J 4 ^^%^Bt m! C^H m '^'. '7^ REHPfl . ' '■^' ''*''.-' * fdfi^i^ Hi»i¥r 11 • ^■' *^\^' . - -■' *^...y^-^ r%£ '^ ^'i^:^^^^'* HONITORE ZQOLOGIGO ITALI&NO (PiilitilicazioDi italiaae li Zoologia, Auatoniia, Emlirioloila) DIRETTO DAI DOTTORI Giulio Chiarugi Engtnio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comparata e Zoologia nel R. Istituto di Studj Super, in Firenze nella R. University di Messina Vol, VII. — Anno VII, 1896. (con 13 FIG. E 9 TAV.) IN FIRENZE MDCCCLXXXXVl Firenze — Tip. Cenniniana 1897. INDICE DEL VOL. VIL fAnno VIL 1896) AVVERTENZA In questo volnaie 6 contenuta la Bibliografia dell'annata 1896 e la continuazione di quella delle annate precedent!. I. Scritti generali di Zoologia e di Anatomia. Pag. 2, 125, 245. II. Zoologia applicata. Pag. 2, 246. III. Embriogenia ed Organogenia. Pag. 3, 126, 246. IV. Istologia. Pag. 3, 127, 247. V. Tecnica. Pag. 128, 248. VI. Protozoi. Pag. 33, 128, 277. VII. Spongiari. [Vacat). VIII. Celenterati. Pag. 129. IX. Echinodermi. Pag. 129, 277. X. Vermi. Pag, 34, 129, 278. 1. Parte general e. Pag. 278. 2. Diclemidi e Ortonnettidi. ( Vacat). 3. Platielminti. Pag. 34, 129, 278. 4. Rotiferi. {Vacat). 5. Chetognati. {Vacat). 6. Nematelininti. Pag. 34, 129, 278. 7. Acantocefali. Pag. 34. 8. Irndiuei. Pag. 34, 278. 9. Anellidi. Pag. 129, 279. 10. Gefirei. (Vacat). 11. Enteropneosti. (Vacat). XI. Briozoi. Pag. 130. XII. Brachiopodi. {Vacat). XIII .Artropodi. Pag. 34, 130, 279. 1. Parte generale. {Vacat). 2. Pantopodi. (Vacat). 3. Crostacei, Pag. 34, 130, 279. 4. Onioofori. Pag. 130. 5. Aracnidi. Pag. 35, 130, 279. 6. Miriapodi. Pag. 35, 131, 279. 7. Insetti. Pag. 35, 131, 280. a) Parte generale. Pag. 35, 131, 280. b) Tisanuri. Pag. 36. c) Ortotteri. Pag. 36, 131, 280. d) Pseudoneurotteri. Pag. 280. e) Neurotteri. Pag. 131. n Strepsitteri. (Vacat). g) Lepidotteri. Pag. 36, 131, 280. h) Imenolteri. Pag. 36, 132, 281. i) Coleotteri. Pag. 36, 132, 281. k) Rincoti. Pag. 37, 133, 281. 0 Ditteri. Pag. 38, 133, 281. XIV. Molluschi. Pag. 38, 133, 282. 1. Parte generale. Pag. 38, 282. 2. Anfineuri. {Vacat). 3. Lamellibranchi. Pag. 38, 282. 4. Scafopodi. (Vacat). 5. Gasteropodi. Pag. 38, 133, 282. 6. Pteropodi. (Vacat). 7. Cefalopodi. Pag. 282. XV. Tunicati. {Vacat). XVI. Vertebrati. Pag, 81, 105, 193. - IV - I. Parte generale. (Vacat). II. Parte anatomica. Pag-. 81, 193. 1. Parte generale. Pag. 81, 193. 2. Teguinento e produzioni tega- inentarie. Pag. 82, 194. 3. Sistema nervoso centrale e pe- rilerico. Pag. 82, 194. 4. Organi di senso. Pag. 83, 195. 5. Scheletro ed articolazioni. Pag. 84, 195. 6. Apparecchio muscoiare. Pag. 84, 19G. 7. Apparecchio cardiaco-vascola- re. Milza. Pag. 84, 196. 8. Tubo digestivo e ghiandole annesso. Peritoneo. Pag. 84, 196. 9. Apparecchio polmonare - Bran- chie - Tiruo - Tiroide. Pag. 85, 197. 10. Apparecchio urogenitale - Cap- sule surrenali. Pag. 85, 197. 11. Teratologia. Pag. 85, 197. III. Parte zoologica. Pag. 105, 198. 1. Parte genarale - Fauna. Pag. 198. 2. Anfiossidi. (Vacat). 3. Pesci. Pag. 105, 193. 4. Anfibii. Pag. 106, 199. 5. Rettili. Pag. lOG, 199. 6. Uccelli. Pag. 106, 199. 7. Mammiferi. Pag. 107, 200. 8. Antropologia ed Etnologia. Pag. 108, 200. Appendice : Antropologia ap- plicata alio studio dei pazzi, del criminali, ecc. Pag. 108. SUNTI E RIVISTE — Di alcuni rccenti lavnri siii rapporti della struttura con la funziouc delle cellule nervose. [ S t a d o r i n i 1. Pag. 40. — Note di tecnica istologica. Pag. 90. Bizzozero e Sacerdotti. — Influenza della temperatura e dell'afflusso sangui- gno sulla attivita produttiva degli elementi. Pag. 166. Camerano L. — Nuove ricerche intorno ai Salaraandridi normalmente apneu- moni e intorno alia respirazione negli Anfibi urodeli. Pag. 87. Cattaneo G. — Le gobbe e ie callosity dei Cammelli in rapporto alia questione deU'ereditariet^ dei caratteri acquisiti. Pag. 165. Chiarugi G. — Di un organo epiteliale situato al dinanzi della ipofisi in em- briono di Torpedo oceUata. Pag. 7. Daddi L. — Nuovo nictodo per coloriro il grasso dei tessuti. Pag. 91. Donaggio A. — Sull'annerimonto degli elementi nervosi trattati con il raetodo del Golgi al sublimato. Pag. 90. Emery C. — Sulla morfologia del tarso doi mammiferi. Pag. 11. Fusari R. — Contribute alio studio della cartilagine jalina. Pag. 7. Fusari R. — Del Tradus spinalis nervi trigemini e di alcuni fasci di fibre discendenti nel funicidus antero lateralis mcdullae spinalis. Pag. 110. Geronzi G. — Contributo alio studio dolla paralisi bulbare unilaterale. [Origine del n. ipoglosso]. Pag. 168. Giglio Tos E. — Un nuovo genere di Tabanidi. Pag. 39. Giglio Tos E. - SuU'origine dei corpi grassi negli Anfibi. Pag. 87. - V - Goria G. — Contributo alio studio delle mammelle soprannumerarie nella specie umana. Pag. 1'2. Levi G. — Ricerche sulla capacita proliferativa della cellula nervosa. Nota pre- ventiva. Pag. 283. Livi R. — Antropometria militare. Resultati ottenuti dalle spoglio dei fogli sa- nitavi dei militari delle classi 1859-63. Pag. 110. Lugaro E. — Sulle modiflcazioni delle cellule nervose nei diversi stati funzio- iiali. Pag. 42. Lugaro E. — Sul valore rispettivo della parte cromatica e della acromatica nel citoplasma delle cellule nervose. Pag. 43. Lugaro E. — Sulle connessioni tra gli eleraenti nervosi della corteccia cerebel- lare. Pag. 43. Maggi L. — Centri d'ossificazione e principali variety morfologiche degli inter- pariotali nell' uomo. Pag. 167. Magini G. — L'orientazione dei nuclei delle cellule nervose motrici nel lobo elettrico della Torpedine, alio stato di riposo e alio stato di eccitazione. Pag. 40. Marchesini R. — Centrosomi e sferule attrattive nelle cellule bianche del sanguo di Tritone osservati con un nuovo nietodo di tecnica. Pag. 283. Mazzarelli G. — Intorno al rene secondario delle larve degli Opistobranchi. Pag. 86. Mirto G. — Modificazione del metodo al bicloraro di mercuric per lo studio dei centri nervosi. Pag. 90. Monti A. — Sulla anatcimia patologica degli elementi nervosi nei processi da erabolismo cerebrale. Pag. 43. Monti A. — Sulle alterazioni del sisteraa nervoso nella inanizione. Pag. 44. Monti R. — Sulle granulazioni del protoplasma di alcuni Ciliati. Pag. 5. Motta Coco A. — Eigenerazione delle fibre muscolari striate. Pag. 283. Muscatello G. — Sulla struttura e sulla funzione di assorbimento del peritoneo. Pag. 88. [ Per una questione di priorita a Paolo Mascagni (G. R o m i t i)]. Pag. 89. Negrini F. — Contributo all'anatomia dei canali di Malpighi (detti di Gartner) nolla vacca. Pag. 285. Petraroja L. — Sulla struttura del tessuto osseo. Nota. Pag. 8. Russo A. — Sulla morfologia del Syndesniis echinorum (Frangois). Pag. 6. Silvestri F. — Origine dell'organo copulativo nei Callipodidae. Pag. 86. Staurenghi C. — Dell'esistenza frequente di processi antisfenoidei della parte orbitale dell'osso frontale umano e di una sutura rara non ancora conosciuta nella base del cranio dell' uomo. Pag. 167. Tagliani G. — Intorno ai cosi detti lobi accessorii e alle cellule giganti della midoUa spinale di alcuni Toleostei. Pag. 8. Tirelli V. — Come si comporta lo stroma neurocheratinico delle fibre nervose nel moncone periferico di un nervo reciso e sul cadavere. Pag. 134. Tosi A. — Osservazioni sulla valvola del cardias in varii generi della faraiglia delle Apidi. Pag. 6. Valenza G. — I cambiamenti microscopici delle cellule nervose nella loro at- tivita.funzionale e sotto I'azione di agenti stimolanti e distruttori. Pag. 41. Vlacovich G. P. — Sulla estremit^ intestinale del condotto coledoco. Pag. 10. - VI — Zummo G. — Contribute alio studio del corpo mammillare dcU' aomo e sui pro babili rapporti della columna fornicis con I'apparato visivo. Pag. 9. COMUNICAZIONI ORIGINALI Banchi A. — Ancora un caso di mostruosita doppia in an giovane embrione di polio. (Con tav. IV). Pag. 231. Battelli F. — Sulla trai?parenza dei tossnti dell'organisrao rispetto ai raggi di Roentgen. Pag. 61. Bertelli D. — Ricercho anatomiche sulle glandule perifaringee e sullo glan- dule labiali della Hlrudo mecUcinalis. Funzione delle glandule perifaringee. (Cou tav. II). Pag. 147. Carazzi D. — Coiitributo all'istologia e alia biologia dei Lamellibranchi. I. Ri- cerche sullo ostriche verdi. Pag. 169. Chiarugi G. — Rudimenti di un nervo intercalato fra I'acustico-faciale e il glosso-faringoo in enibrioni di raammifero. Pag. 52. Chiarugi G. e Banchi A. — Influenza della temperatnra sullo sviluppo delle uova di Salamandrina perspicillata. Nota preventiva. Pag. 286. Erchia (D') F. — Contributo alio studio della volta del cervello intermedio e della regione parafisaria in embrioni di Pesci e di Mammiferi. (Con tav. VI e VII). Pag. 75, 118 e 201. Galeotti G. — Alcune osservazioni sulla divisione diretta negli epiteli. {Con fig.). Pag. 13. Ghigi A. — Sulla dentatura dell' Hemkentetes semispinosus. (Mivart). Con fig. Pag. 267. Giacomini E. — Sulla regressione del sacco vitellino in Sus scrofa. Pag. 135. Giacomini E. — Sui corpi lutei veri degli Anfibi con una breve appendice sui corpi lutei veri degli uccelli {GaUus domcsticus) (Con taV: V). Pag. 214 e 249. Livini F. — Di una modificazione al metodo Unna-Taenzer per la colorazione delh fibre olastiche. Pag. 45. Livini F. — Intorno alia struttura della trachea. Ricercbe d' istologia compa- rata. Pag. 69, 91 o 185. Rossi U. — Sui lobi laterali della ipofisi. (Con fig.). Pag. 240. Rufflni A. — Sulla fine anatomia dei fusi neuro-rauscolari del gatto e sui loro signiticato fisiologico. Pag. 49. Rufiini A. — Sullo strozzaniento preterminale nelle diverse forrae di termina- zionl nervose perifericho. (Con tav. III). Pag. 112. Salvi G. — I.o guaino comuni dei vasi. Nota preventiva. (Con tav, I). Pag. 24. Sanctis (De) S. — Nucleus funiculi tereiis e Nucleo intercalato (Staderini). Pag. 55. Staderini R. — A proposito di un nucleo di cellule nervose intercalato tra i nu- clei d'origine del vago e dell' ipoglosso. Risposta al Dott. Sante De Sanctis. Pag. 27. Staderini R. — II ventricolo di Krause nella sua conformazione e in confronto col seno romboidale degli nccelli e col quarto ventricolo. (Con tav. VIII e IX). Pag. 172. Verson e Bisson. — Lo sviluppo postembrionale degli organi genitali accessor! nella fcDiniina del Bomhyx mori. Pag. 115. VII - NOTIZIE E VARIETA Personale Universitario. Fag. 31, 205. Nuovi giornali. Pag. 32. Nuovi Istituti Anatomici. Pag. 32. Premi e Coucorsi. Pag. 47, 80, 275, 295. Societci dei Naturalisti Siciliani. Pag. 243. Necrologie: Eiigenio Giovanardi, Pag. 47. — Raffaello Zoja, Pag. 243. — L u i g i C a 1 0 r i [G. Romiti], Pag. 292. Itali (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umaua iiel R. IstitutodiStudi Super, iu P'irenze Prof, di Anatomia comp. e Zo>)lo{ji;i uella R. University di Messina Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : IstiUito Anatomico, Firen^e 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. VI r. Anno Firenze, Gennajo 1896. N. 1. SOMMARIO : Bibliografia, Pag. 2-5. SuNTi E RiviSTE : iMoiiti R., Siille granulazioni (lei protoplasma di ajicuni ciliati. — Riissio .%., Sulla morfologia del Syndesmis echinorum (Frangois). — T«si A., Osservazioni suUa valvola del cardias in varii generi della faniiglia delle Apidi. — Chiurusi C, Di un organo epiteliale situato al dinanzi della ipofisi in eni- brioni di Torpedo ocellata. — Fn.-sari B., Contributo alio studio della carti- lagine ialina. — Pt-truroja i,., Sulla struttura del tessuto osseo. — TaglianI G., Intorno ai cosi detti lobi aceessorii e alle cellule giganti della midolla spinale di alcuni Teleostei. — Xummo G , Contributo alio studio del corpo mammil- lare deU'uomo e sui probabili rapporti della columna fornicis con I'apparato Tisivo. — vi>ico«ioli G. ■»., SulFestremita intestinale del condotto coledoco. Kiuci-y C, Sulla morfologia del tarso dei niaraniiferi. — Goi-ia G., Contributo alio studio delle mammelle soprannumerarie nella specie umana. — Pag. 5-12. CoMUNiCAZioNi Originali: Gnlcoiii G , Alcune osservazioni sulla divisione diretta negli epiteli. Con fig. — Saivi G., Le guaine comuni dei vasi. Con tav. — Sta- cicrini Ml., A proposito di un nucleo di cellule nervose intercalato tra 1 nuclei d'origine del vago edell' ipoglosso. Risposta al Dr. Saute De Sanctis. - Pag. 13-31. Notizie: Pag. 31-32. Al CULTORI DELLA ZoOLOGIA E BELL AnJTOMIA IN ItALU rinnoviamo la preghiera di volerci favorire con sollecitudine gli EsTRATTi delle loro pubblicazioni, parti colarmente quando esse com- pajono in periodici che es^cono a lunghi intervalli, o che non hanno larga diffusione o in giornali che riguardano alcune specialita che colle nostre scienze hanno un indiretto rapporto. Cosi potranno di- minuire nella nostra Bibliografia quelle lacune e quelle omissioni che noi per i primi abbiamo qualche volta deplorato. Saremo grati a colore che vorranno inviarci brevi Riassunti delle loro Comunicazioni, che pubblicheremo in una rubrica speciale. Gli Autori di Memorie originali hanno diritto a 50 estratti gratis. E vietata la riproduzione delle Comunicazioni originali pub- blicate 7^el nostra Giornale, - 2 - BIBLIOGRAFIA Si da nolizia soltauto dei lavori puhhlicati in Italia I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. — Esplorazione del Giuba e dei suoi affluent! compiuta dal Cap. V. Bottego du- rante gli anni 1892-93 sotto gli auspici della Societa Geograflca Italiana. — Risultati Zoologici. — Ann. d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova^ Serie 2, Vol. 15 (35). Genova 1895. Contiene : Inti'Ofluzione per G. D.\lla Vedov.\, Pag. xi-xviii, — I. Alammiferi per Old- field Thomas , Pag. 1-6. — II. Rettili e Batraci per G. A. Boulenger (Tav. I a IV), Pag. 7-18. — III. Pesci per D. Vinciguerra (Tav. V), Pag. 19-60. — IV. Molluschi tenestri e d'acqua dolce pel Prof Dott. Ed. von Martens, Pag. 61-66. — V. Ortotteri pel Dott. H. De Saussure, Pag. 67-93. — VI. Pla- taspidinae per A.. L. Montandon, Pag. 95-101. — VII. Rincoti pel Dott. A. De- Carlini, Pag. 103-125. — Vlll. Ditteri pel Dott. E Corti, Pag. 127-148. — IX. Imenotteri pel Dott. P. Magretti, Pag. 149-173. — X. Formiche pel Prof. C- Emery, Pag. 175-184. — XI. Dytiscidae e Gyrinidae pel Dott. M. Regimbart, Pag. 185-194. — XII. Staphylinidae pel Dott. E. Eppelsheim, Pag. 195-213. — XIII. Melolonthini e Rutelini per E. Brenske, Pag. 215-226. — XIV. Anthici- dae e Pseudoanthicidae per M. Pic, Pag. 227-232. — XV. Descrizioni di nuove specie di Curculionidae per J. Faust, Pag. 233-245. — XVI. Coleotteri pel Dott. R. Gestro, Pag. 247-478. — XVII. Chilopodi e Diplopodi per F. Silvestri, Pag. 479-490. - XVIIl. Aracnidi per P. P.wesi. Pag. 493-537. - XIX. Acari parassiti dell' Eterocefalo per C. Parona, Pag. 539-547. Ura$;o s. — Che cosa e la vita. — Gazzetta degli Ospedali, Anno 16, N. 96, Pag. 1007-1008, Milano 1895. Fcrranniiii. — Tra naturalist! e raedici. Goethe anatomico. — La Riforma Me- dica, Anno 11, N. 205, Pag. 656. Napoli 1895. Miiia Paliiiiilio. — Bibliografia Sicula di Scienze natural!. Cenni. — II Natura- lista Siciliano, Anno 14, N. 8, Palermo 1895. [Numer. a parte., Pag- 23-30]. Tcr»i»n E. — Importanza biologica delle basse temperature. — Boll, mensile di Bnchicoltura, Serie 3, Annata 1, N. 12. Padova 1895. II. Zoologia applicata. Cliiari E. — Trattato d' Ippologia. — Torino, Unione Tipograftco-Editrice, 1895. (In corso d! pubblieazione). LiueiHiii I., e Tiirulli L. — Le poids des cocons du Boinbyx mori, du commen- cement de leur tissage a la naissance dos papillons. (Resume). — Arch. Ilal. de Biologie, Tome 24, Fasc. 2. Pag. 237-242. Turin 1895. Far.chioiti €. — SuU' importanza dell'apicoltura in Italia — Varallo, Tip Cama- schella 1895. Pag. 29. Estr. d. Boll, del Club alpino Ital. An. 1^91. !Haxi«>r u. — Studi 6 note pratiche sulla pesca e piscicultura. — Venesia, Tip. Vi- sentini, 1896. Pag. 43. iNichini L. — Trattato-catalogo di poUicoltura. — Firense, Tip. Franceschini e C. 1895. Pag. 79. Con 4 tav. — 3 - III. Fmbriogenia ed Organogenia. Borri L. — La dimensione delle ossa lunghe degli arti del feto nell' ultimo tri- mestre della vita endouterina, considerata in rapporto con la lunghezza totale del corpo. — Vedi M. ZooL, Anno 6, N. 10, Pag. 206. Bossi L- M. — Sur la rapidite de repi'oduction de la muquese de Tuterus chez la femrae apres le raclage. — Vedi M. ZooL, Anno 6, N. 12, Pag. 264. Cliinriiffi G. — Di un organo epiteliale situato al dinanzi della ipofisi in embrioni di Torpedo ocellata. — Accad. Medico-fisica Fiorentina. Ad. del 16 Dicem- bre 1895. Rend in Settimana Medica d. Sperimentale. Anno bO,> N. 3, Pag. 39. Fireme 1896. Giacomini C. — Anomalie di sviluppo deirembrione umano. — Vedi M. Zool., Anno 6, iV. 10. Pag. 208. Giacomini C. — Sur les anomalies de developpement de rembryon humain. — Vedi M. Zool., Anno 6, N. 12, Pag. 264. HeriitKkn A. — Contribution a Tetude du pouvoir evolutif des deux premiers blastomeres de I'oeuf de Triton cristatus. — Archives Ital. d. Biologie, To- me 24, Fasc. 3. Turin 1895. Ilcrlity.ka .*. — Sulla capacita evolutiva dei due primi blastomeri nel Triton. — Accad. Medico-fisica Fiorentina., Ad. del 16 Dicembre 1895. Rendic. in Sett. Medica d. Sperimentale, Anno 50, N. 3. Fireme 1896. (Segue discussione con Uuloot(i). Paludino G- — Delia nessuna partecipazione dell'epitelio della mucosa uteriua e delle relative glandole alia formazioue della decidua vera e riflessa nella donna. — Arch, di Ostetricia e Ginecologia, An. 2, N. 9, Pag. 389-397. Napoli 1895. Con fig. RosNi II. — Ricerche sperimentali sullo sviluppo delle ova degli anflbi. — Accad. Medico-fisica Fiorentina. Ad. del 16 Dicembre lb"95. Rendic. in Sett. Medica dello Sperimentale, Anno 50, iV. 3, Pag. 39. Fireme 1896. Sal» v. — Indagini sperimentali sulla niaturazione e fecondazione delle uova del- VAscaris megalocephala. (Nota riassuntiva). — Atti d. Accad. d. Sc. Medichc e Nat. in Ferrara, Anno 69, Fasc. 2 e 3. Ferrara 1895. Pag. 69-89. a. R. — A proposito di alcune recenti ricerche di embriologia. (Genealogia dei blastomeri. Varie modalita di sviluppo dei blastomeri isolati. — Boll. Scient.., Anno 17, N. 2. Pavia 1895. Pag. 54-58. IV. Istologia. Bossniino D. — Contributo alio studio dei tessuti mucosi. — Arch, per le Sc. mediche, Vol. 17, N. 19, Pag. 423-430. Bottazzi F. — Recherches sur le metabolisme des globules rouges du sang. — Archives Ital. de Biologie, Tome 24, Fasc.3. Turin 1895. Carazzi D. — Sulla fagocitosi nei lamellibi'anchi. — Vedi M. Zool., Anno 6, N. 3-4, Pag. 52-56. Cavaxxani E. c stcfani .%. — Si le moignon central d'un nerf peut s'unir au moignon peripherique d'un nerf plus long, et si, lorsque cette union a eu lieu, celui conserve ses proprietes physiologiques dans toute sa longueur. — Archiv. Ital. de Biologic, Tome 24, Fasc. 3. Turin 1895. I'esaris-Domcl .%. — De la rapide apparition de la graisse dans les infarctus re- naux, en rapport avec les Bioblastes d'Altmana. — Archives Ital. de Biologie, Tome 24, Fasc. 3. Turin 1895. — 4 — Colella ». — Sulla istogenesi della nevroglia nel midollo spinale. — Archiv. per le Science mediche, Vol. 18, Fasc. 4, Pag. 365-404. Con tav. liriigo I'. — Variazione della quantita dei leucociti del sangue coll'alimentazione e loro valore fisiologico: osservaz. sperimentali. — Siracusa, Tip. del Tam- huro, 1895. Pag. 8. l.ion(i G. — Sulla struttnra della cartilagine ialina fetale ed adulta. (Nota pre- ventlva). — La Rifonna Medica, Anno 11, lY. 1G3, Pag. 147-148. Napoli 1895. I.ugnro E. — Sur les modifications des cellules nerveuses dans les divers etats fonctionnels. (Resume). — Arch. Ital. de Biologic, Tome 24, Fasc. 2, Pag. 258- 281. Turin 1895. Liigiiro E. — Sul valore respettivo della parte cromatica e della acromatica nel citoplasnia delle cellule nervose. — Riv. di Patologia nervosa e mentale, Vol. 1, Fasc. 1, Pag. 1-11. Firenze 1896. Con fig. Lui A. — Osservazioni sullo sviluppo istologico della corteccia cerebellare, in rap- porto alia facolta della locomozione con riguardo ad a/cune particolarita isto- genetiche e morfologiche in generale. — Vedi M. Z., Anno 6, JV^. 12, Pag. 262. Monti A. — Sulle alterazioni del sistema nervoso uella Inanizione. — Riforma Medica, N. 181-182, 1895. iMoiiti .\. — Sur les alterations du systems nerveux dans 1' inanition. — Arch. Ital. de Biologic, Tome 24, Fasc 3, Turin 1895. nioiiii .%. — Sur I'anatomie pathologique des elements nerveux dans les proces- sus provenant d'embolysme cerebral. Considerations sur la signification phy- siologique des prolongements protoplasmatiques des cellules nerveuses. — Arch. It. de Biologic, Tome 24, Fasc. 1, Pag. 20-33. Turin 1895. Monti Rina. — Sulle granulazioni del protoplasma di alcuni ciliati. — Vedi M. Zool.., Anno 6, N. 11, Pag. 233. nioiKi Rinu. — Sur les granulations du protoplasma de quelques cilies (Resume). — Arch. Hal. de Biologie, Tome 24, Fasc. 2, Pag. 216-220. Turin 1895. Ke'tiiMicllo u. — Sulle niodificazioni nel contenuto della rete venosa del midollo osseo dei polli nel rapido dissanguamento e nelle prime 24 ore dopo il salasso. — Arch, per le Sc. Mediche, Vol. 18, Fasc. 4, Pag. 405-408. nonc-oroni. — Su un nuovo reperto nel nucleo delle cellule nervose. — Arch, di Psichiatria, Sc. penali ed Antropologia ■;riminale, Vol. 16, Fasc. 4-5, Pag. 447- 450, Torino 1895. Con tav. Vedi anche in Riforma Medica, Anno 11,2V. 142. Napoli 1895. Ruffini A. — Sulla presenza di nuove foime di terminazioni nervose nello strato papillare e .sul)papillare della cute deTuomo. con un contributo alio studio della struttura dei corpusculi del Meissner. — Vedi M. Zool., Anno 6, N. 8-9, Pag. 196. Sail! L. — Contribution a la connaissance de la structure des nerfs peripheriques. — Archiv. It. de Biologie, Tome 24, Fa., Pag. 246. Tirelli V. — Des processus reparateurs dans lo ganglion intei vertebral. — Vedi M. Zool., Anno 6, N. 10, Pag. 206. TrinrlicMo H. — Protovo e globuli polarl AeW Amphorina coerulea. — Memorie d. R. Accad. di Sc. d. 1st. di Bologna. Seric 5, Tomo 4, Fasc. 3, Pag. 393-399. Con fig. Cf. M. Z. Anno 6, Pag. 74. - 5 - Vulcnxa G. B. — I cambiamenti raicroscopici delle cellule nervose nella loro at- tivita funzionale e sotto 1 azione di agenti stimolanti e distruttori. — raln- (lino c«. — Rapporto sul precedente lavoro. — Rendic. d. Accad. di Sc. Fisi- che e Matem., Serie 3, Vol. 1 (Anno 34), Fasc. 12. Napoli 1895. Vulonti (i. — Sopra alcune generalita che riguardano la evoluzione della cellula. Prelezione.— Perugia, Tip. Bonco7nparjni, 1895. Estr. d. Atti d. Accad. Medico- Chirurgica di Perugia, Vol. 7, Fasc. 4, 18'.)5. Pag. 32, Zcnoni c. — Sulla comparsa del globuli rossi nucleati nel sangue. — Arch, jper le Sc. Med. Vol. IS, Fasc. 4, Pag. 421-428. SUNTI E RIVISTE Monti Rina. — Sulle granulazioni del protoplasma di alcuni ciliati. — BoUettino Scientifico. Anno XVII", N. 1. Pavia 1895, Pag. 16-24. In seguito ai risultati delle ricerche di Schloter, Prz e smycki e del fratelli Zoja, I'A. si propose di studiare se nel protoplasma degli esseri unicellulari era possibile dimostrare la presenza di granulazioni diversamente colorabili, I ciliati che le hanno offerti i migliori risultati sono gli Stentor, i Balantidium, gli Am- phileptus e le Stylonichiae. Riguardo alia tecnica si e valsa al pari di Schloter, dopo di avere senza risultati buoni tentato di agire su protisti viventi facendo passare correnti di reattivi e coloranti sotto al coprioggetto, del sublimato come fissatore e delle aniline come sostanze coloranti. Ha fatte inclusion! in paraffina secondo il procedimento da R Zoja indicato, ottenendo sezioni dello spessore di 2 a 4 j^, e dopo diversi tentativi ha potuto stabilire che le soluzioni coloranti acquose sono quelle che piii si prestano alio scopo diluendo specialraente 1 parte di soluzione satura con 6 parti di acqua distillata, Ecco le varie combinazioni di colori adoperati: Ematossilina Bohmer .-|- indulina -|- eosina + saffranina e talora anche + nigrosina. » » -|- auranzia » » + eosina -J- nigrosina » * + saffranina + auranzia Ha lasciato agire questi coloranti da ^h a 1 minuto per ciascuno avendo cura di lavare la preparazione prima di immergerla nel colorante successive. Un'altra colorazione ha I'A. ottenuta con una miscela composta di : Ematossilina Bohmer parti 5 Saffranina » 2 [saff. gr. 1, alcool gr. 10, acqua gr. 100 filtrata] Acqua distillata 20 cmc. e col seguente processo: Colorazione per la durata di 10 minuti, lavaggio in acqua e successiva immer- sione del preparato in una soluzione debolissima di auranzia o di acido picrico la- vando di nuovo in acqua prima di chiudere il preparato. L'A, cosi conclude: « 11 protoplasma doi ciliati presi in esame presenta una costituzione morfologica molto complessa. Vi troviamo la sostanza plasmatica che si presenta con caratteri diversi per le sue varie colorazioni e con aspetto piu o meno chiararaente lacu- nare nello varie specie di ciliati. In questa sostanza sono disseminate numerose — 6 - granulazioni variabili di grandezza. Fra queste poi si distinguono granuli croma- tici e granuli acromatici. I granuli cromatici si possono classificare in due cate- gorie : la l" formata da granuli che assumono colorazioni oscure, dall'azzurro al violaceo, al nero; la 2' che coraprende le granulazioni piu grosse e disuguali che assumono le tinte variabili dal rosa pallido al rosa violetto, al rosso rubino. E questi granuli cromatici hanno, a mio giudizio, una evidente analogia con quelli del nucleo in quanto che anche il nucleo dei ciliati (macronucleo) consta di una sostanza cianofila, che ne forma, per cosi dire, la trama, nella quale stanno ira- raersi i corpi eritrofili. La costanza de' miei reperti sta in perfetto accordo coUa struttura del protopiasma di altri esseri ; il diverso modo di comportarsi dei gra- nuli rispetto alle sostanze coloranti dimostra la complessita di costituzione del protopiasma, in quanto che, come e noto, raffinita per i diversi colori non e un semplice fatto di imbibizione, ma un vero fenomeno chimico ». U. Rossr. Kusso A. — Sulla niorfologia del Syndesmis echinorum (Frangois). — In Ricerche Labor. Anat. Roma, Vol. F, Fasc. I, 1895. L'A. ha trovato questo Rabdocele (noto per le ricerche del Geddes,Silliman, Francois, Braun, Cuenot, ma molto incompletamente, e non niai figurato) nell'intestino, e quasi sempre nella porzione terminale respiratoria, dello Sphae- rechinus granularis, nel golfo di Napoli. Una larga descrizione istologica, ed in parte anche embriologica, e data dall'A. dei diversi sisterai organici : genitale (come quasi tutti i Plateiminti il Syndesmis e ermafrodito), muscolare, parenchi- matico, norvoso, digerente e glandulare. Un sistema escretore sembra che manchi, ammeno che, come in parecchi Anellidi, la funzioue escretrice non venga coiiipiuta dalle cellule intestinali. L'A. studia poi i rapporti deU'organi/.zazione del Syndesmis col la vita paras- sitaria che conduce e le modificazioni subite in conseguenza dal sistomi organici. Le omologie delle diverse parti dell'apparato genitale del Syndesmis in confronto degli altri Rabdoceli sono minutamente poste in rilievo. E come conclusione I'A. stabilisce che il posto del Syndesmis nella sistematica e non gia fra i Trematodi e i Turbellari, come volevano il S i 1 1 i m a n e il F r a n q o i s , ma veramente fi-a i Turbellari rabdoceli, e piu preci.samente nella famiglia Vorticidae ; anzi il Syn- desmis puo considerarsi come un Vortex modificato per effetto del parassitisrao. Due tavole illustrano la Memoria. Carazzi Tosi A. — Osservazioni sulla valvola del cardias in varii generi delia famiglia delle Apidi. — Ricerche del Lahoratorio di Anat. Roma, Vol. F, Fasc. I, 1895. La valvola del cardias nelle Apidi consta di tre parti, il calice sopra, in mezzo il collo, sotto lo zaffo. 11 primo ha uno scheletro chitinoso rivestito all'esterno dalla matrice epiteliale e poi fibre muscolari longitudinali e circolari. 11 calice, indipendentemente dagli effetti delle contrazioni muscolari, e di forma quasi eguale nei diversi generi esaminati. II collo ha la stessa struttura del calice ed e in generale molto breve, special- mente confrontato con quello delle forrniche. Lo zafTo si trova invaginato nello storaaco. 11 suo epitelio e disposto a guisa di un dito di guanto invaginato, ed e ricoperto fuori e dentro da una delicata in- — 7 - tima chitinosa. Si notano nelle Apidi tre tipi di zaffo; il primo e a forma globosa; il secondo a campanula; il terzo a foggia di un lungo cilindro. L'epitelio dello zaffo secerne un iiquido, in modo simile alle cellule dei villi gastrici. L'autore esamina poi partitaraente la valvola del cardias nei generi Prosopis, Sphecodes, Notnioides, Nomia, Andrena, Halictus, Macroce^-a, Eucera, Antho- phora, Ceratina, Xylocopa, Systropha, Dasypoda, Heriades, Chelostoma, Anthi- dium, Chalicodoma, Osmia, Megachile, Stelis, Caclioxys, Melecta^ Crocisa, Nu- mada, Apis, Botnbus. Trattando della morfologia e fisiologia della valvola del cardias, I'A. dimostra che il suo uflicio uon e soltanto d' impedire la retrocessione degli alimenti, ma anche di facilitarne la discesa dalP inghivie alio stomaco. I movimonti della val- vola non dipendono, come credeva lo Schiemenz, dalla volonta dell' individuo; si tratta invece di ua fenoraeno riflesso, di una vera deglutizione. L'A. si crede inflne autorizzato a stabilire un albero filogenetico della fami- glia Apidi in base alia morfologia della valvola del cardias. Tre tavole e sedici figure nel testo accompagnano e illustrano la Memoria. Carazzi, Chiarugi G. — Di un organo epiteliale situato al dinanzi della ipofisi in embrioni di Torpedo ocellata. — Rendic. d. R. Accad. Medico-Fisica Fiorentina. Ad. del 16 Dicembre 1895; nella Settimana Mediea dello Sperimentale, Firense, Anno 50, N. 3. Gennajo 1896. « In una Comunicazione pubblicata nel 7" fascicolo del Monitore Zoologico di quest'anno, e nella quale descrissi in embrioni di cavia un particolare organo nervoso, probabile rudimeiito di organo sensoriale, che va dalla regione del chiasma al sottostante ectoderma, accennai anche brevemente ad un reperto ottenuto in un embrione di Torpedo ocellata della lunghezza di millimetri 13,5. Si trattava di una vescicola epiteliale chiusa, situata fra la parete encefalica e I'ectoderma in un punto presso a poco corrispondente a quello nel quale nella cavia termina il ricordato organo del chiasma. Questa osservazione mi sembro nuova ed interes- sante e da meritare ulteriori ricerche. Appunto in questi ultimi mesi ho sezionati parecchi embrioni di Torpedo ocellata a vario periodo di sviiuppo ed in alcnni di essi ho ritrovato distintamente I'organo epiteliale che andavo cercando. Esso si presents talora sotto forma di una vescicola chiusa, nettamente delimitata, talaltra sotto forma di un accumulo cellulare a limiti indistinti. Nessuca connessione e dimostrabile tra quest'organo e la parete encefalica o tra esso e I'ectoderma sot- tostante ». Fusari R. — Contribute alio studio della cartilagine jalina. — Estr. d. Atti d. R. Accad. d. Sc. Mediche e Naturali in Ferrara. Anno 69, Fasc. 2. Ferrara, Aprile 1895. L'A. ha ricorso alle impregnazioni metalliche per ricercare se le cellule carti- laginee son provviste di prolungamenti, e, in caso affermativo, come questi si comportano. Ha tolto il materials di studio dall'articolazione del gomito, condili femorali, rotula ecc- di un feto umano di 8 mesi; dalla troclea omerale di un vi- telle, dalle sterno di un coniglio, dall'appendice xifeide di una rana. Le sezioni del materials fresco sono immerse in una soluzione 1 per 100 di nitrate d'argente per 24 ere, lavate poi in acqna stillata, disidratate, montate ed esposte alia luce del sole. In tal modo si vede il proteplasma delle cellule tinto in nero, con struttura — 8 - granulare; dal contorno del corpo cellulare, di qualunque forma esso sia, partono in gran quantita filamenti esili, di struttura granulosa. In genere non son rami- ficati, e fanno eccezione le cellule stellate della rotula e del condili femorali. Essi irradiandosi attraversano la capsula e mentre alcuni cessano subito, aitri si se- guono nella sostanza fondamentale fino all'inconti'o di una cellula vicina. Ren- dendo i piolungameiiti intimo il rapporto fra cellule e sostanza fondamentale, faci- literebbero, secondo TA., la nutrizione del tessuto. Livim. Petraroja L. — Sulla struttura del tessuto osseo. Nota. — Atti d. R. Accad. dei Lincei. Serie 5, Rendic. Vol. 4, Fasc. 8, 2» Sem., Pag. 171-176. Roma 1895. Nunierose osservazioni hanno persuaso I'A. che la sostanza fondamentale del tessuto osseo non e formata di lamelle, quali omogenee, quali striate, ma si mo- stra ovunque omogenea, tra gli innumerevoli osteoplasti e canalicoli primitivi che vi sono scavati e disposti in generale con ordine intorno ai focolai nutritivi dell'osso. Osservando a forte ingrandimento un sistenia di Havers sezionato trasversalmente si vedono dei cerchi concentric! ciascuno dei quali e formato di canalicoli primitivi piuttosto grossi e situati sul medesimo piano, i quali si uni- scono agli osteoplasti che incontrano sul loro tragitto formando un insieme che puo denominarsi serie osteoplasta-canalicolare . Queste serie limitano dei tratti di sostanza fondamentale (zone) traversati da flni canalicoli (affluenti) che li uni- scono. Talora si hanno solo serie di canalicoli, e canalicoli affluenti che traver- sano le zone, zone che simulano bene le lamelle degli autori. L'A. crede che I'errore di aver preso per sostanza fondamentale ossea le immagini delle serie osteoplasta-canalicolare e dei canalicoli affluenti sia dipeso dalle cattive condi- zioni di luce (eccessiva sottigliezza delle sezioni, o la grande trasparenza). Collo studio delle preparazioni a secco e facile convincersi che le cosidette lamelle omo- genee delle preparazioni immerse nel balsamo sono le serie osteoplasta-canalico- lari di quelle a secco, e che le lamelle striate delle prime sono le zone traversate dai canalicoli affluenti delle seconde. Si puo vedere compiersi sotto gli occhi del- I'osservatore, in sezioni raediocremente sottili di osso a secco, la trasformazione delle serie osteoplasta-canalicolari e delle zone in lamelle omogenee e striate, spostando I'obiettivo. In favore dell'esistenza delle lamelle resterebbe Topinione di alcuni istologi secondo la quale la sostanza fondamentale dell'osso sarebbe for- mata da due sostanze: una isotropa, anisotropa I'altra; ma ricerche deli' A. farebbero ammettere essere quella tutta isotropa. Potranno raantenersi le denomi- nazioni: sistema sotto-periosteo e perimidollare, sistemi di Havers e interme^ diarii ; ma dovranno riferirsi alie serie osteoplasta-canalicolari e non gia alle la- melle di sostanza fondamentale che non esistono. LiVINI. Tagliani 6. — Intorno ai cosi detti lobi accessorii e alle cellule giganti della mi- dolla spinaie di alcuni Teleostei. — BoUettino della Societa. di Naturalisti in Napoli, Serie 1, Vol. 9, Anno 9, 1895, pag. 60-69. Napoli 1895. L'Autore ha studiato in alcuni Teleostei quelle singolari prominenze mam- millari, che si sollevano dalla faccia superioie della midolla spinaie, immediata- mente dietro alia fossa roraboidale e ne ha ricavate le conclusioni seguenti : Le prominenze spinaii de' Teleostei non rappresentano organi nuovi, ne com- plicanze strutturali del midollo spinaie; esse son date da uno sviluppo notevole - 9 - delle corna dorsali. I momenti, che han deterrainato I'apparizione delle promi- nenze, debbono ricercarsi ne' primordi della evoluzione embrionale (fatti mecca- nici), e non nella presenza di organi periferici speciali. Questi possono trovarsi (pinne alifornii e appendici digitate nelle Trigle, apparato pescatore e cirri labiali nel Lophius piscatorius), o maiicare atiche [Orthagoriscus mola),e inversamente possono aversi organi poriierici dello stesso valore morfologico e niancare le pro- minenze spinali (Dactylopterus, Exocoetus). Insieme alle prominenze, alnieno nelie specie fin qui studiate, mancando an- cora ricerche sulla struttura del midollo spinale del Polynemus paradiseus, dei Bathypterois e del Dicrolene introiTiger, si presentano le cellule giganti ; queste, pero, possono stare senza di quelle [Balistes capriscus, Trutta fario), anzi sem- brano formazioni indipendentl. Le cellule giganti debbono apparire precocemente nell'embrione, e forraarsi non a spese degli elementi della piastra dorsale del tubo midollare, da cui orlgina il solo setto ependimale superiore, ma a spese di taluni neuroblasti della piastra dorso-laterale, i quali in maggior parte emigrano in alto, in minima parte restano sopra luogo, come lo attesta la presenza di cellule gi- ganti a' lati del canal centrale. 11 significato delle cellule giganti rimane tuttavia oscuro ; e probabile che abbiano rapporti indiretti, per mezzo del trigemino e del "vago, con la linea late- rale di senso; e anche probabile una certa relazione tra la presenza lore e la mancanza delle fibre del Mauthner. Intorno alle cellule giganti la nevroglia si raccoglie sempre in maggior o minor quantita, a seconda de' bisogni, e non per dare a queste cellule nervose un semplice sostegno o per apportar loro, in un modo o nell'altro, Talimento, ma per associare la funzione di esse a quella di tutti gli altri elementi nervosi cen- trali. La nevroglia e un tessuto epiblastico nervoso, e come tale un lessuto attivo conduttore. Zummo G. — Contributo alio studio del corpo mammillare dell' uomo e sui pro- babili rapporti della columna fornicis con I'apparato visivo — Archivio di Ottalmologia. Anno III, Vol. Ill, Fasc. 1-2, Luglio-Agosto 1895. Partendo dalle osservazioni del De Sanctis sul corpo mammillare deU'uomo e volendo ricercare se esistano alterazioni di struttura nel corpo mammillare stesso nelle atrofie unilateral! del nervo ottico, I'A. ha preso in esame un encefalo di donna, nel quale si notavano delle alterazioni nella sola colonna del fornice de- stra, insieme alia diminuzione di volume del corpo mammillare dello stesso lato. Si trattava di una donna di 42 anni con bulbo oculare sinistro atrofico, atrofia del nervo ottico corrispondente e di ambedue le bandellette. Le sezioni seriate furono colorite col metodo di Weigert-Pal. Le conclusion! alle quali I'A. e pervenuto, e che in parte concordano con quelle dei precedent! osservatori, sono le seguenti : 1. Nessun i-apporto esiste fra la colonna del fornice ed il fascio di Vicq-d'Azyr. 2. Esiste neU'uomo una connessione fra la colonna del fornice ed il ganglio laterale del corpo mammillare, ma non vi e alcuna relazione fra la colonna stessa ed il ganglio mediale, che e invece in rapporto col fascio di Vicq-d'Azyr. 3. La porzione ventrale della capsula midollare e data per la massima parte dalla columna fornicis; la porzione mediale dal fascio di Vicq-d'Azyr. 4. Le fibre divisional! fra i due gangli e la rete endomammillare dipendono esclusivamente dal fascio di Vicq-d'Azyr. 5. II fascetto x di Mahaim non contrae alcun rapporto colla colonna del fornice. 6. 11 peduncolo del corpo mammillare non contrae alcun rapporto col ganglio laterale del corpo candicante. — 10 — Avendo poi notato nell'encefalo preso in esame la coincidenza della atrofia della columna fornicis e del corpo mammillare destro colla atrofia del nervoottico di sinisti'a, coincidenza che esisteva anclie nel caso del De Sanctis, I'A , per in- carico del Prof Angelucci, institui delle ricerche in vista di una possibile rela- zione anatomica, per accertare cioe se mai la colonna del fornice venisse colpita da atrofia in sense crociato nelTatrofia monolaterale del nerve ottico. Come ma- teriale di esperimento adopero tepl bianchi, cavie, conigli, cani e scimmie. Cel metedo delle degenerazioni secondarie e col nietodo di Ma re hi, nientre risulta- vane evident! le alterazieni solite delle vie ottiche, nessuna alterazione poteva ri- levarsi nella colonna del fornice. Da questi rosultati pero I'A. non crede di poter trarre alcuna conciusione positiva e si riserba di attendere I'esite di altre espe- rienze. Silvestri. Vlacovich G. P. — SuU'estremit^ intestinale del condetto coledoco. — Estr. dagli Atti del R. Istituto Veneto di Sc. Lettere ed Arti, Tomo 6, Serie 7, Vene- cia, 1894-95, Pag. 11. L'A. dopo avere notato clie la maggior parte delle descrizieni che si danno dell'ampoUa duodenale e dei due condotti che vi sboccano non e molte esatta, dice di aver fatte delle minute indagini su trenta casi che gli permettono di aff"ermare : l.o L'ampoUa duodenale presenta nell' interne un seno rivestito da una mu- cosa che si continua con quella del duodeno e dei dotti coledoco e pancreatico. E quindi falsa I'opinione per cui rampeila veniva considerata come un semplice rilievo della mucosa duodenale causato dal passaggio del coledoco. 2.0 11 coledoco s'apre nel fende dell'estremita superiore dei seno deirampolla. Sotto di esse e piu indietro sbocca il cendotto Wirsungiano. II seno accennato si apre alia estremita inferiore nella cavita duodenale e con un erifizio piccolo e tondeggiante, o con una breve fessura lengitudinale a labbra sottili. 3." Esiste uno sprone tra roriflzio del coledoco e il pancreatico che puo fun- zienare da valvola chiudendo Forifizio di quello dei due condotti in cui la pressioue sia piu bassa che neiraltre. 4." La mucosa del seno presenta pieghe sottili con il margine libero frasta- gliato e quelle pieghe delimitano piccole fossette nelle quali puo penetrare I'apice di uno specillo sottile 5." II condetto coledoco nel suo tragitte entro la testa del pancreas presenta un ristringimento imbutiforme e sbocca con un erifizio assai angusto nelTampolla. L'A. ch\ama, infundibulo questa porzione del condotto. L'infundibule ha lunghezza varia a seconda che il restringimento del coledoco avviene in mode graduale o tutto ad un tratte. 6." L'orificio del condotto pancreatico e piu ampio di quello del coledoco e a differenza di questo offre a volte verse il suo sbocco una dilatazione. L'A. nota che del ristringimento del coledoco, da lui chiamato infundibulo, si ha un cenno anche in Huschke e forse anche in una flgura nelle « Lemons de Physiologie » del Bernard. L'orificio duodenale delTampolla, non sempre e alia estremita inferiore di questa ma piu e meno in alto, tante da darle anche un aspetto di saccule. Gli specilli penetrano facilmente nel canale pancreatico ma difiicilmente nel coledoco a causa appunte della strettezza deU'oriflcio e del lume dell' infundi- bulo che puo avere importanza anche in patologia. L'A. descrive quindi due casi nei quali Tampolla aveva forma di capezzolo, cave internamente, sporgente nel duodeno come una piccola proboscide. - 11 - In un caso il capezzolo era liscio, ampia la comunicazione tra la sua cavita ed il duodeno. Nel secondo caso il capezzolo era rugoso, il coledoco dapprima assai diiatato si restringeva assai presso il suo sbocco tanto da lasciar passare appena una setola che venisse pero inti'odotta dalia parte del condotto. In questo caso, tra pancreas e duodeno, si notava un sacchetto aprentesi con una fessura aliungata al lalo sinistro del capezzolo annpollare. Questo sacchetto aderiva anteriormente alia tunica muscolare del duodeno e postei'iormente al parencliima del pancreas, e constava di una tunica connettiva con fibre elastiche, di una mucosa, e conteneva un umore acquoso con detriti epiteiiali In esso mancavano fibre inuscoiari e I'A. crede che esso rappresentasse un sacchetto erniario costituito dalla sola mucosa e dal solo connettivo del duo- deno e non gia un vero diverticolo del medesimo. L'A. aggiunge qualche particolare sulla forma del pancreas che gli e capitate notare durante queste sue osservazioni e promette di ritornare suU'argomento in una prossima piu estesa pubblicazione. Lenzi. Emery C. — Sulla morfologia del tarso dei mammiferi. — Rendic. d. R. Accad. d. Lincei. CI. di Sc. Fisiche, Mat. e Nat. Vol. 4, 2" Sem., Serie 5, Fasc. 11. Roma 1895. L'A. si occupa in questa Nota di alcuni fatti relativi alle estremita posteriori dei mammiferi, rilevati particolarmente dalla osservazione di picculi da marsupio del Didelphys aurita. Colpito dal fatto che in stadii abbastanza giovani, raentre il calcagno si ap- poggia all'estremita della fibula e I'astragalo s'incunea fra le due cartilagini cor- rispondenti alle ossa della gamba, I'estremita della tibia rimane discosta dalle car- tilagini del tarso, pensa che nel tarso dei mammiferi non sia rappresentato quel pezzo che e continuazione della tibia nel tarso tipico degli Stapediferi, cioe il ti- biale o probasale della sua nomenclatura. L'astraj^aio dovrebbe percio esser con- siderato come un intermedio (mesobasipodio), il calcagno come un fibulare (meso- basale), congiunto probabilmente ad un omologo del pisiforme (metabasale). Ma dell'esistenza di quest'uUimo elemento, gli mancano prove sicure. La posizione dell'arteria perforante del mesopodio tra Tastragalo e il calcagno (gia riconosciuta dal Leboucqj non lascia dubbio sull'esistenza del mesobasipodio nell'astragalo e del mesobasale nel calcagno. Anche la posizione del navicolare rispetto all'astra- galo e ai cuneiformi, che rimane invariata fin dalla prima formazione di queste parti, e quella tipica dei centrobasali. In un giovane Didelphys ha veduto tracce della duplicita del navicolare> di cui la porzione mediale (centrale tibiale) porta i due primi tarsali, la laterale (centrale fibulare) porta il tarsale 3°. In seguito I'A. si pone la domanda se nulla rimanga del probasale, apparente- mente assente nei mammiferi, e quale sia il significato morfologico di quel piccoli pezzi ossei o cartilaginei che si riscontrano in molte forme al margine mediale del tarso e furono considerate ripetutamente come rudimento di un dito scomparso, cioe del prealluce. Ricorda in proposito il lavoro del T o r n i e r riconoscendo I'esat- tezza delle osservazioni di questo Autore, ma considerandone come in parte erronea la teoria. Secondo E, quel pezzo soprannumerario del tarso che trovasi in relazione col muscolo abduttore deU'alluce, e che e il piii frequente e diffuse degli eleraenti soprannumerarii del margine tibiale, corrisponde al cosiddetto « sesamoide radiale » della mano, alTosso falciforme della Talpa. Se si ammette che quest'osso sia il carpale del prepollice (prosipattiuale), bisognera dare lo stesso valore al pezzo omologo nel piede. — 12 - L'altro (o gli altri elementi soprannumerarii) che trovasi nel ligamento tibio- astragaleo anteriore o nella porzione distale del ligamento calcaneo-navicolare mediale, cioe in un tratto che corrisponde al posto del probasale assente, per la sua posizione comeancora per le sue relazionl col prosipattinale e in alcuni Rosicanti col tarsale 1", simiii a quelle del radiale del carpo, puo essere considerate come un rudimento del tibiaie. — Due supposizioni possono essere fatte per spiegare la formazione di siffatti pezzi soprannumerarii: o potrebbero essere residui derivanti direttamente da una condizione primitiva, in cui esisteva ancora un probasale del piede ; o potrebbero essere ntiove formasioni, le quali, avendo per punt o di partenza un accenno embrionale derivato dal probasale cartilagineo ed osseo degli Urodeii, rappresentano la palingenesi di un elemento scomparso. Infine I'A. ricorda di aver costanteraente riscontrato nei piu piccoli Didelphys un tarsale 5", distinto dal tarsale 4°, col quale piu tardi si fonde per costituire con esso il cuboide. Goria G. — Contributo alio studio delle mamraelle soprannumerarie nella specie umana. — Gass. Med. di Torino, Anno 46, N. 38, 39 e 40. Torino 1895. L'A. espone dapprima diffusamente la bibliografia suU'argomento; riferisce poi 5 osservazioni proprie, delle quaii 3 in donne e 2 in uomini. — Fra le prime, in un caso si avevano 2 mammelle soprannumerarie, una per lato, nel cavo ascellare, la sinistra in connessione colla niammella corrispondente per un condotto, e con siderata percio come lobo aberrante delia mammella stessa; non cosi la destra che segregava latte per un piccolo foro. In an altro caso si avevano ugualmente 2 mammelle soprannumerarie sprovviste di capezzoli e secerneuti sulia linea ascel- lare anteriore circa 2 cm. sotto la clavicola: nel terzo caso 2 secernent! in corri- spondenza del margine inferiore deil'arcata costale sul prolungamento della linea mammillare. Fra i maschi, in un Individuo si aveva una mammella con capezzolo sulla linea ascellare posteriore destra fra il 5" ed 8" spazio intercostale, in un altro due, 1 per lato, con capezzolo al disotto di quelle normali. Dalle sue osser- vazioni e da quella degli A. precedenti, I'A. trae le seguenti conclusioni: P Le gliiandole sopranumerarie trovansi neiruomo e nella donna; in questa piu di frequente. 2. Sono gliiandole soprannumerarie solo quelle abbastanza sviluppate e indi- pendenti dalle normali: altrimenti debbono chiamarsi lobi accessorii o aberranti. 3. Possono aversi mammelle soprannumerarie senza capezzolo oppure se- cernenti. 4. Nella gravidanza possono o no aumentare di volume, pero i capezzoli e le areole, se esistono, si fanno pigmentate. 5. Nel puerperio possono farsi secernent!; il secreto e uguale al latte nor- male; la funzionaiita puo raantenersi per un certo tempo. 6. Tutte le ghiandole soprannumerarie osservate nella specie umana, per il numero, sede ecc. hanno riscontro nelle mammelle normali di altri mammiferi. Ma la teoria atavistica spiegherebbe meglio delle altre la poiimastria nella specie umana. Livini. - 13 - COMUNICAZIONI ORIGINAL! LABORATORIO DI PATOLOGIA GENERALE DEL R. ISTITUTO DI STUDJ SUPERIORI IN FIRENZE, DIRETTO DAL PROF. A. LUSTIG Alcune osservazioni sulla divisione diretta negli epiteli DEL DOTT. GINO GALEOTTl Assistant e. (Con flg). Ricevuta il 7 dicenibre 1895. E proibita la riproduzioue. Nell'occuparmi di ricerche istologiclie su difFerenti tessuti mi e occorso soveiite di trovare fenomeni di divisione diretta, che mi sem- brarono degni di venir brevemente descritti. La questione della importanza della divisione diretta nella ri- generazione e nella moltiplicazione cellulare normale nei vari tessuti, e molto dibattuta, specialmente poi per riguardo agli epiteli. Alcuni credono che le cellule epiteliali non possano moltiplicarsi che per cariocinesi; altri invece hanno osservato la amitosi in molti e dif- ferenti tessuti epiteliali. F lemming (i) dice che, occupandosi di questo argomento, os- serv6 molti epiteli viventi di larve di salamandre, e mai in esse pote vedere sicure divisioni dirette, e che non crede alia giustezza delle osservazioni di Leydig, allorche questo autore afFerma di averne viste negli epiteli delle stesse larve, pure osservate viventi. Gli autori seguenti, pure secondo Flemming f'^), videro invece divisioni dirette in difFerenti tessuti epiteliali. Glaus in vari epi- teli degli artropodi Artemia e Branchipus , Blochmann e poi (1) Flemming:. — Beitrage zur Keutuniss der Zelle und ihren Lebenserscheinunj^'eD. T. I. Arch. f. mikr. Anat. Bd. 15 He 2 e — Zellsubstanz, Kern und Zellteiluog. Leipzij? 1882. (2j Flemming. — Eutwickeluug und Stand der Kenntnisse uber Amitose. Ergebnisse der Anatomie und Entwicklungsgescbichte- Bd. II, 1892. — 14 — Johnson nelle cellule embrionali dello scorpione, Owerlach nella mucosa deU'utero mestruante, Vejdowsky nelle cellule epiteliali del celoma di Gordidi, Frenzel negli epiteli dell' intestine medio degli insetti, Faussek e Carnoy pure in vari epiteli di differenti artropodi, Legge negli epiteli polmonari di tritoni adulti. F lemming piu tardi ritrovo sicuri fatti di amitosi negli epi- teli vescicali della salamandra, per6 soltanto in individui isolati, per cui crede che si tratti di casi patologici. Dogiel descrisse division! dirette nei processi rigenerativi della mucosa vescicale di mammi- feri. Platner ammise, come unica forma di moltiplicazione cellulare, la amitosi nei vasi malpighiani di alcuni coleotteri acquatici : in queste division! dirette avrebbe una parte importantissima il nucleolo. Meves pure, nei vasi malpighiani degli stessi animali, non trovo che amitosi. Altr! casi di divisione diretta negli epiteli sono stati riscon- trati da Hoyer e da Hamann in certi vermi, da Chun nell'en- toderma de! Sifonofori, da Korschelt nell'ovario degli insetti. In queste descrizioni di division! dirette la massima parte degl! autori e Concorde nell'ammettere, che esse diano luogo a cellule eguali a quelle che si producono per cariocinosi. Tuttavia ha in molt! predominate 1' idea, che per amitosi si possano soltanto pro- durre cellule anorraali, incapaci di ulteriormente svilupparsi. F lem- ming (1) a questo proposito dice : « Dass die amitotische Teilung, be! Protozoen und einigen Metazoenformen noch vielfach in generativer Wirksamkeit, diese bei den iibrigen, und besonders be! Wirbelthieren und hoheren Pflanzen verloren hat ; dass sic sich hier in der Norm nur noch in der von Chun vertretenen Bedeutung (Erzeugung vielkerniger Zellen) gelteiid macht, sonst aber nur entweder unter pathologischen Bedingungen, oder doch als ein Vorgang auftritt, der kein keimfahiges Zellenmaterial mehr liefert. Die Amitose ware danach in den Geweben der Wirbelthiere , sowie der hoheren Pflanzen und vielleicht auch bei recht vielen Wirbellosen, ein Vor- gang, der nicht mehr zur physiologischen Neulieferung und Yer- mehrung von Zellen fiihrt, sondern wo er vorkommt, entweder eine Entartung oder Aberration darstellt, oder vielleicht in man- chen Fallen (Bildung mehrkerniger Zellen durch Fragmentierung) (1) Flemming. — Ueber Teilung- und Kernformen bei Leukocyteu und uber deren Attraktionsspharen. Arcb. f. niikr. Anat. I3d. 37. - 15 — durch Vergrosserung der Kernperipherie dem cellularen Stoflfwechsel zu dienen hat ». Ziegler ha pure una opinione con simile : egli crede che le cellule figlie risultanti da una divisione diretta, non possano in ge- nerale subire ulterior! divisioni, se non che in numero assai limitato ; piu spesso anzi vanno a finire senza essere state capaci di nuovamente moltiplicarsi. E De Vries (^) riguardo al valore della amitosi per la trasmis- sibilita dei caratteri ereditari da cellula a cellula dice : « Ob die amitotischen, durch Ein-und Durchschniirung entstandenen Kerne fiir die Vererbungsfrage eine Bedeutung haben, oder ob sie nur in somatischen Zellen und nicht auf den Keimbahnen vorkoramen , scheint noch nicht voUig eutschieden zu sein ». Tuttavia altre osservazioni hanno dimostrato come il valore della amitosi, anche per rigaardo alia trasmissione dei caratteri ere- ditari, sia piu elevato di quello che vien geueralmente ammesso; e come questo semplice processo di divisione cellulare possa talvolta sostituire la cariocinesi. Flemming stesso dice che la sua ipotesi sul valore della di- visione diretta, ha un punto debole nel fatto che tale processo di divisione serve in molti protozoi e invertebrati alia normale e fisio- logica neoformazione delle cellule. Intorno alia rigenerazione L o e w i t ammette che si possano avere in certi casi amitosi, per le quali si producano cellule senza caratteri degenerativi, ma anzi molto vitali e capaci di ulteriori moltiplicazioni. Itioltre e certo, che nella spermatogenesi le divisioni nucleari hanno una importanza massima per riguardo alia repartizione del plasma germinativo nelle cellule figlie. Ora, secondo Van Benedene Julin, nella spermatogenesi deWAscaris megalocfiphala si altevnano scambievolmente divisioni direttee cariocinesi. Similmente Sanfelice trovo special! metod! di divisione diretta nelle cellule del Sertoli dei testicoli, V. Bardeleben descrisse amitosi negli spermatociti di alcuni mammiferi, Bolles Lee osservo divisioni amitotiche nella spermatogenesi dei Nemartini. Negli artropodi Sab a tier, Gilson, Carnoy eVerson concordemente trovarono amitosi nelle cellule destinate alia produ- zione degli spermatozoi. (I) De Vries. — Intracellalare Pangenesis. — Jena t'ischer, 1889. Pag. 141. - 16 — In molteplici osservazioni fatte sopra different! tessuti ho avuto campo di constatare, che veramente alcune division! dirette non ave- vano altro scopo che di moltiplicare il numero de! nuclei entro lo stesso eleiuento, e servivano in tal modo, come dice Chun, soltanto ad aumentare la attivita nutritiva della cellula : cosi, ad esempio, nelle fibre muscolari in rigenerazione, ove si hanno multiple division! di- rette per strozzament! del nucleo nel primitivo sarcoblasta. Ma in altri casi ho visto invece che le amitosi avevano una grande importanza in certi fenomeni rigenerativi, poiche alia divi- sione diretta del nucleo seguiva la divisione del citoplasma e si producevano cosi per ogni divisione due cellule figlie, identiche a quelle che negli stessi tessuti si originavano per cariocinesi. Nella presente nota descrivero un particolare processo d! divi- sione diretta, che ho visto avvenire in egual modo in cellule di due tessuti epiteliali differentissimi tra loro, vale a dire negli element! della epidermide di salamandra in rigenerazione e nelle cellule epi- teliali di divers! carcinomi. Ho ad operate per questo studio preparat! gia fatti per altr! scop! : non mi diffondero quindi a parlare del metodo di preparazione, li- mitandomi a dire che i tessuti erano stat! fissat! e colorat! secondo il metodo piu recente di Flemming. Debbo per6 dire qualche cosa di piu intorno a! preparat! di epidermide di salamandra. Al- cun! di quest! erano stat! eseguit! con pezzetti d! epidermide in via di rigenerazione normale : altri furono fornit! da salamandre in cui la rigenerazione era avvenuta sotto 1' influenza di una elevata tempera- tura (SS^-Sb") ; altri ancora da salamandre in cui lo stesso processo rigenerativo si compiva sotto 1' influsso di corrent! faradiche d! de- bole intensita. Nella rigenerazione degli epiteli della epidermide, che avviene in condizioni normal! (temp. 14°-16*'), sono piuttosto rar! i fatti di amitosi e in generale la divisione diretta del nucleo non sembra che debba esser seguita da divisione del citoplasma. Allorch6 in- vece tale rigenerazione avviene ad una temperatura di 33°-35°, la raoltiplicazione cellulare e abbondantissima, e, vicino a numerose figure cariocinetiche, si vedono altrettanto numerosi fatti di divisione diretta, fra ! quali si possono cogliere anche casi che rappresentano gl! ultim! moment! della divisione cellulare, e che indicano come tali division! possano giungere al resultato finale della costituzione di due cellule figlie simili in tutto agli element! riprodottisi per mitosi. - 17 - Infine nelle salamandre sottoposte per qualche tempo a deboli correnti faradiche, non si riscontraao quasi affatto cariocinesi, inentre abbondantissimi si mostrano fatti di divisione diretta, tendenti alia prodazione non solo di due nuclei figli, ma talvolta anche di piu. Ora ecco in poche parole quello che ho potuto osservare su questo proposito. I nuclei degli epiteli epidermoidali di salamandra, allorch^ sono lontani dall'entrare in cariocinesi, mostrano la loro sostanza cro- matica suddivisa in parecchi ammassi di grandezza presso a poco uniforrae, dei quali alcuni sono aderenti alia membrana nucleare. Sono essi fra loro riuniti da sottili filamenti acromatici clie for- mano entro il nucleo un reticolato a larghe maglie. Nei nuclei, in cui cumincia il processo di divisione, si puo tal- volta vedere che gli ammassi cromatici esistenti nella regione me- diana, si ritrovano uniti tra loro mediante una linea piu oscura di quella, che e data dagli abituali filamenti acromatici. Questa linea, che e sernpre tortuosa, raggiunge poi con le sue due estremita due punti opposti nella regione equatoriale della membrana del nucleo (vedi Fig. 1). Ad un assai forte ingrandimento essa si vede in parte composta di granuli colorati dal violetto di genziana, i quali hanno tutte le apparenze di piccoli cromosomi distaccati dalle masse cromatiche e dispostisi lungo i filamenti preesistenti. FlGUUA 1 FiGURA 2 Questo cordone cromatico si spacoa poi in tutta la sua lunghezza, e tale spaccatura sembra che si inizt nelle masse cromatiche che in esso cordone sono comprese, e che vengono cosi a trovarsi divise in due perfette meta. E questo I'atto piu importante del processo di scissione diretta che vado ora descrivendo, poiche in questo memento 11 nucleo si trova ad esser diviso in due parti presso a poco eguali : i due nuclei figli gia fino da adesso presentano ognuno una indivi- dualita propria, per quanto serbino ancora tra loro un assai intimo rapporto di posizione. M. z. 2 - 18 - Delle masse croraatiche contenute nel nucleo che si h diviso, alcune si ritrovano nei due frammenti nucleari senza aver preso parte alia scissione; di quelle invece che erano unite alia linea di spaccanieiito e che si erano divise in due, se ne riscontra una metk in ciascuno dei duo nuclei figli (vedi Fig. 2). FiGURA 3- FiGUBA 4. Piu tardi questi due nuovi nuclei si allontanano tra loro e durante tale allontanamento subiscono alcune modificazioni, specialmente ri- guardo al margine ondulato che h derivato dalla linea di divisione; questa parte del margine dei nuovi nuclei, per una specie di pro- cesso di cicatrizzazione, diviene uniforme e rotondeggiante come il resto del confine nucleare. Le insenature che esistevano nel margine di divisione, si approfondano e si fanno piu strette finch^ totalmente si ohiudono, lasciando una linea che poi poco piu si distingue dagli altri filamenti acromatici del nucleo. Per tal modo delle meta delle masse cromatiche spaccatesi durante la divisione sopraccennata, al- cune si ritrovano poi profondamente situate nel mezzo dei nuclei figli, mentre altre vengono ad aoquistare una posizione assoluta- mente marginale (vedi Pig. 3 e 4). Pino ad ora ho descritto questo processo di divisione, conside- rando i nuclei come figure plane, quali appaiono nel campo del mi- croscopic ; ma le cose non devono esser cosi semplici se si pensa che questi nuclei sono corpi ovalari, e che quella che io ho descritto come una linea di divisione, e in verita un piano che taglia I'ovoide nella sua regione mediana, e in una direzione perpendicolare al dia- metro massimo delTovoide stesso. Tuttavia le figure dei nuclei visti in sezione possono permetterci di ricostruire idealmenle questo pro- cesso di moltiplicazione nucleare come avviene nella realta. Le superfici di distacco dei due frammenti del nucleo proge- nitore non sono certo pianeggianti, ma debbono avere sollevamenti ed avvallamenti, quali ci sono dimostrati dalle sinuosita della linea di spaccamento allorch^ si vede il nucleo in sezione. E come si h vibto che in questo caso tali sinuosita della linea di divisione sono — 19 - determinate dalle masse cromatiche (che formano i punti di par- tenza della spaccatura longitudinale di questa linea), cosi, raffigu- randoci il nucleo come un corpo solido, nel piano di divisione gli avvallamenti ed i sollevamenti, a cui sopra ho acccnnato, debbono esser determinati dalle posizioni delle masse cromatiche nella re- gione mediana deU'cvoide nucleo. Allorche i due nuclei figli si allontanano I'uno dall'altro, le due superficie di divisione si modificano assai, regolarizzandosi ed arrotondandosi in modo che i due nuovi nuclei riacquistano I'aspetto di due sferoidi abbastanza regolari : in questo caso tale processo deve avvenire in un modo corrispondente a quelle che e dimostrato dall figure che rappresentano i nuclei in sezione, Gli avvallamenti si approfondano e si restringono fine a chiudersi del tutto, mentre le sommita dei sollevamenti vengono a combaciare fra lore in modo da costituire una superficie uniforme. Queste considerazioni teoriche sul modo con cui avviene tale processo di moltiplicazione in questi nuclei, desunte dallo studio delle sezioni dei nuclei stessi, sono rafforzate dalle osservazioni fatte su nuclei intieri (contenuti in sezioni un po' grosse) considerandone i diversi piani. Nei nuclei che cominciano a moltiplicarsi, si poteva vedere che quella linea piu scura (che io ho chiamato linea di di- visione), avvicinando od allontanando il fuoco, cambiava di configu- razione : cio vuol dire che i profili del piano di divisione del nucleo erano differenti nelle varie sezioni nucleari, e che quindi le super- fici di segmentazione determinate da questo piano erano, come sopra ho detto, irregolari per avvallamenti e sollevamenti. In ogni caso ad ognuna delle sinuosita in tutti i profili del piano di divisione, corrispondeva una massa cromatica. Ho anche potuto vedere die per profondi insenamenti di questo piano di divisione, venivano in esse comprese anche masse cromatiche assai eccentriche ; vale a dire che anche certe masse cromatiche cosi eccentriche potevano prender parte attiva a questo processo di scissione nucleare. Lo studio di varie cellule rappresentanti i diversi stadi di pas- saggio negli ultimi momenti di tale processo amitotico, mi persuase che alia divisione nucleare cosi compiutasi, succede sovente la divi- sione del citoplasma. Allontanatisi convenevolmente i nuclei figli I'uno dall'altro, il citoplasma incomincia a presentare una strozzatura nella regione mediana della celliila : questa progredisce piu o meno talvolta fino alia completa divisione del corpo cellulare : talvolta invece insorge - 20 - in corrispondenza dello strozzamento una linea scura costituita da un addensamento di protoplasma; questa rappresenta il profilo di un piano di divisione cellulare, il quale compie la separazione delle due cellule figlie. Come ho £^ia sopra accennato, molte volte ho potuto osservare in questi miei preparati, e principalmente in quelli tolti da sala- mandre sottoposte a leggere correnti faradiche, divisioni multiple del nucleo. Sovente si possono vedere nuclei con tre linee di divisione che si incontrano nel centro del nucleo con angoli presso a poco eguali. Anche in questi casi il processo di divisione avviene nel modo gia descritto, e le masse cromatiche vi prendono la parte principale. Kaffigurandoci il nucleo come un ovoide, si pu6 pensare che le tre linee rappresentino i profili di tre piani di divisione che si incon- trino nel mezzo del nucleo per dividerlo in tre fraramenti presso a poco eguali. Ho veduto anche, e con grande frequenza, divisioni in 4, in 5 e in 6. In questi casi il processo di divisione fe sempre molto irregolare, e i nuclei figU che ne derivano sono sempre assai poveri di cromatina. Tali molteplici divisioni nucleari non sono mai seguite da corrispondenti divisioni del corpo cellulare : credo quindi che esse debbano esser considerate come fatti patologici e debbano esser ritenute incapaci di dar luogo a nuclei che possano moltiplicarsi ancora. Nelle cellule epiteliali di alcuni carcinomi potei osservare un so- migliante processo di divisione diretta, il quale, per la osservazione di molte cellule rappresentanti graduali stadi di passaggio, si pu6 cosi ricostruire. I nuclei con normale contenuto cromatico posseggono gene- ralmente un solo ammasso di cromatina collocato nel mezzo. AUorche incomincia il processo di divisione, si vedono partire da due punti opposti di questa massa due prolungamenti, che crescendo vanno poi a raggiungere in due punti opposti la membrana nucleare. Piu tardi questi due prolungamenti si spaccano longitudinalmente poi- che appaiono solcati da una riga chiara ; la spaccatura interessa anche la massa cromatica centrale, la quale in tal modo viene a trovarsi divisa in due. Si scinde cosi completamente il nucleo, e le due meta si allontanano tra loro mentre le superficie di frammen- tazione si arrotondano e divengono regolari. In altri nuclei in cui esistevano due o tre masse cromatiche, ho visto queste unirsi per mezzo di un sottile ponte di sostanza — 21 cromatica; la divisione del nucleo anche in tali casi avveniva per la divisione longitudinale di questi filamenti e delle masse croma- tiche, in un modo del tutto somigliante a quelle che ho gik descritto per riguardo agli epiteli di salamandra. A tali division! nucleari susseguc di frequente la divisione del citoplasma, altre volte invece il corpo cellulare non si modifica af- fatto. Talvolta si possono osservare division! nucleari in 3 o 4, le qual! avvengono con lo stesso meccanismo. Anche in queste 1' impulse alia divisione e dato dalle masse cromatiche centrali da cui partono tre 0 quattro prolungamenti che raggiungono la memhrana nucleare, e che infine, come al solito, spaccandosi longitudinalmente dividono il nucleo in 3 o 4 fraramenti. Queste scission! multiple non sono mai seguite da divisioni del citoplasma. Anche per riguardo alle cellule dei carcinomi ho descritto le varie apparenze di questo processo di divisione, come si possono osservare nei nuclei visti in un solo piano : ma si puo ben imma- ginare come debba avvenire in realta il fatto, considerando questi nuclei come corpi solidi. Quelle che nel campo del microscopio ap- pare come una linea di sostanza cromatica, e presumibilmente il profile di una sottile espansione pianeggiante, che, partende dalla massa cromatica centrale, si distende nella regiene mediana dell'evoide, e riesce a dividerlo in due, Questa idea e per me rafforzata da melte- plic! osservazioni su nuclei colpiti in tale memento del processo di divisione, osservati in posizioni difFerenti. II fatto piu importante da me constatato in queste osservazioni sopra la amitesi, e la divisione in due egual! meta delle masse cro- matiche esistenti nel nucleo che deve meltiplicarsi, e la distribuzione di ciascuna meta in ciascuno dei due nuclei figli. Per questo fatto tale processo di divisione diretta diviene analoge alia cariocinesi, poiche con esse vien raggiunto lo stesso esito finale, che h scopo del complicate processo mitotico, vale a dire la uguale e regolare trasmissiene in ambedue le cellule figli e di tutti i caratteri eredi- tari, contenuti nella cellula madre, e cio per mezzo della uguale divisione delle particelle cromatiche e della lore regolare reparti- zione nei due nuclei figli l^). (1) A proposito dei fatti che dimostrauo esser realmente lacromatlna r unica sostanza uucleare da cui dipeiida I'eredita, ed a proposito degli Autori che so?teng'ODo questa of,i- nione, cfr. W e i s s m a n u, Daa Keimplasma, Eine Theorie der Vererbung. Jena, G. Fischer, 1892. p. 32 e 33. 