittI general! di Zoologia e di Anatomia. Castelli G. — Cenni biografici su Riccardo Cane.stnni. — Boll. d. Soe. Ve- neto-Trentina di Sc. Nat., Anno 1892, Tomo 5, N. 2, Pag. 47-54. Pado- va 1892. Canestrini G. — La teoria della evoluzione ed i batteridi. — Doll. d. Soe. Veneto-Trentina di Sc. Nat., Anno 1892, Tomo 5, N. 2, Pag. 85-100. Padova 1892. 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II Prof. Bizzozero gik qualche anno indietro in alciini suoi lavori (I) ave- va notato come le cellule epiteliali in via di scissione cariocinetica fossero numerose nelle g-hiandole tubulari dell' intestine e nelle fossette gastriche, mentre mancavano affatto nell' epitelio di riv^estimento della corrispondente mucosa, ed era stato indotto, da questo fatto, a supporre clie le mitosi servis- sero in principal modo a sostituirc le cellule dell' epitelio contiuuamente de- squamantisi. Affine di convalidare con altre osservazioni la sua ipotesi, 1' A. intraprese una serie d' indagini sopra le ghiandole intestinali di varii ani- mali. I resultati delle ricerche eseguite sulle ghiandole del retto e del co- lon del coniglio, esposti in una prima nota (2), il particolare comportarsi del- r epitelio e delle ghiandole intestinali dell' idrofilo piceo (3), confermarono r A. nella opinione precedentemente emessa. Nel correute anno il Prof. Bizzozero ha aggiunto, con due altre note, ancora un gran numero di prove, le quali accertano quanto egli aveva asserito nel 1887-88. E poiche con queste note, come con quella sopra le ghiandole del retto e del colon del coniglio , 1' A. mette in luce nuove ed interessanti particolaritA di costituzione morfologica e chimica delle cellule componenti le ghiandole studiate, ed anzi pone la soluzione di alcuni quesiti lasciati indecisi nella pri- ma nota, cosi stimiamo di far cosa gradita ed utile al tempo stesso col darne un ampio riassunto. Ghiandole del retto. Ghiandole del retto di Mas museulus. — L' epitelio che le tap- pezza consta di due specie di cellule: j^rotoplasmatiche e mucose. — Le prime, pill numerose, hanno diversa forma e costituzione a seconda del punto in cui si considerano, o nel fondo cieco, cioe, o al di sopra di questo od in vici- nanza dello sbocco della ghiandola. Con i cambiamenti di forma le cellule protoplasmatiche presentano delle modificazioui riguardauti il protoplasma e la loro superlicie libera. Nei due terzi profoudi del tubo ghiandolare il proto- plasma epiteliare e assai chiaro, costituito d' una sostanza omogenea, entro cui e disposto un reticolo a trabecole assai sottili ed a maglie molto ample. Nel terzo superflciale della ghiandola, invece, il protoplasma si fa sempre piii granuloso, perche il reticolo si fa sempre pin litto e la sostanza omogenea interposta sempre piii scarsa. L' estremita libera delle cellule nei due terzi profondi della ghiandola appare limitata (nelle cellule vistc di lato) da una (1) Bizzozero e Vassale, Arcliivio per le Scienze metl., Vol. XI, 18S7, p. 248. Bizzozero, Atti del Gongressso medico di Pavia, 1S87, Vol. I, p. I3i. — Gazzetta degli Ospi- tali, 18S8, N. 3(). (2) Alti della l\. Accad. delle Fcienze di Torino, Vol. XXIV, 1888-S9, p. 110-137. (3) Iliid,, pag. 702. — Vedi anche M. Z., Anno I, N. 1, p 12. — 133 — linea sottilissima; invece nel terzo superficiale comincia ad apparii-e un orlo striate che va man mano ing'rossando, fino a diventare pari in ispessorc al- I'orlo striato dell' epitelio della superticie libera dell' intestine, col quale di- rettamente si continua. — Le cellule mucosa presentano pure notevoli modifica- zioni di forma e di struttura a seconda della loro posizione. Nel fondo cieco ghiandolare le cellule il piii delle volte hanno forma di poco differente da quella delle cellule protoplasmatiche circonvicine; sono, soltanto, alquanto piu larghe nel punto in cui risiede il muco, e il nucleo 6 spinto alia base e di- spostovi trasversalmente. Quanto piii si va in su nella ,>>-hiandola tanto pii'i la g-occiola di muco ini>-rossa, e la cellula cosi acquista la forma di pera; la par- te ingrossata corrisponde alia superficie libera, la parte assottigliata invece contiene il nucleo. Le cellule mucose mutano gradatamente la loro forma fino a diventare cellule caliciformi dell' epitelio della mucosa. Modificazioni non meno notevoli si hanno nella struttura e nelle reazioni del blocco mucoso, che couteng'ono. Nelle cellule del fondo cieco esso 6 rappresentato (in preparati acido picrico-vesuvina-damar) da una sostanza omog-enea, attra- versata da un reticolo a trabecole sottili ; quella non si colora, questo si colora ben poco con la vesuvina, sicche la cellula a mala pena si distin- gue dalle cellule protoplasmatiche. Andando piu in su, il reticolo si va facen- do piu grosso e piu colora bile; le cellule, cosi, diventano distinguibili anche a debole ingrandimonto pel loro colore bruno. Finalmente, nella parte piu superficiale della ghiandola e nell' epitelio della superficie libera della muco- sa, i blocchi di muco appaiono sotto forma di ammassi di granuli giallo-bra- ni. Riguardo alia costituzione chimica della sostanza mucosa si nota una graduata modificazione nel suo modo di reagire verso la safranina, modirtca- zione di cui i due estremi sono rappresentati dalle cellule dei fondi ciechi ghiandolari da una parte, e dalle cellule della superficie della mucosa dal- r altra. — Le cellule in initosi sono assai numerose e disposte tutte nel 3^5 pro- fondi della ghiandola; sicche la parte di questa, che e vicina alio sbocco, ne e priva come ne e privo 1' epitelio della superficie libera dell' intestino. — Se ora si tien conto di questa disposizione delle mitosi e d' altra parte si tien conto delle suddescintte graduate modificazioni anatomiche e chimiche, che presentano le due forme di cellule ghiandolari, andando dal fondo delle ghiandole alia superficie della mucosa, si dovra concludere che anche nelle ghiandole del Mus musculus si verificano tutte quelle condizioni, che fanno ammettere una graduata trasformazione dell' epitelio ghiandolare in epitelio della mucosa. Ghiandole del retto di cane. — I migliori preparati 1' A. ot- tenne mediante indurimento in liq. di Hermann e colorazione in rosso dei nuclei con la safranina ed in violetto del muco coll' ematossilina. In questi preparati e facile riconoscero anche a piccolo ingrandimento i rapporti di nu- mero fra le cellule mucose e le protoplasmatiche nei diversi punti della ghian- dola. Nel fondo cieco sogliono essere relativamente numerose le mucose^ nella parte superficiale della ghiandola, invece, le protoplasmatiche acquistano de- cisamente la prevalenza. Infine l' epitelio della superficie libera dell' intesti- no 6 costituito quasi esclusivamente da cellule protoplasmatiche. — I carat- teri morfologici delle cellule protoplasmatiche presentano, nelle varie regioni delle ghiandole del cane, modificazioni come nel coniglio e nel topo. Dal fondo cieco alle porzioni piii superficial! della ghiaudola le cellule vanno pro- — lU — gressivamente acquistando i caratteri tipici della celliila adulta. L'orlo striate deir elcmento 6 yiA. ben evidente verzo il mezzo della ghiandola, ed aumen- ta tanto piu in ispessore quanto piii le cellule souo vicino alio sbocco. Anche nelle ghiandole rettali del cane, adunque, noa si puo parlare di un epitelio ghiandolare niorfologicamente diverso da quello della superficie libera. E diverso I'epitelio del fondo cieco da quello della superficie libera ; ma tra I'uno e I'altro ci sono tutti g-li stadi di transizioiie, e questi si trovano or- dinatamente disposti nel corpo stesso della ghiaudola. — Quanto alle modifi- cazioni delle cellule Tnucipare, esse non difFeriscono essenzialmente da quel- le dimostrate dall' A. in altri animali. Le cellule si g-onfiauo di muco ([uanto pill si va verso la superficie. Anche nel cane ha luog'o una modifica- zione chimica g-raduata del muco secreto. — Che queste raodificazioni gra- duate di ambo le specie di cellule epiteliari accennino ad una genesi dello epitelio della superficie intestinale da quello delle ghiandole, viene conferma- to anche nel cane dallo studio delle mitosi, le quali, mentre sono molto nu ■ merose nelle ghiandole, mancano affatto nell' epitelio della superficie libera deir intestino. Esse stanuo raggruppate nel terzo profoudo delle ghiandole, e principalmente nei loro fondi ciechi che souo il focolaio piii attivo di pro- duzione cellulare. Riguardo alle mitosi delle ghiandole del cane c' e pero un fatto che presenta un alto interesse per lo studio dello sviluppo delle cellule mucipare; ed c questo, che, a lato di numerose mitosi a corpo cellulare chia- ro, protoplasmatico, non differenziato, le quali, quindi, non si saprebbe se as- segnare piuttosto alia serie dell' epitelio protoplasmatico, o a quella del mu- ciparo, esistono delle mitosi meno numerose, che contengono nel loro j^roto- plasma della sostanza mucosa, e che, per questo loro carattere, si appalesano quali elemoiti di rigenerazione delV ejntelio mucoso. Le mitosi delle cellule mucose si trovano soltanto fra quelle cellule epiteliari che rivestono I'estrerAO del fondo cieco. Dalla divisione risultano due cellule g-emelle che si trasfor- mano in due cellule mucose complete, sia per cio che riguarda la costituzione, sia per cio che spetta alia forma, alia grossezza, e alia disposizione in cui stanno nel tubo ghiandolare. — Anche nel cane, adunque, la derivazione deir epitelio dell' intestino crasso da quello delle sue ghiandole tubulari A'iene dimostrata: l.o dalle trasformazioni graduate che le cellule epiteliari, sia pro- toplasmatiche che mucose, presentano, andando dai fondi ciechi ghiandolari verso gli sbocchi ghiandolari; 2.o dall' esservi elementi in mitosi soltanto nel- le ghiandole. — Nel cane, poi, merita d' esser notato: 1.° che la rigenerazio- ne epiteliare ha luogo soltanto nel fondo cieco ghiandolare, mentre nel co- niglio ve ne sono due principali focolai, 1' uno al fondo cieco, 1' altro al col- letto ghiandolai*e; 2° che, oltre alle mitosi comuni, vi sono delle mitosi il cui corpo contiene gik sostanza mucosa, e che quindi servono di certo alia rigenerazione delle cellule cosidette caliciformi. Ghiandole del d node no. Ghiandole d u o d e n a 1 i del cane. — Le mitosi sono assai nu- merose nella ,meti\ profonda della ghiandola e quindi anche nel .suo fondo cieco; scarse, invece, nella sua met;\ superliciale, quantunque alcune rare si vedano arrivare fino in immediata vicinanza dello sbocco ghiandolare. — Anche qui esistono cellule protoplasmatiche e cellule mucose, che si vanno — 135 — g'radatamente modificando dal fondo cieco alio sbocco della ghiandola e siil villo di g'uisa che in nessun punto v' 6 iiu lirnite netto fra una forma epite- liare e 1' altra, tra 1' epitelio delle g'hiandole e quelle delle villosit^; 1' epitelio si modifica pei' una serie g'raduata di forme di transizione. La differenza prin- cipalc fra le cellule protoplasmatiche dei fondi ciechi gliiandolari e quelle dei villi sta nell' assenza e nella presenza dell' orlo luccnte; ma questo non puo essere un carattere difterenziale fra 1' epitelio g-hiandolare e quelle della superflcie libera; perche 1' orlo lucente esiste anche nell' epitelio della ghian- dola per piu di meth di lung'hezza di questa, e, inoltre, lo si vede orig-inare da una modifieazione che succede f/radatamente alia estremitA libera delle cellule. Le varie fonno di cellule mucose derivano da una g-raduale trasfor- mazione delle cellule mucose ])iramidali, che stanno nei fondi ciechi ghiando- lari. Inoltre si ha pure una g-raduata modificazione chimica del secrete delle cellule mucose, che comincia nei fondi ciechi, e prog-redisce fine alia super- flcie libera dell' intestino. E nei fondi ciechi che hanno orig-ine le piu g-iovani cellule mucose. Le numei'ose scissioni, che vi hanno luog'o, danno origine a deg-li elementi cilindrici o piramidali che hanno diverse destine: alcuni resta- no cellule protoplasmatiche, altri invece si trastormane in cellule mucose. II successive mutamento di forma, che avviene nelle cellule mucose 6 determi- nate principalmente dal raccog-liervisi di molto muce. — SuUe forme delle cellule tanto protoplasmatiche quante mucose deve avcre influenza anche la pressione che si esercita suUa lore superflcie. Avendosi nella raeta prefonda del tube ghiandolare un'attiva meltiplicazione per mitosi, gli elementi devono compriraersi vicendevolmente, e gli elementi compress! devono tendere con- tinuamente a spostarsi verso 11 punto di minor pressione, cioe verse la su- perflcie libera dell' intestino, dove la continua eliminazione di cellule rende libero Ic spazie per le cellule sopravveuienti. Ghiandele del duodenodeltepolinogrlgio. — Seno tap- pezzate da tre specie di cellule: i^rotoplaamaticlie^ mucose e a granuli {cellule di Paneth). — Le protoplasmatiche presentane quelle modificazioni notate nelle altre ghiandele tubulari. — Le mucose seno relativamente assai scarse, non si trovano mai o quasi mai nei fondo cieco ghiandolare : cominciano di solite ad una certa distanza da esse e si centinuane, succedendosi a lunghi intervalli, per tutta la ghiandola, e, poi, per tutta la superflcie libera della mucosa, flne verse I'estremita dei villi. La sostanza mucosa, quando sia esa- minata in ghiandele fresche, senza liq. d' aggiunta, o dilacerate da pechi istanti in liq. di Muller, appare sotto forma di granuli sferici piutteste palli- di. I granuli si conservane con I'indurimente mediantel'ac. picrice e meglio ancora mediante il liq. di Hermann; talora pero si perde la struttura granu- lare e la sostanza mucosa acquista aspetto omegenee. Questa nei pezzi iudu- riti con alcoel od ac. picrice ingiallisce fertemente per I'aziene della safranina in soluz. acquesa: nei pezzi induriti col liq. di Fleniming o (meglio) di Her- mann si celera elegantemente coll' azzurro di metilene e colla ematossili- na. — Le cellule di Paneth nen seno diverse dalle cellule mucose come ri- tenneroil Paneth ed il Nicolas, ma ne rappresentane la forma gievane. (lion vari metodi d'indurimente e di coloraziene (liq. di Flemming-safranina; liq. di Flemming-vesuvina; liq. di Flemming o di Hermann ecoloraz. coU'azzur- ro di metilene o colla ematossilina; alcoel od ac. picrice e celoraz. con seluz. acquesa di safranina) 1' A. ha messe in evidenza degli elementi di transizio- — 136 - ne fra le cellule di Paneth e le cellule mucose^ i quali, prescindendo dalle al- tre modiflcazioui, prosentano questa particolarita, che il loro secreto e costi- tuito da oranuli che offrono le reazioni 'del granuli di Paneth, imraersi in una sostanza clie oifre , invece , quelle della sostanza mucosa. In ni-e- parati ottenuti mediante rinduriuieiito con liq. di Hermann e lacoloraz. con ematossilina, I'A. ha potuto vedere, in sezioni estremaraente sottili, con otti- mo obbiettivo ad immersione omogenea e luce viva, che la sostanza in cui sono immersi i granuli di Paneth consta di granuli sferici o alquanto polie- drici per reciproca prcssione. CoU'ematossilina i granuli delle cellule di Paneth riraa)ig"ono incolori. In una doppia colorazione coUa satVanina e rematossilina i granuli delle cellule di Paneth acquistano un colore rosso brillante, mentre i granuli dei blocchi mucosi diventano di colore azzurro. In questi preparati i blocchi di secreto delle cellule di transizione constano di due sorta di gra- nuli: di g'ranuli violotti fra cui stanno disposti dei granuli di vivace color rosso. Sono queste le osservazioui, le quali dimostrano che I e cellule di Paneth rappresentano forme giovani delle cellule niucose. Esse secernono dei granuli grossi, lucenti, safraninofili, che versano nel lume della ghiandola. Invec- chiando coiitinuano a secernere granuli di questa stessa natura, ma piii pic- coli; e, nel tempo stesso, secernono granuli che si colorano intensamente coir ematossilina. In un periodo ulteriore la produzione dei granuli safrani- nofili cessa affatto, ed il blocco di secreto e tutto costituito da granuli colo- rabili coll' ematossolina; la cellula k cosi diventata una schietta cellula mu- cosa. Mentre questi cambiamenti hanno luogo neU'interno della cellula, questa assume anche la forma di calice propria delle cellule mucose e grada- tamente si sposta dal fondo delle ghiandole verso il loro sbocco e, poi, lin sui villi. Le cellule mucose invecchiando mutano la natura chimica del loro se- creto: infatti in tutti gli animali fin qui studiati ha luogo, dal piii al meno, una modificazione di caratteri del muco man mano si va dal fondo della ghiandola verso il suo sbocco. — Le mitosi nelle gliiandole tubulari del duodeno di topo sono numerose e stanno, di regola, nella meta profonda della ghiandola. Mucosa intestinale cli animali s p r 0 V V i s t i d i ghiandole. Riconosciuto quale parte importante abbiano le ghiandole tubulari nella rigenerazione doU'epitelio intestinale, 6 ora intcressante di vedere come que- sta rigenerazione abbia luogo in quegll animali, il cui intestino manca di ghiandole tubulari . Intestino del tritone. — -La sua mucosa non presenta vere vil- lositiV, ma delle pliche a decorso longitudinale ondulato nella parte posterio- ri, a decorso irregolare , a zigzag, nella parte anteriore vicina alio stomaco. Inoltre nella meta posteriore dell' intestino le pliche sono piu basse, piii gros- se, piu avvicinate I'uua all'altra; mentre nell' anteriore sono assai pin alte, sottili e piu numerose. La mucosa intestinale di tritone e sprovvista di ghian- dole tubulari. Le cellule protoplasm ttiche e mucoae dell' epitelio. che riveste la met;\ piu alta delle pliche {epitelio delle creste), sono disposte in un solo stra- to: mancano cellule di ricamliio ed i nuclei si trovano tutti alio stato di ri- poso Neirepitelio die riveste la meta iuferlorc delle pliche, e che si conti- - 137 — nua sui fornici formati dall' uuirsi dclle basi di due pliche vicine {epitelio dei fornici), le cellule sono un po'piu. piccole. — Per le cqUxiXq protoplasmatiche la costituzione non varia gran fatto da una zona all'altra: eslste Torlo stria- te ed e di notevole grossezza in entrainbe le zone. — Piu spiccate, invece, sono le difFerenze nelle cellule mucose. Le piu g-iovani risiedono nell' epitelio dei fornici, presentano il muco a struttura g-ranulare, la quale e anzi tanto meg-lio conservata quanto piii le cellule mucose sono profondamente situate nei fornici. Nelle cellule mucose adulte dell'epitelio delle creste scompare la struttura g-ranulare ed in esse il blocco di muco e ridotto ad una sostanza omogenea, nella quale si dirama un sottile ed elegante reticolo. Non c' e un limite netto fra le cellule di una specie e quelle dell' alti'a, essendo numero- si g"li stadi di passag'gio dalle cellule in cui i g-ranuU sono conservati, a quelle in cui si son fusi in una massa omog-enea. Questi stadi di passag-gio , anzi, si possono osservare in una stessa cellula. A queste differcnze morfolo- g-iche fra il muco dei fornici e quelle delle creste corrispondono anclie delle difterenze nel modo di comportarsi sotto l' azione di diverse sostanze colo- ranti, dittereuze le quali sono state dall' A. raccolte nella seg'uente tabella: Metodo di preparazione Muco g'iovane Muco adulto 1. Alcool, safranina, zucchero. Giallo castagno ■ Giallo zolfo. 2_ Liq. di Kleinenberg , safra- nina. zucchero. Giallo castagno Giallo chiaro, quasi giallo zolfo. 3. Liq. di Hermann , esame nell'acqua. Bruniccio Bruniccio meno intense. 4. Liq. di Hermann, safrani- na, alcool cromlco, alcool, damar. Rosso solferino Giallo 0 giallo rosso. 5. Liq. di Hermann, safranina, zucchero. Rosso feccia di vino Giallo castagno. 6. Liq. di Hermann, ematossi- lina, alcool cloridrico, da- mar. Incoloro o quasi Violetto intense. Per muco giovane si deve intendere quello che ha struttura nettamente gra- nulare, e che piu tenacemente la conserva di frente ai reagenti (cellule mu- cose della parte piii profenda dei fornici). II muco adulte si trova nelle cel- lule caliciformi dell' epitelio delle creste. Fra questi estremi vi sono tutti gli stadi di passaggio. Nella mucosa intestinale di tritone non vi sono, quindi, due specie di cellule mucose sempre e nettamente distinte 1' una dall' altra per la forma e la costituzione del muco rispettivo; vi sono due forme di cel- lule mucosa collegate fra lore da una serie di stadi di passaggio. Ma come si rigenerano gli elementi deU'cpitelio? Nell' epitelio intestinale di tritone esistono delle vere cellule di ricambio (Ersatzzellcn) : esse si tro- vano neU'epitelio dei fornici fra le estremita profende delle sue cellule cilin- driche e di piu si spingono a gruppi nel tessuto connettivo della mucosa, e — 138 - vi acquistano la forma di g'ermog'li e di zafifi sottoepiteliari. Questi germogli sottoepite.Hai'i si mautiMi^ono sempre in rapporti di continuita coUo strato epi- teliare di rivestimento dell' intestino e sono di grandezza svariatissiina, po- tendo visultare di due o tre cellule soltanto o dell' aggregate di alcuae die- cine di cellule: il numero e la grandezza di essi varia anche a seconda delle regioui dell'intestino. Nella parte di questo, che sussegue immediatamente alio stomaco, le cellule di ricambio sono disposte prevalentemente negli stra- ti profondi dell' epitelio di rivestimento; i germogli sono piccoli, corii e si osservano soltanto nelle parti piu profonde dei fornici, alia base delle pliche. Andando verso I'aiio. invece, i germogli diventano numerosi e piu lunghi, e non soltanto spiccano da tutto I'epitelio dei fornici, ma salgono piu in su, e si vedono in rapporto anche con quello delle ereste; in qualche caso dei ger- mogli risiedevano nella parte piii alta delle pliche intestinali. Nei punti in cui i germogli sono in continuazione con lo strato epiteliare si possono vedere, dispostel'unavicina all'altra, tutte le forme di transizione dalle cellule dei ger- mogli a quelle dell'epitelio cilindrico superficiale, e percio anche degli ele- nienti che giA. contengono nel proprio protoplasma un gruppo di granuli niucosi, cioe giovani cellule mucose. Queste cellule uiucipare dei germogli subepiteliari, procedendo di basso in alto iusieme alle cellule protoplasmati- che, che le circondano, entrano a far parte dello strato piu superficiale del- r epitelio di rivestimento. La dimostrazione del, vivace processo di rigenera- zione, che ha luogo nelle cellule di ricambio appartenenti tanto alio strato profondo doU'epitelio di rivestimento, quanto ai germogli che ne dipendono, viene data in mode non dubbio dalle numerose mitosi che vistanno. — L'A. suppone che i germogli siano formazioni incostanti deU'intestino di tritone, e che il loro maggiore o minore sviluppo dipenda dall'attivita con cui nel- I'animalc esaminato ha luogo la rigenerazione dell' epitelio. — I germogli epiteliari non si possono considcrare come ghiandole, perche sono costituiti da cellule immature, e mancano di condotto escretore. Quando pero si ri- chiami alia mente come le vere ghiandole in un certo periodo dello svilup- po sono rappresentate da zaffi solidi di elemeuti epiteliari giovani, si viene Indotti a conchiudere che i germogli epiteliari dell'intestino dei tritone filo- geneticamentc corrispondano alio ghiandole tubulari degli animali superiori. Riassumendo, anche nell'intestino del tritone la rigenerazione degli elemeu- ti ha luogo per scissione indii-etta. La sede delle mitosi solo per piccolo nu- mero di elementi e nell' epitelio superficiale; pel maggior numero 6 fra le giovani cellule di ricambio, che stanno tanto alia base delle cellule ciliiulri- ciie quanto nei germogli subepiteliari. N-^l tritone e degno di nota, che fra queste cellule, di ricambio non poche secernono sostanza mucosa ad onta che non siano aiicora in rapporto coUa superficie libera dell'epitelio. Anche nel tritone ha luogo una maturazione delle cellule mucipare, e il muco, che e.sse secernono, va modiflcando gradatamente il suo aspetto e le sue reazioni, man mano che le cellule, che lo producono, vanno invccchiando, e che esse (lal profondo dello strato epiteliare pi'ocedono verso la superficie. Non e quin- di ammissibile I'opiniono di colore che, come Paneth^ credono che le cellule mucose provengano dalle cellule epiteliari protoplasmatiche, e possano, svuo- tandosi del loro coutenuto, di nuovo trasformarsi in queste nUime. E. Giacomini. — 139 — Crety C. — Sulla presenza di papille vascolari nel disco proligero del follicoli ovarici della capra. Nota. (Con fig'.). — Atti della R. Accad. dei Lincei. Serie 5.a Vol. P, Fasc. IP, Sem. P, Pag. 402-408. Roma 1892. Alia conoscenza delle modificazioni che, durante la niaturazione deU'ovo, avveng'ono nella teca del foUicolo e nella membrana granulosa, I'A. porta un contribute interessante coUa descrizione di particolarl formazioni da esso os- sci'vate nei follicoli ovarici di capre. Gli ovari, appena tolti dagli animali, sempre giovani, erano fissati in una miscela di sublimato corrosivo, acido acetico, alcool; sezionati poi in serie, erano coloriti, doppiamente, con ematossilina alcoolica (Frey) e carrainio bo- racico. I follicoli esaminati, mai, nelle loro parti, presentarono traccia di degenerazione. — Le formazioni, descritte dall'A., sono diverticoli papilliforini riccamente vascolarizzati che, sviluppatisi dalla teca del foUicolo, in corri- spondenza del disco proligero, peuetrano piu o meno nell' epitelio follicolare. — Esse possono assumere aspetto diverso e 1' A. ne descrive tre casi. Nel primo trattasi di un foUicolo di 2 mm. di diametro: in questo il diverticolo co- mincia ad apparire nelle sezioni prima del disco proligero, 6 bilobo nel suo estremo libero; a livello deU'ovo, 6 trilobo e piu alto; oltrepassato I'ovoprende la forma di una lunga clava, sempre ricoperta da molti sti'ati di epitelio, che si inoltra nella cavit^ follicolare. Negli alti'i due follicoli esaminati, uno di mm. 2,5 di diam. e I'altro di 3 mm.,il diverticolo ha forma semplice, schiac- ciata e depressa uell'uno, e nell'altro ha forma di mammellone sviluppatis- simo. — II processo istogenetico di tali formazioni e stato dall'A. seguito nei diverticoli poco sviluppati ediu quelli molto sviluppati; in ambedue i casi ha osservato sempre un gran numero di vasi che penetrano nel diverticolo e vi formano un reticolo. Nel primo caso ha luogo, in corrispondenza della for- mazione papillare, tra la tunica fibrosa e la tunica di Heule, una neoforma- zione cellulare rigogliosa; sono cellule, a scarso protoplasma con nucleo ovoi- dale ed a bastoncello, e costituiscono una zona che si colora meno intensamente delle due tuniche limitanti. La tunica di Henle 6 fortemente infiltrata da questi elementi cellulari pel tratto corrispondente alia neoformazione, scarsamente la tunica fibros;a. Quando poi il diverticolo e molto sviluppato, 6 maggiore la neo- formazione cellulare tra le due tuniche sicche queste sono allontanate tra loro, I'una, quella di Heiile respinta verso la cavita follicolare, e 1' altra verso I'esterno. Nella tunica di Heiile oltre I'inflltrazione delle cellule sopradescritte, si riscontrano ancora cellule numerosissime piii piccole, a nucleo rotondo, provenienti dalla proliferazione degli elementi che la costituiscono. Auche la tunica fibrosa 6 infiltrata di elementi di nuova formazione. — Fa cosi 1' A. rimarcare la duplicita di questo processo che accompagna la formazione dei diverticoli: 1." proliferazione degli elementi della tunica di Henle, 2." forma- zione di uuovi elementi tra la tunica di Henle e la tunica fibrosa. — In questo ultimo foUicolo a diverticolo molto sviluppato, ha osservato in corrispondenza della neoformazione tra la tunica di Henle e la membrana granulosa, uno strato di granulazioni idcntico a quello glA descritto dal Pa- ladino e ritenuto da lui quale carattere di maturity dell'uovo. — L'A. si do- manda se questi diverticoli papilliformi debbano considerarsi quale espressione di uu processo fisiologico relative alia maturazione deU'ovo. Egli 6 favorevole a questa interpretazione e non crede probabile che si tratti di follicoli a corso — \io - abortivo e conseo-uente formnzione di falsi eorpi lutei; poiche nou vi ha os- servato quelle caratteristiche yiii descritte, in simili casi, da Paladino: il pro- cesso di fonnazioiie del falso corpo luteo si svol<,'-e nella zona perifoUicoIare, mentre nei foUicoli descritti il diverticolo si sviluppa dalla zona di teea su cui si trov'a il disco poligero, e s'inoltra nella g-ranulosa, pin o meno, fino ad incontrarlo. Riassume poi I'A. le modificazioni riscontrate da Paladino uella teca foUicolare in un tempo prossimo alia inaturazione dell'ovo. Ritiene egli pure, con Paladino, che i villi vascolarizzati e rialzi della gra- nulosa osservati da Wagener nell' ovaio di cagna durante 1' epoca della ma- turazione del foUicolo, appartengano a follicoli a corso abortivo, o con for- mazione di lalsi corpi lutei, e non siano perniente oniologhi a quelli da lui de- scritti. Lo Schulin per il priino ha osservato nell'atrcsia del follicolo ovarico di donna che nel disco, contemporaneamente atrotico, crescono anse vascolari circondate da un sottile strato jalino. Questo fatto, che secondo Schulin co- stituirebbe uiio stato di passaggio intennedio tra T atresia e il corpo luteo, secondo 1' A. sarebbe un fatto fisiologico, perche ritiene che quello strato jalino sia costituito dagli elenienti della tunica di Henle. In tal modo si avrebbero vere papille vascolari simili a quelle descritte dall'A. L'A. conclude col dire che duplice e il nutrimeuto necessario all'ovo, quello preparatogli dalle cellule della granulosa e quello che ad esso verrebbe piu direttainente dal sangue; le descritte papille, sviluppate nel disco proligero riccameiite vascolarizzato costituiscono all' ovo una coudizione favorevole a questa seconda specie di nutrimento; riconosce pero I'A. che sono necessarie ancora altre osservazioni per dedurne conclusioni sicure. — L'A. aramette an- che che I'ovulazione non sia negli animali giovani un fatto tanto eccezio- nale, ed in questa idea e confortato dai caratteri di avanzato sviluppo che gia presentavano quel follicoli di giovani capre. A. Cocchi. Ruffini A. — Di una particolare reticella nervosa e di alcuni corpuscoli del Pacini che si trovano in connessione cogli organi muscolo-teudinei del gatto. Nota prevcntiva. (Con fig.). — Atti della li. Accad. dei Lincei. Ren- diconti. Serie 5", Vol. P, Fasc. 12\ Sem. i." Roma 1892. Pag. 442-446. L'A. valendosi del trattamento al cloruro d'oro col metodo di Fischer, ha potuto osservare che negli organi muscolo-tendinei (Golgi) del gatto si tro- vano due specie di apparecchi nervosi terminali, intimamente ad essi attac- cati e sono i corpuscoli del Pacini ed una sottilissima reticella nervosa fatta da fibre pallida. Per cio che riguarda i primi, la fibra nervea, che va a costi- tuirli, penetra nell'org'ano niuscolo-tendineo per lo stesso lato per cui vi pe- netra la fibra nervea dell' organo inedesiuio, e g-eneralmente le due fibre decorrono insicme. Essa fibra nella maggior parte dei casi da un solo corpu- scolo, che .si dispone talvolta verso 1" estremo muscolare dell' organo del Golgif tal' altra, ma piu rarannuite, verso 1' estremo tendineo; solo iu ((ualche caso la fibra si bipartisce e del due corpuscoli del Pacini, collocati respetti- vamcnte ai due estremi dell' organo muscolo-tendineo. Qiiesti corpuscoli si difTcrenziano dalla forma classica per essere molto piccoli, di figura cilindri- ca e per avere da una a tre capsule al massimo. Si direbbero quasi corpu- scoli del Pacini rudimentali. Sono provvisli di clava interna e la fibra ner- — 141 - vea termina seniprc con 1' estremo libero z'ig'onfiato, come accadc in quasi tutte le fonne tipiche. Rig'UJirdo alia reticella nervosa, la fibra nervea che le dk orig'ine pare sia 0 una emanazione della fibra del corpuscolo del Golgi o che derivi da altro sistema di fibre decorrenti a fianco della fibra nervosa propria dell" organo muscolo-tendineo. Da quest' ultima essa si distacca poco prima del suo ing-resso nel corpuscolo e dopo poco si presenta coi caratteri di fibra pallida. Arrivata a contatto del corpuscolo di Uolgi si suddivide in ramoscelli secondarii sotti- lissiuii, che si abbai'bicano intorno all' org-ano muscolo-tendineo, sempre divi- dendosi, senza anastomizzarsi fra loro. Og'nuno di essi con decorso tortuoso si dirig'e verso T estremo muscolare deH'org-ano muscolo-tendineo e termina, dopo avere rag'g'iunto le fibre muscolari striate, con I' estremiti rigonfiata a forma di pallina ed a varie altezze delle fibre muscolari striate medesime, per modo che alcuui cessano poco prima che la fibra muscolare passi in ten- dine, altri invece in punti assai lontani dall' org-ano muscolo-tendineo. L' A. non puo dire ancora se questa reticella, come pui-e i corpuscoli del Pacini, siano posti tra 1' invog'lio del corpuscolo del Goigi e la sua superficie tendinea. TJ. Rossi. Ruffini A. — Sulla terminazione nervosa nei fusi muscolari e sul loro signifi- cato fisiolog'ico. Nota preventiva. (Con fig".).