' ' '. "53." 4 ^ V r la^yM /^ ^IJ^ .^ ■iv nr> Pw^ ■•^^i ■•^4 ,^ ^,- ' y»-»C-«iw •IH**' ^♦*-. HONITORE ZOOLOGICO ITALI&NO (Piiilicazloiii italiaiie fliZooloiia, Auatoniia, Enibrioloiia) DIRETTO DAI D 0 T T 0 R I Giulio Chiarugi EugBnio Picalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatoraia comparata e Zoologia nel R. Istituto di Studj Super, in Firenze nella R. University di Messiua Vol VI. — Anno VI, 1895. (con 2] KIG. I-; 7 TAV.) IN FIRENZE M D C C C L X X X X V Firoiize. Tip. Conniniaiia, 189(3 INDICE DEL VOL. VL CAnno VL 1895) AVVEETENZA In questo volume h contennta la BibliograGa deirannata 1895 e la contiuuazione di quella delle annate precedenti. I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. Pag. 17, 73, 137, 229, II. Zoologia applicata. Pag. 18, 138, 230. III. Embriogenia ed Grganogenia. Pag. 18, 74, 138, 231. IV. Istologia. Pag. 19, 75, 139, 232. V. Tecnica. Pag. 20, 75, 139, 232. VI. Protozoi. Pag. 33, 75, 140, 233. VII. Spongiari. {Vacat). VIII. Celenterati. Pag. 33. IX. Echinodermi. Pag. 33, 113. X. Vermi. Pag. 34, 76, 140, 233. 1. Parte generale. Pag. 3-i, 76, 140, 2.33. 2. Diciemidi e Ortonnettidi. [Vacat). 3. Platielmlnti. Pag. 34, 76, 140, 233. 4. Rotiferi. {Vacat). 5. Chetognati. [Vacat). 6. Nematelminti. Pag. 140, 233. 7. Acantocefali. Pag. 34. 8. Iradiaei. [Vacat). 9. Anellidi. Pag. 76, 233. 10. Gefirei. {Vacat). 11. Enteropneasti. {Vacat). XI. Briozoi. Pag. 34. XII. Brachiopodi. [Vacat). XIII .Artropodi. Pag. 34, 76, 140, 234. 1. Parte generale. Pag. 34. 2. Pautopodi. {Vacat). 3. Crostacei. Pag. 34, 76, 234. 4. Onioofori. (Vacat). 5. Aracnidi. Pag. 35, 76, 140, 234. 6. Miriapodi. Pag. 35, 140, 234. 7. Insetti. Pag. 35, 76, 141, 234. a) Parte generale. Pag. 76. b) Tisanuri. Pag. 141. c) Ortotteri. Pag. 76, 234. d) Pseudoneurotteri. Pag. 35. e) Neurotteri. {Vacat). f) Strepsitteri. (Vacat). g) Lepidottei'i. Pag. 35, 141, 234. h) Imenotteri. Pag. 35, 77, 235. i) Coleotteri. Pag. 35, 77, 235. k) Rincoti. Pag. 35, 77, 235. I) Ditteri. Pag. 35, 77, 236. XIV. MoUuschi. Pag. 35, 77, 236. 1. Parte generale. [Vacat). 2. Anflneuri. (Vacat). 3. Lameliibranchi. Pag. 236. 4. Scafopodi. {Vacat). 5. Gasteropodi. Pag. 35, 236. 6. Pteropodi. [Vacat). 7. Cefalopodi. [Vacat). XV. Tunicati. (Vacat). XVI. Vertebrati. Pag. 36, 105, 205, 261. - IV - I. Paete generale. (Vacat). II. Parte anatomica. Pag. 86, 105, 205, 261. 1. Parte generale. Pag. 36, 105, 261. 2. Teguinento e produzioni tega- nientarie. Pag. 36, 106, 205, 261. 3. Sistema nervoso centrale e pe- rilerico. Pag. 36, 106, 206, 262. 4. Organi di senso. Pag. 37, 107, 206, 262. 5. Schcletro ed articolazioni. Pag. 37, 107, 206, 262. 6. Apparecchio muscolare. Pag. 108. 7. Apparecchio cardiaco-vascola- re. Milza. Pag. 38, 108, 207. 8. Tubo digestivo e ghiandolo annesse. Peritoneo. Pag. 38, 108, 207, 263 9. Apparecchio polmonare - Bran- clue - Tirao - Tiroide. Pag. 108, 207. 10. Apparecchio urogenitale -Cap- sule surrenali. Pag, 88, 108, 208, 264. n. Teratologia. Pag. 88, 109, 208, 264. III. Pabte zoologica. Pag. 39, 109, 208. • 1. Parte genarale - Fauna. Pag. 39, 208. 2. Anfiossidi. {Vacat}. 3. Pesd. Pag. 39, 109, 208. 4. Anfibii. Pag. 209. 5. Kettili. Pag. 209. 6. Uccelli. Pag. 40, 110, 209. 7. Mammiferi. Pag. 40, 110, 210. 8. Antropologia ed Etnologia. Pag. 40, 111, 210. AppencUce: Antropologia ap- plicata alio studio dei pazzi, dei criminali, ecc. Pag. Ill, 210. SUNTI E RIVISTE Bettoni A. — Alcuno osservazioni sulTanatomia del midoUo allungato, del ponto e dei peduncoli corebrali. Pag, 114. Bietti A. — Sulla distribuzione e terminazione delle fibre nervose nella coroidea. Niita proventiva. Pag. 165, Blanchard R. — llirndinecs do I'ltalie continentale et insnlaire. Pag. 20. Camerano L. — Ricerche anatorao-fisiologiche intorno ai Salamandridi nor- iiuilinente apneumoni. Pag. 1. Coggi A. — Alcuni fatti che riguardano la cresta nevrale cefalica dei Selaci. Pag. 81. Colella B. — Modificazioni al metodo di Golgi, Pag, 4. Crety O. ~ Contribuziono alia conoscenza deH'ovo ovarico. Pag, 78. Diamare V, — 1 corpuscoli surrenali di Stannius ed i corpi del cavo addomi- nale dei Teleostei. Notizie anatomiche e morfologiche. Pag. 112. Giacomini C, — Sulle anomalie di sviluppo dell'embrione umano. Coraonica- ziono IX, Pag. 237. Giacomini E. — Sulla regressione del sacco vitellino nei Selaci. Pag. 24. Lugaro E. — Sull'origine di alcuni nervi encefaliei (V, VI, VII, VIII). Pag, 5. Monti Rina. — Contributo alia conoscenza dei nervi del tubo digerente dei Pesci. Pag. 167. - V - Paladino G. — Delle nessuna partecipazione dolla mucosa uterina e delle re- lative glandole alia forraazione della decidna vera e riflessa nella donna. Pag. 166. Parona C. — L'Elmintologia italiana dai suoi primi tempi all'anno 1890 (Storia, Sistematica, Corologia, Bibliografia). Pag. 2. Pavesi P. — Cnrioso metacromatismo in Anguilla. Pag. 2. Sala L. — Contributo alia conoscenza della struttura dei nervi periferici. Pag. 238. Staurenghi C. — Dimostrazione dell'esistenza delle ossa preinterparietali nei crani normali di Bos Taurus L, e AqWOv'is aries L. e della sutura sagit- tale nel Bos Taunis L. Pag. 83. Staurenghi C. — Ossa interparietali in una Columba livia. Pag. 167. Trinchese S. — Nervi motori e nervi sensitivi nel PhiUobranohus Borgninii Tr. Pag. 23. Vassale G. e Donaggio A. — Di alcune particolaritfi di struttura dei centri nervosi osservate con I'uso dell'aldeide acetica nell'applicazione del metodo Golgi. Pag. 82. SUNTI ORIGINALI E NOTE GRITIGHE Ficalbi E. — Sopra uno scritto del Prof. Baraldi, intitolato: « Un'altra volta ancora sull'osso sfenotico o post-frontale. Pag. 170. Gerrit S. Miller. — On the iutroitus vaginae of certain muridae. Pag. 84. [B. Galli- Valeriol. Reg£ilia E. — Sulla causa generale delle anoraalie nuraeriche del rachide. Pag. 115. [Sunto dell'A.]. Trambusti A. — Contributo alio studio della fisiologia della cellula (Parteci- I pazione del nucleo alia funzione di secrezione). Pag. 169 [Sunto dell' A.]. Verson E. e Bisson E. — Sviluppo post-embrionale degli organi sessuali ac- cessorii nel maschio del Bombix mori. Pag. 141 [Sunto degli A.]. COMUNIGAZIONI ORIGINALI Banchi A. — Sopra 2 casi di mostruosit^, doppia in giovani embrioni di Polio. Nota. (Con tav.). Pag. 126. Bovero A. — Intorno ai muscoli digastric! dell'osso joide (Con tav.). Pag. 240. e 269. Garazzi D. — Intorno ad alcuni recenti microtomi. Nota. Pag. 25. Garazzi D. — Sulla fagocitosi nei lamellibranchi. Nota. Pag. 52. Garazzi D. — Fagocitosi e diapedesi nei lamellibranchi. Nota. Pag. 249. Chiarugi G. — II terzo condilo e i process! basilar! del cranio umano (Kudi- menti di un arco ipocordale occipitale). Pag. 30 e 56. Chiarugi G. — Di un organo nervoso che va dalla regione del chiasma all'ecto- derma in embrioni di mammifero (Con tav.). Pag. 144. D'Erchia F. — Contributo alio studio dolla struttura e delle connessioni del ganglio ciliare (Con tav.). Continuasione e fine. Pag. 157. VI - De Berardinis D. — Eicerche sal nevroglio del nervo ottico (Con tav.). Pag. 211. De-Bruyne C. — A propos de Phagocytose. Pag. 171. De-Vescovi P. — L' indicatore geometrico per il microscopio, matematicamente considerato (Con lig.). Pag. 48. Gabri G. — A proposito delle cellule radicolari posteriori di v. Lenhossek e Kamon y Cajal. Pag. 224. Lachi P. — Sul valoro della Formalina per nsi di microscopia. Nota preventiva. Pag. 15. liUgaro E. — Sulla struttura del nucleo dentato del cervelletto nell'nomo. Nota. ((-on tav.). Pag. 5. Moschen L. — II metodo naturale in Craniologia (Con fig.). Pag. 41 e 86. Rossi U. — Contributo alia conoscenza delle terminazioni nervose nella mucosa olfattiva dei mammiferi. Nota (Con fig.). Pag. 257. Rufiiai A. — Sulla presenza di nuove forme di terminazioni nervose nello strato papillare e subpapillare della cute deU'uomo con un contributo alio studio della struttura dei corpuscoli del Meissner. 2^ nota preventiva. Pag. 196. Severi A. — Di una particolare reazione data dai nuclei dell'epitelio renale che riveste i canali d'unione nel topo bianco [Mus decumanus). Pag. 267. Sonsino P. — Kivendicazione a proposito di una memoria del Sig. Cerfontaine sul genere Anthocotijle. Pag. 118. Sonsino P. — Di alcuni Entozoi raccolti in Egitto finora non descritti. Pag. 121. Sonsino P. — Del GastrocUscus del cavallo e di alcuni Amfistomidi esotici poco conosciuti con proposta di modificazione nella classazione degli Amfistomidi (Con fig.). Pag. 179. Sonsino P. — Sulla denominazione di « Panceria arenaria n. sp. », Nota. Pag. 189. Spampani G. — Sopra la distribuzione e terrainazione dei nervi nei cotiledoni deirutero della Pecora. Nota (Con fig.). Pag. 189. Valenti G. — SuUo sviluppo dell' Ipofisi. Nota preventiva. Pag. 13. Vanghetti G. — Cribro per microscopia. (Con fig.). Pag. 2G5. NOTE BIBLIOGRAFIGHE Tortori E. — Genesi, organizzazione e metamorfosi degli infusori. Pag. 203. NOTIZIE E VARIETA Personale Universitario. Pag. 16, 72, 204, 296. Premii e Concorsi. Pag. 32. Necrologie: Francesco BertA. Pag. 204. — Andrea Verga. Pag. 296. — Achilla Quadri. Pag. 296. MDiitore M\m Italiai (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anntoiuia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoolofjia iiel R.IstilutodiStudiSuper.iuKiveuze uella R. Universitii di Caj^liari Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : Istiluto Anatomico, Firen^e 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. VI. Anno Firenze, Gennajo 1895. N. 1. SOMMARIO : SuNTl E RiviSTE : Camcrano I.., Ricerche anatomo-fisiologiche intoi'no ai Salamandridi noi'malmente apneumoni. — l»a»csi l»., Curioso nietacromatismo in anguilla. — l>ai-ona c , L' Eltnintologia italiana dai suoi ■primi tempi all'anno 1890. — C<»U«lla R., Modificazioni al metodo di Golgi. — i.iigaro E., SuU'origine di alcuni nervi encefalici (V, VI, VII, VIII). — Pag. 1-5. CoMUMCAZioNi Originali: rii;£ai'o E., Sulla struttura del nucleo dentate del cervelletto nell'uomo. Con tav. — VaM-mi <;., Sullo sviluppo dell' Ipoiisi. — l.aciii !»., Sul valore della Formalina per usi di microscopia. — Pag. 5-16. Notizie: Pag. 16. SUNTI E RIVISTE Camerano L. — Ricerche anatomo-flsiologiche intoi^no ai Salamandridi normal- mente apmumoni. — Boll, dei Musei di Zool. e Anat. comp. della R. Univer- sitd di Torino. N. 178, Giitgno 1894. L'A,, prendendo le mosse da ua lavoi^o di Harris H. Wilder nol quale si pai'la di anfibi privi di polmoni, e si ammette che rassoi-biraento delPossigeno per la respirazione si faccia per la pelle e per la muccosa intestinale, rende conto di alcuni studi fatti da lui sopra un sala/mandride nostrano, lo Spelerpes fuscus. Accennato che il \V i e d e r s h e i m, il quale pure ha trattato Fanatonaia di questo anflbio, tace affatto sulla laringe e sui polmoni, I'A. fa sapere che nello Spelerpes mancano i polmoni, la trachea e I'apparato laringeo, come in altri anfibi studiati dal Wilde r (p. es. Plethodon erijthronotus). Fa sapei'e anche come nella Sala- mandrina perspicillata se esiste nella regione posteriore della cavita boccale uu aditus ad laringem molto piccolo, non si ti^ova traccia ne di trachea, ne di bronchi, ne di polmoni, al contrario di cio che dice il Wiedersheim, che anche della Salamandrina ha trattato; e questo rudimento di apparato respii'atorio non ha veruna importanza nella funzione respiratoria. Per I'Autore la mancanza totale dei polmoni e dell'apparato laringo-ti'acheale e dovuta a una progressiva atrofia di questi oi'gani, che esistevano nelle forme, dalle quali derivano le attuali. Circa alia causa pero che puo aver determinato I'atrofla dell'apparato polmonai'e, essa rimane, dice, per era del tutto ignota. Ma come respirano dunque lo Spelerpes e la Salamandrinai Qui I'Autore si ripoi'ta ad uiio studio del Marcacci, il quale dimostra che nella respirazione degli anfibi (a se la importanza polmonare) ha una certa impor- tanza la cute, ma piii che tutto una respirazione bucccfaringea, uno scambio gas- sosOj cioe, clie si fa per la muccosa buccofaringea, che, p. as., le rane vanno con- tinuamente ventilando con speciali nioti del pavimento buccale. L'Autore anche nelio Spelerpes e nella Salamandrina ha osservato questi moti, mentre crede, per alcuni esperimenti, poter asseriro non essere di nessun aiuto efficace la respi- razione cutanea. Conclude, per cio, che nella Salamandrina perspicillata e nello Spelerpes fxiscus la respirazione polmonare, non potendosi dare importanza alia cutanea, vieue sostituita dalla I'espirazione dellu cavita buccofaringea. Pavesi P. — Curioso raetacromatlsmo in anguilla. — Rendiconti del R. Jst. Loni' bardo. Serie 2, Vol. 27, Fasc. 16. Milano 1S94. L'Autore parla di nna Anguilla vulgaris, nella quale si presenta una singolare anomalia di colorazione. La peile e incolora in complesso, salvo qua e la chiazze di colore bruno e di colore giallo. Siamo dinanzi, dunque, a un caso di parziale al- binismo. Ma di che albinismo si tratta ? L'A., dopo aver ricordato che il voro al- binisrao occorre assai di rado nei pesci, e dopo accennate le cause che possono determinarlo, ritiene che nell'anguilla in quistione si tratti di un acrome conge- nita, ch'Egli propone di chiamare icteropardalis) per cui I'anguilla stessa con- tinua a mantenere in massima parte del derma lo scolorimento dello stadio Icpto- cefaloideo e delV elmictico proprio del murenoidi larvali. Parona C. — L' Elmintologia Italiana dai suoi primi tempi all'anno 1890. (Storia, Sistematica, Corologia, Bibliografia). — Aui della Reale Vniversitd di Ge- neva, Vol. XIII. Genova, tip. R. 1st. Sordo-muti, 1894. In 8", p. 734, con una carta della corologia elmintologica dell' uomo in Italia. Tutii coloi'o cui sta a cuore il progresso scientiflco in generale, e particolar- mente quello che si compie nel paese nostro, debbono dare il benvenuto all'opera teste portata a termine e pubblicata dal prof. C. Parona col titolo di « Elmin- tologia Italiana. » Che se dessa non ci porge fatti o dottrine nuove, ci mette pero sott'occhio tutto quanto 6 stato fatto in Italia concornonte questa l)ranca di scienza e per il molteplice modo con cui il soggetto e presentato al lettore, ne facilita grandemente le ricerche su quanto e gia patrinionio scientiflco, Quest'opera deve riuscire cosi utile non solo agii speciali cultori dell'elmintologia, ma a tutti quelli che 0 professionisti o cultori di altre braache scientifiche possouo trovarsi in con- dizione da dover ricercare qualche notizia concernente I'esistenza di un entozoo in Italia. E tra i professionisti mettiamo in prima linea gFigienisti, i medici ed i veterinari, i quali trovano di sovente negli elminti la causa di malori, e spesso hanno bisogno di conoscere il modo di sviluppo dei primi per adottare misure di preservazione da essi. Non e dato, in breve spazio, di fare un'analisi minuziosa e completa di questa opera, frutto di paziente e indefesso lavoro di piu anni. Tuttavia tenteremo di ri- levarne le fattezze in modo succinto. Essa e divisa in quattro parti, cioe : storia, sistematica, corologia e bibliografia. La storia e distinta in periodi che sono felicemente riferiti a nome di cultori italiani piu celebri di elmintologia, cioe: un prirao periodo precursore di R e d i, che dall'epoca romana viene giu giu sino alia meta del secolo 17". Un secondo pe- riodo iniziato dal Redi colla sua celebrata opera « Degli animali viventi negli animali viventi ». Un terzo periodo, quello contemporaneo, iniziato dal D e F i 1 i p p 1 colle sue rimarchevoli ricerche sulle fasi del trematodi digenetici, a cui seguirono quelle dell' E r c o 1 a n i suiradattamento della specie airambiente specialmente nei trematodi; periodo ehe si estende anche ai contemporanei viventi. Nella storia del primi due periodi il Parona menziona cronologicamc-nte gli Autori piu impor- tanti che hanno trattato di soggetti elmintologici in Italia, accennando alle opere pill important! loro e rilevandone con equanimita sia i pregi, sia i difetti, e di molti Autori accennando altresi la data di nascita e di morte e la localita dove at- tinsero soggetto ai loro studi. Nella storia del 3" periodo, ossia il contemporaneo, I'ordine cronologico e pure seguito, ma svolgendolo partitamente per certe classi 0 specie di elminti. Cosi si tratta separatamente di alcune tenie, del botriocefalo e di altri elminti specialmente deU'uomo e con una cura speciale sono svolti i pa* ragrafi concernenti Techinococco e I'ascaride, ma sopra tutti quello delPanchilo- stoma duodenaie. La parte seconda riguarda la sistematica ed in essa sono registrate tutte le specie di elminti che furono trovate in Italia fino al 1890 e queste sono distribuite in classi, ordini, famiglie e generi secondo le piu recenti classiflcazioni. Per ogni specie sono opportunamente indicati i relativi ospiti e le localita, come pure gli Autori che ne trattarono e la corrispondente bibliografia. Si tratta di non meno di 900 specie di elminti distribuite tra non meno di 431 specie di ospiti compreso r uomo. La terza parte o corologia si estende a tutte le terre geograflcamente italiane e comprende 315 localita disposte per regioni e provincie dal Nord al Sud e da Ovest ad Est. Ad ogni localita e unito I'elenco degli elminti che vi furono riscon- trati colle relative indicazioni riguardo agli ospiti, agli Autori ed alia bibliografia. Di questa parte e un complemento importante una carta d' Italia in cui con segni convenzionali indicativi 11 specie di elminti deU'uomo, sono segnalate ognuna delle singole localita d' Italia, in cui- fu ricoaosciuta la presenza di una o di diverse delle stesse undici specie. II fatto piu importante che da questa carta si rileva a colpo d'occhio e la constatata enorme diffusione deirechinococco in tutta 1' Italia. La parte bibliograflca, a cui si riferiscono come a fonte tutte le allre parti, contiene I'enumerazione di 1146 pubblicazioni disposte per ordine alfabetico degli Autori. Della piu parte e dato altresi un sunto conciso e imparziale che da idea assai precisa delT importanza di ciascun lavoro. Tutta insieme I'opera del prof. Parona e riuscita quale si poteva desiderare di meglio nel suo genere e quindi non e da meravigliare che abbia gia incontralo in Italia ed all'estero la piu lusinghiera accoglienza, giusto compenso alle lunghe fatiche dell'Autore. E desiderabile, come lo lasciano sperare I'indirizzo dato ai suoi lavori, che il prof. Parona voglia fare susseguire la sua opera da ulteriori pubblicazioni che tengano a giorno colla elmintologia italiana successiva al 1890 e in queste pub- blicazioni potra I'Autore anche riparare a qualche piccola omissione o inesattezza a cui in un'opera di tale genere e impossibile non abbia incorso. Certamente il volume teste pubblicato sara d'ora innanzi uno dei Vade mecum indispensabili ai cultori d'elmintologia non solo d' Italia ma di tutto il mondo, po- tendo riuscire di suggestione a ulteriori ricerche da farsi anche alti'Ove. E cre- diamo altresi che di essa opera dovrebbero essere provvedute tutte le biblioteche a cui ricorrono medici, igienisti, e veterinari e specialmente quelle dei musei di zoologia, delle scuole d' igiene e d'anatomia patologica, delle scuole veterinarie, degli spedali, onde sia accessibile e alia portata di tutti colore che abbiano biso- gno di consultarla. P. S. — 4 — Colella R. — Modiflcazioni al metodo di Golgi [In uno studio suUa « Fine al- torazione della corteccia cerebralo in alcune malattie mentali »]. — Estr. d. Me- morie d. Classe di Sc. Fisiche^ Mat. e Nat. della li. Accad. dei Lincei, Se^ rie 5, Vol. 1. Pag. 66, con 4 tav. Roma, 1894. Per Tindolo speciale del giornale in cui la presente rivista viene pubblicata milimitoad accennare solamente il metodo tenuto dalTAutore nelle sue ricorclie. Encefali interi vengono immersi in abbondante liquido di M ii 11 e r. Le diverse parti di questi vengono tagliate in piccoli pezzi e consorvati in una soluzione di bicromato, di cui si aumenta gradatamente la concentrazione dal 2 al 3-4-5<'lg. Di qui i pezzi, solo per comodita di studio, sono trasportati un po'per volta in una raiscela di Bicromato potassico al ^qI", parti 3. Acido iperosmico all'l^ig, » 1. Dopo 3 o4 giorni di dimora nella soluziono osmico-bicromica, fino all'S" o 10" giorno, i pezzi si trasportano direttamento in una soluzione di nitrate d'argento airi "lo, la quale devesi cambiare dopo circa mezz'ora. In questa soluzione i pezzi restano 24 o 48 ore, ed anche per mesi, potendo in tal modo conservare un mate- riale anatoraico che deve servire per uno speciale studio da farsi con comodo. Da questa soluziono i pezzi si passano in alcool comune per poche ore, si fis- sano direttamente con della colla sul sughero e si praticano le sezioui. Queste si lavano per 4-G volte in alcool assoluto e si passano in una miscela a parti uguali di olio essenziale di trementina e di olio di garofani, previamente filtrata. Acqui- stata le sezioni una evidente trasparenza si lavano ripetute volte nell'essenza di trementina, lasciandovele per 15-20 minuti e ancora per qualche giorno, e poi si montano senza vetrino coprioggetti. L'Autore fa osservare inoltre, e questo e di grande interesse, che la durata della immersione dei pezzi nel bicromato o nella soluzione osmio-bicromica va- rla a seconda della temperaiura. E per questo che nella stagione calda occorrono da 15-50 giorni, e nella fredda da 1 a 4 mesi, perche i pezzi acquistino quella speciale qualita d" indurainento, che meglio si presta ad ottenere una reazione fina e diffusa sui diversi elementi del tessuto nervoso. I pezzi per caso pero possono essere restati nella soluzione di bicromato o in quella osmio-bicromica oltre 2 mesi nella stagiono calda, oltre 4 nella stagione fredda. E allora il caso di ricorrere al ringiovanimento dei pezzi, che si ottiene coH'immergere i pezzi in una soluzione mezzosatura di acetato neutro di rame per 3-6 giorni, fino a che non si ottiene piii nessun precipitate giallo. I pezzi poi si ripassano in una soluzione osmio-bicromica e quindi in nitrato d'argento. L'Autore afferraa, in ultimo, che una soluzione di bicromato di potassio, mista a parti eguali con una soluzione mezzo satura di acetato neutro di rame, costi- tuisce una miscela che puo servire come liquido d'immobilizzazione giacche pezzi di tessuto nervoso fresco quivi direttamente immersi rimangono, a cosi dire, sottomano sia per uno stadio piu o meno immediato, sia per uno stadio succes- sivo, per un periodo di tempo lunghissimo. La colorazione nera si ottiene al solito passando i pezzi in una soluzione di bicromato o osmio-bicromica c poi nol ni- trato d'argento. Questo liquido cupro-bicromico fornisce eccellonti risultati non solo nello stu- dio degli organi centrali del sistema nervoso ma ancora per quelle dei nervi pe- riferici viscerali (plesso nervoso dell' intestine e del rene, reticolo della mil/.a, nervi della tiroide e del testicolo ecc), D'Erciha. E. Lugaro. — SulTorigine di alcuni nervi encefalici (T', T'7, VII, VIII.) — Arch, di Ottalmologia, Vol. II, Fasc 6, Dicemhre 1894. Per quel che I'iguarda I'origine deH'ocuIomotore esterno, I'Autore ha consta- tato nel coniglio, con preparati fatti col metodo rapido del G o 1 g i, cio che fu gia osservalo da van Gehuchten negli embrioni di polio, che cioe non tutte le fibre radicolari proveagono dal nucleo proprio di questo nervo, situato nella con- cavita del ginocchio del faciale, ma molte di esse attraversano il nucleo stesso e vanno a prendere origine da ua gruppo di cellule situate tra il nucleo del fa- ciale ed il nucleo masticatore del trigemino. L'Autore non ha potuto, in molte os- servazioni, trovare alcuna connessione fra il faciale ed il nucleo principale del- I'abducente; percio si era proposto di ricercare I'origine di quella porzione del faciale che perifericamente costituisce il faciale superiore e che non puo derivare dal nucleo principale del faciale, perclie nelle lesioni di questo si osserva soltanto la lesione funzionale del faciale inferiore. L'esistenza di una porzione incrociata del faciale, gia osservata da altri, gli e risultata evidentissima ; ma non gli e stato possibile rintracciare la ulteriore destinazione delle fibre incrociate dopo il pas- saggio del rafe. E probabile che queste costituiscano Torigine del faciale superiore, ma non e certo, poiche potrebbero anche essere fibre della radice anteriore del- Tacustico o prolungamenti nervosi delle cellule del nucleo di Deiters, che si uniscono al faciale in senso centripeto per un certo tratto del sue decorso. Per cio che riguarda I'origine incrociata, gia ammessa da altri, della radice motrice del trigemino, I'Autore ha osservato delle fibre, che circondando aU'esterno e po- steriormente il nucleo masticatore, vanno a gettarsi nel rafe; pero non gli e sem- brato che esse derivino dal nucleo del lato opposto, ed e da supporsi che sieno fi- bre provenienti o direttameute dal peduncolo deU'altro lato, oppure da un altro nucleo sinora ignoto situato dalla parte opposta. Silvestri. COMUNICAZIONI ORIGINAL! LABORATORIO DI ISTOLOGIA NORMALE DI PALERMO. (PROP. C. MONUINO) Sulla struttura del nucleo dentato del cervelletto neH'uomo. nota DEL DOTT. ERNESTO LUGARO con una tavola Ricevutii il 23 Novenibre 1894. La ricerca di cui vengo ad esporre i risultati fu compita sul nucleo dentato dell'uomo, neonate ed adulto, usando il metodo della reazione nera di Grolgi. In ispecie nell'adulto seguii il processo lento ed il misto, nel neoaato il rapido con impregnazione semplice o doppia - 6 - Come h noto, la sostanza grigia del nucleo dentato t; distribuita nell'uomo in una lamella ondulata clie a guisa di sacco circoscrive uno spazio aperto soltanto all'iunanzi e in hasso, nel cosiddetto ilo del corpo dentato, dal quale penetrano le fibre intraciliari. Questa lamina grigia contiene cellule e fibre nervose, cellule di nevroglia. CeJluh nervose. Le cellule nervose appartengono a due tipi di- stintissirai per grandezza, per forma, per rapporti, per il tipo del prolungamento nervoso: le une sono grandi, con un proliingamento nervoso clie va direttamente a costituire una fibra, le altre piccolo con prolungamento nervoso suddiviso in ramuscoli in seno al nucleo stesso. 11 Saccozzi (^' studiando il nucleo dentato del gatto neonate riscontro cellule grandi ]9-20^Lt, e solo raramente altre piccole di 9 -lOjix, parimente distinse le cellule per il loro prolungamento ner- voso secondo i due tipi di Golgi, ma non rilevu alcun rapporto tra il tipo e la grandezza. Anzi dalla sua tavola si puo desumere clie tra le grandi abbia trovato cellule e dell' uno e dell'altro tipo. K 6 1 1 i k e r ''^1 considera tutte le cellule del nucleo dentato come fornite di prolungamento nervoso di 1.° tipo, ond'e a credere che sia venuto a conoscenza delle sole grandi cellule del nucleo dentato. D'altra parte il Ramon y Cajal (3) distingue cellule grandi e piccole, ma non osserva tra le due specie di elementi differenze di situazione, di morfologia o di connessioni, avendo tutte un prolun- gamento cilindrassile lungo. Le grandi cellule nervose sono distribuite in tutto lo spessore della lamina grigia (fig. 1. a-n). Ilanno un corpo globose o poligonare generalmente del diametro di 30-45 /i, cbe per6 pu6 eccezionalmente scendere a 25 o salire a 50 /a (nel neonate da 20 a 30 /a eccezio- nalmente da 16 a 35); da questo corpo prendono origine numerosi prolungamenti protoplasmatici, semplici i piu fini, ramificati i piii grossi, tutti per6 rapidamente assottigliati e di lungliezza di rado superiore ai 200 /x. Essi sono costantemente diretti in modo da estendersi nello spessore della lamina grigia, dalla quale mai fuori- (1) A. Saccozzi. — Sul nucleo dentato del cervelletto. (Ri vista sperimentale di fre- niatria e medicina legfale, Vol. XIII). (2) A. K o 11 i k e r. — Der feinere Bau des verlaug-ertcn Markes. Anat. Anz. labrg. VI N. 14, 15. (3) S. Ramo n y Cajal.— Algunas coutribuciones al conoscimiento de los ganfjlioa del eucefalo. II. Ganglios cerebelosos. — (Anales de la Soc. Esp. de Hist. Nat. T. XXIII, 1894, p. 209-210). - 7 - cscono, cosicclie se il corpo e in prossimita del limltc di cssa i pro- lungamenti pvotoplasmatici sono diretti unilateralmente verso il li- mite opposto (fig. 1, a, (7, e, 7c, in); se il corpo sta in mezzo alia la- mina irraggiano in ogni senso (fig. 1, ?>, c, A, ?', I). Questi prolunga- menti protoplasmatici non presentano appendici spinose, hanno bensi come il corpo una superficie rugosa, piii nel neonato clie nelTadulto, e i pill fini ramuscoli si presentano varicosi. II prolungamento nervoso nasce con una base conica robustis- sima dal corpo cellulare. Nelle cellule situate superfioialmente, in cui il corpo ha il lato superficiale privo di prolungamenti protopla- smatici, il prolungamento nervoso nasce generalmente da questo (fig. 1, e, 7^, m). E assai robusto e si continua direttamente in una fibra nervosa. In prossimita della sua origine emette spesso un ramo coUaterale che si divide in filamenti esilissimi ed estesi in seno alia lamina grigia (fig. 1, &, e, g)\ talvolta se ne vede nascere qualche altro piu lontano, lungo il decorso tra le fibre, e che parimenti si divide in rami esili ed estesi che raggiungono la lamina grigia a varia distanza dal corpo cellulare. Riguardo alia destinazione del prolungamento nervoso e da no- tare che nelle cellule piu vicine alia superficie esterna della lamina esso va costantemente all' esterno e, attraversata la zona in cui le fibre si incrociano in ogni senso [Vlies di Stilling), passa in una delle fibre estraciliari (fig. 1, E) che decorrono quasi parallela- mente all'esterno del nucleo dentato ; nelle cellule piu vicine alia superficie interna e diretto per lo piu all' interno (fig. 1, d, k), in qualche case all'esterno (fig. 1, f); in quelle sparse nello spessore della lamina per lo piu si rivolge direttamente all'esterno (fig. 1, c, i) per6 talvolta decorre per un certo tratto all' interno, poi si ripiega descrivendo un'ansa per volgersi all'esterno e passare pure nelle fibre estraciliari (fig. 1, h). Si puo conchiudere adunque che le fibre che prendono origine dalle grandi cellule del nucleo dentato passano in maggior parte (tre quarti circa) nelle fibre estraciliari, in parte mi- nora nelle intraciliari. L' ulteriore loro destinazione non h rilevabile nei preparati tratti dair uomo poich^ occorrerebbe seguirle per tratti di enorme lunghezza. Ramon y Cajal (1. c. p. 209) che studio questo decorso nel topo neonato osservo che una parte di esse precede verso i peduncoli cerebellari inferiori e ritenne probabile rhe ncssun prolungamento fosse diretto alia corteccia cerebellare. Se d'altra parte si considera che Saccozzi (1. c.) accenna ad un decorso verso i peduncoli medi - 8 - e clie Held (^' fa derivare dalle cellule del nucleo dentato la mas- sima parte del peduncolo cerebellare siiperiore, si vede che su questo punto occorrono ulteriori ricerclie, da condurre nei piccoli mamini- feri, i soli che si prestino ad esse. Le piccole cellule (fig. 1, o, jj, q, r^ s — fig. 2, 11) triangolari, poligonari o fusate, hanno nell'adulto il corpo di una larghezza di 15 20 /Jt, raramente di piii (nel neonate 10-15 /x), da cui procedono poclii prolungamenti protoplasmatici (2-4) con qualche singola ra- mificazione o del tutto semplici, esili e di estensione talvolta consi- derevole (sine a 450 /x) (fig. 1 , p) decorrenti ora in seno alia lamina grigia or tra le circostanti fibre. Talvolta anche il corpo cellulare stesso si trova posto fuori della lamina grigia (fig. 1, o). Tanto il corpo die i prolungamenti protoplasmatici presentano, nel neonate, irregolari escrescenze spinose che non si osservano nell'adulto, in cui nondimeno la superficie si presenta irregolare e bernoccoluta, come pure si presentano varicosi i piii fini rami protoplasmatici. II prolungamento nervoso origina dal corpo e dalla base di un prolun- gamento protoplasmatico; esile al suo inizio, dopo un breve tratto (25-80 /x) s'ingrossa e si divide in numerosi rami (fig. 2, 11) che per grossezza eguagliano e talora anche superano il tronco ini- ziale. — Noto di passaggio che questo maggior diametro del tronco 0 di rami rispetto al tratto iniziale fu general mente osser- vato nei prolungamenti nervosi delle piccole cellule dello strato mo- lecolare della corteccia cerebellare, come pure dal Ramon y Cajal in alcuni prolungamenti nervosi ramificati di cellule polimorfe dello strato profondo del corno di Ammone. I singoli rami hanno consi- derevole estensione (persino 580 ^x) e danno alia loro volta origine a ramuscoli esilissimi che presentano qua e la del piccoli rigonfia- menti varicosi ed in cui non puo riconoscersi alcun definite modo di terminazione (fig. 2, 10). Fibre. Oltre alle fibre che prendono origine dalle grandi cellule nervose altre dobbiamo considerarne che vengono a ramificarsi nello spessore della lamina grigia. Ivolliker (1. c.) osservo.che le piu fini ramificazioni di esse abbracciano strettamente le cellule (grandi). Di queste fibre non sempre e possibile determinare la provenienza; spesso accade veder decorrerc una fibra nella zona di intreccio lungo (1) H. Held.— Beitrilge zul- feineren Anatorcie des Kleinhirus und des Ilirnstammes, (Arch. f. Auat. u. Physiol. i\nat. Abth. 1893. Referat im Neurol Centralblatt 1894, N. 14). n — una dellefaoce della lamina, poi, attraversata questa, decorrere lungo I'altra superficie, cosicchfe quando la fibra non puo seguirsi lungi dalla lamina grigia non e possibile determinare se provenga dalle fibre intra od estraciliari. Pero tanto tra le une che tra le altre se ne puo se- guire un gran numero. Queste fibre, or dopo un decorso piu o meno lungo parallelo alia lamina, ora penetrandovi appena giuntevi in vicinanza, si divi- dono in vari rami alia loro volta replicatamente suddivisi e cbe banno questo di caratteristico, cbe malgrado la loro lungbezza non si espan- dono qua e la, ma descrivono delle anse, talora piu volte ripetute, in uno spazio assai limitato comprendente un gruppo di grandi cel- lule e costituendo in mezzo a queste una ingarbugliata matassa in cui per poco cbe la reazione sia troppo ricca non e possibile seguire con sicurezza i singoli rami (Fig. 1). E una disposizione, quantun- que meno pronunciata, simile a quella riscontrata dal Ramon y Cajal nelle terminazioni nervose della parte interna del Ganglion liahemilae. O Nei preparati non ancora seccbi, meglio ancora nelle sezioni semplicemente lavate in essenza di trementina ed in cui le varie parti degli elementi conservano ancora varia rifrangenza, e possibile osservare cbe i ramuscoli piu fini sono strettamente ap- plicati suUe superficie dei corpi delle grandi cellule. Talvolta una fibra, giunta presso la lamina grigia si divide in due rami, I'uno termina nell'anzidetto modo; I'altro attraversata la lamina, passa nella faccia opposta e vi decorre come fibra per andare a ramificarsi come il prime a una distanza pin o meno notevole. Non bo potuto osservare con sicurezza fibre attraversanti semplicemente la lamina per passare dalle intra alle estraciliari, non posso pero escluderne la esistenza. Nei preparati di adulto e in parte ancbe in quelli di iieonati bo notato un altro ordine di fibre con un contegno del tutto di- verso. Queste fibre, relativamente sottili, penetrano nelle lamine e vi si dividono ad angoli molto aperti in finissime fibrille cbe de- corrono isolatamente per tratti assai estesi lungo la lamina grigia e solo di tratto in tratto danno fili collaterali a mala pena visibili, ancbe essi assai estesi e forniti di tratto in tratto di piccoli rigon- fiamenti puntiformi (f. 9). Di queste fini fibrille se ne osservano molte (1) S. Ram 0 n y C aj al. — Estructura del g-angllo tie la habeuula de los mamiferos. (Anal, de la Soc. Esp. de Hist. Nat. T. XXIIf. p. 185-194, 1894J. - 10 decorrenti isolatamente liingo la lamina per tratti di piu di un luil- limetro senza die se ne possa osservare I'origine o la terminazione. Nei casi in ciii queste fibrille si vedono provenire dai loro tronchi posti tra le fibre intra ed estraciliari non e stato mai possibile se- guire questi a considerevole distanza dalla lamina grigia. Onde io non posso decisaraente pronunciarmi suUa loro provenienza; h pos- sibile clie esse costituiscano una speciale categoria di fibre prove- nienti da centri lontani, ma e piu probabile che siano rami coUate- rali ricorrenti dai prolungamenti nervosi delle grandi cellule e nati a una qualche distanza dai corpo cellulare o rami collaterali di fi- bre di passaggio, in cui isolatamente sia avvenuta la reazione. Nevroglia. Le cellule di nevroglia differiscono notevolmente nella lamina grigia e nella sostanza bianca adiacente. Nella sostanza bianca del neonate le cellule scno notevoli per la grande ricchezza e lun- ghezza di prolungamenti i quali, semplici o ramificati in prossimita del corpo, decorrono quasi rettilineamente irraggiando in ogni senso (Fig. 4). Neir adulto queste cellule si presentano in qualche modo atrofiche, il corpo ^ impiccolito, i prolungamenti sono assottigliati, contorti, piu brevi e piu scarsi (Fig. 3). Le cellule di nevroglia della lamina grigia nel neonate sono pill piccolo di quelle della sostanza bianca, i loro prolungamenti si risolvono in numerosissime fibrille irregolari, di cui pure un gran numero nasce direttamente dai corpo (Fig. 9). Un notevole rap- porto dei prolungamenti di queste cellule colle grandi cellule ner- vose si osserva in ispecial modo nell'adulto; si vede cbe i prolun- gamenti, tanto quelli pii!i robusti e ramificati che i piii semplici filiformi, si applicano sulla superficie dei corpi cellulari formando at- torno ad essi un vero feltro di filamenti nel quale pure si perdono i rami delle fibre nervose che si addossano alle cellule. Quando la reazione 6 avvenuta in singole cellule di nevroglia si rileva facilmente la parte che i singoli prolungamenti protoplasmatici prendono alia formazione di questo involucre nevroglico (Fig, 5,7,8), quando la rea- zione avviene in piu cellule I'involucro appare cosi fitto che a mala pena se ne puo constatare la struttura fibrillare. Come ogni invo- lucre h costituito daU'aniene di numeresi prolungamenti di nevroglia, cosi ogni cellula partecipa coi suoi prolungamenti alia formazione degli involucri delle varie cellule adiacenti (Fig. 5). Note che que- sta osservazione difficilmente potrebbe conciliarsi colla opiniene alia quale inclina il Ramon y Caj al, che cioc le cellule di nevroglia debbano considerarsi come elementi isolatori e come tali manchino - 11 - appunto la dove avvengono i rapporti tra fibre nervose e superfici cellulari. Nel nostro caso abbiamo una applicazione snl corpo cel- lulare di rami nervosi e di ncvroglia in intima mescolanza, come si rileva facilmente la dove alia riuscita parziale della reazione nel- rinvolucro di nevroglia si associa la colorazione delle fibre i cui rami si addossano alia stessa cellula (Fig. 8). Una funzione isolatrice potrebbe piuttosto averla quella sostanza interstiziale clie la reazione nera rivela talvolta e che quando si co- lova, da, come dice il Ramon y Cajal 'i), al tessuto nervoso Taspetto d'un favo. Nel nucleo dentate ho potuto osservare la colora- zione di questa sostanza interstiziale tutt'attorno alle grandi cellule, le quali, rimaste incolore, si presentano come rivestite di un guscio bruno, omogeneo e costantemente bucherellato (Fig. 6). E possibile clie attraverso questi fori si verificbino i contatti tra i rami pericel- Inlari e la superficie della cellula e che la sostanza intejstiziale osta- coli il contatto in altri punti dando cosi alle azioni nervose sulla cellula un carattere locale pin definite. Che questa sostanza inter- stiziale sia refrattaria alia conduzione si pu6 dedurre anche dal fatto che, essendo omogenea e confluente, se fosse capace di condurre por- terebbe la piu completa diffusione degli stimoli. Ad ogni modo non credo che a questi enunciati si possa dare maggior vaiore che di una semplice congettura. Eiguardo alle connessioni degli element! nervosi descritti fe da notare che, mentre si osserva un rapporto tra le ramificazioni delle fibre e le superfici di determinati gruppi di grandi cellule, nessun rapporto analogo e dimostrabile per le piccole cellule le quali stanno talvolta anche fuori della zona ove avviene la diramazione delle fibre. D'altra parte ne i piu fini rami delle collaterali del prolungamento nervoso delle grandi cellule ne quelli del prolungamento nervoso delle piccole cellule mostrano rapporti definiti con le superfici cellulari. Gia nello studio della corteccia del cervelletto '2' notai che, men- tre per alcune cellule facilmente si dimostra un involucre pericel- lulare, per altre non se ne puo affatto dimostrare uno. Questo fatto non e sfuggito al E, am o n y C a j a 1, il quale nel sue studio sul corno di Ammone, a proposito delle cellule a cilindrasse breve di questo. (1)S. RamonyCaJal. — A propos de certains elements bipolaires du cervelet. (Journ. intern, d'anat. et do physiol. T. VII. Fasc. 11. 1889). (2) Sulle connessioni detfli elcmenti nervosi della corteccia cerebeUare. (Itivista speri- meatale di freniatria e mediciua legale. Vol. XX. Fasc. 3). - 12 - dice: t Uii fatto singolare, die tuttavia non osiamo generalizzare, sta in cio clie, mentre i corpi di tutte le cellule a cilindrasse lungo (pi- raraidi cerebral! , cellule di Purkinje del cervelletto, cellule motrici del midoUo, ecc.) sono abbracciate da spesse arborizzazioni coUate- rali e terminali, le cellule a cilindrasse corto non posseggono luai arborizzazioni pericellular! (almeno ben ostensibili) !^) ». Poiclie in questi ultimi casi i prolunganienti protoplasniatici non presentano coUe estremita nervose rapporti ben definiti piu cbe non ne prestntino i corpi cellulari io non vedo come si possa adattare a questi fatti la ipotesi generale della pdlarissazione dinamica; in seguito alle mie osservazioni sulla corteccia cerebellare io fui indotto a ritenere solo come parziale il rapporto definito di contatto tra rami nervosi e superfici cellulari e a tentare in conseguenza un nuovo saggio di ipotesi. Ad ogni modo il nuovo fatto viene ad avvalorare la induzione che le cellule con prolungamento nervoso, breve e ramifioato (2.° tipo) sono prive di involucro pericellulare di ramuscoli nervosi e, secondo me, il principio per cui in certi casi i rapporti funzionali delle cel- lule nervose si stabiliscono per mezzo del solo prolungamento ner- voso e per cui questo, in generale, non ha necessariamente una pura conduzione cellulifuffa. (1) S. Ra mon y C a jal. — Estructura del Asta de Ammon y Fascia dentata. — (Anal, de la Soc. Esp. de Hist. Nat. tomo XXil, 1893, p. 1I3-114J. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Fig. 1. Sezione di un ti'atto della lamina del nucleo dentate di uomo neonato. Ingr. 104 d. a, b, c, d, e, f, g, b, i, A, Z, m, n, grandi cellule; o, p, g, r, s piccole cellule; / fibre intraciliari; E fibre estraciliari. Fig. 2. 11. Piccole cellule del nucleo dentate. Ingr. 250 d. Fig. 3. Cellula di nevroglia della sostanza bianca (adullo) Ingr. 250 d. Fig. 4. Id. di neonato. Ingr. 250 d. Fig 5-~-8 Cellule di nevroglia della lamina grigia (adulto). Ingr. 250 d. Fig. 0. Guscio di sostanza interstiziale che avviluppa una grande cellula. Ingr. 250 d. Fig. 9. Fibre con rami espansi nelle spessore della lamina grigia. Ingr. 150 d. Fig. lU. Cellula di nevroglia della lamina grigia (neonato). Ingr. 250 d. — 13 — SuUo sviluppo deir Ipofisi. NOTA PKEVENTIYA DEL PilOF. G. VALENTI Ricevuta il H Diceinbre 1894- Nello studiare lo sviluppo dell' Ipofisi in varie classi di vertebrati, mi e occorso di osservare negli anfibi alcuni fatti clie mi affretto a rendere noti perche mi sembrano di non piccolo interesse per la que- stione non ancora definitivamente risoluta sulla genesi della parte epiteliare di queirorgano. Trascurando in questa brevissima nota di esporre I'estesa letteratura che riguarda tale argomento, devo ricor- dare cbe piu specialmente in seguito alle interessantissime ricerche di Alessandro Groette negli anfibi, di Mi lialko v i eh s nei mammiferi, e di Kupffer nei pesci, si attribuisce oggi quasi uni- versalraente all' Ipofisi una origine ectodermioa. Per tacere di molti, noto che tale opinione viene seguita da Ko Hiker, da His, da Balfour, da Wiedersheim, da Minot. A me e avvenuto di osservare in larve di Biifo, di Bmia e di Pelo- bates, che la formazione del lobo epiteliare dell' Ipofisi si fa da un cordone cellulare, il quale manifestamente deve la sua origine ad una proliferazione dell'epitelio dell' intestine primitivo. Questo cordone. che si forma molto prima della scomparsa della membrana faringea 6 si estende dorsalmente fine ad insinuarsi fra I'estremita anteriore della corda e la parete inferiore del cervello, si puo trovare (ad es. in larve di Btifo della lunghezza totale di 3 mm.) contemporanea- mente all'esistenza del cordone ectodermico che secondo A. G oette rappresenta la formazione ipofisaria, e omologo all' imparl canale naso-faringeo dei ciclostorai, ed al quale secondo Kupffer conviene attribuire il significato di una bocca primitiva (paleostoma). In seguito alle mie ricerche, pur non negando che quella formazione ectodermica possa avere un significato morfologico importantissimo, — 14 - ed anzi ritenendo clie m\ suo rudimeiito sia rappresentato nei mam- miferi da quella particolare connessioiie della parete ventrale del cer- vello intermedio con rectoderma die e stata descritta da Cliiarugi in embrioni di cavia, sono naturalmente indotto a ritenere che essa non abbia alcun rapporto coa la formazione dell'Ipofisi, e che a questa piuttosto debbasi attribuire, come gia un tempo, una origino entodermica. Se 6 vero cbe nei vertebrati superior! non si puo con facilita di- mostrare Torigine entodermica dell'Ipofisi, non mancano neppure po- tent! ragion! per mettere in dubbio anche per essi che tale organo si sviluppi dall'ectoderma. Infatti, tanto nei rettili die negli uccell! e mammiferi, a causa del maggiore sviluppo che prendo il cervello, e della conseguente rotazione del cranio in avanti, scompare quel tratto della parete posteriore della faringe che intercede dal livello dell'estremita anteriore della conda all'inserzione posteriore della membrana faringea; I'lpofisi non si forma che dopo scomparsa questa membrana, e precisamente nei punto in cui rectoderma e I'entoderma vengono insieme a contatto. Per tali ragioni mi sembra che il dubbio che ripofisi abbia una origine ectodermica, gia emesso per i Sauro- psidi e per i Serpenti dall' Hoffman n , e che sorge dalle ricerche fatte dairOrr negli embrioni di lucertola, possa estendersi anche ai vertebrati superior!. E poiclie negli anfibi puo dimostrarsi la ori- gine entodermica dell'Ipofisi, mi sembra pure che, in omaggio alle leggi di uuiformita che regolano lo sviluppo di tutti gli animal!, possa attribuirs! la stessa origine al lobo epiteliare della glandola pitui- taria anche negli altr! vertebrati. E da aggiungere che tanto la struttura quanto la patologla del- ripofis! si trovano perfettamente in accordo con la sua origine en- todermica, per cui possiamo cousiderarla della stessa natura del corpo tiroide, del timo, e della glandola intercarotidea, piuttosto che con la origine ectodermica, per cui dovremmo porla nella stessa categoria che lo glandole salivari. Tanto sopra i fatti ora brevemente accennat! che sulle conside- razioni esposte, mi propongo di intrattenermi estesamente in altra pubblicazione. Perugia^ Islituto Anatomico, 30 Novembre 189-1. — 15 - ISTITUTO ANATOMICO UI GENOVA DIBETTO DAL PKOF. V. I.ACHI Sul va^ore del'a FormaMna per usi di microscopia. NOTA PREVENTIVA DEL Prof. P. L A C H I Ricevnta il 23 Genuajo 1805. Sebbene in questi ultimi due anni I'liso clella Formalina abbia ac(|uistato importante valore per la conservazione di preparati ana- tomici, e quantunque si sia parlato gia da rispettabili aatori della sua applicazione per le ricerclie microscopiche ; pure non credo che per tale applicazione si sia detto quanto basta per accoglierla o per rifiutarla dal novero dei reagenti induranti e fissatori. E percio che insieme alio studente Deirisolaho intrapreso una serie di ricerclie dirette a vedere quale sia I'effetto della formalina sui vari tessuti, e ne eomunico in brevi parole i resultati. La Formalina adoperata in tenui soluzioni (1-2 %) o in forti (10-15 %) esercita una malefica azione sui tessuti connettivi por- tando una dissoluzione della sostanza fondamentale, specialmente nel fibrillare lasso e nel mucoso. Detto cio, si comprende come non possa essere usata per moltissimi organi a meno clie non si trovi un correttivo a questa azione. Un effetto quasi identico si ha in parte nelle cellule muscolari liscie e piii marcato nelle fibre muscolari striate, determinando in queste ultime (anche con soluzioni molto allungate) la scomparsa delle strie trasversali, quantunque ben conservati si mantengano i nuclei. In base a questi due fatti rimane abolito I'uso della Formalina per lo studio di muscoli, di condotti a parete muscolare, di embrioni, cordone ombelicale ecc. Una conscguenza pratica degli indicati effetti sono un raggrinzamento degli organi nei successivi trattamenti. una difficile penetrazione della paraffina, una grande friabilita e durezza nella manovra dei tagli. Al contraric negli epiteli e nei loro prodotti riesce un cccellente fissativo ed indurante ; conserva bene la struttura del protoplasma - IG - cellulare, e quella dei nuclei comprese le figure mitotiche non clie la buona colorabilita con tutti i colori. E percio mccomandabile per lo studio delle mucose in generalc, delle ghiandole del tubo dige rente comprese quelle clie ad esso si connettono (fegato, pancreas ecc.) Ma dove la Formalina pu6 rendere segnalati servigi h nel si sterna nervoso sia centrale, sia periferico, sia embrionale, sia com pletamente sviluppato, ben inteso astraendo dal connettivo che con esso si coUega. Nervi tenuti alcuni giorni in una soluzione al 2 o 5 "/o possono essere successivamente trattati col nitrato d'argento ed aversi le caratteristiche croci di Kanvier. Pczzi di sistema nervoso cen- trale trattati con una miscela di parti uguali di formalina al 20 % e Bicromato di Potassio al 6 "/o P^r 5 a 9 giorni alia temperatura di 12° permettono la reazione nera con processo rapido al nitrato d'argento, ugualmente clie con la miscela osmiobicromica, col vantaggio di non avere quell'annerimento del tcssuto che viene provocato daH'acido osmico. Un tale resultato bo ottenuto in midollo e cervello embrio- nale di vitella e in cervello, cervelletto e midollo umani adulti. La miscela sopra indicata permette inoltre dopo 5 giorni la colorazione di W e i g e r t. Da quanto ho detto risulta cbe la Formalina e un ottimo fissa- tivo e indurante degli epiteli e del tessuto nervoso e solo per questi pu6 essere, almeno per ora, applicato alia microscopia. Dal mio collabaratore D eir Isola verranno quanto prima pub- blicate in uno dei prossimi numeri del Bullettino della B. Accademia Iledica di Genova^ le osservazioni sulle quali sono basate le sopra accennate conclusioni, non che quelle indicazioni di tecnica cbe por- tano al buon uso della Formalina. N 0 T I Z I E II Dr. N. K 1 e i n 0 n b e r g professore di Zoologia, Anatomia e Fisiologia com- parata e stato tiasferito dalla R. Universita di Messina alia R. Universita di Palermo. COSIMO CnERUBlNI, AjIMINlSTUATORE-RFJSrONSABILE. Flrenze, Tip. Cenniujaua 1895. ^^/, / \t\m ital (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI Prof, di Anatomia umana uel R.lstitutodititudi Super, iu Kireuze EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia comp. e Zoolofjia uella R. University di Ca s».. Nervi motori e nervi .sensitivi nel Phyllohranchus Borgninii. — Giacoiuiiii E., SuUa regressione del sacco vitellino nei Selaci. — Pag. 20-25. CoMUMCAZiONi Originali: Carazxi D., Intorno ad alcuni reconti microtomi. — Cliiai-iigi c;., II terzo condilo e i process! basilar! del cranio umano. (Rudi- menti di un arco ipocordale occipitale). — Pag. 25-32. Notizie: Pag. 32. AVVERTENZA Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologlco Italiano ,, e proibita la riproduzione. BIBLiOGRAFiA I. Scritti generali di Zoologia e di Anatomia. Cattanco ii. — Linneo evoluzionista? — At. d. Soc. Ligustica di Sc. Naturali e Geogr. An. 5, Vol. 5, Bisp. 3, {Settembi-e 1S94). Genova, Tip. C. Cimina-' go, 1^94. llacckel K. — Antropogenia o storia della evoluzione umana (Storia embriologica e genealogica). 1" traduz- italiana fatta sulla 4® ediz. tedesca a cura del Bolt. Baniele liosa. Torino, Unione Tipografica-Editrice, 1895. {In corso di publlicaziom). niiiiai-i'aiiiinho F. — Bibliografia sicula di Scienze Naturali. (Continuazione - Con- tinua). — II Naturalista Siciliano, Anno 14, N. 1-2. Palermo 1894. Pag. 1-12. (Nuinerazione a parte). l*uliimiio .%. — Note di Zoologia^e'Botanica sulla plaga solinuntina. — II Na(u- ralistu Siciliano, Atmo 14, iS'. 1-2, Pag. 25-2G. Palermo 1894. {Continuazione - Continua). - 18 - II. Zoologia applicata. — Conferenze tenute alia Societa Lombarda per la pesca e Tacquicoltui-a. — Mi- lano, Tip. Gal i e Raimondi di V. GaU>\ 189-1. Pag. 64. lictluii M c QuHjut E — SuUo schiudimento estemporaneo delle ova del fllu- gello. — Boll, mensile di Bachicoltura, Serie 2, Annata 12, N 9 e 10. Pa- dova 1894. (Continua). ' Bcitoni A. — Piscicoltura di acqua dolce. — Milano, U. Uoepli. edit. {Tip. Loni' bardi) 1895. Pag. viij\ 318. Cai-cttM A — Allevaraento di bachi ottenuto a mezzo dello schiudimento estem- poraneo. — BoUett. mensile di Bachicoltura^ Serie 2, Annata 12, iV. 12, Pa- dova 1894. l*niiziiii i'. — Norme pratiche per lo allevamento ed educazione del baco da seta. — Roma^ Tip. Nazionale di G. Bertero, 1895. Pag. 14. PasMcriiii X. — Esperienze sopra ralimentazione dei bachi da seta con foglia aspersa con poltiglia cupro-calcina. Prima nota. — Atti delta R. Accad. dei Georgofili. IV Serie. Vol. XVII. Disp. l'''-2'. Firenze 1894. Pag. 149-153. Quiijiit E. — Studio della razza Adrianopoli e Chinese Bianco. — Boll, mensile di Bachicoltura^ An. 12, Serie 2, N. 7-8. Pag. 93-108. Padova 1894. Sinioni L. c .liutit'i li. E. — Degli uccelli ed insetti utili e dannosi all'agricol- tura. — Memoria letta alia Soc. Agr. di Bologna nell'adiinanza del 20 Mag- gio 1894. Bologna, tip. Cennerelli, 1894. Pag. 47. Tuiii|it>liiii G. — Zootecnia. — Milano. U. Hoepli edit. (Tip. Lomhardi) 1895. Pag. viij, 293. Targioni Toxxetti .%. e Ucl ftiiorclo (i. — Sulle emulsioni insetticide di sapone e sopra alcune esperienze tentate per deterrainare la causa o il raeccanismo della loro azione mortifera sopra gl' insetti. — Atti della R. Accad. dei Geor- gofili. IV Serie. Vol. XVII. Disp. V-i^. Firenze 1894. Pag 137-143. Verson. — II meccanismo delle mute nei suoi rapporti con le pratiche dell'arte. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 6-7, Pag. 115. Verson E. — Le mecanisme des mues dans ses rapports avec I'art d'elover le ver-a-soie. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 12, Pag. 263. III. Embriogenia ed Organogenia. Bukiinin .S. — Sulla evoluzione delle funzioni embrionali. — Atti d. R. Accad. Med. Chirurg. di Napoli, Anno 48, Nuova Serie, N. 2-3, (Marzo-Giugno 1894). Napoli, Stab. Tip. A. Tocco, 1894. Knkiinin H — SuU'attivita secretiva degli epitelii AVolfiani e renali nei primi giorni dello sviluppo embrionale. — At. d. R. Accad. med. chirurg. di Nupoli, Anno 48, Nuova Serie, N. 2-3 [Marzo-Giugno 1894) Napoli, Stab. Tip. A. Tocco, 1894. BoMMi I-. M. — Sulla rapidita di riproduzione della mucosa dell' utero nella donna dopo il raschiamento. — Gazzet. d. Ospedali e d. Cliniche, An. 16, N. 15, Pag. 150-154. Milano 1895. {Con fig.). Chiarlconi Ci. — Gravidanza tubarica. — Atti d. Accad. Gioenia di Sc. Nat., Serie 4, Vol. 7, Catania 1894. Pag. 6. Emery C. — Etudes sur la morphologie des membres des Amphibians et sur la phylogenie du Chiropterj'gium. — Archives Ital. de Biologie, Tome 22, Fasc. 2, Pag. 218-232. Turin 1894. Giiicomini C — Influence de I'air rarofie sur le developpement de Toeuf de poule. — Archives Ital. de Biologie, Tome 22, Fasc. 2, Pag. 169-183. Turin 1894. Avec fig. — 19 — Ciacomini c. — Sur los anomalies de developpement de Tembryon humain. Com- munic. 8, Obs. 13: Forme atrophique; anomalie de I'Amnios et son interpre- tation. — Arch. Ital. de Biologic. Tom. 22, Fuse. 1, Pag. 1-17. Turin 1894. Giuooiiiini E. — Alcuni resultati delle ricerche eseguite alia Stazione zoologica di Napoli sulla regressione del sacco vitellino del Selaci. — Proc. verb, delle Adunanze d. R. Accad. dei Fisiocritici in Siena. Anno Accad. 203, N. 6, Pag. 111-113. Siena 1894. fi;igiio fi. — Sulla patogenesi delle plaeente anomale (marginate, velamentose, irregolari). — Annali di Ostetricia c Ginecologia, Anno 17, N. 1, Pag. 1-40, Milano 1893. Con tav. Griifisi B. e ral»ndi-urcio S. — Sullo sviluppo dei Murenoidi. Fauna del Faro di Messina. 6''* Nota prelim. — Boll. d. Sedute d. Accad. Gioenia di Sc. Nat., Nuova Serie., Fasc. 38, Dicembre 1894 Catania 1894 Pag. 7-8. ■icrtwis o. — Trattato di erabriologia dell'uomo e dei vertebrati. — Trad, del Dott. A. Cioja. 4« Ediz. in parte rifatta. Fasc. 13-16 {ult). Milano., stab. tip. d. casa edit. Dott. F. Vallardi, 1894. 8 " fig. p. 481-628, iciiij. iVorsa E. — Recherches sur la morphologie des membres anterieurs des oiseatix. — Archives Ital. de Biologie, Tome 22, Fasc 2, Pag. 232-241. Turin 1894. Piiladino G. — Contribute alia conoscenza della decidua della donna. — La Ri- forma Medica., Anno 10, N. 252. Napoli 1894. Mupisio F. — Ernbriologia degli Acari. — Atti d. Sac. Veneto-Trentina di Sc. Nat., Ser. 2, Vol. 2, Fasc. 1, Pag. 242-261. Padova 1895. (Con tav). jltfaiirenglii €. — Ancora suU'ossificazione del basioccipitale del Sus scropha (var. dom.) e di un case di osso basiotico (Albrecht) nell' Homo s. — Boll. Scientifico, Anno 16, N. 3, Pag. 75-79. Pavia 1894. (Con fig.). Tuilai-o F. — Sopra lo sviluppo della Seps Chalcides. — Atti d. R. Accademia dei Lincei, Anno 287 (1890), Serie 4. Memorie d. Class, di Sc. Fis. Mat. e Nat. Vol. 7. Roma, tip. d. R. Accad. d. Lincei. 1891 (1894). Con tav. IV. Istologia. 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Fusni-i R. — Sur quelques particularites de forme et de rapport des cellules du tissu conjonctif interstitiel. (Note preventive). — Arch. Ital. de Biologie, Tom. 22, fasc. 1, pag. 111-113. Turin, 1894. FiiMari R. — Sur I'impregnation chromo argentique des fibres musculaires striees des mammiferes. (Note preventive). — Arch. Ital. dc Biologie, Tome 22, fasc. 1, pag. 89-91. Turin, 1894. - 20 - iMiifiiiii *i. — L' orientation des nucleoles des cellules nerveuses motrices dans lelobe electrique de la torpille a I'etat de repos eta I'etat d'excitation. — ^r- chives Hal. de Biologic, Tome 22, fasc. 2, pag. 212-217. Turin, 1894. Monti Rina. — Ricerche microscopiche del sistema nervoso degli insetti. — Vedi 3/. Z., Anno 5, N. 6-7, 'pag. 114. l*alu(liiio G. — Sur les limites precises entre la novroglie et les elements ner- veux dans la moelle opiniere, et sur quelques unes des questions histo- phisiologiques qui s'j' rapportent. — Arch. Ital. de Biologic, Tom. 22, fasc. 1, -pag. 39-53. Turin, 1894. Peti-oiic .*. — Contributo sperimentale alia fisiopatologia del sangue- Biologia dalle piastrine Teoria piu verosimile della coagulazione. (Sunto delTAutore). — La Riforma Medica, Anno 11, N. 31, Napoli 1895. Saecrdotti V. — Ueber di3 Entwickelung der Schleimzellen des Magendarmkanales. — Aus d. Intern. Monaisschrift f. Anat. u Phys. 1894. Bd. XI. Heft 12. 5". 14. Mit Tufel. RcliiLxtcllo «;. — Influence de I'augmentation de la masse sanguine sur le pouvoir hematopoetique de la moelle osseuse. — Arch. Ital. de Biologic, Tom. 22, fuse. 1, pag. 99-lOG. Turin, 1894. TaiiianiNia .%. — Valore delle granulazioni neuti'ofile dei globuli bianchi nella determinazione specifica del sangue. — Gazzetta medica lombarda, Anno 54, N. 2, Pag. 12-13. Milano 1895. V. Tecnica. 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II lavoro comincia con una introduzione, nella quale I'Autore dice che si pro- pone di dare un catalogo inetodico e ragionato di tutte le specie di irudinei, tanto marini che d'acqua dolce, che sono stati osservati finora in Italia. Questo catalogo e stabilito secondo la lettiira e la critica di difTerenti autori, secondo Tesame delle coUezioni di diversi Musoi, secondo le ricerche fatte dall'Autore in Pienionte e in Liguria, infine secondo lo studio di esemplari ricevuti da diverse localita. L'Autore ritieue che il catalogo e certamente incouipleto, specie per cio che 21 - si riferisce agli irudinei del sud dell" Italia continentale, ma tuttavia lo ritiene utile come punto di partenza ad ulteriori lavori. Dopo rintroduziono, I'Autore fa un nuovo riassunio storico degli scrittori, che han trattato di irudinei italiani. Cita i seguenti nomi: Bibiena (HQl); (larena 1820); Delle Chiaie (1823); Carena (1825); Johnson (1827); Delle Chiaie (1834); De Filippi (18:n); De Filippi (1839); Grube (1S40); Verany il846); Polonio (18fJ0-G3); Panceri ((1875); Picaglia (1877); Carus (1884); Apatliy (1888); Ninni(1889); Apathy (1890); Marcialis (1892); Blanchard (1892-93); Garbini (1894). Viene poi al caialogo critico deyli irudinei italiani. Egli divide I'ordine de- gli irudinei in due sott'oi'dini; e cosinn essi enumera gli irudinei stessi: Ord. — Brtii!i::ci. S. ord. I. — RHYNCHOBDELLAE. Fam. I. — ICHTHYOBDELLIDAE. Gen. I. Ozohranchus de Quatrefages, 1832. 1. 0. Margoi (Apathy), 1890. Gen. II. Branchellion Savigny, 1837. 2. B. Torpedinis Savigny, 1820. Gen. III. Callobdella P. J. Van Beneden et Hesse, 1864. 3. C. lubrica (Grube), 1840. {Vedi osservazioni complemeniari piu avanti). Gen. IV. Cystobranchus Dieslng, 1858. 4. C. respirans (Trosehel), 1850. Gen, V. Piscicola de Blainville, 1818. Non ancora segnalata in Italia, ma I'Autore pensa che vi si osser- vera prima o poi. Gen. VI. Pontobdella Leach, 1815. 5. P. muricata (Lin.), 1758. 6. P. Vosmaeri Apaty. 1888. Fam. II. Glossosiphonidae. Gen. VII. GlossosiphoniiX Johnson, 1816. 7. G. stagnalis. (Lin), 1758. 8. G. heteroclita (Lin.), 1761. 9. G. complanata (Lin ), 1758. 10. G. paludosa (Garena), 1823. Gen. VIII. Hemiclepsis V^dovsky 1883. 11. n. marginata (0. F, Miiller), 1.774. Gen. IX. Placobdella R. Blanchard, 1893. 12. P. catenigera (Moquin-Tandon), 1846. S. ord. II. ARIIYXCHOBDELLAE. Fam. III. Gnathobdellidae. Gen. X. Hirudo Lin., 1753. 13. H. medicinalis L., 1758. 