22 - E cosi h facile comprendere come questa specie di amitosi possa in certi casi sostituire la cariocinesi. Ho gia detto che la divisione diretta e stata considerata (dope gli studi suUa cariocinesi) come un procesto di moltiplicazione cel- lulare incapace di dar luogo ad element! conservanti i caratteri ereditari dei progenitori e suscettibili di ulteriori moltiplicazioni. (Chun, riemming, Ziegler, von Rath). Non improbabilmente questa idea nacque dall'aver considerate la divisione amitotica, come non corrispondente alia legge della re- golare trasmissione dei caratteri ereditari nelle cellule figlie per mezzo della eguale repartizione della cromatina. Ne son hastate ad infirmare questa opinione o a spingere ad investigare una possibi- lita di accordo tra la divisione diretta e la legge sopraccennata, le ri- cerche gia ricordate, le quali avevano realmente dimostrato la ca- pacity della amitosi a dar luogo non solo a cellule eguali a quelle prodottesi per cariocinesi, ma anche a cellule nelle quali era altis- sima la necessita della esatta e completa trasmissione del plasma germinativo, come ad esempio deve avvenire nella spermatogenesi. Ora appunto mi sembra che le mie osservazioni possano accor- dare questi fatti con la legge sopra enunciata, e che per esse ci si possa spiegare come, almeno nel caso presente, la amitosi sia capace di dar origine a cellule simili in tutto a quelle prodottesi per cariocinesi. Una difFerenza notevole pero, die discosta questo processo di divisione diretta dalla mitosi, 6 che nei casi da me studiati non tutte le masse di cromatina si dividono, mentre invece alcune pas- sano intiere in uno dei nuclei figli, altre pure intiere neU'altro. E poiche, come ho detto, anche da questo processo di divisione, incompleto per la sostanza cromatica, si hanno cellule eguali a quelle che si producono con la scissione di tutti i cromosomi, cosi per spie- gare questo fatto, io non potrei die avanzare I'ipotesi che per la regolare trasmissione dei caratteri ereditari dalla cellula madre nelle due cellule figlie, fosse si necessaria la bipartizione eguale di alcuui dementi cromatici, ma non fosse indispensabile la bipartizione di tutti gli dementi cromatici del nucleo : e per ci6 bisognerebbe am- mettere che la totale sostanza ereditaria del nucleo fosse composta di diverse parti equivalenti, e che ognuna di queste parti contenesse tutti gli dementi necessart per la trasmissione dei caratteri ereditari da cellula a cellula l^'. Nella moltiplicazione cdlulare per cariocinesi, (1) Non poaso esimerrai dal ricordare qui una delle principali proposizioni deHa teoria di Weissmanu sulla ereditarieti, nllorchfe cio6 egll paria della moltepHcita deg^li idi nel- - 23 — la simultanea bipartizione di tutte queste parti equivalenti costitui- rebbe un fatto esuberante, che renderebbe piu sicuro il compimento della eredita; ma pero in altri casi potrebbe esser raggiunto lo stesso scopo con I'entrare in attivita e col dividersi di alcune soltanto di queste parti della sostanza cromatica, mentre altre resterebbero in- divise e inattive. Le presenti ipotetiche considerazioni trovano pure appoggio in diversi casi da me frequentemente osservati e che avr6 altra volta occasione di descrivere particolarmente. Intendo parlare di particolari anomalie del processo cariocine- tico consistent! per esempio in questo : che talvolta alcune masse cromatiche di un nucleo non prendono parte alia costituzione dello spirema; talvolta anche al memento della scissione delle anse al- cune di queste restano indivise e non vanno a far parte di nessuna delle stelle figlie. Si ha insomma in questi ed in altri casi una aber- razione di alcuni dementi cromatici, i quali non entrano piu nell.'i composizione del nuovi nuclei, mentre invece rimangono inerti, de- generano e seguono passivamente le ulteriori fasi della cariocinesi. Eppure per molte ragioni mi son potuto convincere, che la perdita di alcuni element! cromatici non causa la perdita di nessun carat- tere ereditario, e che le cellule derivanti da questi process! anomali di mitos! non differiscono dalle altre, che s! son riprodotte rego- larmente. Firense, Novembre 1895. 1* uovo 11. c. pag:. 80-81) e della pluralita di determinauti della stessa specie in ogni cel- lula ad ogni stadio dello svilnppo onto^enetico (pag-. 97 e 293-297). Cou cio W e i sm a n n esprime appunto il concetto che la totality della sostanza capace di trasmettere i carat- teri ereditarl fl'insieme degli idanti — la cromatina (1. c. p. 32-33)1 sia in ogni specie di cellule composta di molti elementi equivalenti, di cui anche uno solo basterebbe a stabilire il fatto della credits. - 24 — ISTITUTO ANATOMICO DI PISA, Le guaine comuni dei vasi Nota preventiva DEL DOTT. G. SALVl Ricevuto il 22 Novembre 1895. fi vietata la riprocluzione. Nel corso di un mio studio sulla struttura delle vene, avendo avuto luogo di osservare moiti vasi compresi nelle cosi dette guaine comuni, ho dovuto convincermi che queste guaine sono organi molto pill complicati di quelle che possa apparire a prima vista. Gli elementi che le compongono hanno una disposizione topo- grafica del tutto caratteristica, e per di piu assumono delle forme che non e dato osservare altrove. Ho fatto le mie ricerche sui varl ordini di mammiferi e su vari fasci vascolari dello stesso individuo, e mi sono convinto che esiste un tipo fondamentale costante, benche variabile per la proporzione e disposizione degli elementi. In uu prossimo lavoro mi propongo di esporre con maggiore estensione il risultato dei miei studii sopra la struttura dei fasci vascolari e nerveo- vascolari: per ora mi coutentero di esporre in questa nota preven- tiva i fatti che ho riscontrati piu caratteristici ed important!. La disposizione che descrivo e nel dromedario e prendo come esempio il tipo piu semplice di fascio vascolare : una piccoLa arteria sottocutanea dell'addome accompagnata dalle due vene satelliti (fig. B). L'arteria ha tutti i caratteri delle arterie di piccolo calibro, la tunica muscolare bene sviluppata, Tavventizia ricca di fibre elastiche. Le due vene sono piu piccole, ed hanno la tunica media muscolare costituita da pochi fasci interrotti e disposti circolarmente, fra gli interstizi dei quali abbondanti sono le fibre elastiche che numero- sissime poi si ritrovano nell'avventizia. Le avventizie, verso la pe« riferia, vanno man mano confondendosi in una guaina comune. In questa guaina sono da distinguere due parti : una piu peri- ferica che forma, per cosi dire, 1' invoglio generale e comune ai tre vasi, ed una piu centrale che riempie gli interstizi che restano fra di essi. Le due differiscono grandemente per gli elementi che le co- stituiscono e per la forma e disposizione di essi. - 25 - La porzione piu periferica e costituita da connettivo lasso, a fasci prevalentemente longitudinal i e con fibre elastiche le quali appariscono poco ondulate, e, benche lunghe ed evident), scarse per6 di numero. Pii^i complicata 6 la porzione centrale. Riferendomi sempre al tipo di fascio vascolare preso in esame, ecoo quelle che si osserva. I tre vasi appariscono disposti in fila : Tarteria nel mezzo, le vene una per parte. Le avventizie dei vasi contigui si confondono nella linea me- diana, ma lateral mente la distinzione 6 nettissiraa. Quattro ammassi di adipe ben distinti e limitati, trovansi respettivamente allogati in quello spazio che i due vasi vicini lasciano lateralmente fra di loro. Essi appariscono, in sezione, triangolari, con un lato che cor- risponde all'arteria, uno alia vena, e I'altro, il piu esterno, alia guaina comune; I'apice interno si approfonda fra i due vasi. Nel mezzo di questi ammassi sono compresi dei vasellini e delle piccole diraraazioni nervose. Le cellule che li costituiscono sono grosse e strettamente addossate le une alle altre. Sono veri organi adiposi che nell'uomo ho avuto liiogo di ri- scontrare in individai ridotti all'estremo limite di emaciazione. Essi non si confondono affatto con i tessuti circostanti, ma i loro limiti sono precisi e nettissimi; talvolta quello dei loro apici che si intromette fra i due vasi, arriva a congiungersi con quello del lato opposto formando cosi un sottile strato di adipe che separa le due avventizie. Importante e il loro lato esterno lungo il quale si trovano delle formazioni speciali in sommo grado caratteristiche. In preparati colori^i con uno qualunque dei metodi di colora- zione che si adoperano per le fibre elastiche attirano subito I'atten- zione quattro grosse macchie colorate, ciascuna delle quali trovasi in corrispondenza di uno dei lati suddetti. Queste macchie sono costituite da ammassi di cilindri o imbuti format! alia loro volta da fibre avvolte su se stesse a guisa di un saltaleone. Questi cilindri sono in gran numero e cosi fitti che a debole ingrandimento, formano, come ho detto, tutto un insieme. Essi sono prevalentemente disposti nel sense trasversale, col loro asse cioe parallelo al margine dell'ammasso o cuscinetto adiposo (fig. A). Le spire poi sono molto serrate tanto che talvolta mal si di- stingue come questi cilindri siano format! da fibre avvolte su se stesse, 26 ~ fatto per6 che si rende evidentissimo in altri meno serrati o la dove terminano o sono rotti (fig. C). Grli ammassi che costituiscono sono anche essi nettissimi e ben delimitati; per6 dai loro estremi si dipartono altre fibre meno av- volte, meno serrate, ed in minor numero, le quali vengono a costi- tuire uno strato piii o meno continue fra I'uno e I'altro ; una specie di cerchio che circonda tutto il fascio vascolare, isolaiidolo per cosi dire dal tessuto circostante. Queste formazioni non sono altro che fibre elastiche e se ne riconosce la natura anche senza trattarle con metodi speciali. Nello stesso preparato non v'6 differenza alcuna fra esse e quelle nume- rosissime delle avventizie dei vasi. Gli autori parlano di fibre elastiche avvolte a spira come di prodotti artificiali della preparazione causati dalla retrazione dei tessuti circostanti per effetto dei reagenti, mentre in realta le fibre elastiche sarebbero tutto al piu lievemente ondulate o a zig-zag. E che fino ad un certo punto la retrazione dei tessuti in mezzo ai quali si trovano, possa dar loro quella forma, nessuno pu6 met- terlo in dubbio, ma ci6 in realta non rappresenta altro che quelle che fisiologicamente deve accadere allorche nei tessuti viventi si ri- producono le stesse condizioni (retrazione, compressione, ecc). Ma ci6 non e tutto. La fibra elastica, inestensibile per se stessa, deve in gran parte la sua elasticita al fatto di trovarsi normalmente in uno state di flessione ed alia proprieta di poter tornare su se stessa e ripiegarsi, per poi distendersi di nuovo una volta cessata la pressione 0 Paltra causa qualsiasi che ve I'avea obbligata ; come appunto av- viene per una molla di acciajo. E certo quindi che la flessione e ravvoigimento saranno mag- giori la dove vi sark bisogno di una maggiore distendibilita ed ela- sticita 0 la dove, anche normalmente, sara la fibra elastica costretta a diminuire di piu la propria lunghezza. Di piii, se la flessione fosse tutta da attribuirsi alia retrazione dei tessuti, tutte le fibre dello stesso preparato e che si trovano nello stesso ambiente, dovrebbero essere avvolte nella stessa maniera ; se ci6 non avviene, vuol dire che alcune di esse hanno un potere maggiore di tornare su se stesse, e questo 6 logico ammettere che lo debbano avere anche nel tessuto vivente. Queste considerazioni portano subito all' idea che ci devono es- sere momenti nei quali la distensione di queste fibre deve essere piii forte, Tufficio elastico piu potente, e che quindi a questa complica- - 27 - tezza di avvolgimento debba corrispondere una funzione piu specia- lizzata : clie costituiscano cio6 una forma, una varieta piu efficace del tessuto elastico. Ma ci6 ohe a parer mio h ancora piu singolare ed importante, 6 il loro aggruppamento topografico. Bencb^, come bo gia detto, queste fibre si trovino sparse tutto all'intorno dei tre vasi, in corrispondenza del lato esterno dei trian- goli adiposi formano tali ammassi, cosi netti, coai isolati dagli altri tessuti, cbe non si puo fare a meno di pensare cbe la loro singolare apparenza sia legata ad una funzione speciale. In oonclusione, io credo cbe le cosi dette gaaine comiini dei casi, siano organi molto piu complessi ed importanti di quello co- munemente si creda, e che il tessuto elastico vi acquiati una con- formazione ed una disposizione speciali, in relazione forse dell'ufficio cbe vi deve compiere. SPIEGAZIONE BELLE FIGURE Fig. a. — Sezione di faseio vascolare comprendente una porzione di arteria ed una vena: 1, Arteria; 2, Vena; 3, Ammasso di adipe; 4, Ammasso di fibre spiral! ; 5, fibre spirali isolate. (Verick, ob. 2, oc. 1). Fig. B. — Sezione trasversa completa di faseio vascolare: 1, Arteria; 2, Vena; 3, Ammasso di adipe; 4, Ammasso di fibre spirali; 5, Fibre spirali isolate. (Verick, ob. 0, oc. 1). Fig. C. — Fibre spirali (Verick, ob. 7, oc. 1). A proposito di un nucleo di cellule nervose intercalato tra 1 nuclei d'origine del vago e dell' ipoglosso. RiSPOSTA AL DOTT. SaNTE Db SANCTIS DEL DOTT. R. STADERINI Ricevuta il 27 Gennaio 1896. E vietata la riproduzioue. II Dott. Sante De Sanctis, ajuto alia Clinica psicbiatrica di Eoma, in un suo lavoro pubblicato in questi ultimi giorni intorno al nucleus funiculi teretis (^) , prende a considerare insieme a quelle (l)De Sanctis S. — Ricerche anatomiche sul nucleus funiculi terotis. — Rivisia sperimentale di Friniatrin e di Metirina legale. Vol.21, Faic 4. Reggio Emilia 1895 (con 2 lav.). - 28 - di altri anche le mie ricerche sopra la origine reale del nervo ipo- glosso f^h E dopo aver detto che queste mie ricerche sono destinate per cio che riguarda il sopra detto nucleo a ingenerare confasione, afferma con tiitta franchezza che quello che io ho descritto come nucleo intercalato non h che il nudeus funiculi teretis e quindi, scam- hiato I'uno per I'altro, ho hattezzato per nuovo un nucleo di vec- chia conoscenza. Siccome potrebhe darsi che qualcuno, tratto in in- ganno da una cosi recisa affermazione, credesse davvero che avessi commesso un simile errore, voglio senza frapporre indugio metter la questione nei suoi giusti termini. In base principalmente ad osservazioni fatte sul coniglio io ho descritto nella midolla allungata a livello della porzione prossimale del nucleo dell' ipoglosso una colonna cellulare, continua, ben evi- dente, perfettamente regolare per forma e per posizione, la quale inco- minria in basso con poche cellule in mezzo alle cosi dette fibrae propriae nuclei XII e poi facendosi gradatamente piu voluminosa e mantenendo invariabilmente una posizione intermedia fra nucleo del vago e nacleo dell' ipoglosso, si continua direttamente, dopo la scom- parsa di quest'ultirao, nel nucleo triangolare dell'acustico. Questa colonna cellulare, non indicata da altri, pur non potendosi per la sua continuazione in alto considerare come un nucleo ex se ^'^\ venne da me per comodo di descrizione e per la sua posizione designata col nome di nucleo intercalato. II quale dunque non si estende al di la dell'estremo prossimale del XIP, ma, oltrepassato questo livello, diventa il gia noto nucleo triangolare deiracustico. E nei tagli piu prossimali unicamente a questo mi riferisco con la descrizione e con le figure (Cf. fig. 9, 10, 11), senza occuparmi per nulla, cio non interessando il mio argomento, dei gruppi di cellule che esistono o possono esistere sul lato mediale del nucleo triangolare. Dal canto suo il Dott. De Sanctis descrive come nucleus fu- niculi teretis una formazione cellulare discontinua, asimmetrica, va- riabile notevolmente di forma, di grossezza, di ubicazione e di estensione. Essu, ad esempio nell'uomo adulto. in cui e molto ben sviluppata, si inizia al principio del terzo prossimale del nucleo del XIP con poche cellule occupanti il lato dorso-mediale del nu- cleo medesimo e piu in alto conservando sempre questa sua posi- (l) S t a d e r i n i R. — Ricerche sperimentHli sopra la o>*ig'lne reale del nervo Ipoglosso. — Internal. Monatscbrifl f- Anal. u. Phys, lid. XII, H 4. Leipzig 1895 [con 2 lav.]. (2] Loc. cil. V, annolazione. - 29 — zione e facendosi via via piu fitta di cellule si continiia, notisi bene, al di la deU'estremo prossiraale del nucleo dell' ipoglosso in una co- lonna cellulare, che viene a prender rapporti di contiguita coUa por- zione mediale del nucleo triangolare dell'acustico, da cui rimane pero sempre ben distinta. Si pu6 seguire prossimalmente fino al di la della scomparsa dell'ansa bulbare del settimo pajo. Ora e mai possibile, anche volendo far grazia al De Sanctis delle notevolissime difFerenze, che per rispetto alia continuita, alia simmetria, alia forma, ecc, esistono tra nucleo del cordone rotondo e nucleo intercalato, e mai possibile, dico, confonder fra loro due produzioni, di cui I'una [nucleo intercalato) non si segue cranialmente oltre il termine prossimale dell' ipoglosso, mentve Valtva. (tmcleiis fu- niculi teretis) si segue come produzione distinta non solo al di la del nucleo XII°, ma fino dopo la scomparsa deU'ansa del faciale? Per verita una simile tesi anche agli occhi del De Sanctis h sembrata troppo arrischiata e a un certo punto candidamente confessa che non sa decidere a quali formazioni corrisponda il mio nucleo intercalato a livello della colonna dell' ipoglosso. E allora dove sta la confusione, se a questo livello egli stesso non puo ac- certare che nucleo intercalato e nucleus funiculi teretis sien la stessa cosa e se al disopra di un tal livello io non ho descritto alcun nu- cleo intercalato? Eppure per il Dott. De Sanctis e chiaro che, se non all'altezza dell' ipoglosso, per lo meno piu in alto io ho de- scritto per nucleo intercalato, il nucleus funiculi teretis. Come spiegare questa sua ingiustificata affermazione? Non e difiicile arrivarci. II mio egregio contraddittore non e arrivato a distinguere che al di sopra del n. dell' ipoglosso non descrivo e non disegno sui lati della linea mediana che il n. triangolare dell'acustico (fig. 9, t). Cosi egli crede che questa porzione t del n. triangolare, che e continua- zione diretta del n. intercalato, corrisponda tutta quanta al «. funi- culi teretis, e in questa maniera non accorgendosi dell'errore viene a far passare come identic! il n. triangolare e il n. funiculi teretis. Cosa questa, che a nessuno potrebbe venire in mente di sostenere. Nella Fig. 7 del mio lavoro, disegnata con la camera chiara, io ho indicate la posizione che ha nel coniglio il nucleus funiculi te- retis e basterebbe per chiunque un'occhiata a questa figura per coraprendere come tra nucleus funiculi teretis che e un gruppetto di cellule vicino alia linea mediana e il nucleo intercalato tanto piii grosso e piu laterale non vi puo esser confusione di sorta. Ma ci6 non e bastato al mio severe critico, il quale non persuaso che dav- - 30 - vero io abbia riconosciuto il nucleus funiculi teretis, esprime in ogni modo la sua maraviglia. perchfe, dopo averlo accennato, io non lo abbia seguito ulteriormente, Ecco la ragione di questa niia omissione. Io non mi son piu curato del nucleus funiculi terctis, percb^, mantenendosi anche al di sopra del livello della mia figura 7 una grande diversita di forma, di volume, di posizione tra nucleo intercalato e nucletis funiculi teretis, era per me completamente inutile un ulteriore confronto fra due gruppi cellulari tanto differenti. E cosi che non avendo il nucleus funiculi teretis importanza di sorta per il mio studio, dopo un sem- plice accenno non me ne sono piu oltre occupato, non supponendo mai che un siffatto nucleo si potesse da alouno, a un livello qual- siasi, confondere col nucleo intercalato. E singolare cbe il mio oppositore si meravigli che io non abbia preso troppo a cuore le sorti del nucleus funiculi teretis, quando egli sa che ne Mi ngazzini, n6 Koch, ne F ore 1, ne Turner se ne sono affatto curati nei loro studj sull' ipoglosso e quando egli stesso rammenta che gli anatomici moderni si limitano appena a menzio- narlo e alcuni lo trascurano affatto. Perche dunque infierire cogli strali della sua critica contro me, che pure non ho lasciato in com« pleto oblio il suo nucleus funiculi teretis? Se il De Sanctis, che ha voluto correr tanto nel combattere il mio reperto, basato suUa osservazione di una diecina di conigli e di un solo cane, avesse esaminato anche un sol coniglio, si sarebbe ri- sparmiato probabilraente I'errore commesso, ed avrebbe potuto con- vincersi che ne in basso ne in alto, le cellule del 7Uicleo intercalato si possono mai scambiare con quelle del nucleus funiculi teretis. Nel cane, io ottenni, e vero, un reperto simile al coniglio, ma feci os- servare che delle difFerenze fra i due mammiferi riguaido al nucleo intercalato esistevano ; quindi doveva comprendere il De Sanctis che il controUo fatto sul cane o in altri mammiferi, diversi dal co- niglio, poteva riuscire insufficiente come fondamento alia critica. Oltre a cio non e davvero straordinario che il De Sanctis in una controversia che riguarda la zona intermedia tra nucleo del vago e deir ipoglosso (ubicazione del nucleo intercalato) non abbia creduto necessario ne colle figure, ne colla descrizione di prender nella do- vuta considerazione la zona stessa? Del resto della importanza, che fino da principio avrei dovuto dare alle obiezioni del Dott. De Sanctis, se ne pu6 giudicare dal modo, col quale egli ha afferrato il sense dcUe mie parole. 31 - Per mettere in evidenza che nessun Autore aveva prima di me posto attenzione al micleo intercalato e che non potevano essere confuse con esso le formazioni descritte dagli Autori nell'area tra i nuclei del vago e dell' ipoglosso, ho ricordato tali formazioni. Or bene il De Sanctis pensa che io abbia voluto identificar queste col niideo intercalato ed in tal modo arriva a farmi confondere un fascio di fibre [fascetto di Schutz) con un distinto gruppo di cel- lule [nucleo intercalato). Non so se debbo sperare che il Dott, De Sanctis voglia di- chiararsi soddisfatto della mia risposta. Comunque sia lo prego di ricordarsi di questa promessa. In un lavoro che avrei pubblicato in luogo di questa nota, se avessi avuto il tempo di metterlo in ordine, potro dimostrare con un buon corredo di figure che nell' uorao, gia in un neonato di 2 giorni, in cui secondo il De Sanctis non si troverebbe nemmenu I'ombra del nucleus funicidi teretis e quindi del micleo intercalato^ che per lui e equivalente, e chiaramente visi- bile il nucleo intercalato e che nell'adulto il nucleus funiculi teretis e il nucleo intercalato sono tra loro cosi nettamente separati, che nemmeno al piu novizio di cose d' istologia potrebbe succedere di scambiare I'uno per I'altro. Dall'lstituto Anatomico di Fireme, 27 Gennajo 1896. NOTIZIE Pcrsonalo Cniveriiitario. IVominc e prnnioisioni avvonuto ncll'anno neola- bUco in corcio. — BlANCHi Stanislao, pi'omosso ordinario di Anatomia umana nor- male nella R. Universita di Siena. — Grassi G. B., ordinario di Zoologia ed Ana- tomia comparata nella R. Universita di Catania, trasferito alia stessa Cattedra della Universita di Roma. — Monticelli Fr. Saverio, straordinario di Zoologia, Anatomia e Fisiologia comparata nelT Universita di Sassari, trasferito con lo stesso grado alia raedesima Cattedra dell'Universita di Cagliari. — Mondino Casimiro, ordinario di Istologia nella Universita di Palermo, nominato ordinario di Psichia- tria nella stessa Universita. — Boccardi Giuseppe, nominato straordinario per gli esercizi pratici di Anatomia microscopica umana nella Universita di Napoli. — Crety Cesare, nominato straordinario di Zoologia, Fisiologia ed Anatomia com- parata nella Universita di Sassari. Sono stati nominati liheri docenti : Arrigoni degli Oddi Ettore in Zoologia presso la Universita di Padova, per titoli — Barpi Ugo in Anatomia veterinaria nella Scuola Superiore di Medicina Veterinaria in Milano, per esarae. — n^ — Uscira fra breve in Firenze una Rivista Italiana di Patologia generale a Anatomia patologica, diretta dai Prof." A. Lustig e G. Banti del R. Istituto di studi superior!, col prograrama di raccogliere la completa bibliografia dei lavori italiani attinenti a quelle discipline e di dar notizia dei piu importanti per mezzo di riassuati e di rassegne critiche. Auguriamo prospera vita al nuovo giornale, che, in un campo differente dal nostro, mira ad uno scope analogo a quello per il quale fu fondato il nostro Monitore. Due nuovi Istituti Anatomici sono stati di recente inaugurati : a Perugia ed a Siena. A titolo di onore va ricordato che la spesa per la costruzione dell' Istituto Anatoraico seuese e stata sostenuta da uu onte cittadino, il Monte dei Paschi, COSIMO ClIRRUBINI, AmMINISTHATORE-RESPONSABILE. Milano ml Via S. Vittore, N. 47 - Milano L'MCA FABBRIGA iNAZlOKALK DI MiCROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITRICE di tiitti i Gabinetti Univef^itari del Re^no MicRosfOPio mm mum con cremagliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco, uno ad immersioneoniogenea, dueoculari; il tutto posto in elegante armadietto in Riogano L.. 400 (ingrandimenti fi.no a 1000 diametri) HiioYool]l]iettt?ov.;'SeiiilapcMalico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande potenza e per la sua durata (Vedi Zeitsch- riff fiir Wi^'senschaft. Microscopic del 12 Set- tembre 1894. Baud. XI Heft '2) L. tiOO coi due oculari compeusatori 4 e 8. CATALOGO GENERALE Gi^ATIS a seinplice richiesta Pagamenti rateali mensilipei Signori Ufficiali Sanitari Comunali. Firenze, Tip. Cenniniana, 1895. /tiX'^My' in Itali (Pubblicazioni Italians di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI Prof, di Anatomia umana uel R.IstitutodiStiuli Super, iu Fireuze UCQcio di Direzione ed A.mministrazione : Istititto Anatomko, Firensfe 12 numerl aH'anno — Abbuonamento annuo L. 10. EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia comp. e Zoologfia nella R. University di Messina VII. Anno Firenze, Febbrajo 1896. N. 2. Delle Comunicazioni Originaliche si piihbh'cano nel '^ Mo7ittore Zoologico Italiano ,, e jproibita la riproduzione. SOMMARIO : BiBLlOGRAFiA. — Pag. 33-38. SuNTi E RiviSTE : Gigiio Tos E , Un nuovo genere di Tabanidi. — Pag. 39. Di alcuni recenti lavori sui rapporti della struttura colla funzione delle cellule nervose: Maginl c, L'orienta- zione dei nucleoli delle cellule nervose motrici nel lobo elettrico della Tor- pedine, alio stato di riposo e di eccitazione; Valcnzn C>., I cambiamenti mi- croscopic! delle cellule nervose nella loro attivita funzionale e sotto I'azione di agenti stimolanti e distruttori (Ricerche sperimentali e niicroscopiche); Lusnro E . Sulle modificazicni delle cellule nervose nei diversi stati funzio- nali; liUgaro E., Sul valore rispettivo della parte cromatlca e della acromatica nel c^toplasma delle cellule nervose; Luguro E., Sulle connessioni tra gli ele- raenti nervosi della corteccia cerebellare ; Monll A., Sulla anatomia pato- logica degli eiementi nervosi nei pi'ocessi da embolismo cerebrale; nionii A., Sulle alterazioni del sistema nervosa nelT inanizione. — Pag. 40-44. Comunicazioni Originali: Liiini f., Di una modiflcazioue al metodo Unna- T a e n z e r per la colorazione delle fibre elastiche. — Pag. 45-47. NoTiziE : Pag. 47-48. BIBLiOGRAFIA Si dh nolizia solianio dei lavori pubblicati in Italia VI. Protozoi. mouH RiiKi. — Sur les cultures des amibes. — Arch. Hal. de Biologie. Tome 24, Fasc. 2, Pag. 174-176. Turin 1895. - 34 - X. Vermi. 3. Platielminti. Ariola V. — Due nuove specie di Botriocefali. — Boll. d. Musei di Zool. e Anat. Comp. d. R. Univ. di Genova, N. 3S, 1895. Pag. 8. Con (ig. — Atti della Soc. Ligustica di Sc. Nat. e Geograf. An. 6, Vol, 6, Disp. 3 (Dicembre 1895). Ge- nova, Tip. Ciminago, 1895. Boiero K. — Cysticercus cellulosae rlei muscoli superflciali. — Gazs. Med. di Torino. An. 46. N. 48. Pag. 939-943. Torino 1895. \. Orair r. — Die von Dr. L. Modigliani in Sumatra gesamraelten Landplanarien. — Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova. S. 2, Vol. 14 (34), Pag. 524-525. 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Con fig, " — 36 — b) Tisanuri. i*arona c — Elenco di alcuiie Collembole dell'Argentina. — Annali d. Museo Civico di St. Naturale di Genova. Serie 2, Vol. 14 (3-1), Pag. 696-700. Ge- nova 1895. c) Ortotteri. Uc-iioMiinnB A. — Viaggio di Leonardo Fea in Birmania e rogioni vicine. LXl. Dermapteres. 2." Pt. — Annali d. Museo Civico di St. Naturale di Genova. Serie 2, Vol. 14 (34). Pag. 371-409. Genova 1895. Saussure (De) II. — Vedi M. Z., Anno 7, N. 1, Pag. 2. g) Lepidotteri. Ucncdiceiiti A. — Reclierches histologiques sur le systeme nervGUx central et peripherique du Bombyx mart. — Arch. Jtal. de Biologie. Tome 24, Fasc. 1, Pag. 1-11. Turin IS'^S. Con tav. lEi'ocailoIlo A. — Del sesso nei doppioni [di Bo^nbyx mori']. — Boll, mensile di Bachicoltura. Serie 3, Annata 1, N. 8. Padova 1895. Luciani L. e Tarulli L. — II peso dei bozzoli del bombice del gelso dall' inizio della loro tessitura alia nascita delle farfalle. — Vedi M. Z., Anno 6, N. 11, Pag. 231, e Anno 1, N. 1, Pag. 2. Qutijat E. — Nuraero vario dei tubi ovarici [nel Bombyx mori\ — Boll, mensile di Bachicoltura. Serie 3, Annata 1, N. 9, Pag. 136. Padova 1895. Verson E. e iirisM«»n E. — Developpement post-erabryonnaire des organes sexuels accessoires chez le male du B. mori. — Arch. Ital. de Biologie. Tome 24, Fasc. 1, Pag. 135-138. Turin 1895. h) Imenotteri. De Slcfani T. — Catalogo degli imenotteri di Sicilia. — II Naturalisia Siciliano. Anno 14, N. 9, Pag. 169-182 e N. 10-11-12, Pag. 224-235. Palermo 1895. Emery C , Grilxxlo «i. c BiricoliMaunier. — Rassegna degli imenotteri rsccoiti nel Mozambico dal cav. Fornasini, esistenti nel Museo Zoologico della R. Uni- versita di Bologna. — Memorie d. R. Accademia d. Sc. d. 1st. di Bologna. Serie 5, Tomo 4, Fasc. 1, Pag. 111-156. Emery C. — Viaggio di Leonardo Fea in Birmania e regioni vicine. LXIIl. For- miclie di Birmania, del Tena.^serim e dei Monti Carin. Parte 11. - Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 14 (34). Genova 1895. Emery C — Studii suUe formiche della fauna neotropica. — Bull. d. Soc. En~ tomologica Ital., Anno 26, Pag. 137-241. Firenze 1894, Con tav. Emery C. — Vedi M. Z., Anno 7, N. 1, Pag. 2. (;rii>oiio G. — Nuovi generi e nuove specie di Imenotteri antofili ed osservazioni sopra alcune specie gia conosciute. — Bull. d. Soc. Entomol. Ital , Anno 2Q. Pag. 76-136 e Pag. 262-314. Firenze 1894. Magretti P. — Vedi M. Z., Anno 7, N. 1, Pag. 2. Vnciiul J. — Viaggio di Leonardo Fea in Birmania e regioni vicine. LXII. Nou- velles especes d'Hymenopteres des genres Ilalictus, Prosopis, Allodape et Nomioides rappoi'toes par M.r Fea de la Birmanie. — Annali d. Museo Ci- vico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 14 (34;, Pag. 428-449. Genova 1893. i) Coleotteri. lieitoiiiti .s. — Contribuzione alia fauna trentina dei Coleotteri. — Bull. d. Soc. Entomol. Ital., Anno ~6. Pag. 356-388. Firenze 1895 (Continuazione, con- tinua). Brenske E. — Vedi 'M. Z., Anno 7, iV. 1, Pog. 2. Canilcxc. 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Museo Civico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 14 (35-), Pag. 673-682. Genova 1895. Keri-ciiiiiiis cii. — Enumeration des Buprestides recueillis par Mr. le Dr. E. Modigliani a Sumatra dans la region du lac Toba. — Annali d. Museo Ci- vico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. li (34), Pagr. 526-541. Genova 1895. Vic M. — Nouvelles especes d'Anthicides appartenant au Musee Civique de Genes. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 14 (34), Pag. 582- 587. Genova 1895. Pic m. — Anthicus nouveaux du Musee Civique de Genes. — Annali d. Museo Cicico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 14 (34), Pag. 784-786. Genova 1895. Pic M. — Vedi M. Z , Anno 1, N. 1, Pag. 2. Prochuzliu J. — Dasytiscus Ragusae Proch., n. sp. — II Naturalista Siciliano. Anno 14, N, 8, Pag. 139. Palermo 1595. Rpgimbart M. — Vedi M. Z., Anno 7, N. 1, Pag. 2. (Sclimitit J. — Ueber eiuige Histeridae von Dr. E. Modigliani auf der Insel En- gano gesammelt. — Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 14 (31), Pag. 512-545. Genova 1895. Scana .%. — Viaggio di Lamberto Loria nella Papuasia orientale. XIV. Brentidi. — Annali del Museo Civico di St. Natur. di Genova. Serie 2, Vol. 14 (34), Pag. 554-564. Genova 1895. k) Rincoti. Itei-lcsc .4. — Material! per un catalogo dei Mallofagi e Pediculini Italiani. — Bull. d. Soc. Entomol. Ital, Anno 26, Pag. 51-65. Firenze 1894. - 38 - Uc-Ciirliiii .%. — Riiicoti di Nkole (Afi'lca ceiitrale). — Bull. d. Soc. Entomologica Itul., Anno 26, Pag. i.~0-272. Fire^ize 1895. liel-Uucri'iu c;. — Osservazioni a due recenti studii sulle Cocciniglie. — Bull. d. Soc. Entomol. Ital., Anno 27, I'ag. 113-ll(i. Fireme 1895. niontandou A. t.. — Viaggio di Leonardo Fea in Biraiania e regioni vicine. LVIII. Hemipteres de la s. fain, des Plataspidinae recoltus par Mr. L. Fea en Bir- luanie et regions voisines. — Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. U (34), Pag. 119-144. Genova 1895. Montandon A. L. — Vedi M. Z., Anno 7, N. 1, Pag. 2. iMontuniioii .%. I.. — Nouvelies especes du genre Cop G. V. — Delia natura e cagioue oude muove il color cangiante negli oc- chi delle Tabanidae e dei mezzi refrattivi clie in loro si trovano. — Mem. d. R. Accademia d. Sc. d. Istiluto di Bologna. Serie 5, Tomo 3, Pag. 619-626. (Con tav.). Coi-ti E. — Aggiunte alia Fauna ditterologica della provincia di Pavia. — Bull, d. Soc. Entomol. Ital., Anno 26, Pag. 389-395. Fireme 1895. Corti E. — Vedi M. Z , Anno 7, N. 1, Pag. 2. Ficallii E. — Ilevisione delle specie europee della faraiglia delle Zanzare {Genera Culex, Anopheles, A'Jdes). — Bull. d. Soc. Entomologica Italiana, Anno 26, Pag. 66-76 e Pag. 315-320, e Anno 27, Pag. 29-38. (Continua). XIV. MoUuschi. 1. Parte generale. nc-Circgorio .%. — Terza nota su talune conchiglie raediterranee viventi e fossil!. II Naturalista Siciliano. Anno 14, N. 10-11-12, Pag 236-243. Palermo 1895. D;:-urogoi-io .%. — Appunti su talune conchiglie estramarine di Sicilia viventi e fossili con la spiegazione della tavola dell'opera di Benoit. — II Naturalista Siciliano. Anno 14, N. 10-11-12, Pag. 183-212. Palermo 1895. Martens E. — Vedi M. Z., Anno 7, N. 1, Pag. 2. 3. Lamellibranchi. Do-Crosorio A. — Intorno un grande esemplare di Tridacna gigas Lamk. — II Naturalista Siciliano. Anno 14, N. 10-11-12, Pag. 250-251. Palermo 1895. 5. Gasteropodi. Trinchesu .*<. — Nuove osservazioni sulla Placida viridis. — Mem. d. R. Accad. d. Sc. d. Istit. di Bologna. Serie 5, Tomo 3, Pag. 539-547 {Con tav). - 39 - SUNTI E RIVISTE Giglio Tos E. — Un nuovo genere di Tabanidi. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp. della R. Universitd di Torino. N. 224. Torino, Gennaio 1896. Trattasi di un tabanide raccolto nel Darien dal Dott. Festa. — L'autore dice che gli individui da lui avuti sono di sesso femminile. Essi obbligano a istituire un genere e una specie nuova per la forma delle antenne. 11 genere, che I'autore dichiara vicino ai gen. Dicrania e Pangonia, vien da lui denominsito Pityocera, e cosi caratterizzato; « Pangoniae Latr. seu Dicraniae Macq. affinis; caput thoraci aeque latum; facie valJe porrecta; proboscide exserta; antennis articulis 9 conipo- sitis: 1 et 2 simplicibus, 3-8 brevibus, apice longa bifurcatis, 9 simplice, subulato; oculis pubescentibus; ocellis tribus, distinctis; abdomen ovatum; pedes graciles, tibiis posticis bicalcaratis ; alae abdomen superantes ; cellula prima postica clausa, longe pedunculata ; ramo antico furcae cubitalis appendiculato. » La nuova specie e chiamata Pityocera Festae. La importanza di questa forma di Dittero e data dalla struttura delle sue an- tenne. La sua scoperta cade a proposito ora die un lavoro di "W a n d o 11 e c k (1895) richiama in campo la tanto discussa quistione sulla struttura delle antenne dei Ditteri. 11 suddetto Autore, con giuste ragioni e con convincenti figure, sostiene e conferma la opinione del Walker, contraria a quella della maggioranza dei Ditterologi, che i segmenti, in cui pare deciso il terzo articolo antennale di moiti Ditteri hrachiceri, non siano anelli o divisioni di un solo articolo, ma altrettanti veri articoli fra di loro equipollenti ed omologhi. Nei tabanidi il cosidetto flagello 0 terzo articolo delle antenne viene considerato come un articolo solo e non formato di articoli omologhi, e per cio i tabanidi vengono ascritti ai Ditteri brachiceri. Ora nella Pityocera non v'e dubbio che gli anelli del flagello sono veri articoli anten- nari omologhi fra di loro, salvo 1' ultimo. Per il che il numero degli articoli delle antenne di questo tabanide non e di 3, ma di 9, cioe piu di 6, come appunto si da per carattere ai Ditteri nemoceri. Cio non vuol dire che i tabanidi siano nema- toceri, per la loro struttura in genere. Ma I'esempio presente puo aggiungersi alle prove esposte dal W a n d o 11 e c k per dimostrare come il carattere della struttura delle antenne possa dar luogo, pure da solo, nella classificazione dei Ditteri, a conclusioni erronee. FiCALBl. - 40 — Di alcuni recenti lavori sui rapporti della struttura con la funzione delle cellule nervose. 1. Magini G. — L'orientazione dei nucleoli delle cellule nervose motrici nel lobo elettrico della Torpedine, alio state di riposo e alio stato di eccitazione. — Comunicazione fatta al Congresso medico internazionale di Roma. Mano' Aprile 1894. 2. Valenza G. — I cambiamentl microscopici delle cellule nervose nella lore atti- vita funzionale e sotto I'azione di agenti stimolanti e distruttori (Ricerche sperimentali e microscopiche). — Rendiconlo delV Accademia delle Scieme fisiche e matemaliche. Serie 3, Vol. 1 {Anno 34), Fasc. 12. Napoli 1895. 3. Lugaro E. — Sulle modificazioni delle cellule nervosa nei diversi stati funzio- nali (con 9 fig,). — Lo Sperimentale (Sezione biologica), Anno 49, Fasc. 2. Firense 1895. 4. Lugaro E. — Sul valore rispetlivo della parte cromatica e della acromatica nel citoplasma delle cellule nervose (con 10 fig.). -■- Rivisia di patologia nervosa e mentale. Vol. 1, Fasc. 1. Firenze 1896. 5. Lugaro E. — Sulle connessioni tra gli elementi nervosi della corteccia cerebel- lare (con 2 tav.), — Rivisia sperimentale di Freniatria e Medicina legale. Vol. 20, Fasc. 3-4. Reggio Emilia 1894. 6. Monti A. — Sulla anatomia patologica degli elementi nervosi nei processi da embolisrao cerebrale (con 3 fig.). — Bollettino della Societd medico-chirurgica di Pavia. Marzo 1895. 7. Monti A. — Sulle alterazioni del sisteraa nervoso nelT inanizioue (eon 5 fig.). — La Riforma Medica, N. 181-182. Agosto 1895. Di recente soao stati pubblicati in Italia varii lavori, nei quali la struttura delle cellule nervose e stata messa in rapporto col loro valor funzionale. Di tali studii diarno qui un breve riassunto. iiingini (1) studiando per mezzo della dilacerazione e su tagli coloriti in vario modo il lobo elettrico della torpcdine ha potuto notare degli spostamenti del nu- cleolo, i quali ripetendosi sempre in una stessa maniora sono stati da lui inessi in rapporto coi diversi stati funzionali della cellula nervosa. Le conclusioni alle quali e giuuto per questa via sono le seguenti : 1. Le grandi cellule nervose motrici del lobo elettrico della torpedine adulta vivisezionata presentano tutte senza eccezione il loro nucleo eccentrico ed orien- tato verso il prclungamento nervoso respettivo, cioe a dire livolto verso i nervi elettrici. II nucleolo e talmente spostato dalla sua posizione centrale di riposo, che si trova sempre in contatto con la superficie interna della membrana del nu- cleo, la quale per tal fatto si trova soveute parzialinente sollevata. 2. Le grandi cellule nervose motrici del lobo elettrico della torpedine adulta, non vivisezionata, ma lasciata morire tranquillamente fuori dell'acqua, presentano il loro nucleolo al centro del nucleo o in posizione eccentrica svariatissima, mai - 41 - pero accentuata in maniera, da toccare la membrana del nucleo; esso non e piu orientato verso i nervi elettrici, sibbene rivolto nelle piu diverse direzioni. In altri termini i rari nucleoli eccentrici lianno una posizione disordinata, mentre che la gran rnaggioranza dei medesimi risiede nel centro nucleare. 3. Le cellule nervose motrici corrispondenti del lobo elettrico delle torpedini vivisezionate o no, giovanissime, lungiie 7 cent., non ancora provvedute di prismi maturi per dare luogo a delle scariche elettriche, ma semplicemente costituite nel loro organo falcato da delle fibre muscolari, che precedono I'organizzazione raor- fologicamentee fisiologicamente differenziata delle piastrine elettriche, hanno il loro nucleolo costantemente al centro del grosso nucleo sferico, il quale e privo di membrana e assai povero di sostanza croraatica; solo i nuclei, che hanno due nu- cleoli fanno eccezione alia regola della posizione centrale del nucleolo. Per tutti questi fatti il Magini ha emessa I'ipotesi che lo spostamento del nucleolo delle grandi cellule nervose motrici sia un fatto funzionale, legato cioj all'attivita eccitatrice di queste cellule. Vulcnzu (2) ha pure studiato le cellule nervose del lobo elettrico della tor- pedine, con metodi diversi da quelli usati dal Magini. Egli ha sperimentato, direttamente sui lobi elettrici della Torpedo marmorata e della Torpedo ocellata, la corrente elettrica e il calore. Riporteremo integralmente le sue conclusion!, fa- cendo osservare che solo in parte riguardano rargomento, di cui ci occupiamo, rispetto al quale esse non concordano con quelle di Magini. Valenza ha osservato che: 1." Comunque stimolate, comunque irritate le cellule nervose non hanno presentato fenomeni di cariocinesi ne tipica, ne atipica. E neppure cariocinesi si e osservata nei giovani elementi nervosi del midollo della coda rigenerata dei tri- toni, mentre si osserva negli elementi delTepitelio ependimalo, soprattutto verso I'estreniita distale del midollo rigenerantesi. 2." Nelle cellule del lobo elettrico e facile produrre sperimentaimente con protratta e forte stimolazione faradica notevoli alterazioni del nucleo, la cui cro- matina, mentre nelle cellule piu vicine agli elettrodi eccitanti assume la configu- razione di una ipercromatosi delC interna nucleare, nelle piu lontane invece acquista quella di un' ipercromatosi parietale. La prima e accompagnata (ia.ra(jgrin- samento del nucleo, la seconda da rigon/iamento dello stesso. Tra la prima e la seconda forma esiste una serie di gradazioni intermedie, nelle quali la cromatina subisce spesso una vera cromatolisi. 3.° Per causticazione del lobo elettrico, protratta per pochi second! o ripetuta, in una zona di cellule circostanti al sito della lesione si producono ordinariamente ancora piu notevoli alterazioni cromatiniche, le quali si presentano sotto I'aspetto di ipercromatosi totale e di cariorrexi. 4." Le alterazioni che si svolgono nel nucleo in seguito a questi process! alteranti possono talora mentire le forme di monastro e di diastro, descritte dagli Autori. Si avvera inoltre ordinariamente fusione di due o piu cellule, vicine o lon- tane al punto causticato od eccitato, le quali spesso non lasciano scorgere nes- suna traccia del sito di loro unione, tanto da parere in alcuni casi che si abbia da fare meno con elementi fusi, die con elementi dipendenti I'uno dairaltro. 5.» La rigenerazione del midollo spinale caudale nel tritone non la si deve intendere con Tassenza delle cause meccaniche ostacolanti la formazione degli elementi nervosi (tubo cartilagineo ristretto.ecc), ma in cambio bisogna ritenerla quale conseguenza del rigoglio del potere rigenerativo in questo animale, nel quale e facile vedere la riproduzione di un intero arto gia amputato. 6." Nel midollo caudale rigenerato del tritone si riscontrano neuroblast!, ai quali oltre che alia cariocinesi ependinale deve attribuirsi la massima impor- - 4: tanza per intorpretare la rigenerazione del midollo spinale nella coda del detto animale. L'A. vi ha inoltre piu volte osservata la presenza delle cosi dette cel- lule colossali dorsali di Owsjannikow, Stilling, Reissner, etc. il cui significato ci e ancora sconosciuto. 7." Le cellule germinative e le cellule epiteliali non sono due specie di ele- menti, come dopo His quasi generalmente e stato ammesso; invece esse si colle- gano le une alle altre, rappresentando le prime una fase di moltiplicazione delle seconde. 8." La maggior attivita funzionale delle cellule nervose in seguito a stimolo elettrico di media forza non si accompagna ad identiche alterazioni raorfologiche per tutte le cellule: invece queste reagiscono differentemente a seconda della loro distanza dal punto di applicazione dogli elettrodi e forse anche a seconda della loro eta, del loro grado evolutivo, della loro energia e della loro funzione. 9." Contrarlamente a quanto affermano alcuni recenti ricercatori, I'A. ha in- vece notato nel ricco materiale avuto a sua disposizione che non solo le torpedini giovani danno scariche elettriche, ma perfino gli embrioni a corapleto sviiuppo, quando ancora sono nel sacco uterino. 10." Nelle cellule del lobo elettrico di torpedini vivisezionate durante le sca- riche, o stricnizzatf o elettrizzate con corrente fai-adica, non e niai riuscito all'A. di osservare spostamenti o contrazioni del cariopiasma, ne le peculiari semilune 0 vani meniscoidi del Bellonci e del Magini. In tali cellule il cariopiasma occupa tutto lo spazio limitato dal contorno nucleai'e. Ne ha veduto TA. il nucleolo costantemente eccentrico ed orientate verso il prolungamento nervoso respettivo. Invece il nucleolo puo occupare il centro del nucleo o posizioni svariatissime senza legge alcuna. Lii^aro (3) ha studiate le modificazioni delle cellule nervose nei diversi stati funzionali per mezzo di esperienze sui gangli del simpatico. Ha paragonato un ganglio in istato di attivita pressoche normale (tolto dall'animale vivente) con uno in condizioni di riposo (tolto cinque ore dopo la morte deilo stesso animale, determinata rapidarnente col cloroformio). Ha confrontato gangli in istato normale con gangli sottoposti all'azione indiretta della corrente faradica. Ha osservato lo stato di un ganglio eccitato per 7 ore in confronto di quello di un ganglio corri- spondente tolto dal cadavere 12 ore dopo la morte. Infine per mezzo della corrente elettrica ha ricercata la reazione della cellula in rapporto colla intensita degli sti- moli. Da tutto cio ha concluso che : 1." L'attivita della cellula nervosa e accompagnata da uno stato di turgore nel protoplasma del corpo cellulare; 2." La fatica induce una progressiva diminuzione nella grandezza del corpo cellulare; 3." Nei gradi moderati di attivita, mentre il protoplasma del corpo cellulare si inturgidisce, il nucleo non subisce modificazioni di volume; 4.° Quando l'attivita e continua e a lungo protratta, il nucleo subisce modi- ficazioni analoghe a quelle del corpo cellulare, ma meno intense e piu tardive; 5." La quantita della sostanza cromatica nel corpo cellulare varia soprattutto come carattere individuale in rapporto alia grandezza. Nondimeno e probabile che le prime fasi dell'attivita ne determinino un lieve aumento, le ulterior! fasi ac- compagnate da fatica una diminuzione e una distribuzione piu diffusa; 6.° L'attivita delle cellule determina nei nucleoli un aumento di volume, che cede lentamente all'azione riducente della fatica. - 43 - ■.iigtiro (4), considerando che i varii stati funzionali della cellula nervosa sono stati messi in rapporto con diverse modal ita strutturali della cellula stessa e che queste riflettono, secondo alcuni, il modo di comportarsi dalla parte cromatica, ha fatte delle ricerche in proposito. Per queste sue osservazioni personal! I'A. e in- dotto ad ammettere che nella parte acromatica del citoplasma sia d;i riconoscersi una tessitura protoplasmatica; per cui la conduzione nervosa avverrehbe in essa e non nella parte cromatica. Quest'ultima occuperebbe passivamente gli interstizi lasciati dalla tessitura acromatica. In altri termini la parte acromatica e costituita dalla niassa fllare nel senso di Flemming, la parte cromatica rappresenta una massa interfilare. Con altre sue ricerche, l.ugnro (5) si e occupato della questione tanto di- battuta delle connessioni tra gti element! nervosi. Ha studiato con i varii process! di Golg! la struttura della corteccia cerebellare ne! mammiferi, negli uccelli e in qualche pesce. Non potendo in questa breve rivista prendere in esame tutte le particolarita istologiche rilevate dall'Autore nel suo esteso lavoro, mi limitero ad accennare soltanto a qualche considerazione d' indole generale. Stando a! fatti osservati, Lu ga ro ritiene che mentre Tipotesi della generalita dei rapport! tra estremita nervose e superflci d! corp! cellular! e di prolungament! protoplasmatic! risulta non applicabile a tutti ! casi, appare giustificata 1' ipotes! della esistenza di un doppio ordine di rapporti fra gl! element! nervosi, e cioe: l." tra ra- mificazion! nervose e superflci cellular! (comprese quelle dei prolungamenti pro- toplasmatic!); 2." tra ramiflcazioni di fibre e prolungamenti nervosi. Quest! due ordini di rapporti non si riscontrerebbero necessariamente in tutti gli element!, ma potrebbero avers! isolatamente in un senso e nell'altro, o coordinati assierae in varie forme e gradazioni, con prepouderanza or dell'uno or dell'altro modo di connessione. In rapporto a questo ipotetico doppio ordine di connessioni anche le estremita periferiche dei nerv! sarebbero di doppio ordine; le une costituite da un corpo cel- lulare, da cui procederebbe una fibra centripeta, le altre da una flbra terminante con ramiflcazioni libere. Considerata la genes! dei granuli del cervelletto, fornit! di prolungamento a T e messa in raff'ronto con la struttura dei gangl! spinali, si viene ad avere uno dei piu forti argomenti conti-o la ipotesi della conducibilita puramente cellulifuga del prolungamento nervoso ed a favore di quella, per cui questo deve anche con- siderars! come capace di preseutare nelle diverse sue parti varia conducibilita. I prolungament! protoplasmatic! possono essere apparati di recezione, ma non lo sono in ogni caso, perche il loro rapporto con terminazion! nervose non e ge- nerale: per tutti pero si puo ammettere una funzione nervosa analoga a quella del corpo della cellula. Poiche in qualche caso i prolungamenti protoplasmatic! non sono apparecchi di ricezione, e necessario che la loro esistenza e i loi'O ca- ratter! sieno determinati da altre necessita adattative e tutto induce a far am- mettere che lo siano dalla funzione nutritiva. Monti (6) ha Toluto recentemente in via sperimentale far nuove indagini sul signiflcato flsiologico dei prolungamenti protoplasmatic!, intorno al quale sono, come e noto, molto divise le opinion! degl! Autori. Se davvero, ha pensato il Monti, i prolungamenti protoplasmatic!, come vogliono alcuni, hanno intimi rap- porti coi vasi, onde apportano alia cellula 1 succhi necessari! alia sua esistenza, e logico supporre come in seguito ad una occlusione di vasi debbano appunto de- generare pei prim! i prolungamenti protoplasmatic!. Se invece, secondo opinano altri, i prolungamenti protoplasmatic! e i prolungamenti nervosi sono della stessa — 44 — natura e servono egualmente a condurre la corrente nervosa, e eviJente che in seguito ad occlusioni vasali si dovranno alterare gii uni e gli altri nello stesso tempo e nella stessa misura. Con questo concetto I'A , iniettando nella carotide interna di cani e di conigli polveri diverse, sospese in un liquido antisettico, ha provocate degli emboli cerebrali, e dallo studio istologico delle alterazioni prodotte in questa nianiera negli elementi norvosi, ha ricavate le seguenti conclusioni: 1." Nei cani e nei conigli, che hanno sopravvissuto cinque ore alia produ- zlone deU'emboIo cerebrate, si osservano gia caratteristic!ie alterazioni morfologiche degli elementi nervosi. 2.° Le alterazioni morfologiche consecutive aU'embolismo si manifestano in- nanzi tutto nei prolungamenti protoplasmatici delle cellule uervose e neile cellule di nevroglia. 3." L'alterazione riscontrata e un procosso di degenerazione, che si puo de- signare col nome di airofla varicosa e che comincia a!le piu lontane estremita dei prolungamenti protoplasmatici per avanzarsi gradatamente verso il corpo celluiare. II prolungamento nervoso incomincia a degenerare solo dopoche il corpo celluiare e stato profondamente alterato. 4 " Quando si abbiano minimi emboli capillari si vedono degenerare solo quel prolungamenti protoplasmatici, che si dirigono verso i vasi alterati, mentre tutti gli altri rimangono illesi, ed intatto rimane il corpo celluiare. 5." II falto delle lesioni dei prolungamenti protoplasmatici in seguito ad oc- clusione meccanica dei vasi sanguigni, senza I'accompagnamento di processi di altra natura, fornisce un dato per interpretare talune alterazioni del sistema ner- voso centrale, che vennero fin qui descritte in diversi processi patologici. Infatti in base a questi dati e molto logico supporre che talune delle alterazioni descritte dal Golgi nella corea gesticolatoria (e dal Ceni nelle degenerazioni spinali e ce- rebrali) rappresentino un processo di alterata nutrizione della cellula. E noto in- fatti come i Patologi inglesi ammettano nn rapporto tra la corea e le malattie dell'apparato circolatorio. 6." II fatto accertato della degenerazione dei prolungamenti protoplasmatici, che puo giungere al massimo grado, mentre il prolungamento rimane ancora assolutamente intatto, dimostra come esista una differenza sostanziale tra le due categorie di prolungamenti. 7." II diverse contegno dei prolungamenti protoplasmatici rispetto ai prolun- gamenti nervosi, il fatto dimostrato che la degenerazione dei protoplasmatici pro- cede dalia periferia al centro, dal vaso trombizzato alia cellula, le degenerazioni isolate di singoli prolungamenti protoplasmatici in rapporto con un vasellino al- terato dimostrano che esiste una relazione diretta tra i detti prolungamenti e i vasi: tutto cio fa quindi pensare che i protoplasmatici abbiano il significato fisio- logico di organi nutritori della cellula. Questa infatti degenera completamente col suo prolungamento nervoso solo dopo che degenerarono del tutto i prolungamenti protoplasmatici. nionti (7) ha inoltre studiate le alterazioni di struttura degli organi nervosi centrali di aniroali sottoposti a digiuno. E per le modificazioni istologiche riscon- trate negli elementi nervosi ha potuto confermare i resultati, piu sopra riferiti, che cioe ai prolungamenti protoplasmatici sia risei"bato pi-incipalmente rufllcio di organi di nutrizione, Staderini. 