Hill r jBoDitope Zoologieo Italiano (Pubblioazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale deila Unione Zooiogica italiana DIRETXO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Auatomia umana ProJ. di Anatoinia comp. e Zoologia uel R. Istitulo di situdi Super, in Kireoze nella K. Uiiiversitit di Pisa XJfficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'aniio — Abbuonameuto annuo t*. 15. XX Anno Firenze, G-ennaio 1909 N. 1 SOCIETA EDITRICE LIBRARIA - MILAJiO Prof. GIULIO CHIAB.UGI IDirettore dell' Istitvi-to .^^]a.a-toxxi.ico di IPireiize ISTITUZIONI ANATOMIA DIJLL'UOMQ E' pubblicato il Vol. I, il fasc. 1-10 del Vol. II o il fasc. 1-2 del Vol. III. A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, Galvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Foruitore del R. Iistitnto di S^tudi* t»nperioi'i e RK. Ospedali in Firenze Massitna sollecitiidine - JPrezzi tnitissinti. ARCHIVIO ITALIANO I>1 ANATOMIA ^ »i EMBRIOLOGIA PUBBLICATO DA D BALDI «,«- A.BANCHI,Mren.e-D.BERTBLLI, P«.Zou« - S. BlANOHI.Mena ' « CHiARDOI, Firenze - O. GANFINI. Geneva - E. GIAOOMINI, Bologna L. GIANNELLI, Ferrara - P. LACHI, Geneva - G. LEVI, F^renze F LIVINI, Parma - F. PARDl, Fisa - a. PERNA, Bologna - (i. ROMITI. F^sa a SALVI, Sas«ari - K. STADERINI, C'«<«m« - G- VALENTI, Bologna B DIKBTTO OA Gr. CHIA-RUGH. Sommario del Fasc. 2« - Anno VII. Austoui A. — Muscoli auricolari estriuseci deU'uomo. Con tav. XIV-XVII. _ Pag. 193-243. . „ Biscossi A. — Sui cambiamenti aell'epitelio dei villi intestinal! attnbuit ai van stadi di assorbimento. Con tav. XVIII-XIX. - Pag. 244-263. Vernoni G. — Intorno al fondamento istologico di alcune funzioni del villo intestinale. Uon tav. XX e 3 figure nel teste. - Pag. 264-293. De Bonis T. — Sui fenomeni di secrezione nelle cellule ghiandolan delle. vescicole seminali e delle ghiandole di Cowper. Con tav. XXI. — Pag. 294-306. . , . Vitall G. - Aaatomia e sviluppo della mandibola e dell'articolazione man- dibolare. {Continuaz. Continua) . — Pag. 307-360. Banchi A. - Nuove osservazioni sulla Parafibula nei Rettili e nei Mam- miferi. Con tav. XXII-XXIII. - Pag. 361-370. Recensione: Edinger L. Vorlesungen uber den Bau der nervosen Zentra- lorgane des Meusohen und der Tiere fur Aertze und Studiereude. - Pag. 371-372, i'Archivio Italiano di Anatomia e di Embriologia sipubhlicain quattro fascicoli che formeranno ogni anno un voUme di pagine 800 circa eon illustrazioni e con tavole. - II prezzo annuo di abbonamento d: Per V Italia L. 30; per VEstero Fr. 31.50 co^nprese le spese di spedizione. Amministrazione: Ditta LUI6I ^J!^.QOUI - Via Faenza, 44 - FIRENZE Istituto Micrograflco Italiano per Tapplicazione della fotografia e delle arti grafiche alia scisnija Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCALI i^ROI^RI) Riprodnzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- segni; da soggetti macroscopici e micioscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientiliche. Micro e macrotbtografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consnlenze tecniche. EiDiziOTsTi :pi?.o:p"e^ie ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLl AUSPICI DELLA UNIONE ZOOL.OGICA ITALIANA PER CURA DEL COMITATO DI HEDAZIONE Vol. Ill — Fasc. 4. INDICE. — Masi L. Descrizioue di alcune Cypridae italiaue. Tav. 12. — Police G. Alcune nuove specie di Halacaiidae del Golto di Napoli. Tav. 13-14. — Marcucci E. Della iiiserzione mediale del muscolo gran pettorale in alcuni Saurii. Tav. 15. — Poso O. Ricerche biologiche ed istogenetiche sugli Echini regolarj. Tav. 16-18. — Jacino A. Uovo e larva di Tradiyptenis sp. Tav. 19 e due figure uel testo. L'abbonamento an'ARCHIVIO ZOOLOGICO e di L. 40 al volume (che si pnbbllca in tre 0 qnattro iascicolij. Commissionarii e rappresentauti: per ritalia alia « Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Galleria Uraber- to I Napoli. per I'estero alia Libreria Th. O. Weiyel: Konigstrasse 1. Leipzig. Per la Redazione rivolgersi al Prof. Fa. Sav. Monticelli — Istituto Zoologico, R. University di Kapoli. II 1.° Fascicolo del Vol. IV dQWArc/iivio (in corso di stampa) che uscira nel prossimo aprile 1909, contiene : Della Valle P. — L'organizzazione della cromatina studiata mediante il numero dei crgmosomi con una tavola. Morgera A. — Ricerche sulla glandola ed il canale di Leydig nei maschi di Scyllium (con una tavola). C. KEICHERT VIENNA VIII FABBRICA RINOMATA MIOROSOOPI di qua.ita iusuperabile, di IMIICjE^OTOIVCT e tutti gli altri accessori per la microscopia NUOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazioue, Emometri, Ferroraetri ecc. /iPPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTCGRAFIA K NUOVI OBIETTiVI FOTOGRAFICI Nnovo Corabinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8' Catal^rwn^ 1808 in liiipa^fraiicese aratis a seiiiplice ricMesla ^ ,......„. „„,iiiiiiiiiiiiniiiiMniiiiiiiiiiiiiinii"m"""""""""""" Ditta F. KORISTKA MILANO - Via aiuseppe Revere, 2 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale -^ -^ di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno Mlcrosccplo^raMc moiello "iSf^i'L^narllo A-bbe con dialramnia ad iride e con mo- vimento a pignont^ e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, mauovella di ferino all'iuclinazione della parte superiore, divisione a raillimetn al tubo portaoculare ; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea V.s" ; tre oculari 2, 3 e 4, m- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Stativo IV a tanoliuo reltauplare fisso L. 400 con Slalivo IVa a tavoliuo circolarc gireyole e con viti di spostamento per muovere , ..^ il preparato ^> ^^^ Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. Ill ellla con impugnatura e moviraento microraetrico comandato da bottoni laterali (secondo figura) Lire 60 in piii. CATALOGO GENERALE GRATIS A SEMPLICK RICHIESTA SI accordano pa^atnenti rateali tnensili jBoDitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTOm GIUUO GHIARUGI EUGENIO FIOALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia conip. o Zoologia uel R. Istituto di ^^tudI Super, in Firenze nella U. Universitii di Pisa Ufiicio di Direzione ed Amnunistrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 Humeri all'anno — Abbuouamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, Febbrajo-Marzo 1909 N. S-3 SOCIETA EDITRICE LIBRARIA - MILAiXO Prof. GIULIO CHIARUai IDirettore d.ell' Istitiito .A.natonaico d.i IFlrenze ISTITUZIONI DI AM'OMIA DELL'UOMO E' pubblicato il Vol. I, il fasc. 1-10 del Vol. II o il fasc. 1-2 del Vol. III. A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricromia, Gtuattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali S)®'^ Foruitore del K. Istituto <1i Stnd'i superiori e RR. Ospedali in Firenze Massima soiled titdi'ne - Prezzi mitissinii. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e delle arti grafiche alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCA.LI F^ROPRI) RiproJuzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procediimmti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. ■B^JDXZXOISTX IPIROIP-E^IE] ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI BELLA. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER CURA DEL COMITATO DI REDAZIONE . Vol. Ill — Fasc. 4. INDICE. — Masi L. Descrizioue di alcune Ci/pridae italiane. Tav. 12. — Police G. Alcune miove specie di HalacMridae del Golfo di Napoli. Tav. 13-14, — Marcucci E. Delia inserzione raediale del muscolo gran pettorale in alcuni Saurii. Tav. 15. — Poso 0. Kicerche bioiogiche ed istogenetiche sugli Echini regolari. Tav. 16-18. — Jacino A. Uovo e larva di Trachypterus sp. Tav. 19 ' e due figure nel testo. L'abbonamento airARCHIVIO ZOOLOGICO e di L.. 40 al volume (che si pnbblica in tre 0 quattro fascicoli). Commissionarii e rappresentanti: per ritalia alia € Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Galleria Umber- to I Napoli. per I'estero alia Libreria Th. O. Weifjel: Konigstrasse 1. Leipzig. Per la Redazione rivolgerai al Prof. Fa. Sav. Monticelli .— Istituto Zoologlco, E. University di Napoli. II 1.'* Fascicolo del Vol. IV deWArc/n'vi'o (in corso di stampa) che uscira nol prussimo aprile 1909, contiene : Della Valle P. — L'organizzazione della cromatina sfcudiata mediante il numero dei croinosorai con una tavola. Morgera A. — Ricerche aulla glandola ed il canale di Leydig nei rnaschi di ScylUum (con ima tavola). ARCHIViO ITALIANO 1>1 ANATOMIA K i>i EMBRIOLOGIA PUBBLICATO DA D. BALDI, Fiaa — A. BANCHE, Firenze - D, BERTELLI, Fadova — S. BIANCHI, Siena G. CHIARUGI, Firenze — O. GANFINI, Genova - B. GIAGOMINI, Bologna L. GIANNELLI, Ferrara — P. LAOHI, Genova — G. LEVI, Firenze F. LIVINI, Parma — F. PARDI, Pisa — G. PERNA, Bologna ~ G. ROMITI, Pisa G. SALVI, -S'rtssari — R. STADERINI, Catania — G. VALENTI, Bologna H DIRETTO DA Gr. CHIARUai. Sommario del Fasc. 3"* - Anno VII. Ganflni C. — Sulla struttura e sviluppo dello cellule interstiziali deH'ovajo. (Con tav. XXIV-XXV). — Pag. 373-457. Yitali G. — Anatomia e sviluppo della luaudibola e deirarticolazione man- dibolare. (Con tav. XXVI-XXIX). — Pag. 468 600. {Continuaz. e fine). Comes S. — Alcuni particolari istologici sugli elementi donde proviene il materiale nutritive dell'ovocite dei Mammiferi. (Con tav. XXX). Pag. 501-516. Moscati E. — Sulla presenza, suUa costituzione e suUa probabile funzione delle ghiandole a gomitolo annesse alia pelle del Cane. (Con tav. XXXI). — Pag. 517-632. i'Archivio Italiano di Anatomia e di Embriolog^ia si puhblica in quattro fascicoli eke formeranno ogni anno un volume di pagine 800 oirca con illuatrazioni e con tavole. — II prezzo annuo di abbonamento d : Per V Italia L. 30; per UEstero Fr. 31.50 comprese le spese di spedizione. Amministrazione: Ditta LUIGl r!!^.OOUI - Via Faenza, 44 - FIRENZE. C, EEICHERT VIENNA VIII FABBRICA RINOMATA DI MilOROSOOPI di qualita insuperabile, di :M:Io:E^1 ANATOMIA E »i EMBRIOLOGIA PUBBLIOATO DA D. BALDI, Fisa — A. BANCHI, Firenze - D. BEttTELLI, Fadova — S. BIANGHI, Siena G. CHIARDGI, Firenze — O. GANFINI, Genova — E. GIACOMINI, Bologna L, GIANNELLI, Ferrara — P. LAOHI, Genova — G. LEVI, Firenze F. LIVINI, Parwio — F. PAEDI, Pisa — G. PERNA, Bologna — G. ROMITI, I'isa G. SALVI, Saasari — R. STADERINI, C'a/rtnm — G. VALENTI, Bologna B3 DIRETTO DA Gr. CHIARXJG-I. Sommario del Fasc. 4'' - Anno VII. Glannelli L. — Contributo alio studio dello sviluppo del pancreas negli Uccelli. (Con tav. XXXII-XXXVI e 3 figg. nel testo). — Pag. 533- 577). Bnfflni A. — Sul muscolo interdigastrico di Bianchi e sull'aponeurosi so- prajoidea od intermediojoidea. Rarissimo caso di mancanza bilateraledel ventre anteriore del m. digastrico della mandibola. (Con tav. XXXVII- XXXIX). — Pag. 578-601. Comolli A. — Coutributo alia conoscenza dell'istogenesi del labbro nel- Fuomo. (Con tav. XL-XLI). — Pag. 602-614. LeYi G. — Studi anatomici ed embriologici sull'osso occipitale. (Con ta- vole XLII-XLVIII). — Pag. 615-696. i/Archivio Italiano di Anatomia e di Embriologia si pubblica in quattro fascicoli die formeranno ogni anno tin volume di pagine 800 circa oon illustrazioni e con tavole. — II x^rezzo annuo di ahbonamento d : Per V Italia L. 30; per VEstero Fp. 31.50 comprese le spese di spedizione. Amministrazione: Ditta LUIGI r!'^.COlAI - Via Faenza, 44 - FIRENZE. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e delle arti grafiche alia scisaza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCA.LI PROFRI) Riproduzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spn- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d'insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. EIDIZIOISri iFIROZP-E^IE ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA UNIONE ZOOXOGICA ITALIANA PER CURA DEL COMITATO DI REDAZIONE Vol. Ill — Fasc. 4. INDICE. — Masi L. Desfrrizioue di alcuae Cypridae italiane. Tav. 12. — Police G. Alcune nuove specie di Halacaridae del Golto di Napoli. Tav. 13-14. — Marcucci E. Delia iiiserzione raediale del muscolo gran pettorale in alcuni Saurii. Tav. 15. — Poso 0. Ricerche biologiche ed istogenetiche sugli Echini regolari. Tav. 16-18. -^ Jacino A. Uovo e larva di Trachypterus sp. Tav. 19 e due figure nel testo. L'abbonamento all'ARCHIVIO ZOOLOGICO 6 di li. 40 al volume (che si pabblica In tre 0 quattro fascicoli). Commissionarii e rappresentanti: per r Italia alia « Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Galleria Umber- to I Napoli. per i'estero alia Libreria Th. O. Weiqel: Konigstrasse 1. Leipzig. Per la Redazione rivolgerai al Prof. Fr. Sav. Monticelli — Istituto Zoologico, K. University di Napoli. II 1.° Fascicolo del Vol. IV dQWArchivio (in corso di stampa) che uscira nel prossimo aprile 1909, contiene : Della Valle P. — L'organizzazione della cromatina studiata medittnte il numero dei croraotiomi con una tavola. Morg^era A. — Ricerche sulla glandola ed il canale di Leydig nei maschi di Scyllium (con una tavola). C. EEICHERT VIENNA YIII FABBRICA fllNOMATA DI MIOROSOOPI di qualita insuperabile, di :m:ici^oto2^i e tutti gli altri accessor! per la microscopia NUOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazione, Emometri, Ferrometri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA NUOVI OBIETTiVI FOTOGRAFICI Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Calalop Gciierale n. 21 ^el 1908 in liina'fraucese gratis a semplice ricMesta iiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiii Ditta F. KORISTKA MIIjA.no - Via G-iuseppe Revere, 3 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale -^ -^ di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno ffiicroscopioOTfle mofleilo composto di statiyo uuuyi ^±uu. munito di apparato ■A. 1)1)6 COD diaframma ad iride e con mo- vimento a pignone e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di fermo all'inclinazione della parte superiore, divislone a millimetri al tubo portaoculare ; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea Vu" j tre oculari 2, 3 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Statiyo IV a tavoliuo reltaoplare fisso L. 400 con Statiyo IV« a tayolino circolaro glreyole e con vjti di spostamento per muovere , ..^ il preparato u, **0 Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. Ill e lllo con impugnatura e movimento microraetrico coniandato da bottoni laterali (secondo figura) Lire 60 in piii. CATALOGO GENERALE GRATIS A SEMPLICE RICHIESTA SI accordano pagamenti rateali mensili JIoDitoFe Zoologieo Italiaoo (Pubblicazionj Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale delta Unione Zoologica Italiana DlliETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EU6ENI0 FICALBI Prot di ADatomia uiiiiina Prot. di Anutoinia coinp. e Zoologia uel R. Istilnio di Mudj Sujjer. in Kirenze nella H. U.-iversiti di I»isa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anato?nico, Firenze. 12 numeri all'anuo — Abbuonamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, Maggio 1909. N. 5. P S 0 C 1 ETA EDITRICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI I>irettore dell' Istitxato .A.natomico di Firenze ISTITUZIONI DI AMTOMIA DELL'UOMO E' pubblicato il Vol. 1, il lasc. 1-10 del Vol. II e il fasc. 1-2 del Vol. UI. A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali c Fornitore del R. Istituto di Studi snperiori e RR. Ospedali in Firenze Massima soUecitudine - Prezzi mitissimi. VIENNA. VIII FABBRIOA RINOMATA ui ICROSCOPI di qualita insuperabile, di IMIOROTOMI e tutti gli altri accessori per la microscopia luOVI COEDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferrometri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotogpafiei Nvtovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 ^__^^_ , :::; Polar F. 4 Sono usciti : Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 2T di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di micpotomi in tedesco. Yalore L, 10 regalasi a sole L, 2,95 A scopo di far conoscere i nostri articoli, ni reg^la lino splendido Remontoir, sistema Roskoff, con timbro aborigine svizzera. — Garanzia 3 anni. Inviare cartolina vaglia di L. 2,95. alia UHRENFABRICH Direttore 0. CELADA — Ponte Chiasso (Italia). Ricco asbortimento in Remontoir di gran moda extrapiatti aottilissimi, argento e metallo a prezzo di concorreuza. Cercmisi ovunqiie rivenditori CHARLES CLAUSEN", Libraire-Editeur — TURIN INSTITUT ANATOMIQUE DE FLORENCE, DIRIG6 PAR LE PROF. Q. CHIAUUGI, D/ FERDINAND LIVIN.I 1" Assistant et Libre Docent d'Anatomie hiiinaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. i^^ MEMOIRE. Sa distribution dans I'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). P7*ix: L, 12, ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER GURA DEL COMITATO DI REDAZIONE Vol. Ill — Fasc. 4. INDICE. — Masi L. Descrizioue di alcune Cypridae italiane. Tav. 12, — Police G. Alcune nuove specie di Halacaridae del Golto di Napoli. Tav. 13-14. — Marcucci E. Delia iiiserzione mediale del muscolo gran pettorale in alcuni Saurii. Tav. 15. — Poso 0. Ricerche biologiche ed istogenetiche sugli Echini regolari. Tav. 16-18. — Jacino A. Uovo e larva di Trachypteriis sp. Tav. 19 e due figure nel testo. L'abbonamento all'ARGHIVIO ZOOLOGICO e di L. 40 al volume (che si pnbblica in tre 0 quattro fascicoli). Commissionarii e rappresentanti: per ritalia alia c Libreria Nuova t di Riccardo Marghieri: Galleria Unaber- to I Napoli. per I'estero alia Libreria Th. O. Wehjel: Konigstrasse 1. Leipzig. Por la Redazione rivolgersi al Prof. Fb. Sav. Monticelli — Istituto Zoologico, R. University di Napoli. II 1.° Fascicolo del Vol. IV dQWArchivio (in corse di stampa) che uscira nel prossimo aprile 1909, contiene : Delia Valle P. — L'organizzazione della cromatina studiata mediante il numero dei cromosomi con una tavola. Morgera A. — Ricerche sulla glandola ed il canale di Leydig nei maschi di Scyllium (con una tavola). Istituto Micrograflco Italiano per rapplicaziona della fotografia e delle arti grafiche alia scieaza Via Guelfa 30 - FIRBNZE - Telefono 2 -05 Riprodnzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la direzione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. EiDiz;xo"N"i :fje^o:p'R/IH] ,,,,,,,,,,,,,,,, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniMMiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiriiiiiiiiitiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiniiiiniiiiiiiiiiii Ditta r. KORISTKA MILANO - Via G-iuseppe Revere, 3 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale ^^ -^ di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno MlcroMploaraiiileMotello zro'ai'ipp'::™™ A-bbe con diaframma ad iride e con mo- vimento a pignonn e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di fermo all'inclinazione della parte super iore, divisions a millimetri al tubo portaoculare; revolver triple; due obbiefc- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea Vu" ; tre oculari 2, 3 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri;il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con StatlYo lY a tavolino reltaDplare Jsso L. 400 con StatlYO ITa a tayoliiio circolare glre?ole e con viti di spostamento per muovere t ..^ il preparato Li '■^'J Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. Ill e llla con impugnatura e movimento microraetrico comandato da bottoni lateral! (secondo figura) Lire 60 in pii. CATALOGO GENERALE GRATIS A SEMPLICE RICHIESTA Si accordano pa^amenti rateali mensili IWoDitope ZoologiGo Itallano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo uffici te della Unione Zoologica Italiana UIKETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia iiniana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uel R. IstiiiUo di ^^tudi Super, in Kirenze nella H. Uuiversita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Isiituto Anatornico, Firenze. IS numeri aU'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, G-iugno 1909. N. 6. n; ^ SOCIETA EMTRICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI IDlrettore d ell' Istitvito -A.natom.ico d.i Firenze M ISTITUZIONI DI ANATC'MIA JELL'UOMO E' pubblicato il Vol. 1, il fasc. 1-10 del Vol. II e il fasc. 1-2 del Vol. UI. i4. BONGINI FIRENZE -- Via Leone X, 2 — FIRENZE I in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricromia, Quattrocromia lllustrazioni per g rnali, opere scientifiche, lavori commerciali s>®@ Foriiitore be con diaframma ad iride e con mo- vimento a pignonn e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di fermo all'inclinazione della parte superiore, divisione a millimetri al tubo portaoculare ; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea Vjg"; tre oculari 2, 3 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Statiyo IV a tavoliiio reltanplare Isso L. 400 con Staliyo IVa a tayolino circolare glreyole e con viti di spostamento per muovere , . _ il preparato L. 410 Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. Ill e Jlla con impugnatura e movimento microraetrico comandato da bottoni lateral! (secondo figura) Lire 60 iu piih. CATALOGO GENERALE GRATIS A SEMPLICE RICHIESTA Si accordano pagamenti rateati mensili IWomtoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica italiana DIIIETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIOALBI Hrot. ili Anatoinia nmana Prof, di Anatoniia coinp. e Zoologia iiel K. Istituto
  • ®« - - Fornitore del R. Istitnto di IStndi' snperiori e Rit. Ospcdali iu Firenze Massitna sollecitudine - Prezzi tnitissimi. E3: VIENNA VIII FABBRIGA RINOMATA MICROSCOPI di qualita insuperabile, di ]MIOROTOMI e tutti gli altri accessori per la microscopia FuOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferrometri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA , Nuovi obbiettivi fotogpafiei " Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti : Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. IT di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesco. Talore L, 10 regalasi a sole L, 3^95 A scopo di far conoscere i nosfcri articoli, «i regala lino splendido Remontoir, sistema Roskoff, con timbro d'origine svizzera. — Garanzia 3 aiini. Inviare cartolina vaglia di L. 2,95. alia UHRE3NFABRIOH Direttore 0. GELADA — Ponte Chiasso (Italiaj. Ricoo asbortimento in Remontoir di gran moda extrapiatti sottilissimi, argento e metallo a prezzo di conoorrenza. Cercansi ovunqtie riveiiditori CHARLES CLAUSEN", Libraire-Editeur — TURIN IN8TITUT ANATOMIQUE DE FLORENCE, D1R1Q:6 PAR LE PROF. G. CHIARUGl. D: FERDINAND LIVINI 1" Ass'stant et Libre Doceiit d'Anatomie huniame LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. i^« MEMOIRE. Sa distribution dans I'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolitbographiques et 1 Figure dans le texte). Prix: L. 12. ARCHIVIO ZOOLOGICO PUFBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER GURA DEL COMTTATO DI REDAZIONE Vol. IV — 1909. INDICE Delia Valle P. L'organizzazione della cromatina studiata mediante il numero dei cromosomi. Tav. 1. — Morgera A. Ricerche suUa glandola ed il canale di Leydig nei maschi di Scyllium. Tav. 2. L'abbonamento all'ARCHIVIO ZOOLOGICO e di L. 40 al Vol. (di tre o quattro fascicoli). Redazione: Prof. FR. SAV. MONTICELU. - Istituto Zoologico - Universita di Napoii. Commissionarii e rappresentanti: . . ^ „ tt . . t at ,- per ritalia alia . Libreria Nuova . di Riccardo Marghien: Gall. Umberto 1 NapoJi. per I'estero alia Libreria Tb. O. Weu/el: Konigstrasse 1. Leipzig. A datare dall'anno 1905 I' Unione Zoologica Italiana pubblica il Dl Specie nuove di animali italiani descritte in Italia ed alPEstero Sono pubblicati : II Repertorio per il 1905 — Parte 1." (Specie nuove di animali italiani descritti in Italia) redatta dal prof. E. Fie alb i [Pisa] (M. Z. Ital. Anno 18, N 4) — Parte 2' (Specie nuove di animali italiani descntti all eatero re- datta dal prof. Fr. Sav. Monticelli [Napoli] M. Z. Ital. Anno 19, N. 8). II Repertorio per il 1906 redatto dai prof. E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. Monticelli [Napoli] {M. Z. Ital. Anno 19, N. 19). Gli estratti sono in vendita presso la Segreteria dell'U. Z. I. al prezzo di L. 3,00 per ciascuna parte del Repertorio 1905 e di L. 6,00 per il Re- pertorio 1906, In preparazione il Repertorio per I'anno 1907. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e delle aril grafiche alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 2.-06 Riproduzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- 8egni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni 8cientiliche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento soienti- fico, raccolfce sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. IIIIIIIIIMIIIIIIIIIIinilMIIIIIIII lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllliu Ditta F. KORISTKA MILANO - Via Griuseppe Revere, 3 - ]VIlLANO V Unica Fabbrica Nazionaie ^^ •^y di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno MlcroscopioEraMe uioflello composto di stativo '^ " muDito di apparato A-bbe con diairamma ad iride e con mo- vimento a pignonn e ci-emagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di fermo all'inclinazione della parte superiore, divislone a millimetri al tubo portaoculare; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea Vu" ; tre oculari 2, 8 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Statlyo IV a tavolino reltanplare Isso L. 40o con statlyo IVa a ta?olino circolare gireyole e con viti di spostamento per muovere , .._ il preparato L, 410 Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. Ill eJIIa con impugnatura e movimento microraetrico comandato da bottoni lateral! 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BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE ^tubia b'|Lnct0icrnt in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricroinia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali S)®re Doceut d'Anatoinie humaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. 1^« MEMOIRE. Sa distribution dans I'appareil digestif. (Avec 7 Planches chrdmolithographiques et 1 Figure dans le texte), Prix: L, 12, ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER CURA DEL COMITATO DI REDAZIONE Vol. IY — 1909. INDICE. — Delia Valle P. L'organizzazione della cromatina studiata mediante il numero dei cromosomi. Tav. 1. — Morgera A. Ricerche sulla glandola ed il canale di Leydig nei maschi di Scyllium. Tav. 2. L'abbonamento all'ARCHIVIO ZOOLOGICO e di L. 40 al Vol. (di tre o quattro fascicoli). Redazione: Prof. FR. SAV. MONTICELLI. - Istituto Zoologico - Universita di Napoli. Coramissionai-ii e rappresentanti: ' , ^^ , , xr per ritalia alia c Libreria Nuova . di Riccardo Marghieri: Gall. Umberto 1 JNapoli. per I'estero alia Libreria Th. 0. Wei Ditta F. KORISTKA MILANO - Via Griuseppe Revere, 2 - MILATsTO Unica Fabbrica Nazionale -^ -^ di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti I Gabinetti Universitari del Regno MlwwoOTlngello '^ZTiiV^rZ A.lbbe con diaframma ad iride e con mo- vimento a pignone e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di ferino all'inclinazionft della parte superiore, divislone a millimetri al tubo portaoculare; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea V^" j tre oculari 2, 8 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Statlyo IV a tavolino rettaiolare Jsso L. 400 con StatlYo Wa a tavolino circolare glrevolo e con viti di spostamento per muovere y . - il preparato L. ^^v Le stesse combinazioni, collo stativo uuovo mod. Ill e llla con impugnatura e movimenta micrometrico coniandato da bottoni lateral! (secondo figura) Lire 60 in piu. CATAIiOGO GENERALE GRATIS A SEMPLICE RICHIESTA Si accordano pagamenti rateali mensili Conto corrente colla Posta JBoDitore Zoologieo Italiano (Pubblioazioni Itatiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIUETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umaoa Prof, di Aoatoniia comp. e Zuologia nel R. Istituto di Htvuil Super, in Firenze nella K, Uuiversitk di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XX Anno "Firenze, Novembre 1909. N. 11. I SOCIETA EDITRICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI IDirettore dell' Istitiato .A-xiatomico d.i Firexize ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELL'UOMO E' pubblicato il Vol. I, il fasc. 1-10 del Vol. II o il lasc. 1-2 del Vol. UI. A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricromia, Gluattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali L Foriiitoi'e del R. Istituto di Stndi' snpeiiori e RR. Oiiipedali in Firenze Mass/ma sollecit%idine - Prezzi mitissimi. 