14. H. troctina Johnson, 1816. Gen. XI. Limnatis Moquin-Taadon, 1820. 15. L. nilotica (Savigny), 1820. Gen. XII. Haemopis Savigny, 1820. 10. //. sanguisuga (L.), 1758. Fam. IV. IIerpobdellidae. Gen. XIII. Herpobdella de Blainvilie, 1818. 17. //. octoculata (L.), 1758. 18. //. atomaria (Carena), 1820. Gen. XIV. Dina R. Blancliard, 1892. 19. D. quadristriata (Grube), 1850. Gen. XV. Trocheta Dutrocliet, 1817. 20. T. subviridis Dutrochet, 1817. Queste le specie enumerate. In alcune osservazioni complementari, clie se- guono, TAutore, esaminata la raccolta del Museo di Copenhaghen, dice essersi con- vinto Che il gen. Ill, Callobdella, deve essere rimpiazzato dal gen. Trachelobdella, di cui non e die una sinoniinia, e del quale ha trovato un'altra specie, oltre la enuraerata; cosi: Gen. III. Trachelobdella Diesing, 1S50. 3. T. lubrica (Grube), 1840. 3. bis. 2\ Miilleri Diosing, 1850. Dopo questa enumerazione delle 21 specie di irudinei italiani conosciuti, {c\\q originariamente e niolto ragionata) I'Autore accenna agli irudinei, di cui la presenza in Italia e probabile, e cltsi: Piscicola geometra (Lin.), 1701; Glossosi- phonia algira M. Tandon, 1846; Hemiclepsis tessellata (0. F. Miiller), 1774; Xe- robdella Lecomtei Frauenfeld, 1808. Riassume dopo cio i caratteri distintivi degli irudinei italiani (compresi quelli di cui la presenza e probabile) in una tavola sinottica di due pagine, la quale non possiamo qui riportare. In apposita tabella riassume aneho la distribuzione gcografica degli iru- dinei italiani; distribuzione, che e questa: 1. Ozobranchus Margoi, marina, Golfo di Napoli 2. Branchellion torpedinis, marina, Golfo di Napoli e di Genova. 3. Trachelobdella lubrica, marina, Adriatico, Golfo di Napoli, coste di Sicilia. 4. Trachelobdella Miilleri, marina, Golfo di Napoli. 5. Cystobranchus respirans, Lombardia. e altre localitu imprecisate. 0. Pontobdella muricata, marina, Adriatico, Golfi di Napoli e Genova, coste di Sardegna, e altre localita imprecisate. 7. Pontobdella Vosmaeiri, marina, Golfo di Napoli. 8. Glossosiphonia stagnalis, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Campania, Sardegna. 9. Glossosiphonia heteroclita, Piemonte, Lombardia, Campania, Sardegna. 10. Glossosiphonia complanata, Piemonte, Lombardia, Veneto. 11. Glossosiphonia paludosa Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia. 12. Ileiniclepsis marginata, Piemonte, Lombardia, Veneto, Campania. 13. Placobdella catenigera, Campagna romana, e localitu non precisata. 14. Hirudo medicinalis, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Campagna romana, Campania, Sicilia. 15. Hirudo troclina, Sardegna. 16. Limnatis nilotica., Campania, Sicilia, Sardegna. 17. Haemopis sanguisuga, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Agro ro- mano, Campania. 18. Ilerpobdella octoculata, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Campania. 19. Herpohdclla atomaria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Campania. 20. Bina qnadristriata, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Agro romano Emilia, Campania. 21. Trocleta subviridis^ Lombardia, Liguria, Emilia, Campania. *** L'Autore termina il suo lavoro con un indice hihliografico, in cui riunisce tutte le pubblicazioni di qualche importanza, in numero di C8, che concernono gli irudiaei di Italia. E. F. -~^®t' — Trinchese S. — Nervi motori e nervi sensitivi del Phillohranchus Borgninii Tr. — Dai Rendic. d. Accad. d. Sc. Fisiche e Matematiche, Serie 2, Vol. 8, Fasc. 11 e 12. Napoli 1894. « Le papille dorsali foliacee e traf?parenti di questo nudibranco, si prestano mi- rabilniente alio studio della struttura dei nervi sia alio stato vivente, sia dope trattamento con appositi reagenti. Alia base di ogni papilla, intorno al ti'onco del lobo epatico, trovasi un cin- golo nervoso formato di piccoli gangli uniti tra loro da brevi e robuste commis- sure. Da questo cingolo partono due tronchi nervosi i quali, traversato il pedun- colo papillare, scorrono nell'interno della papilla ai lati del lobo epatico : I'uno presso la parete papillare interna, I'altro presso Testerna. I nervi provenienti da quest! tronchi sono uniti tra loro trasversalmente da un nervo in forma di arco colla concavita rivolta in bas.so Essi, ramificandosi di- cotomicamenle, si dirigono verso i margini della papilla, ove giunti, si terminauo in ispeciali organi di senso. Questi nervi sono formati di fibre finissime di apparenza omogenea ed aventi sempre lo stesso diametro. Esse toccandosi tra loro ed allontanandcsi a brevi in- tervalli, sembrano formare una specie di reticolo a maglie allungate. Gli organi di senso nei quali queste fibre si terminano, sono formati ordina- riamente di una grossa cellula cilindrica o conica molto allungata e contenente presso la sua base un grosso nucleo sferico: il suo apice, munito di una o piii setole nervose, traversa la parete della papilla e sporge in fuori ; mentre la sua base si continua con una sottile fibra nervosa omogenea proveniente da un vicino rametto nervoso. Intorno a questa cellula trovasi un sottile strato di mesenchima a nuclei molto app.iriscenti. Dai rami nervosi secondari e terziari, si staccano delle grosse fibre la cui singolare struttura mi ha reso lungamente dubbioso circa la loro natura; sono formate di tanti semmenti fusiformi ora piu ora meno lunghi e uniti tra loro da sottilissimi filamenti. Ogni semmento eontiene, nella sua parte piia grossa, una sferetta chiara, molto refrangente, e nelle sue parti piii sottili una o due altre sferette piii piccole. Lo spazio compreso tra queste e occupato da una sostanza omogenea lievemente grigiastra: una specie di midoila. Queste fibre raggiungono spesso una grossa cellula, dalla quale partono due altre fibre che si dirigono verso le serie di fibre rauscolari che s'inseriscoao sulla faccia interna delle pareti della — 24 - papilla, traversano quelle sorie arlerenclo lungo il loro tragitto a due o tre ele- menti muscol;iri e si terminano in uno rli questi, ora con una breve punta finis- .sinia emanante dal loro ultimo semmento, ora con un lungo filamento la cui estre- niita distale e circondiita da piccoli granuli scuri. Credo che queste fibre siano eccito-motrici, per quanto si puo giudicare dai loro rapporti cogli elementi niu- scolari, e indipendentemente da ogni esperienza fisiologica. Le particolarita di struttura esposte di sopra, si osservano ad un ingrandi- mento di circa 350 diametri in una papilla vivente immersa in una gofcia d'acqua di mare e ricoperta da una sottile lamina di vetro. Se all'acqua di mare si sosti- tuisce nella preparaziono il carniinio di P. Mayer, le fibrille dei nervi sensitivi ppariscono e sono sostituite da tante serie longitudinali di granuli sferici. Le ul- time ramificazioni di questi nervi sono formate di una sola seiie di siffatti gra- nuli, come alio stato vivente di una sola fibrilla. Sono dunque le fibrille che si risolvono in serie longitudinali di granuli, per I'azione delTalcool e deU'acido clo- ridrico contenuti nol liquido mayeriano. Questo liquido rende finamente granu- losa la sostanza posta tra le sferette dei semmenti delle fibre motrici e colora in rosso vivo il nucleo che si trova in alcuni di essi. Trattate con liquidi contenenti acido osmico, Tuna e Taltra specie di fibre conservano i caratteri strutturali dello stato vivente. Esporro maggiori particolari su questo argomento in una memoria sull'ana- tomia del Phyllohranchus Borgninii, che pubblichero quanto prima. » Giacomini E. — Sulla regressione del sacco vitellino nei Selaci. — Dai Processi Verhali delle Adunanze d. R. Accad. dei Fisiocritici. Anno accademico 203, N. 6. Siena, 1894. « L'Oratore comunica alcuni resultati delle ricerche eseguite alia Stazione Zoo- logica di Napoli « Sulla regressione del sacco vitellino uei Selaci » partico- larmeute nella Torpedo ocellata Raf., ove, in grazia all'abbondante materiale rac- colto, ebbe I'opportunita di seguirne gradatamente le varie fasi. Tenendo dietro al modo di estendersi del blastoderma su! tuorlo fino alia completa chiusura, I'O. constato al polo inferiore del sacco vitellino, il formarsi di un' intima connessione tra epiblasto ed ipoblasto primitivo (Swaen) od entoderma vitellino, ed il costi- tuirsi di una disposizione che ricorda quella dall'O. descritta in alcuni Rettili (nel Seps chalcides prima, nel Tropidonolus natrix e nella Vipera aspis poi) e da H. Virchow indicata nella Lacerta come « das Polster des distalen Poles ». L'O. riferendosi agli ultimi stadi di sviluppo, non fatti ancora, sotto questo ri- guardo, oggetto di studio, descrive il modo di comportarsi dei nuclei merocitici (meganuclei di II. E. Ziegler, simili al nuclei periblastici dei Teleostei) i quali, piu 0 meno modificati in senso degenerative, si conservano numerosi ed immersi in uno strato protoplasraatico periferico (paragonabile in qualche maniera all'ipo- blasto vitellino di Swaen, non avente pero il significato da questo autore attri- buitogli), fino a che il sacco vitellino esterno e quasi scomparso ed il tuorlo e passato completamente nel sacco vitellino interno. I nuclei merocitici sembrano esclusivamente destinati ad agire chimicamente sul tuorlo onde facilitarne I'assimilazione, come pensa anche H. E. Ziegler. — La parete splacnica del sacco vitellino esterno si atrofizza ed il sacco vitellino interno apparisce quale dilataziono del condotto vitello-intestinale, che negli iiltimi stadi accoglie futto il tuorlo residuale con i nuclei merocitici superstiti. Siccome, verso gli ultimi stadi, alia diretta connessione tra epiblasto ed entoderma vitellino subentra nel polo inferiore una fusione permanente tra parete somatica e parete •splacnica del sacco vitellino esterno, cosi il sacco vitellino interno si presenta, fin quasi al suo comploto riassorbimento, aderento con il suo estremo distale aH'ombellico addominale, nientre con I' estremo prossimale si apre nella bursa Entiana. Questi rapporti, die il sacco vitelline interno ha con rombellico, pos- sono rassomigiiarsi a quelli che con rombellico offre il sacco vitellino dei Sau- ropsidi dopo che fu accolto nella cavita viscerale. — La parete somatica del sacco vitellino esterno, s'ispessisce, il suo rivestimento epidermico diventa un epitelio pavimentoso stratificato in continuazione con il rivestimento epidermico del pe- duncolo vitellino e della parete addominale, il suo strato mesoblastico si arric- chisce di fibre muscolari liscie che, giungendo a mettersi in rapporto con la parete addominale, contribuiscono grandemente al meccanismo per cui il tuorlo viene spinto nel sacco vitellino interno. — L'O. s'intrattiene suUa disposiziono dei vasi omfalici facendo notare come nella Torpedo la vena formi un seno terminale, il quale, dopo la cliiusura del blastoderma al polo inferiore, apparisce come un cerchio vascolare, piu o meno regolare, circoscrivente una piccola area piu chiara, dal cui mezzo si solleva un bottoncino prodotto da una proliferazione del- I'ectoderma che a guisa di zaffo chiude 1' ombellico ombellicale, mentre d' altra parte si fa sporgente anche verso Tentoderraa sollevando centralmente il proto- plasma periferico. E questo il puato ove, al momento della chiusura del blasto- derma al polo distale, si effettua la connessione tra epiblasto ed ipoblasto, ed ove, come sincizio, si accumula il protoplasma periferico con numerosi nuclei merocitici. In ultimo I'O. accenna alle modificazioni cui va incontro la disposi- zione dei vasi omfalici con la scomparsa del sacco vitellino esterno, con la for- raazlone ed il successive riassorbimento del sacco vitellino interno. » COMUNICAZIONI ORIGINALI Intorno ad alcuni recenti microtomi. NOTA DEL DOTT. DAV. CARAZZr. Eicevuta il di 8 Febbrajo 1S95. E proibita la riproduzione. I. Kel mio Manuale di Tecnica, pubblicato I'anno decorso (Milano, Hocpli, 1894), dopo aver accennato a diversi tipi di microtomi, de- scrivevo partitamente quello automatico del Mi not, modificato e costruito dallo Zimmermann, dicliiarandolo di gran lunga su- periore agli altri fino allora conosciuti. Certo clio il microtonio sud- detto, basato sul priucipio della macchina da cucire, presenta dei vantaggi sensibili sugli altri tipi ; e di una grandissima velocita, si presta, oltre che per le sezioni a nastro dei pezzi in paraffina, ancbe per essere adoperato col coltello obliquo e coi pezzi inclusi in celloidina. Ma io avevo taciuto su alcuni difetti di esso, fra i quali il piii grave e che le sezioni non si ottengono di egiiale spes- sore, qiiando si riprende a tagliare il pezzo dopo una interruzione. E questo difetto e insito alia parte fondamentale del microtomo, cioe alia slitta verticale, non sara quindi facile porvi riparo. Inoltre, col Minot-Zi lumermann, le sezioni al disotto dei 5 [M non riescono quasi mai, e I'orientazione dei pezzi si compie poco agevolmente, e non sempre bene. Certo che per un microtomo co- struito essenzialmente per fare le sezioni a nastro, arrivare ad ano spessore di 5 ^ e in generale sufficiente ; e quanto all'orientazione si potrebbe renderla piu facile. Non va dimenticato, in fine, che il prezzo di quel microtomo e eccessivo, venendo a costare, quando e complete, circa 500 lire (D. II pill veechio microtomo del tipo rapido h quello a bilico di Cambridge (rocking microtome); ma per molte ragioni esso si pre- sentava come uno strumento troppo rudimentale, per quanto la fa- cilita nell'adoperarlo, la semplicita della costruzione e quindi il poco costo, lo facessero noto in breve tempo. Ora appunto nel tempo che io pubblicai il Manuale surricordato, alia Stazione Zoologica di Na- poli arrecavano parecchie modificazioni a quel microtomo, renden- dolo molto pill coniodo e migliorandolo assai. Siccome questo stru- mento recentissimo non 6 ancora stato descritto, credo opportuno accennare brevemente ai miglioramenti che vi furono introdotti. II veechio microtomo di Cambridge aveva specialmente note- voli questi difetti: una difficile orientazione, ed una corsa utile del pezzo brevissima; cosi che occorreva rimetterlo di sovente a posto. Ora nel tipo modificato a Napoli la corsa utile e di 12 mm. e la orientazione u molto migliorata. Anche la presentazione dell'oggetto e resa piii facile, col mezzo di un contrappeso situato siiUa parte posteriore del braccio di leva del portaoggetti. Per la determinazione dello spessore delle sezioni non occorre piu ascoltare il numero dei colpi, basta mcttere a posto, col mezzo di una semplice leva la lancetta di un quadrante. Con una piccola modificazione (che importa una maggiore spesa di 20 lire) si puo addirittura evitare di toccare il (1) II B e c k e r ha nllimameute sempliflcato e, dicono, anche raigfliorato 11 M 1 n o t. Io non conosco quest' ultimo modello, nb ho potato vederue nessuua descrizione. • - 27 - portaoggetti quaado o fiiiita la corsa utile del pezzo, sostituendo invece un movimento di avanzata del portacoltello. Servendosi di buoni coltelli (quelli del Walb non furono tro- vati soddisfacenti, ed a Napoli preferiscono dei rasoi di J, Haywood 6 C, Sheffield) si ottengono sezioni sottili fine a ft 1 'y^, purclie si tratti di tessuti non troppo duri ed abbastanza omogenei. lo non ho ti'ovato nessuna difficoltu ad ottenere sezioni di 3 y. con nn pezzo contenente della chitina. II microtomo a bilico cosi modificato viene fabbricato dal Jung di Heidelberg per soli 120 marchi, ed aggiungendovi il pezzo che regge il nastro delle sezioni si arriva a 150 marchi; cioe, compu- tando anche il oambio, circa 200 lire, senza i rasoi. Va notato che il meccanisrao (cosi complicato nel Minot-Zimm.) e rimasto, come nel tipo priiuitivo, di una grande semplicita e so- lidissimo in questo microtomo a bilico. Un'accusa che gli viene fatta (dallo Sohieffer decker nei Zeit. f. tviss. MiJcr. del 1892, p. 171) e quella di non dare delle sezioni plane, ma bensi delle superficie cilindriche. Cio e vero, ma questo fatto ha importanza? Ecco in- taiito il calcolo della curvatura delle sezioni. Chiamo x la distanza ch'esprime quella che piu brevemente pu6 dirsi la curvatura della sezione, r il braccio di leva che porta il pezzo e che fa il movimento a bilico, a la differenza fra r ed x e ft) la meta dell'altezza della sezione ; avro : CO = r-x; e Of. :=: \/r--R* Ora sappiamo che r e eguale a 80 millimetri. se supponiamo che la sezione raggiunga I'altezza di 10 mm. sa.ra /3 ==5 e quindi : « = \/80'-5* = 79,84 e ^ = 80 - 79,84 = 0,16 Si ha dunque una curvatura molto sensibile, cioe di 160 ft. IMa se rifacciamo lo stesso calcolo per sezioni di 6 mm., e quindi /3 =: 3, avremo a; = 20 ft; e per sezioni alte 2 mm, /3 = 1, sara x^='^ jx. Ora si noti che, specialmente per sezioni trasversali, Taliezza di un centimetro e addirittura enorme, ed e molto aminetterne una di 6 mm. Ma vi e un'altra osservazione da fare: il microtomo rapido si adopera per sezionare tutto un pezzo, di solito un embrione, onde si possa fame la ricostruzione. In questo caso I'inconveniente della curvatura non esiste piu, perche una ricostruzione si fa egualmente esatta tanto proiettando delle superficie plane come proiettando delle superficie curve; la differenza sara solo nella costruzione della proie- - 28 — zione, la quale invece clie di linee rette risultera di linee curve, ma anche queste tutte eguali e parallelo fra di loro. Se poi si vor- ranno fare le ricostruzioni con modelli in cera tanto sara avere delle superficie curve, come plane. A me pare quindi esagerata la conclusione dello Scliieffer- decker, il quale dice clie il microtomo a bilico e inadatto per le ricerche embriologiche e morfologiche, a cagione della curvatura delle sezioni ehe con esso si ottengono. Ad ogni mode non si pu6 negare die in generale e piu comedo avere delle superficie plane, piuttosto che curve; tuttavia, pure considerando questo come un difetto del microtomo Hocking Jung, non va dimenticato che quel difetto si ripete sempre egualmente e puo essere esattamente misurato, le quali cose ne diminuiscono molto I'importanza. Per tutte le altre qualita (la rapidita, la facilita di adoperarlo, la solidita e la semplicita dei pezzi che lo compongono, il poco costo) il BocJvin J u n g, rapprescnta un notevole progresso dei microtomi a tipo rapido e corrisponde molto bene alio scope per il quale deve servire. II. Ma, come il lettore avra compreso da quel cho son venuto di- cendo, i microtomi rapidi non possono sostituire quelli a slitta; e certo chi deve provvedersi di un solo microtomo dara la preferenza a quello a slitta, perch6 con questo si ottengono anche le sezioni a nastro, sebbene non cosi facilmente come si hanno da un micro- tomo rapido. E ben noto che la superiorita del microtomo a slitta consiste nell'essere il solo adatto per fare delle sezioni di super- ficie rilevante e quelle molto sottili di oggetti delicati, le quali non si hanno coi microtomi rapidi a cagione del loro modo di fun- zionare. In fatti questi esigono che il pezzo sia piccolo e che in- contri con rapidita e in direzione normale al filo il coltello tenuto fisso; e la violenza del taglio produce dei danni ai tessuti delicati, tanto maggiori quanto piu grande e sottile sara la sezione. I micro- tomi a slitta, perraettendo una forte obliquita alia lama, mossa len- tamente coUa lieve azione della mano sul portacoltello, tagliano anche pezzi grandi, non guastano il tessuto per quanto fine, e per quanto sottili sieno le sezioni. Fra i tanti microtomi a slitta i piu noti ed i pin in uso nei la- boratori sono tre. II modello Schanze, semplice, di poco costo e discrete. II Tho ma-Ju ng, modificato dalla Staz. Zool. di Napoli; e il Becker, al quale di recente furoiio apportate delle roodifica- zioni. Questi due sono niigliori ma anche piu complicati e cari del primo. Infatti uno Sclianze puo aversi per L, 140, compreso i coltelli. Un T li 0 m a- J u n g od un Becker passa le 300 ed arriva alle 400 lire. II Becker, venuto dopo il T h o m a- J u n g, lia cercato di evi- tare alcuni inconvenienti di questo, ma non vi e riuscito clie in parte. Certo e vantaggioso il sistema di vite micrometrioa, iutrodotto dal Becker (descritto dal prof. Spengel alle VerhancU. d. DeutscJien Zool. Gesell. 1892), e die evita la noia di ricaricarla e portarla a posto, come si deve fare col Tlioma-Jung. E discutibile se sia da considerare come un progresso I'aver sostituito al movimento a mano del portacoltello una manovella. Certo non e un miglioramento del Becker I'aver fatte di cristallo le guide suUe quali scorre il portacoltello, e I'avere appoggiato quest' ultimo su delle punte. Si e cosi ottenuto di eliminare I'olio, necessario nel Thoma-Jung per far scorrere la slitta portacoltello, ma sara ben difficile negare che il rimedio sia peggiore del male; perclie delle due una: o le punte sfregkeranno il cristallo, o questo consumera quelle. E col lungo uso dello strumento e colle particelle dure clie dal pulviscolo atmo- sferico si deporanno sulla slitta aumentando I'attrito dei pezzi, si finira col rendere difficile e irregolare il movimento del portacoltello. Si puo, credo, coucludere che a tutt'oggi il T li o m a -Jung e an- cora uno dei migliori microtomi a slitta, quantunque non privo d'in- convenienti. Alia sua vite micrometrica sarebbe opportune sostituire una di quelle Becker a rovesciamento, e credo anche che si do- vrebbe modificare la forma della slitta portacoltello per rendere piii difficili le osclllazioni e le ineguaglianze. E sarebbe anche un van- taggio che la costruzione di quella parte del microtomo dove sta il portacoltello fosse tale da non lasciare scoperta la superficie unta sulla quale, com' e oggidi, facilmente puo insudiciarsi la mano de- stra, Infine sarebbe molto utile, se la cosa puo farsi senza pro- durre troppa complicazione nel meccanismo, che I'avanzamento della vite micrometrica venisse compiuto automaticamente col movimento del portacoltello. Se questi miglioramenti saranno possibili senza aumcntare il costo, gia elevato, dello strumento ritengo difficile trovarne un altro che possa sostituirlo, Spezia. 6 Febbraio, 1895. — o(J — II terzo condilo e i process! basilari del cranio umano (ECDIMENTI DI UN ARCO IPOCORDALE OCCIPITALE) DEL Prof. GIULIO CHIARUGI E vietata la riproduzione. Qiiella particolare varieta anatomica segnalata da ]\Ie eke 1 e da lui iudicata col nome di processus condi/loidetis tertius ha dato argo- mento in questi ultimi tempi a molte ed importanti nionografie, do- vute, in gran parte, ad autori italiani. Ultimaniente tre nuovi lavori sono stati pubblicati che trattano del terzo condilo: una tesi di K a- len sober esegaita nell' Istituto Anatomico di Konisberg , una memoria del Dr. C a r u c c i , ed una del venerando C a 1 o r i. Si pno amniettere che la descrizione del coiii detto terzo condilo nelle svariate modalita sotto le quali piio presentarsi, nei varii gradi di sviluppo che puo raggiungere, sia stata fatta in maniera suf- ficientemente corapleta. Ma gli anatoinici si sono anche studiati di determinare la natura morfologica di questa interessante varieta col ricercare se il terzo condilo del cranio umano corrisponda a dispo- sizioni normali nel cranio di altri vcrtebrati e con osservazioni di- rette a stabilire il processo di sua formazione nella nostra specie. A dire il vero questo studio morfologico del terzo condilo non ha portato a risultati concordant! e le ipotesi formulate non vanno esenti da critica. Le considerazioni che intendo di svolgere nella presente corauni- cazione sulla probabile formazione e sul significato morfologico del terzo condilo hanno il loro fondamento sovra alcuni dati erabriolo- gici fin qui, che io mi sappia, non utilizzati dagli A. L'importanza di questi dati e tale che non si deve prescindere da ess! negli studi sulla morfologia della regione nella quale compare il terzo condilo. E percio si ammettera I'opportunita di richiamarl! anche se non sem- breranno suflBicienti a fornire la giusta interpretazione dell'anomalia. I proccssi hasilari ccl il terzo condilo sono 0 non sono formazioni morfologicamente etjuivalenti? Un punto sul quale dobbiamo anzi tutto intenderci e il seguente : e noto che nello spazio intercondiloideo anteriore oltre al vero terzo condilo possono svilupparsi altre rilevatezze che gli A. distinguono col nome di process! papillari o basilari. Cherapporto hanno tra loro — m — il tcrzo condilo e i processi basilar!? Si equivalgono morfologica- mente, oppure sono formazioni del tutto distinte? Varia e in pro- posito I'opinione degli Autori. Secoiido alcuiii i processi basilari e il terzo condilo non sono che manifestazioni diverse di una stessa anonialia: dai processi ba- silari si arriva per gradi al vero terzo condilo. II Tafani, clie ha espresso in maniera molto netta questa opinionc, ritiene die la varieta possa presentarsi con tre apparenze distinte. « In alcuni casi, egli dice, esiste in molta prossimita dell'orlo anteriore del foro occipitale uno o due rilievi mammillari, piuttosto piccoli, talora ugualmente sviluppati, tal'altra in maniera disuguale, i quali son congiunti per una cresta ossea piii o meno sensibile ai vicini con- dili e distano I'uno dall'altro per un certo spazio. In altri invece questi processi si trovano riavvicinati al mezzo dello spazio inter- condiloideo: pero la loro individualita sempre si riconosce, essendo difficile che abbiano un istesso sviluppo e che non esista fra loro una stretta fessura. Per di piii negli esemplari di questo grnppo si incontrano taluni die hanno generalmente uno solo dei due processi provveduto di una faccetta che per i suoi caratteri e da credersi articolare. Finalmente in un altro numero di casi I'anomalia con- siste in una unica prominenza ossea mediana piii o meno rilevata e provvista di una superficie articolare ben distinta corrispondente alia parte anteriore e superiore deH'odontoide. » Sono i casi riuniti in quest' ultimo gruppo che sono da lui considerati come casi di terzo condilo. Ma altri Autori hanno adottato una differente opinione ed am- raettono die il terzo condilo e i processi basilari siano formazioni di differente natura ed origine. Tale, ad es., e la maniera di ve- dere di Bianchi, che, piii di ogni altro, si e industriato di indi- care i caratteri differenziali fra le due varieta. Secondo Bianchi il terzo condilo si distingue dai processi basilari per il maggiore sviluppo, per trovarsi sempre suUa linea mediana e sul margine intercondiloideo anteriore e presentare la sua faccia posteriore alio speco vertebrale, per contrarre rapporti articolari piu o meno estesi 0 coiratlante o col processo odontoideo, per presentare faccette ar- ticolari, per essere in rapporto sulo di contiguita coUo strato super- ficiale del ligamento occipito-atlantoideo, per avere origine cartila- ginea. I processi basilari sarebbero : sempre distinti di qualche mil- limetro dai contorno anteriore intercondiloideo, posti ai lati della linea mediana, congiunti coi condili laterali per mezzo di oreste ossee o iudipeudcuti, divisi fi-a loro per mezzo di un solco, a sviluppo ge- neralmente poco considerevole ed ineguale, quasi sempre duplici, se unici posti lateral meate ; essi souo una dipendenza dello strato su- perficiale del ligameiito occipito-atlautoideo. Dall'insieme dei nou poclii casi clie ho avuto occasione di os- servare, io mi sento tratto ad accogliere senza riserve I'opinione di quegli A. clie vedoao nel terzo condilo e nei processi basilari, forme diverse di una stessa anomalia. A questa convinzione mi induce il considerare che per transizioni insensibili si passa dal terzo condilo ai processi basilari e dal riflettere, come cercliero in seguito di di- raostrare, clie per Tuna e per I'altra di queste varieta pu6 essere ra- zionalmente invocato uno stesso meccanismo di formazione. Credo che i caratteri differenziali molto ingegnosamente escogitati, specialmente da Bianchi, fra terzo condilo e processi basilari, se possono essere utili dal punto di vista descrittivo per fissare i varii tipi di questa anomalia, non abbiano una sufficiente importanza morfologica t^'. [Contimia). NO T IZ IE IX" Concoi'so nl |irciuio Ribci-i ili l..'.«0000. — La R. Accademia di Modi- ciaa di Torino conferira neU'aano 1S97 il 9." pivmio Riberi di lire ventimila al- I'autore di un'opera stampata o manoscritta o di una scoperta fatta nel quinquennio 1892-1S96. Tale opera o scoperta dovra riferirsi ad un* dalle seguenti scienze me- diche : anatomia, flsiologia, patologia e farmacologia. Sono ammesse pure al con- corso le opere riflettenti la storia della medicina dal rinasciaiento. I lavori starapati devono essere editi dope il 1891. II tempo utile per la presentazione delle memorie scadc col 31 Decembre 189(3. [1) Su ci6 ritornero ia p^rte nel scguente capitolo. COSIMO CnERUBINI, AwMINISTRATOBE-RESrONSABILE. FIrenze, Tip. Cenniniana 189b. Si trovano vendibili i seguenti volumi deW'ArcMv fur mihroshopi- sche Anatomie : XX. Bd Heft 3 u. 4. XXI. Bd. completo. XXII. B(l. completo. XXIII. Bd. Heft 1. Rivolgersi alia Direzione del Monitore Zoologico, Istituto Ana- tomico, FIrenze. Mmitore M\m naliaiii (Pubblicazioiii Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) L'lRliTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, (li Anatomia umriiia Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uel R.lstitutodiStucJi Super, lu Fireuze uella R. University di Cajjliari Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : Islilnto Anatomico, Firenje 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. VI. Anno Firenze, MarzoAprile 1895. N. 3-4. SOMMARIO : BlBHOGRAFlA, Pag. 33-40. CoMUNiCAZioNi ORIGINAL! : .iioticlicii I.., II metodo naturale in Craniologia. Con fig. — i»(>-Vv«ico« i ■»., L'indicatore geometrico per il microscopio, matema- ticamente considerato. — I'uruzzi i»., Sulla fagocitosl nei lamellibranchi. — ehiuriigi ti., II teivo condilo e i process! basilar! del cranio uniano. (Rudi- menti di un arco ipocordale occipitale). Cont. e fine. — Pag. 41-72. NoTiziE : Pag. 72. AVVERTENZA Delle Comunicazioni Original! che si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologico Italiano ,, e proibita la riproduzione. BIBLIOGRAFIA VI. Protozoi. Maggi L. — Coloi^anti e Protisti. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 246, e Anno o, N. 2, P~ig. 20. VIII. Celenterati. Zoja R — Sullo sviluppo dei blastoraeri isolati delle uova di alcune Meduse. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 245. IX. Echinodermi sluKzcUi ii. — Catalogo degli Echini del Mar Rosso e descrizione di sp. n. — Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena, An. 27, Vol. P3, Ser. 3, Fasc. 3, Pag. 238-243. Modena, 1894. {Con fig.). RiiMMU. — Studi anatomici sulla Famiglia Ophiothrichidae del Golfo di Napoli. — Ricerche fatte nel Laborat. di Anat. nonnale d. R. Univ. di Roma, ecc. Vol. 4, Fasc. 3 <; 4, Pag. 157-180. Roma, 1895. Con tav. — 34 iiiiMHo %. — Sul sistenia genitale e luadreporico degli Echinidi regolari. — Boll, d. Soc. dei Naturalisti in Napoli, An. 8, Ser. 1, Vol. 8, 1894, Fuse, iinico, Pag. 90-109. Napoli, 1895. Cofi tav. X. Vermi. 1. Parte generale. Parona C. — L'Elmintologia italiana dai suoi primi tempi aU'anao 1890 (Storia, Sistematica, Corologia, Biblicgrafla). — Atti d. R. Univ. di Genova, Vol. 13. Genovn, tip. Sordomuti, 1894. In 8°, pag. 734; con una carta della Corologia elmintologica dell'uomo in Italia. 3. Platielminti. I»e-Filippi C — Ricerche istologiche ed anatomiche sulla Taenia botrioptilis piana. — Atti d. R. Accad. d. Lincei, An. 287 (1890i, Ser. 4, Memorie d. Clas. d. Sc. fis. mat. e nat., Vol. 7, Roma, Tip. d. R. Accad. d. Lincei. 1891 (1894). Con tav. IMazxaiiti E. — La Taenia proglottidina (Davaine) in una gallina morta per ver- tigine cerebrale. — Milano, tip. degli Operai, 1895, p. 10. iMoniici'lli Fr. S»v. — Studii sui Trematodi endoparassiti. Monostomum cym- bium. Diesing. Contribuzione alio studio dei Monostoraidi. — Memorie della R. Accad. delle Sc. di Torino, Serie II, Vol. XLII, Pag. 683-727, con 1 tav. RiisMo A. — Sull'apparecchio genitale del Syndesmis echinorum, Francois. — Boll. d. Soc. dei Naturalisti in Napoli. Anno 8, Ser. 1, Vol. 8, 1894, Fasc. unico, Pag. 134-14(3. Napoli, 1895. ScKi K. — Osservazioni sul Distomum Gigas Nardo (il/it^eo Zoolog. d. R. Univ. di Genova). — Geneva, tip. di A. Ciminago, 1894. Pag. 19, con tav. Estr. d. Atti d. Soc. ligusiica d. Sc. Nat. e Geograf., Anno 5, Fasc. 4. 7. Acantocefali. Sabbttfini. — Gli Acantocefali (Echinorinchi) nei Rettili della campagna romana. — Ricerche fatte nel Laborat. di Anatomia normale d. R. Univ. di Roma, Vol. 4, Fasc. 3 e 4, Pag. 205-223. Roma, 1895. Con tav. XI. Briozoi. IVamias J. — Su alcune forme briozoarie del Mar Rosso. — Atti d. Soc d. Natu- ralisti di Modena, Serie 3, Vol. 13, Anno 28, Fasc. 1, Pag. 93-96. Mo~ dena, 1894. XIII. Artropodi. 1. Parte generale. vuart o. — Contribuzione alio studio del tubo digerente degli Artropodi. — Ri- generazione cellulare e modalita della medesima nella muccosa intestinale. — Boll. d. Soc. dei Naturalisti in Napoli, Anno S, Ser. 1, Vol. S, 1894. Fasc. unico, Pag. 82-89. Napoli, 1895. Con tav. Waavt ». — Contribuzione alio studio del sistema digerente degli Artropodi. — Sull'intima struttura del tubo digerente dei Miriapodi (Chilognati). — Boll, d. Soc. dei Naturalisti in Napoli, An. 8, Ser. 1, Vol. 8, 1894, Fasc. unico, Pag. 62 81. Napoli, 1895. Con tav. 3. Crostacei. Camcrano I.. — Ricerche intorno alia forza assoluta dei rauscoli dei Crostacei. — Memorie della R. Accad. delle Sc di Torino, Serie II, Tomo XLII, Pag. 319-358. — 35 — 5. Aracnidi. Supino F. — Embriologia degli Acari. — Vedi M. Z , Anno 6, N. 2, Pag. 19. (j. MiRIAPODI. Visart O. — Vedi M. Z. in questo N., Pag. 34. Sil«'estri !•'. — Contribuzione alia conoscen/.a dei Chilopodi, Symphii, Pauropodi e Diplopodi deirUmbria e del Lazio. — Boll. d. Sac. Romana per gli Studi Zoologici, An. 3, Vol. 3, N. h e 6, Pag. 191-202. 1894. 7. INSETTI. d) Pseudonevrotteri. Bfntivo^lid T. — Note su Pseudonevrotteri. — Atti d. Soc. dei Naturalisti di Modena, Serie 3, Vol. 13, Anno 28, Fasc 1, Pag. 20-21. Modena 1894. Grnosi K. — Costituzione e sviluppo della Societa dei Termitidi. Osservazioni sui loro costumi con un'Appendice sui Protozoi parassiti dei Termitidi e sulla famiglia delle Embidine. (Continuaz.) Con 3 tav. — Atti d..Accad. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, Serie 4, Vol. 7, Catania, 1894. Pag. 76. g) Lepidotteri. viacn^ieh ti. P. — Sul guscio delle uova proprie al Bombice del gelso. — Boll. mensile di Bachicoltiira, Serie 2, Annata 12, N. 9, 10 e 12. Padova, 1894. h) Imenotteri. Baldini I!. — Contribuzione alio studio degli Imenotteri del Modenese. — Sfecidi. Vespidi. — Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena., Anno 28, Sey. 3, Vol. 13, Fasc. 1, Pag. 45-86. Modena, 1894. (Con 1 tar..). M»ii-»ivfani T. — Descrizione di alcune galle e catalogo dei Cinipidi trovati in Sicilia. — II Naturalista Siciliano, Anno 13, iV 12, Pag. 239-249. Palermo, 1894. Con fig. (Continua). Oe-atvtuni I". — Descrizione di alcune galle di Cinipidi. (Continuaz. e fine). - II Naturalista Siciliano, Anno 14, N. 1-2, Pag. 13-21. Con fig. Palermo, 1894. i) Coleotteri. Fiorl A. — I Leptomastax dell' Italia Superiore — II Naturalista Siciliano, Anno 13, N. 12, Pag. 229-238, Palermo, 1894. kj Rincoti. Bcrlc^ic A. — Le cocciniglie italiane viventi sugli agrumi, Parte II: I Lecanium. Con 12 tav. cromolit. — Avellino, tip. Pergola, 1894. Pag. 202. Estr. d. Rivista di Patologia Vegetate, Anno 3, N. 1-8. Visart o. — Contribuzione alia conoscenza delle glandole ceripare negli Afidi e nelle Cocciniglie. — Boll. d. Soc. dei Naturalisti in Napoli. Anno 8, Serie 1, Vol. 8, 1894, Fasc. unico, Pag. 112 126. Napoli, 1895 Con tav. I) Ditteri Gi$liu-Tos E. — Ditteri del Messico: memoria. Parte 4" — Torino, C. Clausen edit., 1895, Pag. 73, con tav. Estr. d. Memorie della R. Accad. d. Sc di Torino, Ser. 2, Totno 45. XIV. MoUuschi. 5. Gasteropodi. Mnzxart-lli. ~ Ricerche intorno al cosi detto « apparato olfattorio » delle BuUe — Ricerche fatte nel Labor at. di Anatomia normale d. li. Univ. di Roma, Vol. 4, Fasc. 3 e i, Pag. 245-259. Roma, 1895. Con tav. -36 TiinclicMc s. — Nervi motori e norvi sensitivi del Phyllobranchus Borgninii Tr. — Rend. d. Accad. d. Sc. Fisiche e Matemat., An. 33, Ser. 2, Vol^ 8. Fasc. 11-12, Pag. 190-191. Napoli, 1894. XVI. Vertebrati. II. PARTE A N A T 0 M I C A. 1. Parte generale. Lcrci-t ■». - Manuals di anatomia topograflca. — 1" traduz. autorizzata per cura del JDott. L Salaroli. — Milano, Stab. tip. dott.L. Vallardi edit. 1894. 16" fig. pag. 282. Memoriali del dottorato in medicina, N. 14. l.icnMti-o. — Ricordi inedici. L'Anatornia e la Fisiologia nel Medio evo. — La Hi- fornia Medica, Anno 10, N. 296. Napoli, 1894. RosHi r. — Su alcune anomalie anatoaiiche nei normali. — Atli d. R. Accad. d. Fisiocritici in Siena, Ser. 4, Vol. 4, Fasc, 10, Pag. 659-667. Siena, 1894. niidingcr HT. — Corso di anatomia topograflca. — Vers. ital. sulla 2" edizione tedesca, con annotaz. di G. Antonelli. — Milano, Stab. Tip. delta Casa edit, di Francesco Vallardi, 1894. 8°. Con fig. Tillaux P. — Trattalo di anatomia topograflca, con applicazioni alia chirurgia. — 4' Ediz. ital., fatta sull'iiltima francese. aumentata ed illustrata da nuove figure, riveduta ed annotata dal Prof L. Tenchini. Milano, Stab. tip. della Casa edit. F. Vallardi, 1895. {In corso di pubblicazione). 2. TeGUMENTO E PRODUZIONI TEGUMENTARIE. Cuneo. — Tin caso di glandola mammaria sopranumeraria sviluppata ael cavo ascellaro destro. Comunicazione fatta alia R. Accademia Medica di Genova il 3 Dicembre 1894. — La Riforma Medica, Anno 10, N. 282. Napoli, )894. Emery C. — Osservazioni sui pori cutanei dei coccodrilli. — Memoria letta alia R. Accad. d. Sc. dell' Istituto di Bologna nelia sess. d. 27 Maggio 1894. — Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani, 1894, Pag. 10. Con tav. Estr. d. Memorie d. R. Accad. d. Sc. delV Istituto di Bologna, Serie 5, Tomo 4. Orru E. — La terminazione nervosa nei peli. — Vedi M Z., Anno 5, iV. 11, Pag. '245. Rufflni A. — Sur un nouvel organe nerveux terminal et sur la presence des cor- pusculos Golgi-Mazzoni, dans le conjonctif sous-cutane de la pulpe des doigts de riiomme. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 246. 3. SiSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIKERICO. liottoni. — Alcune osservazioni sull'anatomia del midollo allungato, del ponte e dei peduncoli cerebrali. — Ricerche fatte nel Laborat. di Anatomia normale d. R. Univ. di Roma, Vol. 4, Fasc. Z e 4. Pag. 189-204, Roma 1895. Con fig. lluttazKi. — II cervelio anteriore dei Selacei. — Ricerche fatte nel Laborat. di Anat. normale d. R. Univ. di Roma, Vol. 4, Fasc. 3 e 4, Pag. 225-243. Roma, 1895. Con tav. Chiuru«:i G. -- Lo sviluppo dei nervi oculomotoi'e e trigemello. Nota preliminare. — Monitore Zool. Ital., Anno 5, A^. 12, Pag. 275-280. Firenze, 1894. Fornai-io €J. — Le degenerazioni dell'encefalo e dei muscoli negli Scilium — Atti d. R. Ace. med.-chirurg. di Napoli. Anno 48, Nuova Ser., N. 2-3 (Marzo-Gin- gno 1894). Napoli, Stab. tip. A. Tocco, 1894. biuunclli l>. — Applicazioni sul vivente del mio nuovo processo di topografia cranio-rolandica. — Estr. d. Proc. Verbali d. .\d. 27 Febbraio 1895 d. R. Ac- cad. d. Fisiocritici. Siena 1895. Pag. 8. f;olgi €. — Sulla line anatomia del midollo spinale. -- Atti d. R. Accad. d. Lin- cei, Anno 287 (1890), Serie 4, Memorie d. Clas. di Sc. fis. mat. e nattir., Vol- 7, Roma, tip. d. R. Accad. d. Lincei, 1891 (1894;. l.tigaro E — Sulle connessioni tra gli elementi nervosi della corteccia cerebellare con considerazioni generali sul significato fisiologico dei rapporti tra gli ele- menti nervosi. Con 2 tav. — Estr. d. Rivista Sperimentale di Freniatria e di Medicina legale, Vol. 20, Fasc. 3 « 4. Reggio-Emilia 1894. Pag. 38. l.iigiiro E. — SuU'origine di alcuni nervi encefalici (V, VI, VII, VIII). — Estr.d. Archivio di Ottalmologia, Vol. 2, Fasc. 6, Palermo 1894. Pag. 6. Con fig. Maszarelli G. — SuU'origine del simpatico nei Vertebrati. Nota. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 244. Paln«lino Ci. — Gli effetti della recisione delle radici sensitive del midollo spinale e la loro interpretazione. — Rend. d. Accad. di Sc. Fisiche e Matem., Anno 33, Serie 2, Vol. 8, Pag. 208-211. Napoli 1894. Palnilino c — Contribution aux connaissance.s sur le mode de se comporter des racines dorsales dans la moflle epiniere et sur les effets consecutifs a leur resection. — Arch. Ital. de Biologie. Tom. 22, Fasc. 1, Pag. 53-59. Turin 1894. Santini e Roochi. — Le piegature cerebrali e le leggi dell'eroluzione. — Via- reggio, U. Rocchi edit. {Tip. I'Ancora), 1894, Pag. 23. Tagliani CI. — Ricerche anatomiche intorno alia midolla spinale deU'Orthago- riscus mola. — Monitore Zool. Ital., Anno 5, N. U, Paq. 248-25^. Fireme, 1894. Titoiin M. — Descrizione di un cervello uraano anomalo (superflcie esterna). Con tav. — DaW Istitulo Analomico di Palermo, tip. G. Bondi e C. Senza data [1894]. Keri .*. — Sopra un fascio anomalo unilaterale del bulbo umano [Fasciculus ano- mal-us Henlei). ~ Ricerche fatte net Lahorat. di Anat. normale d. R. Univ. di Roma, Vol. 4, Fasc. 3 e 4, Pag. 181-188. Roma 1895. Con fig. 4. Organi di senso. Coliicci V. — Sulla nevroglia retinica. — Atti d. R. Accad. med.-chirurg. di Na- poli, Anno 48, Nuova Serie, N. 2-3 (Marzo-Giugno 1894). Napoli, Stab. tip. A. Tocco, 1894. 5. SCHELETRO E ARTICOLAZIONI. Bianchi s. — SuU'interpetrazione morfologica della prima vertebra coceigea nel- I'uomo. — Estr. d. Atti d. R. Accad. d. Fisiocritici, Serie 4. Vol. 5. Siena 1895. Pag. 20. Biiincbi s. — Sulla frequenza delle anomalie numeriche vertebrali nello scheletro dei normali e degli alienati. — Estr. d. Atti d. R. Accad. d. Fisiocritici, Se- rie 4, Vol. 5, Siena 1895. Pag. 16. Calori L. — Sopra un notabile aumento nuraerico de' forami e canali emissarii del cranio umano. — Memoria letta alia R. Accad. d. Sc. dell' Istit. di Bologna nella sess. dell'll Novembre 1894. Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1895. Estr. d. Mem. d. R. Accad. d. Sc. delV Istituto di Bologna, Serie 5, Tomo 5. Con tav. CuriMiccio A. — Osservazioni anatomiche sopra una testa ossea di giovanissimo Klephas africanus. — Boll. d. Soc. Romana per gli Studi Zoologici, An. 3, Vol. 3, N. 5 e 6, Pag. 125-136. 1894. Con fig. Cai'iipci V. — Sul modo di formazione del terzo condilo occipitale nell'uomo e sul- I'omologia tra i processi basilari dell'occipito umano e quelli dell'occipite di altri vertebrati. — Estr. d. Ercolani, Anno 7, Marzo 189-1, N. 2, Pag. 26. Con tav. Emery C. — Etudes sur la morphologie des membres des Amphibiens et sur la phylogenie du Chiropterygium. — Vedi M. Z. Anno 6, N. 2, Pag. 18. (■iovHnni'di E. — Di un cranio scafocefalo ed ultra— dolicocefalo. — Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena, Anno 28, Serie 3, Vol. 13, Fasc, 1, Pag. 41-44. Mo- dena 1894. Con una tav. - 38 Kazzander G. — Sullo sviluppo deirarticolazlone del ginocchio — Vedi M Z., Anno 5, X 11, Pag. 244. Norsa E. — Recherches sur la morphologie des membrea anterieurs des oiseaux. -Vedi M. Z., Anno 6, N. 2, Pag. 19. Staurenghi C. — Ancora suH'ossificazione del basioccipitale del Sus scropha (var. dam.) e di un caso di osso basiotico (Albrecht) neU'Homo s.... — Vedi M. Z, Anno 6, N. 2, Pag. 19. 7. APPARECCHIO CARDIACO-VASCOLARE. MiLZA. Falcone C. — Sulla distribuzione delle arterie nella mano dell'uorao. — Atli d. R. Accad. Med.-chirurg. di Napoli, Anno 48, Nuova Serie, N. 2-3 (Marzo- Giugno 1894), Napoli Stab. tip. A. Tocco 1894. Sticilu. — Un paragone fra le arterie dell'avambraccio e quelle della gamba. Con 6 fig. — Estr. d. Giorn. d. Assoc d. Medici e Naturalisti. Anno 5, Punt. 3, Napoli 1895. 8. TUBO DIGESTIVO E GHIANDOLE ANNESSE. .tiitonini A. — Di un'altra anomalia dentaria, in risposta al Prof. Alessandro Lanzillotti-Buonsanti. — Kstr. d. Moderno Zoojati'o, N. 21, 1894. Con tav. <'a((aiico Ci. — Sullo stomaco di Globicephalus Svineval Flow, e sulla digestione gastrica nei Delflnidi. — Atti d. Sac. ligustica di Sc. Nat. e Geograf., Anno 5, Vol. 5, Disp. 3 {Settembre 1894). Genova, tip. A. Ciminago, 1894. Con tav. Herlitzka L. — Intorno ad alcune particolai-ita di sviluppo e di struttura del fe- gato infantile. — Te-si di laurea. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 244 Mazxii F. c Pt'iMi;;iii .*. — Sulla glandola digitiforme (Leydig) nella Chimaera monstrosa Linn. — Musei di Zool. e Anat. comparata delta R. Univ. di Ge- nova, N. 25, 1894, Con fig. Aiaxxn A. c Pci-ugiii A. — Sulla glandola digitiforme (Leydig) nella Chimaera monstrosa Linn. — At. d. Soc. ligustica di Sc. Nat. e Geograf. Anno 5, Vol. 5, Disp. 3 {Settembre 1894). Genova, tip. A. Ciminago, 1894. Co7i tav. Sacerdotti C. — Ueber die Entwickelung der Schleimzellen des Magendarmka- nales. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 2, Pag. 20. Vivante R. — Studio sperimentale sulla riproduzione della mucosa pilorica. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 245. 10 APPARECCHIO URO-r.ENITAi.E. CAPSULE SURRENALI. Bahunin S. — SulTattivita secretiva degli epitelii wolfiani e renali nei primi giorni dello sviluppo embrionale. — Vedi M. Z., Anno G, N. 2, Pag. 18. nergonar.iiii V. — Sulla struttura istologica delle piccole labbra e del clitoride. — Estr. d. Rassrgna di Sc. Med.., Anno 9 (1894), N. 3. Pag. 8, con tav. Bossi L. M. — Sulla rapidita di riproduzione della mucosa delTutero nella donna dope il rascliiamonto. — Vedi M. Z., Anno G, N. 2, Pag. 18. Clivio 1. — Contributo alia conoscenza delle terminazioni nervose dell'utero [Istit, ostetrico-ginecolog . diretto dal prof. Cuzsi) Pavia, tip. Cooperativa, 1894. Pag. 25, con tav. niacoiiiini E. — Alcune ricerche intorno alia struttura istologica dell'ovidutto nei Selaci. — Proc. Verb, delle Adunanze d. R. Accad. d. Fisiocritici in Siena., Ann Accad. 203, N. 6, Pag. 113. Siena 1894. nnssi i:. — Sulla struttura deH'ovidutto del Geotriton fuscus, con tav. — Pubbl. d. R. Istit. di Studi superiori in Firenze. Sez. di Med e Chirurgia. Fi- renze. Tip Carnesecchi., 1895, Pag. 48. Con tav. 11. Teratologia. Cbiarlconi G. — Duplicita genitale esterna e mancanza di ano in bambina di 33 mesi. — Annali di Ostctricia e Ginecologia, Anno IG, N. 8, Pag. 469-472. ?.Q Milano,l89i. Verli anche in: Gazsetta degli Ospedali, Anno 15, N. 119. Mi- lano, 1894. Me I'astro t.. — Labbro inferiore biflstolato congenito (Rara anomalia di sviluppo in piu inclividui della stessa famiglia e probabile .signiflcato etiolo- gico di una depressione embrionale del mascellare inferiore). — Gazzetta degli Ospedali^ Anno IT), N. 1'22. Milano, 1804. Ferraresi c. — Sopra i .setti trasversali congeniti della vagina nella gestazione e in soprapparto. — Rend. d. Soc. Medico-chirurgica di Bologna in Bull.d. Sc. Mediche, Anno 65, Ser. 7, Vol. 5, Fasc. 8, Pag. 415-422. Agosto 1894. Fcrrai'csi C — I setti trasversali congeniti delia vagina nella gravidanza e nel parto. Comunicazione fatta nella riunione della Societa Italiana di Ostetricia e Ginecologica tenutosi in Roma nei giorni 15, 16 e 17 Ottobre 1894. — La Riforma Medica, Anno 10, N 256. Napoli, 1894. Giacomini C. — Sur les anomalies de developpement de Tembryon humain, — Vedi M. Z., Anno 6, JV. 2, Pag. 19. Giacomini C. — Sulle anomalie di sviluppo delTerabrione umano. Comunicaz. 8'^, Oss. 13. Forma atroflca. Anomalia dell'Amnios e sua interpretazione. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 244. Giacomini C. — Influenza dell* aria rarefatta sullo sviluppo delTovo di polio. — Vedi M. Z., Anno 5, N. 11, Pag. 244. Giacomini C. — Influence de I'air rarefie sur le developpement de I'oeuf de poule. — Vedi M. Z.y Anno 6, N. 2, Pag. 18. Gra.«selliiii. — Situs inversus viscerum (Trasposizione congenita del cuore). — Gazzetta degli Ospedali., Anno 15, N. 78. Milano^ 1894. iMa?;:i u. — Cenni sopra tre casi di atavismo (Fauce lupina). — Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche., Anno 16, N. 2. Milano., 1895. Pag. 10-11. Piccoli E. — Fistole branchiali. — Riv. Veneta d. Sc. Med., An. 11, Tom. 20, Fasc. 6, Pag. 552 564; Tomo 21, Fasc. 1, Pag. 57-74; Fasc. 2, Pag. 135-149; Fasc. 3, Pag. 201-217 ; Fasc. 4, Pag. 289-302. Venezia, 1894. Poso P. — Cisti wolffiane della vagina. — Arch, di Ostetricia e Ginecol., An. 1, N. 9 e 10. Settembre-Ottobre 1894. Pag. 404-420. Napoli, 1894. Salaebi HI. — Un caso di assenza congenita delle due rotule. — Arch d. Orto- pedia, An. 11, Fasc. 4-5, Pag. 222-230. Milano, 1894. Tariim c. — Intorno ad un feto privo degli organi generativi e dell'uretra (Age- nosoma). — Rend. d. R. Accad d. Sc. delV Istituto di Bologna, Sessione 4*, in Bull. d. Scienze Mediche, Anno 65, Serie 7, Vol. 5, Fasc. 7, Pag. 361, Luglio 1894. Tariifli c. — Storia della Teratologia. Tomo VIII. — Bologna., 1894. %'alcn(i G. — Sopra un caso di ciclopia nell'uomo notevole per alcune anomalie concomitanti. Con tav. — Estr. d. Atti d. Accad. Medieo-Chirurgica di Pe- rugia, Vol. 6, Fasc. 3 e 4, 1894. Pag. 22. III. PARTE ZOOLOGICA. I. Parte generai.e. - Fauna. .%rrisoni Degli odtii E. — Material! per la fauna padovana dei vertebrati. — Atti d. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Nat., Serie 2, Vol. 2, Fasc. 1, Pag. 1-82. Padova 1895. 3. Pesci. Grassi B. e Calandruccio S. — Sullo sviluppo dei murenoidi. Quinta nota preli- minare. — Vedi M. Z , Anno 5, N. 11, Pag. 244. PuvcMi P. — Curioso metacromatismo in anguilla. — Estr. d. Rendic. d. R 1st. Lombardo. Serie 2, Vol. 27, Fasc. 16. Milano, 1894. Pag. 8, con tav. - 40 - Picaglia I,. — Pesci rlel Mar Rosso pescati nella Campagna iflrografica riella regia nave Scilla nel 1891-92, coll'aggiunta delle specie del Mar Rosso e del Golfo di Aden. — Atti d. Soc. d. Naluralisti di Modena. Anno 28, Serie 3, Vol. 13, Fasc. 1, Pag. 22-40. Modena 1894. G. UCCELLI. Cipolln F. — .\ll)inisnio e Isabellismo. — Atti d. R. Istituto Veneto di Sc. let- tere ed arti. Serie 7, Tom. 6, Bisp. 2, Pag. 248-251. Venezia 1894- 9o. Falcnnicri ili Cnrposna Ci. — Osservazioni ornitologiche sul Montefeltro. — Boll, d. Soc. Romana per gli studt zoologici. Anno 3, Vol 3, i\. 5 e 6, Pag. 203-205, 1894. Flori .%. — Alcuni casi di melanismo in due specie di Uccelii. — AHi d. Soc. d. Naluralisti di Modena. Anno 28, Serie 3, Vol. 13, Fasc. 1, Pag. 87 92. Mo- dena 1894. ■,i«pi-l iii>«nit«li-itii a. — Notizie anatomiche del Tragulus meminna Erxl. (Apparec- chio respiratorio. - Appar. riproduttore. - Encefalo). — Boll. d. Soc Romana per gli studt zoologici. Anno 3, Vol. 3, iV. 5 e 6, Pag. 175-190. 1894. Con tav. Coiiilorolli Fraiiciivielin M. — Notizie anatomiche sul Bradypiis tridactylus. L. var. iisttis (Apparecchio uro-genitale. - /Vppar. urinario. - Conclusioni. - Biblio- grafia. - Tav. e spiegaz. delle figure). — Boll d. Soc. Romana per gli studt zoologici. Anno 3, Vol. 3, iV. 5 e G, Pag. 158-171, 1894. 8. Antropologia ed Etnologia. Ai-4lu OnnU E. — Crani umani della Magenta del Museo d'.\natomia comparata della R. Uuiversita di Torino (Riassunto). (Crani Peruviani e Chinesi). — Bol- letlino dei Mmtei di Zool. ed Anat. comp. della R. Universitd di Torino. Vol. IX, N. 180. Torino, 1894, pag. 2. Imri-nizi G. — Due parole suU'origine deU'uonio. — Frosinone, Tip. di C. Stracca, 1894, Pag: 18. IJ\i n. — Saggio di antropometria militare. — Atti d. Soc. Romana di Antropo- logia. Vol. 1, Fasc 3 (1S94). Roma, presso la Socicld (Torino, Stah. tip -lit. P. Bruno), 1894. iMowclion I, — Cranii umani della prima epoca cristiana. — Atti d. Soc. romana di Antn pologia. Vol. 1, Fasc. 3 (1894). Roma, presso la Sociela {Torino, Stab, tip.-lit. P. Bruno), 1894. Sci-fsi fi. — VarietJi umane della Russia e del Mediterraneo. — Atti d. Soc. ro- mana di Antropologia. Vol. 1, Fasc. 3 (1894). Roma, presso la Soc {Torino, Stab, tip.-lit. P. Bruno), 1894. — 41 - II metodo naturale in Graniologia DEL DOTT. L. MOSCHEN Docente nella R. Universita di Roma (Con figure) Kicevuta il di 29 Gcnnajo 1895. E proibita la riproduzione. Dopo che, sul finire del secolo passato, Camper e Blumen- bach ebbero mostrato che i lineamenti della faccia deH'uomo sono mutabili e che i teschi umani possono essere distinti per i carat- teri della loro circonferenza orizzontale, e che Anders Retzius (1842) trovo il modo di esprimere in una maniera assai semplice 6 precisa, per mezzo di numeri, uno del piu important! oaratteri della circonferenza orizzontale del cranio, lo studio dello scheletro cefa- lico divenne una delle parti principali delTantropologia. Retzius riusci col suo metodo a distingiiere craniologicamente i due popoli profondamente diversi, German! e Lapponi, che vivono r uno accanto all'altro nella Svezia, e a dimostrare che i progeni- tori germanioi degli Svedesi odierni erano stati parimenti diversi dai Lapponi antichi f^'. Incoraggiato dal successo ottenuto nel settentrione d'Europa, Retzius tento di classificare col suo metodo tutti i popoli della terra, e li divise in quattro gruppi: Ortognati dolicocefali, Ortognati hrachicefali, Prognati dolicocefali^ Prognati bracliicefali. La classifica- zione etnologica di Retzius fu dapprima accolta con favore, ma ben presto sorsero i dubbi. Le misure sempre piu numerose prese su crani di diversi popoli mostrarono che la dolicocefalia e la bra- chicefalia si trovano in ogni luogo, in tutti i popoli, e le due forme di crani sono sempre coUegate da graduali e fine transizioni, tanto che alBroca parve necessario distinguere una forma intermedia, la me- socefala o mesaticefala, e suddividere ognuna delle due forme estreme in due: brachicefala vera e sub-brachicefala ; dolicocefala vera e sub dolicocefala. Similmente il prognatismo risulto non essere un ca- rattere differenziale dei popoli piii bassi, poiche fu incontrato su tutti i continenti, in tutti i popoli, insieme coU'ortognatismo e con una serie finissimamente graduata di forme intermedie. fl) Anders Retzius, « Ueber die Schaedelformen der Mordbewohnern. » Stok- bolm, 1842. M. ?. § - 42 — Una volta oonatatato che le misuue della lunjjhezza e della lar- gliezza del cranio cerebivile e quella deiraugolo facciale noii forni- vano caratteri differenziali dei popoli e delle serie di crani che li rap- presentano, si invent6 una folia di misiire rettilinee e curvilinee, di indici, di angoli ecc, tanto del cranio cerebrale come della faccia e del resto dello scheletro, ma senza trovare un carattere o un'asso- ciazione di caratteri che valesse a distinguere un popolo daH'altro. I raedesirai caratteri craniali, e in generale scheletrici, osservati nei varii popoli della terra, sono stati riscontrati anche in ogni parte d'Earopa, e la craniologia non pu70 dunque dati due punti, P, e P,, dei lati di iin angolo retto, ed un punto P3 deJla sua bifiettrice (vedi Figura), >S'/ tratta di trovare il vertice di quest' an' golo, che nel caso no- stro viiol dire raccen- tramento al microsco- pio deU'oggetto da os- servarsi. Si congiungano a tal uopo i punti Pj e Pj con una retta, la quale si pu6 considerare come la ipotennsa di quel triangolo retta 11 golo che, seguendo la co- struzione, si verra ad ottenere, e di cui e ignoto il vertice. Per determinare questo vertice si descriva intanto una circonfe- rensa che ahbia per diametro la retta P, Pg. E bene ora avvertire che il vertice di questo triangolo si pu6 trovare 0 nell'una, 0 nell'altra semicirconferenza, quindi il problema ammetterebbe in realta due soluzioni f^), come h indicato nel la Figura. E ci6, tanto nel caso in cui il punto P3, che corrisponde a quelle segnato sulla bisettrice dell'angolo retto, e interne alia circon- ferenza che ha per diametro Pj Pj ; quanto allerche Pj fosse esterno alia medesima (P 3), nel qual caso per6 si ha una sola soluzione per I'angolo retto convesso, ma una anche per I'angolo retto concavo, della quale per la nostra applicazione non fa bisogno di dire nep- pure una parola. (1) Geometrieamente parlando perchfe sia possibile di risolvere il problema h neceasario e sufflciente che il punto P5 si trovi nell'area del triaugolo isoscele rettan»olo inscritto nella semici-confereDza la quale ba per diametro P( P^, oppure esternamente ad essa nel- — 50 - Pero, ammesso che il vertice retian(folo di questo triangolo dehha trovarsi da parte opposta a quella in cni trovasi P, rispetto al diametro iracciato — ed e questa la condizione per noi utile e che da se stessa si presenta — dico che il vertice sara unico e dderminato ; escluso il caso in cui — come verra dimostrato in seguito — il triangolo P P, P, sia retttangolo in P3 e di necesaita isoscele (•'. In fatti, si conduca il diametro perpendisohre alia retta P^ P^: esso incontra la semicirconferensa che c dalla parte di P3 in tm punto 0 per il quale devono, come e no to, passare tuite le hisettrici degli in- finiti angoli retii inscrivihili nella semicirconferensa in cui deve tro- varsi il vertice incognito, e percib il segmento di retto 0 P3 fa certa- mente parte delta hisettriae dell'angolo di cui si cerca il vertice, il quale sara dunque quel punto in cui corrisponde Valtra intersezione delta retta prolungata 0 P3 con la circonferenza, cion il punto C, pel quale pas- sera appunto nel caso nostro il centro ottico del campo visuale e col quale coincidera I'oggetto da osservarsi 0 come prima si disse, il quarto punto. Cosi dicasi per tutti i punti che si potrebbero tracciare lungo i lati dellangolo rettangolo A B C e la sua bisettric C D, fatta ecce- zione, come fu gia avvertito, pel solo caso in cui P3 coincidesse con 0, ossia che i puiiti P, Pj P3 rappresentassero i vertici di un triangolo isoscele e rettangolo in P^. E cio perche allora rimane indeterminabile la retta 0 P3, e quindi indeterminata anche la bi- settrice e, con cio stesso, il vertice dell'angolo che a noi interessa ; poiche pel punto 0 possono passare le hisettrici di tutti gli angoli inscrivihili nell'altra seuiicirconferenza. Ma noi ne dohhiamo cercare uno solo e determinato, percui in questo caso soltanto una tale mar- cazione sul vetrino porta-oggetti sarehhe erronea. L'altra soluzione del problema e facilraente compresa, e la si ot- tiene determinando la bisettrice dell'angolo retto a passare per 0' anziche per 0; in tal caso il vertice dell'angolo retto, seguendo analoga costruzione a quella indicata, si troverii nella semicirconfe- I'ung'olo formato col prolungamento, dalla parte del vertice, del cateti del trianirolo-rettan- }ky. — Ueber die sogenaunten accessorischen Gelenksliocker an der I'ars basilaris ossis occipitis ecc. — Sitzungsberichto d. K. Akad. d. Wis- sens. LX lid. \Abth. 18(J9. Froriep A. — Kopftlieil der Chorda dorsalis bei menschlichen Embryonen. — Bei- traege zur Anatotnie u. Embryol. als Festgabe J. Henle, 1882. Froricp A. — Zur Entwickelungsgescbichte d. Wirbelsaule, insbesondere d Atlas u. Epistropheus u. d. Occipitalregion. I. u. II. — Archiv filr Anat. u. Ent- loick. Leipzig 1883 u. 1886. Kul<'n«t<-iicr J. — Ueber den sogenannten dritten Gelenkhocker und die accesso- rischen Ilocker des Ilinterhauptbeins. — ■ Inaug. 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Moiitore Mlm Italiiiio (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI I'rof. (li AnatoniiH uniniia Prof, di Anatomia comp. e Zolog-ia iiel IMstitutodiSUidi ."Super, lu Kirenze uella R. Universita di Ca>jliari Ufficio di Direzioue ed A.mministrazione : Istitiito Anatomico, Firen^e 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. VI. Anno Firenze, Maggio 1895. N. 5. SOMMARIO: BiBLioGR.\FiA, Pag. li-". SL'NTI e Riviste: riTiy C, Contrihuzione alia conoscenza dell'ovo ovarico. — Cosgi .%., Alcuni fatti die riguardano la cresta nevrale cetalica del Selaci. - «'a.«.*ialc «. «• i»onasK<<> -'^■i I>i aicune particolarita di struttura dei centri nervosi osservate coa riiso delPaldeide acetica neH'applicazione del metodo Golgi. — liifMiiri'iislii c; , Dimostrazione dell'esistenza delle ossa preinterpa- rietali net crani noi-mali di Bos Taurus L. e tleW'O vis aries L. e della .sutura sagittale nel Bos Taurus L. — Pag. 78-85. RiviSTE critiche: (Worrit s. niillor, On the introitus vaginae of certain mu- ridae. [B. Galli-Vai.erio]. — Pag. 85-86. CoMUNiCAZioNi oRiGiNALi : Mosoiicii I.., II metodo naturale in craniologia. Con fig. {Continuazione e fine). Pag. 87-104. AVVERTENZA Delle Gomunicazioiii Original! die si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologico Italiano ,, e proibita la riproduzione. BIBLIOGRAFIA I. Scritti generali di Zoologia e di Anatomia. — Atti deir Xl" Congres.so medico internazioiiale in Roma, 29 Marzo - 5 Aprile 1894. Vol. 2. (Anatomia, Fisiologia, Patologia generale e Anatomia patologica), — Roma, tip. della Camera dei Depittati di Ripamonii e Colombo, 1894. — Notizie di caccia e note zoologiche [brevi] trovansi in Boll, del Naturalista, Siena. Passim,. Cnnioruno I-. — Francesco Gasco. Cenni biograflci. — Bollettino dei Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. /A', N. 189. 19 Nov. 1894. Pag. 8. Camt'i-Miio I,. — Michole Lessona. Notizie biografiche e bibliografiche. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino. Vol- /A', N. 188. 30 Ot- tobre 1894. Pag. 72, con ritraito di M. L. — 74 — Cuilnncu G. — Delle vai'ie teorie relative all'origine della nietaineria, e del nesso fra il concetto aggregative e ditfei'enziativo delle forme aniniali. — Genova, tip. Ciminatjo, 1895, P. 2. Eitr. d. Atti d Soc ligustica di Sc. Nat. e Geo- grafiche, An. 6, Fuse. 1. l''iriiil>i K. — Eleiiienti di Zoologia e di Anatomia Comparala. I. Zoologia Generate. Parte 1'. Con 133 fig. — Firen::e, Succ. Le Mounter., 1895. In 8 ". Pag. 336. Galli %'ali'i'iu IK. — La lotta per I'esistenza nelle Alpi. — Boll, del Naturah'sta. Anno 15, N. 1. Siena, Gennaio 1895. Grassi B. e Calandruccio S. — Sullo .sviluppo del Murenoidi. Fauna del Faro di Messinn 6' Nota prelim. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 2, Pag. 19. iMiiifiiix'/.iiii i», — II Collezionismo negli Animali. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop, criminale. Vol. 16, Fuse. 1-2, Pag. 70-89. Torino 1895. I'lii-onu V. — Michele Lessona e Francesco Gasco; commemor;izioni. — Alti d. Soc. ligustica di Sc. nat. e geograf. Anno 5, Vol. 5, Disp. 4 {Dicembre 1894). Geneva, tip. di A. Ciminago, 1895. I'uroiiu V. — I confini politici e goografici rispetto alia Corologia. Lettera aperta al Prol. R. Blancliard. — Geneva, tip. A. Ciminago, 1895. Pag. 4 niie/.uiili 1 . — RisuUati biologici di una esplorazione del lago di Nemi. — ISoU. d. Soc. Romana per gli studt soologici. Anno 3, Vol. 3, N. 5 e 6, Pag. 137- 157. 