45 - COMUNICAZiONI ORIGiNALI ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZE, DIRETTO DAL PROF. 0. CHURUGI Di una modificazione al metodo '' Unna-Taenzer ,, per la coloraziono delle fibre elastiche NOTA DEL DOTT. I^ERDINANDO LIVINI Ajuto. Ricevuta il di 16 Dlcembre 1895. ifc vietata la riproduzione. Innumerevoli sono i metodi proposti per la colorazione delle fibre elastiche. Ricordo quelli di Her twig coU'acido osmico, di Leo G-erlach col cloruro d' oro, di L u s t g a r t e n (fissazione nel liquido di riemming e colorazione con 1' azzurro-vittoria), di Herxheimer (fondato sulla formazione di una lacca di ematos- silina con un sale ferrico), di G. Martinotti (azione combinata deH'acido cromico con la safranina), di Mibelli (colorazione con safranina , e decolorazione consecutiva per mezzo di acido clo- ridrico), di Burci (colorazione con una soluzione satura alcoolica di auranzia), di C. Martinotti (trattamento degli organi con acido arsenico e poi con nitrato d'argento) Quelle che viene ritenuto il migliore per la facilita e certezza di riuscita h il me- todo U n n a-Taen zer (•'. Eicorderu in clie cosa esso consista: Si preparano le soluzioni segucnti: A) Orceina (Griibler) parti 0,10 Alcoul 950 » 20,00 Acqua stillata » 5,00 B) Acido cloridrico puro parti 0,10 Alcool 95' » 20,00 Acqua stillata » 5,00 Si prendono 4, 5 vetri da orologio, ft in ciasciino si versano 10 goccio df'lla soluzione A; poi si aggii:ii,?ono 5-10-14 18 goccie della soluzione B. — Nella miscela si mettouo 2 s^zioni fissato con alcool assoluto e vi si tpngono 12 ore: si osaminano poi in una goccia di glicerina fi buono quel preparato nel quale le fibre elastiche, di color rosso-bruno, ipiccano sul fondo piu chiaro del preparato. (1) U n n a p. G. — Notiz betreirend die Taenzer'scbe Orceinfarbun^ des elasticben Qewebes. — Monatsbefte f. prakt. Dermatol. Bd. 12, N. 9, pag. 394. Questo metocio da resultati senza dubbio molto soddisfacenti ; deve pero essere osservato che, quando si aggiunge poca soluzione acida, le fibre vengono di colore molto bruno, ma il fondo del pre- parato rimane colorito in rosso : se poi se ne mette di pin, il fondo si colora debolmente, ma anche le fibre vengono poco colorite e, se sono molto sottili, non appariscono. Di recente U n n a fi> ha proposto una modificazione al suo primo metodo coUo scope di difFerenziare la sostanza coUagena dalla elastina. In una vaschetta con la seguente soluzione : Orcelna (Griibler) parti 1 Acido cloridrico id. 1 Alcool assoluto id. 100 (soluzione che deve essere in abbondante quantita) si mettono delle fettine ; si espone poi la vaschetta al calore (non oltre i 30°) per circa 15 raiuuti, finch^ le fette si trovino immerse in una sostanza densa, ma sempre fluida; oppure si lascia dalla mattina alia sera mal coperto il recipiente, in modo da ottenere una lenta evapo- razione dell'alcool. Nell'uno o nell'altro case si sciacquano le sezioni in alcool diluito, poi in acqua, si disidratano, si diafanizzano e si montano. AUora I'elastina e tinta in bruno intense, mentre la so- stanza collagena e in l)runo piu leggiero. Quando si voglia colorata solo I'elastina su fondo chiaro, prima d' imraerger le sezioni nell'acqua, si tengono per alcani second! in alcool acidulate con acido cloridrico. Diro che, tanto adoperando il calore, come ricorrendo ad una imperfetta chiusura della vaschetta per ottenere una lenta evapora- zione dell'alcool, h facilissimo avere una ipercolorazione del fondo e, pur decolorando coU'acido cloridrico, esse rimane assai scuro. Biso- gnava cercare di ottenere le fibre elastiche tinte intensamente in bruno sopra un fondo incoloro. Credo di esser riuscito nell' iniento in modo molto semplice. Tengo pronta la soluzione colorante proposta da U n n a nel suo secondo metodo, cio6: A) Orceina (Griibler) parti 1 Acido cloridrico » 1 Alcool assoluto » 100 e la soluzione acida proposta nel primo metodo JS) Alcool 95» parti 20,00 Acido cloridrico » 0,10 Acqua stillata » 5,00 (1) Unna P. G. — Elastin und Elacin. — Monatsk. f. prakt. Dermat. Bd. 19, lb94, p 397-402, in Zcitschrift f. VVissenschafUicbe M'kroskopie Bd. 12. H. 2. - 47 — In un vetro da orologio mescolo 30 goccie della soluzione A (fxl- trata) e 5-7-10 cm. cubici della soluzione B ; (7 cm. cubic! e la quantita che in genere risponde meglio). In questo liquido immergo le sezioni di organi fissati con alcool assoluto o con sublimato corrosive, e ve le la- scio dalla sera alia mattina, avendo cura di coprire bene il recipiente in modo da avere un minimo di evaporazione; quindi le sciacquo molto accuratamente in alcool ordinario (90°), cambiandolo 3, 4 volte fincli^ quelle non cedono piu colore : il piu non guasta mai (bo provato a lasciarvele fino a 3 giorni). Si disidratano, si diafanizzano con olio di origano e si montano con balsamo. AUora si trovano colorite ancbe le piu sottili fibre elastiche in rosso-bruno quasi nero, mentre il fondo 6 del tutto incoloro o con una velatura rosea a seconda dei vari tessuti. Ho esperimentato sopra un gran numero di organi, sopra organi riccliissimi di fibre elasticbe (pelle, trachea, epiglottide, ecc.) e sopra altri che ne vanno scarsamente provvisti. Posso dire che \k ove le fibre elastiche sono abbondantissime, appariscono bene tanto coi metodi di U n n a , come col metodo da me proposto, ma i preparati ottenuti con quest' ultimo sono assai piu chiari ed eleganti e sono in maggior numero le fibre che si mettono in evidenza; nei casi poi ove le fibre sono scarsissime e sottili, mentre col metodo di U n n a ap- pajono indistinte o non si colorano, si dimostrano invece chiaramente col mio metodo, Dicio ho avuto chiara prova in organi di feto in un pe- riodo nel quale incominciavano a comparire le fibre elastiche le quali, mentre sfuggivano alia nostra attenzione coi metodi di U n n a, si ve- devano distintamente colla modificazione da me rammentata. Debbo aggiungere che quando, per una ragione qualunque, cosl per dimostrazioni scolastiche, si ritenga utile colorare oltrech^ le fibre elastiche anche altri tessuti che fanno parte dell'organo che si studia, pu6 essere fatta seguire al trattaroento coll'orceina la co- lorazione con Ham-Alaun, con ematossilina, con carminio boracico, al- luminoso ecc. Si ottengono in questa maniera, ad esempio, nella pelle, preparazioni assai eleganti. NOTIZIE a — E morto in Modena il 18 del corrente mese il Prof. Eugenic Giovanardi, or- dinario di Anatomia Umana in quella Universita. Concoi-i«i. — Fra i vari concorsi indetti dal R Istituto Lombardo di Scienze e Lettere in Milano, segnaliarao i seguenti: I. « Ricerclie anatonao-comparative salla minuta inneryazione degli organi tro- flci nei crauioti inferiori. » •IS — Sca'Ienza 30 Aprile 1897, ore 15. Preniio L. 2500 e una medaglia d'oro del valore di L. oOO. II. c< lUustrara con nuove ricerclie ed esperlenze proprie un punto della fisiologia del sistema nervoso. » Scadenza 30 Aprile 1896, ore 15. Preniio L. 2000. III. « Dimostrare quale e quanta parte abbia il gran simpatico, o sistema ner- voso gangliare, nelle diverse funzioni deiruraano organismo. » Scadenza 30 Aprile 1897, ore 15. Premio L. 2000. IV. « Illustrare un punto di fisiologia o di anatomia macro- o microscopica deU'encefalo umano. » Scadenza 3J Aprile 1898, ore 15. Premio L. 2000. Rimandiamo per maggiori .=;chiarinienti al 1." Fasc, anno corrente, dei Rendi- conti del It. Istituto Lombardo di Sc. e Letterc, e alia Segreteria dell'Istituto in Milano, Palazzo Brera. Cosiiio Cherublni, Ammisistratobe-responsabile. Milano - Via S. ,im r^ mtiis Vittorc, N. 47 - Milano L.MCA F.\BBR1C.\ NAZIONALK DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Re^no MICROSrOPIO GHA^DE POELLO coil creiiiagiiera, apparato Abbe, diaframinaad ii'ide, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco, uno ad immersione omogenoa,2oculari ; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 [ingrandimenti fino a 1000 diamctri) Nimo!]l]iettt7o'/.;'Seiiiiai]ocraiiiatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccoraandato per la grande potenza e per la sua durata (Vedi Zeitsch- rifC fur Wissenschaft. Microscopic del 12 Set- tembre 1694 Band. XI. Heft 2) Xj. t»0<> coi due ocuiari compeusatori 4 e 8. C.%T.4LOGO GEXEniI.E GK.ITIS a semplice richiesta Pagamenti ratcali mcnsilipei Sigj'' U/ficiall sanitari comunaU. Firenze, Tip, Cenniniaua, 1895. '^ C/^'^\A^^ / ore M\m M\m (Pubblicazioni Italians di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI Prof, di An itoniia umana iiel R. Istitutodit5tuiii Super, lu Kirenze UEficio di Direzione ed A.mministrazione : Isiitiito Anatomico, Firenje 12 numeri alTanno — Abbuonamento annuo L. 10. EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia comj). e Zo.)logfia nella R, University di Messina VII. Anno .Firenze, Marzo 1896. N 3. Delle Comunicazio7ii OriginalicJie si puhbltcano ncl ^' Monitore Zoologico Italiano ,, e proibita la riproduzione. SOMMARIO : CoMUNiCAZioNi Originali: niilTlni .*., Sulla fine anatomia dei fusi neuro-muscolari del gatto e sul loro signiflcato fisiologico. — Cbim-usi G., Rudimenti di iin nervo intercalate fra racustico-faciale e il glo-sso-faringeo in embiioni di mammifei-o. — D«'-Siiiictis s., Nucleus funiculi teretis e nu- cleo intercalate (Staderini). — Batti-ili F., Sulla trasparenza dei tessuti del- Torganismo rispetto ai raggi di Roentgen. — Livini «'" , Intorno alia strut- tura delia trachea (Continuaj. — ii'Ercltiu F., Contribute alio studio della volta del cei'vello intermedio e della regione parafisaria in embrioni di Pesci e di Mammiferi. {Continua}. — Pag. 49-80. NoTiziE: Pag. SO. COMUNICAZIONI ORIGINALI Sulla fine anatomia dei fusi neuro-inuscolari del gatto e sul loro signiflcato flsiologico •'' PBL DOTT. ANGELO RUFFINI Libero do'ente d' Istologia normale nella R. Uuiversita di Bologna Ricevuta il 10 Marzo 1896. E vietata la riproduzione. Dopo la mia prima nota pubblicata su questo argomento fin dal 1892 (Rendic. d. R. Accad. de Lincei, CI. sc. fis. e nat. Vol. I, Ser. 5', fasc. I) e dopo la mia risposta al Kerschner (Anat. Anzeig N.° 3, 1893) non mi ero piii potato occupare intorno alio studio (1) Comunicazione fatta aH'Accademia Medico Fisica di Firenze nella tornata del 24 Febbraio 1896. 50 — delle terminazioni nervose nei fusi muscolari (che io preferisco cliiamare: neuro-muscolari). Solo nell'anno scorso mi fu possibile poter allestire una completa serie di preparati, dai quali ottenni gl'iii- teressanti risultati cha qui riassumo. In gcnerale nei fusi del gatto esistono tre ben distinte qualita di terminazioni nervose, che possiamo rispettivamente chiamare: Terminazione priraaria, Terminazione secondaria, Terminazione a forma di piastra. Terminazione primaria, — Questa 6 la terminazione che io minu- tamente descrissi e figurai fin dal 1892, — La grossa fibra nervosa che va a formare questa terminazione poco prima di raggiungere il fuso neuro-muscolare quasi sempre si divide in due o piu rami se- condarl, i quali dopo aver oltrepassato I'involucro capsulare del fuso si ridividono in rami terziari, ognuno dei quali accostatosi ad una tra le fibre muscolari striate del Fascetto di Weissmaun vi si termina. Perduta la guaina mielinica ques^e ultime division! della fibra ner- vosa diventano piatte e larghe a guisa di nastro e cosi costituite o si aggirano spiralmente attorno alle fibre muscolari striate, oppure da un lato delle stesse formano una specie di bandelletta longitudinale dalla quale, a distanze variabili, si formono tanti anelli che pren- dono origine e finiscono nella bandelletta medesima. E siccome qaeste due diverse forme di terminazioni possono trovarsi Tuna accanto al- I'altra ncUa medesima fibra, cosi a me parve e pare tuttora giusto dare a questa terminazione il nome di : Terminazione a nastri anu- lo-spirali. Le terminazioni a nastri anulo-spirali alle due estremita della terminazione primaria finiscono con estremi variamente rigonfiati. Terminazione secondaria. Accanto alia terminazione primaria, si trova un'altra terminazione da quella distinta per caratteri morfologici e per individualita di fibra nervosa. Nessuno aveva finora vista una tale terminazione e neppure io la conoscevo prima d'istituire questa nupva serie di ricerche. — Anche la fibra^ nervosa che da questa terminazione si divide in rami secondari, ma generalmente solo dopo esser penetrata nell' interno del fuso. Questi rami secondari si risol- vono ben presto in un gran mimero di varicosita cilindrassiali, riu- nite fra loro da sottilissimi e corti filamenti. Tali varicosita sono di forme diverse: rotonde, elavate, triangolari, a forma di fogliolina ecc. e sono disposte in modo che spesso sembrano dei ramoscelli di fieri; per cui mi sembra opportune chiamare questa terminazione: Terminazione a fiorami. Le espansioni terminali dei cilindrassi di - 5i — queste fibre nervose si fanno anch'esse attorno alle fibre muscolari del fascetto di Weissmaun, ma non sono quasi mai cosi stipate fra loro, come quelle della tenninazione primaria. Terminazione a forma di piastra. La grandezza di queste termi- nazioni e variabilissima: se ne osservano di quelle assai piu piccole delle piastre motrici, di quelle presso a poco eguali e di quelle fi- nalmente assai piu grandi delle medesime; ma in generale prevale quest'ultima forma. A difl^^erenza delle piastre motrici I'espansione ter- minale di queste terminazioni risulta di corti ed estremamente sottili ramoscelli terminali, i quali formano come tante coroncine, pt-r vari- cosita cilindrassiali rotondeggianti e tratterelli sottilissimi succedentisi a vicenda. Tali coroncine, che nell'interno della piastra si anastomiz- zano variamente fra loro, finiscono ad estremo libero con manifesto rigonfiamento tondeggiante verso la periferia della medesima. — Ad ognuna di queste terminazioni va generalmente una sola fibra indivisa. Non in ogni fuso neuro-muscolare del gatto pero io ho riscon- trate tutte le dette terminazioni e contenute nella stessa maniera; per cui, non per comodo di descrizione ne per volonta di schema- tizzare, dobbiamo distinguere tre tipi di fusi: 1° Tipo: Fusi neuro-muscolari a terminazione nervosa complessa. 2° Tipo: Fusi neuro-muscolari a terminazione nervosa intermedia. 3° Tipo: Fusi neuro-muscolari a terminazione nervosa semplice. Nei fusi del 1" tipo si trovano: — Generalmente una sola ter- minazione primaria, — due terminazioni secondarie, — ed un nu- mero rilevante (20 e piu) di terminazioni a forma di piastra. La ter- minazione primaria e le due secondarie si trovano sempre vicinissime fra loro; quelle a forma di piastra sono poste a variabili distanze, parte versjo la regione prossimale e parte verso quella distale del fuso. Nei fusi del 2" Tipo si trovano: — Una terminazione primaria, — una terminazione secondaria — e molte terminazioni a forma di piastra, disposte come in quelli del 1° Tipo. Nei fusi, finalmente del 3° Tipo si osserva: — Una termina- zione primaria — e poche terminazioni a forma di piastra, sempre disposte come negli altri fusi. Da cio emergono due fatti: a) cbe delle tre qualita di terminazioni nervose, la primaria e quelle a forma di piastra si riscontrano costantemente in tutti i tipi di fusi neuro-muscolari; h) che la sola terminazione secondaria e quella che pu6 variare 0 mancare: da ci6 il nome che io voUi dare a questa terminazione. Non tutti e tre i tipi di fusi si ris3ontrano ugualmente frequenti nei muscoli del gatto. Frequentissimi quelli del 1° Tipo, rneno fre- quenti quelli del 3" Tipo, rari quelli del 2" Tipo. Per le c )gnizioni istologiche e sperimentali che oggi possediamo intorno ai fusi neuro-rauscolari, non e piu lecito, a raio credere, mettere in dubbio la loro natura sensitiva; la quale divinata da K e r s c h n e r nel 1888, fa nel 1892 additata da me con positiva analisi istologica e provata finalraente da Sherrington nel 1894 con indiscutibili dati sperimentali. Le due vecchie opinioni di cui I'una considerava i fusi come centri embrionali per lo sviluppo di nuove fibre muscolari e I'altra come un prodotto patologico, al giorno d'oggi non possono ne deb- bono piu avere uhe un valore puramente storico, legato alia evolu- zione dello studio di questi speciali organi nervosi. Sherrington oltre all'averci fornito delle preziose nozioni sulla struttura di questi organi, ebbe anche il merito di aver dimostrato sperimentalmente come le fibre nervose mieliniche degli stessi non patiscano alcun danno dopo la completa distruzione delle radici spi- nali anteriori e venue alia conclusione che le medesime fibre pren- dano loro origine dalle cellule dei gangli delle radici spinali. Se si addizionano ora questi risultati sperimentali con i nuovi risultati anatomici delle presenti mie osservazioni, si vedra chiara- mente su quale base di verita posi il concetto moderno della funzione fisiologrica dei fusi neuro-muscolari. Rudimenti di un nervo intercalato fra racustico-faciale e il glosso-faringeo in embrioni di mammifero. NOTA DEL Prof. GIULIO CHIARUGl. Da osservazioni che ho avuto incidental mente occasione di ese- guire in embrioni di mammifero (cavia) traggo profitto per illustrare alcune connessioni verificate tra la parete encefalica e I'ectoderma nella regione corrispondente alia otocisti. In quel periodo dello sviluppo nel quale la ve- scicola acustica h ancora congiunta all'ectoderma da un peduncolo cavo, muovono dalla parete ence- i3 - falica, e particolarmente dal nevromero corrispon- dente alia otocisti, alcune gemme nervose, le quali, scorrendo lungo la parete dorsale di questa, rag- giungono I'ectoderma ispessito sovrastante al p un- to di dove si distacca il peduncolo della otocnsti. Se termini no anche nella parete dorsale della oto- cisti, e dubbio. — Le ricordate gemme, di breve durata, so no verisimilmente il rudimento di un nervo intercalato fra il VIP-VIIP ed il IX°. Dei fatti teste sommariamente riassunti ho potato prendere cliiara idea in diversi embrioni di cavia della lunghezza massima di mm. 3, 6 circa, sezionati parallelamente alia superfioie dorsale del cervello posteriore. Ecco le particolarita verificate in iino di questi embrioni, Co- minciando il nostro esame dalle sezioni piu ventrali e gradatamente risalendo alle piu dorsali, nulla di particolare si osserva in quelle die comprendono la vescicola acustica nella sua parte centrale; queste sezioni ci sono pero utili per determinare il rapporto della otocisti col 5° nevromero del cervello posteriore, alia cui superficie laterale essa e direttamente applicata. Ma quando arriviamo ad una sezione corrispondente alia volta della vescicola acustica e nella quale com- pare anche il peduncolo cavo di essa, aprentesi alia superficie del corpo, si osservano da ambedue i lati le particolari connessioni che formano appunto I'argomento di questa nota. Esiste da un lato una gemma conica, che muove dalla parete del 5" nevromero nel limite tra i tre quarti anterior! e il quarto posteriore ; detta gemma della lunghezza di /x 25 ha la sua base nella parete encefalica e coU'apice si accosta e, almeno apparentemente, si confonde coUa parete deU'oto- cisti ; peraltro non si puo escludere che non faccia che sfiorarla per continuare verso il peduncolo o verso rectoderina ispessito col quale il peduncolo e connesso. Ha struttura spugnosa ; qualche nucleo di cellula, oltrepassando il limite dei vicini accolti nella parete encefalica, s' impegna nella base della gemma ; un altro nucleo simile sembra che si trovi verso I'apice. La gemma si segue per tre sezioni, nella terza delle quali, la piii dorsale, la otocisti e il suo peduncolo sono gia scomparsi. In questa fetta e nelle due o tre successive piu dorsali, si vedono altre gemme protoplasmatiche consimili che muovono dalla parete encefalica e si seguono fino alia faccia profonda dell'ectoderma ispessito. — Dall'altro lato si ripetono disposizioni analoghe, con leggiere varianti, suUe quali sarebbe superfluo trattenerci. — II rip- - 54 — porto delle gemme nervose col 5" nevromero si costata con sicurezza e con precisione nelle sezioni piu inferiori ; a un livello piu elevato i limiti del nevromero vanno facendosi via via piu indistiuti e quindi la determinazione di posizione delle gemme nervose rispetto al ne- vromero non riesce sicura ; ritengo per6 die alcune delle gemme piu alte nascano pin indietro delle precedenti e spettino quindi al seg- mento susseguente all'otocisti. Resultati concordanti con quelli ora esposti ricavai dallo studio di altri embrioni simili, — In periodi di piu avanzato sviluppo, non son riuscito finora a trovar traccia delle descritte connessioni. Non mi risulta che altri abbia osservato nei mammiferi o in altri vertebrati superiori le disposizioni da me brevemente illustrate. Trovo solo una concordanza molto notevole fra esse ed alcuni fatti verificati da Hoffmann in embrioni di Acanihias '". Questo autore parla infatti di una gemmazione che si forma dal canale midoUare fra il n. faciale ed il glosso faringeo e si estende in modo da raggiun- gere quella invaginazione epidermica dalla quale si forma I'abbozzo della vescicola auditiva. In embrioni di poco piu svilnppati tale formazione e gia scomparsa. Ritiene Hoffmann che essa rappre- seiiti la traccia di un nervo cefalico segmentale, rudimentale, de- stinato ad abortire precocemente. — Oltre a questo breve accenno fornitoci da Hoffmann, debbono esser ricordate le osservazioni di v, Kupffer e di Shipley '2) in giovani Ammoceti di un sot- tile nervo acustico primitivo che raggiunge quel punto della vescicola acustica dal quale si sviluppera il dutto endolinfatico, nervo che non si trasforma nell'acustico, ma precocemente scompare. Firenze, Febbrajo 1896. (1) Hoffmann C. K. — Znr Entwickelungsgeschichte des Selachierkopfes. — Ana- tomisclier Anzetger, IX BJ., N. 21. Jena, 1n94. (2) V. Kupffer C. — Die Entwickelung' von Petromyzon Planeri, — Archiv f. mihr. Analtnie, XXXV Hd. Bonn 1890. V. Kupffer C. — Entwickelungsgeschichte d. Kopfes. — EvQehnisse d. Anatomic u. Ent- wick. 2 Bd: ly92. Wiesbaden 1893. Nucleus funiculi teretis e Nucleo intercalato (Stadeeini). PEL DOTT. SANTE DE SANCTIS Ajuto alia Clinlca psichiatrica della Universitii di Roma Ricevuta il l.» Marzo 189G. E vietata la riproduzione. Non intendo far vane polemiche col dott. S t a d e r i n i, il quale ha di recente risposto con qualclie vivacita (^Moniiore Zooloqico Italiano, fasc. I. 1896, p. 27) ad alcune mie osservazioni critiche riguardanti il suo nucleo intercalato. E Q,\b per due motivi : in primo luogo perche io son convinto che le osservazioni di uno valgano quelle di un altro e quindi le discrepanze in materia di scienza sperimentale non pos- sano venir definite che da osservazioni nuove e, meglio, da osserva- tori nuovi ; in second© luogo, perchfe, il dissenso tra me o lo S t a- derini non e tale, in fondo, da infirmare il valore delle sue o delle mie ricerche. Imperocche, ne lo Staderini coinbatte la de- terminazione morfologica del nucleus funiculi teretis da me fatta in base a indagini numerose su tronchi encefalici di animali (scimmie e cani) e di uomo (neonati e adulti, si normali che patologici) ; nh io ho mai attentate all'esistenza del nuovo nucleo veduto e descritto dallo Staderini nel coniglio — dal momento che le mie ricerche non riguardavano il coniglio, ma altri animali. Per conseguenza, mi limitero qui a riassumere brevemente e sinceramente la storia della questione e i veri termini del dissenso tra le osservazioni mie e quelle di Staderini; il giudizio verra dato da altri e specialmente da quelli anatomici che dovranno stu- diar tronchi di coniglio alio scope di confermare o meno, in tutti i suoi particolari, la scoperta del nucleo intercalato. Spero, cosi, di riuscire il piu che 6 possibile obiettivo e di fare anche cosa utile ai lettori di questo reputato periodico. Innanzi tutto, fa d'uopo che, per sommi capi, io riassuma il contenuto della risposta dello Staderini; eccone le conclusioni principali: 1.' secondo il mio contradittore, io avrei recisamente af- fermato aver lui descritto per nucleo intercalato ne piu ne meno che il nucleus funiculi teretis. 2." Egli ribadisce le gia fatte osservazioni sul nucleo intercalato ; che, cioe, questo non ha esistenza propria che a 56 - livello del nucleo principale dell' ipoglosso : poiche sparito questo, diventa il gia noto nucleo triangolare deiracustico. 3.« Lo »Stade- rini si giustifica del perch^ egli abbia omesso di descrivere il nu- cleo terete : m\ nucleo trascurato da K o c h, M i n g a z z i n i, F o r e 1 , Turner poteva bene essere trascurato anche da me (cosi egli si esprime). 4." Mi rimprovera di averlo accusato di aver confuse un nucleo (1' intercalate) con un fascio di fibre (fascicolo di Schiitz). A tutto cio io replichero indirettamente; vale a dire, analiz- zando il lavoro di Staderini eil mio per cio die puo riferirsi alia morfologia del nucleo intercalate e del nucleo del cordone ro- tondo (n. funic, tereiis). Lo Staderini, studiando il nucleo principale (dl Stilling) dell'ipoglosso nel coniglio e nel cane (llicerche sperimentali sopra rorigine reale del n. ipoglosso noW Intern. Monatsclmf. f. Anat. u. Phjf!. 1895, Bd, XII. H. 4. Estratto) trov6 che in sezioni distali praticate a livello del canal centrale, tra il nucleo del XII" e quelle del X° c' e uno spazio midollare di forma triangolare, cbe cresce di estensione man mano che si avvicina prossimalmente (V. fig. 6 a, Tav. X. Estratto). In questo spazio, a poco a poco, compaiono cel- lule, le quali infine lo invadono tutto : e il grosso nucleo intercalato, che ben si vede alia fig. 7 lettera i Tav. X. In questa figura I'au- tore disegna due piccolissimi ammassi rotondeggianti di cellule di posizione mediale e quasi mediana situati proprio in quel punto dove Kolliker descrisse delle cellule, secondo lui, distinte dal nucleo del cordone rotondo. Questi ammassi di cellule (segnati col la lettera v nella figura) I'autore li chiama col nome di nuclei fasciculi o funiculi tereiis. Pill cranialmente il nucleo intercalato, che aveva una direzione press* a poco trasversale si fa piu oblique. Qaaudo il XIP scompare, il nucleus funiculi tereiis I'autore non lo mette piu (V. fig. 8, Tav. X) : invece 1' intercalato si fa piu che mai cospicuo « e si estende tanto mag- giormente quanto piii si riduce il nucleo del XII" » (pag. 17). Poco al di sopra il nucleo principale del XIP 6 aflFatto scomparso e al suo luogo troviamo la continuazione del nucleo intercalato, die (fig. 9, lettera t, tav. XI) qui ha forma triangolare ed e molto esteso. Or bene « questo grosso nucleo triangolare, di cui e parola e di cui « abbiamo dimostrata la coutiuuita col nostro nucleo intercalato, 6 « precisamente quello che gli autori descrivono sotto il nome di nu- « cleo triangolare deiracustico » (pag. \1). 11 nucleo triangolare al luinto del suo massimo sviluppo risultcrcbbe, adunque, di due am- massi cellulari separati fra loro inferiormente, dei quali uno mediale, in basso, e in continuazione diretta col nucleo intercalate. Questo nucleo (cbe in basso prende origins in mezzo alle fibrae propriae del nucleo di Stilling e si continua in alto nel nucleo triangolare dell'acustico) apparisce iu rapporto, nelle varie sue altezze, con fibre cbe spettano al sistema delle arciformi, al tronco dell'ipo- glosso e a quelle del vago. — « Gli autori non facendo menzione « alcuna del nucleo intercalate, trascurano per lo piii di descrivere • in quale rapporto stiano fra loro i nuclei del vago e dell' ipoglosso. « Solo qualcuno, I'Obersteiner ad esempio, nota cbe nel pavi- € mento del IV° ventricolo lo strato di fibre midollate longitudinal! * cbe separa il nucleo del XII° dalla superficie ventricolare, si ri- € gonfia all' interne ed anco piu aU'esterno a guisa di clava, per cui € fra il nucleo del vago e quelle dell' ipoglosso intercorre una certa « distanza per 1' interposizione e il rigonfiamente di questo strato mi- t dollare » (pag. 25). II Duval, il Henle e il Koch descrivono gruppetti di cellule cbe potrebbero corrispondere, per situaziene, al nucleo intercalate ; ma I'autore dice cbe non lo rappresentano e percio non s'indugia di piu su di esse. Cio ba detto S t a d e r i n i, Ecco era il fedele riassunte delle mie criticbe. Alle pagine 31-32 della mia memoria (Ricercbe anatomicbe sul nucleus funiculi teretis — con due tavole — nella t Rivista sper. di Fren. » Fasc. IV°, 1895) : faccio, a preposite del nucleo inter- calate, alcune osservazieni cbe per essere cbiaramente intese debbe far precedere da un brevissimo prolege. Uno dei due fondamentali risultati di quelle mie ricercbe era questo: cbe il nucleus funiculi te- retis censta di due perzioni; una distale (ben visibile a livelle del nucleo principale del XII") ed una prossiraale (ben visibile a livelle del nucleo triangolare dell' VHP) ; e cbe, mentre si la distale cbe la prossiraale sen ben sviluppate nei trencbi di ueme adulto, la di- stale manca nei trencbi di neonate, di scimmie e di cani. Volendo da questi fatti risalire ad una cenclnsieue importante per la morfolegia cemparata, ie avrei dovuto generalizzare i miei risultati, dicende cbe la porzione distale manca in iuiti gli animali ed e sviluppata sol- tanto nell' uemo adulto. Fui per5 guardingo dalla fallacia legica di generalizzare e mi feci teste una ebieziene in base appunto alle ri- cercbe di Staderini. Ie mi dicevo : badiamo cbe nel coniglio lo Staderini trove il nucleo intercalato gia bene sviluppate distal- mente.,.. : ora, se il nucleo intercalato equivalesse al nucleo terete, - oS - ne verrebbe di conseguenza che la porzione distale del terete esiste- rebbe anche nel coniglio; e cosi la conclusione generale cui vorrei arrivare perderebbe ogni fondamento. lo'mi facevo quest' obiezione perche da alcane mie affermazioni posie in principio della meraoria e che pill sotto rammentero, avrebbe potufco taluno argaire che io credessi alia identita del nucleo intercalato col nucleo terete. Ma ap- punto percio mi affrettavo tosto a ripetere, che, soltanto a livello del nucleo triangolare dell' VIII° mi pareva che Staderini descri- vesse r intercalato pel terete, non gia all' indietro, cioe distalmente. Ma, dunque, il nucleo intercalato, almeno nella sua porzione di- stale, e veramente un nucleo nuovo scoperto dallo Staderini?.... Nella mia memoria io non lo afFermai, ne lo negai : cio oltrepassava i termini delle mie ricerche. Mi limitai soltanto a congetturare quali formazioni potessero corrispondere al nucleo intercalato (porzione distale) di Staderini nelle descrizioni antecedenti degli autori. Imperocche, in anatomia, I'occhio munito dei soliti sussidi di osser- vazione, non pu6 crear delle nuove formazioni, ma solo puo deter- minarle e individualizzarle. Era dunque naturale che il nuovo nucleo dovesse rappresentare una o pin formazioni gia vedute dagli ana- tomici anteriori. « Non saprei davvero decidere con sicurezza (dico t a pag. 32) a quali formazioni nella descrizione degli autori corri- € sponda il nucleo intercalato in tagli a livello della colonna del XIP... t Egli ( lo Staderini) fa intedere che a quel livello il nucleo in- t tercalato possa corrispondere a quel fascetto (a forma di clava) « posto dorsalmente al nucleo del XIL", e contradistinto da 0 b e r- t stein e r colla lettera m, fascetto che nou e poi altro che il dorsale « Ldn g sh iindel di Schiitz; ovvero possa corrispondere ai vari gruppi « cellulari, che, secondo le incomplete osservazioni di vari anatomici • (Duval, Henle, Koch, ecc.) si trovano situati o suUa linea « mediana fra i due nuclei del XIP, o medialmente a questi (gruppi « cellulari di K u 1 1 i k e r). » Lo Staderini, nella sua risposta, si affretta a negare reci- samente che quelle formazioni potessero corrispondere al nucleo in- tercalato e rigetta I'accusa di aver scambiato un nucleo con un fa- scio.;.. ]\[a chi lo avrebbe mai accusato di un errore cosi grossolano? Io, accennando a quelle formazioni sia midollari che nucleari, avevo solo la intenzione di fare orientare il lettore suUa approssimativa ubicazione del nuovo nucleo, offrendogli alcuni punti di ritrovo g\k noti agli anatomici. 11 nucleo intercalato avrebbe dovuto corrispon- dere al fascetto di Schiitz per situazione^ non g'lk per striiUura!.... - 59 - In un altro punto della mia memoria ebbi ad occuparmi del nu- cleo intercalate, cioe a pag. 11-12. Dopo aver dimostrato quanto poche siano le osservazioni sul nucleo terete negli animali, avverto che lo S t a d e r i n i ha parlato di qiiesto nucleo in certe sue ricerche su bulbi di coni.^lio; ma aggiungo che le sue descrizioni sou desti- nate ad ingenerare confusione. Non riferiro qui tutto quanto io scrissi a pag. 12 della mia memoria; riassumero invece le due principal! affermazioni che vi si contengono : 1.° le formazioni descritte nel coniglio (^sezioni distali) da Staderini come nuclei funiculi ieretis non sono, secondo me, che quel gruppi irregolari di cellule, cui io diedi nome di gruppi di Kolliker e non i nuclei del cordone rotondo. 2." la formazioue descritta da lui nelle sezioni piu prossimali, cio6 a livello (io dico) del n. triangolare dell' V1IL°, come nucleo inter- calate, e invece il nucleo del cordone rotondo; ed appoggio questa mia affermazione non gia su osservazioni dirette di bulbi di coni- glio che io non ho fatte, ma suU' osservazione di 2 bulbi di cane, autorizzato a cio da quanto Staderini afFerma ; che, cioe, il nu- cleo intercalate nel cane si comporta in tutta la sua estensione come nel coniglio (pag. 20 dell' Estraito). Delia mia prima osservazione non poteva dolersi molto lo Staderini; poiche, in fin dei conti, la distinzione fatta dal Kolliker tra certi gruppi cellulari (che io chiamai appunto di Kolliker) e nuclei funiculi teretis veniva tra- scurata anche da qualche altro autore. Si ribello pero alia seconda affermazione e con quale argomento lo abbiamo veduto. Qui difatti il dissenso c'^. Egli in tagli (di bulbi di coniglio e cane) praticati a livello degli ultimi resti del nucleo di Stilling da nome di nu- cleo intercalate a un grosse gruppe mediale di cellule che un po' piu prossimalmente non sara, n^ piu \\h meno, che il nucleo triango- lare deirVlIL"; io invece ho riconesciuto che nel bulbe del cane quella formazione non e altro che /« porzione prossimale del nucleo terete. Qui sta la controversia. Lo Staderini poteva ben dire di aver fatte nel cane troppo scarse osservazioni ; ma invece ha preferito difendersi facendo contro di me una ritorsione di argomento che merita di essere riassunta. Egli, in fondo vuol dirmi questo: voi non sapete dir precisamente a cosa corrispenda il nucleo intercalate a livello del nucleo princi- pale del XIL"; d'altronde, sparito il XII.° io non parlo piu di in- tercalate, ma solo di nucleo triangolare : e allora dove se ne va la identity da voi suppesta tra nucleo intercalate e nucleo terete?.... Se sostenete tale identita nelle sezioni piu prossimali, voi, senza ac- - 00 - corgervene, venite a identificare il vostro nucleo col nucleo trian- golare dell' VIII. ", cio die voi stesso negate. Evidentemente qui si tratta di una quistione di parole ; prego il mio egregio coUega di non impiccolire cosi una controversia scientifica: non divertiremmo certo chi ci legge !.... Atteniaraoci ai fatti. E sono i fatti che voglio io qai riepilogare, tali quali li ho esposti nella mia memoria, forte della convinzione che da essi mi fu suggerita. Nelle sezioni di bulbo di cane praticate a livello degli estremi residui del nucleo dell' ipoglosso e precisaraente la dove, secondo Staderini, esso nucleo va scomparendo per lasciar posto al nucleo intercalate che s'ingrossa; in quelle sezioni dove, secondo Sta- derini, il nucleo intercalate comincia ad unirsi al nucleo trian- golare dell'acustico (posto piu lateralmente e piu dorsalmente), col quale, poco piu in su, formera un nucleo solo: qui, a questo Uvello, io ho trovato che la porzione prossimale del nucleus funiculi teretis ha la medesima ubicazione e forma del nucleo intercalate. E in questo punto, che, come scrissi a pag. 23-24 della mia memoria, a mane mano che spariscono le grandi cellule del nucleo del XII.°, io vidi al lore posto ammassarsi le piccole cellule del nucleo terete (porzione prossimale); e cio appunto nella stessa maniera che Io S t ad er ini vide (a questo stesso livello") il sue nucleo intercalate sostituir le scomparso nucleo di S t i 1 1 i n g.... Se io ho visto tutte questo in due bulbi di cane, del pari che I'avevo anche visto in tre bulbi di scimmia, come potevo non dubitare che le Staderini, a quel livello, cen- fondesse il nucleo terete col sue nucleo intercalate? Cera un mezzo per impedirmi di dubitare: che, le Staderini, cioe, nelle rispettive figure disegnasse, o nella spiegazione delle figure stesse neminasse anche il nucleo terete. Cio non voile o non pete fare; anzi, sembro indicare nelle sezioni distali per nucleo terete i gruppi cellulari di Kdlliher.... E come non dubitare allora? Del reste, le Staderini promette delle nueve ricerche: tante meglie. Io non mi auguro altre che arrivare a farmi un esatte con- cetto del sue nucleo intercalate; e mi dichiare pronto a correggere le mia convinzioni, se mi trover6 dinanzi a valide dimestrazioni. - CI Sulla trasparenza del tessuti deU'organismo rispetto ai raggi di Roentgen. EICERCHE SPBRIMENTALI DI FEDERICO BATTELLI (Dottoke in medicina). Ricevuta il di 14 Marzo 1896. E vietata la riproduzione. Al punto a cui sano giunte le esperienze sui raggi di Rontgen mi e sembrato importante per gli studi biologici di determinare con metodo esatto la trasparenza dei varii tessuti deU'orgauismo. Si comprende subito che quando noi conosceremo la misura nella quale i nostri tessuti lasciano passare i raggi X, sara possi- bile far risaltare nella fotografia di Rontgen (almeno per alcuni animal!) certi organi interni. Infatti regolando con esattezza la posa con un tubo di Crookes la cui intensita si mantenga costante, si potra far si che alcune parti piu trasparenti riescano in fotografia piu sfumate e altre leggermente piu opache riescano ben delineate, quan- tunque le una e le altre sieno ricoperte dai tegumenti. Cio 6 riuscito facile, senza bisogno ne di speciali determinazioni, ne di cure speciali, per Tosso che ha un grado di opacita molto su- periore a quelle delle parti moUi ; ma e riuscito molto difficile quando si e trattato di rilevare un organo interno. Cosi quei pochi che hanno potuto, dopo tentativi, rendere visibili nella fotografia anche dei vi- sceri, non vi sono arrivati che in casi speciali; e moltissime prove alia piii parte degli sperimentalori sono fallite. La difficolta della riuscita dipende in gran parte dalla mancanza di dati onde regolare la prova. Quando noi avremo questi dati, uno dei principali ostacoli sara sormontato. Infatti supponiamo di avere un tubo di Crookes pel quale conosciamo il tempo necessario a ot- tenere una determinata impressione fotografica dei soli tegumenti di un dato spessore, e supponiamo che dietro ad essi siano situati due organi, per esempio, il cuore ed i polmoni, i cui gradi di trasparenza ci siano noti. Allora facendo una posa piu lunga o piu breve a se- conda dei relativi valori dei gradi di trasparenza suddetti, noi po- tremo nell' impressione fotografica rendere piu o meno sfuraata l' im- - 62 — niagine dei tegumenti, e dar rilievo dietro ad essa all' immagine di uno 0 di ambedue gli organ i. Non voglio dire con ci6 clie si possa sempre delineare il con- torno di un dato viscere ; perclie questo avvenga fe necessario evi- denteraente clie i visceri vicini abbiano un grado diverso di traspa- renza. Cosi non dovra riuscire troppo difficile avere la fotografia del fegato, giacche questo organo e attorn iato da una parte dai polmoni, e dall'altra dallo stomaco e dalla massa intestinale, visceri che hanno un grado di trasparenza inferiore a quelle del fegato. Ci sara al contrario impossibile, salvo casi speciali, di poter distinguere un'ansa intestinale da un'altra, giacche tutte hanno ad un dipresso lo stesso grado di opacita. Ora alcuni sperimentatori f*' hanno fatto qualche ricerca suUa trasparenza dei vari tessuti dell'organismo, ma adoperando un sem- plice metodo fotografico sono arrivati a dei resultati che non pos- sono essere che lontanamente approssimativi e spesso inesatti. In- fatti in questo metodo si e obbligati a confrontare fra di loi'O varie lastre fotografiche, senza potere utilmente approfittare di un comune campione e quindi parecchie sono le cause che possono far grande- mente variare le condizioni della misura ; e sopratutto a) il diverso potere radiante del tube, che dipende sia dall'intensita della scarica elettrica, sia dallo stato di perfesionamento del tubo stesso ; b) la di- versa impressionabilita delle lastre per quanto ben scelte; c) le con- dizioni diverse degli sviluppi, per quante cautele si possano pren- dere per uniformi operazioni. Ed anche ammesso che queste cause di errore possano ridursi minime, non si potra mai ottenere col semplice metodo fotografico dei confront! tanto approssimati da avere una scala numerica at- tendibile. Si comprende come i signori Imbert e Bertin-Sans adope- rando un semplice metodo fotografico siano soltanto giunti a questo resultato che cioe : tiitti i tessuti^ snlvo Vossco, hanno presso a poco la stessa trasparenza ris petto ai rapr/i X. II metodo fotometrico ''^l invece col quale avevo gia determinato il grado di trasparenza dei mezzi dell'occhio (e che mi aveva gia servito per la massima parte delle mie ricerche quando e comparsa (1) Imbert e Bertin-Sans. — Comp. Henri, dc la Socieie de Biolog-ic. Serie X, T. III. Pdrr. 167. (2) Policlinico. — Aauo II, N. 18, Pag. 351. - 63 — la nota dei signori Imbert e Bertin-Sans) evita tutte queste critiche, e quello che e piu, ci pennette di esprimere in cifre i rap- porti dei gradi di trasparenza dei vari tessuti. Metodo. — Su di ogni lastra fotografica oltre al tessuto veniva coUocata una lamina campione. Le lastre fiirono collocate dinanzi al tubo di Crookes, secondo le norme indicate nella mia memoria sopracitata, e quindi furono sviluppate colle cautele ivi accennate. Le immagini negative venivano confrontate coll'appareccbio fo- tometrico allora descritto ; il quale consisteva essenzialmente in un largo imbuto di zinco, diviso per mezzo di una parete interna, in due corridoi. La bocca piu stretta dell' imbuto era chiusa da una ta- vola su cui erano praticate due finestre coperte con un foglio di carta velina. Dall'altra parte dell' imbuto, rispettivamente di fronte ai due corridoi, erano situate due lampade elettriche, i cui poteri illumi- nanti si conservavano costanti durante tuttal'esperienza. Una lampada era fissa, e I'altra si poteva muovere lungo un regolo graduate. II movimento di quest' ultima veniva regolato in modo che si vedes- sero egualmente illuminate la negativa del tessuto in istudio posto davanti alia prima finestra, e la negativa di un dischetto di magnesio posta davanti all'altra finestra puospiciente la lampada fissa. Cosi coUo stesso discbetto di magnesio si confrontava su di ogni lastra fotografica il tessuto in istudio e la lamina campione. Per tal modo, come gia dimostrai nella memoria citata, le tra- sparense delle parii collocate contemporaneamente sopra il coperchio della scalola durante la posa fotografica erano in ragione inversa dei qua- drati delle distanse a cui nei confronti fotometrici doveva rispettivamente portarsi la lampada illuminante. Come e facile vedere con questo metodo vengono evitati gl'in- convenienti che sopra enumerai per il semplice metodo fotografico, Infatti essendo sempre lo stesso il campione che viene rimpres- sionato su di ogni lastra con ciascun tessuto, il cambiare delle ma- nipolazioni non puo avere alcuna influenza, perchi'i agisce ugualmente sul tessuto e sul campione, Cosi supponiamo che vari o il potere radiante del tubo, o la qualita dello sviluppo per due determinate lastre successive, talche il fondo della prima riesca piu chiaro e quello della seconda piu oscuro. II nostro fotometro tuttavia ci dira sempre che il tessuto spettante alia prima e, ad esempio, due volte piu tra- sparente del campione, e con pari esattezza ci dira che il tessuto spettante alia seconda ha, per esempio, la stessa trasparenza del CA — campione. Kisultera senz'altro cLe il primo tessuto e esattamente due volte piu trasparente del secondo. Per poter fare determinazioni esatte non adoperai invero sempre lo stesso campione di magnesio. Con questo si fecero le misure per la massiraa parte dei tessuti di piccola densita; ma per Tosso, pel corno ecc, presi come campione una lastrina di vetro, e per i liquidi scelsi I'acqua. Feci poi replicati confront! tra la trasparenza della lastrina di vetro e quella del dischetto di magnesio ; e cosi pure confrontai il magnesio all'acqua coUocando sul coperchio d'una medesima scatola il dischetto metalllco, e uno strato d'acqua di 4 mm. (uguale alio spessore dato ai tessuti), per mezzo di una vaschetta costruita con orli di cera sul coperchio stesso. Avevo cosi i dati per confrontare i gradi di trasparenza dei vari tessuti ad un solo campione. Per tale ritenni i'acqua — come gia avevo fatto per i mezzi dell'occhio ; sia perche essa e un liquido ben definite e facile ad aversi puro, sia perche la sua trasparenza ai raggi X e vicina a quella della massima parte dei tessuti animali. Per dare un'idea del procedimento e del calcolo relative, riferiro per disteso i resultati di una delle determinazioni relative, per es., alia pelle. Dischetto Pellb jjj xiaguesio Dist. della lampada mobile dalla rlspettiva finestra . 142 cm 151 cm Quadrato di tale distanza 20164 22801 Trasparenza dello strato di pelle rispetto al dischetto di magne- 22801 ,101 «'« = 20164 = I'l^l Ma la trasparenza del dischetto di magnesio rispetto a uno strato di acqaa di 4"", risult6 con lo stesso procedimento uguale a 0,8525, Quindi la trasparenza della pelle rispetto all'acqua 6 == 1,131X0,8525 — 0,964. Questa misura insieme ad altre tre ha servito a dare il valore medio ch'e riportato nella tabella della pagina seguente. Con tal metodo adunque otteniamo i valori delle traaparenze specifiche dei vari tessuti. Per escludere qualunque obbiezione riguardo all'esattezza dei resultati, ho ridotto per le misure tutti quanti i tes- suti alio spessore di 4 millimetri. In verita per molti di essi poteva riuscire piii opportune uno spessore piu grande, ma per alcuni altri, - G5 — come ad esempio, i nervi, le vene, le arterie ecc, uno spessore mag- giore mi avrebbe procurato delle difficolta. Per avere questo spessore uniforme tagliavo nell'organo da stu- diare, con un coltello a doppia lama, uno strato di tessuto, e ne controllavo quindi I'altezza con un compasso di spessore che misu- rava il decimo di millimetre. Se poi Torgano non raggiungeva una altezza di 4 millimetri, ponevo uno sopra I'altro tanti strati da avere con precisione questo spessore. Quanto ai liquidi, li ho posti ciascuno in una vasclietta dal fondo di ebanite sottilissima (I'ebanite com'e noto 6 niolto ti-aspa- rente), ed ho scelto per essi una profondita di 10 millimetri. Su di ogni lastra erano collocate una vaschetta contenente dell'acqua ed un'altra vaschetta contenente il liquido alio studio. Determinazione delle densita. — Dei vari tessuti furono determi- nate inoltre le densita, che trovansi registrate nella tabella, a lato dei valori del gradi di trasparenza. A tal uopo fu adoperato il me- todo della boccetta, il quale oltre ad essere fra i piii esatti, per- metteva di fare tutte le determinazioni nelle identiche condizioni. Bisidtati. — Nella seguente tabella sono riportati i resultati delle mie prime ricerche. I nomi dei tessuti sono disposti per ordine alia loro trasparenza, e a lato trovansi registrate le respettive densita. Grado di tragpa- TESSUTI «»2a "spetto al- lacqua. uhin&ha Polmone (di bue) 1,205 0,394 Polmone (di bue) a cul per compresslone si 6 cacciata in gran parte I'aria). . 1,087 0,534 Tpssuto adiposo (regione renale del bue). 1,072 0,9/6 Midollo delle ossa (femore di bue). . . . Nervo (nervo sciatico di cane adulto). . Sclerotica Cornea Cervello (uomo) sostanza grigia Vena cava (cane adulto) Cervello (di uomo) sost. bianca Intestino tenue (bue) Pelle umana Pancreas (cane adulto) Tiene (bue) sostanza midollare M. Z. 1,071 0,943 1,001 1,015 0,998 1,029 0,998 1,041 0,976 1,036 0,976 1,053 0,975 1,041 0,972 1,042 0,960 1,067 0,957 1,056 0,056 1,056 ~ (J6 - TESSUTI Grado di traspa renza rispetto al I'acqua Vescica (montone) Testicolo (cane adulto) Stomaco (cano adulto) Rene (bue) sostanza corticale Aponevrosi (fascia lata di bue) Muscolo striate (bne) Utero (di vitella) Cuore (di montone) Cartilagine elastica (epiglottide di bue) . Cristallino Tendine (di bue) Aorta (di cane adulto) Mika (di bue) Cartilagine ialina (cartilagine costale di montone) Fegato (di bue) Fibro-cartilagine (disco intervertebrale di bue) Ungbia (d'uomo) Corno (vitello) Osso spugnoso (costole di bue prive della lamina di tessuto compatto) Osso compatto (femore di bue) LIQUIDI DELL'ORGANISMO : Acqua Uraore acqueo Umor vitreo Urina (umana) Pus denso della pleurite Sioro (di bue) Sangue (di bue) Bile (di bue) Latte (di vacca) >a. DensitX 1^-. - — --^..-- 0,951 1,060 0,951 1,063 0,951 1,063 0,947 1,066 0,946 1,072 0,942 1,087 0,942 1,087 0,938 1,074 0,9o2 1,103 0,930 1,105 0,934 1,161 0,925 1,105 0,917 1,112 0,914 1,139 0,912 1,113 0,885 1,151 0,846 1,220 0,829 1,243 0,818 1,291 0,580 2,021 1,000 1,000 0,9998 1,005 0,9990 1,007 0,9865 1,017 0,9806 1,021 0,9700 1,022 0.9670 1,052 0,9626 1,029 0,9610 1,032 I numeri di queste tabelle sono le medie di parecchie determi- nazioni. Si vede subito clie in generale i tessuti e i liquidi piu densi sono meno trasparenti dei piu leggieri. Pero non v' ha proporziona- lita fra le variazioni della densita e dei gradi di trasparenza, cre- scendo quelle un po' piu rapidamente di quanto diminuiscono i secondi. Qua e la si trovano eccezioni a questa regola, ma tranne due, esse sono cosi piccole da non superare Tordine di grandezza degli errori d'osservazione. — 67 — Tantooh^ la curva cTie coi nameri spettanti ai t^ssuti si pu6 costituire, progredisce senza salti, compreiidendo abbastanza bene tutti i punti sperimentali, trarine quelli relativi alia pdle e al ten- dine. Quest! due tessuti sono notevolmente piu. trasparcnti di quel che non comporti la If^ggfe proposta delle densita. Cosi anche fa eccezione notevole alia stessa legge fra i liquid! !1 sangue, la cu! trasparenza e pure superiore a quelle che richie- derebbe la sua densita. Se si pone mente nella stessa tabella a que! liquid! che possono considerars! come soluzion! acquose, si 6 Indotti a considerare che ne! liquid! dell'organismo non ha influenza sensibile la qualita della sostanza in soluzione, purche non ne oambi la densita. Influenza dello spessore. — Oltre alia trasparenza specifica ho creduto utile di ricercare in quale rapporto aument! il grade di opacita dei tessuti col crescere dello spessore, percha si potesse, almeno approssimativamente, determinare qual'e I'opacita di un dato organo preso nella sua totalita. Dico approssimativamente, non es- sendomi spinto a questo riguardo a delle ricerche ne troppo estese, ne troppo dettagliate. Mi sono limitato a ricercare 1' influenza dello spessore per gli organ! principal! aventi un volume considerevole. Per far cio ho posto suUa medesima lastra fotografica tre strati di diS'erente spessore dello stesso organo : gli spessori da me scelti erano di 4, 8 e 16 millimetri. — Le negative erano portate dinauzi al fotometro e si determinava, come preoedentemente, la trasparenza relativa dei varii strati. BisuUati. — Espongo nella tabella seguente i risultati ottenuti; ho preso come unita, per ciascun organo, il grado di trasparenza corrispondente ad uno strato dello spessore di 4 millimetri. Guore. Spessore 4 mlUim. 8 millira. 16 millim. Grado di trasparenza. . . I 0,56 0,32 Fegato. Spessore i millira. 8 millim. 16 milUm. Grade di trasparenza. . . 1 0,58 0,30 Milza. Spessore 4 millim. 8 millim. 16 milUm. Grado di trasparenza. . . i 0,56 0,31 — G8 — Polmone. Spessore 4 millim. 8 millirn. 16 millim. Grado di trasparenza ... 1 0,61 0,36 Grasso. Spossore 4 millim. 8 millim. 16 millim. Grado di trasparenza. . . 1 0,60 0,38 Qaesta tabella indica che il grado di trasparenza diminuisce un po' meno rapidamente di quello che non oresoa lo spessore dei tessuti. A questo riguardo, salvo piccole differenze, tutti gli organi si comportano in una maniera assai uniforme, sia i tessuti a den- sita elevata come il fegato, la milza e il cuore, sia quelli a piccola densita, come il polmone ed il tessuto adipose. COMCLL'SIONE. I resultati pid salienti di questo studio sono: 1) I varii tessuti in generale si possono graduare per la loro trasparenza ai raggi di Rontgen nell'ordine inverso in cui si tro- vano graduati per densita, senza che per6 siavi esatta proporziona- lita fra le due graduatorie. Si hanno tre notevoli eccezioni, quella del tendine, della pelle e del sangue che sono pin trasparenti di altri tessuti rispettivamente piu leggeri di loro. 2) Nei liquidi pare non abbia influenza sensibile la qualita della sostanza in soluzione, purche non ne pambi la densita. 3) Lx trasparenza di un dato tessuto diminuisce coU'aumen- tare del suo spessore; ma in diversa misura, e precisamente la va- riazione della trasparenza h meno rapida di quella dello spessore. Jstituto di Fisica della R. Universita di Pisa. - 69 - ISTITDTO ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIARUGI. Intorno alia struttura della trachea RICERCHE d" ISTOLOGIA COMPARATA DEL DOTT. FERDINANDO LIVINI Aj Uto. Nota riassuntiva. Ricevuta il 1." Febbrajo 1896. fe vietata la riproduzione. Incomplete ed imperfette sono le cognizioni che si posseggono sulla struttura della trachea nelle varie class! dei vertebrati : ci6 mi indusse ad intraprendere delle ricerche in proposito. In questa nota riassuntiva io non nporter6 la Bibliografia completa dell'argo- mento : mi limiter6 solo a ricordare le cose essenziali. Sulla struttura della trachea negli Anfibi la maggioranza degli Autori non fa parola. Da altri (Gegenbaur f^', Winders h- e i m '■■^', ecc.) si accenna all'esistenza di due striscie longitudinali car- tilaginee, una per lato, ora continue, ora interrotte, che si prolun- gano fino all'origine dei polmoni funzionando da organi di sostegno del tubo respiratorio ; si dice inoltre che dalle bandellette laterali par- tono talora dei prolungamenti che si vanno incontro e posaono riu- nirsi nella parete anteriore, avendosi cosi il primo rudimento di anelli. In alcuni anfibi manca uno scheletro cartilagineo. Per i Rettili e per gli Uccelli molte ed interessanti notizie si hanno sulla forma, lunghezza, calibre, ecc. della trachea: ma poche sono quelle che si riferiscono alia struttura minuta. Forma argnmento principale la disposizione degli anelli cartilaginei. Sono questi ora completi (Saurii), ora incompleti (Ofidi) ; negli Uccelli sono com- pleti e si ricuoprono e si ingranano per una parte della loro esten- sione ; spesso sono ossificati. Negli Ofidi trovansi fibre muscolari li- (1) Gegrenbaur C. — Manuel d'Anatomie compar6e. — Paris, 1871. (2j W I ede r 3 h e i m R. — Lehrbuch der vergleichenden Anatomie der Wlrbelthiere. — Jena 1K86, - 70 - scie nella parete posteriore. Nulla sulla disposizione deU'epitelio, suUe ghiaiidole, su^li element! elastic! del connettivo, tec.; soltanto per gli Uccelli si trova, in Bronn'^', che la faccia interna della trachea e ricoperta da una membrana secernente. La parte connet- tiva della mucosa forma la tunica propria delle ghiandole mucose, che sono semplic! e corti sacchetti. Non h molto piu ricca la bibliografia sulla trachea dei mammiferi eccezione fatta per I'Uomo. Anche qui I'argomento preferi'.o riguarda gli anelli cartilaginei. Sono in genere incompleti, si dice ; talora com- pleti e anche possono soprammettersi senza saldarsi. Si accenna poi alia presenza di fibre muscolari liscie nella parete posteriore ; e a questo proposito aggiungero che Stirling (2) ha studiato il modo di coraportarsi del fascio muscolare stesso e lo ha visto stratificarsi ora alia faccia interna ed ora alia faccia esterna degli anelli. Di qualche altra memoria che si riferisce specialmente alia rigenerazione deU'epi- telio tracheale non faccio qui parola. Per la trachea umana rimando ai comuui trattati. Riferiaco quindi, senz'altro, il resultato delle mie ricerche, accennando prima al materiale di studio e ai metodi di indagine. "^ Materiale di studio. Le mie osservazioni sono state fatte sopra Kettili, Uccelli e Mammiferi. Tra i Rettili ho avuto a mia disposizione individui di Lacerta muralis Merr., Lacerta viridis Linn., Plaiji dactyl u'i muraHs Dum. Bibr., Arnnii'i fraffilis Linn, per i Saurii ; di Vipera aspis Merr. e Zanienis vincliflaviis Wagl. per gli Ofidi ; di Cistudo europaea Schneid. per i Cheloni. Per gli Uccelli : Gallus domesttcus Briss., Columha livia var. domestica Linn., Turiur risorius Sws., Coturnix communis Bonn., Anas boscas Linn., Meleagris gallopavo Linn., Gallimda cJiloropiis Lath., Liqurinus Cliloris L., Hinmdo rustica Linn. Dei Mammiferi : Felis domestica L., Cavia cohaya Linn., Ovis aries Linn., Bos taurus L., Erinaceus curopaeus L., Miis deciimanus Linn., Lepus ciinicidus L., L. timidns L , Sus scropha domestica L., Ca^iis familiaris L., Vespe- ruga kiihli Natt., Pkcoius aiiritus Linn., Homo sapiens Linn. (1) Brnnn's. — Klassen und Ordnungen ties Thier-Reichs. — Leipzig', 1891. (V) Stir 1 inff W. — The Traechealis muscle of man and animals — Cit. da Lejars. — Rev. de Ciururarie. \n, 11, N. 4, pag. 336-347. - Tl - Metodo di studio. Mi hanno servito in generale i metodi piu comuni di ricerca. Ho ricorso soltanto a due metodi speciali, quello cio6 di Unna- Taenzer ('J per la dimostrazione delle fibre elastiche, e quello di H 0 y e r '^) per lo studio delle cellule mucose. E.ETTILI. 1. Lacerta rmiralis Merr. Tracliea oorta : sezione di forma circolare ; anelli cartilaginei completi, disposti simmetricamente gli uni al disotto degli altri: superficie interna lisoia. Le sezioni trasversali di pezzi fissati in sublimato o in aleool assoluto e colorite con carminio o ematossi- lina. riescono poco istruttive per intendere la disposizione dell'epi- telio: da esse infatti si rileva che in alcuni tratti esso epitelio consta di cellule cubiche molto basse disposte in uno strato unico ; in altri tratti consta di cellule cilindriche e a due o tre strati. Per pren- dere chiara idea conviene ricorrere ai tagli longitudinali. Con essi si dimostra che I'epitelio vibratile e cubico e ad un solo strato in corrispondenza della parte media (considerata in altezza) degli anelli cartilaginei; cosi si mantiene per un certo tratto ; poi, vicino al- I'estremo deH'anello. le cellule si fanno piu alte, finche nei segmenti interanulari divengono schiettamente cilindriche e a due strati. C 6 di piu. L'epitelio non si mantiene sempre sulla stessa linea, ma nel tratto nel quale le cellule sono cilindriche, si solleva descrivendo una curva colla convessita volta verso la superficie libera ; la mas- sima sporgenza corrisponde alia parte media degli spazii intercarti- laginei. Non in tutti per6 si ha questa apparenza ; ma in alcuni la curva e poco accentuata, in altri e appena marcata, in altri infine si ha una linea pianeggiante, pur restando difFerenti i caratteri delle cellule epiteliali. Ne col metodo di Hoyer , ne colla safranina, verde di metile, vesuvina, ecc, sono riuscito a mettere in evidenza cellule mucose fra le comuni cellule epiteliali. (1) Unaa P. G. — Notlz, betreffend die Taen:ersche Orceinfiirbung des elastichen Qewebes. — Mouatshefle f. prakt. Dermat. Bd. 12, N. 9, pag. 394. (2) Hoyer H. — Ueber den Nachweis des Mucins in Geweben iniltelst der F^rLe- methode. — Arch. f. Mikr. Anat. Bd. XXXVI, 1890. — 72 L'epitelio riposa sopra uno strato di connettivo fibrillare, molto povero di fibre elastiche che nei segmenti interanulari ora isolate ora a piccoli fascetti decorrono alcune in senso circolare, altre in senso lungitudinale, altre piu o meno obliquamente, in maggior nu- mero peri al disotto delTepitelio del quale quelle con direzione lon- gitudinale seguono la curva. Per breve tratto si continuano anche nel connettivo che sta fra epitelio e cartilagine: ma non sono riu- scito a metterle in evidenza nel punto di maggior convessita degli anelli. Se ivi esistoiio debbono essere estremamente rare e sottilis- sime. Abbiamo poi nel connettivo altre particolarita interessanti : prima di tutto la presenza di 2, 3 o 4 vasi sanguigni relativamente grossi negli spazli interanulari, la cio6 ove vedemmo l'epitelio dif- ferenziato; vicino a quelli spesso 3, 4 o pm elementi cellulari con protoplasnia granuloso (del quale i granuli hanno la stessa reazione della niucina pei colori d'anilina), che io ho interpretato, credo giustamente, come cellule granulose di Erlich (Mastzellen). Scar* sissimi e piccoli i vasi nel restante connettivo. Infine e notevole la mancanza assoluta di ghiandole, cosa della quale ho potuto convin- cermi sezionando tutta la trachea in serie. Al connettivo succedono gli anelli completi di cartilagine ja- lina, aventi per tutta la circonferenza uguale spessore. La loro se- zione longitadiuale ha forma circolare od ellissoidale. Infine, alia faccia esterna di essi, trovasi un altro strato di connettivo con qualche fibra elastica. 2. Lacerta viridis Linn. 3. Plaiydadylus muralis Dum, Bibr. Pei caratteri macroscopic!, come per i microscopici la trachea di questi Kettili rassomiglia a quella di L. muralis. Ho solo da far notare che nella L. viridis sono piu numerose le fibre elastiche, che dirette ora circolarmente, ora in senso longitudinale si dimostrano anche nel connettivo corrispondente alia maggiore convessita degli anelli. 