0» IR,E3I0I3:E3ER,T VIENNA VIII FABBRIOA RINOMATA MICROSCOPI di qualita insuperabile, di MIOROTOMI e tutti gli altri accessor! per la microscopia luOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferroraetri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATi APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotogpaflei i Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 J Solar F. 6,8 i*^ Polar F. 4 Sono usciti : Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n, 2T di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo spsciale n. 8 di microtomi in tedesco. Talore L, 10 regalasi a sole L. 2^95 A scopo di far conoscere i nostri articoli, ai regala uno splendido Remontoir, sistema Roskoff, con tirabro d'origine svizzera. — Garanzia 3 anni. Inviare cartolina vaglia di L. 2,95. alia Direttore 0. CELADA — Ponte ChiasSO (Italiaj. Ricco asbortimento in Remontoir di gran moda ©Xtrapiatti sottilissimi, argento e metallo a prezzo di concorrenza. Cercansi ovunque rivenditori CHARLES CLAUSEN, Libraire-Editeur — TURIN INSTITUT ANATOMIQUB DB FLORENCE, DIRIOfi PAR LE PROP. G. CHIARUGl. D/ FERDINAND LIVINI 1" Ass staot et Lilire Docent d'Aiiatomie huuiame LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. i^« MEMOIRE. Sa distribution dans I'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). JPrix: L, 12, ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBUCATO SOTTO GLI AUSPICI BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER CUR A DEL COMITATO DI REDAZIONE Vol. IV — 1909. INDICE. — Delia Valle P. L'organizzazione della cromatina studiata mediante il numero dei cromosomi. Tav. 1. — Morgera A. Ricerche suUa glandola ed il canale di Leydig nei maschi di Scyllium. Tav. 2. L'abbonamento all'ARCHIVIO ZOOLOGICO e di L. 40 al Vol. (di tre o quattro fascicoli). Redazione: Prof. FR. 8AV. MONTICELLI. - Istituto Zoologico - Universita di Napoli. Commissionarii e rappi-esentanti : per T'talia alia « Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Gall. Umberto I Napoli. per I'estero alia Libreria Th. O. Weii/el: Konigstrasse 1. Leipzig. A datare dall'anno 1905 1' Unione Zoolog^ica Italiana pubblica il Specie nuove di animali italiani descritte lu Italia e\\ B 9Jfo -12- vr 'v^ Fig. 1. — Sezione trasvei'sa della poizione centiale della ghiaudola suborbitals dolla Gai^olla doi ■ cas condotta in corrispondonza dcllo slxxco di una (dsteina e di ima ghiandola tiilmlaif (Ingr. lu D.) A. fossa snborbitale. B. •atrato bianco interuo. C. strato uero o medio. Z>. strato bianco esterno. 1. sbocco di una cisterna; 2, cisterna principale ; 3, cisterna socoudaria ; 4. gruinio di (iibuli niinori o luaggiori delle gliiandole alveolari in sezione trasversa ; 5, tubulo cscretore di una ghiandola tiibu- lare clie si accopi)ia alio sbocco della cisterna 2 (aggruppaniento del 1" tipo); 0, fascetti di libre uiu- scolari in sozione trasversa ; 7, tubuli dello strato bianco esterno in sezione trasversa ; 8, lobo dello strato bianco esterno dal (luale si origina il condotto escretore 5, si uoti I'anipiezza dei tubuli ; 9, alveoli dello strato nero; 10, canali niinori in seziono longitudinale ; 11. canali niaggiori in sezione longitudinale; 12. ultima porzione di una gliiandola tubnlare e origino del suo condotto escretore Questa ghiandola con lu ghiandola acinosa rudiuieutale (14) ed uu follicolo pilifero die uon appare nella sezione ligurata, lor- ma un aggruppaniento del 2» tipo; i;{. vasi liufatici: 14. gliiaudola alveolare pigiuentata rudinieii- tale; 15, sbocco della gliiandola tubnlare 12; 16, ghiandohi alveolari' pigiuentata raniilicula ; 17 i a- uale niinore isolato sezionato trasversalinente. - 4 - riore, nella (^uale puo essere anche notata una riduzione piu mar- cata dello strato iiero in confronto dello esterno. Passiamo ora ad uno studio piii minuto. Procedendo dunque dal- I'esterno verso 1' interno il primo strato che si incontra e uno strato bianco (Fig. l.D). Esso e interamente costituito da tubuli glandulari di calibro piuttosto cospicuo che variano fra 150-350 ij- di diametro. Dalla loro disposizione si arguisce che i tubuh hanno un decorso circonvoluto. Non si incontrano mai biforcazioni. Esiste fra tubulo e tubulo del connettivo e la massa ghiandolare e divisa da sepi- inenti connettivali in varii lobi bene individualizzati, ma molto in- tiniamente connessi I'uno ail'altro, cosicche lo strato a piccolo in- grandimento appare come uniforme. I tubuli ghiandolari presentano un lume piuttosto ampio che varia necessariamente non solo con il variare in ampiezza dei tu- buli, ma anche col variare dello spessore dell'epitelio. Infatti I'epiteho ghiandolare che ordinariamente e cihndrico, in alcuni punti si fa cubico ed in altri si abbassa tanto da divenire quasi pavimentoso. Le cellule dell'epitelio cilindrico, che in alcuni punti raggiungono I'altezza di 34 i-*-, hanno un nucleo ovalare, piut- tosto chiaro, spostato verso la base, che misura da 8-9.3 [j- in lun- ghezza, 4.8-6.4 ij. in larghezza. 11 protoplasma cellulare al disopra del nucleo appare a volte finamente granuloso, a volte aereolato. II bordo hbero della cellula appare colorito piia intensamente, e su questa zona piii scura spesso e impiantata una speciale gemma che ha un indice di rifrazione eguale a quelle del protoplasma. Queste gemme facilmente si staccano dal corpo cellulare e quando questo e avvenuto sulla faccia hbera della cehula appare un peduncolo troncato. Esse danno origine, in questo mode, a nu- merose masse sferoidali che si uniscono al secrete ghiandolare e che nei tubuli a epiteho cihndrico sono molto abbondanti, mentre mancano nei tubuli a epitelio cubico ; sono sempre presenti nel condotto escretore. AU'esterno delle cellule epiteliah fra queste e la membrana propria si trovano numerose cellule muscolari lisce disposte parallelamente all' asse dei tuboli e formanti uno strato continue. Da ogni lobo si origina un condotto escretore che si fa strada attraverso lo strato medio per andare a sboccare nell' ilo della ghiandola. II tubulo ghiandolare quando sta per abbandonai'e lo strato bianco esterno acquista il suo massimo diametro. Ha nel sue tragitto a traverse lo strato iiero un decorso spirale piii o meno - 5 - pronunziato e raantiene i caratteri ghiandolari fkio al principio dello strato bianco interno. Qui di nuovo rimpiccolisce, arrivando anzi al diametro minimo, e si fa finalmente rettilineo. L'epitelio in questa parte e cubico molto basso e lo strato di cellule muscolari e sosti- tuito da uno strato di cellule simili alle altre epiteliali, analoga- mente a quanto si osserva nelle ghiandole sudoripare. In vicinanza dello sbocco, che non supera gli 87 ;-»., 1' epitelio diviene pavimen- toso a piu strati. Le ghiandole tubulari si aprono direttamente neir ilo (A) sempre con sbocco proprio. Lo strato bianco esterno e dunque formate da ghiandole tubu- lari a goraitolo, che nella lore struttura hanno tutti i caratteri delle ghiandole sudoripare. Lo strato medio (C) e formate da una ghiandola, o meglio anch'esso da pii^i ghiandole, di aspetto, struttura e funzione com- pletamente differente da quelle fin ora descritte. Le ghiandole sono alveolari. Non esiste una vera e propria lo- bazione; esistono pero numerosi sepimenti connettivali molto spessi che hanno una disposizione raggiata, dai quali alia lor volta si di- partono sepimenti secondarii che si insinuano fra alveole ed alveole ghiandolare, formando una ricca e spessa rete connettivale nelle cui maglie sono accolti i singoU element! ghiandolari. E questo ab- bondante connettivo che nei tagli della ghiandola da quell' aspetto marmorato alio strato medio. Gli alveoli ghiandolari variano as- sai in forma e grandezza. Si incontrano alveoli piccoli a superfi- cie uniforme che misurano poco piii di 100 [x di diametro; altri piii grossi, 170-350 ;■«■, si presentano come lobulati, altri inline sono ag- gruppati a 2, 3, 5. La ramificazione pero non precede oltre per- che i singoli alveoli o le piccole ghiandole ramificate di tutt'al piti 5 0 6 alveoli, sboccano ben presto in speciah canali che meritano una accurata descrizione perche conferiscono a questa ghiandola un carattere tutto sue speciale che credo non sia state ancora descritto 0, almeno, messo in particolare rilievo in altre ghiandole simili. Tali canali; canali minori, solo in vicinanza dell' alveole sono isolati e quando siano colpiti trasversalmente in questo pun to hanno I'aspetto di formazioni solide nere aereolate circondate da un alone di epitelio pavimentoso stratificato. Ben presto pero si riuni- scono, da 2 a 20, confluendo fra loro e dando origine a canali piii ampi, canali maggiori che immettono in cavita, le cisterne, simili a quelle descritte dal W e b e r (8) nella ghiandola mascellare del Ce- phalolophus pigmaeus. La caratteristioa piii singolare dei canali de- scritti e che essi appaiono come scavati in un cilindro solido epi- - 6 - teliale (Fig. 2) e clio la loro cavita e completaraente riempita dalla inarfsa solida pigmeiitata di cui abbiamo gia fatta parola. rig. 2. — Uu gnippo di cauali maggiori e miiioii in sezione trasversa a piii loito iugiadimeuto 100 D). a. Pai-ete dei tulmli ; 10. canali maggiori; 11. cauali luiBori. Hanno una spessa parete e vanano iiiolto in grandezza. II dia- metro dell'intero cilindro va da 37 a 525 u; del lume dei singoli tubi da 35-175 ;j^. Ora io considero questi canali e le cisterne come fossette cutanee; essi infatti sono tappezzati da epitelio pavimen- toso a piu strati corneificato alia suporflcie. Le cisterne che misiirano nella parte piu larga 0,8 — 1,5 mm. hanno la forma di un fiasco, con la parte piu slargata rivolta verso la massa ghiandolare : in essa fanno capo i varii condotti maggiori. La parte ristretta e rivolta verso I'ilo e si apre nella fossa subor- bitale per una apertura il cui lume non supera in diaraetro quelle dell'altra ghiandola, la tubulare. In una cisterna principale possono sboccare una o piii cisterne secondarie. liiprendiamo ora in esame gli alveoli. Essi appartengono, come abbiamo detto, al tipo delle ghiandole sebacee, ma se ne discostano per la presenza nel loro interne di abbondante pigmento che da a questa parte della ghiandola quell'aspetto nero caratteristico piu volte ricordato. - 7 - Procedendo daU'esterno verso rintenio, in un alveolo, noi tro- viamo anzitutto una membrana connettivale piuttosto esile, poi uno strato di cellule poligonali con protoplasma ftnamente granuloso, nel quale solo (lua e la si riscontrano piccoli ammassi di granuli di pigmento bruno-giallastri. II nucleo e sferico, assai intensamente colorito, con un diametro che varia fra 3,2-4,8 y.. In questo primo strato di soli due o tre piani, che rappresenta la parte attiva della cellula per quanto non vi si riscontrino cariocinesi, esistono nume- rose cellule pigmentate stellate. Cellule simili furono pure viste dal Weber (op. cit.) nella ghiandola mascellare del Cephalolophus pigmaeus. Riguardo alia mancanza di cariocinesi nello strato esterno, io ritengo che cio debba attribuirsi al fatto che la ghiandola, sempre con attivita piuttosto lenta, trovavasi in un periodo di quiescenza quando I'animale fu ucciso. Vedremo piu oltre che le ghiandole su- borbitali, come altre ghiandole simili, hanno uno stretto rapporto con la vita sessuale, ed hanno la loro massima attivita solo nel periodo degh amori. Mano mano che ci portiarao verso I'interno dell'acino le cel- lule si caricano sempre piu di pigmento. II loro nucleo si fa piu grande e piii chiaro, il protoplasma aereolare. Nel centre dell'acino le cellule appaiono come vescichette ripiene di pigmento. II pig- mento pero come il protoplasma delle cellule meno profonde e ae- reolare. Dal che si puo arguire che le cellule, oltre a contenere pig- mento, contengono anche una sostanza che con I'alcool e lo xilolo si scioglie lasciando delle oavita e che quindi, molto probabilmente, e grasso. Importante e una particolarita che presentano gli alveoli lobulati. Alia periferia di ogni alveolo esiste una riccarete vascolare ; ora in questi alveoli voluminosi, negli spazii interlobulari si insinua un'ansa vascolare, tanto che nelle sezioni, quando I'alveolo venga sezionato parallelamente ad una sua superficie, si ha TiUusione che esista un vaso che penetra nell' interne di esse. All'alveolo fa segnito un breve tratto nel quale il suo epiteho perde i caratteri ghiandolari e passa gradatamente nell'epitelio pa- vimentoso composto dei canah minori. Solo questo tratto e il vero canale escretore di ogni ghiandola. I canali minori, come e state dotto piii sopra, perquanto funzionalmente rappresentino dei veri e proprii canali escretori, non sono che diverticoli cu- tanei. Lo strato bianco esterno (B) e essenzialmente costituito da con- nettivo, e in altri termini il corion della pelle che tappezza la fossa suborbitale. E attraversato dagli sbocchi delle cisterne e da quelli delle ghiandole tubulari. Vi si incontrano non frequent! follicoli piliferi con ghiandole sebacee coraimi e ghiandole alveolari pig- mentate rudimentali che non oltrepassano i limiti di questo strato. I follicoh piliferi, e le ghiandole pigmentate rudimentali hanno fra loro e con gli sbocchi di alcune ghiandole tubulari dei rapporti im- portant! sui quali fra breve sara tenuto parola. Esistono inoltre nuraerosi vasi sanguign! ed anipii vasi linfa- tici comunicanti fra loro e formanti una ricca rete linfatica. Nello spessore della ghiandola fra strato bianco esterno e strato nero e fra i lob! dello strato bianco esterno esistono qua e la fa- scetti di fibre muscolar! striate. Esaminate cosi separatamente le singole parti della ghiandola suborbitale della Gazella dorcas, vediamo di ricostruirne la compli- cata architettura. No! ci troviamo di fronte, piii che ad una ghiandola unica, ad una riunione di numerose ghiandole appartenenti a due tip! fra loro completamente different!, a ghiandole cioe del tipo delle sudo- ripare e del tipo delle sebacee. E degno di nota che le ghiandole di ciascun tipo si sono raccolte in una zona determinata dell'organo. Al tipo di ghiandole sudoripare no! dobbiamo riportare quelle dello strato bianco esterno : ghiandole tubulari a gomitolo, prive di qua- lunque ramificazione. Al tipo di ghiandole sebacee, le altre dello strato nero : ghiandole a gross! alveoli, ricche in pigmento, rese pill comphcate per la presenza di canal! e cisterne cutanee che ne raccolgono il secreto. Queste due specie di ghiandole, che abbiamo visto cosi sepa- rate le une dalle altre, assumono poi nello sbocco rapporti reciproc! costanti. I loro sbocchi cioe si trovano sompre accoppiati, e questo accoppiamento no! lo vediamo, a sua volta, effettuars! in due ma- niere distinte. Puo darsi che una ghiandola tubulare sbocchi in immediata vicinanza deho sbocco di una cisterna {V tipo), oppure in vicinanza di un follicolo pihfero (2° tipo). In questo ultimo case nelia parte piu esterna del follicolo sbocca la piccola cisterna di una delle ghiandole alveolari pigmentate rudimentah dello strato bianco interno. II foUicolo pihfero, per contro, e fornito di una ghian- dola sebacea propria. La scarsezza del materiale del quale per ora dispongo (ho potuto studiare una sola ghiandola gia fissata) mi im- pedisce di precisare il numero di quest! aggruppament! e dei loro rispettiv! sbocchi aU'esterno. Senza dubbio i fori, da! quali premendo usciva una sostanza nera vischiosa, descritti dall'Ogibby (4) nella - y - Gazella dorcas sono le aperture delle cisterne, e, se dobbiamo attenerci air illustre naturalista inglese, gli sbocchi delle cisterne e quindi gli aggruppamenti del priiiio tipo sarebbero cinque. Da quel che ho potuto osservare fin ora nella ghiandola che ho avuto a mia dispo- sizione, gli aggruppamenti del 2° tipo sarebbero assai piu numerosi. Le ghiandole da me descritte hanno molta analogia e probabilmente ne hanno un simile significato fisiologico, con le ghiandole mascel- lari descritte dal Weber nel Cephalolophus pigmaens (op. c). Anche in questa esiste uno strato esterno composto da ghiandole tubulari ed uno piu centrale da ghiandole alveolari. Le ghiandole alveolar! pero ricordano piu le comuni ghiandole sebacee, per quanto anche in esse si trovano dei granuli di pigmenti, ma in qutintita molto scarsa e cellule cromatoforo. Una notevole differenza esiste nel mode di sbocco delle singole ghiandole. Nolle cisterne della ghiandola mascellare sboccano le ghiandole alveolari e le ghiandole tubulari, mentre, come abbiam visto, nella suborbitale le ghiandole tubulari hanno sempre uno sbocco proprio. Di piij nella mascellare le ghiandole tubulari sarebbero composte, mentre nella suborbitale, secondo quanto ho finora osservato, semplici a gomitolo. Differi- scono notevolmente dalle ghiandole suborbitah della Pecora descritte dal Jess (3). In questo ruminante, piii che una vera e propria ghiandola suborbitale individualizzata, esiste in corrispondenza della fossa suborbitale un considerevole aumento in volume e numero delle ghiandole sebacee della cute. Le sudoripare conservano i ca- ratteri delle comuni sudoripare della pehe. Che cosa secernono queste ghiandole e quale ne e la funzione? II secrete delle ghiandole alveolari credo si possa ritenere, an- che senza ulteriori ricerche, di natura grassosa ricchissirao in jiig- mento. Poco posso dire sul secreto della ghiandola tubolosa. Le masse tondeggianti e I'aspetto generale della ghiandola, fanno ritenere per certo che esista una stretta somiglianza fra esse e quelle simili della mascellare. Orbene il secreto totale di questa ghiandola, raccolto dal Weber dall'animale vivente ed esaminato dal Wysman, contiene prevalentemente secondo quest'autore, una albumina ed una globulina, in minor quantita del grasso, dei sali di sodio e magnesio. Ritengo che nella ghiandola suborbitale della gazella la secrezione, almeno della parte alveolare ed in alcuni periodi, non sia molto at- tiva. II secreto lentamente e spinto nolle cisterne ed ivi si accu- mula. Esse, forse, viene poi emesso volontariamente dall'animale per le contrazioni delle fibre muscolari che si riscontrano nella po- - 10 - riferia della ghiandola e nei labbri della fossa suborbitale. Certo I'Antilope cervicapra, p. es., apre e chiude volontariamente la fossa suborbitale e le gazelle depositano in special! punti della gabbia, quando siano tenute in schiavitu, il secreto della ghiandola subor- bitale (Ogilby). Non si hanno ancora dati concreti sul significato del secreto delle ghiandole della faccia dei ruminanti. Nel 1836 in seno alia London Zoological Society, Owen, Ben- net, Ogilby e Hodgson si posero la domanda se questo secreto fosse legato alia vita sessuale degli animali nei quali esistono queste ghiandole, o se pure servisse, forse piii, a riconoscersi ed a ritro- vai'si ai singoli individui di specie che vivono aggruppate in bran- chi, 0 almeno a coppia. Osservazioni di Ben net (1), di Ogilby (6) e di Hodgson (2), almeno per certe specie, sarebbero in favore della prima opinione. Altre osservazioni di Ogilby (5) farebbero ritenere fondata anche la seconda per quantoBennet la i-itenesse non molto probabile. Per quel che riguarda il val©re funzionale della ghiandola mascellare nei Cephalolophus pigmaeus, secondo Weber, essa sarebbe in relazione, almeno in parte, con la vita sessuale. II secreto della ghiandola del maschio, che ha uno speciale odore, oltre ad avere una funzione di richiamo, agirebbe sulla femmina an- che come eccitante sessuale. Autori citati (1) Beuuet t B. T. — Remiirks upon a series of the Indian Antelope (Antilope cervicapra. Pall.). — Proc. Zool. jS'oc. of London, Part 4, pp. 34-36. London, iS3(i. (2) Hodgson B. H. — On the Lachrymal sinus in Antilope Thar and Cervus Aristoteli.s. — Proc. Zool. Soc. of London, Part 4, pp. 3S-40. London, 1836. (3) Jess, Paiil. — Vergleichenud-Anatomische Untersuchungen iiber die Haut der Hausfsiiuge- tiere. — Journ. Inter. d'Anat. et de Phys., Tome 13, pp. 209-239, Leipzig, 1S96. (4) Ogilby "W. — Trans. Zool. Hoc. of London, III, p. 60. London, 1849. (5) Id. — Remarks upon the lachiymal sinus in the Indian Antelope (Antilope cervicapra, Pall.). — Proc. Zool. Soc. of London, Part 4, p. 38, London, 1836. (6) Id. — Monograph of the hollow-liornd Kuminantia. — Proc. Zool. Soc. of London, Part S, pp. 4-10. London, 1840. (7) Owen R. — Remarks on the secretion in the lachrymal sinus of the Indian Antelope (An- tilope cervicapra, Pall.), with a tabular view of the several species of Antelopes and their suborbi- tal, maxillary, post-auditory, and inguinal glands. — Proc. Zool. Soc. of London, Part 4, pp. 36-38. London, 1836. (8) "We be r M a X. - Ueber neue Hautsecrete bei Siiugethiereu. — Arch. f. Mikr. Anat., Band 31, pp. 499-540. Bonn, 1888. (9) Id. — Die Siingetiere. — P. 28, Jena, 1904. (10) Zietzschmann Emil Hugo. — Beitrage zur Morphologic uud Histologie einiger Han- torgane der Cerviden. — Zeitschr. f. Wiss. Zool., Band 74, H. 1, pp. 1-63. Leipzig, 1903. 11 - CLINICA OCULISTICA DKLI-A K. UNIVERSITA DI FAKMA UoTT. Prof. C. GALLENGA Sull'uso dei vetri azzurri come portaoggetti E vietata la riproduzionc. tSi ricorre per tuluiii lavori speciali di microscopia alia illumi- iiazione del campo micioscopico colla luce azzuna e a questo scope si sono costruiti appositi apparecchi per usufruire di fasci lumi- nosi azzurri, ottenendo con cio, in determinate ricerche una riso- luzione deila immagine microscopica maggiore di quella, clie si ottiene colla luce naturale ; ed apparecchi di questo genera si ado- perano pure per lavorare a luce artiflciale, in difetto di sufficiente luce ordinaria. Sappiamo, come in pratica si soglia interporre lamine colorate in bleu o recipient! a faccie parallele contenenti soluzioni di color bleu, tra lo stativo e la sorgente luminosa, allorche si vogliono fare raicrofotografle col microscopic ordinario. Cio riesce utilissimo, se si debbono fotografare colla luce elettrica preparati microscopici tinti in rosso. Tenendo conto di queste contingenze, da qualche tempo ado- pero sovente per i lavori ordinari di microscopia dei vetri porta- oggetti di color azzurro cobalto ed ho notato che a parita di illu- minazione collo specchio del microscopio, e di ampiezza di apertura del diaframma ad iride, i particolari microscopici risaltano meglio, che adoperando i conmni portaoggetti incolori, acquistandosi un discrete aumento nella nsoluzione dell' immagine microscopica, sia di sezioni colorite in rosso col carminio, eosina, safiranina, fucsina ecc, sia anche di sezioni colorite altrimenti, o con tinte molteplici. Cio avviene tanto adoperando deboli ingrandimenti, quanto ingrandi- menti, piii forti, ed anche usando obbiettivi ad immersione omo- genea, purche la sorgente luminosa sia sufficientemente intensa. Ritengo, che risultati egualmente buoni si otterrebbero, se fosse possibile procurarsi (al che finora non sono riuscito) lamine sotli- lissime colorite in azzurro cobalto, onde utihzzarle come coprioggetti, - 12 - col sensibile vantaggio di potere meglio graduare I'effetto a seconda della maggior o minor intensity di colore delle laraine stesse. Trovo poi indicati i vetri portaoggetti azzurro-cobalto dovendo esaminare sezioni a luce artificiale (elettrica, a incandescenza a gaz ecc. ecc). Inoltre essi seivono bene per fare microfotografie specialmente di sezioni colorate in rosso, semplificando in questa guisa 11 dispositive deirapparecchio microfotografico. Ma un'altro vantaggio si puo avere adoperando abitualmente questi vetri portaoggetti leggermente azzurri. Molte persone, par- ticolarmente se miopi, che lavorano a lungo al microscopio notano una speciale miodesopsia o la visione di mosclie volanti dovute a niinime opacita del vitreo, che talora disturbano I'indagine micro- scopica, specialmente, se come avviene oggidi, si adopera d'abitu- dine il condensatore di Abbe : usando tali portaoggetti colorati in azzurro cobalto la sensazione delle mosche volanti e assai atte- nuata e riesce ineno molesta, risentendosi inoltre minor ftitica nel prolungaie I'esame microscopico a forte illuminazione. Del resto e risaputo come I'osservare certe superficie con vetro azzurro riesce talora assai utile ed infatti i cultori di der- matQsifilografla da tempo si valgono di lamine di color azzurro cobalto (o di occhiali azzurri) per esaminare la superficie cutanea alio scopo di far risaltar meglio ie piccole alterazioni di colorito di tonalita rossa o rosea della pelle, e ne scrissero in propo- sito And. Broca [These de Paris, 1893) Haan, Julien {Journal xles Maladies Cutanees et Syphilitiques 1899) ecc. Broca attribui- sce questo vantaggio a cio che il vetro bleu cobalto ha uno spet- tro che per certe particolarita ha qualche analogia collo spettro dell'ossiemoglobina. Aggiungero a questo proposito, che talora nell'esame oftalmo- scopico faccio uso di lenti convesse leggermente colorate in azzurru cobalto osservando ad imnicigine arrovesciata : e meglio ancora sia neU'esame ad immagine diretta, sia nell'esame ad immagine arro- vesciata riesco nell'intento apphcando alio specchio oftalmoscopico una lamina di vetro azzurro cobalto dietro il foro dello specchio : ho trovato cosi che in determinate circostanze si ottengono buoni risultati nell' apprezzamento di taluni particolari della immagine oftalmoscopica. Cio e state proposto da Neuschuler {Rec. d'Ophtahn. IV, 1897) anche per lamine colorate diversamente. Sa questo argo- mento mi riservo dare altrove maggiori schiarimenti. Febbraio 1909. - 13 - ISTITCTO ANATOMICO Dl KEKRAIU Alcuni ricordi sopra una rara varieta muscolare dell' arto superiore Prof. LUIGI GIANNELLI E vietata la riproduzione. La recente pubblicazione del dott. Emerico Luna (1) sopra una varieta muscolare, rinvenuta neH'arto superiore sinistro del cadavere di un uomo di giovane eta, mi richiama alia mente un altra varieta assai somigliante da me (2) descritta nel 1897, e della quale non e certo a conoscenza il dott. Luna perche altrimenti non avrebbe potuto fare a raeno di citarla. Nel caso del dott. Luna si tratta di un fascio muscolo-tendineo, il quale, staccandosi dal grande pettorale, s'insei'isce all'epitroclea dopo avere ricevuti due fasci di rinforzo muscolo-tendinei provenienti rispettivamente dai muscoli coraco-brachiale e vasto interne ; nel caso mio invece si tratta va dello stesso fascio muscolo-tendineo, che staccatosi dal grande pettorale si inseriva sull'epitroclea dopo essere state rin- forzato soltanto da un fascio muscolo-tendineo date dal coraco-bra- chiale. E venendo alia dettagliata descrizione di queste due varieta anatomiche pubblicate in epoche cosi diverse spicca ancora piu la lore somiglianza. Varieta descritta dal dott. Luna. — II fascio anomalo, che e muscolare solo in alto in vicinanza della sua origine e per il tratto di 2 centm. circa, si origina dalla faccia posteriore del muscolo grande pettorale a circa 2 centm. aH'interno della sua inserzione al labbro anteriore della doccia ])icipitale, a pochi millimetri dal suo margine inferiore. Poi con decorso oblique in basso ed all' in- terne viene ad inserirsi all'epitroclea incrociando dapprima la fac- cia anteriore della lunga e corta porzione del bicipite e poi il fascio vascolo-nervoso del braccio. Nel suo quarto inferiore riceve dal lato interne e posteriore un fascio muscolo-tendineo proveniente dal coraco brachiale, fascio muscolare soltanto nella sua porzione superiore, e che col fascio tendineo principale delimita un angolo ad apice inferiore, nell'area del quale si trovano I'artfi'ia omerale ed il nervo mediano. - 14 - A circa 3 cetm. dall'epitroclea il fascio muscolo-tendineo pro- veniente dal grande pettorale riceve un esile lascetto teiidineo ori- ginantesi dal vasto interno. Varietd descritta da me. — II fascio (;lavicolare e le fibre su- periori della porzione sterno-condrale del muscolo grande pettorale riunendosi esternaraente si continuano in un tendine largo ed ap- piattito dell'altezza di circa 3 centm., il quale prende le sue inser- zioni sul labbro esterno della doccia bicipitale. Tutto il resto, ed e la massima parte, della porzione sterno-condrale del grande petto- rale s'impianta sopra un altro tendine, appiattito pur esso e largo, dell'altezza di circa centm. 