— Atti della R. Accad. dei Lincei. Rendiconti. Serie 5.a , Vol. i,o Fasc. 1,^ Sem. 2." Roma 1892. Pag. 31-38. Le investigazioni sono limitate per ora ai fusi muscolari dell'uomo, del g'atto adulto e del g'atto ueonato. II metodo adoperato e quelle del cloruro d'oro secondo Fischer. Da tutto quanto ha osservato, I'A. trae le seg-uenti conclu- sioni: 1. Nei fusi muscolari dell'uomo e del g-atto si trovano delle vere e pro- prie piastre terminali, apieno sviluppate ed aventi carattei'i del tutto speciali. 2. Nel g-atto la terminazione si fa attorno alle fibre muscolari striate del fuso, in modo che il cilindrasse, diventato nastriforme, avvolge le fibre striate 0 spiralmente o ad anelli, per cui all'A. sembro giusto chiamare questo modo di terminare: terminazione a nastri anulo-spirali. Vicino a questa maniera di terminare poi ti-ovasene un' altra che 1' A. chiama terminazione a fiorami. 3. Nello stesso g-atto oltre ad una vera piastra terminale esistono altre terminazioni che le fanno come di appendice; queste terminazioni veng-ono fatte anch' esse attorno ad una fibra muscolare striata in quella maniera che r A. chiama terminazione a fiorami. 4. Nell' uomo esistono anche una o piu piastre terminali e la fibra pallida nel costituirle si avvolge pure attonio alio fibre striate, ma si tormina sempre con dei numerosissimi rigonfiamcnti, simili a pallini; per cui la piastra assu- me una fisonomia molto particolare. 5. Anche nell' uomo, oltre alle piastre terminali, si trovano delle fibre mu- .scolari di appendice con terminazioni a fiorami, ma in molto magg-ior nu- mero che nel gatto. G. Oltre alle precedent! forme di terminazioni, tan to nell'uomo quanto nel gatto, esistono, lungo le fibre muscolari striate del fuso, dei piccoli intrecci 0 piastrine isolate che si direbbero piastre rudimentali. 7. Tonendo coiito finilmente di alcuni caratteri morfolog-ici speciali dei fusi nuiscolari e delle particolaii c niiinerosc teriniiiazioui trovate iiel loro interno, si e autorizzati a ritenerli qiiali speciali orgaui nervosi a funzione ignota e non piii come fibre o fasci di fibre muscolari in via di sviluppo. E. Giacomini. Albini G. — Di alcune eminenze alia faccia interna della retina del cane e del capretto. Nota preliminare (Con fig.). — Rendiconto deW Accad. delle Scienze fis. e matem. Ser. 2 , Vol. 6 , Fuse. 6. Napoli 1892, Pag. 132-134. Neir esaminare flnissime sezioni di retina di cane e di capretto, 1' A. osservo che la faccia interna della retina non 6 ovunque plana , ma in certi punti prcsenta delle eminenze piu o meno coniche, che ricordano le papille di altrc membrane od i villi intestinali. — Occhi freschissimi di cane e di capretto fiirono fissati edinduriti nel liq. di Erlicki e neU'alcool. Le sezioni in parai^ina vennero praticate nella direzione dei meridiani ed in maniera tale da comprendere sclera, coroidea e retina dell' emisfero posteriore del g-lobo ocu- lare all'altezza del nervo ottico. — In un punto la retina di un capretto pre- senta un'eminenza conica, ove la retina ha iino spessore maggiore di circa un terzo che ai due lati. Intei'essati nel tbrmare I'eminenza sono: lo strato nucleare e molecolare interno e specialmente il ganglionare. L'eminenza presenta nel suo asse un cordone probabilmente connettivale in rapporto colla jaloidea (forse un residuo di vaso nutritivo obliterato del vitreo ?). — Anche la retina del cane presenta delle eminenze, nelle quali pero non si tratta di un ispes- simento degli strati costitutivi della retina, ma di pliche regolari cui parteci- pano tutti gli strati di questa. Queste eminenze, di varia grandezza (alcune appena accennate, altre completament-^, sviluppate), si trovano a preferenza verso la periferia della retina, ad una certa distanza dall' ingresso del nervo ottico; esse poggiano iramediatamonte sulla coroidea ed e escluso che si tratti di formazioni artificiali o jwst mortem. Anche le sezioni in serie , eseguite in due piani I'uuo nonnale all' altro, allontanano il dubbio che non si tratti di vere papille. — L' A. si propone di meglio studiarle e fame oggetto di un lavoro esteso. E. Giacomini. Amaldl P. — Contribute alia anatomiafina della regione peduncolare e partico- larmente del locus niger del Soramering . — Rivista sperimentale di Frenia' tria e di Medicina legale. 1892. XVIII. I. }). 49. La Rivista di Freniatria e tra i nostri periodici uno di quel pochi niolto benemcriti per le discipline anatomiche, poich6 in essa sono usciti i piii clas- sici tra i lavori che hanno avuto come oggetto di ricerca il sistema nervoso: quelli di Golgi e dei suoi allievi in specie. In questo liuovo numero, col quale la Rivista inaugura la sua fusionc coll' antico Archivio italiano per le malattie nervose e mentali, schicrando le giovani forze attorno ai \ec("hi ma vigorosi ed illustri nomi di Vergci e di liiffl, continua 1' opera incominciata, e vi si trovano lavori di Anatomia, dei quali sou lieto rendere contoai nostri lettori. - m - II Dott. Amaldi studia la struttura del locui> niger applicandovi i noti metodi tecnici di Golgi e quelli di Pal: per ora 1' A. si limita ad enunciare qualclie fatto, proinettendo il resto a lavoro coinpiuto. Kisulta pill specialmento dalle preseiiti ricerche die i liiniti anteriore e postei'iore del locus niger non sono esattameute quelli deg-li autori: il nucleo del locus niger va inceso largamente quale uua forniazione estesa ben oltre il peduncolo cerebrale. Inoltre il nucleo in parola ha alcune speciali partico- laritci uella sua config'uraziotie genevalc, taciute dag-li anatomici, special- mente nel modo di coiitinuare la so.stanza del nucleo con le parti vicine fvedi r orig'inale): nella stratificazione regolare deg'li element! del nucleo, I'A. dissente da Mingazzini, clie, come e noto , ebbe a portare un note- vole contributo alia conoscenza di questo punto del sistema nervoso centrale. Amaldi ha trovato che le cellule piramidali non sono prevalenti su quelle di altra forma, e si ti'ovano disposte nei modi piii asimraetrici: non vi e una forma pre- valente di cellule nervose, ne e possibije trovare nel locus niger una di- sposizione di elementi parag'onabile iu modo alcuno con quella della corteccia cerebrale. E unito al lavoro un diseguo schematico per la intelligenza delle cose dette. G. Romiti. Blanchi S. e Marimd F. — Su alcune anomalie craniche negli alienati — Ibid, id. pag. 103. Bianchi e Marimd continuano le ricerche innanzi ed altrove pubblicate. In questo articolo discorrono specialmente della sutura metopica, che trovano neg'li alienati con frequenza un po'iiiferiore a quella incontrata dag"li altri osser- vatori: inclinano a ritenerla, nella mag-g'ioranza dei casi, carattere degenera- tive; quindi del x>rocesso frontale del temporale che hanno visto in proporzione assai minore che nei sani (0, 98 0{o, mentre nei sani e 2, 2 Oiq. Calori). La fo.ssetfa occipjitale media trovano neg'li aHenati colla stessa frequenza che nei sani, oppouendosi con le loro ricerche alle note conclusioni di Lombroso; tro- vano poi che spesso vi e coesistenza di fossetta occipitale e cresta frontale, confrontano questi con i dati di Tenchini nei criminali. Hanno preso in esa- me anche il foro di Cirinini , e videro che negli alienati ha la stessa pro- porzione che nei sani (in questi 2-3 0[o, Civinini, negli alienati 2, li Oiq). Detto di altre varieta dell' occipitale di minore importanza, esaininano la, du- plicita dello zigomatico, trovandola meno frequente (0, 29 0[o) negli alienati ed infine 1' apofisi lemurinica che 6 invece trovata in questi abbastanza frequente. II lavoro e corredato da speciali prospetti, interessanti per gli alienisti. G. Romiti. Mingazzini 6. — Sul siguificato della depressione parieto-occipitale. — Ibid, id. p. 122. E piu specialmente importante questo lavoro per aver I' A. verificato che la sporgenza della squama occipitale o la depressione parieto occipitale, e piii frequente negli alienati: inclina a ritenerla come fatto secondario da di- — lU — sturbi niitritivi della squama , per aumentata pro.sgione prodotta dalla por- zioiie posteriorc del inantello cerebrale e sernbra spiegazioue ragionevole. Seguono considerazioni d' indole psichiatrica. L' A. riporta anche la biblio- grafia e la storia di questa abnonnita cranica studiata neg-li alienati. Mi per- metto ag-g-iungere che casi di prominenza totale delhi squama occipitale, non studiati in rapporto alia pazzia, mcnziona Caldani, un altro viporta Gia- comini^ ad un tcrzo ho io pure acceunato. G. Romiti. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Sul modo di distribuirsi delle fibre nervose nel parenchima della milza. Nota DEL Prof. Romeo Fusari. (Con 4 incisioni). Riceruia il 20 Litglio 1899. Le notizie che noi nbbiamo sul modo di distribuirsi e di terminarsi delle fibre nervose nella milza sono incomplele e molto incerle. Prova cio il falto che nei Iratlati di anatomia ed istologia anclie i piii re- centi 0 non si parla affalto dei nervi della milza, oppure si ricordano solo le ricerche falte in proposito da Kdlli/cer, da G. Mailer, e da Schwegel-Seydel (1). Kolliker pote seguire i nervi nella polpa splenica fino a che questi avevano raggiunto le dimensioni di soltili capillari. Nei fasci nervosi non vide gangli, ma solo fibre di Uemak e poche fibre midollale. Secondo altri {Toldt) i nervi della milza non sarebbero desti- nati die ad innervare la lonaca muscolare dei vasi; ma Mailer e Schwe- gel-Seydel videro delle (ibre nervose lerminare in corpuscoli particolari elissoidi, vescicolari e granulosi, i quali si Iroverebbero inoUo sviluppati nella milza dei carnivori e dcgli uccelli, e sarebbero molto piccoli nell'uo- mo. Aggiungero che nel 1888 Uattone annuncio all'Accademia di Me- dicina di Torino (2) di aver trovato una rete nervosa nel fegato e nella milza; annuncio die non venne falto seguire da nessun' altra pubblica- zione; la quale invece era resa piu che mai nccessaria dopo die G. Mar- tinotti (3) in quel turno di tempo avea messo in dubbio la bonta del processo usato da Itattone, per il qual processo secondo Martinotti si (1) V. TUanhoff,r, Grundzuge diir vergleiclnjnden Pliysiolot'ie und Istologie, Stuttgart 1885. (2) Qiornnle della R. Accademia di Medicina di Torino, fane, di dicemhre ISSS. pag. 467. (3) 0. Martinotti, Le reti nervose del fegalo e della milza scoperte dal prof. G. Rattone, Qiornalt della R Accad. di Med di Torino, Anno 1SS9, X. 1. — U5 — sarebbe messo in evidenza non una rele nervosa ma bensi una rele elaslica. In mezzo a quesle incertezze lio stimato di fare opera non inutile coll'esporre in questa breve nota i risultati die io ho ottenuti sulla milza di ratto e di vitello dietro il traltamenlo osmio-cromo-argentico di Gol- gi, seguendo le modalila clie mi diedero buon frutto per Io studio delle fibre nervose nolle capsule surrenali (I). Con questo metodo si ottengono colorati in nero nella milza, o con- temporaneamente, o, cio chc c piu desiderabile, isolatamente gli ele- menti che seguono: relicolo connettivo formante Io stroma di sostegno, vasi capillari, fibre nervose. Quanto al tessuto connettivo reticolare di sostegno esso si colora preferibilmente nella polpa rossa, pero io 1' ho ottenuto anche nei cor- corpuscoli di Malpighi e in alcune ghiandole linfatiche. Non ho nulla da aggiungere a quanto gia si conosce su questo tes- suto; in alcuni preparati esso si presenta in forma elegantissima a ma- glie molto strette, uniformi con punti nodali alquanto ingrossali. Gli spa- zi poliedrici limitati dalle magiie rimangono scolorati affatto , se si fa eccezione di qualcheduno qua e la che sono riempiti da elementi colo- rati in nero. Osservando il reticolo cosi colorato si acquista un' idea precisa sulla sua conformazione, e forse per tale studio e preferibile questa preparazione a quella dello spennellamento. I capillari si osservano solo nella polpa grigia, cioe nei corpuscoli di Malpighi e nella guaina formata attorno ai vasi dal prolungamento di quesli corpuscoli; mancano nella polpa rossa. Essi sono fmissimi e for- mano magiie allungate che circondano il vaso centrale come una larga manica. I nervi penetrano nei parenchima splenico dall'ilo a piccoli fasci ir- radiantisi, di cui alcuni seguono le arterie, allri si avanzano nell' interno dell'organo isolatamente. Le fibre che compongono i singoli fasci di nu- mero vario nei loro decorso si inlrecciano variamente fra loro e presen- tansi liscie oppure sono provvedute di fine nodosila. La diramazione di queste fibre e sempre dicotomica, ad angolo retto o per Io meno ad angolo molto aperto. I rami o le fibre che partono da un fascetto nervoso si portano ver- so i rami emanati dai fasci vicini e si viene cosi a costituire nei mezzo della polpa splenica un fino plesso a filamenti curiosamente inlrecciati, ma non presentanli che di rado delle vere anastomosi ( Fig. 1.^ ). Non ho (1) R. Fusari, Sulla lerminazione delle fibre nervose nelle capsule surrenali dei mammiferi , AUi della R. Accad. delle Scienzt di Torino, Vol. XX 71. 1891. U6 — Fig: l.a — Fascio nervoso nel parenchima della milza di Mus decuma- nus e sue divamazioni. — Ingr. Diam. 225. Irovalo die in poclii casi delle cellule nervose; qiicste erano poligonali, piccole (20 [X circa), provvedute di qiiattro o ciiKjueprolungamenti tut- li in relazione colle fibre nervose. Nella Fig. 2* ho disegnato una di sif- fatte cellule die ho rinvenute nella inilza di Mus decionanus; nella Fig. 3* un'altra della milza di vilello. Fig-. 2.a — Cellula nervosa del Fig-. 3.a — Cellula nervosa del parenchima della milza di Mus de- parenchima della milza nel vitello. cumanus e sue relazioni col plesso — Ingrand. 550 diam, nervoso. — Ing-r. Diam. 225. 147 Tanto dalle fibre piu fine del plesso nervoso intraparenchimatoso, come da quelle piu grosse partono del lilamenti i quali dopo un decorso tor- tuoso di lunghezza variabile sembrano terminare libcramenle. Solo rare vol- te ho potuto scorgere aH'eslremila di quesli fili un corpuscolo provveduto di fini appendici come quello disegiialo in a della Fig. 1/' I nervi anzidetti non si limitano alia polpa splenica, ma si internano numerosi nei corpuscoli di Malpiglii cedcndovi delle ramificazioni. Ho veduto alcuni sottilissimi lilamenti nervosi porre termiiie sulla superficie di un vaso capillare saiiguigno. Oltre a cio i nervi del parenchiina splenico sono anclie in rapporto col plesso nervoso proprio della parele delle arlerie, il qual plesso e cosi ricco di fibre die quando la reazione nera e bene riuscita, esso definisce con esattezza i limiti doll' artoria. Su questa i fini fasci di fibre nervose a fibre parallelc; e le fibre isolate si intrecciano variamen- te fra loro e mandano da ogni parte dei fili, i quali terminano sulla parete stessa del vaso in piccoli rigonfiamenti a pallina; oppure in allri rigonfiamenti piu grossi, irregolari, provvisti di appendici (Fig. 4-''). Un modo molto simile di contenersi dei nervi dei vasi 1' bo veduto colla reazione vilale di Ehrlich nel polmone di rana. Fig. 4. a — Plesso nervoso della parete delle arterie della milza nel vi- tello, — Ingrand. 550 diam. Gia il metodo di indagine da me usato, lo studio del particolare decorso dei fasci di fibre e del loro modo di diramarsi mi davano la convinzione cbe io aveva a fare veramente con fibre nervose e non con fibre elastiche, tuttavia per togliermi ogni dubbio ho voluto fare la ricerca di queste fibre nel la milza stessa per avere un termine di confronto. Ho usato a tal uopo il metodo dell' acido arsenico e del nitrate d' ar- gento suggerito da G. Martinotti (1). Le fibre elastiche sottilissime ap- (1) C. Maftinotti, hella reazione delle fibre chsliche coll' uso del nitrato d' argenlo, Torino 1888, — us — paiono colorate in rosso matlone, esse seguono le trabecole connellive (IfiUa milza e disegnano col loro complesso la forma delle trabecole stes- se. Sono costiluile a fasci poco distinti fra loro e confusamente intrec- ciali in maglie allungate nel senso della Irabecola. Dai margini della trabecola verso la polpa splenica partono rami numerosissimi, i quali non si possono seguire che per un breve tratto perche si fanno estre- mamente fini e perdono il loro colore. ( Lakoratorio di Pat olocia Generale ed Istologia. R Umversita di Pavia.) Sulla fine anatomia dei gangll del Simpatico. Nota DEL DOTT. LUIGI SaLA Lihero docente ed assistentK di Istologia nella R. Universita di Pavia. (Con 9 incisioni) Ricevnta il 10 Agosto 189$. 11 metodo della colorazione nera di Golgi per lo studio del sistema nervoso; die in mano a quest' autore tin da quindici e piii anni fa diede quel nolevoli risuilati die segnarono, dice KulliJcer (1), una nuova era nello studio ddla Una anatomia dei cenlri nervosi, in questi ultimi tem- pi da una numerosa schiera di osservatori, venne applicalo, e con risui- lati non meno felici, alio studio del sistema nervoso periferico. I lavori di Fiisari e Panascl (2) suUe terminazioni nervose nella mu- cosa e nelle ghiandole sierose della lingua dei mammiferi, dello stesso Fusari (3) snlla terminazionc delle (ibre nervose nelle capsule surrenali dei mammiferi, di Grassi e Castronovo (4) e di Van Gehuchten (5) suUa mucosa olfattiva, di Capparelli (0) sull' innervazione della mucosa ga- strica, di Riese (7) sulla terminazione dei nervi nel!' ovaio, di Von Le- (1) Kolliker, Verhand. d. Anat. Gessellscli. auf V. Versaminlung in Miinchen, S. -5, 1S91. (2) Fusari e Panasc'i, Sulle teniiinazioni nervose nella mucosa e nelle ghiandole sierose della lin- gua dei mammiferi, Attt R. Accad. delle scieme di Torino. Vol. XXY. ISDO. (3) Fii.iari, Sulla term nazione delle fibre nervose nelle capsule surrenali dei mammiferi, Atti R. Accad. delle scienze di Torino, Vol. XX Yl, isOl. (4) Qrassi u. Castronovo, Beitrag zur Keunlniss des Geruchsorgan dcs Ilundes, Arch./, mik. Anal. Bd. 34, ISSa. (5) Van Oehnc/iten, Contributions a 1' 6tude de la muqueuse olfactive chez les mammif^res , La cellule, T. VI, Jaxc. 2. l^i)0 . ifi) Capparelli, Le terminazioni nervose nella mucosa gastrica. [At/i Accad. Qioenia di sc. iiat. in Catania, Vol 11, serie 4. — Vedi anclie Biol. Centralb., Bd. XI. ISHl. .V. 1. S. S7. (7) Riexe, Die feinsten Nervenfasern und ilire Endigungen ira Ovarium der Saugethiere and des Mensclien, Anat. Am. Bd. Y!, 1891. -S. 401. - 149 hnosseJc (I) sul sistema nervoso periferico del lumbricus, i molteplici la- vori di Ramon y Cayal sulla retina, sulla mucosa olfatliva, sui nervi deli' intestino e del pancreas, ed i recenlissimi di Van Gekuchten (2) suir innervazione dei peli e di lietius (3) sull' organo dell' udito , sui nervi della milza, dei reni, delle gliiandole salivari ecc. ecc, per non ricordare che le pubblicazioni principali, dimoslrano chiaramente die il metodo rapido di Golgi (miscela osmio-bicromica-nitrato d' argenlo) puo dare, nello studio del sistema nervoso periferico, dei risultati clie per certi aspetti superano quelli del metodo classico del cloruro d'oro. Solo il sistema nervoso simpatico presento sempre delle grandi dif- Ikolta ad esser colorato col metodo di Gohji. Per quanti lentativi si siano fatti in proposito, anche introducendo nel metodo quelle leggiere modificazioni che erano valse a renderlo adatto alio studio del sistema nervoso periferico (diversa concentrazione della miscela osmio-bicromica;, piu 0 meno lunga durata del tempo d' immersione dei pezzi in questa, ecc. ecc), i risultati ottenuti sul simpatico erano sempre scarsi e molto incompleti. KoUiker (4-), che pel primo applico il metodo lal quale nel ganglio cervicale superiore di vitello, riusci a stento a colorare in nero qualche cellula nervosa ed un numero piu o meno grande di fibre ramificate corte e lunghe: egli afFerma essere gli elementi del simpatico cellule provviste di un numero vario di prolungamenti;, dei quail alcuni ramifi- cati una, due, tre volte, altri non ramificati; e questi, dice KolUJcer, gli fecero impressione che dovessero continuarsi colle fibre nervose amidol- late. Le fibre ramificate corte e lunghe che si colorarono in nero insie- me colle cellule, KoUiker le considera come prolungamenti cellulari. Da- gll scarsi risultati ottenuti, V insigne istologo pare che tenda a credere essere le cellule del simpatico, come quelle appartenenti al sistema ner- voso cerebro-spinale, munite di prolungamenti protoplasmatici e di pro- lungamenti nervosi, con questa sola differenza che mentre le prime pos- seggono in generate un solo prolungamento nervoso, le seconde invece ne posseggono parecchi. II merito di aver trovato il modo di applicare con profitto il metodo di Golgi alio studio del simpatico spetta a Ramon y Cayal il quale sug- geri a quest' uopo di ripetere sopra il raedesimo pezzo due ed anche tre volte V impregnazione col nilrato d' argento; di eseguire cioe sullo (1) Von Lehnossek, Ursprung, Verlauf u. Endigung der sensiblen Nervenfasern bei Lumbricus, Irch. f. m«i. Anai. Bd. 39 - 189S - U. L (2) Van Gehuchten, Contributions A I'etude de I'innervation del polls, Ayiat. Anteiger Bd. YII, 1S93 . S. 341. (3) Retvtt, Bioiogische Untersuchungen, Xeue Folgt III. 189S. (4) Kolltker, Histologische Mittheiluagea, 5iij!«nir«6. rf. Phys.med. Ossselseh. in Wiirxburg. 1S80. — 150 — slesso pezzo una iloppia ed anclie una tripla impreg-nazione col sale d'ar- gentO;, cio cho eg'li chiama processo « intensivo o iinprcgiiaciun doble ». Usando quest' arlifizio , 1' istologo spagnuolo riusci nello scorso anno ad ottenere delle buonc colorazioni degli nlementi del simpalico e pnbblico a breve intervallo su quest' argomento tre memorie, in ciascuna delle quali sono esposti dei risultati niolto divergent! e contraditorii. La prima (1) e la seconda nota (*2) pubblicate entrainbe nell' agosto 1891, trallano delle ricerche eseguite sul ganglio cervicale superiore degli embrioni di polio dal li'' al 18' giorno d' in^ubazione e degli enibrioni di piccione dal 14'^ al 16'^ giorno: e strano come pur livorando collo sles- so metodo e sopra uno stesso materiale, il Caijal, nella sua seconda me- moria (embrione di piccione), sia giunto a dei risultati i quali non solo non s'acconlano, ma sono in parte aifatto opposti a quelli ai quali era giun- to nella prima (embrione di polio). In questa, egli parla di cellule multi- polar!, provviste d! un numero vario di prolungamenti varicosi e conici, ramificati, clie si terniinano in punia o con una piccola varicosita, (expan- siones cortas protoplasmicos), fra i quali se ne puo scorgcre uno pu'i de- licato, pill Inngo, cilindrico, clie conserva la sua individualita senza ra- mificarsi (expansiones largas 6 nervosas) e termina sia pcnelrando nel fascio di Obre longitiidinali che formano la catena ganglionare, sia nei rami o radici immedinti (?) (1. c. pag. 7).Talora prima di enlrarc in un fascio di fibre anclie questo prolungamento si divide o megiio si bifor- ca in un ramo ascendente ed in un ramo discendente; lal' allra, prima della sua enlrata nella commessura longitudinale, manda due o piu rami sulla sorte ulteriore dei quali V autore non puo pronunciarsi, ma che presentano tutti i caratteri di rami collaterali. — Le expansiones cortas servirebbero a mettere in rapporto fra loro le cellule di uno stesso gan- glio (onde anche il nome di espansiones intra-centrales): le espansiones largas servirebbero invece a mettere in rapporto gli elementi di un ganglio con quelli di un altro (espansiones inlra-centrales). Caijal crede che la maggior parte delle cellule del simpatico siano provviste di una sola espansione nervosa, pero ammelte che le cellule piu grandi pos- sano essere fornite di due, tre ed anclie piu prolungamenti nervosi. Nella seconila memoria per contro, il Cat/al alTerma che « non esi- stono nelle cellule del simpatico espansioni protoplasmatiche, poiche tulte presentano caratteri di espansioni nervose » e distingue tutle que- ste espansioni semplicemente coi noini di « ranias largas » e « ramas cortas »: i primi, alquanto piu grossi, son destinati a porlarsi fuori del (1) Ramon y Cat/al S., Pequenas contrilmciones al conoscimiento del sistema nervioso, H(,rciUona 20 Agosto 1801. I. Kslruclura y concxiones de los ganglios simpaticos. (2) Ramon .y Cayal S., I. c. VI. Algunos detallei mat gobre las cellulas simpaticas. - 151 — ganglio entrando sia nei fasci comniessurali, sia nei rami del simpali- co ; i secoiidi non escono dal g-anglio, ma, dopo un decorso piii o meno lungo e flessuoso, si terminano con im' arborizzazione varicosa , lassa, e di grande estensione. Una cellula del simpatico, dice il Cmjal in qiiesta seconda meinoria, piio inviar moiti prolungamenti cilindrassi ascendenti nella commessiira longitudinale, ed alcuni trasversali, o radici, che penelrano nei nervi staccantisi dal ganglio: un medesimo cilindrasse puo somminislrare, ramificandosi, parccchie di queste fibre. Divergenze non meno profonde passano fra i risultali contenuti in queste due prime note, e quelli esposti nella terza pubblicazione (1) ed ottenuti sludiando il simpatico del gatlo e del cane. Le cellule sono ancora inultipolari e prowiste di expansiones cortas e largas, ma di queste le prime sai-ebbero protoplasmaliche, le seconde nervose : quelle, in numero vario (da 12 o 3 a 18 o 20), grossc e rami- ficate si terminano in generate con un' arborizzazione grossolana spi- nosa e munita di numerose varicosity, i cui ultimi rami per to piu si distribuiscono altorno alle cellule vicine, delle quali perforano le cap- sule per portarsi a contatto del protoplasma di esse: queste espansioni corte colle loro arborizzazioni terminali pericellular! ed infracapsulari sa- rebbero destinate ad associare fra loro varie cellule vicine. Le espansioni lunghe presentano un contorno piu delicato, non si ramificano mai e vanno a costituire le fibre di Remah. In quest'ultima memoria, I'autore spagnuolo pare portato a credere che la maggior parte delle cellule del simpatico siano prowiste di un solo prolungamento nervoso. Le mie ricerche sul simpatico erano gia da qualclie tempo iniziate quando comparvero, su quest' argomento, quasi contemporaneamente, due recentissime note: una di Retius, V altra di Van Gehuchten. Retius (2) si limita a ricbiamare I' atlenzione sul tipo delle cellule del simpatico, le quali sono prowiste di un solo prolungamento nervoso che rimane indiviso: quanto ai prolungamenti protoplasmatic!, conferma quanto dice Cayal a proposito del loro modo di lerminare attorno alle cellule vicine. Van Gehuchten (3) ha studiato col metodo di Golgi il ganglio cer- vicale superiore del cane adulto, del cane e del gatto neonato e di un embrione umano di 25 cm. Secondo quest' autore le cellule del sim- patico sono multipolari, cioe fornite di un numero vario di prolunga- menti protoplasmatic! e di un solo prolungamento nervoso (prolunga- (1) Hamon y Cayal S., Notas preventivas sobre la retina y gran lympitico de los mamifcros. Ex- traido de la Oaeeta sanitaria del 10 Diciemhre 1891. (2) Retius, 1. c, Vni. Ueber den Typus der sympathischen Ganglienzellen der hoheren Wirbelthie- re, i'. 