4. Angtiis fragilis Linn. Sezione della trachea di forma circolare : anelli incompleti nella parete posteriore : superficie interna liscia. Anche qui per intendere la disposizione delPepitelio fa d'uopo ricorrere ai tagli longitudinali. Al- lora si riconosce che Tepitelio vibratile h cubico, molto basso in corri- spondenza della parte media (sempre considerata in altezza) degli anelli cartilaginei ; tale si mantiene per un certo tratto ; poi, man mano che ci avviciniamo agli estremi (saperiore ed inferiore) di quelli, comincia a farsi piii sviluppato in altezza; cresce insieme il numero degli strati, finche negli spazii intercartilaginei divieue schiettamente cilindrico ed a piii strati (3, 4 o piu), rimanendo pero serapre suUa stessa iinea. II massimo sviluppo vien raggiunto nella parte media di essi ; cosicche nell' insieme I'epitelio apparisce costituito come da tanti fusi che si toccano per gli apici, apici che corrisponderebbero nel tratto di maggior convessita degli anelli, mentre la parte piu larga corrisponderebbe alia parte media degli spazii interanulari. A differenza di quello che osservammo nei liettili precedentemente studiati trov:amo qui molte cellule mucose, assai sviluppate in al- tezza, di forma ellissoidale o di pera coU'apice volto ora in uno, ora in altro senso; si trovano pero solo la ove I'epitelio e cilindrico e a pill strati. Debbo avvertire che la disposizione che ho descritta si riferisce solo alia parete antero-laterale ; termino ora la descrizione di questa parete. L'epitelio riposa sopra uno strato di connettivo che, per quel che riguarda le fibre elastiche e i vasi sangaigni, non differisce punto da quello della L. muralis, cosicche rimando a quella ; soltanto nQlV Anguis non ho potuto mettere in evidenza cellule granulose; succedono al connettivo gli anelli di cartilagine jalina che, come gia accennai, sono incompleti nella parete posteriore, terminando con una superficie stretta arrotondata. Quanto alia parete posteriore diro che ivi I'epitelio e in un unico strato e nulla presenta di interessante; gli fe seguito un largo strato di connettivo che riempie lo spazio rimasto vuoto fra gli estremi della cartilagine, e che contiene qualche vaso sanguigno e poche fibre elastiche dirette in senso longitudinale o circolare. In nessuna parte della trachea ho trovato ghiandole o fibre muscolari liscie. 5. Vipera aspis Merr. Trachea lunghissima ; sezione di forma circolare ; anelli incom- pleti nella parete posteriore : superficie mucosa liscia nella parete antero-laterale, lievemente rugosa nella parete posteriore. Passando alia parte microscopica dir6 che nella parete antero- laterale si ha la precisa, identica disposizione veduta neWAngnis fragilis: faocio quindi a meno di ripeterla. Esiste solo una differenza - 74 riguardo alle fibre elastiche, e di questa riparler6 piu tardi. Fasso perci6 a descrivere la parete posteriore. I tagli trasversali dimostrano che in prossimitk dell'estremo po- steriore degli anelli, le cellule epiteliali si fanno straordinariamente sviluppate in alfcezza; il lore protoplasma 6 granuloso ed il nucleo ricacciato alia base della cellula. Sono cellule mucose. Poi appa- riscono delle creste sottili, molto allungate, disposte regolarmente una accanto all'altra, di numero variabile, sempre peri in numero tale da occupare tutta la parete posteriore sprovvista di cartilagine. Queste creste constano di uno scheletro di connettivo e di un rivesti- mento epiteliale di cellule cilindriche in un solo strato ; molte cellule mucose sono ivi intercalate a gruppi fra le comuni cellule epiteliali. AU'epitelio segue uno straterello di connettivo nel quale si tro- vano delle fibre elastiche raccolte in un fascetto circolare al disotto dell'epitelio e che si continua anche nella parete antero-laterale. Al- cune si vedono decorrere nel connettivo che forma lo scheletro dei villi seguendo la loro lunghezza. Poi un largo fascio di fibre mu- scolari liscie teso da uno all'altro estremo della cartilagine, e infine un altro strato di connettivo nel quale stanno 2, 3 o piu voluminose ghiandole ramificate delle quali il dutto escretore lungo e sottile attraversa il fascio muscolare e sbocca alia superficie libera framezzo alle creste sopra descritte. Un aspetto speciale acquistano le fibre elastiche. Tanto alia faccia interna come alia esterna degli anelli trovansi tali fibre riunite in un fascetto decorrente ciroolarmente : all'estremo della cartilagine i due fascetti si riflettono, si vanno incontro, si fondono : da essi poi partono fibre dirette trasversal- mente che si portano nel fascio di fibre muscolari liscie, penetran- dovi e costituendo cosi dei tendinetti elastici. Anche nei segmenti interanulari, oltre il fascio trasversale sotto-epiteliale, abbiamo altre fibre elastiche che isolate decorrono piu o meno obliquamente dal- I'esterno all' interne. Degli anelli, di cartilagine jalina, ho gia detto che sono incom- pleti nella parete posteriore e disposti regolarmente gli uni al di- sotto degli altri. Alia loro faccia esterna sta uno straterello di con- nettivo ricco in fibre elastiche. (Continua). ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROP. G. CHIAETOI Contributo alio studio della volta del cervello iutermedio e della regione parafisaria in embrioni di Pesci e di Mammiferi. (Cou tav.) PEL DOTT. FLORENZO D' ERCHIA Ricevuta il 6 Agfoato 1895. E proibita la riproduzione. Per i recenti lavori del Burckliardt e del Sorensen si pu6 ritenere oggi giorno come stabilito, che la volta del cervello iutermedio presenta un piano di struttara costante in tutte le classi dei Vertebrati; andando dai Pesci e salendo mano mano ai Mam- miferi. Infatti le ricerche del Burckhardt '^^ sui bassi vertebrati (pesci e anfibi) hanno messo in evidenza che la volta del cervello intermedio e porzione della volta del cervello anteriore secondario presentano a considerare le seguenti parti, andando dall'indietro al- I'avanti : commissura posteriore, tratto intermedio, epifisi, commissura superiore, Zirbelposter (cuscino della g. pineale), velum, parafisi e i plessi emisferici, destro e sinistro. Le ricerche dello stesso Autore C^) sui Rettili e sugli Uccelli ci dimostrano che alle accennate parti si aggiunge, solo nei Rettili, I'occhio parietale, organo affatto iudipen- dente dall'epi6si (Beraneck C^^J ). Le ricerche del Sorensen ''*' sono nei punti essenziali concor- danti con quelle del Burckhardt (1) Burckhardt R. — Die Zirbel von Ichthyophis glutinosus und Protopterus annectens. Anatomischer Anzeig-er. S. 348. lf*91. — Burckhardt R. — Die HomolOiiieD des Zwischenhirudaches und ihre Bedeutaug fur die Morphologie des Hirns bei uiederen Vertebraien. Auat. Aaz. S. 152-lo5- 1834. (2) Burckhardt R. — Die Homologien des Zwischenhirndaches bei Reptilien und Vogeln. Anat. Anz. S. 320-3-24. 1894. (3) Beraneck E. — Sur le nerf parietal et la morphologic du troisi^me oeil des Ver- tebras. Anat. Anz. 1892, N. 21-22. (4; Sorensen A. D. —Comparative Study of the Epiphysis and Roof of the Dience- falon. The Journal of Comparative neurology. Vol. IV, April-July-September 1894. With plates XIIl-XVIII. - 76 Nonostante questo, rimangono ancora da chiarire non pochi par- ticolari intorno alio sviluppo dei singoli segmenti ed organi della volta del cervello intermedio, ed e specialmente necessario estendere ed approfondire le ricerche nella classe dei mammiferi. E in vista di questo obiettivo che ho iniziato il mio studio. In questa nota render6 conto dei risultati ottenuti in alcuni pesci e mammiferi. Pesci. Tra i pesci ho preso come materiale di studio il Pristhinis melanostomus e la Torpedo ocellata. Pristmrus melanostomus. Ho esaminato embrioni di Pristiurus della lunghezza di 34 5-9-I0-ll-12-l3%-15-17-23-26 mm., tutti se- zionati saglttalmente, non ho trascurato di accompagnare I'evoluzione della vOlta del talamencefalo e della regione parafisaria fino al com- plete sviluppo, esaminando anche cervelli di individui adulti. Le parti che si differenziano a spese della volta del cervello intermedio e regione parafisaria, andando dall' indietro all'avanti sono : la commis- sura posteriore, il tratto intermedio, I'epifisi, la commissura superiore, il Zirbelpolster di E dinger (il plesso coroideo di Goette o Vepi- fisi anteriore del tetto del cervello intermedio di His), il velum e la parafisi. n Zirbelposter fu adunque chiamato da His'^) epifisi ant. del tetto del cervello intermedio. Anzi questo autore nella sua Morfologia generale del cervello distinse tre epifisi : la prima della parte ant. del cervello intermedio, la seconda della parte media, e I'ultima della parte posteriore. Ivupffer('2) contrariamente ad His ammise che I'epifisi del tratto post, e medio rappresentano una medesima epifisi (la vera epifisi) piii o meno distante dalla commissura post, per I'esistenza o no del tratto intermedio. L'epifisi, dice molto giusta- mente il Sore n sen, e una sola, e non e convcniente dar questo nome alia parafisi come fece Ley dig) o al Zirbelpolster (come fece His). La mia descrizione sara informata al concetto espresso dal Sorensen c dal Kuppfer. (1) His W. — Zur angremeine Morphologie des Geliirns. Archiv fi'ir Anatomie und Physiologie. Anatomische Abtheilung- 1892. (2) Kupf fer. — Entwickeluog'S'rescLichte des Kopfs. Ergebnisse der Anatomie und EntwickeluDg'sg'eschichte. II Band 1892. Ritornando alle parti die si difFerenziano a spese della volta del cervello intermedio e regione parafisariaj dalla Scheitelplatte di Burckhar dt ('', diro che nel Pristiurus il velum e il prirao ad abbozzarsi, segue I'epifisi e quasi nello stesso tempo il Zirbelpolster, indi il tratto intermedio ed in ultimo la comraissura posteriore e su- periore. La parafisi molto rudimentale appare solo nell'adulto. Queste parti nelle varie fasi del loro sviluppo presentano forme e rapporti different! tra loro e coUe parti adiacenti per condizioni meccaniche speciali, inerenti alio sviluppo dei singoli segmenti del cervello. Infatti in stadi precoci di sviluppo come nel caso rappre- sentato alia fig. 1, nel quale la curva cefalica e molto pronunziata, Tepifisi e un po' obliqua in dietro. Successivamente, coUo sviluppo del cervello anteriore secondario e del cervello intermedio, che colla loro parete dorsale tendono a mettersi a livello della parete dorsale del cervello medio, I'epifisi si fa perpendicolare alia volta encefalica (fig. 2). Si passa ora ad un altro stadio (fig. 3), ed ecco che in presenza dello sviluppo preponderante del cervello medio ed anteriore secondario, il tetto del cervello intermedio s'infossa, viene quasi schiacciato, e si forma un solco tra epifisi e cervello medio ed un altro tra epifisi e Zirbelpolster. In fondo a questi due solchi si formano piutardi le due commissure, posteriore e superiore (fig. 4) e le pareti dell'epifisi ven- gorio ill contatto quasi immediato coUe pareti del cervello anteriore e medio. Si passa infine all'adulto, e qui la scena h tutta cambiata. In questo (fig. 6) si nota che il cervello intermedio ha preso uno sviluppo esagerato, e che il cervello anteriore secondario e il medio si sono di nuovo allontanati tra loro tanto da porre alio scoperto il cervello intermedio, molto ampio in lunghezza e larghezza. Ma quale seqmento della volta si sviluppa piu degli altri per coprire la cavita del talamencefalo ? E il Zirbelpolster il quale si sviluppa enor- memente e cambia anche di forma. Mutati in tal modo i rapporti tra cervello ant. secondario, intermedio e medio, I'epifisi, il velum e il tratto intermedio da perpendicolari che erano si dispongono paralleli alia base del cervello intermedio. (1) Per I'analogia colla placca basale di His, Burckhardt nelle memorie ci- tate (1-2) chiama placca apicale (Scheitelplatte] la parte di mezzo del tetto del cer- vello. II tratto terminale di questa e la lamiua sopraneuroporica (Burckhardt K. — Zicr verfjlil'tchenden Analomie dis Vorderhirns bei h'iiclien. Anal. Anz. S. 3"5-382, 1891), che va dalla paraflsi al recesso interolfatorio o recesso neuroporico, il cosi detto lobus olfactorius impar di K u p f f e r . — 78 — Velum. — In stadi precoci di sviluppo tra cervello anteriore secondario e cervello intermedio la parete encefalica s'infossa leg- germente. 11 solco che origina, mano mano si approfonda (fig. 1-2- 3-4-5), si distinguono in esso due foglietti, uno anteriore >piu grosso e I'altro piu sottile, il posteriore, paralleli fra loro, e finalmente nell'adalto la pia madre si fa strada fra questi due foglietti, si for- mano numerosi diverticoli e il velum si trasforma nei plessi coroidei del 111" ventricolo e dei ventricoli laterali degli emisferi. Nella fig. 6 h disegnato solamente il plesso coroideo del 111" ventricolo ; i plessi laterali si possono ben studiare in sezioni piu esterne. Nei plessi coroidei si insinua la pia madre ricca di vasi, e nella superficie libera sono rivestiti da epitelio ad un solo strato che ricorda un epitelio secernente, costituito da cellule cubiche con abbondanti granulazioni protoplasmatiche. Epifisi. Quest'or^ano si sviluppa a spese di un diverticolo del tetto del cervello intermedio sulla linea mediana e verso la parte di mezzo (fig. 2). Dapprima piccolissima si sviluppa via via piii nel senso della lunghezza che della larghezza. Nella fig. 4-5 presenta il suo estremo rigonfiato, le sue pareti sono di diverso spessore nei vari tratti e comunica ampiamente colla cavita cerebrale. Definitiva- mente nell'adulto essa e rappresentata da un tubo molto luiigo, aguzzo al suo estremo, coraunicante col IIF ventricolo, che nato dalla parte posteriore del cervello intermedio si adagia strettamente sul Zirbelpolster (fig. 6), come su di un cuscino, indi prende intimi rapporti con un vaso e si porta innanzi raggiungendo il cervello anteriore secondario, colla parete dorsale del quale prende rapporti di contiguita. Le pareti dell'epifisi embrionale formate da cellule strettamente unite tra loro, nell'adulto risultano costituite da due strati, dei quali I'esterno quasi jalino presenta qualche raro nucleo, mentre Tinterno presenta moltissimi nuclei intensamente colorati apparte- nenti a cellule con scarso protoplasma. Zirhelpolster. — (^uesto segmenio della volta del cervello inter- medio nelle sue prime fasi dello sviluppo si presenta come una leggiera sporgenza posta tra il velum e I'epifisi. Ma esso, quando e avvenuto I'infossaraento del tetto del cervello intermedio, si piega su sfe stesso prendendo allora I'aspetto di una piccolissima estroflessione (fig. 5). Nell'adulto esso prende uno sviluppo sorprendente, poiche come mostra la fig. 6, esso con la sua lamina superiore (che ricorda la tela coroidea superiore dei mammiferi) copre dorsalmente la cavita — 70 - del talamencefalo, con quello antero-inferiore, breve, cliiiide in avanti la stessa cavita. II suo estremo rivolto in avanti (nella Torpedo ri- volto in alto ; nei mammiferi, cavia e uorao, all' indietro) si adagia sulla parete posteriore del cervello emisferico. Segaito nelle sezioni in serie, il Zirbelpolster si accompagna lateralmente e non si esaurisce presto come I'epifisi che e un organo imparl mediano, mentre il primo si puo considerare come un segmento vero e proprio della volta del cervello intermedio. La sua lamina superiore lunga s'inserisce indietro alia coramissura superiore, I'antero-inferiore all'estremo anteriore del fo- glietto superiore del plesso coroideo del III" ventricolo. La sua superficie esterna e in stretto rapporto con la pia madre, la interna e tappezzata da un epitelio semplice, die per nulla diffe- risce da quello dei plessi coroidei, originatisi dal velum. Commissura posteriore. — Questo segmento della volta del tala- mencefalo nelle prime fasi si differenzia nel fondo di quel solco che nella fig. 4 si trova tra cervello medio ed epifisi. Grade grade si inspessisce e ascende un po' sulla parete del cervello medio (fig. 5). Nell'adulto (fig. 6) si presenta ripiegato su se stesso presso a poco come un ferro di cavallo e presenta a considerare un braccio superiore ed uno inferiore. II primo si continua indietro direttamente con lo strato medio della volta del cervello medio, costituito da fibre tagliate traversalmente come quelle della stessa coramissura; il braccio inferiore si continua anteriormente col tratto intermedio (Schal t stuck). Costituita essenzialmente da cellule nei primi momenti dello sviluppo, definitivamente nell' adulto risulta formata da un grosso strato di fibre, che guarda I'esterno, e di uno strato sottile di cel- lule che guarda la cavita cerebrale. Commissura superiore. — Anche questa rappresenta un segmento delia volta encefalica altamente differenziato. Appare nell'ontoge- nesi quasi contemporaneamente alia commissura precedente in fondo al solco posto tra Zirbelpolster ed epifisi. Kimane poco sviluppata fino nell'embrione di 26 millimetri mentre nell'adulto diventa molto voluminosa. In questo (fig. 6) e posta ad un livello inferiore alia commissura posteriore, e di forma presso che sferica, e presenta a considerare 3 strati disposti come tre semicerchi I'uno all'altro concentrici. II primo a cominciare dall'alto sembra formate da tes- suto gelatinoso, il secondo medio da fibre nervose tagliate di tra- verse e il terzo, molto piu alto e guardante la cavita ventricolare , da una gran quantita di cellule strettamente addossate le une alle — fSU — altre. La parte auperiore di questa commissura, iin po' a^uzza e ripie- gata su se stessa, da inserzione al foglietto inferiore del tubo epifi- sario e alia lamella superiore del Zirbelpolster (fig. 6). (Contimia). NOTIZIE II Premio annuale Reviglio e stato couferito dalla R. Accadeniia di Medicina di Torino, noUa sua adunaaza del 21 Febbrajo 189tJ, al Dott. Alfonso Bovero par la suaMemoi'ia, Sui muscoli digastrici dell'osso joide, pubblicata nell'Annata VI» del « Moaitore Zoologico. » CosiMO Cherubini, Amministbatore-responsabile. Milano - Via S. Vittorc, N. 47 - Milano IMC.V FABBRICA ^AZ10^ALE DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno MICROSrOPIO GliAPE MOOELLO con cremagliera, apparato Abbe, diafranimaad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco, uno ad inimersioneomogenea,2oculari; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 4«0 [ingrandimenti flno a 1000 diametri) Niio?ool]|]iettt?ov,;sciiiifipcroiiiatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccoraandato per la graade otenza e per la sua durata (Verli Zeiticlt- ift filr Wisseiischafl. Micro^cnpie dpi 12 Set- tembre 1894 Banrl. XI Heft?) L. *^0<> col (l>ie oculiiri compeusatorj 4 e 8. C':%r%LOGO GKMERALE GRATI§> a semplice richiesta Pagamenti ratenU mensilipei Sigfi Ufficiali sanitari comunali. Firenze, Tip. Cenniniaua, 1896. tore ln\m Italimii (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatoraia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI Prof, di Anatomia utnaua nel R.IstitutodiStucii Super, iu Fireuze UEBcio di Direzione ed A.mministrazione : Istituto Anatomico, Firenje 12 numeri airanno — Abbuonamento annuo L. 10. EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia com]), e Zoolog'ia uella R. University di Messina VII. Anno .Firenze, Aprile 1896. N. 4. Delle Comunicazioni Originaliche si puhbltcano nel '' Monitore Zoologico Italiano ,, e proibita la riproduztone. SOMMARIO : BiBLlOGRAFiA, Pag. 81-85. SuNTi E RiviSTE : iMazKarelii G., Intoi^io al rene secondario delle larve degli Opi- stobranchi. — SiUc!0<> coi due ocuhiri compensatori 4 e 8. CATALOGO GEIVERALE GR.%TIS) a semplice richiesta Pagamenti rateali mensilipei Sig.ri Ufficiali sanitari comunali. Lezioni Elementari DI ANATOMIA GENERALE DEL Pjof. GIULIO GHIARUGI CON MOLTE INCISIONC NEL TESTO Prezzo — L. 6,00 Firenze, Tip. Cenniniana, 1896. ore Zoolmico Itnliaiii (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI Prof, (li Anatomia umaua uel R.IstitutodiStiKli Super, in Firenze Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Jstituto Anatomico, Firenje 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nella R. University di Messina VII. Anno .Firenze, Maggio 1896. N. 5. A V V I S O agli Abbonati morosi verra sospesa, dopo questo numero, la spedizione del Giornale. SOMMARIO : BiBLiOGRAFiA, Pag. 105-109. SuNTi E RiviSTE : Fiisni-i R., del Tractus spinalis nervi trigemini e di alcuni fasci di fibre discendenti nel funiculus antero-lateralis medullae spinalis. — Li«i R , Antropometria militare. — Pag- 110-111. CoMUNiCAZioNi Originali: Riidini .%., SuUo strozzamento pretei'minale nello di- verse forme di terminazioni nervosa periferiche. Con tav. — Verson c Mis- son, Lo sviluppo postembrionale degli organi genitali accessorii nella fem- mina del Bombyx mori. — »' Ei-cbiu F., Coutributo alio studio della volta del cervello intermedio e della regione parafisaria in embrioni di Pesci e di Mammiferi. Con tav. {Continuaz. - Continua). — Pag. 112-120. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto del lavori puhhlicati in Italia XVI. Vertebrati. III. PARTE ZOOLOGICA. 3. Pesci. Damiani G. — Sul Maurolicus ametistinopunctatus, Cocco, nuovo pel polfo di Genova, con note sugli Sternoptychidae mediterranei. — Estr. d. Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Naturali e Geogr. Fasc. 2, 1896. Genova^ tip. Cimi- nago. Pag. 8. Baniiani G. — I Gobius italici a proposito di un raro Gobius mediterraneo {G. Colonianus, Risso). — Riv. Ital. di Sc. Nat. e Boll. d. Naturalista. Estr. d. Anno 16. Siena, 1" Maggio 1896. Pag, 8. 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Per le ricerche si e servito di conigli di etavariante fra 2 e 6 mesi e di cani adulti 0 vecchi ; il nervo scelto per la recisione fu sempre I'ischiatico. 11 tratta- niento che dette i migliori risultati e stato il seguente : Divisione del tronco ner- voso in tanti pezzetti lunghi, al massimo, mezzo centimetro, immersione per un tempo vario da 15 ore a 2 giorni secondo la grossezza del pezzo in una soluzione al 3 "/, di bicromato di potassa nel coraune brodo nutritivo o in siero di sangue, addizionata a intervalli di 8-10 ore e per pareccliie volte di seguito, con 8-10 gocce di soluzione acquosa a 1 7o di acido osmico ogni 10 cent, cubici di soluzione fls- satrice, allontanamento del perinervio, lavaggio prolungato in molta acqua distil- lata, immersione per 24 ore in nitrato d'argento al 0,75 "/g alia temp, di 20" C, nuovo lavaggio prolungato in acqua distillata, disidratazione accurata in alcool, flna dilacerazione a ventaglio, rischiaraaiento in trementina e inclusione in olio di cedro, o gomma dammar sciolta in xilolo, con, o senza I'apposizione del vetrino coprioggetti sul preparato. Ecco le conclusioni che I'Autore trae dalle sue osservazioni: 1". Le spirali cornee delle fibre nervose periferiche separate dal centre resi- stono pill della mielina e del cilindrasse; la resistenza loro e direttaraente pro- porzionale all' eta dell'animale ed e raaggiore sul cane che nel coniglio. 2". La deformazione delle spirali dipende dal disfaciinento di quella porzione di cilindrasse cui esse si attaccano per Tapice, non da distruzione, anche parziale, del filo che le compone. 3". Nel cadavere lo stroma neurocheratinico delle fibre nervose periferiche ha resistenza anche maggiore e si mantiene ben conservato fino al diciottesimo giorno dopo la morte nelT uomo. Questi fatti oltre al valore anatomo-patologico hanno sicura importanza dal lato raedico-legale. In via subordinata poi tali ricerche insegnano: che le spirali cornee non con- traggono rapporti intiaii di continuita con la mielina, cui servono solo di sostegno; che esse nel nervo sano contribuiscono probabilmente, per la loro disposizione, a mantenere normali i rapporti di distanza fra le diverse parti cui esse si inse- riscono; e in fine che le apparenze di fusi associati, tanto frequenti nel cilindrasse delle fibre nervose periferiche, possono significare il grade minimo della tendenza a rigonfiarsi dell'asse cilindro, impedita in certi punti dall' inserzione sul medesimo degli anelli apicali delle spirali. Rossi. - l^ - COMUNICAZiONI ORIGINAL! Sulla regressione del sacco vitellino in " Sus scrofa " NO T A DEL DOTT. ERCOLE GIACOMTNl Settore nell' Istituto anatomico di Siena e docente di Anatomia eomparata. Ricevuta il 12 Luglio 1896. E vietata la riproduzione. Alio scopo di studiare la regressione del sacco vitellino nel raaiale [Sus scrofa), andavo raccogliendo, gia da qualche tempo, sacchi vi- tellini di embrioni di questo mammifero a vario grado di sviluppo, e, dopo averli fissati (o in sublimato con aggiunta di acido acetico, od in una miscela di sublimato ed acido picrico con addizione di acido acetico ed acido cromico) e sottoposti agli ulteriori trattamenti, li venivo sezionando in serie, servendomi dell' ematossilina e dell' eo- sina per una doppia colorazione delle fette, E gia la mia attenzione era richiamata sopra una speciale struttura ghiandolare della parete del sacco vitellino di Sus scrofa, principalmente in embrioni della lunghezza di mm. 18-20 a mm. 28-30, quando nell' ultimo numero del- r t Anatomischer Anzeiger » (XII Bd., N.** 3, 11 Maggio 1896) lessi una nota di Graf Spec dal titolo « Zur Demonstration iiber die Entwickelung der Driisen des menschlichen Dottersacks »,e quasi con- temporaneamente venni a conoscenza di un lavoro di F r. Saxer « Ueber die Entvrickelung und den Bau der normalen Lymplidriisen und die Entstebung der rothen und weissen Blutkorperchen, » (pubblicato in : Anatomische Hefte, VI Bd.,Heft III, 1896), nel quale si tocca del sacco vitellino di embrioni di maiale e di altri mam- miferi (pecora, gatto), ma non si accenna alia struttura ghiandolare che la sna parete ad un certo periodo dello sviluppo presenta. lo venni allora nella determinazione di non piu indugiarmi a comunicare a questa Accademia t^) i risultati delle mie ricerche « suUa regressione del sacco vitellino in Sus scrofa », sembrandomi di far cosa giusti- ficata cosi dal trovarsi in questa mia nota riferite particolarita di struttura non ancora osservate nella vescicola ombellicale di embrioni (1) Questa nota fu letta aU'Accademia dei Fisiocrilici iieiraclunanza ordiaaria del 24 Oiu- gno 1896. — 136 - di Sus scrofa o di altri maramiferi inferiori aU'uomo, come dall'op- portunita, che qui mi si offre, di raettere a confronto tali particola- rita con i reperti, quasi del tutto simili, di Graf Spec sulla ve- scicola ombellicale di embrioni umani. Le vescicole ombelicali, oggetto del mio studio, appartengono alia seguente serie di embrioni di niaiale : Embrioni della lunghezza totale di mm. 6 12-14 15-17 18-20 28-30 40 48 82 Dagli embrioni di mm. 12-14 fino a quelli di mm. 28-30 il sacco vitellino presentasi sotto 1' aspetto di una vesciclietta affloscita, piu volte ripiegata sopra a se stessa, la quale assume nell' insieme una forma alquanto svariata, ma d' ordinario affusata, in seguito all' as- sottigliamento dei suoi estremi prossimale e distale, ed un poco in- curvata a semiluna con la concavita rivolta verso 1' irapianto del cor- done ombellicale. L' estremo distale, prolungato talora in una specie di sottile filamento, aderisce al chorion saldandovisi per un'esten- sione molto limitata. E nella sua porzione media, slargata, che il sacco vitellino mostra la sua parete maggiormente spessa, opaca e con quel colorito tendente un pochino al gialletto-bruno per cui esse facilmente spiccasui rimanenti annessi embrionali. II suo massimo svi- luppo raggiunge il sacco vitellino dagli embrioni di mm. 18-20 a quelli di mm. 28-30, ove, per le molteplici ripiegature, la sua superficie oifre anohe lobulazioni, giacch^ ogni grossa plica viene costituita da un gruppetto di altre pliche minori, le quali sembrano cosi raccolte in distinti lobuli. In embrioni di mm. 12-14 il sacco vitellino misura da 10 a 12 mm. di lunghezza e da 3 a 5. mm. nella sua parte pid larga : in em- brioni di 18-20 mm. e 28-30 mm. le sue dimensioni giungono da 10 a 15 mm. per lungo c da 5 a 7 mm. per la massima larghezza: il sottile peduncolo che lo congiunge al cordone ombellicale ha una lunghezza di 4 mm. circa. Embrioni di 40 mm. hanno un sacco vi- tellino con pliche molto stipate, lobulate, che misura mm. 13 circa neir asse maggiore e mm. 4 uell' asse mimore; un sottile processo, — 1B7 - lungo 8 mm., si stacca dal polo distale e .va ad aderire al chorion. Successivamente, il sacco vitellino, gia colpito da metaraorfosi regres- siva, si riduce assai nelle sue dimensioui ediii embrioni di 48 mm. pu6 avere soltanto mm. 5 di lunghezza e 3 mm. di larghezza. Estrema- meiite ridotto si trova di regola il sacco vitellino in embrioni di mm. 82, ove puo essere rappresentato da un piccolo noduletto scuro, appena percettibile, situato in prossimita dell'inserzione del cordone ombellicale ; talvolta pero anche a questo stadio le dimensioni del sacco vitellino, che adesso volge verso i' ultima fase del processo re- gressive a cui e in preda, possono arrivare a 7-12 mm. per il suo asse maggiore ed a 3-4 mm. per il suo asse minore. Oramai, essendo affatto scomparse le pieghe, il sacco vitellino ha una parete che al- I'esterna superficie si presenta liscia e tesa, mentre una poltiglia, alquanto consistente, di colorito bruno o nerastro rierapie la cavita del sacco stesso. Premesse queste brevi notizie risultanti dall' esame macroscopico, passo ora ad esporre i reperti ottenuti con 1' esame microscopico. Embrioni di 6 mm. — Lo spessore della parete del sacco vi- tellino varia da un minimo di 30 /a ad un massimo di 75-80 /x principalmente in rapporto alia presenza dei vasi sanguiferi. II ri- vestimento epiteliale endoblastico e costituito da un solo strato di element! di forma prismatica alti 15 /x e larghi 10 ju, o poco meno, con bel nucleo rotondo e protoplasma ricco di minuti granuli colo- rabili dall'eosina. La supertioie dell' epitelio endoblastico, fatta astra- zione dalle dolci ondulazioni dovute a scarse pieghe, poco pronun- ziate della parete del sacco vitellino, appare quasi ovunque uniforme, tuttavia qua e la lascia scorgere lievi infossamenti simili a piccoli germogli epiteliali od abbozzi di ghiandole, occupati da alcune poche cellule che si distinguono dai restanti elementi epiteliali per essere d' aspetto piu chiaro e di alquanto maggiori dimensioni. Esternamente la parete del sacco vitellino vien limitata da un di- stinto strato di elementi mesoblastici rappresentanti la splancnopleura. Era I' endoblasto e la lamina splancnica del mesoblasto trovansi abbondanti vasi sanguiferi, in vicinanza dei vasi e nei vasi stessi cel- lule migranti e cellule giganti simili a quelle gia descritte da Saxer nella vescicola ombellicale di gatto, di maiale e di pecora. La ca- vita del sacco vitellino contiene grumettini d' una sostanza d' aspetto granuloso dove veggonsi sparse anche alcune cellule migranti. Embrioni di mm. 12-14. — Non tenendo conto delle pieghe in- teressanti tutta la parete. dalla superficie interna verso la cavita del — 138 - sacco vitellino si elevano frequent! villosita, alte 100 ^ circa, nel cui stelo rinviensi quasi constantemente un vaso sanguifero che puo essere molto grande e dare all'estremo libero della villosita una forma pill 0 meno clavata. L' epitelio endoblastico, alto da 15 a 20 |x, un po' meno in corrispondenza di vasi sanguiferi molto ampi, h costituito da un solo strato di cellule nettamente delimitate, con nucleo rotondo proYvisto di uno o due distinti nucleoli, e con protoplasma a strut- tura fibriilare carico di piccoli granuli. Nei fondi tra le villosita, prin- cipalmente verso il polo distale del sacco vitellino, appariscono cor- tisaimi otricoli ghiandolari, spesso sezionati anche trasversalmente, i cui elenienti epiteliali hanno dimensioni alquanto maggiori (25 /x di altezza e 10 /x di larghezza), aspetto piu chiaro, granuli meno nu- merosi ma piu grossi. In corrispondenza degli infossamenti ghiando- lari facilmente s' incontrano delle mitosi. Le cellule endoblastiche su- perficiali, disposte a palizzata, si differenziano da quelle costituenti gli otricoli ghiandolari per essere alquanto piu piccole od almeno piu strette, per avere citoplasma piu denso, finamente ed uniformemente granuloso, dotato di maggiore affinita verso le sostanze coloranti, ed esse nell' insieme, a causa di questo loro diverse aspetto, forraano come una sorta di epitelio di rivestimento della cavita del sacco vitellino. Verso il polo prossimale della vescicola ombellicale e verso il suo peduncolo V epitelio endoblastico va facendosi sempre pill basso. Tra gli elemeuti dell' endoblasto si trovano cellule mi- granti, le quali, raccolte in gruppetti, hanno forma poliedrica, limiti netti, nucleo fortemente colorito e protoplasma chiaro, come e state notato da Saxer. Nei miei preparati sul sacco vitellino di giovani embrioni di Sus scrofa mi e accaduto di vedere cellule epiteliali en- doblastiche con due od anche, sebbene raramente, con tre nuclei, ma non mi e giammai riuscito di scorgerne di quelle che contenessero numerosi nuclei e quindi numerose piccole cellule, sorts quasi per ge- nerazione endogena, in una cellula epiteliale, come Graf Spec vor- rebbe si verificasse nel sacco vitellino di embrioni umani, Nei vasi od anche in vicinanza a questi si trovano pure dei gruppi di cel- lule migranti ed inoltre singole cellule giganti con nucleo lobato o variamente conformato, le quali ultime si distinguono altresl per i caratteri del loro protoplasma piu denso, piu scuro e facilmente co- lorabile. Suir esterna superficie della vescicola ombellicale il rivestimento fornito dal foglietto fibro-intestinale e formato da elementi appiattiti, che si pongono a contatio dei fondi degli otricoli ghiandolari, sepa- - 139 randoli dallo spazio oelomatico. In corrispondenza del polo distale la faccia esterna del sacco vitelline aderisoe al chorion per un'esten- sione di ciroa 1 mm., e quivi gli otricoli gliiandolari si affondano nel connettivo che stabilisce 1' unione al chorion. Neir interno della cavita del sacco vitellino alcune cellule mi- grant! ed una scarsa quantity di liquido coagulato. Embrioni di mm. 15-17. — La parete del sacco vitellino, larga- mente e variamente ripiegata sopra a se stessa, ha uno spessore che varia dai 70 ai 120-125 /i ed e cosi costituita: all' esterno il sottile rivestimento mesoblastico splacnico, a cui fa seguito uno strato di otricoli ghiandolarl ed all' interno un semplice strato di cellule en- doblastiche che limitano il lume della vescicola e sembrano fornirle r epitelio di rivestimento, Gli otricoli ghiandolari, molto stipati tra di loro, sono rivestiti da un solo strato di cellule prismatiche alte da 15 a 20 /i larghe 10 /i, circa, il'cui protoplasma mostra ancor piii distintamente la struttura fibriUare oaratterizzata da sottilissimi bastoncelli, facilmente colorabili dall' eosina, diretti secondo I'asse mag- giore del corpo cellulare e pin abbondanti verso I'estremo distale di esso corpo, nel quale scorgonsi inoltre minuti granuli e piccoli va- cuoli (gocciolette di grasso). II nucleo nettamente contornato, roton- deggiante, con uno o due nucleoli, misura 5 /x circa di diametro. Ge- neralmente gli otricoli ghiandolari, quantunque di forma cilindrica, si sJargano alquanto verso il loro fondo: molti dei medesimi hanno un lume piu o meno ampio e con un manifesto orifizio si aprono alia superficie interna del sacco vitellino. L'aspetto ghiandolare si rivela adesso con maggiore evidenza per il fatto che numerosi e delicati vasi sanguiferi circoudano gli otricoli abbondantemente irro- randoli. Le cellule endoblastiche superficiali formanti 1' epitelio di rivestimento delJa cavita del sacco vitellino, posseggono forma cilin- drica che diviene cilindro-conica all' apice delle creste fra le aper- ture degli otricoli, e, dacche il loro protoplasma, oltre ad essere piu finamente ed uniformemente granuloso, ha verso 1' estrerao distale numerose fibril) e strettamente addossate per cui assume una tinta pill intensa, le medesime risaltano per il contrasto che cosi ne deriva in rispetto alle cellule degli otricoli. Frequent! sono gli accumuli di cellule migranti tra gli element! endoblastici e talora nell' interno di questi si rinviene pure qualche cellula migrante. Cellule giganti con protoplasma molto colorabile e nucleo talvolta regolarmente ovale tal'altra lobato, sempre ricco in sostanza cromatica, trovansi di solito in vicinanza di vasi sanguiferi. — 140 - Arametto con Saxer che le cellule migranti e le cellule giganti di natura mesenohiraatica siano in rapporto con la funzione ematopo- ietica della vescicola ombellicale e destinate a fornire i corpuscoli sanguigni rossi clie passano poi nei vasi. Cellule migranti penetrano tra gli eleraenti epiteliali endoblastici e talrolta anche nelT interno di essi, coutiauando a produrre corpuscolisangaigni rossi. Clraf Spee all'incontro, pur aramettendo I'origine estravascolare dei corpuscoli rossi del sangue, crede che essi si formino nelle cellule entodermiche. Embrioni di mm. 18-20 e mm. 28-30. — II sacco vitelline rag- giunge il suo massimo sviluppo e la fase piii avanzata della sua spe- ciale organizzazione. Le grandi pliche della sua parete sono molto addossate le une alle altre e reciprocamente ingranate tra di loro; r accrescimento degli otricoli, divenuti veri tubuli ghiandolari, ba portato ad un aumento di spessore della parete medesima, spessore variabile a seconda dei punti in esame ma cbe da un minimo di 55-60 /^ puo giungere ad un massimo di 200-210 ^i. La superficie interna della vescicola ombellicale in embrioni di mm. 18-20 rimane serapre rivestita da un semplice strato di cellule cilindriclie o cilin- dro-coniche alte 15-20 ju, le quali, per le loro proprie caratteristiche gia precedentemente rammentate, spiccano di fronte agli element! endo- blastici dello strato ghiandolare sottostante. Questa specie di epitelio di rivestimento incomincia a scomparirein alcuni saccbi vitellini di embrioni misuranti 28-30 mm. di langbezza, ove notasi ancbe clie opposti punti della faccia interna della parete si avvicinano sempre piu tra di loro fino a toccarsi e saldarsi, L' epitelio di rivestimento glace sopra una membranella basale a cui si congiungono i sottilis- simi sepimenticonnettivali provenienti dall' involucre esterno e decor- renti tra gli otricoli ghiandolari strettamente stipati. Molti degli otricoli ghiandolari non rimangono semplici ma si dividono dicotomicamente: il lume loro e in genere assai ristretto od anche scomparso, ma in alcuni si mantiene discretamente ampio: taluni conservano distinto lo sbocco alia superficie interna del sacco vitellino, altri lo perdono, specialmente se viene a man- care il lume. Le cellule endoblastiche, che tappezzano gli otricoli, hanno figura cilindrico-prismatica oppure altra varia forma poliedrica a seconda che gli otricoli stessi posseggono un lume piu o meno ampio ovvero ne sono privi: esse, paragonate alle cellule degli stadi precedenti, sono cresciute di volume e negli otricoli ghiandolari di sacchi vitel- lini appartenenti ad embrioni di 1 8-20 mm. misurano generalmente - 141 - 20-25 M in altezza e 10-15 /* in larghezza, in quelli di vescicole ombel- lioali appartenenti ad embrioni di 28-30 mm. hanno proporzioni anche maggiori essendo la loro altezza di 30 /x e la loro larghezza di 20 ft: il loro nucleo, rotondo, provvisto di uno o due distinti nucleoli, rag- giunge dai 5 ai 10 /x di diametro. Qualche rara cellula contiene due nuclei e supera le dimensioni delle altre misurando ft 50 per 30. II protoplasma degli elementi endoblastici e vacuolizzato, piu o meno ricco di granuli, e verso 1' estremo distale del corpo cellulare, al di- sopra del nucleo, presenta una sempre piu marcata stiuttura fibril- lare determinata da numerosi bastoncelli colorabili con eosina, diretti secondo I'asse maggiore della cellula. Negli otricoli ghiandolari di vescicole ombellicali appartenenti ad embrioni di 18-20 mm. s'in- contrano ancora rare mitosi. Vi sono piccoli tratti della parete del sacco vitellino, massime laddove corrono grossi vasi, in cui mancano gli otricoli ghiandolari per la qual cosa I'endoblasto si riduce ad un solo strato di cellule cilindriche piu o meno alte (raggiungono talvolta 30-35 fx). La struttura della parete del sacco vitellino rassomiglia quella di un organo ghiandolare ed in particolar modo, come ha notato anche Graf Spee per il sacco vitellino umano, alia struttura del fegato embrionale. E nelle sezioni tangenziali alia superficie del sacco vitel- lino di embrioni di mm. 18-20 che una tale rassomiglianza piu evi- dentemente si rivela, dappoiche a questo stadio maggiore e anche la ricchezza in capillari sanguiferi formanti una fitta rete nelle cui maglie vengono compresi tubuli ghiandolari, stabilendosi in tal guisa una relazione assai intrinseca tra gli elementi endoblastici dei tubuli ed il sangue che circola attorno a questi. Nel sacco vitellino di embrioni di 28-30 mm. i capillari sanguiferi divengono piu fini mentre piu distinti si fanno i sepimenti connettivali inter- otricolari, onde I'insieme mostra disposizioni strutturali perfetta- mente paragonabili a quelle di un maturo organo ghiandolare fun- zionante, similmente a quanto e stato veduto daGrraf Spee nel sacco vitellino di embrioni umani. Nel sacco vitellino di embrioni di 18-20 mm. s'incontrano fre- quenti gruppetti di cellule migranti posti tra gli otricoli od anche tra gli stessi elementi endoblastici : tali gruppi non si rinvengono piu nella parete del sacco vitellino di embrioni di mm. 28-30. Nella cavita del sacco vitellino, piii stretta in embrioni di 28-30 mm, che in quelli di mm. 18-20, esiste sempre una certa quantita di liquido, coagulate per Tazione dei reagenti, insierae a cellule migranti ed a corpuscoli sanguigni rossi. - 142 — II rivestimento mesoblastico splacnico aU'esterna superficie del sacoo vitellino e formato da un seinplice strato di cellule estrema- mente appiattite. Nel corto peduncolo che congiunge il sacco vitellino con il cordone ombellicale, gli otricoli ghiandolari scompaiono, la parete si assot- tiglia e I'epitelio endoblastico ad im solo strato non oltrepassa i 10 /jt di altezza. Gia in sacchi vitellini di embrioni di 30 mm. si e inizialo il processo di regressione clie condurrk al disfaciraento ed al riassor- bimento dei suoi elementi. Come prima notabile modificazione accade la scomparsa dell'epitelio rivestente la superficie interna del sacco vitellino, I'addossarsi ed il saldarsi di opposti punti della parete per maniera die la cavita, laddove esiste, viene ad essere rappresentata da una fessura strettissima: frattanto s'inspessisce 1' involucro esterno formato ora da piii strati di fibre connettivali, s'inspessiscono consi- derevolmente i sepimenti da esso inviati tra gli otricoli ghiandolari, cbe sembrano ora destinati ad essere da quelli cosi strettamente com- pressi da perdere affatto il loro lume e da obbligare gli elementi che li rivestono a divenire tutti variamente poliedrici, onde piu che di otricoli o tubuli trattasi a questo stadio di isolotti o cordoni epi- teliali. Mentre adesso i vasi sanguiferi piu grossi si fanno notare per avere acquistato una tunica pluristratificata, i piccoli capillari invece appaiono scarsissimi. I limiti degli elementi endoblastici colpiti dal processo degene- rativo incominciano a sfuggire, a diventare meno netti, il protopla- sma a perdere la sua manifesta struttura bacillare ed i bastonoelli a risolversi in una sostanza a grossi granuli o gocciole con tendenza a confluire ed intensamente tingibili dall'eosina. In alcuni degli ele- menti piu vicini alia fessura, residno della cavita del sacco vitellino, oltre il corpo cellulare e interessato dal processo degenerative anche il nucleo che cade in croraatolisi. Infine tutto I'elemento e disgre- gato ed i suoi detriti si raccolgono nell'accennata fessura. II processo di disfacimento s' inizia quindi dall' interne per propagarsi poi verso r esterno. Questo fatto 6 comprovato dall'esame microscopico di sacchi vitellini appartenenti ad embrioni di mm. 40. Qui riapparisce una cavitk discretamente ampia la quale, essendosi formata in seguito al disfacimento della parte piu interna della parete del sacco vitellino, come viene dimostrato dall' essere la medesima ripiena di detriti cellulari, di cellule endoblastiche distacoate e piu o meno disgre- 143 - gate, di nuclei in cromatolisi a di una certa quantity di sangue, ha un significato tutt'affatto diverse da quelle della cavita primitiva, L' involucre connettivale esterno e alquanto aumentato e la parete della detta cavita, a seconda della maggiore o minore distruzione dello strato ghiandolare verificatasi su questo o quel tratto, possiede una spessezza assai variabile da 25-30 /x a 120-180 ft. In corrispon- denza dei tratti piii sottili lia la sua interna superficie liscia, tap- pezzata da un semplice strato di cellule endoblastiche appiattite, senza limiti netti, con nucleo variamente deformato, rimpiccolito, tinto molto intensamente, mentre nei tratti piu grossi si mostra, verso 1' interne, assai irregolarmente frangiata o villosa. Laddove la parete e piu spessa, esistene ancora delle trabecole cennettivali che tra lore comprendene le cellule endoblastiche di rivestimento degli antichi tubuli ghiandolari: sebbene il precesse involutivo abbia gran- demente progredito, tuttavia verso la porzione esterna delle strato ghiandolare s'incontrano cellule con i lore caratteri abbastanza ben conservati in confronto agli elementi endoblastici della porzione interna, i quali, trovandosi in preda ad una avanzata degenerazione granule-grassa appariscono rimpicceliti, rotondeggianti, a limiti indi- stinti, con citoplasma delicatamente reticelato per la presenza di numerose e fine gocciolette adipose, nucleo sforniate, piccolo, inten- samente colorito. Singole cellule e gruppi di esse sone gia distac- cate od in procinto di distaccarsi: cadendo I'epitelio, cosi estesa- mente degenerate, alcune delle trabecole connettivali sporgeno nude verse la cavita. Devesi qui ricordare che oramai va arrestandosi la circolazione del sacco vitellino od onfalo-mesenterica ed una parte dei suoi vasi sanguiferi vanno obliterandosi : infatti, attorno al lume di alcune piccole arterie 6 facile ravvisare un alone di tessuto connettivo povero di elementi cellular! e ricce aH'incontre di sostanza fondamentale assai celerabile dall' eosina, il quale tende piii tardi ad assumere i caratteri del tessuto di cicatrice ; aggiungasi inoltre che i vasi venosi mestransi generalraente ectasici e che tra gli elementi epiteliali si manifestane, non infrequentemente, piccoli focolai emorragici. Tutti gli accennati caratteri involutivi vanno sempre piu accen- tuandesi in sacchi vitellini di embrioni di mm. 48. Estesi tratti deU'epitelio endoblastico, in corrispendenza della porziere interna dello strato ghiandolare, sone degenerati e caduti nella cavita ripiena di cellule a vario grade di disfacimento, detriti cellulari, nuclei fram- mentati insieme ad una buona quantity, di sangue stravasato. - 144 - Finalmente in embrioni di mm. 82 il sacco vitellino puo dirsi ridotto ad una piccola ciste circoscritta da un involucro connettivale non molto grosso, teso, la cui interna superficie soltanto qua e la, e quindi interrottamente, viene rivestita da un semplice strato di cellule endoblastiche appiattite. In qualche tratto, piu o meno limi- tato, e possibile ritrovare un residue dello strato gliiandolare, tal- volta sotto forma di un piccolo lobulo, dove si veggono cellule endo- blastiche olie vanno distruggendosi, vasi venosi assai dilatati od anche focolai emorragici. La cavita, relativamente ampia, pu6 essere riempita di sangue, in parte coagulato, a cui sono mescolati gli ultimi detriti delle cellule endoblastiche, oppure. avvenuto il dissolvimento 6 la fluidificazione di questo contenuto, e ripiena di una sostanza che nei preparati ha un aspetto omogeneo reticolato o granuloso e lascia scorgere soltanto scarsissimi elementi formali rappresentati per lo piu da leucociti: successivamente, questa sostanza viene riassor- bita. Vi si riscontrano inoltre, piu abbondantemente nel primo caso che nel secondo, granuli e zolle libere di pigmento derivato dalla metamorfosi regressiva della sostanza colorante del sangue, pigmento che da al sacco vitellino quel colorito bruno o nerastro gia ricor- dato quando dicemmo dei caratteri macroscopic! offerti dal sacco vitellino stesso durante quest' ultima fase della sua atrofia. Da tutto quanto abbiamo riferito intorno al sacco vitellino di Stis scrofa viene dimostrato che il medesimo, ad un periodo relati- vamente precoce dello sviluppo embrionale, acquista la struttura di un vero e proprio organo ghiandolare mature, caratterizzata non solo dalla presenza di otricoli piu o meno cilindrici o tubuli per la mag- gior parte ramificati, abbondantemente irrorati merc^ una ricca rete di capillari sanguiferi e rivestiti da elementi epiteliali endoblastici, ma eziandio, durante la fase rigogliosa evolutiva dell' organo, dalle proprieta citologiche di questi stessi elementi le quali ne rilevano I'attivita fanzionale, Ed in vero, la struttura bacillare del loro cito- plasma, la comparsa di certe speciali granulazioni di gocciolette adipose e forse di altri material! metaplasmatici, che nel nostro caso non possono ritenersi come provenienti dall' esterno ne come prodotti di metamorfosi regressiva, imperocche s' incontrano gia molto tempo prima che questa sias! iniziata, c! si manifestano, nell'insieme con- siderati. quali indubbi segni di un processo di secrezione proprio alle cellule endoblastiche delle ghiandole del sacco vitellino. Completata la sua peculiare organizzazione e raggiunto, sotto questo riguardo, - 145 - il suo massirao sviluppo in embrioni dai 18-20 mm. ai 28-30 mm. di lun- ghezza, il sacco vitellino comincia, siiccessivamente, a regredire, ad atrofizzarsi, mentre i suoi elementi vanno lentamente degenerando per raggiungere il piii alto grado del processo involutivo in embrioni di mm. 82 o poco piu, dove i prodotti risiiltanti da questo processo fi- niscono eol dissolversi ed essere riassorbiti. Come fatto correlativo alia cessata funzionalita del sacco vitellino si verifica il rallentamento 6 I'arresto della circolazione vitellina od onfalo-mesenterica. Sacco vitellino e circolazione vitellina nel maiale non lianno quindi valore soltanto per il significato e per i rapporti morfologici, ma anche per il significato ed i rapporti fiinzionali. L' atrofia del sacco vitellino succede allorche la funzione dal medesimo esercitata non e piu ne- cessaria all'organismo embrionale: con cio diviene superflua anche la circolazione omfalo-mesenterica. Nei suoi recenti studi sopra I'origine dei corpuscoli rossi e bian- chi del sangue, Sa x e r ha esaminato la vescicola ombellicale di maiale, di pecora e di gatto: a causa delle indagini limitate al sacco vitel- lino di embrioni lunghi poco piii di 1 cm. egli non ha potuto rico- noscere formazioni ghiandolari, fa pero osservare che le proprieta delle cellule entodermiche del sacco vitellino ricordano straordinaria- niente quelle delle cellule epatiche, specialmente per la struttura fi- lamentosa del loro protoplasma ; che agli organi ematopoietici del- I'embrione appartengono in prima linea il sacco vitellino ed il fe- gato, i quali percio hanno tra loro grande somiglianza ; e che molto probabilmente le cellule epiteliali di questi organi esercitano un certo influsso suUa nutrizione degli elementi sanguigni nuovamente for- matisi. La speciale costituzione che io ho riscontrata nel sacco vitel- lino di Stis scrofa ed i caratteri registrati per le cellule epiteliali endo- blastiche corrispondono, come gia accennai, a quelli che Graf Spee ha teste descritti nella vescicola ombellicale di embrioni umani. An- che nel sacco vitellino umano si sviluppano otricoli ghiandolari che gia verso la fine della terza settimana di gestazione sono manife- stamente formati e nel corso della quarta e quinta settimana si ac- crescono, dalla settima alia nona stanno tra loro stipati in tutte le parti del sacco vitellino sino al suo peduncolo, « sicche tutta la pa- rete del sacco vitellino rappresenta un tessuto ghiandolare che ora ha raggiunto il piu alto grado della sua estensione in massa e della sua definitiva difFerenziazione istologica e possiede una sorprendentc rassomiglianza con il tessuto epatico mature, dal quale pero diffe- - 146 risce per la stmttura piii semplice e piii distinta. » GrafSpee giunge alia conclusione clie il sacco vitellino nei period! precoci compirebbe le stesse funzioni che piu tardi toccano al fegato e clie hanno grande interesse per il ricambio materiale. Anch' io, dopo quanto mi fu dato di osservare intorno alia strut- tura del sacco vitellino di maiale, sono venuto nella persuasione che I'ufficio fisiologico di quest' organo nei Maramiferi placentati abbia, durante i primi stadi dello sviluppo embrionale, un' importanza di gran lunga maggiore a quella finora attribuitagli ; ma le indagini presentemente troppo scarse non credo ci permettano di precisare con esattezza quale altra funzionc, oltre la ematopoietica, il sacco vitellino eserciti: la somiglianza di struttura, per quell' intimo nesso che esiste tra forma e funzione, ci pu6 far supporre che sia analoga a quella compiuta dal fegato, ma non ci autorizza ad affermarlo con la certezza di essere nei vero. Per giungere ad una conclusione soddisfacente sarebbe utile lo studio metodico della struttura isto- logica del sacco vitellino in embrioni di altri Mammiferi, rivolgendo le ricerche in modo speciale al sacco vitellino dei Mammiferi apla- centati (Monotremi e Marsupiali) in cui, come sappiamo, esso ha ancora I'uflScio di contenere material! vitellini e di assorbirli e por- tarli all'embrione mediante la rete dei vasi sanguiferi costituenti la circolazione omfalo-mesenterica, ed al sacco vitellino di quel Mam- miferi placentati in cui esso prende maggiore sviluppo : sarebbe poi di grande vantaggio il mettere a confronto le modificazioni struttu- rali a cui soggiace, durante le varie fasi di sviluppo, il sacco vitel- lino dei primi con quelle offerte dal sacco vitellino dei secondi, completando infine lo studio con una serie di indagini atte a porre bene in evidenza le relazioni tra sacco vitellino e fegato rispetto al loro sviluppo funzionale, tanto nei Mammiferi quanto in Yerte- brati a questi inferior! (Sauropsidi, Selaci). iS®«\.-^-^ — 147 — ISTITDTO ANATOMICO DELLA REGIA UNIVERSITA DI PISA DOTT. DANTE BERTELLl Dissettore e Libero Docente Ricerche anatomiche sulle Glandule perifaringee e sulle Glandule labiali della " Hirudo medicinalis. " Funzione delle Glandule perifaringee. (Con tav.). Ricevuta il 26 Maggio 1896. E proibita la riproduzione. Nella ventosa orale della Hirudo medicinalis sboccano glandule che sono situate intorno alia faringe (^' ed alia prima sacca stonia- cale (glandule perifaringee) e glandule che trovansi nello spessore delle labbra [glandule labiali). Studiai Tanatomia di queste glandule e feci indagini per stabilire quali di esse forniscono il secreto che impe- disce la coagulazione del sangue. Gli anatomici sono concordi nel designare col nome di glandule salivari quelle che giacciono intorno alia faringe ed alia prima sacca stomacale, ma questo nome e improprio perche tali glandule servono ad impedire la coagulazione del sangue, meglio 6 chiamarle per la loro sede, glandule perifaringee. Gli esemplari che hanno servito alle mie ricerche furono utiliz- zati appena tolti dal vivaio o durante i primi dieci giorni che ave- vano dimorato a digiuno in acqua. Noto subito che il digiuno du- rante i dieci giorni non apporto variazioni nella struttura delle glan- dule perifaringee e labiali, ne variazioni nei risultati che si riferi- scono alia indagine del principio anticoagulante. (1) Alcuni anatomici chiamauo esofago la porzione dell' appareccbio digercute della Hirudo medicinalis^ che succede alia cavita orale, meglio 6 chiamarla faringe come del resto fanao i piti. - 148 Brandt '^' scopri le glandule salivari nella Hirudo medicinalis. Fra i muscoli trasversi dell'esofago, afferma Egli, si trova una massa biancastra granulosa la quale all' esame microscopico apparisce com- posta di un grande numero di sacchetti ovali clie contengono sostanza finamente granulosa, die seguitano con la loro estremita appuntata in uno stretto canale escretore. Diversi canali escretori immettono in un canale comune clie apparisce come articolato e sbocca nell' eso- fago. I dutti a comune sono molti. Queste glandule unicellular! fu- rono considerate da Brandt come rjlandule salivari (Speicheldriisen). Brandt riprodusse gruppi di glandule salivari alle figure 22 e 23 della Tavola XXIX A. C a r u s '2) Q M 0 q u i n-T a n d o n '3' descrissero le glandule sa- livari della Hirudo medicinalis con le parole di Brandt. M o q u i n- T a n d 0 n riporta un gruppo di queste glandule alia fig. 4 della Ta- vola X. Cuvier (^) esposta 1' anatomia delle glandule salivari secondo la descrizione di Brandt, aggiunge: sarebbe questo un organo ana- logo alle glandule salivari ? Ne ho verificata la esistenza, ma il suo poco sviluppo testifica la poca importanza come organo escretore di un succo digestivo. Ley dig f^' divise in tre gruppi le glandule salivari degli in- vertebrati. Nel primo gruppo comprende le glandule realmente uni- cellulari quali esistono negli Irudinei. In questi la membrana della cellula si allunga in mode da formare un dutto escretore frequen- temente lunghissimo. II contenuto della cellula e una massa di fini granuli ; nel nucleo si compie una serie di cambiamenti descritti da Ley dig nel suo Lavoro suUa Pescicola (6) Gegenbaur (") accenna alle glandule salivari degli Irudinei ed asserisce clie negli Irudinei muniti di mascelle le glandule sboc- cano in prossimita delle mascelle. (1) Br an lit J. l<\ und K a t zeb u r fj J. T. C, Medizinisclic Zoolojfic. Zweiter Band. Berlin, 1883. (2) Car us C G., Traile 61eraent,aire d'Auatomie compar6e traduit de 1' allemand par J 0 u rd a u J. L. Bruxelles, 1837. (3) M oq u i n-Ta n d ou A , Monosrrapliie de la famille des Hirudinees. Paris, 1846. (4) Cuvier G., Legons d'Anatomie conipar6e. Tome deuxienie. Bruxelles, 1819. (5) Leydlg F., Lehrbuch uer Histologie des Mens:heu und der Tliiere. Krukfurt a. M., 1857. (6) Zeitschrift. f. w. Zooloyrie Bd. I, 18-19. (7) Gegenbaur C, OruudzuLje der vergleichenden Analomie. Leipzig, 1870. ~ U9 - Bourne '^1 afferina che in tiitti i generi degli Irudinei esistono glandule salivari intorno alia faringe. Esse sono numerosissime, grosse, contengono granulazioni, posseggono lunghissimi duttiescretori i quali si aprono nelle Grnathobdellidae alia superficie dei solchi clie portano i denti e nelle Ehyncobdellidae si aprono nei rilievi della faringe. Per le glandule salivari della Hirudo medidnalis rimanda alia fig. 13 di altro suo lavoro. l^) In questa figura, clie e destinata ad illu- strare in sezione trasversa il nefridio della Hirudo medidnalis, sono riprodotti tre gruppi di glandule perifaringee. Bourne descrive glandule anclie nel prostomium ed intorno alia cavita orale. Queste formano un gruppo bene distinto e mandano i loro condotti escretori in avanti per sboccare tutti intorno ai mar- gini della cavita buccale. Sono affatto distinte dalle glandule salivari, uno spazio considerevole divide le due specie di glandule. II loro con- tenuto non si colora con il carminio boracico. Bourne non pote de- teruiinare la funzione di queste glandule. Jung ''^'i afferma che alle pareti della faringe si attaccano nella Hirudo medicinaUs fasci di muscoli obliqui e trasversi fra i quali tro- vansi le glandule salivari. Queste glandule sono rappresentate da cel- lule piriformi od ovali clie posseggono protoplasma granuloso e sono munite di nucleo. Ogni cellula ha il suo dutto escretore, avviene rara- mente che siano unite due cellule al medesimo dutto. E e my Sain t-L o u p '^1 che ha fatto un note vole Lavoro suUa organizzazione degli Irudinei, si occupa brevemente delle glandule salivari. Nel tessuto dell' esofago e dello stomaco non pote vedere al- cuna perforazione che indichi la presenza di un dutto escretore delle glandule salivari, quantunque avesse adottato svariati metodi di tec- nica. Nella Hirudo medicinaUs dove la porzione rigonfia dell' esofago e puramente muscolare, fibre muscolari muovono raggiate tutto in- torno a questa massa e vanno ad attaccarsi. alle pareti del corpo; negli intervalli di queste fibre si trovano le cellule glandulari. (1) Doui-ne A. G., Contributions to the Anatomy of the Hirudinea. (Quarterly Jour- nal of microscopical Science. V. XXIV. London, i8Sl). (2) Bourne A. G., On the structure of the Nephridia of the medicinal Leech. (Quar- terly Journal of microcsopical Science. V. XX. London, 18H0). (3) V 0 ^ t C. et Y u n {? E., Traits d' Anatomic comparee. Paris, 1888. (4) Remy Saint-Loup, Recherches sur 1' organisation des Hirudinees. (Annales des Sciences naturelles. Tome XVUL Paris, 1884. 