2 72? il quale passa al di dietro del tendine gia descritto, con cui ha dappriraa rapporto di contiguita, raa vi si unisce poi intimamente vicino al punto d'inserzione al labbro esterno della doccia bicipitale. Dal margine inferiore di que- sta. seconda espansione tendinea si stacca un sottile tendinetto, che si porta in basso ed all'interno ricevendo al suo inizio scarse fibre muscolari dal grande pettorale (e percio apparisce qui carnoso) incrocia il fascio vascolo nervoso del braccio e va ad impiantarsi sopra una breve cresta diretta in sense antero-posteriore posta sulla parte interna dell'epitroclea. In vicinanza di quest'ultima inserzione esso riceve un sottile tendinetto dal muscolo coraco brachiale, il quale inferiormente di- videsi in due ventri muscolari, di cui I'uno posteriore molto grosso che s'inserisce al 8° medio della faccia int.erna dell'omero, I'altro anteriore costituito da un piccolo fascio di fibre muscolari, il quale si continua nel tendine sottile citato. II fascio di rinforzo muscolo- tendineo proveniente dal coraco-brachiale e quindi muscolare sol- tanto nella sua parte superiore, e portandosi d'alto in basso s'in- nesta ad angolo acuto sul fascio principale muscolo-tendineo del grande pettorale. Come vedesi, le due varieta muscolari differiscono tra lore solo per il fatto che in quella da me ritrovata mancava il secondo ten- dinetto esile di rinforzo, che nel case del dott. Luna si origina dal bordo anteriore del vasto interno. Desidero ora rilevare come la diversita tra I'interpretazione che io detti a questa variety muscolare e la interpretazione, alia quale e incline il dott. Luna, debba ripetersi da alcune particola- rita importanti, che riscontrai sopra tutto nel fascio muscolo-ten- dineo del grande pettorale nel punto del suo distacco dal muscolo stesso, particolarita che furono descritte e discusse in una nota pubblicata nel 1897 e corredata di una figura. Ricordo qui soltanto - 15 - che io considerai quella varieta come la fusione di due varieta di- stinte, avendo ravvisato nel fascetto rauscolo-tendineo del coraco- brachiale il lungo coraco-brachiale di Wood, ed essendomi seinbrato verosimile riconoscere nel fascetto muscolo-tendineo originatosi dal grande pettorale un vestigio del tascio costale del muscolo ma- stoido-omerale di alcuni Mammifei-i non clavicolati (montone, capra), e pid precisamente un vestigio della branca supplenientare con la quale tal fascio prolungasi inferiormente sino all'epitroclea. Bibliografia 1. Emorico Luua. — Di uua rara var eta del mnscolo coudro-epitroeleare di Wood (('oii nua di E. Scia manua, studeutl del 2' anuo di medicina. — lieale Accad. dei Lincei. if<7il, 2. Prepaiazioue delle cartilaj;ini. — L'Ateneo 1^74, .9. 3. Anomalia del poligono del Willis. — Id. ISlo. i. Ossorvazioui sul sangue della salamandra e del tiilou'e iu lappoito alle piastiine di Bizzozzero ed ai eorpu.scoli invi.sibili del Xoris. — Bollet. Accad. med. Roma. 1S82. 5. Di una guaiua liiifatica peritubulare del testieolo. — Gazz. inedica di Roma. iHS2. 6. Siille auastoiuosi che uniscono la media alia ciiconvdluzioue fioutale iufoiiore. — Id. 7. Di alcuue auomalie muscolaii. — Id. 8. Varieta delle ossa del cranio e della faccia. — Bollett. t<!. Contribuzione alio studio delle circonvolnzioui lorebrali del cavallo. — (Jlinica veterin. ISS-i. in. Sulla coiupleta asseuza della gran faku dolla dura maial(! lu^l cranio nmauo. — Id. HI. Secouda contribuzione alia conoscenza dtlla struttura dellovo ovarico nel (rallus domesticus. II Nucleo vitelliuo. — Id. 32. Sui rapporti dei cauali e tordoni segmeutali dell'ovaio coU'epitelio germinativo e coi t'ollicoli di Graaf. — Atti li. Accad. med. Boma, Anno XV, Vol. III. ;}3. Sulla struttura dell'ovaio del Meles taxus. — Camerino, 18S7. 34. Sulle cellule giganti e suUa genesi di corpuscoli rossi del .sangue nel fegato del Mus niusculus Bollett. li. Accad. med. lioma. 1889-90. '..'). II foramen jiigidare spurium ed il caualis temporalis nel cranio di uomo adulto. — Bologna, 1890. ■»>. Contribute alio studio delle counessioni esistenti fra le diverse cellule della sostanza nervosa ecu- trale. Bollett. li. Accad. med. di lioma. Anno XIX, 1893. 37. Di un nuovo caso di polidaetilia. Considerazioni morfologiche. — Bologna, 1896. 38. Di alcuue anomalie anatomiche occorse nella sala incisoria dell'Istituto anatoraico della It. Univ. di Cagliari. — Cagliari, 1896. 3'j. Del linguaggio dal punto di vista della storia uaturale. — Annuario dell' U aiocrsitd di Cagliari. 1896. 411. Sulla mortologia della mandibola e sui denti del Gongylus ocellatns. — Cagliari, i896. 41. Distribuzione topografica del te.ssuto elastico nell'intestino. — Cagliari, 1897. 42. Sullo sviluppo dell'epiflsi nel Oongylus ocellatus. (con tav). — Bollett. li. Accademia medica di lio- ma, 1897. 43. Sulla disposizione degli annessi I'etali nel Gongylus occellatus (con. tav.). — Id. 44. Di una i)articolare forma di degenerazione riscontrata in alcune uova di Gongylus cxellatus. — Cagliari, 1S97. 45. Sulle cause della Ciclopia (con tav.). — Bollett. Hcienze mediche di Bologna. 1898. 46. Ulteriori osservazioni sulla disposizione degli aune.ssi fotali nel Gongylus ocellatus. Allantoide c circolazione. — Monit. zool. Ifal. 1899. 47. Sulle variazioni della tine struttura clie presentano, durante I'ibernazione, le cellule cerebiali dei piliistrelli. — Id. 20 - ITNIONE ZOOLOGICA ITALIANA Con cii'colare del 4 gennaio c. a. la Presidonza della U. Z. I. avvci-tiva i soci clie il coiivegno zoologico nazionale clie doveva tenersi in (luosl'anno in Sicilia non avrebbe avuto luogo c su proposta del prof. Rosa li invitava ad orogare a pro delle vittirae del terremoto di Sicilia e Calabria pai'te dolla somma ehe a\ cssero stanziata per prender parte a detto Convegno. Lo olfcrte dovovano essero inviate al segretario della Unione che avrebbe pensalo a distribuirc la somma nel modo che credesse migliore. Nella stessa circoiaro il segretario. della Unione avvertiva che avrebbe destinate le somme raccolte all' iufermeria-asilo per i colleghi e professionisti feriti nel disastro che era stata gia istituita in Napoli per cura del Circolo Filologico e della Societa dei Naturalisti. Eceo I'elenco delle offerte inviate alia segreteria della U. Z. I. dai soci pel detto scope. Prof. D. Rosa {Firenze) L. 100. » V. Giutt'rida Ruggieri {Napoli) . . » 50. » F. Mazza (Roma) » 20. » F. Raffaele (Paler/no) » 20. » E. Ficalbi (Pisa) » 15. » G. Romiti (Pisa) » 15. » Fr. Sav. MonticelU (NajMli) ...» 15. » R. Blanchard (Parigi) » 20. Dott. E. Caroti (Napoli) » 40. Dott.ssa L. Dequal (Firenze) » 100. Dott. Baidasseroni (Firenze) » 25. Totale L. 420. NB. — Giova ossorvare che molti soci dell' U. Z. I. iscritti o no in qnesta hsta hanno mandate per altra via somme anehc rilevanti a benefizio dei dan- neggiati. Napoli, 15 febbraio 1907. II Segreta7-io Prof. Fr. Sav. Montigelli. II dott. Giuseppe Mazzarelli, professore di Zoologia e di Anatomia Compa- rata nella Universita di Messina, avendo perduto nella catastrofe del 28 dicera- bre u. s. tutta la sua biblioteca, prega i colleghi, gli amici, e tutti colore iridi- stintamente che ebbero sine ad ora la bonta d'inviargli le loro pubblicazioni, di volergliele — possibilraente — inviare di nuovo all' iudirizzo seguente : Na- j)oli, Stazione Zoologica. CosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1900. — Tip. L. Kiccolai, Via Faenza, 44. lonitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Orgatio iifficiaie deila Unione Zoologica Italiana DIKKTTO i>Ai DOTTORl aiULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Amitoiuia conip. o Zoologia nol E. I.stituto di Studi Super, iu Pireuze uolla ii. Uuiversita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istitiito Anatomico, Firenze. 12 numeri all'auno — Abbuonamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, Febbraio-Marzo 1909. N. 3-3, sojycnyn^^i^io Rendiconto della ottava Assemblea ordinaria e del Convegno deirUnione Zoologica italiana in Bormio (31 Agosto-4 Settembre 1908). Seduta inaugurale. — Pag. 23. Saluto del Sindaco di Bormio. — fag- 23. Discorso del Prefetto di Sondrio. — Pag. 24. Saluto del Presidente del (.^omitato ordinatore prof. Andres. — Pag- 24. Saluto del Presidente dell'Unione prof. E,usso. — Pag. 24. Discorso del Presidente dell'Unione prof. Russo. — Pag. 25. fielazione del Segretario prof. Monticelli. — Pag. 30. Seduta potneridiana del 1° settembre. — Pag. 32. Seduta antimeridiana del 3 settembre. — Pag. 50. Seduta pomeridiana del 3 settembre. — Pag. 67. Adesioni. — Pag. 100. Elenco delle Comunicazioni scientifiche e delle Conferenze. GOMUNICAZIONI SCIENTIFICHE Cattaueo G. — SuH'applicabilita alia zoologia della teoria delle mutazioni periodiche. — Pag. 84. Clivio I. — Di aioune particolarit^ della mucosa vaginale. — Pag. 53. Comes S. — Osservazioni sulla emofagia del Balanttdium entozoon Ehr. in reiazione alia funzione digestiva di questo parassita. — Pag. 94. Corti A. — Contributo alia conoscenza degli element! granulosi delle ghian- dole cutanee di Triton cristaius Laur. — Pag. 68. Corti A. — Eicerche sulla mucosa del tubo digerente di Helix pomatia L. — Pag. 55. Furlotti A. — Ricerche sulle ghiandole cutanee del Tritone crestato. — Pag. 70. Gay G. — Su la coda mostruosa delle lucertole. — Pag. 84. - 22. - Gay Or. — Su ia presenza di Euchloe in Val Pellice. — Pag. 83. Gay G. — Sopra un metodo per organizzare economicamente piccole colle- zioni zoologiche. — Pag. 83. Ghigi A. — Sul processo di mutazione nel Gennaeus Swinhoii. — Pag. 95. Giacomini E. — I corpi postbranchiali nelle Cieche e nelle Anguille adulte. Giacomini E. — II sistema interrenale e il sistema cromaffine (sisteraa feo- cronio) nelle Anguille adulte, nelle Cieche e nei Leptocefali. — Pag. 92. Golgi G. — Di una minuta particoiarita di struttura dell'epitelio della mu- cosa gastrica ed inteslinale di alcuni Vertebrati. — Pag. BO. Issel B. — Organismi inferiori e simmetria cristallina. — Pag, 80. Modica O. — Metodo per determinare il diametro dei globuli rossi del san- gue. Evoluzione di esso diametro nei globuli rossi dell'uomo nei primi due raesi di vita estrauterina. — Pag. 76. Monti R. — Le migrazioni attive e passive degli organismi acquatici d'alta montagna. — Pag. 52. Monticelli F. £. — Forma giovane di Aphanurus stossichii. — Pag. 67. Busso A. — Azione di alcuni agenti chimici suUe cellule del tubo serainifero del coniglio. — Pag. 64. Salvi G. — Origine e sigaificato delle arterie dell'arto addominale. — Pag. 74. Sanzo L. — Uova e larve di Auxin hisus. — Pag. 79. Tommasi-Crudeli C. — Sulla fine struttura del corpicciuolo carotideo. — Pag. 61. Traina R. — Un nuovo metodo semplice per la colorazione della sostanza colloide. — Pag. 60. Trinci G. — SulJe questioni concernenti le differenze morfologiche dei cromo- somi di uno stesso nucleo. — Pag- 54. OONFERENZE. Camerano. — La Fauna delle nostre Alpi. — Pag. 32. Russo. — Sopra alcuni problemi di Zoologia geaerale e sui mezzi piu oppor- tuni per risolverli. — Pag. 25. Mozioni. Voti. Proposte. Relazioni. Camerano. — Proposta di una commissione per procurare i mezzi per efiet- tuare lo studio razionale della fauna alpina. — Pag. 49. Ghigi. — Voto di plauso ai promotori di un giardino Zoologico a Roma. — Pag. 99. Monticelli F. S. — Relazione sulla compartecipazione dell'U. Z. I. al < Con- cilium Bibliographicum » di Zurigo. — Pag. 97. Monticelli F. S. — Relazione sull'Archivio Zoologico. — Pag. 99. Rosa D. — Relazione sulla nomenclatura zoologica. — Pag. 96. Necrologio: Antonio Zincone. [R. Fusari]. — Pag. 102. NoTiziE. — Nuove nomine. — Pag. 104. Unionb Zoologica Italiana, — Pag. 104. RENDICONTO BELLA OTTAVA ASSEMBLEA ORDINARIA E DEL CONVEGNO DELL'UNIOiNE ZOOLOGl'cA ITALIANA IN BORMIO (31 Ag:osto-4 Settembre 1908). Ufficio di Presidenza : Presidente : Russo prof. Achille — Vice Presidenfi : Romiti prof. Gu- gflielrao, Rosa prof. Daniele — Segretario: Monticelli prof. Fran- cesco Saverio — Vice Segretario: Ghigfi prof. AlessandPO — Cassiere-Economo : Pierantoni prof. Umberto. Comitato Ordinatore : Andres prof. Ang-elo, Presidente — Credaro on. prof. Luigi — Rini cav. Pietro — Lamberteng'hi comm. nob. Enrico — Cederna cav. uff. Antonio — Monti prof. Achille — Martinelli prof. Ulrico — Corti dott. Alfredo, Segretario. Martedi 1 settembre Seduta inaugurate (antimeridiana) (nel Balone dell' Hotel Bagni Nuovi) Sono present! il Prefetto della provincia di Sondrio e il rappresentante del Sindaco di Bormio aw. cons. Antonioli. Intervengono all' adunanza gli aderenti al Convegno, numerosi invitati e molte signore. 11 rappresentante del Sindaco saluta in nome di Bormio i Congressisti con le seguenti parole: Signori ! In nome del Municipio di Bormio, in nome di tutti i Comuni del- 1' antico contado Borraiese, io vi d6 il benvenuto. Noi siarao una piccola gente, perduta in mezzo ad aspre monta- gne, e la nostra povertk non ci permette di farvi quelle feste che il nostro cuore vorrebbe. Voi, per lungo e faticoso viaggio, siete qui giunti dalla Sicilia e dalla Sardegna, da Napoli e da Roma, da Firenze e da Fisa, da Ge- - 24 - uova e da Torino, da Bologna, da Parma, da Pavia, da Milaiio, da tutti i centri del pensiero scientifico nazionale. L'onoi'e che voi ci avete fatto, ritenendoci degni di ospitarvi, e infinitamente grande, e noi siamo profondamente commossi. Quarant'anni sono, questo paese fu abbandonato al nemico e do- vette colle sole sue forze, coU'eroismo oscuro del suoi figli, guidati da Pedranzini e da Guicciardi, difendere la propria terra e I'integritk nazionale. La vostra presenza qui, agli ostremi conflni della patria, presso le nostre termopili, tre volte contese al nemico, riaffermando I'unita nazionale, ci conforta e ci assicura che nel pensiero dei dotti di tutta la nazione non siamo, e non saremo raai dimenticati. Signori, io vi ringrazio: vi auguro buon lavoro e discussioni fe- conde per il progress© della scienza, e per il bene della Nazione. II Prefetto della Provincia di Sondrio porta il saluto del Governo e della Valtellina col seguente discorso: Signore, Signori, II cortese invito ricevuto di assistere al vostro Convegno, mi ha procurato I'onore di porgere il saluto del nazionale Governo e della Valtellina la quale si sente onorata d'essere stata prescelta a sede del settimo Convegno della Unione Zoologica Italiana. Mentre adempio di persona a tale gradito compito, mi e caro ma- nifestarvi i miei voti ed auguri che i vostri studi e lavori da questo estremo lembo di terra Italiana, che gik attird la attenzione dei piii illustri studiosi delle scienze naturali delle antichita, tornino fecondi di utili risultati pel progresso delle scienze zoologiche, e valgano a squarciare qualche altro dei veli che ci nascondono i misteri e le me- raviglie della natura. II Presideute del Comitate ordihatore, prof. Andres : Accenna ai motivi per i quali il Convegno di Bormio ha luogo sol- tanto quest' anno. Espone sommariamente 1' opera propria dalla de- legazione avuta dal presidente della U. Z 1. e dalla costituzione del Comitato al giorno d' oggi. Porge una parola di ringraziamento ai col- leghi del Comitato per la loro collaborazione, ai signori soci o non soci che aderirono e che intervennero, alia ospitale Societk dei Bagni ed alia cittadinanza bormiese per la sua accoglienza. infine esplica brevemente il programma generale del Convegno e si sofferma in ispecie sulla parte del medesimo che riguarda le gite. II Presidente dell' Unione, prof. Russo, saluta gl' intervenuti con le se guenti pai ole : - 25 - In nome dell' U. Z. I., che in quest' anno ho I'onore di presiedere, porgo un cordiale saluto alle gentili Signore, che con la loro presenza allietano questa seduta inaugurale, alle Autorit^, che con il loro in- tervento ne accrescono I'importanza ed agli egregi Colleghi, i quali qui convennero da ogni parte d' Italia, aniraati da fraterna amicizia e dal vivo desiderio di contribuire al progresso della Zoologia. In nome poi della terra sicula, donde io qui son venuto, saluto queste ospitali e pittoresche contrade, gia famose per le descrizicni suggestive di An- tonio Stoppani, e che oggi hanno per noi una particolare attrattiva, grazie agli studi^ del collega Angelo Andres, il quale, io credo, ci ha riuniti in questo luogo alpestre per mostrare nolle sorgenti termali, di cui e ricca questa regione, le vere sorgenti della vita! Mai come in questo momento avrei desiderato di possedere I'elo- quio forbito e faconda la parola per intrattenere piacevolmente il cortese uditorio, come nella stessa circostanza I'ecero gl' illustri col- leghi che mi precedettero nella Presidenza dell'Unione! Se ci6 nou mi e concesso, ho pensato pero di cogliere I'occasione per discorrere brevemente sui mezzi piii efficaci per afFrontare la soluzione di alcuni problemi, che, a me pare, i Zoologi oggi maggiormente discutono, e che quindi sono sicuro potranno interessare la maggioranza dell' udi- torio. II Presidente prof. Russo legge poi il seguente discorso: Sopra aicuni problemi di Zoologia generale e sui mezzi piu opportuai per riscWerli. Signore, Signorj ! Dal vecchio tronco della Zoologia, intesa come scienza delle for- me animali nel senso piii largo, in questi ultimi anni si ando t'or- mando un nuovo ramo, il quale per il suo contenuto e per il suo metodo merita di essere considerato come una brauca distinta nel grande gruppo delle scienze biologiche. Tale ramo si propone la ri- cerca delle cause della vita e dell' organizzazione animale ed il me- todo di cui si serve si e l' esperimento, donde si ebbe il nome di Zoo- logia Sperimentale. I progressi raggiunti in breve tempo da tale disciplina sono stati veraraente notevoli ; per ■, considerando se, con i metodi finora saggiati, ci sia stata rivelata la vera essenza di alcuni fenomeni, dobbiamo Cunvenire che nulla o quasi noi aiicora sappiamo, e che i metodi stessi si sono dimostrati insufficienti per 1' ultimo fine che ci proponiamo. Pur non dissimulando le gravi difficoltk che presenta una talo ri- cerca, spinto dal desiderio di contribuire al progresso della zoologia, - 26 - voglio richiamare alia mente alcune raie ricerche, che potrebbero avere attinenza con vari problemi general! di biologia e che potrebbero rappresentare un nuovo sussidio d' indagine, avente per iscopo di eli- minare, se non in tutto almeno in parte, le difficoltk a cui sopra ho fatto cenno. Prima di tutto per6 credo utile riferire per sommi capi alcuni fra i tanti quesiti a cui con tale indirizzo si potrebbe rispondere. Come ognuno sa, si ammette oggi, in forma abbastanza dommatica, che nei germi (ovo e spermio) siano preformati i caratteri dell'essere che dovrk svilupparsi. Si ripete, infatti, che il nucleo con i suoi ele- ment! figurati ed il protoplasma, specialmente dell' novo, mostrino tali caratteri, durante la loro evoluzione, da farl? ritenere i deposi- tar I del futuro organismo, Per6, e affatto scouosciuto quale parte prenda nel fenomeno ereditario il nucleo delle cellule sessuali con i suoi cro- mosomi o il protoplasma con i suoi materiali specifici, come non si sa se abbia una pai'te preponderanto nel processo I'elemento maschile o il femminile, E affatto recente la lotta ingaggiata dal Dries ch contro il Boveri per stabilire quale parte spetti al protoplasma deU'uovo e quale al nucleo spermatico nella produzione dei caratteri delle larve ibride di Echini; come, d'altra parte, non possiamo ritenere decisivi e generalizzabili, nella ricerca delle cause che producono I'eredita, i lisultati, molto important! del resto, del Fischer, del Conklin, del Wilson e dello stesso Boveri, diretti a dimostrare che nel vi- tello delle uova siano localizzati dei materiali che nelle successioni cellulari sarebbero destinati a formare determinati ordini di tessuti embrionali. L'esperimento capitale del Roux, il quale riusci ad inver- tire il piano di segmentazione deU'uovo di Rana, starebbe difatti a dimostrare che 1' uovo sia isotropo e non eterotropo! Recentemente il problema della trasmissione dei caratteri ai di- scendenti fu considerato da un altro punto di vista. Con metodi spe- cial! di tecnica microscopica I'analisi fu portata sulle piu minute par- ticelle del protoplasma delle cellule seminali, dove fu scoperto un intricate sistema di granulazioni,detti m i t ocond ri, i quali furono rite- nuti 1g particelle sensibili, che sono trasmesse alle cellule embrionali e che a queste imprimono le stesse proprietk delle cellule genitrici. Tale modo di vedere, che assegna a priori ai materiali protoplasmatic! una parte preponderante nel fenomeno conservativo dei caratteri della specie, fu rafforzato da conoscenze piii precise intorno alia parte che prendono I'ovo e lo spermio nel processo fecondativu. Come si sa, in questi ultimi anni fu dimostrato che, nell'atto della fecondazioue, nel- r uovo penetra, oltre la testa dello spermio, anche la coda con tutto I'apparato mi tocond ri ale raascliile e che un sistema di mi- tocondri si rinviene poi nel protoplasma delle cellule dei fog 1 ietti embrionali. Una tale constatazione, messa in rilievo recentemente dal Meves, il quale ne fece anche la dimostrazione al Congresso de- - 27 - gli anatomici, tenutosi a Berlino nell'Aprile di questo anno, oostitui- rebbe la prova piu evidente del la materiality, per cosi dire, del fe- nomeno ereditario e della parte che prendono I'elemento maschile e feraminile nella trasmissione dei caratteri ai discendenti. A mio giudizio per6, tali risultati, importantissirai dal punto di vista della pura conoscenza ed anche piu importanti perch6 essi of- frono la base positiva per la ricerca sperimentale, non risolvono il problema della natura e del significato delle purticelle ora esaminate. Si ammette anche oggi che durante lo sviluppo individuale e col- lettivo della specie si possano aggiungere alia sostanza preesistente nei germi, elementi nuovi, prodottisi per un mutato chimismo dei- r ambiente esterno o da speciali influenze delle cellule somatiche sulle germi nali. Tale I'enomeno, che coudurrebbe alia produzione di forme nuove, indusse De Vries a formulare la teoria delle mutazioni ed introdurre in biologia il concetto della specie ele- mentare, che si distinguerebbe per caratteri semplici, chiamati ca- ratteri unita. Un tal modo di vedere incontro molto favore anche fra i zoologi, ma, quanto a sapero in che cosa consistano i carat- teri unit^, che parrebbero corrispondere alle ultirae divisioni della materia e che quindi troverebbero una certa relazione con la teo- ria atomica.. o se fra i caratteri preesistenti ed i nuovi vi si deter- mini una lotta, come credono i Weismaniani, non si conosce affatto. Che i caratteri unita siano qualche cosa di indivisibile viene gia contradetto dai risultati stessi a cui fa cenno il De Vries, il quale in alcuni prodotti degli incroci constatd caratteri misti che conducono alia formazione di razze intermedie (Halbrassen). Anche il Correns e giunto ai medesimi risultati dando pero al fenomeno un'interpreta- zione fisico-chimica, fondata su delle semplici ipotesi. D' altra parte, che la teoria atomica possa venire in appoggio della concezione dei caratteri semplici o unitk e anche un [iresupposto fondato sopra una speculazione dei chimici; poiche, come si sa, mediante i feno- meni di radi oat t i vi tk i fisici hanno provocato, come essi dicono, lo sfacelo degli atomi, creduti iniangibili, e la formazione di atomi di altri corpi, giungendo per tal mezzo alia trasformazione della materia ed alia realizzazione del sogno degli alchimisti. Se tutto ci6 e vero, io non so quale valore nella ricerca delle cause che determinano il divenire degli organismi, possa darsi ai ioni metal lici o ai ioni proteici del Loeb, alia concezione del Lil- lie, che considera la materia vivente come forraata da sostanze colloidali diversamente elettrizzate od alle biomolecole di altri autori. Anche oggi molto si discute su le cause della produzione degli - ^8 - ibridi e su le leggi che furono formulate da Gregorio Mendel. I risultati degli incroci dimostrano pero solo che le quality esistenti neli" uovo e nello spermio sono diverse, che di esse alcune possono avere il predominio, che queste stesse proprieta possono essere alia loro volla sopraffatte e sostituite da qualita nuove, prodottesi in razzo di recente formazione ; ma, quanto alle cause che producono la dom inanza e la remissivitk degli ibridi, quanto a sapere in che cosa consista il supporto di tali caratteri, se, cioe, siano i cromosomi, come vorrebbe il Sutton, o il protoplasma, come si crede da altri, e ancora affatto sconosciuto. La I'icerca zoologica da piu tempo e rivolta ad un ppoblema non meno arduo di quelli avanti enunciati e cioe alle cause che determi- nano la sessualita. Tale pi'oblema, forse perche ha acuito di piu la curiosita, e entrato da uu pezzo nella fase sperimentale ; poiche, come e noto, non pochi furono finora i tentativi diretti a produrre artifi- cialmente il sesso della prole. Tentativi degni di considerazione, per I'indirizzo a cui furono in- formati, sono quelli fondati su le proprieta dei sieri citolitici. Par- tendo dalla nozione che nel sangue di un animale, a cui sia stato iniet- tato una poltiglia di un organo di altro animale, si produce, per rea- zione bioiogica, un anticorpo con proprieta di distruggere le cellule dello stesso tessuto, si sono preparate delle spermolisine, analoghe alle nefrolisine, alle epatolisine etc., che dovrebbero avere la propriety di fare produrre delle femmine. I metodi impiegati per dare alia gonade da prima indifferente un indirizzo vei'so 1' uno o 1' altro sesso sono stati diversi, provocando ora nel corpo della madre la forma- zione di isolisine ora delle eterolisine ovvero iniettando dei sieri sperm ol i ti ci, preparati come si usa per i sieri ordinari. Sebbene si formino nel sangue delle sostanze che immobilizzano gli spermatozoi (proprieta del resto comane ai sieri em atol i t ici), pure le speranze di risolvere per tale mezzo cosi difficile probiema sono in gran parte svanite. Pero, come dicevo, tali tentativi, similmente a quelli adope- rati da alcuni zoologi perstabilire le affinita degli animali, saggiando gli animali stessi con sieri diversi, segnano un notevole progresso per la nostra scienza, avendo ricondotto la zoologia in una via meno em- pirica e meno circoscritta di quel che finora si era seguita! Da qualche tempo del probiema della sessualitk negli animali si occupa un fine zoologo, Riccardo Hertwig. Questi, partendo dal fatto che tra nucleo e protoplasma esista una certa relazione, dipen- dente da un diverso metabolismo cellulare, ha emesso I'ipotesi che il sesso dipendada una differente relazione plasmatica-nucleare della cellula-ovo. In un' ultima pubblicazione, mentre conferma il concetto sopra esposto, riferisce i risultati di alcuni esperimenti, dai quali risul- - 29 - terebbe che la relazione plasmatic a-n u c 1 e a r e muterebbe a seconda della maturitk delle ova. Dalla fecondazione di ova precoci di Rana ottenute con speciali artifici, 1' Her t w i g ebbe un' elevata percen- tuale di maschi e similmente da ova ultramature. Fra questi due stati estremi, cio6 da ova ue precoci ne ultramature, egli ottenne una forte percentuale di femmine, per cui stabili delle curve sessuali, dove V opH7num della curva rappresenterebbe il sesso femminile e gli estremi il sesso maschi le. A voler giudicare per6 obbiettivamente tali risultati, per quanto essi siano important!, si vede che non escono dal campo della pura conoscenza del fenomeno ed anctie da una certa speculazione, che non e consentita dal vero metodo sperimentale. Essi, difatti, non ci rive- lano in che cosa consista la relazione plasmatica-nucleare, ne quali modificazioui chimiche e strutturali avvengono nelle uova, durante la maturazione. Come semplici speculazioni debbono anche essere giudicati i ten- tativi diretti a scoprire le cause del sesso, basati sul dualismo degli spermi in alcune specie animali o sopra un differente metabolismo delle ova, non ancora bene dimostrato ! . I problemi che ho sopra fugacemente accennati ed altri molti, che da quelli derivano, la cui soluzione in gran parte e di pertinenza del zoologo, secondo me, potrebbero essere meglio penetrati nelle loro vere cause, cimentando gli animali ai vart agenti fisico-chimici che I'ana- lisi della sostanza vivente abbia potuto finora mettere a nostra dispo- sizione ed osservando se b possibile apportare delle modificazioui nel- r intima struttura delle cellule sessuali, dove si racchiude il mistero della vita! Se tali modificazioni corrispondono a quelle che i' esame delle gonadi ci rivela in determinate condizioni naturali dell' organi- smo, non 6 dubbio che esse rientrano nei fenomeni normali della vita cellulare, L'esaltamento stesso di alcune strutture, determinate dagli agenti a cui possono essere assoggettati gli animali, e talora un mezzo sicuro per interpretare il vero valore di particolari funzioni, che, studiate nello stato normale, potrebbero restare incomprese, II con- fronto fra le varie strutture dei germi sia alio stato naturale, sia provocate dagli artifizi, che pu6 mettere in atto lo sperimentatore, ed il confronto stesso dei fenomeni consecutivi dello sviluppo, che si av- verano in tali condizioni, similmente a ci6 che fa il Fisico ed il Chi- mico per lo studio delle forze e della materia, e la via piii sicura e diretta che possa condurci alia ricerca delle cause dei