37. (3) Van Gehuchten, Les cellules nerveuses du sympalliique chez quelijues mammif^res et chez r hommc, « La ctlluU . T. VIII. IS9?. - 150 - mento lungo) seiiipre unico clie si continua direttamente con una fibra nervosa senza dare origine a collaterali. I prolungamenti protoplasnialici o prolungamenti corti si presentano pill 0 meno rainificali e si terminano liberainente: talora si ramificano altorno ad una celluia vicina per modo da formare come un nido peri- celluiare, ma quesla disposizione, secondo Van Gehuchten, sarebbe molto rara e certo non costituisce la regola come vuole il Cayal. Oltre ie cellule, il Van Gehuclden riusci a colorare nei gang-Ji del simpatico dei fasci compatli di fibre nervose attravcrsanti il ganglio in tutle le dire- zioni, ed un numero considerevole di fine tibrille varicose che corrono tortuosamente fra le cellule, s' incrociaiio dando luogo alia formazione di una massa granulosa che ricorda a primo aspetto la « Punctsubstanz » descritta da Leydig nei ganglii nervosi degli animali inferior!. — Que- ste fibrille varicose o si terminano liberamente con una piccola nodo- sita, 0 si dividono in due o tre rami terminali, od ancora ramificandosi e ripiegandosi sopra le stesse avviluppano il corpo di una celluia ner- vosa formando attorno a quesla un plesso di rami gracili e varicosi. — In qualclie ganglio, il diligentc islologo belga pole anclie risconirare, pero in non grande quantita, delle fibre che emettevano delle collaterali. Questi risultati di Van Gehuchien che pur ci porlano a conoscenze molto piu esatte e precise circa alia slruUura di quest' importante e fin' era poco conosciuta parte del sistema nervoso, sono, al dire dello autore stesso, ancora molto incompleti principalmente per cio die riguarda i rapporti fra i varii ganglii ed il modo di terminare del cilin- drasse delle cellule nervose- Quesle ed altre non meno importanti que- stioni riguardanti il simpatico (p. es. quclla dei rapporti fra gli elementi del simpatico e gli elementi del sistema nervoso cerebro-spinale), che ancora oggidi costituiscono delle vere incognite, danno ragione a nuove indagini su quest' argomenlo. Le mie ricerche furono eseguite sul simpatico di feti bovini, di cani, gatti, conigli, cavie, topi neonati e di gatti e cani aventi da uno o due mesi di vita: di questi animali scelsi pel mio studio il ganglio cervicale inferiore che qui s' incontra alquanto piu in basso che non nell' uomo, cioe in corrispondenza della seconda costola. Questo ganglio (chiamato anche Ganglion stellatum) di forma allungata ed un po' appiattita, ha sempre un volume relativamenle grande, la qiial cosa costituisce pel nostro genere di studio due vantaggi non lievi: in primo luogo esso e facilmente isolabile con tutti i suoi rami che !o meltono in rapporto sia col resto del simpatico sia coi tronchi del sislema cerebro-spinale: se- condariamente la sua grossezza , che anche nei gatto neonato supera sempre quella di un grano di miglio, permette una migliore riuscita della — 153 — reazione. Ho infatti osservato, in modo quasi coslanle, die la colorazione di Golgi, a parita di trattament'o, riusciva molto piu fina, meno difficil- mente e con molto minor numero di precipilati, nel ganglio stellalo cho non in tutti gli altri ganglii del simpatico, comprcso il ganglio cervicale superiore clie fin' ora l"u quello scelto di preferenza per questo genere di studi. II ganglio isolate^ ma incompletamente spoglio del connettivo che lo circonda, viene immerso freschissimo nella solita miscela ':>smio-bicromica (bicromato di potassa 3 °|„ parti 8 , acido osmico 1 °jo p. 2) in quan- tita un po' abbondante, e quivi lasciato per 3 giorni, passati i qiiali vien rapidamcnte lavato prima in acqiia distillata, poi in nitralo d' argento al 0, 75 °|o, dove forma un abbondante precipitato; dopo una mezz' ora circa il pezzo vien tolto da questo primo bagno d'argento, e portato in nitrato d'argento pulilo. In questo deve rimancre da uno a due giorni : quindi nuova lavatura in acqua distillata e nuova immersione nella stessa miscela osmio-bicromica gia prima adoprata. Van Gekuchfen (1) con- siglia di far durare ancora per tre giorni questa seconda immersione: a me pare che una durata alquanto piu lunga sia piii racconiandabile spe- cialmente per cio che riguarda la colorazione delle fibre; i migliori pre- parati di doppia impregnazione li ottenni sempre prolungando la seconda immersione in miscela osmio-bicromica sino a 4 o 4 giorni e 1|2: nei casi in cui credetti di dover ricorrere alia terza impregnazione, prolungai ancora di piu (sino a 5 o 6 giorni) la durala della terza immersione in miscela, e sempre con buon esito. Non e improbabile che traltandosi di pezzi i quali hanno gia subita l' azione del nitrato d' argento, la miscela osmio-bicromica incontri maggiori difficolta e richieda un tempo piu lungo per penetrare. La reazione nera eseguita con queste modalita e di riuscita meno incostanfe che non il metodo ordinario del- r impregnazione semplice. In un ganglio del simpatico trattato col metodo sovraesposto, si colo- rano ad un tempo cellule e fibre nervose. Cellule nervose. — Un primo fatto che non puo non fermar subito I'attenzione di chi esamina una sezione di un ganglio del simpatico trattato colla reazione nera, e la grande somiglianza che le cellule del simpati- co presentano, per 1' insieme dei loro caratteri, colle cellule nervose cen- tral i del sistema cerebro-spinale. Anche qui troviamo elementi multipolari aventi forma e dimensioni svarialissime: alcnni sono piccoli (10 — 12 — 15 |ji. di diametro) altri relativamente grandi (25 — 30 nei feti bovini ed anche 35 — 40 |x nel galto e nel cane), cd hanno in generale una forma globosa, rotondeggianle (1) Van Gehuchten, I. c. 154 — 0 leg-tiermente ovalare; non sono rare pero, specialmente alia periferia i\e\ ganglio, le forme cellulari alffuanto appialtite (Fit;-. 1, d). Le cellule nervo.^e sono sparse in lulto quanto il ganglio, eil a dif- ferenza di Cai/al, lio conslatato cli' esse occupano eziandio 1' eslremita siiperiore cd inferiore del ganglio dove couvergono le fibre longitudi- nali; in alciini aniniali, come per es. nel galto e nel cane, esse si tro- vano numerose fra le slesse fibre del cordone nervoso che unisce il gangtio slollalo inferiormente colla catena gangliare dorsale, e siiperior- menle col gaiiglio cervicale medio. Da lulto il conlorno cellulare partono in quantila piu o meno grande dei prolungamenti che allontanandosi dalla cellula dalla quale si origina- no inamlnno ramificazioni che alia lor volla possono suddividersi ancora: tVa questi prolungamenti ramificantisi, in quasi tulte le cellule se ne puo serapre scorgere uno che in generale si lascia segui- re sino a grande distanza della cellula, presenta un calibro uniforme in lulto il suo decorso e si differenzia da tutli gli allri per un ca- ratlere della massima im- portanza: esso cioe rimane indiviso. Queslo e il prolun- gamento nervoso o funzio- nale; gli allri sono i prolun- gamenti protoplasmalici. I prolungamenti proto- plasmatici si originano in generale da lulto il conlor- no della cellula dalla quale lalora si slaccano con una base alquanto allargala, per modo che la cellula in que- sli casi viene ad assumere una forma irregolarmente slellata (Fig. 1, d). E raro che rimangano indivisi: per lo piu ad una (1iclTn7!i VTria Halln rfllnla Fig. 1. — GeUule nervose del simpatico. — a, cel- tiisianza varia aaiia (.eiiuia ^^^^ ^^b ^^^^^^.^ ^^^^^^^^ j. ^^^^^ ^^^_^^^^ _ ^_ ^^^^ ^^,. e Jel G S.
  • o//. (I. SoG. Veneto-Trentina di Sc. Nat.., Anno 1892., Tomo 5, N. 2, Pag. 19- 80. Padova 1892. 7. Insetti. '<) Parte generale Assenza V. — ^lateriali per una fauna eutomologica dei dintorni di Noto (Si- racusa). — II Naturalista siciliano, Anno 11, N. 2-3, Pag. 23-45. Paler- mo 1891. Ragusa E. — Breve g-ita entomolog-ica all' isola di Lampcdusa. — II Natura- lista siciliano, Anno 11, N. 9-10-11, Pag. 234-238. Pa'ermo 1892. - 166 - c) Ortotteri. Griffini A. — Siii s-oncri Anonconotus Cainerano e Annlota Bruiinor. — Boll, d. Masai dl Zool. ed Anat. Comp. d. It. Univ. di Torino., Vol. 7, N. J'J.'j. Torino 1892. !/) Ijepidotteri. Pozzi L. — I Lcpidotteri: osservazioiii e note. — Modcna, tip. Vincenzi, 1892, 8.'^ p. 11. Estr. d. Atti d. Soc. d. Natnralisti di Modena, Mem. Orig., Se- rie 3, Vol. 11. Pozzi L. — Xote lepidotterolog-iche. — Modena, tip. Vincenzi, 1892^ 8." p. 11. Estr. d. Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modejia, Mem. orig., Serie 5, Vol.11. Pijngeler R. — Besprcchung dev neuen Schmetteiiing'sarteu aiis Sieilien , in N. 2-0 des Nat. Sic. (Jahrg. 1890). — II Naturalista Sicilimio, Anno 11, N. 2-3 Pag. 17-23. Palermo 1891. Pijngeler di Rheydt. — Sopra due specie di Psychidi. — II Naturalista Siciliano, Anno 11, N. 0-10-11, Pag. 212-218. Palermo 1892. Trad, dal Tedesco di E. Ragusa. Rossi G. — Caso di mimetismo, dovuto al bruco della Acherontia atropos, L. — Boll. d. Soc. lioniana per gli st. zoologici, Vol. 1, A^rno 1, N. 3-5, Pag. 180-182. Roma 1892. Verson E. — L' armatura delle zampe addominali nel baco da seta. — Boll. mens, di Bachicoltura, Serie 2, Annata 10, N. 3. Padova 1892. Pag. 33-36. Ii) Imenotteri. Emery C. — Sopra alcune formiche raccolte dall' ing*. L. Bricchetti Robecclii nel paese dei Somali: nota. — Genova., tip. Sordomuti, 1892, 8^ fig.., pag. 13. Est. d. Annali d. Museo Civico di Storia Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 12 {32). MagrettI P. — Miitillidei, scoliidei, titiidei, tinnidei, coUa dcscrizione di parec- chie nuove specie. — Genova, tip. Sordo-rauti, 1892, 8," p. 70, con tav. — Viag'g-io di L. Fea in Bivmania e reg-ioni vicine, 43 (Imenotteri), parte 1. — Est. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 12 {32). i) Coleotteri Baibi E. — Contribiizione alia fauna coleotterologica d' Europa: descrizioni di nuove specie dei g-eneri Hi^pa (Linneo) e Microtjiphlus (Lind). Ristampa delle descrizioni di specie g'ia edite. — Genova, tip. d. Gioventii, 1892, 8.0, p. 22. BaIbi E. — Catalogo della coUezione coleotteri, — Genova, tip. d. Gioventii, 1892, 8.", 2). 136, Balbl E. — Descrizione di una nuova specie italiana del geneve Hispa, Linn, e d' altra del g-enere Microtjjphlus, Lind. — Boll. d. Soc. liomana per gli studii zool, Vol. 1, Anno 1, N. 3-5, Pag. 195-198. Roma 1892. Bates H. W. — List of. the Carabidae. — Genova tip. Sordo-muti, 1892, 8." p. 164. — Viag'gio di L. Fea in Birmania e regMoni vicine, 44. — Est. d. An- nali d. Museo Civico di .Sf^oria Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 12 {32}. Bourgeois J — Lycidc^ nouveaux on \)o\\ connu< du inusAe civique de Genes. - 1G7 - 2. mem., 2. partie. — Genova, tip. Sordomuti, 1892^ 8." p, 24. Est. d. An- nali d. Museo Civico di Storia Naturcde di Geiiova, .Serie 2, Vol. 12^ {32). Camerano L. — Note zoologiche, VI: Di un lUaps mucronata Latreille, mo- struosa. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. It. Univ. di To- rino, Vol. 6, N. 106, Torino 1891. Griffini A. — Sulla variabilitA, dcUe apofisi metasteniali nel Dijtiscus rtiarni- ncdls L. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp.d. R. Univ. di Torino, Vol. 7. N. 115. Torino 1892. Con fiy. Halbherr B. — Elenco sistematico dei coleotteri iinora vaccolti nella valle La- i^-arina. Fasc. V. (Platfjceridae-Scarabaeidae). — Rovereto, tip. Roveretann^ 1892, 8.'- p. 38. XXI Puhhl. fatta a citra del Ci>iico Museo di Rovereto. Lewis G. — Histeridac. Parte II. — Geiiova Tip. Sordomuti, 1891., 8.^ p. 24. Viagg'io di L. Fea in Birmaiiia e regioni vicine , 42. E.str. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 12 {32). Luigioni P. — Coleotteri raccoltl nelle inondazioiii deirAniene dal 1889-1892. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool. Vol. /, Anno 1, N. 3-5, Pag. 183-194. Roma 1892. Ragusa E. — Coleotteri nuovi o poco couosciuti della Sicilia. — II Naturalista Siciliano, Anno 11., N. 6-7-8-9-10-11. Palermo 1892. {Continuaz. Continua). Ragusa E. — Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia. — II Naturalista Siciliano, Anno 11, N. 4, Pag. 73-88, N. 6-7-8, Pag. 122-143, N. 9-10-11, Pag. 185-209. [Continuaz. Continua). Palermo 1892. Ragusa E. — Due nuovi Curculionidi di Sicilia, descritti dal Dottore Stierlin. — II Naturalista Siciliano, Anno 11, N. 6- 7-8, Pag. 156-157. Palermo 1892. Ragusa E. — Altri due nuovi Curculionidi di Sicilia descritti dal sig". J. Desbro- ehers des Log-es. — II Naturalista Siciliano, Anno 11, N. 9-10-11 , Pag. 233-234. Palermo 1892. Senna A — Brentidi. — Genova, tip Sonlomuti, 1892, 8.^'' p. 66. — Viag'g-io di L. Fea in Birmania e regioni Aacine, 45. — Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 12 (32). Vitale F. — Catalogo sinonimico e topografico dei Curculionidi di Sicilia. — II Naturalista Siciliano, Anno 11, N. 9-10-11, Pag. 219-232. (Continua). Pa- lermo 1892. Ic) Bincoti. De-Carllni A. — Rincoti raccolti nel paese dei SoMali dall' ing. L. Bricchetti- Robecchi con note su altri dell'Africa Centrale. — Genova, tip. Sordomuti, 8^, p. 12. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Nat. di Genova, Se- rie 2, Vol. 12 (32), 3 Giugno 1892. I) Ditteri. Bezzl M. — Di alcuni ditteri raccolti nel paese dei Somali dall' ing. L. Bric- clietti-Robecclii : nota. — Genova, tip. Sordomuti, 1892, S", j^- 1^- J^-'^fr- '/• Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 12 ,32\ Giglio-Tos E. — Diagnosi di nuove specie di Ditteri. VI. Sirtidi del .Messico. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 7, iV. 123. Torino 1892. — 168 — XVI. Vertebrati. II. PARTE AN.\TOMICA. 3. SISTEMA NEUVOSO CENTRALK E PERIFERICO. ChiariKjili. — Ulteriori osservazioni sullo sviluppo dell' XI c dol XII paio di norvi cranici iiei mammifcri. Nota. — Vedi M. Z.^ Anno 3, N. 7-8, Pcu/, i.W. Fnaari R. — Coutribxizionc, alio studio d(dlo svihippo dollc capsule surreuali e del sim])atico ncl polio <> iici mainmifcri. — Vedl M. Z.^ Anno 3, N. 7-8, Faff. 130. Kazzander G. — lutorno al iiervo accessorio del Willis ed ai suoi rapporti coi norvi cevvicali supcriori neiruomo cd in alcuni inammiferi domestici (Tav. 1 e 2j. — Monitore Zool. ItaL, Anno 3, N. 1-2, Pag. 27-35, N. 3, Pag. ~ir>-r,2, N. 4, Pag. 64-79. Magini G. — Sui filamenti deU'epitelio ei)eudiinale nel bull)o deH'iionio. — Boll. d. R. Accad. Medica di Roma, Anno 17, Fasc. 4-5, Pag. 283-286. Ro- ma 1891. Match! V. — Sur 1' orig-ine et Ic cours des pedonciiles c6rebftlleiix et sur leurs rapports avec les autres centres nerveux. (Resume). — Archives Hal. dr liiologie. Tome 17, Fasc. 2, Pag. 190-201. Turin 1892. Monti L — Lezioni sul sistenia nervoso periferico, latte nella R. Univer.sita di Bolog-na. — liolognn, libr. flli. Treves di P. Virano ., 1892., i6'." p. VI 1-14 7. Rossi U. — Nuova osservazione di niancanza del verrae cerebellare. — Ren- dic. somm. d. Ad. d. Accad. Medico-Fisica Fiorentina in Sperimentale Anno 46, N. 4, Pag. 62. Firenze 1892. Rossi U. — Nuova osservazione di mancanza del verme cerebellare. Con fig-. — yltti d. Accad. Medico-Fisica Fiorentina in Sperimentale, Anno 46, Fasc. 3 d. Mem. Orig. Pag. 310-313. Firenze 1892. Staurenghi C. — Note di anatomia comparativa iutDrno al velum medul- larc anterius ed al tuber cinereum. — Milano , tip. Cogliati , 1892. Pag. 15. Con tav. Est. d. Atti d. Assoc. Medica Lombarda. N. 4. 1892. 5. SCIIELETRO E ArTICOLAZIONI. Ardii E. — Su alcune rare anomalie dell' osso occipitale dell'uomo. — Giorn. (I. /('. Accad. di Medicina di Torino, Anno 55, N. 5-6., Png. 408-422. Torino 1892. ArdiJ - Su alcune rare anomalie dell' osso occipitale; dc^ll' uomo (Suuto). — Archivio di Psichiatria., Sc. Penali ed Antrop. Criminale, Vol. 13, Fasc. 4-5, Pag. 440-441. Torino 1892. Ardii E. — Nota sul diametro.biang-olare della mandibola dell'uomo. — Ar- chivio di Psichiatria^ Sc. Penali ed Antrop. Criminale, Vol. 13, Fasc. 4-5, Pag. 289-300. Torino 1892. Berteili D. — Forami mentonieri nell' uomo ed in altri mammiferi. Con. tav. — Monitore Zool. Ital. Anno 3, N. 3, Pag. 52-55, N. 4, Pag. 80-83, N 5, Pag. 89-99. Firenze 1892. Bianchi S. — SuU' esistenza di ossa interparietali nel cranio del Sus scrofa. Nota, con fig, — Vedi M. Z., Anno 3, N. 7-8, Pag. 130. — 16!) — Lombroso C. — Fossa occipitalc mediana dellc razzc iimane. 2.'' ediz. — Torino^ flU. Ilocca ed., 1S92, 16'\ ]>• 7. Marri E. — Sulla forma del bacini in i-azze diverse. Tesi. — Est. d. Archivio prr V Antvopologia e V Etnologia, Vol. 22, Fasc. 1. Firenze 1892. Pag. 34. Mingazzini G. — Osservazioni intorno alia scafocefalia. — Boll. d. R. Accad. Medka di Roma, Anno 18, Fasc. /, Pag. 272-287. Roma 1892. Mingazzini G. — Sul signiticato morfblog-ico del processus rami mandlhularis neir uomo (apotisi lemurinica di Albrecht). Con 2 tav. — Arcldvio per VAntropol. e I' EtnoL, Vol. 22, Fasc. 1, Pag. 138-147. Firenze 1892. Pitzorno P. A. — Note Antropolog-lche. Ricerche sperimentali sulle asimraetrie del cranio iimano. — Cranio con singolare depressione nella sutura pa- rieto-occipitale. — Gazzetta degli Ospitali, N. 87, Anno 1892. Milano. Estr. Pag. J. Rossi U. — Sui rapporti tra cervellctto od osso occipitale alia nascita. — Atti d. Accad. Medico-Fisica Fior. Rendic. sommario delle .sedute. Seduta del 6 Luglio 1892. In Sperimentale, Anno 46, N. 13, Pag. 248-249. Firenze 1892. III. PARTE ZOOLOGIGA. 4. Anfibi. Camerano L. — Note zoolog-iche, IV: Di un girino anomalo, — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 6, N. 100. Torino 1891. Mina-Palumbo F. — Rettili ed Anfibii Nebrodensi. — II Naturalista Siciliano, Anno 11. X. 5. Pag. 114-120 e N. 9-10-11, Pag. 239-252. Palermo 1892. {Continuaz. Continua). Peracca M. G. — Descrizione di nuove specie di Rettili e Anfibi di Madagascar. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comj). d. R. Univ. di Torino. Vol. 7. X. 112. Torino 1892. Con lav. Vinciguerra D. — Rettili e batraci di Engano, raccolti dal Dott. Elio Modigliaiii. — (lenova, tip. Sordomuti, 1892, 8.^ p. 10. Estr. d. Annali d. Museo Ci- vico di St. Xaturale di Genova, Serie 2, Vol. 12. (32). 5. Rettili. Boulenger G. A. — On some reptiles collected by sig. L. Bricchetti Robecchi in Sonialiland. — Genova, tip. Sordomuti, 1892,8^., p. 13, con tav. Estr. d. Annali d. Museo Civ ico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 12(32). Camerano L — Note zoologiche, V: Di una, Eini/s orbictdaris (Linn) mostruosa. Con tig. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 6, N. 106. Torino 1891. Carruccio A. — Sui serpenti non velcnosi della provincia di Roma. Fam. Co- lubridae e Coronellidae. — Boll. d. Soc. Romana per gli studi zoologici , Anno 1, Vol. 1, N. 1-2. Pag. 39-57. Roma 1892. Mina-Palumbo F. — Vedi M. Z., in questo X., Pag. 169. Peracca IVI. G. — Note erpetologiche. Ill e IV. — Sulla oviparita del Macro- .'icincus coctaei , Dum. et Bibr. — Svernamento della Damonia recvesii, Gray, alio stato libero. — Bollett. dei Musei di Zool. e Anat. comp. delta R. Univ. di Torino. X. 105. Vol. 6. Torino, 1891. - 170 — Peracca M. G. — Osscrvazioui sul Macroscincas coctaei, Duin. et Bibr. — Bol- Ictt. dci Musei di Zool. c An. comp. d. R. Univ. di Torino. X. 107. Vol. 6. Torino, 1891. Peracca M. G. — Vedi M. Z., in questo N., Patj. 169. Peracca M. G. — Osscrvazioui siiUa riproduzionc della Iguana tuhercolata Laur. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. li. Univ. di Torino, Vol. 6, N. 110. Torino 1891. Positano-Spada D. — Sulla ideutita spccifica della Lacerta murali.s o della La- cirfa scrpa. — Boll. d. Soc. Rom. p. gli sit. zool... Vol. i, Anno 1, N. 3-5, P- 39. Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 12 (32.) - 171 — Silvestri F. — Coutrihuzione alio studio deU'avifaiina uinbra. — Perugia^ tip. lioncompagni, 1892, 5." />. 23. Estr. d. Atii d. Accad. Medico- Chi rurgica di Perugia, Vol. 4, Fasc 1. 7. Mammiferi. Thomas Old. — Note on Chiroderma viUosum, Peters, with the description of a new species of the g-euus, — Genova, tip. Sordonititi^ 1891. 8°. p. 4. Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova., Serie 2, Vol. 10. 8. Antropologia bd Etnologia. — Rendic. d. Soc. Ital. di Antropolog-ia Etnol. e Psicolog-ia comparata in: Archivio per I' Antrop. e la j^tnol., Vol. 21., Fasc. 3, Pag. 103-436. Firenze 1892. Oanielli I. — Studio craniolog'ico sui Nias. — Archivio per V Antropologia e La Etnologia, Vol, 21, Fasc. 3, Pag. 275-312. Firenze 1891. Con tav. (Con- tin uaz. e fine. Vedi Fasc. 1.) Giacomini C. — Annotazioni suUa anatomia del negro. 5.^ mem. Con tav. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 6, Pag. 109. Giglioli E. H. — Rettifica a proposito di tre armi litiche ritenute per italiche. — Archivio per V Antrop. e la Etnol. Vol. 21, Fasc. 3, Pag. 327-330. Fi- renze 1891. Lombroso C. — L' uomo bianco e 1' uomo di colore: letture su 1' origine e la varieta delle razze umane. 2. a ed., con ag-giunta di 7 appcndici. — Tori- no, fill Bocca ed., 1892, 16\ fig. p. 395. Lombroso C. — Dell' influenza dell' orogTafia nelle stature. 2. a ed. — Torino, flli Bocca ed., 1892, 16^, p. 32. Marri E. — Sulla forma dei bacini in razze diverse. — Vedi M. Z. in questo N., Pag. 169. Moschen L. — Due scheletri di Melanesi. — Boll. d. E. Accad. Medica di Ro- ma, Anno 18, Fasc. 4, Pag. 288-295. Roma 1892. Moschen L. — I caratteri flsici e le orig-ini dei trentini. Con tav. — Archivio per V Antropol. e V Etnologia, Vol. 22, Fasc. 1, Pag. 101-132. Firenze 1892. Panichi R. — Ricerche di craniolog'ia sessuale. — Architio per V Antropologia e V Etnologia. Vol. 22, Fasc. 1, Pag. 49-88. Firenze 1892. Con tav. Pieroni P. — Delia stirpe lig'ure in Garfagnana. — Boll. d. Soc. Veneto-Tren- tina di Sc. Nat., Anno 1892, Tomo 5, N. 2, Pag. 55-69. Padova 1892. Roncoroni L. — Anomalie riscontrate in .50 uomini e 50 donne borghesi senza precedenti criminali ne psicopatici. — Arch, di P:uch., Sc. Penali ed An- trop. Crim. Vol. 13, Fasc. 1, Pag. 106-107. Torino 1892. Sergi G. — Melanesia c Melanesiaui. Con fig. — Boll. d. R. Accad Medica di Roma, Anno 18, Fasc. 2, Pag. 92-176. Roma 1892. Sergi G. — Di alcune varieta umane della Sicilia. Nota. — Atti d. R. Accad. dei Lincei. Serie 5. Rendiconti. Vol 1, Fascicolo 11, Sem. 1. Roma 1892. Pag. 439-442. Verga A. — Un cranio controverso (di Vincenzo Monti?). Con tav. — Archivio per I' Antrop. e la Etnol., Vol. 21, Fasc. 3, Pag. 315-325. Firenze 1891. 17-2 ( LVIIOH \roKU) 1)1 I'.VTOLOGIA (jli.VKKALK Kit ISTOl.OGIA. II. U.MVKUSITA 1)1 1'AVIA.) Sulla line anatomia del gangli del Simpatico. Nota DEL DOTT. LUIGI SaLA Lil)cro doceiile ed assisleiitc tli Islulogi.i nclla 11. Liiiivoisila di I'.tvI.t. (Con 9 incisioni) (Continuaz. e fine. Vedi N. precedente) Fibre n ervose. — Per poco die la reazione col nilralo d' argento sia riuscila, .si puo sempre scorgerc che in iiii ganglio del siinpalico oilre aile cellule si colora in nero anclie iin certo numero di fibre nervose. A questo propo.silo convien notare die a .seconda dell' eta dell' aniniale che serve pel noslro sludio, il sale d'argenlo si fissa di preferenza o sul- la.cellula o sulle libre nervose: per ciii meiilre nei I'eli o n(\iiii aiiimali neo- nati si colora con facilila, insicme colle c(^lkile, iin gran niiniero di fibre, negli animal! avenii .da iin inese a due di vila le libre colorale sono in inollo minor numero: inollre variando enlro certi limili le modalila tec- niche della colorazione, si puo sino ad un certo punto ottenere colora- le a volonla o le cellule o le fibn^ nei'vose. lo ho inlatti osservato che prolungando sino a 4 giorni o 4 giorni e mezzo la durata della secon- da immcrsione del pczzo in miscela osmio-bicromica, si puo limitarc la colorazione quasi esclusivamente alio fibre nervosa', menlre per conlro volendo ottenere la colorazione delle cellule e neccssario accorciare la durata della .seconda immersione, che non dev' essere pin di 3 giorni. I gangli del simpatico sono straordinariamente ricchi in libre nervo- se, e quando la reazione e riuscita mollo ricca, l' intreccio da esse for- mato e talmente litto da rcndere assolutamenle imjiossibile lo sludio del loro modo di comporlarsi. Per cio fare e nccessario scegliere le prime sezioni ((luelle pcriferiche) del ganglio nolle (|uali la reazione e meno — 173 — ricca. Meglio ancora fare lo studio in ganglii rici qiiali la colora/.ionc non r riuscila complela. Esaiiiinando iino di ijiiosii preparali, si scorgn chc iici gangiii del simpatico dccorrono due sorla di libre die si dislinguono per im caral- tere niolto importanle: le unc percorrono il ganglio rimaiieiido iiidiviso, le allre inviano dellc- collaterali. Le prime (Fig. 2) presenlano lulti i caralleri sopradescritti del pro- lungamento nervoso delle cellule del siinpalico e costituiscono dei fasci piu 0 mcno robusli, chc solcano il ganglio in lulle le direzioni: nclle sezioni longiludinali di ganglio, vediamo inl'aUi di quesli fasci tagliali sia trasversalmenle sia obliquamente: alLri atlraversano longitudinalmente tutlo il ganglio, ed in questi non (> raro poler scorgere delle fibre clie penetrate nel ganglio da una estreniita, lo atlraversano ed escono dalla eslremita opposta senza aver niandato una collaterale. Questi fasci s' in- trecciano in vario inodo fra loro lasciando libere delle grandi aree irre- golari occupatc dalle cellule del simpatico, le (|uali inviano in questi fasci il loro prolungamcnio nervosa (Fig. 2.). Queste libre die rimangono indivise, a decorso ondulato, per lo piii provvedute di nunierose varicosita e percio spesso di aspetto moniliforme, non rappresentano adunque clie i prolungamenti nervosi delle cellule del simpatico : sono vere fibre di Bemah die prendono la loro origine sia dalle cellule dello stcsso ganglio, sia dalle cellule dei ganglii viciui. Lo fibre die inviano delle collaterali sono meuo nunierose delle prime e s'incontrano di preferenza alia periferia del ganglio. In generale si Iralta diiina fibra a grosso calibro, raramente varicosa ma a decorso ondulato ed irregolare, la quale tralto tratto (spesso a lunghi intervalli) emette qualdie collaterale straordinariamente fine die, dopo iin decorso piu o meno lungo, manda alia sua volla altre ramificazioni di eguale finezza perdentisi nel ricco reticolo che occupa tulto il ganglio (Fig. 3 e 4). Talora questo rauiificarsi delle collaterali si compie in uno spazio rislretlo e ben delimilato del ganglio , vale a dire tutti i singoli rami chc ne deri- vauo rimangono vicini gli uni agli altri : lal' allra invece le ramifi- cazioni molto lunglie , e sempre delicatissime , si portano in tutte le direzioni distribuendosi variamenle nel ganglio ( Fig. 3 ). II fatto ca- ratteristiL^o che ho osservato in modo costante a proposito di queste fibre c la enorme sproporzione esislentc IVa il calibro, diremo cosi, detla fibra d' origine ed il calibro delle collaterali. Uno sguanlo alia Fig. 3; dove sono rapppesentate alcune di quesle fibre raniilicantisi, da, meglio di qualsiasi descrizione , 1' idea esatla dd loro tipo specialc , molto caratteristico. 174 Fig^ 3. — Filire dalle i|uali si starcano ilollc collalcrali. Caiio o gallo ncona- lii, Doppia iiiiprcgnaziiiiii;. INsr la presenza di tutle (|uesle librc die percoiToiio il gaiiylio, in; vioii lormato un' intreccio o rfiticolo (I) esclusivameiUe nervoso, fillissinio die occupa liitta l' estensione del ganglio, e riempie per cosi dire tiilli yii inlerstizi csisteiili tra gli elcmenli celkilari, per modo die qiiesli iil- (imi rapprcsentano i soli spnzi di (pialdn; rilicvo lasciali libci'i dal reti- colo. I^].sisle adiiiKiuc nel simpalico una disposizioiie analoga a qiiella messa in cliiaro dal Golgi (2) negii org'ani cenlrali del sishMiia nervoso (1) Uso il vocaliolo reticolo iiello stesso sigiiificato « liservato e noiivenzioiiale s» attrihuilogli dal dolg'. (La rele nervosa diiTusa degli orsjani central! de! sistema nervoso, Rend. R. ht. Lomhardo Sc- rie II, Vol. XXIV, fuse. Vllf e IX, paff. 13) notando solo di passaggio die anclie nell'intreccio nervoso proprio del ganglil del simpalico, s' inconlrano non rare ilell; anostomosi Ira libra e fibra, delle vere maglie die ci possono far pensare di trovarci in presenza di nn vero reticolo. (2} Golffi, I. c. La rete nervosa dilTusa ecc: ecc: — 175 — \ e principalmunle nella sostanza grigia del midollo spinalc ; csiste cioe una rele nervosa dill'iisa, II! fihrillo della quale abbracciano strellauicnle non solo i \ corpi eel- ) j lulari ma n ^^ ancliei pro- luiigamenti da quesli emananti , sine alle pill minute loro suddi- visioni. Questo reticolo e costituitoe- sclusiva- mente dai due tipi di fibre sopra- descrit- ti : vedia- mo infatti ch6 insie- '^'S '^ — Aspelto del reticolo iiervoso dilTuso in uii ganglio stellato ili cauc iieo- ,. J nato (doppia iinpregaazione). La figura non rappresenta 11 massiino di complicatezza del llie due Qe- reticolo, nia un punto in cui esse era meno fitto e permetteva percid di essere fcdcl- licate fi- niente ritratlo colla camera cliiara di Zeiss. brille per lo piu varicose ed a decorso turtuoso die ne i'ormano le ma- glie piu fini, decorrono in esso fasci relalivamente robusti di fibre grosse ed indivise, il qual fatto, imprime al reticolo stesso un' aspetto speciale e caratteristico (Fig. 4). Esso reticolo e di natura pm'amente nervosa, ne si puo ammeitere con Ramon u Cayalcho. alia forniaziono di esso prendano parte i pro- lungamenti corti cioe i prolungaaienli protoplastnatici delle cellule del simpatico : accade anzi in generale clie quamlo la reizione nera ha iiiesso ben in chiaro in tutta la sua fuiezza il reticolo nervoso, le cellule ner- vose al conlrario lianno scntito ben poco I' azionc del nitralo d' argento e si presentano colorate in scarsissimo numero. Esaminando accuratamente il reticolo nervoso in parola nei punti in cui e meno fitto, si puo. entro certi limiti, sorprendere il modo col quale si terminano le ultiine ramilieazioni delle fibrille, e nello stesso tempo scoprire degli interessanti particolari riguardo alle modalita di rapporto fra il reticolo e gli elementi cellulari. — 17G — Fig. ."