1894. Tudtiro V. — Per Michele Giuliani. — Estr. daU'Annuario d. R. Univ. di Roma per I'anno seal. 1894-95. Pag. 4. III. Embriogenia ed Organogenia. IBufiNi. — Sulla rapidit;i di riproduzione della mucosa dell'utero dopo il raschia- mento. — Annali di Ostetricia e Ginecologia. Anno 17, N. 2, Pag. 73-86. Mi- luno 1895. Con fig. Chiarugi G — Lo sviluppo dei nervi oculomotore e trigemello. Nota preliminare. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 3-4, Pag. 36. 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Napoli 1895. noMMi 1.1. — Contributo alio studio della struttura, della maturazione e della di- struzione delle uova dpgli Anlibi {Salamandrina persinctUala e Geotrilon fuscus). Con tav. — Pubbl. d. R. Islit. di Scudi svperiori in Fireme. Ses. di Medicina e Chirurgia. Fireme, tip. Carnesecchi, 189o. Pag. 40. .Sala I.. -- Experinientelle Uutersucliuugen iiber die Reifung und Befruchtung der Eier bei Ascaris megalocepliala. Mit Tafeln. — Separatabdr. aus d. Archiv fiir mikroskop. Anatom. Bd. XXXXIV. S. 422-498. Trincliosc ». — Protovum et globules poiaires de 1' « Amphorina coerulea ». — Arch. Ital. de Biologic. Tom. 23, Fasc. 1-2, Pag. 71-77. Tv^rin 1895. - 75 - IV. Istologia. Mondiiiu c. — Leziorii di Anatomia Generale e di Tecnica per la microscopia. Puntata 3". — Torino, Rosenberg e Sellier, 1895. ■>nluiliiio ii. — Per I'amitosi nei vertebrati. Una risposta al Prof. W. Flenmiing. — Fleiiiiiiing w. — Aritwort an Herrn Prof. G. Paladino. — ■■aliuliiiu li. Una seconda risposta al Prof. W. Flamming. — Flcniniing w. — Schluspbe- nierkung. — Abd. aus Anatomischer Ameiger, X Bd., N. lo. Jena 1895. S. 490-493. Sac('r«iiii(i V. — Sur le developpement des cellules du tube gastro-enterique. — Arch. Ital. de Biologie. Tom. 23, Fasc. 1-2, Pag. 1 12. Turin 1895 (avec 1 planche). mtetnni I'. — Del trofismo delle fibre nervo.se periferiche, .stato attuale della que- stione. — Rivista Veneta di Sc. Mediche. Anno 12, Tomo 22, Fuse. 6, Pag. 282-299. Venezia 1895. S(<-rsiiii ■'. — Sulla degenerazione delle fibre nervosa periferiche separate dai centri e dalle terminazioni. — Rivista sperimentale di Freniatria e di Me- dicina legale. Vol. 21, Fasc. 1. Reggio Emilia 1895. Pag. 75-81. Vassale G. e Bonaggio A. — Vedi M. Z. in questa pag. V. Tecnica. Korgonzoli «. — La formaiina quale mezzo di conservazione e indurimento dei preparati anatoniici. — Boll, del Naturalista, Anno 14, N. 1. 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Protozoi. Ca-sugruiuli o. G. V. e iturlmsiillo-niipi.xuriii. — Ricerche biologiehe e cliniche s.uWAnici'ha Coli (Loscli)- Ni)(a preliiiiinare. — Boll, delle seduie deU'Accad. Gioenia di Sc. nalur. in Catania. Fasc. XXXIX. Gennaio 1895, Pag. 4-14. Teliiiii .%. — Istruzioni per la raccolta, la preparaziona e la conservazione dei foraminiferi viventi e fossili. — Rivista Hal. di Sc. nat. Fine in Anno 13, N. 1. Siena, I" Gennaio 1893. Toi-iori E. — Genesi, organizzazione e metamorfosi degli infusori: opera postuma. — Firenze, tip. di S. Landi, 1895. Pagr. 196. Con 10 tov.: 1" II Ciclo dell'Ett- glena viridis, della vaginicola cristallina della Floscularia penicillum, dei Rotifero e della Vorticella; 2' II Cicio delle Monadi all'Idra — (h — X. Vermi. 1. Parte generale. Ue iiiuiriw i». — Influenza della teniperatura sugli elminti alio stato perfetto. — Gazsetta Medica di Torino. Anno 4G, iV. 17, Pag. 317-322. Torino 1895. 3. Platielminti. V. <>i-uir r. — Viaggio del Dott. Alfredo Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. V. Landplanarien. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. compur. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 182. 31 Luglio 1894. Pag. 4. 9. Anei.mdi. Bliiiiciiaril n. — Ilirudinees de 1' Italic continentale et insulaire. — Bo?/, d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. li. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 192. 30 Dicem- bre 1894. Pag. 84, con 30 figure nel teslo. RoNu i». — Viaggio del Dott. A. Boi'elli nella Repubblica Argentina e nel Para- guay. XV. Oligocheti terricoli (inclusi quelli raccolti nel Paraguay dal dottor Paul Jordan). — Boll. d. Musei di Zool. cd Anat. Comp. d. R. Univ. di To- rino. Vol. X, N. 204, 10 Maggio 1895, Pag. 4. XIII. Artropodi. 3. Crostacei. Ciucciu u w. — Osservazioni microscopiche circa 1' Interna fabbrica degli occhi delle Squille e specialmente della Squilla Mantis, lette alia R. Accad. d. Sc. deiristituto di Bologna, nella sess. d. 27 Maggio 1894. — Bologna, tip. Gam- berini e Parmeggiani, 1894, Pag. 20. Con 2 tav. Estr. d. Mem. d. R. Accad. d. Sc. delV Istituto di Bologna. Ser. 5, Tom. 4. nttllfii.o .%. — Viaggio del Dott. Alfredo Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. VI. Isopodes terrestres. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R Univ. di Torino. Vol. IX, N. 183. 24 Agosto 1894. Pag. 3, con fig. 5. Aracnidi. T«>m>i)7.i ti. — Sopra un acaro (Argas refiexus) trovato per la prima volta in Italia parassita neU'uomo. — Riv. ital. di Sc. Nat. Anno 14, N.6e8. Siena, 1894. 7. IN.SETTI. a) Parte Generale. Bczzi M. — Gli insetti epizoi o insetti che vivono su altri animali. Loro costumi, caratteri, classificazione, niodo di raccoglierli e conservarli. — Rivista ita- liana di Scienzc naturali. Siena. Principio in Anno 1?, 1893, N. 2, conti- nuazione in diversi Numeri dell' Anno 13 e delVAnno 14, 1894; fine in Anno 14, N. 2. Faiila-Tcilaltli li. — Glossario eutomologico. — Boll, del Naturalista, Siena. In diversi numeri a incominciare dall'Anno 12, N. 2 (Siena, Febbraio 1892), e continuando in diversi Numeri dell' Anno 13, 14 e 15. c) Ortotteri. c;i;:liO'ToB E. — Viaggio del Dott. Alfredo Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. VII. Ortotteri. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 184, Pag. 46. Con 1 tav. (;iSiin-ToH K. — Viaggio del Dott. E. Festa in Palestina, nel Libano e regioni vi- cine. XII. Ortotteri. Seconda comunicazione. —' Bollett. d. Musei di Zool- ed Anat. compar. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 191. 10 Dicembre 1894. Pag. 4. h Imenotteri. DC Stofuni Perez T. — Una proposta agli imenottorologi. — Boll, del Natura- lista. Anno 13, N. 1. Siena^ 15 Gennaio 1893. Do Sfefani T. — Proposta di un catalogo descrittivo degli imenotteri europoi. — Boll, del Naturalista. Anno 13, N. 2. Siena, 15 Febbraio 1893, e iV. 4, Siena, 15 Aprile 1893. De Mtpfani T. — 11 nido delia Vespa orientalis. ~ Rivista italiana di Sc. nat. Anno 14, N. 11. Siena, Novembre 1894. F.mcry C. — Viaggio del Dott. Alfredo Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. VIII. Forniiche. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. compar. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 1S6. "25 Ottobre 1894. Pag. 4. Emery c. — Viaggio del Dott. E. Festa in Palestina, nel Libano e regioni vicine. XI. Descrizione di un nuovo Camponoius. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 185. 25 Ottobre 1894. Pag. 2. Emery c. — Camponolus sexguttatus Fab. e C. sexguitatus Sm. et Auct. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. delta R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 187. 25 Ottobre 1894. Pag. 4. Emery c. — Descrizione di una nuova Formica di Sioilia, — II Naturalista Si- ciliano. Anno XIV, N. 3. Dicembre 1894. Pag. 28. i) Coleotteri. Cumcrano I-. — Descrizione di nuove specie del genera Geniates Kirby- — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 179. 12 Luglio 1894. Pag. 3. Fiori A. — Quale sia il miglior metodo per uccidere i coleotteri. — Boll, del Na- turalista. Anno 14, N. 4. Siena, Aprile 1894. Fiori A. — I Leptomastax dell'ltalia superiors. — Riv. ital. di Sc.nat. Anno 15, N. 1 . Siena, Gennaio 1895. Riigiisa E. — Un nuovo Tychius di Sicilia. — II Naturalista Siciliano. Anno XIV, N. 3. Dicembre 1894. Pag. 27. k) Rincoli. Carlini (De) A. — Esplorazione del Giuba e dei suoi affluent! compiuta dal Cap. V. Bottego, durante gli anni 1892-93, sotto gli auspicii della Society Geogra- fica Italiana. Risultati zoologici. — VH. Rincoti. — Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 15 (35). 6 Aprile 1895. Estr. di pag. 21. Del Giiercio ii. — Note ed osservazioni relative al Myzus Targionii, Del G. — II Naturalista Siciliano. Anno 14, N. 1-2, Pag. 22. Palermo 1894. 0 Ditteri. Camerano ■.. — Relazione intorno alia memoria intitolata: Ditteri del Messico. Parte IV. Muscidae Calypteratae ed Acalypteratae; del Dott. E. GiglioTos. — Atti della R. Accad. d. Sc. di Torino Vol. XXX, Disp. 2». Torino, 1894-95. Pag. 112. Corll E. — Esplorazione del Giuba e dei suoi affluent! compiuta dal Cap. V. Bot- tego, durante gli anni 1892-93, sotto gli auspicii della Societa Geografica Ita- liana. Risultati zoologici. — VIII. Ditteri. — Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 13 (35). G-S Aprile 1895. Estr. di pag. 20. XIV. Molluschi. Dei B»retc R — Sulla sistemazione di una raccolta conchiliologica. — Rivista itat. di Sc. nat. Anno 14, N. i e 1. Siena, 1894. l*aravicini Cii. — Viaggio del Dott. Alfredo Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. IV. Molluschi. — BoU. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N 181. 20 Luglio 1894. Pag. 10. — 78 SUNTI E RiVI STE Crety G. — Contiibuzione alia conoscenza deU'ovo ovarico. — Ricerche fatte nel lahoralorio di Anat. normale della R. Universitd di Roma ed in allri labo- ratori biologici. Vol. 4", fascicoli 3-4. Roma, Febbraio 1895, Pag. 261-281 {con una tavola) Avendo I'Autore proseguite le ricerche sulla costituzione dell'ovo ovarico ne- gli echinodermi e nei vermi, ha potuto dimostrare fatti piii interessanti e clie in pai'te rnodillcano qualche opinione espressa nelle note precedent!. Echinodermi. Holothuria tubulosa Gmel. Osservando ova fresche a coinpleto sviluppo in acqua di mare si vede che in un punto qualunque della superficie fa protuberanza un corpicciuolo chiaro, granuloso e sferico, in cui termina un prolungamento del vi- tello a forma di cono che attraversa la zona radiata, II corpicciuolo si'erico ben presto si stacca e cosi pure il cono a poco a poco diminuisce e scompare. Se si praticano sezioni di ovai maturi, dopo averli convenientemente fissati e coloriti, si osserva in molte ova il suddetto cono che con la sua parte ristretta arriva fino al foUicolo e che contiene nel suo interno uno o piu corpuscoli intensamente co- lorati. allungati, piriformi, semilunari oa biscotto con struttura mal definita. 01- Ire a cio si scorgono, nel maggior numero del casi, sempre vicino alia periferia del vitello altri corpuscoli cromatofili in numero vario e coi medesimi caratteri. Studinndo i diversi stadi evolutivi delFovaio nei varii pei'iodi deU'anno, il piu interessante dei quali e rappresentato dal niese di Giugno, poichH a quest'epoca le ova vi si possono osservare in tutti i gradi di sviluppo, si vede che I'uovo cresce rapidamente e si forma ben pi-esto la zona radiata o oolemma pelhicido. Questa assume un considerevole sviluppo ed anche con medii ingrandimenti si puu rilevare che le sue radiazioni risultano di una serie rettilinea di granuli oscuri minutissimi. Inoltre la superficie del vitello e tutta cosparsa di granulazioni piu grandi di quelle della zona radiati ed intensamente colorate lo quali fanno parte di un elegantissimo reticolo che occupa tutta la superficie esterna del vitello in rapporto con la zona radiata. In questo niedesimo periodo comincia gia a mostrarsi il prolungamento coniforme suddetto il quale appare costituito di minutissimi flli diretti nel senso del suo asse. l/Autore basandosi sui fatti ossorvati nell'uovo in periodi ulteriuii di sviluppo crede che le radiazioni delToolemma pellucido composte di minutissinie granula- zioni ed allineate a forma di raggi rappresentino altrettante correnti nutritive, pe- netrate direttamente daU'esterno od anche elaborate dalle cellule del follicolo. Que- sta sostanza nutrltiva si depositereblio in seguito sulla superficie del vitello for- niando il reticolo di sostanza cromatofila. II distacco poi della eminenza sforica che si trova all'apice del cono, sarebbe do- vuto secondo I'Autore alia diminuita pressiono dell'acqua nelle ova in ossorvazione, mentre la formazione del cono dovrebbe pure ritenersi come un fenomeno di nu- trizione e non di maturazione come erroneamente ammisero M o n di n o e A c q u i- sto, poiche essa ha luogo neH'ovo ovarico giovanissimo. — 79 — Le ova deWHololhuria Poll presentano i medesimi fenomeni e la medesima struttura deU'H. tubulosa. Synapta inhaerens Dub. Kar. Anche in queste specie si osservano normal- mente nel vitello di tutte le uova, dei corpuscoli che si colorano intensamente; questi si scorgono di preferenza alia periferia del vitello; la loro forma e a ba- stoncello, a semiluna, e quelli a bastoncello sono lunghi /^ 20. Frequentemente aU'esterno dell'ovo osservansi corpuscoli che hanno i medesimi caratteri e che sono in contatto con la membrana vitellina; in questo caso i corpuscoli presen- tano dimension! maggiori. In alcune ova la membrana vitellina in corrispondenza del corpuscolo presenta una piccola protuberanza. L'Autoi'e ritiene che tali cor- puscoli sieno omologlii a que'Ii descritti nelle Oloturie, rappresentino cioe parti nutritive elaborate dal foUicolo per Taccrescimento dell'ovo. Antedon rosacea Norm. — Con I'osservazione a fresco e con lo studio di sezioni in serie di intiere pinnule ottenute merce 1' impiego di una tecnica adatta, TAutore ha potuto ricostruire la storia del preteso nucleo vitellino descritto dal De G a- sparis nelle ova di questo crinoide. L'uovo primordiale in questa specie e pic- colissimo e pressoche ellittico. La vescicola germinativa, relativamente voluminosa, e circondata da una larga fascia di protoplasma strettamente aderente ad essa e che con I'ematossilina si colora di un bruno intenso; alFesterno di questa zona bruna scorgesi poco protoplasma pure intensamente colorato. L'ovo cresce rapida- mente ed il suo protoplasma si viene ad aggiungere tra la zona fortemente colo- rata e la periferia deH'ovo medesimo; questa zona rimane per un certo periodo strettamente aderente alia vescicola germinativa nel mentre che comincia a di- minuire di volume. Prcgredendo l'uovo nel suo sviluppo, detta zona si distacca dalla vescicola germinativa e molte volte si divide in frammenti di varia gran- dezza; poi, mentre il vitello diviene mano mano meno colorabile, diminuisce sem- pi-e piu di volume e tende ad accostarsi continuamente alia membrana vitellina. Finalmente nell'uovo a completo sviluppo il cui diametro maggiore e di /^ 179 ed il minore di ft 122, in prossimita della membrana vitellina si scorge un ultimo rudimento della zona fortemente colorata, sotto forma di una piccola macchia bruna, rotondeggiante, con un diametro di // 8. Osservando a questo stadio con fortissimi ingrandimenti il protoplasma dell'uovo si scorge che esso risulta di un reticolo e di un contenuto; che il reticolo si compone di una sostanza fina- mente punteggiata la quale con I'ematossilina assume una tinta viola chiara; che il contenuto e una sostanza che si colora debolmente; che dalla piccola macchia bruna rotondeggiante sembrano distaccarsi, come raggi, quel granuli minutissimi che vanno poi a formare il reticolo del plasma ovulare. L'Autore esclude che debba qui trattarsi di vero e proprio nucleo vitellino e crede che la zona fortemente colorata non possa compararsi con le formazioni descritte da L e y d i g e v. B a m- beke nelle uova di Vermi, Artropodi e Vertebrati, {Mantelschicht des Keimbld- schen, couche palleale) in base all'aspetto, alia precocita nell'apparire, e all'ul- toriore sviluppo. Ritiene piuttosto che I'origine di detta zona debba ricercarsi nel- I'epitelio germinativo le cui cellule che si colorano intensamente, hanno il loro proto- plasma cosparso di granulazioni brune riunite in gruppi di varia forma e grandezza; nella trasformazione di questi elementi in cellule uovo sarebbe probabile in seguito ad una ipernutrizione, chela sostanza formante i suddetti gruppi aumentasse con- siderevolmente di volume, si modellasse sulla vescicola germinativa ed assumesse quella particolare apparenza di fascia che abbraccia strettamente il suo contorno. Vermi. Distomum Rich'ardi Lopez. — Le giovani uova di questo trematode che si trovano verso la periferia delTovaio e vicino all'epiteiio gerniinale, sono costituite so - da una vescicola germinativa e da uno scarso piotoplasma. La vescicola gerrai- nativa e rotondeggiante e mostra chiaramente la menibrana ed un bellissimo re- ticolo cromatico a granuli sparsi di cromatina. La macula germinativa occupa una posizione eccentrica, si colora fortemeiite e mostra iin vacuole nel centro. II protoplasma scarso e trasparente mostra in prossimita della vescicola germinativa un corpicciuolo intensamente tinto (nucleo vitellino) la cui forma puo essere al- lungata, triangolare o rotondeggiante. Nel maggior numero delle giovanissime ova il nucleo vitellino e unico; se ne possono osservare anche due ed in qualche caso si vede un nucleo vitellino allungato mostrare nel mezzo uno strozzamento. Nelle ova piu avanzate tutte le parti deil'ovo sono aumentate di volume ; cosi pure i nuclei vitellini i quali in numero di due hanno forma di rene o di biscotto; altri sono eliissoidali. Sono costituiti da sostanze di densita diflferente disposte in molti casi concentricamente e nel centro vi sono uno o due vacuoli. La forma delle ova nel centro deU'ovaio dove raggiungono la massima dimensione, e diversa in seguito alia reciproca pressione a cui sono sottoposte. In queste ova il volume ed il numero dei nuclei vitellini raggiunge il massimo; se ne possono osservare 4-5 nel medesimo novo ed 11 volume di qualcuno supera del doppio e del triplo quello della macula germinativa. La loro forma si mostra irregolarmente roton- deggiante, triangolare, ellissoidale. I piu grandi presentano un diametro maggiore di /^ 12 ed uno minore di u 5; quelli rotondi hanno un diametro di /^ G. Essi mostrano neH'interno due o tre vacuoli; stanno irregolarmente sparsi nel protoplasma, o attorno alia vescicola germinativa; alcuni mostrano la struttura a strati concentrici ed un distinto vacuolo centrale. I piu hanno margini regolari; alcuni invece sono a margini frastagliati; questi ultimi presentano distintissiraa la struttura a strati concenti'ici. Nelle ova vicine al punto di origine deU'ovi- dulto, 0 si osserva un solo nucleo vitellino, o in qualche raro caso nessuno, o sono due; in altre ova si mantengono costanti, ma il loro volume e diminuito o sono ridotti a semplici bastonceili. Altre ova presentano uno o due nuclei vitel- lini della medesima grandezza che al centro deU'ovaio; gli altri due e tre assot- tigliati e ridotti. Nelle giovanissime ova che trovansi ancora alia periferia del- I'ovaio. appena ricostituito il nucleo alio stato di riposo si scorge che uno o due granuli di sostanza cromatica trovansi aU'esterno della membrana della giovane vescicola germinativa; questi sono ancora in rapporto con I'interno del nucleo per mezzo di un sottile stelo pure di sostanza cromatica. In ova alquanto piii avanzate vedesi lo stesso fatto. Un altro modo di eliminazione della sostanza cromatica e rappresentato da una estroflessione a forma di cono della membrana nucleare contenente un granulo cromatico che sta per fuoriuscire. L'eliminazione puo ac- cadere anche in ova piii sviluppate delle precedenti. In conseguenza di questi fatti osservati e minutamonte descritti, I'.Autore ricoi'da le ricerche di Bal b i a n i, V. Rambeke, Henneguy, Mertens, lulin, Scharf, Todaro, Loenwen- thal e di altri e riassume cosi la serie delle sue iniportanti osservazioni sul Distomum Richiardi : 1." Nell'ovogenesi di questo trematode e nello stadio di ovogonia ha luogo una eliminazione, dalla vescicola germinativa, di elementi cromatici. 2.0 Questi elementi per?enuti nel vitello aumentano coiisiderevolmente di vo- lume, si vacuulizzano e costituiscono i nuclei vitellini di B a 1 b i a n i. 3." NeU'ovocito questi nuclei vitellini diminuiscono di volume e tendono a frammentarsi, sciogliendosi in fine nel vitello come sostanza nutrifiva. 4." II fatto della eliminazione di una parte di sostanza cromatica puo essere interpetrato come una metamorfosi regressiva di questa medesima sostanza che in seguito viene ad essere riassorbita n,el vitello. 5." La macula germinativa non prende parte alcuna neU'eliminazione di so- stanza uucle.ire dalla vescicola germinativa. 81 - 6.0 Ad evitare confusione, a cui potrebbo dar luogo il nome di nucleo vitel- line, questi elementi eliminatisi daila vescicola dovrebbero chiamarsi, come gia lia proposto il Mertens, elementi vitellogeni. U. Rossi. Coggi A. — Alcuni fatti che riguardano la cresta nevrale cefalica dei Selaci. — Rendic. d. R. Accad. dei Lincei, Vol. 4, Sem. l", Fasc 6, Serie 5 Roma, Marzo lS9o. L'Autore coniincia dal richiamare le osservazioni di quegli embriologhi clie hanuo amniesso la partecipazione della cresta nevrale alia Ibrmazione delmesen- chima, assegnando pero a questo fatto una esteusione, una importanza ed una interpi'etazione difiTerente. Passando a discorrere del risultato delle sue ricerclie dice di aver trovato in embrioni di Torpedo e di Pristiurus nella parte anteriore del capo, nella regione del cervello anteriore, una porzione di cresta nevrale {cordone ganglionare an- teriore) che non puo essere considerata sempiicemente come propaggine estrema di quel tratto di cresta nevrale che occupa il cervello medio e che e ritenuta ge- neralmente come propria del gruppo del trigemino. In embrioni con quattro tasche bianchiali essa e congiunta con quest' ultimo, oltreche sulla linea dorsale mediana del cervello, anche lateralmente, precisamente con la porzione ciliare di esso, a mezzo di un filamento di cellule disposte a catena Questo filamento corrisponde a quello descritto dalla signora Piatt in embrioni di Acanthias comQ re?:iA\io d'l un nervo dorsale scomparso e chiamato da lei nervo talamico. E un ramo com- messui'ale e non rappresenta un nervo segmentale. 11 cordone ganglionare anteriore prende origine, come le altre porzioni della cresta gangliare, dalla parete cerebrale e dall'ectoderma. La disposizione che i suoi elementi assumono e la posizione che occupano sono dovute in gran parte aU'attivita formativa delle pareti del cervello; essi hanno in cio una parte quasi esclusivamente passiva. Non danno origine a cellule nervose e nemmeno servono di guida o di sostegno ad elementi nervosi che vengano dal cervello. Finiscono per passare a far parte del mesenchima che occupa la parte anteriore del capo Ira il cervello e la epidermide. Mancando in altri gruppi di vertebrati inferiori una Ibi'mazione omologa, se non per il genere di tessuto embrionale a cui da origine, alnieno per la sede, al cordone ganglionare anteriore dei Selaci, si puo credere che la sua appari/.ione sia dovuta a condizioni local!. L'Autore, oltreche nel cordone gangliare anteriore, riconosce in tutta la cresta nevrale del capo una virtti tutta passiva di adattamento alle condizioni di situa- zione e di dislocamento che le son fatte ora dalla parete cerebrale, ora dalla epi- dermide. La prima partizione della cresta nevrale del capo e dovuta alia forma- zione della fossetta auditiva; la connessione che temporaneamente rimane tra la porzione pre- e la postauditiva della cresta nevrale sparisce per la formazione della fossa romboidaie. 11 forte accrescimento cui va soggetta la parete laterale della parte anteriore del cervello posteriore divide il tratto preacustico della cresta nevrale in una porzione anteriore (gruppo del trigemello) e in una porzione po- steriore (gruppo del facciale); il ti'atto post-acustico e rappresentato dal gruppo del vago. II cordone gangliare anteriore che in quest'epoca si sviluppa riman di- stinto dal gruppo del trigemello per il forte accrescimento della parte laterale del talamencefalo. La porzione ventrale {lamina gangliare) del gruppo del trigemello si divide in due parti anteriore e posteriore appartenenti al ciliare e al trigemino propriamente detto e cio per I'avvicinarsi che fa la epidermide alia parete del se- - 82 - condfj somite. Ji)(eriormeiite a questo le cellule flella lamina gangliare si uniscono di nuovo e sembrano fondersi colTepitelio dell' intestino o ricevere elementi da esso La por/ione ciiiare del trigemello, a livello dell" ipotalamo, per !o sviluppo delle vescicole otticlie subisce a sua volta una partizione: si mette a cavaliere del peduncolo oftico e occupa inoltre innanzi e in dietro di esso gli spazi che le son lasciati daU'epidermide, la quale passa sopi-a di essi senza riflettersi. Da questo comportamento passive della cresta nevrale di fronte ai varii organi col quali va a trovarsi in lapporto e dal fatto che in questi la nietameria non si manifosta in una maniera coonlinata, TAutore induce che non e possiljile dalla disposizione della lamina gangliare trarre qualche indicazione sulla metamei-ia della regione da essa occupata. Cio vale specialmente per la porzione preauditiva di essa. Sulla disposizione della lamina gangliare del gruppo del trigemello hanno in- fluenza ancho le relazioni che esso acquista con un organo sensitive epidermico transit irio diviso, pi-obabilmente per ragioni meccaniche, in due, anteriore e poste- riore, dei quali il prime corrispondente al ciiiare, I'altro al trigemine propriamonte detto; questo organo che continua a svilupparsi fine in stadii alibastanza avan- zati e paragonablle all'uditivo e aU'olfattivo e da porre nella categoria dei pla- codi di Kuppffer. La scomparsa di quest'organo coiticile colla prima appai'i- ziene delle ampelle del L o r e n z i n i. Vassale G. e Donaggio A. — Di alcune particolarita di struttura dei centii nervesi osservnte con I'uso delTaldeide acetica iielTapplicazione del metodo Golgi. — Rivista Sperimentale di Freniatria e di Medicina Legale, Vol. 21, Fasc. 1, Rp.ggio Emilia 1895. E oggetto di questa nota preliminare una modificazione al metodo Golgi. I pezzi deH'organo da studiarsi, i quali devono avere al piii un centimetre di late, si lasciane per 15-20 giorni in una miscela di 5 pai'ti di aldeide concentratissinia di M ere k su 100 di soluzione acquosa di bicromato di potassie al 3-4 per 100. Si cambia dope qualche gierno il liquide; e precisamente quando si nota che esse va prendende un colore piu scuro. Poi per il trattamento successive si seguono le norme solite del metodo Golgi al nitrate d'argente. Con la fine reaziene nera ettenuta per questo mezzo gli .^utori hanno potuto rilevare nuove particolarita di struttura degli elementi dei centri nervesi. Nella nevreglia oltre alle forme cellulari tipiche si sono osservate cellule con numei-osi e corti prolungamenti, che si dividone e suddividono in modo, cho ogni prolunga- fnento prende I'aspetto di un tronco a finissime, fltte e complicate ramiflcazioni. Quanto alle cellule nervose, le note appendici che partone dai margini dei pro- lungamenti protoplasmatici niostrano qua e la I'aspetto di vere fibrille, le quali formane lunge qualche prelungamento protoplasmatico dei veri cumuli flbrillari. Ora alia formazione di queste appendici flbrillari prenderebboro parte esili dira- mazioni dei ciiindrassi, i quali anderebbero in questo modo ad innestaisi coi pro- lungamenti protoplasmatici di cellule piii o meno lontane. Un tale inneste avver- rebl)e o direttimente o piu spesse con diramazione a forchetta. Di questo fatto impertante, enunciate con la deliita riserva, intendone gli Au- tori di occuparsi con ulteriori ricerche. R. St.\derim. - 83 Staurenghi C. — Dimosti'azione dell'esistenza delle ossa preinterparietali nei crani normali di Bos Taurus L. e dell'Ouis aries L. e della sutura sagittale nel Bos Taurus L. — Comunic. fatla alia Societd Medico- Cliirurgica di Pavia. Pavia, tip. Bizzoni, 1895. Pag. 14. Con lav. L'Autore ha voluto ricer'care se nel bove e nella pecora esistesseio, con.e negli Equidi, le ossa preinterparietali. Con questo intendimento ha studiato 1 crani di 46 individui della specie B. Taurus, dei quail 36 feti e 7 giovani. Dopo aver accen- nate alcune particolarita ri-scontrate in crani di feti molto giovani, I'A. si ferma su di una trovata in un felo bovino della 31^ settimana, e cioe suU'esistenza di 2 ossicina triangolari intercalate fra la parte superiore dei margini interparietali dei parietali, ed il lato superiore degli interpaiietali, ossicina simmetriche, divise da una sutura mediana, che, col loro margine inferiore o base si articolano coirin- terparietale, e coi margini laterali netti si uniscono col margine interparietale del parietale ; che sono visibili solo daU'esocranio, raentre daU'endocranio non si di- stinguono dagli interparietali coi quali si sono gia fuse, e cho, nella superflcie libera, appaiono composte di tessuto osseo compatto. Le altx^e ossa del cranio e della fac- cia normali. Questo stesso particolare ha ritrovato anche in un altro teschio. Inol- tre in 2 di 7 crani di 0. aries L., ha notato Tesisteaza di un ossicino rombico, visibile anche daU'endocranio, nel luogo che in altre specie e notoriamente occu- pato dal preinterparietale. E come preinterparietali vengono dall'A. interpetrate le ossicina suddescritte nel Bos T. e I'ossicino or ora ricordato nolle volte craniche deiro. aries. Come si spiegano questi fatti ? Quanto al primo caso, siccome nello stesso soggetto si aveva la incipiente formazione della sutura sagittale, mancante negli altri feti bovini, I'A. suppone che in quel cranio si sia differenziata la fon- tanella esagonale {che e la somma di 3 altre, ossia della bregmatica, della sagit- tale od obelica, e della occipitale, che si riscontrano in altri mammiferi) in por- zione anteriore e posteriore, quest' ultima comprendente la fontanella occipitale, la quale si sarebbe obliterata per lo sviluppo di due ossa preinterparietali, anziche per accrescimento centripedo delle ossa del suo perimetro. A questo punto I'Au- tore fa rilevare come egli non convenga col Prof Bianchi secondo il quale nel B. Taurus non avrebbe luogo la formazione della sutura sagittale mentre avver- rebbe nel B. bubalus; infatti, se e vero che nei crani normali di feli di B. taurus I'A. ha rintracciato un solo esemplare con accenno alia formazione della s. sagit- tale, e altrettanto vero che, dopo la nascita, su 9 cranii normali di B. taurus, 7 attestavano I'esistenza attuale o da poco pregressa di essa sutura. Quanto alia causa che ostacola la formazione della s. sagittale non sarebbe I'amplificazione dei frontali correlativa alia riduzione dei parietali, maggiore nel bove, che nel bufalo (come vorrebbe Bianchi), ma lo straordinario allungarsi delPosso interpa- rietale che, nei pocbi casi di assenza della s. sagittale, acquista altezza molto maggiore dell'ordinario. Per il 2° caso non serve la spiegazione che vale per il primo; in quello infatti il centro osseo del preinterparietale ebbe origine nella parte posteriore della fontanella esagonale, prima del tempo in cui d'ordinario si forma la s. sagittale. Questo 2° caso, come i 2 casi osservati nella specie 0. aries. ven- gono dall'A. fatti rientrare nella legge che le ossa preinterparietali, delle quail e nota Torigine palingenetica e la costanza ad esenipio negli Equidi, possono appa- rire per filogenesi anche nel cranio dei ruminanti della specie B. Taurus e 0. aries. LlVlNI. -84 RIVISTE CRITiCHE Gerrit S. Miller. — On the introitus vaginae of certain muridae. — Proceedings of the Boston Society of Natural History. Vol. XXVI. February 1895. E questo il titolo di un interessante iavoro che mi venne gentilmente mandato in questi giorni dall'autore, e sul quale credo utile il ricliiaiuare I'attenzione dei lettori del Monitore Zoologico, tanto piii che ne approfiittero per ricordare qualehe Iavoro di autori italiani, che ha una certa attinenza con Targomento trattato dal Miller e che, a quanto pare, non e note a questo osservatore. Nel J812 il Legallois (Experiences sur le principe de ia vie, notamment sur celui des inou- vements du coeur et sur le siege de ce principe. Paris 1812), parlando deile cavie e dei topi, descriveva: une disposition singuiieredu vagin de la femelle. Cette di- sposition consiste en ce que I'orifice exterieur en est coihi et completement ferme. II faut (jue le nulle le decolle pour que la copulation ait lieu, il se recolle ensuite au bout de 3 jours; il se recolle meme apres I'accouchement. Nel 188G il Lataste (Actes de la Soc. Linn, de Bordeaux. T. XL), senza tut- tavia fare osservazioni istologiche, nego I'asserzione del Legallois, dicendo che non si tratta di fusione delle due pareti della vagina, ma di semplice avvicina- mento. II Miller si e accinto a controllare questi fatti : Le sue osservazioni portarono su Microtus pennsylvanidus, Evoiomys gapperi, Peromyscus leitcopus canadensis, Mus sylvaticus, Evotomys glareolus, Microlus agrestis. Da tali ricerche risulta, come rorificio vaginale, non sia chiuso per il semplice avvicinamento delle pareti, come vorrebbe il Lataste, ma da un cumulo di cel- lule epiteliari. Esso e costituito: 1." Da Stratum corneum dello spessore di 75,(/. 2.° Stratum granidosum formato da cellule romboidali. Questo strato e piu spesso e meglio sviluppato, immediatamente sopra Vintroitus vaginae. 3." Stratum Mal- pighii. Questo ha uno spessore di 56-57 ^^. sopra Vintroitus vaginae, ed e costi- tuito da 10-12 strati di cellule. Questa descrizione dimostra come non si tratti di un vero imene, ma di una proliferazione epiteliare. Circa lo scopo di questa proliferazione, Fautore ritiene che essa agisca come protettivo. Siccome nei muridi mancano le labbra, I'orificio vaginale sarebbe espo- sto costantemente a lesioni per introduzioni di polvere, sabbia ecc. Questa barriera epiteliare, capace di riprodursi dope di essere stata rotta, deve invece costituire un ecceliente mezzo di protezione. Quanto alle cause che possono avere in origine indotto ta'e proliferazione, I'autore crede che si possa attribuire all'irritazione di sostanze estranee sull'ori- ficio vaginale non difeso. La selezione naturale ha perpetuato questo stato di cose. II Miller paragona questa singolare disposizione, a quanto si osserva secondo il Lee he (Verhandl. Biolog. Ver. Stockolm. Bd. II) nei giovani di certi marsu- pial!, le cui labbra, durante il soggiorno entro la tasca, sono, da una prolifera- zione epiteliare, trasformate in un tubo che si adatta sul capezzolo; secondo il Kohl, ill uno stadio di sviluppo degli occhi della Talpa europaea, le cui palpebre sono chiuse da uno strato di cellule epiteliari che si riassorbe prima della na- fcita; e a quanto osservasi in tutti i giovani animali le cui palpebre sono fuse per un certo tempo e si aprono appeni prima o subito dopo la nascita. II fatto della talpa rai pare il piu impoi'tante per questo confronto, perche in certi casi una tale condizione di cose pare persistere per tutta la vita ed ha dato luogo alia creazione di una specie, la T. caeca fondata appunto dal S a v i su in- dividui in tale stato Ma piu importante ancora sarebbe stato il ricordare un lavoro fatto dai Profes- sori Plana e Bassi fin dal 1874, quando erano ancora assistenti nelT Universita di Bologna, sulle aderenze epiteliari della vagina durante lo sviluppo. (Riv. cli- nica 1874), lavoro che pare sia sfuggito al Miller. Gia il G. S. H i 1 a i r e aveva notato che la vagina della talpa flno a 6 mesi dopo la nascita, non presentava apertura esterna e che la cute passava davanti alTestre- niita inferiore di questo canale senza presentare modiflcazione alcuna. 1 Professori Plana e Bassi si accinsero alio studio di questo fonomeno nel- I'uoino, bovini, agnelli, topi e gatti. Essi trovarono: 1." Che nei topi quasi adulti si ha I'atresia della vagina operata da un doppio strato epiteliare con noduli simili ai noduli caucerigni e a quelli notati dal C o- 1 uc c i nella flmosi del prepuzio. 2." Che nelle gattine neonate si osserva pure questa atresia che in alcuni casi si prolunga si no ad 1 mese d'eta. 3." Che nelle agnelle poppanti si riscontra traccia di questa atresia e in un feto ovino di 4 mesi tale atresia era completa. 4." Che nei feti bovini a 11 settimane cominciano a stabilirsi aderenze epite- liari fra le pieghe della mucosa vaginale; a 17-24 settimane, la vagina e com- pletamente obliterata poco sopra il meato urinario. Questa obliterazione e dovuta a aderenze epiteliari delle pieghe della mucosa. Nei feti quasi a termine, non esi- ste pill I'atresia, ma permane I'aderenza di alcune pieghe della mucosa. 5." In tutti gli animali osservati I'atresia non fu riscontrata che nella prima porzione della vagina. 6." Che in un feto umano di 5 mesi fu notata atresia della parte inferiore della vagina per aderenze epiteliari. In un altro feto di 5 mesi, I'atresia estende- vasi invece dal coUo uterino all'imene. Nei feto a 6 mesi le cellule epiteliyri obli- teranti la vagina entrano in degenerazione grassa. A termine I'aderenza e scom- parsa e non rimangono che numerose papille, ma in una bambina di 7 anni si riscontrarono ancora di tali aderenze. Queste interessanti osservazioni mi sembrano atte a spiegare in modo un po'di- versoda quello esposto dal Miller, il perche della formazione di una barriera epiteliare nella vagina dei muridi. Piu che a un fatto manifestatosi in qualche individuo nelle passate epoche in seguito a irritazione meccanica dell'apertura va- ginale, la ragioue di cio si potrebbe cercare nei perpetuarsi di una condizione che normalmente si osserva durante la vita intrauterina dei mammiferi, come la T. caeca, non e che una talpa europaea in cui la saldatura delle palpebre per- mane dopo la nascita per tutta la vita. II perche poi tale obliterazione abbia per- sistito nei muridi va ricercata in cio che gli individui nei quali tale struttura si era mantenuta, avevauo meglio reslstito alia lotta per la vita e per selezione naturale crearono discendenti a obliterazione permanente. B. Galm-Valerio. -se- ll metodo naturale in Graniologia DEL DOTT. L. MOSCHEN Doceute nella R. Universita di Roma (Con figure) (Continuazione e fine — V. pag. 41-4") Ricevuta il di 21 Marzo 1895. V. proibita la riproduzione. E in altro mio lavoro posteriore si leggono le seguenti parole: « Tutto pruva, infatti, clie fin da' piu antichi tempi pareccliie va- rieta uraane si sono uiescolate e com penetrate siil suolo cosi del- I'Europa come degli altri contincnti, producendo dovunque innume- revoli forme miste, le quali in generale non poterono pero fissarsi e costituire varieta permanenti o razze, come avviene in seguito alia scelta artificiale nei nostri animali domestici, per la mancanza nei successivi incroci di ogni selezione diretta a fissare le nuove forme; e percio e lecito ammeitere clie nei popoli odierni appariscano solo raramente le forme pure delle varieta iimane originarie e sieno, invece, comuni le forme miste, le prodnzioni passaggiere degli incro- ciamenti delle varieta originarie e delle forme, piu o meno impure, da esse derivate O. » Fig. 1 e 2. — Leptoprosopi dolicocel'dli di Siciiia. i (1) V. o Quattro decadi di crani moderni della Sicilia, v loc. cit. pag. 17. L'obbiezione non mi pare per conseguenza fondata, e credo clie il Kollmaun abbia ad essa trionfalmente risposto 'i'. Ben al- tro peso mi sembra avere un'altra difficolta, consistente nella forte eterogeneita dei gruppi formati per mezzo degli indici cefalico e facoiale, anche quando si tenga conto dei soli crani che hanno ca- ratteri correlativi nel senso del Kollmann e che percio dovrebbero rappresentare tipi primitivi o razze pure. Cotesti gruppi di crani conforraati secondo la legge di correlazione dovrebbero corrispondere ognuno ad un tipo, ossia comprendere soltanto crani conforraati so- pra un solo stampo, quello del tipo primitive o della razza pura, ed essere per conseguenza omogenei. Ma la cosa non ^ cosi. To no- tai questo fatto fin dal 1889, quando studiai i crani del Trentino, 6 in quella circostanza scrissi '-' : « Tali tipi (i supposti gruppi ti- pici formati per mezzo degli indici cefalico e facciale) sono essi ori- ginarii, vale a dire rappresentano razze pure del genere uniano, o non sono composti, cioe il risultato della fusione di due o pid tipi originarii? E possibile, fors'anche probabile, die essi debbano es- sere nell'avvenire ulteriormente decomposti, dietro la considerazione piu rigorosa di questa o quella parte del cranio od anche delle sue singole ossa. » E la medesima eterogeneita trovai poi sempre nei gruppi per tale modo ottenuti in altre serie di crani. Prender6 ad esempio i crani siciliani moderni dell'Istituto Antropologico della E. Universita, cbe ho recentemente studiato. Classificando i 40 crani costituenti la serie per mezzo dei due indici cefalico e facciale, si ottengono i seguenti gruppi: Leptoprosopi dolicocefaU 8 Cameprosopi dolicocefdli 5 Leptoprosopi mesocefali 16 Cameprosopi mesoccfali 8 Leptoprosopi brachicefali 3 Degli otto leptoprosopi dolicocefaU soddisfano alia legge di cor- relazione 4, dei sedici leptoprosopi mesocefali 7, dei tre leptoprosopi brachicefali 1, dei cinque cameprosopi dolicocefaU 4. e degli otto came- prosopi mesocefali 5. Per conseguenza la serie conterebbe 21 crani i quali dovrebbero essere considerati come rappresentanti puri di cinque diversi tipi, razze, o varieta pure del cranio umano, e solo 19 crani pre- senterebbero forme miste. Trascuriamo questi ultimi ed esaminiamo i 21 supposti rappresentanti puri dei tipi primitivi. Dei 4 crani lepto- (1) Kol Imauu, « Das Schwcizerbild bei ScliaHliauseu uuJ Pygmaeu in Europa, loc. cit. pay;. 223 e seg. (2) Op. cit. pag-. 15. — 88 — prosopi dolicocefali puri. uno ^n. 045; fig. 1) ha un grande volume, una forma generaleovoidale, larga ed ariotondata nella parte posteriore e assotti- gliata nella parte anteriore pill lunga, la fronte larga e un po' sfnggente, il vertice tondeggiante, Toccipite leg- germente sporgente a guisa di cono , la faccia molto grande in tutte le direzioni, allungata, con orbite e aper- tura del naso grandi e rela- Fig. 3. — Leptoprosopomesocefalo di Sicilia. '/3- tivamente alte ; un altro (n. G50) e molto piccolo, colla norma verticale ellissoidale, breve, la fronte abbastanza larga, 'I'occipite pieno e leggermente sporgente a guisa di calcagno, e la volta tondeggiante in tutti i sensi, per modo die le sue diverse curve fanno I'impressione delle arcate di certe porte, la faccia piccola, eco. ; due altri (n. 616 e 665; fig. 2) sono piccoli, ellissoidali, allungati, stretti, con i diametri trasversali poco differenti e quindi i lati pressoche paralleli, la volta superior- mente ben convessa, la fronte mediocremente larga ed alta, I'occi- pite pieno e convesso o sporgente a cuneo, e la faccia piccola. Dei 7 crani leptoprosopi mesocefali puri o quasi puri, quattro (n. 655, 656, 743, 744; fig. 3) sono mediocri o piccoli e si fanno special- raente notare per la volta quasi ugualmente alta davanti e dietro, bassa, depressa, appiattita COS! nella direzione tras- versale che nella longitu- dinale, per la fronte breve, bassa e larga, per I'occipite largo e convesso ma non sporgente e per un certo parallelismo fra la superfi- cie superiore e quella basi- lare; uno (n. 643) e me- diocre, slargato e arroton- dato posteriormen te e Fig. 4. — Leptroposopomesocefalodi Sicilia. ';-,. stretto nella parte anteriore, cosi da ricordare colla sua forma generale un cuneo, ed ha la volta appianata, la fronte stretta, 89 - le bozze parietal! sporgenti, roccipite convesso ma non prominente, la faccia piccola o mediocre, eco ; iin altro (n 0G4i e piccolo e si avvicina per la forma Fig. 5. — Cameprosopo dolicocefalo di Sicilia. '/-,. stretta, il quasi pa- rallelismo dei lati e roccipite sporgente a guisa di cuneo ai nu- ineri G16 e 665 del gruppo precedente ; e I'ultimo (n. 613; fi- gura 4) e assai pic- colo, toiideggiante in tiitte le sue parti, presenta dietro il bregma una notevole insellatura la quale si estende sui due lati, in modo da faie I'impressione che il cranio sia costituito di due lobi tondeggianti, ed ha la fronte diritta e bassa, stretta nella porzione inferiore, rigonfia subito sopra la linea sopraorbitaria e relativamente larga, i lati rigonfi, e I'occipite spor- gente a guisa di cono. Dei 4 orani caraepro- sopi dolicocefali puri, il primo (n. 609; fi- giirao) e voluminoso, assai allungato, re- lativamente basso , appiattito, e special- raente caratterizzato da'senifrontali straor- dinariamente spor- genti , dalla fronte molto bassa e sfug- Fig. C. — Camepi'Osopo dolicocelalo di Sicilia. :/-. , -, ,. . ° ^ '' gente, e da un lorte prognatismo alveolare; il sccondo (n. 611; fig. 6) e parimenti volu- minoso, relativamente basso, colla norma verticale cllissoidale, ed e specialmente notevole per la conformazione della fronte che e as- sai schiacciata, sfuggente e forma un lungo e forte declivio fin oltre il bregma; il terzo (n. 660) e piccolo, basso cosi davanti come dietro, ed ha la volta appianata, la fronte breve e larga, e una tendenza M. z. 2 — 90 al paralleliisino I'ra la superficie superiore e la batiilai-e, come altri crani dei gruppi precudenti ; e il ([uarto (n. 617) somiglia al u. 650 dei loptoprosopi dolicocei'ali. Dei 5 cameprosopi mesocefali puri o quasi puri, due (n. 651 e 619) sono bassi taiito davaiiti come dietro, colla froiite larga, la volta depressa ed appianata, e presentaiio un curto parallelirfiiio fra la tiuperlicic superiore c quel la basilare; uno lu. 661; lig. 7) e vo- ^ lumiuoso, nia di poca capacita, pesante, alto, ' colla norma verticale i in forma di un ovale i ■ " /., \ aceorciato, colle norme ft}- occipitale e irontale ' pentagonal! e colla I volta superiormenle convessa e percorsa ; lungo la sutura sagit- I tale da uno spigolo ottuso che la fa somi- gliare ad un tetto ; un i altro (n. 640) e stretto, coi diametri trasver- sali poco diftcrenti e quindi coi lati pres- soche parallel!, ed ha la norma verticale el- lissoidale,la fronte mediocremente alta e larga, la volta superior- mente convessa, I'occipite spor- gente a cuneo, e la faccia piccola e allungata. Da quanto precede risulta che nella serie considerata i crani che per gli indici craniometrici dovreb- bero essere rappresentanti puridi uu medesimo tipo, diiferiscono fra loro tanto nell' architettura del cranio cerebrale come in quella della faccia, e le differenze sono cosi important! da non poter es- '^!-. II difetto della classificazione del Kollmann e per conseguenza nella base, nella ipotesi, general mente ammessa ma pur erronea, clie gl' indici cefalico, facciale, nasale ecc, in una parola che gl' indici craniometrici siano atti a definire e distinguere le forme generali della capsula craniale e della faccia e quelle particolari del naso osseo, delle orbite ecc, e clie uno, due o pocbi indici possano ca- ratterizzare una forma craniale. Percio le cosi dette razze pure del K 0 1 1 m a n n sono agglomerati di forme elementari diverse. ft % lo mi convinco ogni giorno piii che la craniologia non potrti mai dare risultati soddisfacenti, finche nella distinzione delle forme -94 - del cranio iiinano non si jn'oceda collo stesso metodo nsato negli altri rami dell.i storia natiu'ale. I crani uiiiani devono, come tutti gli altri oggetti natural!, essere classificati secondo il complesso dei loro caratteri, eompresi quelli die non possono esprimersi mediante numeri, cosi da formare anzi tutto dei gruppi omogenei, i quali comprendano soltanto forme che, fatta astrazione dalle variazioni individual i e sessuali, appariscano come riproduzioni I'una dell'altra. Cotesti t^ruppi elementari, clie possono opportunamente denominarsi rarieta, devono essere designati con nomi scelti in modo da non compromettere alcuna questione insoluta, e percio desunti unica- mente dalh morfologia, e descritti diligenteraente cosi die possano facilmente essere riconosciuti e comparati con altri analoglii. Solo dopo avere fatto questo per un numero sufficiente di popolazioni odierne e passate, potrerao confrontare fra loro le varieta conosciute, deterniinare la loro frequenza nello spazio e nel tempo, separare eventual mente quelle die apparissero formazioni passeggiere dalle altre che si ripetessero con costanza maggiore o minore nello spazio e nel tempo e quindi si trasraettessero coi loro caratteri fondamen- tali, e alia fine valutare I'importanza delle forme veramente eredi- tarie. Allora sara possibile distinguere con fondamento varieta prin- cipali e secondarie, e fissare i caratteri anatomici delle razze o varieta primitive dell' uonio. Per formare i gruppi omogenei elementari, ossia per distin- guere le diverse varieta esistenti in una serie di crani, si puo pro- cedere nel seguente modo. Si comincia col separare semplicemente ad occliio i crani die presentano formo caratteristiclie dagli altri crani della serie e poi coiravvicinare ai crani rappresentanti diversi tipi quelli che hanno gli stessi caratberi fondamentali, ma meno appariscenti, o alterati, o niasdierati da caratteri secondarii. Quindi si esaminano tutti i crani uno per uno col mezzo delle misure e dei disegni e, tenendo conto della varia importanza dei caratteri, si correggono gli errori in cui I'occliio puo essere caduto, per modo che alia fine i crani eompresi in un medesimo gruppo siano per il complesso dei loro caratteri tanto somiglianti fra loro da poter essere considerati come ripetizioni, solo leggermente variate, di una medesima forma fondamentale. Alia fine si raccolgono i caratteri distintivi di ognuno dei gruppi fondati, che si considerano rappre- sentare altrettante varieta. La f()rmaz;ionc di cotesti gruppi elementari non e facile, ed il successo dell'operazione dipdnde in gran parte dalT esperienza, dal - 95 - colpo d'occliio e da altre qualita deH'osservatore. Infatti, e difficile die in una serie anche assai c^rande vi siano due crani intieramente eguali ; le forme dell'insieme o delle singole parti variano all' infi- nito, i caratteri devono essere pesati, distinti in piu importanti e meno importanti, in fondamentali e secondari, e non e scmpre facile distinguere una modificazione superficiale, compatibile coUa persi- stenza del tipo, da una modificazione profonda, alterante il tipo medesirao. Perci5 molte volte sara certamente dubbio se un cranio possa, o no, essere ravvicinato ad altri die rappresentano un tipo ben distinto, ma coU'esame ed 11 confronto ripetuto del varii carat- teri si riesce per6 a trovare per tutti i crani della serie il posto conveniente. In ogni modo poi gli errori che si possono commettere saranno sempre meno gravi di quelli die necessariamente derivano da un metodo inflessibile, il quale ci obbliga a considerare dif- ferenti crani assai simili per il complesso dei loro caratteri, ma die hanno un indice cefalico o facciale fors' anche solo di uno o poclii decimi diverse, oppure a riunire in uno stesso gruppo ed a chiamare con un medesimo nome crani molto differenti, i quali hanno i detti indici simili, o anche diversi ma compresi eiitro certi limiti prestabiliti per le diverse categoric dei dolicocefali, niesoce- fali e brachicefali, oppure dei cameprosopi e leptoprosopi. Queste idee e questo metodo non sono nuovl, poiche valenti antropologi hanno ripetntamente proclamato la insufficienza degli indici craniometrici ed il valore dei caratteri non raisurabili, rile- vati dall'occhio direttamente o coH'aiuto di disegni, per la distin- zione delle forme del cranio umano. His e Eiitimeyer f'i hanno affermato fin dal 1864 che per la distinzione delle forme craniali « I'occliio e il giudice nii- gliore, » poiche i caratteri die si possono esprimere per mezzo di numeri fanno conoscere soltanto in modo grossolano le differenze delle forme, mentre un grande numero di caratteri tipici non puo essere espresso mediante numeri, quando non si voglia moltiplicare air infinite le misure. Cosi, per esempio, essi aggiungono, il pas- saggio dalla fronte al vei'tice e quelle dal verticc airoccipitc sono (I) « Cranfa Helvetica. » Basel et Gciif, ISCl. — % - ordinariamente assai caratteristici dei div-^crsi tipi craniali, e tali curve sono interamemte trascurate nelle comuni tabelle craniome- triclie e potrebljoro essere ospresse soltanto per mezzo di una lunga serie di coordinate ; siniihncnte lo sviluppo delle arcate sopracci- gliari e rattaccatura e la direzione del naso osseo sono in certi tipi craniali tali da saltare facilmente aU'occhio, mentre la ixiisura •ne sarebbe estremaniente difficile. E piii avanti proseguono : « Quanto nieno si parla di principii nella determinazione dei tipi, vale a dire quanto piu la distinzione delle forme deriva dall'osservazione diretta di un grande numero di esemplari, tanto piu si e sicuri clie i tipi determinati sono naturali e non artificiali. In verita ogni attento osservatore che abbia davanti agli occhi una serie di crani del proprio paese, vede facilmente che certe forme si ripetono spesso e, nel riunire le forme che gli appariscono simili, si accorge che non e una sola particolarita quella die distingue una forma dalTaltra, ma un intero complesso di oaratteri, i quali si presentano sempre pill o meno rigorosamente uniti. Quando I'occhio e affinato dall'os- servazione delle forme piu caratteristiche, esso impara presto a rico- noscere i caratteri tipici anche nei casi in cui il quadro e meno chiaro, oppure dove alcuni tratti di esso sono cancellati. Si vede inoltre che nei crani di una data forma vi sono caratteri tipici i quali esistono costantemente, accanto ad altri i quali si mostrano bensi frequentemente, ma non sempre vi si trovano. » Holder (^', nel 187G, scriveva che a si puo nella craniologia battere due vie : o seguire il sistema artificiale di R e t z i u s, nel ([uale, essendo nei crani europei piccole le differenze dell' angolo facciale, non rimane come principio di classificazione altro che I'in- dice cefalico ; oppure, come in tutti gli altri rami della storia naturale, riunire i singoli crani in gruppi naturali secondo I'intero complesso dei loro caratteri, come hanno gia tentato di fare H i s e Ecker....» Finora h stata seguita a preferenza la prima delle due vie, ma i risultati ottenuti sono cosi meschini che molti sono giunti alia convinzione che tutta la craniologia sia un semplice trastullo. Cio non deve meravigliare, quando si pensi che la distin- zione delle forme e stata fondata soltanto suU'indice cefalico, e che all'insufficienza di questo sistema si e creduto di rimediare coU'in- ventare una quantita di nuove misure inutili, che non risvegliano (1) « Zusammenstellunt,'" der in Wiirtlemljer^r vorkomraenden Scliadelformen. » Stutt- gart, 1876. — 97 in noi alcana ininiagine precisa <-< Per questa via non si e andati piii in la della distinzione delle forme brach'icefala e do- licocefala separate da confini indeterminati; ed anclie la forma or- tocefala o mesocefala, introdotta alia guisa di uu territorio neutro fra le dae precedent i, non ha aviito altro risult'ito die di tracciare due linee di confine indeterminate, invece di una sola. Un progresso ha fatto il Virchow col tener esatto conto, oltre die della norma verticale, anclie della occipitale e col distinguere, accanto alle tre predette, le forme ipsicefala, platicefala e cainecefala; ma neppure egli e andato piu in la delle linee rette, ne della meta media e po- steriore del cranio. Inoltre egli presenta le tre nuove forme isolate, cosi che non risulta die la ipsicefalia e, salvo poche eccezioni, una proprieta della dolicocefalia, e che la camecefalia e la platicefalia sono fra loro in una necessaria dipendenza, in quanto die tutti i crani in cui la larghezza supera di molto Taltezza sono anche platicefali. Nelle categoric dei brachicefali e dei camecefali entrano forme craniali cosi diverse, che deve nascere la confusione, se queste categoric sono scelte come principio di classificazione. Ma la insufficienza di questo sistema e dimostrata principalmente dal fatto, che due crani i quali abbiano uguali gli indici verticale e cefalico possono mostrare forme differenti, senza parlare del grande numero delle forme diverse che hanno uguale il solo indice cefalico. Con cio non si vuole dire che siffatte determinazioni sieno inservibili ; come brevi denominazioni di certi caratteri de' crani esse servono, ma non hanno valore per la classificazione. Un grave difetto del sistema di E e t z i u s e questo, che non permette di approfondire lo studio delle forme craniali, poi- che esso conduce, per esempio, a credere che tutti i dolicocefali di Europa appartengano ad una medesima razza, mentre vi sono in Europa crani dolicocefali assai differentemente conformati, i cui portatori differiscono inoltre per molti altri caratteri somatici gli uni dagli altri. » E piii avanti THolder continua: « lo penso es- sere tempo che almeno gli antropologi tedeschi classifichino i crani indipendentemente dalla geografia politica e dalla linguistica, uni- camente per le loro forme, e cio si puo fare nel miglior modo col seguire la seconda delle vie da me indicate, quella della forraazione di gruppi naturali, come si fain tutti i rami della storia naturale.... Non le sole misure del cranio, ma la configurazione generale di esso, vale a dire la natnra stessa, difende chi segue questo metodo dagli errori della consueta considerazione unilaterale. Anche per questo riguardo non vi puo essere nulla di speciale per I'uomo, si devono, - 98 — oiot^, seguire anclie per I'uomo i principii clie valgono nella zoolo- gia e nella anatoniia comparata; poiche alia nostra mente occorre, per questi come per tutti gli altri oggetti della storla natnrale, che sieno stabiliti generi e specie, anclie se si abbia la convinzione che le forme mutino nel corso del secoli. « II Prof. ]\[antegazza non lia forse raai creduto clie il me- todo craniometrico, generalizzato e sviluppato specialmente per opera del Broca e della sua scuola, potesse condurre a grandi risultati, poiche fin dal 1875 !^' alzo iin « grido d'allarme nel campo della craniologia »,e poi, cinque anni dopo, propose una radicale riforma craniologica '^l. Nel 1875, il Mantegazza paragonava i craniologi che spen- dono « la parte migliore della loro vita nel misurar crani e nel- I'inventare nuovo misure e nuovi strumenti per raccoglievle e ad- densare negli archivi della scienza una farragine di cifre » ad uno che « portasse a casa un pugno di arena e misurasse col microme- tro e il microscopio tutte le proporzioni di ogni singolo granello », e ammoniva che la craniologia deve avere « un indirizzo piu logico » e non voler fare « della metafisica geometrica, ne della cabalistica di cifre » ; proclamava la necessita « di concludere qualche cosa di tante misnre e di tanti indici » e additava come uno degli scopi pill importanti da raggiungere la classificazione degli uomini. Egli credeva che le misure e gli indici potessero almeno fino ad un certo punto servire a questo scopo, come risulta dalle seguenti parole: « Date pure un significato ampio o ristretto al concetto di razza ; ma quando voi confrontate due crani per molti fra i loro elementi, e li trovate molto simili, avete il diritto di concludere che sono della stessa razza, o di uno stesso gruppo etnico.... Qualunque mi- sura, qualunque indice si introduea nella misurazione dei crani, avra sempre un certo valore come carattere etnico; dacclie mag- giore sara il numero dei termini di confronto fra due o piu crani, e il giudizio che noi ne ricaviarao sara piii probabilmente conforme in tutto o vicino al vero. Nello studio dei caratteri etnici del cra- nio I'unico problema, sulla cui soluzione non siamo tutti d'accordo, e quello della loro subordinazione. Risolvere questa bella e grave questione sara uno dei compiti piii alti della moderna craniologia. (1) M an tepr azz a, « Dei caratteri gerarchici del cranio umano, » in Arch. p. I'An- tropolOf?ia, vol. V, pug'. 32, Firenze, ISlo. (2) M a n tef^a z z a, « La riforma craniologfica, » iu Arch. p. rAntropologia, vol. X, pag-. in, Fireuze, 1880. — 99 — Noi vogliamo sapere, se Tindioe cefalico abLia nii niao-gtiliu E., Sulla causa generale delle anunialie nuniei-iche del rachide. Pag. 115-117. CoMUNiCAziONi ORIGINALI: isoiii^ino !»., Rivendicazione a pi'oposito di una memoria del Sig. Cerfontaine sul genei-e Anthocotyle. — Suii.««iiio l»., Di alcuni En- tozoi raccolti in Egitto finora non descritti. — Uanriii .%., Sopi'a due casi di Mostruosita doppia la giovani Embrioni di Polio. Con tav. — Pag. 118-136. AVVERTENZA Delle Gomunicazioni Origlnali che si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologlco Italiano ,, e proibita la riproduzione. BIBLIOGRAFIA XVI. Vertebrati. H. PARTE AN ATOMIC A. 1. Parte generale. <;iiii-iM i». M. — SuUe I'egioni inguinale e crurale. — 2' Edizionc. Genova, tip. di A. Ciniinatjo, 1895, Pag. 51. Leitici-ing e Hurfniunu. — 11 piede del Cavallo sotto il I'appoi'to della anatomia, della tisiologia e della ferratura. — 8* Edizione nuovamente elaborata da A. Lungicitz - 1» vers. ital. dal tedesco, con note e aggiunte d. Dott. A. Baldoni e G. B. Caradonna - Parte 1. Tip. P. Agnelli, Milano 1895, 8" fig., Pag. 1-208, «i>nl«i <;. — Varieta anatomiche. — Atti d. Soc. 2'oscana di Sc. Naturali. Proc, Verbali. Yol. IX, Pag. 172-178. Pisa 1894. - 106 _ 2. Tegumento e proddzioni tegumbntarie. Fahuui €. — Studio suH'adattamento dell'apparecchio teguracntario degli uccelli. — Boll, del Natiiralista, in diversi ntimeri dell' Anno 13, 1893, a cominciare dal N. 4. Siena 1893. 3. Sistema nervoso centrale e periferico. — Le connessioni del nucleo rosso con la corteccia cerebrals (Nota riassuntiva). — Gazzetta degli Ospedali. Anno 16, N. 44. Milano 1895. 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Feri-aiiiiiiii A. — Rerenti ricerche sulla istoHsiologia del midollo spinale (Rivista sintetica). — La Riforma Medica. Anno 11, N. 120. Napoli 1895. Lachi P. — Modello schematico della struttura del Midollo spinale. — Genova., tip Schenone, 1895. Pag. 8. Estr. d. Bull, d- R. Accad. Medica di Genova. Vol. 10, N. 5. radii ■». — Sul rapporto del talamo ottico col ventricolo laterale dell'emisfero cerebrale. — Estr. di pag. 2 dalV Anatomischer Ameiger. Bd 10, Nr. 17. Liigai-o ■•: — Sur les cellules d'origine de la racine descendantedu trijumeau. — Arch. Ital. de Biologie. Tom. 23, Fasc. 1-2, Pag. 78-80. Turin 1895. Con fig. Luguro E. — Sulla struttura del nucleo dentato del cervelletto nell'uomo. Con tav. — Monitore Zool. Ital., Anno 6, N. 1, Pag. 5-12. Firenze 1S9"). niineaz/.iiii o. — II cervello in relazione coi fenoineni psichici. — Torino., f.lli Bocca edit., 1895. Blirio II. — Sulla fina anatoraia del tetto ottico del pesci teleostei e sull'origine reale del nervo ottico. Con 2 tav. — Rivista sperimentale di Freniatria e di Medicina legale. Vol 21, Fasc. 1. Reggio-Emilia 1895. Pag. 136-148. Montiinti C — Le odierne cognizioni sulla isto-fisiologia del sistema nervoso. — Palermo, tip. edit. Zempo, 1895. Pag 24. Prolusionc alle Iczioni di supplema di Clinica Psichiatrica per I'anno 1895. l*al(ufici'ini R. — Sur un noyau de cellules nerveuses intercale entre les noyaux d'origine du Vague et de I'Hypoglosse. — Arch. Ital. de Biologic. Tom. 23, Fasc. 1-2, Pag. 41-46. Turin 1895. {Note prev.]