fenomeni avanti accennati ! Neir ordine d'idee sopra enunziato io stesso ho cercato di portare qualche contribute ed i risultati finora ottenuti mi confortano a cre- dere che tale metodo potra essere fecondo di importanti conseguenze - 30 - per i nostri studt! Sebbene non si conosca ancora con precisione quale sia il comportamento di quelle sostanze che noi possiamo introdurre neir organismo per tentare di modificare le strutture caratteristiche delle cellule sessuali, pure io credo di avere gik messo in evidenza un fatto, che fra tutti mi pare non privo d'interesse. Contrariamente a quanto veniva afFermato, cioe che non era possibile agire sui germi con mezzi speriraentali, perch6 situati profondamente nel soma, io credo di avere dimostrato che si possa modificare 1' uovo nella sua intima struttura e quindi influire sulla sua originaria destinazione. Iniettando, infatti, nelle Coniglie alcuni prodotti organici fosfo- rati (Lecitina) io ho potuto far crescere nell'uovo le granulazioni mi- tocondriali ed il deutolecite, ed al contrario ho potuto faro dimi- nuire (juesti stessi materiali protoplasmatic!, adoperando altri artifici di tecnica. Lo studio dell'ovaia in condizioni normali negli stessi ani- mali mi ha poi rivelato che gli stati provocati artificialmente nelle uova corrispondono a stati naturali, i quali debbono avere un parti- colare significato per la vita della specie. L'utto dunque, secondo me, sta a trovare quali siano le sostanze che bisogna fare agire su 1" organismo e che possano entrare in gioco nel particolare metabolismo cellulare, secondo lo scopo che si prefigge lo sperimentatore, il che si ottiene per via di tentativi e tenendosi pill al corrente dei risultati della chimica, della fisiologia e delle altre scienze che a queste sono affini. Indipendentemente dei risultati finali delle mie ricerche, ai quali fui condotto adoperando il metodo su esposto, e sui quali non e qui il luogo di discutere o di polemizzare, la sola possibilita di apportare delle modificazioni nei germi quando sono aucora nelle gonadi, fa ritenere che non sia lontano il giorno in cui i problemi fondamentali della zoologia, i quali hanno principio e fine nello studio delle cellule sessuali, possano ricevere miglior luce di quel che finora essi non ab- biano avuto! Se sara vera tale previsione lo diranno gli studt futuri ; frattanto, la mia coscienza in tale attesa si conforta con il detto del Baglivi . Quae fundata sunt in natura crescunt el perflciunlur ; quae vero in opinione varianlur non augenlur. II Segretario prof. Monticelli legge la seguente relazione. Consoci, Questo nostro settimo convegno zoologico nazionale si tiene a due anni di distanza dall'ultimo di Portoferraio, perche, per deliberazione di quell'assemblea, in omaggio al Congresso dei naturalisti italiani ra- dunatisi a Milano nel 1906 ad iniziativa della Societa Italiana di Scienze Naturali, fu stabilito di non teuere nel 1906 1' annuale Con- 31 - vegno, ma di riunirsi, invece, a Milano con i naturalisti italiani. Nell'as- somblea annuale tenutasi in Milano in quell'anno J'Unione stabili di radu- nare il prossimo Convegno a Bormio nel 1907, rimandando al 1908 quelle gik fissato da aver luogo in Sicilia. Ma ne'.lo scorso anno, corrispondendo col Convegno zoologico nazionale, il Congresso internazionale di zoo- logia convocato a Boston, la presidenza deH'Unione, in vista del pro- babile inter vento del presidente, del segretario e del vicesegretario e quelio eventiiale di altri socii al detto congresso, credette di riman- dare il nostro Convegno a quest' anno. Ed eccoci numerosi riuniti a Bormio per l' attiva ed effieace opera del Comitate ordinatore. Cio preva che le interruzioni nella serie consuetudinaria dei nostri Convegni non hanno affievolito I'en- tusiasmo dei soci, ne la fede nei destini nella nostra Unione, che posso con piacere constatare. va sempre piu prosperando e si consolida affer- mandosi in Italia e fueri col favoi'ire fra noi il progresso della zoologia e difenderne gli interessi materiali e morali. lo non star6 era a ridire tutte le benemerenze delT Unione : dovrei rifare la st )ria del nostro sodalizio che se non ha ancora raggiunto il decennio di vita, tanta attivitk ha spesa, da aver rinsaldata, nel riconoscimento dell'autoritk da esse acquisita. la compagine dei soci affratellati d'ogni parte d' Ita- lia. Questo Convegno, che la Sicilia (nella persona dell' attuale nostro presidente) ricongiunge alle Alpi, e la mlglior prova della Unione dei zoologi d' Italia nel comune intento del progresso della scienza ita- liana. Dovunquo il decoro della zoologia italiana lo richiedeva (Con- gressi, Commemorazioni) vigile il nostro sodalizio e state rappresen- tato da suei delegati, che hanno fatta sentire la voce deH'Unione zoologica italiana: ed anche recentemenle al Congresso di Boston e stata ufficialmente rappresentata da un nostro delegate. Non vi e stata occasione che I'Unione abbia trascurata per difendere i dritti della zoologia italiana, cosi col solenne riconoscimento della lin- gua italiana nei congressi zoologici. come con la rappresentanza del- ritalia in molte commissioni internazionali dalle quali finora il nostro paese era escluso, Valga per esempio quella della nomenclatura zoolo- gica nella quale, per I'azione spiegata della nostra presidenza, si e final- mente ottenuto I'lialia fosse rappresentata. E gik nuova azione I'Unione va spiegando per ottenere altri riconoscimenti del dritto dalla zoologia italiana ad essere ufficialmente rapi)resentata dappertutto vi sieno com- missioni internazionali che interessino la zoologia. E I'autorita e 1* im- portanza nella nostra Unione viene sempre piu I'iconosciuta ; cosicche ad essa si fa gia capo come la sintesi dell' interessi della zoologia ita- liana. In questo convegno, appunto, dovro richiamare la vostra atten- zione suU'ausilie chiesto all' Unione Zoologica dal « Concilium Bi- bliographicum » di Zurigo. Ed anche di interessi collaterali della scienza come delle sue ap- - 32 - plicazioni I'Unione si e sempre e costantemente interessata (caccia, pesca) ed i suoi voti sono stati presi in seria considerazione ed accolti dalle supei'iori autoritk Molte importanti comunicazioni ed interessanti conferenze saranno svoite in questo convegno che fa seguito alia brillante serie dei con- vegni precedenti. E parecchie relazioni riguardanti questioni generali verranno sottoposte h1 vostro esame: cosicche questo convegoo pel numero ed importanza delle comunicazioni che sono annunziate non sark da meno dei precedenti. Concludendo, devo ancora una volta affermare il costante progre- dire dell' Unione ed il continue interessamento dei soci che sempre numerosi costituiscono il nostro sodalizio e termino ripetendo il Con- corde voto per r avvenire sempre piu prospero della Unione Zoologica Italiana. II Presidente prof. Russo dichiara quindi aperti la ottava Assemblea ordi- naria ed il settimo Convegno dell' Unione Zoologica. II Segretario da comunicazione delle rappresentanze e di coloro che scu- sano il loro mancato intervento. II Presidente annunzia che in seguito ai voti fatti edallaazione spiegata dall' Unione perche I'ltalia fosse rappresentata nella Commissione interna- zionale della nomenclatura zoologica, dalla presidenza dei Congressi interna- zionali di zoologia venne chiamato a far parte della detta Commissione, per il triennio 1908-911, il segretaric dell' Unione prof. Monticelli. II Presidente informa che I'Unione fa parte efiettiva della federazione internazionale degli anatomici e vi e rappresentata dai professori Romiti e Fusari. Per opera del delegato italiano prof. Romiti la lingua italiana e stata ricono- sciuta fra le ufficiali nei congressi della federazione. II Presidente comunica infine che 1' Unione e stata ufficialmente rappre- sentata al Congresso internazionale di zoologia a Boston dal Vice-Segretario prof. Ghigi e propone a nome del Consiglio direttivo che I'Unione sia rap- presentata all' inaugurazione del monumento ad Ha Her a Ginevra dal prof. Romit! ed a quella del monumento a Lamarck nel Giardino delle piante a Parigi dal prof. Monticelli. L' Assemblea fa plauso ed approva a unanimita. II Presidente commemora i soci defunti prof. Ezio Marchi e Luigi Picaglia. Dopo altre comunicazioni del Presidente dell' Unione e del Presidente del Comitato ordinatore inerenti alio svolgimento dei lavori del Convegno la se- duta e toltii. Seduta pomeridiana II Presidente di la parola al prof. Camerano il quale svolge la seguente conferenza. - 33 - La Fauna delle nostre Alpi. Signori, « Molto sark perdonato a chi molto ha amato > Queste parole ben note, mirabili di profunda sapienza psicologica e di bontk, mi hanno indotto ad accogliere 1' invito del benemerito Presidente del comitato ordinatore del nostro convegno, di parlare a voi della fauna delle nostre alpi. Ho amato grandemente le alpi nei miei anni giovanili e le amo tutt'ora per la bellezza loro incomparabile, per la grandiosita dei fe- nomeni che esse presentano, per 1' immense campo di studio che esse offrono alia mente nostra. — Se ora il raio dire non tornerk di pieno vostro aggradimento, altrettanto grande come il mio amore per le alpi, spero, sara il vostro perdono. 10 devo parlarvi della fauna delle nostre alpi. Orbene, la prima domanda che mi sono fatta e stata questa: Conosciamo noi la fauna delle nostre alpi? 11 risultato delle mie ricerche intorno alle cognizioni che si pos- seggono in {)roposito e state il seguente: Non esiste alcun lavoro generale che dia un quadro complete degli animali che vivono nelle nostre alpi. — II libro, clie il Dott. Silvio Calloni pubblicd nel 1890, e un lodevolissimo tentative di rassegna statistica degli animali, citati dai vari Autori come viventi nelle re- gieni alpine, per giungere in base ad essa a conclusioni generali in- torno alia fauna delle regioni stesse ; ma peco aggiunge alia cenoscenza della fauna delle nostre alpi. Per nessuna delle nostre vallate e state fatto un lavoro complete interne agli animali. Scarsi pure sone i laveri parziali interne a determinati gruppi di animali e parecchi di essi, e d' uepe dirlo, sono eggi di quasi nessun valere per il metodo col quale sone stati condotti. Pochissime di fronte alia vastita e complessita dell' argomento da studiarsi, sono le ricerche che vennere fatte, fine ad ora, fra noi interne ai fenomeni biologici degli animali nello speciale ambiente alpine. le non esito perci6 a conchiudeie che la fauna delle nostre alpi e eggi presse a che ignota. Se qualcuno dei miei uditeri trova la mia affermazione troppo recisa e forse anche paradossale, ie le invito ad un esame della « bi- bliografia » dell' argomento. La cosa non sark lunga. Tenuti nella voluta censideraziene alcuni studT monegratici su qualche gruppo di animali, qualche buon catalogo faunistico di loca- - 34 litk ristrette, ed alcune pregevoli serie di lavori fisiologici e dietolo- gici, egli si persuadera facilmente che la maggior parte delle notizie che numerosi Autori hanno dato intorno alJa fauna delle nostre alpi, in opuscoli, in memorie, in conferenze ecc. sono attinte (spesso sarebbe forse pill esatto il dire, sono tolte di peso) dalla classica opera suJle alpi dello Tschudi che risale alia meta circa del secolo scorso, e per quanto riguarda i Vertebrati, dalle bellissime monografie di Victor Fatio sulla fauna Svizzera. L'uditore mio cortese vedrk che nou sono rari gli Autori, che hanno scritto della fauna delle nostre alpi, i quali non hauno fatto altro che estendere alle nostre vallate le conclusioni faunistiche dello Tschudi, del Fatio e di altri, senza che nella loro mente sorgesso nop- pure r ombra di un sospetto che la fauna delle vallate alpine, pro- spettanti la penisola italiana, potesse essere diversa da quella che si trova nelle alpi svizzere o francesi. Egli conoscerk pure Autori che hanno pubblicato catologhi di specie di localitk alpine senza aver visto neppure una delle specie da essi indicate ed anche.... descritte. Vedra infine lavori di certi autori fatti scorrendo le gallerie di un Museo per copiarvi i cartellini delle specie esposte, senza curarsi di verificare T esattezza delle determinazioni o delle indicazioni ri- guardanti la provenienza degli esemplari.... Se poi il niio sempre cortese uditore vorra spingere un po' piu addentro il suo esame, troveru, fra i non molto numerosi lavori fau- nistici intorno agli animali delle alpi nostre, una percentuale doloro- samente notevole di scritti, che rivelano nei loro autori una maucanza grande di cognizioiii bibliografiche ed una assai scarsa preparazione, in guisa che i lavori stessi sono fatti con metodi e con criteri al tutto antiquati. Ho detto il peccato: ma non dir6quii nomi dei peccatori. Chiun- que del resto si accingera alio studio della fauna alpina nostrale li trovera facilmente e si convincera clie la mia affermazione: « che oggi la fauna delle alpi nostre e presso a che ignota » non e pur troppo meuomamente esagerata. A conferma di quanto sono venuto dicendo ricorderd, ad esempio, la bellissima vallata che ora cosi ospitalmente ci accoglie. Essa e forse una delle vallate alpine nostrali che venne, per al- cuni gruppi di animali, da piu lungo tempo studiata. Or bene, anche per la Valtellina lo studio dei viventi condotto in modo che possa realmente riuscire utile per la conoscenza della fauna alpina e ancora quasi totalmente da farsi. II benemerito ed illustre Presidente del comitate ordinatore del Bostro convegno, il prof. Andres, ha, colle sue important! ricerche 35 - sui viventi del fango termale di Bormio, iniziato tale studio ed io mi augupo che trovi niolti seguaci ed imitatori. In queste condizioni di cose, mi e impossibile dare a vol an qua- dro degli animali delle nostre alpi che sia in rapporto coi criteri scientifici raoderni e colle moderne esigenze dello studio dei viventi. 10 devo limitarmi ad esaminare rapidamente con -voi il campo di studio che le alpi nostre ci offrono, a discutere intorno ai mezzi mi- gliori per procedere al suo dissodameuto o intorno al modo di racco- gliere quei materiali di osservazione che possano efficacemente, in un tempo pill 0 meno lontano, condurci alia conoscenza scientifica del mondo animale delle alpi nostre. Trasportiamoci, senz' altro in medias res. Uno degli spettacoli piii raoravigliosamente belli e il risvegliarsi della vita airinizio della primavera nel mondo alpino. La vita, che e rimasta nelle alpi nella quiete piu profonda nei lunghi mesi invernali, pare squotersi ad un tratto, bruscamente, al primo soffio del caldo foehn. 11 provvido vento urla e fischia fra le gole e attraverso alle fo- reste, spazza gli altipiani coperti di neve, e, in pochi giorni, ridk la voce sonora alle cascate ed ai torrenti. Mentre le valanghe di neve e di sassi precipitano, spesso foriere di royina e di morte, le sassifraghe, i crochi, le primule, le viole, le aquilegie, gli anemoni, aprono con rapiditk, meravigliosa le loro corolle e mettono fra il verde dei pendii e delle praterie e fra il grigio delle rocce allegre pennellate di azzurro, di rosso, di viola, di giallo, di bianco. Con non rainore rapidita entrano in scena gli animali : si fa udire il fischio della marmotta e tutta una schiera di uccelli svolazza al- legra e incomincia il suo canto d' amore. Miriadi di altri animali sui fieri, sul suolo, nei recessi delle fo- reste nelle acque delle pozze e dei laghi si agitano e si accingono a fruire della buona stagione. Stagione questa, in veritk, assai breve: cinque mesi appena. Alia primavera, che incomincia alia fine di mag- gio 0 in principio di giugno, seguono pochi mesi di estate; questa, a sua volta, cede il passo ad un breve autunno. Alia tine di settembre I'inverno riprende il suo inesorabile impero. , L'ambiente alpino, propriamente detto, e rude e violento : esso non ammette debolezze, indecision!, incertezze. Per i suoi viventi non vi e tempo da perdere: la riproduzione, Io sviluppo, la ricerca del nutrimento presentano modalitk speciali, che danno alia lotta per I'esi- stenza, intesa nel suo piu ampio signiticato, fisonomiaal tutto propria. Nelle alpi sono riunite in breve spazio le condizioni di clima e di vita delle region! nordiche, delle temperate e calde. Gli aspetti delle alpi mutano, si pud dire, ad ogni passo e si presentano con ca- - 36 - ratteri profondamente diversi a livelli varianti fra loro di poche cen- tinaia di metri. Cou analoga rapiditk si cambiano 11 clima, la flora, la fauna, tanto che, quei mutamenti complessivi di ambiente, che nel piano si possono osservare soltanto percorrendo distanze gradissime, nelle alpi si pos- sono avere in breve spazio di terreno. Di qui la varieta grandissima dei fenomeni che esse ci offrono. Per poter abbracciare con un colpo d' occhio 1' insieme dei feno- meni riguardanti la flora e la fauna, i naturalisti, come e noto ai miei uditori, hanno cercato di dividere ii mondo alpino in zone, Cosi, ad esempio, si parla di una zona m on tana che sale flno ai 1000 metri s. 1. d. m., di una zona prealpina che va dai 1000 ai 2000 metri circa, di una zona alpina che si estende dai 2000 ai 3000 metri edi una zona nevale che dai 3000 metri giunge ai 4000 e piu s. 1. d. m. Nel fare questa divisione si tiene conto specialmente del mutarsi delle condizioni climatiche e della vegetazione col crescere deli' al- tezza dei luoghi sul livello del mare. Indubbiamente le varie zone ora menzionate hanno anche fra noi, ciascuna nel suo insieme, un aspetto particolare per quanto si riferisce al complesso dei viventi che le popolano. Le terre piu basse a pie delle alpi, che fanno corona alia valle del Po, ricche di acque di irrigazione e coltivate a prato, a campo ed a risaia, presentano numerose specie di pesci, di anfibi, di rettili, di insetti acquaioii, di crostacei, di moUuschi, di vermi, di uccelli, di piccoli mammiferi, in una parola, una fauna ricca di specie di tutti i gruppi e rappresentate da numerosi individui. Nella zona un po' piu elevata, ridente per le coUine vinifere, per i giardini e per i frutteti, la fauna scarseggia delle specie schietta- mente acquaiole: ma si arricchisce di un grande uumero di insetti, coleotteri, ortotteri, rincoti, lepidotteri ecc. Ai pendii coperti di viti succedono a mano, a mano, piu in alto, i boschi di castagni e di faggi e la fauna si fa piii povera di specie; ma nello stesso tempo cominciano ad appari re quelle forme di animali che caratterizzano la zona alpina propriamente detta. Una lunga serie di animali si e adattata a vivere fra le screpoiature della corteccia dei vecchi tronchi degli alberi, o sotto i cumuli di foglie cadute, o sotto il fitto strato di muschi che ricopre le rocce nei recessi piu scuri ed umidi dei boschi. Nelle foreste di faggi e di varie sorta di conifere vive tutto un esercito di minuti lavoratori, che, in mille guise, intaccano le piante in tutte le loro parti e spesso le conducono a morte, mentre un' altra non meno numerosa schiera di animali lavora alio sfacimento e alia distruzione dei tronchi e dei- rami caduti. La regione delle alpi che tien dietro ai boschi, in alto, ricorda - 37 - colle sue rocce, coi suoi nevati, coi suoi laghetti, coi suoi tratti erbosi le zone settentrionali d' Europa, le tundre siberiane, le cosi dette cat- tive terre dell' America del Nord. Kssa ha una fauna relativaraente j)overa di specie; ma gli animali che la abitano presentano quelle mo- dificazioui nella loro struttura e nei loro costunii che sono una delle prove pill manifeste della plasticity degli animali stessi e del loro adattamento all' ambiente. La regione piii elevata, infine, dk una idea del paesaggio delle estrerae terre polari e in essa, fatte le debite proporzioni, troviamo i fenomeni dei colossali inlansis della Groelandia e delle isole Spitz- berghe, coi loro nunatak i quali, in breve spazio circondato dai ghiac- ciai, racchiudono una scarsa flora e una piii scarsa fauna. Flora e fauna scarse; ma di interesse grandissimo, poiche si e in queste oasi, perdu te fra i [»aurosi carapi di ghiaccio, che si sono ridotti ad abitare gli ultimi discendenti di alcuni gruppi dei primi viventi che popola- rono le alpi. La divisione in zone ora ricordata del mondo alpino, divisione che possiamo dire classica, deve essere intesa in una maniera al tutto generale e non puo essere presa, senz' altro, nei suoi particolari, come base per lo studio della fauna di una data vallata alpina. Essa emana essenzialmente dal concetto che i primi studiosi dolle alpi avevano dell' azione che 1' altezza sul livello del mare esercita sul carattere della natura alpina, azione, che essi ritenevano assolu- tamente preponderante sopra tutti gli altri elementi dell' ambiente. Or bene, a questo prcposito, e da osservare che altri elementi im- portantissimi vengono spesso a modificare i criteri che si possono de- sumere dal considerare precipuamente la sola altezza sul livello del mare di una regione alpina, come ad esempio, la direzione delle val- late, la loro profondita e larghezza, la piii o meno facile penetrazione delle correnti atmosferiche, la forma particolare delle pareti rocciose e dei pendii, che dipende essenzialmente dalla natura delle rocco, la composizione mineralogica delle rocce stesse, il regime delle acque, lo sviluppo maggiore o minore delle foreste e via discorrendo. Di qui la necessita, per chi si accinge a studiare la fauna di una vallata alpina, di procedere prima ad una ricerca accurata delle con- dizioni climatiche, geografiche, mineralogiche, geologiche e botaniche in tutte le parti della vallata stessa. L' applicai'e a priori, come spesso e stato fatto, nello studio degli animali di una vallata alpina la divisione in zone che io ho poc' anzi ricordato, od un' altra analoga, non e cosa oggi scientificamente ac- cettabile. II multiforme mondo degli animali delle alpi ci presenta nume- rosi campi di studio. - 38 - Voglio anzitutto accennare alio studio degli animali, che troviamo adattati a vivere in ambienti cosi vari e speciali, nei loro fenonieni vitali fondamentali e nelle modalita del loro adattamento agli am- bienti stessi. Si tratta, in altre parole, di studiare i fenomeni, enormemente complessi, della lotta per I'esistenza, che interessano talvolta tutte le parti deir organismo e le loro funzioni. Si tratta di studiare, ad esempio, il modificarsi del regime pigmentale, i meccanismi di difesa contro il freddo, i fenomeni di resistenza ai lunghi digiuni, i meravi- gliosi fenomeni del letargo, i mutameuti che avvengono nella moda- lity di sviluppo delle uova, degli embrioni, delle larve, i fenomeni di accorciamento o di acceleramento di sviluppo, i fenomeni di neotenia, di progenesi e via discorrendo. Tutta una serie interessantissima di ricerche e da farsi nel mondo alpino intorno all'azione del calore, della luce, dell'umiditk nello svi- luppo, nella mole, nella dietologia di raolte specie i di cui individui si trovano ad abitare le varie zone e quindi sono in ambienti tra loro molto diversi. We meno ricco di interesse si prtsenta lo studio delle reazioni doi viventi stessi in rapporto coi fenomeni di tactismo, coi fenomeni, ad esempio, di adattamento ad optimum di temperatura notevolmente di- versi, che si possono riscontrare in individui della stessa specie nelle varie zone da essi abitate. L'ambiente alpino, che, come gia ho avuto occasione di dire, e rude, agitato, violento, speciale, ci offre un carapo vastissimo per lo studio della lotta per I'esistenza in tutte le svariate e spesso oltre ad ogni dire complesse sue modalitk. Essa assume nelle varie plaghe alpine caratteri diversi, sia per le speciali loro condizioni fisiche, sia per il diverso aggruppamento degli animali. Specie dello stesso genere e tal- volta individui della stessa specie, passando da una plaga all'altra, vongono a trovarsi in un mondo per essi assolutamente diverso e, per poter riuscire a stabilirvisi in modo normale, devono sostenere una lotta, intesa questa sempre nel suo significato piu ampio, acerrima. Passaggi di tal sorta sono nelle vallate alpine non rari, poich6 in esse e fenomeno frequente ed importante quello delle migrazioni, sia nella forma classica di quelle degli Uccelli o dei regolari passaggi di vari animali da zona a zona col mutarsi delle stagioni, sia per causa di trasporti passivi, come per opera dei corsi d' acqua, che di tratto in tratto vengono in plena, o per opera delle correnti aeree ascendenti e discendenti nelle vallate stesse. Ricordo a voi i fatti importantissimi della disseminazione degli organismi d'acqua dolce per mezzo degli Uccelli palmipedi e trampo- lieri migratori segnalato dall'H mbert, dal De Guerne e da altri. E nota r importanza loro non solo per la conoscenza dell'origine della - 39 fauna inferiore dei laghi in generale e in special modo dei nostri la- ghi prealpini ed alpini : ma aiiche in ordine alio studio delle questioni relative alle modiflcazioni e adattamento degli animal! in generale. Questi fenomeni dovrebbero nelie alpi uostre dar luogo ad uno studio minuto, regolare, continuato. Di grande interesse e lo studio regolare delle correiiti aeree ascendenti e discendenti le vallate alpine per la conoscenza e la in- torpretazione della fauna delle varie zone e in particolar modo dclla fauna delle regioni piu elevate e di quella che potremmo dire avven tizia degli alti nevati e dei ghiacciai. Certamente a molti dei miei uditori e avvenutodi attraversare in estate, prima del levar del sole, qualche alto nevato o qualche ghiacciaio e certamente non sara sfuggita alia loro attenzione la quan- tita, talvolta assai notevole, di insetti di vari gruppi che giacciono suUa superticie della neve iutirizziti dal freddo notturno. Sono ditteri, rincoti, imeuotteri, piccoli coleotteri, microlepidotteri ed anche, non raramente ropaloceri, che le correnti regolari ascendenti dalle vallate, 0 qualche violenta corrente di vento occasionale, ha trasportato e get- tato sul deserto di neve e di ghiaccio. Ricordo la meraviglia provata da Quintino Sella nel trovare, in una sua ascensione al Monte Bianco, sugli alti nevati, un grande nu- mero di Vanessa cardui. Gli insetti gettati sui nevati e sui ghiacciai dal vento sono in mas- sima parte destinati a perire: ma non e impossibile che, di tratto in tratto, qiialcuno possa i-idursi nelle rocce che, a guisa di oasi talvolta non povero di vegetazione, emergono dai nevati e dai ghiacciai, o suUe rocce che tiancheggiano i ghiacciai stessi, e possa riuscire a stabilirsi, come specie, in modo permanente. Le piccole faune di que- ste oasi, quelle delle sponde dei ghiacciai e le cosi dette faune cacu- minali dovrebbero pure dar luogo ad uno studio, non solo minuto e completo; ma ad uno studio ripetuto di tratto in tratto per seguirne i possibili mutamenti. Gli insetti gettati sui nevati e sui ghiacciai non sono al tutto inu- tili poiche una serie di ragni viene dalle rocce circostanti a compiere regolarmente le sue escursioni nella neve e, come i predoni del Sahara, assale le misere vittime e ne fa suo pro, Analogamente le correnti aeree discendenti lungo le vallate spaz- zano, talvolta con violenza, le alte praterie alpine e le foreste e tra- sportano in basso vari gruppi di insetti che arrivano come intrusi in zone che hanno aggruppamenti al tutto diversi di viventi e fra i quali forse per alcuni di essi e date) di potersi stabilire in modo permanente. E poiche ho accennato all'azione disseminatrice delle specie al- pine esercitata dalle correnti aeree speciali alle vallate, aggiungero che esse costituiscono, insieme colle correnti occasionali, un elemeulo - 40 col quale un grande numero di insetti alpini deve lottare, analoga- mente a quanto fanno gli insetti delie coste marine e delle piccole isole, come Carlo Darwin ha cosi brillantemente messo in evidenza. I nevati ed i ghiacciai sono per i primi un pericolo non meno grande delle onde del mare per i second i. E spettacolo interessante 1' osservare in una prateria alpina fio- rita, in estate, il rapidissimo mutamento che avviene al primo soffiare del vento. Lanumerosa schiera dei lepidotteri, degli imenotteri, deidit- teri, che tranquilla svolazza di fiore in fiore, immediatamente si ar- resta, e, per dir cosi, scompare alia nostra vista: la maggior parte si aggrappa alia parte inferiore degli steli d'erba, i coleotteri ed i rin- coti che stavano nelle corolle dei fiori si affondano nelle coroUe stesse, 0 si lasciano cadere al suolo. Sole le azzurre e rosse zigene che hanno le zampe provviste di forti uncini, attaccate alia sommit^ degli steli di erba si lasciano graziosamente dondolare a seconda del vento. Non e impossibile, come afferma Darwin per le specie delle coste marine, che a dar origine alia notevole percentuale di forme attere o