2 — 150 — In due brevi Note pubblicate nei Processi verbali della Societ a Toscana di Soienze naturali resi conto di ricerche anatomiche fatte suUe glandule salivari della Hirudo mcdicinalis f^' esponendo risul- tati ohe, se le mie indagini bibliografiche eseguite con grande dili- genza sono esatte, mi sembrano degni di essere ricordati. Osservai che i dutti escretori delle glandule perifaringee proce- dono innanzi compresi nelle oosi dette radici delle mascelle, pene- trano nelle mascelle e vanno a sboccare in corrispondenza della estre- mita postei-iore delle radici dei denti donde il secreto viene sul mar- gine libei'o della miscella uscendo per tutta la estensione degli spazii intei'dentarii '-'. In prossimita del margine libero delle mascelle vidi decorrere entro ai dutti escretori a traverse alia membrana cutico- lare che involge la mascella, il prodotto di secrezione C^'. Osservato come sboccavano i dutti e quale via teneva il secreto per raggiun- gere il margine libero della mascella, potei stabilire che tra un dente e I'altro esistouo cavita limitate dalle superfici laterali dei denti e da due foglietti della membrana cuticolare, Non trovai anastomosi tra i dutti escretori delle glandule perifaringee. Leuckart f^' aflPerma che riguardo ai rapporti dei dutti escre- tori ed alio sbocco di essi, specialmente nelle sanguisughe munite di mascelle, fino ad ora poco si conosce e questo poco si appoggia piu ad ipotesi che ad osservazioni dirette. I dutti escretori delle glan- dule salivari decorrono verso 1' innanzi, penetrano nelle mascelle entro alle quali si espandono a ventaglio, si riuniscono due a due verso (1) Bertel 1 i D., Glan'lule salivari nella Hirudo mcdicinalis. ( Atti della Societa Toscana di Scienze naturali. Processi verbali. Pisa, Lua-lio 1887). Bertell i D.. Glaudule salivari della Hirudo medicinilis. (L. C.) Novembre 1887. (2) Leuckart (Die Parasiten des Menschen. Leipzifj, 1894) dopo avere descritto come Bboccano i dulli escretori delle glandule perifaring-ec, pone in Nota quanto segue: Leu- ckart, iibar die SpeicheldriJsen der Hiru'lineen. Verliaodl. der Kgl. Gesellsch. der Wis- sensch. Phys math. CI. 1892. S. 556. Nachtrilglich ersehe ich iibrigens aus dem Jaliresbe- ricbte der zoolog. Station in Neapel fiir 1888, (Vermes S. 48), dass schon Butelli (leggi Bertelli) in Proc. verb, der Atti Soc. Tosc. Vol. VI p. 29 ff. Aehnliches veroffentlicbt hat. (3) Leuckart (Die Parasiten des Menschen) quaudo espone il decorso dei dutti escre- tori entro alle mascelle agg-iuoge m Nota: Aber Niemand hat meines Wissens-vielleicht von Butelli (1. c.) (leggi Bertelli) abgesehen-die Speicheldrijsenstrange als das erkannt, ■was sie in Wirklichkeit sind, vielmehr ein Jeder sie fiir Muskeln gehalten. lo distinsi tra i muscoli della mascella i dutti escretori, in futti nella mia seconda Nota affermo : .... osser- vai per piccolo tratto in prossimita del punto ove origiuasi la membrana interdentaria de- correre nei dutti sostanza granulosa che poi audava a sboccare sul margine libero della mascella. (4) Leuckart, Ueber die Speicbcldriisen der Hirudineen. (Berichte iiber die Verhand- lungen der koniglich sachsischen Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig. Mathemati- Bch-physische Classe. Leipzig, 1893). — 151 - restremo posteriore della radice dei denti e vaiino a sboccare in cor- rispondenza della punta dei der.ti ; entro alle mascelle fra i dutti escre- tori esistono fibre muscolari poste trasversalmente. Gli Irudinei oltre le glandule salivari posseggono anclie glan- dule labiali clie risultano come le salivari di glandule unicellulari e clie vuotano il loro secreto per mezzo di piii o meno lunghi ca- nali direttamente nella parte anteriore della cavita orale. Conside- rate istologioamente sono queste glandule diverse dalle glandule sa- livari e lo stesso h da dirsi delle qualita ottiche come chimiobe del loro secreto; sono pero presso a poco identicbe alle glandule sotto- cutanee cbe si trovano molto comunemente nella profondita del corpo, specie nelle sanguisugbe provviste di mascelle. Leuckart f^) riguardo alle glandule salivari della Hirudo me- dicinalis riassume quel sue Lavoro del quale bo sopra riportato le conclusioni; riguardo alle glandule labiali aggiunge qualcbe partico- lare desorittivo e dicbiara cbe le considera afFini alle glandule salivari, Croocke wit ("^J aiFerma cbe i dutti escretori delle glandule pe- rifaringee si anastomizzano. Trovo cbe la membrana cuticolare in corrispondenza delle cavita interdentarie e inspessita. Nello studiare il decorso dei dutti escretori entro alle mascelle vide cbe alcuni ab- bandonano la parte centrale della mescella e vanno a sboccare alia superficie del corpo della mascella. Per mezzo dell' acido acetico allun- gato libero il citoplasma dalle granulazioni e cosi gli apparve re* ticolato; con questo mezzo mise in evidenza ancbe il nucleo ed il nucleolo. Eicbiamo I'attenzione su la somiglianza di struttura tra glandule salivari, glandule labiali, glandule cutanee. Croockwit illustro con figure le sue ricerobe. Glandule perifaringee. Messe alio scoperto le glandule perifaringee ci appariscono come sostanza biancastra distesa lungo la faringe e lungo la prima sacca stomacale. Verso il limite posteriore la sostanza biancastra si riduce gi'iulatauiente prima di terminare, tanto cbe in corrispodenza della sacca stomacale e appena visibile ad occbio nudo; anteriormente in vicinanza delle mascelle la sostanza glandulare si raccoglio in tre gruppi corrispondenti a ciascuna mascella, rappresentati ognuno da (1) Leuckart R., Die Parusiten des Menschen. Leipzig, 1894. (2) Croocke wit J. M., Over de Kakea en Speekselklieren vau Hirudo medicinalis. Utrecht, 1894. - 152 - tre 0 quattro piccoli cordoni (Fig. 1) i quali si fondono in un solo cordone che penetra nella mascella. La quantita maggiore di sostanza glandulare si trova in corrispondenza del terzo posteriore della faringe. Sottoposta la sostanza glandulare ad esarae istologico a fresco in un liquido indifferente si vedono in essa moltissime glandule unicel- lulari, piriformi, con citoplasma granuloso, munite di lunghi dutti escretori ripieni di granulazioni. Non si scorge il nucleo. Oltre le glan- dule unicellulari si vedono dutti escretori distaccati dalle glandule con la dissociazione o appartenenti a glandule situate ad un livello posteriore a quelle ove fu tolta la sostanza glandulare. In questa tro- vansi anche molte fibre muscolari, alcune delle quali, ad onta della dilacerazione. mostrano ancora il loro rapporto intimo colle glandule. Esaminati a fresco in liquido indifferente i cordoni nei quali si raccoglie anteriormente la sostanza glandulare si vede clie sono co- stituiti da una grande quantita di dutti escretori e da fibre musco- lari clie appartengono ai muscoli motori delle mascelle ; insieme ai dutti raccolti in cordone si trovano rare glandule (fig. 1), di alcuna delle quali si nota la presenza fino a pochissima distanza dalla ma- scella. I fasci dei dutti escretori sono discernibili anche macroscopi- camente sul portaoggetti perclie fatta la dissociazione si mostrano bianchi in mezzo al grigio pallido delle fibre muscolari. Se negli esami a fresco fatti in soluzione fisiologica di Cloruro di sodio 0 in soluzione acquosa (1 per 100) di Potassa caustica si lasciano insieme ad un po'di sostanza glandulare le mascelle, allora si svolge sotto gli ooclii dell' osservatore (si guardi a forte ingran- dimento) un fatto molto interessante. Vedonsi uscire in corrispon- denza del margine libero della mascella granulazioni identiche a quelle che si scorgono nel citoplasma delle glandule e nei loro dutti escre- tori. Le granulazioni traversano liberamente gli spazii interdentarii, cio dimostra che la membrana cuticolare involgente la mascella pre- senta in corrispondenza di questi spazii due foglietti i quali limi- tano insieme alle suporfici laterali dei denti l' apertura per la quale esce il secreto delle glandule perifaringee. L' ultima apertura sul mar- gine libero della mascella e alio esterno dell' ultimo dente. Le granulazioni che sono accolte nel citoplasma devono essere considerate come prodotto di secrezione perche si trovano nei dutti escretori e possiamo sorprenderlo mentre si rendono libere nella ven- tosa orale. Gli spazii interdentarii appariscono (fig. 2 slargati in corrispon- denza della punta dei denti ed in corrispondenza dell' estremo po- - 153 - steriore delle radici ; ci6 si verifica perche tanto le punte dei denti che I'estremo posteriore delle radici lianno forma conica con base verso il corpo del dente. La sostanza granulosa abbandonati i datti escretori urta piii clie altro nelle faccie lateral! dei denti in corrispondenza dell'angolo clie fanno le due radici e scorre di preferenza su queste facce, ma per- corre anche il resto della cavita interdentaria. Le cavita interdentarie si estendono fino immediatamente dietro alia punta delle radici dei denti (fig. 2). Tra gli angoli delle ra- dici e questo estremo posteriore le cavitk interdentarie comunicano ampiamente tra loro, si stabilisce cosi un canale che decorre da un estremo all' altro della mascella, parallelamente al margine libero. La esistenza di questo canale si stabilisce bene negli esami a fresco fatti in soluzione di Potassa caustica. Quando le granulazioni trovano per uscire un impedimento nel secreto che si e accumulato nella meta anteriore delle cavita interdentarie retrocedono e decorrono allora tra- sversalmente nel canale sopra descritto ed escono a traverse alia prima cavita interdentaria che trovano libera ; talvolta souo costrette a rag- giungere quella apertnra che e situata all'esterno dell' ultimo dente. Le cavita interdentarie occupano tutto lo spazio interdentarie, Infatti fissando le mascelle in soluzione satura di sublimato resta uelle cavita interdentarie il secreto delle glandule perifaringee che puo essere intensamente colorito con i Carmini. Si vedono allora (fig. 2) gli spazii interdentarii ripieni di sostanza granulosa. Le ca- vita interdentarie sono assai ample, in fatti accumulatasi sostanza granulosa sul margine libero della mascella qualche volta le nuove granulazioni che escono, urtano nel secreto raccolto sul margine libero della mascella e retrocedendo tornano liberamente tra i due foglietti della membrana cuticolare. Lo sgorgo della sostanza granulosa in questi preparati fatti a fresco dura qualche minuto. Nel fitto inverno se si adopera la solu- zione di Cloruro di sodio alia teraperatura ordinaria non si osserva il fenomeno. Volendo fare la ricerca nella stagione invernale alia tem- peratura ambiente si adoperi la soluzione di Potassa caustica. In que- sto case si chiarifica prontamente la mascella in vicinanza del mar- gine libero e si vede allora correre a traverso alia membrana cuti- colare, la sostanza granulosa anche entro ai dutti escretori. In so- luzione acquosa di Potassa caustica (1 per 100) lo sgorgo dura circa quattro minuti, in soluzione fisiologica di Cloruro di sodio dura circa otto minuti. — 154 — Leuckart ammette che i dutti escretori delle glandule peri- faringee si riuniscano due a due dietro le radici dei denti e sboc- chino sul raargine libero della mascella percorrendo un canale che occupa la parte media dello spazio interdentario. Dalle mie ricerche risulta chiaramente invece che i dutti escretori sboccano uno indi- pendentemente dall'altro in fondo al canale die trovasi al di dietro degli angoli formati dalla unione delle due radici dei denti. Croocke- wit riprodusse esattamente in varie figure lo sbocco dei dutti escre- tori. Dalle mie ricerche risulta ancora che negli spazii interdentarii non esiste un dutto, ma sono questi per tutta la loro estensione scavati (Fig. 2). In fatti fissato e colorito entro alle cavita interdentarie il secreto delle glandule perifaringee, si vede che occupa tutto lo spazio interposto fra un dente e I'altro. Del resto sappiarao ancora che il secreto esce a traverso agli spazii interdentarii per tutta la loro es- tensione. E sempre incerto se i dutti escretori delle glandule perifaringee si anastomizzano. Per risolvere questa questione posi a macerare la sostanza glandulare in alcool al terzo, in soluzione acquosa d'lpo- solfito di Sodio (20 per 100), in soluzione acquosa di Potassa caustica (1 per 100). Colorivo con Picrocarminio o con Safranina la sostanza che era stata a macerare nell' alcool al terzo e nella soluzione d'lpo- solfito di Sodio, colorivo con liquido di Lof fler la sostanza che era stata a macerare in Potassa caustica. Dilacerata la sostanza glandu- lare trovai, dopo lunghe osservazioni, qualche anastomosi tra i dutti escretori. Brandt e Moquin -Tan don hanno ammesso e dise- gnato gruppi di cellule sboccanti in dutti escretori comuni. Jung si limita ad affermare che tra i dutti escretori esistono rare ana- stomosi. Croockewit sostiene che ha osservato diverse volte anastomosi tra i dutti escretori delle glandule perifaringee. Gruppi di glandule con i loro dutti escretori strettamente uniti si scorgono in preparati fatti a fresco per dilacerazione o anche meglio in sostanza glandulare che sia stata in macerazione, ma osservando bene i dutti escretori di queste glandule si verifica che sono rare le anasto- mosi. Nolle preparazioni fatte per dissociazione si vedono incrociati alcuni dutti di quelli che si mantengono raccolti in fascetti, questa disposizione li fa apparire anastomizzati. La disposizione di glandule raccolte in grappoli si verifica per la tendenza che hanno i dutti escretori ad unirsi strettamente in cordoni. Per stabilire la topografia delle glandule perifaringee e per stu- diarne la struttura feci tagli trasversi e tagli longitudinali. — 155 — Fissai i pezzi in soluzione acqiiosa satura di Bicloruro mercurico 0 in liquido di Rabl. Colorii le sezioni in liquido di Loffler, in Picrocarminio (B i z z o z e r o), in Safranina (P f i t z n e r - F 1 e na- ming), nella miscela di Biondi, nel Rosso Magenta. Le glandule perifaringee risiedono tra i fasci muscolari (Fig. 3); quelle che trovansi piii vicine alia faringe sono addossate alle fibre muscolari circolari di essa, quelle che trovansi piu lontane si mesco- lano con le glandule cutanee. A traverse alia parete faringea non si vedono in sezioni trasverse passare dutti escretori, i quali in veco si scorgono tagliati trasver- salmente od obliquamente in mezzo alle glandule (Fig. 3). I dutti escretori si mostrano manifesti perche ne e bene colorito il conte- nuto, quindi se alcuni dutti andassero a sbocoare nella faringe dovreb- bero chiarameute risaltare. Eppure si ammette die le glandule peri- faringee sboccano nella faringe! Nei tagli trasversi delle mascelle si vedono sezionati trasver- salmente i dutti escretori delle glandule perifaringee posti nella parte media della mascella. I dutti sono sostenuti da fibre muscolari po- ste di traverse, intercalate tra essi. Nelle sezioni longitudinali si osservano i dutti escretori delle glandule piu lontane procedere in avanti mescolati alle glandule di piani posti piu innanzi ; se ne trova cosi un numero maggiore a mi- sura si sale verso le mascelle in vicinanza delle quali si raccolgono in fasci che si fondono in un solo cordone il quale penetra nelle ma- scelle. Nelle sezioni che hanno colpito la faringe non si vedono sboccare in questa glandule perifaringee. Entro le mascelle i dutti escretori si raccolgono nella parte me- dia e si vede che vengono a sboccare in fondo a quel canale che ri- sulta dalla fusione dell' esfcremo posteriore delle cavita interdentarie. 1 dutti contengono sostanza granulosa. Rari dutti escretori abbandonano la parte media della mascella, traversano i fasci muscolari circolari e longitudinali che trovansi alia periferia, perforano la membrana cuticolare e vengono a sboccare alia superficie del corpo della mascella. La membrana cuticolare che riveste le mascelle apparisce in cor- rispondenza delle cavita interdentarie assai inspessita. Nelle sezioni le glandule perifaringee mostrano la membrana (Fig. 4). Osservati i granuli a forti ingrandimenti, si vede che tendono ad aggrupparsi in numero vario; cosl si spiega perch6 — 156 — le granulazioni lianno volume diverse. Nelle sezioni tinte con Rosso Magenta si vede nettamente il nucleo di forma ovoidale ed il nucleolo (Fig. 4). In ogni sezione si osserva che le granulazioni di alcune cellule si colorano intensamente con tutte le ordinarie sostanze coloranti e che quelle di alti'e cellule o rimangono incolore o tinte lievemente (Fig. 3). Glandule labiali. Si trovano numerose nel labbro superiore, scarse nel labbro inferiore. Le glandule labiali si dissociano con grande facilita dopo cbe furono macerate in soluzione acquosa (1 per 100) di Potassa caustica. Lavate in acqua distillata si colorano intensamente con liquido di Loffler. Per ottenere le sezioni tanto nel labbro superiore che nell' in- feriore mi servii dei medesimi metodi di tecnica usati per le glan- dule perifaringee. Prima riferiro i risultati delle ricerche fatte nel labbro superiore. In preparati ottenuti per dilacerazione le glandule del labbro superiore appariscono unicellulari, piriformi, munite di lunglii dutti escretori. Per il loro volume possono essere distinte in grosse (Fig. 5) e piccole (Fig. 6) ; le prime sono scarse ; quelle piccole si vedono rac- colte in grappoli (Fig. 6) come le perifaringee. Nei tagli longitudinali si vedono le glandule (Fig. 7) strettaraente unite le une alle altre formare subito al disotto della pelle, in mezzo ai muscoli, uno strato continue die incomincia alia punta del labbro e si estende per circa la meta anteriore di questo ; poi vanno gradatamente diminuendo e cessano a poca distanza dalle glandule perifaringee. Alcune delle glandule perifaringee si mettono a contatto con le labiali nella base del labbro. I dutti escretori (Fig. 7) si recano per la massima parte tra- sversalmente e raggiungono con decorso ondulato la mucosa labiale che attraversano ; alcuni, posti nel terzo anteriore del labbro, lo per- corrono in direzione postero-anteriore riuniti in fascetti e vanno a sboccare verso la punta, nella superficie mucosa. Rari dutti escretori giunti in prossimita della mucosa si biforcano, hh ove le glandule formano uno strato continue, le glandule cu- tanee sono mescolate intimamente alle labiali, ma sono rispetto a queste poco numerose ; basta fare confronto in preparati coloriti con -157 - il liquido di Loff ler o con Safranina, tra il numero dei dutti escre- tori che vanno alia mucosa labiale e quelli che si recano alia pelle. II labbro inferiore contiene poche glandule (Fig. 8) clie sono analoghe a quelle del labbro superiore. Esiste un gruppo bene di- stinto di grosse cellule alia base del labbro (Fig. 8). I dutti escretori banno decorso oblique dall' indietro all' innanzi, sboccano nella ventosa orale; alcuni si raccolgono in fascetti e vanno a sboccare alia punta del labbro sulla mucosa. Le glandule labiali posseggono membrana (Fig. 9). II cito- plasma mostra un reticolo che si colora intensamente con Safranina, liquido di Loffler, Rosso Magenta, Ematossilina. Nelle maglie del reticolo h accolta sostanza omogenea che si tinge meno intensamente del reticolo con le sostanze sopra ricordate. II nucleo si mette in evidenza colorando le sezioni con carminio alluminoso il quale lascia incoloro il citoplasma e fa vedere alia periferia della cellula il nu- cleo. I carmini non colorano il citoplasma. Per tutti questi caratteri le glandule labiali non devono esser poste nella categoria delle perifaringee, devono esser piuttosto rife- rite alia categoria delle glandule mucose. La funzione delle glan- dule perifaringee, come vedremo fra poco, ci ofFrira un altro valido argomento per classificarle in una specie diversa da quella delle glandule labiali. Funzione delle glandule perifaringee. Haycraft'^) dimostr6 nel 1884 che I'estratto acquoso otte- nuto dalla faringe e dalle pareti della cavita orale della Hirudo medi' cinalis impedisce la coagiilazione del sangue ed asseri che iinpediva la coagulazione del sangue anche I'estratto ottenuto dalla pelle che riveste il labbro superiore. Dickinson t'^) confermo i risultati di Hay craft procuran- dosi I'estratto da quella porzione di Hirudo medicinalis che rimane al davanti dell'estremo anteriore della faringe. Blanohard f^) a proposito della funzione delle glandule pe- (1) H a y c r a f t J. B , On the Action of a secretion obtained from the Medicinal Leech on the Coagulation of the Blood. (Proceedings of the royal Society. V. XXXVI. — Hay craft J. B.. Ueber die Einwirliuug eines Secretes des officlnellen Blutegels auf die Geriunbarkeit des Blutes. (Archiv fur experiment. Pathol, und Pharmakolog. Bd. XVlll). (2) Dickinson W. L., Note on « Leech-extract » and its Action on Blood. (The Jour- nal of Physiology. V. X). (3J Blanc hard R., Traite de Zoologie m^dicale. Paris, 1890. - 158 - rifaringee cosl si esprime: « il secreto di esse secondo Haycraft avrebbe non la proprieta di digerire gli alimenti ma quella d' impe- dire la coagulazione del sangue. » Carlet (^) riguardo al secreto delle glandule perifaringee af- ferma: * secernono un liquido che impedisce la coagulazione. » Croockewit ammette che il secreto anticoagulante provenga dalle glandule perifaringee e dalle glandule labiali. Ledoux '''') ha recenteraente esteso le ricerche di Haycraft e di Dickinson suU'estratto della sanguisuga studiandone le pro- prieta fisiologiche general! e I'azione sul sangue. Ledoux prepar6 I'estratto con la parte anteriore della sanguisuga, tagliata approssi- mativamente per la lunghezza di 1 ad 1 '/.> ceiitimetri. Tutti coloro che si procurarono I'estratto di sanguisuga per im- pedire la coagulazione hanno supposto che il principio anticoagu- lante venga fornito da glandule che trovansi in corrispondenza dello estremo anteriore della sanguisuga, ma non determinano quali esse siano. Alio scopo di risolvere tale questione feci le seguenti ricerche. II gruppo pill importante di glandule che si trova in quella porzione dello estremo anteriore della sanguisuga, dalla quale Hay- craft 6 Ledoux ottennero il principio anticoagulante e rappre- sentato dalle glandule perifaringee ; e da queste che incominciai le mie indagini. Per ottenere I'estratto seguii questo metodo. Posi il materiale in alcool assoluto che cambiai dopo 6 ore. Feci dimorare il mate- riale in alcool assoluto 7-14 giorni, toltolo lo essiccai e dentro ad un mortajo insieme a poca acqua distillata lo ridussi tenue poltiglia, filtrai ed ottenni a bagno-maria I'estratto secco die adoperai sciolto in acqua distillata. Tolsi a 30 sanguisughe con la massima cura le glandule peri- faringee, con esse lasciai i fasci di dutti escretori che trovansi in vicinanza delle mascelle e lasciai anche le mascelle visto come in queste sia grande quantita di dutti escretori ripieni di secreto. Nel togliere le glandule perifaringee rispettai la faringe e la prima sacca stomacale. Ottenuto da questo materiale I'estratto secco con il metodo sopra descritto, sciolsi gramnii 0,025 di estratto in una provetta conte- 11) Carlet G., Precis de Zooloffie m^dicale. Paris 1892. (2) Ledoux, Recerches comparatives sur lea substances principales qui suspeadeut la coagulation du sang. (Archives de Uiolog^ie publi^es par £. van B e n e d e n. T. XiV, P, 1) - 159 - nente cm. o. 2,50 di soluzione fisiologica di Cloruro di sodio. In una seconda provetta misi cm. c. 2,50 di soluzione di Cloruro di sodio. Feci giungere nelle due provette circa 15 cm. c. di sangue dalla carotide di un coniglio ed ottenni i seguenti risultati. Nella prima provetta non avvenne la coagulazione, nella seconda la coagulazione avvenne dopo 6 minuti. Ripetei la prova anche con estratto acquoso di queste glandule, ottenuto direttamente dal materiale fresco. Tritiirai dentro ad un mortajo in soluzione fisiologica di Cloruro di sodio le glandule perifaringee di 5 sanguisughe, filtrai e raccolsi ia una provetta 10 cm. c. di estratto. In altra provetta misi 10 cm. c. di soluzione di Cloruro di sodio. Nell' una e nell'altra feci giungere circa 10 cm. c. di sangue dalla carotide di un coniglio. Nella prima provetta il sangue non coagulo, nell'altra provetta il sangue coagul6 dopo 6 minuti. Questi risultati mostrano chiaramente come le glandule perifa- ringee contengano il principio anticoagulante. Per completare le ricerche intorno alia sorgente del principio anticoagulante mi rimanevano da saggiare le glandule labiali. A 30 sanguisughe tolsi il labbro superiore e 1' inferiore e per ottenere I'estratto li trattai come le glandule perifaringee. Dallo estratto ottenuto dai labbri superiori presi grammi 0,015 e li sciolsi entro una provetta in 3. cm. c. di soluzione fisiologica di Clo- ruro di sodio ; in altra provetta sciolsi in 3 cm. g. di Cloruro di sodio grammi 0,010 di estratto ottenuto dai labbri inferiori ; in una terza provetta misi 3 cm. c, di soluzione di Cloruro di sodio. Nelle 3 pro- vette feci arrivare circa 5 cm. c. di sangue dalla carotide di un co- niglio. In tutte e 3 le provette avvenne la coagulazione entro 8 mi- nuti ; di un minuto ritardo nella provetta ove era soltanto soluzione di Cloruro di sodio. Eipetei le prove anche con I'estratto acquoso del labbri ottenuto a fresco. Triturai 10 labbri superiori in soluzione fisiologica di Cloruro di sodio dopo averli bene lavati con acqua distillata (i); filtrai e raccolsi in una provetta 7 cm. c. di estratto. Triturai 10 labbri inferiori in soluzione fisiologica di Cloruro (1) Lavai accuratamente i labbri per il sospetto cbe sulla mucosa dl essi si trovasse secreto dellc glandule perifaringree. — 160 - di sodio dopo averii accuratamente lavati con acqua distillata; filtrai e raccolsi in una provetta 5 cm. c, di estratto. In una terza provetta misi 6 cm. c. di soluzione fisiologica di Clo- ruro di sodio. In queste provette feci giungere circa 5 cm. c. di sangue dalla ca- rotide di un coniglio. Nelle prime due provette avvenne la coagula- zione entro 7 minuti ; di un minuto e mezzo ritard6 nella provetta che conteneva soltanto soluzione di Cloruro di sodio. Ho riferito estesamente soltanto le prime prove fatte sulle glan- dule perifaringee e sulle glandule labiali, ma non lio mancato di controllare queste con nuove indagini le quali mi hanno sempre for- nito gli stessi risultati. Da queste prove possiamo indurre che le glandule labiali non contengono il principio anticoagulante. Haycraft affermo che I'estratto ottenuto dalla faringe impe- diva la coagulazione. Egli insieme al viscere doveva togliere certa- mente anche le glandule perifaringee le quali risiedono intorno a questo e cosi si spiega il risultato delle sue indagini. Dickinson ottenne I'estratto anticoagulante prendendo I'estremo anteriore della sanguisuga al davanti della faringe, quindi escludendo le glandule perifaringee, ma cotesta limitazione non puo farsi che con dissezione ed avendo fissato I'animale, mentre Dickinson ta- glia via questa porzione della sanguisuga ; e difficile allora determi- nare il livello dell'estremo anteriore della faringe, perche di conti- nuo la sanguisuga accorcia ed allunga quest'organo. Dickinson comprese certamente nei suoi tagli porzione di faringe e quindi por- zione delle glandule perifaringee. Del resto alcune di queste glan- dule si trovano in corrispondenza dell'estremo anteriore della faringe 6 dinanzi a questo estremo sono posts le mascelle che contengono i dutti escretori delle glandule perifaringee ripieni di secrete. Ledoux poi togliendo I'estremo anteriore per la estensione di 1-1 Yj centimetri della sanguisuga che e in movimento, aspor- tava certamente anche le glandule perifaringee. Da quanto ho sopra esposto si pu6 senza tema concludere che il principio anticoagulante e secreto dalle glandule perifaringee; quindi per ottenere questo principio non deve farsi uso di porzione piu o meno estesa dello estremo anteriore della sanguisuga, ma de- vono essere tolte con fina dissezione le glandule perifaringee, i fasci dei loro dutti escretori e le mascelle che contengono molti di questi dutti escretori ripieni di secreto. — 161 — CONCLUSIONI. Nella ventosa ovale della Hirudo medicinalis sboccano le glan- dule perifaringee e le glandule labiali. Si ammette erroneamente che le glandule perifaringee sbocchino nella faringe. Le glandule perifaringee sono distese lungo la faringe e lungo la prima sacca stomacale. Appariscono alia osservazione macroscopica come un ammasso di sostanza bianoastra. Questa verso il limite posteriore si riduce gradatamente tanto che in corrispondenza della prima sacca stomacale e appena visi- bile ad occhio nudo. Anteriormente in vicinanza delle mascelle la sostanza glandulare si raccoglie in tre gruppi corrispondenti a cia- scuna mascella, rappresentati ognuno da tre o quattro piccoli cordoni i quali si fondono in un solo cordone che penetra nella mascella. La quantita maggiore di sostanza glandulare si trova in corri- spondenza del terzo posteriore della faringe. Sottoposta ad esame istologico a fresco la sostanza glandulare, si vede che risulta composta di moltissime glandule unicellulari e dei loro dutti escretori. Frammiste alle cellule ed ai dutti trovansi molte fibre muscolari. Le glandule sono piriformi, munite di lunghi dutti escretori, hanno membrana, contengono nel citoplasma granulazioni di vario volume. Le glandule perifaringee sono situate immediatamente alio es- terno della faringe tra i fasci muscolari ; quelle piu interne poggiano su i fasci muscolari circolari della faringe, le piu esterne si mettono a contatto con le glandule cutanee. I dutti escretori procedono innanzi mescolati alle glandule di piani posti piu in avanti ; se ne trova cosi un numero maggiore a misura si sale verso le mascelle in vicinanza delle quali si raccolgono in fasci. I dutti escretori sono ripieni di granulazioni. I cordoni nei quali si riunisce in avanti la sostanza glandulare sono costituiti da grande numero di dutti escretori circondati da fibre muscolari motrici delle mascelle ; insieme ai dutti escretori si trovano rare glandule di alcuna delle quali si nota la presenza fino a pochis- sima distanza dalla mascella. I fasci dei dutti escretori sono discer- nibili anche macroscopicamente perche fatta la dissociazione si rao- strano bianchi in mezzo al grigio pallido delle fibre muscolari. Entro le mascelle i dutti escretori si raccolgono nella parte cen- trale e vanno a sboccare in fondo alle cavita interdentarie. I dutti — 162 sono sostenuti da fibre muscolari poste di traverso intercalate tra essi. Eari dutti escretori abbandonano la parte mediana della mascella e vengono a sboccare alia superficie della membrana ciiti- colare sul corpo della mascella. I dutti escretori presentano rare anastomosi, Esaminate a fresco in soluzione fisiologica di Cloruro di sodio od in soluzione acquosa (1 per 100) di Potassa caustica le mascelle unite ad un po' di sostanza glandulare si vedono uscire in corrispon- denza del margine libero della mascella granulazioni identiche a quelle che si scorgono nel citoplasma della glandula e nel suo dutto escretore. Le granulazioni che trovansi nel citoplasma devono essere con- siderate come prodotto di secrezione percbe si riscontrano nei dutti escretori e possiamo sorprenderle mentre si rendono libere nella ven- tosa orale. La membrana cuticulare cbe involge la mascella presenta in corrispondenza degli spazii interdentarii due foglietti i quali limi- tando insieme alle superfici laterali dei denti cavita a traverso alle quali esce sul margine libero il prodotto di secrezione. L' ultima aper- tura sul margine libero della mascella e alio esterno dell' ultimo dente. Le cavita interdentarie si estendono fino immediatamente dietro alia punta dalle radici dei denti. Tra gli angoli delle radici e questo estremo posteriore le cavita interdentarie comunicano ampiamente tra loro, si stabilisce cosi un canale che decorre da un estremo al- I'altro delLa mascella, parallelamente al margine libero. La membrana cuticolare e assai spessa in corrispondenza delle cavita interdentarie. Le glandule labiali nel labbro superiore sono abbondanti. Incominciano alia punta del labbro e si estendono fino alia base; alcune delle glandule peril'aringee si mettono a contatto con le la- biali nella base del labbro. Nella meta anteriore del labbro le glandule costituiscono uno strato compatto ; in corrispondenza di questo strato le glandule cu- tanee sono mescolate alle labiali. Le glandule risiedono tra i fasci muscolari. I dutti escretori per la massima parte si recano trasversalmente e con decorso oudulato raggiungono la mucosa della ventosa orale e la traversano. I dutti escretori situati nel terzo anteriore del labbro si rac- colgono in fascetti die vanno a sboccare verso la punta del labbro suUa mucosa. — 163 - Alcuni diitti escretori giunti in vicinanza della mucosa si bi- forcano. Nel labbro inferiore le glandule sono scarse. Alia base di que- sto labbro ne esiste un gruppo i dutti esteriori del quale ban no de- corso oblique dall' indietro all' innanzi e sboccano nella ventosa orale. I dutti escretori delle glandule che trovansi nel resto del lab- bro 0 si recano obliquamente alia mucosa o si raccolgono in fascetti e vanno a sboccare alia punta del labbro sulla mucosa. Le glandule del labbro superiore e quelle del labbro inferiore si raostrano per la forma, per il volume e per la struttura identiche. Le glandule labiali sono unicellulari, piriformi, munite di lun- glii dutti escretori ripieni di secrete. Per il loro volume possono di- vidersi in grosse e piccole; le prime sono scarse; quelle piccole si raccolgono in grappoli come le perifaringee. Le glandule labiali lianno membrana. II citoplasma possiede un reticolo nolle maglie del quale e accolta sostanza omogenea. II reticolo si colora intensamente con Safranina, liquido di Loffler, Rosso Magenta, Ematossilina. La sostanza omogenea si tinge meno intensamente del reticolo con le sostanze sopra ricordate. II nucleo e alia periferia della cellula. Le glandule labiali devono essere considerate come glandule mu- cose, sono analoghe alle glandule mucose cutanee. II secrete delle glandule perifaringee impedisce la coagulazione del sangue, Quindi per ottenere il principio anticoagulante dalla san- guisuga non deve farsi use di porzione piu o meno estesa dello estremo anteriore di essa, ma devono essere prese le glandule perifa- ringee, i fasci dei loro dutti escretori e le mascelle che contengono questi dutti escretori ripieni di secreto. SPIEQAZIONE DELLE FIGURE. Fig. 1. — Glandule perifaringee con i loro dutti escretori che penetrano nella mascella. Gp., Glandule perifaringee; De., Dutti escretori; Mm., Muscoli niotoii della mascella. Ma., Mascella. Preparato ottenuto per dissociazione previa mace- razione in alcool al terzo. ( V e r i ck, ob. 0, oc. 1 ). Fig. 2. — Frammento di mascella. Le cavita interdentarie sono ripiene di secreto emesso dalle glandule perifaringee. Ci., Cavita interdentarie; De., Denti. (Hartnack, ob. 7, oc. 3). - 164 — Fig. 3. — Sezione trasversa in corrispoadenza delta faringe. Gp , Glandule perifaringee ; De , Dutti escretori ; Fa., Faringe; M., Muscoli. (Ha r t n ac k, ob. 4, oc. 3). Fi6. 4. — Glandula perifaringea disegnata da una sezione trasversa che venne colorita con Rosso Magenta ed Auranzia. II pezzo fu fissato in soluzionc satura di Bicloruro mei'curico. (Z e i s s. Iinni. Omog. 3. Omm apert. 1.30, lung. tub. IGOmni., oc. com p. 4). Fig. 'i. — Glandule labiali grosse, macerate in soluzione acquosa (1 %) <^' Potassa caustica, colorite con liquido di Loffle r. (Hartnack, ob. 7, oc 3). Fig. 6. — Glandule labiali piccole trattate con i naedesimi metodi di tecnica che le glandule labiali grosse. (Hartnack, ob. 7, oc. 3). Fig. 7. — Taglio sagittale del labbro superiore. Gl., Glandule labiali ; De., Dutti escretori; M., Muscoli. (Hartnack, ob. 4, oc. 3). Fig. 8. — Taglio sagittale del labbro inferiore. Gl., Glandule labiali; De., Dutti escretori ; M., Muscoli. (Hartnack, ob. 4, oc. 3). Fig. 9. — Glandula labiale piccola disegnata da una sezione sagittale del labbro superiore. II pezzo fu fissato in soluzione satura di Bicloruro mercu- rico. La sezione venne colorita con Rosso Magenta. (Per 1' ingrandimento vedi le indicazioni alia Fig. 4). CosiMO Chkrubini, Amsiinistratore-responsabile. Milano - Via S. Vittore, N. 47 - Milano UMCA FABBRICA NAZIONALK DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITKICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno MICROSfOPIOGllAPEMOOELLO con cremagliera, apparato Abbe, diafranima ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco, uno ad immersione omogenea,2oculari; il tutto posto in elegante armadietto in mogano l.. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametri) Mi?5B|;!5i!Bf« Um oSMetttTo '/„■' Scilajocroiuatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande potenza e per la sua durata (Verli Zeiisch- rifl fur W'isseiiscliaft. Microfcopic del 1"2 Set- tembre 1894. Band. XI. Heft 2) L.. t*0<» coi due oculari compeusatori 4 e 8. €.% I WLOGO CE^VERAI.E Cin.%Tli$ ^ a semplice richiesta Pagamenti rateali mcnsilipei Sigji Ufficiali sanitari comxmali. Firenze, Tip. Cenniniaua, 1896. lloiiitori; ^ooloiico (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI Prof, (ii Anatomia umnua uel R. Istitulo di Sludi Super, iu Fireuze Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : Istiluto Anatomico, Firenje. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia corap. e Zoologria uella R. University di Messina VII. Anno .Virenze, Agosto 1896. N. 8. Delle Comunicazioni Originali che sipuhblicano nel " Monitore Zoologico Italiano ,, e -proibita la riprodiizwne. SOMMARIO : SuNTi E RiviSTE : Cattanco c, Le gobbe e le callosita dei cam- melli in rappoi-to alia questione deU'ereditarieta dei caratteri aequisiti. — Kiy.KOKoro «• tSiiccrdotti, Influenza della temperatura e dell'afflusso sangui- gno sulla attivita produttiva degli elenienti. — iiiaspi i.., Centri di ossifi- cazione e principali varieta niorfologiche degli interparietali nell'uomo. — Staiirengiii c, Delia esistenza frequente di processi antisfenoidei della parte orbitale delTosso frontale umano, e di una sutura rara non ancora conosciuta nella base del cranio deH'uorao (Sutura metopica o frontale basilare): lore significato morfologico, — Gerouzi «i., [Origine del nerve ipoglosso]. — Pa- gine 165-168. CoMUNiCAZioNi Originali: Carnxzi ■>., Contributo alia istologia e alia biologia dei Lamellibranchi. I. Ricerclie suUe ostriche verdi. — s(si stata quella classica di W e i g e r t, praticata sui tagli seriati, precedentemente attaccati sul vetrino. In tutte quante le osservazioni per eliminare possibili errori, dipendenti da artifizi di preparazione, contro i quali lo stesso Krause mette in guardia, ho esaminato attentamente colla lente il pezzo appena estratto dal cadavere e ripetendo I'esame via via die procedevano la fissazione e I'indurimento, ho potuto sempre assi- curarmi che il preparato, dal memento della fissazione fine a quello della inclusione, non mostrava alcun segno di alterazione. La particolarita, clie si rileva con I'aiiito di una semplice lente, e anche a occhio nudo, suUa regione ancora rivestita dalla pia madre e la seguente. Al disotto del nervo coccigeo in quella zona a limiti non ben determinati, in cui il cono midollare trapassa nel filum, si distingue posteriormente, come ha ben disegnato Krause (') nella sua figura 8, un'area affusata. Questa corrisponde al ventricolo di Krause, ma il disegnarsi della cavita alia superficie esterna non dipende dalla sottigliezza della sua parete posteriore. A mio giudizio un'altra e la causa precipua dell'aspetto singolare, che ofi're in quel punto la su- perficie dell'organo. Sono i due cordoni posteriori, che riuniti fra di loro nella lun- ghezza del midollo spinale, giunti alia parte inferiore del cono, si allontanano 1' uno dall' altro e circoscrivono uno spazio allun- gato, che rimanendo privo del solito rivestimento di sostanza bianca, si difFerenzia per la sua opacita ed omogeneita. II divaricamento dei cordoni puo incominciare a un vario livello ; percio I'area affusata si estende in alto piu o meno lungo il cono midollare, e talvolta si limita al solo filum terminale. In basso I'area puo finire in maniera alquanto differente, se- condo che i cordoni posteriori tornano dopo un certo tratto ad unirsi fra loro, oppure segnitano a rimanere divaricati. Nel primo case essa e anche in basso ben circoscritta, nell' altro caso invece, che e il piu frequente, I'area si segue come una linea scura sempre piu sot- tile nelLa parte inferiore del filum. Talvolta 1' area opaca e percorsa nella sua parte di mezzo per un tratto abbastanza lungo da un filamento bianco splendente, che non e altro ohe un esile prolungamento di sostanza bianca, che si (1] Loc. cit. — 176 — diparte dai cordoni posteriori, quando essi stanno per divaricarsi. Qualche volta 1' area nella sua parte bassa, molto ristretta, si mostra uii poco depressa ed allora si ha I'apparenza di un piccolo solco, che sia compreso tra i residui estremi dei cordoni posteriori. Tutte queste particolarita appariscono iiei diversi soggetti ora piu, ora meno distintamente; in generale pero, e specialmente quando I'occhio sia un poco esercitato, si rilevano senza difficolta. E che cosa si contiene in questo spazio allungato, interposto fra i cordoni? Risulta evidente dall' esame istologico dei nostri pre- parati. In un neonate di 1 giorno, studiando dal basso in alto una serie di sezioni condotte trasversalmente, ho riscontrato che nel filum terminale (meta superiore) il canale centrale ^ rappresentato da una stretta fessura tortuosa, rivestita dal solito epitelio. In avanti la pa- rete del filum e piu spessa ed e costituita da sostanza nervosa, in cui si distinguono grosse cellule rotondeggianti; indietro la parete, piu sottile, e composta di uno strato di tessuto gelatinoso, A tutta la periferia dell'organo e applicata la pia madre, spessa e con grandi vasi in avanti, molto esile indietro. Da questo livello il canale cen- trale si fa pill regolare, s' ingrandisce notevolmente e diventa un'am- pia cavita, a sezione pressoche triangolare, con apice molto smusso rivolto indietro (fig. 1). E questa la cavita ventricolare di Krause, che arrotondandosi alquanto si mostra ben presto nella sua massima ampiezza (fig. 2). Via via che il diametro antero-posteriore del mi- doUo aumenta, il ventricolo si allunga nello stesso senso e presenta una parte piu slargata dorsalmente e una piii ristretta ventralmente (fig. 3, a, h, ). Le pareti della cavita cranialmente vanno via via ravvicinandosi fra loro, finche vengono in un punto a toccarsi e a saldarsi intimamente insieme (fig. 4). Per tal modo la porzione ri- stretta 0 ventrale della cavita si isola dalla rimanente, piu dorsale e piu slargata, e si hanno cosi due canali secondari a, 5, che si fanno sempre piii distanti I'uno dall'altro. Dei due quelle dorsale gradatamente rimpiccolendo (fig. 5, a) sparisce, 1' altro, ventrale (fig. 5. 6,) continua senza interruzione nel canale ependimale propriamente detto. II ventricolo di Krause e dunque benissimo sviluppato in questo soggetto e ci ofi're al suo termine superiore la interessante particolarita di uno sdoppiamento perfettamente eguale a quelle ri- cordato del quarto venti'icolo. Studiame ora nelle stesso esemplare qual'6 la intima struttura - ii: delle parti. Meglio di una descrizione valgano Ic figure 1-6, nelle quali la sostanza nervosa e rappresentata in bruno, il tessuto gela- tinoso centrale in cliiaro e con una linea scura I'epitelio ependimale. La sostanza gelatinosa, si vede nella raaniera piii cliiara, per I'intervallo lasciato dai cordoni arriva fino alia superficie dorsale, dove e unicamente ricoperta dal sottile velamento piale. Con I'esame istologico dunque si ha la pin plena conferma di quanto abbiamo detto verificarsi con la semplice ispezione, die cioe nella regione da noi studiata i cordoni posteriori si presentano diva- ricati. L'intervallo tra essi compreso e occupato da sostanza gela- tinosa ed e questa, die si disegna in superficie come un'area opaca, omogenea, affusata. La varia estensione, die occupa dorsalmente la sostanza gelatinosa nelle varie altezze del ventricolo, si vede bene nelle fig. 1, 2 ecc. In alto quando la cavita si e suddivisa, il tes- suto gelatinoso delle due meta lateral! si riunisce in un ammasso unico, rigonfiato indietro (fig. 5), agli estremi del quale sono conte- null i due canali. Nella parte centrale di questo ammasso si vien ricostitaendo la commissura grigia, della quale piu distalmente era scomparsa ogiii traccia (fig. 6, d). Per mezzo di questa commissura trasversale il tessuto gelatinoso riman diviso in due zone seconda- rie, che circondano i due canali. La zona ventrale (fig. 6, b) si con- tinua in alto nel tessuto gelatinoso centrale; la zona doisale accompa- gna fino al suo termine il canale respettivo non solo, ma si prolunga per un certo tratto in alto sotto forma di uno zaffo triangolare, die so- pravanza alquanto il livello dei due cordoni (fig. 6, a). Nell'adulto (uomo di anni 40, fig. 7-10) nella stessa regione ora descritta, nh in alto ne in basso, ho trovato alcuna cavita, ma in suo luogo un notevole ammasso di tessuto gelatinoso. Nel filum ter- minale questa massa gelatinosa 6 rotondeggiante (fig. 7, a), ma poi Gambia di forma (fig. 8, a) e diventa un ammasso allungato e ri- gonfiato dorsalmente (fig. 9, a, &), nella cui parte centrale qui pure compare poco alia volta la commissura grigia (fig. 10, d). Questa divide il tessuto gelatinoso in due porzioni a, &, che si comportano identioamente al caso precedente. II canale e obliterate, e solo in qualche sezione ne resta una piccolissima parte tuttora beante: piii qua e piu la si nota ancora in mezzo alia sostanza gelatinosa la traccia della saldatura delle sue pareti (fig. 7, 8, 9). La pia madre dorsalmente e a contatto diretto colla massa gelatinosa; solo distal- mente tra questa e pia madre e interposto un sottile strato di so- stanza bianca (fig. 7). — 178 - In due soggetti piu giovani, uno di 16, I'altro di 19 anni, ho riscontrate con pocliissime variant! le stesse particolarita. Nella parte bassa del filura terrainale la massa gelatinosa e molto piu irrego- larmente distribuita, ma riprende piii sopra il solito aspetto che nella fig. 8 e si comporta in alto nella stessa, identica guisa. In ambedue questi soggetti piij giovani del precedente la cavita centrale non ha subita una obliterazione completa, ma nelle diverse altezze se ne vedono delle porzioni residuali, le quali possono irre- golarmente occupare, sia la superficie, che la profondita della massa gelatinosa. Talora pero di tutta quanta la primitiva cavita rimane traccia distinta, ed allora si puo facilmente riconoscere, come essa per esten- sione e per forma corrisponda al ventricolo di Krause. Ce ne ofFre xm chiaro esempio il soggetto di anni 19 nella se- zione riprodotta con la figura 11, Ivi il residue del ventricolo a forma nel suo insieme una specie di T, che arriva con la branca trasversa fino alia superficie dorsale. II lume e completamente obli- terato nella meta ventrale della branca verticale del T, mentre piu dorsalmente, sebbene molto ridotto e molto irregolare, rimane quasi dappertutto beante. Allorquando piu sopra (fig. 12) la sostanza gela- tinosa viene divisa in due masse per mezzo della commissura grigia d, anche il canale subisce la stessa sorte e rimane diviso in due por- zioni a, b, che seguitano cranialmente nella solita maniera, indipen- denti I'una dall'altra. Se i fatti riferiti ci rappresentano, come mi sembra indubitato, una disposizione anatomica normale, che cosa possiamo indurne? Che il ventricolo di Krause esiste come una vera e propria dilatazione del canale centrale nelle prime epoche della vita e che in seguito subisce una obliterazione progressiva. In eta ancora gio- vane (16-19 anni) il ventricolo e in gran parte obliterato, ma ne rimangono qua e la traccie significant!, mentre al 40" anno di vita la obliterazione puo dirsi completa. Nello spazio primitivamente occupato dalla cavita ventricolare prolifera abbondantemente il tessuto gelatinoso centrale. Finche la proliferazione non ha raggiunto un alto grado, come appunto in in- dividui poco avanzati in eta, noi possiam trovare delle porzioni piu 0 meno estese del primitivo canale, mentre, scomparsa del tutto la cavita, non avremo piu che un' unica massa gelatinosa, che del ventricolo stesso deve riprodurre esattamente la forma. E cosi e di- fatti. Tanto il ventricolo del neonate, quanto la massa gelatinosa — 179 — dell'adulto abbiam veduto die vanno in alto presentando modifi- cazioni simili di forma e di estensione e per mezzo della commis- sura grigia rimangono suddivise costantemente in due parti, le quail in un caso e nell'altro hanno un egual destino. Ne deve far caso clie, stando ai nostri risultati, si debba ain- mettere come fatto generale la scomparsa totale in un certo periodo della vita della cavita ependimale e la comparsa in sua vece di una quantita di tessuto gelatinoso centrale. Fro mm an ''' sopra 25 mi- doUi vide 22 volte il c. centrale obliterato ed al suo posto trovo un cordone di granuli tondeggianti. Schultze (2) jn una serie di 20 midolli solo 4 volte riscontro il c. centrale perfettamente beante ; in 6 casi vi era obliterazione parziale, e nei rimanenti 10 la oblitera- zione era completa in tutta la lunghezza del canale. Clarke l^* pure trovo spesso in luogo del canale degli ammassi granulosi, in mezzo ai quali distinse degli avanzi della primitiva ca- vita ependimale, Krause t^J considera la obliterazione, come una trasformazione dell'eta, che avviene spesso fra i 30 e i 40 anni di vita. II nostro reperto e dunque in perfetta armonia con quelle di molti osservatori. Per tutto quelle, cbe sopra abbiamo detto, pii6 ritenersi che all'estremo inferiore del midollo spinale i due cordoni posteriori di- varicandosi vengono a circoscrivere uno spazio allungato, in corri- spondenza del quale, secondo quanto era gia state notato da Clarke, compare alia superficie il tessuto gelatinoso, rivestito unicamente dalla pia madre. E per il contrasto tra sostanza bianca dei cordoni e sostanza gelatinosa, che in questo punto anche a una semplice ispezione apparisce un'area afFusata, differenziabile per il suo aspetto pill omogeneo e piii scuro, Quest'area corrisponde alia regione del ventricolo di Krause, ma la sua appariscenza non 6 dovuta al ven- tricolo medesimo, sibbene alia superficialita della sostanza gelatinosa. L'area stessa di fatti si mostra evidente anche quando il ventricolo e completamente obliterato. Kitornando ora al nostro punto di partenza, se cioe la partico- (1) F r 0 m m a n n. Untersuchungen ueber die normale uiid pathol. Anatomic des Ruck- enmarks. — Jena 18S4. (2) Neuvrol. Centr. 188a. (Citato da C h a r p y in: Anatomie humaine de Poirier, t. 3. f. 1, 1894). (3) Loc. cit. (4) Loc. cit. - 180 lare disposizione incontrata nella parte piu bassa del quarto ven- Iricolo si ripeta in altra regione dell'asse cerebro-spinale, dobbiamo convenire che rignardo all' uomo la piu completa somiglianza esiste tra quarto ventricolo e ventricolo di Krause. Ambedue nel proluri- garsi verso il canal centrale propriamente detto si sdoppiano in due cavita secondarie. II ventricolo bulbare ed il ventricolo terminale, a mio modo di vedere, rappresentano ambedue la primitiva cavita midollare piu o meno modificata nella sua forma, ma conservata nella sua totalita. H) Essa nel continuarsi verso il c. centrale si riduce alia sola porzione ventrale; la piu dorsale si isola dalla rimanente e poco a poco scorn- pare. I due ventricoli hanno dunque nella loro conformazione molti caratteri di somiglianza. E da notare peraltro che il loro destino 6 diverse ; il quarto ventricolo si mantiene come una vera e propria cavita nelle varie epocbe della vita, il ventricolo di Krause nel- I'adulto e generalmente obliterate, Riconosciuta cosi la somiglianza, che esiste, tra il ventricolo della raidoUa allungata e quelle della parte piii bassa del midollo spinale, che cosa possiamo dire del seno romboidale degli uccelli, il quale da molti h state considerate come una formazione in tutto paragonabile al quarto ventricolo ? II seno romboidale degli uccelli e rappresentato nel rigonfiamento lombo-sacrale del midollo da un ampio spazio affusato, limitato dai due cordon! posteriori e riempito da tessuto gelatinoso. La enorme massa gelatinosa alia sua superficie e rivestita unicamente dalla pia madre. Come dunque nel cono midollare dell' uomo, come nella rai- dolla allungata dei mammiferi, cosi nella parte piu bassa del midollo degli uccelli si verifica invariabilmente lo stesso fatto. Laddove i due cordoni divaricandosi lascian tra loro un intervallo, ivi prolifera abbondantemente il tessuto gelatinoso centrale, che puo vedersi quasi alio scoperto nella superficie dorsale del midollo. E nel rigon- fiamento lombare degli uccelli si manifesta come una grossa perla incastonata fra i due cordoni, nell'estremo inferiore del midollo umano si appalesa come un' area opaca allungata, nel midollo al- lungato dei mammiferi forma uno zaff'o, che riempie I'angolo poste- riore della fossa romboidale ^~K (1) Secondo Duval fJourn. de I'Auat. 18~"3) il definitivo ventricolo bulbare rappresen- terebbe soltanto la porzioue dorsale della primitiva cavita midollare. Le mie ricerche embrio- losriche e comparative sulTar^ornento (loo. cit ) non confermano questa opinioue : 11 quarto ventricolo 6 rappresentato dalle due porzioui dorsale e ventrale del priraitivo canal midol- lare, dellequali distalmente uon rimane che quella ventrale. (2) S tader i ni, loc. cit. — 181- Per6 nonostante questo, il seno romboidale degli uccelli non h del tutto simile ai ventricoli bulbare e terminale. E la differenza consiste in questo, clie nel raidollo degli uccelli, in corrispondenza del seno, nemmeno in uno stadio embrionale relativamente precoce esiste una vera e propria dilatazione ventricolore del canal midol- lare. Ivi, come ban dimostrato le ricerche embriologicbe di Duval (^) e di Lacbi '2), si verifica clie i due cordoni posteriori non arrivano, come nel resto del midoUo, a congiungersi fra loro sulla linea di mezzo, ma lasciano un intervallo. Questo rimane definitivamente ed e occupato dalla boUa gelatinosa, che viene a mano a mano indivi- dualizzandosi. II c. centrale non prende parte alcuna alia formazione del seno. Alcune mie ricercbe particolari in proposito confermano queste vedute, e mi offrono in pari tempo I'occasione di fermarmi breve- mente su qualcbe particolarita, clie bo rilevato, facendo I'esame in serie del rigonfiamento lombo-sacrale del piccione adulto. Prima di tutto, come del resto ba giustamente verificato Stieda f^', la commissura grigia, cbe nella parte piu dilatata del seno e scom- parsa totalmente per far posto alia massa gelatinosa, quando il seno incomincia a ristringersi, sia caudalmente cbe cranialmente, essa ricompare grado a grado, E dapprincipio questa ricomparsa e segnalata da qualcbe fibra nervosa midollata, cbe attraversa tortuo- samente la sostanza gelatinosa dorsalmente al c. centrale. Poi a queste scarse fibre unendosene altre e unendovisi pure della sostanza grigia, si ricostituisce ben presto la vera commissura .grigia, la quale si vede agli estremi del seno come un robusto fascio, cbe attraversa la sostanza gelatinosa (fig. 13 d.). Lo stesso modo di com- portarsi della commissura di fronte all'ammasso gelatinoso abbiam riscontrato nell'uomo in corrispondenza del ventricolo di Krause, e si riscontra ancbe nel midollo allungato dei mammiferi e special- mente del coniglio (^'. Puo dirsi percio, e il fatto appare distintis- simo negli uccelli, cbe la commissura grigia nei punti di divarica- mento dei cordoni posteriori, via via cbe 1' intervallo si fa maggiore, subisce un allungamento e un assottigliamento proporzionale, fincbe 1) Duval M. — Reclierches sur le siuus rhomboidal des oiseaux. — Journal de V Ana- tomie et de la PltysinloQie, 1877. (2) Lach i P. — Alcune particolarita anatomlche del rigonfiamento sacrale nel mi- dollo degli uccelli. — Alii della Socield Toscana di Scienze Naluarali, Vol. .Y, Pisa 1889. (3) S t i e d a L. — Studien iiber das centrale Nervensystem der Vogel und Saugethiere. Zeilschrift fiir wissenschaft. Zoologie, 1869. (4) Staderini, loc. cit. M. Z. 2 — 182 - ridotta a pochi filamenti nervosi si disgiunge e sparisce del tutto per far posto alia massa ognora crescente del t. gelatinoso. Quelle fibre nervose che da Duval e da Lac hi sono state rin venule con r esame istologico in mezzo agli element! della sostanza gelatinosa, e di cui altrimenti mal si spiegherebbe la presenza, sono probabil- mente da attribuirsi a questa specie di sfibramento della commis- sura grigia. Oltre di cio e degno di una breve menzione il particolare mode di presentarsi della pia madre nella regione del seno romboidale. La pia, presa a considerare nella parte piii centrale e slargata del rigonfiamento lombo-saorale, dopo aver rivestito tutta la parte ventrale e laterale del midollo, continua dorsalmente applicata suUa massa gelatinosa, di cui forma il rivestimento esterno. Di piii, come ha esattamente disegnato Lac hi nella sua figura 5, giunta suU'orlo del seno manda un sepimento, che si approfonda tra bolla gelati- nosa e faccia interna dei cordoni posteriori. Che cosa avviene, quando verso gli estremi distali del seno, il t. gelatinoso, notevolmente di- minuito e scomparso dalla superficie e non occupa piu che la por- zione ventrale del seno ? La pia meninge non segue questo appro- fondarsi della sostanza gelatinosa, ma passa come un ponte da nn cordone all'altro ed inoltre seguita a mandare quel sepimento pro- fondo che si applica sulla faccia interna dei cordoni posteriori (fig. 13 c). Cosi. la pia madre limita uno spazio affatto libero di sostanza gelatinosa, il quale ora apparisce vuoto affatto ed ora piu o meno ripieno di una sostanza finamente granulosa, che puo anche sfuggire ad un esame superficiale. Questo spazio piale rimpiccolisce via via che i due cordoni si ravvicinano fra loro e tormina quando questi si sono di nuovo riu- niti sulla linea di mezzo. Nella fig. 13 esso e esattamente disegnato, come apparisce verso I'estremo caudale del seno. II setto, che manda profondamente la pia, non si presenta continue, per cui lo spazio e in parte limitato dal margine dorsale dello zaffo gelatinoso (fig. 13, s). Come mai queste apparenti cavita nell'interno del seno? Seb- bene non possa rigorosamente affermarlo, credo probabile che ci6 si debba al fatto che, mentre primitivamente il t. gelatinoso occupava tutta quanta T estensione del seno, in seguito esso sia andato in- 3ontro nei punti ricordati ad una profonda alterazione. Lo studio istologico del tessuto medesimo rende accettabile la ipotesi. Secondo Duval la massa, che riempie il seno, non h che nevroglia periepen- dimale, che ha subita una particolare modificazione. Le cellule, che la — 183 — compongono, vanno via via trasformandosi in vescicole, nelle quali non si riconosce piu protoplasma, ma solo dei granuli di albumina e un nucleo. Progredendo una tale trasformazione, questi elementi per- dono pure il nucleo e si riducono, per cosi dire, ad ammassi di so- stanza granulosa. Ora, se si ammette clie questa trasformazione ve- scicolare raggiunga il piu alto grade nelle parti distali del seno, avremo appunto la particolarita sopra accennata, di due spazi cioe, che non contengono degli elementi formati ed lianno I'apparenza di cavita. Tanto cio e vero clie in alcuni punti si vede il tessuto ge- latinoso trapassare senza interruzione nella sostanza amorfa, che in maggior o minor quantita si trova entro lo spazio piale. Dev' essere per questa ragione che St i e d a ha voluto distinguere nella boUa gelatinosa due diversi tessuti, uno piu superficiale, I'altro piu profondo. Che se altre ragioni si volessero addurre a sostegno della no- stra ipotesi, si potrebbe aggiungere che nel periodo embrionale la fu- tura bolla gelatinosa si estende a tutto quanto il seno, e che nel- r adulto gli spazi descritti si mostrano tuttora percorsi da vasi san- guigni, i quali, ben si comprende, hanno resistito al disfacimento, cui h andato incontro il tessuto gelatinoso (fig. 13, v). Adunque le apparent! cavita, che si osservano nella parte pros- simale e distale del seno romboidale, nulla hanno che fare col ca- nale centrale, che ne rimane affatto indipendente (fig. 13 a), ma spiegano come per molto tempo siasi potuto parlare di vere e pro- prie escavazioni, ivi esistenti. Dopo la descrizione fatta, senza prendere in speciale conside- razione le varie particolarita riscontrate, terminero ponendo in rilievo che con queste nostre ricerche risulta ancora una volta che nella lunghezza del midoUo e costante in certe regioni lo sdoppiarsi del canale ependimale. Quindi i casi, tante volte segnalati, di un doppio canal centrale non sempre sono da ritenersi, o come obliterazioni parziali, o come varieta anatomiche. Alcune volte rappresentano un fatto assolutamente normale. Ad esempio i due canali, che secondo Krause si posson osservare al terraine superiore del ventricolo ter- minale, sono facilmente spiegabili con lo sdoppiamento, che costan- temente subisce a quell' altezza il ventricolo stesso. Difatti Krause ricorda che in tal case ilibreve contro-canale, che decorre paralle- lamente al canale centrale, finisce piu sopra a fondo cieco '^J. (1) Loc. cit. pag. 221. - 184 - SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. ♦ In tutte le figure la sostanza nervosa del niidoUo e rappresentuta dalla parte piu scura, la sostanza gelatinosa dalla parte chiara e da una linea nera, limitante la cavita, repitolio ependimale. Piu superficialmente e disegnata la pia niadre. Le figure riproducono sezioni trasversali e in ogni esemplare il numero progressiva- mente piu alto indica ua livello piu craniale dell'organo. In tutte le figure la fac- cia auteriore del midoUo corrisponde al margine piu basso della tavola. Fig. 1-6 Neonato di 1 giorno. Ingrandimento 29 diam. — Tagli die comprendono la parte superiore del filum terniinale e la parte inferiore del cono niidollare. — Fig. 1,2. a ventricolo di Kranse, c, pia madre. — Fig. 3. 6, porzione ventrale del ventri- colo, a porzione dorsale. — Fig. 4, 5. a, b le due porzioni del ventricolo, fra loro separate. — Fig. 6. a, zaffo gelatinoso, che si trova tra i cordoni posteriori, dope scomparsala porzione dorsale del ventricolo, b, continuazione della porzione ventrale del ventricolo. Fig. 7-10 Uomo d'anni 40. Ingr. 23 diam. — Fig. 7. a, sostanza gelatinosa nel filum termi- nale. — Fig. 8. a, sostanza gelatinosa a un livello piu craniale. — Fig. 9. a, poi'zione dorsale deU'aramasso gelatinoso, b porzione ventrale. — Fig. 10. Le due porzioni a, b deU'ammasso gelatinoso, separate per mezzo della commissura d. Fig. 11-12 Uomo d'anni 19. Ingr. 22 diam.— Fig. 11. a, residuo del ventricolo di Kra use. Fig. 12, il residuo stesso diviso in due porzioni a, b per mezzo della coramissura d. Fig. 13 Piccione adulto. Ingr. 25 diam. — a, canal centrale, s, sostanza gelatinosa, d, commissura grlgia, c, pia madre, r, vaso sanguigno. — 185 — I8TITUT0 ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIARUOI Intorno alia struttura della trachea. RICERCHE d' ISTOLOGIA COMPARATA DEL DOTT. FERDINANDO LIVINI Ajuto. Nota riassuntiva. (Continuaz. e fine. - Vedi fasc. 4.°, 1896, Pag. 91-103). 7. Lepus cuniculus Linn. 8. Lepus timidus Linn. Pill di tutte le altre esaminate la trachea di questi mammiferi presenta uno schiacciamento dal di dietro in avanti della parete po- steriore, e, piii che uno schiacciamento, una ciirva colla convessita volta anteriormente : gli anelli incompleti sono regolarmente disposti gli uni sotto gli altri. Per la parte microscopica poco troviamo di nuovo. L'epitelio ci- lindrico vibratile a piu strati con cellule mucose riposa sopra un con- nettivo che e piu denso vicino all'epitelio (e qui corrisponde un fascio stipato di fibre elastiche longitudinali), piu lasso all'esterno con fi- bre elastiche isolate circolari od oblique scarsissime. Seguono gli anelli di cartilagine jalina, talora ossificate Avvicinandosi alia parete posteriore lo strato di connettivo piu lasso va riducendosi in spes- sore nel tempo che si assottiglia I'anello cartilagineo, e, prima che questo cessi, il connettivo e esaurito. Sicche fra cartilagine ed epi- telio resta solo il primo strato piii denso : a questo nella parete po- steriore fa seguito un fascio di fibre muscolari liscie che si stratifica alia faccia esterna della cartilagine e poi un altro strato di connet- tivo ricco di fibre elastiche variamente intrecciate fra loro e conte- nente anche qualche fascetto di fibre muscolari liscie dirette in vario senso. Cio che piu colpisce nella trachea di questi mammiferi e la scarsita straordinaria di ghiandole, mentre numerosi e molto volumi- 2§ - 186 — nosi sono i vasi sanguigni : qiiando si trovano le ghiandole si vedono occupare i segmenti interanulari. Sono anche in questo caso ghian- dole mucose. 