> — Vaiie lonne ili torniinaiioiic ilelle libiille neivose del lelicalo. (Cane e alto giovani. Doppia imp.) Nella Fig. 5 sono rappresenlali al- /' ;^f cuni )nodi tli (erminare dellc piii fine fibrille del relicolo. In generale sono fibre esilissimC; loiiuose, provvedule di numerose nodosila di forma n gran- dezza variabilissime, le quali lerminano ramificandosi od anclie, scnza ramificarsi, avvolgcndosi in modo piii o nieno com- plicato atlorno ad una cclliila del gan- glio. Talora la fibrilla non la die un giro atlorno a questa, lerniinandosi poi con un piccolo globetlo : tafaltra, coni- piuto il giro atlorno alia celluin, pri- ma di ierminarsi descrive ancora una 0 piii ansc sulla superdcie delta cellu- la stessa; altre volte ancora sono due ed anche tre i giri die essa descrive atlorno al corpo celliilare. In cerii casi la libra si biforca ed i due rami abbracciano slreltaincnle la cellula (Fig. 5 a) in allri la libra si divide ad un Iratlo in tre o qiialtro rami die si ler- minano in piccoli noilelli (» phicdielle e formano una specie di calicc mullo (lelicalo ed elegante, nel quale e contenula in totalila o solo in parte una cellula nervosa (Fig. 5, b). Non e raro il caso die atlorno ad nna medesima cellula vengano a lenninare due o Ire fibre che vi giiingono da opposla direzione, e piu d'lina volla bo osservalo due o tre fibrille vicine iuviare numerose ramilicazioni anastomizzantisi IVa lore e formare cosi delle relicellepiuo meno eslese con punii nodali grossi e nodosi, le quali avvolgono talora uu solo, tal allra due o tre corpi celliilari ad un tempo (Fig. 5, c, cl). Terminazioni di fibre nervosa identiclie a quesle ultime, vennero re- cenlemente dal Fusari (1) riscontrate nella sostanza midollare (hdle capsule surrenali dove i filamenli nervosi cbe decorrono atlorno ad un gruppo di cellule midollaii. ad un Initio si dividnno e formano un rt>ticolo con punli nodali discoidali per modo cbe ciasciin gruppo di elemenli iiii- dollari e contennlo in queslo relicolo nervoso i cui punli nodali variabili di i'orma e di grossezza si appoggiano sul corpo ib^gli ebMnenti stessi. In base a queslo inliino rapporto fra elemenli midollari e fibre nervose, (reperlo che aveva il suo risconlro in disposizioui pressoche idenliche da lungo tempo note md simpalico delta rana) e per altre molteplici consi- derazioni, Fusari conchiudc per una strella analogia fra gli elemenli della sostanza midollare Ai^Wo capsule surrenali, e gli elemimli nervosi del sim- palico, la qual condusione viene ora picnanienle confermata dal niio reperto. (1) Fusari. 1. c. — 177 — Ma tiitti i varii modi di terminazione di fibrillcs del relicolo ni (iiiali alibianio sopra acccnnalo, non rapprcscntano, per cosi dii'o, cUr. \e modalita pii'i seinplici di rapporlo I'ra rolicolo nervoso cd cd(3- iiieiili ccllulari: altre sc iic incontrano mollo piii complicalc dcllc quali iio discgnato qiialche cscm- pio \m\k F'vj;. (> c 7. Qui non si Iratla piii scm- plicenienb; di una o due fibre, cbe giunle in pros- siniila di una cellula si diviilono e coi h)ro rami ne avvolj^ono in niodo pin o mono complelo il corpo; qui si Iralla di otto, dieci cd anclie vcnli e piu fibre appartenenti a! reticolo cbe tultc conver- i^ono atlorno ad un incdesimo coi'po celiulare per abbraeriarlo strettamentc in tult(! le sue parti c fbrniare attorn o ad esso una re - ticelLa comple- la molto fine cd elegante (Fig. G e 7). Le fibre cbe si raccol- gono insicme in fascio per avvi- lupparc una cel- ula banno di- verso calibro : ne Iroviamo di quelle esilissi- me accanto ad altre grosse e robuste : alcu- nc sono molto ricche in varicosita, altre non ne presenlano aflatto. Giunte in corrispondenza della cellula, non si coniportano tutte nel medesimo mo- do: alcune certamente si terminano inviando in nu- mero vario 'delle ramiticazioni cbe si anastomizzano in modo complicatissimo fra loro formando una rc- ticella piu o meno fine ma complefa e limitala alia cellula; altre invece (e queste in generate sono quelle piii grosse e che rimangono indivise ) non si terminano sulla cellula ma girano solo altorno al corpo di essa per continuare poi, al di la di questo, Fig. 0 — Relicelle nervose pericellulari gallo giovaiift. (Dop. imp.) — 178 — il loro decorso altraverso al relicolo nervoso diffiiso : qiie- sle fibre evidenteinente non prendono parle intinia nlla fonnazione del la reticella pe- I'iccllulare , ma solo contri- buiscono colla loro presenza •^ renderne piu complicata 1' im" palcaliira. Non occorre dire die que. sla relicella pericellulare e vi- sibile solo in quei casi,nei quali la cellula avvolta non h stata eolorata da! sale d' argento 5 eppercio nulla si puo stnbilire circa il modo di comportarsi dei prolungamenti protoplasma- lici e nervoso di questa ri- spetto a quella; la cellula non eolorata nell' interne della re- ticella la si percepisce solo per diversila di rifrangenza del nu- cleo e dei contorni ; riesce pero quasi sempre difficile a slabilire con sicurezza se le fi- bre clie costituiscono la reli- cella perforino la capsula con- neltiva, die ^appiamo avvolgere ciascuna cellula del simpaticO; e si distri- buiscano al di solto di questa direttamente sulla cellula o se pure si ana- slomizzino o s' intreccino sernplicementc all' esterno della cnpsula. In qualclie case mi parve vcramente che la reticella fosse endo-capsulare, ma devo confessare die furono piu numerosi i casi nei quali rimasi in dubbio; e nulla polei decidere a questo riguardo. L' esislenza di una reticella nervosa attorno alle cellule del simpa- tico e nota da lungo tempo per cio die riguaida il siinpatico della rana. Sono note le ricercbe quasi contemporanee di Beale (I) ed Arnold (2) die condussero alia scoperta, nolle cellule dei ganglii Fig. 7 — Coiiiplicalissima reticella nervosa die avvolge in totalita il corpo della cellula. (ratio giovane. (Doppia imp.) (Il Healc, On tlie Structure and I'ornialion of the so called apolar, unipolar, and liipolar ner- ve-fclle of the Irog, riiylosophycul Transactiuns LS(!3. (2) Arnold, Ueber den feineren histologisclien Verliiiltnisse d. Gaiiglienzellen in der Svmpalliicns des Frosclios, Xirrhox' s Archiv. litJ. -"iS. ISS-i, — 179 — cardiaci della rann, di uii fdaniento clie gira a spiralc attorno alPunico prolungamento di cui sono provvcdute qiieste cellule^ e va a distribuirsi sill corpo cellularc, e sono note eziandio tulle le discussioni alio (juali dicde luogo questa scoperta sino al 187() quando Key e Retius (1), avendo dimoslrato die questo (ilamcnlo si ricopre di mielina ad una di- stanza pin o meno grande dalla cellula, misero fuor di dubbio la di lui naUim nervosa. Piii lardi, colla introdiizione nella tecnica microscopica del nielodo classieo di EhrUcli (iniezione intra vitam di una sokizione di bleu di metilene) nuove ed inieressanti particolarita di struttura ven- nero messe in chiaro a questo proposito principalmente per opera di Elirlich stesso (-J) di Aronson (3) di Arnstcin (4) di Befmis (5); Smir- now (6), Tiimcinzeiv e Dogiel (7), Feist (8) ed altri ancora. i\la per cio clie riguarda il simpatico dei mammiferi, le nostre co- noscenze, sotlo queslo punto di vista, sono molto meno eslese e possia- mo dire compendiatc nei risultali delle anliche ricerche di Courvoisier 0 nei reperti delle indagini recenti di Aronson. II Cotirvoisier (9) fin dal 1866 afferniava essere le cellule del simpatico di tutti i verlebrati, provvedute oltre clie di prolungamenti relti terminantisi nei nucleo della cellula (negli anfibi le cellule possedevano un solo di quesli prolunga- menti retli, mentre in tutti gli allri verlebrati erano sempre piu d'uno) anclie di un filamenlo a spirale avvolgente tulto il corpo cellulare e forraante attorno a questo un reticolo nervoso, che faceva capo ai nucleoli della cellula stessa, del quale reticolo il Courvoisier dava anche nume- rose figure. Convien pero aggiungere che della seriela di questi resultati (i quali tultavia vennero I'anno seguenle confermali in parte da Bidder (10) nei cane) era poco convinlo lo stesso Courvoisier quando nei 1868^ (1) Jiei/ H. Relzius, Studien in d. Anat. des Nervensystems u. Bindcgewebes. II. 1S76. (2y Ehrlich, Ueber die Metliylenblaureaction de lebeuden Neivensubstanz. Deid. med. Wocheuscli. N. 4, ISSf). (31 Aronson, lieitrage zur Kennttiiss dcr cenlialeii u. periphereii iNervenend. Inaiif/. Dissert. Ber- lin ISSO. (i) Aritsteiii, Die Metliylenblauf.ubung als liistologische Metliode {Anat. Am. Bd II, ISSl, jV. 7, X. IH3) — Nilciti Zawdmsliij, Uiiber die Fortsiitzc der Nc'venzeilen in der Herzi,'anglien {Ar.h. f. mile. Anat. Bd. 39.) (5) Retiius, Zur Keniitnis des Ganglienzelien des Sympathicus, llioloyislox fureuinyens For/tan- dlingar. 1800. {&) Sinirnow Die Slruclni|iatl)iciis lioini Kioscli {Arc/i. J. mil!. Anal. Till. IW ISOS.) (2) Aronson., I. c. (3) Ret.rins,i. c. , liiolof/islm Fiircninf/cns FiirhuitiUtnfinr. — 181 — Abbiamo vedulo come i gangiii del simpatico siano pcrcorsi da due sorta di fibre nervose: fibre che iiiviano dcllc collalerali, e fibre clie ri- mangono indivise. Stabililo qiicslo fatto, vien nalurale questa dornanda: qucste due sorta di fibre haiino veramenle originc e significato diverse, oppiire sono le slesse fibre che in vieiiuiiiza della lore origiiie , e per buoii IraUo did lore decoiso riiiiangoiio iiidivise e solo quan- do son prossime alia lore tenninazione inviano delle collalerali ? Kvidenteniente e molto difficile risponijere a questa dornanda in modo precise e sicuro. Le fibre che rimangono indivise sappiamo che non rap- presentano allro die i prolungamenti nervosi delle cellule del simpatico, e quindi sono vere fibre di Ilcmah, nia delle fibre che inviano collale- rali, I'origine I'imane osciira. Van (UJmchten, il quale conslaio la presenza di qucsle fibre e ne disegno molto accuratamenle Taspetlo caratterististico, dice che esse « re- presentent sans aucuii doute les ramificaliuns terminates des fibres ner- veuses provenant des cellules placees dans un autre ganglion » (1). Ame pare che quesfatlermazione del. valente ricercalore belga sia alquanto ar- rischiata in quanto non e basata sopra un dale di fatto certo: per poter accettare senz'altro quest'asserzionc del Van Gehuchten sarebbe indi- spensabile aver veduto almeno una di queste fibre che si dividono in rappurto con una cellula del simpatico, cio die a me in verila non e mai accaduto. D'altra parte e noto da lungo tempo che nei gangiii del simpatico oltre alle fibre di Rcmalc penetrano, per mezzo dei rami comunicanti, delle fibre appartenenti al sistema cerebro-spinale; per il che acquista la massima importanza quest'altro quesito: se fra le due sorta di fibre che solcano i gangiii del simpatico (fibre ^iRemah e fibre cerebro-spinali) di origine e significato cosi diverse, esista per avventura anche una dif- ferenza nel loro modo di compoilarsi neirinterno dei gangiii. Per risolvere questo importante problema, tenlai la colorazione nera di Golgi in gangli stellati (cane e gatto) nei quali conservavo per tratti relativamente lunghi tutti i rami si afferenti che efferenti, alio scopo di studiare il modo di penetrazione nel ganglio o di uscita dal ganglio, delle fibre appartenenti agli uni ed agli allri, si ai rami che uniscono il gan- glio al resto del simpatico, come a quelli che lo uniscono al sistema nervoso cerebro-spinale. Per quanto i criteri fornitimi da questo studio non potessero essere di un'assoluta certezza, e da se soli bastevoli a ri- solvere la questione, in quanto sappiamo che dal piu al meno in tutti i rami del simpatico decorrono scmpre ad un tempo e fibre di liemah e (I) Yita Oehucltten, I, c, p. '■>■', - 18-:^ ^^ f I ^"^ii^ Fin fibre inidollale del sistema cerebro-spinale, cio nondimeno valsero a di- mostrare clie iiiia nolevole dilFerenza esiste in- (lubbiamente iiel iiiodo di comporlarsi, all'eii- liata nel gang-lio, delle (ibre appartenenli ad un ramo cbe uiiiscc il ganglio stesso al resto del simpalico, c quelle appartenenli ad un ramo clie unisce il ganglio al sislema cerebro-spinale. La Fig. 9, clie rappresenla a piccolo ingran- dimento una sezioiie di ganglio stellalo di cane neonato, e deslinala appiinto a far vedero il di- verso modo col quale penelrano nel ganglio le fibre del ramo a clie unisce il ganglio stellalo al ganglio cervicale medio e quelle del ramo h che unisce il ganglio stesso al primo e secondo nervo dorsale. Le prime sono piii delicate, a decarso ondulato, varicose, sempi'e indivise, ed anche neH'interno del ganglio si mantengono ancora per buon tratto sotto forma di fascio pill 0 meno compatlo, le secomle sono alquanto piu grosse, a decorso molto irregolare, per lo pill non varicose, ed appena entrate nel ganglio si sparpagliano sen/a regola in esso: fra qucste non sono rare le fibre cbe inviano collaterali nel morlo caratteristico suddescritto. Evidentemente, questo reperto ch'io constatai con una certa costanza in tulti i numerctsi ganglii da me esaminali, per quanto non privo d'in- teresse non e tale da auiorizzarmi a conchiudere senz'altro in modo certo die le fibre invianti collalerali sono fibre appartenenli al sistema cerebro- spinale che penelrano nel ganglio dove costituiscono un reticolo in inti- ino rapporto colle cellule del simpalico: pcro questo reperto unite aH'altro non meno interessante, al quale ho accennato piu sopra, del diverse modd di comporlarsi, nella formazione delle reticelle pericellulari, delle fibre che inviano collat'^rali e di quelle che rimaiigono indivise (le prime per lo pill si terminano formando la reticella attorno al corpo cellulare, le seconde iiivece non I'anno die rendere piii complicala qiiesta reticdia circondando in parle od in lotalita la cellula senza lerminarsi in cor- rispondenza di quesia) , non solo porta a credere che fra le due sorta di fibre, alle diderenze morfologiche corrispondano eziandio differenze UDlt'origine, ma rende inoltre accettabile Tipotcsi che le fibre invianii collalerali siano vere fibre del sistema nervoso cerebro-spinale terminan- tisi nei "•ani'iii. 8. — Sezione di Gan- glio slellato di Cane neonato nel quale si scorge il diverso modo di conipoilarsi delle fibre (lei due fasci a e b, del quali il primo unisce il ganglio al resto del sinipatico; il secondo lo unisce al primo e secondo nervo dorsale. - (Tripla imp.) 183 — ^ "-Yf Ed in rapporto a qiiesto modo di vcdere, acqiiista nil' importanza capitale il faUo messo in cliiaro da Kri/ e IleMics (I) nei ganglii del simpatico della i-aiia dove la libra spirale die va a formare la rete atlorno alia celliila ad una distanza pin o ineno grande da questa, si rivesle' di giiaina niielinica. preeisamente come le fibre del sistema cerebro-spinale. Nei ganglii del simpalico tratlati colla reazione nera accade talora, come gia ha notalo il Cayal (2), di veder colorate anclie Ic fine (ibrille nervose terminali dei vasi sangiiigni. Uecentissimamente il /deisms (3) studiando col metodo di Golgi il modo di distribnirsi d(3i nervi nella milza e nei reni, cbbe campo a stndiare mollo accurala- mente i nervi dei vasi, e vide che le ultime (ibrille ner- • vose si terminano in questi liberamente softo forma di pic- coli nodi 0 varicosila che il Retmis slesso, medianle le iniezioni di bleu di metilene nell' animale vivo, pole di- mostrare essere in rapporlo iiUimo colle fibre musco- lari liscie delle pareti arteriose. lo presento nella Fig. {) m\ bnon li-alto di arteriola di un ganglio simpalico di gatto, nella quale, col metodo di Golgi, si e colorafa in nero la delicata ed elegante rete nervosa propria di esi;a. Dai piccoli fascetti di fi- bre nervose che decorrono nelle pareti arteriose , per lo piu parallelamente all' asse longitudinale deirarteriola, SI staccano tratto tratto quasi ad angolo relto det rami molto ilolicaii i quiili con andamenio irregolare ed ondulato' SI portano in direzione trasversale all'arteria stessa come se volessero abbracciarla, e dopo un breve decorso o si terminano subito con un piccolo globettino o si dividono ancora dicotomicamente, ed i due rami che si originano, collo stesso andamento tortuoso, si portano per tralti piu 0 meno lunghi in direzione parallela all'arteria per ter- minarsi anch'essi liberamente in modo identico, cioe con im globeltino. Pu6 accadere che parecchi di questi rainj trasversali si stacchino da diverse fibre a poca distanza Mini) dall allro e die diano luogo a ramilicazioni dico- tomiche abbondanti ed allora il vaso appare, in certi Iralti^ provveduto di un ricco intreccio nervoso molto line ed' elegante, le cui singole fibrille si terminano pero sempre liberamente con delle piccole varicosita^che danno a tiitio r intreccio un aspclto caratleristico. ' ! I (1) A'ei/ a. RctziHs, I. c. '■ ^ •' "-.' .!> \SJlTJ'\- ,^.,?!''''f' ',•.'• 3",'n,«'noi'a- - /eJi anchj Uamon ;/ Ca,,al .; (\ s;,/„, Terininnci.in '"» "^'70= y luhos sjl.inJuSares dd paiisre.is d.; los VortjI.rados. liarcclo,> a Is;, I. (■\) HeUtits-, I. (•,., [JiologSClie Uiit:M-s., X-m t'.A'ie S. -,0.54 ^ xc<, b V — II CONCLUSION!. I lalli principal! da inc sopra osposli, mi pcrmcUono tli concliitloro quanlo segue: i") Le cellule nervosc del simpatico sono elemenli multipolari prov- vcduli di un iiumero vario di prolungamenti proloplasmalici, e di un uni- co prolung-amenlo nervoso o funzionale die rimane indiviso. 2°) In ogni ganglio del simpatico decorrono sempre diie sorta di li- bre nervose; a) fdtre nervose indivise, vnrico.se, a decorso ondulalo, formanti del i'asci piii o meno grossi clie percorrono in ogni direzione il ganglio, b) fibre alquanlo piii robuslc non varicose die inviano nume- rose collaterali sempre molto piii fini e ddicale, die alia lore volla si ramificano abbondantemcnte. Qiiesle, I'nollo meno numerose di quelle, si incontrano quasi esclusivamente nei rami die uniscono i ganglii del sim- patico ai tronchi nervosi del sistema cerebro-spinale. 3'^) Le fibre die rimangono indivise non sono che i prolungamenti ner- vosi delle cellule del simpalico: quelle che inviano collaterali non c improbabile die apparlengano al sistema nervoso cerebro-spinale. 4P-) Le une e le allre fibre forniano nel ganglio del simpalico un intreccio o reticolo nervoso finissimo, di aspetto caratleristico , difTiiso in tutio il ganglio, e che occupa tutti gli interslizi fra cellula e cellula. 5") Fra il reticolo nervoso dilTuso nel ganglio e le cellule del sim- patico, corrono rapporti di conliguita molto intimi in quanto ciascun corpo cellulare e slrettamente avvolto da un numcro piii o meno grande di fibre nervose, le quali Ibrmano una reticella nervosa piu o meno ricca, che ricopre in parte od in totalita esso corpo cellulare. 6*^) I prolungamenti protoplasmatici delle cellule del simpatico, non prendono assoliitamente parte alia formazione del reticolo nervoso dif- fuso, ne danno origine a fibre del simpatico. Per lo piii essi si divido- no, ma la disposizione a nido pericellulare attorno alle cellule vicine, de- scritta da Ramon y Oaijal e un fatlo imramento accidentale , forse in rapporto colla struttura del ganglio, e non lui riuiportanza che vorreb- be attribuirle quest' aulore. I'avia — Affosto 1892. I — 185 — Contributo alia miyliore conoscenza degli annessi fetal! nei Rettili. 2.1 Nota preventiva del DoTT. Ekc()I>k Giacomini SuUore null' Islitulo Aiialoiiiico di Siena. (Continuaz. c fine. Vcdi N. prcccdente.) OKrc alio nova di Lacerta avrei assai volentieri sludialo uova Ui- coiidalc in via di sviliippo di parecclii Saiiri, ma disgrazialamenlo non mi (' slalo possibilo esaininare allro die alcune uova a sladi mollo avaii- zali di Platydacfylns mauritanicus {muraUsj e di Anguis fragilis. Sebbcnc si compoiiino in niodo tiiKo particolare, devo qui far mcnzionc anchc delle uova di Seps elialcides, poichi' fiirono pure esse oggetlo dclla .mia osservazione dal piinto di vista delle relazioni Ira vasi sanguifcri allanloidei ed onfalo-mesentcrici. Ebbi gia altra volta occasione di far lilevaro come nolle uova di Seps elialcides il sacco vitellino non venga mai completamonle avvollo dall' allantoide, la quale arreslasi sempre al limito della porzionedisuperficie esterna deiruovo occupata da cio cbe resia di sacco vilellino. Or bene a sladi avanzati di sviluppo nel confine tra i due organi si puo scorgere, non coslantemente pero od almeno non sempre con la stessa evidenza, qualche diramazione dei vasi sanguiferi passare dalla faccia distale del sacco vilellino sull' allanloide. Inlornoad allre parlicolarila relative agli ann-^ssi embrionari del Seps ho gia delto nella mia comunicazione preliminare « Material! per la storia dollo sviluppo del Seps elialcides » (l)e di esse diro anche piu estesamenlc in una momoria che mi ripromello di presto ultimare. Nello uova di Anguis fragilis con embrioni lunglii 05-70 mm. e vicini percio alio ultiine fasi di sviluppo, il sacco vitellino o complcta- mente avvollo dalP allanloide la quale non prende con esso alcun inlimo rapporto. Manca qualunque comunicazione tra vasi allanloidei e vasi on- falo-mesenlerici, come pure non esisle al polo distale nulla di simile a cio che abbiamo voduto nello uova di Lacerta. Non oserei pero alTer- mare che quesla totalc indipendenza dei due organi si vei'ificlii durante lulli gli sfadi di sviluppo, essendo dimostralo dalle ricerche di //. Vir- cJwir che la vena vitellina negli sladi medi ha pure nolle uova di Aii- giiis una disposizione simile a quella da me descrilla nella Lacerta. Sarebbe quindi necessario esaminare varii gradi di sviluppo prima di as- serire che mai nell' Anguis si slabiliscono relazioni tra vasi allanloidei ed onfalo-mesenlerici. (1) Moniio'c Zoolof/. Ital. Atuin II. 7.9P7. — 186 — rs'cllc iiuva (li Platudactjilus, iicll" qii;ili I' tjiiiltrioiie liingu 10 iiiin. circa cm imn; viciiio all(! sue ulliiue I'asi di sviluppo, iion ho liovalo al |iolu (listale foriiiazioni clio ramiiiL'iilassero quelle delle uova ili Lacerta, iiienlre vi lio riiivenuto alcuni dclicali vasi i quali sorgendo dal polo di- stalc del sacco vitellino passavano suirallanloide. In qualclic uovo mi \\i possibile segiiire taluno di qiiesli vasi (rami della vena vitellina?) allia- verso il sacco vitellino. Altre relazioni Ira i vasi onfalo-mesenterici ed i vasi alianloidei si manifestano assai evidentemenlc nolle uova di Plafi/- dadfjlus verso il lato prossimale, il die e facile vederc quando s' incida r allaiiloide a livcllo dell' equalore dell' uovo e se ne sollevino i lemhi verso r alio d verso il basso. Cosi I'acendo, si puo osservare come in prossimila del margins della fossa che la parete prossimale del sacco vitellino forma per ricevere 1' cmbrione, alcune diramazioni vascolari scorrenti in inscnature poco profondc del sacco vitellino passano suiral- lanloide. Sollevato 1' embrione e messi alio si;operto i vasi alianloidei ed i vasi (iiiralo-incsenterici, le diramazioni ora descrille si appalesano deii- vatc direllamente dall'arleria vitellina. L' arleria e la vena vitellina si porlano dall' embrione al mezzo della parete prossimale infossala del sacco vitellino per poi ramiticarsi: alcuni rami dell' arleria giunli al marg-ine della fossa vi producono come delle intaccalure rimanendo cosi alquanio nascosle, ma se ne allontanano poco dopo getlandosi siilT allantoide. Tra gli Ofidii ho esaminalo uova di Tropidonotus natrix e di 17- pcra aspis. Nel Tropidonotus natrix ho avulo occasione di esaminare quattro differenli stadi. In un primo stadio 1' area vascolare del sacco vitellino stava per raggiungere V equalore dell' uovo: essa non era limitata da una vena lerminnle bensi da una line rele vascolare. L' end)rione con T amnios erano complelamenle avvoiti dalla parete prossimale del sacco vitellino la quale lasciava soltanto un piccolissimo spazio per cui facevasi strada I'uraco, ovvero il peduncolo delTallanloide : questa occupava circa il quarlo superiore dell' uovo senza prendere alcuu rapporlo intimo con 1' organo del viLello. Le uova di Tropidonotus niostrano un Iccitoderma, come quelle di Lacerta^ esteso in quest' epoca per pin dei due lerzi inferiori, sotto forma di membrana separabiie con lutla facilila dalla interna massa vitellina. Ad un medio grado di sviluppo, qunmlo cioe al polo distale del sacco vitellino rimane solianto una strella zona alliingata non vascolarizzata, si determinano anche nel Tropidonotns relazioni fra vasi onfalo-mesenterici ed alianloidei. In tale stadio I'allantoide e giunla al polo inferiore arrestandosi al liniite segnalo dalla zona non vasco- lari/.zala (di ligura ellillica, strella i^d allungala) d(d sacco vitellino. E — 187 - luiiyo qiieslo limito, in ciii l' allantoide trovasi in intiino rapporlo con il sacco vitellino, clio si possoiio scorg'cn; delicalu aiiasloinosi Ira le (liic specie di vasi. il IccitodiMMiia nello sladio in discorso occupa pocu nieno doll" oiiiisrcro infcriore o ricopr'3 per una cguale eslensinnc la parcte cstcrna dell' allantoide. Ncl terzo sladio da me csaniinato I'aninios e renilirione, Inng-o nun. 75 cjrca, sono ancora quasi coniplclamenle avvoiti dalla parele prossiinaie inl'ossala del sacco vilcllino. Al polo inleriore rimang-ono soltanto Iracce di Iccilodcrma. La lamina cslerna dell' allantoide di gran lunga piu va- scolarizzata dell' interna, addossata al sacco vitellino, e anclie un poco piu spessa. Dei vasi allantoidei gii uni vanno a deslra nella lamina cslerna, gli altri a sinistra siilla lamina interna detcrminando una Icggcra inscnaliira ncl sacco vitellino, ma raggiunlo il polo distalc passano sulla eslcrna. II sacco vitellino in corrispondenza del polo inleriore, precisa- niente laddove il fascio dei vasi allantoidei sinisiri si rilletle sulla la- mina cslerna dell' allantoide, olfrc una dcpressione verso la quale con- verg-ono come ad un centro alcune sue ripiegalure. fn queslo punto non si possono dislaccare le due lamine dell' allant-oide senza lacerare il sacco vilcllino ed il fascio dei vasi, a causa deU'inlimo rapporlo in cui trovansi Ira di loro. Dai vasi allantoidei parlono in senso raggiato dclle delicate diramazioni che distribuendosi al sacco vitellino si mantengono superli- ciali, risalgono com.e meridiani verso I' equatoce, ove si arborizzano per formare tinissime e dclicale reli vascolari con altre diramazioni venule (lai polo superiore e derivate dalla vena onfalo-mesenlerica. Nel mezzo di laluna di dcllc reli si scorge la continuazione diretla Ira le due dira- mazioni principali. Le descrille apparenze si rendono maggiormente chiare al ([uarlo slatlio da me esaniinalo. L'embrionc, della lunghezza di 120 mm. circa, e scmpre circondato dal sacco vitellino rassomigliabile adesso ad una borsa a doppia parele con sirelta aperlura superiore, per la quale si fa slrada 1" allantoide con i suoi vasi. Al contorno dell' apertura la lamina interna dell' allantoide si rillelle sulla esterna superficie del sacco vitel- lino, alia quale trovasi applicala cosi strettamente da non potcrnela al- lonlanare senza molta cura e precauzione. Messo alio scoperto il sacco vitellino col sollevare le due lamine dell' allantoide per meta verso il polo prossimale e per 1' altra meta verso il distale, risparmiando i grossi Iron- clii vascolari, si osserva come i vasi allantoidei interni o sinistri giunli al polo inleriore lasciano, nel momento in cui stanno per riflettersi sulla lamina esterna dell' allantoide, due o Ire diramazioni al sacco vitellino. In un caso ho veduto due rami piu grandi della vena ed uno piu pic- colo deir arteria, in un altro soltanto due rami della vena, di calibro — l.Sb — rolaliviiiiicnle i;ranilc. Forso in quesl' ulliiiio caso le diraiiiazioni ai'lci'iose possono ossere sfiiggilc alia mia osservazione, come io dnhilo ricunlamlo die nel priino caso le smldivisioni del raiuo arlcrioso si approfoiidavaiio hen presto nel sacoo vitelliiio. In ainbedue i casi dai rami venosi par- tivano 8-10 diramazioni di minor calil)ro, le quali risalivano come tanli moridiaiii dnl polo inlbriore verso requalore per cong-iungersi con altrelian- te diramazioni dtdla vena onfalo-mesentcrica, die si vedevano sorg'cre dal conlorno dell" aperlnra della liorsa I'ormata dal sacco vitellino. All'equa- tore esislono delicate e tine reti vascolari ove premlono oriirine da un lalo rami venosi raccolti da una vena allantoidea, dall'altro rami venosi raccolli tlalla vena onfalo-mesentcrica. Arrovesciato il sacco vitellino, che avvolgc 1' embrione, si pone in evidcnza 1' ulteriore decorso delle diramazioni della vena vitellina: esse g-iunte all' apertiira della borsa formata dal sacco vitellino si riflettono sulla sua parete interna iprossimale), e giunte al mezzo di qu(3s'a si riuniscono nell' unico tronco principale die scorre a lato delP arteria onfalo-mesenterica. Passo sotto silenzio la maniera di comportarsi dei vasi rispello alle appendici parietali del sacco vitellino per limore di troppo dilungarmi. Nel presente stadio al polo inferiore non si scorge pin alciina traccia di lecitoderma. Di Vipera ho esaminato uova mature che erano per discendere nel- r ovidutto (^1) ed avevano un assc maggiore di mm. ^0-27 ed un asse minore di mm. 11-12 circa in medio. Nello stcsso giorno, il 10 Giii- gno di quest'anno, in cui dissecai Vipere con uova mature, cadde sotto la mia osservazione un'altra Vipera con quatlro uova gia scese neU'ovi- dutto ed alquanto avanzate nello sviluppo, contenendo esse al polo pros- simale, guardante V inserzione del mesometrio, un embrione della lun- ghezza di mm. 3-3,5 circa. L' asse maggiore (mm. 25,5 circa) delle uova era situate secondo I' asse longitudinalc delP ovidutto. L' area va- scolare, il cui diametro misurava 0 mm., era limitata da un scno termi- nale, ossia da una vena marginale. La presenza della vena marginale da me riscontrata nclla Vipera acquisia un certo valore, allorche si ponga menle a quanto ci riferisce Tl. VircJioir die cioe Eafhl-e[% non trovo nel Tropidonotics una vena terminalis, ma in sun luogo soltanto una corona lerminale di anaslomosi, e che percio rimane scmpre il duhbio se pri- milivameute esista una vena terminale. Slando al mio reperto nella Vipera, e da supporsi die una vena terminale esista pure nel Tropidonotus, poichc non mi |)ar |)resiimiliile una cosi grandc dill^renza; ed alloni nel Tropido- (1) Nell' oviilulto (li uin delle Vipeie die oiTiivaiio u )va mature iioii ancora ilistaccatesi dall' ovaia, rinvenni con I' esarnc a fresco niiinerosi sperniatnzoi inuoventisi vivacemente, segno del gia seguito ac- coppianienlo. (2) rMthhc