con ali ru- dimentali, che si osserva fra gli insetti abitanti le regioni alpine ab- bia azione, insieme ad altri, anche il fenomeno sopra detto. Tutti questi fenoraeni e tutti quelli che ad essi si collegano e che troppo lunga cosa sarebbe ora il discutere, quando saranno ben stu- diati, forniranno indubbiamente dati preziosi alia conoscenza della questione, assai complessa e difficile, della dispersione delle specie ani- mali nelle alpi nostre. Per ultimo, diro che non deve essere trascurato lo studio dell' a- zione che I'uomo ha esercitato e che esercita ora piu attivamente di un tempo, modificando le condizioni fisiche delle vallate alpine col di- boschimento, colla coltura, colla incanalizzazione delle acque, coUa distruzione diretta di certe specie e via discorrendo. Ho detto poc' anzi che lo studio della fauna delle nostre alpi e ancora quasi totalmente da farsi anche dal punto di vista della sta- tistica delle S[)ecie che vi abitano e della loro corologia. Si potrebbe credere che questo studio, la ricerca voglio dire pura e semplice delle specie, dovesse precedere quello amplissimo dei feno- meni biologici nelle alpi che sono venuto rapidamente accennaudo. Vediarao prima quali sono le specie di una localita e poi ne stu- dieremo lo modalita della vita. Cosi si e detto e cosi si dice da molti. Cio era sostenibile un tempo in cui lo studio dei caratteri specifici era limitato puramente e semplicemente alia loro constatazione mate- riale e in cui I'osservatore non si dava alcun pensiero di interpretare e valutare I'lmportanza dei caratteri stessi in ordine ai fenomeni bio- logici generali. Nello stato presente dello studio sistematico degli animali, la ri- — 41 — cerca condotta con intendimenti linneani e dei seguaci del concetto dolla fissita assoliita delle specie non e piu sul'ficente e rimane sempre come uno studio incompleto, come una sorta di grossolana (dico gros- solana dal punto di vista filosofico, per quanto lo studio si voglia con- durre con minutezza e con cura grandi) e spesso artiflciale ed empi- rica cernita del materiale di studio. lo non entrero ora a discutere il difficilissimo e spinoso problema della specie, ricorder6 soltanto 1' affermazione, a mio avviso giustissima, dell'Heinke che: « una esatta descrizione delle variety e delle specie, la quale pu6 raggiungersi soltanto colla mi- sura e col numero, deve condurci a fondare una nuova o migliore sistematica zoologica ». Aggiunge I'lleinke: « II bisogno di una siffatta sistematica e indiscutibile per tutti coloro che si sono occupati di proposito di ricerche nel campo della sistematica e delle teorie della discendenza. Costoro debbono riconoscere che la maggior parte delle diagnosi di specie e delle descrizioni dei nostri manuali sistematici sono poco piu che etichette da collezioni e rie- scono al tutto inutili per il riconoscimento della somiglianza e del. Taffinita degli oggetti naturali. Eppuie, prosegue sempre I'Heinke, molti teorici della discendenza operano con queste nozioni di specie artificialmente costruite come se fossero vere entitk viventi e veggono nelle cosi dette transizioni fra queste deformate iniinagini della na- tura la prova della trasformazione della specie ». Ossei'vazioni analoghe a quelle deli' He i n ke si possono applicaie alia maggior parte delle conclusioni che vennei'o fatte, e si vanno fa- cendo, intorno alia distribuzione degli animali e in particular modo intorno ai confronti fra le faune delle varie regioiii, alle conclusioni che se ne vogliono trarre rispetto alia loro origine, alle loro vicende nel tempo e alia interpretazione della loro costituzione presente. Un numero notevole di lavori di corologia va di giorno in giorno manifestandosi iuservibile perche costrutti con materiale eterogeneo. Poco piu di trent'anni fa cei-te denominazioni specifiche si rite- nevano, mi si passi I'espressioue, come intangibili. Rana escicleiita, ad esemjjio, Rana lempovaria. LacerLa iuuralis, Vipera aspis ecc. ei'ano specie suUe quaL non si ammetteva discussione; si ripetevano per esse le autiche descrizioni e non si cercava altro. Quando si inco- mincio da qualcuno a studiare le s(;pra, cosl dette, buone specie, me- diaute serie numerose di esemplari e con metodi piii precisi e si vide che esse duvevano venir divise in numerose forme specifiche distinte, fu un soUevarsi di grida contro la temeraria innovazione e non manc6 chi preconizzo a breve scadenza una confusione terribile nel la siste- matica. E VI furono discussioni e lotte acri, fonti ancho di inimicizie per- - 42 - sonali. intorno alia Rana agilis, alia Rana Latasti, alia Rana muta, alia Lacerla campestris ecc. ecc. II lavoro di revisione non si arresto per tutto questo : ma conti- nue e si esfcese a poco a poco a tutti i gruppi di animali. Questo lavoro segue oggi piii vivo, piii intenso e piu rainuto, Esso si giova dei progressi della tecnica di osservazione e dei mutamenti dei concetti generali intorno ai fenomeni biologici, avvenuti per opera degli osservatori post-darwiniani, e fa vedere la necessitk di uno studio ex novo della massima parte della specie, anche di quelle che gene- raimente si credono le meglio stabilite e conosciute. Ledenominazioni, per citare un esempio, pure sem'plici di leone, ligre, leopardo, gatto selvatico, giraffa, elefante africano ecc. oggi non dicono pill nulla di sistematicamente preciso. Anche oggi, come trent'anni fa, questo lavoro minuto, che conduce ad un frazionamento delle cosl detie antiche buone specie, non si fa senza lotta, anche oggi non mancano culoro, che vedono in esso la confusione, la rovina, la fine della buona, della vera sistematica. Questeopposizioni sono inevitabili e non viedaimpensierirsi troppo. Esse sono un portato del fondo misoneistico della natura umana, che sempre suole rivelarsi in occasione di qualunque mutamento o inuo- vazione, Nel momento presente e poi cosa cui'iosa I'osservare come i profeti pessimisti non si accorganoche le modernissime ricerche intorno alio studio minuto delle variazioni individual! conducono precisamente a dare quella entita alle divisioni tassonomiche, che essi temono venga distrutta, entita che si puo ammettero anche seguendo il concetto generate della evoluzione delle forme organiche. Ritornando all'argomento, che ora piu strettamente ci occupa, diro che, a mio avviso, nello studio delle faune, e in particolar modo della fauna alpina, se si vuol fare lavoro veran:iente utile per la scienza e d'uopo far procedere di pari passo la ricerca dei caratteri mo rfo logic i della specie e la ricerca della ragione dei caratteri stessi. La prima deve essere diligentemente condotta con tutti i piu de- licati metodi che la tecnica moderna suggerisce, la seconda deve es- sere fatta, non solo in rapporto coi fenomeni biologici generali ; ma in relazione anche coUe special! condizioni di vita locale, Se cio non si fa, non e possibile, nel campo sistematico, dare la voluta im- portanza ai fenomeni di variazione degli individui per il loro raggrup- pamento in s[)ecie. Ricordero un esempio. La Rana muta e forma, come h noto, largamente diffusa nelle alpi nostre e vi presenta una seria notevolissima di variazioni, che - 43 rendono la valutazione sistematicci dei suoi individui assai difficile ed incerta. Chi studia, senz'alfro, una serie d"'individui raccolti in vallate diverse, tenendo conto esclusivamente dei loro caratteri morfologici, 6 certamente condotto a distin^uerli in molteplici specie. Chi poi, vo- lendo completare lo studio, esaminasse i caratteri dei girini, limitan- dosi alia sola constatazione delle differenze di forma o di proporzione delle varie loro parti, vedrebbe accrescersi lo difficolta e forse sarebbe condotto dalle differenze di questi ultimi a distinzioni specifiche anche pill numerose. Cosl operando, il nostro osservatore si troverebbe intieramente fuori di strada. Se egli invece stadia i girini dolla Rana muta nelle singole val- late alpine, alle varic altezze e nei diversi ambienti nei quali essi si sviluppano, viene a conoscere, che su di essi e profonda o rapida 1' a- zione dei fenomoni reotassici, neotenici, della luce, dei caloro, della profondita dell' acqua, della natura, del nutrimento e via discorrendo. Egli viene a conoscere che il loro polimorfismo e spesso simile in in- dividui provenienti anche da vallate lontane e che esse e da inter- pretarsi come fenomeno di convergenza e percio privo di importanza tassonomica. Studiando poi le variazioni d(>gli individui adulti in rap- porto col polimorfismo dei girini, troverebbe altri dati sicuri per la valutazione sistematica degli individui stessi, Ne si creda che 1' esatta interpretazione del valore tassonorriico dei caratteri di variazione degii individui abbia im[)ortanza nei puro campo speciografico. Mi si conceda che io iusista sopra questo punto. Se noi separiamo in specie distinte gli individui di Rana miita di una vallata alpina, per continuare lo stesso esempio, in base alia pura e semplice constatazione dei loro caratteri morfologici, come so- pra ho detto, e poi in vallate vicine non troviamo le stesse forme (e non le troviamo perche e possibile che in esse le condizioni siano diverse), mentre le torniamo a trovare in vallate piii lontane, trascu- rando lo studio concomitante dei fenomeni biologici che ho menzionato, siamo portati a speciali disquisizicni intorno alia distribuzione geogra- fica delle forme stesse e a conclusioni non fondate intorno alia que- stione assai importante della provenienza delle faune delle diverse vallate. Nello studio del valore dei caratteri differenziali degli individui e dei loro gruppi e necessario nelle vallate alpine ricercare e tener conto di un altro fenomeno; vogJio dire dell'isolamento fisiologico. Esso e fino ad ora poco studiato fra noi : ma, date le speciali condi- zioni fisiche delle vallate alpine nelle vai'ie loro zone, e probabile vi abbia speciale importanza. Fra i due versanti di una vallata, fra i vari suoi valloni, nelle - 44 - zone di fliversa altezza, bastano talvolta pochi oriorni di differenza nello sviluppo e fioritura di certe piante, nel disgelo delle pozzanghere e dei laghetti e nel cr^scere della loro temperatura, perche il periodo di riproduzione di certi animali si compia in tempi diversi. Ci6 fa si che individui di locality anche vicine non possono spesso mescolarsi insieme per la riproduzione. Siccomo questo fenomeno dipende e:^senzialmente dalle condizioni fisiche dei luoghi e si ripete presso a che costantemente tutti gli anni, ne puo avveniro nn isolamento assai spiccato di certi gruppi di indi- vidui da certi altri. Lo studio di questi fatti in rapporto colle variazioni degli indivi- dui di una specie, non solo non deve essere trascurato nelle nostre alpi; ma deve essere fatto in modo diligente e continuato. Tutto cio che sono venuto dicendo o tutto ci6 che nello stesso ordine di cose potrei aggiungere, se il tempo me lo concedesse, con- duce a questa conclusione. E certo che chi oggi vuole studiare a fondo la fauna diunalocalitanon pu6 piii accontentarsi di un mate- riaie comunque raccolto; npa la raccolta del materiale di studio dove essere fatta da chi conosce ed e ben per- suaso della importanza delle questioni che intorno ad esso si devono studiare e percio il materiale stesso deve essere raccolto, tenendo conto di tutti i dati che a tale stu- dio sono indispensa bili. F'u tempo, non molto lontano da noi, in cui si era persuasi che bastasse in una escursione alpina riempire qualche recipiente cogli animali che si incontravano, portarli a qualche naturalista che li de- terminasse e ne pubblicasse I'elenco per cooperare efiicacemente alia conoscenza della fauna delle nostre alpi. Si fu in quel tempo che il nostro benemerito Club Alpino, desi- deroso di contribuire alio studio scientifico delle alpi, formulava, per consiglio degli specialisti, apposite istruzioni per chi imprendeva ascen- sioni alpine. Disgraziato quell' alpinista che avosse voluto seguire alia lettera quelle istruzioni! II geologo e il mineralogo gli dicevano: fateci il favore, durante la vostra ascensione, di dare una occhiata, e di prendere nota, al suc- cedersi degli strati geologici, del loro spessore della loro inclinazione; teuete conto delle rocce striate, delle marmitte dei giganti, degli strati fossiliferi ecc. e lo munivano di un solido martello, di una bussola, di un clinometro, ecc. Sopratutto poi gli raccomandavano di racco- gliere campioni di rocce (possibilmente non tanto piccoli), almeno delle punte, di cercare le fulgoriti, le geodi e di non trascurare i campioni - 45 - di fossili. Qualche geologo piu indiscreto gli raccomandava anche di esplorare i detriti caduti lungo i peiidii, i ciottoli rotolati, le sab- bie ecc. ecc. Veniva in seguito il botanico, il quale, dopo una poetica descri- zione delle bellezze deJla flora alpina, regalava al nostro alpinista iin bel vascolo colla relativa carta asciugante per distendere le piante. Le istruzioni sopradette consigliavano 1' alpinista di recarsi dal zoologo. Qucsti con grande entusiasmo gli faceva una rapida enume- razione dei gruppi di animali che avrebbe potuto facilmente incon- trare e raccogliere, lo rauniva di pinze, vasi con alcool, reticelle per pescare nelle pozzanghere e nei laghetti, reticelle per le farfalle ecc. Devo per6 dire a onor del vero che lo zoologo era discrete, racco- mandava bensi all'alpinista la raccolta delle vipere; ma lo dispensava dal dare la caccia ai camosci, agli avoltoi, alle aquile ecc. Lo zoologo tuttavia faceva osservare all'alpinista che se per caso egli si fosse incontrato con una lince o con un gatto selvatico il portarne le spo- glie al sue museo sarebbe stata cosa che gli avrebbe fatto un onore grandissimo.... Dopo tutto ci6 il nostro alpinista doveva completare il suo arma- mento con un barometro, uno psicroraetro ed un termometro e poscia poteva colla coscienza tranquilla impugnare la piccozza e mettersi al- legramente in viaggio. A qualcuno dei miei uditori puo sembrare esagerato lo schizzo che io ho fatto ; ma se egli vorra leggere le numerose conferenze sul- I'alpinismo e suU'aiuto che gli alpinisti nelle loro escursioni potevano rendere alia scienza di una ventina d' anni fa (ed io stesso che vi parlo non sono a questo riguardo senza peccato; vedra che non ho punto esagerato, poich6 non ho accennato alle raccomandazioni intorno alle ricerche che 1' alpinista avrebbe dovuto compiere, durante sempre le sue ascensioni ed escursioni, intorno al folk-lore, alle leggende, ai proverbi, ai dialetti delle popolazioni alpine, senza trascurare, ben inteso, lo studio delle piccole Industrie e la questione del rimboschi- mento. Non voglio colle mie parole muovere critica a quanto allora fece il Club Alpino nostro, al quale mi onoro di appartenereormai da molti anni; cio che allora si faceva era a fin di bene ed era in rapporto col mode che allora si teneva nello studio delle flore e delle faune. II raccoraandare, d' altra parte, a chi percorre le alpi nostre di interessarsi alio studio degli animali alpini e cosa che deve farsi sem- l)re caldamente per ragioni molto ovvie: ma il mutato indirizzo degli studi intorno agli animali ci fa vedere, che I'aiuto che una ricerca degli animali, fatta nel modo sopradetto, pu6 arrecare alio studio della nostra fauna alpina e scarsissimo. . Chi vuole seriamente studiare la fauna alpina deve egli stesso - 46 - recarsi sul luogo e ricercarla ex professo do[)o essersi prima preparato con una larga e conveniente coltura scientifica In questi ultimi trent'anni i problemi riguardanti gli animali sono divenuti molto piu difficili e coraplessi di un tempo e richiedono per essere studiati con frutto ampia conoscenza dei fenomeni biologici e speciali cognizioni tecniche e bibliografiche. Ne viene per conseguenza, che I'opera del di lettantismo. come lo si intendeva un tempo, e venuta scemando assai di efficacia per la zoologia. Oggi a chi sa comprendere tutta 1' importanza dello studio degli animali, a chi apprezza le raeraviglie dolla loro organizzazione o dei loro costumi, a chi ha squisito sentimento d'arte da compiacersi nel- I'ammirare le loro forme bellissime: ma che non vuole iniziarsi al lavoro, oramai lungo e difficile del loro studio, secondo le esigenze della scienza odierna, non e tuttavia, come dird fra poco, chiusa la via per favorire questi studi e rendersi del loro progresso altamente be- nemerito. Lo studio della fauna delle nostre alpi, fatto secondo gli intendi- raenti scientifici moderni, e studio assai lungo. E necessario ricercare la fauna vallata per vallata, in tutte le zone, per modo che ciascuna specie risulti studiata in tutta la cerchia delle alpi, tenendo conto di tutti i fenomeni biologici ad essa relativi. Soltanto quando questo studio miimto sark stato fatto lo si potrk mettere in confronto con quello della evoluziono geologica delle alpi stesse, e con quello delle faune di altre regioni, per cercare di con- chiudere intorno alia jirovenienza, affinity ecc. della fauna presente delle alpi. Le conclusioni, che fino ad ora sono state fatte in propo- sito, sono, per la maggior parte, premature, incerte, e scientificamente non ben fondate. Lo studio della fauna delle nostre alpi richiede I'opera di molti che lavorino con indirizzo uniforme in modo che i risultamenti che essi ottengono possano essere coordinati convenientemente. E necessario perci6 studiare anzitutto ponderatamonte, e in tutti i suoi particolari, il piano generale, secondo il quale le ricerche de- vono essere condotte ed e necessaria una buona ripartizione del la- voro fra i vari osservatori. Lo studio del piano generale di ricerca richiede esso pure la coo- perazione di molti ed io credo che sarebbe cosa che farebbe raolto onore alia Unione nostra, se essa si facesse Tiniziatrice dello studio sistematico, regolare, continuato della fauna delle nostre alpi. Non e d'uopo osservare che questa espressione « le alpi nostre » va intesa come si intende I'altra espressione in uso, di « Club alpino ». vale a dire, lo studio della fauna delle alpi nostre, in realty, deve 47 comprendere lo studio della regione montagnosa italiana, che e quauto dire lo studio della fauna terragnola e d' acqua dolce d' Italia. Sarebbe forse opportuno costituire un comitato il quale studiasse il piano generale delle ricerche e i mezzi per metterlo in esecuzione. Certamente bisognerebbe rinunziare alia idea dei laboratori a sede fissa. Essi, per quanto fossero numerosi e ben provvisti di mezzi, non putrebbero servire che incompletamente ad una osplorazione mi- nuta e completa della estesissima nostra regione alpina. I laboratori a sede fissa, come ad esempio, quello bellissimo fon- dato dal Senatore Angelo Mosso al Colle d'Olen, sono di grande uti- litk per alcune speciali serie di ricerche: ma non per I'esplorazione fauuistica che noi abbiamo bisogno di compiere. I numerosi rifugi, che le sezioni del Club alpino hanno costrutto, potranno pure darci qualche aiuto: ma non bisogna dimenticare che essi sono fatti per altro scopo e sono quasi sempre coliocati in regioui di fauna poverissima. E necessario, a mio awiso, ricorrere ai laboratori mobili e facil- mente trasportabili da luogo a luogo, come gli Inglesi e gli Ameri- cani ci insegnano. Date le condizioni dei luoghi da esplorarsi, il migliore laboratorio e la tenda da campo costrutta con tutlo il confort e con tutti i per- fezionameuti moderni. L' industria moderna, sopratutto in Inghilterra ed in America, provvede oramai tutto il necessario ed anche il super- fluo, che in questo caso non e assolutamente da trascurarsi, per una vita comodissima in un attendamento in qualuuque localita. La vita del campo, che ha cosi grandi attrattive, pu6 essere fatta oggi con giovamento grande e dai giovani e da chi e gia inoanzi negli anni. I mezzi di trasporto odierni concedono pure di tenere per lungo tempo il campo in qualsiasi locality, anche la piii elevata. Non e necessario che gli accampamenti-laboratorio siano molto complicati. Una tenda fatta in modo da servire da laboratorio, una 0 pill tende da dormii-e, una tenda da cucina potrebbero costituire I'unita tipica. Per mezzo di parecchi di questi laboratorii I'esplora- zione zoulogica delle Alpi potrebbe compiersi contemporaneamente in vari punti. Si tratterebbe, dirO in poche parole, di comportarci per I'esplorazione faunistica delle Alpi nostre come ci comporteremmo per I'esplorazione di una regione lontana qualsiasi in Africa o in America. A questo punto io mi fermo. Tutti voi uvete pronta una obiezione e una domanda. Tutto ci6 che proponete, voi dite, richiede mezzi di danaro assai notevoli per essere messo in atto in modo che se ne possano trarrc realmente dei buoni frutti. Dove trovatc questi mezzi? Senza alcun dubbio per eseguire il piano che io vi ho esposto sono - 48 - necessarii danari e non pochi e i)er parecchi anni. I) Comitato di cui ho parlato dovrebbe preoccuparsi essenzialmente e anzitutto di riu- nirli. A questo proposito concedetemi una ossei vazione. Fra noi non sono rare fortunatamente quelle persone benemerite della scienza, le quali si interessano vivamente ai nostri studi, pur non occupandosene ex professo, e che essendo facoltose hanno ben compreso come 11 danaro impiegato a far progredire la scienza sia il pill nobilmente speso. Ora io mi auguro che queste persone vogliano considerare le alpi nostra come campo di ricerca ncn meno ignoto e non meno ricco di risultamenti interessanti di quello che non siano le region! lontane, alia esplorazione delle quali hanno dato e danno le loro cure, la loro attivitk e spesso, la loro vita. Vorrei che rivivesse in loro lo spirito scientifico del Principe Bo- naparte, che dedic6 opera e danaro alio studio della fauna italiana, e che ci lascio un opera illustrativa di essa, bellissima per i suoi tempi, e che oggi ancora e considerata come classica e fondamentale. Vorrei che I'aiuto loro venisse a far cessaro lo spettacolo alquale oggi assistiamo, e pur dovere il dirlo, di naturalisti stranieri che ven- gono in Italia, come in terra ignota zoologicamente parlando, a com- piervi esplorazioni e raccolte interessantissime. Gli studi zoologici sono d'altra parte assai progrediti fra noi e possiamo, senza presumere troppo, provvedere alio studio della fauna nostra colla speranza di fare opera degna della scienza moderna. Lo studio complete della fauna delle nostre alpi si presenta ora- mai come necessity urgentissima. La fauna delle nostre alpi si e venuta modificando profondamente in questi ultimi cento anni e con maggior rapidita si va mutando ora per i cambiamenti che avvengono nelle condizioni generali delle val- late alpine. Le forests sono state in molti luoghi distrutte, in altri venne e- stesa la coltivazione, le acque prima liberamente scorrenti lungo i pendii rocciosi, o scorrenti lungo gli altipiani, dove davano luogo a pozzaughere, a laghetti, a luoghi acquitrinosi vengono chiuse in canali e condotte lontano per la produzione di forza motrice. Molte regioni prima inaccessibili ed isolate, in cui I'equilibrio dei viventi aveva raggiunto una data stabilita, sono state aperte all'uomo con nuove strade e 1' uomo con T opera sua ha tiirbato le condizioni di vita di molte specie di animali. La caccia colle armi moderne assai perfezionate e la ricerca delle pelliccie hanno spopolato oramai molte regioni delle nostre alpi dei loro antichi abitatori. Non parlo degli orsi, dei lupi, delle linci, dei caprioli, dei cignali. al tutto, o quasi, da tempo scomparsi: ma noi as- - 49 sistiamo alia rapida diminuzione delle marmotte, delle martore, delle l)uzzole, delle faine, dei grossi uccelli rapaci e via discorrendo. Lo stambecco e ovunque scomparso all' infuori dalla colonia che vive sotto la protezione di S. M. il Re d' Italia. Lo stesso camoscio va nelle alpi nostre rapidamente diminuendo di numero. Si percorrono oggi lunghi tratti delle nostre vallate senza scor- gere il profilo di un maramifero selvatico, senza udire il canto gio- condo di un uccello. Gli insetti stessi, e con loro molti animali insettivori, sono in di- minuzione, per quanto riguarda il numero delle loro specie, alcuno anzi, fra le [)iii eleganti e caratteristiche, stanno per scomparire col taglio dei boschi e col franare frequente dei terreni. II modificato regime delle foreste e delle acque esercita la sua azione sfavorevole anche sui rettili, sugli anflbi e sui pesci. Ma non h necessario che io spenda molte parole intorno a questo argomento noto a tutti. Ripeter6 che e urgente studiare completa- mente la fauna delle nostre alpi per flssarne bene il carattere prima che da essa siano scomparse le forme piii interessanti e pid ricche di insegnamenti. Fj tempo che io ponga fine al mio dire. Signori, Nel campo nostro non mancano in Italia i lavoratori ed io esprinio il vivo augurio che le alpi col loro fascino potente li spingano all'o- pera affinche in un tempo non lungo si possa avere uno studio sod- disfacente della fauna alpina, Io sono fermamente convinto che questo studio sara fecondo di risultati important! se, chi si accingera a compierlo, sark preparato a investigare le forme organiche, non col solo metodo ristretto della constatazione pura e semplice dei caratteri morfologici; ma si pro- porrk di ricercare la ragione dei caratteri stessi, se considerera le specie, non come oggetti immobili nella loro forma; ma come i rap- presentanti di un momento della evoluzione meravigliosa della vita alia superficie della terra, non come oggetti isolati ; ma come entita strettamente collegate, per molteplici rapporti, cogli altri viventi e col mondo ambiente e, dir6 in fine, se egli sark pronto a combattere con ogni forza la tendenza misoneistica, sempre latente nellu natura umana e nemica di ogni progresso. II Presidente ringrazia il prof. Camerano della sua iuteressante conle renza. II prof. Camerano propone che .sia formata una commissione alio scopo di conci-etaro il mode e procurare i mezzi per effettuare lo studio rnzionale della fauna alpina giusta i criterii espressi nella sua couferenza. - 50 - L'assemblea approva e deferisce al Presidente la nomina della detta com- missione. II presideute, seduta stante propone, e 1' Assemblea approva, cLe la Commissione sia composta dei soci Camerano, AnJres, Monti R., De Marchi, Rosa, Festa; Peracca, Salvador!, Bellotti, Magretti. Dope la seduta i congressisti si recano a visitare le sorgenti termali di Bormio, i Bagni vecchi e 1' Orrido dell' Adda. II prof. Andres lia guidati i congressisti iDteressandoli ai suoi studii sui fanghi termali di Bormio. Mercoledi S settembre. I congressisti si recano ad una ewcursione al Ghiacciaio del Forno ed a S. Caterina, ove ha luogo il banchetto sociale. A S. Caterina ha luogo anche la prima riunione della Commissione per lo studio della fauna alpina. Griovedi 3 settembre Seduta antimeridiana II Presidente da la parola ai soci per le Gomunicazioni scientificlie Golgi, C. — J)i una mmuta parlicolaritd di struitura dell' epi- ielio dellii mucosa gastrica ed intestinale di alcuni Vertebrati (Riassunto). I fatti che sono stati oggetto di questa mia comunicazione ed i quesiti da me corrispondentemeDte accennati si possono riassumere come segue : I — In ordine al puro reperto morfologico, rappreseutato dalla presenza di un teiiue apparato reticolare nelle cellule epiteliari della mucosa gastrica, e corrispondenti fossette, nelle cellule adelomorfe delle ghiandole gastriche, nell' epitelio dei villi intestinali ed in quello delleghiandole di Lieberkiihn, e di B runner, la mia esposizione non rappresenta che una nuova documentazione della conoscenza riguar- dante la grande diffusione di quella particolarita di fine orgauizza- zioue delle cellule. II — Di f ronte a tale constatazione, non pu6 dirsi fuori di luogo - 51 il quesito se il tenue apparato reticolare, di cui la grande maggio- ranza delle cellule, sono prowedute, possa essere considerato quale parte integrale — un vero organo — delle cellule, nello stesso modo che tale e considerato il centrosoma sebbene non in tutte le cellule lie sia dimostrata I'esistenza. III — E fatto concrete che nelle cellule epiteliari della mucosa gastrica — e corrispondenti fossette — il corpo reticolare subisce un graduale spostamento, per cui da una parte profonda del corpo delle cellule cilindricho o dai lati del nucleo, che in siffate condizioni e in certo naodo nascosto dai filamenti del reticolo, puo passare al davanti di questo organo. Agli spostamenti, s'accom(>agnano accentuate e ca- ratteristiche modificazioni di forma dell' apparato. IV — Le qui accennate modificazioni, di forma e topografia del- I'apparato reticolare, sono in evidente rapporto colle modificazioni di forma e composizione degli epitelii legate alia loro metamorfosi mucosa. V — Nei fatti qui da ultimo accennati (spostamento o migra- zione con corrispondenti mutamenti di forma, in rapporto colla for- mazione del muco) e lecito ravvisare un indizio per arrivare alia conoscenza dei rai»porti tra il puro fatto morfologico. e i' eventuaie suo significato, nei riguardi delle attivitk biologiche delle cellule. VI — I fatti finora noti non autorizzano a considerare come di- mostrato un rapporto diretto tra I' apparato ed organo reticolare e I'attivita formativa delle cellule. In favore di questo rapporto po- trebbero veramente aver valore le osservazioni di Heidenhain e di Ballowitz; ma su questo punto non si pu6 non tener conto delle di- scordant! osservazioni di Pensa. VII - - Non 6 giustificata una identificazione dell'apparato reticolare col cromidi e apparati cromidiali di R. Hertwig, Goldschmidt ecc. sotto la quale denominazione sono state riunite forme fra loro molto diverse. Con qualche mvveduta di uno o [>iu canali e di emissione) nulla ha di comune coll' apparato od .organo retico- lare oggetto di questo studio. - 52 - X — Fino ad ora nessun fatto autorizza ad attribuire signiflcato di canalicoli ai filamenti deH'organo reticolare ora in questione: varii argomenti parlano invece in senso decisamente contrario. Monti, R. — Le migrazioni attive e passive degli organismi acquatici d' alta monfagna. Lo Zschokke, in una sua ri vista sintetica sni risuUati delle ricerche zoologiche intorno ai laghi alpini dal 1900 in poi, considera le ricerche limnologiche della Monti come una desiderat«a estensione del territorio di osservazione, che prima era rimasto quasi esclusiva- mente limitato al versante settentrionale delle Alpi, e particolar- mente alia Svizzera. Lo Zschokke pero insiste nel volere trasportare ai laghi cisal- pini tutte quante le induzioni, cui egli era giunto studiando i laghi d'oltre alpe, in particolare riafferma che anche la fauna glaciale, o nordico glaciale dei nostri laghi debba essenzialmente esservi perve- nuta per migrazione attiva. La Monti invece assegna la maggior parte alia migrazione passiva, s' iutende per i laghi da lei studiati al di quk delle Alpi, in base non soltanto alia costituzione delle faune, ma anche alio studio della genesi dei laghi, e della loro costituzione fisica. Discute quindi le considerazioni dello Zschokke, e mentre ricorda di avere gia messo in evidenza I'importanza della migrazione attiva da valie a monte principalmente per le planarie, gli insetti acquatici, e taluni idracnidi, non pu6, senza riserve, ammettere I'af- fermazione dello Zschokke, secondo il quale alia fine dell'epoca gla- ciale, le condizioni flsiche per la migrazione attiva da valle a monte, dovevano essere assai piu favorevoli, che non al presente nolle nostra valli alpine. Espone quindi una serie di osservazioni suUe condizioni fisiche e biologiche dei laghi cisalpini da lei studiati, e sulle variazioni che do- vettero subire gli alti circhi e le valli alpine dall'epoca glaciale in poi. Nel complesso la Monti crede di poter concludere: 1° — Nel versante meridionale delle Alpi, e principalmente nei territori studiati, la migrazione attiva degli organismi acquatici da valle a monte doveva essere meno facile alia fine dell'epoca glaciale, che non al presente, e cio per ragioni geo-idrografiche, risultanti dallo studio delle singole regioni. 