9. Sus Scropha domestica Linn. Sezione della trachea circolare, alquanto schiacciata dal di dietro in avanti nella parete posteriore : la mucosa, liscia altrove, presenta in corrispondenza di detta parete dei marcatissimi rilievi longitudi- nal! fra lore paralleli. Per I'epitelio, per il connettivo e per le ghiandole si veda quello che dissi per I'Agnello. Ho solo da far osservare, rispetto al con- nettivo, che esse, vicino alia cartilagine e nei segmenti interanulari, e molto lasso e di aspetto areolare : pochissime fibre elastiche vi decorrono isolate o a piccoli fascetti ora in senso longitudinale, ora circolare ed ora piu o meno obliquamente. Particolare attenzione me- ritano gli anelli cartilaginei, I loro estremi, superiore ed inferiore, in sezione longitudinale, si presentano affilati, aguzzi e contorti sia verso I'esterno, sia verso 1' interne: in molti casi colla loro punta si soprani- mettono. Ora sono grossi e rotondeggianti ad un estremita ed affilati dall'altra : ora due anelli son vicini per la parte piu larga, ora per la punta; alcuni sono bassi e tozzi; altri lunghi e smilzi. Anche gli estremi posteriori terminano a punta piu o meno sottile, spesso contorti e talora soprammessi pero senza saldarsi. Sono di cartilagine jalina; alcuni ossificati nell'asse trasversale. Nella parete posteriore al connettivo piu dense sul quale riposa I'epitelio succede un largo fascio di fibre muscolari liscie che si dispone alia faccia interna degli anelli e poi un altro strato di connettivo, continuazione di quello piu lasso, areolare che sopra descrissi. Numerose e voluminosissime ghian- dole mucose trovansi in tutto lo spessore della parete posteriore, fra il fascio muscolare, come al davanti e al di dietro di esso. Ho potuto poi osservare qualohe rara oellula granulosa di E h r 1 i c h nel connettivo. 10. Cams familiaris Linn. Per amore di brevita riferiro solo le difterenze fra la trachea di questo mammifero e quell a del Porco alia quale del resto si assomi- glia molto. IP Nel cane gli anelli cartilaginei, spesso ossificati nel loro asae trasversale, appariscono, in sezione longitudinale, di forma ellis- ~ 187 — soidale ohe e la piu comune, disposti gli uni sotto gli altri simmetri- camente senza soprammettersi. 2." II connettivo dei segraenti interanu- lari e quelle piu vicino alia faccia interna della cartilagine non ha aspetto areolare, ma si differenzia da quello clie sta piu vicino all'epi- telio solo per minor densita, per minor contenuto di fibre elastiche. Questi i caratteri differenziali nella parete antero-laterale. Quanto a quella posteriore diro 1.° che gli anelli terminano si a punta affilata, possono incurvarsi, ma restano di regola a distanza fra loro, e solo per eccezione si soprammettono. 2.° II fascio muscolare ha un decorso in gran parte rettilineo e si porta alia faccia esterna degli anelli. II connettivo che sta alia sua faccia esterna e meno riceo in elementi elastici di quello che sta piu vicino all'epitelio. 3." Infine le ghian- dole, pur essendo numerose e grosse, lo sono meno assai che nel porco e sono situate alia faccia interna del fascio muscolare. 11. Vesperugo Kiilili Natt. 12. Plecotus auritus Linn. Particolarita molto interessanti presenta a considerare la trachea di Pipistrello. Per i caratteri macroscopici diro solo che la forma h cilindrica. Le sezioni microscopiche condotte in senso trasversale rlvelano : Un epitelio cilindrico vibratile almeno di due strati con cel- lule mucose intercalate fra le cellule epiteliali comuni. Esso riposa so- pra uno strato di connettivo fihrillare nel quale trovasi un tenue fa- scetto di fibre elastiche longitudinal! piii vicino all'epitelio; all'es- terno fibre isolate scarse, circolari, longitudinali od oblique. Fin qui poco di differente dal solito, ma a questo punto comincia I'interes- sante. Nelle sezioni trasversali gli anelli si mostrano soprammessi come avemmo ad osservare negli Uccelli ; alcuni sono completi ; altri iucorapleti lasciando libero uno spazio nella parete posteriore ; in tal caso lo spazio e riempito da connettivo che .contiene un fitto reticolo di fibre elastiche quasi tutte longitudinali nella parte piii esterna, e poche fibre muscolari liscie, dirette trasversalmente, piii vicino all'epi- telio. Altre volte invece si tratta di segmenti di anelli i quali occu- pano un tratto qualsiasi della parete tracheale. Dalle sezioni lon- gitudinali si rileva che si ha da fare con una disposizione ora em- bricata, ora a due file una piu interna ed una esterna, precisamente come negli Uccelli. La differenza consiste solo nella forma che pre- sentano gli anelli, poich6 nel Pipistrello, mentre sono molto alti, con- servano in tutta I'altezza presso a poco uguale spessore : sono inoltre — 188 — lievemente ondulati. Come negli Uccelli questo ingranaggio degli anelli si 6 messo in rapporto col volo, ugualmente io ritengo doversi conside- rare nel Pipistrello, avendosi cosi un esempio cliiaro di adattamento fun- zionale. Due parole ancora per finire la descrizione. Scarsissime sono le ghiandole. In tutta una trachea di Orecchione sezionata in aerie ho trovato solo un gruppetto ghiandolare nella parete posteriore nella quale rimaneva un piccolo spazio sprovvisto di cartilagine. Infine una gran quantita di Mastzellen trovansi nella parete posteriore libera da cartilagine ; pochissime in altre parti ove lo strato di connettivo e sufficientemente largo; nessuna ove 6 molto stretto. IH. Homo sapiens Linn. Illu8trer6 solo alciini punti lo studio del quali mi e sembrato in- sufficiente od imperfetto. 1.° Cellule mucose. Si accenna solo all'esistenza di cotali cellule nella trachea umana; niente di piii. Col metodo di Hoyer ho po- tuto ben studiarle nel bambino. Per la sede diro che sono sparse tan to nell'epitelio di rivestimento, come in quello delle ghiandole e dei loro dutti escretori. Sono intercalate fra le comuni cellule epiteliali ora isolate, ora a gruppi di 2, 3, 4 e piu : nelle ghiandole abbiamo i gruppi piu numerosi. Per la forma ora sono rotonde, ora ovali, el- lissoidali, a pera, a bastoncello. Quelle globose predominano nelle ghiandole e negli strati piu profondi dell'epitelio. Per la struttura, a forte ingrandimento, si riconoscono costituite da una massa omo- genea tinta lievemente in viola nella quale sta un reticolo tinto in- tensamente in violetto con delle granulazioni che formano come i punti nodali della rete. In alcune mancano queste granulazioni ed anche il reticolo e appena accennato ; diro fra poco in quali casi. Molte cellule presentano al loro estremo libero un orletto intensamente co- lorato in violetto, ora sottile, ora grosso, ora rettilineo, ora curve, a contorni netti o con sfumature ; talora non apparisce omogeneo, ma vi si pu6 distinguere un fondo chiaro nel quale stanno dei filamenti diretti verso la superficie libera come a pennello: in qualcuna, con I'orlo concavo, trovasi raccolta nel calice una sostanza uguale a quella contenuta nel corpo cellulare, che in tal case ha apparenza omogenea : in generale il reticolo ivi e tanto meno evidente quanto piu marcato h I'orletto alia superficie libera della cellula. Infine accen- ner6 che sono sprovviste di orlo quelle delle ghiandole e degli strati profondi dell'epitelio ; lo posseggono le cellule degli strati superficiali tanto deU'epitelio di rivestimento come di quell o dei dutti escretori. - 189 — 2.° Fibre elastiche. Senza dilungarmi tanto nella descrizione accen- ner6 al fatto interessante che si hanno anche qui, come in altri Mam- miferi, dei tendinetti elastici in numero di 2, 3, e piii che si risolvono in fibre numerose e sottili delle quali alcune si perdono nel fascio musco- lare, mentre altre lo attrave'rsano perraggiungere la rete elastica sotto- epiteliale: dall'altro lato i fasci non si arrestano alia cartilagine, ma molte fibre penetrano in essa. Si parla da alcuni autori di tendini ela- stici (KoUiker, Toldt eoc) che per6 proverrebbero dal pericondrio vuoi della faccia interna, vuoi della faccia esterna. 3.° Due parole sulle gJiiandoIe. Si sostiene dalla maggioranza degli autori che nella parete antero-laterale esse occupino quasi esclusiva- mente i segmenti interanulari, mancando in ogni caso in corrispondensa della maggior convessita degli anelli. Henle riporta anche la figura di una sezione longitudinale di trachea a conferma di cio. Ora questo non e esatto. Le ghiandole trovansi in maggior numero e di maggior vo- lume nei segmenti interanulari, ma trovansi anche in corrispondensa della maggior convessita degli anelli. Questo avviene frequentemente nel bambino, piu di rado nell'adulto. CONCLUSIONI. Ed ora riassumero alcune considerazioni generali che si possono trarre da questo studio anatomo-comparativo. La forma della sezione della trachea, nelle 3 classi dei Vertebrati esaminate, puo riportarsi a 3 tipi principali : 1.° Forma rotonda che h la predominante, (Rettili, Uccelli, Mammiferi), 2.° Forma circolare nella parete antero-laterale, sohiacciata dal di dietro in avanti nella parete posteriore si che il diametro trasverso supera quello antero- posteriore (Rettili, Mammiferi). 3." Forma circolare nella parete antero- laterale ; parete posteriore che si prolunga indietro a guisa di sprone, si che il diametro antero-posteriore supera molto il trasverso (Mam- miferi). Sul calibro, sulla lunghezza ecc. dell'organo non fo cenno, nulla avendo da aggiungere di nuovo. Poche parole della disposizione degli anelli cartilaginei : mi bastera ricordare il fatto interessante di aver ritrovato in un Mammifero, nel Pipistrello, una disposizio- ne che e caratteristica degli Uccelli. Aggiungero che gli anelli, quando sono completi, hanno ovunque la stessa altezza, e lo stesso spessore; se incompleti, hanno le massime dimensioni nella parete — 190 - anteriore e vanno poi gradatamente assottigliandosi, fino a rag- giungere un minirao nella parete posteriore, ove terminano con una estremita arrotondata e piii o meno affilata. La loro sezione longitudinale poi ora e di forma circolare, ora ellissoidale, ovoidale, piriforme, losangica colle estremita piii o meno affilate. Va notato come nella stessa trachea si abbia grande variabilita nelle dimen- sioni di anelli vicini e nell' intervallo clie fra essi corre. Per finire degli anelli diro che sono in massima parte di cartilagine jalina ; ma spesso i loro estremi posteriori sono di cartilagine elastica. Quando si ossificano, il processo di ossificazione ha il suo inizio nel loro asse tra- sversale. Quando gli anelli sono incompleti trovasi costantemente nella parete posteriore un fascio di fibre muscolari liscie che ora 6 teso fra i due estremi degli anelli, ora si stratifica alia faccia esterna o alia faccia interna di essi, contraendo rappovto intimo col pericondrio per un tratto piu o meno lungo : lo si trova in alcuni Rettili (Ofidi) ; manca sempre negli Uccelli ; e costante ne' Mammiferi. Nel connettivo io mi soffermero su due punti, sulla disposmone delle fibre elasticJie e suite Mastsellen. Per r elemento elastico diro che nei Rettili manca una disposi- zione caratteristica : in alcuni trovansi solo poche fibre nei segmenti interanulari, specialmente accumulate al disotto dell'epitelio {Lacerta muralis) ; in altri, pur avendo il massimo sviluppo nei segmenti sopra nominati, si trovano anche in corrispondenza degli anelli. Dove sono pill sviluppate, stanno raggruppate in un fascio con direzione cir- colare 0 longitudinale al disotto dell'epitelio; nel rimanente connet- tivo sono pill 0 meno numerose e intrecciate variamente fra loro : dove esistono ghiandole, queste ne vengono strettamente circondate. Negli Uccelli e nei Mammiferi si ha una regola fissa: al disotto dell'epitelio, ma da esso separate per mezzo di una listarella di connettivo di apparenza anista, sta un fascio ora sottile, ora straor- dinariamente spesso di fibre con prevalente o esclusiva direzione longitudinale. Nel resto del connettivo decorrono in maggiore o minor numero, ora isolate, ora a fascetti sia in sense longitudi- nale, sia circolare, sia obliquo daU'esterno all' interne, sempre piu fitte negli spazii interanulari. Quanto alia parete posteriore ho al- trove accennato alia presenza di fasci che penetrano nella cartila- gine funzionando da tendinetti elastioi, e che si trovano quando gli anelli sono incompleti ed esiste un fascio muscolare (Mammiferi). Anche negli Uccelli e nei Mammiferi le ghiandole e i loro dutti escre- tori venjiono strettamente circondati dalle fibre elastlche. - 191 - Rispetto alle MasUellen^ per diverse ragioni che non voglio qui esporre per non occupare troppo spazio, dir6 che sono portato a ritenerle come elementi mobili che contengono mucina o una sostanza affine alia mucina, materiale che essi stessi sono capaci di elahorare, e che hanno un significato analogo alle cellule mucose. Ed ora per finire qualche parola suirepitelio e sulle ghian- dole. Accennero anzitutto che la superficie libera della mucosa, liscia nella parete antero-laterale, presenta delle insenature talvolta lievi, talvolta profondissime nella parete posteriore sempre che gli anelli sieno incompleti ancorche soprammessi. L' epitelio h ora semplice, ora composto, ma sempre di cellule cilindriche vibratili. Contiene nel maggior numero dei casi cellule mucose, sia sparse senz' ordine fra le comuni cellule epiteliali, sia occupanti tratti fissi. Rispetto alle ghiandole osserver6 che in tutti gli animali nei quali la trachea possiede una parete posteriore distinta dalle altre e nella quale manca la cartilagine, esse occupano di preferenza questa parete e qui sono piu voluminose (Mammiferi) : altre volte poi occupano esclusivamente la parete ricordata. Vengono in seconda linea i segmenti interanulari i quali divengono la sede prediletta o esclu- siva quando non si abhia una parete posteriore distinta dalle altre 0, in qualche caso, quando detta parete sia molto sottile. Soltanto quando lo strato di connettivo che sta fra epitelio e cartilagine e molto largo, le ghiandole possono trovarsi in corrispondenza della maggior convessita degli anelli. Finalmente dir6 che sono in gene- rale, se non sempre, ghiandole mucose, ed ora semplici, ora ramifi- cate, ora composte, senza rapporto alia classe o aH'ordine piu o meno elevato dell'animale al quale la trachea appartiene. Cosmo CherubinIj Amministeatore-responsabile. — 192 — Lezioni Elementari DI ANATOMIA GENERALE DEL Prof. GIULIO GHIARUGI CON MOLTE INCISIONI NEL TESTO Prezzo — L. 6,00 Milano - Via S. 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Universiti di Messina DIEETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI Prof, di Anatomia umaua iiel R.IstitutodiStudi Super, in Firenze Ufficio di Direzione ed A.mministrazione : Istiluto Anatomico, Firenze. 12 nuraeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. VII. Anno .Firenze, Settembre-Ottobre 1896. N. 9-10. Belle Comum'cazwnz Ortginah che si puhbltcano ncl '' Monitor e Zoologico Italiano ,, e froihita la riproduzwne. SOMMARIO : BiBUOGRAFiA, Pag. 193-200. CoMUMCAZioNi Originali: u' Krcliiii I''., Contributo alio studio della volta del cervello intermedio e della regione parafisaria in embrioni di Pesci e di Mammit'eri. Con 2 tav. (Contin. e fine). — Ciiueoiuini E., Sui corpi lutei vei-i degli Anfibl con una bieve appendice sui corpi lutei veri degli Uccelli « Gallus domesticus ». Con tav. (Continua). — Hancbi A., Ancora un caso di niosti'uosita doppia in un giovane embrione di Polio Con tav. — Rossi l'., Sui lobi laterali della Ipofisi. Con fig. - Pag. 201-243. NoTiziE: Societa dei Naturalisti Siciliani. — Necrologio ; R. Zoja. Pag. 243, BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori puhhlicati in Italia XVI. Vertebrati II. PARTE ANATOMICA. 1. Parte Genebale. Cillori l^. — Miscellanea di osservazioni antropozootomiche. — iJenrfic. fZ. Accad. d Sc d. 1st. di Bologna, in Boll. d. Sc. mediche. Ser. 1, Vol. 7, Fasc. 1, pag. 39-70. Bolcgna 1896. rcgsi' V. — Di alcutie anonialie anatomiche oecorse nella sala incisoria del- ristituto Anatomico della R. Univ. di Cagliari. — Cagliari, tip Muscas, 189(5. War.nii>nciii .%. f^ Foiiricci K. — Compendio di anatomia umana: note anato- miche. — Napoli, F. Cosmi edit. 1896. pag. 56. Yernuri R. — Rapporti fra I'arteria pudenda interna ed il nei^vo dorsale del pene nella regione del perineo. — Roma tip. Artero, 1896, p. 6. Estr. d. Boll. d. Soc. lancisiana d. Ospedali di Roma. An. 16 (1896) fasc. 1. - 191 Tignoli T. — Intornoad un problema morfologico dei Vertebrati superior!. —At. d. Soc. Ital. di Sc. 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Ricevuta il 6 Agosto 1895. E vietata la riproduzione. Mammiferi. Come materiale di studio ho scelto tra i Mammiferi la Cavia e r Uomo. Cavia. — Nella Cavia lio esaminati embrioni a difFerenti fasi di sviluppo (embrioni della lunghezza totale di 4, 97.2, 11, 12, 15, 19, 22 mm.) e il cervello intermedio d'individui neonati e adulti. Anche nella Cavia andando dall' indietro all'avanti sulla volta del cervello intermedio si trova : la commissura posteriore, il tratto intermedio, I'epifisi, la commissura superiore, il Zirhelpolster, indi il Velum e infine una parafisi poco sviluppata. Primo a comparire e il Veliim^ poi si abbozza la parafisi, indi la commissura posteriore e il tratto intermedio, quindi I'epifisi, la commissura superiore, e il Zir- belpolster. Nei mammiferi per il grande sviluppo cbe prende il cervello emisferico, la commissura posteriore col tratto intermedio, la epifisi, la commissura superiore e parte del Zirbelpolster vengono ricacciati indietro subito al davanti del cervello medio, e tutta la cavita del IIP ventricolo rimane coperta non piu come nei Pesci da tutti i diversi segmenti ed organi della v61ta [Torpedo) 0 dalla lamella superiore del Zirbelpolster e dall'epifisi (Pristmrus), ma solo da una parte del Zirbelpolster, che nei mammiferi rappresenta la tela coroidea supe- - 202 riore, quella parte del Zirbelpolster che nei Rettili il Sore n sen ha chiamato plesso '^', e che io nella fig. 22 e 26 ho indicato colle lettere ZpP. Nella Cavia poi la curva cefalica e anche molto sentita e il cer- vello emisferico e ad un livello molto piu basso che il medio; esso pero non tarda ad ingrandirsi, ed allora sviluppandosi grado grado si porta a livello della vescicola cerebrale media e I'infossamento leggiero che si trovava tra cervello anteriore secondario e intermedio si accentua. Nello stesso tempo si pronunzia posteriormente il limite del cervello intermedio dal medio e la volta del talamencefalo si trova quasi alio stesso livello che la volta del cervello anteriore e del medio. Ma il lobo posteriore del cervello emisferico (L E P - fig. 20, 21) si sviluppa enormemente e allora il panto d' inserzione della parafisi si afifonda maggiormente (fig. 20), finche nell' adulto sospinte indietro quasi tutte le parti della volta del talamencefalo, la cavita di questo rimane coperta dalla sola tela coroidea superiore. Velum. — II Velum nella Cavia si abbozza molto precocemente in corrispondenza del solco (fig. 16) che separa il cervello anteriore secondario dali' intermedio, ma tardi si sviluppano i due suoi foglietti. Infatti nella fig. 17 si nota un profondo infossamento tra cervello emisferico e medio, ma i due foglietti che delimitano tale infossa- mento non sono i futuri foglietti del velum. L' anteriore invece e sempre una porzione del cervello emisferico, che presenta due leg- gier! rilievi, dei quali il superiore si trasforma nel lobo posteriore del cervello emisferico (LEP, fig. 18-20-21) e I'inferiore nella parafisi (P, fig. 17-18-19-20-26). II foglietto posteriore poi h una por- zione di volta del cervello intermedio che si trasforma in una parte della tela coroidea superiore. E il fondo dell' infossamento, descritto nella fig. 17, la matrice del Velum. Esso si approfonda grado grado e si differenziano in tal modo i due suoi foglietti anteriore e posteriore (fig. 17-18-19-20). Questi nell' adulto (fig. 26) si presentano al solito rivestiti interna- (l) Lo schema che il Sorenscn presenta nel suo lavoro g\k citato suUe produzioni della volta del cervello intermedio, h il seguente : Commissura posteriore. Epifisi Commissura superiore. ( sacco dorsale Post-paraflsi ] ( plesso Velum Preparafisi. Quest' ultima e la parafisi vera; la post-parafisi 6 11 Zirbelpolster. 203 - mente da un epitelio secernente, esternamente dalla pia madre. E dal velum clie si origina il plesso coroideo del IIP ventricolo e i plessi coroidei emisferici destro e sinistro. Parafisi — Dopo il velum appare la parafisi, la quale a diffe- renza dei bassi vertebrati origina molto piu vicino al Velum. E ci6 correlativainente al maggiore sviluppo clie prende nei mammiferi tutto quel tratto della parete del cervello anteriore secondario destinato a trasformarsi nel lobo occipitale degli emisferi. Nelle figure date, la parafisi si puo accompagnare nel suo graduale sviluppo. Dapprima molto spessa si assottiglia a poco a poco e si solleva in una piega, semplice nella vita embrionale, con due sporgenze nella Cavia neo- nata (fig. 26). In questa figura si nota che la lamella anteriore della parafisi si continua coll' ependima che riveste la cavita del III" ven- tricolo, mentre la sua lamella posteriore si continua direttamente coll'estremo superiore del foglietto anteriore del velum. Per questi rapporti topografici la parafisi dei mammiferi non differisce punto da quella dei bassi vertebrati e non difi'erisce neppure per la struttura. Commisstira posteriore. — In corrispondenza del solco che separa il cervello intermedio dal medio in stadi relativamente precoci di svi- luppo si nota un differenziamento delle cellule della parete encefa- lica in modo che questa si puo distinguere in due strati, superficiale e profondo. Come mostra la fig. 20 la differenziazione accennata si estende per un piccolo tratto anche sulla parete del cervello medio. Questo fatto costante {fig. 20-21), presente anche nella Cavia neonata (fig. 22) e interessante perche, come nei Pesci, prova che la commis- sura posteriore deriva in parte dal cervello intermedio e in parte dal medio. Abbozzata nel modo sopra indicato la commissura posteriore continua a svilupparsi in grossezza, I'infossamento posto tra cervello medio e intermedio si accentua, finche (fig. 22) nella Cavia neonata la commissura posteriore h ripiegata su s6 stessa e guarda il cervello medio. Oltre a queste modificazioni nella grossezza e nella forma la commissura posteriore subisce via via dei cambiamenti nella struttura, finche nella Cavia neonata (fig. 22) risulta formata da due strati, dei quali il superficiale e costituito da fibre tagliate per traverse, divise in fasci da setti piali, provenienti dalla superficie libera; il profondo h costituito da cellule piccole, che reagiscono ai colori come le cellule dell'epifisi. Tratto intermedio. — Nei mammiferi pare meglio differenziato che nei Pesci. Infatti esso si abbozza prima che sia apparsa 1' epi- — 204 — fisi, ma, quando quest' ultima e appeiia abbozzata, allora si pu6 sta- bilire con sicurezza il limite aiiteriore della produzione in parola. II suo limite posteriore h un po' coufuso. Questo e piii netto nella Cavia neonata (fig. 22) nella quale si nota che tutto il tratto intermedio si porta in alto e all'indietro, facendo un angolo quasi retto colla commissura posteriore. L'apice dell' angolo e il limite poste- riore del tratto intermedio, il quale diflferisce dalla commissura poste- riore oltre che morfologicamente^ anche dal lato della sua struttura. E formato da tre strati, dei quali il primo guarda la cavita del IIP ventricolo e risulta costituito da cellule che rammentano quelle riscon- trate nello stesso strato del tratto intermedio e della commissura po- steriore dei Pesci. Sono cellule un po' slargate verso la superficie libera, e fornite di prolungamenti verso lo strato contiguo. Questo e formato (fig. 22) da cellule che rassomigliano molto a quelle dello strato pro- fondo della commissura posteriore; I'ultimo strato e formato da fibre tagliate di traverse, ed e posto in diretta continuazione coUo strato delle fibre della commissura posteriore. Anche nella cavia adunque esiste un sistema commissurale complesso che comprende il tratto intermedio, la commisgura posteriore e quella parte cortical e del cer- vello medio costituita anch'essa da fibre. Epifisi. — Quest' organo imparl mediano, nella Cavia e moltis- simo sviluppato. Si origina a spese della volta encefalica sotto forma di una gemma solida f^', tra il terzo posteriore e il terzo medio della volta del cervello intermedio (fig. 20). II suo estremo (fig. 25) e piut- tosto aguzzo, arrotondito, e la base presenta un leggiero infossamento jl quale si accentua un po'nella fig. 21 e si mantiene poco profondo an- che nella Cavia neonata (fig. 22). II corpo della glandola pineale si sviluppa via via finche nell'adulto prende proporzioni relativa- mente gigantesche. La forma della glandola k, quella di un cono molto allungato ; la sua base rivolta in basso e in avanti si continua poste- riormente col tratto intermedio, anteriormente colla commissura supe- riore, mentre il suo apice h rivolto anche in avanti ed e curvato un po' su sfe stesso. Si noti il fatto che la glandola, slargata in basso alia sua base, non tarda ad assottigliarsi e mantenersi cosi dello stesso calibre per molta parte della sua lunghezza (fig. 22). Essa k, avvolta nella pia madre e aracnoide e in un individuo adulto (fig. 25) col suo estremo arrivava fine al disotto della dura madre (Ij II Sorensen nota iiivece che cominciando dai Pesci salendo al Mammiferi si vede clie r epifisi 6 sempre uQa semplice estrollcssione deUa volta del talamencefalo.. - 205 - raettendosi con qiiesta in stretti rapporti di contiguita per un buon tratto. Nel suo tragitto essa prende rapporti intimi con un grosso vaso sanguigno (fig. 23). Ho seguito nelle sezioni in serie detto vaso, ed ho trovato clie esso al disotto della dura madre si scava una nicchia (fig. 24). Non potrei dire pero se esce al di fuori del sacco durale e del cranio. Ma quali sono i rapporti dell'estremo epifisario nella Cavia adulta? Ho aperto il cranio di molte cavie neonate ed adulte mante- nendo in sito un pezzo rettangolare della parte media della callotta cranica corrispondente all'estremo epifisario. SoUevando leggermente questo pezzo della teca cranica molte volte ho constatato la presenza di un cordone piale, che fuoriuscito tra i lobi posteriori del cervello ed il cervelletto era fortemente aderente alia faccia interna di tale pezzo osseo. In quel cordone piale coU'esame microscopico si poteva riscontrare I'estremita dell'epifisi, la quale solo in certi individui, superato il livello del cervello emisferico, e curvataun po'su se stessa, si poneva immediatamente al disotto della dura madre avvolta da ogni parte dalla pia madre e aracnoide (fig. 25). Sicche la glandola pineale nella cavia adulta nata dalla parte posteriore del cervello in- termedio si adagia per piccolo tratto sul cervello medio e poi insieme col sacco dorsale del Zirbelpolster si ripiega in alto e in avanti met- tendosi in relazione con 1' estrenio posteriore degli emisferi cerebrali, come faceva la epifisi tubulare del Pristiunis. II rapporto dell'epifisi con un vaso sanguigno si trova rappresentato in una figura del la- voro del S o r e n s e n. Questo Autore parlando dei rapporti dell' epifisi non dice altro che i rapporti che ha 1' epifisi dei mammiferi con le com- missure e con la parafisi corrispondono a quelli dei vertebrati inferiori. Commisstira superiore — Questo segmento della volta del cer- vello intermedio e di gia difFerenziato nello stadio rappresentato dalla fig. 20. Al davanti della glandola pineale la parete encefalica si av- valla, si differenziano ben presto due strati, e di questi il superficiale si trasforma in fibre nervose, mentre I'inferiore rimane costituito da cellule (fig. 21), che ricordano le abbondanti cellule della commis- sura dei Pesci. Ma ben presto nell'ontogenesi questo strato di cellule si modifica, e allora passando alia Cavia neonata (fig. 22) si trova che detta commissura, non molto sviluppata per rispetto a quella dei Pescij e rappresentata da 4 fascetti di fibre trasversali, dei quali uno e posto proprio al disotto della glandola pineale. II fascetto piii grosso si continua direttamente con la lamella posteriore del sacco dorsale del Zirbelpolster. 2on — Zirhelpolster — Questo segmento e rappresentato da quel tratto di volta che va dall' estremo anteriore della commissura superiore fino air estremo superiore del foglietto posteriore del Velum (fig. 20). II Sorensen nell'opera citata distinse iiel Zirbelpolster il sacco dor- sale e il plesso. II sacco dorsale (ZpS fig. 22) anatomo-comparativa- mente rappresenta restrerao dello Zirbelpolster descritto nei Pesci, estremo rivolto in avanti nel Pristitirtis, e rivolto in alto e un po' in avanti nella Torpedo. Nella Cavia questo estremo del Zirbelpolster (sacco dorsale) molto piii sviluppato, e rivolto invece in alto e all'in- dietro. II plesso del Zirbelpolster (ZpP-fig, 22) non e altro che la tela coroidea superiore del IIP ventricolo, la quale anatomo-com- parativamente rappresenta la lamella anteriore del Zirbelpolster della Torpedo e la lamella antero-inferiore del Zirbelpolster del Pri- stiurus. Si noti poi un altro fatto comparativo importante: mentre nei Pesci il Zirbelpolster nei prirai moment! dello sviluppo e rap- presentato da una piccola parte della parete encefalica, nei mam- miferi invece, per la vasta cavita che deve ricoprire e per lo svi- luppo esagerato degli emisferi (che sospingono indietro quasi tutte le produzioni della volta del cervello intermedio), 6 rappresentato fin dalle sue prime fasi di sviluppo da un buon tratto della parete encefalica (fig. 20-21). Nella fig. 20 il Zirbelpolster e gia difFeren- ziato e davanti alia commissura superiore si nota un piccolo solle- vamento che rappresenta il futuro sacco dorsale del Zirbelpolster. Tutto il resto del Zirbelpolster posto al davanti del sacco dorsale, per ripetute introflessioni della parete (fig. 21) si complica in modo da meritare giustamente il nome di plesso del Zirbelpolster, la tela co- roidea superiore del III." ventricolo (fig. 20,21,22). II Zirbelpolster (sacco dorsale e plesso) nella Cavia neonata (fig. 22) e tappezzato al solito da un epitelio semplice cubico, ed esternamente h rivestito dalla pia madre la quale con niolti vasi s'infossa este- samente sulle sue pareti, dando origine a diverticoli primari, secon- dari e finalmente terziari. Uomo. — Nell'uomo, disponendo di poco materiale, ho potuto studiare solo un embrione, di circa 3 cm. e poi il cervello inter- medio di neonati, di giovani e di adulti. Anche nell'uomo (fig. 27-28) scorrendo la volta del cervello intermedio e la regione parafisaria dall'indietro all' avanti, si trova prima la commissura posteriore, poi il tratto intermedio, indi 1' epi- - 207 - fisi, poi la commissura superiore (fig. 30) ed infine il Zirbelpolster, il Velum e la parafisi. I limiti topografici di queste parti non differiscono da quelli dei Pesci e della Cavia. Un ultimo lavoro del Burckhardt'^) pero porta la figura di una sezione sagittale di cervello umano, nella quale i limiti di queste parti sono differenti. In essa si nota un solco posto tra la lamina sopraneuroporica, tinta in giallo, e la porzione dor- sale della regione dell' infundibolo, tinta in giallo verdastro. La parafisi ed il velum sono disegnati al di la di questo solco, come facienti parte della volta del III.° ventricolo. Dallo studio della storia dello sviluppo e dallo studio anatomo-comparativo a me pare che quel solco disegnato dal Burckhardt tra la lamina sopraneuroporica e la porzione dorsale della regione dell' infundibolo sia appunto il solco che segni il limite tra cervello anteriore secon- dario e cervello intermedio, e cbe la porzione dorsale della regione dell' infundibolo, la parafisi e il vehim, disegnati suUa v61ta del cervello intermedio, non rappresentino morfologicamente, che quella porzione di Zirbelpolster chiamato dal S o r e n s e n, plesso. Non posso accennare all' ordine col quale queste parti appaiono pel poco materiale embriologico avuto a mia disposizione. Commissura posteriore. — Questa commissura, come nella Cavia si origina in parte a spese della parete dorsale del cervello medio, ed in parte a spese dell' estremo posteriore della volta del cervello intermedio (fig. 27, 29, 31). Nella fig. 27 e fortemente piegata su se stessa e il suo fondo corrisponde all'infossamento primitive posto sulla volta encefalica a separare il cervello medio dalF intermedio. Passando al neonato. le due braccia, che la rappresentano, comin- ciano a scostarsi tra loro e finalmente nel bambino (fig. 31) tutta la commissura prende la forma di un semicerchio rivolto coUa con- vessita nel IIP. ventricolo. Oltre a queste modificazioni nella forma, la commissura ne presenta altre riguardo alia struttura. Nella fig. 27 essa e gia costituita da due strati ben differenziati, I'esterno for- mate da fibre nervose tagliate per traverse, e I'interno, che guarda la cavita encefalica, formata da cellule. Questo strato mano mano si modifica e nella fig. 31 pin non appare. Tutta la commissura e rappresentata da un grosso strato di fibre divise in fasoi da setti di nevroglia. (1) Burckhardt. — Der Bauplan des Wirbelthiergehirns. — Morphologische Arbeiten. Vierter Band, Jena 1894. - 20S - Tratto intfirmcdio. — Questo segmento della volta del cervello intermedio si estende daU'epifisi al primo infossamento die si trova andando verso la coramissura posteriore. E un tratto curvo, con la convessita rivolta in alto e all'indietro, ed e meno spesso che la commissura posteriore. Andando verso 1' adulto questo tratto diventa pill breve, e nella fig. 31 che appartiene ad un individuo di 12 anni raal si distinguerebbe se non si fosse tenuto conto dei suoi limiti nell'einbrione. E qui diro che il tratto intermedio, forse per la sua brevita nell'adalto e per la sua struttura quasi eguale a quella della commissura posteriore, e stato un po' trascurato dai Trattatisti anche i piu recenti. La distinzione fra tratto intermedio e commissura po- steriore e possibile dal lato morfologico, e da quelle strutturale; e quindi giusto dare di esso una descrizione a parte. Glandola pineale. — Questo organo imparl mediano, a difFerenza della Cavia, si origina dalla volta encefalica non come una gemma, ma Botto forma di una estroflessione della parete come nei Fesci. La sua struttura ghiandolare (come si esprime il Sorensen) fa pen- sare che la g. pineale dell'uomo sia una glandola tubulare com- posta, quasi fosse avvenuta una gran complicanza delTunico tubo epifisario dei Fesci. Nelle sezioni della glandola infatti si trovano molte piccole cavita che sembrano sezioni trasverse di tubi. Abbonda in essa il tessuto connettivo, che, a forma di setti, divide in loggie la glandola, ed i tubi di essa sono avvolti in guaine connettivali. E inutile insistere sui ben noti rapporti della glandola e del re- cesso pineale. Commissura siiperiore. — La scoperta di questa commissura non e recente. Fin dal 1876 nell'Anatomia dell'Henle f^) si legge che i peduncoli del conario nella parete anteriore o piu giustamente nel margine anteriore del conario (epifisi, g. pineale) formano una commissura la quale per la sua forma a ferro di cavallo si distin- gue dalla coramissura posteriore del cervello. Ma ne I'Henle ne gli anatomici che vennero dopo poterono assegnare a questa commissura quel valore morfologico che oggi le si puo dare in base alle ricer- che di embriogenia comparata. E la sua costanza nelle varie classi di vertebrati che da a quest' organo un valore morfologicamente al- tamente elevate. (1) Henle — Anatomle des Menschen — Vol. 'a°. ISIG — Braunschweig, Druck und- Verlag von Fidrich viewag nnd Schu. 209 — La commissura superiore deir uomo e quella stessa riscontrata nei Pesci e nella Cavia. Relativamente 6 piii svihippata ed e piu com- plessa per la sua struitura nei vertebrati inferiori che nei superiori, Nell' uomo questa commissura si trova uri po'nascosta al disotto della glandola pineale (fig. 29-31) e, anche nelle sezioni die pas- sano sul piano mediano (fig. 30), essa si trova al disotto della glan- dola e in continuita diretta col tratto intermedio. Se si accompagnano lateralmente le sezioni (fig. 32) si vede die la commissura superiore e il tratto intermedio si fondono a costituiscono un solo peduncolo sul quale e impiantata la parte laterale della glandola pineale. Si noti il fatto che nei bassi vertebrati (Pesci) i rapporti tra glandola pineale e commissura superiore sono invece molto meno intimi. Questa commissura e formata esclusivamente da fibre. Zirbelpolster. — Anche neirUomo come nella Cavia questo seg- mento di volta encefalica nei primi stadi di sviluppo e rappresen- tato da quella parte di volta che va dall'estremo anteriore della com- missura superiore fino all'estremo superiore del foglietto posteriore del Velum (fig. 27 e 28). L'His (v. 1. c.) avendo descritto in un embrione umano di 10,5 mm. questa produzione sotto il nome di epi- fisi della parte anteriore del tetto del cervello intermedio le asse- gna limiti molto piu ristretti. Nei neonate (fig. 29) il Zirbelpolster e gia differenziato nei sacco dorsale (ZpS) e nei plesso (ZpP), la tela coroidea superiore del III" ventricolo. Nella cavia abbiamo visto che per lo sviluppo esagerato dell'epifisi e per i rapporti di questa, il sacco dorsale si portava in alto e in avanti, nell'lJomo invece per il poco sviluppo della g. pineale e per I'esagerato sviluppo degli emisferi, il sacco dorsale (fig. 29, ZpS) si porta indietro e in basso e si mette parallelo al piano superiore del cervello medio. II sacco dorsale contiene una cavita che dai Tratta- tisti e designata come recesso soprapineale. Infatti nei Eauber f^' si legge che la tela coroidea superiore non s'inserisce nei margine libero della lamina dei peduncoli, ma sulla faccia superiore della g. pineale. Ne origina da ci6 un secondo recesso del III." ventricolo o recesso soprapineale; secondo, perche il prime e il recesso dell'epifisi, ventricolo del conario. Con queste ricerche sul Zirbelpolster vien messo in vista in modo molto chiaro il valore morfologico della tela coroidea e del recesso (1) Rauber A. — Lehrbuch der Anatomie dcs Meuschen. Leijizier 1894. - 210 — soprapineale (^^ nell'Uomo. Quella e questo non rappresentano che il Zirbelpolster con le sue due parti: il sacco dorsale e la cavita del plesso. II Zirbelpolster deU'CTomo 6 rivestito aU'esterno dalla pia madre e all'interno 6 tappezzato da un epitelio cubico. Velum. — Per questa parte valga tutto quello che si e detto per la cavia. Dal velum per diverticoli laterali si formano i plessi emi- sferici inferiori destro e sinistro, dei quali uno e disegnato nella fig. 28. Faraflsi. — Questo segmento del cervello anteriore secoiidario h stato studiato come ho gia accennato dal Francotte. C'^) Questo Autore a pag. 14 dice che la parafisi in un embrione umano di 12 setti- mane aveva tutti i rapporti topografici che essa possiede, nella serie animale. Quest'organo dice I'Autore ha, nel case descritto, I'aspetto di un tubo di cui la sezione e irregolare. Questo tubo e messo assai profondamente nella falce cerebrale primitiva ed h situato sul piano mediano, in avanti della lamina terminalis; e tappezzato da un solo strato di cellule d'origine neurale. II tubo epifisario sboeca nel IIP ventricolo, all'altezza del forame del Monro. (L'autore ha esaminato sez. trasversali). Sono pienamente d'accordo col Francotte neH'ani- mettere che la parafisi nell'uomo abbia i medesimi rapporti topografici riscontrati in altri vertebrati, ma non consentirei con lui nel chiamarla un tubo e nel descriverla come tale. La mia fig. 28, infatti, mostra che la parafisi (sezionata sagittalmente) e rappresentata da una piega che si trova in una sezione discosta dal piano mediano deU'encefalo e nella quale si vede il plesso coroideo emisferico. La parafisi se- condo il reperto da me trovato non e da considerarsi un organo dege- nerate come dice il Francotte, ma un segmento del cervello ante- riore secondario poco evoluto, e analogo ai plessi coroidei, Nei Mamraiferi adunque scorrendo sulla volta cerebrale, e andando dall'indietro all' avanti, dal cervello medio alia parafisi, si trovano le parti seguenti: Commissura posteriore. Tratto intermedio. Epifisi. Commissura superiore. Zirbelpolster (sacco dorsale e plesso). Velum (plesso emisferico destro e sinistro), Parafisi. (1) II Burckbardt perb ( 1. c. Der Dauplau etc.) fino dal 1894 dice che 11 recesso so- prapineale pub essere considerato come omologo alia caviti del Zirbelpolster. (2) Francotte — 1. c. 1894. - 211 — Tutte le parti clie nei vertebrati si diflferenziano a spese della volta del cervello intermedio e regione parafisaria si potrebbero ag- gruppare iielle due seguenti categoric : 1.' Organi mediani impari: A) Epifisi. B) Occhio parietale (v. Bdraneck, 1. c. 1892) e occhi parie- tal! accessori (Prenant'^J e Hitter f^)). 2/ Segmenti: A) Parafisi — Velum — Zirbelpolster. B) Commissura superiore, tratto intermedio e commissura po- steriore. Con lo studio fatto intorno alio sviluppo dei segmenti ed or- gani che originano a spese del cervello intermedio e regione para- fisaria si dimostra ancora una volta che il tetto del cervello inter- medio e regione parafisaria dei vertebrati presentano un piano di struttura costante, e che ogni loro singolo organo e segmento ripete la propria origine da parti corrispondenti omologhe. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Fig. 1,2,3,4,5,6. — Sezioni sagittal! mediaue del cervello di Pristiurus Melano- stomus, disegnate con I'embriografo di His. Fig. 1, Testa di un embrione lungo 12 mm. Fig. 2, Volta del cervello ant. secondario, intermedio e medio di un embiione di 15 mm. Fig. 3, Volta del cervello anteriore secondario, intermedio e medio di un embrione lungo 17 mm. Fig. 4, Parte anteriore della testa di un embrione lungo 23 mm. Si nota il cerv. ant. second., il cerv. interra. e il medio. Fig. 5, Volta del cervello anteriore secondario, intermedio e medio di un embrione lungo 26 mm. Fig. 6, Cervello intermedio di un individuo adulto. Fig. 7,8,0,10,11,12,13,14,15. — Sezioni sagittali mediane del cervello di Torpedo Ocellata, disegnate con Tembriografo di His. (1) Pr e nant A. — Sur I'oeil parietal accessoirc, avec une figure. S. ICS-Ul. Anat. Anzeiger 1894. (2) Ritter E. — Ou the Presence of a Parapincal Organ in Fhrynosoma coronata. With one fig. Anat. Anz. S. 7G6-771. lf?94. 212 — Fig. 7, Testa di un embrione lungo 9 mm. Fig. 8, Testa di un embrione lungo iSi/j mm. Fig. 9, Testa di un embrione lungo H'/j mm. Fig. 10, Testa di un embrione lungo 17 mm. Fig. 11, Volta del cervello ant. second., deirinterniedio e del medio di un em- brione lungo IS mm. Fig. 12, Idem di un embrione lungo 25 mm. Fig 1.*^, Idem di un embrione lungo 32 mm. Fig. 14, Idem di un embrione di 8 cm. Fig. 15, Cervello intermedlo di un individuo adulto. Fig 16,17,18,19,20,21,22,23,24,25,26, — Sezioni sagittali mediane di cervello e di parti di cervello di Cavia Cobaja, disegnate con Tembriografo di His. Fig. 16, Testa di un embrione lungo 4 mm. Fig. 17, Volta del cervello anteriore secondario e del cervello intermedio di un embrione che misurava 8,5 mm. in lunghezza nucale. Fig 18, Idem di un embrione che misurava 9 mm. in lunghezza nucale e9i/2 mm. in lunghezza totale. Fig. 19, Porzioue del cervello ant. secondario e del cervello intermedio. Velum di un embrione che misurava lO'/a mm. in lungh. nucale e 12 in lungh. totale. Fig. 20, Volta del cervello intermedio di un embrione che misurava 13 mm. in lunghezza nucale e 15 in lunghezza totale. Fig. 21, Idem in un periodo piu avanzato di un embrione che misurava 16 mm. in lunghezza nucale e 19 in lungh, totale. Fig. 22, Parte posteriore del cervello intermedio e cervello medio di cavia neonata Si nota la commissura post., il tratto intermedio, repifisi, la commissura sup. ed il sacco del Zirbelpojster. Fig. 23, Rapporto della porzioue distale dell' epifisi con un grosso vaso, in una cavia neonata. Fig. 24, Rapporto di questovaso con la dura madre nella stessa cavia. Fig. 25, Rapporto dell'estremo epifisario con la dura madre, in una cavia adulta. Fig. 26, Parafisi, porzione del velum e porzione del plesso del Zirbelpolster in una cavia neonata. Fig. 27,28.29,30,31 e 32. — Sezioni sagittali mediane e lateral! del cervello ant. secondario, cervello intermedio e medio nell* Uomo. Fig. 27, Volta del cervello intermedio e medio di un embrione uraano, di circa 3 cm. Nella fig. si nota una porzione del plesso del Zirbelpolster, 1' epifisi, il tratto intermedio, la commis. post, e la volta del cervello medio. Fig. 28, Cervello ant. secondario dello stesso embrione. E una sozione caduta un po' obliqua. Si nota percio il plesso coroideo emisferico di un lato, la parafisi e una piccola porzione del plesso del Zirbelpolster. Fig. 29, Cervello medio e parte post, della volta del cervello intermedio di un bambino neonato. Si nota il Zirbelpolster con una parte del suo plesso e col sacco (il recesso soprapineale dei trattatisti), la commissura superiore, 1' epi- fisi, il tratto intermedio e la commissura posteriore. Fig. 30, Epifisi e recesso pineale dello stesso neonato. Fig. 31, Commissura sup., epifisi, tratto intermedio, commissura post, del cervello medio di un bambino di 12 anni. Fig. 32, Le stesse parti in una sezione laterale del cervello dello stesso bambino. - 213 INDICAZIONI COMUNI A TUTTE LE FIGURE, Ect — Ectoderma. CAS — Cervello anteriore secondario (cervello eraisferico). CI — Cervello intermedio. CM — » medio. CC — Curva cefalica. Ep. — Epifisi — E. Ep — Estremita della epifisi. Zp. — Zirbelpolster (cuscino della glandola pineale). ZpS — Sacco dorsale del Zirbelpolster, ZpP — Plesso del Zirbelpolster. V — Velum. Ip — Ipoflsi. CP — Commissura posterioi-e. CS — » superiore. TI — Tratto intermedio. P. — Parafisi. PC — Plessi coroidei. OP — Organo rudimentario della regione parafisaria. LI — Lobo interolfattorio di Burckhardt. Ch — Chiasraa. Va — Vaso, col quale si mette in rapporto 1' epifisi. LEP — Lobo occipitale deU'emisfero. DM — Dura madre. PMA — Pia madre e aracnoide. AS — Acquedotto di Silvio. HI" V. — Terzo ventricolo. RP — Recesso pineale. X — Linea equivalente ad 1 mm. nell' ingrandimento delle sezioni. M. Z, - 214 — Sui corpi lutei veri degli Anfibi con una breve appendice sui corpi lutei veri degli Uccelli " Gallus domesticus. " RICEKtllE Del Dott. ERCOLE GIACOMINI Settore nell' Istitulo aiiatomico di Sieua e private docente di Anatomi;i comparata. (Cou Tav. V ') llicevuta il 6 Agosto 1896. E vietata Ja riproduzione. Intorno alia formazione dei corpi lutei veri nei Vertebrati uno del punti piii discussi fu certamente quelle che concerne la meni- brana granulosa. Da lunghissimo tempo venne fatta questione se gli eleineiiti epiteliali, che compongono la merabrana granulosa, ri- mangano in sito dopo lo scoppio del follicolo di Graf e prendono parte, in piii o meno larga misura, alia formazione del corpo luteo, oppure cadono al momento della esplosione del follicolo e della espul- sione dell'uovo senza avere quindi alcuna importanza nella costitu- zione del corpo luteo vero. Le differenti opinioni emess3 in proposito dai diversi autori ri- guardano sopratutto i corpi lutei dei Mammiferi, come si apprende dalla ricca bibliografia egregiamente riassunta da P a 1 a d i n o nella sua monografia « Ulteriori ricerche sulla distruzione e rinnovamento continuo del parenchima ovarico nei Mammiferi » e da Sobotta nella sua raemoria « Ueber die Bildung des Corpus lutem bei der Maus ». In altri Vertebrati le indagini sulla maniera di comportarsi dei foUicoli ovarici scoppiati erano, come gi^ ebbe a dire Balbiani (2), molto limitate ed incomplete. Negli Uccelli Waldeyer 1^3) ammet- teva la partecipazione dell'epitelio follicolare alia formazione del corpo luteo, mentre His '20) aveva precedentemente sostenuto che la mem- brana granulosa (da lui creduta di origine connettivale) si allonta- nasse dal follicolo insieme all'uovo nei momento dell'espulsione, che le cellule connettivali della theca ben presto germogliassero straor- dinariamente sulla superficie interna del follicolo, massime nei con- torno dei tronchi venosi radiali, e che nei tessuto di granulazione, cosi derivato, si sviluppassero ulteriormente i vasi sanguigni, e lo zaffo connettivale vascolarizzantesi chiudesse in breve la cavity del follicolo. - 215 - Nei rettili da Leydig (^s) eda Gegenbaur C^^) si riteneva che I'epitelio follicolare rimanesse e subisse poi una metamorfisi adiposa. Dopo che Paladino, merce le estese ricerche eseguite sul corpo luteo vero dei Mammiferi, degli Uccelli (Gallina) e dei Plagio- stomi (Torpedo), giunse a questa conclusione generate : il corpo lu- teo e una neoformazione connettivale che si svolge in seno alia theca foUiculi e da per ogni dove non piglia parte alcuna la gra- nulosa 0 Tepitelio follicolare; la questione sembrava definitivamente risoluta nel senso che la granulosa non resta neppure in sito e cade tutta come afferma Paladino, alio scoppio del follicolo. Infatti soltanto da qualcuno, recentemente da Crety (i^) che studio il corpo luteo nei Chirotteri, si supponeva che I'epitelio follicolare dovesse in parte rinianere e partecipare alia formazione del corpo luteo, mentre dai piii degli autori (Nagel (29), Be ncki ser i^), HolzK^U Schottlander l""^). Bonnet (^) i quali succesivamente occuparonsi del corpo luteo vero nei Mammiferi si ammise che la membrana granulosa cadesse o, rimanendo, andasse soggetta a disfacimento per metamorfosi adiposa, e si fece generalmente derivare il corpo luteo dallo strato interno della theca. Ad un concetto simile si attenne Arnold (D, in un lavoro suH'ovario dei Rettili, eseguito nel 1892 presso il laboratorio di Se- lenka, affermando, a proposito dei corpi lutei di questi Vertebrati, che nulla rimane dell'epitelio follicolare, andato perduto coll'uscita dell'uovo dal follicolo. Secondo Arnold, da principio lo stroma del tessuto connettivo, costituente la theca, e ricoperto soltanto dal coagulo sanguigno, ma ben presto dalla faccia interna, al disotto del coagulo, sorgono sempre piu numerose, giovani cellule connet- tivali, che in un gran corpo protoplasmatic©, provvisto di prolun- gamenti dentati, posseggono un nucleo vescicolare con corpuscolo nucleare scuro. Esse appariscono come cellule epitelioidi ed in ogni caso sono state gia piu volte scainbiate con le cellule deil'epitelio follicolare. Tra le dette cellule epiteloidi si osservano vasi sangui- feri neoformati in tutti gli stadi. II giovane tessuto connettivo si trasforma in connettivo aduito, nel quale i corpi cellular! mostrano sempre piu la struttura a fibra ed i nuclei sono divenuti scarsi e di grandezza assai minore. Ma la questione intorno alia membrana granulosa che sembrava definitivamente risoluta nel senso surricordato, si e di recente ria- perta con le ricerche di P. Mingazzini sui Rettili, di Sobotta sul Topolino e mie sui Selaci. Nel 1893 P. Mingazzini istitui nuove ricerche sui corpi lu- tei veri dei Rettili, giungendo, per quanto riguarda la membrana granulosa, a risultati che stanno in completa opposizione con quelli — 216 - di Paladino e di Arnold. « In primo liiogo la granulosa non cade coll'ovo; essa, appena questo e caduto, viene subito invasa da element! connettivali che, colle loro maglie includono le cellule epi- teliali e, unitamente ai vasi sanguigni, fuvoriscono una vita ulte- riore di dette cellule ». « Lo strato intermedio, soggiungeva M i n- gazzini, del corpo luteo, formato secondo il Paladino, da fasci connettivali, in mezzo ai quali sono incastrati elementi connettivali a grosso corpo protoplasmatico, che nei Mammiferi produce il pig- mento luteinico, va forse interpetrato come formato daU'invasione degli elementi connettivali della theca folUculi, fra le cellule della granulosa ». E recentemeate S o b o 1 1 a '^^), mettendo a profitto un materiale molto adatto ed abbondante, raccolto durante i suoi studi sulla fe- condazione e segmentazione dell'uovo del Topolino, e riuscito a se- guire, fin dalle sue primissime fasi, il processo di formazione del corpo luteo, dimostrando, in maniera talmente chiara e persuasiva da to- gliere qualunque dubbio, che la membrana granulosa non si distacca alio scoppiar del follicolo ed all'uscir dell'uovo accompagnato dal discus proligerus, ma rimane in sito e prende parte alia formazione del corpus luteum: dalle proprie ricerche Sobotta e portato a con- cludere che la porzione epiteliale, caratteristica del corpus luteum, deriva per semplice ingrandimento ipertrofico delle cellule del pri- raitivo epitelio follicolare, il connettivo da un processo di prolifera- zione dello strato interno della theca ed in parte da leucociti. In un mio lavoro dal titolo « Contribute ali'istologia deH'ova- rio dei Selaci con speciale riguardo sopra ad alcune particolarita di struttura riscontrate nell'ovario di Myliobatis hovina, Geof. S. H. » (''), io sono riuscito a dimostrare che anche presso i Plagiostomi I'epitelio non cade e scompare con I'espulsione dell'uovo dal folli- colo, ma resta in sito. Anche per questi Vertebrati inferiori e vero il nessun valore della emorragia nella formazione del corpo luteo, ma questo non deriva soltanto dalla theca folliculi bensi dalla theca e dair epitelio della granulosa, con un processo siuiile a quello de- scritto da Mingazzini nei Rettili e piii ancora a quello illustrate da Sobotta nei Topolino. I corpi lutei di alcuni Selaci {Myliobatis, Trygon), allorche hanno raggiunto la loro piu elevata fase pro- gressiva, molto si avvicinano per la loro costituzione a quelli dei Mammiferi. In Myliobatis, Trygon e probabilmente in altri Selaci, i corpi lutei, completamente costituiti, rimangono molto a lungo e forse perennemente senza subire metamorfisi regressive. Nei mio lavoro, per quanto concerne i corpi lutei e volendomi particolar- monte riferire all' epitelio follicolare, io terminava col dire: « consi- derando che gii da molto tempo Waldeyer ammise per gli Uc- 217 - celli una compartecipazione delle cellule epiteliali follicolari nella produzione del corpo luteo (contrariamente a quanto aveva asserito His che faceva derivare il corpo luteo dell'ovario di Gallina da una neoformazione connettivale) ; considerando che cio accade del pari cosi nei Selaci come nei Rettili e nei Mammiferi (Topolino), si giunge a stabilire che il processo formativo dei veri corpi lutei, tranne le maggiori o minori complicazioni, e simile e generale per tatte le classi dei Vertebrati ». Ma per la completa verita di quest' ultima asserzione si rendeva necessario I'esaminare che cosa avvenisse, dopo espulse le uova, delle capsule follicolari negli Anfibii, dei quali non si era fatta pa- rola, e sopratutto appariva necessario il dimostrare che anche negli Anfibii I'epitelio della membrana granulosa non cade, ma resta in sito al momento dello scoppio del foUicolo e dell'espulsione del- I'uovo. Ecco la ragione per cui io fui indotto ad istituire una serie d'indagini suUa formazione e suH'ulteriore decorso dei corpi lutei veri nell'ovario degli Anfibii. A raggiungere I'intento io ricercai I'ovario di parecchi Anfibii e cosi di Rana esculenta, R. temporaria, Bufo vulgaris, B. viridis, BomUnator igneus, tra gli Anuri ; di Triton cristatus, T. taeniatus, Salamandra maculosa, S. atra, Salarnandrina perspicillata, Spe- lerpes (Geotrilon) fuscus tra gli Grodeli; ma trovai piu adatti alio scopo gli ovari di Rana, di Bufo vulgaris, di Triton cristatus, di Salarnandrina, dei quali quindi principalmente mi servii nei mio studio. Per seguire I'ulteriore decorso dei corpi lutei mi si presta- rono molto opportunamente gli ovari di Bufo vulgaris, sia perche le femmine di questa specie emettono le uova quasi tutte alia stessa epoca, sia perche esse possono vivere lungaraente in ischiavitii; per la prima ragione mi era permesso di determinare il tempo trascorso dallo scoppio de! follicolo e, conseguentemente, di determinare I'eta, diro cosi, dei corpi lutei; per la seconda, di seguire i corpi lutei nelle loro fasi piii inoltrate. Procuratemi parecchie femmine accoppiate ai maschi, ne uccisi alcune durante od appena avvenuta la deposi- zione delle uova, tra gli ultimi di Febbraio ed i primi giorni del mese di Marzo; altre ne uccisi nei mesi successivi da Aprile a Luglio. Sacrificando un gran numero di Rane, ebbi poi occasione di racco- glierne ovari poco prima dell'emissione delle uova, quandOj cioe, le uova erano per gran parte giunte all' ultima porzione (uterus) del- r ovidutto, altre scendevano lungo la porzione anteriore di questo, mentre alcune poche si trovavano libere nella cavita viscerale e flnalmente altre poche, in procinto di essere espulse dal loro foUi- 218 - colo, erano ancora negli ovari, i quali, ritiratisi ai lati della colonna vertebrale, rnostravansi notevolmente ridotti di volume, flaccidi, mol- teplicemente ripiegati su loro stessi e d'aspetto bianco grigiastro. Si sa, anche dalle ricerche di Born '9), che le uova di Tritone vanno maturando lentainente dall'Aprile al Giugno e che esse vengono emesse poche alia volta durante tutto questo tempo: io, uccidendo molte femmine di Triton cristatus, ne raccolsi ovari al momento in cui alcuni ovi scendevano, ad una certa distanza I'uno dall'altro, lungo I'ovidutto. Per quel che ora si e detto, diviene quasi superfluo raccennare che mentre in un ovario di Rana o di Bufo i corpi lutei si trovano quasi tutti alio stesso stadio, in un ovario di Triton all'incontro si presentano a diverse fasi, dalle piii recent! a quelle piii o meno avanzate. Gli ovari degli Anfibi, hanno come e noto, la forma di sacco uni- loculare negli Urodeli o pluriloculare negli Anuri, ed un tempo si discusse se i follicoli si aprissero alia superficie esterna o alia fac- cia interna dell' ovario e se, quindi, le uova, espulse dai follicoli, ca- dessero nella cavity viscerale o nella cavita dell' ovario: da coloro che, come R a t h k e (^-), Milne Edwards (2"?), pensavano secondo que- st'ultima maniera, si doveva di necessita credere anche all'esistenza di un orifizio normale, preforraato (Rat hke) ocostituitosi per rot- tura della parete (Milne Edwards) al momento della caduta dclle uova, nell'estremit^ interna di ciascuna loggia ovarica degli Anuri e neH'estrerait^ anteriore del sacco ovarico degli Urodeli, attraverso il quale le uova sarebbero cadute nella cavita celomatica. Von- W i 1 1 i c h ^^^) nego la esistenza di una tale apertura ed invece ammise, in base alle proprie ricerche sulla Salamandra, che le uova cades- sero direttamente nella cavita viscerale, come gi^ da S wa m mer• d a m ("^J erasi supposto. Si fu specialmente per opera di J^albianied Henneguy(2), di Brandt '^^1 che, mediante ricerche sulla Rana, venne con assoluta certezza stabilito non esistere giammai apertura, sia normale sia temporanea, nella parete dell' ovario, i follicoli ova- rici aprirsi alia superficie peritoneale e le uova cadere nella cavity viscerale. A togliere poi ogni dubbio si aggiunsero, or non e molto, le ricerche di Le br un C^M sulla Rana temporaria e quelle ancor piii recenti di Nuss baum ('^obj sulla /2ana A » theca » 2-3 Salamandra afra: in follicoli di mm. 0,7-0,8 di diam spessore della parete ft 4-6 S. maculosa: in follicoli di mm. 2 di diam. spessore della parete ft 8-6 in follicoli di 4 mm. di diam. spessore della parete ft 6-8 » » granulosa ft 2-3 » » theca » 4-5. La parete di un follicolo prossimo a maturazione offre il mas- simo di sottigliezza, ed al tempo stesso di poverta in elementi con- nettivali e capillari sanguiferi, in corrispondenza del segment© rivolto verso la superficie peritoneale: e in questo segmento, paragonabile alio stigma dei follicoli ovarici degli Uccelli, che avviene la rottura e la deiscenza della capsula follicolare. Lembi della parete del follicolo, preparati ed esaminati in su- perficie, mostrano gli elementi della granulosa molto estesi (dimen- sioni medie 25-30 ft per 15-20 ft), di figura poligonale, penta- od esa- - 223 gonale, con citoplasraa finamente granuloso: il nucleo di solito ova- lare, talora leggermente incurvato o reniforme, nettamente contor- nato da una raembranella cromatica, misura da 15 a 20 ju. circa (e talvolta anche 25 /x come nel Tritone o persino 30 /x come nello Spelerpes) nell'asse maggiore, 10 /x nell'asse minore (sino a 20 /* nello Spelerpes), ed ^ ricco di sostanza cromatica disposta in un bellissimo reticolo, tra le cui maglie esistono alcuni corpuscoli piii intensamente coloriti. Variano i rapporti delle cellule epiteliali con I'eta dei foUicoli: in giovani foUicoli gli element! della granulosa, veduti in superficie, mostrano limiti molto netti e stanno a contatto con i lore margin! : in foUicoli piu avanzati o presso a maturazione, dalla periferia delle cellule, vedute in superficie, emanano sottil! process!, i quali s! uniscono ad altri congener! delle cellule circon- vicine, di guisa che adesso gli element! deU'epitelio follicolare si connettono tra di loro mediante delicati ponti protoplasmatici e lasciano scorgere spazi interstiziali relativamente ampi. Nei preparati in superficie riesce sommamente difficile 11 saper distinguere le cellule deU'epitelio follicolare dagl! element! della theca, che del pari si mostrano largamente estes! in superficie con un grande nucleo pure di forma ovalare: i caratter! differenzial! consistono soltanto nell'essere il corpo cellulare d'aspetto piuomo- geneo ed il nucleo meno ricco di sostanza cromatica e percio con reticolo non appariscente (1). Abbiamo, dianzi, ricordato che la parete d! un follicolo prossimo (1) Non concordano i parerl dei diversi autori (Von Bar, Reichert, Remack, MaxSchultze, Waldeyer, Gotte, van Bambeke,Balbiani) sopra alle membrane dell' novo ovarico negli Anflbi. lo nello studiare le mie preparazioni sugli ovari degli Anflbi tolti ad esame, lio osservato cbe generalmente negli Anuri si sviluppa una ben manifesta membrana vitellina, la quale nelle uova vicine a lasciare il follicolo misura 2 f^ circa di spessore (Hana, Bufo, Bombinator], e facilmente separabile in larghi lembi e di aspetto omogeueo tanto nelle sezioni quanto nei preparati in superficie. Negli Urodeli esiste pure una membrana vitellina, ma sempre cosi sottile, anche nelle uova ovariche prossime acadere, da essere appeua percettibile e quindi da non permetlere di calcolarne con esattezza lo spessore. Considero questa membrana vitellina come derivata da una dif- fereuziazione dello strato corticale della cellulauovo. Essa si riscontra sottilissima nelle giovani uova cosi degli Anuri come degli Urodeli, quando non sono ancora completamente circondate dalTepitelio follicolare. E supponibile che alia membrana vitellina degli Anuri si aggiunga del prodotto di secrezioue delle cellule foUicolari, cioe una parte della natura di un chorion. Forse il diverso modo di comportarsi sta in rapporto con le differenti con- dizioni in cui avviene la deposizione e lo sviluppo delle uova fecondate negli Anuri e negli Urodeli. Tanto nell'uovo ovarico degli Anuri quanto in quello degli Urodeli, ad un certo stadio, al disotto della membrana vitellina si differenzia dallo strato corticale del vitello una distinta [massime nell'uovo degli Urodeli) zona radiata, la quale raggiunge il sue maggior sviluppo (fluo a 2 ^ di spessore nel Tritone) nelle uova di media grandezza e va poi assottigliaudosi fino a rendersi impercettibile e a scomparire di mano in mano che rovocellula si accresce e si avvicina alia maturazione, a somiglianza di quanto accade per la zona radiata nei Selaci. Al disotto della zona radiata si trova uuo strato di vitello Dutritivo finamente granuloso. - 224 a maturazione offre la massima sottigliezza in corrispondenza del segmento rivolto verso la superficie pei'itoneale e che in detto seg- mento, paragonabile alio stigma o macula pellucida folliculi degli Uccelli, avviene la rottura e la deiscenza della capsula follicolare. In un follicolo vicino ad aprirsi, I'area, di cui teniamo parola, os- servata di fronte, mostrasi regolarmente circolare, limitata dalla inserzione della parete ovarica a quella del follicolo, col contorno talvolta alquanto rialzato rispetto alia parte centrale la quale invece rimane depressa: la vascolarizzazione di questa parte, al momento in cui sta per iniziarsi la rottura della capsula follicolare, si fa scarsissima fino a scomparire; frattanto, la parete, oltre ogni misura assottigliata, diviene un « locus minimae resistentiae », piu non regge alle continue trazioni suUa medesima da varie cause esercitate, e cede; si determina quindi verso il centro una piccola soluzione di continuita, la quale non tarda ad estendersi alia peri- feria, nel mentre che I'uovo incomincia subito a sporgere aU'esterno per attraversare I'apertura e cadere nel celoma. Oontemporanea- mente la capsula follicolare, cessata la forte tensione, si retrae, per propria elasticita, sopra a se stessa, favorendo cosi I'uscita dell'uovo; ma lo scoppio del follicolo e I'espulsione dell'uovo in esso contenuto non avvengono d' un tratto e bruscamente, Vallisnerif*5}eSpallanzan it^oidiscusserosenegli Anuri fosse necessaria I'azione del maschio per il distacco delle uova daU'ovario, Lebrun (2^) crede 1' intervento del maschio non essere indispensa- bile, poter tuttavia, determinando una stasi sanguigna in tutta la circolazione addominale e negli ovari che s'ingorgano di sangue, contribuire alia deiscenza merce le trazioni esercitate nella parete del follicolo dai vasi dilatati per I'aumentata pressione. P. Mingazzini (^^c), volendo sperimentalmente studiare ladege- nerazione delle uova nella Rana esciilenta, ne impedi la caduta col sottrarre le femmine agli abbracciamenti del maschi, prima che le uova avessero abbandonato i loro foUicoli. Secondo Nussbaum rimane sempre indeciso se I'uscita delle uova dai follicoli possa av- venire senza I'azione del maschio, giacche le circostanze in cui il processo si svolge variano nei differenti Anuri e vi hanno poi in- fluenza altre condizioni (di nutrizione, stato del cervello e del mi- dollo spinale). A me mancano osservazioni speciali per esprimere un adeguato giudizio intorno alia questione; ma se negli Urodeli, la costituzione del cui ovario non si allontana molto da quella del- I'ovario degli Anuri, la deiscenza del follicolo maturo succede senza alcun intervento del maschio, non sembrami del tutto inverosi- mile che cio possa effettuarsi anche negli Anuri ; in questi, per altro, I'azione del maschio riuscir^ indubbiamente propizia ad una piu sol- lecita e sicura deiscenza di un grandissimo numero di follicoli ar- rivati quasi contemporaneamente a maturazione. lo desidero richiamare I'attenzione sopra due altri fattori, non ancora considerati, i quali debbono per certo concorrere, tanto negli Urodeli quanto negli Anuri, a determinare la deiscenza del follicolo. 