U., Eiilwickluiig der Nailer. K'iniyshcrg 1S3!). (Cilalo da //. Yirchoii). — 180 — notm como nclla Vipera iu vciia toriniiialc scomparc assai presto per dar liioi,''o alia corona di aiiasloiiiosi poco fa ricordala. Ma una divergenza rcla- livanientc grandc si nruiifcsta con quello clic abbianio vediilo avvenirc niilla Laccrta^ dove per la vena terminale anche durante la circolazione sei-ondaria si conserva in parte la disposizione priniiliva. I yiorni 8 e 11 Liiglio di quest'anno mi furono porlale Viprre nelle quali Irovai uova ad un medio grado di sviluppo. Ciascun novo sta in una propria camera incubatricc e la parete dell'ovidutto, notevolmenlc di- slesa, e cosi sottile da lasciar scorgere le parlicolarita dell' novo, ma lion prescnta alcuna speciale connessione con la esierna superficie di esso. \J novo misura in media nell' asse maggiore , diretto secondo r a.sse longitudinale dell'ovidutto, mm. 3i,5 circa, nelT asse minorc mm. 21 circa, ed ha il polo animate rivolto verso I' inserzione del inesome- Irio. Fii specialmente nel liberare le uova dall' ovidutto clie io ricercai con la maggiore attenzione se realmcnte in alcun punto si rivelassero rapporli intimi con la madre, ma non ebbi mai la fortuna di coslatare qualche cosa di simile. Altorno all' uovo liberate dall' ovidutto trovai un sottile delicato guscio trasparente, facilmente asportabile, che Io avvol- geva completamente. L' allantoide erasi estesa fino al polo inferiore ed in questa regione mostrava la sua lamina esterna ricoperta dal lecitoderma occupanle un' area di ligura ellittica, a contorni non sempre regolari, lunga 27 mm. circa e larga da 5 a 10 mm. II lecitoderma non si lasciava distac- care facilmente dalT allantoide ed appariva come costituito da uno stralo di piccolissime gocciolette adipose. Al polo superiore 1' embrione non e cosi nascosto nella fossa lormata dalla parete prossimale del sacco vi- tcUino come nel Tropidonotus. II sacco vitelline offre al polo dislale una slrettissima area, lunga una ventina di mm. e larga al massmio mm. 1,5, Tion ancera vascelarizzata, la quale in qualche case aderisce, specialmente verse 11 sue mezzo (embilice ombilicale), al lecitoderma. Quest' area segna il limite a cui giunge inferiormente 1' allantoide, ossia i! luogo eve al- lantoide e sacco vitelline sono in intimo rapporto tra di lore ed eve esi- slene delicatissime anastomosi tra vasi allantoidei e diramazioni della vena onfale-mesenterica clie decorrono a guisa di tanii meridiani sulla superficie del sacco vitelline. Tali diramazioni arrivate presso al limite dell' area non ancera vascelarizzala formano linissime reti con le quali, massime ai due estremi di delta area, si meltono in relazione rami del vasi allantoidei. Sfertunatamente da queste stadio, in cui le ana.steinesi incominciane a stabilirsi, le mie esservazioni passano subito all' ultimo sladie delle uova di Vipcra. Tra i giorni 23 e 25 di Agesto mi furono nortale T7- pere die crane vicine a parlorir(\ iJi latti trovai in esse uova con il — 190 — I'elo a Ici'iiiiiK!, lo qiiali iiiisuravaiio dai 'M ai I]S iimi. ncH' assc mai:- g-ioiv c (lai "lO ai 2o mm. cina iicirassc miiiore. I/' uviiliillo (ulero) en(»rincmeiil.c- dislcso iioii olTriva iicmmoiio ora sc- ^;iii i.'i iiiliiiia coiinessione con I' cslcrna siipijiiicic dcH' novo, rlic era aiicoia avvolto dal sollile giiscio come da una liiiissinia pcllicola liaspa- roiilo. Ill alcimc nova era scompar^o il sacco vilcllino, in allrc era ridollo come ad una sleia del diamciro di IT) mm. cii'ca addossala all omhilico c circondala dalla lamina interna deirallanloide ma .senza presenlare alcnn inlimo ra|)purlo con essa. La dissezio.ne dei i'eli (lunglii ISO mm. o cosi) dimo.stro die nelle prime il sacco vitelline era passato nclla cavita addo- minai(; del feto, nelle scconile era per meta I'liori e per mela enlro la I'avita adiloininale ed aveva percio as.sunio Taspelto di una liLsaccia, la cni parte strozzata corrispondeva alia siretta apertura (hinga mm. ;2,5-^ e larg-a mm. i2 circa) dell' omhilico addominale. Volli rivolyere nella Vipcra con .speciale ciira la mia atlcnzione al modo di comportarsi dell' ovidulto di I'ronte all" novo i'econdato die si svilnppa, alfine di persuadermi della maggiore o niinore esattezza intorno a (|iiaiilo aveva io scritto I' anno .scorso nella mia comnnicazione prdi- ininare « Material! per la storia dello .sviluppo del Seps chalcides>^, la dove entrando neH'esame critico dellc particolari disposizioni placenlari riscontrale nel Se^js co.si io mi esprimeva: « Non ho appreso che altri Uetlili ovovivipari o vivipari presenlino quahdie connessione degli invo- lucri ovninri con I'ovidutto, ad eccezione delle relazioni nulritive die sem- hrano esislere fra il sacco vitcllino e la mucosa dell' ovidulto in alcuni Saurii del genere Trachydosaurii^^ Cijclodiis e prohahilmenle anclie del genere Silubosaunis ■> (1). II duhhio che cio non fosse del Intto esatlo mi sorse nel leggere il seguonle passo della nola del Uott. P. Mim/az^/ni sopra I'oolisi della Seps chalcides : « Lo studio dell' ovaja di questo la- certide ha anche una notevtde importanza rispetto ai mammiferi, giacclie come Dutrochet dimosfro per la Vipcra e Studiati per la Sops, questi rrllili vivipari lianno, ncllo state emhrionale, rapporti iulimi con la madre, si da posscdere una placenta simile a quella dei mammiferi, falto conl'er- malo in quesli ultimi tempi, per la Seps, dal (liacomini » (2). Per amor del vero dehho qui confessnre francamente che io quando scrissi le pa- role pii'i sopra riportale non aveva ancora consiiltalo le opei'c del Du- trochet, non per trascuranza ma sullanlo pcrclie non ero riuscilo a pro- curarmde. Dei resto in moiti altri autori ed in molti himni Irattati di zoologia non trovai mai fatto accenno ad una placenta nella Vipera. Lo (1) L. c, pan. 20:'. (2) AUi della 11 Accad. dei Lincei. llendic. Serit' X. ycm. 1, Vol. J, l-'a^-r. :• Roma ISU-?. Tarf. 41. — ll»l — Chants, c\w, Coinlaiidosi siillo luimoi'osc sikj osscrvazioni el)lK3 ail all'tT- iiian; Ira i [triiiii la viviparila dclla Viperdy .sohbonc iiolla sua « Analomie do la vipi'i'o ■> ( I) dosciiva divorsi sladi di sviliippo (3 rapproseiili iidla lavdla XCI uova a tiM'iiiine con il folo ravvolto sii so slcsso, una vipcra clic partoriscc e nconali con gli invoiiicri ovidan lacci'ali od allaccali p(3r un hrcve cordone all' ombilico, Inllavia non discg-na una placcnia nc vi allude nclla spici^azione dello ligurc o ncl losto. Dice sollanto «.... qu' Ms out chaciin dans leur ocuf unc espece d' arriere-laix , (|ui pen I de leur nonibril, par ou ils (ireni leiir nounilnre; qn' en naissanl ils r(Mitrainent avec eux, el en soul en parlie envidoppes.... ». Si I'ifrri- sce solamenle agli annessi fctali senza formazioni placentaii. Nelle « Memoires pour servir a l' liistoire aualomique et physioiog-i- que dcs vcg'eteaux et des animaux » (^) del Datrochet e contenuta anclie quclla clic coniprende le « Recherches sur les enveloppes du foelus » ("V) e riunisce qiianto dal Dutrochet era stato antecedentemente scriUo su que- sto argomenlo. II Dutrochet neU'esporre le sue indagini sopra tre uova con feto a termine contenute neH'ovidutto fa osservare: «.... la membrane de la coque avail disparu, rompue probablement par le developpeinenl considerable ilu foelus ...; je trouvai un lanibeau de celle membrane de la coque, chilfonne el en paquel^ place dans I'intervalle qui separail les deux foelus contig'us....; ainsi I'exo-chorion clait a nu dans toule son elendue et en contact inimediat avec les parois de I'oviducte auquel il etait ag- glutine, en divers poinls. Dans une observation semblable faite deux annees auparavant j' avals cru voir que le foetus de la vipere possedail un pla- centa adherent aux parois de I'oviducte, semblable en cela au foetus des mammiferes; mais cette observation (U.ait inexacle jusqu' a un cerlain point. Le fait se reduit a ceci que, per la disparition de la membrane de la coque, Texo-cliorion se trouve en contact immediat avec I'oviducte auquel il s'agglutine. Mais dans ces poinls d'agglutination T exo-chorion n' est pas plus epais que dans le resle de son etendue^ en sorte qu' il n' y a aucune apparence de placenta ». lo posso aggiungere die se tulto si e ben conservalo trovasi I'uovo, col feto a termine e con il sacco vitelli- ne entralo gia nella cavita aildominale, avvolto ancora dalla sollile mendira- nella Irasparenle die il Dutrochet chiama membrane de la coque, come lo stesso fatto ho io verificalo nell' Anyuis fra/jilis, lii maniera che il con- tatto delta esterna superlicie dell' novo con 1' ovidutto non e veramenle (1) C/iaras, Anatomie de la vipiie, Memoires- rfc i Ac. It. des Sciences. Depnis I'lOG. iiis'/n' it 76'.'/.'/. Tome III. Troisieme parlie. l/'i^i. (2) Tome H. Part.s- ISSr. (3) XVIII. Reclierccs sur Ins enveloppes du foetus. (Juesla incmoria fu presenlata all'lstilulo nel \x\i e stanipala nel Tome VIII ila .Hi'moircs de la Sociele mt'dicale d' Kmulalion de Paris. 1810. — lO-l - iiimii'iliato. Lun.q'i dal volcr neg-are la iliiiendcn/.a ciie vi lia lia I'liovo fcc'ondalo che si sviluppa e I' ovidullu (sej,''nalanicntc per akiiiii scamlii osiiiiitici) nclla Vipera, waWAnyuisfragilis, X{c\\\ Lacerta viviixira cA ill qualclif! allro Ketlilc, non posso io noinmcno inetlermi d' accordo coil il Dufrochrt do\(i cgli per la T^jjera ag-g-iiingc: « Cependaiit on ne pent doulcr que ruxo-choriori denude ne puise dans Ics parois ile I' ovi- duele, una pailic des lluides necessaircs a la nulrilioii du I'oelus ». E cio io dico rifleltendo die la considercvole massa di deutoplasina, dclla quale e provvislo I'uovo di Vipera (I'uovo mature pcsa circa ^ granimi), debba seiiza duhhio baslare alia nulrizioiie del iiuovo essere lino al coinplelo siio sviliippo, tenuto anclic conto dclla lag-lia deH'aniinalc Menlrc cos'i non accadc per il Sops in cui I'uovo e assai scarsaiiieiile provvislo di vilello nulritivo ed in cui soltanlo, stando a qiiello che fiuo ad ora sappiamo dei Rellili, i rapporli die si stabiliscono tra la camera incubaUic(3 e la superficie eslerna deU'uovo, olTrono molle somiglianze con quelli che si risconlrano in xMammileri gia mollo olevati. Vincendo non poche difticolta lecniche, sono riuscito ad ottenerc sc rie .sullicientemenle buone di sezioni in toto di uova di Troindonotiis nairix c di Vipera. Le sezioni cadono in senso trasversale perpendico- larmente all'asse maggiore deli' novo. Di Tropidonoius ho sezionalo nova in due dilTercnli sladi. II prime rappresenta uno sladio in cui 1' area vascolare del ^acco vilellino sia per raggiungere il polo inferiore e I' allantoide ha ollre- passalo di poco I' equatore. La fessura perilecilale non e ancora com- plela, sebbene giunga in prossimita del polo dislale: essa e limilata da cellule appiallite che appariscono piu evideiileinente alle due eslrcmi- la I prossimale e distale) della fessura, dove si presentano ahiuanlo incno appiallite e meno allungate, e trovasi occupata da piccolo cellule libere piu 0 meno rolonde prive di vitello. II lecitodcrma stratilicato conlenen- te vilello somiglia a quelle della Lacnrfa. L' allantoide da un lalo i;iuu- ge vicino alia estremila prossimale del lecitoderma laddove questo si coiigiunge alia interna massa vilelliiia , dalT altio lato si e iiiol- Irala fra questa ed il tralto reuniente salilandosi ad esso con In sua la- mina eslerna. Si avvera quimli una disposizione simile a ([iiella riscon- trata a sladi corrispondenti nelle uova di Laccrfa, e che io, se non in' inganno per le inie conoscenze bibliogratidie ancora ristrelte, non ho veduto descrilfa da alcun autore. Soltanlo Io SiraM descrivendo una se- zione trasversa di un novo di Lacerta vivipara ad un medio grade di sviliippo, in cui I'allaiiloide e giunla a meta del sacco vitelline, pare vi alliida ma ill un modo piiillosto oscuro e di passaggio, come si puo desumere dalle parole dell'A.: « Man erkennt, dass derselbe (der freie Aussenrand der — 193 — Allantois) tier DoUersackswancl so test anliegt, dass es z. B. niclil nioglich ist zu beslimmen, ob der gnisste der Gefassdiirchsclinitle dor Allantois oiler der Dotlersackswand angehdrl; ob librigens eine Vcrklebuiig oder wirklirlio Vervvaclisung dieses vorderslen Allanloisendes init der Dollcr- sackswand zu Slaiide koiiiint , liisst sicli an den iJurchscliniUen nicht enlscheiden, doeh isl das erstere mil Riicksicht aiil' spiitere Stadien wahrsclieinliLditM" » U). L'eclodcrina, cbe sla al disopra del leciloderma, e cosiiliiito da grandi cellule cilindriche le quali contrastano con quelle basse appiallilc della parte opposta. At pido inferiore del sacco vitellino, nel lato prossiinale della porzione non interessata dalla fessura perilecitalO;, si risconira in pareccliie sozioni uno spazio allungato irregolarmente circo- scrilto da una lamina ripiegata piu voile su se slessa a guisa di ccntina, lamina formata di una soslanza granulosa in cui si possono distinguere due strati, uno interao sottile piu dense (inissiniamente striato in senso radiate, I'altro esterno piu largo, chiaro delicatamente reticolalo: all' in- torno e dentro to spazio in questione stanno numerose cellule liberc , prive di vilello. Di piu lo spazio e occupato da una massa a grossi gra- nuli, nella quale si Irovano impigliati nuclei frammenlali, piccolo goccio- lelte splendenti di sostanza cromatica tinte molto intensaniente, segni di una distruzione cellulare. Si tratta di una produzione simile a quella descritta da H. VircJioio nella Lacerta al quinto stailio come « das Polsler des distalen Poles » e che ricorda I'altra da me descritta gia prima nel Seps chalcides. Nello sladio che ora ci inleressa cellule vilelline (parablaslische Zellen di Strald^ Dolterzellen di H. VircUow) si trovano soltanto periferica- mente e tra di esse stanno libere cellule, rolonde o leggermente ovali, prive di vitello (runde dotlertVeie Zellen di H. Virclion-) , le quali si rinvengonO;, sebbene rare, anche nella massa di sostanza coagulata di aspetto striato trabecolare o granuloso situata al pavimento della cavita subgerminale. U tetto di questa cavita e formate da un epilelio semplice, i cui elementi cariclii di vitello mostrano grandi vacuoli. L'altro uovo sezionato di Tropidonotus rappresenta un medio grade di sviluppo, corrispondente a quelle cbe io ho descritto nell' aspetto ma- croscopico come secondo stadio. Qui I' allantoide e giunia in prossimita del polo inferioie, la fessura perilecitale e completa ed occupata da una sostanza coagulata granulosa e da piccole cellule rotonde prive di vitello, isolate o riunite in gruppi. 11 lecitoderma , che si comporta come nella Lacerta, in ([ualcbe punto e ridotto ad un semplice strato di cellule, in altri punti invece no puo presentare da due a tre strati. La fessura o (1) Slti-iihl /I., Die Dolk'isackswanJ uiiil ilei' I'arablasl Jer Eidechse, Zeitsc/tr. ftir nisseiisr/i. Zoo!. Bd. 4'). L-Hniu ISSi . Pmj. iSl c 2^5. — U»4 ~ strello spazio perilecilale adesso non hapiii i rapporii primitivi, poiche si presenla circoscrillo verso I' esLerno (distalmente) dal lecitodernia, ver- so \' inlerno (prossimalmente) dalla lamina esterna dell' allaiUoide, sulla quale il lecitoderma si riflelte cliiiidendo lateralmente lo spazio, a so- ifiiglianza di quanlo abbiano vediito avvenire nella Lacerta. L'eclodernia possiede ora cellule basse pialte anclie al polo distale. Quasi tutlo il vitello si inostra occupalo da cellule vitelline tra le quali stanno libera- menle collocate cellule molto piu piccole rotonde prive di vitello. An- cbe nel Tropidonofus, per cio che concerne la disposizione delle cellu- le vitelline, si potrebbero distinguere varie regioni come ha fatto H. Virchow per la Lacerla. Al polo distalo non esiste piu la i)arlicolan3 1'ormazione descrilta nel- lo sladio precedcnte. Vi si riscontra all' opposto un ammasso cellulare, al quale si uniscono i margin! dell' allantoide , costituito in parte dagli dementi di questa ed in parte da cellule contenenti vitello o da cellule libcre rotonde prive di vitello. In mezzo a questo accumulo di cellule scorrono vasi sanguiferi che mandano fine diramazioni reciprocamente anastomizzantisi verso la massa vilellina interna: avviene, cioc, dal polo distale verso la massa vitcUina interna una irradiazione di capillari cir- condati da cellule epitcliali contenenti vitello ed accompagnati da de- menti assai piccoli, privi di vitello, con nucleo rotondo ben manifesto. Da quanlo sono venuto riferendo sopra ai resultati ottenuti dallo studio microscopico delle uova di Troindonotus, si rileva facilmenle che in questo Ofidio si avverano i fatti posli in evidenza da H. Virchotv ed in parte da me nella Lacerta. Di Vipera ho sezionato uova die rappresenlaiio un medio grado di sviluppo, in cui I'area vascolare del sacco vitellino e 1' allantoide si sono eslese fino al polo inl'eriore (penultimo stadio descrilto macroscopicamen- le). La fessura perilecilale strettissima tanto da rimanere imperceltibile in qualche punto, c limitala da cellule appiattitc: in essa non si nolano ne sostanza coagulata ne piccole cellule prive di vitello. II lecitoderma, costituito da dementi con scarsi granuli di vitello c grandi vacuoli (gocciole di adipe), mentre in corrispondenza del polo inl'eriore e discretamente spes- so, vagradatamenle assottigliandosi verso la periferia: il medesimo in tale sta- dio c situato tra I'involucro sieri)so e la lamina esterna deirallantoide. Al polo inferiore del sacco vitellino in corrispondenza ddl'ombilico ombilicale si rin- viene una produzione simile a quella descrilta nel TropidouotHS. Una lamina ripicgata a centina; costiiuita pure di due sirati, uno interno linissima- menlc striato abjuanlo coloiilo dal rarminio, I'altro estei'uo molto pii'i spesso chiaro, granuloso o delicatauKMite reticolato, circoscrive uno spazio circo- lare riemnilo da una sostanza a urauuli con cellide in via di disfacimenio. — 195 — come nel Tropidonotus. Soiio qui iiolevoli i i^raiidi clemcnli, ricclii di protoplasma, con nucleo di slraurdinarie dimensioiii, clie si presenlnno al disoUo cd all' intorno della spcciale produzione. H. Virclwic descrivando una proiluzioiie siuiilo nella Laccrta (V. sta- dio) tcnde a riconoscere couie costiluenti di essa Ic modesiuic parli da lui riscontrale nel IV. slailio al polo distale e cioe: cellule privc di vi- l(;llo derivatc secondo Vircho'v dal margine del Icciloderma ed il pro- loplasma periferico (corrispondente alia lamina ripiegata a ccntina) dc- scriLto dal Virchoiv alio stadio di gastrula. Dall' A. e falto accenno in nianiera dubitativa a merociti ricclii di protoplasma die si accumulcrebbero al polo inferiore. 11 mio reperto nella Vipera tentlcrebbe a togliere il dubbio, e ad acoerlarc die realmente al polo distale, con la particolaro produzione di cui teniamo parola, si raccolgano merociti ricclii di proto- plasma. Altro fatto assai notevole riscontrato nella Vipera ci e fornito dalla "prcsenza al polo distale di un sottile cordone cdlulare che derivato dall' in- volucro sieroso penetra, aUraversando e traendo seco il lecitodcrina, nel- r interno della produzione suddescritta. In una serie dei miei preparati di un novo di I'/pera a questo stadio, ndle sezioni seguenli a quelle die diiiioslrano il fatto ora rammentato, comparisce, in quella parte del cor- done cellukire die attraversa il ledtoderma, uno spazio circolare, limi- tato degli element i slessi del cordone, nel cui mezzo e contenuta una soslanza a granuli noii molto grandi, a.^sai refrangenti, non linti dal cam- minio boracico e di un colorito giallo pallido loro proprio. Tale spazio diviene anclie piii notevole in quanto che per alcune sezioni successive e aperlo esternamente ed in comunicazione con un i leggera depressio- ne deir eclodernia, a cui e addossalo un globetto della sostanza giallo- gnola. Ilitengo opportune di far qui considerare che il modo con il quale nella Vipera T involucre sieroso si pone in connessione con la interna massa vi- tellina e con rentoderma vitellino, rammenta ancora maggiormente quella peouliarj connessione tra 1' entoderma vitellino e I' cctoderma extraem- brionario descrilla da me al polo distale nel Seps chalcides. Mi place inoltre ricordare come a me per il Sops ail H. Virchow per la Lacerta, ed io ora potr<;i aggiungere per il Tropidonotus c per la Vipera, la speciale produzione riscontrata al polo inferiore abbia richiamato alia mente V organo placentoide illustrate dal Duval negli Uccelli, con il quale essa polrebhj avere qualche somiglianza. Tra i (^dieloni non mi lu dato di ricercare altro die nova di Testndo (jrarrd a si i ii iidIIo av.iiizali (lungliczza didl' einbrione l{i mim. fn esse - 106 — non csisteva alcuna dirella comiinicazione tra vasi sanguiferi allantoidei ed onfalo-mescnterici. Inl'eriormenle, in avanti ed un poco a sinistra della linoa niediana, 1" allanloide lasciava alio scopcrlo una piccola porzione del sacco vitcllino. Fui colpilo dalla prescnza in (iiicsla regiono di un globetto di albume discrelamcnte consistenle, di forma allungata, applicato slreUanacnte alia superficie dcH'uovo (dell' involucre sieroso), e dal com- porlarsi doi vasi sanguiferi allantoidei, un buon numcro delle cui diramazioni convergevano insieme aH'allantoide altorno al rammentato glo- betto. Dalla parte anieriore sinistra dell' area, lievemente depressa, ove quest' ultimo era applicato, si partiva una stria bianca che risaliva in alto fin verso il polo prossimale. Dividendo con leggere trazioni gl' in- volucri ovulari lungo tale siria si mctte immedialamente alio scoperlo r embrione. Simili dispozioni ricordano benissimo la persistenza della connessione sieroso-amniolica e la placenta rudimentale descritte dal MiisuJcuri in altri Cheloni , cioe iiella Clemm)/s {Emijs) japonica o nel Trionix japonicus (1). Giunto al termine di (iiicsla mia nota dovrei farle seguire (lualclie breve considerazionc inlorno al significato morfologico e funzionale delle singolari disposizioni trovate nei Sauri e negli Ofidi, ma non sapendomi in vero nascondcre le difficolia che io a questo punto incontro ncl for- mulare ipotesi, mi basta sollanto di avvertire, non senza una cerla ri- serva: 1.'* che la diretta comunicazione tra vasi sanguiferi allantoidei ed onfalo-mesenterici sla I'orse in rapporto con la formazione delle appen- dici parielali nell" orgaiio del vitello c con la attivila funzionale delle cellule vitelline situate prol'ondamente e delle cellule epiteliali che cir- condano i capillari delle appemlici; 2." che io, dal canto mio, sarei incli- nalo a riconoscere nelle relazioni die 1' allantoide prende con il lecito- derma qualche cosa che accenni a formazioni placentari del sacco vitel- line , con le quali starebbero pure in rapporto le anastemesi tra vasi sanguiferi allantoidei ed onfalo-mesenterici. (1) ilit.tnkari K , On llie Foel.l Meinliianos of Cheloiiia, Anal. Ameiuer, V. Jnliry , X. 7y. J'^fio. GiULio CiiiARUOi, rcsponsabik'. Siena i8()2, Tip. S. Bernardino Moiitore lu\m Itnliai (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D o 1 1 o r i Oiulio Chiarugri Eugrenio Fioalbi Prof.
  • ). V. 4 Splancnologia 1S82. (8) Ntion elcmenti di anatom'a descr'tfiva e d'tmhriologia Lihro 6. Yersione italiana 1883. (9) Traite elementaire d'anatomie de I'homme. Paris 1S90. (\0) lo (lesignerO in seguilo per i.-igiooe di brevita queste ultime plii'lic col nom; ili pliche spirali; nolo, die esse per la loro lungliezza Jevono Jistingiiersi dalle pliclie a forma spirale ricordate piu sopra n«lla categoria A, le quali ullime son) piu corle, abbracciaudo solo una porzione dell'lnlerna circonfe- rtnza del tubo intestinale. — 509 — pieg-ano e ritornano alia plica slessa, o mentre Tuna estrcmita si ripioga indietro, ritoniando alia sua plica, Tallra eslremita si addossa alia plica viciiia, 0 inline tenninano biforcate all'iina o all'altra estremita. II numero delle pliche non e punto coslanle nei diversi individui. Gosi ad esempio io trovai in un uomo di 65 anni 678 pliche, le quali occupavano il tenue fino a ^ metri di distanza dal cieco, lasciando libera coniplelainente quest' ultima porzione. AH' incontro in una donna di 46 anni solo esistevano 644 pliche, ed erano diffuse fino al cieco. Parimenti apparisce di verso nei vari individui il rapporto fra i nu- meri delle diverse forme delle pliche. Tuttavia, quelle pliche, che occu- pano solo una parte della circonferenza interna del tubo intestinale, di ordinario superano in numero le pliche anulari e quelle spirali, che scor- rono una o piii volte allorno alia periferia delT intestino. Cos! p. e. nei cadavere dell' uomo sopramenzionato fra 678 pliche esistevano : delle parziali 416 » anulari 142 » spirali . 120 Totale 678 Nella donna sopramenzionata esistevano fra 644 pliche : delle parziali 505 » anulari 64 » spirali 75 Totale 644 Le pliche spirali piu di freqiiente hanno la lunghezza di una volta 0 poco piu la intera circonferenza del tuho intestinale; tuttavia spesso arrivano a circuire V intestino una volta e mezza e in rari casi anche 2 - 2 li2 e quasi 3 volte. Del resto in riguardo alia loro lunghezza si presentano tutle le possibili varieta, e io ritcngo superfluo di classificare le stesse secondo la misura di tale lunghezza e dare di cio una esposizione numerica. Le diverse forme delle pliche si alternano I'una coll' altra e sembra ciie in questo riguardo non domini nessuna regola costante. El da no- tarsi, che nella regione inferiore del tenue si presentano fra le pliche parziali solo poche pliche anulari e spiralis, ad uno o piu giri ; all' in- contro nella regione superiore del tenue questo rapporto e diverso, per- che il numero delle anulari e delle spirali e maggiore che non in basso, — 210 — sempre pera minore del numero delle pliche parziali, e possono susse- guirsi Tuna all'altra anclie piu pliche anulari e spirali, benche il numero delle isolate in generale sia superiore. Gosi nel caso dell' uomo di 65 anni le pliche anulari esistevano : Isolate .... 65 volte Aggruppate a due 11 » » a tre . 10 » » a quattro 5 » » a cinque 1 » Le pliche spirali esistevano : Isolate Aggruppate a due » a tre . » a quattro 61 volte 1 D 9 » Nel caso della donna di 46 anni le pliche anulari comparivano Isolate .... 40 volte Aggruppate a due . 6 » » a tre 1 » » a quattro 1 . » a cinque 1 » Le pliche spirali comparivano : Isolate Aggruppate a due » a tre 50 volte 8 » 3 » Risulta da queste osservazioni, che nella mucosa dell' intestine tenue delKuomo, oltre alle pliche generalmente conosciute occupanli soltanto una parte piii o meno grande della circonferenza intestinale interna, esistono anche delle pliche anulari e allre — per quanto io mi sappia finora ignole — di forma spirale. Stando ai casi da me ricercati sem- bra, che anche le due ultime specie di pliche siano costanti. — 211 — Sullo sviluppo del nervo olfatlivo nella LACERTA MURALIS. Nota preliminare DEL Prof. Giulio Chiarugi. In una precedente communicazione, comparsa in questo giornale (1) esposi il risultato di alcune ricerclie da me iniziate sullo sviluppo del nervo olfatlivo nei mammiferi. Tra i falti die in quella occasione descrissi vi era pur quello die il nervo olfattivo mi si era presenlato nei piu preco- ci stadii del suo sviluppo, in quelli almeno fin dove la mia osservazione era riuscila positiva, sotto forma di ganglio in diretto rapporto tanto colla placca olfattiva quanto coH'encefalo. Notai come questo reperto fosse in contradizione colle osservazioni poco lempo avanti pubblicate da Hia (2j; secondo il quale il ganglio olfaltivo prenderebbe origine dalla placca olfat- tiva, e, sviluppandosi in direzione centripeta si congiungerebbe seconda- riamente colla parete del cervello anteriore, la quale opinione fu piii lardi presa in esame ed accettata come molto probabile da v. KolUker (3). La grande autorita di cosi eminenti embriologlii mi rendeva dubbioso del valore della mia persuasione cbe la placca olfattiva non fosse la ma- trice esclusiva del ganglio olfattivo e che questo avesse anche origine encefalica. Sentii il desiderio di nuove ricerche per chiarire questo punto di importanza essenziale per la morfologia del nervo olfattivo, e, nei tempo che continuavo lo studio di embrioni di mammiferi, estesi la os- servazione a pill bassi vertebrati. F]cco ora, per sommi capi, quanto mi dimostro I'esame di una serie di embrioni di Lacerta muralis. Anche in questo vertebrato il \.^ paio di nervi encefalici e rappresen- tato primitivamente da un ganglio, ganglio olfattivo. Esso prende origine come gemma da quel tratto, il piu anteriore, della cresta nevrale, che rimane inimediatamente al davanti della regione delle vescicole oculari, in un' epoca, nella quale e appena avvenuta la riunione dei labbri della doccia midollare, la quale piu avanti e tuttora aperla. GoU' intermezzo della cresla nevrale il ganglio e in connessione coll' encefalo. — II ganglio, sviluppandosi, trova posto fra la parete encefalica e il tegu- (1 0. Chiarugi. — Osservazioni intoroo alle prime fasi di sviluppa dei nervi encefalici nei mammi- feri e in paiticolare suUa formazione del nervo olfattivo. — Monitor c Zool. Ital., Anno S, y. 3, Pag. 47. Con tav . (■2) His W. — Die Formentwiclcelung des raenscliliclien Vorderliirns. — Abhand. d. Matk-phyt. Classe d. K. Siiehsischen Gesell. d. Wissen.schaften, X7. Bd., N. 8. Leipzig 188'J. (3) Kolliker v. A. — Ueber die ersle Entwiclielung der Nervi olfactorii. — Sitzungs-Berichte d Physikal.-medicin. Oesellachaft zh yfiirzhurg, 1890. — 212 — menlo; si applica alia superllce profonda di quest' ultimo nella regione die va differenziandosi in placca olfattiva. — Frattanlo la cresta nevrale si assottiglia e scompare, il tubo nervoso acquista dorsalinenle limiti netti, e I' estremo dorsale del ganglio, perdute le primitive connessioni, va ad occupare una posizione via via piii bassa. Per breve tempo si raantiene senza rapporti di continuita tanto colla parete encefalica; come colla placca olfattiva. — Quest' ultima va trasformandosi in fossa olfat- tiva. A un dato momento tra Testremo ventrale del ganglio e I'apice della fossa olfattiva si stabilisce una vera fusione, e gli elementi della placca olfattiva prendono parte all' accrescimento del ganglio. — In seguito le cellule del ganglio danno origine a fibre nervose, per mezzo delle quali si stabiliscono le connessioni definitive del l.