2° — Che il passaggio delle faune boreali dal versante settentrio- nale, al versante meridionale delle Alpi, se pote eventualmente avere luogo per i valichi o colli piu depress!, non fu certamente possibile in via generate, attraverso tutto il resto del grande crinale divisorio fra i due versanti. 3° — Che in ogni caso se una migrazione attiva della fauna bo- reale pote qualche volta av venire, sia pure tardivamente, per la via - 53 - dei gioghi piu bassi delle Alpi orientali e centrali verso le valli cisal- pine, per le valli delle Alpi occidentali, e quindi per le acque del gruppo del Ruitor, — non si puo parlare di una immigrazione attiva della fauna boreale, perclie le alpi occidentali versano le loro acque alia pianupa del Rodano, che non fu raggiunta dall'invasione glaciale nordica. 4° — Parecchi dei laghi del Ruitor dalla Monti studiati, si sono formati in epoca recente, all' incirca dopo il 1860, vale a dire per ef- fetto dell'attuale regresso dei ghiacciai. Per questi laghi, di cui 1' A. ha fatto la storia corredata da carte topogratiche e fotografle, di cui ha descritto le particolari condizioni fisiche, bisogna ammettere che la colmiizzazione sia avvenuta, e che il limnobio si sia formato, principalmente per migrazione passiva da laghetti alpini piii antichi delle valli adiacenti. Clivio, I. — Di alcune particolayHtd della mucosa vaginale. Antica e la discussione se la mucosa del canal vaginale presenti ghiandole o no. In generale si ritiene che ne sia sprowista, e che solo se ne possano riscontrare ai fornici o all'introito come ghiandole aberranti della cervice o della vulva. Un altro fatto gia osservato h quello che I'epitelio della mucosa vaginale, normalmente piatto stra- tificato, si presenta invece ad un solo strato o di forma cubica o cilio- drica quando il canale vaginale e impervio dalla nascita per cause di- verse. Pei rapporti che si possono avere colTanatoraia comparata, e per le deduzioni che si possono fare sia nel campo embriologico che della patologia, I'A. crede non inutile di liferire, molto sommariamente, alcune particolarita riscontrate nella mucosa vaginale in due casi di anomala conformazione dei genitali, riservandosi di trattare altrove la parte che riguarda la patologia e le deduzioni che si potrebbero trarre da tali osservazioni. In un caso di vagina doppia ed utero doppio con ematocolpo per atresia della vagina destra, avendo inciso ed asportato il setto che divideva i due condotti vaginali, ha riscontrato I'epitelio piatto strati- ficato normale sulla superflcie del setto rivolta verso la vagina per- via, mentre la superficie rivolta verso il condotto atresico era rive- stita da epitelio cubico; detta superficie presentava qua e la degli in- fossamenti epiteliari poco spiccati, mentre in talune localita si nota- vano delle salienze a guisa di bottoni nelle quali I'epitelio si appro- fondiva formando delle vere introflessioni ghiandolari. La locality dove ci6 si osservava era situata a metk circa del setto asportato, e quindi presso a poco equidistante dal collo dell'ntero e dell'orificio vulvare. Dopo pochi giorni dall'operazione, avendo asportato un lem- betto superficiale di mucosa del canal vaginale gia atresico, si pote - 54 - verificare la trasformazione dell'epitelio che prima era cubico in epi- telio piatto stratificato. Nel secondo caso si trattava pure di im ematocolpo da cosidetta imperforazione dell' imene. Asportata parte della membrana che oc- cludeva il canal vaginale, avendo flssato e sezionato 11 pezzetto aspor- tato, I'A. potette anche qui notare come la suasuperficie interna, quella cioe rivolta verso il canale vaginale, si presentava molto anfrattuosa e ricoperta da epitelio cubico, di piu in alcune localita I'epitelio si approfondiva a formare dei veri cul di sacco ghiandolari piuttosto alti. Fra I'estremita cieca di questi infossamenti e la superficie esterna erano evidenti dei fascetti di fibre muscolari liscie che evidentemente appartenevano alia parete della vagina ; per cui, ricordando come r imene, anche se spessa, non presenta nel suo contesto elementi mu- scolari, si puo ritenere che in questo caso si trattava di un' atresia dello sbocco esterno della vagina. Trinci, 6. — Sulle questioni concernenti le differenze morfologi- che dei cromoso?ni di una stesso nucleo. Osservazioni nei Veriebraii. L' A. s'intrattiene sulle differenze morfologiche che, a prescindere dagli eterocromosomi, gli stessi cromosonii ordinarii di un nucleo possono presentare gli uni dagli altri, raettendo in rilievo tutto 1' in- teresse che, alio stato attuale delie interpetrazioni teoriche dei feno- meni ereditarii, si addice alio studio delle differenze in parola. La loro esistenza viene infatti da taluni riconosciuta come una tangibile dimostrazione dell'attendibilita di parecchie dottrine biologiche gene- rali, come quella dell' individualitk cromosomica, dell'autonomia nu- cleare del cromosomi paterni e materni, della derivazione per meta paterna e per meta materna dei cromosomi bivalenti nei nuclei ses- suali, deU'eterogeneita qualitativa od essenziale dei cromosomi d'uno stesso nucleo. fi condizione necessaria per I'attendibilita delle dottrine enunciate, che, nei nuclei d'un determinato soggetto, sussista un rap- porto numerico costante fra i cromosomi dei vari tipi e che, in uno stesso nucleo, i cromosomi si corrispondano morfologicamente a due a due. Le osservazioni di altri autori, specialmente compiute sulla sper- matogenesi degli Insetti, porterebbero all'accertamento dell'esistenza di tali condizioni ; per i Vertebrati, mancando sin'ora dati precisi, r A. ha intrapreso una serie di ricerche in proposito, tanto nelle cel- lule somatiche, quanto nelle sessuali. Risulta in complesso da tali ricerche che effettivamente in uno stesso nucleo possono sussistere normal i differenze morfologiche, di grandezza, fra i singoli cromosomi. Tutto lascia credere che queste siano costanti; che cioe, nella serie delle generazioni cellular! di un - 55 - dato soggetto, si ripeta sempre un determinato rapporto numerico fra i ciomosomi dei varii tipi : risulta inoltre colla massima evi- denza dallo studio delle vescicole germinative, che i cromosomi si corrispondoDo a due a due in grandezza e che gli individui bivalenti si formano per accoppiamento di cromosomi morfolugicamente uguali. Codesti risultati, raentre confermano quelli ottenuti per la sper- matogenesi degli Insetti, tornano naturalmente favoi'ovoli alle dottrino general! ricordate in precedenza. Stante che alcuni autori hanno raosso dei dubbi suUa normale esistenza di diiferenze morfologiche fra i cromosomi d'uno stesso nu- cleo, r A. prende da ultimo in esame le obiezioni da essi soUevate, dimostrando che non risultano tali da infirmare seriamente I'attendi- bilita della tesi in discussione. La stessa ipotesi, apparentemente cor- roborata da qualche fatto, che ledifferenze sianu soltanto temporanee, perche dipendenti da un irregolare accrescimento dei cromosomi, non sembra conciliabile con parecchi dati, i quali depongono, al- contrario, per il principio della stabilita. Cosi provaalmeuo I'esistenza d'un rap- porto numerico costante fra i vari tipi cromosomici nel succedersi delle generazioni ceilulari ed il persistere delle diiferenze cromosomiche anche durante il periodo mitotico, quando e lecito presupporre che nella cellula sia esaurito ogni processo vegetativo. Piuttosto che per mezzo d'un accrescimento eterocrono, I'A. avanza I'idea che le differenze in parola siano spiegabili in base alia nozionc oggimai acquisita, che deterrainati elementi cromatici possano talora rappresentare aggregati di unitii cromosomali. In tal caso i cromosomi piu voluminosi di un dato nucleo dovrebbero considerarsi come com- plessi multipli di individui elementari monovalenti. Corti, A. — Ricerche sulla mucosa del tubo digerente di Helix pomatia L. Ho iniziato ricerche sul tubo digerente di Helix pomatia L. per stu- diare la piii fine struttura degli elementi della mucosa, nonche le loro variazioni funzionali. Riferisco osservazioni fatte su una serie di animali ibernanti, alcuni uccisi al princii)io dell' inverno, poco tempo dopo la formazione dell'epiframma, altri dopo un periodo piii lungo di ibernazione, e altri inline a stagione invernale inoltrata. Le osservazioni si estesero ai diversi tratti del tubo digerente, dall'esofago all'intestino terminale. Non intendo entrare qui in dettagli sulla struttura anatomica delle varie parti ; noto solamente il fatto della relativa uniformity di struttura dello strato epiteliale che tapezza il tubo; gli elementi specific! (non considero per ora i mucipari) hanno una struttura schematicamente simile. Si tratta di cellule epiteliali allungate, cilindriche o prismatiche, con i liraiti ceilulari piii o meno - 56 - ben visibili ; si impiantano normalmente cou la base sullo stroma con- nettivale; Testremita distale, libera cioe verso il lumo del tubo, e munita sempre di un orletto striate, piu o menn alto; al quale si ag- giunge, in determinate regioni, un apparecchio di ciglia assai fitte e ben evidenti. 11 diametro minore dell'elemento e di solito contenuto piu volte nel maggiore. Nell' interne dell'elemento, di solite nel terzo medio della lunghezza, o fra il terzo medio e il basilare si trova il nuclee ; evalare di solito, a contorni regolari, con evidente contenuto di granuli crematinici e di zoUe di pirenina. E di solito scarso I'ap- parecchio reticolare. II protoplasma ha fondameDtalmente una struttura omogenea- mente e finemente granulare. Nelle zone periferiche e nelle basali della cellula si vede spesso, e piu e meno manifesta, una differenzia- zione sottilissimamente fibrillare, a fibrille non ben decise. Nelle re- gioni a ciglia e possibile mettere in bella evidenza I'apparecchie di fibrille sottilissime che dai pezzi basali delle ciglia passano subparal- lelamente e con decorso diritto nel terzo distale della cellula per di- rigersi verse 1' interne e raccogliersi in fascio a lato del nucleo. L'aspetto degli elementi e notevolmente diverse a seconda che il periode di ibernaziene e state piu e meno luugo. A breve tempo dalla chiusura dell'epiframma si osserva che il nucleo e delimitato dalla membrana ben evidente, assumente con grande elettivitk le colerazioni proprie ; il succo nucleare pud essere piu e meno evidente ; la cromatina e abbendante, in granulazioni di dimen- sioni varie, ma non per6 mai molto grandi, di forme di solito rego-- lari ; il nucleolo e di solito rappresentato da una, e talvolta da piii massicciole di jtirenina generalmente unite in stretti rapporti con per- zieni di cromatina; il reticolo nucleare ^ abitualmente scarso; cosi da cestituire tale scarsitk quasi una caratteristica morfologica di tali elementi; ancera ho notato con una certa costanza che i costituenti merfologici del contenuto nucleare stanno di solito ammassati uella regione mediana del nucleo, secendo I'asse longitudinale : poche volte sone disseminati uniformemente, e relativamente rare e il case di trovare degli elementi applicati sulla faccia interna o nei pressi im- mediati della membrana nucleare, come di solito accade in moltissimi altri elementi. II protoplasma e finemente e omogeneamente granuloso a granu- lazioni plasmatiche irregolari e indecise, di solito disposto uniforme- mente in tutte il corpo della cellula; talvolta un po' meno addensato nelle vicinanze del nucleo e verso la base delTelemento. In tale sta- dio i limiti fra i vari elementi sone pece palesi. In animali uacisi a ibernaziene un po" piu avanzata l'aspetto de- gli elementi e mutate. II nucleo mantiene sempre evidente la propria membrana, che si coloru elettivameute, ma le proporzioni del conte- - 57 - nuto muleare sono mutate; montre la pirenina e sempre presente, e direi anche abbondante, la croraatina e ridotta a granulazioni esigue per dimensioni e per numero ; spesso per la maizgioi' parte accollate alle massed! pirenina a costituire dei nucleoli composti. II nuoleo ha un aspetto pill chiaro ; contrasta meno, all'ossorvazione dei preparati, sul resto dell'elemento. II protoplasma ha pure un aspetto diverse. Alia pe- riforia e alia base deU'elemento si possono talvolta notare con discreta evidenza le differenziazioni sottilmente e irregolarmente fibrillari, gia rilevate per prime da M. Heidenhain e cenfermate dalla signora Menti. Immediatamente all' interne deU'orlo striate periferico il pro- toplasma ha ancora un aspetto omogeneamente granulare come ho de- scritto piu sepra : ma il restante plasma, e cioe la massa principale del terzo distale e di una parte dei pressimale deU'elemento ha un aspetto molte piii chiaro, piu trasparente, direi, che non nel case de- scritte antecedentemente ; da 1' impressione di una massa meno com- patta. Tale citoplasma e pero disseminate da granulazioni irr'egolari, melto piu evidenti di quelle che nen abbiame visto nel prime case, a conterni piu regolari, meglio individualizzabili, pero a reaziene sempre pretoplasmatica tipica. Sono piu o meno abbondanti, talvolta, e specie verso la parte distale, piuttosto fitte: mai perO) densamente stipate. Continuando nello studio degli individui ibernanti, in materiale fissate dope lunge tempo dalla chiusura del guscio, troviamo modifi- cazioni prefende negli element! che ci occupano. I nuclei sono di aspetto straerdinariamente cambiato. JNon spic- cano sul resto deU'elemento: anzi direi caratteristice il fatto di aver cissunto un aspetto straordinariamente modesto. La membrana di so lite bene evidente e, ripete, elettivamente colorata dalle tinte preprie, ha in tal case mutate aspetto; in preparati di materiale flssato in mi- scela di H er m a n n e colorati con verde metile e fucsina la membrana nu- cleare invece di assumere la selita intensa e nitida colorazione rossa, appare poco decisa e di una tinta verde fredda. La crematinae ridettissima, a pochissimi e minuti granuli, talvolta, nelle sezioni, fine a mancare affatte. E generalmente ancora sempre presente la pirenina in piccele massicciole : la parte acromatica del nucleo e rappresentata alle volte con discreta evidenza da qualcho grannlaziene e da qualche abbozzo di reticelo. II protoplasma presenta pure caratteri peculiar! di medificazioni pi-ofonde. Anche la tinta generale varia, e in preparati di materiale fissate 0 colerate con i reattivi sopracitati invece di assumere la tipica co- lorazione verde sraeraldiua ha una colorazione verde calda assai no- lovole. £ ancora rilevabile con frcquenza la diffcrenzinzioue fibrillare - 58 periferica e basale: anzi la basale e talvolta particolarraente evidente ; 0 omogeneamente graoulare e compatta si pi'esenta con costanza la zona di protoplasma immediatamente sottostante Torletto striato. La restante massa del protoplasma, specie della parte compresa fra il nucleo e la superficle distale presenta caratteri nuovi e ben differenti. Le granulazioni descritte prima, dall'aspetto plasmatico pur ben distinto permaugouo in parte, mutando la propria reazione colo- rante nella stessa misura della massa del citoplasma ; ma fra esse, in numero wario e talvolta cosi abbondanti da mascherare ogni altra struttura appaiono altre granulazioni di dimensioni diverse, sempre intensamente fucsinofile, disposte nel protoplasma in vario modo, ma accalcate piu spesso verso la parte distale; si ammassano al di sotto della zona di protoplasma omogeneo sottocuticulare, limitate sempre verso I'esterno da una ben netta e diritta linea di demarcazione. Le dimensioni, ho gik detto, sono diverse: la maggior parte delle granu- lazioni ha dimensioni relativamente uniformi. Verso il nucleo si notano con maggior frequenza le minori, e verso la parte distale le maggiori. In alcuni elementi anche nel terzo prossimale, retronucleare, si notano granulazioni fucsinofile ; non mai per6 molto abbondanti ne di notevoli dimensioni. Fra le dette formazioni, che danno aU'elemento non solo, ma a tutto il preparato un aspetto speciale, si trovano sovente altri inclusi morfologicamente ben individualizzati, ma a contegno diverse. Di solito, a forma piu evidentemente sferoidale che non i fucsi- nofili, tali elementi, nei preparati trattati coi metodi sopraddetti, as- sumono con elettivita il verde di meiile. Possono essere di dimensioni diverse, e nella maggior parte dei casi sono in unione stretta con cor- puscoli fucsinofili ; alie volte con uno solo, alle volte con due o piu che allora stanno attorno, quasi come un anello, aU'elemento ciano- fllo. Tali elementi si trovano di solito nel terzo distale, e sempre piu verso la periferia quelli che dimostranu dimensioni maggiori. > Ho creduto questi nuovi reperti degni per se di nota e percio ho voluto esporli a questo Convegno. Per la loro corapleta illustrazione e per6 necessario che ne richiami altri gik da me rilevati in animali lontani. Al Congresso dei Naturalist! italiani tenutosi a Milano nel settem- bre 1906 (per iniziativa della Societa Italiana di Scienze Naturali) comunicai un riassunto di mie ricerche sulla mucosa intestinale as- sorbente di mammifero. Tali ricerche si aggiravano specialmente su due argomenti. In un primo io ho potuto confermare e completare alcune ricer- che degli ultimi tempi che dimostrano errata la antica concezione dei rapporti fra I'epitelio del villo e lo stroma, e le pretese conseguenti relative variazioni degli elementi nei diversi, momenti funzionali. - 59 - In una seconda parte io portava un contributo alia conoscenza intima deH'elemento cellulare assorbente, descrivendo dati morfologici nuovi e portando modificazioni, anche radicali, ai quadri che per mo- menti funzionali simili si erano descritti in specie animali non ecces- sivamente lontane nella gerarchia zoologica. E per primo ho in tale nota descritto un aspetto particolare che punto con tale procedimento che.ottenni risultati soddisfacenti. A piccolo ingrandimento si osserva clie una capsula assai ricca di fibre counettivali, e nella quale sono comprese le sezioni di nume- rosis^iimi vasi, cii'conda tutto Torgano e limita, cemontandoli, gli iso- lotli collulari. Dalla capsula partono nuineroso fibre che penetrano profonda- mente all' interno accompagnando i numerosi vasi sanguigni i quali, pure provenienti dalla capsula avvolgente, vanno a distribuirsi nei cumuli cellulari, insieme con le fibre del connettivo. Dai fascetti di fibre counettivali limitanti il cumulo cellulare e da quelli dei vasi, partono e.-ili fasci di fibrille i quali si portano I'l'a gli elementi cellu- lari ibrmando, sfioccandosi fra di essi, un ricco reticolo attorno alle cellule ed ai vasi. A forte ingrandimento si osserva intorno alle cellule una note- vole quantita di fibrille assai tonui le quali s" intrecciano, si dividono e si riuniscono di nuovo costituendo un elegante reticolo che sostiene e collega intimamente fra loro lo cellule ed i vasi, Fibrille esilissimo intrecciandosi fittamente attorno ai vasi capillar! vengono a formare alia loro superfioie le maglie di fittissimi ed eleganti reticoli periva- sali, i quali essendo alia loro volta intimamente connessi con le fibrille del reticolo conuettivale, stabiliscouo strettissimi rapporti di contattu fra le cellule e la parete dei capillar]. Dati i rapporti assai intimi che intercedono fra le cellule e le fi- brille pei'icellulari del reticolo, ho cercato di osservare se si poteva vedere la penetrazioiie di fibrille collagene nell' interno del corpo cel- lulare, come altri autori quali il Levi e il Com oil i hanno osser- - 64 - vato nel citoplasma di cellule nervose dei ganglii e nelle capsule sur- renali. Dopo un'attenta osservazione di numerosi preparati ho potuto convincermi che vi sono immagini le quali possono trarre in inganno, poiche talvolta vi sono fibrille staccantesi dal reticolo le quali si sovrappongono a qualche elemento cellulare, decorrono irregolarniente alia loro poriferia, penetrano negli interstizi, ma in realty non pe- netrano mai in modo chiaro nel corpo cellulape. Concludendo, mi pare di poter affermare, in base aile mie ri- cerclie che : I."' L'esistenza delle cellule a caratteri epiteliali costituenti la com'pagine dei cumuli cellulari mi sembra indubbia, bench^ esse va- dano gradatamente scomparendo con la vecchiaia per 1' addensarsi e lo sclerotizzarsi del tessuto connettivo. 2.** II connettivo proviene dalla capsula avvolgente e dall' av- ventizia dei vasi; e abbondantemente distribuito, circonda il cumulo cellulare penetrandolo insieme con i vasi, e costituendo in esso un fitto caratteristico reticolo fra le cellule. Si comporta quindi in modo assolutamente analogo a quello die numerosi autori hanno dimostrato caratteristico e proprio degli organi a struttura e funzione ghiandolare. 3° Vi sono assai intimi rapporti tra le cellule e la ricca rete capillare interposta. Tutti questi caratteri mi sembra che depongano per la natura ghiandolare di questo piccolo organo, al quale spetta forse una fun- zione propria e speciale, per quanto tuttora sconosciuta. Enriques, P. — SulV accrescimento individuale ('). Rnsso, A. — Azione di alcuni agenti chimici sulle cellule del tuho seminifero del Coniglio. Ho sperimentato Tazione della Pilocarpina e del Cloruro di Ma- gnesio. Per la Pilocarpina ho scelto conigli di 24 giorni, di cui alcuni furono iniettati ed altri tenuti per controUo. La Pilocarpina fu iniettata nella faccia interna della coscia, vi- cino la regione inguinale, in quantity di ^', cc. di soluzione, avente la formula: Nitrato di Pilocarpina 0,15 +. Acqua distillata 25. Subito dopol'iniezione apparirono i fenomeni consecutivi alia somministrazione di tale tarmaco, cioe : abbondante salivazioue, defecazione liquida etc. L'animale fu ucciso dopo un'ora ed i testicoli, sezionati in dueo tre punti, furono fissati con liquido di Bend a, di Hermann e con su- blimate. (1) L'A. ha dicbiaiato pw lettera al Soi;'r(»tario doll' Uuiouc « di nou aver crcduto opportune) di pubblicare (lui u7ia nota nccessaiiauitMiU- hrovo su qin'sto soguittd clu' svolsfcriv con maKi;ioio iinipic/./;! iu altra oceasioiu' ». 65 - I conigli tenuti per controllo, provenienti dallo stesso parto, fu- rono uccisi contemporaneamente e fisssati con gli stessi liquidi, Le colorazioni furono fatte con rEmatossilina ferrica e per i pezzi flssati in Hermann fu adoperato il metodo Galeo tti. Dal confronto tra i testicoli normali e quelli dei conij^li die su- bii'ono I'iniezione dl Pilocarpina, risultano subito delle differenze che, secondo me, possono illuminare varie questioni riflettenti la funzione degli element! posti su la parete dei tubi seminiferi. Nel normale sono ben caratterizzate 4 sorta di cellule, cioe: 1° — cellule di Sertoli, in piccolo numero, aventi un nucleo ovoide, talora piii largo alia base e quasi triangolare, situato suUa membrana basale del tubo. Questi nuclei sono caratteristici per avere nel centro un grosso nucleolo, dal quale si diparte, quasi radialmente, la cromatina fatta da piccolissimi granelli. II protoplasma delle cellule di Sertoli e rivolto verso il centro del tubo seminiiero, dove si ra- mifica interponendosi fra le cellule vicine ed in ultimo confondendosi in una massa reticolare centrale. 2° — altre cellule poste sulla parete del tubo sono sessual- raente indifferenti, avondo una funzione glandolare molto spiccata. Esse differiscono dalle cellule di Sertoli per il nucleo regolarmente ovoide, per la cromatina conformata in piccole masse, poste per lo pill sulla membrana nucleare e per la mancanza di un nucleolo distinto. Anche queste cellule hanno il protoplasma allungato verso il centro del tubo e nell' interno si trovano spesso delle masse globulari jaline, che non si colorano con I'Ematossilina ferrica e clie si colorano in verde col metodo Gaieotti. Tali cellule sono destinate a produrre il secreto che si accumula nel centro del tubo seminifero e chedeve ser- vire alia nulrizione delle cellule sessuali. Alcune di tali cellule in- vece di avero il nucleo alia base, lo hanuo in alto, mentre il proto- plasma trovasi sviluppato verso I'esterno. Tali elementi sono eviden- temente in una fase di assorbimento, per cui io opino che essi ab- biano identica funzione delle cellule parietali della granulosa, come io ho dimostrato nel follicolo ovarico degli stessi animal i. 3° — gli alti-i elementi cellular! che si osservano sulla parete del tubo sono difFerenziati a divenire cellule sessuali. Alcuni piu |)ic- coli possiedono un nucleo rotondeggiante, con cromatina disposta a reticolo e qua e la ammassata, specialmente alia perileria, ed un sot- tile strato di protoplasma, e questi sono gli s pe r m a togo n i. Dai dati sperimentali, che esporr6, parrebbe risultare che questi elementi derivino dai precedenti, 4° — inline sulla parete del tubo seminifero, ma anche ad un livello superiore, cioe verso il centro del tubo, si osservano cellule molto piij grosse delle precedenti con nucleo molto grande, rotondo e cromatina disposta in fitto reticolo con uno o due nucleoli. 