. $i>lttdcrini R. — Ricerclie sperimentali sopra la origine reale del nervo ipoglosso. — Estr. di pag. 27 dalV Inter nation. Monatsschrift f. Anat. u, Phys. 1895. Bd. 12. Heft 4. 4. Organi di senso. Colucci €'. — Sulla nevroglia I'etinica. Ricerche comparate d'istologia normale e d'istologia patologiea sperimentale. — Giorn. d. Assoc. Napoletana di Medici e Naturalisti. Anno 5, Punt. 2, Pag. 81-155. Napoli 1894. Con tav. (Contin. e fine. Vedi Punt. 1). Coliirci c. — Sur la nevroglie retinique. Recherches comparees d'histologie nor- male et d'histologie pathologique experimentale. — Arch. Ital. de Biologic. Tom. 23, Fasc. 1-2, Pag. 121-129. Turin 1895. Ramon y Ciiyal s. — La retina dei Vertebrati. — Riduzione del Dott. Giannet- TASio. Pavia., tip. Biszoni, 1895. Pag. 36. Estr. d. Annali di Ottalmologia, Anno 24, Fasc. 1. 5. SCHELETRO E ARTICOLAZIONI. Haraldi u. — Un'altra volta ancora suU'osso sfenotico o postfrontale. — Atti d. Soc. Toscana di Sc. Naturali. Vol IX, Pag. 244-255. Pisa 1895. Itianclii s. — Sulla divisione dell'os planum dell'etmoide considerata come carat- tere degenerativo del cranio umano. — Comunicazioni scientif. d. R. Accad. d. Fisiocritici di Siena. Estr. della seduta del 30 Aprile 1895. Pag. 2. Kiancbi S. — Sulla sutura etmoido-lacrimale e su un osso soprannumerario della parete interna delPorbita. — Siena, tip. Cooperativa, 1895. Pag. 7. Estr. d. Processi Verbali d. R. Accad. d. Fisiocritici di Siena. Adunanza del 27 Marzo 1895. Bianchi s. — La presenza della sutuia orbito-maxillo-lrontale (Thomson) non e condizione normale nel cranio degli Antropoidi : Nota. — Siena, tip. Coope- rativa, 1895. Pag. 3. Estr. d. Processi Verb. d. R. Accad. d. Fisiocritici di Siena. Adunanza del 30 Aprile 1895. lalori r. — Sopra un notabile auraento nuraerico dei forami e canali emissarii del cranio umano. — Rend. Accad. d. R. Accad. d. Sc. delV Istit. di Bologna., in Bull. d. Sc. Mediche. Anno 66, Seric 7, Vol. 6, Fasc. 1, Pag. 43-44. Bo- logna 1895. Chiarugi u. — 11 terzo condilo e i processi basilari del cranio umano: rudiment! di un arco ipocordale occipitale. — Man. Zool. Ital., Anno 6, Fasc. 2 e 3-4, Pag. 30-32 e 56-72. Firenze, 1895. - lOS - Larhi P. — Sul cosidetto condilo raediano occipitale. — Genova^ tip. Schenoni, 18P5. Pag. 12. Estr d. Boll. d. R. Accad medica di Genova. Vol. 10, IV. 2. obiri o. •' n<'l Vcc'chl«» It. — Intorno ad una nuova anomalia dei condili occipi- tali studiata in 214 crani di pazzi. — Rivista sperimentale di Freniatria e di Medicina legale. Vol. 21, Fasc. 1. Reggio-Emilia 1895. Pag. 56-74. Staiii'fiislii C. — Ossa interparietali in una Columba livia. — Paria, tip. Fusi. 1895. Pag. 18. Estr. d. Boll. d. Soc. Medico Chirurgica di Pavia. Comuni- cazione fatta nella seduta del 5 Aprile 1895 Con tav. Mhitiroiitfiii C. — Diiiiostrazidne dell'esistenza delle ossa preinterparietali nei crani normali del Bos Taurus L. e deW'Ovis aries L. e della sutura sagittale nel Bos Taurus L. — Pavia, tip. Bizzoni, 1895. Pag. 13 Comunic. fatta alia Soc. Medico- Chirurgica di Pavia. Con tav. 6. Apparecchio muscolare. BergonKoli ci. — Una rara varieta muscolare. — Boll. Scientifico. Anno Id, N. 4, Pag. 101-103. Pavia 1894. 7. Apparecchio cardiaco-vascolare. fi;innnolli I,. — Ricerche anatomiche suH'arteria meningea media. — Siena, tip. Cooperativa, 1895. E.<'tr. dai Proc. Verb, d R. Accad. d. Fisiocritici di Siena; ad. del 30 Aprile 1S95. Pag. 8. fttticilH. — Un paragone fra le ai-terie deH'avambraccio e quelle della gamba. Con 6 fig. — Giorn. d. Assoc. Napoletana di Medici e NaturaHsti. Anno 5, Punt. 2, Pag. 157-160. Napoli 1894. [Si ripete la citazione per completare o correggere quella data a pag. 38]. 8. TUBO DIGESTIVO E GHIANDOLE ANNESSE. f>;iuriu P. M. — I denti soprannumerarii. — Boll. d. R. Accad. Medica di Genova. Anno 9, N. 5. Pag. 237-272. Genova 1894. Paronn C. — Anormale accrescimento degii incisivi nei Conigli. — Boll. d.Musei di Zool. ed Anat. conip. d. R. Univ. di Genova. N. 33, 1895. Con tav. VII. Sacerdotti C. — Sur le developperaent des cellules inucipares du tube gastro-en- terique. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 5, Pag. 75. 9. Apparecchio polmonare. Branchie. Timo. Tiroide. Turiilii V. o MarclicHiiii K. — Ricei'che istologiche sul Timo. — Bull. d. Societd Laricisiana d. Ospedali di Roma. Anno 14, Fasc. 1, Pag. 91-93. 1894. Pog- gibonsi 1895. Con fg. 10. Apparecchio uro-genitale. Capsule surrenali. Bossi. — Sulla rapidita di riproduzione della mucosa dell'utero dopo il laschia- mento. — Vedi M. Z., Anno G, N. 5, Pag. 74. D'.%ju(olu G. — Su di alcune anomalie della prostata e della vescica urinaria nel- Tuomo. — Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiant, 1892. Memoria di pag. 7. Estr. d. Serie 5, Tom. 3 d. Memorie d. R. Accad. d. Sc. dell' Istitvto di Bo- logna. Con tav. Cf. M. Z. Vol. IV, Pag. 68. iHaiuaro V. — I corpuscoli surrenali di Slannius ed i corpi del cavo addominale dei Teleostei. — Napoli 1895. Pag. 24. Estr. d. Boll. d. Soc. dei NaturaHsti di Napoli. Vol. 9, Anno 9. Liitiuna G. — Alcune particolarita di struttura della prostata. Nota prev. — Estr. d. Boll. d. R. Accad. medica di Gcnoca. .inno 9, N. 4. {Pag. 3). - 109 - 11, TEUATOr.OGIA. Alcssundi-iiii c;. — Dei'moide centrale della cornea di una Cavia cobaya. Schreb. — Boll. d. Soc. Romana per gli stiidj zoologici. Anno 4, Vol. 4, N. I e 2, Pag. 41-54. Roma, 1895. Con tav. Hnkunin «. e iMcoln F. — Su di un mostro diprosopo: comunicazione. — Atti d. R. Accad. Medico-chirurgica di Napoli. Anno 48, Nuova serie, N. 4-5 (Lu- glio-Dicemhre 1894); Anno 49, Nuova seris, N. 1 {Gennaio-Febbraio 1895), Napoli, tip. A. Tocco, 1894-95. Uakiinin s. e Meola ■■'. — Un caso di mostro diprosopo. — Arch, di Ostetricia e Ginecologia. Anno 2, N. 1, Pag. 2'i-o2e Anno 2, N. 3, Pag. 119-129, Napoli 1895. Con fig. iicnigni E. — Contribute alio studio delle mostruosit^ congenite. — Gazzetla degli Ospedali. N. 40. Milano 1895. C'oizi F. — Contributo alio studio delle anomalie di sbocco degli ureteri e aU'in- nesto degli ureteri in vescica. Con 4 fig. e 1 tav. — Lo Sperimentale (Se:. bio- logica\ Anno i9, Fasc. 1, Pag. 37-61. Firenze, 1895, Cunco .%, — Spina bifida lonibare (idi'omeningocele). — Boll. d. R. Accad. Medica di Genova. Anno 9, N. 4, Pag. 196-212. Genova 1894. CiiiM'o A. — Spina bifida lombare (Idromeningocele). — Archivio di Ortopedia. Anno 12, Fasc. 1, Pag. 21-38. Milano 1895. Con fig. DC Ronzi. — Persistenza del canale arterioso di Botallo (Lezione clinica). — La Riforma Medica, Anno 11, N. "78. Napoli 1895. DinniKio I. — Sulle Atresie e Stenosi congenite delle Coane. — Gazzetta Medica di Torino. Anno 46, N. 8, Pag. 137-139. Torino 1895. Vioni.<>io I. — Sulle Atresie e sulle Stenosi congenite delle Coane. — Giornale d. R. Ac:ademia di Medicina di Torino. Anno 58, N. 2, Pag. 124-127. To- rino 1895. GuilonsH C — Delia presenza di nodi cartilaginei nel cavo orbitario. Nota di teratrJogia. — Boll, di OcuU.itica. Anno 17, N. 6, Pag. 43-45. Fircnze 1895. Riprodotto da: Arch, di Oftalmologia, Marzo-Aprile 1895. Gioriiano i>. — Contribute alle fistoie del collo latero-branchiali. — La Riforma Medica Anno 11, N. 120-121. Napoli 1895. Pincili «. — Un caso di vizio congenito della vagina. — La Riforma Medica. Anno 11, N. 112. Napoli 1895. .^ulatshi I,. — Sopra un caso di arresto di sviluppo intrauterine degli arti. — (Istit. d. Rachitici in Milano, diretto dal Prof. P. Panzeri). Milano., tip. P. Agnelli, 1894. Pag. 7. Estr. d. Arch, di Ortopedia. Anno 11, N. 4-5. Tarulll c. — Case di Cyclops dirrhinus nella specie umana : osservazione. — Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1895. Pag. 7. Estr. d. Rend. d. Sess. d. R. Accad. d. Sc. d. Istit. di Bologna. Adunanza ordin. del 10 Marzo I89.j. TtccM HJ, — Un case di « situs viscerura inversus ». — Gazzetta degli Ospedali. Anno 16, N. 20 e 40, Milano 1895. 111. PARTE ZOOLOGICA. 3. Pesci. C'arriieeio .% - Osservazioni anatoniiclie e zoologiche sopra due specie rare di pesci (Trachyptervs Gouan) del niai-e di Civitavecchia. — Boll, d Soc. Ro- mana per gli studj zoologici. Anno 4, Vol. i, N. I e 2, Pag 1-22. Roma 1895. Con tav. - no - uaiuiani G. — Note ittiologiche. Seconda e Terza contribuzione alia ittiofauna del mare dell' Elba. — Rivista Ital. di Sc. nat.^ Anno 13, N. 2. Siena, Feb- braio 1893, e Anno 15, N. 1. Siena^ Gennaio 1895. Facciold L. — Le metamorfosi del Conger balearicus. Nota. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 5, Pag, 74. Fageioli V. — Relazione sullo stato ittiofaunistico e suUa pesca nelle acque del Po di Primaro superiormente alia Chiavica d'Uraana: pesca fluviale. — Rocca San Casciano. Stab, tip Ca^jpelli, 1894. Pag. 19. Grassi B. e Calandruccio S. — Sullo sviluppo del Murenoldi. G" Nota prelirainare. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 2, Pag. 19. Sneclii Mui-ia. — Sulla struttura degli organi del veleno della Scorpena. I. Spine delle pinne irapari. Con tav. IV. — Boll. d. Musei di Zool. c Anat. comp. d. R. Univ. di Genova. N. 30, 1895. 6. UCCELLI. Angcltni G. ^ Alcune note sull'Avifauna marchigiana. — Boll. d. Sac. Romana per gli studj soologici. Anno A, Vol. 4, N. l e 2, Pag. 75-78. Roma 1895. Bnnonii A. — Notizie ornitologiche tridentine raccolte durante Tanno 1892. — Bol- hHtino del Naturalista. Anno 13, N. 2. Siena, 15 Febbraio 1893. linniiani G. — Rondini e Rondoni {Hirundinidae, Cypselidae). — Boll, del Na- turalista. In diversi Numeri dell'Anno 12, enel Numero 2 e 3 (fine) del- VAnno 13. Siena 1893. l''alconieri lii Curpcgna G. — Piccola ci'onaca di caccia e di ornitologia. — Boll. d. Soc. Romana per gli studj soologici. Anno 4, Vol. 4, N. 1-2, Pag. 79. Roma 1895. Pavofii P. — SuH'importanza del melanismo negli uccelli. Nota. — Rotereto, tip. Grigoletti^ 1895. Pag. 33. Estr. d. At. d. S. R. Accad. degli Agiati. Ser. 3, Vol. 1, Fasc. 1. 1895. ni^Sio G. c Ue fiiiofaiii T. — Appunti e note di ornitologia siciliana. II. Uccelli della provincia di Trapani. - II Naturalista Siciliano. Anno 14, N. 3 e 4-5, Pag. 29-39 e 75-83. Palermo 1894-95 (Continuaz. — Continua). Salvatiori T. — Viaggio del Dott. Alfredo Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. IX. Intorno alia Pyrrhura chiripepe (Vieill.) e descrizione di una nuova specie del genere Pyrrhura. — Boll. d. Musei di 20ologia ed anatomia comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. IX, N. 190, 3 Dicemhre 1894. Pag. 4. 7. Mammiferi. honoini A. — L'orso nel Trentino. — Bolletlino del Naturalista. Anno 14. Siena, Novembre 1894. «'oriiicnaii M. — Gli orsi in Valtellina. — Boll, del Naturalista. Anno 14, N. G. Siena, Giugno 1894. (Continuaz. e fine, vedi Boll. Anno 8, N. 1). iMaluf;oli o. — Gli .scliiavi deiruomo : considerazioni sul Cavallo. - Bologna, Soc. tip. Azzoguidi, 1895. Pag. 15. Higgiu G. -~ Arenaiiiento di sette Gapidogli (Physeter macrocephalus) nel mare di Marsala in Sicilia. — Boll, del Naturalista. Anno 13, IV. 1. Siena, 15 Gen- naio 1893. Trois E. !•'. — Elenco del cetacei deH'Adriatico. — Rivista Ital. di Sc. Naturali. Anno 14, N. 10, Siena, Ottobre 1894. - Ill — 8. ANTROPOI.OGIA ED ETNOLOGIA. — Rendiconti delle Ariunanze della Societa Italiana di Antropologia, Etnologia e Psicologia comparata. — Archivio per I'Antrop. e la Etnol. Vol. 24, Fasc. 3, Pag. 343-358. Fire.me 1^<94. Uelloi'.i e. — L' indicecraniogratb. — Boll, scientifico. Anno 16, N. 4, Pag 104-108. Pavia 1894. Con tav. Buflio t,. — Essai de statistique anthropometrique du Dr. Rodolphe Livi, capitaine medecin. — Archives lial. de Biologie. Tome 23, Fasc. 1-2, Pag. 159-164. Tu~ rin, 1895. DC nitiMin ;%. — Crania aegyptiaca Vetera et hodierna, eon appunti di storia e di etnologia egiziaua. — Rivisla italiana di Sc. naturali. Siena. Principio in Anno 13, 1893; continuazione in Anno 14, 1^94, e Anno 15, 1895; fine in Anno 15, N. 2 Con figure. OafTtii-i c — I precursori deiruomo. — Milano, tip. di Serafino Ghezzi, P95. Paq. 49. Estr. d. periodica di Milano La Scuola Cattolica e la Scienza Ita- liana. Anno 1894 9') Uigliitii H. E. — Di alcnni strumenti di pietra e diosso tuttora adoperati in Italia nella lavorazione delle peili e del cuojo. — Archivio per I'Antropol. e la Et' nologia, Vol. 24, Fasc. 3, Pag 245-250. Firense 1894. sioMC'lirn M.. — II metodo naturale in Cranioiogia. Con fig. — Monit. Zool. Ital, Anno 6, N. 3-4. Pag. 41-47, e iV 5, Pag 83-104. Firenze lh95. Pitzornn M. — Note antropologiche sui Sardi. — Gazs. degli Ospedali. Anno 16, N. 54. Milano 1895. Bianchi S. — Sulla frequenza delle anonrialie numeriche vertebrali nello sclieletro dei normali e degli alienati. — Vedi M. Z, Anno 6, N. 3-4, Paq. 37. ■*enta i». — Di alcune piu import:!nti anomalie e del loi'o significato reversivo neile mani e nei piedi dei delinquents — Atti d R. Accad. Medico-chirurgica di Napoli. Anno 48, Nuova Serie, N. 4-5 (Luglio-Dicembre 1894): Anno 49, Nuova serie, N. 1 {Gennaio-Febbraio 1895). Napoli, tip. A. Tocco, 1894 95. '/.wju G. — Sopra due crani Somali. — Boll, scientifico. Anno 16, N. 4, Pag. 97-100. Pavia 1894. APPENDICE. ANTROPOLOGIA APPLICATA ALLO STUDIO DEI PAZZI E DEI CRIMINALI. Angiolella. — Sullo stato attuale delTAntropologia criminale. — Rivista speri- tnentale di Freniatria c di Medicina legale. Vol. 21, Fasc. 1. Reggio Emilia^ 1895. Pag. 173-182 (Rassegna critica). Baca F. .11. c Vcrgara M. — I Crirainali del Messico studiati antropologicamente. — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 16, Fasc. 1-2, Pag. 29-35. Torino 1893. Con tav. Bianchi S. e Marimo F. — Anomalie dell'osso lacrimale nei normali, nei pazzi e nei delinquent!. — Vedi Monit. Zool., Anno 5, N. 8, Pag. 163. Carrara .11. — II terzo dente molare nei criminali. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 15, Fasc. 4 e 5, Pag. 443. Carrara HI. — Sullo sviluppo del 3." dente molare nei criminali. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 57, N. 4 e 5, Pag. 350-363. Aprile e Maggio 1894. Carrara M. — Sullo sviluppo del terzo dente molare nei Criminali. — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 16, Fasc. 1-2, Pag. 15-28. Torino 1895. - 112 - l»'.%bundo a. — Le impronte digital! in 140 criminali. — Arch, di Psichiatriu, Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 16, Fasc. 3, Pag. 262. Torino 1895. l»c «ilv«'K«ri F. — Osservazioni di antropologia criminale nei bambini. — Arch. di Psichiatria., Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 16, Fasc. 3. Torino 1895. Pag. 177-182. Con tar. FcrrI E. — L'omicidlo nelTantropologia criminale (omicida nato e omicida pazzo) con atiante antropologico statistico. — Torino, frat. Bocca edit., 1895. Parj. 740 e 344. In 8". Uiici-rieri n. — Sul peso del cranio e della mandibola nei normali, nei pazzi e nei delinquent!. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 16, Fasc. 3, Pag. 259-261. Torino 1895. otiult-nfEiii o RoM.<«i. — Un nuovo tatuaggio etnico. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 16, Fasc. 1 e 2, Pag. 1-14. Torino 1895. Con fig. l»cli «. — L'indice cerebrale nei sani di mente e negli -dUenaU. — Atti delVVIII Cnngres.'^'o Freniairico Italiano : Rivista sperimentale di Freniatria e Me- dicina legale. Vol 20, Fasc. 2. Reggio-Emilia 1894. l»eli Ci. — L'indice cerebrale nei sani di mente e negli alienati. Osservazioni in 570 individui d'ambo ! sessi. — Archivio per VAntropol. e la Etnol. Vol. 24, Fasc. 3. Firense 1894. Pag. 235-243. Con prospetti e tav. Rliiicri Do nncclii L. — Storia di Una famiglia per tre generazioni. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminale. Vol. 16, N. 3, Pag. 183-189. Torino 1895. RoHsi B. — Contributo all'Antropologia del Sordomutismo. — Atti. d. R Accad. (/. Fisiocritici in Siena. Serie 1.^, Vol. 6, Fasc. 8-9, Pag. 551-554. Siena 1894. R e della « segmentazione », si faccia, o no, questa dipendei'e dalla segmentazione dell'asse nervoso, vengono cosi dimostrate in opposizione coi fatti. D'altra parte anche l'ipotesi, che fa dipendere la segmentazione del racliide da quella nervosa, e confutata dai seguenti fatti: 1° quelli nervosi non sono i primi segmenti ad apparire, perche questi sono, invece, le protovertebre, alle quali cor- rispondono piii tardi e i segmenti nervosi e quelli rachidei; 2" ne nella norma, ne nelle anomalie non e costante la diffei-enza tra i numeri totali delle due sorta di segmenti, ne la differenza tra il totale dei segmenti nervosi e la cifra di date serie del rachide, quali la pre-sacrale e la pre-coccigea ; 3° si danno anomalie senza spostamento dei plessi degli arti (Paterson). Resta I'aitro supposto possibile, die I'aggiunta e sottrazione avvengano dopo formati i caratteri, cioe nel rachide definitivo. Quanto all'aggiunta, non occorre pronunziarsi sul supposto, che vengano separate due vertebre per « intercalarne » una nuova, e venga troncato il midollo per aggiungere un altro segmento di esso e un paio di nervi, ecc. Quanto alia sottrazione, sia pure suppo. Von Baer. Mem. de TAc. de St. Petersbourg 1845 » » Meckel's Archiv 1827 Tre casi. Allen Thomson. The London and Elimburg. Mounthly, Joorn. 1844 » Reichert. Archiv fiir Anat. und Physiologic 1864 Un caso. Donitz. » » » 1866 Tre casi. Ahlfeld. Archiv fiir Gynakologie Bd. IX 1876 Un caso. Ranber. Virchow's Archiv 1877 Tre casi. » Morphologische Jahrbuch 1879-80 Tredici casi. Dareste. Production urtificiolle des Monstraosit6s . . . 1877-91 Tre casi. Gerlach. Enstehungsweise der Doppelraissbildungen bei hoheren Wirbelthieren, Stuttgart 1882 Un caso. Moriggia. Atti della R. Ace. dei Lincei 1878-79 Un caso. Bourchardt. Archiv fijr Anat. und Phys 1888 » E. Hoffmann, Archiv fiir mikr, Anat 1893 Tre casi. P. Mitropanow. Archiv fiir Entwicklungsmechanick .... 1895 Un caso. A. Ptizin, Kaboti is Zootom. Labor. Warscha. Univers. . . . 1892 » Klaussner. Mehrfachbildungen bei Wirbelthieren. Miinchen. . 1890 I casi studiati simili, piii o meno, ai nostri sono simili al primo : Alhfeld. Pulcino di 3o ore studiato in superficie. Reichert. Pulcino di anitra di 3 giorni studiato in superficie. Hoffman. Pulcino di 3 giorni anadidimo. Sezionato. Mitropanow. Pulcino di 3-4 giorni in ritardo. Sezionato. (Tav. XIV, 7). Simili al secondo : Dareste. Due casi (Tav. XV, 5, XVI, 6 e 5). Osservati in superficie. Rauber (1879). 11 doppio del triplice embrione di 2 giorni e */.,. Sezionato. Gerlach. Pulcino di 48 ore osservato in superficie. (Tav. Ill, 2). Ptizin. Pulcino di 36 ore circa. Sezionato. Klaussner riguarda esso pure un caso simile a quello del Gerlach. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE FIG. 1. EMBRIONE DELLA PRIMA OSSERVAZIONE. a — Fotografia del du plica Embrione. Ingrandimento 12 i . diametri. h — Se/ione coadotta a livello della fusione dei due bracci dell'area pel- lucida. c — Sezioue coadotta nel tratto di fusione dei duo Embrioni. d — Sezione condotta alTinizio delle notocorde. c — >^ y> al termine delle notocorde. - 136 - f — Sezione condotta dove comincia la formazione delTintestino. Q — » » molto in avanti quasi all'estremo degli Ernbrioni. h — Linea equivalente ad 1 mm. noil'ingraudimento dt'lle sezioni. FIG. II. - EMBRIONE DELLA SECONDA OSSERVAZIONE. a — Disegno d'insieine preso aU'Embriogi-alo Al di sotto linea equivalente al millimetro neiringrandiraento del disegno. h — Sezione della regione posteriore, linea priniitiva. c — Sezione assai anteriore alia precedente. regione della doccia niidoUare unica. d — Sezione condotta al cominciamento delle due notocorde. e — Sezione condotta quasi al terraine delle due notocordu. /' — Sezione corrispondento alia dilatazione anteriore della doccia. a — Sezione che interessa il tratto di mezzo dei due diverticoli. h — Sezione che coipisce i due diverticoli nel ti'atto anteriore. i — Sezione oltre la quale I'embrione cessa dopo appcna tre altre sezioni. k — Linea equivalente al millimetro nell'ingrandimento delle sezioni. COSIMO ChEEUBINI, AMMINISTRATORE-RESrONSABILB. Lezioiii P^Iementari DI ANATOMIA GENERALE DEL Prof. GIULIO GHIARUGI CON MOLTE INCISIONI NEL Tt'STO Prezzo — L. 6,00 Fireme. Tip. Ceniiiniana, 1895. ulmu Italiam (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIC FIGALBI Prof, fii Anatomia umaua uel R. Istituto di Studi Super, in Fireuze Prof, di Anatomia comp e Zoolofjia nella R. Universitti di Cajrliari Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : Istituto Anatomico, Firerufe 12 numeri airanno — Abbuonaraento annuo L. 10. VI. Anno Firenze, Luglio 1895. N. 7. SOMMARIO: BiBUOGR.\FlA, Pag. 137-141. SuNTi ORIGINAM : E. \cvsiun ed E. itiMNon, Sviluppo postembrionale degli or- gan! ses.suali accessor! nel niaschio del <;< Bombyx Moi-i » — Pag. 141-143. CoMUNiCAZioNi ORrGiNALi: I'liiiwn^i «. Di uii organo nervoso die va dalla re- gione del chiasma aU'ectoderma in embrioni di mrimmifero. (Con tav). — W Erciiiit F., Contributo alio studio della struttura e delle connessioni del ganglio ciliure. (Con tav.), Contin. e fine. — Pag. 144-164. AVVERTENZA. Delle Gomunicazioni Original! che si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologico Italiano ,, e proibita la riproduzione. eiBLiOGRAFIA I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. t'uraxxi II. — Animali viventi neU'interno doi cavi sottomarini. — Atci d. Soc. ligustica di Sc. nat. e geograf. Anno 6, Vol. 6, Disp. 1 {Marzo 1895). Gc- nova, ti'p. A. Citninago, 1895. €uttanco CI. — Delle varie teorie relative alTorigino della metameria, e del nesso fra 11 concetto aggregative e differenziativo delle forme animali. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Conip. d. R. Univ. di Genova. N. 28, 1895. Cattaiieo G — Manuale di embriologia e morfologia generale. — Milano, U. HoepH ed., 1S95. Slarclic»ie(ti c. — Cenni storici del Mu-seo [Civico di Storia Naturale di Trieste]. — Atti d. Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. IX [Vol 3 d. Serie nuova). Trieste, 1895. Pag. 2-25. - 138 - Nina i>aliiiiii>o V. — Bibliografla Sicula di Scienze Natural!. Cenni. — II Natu- ralista Siciliano. Anno 14. N. 4-5. Palermo 1895. Pag. 13-22 [Numerazione a parte]. Illiii;:uz7.ini o. — Commeinorazione del Prof. M. Giuliani. — Boll. d. R. Accad. Medica di Roma. Anno 21, Fasc. 1. Roma 1895. Pag. 20-28. niui-Nclli K. — Biologia o niedicina negli ultimi trent'anni (Discorso tenuto a Spezia pel priaio Congresso ModicoRegionale Ligure, 13-lGGiugno 1895j. — Gazzetta degli Ospedali. Anno 16, N. 75. Milano 1895. niiHNo .%. — Sul valore attribuito al protoplasma ed al nucleo neH'origine della materia vivente. — La Riforma Medica. Anno 11, N. 144. Napoli 1895, XacliariuM o. — SuUa ripartizione degli organismi limnetici in un lago. — Ri- produzione [in italiuno] in: Boll. Scienti/ico, Anno 16, N.3 e 4, Pavia 1894, dai : Forschungshcrichte d. Biol. Station zu Plon. II torn. 1894. II. Zoologia applicata. — Bolletlino settiuianale di Bachicoltura, pubblicato dalla Sozione di Tronto del Consiglio provinciale d'agricoltura. Anno I. — Trento., tip. Monanni, 1895. Berlese A. — Le cocciniglie italiane viventi sugli agrumi. Parte 11:1 Leeanium. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 3-4, Pag. 35. DC Sfcfani PcrciB T. — Note di entomologia agraria. Utilita degli imenotteri pa- rassiti. — Boll, del Naturalista. Anno 13, N. 4. Siena, 15 Aprile 1893. l»cl A. — Gli insetti e gli uccelH considerati per se stessi e per i loro rapporti con I'agricoltura. — Siena., tip. Cooper., 1894. Pag. 72. Memoria prcsentata ncll'Adunanza d. Comizio Agrario del 29 Aprile 1894. Faggioli P. — Relaziono sullo state ittiofaunistico e sulla pesca nolle acque del Po di Primaro, superiormeute alia Chiavica d'Umana: pesca lluviale. — Vedi M. Z., Anno G, N. 6, Pag. 110. nionticelli F. 8. — Si mangiano le Ligule in Italia? — Boll. d. Soc. dei Natu- ralisti in Napoli. Anno 8, Scrie 1, Vol. 8, 1894, Fasc. unico.. Pug- 40-42. iV«- poli 1895. Monticclii v, S. — Ancora delle Ligule che si mangiano in Italia. — Boll. d. Soc. dei Naturalisti in Napoli. Anno 8, Seric 1, Vol. 8, 1894. 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E pel bruco cresciuto, di sesso masc' ile, egli descriveva, oltre ai testicoli, due filamenti sottili che ne rappresentano i r.asi deferenti, nonche un corpicciuolo cui si attaccano codesti filamenii ed e il germe del condotto ejaculatore con le vesciche seminali. 11 D.r X u s b a u ra, in tempi recenti ed in piena conforraita a queste pri- missime indicazioni, chiudova una serie di proprie ricerche sui condotti escre- tori delle glandole sessuali negli insetti, affermando che i cordoni posteriori delle medesime danno origine nel mascliio ai soli vasi deferenti ; e che le vesciche seminali, le glandole accessorie, il condotto ejaculatore ed il pene, cioe tutte le rimanenti parti dell'apparecchio conduttore, si svolgono invece daU'epitelio inte- gumentale. Noi fummo indotti a nostra volta da certe osservazioni occorse in via incidentale, acongetturare rapporti genetici ben differenti peri singoli organi accessori dell'ap- parecchio genitaie. E giacche nessuno, fln qui, s'era occupato di chiarire I'ori- gine e la evoluzione del cosidetto organo delT Herold; ci siamo accinti noi a colmare questa lacuna, almeno per i lepidotteri, servendoci del materiale cho ~ 142 - offre coniodo il filugello. Sarebbe assai malagevole, senza il sussidio (Vi numerosi disegni, il rendere una descrizione particolareggiata di tutti i mutamenti rnorfo- logici ed istologici che conducono alia dofinitiva sistomazione dell' apparecchio sessuale maschile. Si possono tuttavia riassumere i risultati del presente lavoro come segue : 1" Non ci e riuscito di accertaro la presenza dell' organo H e r o 1 d nelle fasi intraovulari ; no siamo stati capaci di seguire in questo periodo il ligamento posteriore dclla glandula sessuale fino agli ultiini segmenti caudali. 2" Invoce a prima eta larvale inoltrata, abbiamo potato accompagnare passo a passo il ligamento posteriore del testicolo fino alia porzione ventrale mediana del ponultimo segmento, dov'esso s'inserisce, da una parte e dall'altra, ai fianchi di una borsetta microscopica tegumentale introflossa che e appunto Torgano del- rHerold. 3" II ligamento posteriore del testicolo raffigura in questa fase, un cordone sodo di materia plasmatica nucleata, che ad ogni estremita termina con un bulbo ingrossato, sia verso il testicolo come verso I'organo dell' H e r o 1 d. 4° L'organo dell' H e r o 1 d si continua nell' inlegumento generale senza Interruzione, attraverso un orificio che corrispomlo esattamente al centro ven- trale della membrana assottigliata, onde i due ultimi segmenti delia larva sono collegati. Esso e schiacciato in direzione anteroposteriore e s'inchina di maniera che il vertice del borsellino (cui i bulbi posteriori del cordone testicolare s'inso- riscono a destra e a manca) guarda innanzi, verso la testa, il collo o peduncolo cavo di esso verso la coda : un suolo unico di cellule cilindriche, tutte eguali fra di loro, forma le pareti. 5" Circa all'epoca della soconda muta larvale, i bulbi terminali del liga- mento testicolare s'incavano a vescica ; e si differenziano intorno al vano veri e propri territori cellulari, che con rapida transizione si perdono nel jilasma nu- cleato del cordone intercorrente. 6° Le pareti della borsa II e r o 1 d s' ingrossano, nella terza eta, dove com- baciano con i bulbi posteriori del ligamento testicolare ; le cellule diventano piu lunghe, si dividono, e prende origine cosi una prima coppia di germi ectoder- mici che vengono sempre piu fuori e pendono allora, nel vano dell' organo Hero Id, come due bargiglioni. Contemporaneamente dal bulbo posteriore dei ligamenti testicolari si distacca poca materia plasmatica nucleata, e crescendo man mano in volume, s'interna nei bargiglioni appena sorti, fino a riempierne il lume. L'accompagnano numerose trachee mettendo germogli o bottoni proliferi che si convertono in gomitoli di capillari. 7" Un nuovo rigoglio evolutive si manifesta a mozza quinta eta, tanlo nella borsa ectodermica dell' Harold, che nei bulbi posteriori dei ligamenti testico- lari. In quella sorge una seconda coppia di germi ectodermici sotto alia prima coppia, sicche tutto il vano ne rcsta in breve occupato da quattro bargiglioni che pendono fuori delle pareti. I bulbi posteriori dei ligamenti testicolari, gi^ scavati a vescica, germogliano su due vertici diametralmente opposti e generano un iunosto a T che si prolunga a fondo cieco d' ambo i lati : diventa glandola accossoria il prolungamonto anteriore, si convcrte in canale ejaculatore il poste- riore, e la porzione interposta, emanata direttamente dal ligamento testicolare, corrisponde alia vescica seminale. 8" Siccome la borsa ectodermica dell' II e r o 1 d segna esattamente il limi- tare fra ottavo e none segmento addominale, cosi si puo ammettero che all'ottavo segmento appartione la sua parete ventrale e al nono la sua parete dorsale. E come la prima coppia di gormi ectodermici spunta provalentemento dalla faccia dorsale, e la seconda coppia di germi dalla ventrale, si rcsta iudutti a riteuere 143 quella una derivazione del nono segmento, ed a corcaro invoce lo origin! di questa neH'ottavo segmento. 9» AU'epoca della maturita, il lume gia molto prima originatosi entro ai bulbi del ligamenti testlcolari, s'interna anche nella porzione soda intermedia dei medesimi ; ond'e cho i cordoni pioni si scavano, e diventano vasi deferenti. 10" II sistema genitale maschile eomprende allora tre differenti territori, chiusi ed isolati rigorosameato Puno dall'altro fin quasi alia vigilia delia sfarfallazione: a) il testicolo coi suoi quattro comparti (bilaterale) ; h) il vaso deferente, con la voscica seminale, con la glandola accessoria e col condotto ejaculatore (egual- mente bilaterale) ; c) il pene con la sua radice (confluenza incipionte atipodispari dei germi contenuti entro la borsa dell' H e r o 1 d). 11" Dopo la trasforniazione ninfale i 4 bargiglioni della borsa Herold incominciano a stendere e a spandere in giro, in anello, le propria radici ; tanto che davanti e indietro vengono presto a scanibievole confluenza quelle della prima coppia, e poco piii sotto anche quelle della seconda similmente si uniscono fra di loro. Un tubo centrale a duplice foglietto (prima coppia di bargiglioni) resta cosi abbozzato ; una manica piu larga a pareti egualmente raddoppiate (seconda coppia di bargiglioni) lo cinge : il tubo centrale e il primo rudimento del pene; la ma- nica piu ampia intorno ad esso e la guaina del pene. 12<> Gli elementi mesodennici che, fin dal princrpio, inviluppando I'organo di Herold, si erano internati nei suoi bargiglioni confluenti, ora prendono una bon marcata disposizione: una parte intornia il fondo cieeo della cavita Herol- diana (strato muscolare della radice del pene) ; un'altra che proviene dallo spazio compreso fra le addoppiature della prima coppia di bargiglioni si apre da ciascun lato in due fasci divergent! che finiscono alTipoderma e danno origine ai 4 mu- scol! del pene (2 protrusori e 2 ritrattori) ; da ultimo una terza parte si raccoglie in grosso rattorto entro alle addoppiature della seconda coppia di bargiglioni, e diventa muscolo fissatore della guaina. 13<> Appena la prima coppia di bargiglioni si e convertita per confluenza anulare in un tubo, nel pene cioe, si saldano insieme i due foglietti che lo costi- tuiscono e chitinizzano fino a totale svanimento dei territori cellulari. 14» I due condotti ejaculatori persistono ancora affatto separati I'uno dal- l'altro a mezza eta ninfale, e terminano ciascuno con un fondo cieco particolare verso I'organo Herold. In appresso i due fondi ciechi, per deiscenza della pareti contigue, entrano lateralmente in comunicazione; e la saldatura da indi indietro risale fino alle due vesciche seininali, dove si arresta la confluenza ed una stabile biforcazione mette capo alia parte bilaterale del sistema generative. Ces- sata la dualita del condotto ejaculatore, esso apresi verso il canale del pene. E sfondata pure la vescica terminale del vaso deferente verso i.testicoli (il calico), cade anche I'ultima barriera che interrompeva la perviabilita dell'apparecchio genitale in tutta la sua estensione, dall'organo copulatore fino al testicolo. lU - Di un organo nervoso che va dalla regione del chiasraa aU'ectoderma in embrioni di mammifero NUOVK OSSERVAZrONI E CONSIDERAZIONI EEL Pkof. GIULIO OHIARUGI (Con tav.) E proibita la riproduzione. Nel dccorso anno in una Nota pubblicata in questo stesso pe- riodico (') riferii intorno ad una singolare osservazione da me ese- guita in alcuni embrioni di cavia. Si trattava di una gemma o di un iilamento di natura nervosa clie nasceva sulla linea di mezzo della parete ventrale del cervello intermedio nella region e del chiasma, fra il recesstis opticus e la regione dell' infundibolo, e si metteva coUa sua estremita a contatto del sottostante ectoderma. Questa particolarita di sviluppo non menzionata dagli autori non mi si era presentata costantemente ; pur mostrava di non essere eccessivamente rara, avendo avuto la fortuna di osservarne tre easi in breve tempo. Non credei in quella mia Nota di potermi decisa- mente pronunziare sul significato morfologico dell'organo descritto; forse, dicevo, h lecita la supposizione che esso sia il rudimento di un organo sensoriale che, per ricordo filogenetico, fa in qualche caso una transitoria ricoraparsa in vertebrati supcriori. j\Ii propo- nevo fin d'allora di estendere le mie osservazioni suU' interessante argomento. Infatti ho sottoposto ad esanie embrioni delle difFerenti classi di vertebrati e cioe di Torpedo oceUata, di Pristiurns melanostomus, di Bufo vnlijaris, di Lacerta muralis, di Tropidonotus natrix, di Polio., di Coniglio. Solamente in altri tre embrioni di cavia ho ritrovato 1' organo che andavo oercando. Debbo dire che cio dipende da che fra gli animali studiati solo questo mammifero ne puo esser (J) O.. Chiaru^jl, Di una particolare connessione lella parete ventrale del cervello intermedio coU'ectoderma in embrioni di in immiferc, VojuVore Zoohgico Itnliano, Anno 5, .V. 5, Pig. 109-112. Firenze, 10 Magyio 1894. provvisto ? Affermare ci6, sarebbe prematuro. Di cavia ho esa- minato piii di 50 esemplari a difFerente stadio di sviluppo, raentre per alti-i animali, specialraente per alcuiii, ho potato esaminare un numero assai minore di embrioni. II reperto negative in questi potrebbe dipendere daU'essere troppo scarse le osservazioni in rap- porto coUa incostanza doll'organo e colla brevita della sua durata qiiando arrivi a costituirsi. Ci6 premesso ed affermata cosi la necessita di ulteriori ricerche, che non manchero di eseguire, ricordo la descrizione dei casi gia pubblicati, a migliore intelligenza delle figure illustrative che ora per la prima volta presento, ed aggiungo la descrizione e i disegni dei casi ultimamente osservati. Li disporro per grado di sviluppo. I. Embrione di cavia della lunghezza massima di mm. 3,5, mancante di curvatura nucale ; la distanza fra la convessita corri- spondente aU'apice del cervello medio e il polo anteriore della testa misurava mm. 1,5. Fissato in liquore del Flemming era stato sezionato sagittalmente e le sezioni colorite sul vetrino con safra- nina Ne e riprodotta nella Tavola parzialmente una corrispondente al piano mediano (fig. 1). Gia e possibile riconoscere in essa nella parete ventrale dell'encefalo il limite fra cervello emisferico e cer- vello intermedio t^' accennato da un brusco assottigliamento della parete ; subito al di dietro di questo, essa si ingrossa per formare la regione del chiasma ; piu indietro ancora si applica e si modella suUa tasca ipofisaria con lieve accenno alia costituzione del recessus basilaris e del processus infnndihuU. La superficie inferiore della regione del chiasma si prolunga in un processo a forma conica (x) che coU'apice tronco, inclinato in avanti, si porta verso la faccia profonda dell'ectoderma ; una sottile fessura artificialmente prodot- tasi impedisce che si possa costatare il diretto rapporto fra le due formazioni, ma nessun dubbio che esso realmente esistesse e fosse abbastanza esteso. L'ectoderma non presenta particolari modifica- zioni di struttura nel punto corrispondente aU'apice della gemma nervosa. Questa misura nella massima lunghezza ft 25, e in lar- ghezza, alia base, jx 32 e si puo accompagnare per 5 sottili sezioni. La struttura istologica della gemma del chiasma (fig. 2) h quella (1) Pill volte avr6 occasione di adoperare la indicazione « cervello intermedio ». Ho usato questa espressione sccoudo il concetto generalmente ammesso, sapendo pero clie, speoialmente seconio gli atudii di His, il limite anteriore ventrale di questo segmento cerebrale dovrebbe essere spnst ito in dietro fir.o al di la della cresta basilare. - 14G - della parete encefalica dalla quale emerge; delle cellule midollari esistono nel suo interno particolarmente verso la base e nella por- zione assile di essa ; per il riuiauente e costituita da sostanza fit- tamente reticolata. II. Embrione di cavia dclla lunghezza iiucale di mm. G ; la sua testa anteriore avcva una lunghezza massima di mm. 3,2. Le se- zioni erano state condotte in modo da colpire in scnso trasverso- verticale la parete ventrale del cervcllu intermedio. In alcune sezioni situate al di dietro del recessus opticus e della origine dei pedun- coli delle vescicole oculari e al davanti della regione della ipofisi, si vedeva suUa linea di mezzo un prolungamento conico della parete ventrale del cervello intermedio, che coll' apicc tronco si dirigeva verso la faccia profunda dell' ectoderma, corrispondente alia volta della cavita buccale. L'ectoderma non era ispessito e rivcstiva una leggera elevazione papillare. II rapporto diretto della gemma ence- falica coU'ectoderma si verificava'solo nelle piu anteriori delle 9 sezioni circa nelle quali la produzione che studiamo era compresa ; nelle altre esisteva un intervallo, occupato da connettivo, fra la gemma nervosa e l'ectoderma. Si deve dunque ritenere che 1' apice della gemma destinato ad entrare in diretto rapporto coU'ectoderma fosse inclinato in avanti. Nella gemma continuava la struttura della parete encefalica dalla quale emergcva, III. Embrione di cavia della lunghezza nucale di mm. 7,5 ; la sua testa anteriore misurava nella massima lunghezza mm. 4. Era state sczionato come il precedente. La gemma nervosa emergcva nel solito punto dalla parete ventrale del cervello intermedio, cio6 dalla regione del chiasma, e si presentava con caratteri simili a quelli descritti nella osservazione precedente (fig. 3). Misurava in sense trasversale a meta circa della sua lunghezza jx 36. Era for- mata da cellule midollari e da fibrille longitudinali interposte. Nel punto ove I'apice della gemma nervosa si metteva a contatto del- l'ectoderma, questo era distintamente infossato piu che non lo fosse nelle sezioni precedent! e susseguenti, nelle quali pure corapariva un solco mediano. IV. Embrione di cavia della lunghezza nucale di mm. 8,5, nel quale la testa anteriore misurava nella sua lunghezza massima nun. 4,5, Questo embrione fu sczionato in direzione sagittale. Nelle sezioni corrispondenti al piano mediano (fig. 4), si notava che la parete del cervello intermedio nella regione del chiasma emetteva inferiormente una gemma conica, la quale raggiunto l'ectoderma si - 147 - prolungaVca col suo apice in un filamento sottile, che scorreva per un certo tratto alia faccia profonda deU'ectodei'ma, mettendosi con questo in intimo rapporto. La gemma aveva limiti nettissimi in dietro, indistinti in avanti ; risultava di cellule midollari e di tes- suto reticolato interposto ; quest'ultimo aU'apice si faceva piii abbon- dante ; il prolungamento sottile, col quale la gemma terminava, aveva struttura fibrillare, Essa misurava alia sua base /x 84, nel suo asse verticale fx 16. II contatto fra la gemma, o per dir meglio, fra il prolungamento filiforme di essa e Tectoderma si estendeva per fi 113. V. Embrione di cavia della lunghezza massima di mm. 9,5, della lunghezza nucale di mm. 9, nel quale la testa anteriore mi- surava mm. 5. Fu colorito in massa con carminio alluminoso e dope essere stato sezionato in direzione sagittale furono colorite le fette sul vetrino con eosina. Ricordo questa maniera di preparazione perch6 devo ad essa I'aver potuto riconoscere I'organo del chiasma. L' eosina colora molto bene i fascetti anche delicati di fibre nervose, ed io nei miei studi sullo sviluppo del sistema nervoso periferico, me ne son sempre servito con profitto. In corrispondenza del piano mediano (fig. 5), si vedevano in questo embrione fibre nervose sottili raccolte in un esile fascetto distaccarsi dal cervello e precisamente dalla superficie ventrale del cliiasma nel punto di mezzo della sua lunghezza, portarsi obliquamente in dietro e per- dersi dope brevissimo tragitto in mezzo al sottostante connettivo. Piu in basso a contatto dcU'ectoderma si soorgeva una sottile for- mazione costituita da fibrille nervose con nuclei di cellule interca- lati, i quali per il maggior volume e per il grosso nucleolo si distinguevano bene dai connettivi circostanti ; essi potevano essere caratterizzati come nervosi e si poteva ragionevolmente supporre che le corrispondenti cellule fossero in connessione coUe fibrille nervose coUe quali erano commisti. Questa formazione che sto de- scrivendo era conica coUa base in dietro e in alto, coll'apice sottile diretto in avanti, strisciante di contro all'ectoderma ; essa ricordava bene per la sua forma e disposizione la porzione terminale della gemma doscritta nella IV Osservazione. I fascetti di fibrille nascenti dalla regione del chiasma erano riconoscibili in due sezioni, che chiamer6 prima e scconda ; la formazione conica corrispondente al- l'ectoderma, parimente in due sezioni, la scconda e la tcrza succes- siva. Fra i fascetti superiori e la formazione inferiore, che non esito ad attribuire ad uno stosso organo, non era dimostrabilc alcuna - 148 - continuazione diretta, o dipendesse questo dalla preparazione o die gia la parte media si fosse atrofizzata completamente. Riunendo tra loro la porzioiie prossimale e la distale dell' organo con una linea corrispondente per la direzione airandamento delle fibriile nervose, si dimostra clie l' organo completo avrebbe avuto in una sezione sagittale un decorso arcuato con concavita in avanti. VI. Embrione di cavia della lunghezza massima di mm. 13, della lunghezza nucale di mm. 11, sezionato in mode da colpire in senso trasverso-verticale la parete ventrale del cervello inter- medio. In questa, nella regione del chiasma, si era gia differen- ziato (fig. 6) uno strato corticale mancante o quasi di cellule, attraversato da fasci di fibriile nervose trasversalmente diretti e paralleli alia superficie encefalica; ma suUa linea mediana, sul margine ventrale di questo strato e in parte sporgente al di sotto di esso, esisteva un nucleo oval are, della larghezza di ^ 65, ben difFerenziato e delimitate, costituito da cellule nervose, delle quali qualcuna in cariocinesi, coUegato per mezzo di fascetti di fibriile nervose intramezzati da cellule collo strato interne ricco in cellule della parete encefalica. Dall' apice di questo nucleo muoveva un esilissimo filamento di fibriile con qualche cellula interposta, che, attraversato perpendicolarmente 1' abbozzo dello scheletro della regione, raggiungeva il tegumento ; dove questo contatto si stabiliva, esisteva un addensamento cellulare, distinto dall'ectoderma e proba- bilmente rappresentaute la parte distale della priraitiva gemma oonservatasi meglio del tratto immediatamente soprastante. L'ecto- derma era ivi leggermente ispessito. Questi sono i casi capitati alia mia osservazione. Non sara superfluo il ricordare che I'organo nervoso sopra descritto mancava del tutto in parecchi altri embrioui di cavia che erano per il grado del loro sviluppo identici o da intercalare tra quelli nei quali la ricerca aveva dato resultato positivo. QiieU'organo h dunque una formazione incostante '•). Sembra che la sua evoluzione debba compiersi nella seguente maniera : Dappriucipio csso e rappresentato da una gemma, nella (1) L'iucostiinza deiror|iuni a , Sopra la distribuzione e terminazione dei nervi nei cotiledoni dell'uteio della Pecora (Con 2 fig.) — Rujllni A., Sulla presenza di nuove forme di terminazioni nervose nello strato papillare e subpapillare della cute deU'uomo, con un contributo alio studio della struttura dei corpuscoli del M e i s s n e r. — Pag. 171-203. NoTA BiBLioGRAFlCA : Tortori E., Genesi, Organiz7azione e metamorfosi degli infusori. — Pag. 203. NoTiziE, Pag. 201. AVVERTENZA Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologlco Italiano ,, e proibita la riproduzione. SUNTI E RIVi STE Bietti A. — Sulla distribuzione e terminazione delle fibre nervose nella coroidea. Nota preventiva. — Annali di Ottalmologia, 1895, XXIV, 2-3. L'A. ha adoperato il metodo della reazione nera del Golgi negli ocelli di coniglio e di pulcino ed ha osservato una speciale disposizione, non ancora de- scritta, delle fibre nervose attorno ai vasi della coroidea. Lungo le pareti dei vasi decorrono dei fascinervosi, che non sono perfettamente paralieli al trunco vascolare, ma. rettilinei solo per brevi tratti, si allontanano e si avvicinano alia parete di questo, descrivendo delle curve piii 0 meno strette ed irregolari. Le fibre nervose die compongono questi fasci ora sono unite stretta- - 166 — mente fra loro in modo da formare dei cordoni omogenei, ora sono assai divari- cate, cosi che si puo f.icilmente valutarne la grossozza ed il numero. Ognuno di questi fasci nervosi consta di f>-10 flbrillo del dianietro di circa 1 jw., le cjuali nel loro tragitto si accavallano e si inti-ecciano in vario modo. Da questi fasci longi- tudinali si staccano frequentemente doUe fibre anastonioticlie che girando attorno ai vasi formano dei fasci ti'asversali. Questi si compongono di un numero varia- Ijile di flbrilie (2-a), che suddiviiJendosi e anastontiizzandosi in vari sensi, formano attorno al vaso una rete plessifoi'me intricatissima. Nelle fibre dei fasci e piii in quelle deila rete nervosa si osservano, special- mente nei punti di divisione, dei piccoli rigonfiamenti rotondi, ovali o fusiform! di una grandezza variabile da 1 a 5 /a. Talvolta si osservano delle fibre che si staccano dai fasci longitudinali e, de- correndo isolate, ora si uniscono ad altro del lato opposto, ora niandano dei rami, clie terrainano in un globetto o si suddividono in altre fibrille piu sottili terniinanti esse pure in un globottino. Sombra che queste terminazioni nervose ponetrino profondamonte nella parete vasale ed entrino in connessione colle fibre liscie della tunica muscolare, fatto questo assai importante, inquantocho dimostrerebbe cio che sinora si e soltanto supposto, cioe che i nervi della coroidea debbano ritenersi come vasomotori. Oltro al piesso perivasalo ora descritto I'A. ha osservato al di la della corio- capillare, a I'idosso delTepitelio pigmontato, un piesso forniato da fasci che si suddividono dicotomicamente e compongono delle maglie poligonali. L'A. ritieae che questa rete sia destinata aU'epitelio pigmentato, ma nou ha ancora potuto bea precisare questo rapporto. Silvestri. Paladino G. — Della nessuna partecipazione della mucosa uterina e delle relative glandole alia formazione della decidua vera e rifiessa nella donna. — Rendic. deU'Accad. delle Sc. fis. e mat. Ser. 3", Vol. 7, Fasc. 7", iVaj3oh', Luglio 1895, Pag. 208-215. L'A. fonda le sue ricerche sopra sezioni microscopiche di utoro gravidoater- mine e con gli annessi fetali in sito. Lo studio e specialmonto rivolto alia decidua vera e rifiessa, ai suoi rapporti col corion da un lato e colle pareti uterine dal- I'altro. e fa i-ilevare la difieronza grandissima che passa tra lo stato reale e gli schemi dati fino ad ora in pi'oposito. In una sezione dell'utero gravido a termine e con gli annessi fetali in sito (nel tratto estraplacentare) si ha dapprima, andando dall' interno aU'esterno, I'am- nios con uno strato di epitelio cilindrico o cubico all'indontro e con uno strato di tessuto connettivo mucoso all' infuori. La superficie interna deU'amnios oe liscia o presonta villosita semplici o ramificate. Alio strato connettivo deU'amnios segue uno spazio occupato del pari da connettivo mucoso ma inolto rarefatto, risultante di rarissime e piccole cellule con sostanza intermedia fibrillare a larghi inter'stizi. Questo strato molto ineguale ed irregolai'C, segue da una parte le villosita deU'am- nios e dall'alti'a le sinuosita del corion e della decidua corrispondente : per la sua costituzione e per la continuazione sua con I'identico strato che tro- vasi in corrispondenza della decidua serotina,e nel quale corrono gross! rami dei vasi del corion, dove essere ritonuto uno strato connettivo rosiduale in dipendenza deirallantoido : esso permetteil facile distacco deU'amnios dal corion susseguente. Omettondo in tutti gli schemi ed in tutte le descrizioni tale strato, si cadde nell'er- rore di ritenore I'amnios fortemente attaceato al corion e di confondere i limiti di questo. Segue poi il corion, il quale continua ad essere fornito qua e la di rare vil- losita clie si addenti-ano obliquamente nella decidua: non conservasi traccia dello strato di rivestimento epiteiiale del corion. Viene inline la decidua parieto-ridessa divisibile, per chiarezza di descrizione, in tre zone: superficiale, media e profonda. La zona superflciale conserva il carat- tore della neoformazione deciduaie e si distingue per la ricchezza di cellule deci- dual!; la media e piu povera di cellule e piu ricca di sostanza intercellulare fl- lirillaro ; la profonda, quella che porta il nome di strato spongioso, ampollare o lacunoso, e piu spessa di tutte, si estende sino alia tunica muscolare uterina e risulta di lacune soprapposte di vario numero o dimensione, ripiene di sangue, provviste di pareti sottili, non sempre lien distinte dal tessuto interstiziale e tap- pezzate all' interno da endotelio raolto fiorido ed a cellule ispessite e sovente quasi - 167 cubiche. Le lacune vuote e con tratti rivestiti di endotelio rigonfiato o proprio cubico furono a torto credujti culdisacco glandolari conservati. Tra le lacune od a far parte integrante della loro parete, s' incontrano fasci di fibro-cellule muscolari in continuazione con quelli della tunica muscolari sot- tostante. Nel secondainento il distacco avvieno precisamente nello strato in pirola : quindi coll'amnio.?, collo strato di tessuto mucoso rarefatto o residuale dell'allan- toide, col corion laeve cade tutto il grosso strato della decidua parieto-riflessa a tre zone: il distacco non avviene alio stesso livello della zona lacunare e spon- giosa, onde questa cade inegualaiente e tanto suUa superflcie uterina, quanto sulla deciduale degli annessi caduti vi sono tratti con maggiore o con minore residuo di strato spongioso. La mucosa uterina e intoressata tutta nella trasformazione pro- fonda die subisce per passare a decidua. Avvenuto il distacco per il secondamento, la superflcie interna dell'utero i-esta denudata della mucosa e molto irregolare. Oltre a confermare che ne I'epitelio superficiale, ne I'epitelio die riveste il principio dei tubi glandolari partecipano ai radicali cangiamenti die la mucosa subisce nel trasformarsi in decidua, come stabili in un precedente lavoro (li, I'A. aggiunge che non si deve fare alcuna eccezione nemmeno per I'epitelio dei fondi ghiandolari, dalla cui modiflcazione si voile derivare lo sviluppo dello strato spon- gioso sotto la decidua vera, il quale strato e invece uno strato lacunoso sanguigno. E. GlACOMINI. Staurenghi C. — Ossa interparietali in una Cohimba livia. — Comunicazione fatta alia Societa Medico ■ Chirurgica di Pavia. Pavia, tip. Fnsi, 1895. Pag. 18. Con tax). Nel teschio di un piccione di 15 giorni VA. ha notalo la presenza di 2 ossicina visibili solo dall'esocranio formate da tessuto compatto, di struttura omogenea, (simile, ad esempio, a quella delle ossa parietali dello stesso cranio) situate sim- metricamente sopra agli angoli superior! posteriori dei parietali, immediatamente ai lati deU'estremita posteriore della sutura sagittale, ambedue di focma ellittica, cogli assi maggiori convergent! in direzione cranica, divergent! in direzione cau- dale; il destro alquanto piii grande del sinistro. L'A. ritiene die cotal! ossicina abbiano omologia con gli interparietali dei mammiferi. Infatti, mediante numerose ricerche istologiche praticate sul capo di piccioni degli uitimi 3 giorni di covatura, egli ha dimostrato die le ossicina in parola hanno, come gli interparietali, origine dal cranio membianoso. Per spiegare poi perche esse, essendo omologhe alle ossa interparietal!, hanno modificato la ubicazione nel cranio del piccione tanto che meglio loro si adatterebbe il nome di sopra-parietali, I'A. fa rilevare, in seguito alTesame macroscopico di molt! colombi in vario periodo di sviluppo, come in questi non esista di norma la fontanella occipitale o lambdica. Allora, egli dice, nel caso speciale conviene ammettere che le ossa parietali ed il .sovra-occipitale si svilup- passero coH'estensione ordinaria prima che si formassero le ossicina accessorie, poiche altriraenti, a norma della correlazione che di soli to si verifica fra le ossa vicine, le ossicina avrebbero adattata a queste la loi-o configurazione. All'incontro esseadosi portati i parietali e il sovra-occipitale a contatto reciproco senza accenno di fontanella occipitale, i centr! osse! accessor!! soi'ti poi nell'area del cranio mem- branoso, non trovando spazio per insinuar-^i fra i parietali o tra questi e il sovra- occipitale, si sovrapposero a quelli come appartenent! al cranio memliranoso e precisamente alia parte piii mediale e piu vicina al condrocranio, cioe ai loro an- goli superior! e posteriori. Quindi le ossicina accessorie non riuscirono visibili che dall'esocranio. L'A. termina la sua relazione rilevando le principal! dififerenze che nello sviluppo del cranio del piccione si palesano rispetto a quello del gallo. LiVINI. Monti Rina. — Contributo alia conoscenza dei nervi del tubo digerente dei Pesci. — Rend. d. R. Istilnto Lombardo di Sc- c Lettere, Ser. 2», Vol. 28, Fasc. 12-13, pag. 688-695. Nota. CoU'intendimento di facilitarne lo studio in organism! piii complessi, I'A. ha studiato I'innervazione intestinale dei pesci ossei e specialmente della tinea. Nelle sue ricerche si e servita del metodo di Golgi con leggiere modiflcazioni, del (1) V. .Monit. y.ool. Ital., Auno V, N. 0-10, Pag. 202. - 1G8 metodo di E h rl i c h, e del metodo del Clorurod'oro modificato da G o 1 g i. L'A. preraette, come necessaria per V intelligenza della sua nota, una breve descri- zione dolla struttura deU'intestino della tinea La parete di esso intestino consta di una tonaca esterna forniata di 2 strati di (ilji-e inuscolari striate, Festei-no di liljre longitudinal!, rinterno di fibre circolari : I 2 fasci sono uuiti da connettivo Che divide poi ciascun fascio, specialmente il circolare, in fasci secondari. Uno sti'ato sottomucoso con fibre muscolari liscie e che inviano propaggini anche nogli spazi intergliiandolari succedo alio strato inuscolaie, poi la niuccosa costi- tuita da grosse cripte ghiandolari, tappezzate da cellule cilindriche e calicifoi'iai. Ecco ora la disposizione dei nervi. I nervi si [)i'esentauo nurnerosi nclla tonaca muscolare e appaiono riuniti in fasci voluminosi nel connettivo dividente i fasci muscolari, formando un ])lesso incrociato di piccoli gangli situati nei punti nolali. 1 fasci nervusi sono costituiti da fibi-e ora sottili ora grosse, flessuose, vai-icose, indipendenti : seguendo il cammiuo del connettivo di sostegno circondano le grandi isole di filjre muscolari striate forraando degli incroci nei diversi punti d'incontro con alti'i tronchi nervosi ed ora emettendo qualche coUaterale, ora dando luogo ad un iutreccio a forma di canesti'o : altre volte poi, ni'i punti di incontro si trovano grosse cellule di forma irregolare con 3 o 4 prolungamenti che si risolvono in ramificazioni, fra le quali si distingue sempre iin prolunga- mento pi-incipale clie si segue fin dentro un fronco nervoso e cbe riniane sempre indiviso. I tronchicini nervosi piu sottili decorrono fra i fasci muscolari e rnan- dauo fascetti secondari. Di questi alcuni traversano un intioro strato di fibi'e mu- scolari e si espandono nello strato piii interno portandosi verso i fasci di fibre muscolari liscie e raggiungendole: altri si addentrano nei fasci muscolari decor- reudo parallel! alle fibre muscolari stesse e si risolvono in librille terminali. L'ul- tima terminazione avviene in forma di bottoncino o di forclietta in intinio con- tatto coUa fibra muscolare striata. Nello strato sottomucoso le fibre nervose formano un [)losso riccliissimo: dove sono meno abbondanti si vedono risolversi in fascetti sottili o fibrille isolate, ondulate, varicose; queste, alia lor volty, possono risolversi in ramuscoli pill sottili. Fascetti, librille, ramuscoli lianno tendenza a disporsi in giri circolari attorno alia tonaca ghiandolare. Dal plesso poi partono fibre che vanno alle gliian- dole stesse. Le piu minute fibrille del plesso terminano a punta o a pallottolina: talora una librilla presenta 2 o 3 pallottoline in intimo contatto colle fibre musco- lari liscie. Anche nel tessuto di sostegno dei tuboli ghiandolari si ha un gran nuniero di lilire nervose, ora provenienti dal plesso dello strato sottomucoso, ora invece dii'ettamente dai tronchi della tonaca muscolare esterna forniando pero spesso collutorali nel sottomucoso. Ad ogni modo le fibre nervose, arrivate nel connet- tivo delle ghiandole, si i-isolvono in ramuscoli secondari dando luogo ad una ricca rete nervosa a maglie fitte ed irregolari. Gli ultimi ramuscoli esilissimi e corti terminano appuntiti, ovvero con uno o piii palloncini. Tale complicato sistenia di fibrille trovasi in I'apporto con le fibre musccjlari liscie che provengono dai fasci di fibre muscolari del sottomucoso, e ciie a:rivano negli s[)azi intergliiandolari fin sotto I'epitelio. L'A. richiama poi speciale attenzione sulla presenza, alia base del plesso perighiandolare, di inviluppi intricatissimi di librille nervose: essi corri- sponderebbero a dei gangli del plesso di Auerbach: infatti in altri prepa- rati, nollo stesso punto si trovano cellule nervose piuttosto grosse, irre/tes con- stitiie un pMnomcne normal qui dans certaines circonsiances peid s'exa- gerer et prendre des proportions considerables. » Je n'ai pas cru devoir revenir sur la phagocytose au sujet de laqaelle je venais de traiter encore quelques lignes plus liaut. Dans le but d'eviter que dans la suite pareille objection ne mefut encore faite en guise de refutation et a I'effet de revendiquer hautement la responsabilite de mes resultats, j'ai ajoutd avec empressement ces quelques mots a la conclusion de la 2.