*^ paio colla parete encefa- lica da una parte, colla placca olfattiva dall' altra. Goncludendo : lo sviluppo del n. olfattivo nella Lacerta non differisce sostanzialmente da quelle di altri nervi encefalici. La placca olfattiva non ha nella formazione del i.*^ paio che una parte secondaria ed accessoria. Mi riserbo di esporre in altra occasione maggiori particolari, di pre- sentare i disegni dei preparati e di fare quel ricordi bibliografici e quelle considerazioni che saranno opportune. GiULio CuiARUGi, responsahile. Lezioni Elementari di Anatomia Generale D KL Prof. GIULIO CHIARUGI CON MOLTE INCISIONI NEL TESTO Fascicolo 1, 2 e 3. — L. 4,50. Frezzo della intiera opera !•. 6,00. Tip. S. Bernardino Siena Siena rsti2, Tip S, Barnardiao MoiitoFe Mm Mm (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO (lai 1) 0 1 1 0 r i Giulio Chiarng:! Prof, di Anatomia umana nel R. Istituto di StuJi Super, in Kircnze. Eugrenio Fioalbl Prof, di Anat. coniparata e Zoologla aella R. Uaiversita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Ftrenze. 12 nitineri (dl' anno — Abbuuna-nento annuo L. 10. Anno. Firenze, 30 Novembre 1892. N. II. SOMKEARIO. — BIBLIOGRAFI.X ; Pag. 213 a 218. CO.MU.MCAZIONI OP.lC.l.NALI : P. I.achl, Di un uovo uniano mcstruoso (con lav. e fig.) (Conlinuaz. e fine). — A Antonini, La corleccia cerebrale nei raamiiiifeii domeslici. ~.a Kota preventiva. Sui- ni. — Pag. 218 a 233. BIBLIOGRAFIA. I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. Notizie di caccia e note zoolog'iche. — Rlvista Ital. di Sc. Naturali e Boll. d. Naturalista. Anno 11 e 12. Siena 18.91 e 1892. — Relazione della Commissione norainata dalla R. Accademia di Medicina per r esame delle opere preseutate per il 7.** premio Riberi, quinquennio 1882-86, cbe aveva per tema « Ricerche embriologiche con particolare ri- g-uardo all' anatomia, fisiologia e patologia dell' uomo ». — Giorn. d. R. Accad. di JSEedicina di Torino, Anno 55, N. 5-6, Pag. 512-531. Torino 1892. 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Notizie di Zoologia agraria trovunsi in Bollettino di Notizie agrarie^ pubbl. dalla Direzione gcnerale dell'Agricoltura del Minister© di Agric. ludustria e Commercio. [Roma, Fratelli Dacca). — Nei due voluini del 1391 (1.*^ 6 2." seniestre) trovansi notizie sul Beatiame-^ di Bachicultura; di Piscicultura; di Entomologia agraria; sulla Caccia. Neir Italia agricola, giornale di Agricoltura , Anno 28, Bologna , Milano, Fiacenzn 1891, trovansi notizie di Bachicultura; Avicultura; sul- la Fillossera.,sx\.rL\o\i\ altri insetti dannosi{Diaspis, Cochi/lis, Hijponomcu^ tn, Zahrus, Ottiorinco, Carpocapsa, Bruchus , Myzus, etc.); sugli acari; sui topi campagnoli. — Notizie sulla pesca fluviale e lacuale in Italia (Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio: direzione generate deU'agricoltura). - Roma, tip. Kazionale, 1891, 8." p. 77. A'Juaco A. — La distruzione degli insetti nocivi all' olivo. — Casale, tip. Cassone, 1891, S." fig; p. 32. Estr. d. 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Mediche, Serie 7, Vol. 6', Fasc. 9. Bologna 1892. Pag. 578-579. Giacomini C. — Sur les anomalies de developpement de I'embryon huniain (avec uae pi.)- IVe Comnnic^tion. — Archives Ital. de Biologic, Tome 18, Fasc. 1, Pag. 86. Turin 1892. Giacomini C. — Snlle anomalie di sviluppo dell' embrione uraano. Comunica- zione V.a — Atti d. R. Accad. d. Sc. di lorino, Vol. 27, Disp. 15 Pag. 1004-lOio. Con tav. Torino 1891-92. Giacomini E. — Contribiito alia mig-liore conosoenza deg-li annessi fetali nei Rettili. 2. a Nota prev. — MonitoreZool. Ital., Anno 3, N. 7-8, Pag. 157-163, N. 9, Pag. 185-196; Firenze 1892. IV. Istologia. Bizzozero G. — SuUe g-hiandole tubulari del tubo g-astro-enterico e sui rapporti del loro epitelio coir epitelio di rivestimento della mucosa. Nota 4.a e b.^ — Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 27, DiI,A UMANA NELLA Pi. U.N VEHSIIA DI (lENOVA. (Con tav.) {Covtinuaz. e fine. Vedi X. 10) Per questa divisione risiilta naturalmeiite uno spazio scavato nello spessore delle pareli della formazione, ii quale pero non c continuo, ma e invece diviso in scompartimenii piii o meno grandi (Fig. S*" e Fig. 6* cav) separali fra loro la merce di delicati sepimenti ccllulari (Fig. 6* 5.) che si diparloiio dalle due lamine e die le collegauo. Quesli spazi sono piu 0 mono ampi (Fig. 2"" e (t"), e sono lappezzali da uno slrato di dementi appiatliti; sono t:eneralmente vuoli, in specie i piu grandi, o conlen- gono (ammassali nei piu piccoli) degli demenli di ligura sferoidale o dei nuclei liberi (Fig. G""). I primi sono leggermenle compressi a contorno re- golarmente definito e contenuto trasparentissimo, con nucleo intensamente colorito , ed io li ritengo per globuli rossi nucleati alquanto rigonfi attesc le dimensioni che presenlano, come mostra anclie la Fig. C)'\ Allri elemenli i)()i non sono rappresentati che da nuclei liberi voluminosi, in- tensamente colorali e quindi rappresentano dementi in via di disfaci- mento. Elemenli in tali condizioni se ne osservano, ollrechc negli spazi cavitari, in grandissinia quantila, e direi quasi in maggioranza, in tulto lo — 210 — strato mssoblastico Ji ciii stia:m diconJo e spejialmanle in corrispomlen- za della parte piu sodile della formazione. La porzione pciliincolare della vescico'a in discorso non contiene ca- vila e si trova sitimta in una specie di insenalnra (Fig. ()"' ins) die le presla il corion. Quesfo presenia in fiiori al pednncolo [ped) nna specie di cresta [am] la qnale , fatla da delicati dementi del mesobla- sto coriale si continua in un delicatissimo strato fibrillare die avvol- ge molto da vicino la formazione vescicolare (Fig. 'il" am. am.) Tale for- mazione del corion nella parte sua basale presenta nel suo spessore deg-li spazi vascolari ripieni di elementi del sangu) e in continuazione con quelli che irrig-ano gcneralmente il corion. Nella sua parte pin sot- tile e ridotta ad un delicatissimo velamento librillare entro il quale si osserva qualclic raro elemento cellulare. La parte peduncolare ddla formazione in discorso ridotta alia sua massima sottigliezza (Fig. ^"^ peel) si dirige verso la cresta coriale sopra in- dicata, ed e in questa sua porzione che risulta dello strato epiteiiale esterno e dello strato mesoblastico. II prime da cilindrico die era c di- venuto appiattito e lo si puo accompagnare e seguire in un rivestimenlo epiteiiale pavimentoso, che tappezza per breve estensione la insenatura indicata. La porzione mesoblastica poi del peduncolo si confonde col me- soblasto che forma 1' intelaiatura della cresta coriale aw., ed h per questa via che i vasi coriali si mettono in rapporto con le formazioni vascolari della vescicola. In ultimo ricordo che la cavita della formazione in questione contiene una sostanza granulosa variamente abbondante (Fig. S'"" gr) non che qualche elemento del sangue o qualche nucleo libero, che ritengo Irascinativi colle manipolazioni occorrenli per T allestimento delle sezioni. Interpretazione. La prima questione, che mi sembra opportuno risolvere, c quella del- r eta del nostro novo. Se teniamo calcolo dei dati anamnestici e spe- cialmente della mestruazione mancata da due mesi, se teniamo conto del volume deir novo, dello spessore e della vascolarizzazione del corion e in parte anche dei villi, se intme teniamo conio del fatto della esisten- za dello strato cellulare al di sotto dello strato epiteiiale del corion, die secondo Kasclitschenko si completa entro il prime mese, siamo autorizzati a stabilire die il nostro novo datava da oUre un mese. Gio stabilito,- avremmo dovuto trovare un embrione facilmente visibile, di circa 6-8 — 5-:>o - millimelri almeno, secondo i dnli di His{l). E dalo percio die sc esso fosse slato normale non ci sarebbc sfuggito, possiamo concludere die in queslo caso Irattasi di un prodotto anormale. Difatli la cavila dcH'uovo non conlenova die due formazioni vescicolari, Ic quali certamente non pos- sono rappresentare il contenulo di un uovo normale di un mcse compiulo. Ammesso die le due formazioni rappresentino 1' embrione, faccio notare come esse avevano sede nel punto dell' uovo magg-iormente villo- so, al contrario di quello che e sostenuto da Ueichert e da His. Ho richiamato a questa particolarila poiche anclie il Chiariiji (2) in un caso quasi congenere al nostro pole fare la stessa osservazione. Proscindendo da questa particolarila, il mio caso sembrami i.iteressante pordie, mentre trova in parte risconlro con osservazioni congeneri di altri embriologbi, pure ne diversifica in qualche cosa cbe puo avere molta importanza. La letterahira embriologica e ricca di oservazioni di forme vescico- lari riscontrate in nova umane. Mi limito a ricordare come specialmente in Italia siano state fatte osservazioni di tal genore da Chiarugi (3), da Giacomini (4), da Romiti (5) e recentemente da Valenfi (6), ed e con queste che trova una certa analogia la vescicola piii grande da me os- servata. Ma specialmente con la osservazione di Giacomini essa trova un riscontro anclie piii giuslo per la ragione che tnnio in essa come nella mia si e osservata la concomitanza di formazioni vescicolari secon- darie nello spessore del corion, non che delle infossature o conati d'in- vaginazione dell' epitelio coriale. E un fatto che I'ipotesi ammessa da Giacomini che tali formazioni vesci- colari non siano altro che prodotli del corion si presentacome la piii accelta- bile, e lanto piiiquando come nel caso di Giacomini e nel mio si hanno tut- te le gradazioni di passaggio dalle semplici infossature epileliali alle piccolo vescicole ed alle grandi. Ma per quanto questo meccanismo di formazione sia generalmente accettato, pure rimane ancora il dubbio se alcune osser- vazioni di forme vescicolari rappresentino una delle prime fasi di sviluppo dell'embrione umano, o se invece quelle forme siano da questo indipenden- ti; e tanto piii il dubbio ha Irovato base, inquantoche nei casi congeneri (1) H/s, Analomie mensclilich-^r Embryonen. U, par/. 91. Leipzig 18S9. (2) Chiarugi, Ui un uovo umano al principio ilella seconda setlimana, Bnlleitino della Societa fra i cullori di Scienze mediohi in Siena. ISS/' . (3) Ch'ancgi, Di un uovo umano al principio della seconda setlimana. Sioia 1SS7. — Intorno a un uovo umano niostruoso. Sper.'meniale. Firenze JS.'Jl, (4) Qiacom'niy Su alcune anonialie di sviluppo dell' emlirione txmano, Afti delhi R. Accademia delle Scienze di Torino. ISSS. (5) Romiti, Nota su un uovo umano mostruosi, Atli della Socieia Toscani di Scienze Xaturali. Pisa ISSS, — Osservazioni sopra un uovo umano vescicolare, Alii etc. 1X91. (0) YalenV, Intorno a una anomalia di sviluppo dell" uovn umano. Perugia 1899. — 221 — ;il luio non si osservo oltre la formazione vcscicolare ncssima Iraccia di cinbrionc. II diibbio sarebbe risolulo tulle le voltu clie polessimo dimoslra- rc 1' esislenza di uii embrione indipendenle dalle formazioni vescicolari, e.l e appiinto questo chc mi sembra in parlc accadulo nel caso mio pc!r I'osisleiiza della formazione vescicolare piu piccola. Ma prima di passare all'esame di-qiiesla debbo aggiungcre ancora qualche considerazione sulla pii'i grandc. Sebbcne quesla abbia molli caralleri a comunc con quelle dianzi ricor la- le, pure presenia qiialche cosa di differenle, in specie per la presenza di uiio eslerno stralo epileliale die non fu osservato in altri casi congeneri. Inollre in un cerlo Iralto della vescicola abbiamo notalo per una cerla eslcn- sione uno stralo epileliale cilindrico a due piani con una evidente membrana b.isale. Questa speciale disposizione ricliiama all' idea che in questo punio si Ualli di un abbozzo di doccia midollare e cbe la membrana basale rap- presenli appunlo la membrana prima di Hensen. Se una lale inlerpetra- zione fosse giusta dovremmo (a parte la mancanza di altri organi primari) considerare il resto della pnrele vescicolare come un sacco amniolico; ma rallVontando un tale stadio di sviluppo con allri congeneri , anche pre- scin.lendo dalla slrullura, I'ampiezza r-elativamente enorme di questo sacco sarebbe in opposizione colla fase precoce che rappresenterebbe ilnoslro embrione (I). Quindi la particolarila sopra indicata lia la slessa impor- lanza e signilicalo di quelle congeneri, che abbiamo notalo in alcuni punti delle vesc'cole piu piccole. La formazione vescicolare piu piccola abbiamo vedulo che ha una siruttura assai ditferente dalla maggiore. Essa, come si e vedulo, risulta d' uno sirato eslerno ed uno interno epileliali, ed uno medio connelti- vale ed eniinentemente vascolare con disposizione ed apparenze tali da diversificare assai dalla precedenle formazione. Non sapremmo dunque per essa invocare lo stesso meccanismo di formazione che per la precedenle, e quindi anche il significato non puo essere idenlico. Sarei mollo in- clinato a riconoscere in quesfa un rudimenlo embrionale; e la prima idea clie si affaccia alia mente e quella di considerarla come una vescicola ombelicale. Gonforta in quesla idea il fatlo che si tralla di una forma- zione piriforme peduncolata con una cavita conlencnte una sostanza gra- nulosa e di cui la parete interna e riveslila da un epitelio e la parete media e eminenlemente vascolare come nell' uovo di Keihel (2). (1) Villi a questo riijuardo His op. cit. a pag. 22 dove 6 detto che emlirioni fiiio a 10 mm. di lun- );tiezza sniio slreltamentc avvolti dall' amnios. (i) Keibel. Em stflir jiin^'es raeaschliclies Ei, Arch-v fiir Anafomie unci PhysiuloQie, Anat. Ahlli. 139)— \n specie confronlandn le fi^ 12 e 13 si Irova una assoluta somigliaoza di slruUura con alcani |iiiiiU de la uustra vescicola. -^ 222 — Qiiesla e 1' inlerpehazione che mi sembra piii nalurale a formularsi sebbeiic vi sia qiialchc fatto che rimane alquanto oscuro per la spiega- zione. Infatti non abbiamo polulo rintracciare il proseguimeiito della ca- vita vitellina in a!(re paiii deiruovo e nemmeno una formazione che po- tesse rappresentarci una traccia di embrione. Di questa mancanza credo che possa rendersi coiito ammetlendo quello che si c oramai osservalo in aitri casi, cioe un'atrofia complela e successivo disfacimento e scom- parsa delT embrione. In quanto alio stralo cpileliale cilindrico osservato come riveslimento esterno della vescicola ombelicale che rimane certamenle molto oscuro per la interpetrazionc, o dobbiamo confessare che non possiamo render- cene rag-ione o aminettere, cosa che del resto non e alTalto strana, cho esso non rappreseiUi die una modificazione deg'li elementi del mesobla- sto. In questa idea conforta T osservazione di Chiarugi (!) sul rivesli- menlo della vescicola ombelicale di un uovo moslruoso , nel quale era disposto come un epilelio di forma cubica. Lo stesso concetio credo che si possa emettere a riguardo del riveslimento epiteliale della vescicola maggiore. Riepilogando ammetliamo che in quest' uovo mostruoso si siano svi- luppate nel corion delle formazioni vescicolari, di cui una di grandi di- mensioni (vescicola maggiore); e che I'embrione in esso si sia atrofizzato, rimancndo solo come residuo la vescicola ombelicale. Qiiesto per adesso il concetto che ci siamo formate, riserbandoci di ritornarci sopra , qua- lora un nuovo studio ci dia adito ad una migliore i:iterpetrazione. Nota di tecnica microscopica. Neir eseguire i tagli dell' uovo in qucstione mi avvenne con dispia- cere che alcune sezioni non conservarono il posto die loro aveva assegnato sul portaoggetti; d' altra parte il processo di Gieshrecht per quanio fa- cile richiede una certa perdita di tempo. A semplicizzare questo processo ed a garantire la slabilita delle sezioni sul portaoggetti ho sperimentalo ripetutainente la seguente rnodificazione idie avvicina questo processo a quello di ScJidllibaicni: si sciolga a caldo nell' olio di garofani o nel creosote della lacca bianca nella proporzione di 1: 20. Si porti il li- quido alia ebullizione due o tre volte , si lasci raftVeddare , e si filtri. Con una lal sokizione a mezzo di un pennellino si spalma il portaog- getti per r estensione del cuoprioggetti, senza riscaldarlo; vi si applica- no le sezioni come nell'ordinario processo Gieshrecht; quindi si scioglic (1) Chiarugi. Intorno aJ un uovo umano mostruoso. Sperimentale ISOl. MONITORE ZOOLOGICO ITALIANO. Anno Tav. IV -m — 2-23 — la paraffina e si fa la chiusura in balsamo. In queslo modo come si comprentle si fa a mono di vari tempi del proeesso Gie'sbrecht, e si ha i'altro vantaggio di una grande stabilili delle sezioni sul vctrino. SPIEQAZIONE DELLA TAVOLA. Indicazioni comuiii. c. Corion. c. V. Cavit^ della vescicola. f.vA f.v.^ f.v.'^ Forinazioni vescicolari del corion. Fig-, l.a Rappresenta la veduta d'insieme della vescicola raag'^ore, conrispnu- dente alia sezione 82» — Zeiss Oc. 1, Ob. AA. Lung'hezza della carnaiM scura centim. 26 c' SoUevameuto del corion in corrispondenza dell'impiaato della vescicola. Fig-. 2.* Sezione meridionale della vescicola minore corrispondente alia sezioui; 24:* — Zeiss Oc. 1, Ob. AA. Lung-iiezza della camera scura centim. 2G. C2V. Cavita vascolari della pai'ete vescicolare. ins. Insenatura del corion nella quale sta annidato il peduncolo. ped. Peduuco'o della formazione. am. am Sollevamento del corion. gr. Sostanza granulosa contenuta nella cavita. Fig. 3. a Rappresenta la sezione 77* della g-rande vescicola ove nel corion si osserva)io tre formazioni vescicolari /t;.! /y.2 /y.3 — Zeiss. Oc. 1, Ob. A A. Camera scura centim. 26. Fig-. 4. a Veduta d'insieme della vescicola mag-giore corrispondente alia sezione; 150a dove la parete della vescicola e saldata col corion — Ingrandimentft come sopra. Fig. 5. a Porzione di parete della vescicola maggiore in una delle sue ripie- gature. .S-. i. Sti-ato epiteliale interno. s. m. Strato connettivale. .s. e. Strato epiteliale esterno. Zeiss Oc. 1, Ob. F corr. Camera scura lunga centim. 20. Fig. 6. a Porzione di parete della vescicola minore presso la parte media. ep. Epiblasto. m.^ m.2 Connettivo limitante le cavit4 vascolari. ent. Entoblasto. cav. Cavita vascolari. s. s Setti. Zeiss Oc. 1 Ob. F corr. Camera scura lunga centim. 25. — 224 - La corteccia cerebrale nei mammiferi domestici. Seconda nota j^reventiva: Suinj. DEL DOTT. AtTILIO AnTONINI. Riceviita i' 31 Otiohre 1S9'3. Fino dal principio di quest' anno scolaslico, i mezzi non permelten- domi ancora di puhlilicare per inlero il mio proinesso lavoro sulla cor- teccia cerebrale dei mammiferi domestici, mi venne V idea di pubblcare una seconJa nota prevenliva per fare inlanto conoscere alcune particola- rila da me osservate nel maiale ; e gia I' aveva in pronto per la stampa quando, pure convinto di aver giustamente inlerpretate dal solo confronto s — Arrhiv far WisAensclvaflliclie und Prakt. Thierlieilk. il;ind 8." 3 fasc. 1S!'2. — 225 — Cio prcmesso vengo all' argom6nto, facendo pero osservare clie an- che questa volta rimetto il ceiino bibliogralico alia completa pubbiica- zione delle niie ricerclie, limilandomi per ora a citare qua e la i lavori che le circostanze ricliiederanno. II cervello del maiale si prcsenla assai riccamcnte circonvoluzionalo e la disposizione delle circonvoliizioni non si allontana in generale considerevol- niente da quanto si riscontra nel cavallo, nel biie e nel cammello, come giustaniente vien fatto anche osservare da Leiiret e Gratiolet (1). Le scis- sure primarie sono in generate e relativamente moUo profonde, per cui le varie aree si presentano fia loro distinte in modo nelto ; mancano alcune scissure secondarie e terziarie, quindi le circonvoluzioni che en- trano a far parte di un dalo lobo sono mcno numerose e si moslrano pill semplici che negli altri animali superiori. Anche il niimcro delle pieghe di passaggio e abhastanza scarso e rarissime sono quelle anaslo- motiche. Con (utto cio si puo dire che anche nel cervello di questo ani- mate si risconlrano relativamente ben sviluppate, sebbene niodificate, quelle parti che i Professori Tenchini e Negnni (2) ritengono fonda- menlali nel cervello del cavallo e del bue, mentre le altre di perfezio- namento fanno difetlo o sono molto ridotte in sviluppo. Fra poco faro conoscere le varie modificazioni che subisce la corteccia cerebrale nel suino in confronto a quanto gia conosciamo negli altri mammiferi dome- stici superiori ; qui voglio soltanto far cenno che il lobo frontale e quello che si presenta notevolmenle ridotto in volume e molto seinplicemente conformato pel forte spostamento in avanti delta scissura di Rolando e per la mancanza di scissure di secondo ordine. Questo fatto come e noto sta in rapporto colla poca intelligenza del- r animate. Premesse quesle poche generalita vediamo come si comporta il man- tello cerebrale in particolare. Faccia interna. Alia faccia interna di ciascuno emisfero cerebrale si riscontra, come negli altri animali maggiori, iL lobo del corpo calloso e la scissura cal- loso-marginale che lo limita. II loho del corpo calloso e unito costantemente a quello frontale da una piega fronto-callosa superficiale e molto marcala, la quale viene di (1) An»t. eonip. du sysleme nerveux etc. Tom. I. pag. 388. (2) Sulla corleccia oerebiale degli equini e bovini ecc. ]S8!'. — 22G - conseguenza ad intcrrompere la scissura calloso-marg-inale, come nei bo- vini e nel cammello. Questa piega pero, a difFerenza di questi nnimali, e situata in generate piii verso II mezzo della porzione orizzontale della scissura calloso marginaie, in corrispondenza della estrcmita posteriore del lobo frontale ed oltre a dividere in due porzioni, ben distinte anclie per sviluppo enihriologico, la scissura stessa, fa si, per la sua direzione molto obliqua alio indietro e per la sua configurazione, clie il lobo fron- tale sembri una diretta continuazione della porzione posteriore del lobo del corpo calloso. Tale apparenza e resa ancor piu manifesta dal falto che la scissura di Rolando, come avremo occasione di ridire, non si ar- resta sopra la faccia convessa dell' emisfero, ma raggiunge la scissura interemisferica e ripiegandosi dolcemenle in basso ed in addietro va a comunicare direttamente colla soltostante scissura calloso -marginaie. Diro subito per inciiienza cbe quest' ultima porzione della scissura di Rolando e stata erroneamonte ritenuta da alcuni Aulori pel solco cruciale: fra poco vedremo quale si debba rileuerere per tale. Non sempre pero le cose si comporlano nel modo auzidello : in qualclie caso, pure se vo- gliamo raro, la piega fronto callosa si presenta quasi verticale, spinta un poco piu in avanti, e tale p3i' configurazione e sviluppo da rendere chiara- mente distinto il lobo froatale da quelle del corpo calloso. Qualche altra volta la scissura di Rolando moslrasi chiusa posleriormente in corrispon- denza della faccia plana dell' emisfero^ senza raggiungere cosi la scissura calloso-marginale, o si arresla sopra la faccia convessa dell' emisfero stes- so. E inutile il dire che quando si danno tali circostanze riesee facilis- simo ritrovare quel rapporti analomici propri ad allri animali superiori, specialmente per cio che concerne il solco cruciale. La scissura calloso-marginale e sempre distinta in due porzioni; una anteriore o frontale, I' altra posteriore o parietale. Di queste due porzioni la posteriore e la principale perclie e piu lunga, piu profonda e si svi- luppa molto piu presto dell' altra, la quale, come vedremo, appare nel periodo di perfezionamento. Col suo labbro superiore la porzione parie- tale co;nuniGa col solco cruciale ; anteriormente si continua senza limile di demarcazione nella scissura di Rolando e posleriormente e chiusa dal- 1 ' unica piega sfeno-occipitale. Seconlo V Ellemherger (I) qui si connettcrebbe colla scissura sfeno- parieto-occipitale (fis. rhinalis post.). A me non e mai accaduto di ri- scontrare una tale comunicazione nemmeno in altri animali e mi sento quindi autorizzato a ritenere che questo distinto Anatomico si sia ingan- nalo, a meno che non si sia trovato dinanzi ad una rarissima variela. (1) L. c. Per la porzione frontale qui basti quanto ho detto sopra indirelta- mente. EJ ora due parole sul solco cruciate. Sin da quan lo incoiuinciai le inie ricerche nel maiale aveva potuto, dal confronto di cervelli a completo sviluppo, stabilire i caralteri anatomici di questo importantissimo solco. Og-gi confermo ed avvaloro le mie ve- dute d'allora collo studio del suo sviluppo e posso con maggior garan- zia rigettare le conclusioni di alcuni ed accettare quelle di altri. II Leuret (I) dalla descrizione e dalle figure clie ne da mostra di ritenere pel solco cruciale quello che dalla'scissura di Rolando si porta nella porzione pirietale della scissura calloso-marginale , aggiungendo pero die nel maiale e specialniente nel cinghiale invece di un solco e di una depressione cruciale, come si riscontra in animali del gruppo preccdente(iO*^) a quello in cui son posli isuini, si trovano due sezioni. Lussanae Lemoi- gne (2) lo dicono rudimenlale e situato nella faccia interna deH'emisfcro, in avauli della piega fionto-callosa. Franlc (3) e dello stesso awiso di Leu- ret poiche fa comunicare il solco cruciale colla scissura di Rolando (f. co- ronalis). Contrariamente a questi autori VEUemberger, nel suo gia cilato lavoro, dice « circa nella meta della lunghezza della superficie dorsale de- gli emisferi, il loro margine mediano e profondam(3nte inciso da un sol- co trasversale breve, la fissura cruciata. Essa divide in certo modo I'emisferoin due meta e si continua lateralmente di solito in un solco longitudinale, la fissura suprassylvia superior » (scissura interparietale). Relativamente al solco che sta al davanti, ritenuto come abbiamo detto pel solco cruciale; VEllemherger lo dice innominato e lo considera come la continuazione della F. coronalii (Scis. di Rolando). [)i questo awiso sono pure io, e di cio ho potulo convincermi paragonando fra loro i cervelli a completo sviluppo ed in via di sviluppo in confronto di quanto si riscontra in altri animali sotto questo riguardo bene studiati. Infalli come varieta della scissura di Rolando e slato constatato {Tm- chini e Negrini (4) ) che negli equini essa pud andare a raggiungere la faccia plana dell'emisfero e tendere a comunicare colla scissura cal- loso-marginale, indipendentemente dal solco cruciale, il quale comunica sempre colla scissura interparietale. Questo fatto riguardante la scissura di Rolando, eccezionale per gli equini, non potrebbe esser considerato co- me costante pei suini? Si potrebbe a cio obbiettare che nei bovini, in- (1) L. c. (2) Fisiol. del centri nervosi encefalici. Padova 1871. (3) Mandljuch der Anat. der Ilauslliiere Vol. 2. 1883- (1) L. c. 528 vece, la comunicazione del solco craciale colla scissura di flolando e cosa normale;, per mode che 1' uno sembrerebbe la continuazione dell'altra, come vogliono i ricordati Professori. Ma quando c data questa comuni- cazione, da me pure riscontrala nel camniello, non csistc pcro al di dielro un solco che dalla scissura calloso-marginale si porta sopra la fac- cia convessa deU'emisfero a comunicare colla scissura interparietale, per modo da fare ritenere, come nei suini, questo pel vero solco cruciate, quelle un prolungamento delta scissura di Rolando. Daltronde puo ac- cadere talvolta e non rarissimamente che la scissura di Rolando si arresli anche nel maiale sopra la faccia convessa dell' emisfero come e di regola per altri animali, oppure arrivi fine sulla faccia plana del- r Ciuisfero stesso senza comunicare colla soltostante scissura calloso- marginale, sempre esistendo piu posleriormente il solco di comunicazione fra questa ultima scissura e la scissura interparietale. In queslo caso, stando all'opinione di qiielli contrari d\\' Ellemherget\ verrebbe a man- care il preteso solco cruciate ;, mentre sappiamo che questo deve la sua importanza all'essere costante in tulti i mammiferi superior! domestici e non domestici. Se per ultimo noi prendiamo a considerarne lo sviluppo, mag'gior- mente siamo indotti a ritenere giuste le nostre asserzioni, giacche la sua comparsa, anteriore a quella delta scissura di Rolando, avviene assai pre- cocemente ed il suo sviluppo e in rapporto con quello del lobulo paricto- occipitale superiore. Concludendo, il preteso solco cruciate di Leuret ed altri deve esser considerate come la continuazione delta scissura di Rolando nella sciss. calloso-marginale e se gli si volesse assegnare un nome si potrebbe dire precruciale; l' altro, che con dirczione parallela al prime si porta dalla faccia convessa alia faccia plana delt'cmisfero facendo comunicare la sciss. interparietale colla scis. calloso-marginale, deve essere ritenuto pel vero solco cruciate. Faccia esierna o convessa. Questa faccia e limitata, come negli altri mammiferi, dalla scissura cal- loso-marginale alt' interne e dalle scissure sfeno-parieto-occipitale e fronto- parieto-olfattiva all' esterno. Quanto ai caratteri generali, queste due scissure si comportano pres- 80 a poco come nei bovini: cosi, sono assai profonde; non presentano al- cuna interruzione lungo il loro decorso; nel loro punto di unione comu- nicano col ramo postedore della scissura di Silvio e manca ogni comu- - 2-21) - nicazione fra la scissura (li Rolando e la fmnto-paricto-olfattiva. A mela circa del decorso di qiicsrultiina scissura si riscontra, non sempre pero, sul labbro superiore una iucisura breve ma assai profonda , obliqua in avanti la quale non e altro die il ramo anteriore della scissura di Silvio. La scissura di Rolando e molto profonda, spinta notevolmente in avanli per modo die il lobo frontalc viene a rappresenlare in questi aniniali forse appena 7o di luUa la faccia convessa dell' emisfero. Per la sua cstremita anteriore si comporta come nei bovini : si arresta cioe ad una ceria distanza dalla scissura fronto-parielo-olfaltiva in una piega di parsaggio fra il lobo frontale ed il lobulo parielo-occipilale inferiore; la sua estremila posteriore abbiamo gia vislo come si comporli, ne ci tor- neremo sopra. — Lungo il suo decorso non presenta interruzioni ne diverticoli- Anche la scissura di Silvio presenta dei caratteri morfologici die si avvicinano a quelli die si riscontrano nei bovini: essa forma cioe una dolce curva a concavita superiore con grande prevalenza di sviluppo del suo ramo posteriore. Per un certo tralto e completamente confusa colla scissu- ra fronto-parieto-olfatliva, essendo il lobulo sottosilvico del lutto nascosto nei fondo di quest' ultima scissura. I due rami della scissura di Silvio sono assai profondi, segnatamente il posteriore; misurano nei loro insie- me, compreso il braccio di unione, una lunghezza da 3 a 4- centimetri e non comunicano mai con altri solchi vicini all' infuori della scissura fronto-parieto-olfattiva. L' origine del ramo posteriore segna molto bene il punto d' unione della scissura fronto-parieto-olfattiva colla scissura sfeno-parieto-occipitale. La scissura interparietale muove in addietro al livello della meta della scissura sfeno-parieto-occipitale, dalla quale e separata medianle una soltile piega parieto-parietale, e di qui si dirige in alto ripiegandosi dolcemente in avanti; oltrepassata I'estremita superiore del ramo posteriore della scissura di Silvio, manda un primo diverticolo die scende obliquamente in bas- so ed in avanti, poscia continua il suo tragitto avvicinandosi gradatamente alia scissura intereraisferica, nella quale manda un secondo diverticolo tra- sversale e legggermente obliquo in addietro che va a comunicare colla scissura calloso-marginale, costituendo cosi il sopradescritto soico crucia- te; per ultimo dal punto di origine del secondo diverticolo si dirige in avanti, in basso e leggermente in fuori arrestandosi al livello dell'unione fra il terzo anteriore e il terzo medio della lunghezza dell' emisfero. Per conformazione gencrale resulta quindi die questa scissura si comporta presso a poco come negli equini e nei bovini. Essa e inoltre molto profonda, pin lunga di tutlc le altre scissure misurando 7 centi- — *230 — metri circa ili liina^hezza, — I suoi accennali diverticoli sono coslanli , ben marcati e profonJi qu.'