11 proto- - 66 - plasma di queste cellule e sviluppato, ricco di granuli mitocondriali, e possiede un idiozoma caratteristico. Tali elementi sono gli sper- matociti di V ordine. Dopo I'azione della Pilocarpina non tutte le categorie di cellule sopra descritte subiscono le stesse raodificazioni. Mentre le cellule di Sertoli restaao iinmutate e quasi immutati gli spermatociti gli altri elementi subiscono notevoli inutamenti. Prima di tutto non e piii possibile fare differenza tra cellule di secrezione e spermatogoni; poiche entrambi questi elementi sono in fasedi versa di assorbimento e di secrezione interna. A prima vista, osservando i preparati microscopici, si resta col- piti dal fatto che i nuclei di tali cellule, invece di essere sulla pa- rete del tubo seminifero, come per lo piu accade nel normale, sono quasi tutti ad un liveilo piu alto. Alcuni sono raccolti attorno gli spermatociti, che circondano quasi a guisa di follicoio. In relazione airailungarsi di queste cellule anche i nuclei sono allungati, mentre il protoplasma dimostra die esse sono in una fase altiva di assorbi- mento e di secrezione. Alcuni, infatti, hanno il protoplasma basale molto sviluppato con il nucleo spostato verso il centro del tubo, al- tre invece hanno il loro nucleo ad un liveilo piu basso, trovandosi in fase diversa di secrezione. II fatto che le cellule di Sertoli, in seguito alle iniezioni di Pi- locarpina, non subiscono mutamenti apprezzabih fa ritenere che esse si siano precocemente specializzate e che la funzione secretoria, so- stenuta da varii autori, sia molto accentuata. Tale funzione pare es- sere comune ad altre cellule, dalle quali le cellule di Sertoli si sono differenziate e dalle quali si differenziano anche gli spermatogoni. Questi uitimi pero, sotto I'azione della Pilocarpina, ritornauo a disim- pegnare una funzione di cui da poco se n'erano allontanati. Gli spermatociti non subiscono raodificazioni apprezzabili ; per6 un fatto degno di nota si e che essi si trovano piu frequentemente che nel normale in fase cariocinetica. Tale fatto e, secondo ogni pro- babilita in relazione con I'aumentata uutrizione deH'organo, prodotta daU'aumeuto dei processi secretori. Azione del Cloruro di Magnesio. — In conigli di circa 40 giorni ho iniettato nella faccia interna della coscia 2 ^j^ c. c. di soluzione cosi preparata : Cloruro di Mg. gr. 1 4 acqua distillata c. c. 5. In seguito a tale iniezione i soggetti stettero benissimo, anzi uno che stava per morire si riprese completamente. Dopo 24 ore ho iniettato anche 2 ^^2 c. c, ma di una soluzione piii forte cosi preparata : Clor. di Mag. gr. 1 i Acq. dist. c. c. 2. In seguito a tale iniezione i conigli morirono dopo 2-3 miuuti. Dali'esarae microscopico dei testicoli, fissati subito con i raetodi - 67 - sopraesposti, mi risultarono alcuni fatti, che mi sembrarono degni di nota e che brevemente qui riferisco. I nuclei delle diverse specie di cellule, poste sulla parete del tubo seminifero, si presentano fortemente colorati, in confronto di ci6 che si osserva nel normale. Tale ipercromaticita talora e spinta a tanto che non e possibile distinguere nei nuclei alcuna struttura. Spocialmente i nuclei de^ii spermatociti vanno soggetti ad un simile fenomeno, per cui essi sono ridotti ad un blocco omogeneo di cromatina. Quale sia il valore biologico di tale trasformazione nncleare se, cioe, si tratti di un fenomeno degenerative da attribuirsi ad unacro- molisi, 0 se si tratti di un fenomeno normale alquanto esagerato, non e possibile per ora poterlo dire. Mi pare certo per6 che il Clor. di Mg., che di recente fu dimostrato entrare nella composizione cel- lulare e die fu ritcnuto come uno degli agenti specifici dolla parte- nogenesi sperimentale, possa agire direttamente sul chimismo del la cellula. II Segretario da lettura di una lettera del prof. Carruccio che si scusa di non potere intervenire per fare le comunicazioni annunziate suWhabitat del Ruvettus pretiosus e sul Rinobatus Hallavii Rupp. Dalle 14 alle 16 in una sala atti^ua a quella delle «edute hanno luogo lo dimostrazioni dei pj-eparati e dei disegni inerenti alle comunicazioni scien- tifiche. Seduta pomeridiana II Presidente da la parola al prof. Romiti, che intrattiene rasseinblea suUe piu importanti questioni della moderna embriologia richiainando su di esse I'attenzione degli studiosi. II Presidente ringrazia il prof. Romiti per la sua conferenza e dk quindi la parola ai socii per le Comunicazioni scientificlie Monticelli, Fr. Sav. — Forma giovane di Aphanurus stossichii. Riferisce sulla forma giovdiUQ: AqW Aphanurus stossichii Montic (1) dello stomaco e dell'esofago delle Clupea pilohardus del golfo di Napoli, da lui rinveuuta nel 1905 in una Sagitta sp. del detto Golfo e ne presenta il disegno. A questa identificazione egli e stato condot- to da una osservazione del dott. Steuer di Innsbruck, che, nello scorso gennaio (1908), gli comunicava in esame un preparato ed un di- (1) Monticelli Fr. Sav. — Osserviizioni iiitorno ad alciine specie del scncrc Apoblema : Atti Ace. Sc. Torino, Vol. 26, 1891, cou tavola. - 68 -• segno di distomide rinvenuto, non rarn, nel tubo digerente di Clupea pilchardus di Rovigno — die semhravagli differente di?i\V Aphayiurus stossichii — , aggiungendo che nelle Sagitta che formano il nutrimento delle Clupea pilchardus di Rovigno, aveva trovato delle forme giovani di Aphanurus. Difatti I'A., riesaminando, in seguito alia lettera dello Steuer, il preparato del distomide della Sagitta, rievocato alia sua memoria d^lle osservazioni dello Steuer, e conirontandolo con i tipi di Aphanu- sus stossichii ha potuto stabilire che il distomideo della Sagitta del golfo di Napoli e proprio la forma giovanile di detta specie, della quale presenta gik tutte le caratteristiche ; raa solo gli organi genitali sono molto giovani e non aacora tutti funzionanti. 11 rinvenimento nella Sagitta della forma giovane di A. stossichii, non escliidendo il sospetto altra volta emesso dal riferente (v. cit. lavoro) cho questa fosse ospi- te dei Copepodi (come quella deWHemiurus appendiculatus) , e evi- denteraente in rapporto col fatto costatato dall'A. che la Clupea pilchardus del golfo di Napoli si ciba oltre che di Copepodi, di tutto ci6 che trova nel plancton senza eccezione, secondo i luoghi e secondo le stagioni : cio che spiega, conseguentemente, la presenza della forma giovanile di A. stossichii nelle Sagitta, che, nella stagione dell' anno quando maggiormente abbondano, possono fornir copioso cibo alle Sardine. Poiche V Aphanurus trovato dallo Steuer nelle Clupea pilchardus di Rovigno, come risulta daU'esamefattone, e specie evi- dentemente diversa d-dXY Aphanurus stossichii delle Sardine del golfo di Napoli, pur essendo a questa molto rassomigliante nell' insieme e nella fades generale, sorge il pensiero che Tuna forma possa consi- derarsi vicariante dell'altra e viceversa nelle Sardine di diverse pla- ghe del Mediterraneo. Corti, A. — Contributo alia conoscenza degli elementi granulosi delle ghiandole cutanee di Triton cristatus Laur. La minuta struttura delle ghiandole dell'integumento del Triton cristatus fu oggetto di ricerca nel Laboratorio di Zoologia e Anato- mia comparata dell' University di Parma, e la signorina dott. A. Fur- lotti ne present6 riassunto il piano generale, lo voglio qui richia- mare I'attenzione su alcuni dettagli strutturali di una categoria di elementi e su qualche fatto notevole che pu6 avere ancor importanza in rapporto a problemi discussi di liologia cellulare. Negli elementi cosi detti velenosi o granulosi il nucleo e provvi- sto largamente di materiale acidofllo, rappresentato da un numero vario, generalmente fra I e 5, di nucleoli o pirenosorai. Tali pirenosomi sono di dimensioni varie, di solito notevoli, al- cune volte grandissime, di forma regolarmente ovoidale o toudeg- giante, raramente allungata; spesso contraggono stretti ed evident! - 09 - rapporti con il reticolo nucleare o con masse di cromatina • altrt yolta e spec.e quelli" di dimension! maggiori, mostrano evide'nte un sottile cercme basofilo periferico. dimostid talvolta in element, granulosi in piena attiviti secernente • comporlamento g,i da m. illustrato con preparati alle sed> te del a .Soceti med,ca d, Parma. Pirenosomi ragsinn.enti dimensio,!i mas .me, e provv.st, o meno del ce.-cine basofilo perife.-ico mostloTa lore massa trasfo.-mata in granuli simili pe. aspetto e reazifme t g.-amil, Che abbondantissirai stenno fittamente stipati nel citoplasma ■ noliL-6 tail ammass, granulari possono, per nn pmcesso ancora „«n ben ch.anto d, d,ssolvimento o i„vagi„a.,„ne della membrana n , cleare, versa™ ne la massa del plasma ; (aie versamento e la simul- tanea apertu.-a del corpo nucleare avviene costantemente sul lato ri- volto alle paret, dell' alveolo .hiandorare, o prossimale dell ele- mGn TO, Contemporaneamente a simili fenomeni m uqo stesso nucleo si possono trovare nucleoli tipici, che non hanno cioe subita alcuna mo- uincazione. Nell'esame dei preparaf di raateriale fissato il secrete mostra aspctto granulare costantemente simile, sia esaminato nel corpo cel- lulare, s,a nel dotto ghiandolare, sia inflne alia superficie esterna de n^Z i't r "':"" ' ""'"''' '""'''' ^'"''^ ' "-"o d- «-»li aei nucleoli trasiormati. mnZlTl^'^r. "/''''" '^ f '*' '"''"'*" "^^^ ^"P^'-fi^^'^ deil'animale mostras. costitu.to ancora da goccioline opache o granuli, forse di di- materia le fissato. Da c.o e prima di tutto ovvio il ritenere che i rea- Senti e le manipolazioni tecniche non ne alterino I'aspetto, ma sola- mente ne mod.fichino le d.mensioni, probabilmente per la s;ttrazione d acqua che vi deve essere contenuta in quantita abbondante C.li aggregati granulari di origine nucleare possono accrescere la loro massa, senza abbandonare il nucJeo che subisce allora una pro- babile d.m.nuz.one con I'aumento della breccia fino a trasformarsi in un corpo dall aspetto di ferro da cavallo con la cavitk pervasa dai granuli s.milnn tutto ai citoplasmatici, e la convessita rivolta verso il centro dell elemento. Tali nuclei furono visti da M.me Ph isalix • io bozzatr " '^ "^^^^^''^"'smo di loro formazione quale ho sopra kb- Assai sovente negli element! che presentano tali modificazioni la cromatina s, mostra in disposizione speciale di bastoncini parelleli o rti alhneamenti granulari paralleli, disposizione che secondo Rabl e i-lemming sarebbe appunto I'esposizione di forte attivitk deH'ele- - 70 - Dai fatti sopra accennati ci viene offerto un esempio indubbio di compartecipazione diretta dei costituenti morfologici del nucleo alia eiahoi-azione del secreto, questione qiiesta che per alcuni si vorrebbe mantenere sub judice o per lo meno dichiarare ancora [)riva di ap- poggi evidentemente dimostrabili. Degno ancora di speciale menzione e I'aspetto del secreto, costan- temente simile, in preparati di materiaie fissato, nei vari momenti osservati ; e cosi pure la concordanza mantenuta fra tale aspetto e quello del secreto raccolto alia superficie dell'animale e osservato di- rettamente. In tentativi di colorazione a fresco del secreto usando il metodo illustrato negli ultimi tempi per il sangue, e consistente nel sovrap- porre il materiaie a un sottilissimo velo di colorante disteso ed essi- cato sul vetrino, si ebbe qualche esito positivo solamente dall' impiego del Sudan III ; usando il qual reattivo una parte dei granuli assunsero una tinta rosea aranciata ; gli altri coloi-anti sperimentati diedero esito negative, compresi quelli che sul materiaie fissato dimostrano tanta affinitk di colorazione elettiva per i granuli: e furono speri- mentati Temateina, il verde di metile, il bleu policromo, la pironina, la fucsina basica e la acida, I'esoina, il rosso congo, il rosso neutro e il Brillantkresylblau. Furlotti, A. — Ricerche sidle ghiandole cutanee del Trilone ore- siaio. Le ghiandole che in gran numero si trovano nell' integumento del Triton {MolgeJ cristatus sono tutte indistintamente ascrivibili al tipo alveolare semplice ; I'intima struttura degli elementi, la funzio- nalitk e il loro secreto ci permettono per6 di stabilire una distin- zione fra elementi a secrezione prevalentemente mucosa ed elementi a secrezione albuminosa. Nel jnaggior numero dei casi i singoli al- veoli sono costituiti per intero da elementi di unico tipo, mucoso o albuminoso, e si parla percio di ghiandole mucose o di ghiandole al- buminose; e queste ultime sono piu spesso note con 1' appellativo di granulose per I'aspetto che piu comunemente oftrono all'indagine mi- croscopica, o piu ancora di velenose per le proprieta fisiologiche del secreto. In alcuni casi tuttavia un alveolo pu6 contenere in due gruppi distinti, elementi mucosi"ed elementi albuminosi. Per la freqnenza relativa e la disposizione topografica dei due tipi noto che le albuminose sono specialmente frequenti e sviluppate al dorso, alia regione parotidea, sui lati superiori della coda; le mu- cose specialmente numeroseal ventre e al lato interno degli arti. Fino dal 1856 Vulpian dimostro con esperienze il potere tossico del secreto cutaneo. Nel 1sa in questo de- correndo caudalmente alia cintura insieme al n, ischiadicus (a. po- staxialis) da perd un ramo il quale, ripiegandosi in avanti, si conti- nua con Va. ahdominalis ventralis. In qualclie individuo, da questa ultima origina in corrispondenza del 1° nervo un ramo perforante il quale si accompagna ad esso (n. cruralis) e penetra nell'arto craiiialmente alia cintura come piccola a. preaxialis. - 75 - Nei Sauri, 6 caratteristica una disposizione riscontrata in un in- dividuo di Chamaeleon africanus. A destra la. disposizione era normale e cioo dall'aorta in corri- sponJenza del 2° nervo segmentate dell'arto nasceva una grossa a. extremilatis (a. iliaca degii autori) la quale si divideva poi in a. postaxialis (a. ischiadica) e a. preaxialis («. criiralis); e dajla 1=^ na- sceva un sottile ramo il quale dirigendosi caudalmente arrivava lin verso la radice della coda. A sinistra invece di contro alia a. extremilatis di destra non nasceva dall'aorta che una sottile a. segnienlalis minor mentre I'ar- teria extremitatis nasceva molto piu caudalmente, e cioe in corri- spondenza del 6" segmento dopo quello della arteria normale. E jier raggiungere I'arto e penetrare in questo secondo la disf)Osizione nor- male essa prendeva il decorso del ramo caudale poc'anzi descritto dal lato opposto. Ne veniva di conseguenza che fra la a. .extremitatis di destra e quella di sinistra rimanevano i)en 5 coppie di arterie segmentates mi- nores e se ne deduce percio che ben 7 segment! possono in questo animale fornire Va. extremilatis. JNegli Uccelli infine e dove si osservano le disposizioni piu c.i- ratteristiche. Sette segmenti forniscono generalmente qui i nervi alTarto po- steriore, penetrando in questo come n. cruralis, come n. ohturalo- riiis, 0 come n. ischiadiciis. In generate il 1°, il 2°, ed un ramo del 3" formano riunendosi il plexus cruralis o iliacus, il rimanente del 3°, col 4°, il S*', il 6", ed il T formano il plexus ischiadicus. L'a. iliaca, la quale si continua con Va. preaxialis, puo originare da 3 segmenti e cioe dal 2°, 3" e 4'\ e Va. ischiadica la quale si con- tinua con Va. poslassia/i's, anch'essa da 3 e cioe dal 5°, 6° e 7°. E queste disposizioni non solo si possono avere come caratteristi- che delle specie o dei generi, ma possono incontrarsi in modo scarso a destra ed a sinistra nello stesso individuo. E I'A. riferisce multi di questi casi. Pero, unito ad osservazioni embriologiche porta alia conclusione che tutte le arterie segmentates le quali provvedono primitivamente I'abbozzo dell'arto possono assurgere at grade di arteria princeps, entro i timiti delle altre cause che regolano le distribuzioni all'arto come arteria preaxialis o come a, postaxialis. A norma del deliberato dell'assemblea di Milano i! segretario da lettura dei soli titoli delle seguenti comunicazioni di Socii ed aderenti assenti. 76 - Modica, 0. — Metodo per delerminare il diametro dei glohuli rossi dd sangue. Evoluzione di esso dianieiro nei glohuli rossi delVuoyno nei primi due mesi di vita estrauterina. La determioazione del diametro dei globuli rossi si fa general- mente col metodo del micrometro oculare, determinarido prima il valore raicrometrico della combinazione delle lenti che si usano. So- lamente qualcuno (Malassez, Jolly) preferisce I'uso della « regie globulimetriqne » consigliata da Malassez, cioe un regolo di vetro 0 di altra sostanza trasparente sul quale sono disegnati una serie di circoli aveuti il diametro in millimetri progress! vamente crescente di lj4 di mm., applicandola suUa microfotografia 1 : 1000, o sul dise- gno, sempre 1 : 1000, dei globuli rossi fatto colla camera lucida. E facile comprendere come il diametro delle emasie determinato col micrometro oculare non possa essere che approssimativo. Per con- vincersene basta tra I'altro pensare al fatto che le frazioni di glo- buli comprese fra due divisioni del micrometro debbono rilevarsi ad occhio, e che errori si possono commettere nei dare la giusta posizione tangenziale alia circonferenza dei globuli, che per di piii si presumono circolari. Cosi Vibert (*) esclude che con questo metodo si possa arrivare ad una valutazione rigoros-amente esatta del diame- tro dei globuli, per quanto Masson ("^), ammettendo arbitrariamente che si possa commettere un egual numero di errori in piii ed in meno, ritiene che I'errore debba essere al di sotto di Vio "^i !^- II metodo proposto da Malassez (^) non. faevitare completamente gli errori, poiche, se la misurazione puo essere piu esatta, h meno esatta la grandezza delT immagine su cui essa si esegue, trattandosi di disegni a mano fatti colla camera lucida, o di microfotografie 1 a 1000, che, per quanto ottenute con ottime lenti, non conterranno nei campo che pochi globuli perfettamente a fuoco che si potranno usu- fruire per la mi sura. II mio metodo ccmsiste nella misurazione del diametro dei globuli per mozzo di un quadro o di una scala globulimetrica che viene ap- plicata dii'ettamente sulla immagine dei globuli rossi proiettati sa uno schermo di vetro finamente smerigliato, essendo [ingranditi i globuli ad una proporzione voluta e corrispondente alia scala. Scala globulimetrica. — La scala da me usata risulto per ingran- dimenti di 1 a 1014. Sopra un grande foglio di carta disegnai in diversi ordini una serie di circoli aventi esattamente per diametro cm. 6; (') Vibert, M. — De la possibilit6 de distinguer lo sang de rhomme de ce.hii des niarnmiferes Arch. Phys. Norm, patld. (2), Tome 9, pag. 48. (') Masson. Annales d'hygiine publique et de mSd. legale. (3), Tome 13, 1885. (*) Malassez, L. — Sur la mensuration dos globnls sanguins, rfegle globulim^triqne. C. R. soc. biol. (3), Yol. 1, pag. 2. - 77 6.20; 6,40; 6,60 ecc. fino ad 11,40 e fotografai riducendo ad V^o. Ebbi cosi un piccolo quadro contenente tutti i circoli col diametro in mm. e decimi di millimetro. La scala, fotografata in una comune ne^ativa, fu stampata in una dispositiva di celluloide trasparente, per modo che applicandoia sullo schermo (dalla parte posteriore) lasciava vedere i o:lobuli ivi proiettati ed inoltre i circoli della scala stessa. II diametro dei diversi circoli cosi ridotti fu esattamente misu- rato colla macchina da dividere dell'Istituto fisico della R. Univer- silk, e risulto di ^'7o in piu del valore segnato. Per non fare la cor- rezione ad ogni lettura (se l' ingrandimcnto dei globuli da misurare fosse stato di 1 a 1000) ho fatto in modo che I'ingrandimento venisse come 1 a 1000 + V70 ^ cioe come 1 a 1014. Dispositivo per la proiezione e misurazione dei glohuli rossi. II fascio luminoso della lampada ad arco della lanterna dell'apparec- chio per proiezioni si fa passare per un condensatore a varie lenti : il fascio luminoso paruUelo ottenuto, attraverso all'apparecchio di Abbe, arriva al prepur.-ito che trovasi nel microscopio per proiezioni orizzontali. Una soluzione di allume all'uscita del fascio luminoso dalla lanterna intercetta al solito i raggi caloriferi, e I'aggiunta di cloruro di nichelio a questa soluzione fa ottenere la luce monocroma- tica (verde). Le due condizioni acceunate sono indispensabili per avere immagini nitide, non far variare I'indice di rifrazione dell'olio di le- gno di cedro (come ho provato sperimentalmente: il preparato 6 rimasto infatti sempre a fuoco dopo un'ora) e per non danneg- giare I'obbiettivo ad immersione. Le migliori immagini io ho avuto con I'obb. apocromatico Zeiss 2 mm. 1,30 0 1,40 ap. n. e I'oculare comp. 8. La proiezione ho ottenuto su di uno schermo di vetro finamente smerigliato, il quale e mobile pa- rallelamente al fascio luminoso, e fissato nella posizione voluta (una trentina di centimetri dall'oculare col sistema di lenti accennato). L'ingrandimento a 1014 ebbi proieitando sullo schermo il micro- metro obbiettivo Zeiss, per modo che lo spazio fra due divisioni (dal centro di una linea divisoria a quello dell'altra) corrispondesse nelle parti centrali del campo a mm. 10,14. Le misurazioni vengono fatte dalla parte posteriore dello schermo, ed e da questa parte che il vetro 6 smerigliato. Un semplice congegno, posto a livello dello schermo stesso ed a destra, mette a fuoco i I preparato per ciascuna misurazione; un altro congegno vicino al precedente muove il piano del tavolino traslatore in modo da potere variare facilraentc il campo, e portare sempre nello stesso punto di esso il globulo da misurare. Questi due congegni si muovono con la mano destra dell'osservatore che staseduto dietro lo schermo; la scala globulimetrica si fa scorrere sul vetro colla mano sinistra, finch^ si trova il circolo che si adatta perfettamente - 78 alia periferia delglobulo da misurare. Per i globuli non porfettaraente circolari o deformi si calcolano, compensandole, ie parti che fuore- scoQO dai circoli e quelle rientranti. La corrispondenza fra circolo e globulo si stabilisco a mezzo di una lente a corta distanza focale fissata tra lo schermo e 1' osserva- tore ; la stessa lente facilita la lettura del valore del diametro dei circoli che h segnato sopra ognuno di essi. Lo osservazioni si fanno nella camera oscura. Perch6 le medie abbiano un valore attendibile occorrono 350-500 misurazioni, che per i preparati ben riusciti richiedono 2-3 ore di tempo. Dei preparati di sangue flssato si devono usufruire naturalmente i globuli ben Sssati, portandoli, come dissi, sempre nelle parti centrali del campo di proie- zione: una superficie quadrata o circolare di 2-3 cm, di lato o di dia- metro rispettivamente. Finora non ho fatto misurazioni sul sangue a fresco che mi pro- poDgo di far quanto prima; tutte le determinazioni attuali concernono sangue trattato sempre coU'identico procedimento di fissazione e co- lorazione. II sangue, appena estratto per puntura dal lobulo dell' orecchio dei neonati e dei bambini o dall'indice dell'adulto, si raccoglieva in piccola goccia sopra il lato di un vetrino coprioggetti, e quindi veniva strisciato questo lato su un altro vetrino, tenendo il primo vetrino inclinato sul secondo, Lo strato sottile ottenuto si asciugava rapida- mente alia fiamma di una lampada ad alcool facendolo passare due volte al di sopra di essa, Dopo circa 1/2 ora i preparati venivano fissati per 2 ore in una miscela a parti uguali di alcool etere, quindi colorati per 2 minuti in una soluzione 1 "/„ di violetto di raetile 6 B, lavati in acqua, asciugati su carta bibula, passati 2 volte alia fiamma di UMa lampada ad alcool e montati in balsamo. Procedendo sempre e scrupolosamente col metodo descritto i va- lori erano coraparabili fra loro. Con questo metodo ho cominciato a studiare come si comporta il diametro dei globuli rossi dell'uomo dopo la uascita, nulla sapen- dosi attualmente in proposito. E noto solamente che nel feto umano di pochi mesi di vita endouterina sono assai grossi (Malassez da u 9,2 per il feto dell'uomo di mesi 4 ^/J, e che nei feti di alcuni mammiferi sono piii voluminosi che nell'.adulto, [ratto bianco, capra, gatto (Jolly) capra e capretto (Welcker), coniglio e cavia (Mai as- sez)] e si sa per alcuni di essi che la riduzione del diametro avviene entro il 1° mese (Jolly). Le misurazioni finora fatte sono relativamente poche e si riferi- scono a 25 neonati e qualche adulto. Nei neonati e bambini ho raccolto il - 79 - materiale a varii intervalli : per alcuni ogni giorno, per altri in giorni alterni, per altri a periodi di 7-10 giorni, e ftno a 2-3 mesi. I risultati non possono essere definitivi non avendo esaminato ancora tutti i preparati ; si puo affermare pero che alia nascita (feto a terraine) anche i globuli rossi deU'uomo sono assai grossi rispetto quelli dell'adulto, poteudo raggiungere perfino un diametro medio di y-S.o, e die, tranne qualche ecjcezione, dal 1*^ al 2" mese — per aumento urogressivo delle emasie medie e piccole e diminuzione delle grandi — il diametro medio raggiunge quello ritenuto attualmente normale. In questa nota preliminare non m' indugio a segnalare 1' impor tiinza die potranno avere nel campo medico-forense i fatti che sto studiando, ne acccnno a tutte le indagini che potrebbero farsi nel campo della patologia: poco ci 6 note ad es. se e come varii il diame- tro medio dei globuli rossi e la percentuale dei globuli grossi e del l)iccoli ecc, se ne eccettui la malaria, I'anemia e qualche cachessia. Data la speditezza ed esattezza del metodo di misurazioue io credo che si potrk sfruttare utilmente questo campo di indagini. II metodo e poi generate, ed ap[dicabile alhi misura di qualsiasi corpo di piccole dimensioni e parti di esso. Sanzo, L. — Uova e larve di Auxis bisus. Manca, si pu6 dire, qualsiasi notizia sulle uova e suUo larve di un gruppo di interessanti Scomberoidi quali il Thynnus Ihynnus, il Thynnus ihunnina il Thynnus alaloyiga, V Auxis bisus e il Pela- mys sarda. Di cotali specie io mi sono interessato di stabiiire il periodo di maturita sessuale nel quale fosse probabile la riuscita della fecon- dazione artificiale. Del Tonno comune ho seguito anche istologicamente revoluzione dell'uovo ovarico fino alia sua maturita. Se non che quando era il tempo opportuno per lentarne la fecondazione artificiale, non fu pe- scalo nessuu tonno nelle tonnare presso le quali avevu avuto dal Mi- nistero di A. e C. l' incarico di compiere delle ricerche sulla biologia di questo scomberoide. Successo favorevole ebbero in compenso i tentativi di feconda- zione artificiale ^n\V Auxis bisus il quale spesso, ed in numero rilc- vante — fino a diverse migliaia talvolta — viene colle stesse tonnare pescato in Sicilia. II periodo di maturita e assai piu lungo di quello che si possa ritenere pel Tonno comune. Auxis ct)n uova mature ho rinvenuto in giugno ed in luglio ; non e improbabile, date le condi- zioni in cui si raostrano ancora alia fine di luglio ovarii e testicoli, che il periodo di maturity si protragga ancora oltre. E sorprendente la violenza con cui gli elementi riproduttori ven- gono e^pulsi daH'animale sia spontaneamente che per pressioni, an- cotche lievi, siiiraddome. Le uova mature e non fecondaie sono di — 80 forma sferica, del diametro di mm, 1.10; trasparentissime e galleg- gianti. II vitello e omogeneo con una grossa goccia oleosa al polo ve- getativo che sta in alto. La goccia oleosa esiste o da sola o si ac- compagna ad altre goccioline, da una a cinque, che le stanno attorno. Altre gocce piii piccole ancora si trovano qua e la sparse in seno al vitello. Questo occupa l' intera cavitk della capsula ; anche in seguito alia fecondazione lo spazio perivitellino e nullo, e solo con le prime segmentazioni incoraincia a rendersi manifesto al polo animale. La capsula non preseuta alcuna speciale scultura. II micropolo esiste al fondo di un avvallamento della capsula. Non diversamente si presentano le uova fecondate. Operata la fecondazione artificiale, dopo mezz'ora s'inizia la seg- mentazione la quale procede assai rapidamente. Dopo due giorni e mezzo quasi, fuoriesce la lai-va la quale mi- sura in lunghezza presso a poco mm. 3. E trasparentissima. II capo h piccolo, arrotondato ; misura in lunghezza V9 quasi la lunghezza to- tale del corpo. L'addome e rigonfio per la massa vitellina che si mo- stra ancora assai poco ridotta. La coda e relativamente molto lunga. II sacco vitellino e rotondo non oltrepassa anteriormente la regione cardiaca; posteriormente persiste la grossa goccia oleosa sulla quale si veggono numerose macchiette che a luce incidente brillano di un bel color giallo d'oro. Sei grosse macchie oscure ramificate si osser- vano lungo il tronco. La pinna primordiale s'inizia dorsalmente a li- vello del profilo anteriore del sacco vitellino. Occhio e vescicole au- ditive assai bene differenziate. Assenza di apertura boccale. Ano po- sto poco addietro del sacco vitellino; 6 assai bene visibile la vescica urinaria. 