1. La sproporzioneche, a condizioni normali, si verifica, verso gli ultimi periodi, tra raccrescimento dell' novo da un lato e quellodella rispettiva capsula daU'altro: se I'uovo continuera ad aumentare di volume distendendo la capsula, i cui elementi hanno frattanto ces- sato di moltiplicarsi come si puo arguire dalla mancanza di mitosi (mentre queste s' incontrano nei follicoli meno avanzati), ne verra di conseguenza che la medesima sempre piu assottigliandosi, specie nel suo segmento esterno, finira col cedere all'azione stessa dell'uovo in questo punto di minor resistenza. — 2. Le contrazioni dei fa- scetti di fibre muscolari liscie riscontrati nella parete deH'ovario. A mio avviso i menzionati fascetti non limitano il loro uflicio alia retrazione degli ovari dopo la caduta delle uova (Nussbaum), ma fanno risentire, senza dubbio, I'effetto delle loro contrazioni, provo- cate per azione reflessa in seguito al considerevole distendimento dell'organo, direttamente sulla parete dell'ovario stesso ed indiret- tamente suUe capsule follicolari durante il tempo in cui i follicoli vanno maturando, e favoriscono quindi la loro deiscenza. Conosciuta la struttura della parete dei follicoli ovarici pros- simi ad aprirsi ed il modo col quale la loro deiscenza si effettua, riuscira piu agevole la descrizione dei cangiamenti a cui essi vanno incontro dopo la espulsione dell'uovo, divenendo corpi lutei veri. Gia avvertimmo che la grande semplicita di struttura della parete foUicolare avrebbe lasciato facilmente apprezzare i processi svolgen- tisi nelle capsule follicolari scoppiate; qui facciamo subito notare che tali processi sono pure molto semplici, intervengono lentamente e permettono di dimostrare alcune particolarita non prive d'inte- resse, quando vengano poste a confronto con ci6 che accade, espulso Tuovo, nei follicoli di altri Vertebrati. Ovari di Rana o di Bufo raccoiti durante la caduta delle uova nella cavita viscerale e la loro discesa lungo I'ovidutto od appena avvenuta la deposizione, esaminati sia alio stato fresco sia dopo fis- sazione in sublimato ed indurimento in alcool a 70", mostrano le capsule di recente scoppiate, i veri corpi lutei, sotto la forma di piccole cellette discoidali o di piccole coppe, larghe da poco meno — 226 — di V» mm. al mm. al massimo, aperte verso la superficie peritoneale con una boccuccia circolare od ellittica oppure molto ristretta fino a ridursi ad una seraplice fessura, situata piu o meno centralmente e limitata da margini arrotondati alquanto inspessiti : esse risaltano sul resto deH'ovario per la loro opacity e per il loro bianco aspetto dopo trattamento con sublimato e con alcool. La forma presa dalle capsule follicolari scoppiate, fugacemente accennata da Leb run f24) nella Rana temporaria, e stata di corto esattamente veduta nella Rana fasca da Nussbaum i^^) che ne ha data una fedele immagine con la fig. 2 della tav. annessa al suo lavoro. Con la parete convessa a guisa di piccola cupola oppure ripie- gata una o due volte sopra a se stessa, i corpi lutei sporijono (sino a ram. 0,45-0,46) verso la cavita ovarica, senza pero mostrare da questo lato una qualsiasi apertura. Balbiani ed Henneguy(2) affermarono che normalmente, all'uscir delle uova, le capsule folli- colari si rovesciano in fuori sicche nella Rana la superficie esterna delle logge ovariche, dopo la caduta delle uova, vedesi irta di cap- sule estroflesse, le quali a capo di qualche giorno rientrano verso la cavita ovarica. lo, nei diversi ovari raccolti durante la caduta delle uova, trovai una sola capsula estroflessa e percid credo non doversi considerare come normale il rovesciamento in fuori asserito da Balbiani ed Henneguy; la parete della capsula puo solle- varsi dal fondo verso 1' apertura della celletta, ma assai di rado ar- riva a sporgere all'esterno e tanto meno a rovesciarsi completamente. Trascorso parecchio tempo, cosi in Bufo anche dopo due mesi circa dalla caduta delle uova, i corpi lutei, sebbene molto ridotti, sono sempre visibili con I'aiuto di una seraplice lente d'ingrandi- mento, e mostrano ancora le traccie di un' apertura: successiva- mente, si scorgono soltanto con difficolta come piccoli punti inspes- siti della parete ovarica. Nelle sezioni microtomiche seriali di ovari di Rana e di Bufo, raccolti durante I'aprirsi dei follicoli ed il cadere delle uova, i corpi lutei piu recenti, cioe le capsule follicolari da poco vuotate del loro contenuto, hanno pure svariata configurazione, potendo essere la pa- rete in diverso modo ripiegata, tuttavia prevalgono quelli a forma di C piu 0 meno esteso, talvolta col fondo sollevato di contro il punto di lacerazione, ovalari od ellittici piu o meno allungati (Tav. V, Fig. 1-7); inseriti alia parete dell'ovario ed aperti verso la sua esterna superficie oppure isolati e senza alcuna interruzione, a se- conda che dal taglio vennero colpiti tangenzialmente od in corri- sponden/a dello stigma, racchiudono una cavitk variabile per am- piezza e regolarit^ di contorno. Sopratutto notabili sono lo spessore considerevolraente aumen- 227 tato della capsula follicolare retratta, le modificazioni di forma e di disposizione subite dai suoi elementi e la dilatazione dei vasi. Non occorre pero ua lungo esame per riconoscere in essa gli an- tichi componenti. Vi si distinguono per conseguenza due strati principali: I'uno interno epiteliale (Tav. V, Fig. 1-7, e/'), corrispondente alia granu- losa od epitelio follicolare; I'altro esterno d'aspetto connettivale [tf], corrispondente alia theca folliculi. Lo strato epiteliale limitante la cavita, varia di spessore e di apparenze in rapporto alia contra- zione della capsula follicolare, che se questa non si e ancora molto retratta, si compone soltanto di una o due serie di cellule (Tav. V, Fig. 5, e f) cilindrico-prismatiche o diversamente poliedriche e non supera i 10-12-15 /a di altezza, se all'incontro la capsula fortemente si retrasse, allora consta, quantunque non dappertutto, di tre a cin- que 0 pill serie di cellule e raggiunge dai 20-25 ai 35 ^ di spessezza (Tav V, Fig. 1-4, 7, e f). Nei corpi lutei giovanissimi le cellule epiteliali, assai strettamente stipate tra di loro, assumono svaria- tissima forma poliedrica, hanno limiti alquanto dentellati ma ben netti (Tav. V, Fig, 8 ), e dimensioni clie oscillano attorno ai 15-20 /i per la maggior lunghezza, 8-10 /jl per la larghezza. I loro nuclei sopportano del pari svariate deformazioni e divengono essi stessi poligonali, oppure mostransi rotondeggianti piu o meno allungati, arcuati a semiluna, reniformi; ancor sempre provvisti d'una mem- branella, hanno contorno dentelhito a causa di raggrinzamento : ta- luno conserva una regolare figura ovale, ma non misura oltre i 10-12 \L nell'asse maggiore e 7-8 /x nell'asse minore. La sostanza croma- tica subisce cangiamenti tanto rispetto alia sua costituzione quanto rispetto alia sua disposizione, e si raccoglie irregolarmente in pic- cole zolle od in bastoncelli diversamente arcuati e ritorti, intensa- mente tingibili, immersi in una sostanza fondamentale cliiara. Ai raargini della lacerazione lo strato epiteliale difflcilmente sor- passa il limite della theca, la quale anzi, rivestita in questo punto dalle sottilissime cellule dell' epitelio peritoneale, si riflette di so- lito verso I'apertura. Lo strato connettivale possiede anch'esso vario spessore a seconda della minore o maggiore retrazione, e da un minimo di 20 /x sale fino a 35-40-50 ft. Gli elementi endoteliali della theca, oltreraodo appiattiti e largamente estesi nella parete follicolare Integra circondante I'uovo prima della deiscenza, si raccolgono sopra a se stessi dopo la rottura del follicolo e cangiano totalmente d'aspetto: tutto il loro corpo rigonfiato si ripiega verso 1' interno, mentre il nucleo un po' raggrinzito, rotondeggiante od allungato, rimane periferico, di guisa che i predetti elementi simulano cellule cilindriche ordi- — 228 - nate a mo' d'epitelio sopra un'unica serie (es. Fig. 2, 3, t f, a. de- stra in basso) a delimitare la periferia della formazione lutea; ma attentamente osservando si scorge che i corpi cellulari piu o meno stipati, rimangono tra loro congiunti verso Tinterno e che tutta la theca lia un decorso ondulato. Gil elementi connettivali, che nel follicolo integro erano inter- posti tra la granulosa e I'endotelio, si rinvengono ora, modificati di forma ed ingrossati, tra I'epitelio follicolare rimasto in sito e gli elementi periferici della theca retratta. La cavita dei corpi lutei puo essere quasi completamante vuota ovvero contenere una lieve quantita di liquido coagulate, rari cor- puscoli sanguigni rossi isolati od a piccoli gruppetti (di tre o quat- tro fino a otto o nove), qualche leucocito ed alcune poche cellule epiteliali distaccate: piccoli cumuli di corpuscoli sanguigni incon- transi piii di sovente sui margini della lacerazione: la deiscenza della capsula follicolare e accompagnata dalla rottura di qualche sottile capillare e quindi da limitate emorragie, ma assai di rado avviene una piu abbondante effusione di sangue tra le cellule epiteliali. Nei corpi lutei recenti i vasi sanguiferi (Tav. V, Fig. 1-7, v) sono a preferenza situati verso la periferia dello strato esterno cor- rispondente alia theca retratta, sul quale spiccano per la loro no- tevole dilatazione: vasi ectasici stanno, talvolta, anche sui margini dell'apertura (stigma). Durante le primissime fasi dei corpi lutei di Rana e di Bufo, come nelle fasi imraediatamente susseguenti, manca qualunque in- dizio di proliferazione tanto da parte dell' epitelio follicolare quanto da parte della theca, e per non dilungarmi troppo diro in poche parole che nei corpi lutei degli Anfibii non si hanno afTatto segni di una neoformazione e percio di un periodo progressive vero e proprio (periodo di svolgimento o di evoluzione del corpo luteo) nel senso di un vivace accrescersi dello strato connettivale e della sua penetrazione con propaggini vascolari tra gli elementi dell'epitelio. Le cellule della granulosa restano in sito dopo I'espulsione dell'uovo, si ammassano, modificandosi, le une sulle altre, mentre la theca si contrae, ed entrano con essa a costituire la formazione lutea, della quale rappresentano per un certo tempo la parte centrale; ma da questo periodo si passa alia lenta metamorfosi regressiva del corpo luteo, metamorfosi che si svolge seguendo press'a poco il paradimma del processo di atrolia semplice. Opposti tratti della parete del corpo luteo vanno sempre piii addossandosi tra di loro, i margini dell'apertura (stigma) si avvici- nano fino a mettersi a reciproco contatto, ma non si saldano che — 229 molto tardivamente, dopo quattro o cinque mesi e piu dalla deiscenza. Lo strato connettivalo si sclerotizza : in esso diventa abbondante la sostanza fondamentale con aspetto grossolanamente striate, i nuclei sempre meno numerosi prendono una forma allungata, piuttosto afFu- sata, i vasi sanguiferi si rimpiccoliscono, si obliterano e da ultimo si fanno scarsissimi flno a scomparire quasi completamente. A poco a poco vengono quindi a difettare le fovorevoli condizioni necessarie ad una vita ulteriore delle cellule epiteliali che per conseguenza de- generano: nel loro citoplasma compariscono numerosi fini granuli e vacuoli dovuti alia presenza di gocciolette adipose; il loro nucleo perduta la membrana, non offre piii limiti netti, si frammenta e la sostanza croraatica per processi cariolitici si dissolve sotto forma di piccole goccioline intensamente colorabili. Con le cellule epiteliali si disfanno pure quel pochi corpuscoli sanguigni rossi provenienti dalle piccole emorragie prodottesi al momento della deiscenza. Come prodotto finale del disgregamento degli elementi epiteliali si ha un detrito sottilmente granuloso che viene in parte riassor- bito ed in parte incorporato da qualche cellula migrante. Ma non tutte le cellule epiteliali si distruggono contemporanea- mente, che anzi alcune di esse sopravvivono molto a lungo per poi soggiacere ad una degenerazione pigmentacea. La cavita del corpo luteo sempre piu diminuisce d'ampiezza, finche riducesi ad un'angu- stissima fessura che segue i ripiegamenti dello strato connettivale e nella quale si rinvengono scarse cellule epiteliali strette, allungate, cariche di granuli di pigmento bruno. Frattanto vanno facendosi sempre maggiormente manifesti i caratteri del tessuto cicatriziale nello strato connettivale che si assottiglia, si riduce di volume ed e molto meno flessuosamente disposto. Dopo quattro o cinque mesi dalla deposizione delle uova, nei corpi lutei assai rimpiccoliti si ri- trova ancora una stretta fessura contenente qualche rarissima cel- lula epiteliale con granuli di pigmento, oppure soltanto granuli o piccole zolle libere di pigmento scuro, quando non apparisce come un angusto spazietto vuoto. Scomparsa qualunque traccia della ca- vita, i corpi lutei diventano semplici masserelle di connettivo cica- triziale: essi cosi rimpiccoliti e trasformati, s' immedesimano a poco a poco colla parete dell'uvario e mostransi inflne quali leggieri ispessimenti connettivali dello stroma ovarico, compresi tra il rive- stimento peritoneale della superficie esterna dell'ovario ed il rive- stimento endoteliale della cavita ovarica, come cio viene anche me- gli) provato dalle ultime fasi dei corpi lutei veri di Tinlon cristatus. In Triton cristatus e Salamandrina perspiciHata le diverse fasi del corpo luteo sono del tutto simili a quelle descritte in Rana ed in Bufo; agli Urodeli puo quindi completamente applicarsi cio che abbiamo ex professo riferito intorno agli Anuri. L'epitelio follico- M. z. 3 - 230 - lare non cade con I'uovo n^ immediatamenie si distrugge dopo la espulsione di questo: avvenuta la deiscenza, le sue cellule cambiano di forma, si ammassano su due, tre o piii serie, costituendo uno strato che giunge a misurare persino 40 ^ di spessore I nuclei delle cellule epiteliali nei giovanissimi corpi lutei di Triton e di Salamandrina si deformano e si raggrinzano un po' meno che in quelli di liana; alcuni conservano una tigura ovalare e misurano ft 20 per 10. Lo spessore dello strato connettivale di un corpo luteo recente varia da un minimum di 20-25 /* ad un maximum di 30-35 y.. La cavita piu o meno estesa (in un corpo luteo di forma ellittica dalle dimensioni di mm. 0,60 per 0,25 misurava mm. 0,12 per 0,16;, limitata dalle cellule della granulosa rimasta in sito, contiene del li- quido coagulato, delle cellule epiteliali distaccate, rigonfie, vescico- lari, con protoplasma vacuolizzato, qualche corpuscolo sanguigno rosso e qualche leucocito. Successivamente, la cavita diminuisce d'ampiezza (ino a diventare una stretta fessura, ove risiedono an- cora poche cellule epiteliali in preda a degenerazione granulo-grassa. JNei corpi lutei molto ridotti si mostrano rari element! sopravvis- suti pill a lungo e carichi, per la degenerazione pigmentacea a cui sono andati soggetti, di granuli di pigmento bruno. Nel mentre che il corpo luteo va riducendosi di volume, tra gli element! periferici dello strato connettivale sclerotizzantesi se ne veggono alcuni, dal lato della cavity ovarica, che appiattit! rimangono a formare una membranella endoteliale in continuazione col rivestimento endote- liale della cavita ovarica. In ovari di Triton cristatus vien dato d'incontrare corpi lutei a diverse fasi, dalle piu recenti a quelle avanzatissime, riportabili a follicoli abbandonati dalle uova la primavera o Testate precedente (1). I corpi lutei all' ultimo stndio si riducono a lievi ispessimenti con- nettivali dello stroma ovarico, e mentre corpi lutei recenti misurano in media mm. 0,50-0,45 per 0,30-0,20, verso 1' ultimo periodo hanno invece dimensioni di pochi ^, 150-100 /x per 70-35 ft, ed anche 50-35 y. per 30-25 /x: compresi tra il rivestimento peritoneale della super- ficie esterna dell'ovario ed il rivestimento endoteliale della cavita ovarica, sono costituiti da pochi element! connettival! alquanto al- lungati ed affusati, qualcuno de! qual! puo contenere finissimi gra- nuli di pigmento bruno. In Salamandra maculosa, S. atra non ho avuto agio che di esaminare corpi lutei gi^ discretamente avanzati nella loro meta- morfusi regress! va, ed in Spelerpes fuscus sono riuscito a vedere soltanto corpi lutei gia ridotti a piccoli ammassi connettivali. (Continiia). (1) In Salamandrina siccome i follicoli maturi si aprono quasi conteniporaneamente, cosi i corpi lutei S' trovano presso che tutti al raedesimo stadio 231 - ISTITDTO ANATOMICO DI PIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIARDGI Ancora un caso di mostruosita doppia in un giovane embrione di Polio. DEL DOTT. ARTURO BANCHl. (Con tav. IV.«). Ricevutail di 1." Giuguo 1890. E proibitala riproduzione. Nel proseguire I'osservazione degli embrioni di polio da me rac- colti in questo Tstituto, seguendo i metodi da me nella precedente breve nota t^' indicati, capitai nuovamente su diun caso di mostruosita doppia, e come gia per i due precedenti ne riassurao brevemente la descrizione. Dell' embrione intiero furono rilevati disegni per mezzo della camera lucida di Abbe; sene fecero pure delle fotografie; le sezioni poi furono eseguite seguendo ilmetodo di Kastschenko e cosi fu possibile avere m seguito una ricostruzione molto esatta del pezzo. Anche per i disegni delle sezioni fu adoperata la camera lucida dell'Abb^. AU'apertura dell' uovo non si riscontrava niente di anormale nella grandezza, forma e posizione dell'area embrionale, e solo dopo averlo fissato e colorito riconoscemmo la duplicita dell'embrione. Dalla fotografia, riuscita completa e dimostrativa al pari dei disegni, ognuno puo farsi cliiara idea dell'aspetto offerto dall'em- brione veduto nel suo insieme. (Tav. IV, h). L'area pelluoida si presenta nella forma di un rettangolo ab- bastanza regolare, soltanto nel suo tratto posteriore essa e un poco pill slargata e all'angolo di destra si spinge un poco piu all' in- fuori ; a questa regione posteriore corrispondono delle particolari formazioni avonti I'aspetto di solchi e di pieghe e che sembrano in certo modo determinarne la speciale sua forma. La larghezza dell'area nel tratto piu angusto corrispondente alia porzione media della doppia formazione si estende per mm, 1,40, all'altezza dell'estremo cefalico per mm. 1,50. La distanza che in- (1) Sopra due casi di mostruosita doppia in giovani embrioui di Polio. — Monitoro Zoologico Italiano. .^nno VI, Fasc. 6, Giugno 1895. Firenze. 232 - tercede fra i due angoli inferior! delTarea; e piu precisamente tra gli estremi di quella formazione che posteriormente dall' uno e dall'altro lato raggiunge i raargini dell'area stessa, e di milli- metri 1,75. La lungliezza dell'area misurata tra i due angoli superiore e inferiore di sinistra e di mm. 3,30, tra quelli di destra mm. 2,50, misarando suU'asse mediano, secondo che portano i disegni e la fo- tografia, sarebbe di mm. 3,25 circa. Ma, come vedremo dalle sezioni, il margine posteriore dell'area non e parallelo o quasi al margine superiore, quale appare da una veduta in superficie, bensi deve con- siderarsi come incurvato colla convessita in avanti e seguente molto davvicino la linea indicata da quella formazione speciale di cui ac- cennammo piu scpra, cosicche la lungbezza vera suU'asse mediano sarebbe di mm. 2,40 circa. La formazione embrionale giace nell'area stessa un poco eccen- tricamente ed 6 alquanto piu avvicinata al margine di sinistra, forse in rapporto al maggiore sviluppo ottenuto dall'embrione di questo lato, e da questo margine la sua distanza minima e di mm. 0,12 ; solamente in alto I'estremo cefalico deU'erabrione sinistro in seguito al suo incurvamento si porta a circa mm. 0,10 dal margine destro dell'area. Dal margine anteriore I'estremo cefalico dello stesso embrione (I'altro non possiede un estremo degno di tal nome) rag- giunge la distanza minima di mm. 0,25, mentre per I'estremo po- steriore, aiutandoci colle sezioni e colla ricostruzione, si puo deter- minare la distanza minima, per I'embrione di destra in mm. 0,40 per quelle di sinistra in mm, 0,35. L'embrione di sinistra ha la lungliezza totale di mm. 2,50, la sua notocorda si estende per mm. 1,40, I'estremo posteriore di essa dista dall'estremo corrispondente dell'embrione di mm. 0,70, dall'es- tremo anteriore di mm. 0,40 circa ; il solco primitivo si estende per mm. 0,37, il tratto di fusione coU'erabrione vicino si estende pure per mm. 0,25, tutta la formazione della linea primitiva dal suo ini- zio al suo ultimo estremo anteriore raggiunge la lunghezza di mm. 0,70. L'embrione e notevolmente sviluppato e si presenta con tutte le sue parti costituenti chiaramente e quasi affatto normalmente sviluppate; incurvato sul lato interne descrive una specie di semi- luna a spese massimamente del proprio tratto anteriore ; giacche a livello delle protovertebre piu anteriori si vede bruscamente come troncato e piegato a destra, tanto da raggiungere quasi il margine 233 - corrispondente dell'area pellucida, ed in tal inodo da (jliiudere in avanti la via al suo compagno di destra. Nel tratto medio e posteriore del medesimo embrione si rico- nosce appena una leggera convergenza verso la linea raediana. L'estremo cefalico. salvo che per la posizione sua, e perfetta- mente normals, si vedono gia assai sviluppate le vescicole ottiche primitive ; il tratto medio deU'embrione 6 perfettamente regolare e presenta ben 11 paia di protovertebre ben distinte; nel tratto po- steriore la formazione della linea primitiva e regolare, salvo al siio limite posteriore di cui parleremo piu avanti. La doccia midollare posteriormente aperta come di norma, ci presenta lo stesso aspetto di cui gia nella descrizione del nostro prime caso ci siamo occupati '') « I margini della doccia vengono indietro degradando si no a scomparire affatto ; 1' interne pero si fonde col corrispondente margine dell'altro embrione come in un solo rilievo mediano cbe si scorge dalla osservazione in superficie, in forma di un' ugola diretta verso 1' incontro dei due embrioni. » Nel caso presente non e manifesto dalla fotografia o disegno d' in- sierae, se e dove sia questo punto, pero lo studio delle sezioni ci mo- strera come esso esista verainente e corrisponda, mutatis mutandis a questa formazione mediana. li sistema vascolare deU'embrione non di- mostra a una osservazione d' insieme, nessuna irregolarita ne di dispo- sizione ne di sviluppo nelle sue parti. L'embrione di destra, ancora esso un poco incurvato a conca- vita esterna, si riconosce per la presenza di 7 ad 8 protovertebre pill 0 meno nettamente distinte, ma non accoppiate, alle quali an- teriormente fa seguito una grossa massa indivisa; posteriormente precedono una linea e un solco primitive assai sviluppati e distinti. La lunghezza totale deU'embrione, quale viene determinata coU'aiuto della ricostruzione e delle sezioni, 6 di mm. 1,50; la li- nea primitiva nel sue insieme si estende per mm. 0,32 di cui mm. 0,10 di solco primitive e mm. 0,22 di tratto di fusione coU'altro embrione. Non vi ha corda, la formazione midollare anermale si estende per mm. 1,18 circa. Si riconosce a prima vista lo state di imperfeziene notevole e di ritardato sviluppo in cui si trova questo seconde embrione, special- (1) Monit, Zool. (L. c). - 234 - raente per il suo tratto anteriore, ove non h possibile riconoscere un estrerao cefalico, infatti qiiesti e di regola determinato dall'es- tremo del canal midollare, e qui appiinto il canal midollare, come tale, manca corapletamente. Anteriormente e una massa piii spessa pill oscura che fa seguito alia serie delle protovertebre, che ci indica la presenza del tratto anteriore deU'embrione, ma solo le sezioni e la ricostruzione ci permetteranno di ben seguire il suo esile rudi- raento in questa regione. Ai lati delle protovertebre appena ap- pena si riesce a vedere un leggero ispessimento che indica il primo abbozzo di un margine midollare, questo e piu appariscente al lato interno nel tratto posteriore dove si continua con quella formazione mediana che lo congiunge al corrispondente margine dell'altro em- brione; al lato esterno questo margine e quasi invisibile in una osser- vazione d'insieme, ed anche qui al solito e piu rilevato posteriormer.te. Le protovertebre sono su di una sola fila e tengono una posizione, rispetto all'embrione, mediana, si direbbe che mancando la corda a dividerle si sono mantenute a immediato contatto; questo fatto h confermato daU'osservazione delle sezioni, Nel tratto posteriore deU'embrione tutto e normale, o quasi, se si eccettui una certa maggior brevita nel solco primitivo, la quale del resto puo ritenersi compensata dall'esteso tratto di linea primi- tiva in fusione coll'embrione vicino. All'estremo posteriore del solco primitivo fa seguito un solco largo, irregolare che si continua obliquamente in fuori accompa- gnato da una piega fino a raggiungere il margine posteriore e destro dell'area pellucida; questo ampio solco e pure in connessione suUa linea di mezzo, per un suo prolungamento, con un solco simile, che dopo aver preso contatto con la linea primitiva sinistra, cir- condandone I'estremo posteriore, si dirige pure obliquamente e in basso e raggiunge I'altro margine dell'area. Cos! nel suo insieme, questo che pare un solco, prende aspetto come di una mezza luna convessa in avanti ed estesa da un angolo all'altro dell'area pellucida, e dalla cui convessita si dipartono le due linee e solchi primitivi del mostro. Una tale apparenza confermata da fotografie e disegni vedremo nelle sezioni come corrisponda, non ad una formazione strettamente attinente all'embrione, ma ad uno speciale modo di essere dell'area pellucida, della quale questa porzione posteriore si presenta ad un primo esame come ingannevolmente regolare. La ricostruzione deU'embrione dalle sezioni riproduce una figura — 23r esattamente simile a quella ottenuta direttamente col disegno e la fotografia; soltanto il margine posteriore dell'area pellucida non 6 quelle segnato dalla veduta d' insieme ma segue a distanza di ap- pena 1[2 decimo di millimetro il labbro posteriore di quel solco a semiluna che gia aocennammo esistere posteriormente aU'embrione; e cosi questo solco risulta non essere ad altro dovuto che alia scom- parsa del vitello come avviene veraniente nell'area pellucida, e come area pellucida deve essere considerate. Quel tratto invece, che, ad esso posteriore, appariva come un'area siffatta, e foderato da vitello, quantunque meno abbondante e piii diradato dell'ordinario, e per- corso da ampi spazi vuoti. Questa differenza tra la ricostruzione e i disegni d' insieme, fondata come e sopra un date di fatto chiaramente interpretrabile, non puo invalidare la esattezza della ricostruzione stessa, provata dalla perfetta corrispondenza di tutte le altre parti ; avvalorati quindi nella nostra interpretazione da questo prezioso controllo pas- siamo adesso alio studio delle sezioni. II piano di sezione e perpendicolare ad un'asse massimo del mostro, che partendo dal punto cefalico di maggior vicinanza al margine anteriore dell'area pellucida, passa per I'altro punto cau- dale di massima vicinanza al margine posteriore; quest'asse rap- presenta la corda sottesa aU'aico di cerchio descritto dall'embrione sinistro e la sua direzione 6 presso e poco parallela alia linea delle protovertebre dell'embrione di destra. La prima (1) sezione da noi riportata (a) colpisce I'area pellu- cida immediatamente all'indietro dell'apparente solco semilunare da noi descritto in questa regione e del solco stesso taglia i due estremi. Int'atti corrispondentemeute ad essi la sezione ci rappresenta i tre foglietti blastodermici distinti e ravvicinati coi lore element! piu folti e colorabili, I'endoderma non e piii foderato dalle grosse sfere vitelline costituenti un lasso tessuto interrotto da lacune. Que- sta sezione ci dimostra adunque che in corrispondenza ai corni della semiluna noi abbiamo una vera e propria area embrionale, mentre nel tratto tra essi compreso il blastoderma non e tale da doversi ritenere costituito in una vera area pellucida. Nella sezione seguente (23) (6) il tratto intermedio e completa- mente scomparso e la regione offre I'aspetto di un'ampia area nor- male; per6 molto vicino al margine di sinistra e comparsa una linea e un solco primitive in tutto, fuoriche nella loro eccentrica posizione, regolari. - 235 - In una sezione piii atiteriore (42) (c) ritroviamo la linea primitiva fatta pill spessa e piu ampia col solco ben marcato, in tutto regolar- mente costituito, al tempo stesso vediamo cotnparire nell'altra meta destra dell'area una linea e un solco primitivo, perfettamente regolari 6 completatnente itidipendenti dai precedenti. Non possiamo ritenere come una connessione tra le due linee il fatto che, Tectoderma dif- ferenziato adiacente al labbro interno dell'uno e dell'altro del due solchi, viene a riunirsi nel mezzo tra i due embrioni. L' indipen- denza delle due formazioni e chiaramente diraostrata in quantoche compaiouo fino dal loro inizio a notevole distanza 1' una dall'altra, ram. 0,50, e cosi si mantengono per 6 sezioni, senza cbe mai nes- suna differenziazione speoiale del tratto intermedio accenni ad al- cuna connessione posteriore tra di esse. Nelle sezioni successive si vedono le due linee primitive di- latarsi rapidamente a spese del loro limite interno mantenendo 11 limite esterno, la sinistra perfettamente immobile, la destra avvici- uandolo alia linea mediana di appena 1|2 decimo di millimetro. In questo, come si vede in una sezione piu anteriore (51) ((?), si sono appianati anche i solchi, e viene un raomento in cui le due linee, fondendosi per il lato interno, formano una sola e larghis- sima placca costituita dalla fusione completa dei tre foglietti em- brionali, ed ora come nel prirao 'i> case da noi descritto possiamo ripetere che « in questa massa unica, perfettamente omogenea per struttura e grandezza dei suoi elementi, e impossibile riconoscere, in qualsiasi sua parte costituente, un duplice abbozzo embrionale. » La larghezza veramente enorme di questa unica linea primitiva h il solo carattere che la differenzia da una linea primitiva normale di un embrione seraplice, osservata in quel tratto iu cui e cessato il solco primitivo e ancora non si e differenziata la placca midollare. Questa fusione completa delle due linee primitive si estende per un ampio tratto (12 sezioni), finche dalla massa omogenea si dif- ferenziano nuovamente due abbozzi embrionali, nella forma di due placche midollari, distanti mm. 0,30. Per quanto in questa nuova comparsa il doppio abbozzo sia della meta circa piu ravvicinato che alia sua scomparsa, nondimeno I'indipendenza delle due formazioni e cosi perfetta al loro primo accennarsi come lo era ouando comparvero i solchi primitivi o (1) Loc. cit. — 2S quando scomparvero nella fusione comune, come la troveremo esi- stere in tutto il decorso ulteriore delle due formazioni. Anclie per questa assoluta indipendenza e notevole la somi- glianza spinta quasi all' identita fra il caso presente e il prirao da noi gia desciitto. II quadro quale ci e esposto dalla sezione piu oltre riportata (62) (e), di poche sezioni anteriore alia prima ricomparsa delle due individua- lita embrionarie, dimostra gia una certa differenza fra I'unae I'altra di esse, la destia appare piu imperfetta, irregolare, e diciamo piu esile che la sinistra. Intanto notiamo come i due margini interni di esse fondendosi riconfermano al loro riguardo il concetto che ci eravamo formati dallo studio di una veduta d' insieme. Le sezioni ulterior! ci confermano lo incompleto e irregolare sviluppo della formazioiie di destra ; infatti vediamo in Lreve far seguito al suo primo abbozzo della placca midollare una sottile la- mina di ectoderma differenziato, di ampiezza moltu limitata, di spes- sore non troppo notevole, T uno e I'altra irregolarmente varianti en- tro stretti limiti, senza pero mai accennare alia costituzione di una doccia e meno ancora di un canale midollare. Al disotto manca afFatto ogni accenno di notocorda, e il me- soderma in quel tratto che corrisponde alle protovertebre si pre- senta con aspetto di segmentazione incompleta; ad ogni modo la segmentazione che comparisce in una veduta d' insieme si pu6 ri- ferire a delle protovertebre che si trovano costituite al disotto della placca ectodermica ma non bene divise in esterne ed interne perch^ manca appunto la corda e sulla linea mediana le due masse di seg- mentazione vengono quasi a toccarsi. L'embrione di sinistra presenta una doccia midollare, una notocorda e una serie di protovertebre perfettamente normali. Nella sezione successiva da noi riportata, (128) (/") condotta piu in avanti della regione delle protovertebre dell'embricne di destra, la la- mina ectodermica di questo embrione ha cambiato un poco di forma non di valore, si e un poco ristretta ed ispessita per qualche sezione mentre al suo lato interno principia I'accenno del solco limitante dell'embrione sinistro, in questo solco ella e trascinata (135) per qualche sezione ancora, poi rapidamente scompare. Ventralmente in corrispondenza di questa placca si vede comparire un vaso che all'aspetto e alia situazione si puo ragionevolmente ritenere per una aorta dorsale: questo e I'unico abbozzo del sistema vascolare nell'embrione di destra, esso coraincia alia sezione 115 e termina - 238 - alia 137 insieme coll' ultimo accenno della placca. II decorso del vaso e perfettamente parallelo alia placca stessa, ed esso non mo- stra mai in nessun punto connessioue alcuna coi vasi deiraltro em- brione. L'embrione di sinistra che decorse sempre regolare, anche in questa sezione ci presenta un canal midoUare norniale, tagliato un poco di scorcio, essendo nel punto ove rembrione si incurva, una notocorda, una segmentazione completa delle protovertebre ; T interna veramente e un poco confusa, ma per la curvatura dell'embrione, e la regione essendo molto anteriore, non e fatto di notevole impor- tanza, data la perfetta regolarita fin qui riscontrata. L'abbozzo del sistema vascolare e rappresentato da due aorte. prim, dorsali, fin qui ed oltre regolarmente decorrenti. Quando si esaniinano sezioni piu anteriori (153) ritroviamo oltre la 137 un solo e normale embrione (g). L'intestino, il cuore, la formazione midoUare colle vescicole otticbe primitive gia sviluppate, hanno la loro forma e posizione regolare, e si riconoscono successi- vamente in tutti i loro caratteri. L'embrione termina alia sez. 167. Da quanto potemmo ritrarre da questo rapido sguardo alle sezioni noi possiamo stabilire che le due formazioni embrionali sono fiise per il loro tratto posterior e in quel punto ove, gia cessato il solco primitivo, non h ancora comparsa la formazione midoUare. La fusione e cosi completa da far scomparire ogni traccia di individualita dei duo embrioni. Le due formazioni immediatamente avanti, e dopo la fusione sono afFatto indipendenti e lontane 1' una dall'altra, quindi possono considerarsi in connessione intima coUa stessa formazione di fusione, ma non 1' una coll'altra. Le due formazioni sono inegualmente sviluppate ; la sinistra h in tutto normale alio stadio di 11 paia di protovertebre, la destra ha uno sviluppo regolare nel tratto posteriore fino al limite ante- riore della fusione, nel tratto anteriore lo sviluppo e irregolarmente incomplete ed arrestato. Nell' insieme io credo di poter riunire questo caso col prime da me osservato e gia descritto, riducendosi la differenza nel caso 239 — presente soltanto alia molto notevole ineguaglianza del due embrioni del resto questo disquilibrio non si nota o quasi, nel tratto poste- riore di essi, che appunto e interessante per noi. * * Col presentemente descritto, sono tre i casi di mostruosita doppia raccolti in questo laboratorio, 11 primo ed il terzo special- mente interessanti ; e con essi altri embrioni di cui la linea pri- mitiva presenta certe apparenze che alio stato attuale delle nostre cognizioni si debbano ritenere come anomalie ; tutto questo mate- riale in appena 99 uova incubate in condizioni il pin possibilmente fisiologiche, e controllate dallo sviluppo contemporaneo a vari stadi, fino alio schiudimento, di altre diverse dozzine di uova di egual provenienza. Non intendo entrare nel merito delle questioni che potrebbero sorgere a proposito dei casi descritti, faccio solo notare che la sta- tistica piu ampia, quella del Dareste, sopra 10 mila uova incu- bate, alterandone artificialmente piii o meno lo sviluppo, porta sol- tanto 13 casi di moltiplicita embrionarie e 10 soltanto di fusion! di embrioni. Per la letteratnra che si riferisce al nostro caso vedi la gia citata memoria nel MonHore Zoologico Italiano del Giugno 1895; adcle: G. F. Wolff, loc. cit. « inonstruo perfocto bicorporeo. » citato. JJruch. Ueber dichordus. Wurzb. medic. Wocheus. 1864. Mitchell. Double EoiDryo of the chick. Journ. of. Anat. and Pliys. 1890-91. Kaocock, Triple fertilisation in Egg, of domestic fowl. American naturalist 1891. 1 plate. Dareste. Presentation d'un monstre deradelphus. C. R. de la Soc. de Biolo- gie 1894. — 240 — ISTITUTO ANATOMiCO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIARUGI Sui lobi lateral! della Ipofisi KOTA PBELIMINARB DEL DoTT. UMBERTO ROSSI /" Aiuto e libero docente (Con fig.). ♦ Indotto dai reperti interessanti di G a u p p (D nei Sawi e di C h ia- rugi i'^) nei Mamtmferi, ho vo\uto intraprendere una serie di ricer- che onde stabilire in quali altri vertebrati si verifica I'esistenza di lobi laterali nell'abbozzo della ipofisi, studiarne il momento di forma- zione, il loro destino e cercare cosi di farmi un concetto intorno al significato di tale particolarita. In questa nota preliminare intanto mi propongo di esporre suc- cintamente i risultati delle osservazioni da me fin qui praticate in embrioni di polio. La tecnica fu la seguente; Fissazione in liquido di Kleinenberg e colorazione in massa con carminio alluminoso. I tagli furono prati- cati in maniera che la ipofisi venne ad essere sezionata in senso trasverso-verticale rispetto al suo asse. In embrioni di polio molto giovani fino alio stadio in cui la testa anteriore misura nei massimo diametro mm. 4, nulla ricliiama I'at- tenzione. L' ipofisi e rappresentata da una invaginazione piii o meno (1) Gaupp — Ueber die Anlnge der Hypophyse bei Sauriern - Archiv. f. milt. Analo- miV, Bit. 42, Hell 3, 1893 S. 569-580, mil 2 Tafeln. (2) C h i a r u gf i — SuU'esistenza dl una gemma bilaterale nell' abbozzo deUa ipofisi del mammiferi. — Moniton Zoolngtco Italiann. Anno V^>, iV" 8, Firenze . Luglio \f-94, Pag. 184-188 Coil due Figure. - 241 - ampia ed estesa le cui pareti conservano in tutta la loro lunghezza un andamento perfettamente rettilineo. II primo accenno dell'abbozzo trilobate della ipofisi mi e stato fino ad ora, ofFerto da un embrione di polio la cui lunghezza massima della testa anteriore misurava mm. 5,2 e la lunghezza nucale mm. 7,5 (flg. 1). Qui la tasca ipofisaria e assai ampia e ampiamente comu- nicante con lo stomodeo. Nel suo estremo superiore si distinguono nettamente tre porzioni: Una media (lobo medio) e due lateral! (lobi laterali). Tutte sono cave e le loro cavita comunicano con la cavita principale. Le tre porzioni differiscono di poco tra loro ri- spetto al volume. In uno stadio piu avanzato di sviluppo (lunghezza massima della testa anteriore mm 6, e lunghezza nucale mm. 8,5) (fig. 2), la por- Fig.I. --C M Fig.n. -•M Fia. 1 Fig. 2 Fig.I. Fig. 3 zione mediana come pure le late- rali si sono alquanto ingrandite. Invece la invaginazione ipofisaria e meno ampia che nell' embrione precedente e appare piu ristretta laddove comunica con la superfi- cie epiteliale dello stomodeo. In un embrione piu avanzato nello sviluppo (lunghezza massima della testa anteriore mm 7,5 e lunghezza nucale mm. 10) (fig. 3), si vede con chiarezza maggiore che negli altri descritti come nella - 242 - ipofisi si possauo nettamente distinguere le tre porzioni suddette. Qui I'organo e g]h peduncolato e la cavita del peduncolo che in parte per I'andainento nel suo tratto superioreein parte per 1' obli- quity del taglio non appare nelle sezioni, e appena visibile. II lobo medio e molto sviluppato, mentre i lobi lateral! sono assai meno voluminosi. Tutte e tre le porzioni sono fornite di cavity comunicanti fra di loro e le pareti piuttosto spesse hanno contorni irregolarmente frastagliati. Oltre alio studio delle sezioni ho fatto in questo caso anche una ricostruzione grafica per prendere piii chiara idea della conformazione e dei rapporti della ipofisi. In uno stadio piu avanzatodi sviluppo (lunghezza massima della testa anteriore mm. 9 e lunghezza nucale mm. 11,2 circa) (fig. 4) notasi che il lobo medio si e straordinariamente ingrandito, mentre i lobi lateral!, sebbene conservino ancorale loro cavita, appariscono assai rimpiccoliti. In uno stadio ancora piu avanzato (lunghezza massima della testa anteriore mm. 10,5) (fig. 5) si rileva solo un accenno di lobi Hg.IV. ?! Fig. 4 Fig. 5 lateral! nei quali e scomparsa pure ogni traccia di cavity II lobo medio invece si mantiene sempre assai voluminoso quantunque la sua cavita abbia anche essa subito una notevole riduzione. Da queste osservazioni appare certo che I'inizio di forraazione dei lobi laterali ha luogo negli Uccelli secondariamente vale a dire dopo che si e formata la invaginazione principale che rappreserita il primo abbozzo della ipofisi. Resta pure chiaramente dimostrato che detta forraazione appare prima che la tasca ipofisaria acquisti un peduncolo. Per conseguenza negli Uccelli i lobi laterali della ipofisi farebbero la loro comparsa piu tardivamente che nei Rettili, ma piu precocemente che nei Mammiferi. Infatti nei Rettili le due gemma — 243 — che costituiscono I'abbozzo dei lobi laterali si formano separate, di- stinte, conternporaneamente al lobo medio e pure separate si aprono alia superficie epiteliale deilo stomodeo; mentre nei Mamraiferi i lobi laterali incoiniaciano a formarsi quando la ipofisi si e pedunco- lata. In quanto al loro destino per ora nulla posso dire di precise. Mi limito soltanto a richiamare I'attenzione sul fatto che la diminuzione nel volume dei lobi laterali procede di pari passo all'aumento del lobo medio. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tutte le figure vennero disegnate con la camera chiara Abbe, oc. 3, ob, 2 Koristka. C — corda. M. — lobo medio della ipofisi. P. I. — Processus iafundibuli. L. L'. — lobi laterali della ipofisi. Fig. I. — Embrione di polio. — Lunghezza massima della testa ant. ram. 5,2; lunghezza nucale mm. 7,5. Fig. II. — Embrione di polio. — Lunghezza massima della testa ant. ram. 6; lunghezza nucale mm. 8,5. Fig. III. — Embrione di polio. — Lunghezza massima della testa ant. mm. 7,5 lunghezza nucale mm. 10. Fig. IV. — Embrione di polio. — Lunghezza massima della testa ant. mm. 9; lunghezza nucale ram. 11,2. Fig. V. Embrione di polio. — Lunghezza massima della testa ant. mm. 10,5. NOTIZIE Sociciu ilci Mtiturnlii^fi Sicilian!. — Si e costituita in Sicilia, con sede a Palermo, una Societa dei Naturalisti Siciliani, ed ha assunto come suo organo (per cessione fatta dal Sig. E. Ragusa) il giornale II Natiiralista Siciliano, che comincia una Nuova serie, Anno 1". La direzione della Societa e costituita per I'anno 1896 in questo modo: Presidente, E. Ragusa; Vicepresidenti^ March. A. De Gregorio, Dott Mina Palumbo, Prof. Aloi; Segretario, T. De Stefani; Teso' riere, Dott Ross; Consiglieri, Prof. Gemellaro, Prof. Kleinenberg, Prof. Borzi, Prof. GiufTre, Prof. Riggio, Prof. Ficaibi, Dott. A. Palumbo, Registriamo con animo comraosso una dolorosa notizia: II giorno 26 Set- tembre u. s. il Dott. Raffaello ed il fratello Alfonso Zoja, in seguito ad un accidente alpinistico, vennero improvvisamente a mancare. 11 Dott. Raf- faello Zoja, Assist nte alia Cattedra di Anatoraia Comparata nella R." Uni- versita di Pavia, a»eva fin dal principio della sua carriera fatto concepire di se le migliori speranze e in brevi anni si era fatto onorevolmente conoscere per pregevoli pubblicazioni. Meritano speciale ricordo il lavoro Intorno ai plastiduli fucsinofili (Bioblasti di Altmann), da lui compiuto in collaborazione col fra- tello Luigi, la memoria suUo sviluppo dfi blastomeri isolati delle v.ova di al- cune meduse e I' ultimo suo studio suUo sviluppo delVAscaris megalocephala. Cosiiio Cherubini, Amministratore-responsabile. — 244 — Lezioui Elementari DI ANATOMIA GENERALE DEL Prof. GIUL.IO GHIARaGI CON MOLTE INCISION! NEL TESTO Prwzo — L. 6,00 Milano - Via S. 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Cenniniaua, 1896. m Italiaio (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIEETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, (li AnilomiH um:ina nel R. 1st itutodi Still] 1 Super, iu Kireuze Prof, di Aiintomia comj). e Zoologia iiella R. Cniversiti tfi Messina Ufficio di Direzione ed A.mininistrazione: Isliluto Anatomko, Firenje. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 10. VII. Anno .Firenze, Novembre 1896. N. 11 Delle Coniunicazioni Originaliche si puhbhcano ncl " Monitor e Zoologico Italiano ,, e 'proibita la riproduzione. SOMMARIO : BiBLlOGRAFIA, Pag. 245-248. CoMUNiCAZiONi Originali : uiiicnmini E., Sui corpi lutei veri degli Anfibi con una breve appendice sui corpi lutei veri degli Uccelli « Gallus domesticus ». Con tav. (Contin. e fine). — Cilii^i .%., Sulla dentatura deWUemicentetes semispinosus (iMivart). Con fig. — Pag. 249-275. NoTiziE: Pag. 275. BiBLlOGRAFIA Si (la iiotizia soltaiito dei lavori puhhlicatl in Italia I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. CaUniwo 9G. Pag. 58. Ghisi A. — Insetti, uccelli e piante in rapporto coUa legge sulla caccia. — Bo- logna, tip. CenereUi,.'[VJ6,pag. 24. Estr. d Ann. d. Soc. Agraria di Bologna. rorenxini .%. — La vera guida pratica del pollicoltore. — Empoli, tip. Traver- sari, 1896. Pag. 208 [Con tav). IMarnnffoiii €. — Ricerca delle larve minatrici nelle piante per naezzo dei raggi X di Rontgen. — Atti d. R Accad. dei Georgofili di Firenze. S. i.^, Vol. XIX Bisp 2.'\ Pag. 191-196. PaB8crini W. — Sopra I'alimentazione dei bachi da seta con foglia aspersa di poltiglia cupro-calcica. — Atti d. R. Accad. dei Georgofili di Firenze, Se- rie 4.», Vol. XIX, Bisp. 2.=' Pag. 220-226. PaDzini I'. — Norme pratiche per I'allevamento ed educazione del baco da seta. — Firenze, tip. Borrani, 1897 (!). Pag. 15. Pasqiialis Ii. — Istruzioni teorico-pratiche di bachicoltura razionale. — Cone- gliano, tip. Cagnani, 1896. Pag. viiij, 650. Pcrroiicifo K. — Manuale di bachicoltura. — 3 '' Ediz. Torino, tip Frassati e C, 1895. Pag. 168. Banclictii u. — La migliore delle colture, ossia la pollicoltura razionale di fronte alTagricoltura. — Firenze, tip. Franceschini, 1S96,pag. viiij lO-\iO. Sinionetii E. — Riflessioni ippiche. — Varese, tip. Macchi, 1895. pag. 20. Stiiuoni c Maitfi. — Bonificlie e diboscamenti in rapporto all'avifauna. — Bolo- gna, tip. Cenerelli, 1896. Pag. 6. Estr. d. Ann. d. Soc. agraria di Bologna. TrcviNani U. — Pollicultura. — Milano, tip. Lombardi 1896. Pag. xvj-\S2. III. Embriogenia ed Organogenia. Ranch! A. — Ancora un caso di mostruosita doppia in un giovane embrionedi polio. Con tav. — Monit. Zool. Ital. Anno VII, N. 9-10. Firenze 1896. Pag. 231-239. - 247 — Bcrtnccliini P. — Descrizione di un giovane embrione umano lungo mm. 3,93. Con 2 tav. — Moclena, Soc. tipograftca, 1896. Pag. 34. Bci-iolli i». — Pieghe dei reni primitivi nei rettili. Contributo alio sviluppo del diaframma. — Estr. d. Atti d. Soc. Toscana di Sc. Nat. residente in Pisa. Memorie. Vol. 15. Pisa 1896. Pag. 22. Con iav. Boi-toluKi E. — Rudimenti di corazza cutanea indicati da pieghe della pelle in alcuni embrioni di mamniiferi. — Ricerche fatte nel Laborat. di Anatomia normale d. R. Univ. di Roma ecc. Vol. 5, fasc. 3 e 4, 1896. Estr. Pag. 275-286) Con tav. ■>' Krebia F. — Contributo alio studlo della volta del cervello intermedio e della regioue parafisaria in embrioni di Pesci e di Mammiferi. Con tav. — Monitore zoologico italiano. Anno VII N. 3, 5, 9-10. Firenze 1896- Glaeoiiiiai E. — Sulla regressione del saceo vitcdlino in S%is scrofa. — Monit. Zool. Hal. Anno VII, N. 6-7. Firenze 1896. Pag. 135-146. Gi-aN!«i IS. c Calaiulrticfio ."S. — Ulteriori studi sullo sviluppo deU'anguilla e sul grongo — Atti della R. Ace. dei Lincei. Anno CCXCIII., Serie 5. Rendic. Classe di Sc. fisiche, Vol. 5, Sem. 2, fasc. 7, pag. 241, Roma 1896. 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Marchesini R. — Vedi in questo numero a Istologia. noncoroni I,. — Colorazione dei prolungamenti protoplasmatic! delle cellule di Purkinje e dei cilindrassi, previo induramento dei pezzi in clorui'o di pla- tino e liquido di Miiller. Con 1 tav. — Archivio per le Sciense Mediche. Vol. 20. Fasc. 2. Pag. 223 a 228. Torino 1896. xininierniann .%. - II microscopio : guida alia microscopia scientifica. — To- rino, Unione tip. Edit., 1896. p. 479. - 249 — COMUNICAZIONI ORIGINALI Sui corpi lutei veri degli Anfibi con una breve appendice sui corpi lutei veri degli Uccelli " Gallus domesticus. " ricerche Del Dott. ERCOLE GIACOMINI Settore nell' Istituio aiiatomico di Sieua e private doceute di Anatomin comparata. (Cou Tav. V.