.nto la scissura stessa. II divcrticolo esterno, quelle che parte al davanti del ramo posteriore della scissura silvica e che percio polrebbe dirsi presilvico, (nel cavallo e iiei bovini sla al di dietro dello stesso ramo) tende a ravvicinarsi al solco conct^.ntrico parie- tale col quale talvolta comunica. Per la estremita anteriore la sciasura inlerparielale 1' ho vedula una soli volta tendere e comunicare colla scis- sura di Rolandii nieJiante un breve salco superficialissimo. Ed ora passiamo a dire dei lobi che si risconlrano alia faccia esterna deg-li emisferi cerebrali. La scissura di Rolando divide tutta la superficie della faccia con- vessa deU'emisfero in due lobi; ma io non parlero dei loro confini per- che sono gli stessi cho negli altri mammiferi domestici. Dirosolo delle piu marcale modilicazioni che essi presenlano. Loho frontale. — Si riscontrano due sole circonvoluzioni ben di- stinte fra loro dal solco oU'altivo, continuazione della scissura fronlo-pa- rieto-olfalliva. Le circonvoluzioni fronlale esterna ed olfattiva eslcrna degli cquini sono rappresentale in questi animali da una semplice piega di passaggio IVd il lobo frontale ed il lobo parieto occipitale^ tanta e la loro modilicazionc. Anche la circonvoluzione frontale interna ed olfattiva interna sono spess6 volte fuse tra loro ; pero qualche volta si riscontra un sotlile solco ricordante il fronto-olfattivo interne degli equini ed allora queste due circonvoluzioni restano in parte distinte. II lobulo pararolandico e relativamente molto lungo ma ristrello per la direzione della scissura di Rolando, e trovasi in diretta continuazione col lobo del corpo calloso. Esse e limitato posteriormente da quel solco che io vorrei designate col nome di precruciale e quasi sempre di- stinto dal lobulo parieto-occipitale superiore per la mancanza della piega fronto-parietals interna. Loho parieto occipitale. — Questo lobo mostrasi assai piu complicate del precedente. La scissura interparietale Io divide in due lobuli secondari: il parieto-occipitale superiore ed inferiore. Nel prime, assai ridotto per vo- lume e nuniero di circonvoluzioni, si osserva coslanlemente un lungo solco ben marcato^ profondo e regolare analogo del lutto al solco parietale limi- tante degli equini. All' interne di questo un altro piccolo solco, il parietale interne, molto breve, costante che segna la divisione fra la prima e la seconda circonvoluzione parietale. Queste due circonvoluzioni, che rappresenlano nel loro insieme la porzione interna del lobulo parieto-occipitale superiore, sono fuse anteriormentc per la meta circa della loro lunghezza. La por- — 531 - zione esterna del lobiilo e rapprescntala dalla terza e quanta circonvolu- zionc fuse iasieme le quali costituiscono buona parte di tutto il lobulo. Vi si nota posteriormente un solco profondo, ma molto breve, traccia del solco parietale esterno, che si arresta contro la piega sfeno-occipi- tale, nella quale vanno pure a terminare le alire due circonvoluzioni. Cosi i solchi del lobulo parieto-occipitale superiore sono ancbe posterior- mente cliiusi e non comunicano con altri solchi vicini. II lobulo parielo-occipilale inferiore e molto piu sviluppato del prece- dente e vi si possono pure distinguere due porzioni ; una silvica, I'altra retrosilvica. La porzione silvica e formata come negli equini da due circonvolu- zioni silviche, una superiore e 1' altra inferiore, separate dal solco con- centrico parietale. Queste due circonvolu/ioui, nate per due radici ben distinte dalla circonvoluzione parietale ascendente, si dirigono in dietro 6 giunte al disotto del diverticolo presilvico delta scissura interparietale si fondono e risalgono in alto per andare a limitare il ramo posteriore delta scissura di Silvio. Da questo tronco ha poi origine la porzione re- trosilvica del lobulo parieto-occipitale inferiore, la quale non e costituila che da l^-e semplici e brevi pieghe fra loro parallele che seguono il decorso della parte piu posteriore delta scissura interparietale e van- no a termiuare a punta sinussa net luogo d' origine del lobulo sottosil- vico, costituendo cosi queH'area che prende il nome negli equini di polo sfcnoidale. Nella porzione retrosilvica si riscontra coslantemente un solco e spesse volte due, dei quali \\ posteriore rappresenta il solco sotto pa- rietale di altri animaii. (1) A terminare la superficie convessa dell' emisfero resta a dire due parole sul lobulo sottosilvico e la circonvoluzione parietale ascen- dente. II lohulo sottosilvico e ben sviluppato, ma completamente nascosto nel fondo della scissura fronto-parieto-oli'attiva. Conserve un cervello nel quale ho asportata una parte di corteccia cerebrate e cosi ho potuto vedere che il lobulo sottosilvico si origina un poco al disopra della punia del polo sfcnoi- dale con una radice -ben distinta, la quale dirigcndosi in avanti va gra- datamente ingrossandosi per assoltigliarsi di nuovo e terminare alia meta circa della lunghezza della scissura fronto-parieto-olfattiva, al disotto del ramo anteriore della scissura di Silvio. Qui si unisce alia circonvo- luzione parietale ascendente dalla quale resta pero distinto per la pre- scnza di una depressione trasversale molto marcsta. Lungo il suo tra- (1) I'er il lobulo occipila'e val^a qujiito eljbi occasione di dire neil' allra mia nota sul cam« mellt. - 232 - gillo il lobulo soltosilvico prosenta qua e la delle leggere ondulazioni; la sua lunyhezza e di circa due cenliinetri e la larghezza massiina di circa un cenlimetro. La circonvoluzione parietale ascendente nasce nel luogo di lermina- zione del lobulo soltosilvico da una radice soltile e profonda. Di la si dirige tosto in avanti costeggiando, per un percorso di un cenlimetro e piu, la scissura fronto-parieto-olfaltiva; quindi si ripiega in alto, riceve la piega fronto-parietale inferiore, poi si volge in addieiro costeggiando tutta la scissura di Rolando fino alia sua unione colla scissura callosomarginale. Come si vede la circonvoluzione parietale ascendente e relativamente piu sviluppata clie negli equini. Faccia inferiore. Questa faccia si presenta molto semplicemente conformata tanto die avremo ben poco da dire. Essendo la valle di Silvio assai marcata;, i due lobi della faccia in- feriore si presentano ben distinti fra loro. 11 loho sfenoidale presenta un soico temporale poco accentuate mas- sime nella parte anteriore per cui le due circonvoluzioni non sono tra loro "molto distinte. II loho olfaitivo presenta un solo falto degno di nota, ed e clie la sostanza bianca, clie limita esternamente la radice esterna del bulbo ol- fattivo, e molto piu abbondante che nel cavallo, specialmente nel bulbo stesso, ove costituisce una specie di collarette. La radice media o spazio perforate anteriore presenta un aspetto leggermente mammellonato ed e di una consistenza superiore a quella die si riscontra nel cavallo e nel bue. La radice interna non presenta nulla di rimarchevole. {Contimia). GiuLio Chiarugi , re.sponsobile. Lezioni Elementari di Anatoraia Generale D K L Prof. GIULIO CHIARUGI CON MOLTB 1NCI8I0NI NEL TESTO Fasolcolo 1, 2 a 3 — L. 4,60. Frezzo della intiera opex-a L. 6,00. Tip. S. BcrDardino Siena Siena ISV2, Tip S. bcrDuril.i.o ooloiiico IMifiiii (Pubblioazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DiRETTO dai D 0 1. 1 0 r i Giulio Chiarug:! Eugrenio Ficalbl Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. coitiparata e Zoologia oel R. istituto di StuJi Super, ia Fireaze. nella R. Universita di Cas5liari. Ufncio di Direzione e Amoiinistrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 nniiter, all' aiuu — Abbnonam:nto uniino L. 10. Anno. Firenze, 31 Decembre 1892. N. 12. SOMBIARIO. — BIBLIOGRAFIA ; F'ag. 233 a 243. CO.MUNICAZlitNI OIilGINALI : A. Antonini, La cortoccia cerebrale nei raammiferi domeslici. 2.a Nota prevenh'va. Suiiii. {Continttaz. e fine). — F S. Klonticelll, xNotizia preliininaie intorno ad alcuni inquilini degli Holothurioidoa del Golfo di N'apoli. — l^ag. 2i! a 250. BIBLIOGRAFIA. VI. Protozoi. Mingazzini P. — Nuove specie di Sparozai. Nota. Con fig". — Attl d. R. Accad. dei Lincei. Serie 5. Rendiconti. Vol. 1, Fasc. 11^ Seni. 1. Roma 1892. Pag. 396-402. Severi A. — Gregarinosi polmouale in infante nato-morto. — Estr. d. Rifor- ma Medica, N. 80. Napoli, Aprile 1892. Pag. 9. VIII. Celenterati. Zoja R. — Sur la transmissibilite des excitations dans les colonies des Hydroi- des. — Archives Ital. de Biologic^ Tome 17, Fasc. 2, Pag. 304-313. Tu- rin 1892. Zoja R. — Intorno ad alcune particolarita di struttura dell' Hydra. Con 1 tav. — Esfr. d. Rendiconti d. R. 1st. Lombardo, Serie 2, Vol, 25, Fasc. 10. Milano 1892. Pag. 700-712. iX. Echinodermi. Russo A. — Contribuzione all' embriolog-ia deyli Echinodermi e sviluppo del- r Asterias glacialis, 0. F. Miiller, dall' novo alia bipinnaria. Con tav. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli, Serie 1, Vol. 6, Anno 6^ Fasc. 1. Napoli 1892. Pag. 124-138. X. Vermi. 3. Platielminti. Diamare V — Di iiu nuovo cestoJe del g'cn. Diptjlidium, Lt. — B)ll d. Soc. di Naturalisti in Napoli, Serie 1, Vol. 6, Anno 0, Fasc. 1. Napoli 1892. Pag. 40-48. - 234 — Monticelli F. S. — Nota intorno a due forme di Cestodi {Ceratobothrium^ g. n., ProsthecocoUjle, g. n.). Con tav, — lioU. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp, d. R. Univ.' di Torino, N. 12 7 y Vol. 7, Torino 1892. Monticelli F. S. — Appuiiti sui Cestodaria. — Atti d. li. Accad. d. Sc. Fisi- che e Mat. di Xapoli, Vol. 5, Serie 2, N. 6. Estr. di pag. 11. Napoli 1892. Monticelli F. S. — Studi sui Trematodi endoparassiti. Monostomum cymhium, Diesing. Contribuzione alio studio dei Monostomidi. — Memorie d. E. Accad. d. Sc. di Torino, Serie 2, Tomo 42. Estr. di jmg. 47, con tav. Torino 1892. Monticelli F. S. — Sui nucleo vitellino delle uova dei Trematodi, Nota prel. — Boll. d. Soc. di Nataralisti in Napoli, Serie 1, Vol. 6, Anno 6, Fasc. 1. Napoli 1892. Pag. 5-s, Monticelli F. S. — Ricerche suUa spermatog-cnesi nei Trematodi. Con 2 tav. — Aus der internal. Monatsschrift f. Anat. u. Phtjs.., Bd. 9, Heft 3 u. 4. Leipzig 1892. Monticelli F. S. — Studii am Trematodi endoparassiti. Sui genere Notoco- tylc, Diesing. Con tav. — Boll. d. Soc. di Naturaliati in Napoli, Serie 1, Vol. 6, Anno 6, Fasc. 1. Napoli 1892. Pag. 26-46. Monticelli F. S. — Sui genere Bothrimonus, Duvernoy, e proposte per una classificazione dei Cestodi. — Monitore Zool. Ital., Anno 3, N. 5, Pag. 100- 108. Firenze 1892. Monticelli F. S. — Studi sui trematodi endoparassiti dei Monostomum del Box salpa: nota. — Torino, Clausen ed., 1892, 8^., p. 23, con tav. Estr. d. Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino. Vol. 27. Marzo 1892. Parona C. e Perugia A. — Note sopra trematodi ectoparassiti. — Genova, tip. Sordomuti, 1892, 8'\ p. 17, con 2 tav. — {Res Ligusticae, 17). — Estr. d, Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 12 {32). Sonsino P. — Dei distomi dello Zamenis viridifiavus, Lac6p. e di una fase del ciclo vitale di uno di essi. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat. Proc. Verb., Vol. 8, Pag. 91-95. Pisa 1892. 6. Nematodi. Camerano L. — Ricerche intorno al parassitismo ed alio sviluppo del Gordiiis jmstulosus Baird. — Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 27, Disp. 10, Pag. 598-607. Con tav. Torino 1891-92. Camerano L. — Ricerche intorno al parassitismo ed alio sviluppo del Gordius pustulosus Baird. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 7. N. 124. Torino 1892. Condorelli Francavlglia M. — Filaria apapillocephala, sp. n. — Lo Spallanzani, Anno 21 d. Serie 2, Fasc. 5-6. Roma 1892. Pag. 109-120. Condorelli M. — Sopra una nuova specie di I'ilaria (Filaria apapillocephala milii). — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zoologici, Vol. 1, Anno 1, N. 3-5, Pag. 168-179. Roma 1892. Riva A. — Sopra un caso di anguillulosi intestinale. — Lo Sperimentale, Anno 46, Fasc, 1 d. Memorie Originali, Pag. 40-69. Firenze 1892. — 3') — 7. ACANTOCEFAI.1, Condorelli Francaviglia M. — SuU' identitA, speciflca delV Echinoi'hi/ncJms gloho- caudatus, Zeder e dell' Ech. tuba, Rudolphi — IjO Spallmizam, Anno 21 d. S. 2, Fasc. 1-8-9. Roma 1892. 9. Anblliui. Rosa D. — Descrlzione (iiQ\V Allolobophora festae, nuova specie di Lumbricide. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 7. N. 122. Torino 1892. Rosa D. — I Terricoli eiotici dell' I. R. Museo di Storia Nat. di Vienna. (Rias- sunto). — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino.^ Vol. 7. N. 114. Torino 1892. Rosa D. — I lombrlchi raccolti nell'isola di Eng-ano dal Dott. Modig-liani, — Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Naturals di Getiova, Serie 2, Vol. 12 {S2\ 6 LujUo 1892. Pag. 7. Genova tip. Sordomuti. Rosa D. — Ki/notus Michaelsenii, n. sp. (CoiitributD alia morfolog"ia del Geo- seolicidi). — Boll. d. Musei di Zool ed Anat. Comp. d. R. Univ. di To- rino, Vol. 7, iV. 119. Torino 1892. Rosa D. — Dcscrizione doll' Allolobophora smaragdina. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 7, N. 130. Torino 1892. Rosa D. — Megascolex templetonianus n. sp. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 7, N. 131. Torino 1892. XI. Briozoi. Namias I. — Sii alcune forme briozoavie del Mai* Rosso : nota. — Modena, tip. Vincenzi, 1892, 8.o ,p. 4. Estr. d. Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena, Mem. orig.j Serie 3, Vol. 11. XIII. Artropodi. 1 Parte generalb. De Carlini A. — Artropodi di Val Vigezzo (Lepidotteri, Rincoti, Ortotteri, Ara- cuidi). — Boll, delta Soc. entom. italiana. Anno 24. 1892.,Trimestre 1. Ft- renze 1892. Pag. 83-91. 7. Insbtti. a) Parte grenerale. Monti R. — Recherches microscopiques sur le systeme nerveux des insects. — Vedi M. Z., A7ino 3, N. 11, Fag 217. c) Ortotteri. Griffini A. — Locixstidi raccolti nella Valtravaglia. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 7, N. 133. Torino 1892. y) Lepidotteri. Verson E — Altre cellule glandulari di orig-iue po.^t-larvalc (nel filugello). Con tav. — Boll. d. Soc. entom. italiana. Anno 24. 1892. Trim. 1. Firenze, 1892. Fag. 3-17. — 536 - Verson E. — Note sur uno serie de nouveaux or^anes oxcrcteurs, dccouverts dans le Bombi/x mori — Archives Ital. de Biologie, Tome 18, Fasc. 1, Faff. 115. Turin 1892. li) Imenotteil. Emery C. — Origines de la Faune actuelle des Founnics de 1' Europe. — Boll. Sac. Vaud. Sc. Nat. Vol. 27. Lxusanne 1892. Gribodo 6. — Contribuzioni imeiiotterolog-icho. — Sopra alciine specie nuove 0 poco conosciute di imeuotteri diplotteri. Xota 4 — Boll. d. Soc. entom. italiana. Anno 23 {1891). Trimestri 8-4, Firenze 1892. Pag. 242-300. Seigi G. — Ricerche su alcuni orgaui di seaso dellc formiclie. Con fig-. — Boll. d. Soc. entom. ital. Anno 24. 1892. Trimestre 1. Firenze 1892. Fay. 18-25. i) Coleotteri. Bertolini S. — Contribuzione alia fauna trentlna del coleotteri. — Boll. d. Soc. entom. ital. Anno 23 {1891). Trim. 3-4. Firenze 1892. Fag. 169-217. Con- tinuazione vedi Boll, suddetto, Anno 19, pay. 84-135, Anno 20, jmg. 3-58, Anno 21, pag. 157-205. Senna A. — Contributions to the kuowledg-e of the family Brenthidae, VIII. Enumeration of the species known as yet from Java. — Notes from the Leijden Museum. Vol. 14 Lei/den 1892. Senna A. — Contribuzione alio studio dei Brentidi. Nota 9 e 10. — Boll. d. Soc. entom. ital. Anno 24. 1892. Trim. 1. Firenze 1892. Pag. 26-63 e aggiunta a pag. 92. i^Le contribuzioai 1-;') in Anno 21 di questo Boll. La contribuzione 6 in Notes from the Lcyden Museum, Vol. 13. La contrib. 7 in Ann. Museo Civ. di Genova, Serie 2, Vol. 12). Senna A. — Contribuzione alio studio dei Brentidi. Nota 12. — Boll. d. Soc. entom. italiana. Anno 24, 1^92. Trim. 2. Firenze 1892. Pag. 152-163. Con tav. (La nota 11 in Ana. Soc. entom. de France 1892). h) Blncot-'. Targioni Tozzetli A. — Aonidia Blanchardi, specie nuova di coccinig'lia delle palnie da dattero del Sahara. Con fig-. — Boll. d. Soc. entom. ital. Anno 24. 1892. Trim. 2. Firenze 1892. Fag. 170-188. Vedianche Bull. d. I. Soc. entom. de France, Ann. 1892. I) Ditterl. Bezzi M. — Contribuzione alia Fauna ditterologica della Provincia di Pavia. Parte secouda ; con aggiunta. — Boll. d. Soc. entom. ital. Anno 24, 1892, Trim. 1 e 2. Firenze 1892. Pag. 64-82; e 97-149. Aggiunta, pag. 150-151. XIV. Molluschi. 1. Parte generalb. Statuti A., Tuccimei G. — SuUe conchig-lie presentate dal P. Lais. — Atti d. Accad. Pontif, d. Nuovi Lincei, Anno 44, Sess. 5. Roma 1891. 3. Lamellibranchi. De-Gregorio A. — Sul genere Pectunculus e precipuameute suUe specie viventi niediterranee e fossili nel terziavio supcriore. — II Naturalista siciliano. Anno li, N. 4, Pag. 89-96, N. 5, Pag. 106-114. Palermo 1892. — 237 — De-Gregorio. — Intorno alia nota del March, di Montcrosato sul genero Pec- tunculus. — n Naturalista sicilia)io, Anno 11, N. 9-10-11^ Pcig. 209-212. Palermo 1892. Di-Monterosato. — Nota into'iio ai Pectunculus dei mavi di Exiiopa. — II Na- turalista siciliano, Anno 11., N. 6-7-8, Pag. 143-155, Palermo 1892. 5. Gasteropodi. De-Gregorio A. — Nota su talune conchig-lie mediterranee viventi e fossili •specialmente appai'tenenti al gruppo del Murex brandaris L. e del trun- cnlus L. — II Naturalista siciliano, Anno 11, N. 2-3., Pag. 50-60. Mazzarelli G- — Intorno al preteso occhio anale delle larve deg-li Opistobran- chi. Nota. — Atti d. R. Accad.d. Lincei. Uendicontl. Clause d. Sc. Fisiche Mat. e Nat. Serie 5, Vol. 1, Fasc. 3, Seni. 2, Pag. 103-108. Roma 1892. Mazzarelli G.— Ricerche anatomiche sul Lohiger Serradifalci, Calcara. — BolL d. Soc. d. Natwalisti in Napoli, Serie 1, Vol. 6, Anno tf, Fasc. 1. Na- poli 1892. Pag. 98-101. XVI. Vertebrati. IF. PARTE AN.\TOMICA. 1. PARTE GENEUALE. Gaizo (Del) IVl. — Delia pratica anatomica in Italia sino al 1600: memoria. — JSapoli., tip. Tocco, 1892., 8'\ p. 42. Estr. d. Atti d. R. Accad. Medico-Chi- rurgica di Napoli, Anno 46, niiova serie, N. 2. Giacomini C. — Annotations suv Tanatoraie dn Neg-re. 5.e Mem. Avee une pi. [Riproduzione. Cf. M. Z., Anno 5, N. 6, Pag. 109.]. — Archives Ital. de Biologie, T. 17, Fasc. 3, Pag. 337-371. Turin 1892. 2. TEGUMBNTO B PRODUZIONI TEGUMENTARIE. Campana R. — Istologia dclla cute sana in un infermo di eczema rubrosqua- moso cronico. — Genova, tip. Sordomuti, 1892, S'\ 2^- ^- Estr. d. Boll. d. R. Accad. Medica di Genova, Vol. 7, Fasc. 1. Minervini R. — Contributo alia morfolog-ia dell' adattamento funzionale degli org-ani. Particolarita di struttura delle arteiie della cute. Con tav. — Boll. d. Soc. d. Naturalisti in Napoli, Serie 1, Anno 6, Vol. 6, Fasc. 1. Napoli 1S92. Pag. 138-152. Regalia E. — SuUe unghie e gli sproni della mano ornitica. — Monitore Zool. Ital., Anno 3, N. 1-2, Pag. 10-27. Fivenze 1892. 3. SiSTEMA NBRVOSO CENTRALB E PERIFERICO. Breglia A. — Osservazioni sulla comparsa della mielina in alcuni fasci dei cor- doni del midoUo spiuale. — Giorn. d. Assoc. Napolitana di Medici e Na- turalisti, Anno 3, Punt, l.a , Pag. 65-88. Napoli 1892. Con tav. D' Evant T. i— Sopra un ganglio sfenopalatino accessorio nell'uomo. — Giorn. d' Assoc. Napoletana di Medici e Naturalisti, Anno 3, Punt. i.« Pag. 89- 94. Napoli 1892. Con tav. Marchesini R. — Sopra alcune speciali cellule nervosa dei lobi ottici della rana. — Vedi M. Z., Anno 3, N. 11, jJog. 217. — 238 — MIngazzini G. — Contributo alia localizzazione del centri cortical! del ling-uag- gio. — Estr. d. Annall di Freniatria e Sc. affini del R. Manicomio di Torino, Vol. 3, Fasc. S. Pag. 8, cori tav. Pellizzi G. B. — Sur les modifications qui surviennent dans la moclle Spiniere des amput6«'. — Archices Ital. de Biologie^ Tome 18, Fasc. 1 . Pag. 26. Turiii 1892. Sala L — Sulla fine anatomia dei g'angli del simpatico. Con 9 incisioni. — Monitore ZooL Ital., Anno 3, N.'^ 7-8, Pag. 148157. X.o 9, Pag. 172-184. Firenze. 1892. Staderini R. — Sur une particularite de structure de quelques racines nerveu- ses cnci'phaliques. — Archives Hal. de Diologie^ Tome 18, Fasc. 1, Pag. 71. Turin 1892. 4. Organi di senso. Bajardi P. — SuU'esame microscopico della circolazione nei vasi della congiun- tiva umana. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino., A7ino 55, N. 7, Pag. 587-591. Torino 1892. Ciaccio G. V. — Delia cag'ione onde la vescichetta primaria dell' occhio si trasforma in vescichetta secondaria e della orig-ine e formazione deU'umor vitreo. — Vedi M. Z., Anno 3, iV." 11, Pag. 217. Ciaccio G. V. — Sur une (^trange et remarquable particularite de structure observee dans la cornee d'un cheval. — Archiv Ital. de Biologie, Tome 17, Fasc. 2, Pag. 295-297. Turin 1892. 5. SCHELETRO E ARTICOLAZIONl. Calori L. — Su varic particolarit^ osteologiche della base del cranio umano — Rend. d. R . Accad. d. Sc. di Bologna, P." Sess., 13 Marzo 1892. Vedi in Boll. d. Sc. mediche, Serie 7, Vol. 3, Fasc. 10. Bologna 1892. Pag 645-649. Cooohi A. — Ricerche antropologiche sul Torus palatinus. — Archivio per V Antr apologia e la /Ctnologia, Vol. 22, Fasc. 2, Pag. 281-290. Firenze 1892 Maggi L. — Fontanelle nello scheletro cefalico di alcuni mammiferi. Nota 3.^ Con tav. — Rend. d. R. 1st. Lombardo di Sc. e Lett. Scrie 2. Vol. 25 Fasc. 8. Milano 1892. Pag. 592-602. Tanzi E. — La fessura orbitale int'eriore. — (Dall'Istituto Anatoniico di Firenze) — Estr. d. Archiv. 2)er V Antropologia e la Etnologia, Vol. 22, Fasc. 2. Firenze 1892. Con fig. e tav. Pag. 30. Vercellio F. — SuU'apotisi mastoide. — Archivio per V Antropologia elaEtno logia, Vol. 22, Fasc. 2, Pag. 173-184. Firenze 1892. Zoja G. — Sulla sutura temporo-zig'Oinatica. (Continuaz. e fine). — Boll. Scien tifico, Anno 14, N." 1, Pag. 1-8 e ^." 2-3, Pag. 48-55. Pavia 1892. Con 3 tav 6. APPAIIECCHIO MUSCOLARB. Fusari R. — SuUe principali varietA, muscolari occorse nel prinio biennio d'in- segnamento anatoniico nell' universita di Ferrara. — Mem. letta all' Accad. Medico-Chir. di Ferrara. Ferrara, tip. Bresciani, 1892. Pag. 29. Kazzander G. — Sui muscoli attoUente ed attraeute del padig-lione dell' orec- cliio. — Aus. d. inter nat. Monatsschrift f. Anat. it. Phys. 1892. Bd. 9. Ileft 7. Pag. 4, con tav. — ^239 — Pitzorno M. — Un muscolo soprannumerario deiravambraccio (flessore proprio deH'anulare). — Estr. d. Gazzetta degli Ospitali , N. 63. Milano 1892. Pag. 4. 7. ApPAItECCinO CARDIACO-VASCOLARE. MiLZA. Fusari R. — Sul modo di distribiilrsi delle fibre nervose nel parencliima della milza. Con 4 inc. — M. Z. Ital , Anno 3, N. 7-8, Pag. 144-148. Firenze 1892. Jatta M. — Sulla pei'dita della elasticitsY nolle arterie dei vecchi. Con tav. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli. Serie 1, Vol. 6, Anno 6, Fasc. i, Napoli 1892. Pag. 157-163. Mazza F. — Appunti anatomic! sul cuore della Cephaloptera giorna. — Estr. d. Annali d. "Maseo Civico di Storia Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 10 {30), 20 Luglio 1892. Pag. 12. Con tav. Minervini E. — Vedi M. Z. in qiicsto N., Pag. 237. Oehl E. — Sur les coeurs lymphatiqucs posterieurs de la grenoiiille (Rftsura^), — Archives Ital. de Biologie, T. 17, Fasc. 3, Pag. 375-388. Turin 1892. 8. TUBO DIQBSTIVO E GHIANDOLB ANNESSE. Dizzozero G. — SuUe ghiandole tubulari del tubo g-astro-enterico e sui rap- porti del loro epitelio coU'epitelio di rivestimento della mucosa. Nota 4. a e 5. a — Vedi M. Z., Anno 3, N.'> 11, Pag. 217. Mazza F. — Sul tubo gastro-enterico della Cephaloptera giorna. — Annali d. Museo Civico di St. Nat di Genova, Serie 2, Vol. 10 {30), 19-25 Febbr. 1891. Con tav. 10. Apparbcchio uro-gbnitale. Capsule su rrenali. Brazzola F. — Ricerche suU' istologia normale e patologica del testicolo. Nota 3* e 4,'* — Bologna, tip. Gatnberini e Parmeggiani, 1891., 8." Con tav. Cretif C. — Sulla presenza di papille vascolari nel disco prolig-ero dei foUicoli ovarici della capra. Nota. Con fig-.' — Vedi M. Z., Anno 5, N. 7-8, Pag. 131. Fusari R. — Vedi M. Z., Anno 5, JV. 7-8, Pag. 130. Mai-tlnotti C. — Contribution a 1' etude des capsules surrenales. — Archives Ital. de Biologie, Tome 17, Fasc. 2, Pag. 284-286. Turin 1892. [Re- sume] . 11. Tbratologia. Capei M. — Un caso di colob oma cong'enito della palpebra superiore. — Lo Sperimentale, Anno 46, iV." 12, Pag. 229-230. Atti d. Accad. Medico-Ii- sica Fior. Rendic. somm. d. Sedate. Seduta del 16 Giugno 1892. Fi- renze 1892. Fusari R. — Caso di mancanza quasi totale del cervelletto. Con tav. — Estr. d. Serie 5, Tomo 2 d. Memorie d. R. Accad. d. Sc. di Bologyia, Bolo- gna 1892. Pag. 18. Gallenga C. — Contributo alio studio di alcune deformita cong-enite delle pal- pebre (Coloboma palpebrale e sopraccig'liaro. IMicroblefaria congenita). — Giorn. d. R. Ace. di Medicina di Torino., Anno 55, JV." 7, Pag. 625-728. Torino 1892. Con 2 tav . — 240 -" Giacomini C. — Salle anomalie di sviluppo deU'embrione umano. — Sur les anomalies de developpement de rembryon humain. — Vedi M. Z, Anno 3, N.o 7-8, Pag. 130 e NP It, Par). 217. Giuliani M. — Contril)uto alio studio dcUa Microsomia. — Bdl. d. R. Accai. Medica di lioma, Anno IS, Fasc. 5, Pag. 465-48 1. Con fig. Roma 1892. Isnardi L. — Sopra \\\\ caso di chiusiira intestinal-*- dovuta ad u.ia trasposi- xione del colon ascendente. — Gior. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 5.5, N.<^ 7, Pag. 571-583. Torino 1892. La Torre F. — Un caso di m lucanza congenita dell'utei-o e della vagina dal panto di vista terapico. — 1^)1',. d. R. Accnd. Melica di Roma, Anno 18, Fasc. 3, Pag. 231-256. Ronn. 1892. Mazza F. — Caso di dicefalia derodimica in un « Anguis fragilin >. Con tav. — Estr. d. Atti d. Societa TAguHtica di Sc. Nat., Anno 3, Vol. 3. Genova 1S92. Tip. Ciminago. Pag. 6. Odislo L. — Studio anatomico ed istolog-ico sopra un Sirenomele. Co'i tav. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 55, N.° 5-6, Pag. 441 456. Torino 1892. Sperino G. — Una rara forma di extrofia della vescica. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 55, N. 7, Pag. 612 624. Con tav. 'Torino 1892. Taruffi C. — Feto umano privo in gran parte della volta cranica e del cer- vello coi due arti inferiori l'u-;i inqcMUi. — R-nl. d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna, 7^ sess , 14 Febb. 1SJ2. V. it B )U. d. Sc. Mediche, Surie 7, Vol. 3, Fasc. 8. Bologna 1892. Taruffi C. — Feto vimano con duemaniibole simnietriche (Hypognathus sym- nuitricus). — Bologna, tip. Gamberiiii e Par meggiani, 1892, 4\ p. 10. Con tav. Estr. d. Alemorie d. R. Accad. d. Sc. di Bologna, Serie 5, Tonio 2. Valenti G. — Intorno ad una anomalia di sviluppo dell' uovo umano. Con tav. — Vedi M. Z., Anno 3, N. 7-8, Pag. 130. 111. I'AUTE ZOOLOGICA 1. PaUTB GENERA LE. Del Prato A. — 1 Vertcbrati raccolti nellaColonia eritrea dal Cap. V. Bottego. — Bollett. della Sezione fioreiitina delta Soc. africana d' Italia. Vol. 7, Firenze 1891. Estratto di pag. 61. a. I'Esor. Camerano L. — L' Exococtas furcatus Mitch. {E. procne De-Filippi o Verany) a Rapallo. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp.d. R. Univer.di To- rino. Vol. 6. N. 109. Torino 1891. Festa E. — I pesci del Piemonte. — Boll. d. Mu^tei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, N. 129. Torino 1892. Pag. 125. Grass! G. B, e Calandruccio S. — Le Leptocefalide e la loro trasformazione in Murenide. Nota prel. — Atti d. R. Accad. d. Lincei, .Serie 5, Rendiconti, Vol. 1, Fasc. 11, S-m. 1. Roma 1892. Pag. 375-379. 6. UCCELLI. Carruccio A. — Di alcune varietA. ornitologiche esistenti nel I\Iuseo Zoologi- co della K. Universita di Roma. — Lo Spallanzani, Anno 21 d. S. 2, Fasc. 1-2-3-4. Roma 1892. Pag. 54-66. — 541 - Carruccio A. — SuU' esistenza del Pt/rrhocorav alpinus, Vieill. e P. graculus, L. nella proviiicia di Roma. — Lo Spallanzani^ Anno 21, d. S. 2, Fasc. 5-6. Roma 1892. Pag. 101-108. 