^ edition (dont le bon-a-tirer n'avait pas encore etd livre au moment ou la note de Carazzi m'est parvenue) : « Cette sortie est souvent accompagnee de lesions (ecar- icmcnt on erosion des cellides) dans les epitheliums tant muqucux que tegumentaircs. » Ne voulant pas abuser de I'liospitalite qui m'a etc accordee avec tant d'empressement par la Eedaction de cette Revue, je me con- tenterai de ce qui precede en guise de reponse a la critique du Dr. Carazzi. Je termine en exprimant I'espoir de voir paraitre sous pen le travail proniis par cet auteuv sur les lluitres vertes et dont la lecture, d'apres lui, me convaincra de I'erreur de mon in- terpretation. Gand, Juillet 1895. ]\[on manuscrit etait deja entre les mains de la Kedaction du Monitore Zoologico lialiano quand j'ai eu communication d'une note publico dans Nature (9 Mai) par E. K a y L a n k e s t e r. li& celebre professeur d'Oxford repons a ce que la note de Carazzi contient de desobligeant pour lui. Apres avoir dit que cet auteur a avance nombre d'affirmations non fondees (« number of unsupported state- ments ») a propos de la phagocytose il I'accuse de ne pas etre au courant (ill-informed) de I'histologie et de la physiologic des mol- lusques. Si j'avais eu connaissance de cet article, j'eusse juge la prdsente rdponse superflue. Gand, 2 Aoiit 1895. — 179 - Del Gastrodiscus del cavallo e di alcuni Amfistomidi esotici poco conosciuti, con proposta di modificazione nella classazione degli Amfistomidi PEB IL DOTT. PROSPERO SONSINO (Con fiff.) Ricevutu il 24 Luglio 1895. E vietata la riproduzione. Ill una lettera indirizzatami dal Prof. K. Leiickart in data del 2 Febbraio 1877 per darmv la sua determinazione del grosso trematode da me trovato nel cavallo, pochi mesi innanzi (6 Agosto 1876) a Zagazig in Egitto, e clie egli mi annunziava di meritare di essere distinto in nuovo genere sotto la denominazione binaria di Gastrodiscus pohjmastos^ I'illustre zoologo aggiungeva die, del resto, per la conformazione interna ed esterna, esso si accorda benissimo cogli amfistomidi, frequenti, sotto forme disparate, nei grossi erbivori dei paesi caldi: (lessen Arten vielfacli hesonders in wdrmern Gependen, bci grosser Fflansenfressern gefunden iverdcn. Innanzi tutto prendo questa occasione per dire che dopo matura riflessione e avuto riguardo all'ordine di successione dei diversi nomi imposti in breve spazio di tempo a detto entozoo, accettando il nome generico di Gastrodiscus come fu fatto da Cobb old, non posso adot- tare il nome specifico datogli da Leuckart, come neppure quello di Sonsinoi datogli in seguito dallo stesso Cob bo Id (") nell'Aprile 1877, perche trove che la preferenza per precedenza la deve avere il termine di Apgpptiacus con cui C o b b o 1 d d'accordo con me I'aveva innanzi designate. Infatti fino dal 20 Novembre 1876 egli mi scri- veva: « Your trematode is new to science and I propose to call provisionally Dij)Iostonmm Atgyptiaciim ». E in un articolo pubbli- cato nello stesso Veterinarian (Novembre 1876) ''^) conferma: « I have written to Dr. S o n s i n o, suggesting that the parasite should be provvisionally called Diplostoma Aegyptiaca. » Qui rammentero pure la denominazione di Cotylegaster cocldeariformis per dire ora che per errore fu riferito che il S i e b o 1 d avesse dichiarato che il trema- tode del cavallo era gia state descritto da lungo tempo, sotto que- st'ultima denominazione. Cosicche invano il Cobbold si diede a ]80 — rovistare gli annali della scienza per ricercare questo nome, clie infatti era stato solo allora creato per la nuova specie da Siebold, il quale iion sapeva delle precedent! determinazioni. Questo errore mi fu chiarito dallo stesso Prof. Siebold con lettera del 4 Maggio 1877, nella quale chicdendomi clie io iacessi ricerca di questo verme e clie glie ne mandassi nuovi esemplari, senza sapere che era io che Tavevo fatto conoscere per primo all'egregio dottor Zu colli netti, allora ispettore veterinario del Basso Egitto (^), da cui egli aveva avuto indi- rettaraente tre esemplari contenuti e trovati in una bottiglia dove erano mescolati insieme diverse specie di entozoi di cavallo, il Prof. Siebold mi soriveva : « Io dovetti ritenere questo parassita per un trematode rimasto finora ignoto, e gli diedi il nome di Cotylegaster cocTdeari- formis, formancio esso una specie particolare, la quale si distingue per un cotile sproporzionatamente grande al ventre, cosiccbe 1' intero animale somiglia ad un cucchiaio a corto manico ». Cosl credo che la specie debbarimanei'e scientificamente determinata per Gastrodiscus (Leuckart) Aegyptiaciis Cobb.eSons. E godo di vedere che questa designazione, la quale lia il vaiitaggio di rammentare il paese da dove questo importante verme fu per la prima volta segnalato agli scienziati, sia stata ora adottata dal Prof, llailliet nella seconda edizione recente deirapprezzatissimo e veramente classico suo Traite de soohfjie medicale et agricole. Ma Leuckart fu innanzi tutti il primo a riconoscere i veri ca- ratteri del trematode. Infatti dalla forma appunto di disco concavo-con- vesso prolungantesi in una parte anteriore a guisa di manico, egli ne rilevo la carattcristica generica cui diede il nome di Gastrodiscus; dando per caratteri specifici I'averc la faringe due tasche muscolose laterali, come il Biplodiscus suhdavatns Diesing, e il poesedere la supcrficie ventrale del disco un gran uumero di papillc ventosiformi. Karoly Lejtenyi ne studio in seguito, nel 1880 '^^1, piu minuta- mente la sua anatomia, con esemplari fornitigli da me. I caratteri del verme si possono compendiare ora coUe seguenti parole : Gastrodiscus Acgifptiacus Cobb, e Sons. Lunghezza sino a IG mm. Larghczza sino a 10 mm. Color rosso carnicino. Corpo costituito da un disco ventrale concavo-oonvesso provvisto nella concavita ven- trale di minutissime papille ventosiformi, e prolungantesi anterior- mente in un peduncolo cefalico cilindroide che all'estremo termi- nale ofFre ia bocca (Fig. 3). Ventosa posteriore piccola, subterminale. Faringe provvista di due diverticoli laterali a forma di tasche mu- scolose. Cii'chi int<'stinali lunghi e aemplici. Orifizi genitali alia - 181 parte anteriore del disco, sotto una parte incavata del suo bordo. Due testicoli lobati, asimmetrici, lateral!. Ovario piccolo, posteriore, al lato sinistro deU'iitero che e longitudinale; vitellogeni sottili, laterali, a grappolo, e estesi daU'estremo posteriore airestremo ante- riore del disco. I grossi erbivori a cui il Prof. L e u c k a r t alludeva nella sua lettera sono I'elefante, il cavallo e il tapiro ; i due prirai animali avendo in India offerto degli amfistomi di forme assai diverse dal comune AmpMstoynum conicum cosmopolita nei ruminanti , e il Tapinis americanus avendo per parassiti due specie pure per forma non coraune, scoperte da N a 1 1 e r e r nel Brasile e descritte da D i e s i n g '^l Quando pero il L e u c k a r t scriveva quella lettera egli probabil- mente non conosceva ancora un amfistoma di altra provenienza e che per forma si avvicina piii d'ogni altro al nostro Gastrodiscus, cosicche si puo dire die il grande Zoologo al primo esame del Grastrodiscus, intui per cosi dire che attorno aquesto tipo nuovo si sarebbero dovuti ripor- tare in seguito anche altre forme da lui sin allora sconosciute. Infatti fa soltanto nello stesso 1876 che Lewis e Mac Connell f^) annunziavano un amfistoma dell'iiomo sin allora passato inosservato, ma che si trovava gia da lungo tempo nel Medical College Museum di Calcutta, Amphistomiim che ha tutta la parvenza del Gastrodiscus-, se si ecoettui la mancanza delle papille ventosiformi nel disco. Dopo la lettera di Leuckart, e I'annunzio d.QWA.hominis.io rimasi per lungo tempo desideroso di fare conoscenza coi nuovi tre- raatodi che offrivano forme di transizioni tra il comune A. conicum e il Gastrodiscus del cavallo dei paesi caldi, il quale coll'andare del tempo fu trovato negli equini non solo in altre parti dell'Affrica (Senegambia) ma anohe a Cuba, e in Asia nell'Assam. Fu soltanto nel 1891 visitando il Museo Hunteriano, nel quale si trova ora la collezione degli elminti lasciati dal defunto Prof. T. S. Cob- bold, che potei fare conoscenza tanto dell' .4. hominis quanto degli altri Amfistomi di cavallo e di elefante, cui alludeva la let- tera del Leuckart. E in una successiva visita fatta a Londra nel 1893, il conservatore dello stesso Museo, Prof. Steward, con estrema cortesia, per cui sento debito di esprimergli tutta la mia riconoscenza, voile favorirmi con qualche esemplare di alcuni degli stessi Amfistomi, e cosi mi mise in grado di fare parola ora dei raedesimi e di darne la figura per mostrare come per progressive transizioni si arrivi alia forma del G. Aegfjptiacus che e veramente M. z. 2 — 182 - la piu differenziata, e che ha servito cosi di tipo ad un genere nuovo di Amfistomide. Stante per6 lo scarso numero degli esemplari che ho in mano, io non ho potuto servirmene per studiare la loro ana- tomia e quindi non posse dare di ciascuna specie tiitti i caratteri anato- mici, i quali sareLbe necessario studiare per determinare con precisione il posto che spetta a ciascuna specie nella classificazione zoologica. II mio c6mpito attuale e il confronto delle forme esteriori loro, per raostrare le gradazioni di passaggio che ravvicina I'una all'altra specie. Amphistomum Haukesi Cobb old [Fig. 1] e Amphistomum CoJ- linsi Cobb. [Fig. 2]. — Ij^ Amphistomum Haukesi ha color rosso carnicino come generalmente tutti gli Amfistomidi di mammiferi. Lun- ghezza circa 10 mm., larghezza circa 6 mm. Corpo allungato, con- vesso pianeggiante, senza peduncolo distinto, con leggiere striscie trasverse e coU'estremo anteriore ristretto, ma ottuso e I'estremo posteriore arrotondato. Bocca terminale e circolare. Superficie ven- trale spesso alquanto depressa verso il centro, dando cosi apparenza di superficiale escavazione, con due leggiere prominenze laterali cor- rispondeuti probabilmente alle due masse testicolari. Ventosa poste- riore subterminale, larga, circolare con margine grosso e con cavita liscia. Papilla genitale piccola a mezza distanza tra la bocca e il margine superiore della ventosa posteriore. h^ Amphistomum Haukesi e conosciuto ab antico sotto il nome verna- oolo di Masuri nell'India, col quale nome pero si confonde general- mente con altri Amfistomidi. Trovato da Hauk e s nell'elefante, dove vive nell'intestino crasso, quando si trova in gran numero e, secondo Haukes, causa d' irritazione intestinale ed evidentemente dispone I'elefante a ingoUare terra, la quale concorre a purgarlo e a fare espel- lere gli stessi verroi; ma quando la terra e presa in quantita. spesso si accumula per inerzia intestinale nelle stesse intestina in enorme quantita t^'. Jj Amphistomum Haukesi si trova anche nel cavallo in India e come parassita di quest'ultimo animale era stato innanzi designate da C 0 b b 0 1 d come Amphistomum Collinsi var. Stanleiji. Ma nell'ul- timo suo lavoro sui parassiti dell'elefante '''' Cob bold identifica sotto un sol nome, i vermi provenienti dai due differenti erbivori. Lo stesso A. Collinsi del cavallo, lungo circa 7 mm. e largo circa 5 mm., assai piu piccolo perci6 dell'A Haukesi, lo assomigiia per6 tanto per ;ispetto e forma che si e tentati di ritenerlo come una varieta piu piccola di esso. Per6 6 solo lo studio anatomico che potra 183 - mettere in evidenza se si tratti di una sola specie, o di due diffe- renti specie come pare continuasse a ritenere Cobb old '^^', Ampliistomum ornatum Cob bo Id. — Piu ancora che i due prece- denti Auifistomidi si avvicina al nostro Gastrodiscus^ VA. ornatum di oui da il contorno ingrandito il Cobbold nella sua importante me- moria sui parassiti dell'elefante (^^). Perche se rilevo bene dalla stessa figura esso oflfre una differenziazione nell'estremo anteriore che ac- cenna al manico del cucchiaio che si trova meglio sviluppato solo nel Gasirodiscus. Dei resto VA. ornatum che vive pure nell' intestine AQWElephas indicus, lungo circa 6 a 7 mm., assomiglia molto ai due Amfistomidi precedenti. Tutti e tre questi Amfistomidi mi pare meritino di essere riferiti ad un genere distinto, che starebbe appunto tra il genere Amiiihi- stomum e il genere Gastrodiscus. A questo nuovo genere do il nome di Pseudodiscus, aocennando essi appena una forma che soltanto si fa bene distinta nel Gastrodiscus. Piu avanti parlando della classa- zione degli Amfistomidi daro i caratteri del genere stesso. Amphistomuni liominis. — Infine la maggiore affinita di conformazione esterna e interna si trova come abbiamo detto tra V Amphistomum hominis e il Gastrodiscus Aegyptiacus. Per quelle che e conform; ^ione esterna tutti e due provvisti di disco ventrale con manico [Fig. 6 e Fig. 3] differiscono sole nell'avere lo stesso disco provvisto o no delle papille ventosifermi. Per quelle che e conformazione interna pure vi e grande rassemiglianza tra le due specie come si puo rilevare dalla figura dell'anfistoma dell'uome data da L e w i s e M a c C e n n e 1 1 f^) e ripredotta nella Zoologie medicate di R. Blanc hard, la quale rappresenta una sezione longitudinale del verme. Sole da quella figura pare si possa rilevare che V Ampliistomum liominis avrebbe pece distinte, se pure esistono, le tasche laterali faringee; gli orifizi genitali seno a meta del manico, invece di essere sette il berdo ante- riore del disco, e i testiceli che pure debbene essere due, sono situati une dietre I'altro invece che lateralmente, caratteri tutti che per me non hanne che un valore specifice e che quindi non impediscene di mettere, come ie proponge, e faro d'era innanzi, nel genere Gastro- discus lo stesso Ampliistomum liominis. Gia il Prof. Leuckart aveva accennato la oppertunita di riportare 1'^. liominis al genere Gastro- discus. Egli pero continue a lasciargli il norae generico antico, notande che nella sua opera la parte sistematica avende un' im- pert^nza di seconde ordine non trevava necessarie in essa di farsi iniziatore della mutazione di nome generico f'^^'. - 184 - (^ntinuando nei confrouti tra le affinita di questi ed altri Ain- fistomidi esotici non posso non fare menzione dell'^. papillatttm pure deU'elefante, il quale nonostante che debba essere niantenuto nel genere Amphistomum s^r. se«5?<, colla sua ventosa posteriore assai grande, tuttoche terminale, accenna ad un passaggio agli Amfisto- inidi provvisti di disco ventrale e per le nuraerose, ma semplici pa- pille di cui e [Fig. 4 c 5] guemita la superficie interna della stessa ventosa posteriore, offre un principio della difTerenziazione che nel Gaslrodiscus Aegyptiacus si presenta piii spiegata coUa presenza di altrettante papille ventosiformi. Ne, sempre in via di confronto, va trascurata la specie cono- sciuta da lungo tempo sotto il nonie di A. suhtriqnetrum 11. albergante in America nel Castor fiber e del quale sono pure in grado di dare un disegno (Fig. 7) per averne esemplare favoritomi dalla genti- tilezza del chiariss. Prof. M o b i u s Direttore del Museo Zoologico di Berlino per mezzo del sao coadiutore egregio Sig. Dott. A. Collin. Come si rileva dalla Figura 7 V AmpJmtomnm suhtriqnetrum come 1^4, papillatum si avvicina assai piii per la sua forma al comune A. conicum che non gli amfistomidi asiatici innanzi contemplati e riferiti ai generi Pseudodisciis e Gastrodiscus, va percio conservato nel genere Amijhistomum; senonche esso offre una transizione verso Tultimo noniinato genere coUa sua ventosa posteriore assai allargata e che dista daU'estremo posteriore piu che non nell'^. conicum dove e terminale. Non voglio e non posso qui estendere i miei confront! con altri ainfistomi esotici e rari che non ho mai visto, come VAmphistomum asperum Dies, e A. piriforme Dies, tutti due del Tapirus amcricamis, V Amphistonmm giganteum del peccari (1), I'^l. explanatiim Creplin e V A. hoilirioplioron Braun, I'uno e I'altro provenienti dallo Zebra, e rultimo dei quali per quelle che ne dice R a i 1 1 i e t, e come nota questo Autore, offrirebbe un rudimento della borsa caratteristica del genere Gastrothylax '~". Per la stessa ragione, e anche per de- siderio di brevita, non posso entrare in particolari di altre specie esotiche che pure rientrano nella detta famiglia degli Ampin- stomidae, come quelle riferibili ai generi Homdlogaster e Gastrotliylax stabiliti da P o i r i e r, e nelle quali si potrebbero riscontrare par- ticolarita che richiamino ora una, ora un' altra differenziazione di quelle gia notate nel confronto fatto. Tuttavia accennero che il ge- nere Ilomalogaster P o i r i e r comprendente, per quanto sappia, siyora due sole specie, cioe Ilomalogaster Paloniae Poir. dello zebra, e Ho- - 185 - malogaster Foirieri Griard e BiUet'^^) pure del bove toncliinese, offrirebbe anello di transizione tra il genere AmpJiistomuni e il genere Gastrodiscus. Infatti al primo si avvicinerebbe per la ventosa po- steriore terminale, con quest'ultimo invcce avrebbe di comune la fa- ringe con tasche muscolose laterali, e la faccia ventrale clie tuttoche non differenziata in disco, ma pianeggiante, e cosparsa pero di papille, E queste papille tuttoclie alio stato di riposo non siano apparen- temente ventosiformi, servono, secondo Poirier, senza alcun dub- bio ad uso di piccole ventose, la loro parte terminale potendo rien- trare in se stessa sotto I'azione di muscoli speciali, Invece il ge- nere GastrothjJax Poirier di cui si conoscono tre specie tutte tre pure dello zebra, G. eJongaium Poirier, G. Cohboldii Poirier e I'antico Amphisiomwn crumenifenmi C r e p 1 i n ora dallo stesso Poirier riferito al suo nuovo genere, offrirebbe tale differen- ziazione da farlo allontanare ancora piu dal genere AmpJiistomum cbe non il Gastrodiscus^ perch^ invece di un disco ventrale offre una tasca pin o meno estesa nella faccia ventrale e aprentesi con una fessura verso la ventosa anteriore. Senza entrare in altri particolari su queste specie da me non viste, mi fondo a quanto ne dice il Prof. Poirier per i carat- teri loro, nel proporre ora una modificazione alia classazione degli Amphistomidae del M o n t i c e 1 1 i adottata ancbe dal Prof. R a i 1- 1 i e t. La classazione del Monticelli comprende cinque generi, cioe oltre i quattro nominati nella presente nota, il genere Diplodiscus rappresentato dal Diplodiscus suhclavatus D i e s i n g, entozoo co- mune negli anfibii, il quale mentre per la forma si accosta all'-^. conicum differisce pero dagli altri amfistomidi per avere la ven- tosa posteriore con una elevazione centrale incavata e per avere la faringe coUe tasche laterali e un solo testicolo ('''J. Jo agginngo un sesto genere sotto il nome di Pseiidodiscus e invece di fondare una suddivisione della subfamiglia sulla presenza o assenza di tasche laterali faringee che fa suggerita dallo stesso Poirier e adot- tata nella classazione di Monticelli, carattere questo di faringe semplice, o a diverticoli, che riguardo come semplicemente specifico 0 tutto al pill generico, baso la suddivisione sul possedere i generi uno 0 due testicoli ; e dispongo i cinque generi possedenti due testi- coli in ordine tale da offrire le transizioni per cui dalla forma conica si passa alia forma di disco, o alia forma piii complicata prov vista di borsa ventrale. 186 Nuova classificasione delta suhfamiglia AmpJiistomidae Monticelli. Corpo allnngato piu o meno raccolto, dalla forma conoide alia forma di disco con peduncolo, con o senza tasca ventrale. Ventosa anteriore piuttoslo piccola. Ventosa posteriore terrainale, o subterminale piu grande. Intestino bifido. Aper- ture genitali sulk faccia ventralo nel terzo anteriore del corpo, lungo la linea mediana. — Vivono alio stato adulto parassiti nei vertebrati. Sviluppo con ge- nerazione alternante per quanto ne sappiamo. Amphistomidae Monticelli. — Saggio di una raorfologia dei Trematodi. — Napoli 1888, p. 103. I. Con un solo testicolo: a) Corpo conoide raccolto, con ventosa posteriore grande terminale con una elevazione escavata nel mezzo. Faringe con doppia tasca muscolosa. Gen. DiPLODiscus D i e s i n g. — Syst. Helm. I, p. 318. II. Con due testicoli: a) Corpo conoide raccolto, con ventosa posteriore pinttosto piccola, semplice, circolare, terminale, o subterminale. Faringe semplice. Gen. Amphistomum E. (Ex parte) — Entoz. Hist. II, p. 349. b) Corpo allungato, convesso pianeggiante, senza manico anteriore distinto. Ventosa posteriore subterminale piccola. Gen. PsEUDODiscus n. gen. c) Corpo appiattito, o fogliforme allungato colla faccia ventralo spesso co- spersa di papille. Ventosa posteriore mediana circolare subterminale. Faringe con doppia tasca muscolosa. Gen. IIoMALOGASTER Poiricr. — Bull. soc. Phyl. Paris, III, p. 74. (?) Corpo costituito da un peduncolo cilindroide anteriore e da un disco concavo-convesso, colla sua superficie ventrale fornita o no di papille ventosiformi. Gen. Gastrodiscds Leuckart. — In Cobbold. Veterinarian, 1877. e) Corpo allungato con tasca ventrale, la cui apertura 6 verso la parte anteriore del corpo e presenta gli orifizi genitali un poco indietro al- I'apertura stessa. Faringe semplice. Gen. Gasteothylax. Poir. — Bull. soc. Phyl. Paris, T. Ill, p. 76. Pisa, 22 Luglio 1895. -- 187 - SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. 1. Amphistomum (Pseudodiscus) Haukesi. Cobb. — 2. Amphistomum (Pseudodiscus) Collinsi. Cobb. — 3. Gastrodiscus Aegyptiacus Cobb, e Sons. — 4. Amphistomum papillatum Cobb. — 5. Am'phistom.um papillatum maggiormente ingrandito per mettere in evidenza le papille della superflcie interna della ventosa posteriore. 6. Amphistomum {Gastrodiscus) hominis Lewis e Mac-Connel. — 7. Amphistomum. sublriquetrum R. — - 188 — LETTEBA TURA (1) Anno 1839? Diesing. - In Ann. d. Wien Museum II, 236 Taf. XX e I, 248 Taf. XXIII (non consultato, ma trovato citato nel Systema hel- mirdlium dello stesso Autore, senza indicazione deli'annata). (2) 1875. Cobbold. — On the distruction of elephants by parasites, with remarks on two new species of entozoa and on tlie so called earth-eating habits of elephants and horses in India. « Veterinarian » Oct. 1875. (3) 1875. Cobbold. — Further remarks on parasites from the horse and elephant, witli a notice of new amphistomes from the ox. Veterinarian. Nov. 1875. (4) 1876. Cobbold. — The Egyptian horse plague in relatidn to the question of parasitism. Veterinarian. Nov. 187(5. (5) 1876. T. R. Lewis and J. F. P. Mac Connell, Amphistoma hominis: n. sp. A new parasite affecting man. Proced. of the Asiatic Society of Bengal, p. 182, 1876 (non consultato). (6) 1877. Son si no. — On the entozoa of the horse in relation to the late Egyp- tian equine plague. Veterinarian. Feb. e March 1877. (7) 1877. Cobbold. — Description of the new equine fluke (Gastrodiscus Son- sinoi) Yeterinarian. April 1877. (8) 1877. Zucchinetti. — Relazione suUa epizoozia equina egiziana del 1876. Alessandria 1877. (9) 1879. Cobbold. — Parasites; a treatise on the entozoa of man and animals including some account of the ectozoa. London 1879. (10) 1880. Lojtenyi Karoly. — Ueber den bau (\qs G-astrodiscus jjolijmastos Leuckart. Mit drei Tafeln. Frankfurt a R. 1880 (Abdruck aus den Abhandl. d. Senckemb. naturf. Gesellsch. XII Bd. (11) 1882. Cobbold. — The parasites of elephants. Reprinted from the Transac- tions of the Linnean Society of London. London 1882. (12) 1882. Perroncito. — I parassiti dell'uomo c degli animali. Milano 1882, p. 286 e seg. (13) 1883. Poi rier J. — Description d'helminthes nouveaux do Palonia frontalis in BulL Soc. Phil. Paris (7) 27, pag. 73-80. PI. H. (14) 1888. Monticelli. — Saggio di una morfologia del trematodi. Napoli 1883. (15) 1889. Blanchar d. — Traite de zoologic mMicale. Paris 1889. Tom. 1, p. 633. (16) 1891. Collin. — Einige Parasiten aus deui Darm des Zebra (Gastrophilus, Gastrodiscns and Taenia). In Sitzungs. Bericht des Gesollschaft natur- forschender Freunde zu Berlin, 1891. (17) 1892. Railliet A. — Sur les Amphistomes des animaax domestiques dn Tonkin. Compte rondus Soc. do biologie (9) IV, p. 633, 1892. (18) 1892. Giard et A. Billet. — Sur quelques Tr^matodes parasites des boeufs da Tonkin. Compte rendus Soc. de biologic (9) IV, p. 613, 1892. (19) 1892. Looss. — Ueber Amphistomum siibclavatum Ru:J. uni seine Ent- wicklung mit Tafeln und Figur in Text. (In Festschrift zum siebenzigsten Goburtstage Kudolpf Leuckart s. Leipzig 1892). (20) 1893. Leuckart. — Die parasiten des menschen und die von ihren lierzii- hrenden krankheiten I Band, 5 Lieferung, 1893. (21) 1895. Railliet. — Trait6 de zoologio medicale et agricole. 2.'"e ed., Paris 1895. Famille des Amphistomid^s h p. 376 et suivantes. - 189 - Sulla denominazione di « Panceria arenaria n. sp. NO T A DEL DOTT. PROSPERO SONSINO Sento il dovere d'informare il lettore die la Panceria arenaria da me descritta nella mia memoria precedentemente pubblicata nel Moni- tore Zoologico (fasoicolo 6" del Griugno passato) corrisponde ed h la stessa specie della Taenia Varani Stossich (in Notizie ehnintologiche, Trieste, 1895). Naturalmente per precedenza di pubblicazione, il nome specifico dato alia specie dallo Stossich ha diritto a priorita. Pero faccio osservare che il termiue di arenaria sia preferibile, come quelle che accenna particolarmente alia specie di Varaiio in cui il teniade stesso fu trovato, trattandosi che i due Varani vivono in condizioni troppo diverse per offrire gli stessi parassiti, e che lo stesso Varanus arenarius da molti zoologi e riportato ad altro genere, per cui il termine Varani accennerebbe piuttosto al Varanus Niloticus che al Varanus, o Tubinamhis arenarius. Credo perci6 che anche al Prof. Stossich non dispiacera di adottare la denomi- nazione di Panceria arenaria per questa specie da lui per primo annunziata al mondo scientifico, non potendo del resto in qualunque modo avere egli difficolta all'adozione del nuovo termine generico. 31 Luglio 1895. Gabinello di Analomia normale della Scuola Zooialrica della R. Inlvcrsil^ di Pisa DIRETTO DAIi CAV. PROP. LuiGI LoMBARDINI Sopra la distribuzione e terminazione del nervi nei Cotiledoni dell' utero della Pecora. NOTA DEL DOTT. GIUSEPPE SPAMPANI (Con 2 fig.) Ricevuta il 5 Lugflio 1895. E vietata la riproduzioue. Bando un rapido sguardo al passato, senza tener conto degli studii sui nervi dell'utero fatti quando non eravamo ancora venuti in possesso dei moderni metodi preziosi per la fina anatomia del M. z. § 3 — 190 - sistema nervoso, gia Patenko'^', servendosi del Cloruro di oro ed acido osraico, Borde'^), seguendo il raetodo diEhrlich, e I'Herff (3) descrissero ramificazioni nervose, intrecciantesi a rete, specialmente nello strato muscolare delle pareti dell'iitero e nella membrana che sta sotto le glandule e neU'epitelio glandulare. Ai nervi dello strato inuccoso o non fu accennato o non result6 (B o rd e) che questi, alio stato di riposo, invadessero le muccoso. AU'ultimo Congresso medico internazionale. tenutosi in Homa neU'anno scorso dal 29 Maggio al 5 Aprile, farono fatte due iiu- portanti comunicazioni su qnesto argoniento dal Dott. Innocente Clivio(4) e dal Uott. Gawronsky di Charkoffi^i. Le loro osservazioni furono fatte su uteri di altri animali (cagne, conigli, femmine di topi bianclii, cavie) e di donna e bambine neo- nate, e non in punti specializzati ; pure son lieto che nella generalita combinino con le osservazioni die io ho potuto fare in punti spe- cializzati dell'utero della Pecora, quali sono i cotiledoni, destinati a svilupparsi e a divenire nella gravidanza sede precipua degli scambii materiali fra la mad re e il feto. Nella Pecora, come nella Vacca, I'utero ha nella sua cavita tanti piccoli rilievi perfettamente rotondi neU'eta giovanissima, della gran- dezza oscillante fra quella di un chicco di panico e quella di una veccia, detti cotiledoni. NeU'eta giovanissima, giacche coU'andare del tempo sparisce gradatamente la loro convessita superiore e laddove questa si trovava, si manifesta una depressione circolare piu o meno pronunziata, tutt'attorno circondata da un orlo rilevato, onde a questo stadio furon detti Cotiledoni a tazza (^', acetahula degli antichi. Affine di scoprire le ultime ramificazioni dei nervi che, prove- nienti dal plesso pelvico e dal plesso ovarico, decorrono nell'utero e piu specialmente in questi punti di una struttura speciale, dotati della maggiore attivita nella gestazione, mi sono servito del me- todo del G 0 1 g i , fondato esclusivamente sull'azione dei Bicromati (1) Th. Patenko. Ueber die NerveneudiguDg-en la der Uterinschlelmhaut des Men- schen. Centnilblatt fiir Gyii. N. 19. 1830. (2) Bordc. Sul modo di distribuirsi e termiuare delle fibre nervoae nell'utero di al- cunl mammiferi. Nota preventiva. Riforma medica, N. 7. 1888. i'S) Herff . Ueber das anatomische Ilerbalten der Nerven in dem Uterus und in den Ovarlen des Menscben. Munch. Med. Wocbeuscbrift. N. 4. 1892. (4) Contributo alia conoscenzv delle terminazioni nervose dell'utero. Pavia, Tipografla Cooperativa, 1894. (5) Dott. Gawronsky di Cbarkoff. Annali di Osletricia e GinecoJogia. Mag-gfio, 1894. {G\ Q. 13. Ercolani. Sulla parto, che hanno le glandule otricolari deirutero nella formazione della porzione placentare materna. - 191 - e del Nitrato di argento, del metodo rapido dello stesso G o 1 g i , in cui airazione del Bicromato si aggiunge anclie quella dell'acido osmico, e del metodo rapido del Golgi modificato leggermente da S. R. Cajal. I preparati fiirono fatti su uteri non gravidi di Peoora adulta e su uteri di Agnellina dell'eta di un mese circa. In tiitti i casi tolti gli uteri a questi animali appena uccisi, dopo poche ore ne furou fatti tauti piccoli pezzetti, che al piii comprendevano 4 o 5 cotiledoni e furon posti ad indarire nei liquid! croraici. Col primo metodo, cioe col bicromato al 3 "/^ (usai anche del- I'ordinario liquido del M ti 1 1 e r) li tenni ad indurire da 30 a 35 giorni nella stagione fredda, da 10 a 20 quando la temperatura oscillava sui 15°. Col metodo rapido del G-olgi ve li tenni 5-10 giorni, e con quelle rapido del Grolgi modificato da R. Cajal da 2-4 a 3G a 48 ore al piu, come e consigliato. Avanti di passare i pezzi nella soluzione di Nitrato di argento li lavavo sempre bene, a piu riprese con acqua distillata, e le so- luzioni di nitrato di argento adoperate, le quali solevo oambiare spesso, furono al 0,50 "/^ per le prime 24 ore, al 0,70 in seguito. Dopo 48 ore, al piu presto, di perraanenza dei pezzi nella soluzione argentica, facevo le prime sezioni e per evitare le eventuali alterazioni, che avrebbero potuto sopraggiungere coi varii metodi d' inclublone, facevo i tagli sempre a mano libera sui pezzi appena tolti dalla soluzione di nitrato di argento. Passavo le sezioni per mezz'ora o tre quarti d'ora nell'alcole a 98", quindi poclii minuti neiralcole assoluto e da questo nell'olio essenziale di Garofani o di Bergamotto, dove non li tenevo ])iu di mezz'ora, Portate le sezioni sui portog- getti e tolto I'olio col Xilolo, mi servivo per includerle della gomma Damar sciolta nel Xilolo, senza coprirle col vetrino coprioggetti. Osservando la Fig. I, rappresentante esattaraente una sezione perpendicolare alia superficie dell'utero della Pecora in corrispondenza del centro di un cotiledone, vediamo che lo strato esterno a si corn- pone di fibre longitudinali e di fibre trasversali, di cui le prime fornumo una lamina sottile unita internamente col peritoneo, Poi abbiamo in b uno strato, in cui ai t'asci di tessuto muscolare liscio decorrenti in varie direzioni, si aggiungono fasci di tessuto congiun- tivo contornante vasi pin o meno numerosi e di calibro notevole. Procedendo verso 1' interne abbiamo in c uno strato assai spesso di tessuto muscolare di cellule, che si riuniscono a iasci decorrenti nella massima parte in direzione orizzontale, circolarmente al corpo e alle - 192 — corna uterine, quasi sempre parallelamente alls due superficie del- I'utero. Seguitando si presenta (d) lo strato delle glandule otricolari, contornate da numerosi fasci di tessuto connettivo areolare lasso. Infine il tessuto proprio del cotiledone (e), il qual tessuto resulta di numerose cellule conservanti la forma embrionaria, con grandi nu- clei, fra le quali decorrono numerosi vasi (?^), die sono destinati a moltiplioarsi durante la gestazione; quindi Tepitelio cilindrico (/")'''. Negli strati esterni a e h, e specialmeute nel piu esterno a, pare che siano mancanti o rare le diramazioni nervose, o almeno die dif- ficilmente si possano ottenere colorate. Nello strato muscolare suc- cessivo al contrario abbiamo in gran iiumero fasci nervosi cbe s'ir- radiano in varii sensi. Le fibre, di cui questi fasci sono formati si intrecciano diversamente nel loro percorso, ramificandosi sempre con disposizione dicotomica, a angolo molto aperto ; e queste ramifica- zioni si portano verso i rami, cbe emanano dai fasci vicini venendo cosi a formare un fine reticolo : i filamenti pero cbe variamente in- trecciandosi vengono a costituirlo, raramente si anatomizzano, ma, in generale, s'incrociano senza fondersi, e molte volte senza venire a contatto reciproco. Negli animali giovani, tanto le fibre dei fasci nervosi, cbe le fibrille si presentano molto tortuose e varicose (Fig. I) ; mentre questa tortuosita e varicosita sparisce, o almeno dirainuisce molto, negli animali adulti (Fig. II). In tutti i casi pero in questo strato muscolare e nel successivo delle glandule otricolari abbiamo una maggior tortuosita, in certi punti quasi da raggiungere I'aspetto a zig-zag, delle fibre e fibrille di quella cbe, non si riscontri avvicinandosi alia superficie, nel tes- suto proprio del cotiledone. In mezzo a questo intreccio di fibre si trovano corpuscoli nodali (c n) e corpi di maggior volume (n) con forme svariate die somigliano le piccole cellule nervose centrali. Dallo strato muscolare (c) si staccano dei plessi di fibre e delle fibrille e in maggioro o minore quantita s'insinuano fra gland u la e glandula nel tessuto connettivo interglandulare, si diramano, s' in- trecciano coUe raraificazioni vicine e cosi vengono a formare appa- rentemente un' intreccio di fasci di fibre e di fibrille, intreccio per6 (1) Quella deacrizioue fatla qui a gr.imli linee, si trovera completa e dettajjliata in un lavoro sulla Placenta, l.ivoro gia iu corso di stampa e cbe fra breve pubblicher^ il mio illustre maestro Prof. Luig'i Lombardiiii, il quale mi 6 statu largo di consig-li ed a cui percio porgo i piu vivi ringraziameuti. — 19S ^ -^ «" <5. «. ^^^v-/-^ - 194 molto pill lasso che nel tessuto muscolare, Quando un fascio, una fibra, una fibrilla arriva ad imbattersi in una glandula otricolare le gira attoino. Non vi e direzione deterniinata per qiieste ramificazioni nervose, ma pur decorrendo nelle piii svariate direzioni e andando rette o ripiegandosi sopra se stesse si possono benissimo, in molti preparati, seguire isolate o a fasci dallo strato plessiforrae (c), attra- verso alio strato glandulare, fino al tessuto proprio del cotiledone. In questo tessuto del cotiledone con varie direzioni, ma per la massima parte perpendicolarmente alia superficie del cotiledone stesso o pill 0 meno inclinati decorrono i filamenti nervosi, in generale unici, ora invece a due, a tre, quasi a contatto, parallelamente fra loro. Ad un certo punto del loro percorso alcuni filamenti principali sono interrotti da rigonfiamenti di grandezza variabile della forma a guisa di fuso (n. 1) se si trovano in un filamento unico; della forma piramidale (n. 2) se, pur trovandosi sul percorso di un filamento unico, dal lato opposto del rigonfiamento, si staccliino due filamenti : della forma poligonale (n, 3) se si trovano sul percorso di due filamenti quasi paralleli e pur due filamenti paralleli ne seguitino o si stac- chino superiormente (Fig. II). Questi rigonfiamenti, cbe si trovano costanti e in quasi tutti i filamenti di maggior volume nel cotiledone, sebbene se ne trovino anche sparsi (pero di grandezza minore) negli strati muscolare e glan- dulare, io credo che, con tutta verosimiglianza, si debbano considerare vere cellule nervose, come quelle descritte dal Prof. F u s a r i nel parencliima della milza del Mits decnrnanus e del vitello, giaccbe a quelle corrispondono sia per la forma, come per la grandezza e di- sposizione. Cellule simiglianti furono descritte anche dal C 1 i v i o nella por- zione media del collo dell'iitero : ma non avendone constatato il ca- rattere principale che e la presenza del prolnngamento nervoso, am- mise che potessero anche non essere cellule nervose. Queste cellule si trovano sempre quasi al centro del cotiledone; di ([ui seguitano i filamenti in maggiore o minor numero emanenti da queste e dopo un percorso piu o meno lungo, piu o meno retto o tortaoso si terminano, sia liberamente in vicinanza deU'epitelio op- pure in modo particolare, che e dcgno di nota. In questo caso quasi all'estremita di questi filamenti si vede un corpuscolo (o) rotondeggiante della grandezza di un terzo delle cellule nervose sopradescritte, e da questo corpuscolo si partono due o tre piccoli filamenti, i quali si dividono dicotomicamente una o piu volte in filamenti sempre piu 195 — piccoli, sottili, decorrenti in varie direzioni, alcuni del quali ho po- tuto seguire fino all'epitelio, Anche fra questi corpuscoli e qiielli de- soritti dal Prof. F u s a r i nella milza, mi pare che debba esserci omo- logia. All'epitelio i piccoli ramucoli si terminano senz'altro appena giunti ovvero decorrono, piii o meno, lungo le pareti basali. Riassainendo, in una seziono perpendicolare di utero di pecora, ese- guita in corrispondenza del centre di un cotiledone (Fig. I), nella zona muscolare i nervi decorrono in grande abbondanza e facilniente scopri- bili, retti, iortuosi, lisci o varicosi, diramantisi in tutte le direzioni e intreceiantisi in modo da formare fitti reticoli, con corpuscoli nodali nel loro incontro (quando s' incontrano e si anastomizzano). In mezzo a questa rete sono non infrequenti altri corpi, die come i nervi si co- lorano in nero, di diametro maggiore dei corpuscoli nodali e della forma di vere cellule nervose centrali (w). Nello stato glandulare abbiamo pure fasci, fibre e fibrille nervose serpeggianti fra le glan- dule in tutte le direzioni. Infine nel tessuto proprio del cotiledone i filament! decorrono pure, insinuandosi fra cellula e cellula, in tutte le direzioni, ma in generale, piu retti: i piu grossi poi sono intersecati da un corpo (m) di grandezza maggiore di quelli descritti nello strato muscolare, con tutta I'apparenza di vere e proprie cellule nervose, certamente di elementi nervosi. Anche il Dott. Gawronsky neirutero e nella tuba nello strato proprio della muccosa descrive cellule nervose mul- tipolari (^'. Per le terminazioni poi un' importanza non piccola, mi pare, che debba darsi ai corpuscoli rotondeggianti dotati di filamenti sottili dicotomicamente ramificantisi con angolo mai retto, ma sempre vicino agli 80", corpuscoli in cui, come abbiamo visto, finiscono prima di terminarsi molti filamenti ed i maggiori, che alle cellule nervose sottostanti (se cellule veramente si possono dire) fanno seguito, o dalle cellule emanano. (1) Dott. Gawronsky (Charkoff). — SaUe terminazioni nervose e sul decorso dei uervi nei genitali femmenili. Anuali di Oatetricia e di Ginecologia. Mag-gio 1894. — 196 — Sulla presenza di nuove forme di terminazioni nervose nello strato papiilare e subpapillare della cute dell'uomo, con un contri- buto alio studio della struttura dei Corpuscoli del Meissner PEL DoTT. ANOELO UUFFINI Libero docente di Istologia normale neUa R. Universita di Bologna. (Secondii nota preveutiva) Ricevuta il 10 Ag'osto 1895. E proibita la riproduzione. Feci gia conoscere con una breve nota preventiva i primi risul- tati che ottenni dalle ricerclie, gia da tempo istituite, sul modo di terminare dei nervi nello strato papiilare e subpapillare della cute dell'uonio (^', Per avere gia da molti mesi condotte a termine queste mie ricerclie e non potendo 11 lavoro per esteso essere per ora pub- blicato a cagione delle numerose figure che lo accompagnano, cosi oggi credo cosa utile per me e per chi s' interessa in questo genere di ricerche fame un riassunto piii breve e cliiaro die mi sark pos- sibile, dispiacente di non poter corredare questa Nota di qualche figura, che sarebbe tanto necessaria a meglio comprendere i fatti che andr6 esponendo. Alia finezza e chiarezza delle reazioni da me eseguite col me- todo dell'Oro ed alle sezioni fatte a mano volante senza inclusione di sorta, io debbo la fortuna di avere messo in luce fatti del tutto nuovi, ed a mio credere molto interessanti, sul modo di terminare dei nervi nelle papille e nello strato subpapillare. Alia medesima cagione poi io attribuisco il fatto di avere potuto vedere I'intima struttura dei corpuscoli del Meissner: cosa che fino ad oggi non conoscevamo con tutta sicurezza, neppure dopo le ricerche del D o- giel 3ul medesimo argomento istituite colle colorazioni al bleu di metilene. (1) Ruff in i. — Sulla presenza dei nervi nelle papille VaBcolari della cute dell'uonjO. Rendic. d, H. Accad, dei Lincei, Vol. I, S, 5*, J892, ~ 197 - Gli ultimi risultati adunque di queste serie di ricerche ci hanno portato a conoscere : 1.° L'esistenza di ncrvi sulle papille vascolari ; 2.° L'esistenza di una finissima rete araielinica nello strato subpapillare; 3." II vero modo di comportarsi e di terminare della fibra ner- vosa neir interne dei corpuscoli del Meissner; 4.° L'esistenza, finalmente, tanto nelle papille tattili quanto in quelle vascolari, di una forma di terniinazione nervosa clie io chiarao: Fioccheiii papillari. I. — Nervi sulle papille vascolari. Le fibre nervose die vanno a terminare nelle papille vascolari promanano o dal plesso nervoso superficiale del derma o dalla rete aoiielinica subpapillare, clie piii avanti passeremo a descrivere, e penetrano nella papilla passando per la base del cono papillare. Allorclie i nervi delle papille vengono dalle fibre nervose del plesso superficiale, diventano amieli niche o poco prima d' immettersi nelle papille o subito dopo. II decorso cbe tengono nell'interno delle papille in rapporto all'ansa vascolare presenta diverse varieta, ma nella maggior parte dei casi si comportano come segue. Una 0 piu. fibre nervose penetrate dentro la papilla incominciano talvolta prestissimo e tal'altra molto in alto a descrivere dei giri pill 0 meno stretti attorno al capillare sanguigno, per modo clie qualcbe volta, quando c'loh il numero di fibre olie penetra nell'in- terno della papilla e rilevante, il capillare resta quasi completamente coperto agli occhi di cbi osserva. Cosi queste fibre nervose verreb- bero a comportarsi verso I'ansa vascolare poco diversamente dal modo onde i comuni viticci si comportano verso i ramoscelli di piante ai quali essi si abbarbicano ; da ci6 il nome di ierminasione ad anse avviticciate, clie a me piacque dare a questa specie di terminazioni nervose. In corrispondenza della ripiegatiira dell'ansa vascolare (cio6 verso I'estremo apicale del cono papillare) i fill nervosi si ripiegano ancb'essi, piii o meno addossati all'ansa vascolare, e si dirigono verso il punto d'entrata, verso la base cioe della papilla, Questo modo assai caratteristico di comportarsi di tali nervi, si osserva con tutta cliiarezza in quelle papille alle quali va un solo filamento nervoso. II modo ultimo di terminare di queste fibre nervose h vario. Ge- neralraente terminano con un rigonfiamento, situato piii o meno vi- - 198 — cino al capillare sanguigno, il quale pu6 essere rotondeggiante, a forma di piccola piastrina, arborescente ed a forma di coroncina. Delle varieta che presentano queste terminazioni nervose e di alcune particolarita di struttiira di minor conto h discorso nella me- raoria per csteso. L' interpretazione fanzionale che io ho creduto poter attribuire a questa specie di nervi, fondandomi esclusivamente sulla osserva- zione anatomica, h di presiedere alia fanzione vasomotoria dei vasi papillari. II. — Rete amielinica subpapillaee. La rete amielinica trovasi nello strato subpapillare, la ove il plesso vascolare superficiale costituisce anch'esso una spessa e com- plicata rete vascolare, e si origina da alcune fibre mieliniche del plesso nervoso superficiale. E fatta di sottilissime fibre pallide variamente intrecciate fra loro; queste sottili fibre non sono lisce, ma presentano a brevissimi intervalli delle varicosita rotondeggianti, per cui viste a forte ingran- dimento presentano I'aspetto di eleganti coroncine. Le fibre della rete amielinica finiscono in due maniere : o nel luogo stesso di distribuzione della rete, cio^ nello strato subpapil- lare, oppure si dirigono verso le sovrapposte papille andando a for- mare i nervi papillari. Questi nervi papillari derivanti dalla rete amielinica hanno, se non sempre, ma certo spesse volte, dei caratteri raorfologici diversi da quelli che derivano dal plesso nervoso superficiale e che verranno a suo tempo descritti. Anche a questa rete mi e sembrato bene attribuire lo stesso ufficio funzionale dei nervi delle papille vascolari, c'loh di presiedere alia funzione vasomotoria dei capillari sanguigni del plesso vascolare superficiale della cute. III. — CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA STRUTTURA DEI CORPUSCOLI DEL MeISSNER. Perch6 I'osservazione di questi corpuscoli riesca completa e chiara ^ necessario praticare dei tagli a mano senza inclusione dei pezzi. Quando la papilla contenentc i corpuscoli tattili sara intera e non sezionata longitudinalmente e la reazione sara venuta netta e senza 199 — precipitati, allora solamente si potranno con tutta facilita osservare i minimi dettagli riguardo alia disposizione ed al modo di compor- tarsi della fibra nervosa nel loro interno, IJn contributo alio studio di questi corpuscoli non parra certo superfluo a cbi conosca qiianti e quali dispareri ancora regnino in- torno alia struttura degli stessi e specialmente intorno al modo di comportarsi della fibra nervosa nel loro interno. Anche dopo il la- voro del Dogiel. '^) che io conobbi solo quando questo mio lavoro era gia da tempo condotto a termine e die venne alia luce nello stesso anno in cui io con una nota preventiva accennavo appena ad alcuni risultati ottenuti intorno a queste ricerche, anche dopo questo lavoro, dico, non mi pare completato Io studio di tali corpuscoli. Per cui le mie ricerche non mi sembrano inopportune od inutili. Non e aifatto vero che quell'apparenza di striatura trasversale, che si osserva in questi corpuscoli dietro il trattamento con alcuni reagenti, sia data dalla fibra mielinica, la quale prima d'entrare e dopo entrata nel corpuscolo si avvolge ripetutamente attorno ad esso, come disse il Langerhans e come tutti dopo di lui hanno ripe- tuto e vanno ripetendo tuttora. La verita e che una fibra mielinica senza descrivere avvolgimenti attorno al corpuscolo, appena raggiunto il lobo al quale deve distribuirsi, vi penetra ed immediatamente perdendo la sua mielina diventa puro cilindro dell'asse. Questo inco- mincia a formare una serie di avvolgimenti spirali, stretti dapprin- cipio e che vanno gradatamente crescendo man mano che s'avvici- nano alia parte centrale del lobo, per ridiventare di nuovo stretti all'altra estremita del medesimo, venendo cosi a costituire una serie di avvolgimenti che potrebbero chiamarsi : giri elico-spirali del cilin- dro dell'asse. Questi giri elico-spirali che a volte sono ravvicinatissimi fra loro ed altre volte abbastanza discosti, presentano lungo il loro decorso dalle varicosity, di figura fusata o clavata, talmente voluminose da eguagliare e superare perfino la grossezza della fibra mielinica dalla quale derivano. E notevole anche il fatto che riguardando di late uno di questi corpuscoli si vede come ai due margini del lobo sieno specialmente rivolte le estremita ingrossate delle forme clavate, mentre nel mezzo dello stesso sieno di preferenza situate le forme fusate. Per cui da (1) Die Nervenendigungen in Meissnerchen-Tastkorperchen. — • /«raux. — Archives Ital. de Biologie. Tome 23, Fasc. 3, Pag. 375-380. Turin 1895. Bianciii. — Comunicazione relativa alle degenerazioni discendenti, consecutive alia estirpazione dei lobi frontal! della Scimia. — Atti d. R. Ace. medico-chirur- gica di Napoli, Anno 48, Nuova Serie, N. 2 {Marzo-Aprile 1895). Napoli, Tip. A. Zoceo, 1895. D'Ei-ciiiu F. — Contribute alio studio della struttura e delle connessioni del gan- glio cillare. — Monitore Zoologico Italiano, An. 5, Fasc 9-10, 1894, e An. 6, Fasc. 7, 1895. Con tav. Mon«ii(> ti. — Nove cervelli di delinquenti. — Archivio per VAntropologia e la Etnologia, Vol. 25, Fa!:c. 1, Pag. 29-56. Fireme, 1895. {Contimta). l*ispnii — Sulla interpretazione da darsi ad alcune particolarita istologiche della glandula pituitaria dell'adulto. (Accadeniia medico-chirurgica di Perugia, Seduta di Marzo 1895). — La Riforma Medica, Anno 11, N. 95, Napoli 1895. l*uliinanti o. — Sur la distribution fonctionnelle des racines motrices dans les mu- scles des merabres. — Arch. Ital. d. Biologie. Tome 23, Fasc. 3, Pag. 333-341. Turin 1895. Tagliani G. — Intorno ai cosi detti lobi accessorii e alle cellule giganti della mi- dolla spinalo di alcuui Teleostei. — Boll. d. Son. di Naturalisti in Napoli^ Serie /, Vol 9, Anno 9, 1895, Fasc. /, Pag. 60-69. Napoli 1895. Tasliani G. — Intorno ai centri nervosi deWOrthagoriscus (Tetrodon) mola. No- tizie anatomlche e criticlie. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli., Serie J, Vol. 9, Anno 9, 1895, Fasc. 7, Pag. 1-9. Napoli 1895. Toncliiiii r. — Cervelli dl delinquenti (superficie inferiore); ricerche di anatomia. Memoria 4.* — Parma tip. Casa Edit. Battei, 1895, Pag. 82. Con tav. Tirelli V, — Des processus reparateurs dans le ganglion intervertebral. — Extr. d. Archives italiennes de Biologie, Tome 23, Fasc. 3. Turin 1895, Pag. 16. 4. Organi di senso. nictii A. — Sulla distribuziono e terminazione delle fibre nervosa nella coroidea. Con fig. (Comunicaz. fatta alia Soc. Medico-Cliir. di Pavia nella sed. del 10 Maggio 1895). — Annali di Ottalmologia. Anno 24, Fasc. 2-3, Pag. 233-239. Pavia 1895. 5. SCHELETRO E ARTICOLAZIONI. Ardii Onnis E. — Su alcune forme anomale del bacino umano. Nota di antropo- logia e di anatomia comparata. — Bollettino dei Musei di Zool. ed Anat. comp. della R. Universitu di Torino. Vol. X, N.° 209, Luglio 1895. 14 Pag. llaliliK-ci E. — Contributo alia morfologia dello Storno nei Mammiferi. — Firenze^ Tip. Carnesecchi, 189-'j. Pag. 45, con tav. itiaiiciii !S. — Sulla divisione dell'o^ planum dell'etmoide nel cranio dell'uomo e degli antropoidi e sull'inesistenza deiro.?so lacrimale postoriore in alcuni mammiferi. — Siena, tip. Cooperativa, 1895, Pag. 18. Estr. d. Atti d. R. Accad. d. Fisiocritici, Serie 4, Vol. 7. Con fig. liorri L. — La dimensione delle ossa lunghe degli arti del feto neirultimo trirae- stre della vita endouterina, considerata in rapporto con la lunghezza totale — 207 — del corpo. — Fireme, stab.-tip. fiorentino, 1S95, Pag. 1. Estr. d. Speri- mentale [Parte Clinica), An. 49, Fasc. 16. Ciiluri I.. — Sopra un'unione sinostotica e parziale incorporazione dell' atlante con I'osso occipitale e sopra due altre anomalie convenienti con essa. — JYofa letta alia R. Ace. d. Sc. d. Istit. di Bologna nella Sessions del 12 Maggio 1895. Bologna, tip. Gamberini e Purineggiani, 1895, Pag. 11. Estr. d. Mem. d. R. Accad. d Sc d Istit. di Bologna, Ser. 5, torn. 5, Guerrieri R. — Sul peso del cranio e della mandibola nei normali, nei pazzi e nei delinquonti. — Vedi M. Z. , Anno 0, N. G, Pag. 112. Kazzaiulcr G. — Osservazioni suU'anatomia delTarticoiazione del ginocchio nel- Tuomo — Estr. d. Anatomischer Anzeiger. Bd. 11, JV. 2, 1895. Pag. 8. Con fig. oUolcnghi s. — Su un osso soprannumerario della parete interna dell' orbita in erani di degenerati. — Estr. d. Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, N. 65, Anno 1895, Milano, Pag. 12. Con fig. Pilzorno M. — Quattordici crani con ossa accessorie. Con tav. — Archivio per I'Antropologia e la Etnologia, Vol.2, Fasc. 1, Pag. 17-27. Firenze 1895. iStuiircnghi C — ('aso di osso basiotico nei Bos taurus L. — Estr. d. Boll. d. Soc. Medico-Chir. di Pavia.Comunic. fatta nella Seduta del 10 Maggio 1895. Pavia 1895. Pag. 4. Con tav. Zojti G. — II Gabinetto di Anatomia normale della R. Universita di Pavia. Serie B; Osteologia. 1" Suppleraento. — Pavia, tip. Bizzoni, 1895. Con tav. 7. Apparecchio cardiaco-vascolare. Giannclli I.. — Ricerche anatomiche suU'arteria meningea. — Estr. d. Atti d. R. Accad. d. Fisiocritici. Serie 4"", Vol. 7. Siena 1895, Pag. 24. 8. TUBO DIGESTIVO E GHIANDOLE ANNESSE. PeRITONEO. Diamare V. — I corpuscoli surrenali di Stannius ed i corpi del cavo addominale dei Teleostei. — Vedi M. Z , Anno 6, N. 6, Pag. 108. Monti ninii. — Innervazione del tubo digerente dei pesci ossei. Nota prev. — Boll. Scientifico, Anno 17, N. 1, Pag. 14-15. Pavia 1895. Monti Rina. — Contributo alia conoscenza dei nervi del tubo digerente dei pe.sci. — R. Istit. Lombardo di Sc. e Lettere. Rendiconti. Serie 2, Vol. 28, Fasc. 12-13, Pag. 688-695. Milano 1895. Paronu c — Anorraale accrescimento degli incisivi nei Conigli. — Atti d. Soc. ligustica di Sc. Nat. e Geograf. An. 6, Vol 6, Disp. 2. Genova, tip. A. Cimi- nago 1895. Con tav. Vavcui V. — Intorno ad un altro caso di Emiteria per accrescimento degli inci- sivi di Lepre. — Estr. d. Bull. Scientifico, N. 2-3, An. 1895, Pag. 4. Pavia, tip. Bizzoni, 1895. Con tav. Vlacovicii C. i». — SulTestremita intestinale del condotto coledoco. — Estr. d. Atti d. R. 1st. Veneto di Sc, Lettere ed Arti. Tom. 6, Ser. 7. 1894-95, Pag. 11. Venezia, tip. Ferrari, 1895. Miifscatciio G. — Sulla struttura e sulla funzione di assorbimento del peritoneo. — Atti d. R. Accad. delle Scienze di Torino. Vol. XXX, Disp. 13", 1894-95, Pag. 682-689. Con 1 tav. 9. Apparecchio polmonare. Branchie. Timo. Tiroide. Sfaiirenghi V. — Dislribuzione e terminazione delle fibre nervose nella mucosa dell'epiglottide — Estr. d. Boll. d. Soc. Medico- Chirurgica di Pavia. CO' tnunic. fatta nella seduta del 31 Maggio 1895. Pavia 1895, Pag. 9. Con tav. — 20S - 10. Apparecchio uro-genitale. Capsule surrenali. Cultanoo G. — Sulla condizioae doi fondi ciechi vaginali della Didelphys Azarae prima e dopo il pat-to. — Genova, tip. Ciniinago, 1895, Pag. 7. Estr. d. Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Nat. e Geografiche. Vol. 6 (1895), Fasc. 2. — Vedi anche in : Boll. d. Musei di Zool. e Anat. comp. d, R. Univ. di Genova., 1895, N. 34. Dn VcMcovi P. — Osservazioni morfologiche e considerazioni suU'organo copula- tore maschile dell'Istrice [Hystrix cristata L.). {Con fig). — Boll. d. Soc. Romana per gli studi zool. Vol. 4, Anno A, N. 2 e 4, Pag. 146-161. Roma 1895. Ciglio-To.s E. — Sui corpi grassi degli Anflbi. — Atti della R. Accad. delle Sc. di Torino. Vol XXX, Disp. 15", 1894-95, Pag. 853-868. Con 1 tav. Luzi F. — SuU' utero e sulla placenta del Cervus dama. Con fig. — Boll. d. Soc. Romana per gli studi zool. Vol. 4, Anno 4, N. 3 e 4, Pag. 164-169. Roma 1895. Liixi i\ — Brevis descriptio organorura uro-genitalium simiae foeminae specie! Ilapale Jacchus Geoff. — Romae, typ. J. Balbi, 1895, p. 5. Cum tab. Ex ephemeride Zoologicae Res.., An. 1, N. 2. 11. Teratologia. Ciiratulo r;. E. — Gravidanza gemellare raonocorion con feto anencefalo poliara- niotico e foetus papyraceus. Contributo clinico e ricerche istologiche. — An- nail di Ostetricia e Ginecologia., Anno 17, N. 5, Pag. 287-296. Milano 1895. FhIii-im f. — Di un foto mostruoso. — Annali di Ostetricia e Ginecologia. Anno 17, N. 6. Milano 1895, Pag. 329-338. Con fig. Giucumini C — Anomalie di sviluppo dell'embrione umano. Comunicazione IX." — Atti d. R. Accad. delle Scienze di Torino. Vol. XXX, Disp. 13', 1894-95, Pag. 642-663. noiicagPin G. — Delia cisti dell'uretra e del canali uretrali della donna. — An- nali di Ostetricia e Ginecologia. Anno 17, N. 4, Pag. 231-249. Milano 1895. RosMi »'. — Studio anatomico ed istologico di un caso di idroraeningocele sacrale. Con fig. — Lo Sperimentale, Mem. Orig., Anno 49, Fasc. 2, Pag. 266-277. Firenze 1895. Miin^uiii G. — Epignathx'.s di forma rarissima: osservazione con note compara- tive. — Milano, edit. U. Hoepli, tip. Bernardoni, 1895, Pag. 13. Con tav. ToiiilM-o>«o c CaiTrti-n. — Su sei crani di criminali abissini. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 58, N. 6, Pag. 294-299. Torino 1895. Mondio G. — Vedi M. Z. in questo N., Pag. 206. iMtKoi-no M. — Esame di un deliuquente. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 58, N. 7-8. Pag 439-458. Torino 1895. - 211 - COMUNICAZIQNI ORIGINALI ISTITUTO D ISTOLOGIA E FISIOLOGIA GENERALE BELLA R. UNIVERSITA DI NArOLI DIRETTA DAL PrOP. Gr. PaLADINO Ricerche sul nevroglio del nervo ottico PEL DOTT. DOMENICO DE BERARDINIS. Coa tav. . >/' Ricevuta il di 4 Luglio 1895. E proibita la riproduzione. Nello studio del nevroglio del nervo ottico bisogna tener calcolo dei dati storici riguardanti le conoscenze del nevroglio in generale, e quelli in ispecie del nevroglio del nervo ottico. Con Virchow'^) s'incoinincia ad avere notizia del tessuto in- terstiziale dei centri nervosi, su cui egli, per primo, fin dal 1846 richiamo I'attenzione degli osservatori, ritenendo tale sostanza una specie di colla o di cemento, di natura connettivale, che si presen- tava in forma di sostanza molle, amorfa o finamente granulare, co- sparsa di numerosi elementi cellulari, di forma arrotondata e len- ticolare. Henle si oppose vivamente a Virchow e ritenne la sostanza finamente granulare di natura nervosa, la quale chimicamente ed istologicamente corrisponde al contenuto delle cellule gangliari ed 6 una specie di matrice per la formazione delle medesime. Dopo di Henle, una lunga serie di osservatori seguitarono a combattere le vedute di Virchow, tra' quali Wagner e Jacu- bo witch, il quale ultimo nego la presenza di cellule di connet- tivo nel cervello e midollo spinale. L'opinione di Virchow pero ben presto entro fra le cognizioni istologiche assicurate per opera specialmente di Bidder, il quale voile distinguere i setti, che considerava come prolungamenti della pia madre, dalla vera sostanza interposta alle fibre e cellule nervose, dotata, secondo lui, di caratteri speciali. (1) Virchow. *- Arch, f, path. Anathmie und Plnjiiologie, Vol. VI. pag, 136, 18u3. - 212 — Schiiltze e piii tardi Ko Hiker ritennero che la sostanza desci'itta da Vircliow come flnamente gramilare, non sarebbe ve- ramente graiiulare, ma apparirebbe tale, soltanto osservata a piccolo ingrandimento ; con un ingrandimento maggiore di 600 a 800 dia- metri, si scoprirebbe una rete fibrillare formante tante maglie entro cui sarebbero disposti gli element! nervosi. L'esposizione di Kol liker sul nevroglio ebbe molti seguaci. Ma si fa vero progresso col lavoro di De iters, perche con esso si lia la prima nozione vera della morfologia della sostanza inter- stiziale degli organi centrali nervosi. Egli dimostro come il nevroglio sia fatto da cellule a corpo mescliino, dal cui contorno, in ogni di- rezione, emana un gran numero di prolungamenti filiformi, flessibili ed assai lunghi. II lavoro di Deiters rimase per qualche tempo dimenticato, e Stieda e Glerlacb confessarono di non essere riu- sciti ad ottenere isolate le cellule descritte da Deiters. Fu ri- messo in piena luce dal G-olgi (^), il quale con due importantissimi lavori pubblicati nel 1870-71, descrisse meglio le cellule di nevro- glio, che chiamo pure elementi raggiati. Jastrowitz 1^', Boll t^) e molti altri confermarono i risultati di Deiters e Grolgi, raa non mancarono i dubbii divalent! isto- logi suU'esistenza di detti elementi. E tra' primi Ran vie r''^) in- terpreta altrimenti la cellula aracniforme di Deiters, la cellula raggiata di Golgi, considerandola come punto d'incrocio di filamenti, su cui si adatterebbero delle cellule lamellari o delle cellule appiattite. Schwalbe cerca mettere di accordo talune delle idee antiche suUa nevroglia, con Ic nuove cognizioni intorno alia medesima. Egli rassomiglia il nevroglio di Vircliow alia sostanza interstiziale degli epitelii, della quale avrebbe tatte le reazioni, compresa quella di assumere il color nero sotto I'influenza del nitrato d'argento. Nuove idee introdussero nello studio del nevroglio E w a 1 d e K u b n e 1^' , i quali dimostrarono chimicamente nel tessuto nervoso (1) Golgi C. •— Sulla sostanza connottiva del cervello — Rend. drlV hlilnio I.omhardo di scienze e hit ere Fuse, d' April e, 1870. G ol fji C. — Contrib. alia fine auatotnia denrli orjjani centrali del sistema Dervoso. — /i/f. chnica di Holognn, 1871 72. (2) Jas t r 0 \v i tz. — Studien ueber die Encephalitis uud Myelitis der ersten Kindeaal- ters. — Archiu. f. Ps]]chia,trie und Nervenkrankheilen. Vol. Ill, PaQ. 162-1871. (3) B 0 1 1 F. — Die Histolo^'ie und die H'stiog'enese d. nervosen Centralorgane. — Ar- chil' f. Ps'ichiatrii'- mid Ncrcenkrankheilnn, 1873. (1/ Rauvier. — Sur les elements conjonctivs de la moelle epiuifere. — Compl. rend de IWcad. den scienca, 1873. (5 Ewald A. u. Kilhne W. — Die Verdaunng- als histolog-ische Metliode. — 213 I'esistenza di una sostanza cornea (neuro-cheratina), e ritennero che cio che viene considerato quale connettivo della sostanza, in gran prevalenza, non e punto sostanza collogena e sopratutto non tessuto connettivo, ma 6 di natura epiteliale. La descrizione data dal Golgi e stata confermata dalla maggior parte degli osservatori che si sono succeduti in questi ultimi tempi e recenteraente dal Lachi C. Nuovo contributo alle conoscenze sul nevroglio e stato dato dal Paladino ''^), il quale, applicando un nuovo suo metodo alle inda- gini del sistema nervoso, ha potuto dimostrare nuovi rapporti tra le cellule del nevroglio in se stesse e tra il nevroglio e le cellule nervose e fibre nervose. Infatti merce i suoi studii ora sappiamo che gli elementi nevroglici sono elementi in evoluzione, ed i prolunga- menti degli stessi sono in rapporti diretti tra lore prossimali e di- stali, ed oltre ad essere in comunicazione diretta co' vasi, vanno a terminarsi anche nella pia e si continuano nella mielina, diventando, secondo I'autore, nevroglio mielinico. Sulla guida di queste ultimo ricerche mi son proposto di stu- diare il nevroglio del n, ottico, massime per quanto riguarda il ne- vroglio mielinico, cioe la continuazione del nevroglio interstiziale nella guaina mielinica delle fibre del nervo ottico ; poichfe, avendo questo costituzione identica ai centri nervosi, era facile pensare in esso all'esistenza di quegli stessi rapporti che si sono visti ne' centri medesimi. II tentativo non e riuscito invano, come si puo rilevare dalle mie ricerche che verro esponendo. Del nervo ottico si sono occupati parecchi, ma con risultati non sempre completamente giusti e soddisfacenti. Gli studi embriologici hanno dimostrato il nervo ottico un pro- lungamento cerebrale, e, sebbene le fibre che lo costituiscono in parte si sono riconosciute provenienti dagli elementi della retina, cio non pertanto il genere della costituzione sua resta la stessa. II Leber 3) e lo Schwalbe'^' si ocouparono tra' primi del (1) L a c h i P. — Contributo aUa istogenesi della uevroglia nel miilollo spinale del polio. — Slemnrie della Soc. Toscana di Sc. I^alurali. Vol. II, Pisa 1890. (2) Paladino G. — Della continuazione del nevroglio nello scheletro mielinico delle fibre nervose e della costituzione pluricellulare del cilindrasse. — Hcnd. della li. Accad. di scienze ftsiche c maletn. Fuse. 1 a 12. Lu(jlio e Dicembre 1892. (3) Leber. — Deitrage zur Kcnntniss der atrophischen Veranderungen des Sehnerven nebst Bemerkung-en iiber die uormale Structar des Nerven. (4) Schwalbe. — Lebrbuch der Neurologie. — Erlancjcn 1880. Pai;. 809. Uandbnch dcr gerommlen Aiiffenheilliuiule voa Graefc und Schacmid. Vol. I. Leipzig 1874. — 214 - tessuto interstiziale del n. ottico, ma furono ben lungi dal ricono- soere quelle forme cellulari che sono oggi identificate per nevroglio. 