°J Cont. e fin. ved. pag. 214-230, fasc. 9-10, 1896. x' Ricevuta il 6 Agosto 1896. fi vietata Ja riproduzione. L e b r u n nelle sue « Recherches sur I'appareil genital femelle de quelques Batraciens indigenes » esamino anche sezioni micro- scopiche di follicoli ovarici vuoti della Ra7ia temporaria, ma egli esegui siffatta indagine piu particolarmente all'intento di dimo- strare che i follicoli si aprono verso la superficie peritoneale, ed in vero egli non si ferma a darne una descrizione nel testo della sua memoria, e nella spiegazione della Fig. 10 della Tav. I, rappre- sentante schematicamente la sezione trasversale di un follicolo vuo- tato dell'ovo, non si esprime nemraeno con chiarezza circa alia sorte dell'epitelio follicolare; egli dice soltanto: « Les petites cellules qui sont libres dans la cavite, formaient I'enveloppe adhesive de I'oeuf*. Del resto le ricerche di Lebrun non erano istituite sui corpi lutei ma sull'ovidutto degli Anfibi, ed avevano quindi uno scopo tutt'af- fatto di verso. Piu conforme al vero, sebbene pure essa un po' troppo schema- tica, e la Fig. 6 della Tav. annessa al lavoro di Nussbaum« zur Mechanic der Eiablage bei Rana fusca », nella qual figura viene rappresentato, come si legge nella rispettiva spiegazione, « das Fol- .ikelepithel eines entleerten und nach der peritonealen Seite bin ge- platzten EifoUikels ». Anche Nussbaum sorvola sulla costituzione dei follicoli scop- piati e non tocca in alcuna guisa delle ulteriori fasi, mirando prin- cipalmente alia dimostrazione di altri fatti relativi al meccanismo di deposizione delle uova. Tuttavia non deve essere trascurata I'allusione di Lebrun ne il cenno piu esplicito di Nussbaum sui rimanere dell'epitelio follicolare dopo la deiscenza del follicolo e la contemporanea uscita - 250 — dell'uovo, che anzi insieme alle mie special! ricerche servono a met- tere questo fatto fuori di qualunque dubbio. E dunque da tenersi per fermo che negli Anfibii, come nei Ret- tili (M i n g a z z i n i), nel Topolino (S obo tt a) e nei Selaci (E. Gia- comini), all'esplosione del follicolo ovarico maturo e aU'espulsicne dell'uovo non tien dietro la caduta della granulosa, ma questa, mo- dificata nella forma e nei rapporti dei suoi element!, rimane in sito e, rimanendo, non si distrugge immediatamente, ma insieme alia theca folliculi prende parte alia formazione lutea, della quale rap- presenta, per un certo tempo, la parte centrale. Piu tardi avvenendo mediants un processo di atrofia semplice, la lenta metamorfos! re- gressiva del corpo luteo, le cellule dell'epitelio fullicolare vanno in- contro ad una degenerazione granulo-grassa, ed a poco a poco si disgregana in un detrito che viene riassorbito: aicune di esse pero possono sopravvivere piu a lungo, soggiacere infine ad una degene- razione pigmentacea e distruggers! molto tardivamente, lasciando liberi granuli e piccole zolle di pigment© bruno. Manca sempre qua- lunque indizio di moltiplicazione delle cellule epiteliali, dopo la ca- duta dell'uovo. Lo strato connettivale, rappresentante la theca re- tratta, si sclerotizza senza manifestare, precedentemente, segni di proliferazione. Scomparsa ogn! traccia di caviti, i corpi lute! veri si riducono a piccoli ammasserelli di connettivo cicatriziale ed in ultimo appariscono soltanto come lievi ispessimenti connettivali della parete ovarica (stroma ovarico). Nei corpi lute! degl! Anfibi, a dif- ferenza di quanto succede in quelli dei Selaci, dei Rettili e dei Mam- miferi, non si ha neoformazione alcuna da parte della theca folli- culi ed il connettivo non s'infiltra ma! tra le cellule epiteliali della granulosa, onde il modo di comportarsi dei corpi lute! veri degli Anfibi ci rappresenta il tipo piu semplice di scomparsa delle capsule follicolari dopo la caduta delle uova. La deiscenza della capsula fol- licolare e accompagnata dalla rottura di qualche sottile capillare, ma I'emorragia, che ne segue, e sempre molto limitata e non ha mai importanza per la formazione lutea. Il processo col quale negli Anflbi scompariscono le capsule fol- licolari abbandonate dalle uova, si rivela ben differente da que! pro- cess! di degenerazione fisiologica delle uova onde traggono origine, in quest! stessi Vertebrati, i corpi lute! falsi. Ricerche estese ad un buon numero di ovari di Rana, di Bufo e di BamMnator, mi hanno permesso di rilevare che le uova vicine a maturare o mezze mature, rima'ste nell'ovario dopo la deposizione, vanno fatalmente soggette a disfacimento. Questo fatto, verilicato sia negli ovari di femmine tenute in cattiviti sia in quelli di femmine uccise non appena re- — 251 - cate dalla campagna, richiama alia mente Taltro fatto simile dimo- strato da Cunningham !i4j negli ovai'i di Teleostei {Pleuronectes platessa, Solea, Rhombus ecc.) in cui le uova contenenti tuorlo, rimaste nell'ovario dopo 11 periodo della deposizione, si disfanno, e tutte le uova per la successiva emissione si forraano di nuovo, ossia pro- vengono da giovanissimi ovociti. In tutti gli ovari di Bufo, esaminatl, relativamente grande si manifesto il numero delle uova degenerate e quindi dei corpi lutei falsi accanto ai corpi lutei veri: per gli ovari di Rana, airincontro, varia molto la proporzione delle uova in disfacimento, dacche la quan- tity di quelle, prossime a maturazione, rimaste, puO essere talvolta assai scarsa tal'altra invece considerevole (1). Parimente, dopo tra- scorso il periodo degli am)ri, in ovari di femmine di Triton cri- status (uccise non appena tolte dalla loro vita libera) si rinvengono con maggiore frequenza uova degenerate. Swammerdam (*'-) e Rat like (32) notarono la degenerazione delle uova ovariche, rispettivamente, nelle Rane e negli Urodeli. AUe speciali ricerche su questo oggetto praticate da Ruge C-^s) jn Siredon pisciformis e Saiamandra ynaculosa, ne seguirono altre di P. Min- g a z z i n i '23^1 nel Triton cristatus, di Henneguy n^) suUa Rana rossa e sul Tritone ^s\m^io,^\Ro^^\['^'^) ^MWd. Salama7%drinaperspicillata e sullo Speierpes (Geotriton) fuscus, a cuf si aggiunsero nuove in- dagini da M ingazzini 12^^^) istituite nella Rana comune alio scopo di studiarvi sperimentalmente la degenerazione delle uova ovariche; ed oggi, grazie a tutte queste investigazioni, i processi oolitici negli Anfibii sono ampiamente conosciuti. Non sara tuttavia reputato af- fatto inutile che io riferisca, con la massima brevita, alcune mie osservazioni, le quali possono apportare ancora un piccolo contri- buto al ricco corredo di cognizioni gia intorno all'argoraento acqui- state per opera di altri osservatori. La degenerazione delle uova ovariche di Bufo si svolge seguendo principalmente quel processo, illustrato daMingazzini nella Rana, caratterizzato da una proliferazione degli elementi della granulosa (1) Dalle ricerche diP. Minfrazzlni sui Rettili'2'^b) risulta che in alcune specie come nella Seps chalcidfs, la degenerazioae delle uova ovariche e esiesissima ed accade in oo:ni siagione. Io pure, sacriflciindo per altre mie iudagini molte femnaine di Seps chalcidcs, vidi con g-raudissima frequenza uova degenerate, ma le mie osservazioni fatte in tre o qaattro anni tendono a dimostrare che uova deirenerate nella Si'ps s' incontrnno piu frequentemente durante il corso della gravidanza. Infatti al priucipio della primavera negli ovari di fena- mine non ancora gravide, ma con uova ovariche prossime a maturazione, difficilmente trovansi uova degenerate, ;illorchfe invece le uova mature s?no gifi passate negli ovidutti ed ha incominciato a svolgersl la gestazione, quasi costantraente veggonsi degenerare singole uova mezzo mature o prossime a maturazione rimaste nell'ovario. Le ricerche di Strahl(ll) in Laieria aji/i's come quelle di B a r f u t b (4) nei Sialmoaidi starebbero ugual- mente a dimostrare che la degenerazione colpisce a preTerenza le uova gia mollo avau- zate ali'epoca degli omori, ma non deposte. - 252 — e della theca invadenti I'uovo. Ovari raccolti verso i primi di Aprile contenj^ono uova, misuranti mm. l,7di diametro, in cui il processo distruttivo e al suo inizio ed uova piii piccole, fino a '/^ mm., nelle quali ha di gik raggiunto una fase molto avanzata. Quando i fol- licoli incominciano a degenerare, mostvano la theca alquanto inspes- sita, pill riccaraente vascolarizzata: distruttasi la menibrana vitel - lina, le cellule della granulosa proliferate, divenute cubiche o cilin- driche, invadono I'uovo, alia cui periferia esse veggonsi disposte in due 0 tre strati, cariche di globuli di tuorlo e di granuli di pigmento nero: tra le cellule e nel tuorlo leucociti immigrati. Frattanto, sor- gendo daila theca, propaggini vascolari si dirigono verso 1' interno e con esse s'inoltrano le cellule follicolari cresciute di grandezza e di numero. Le trabecole vascolari convergono al centro dell' novo dopo essersi tra di loro anastomizzate ed aver costituito un reti- colato nelle cui maglie stanno comprese le cellule epiteliali allun- gate, a forma di parallelepipedo o variamente poliedriche, con nu- cleo vescicolare, oltremodo cariche di granuli e zolle di pigmento nero derivato dalle trasformazioni chimiche del vitello, come ritiene Mingazzini. In progresso di tempo i follicoli, cosi degenerati, vanno sempre piu diminuendo di volume, finche si riducono a pic- colissimi corpi lutei falsi, caratterizzati daila loro intensa pigmen- tazione nera. In alcuni follicoli, gia colpiti da tale processo predo- minante, interviene sccondariamente un'altra metamorfosi regres- siva, merce la quale sono in gran parte trasformati in una massa omogenea a grandi zolle od a larghe fascie ondulate, splendente, fortemente refrangente ed intensamente colorabile dall'eosina, con qualche rarissimo residuo nucleare e qualche rara fibrilla connetti- vale: stando ai caratteri palesati da siffcitta sostanza mi sembra presumibile, quantunque io non possegga i dati per afifermarlo con sicurezza, non essendomi s-tato possibile seguire i diversi stadi di questo speciale processo, che la medesima rappresenti il prodotto di una necrosi da coagulazione o jalina, la quale abbia colpito le trabecole connettivali e le anse vascolari penetrate nell' interno dell'uovo non che porzioni della theca. Grosse zolle pigmentarie o circondano per qualche tratto la suddetta massa o si trovano qua 6 la impigliate in mezzo ad essa. Finalmente altre uova ovariche in Bufo sottostanno ad un pro cesso involutivo simile a quello indicato da Rossi i35)negli Urodel [Salamandrina, Spelerpes) cow la denominazione di atrofla: rimpic colite, a contorni irregolari, lasciano ancora distinguere il polo ani male dal polo vegetativo; la membrana vitellina raggrinzita, rigonfia in parte distrutta, si ripiega insinuandosi] nell' novo; la theca fol- liculi lievemente inspessita, le cellule dell'epitelio follicolare disposte sempre in un solo strato, alquanto ingrossate, contengono poche gra- nulazioni vitelline, hanno nucleo di dimensione minore del normale. - 253 - vescicolare, nucleolato, con abbondante succo, ma sprovvisto di quel ricchissimo reticolo cromatico che in buone condizioni lisiologiche stava a significare una vivace attivit^ cellulare. La vescicola ger- minativa situata superficialmente, deformata, presenta tutta la so- stanza cromatica disciolta e sparsa in grosse gocciole nella sostanza fondamentale che a sua volta e d'aspetto chiaro, finamente granu- loso; andata perduta la membrana nucleare, il cDntenuto della vesci- cola gerrainativa si diffonde intieraraente nel tuorlo; quest' ultimo in alcuni punti fluidificato apparisce con larghe lacune. Circa la degenerazione delle uova di Rana ricorderd soltanto che in alcuni ovari constatai la prevalenza del processo involutivo per* atrofia, in altri, all'opposto, la distruzione precipuamente per opera deU'epitelio follicolare e della theca foUiculi. Uno o due mesi dopo la deposizione, trovai foUicoli del diametro di mm. 1,7 in cui la metamorfosi regressiva iniziavasi, altri di 1 mm. ove era gia molto avanzata, All'inizio, il vitello suddiviso in grandi masse separate per mezzo di spazi occupati da una sostanza reticolata chiara, pro- veniente dalla liquefjizione di parte del tuorlo; la theca inspessita, pill abbondantemente vascolarizzata, le cellule epiteliali divenute ci- lindriche o prismatiche, cariche di granulazioni vitelline e di pig- mento scuro. A stadi avanzati, dalla theca divenuta straordinaria- mente spessa, si staccano grosse trabecole che, portandosi verso I'in- terno, si ramificano in altre piu piccole e tra di loro anastomizzate per modo da formare uno stroma connettivale reticolato, nelle cui maglie vengono incastrate cellule epiteliali eccessivamente cariche di pigmento bruno od affatto nero. Talvolta il centro di uova a stadi molto avanzati di degenerazione racchiude larghe tavolette discoi- dali di tuorlo d'aspetto granuloso od omogeneo. Processi simili a quelli sopra accennati si verificano negli ovarii di Bomhinator , molti dei quali presi a principio della primavera facevansi notare per la presenza di un considerevole numero di cor- puscoli neri ellittici od affusati, da interpetrarsi come corpi lutei falsi, ultimi residui di follicoli degenerati dall'anno precedente. Riguardo agli ovarii di Triton cristatus mi limitero ad an- nunziare che nei medesimi, oltre a quel processo di riassorbimento diretto gia segnalato da M i n ga z z i n i C^s''), ho veduto prender parte alia distruzione delle uova tanto le cellule della granulosa quanto gli elementi della theca folliculi : dalla theca, leggermente inspes- sita, si staccano delicate trabecole connettivali con vasi sanguiferi che si dirigono, mandandosi reciproche anastomosi, verso il centro dell'uovo; le maglie dello stroma, che ne risulta,vengono occupate da grandi cellule, a svariatissima forma poliedrica ma nettamente li- mitate, con protoplasma reticolato contenente globuli di vitello misti a granulazioni pigmentarie di color giallognolo, raramente bruno: qua e \h. piccoli cumuli di leucociti. — 254 - Sui corpi lutei veri degli Uccelli [{l alius domcsticus). Se dalle ricerche di P. Mingazzini, di Sobotta e dalle mie veniva accertato che nei Rettili, nei Mammiferi (Topolino^, nei Selaci e negli Anfibii, dopo lo scoppio del follicolo ovarico e la ca- duta dell'uuvo, gli elementi della granulosa rimangono in sito, non si distruggono immediatamente ed insierae alia theca folliculi si trovano a far parte della formazione lutea vera (anche quando la detta formazione non tenga dietro ad una complicata organizzazione, ma rappresenti soltanto la capsula follicolare che va atrofizzandosi, come negli Anfibii', potevasi gia per induzione ammettere implici- tamente che lo stesso fatto doveva avverarsi negli Uccelli. Pur non- dimeno conveniva dimostrarlo con nuove indagini stante I'aperta discrepanza tra quelle eseguite negli Uccelli [Gallus domesticus) da His, da Waldeyer ed ultiraamente da Paladino. His (^i*) sostenne che insieme all' novo si allontanasse dal folli- colo la membrana granulosa al momento dell'espulsione, le cellule connettivali della theca ben presto gerraogliassero straordinaria- mente sulla superficie interna del follicolo, massime sul contorno del tronchi venosi radiali, e nei tessuto di granulazione, cosi derivato, si sviluppassero ulteriormente i vasi sanguiferi, e lo zaffo connet- tivale vascolarizzantesi chiudesse in breve la cavity del follicolo. Waldeyer ('^3) dalle proprie osservazioni fu invece portato a conchiudere che: « Es findet ebenfalls eine Wucherung der Epithel- zellen zuweilen selbst mit nachtraglicher Bildung einer Pseudodot- termasse, und eine Neubildung von Gefassen und Wanderzellen vou der inneren b'ollikelwand aus statt ». Qualche anno dopo, nelle sue lezioni sulla generazione dei Ver- tebrati, Balbiani significava a tale riguardo il proprio concetto con queste parole: « La formation de corps jaunes ne s' observe que chez les Mammiferes; chez les Ovipares, la capsule ovarique s'atro- phie apres la chute de I'oeuf; mais on ne salt pas ancore bien com- ment se fait cette disparition dans I'ovaire des Oiseaux. D'apres la plupart des auteurs, la capsule ovarique, apres sa rupture et remission de I'oeuf, se retracterait par suite de son elasticite; ses parois se rapprocheraient et se souderaient comme par premiere in- tention, et la masse ainsi formee rentrerait peu a peu dans le tissu — 255 - de I'ovaire. Waldeyer pense que le processus de cicatrisation n'est pas aussi simple; il admet que les cellules epitheiiales, restees dans le follicule, proliferent, puis subissent une degenerescence gra- nuleuse; que la tunique interne bourgeonne, et qu'il se forme ainsi une sort de corps jaune rudimentaire, lequel s'atrophie ensuite peu k peu, comme chez les Mammiferes. » Ed aggiungeva: « Nous igno- rons completement de quelle maniere les capsules ovariques dispa- raissent chez les autres Ovipares; cette etude reste tout entiere a faire. » Paladino, nei suoi importanti e ben noti studi sulla distru- zione e rinnovamento continuo del parenchima ovarico, non tralascio di riprendere in esame il corpo luteo della Gallina. Egli, fondandosi suUe proprie investigazioni, cosi chiudeva questo capitolo: « II corpo luteo degli Uccelli, adunque, se non e paragonabile per di- mensioni a quello dei mammiferi, n'e analogo per tutto il resto, tanto pel luogo in cui si svolge quanto per la natura degli elementi che lo costituitcono. E difatti e il prodotto dello sviluppo della t/ieca follicvli o degli elementi che si accumulano nello strato in- terno e sirato esterno di essa. Anche qui non vi prende in nessuna guisa parte la granulosa, la quale non resta in sito, e la emorragia che avviene negli uccelli neppure ha importanza alcuna. La neo- formazione e connettivale, e gli elementi devono considerarsi in massima parte elementi immigrati. Alia fase progressiva segue la regressiva, al cui termine vi e la sparizione del calice, i cui costi- tuenti sono stati riassorbiti in parte direttamente, ed in parte (la maggiore) dopo degenerazione. » Nel rinnovare le ricerche sui corpi lutei degli Uccelli mi son servito anch' io dell' ovario di Gallina, essendo il materiale piu fa- cile a procurarsi. La Gallina, dalla quale fu tolto 1' ovario oggetto del mio studio, aveva gia deposte alcune uova e continuava a de- porne dalle altre: quando venne uccisa, un uovo, col guscio gia completaraente formato, trovavasi in quella porzione dell'ovidutto conosciuta col nome di camera calcigera (uterus). Si rinvennero percio, insieme a follicoli maturanti o prossimi a maturazione, corpi lutei veri a diverso stadio. Il piu recente si puo ritcnere datasse da 24 ore circa, perche certamente riferibile alia capsula follicolare abbandonata dall'uovo che, provveduto degl'involucri secondari, stava per essere emesso: foggiato a calice, lateralmente schiacciato, con larga apertura beante, inserivasi alio stroma ovarico per mezzo di un ristretto peduncolo: misurava 20 mm. di maggior larghezza e — 256 — 18 mm. dair inizio del peduncolo al margine libero. Mentre grossi vasi sanguiferi, dicotomicamente ramificandosi, salgono dal pedun- colo sulla esterna superficie fin presso il contorno dell'apertura, I'orlo del calice, derivato dalla macula pellucida folliculi spaccatasi longitudinalmente al momento della deiscenza, mostrasi, tutto in giro per I'estensione di 1 mm, circa, privo di vasi e spicca sul resto H causa del suo bianco aspetto. Un secondo corpo luteo, pure a forma di calice, largo 9 ram. ed alto 8 mm., vale a dire quasi meta piu piccolo del precedente, era ancora aperto, ma suH'apertura i mar- gin! della parte evasata si ripiegavano in dentro. ^Due altri corpi lutei, dalle dimensioni di mm. 6 in lunghezza e di 4 mm, in lar- ghezza, lasciavano appena scorgere, con I'aiuto d'una lente d'in- grandimento, tracce dell'apertura (stigma). Finalmente piccolissimi corpi lutei (mm, 2 per 1) eran caratteristici per il loro colorito gialletto. Accanto ai veri corpi lutei ne esistevano dei falsi, a varie fasi, i quali possedevano un colorito piu giallognolo e non mo- stravano veruna traccia d'apertura. Prima di entrare a descrivere i resultati da me ottenuti con I'esame microscopico dei tagli seriali praticati sui corpi lutei, re- puto opportuno far precedere poche e brevi notizie intorno alia struttura della parete d' un follicolo ovarico presso a maturazione (dimensioni 30-32 mm. per 27-28 mm.), onde assegnare il loro giusto significato a certe disposizioni che, dopo la caduta dell' uovo ed 1 consocutivi cangiamenti, vi si rilevano. Procedendo dall' interno verso I'esterno a comporre la parete follicolare si trovano: 1.° I'epitelio follicolare o la granulosa, formato da un'unica serie di cellule appiattite, rettangolari, abbastanza net- tamente delimitate, le cui dimensioni sono in media di 5-6 ju. d'al- tezza su 8-10 /x di larghezza: esse hanno citoplasma finamente granu- loso e nucleo ovalare di /x6 X 3 disposto secondo il loro asse mag- giore. — 2.° una sottilissima membranella, membrana propria o membrana vitrea, sulla quale le cellule dell'epitelio follicolare imme- diatamente riposano: questa membrana, affatto anista, omogenea, gode di una certa elasticita e va considerata, giusta 11 parere di W ai- de 3' er, come una dipendenza deU'epitelio, come una formazione cuti- colare (1). — 3.° Lo strato interno della theca folliculi, con uno spes- (1) Cramer (12) indicb per il primo la membrana vitrea o membrana propria nei foUicoli ovarici dejjfli Uccelli, ove fu poscia messa in evidenza anche da Wa 1 dey e r (43), da van Beneden (7) e da von Brunn (11). Accennurono alia esistenza di una consi- mile raemljrau.i nei follicoli ovarici dei Mammifcri K o 1 1 i k e r, Slavjansky, Wal- deyer, van Beneden. Dipol N a fj e 1 (29) la descrisse nei follicoli ovarici umani, A r- nold (1) nei follicoli di Tropidonolus tesselatus e recentemente 1' ho io trovata molto svi- luppata in (juelli di alcuni Selaci [Heptanchua, Scijmmcs etc.) — 257 — sore medio di 15 jx circa, costituito da stretti elementi connettivali, fusiformi, a niicleo bacillare, molto stipati tra di loro, concentrica- mente disposti: in questo strato corrono sottili vasi sanguiferi le cui ultime finissime ramificazioni, arrivando sotto I'epitelio, formano una deiicata rete periepiteliale: in alcuni punti i capillari sembrano tro- varsi ad immediato contatto con la membrana propria, ma per verita ne rimangono sempre separati a mezzo d' una semplice serie di cellule estreraamente appiattite, membrana supracapillaris di His, i nuclei delle quali, come quelli dei capillari intern!, non di rado difficil- mente si scorgono. — 4 ° Lo strato esterno della theca folliculi, formato anch'esso da elementi connettivali fusiformi, ma alquanto pill grossi, meno stipati ed uniti a fasci con ample lacune o seni linfatici interposti, ove raccolgonsi rotonde cellule linfatiche d'as- petto granuloso. Grossi fasci si staccano numerosi dal punto d' in- serzione del follicolo e si dirigono al polo opposto verso la macula pellucida folliculi, diminuendo di grossezza e di numero e sempre pill tra di loro addossandosi di mano in mano che ad essa si avvi- cinano, finche lo strato esterno della theca folliculi si confonde con I'interno, e la macula pellucida, per I'estensione di 2-3 mm. in se- zione trasversa, apparisce costituita da strette cellule fusate unite in lamelle, fortemente stipate le une sulle altre a comporre tutto uno strato flbroso compatto, spesso da 65-85 fx. Fasci di fibre mu- scolari Usee s' irradiano, insieme ai fasci connettivali piu esterni, dal peduncolo verso I'equatore del follicolo, e con le loro contrazioni debbono contribuire alia deiscenza del follicolo stesso, favorire la retrazione della sua parete e contemporaneamente facilitare la fuo- ruscita dell' uovo. Nello strato esterno della theca decorrono i grossi vasi arteriosi, che vanno dicotomicamente suddividendosi, ed i confluenti venosi che raccolgono le vene provenienti, quasi ad angolo retto, dalla tunica interna. Andando verso la macula pellucida ci si accorge che i vasi sanguiferi si fanno sempre piu piccoli e piu rari, finche in corri- spondenza del compatto strato fibroso, che la costituisce, i medesimi possono dirsi quasi affatto scomparsi, dappoiche si riesce a vedere soltanto qualche sottile capillare subito al disotto dell'epitelio folli- colare. La speciale struttura della macula pellucida e la sua gran- dissima poverta di vasi servono a spiegare tanto la fragilita e la minima resistenza di questo tratto lungo il quale il follicolo si apre, quanto la scarsissima e limitata emorragia durante la deiscenza. Finalmente I'esterna superfice del follicolo vien rivestita dall'epitelio peritoneale, le cui cellule, molto appiattite dall'inserzione del follicolo fin presso la macula pellucida, diventano cubiche od anche cilindriche in corrispondenza di questa. ~ 258 - Senza indugiarmi sulle modificazioni raacroscopiche a cui va soggetta la capsula follicolare, passo subito ad esporre cio che mi fu dato osservare all'esame microscopico del tagli seriali praticati sui corpi lutei veri. Nel corpo luteo piu recente, non ostante ai cangiamenti causati dalla considerevole retrazione e dal correlativo notabile ispessimento della capsula follicolare, tutti gli antichi componenti di questa, sono ancora riconoscibili. Ed in vero una sezione che colpisca il calice dal peduncolo al suo orlo, permette di ravvisare, verso I'interno, I'epitelio follicolare o la granulosa rimasta in sito con la raembrana propria o m. vitrea; verso I'esterno, i due strati della theca folliculi. La granulosa, molteplicemente e variamenta ripiegata insieme alia membrana propria, forma uno strato di spessezza assai variabile da un minimum di 12-20 /x ad un maximum di 80-92 /x, ma generalmente piu grosso verso il fondo che verso 1' apertura del calice: salvo qualche raro tratto, assai limitato, ove hanno conservata la primitiva dispo- sizione sopra una semplice serie, le sue ce'lule, cambiata forma e rapporti, si sono ammassate le une sulle altre, divenendo cilindrico- prismatiche, piu o meno allungate, quelle rimaste profondamente situate, di svariatissiraa flgura poliedrica, oppure cubiche rotonde od ancora appiattite, le superflciali. Aumentate di volume, come vien dimostrato dalle loro dimensioni media che adesso oscillano dai 12 ai 18 /x per I'asse maggiore, dagli 8 ai 10 /x per il minore, le cellule epiteliali posseggono contorni abbastanza distinti, alquanto dentellati, protoplasma lievemente granuloso con fini vacuoli, e nucleo rotondo vescicolare di 6-8 ju. nettaraente delimitato da una membranella cro- matica, con uno o due nucleoli, succo nucleare abbondante, reticolo cromatico poco o punto appariscente. Nelle descritte cellule epiteliali, per quanto attentamente osservassi, io non giunsi a scorgere indizi di proliferazione. Contribuiscono ad imprimere peculiari caratteristiche alio strato epiteliale i cangiamenti e la nuova disposizione della membrana vi- trea. Questa, retrattasi e soUevatasi con I'epitelio dalla membrana supracapillaris, acquista uno spessore maggiore e diventa percio assai manifesta: ripiegatasi sovra a se stessa, assume inoltre un d^corso variamente ondulato e con le sue anse s'insinua per cotal modo tra le cellule epiteliali da farle apparire come aggruppate in tanti lobuli, dalle sue pliche esattamente delimitate Laddove pero veggonsi distinte anche le ripiegature dell'epitelio si crederebbe di aver sott'occhio cripte ghiandolari, a lume molto stretto, rivestite da una semplice serie di cellule cubiche, oppure, mancando il lume, abbozzi solidi di tubi ghiandolari. Una tale immagine viene poi com- pletata dalla presenza di spazietti circoscritti dalla membrana vj. 259 trea e ripieni di sangue, i quali simulano dei capillari piu o meno dilatati. A causa della straordinaria decompressione determinata dall'uscita dell' uovo, alcuni dei capillari, che formavano la rete pe- riepiteliale, ed insieme con essi la membrana supracapillaris, qua e la si lacerano dando luogo a piccole emorragie subepiteliali. Infatti il sangue stravasato si raccoglie o tra I'epitelio e gli strati interni della theca ovvero tra le pliche della membrana vitrea e dell'epi- telio stesso. I focolai emorragici piu grandi sollevano la granulosa, le impediscono di ulteriormente ripiegarsi e riraangono quindi rico- perti dalla membrana vitrea e da una semplice serie di cellule epi- teliali cubiche, o dalla sola membrana vitrea se, come talvolta suc- cede, in corrispondenza di essi focolai, piccoli lembi di epitelio si distaccarono. Singoli corpuscoli sanguigni rossi e leucociti stanno pure sparsi tra le cellule epiteliali. Qualche plica della membrana vitrea giunge a sorpassare la superficie dell'epitelio ed a sporgere entro la cavity del corpo luteo per un'estensione di 50 flno a 140 /x, traendo seco delle cellule epiteliali e tra queate anche dei corpu- scoli sanguigni. Generalmente, alia superficie della granulosa tro- vansi alcune cellule epiteliali distaccate od in procinto di distac- carsi, corpuscoli sanguigni rossi isolati o, piu di rado, riuniti in piccoli cumuli, e qualche leucocito: nel corpo luteo piii recente, da me esaminato, mancava un vero e proprio strato da attribuirsi al coagulo sanguigno. Sul contorno del calice, in corrispondenza dello stigma, I'epitelio puo rimanere rappresentato da una sola serie di cellule cubiche o cilindriche, alte 8-10 [x, ovvero, qua e la, di- staccarsi. Tra la granulosa rimasta in sito e gli strati piii interni della theca retratta esiste sempre un limite molto netto, talora uno spazio interstiziale occupato da leucociti. Al di sotto della granulosa e della membrana vitrea pud ancora scorgersi la membrana suprac;ipillaris in uno straterello di cellule connettivali allungate, assai appiattite, con nucleo stretto lievemente affusato. I numerosi capillari, piu o meno ectasici, sono adesso fa- cilmente visibili. Gli strati interni della theca foUicuIi in seguito al retrarsi dei loro elementi, gi^ molto stipati nella capsula follicolare integra, spiccano sugli esterni per la maggiore ricchezza di nuclei ben differenziabili alle dimensioni ed alia forma da quelli delle cel- lule epiteliali; di vero, sono essi piu piccoli, generalmente di figura allungata, ovalare od affusata. Poscia si passa quasi per gradi agli strati esterni della theca ove la sostanza intermedia e meno scarsa, gli elementi connettivali stanno meno strettamente addossati tra di loro e per conseguenza i nuclei meno fitti. Presi insieme, gli strati interni ed esterni della theca retratta arrivano a misurare '/, mm. - 260 ~ circa di spessezza. Vi si aggiungono, massime verso il peduncolo di inserzione del calice, grossi fasci di fibre connettivali e di fibre mu- scolari lisce a decorso molto flessuoso a causa della forte retrazione. Nella zona periferica degli strati esterni della theca corrono circo- larniente ampi seni venosi, dai quali si staccano, a brevi intervalli, larghe diramazioni, accompagnate da tratti fibrosi, che si elevano in direzione radiale giungendo fin sotto I'epitelio, talvolta alquanto infossatosi di fronte a questi tratti radiali. L'orlo del calice, fog- giato a bietta (dapprima grosso mm. 0,2 termina poi a margine as- sottigliato), e costituito da iin unico strato fibrose compatto, ad element! retratti, caratterizzato dalla mancanza di vasi. Capillari fortemente dilatati o piccoli focolai emorragici, sia nel tessuto con- nettivo sia tra le cellule epiteliali, s'incontrano quando, dal rima- nente della capsula foUicolare, si sta per passare all'orlo del calice. Sulla esterna superficie trovasi infine il rivestimento peritoneale. La cavita del corpo luteo, assai ristretta verso il fondo abba- stanza ample, invece, verso I'apertura, contiene scarsa quantity di sostanza granulosa od a lunghe strie, derivata dal liquido albumi- noso in essa raccolto e coagulatosi sutto I'azione dei reagenti, al- cune cellule epiteliali cadute isolate od aggruppate, pochi corpuscoli sanguigni rossi e qualche leucocito. Ponendo i miei preparati a confronto della f\g. 72 con la quale Pal ad i no nella tav. VIII della sua monografia riproduce quanto egli osservo al microscopio su tagli di un recente corpo luteo di Gallina, io noto che i medesimi, fatta astrazioue da un vero e pro- prio strato di coagulo sanguigno non ritrovato nel mio caso, sono per il loro insieme in perfetta armonia con la menzionata figura; pill precisamente parmi di poter stabilire che lo strato da me da- scritto come la granulosa rimasta in sito unitamente alia membrana vitrea, corrisponde alio strato indicatovi colla lettera b e dall'autore ritenulo composto di element! connettivali. L'interpretazione da darsi, secondo Pal ad i no, alio strato in discorso viene chiaramente significata nel passo che io qui riferisco : « Segue uno strato come di bottoni o di granulazioni cellulo-vascolari b e soltanto alia su- perficie rivolta al coagulo distinguibili, onde la superficie vista di prospetto pare come bernoccoluta e vista di lato presenta un profilo ondulato. Questo strato misura in media 24 [x con estremi di 20-27 /a e risulta da cellule connettivali libere, di forma poliedrica in mezzo a rare fibrille ed a vasi. Le cellule sono piu grandi di quelle che si trovano ordinariamente nollo strato interno della theca folliculi, ma restano sempre molto al di sotto delle cellule ordinarie del corpo luteo dei mammiferi, » Sebbene col reiterato studio dei miei preparati fossi giunto a - 261 — pienamente convincermi della natura epiteliale che fin da un primo esame io credetti doversi attribuire alio strato in questione; tut- tavia, temendo di essere in questa raia interpretazione inconsoiente- mente giiidato da un preconcetto, stante 1' influenza che sopra di me potevano esercitare tanto i resultati ottenuti da Mingazzini e Sobotta con le loro ricerche sul corpo luteo dei Rettili e del To- polino, rispettivamente, quanto i resultati a cui io stesso era arri- vato con le mie precedenti indagini sul corpo luteo dei Selaci e degli Anfibi, non volli starmene pago del raio giudizio. Pensai che a trarmi di dubbio avrebbe sommamente valso il parere di persona ?a quale possedesse gran pratica, con lungo esercizio acquistata, nel 'liagnosticare le neoformazioni e la loro natura: mi rivolsi quindi all'egregio prof. 0, Barbacci, direttore dell' Istituto di anatomia patologica, con preghiera di prendere in esame le mie preparazioni e di manifestarmi la propria opinione intorno al proposto quesito. Il prof Barbacci, a cui rendo qui vivissime grazie per la cortese e sapiente opera prestatami, replicatamente osservati i preparati, ebbe a confermare la giustezza del signiflcato da me attribuito alio strato gia sopradescritto come composto dagli elementi dellepitelio foUicolare, grandemente modificati rispetto a forma e rapporti, ma non caduti coU'uovo. Se Io studio d'una primissima fase del corpo luteo di Gallina ha servito a dimostrarci che nemmeno negli Uccelli la granulosa cade insierae coll' uovo, I'esame degli stadi ulterior! c' insegna che anche in questa classe di Vertebrati I'epitelio follicolare, rimanendo, non si distrugge immediatamente. Per esser conciso mi limito ad esporre in complesso il successivo comportarsi della formazione lutea, atte- nendomi a quanto I'osservazione microscopica mi permise di rilevare sugli altri corpi lutei veri, a fasi piii avanzate, deH'ovario di Gal- lina da me ricercato. La membrana propria o membrana vitrea va a poco a poco as- sottigliandosi per poi scomparire, i piccoli focolai emorragici sub- epiteliali od intraepiteliali si riassorbono, onde 11 confine tra la gra- nulosa e gli strati piu interni della theca diventa sempre meno di- stinto e le cellule epiteliali appariscono piu intimamente ammassate le une sulle altre. Generalmente veggonsi tra queste interposti sin- goli corpuscoli sanguigni rossi e leucociti, come pure qualche cor- puscolo sanguigno incontrasi al di sopra dello stato epiteliale, quando non sia ancora trascorso molto tempo dall' espulsione dell' uovo. Dalla superficie dell'epitelio si distaccano cellule isolate od a piccoli gruppi, le quali d'ordinario sottostanno ad una degenerazione gra- nulo-grassa e finiscono col dissolversi ; quindi la cavita, in mezzo ad una sostanza d'aspetto granuloso, contiene elementi epiteliali piii M.Z. 2 — 262 — 0 meno bene conservati, detriti di elementi gia distrutti, insieme a corpuscoli sanguigni rossi e leucociti. Similmente soggiacciono al processo regressive e si distruggono alcune delle cellule appartenenti alle serie raedie e profonde dello strato epiteliale, sicchfe questo mo- stra qua e la detriti protoplasmatici e nucleari a cui unisconsi cor- puscoli sanguigni rossi in via di disfacimento e leucociti. Ma inte- ressa soprattutto notare che gli elementi epiteliali per la raassima parte sopravvivono e sopravvivendo non si raoltiplicano, sibbene aumentano di volume talmenteche le loro dimensioni ascendono ora persino a fi 35X25: dalla forma poliedrica passano di preferenza alia rotondeggiante, posseggono protoplasma vacuolizzato, nucleo ve- scicolare di 10-12 ju. situato piu o meno eccentricamente. Frattanto osservasi che dagli strati piu interni della theca tenui propaggini, costituite da sottili elementi connettivali a nucleo stretto allungato ed accompagnate da delicati vasellini sanguiferi, penetrano tra le cel- lule epiteliali. Successivamente, gli strati connettivali esterni della capsula follicolare scoppiata si sclerotizzano, i seni venosi divengono meno ampi, i tronchi arteriosi, a parete molto ispessita e flessuosa, vanno di mano in mano obliterandosi. Le cellule epiteliali superstiti continuano ad ipertrofizzarsi, giun- gendo alcune a misurare /a 32-35 per 27-28, e quasi fossero prov- viste di una membranella, hanno contorno assai distinto. Le trabe- cole connettivali ed i piccoli vasi sanguiferi, invadenti lo strato epiteliale, s' internano maggiormente, rendonsi meglio manifesti ed, inviandosi reciproche anastomosis formano in ultimo uno stroma con- nettivale reticolato nelle cui maglie le cellule epiteliali vengono incastrate. La cavita del corpo luteo adagio adagio si restringe, quantunque rimanga sempre aperta dal lato dello stigma e soltanto assai tar- divamente, con I'avanzarsi ed il congiungersi delle trabecole connet- tivali, si chiude, nel mentre che il corpo luteo considerevolmente si riduce di volume. Scomparsa la cavity, il corpo luteo, molto rini- piccolito, offre ancora una porzione centrale risultante di uno stroma connettivale reticolato nelle cui maglie ritrovansi tuttavia incluse cellule epiteliali, alcune delle quali contengono granuli o zolle di pigment© giallo bruno. Negli Uccelli, adunque, la granulosa non cade coll' novo n6 si distrugge subito dopo la deiscenza del follicolo ovarico, ma a somi- glianza di quanto avviene nei Selaci e nei Rettili prende parte alia costituzione della formazione lutea vera. II comportarsi delle capsule follicolari scoppiate ben si diffe- renzia dalla degenerazione dei follicoli ovarici che conduce ai corpi - 263 — lutei falsi. L'esame di corpi lutei falsi, dalle diraensioni di mm. 7X4 e mm. 5X3, dimostra che la raetamorfosi regressiva di follicoli colpiti ad uno stadio d'accrescimento gi^ discretamente avanzato, si svolge nella Gallina secondo iin processo molto simile a quello da me illustrate in alcuni Selaci, massime a quello descritto in Mu- steliis laevis. Dalla parete del follicolo si elevano, infatti, numerose villosita formate di un delicato fusto connettivale in cui scorrono abbondanti vasi sanguiferi e sul quale s'impiantano le cellule dello epitelio follicolare riccamente proliferate, ingrandite e contenenti, nel loro protoplasma reticolato, granulazioni vitelline. II corpo luteo falso, essendo I'uovo quasi totalmente distrutto, racchiude una ca- vita ove si rinvengono ancora globuli di vitello nutritivo, cellule epiteliali immigrate e leucociti. * ik ik Da un lato le ricerche di P. Mingazzini sui Rettili, di So- botta sui Mammiferi, dall'altro le mie recenti indagini sui Selaci e quelle sugli Anfibi e sugli Uccelli, qui riferite, ci autorizzano, per quanto concerne la questione della membrana granulosa, a trarre la conclusione generale: che in tutte le classi de' Vertebrati all'es- plosione dsl follicolo ovarico maturo ed all'espulsione dell' uovo non segue la caduta della granulosa, ma questa, modificati i rapporti e la forma dei suoi elementi, rimane in sito e, rimanendo, non si di- strugge immediatamente ne intieramente, ma prende parte alia co- stituzione della formazione lutea vera, anche quando detta forma- zione non tenga dietro ad una piu o meno complicata organizzazione, sibbene rappresenti, come negli Anfibii, soltanto la capsula follico- lare, la quale abbandonata dall'uovo, lentamente si atrofizza sino a scomparire. INDICE BIBLIOGKAFICO. (1) A r n 0 1 d A. F., Beitiage zur Kenntnis des Reptilien-Ovarinins. Inau- gural-Dissertation. Waldshut 1892. (2) B a 1 b i a n i G., Lemons sar la generation des vcrt§br6s. Paris 1879. (3) V a n B a m b e k e C h., a) Kecerches sur Tembryolosrie des Batraciens. Bull, de I'Acad. Koyale de Belgique 1865. b) Nouvelles recherches sur I'em- bryologie des Batraciens. Arch, de Biologie, t. I, 1880, p. 305. Bull, de TAcad. de Belgique, Ser. 2, Tome 61, p. 97. (4) B a r f u r t li, Blologlsclie Uutorsuchungen iiber die Bachforelle. Arch. f. mi • krosk. Anat. Bd. XXVII, 1886. •264 (5) B a t a i 1 1 0 n, Recherches anatomiques et exp6riraentales snr la m^tamor- plioses des araphibiens anoures. Aniiales do runiversit6 de L3'on. Tome II. (6) B e n c k i s e r A., Zur Entwickelungsgeschichte des Corpus luteum. Arch, f, Gyniik., 23 Bd., 1884. (7) van Beneden Ed., a) Contribution a la connaissance de Tovaire des Mammiferes, Archives de Biologie, t. I, 1880. h) Recherches sur la compo- sition et la signification de I'oeuf. Memoires couronnS et mem. do sav. etran- gors, pubbl. p. 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La sezione rappresentata nella Fig. 1 col- pisco il corpo luteo al disopra, nella Fig. 2 a livello dell' apertura (stigma). Dimensioni del corpo luteo mm. 0,60 X 0,37. Fig. 3. — Sezione di im corpo luteo in corrispondenza dell 'apertura Qualche tempo dope la caduta dell' uovo, la capsula e maggiormente retratta. Dimens. del c. I. mm. 0,40 X 0,26. Pig. 4, _ Come sopra. Dimens. del c. 1 mm. 0,42 X 0,25. Fig. 5. — Sezione di una capsula follicolare al disopra della sua apertura. La capsula poco retratta, da brevissimo tempo abbandonata dall'uovo, si 6 ripiegata sopra a se stessa. Dimens del c. 1. mm.. 0,51 X 6.0,2 Fig. 6 e 7. — Due sezioni di uno stesso corpo luteo qualche tempo dopo la ca- duta dell'uovo. La Fig. 6 da una sezione alquanto tangenziale, la Fig. 7 da una sezione che passa per la cavita. Dimens. del c. 1. mm. 0,40 X 0,30. Fig. 8. — Epitelio follicolare fortemente ingrandito. Da una sezione tangen- ziale di un corpo luteo, poco tempo dopo Tuscita dell' uovo. Dimens. del c. I. mm. 0,56 X 0,40. -C3$^)- - 267 - {Dal Laboratorio di Zoologia della R. Universitd di Bologna) \" . DoTT. k. GHIGI. Sulla dentatura deirHemicentetes semispinosus. (Mivart) (Con figure) lo qui descrivo e discuto i fatti ctie ho osservati nella dentatura deW Hemicenleies semispinosus (Mivart). Le mie ricerciie sono state fatte nel Laboratorio di Zoologia deir University di Bologna. Debbo pero premettere che il materiale embriologico ivi messo a mia disposizione, sebbene prezioso, non era tutto in istato di buona conservazione, almeno per questo genere di ricerche: e cosi che degli stadi embrionali piu giovani non mi son potato servire, e il materiale si riduce ad una serie di embrioni che variano fra 35-55 mm. di lunghezza. Ho avuto ancora un esemplare adulto, e siccome nel lavoro del Dobson sugli Insettivori (D non sono rappresentate in figura le due mascelle di tale specie, e la de- scrizione della dentatura e fatta piu che altro comparativamente alle specie H. nigriceps e Centetes ecaudatus, cosi io premettero alia descrizione degli stadi embrionali, quella della dentatura dell'adulto. Dentatura dell'adulto — La formula dentaria, elf, Cj,P|, M| (fig. 1) Gl'incisivi della mascella superiore sono di due forme assai differenti: i primi due, fatti ad un- cino, presentano un processo basale posteriore, 11 terzo molto ridotto in confronto agli altri e fatto a scalpello, ed e piu largo all'apice che alia base. Itre incisivi inferior! rassomigliano nella forma al 3." superiore ma sono piu sviluppati. Tanto i canini quanto il primo premolare superiore somigliano per la forma ai due primi incisivi superior!. I premolar! inferior! hanno tre cuspid! aguzze, delle quali e maggiore la mediana, e sono tutte rivolte all'indietro. Assomigliano per la forma ed hanno pure tre cuspidi, ma arrotondate, il secondo e terzo premolare superiore, ed ! tre molar! inferior!. Tutti quest! dent! sono piatti, e le cuspid! sono ordinate dall'innanzi all'indietro. I molar! superior! invece somigliano a pri- FlG. 1. (1) Dobson — « Monograph of the Insectivora, Systematic and Anatomical. » 1882-83. - 268 - smi triangolari, tagliati in modo che lo spigolo anteriore interno 6 il piu alto, lo spigolo posteriore il piii basso. Si notano molti e lunghi diastemi, il rnaggiore e nella mascella superiore tra il primo ed il secondo premolare, il quale e preceduto da un diastema pure largo, ma minora di quello tra il primo premo- lare ed il canino. Vengono poi in serie, nella mascella inferiore, i dia- stemi tra il canino e il primo premolare, tra il primo premolare ed il secondo, tra il secondo ed il terzo, tra il terzo ed il primo molare. Stretti spazi si trovano pure nella mascella superiore fra il terzo incisivo ed il canino, fra il secondo e terzo premolare pure inferiori. SviLUPPO DEI DENTI. Nella descrizione del fatti piu salienti che ho avuto occasione di osservare negli embrioni di Hemicentetes, io seguo il metodo tenuto dal Lee he per gli embrioni di riccio (i). E prendero prima in con- siderazione la mascella inferiore, poi la superiore, Delle quali, nei vari embrioni, io ho fatto sezioni trasversali e longitudinali di/^ 25 di spessore. Mascella inferiore. — Nell'embrione piii giovane di mm. 35 la lista dentaria e gia ridotta nella parte anteriore a semplici avanzi situati superficialmente, mentre nella parte posteriore e ancora con- tinua, e termina con un ingrossaraento che si dirige obliquamente verso I'alto. Ancora uniti con questi avanzi della lista dentaria si trovano dieci denti di latte, i quali, eccettuato I'ultimo (M3) che e ancora nello stadio di campana, sono calciflcati e mostrano perfetta- mente la forma che debbono avere piu tardi. Dal lato linguale di questi denti, e verso la parte posteriore di essi, si trovano i loro germi di sostituzione in forma di lunghe clave, la cui porzione in- grossata scende giii nel mesoderma. Nessuna traccia di denti di cam- bio corrispondentemente ai molari, del quali Mj, M3 sono ancora congiunti alia lista dentaria. L'osso appare maggiormente sviluppato nella parte posteriore e media, dove si nota un larghissimo spazio tra Pd, e Pd^. Nella parte anteriore invece, gl'incisivi riescono acca- vallati, 6 questa sovrapposizione parziale di essi e forse dovuta ad un ripiegamento della lista dentaria, poiche anche i germi dei denti di cambio non si trovano col loro asse maggiore nella medesimadire- (1) L e c h e — « Studisn liber die Eatwickelung des Zahnsystenis Lei den SSugethieren. > in:Morphol Jalirbuch Bd XIX. — 269 — zione, ma son disposti ciascuno parallelamente al dente di latte che gli corrisponde. II dente maggiormente sviluppato ^ M, e le dimension! sono man mano minori per i denti Pd ,, M 2, Pd ,, Cd, Pd,. (vedi sche- ma). II forte sviluppo degli incisivi in confronto alia piccolezza della parte anteriore della mandibola, dimostra I'indipendenza completa dei denti dalla formazione della mandibola, indipendenza gi^ ricono- sciuta dallo Schwink, Lee heed altri, Mentre nell'embrione di mm. 35 i denti di latte sono ancora in relazione colla lista dentaria, in un embrione di mm. 50, i denti di latte si sono staccati completamente dagli avanzi della lista dentaria. Questa e tutt'ora intimamente legata con M3, il quale ci offre gic'i delle formazioni dure, come i denti che gli stanno innanzi, e dietro ad esso terraina con un ispessimento in direzione del palato. II fatto piu notevole in questo stadio e che nel margine libero della lista dentaria, che cresce profondamente nel tessuto di fronte ad M , , si nota un rigonfiamento epiteliale che e evidentemente un abbozzo di un dente di sostituzione nello stadio di bottone. Tale abbozzo si ri- scontra anche corrispondentemente ad M,; in questo caso per6 e raolto dubbio possa trattarsi del principio di un germe di dente. Nell'embrione lungo mm. 55, codesti rigonfiamenti della lista den- taria nella regione dei molari hanno di gi^ perduto qualsiasi carattere di germi di denti di cambio; pero la presenza di un margine libero della lista dentaria che si sprofonda nel tessuto dinanzi ad M 3, accenna alia possibility di una nuova dentizione. L'ingrossamento col quale termina la lista dentaria posteriormente, non e piu, come nell'embrione precedentemente descritto, obliquo rispetto ad M3, ma e parallelo al suo asse maggiore. In qnest'ultimo stadio poi e da notarsi che la mandibola ha subito un forte allungamento fra Pd , e Pdj ; e invece alquanto diminuito lo spazio fra Pd , e Pd , , ma questo probabilmente e avvenuto in seguito al crescere accelerate di Pd,. Mascella superiore. — La mascella super lore e complessiva- raente meno sviluppata di quella inferiore. Nell'embrione di mm. 35, i denti decrescono in dimensione secondo questa serie: Pdj, Pd,, M, , Cd, Pd,, Idj, Id,. Tali denti sono tutti calcificati, mentre Id3 ed Mj sono nello stadio campaniforme, pure presentando quest' ultimo una piccola cappa di dentina. La lista dentaria si mostra nella mascella superiore meno interrotta che nella inferiore: dinanzi ad M, e verso il suo margine posteriore, s'ingrossa sensibilmente, poscia si con- tinua neir abbozzo campaniforme di M^, per modo che in alcune delle sezioni trasversali della mascella che passano per questo dente, non e dato distinguere la massa del dente stesso dalla lista dentaria. Nelle sezioni susseguenti, si vede una falda di questa massa stac- — 270 ^rf"^ carsi, e proseguire alquanto non in direzione longitudinale con M„ ma obliquamente ad esso verso il cavo boccale. Abbozzi di denti di cambio in forma di clava, si notano accanto a tutti gli aiitemo- lari, eccettuato Idj. Gl'incisivi sono separati tra loro e dal canine da piccoli spazi. Negli embrioni della lunghezza di 50 a 55 mm. troviamo le se- guenti modificazioni principali. Id, offre gia delle formazioni dure, come pure e gia completamente calcificato Mj. Dal lato linguale poi di Id3 ci si da a vedere un piccolo aggruppamento di cellule epite- liali, raggruppamento che dara poi origine al primo abbozzo del dente di sostituzione. E caratteristica la posiziorie di Idj, 11 quale nello stadio precedente e separate da Idj da un piccolo spazio: ora invece si trova sovrap- posto perpendico- larmente alia radice di esso. La lista dentaria offre un abbozzo in for- ma di bottone dal lato linguale di M, ; al lato linguale di M,, s'in- grossa fortemente , e costituisce il germe di M-, che si trova ora nello stadio di cappa, e in posizione che ri- corda quella del germi dei denti di sostituzio- ne (fig. 2). Per rendere maggiormente chiara la posizione ed il grado di sviluppo di tutti questi denti, ho fatto due schemi uno per I'em- brione di mm. 35, I'altro per I'embrione di mm. 55. Nello schema I vien rappresentata solamente la lunghezza dei denti di latte, e le distanze che li separano; nello schema II sono rappresentate la y-<^ y" Fig. 2. C ^/"cl em/l^ JT Of c) €. — Cisticerco mostruoso apparentemente allogato in un di- stacco retinico con vasta lacerazione. — Atti d. R. Accad. Medico-cliirurg. di Napoli, An. 50, nuova serie, n. 2. Napoli, tip. Tocco, 1896. Yincentiis (wc) c — In proposito del cisticerco nel vitreo. — Atti d. R. Accad. Medico-chir. di Napoli. An. 50, nuova serie, n. 2. Napoli, tip. Tocco, 1896. 6. Nematodi. Colncci V. o .trnonc I.. — Di un rarissimo parassita nematoideo nello stomaco del cinghiale. — Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1896. {Con tav.) Estr. d. Mem. d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna. Serie 5, tomo 6. Sonsino P. — La filaria nel sangue, nelle urine e nelle feci di un Unibro ? Nota critica. — Estr. di pag. 6 d. Clinica Moderna, Anno 2, N. 14, Firenze, tip. Niccolai, 1896. 8. iRUDINEI. Bcrtclli D. — Ricerche anatomiche sulle glandule perifaringee e sulle glandule labiali della Hirudo medicinatis. Funzione delle glandule perifaringee. — Estr. di pag. 18 d. Monit. zool. itat. Anno 7, fasc. 6-7. Firenze 1896. {Con tav.). 279 - 9. Anellidi. Orlnndi s. — Di alcuni anellidi polieheti del Meditorraneo. — Genova, tip. Ci- minago, 1896, pag. 17. (Con tav.]. Estr. d. Bull. d. Musei di Zool. e Anat comp. d. R. Univ. di Genova^ 1896. N- 49. — Genova., tip. Ciminago, 1896. Pag. 19 (Con tav.). Estr. d. Atti d. Sac. liguslica di sc. nat. e geograf.. Vol. 7 (189G), fasc. 3. Rosa D. — Les lymphocytes des Oligoclietes. — Vedi M. Zool. Anno 7, N. 11, Pag. 248. XUl. Artropodi. 3. Crostacei. Coggi A, — Note sulla evoluzione dei crostacei. — Vedi M. Zool. 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Rivisla di Patologia vegetale. Anno II, N. 1-8. Avellino, 1893. - Parte II : 1 Lecanium (con 12 tav.), Ibidem, Anno III, N. 1-8. Avellino 18P4. - Parte III: / Diaspiti (con 200 fig. nel testo e 12 tav.), Ibidem, Anno IV, N. 1-12, Anno V, n. 1-4. Firenze 1896. I) Ditteri. Fabani C. — Straordinaria invasione di ditteri della famiglia dei culicidi (Zan- zare). — Boll, del Nat. collettore, allevatore, coltivatore. Anno 16, N. 10, Siena 1896. — 282 - ricalbi E. — Revisione sisteniatica delle specie europee della famiglia delle Cu- Ucidae (Gen. Culex, Anopheles, A'e'des). (Continuazione, vedi Bullettino Anno 27. — Bollettino della Soc. entom. ital. Anno 28, trim. \ e 2. Firense 1896. Pag. 108 a 19G. (Continua). Urimni A. — Antracidi del Piernonte. Studio monograflco. — Estr. (di 50 pag.). d. Ann. d. R. Accad. d'Agric. di Torino, V. 39. Torino 1896. XIV. Molluschi. 1. Parte Generale. Walato G. — Molluschi della Venezia. — Vicenza, tip. Fabris, 1896, pa^. 48. Estr. d. Neptunia, Vol. 11 (1896). 3. Lamellibranchi. Carazzi w. — Contributo alia Istologia e alia Biologia dei Lamellibranchi. I. Ri- cerche sulle Ostriche verdi. — Monit. Zool. Ital. Anno VII, n. 8, pag. 169 a 171. Firenze 1896. CoDNoluni E. — Note sulla struttura della conchiglia nei lamellibranchi. — Atti d. Soc. d. Natur. di Modena. Serie 3, Vol. 13 {Anno 28), fasc. 2; Vol. 14 {Anno 29), fasc- 1. Modena 1895-96. JUonteroKHtc (M. Oi) — Note intorno alle Najadi siciliane. — 11 Natur. Sicil.., organo d. Soc. d. Naturalisti siciliani. Nuova Serie. Anno I, iV. 1, 2,3. Pa- lermo 1896. Pag. 6 a 20, con figure. 5. Gasteropodi. Paravicini G. — Ricerche anatomiche ed istologiche sul bulbo faringeo della Helix pomatia. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d R. Univ. di Torino, Vol. 11, n. 243. Torino 1806. 42 pag. iSulliotii a. .%. — Comunicazioni malacologiche. (Contribuzione alio studio delle Cypraeidae). — Bull. d. Assoc. Sc. ligure. Anno 1 (1895), pag. 17-34, Porto Maurizio 1895. Siilliotti. — A proposito dell' Helix Roseti, Michaud, secondo il Benoit. — Bull. d. Assoc. Sc. ligure. An. 1 (1895), pag. 13-14. Porto Maurizio 1895. Trinchcso S. — Ricerche anatomiche sulla Hermaea Cremoniana (T. R.). — Bologna tip. Gamberini e Parmeggiani 1896, p. 13. (Con tav.). Estr. dalle Mem. d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna. Serie 5, Tomo 6. TrinchcMo S. — Sul sistema nervoso del Phyllohranchus Borgnin'i. — Rendic. d. Accad. d. Sc. fis. e matem. d. Soc. R. di Napoli. Ser. 3, Vol. 2 {Anno 35), fasc. 2, pag. 37-38. Napoli 1896. 7. Cefalopodi. Wcri F. — Osservazioni chimiche ed istologiche sui becchi dei Cefalopodi. — Estr. di pag. 12 d. Proc. Verb. d. Soc. toscana di Sc. Nat. Adun. del 26 Gennajo 1890. Pisa tip. Nistri 1896. iSeri F. — Ulterior! osservazioni chimiche sui becchi dei Cefalopodi. — Estr. di pag. 5 d. Proc. verb. d. Soc. toscana di Sc. Nat. Adun. d. 3 Maggio 1896. Pisa tip. Nistri 1896. — 288 - SUNTI E RIVISTE Marchesini R. — Centrosomi e sferule attrattive nelle cellule bianche del sangue di Tritone osservati con un nuovo raetodo di tecnica. — Bollettino delta Societd Romana per gli studi zoologici. Anno 5, Vol. 5, Fasc. 3 e 4, Roma 189(5, Pag. 89-95. (Con tav.) L'Autore ha studiato i centrosomi e le loro sfere attrattive nelle cellule bianche del sangue dl Tritone adoperando il seguente semplicissimo metodo: Si fa una soluzione percentuale di verde di malachita e un'altra pure percentuale di verde di saffranina e si uni^ce una parte della prima a due parti della se- conda. Deposta una piccola quantita di sangue sul vetro portaoggetti si aggiunge una goccia della mescolanza dei due colori, si applica il vetrino coprioggetti e si esamina ad un ingrandimento approssimativo di 700 d. Dalle ricerche dell'Autore risultsr: 1. — II centrosoma con la sua sferula d'attrazione appare una forma a se. 2. — II centrosoma e la sferula hanno rapporto diretto anche alio stato statico con il nucleo e percio debbono ritenersi come una parte di esso, ma differenziata. 3. — II centrosoma con la sferula attrattiva oltre alia divisione della cellula presiede ai movimenti protoplasmatici ed ai fenomeni di nutrizione cellulare. 4. — La miscela colorante di cui e parola e un metodo di colorazione adatto per scoprire il centrosoma e la sferula alio stato ancora viveate della cellula, ed e un metodo molto seraplice di ricerca. Rossi. Levi G. — Ricerche sulla capacita proliferativa della cellula nervosa. Nota pre- ventiva. — Rivista di Patologia nervosa e mentale. Vol. 1, Fasc. 10, Fi- reme, Ottobre 1896, Pag. 385-386. L'Autore si e proposto con queste ricerche di stabilire I'esistenza tanto di- scussa della cariocinesi nelle cellule nervosa in seguito a ferite della corteccia cerebrale. A questo scopo, previa trapanazione del cranio, ha prodotto, con un grosso ago rovente, ferite asettiche nella corteccia. Ucciso I'animale a vari pe- riodi (da 1 a 10 giorni dopo Toperazione), ha fissato la zona di corteccia ferita e r alone che la circonda in sublimato e colorite le sezioni con la miscela di Biondi-IIeidenhain. Seguendo questo metodo TAutore ha trovate numerose fi- gure cariocinetiche con fusi e centrosomi molto evidenti in cellule delle quali per varie ragioni puo essere messa fuori di dubbio la natura nervosa. Rossi. Motta Coco A. — Rigenerazione delle fibre muscolari striate. — Atti dell'Accad. Gioenia delle scienze naturali in Catania. Vol. IX, Ser. 4.^, tip. Galatola. — L'Autore, rlcordato come nonostante le numerose ricerche fatte flno ad oggi sulla rigenerazione delle fibre muscolari striate molte questioni sieno tuttora aperte non solo su questo argomento ma eziandio sulla prima formazione e sulla costituzione della fibra stessa, dice d'avere avviato ricerche intorno a questi soggetti ed intanto riferisce i resultati ottenuti dalle investigazioni relative alia rigenerazione. L'Autore si e servito di tritoni e di cavie: ne ledeva i muscoli 284 in piccoli punti in modo da non alterarne troppo i rapporti. Fece tutte le fissa- zioni in Flemming e le colorazioni al carminio boracico od alia Ematossilina. Le prime osservazioni fatte dall'A. quattro ore dopo la lesione del muscolo mostrano nel tritone un processo distruttivo della fibra striata, una alterazione dei rapporti tra sarcoelementi e sostanza isotropa che si ripete anche in punti lontani da quelle traumatizzato e che puo auche invadore tutta la fibra. II sar- colemma pare non subisca che lievi alterazioni. Sotto di esso soiio visibili i cor- puscoli niuscolari circondati da poca sostanza omogenea e qualche nucleo ton- deggiante con un po" di protoplasma aH'intorno che teude a confondersi con la sostanza omogenea dei corpuscoli muscolari sopradetti. I fatti osservati dall'Autore nelle cavie, in un primo periodo, non sono iden- tici. Le fibre si vacuolizzano, s'infiltrano di corpuscoli rossi e di coaguli. In mezzo ai vacuoli si vedono nuclei rigogliosi; e ancora abbastanza visibile la stria- tura longitudinale ed e, come nel tritone, integro il sarcolemma. In questo prinio periodo tanto nel tritone che nelle cavie TAutore ha potuto costanteniente vedere un auniento di connettivo rigoglioso e vascolarizzato in- torno alle fibre. Otto ore dopo la causticazione, nel tritone si vedono gia par- tire dal sarcolemma delle fibre lese, dei rami, come delle trabeccle die circo- scrivono piccoli spazii e contengono entro questi e sul loro decorso dei nuclei abbondanti, rigogliosi, circondati da poca sostanza indifferenziata e che presen- tano segni evidenti di un processo di divisione diretta. Dopo dodici, diciotto ore si ripetono ancora i soliti fatti, ma e cominciata nei monconi delle fibre divise una tendenza a riavvicinarsi merc6 prolungamenti del sarcolemma. Dopo 24 ore questa riunione del sarcolemma e avvenuta, e sotto di esso troviamo i soliti nuclei di varia forma, circondati da una sostanza omo- genea che pero non e in rapporto con la sostanza contrattile della vecchia fibra. Nelle cavie, limitato che sia il processo degenerative e la vacuolizzazione della fibra, si vedono agglomerarsi alia estremita di questa piccoli nuclei, rotondi, ritenuti dal Mingazzini punti d' accrescimento delle nuove fibre muscolari, che sono in rapporto con la sostanza contrattile della veccliia fibra. Anche qui intanto, come nei tritoni, il sarcolemma sebbene con un po'piii di ritardo si e ri- costituito in modo continue tra i vari monconi. In uno stadio ulterioi-e i nuclei agglomerati verso 1 monconi delle fibre lese si dispongono in serie longitudinali, contenuti dal sarcolemma e circondati da una sostanza indifferenziata. Nelle fibre dei tritoni, dopo 48 ore, il sarcolemma e sempre piu evidente ed i suoi nuclei ceminciano ad assumere una posizione di riposo. Intanto e aumentata la sostanza indifferenziata che trovavasi gia in poca quantita sotto il sarcolemma. Essa si fa via via granulosa, e dopo tre giorni unisce esattamente la sostanza contrat- tile dei due monconi e presenta dei nuclei Al quinto giorno compare in questa sostanza la striatura longitudinale, con- tinua con la striatura della vecchia flbra. Comincia anche qua e la qualche zona striata trasversalmente. Negli stadi successivi le fibre sono complete e non si ha piu differenza tra la sostanza dei monconi e quella neoformata. Cosi I'Autore si ritiene autorizzato a concludere che il processo di rigenera- zione delle fibre muscolari striate non e dovuto ne ad eleraenti immigrati ne ad elementi connettivali del luogo, ma che il sarcolemma ed i suoi corpuscoli hanno grande importanza in questo processo e che la nuova sostanza contrattile si pro- duce da un materiale che entro il sarcolemma stesso si svelge e non deriva da quella preesistente. Lenzi. - 285 - Negrini F. — Contributo aH'anatomia dei canali di Malpighi (detti di Gartner) nella vacca. Con 2 tavole. — Parma, Luigi Battel, 1896. I residui dei condotti dei reni primitivi, che vanao sotto il nome di canali di Gartner, furono per la prima volta osservati da Malpighi nella vacca I'anno 1681. Tuttavia prendon titolo da Gartner, perche fu quest' Osservatore danese, che ne divulgo la conoscenza, pubblicando il 1822 nuove e piu estese ricerche, ese- guite sulla vacca, sulla vitella e sulla scrofa. Successivamonte i canali di Malpighi (come preferisce chiamarli I'Autore, in omaggio al loro scopritore) oltroche nei mammiferi ora rammentati vennero riconosciuti e descritti nella capra, nella gatta, nella volpe e nella cavalla. Anche nella specie umana furono ripetute le osservazioni : Kolliker flno dal 1852 accenno alia pi'esenza di residui dei condotti Malpighiani in feti umani, e molti altri Osservatori li rinvennero poi nella donna adulta. Tutte queste ricerche, sia antiche, sia moderne, vertono principalmente sulla forma e sulla topografia dei canali di Malpighi ed e percio che I'Autore ha creduto opportuno di ritornare oggi suU'argomento alio scopo di approfondire meglio la struttura di tali organi, quali essi si presentano nella vacca. I fatti principali, rilevati daU'Autore, sono i seguenti: II condotto di Malpighi puo dividersi in tre porzioni : in una vaginale, che e inclusa nella parete della vagina ed e provvista di ghiandole; in una cervicale, che e situata nel collo uterino e si oblitera verso il settimo mese di vita intra- uterina; in una porzione uterina, posta di lato al corpo ed al collo dell'utero, la quale presenta delle dilatazioni e rimane constantemente senza ghiandole. La porzione vaginale presentasi dilatata nel quarto posteriore della sua lun- ghezza, cioe verso lo sbocco {dotto parauretrale di Skene); soltanto quivi si no- tano dei diverticoli e le ghiandole sboccano per la maggior parte in essi; nel ri- manente tratto la porzione vaginale e assai ristretta e le ghiandole sboccano di - rettamente nel canale malpighiano. I diverticoli od insenature hanno forma ed estensione diverse, sono situate nella spessezza della parete del canale e per lo piii rivestite da un doppio strato di cellule cubiche; talvolta pero un solo strato di queste le tappezzano. Le ghiandole hanno una forma intermedia fra le acinose e le tubolari com- poste, sono costituite da pochi tubi varicosi serpeggianti nella spessezza della parete del canale e rivestite da un solo strato di cellule cubiche con protoplasma trasparente. II canale malpighiano risulta aU'esterno da un sottile strato di fibre musco- lari liscie che, nelle porzioni vaginale e cervicale, si confondono con quelle della tunica muscolare della vagina e del collo dell'utero; internamente 6 tappezzato da un doppio strato di cellule cubiche. L' epitelio dei condotti di Wolff, destinati a dar luogo al canale malpighiano, e originariamenle semplice; verso il terzo mese di vita intrauterina pero comincia a rendersi doppio nella porzione vaginale, mentre in quella uterina si raddoppia soltanto nel primo mese di vita extrauterina. Le ghiandole si sviluppano nel feto verso il settimo mese ed alia stess'epoca comincia ad obliterarsi la porzione cer- vicale del condotto malpighiano. R. Stadebini. M.Z. - 286 — COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZE G. CHIARUQI ED A. BANCHI Influenza della temperatura suUo sviluppo delle uova di " Salamandrina perspicillata ,, KOTA PRELIMINARE Nella decorsa primavera abbiamo istituito una serie di ricerche sulla influenza della temperatura suUo sviluppo delle uova di Sa* lamandrina perspicillata. Le nostre esperienze sono lungi dall'esser complete; nella primavera prossima ci proponiamo di proseguire i nostri studi e di raccogliere nuovo materiale. Tuttavia alcuni dei re- sultati finora conseguiti ci sembrano meritevoli di essere annunziati e cio facciamo in questa breve Nota preliminare. Abbiamo studiato 1' influenza delle basse e delle elevate tem- perature, prendendo per punto di partenza la temperatura di 12''-14**, alia quale, come sapevamo dall' esperienza acquistata negli anni precedent!, lo sviluppo della Salamandrina avviene in maniera del tutto normal e ('). I. AZIONE DEL FrEDDO. Riferiremo soltanto sopra due delle esperienze eseguite. 1. Si raccolgono uova emesse da animali da poco portati in Laboratorio : 10 di queste uova non sono ancora entrate in segmen- tazione, 10 si trovano alio stadio del 1° solco, 10 presentano i primi (I) La deposizione delle uova di Salamandrina nelle campagne prossiine a Firenze av- venne qiiest'auno priucipalmente uel mesa di Marzo ; in piccola parte negli ultimi del Feb- brajo e nei primi dell'Aprile. Come risulta dalle osservazioui metereologiche del Laboratorio di Igiene (situato nel centro di Firenze) la temperatura media della 3" decade del Febbrajo 1896 fu di 4 ',64 C, con iin minimo di - 0°,5 e un massimo di 12°,'2 ; — la temperatura media del Marzo fu di 12'',9 con un minimo di 5*,1 e un massimo di '22'^,5 ; — la temperatura me- dia della 1" decade dell'Aprile fu di 110,98, con un minimo di 5f,8 e un massimo di 20". — AirOsservatorio di Scandicci, situato in prossimita di Firenze, sopra una bnssa collina che h al limite della pianura dell'Arno ed 6 esposta a nord-ovest, noturono negli indicati pe- riodi le seguenti temperature : 3" decade del Febbrajo, temp, media 3^^,87 C, minima - 2°, massima 12. 400 ingrandimenti fino a 1000 diametri) Sim ol)t)lettt?o V.;' SGiiiiapcroMtico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccoraandato per la grande potenza e per la sua durata (Vedi Zeitsch- rift fQr Wissenscliaft. Microscnpie del 12 Set- tembre 1894. Band. XI. Heft 2) L. QOO coi due oculari coiupeusatori 4 e 8. CATAL.OGO GEMERALE GK.%T|J$ a semplice richiesta Pagamenti rateali mensiUpei Sig. ' Uffieiali sanitari comunali. STUDI ANATOMICI SUL CRANIO E SULL' ENCEFALO PSICOLOGICI E FRENIATRICI DEL ProF. ANDREA VERGA PUBBLICAZIONE A TOTALE BENEFICIO (lella Gassa di Soccorso per gli alienisti ilaliaoi e loro I'uiniglie Prezzo delV Opera {in 3 volumi) L 15 E uscito il 1." volume contenente la Parte Anatomica, Vol. di pag. XXX-446 con 43 figure intercalate nel te.sto. E in corso di pnbblicazione il 2" volume : Psicologia e Frenopatologia generate. Rivo!ger.«i per I'acquisto deH'Opera alia Diresione della Rivista di Frenia- tria - S. Maurizio (Reggio-Emila); o al Dott. G B. Verga, Manicomio di Mora- bello (Milano); o alia Ditta tipografico-editi'ice F. Manini-Wiget in Milano (Via Durini 31) o ai priucipali Librai del Regno. Chi trattiene o ritira il primo volume si ritiene obbligato all'acquisto dell'in- tiera Opera. Firenze, Tip. Ceuniniaua, 1896. M^jniZ/jre Z/>f///j//yr{; /ta/uw o . Anru) V/l Tfiv /r A M X.^i- %W/''- ] ^^v ^ ^ JJf/Ai i#^ 11) 191//: /^; / 4)i)ii)))D m'j mw /Will '" j/Ui) 'iiiiiiiiW mjjiiipj L Benedyfri. in' R: Lit: Cozani. Pisa 1. 9 De. Ci. M ;. C./n/ire.' .f Sisclil. Win Momloir ZccJoffico Jtaliano. Anne W. T-ivE BHiffini.dis \ d. f. U- 2i PJafeliik a Orvck .■ C./nfi/tr i Ijeahl, Wiia Momtorc Zcclcqicc Jtciliano. Ajmo JavJ: ^A w^^^m^gm^^m-^.-^^ " ^''2K^^\^k ji-'^^^^. X»f "^l V/SV f^rrr/^^ >fi..^ l?J #£C//^ •■if* J ^z ^ ^^v 'l^'^K SJ,^^ \ ! »W\ 4./ 1 ^-^I^S^Z-V '^^^ A.Comucci dis. PiMlil/i.uOncM ^ ejnsirlr i lisihl. Wiln_ Moniloiv Z< TavVl. y DKrchw d,s li( ^!' ^fcera'i di Artfriftthri, f/ww ^ra SCfttt^fff Jlimilon- Ztwioi/ico Itahiino. .Imio fJI. Tav.m i.l ifi RcoriidiArceitiilm. htun Bua SCm.' .' - Wcnitcir ZccJcgicc Jtdliduo. ^bmc ML. TavlM R^.l. .-~c m 3. Fju. 2. rii"-<2 w ^ cL Fw- 5. d Ifomtore Zcolcffico Jtaliana Amc YE. Tav.K Ficf. 7. Figr.8. 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