8. Antropologia ed Etnologia. Centonze M. — L'indice cefalico sul vivente e suUo scheletro. — Doll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli., Serie /, Vol. ff, Anno 6, Fasc. 1. Napoli 1892. Pag. 102-106. Danielii J. — Studio sui crani bengalesi, con appunti di etnologia indiana. Con tav. — Archivio per V Antropol. e la Etnol., Vol. 22, Fasc. 2 , Pag. 291-341. Firenze 1892. De-Blasio A. — Sopra un cranio metopico di epoca preistorica. — Doll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli, Serie 1, Vol. 6, Anno 6, Fasc. 1. Napoli 1892. Pag. 20-25. De-Blasio A. — Crania Carapana hodierna. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli, Serie i, Vol. 6, Anno 6, Fasc.l. Napoli 1892. Pag. 49-76. Con fig. De-Blasio A. — I crani dei Sanniti. Con fig. — Rivista Ital. di Sc. Nat. Anno 12. N. 3 e segg. Siena 1892. [Continuaz. efine.) Giglioli E. H. — Gli Hei-Tilvi dei Maori della Nuova Zelanda. — Archivioper VAntrop.e la Etnol., Vol.22, Fasc. 2, Pag. 191-203. Con fig. e tav. Fi- renze 1892. Mantegazza P. — L'antropolog'ia nell' insegnaraento universitario e I'antropo- metda nella scuola, — Archivio per l' Antrop. e V Etnol., Vol. 22, Fasc. 2, Pag. 185-190. Firenze 1892. Sergi G. — Di alcune variety iimane della Sardegna. — Boll. d. R. Accad. Medica di Roma, Anno 18, Fasc. 6 e 7 , Pag. 609-623. Roma 1892. Con fig. Appendice: Antropologia applicata allo studio dei pazzi, dei criminali ecc. Bianchi S. — I seni frontali e le arcate sopraccigliari studiate nei crani dei delinquenti, degli alienati e dei normali. — Archivio per V Antropologia e I'Etnol., Vol. 22, Fasc. 2, Pag. 231-249. Firenze 1892. Bianchi S. a Marimo F. — Su alcune anomalie craniche negli alienati. — Ri- vista Sperim. di Freniatria e di Medicina Legale , Vol. 18 , Fasc. 1 , Pag. 103-121. Reggio-Emilia 1892. Bonfigli e Tambroni. — Sviluppo del corpo calloso nei sani e negli alienati. — Vedi M. Z., Anno 3, N. 3, Pag. 40. Ganger R. — La gine^omastia nei pazzi. — E Manicomio, giorn. di Psichia- tria, Anno 6, N. 3, Pag. 339-355. Nocera inf. 1891. Cantalamessa I. — Due casi di anomalie anatomiche in epilettici. — Rendic. d. Soc. Medico-Chir. di Bologna, in Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 11, Pag. 729-730. Bologna 1891. Carrara. — Caratteri del condilo mandibolare nei delinquenti. [Breve nota]. — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. Criminale, Vol. 13, Fasc. 4-5, Pag. 436. Torino 1892. Carrara. — Ossa soprannumerarie nei cranio di uu ladro. [Breve nota]. — Archivio di Psichiatria Sc. Penali ed Antrop. Criminale, Vol. 13, Fasc. 4-5, Pag. 436. Torino 1892. — 242 - Carrara M. — Di alcune anomalie scheletriche nei crimiaali. — Giorn. d. R. Accad. di Mediclna di Torino, Anno 55 , A. 7, Pag. 549-563. Tori- no 1892. Cividalli C. — Su di un idiota microcefalo. — Boll. d. R. Accad. Medica di Roma, Anno 11, Fasc. Gel, Pag. 348-358, {con tav.). Roma 1892. — Osservazioni del D. Mingazzini alia precedente memoria. — Ibidem, Pag. 859-364. CrIstianI A. — L' ipertricosi facciale nelle alienate e nelle sane di mente. — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. Crim., Vol. 13, Fasc. 1, Pag. 10-86. Torino 1892. De-Sarlo F. — I piccoli candidati alia delinquenza. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. Crim., VjI. 13, Fasc 4-5, Pag. 301-321. Torino 1892. Gradenigo G. — Sulla coutbrmazione del padiglione dell' orecchio presso le donne delinquent!. — Arch, di Psichiatria, Sc. 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Luzenberger. — SiiUe anomalie del dent! nei foUi e nei frenastenici. — 1.^ Congr. Freniat. ital. Rendic. in Rivista di Freniatria e Medicina Leg.., Vol. 11, Fasc. 4, Parte 2^., Pag. 192-193. Reggio-Emilia 1891. Ottolenghi S. e Carrara M. — II piede prensile negU alienati o nei delinquenti. Con fig". — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. Crimin,, Vol. 13, Fasc. 4-5, Pag. 313-381. Torino 1892. Ottolenghi S. e Carrara M. — II piede prensile in rapporto alia medicina legale e alia psichiatria. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 55, N. 5-6, Pag. 423-434. Torino 1892. Ottolenghi S. e Roncoroni L. — Cento autopsle di criminal!. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 55, N. 3-4, Pag. 215-240. Torino 1892. — Arch, di Psich., Sc. Penali ed Antropol. Crim., Vol. 13, Fasc. 4-5, Pag. 438-439. Torino 1892. Peli. — Su! solchi dell' arteria mening'ea media nell' endocranio in 100 sani c 200 inferni! di mente. — Vedi M. Z., Anno 3, N. 3, Pag. 41. Pontecorvo C. — II tatuagg-io e sua importanza antropologica e medico-legale. — Lo Spallanzani, Anno 20 d. Serie 2, Pag. 169-208. Roma 1891. Raggi. — Le anomalie de! process! clinoidei, dal punto di vista anatomico, antropologico e patolog-ico. — Vedi M. Z., Anno 3, N. 3, Pag. 42. 543 Roncoroni L. e Ardu E. — Eaiiceuturia di cram di criminali. — Giorn. d. It. Accad. di Medicina di Torino, Anno 55, N. 3-4, Pag. 241-275. lorino 1892. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. crim.. Vol. 13, Fasc, 4-5, Pag. 439-440. Torino 1892. Rossi G. — II cei'vello di im idiota. — II Manicomio, giorn. di Psichiatria^ Anno 6, N. 5, Pag. 297-320. Nocera inf. 1891. Staderinl R. — Tre scheletri di deliiiquenti toscani. — Rendic.somm. d. Ad. d, Accad. Medico-fisica fior. in Sperimentale, Anno, 46, N. 8, Pag. 147. Fireti- ze 1892. La Meraoria coiapleta in : Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. Crimin , Vol. 13, Fasc. 6. Torino 1892. Tenchini L. — Sui cervelli di delinquenti. lliassunto di tre iiiemorie. — Ar- chivio di Psich., Sc. Penali ed Antrop. Criminale. Vol. 13, Fasc. 4-5, Pag. 437. Torino 1892. COMUNICAZIONI ORIGINALI. La corteccia cerebrate nei mammiferi domestici. Seconda nota preventiva: Suini. DEL DOTT. AtTILIO AnTONINI. {Continuaz. e fine. Vedi N. 11) Descritti cosi succintamente i caratteri die presenta la corteccia ce- rebrale nelFaduUo in confronto di quanto si riscontra in altri animali siiperiori, passiamo ad occuparci del siio sviliippo: dell'epoca, cioe, di ap- parizione e del modo di succedersi delle principali scissure e solchi, onde meglio convalidare alcune asserzioni. II materiale di studio e state certamente scarso e non manchero di fare altre ricerche per stabilire con raaggior sicurezza i fatti che vengo a render noti e che ciononostante credo sin d' ora abbastanza esatti. Gome ho gia detto in principle i 23 feti che mi hanno servile in queste indagini furono da me trovati nel gabinetto di anatomia della Scuola Veterinaria di Camerino, gia misurati e conservati da molto tempo in alcool, per cui ho creduto inutile fare le misurazioni d' use dei cer- velli. Dei ventitre esemplari ho fatto cinque differenti gruppi a seconda del grade di sviluppo, da me delerminato suite osservazioni del Prof. Baraldi (1). Per ultimo diro che le misure da me Irovate non sempre si corrispondono a quelle del chiarissimo Professore e che inoltre man- (1) Alcune osservazioni sulla oiigine del cranio umano e degli altri mammiferi. — Memoria letta ilia R, Ace. Med. Ghirurg. di Torino, 25 Ottobre 1872. 244 cano alcLini gradi intermedi, sicche i resultati sono incompleti e talvolta approssimalivi oltre il necessario. A rendere visibili a colpo d' occhio le particolarila di ciascun gruppo ho creduto bene di riuniiii nella qui aniiessa tabella ; in lal modo si po- tranno vedere ancora meglio quelle dilferenze di cui sopra lio falto cenno. Gruppi Numero dei feti Peso Lunghz. Lunghz. (Baraldi) Eta Settim. (Biiraldi) 1.0 2.0 3.0 4.0 5.0 3 1 9 4 5 1 75 g. 124 244 286 6 cent. 9 ii2 10 11 15 17 5 6 9-11 9-11 11 15 17 6-7 8-9 8-9 9 11 12 1.^ GRUPPO {Esemplari N. 3 - Da 42 a 40 giorni) Nei tre esemplari appartcnenti a questo gruppo non esisle alcuna traccia di solchi ne alia supcrficie eslerna ne alia interna. Si nola sol- tanto la scissura interemisferica complelamenle formala ed un leggero restringimenio corrispondente alia valle di Silvio. 2.^ GRUPPO {Esemp. iV.'^ 10 - Da hO a 63 giorni) Fra questi esemplari ve ne e uno mezzo centimetro meno lungo de- gli allri, che quanto a sviluppo pero non presenta alcuna diiTerenza. lo I'ho voluto dislinguere percli6 cosi 1' bo Irovato segnato e per esser piu esalto. Faccia interna. — A questo periodo mi e sembrato che nella faccia interna non esista alcuna traccia di solchi qunnlunque esso corrisponda al primo periodo degli equini e bovini nel quale si risconlra un solco transitorio, analogo al solco curvo di Arnold della specie umana, dove pill tardi si formera il corpo calloso. — 245 - In un esemplare ho vediito un qiialclie cosa di simile^ ma non po- frei assicurarne il significato anatomico perclie il cervcllo non era fresco nb ben conservato. Faccia estenia. — Appare un soico ben evidente, ma poco profondo, leggermente curvo, che limita inferiormente questa faccia e rappresenta la prima traccia della scissiira sfeno-parieto-occipitale e fronto-parieto- oifattiva. Esso e piu profondo in corrispondenza del suo mezzo, ove piu tardi apparira il ramo posteriore della scissiira di SilviO; e si arresta an- teriormente e posteriormente a qualche millimelro dagli estremi dell'emi- sfero, per modo che si puo vedere in tutta la sua estensione guardando il cervello di profdo. Esiste inoltre su questa stessa faccia un solco trasverso regolare, lungo quasi un centimetro, che dalla scissura interemisferica si dirige in fuori ed in basso verso il mezzo del solco precedente, venendo cosi a trovarsi sui limiti della regione parietale. Queslo solco non 1' ho riscontrato co- stante e sparisce ben presto, per cui si potrebbe in qualche modo rite- nere 1' analogo del solco transitorio trasverso degli equini e bovini. Altre particolarita non mi fu dato notare nei cervelli di queslo gruppo, ma da quanto ho riferito resulta che in essi si riscontrano quelle note che caratterizzano il primo periodo degli equini. S° Gruppo {Esemplari N° 4 — giorni 63) Faccia interna. — Appare la traccia della poi'zione parietale della scissura calloso-marginale chiusa pero anteriormente a fondo cieco. Faccia esterna. — Anzitutto il solco transitorio trasverso di cui ab- biamo parlato precedentemenle e scomparso. Le scissure fronto-parieto- olfattiva e sfeno-parieto-occipitale hanno accentuate meglio i loro carat- teri, poiche presentano gia quelle curvature che si riscontrano nell'adulto. In corrispondenza della loro unione si ha l' apparizione di un breve solco verlicale, obliquo in addietro, che rappresenta il ramo posteriore della scissura di Silvio. Si ha inoltre la comparsa della scissura interparie- tale che gia a questo periodo di sviluppo si presenta anteriormente bi- forcata, con un ramo leggermenle obliquo in fuori e l' allro diretto in denlro verso la scissura interemisferica che non raggiunge ancora. Que- sto ramo e la prima traccia del solco cruciale che si manifesta collo svilupparsi del lobo parieto-occipitale, analogamente a quanto accade ap- — 24G — punto in altri animali. Finalinnnte, sempre sopra la faccia esterna , si risconlra un breve solco, situalo all' interno della scissura interparietale, il quale rappresenta il solco parietale limitante. Faceia inferiore, — Va mag'g'iorinenle accentuandosi la depressione corrispondente alia valle di Silvio cd appare il solco temporale. In questo i?Tuppo adunqiie, cosi a breve distanza per sviluppo dal pre- cedente, se le misiinizioni sono esatle, il mantello cerelirale presenia no- levoli canibiamenti poiclie lutte le scissure di primo ordine, meno la scis- sura di Uolanilo, cd alcune di secondo ordine sono gia rapprescntate. Piacemi far rilevare die la scissura di Rolando fra quelle di primo or- dine c r ultima a comparire. 4.° Gruppo. [Esemplari N. 5. Giorni 77) Faccia interna. — La scissura calloso-marginale va maggiormente ac- centuandosi in tutla la sua porzione parietale; manca ancora ogni traccia della porzione frontale. Colla sua estremita anteriore si dirige in alto per portarsi sopra la faccia esterna e comunicare colla scissura di Rolando. II divcrticolo in- terno della scissura intcrparietale si prolunga sopra questa slessa faccia senza comunicare ancora colla soltostante scissura calloso-marginale. Faccia esterna. — Tutte le scissure sinora ricordate vanno maggior- mente approfondendosi ed acquistando caralteri clie si avvicinano a quelli definitivi-* In corrispondenza della estremita inferiore del ramo posteriore della scissura di Silvio si delimila il lobulo sottosilvico in forma di un piccolo nucleo, grosso quasi quanto un seme di grano. Nella porzione retrosilvica del lobulo parieto-occipitale inferiore appare un breve solco die forse rappresenta il sotto parielale, menlre nella porzione silvica dello stesso lobulo manca ancora qualunque traccia del solco concentrico parietale. II fatlo piu importante die si riscontra in questo gruppo di cervelli e la comparsa della scissura di Rolando la quale si presenta gia ben mar- cata, piultoslo profonda e coi siioi caratleri definitivi, cioe anteriormente spinta molto in basso e cliiusa, posteriormenle in diretta connessione colla scissura calloso-marginale. - 247 ~ Faccia inferiore. — Si va sempre pii'i marcando il solco tempo- rale 6 meglio si deOniscono i due lobi sfenoidale e olfatlivo. S.*^ Gruppo. [JEsemplari N. 1. Giorni 84.) Faccia interna. — La scissura calloso-marginale e quasi completamente sviluppata essendo orinai comparsa anche la sua porzione frontale. II solco crucialc raggiung'e la scissura calloso-marginale. Faccia esterna. — Oltre ad una maggiore accenluazione dei caratteri riferiti precedentemente si ha la comparsa del ramo anteriore delia scis- sura di Silvio e del solco concentrico parietale, il quale ha gia acquistati lutti i suoi caratteri. Finalmente si riscontra pure il solco fronto-oltattivo interno; la scissura fronto-parieto-olfattiva si prolunga anteriormente per dare il solco olfattivo, e sul lobulo parieto-occipitale superiore compare il solco parietale interno. Faccia inferiore. — Si differenziano le Ire radici del bulbo olfattivo. A questa epoca adunque il cervello e gia entrato nel periodo defmi- tivo di sviluppo non mancando ad esso che di raggiungere le propor- zioni che si riscontrano nell'adulto. Da quanto ho esposto si possono trarre le seguenti conclusion!. l.'^ Si riscontrano nel cervello del maiale adulto le stesse regie ni che si riscontrano nel cervello del cavallo. 2.° Le aree che subiscono maggiori modificazioni sono: il lobo frontale, il lobulo parieto-occipitale superiore e la porzione retrosilvica del lobulo parieto-occipitale inferiore; modificazioni lutte in senso di maggior semplicita. Relalivamente poi alio sviluppo si riscontrano^ si puo dire, le stesse note di altri animali; cioe a dire le scissure di prim' ordine si manifestano precocemente e si succedono collo stesso ordine che negli equini e bovini. La scissura di Rolando farebbe eccezione , essendo 1' ultima di tutte a comparire (77 giorni). Ecco I'ordine di successione: scissura interemisferica (12-49 giorni), scissura f.. Questo caratteristico genere Opknjo- irocha e state fondato dal Claparede e Mecznikow, perche due sole volte hanno trovato degli individui della loro specie, poco piu lunghi di 2, 5 mill, contenenti uova mature, senza aver perdute le caratteristiche larvali; cioe a dire, che conservavano gli anelli cigliati, o corone di ciglia, a ciascnn segmento, cio che, nella comune degli Anellidi, e caralteristica larvaie, e « selbst am Kopllappen drei, zwar unwolstandige Wimper- reifen». Questi A. non dicono il numero dei segmenti degli individui con uova mature, ma le larve piu lunghe da essi osservate di 0. puerilis ave- vano da 15-16 segmenti. La specie di Studer (0. Claparedi) ha, invece, 23 segmenti, tutti con corona di ciglia, e gli individui da lui esaminati, come egli ci dice, erano pieni di uova (« Die Farbe des Thieres war Milchweiss, was wohl hauptsachlich auf Bechnung des Eeir zu Setzen i s t , w e 1 c h e die L e i b s h o 1 e e r f ii 1 1 1 e n). Cio che e una conferma delle osservazioni di Claparede e Mecznikow circa la persistenza di caralteri larvali alio state adulto, e giustifica ancora meglio il genere create, special- mente sopra questo fatto, dal Claparede e Mecznikow. Le ditlerenze principali fra due le specie, 0. puerilis ed 0. Claparedi, sarebbero, oltre le dimensioni maggiori ed il numero dei segmenti piu numero30 nella seconda forma, anche la presenza in questa, al dir dello Studer, di una sola corona ci- gliare al capo, e « die retractilen Fiihler langer, die Kieferapparat etwas (_l) Haematoclepies tereheUi'Vs. Nouvelle ancllide parasite de la famille des Euniciens, in : Biliang till. k. Sv%;nska Vet. Akad. Handling. Bd. 11, N. 12, 1880, PI. I-II. (2) Beltraje zur Kenatniss der Entvieklungsgeschichte der Cliafttipoden, in: Zeit. f. Wiss. Zool. BJ. XIX, 18G9, pag. IS 1-186, Taf. XIII, fig. 2-2 A-I. (3) Beitrage zur Naturgcscliichle wirbelloser Tliiere von KerguellnBland, in: Arch.U. Naturg. .lah. ii. i878, pag. 119. Eine neue Ait von Ophryotrocka; 0. Cluparedii n. sp. in Kerguelenslaa 1, v. pag. 119- 121, Taf. V, fig. 11. (4) La prima di esse 6 solamente riportata {0. puerilis) nel Prodr. faunae Mediter. Vol. I a pag. 217, dal V. Ctrus. — 252 — abweichende gebildet, namontlich das Lahriini eiiifacher ('nella 0. Clapa- redi). Lo studio d(3gli esemplari da in«3 Irovati mi ha coiidoUo a con- cludcre sulla idenlila delle due specie, ed a ritenere 1' 0. Claparcdi di Studer nient' allro die uno stadio piii avanzato dello sviluppo di 0. puerilis, forse, eqiiivalenle a quello dci due individui, nei quali il Cla- parede e Mecznikow Iianno Irovale le uova; se non ancora di questi piu avanzato. Gli individui di Ophnjotrocha da me Irovati, misurano 2 mill., 2 mill. 1|"2, cil Iianno 20 segmenti : per 1' aspetto generate si rassomi- gliano air individuo nippresentato dal Claparedo e Mecznikow nella fig. 2 G^ con il quale Iianno pure di comune le corone di ciglia al capo, ed Iianno la mascella inferiore [Labrum) rassomigliantissima a qnella figu- rata dii cilati A. (di un individuo mature con uova). Per la mascella superiore, invece, mostrano, le mie Ophri/otrocha, idenlita completa con 1' 0. Claparedii di Studer; ma da quesla forma, come dagli individui maturi di 0. puerilis, ditTeriscono per non avere nova. Come pure da entrambe si allontanano i miei esemplari di Ophryotrocha per la forma delle setole, clie appena moslrano, a volerla tirare, nna lontana rassomi- glianza con quelle della 0. puerilis disegnate dal Claparede e Mecznikow. Le figure dale dallo Studer della 0. Claparedi, a dir vero, non sono mollo dimostrative, se se ne eccettua quella della mascella superiore, che e alquanto piu accurata, e die e identica alia immagine che presenta quella dei miei esemplari di Ophryotrocha. D' altro canto anche la fi- gura data dal Claparede e Mecznikow della mascella superiore di 0. puerilis (individuo adulto, fig. 2 E), non e molto corretta, anzi pare alquanto primitiva e lascia supporre, o una non buona ossei'vazione di essa, 0, forse — stanle la valenlia dei ricercalori — che, per crrore ma- teriale, hanno attribuita ad un individuo adulto la mascella osservala. che, invece, non essendo, come pare, completamente sviluppala, appar- teneva ad individuo giovane. Anche primitiva e da ritenei'si la ligura delle setole (0. puerilis) data dai due citati A. (2); migliore di tutte e cerlo quella delta mascella inferiore che, quanlunque nei particolari inesatia, pure mostrasi fondamentalmente identica a quella che presenta la mascella inferiore dei miei esemplari di Ophryotrocha. Cosicche i miei esemplari i)resentan(lo, dunque, delle caralteristiche dell' una e del- r altra specie di Ophrytrocha' {puerilis e Clapiredi) mi autorizzano a ritenere erronee quelle figure dello Studer e del Claparede e Mecznikow, che non concordano con cio die ho visto nei miei esemplari, ed a con- cludere percio^ come innanzi dicevo, sulla idenlita delle due forme (0. puerilis ==> 0 Claparcdi). Paria solamente conlio questa idcntificazione - 253 - il (rovarsi, nell' 0. Claparedl, una sola corona di tigiia al capo; ma qiicsta caratleristica non parmi possa avcre gran valore, perche le altre potrebbero essere scomparse, consideranJo questa dello Sluder, come si e detto innanzi, una forma ancora piii avanzata di quelle sludiatc dal Glaparede e Mecznikow; e, d'allra parte, potrebbero pur essere sfuggite le altre corone di ciglia alio Sluder. Se si comparano per poco le due mascelle delV Ophnjoirocha, secondo io le ho vistc, con quelle dello Staurocephalus minimus del Langhe- rans(l), non v' e chi non veda quanta rassomiglianza vi sia tra le due forme Ophnjotrocha puerilis {QA'\\]idiV. q,)\qq,z.) (=0. Claparedi, c\ik data ridentita innanzi accennata questa specie rientra nclla sinonimia dell'O. puerilis) e lo Slaurocephalus minimm, e non si pup non avere il sospe'.to che anclie questa forma possa riferirsi alle Ophryotrocha ed essere molto affine alia specie di Clap. Mecz. [0. puerilis), se non del tutto identica, in uno stadio ancora ulteriore di sviluppo, come la mascella posteriore farebbe pensarlo. Ed a questo sospetto darebbe ancora ragione la disposizione delle ciglia anteriori del capo che molto ricorda appunto quella dell' 0. puerilis (fig. 16); se non ne diminuissero di molto il valore le altre caratteristiclie proprie, come I'assenza di corone di ciglia al capo, ed agli anelli — che potrebbero per altro ritenersi perdute suppo- nendo gli esemplari ancora piu avanzati di quelli del Glapartde e di Stu- der — , la presenza delle due antenne ventrali, o tentacoli inferiori, e la forma delle setole alquanto diverse da quelle dell' Ophryotrocha, ma a queste molto somiglianti, e le dimension!, essendo gli esemplari di Staur. mini- mus 3 cent, lunghi e ripieni di uova. Se questa identita potesse venir dimostrata inseguilo, Y Ophryotrocha diventerebbe uno ^7a^o•oc5/)7ia?^<5 e non sarebbe altro che la forma larvale dello St. minimus. Ma ho voluto ora solamente accennare questa quistione, come ho solo riassunto I'altra sulla identita delle due specie di Ophrytrocha, e non intendo, ne posso, occuparmene ora. Gio che voglio solo osservare qui , e che non so vedere aifatto le grandi rassomiglianze che il Langherans afferma esiste- re tra lo Slaurocephalus minimus e la Lacydonia miranda di Marion e Bobretzky {"I), cosa di cui facilmente puo avvedersi chi, per poco, com- pari le descrizioni e le figure delle due forme date dai respettivi Autori, specialmente poi le (Igure delle setole che sono nella Lacydonia del tutto diverse da quelle dello Staur ocephalus minimus. (1) op. cit. loc cit. fig. cit. (. ) EtuJe gjr les Ani-llules du Golfe de Marseille, in: Ann. Sc. .Nat. (6) tome II, raj- 71-96, PI. VII, f\i 17 A-G, I'l. VlII, lio'. 17-17 D. — 254 — U Ophryolrocha e certamente una forma di Eunicide, die, per le caratteristiclie larvali, die conserva alio stalo aduUo, e assai importante ed iiiteressante; ed io slo cercanilo di fame og-gelto di uno sfudio con- tinualo e completo. Ma linora ho ricercato invano, perche sul fondo de- gli aquarii non 1' ho rilrovato ancora e neppiire ho piu potato rinvenirio nelle Cucumaria planci disseccate in questo anno. A questo studio mi spingono le considerazioni alle quali danno luogo ed aprono il campo le caratteristiche larvali doll' Ophnjoirocha. Infaiti, riflettendo at caso, parmi che tre quistioni si pongono alia mente. Devesi considerare V Ophryotro- clia come una forma neotenica, cioe a dire una forma die conserva delle caratteristiche larvali alio stato adulto; o come un caso di norniale pedogenesi, non nel senso ristretto della parola, di pedoparlenogenesi, ma in senso lato di generazione sessuata infantile, come quella che il Leuckart ha volulo vedere, secondo me a torfo (come dimostrero nella mia monografia dei Cestodaria], nell' Archigetes Sieholdii (1) e 1' Ham- man neir Echinorhijnclms clavaceps {it} e nell' E. agilis (3); 0 siamo, infme, in presenza di un caso di dissogonia nel senso di Chun, al- largandone di poco il significato, cioe a dire che, pur alio stato larvale, 1' Ophnjoirocha, arrestandosi ad un dato periodo nello sviluppo, diventa sessualmenle matura e si riproduce, e poi continua a svilupp.irsi, e per- dendo le caratteristiche larvali, si trasforma in adulto e nuovamente si riproduce? A questa terza ipotesi da luogo la quistione innanzi accennata delle rassomiglianze grandi fra l' Ophryofrocha puerilis e lo Stauroce- phalus minimus ed il sospelto che questo non fosse altro che uno stadio ancora piu avanzato dello sviluppo di Ophryofrocha puerilis {=^ 0. Cla- paredi) (4). Uitornando ora per poco d\[ Anoplodium pusillum n. sp., di cui ho innanzi parlalo (III), acccnnero ora solo sommariamente alle sue piu sa- lienli caratteristiche dilTerenziali dall' J.n. parasitica Schneider (5) — la (1) Archigetes Subohlii, eine gesclilechUreife Cesiodenamne, in: Zeit \ViS8. zool. Bd. XXX pag. 593.600. (2) Die Neraathelminlhen. — Beilrag. ecc. Erst. Ikfl, in: Jen. Zeit. ecc Bd. XVIII (N. F.) 1S9I, pag. 107 109 — Ein Fall vun P.idogenesis. (S) Zur Kenntniss des Baues des Nematlielminlhen. in: Sitz. Ber. K. Ak. Berlin, 1891, IV, pag. 57-59- (4) Siccome 1' Ophryotrocha h slata ritrovata anclie libera, parmi che debba esc'udersl di falto la possibilila di uno sviluppo paranomalo nel senso di Ehlers (in: Zeit Wiss. Zool. BJ. XLV, 1S87, pag. 493), ciofe modincalo da conlizioni speciali di vila, come nel caso di Claparfede e .Mecznikow, dalia vita negli aquarii. (5) op. cil. loc. cit I — 255 — meglio nota del g-enerc, per gli stiidii del Graff (1) — qunii sono: le co- slanli sue minori dimcnsioni (g-iacche essa appena raggiunge il millime- Iro), la forma del corpo cllissoidale, come qiiella dell'^d. parasitica^ ma di poco pii'i allungata, e, contrtiriamente a questa, die e invece 1" oppo- sto, anleriormente ristretia c posleriorm.ente slargata, lo sviluppo minore dei vitellogeni e qiiello alquanto maggiore dei leslicoli, die sono mag- giormente eslesi liingo i lali del corpo, ed , infine , la carallcristica forma delle uova assai differenti, come pure per colorito, da quelle del- r A. parasitica. Sono esse^ infaUi; di forma piramidala, con un gambo non molto lungo, die parte dall'apice della piramide e di colorito giallo paglierino, o giallo limone {waW A. parasitica sono di color bruno-ocrea- ceo), e ricordano assai quelle delle Epibdella (fra i Ireinatodi Elerocoty- lea = Monogenetici). Una forma, forse, dilTerente MV Anoplodium pusil- lum 6 dallVl. parasitica^ alia quale ultima parmi piu si avvicini, credo dovra riguardarsi quella die io ho trovala, una sola volta, nella cavita del corpo della HoJothurid impatiens Forsk, e die linora non ho piu vista [Anoplo- dium Grajfi ?). i\la di essa, nella speranza di rilrovarla, mi occupero in un piu completo lavoro sugli Anoplodium: nel quale, oltre a descrivere le nuove forme {A. piisillum)^ os\^on'b anclic le inie osservazioni sullo svi- luppamento dell' A. parasitica — die ho potuto seguire in gran parte, grazie alle numerose uova rinvenute, insieme agli adulti, nella cavita del corpo delle Holothuria tub-.dosa — e quel lanto che sul sistema nervoso di questo genere di Rabdoceli mi e riuscito vedere; sistema nervoso, la cui esistenza e stata negata dal Graff, (op. cit.), e solo ora il Bohming (2), incidentalmente, afferma essersi convinto della sua esistenza. Con queste due nuove forme di Anoplodium [A. pusillum ed A. Oraffi ?) le specie del genere ammonterebbero a sei , sendoche quelle precedentemente ammesse dal Graff (op. cit.) sono quattro [A.parasiti- ca Schneider, A. Schneideri Semper, A. myriotrochi Graff (3), A clypea' steris Graff (4).], giacche egli ha riferilo alle Graffilla, V A. mytili di Levinsen (5). Guenot (6) dubita , per la presenza dell' emoglobina , os- servata dal Moseley nell'A. clypeasteris (= Derostomum sp. Moseleyj, che fl! (1) Monographie dcr tarbellarlen. t Hlialjdocoeliila, Leipzig 1882, pag. 370-378 N 190 Taf XIV . 7-18, . • . • , (2; Untersucliungen fiber R'labdocoele Turbellarieii II, In: Zcit. f. Wiss. Zool. Bd 51 nag 247 (3) pag. 399, N. 198. ' (4) pag. 399, N. 199. (5) Graff, op. cii. pag. 37G. (6) Op, cit. pag. 13. — 256 — qiicsla forma $ia piiiltoslo uii Syndesmis Francois (1), clie vivc nel ce- loma di Echinus sphoera e nel hibo digereiile di Slrongylcentrohis li- villus cd Echinus acutus. L' habitat deH'yl. clypeasteris, (faccia superiore di un Clypeasler) mi fa associare al Ciienot nel diibbio die possa non essere un Anoplodium: inquantoccho, come ho pofulo convincermi dalle osservazioni fatle fi- nora, gli Anoplodium vivono csclusivamente negli liololimrioidea c d'or- dinario, almeno lutte le specie studiate, nella cavila generale del corpo. Una sola sarebbe slala trovata nell' intestino , ed e quella che il Graff con dubbio riferisce al gen. Anoplodium, VAnop. Ilyriofrochi, Irovato da Danielssen e Koren nell' intestino del Myriotrochus Rinhii. Ma quan- tunque esso viva in un Holothurioideo, resia sempre dubbio se vera- mer.te sia un Anoplodium] dubbio che il Irovarsi esso nell' intestino, convalida di molto, e che solo polra essere risoluto col ritrovamcnto del tipo e con uuo studio accurate e comparativo di esso con le altre forme del genere Anoplodium. Ho chiamato inquilini le forme da me trovate negli Holuthurioi- dea e sommariamente descritte e ricordate in questa nota , per evitare ogni quistione circa il modo di considerarii biologicamente rispetto air ospile nel quale vivono. Che, so il Nematode puo dirsi veramente parassita delle Synapla^ per il modo come esso vive immerse nei tes- suti deir ospite, le altre forme, a parer niio, non sono certo da consi- derarsi parassite, nel vero sense della parola: ese parassiti vogliono con- siderarsi gli Anoplodium , non possono esserlo gli allri vermi in pa- rola. Ai quali, invero, neppure si converrebbe il nome di commensali che forse, come penso, per centre, meglio si addice agli Anoplodium, che si trovano ospiti costanti dei loro ospitanti. E se pur si vole>sero indicare come commensali lo Clenodrilm e l' Ophryotrocha, a mo d'e- sempio, bisognerebbe considerarii come commensali accidentali e forse anche temporanei , allargando alquanto il significato della parola com- mensale. Napoli, 10 Ottobre 1892 (0) Sur le Syndesmis, nouveau tipe de turbellaries dcScrit par W A. Sillimnn, in: Compt. Rend. Acad. Paris, Tome 103, 1S8G, pag. 751. GiULio Chiarugi, responsahile. Sena IS'Ji, Tip. S Burnardiiio