11 Leber parla di certe cellule stellate con molti prolungamenti che s'intrecciano ti'a loro; ma dalla figura che egli da di dette cel- lule appatisce chiaro come egli non sia riuscito a riconoscere la vera forma tipica del nevroglio. Lo Schwalbe 'oarla di un tessuto di sostegno delle fibre ner- vose indipendente dal tessuto formante i sepimenti, costituito da una sostanza fondamentale moUe, quasi liquida, omogenea e di natura albuminosa, che circonda come anello ciascuna fibra nervosa. In mezzo a questa sostanza si troverebbero elementi cellulari piatti, molli, provvisti di nucleo, aventi un orlo frastagliato da assumere forma di stella, identificati da lui per nevroglio. Michel'') parlando della struttura del chiasma dice di aver visto : 1° elementi cellulari in forma di piastre sottili e delicate, a contorni irregolari per la esistenza di prolungamenti ; 2^ elementi di forma piu rotondeggiante ed a limiti molto confusi. che si pre- sentano per lo piu sotto forma di trabecola protoplasmatica provvista di nuclei ; o" una sostanza finamente granulosa. Questi elementi sono da Michel rassomigliati alio cellule descritte da Boll nella so- stanza bianca del cervello con corpo protoplasmatico ben sviluppato e con pochi prolungamenti. Negli ultimi tempi parecchi discepoli di Golgi si sono occupati del nervo ottico tra cui Petrone e Sala'^', il quale ultimo ha potuto dare una descrizione abbastanza esatta se non completa degli elementi cellulari e loro rapporti, confermando i dati del maestro, vale a dire, che le cellule raggiate si trovano nel nervo ottico come ne* centri, ed i loro prolungamenti non pigliano rapporti, meno che con Tavventizia dei vasi. Stando a questo punto le cognizioni sul nevroglio del nervo ot- tico le mie indagini mirano a studiare : 1° La morfologia e distribuzione del nevroglio nel n. ottico ; 2° Kapporti degli elementi cellulari tra loro, oltreche coi vasi e con la pia meninge ; 3° Continuazione diretta del nevroglio interfibroso nello stroma mielinico o nevrocrlio mielinico. (1) Michel. — Gtae^t Arcbiv. fur Ophtalmnloriic Vol. 19, P. 3, Paq. 155 o 157- — Ueber eine Hyperplasie des Cliiasiua und des recliten Nervus opticus bei Elephantiasis. (2) Sal a S. — Ricerche sulla stmttuni del n. ottico. — Arcliivio prr le scienza mfdiche. Vol. A/, X G. - 215 — Nell'intraprendere lo studio del nervo ottico credo utile accen- nare al materiale di ricerca ed alia tecnica seguita, poicbe tanto Tunc che I'altra non soiio stati indifferenti per la buona riuscita delle mie indagini. Mi son servito largamente del nervo ottico di mammiferi, pesci ed uccelli di varia eta e grandezza, vale a dire; iiomo nello state adulto e fetale, scimia, cavallo, bite, asino, afjnello, cane^ gatto, coniglio cavia, polio, taccJiino, cefalo, merlaszo e tale materiale h stato quasi sempre fresco, preso e fissato quasi immediatamente dopo la morte. Una tale precauzione non e stata di poca importanza, poiche, mentre da una parte, nelle ricerche eseguite su animali morti da molte ore, il risultato e stato imperfetto o negative addirittura, dall'altra I'esame dei varii animali ed in periodo difFerente del loro sviluppo, mi hanno permesso di istituire un paragone e rilevare particolarita di struttura degne di nota. Per I'indurimento mi sono servito de' liquidi che meglio si pre- stano e die sono consigliati dalla maggior parte degli autori. Ed infatti ho adoperato il bicromato al 2 "/^ e al 4 Y^, il liquido di Miiller e la soluzione di sublimate, dove ho fatto rimanere i sin- goli pezzi per un tempo piu o meno lungo, avuto riguardo alia grandezza del nervo ed ai metodi coloranti da adoperare, A questo proposito ho sentito il bisogno di servirmi di svariati metodi, come esigeva la natura delle ricerche, imperocche, mentre con taluni e possibile osservare la presenia del nevroglio e taluni rapporti piu evidenti, per vedere i rapporti intimi e massime il ne- vroglio intrafibroso vi e stato bisogno di altri mezzi piu adatti e meglio rispondenti alio scopo. Ho usato i metodi di Golgi, quello al cromato d'argento, al sublimate, ed il prime, tanto nel procedi- mente rapide (E,amen y Caial) quante nel lento, e con tutti ho avuto buonissimi risultati per cio che riguarda gli elementi cellulari considerati singolarmente in se e nella loro situazione. Inoltre mi son servito di svariatissimi liquidi coloranti, ma i mi- gliori risultati li ho avuti col carminio boracico e con I'ematossilina, i quali mi hanno dato delle figure elegantissirie dal lato istografico. II carminio e piii specialmente I'ematossilina 1' ho usato per tagli separati che facevo restare nella soluzione colorante diluita per 12 0 24 ore, poi si passavano successivamente in acqua per mezz'ora, indi in alcool. olio di garofano, balsamo. Questo metodo di colora- zione presenta il vantaggio, oltre della chiarezza delle immagini, di poter conservare il preparato per un tempo lunghissimo. - 216 — II metodo pero che mi lia Jato inii^liori risultati e stato quello all'iodiu'o di palladio (P a 1 a d i n o) f. Esso mi lia permesso di rilevare nel nervo ottico particolarita di sti'uttura e rapporti sva- riati, che irivano ho cercato di rilevare con gli altri metodi. Prima pero di mettere i pezzi a colorare iiell' ioduro di pal- ladio, segaendo le normc date ultimamentc dal P a 1 a d i n o, ho cercato di smielinizzare o far sciogliere tutta la parte solubile della mielina, che e sempre un ostacolo alia diffasione delle sostanze coloranti, trattando a caldo per 3 ore piccoli pezzi di nervo ottico, successivamente in miscuglio di alcool assoluto e benzolo, benzoic solo e solo alcool a 96°. Questa preparazione anticipata mi ha per- messo di avere preparati molto nitidi e di notare molto chiara- mente il nevroglio intrafibroso o mielinico. Anzitutto una semplice dissociazione di singoli pezzi di nervo, rimasti per alcuni giorni nel bicromato o nel liquido di Miiller, lascia vedere delle cellule caratteristiche di forma svariatissima, ricche di prolungamenti e differenti tra loro e ne' diversi animali da me esaminati. La dissociazione pero non e il metodo migliore per avere delle cellule integre di nevroglio, perche con grande facilita, sotto gli aghi, si disgregano e perdono i loro prolungamenti. I tagli longitudinali e meglio ancora i tagli trasversali lasciano vedere la struttura molto complicata del nervo ottico. Infatti esaminaudo al micro- scopic le sezioni trasversali a debolissimo ingrandimento, si nota prima di tutto come esso h circondato da una serie di strati con- nettivali ed e percorso da numerose trabecole che, dividendosi e suddividendosi fra di loro, formano tante maglie entro cui scorrono fasci di fibre nervose, Questi setti nel partire dalla periferia del nervo ed anche nel centre, sono formati per lo piu da due gittate interstiziali che ora si uniscono, ora si allontanano, e verso il centro, dai sepimenti piu grossi o primarii, se ne dipartono altri secondarii e piu semplici, i quali molte volte sono fatti da cellule di nevroglio riunite per i loro estremi e disposte a catena. Tra questi setti, ne' punti di loro suddivisione, dove soglionsi formare degli spazii triangolari ed anche rettangolari scorrono i vasi, i quali per altro, in minor numero e piu piccoli si trovano pure tra i fasci di fibre nervose. (1) Q. Paladino. — Dei limit! prccisi tra 11 nevrojjlio e g-li elementi nervosi del mldollo Bpinale. — /?. Acoaihmin di Hoinn, anno MX, fuse. U. 217 In mezzo alle grosse maglic fatte dai sepimcnti, ne' tagli tra- sversali specialraente, appaiono due specie di elementi, le fibre ner- vose e le cellule di nevroglio, le quali ultime sono diversissime per forma e dimensioni. La forma prevalente 6 la stellata e 1' aracni- forme (fig. I c. a. e fig. IV c. b), ma non mancano quelle triango- lari,' fasiformi, globose, nodulari (fig. I, II, III). La grandezza 6 anch'essa varia : talune sono grosse, altre sono piccole ed allungate, altre sono schiacciate, laraeliari. Mcntre il corpo generalmente e quasi sempre meschino, non poche hanno corpo riccamente proto- plasmatico (fig. I a), con nucleo eccentrico e sporgente (fig. Ill b). Dal contorno del corpo cellulare partono numerosi prolungamenti, i quali evidentemente sono in proporzione diretta con la grandezza della cellular di detti prolungamenti uno e quasi sempre piu grosso: a questo tipo appartengono le cellule stellate ed aracniformi. Accanto a queste ve ne sono alcune a nucleo evidentissimo, ma con scarso protoplasma, dal cui contorno partono pochi e sottili prolungamenti; altre di forma rotondeggiante senza protoplasma e senza prolungamenti (fig. Ill c. d.). Questi elementi, secondo me, hanno una triplice origine. Alcuni sono veramente elementi cellu- lari con grosso nucleo e scarso protoplasma in via di evoluzione (Paladino), come ci viene confermato dal trovarli costantemente nel feto e ne' giovani animali ; altri possono essere elementi muti- lati, essendo il taglio capitato in corrispondenza del nucleo spostato verso la periferia ; altri finalmente paiono veri nuclei caduti, ed ho potuto osservarli non solo in mezzo alle fibre nervose, ma anche intorno I'arteria central e. Circa la distribuzione le cellule nevrogliche di forma e gran- dezza varia non si trovano quasi mai isolate, e se appaiono tali, bisogna pensare alia mutilazione dei prolungamenti o alia direzione in cui il taglio ha interessato la cellula. Per I'ordinario pigliano rapporti tra loro per mezzo di prolungamenti assumendo aspetto vario. Talune volte sono sparse qua e la in mezzo alle fibre ner- vose, piu spesso sono aggruppate in numero di 3 a 4, ed allora, o sono addossate le une alle altre e per conseguenza fuse con pro- lungamenti corti (fig. IV d), 0 sono poco discoste e riunite per mezzo dei prolungamenti piu o meno lunghi che nascono a raggi dal contorno cellulare (fig. IV c). Altre volte si dispongono a catena ed allora il maggior numero dei prolungamenti hanno ori- gine dagli estremi del loro maggior diametro, giacch^ presentano in tal caso forma allungata (fig. I a b c e fig. IV c). - 218 - Dalla periferia dunque di questi element! nevroglici parte una serie di prolungamenti sottilissimi, ondulati, di diametro variabile; taluni presentano dei rigonfiamenti, alcuni sono corti, altri sono lungliissimi e dividendosi dicotomicamente s' intrecciano fra loro e con quelli delle altre cellule in modo da apparire come una rete bellissima, nelle cui maglie scorrono le fibre nervose. E questi prolungamenti die emanano ora ad angolo retto, ora ad angolo acuto od ottuso, ora dalla periferia ed ora dal centre della cellula si comportano variamente. Taluni si uniscono co' pro- lungamenti di cellule molto piu lontane. Altra volta una medesima cellula si unisce con taluni prolungamenti ad una cellula vicina e con altri ad una cellula situata in un punto molto piu lontano. Sicche anche il nervo ottico ci offre I'opportunita di osservare i rapporti prossimali e distali (Paladino), che le cellule di ne- vroglio acquistano tra loro per mezzo dei prolungamenti (fig. I a, b, c, d 6 fig. VII a). Tali rapporti, come si rileva dai miei preparati, avuti non solo coi metodi di Golgi, ma specialmente coll'ioduro di palladio e con Pematossilina, non sono di contiguita, come afi^ermano Sala e Co lei la, ma di evidente continuita. Gli stessi rapporti di continuita che le cellule nevrogliche hanno fra loro, 1' acquistano anche coi vasi sanguigni e linfatici e con la pia meninge, ora per mezzo del corpo cellulare che si trova addossato alia parete vasale ed alia pia meninge (fig. V b), ora per mezzo dei prolungamenti, i quali, dopo un corso piu o meno lungo raggiungono questi element! (fig. IV b e fig. V a, c). Oltre tali dementi cellulari, tanto caratteristici, non pochi osser- vatori parlano di una sostanza finamente granulare, che si trove- rebbe in mezzo alle fibre nervose. Posso assicurare di non averla trovata nei buoni preparati di nervo ottico ; a meno che non si voglia considerare per sostanza granulosa quell' aspetto punteggiato che viene dai prolungamenti cellulari tagliati trasversalmente o dalle sezioni virtual! o reali dei prolungamenti delle cdlale. Questa sostanza pero si rinviene nei preparati non bene riusciti, ed all ora dev'essere considerata col Golgi e Paladino un prodotto di alterazione per cause com- plesse (maltrattamento per la preparazione, azione dei reagenti, alterazione cadaverica) o per imperfezione di reazioni. Non h a credere per6 che gli dementi cellulari si trovino in tutti gli animal! nella loro forma piu caratteristica e meglio difFe- — 219 — renziata. Benoh6 il tipo, su per giii e I'istesso, innumerevoli sorio le modalita per aspetto, disposizione, forma, volume, rapporti, le quali modalita possono tenere a cause varie, die non sempre e possibile intravedere. Cellule caratteristiche aracniformi, stellate ed anche fusate, a nucleo evidentissimo e corpi robust! le troviamo oltre clie nell' uomo, anche nel bue, cavallo, asino e cane. Non mancano pero numerosi elementi rotondeggianti cbe noi abbiamo riferito in gran parte a nuclei caduti o ad elementi mutilati. Le figure migliori di cellule di nevroglio I'osserviamo nei tagli di nervo ottico di coniglio e di gatto, dove sono colossali e si avvi- cinano molto di piu a quelle osservate ne' centri nervosi e nel mi- dollo spinale (fig. X C, B). Pero mentre nel gatto notiamo grosse cellule aracniformi e di dimension! presso die eguali, nel coniglio vicino alle voluminosis- sime se ne veggono delle piccolissime, sempre aracniformi e stel- late (fig. XB). Una particolarita di struttura la troviamo nel n. ottico di feto ed anche in quelle di sciniia e di agnello. Quivi in mezzo a scarso tessuto interfascicolare, notiamo numerosissimi elementi cellular! rotondeggianti, nodiformi, globos! con scarsissimo proto- plasma e poclii prolungamenti. Solo nella scimia se ne notano taluni fusiform! e stellati. Le cellule sono abbastanza voluminose e fanno strano contrasto con la piccolezza delle fibre nervose. Questa particolarita degli elementi notata nel feto immature e ne' giovani agnelli, ci conferma sempre piii nel pensiero che quest! elementi nevroglic! hanno un ciclo d! evoluzione e possono trovarsi in vari! stadi. Tra i pesci solo nel cefalo ho potuto notare qualche particola- rita. I fasc! di fibre nervose sono qui divisi da! sett! in tante aie longitudinal! ed arciform! ; in mezzo si trovano elementi nevroglic! in forma di lunghi fusi, quasi tutti parallel! fra loro, ! cu! estremi raggiungono spesso i setti. Dai rigonfiament! che sono quasi sempre central! partono in tutti i sens! altri numerosi prolungamenti piu sottil! ; neppure qui mancano delle piccole cellule stellate ed aracni- formi (fig. X A). Assodata la presenza del nevroglio nel n. ottico ed ! numerosi rapporti die esso acquista con gl! altri elementi, e necessario asso- dare quale sia la disposizione sua in mezzo alle fibre nervose, vale a dire : gli elementi nevroglic! col loro maggior diametro sono per- pendicolar! o parallel! alle fibre nervose ? Michel dice che il nucleo col suo maggior diametro e paral- — 2_»0 — lelo alia fibra ; Sal a afFerraa che il raaggior numero del prolunga- menti sorge parallelo alle fibre nervose. Ora siccorae il diametro massimo della celliila coincide quasi sempre con quelle del nucleo ed il maggior numero dei prolungamenti nasce dagli estremi del corpo cellulare indirettaniente anibedue vengono ad asserire che le cellule sono anch'esse parallele alle fibre nervose, associandosi a quanto ha detto G o 1 g i per la disposizione del nevroglio ne' centri nervosi. Dalle mie numerose osservazioni comparative fatte su tagli tras • versali e longitudinali ho potuto convincermi del contrario ; ossia che le cellule nevrogliche col loro maggior diametro sono in preva- lenza perpend icolari al decorso delle fibre ottiche. E per vero, mentre i tagli trasversali mi lasciano osservare numerose cellule ben deli- neate con moltissimi prolungamenti, i tagli longitudinali non mi mostrano che elementi globosi, nodiformi con scarsi prolungamenti. Questa osservazione indica chiaramente che nel prime case il taglie divide la cellulii nel senso del sue massimo diametro, nel secondo la divide nel senso del sue minimo diametro. Tin era si e ritenuto che i prolungamenti del nevroglio avevano semplicemente nn rapporte di contiguita con le fibre nervose, ed allora le scheletro mielinico veniva variamente interpretato dai varii autori. Grerlach riteneva le scheletro nevroglice formate di tante fi- brille elastiche, le quali incrociandosi in tutti i sensi lasciavane nne spazie in mezzo, entro cui scorreva la fibra nervosa, e tanti altri spazii secondarii dove si trovava annidata una sostanza finamente granulare f^'. Non s'interessava delle scheletro mielinico. Kuhne ed E w a 1 d '■^1, a parte la disposizione, le considera- vano di natura neurocheratinica. Golgi'^J ed i suoi scelari f^) le ritengeno formate da una serie di imbuti fibrillari disposti ad em- brici, i quali imbuti risultano di un filanieato spirale con i giri piccoli in corrispondenza del cilindro assile e con i giri piii grandi corrispondenti alia guaina di Schwann. Ilanvier(^) li ritenne come (1) Strieker. — Handbuch der Lehre vou den Gewebe. - r,eipzig', lb71. Pag. 670. (2) lleber eiuen neuen Bestandtheil der Nervensystems. — Verhaudl. des Naturhist. Med. Vereius zu Heidelberg. Vol. 1, Fasc. V. 1876. (3) Golgi. — Sulla fiae anatomia degli orji^ani central! nervosi. — Milano, 1886. [l] Kezoiiico. — Sulla struttura delle fibre nervose del midollo spinale. — Archiv. delle Sc. Med. Vol. IV, pag. 78. (5) Ra n V i c r . — Traite technique d' Ilistologie. — Deu tieme edition. Paris 1889, p. 814. - 221 — una forma bizzarra che assume la mielina, e ch'e di difficile spie- gazione. Paladino '^), recentemente, per quanto riguarda le fibre cen- tral! ha potuto fare avaiizare di molto la quistione osservando la continuita dello stroma mielinico col nevroglio e riconoscendo in quello la natura nevroglica. Egli infatti ha potuto osservare nei tagli longitudinal! dei rigonfiament! fusoidi, che scorrendo parallel! al cilindrasse, mandano raggi a pettine ed in tutti i sens! trasver- sali, longitudinal!, parallel!, obliqui, Ne' tagl! trasversali, poi ha potuto osservare dei corpuscoli nevroglici che mandano de! pro- lungament! in tutti ! sens! nello scheletro mielinico, ed infine ha potuto constatare spiccate cellule nevrogliche nello scheletro mie- linico nelle grosse fibre spinali del Tnjgon molaceus. Anch'io studiando il n. ottico ho cercato di tornare suU'argo- mento, e merce la reazione all'ioduro di palladio ho potuto convin- cermi che il nevroglio non si arrest! a circondare le fibre nervose, ma invii numeros! prolungament! nello scheletro mielinico, donde la complessita dello scheletro medesimo. Invero, facendo attenzione a! tagli longitudinal! e trasversali del nervo ottico, quantunque in esso le fibre sieno piccolissime, relati- vamente a quelle di altr! nervi, es. I'acustico, pure riesce facile con- vincers! della presenza del nevroglio intrafibroso, fig. VIII c c c. Ne' tagli longitudinal! di nervo ottico di cavallo e bue ho potuto notare in cert! punt! con molta evidenza delle linee sottilissime, che corrono parallelamente al cilindrassp, qualche volta discoste dal medesimo, qualche volta addossate ; da dette linee colorate simile al nevroglio interfibroso, spesso partono de! filament! sottilissimi, ora in senso obliquo, ora in sense perpendjcolare al cilindrasse, fino a raggiungerlo in talun! punti. Le sezioni trasversali poi del n. ottico, specialmente del gatto, mi han fatto vedere chiaramente come in mezzo a numerose e grosse cellule di nevroglio scorrono le fibre nervose limitate alia periferia da filament! nevroglici o da cellule. Nel centro di dette fibre si no- tano i cilindrassi ed intorno ai medesim! si notano, dove piu e dove meno, delle semilune, fig. VIII c c c, o piii spesso dei filament! sottilissimi che scorrono inter ao al cilindrasse e si continuano col ne- vroglio interfibroso formando una impalcatura molto complessa. Nei (6) Pa lad in 0 • — Di un niiovo processo per le indarjini mlcroscopiche del sistema nervoao centrale. - /?. Ace. d. Sc. fi^iiche e mntem. Fasc. 1, Gennaio 1890. Napoli. - 222 - siti ove questi filament! s' incontrano apparisee un punto piii inten- samente colorato, che corrisponde ai corpuscoli visti dal Paladino, e forse qui meglio ai nodi d'incontro dei filamenti dello scheletro medesimo. Da tali osservazioni h lecito argomentare, come le fibre nervose non sono iiidipendenti dallo stroma intermedio che non solo circonda ciascuna fibra, ma vi penetra dentro e forma lo scheletro della guaina mielinica delle fibre nervose a due attributi. L'esame comparato dei tagli longitudinal! e trasversali mi ha fatto rilevare talune particolarita riguardanti le fibre nervose e sp^- cialmente i cilindrassi, che non voglio tralasciare di riferire in questo mio breve studio. Alle sezioni longitudinal! di nervo ottico, trattato con il raetodo all'ioduro di palladio, ho potuto osservare come le fibre nervose pre- sentano una certa differenza tra loro per volume, ed i rispettivi cilindrassi colorati d'un bel cafffe carico lasciano vedere con molta evidenza, oltre ad un decorso tortuoso, de! rigonfiamenti fusiformi molto regolari, fig. IX. I tagli trasversali poi mi fanno vedere duefatti: 1." una dispa- rita notevole tra le fibre nervose del n. ottico; 2.° il cilindrasse talvolta composto di due parti; un punto centrale pin addensato, una zona granulosa intorno piu sbiadita. Ora quale significato possono avere queste mie osservazioni? II cammino tortuoso dei cilindrassi ed i rigonfiamenti fusiformi sono fatti normal! o dipendono da! liquid! induranti, o sono prodotti postmortal! ? La differenza notevole nella grandezza delle fibre ner- vose nei tagli trasversali e essa reale, oppure dipende dal taglio capitato in corrispondenza dei rigonfiamenti? L'apparenza speciale di taluni cilindrassi e un fatto reale ed accenna ad una struttura pill complessa del cilindrasse medesimo? II cammino tortuoso, forse, potra essere effetto dei reagent!, ma i rigonfiamenti fusiformi e quell' apparenza speciale dei cilindrassi nei tagli trasversali presentano troppa regolarit^. per poterl! ritenere formazion! postmortal!. Certo pero che esaminando le sezioni trasversali io noto una di- sparita troppo notevole nella grandezza dei cilindrassi, disparita che non trovo giustificata nei tagli longitudinal! e che quindi mi da ra- gione a sospettare che in molte delle fibre ove appaiono gross! il taglio sia capitato in corrispondenza del rigonfiamento fusiforme. - 223 come pure quell'apparenza allungata del cilindrasse in taluni tagli trasversali, deve dipetidere dalla sezione capitata in senso obliquo. L' insieme di questi fatti osservati potranno senza dubbio contri- buire a spiegare la vera costituzione del cilindrasse, quistione clie tuttora si dibatte fra gli scienziati e clie io mi limito ad accen- nare senza avventurarmi per ora a discnterla. Eiepilogando le osservazioni fatte si ha : 1.° che nel nervo ottico dei mamuiiferi, uccelli e pesci il ne- vroglio presenta elementi cellulari di varia forma e grandezza con numerosi prolungamenti. 2." che le cellule di nevroglio acquistano rapporti oltreche fra lore coi vasi e con la pia meninge. 3,° che questi rapporti fatti dai prolungamenti sono prossimali e distali e realmente di continuita. 4.° che 11 nevroglio non si arresta a circondare la fibra nervosa, ma penetra nello scheletro mielinico fino a diventare intrafibroso : che quindi anche nel nervo ottico abbiamo una spiccata conferma del nevroglio mielinico. 5." che le fibre nervose del nervo ottico sono di diflFerente gran- dezza ed i cilindrassi, oltre ad essere tortuosi, presentano eviden- tissimi rigonfiamenti fusoidi (1). (1) II conteauto di questo lavoro fu I'argomeuto della mla tesi di laurea in Medicina e Chirurgia dell'anno passato 1893. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. I-II oc. 3, obb. 7 Koristka. — Vari tipi di cellule nevrogliche, aracniformi, stellate, triangolari a, b, c, d. Si notano con molta evidenza i numerosi pro- lungamenti ed i rapporti di continuita prossimali clie le cellule acquistano fra loro. Fig. Ill oc. 3, obb. 4 Koristka. — Cellule nevrogliche di nervo ottico di bue coa scarso protoplasma e pochi prolungamenti: d,c, cellule mutilate; 6, nucleo spostato alia periferia; a, tre cellule fra di loro riunite a catena. Fig. IV oc. 3, obb. 4 Koristka. — In 6 si vedono cellule aracniformi che coi loro prolungamenti si mettono in rapporto col vaso a; in c notiarno tre cellule riunite per mezzo dei loro prolungamenti; in d due cellule addossate fra loro. Fig. V oc. 3 obb. 4 Koristka. — n, m, Pia meninge ; a, c, rapporti di continuita che le cellule acquistano con la pia meninge. Fig. VI oc. 3, obb. 4 Koristka. — u, Vaso con intorno numerosi nuclei caduti. Fig. VII oc. 3, obb. 8 Koristka. — a, Rapporti prossimali e distali che le cellule di nevroglio acquistano tra loro. Pig. VIII oc. 3, obb. 9 Koristka — In A, B, C, si veggono tre fibre nervose in cui si nota il cilindrasse a, a, a, il nevroglio interfibi'oso b, 6, 6, e poi con molta evidenza il nevroglio intrafibroso o mielinico c, c, c. Fig. IX oc. 3, obb. 8 Koristka. — Cilindrasse con decorso tortuoso g con maai- festi rigonfiamenti fusoidi. Fig. X oc. 3, obb. 9 fKoristka. ~~ Cellule di nevroglio di forma svariata : A cel- lule in forma di filamenti fusoidi, dal cefalo ; B cellula colosaale, arboriformo dal coniglio ; C cellule stellate dal gatto. - 224 - Laborulorio di Fisiologia sperimenlale dellu R. Iniversila di Genova dirello dal Prof. R. Oddi A proposito delle cellule radicolari posteriori di V. Lenhossek e Ramon y Gajal RICEBCHE SPEEIMENTALI DI GIUSEPPE QABRI, Studente di Medicina. Ricevuta il 7 Agosto 18^. iL vietata la riproduzione. Per la legge di B e 1 1 le radici posteriori sarebbero esclusiva- mente incaricate della conduzione ccntripeta delle impressioni sen- sitive 0 per esprimerci con iin linguaggio che corrisponda piii esat- tamente alle recenti vediite, si potrebbe dire che sono nnicamente costituite da fibre, che derivano dalle cellule dei gangli spinali. CoUa legge di Bell si troverebbe in opposizione la scoperta, recentis- simamente fatta, dell'esistenza di alcune fibre nelle radici posteriori del piilcino, le quali non avrebbero origine dal ganglio, ma da spe- ciali cellule delle corna anteriori del midollo e che passerebbero semplicemente attraverso il ganglio senza mettersi in rapporto con gli elementi di questo. Kamon y Cajal (^)nel 1889 fa il primo ad osservare nei pulcini delle fibre nelle radici posteriori, le quali individualizzandosi dalla massa delle altre, non si dividevano subito nel fascio posteriore, ma potevano esser seguite senza che si dividessero ne si ramificassero, fino al confine delle corna anteriori. Circa I'origine e la fine di queste fibre, le quali si distinguono dagli altri elementi delle radici poste- riori per essere alquanto piu grosse, Cajal dice di non esserne potuto venir a capo. Quasi contemporaneamente v. L e n h o s s e k f^J in un pulcino di cinque giorni, senza conoscere i risultati di Cajal, scopri le cellule radicolari posteriori, che sarebbero appunto il luogo di origine delle fibre vedute da Cajal, Queste cellule radicolari posteriori occupano, secondo v. Lenhossek e Van G e h u c h t e n , principalmente la parte posteriore del corno anteriore. I loro pro- lungamenti protoplasmatioi possono comportarsi come quelli delle (1) R. y C aj al, Sur I'origine et les ramifications des fibres nerveuses de la reoSlle embryonaaire. — Annt. Anz., Jahrq. F, 1890, imQ. 85. — A quelle 6poque apparaissent les expansions des cellules nerveuses de la moelle 6pini6re du poulet? — Anat. Anz Jahrg. T, 1890, p. 613. * (2) M. V. L e n h o 3 s e k, Uber Nervenfasern in den hinteren Wurzeln, welche aus dem Vorderhorn cntspringen. — Anat. Anz. Julirg. V, 1890, />. 360. cellule radicolaii anteriori ; il loro prolungamento cilindrassile sorto dal corpo della cellula stessa o dalla base d'un prolungamento pro- toplasmatico, si dirige direttaraente indietro, traversa tutto lo spes* sore della sostanza gi'igia, esce dalla midolla per il solco collate- rale dorsale, diviene cilindrasse d'una fibra della radice posteriore e passa per il ganglio spinale senza entrare in relazione coUe cel- lule nervose di questo ganglio. Yan G-ehuchtenC) piu tardi confermo I'esistenza di queste cellule negli embrioni di polio all' 11° giorno di sviluppo e cosi pure E. e t z i u s ''). Questi ultimi autori fanno anzi notare come le cellule radicolari posteriori non possono avere cbe la con- duzione centrifuga e debbono essere quindi considerate come cellule di moto. Le radici posteriori dei nervi spinali non sono dunque for- mate esclusivamente di fibre sensitive, dice Van Grehucbten; vi si trovano ancbe, almeno nel polio, delle fibre motrici. K 0 1 1 i k e r l^' occupandosi della recente scoperta e volendo confermarla con osservazioni sui mammiferi e suU' uonio conclude ; « A me non e stato possibile con un esame accuratissimo del punto di entrata delle radici sensitive in diversi mammiferi e nell'uomo, di trovare queste fibre. Pero io non voglio dare giudizi prematuri su questa difficilissima questione; aggiunger6 solamente che questi elementi dovrebbero esistere ancbe nei mammiferi ed essere consi- derati come nervi d'azione centrifuga, vasomotoria, o come elementi cbe si portano al simpatico ». Del resto lo stesso v. L e n h o s s e k si guarda bene dal par- lare di questi elementi in altri animali die non siano i pulcini e da a queste fibre I'appellativo di prohlematicJie. Come prove molto indirette della esistenza di questi elementi potremmo ancbe citare le ricercbe di Max J o s e p b '"^l nei gatti. Egli trovo cbe per il taglio delle radici posteriori tra il ganglio e il midoUo, nel moncone centrale esistevano un certo numero di fibre non degenerate in mezzo alia grande massa che aveva subito la degenerazione valleriana ed ammise perci6 cbe queste fibre ri- maste intatte avessero origine dalle cellule del midollo spinale, che (1) A. V a n G e h u c h t e n, Les ^16ments moteurs des racines posterieurs. — Anat. Anz. Jahrg. Vl/f, 1893, p. 215. (2) G. Re tzi us, Biology. Untersuchung'en. N. F. V, 1893, pag. 52. (3) A. V. Ko 1 1 i k e r, Der feinere Bau und die Funktionen des sympatischeD Nerven- systems. — Sitzungsber. d. Wiirz'^urger Ph\pik-med. Gesellschnfl, 1894, V. Sitzung. (4) J. Gad uad M. Joseph, Ueber die Beziehuag-en der Nervenfasern zu den Ner- venzelleii in den Spinalgauglieu. — ^rc/u'« /■. Anal, u, Physiol. Physiol. Abt. Jahrg. 1689, p. 199. - 226 funzionerebbero quindi da loro centro trofico. Le ricercbe di M a x Joseph furono per6 messe in dubbio da S i n g e r e M ii n t- z e r fi) ed attendono ancora una conferma. Dal punto di vista fisiologico si posson rammentare gli esperi- menti di M o r a t (■^) il quale nel 1892 nei pulcini per 1' eccita- zione delle radici posteriori ottenne una vasodilatazione nel terri- torio innervato dalle radici clie egli eccitava ; fatto che Strieker e Grartner prima di lui avevano gia messo in evidenza, Stei- n a c h '3) nelle rane per Teccitazione del moncone periferico della radice posteriore ottenne movimenti intestinali peristaltici ed anti- peristaltioi e ne concluse che ad ogni paio di radici spinali poste- riori spettasse I'innervazione di un dato tratto di intestino. E certo che ove gli elementi nervosi scoperti da Ramon y Cajal ev. Lenhossek potessero venir con sicurezza dimo- strati anche nei mammiferi, avrebbero dal punto di vista fisiologico una grande importanza ; sarebbe un fatto da potersi paragonare alia sensibilita ricorrente dimostrata da Magendie e da Bernard. Per consiglio del Prof. 0 d d i ripresi lo studio di questa que- stione. Le mie esperienze si possono dividere in due serie : in una prima serie io tagliava nei cani le radici posteriori tra il midollo ed il ganglio esaminando accuratamente i due monconi, centrale e periferico, per vedere se contenevano, il prime, elementi intatti fra i degenerati, il secondo, elementi degenerati fra gli intatti; in una seconda serie nella regione dorso-lombare del midollo del cane, previo taglio dei cordoni posteriori e della sostanza grigia, con un sottile stiletto cercavo di ledere la sostanza grigia delle corna ante- rior! esaminando quindi accuratamente le radici posteriori delle paia vicine al tratto operate, per vedere se contenevano elementi degmierati. Ebbi cura sempre di operare asetticamente in modo da impedire vaste e dannose sappurazioni ; lasciai sopravvivere gli animali all'operazione venticinque giorni e quindi li uccisi estraendo imme- diatamente con ogni cautela il midollo e le radici operate, nel tratto ove era caduta la lesione (tratto lombo-sacrale nel prime case, dorso- lombare nel secondo). I pezzi furono trattati coUa raiscela osmio- (1) J- S i n {J e r und E. M ij n z e r, Beitra^e zur Anatomie des Centralnerveusystems, Insbesondere des Ruckenmarkes. — Deutschr d. mMiem-naturw. Klasse d. /v. Accad. d. Wis- sensck. M. 57, Wien, 1890, p. 569. (2) O Morat, Les fonctions vaso-motrices des racines posterieures. — i4rc/i»i'es rfe Ph\piol. normale H pallwloqique, 1892. (3) E. S t e i n a c li, Ueber die motorische Innervation des Darratractus durcb die hintereu Splaaluerveuwurzelu. — Lolos, N. F., Ud. XIV, 1893. - 227 bicromica del Marohi, previo indaramento in bicromato di potassa; 1' inclusione venue fatta in celloidina ; le radici furono sezionate tanto trasversalfriente che longitudinalmente al loro asse. Negli esperimenti della prima serie (taglio delle radici poste- riori), nei quali in alcuni casi avevo tagliato solamente una radice, in altri un numero maggiore, non ho mai potuto riscontrare ne de- menti degenerati nel moncone periferico, ne elementi intatti nel moncone centrale : il moncone periferico come pure il ganglio eran perfettamentc normali, il moncone centrale era completamente dege- nerate secondo la legge di V a 11 e r. Quindi le fibre descritte da Max Joseph e da lui fatte derivare dalle cellule del midoUo, nei cani da noi esaminati non raostravano di esistere, altriraenti si sarebbero dovute comportare in modo diverse dalle fibre proprie delle radici posteriori, originanti dalle cellule del ganglio. Nella seconda serie di esperimenti (distruzione della sostanza grigia delle corna anteriori) nelle radici posteriori che si trovavano in pros- simita del tratto operate, non abbiamo mai trovato alcuna fibra degenerata, non ostante che, specialmente nelie sezioni longitudinali, si sia cercato di seguire accuratamente il decorso di ciascuna fibra e tener conto dei suoi caratteri istologici, che furono serapre perfetta- mente normali, E pure se fibre a decorso centrifuge, come K a m o n yCajal ev. Lenhossek ammettono, negli embrioni di polio, esistessero nelle radici posteriori, esse avrebbero dovuto degenerare una volta distrutte le loro cellule di origine, i loro centri trofici, Questi studi meritano di essere continuati tanto dal punto di vista embriologico che fisiologico, estendendoli anche ad altre specie di animali. Per era noi, in base alle nostre ricerche, ci sentiamo autorizzati a negare nel cane adulto I'esistenza di fibre centrifughe nelle radici posteriori. Ne maggior lume degli studi anatomici ci portano in proposito le ricerche fisiologiche, che noi abbiamo rammentato, ricerche che del resto meriterebbero una piii precisa conferma ; noi per I'eccita- zione elettrica del moncone periferico della radice posteriore, ripetu- tamente praticata, non abbiamo ottenuto nessun fenomeno degno di nota che ci autorizzi a stabilire delle eccezioni alia legge di Bell. Prima di por termine a questa mia breve comunicazione mi sento in dovere di ringraziare il Prof. Pilade Lachi per la gentile ospitalita accordatami nel sue laboratorio, dove ho eseguito le ricerche istologiche e per i suggerimenti e consigli dei quali mi h stato largo. Cosmo Cherubini, Amministratore-responsarile. 22S — Lezioni P]Iementari DI ANATOMIA GENERALE DEL Prof. GIULTO GHIARUGI CON MOLTE INCISION[ NEL TESTO Prezzo — L. 6,00 FIGALBI EUGENIC Z O O L. O G I A G E N E Ffc A L. E (con numerose figure) FIRENZE, SUCCESSORI LE-MONNIER 1895. E uscita la Parte 1.". E imminente la pubblicazione della Parte 2.* Prezzo delle due parti L. 8,50. MODELLO SCHEMITICO DEL MIDOLO SPINALE DEL Prof. PILADE LACIIl Rivolgersi ad Anafesto Gloriolanza Inserviente nell'Istituto Anatomico di Geneva Prezzo (compreso cassa e imballaggio) L. 2oO. Si ti'ovano vendibili i seguenti volumi deW'Archiv fur mihroshopi- sc/ie Anatomie : XX. Bd Heft 3 u. 4. XXI. Bd. completo. XXII. Bd. completo. XXIII. Bd. Heft 1. Rivolgersi alia Direzione del Monitore Zoologico, Istituto Ana- tomico, Firenze. Firenze, Tip. Cenniiiiana, 1895 iloiitore lu\m Mm (Pui)blicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ' DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R.IstitutodiStudi Super, iu Firenze nella R. Universita di Messina Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : Istituto Anatomico, Firenze 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. VI. Anno Firenze, Novembre 1895. N. 11. SOMMARIO : BibliograFia, Pag. 229-236. SuNTi E Riviste: (;iacomini C, Sulle anomalie di sviluppo dell'embrione umano. -- i»ai.«^I.., Coutributo alia conoscenza della struttura dei nervi periferici. — V&gi 231-239: CoMUNiCAZioNi ORiGiNALt : Kovero A., Intorno ai muscoli digastric! dell'osso joide. (Con tav.). — Cui-azzi !»., Fagocitosi e diapedesi nei lamellibranchi. — Rossi u., Contributo alia conoscenza delle terminazioni nervosa nella mu- cosa olfattiva. (Con fig.). - Pag. 240-260. AVVERTENZA Delle Comunicazioni Orlginali che si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologico Italiano „ e proibita la riproduzione. BIBLIOGRAFIA I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. Carraccio a. — Commemorazione del Prof. C. Vogt e del Prof. T. E. Huxley. — Boll.d. Soc. Romanaper gli Studi Zool. Vol. 4, Anno4,N. 3-4. Roma 1895. GarbinS A. — Diffusione passiva nella liranofauna. — Mem. d. Ace. di Verona (Agricoltura, Scieme, Lettere, Arti e Commercio). FoZ. 71, Serie 3, Disp. 1. Verona, tip. 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Gen. delTAgricoltura del Ministero di Agric, Ind. e Conim. Roma, tip. Nazionale di G. Bertero. Nei due vol semestrali del 1894 trovansi notizie sul Bestiame, sulla Caccia, suUa Piscicultura, suW Entomologia agraria, etc. — NelVItalia Agricola, giornale di Agricoltura, Anno XXXI, Milano-Piacensa- Bologna, 1894, trovansi notizie di Insetti ed altri animali dannosi alVagri- coltura, di Vermi parassiti, di Bachicollura, Zootecnia, ecc. Molti degli ar- ticoli vanno acconipagnati da tavole e da figure intercalate. — Diversi articoli di Zoologia agraria nel Giornale di Agi-icoltura e Commercio della Toscana L'Amico del Contadino. Fireme, Anno XII, 1894, e anni precedenti. — Nel Coltivatore, Giornale di Agricoltura pratica, Serie 5, Anno 40, Casale 181 -. vedi diversi articoli di Zoologia agraria, allevamenti, ecc. — Nel Giornale L" Agricoltura e le Industrie Agricole, Anno 17, Portici 1894, trovansi articoli di Alimentazione del bestiame, Entomologia agraria, Zoo- tecnia, ecc. — Nel Giornale L'Amico dei Campi, Anno 30, Trieste, 1894, trovasi qualche ar- ticolo di Entomologia agraria, Zootecnia, ecc. Baccarini P. — Sopra un curioso oecidio della Capparis spinosa (per larva di un cecidoraiide). — Malpighia, Rassegna mensile di Botanica, Anno 7, Vol. 7. Genova, 1893. Bcrlcsc :%. — Vari suoi articoli di Entomologia agraria trovansi in Boll, di En- tomologia agraria e Patologia vegetale Anno 1, Padova 1894. Passim. Berlct^c A. — Rassegna eatomologica. — Boll, di Entomologia agraria e Pato- logia vegetale. Anno 1. Padova 1894. Passim. 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Modena, Noveml}re-Dicembre 1894. h) Imenotteri. Costa A. — Prospetto degli imenotteri italiani. Parte III: Tentredinidei e Siri- oidei (con 3 tav.). — Atti d. R. Accad. d. Sc. fisiche e matemat. {Soc. reale di Napoli), Ser. 2, Vol. 7. Napoli, tip. E. De-Rubertis, 1895. Dc-Storugii T. — Cataiogo degli Iraenotlerl di Sicilia. — II Naturalista SicU liano^ Anno XIV, N. 9, Palermo, Giugno 1895. Pag. 169-182. (Continua). Emery C. — Sopra alcune formielie della fauna mediterranea. — Mem. letta alia R. Accad. d. Sc d. Istit. di Bologna nella Sess. del 21 Aprile 1895. Bo- logna, tip. Gamherini e Parmeggiani, 1895, p. 19. Con tav- Estr. d. Mem, d. R. Aecad. d. Sc. d. Istit. di Bologna, Ser. 5, torn. 5. Cirairc E. -^ Pi'ospetto delle Crisidi di Trieste e dei suoi dintorni. — Atti d. Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. IK {Vol. 3 d. Serie nuova). Trieste 1895. Pag. 243 248. GrtilTc E. — Aggiunta alle Api dei dintorni di Trieste. — Atti d. Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. IX. 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In questa comunicazione I'A. paria di quei prodotti abortivi nei quali manca rembrione; pero questo non fu distrutto, ma per circostanze diverse emigre dalla sua cavita normale; e in questa categoria distingue i prodotti abortivi nei quali emigro solo I'erabrione, dagli altri nei quali emigrarono con esso tutte le altre formazioni, il Chorion eccettuato. Evidentemente perche I'embrione fuoriesca dalla sua cavita e necessaria una soluzione di continue delle membrane che lo invol- gono : pero p)er varie cause essa sfugge spesso all'osservazione. Senza insistere su questa eventualita passa I'A. ad esaminare varie modalita dell'emigrazione del- I'embrione : 1" Puo questo rompere iJ sottile amnios, rimanendo intatto il Cho- rion : allora I'emigrazione si limita al passaggio dell'embrione dalla cavita amnio tica nei Coeloma esterno, e qui, circondato dal Magma reticolare, viene invaso da un processo di distruzione che finisce per far scomparire in parte o total- raente I'embrione medesimo. La morte di questo precede sempre il suo distacco dalle membrane e la sua emigrazione ; il distacco poi e favorito dalla distru- zione che subisce I'amnios, che e indizio sicuro di una abnorrae condizione del- I'ovo. Allora I'embrione dondola nell'lnterno della cavita amniotica, ed e per questi movimenti che avviene la rottura del funicolo. L'Embrione stesso puo venir separate in diverse parti e generalmente e I'estremita cefalica che si separa dal tronco. Nei casi in parola deve esistere anche un Coeloma esterno molto ampio: allora Tamnios, non piu sostenuto dal Chorion, si rompe piii facilmente, Avvenuta la rottura, liquido amniotico ed embrione passano nei Coeloma esterno ove si fermano, perche il Chorion, specialmente in grazia dell'ampiezza del Coeloma, re- siste meglio. L'A. cita varie osservazioni a conferma di quanto e stato ora esposto. 2.° Altre volte I'Embrione eraigra ancora circondato dall'amnios ed insieme agll altri annessi fetali ad eccezione del Chorion. Cio in genere avviene per il poco sviluppo e la cattiva costituzione del Magma reticolare : sempre in tali casi si trova I'amnios di volume maggiore del normale; e se si pensa che I'aumento di volume si sia fatto rapidamente, si capisce come piu facile riesca aU'aranios di stac- carsi dai fllamenti del reticolo del Magma. Altre cause possono intervenire, come ad es. un versamento sanguigno nei Coeloma esterno, scosse ecc. Va notato come I'espulsione del sacco amniotico intatto possa avvenire a diflferenti periodi di svi- luppo e con embrione normale e vivente. 3° Si puo avere I'emigrazione dell'em- brione come nei caso 2", ma con questo di piu che il Chorion che rimane subisce un arrovesciamento di modo che la sua superflcie esterna diviene interna e viceversa. L'arrovesciamento si opera per un lento stiramento del cordone ombelicale sul punto suo d'inserzione al Chorion, per cui questo vien distaccato dalle membrane materne, in specie dalla serotina: possono concorrere poi altre cause, come un versamt-nto sanguigno operatosi fra Chorion e decidua. L'A. alia fine della sua comunicazione fa un riassunto delle conclusioni che si possono trarre da questo e dai precedent! suoi lavori sulle anomalie di sviluppo dell'embrione umano e di- stingue i prodotti abortivi in 2 gruppi : I" Gruppo. Comprende quei prodotti nei quali non solo esiste I'embrione, ma questo si presenta ancora come un tutto e mantiene i suoi rapporti colle mem- brane. In questo gruppo si distinguono due classi : a) Forme atrofiche nello quali sebbene Tembrione sia molto alterato nella 238 conformazione esterna ed interna, pure, coU'esame microscopico, e possibile di- stinguere I'esistenza di organi. Appartongono a questa classe tutti i prodotti che H i s ha descritto sotto il nome di Forme curvs e Forme cilindriche, e 2 embrioni studiati da K o 1 1 m a n n. Di questi embrioni non fu esarainata 1' intima costitu- zione. Altre che furono studiate con sezioni in serie sono quelle appartenenti alle osservazioni 2*, 3°, 5% 6" (Comunicaz. 1, 2, 3, 4) dell'A. ad 1 osservazione di P h i s a 1 i X, a 2 di H i s, ad 1 di C h i a r u g i, ad 1 di R o ra i t i. b) Forme nodulari, nelle quali I'esame microscopico non diraostra piii alcuna traccia di organi embrionali. Sono forme rare e 2 solo sono le osservazioni : 1, la 7" (Comunicaz. 5) dell'A. e 1 di L a c h i. Le osservazioni 12'"' e 13" (Comunicaz. 7* e 8") dell'A. nelle quali enibrione ed annessi sono in via di distruzione, stabiliscono il punto di passaggio dalle forme atroflche alle nodulari. II" Gruppo. Comprende i prodotti abortivi nei quali manca I'embrione o perche fu assorbito e scomparve in sito o perche emigre dalla sua cavita naturale, quindi 2 Classi. Nell'uno e nell'altro caso puo darsi o che I'embrione sia scomparso ri- manendo ancora in parte tutti gli annessi d'origine fetale, oppure insieme all'em- brione mancano tutte le forraazioni embrionarie ad eccezione del Chorion. 1* Classe. L'Embrione e scomparso in sito. a) Mancanza deU'Embrione con persistenza di tutti gli annessi d'origine fetale (Osservaz. 4 ed 8. [Comunicaz. 2, 6] dell'A., 1 osservaz. di Lac hi, 1 di Valenti). b) Mancanza di tutte le formazioni embrionarie ad eccezione del Chorion (Osservaz. 9, 10, IL [Comunicaz. 7] dell'A.). 2^* Classe. Manca I'Embrione perche e emigrato dalla sua cavita. a) L'embrione emigra dalla cavita dell'amnios nel Coeloma esterno (Osser- vaz. 14, li>, 16. [Comunicaz. 9] dell'A. e 1 osservaz. di Valenti). 6) L'emigrazione dell'embrione e completa attraverso tutte le membrane delTuovo. (Sono i casi piu comuni dei quali dovra esser fatta la statistica). c) L'embrione emigra involto nell'amnios ed insieme alia vescicola ombelicale, rimanendo in posto il Chorion (Osservaz. 22, 26. [Comunicaz. 9] dell'A.). d) Nell'emigrare I'embrione produce I'arrovesciamento del Chorion (Osser- vaz. 22, 26. [Comunicaz. 9] dell'A.). Quanto alle forme Vescicolari esse non meritano di formare una classe speciale, potendo appartenere ad una delle forme sopradescritte (Osservaz. 1» a 8» [Comu- nicaz. 1 e 6] dell'A., 1 osservaz. di Chiarugi e 1 di Romiti.) L'A. crede che le osservazioni descritte daLachi e Valenti come forme vescicolari sieno cavita amniotiche vuote e percio furon poste nella P classe del 2" Gruppo. LiVINI. Sala L. — Contribute alia conoscenza della struttura dei nervi periferici. - Estr. dal BoUettino della Societa Medico- Chirurgica di Pavia. — Co7nunicazione fatta nella seduta del 21 Giugno 1895. Pavia 1895. Pag. 10. Con fig. P e 1 i zz i e T i re 1 1 i proposer© nello scorso anno una modiflcazione al metodo classico di Golgi, consistente nel sostituire alia comune soluzione acquosa di bicromato di potassa al 2,5 o 3 0[0 una soluzione bicromica al 2 0|0 fatta in brodo. Aggiungendo ad essa 20 a 30 gocce per cento di acido osmico all'l OiO, meglio che adoperandola da sola, i due autori potorono colorare con maggior facilita e co- stanza e in modo piii complete, gli imbuti nelle fibre nervose midollate periferiche. Sala con questo stosso metodo (soluzione bicromica in brodo al 2 OjO parti 9 — - 239 acido osraico all'l OjO parti 1) non solo ba pof uto confermare i risultati di P e- lizzi e Tirelli; ma e riuscito a colorare spesso in nero certe speciali cel- lule situate aU'esterno delle fibre nervose e addossate a queste, nello sciatico di topo, di coniglio e di cavia. Tali cellule si presentano come piccoli elemonti aventi un corpo molto appiattito lamelliformo, il quale si applica strettaraente alia super- ficie esterna dolla flbra nervosa, al di fuori della guaina di S c li av a n n, model- landosi in certo modo sulla convessita di essa. Da tutto il contorno di queste cel- lule lamellari partono dei delicatissimi prolungamenti, i quali si portano sulla fibra nervosa e Tabbracciano per modo da formare in quel punto una specie di anello reticolare che avvolge tutta la fibra nervosa stessa. II volume di questo cellule e vario: talora sono piccoli elem-enti che misurano da 8 a 10 jtt di diametro longitudinale e di 4,5 f* di diametro trasversale : piu spesso il corpo di queste cellule si allunga molto in direzione parallela alia fibra, e puo allora raggiungera una lunghezza di 28,30 jJ- ed anche piii. Del resto, per varie ragioni, la misura- zione esalta dei diametri di questi elementi non e cosa facile. Non sempre il corpo della cellula si colora intensamente in nero ed in modo uniforme: non di rado si puo scorgere al centro del corpo lamellare, uno spazio rotondeggiante od ova- lare meno colorato che, esaminato a forte ingrandimento si appalesa come ua vero nucleo. Questo diventa molto ben visibile in certi casi fortunati in cui le cellule in questione, invece di presentarsi di profilo, si presentano all'osservatore di fronte : esse appaiono allora di forma piii o meno regolarmente ovale, e dal contoi-no di esse partono dei prolungamenti che si distend<)no sulla superficie della fibra nervosa. I prolungamenti sono in generale molto fini e delicati ed hanno per lo piu un aspetto rigido : raramente sono ramificati ma si incrociano variamente gli uni cogli altri e costituiscono attorno alia fibra nervosa una specie di mani- cotto reticolare. Esaminati a forte ingrandimento questi prolungamenti non appa- iono di aspetto uniforme, ma sembrano costituiti come da tanti piccoli granuli disposti in serie, e terrainano con una estremita alquanto ingrossata. Spesso accade che la cellula e aderente alia fibra solo con la porzione centrale del suo corpo, mentre Torlo di esso pare che sia stato stirato all'infuori e si stacca alquanto dalla fibra: allora i prolungamenti che partono dalla periferia della cellula e che devono portarsi sulla fibra, non sempre raggiungono la superficie di questa ; ma si perdono liberamente nello spazio compreso tra la fibra e la cellula. L'A. non si sente, per ora, in grado di rispondere a certe questioni di dettaglio, quali : la frequenza di queste cellule, il loro numero, la loro precisa ubicazione lungo la flbi-a nervosa, gli eventuali rapporti cogli strozzamenti di Ranvier etc. In quanto al significato di tali elementi TA. crede che non sia neppure da sollevarsi la questione se essi possono essere prese per cellule nervose: i loro caratteri morfolo- gici e la loro ubicazione escludono in modo assoluto questa possibilita. Pensa piut- tosto che queste cellule debbano essere considerate come elementi connettivi proprii dell'endonervo, i quali, solo quando vengono colorati col metodo di Golgi, lasciano scorgere questo modo speciale di comportarsi colle fibre nervose, finora non descritto. U. Rossi. - 240 — ISTITUTO ANATOMICO DI TORINO, DIRETTO DAL PROF. CARLO GIACOMINI Intorno ai muscoli digastric! dell'osso joide OSSERVAZIONI ANATOMICHE DBL DOTT. ALFONSO BOVERO, AJUTO-SETTOEE (Con tavole) Ricevuta il di 20 Settembre 1895- E vietata la riproduzione. Lo studio anatomico dei singoli muscoli del corpo umano pre- senta sempre grande interesse ed h fecondo di buoni risultati, quando esso sia condotto senza preconcetti di sorta e sopra una serie non esigua di soggetti varii per sesso e per eta e possibil- mente anche per razza, e quando si confrontino i dati ottenuti dalla osservazione scrupolosa e paziente con quelli di altri autori sopra la nostra specie e sopra le varie specie animali. E in questo modo solamente, io credo, che noi arrivererao a stabilire definitivamente, come gia per la grande maggioranza dei muscoli, uno schema fisso, 0 per lo meno, date le numerosissime variazioni di taluni muscoli, uno schema che rappresenti la disposizione piu frequente e quindi da considerarsi come normale, anche per quelli pochi le descrizioni dei quali non sono ancora assolutamente esatte od identiche per tutti gli autori classici. Fra i muscoli che, pur dopo avere dato origine a tante disous- sioni ed a tanti studii, sia per il modo di comportarsi, come pure per la sua funzione, presenta ancora parecchi punti oscuri, sopra i quali manca I'accordo degli anatomici, certamente va annoverato il digastrico dell'osso joide : e, meglio specificando quali siano le que- stion! controverse o non chiaramente e concordemente esposte dagli autori, credo di poter afFermare olie, per quanto riguarda i rapporti del tendine intermedio coU'osso joide e coll'aponeurosi soprajoidea, come pure per quello che si riferisce alle numerosissime variazioni offerte dai ventri anteriori, le idee dei varii autori classici e di quanti si occuparono ex-professo deU'argomento, vanno per aloune parti modificate. - 241 - Per le varietc\ debbo aggiungere ancora che, se esse sono molto rare pei ventri posteriori, sono invece cosi frequent! pei ventri an- terior! da far dubitare precisamente, come a ragione fu da taluni osservato, se la disposizione, descritta come normale, non sia invece la eccezione. Inoltre, quantunque molte di queste ultime siano state diligenteniente descritte e studiate nella loro disposizione anato- mica e nel loro significato morfologico, pur tuttavia alcune di esse, sia a cagione della loro estrema rarita, sia perche gli autori le ri- tenessero di nessuna importanza, abbisognano ancora, a mio avviso, di descrizione e di interpretazione. Guidato da questi concetti, ho tentato precisamente di portare anch'io un tenue contributo alia dottrina dei muscoli, studiando il modo di comportarsi dei digastric! in 112 individu! (61 mascbio e 51 femmina) quasi tutti adulti, in un certo numero di feti a vario grado di sviluppo, e finalmente in una serie relativamente conside- revole di animali e specialmente di scimie che il Prof. G i a c o m i n i mise cortesemente a mia disposizione, Espongo ora succintamente i risultati delle mie ricerche, inco- minciando dalle variazioni trovate nei ventri posterior! : esamine- remo quindi particolarmente i rapport! del tendine intermedio coUa ghiandola sottomascellare, coll'osso joide e coll'aponeurosi soprajoidea quella cioe che copre la porzione posteriore della faccia inferiore del milojoideo. Infine mi riserbo di discutere sopra le molteplici anomalie dei ventri anterior!, tali cioe rife rite al tipo che si con- sidera da! piu come normale. Debbo avvertire inoltre che io non intendo punto di riportare in questo mio studio la descrizione anatomica tipica, come piu comunemente viene riferita dagli autor! dei muscoli digastric!. La conoscenza del modo col quale si comporta il digastrico , come pure dei molteplici rapport! dei suo! due ventri e del tendine intermedio, e cosl diffusa, per quanto non sempre assolutamente esatta, da dispensarm! dal riferirne in disteso ; mi l!m!ter6 a ri- chiamare I'attenzione ogn! qualvolta lo creder6 opportuno sopra i punt! piu specialmente controvers! o nei qual! mi h parso di osser- vare qualcosa di interessante. ilicorder6 ancora, rigaardo alia denominazione da me scelta per tale muscolo che, per attenerm! alia nomenclatura proposta receu- temente da H ! s (Die Anatomische Nomenclatur — Arcliiv f. Anat. u. Entwick, — Suppl. Bd. p. 46, 1895J, ho preferito chiamarlo in questo mio lavoro digastrico deU'osso joide^ denominazione che per - 242 — altro non h niiova [m. digastricus ossis Jiyoidei — M. J. Weber) 0 semplicemente digastrico., lasciando naturalmente da parte tutti i molteplici sinonimi che si riscontrano nei vari autori e clie per pura curiosity mi piace ora riportare : alterins Jateris maxillam moventiiim quartus (Vesalio, Aurantio) — maxillae inferioris quarUis, OS aperiens (Colombo) — deprimens o depressor maxillae hivenier (Cooper, Douglas, Santorini) — biventer maxillae inferioris, digastrico della mandihola (Albinus, Soemmering) — mastoi' do-genieno (Chaussier) — mastoido-genieno (D u m a s) — ma- stoido-mento-joideo cervicale perforante (Sanchez) — digastrico del coUo, ecc. Ventri posteriori. — Tutti gli autori e chiunque abbia un po' di pratica delle dissezioni, non puo a meno che riconoscere la grande sproporzione che vi ha fra la frequenza delle anomalie dei ventri ante- rior! e la raritk di quelle dei ventri posteriori. Tale sproporzione, assieme alia innervazione difFerente dei due ventri ed alia man- canza del ventre anteriore in un gran numero di mammiferi (mono- tremi, carnivori, e tra le scimie, secondo le osservazioni di S a n- difort, Bischoffe Testut '^' nell' orang-outang), provano ad evidenza come Torigine dei due ventri sia differente (Gegen- baur '2), Vannucci '^', Sebilau f"*'). II Testut ('^), pag. 273) fa osservare come, fra le scimie, solo I'orang abbia un depressore della mandibola monogastrico, mentre questo sarebbe un carattere costante nei carnivori, ricor- dando come il passaggio fra il muscolo a due ventri ed il muscolo unico ci sia offerto nella cavia (porcellino d' India), in cui il mu- scolo, verso la sua parte mediana, h tendineo alia superficie e car- noso alia parte centrale, Altrove per6 (pag. 276), parlando del- VUrsuSy da lui disseccato, afferma ancora che potrebbe darsi che I'intersezione tendinea fortemente dentellata, situata ad uno o due oentitnetri al disotto deH'apofisi mastoide, ed interessante la tota- lita delle fibre muscolari, possa rappresentare il tendine intermedio del digastrico della nostra specie. To ho esaminato a questo riguardp 14 cavie ed ho sempre tro- vato esatta I'afFermazione del Testut: una volta sola in un ma- schio adulto, ho trovato da ambo i lati che I'intersezione tendinea lucente, di colorito argenteo, distante 1 cm. dagli attacchi poste- riori, intaccatura che per lo piu 6 specialmente visibile alia faccia interna, era evidentemente estesa a tutto il muscolo, di guisa che 243 — questo si poteva considerare come assolutamente costituito da due ventri. In tutti gli altri casi per6 ho sempre trovato che, a livello del- I'intersezione tendinea, il rauscolo subiva un notevole impicciolimento. Cosi ancora tra i chirotteri ho ti'ovata sempre ben evidente una impressione tendinea a meta circa della faccia esterna del muscolo in questione in tutti gli esempiari da me esaminati di Vespertilio murinus, di Plecotus aurihis, di Binoloptus ferrum equinum, fatto questo il quale era gia stato notato da M a c a 1 i s t o r e da M a i- sonneuve f"^ In tre gatti poi, dissecati per la medesima ragione, contraria- mente alle asserzioni del C u v i e r '^J, ho trovato evidentissimo il fatto che anche il T e s t u t da come carattere dei muscoli della eavia. In corrispondenza cioe del punto in cui il digastrico h abbracciato dallo stilo-joideo con un occhiello molto ampio, non sola- mente si osserva un notevole restringimento, ma anche, e piii spe- cialmente suUa faccia interna, delle fibre tendinee lucenti, superfi- ciali, che occupano un' estensione di 7-8 millimetri. Ancora, nelle tavole stesse diCuviere Laurillard (^', ho trovato raffigu- rata una intersezione tendinea nel muscolo (destro) in questione nel Canis familiaris (pi. 118-119) senza pero che, colla dissezione di parecchi esemplari, potessi constatarla io pure. Ancora nei carni- vori, nella lontra {Mustela lutra, fig. 1 , pi. Ill) pare che il muscolo verso la sua parte mediana subisca un leggiero impicciolimento. Tutti questi fatti, qualora fossero confermati, unitamente al reperto del Testut nelV Ursus, infirmerebbero certamente I'asserzione as- soluta che il depressore della mandibola, sia affatto monogastrico in tutti i carnivori. Nella nostra specie 6 certamente un'anomalia molto rara I'esi- stenza di un depressore monogastrico ; finora difiatti non se ne conoscono che 3 casi. II prime appartiene al Platner (C) ; p. 14), il quale desci'isse e figur6 il reperto di una donna giustiziata, in cui il muscolo di sinistra era monogastrico e si inseriva alia meta del margine inferiore del corpo della mandibola. II Mac alister f^' ricorda ancora un case di Mac Whinnie, e Testut (^) afferma di aver riscontrata tale disposizione in un microcefalo. Per quanto mi consta non sono riferiti nella letteratura altri casi, i quali per- altro, ripeto, devono essere estremamente rari. Aggiungo che tale anomalia viene dal Testut (p. 780) considerata semplicemente come spostamento nelle inserzioni di un muscolo normale nel nostro corpo, ma conseguentemeute modifioato. — 244 - II ventre posteriore poi pu6 ricevere del fasci accessori dall'apo- fisi stiloidcj coesistendo colla normale esistenza dello stilo-joideo. In un caso di Wood f'^) lo stilo-joideo era diviso completamente in due porzioni; una di esse andava ad impiantarsi sul tendine inter- medio, I'altra invece s'inseriva al ventre posteriore in prossimita del punto in cui cominciava 11 tendine stesso ; d'altronde 1' inser- zione completa dello stiio, o di parte delle sue fibre sopra il ten- dine raediano non e, come vedremo, cosa assolutamente rara. Puo ricevere ancora un fascio accessorio dall'angolo della man- dibola (H e n 1 e '^''), dallo splenio (J^Iacal i s t e r '^1). In un caso di mancanza dello stilo-joideo con sviluppo esagerato del ventre posteriore, riferito da Mac W hinn ie, il Test u t ("', p. 277) ammette sia avvenuta la fusione dello stilo-joideo col ventre stesso. Puo inoltre ricevere fasci dal trapezio. Ancora, il ventre poste- riore puo limitare le sue inserzioni a parte della incisura mastoi- dea, oppure occuparla completamente ed anche estenderle all'osso occipitale arrivando fin sotto la linea curva superiore. lo ho riscon- trata parecchie volte questa esagerazione degli attacchi muscolari e ci6 era piu specialmente evidente e dai due lati nell'oss. 51 (donna robusta di 46 anni, morta all'ergastolo, condannata per furto). Que- sta estensione delle inserzioni pu6 esagerarsi ancora di piu ed i fasci inseriti sopra I'occipitale isolarsi in un fascio speciale. Cio e quanto mi h occorso nell'oss. 75, che credo di riportare in disteso essendo il caso unico. Oss. 75.— Donna di 39 anni. Amendue i ventri posteriori sono sviluppatissimi: a sinistra il tendine intermedio, il quale da ambo i lati non e abbracciato dallo stilo-joideo, normale tuttavia per sviluppo e per gli altri rapporti, si prolunga posteriormente, facendosi pero piu esile, nello spessore del ventre posteriore, nel mentre le fibre carnose assai sviluppate si impiantano su di esso tutto aH'intorno come le barbe di una penna. II corpo muscolare, rigonflo, veramente enorme, si inserisce non solamente a tutta 1' incisura mastoldea, ma le sue fibre arrivano a coprire anche parte della faccia posteriore dall'occipitale, fin quasi in corrispon- denza dalla parte laterale della linea curva superiore. A destra il falto 6 piu com- plicato; oltre a questa grande estensione delle inserzioni vi ha un evidentissimo fascio accessorio, il quale originatosi mediante brevi fibre tend! nee dal la parte anteriore della faccia esterna e dall'apice dell'apoflsi mastoidea, si aduna in un corpo muscolare cilindrico, che, dopo un decorso di 4 cm., si impicciolisce facen- dosi tendineo: il tendine poi, che ne risulta, si accolla alia faccia esterna del v. posteriore normale e va ad impiantarsi sopra il tendine intermedio, pochi mm. in avanti del punto in cui cessano le fibre muscolari del ventre stesso. Tale fa- scetto e separato dalle fibre muscolari del v. posteriore mediante un interstizio cellulare di forma triangolare, allungato, colla base alTapice dell'apofisi mastoide, el'apice al punto di riunionedei due tendini. Esso si trova situate quindi in avanti — 245 — e superiormente o, rneglio, un po' all'esterno del v. normale; dalla sua unione col tendine intermedio ne risulta che que s to a sinistra si presenta piu voluminoso che non a destra. Sopra il significato di tale fascio accessorio, io credo si possa attribiiire ad esso, bencli^ originatosi dall'apofisi mastoidea del tem- porale, il medesimo significato che il Testut ('^) p. 291-292) da al muscolo « ocoipito-joideo », quale fu descritto da P err in f^^', West '^^), Cur now '''*) e riescli (^^) dei quali per6 non ha la complicazione, essendo meno individualizzato. A questo proposilo mi permetto di riportare nella mia nota un'altra osservazione molto interessante di a muscolo occipito-joideo » che costituirebbe il 7° caso della letteratura anatomica, rimandando per la interpretazione morfologica ai lavori citati ed al Testut. Oss. 104.— Si tratta di un individuo di anni 61, dissecato nel Febbraio 1895 per le diraostrazioni scolasticlie. Preparando le inserzioni superiori dello sterno-cleido- mastoideo, sopra Taponeurosi che involge tale muscolo, in corrispondenza degli attacchi mastoidei, si e trovato un piccolissimo fascio appiattito con fibre molto pallide, il quale si dirige trasversalmente indietro ed alquanto in basso, e, in cor- rispondenza dell'estremita superiore del trapezio, si perde risolvendosi in due o tre fascetti piu esili ancora sopra I'aponeurosi. Questi fasci noa rappresentano altro che il « transversus nuchae » degli autori. In un piano piu profondo, cioe sotto I'aponeurosi, ed alquanto piii in basso, vi ha un esile fascio muscolare, il quale, originatosi con un tendine piccolissimo, dapprima appiattito, di colorito ar- genteo, dalla faccia posteriore dell'occipitale, subito all' interno delle inserzioni alia linea curva dello sterno-cleido-raastoideo, si dirige obliquamente in basso ed in avanti, facendosi cello stesso tempo cilindrico, incroeia il margine anteriore dello sterno-cleido, coperto in questo punto dalla giugulare esterna e dal setto che divide la loggia parotidea dalla regione cervicale, si approfonda, raggiunge la faccia esterna del ventre posteriore : poscia si porta ancora in avanti ed in basso, scivola sulla faccia inferiore della porzione posteriore del tendine intermedio formando cosi un mezzo giro di spira attorno al v. posteriore ed al tendine, cui e unito da una sottile lamina cellulare; incroeia cosi le due carotidi, e la giugu- lare interna situata in un piano piu profondo. In corrispondenza del punto in cui sta per portarsi dalla faccia esterna del v. posteriore alia inferiore del tendine, 11 muscolo, finora unico, si divide in due fascetti, ciascuno dei quali per il suo volume rappresenta una meta del fascio primitivo. Di questi due fasci, uno, ante- riore e pill superficiale, discende in basso, passa all'esterno del glosso-faringeo, applicandosi, abbandonato il rapporto di tale nervo, al margine anteriore del mu- scolo stilo-faringeo, da cui pero si mantiene isolato fino in corrispondenza della porzione inferiore; finalmente si unisce alle fibre di questo muscolo. Questo primo fascio e incrociato obliquamente sulla sua faccia esterna dal grande ipo- glosso, dall'arteria e dalla vena linguale ed e coperto ancora dalle fibre piu poste- riori del m. cerato-glosso. — L'altro fascio invece e situato in un piano piu profondo, passa indentro del glosso-faringeo, che rimane cosi abbracciato dai due fascetti; assume quindi un decorso retrogrado, incroeia obliquamente la faccia interna dello stilo-faringeo e va a confondersi colle fibre muscolari della porzione posteriore del costrittore superiore della faringe. M. 2. a - 246 — Nessun dubbio e possibile che in quest'ultimo caso (oss. 104) non si tratti di * occipito-joideo » : basta consultare la descri- zione dei tre casi del P e r r i n per persuadercene. Che anche il fascetto accessorio del ventre posteriore, riscontrato nell'oss. 75% sia tale, bencli^ inserito direttamente sul tendine intermedio del digasti'ico, si pu6 facilmente ammettere ricordando che nel 3" caso di P err in H^)^ [[ digastrico inviava un piccolo fascio di rinforzo alio occipito-joideo; e che nel caso di Flescli 1'^', il fascetto pill superficiale, proveniente dalla divisione del muscolo stesso, andava ad impiantarsi sopra il tendine intermedio , come nel nostro caso. Anzi, secondo il mio parere, esso sarebbe la riprodu- zione completa, ammessa come esatta la interpretazione che ne da il T e s t u t (p. 292), dell'occipito-joideo, quale fa riscontrato da Cuvier e Per r in nella foca comune e figurato da C u v i e r e Laurillard nella jena (pi. 131-132). Cosl ancora io credo che si debba ritenere come residuo di un fascio occipito-joideo, o me- glio occipito-faringeo, , il fascetto riscontrato da Griacomini '^^J in una mora di due anni (Osserv. 2\ Z. Maria), fascetto, il quale, originatosi dal ventre posteriore del digastrico destro, mentre stava per continuarsi coUa porzione tendinea mediana, si portava all' in- terno alia faccia posteriore della faringe, disponendosi nello stesso modo delle fibre piu inferior! del muscolo costrittore superiore : questo fascetto, ben evidente a destra, era invece appena accen- nato a sinistra. Una variazione che ha attratta la mia attenzione e che d'altra parte non h tanto rara (oss. 22-28-70-81), consiste nell' iuserzione puramente tendinea del ventre posteriore alia incisura mastoidea. Le fibre tendinee, per lo piii mascherate dalle muscolari, possono essere tanto sviluppate da costituire un vero tendine, piii o meno lungo, cui seguono poi le fibre muscolari. Cosl nella oss. 96 (donna di 49 anni), il ventre posteriore, rigonfio piu che normalmente, trae origine da ambo i lati da un tendine, robusto, cilindrico, lucente, lungo due centimetri e mezzo : il volume di esso e certo minore di quello del ventre carnoso, per6 6 completamente costituito da vere fibre tendinee : la lunghezza della parte carnosa e minore che d'or- dinario, e tutto il ventre assume una forma di fuso molto rigon- fiato. In un altro caso (oss. 100, uomo di 34 anni) il tendine 6 solo lungo 1 cm. e •/s, pure cilindrico, e ben evidente. Del resto questa forma riproduce con certa approssimazione quanto fu riscon- trato in alouni animali: per oonto mio ricordo solamente di averla — 247 - osservata in una fenimina adulta di Ricnio [Erinaceus etiropeus)^ in cui, fatte le del)ite proporzioni, il fatto era identico. In otto esemplari di coniglio (Lepus cimiculus) ed in altrettanti di lepre [L. iimidus) ho sempre trovato un rauscolo sohiettamente mono- gastrico, il quale si distaccava posteriormente daH'apofisi stiloidea deH'occipitale mediante un tendine sottile, appiattito, lucente, lungo 1 cm., 1 cm. %, cioe dalle sue inserzioni posteriori fino in corn- spondenza dell'angolo della mandibola, ove si originavano le fibre muscolari, formando un corpo carnoso pure appiattito, il quale tuttavia presentava ancora, per un certo tratto della sua superficie esterna, traccia delle fibre tendinee. Un fatto, che credo ancora piu raro e clie ha riscontro solo con due casi di Walsham (citato da Testut, p. 276), h I'esistenza di una intersezione tendinea nello spessore del ventre posteriore. Oss. 68 — G. Maria, microcefala, morta nel Gennaio di quest'anno nella Cli- nica Medica Generale. — A destra il ventre posteriore, normale nelle sue inser- zioni e nei rapporti, pero poco sviluppato, si continua col tendine intermedio in linea retta ; questo non e abbracciato dallo stilo-joideo, il quale decorre piu pro- fondamente; e cio dai due lati. A sinistra, il v. posteriore, dopo essersi originate con un fascio carnoso appiattito, pero abbastanza sviluppato, ad un cm. al di- sotto deU'apoflsi mastoide, presenta evidentissima una placca tendinea isolata, che avvolge quasi tutto 11 corpo muscolare a mo' di un manicotto lungo 7-8 mm. : in corrispondenza di essa il muscolo si impicciollsce per rigonflarsi nuovamente continuandosi eoUa restante parte del corpo carnoso. L' intersezione tendinea, a differenza dei casi di Walsham, non occupava tutto lo spessore del muscolo ed era unilaterale. Essa non si pu6 certamente, data la interpretazione del Testut stesso, paragonare per il significato a quella riscontrata da tale autore nel- VTJrsiis. lo credo invece le si possa ragionevolmente annettere il me- desimo significato che il Testut accorda alle interserzioni tendinee dello sterno-cleido-mastoideo (p. 222) e dei muscoli sotto-joidei, le quali non sarebbero altro che residui della primitiva disposizione me- tamerica e quindi da considerarsi come vestigia delle coste cervicali. Come sintomo di grande sviluppo, ho trovato altre volte che le fibre muscolari del v. posteriore non decorrevano punto parallele, ma, estendendosi il tendine intermedio molto in addietro, esse vi si inserivano, con dccorso obliquo in avanti ed in basso, a mo* delle barbe di una penna : questo fatto ho avu'to occasione di uo- tarlo ben evidente da ambo i lati nelle oss. 27-31-58-110. 248 Ricordero infine fra le varieta dei v. posteriori, come semplice curiosita, piu che per la importanza che gli si possa attribuire, il repertQ di un bambino di 4 mesi. Esisteva cioe una spiccatissiraa asimmetria fra i due v. posteriori ; il destro si presentava molto sviluppato, colle inserzioni estese a tutta I'incisura ed anche alia parte vicina della faccia posteriore deU'occipitale : dall'altro lato invece il v. posteriore era ridottissimo, costituito di fibre muscolari pallide, riunite in un fascio di poco superiore pel volume al tendine intermedio col quale si continuava. A questa asimmetria evidente- mente non si pu6 attribuire altro significato cbe quello di una semplice variazione individuale. Tendine intermedio. — Importanti assai sono i rapporti topogra- fici del tendine intermedio coi vari organi della regione sopra-joidea, importante ciofe per cio che riguarda la fisiologia in quanto concerne I'azione del ventre posteriore suU'osso joide, e dall'anteriore sopra la mandibola e sull'joide stesso ; importante ancora per la medicina ope- ratoria, concorrendo il margine superiore della porzione piu bassa dell'ansa a delimitare una parte della regione topografica fra cui si va alia ricerca dell'arteria linguale secondo il processo di Hueter. Cosi ancora ha grande interesse dal lato della morfologia la sua mancanza, che ci riconduce ai caratteri di muscolo monogastrico di cui abbiamo sopra tenuto parola. Nelle mie ricerche ho tenuto specialmente di mira i rapporti : 1.° Colla ghiandola sottomascellare ; 2.' Col muscolo stilo-joideo e a questo proposito riferiremo le variazioni trovate in tale rapporto dagli autori e nelle mie ricerche ; 3.° Coll'osso joido e colla apo- neurosi soprajoidea, 1." Fiapporti del tendine intermedio del digastrico colla ghiandola sottomascellare. — La grandissima maggioranza degli anatomic! ammettono che la ghiandola sotto-mascellare, contenuta in una loggia propria dipendente dalla aponeurosi cervicale superficiale, mantenga costantemente colla curva del digastrico rapporti tali, che essa si puo considerare compresa appieno nella curva fatta dai due ventri del digastrico uniti fra loro dal tendine intermedio. A questa questione un'altra se ne collega di importanza per6 secon- daria. Non h punto vero che il digastrico formi una curva colla concavita in alto, come dalla maggior parte si crede : invece il tendine intermedio si continua col v. posteriore in linea retta fino al punto in cui il tendine stesso si niette in rapporto coU'joide : — 249 - quivi Gambia bruscamente direzione per oontinuarsi poi col v. ante- riore ; nel complesso cio6 il margine superiore-anteriore del v. po- steriore, e della porzione tendinea ed il margine posteriore ed esterno del v. anteriore, circoscrivono, piu che una curva, un an- golo ottuso con apertura molto ampia rivolta in alto. Questo fatto fu gia espresso e figurato assai cbiaramente da Cru veilhier 'i"^), e recentemente confermato da Mores tin f'^l lo ho riscontrato costantemente tale disposizione in tutti i miei casi, anche in quelli in cui il tendine intermedio non era abbracciato daU'occbiello dello stilo-joideo, ed anche quando il tendine intermedio decorreva piu in alto che non normalmente ; in allora si aveva un angolo assai aperto, ma tuttavia ben evidente. Si capisce pero come si debba avere una curva, per quanto poco pronunciata, o meglio una dire- zione che molto si avvicina alia rettilinea, piuttosto che un angolo, nei casi, d'altra parte molto rari, in cui il tendine intermedio, de- correndo molto in alto, non contrae alcun rapporto coU'osso joide, come si trovava nella osservazione di Tansini ('^), e nella mia OSS. 4*, che riferiro piu sotto in disteso. (Contimia). Fagocitosi e diapedesi nei lamellibranchi, NOTA DBL DOTT. Dav. CARAZZI Ricevuta il 26 ottobre 1895. E proibita la riproduzlone. L'argomento trattato dal Dott. De Bruyne nel suo lavoro, e del quale mi sono occupato in una nota precedente, 6 troppo im- portante perche non debba rispondere alia replica ch'egli mi ha fatto nel precedente numero del Monitore Zoologico ^^> ; e credo che la discussione possa avere qualche utilita se si tien presente che ne \i Dott. De Bruyne nh io dobbiamo avere altro proposito che quello di contribuire alia conoscenza della verita, o almeno dl quella che noi abbiamo la sincera convinzione scientifica debba essere la verita. (1) Vedi Monilore Zoologico ; fasc. 3-4 e fasc. 8-9, 1895. — 250 — Che le coiiclusioni alle quali giunge il D e B r u y n e dovessero sollevare delle obbiezioni lo amraette egli stesso ; clie quelle da me esposte nella nota precedente non fossero oziose lo dimostra il fatto della replica del De Bruyne, e delle aggiunte cli'egli ha sentito di dover fare alia seconda edizione del suo lavoro. Ma io non seguiro certo I'egregio autore nel campo troppo vasto ch'egli vorrebhe dare alia sua questione ; mi pare ch'egli non solo I'al- larghi di troppo ma anche la sposti, quando entra a parlare delle spugne, degli echinodermi, della cariocinesi e della botanica cellu- lare. Le mie critiche si riferiscono soltanto alle ricerche del D e Bruyne sui molluschi lamellibranchi; e quando parlo di osservazioni mie intendo sempre ed esclusivamente accennare a quelle fatte sul- VOstrea ecJulis. Ho creduto necessario premettere questa dichiarazione per limitare, ed anche per precisare, la portata delle mie obbiezioni. I. Nella mia nota avevo detto che il De Bruyne dalle sue osservazioni «trae la conclusione che gli amebociti del sangue di- struggono degli elementi cellulari nell'epitelio delle lamelle bran- chiali, dei palpi labiali e deirintestino, per uscire all'esterno e sca- ricare i material! dannosi all'organismo ». E piu avanti ho ag- giunto : « che un epitelio possa essere normalmente e continuamente distrutto, ... e cosa cosi improbabile che lo stesso autore deve ere- dervi poco. » II De Bruyne invece mi fa dire : « il est impossible d'ad- mettre lea drosions intradpithdliales » e piii avanti dice che vorrei addossargli « la responsabilite de destruction gcnerale et continuelle. » Come si vede I'A. mi fa affermare dove non ho fatto che dubitare; mi fa dire imposaibile dove ho detto improbabile ; e generale dove ho invece precisato, che secondo il De B., la distruzione avviene nelle sole mucose branchiale e intestinale. Neppur dope letta la sua replica mi pare di dover modificare quel che avevo asserito nella mia critica, cioe che nel seguito del suo lavoro il D e B. attenua la portata delle sue affermazioni, tanto che la fagocitosi (che pure 6 il titolo del lavoro) passa in seconda linea e la diapedesi diventa il fatto piu importante. E che avessi ragione lo conferma il D e B., il quale nella risposta, riassumendo il suo lavoro principale e dandone le conclusioni general! scrive : « L'ensemble de toutes les considerations m'a conduit a voir dans cet exode de leucocytes un phenomene d'excretion qui s'accomplit nor- malement k travers les Epitheliums muqueux et tegumentaires, ac- — 251 — compagne ou non d'^cartoment ou de destruction intra^pithMiales ». Mi pare che c^uelle parole confermino perfettamente la mia asserzione. II. Nella mia nota avevo detto die il D e B. si estende parec- chio sulle osservazioni fatte con pezzi di tessuto vivente e che molti dubbi solleva il significato e I'estensione ch'egli vuol dar lore. L'Autore mi rammenta nella sua replica che egli ha adoperato molti altri metodi, oltre quelle dell'esame a fresco di un pezzo di tessuto, per avere un controllo sicuro. Ma io insisto nel far notare che il maggior numero di osservazioni fu fatto col primo metodo, il quale evidentemente e il meno attendibile ; e ricordo che, sopra otto sezioni figurate nelle tavole, sei sono di pezzi di tessuto esaminati a fresco. Che quel metodo sia il meno attendibile mi pare lo ammetta anche il D e B. ; e del resto, lo ammetta o no, torno a ripetere che aprire un animale, amputargli un pezzo di tessuto, grattare quest'ultimo con uno spazzolino e metterlo sotto al microscopic non e gia fare della fisiologia, ma della patologia sperimentale bell'e buona. Non avevo poi niente affatto dimenticato la dichiarazione del D e B. di aver egli avuto piena conferma delle sue esperienze osser- vando animali viventi e inter i ; ma avevo anche rilevato che t di- sgraziatamente egli non si estende punto su questa parte, e non ci da neanche un disegno che si riferisca a queste ultime osserva- zioni ». Del resto piii avanti dimostrero che anch'esse non sono esenti da critiche. Accennando ai pezzi di tessuto fissati appena tagliati dall'animale io avevo anche detto che « Tamputazione h un fatto patologico ». Questa affermazione, cosi evidente da non poter nemmeno esser messa in discussione, scandalizza addirittura il D e B., il quale mi chiede quali ricerche istologiclie possono ispirarmi fiducia; e finisce col sup- porre che io non devo aver afferrato la portata della mia affermazione ! Ora veda il D e B. ch'egli confonde due cose ben diverse, I'ana- tomia e la fisiologia; ne mi par necessario insistere su questo punto. Quanto alia portata della mia affermazione (sulla verita della quale non puo cader dubbio) io I'ho afferrata benissimo ; 6 il D e B. invece che non ha calcolato bene tutta 1' importanza ch'essa aveva rispetto alle sue ricerche di fisiologia. Precisiamo bene le cose: il De B. prende un lamellibranco e lo apre. In qual modo? Egli non lo dice, ma lo fa certamente ta- gliando il muscolo, o i muscoli adduttori all'animale vivente e non prcventivamente anestizzaio; se questa importantissima operazione preliminare fosse stata eseguita, I'A. si sarebbe fatto un dovere di licordarla. Trascurandola si cagiona airanimale un prirao e grave shock operatorio, conseguenza certo non unica del quale e una im- mediata e violentissiraa contrazione di tutti i muscoli, compresi quelli delle lamelle hrayicliiali. Col tagliare poi un pezzo di tessuto e col- rafferrarlo mediante qualche stromento abbiamo un secondo e un terzo shock operatorio. Quali sieno precisamente gli efFetti di questi fatti di patologia sperimentale non posso dire per i singoli casi ; forse ce lo dira chi sta ripetendo per conto suo le esperienze del De Bruyne; ma per I'Ostrica posso affermare die succede questo: in seguito alia contrazione tetanica il sangue ch'e nelle lamelle bran- chiali, non solo trova imped ita la via al ritorno, ma 6 obbligato ad accumularsi nell'estremita apicale e cosi gli amebociti si affoUano verso repitelio superficiale, il quale non si trova certo in condizioni normali d' innervazione, e nel quale si trovano anche frequenti cavita prodotte dallo sgusciamento delle cellule mucose [Becherzellen] uscite durante i maneggi. Pu6 darsi che il De B. voglia assegnare poca importanza a queste mie osservazioni ; ma oso sperare die vorra darne di piii ad una autorita per lui certamente indiscutibile : « I'animal (Anodonta) t avait sejournd pendant trois jours dans la solution de blu de m6- f thylene et a I'ouverture de sa coquille ne semblait que faiblement « teintd; nicme les branchies 1' dtaient moins que de coutume. « Quelques instants apr^s, la coloration devenait intense successive- i ment dans les branchies et les palpes, dans le manteau, le pied « et finalement dans tous les teguments du corps. Quand on touchait c un organe au moyen d'an objet effil^, immcdiatement s'y produisait « une accentuation de la couleur et les surfaces des coupes que nous « y faisions bleuissaient pour ainsi dire instantanement. II nous est « avis que le sang du MoUusque en question vdbicule de la mati^re » colorante et afflue avec une grande rapidit(5 des lacunes sur les « surfaces de section, et qu'aux endroits irrit^s par le contact de t I'air ou d'un corps solide, il se produit une sorte de congestion « qui y am^ne avec le sang la matiere colorante dissoute »• L'autore di questo brano, nel quale sono cosi ben descritti gli effetti patologici dello shock operatorio, e il tSignor Dott. C. De Bruyne! (^J (1) C. De Bruyne. — Coatrib. 4 I'etude de la phagfocytose, Bruxelles 1895, pag. 40. dal rigo 19 al 31. — 253 — Mi pare dunque di poter concludere ch'egli non aveva oerta- mente afferrata tutta 1' importanza della mia semplice ed esatta affer- mazione: ramputazione e un fatto patologico; ed aggiungo che neanche si puo dire molto attendibile I'esperienza fatta suiranimale vivente intero. Infatti questo possedendo tutta la sua sensibilita, viene a subire tre gravi maneggi operator! : taglio del muscolo o rauscoli adduttori, messa in posto sul portoggetti e copertura col vetrino. Per tutte queste ragioni mi credo autorizzato di tornare a ri- petere, anche dope letta la difesa del D e B., quel che dicevo nella nota precedente: la distruzione epiteliale, come egli la intende, h molto improbabile; le sue osservazioni per dimostrarla sollevano molti dubbi, ed abbiamo delle buone ragioni per ritenerle patolo- giche, e non gia fisiologiche. III. Che la penetrazione degli amebooiti nell'epitelio sia un fatto normale, fisiologico, I'ho gia detto nella nota precedente, e su questo punto il De B. ed io siamo d'accordo. Che gli amebociti pe- netrino neU'epitelio per prendervi dell'alimento solido assimilato dalle cellule epiteliali, anche branchiali, riesce nuovo al D e B., e perci6 non vuole ammetterlo ; ma io ne sono sicuro e lo dimostrero in modo incontrovertibile. Che poi io debba passare per ignorante perch6 ho affermato una cosa nuova, sara un buon metodo dialettico, ma me non convince; che io debba dar le prove di quanto afifermo k giusto, ma come pretendere che lo faceasi in una brevissima nota prelimi- nare ? Attendano il Lankester e il De Bruyne la pubblica- zione del mio lavoro, intanto mettano pure in quarantena le mie affermazioni, ma non le respingano con commenti ingiustificati. Circa alia diapedesi, ripeto quel che ho detto nella nota pre- cedente, cio6 che ho avuto occasione di constatarla molte volte, ma non sono sicuro che si tratti di un fatto normale. Per quel che riguarda le lamelle branchiali sarei piuttosto propenso a ritenerla non fisiologica. Per Tepitelio intestinale sono ancora piu in dubbio, ed ecco perchfe. Fra le cellule di quest'ultimo esistono delle forma- zioni speciali, ch'io chiamo provvisoriamente clave e che mi pare non sieno state ancora notate, nei laraellibranchi almeno, da nessun istologo (forse accenna ad esse 1' Apathy nella sua comunicazione del 1887). E qui che arrivano gli amebociti per caricarsi della so- stanza solida da trasportare all'interno, anzi e proprio qui che si formano le granulazioni di sostanza verde che saranno assunte — 254 — dagli araebociti. Ora avviene clie, durante certi periodi, al posto di queste clave rimangono delle cavita le qiiali, traversando talvolta tutto I'epitelio, lasciano una via aperta fra I'interno del corpo e il lume dell'intestino. E attraverso queste speciali cavita intraepiteliari che si fanno strada degli amebociti ; ma ognun vede die si tratta di ricerche difficili e che prima di trovare qual'e la ragione e la por- tata di quella diapedesi oocorrono delle osservazioni numerose, con- dotte con molta diligenza ; ripetute con animali tenuti in condizioni diverse di alimentazione e altre con animali a digiuno. Contrariamente al D e B., confermo che degli amebociti usciti, tanto attraverso I'epitelio branohiale che a quelle intestinale, sol- tanto alcuni pochi trasportano delle granulazioni, il maggior numero non ne porta e non mostra nessun segno visibile d'alterazione qualsiasi. E siccome d'altra parte sono sicuro che quelli contenenti granulazioni verdi si recano dall'epitelio verso I'interno del corpo, cioe nel fegato, e siccome son sicuro che la colorazione verde delle huUres de Marennes e un fatto di assimilazione, non gia di fago- citosi difensiva o di escrezione, io sono indotto a dubitare della diapedesi a scope escretorio sostenuta dal D e B. E vero che si potrebbe supporre che ancbe gli amebociti senza granulazioni (cioe il maggior numero) compiano una diapedesi escre- toria trasportando materiali liquidi o gassosi ; ma bisogna prima stabilire che la diapedesi h veramente un fatto fisiologico, eppoi che gli amebociti trasportano anche sostanze liquide e gassose ; la quale ultima cosa il D e B. dichiara insostenibile. Dir6 a questo proposito che la mia affermazione suU' assunzione dell' ossigeno da parte degli amebociti e effettivamente arrischiata, ma non infondata. Essa si basa sulla necessita della presenza continua dell'ossigeno perche la sostanza verde mantenga la sua colorazione. Ma la parte' chimica del mio lavoro ^ tutt'altro che compiuta, e mi presenta tali difficoltk ch'io non so ancora se potro condurla a termine. Sembra al De B. ch'io non ammetta la funzione escretoria degli amebociti, ma realmente non ho mai detto nulla di simile. Anzi sic- come sono sicuro ch'essi portano I'alimento solido assimilate ai lobuli epatici, reputo cosa probabile che i leucociti possono recarsi agli organi escretori per deporvi le sostanze escrete che hanno inglobato. Ad ogni mode non intendo occuparmi ora di ciu; quel che ho detto e che sostengo e che ci manca finora la dimostrazione che tale escrezione si compia con una diapedesi ai tessuti epiteliali, come sostiene il D e B. 255 - Parmi inoltre clie il De B. avrebbe dovuto spiegaroi in qual raodo la diapedesi a scopo escretorio si possa conciliare colla distru- zione epiteliare, la quale per il nostro A. h un fatto normale e fre- quentissimo nell'epitelio delle branchie e dei palpi. Se tutti o quasi tutti i leucociti usciti portano delle inolusioni (come il D e B. af- ferma, ma io nego) e facile spiegarsi cb'essi, gia cariclii di materiale, possano mangiare immerose cellule epiteliali? C'6 di piu: trascu- rando le figure date iiella tav. I.', che sono poco atteudibili perche fatte ooU'esame a fresco, iioi vediamo la fig. 1, della tav. II." che rappresenta molte cellule epiteliali arose dai leucociti. Ora di questi ne sono figurati sei, ma tutti e sei sono privi di granulazioni; non dobbiamo vedere in questo fatto una contraddizio.ne coU'afFermazione del De B.. secondo il quale gli amebociti escono a scopo di escrezione? II D e B. ammette die anche I'epitelio intestinale possa essere traversato (io invece dico soltanto penetrato) dai leucociti, ma s'egli vorra esaminare delle sezioni di ostriclie verdi di Marennes trovera che il connettivo subito sotto all'epitelio, anche nell'intestino retto, contiene molti leucociti carichi di granulazioni verdi. Ora, se esiste una diapedesi escretoria, perche quei leucociti non fuori escono dallo stesso epitelio e non si versano nel lume stesso del- I'intestino, invece di fare un lunghissimo viaggio attraverso al corpo, per uscire dalle lamelle o dai palpi? Eppure son sicuro che nelle ostriche ben preparate non si trova un solo amebooito con granula- zioni verdi nel contenuto intestinale ; ed e ovvio per me che debba esser cosi. IV. E gia che ricordo le mie ricerolie, ripeto ch'esse appunto confermano 1' importanza delle obbiezioni, diro cosi , teoretiche, che ho mosse al De B. E siccome tan to nella prima che in questa seconda nota insisto suU'importanza di adoperare materiale ben preparato e conservato, non sara inutile che io aocenni come pre- cede. Uccido I'ostrica solo quando sono ben sicuro che h in pro- fonda anestesia, ottenuta con uno dei due soliti metodi della Stazione Zoologica di Napoli. Se poi voglio preparare i palpi levo con un taglio il cappuccio palleale e d'un sol colpo separo dai corpo tutti e quattro i palpi. Per le lamelle con tre colpi di forbice taglio un pezzo rettangolare, comprendente tutti e quattro ifoglietti delle due branchie. Dopo fissato, indurito, colorato e disidratato taglio e butto via i due palpi e i due foglietti esterni, imbettando solo quelli interni, che non sono mai stati a contatto con corpi estranei. 25U — Del resto per quel die riguarda le ostriohe verdi, confermo pie- namente quarito ho detto nella comunicazione preliminare, contenuta nella mia nota preoedente. E toi-no a ripetere clie mi auguro di ve- dere intraprese dal D e B. le ricerche da lui promesse suUo stesso argomento ; saranno un controllo delle mie, ed anche, non ne du- bito, una conferma. II De B. prima di chiudere la sua replica ha voluto farsi forte deirautorita del Lankester per concludere che dopo I'afFermazione del celehre professore cVOxford, secondo il quale io sono « ill-informed • dell' istologia e deila fisiologia dei moUusohi, trova superflua la sua risposta alle mie critiche. Ora a me pare che, se la risposta era super- flua, il De B. non aveva che una cosa molto semplice da fare : sop- primerla, inveoe di pubblicarla. Se poi egli ha riportato il parere del Lankester per un certo eflfetto retorico e nella speranza di aver convinto qualcuno di piu della bonta delle sue ragioni, voglio spe- rare ch'cgli si sia sbagliato; tanto negli studi nostri, e per fortuna nostra, dal G-alileo in poi, « il ragionamento di uno solo val piu dell'autorita di mille ». Alia lettera del Lankester (che ho conosciuta solo dopo il cenno fattone dal De B.) ho gia risposto nell' odierno numero, 31 Ot- tobre, della Nature di Londra'^). E quanto al di lui • ill-informed » ne ho sorriso ; perche quando uno arriva, come ha fatto il Lan- kester, a pubblicare dei lavori suU' istologia dei molluschi senza esser capace di riconoscere gli amebociti del sangue, a confonder questi coUe Beclierzellen^ e attribuire a quest'ultime dei movimenti ameboidi, non ha diritto di dare del male informato agli altri : lo e anche troppo lui per conto suo. Spezia^ Museo Civico, 25 Ottobre 1895. (1) D. Carazzi, Green Oysters [Nature, n. 1357, vol. 52, October 31. 1895, Loudoo). — 257 - ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIAEUGI Contributo alia conoscenza delle terminazioni nervose nella mucosa olfattiva dei mammiferi. KOTA DEL DOTT. UMBERTO ROSSI AIUTO B DOCENTE DI ANATOMIA Ricevuto il 1°. Novembre 1895. fi vietata la riproduzione. Le osservazioni eseguite in quest'ultimi anni (Grassi e Ca- stronovo, Ramon y Cajal, Brunn, Lenhossek, v. G-e- huchten, Retziiis, K alii us) hanno accertata nella mucosa na- sale e neU'organo di Jacobson I'esistenza di speciali termina- zioni nervose libere, le quali traversano I'epitelio senza ramificarsi e terminano alia sua superficie con un' ispessime^ito conico (Ram on). Grli Autori pero non sono d'accordo ne suUa sede, ne sul loro si- gnificato. Chi le ritiene soltanto proprie della regione respiratoria, chi della regione olfattiva, cbi del limite tra queste due regioni. Secondo alcuni si tratterebbe di fibre sensitive del trigemino, se- condo altri di vere e proprie fibre olfattive. Grassi e Castronovo per i primi attribuirono ad alcune termina- zioni intraepiteliali rinvenute nella zona limite tra regione olfattoria e respiratoria della mucosa nasale, il significato di fibre olfattive. Questa ipotesi trovo subito oppositori i quali sostennero invece trat- tarsi di fibre del trigemino (Brunn, Ram o n y C aj al). Oggi pero dopo le ricerche di Lenhossek ei dubbi da questo autore espressi avvi chi e tornato all' idea di Grassie Castronovo; elo stesso Ramon y Cajal il quale avea, quattro anni or sono, dichiarato che dette fibre mancavano assolutamente (voUstiindig) nella regione olfattiva e che dovevano interpretarsi come appartenenti al trigemino (ramo etmoidale del nasale), nel suo libro « Nouvelles iddes sur la structure du systeme nerveus. » dopo aver detto che si pronunciera non appena terminato un lavoro in preparazione sull'evoluzione dei cor- — 258 - puscoli olfattivi, cosl si esprime: t On pourrait cepenclant siipposer quHl s'agit de fibres sensitives du trijumeau (du rameau ethn&idal dii nasal) : mats il II d tm fait qui ne depose pas en faveiir de cette presomption, c'est que les fibres du trijumeau destinees a la muqueuse nasale (partie inferieure) sont deja developpees a Vepoque oil les fibres centrifuges com- mencent a s' impregner : en outre, leur aspect ne rappelle en rien celui de ces dernieres car elks sont epaisses, abondamment ramifiees et ne ddpassent pas le denne de la muqueuse. Nos riserves sont d'autant plus fondees que, jusqiCaujourdlmi, ni ches les animaux noiweaii-nes, ni ches ceux de quelques Jours, nous n'avons trouve les fibrilles de Brunn*. Premessi questi cenni storici dir6 come nel praticare alcune ricerolie sulla istogenesi del biilbo olfattivo nei mammiferi che, spero quanto prima di far note, lio potuto col metodo di Grolgi, mettere in evidenza nella mucosa olfattiva di embrioni di cavia della lunghezza di mm, 22,5 le terminazioni in parola. Credo op- portuno rendere noto questo reperto illustrandolo con una brevissima descrizione e con le figure qui annesse perche ho notato una speciale modalita di decorso della fibra nervosa, differente assai da quelle fin qui conosciute. Eiguardo alia prima osservazione (fig. 1) la quale si avvicina molto a quella di altri (Lenhossek e Ramon y C a j a 1), non mi resta a notare che il volume considerevole del bottone terminale della fibra nervosa (^ 5) e la sua notevole spor- genza sulla superficie dell'epitelio. L'altra osservazione (fig. 2) offre questo di caratteristico che la fibra nervosa dopo aver traversato I'epitelio, si ripiega ad angolo quasi retto, decorre per un certo tratto parallela alia sua superficie, tcrminando pure essa con un bottone, ma piu piccolo del precedente. Questo modo speciale di comportarsi della fibra terminale nella mucosa olfattiva, non e stato, che io mi sappia, rammentato dagli autori che mi hanno preceduto. La sede in oui ho rilevate queste terminazioni, il loro aspetto che si h mostrato, mercfe una ben riuscita reazione, chiarissimo nelle pill minute particolariti al mio studio, praticato per giunta in punti non guasti da precipitati, e le manifesto connessioni con i fasci del- I'olfattivo come si vede specialmente nella fig. I, mi fanno convinto trattarsi di fibre dell'olfattivo. A tal riguardo confesso il vero, che I'ipotesi di Grassi e Castronovo non mi e sembrata cosi inverosimile come lo h stato per gli altri ; non h soltanto I'aspetto, la sede e le connessioni di tali fibre terminali che parlano in suo favore ; ma essa, secondo il mio parere, trova fondamento anche nei fatti che si verificano durante lo sviluppo del nervo ol- - 259 — fattivo. A questo proposito e per far meglio comprendere il mio concetto, accennero brevemente alle principal! teorie siiUa origine di questo nervo. His pensa che dall'ispessimento ectodermico costi- tuente la placca olfattiva derivino gli elementi che da soli darebbero luogo alia formazione deU'olfattivo. Questi elementi emigrati dalla placca olfattiva costituirebbero il ganglio che in un periodo succes- sivo si congiungerebbe col cervello e che risulterebbe composto di cellule bipolar! prolungantesi agli estremi in due fibre nervose, una delle quali centrale e una periferica. Alcune di queste cellule cambierebbero di sede e si porterebbero nel bulbo. Chiarugi in- FlGURA I. FiGURA II. vece ammette che il ganglio olfattivo abbia primitivamente origine midoUare e secondariamente origine tegumentale. La gemma gan- gliare deU'olfattivo si forma, stando a questo autore, a spesa della cresta nevrale rimanendo per un certo periodo in connessione con essa e distaccandosene poi. Rimasto il ganglio olfattivo indipendente dal canale midollare, discende ventralmente restando per breve - 260 — tempo in contatto diretto con la parete encefalica da una parte e col tegnmento dall'altra. DifFerenziatasi in seguito la placca olfattiva si giunge ad un momento in cui tra essa ed il ganglio olfattivo accade una vera ed intiraa fusione ; da questa fusione ne viene che alcuni elementi della placca olfattiva (nevroblasti), emigrando provvedono all'aumento del ganglio olfattivo. Si accetti I'una o I'altra di qucste teorie per noi poco monta; resta intanto assodato che dalla placca olfattiva emigrano durante lo sviluppo del nervo un certo nuraero di cellule. Orbene, le fibrille nervose che sono state vedute nella mucosa olfattiva e qualificate come terminal!, non rappresentano altro, per me, che il tratto piu periferico del prolungamento cellulipeto di elementi che in un dato momento dello sviluppo hanno abbandonato la placca olfattiva per portarsi piu o meno lontano da essa. Non appena avro raccolto un materiale sufficiente e sopratutto se le ricerche attualmente in corso mi ofFriranno I'opportunita di praticare nuove osservazioni, tornero assai volontieri suU'argomento. Basta infatti di dare uno sguardo anche superficiale ai lavori pub- blicati per convincersi dell'interesse che destano le questioni che ad esso si collegano. AUTORl CONSULTATI. Grassi e Castronovo. — Beitrag zur Kenntniss des Geruchsorgans des Hundes. Arch. /", mih- Anatomic. — XXXIV Bd. V. GEHuruTEN. — Contributions a I'etude de la muqueuse olfactive chez les Mam- niiCeres. La Cellule, t. VI., fascic. 2. Lenhossek. — Die Nervenurspriinge und Endigungen in Jacobson'schen Organ des Kaninchens. Anatomischer Anzeiger, 1892, N. 19-20. Brunn. — Beitrage zur mikroskopischen Anatomie der menschlichen Nasenhole. Arch. f. tnik. Anatomie. XXXIV Bd. » — Die Endigung der Olfactoriusfasern in Jacobson'schen Organ des Scha- fes. — Ibidem. XXXIX Bd. Ramon y Cajal. — Terminaciones del nervio olfatorio en la mucosa nasal (Nuevas aplicaciones del metodo de coloracion de Golgi). Barcelona, 1889. > — Origen y tevminacion do las fibras nerviosas olfatorias. Gaceta sani- taria municipal. December, 1S90. » — Les nouvelles idees sur la structure du systeme nerveux, etc. Paris, 1894. Retzius. — Die Endigungsweise des Riechnerven. Bioloaische Untersuchungen. Neue Folge. Bd III. » — Zur Kenntniss der Nervendigungen in der Riechschleimhaut. Ibi' dem, Bd IV. Kallius. — Citato da Disse. — Ergebnisse der Anatomie und Entwichelungs- geschichte. Bd II, 1892. Capitolo III a, pag. 91-92. Cosmo COERUBINI, AMMINI3TRAT0RE-EESP0NSAB1LE. Pirenze, Tip. Cenniniana 1895. tore lulm Mm (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIEETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI Prof, (li Auntomia umaua uel R.lstitutodiStiKii Super, iu Firenze EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia comp. e Zov)logia nella R. Universitii di Messina Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : Isiituto Anatomico, Firenze 12 numeri all'anno — Abbuonameato annuo L. 10. VI. Anno Firenze, Dicembre 1895. N. 12. SOMMARIO : BiBLlOGRAFlA, Pag. 261-264. CoMUNiCAZioNi ORIGINAL!: Viinsiictii CJ., Ci'ibro per microscopia. Con fig. — se«ei'i .* , Di una particolare reazione data dai nuclei dell'epitelio renale clie riveste i canali di unione nel topo bianco {Mus decumunus). — itovcro A., Intorno ai niuscoli digastrici deU'osso joide. Con 2 tav. (Cont. e fine). — Pag. 265-296. NoTiziE. — Pag 296. AVVERTENZA Delle Comunicazioni Original! che si pubblicano nel " Mo- nitore Zoologico Italiano ,, e proibita la riproduzione. BiBLlOGRAFlA XVI. Vertebrati. li. PARTE ANATOMICA. 1. Parte generale. ■•'alcono c. — Compendio di Anatomia topografica. — V. Hoepli edit., Milano, 1896. Pag. xvi-3?8. Con fig. Pugliiiri F. — Sopra alcune dimensioni del corpo dei neonati ed alcuni rapporti tra esse e la mortalita infantile. — La Pediatria. An. 3, N. 8, Pag. 225-236, e An. 3, N. 9, Pag. 279-2S5. Napoli lS9o (Continua). 2. Tegumento e produzioni tegumentarie. ColuC'H V. — Vedi in questo I'umero, Pag. 263. i»ol A. — Albinismo osservato neU'uomo e negli animali e piu particolarmente negli uceelli. — Atti della R. Accad. dei Fisiocritici in Siena. Siena 1895. Serie 4, Vol. 7, Fasc. 3, Pag. 121-130. V. anclie in Proc Verbali delle Adu- name d. delta Accad. Sietia 1895. N. 2, Pag. 30. — 202 - Goritt G. -^ Contributo alio studio delle mammelle soprannumerarie nella specie umana — Gazzetta Medica di Torino, An. 46, N. 38 e segg. Torino 1895. nulUiii A. — Sulla presenza di nuove forme di terniinazioni nervose nello strato papillare e subpapillare della cute deH'uomo, con uii contributo alio studio della struttura del corpuscoli del Meissner. — Monit. Zoologico Ital. An. 6, .Y. 8-9, Pag. 196-203. Firenze 1893. 3. SiSTEMA KERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. .%iiiiii. — Foro pituitario ectocranico e interparietale in un neonato di Pte- ropus medius. — Rend, del R. 1st. Lombardo di Sc. e Lettere, Serie 2, Vol. 28, Fasc. 15, Milano 1895, Pag. 813 815. PieoKxo. — La saldatura delle suturecraniche in rapporto al sesso ed all'eta. Arch, di Psichiatria, Sc. penali ed Antropol. criminale, Vol. 16, Fasc. 6, Pag. 564-568. Torino 1895. Rcgaiin E. — Sulla causa generale delle anomalie numericlie del rachide. — Monit. Zool. It., Anno 6, N. 6, Pag. 115-117 (Sunto deW A.]. Fireme 1895. Reguiiu E. — Sulla causa generale delle anomalie numeriche del rachide. Nota. — Arch, per V Antropologia e la Etnologia. Vol. 25, Fasc. 2, Pag. 149-219. Fireme 1895. znnier fi. — Sul quesito eziologico della scomparsa del terzo trocantere nell'uomo. — Padova, tip. Prosperini, 1895. Pag. 12. Estr. d. Atti d. Sac. Veneto-Tren- tina di Sc. Nat., Serie 2, Vol. 2, Fasc. 2. 8. TUBO DIGESTIVO E GHIANDOLE ANNESSE. Lusi F. — Sul sistema digerente di un Cynocephalus hamadryas. Con fig. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 10, Pag. 210. .uonti Riiiii. — Contribution a la connaissance des nerfs du tube digestif des poissons Note. — Arch. Ital. de Biologie. Tome 24, Fasc. 2, Pag. 188-195. Turin 1895. — 264 - Ulnsc-tcllo c. - Sulla struttura e sulla funzione di assorbimento del peritoneo. — A7'ch. per le Sc mediclie. Anno 19, Fasc. 3, Pag. 291-326. Torino 1S95. Con tav. 10. Apparecchio uro-gknitale. Capsule surrenali. Bos!»i I.. M. — Sur la rapiJite de reproduction de la muquese de I'uterus chez la femme apres le raclage (Resume). — Archiv. Ital. de Biologic. Tome 24, Fasc. 1, Pag. 51-55. Turin 1895. Fioi-cniini. — Contributo alio studio delle Mastzellen nei tessuti flsiologici e pa- tologici deH'utero. — Atti d. Associas. Medicu Lombarda. N.Z, Maggio-Giu- gno 1S95, Pag. 201-207. Milano 1895. Spampani G. — Sopra la distribuzione e terminazione dei nervi nei cotiledoni dell'utero della Pecora. Con fig. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 11, Pag. 231. 11. Teratologia. Banchi A. — Sopra due casi di mostruosita doppia in giovani embrioni di Polio. Con tav. — Vedi M, Z., Anno 6, N. 11, Pag. 231. Bai-Kciiini E. - Sopra un caso di inversione dei visceri. — Giorn. Medico del R. Esercito e d. R. Marina. An. 43, N. 6, Pag. 653-663. Roma, Giugno 1895. Uci .*. — Larga e completa fessura sternale osservata in un Piccione domestico. — Atti d. R. Accad. d. Fisiocritici in Siena. Serie 4, Vol. 1, Fasc. 4, Pag. 215-218. Siena 1895. Vedi anche in Proc. vcrbali d. Adunanze d. delta Ac- cademia. Siena 1895. N. 2, Pag. 29-30. Giacoiikiiii C — Sur les anomalies de developpement de I'embryon humain. Co- munication 1X». — Archiv. Ital. de Biologic. Tome 24, Fasc. 1, Pag. 56-77. Turin 1895. l.i|;ari ti- — Sopra uu caso di stenosi congenita dell'orificio aortico e mancanza di una delle valvole semilunar!, corrispondenti col reperto necroscopico. — Jl Morgagni. Anno 37, Parte I, N. 8, Pag. 540-551. Milano, Agosto 1895. illontalii .%. — Studio clinico e teratologico sopra 3 casi di viziatura congenita del cuore. — II liaccoglitore Medico. Anno 58, Serie 5, Vol. 20, 2V. 2-3-4-5 e 6. Forli, Lujlio-Agosto 1895. iS:i:^^alli u. — Epigaatlius di forma rari.'^sima. — Gaszetta Medica Lombarda. An. 54, N. 49, Pag. 477-478; N. 50, Pag. 487-190, e N. 51, Pag. 497-500. Mi- lano 1895. Con fig. - '^.^^^'-o - 265 — COMUNICAZIONI ORIGINALI Clinica Dermosifilopatica della R. Universita di Parma diretta dal prop. mlbelli Gribro per microscopia DEL UOTT. G. VANGHETTI (Con flgura) Ricevuta il di 11 Norembre 1805. i; vietata la riproduzione. Nelle diverse manipolazioni clie si fanno subire alle fette dei tessuti induriti, per esser trattate con vari reagenti e servire alio studio microscopico, spesso avviene che alcune restino piu o meno danneggiate dalle punte degli aglii, specialtnente nel trasportarle da un liquido alTaltro ; e clie I'lina riesca di un punto di colore diflferente dall'altra. Tali inconvenienti si accentuano nelle colorazioni rapide; quando la fretta porta alia trascuranza di qualche attenzione usuale, ed alia necessita di colorire solo 5 o 6 fette insieme, per non oltre- passare il punto voluto tenendole troppo nei reagenti durante il successivo trasporto di ciascuna fetta. Ma siccome in questo modo I'operazione sulla quantity totale riuscirebbe lenta, il banco da micro- scopio vien riempito di vascbette cbe necessitano un' incessante e sollecita attenzione dalle une alle altre, la quale spesso non basta ad eliminare gl'inconvenienti lamentati. Senza contare che talvolta le fette possono essere in numero relativamente limitato, tanto da renderle preziose, e siamo costretti ad uno spreco di reagenti sera- pre doloroso per I'appassionato microscopista, in particolar modo quando essi siano buoni o convenientemente inveccbiati. Col piccolo strumento da me ideato si raggiungono tre scopi principali : risparmiare il tempo, evitare il guasto di fette, limitare il consume dei reagenti. Esso consta di un sottil piattino metallico provvisto di gambo centrale e di molti forellini (fig. 1.^): da questi la sua denomina- zione di cribro (cribrum) latinismo che altri potra sootituire, se 26G - crede, coi vocaboli portafette, fettarola e simili. Lo completa un co- perchio fatto con un vetro da orologio forato al centro, appositamente per poter essere infilato sul gambo del cribro, di forma piana e con- vessa (fig. 2.^), e che pao anch'esso essere provvisto di piccoli fori e di un collaretto metallico nel foro centrale per offrire facile presa alle pinzette (fig. 2.' e 3/). ?/////// //////tza m miuuLuia. II cribro puo essere adoperato con copercbio e senza. In quest'ultimo caso h da supporsi che esso sia calibrate esat- tamente suUa vaschetta, in modo che, dopo introdotte le fette e trattate alia maniera ordinaria fino al punto voluto di colorazione o decolorazione, esse possano esser tolte dal bagno tutte insieme, alzando 11 cribro come un fondo mobile. Volendo invece adoperare il cribro con copercliio, si riempie di fette, si ricuopre e quindi si introduce nella vascbetta inclinandolo senza bruschi movimenti, in modo che I'aria contenuta fra il piat- tino ed il copcrchio possa sfaggire senza sollevare quest'ultimo, e fare spargere le fette pel liquido. Dopo tenuto sommerso il cribro pel tempo voluto, se lo si sollevera inclinato, si vuoteia in gran parte del liquido colorante, le cui ultime goccie potranno togliersi appoggiando lo strumento su carta bibula, prima di passarlo ad altra vascbetta. Se invece sara estratto pari pari, il cribro restera pieno ; ed allora, attraverso il vetro del copercbio e contro il fondo lucente del piattino, si potra scorgere a qual punto sia la colorazione, te- nendo conto dello strato liquido interposto. In tali condizioni si pu6 ancbe appendere il cribro a mezzo del foro praticato nel suo gambo, sicuri che il liquido non sfugge cbe per evaporazione, e continua ad agire, rappresentando I'insieme una - 267 - intiera vaschetta. Anzi, siccome la quantita del reagente h piccola, I'azione sua, analogamente a quanto succede nello sviluppo fotogra- fico, riescira alquanto meno energioa ; ma la finezza dei dettagli accrescera. Per far si che a contatto delle fette. a cribro somme/so, vadano sempre nuove particelle liquide, si potra comunicare dei movimenti rotatori, e di alto e basso, senza trarlo fuori anclie se la vaschetta sia provvista di copertiira in vetro o cartone, purche questo sia con- venientemente forato al centre (fig. 3.^). Del resto si piio sempre fare lo svuotamento all'aria libera, cioe fuori della vaschetta, immer- gendo nuovamente il cribro appena svuotato. II piattino oltre ad esse re piii o meno profondo ed in metallo nichelato, come il gambo, potra esser fatto di vetro, ebanite, cellu- losio bianco, ecc. pel caso in cui debba venire immerso in liquidi di sensibile acidita. Anclie qui, come in tutto cio che riguarda la microscopia, un' accurata nettezza dello strumento e indispensabile per la buona riuscita. Di una particolare reazione data dai nuclei dell'epitelio renale die riveste i canali d'unione nel topo bianco (Mus decuraanus) NOTA DEL Prop. A. SEVERI Riccvuta il 21 Novembre 1895. E vietata la riproJuzioue. Ecco in breve il trattamento per cui sono giunto a sorprendere codesta reazione. Fisso sul portaoggetti, per mezzo dell'albumina glicerinata, la sottile fettuccia ottenuta al microtomo da pezzetti di rene posti nell'alcool prima, nello xilolo poi, per includerli in paraffina. Spo- gliato il taglio da ogni traccia di paraffina e asportato lo xilolo, per mezzo dell'alcool assoluto, tengo il taglio immerso, per un quarto d'ora circa, nella soluzione alcoolica satura d''einateina. Lo lavo quindi - 268 - ben bene in acqiia comune e corrente per 20 minuti, asciugo e, per alcuni secondi, lo lascio a bagno in una soluzione acquosa di safranina^ all'l per °/y. Lavo di nuovo con acqua, decoloro con al- cool a 95", leggermente acidulate di acido acetico, e chiudo in bal- samo sciolto in xilolo. L'esame h fatto a un ingrandimento \\ 400 e 500 diametri. II protoplasma dei differenti epiteli renali h di color bruno, mentre i nuclei dei canalicoli contorti, delle anse di Henle, dei tuboli retti ecc, Bono colorati, piii o meno intensamente e estesamente, dalla sa- franina. I nuclei soltanto degli epiteli che tappezzano i cosi detti canali di unione, die congiungono, cioe, le anse di Henle coi tuboli retti, e clie risiedono fra la corteccia e la parte midollare, mostrano quasi sempre un granulo nero, mentre il fondo del nucleo resta per lo piu incoloro o lievemente tinto in rosso, come restano incolori molti nuclei delle altre porzioni del rene : questo se il rene fu fis- sato nell'alcool appena ucciso I'animale. Ma se lo fu alcune ore n qualche giorno dopo la morte, allora i nuclei degli elementi che tap- pezzano i canali d'unione sono cosparsi di due, tre o piu zolle di sostanza nera, di dimensione varia, che spiccano sopra la restante massa colorata invece dalla safranina. I nuclei degli altri epiteli nulla offrono di simile e si presentano tinti assai vivamente in rosso porpora. Questo fatto, su cui non mi dilungo di piii, I'ho verificato in tutti quanti i reni del Mtis decumanus da me saggiati, sempre co- stantemente e soltanto nei canali d'unione. I reni deiruomo, quelli del cane, del coniglio, della cavia dovrei affermare, per le poche in- dagini fatte, che non danno la reazione summentovata. Per essere breve tralascio di esporre qui I'interpretazione del fatto stesso per darla in un prossimo lavoro, dove saranno studiate le prime fasi cadaveriche dell'epitelio renale. Genova. 20 Novembre 1895. - 269 - ISTITUTO ANATOMICO DI TORINO, DIRETTO DAL PROF. CARLO GLVCOMINI Intorno ai muscoli digastrici dell'osso joide. OSSERVAZIONI ANATOMICHE DEL DOTT. ALFONSO BOVERO, ajuto-settore (Con 2 tQVole) (Continuasione e fine — V. pag. 240-249, Novembre 1895) Ricevuta il di 20 Settembre 1895. E vietata la riproduzione. Anche I'affermazione, cosi recisa, per rispettc alia gh. sottoma- scellare non e esatta : per lo ineno i casi in cui questa ghiandola 6 affatto compresa nel « trigonum suhnaxiUare » costituiscono piuttosto reccezione che non la regola. S o f f i a n t i n i, alia cui dotta memoria rimando per tutti i dettagli e per la bibliografia deirargomento ( '2''), cnfr. anche Sebileau op. c. ■*^, p. 151), afferma che 90% la ghiandola si trova molto piu in basso di quanto non si creda comu- nemente e precisamente « nella meta posteriore della regione sopra- joidea laterale, avendo rapporti in alto col muscolo pterigoideo in- terne e con alcuni gangli linfatici, in basso colla membrana tiro-joidea e qualche volta col margine superiore della cartilagine tirojdea, in dentro col ventre posteriore del digastrico, col triangolo ipoglosso- joideo e col grande corno dell'osso joide. » Per quanto mi riguarda, avendo seguito nelle molteplici dissezioni lo stesso metodo colle me- desime precauzioni suggerite da Soffiantini, non posso che con- fermare quasi completamente i risultati avuti da questo autore : in 112 cadaveri ho trovato la ghiandola contenuta nei limiti del tri- gonum in 24 casi solamente : notando ancora che solo in 15 la di- sposizione, che fii creduta fin ora tipica, era bilaterale, in 3 la ghian- dola era contenuta solo a sinistra, in 6 invece essa debordava a sinistra ed era compresa a destra. Ora la percentuale dei casi in cui ho trovato la ghianclola spostata piu in basso dei limiti del tri- gonum, per quanto un po' minore di quella del Soffiantini (90 %, - 270 - Soffiantini: 79 %, Bovero), 6 pur sempre tanto elevata da far considerare piuttosto come anomalia il fatto die restreraita inferiore di tale ghiandola sia compresa nei limiti del trigonum^ clie non quello di trovarla spostata in basso. Ne credo che nello spo- stametito in basso possano avere sempre e costantemente importanza i gangli linfatici ingrossati, in parecclii casi essendo qiiesti molto piccoli. Piuttosto sarei propenso ad aramettere che la proporzione dcllo spostamento diminuirebbe certo, qualora si preudesse come punto di confronto il grande corno joideo, invece del tendine inter- medio, percbe la lamina fibrosa che tiene unito a questo il corpo dell'osso joide, e cosi soggetta a variare nelle sue dimensioni da sfuggire facilmente ad una media esatta : tale lamina fibrosa, su cui ritorneremo dope, oscilla da 1 a 15 mm., con tutte le dimensioni intermedie nello stesso modo numerose : aggiungasi la facilita di modificazioni, data la diversa posizione che si da alia testa nelTatto della preparazione. Ad ogni modo egli e certo che molte volte, anzi nella maggior parte dei casi, I'estremita inferiore e molto pid in basso di quanto generalmente non si ammetta : diro anzi che in pa- recchi casi la ghiandola arriva fin sotto il margine superiore della cartilagine tiroidea : nella mia ossevazione 25', in cui a sinistra esisteva uu fascio angolare di rinforzo al v. anteriore spostato nelle sue inserzioni, essa arrivava fin quasi suUa parte mediana della car- tilagine tiroidea, Nei feti invece ho trovato quasi sempre la ghiandola compresa nella curva, pur poco pronunciata, del tendine intermedio: questo fatto si spiega facilmente pensando che la ghiandola non e ancora completamente sviluppata, ne, per conseguenza, fanziona ancora. Del resto la mancanza del rapporto della ghiandola col tendine inter- medio, quale si ammise fino a questi anni, mancanza accertata spe- cialmente dalle ricerche del Soffiantini ed ora confermata dalle mie, si trova esagerata nella gran parte degli animali, ed anche nelle scimie, ove pure la ghiandola ha una forma assai simile a quella dell'uomo. Non 6 naturalmente il caso di parlare di tale questione nelle specie di animali ove il muscolo e monogastrico ; come pure gia a priori si pu6 stabilire che tale rapporto manca in quegli in cui le ghiandole sottomascellari hanno uno sviluppo preponderante sopra la parotide (Cuvier, loc. cit. 146-147). Per riferirmi semplice- mente a quanto ho osservato io stesso, devo affermare che tale rap- porto manca affatto nell' « Eqtms CahaUus » ; in un esemplare da me dissecato non ho potuto che confermare I'asserzione di Chau veau J — 271 - ed Arloing((2i) p. 479): la ghiandola, allungata nel senso an- tero-posteriore, appiattita, sorpassa indietro ed in basso la curva del digasti'ico : questo, col margine inferiore accompagna il margine su- periore della ghiandola. Cosi pure la ghiandola h situata sotto la faccia inferiore del m. digastrico nel gatto [Felix caius) e nel cane {Canis familiaris) ove per altro, come sappiamo, il muscolo e mono- gastrico. Fra le varie specie di scimie esaminate, solo in un giovane Gorilla ho trovato le ghiandole chiaramente comprese nella curva del tendine intermedio, mancando invece tale rapporto in tre cerco- pitechi (C Cehiis, un maschio ed una femmina ed in un C. Saheus maschio) in un « Papio niprescens^ » in un r Cinocephalus, » in tre « Macacus » ed in un « Micetes senicuhis niger » ; in tutti questi, ammessa la posizione del corpo corrispondente a quella eretta del- I'uomo, tutta o gran parte della ghiandola era situata ad un livello inferiore al tendine intermedio. Intorno alia ghiandola sotto-mascellare devo ricordare ancora, che, oltre lo spostamento in basso, da considerarsi come normale, se ne pu6 riscontrare quelle in avanti. In un soggetto, depositato nel nostro istituto e dissecato nel 1892 dal Dott. A. AUomello, ciascuna ghiandola, molto voluminosa, mandava in avanti un pro- lungamento (fig. 14, pr. gli. sm.) fin presso la sinfisi : qnivi, man- cando parzialmeiite le inserzioni alia linea obliqua del m. milojoideo, ciascun prolungamento si addentrava fra i fasci di questo muscolo portandosi in alto sino in rapporto del genio-joideo e degli acini della gh. sottolinguale, da cui era tuttavia separate mediante uno strato di tessuto cellulare : per isolare ciascun prolungamento fu necessario scolpirlo veramente fra le fibre del milojoideo: di questo case, finora unico e molto interessante per altre particolarita, parle- remo ancora in seguito. Per adesso mi limito ad osservare come tale disposizione non sia stata mai da altri riscontrata all' infuori del- I'accenno vago del Testut (f^) p. 803), il quale afi'erma di avere riscontrato in un negro un milojoideo costituito da due fasci, fra i quali veniva ad allogarsi un prolungamento della ghiandola, avvolto da uno spesso strato di tessuto adiposo. 2." — E.APPORTI COL Muscolo stilo-joideo. — Normalmente il mu- scolo stilo-joideo, orginatosi sul lato esterno delTapofisi stiloide, per raggiunger la faccia anteriore del corpo dell'osso joide, in prossimita del graude corno ove s' iiiscrisce mediante una sottile lacinia apo- neurotica, si trova situate anteriormente e quasi parallelo alia faccia •272 - anteriore del v. posteriore del digastrico : inferiormente si divide in due fasci, i quali abbracciano il tendine intermedio, subito dopo la sua origine dal v. posteriore, come in un occbiello muscolare, per riunirsi poi nuovaraente sotto il tendine stesso. Numerose e contradditorie sono state le discussioni sopra la fun- zione probabile di tale occbiello : oramai pero h certo cbe, almeno nella nostra specie, esso non serve punto come una puleggia, prima perch6 costituito da fibre muscolari, poi perche il muscolo oltre cbe alle inserzioni mastoidee e mandibolari non puo far punto fisso cbe all' joide. Tale occbiello e costante e puramente muscolare in quasi tutte le scimie, se ne eccettua il « 3IaJcis, n in cui manca secondo Meckel. E ben difFerente il suo modo di comportarsi nel genere • Eqims • in cui agisce veramente da puleggia di rinvio. In questo animale, come risulta dai trattati di anatomia veterinaria da me consultati, oltre ilCbauveau ed Arloing (Gurlt (22)^Leise- r i n g ''^'^\ Strang eways f'^"^', L o n g o f''^^)), e dalle mie dissezioni, h assolutamente tendineo e molto robusto : in casi rarissimi pu6 man- care ancbe nelle varie specie equine, ed in tal caso la puleggia e costituita da un anello o manicotto robusto, lungo 1 cm., fibrose, dipendente dall' joide: difatti in un preparato descritto dal Dottor Varaldi '26)^ p^-eparato cbe io stesso bo avuto agio di esaminare e cbe e assai importante ancbe per altre anomalie, (M. stilo-aurico-" lare), tale disposizione era veramente tipica. Ancbe nella nostra specie puo mancare I'occbiello dello stilo- joideo : anzi a questo proposito mi permetto di dubitare dell'asser- zione del Testut (t^) p. 181), cbe questa anomalia sia molto rara. Certamente una certa connessione fra il tessuto cellulare cbe circonda il tendine intermedio e la guaina dello stilo-joideo esiste sempre ; pero abbastanza spesso manca affatto la divisione in due fasci delle fibre muscolari, spessissimo poi vi ba una notevole disuguaglianza di volume fra il fascio cbe passa da un lato e quello cbe passa dal lato opposto del tendine. Normalmente anzi la quantita delle fibre cbe decorrono aU'esterno del tendine 6 minore di quella delle fibre cbe passano profondamente : per conto mio in 112 osservazioni bo trovato cbe Toccbiello mancava completamente e dai due lati nelle osservazioni 4-17-31-50-61-63-68 (Microcefala G). 75-81-94-97-98 ed in queste lo stilo-joideo passava all' interne del tendine, mentre nella 40' e nella b^' dccorreva aU'esterno: roccbiello mancava a destra nelle osservazioui 7-18-22-49-105 con tragitto dello stilo-joideo al- r interne del tendine, nella 78' con decorbo del muscolo aU'esterno : — 273 — mancava a sinistra ed 11 muscolo era situato in dentro del tendine nelle osservazioni 14-35-37-46-64-70-90. Data questa frequenza, mi pare giustificato il ritenere tale anomalia di rapporti la piii frequente cui vada incontro il tendine intermedio, il quale d'altronde non con- trae rapporti col m. stilo-joideo in pareccliie specie, come nei rumi- nanti (C b a u v e a u) e nel 3IaJcis (M e c k e 1) (Vedi T e s t u t ' • ) . p. 281), nella marmotta [Arctomijs oJpinus), nel ghiro (Mioxugriseus) come ho avuto agio di esaminare in parecchi esemplari. D'altra parte si riattacca a questa variazione ed a quanto ab- biamo piu sopra detto intorno ai fasci accessori del ventre poste- riore, I'inserzione di tutto o di parte dello stilo-joideo sul tendine intermedio. Ho trovato 1' inserzione completa a tutto il contorno del tendine intermedio di sinistra neU'osservazione 5' (operaio di 45 anni) e nell'osserv. 95' (donna di 53 anni). Nell'osserv. 25^ esisteva un parziale arresto dello stilo, sopra il tendine, dai due lati: le fibre pero assumevano un decorso a mo' di spira attorno al tendine. Un fatto analogo era evidente anche nell'osserv. 83' (uomo di 52 anni) dal lato sinistro. Quetta inserzione non e che un residuo della fusione piu o meno completa dello stilo-joideo col digastrico, quale si riscontra in molte specie di aniraali : porco, paca (Cuvier), ele- fante (Watson) ecc. (Yedi TestutO p. 277). 3° — Rapporti coll'osso .toide e coll'apoxeurosi sopra-joidea. — Ho detto di gia come, abbandonato I'occbiello dello stilo-joideo, il tendine intermedio, o meglio il margine inferiore della porzione piu bassa del tendine, sia coUegata coll'osso joide mediante una lamina fibrosa la cui lunghezza varia da 1 a 15 mm. Premetto cbe tale rapporto puo, per quanto di rare, mancare assolutamente ; T a n- s i n i '1^), difatti, ha pubblicato un caso assai interessante per la pratica chirurgica, in cui il digastrico, ridotto ad esigua porzione muscolare, in gran parte tendineo, decorreva direttamente ed a lar- ghissima ansa dall' incisura digastrica alia mandibola, senza portarsi all' joide, passando al di sopra del nervo XII, anzi al punto in cui esso dovrebbe trovarsi ; il grande ipoglosso colla sua curva decor- reva invece inferiormente e ci6 pote per un istante far esitare I'ope- ratore che lo credette I'arteria da legarsi : il tendine dello stilo- joideo si presentava assai robusto, in mode da simulare la parte inferiore del v. posteriore del digastrico. lo ho riscontrata tale di- sposizione una volta sola (oss. 4') in un individuo di anni 60 e da ambo i lati : ne riporto per disteso, stante la rarita del caso, la descrizione. - 274 Ventri posteriori dei digastrici normali per lo sviluppo e per le inserzioni: tendine intermedio, tanto a destra che a sinistra, non e abljracciato dallo stilo- joideo, il quale passa in dentro del tendine, senza contrarre con esso altri rapporti che di contiguita: quasi tutta la poi'zione muscolare dello stilo-joideo e situata in un piano inferiore al tendine del digastrico. Questo, nella purzione piii bassa della sua curva, dista di due centimetri dal grande corno joideo, cui decorre quasi parallelo, ed a cui e tuttavia legato da una tela cellulare trasparente, sotto la quale si vedono abbastanza chiaramente le fibre della porzione posteriore ed inferiore del milo-joideo. II margine inferiore del tendine, quello superiore ed aa- teriore della porzione piu bassa dello stilo-joideo, ed il margine posteriore del milo-joideo delimitano uno strettissirao triangolo colla l^ase in alto rivolta, verso la linea mediana, I'apice ristretto aU'esterno, al punto in cui il tendine e lo stilo- joideo si incrociano. Tale triangolo e percorso dal basso in alto e da fuori in dentro dal XII", profondamente dall'arteria linguale: 1 limiti del triangolo ipoglosso-joideo sono cosi modiflcati da rendere possibile un errore in caso si dovesse ricorrere alia legatura dell'arteria linguale, potendosi, sul vivo, scambiare con una certa facilita il cordoncino rappresentato dal tendine intermedio col aervo Xll" e questo venir legato a vece dell'arteria. Si capisce quindi 1' iraportanza che pao assamere una tale forma di anoraalia : e neoessario percio che non solo ranatomico, ma eziandio il chirurgo, conoscano il possibile spostamento in alto del tendine intermedio. Mi son permesso d' insistere su questo mio caso e sopra il suo interesse, ricordando come il Testut (^T) nella sua monografia sopra r importanza operatoria delle anomalie muscolari non ne abbia te- nuto parola. Anche a riguardo dei rapporti del tendine coU'joide gli anato- mici non sono tutti d'accordo, almeno la maggior parte afFermano ed ammettono un rapporto che non e punto normale : quasi tutti cio^, come giustamente osserva il M o r e s t i n 'i^l scrivono che il tendine del digastrico e tenuto in rapporto dell'osso joide raediante un'ansa fibrosa che gli serve di puleggia e che h rivestita di sinoviale. Cosi Heistero, Sabatier, Lietaud, Portal, Malacarne, S 0 e ra m e r i g, M a r j 0 1 i n, C 1 0 q u e t, B 0 u r g e r 3^, B e c 1 a r d, Theile, Luschka, De Mi che lis, Calori, Malgaigne, B a y 1 e, J a r j a V a y, Bock, P e t r e q u i n, I n z a n i , Meyer, Paulet, Gray, R o s e r, Velpean, Sappey, J am a in, Krause, Hyrtl-An tone Hi, Testut, Sebilau, Romiti, ecc. accennano chiaramente a tale puleggia fibrosa. Altri invece par- lano pill vagamente di attacchi fibrosi senza darne una spiega- zione decisa, per quanto Win slow (^S)^ giJi avesse scritto che « il tendine si attacca alia parte laterale dell' joide ed alia radice delle sue corna per mezzo di una specie di legamento aponeurotioo, e non - 275 - g'lk in una guaina o specie di ti'oclea come pare a prima vista a causa del suo passaggio per I'estremita di un piccolo muscolo chia- mato stilo-glosso, ecc, » notando pero che la denominazione di « stilo-glosso, » od in altre edizioni « milo-glosso, » e ritenuta dal PI at n e r I'') come un errore tipografico. II Platner nota ancora come gia prima di Win slow questo fatto fosse gia osservato da Guglielmo Chelseldenio(A natomy of the Human Body Ed. IV, London, 1730). Dopo Wins low, esclusi gii autori, clie dell'afFer- mazione di Win slow, d'altronde esattissima, non tennero alcun conto, fanno vaghi accenni alia disposizione da esso data come nor- male, Cruveilhier, Tort, Beaunis et Bouchard, Richet, G e g e n b a u r, M a c a 1 i s t e r, Q u a i n e D e b i e r r e : recentemente il Mores tin '^^) ha dimostrato che, sia la puleggia, come la pic- cola sinoviale destinata a favorire lo scivolamento del tendine, esi- stono veramente, ma che la loro presenza e affatto eccezionale : che quando la puleggia esiste ha un ufficio affatto secondario e non e altro che una dipendenza della parte laterale ed inferiore della apo- neurosi sopra-joidea. lo ho voluto controllare scrupolosamente le affermazioni del Mores tin e le ho trovate assolutamente esatte. Nella grande mag- gioranza dei casi, la parte piu bassa del tendine, e tenuta unita al corpo dell'osso joide, da una lamina fibrosa, dipendenza del tendine stesso, semplice, pin o meno lunga, costituita da fibre tendinee, lu- centi, dirette dall'alto in basso, e leggermente da dietro in avanti, fibre che piu verso I'interno si confondono effettivamente coll'apo- neurosi sopra-joidea. E veramente I'eccezione trovare uno sdoppia- mento : in tal caso si possono avere due modalita, : o le due lamine non circondano punto tutto il tendine, ma s' inseriscono una alia faccia anteriore, I'altra alia posteriore del tendine stesso, delimitando cosi un piccolo seno, riempito di tessuto areolare, non rivestito da sinoviale; le due lamine convergono dopo breve decorso verso I'in- terno e nel punto della loro riunione vi ha I'apice nel seno trian- golare aperto verso I'esterno. Ad un grado piu alto di diflferenziazione si ha un vero anello fibrose, che in questo caso e rivestito di sino- viale: anello fibrose che va scomparendo gradatamente se seguiamo il tendine in avanti: le due lamine che lo circoscrivono prendono dapprima attacco sulle due faccie, convergono quindi poco a poco finche si uniscono a costituire una lamina sola come nel caso pre- cedente. Ad ogni modo I'ampiezza dell'anello fibrose non e mai su- periore a 5-6 mm. Che pero I'esistenza di tale puleggia ben evidente 270 — sia cosa eocezionale e dimostrato dall'averla io potato riscontrare ben iudividaalizzata e coi caratteri descritti, solo 12 volte sopra 112 cadaveri (oss. 21-27-28-31-32-3946-48-81-83-90-94), da arabo i lati; una volta sola (oss. 34) a sinistra, non a destra; un'altra volta sola a destra (oss. 49), non a sinistra. Non pare clie nella produzione di fjuesta anomalia abbia influenza il sesso, ritrovandosi tanto in maschi, come in femmine : pare invece clie essa si sviluppi solo col progredire dell'eta, non avendola mai notata in soggetti inferiori agli anni 20. Credo ancora che si riscontii con raaggiore frequenza, pero non sempre, nei casi, in cui il tendine intermedio, non era ab- bracciato dallo stilo-joideo. Per la provenienza di tale lamina fibrosa, io accetto completa- mente la spiegazione che ne abbozza il Mores tin. Secondo questo autore, il tendine intermedio terminerebbe con tre ordini di fasci. Un gruppo siiperiore ed esterno darebbe origine alle fibre dei ventri anteriori norraali : un gruppo inferiore trasversale, e, secondo il mio parere, alquanto discendente, costituirebbe questa lamina fibrosa : fi- nalmente un gruppo mediano formerebbe quell'arcata tendinea clie ben sovente collega I'estremita anteriore del tendine di un lato con quella del lato opposto, e clie e, molte volte, come vedremo tosto, rappresentata da fibre muscolari raccolte in fasci piii o meno com- plicati. Cosi mi spiego pure I'origine deU'aponeurosi sopra-joidea che io non credo punto dipendenza dall'aponeurosi cervicale superficiale, ma bensi un residuo dello strato muscolare primitivo, quale fu spie- gato dal Gegenbaur ('^', strato clie darebbe origine, diflferenziandosi successivamente, ai due piani muscolari costituiti dai ventri ante- riori dei digastrici superficialmente, dal milo-joideo piu profonda- mente. E in questa opinione sono confortato da parecchi fatti: prima di tutto la connessione assolutamente costante in tutti i miei casi, anche nell'oss. 4% della porzione terminale del tendine coU'aponeu- rosi sopra-joidea : quindi la direzione evidentemente trasversale delle fibre tendinee deU'aponeurosi stessa; I'aderenza tenace, spesso im- possibile a distruggersi coUo scalpello, della sua faccia posteriore coUe fibre del milo-joideo : la relativa frequenza della persistenza dei fasci mediani, quali sono amraessi da Morestin, sotto forma di arcate tendinee, lucenti, costituite di fibre parallele fra loro a mo' di nastri, convergenti al rafe milo-joideo, che colla faccia profonda danno attacco a fibre del milo-joideo, col margine inferiore sono in- timamente connesse colla lamina aponeurotica, ricoprente la porzione inferiore del milo-joideo, che col margine superiore possono dare, - 277 - come vedremo tosto, attacco a fasci anomali con fibre a direzione differente. Finalmente un criterio, cui ho badato specialmente nella desorizioiie e nello studio dei fasci anomali dello spazio interdiga- strico ed a cui nessuno fin ora era ricorso, mi lia dimostrato in pa- reccbi casi, che mentre da mi lato della linea mediana era persi- stente una semi-arcata tendinea, e dall'altra un fascetto rauscolare anomalo, questo, come il ventre anteriore del digastrico, era sempre innervate dal ramo milo-joideo del nervo raascellare inferiore. L'origine poi della lacinia fibrosa cbe unisce I'osso joide al tendine del digastrico dal gruppo inferiore di fibre del v. anteriore del digastrico, quale e ammesso da M o r e s t i n , riceverebbe ancora, secondo il mio parere, conferma nel case descritto da S i r a u d '^2)^ in cui esisteva un fascio muscolo-aponeurotico, il quale, originatosi dalla porzione tendinea intermedia ai due ventri, si estendeva quasi verticalmente in basso sino all' joide sopra 11 quale prendeva inser- zione : in questo case il tendine intermedio decorreva a dae centi- metri al disopra del grande corno joideo, riproducendo cosi quanto abbiamo descritto prima. Ammessa come vera la questione cbe bo sopra svolto, restera anche pin chiaro, quanto diro, parlando dei ventri anteriori, sulle possibili connessioni dei due tendini intermediari, e sulla possibile provenienza dei molteplici fasci musnolari, cbe si riscontrano non raramente nello spazio interdigastrico, come pure dei casi veramente eccezionali, in cui vi hanno fasci originantisi dall'angolo della man- dibola e destinati a rinforzare il ventre anteriore. Prima di venire ai ventri anteriori, desidero ricordare, come la lacinia fibrosa, di cui sopra abbiamo tenuto parola, puo essere in taluni casi rinforzata da un fascetto muscolare proveniente dall'omo- joideo del lato corrispondente. Cosi G iaco min i '^^', in una negra di 25 anni (oss. 1^), ba trovato che il digastrico di sinistra, nel mentre si 6 fatto tendineo, cede un fascetto, il quale, discendendo dapprima in basso ed all' interne, si unisce al margine esterno del muscolo omo-joideo, poi si piega in alto per andare al tratto fibrose cbe lega il tendine intermedio all' joide. Qualora non si credesse di paragonare questo fascio ad un residue molto atrofizzato di occipito- joideo, crederei di poterlo avvicinare a quanto io ho osservato in un giovane Gorilla, in cui le fibre superior! dell'omo-joideo non si li- mitavano solamente all' joide, ma alcune prendevano anche eviden- temente inserzione sulla faccia anteriore della lamina tendinea che unisce il joide al tendine stesso. M. z. 2 - 278 - Ventri anteriori. — Nataralmente, premessa la descrizione quale noi abbiamo data del modo di comportarsidella porzione tendinea,anohe quella del v. anteriori si deve ritenere modificata. Sta il fatto die, mentre e per lo piu facile determinare il punto del raargine esterno ove cessa il tendine e coraincia il muscolo, questa determinazione b per lo piu oscura verso il margine interne. Schematizzando noi abbiamo affer- mato il tendine terminare per tre ordini di fibre : le fibre mediane pero e le inferiori si possono considerare come riunite, in casi nor- mali, per costituire le estremita laterali ed inferiori deH'aponeurosi sopra-joidea, e piu esternamente la lamina fibrosa che connette il tendine all' joide. Ora quasi tutti gli autori, pur parlando della con- nessione fra il tendine e I'aponeurosi, affermano che, solamente in taluni casi, si ha una vera origine di fibre muscolari dall'aponeurosi sopra-joidea. Questa origine invece e assolutamente costante, talora poco pronunciata, sia per picciolezza dei muacoli, sia ancora percb^ lo spazio intardigastrico viene occupato da fasci individualizzati, la cui provenienza io credo esclusiva del piano primitive del milo-joideo : tal'altra invece cosi evidente e cosi estesa da far si che i margini interni dei ventri siano affatto contigui, separati solo da un inter- stizio cellulare molto ridotto. Tale contiguita cosi evidente per tiitta la lunghezza del mar- gine interno dei v. anteriori, non h un fatto troppo frequenter io I'ho riscontrato tre volte solo sopra 112 cadaver! (oss. 14-104-110), in individui tutti molto muscolosi ; notando pero che nella osser- vazione 110* tale riunione anomala coesisteva con altre anomalie di cui parleremo in seguito : inoltre in essa la estremita superiore ed anteriore della aponeurosi milo-joidea era disposta ad areata, ben evidente sulla faccia posteriore, cui convenivano non solo le fibre del v. anteriore, ma pure quelle piu esterne del milo-joideo (Vedi Fig. II). Nella osservazione 14* (Fig. I) corrispondente ad un uomo di 53 anni e nella 104' (uomo di 61 anni, gia descritto per il mu- scolo occipito-stiloideo) invece il fatto era tipico, mancando anche ogni ispessimento ad areata, rappresentante le fibre mediane di ter- minazione del tendine intermedio. Si ha cosi la riproduzione parziale di quanto si trova in alcune specie di scimmie, ove pero 6 eviden- tissima I'arcata tesa trasversalmente al disopra del joide, colla con- cavita che riguarda quest'osso, cui 6 unita talora solamente da una tenuissima tela cellulare. Cosi io stesso ho avuto agio di veiificare tale disposizione nel a Macacus criihraelms, » in due « Cercopithecus 279 coehus » in un « Cr. saheus > in un « Papio mgrescens » in iin « P. mar- moreus », ed in questi essa coesisteva coll'arcata ed i ventri erano solo contigui non fusi. In un « Qjnocephalus Niger » invece mi fu impossi- bile separare uno dall'altro i due margini interni, verificandosi un vero e denso scambio di fibre dall'uno all'altro. La riproduzione esatta del case figurato nellafig. I, 1' ho ritrovata in un giovane « Gorilla ». In questo i due ventri anterior! sono rappresentati da due lamine carnose, sottili, inserite al margine inferiore della mascella per 2 cm. circa da ciascun lato della sinfisi ; i due margini interni sono cosi contigui per tutta la lore estensione; le fibre mediane e le piu esterne si continuano direttamente col tendine intermedio : le fibre pill interne invece di ciascun lato, a 15 mm. di distanza dal margine superiore del corpo dell'osso joide, invece di ripiegarsi all'esterno e continuarsi anch'esse col tendine, si confondono insensibilmente con una lamina fibrosa assai resistente che va al margine superiore dell' joide: tale lamina poco espansa si continua ai lati colla lacinia fibrosa che lega da ciascun lato, il tendine intermedio al corno joideo corrispondente. Nel complesso ha figura triangolare, base posteriore corrispondente all' joide, lunga 20 mm., alta 15 mm.; i due lati, non regolarmente rettilinei ed anche non ben delimitati, ma di uno spessore minore e quindi non disposti ad arcate, sono determinati dalla linea d' inserzione delle fibre muscolari, linea d' inserzione leg- germente ascendente dal basso in alto e dall'esterno verso la linea mediana. La faccia profonda di essa da evidentemente attacco alle fibre inferiori del milo-joideo. Finalmente ho trovato i margini in- terni contigui per tutta la lore lunghezza in parecchi esemplari adulti di Mus decumanus e di Miis alhinus^ di 3Iyoxiis grisetis, di Sciurns vulgaris e neW Ardomys alpiniis. In altre osservazioni i margini, per quanto avvicinati per le estese connessioni coU'aponeurosi, pure delimitavano uno spazio in- terdigastrico, die conservava ancora la figura triangolare a base molto ristretta senza che vi esistesse traccia di benderelle fibrose disposte ad arcate: cosi nella osservazione 13% in cui per altro il margine interne cedeva una parte delle sue fibre, che, senza pur individualizzarsi in un fascio speciale, si immettevano tra il mar- gine interno del v. anteriore di destra ed il milo-joideo corrispon- dente per terminare alia linea milo di destra per un tratto lungo 1 cm. a destra della sinfisi. I margini erano ancora piu avvicinati - 280 — che non normal mente nelle osserv. 29-84-50-57-95-99, in cui per altro lo spazio interdigastrico aveva piuttosto una figura rettan- golare. Nelle osserv. 20^ (donna di 54 anni), 3P (d. di 32 a.), 96« (d. di 49 a.) ho ritrovato ancora un'altra modalita degna di essere ri- ferita. I ventri anteriori lianno ciofe le connessioni coiraponeurosi sopra-joidea tanto estese clie il loro margine interno viene a con- tatto, pero solo posteriorraente, inquantoche, portandosi verso la mandibola, divergono gradatamente in modo da circoscrivere uno spazio triangolare, ma colla base poco ampia (1 a 2 cm.) alia sin- fisi, I'apice al punto di riunione dei due margin! : tale spazio e riempito, come normalmente, da tessuto adiposo e da due o tre pic- colissimi gangli linfatici ; in questi casi le inserzioni mandibolari sono per lo piii estese all'esterno piu clie non normalmente e cia- scun ventre anteriore assume una forma romboidale. Si ha in questo modo la riproduzione identica di quanto si riscontra in taluni ani- mali, come nella « Simia Jacclius » (Cuvier e L aur il lar d (*^) pi. 66) nel « Phalangista Cavifrons » (ibid. pi. 179) e nel « Bra- dypus trydaciylus » (pi. 253), eco. In altri casi ancora le connessioni coU'aponeurosi sopra-joidea, sono pin estese da un lato che dall'altro, onde ne risulta che il v. anteriore di un lato e piu ampio che non quello del lato opposto, giungendo anche sino a livello del rafe milo-joideo. Cosl, nelle os- servazioni 28-37-58-63-93, esisteva precisamente un'asimmetria do- vuta a tale fatto. Abbiamo poco sopra ripetutamente accennato ad un'arcata ten- dinea tesa al disopra dell'joide. E necessario che su di essa ci fer- raiamo alquanto, Nella maggior parte dei casi I'aponeurosi sopra-joidea va attenuandosi quanto pii^i ci portiamo verso la mandibola, di gui- sa ch6 vengono gradatamente alio scoperto le fibre trasversali del milo-joideo soprastante ed il rafe mediano. Non raramente invece ai limiti estremi superiori, o da ambo i lati, o da uno solo essendo mancante dall'altro, oppure sostituita da un fascio muscolare con modalita di disposizione differenti, tale aponeurosi presenta al no- stro csame una particolarita morfologicamente assai importante. Dal punto cioe in cui si origina il v. anteriore dalla porzione tendinea, si origina pure una benderella tendinea, lucente, nastriforme, costi- tuita da fibre accoUate una all'altra, parallele fra loro, benderella - 281 0 nastricino clie si dirige piu o meno obliquainente dal Lasso in alto, dall'indieti'o in avanti, dall'esterno verso il rafe milo-joideo, eve per lo piii si uiiisce con una analoga del lato opposto o con un fascio muscolare che ne la rappresenta. E, ritornando sui rapporti di essa, diremo che presenta una faccia profonda, che da per lo piu attacco a fibre del milo-joideo, un margine inferiors rivolto verso il joide, che, nella grandissima maggioranza dei casi, da attacco e si con- tinua colle parti laterali e superior! dell'aponeurosi sopra-joidea : un margine superiore libero o che puo anche dare, come vedremo, ori- gine a fasci muscolari piu. o meno robusti, piu o meno complicati nella loro disposizione. Questo nastricino che si puo riscontrare con molta frequenza, 6 I'espressione piu semplice del gruppo mediano delle fibre di terrainazione della porzione tendinea, quale e ammesso da M 0 r e s t i n f^®), e che secondo G e g e n b a u r C'^) non sarebbe pre- cisamente altro che un vestigio atrofico della disposizione primitiva trasversale del muscolo. Ora, noi possiamo ammettere due categoric di casi: o la ben- derella, che si estende dalla estremita anteriore di un tendine a quella omologa del lato opposto, si mantiene puramente tendinea, pill 0 meno sviluppata secondo i casi, dando origine superiormente alle fibre del v. anteriore od a fasci anomali interdigastrici, ed in questo caso ritornererao alia disposizione scimmiesca dei ventri an- teriori, o per lo meno ad una disposizione che molto le si avvicina. Oppure invece la benderella si trasforma, e sostituita essa stessa, totalmente o solo in parte, da fasci muscolari colle modalita difFe- rentissime riferite da tutti gli autori, ed allora avremo tutta la serie di fasci muscolari incrociantisi suUa linea mediana o no, ora bi- laterali e comportantisi ugualmente da una parte e dall'altra, per lo piu invece unilateral!, ed avremo cosl conservato piu o meno completamente una disposizione ontogenetica piu che filogenetica. I casi della prima categoria, in cui la benderella si mantiene esclusivamente tendinea e riunisce cosl I'uno all'altro i due tendini, sono molto rari nella nostra specie. II Testut t^' ricorda i casi di Halle r, Soemmering e Macalister e riporta la descrizione che Cuvier e Duvernoy danno di tale fatto nel Mandrillo e nel Papione. Ho ricordato piu sopra come io I'abbia riscontrato in parecchie specie di scimmie. Aggiun^o ora che io ho trovata tale areata sviluppatissima neW Ardormjs alpinus (marmotta) in cui nelcom- plesso aveva la forma di un angolo aperto verso I'joide, nel Myoxus - 282 - grisetts (ghiro alpino) e nello Sciurus vulfjaris (scojattolo), nei quali essa era relativamente molto prossima al corpo joideo. Nella nostra specie Tarcata completamente tendinea era assolutamente ben evidente nella osserv. 110' (Fig. II, arc), in cui i margini interni erano affatto contigui : in essa la faccia profonda dell'arcata dava chiararaente inserzioiie a robusti fasci del milo-joideo e, verso I'estreniita, a parte delle fibre di un fascio angolare (f, ang). L'arcata mancava come abbiamo detto neU'osserv. 14' (Fig. I). Evidentissima ancora e completa nell' osserv. 33^ (maschio di 32 anni) (Fig. Ill, arc), il cui semplice esame basta a dare un' idea esatta del suo modo di comportarsi; i v, anterior! erano robustissimi con spiccata tendenza a fascicolarsi, pia ampio il sinistro clie non il destro. Gia gran parte delle fibre del due ventri si originano dal margine superiore dell'arcata : inoltre, verso sinistra si distacca un robusto ed ampio fascio muscolare, il quale estende le sue inserzioni, non solamente in rapporto della faccia superiore della benderella, nella porzione che corrisponde al v. anteriore di sinistra, ma anche al margine su- periore della benderella stessa fino a destra della linea raediana. Da questa lunga linea d' inserzioni, coperta in parte dal v. anteriore sinistro, le fibre muscolari si dirigono, piii obliquamente che le fibre del ventre normale, in avanti e verso destra, ove si adunano in un fascio appiattito ma piu spesso, clie va ad attaccarsi alia fossetta digastrica del lato destro, come chiaramente appare dalla Fig. III. L'arcata era evidente ancora nella osserv. 30' ( Fig. IV ), riferentesi ad un uomo di 43 anni. Alia sommita dell'arcata, som- mita molto prossima alia sinfisi mascellare e formata come da un ispessimento, da una sovrapposizione delle due meta tendinee, si ori- ginano evidentemente due iasci muscolari (f. an. d. e f. an. s.), con direzione divergente, i quali van no ad inscrirsi a lato della sinfisi, subito air interne delle fibre piu interne dei ventri rispettivi : sopra r interpretazione di questi due fasci ritorneremo ancora, per ora mi li- mito a ricordare come anche nell'osservazione 1** (maschio di anni 70) si avesse una identica disposizione, Ben evidente ancora era tale areata a sinistra nella osserva- zione 36" (uomo di 74 anni) (Fig. V, arc. sin.), mentre a destra era sostituita da un fascio muscolare esile, formato da poche fibre pallide, le quali andavano a perdersi, in parte sul margine inferiore della semibenderella di sinistra^ in parte suUa faccia inferiore del milo- joideo di destra. Dal margine superiore della semibenderella di si- nistra, si origina poi un fascio muscolare a larga base, il quale si - 283 porta in alto affievolendosi e va ad inserirsi a sinistra della linea media na, contiguo alle inserzioni piu interne del v. ant. di sinistra dalle quali ^ posteriorraente separato mediante un lieve interstizio angolare. Anche nell'osserv. 59' (donna di 29 anni), era ben evidente a si- nistra un nastricino tendineo che da origine superiormente a gran parte delle fibre tendinee del v. ant. dello stesso lato (Fig. VI arc. sin.) pill ampio e piu sviluppato clie non il destro, con tendenza a dividers! in fasci individualizzati, come si scorge facilmente dalla figura; il fascio (m) che si origina suUa linea mediana e si dirige piu obliqua- mente clie non le rimanenti fibre dello stesso ventre, e ancli'esso precisamente dipendente dal ventre anteriore sinistro come ha dimo- strato la innervazione. Orbene, la benderella di sinistra, a destra 6 rap- presentata, come nell'osserv. 36^ (Fig. V, f. an. d.), anche qui, da un fascio muscolare, il quale, originatosi con larga base dal margine in- terne, porzione posteriore, del v. anteriore corrispondente. si porta a sinistra, verso la linea mediana, ove si perde in parte sul rafe, in parte suUa porzione superiore del margine inferiore della benderella; in parte incrociando le sue inserzioni col fascio (m) che abbiamo detto essere dipendente dal v. ant. di sinistra. Un modo analogo di comportarsi ci e offerto dalla osserv. 38' (uomo di 23 anni) (Fig. -VII). In esso la connessione del v. ant. sinistro coU'aponeurosi era assai estesa, questa poi molto robusta come poche volte mi e occorso di osservare. II v. ant. di si- nistra, rigonfio come quelle di destra, ha una spiccata tendenza a fascicolarsi : a destra il v. ant. pare si suddivida a sua volta in due porzioni: una esterna e superiore, la quale costituisce il ventre an- teriore normale (v, a d.) anch'esso fascicolato, ed una porzione in- feriore, che, tendinea alia sua origine per tutto lo spessore, si man- tiene tale per tutta la lunghezza del margine inferiore, mentre, nella restante parte consta di fibre muscolari ben sviluppate, dirette tra- sversalmente verso la parte mediana del rafe milo-joideo, che oltre- passano perdendosi poi sulla parte sinistra del milo-joideo. La por- zione tendinea del fascio inferiore (f. ant. d.) colla sua faccia poste- riore dk attacco ad un fascio appiattito (fibr. ase.) abbastanza ampio, costituito da fibre, le quali, con decorso antero-posteriore, si portano al margine inferiore della mandibola ed alia fossetta digastrica, es- sendo situate in un piano superiore alle due porzioni del v. an- teriore, tra queste ed il milo-joideo, ed incrociando perpendicolar- mente le fibre del fascio trasversale, obliquamente ed in avanti quelle del V. anteriore. — 284 — Fin qui la benderella tendinea si e sempre conservata tale : ve- nianio ora a quei casi in cai essa e completamente sostituita da fasci muscolari. Qui cade in acconcio di riferire sommariamente quanto sopra tale argomento, cui peraltro si riattaccano anche i casi sopradescritti, pensano i varii autori. II Testut i^ , cui conviene ricorrere per tutto quanto ^- anteriore alia pubblicazone del suo classico libro sulle ano- malie muscolari, parlando (p. 274-275), dopo aver ricordatole statisti- cbe di Hal let, die avrebbe riscontrato fasci anomali nello spazio interdigastrico una volta sopra 15 soggetti e di W o od, 1 sopra 17 l'^), del modo di terminazione di tali fasci, originatisi a differente al- tezza dal ventre anteriore o dal tendine intermedio, afFerma che possono comportarsi nei seguenti modi : IP Arrestarsi al rafe raediano — questo fatto fa visto dal T e s t u t in un negro (osserv. 4 '), cosi pure da C li u d z i n s k i (vedi Griacomini (^^J). — Tale forma era pure evidente in molti casi da me esaminati ed e veraraente la piu frequente (oss. 4-8-35-64-78-91-109). 2° Raggiunge la linea mediana e va alia fossetta del diga- strico del lato opposto. — Anche questo non e assolutissimamente raro : possiamo considerore come tali . il fascio (m) dell'osser. 59« (Fig. VI), il fascio robusto descritto nella osserv. 33^ (Fig. XI, f. ant. ind.). Qiiando I'anomalia e bilaterale, fatto per6 abbastanza raro, i due fasci possono mantenersi indipendenti ed incrooiarsi suUa linea mediana senza confondersi. Un caso simile fu descritto in Italia da Griuria'-^): un altro caso ^ depositato nel nostro Istituto Anatomico, ed e riprodotto nella Fig. XII, la cui chiarezza mi di- spensa da ogni descrizione : diro solo cbe il fascio originatosi a si- nistra, molto esile, tendineo alle due estremita, incrocia la faccia inferiore del fascio omologo di destra e va ad inserirsi molto super- ficialmente al raargine inferiore destro della mandibola, inferiormente alle fibre del ventre normale destro, mentre il fascio di sinistra si inseriva superiormcnte. 3.° In un caso di W e b e r, finora unico, vi era un fascetto che con decorso ricorrente, arrivava al joide. 4.° Finalmente, quando la duplicita del v. anteriore e bila- terale, i due fasci possono fondersi sulla linea mediana, unendosi piu 0 meno intimamente. A questo proposito le modality di comporta- mento sono difTerentissime e variamente interpretate. La direzione in tali fasci 6 sempre piii o meno trasversale: talora spiccatamente trasversale, tal'altra invece discutibile. Eiporto ancora, per rabbon- danza del materiale, parecchi casi che mi paiono molto interessanti. 285 Nella osser. 19« (uomo di 45 anni) (Pig. VIIT), tra la por- zione posteriore del margine interne del v. anteriore di destra, e quella analoga di sinistra, e teso trasversalmonte un fascetto mu- scolare abbastanza ampio (f. tr.), tendineo alle due estremita, ove e confuso coUe parti laterali ed inferiori, rispettivamente corrispon- denti, dell'aponeurosi sopra-joidea, connessa a sua volta colla por- zione anteriore del tendine intermedio ; in tale fascetto non e pos- sibile trovare una interruzione qualsiasi, ne alcun carattere il quale indichi che esso proviene piuttosto da un ventre che daU'altro. E cio6 la riproduzione esatta del fascio trasversale interdigastrico, che troviamo nel bue (Chau veau et Arloi ng I'^'J) (Grurlt (22) tav. 41, fig. 33). Ancora, subito aU'esterno dell'estremita sinistra di tale fascio, troviamo un fascetto isolate (m), il quale, con decorso obli- quamente ascendente, raggiunge il rafe milo-joideo a 2 ctm. circa del sue percorso, cede ad esso parte delle sue fibre, mentre altre vanno a perdersi sul milo-joideo di destra, senza arrivare per6 al mascellare inferiore. Fra quest' ultimo fascio (m) e quelle trasver- sale (f. tr.) ve ne ha ancora un altre obliquamente diretto dal rafe in alto, a destra ed in avanti, il quale, con decorso parallelo a quelle del fascio ascendente (m), va a perdersi pur esso sul piano milo-joideo. Pi{i semplice e caratteristico e il mode di comportarsi dei ventri anteriori nell'osserv. 39' (maschio di anni 24); ciascuno dei ventri anteriori (Fig. IX) pare si divida in due porzioni, una delle quali, esterna e piu cospicua, corrisponde al v. ant. normale: I'altra por- zione di ciascun ventre assume un deoorso qua«i tmsversale, por- tandosi verso la linea mediana, e verso la sinfisi : alia distanza di 1 cm. e mezzo dalla sinfisi i due fasci (f. an. d., f. an, s.) ces- sano bruscamente, presentando ciascuno come una intersezione ten- dinea in corrispendenza della quale i due fasci aderiscono fortemente alia estremita anteriore deiraponeurosi sopra-joidea, in questo case molto ampia. Le due intersezioni tendineo si dispengono ad angolo aperto verse la sinfisi; e da esso ha origine un fascio muscolare molto robusto (m), che, con decorBO quasi asselutamente antero-po- steriore tra la porzione piu anteriore dei margini interni dei due ventri anteriori normali, arriva alia sinfisi, o meglio a destra della sinfisi e vi si inserisce. Altre volte ancora, quando la duplicita e bilaterale, i due fasci piu interni, piii o mono sviluppati, si cengiungono fra lore formando un rafe parallelo a quelle del milo-joideo, col quale e per lo piu M. z. 2* - 286 - aderente : ne risulta quindi un fascio piu o meno regolarmente trian- golare, il cui apice, nei casi di massimo sviluppo, e inserito alia sinfisi, gli augoli lateral! ed iiiferiori si continuauo col tendine in- termedio di ciascun lato ; dei tre lati i due laterali, convergenti alia sinfisi, sono piii o meno contigui ai margin! interni corrispondenti dei V. anterior!, la base e libera (precisamente come quella del fa- scio trasversale nell'osserv. 19*) dalla connessione coll'aponeurosi sopra-joidea, la quale per altro e in quest! casi sempre poco svilup- pata. NeU'insieme questo muscolo di figura triangolare costituisce come un secondo diaframma al pavimento boccale, situate sotto 11 milo-joideo, e pu6, data la direzione delle fibre delle due meta sim- metriche agire in tntti ! sens!. Esso fu diligentemente descritto e studiato dal Bian ch! '>^''' sotto il nome di « muscolo interdiga- strico » : dopo il Blanch! anche il T ! t o n e '^'^ e E o m ! t ! f"^'^' ac- cennano a casi consimili. Recentemente po! il Morestinl^), cui forse non era nota la comunicazione del B ! a n c h i , ne descrisse, come una no vita, altr! casi. lo ho avuto occasione di osservarne un caso molto evidente conservato nel nostro Museo, ed appartenente ad un cretino morto nel manicomio di Torino nel 1882. luoltre nei 112 cadaver! da me studiati, 1' ho riscontrato due volte sole completaiuente sviluppato, cioe nell'osserv. 12^ (uomo di 47 ann!, riprodotta nella Fig. XI) e nell'osserv. 108' in una bambina di 1 anno. TJn'altra volta, in una donna di 24 anni (oss. 24"), esisteva un fascio triangolare costituito da due meta simmetriche, ma I'apice non rag- giungeva la sinfisi inserendosi invece siil rafe milo-joideo. Un altro esempio di massima riduzione o meglio di abbozzo del t muscolo interdigastrico di Bianchi » e riprodotto nella Fig. X, preparato pur esso depositato nel Museo e che non ha certo blsogno d'illu* strazione. In complesso nelle mie ricerche, escliidendo la semplioe persi* sistenza dell'arcata tendinea, completa o parziale che fosse, in ben 30 casi sopra 112 ho trovato dei fasc! anomal! nello spazio inter- digastrico, dipendenti da duplicita de! v. anterior!, o piii esatta- mente da riproduzione parziale delle condizioni primitive filo ed ontogenetiche del muscolo stesso. Di quest! 30 casi, in 12 eaiateva qualche anomalia da! due lati, in 9 solo a sinistra ed in 9 solo a destra: se a tutti quest! si aggiungessero ancora tutt! i casi in cui i fasci muacolar! sono sempliceniente rappresentat! dalla descritta benderella tendinea, la proporzione crescerebbe ancora di piu. E giustificato quindi il sospetto, da me piu sopra enunciate, che noi - 287 - avessimo, forse a torto, considerato come eccezionale quello che, a parita di condizioni, cade sotto i nostri occlii, con modalita difife- renti, e vero, ma pur indiscutibili, un nnmero di volte presso a poco uguale a quello che abbiamo finora considerato come normale. Ed ora prima di discutere intorno alia nomenclatura ed all' in- terpretazione morfologica ed embriologioa dei fasci sopra descritti, mi permetto di aggiungere la descrizione di tre casi molto interes- santi ed, a parer mio, molto rari, di fasci accessor! al v. anteriore provenienti dalla mandibola. La letteratura di tale anomalia e veramente molto soarsa : ne troviamo un breve accenno in Henle^^'^, il quale trovo una volta un muscolo cilindrico, che, originatosi dal margine inferiore della mandibola in prossimita delTangolo, si riuniva al v. anteriore. Dopo questo autore, il G ruber 1^*) descrisse minutamente un caso in cui, da ambo i lati, un fascio soprannumerario, proveniente dal margine inferiore della mandibola in vicinanza dell'angolo, andava a riunirsi al margine esterno del v. anteriore, nel punto in cui questo conti- nuasi con il tendine. Dalla figura che tale autore ne da, parrebbe quasi che, piu che un fascio di aggiunta, esso non rappresentasse altro che un'anomala divisione del tendine intermedio, di cui le fibre piu esterne, inveoe di dare origine al v. anteriore normale, dessero origine a destra ad un fascio unico, a sinistra a due fasci ben di- stinti con inserzione alia mandibola, ma molto piu aU'esterno che non normalmente. Del resto questa varieta non sarebbe che una modificazione dei casi descritti piu. tardi da E e i d (^o) g ^a P u - sari f^^), in cui, fra le altre particolarita, si aveva un' inserzione sul margine inferiore della mandibola piu estesa che d'ordinario. D'altra parte i fasci angolari, cui non accennarono all'infuori di Henle edi Gruber, che molto vagamente il Sanchez, Beau- nis e Bouchard, Testut, Quain e Debierre (vedi rispet- tivi Trattati), vengono da Gegenbaur t^^, alio stesso modo di quanto abbiamo detto pei fasci situati fra i margin! intern! dei due ventri anteriori, considerati anch'essi come residui della disposizione primitiva trasversale dei muscol! di cui stiamo trattando, interpre- tazione questa che io credo per parecchi riguardi assolutamente esatta. Data la rarita di tali casi, stimo non inutile descriverne breve- mente altri tre, di cui uno dissecato fin dal 1 892, dal Dott. A. A 1 - lomello, due occorsimi durante le mie rioerohe: - 28S - Ilcasodel Dott. Al loniello (Fig. XlV)siriferisceadun giovane operajomolto muscoloso. I V. anteriori, originatisi dal rispettivo tendine intermedio, invece di convergere verso la linea mediana del margine inferiore della mandibola, si man- tengono fra di loro paralleli, di guisa che i rispettivi margini interni distano di 3 cm. tanto posteriormente in prossimita del joido, quanto anteriorraente presso la mandibola. II ventre anteriore di destra (v. a. d) e spiccatamente piu piccolo, un terzo circa, del sinistro. Lo spazio interdigastrico, di figura rettangolare, e, a sua volta, occupato da un fascio muscolare appiattito (ind.) piu ampio dei due ventri anteriori, il quale, originatosi dal margine inferiore della mandibola a destra della linea mediana, tra questa ed il margine interno del ventre anteriore di de- stra, per mezzo di brevi fibre tendinee, si porta posteriormente applicato alia faccia cervicale del milo-joideo, finche le fibre rauscolari si espandono sopra una robusta lamina aponeurotica che si fissa all'osso joide e che non e altro, se non I'esagerazione delPaponeurosi sopra-joidea di cui gia abbiamo discorso. Nel com- plesso questo fascio muscolare, posto fra i due v. anteriori, assume una forma irregolarmente triangolare, colFapice tronco alia mandibola a destra della linea mediana, colla base all'osso joide cui s'inserisce. II suo margine interno o sinistro, dista dal margine interno del v. anteriore di sinistra di 1 cm. e '/s circa, per cui e visibile per un certo tratto, nellasua porzione anteriore, il rafe milo-joideo: pero dove le fibre muscolari si continuano colla lamina tendinea, tale margine obliqua verso sinistra e va a confondersi colla lamina fibrosa che tiene unito il tendine intermediario di sinistra aU'osso joide. II margine destro e in diretto rapporto col margine interno del ventre anteriore di destra, dal quale pero e nettamente separate mediante tratti fibrosi dipendenti dalTaponeurosi cervicale superficiale: in corrispondenza del joide e, anche da questo lato, assai evidente la fusione tra la lamina aponeurotica che continua posteriormente il fascio anomalo e quella che lega il tendine intermedio di destra all'osso joide. Aggiungeremo ancora che le fibre mediane dei milo-joidei, specialmente iu corrispondenza della parte posteriore del rafe mediano, si fissano solidamente alia faccia superiore dell'aponeurosi sopra- joidea, di guisa ch^ riesciva impossibile isolare conipletamente le due formazioni. Oltre al fascio anomalo ora descritto, troviamo inoHre che da ciascun angolo della mandibola e dalla porzione prossima del margine inferiore, per una esten- sione di 1 cm. si distacca un fascio muscolare appiattito largo 1 cm. da ambo i lati: i due fasci convergono amendue verso la linea mediana, decorrendo obliqua- mente in avanti, in dentro, e leggermento in alto, terminando pero in modo dif- ferente. II fascio angolare di sinistra ha una lunghezza di 3 cm. e V2, passa sotto un robusto prolungamento anteriore della gh. sotto-mascellare, arriva cosi al margine esterno della porzione posteriore del v. anteriore del dig. di questo lato, cui si unisce mediante una evidente lamina tendinea: direrao ancora che, mentre in rapporto del margine anteriore ed esterno di questo fascio pare che le fibre del muscolo si uniscano e confondano colic fibre piu esterne del ventre anteriore, in corrispondenza del margine posteriore compaiono piu presto e sono piii evident! le fibre tendinee, le quali, unendosi ad un'espansione fibrosa dipendente dal tendine intermedio, cbstituiscono una specie di plica falciforme, la cui concavita guarda indietro, in alto ed aU'esterno. A destra invece il fascio proveniente daU'angolo passa anch'esso sotto uno sviluppatissimo pi-olungamento anteriore della gh. sotto- mascellare, si insinua tra la faccia superiore del v. ant. del digastrico destro e quella inferiore del milo-joideo corrispondente e va ad impiantarsi sul margine esterno del fascio anomalo situato nella regione sopra-joidea mediana: le fibre muscolari s'inseriscono quivi ad un prolungamento tendineo marginale dell'apo- neurosi sopra-joidea, cui mettono pure capo le fibre muscolari del fascio mediano. I due fasci angolari sono avvolti, alio stesso modo dei due ventri anteriori e del fascio anomalo mediano, da uno sdoppiamento dell'aponeurosi cervicale superfl- - 289 - ciale: la loro faccia inferiore e riooperta dai comuni tegument! ed e in rapporto coll'arteria facciale, la quale, lasciata la ghiandola sotto-mascellare, va attorniando il margine inferiore del la niandibola ; si e precisamente in corrispondeuza della faccia superficiale dei due fasci angolari, ciie si originano le due arterie sotto- mentali (a. s. m.), le quali per altro hanno ii loro decorso normale. Delle parti- colarita offerte dalla ghiandola sotto-mascellare abbiamo gia discorso altrove. Un altro caso molto complicato h quelle riprodotto nella Fi- gura XIII (osserv. 2d'') e ohe si riferisce ad un uorno di 70 anni. II V. anteriore di destra si presenta molto breve, il tendine intermedio, pro- lungandosi piii in avanti die non normalmente; il mai'gine interno del tendine e solidamente connesso coU'aponeurosi sopra-joidea, sicciie pare effettivamento che questo ne sia un'espansione: le fibre muscolari raggruppate in sei fascetti, sepa- rati uno dalTaltro da sottilissimi interstizii cellulari, si inseriscono sopra il mar- gine inferiore della mandibola per un'estensione superiore ai 3 cm., assumendo nel complesso come la figura di un ventaglio : noto ancora che i fascetti presen- tano un volume decrescente e sono meno individualizzati portandosi verso 1' interno. A sinistra invece abbiamo una disposizione differente: il ventre anteriore (v. a. s.) non raggiunge punto la mandibola, le sue fibre invece si espandono dopo breve decorso sulla faccia inferiore del milo-joideo sinistro, assumendo nel loro com- plesso la forma di un fuso molto ampio nel diametro minore, pero poco rilevato: le fibre inferior! terminano sopra la porzione superiore dell'aponeurosi sopra- joidea : le fibre mediane, piu lunghe, terminano come un ciuff'o sul milo-joideo, cui del resto e strettamente applicato tutto 11 ventre colla faccia superiore. II margine esterno poi di tale ventre, appena si e originato, riceve un fascio di figura romboidale (f. ang. sin.), il quale viene dal margine inferiore e dalla porzione po- steriore della faccia esterna della branca orizzontale della mandibola. Questo fa- scio, lungo 3 cm., si origina dalla mandibola mediante brevi fibre tendinee e si congiunge, decori^endo in avanti ed aH'interno, al margine esterno del v. anteriore sinistro mediante un lieve interstizio tendineo affatto simile a quello descritto nel caso del Dott. Allomello. Risulta da tale disposizione una asimmetria notevo- lissima fra le due parti; la meta sinistra e poi ancora assai meno sporgente, data la sottigliezza del v. anteriore di questo lato e la sua intima connessione col milo-joideo, mentre a destra, il v. anteriore, per quanto breve, si presentava vo- lumiuo.so in modo da formare una sporgenza visibile gia a cute intatta. Noto an- cora che nella porzione visibile della faccia inferiore del milo-joideo, le fibre si continuavano da una parte all'altra aenza che vi si riscontrasse alcuna traccia di rafe. Differente ancora h la disposizione trovata nella osserv. 110, di cui gik abbiamo tenuto discorso e che appartiene ad un uomo di 33 anni, dissecato quest'anno dal Dott. Sperino (Fig. II). In esso, come sappiamo, i due v. ant. erano sviluppatissimi e contigui fra loro coi margini interni. Oltre le particolarita gia descritte, devo notare come il milo- joideo fosse sviluppatissimo, con teiidenza a dividers! in fasci speciaimente verso la parte posteriore, ove per altro quoste fibre prendevano veramente attacco alia faccia profonda dell'arcata tendinea tesa fra le estremita anterior! dei due tendini intermedii. Al limite esteruo di tale areata ed alia parte piii posteriore del mar- gine esterno del v. anteriore arrivava un fascetto muscolare lungo 3 cm., pero piu piccolo di quegli descritti nei due casi precedent!, il quale, decorrendo quasi tras- versalmente in fuori ed alquanto iudietro (f. ang. s.), andava a prendere le sue in- serzioni in corrispondeuza della faccia inferiore dell'angolo mandibolare, a minute — 290 - rugosita quivi esistenti, essendo separate dalle fibre posteriori del milo-joideo di questo lato da uno spazio triangolare colla base aU'esterno alia faccia interna della mandibola, coll'apice tronco in dentro all'arcata tendinea. Al lato destro tale anomalia mancava affatto. La seraplice esposizione e le figure annesse dimostrano di gia chiararaente come i fasci angolari, da me descritti, provengano ve- ramente, come diremo ancora dei fasci interdigastrici, dal piano muscolare primitive trasversale. Tale ipotesi e poi comfermata dal fatto clie in tutti e tre i casi essi ricevevano evidentemente dei filetti nervosi dal ramo milo-joideo del nervo mascellare inferiore del proprio lato. Nel case di A 1 1 o m e 1 1 o poi anche la connessione del fascio angolare di destra col fascio anomalo medesimo, mentre a sinistra il fascio angolare si univa direttamente al ventre ante- teriore, h probante per questa opinione. Cosi ancora nell'ossserv. 110", il fatto di avere il fascio angolare sinistro i medesimi caratteri dei fasci piu esterni del milo-joideo, se noi accettiamo I'affermazione del Gegenbaur non essere i due muscoli milo-joideo e v. anteriore altro che uno sdoppiamento, avvenuto nello sviluppo filogenetico, di uno strato muscolare primitivamente unico, rende indiscutibile la provenienza di tali fasci del medesimo piano muscolare, Per ana- logia ancora consideriamo Tosserv. 25', in cui il v. anteriore, che h poco sviluppato e che non raggiunge il mascellare, k, rinforzato da un fascio angolare, come uno stadio di poco differente dal case de- scritto dal G r u b e r l^"', in cui dello strato primitive trasversale sarebbero persistite solo le fibre piu esterne, di guisa che, pure essendo il muscolo di forma digastrica, le inserzioni del v. anteriore erano spo- state molto aU'esterno e corrispondevano alia meta esterna del mar- gine inferiore ed all'angolo della mandibola. Supponendo che persista tutto lo strato, avremo invece il case del Reidt^^). La medesima origine io credo si debba, ammettere per tutti i fasci che si trovano fra i margini interni del v. anteriore, piu o meno connessi col piano milo-joideo e coll'aponeurosi sopra-joidea. A questo proposito ricorderemo come i vari autori abbiano dato ai differenti fasci nomi differenti secondo il loro modo di comportarsi. Molte volte essi si denominano per lo piii semplicemente « ven« tre anteriore soprannumerario » oppure t trigastrico », riferendo di tale denominazione al muscolo cui corrisponde il fascio anomalo (Gruber, Testut). II Macalister '^^) '^' poi ha descritto col nome di • muscolo mento-joideo » un fascio muscolare, piu o meno sviluppato, unilaterale o bilaterale, il quale si porta dal- - 291 - I'osso joide al mento, ed h talora evidentemente connesso col mu- scolo digastrico e coll'aponeurosi sopra-joidea : in quanto all'origine, secondo il M a c a 1 i s t e r , il inuscolo mento-joideo, dato I'eventuale rapporto con il platisma e la sua situazione superficiale, sarebbe una dipendenza del pellicciajo. II Krause'^^l ed il Testutl^' pur accettando 1' interpretazione di Macalister per alcuni casi speciali, ammettono d'altra parte che molti di tali fasci non rap- presentino altro che il prolungamento dello sterno-joideo al disopra deir joide, riproducendo cosl lo sterno-masceliare di taluni animali (confr. anche U c cell i 1^^'). II B ian chi (^*^', a sua volta, de- scrivendo 4 casi di fasci analoghi a quelli che io ho riscontrato nelle osserv. 12^ (Fig. XI), 24% 108* ed in due preparati conservati nel nostro Istituto, considerando che tali fasci a forma triangolare sono sempre ricoperti dairaponeurosi cervicale, e si inserisoono col loro apice alia parte posteriore del margine inferiore (talvolta anche, (come nella mia osserv. 24*). sul rafe milo-joideo), il che esclude I'ori- gine dal pellicciajo ; considerando come manchi ogni rapporto an- che di contiguita di tali corpi carnosi col corpo dell'osso joide, la quale cosa dimostra 1' indipendenza d'origine dagli sterno-joidei ; con- siderando finalmente come gli angoli laterali del muscolo si fon- dano coi tendini intermedi, afferma che tali fasci dipendono essen- zialmente dal digastrico e propone quindi di dare a tale muscolo, che rappresenta veramente una duplicita mediale dei ventri ante- rior!, il nome di t muscolo interdigastrico » e ci6 per abbreviare le denominazioni altrimenti usate, meglio precisando la situazione ed i rapporti del muscolo stesso ed anche per differenziarlo dal t mu- scolo mento-joideo » di Macalister. II More st in '^^^ descrisse anch'esso recentemente parecchie forme del muscolo di B i a n c h i, dimostrandone ugualmente la pro* venienza dai v. anteriori. Per conto mio, dall'esame di tutti i casi di fasci soprannumerari riscontrati nei ventri anteriori, sono venuto nella convinzione che la maggioranza grandissima di tali fasci siano veramente dipendenza dal digastrico. Piu recisamente diKrause, del Te stute diBianchi escludo possa trattarsi di fasci abnormi del pellicciaio ; il modo, pur Complicato, di comportarsi dei margini interni del platisma, cosi bene studiato dallo Schmidt ^'^^\ il modo di sviluppo della musculatura cutanea nella nostra specie, la costanzae la robiistezza dell'aponeurosi cervicale in rapporto della regione soprajoidea mi fanno rigettare tale ipotesi. - 292 - Per quanto riguardail puolungarsi in alto dei muscoli sterno-joidei e la riproduzione dello sterno-mascellare negli animali, la questione mi pare piu dubbia : io non oso certamente impugnare assolutamente tale asserzione, mi permetto per6 di afferinare che tale anomalia deve nella nostra specie essere molto e molto rara, non avendola io raai ri- scontrata in 112 cadaveri esaminati a questo scopo, ne in tutti i nume- rosissimi casi osservati in tre anni dacche frequento la sala settoria deir Tstituto Anatomico. Ne vale a persuadermi il caso descritto dal Vannucci f^', data I'assoluta mancanza di rapporti coll'joide dei fasci da lui interpretati come vappresentanti del muscolo di Macali- ster. Cosi pure non credo si possa assegnare il significato di mento- joideo al fascio descritto dal Sir and '^'^l, sopra il quale mi sono gia fermato. In quanto poi all'affermazione clie il muscolo mento-joideo esista normalmente come prolungamento verso la sinfisi dei muscoli sterno-joidei ne\V Ippopotamo (Humphry '^^' ) naturalmente io non posso asseverare nulla : per quelle che spetta invece al medesimo fatto che cioe la detta disposizione si riscontri secondo le parole di Te- s tut {•', il quale si riferisce alle ricerche di Mac alister « a Vetat normal cliez quelques cliauve-souris » mi permetto avere un opinione differente. Benche io non abbia potuto consultare direttamente le afFermazioni di Macalister intorno al Vespertilio, pur tuttavia non ho trovato menzione della presunta disposizione nella diligen- tissiraa monografia di Maison n eu ve f"^^) che pure, come risulta dal testo, conobbe assai bene le ricerche di Macalister. Ancora, per quanto io abbia esaminato diligentemente parecchi esemplari (quindici) di Vefipertilio murimis, di RinohpJms ferniin equimim, di Plecotus auritus (parte dei quali debbo alia cortesia del Dott. E. Gi- glio-Tos), sia freschi, sia conservati in alcool, non ho potuto mai constatare la continuazione diretta dello sterno-joideo, al disopra del joide: esiste bensitesa al disotto del piano milo-joideo, fra questo e il platisma-mioide, una sottile lamina cellulare, la quale avvolge ai lati i due muscoli digastric!, mai pero nello spazio interdigastrico propriamente detto delle fibre muscolari, le quali ripetano la loro origine dai muscoli sotto-joidei. Tuttavia, anche ammesso che il nu- mero dei Chirotteri da me dissecati sia piccolo e quindi le mie ricerche non abbiano ancora un valore assolutamente negative, mi conforta pur sempre il fatto gia ricordato che tale disposizione non fu n^ de- scritta, nh punto figurata dal M a i s o n n e u v e '^^l, il quale ammette precisamente che le fibre degli sterno-joidei si inseriscano all'osso joide. Per quanto riguarda la nostra specie, ripeto ancora che in tutti 293 — i casi di fasci soprannumerari dei v. anteriori, da me riscontrati, ho costantemente trovato che essi non ricevevano altri filuzzi nervosi che quelli provenieuti dal ramo milo-joideo del n. mascoUare supe- riore. Cosi nel case dissecato dal Dott. Allomello (Fig, 14), il fascio mediano, per quanto la direzione delle fibre fosse sagittale e le connessioni coU' joide evidentissime, esisteva la innervazione detta, aggiungendo per questo caso che il minor volume del v. an- teriore destro, il ricevere esso un fascio angolare, le connessioni della parte laterale dell'aponeurosi col tendine depongono in modo assoluto per la provenienza dal digastrico. Certamente se si riscon- trasse una continuazione vera delle fibre dello sterno-joideo con un fascio tale, la questione sarebbe risolta: non posso tattavia tratte- nermi dal ricordare come non vi sarebbe di assolutamente probante altro che 1' innervazione, riferendomi in questo sia a quanto ho tro- vato nel Gorilla in cui le fibre muscolari arrivavano suUa linea mediana sino a pochi millimetri dalF joide, di guisa che al primo aspetto pareva che fossero veramente continuazione dello sterno- joideo sottostante; sia ancora al fatto che per quanto in taluni casi, come abbiamo ricordato, la lamina fibrosa che lega al corno joideo il tendine intermedio, possa ricevere fibre di rinforzo dall'omo-joideo, non e tuttavia meno certa la sua origine dal tendine stesso. Concludendo quindi afFermo che, almeno nella grandissima mag- gioranza dei casi, ai fasci anomali che si riscontrano fra i due mar- gin! interni dei ventri anteriori si deve dare il medesimo valore date dal Bianchi al « muscolo interdigastrico » . Prima di terminare mi permetto ancora di rilevare 1* importanza dei fasci mediani dal lato operatorio. La presenza del rafe mediano del milo-joideo acquista, secondo Tillaux f"^'), un certo interesse quando si fa la sezione della mandibola come primo tempo della esportazione di tumore del pavimento della bocca, corrispondendo esso air interstizio fra i due genio-joidei. Non credo tuttavia che alia presenza dei fasci, che noi abbiamo descritto, si debba dare soverchia importanza, poiche, incidendo i tessuti piu profondamente, arriveremo a detto rafe e, dove questo mancasse o fosse impossibile scoprirlo, riuscira sempre abbastanza facile con un po' di attenzione una volta inciso il milo-joideo, trovare 1' interlinea cellulare che di- vide i due genio-joidei, interlinea cellulare che h sempre piii ampia in prossimita delle lore apofisi d' inserzione, evitando quindi il ri- schio di incidere uno di tali muscoli. - 294 - LETTERATURA (1) L. Testut. — Les anomalies mnsculaires chez Thomme — Paris 1884. (2) C. Gegenbaur. — Traite d'anatoinie humaiue, trad. Oil. Jul in. — Paris 18Si), Pag. 406. (3) Vannucci G. — Di un'anomalia del muscolo digastrico accompagnata dalla prescnza del muscolo mento-joideo di M a c a 1 i s t e r — BuUettino delle Sc. Mediche; anno 60^ Serie IV, Vol. 24°. Bologna 1889, pag. 106-113. 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(42) Siraud. — Anomalies du muscle digastrique. — La Province m6dicale, X An- nde, N, 19, 1895, p. 219. (43) Uccelli F. — Conipondio di anatomia fisiologico-comparata. — Vol. II, Mlo- logia, p. 61 6'i, Firenze, 1825. (44) Maisonneuve. — Traite de I'Osteologie et de la m3'olngie do « Vespertilio murinus ». — Pag; 206 207, 210; pi. VII, fig. I e II, pi. VIII, fig. 1. Paris. 0. Doin, 1878. (45) Humphry. — Observations in myology. — 1872, p. 187, ed in British Medic. Journal 1873, Tom. I, Pag. 695 (citato anche de Testut). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Indicazioni general!. — «. a. d., ventre anteriore di destra; v. a. 5., id. di sinistra; V p. «., ventre posteriore di destra; v. p. s., id. di sinistra; sl.j., muscolo stilo-joideo; mil. j , m. miio-joideo; r., rafe del m. milo-joideo;^., corpo del- Tosso joide; o. J., tnuscoio omo-joideo; st. j., nmscoio sterno-joideo; arc, areata tesa fra i due ventri anteriori dei digastrici ; a}'c. sin., semi-arcata di sinistra; arc. d., id. di destra; ap. 5. j^'., aponeurosl sopra-joidea; f an. d., fascio anomalo di destra; f. an. s., id. di sinistra; m. n., fasci anomali a di- rezione antero-posteriore. Fig. I. — inl c, interlineacellulare fraiduemargini interni dei due ventri anteriori. Fig. II. — II V. anteriore di sinistra e ribattuto in basso per dimostrare I'arcata tendinea dalla sua faccia posteriore ed i suoi rapporti col muscolo miio-joideo. Fig. Ill — f. an. intd., fascio anomalo interdigastrico. Fig. VIII. — f. tr.^ fascio di fibre trasversali; x. y., altri fascetti anomali. Fig. XI. — muse, intd.., muscolo interdigastrico di Bianchi. Fig. XIV. — ind.., fascio interdigastrico a direzione antero-posteriore; gh. s. m., ghiandola sottomasceiiare di desira; pr.gh.s. m., prulungamento anteriore di dotta ghiandola; d. w., dutto escr'etore della gh. sottomasceiiare di sini- stra; a. /., arteria facciale; a. s. m., arteria sottomentale. NOT IZIE Con piacere annunziamo che al Cav. Salvatore Lo Bianco della Stazione Zoo- logica di Napoli c stata, per titoli, conferita la Laurea in Scienze naturali. 11 21 Novembre 1895 cessava di vivere in Milano il Senatore Professcre An- drea Verga, alienista insigne al quale I'anatomia deve important! ricerche Ci- tiamo di lui la memoria sulle ossa sesamoidee, quella sul ligamento maUeo-maxil- lare , lo studio sul ventricolo della vulta a tre pilastri (detto ora, in onore di lui « ventricolo del Verga »); infine due memorie &ulla fossetla cerebellare media dell'osso occipitale. II di 17 Dicembre 1895 moriva in Siena il Dott. Achille Quadri, Professcre di Zoologia e Anatomia comparata in quella Universita. Cosmo Chkrubini, Amministratore-responsabile. Firenze, Tip. Cenniniaua, 1895. Monitore zoolooico itallano Anno VI Tav.I Mcnitore Zoplonlco Itdliano - Anne VI. Tav. 11. ?h 9 (/ '■" b ^$m vjsji^ e 'J>. L, A. Banchi (lis. . ^I an if arc Zaoloaico I/i/fidno. . l/z/tc 17. <> /// r/, I rh Cfi' /?,■ r ■-■ViT^. f /. ( fiNinufi f/is ■■■Fff . Honilore Zooloi/iro I/oli'iiio- ■^'"i" ^f- TmkIV. rn,!, 1,1 J,, ll„«i /,4:f/M„, A,,, Ur, Ifcnitcrc ZcoJcqicc JtdJiano. Amc W. JaKV HI d'-'- — «F J a f^ '9^ i ' KJE ^% V. \ ■^^9f^ .V' c "*tS.' A ^ (7 ir.m: p.T/i. 'V- -^a 9 mn: 5-" t /A /V.-/,v- .7/ Moiiilorc Zo()lo(jii:o Itiiliano. .\iuio VI. Taw VI I--"/ ' Fiif. Si FUj.. l-^mil.j. j,^^ I ..apsop.j. i . .^ \ ■■»iij«i'r-'-;'lJi*r"''^ /««.rf......:;'L..^:.'^V;^ """ /« Fi//. Fi,, a Fitj. 7 VM,L. f.andj . Mmfwmm f.n„.,l Fiy. 8 UrA.IIovrr,, /,rrp /,,/,. V„/„.,,,<.i» I,m M(i[iilori' Zooloyico Ihiljajio, Anno 17 Tav. I'/f Fuf.9 \ :,,_ v.a.s. \ ..fc Fi^/0 F^- 11 niei'di^-- f.cu,d \ J' J 1 ^- . M I UVA Bonn-,, prep Lit. Sii/>i.ix■■■/:• k^-^'fi i ^T -