11 cuore non ha ancora subito la sua rotazione. Tali in riassunto i caratteri delle uova e delle larve deWAuxis hisus. Tra essi a me pare conveniente di mettere in rilievo il fatto che esse uova sono galleggianti perche fa ritenere ancor piu vicina al vero la supposizione che le uova di Tonno siano galleggianti, ba- sata su osservazioni macro e microscopiche fatte sulle relative uova ovariche giunte a maturita. Auche le uova di Xiphias gladius sono galleggianti. lo ho potuto avere delle uova ovariche quasi trasparenti che, messe in un bicchier d'acqua di mare stavano sospese neU'acqua ma al disotto della super- ficie libera di essa. Esse uova sono rotoude assai piu grandi di quelle deWAuxis bisua e con u)ja grossa goccia oleosa al polo vege- tativo. Ma dell'uovo di Xiphios gladius, come dell'uovo di Tonno e specie afflni, io attendo I'anno venture per completare alcune osser- vazioni e dare piu minuti ragguagli. Issel, R. — Organismi inferiori e simmetria cristallina. Alio studio raetodico delle relazioni funzionali che intercedono - 81 fra le diverse parti di una cellula o di un tessuto si attribuiscc grande importanza perche si tenia, con tal mezzo, di scoprire un nesso tra certi fatti che la semplice descrizione morfologica lasciava isolati. Cosi I'accrescimento relativo del nucleo e del citoplasnaa, stu- diato nei protozoi in condizioni naturali o ad arte modih'cate e para gonato al ciclo vitale delle cellule riproduttrici, lia fornito alia bio- logia generale pregevoli dati,sui quali R. Hertwig ed i suoi alliovi stanno oggi edificando una nuova dottrina cellulare. A me pare che un tale ordine di ricerche dovrebbe pure com- prcndere lo studio degli organismi inferior! muniti di scheletri di so- stegno, nel senso di indagare le mutue reiazioni osistenti fra la strut- tura cristallina dei minerali che compongono tali scheletri e la so- stanza organica nel seno della quale vengono secreti. Ben lontano dal voler porgere in proposito spiegazioni esaurienti {*) mi limito per ora a considerare una parte della quistione e ad esporla sotto forma di pochi quesiti principali; i dati e le considera- zioni che volta per volta andro aggiungendo sono poco piii che indi- cazioni, merce le quali credo di accenuare alcune delle vie piu oppor- tune per avvicinarsi alia soluzione. A couseguire la quale non basta I'opera del biologo, richiedendosi oozioni e sussidi tratti dalla cristal- lografia, dalla chimica e dalla fisica; questa e forsc la ragione per cui tali problemi hanno sinora destato quell'attenzione die sembrano meritare soltanto in pochi specialisti dei singoli gruppi. I. — Se noi esaminiamo la distribuzione della silice nogli organismi infei'iori, troviamo die questo composto, come principale elomento costituente dell'apparato di sostegno, sia limitato ad alcuni gruppi di protisti (radiolari, diatomee, peridiuee) e ad un gruppo di poriferi (spugne silicee) mentre altri protisti (foraminiferi, coccolitofoi-idij sono protetti da gusci calcarei, e la silice piu non ricompare nei ce- lenterati, vermi ed echinodermi, ove ha ceduto definitivamente il po- sto al carbonato di calcio. Di qui un primo quesito: Perche questa limitazione della silice ad alcuni fra i gruppi piii bassi del mondo organico ? Forse i primi organismi marini abitavano acque molto calde o molto ricche in silicati, e a questo proposito giova ricordare come, ancor oggi, negli organismi viventi nelle acque termali silicifere sop- lK)rtin() temperature assai piu elevate di quelli che si raccolgono nelio acque ca lea rife re, Se a ci6 aggiungiamo che i fossili piia antichi, sco- perti in terreni precambriani sono appunto radiolari forniti di sche- letro siliceo, la spiegazione accennata non esce dai limiti del vero- simile. (') L' iti-KOLQcnlo di questa uota ora 8l;ito iireparato como to ma <1 i il i a c a a s i o li o )ior il Couvejiuo ili I'luuia dolla Sociota italiaua pir il inoyiosso dcllo Scieuzo, 82 Esperienze dirette a saggiare la resistenza termica di organisrai inlei-iori in vai'ie soluzioni silicee porterebbero forse maggior luce in questo ordine di idee. II. — Procedendo quindi ad un confronto fra gli organismi silicei e quelli calcarei, trovianio nei primi una delicatezza, una varietk ed una complicazione di forme incomparabilraente maggiore che nei se- condi. Di piu gli organism! silicei sogliono presentare una totale o parziale regolarila geometrica che si esplica per io piu con una sim metria esagonale propria del sistema in cui la silice cristallizza. Di qui un secondo quesito: Come spiegare le forme peculiar! de gli scheletri silicei? La questicme non e nuova. Haeckel invoca una forza bicristallina ; furono poi i»roposle spiegazioni biologiche (seleziono naturale) ed altre puramente fisiche (formazione dello schelelro lungo le pareti derivanti dalla mutua compressione di bolle in un plasma spumoso (Ij); V. Hacker (2) non accetta quest'ultiraa teoria e credc a cause multiple, fisiche e biologiche. Mi pare die, almeno in molti casi non si possa negare a priori che la cristallizzazione della silice (o di silicati; abbia avuto una parte importante; e die in ogni caso sarebbe di grande interesse il vedere sotto qual forma il com[)Osto venga assorbito dall'acqua marina. Accennerd poi ad alcune serie di ricerche che, a mio parere, servirebbero ad acquistare un concetto moltu piu pi'eciso intorno alia natura di tali forme. Recenti autori (3) hanno verilicato come negli scheletri di alcuni radiolari coxpariscono, accanto al siiicio, altri corpi (es. il calcio nelle acantarie) ; ora potrebbe darsi che a determinate associazioni o combinazioni del siiicio con siffatti corpi corrispondes- sero, in tesi generale. grnppi particolari di forme, e questo sia detto non solo per gli scheletri silicei, ma anche per gli apparati di soste- gno aventi composizione difFerente. In secondo luogo osserveru come composti diversi del siiicio fatti cristallizzare in varie coudizioni, potrebbero fornirci utili termini di confronto, e ricordero, a titolo di somplice indicazione, come il fluo- silicato sodico cristallizzi talvolta in aggregati che hanno qualdie analogia con certi gusci di radiolari. Ed a questo proposito mi parrebbe anche molto suggestive un confronto fra le cristallizzazioni organiche ed alcuni aggregati assai complessi, quali sarebbero, a mo' d' esempio, i cristalli della neve. Come risulta dai lavori di V. Hacker sui radiolari, di parti di (1) La prima idea c di Miuoliin, la seoouda di Ureger: di eutrambe fa uu riassuuto ciitico il Dolage nei auo Trait6 de zoologie coucrfete, Vol. 2. (2) Hiicker, V. — Finales nnd Causale.s iiber das Tripyleenskelett. Dritte Mitteilung iiber die Tripylcon dor Valdivia-Ausbeuto : Zeis. Wiss. Zool., S3 Bd., S. 336, Taf. 15, i6. (3) Schewjakoff, VV. — Beitrage zur Kenutniss ties Eadiolaria-Aeauthometroa : Ali'm. Acad. Sc. tH.-relcrsbour> : Milano, IQOd. (2) Plate. L. — Selectionaprinzip uiiil Problcnie der xVitbildinifi' ; Leipzig, tOOS. (3) Plate, L. — Op. cit., pag. 71-76. Secondo Plate, Do Vries non avrebbe ben interprctato la teoria di Darwin, e (juesti, se avesse conoscinto le mutazioni i\n]\' Oenothera , non lo avrebbe di- stinte dallo variazioni individuali; talche la dill'eronza tra le due teorie Hi ridnrrebbe a ci6, olio Do Vries non ammetti^ roroditA del caratteri acijnisiti. - 86 - come unasorta di polimorfismo,ora ne ha qualchedubbio, nonriscontran- dosi nelle mutazioni dell' Oenothera quel la regolorita ciclica, che 6 propria del polimorfismo, e propenderebbe piuttosto ad assomigliarle alle variazioni brusche o « sportive », se pur non sono dovute ad ibridismo. A questo proposito osserver6 che sotto la denominazione di poli- morfismo si rannodano fenomeni molto diversi. Nel polimorfismo ses- suale, e in quello cosidetto ergatogenico, come nella generazione al- ternante, v'e un orientamento o un ciclo costante, proveniente Cijc intimo \ ma nei dimorfismi di stagione, come in tutti i polimorfismi in genere, provocati dal variare dalle condizioni esterne, vi puo bensi essere un ciclo, ma determinato da una successione costante di vicis- situdini climatiche, termiche, di nutrimento, d'umidita, di salsedine, d' illuminazione ecc; quando queste siano alterate, anche sperimental- mente, pure il ciclo si altera, perche dipende da esse, E del resto anche nelle forme di polimorfismo accennate precedentemente, le va- riazioni delle condizioni di vita possono talora indurre modificazioni notevoli. Ora, riguardo ^XVOenoihera (come nota anche Montgomery (1) in un recente Jibro) non si pu6 dimenticare il fatto che si tratta di una pianta americana, importata da circa un secolo in Europa ; e che vanno facilmente soggette a rapide variazioni le piante che, ca- sualmonte, o per opera dell'uomo, cambiano il loro ambiente natu- rale. Per me, il fenomeno AeWOenoihera non sarebbe che un caso di polimorfismo sistematico, dovuto al cambiaraento di ambiente, e simile a quelli gik notati in altre piante, benche, in questo caso, assai pill cospicuo. Ora questo fenomeno e pur noto e studiato negli ani- mali. Tutti conoscono il grande numerodi variety AqW Helix, dell'ZJnw, AqW Anodonla, di molte farfalle, di parecchi uccelli ; e queste variety corrispondono generalmente a diverse localita (varietk geografiche), a mutamenti di nutrimento, di clima, di stagione, di condizioni di vita in genere. Tali variazioni si possono anche provocare artificialmente, come fecero Semper e Jordan pei molluschi, Eimer, Weismann e Standf uss per le farfalle, Schmankewitsch (2) pei crostacei d'ac- (1) Moutgomeiy Th. H. — The aualysis of lauial descent iu auimals. New- York, 1900 pag. 149; « In this regard it is significant that tlie veiy phiuts species, Oenothera Lamar clciana, on whi(^h D e Vries made his esperinients and founded his conchisions, had heen introduced to Europe from its original home in America; mutations in a species tliat had undergone great change of environment ». (2) Schmankewitsch non ottenue solo Y Artcmkt Miihlhausenii (o senza setole) dall' ^. salina aumeutando la salsedine dell'acqua, ma, col processo inverse, riehhe da quella nn' Artemia eon lohi c setole. Di piii, allevando VA. salina in acqua sempre piii raddolcita, ottenne una forma coi caratteri del Branchipus Schaefferi, e che consider6 come una uuova specie di Branehipus, con 9 sogmenti ad- dominali, niontre I'ilrtejitia nehaS (cio6 gli ultiini due fusi in un segmento assai lungo); onde conclusc: « dass die gewiilmlicli in Salzwasser von sfhr starker ("(nicciitration lel)ende Artemien oigentlich - 87 - qua dolce e delle saline, Vine per quelli viventi alia luce e nell'o- scurita. Ma fii notato che. anche quando il polimorfismo e molto di- stinto, esso non ha di solito carattere di divergenza, non conduce cioe generalmente alia formazione di varieta o specie molto lontane dalla specie madre, ed e invece una variazione pendolare, con ritorno alia ferma prinriitiva, quando vengano ripristinate le condizioni originarie. Inoltre non e sempre possibile distinguere, con un taglio netto, con una definizione esatta, le variazioni fluttuanti dal polimorfismo sistematico, e neppur dalle variazioni cosidette brusche o « sportive »; da un fenomeno all'altro si passa per gradazioni infinite: tutto dipende spesso dalla maggiore o minore diligenza, intensita o estensione delle osservazioni. Se poi non si stabiliscono dei termini ben precisi, il che sara forse sempre impossibile, non so come si potranno distinguere le serie continue dalle discontinue. Aha lettera, tutto le serie sono discoa ti nue, perche anche le va- riazioni minime procedono per gradi, secondo le generazioni ; la diffe- reuza sta nel grado maggiore o minore della discontinuitk ; e, anche nel caso delle « mutazioni », questa e sempre riconosciuta come pic- cola, impercettibile ai profani, minore di quella delle variazioni « spor- tive » e mostruose, non eccedente gli estremi delle variazioni indi- viduali. Certamente non mancano esempi di variazioni abbastanza rapide anche tra gli animali ; ma e da discutersi se I'apparizione di una va- rieta saltuaria (fatto sistematicameute discontinuo), rappresenti davvero un fenomeno fisiologico od embriologico improvviso ; 0 non sia invece preparata lentamente nelle precedenti generazioni da cambiameuti nelle cundizioni di vita. Tale problema fu ingegnosamente lumeggiato nella ultima opera di Semon suUa teoria della Mneme e degli engrammi(l), dimo- strando come possa aver luogo gradualmente, nelle generazioni, la pro- [larazione di carutteri che poi sembrano apparire spontanearaente e improvvisamente. La stessa osservazione viene in taglio a {)roposito dei fenomeni sociali, a cui e possibile I'applicazione dei concetti di evoluzione saltuaria; ma e evidente che le grandi rivoiuzioni politi- che ed economiche possono compiersi in modo relativamente rapido, solo quando siano state precedute da una lunga preparazione latente, di cui esse rappres.utano solo lo stadio risolutivo. D'altra parte, se le mutazioni brusche sembrano favoi-ire I'evo- luzione, appunto per la loro rapidita e nettezza, non bisogna dimeo- lUL-hts aiulcres 3ei als oine iiiitev doni Eiiirtusso ihrc^r Uuigebuiig rtogradirto Form limnchiptis ». V(^(li la siiii memoria: Ueber das Vorlulltnisa dor Artemia salina xnv A. Miihlhau-iienU mid dciii rrt^im.s Uratichipus. Zeit. f. wiss. Zoologic, So Bd., Sitpplomoutlul't, 1875, pay. 100, IIG. Tavola 6. (1) Somou, R, — Op. cit. : 2 ed. 1V08. - 88 - ticare ch'esse rappresentano un fenomeno relativamente raro; mentre le variazioni individual!" (in organismi che, trasmigrando, si espon- gono a diverse condizioni di vita, e in condizioni die si alterano, an- che in uno stesso luogo, col decorrer dei secoli), sono un fenomeno generate e costante di tutti i viventi ; e I'accumularsi di un enorme numero di azioni rainime ha piu peso nelle naturali vicende, che non la spinta di fatti piu cospicui, ma sporadici. Perci6 non mi pare che la teoria delle rautazioni periodiche si possa applicare agli animali, se non in questo senso affatto generico, cio6 che alcune specie sono piu, altre meno plastiche, alcune possono mutarsi con una certa rapiditk, altre assai lentamente, o anche, per qualche tempo, rimanere quasi stazionarie. Comunque, data anche la serieta e I'importanza della poderosa opera di De Vries, il proble- ma e degnissimo di discussione : e le questioni piu essenziali mi sem- brano le seguenti : 1.° E applicabile in zoologia la teoria delle « mut'azioni perio- diche » secondo la formula di De Vries, nel senso cioe che le spe- cie, per arapi periodi, sarebbero fisse e immutabili, e solo alcune di esse potrebbero entrare in una fase di rapide mutazioni, in cui si cree- rebbero le nuove specie ? 2° E possibile stabilire, in zoologia, una netta distinzione fra mutazioni e variazioni individuali o fluttuanti : fra variazione continua e discontinua? 3." Le mutazioni, nel senso di De Vries, somigliano piu alle variazioni fortuite o < sportive », oppure al polimorfismo sistema- tico? — 0 anche si pu6 ammettere, con Plate, che esse si confondano con le variazioni fluttuanti ? 4." Nel primo caso e ammissibile che le specie, alio stato di natura, si siano formate per variazioni rapide, simili a quelle che diedero origine, nella domesticita, ad alcune razze molto specializzate od abernanti ? 6.° Nel secondo caso, entro quali limiti si puo ammettere che il polimorfismo sistematico (geografico, di stagione, ecc.) abbia dato origine a nuove specie ? 6." Nel terzo caso, si pu6 concedere che la teoria di De Vries non differisca essenzialmente da quella di Darwin, in quanto ri- guarda la natura e I'entita delle variazioni, ma solo se ne distacchi nella interpretazione dei fenomeni ereditarii ? Grederei molto importante per la teoria dell'evoluzione che i cul- tori della zoologia discutessero queste e altre connesse questioni. Giacomini, E. — / corpi postbranchiali 7ielle Cieche e nelle Anguille adulle. FiDO a poco tempo fa non si conosceva I'esistenza dei corpi postbranchiali (corpi soprapericardici, van Bemmelenj nei Teleo- stei. II Supino (1) con le sue ricerche sui Leptocefali (larve di Con- ger vulgaris e di Atigxiilla vulgaris) provo che in questi i corpi postbranchiali esistono sotto forma di due piccoie voscicole epiteliali, situate a destra e a sinistra della linea mediana, un po' all' indietro doll' ultima areata branchiale, tra la faringe e la parete dorsale del pericardio. Supino li ricerco pure nelle Anguilline di circa 60 mm. di lunghezza, ossia nelle Cieche, ma non ve 11 pote riscontrare. Fig. 1. — Knpinoscnta i)iirte di una auzioiie trasversalu di mui Cieca (■opt^ita di pijiniouto (Aii- snilliua i-accolta dopo due mosi circa di stabulazioue iu uu acquaiio giaude dell' incubatoiio dolla Societa i)i-() 2luntibvs et Silvis dirotto dal Prof. Ghigi). La sezioiie cade a livello deU'estiviuo posit- liore (caudale) del pericardio. Iu itarte scliematica, a semplici coutorui. Ingraud. diani. .58 circa. — ludicazioui per (lucsta figura e per lo segueuti: ao, aorta; cd, corda dorsale ; ce, estreiuo auteriore ( L'A. si h occupato delio speciale modo di nutrizione del Balanti- dium enlozoon che avviene mediante ingestione e successiva dige- stione dei corpuscoli rossi dell'oste {Rana csculeyita). Esperienze con- venienteraonte condotto, ie quali costituiscono la prima parte delle sue ricerche, lo indiicono ad ammettere che un tale modo di nutri- zione e specifico e non accidentale, I Balantidium infatti non ingeri- scono altro materiale nutritivo n6 in condizioni oaturali ne in condi- zioni sperimentali: in soluzioni isotoniche perdurano in vita piii deir ordinario se vengono nutriti di corpuscoli rossi. Questo modo di nutrizione sembra portato da un accentuato adattamento al paras- sitismo, infatti infusori viventi vita libera e sistematicamente vicini a Bat. entozooyi, non solo non possono nutrirsi degli stessi corpuscoli sanguigni, ma, costretti a vivere in un tale ambiente, deperiscono e muoiono. L'A. si e occupato ancora di valutare la durata di digestioue dell'eritrocita ingerito, la quale risulta relativamente breve ; ne ha studiato i diversi stadii, ed in ultimo ha notato quali alterazioni chi- miche subisce il corpuscolo ingerito ed in via di digestione: I'emoglo- bina separata dallo stroma, oltre a perdere i caratteri fisici, come p. e. il colore, perde anche i chimici, non portando, coi relativi pro- cessi di tecnica, ne ai cristalli di emoglobina, n6 a quelli di emina. Intorno al modo col quale i corpuscoli sanguigni sono messi a di- sposizione del parassita nel lume intestinale dell' oste, I' A. non ha potuto ben pronunziarsi, non esciude pero che essi provengano da lesioni apportate alia mucosa da altri parassiti d'ordine piii elevato, quali alcuni Trematodi che abitano ugualmente 1' intestino terminale di Rana esculenta e che sono ugualmente ematofagi. L'esame istolo- gico conferma questa supposizione, in quanto si vede spesso la mucosa alterata ed in corrispondenza il tubo euterico gremito di numerosi eritrociti. Ricerche piii delicate, d'ordine citologico, le quali costituiscono la secon^da parte del lavoro, sono indirizzate a studiare la modalita della digestione del corpuscolo rosso ingerito dalTendoplasma del Balanti- diii7n. L' ingestione avviene senza penetrazione d'acqua insieme col materiale nutritivo, come di regola si verifica negli infusorii. II cor- puscolo rosso, incluso, ma non contenuto in apposito vacuolo, subisce una prima fase di disgregazione che ha per ultimo effetto la separa- zione completa dello stroma, sotto forma di globuli piu o meno grossi, dal nucleo, che si conserva integro. Solo ulteriormente i globuli dello stroma si mostrano racchiusi in vacuoli endoplasmatici dove subiscono una digestione piu o meno completa. Queste prime fasi digestive del- - 95 - I'eritrocita hanno ordinariamente luogo nella porzione anteriore del parassita e tanto piu presso alia porzione mediana o posteriore quanto pill esse sono avanzate. II nucleo del corpuscolo, rimasto poco o punto attaccato durante i processi descritti, si porta in una zona perinu- cleare, designata talora dalla presenza d'un vacuolo di vario aspetto, o posteriormente all' apparato nucleare. Quivi subisce la sua dige- stione, gonfiandosi e decolorandosi dapprima, disgregandosi dipoi. Anche i residui non digeriti dello stroma del corpuscolo si portano nell'ambito di questa zona e vengono digeriti. I prodotti dell'assimi- lazione che ben si mettono in evidenza col metodo di Heidenhain, gi-emiscono tutto I'endoplasraa. Da questi fatti, raeglio esposti nel la- voro in esteso, I'A. e condotto ad aramettere nell' interno del corpo di Bal. entozoon I'esistenza di due enzirai specifici, I'uno per la di- gestione del protoplasma corpuscolare prodotto in seno all'endoplasma (eri to plasm a si); I'altro atto piu specialmente a digerire il nucleo dello eritrocita (eri t ron ucleasi). Quest' ultimo enzima e prodotto dall'apparato nucleare e precisamente dal macronucleo dell'infusorio. II Comes, occupandosi anche delle fasi ulteriori della digestioue, cioe della formazione delle vacuole a feci, ha notato il fatto interes- sante die questesi raduaano in un ultimo raoraento in un vacuolo po- sto attorno o piu spesso in vicinanza del macronucleo e fornito da una membranella: questo vacuolo non sarebbe altro che il secondo vacuolo pulsante descritto dai protistologi in Bal. entozoon. In un ultimo capitolo I'A. cerca di interpretare, alia luce dei fatti da lui stesso notati, il significato del macronucleo. Questo signi- ficato ha un valore massimamente nutritivo, ed il Comes, esplicandp ancora di piu la geniale concezione di Russo e Di Mauro, consi- dera il macronucleo come nucleo d'una ipotetica celiula somatica, mentre il micronucleo rappresenterebbe quello d'una celiula germi- nale. Per tanto non e d'accordo con Enriques che, generalizzando, vede nel macronucleo una formazione ergastoplasmica, giacche Balan- tidium ed altri Infusorii, oltre al macronucleo, possiedono diSerenzia- zioni citoplasmiche che meritano d'essere piii propriamente riferite alio ergastoplasma. Ghigi, A. — Sal processo di rnutazione nel Gennaeus Swinhoii. L'anno scorso da una coppia normale non consanguinea di Gen- naeus Sioinhoii, ottenni un esemplare di sesso femminile, totalmente diverso per la distribuzione delle macchie e per il tono fondamentale del colorito dalla forma tipica. In una comunicazione fatta all'Accademia delle Scienze di Bolo- gna, ho illustrato questo esemplare e ne ho discusso il valore biologico concludendo cho si trattava di una vera e propria mutaziono della specie. - 96 Si sarebbe potuto opporre un'obbiezione, e cio6 che flno a tanto che la mutazione non si fosse riprodotta, la mia ipotesi poteva esser considerata alqiianto prematura. ■ Sebbene le 9 dei Gennaeus non sogliano ri[)rodurre in ischia- vitu durante il loro primo anno di vita, pure data la grande liberta della quale godeva, la predetta 9 accoppiata ad un 5 normale della medesima etk e suo fratello, ha deposto fra la fine di aprile ed i primi di maggio 7 uova. Di queste uno non fu fecondato, uno fu rotto dalla chioccia dopo 6 giorni d' incubazione; un embrione mori all'etk di circa 10 giorni e quattro pulcini schiusero. Di questi, 3 avevano piumiuo normale ed uno era perfettamente simile alia madre, quando schiuse dall' uovo. La trasmissibilitk dei caratteri mutanti 6 dunque pro vat a. Questo soggetto e ora in eta di 3 mesi, e dall'abbozzo dello sprone nonche da alcuni caratteri del mantello desumo si tratti di un 5- Le timoniere laterali delle 99 Swinhoii normali sono infatti interamente castagne, e nei maschi sono nere ; nella 9 mutante sono interamente fulve, menire in questo esemplare hanuo un bordo nero molto appa- riscente. La macchiatura delle ali e del dorso, difFerisce da qnella della madre, perche le macchie nere sono piu ampie, carattere que- sto che costituisce una delle differenze sessuali secondarie fra i pol- lastri normali della specie. Fatto degno di nota e questo, che alia base del collo non v' e la macchia biauca, presente nei maschi sessualmente maturi ed in abito giovanile della forma tipica (1). Esaurite le comunicazioni scientifiche il Presidente dk la parola al prof. Dauiele Rosa per la sua relazione sulla noraenclatura zoologica. II prof. Rosa richiama I'attenzione dell'Assemblea sull'arbitrio che regna presentemente nella nomenclatura zoologica italiana sopratutto riguardo alia forma da darsi ai nomi dei gruppi di valore super- generico, p. es.: si trova scritto i turbellari e le turbellarie i Culicidae e le Culicidae i Dorylinae e le Dorylinae i maldanidi e le maldanidi, 0 le maldanide gli anoplocefalini e le anoplocefaline (1) Rivedendo le bozzo di quostii nota dobbo rettiticaila nulla parte ehe si riferisce al sesso del giovaue soggetto. Si tratta in lealta di uu' altia I'euuuina, nella quale la luutaisioue nei disegno e nella intuusita delle maculaie ueie si (• ultoiiormente accentuate- - y? - si pronunzia: vorticellidi e vorticelli'di peneidi e peneidi ecc. Questa mancanza di uniformita, nola il Rosa, sta male, ed e causa di perditempo, ma v'ha di piii: e corto ciie taluno di questi modi di scrivere o pronunziare 6 assolutamente erroneo e si deve abbandonare. Rosa conclude proponendo che si nomini una Commissione la quale studii tale questione e ne riferisca al prossimo congresso. L'Assemblea approva la relazioue Rosa e deferisce al Presidente la nomiua di una commissione che stabilisca le regoie per la uomeuclatura zoologica itaiiana. II Presidente chiama a far parte di questa commissione i professori Rosa, Monticelli e Ficalbi. II Segretario presenta una particolareggiata relazione sui lavori del 7" Congresso Zoologico internazionale redatta dal socio Ghigi che rappresento I'Dnione in detto Congresso; ed annunzia che il prossimo Congresso interna- zionale si terra nel 1910 a Gratz. II Segretario prof. Monticelli da lettura della sua particolareggiata rela- zione : Sulla compartecipazione dell'U. Z. I. al « Concilium Bibliogra- phicum » di Zurigo. II relatore riassume largamente Torganizzazione, il funzionumento e r opera compiuta finora dal Concilio, dimostrando 1' importanza da esso acquistata ed i vantaggi che questa istituzione offre agli stu- diosi di tutti i paesi. II relatore ha accettata volentieri la proposta del dott. Hawiland Field, Direttore del « Concilium Bibliographi- cum », di interessare r U. Z. I. perche contribuisca all'opera di questo Istituto cosi utile per gli studiosi, perche crede che sia propriu negli scopi e nei fini dell' Unione e conforme ai suoi statuti, il coo- perarsi perche la produzione zoologica itaiiana sia largamente dif- fusa all'estero e fatta nota agli studios) stranieri per imporsi cosi alia ioro considerazione. Espone quindi, studiandone il modo ed i mezzi, la maniera come I'U. Z. I. puo compartecipare ai lavoro del « Conci- lium Bibliographicum » nello interesse della letteratura zoologica ita- iiana, e quali vimtaggi gli studiosi italiani possono ritrarre dail'opera del Concilium, richiamando I'atteazione sulla necessita che questo venga a conoscenza di tutte le pubblicazioni zoologiche italiane do- vunque e comunque pubblicate; molt(3 delle quali restano ignorate per- fino in Italia per il luogo, il modo ed il periodico nel quale sono edite ; come pure sulla opportunitk di provvedero alia esatta corri- spondenza degli estratti, agli articoli delle pubblicazioni che li con- - 98 - tengono (uniformity di formato, di stampa, di pa^inazione) ed a che risulti chiaramente indicate sii gli estratti il periodico di origiue. In ul- timo il relatore fa rilevare di quale grave ostacolo sia agli studiosi Ita- lian!, che vogliano valersi deU'opera del « Concilium Bibliographicum » Tamministrazione doganale italiana; la quale, applicando alle schede mobili del Concilium, stampate su cartoncino forato nel mezzo (giusta il modello generalmente adottato dalle biblioteche, per tenerle insieme raerce un bastoncino di ferro, la onerosa voce doganale di cartone lavorato, rende impossibile la diffusione in Italia delle schede biblio- grafiche del Concilium; che gravate di un cosi forte dazio, vengono a costare enormemente e non vi e convenienza economica per gl'Isti- tuti scientifici di acquistarle ad un prezzo cosi elevato e tanto superiore al modico prezzo al quale sono originariamente messe in vendita nel- r interesse degli studiosi. La relazione del prof. Monticelli e approvata ail'unaaimita e dopo larga discussioue, alia quale prendono parte il Rolatore, il dott. .lawiland Field del « Concilium Eibliograpliicum » appositaraente intervenuto, Romiti, Pierantoni, En- riques, Andres ed altri suU'opera che I'LInione potrebbe spiegare per facilitare il compito del « Concilium » nei rapporti delle pubblicazioni italiane, neli' inte- resse della scienza zoologica italiana, e sulle altre questioni trattate dal re- latore, I'Assemblea stabilisce che I'Unione si adoperi pe.rche : a) tutti gli autori di raemorie, note, ecc. mandino sollecitamente una copia festratto) dei loro lavori — possibilmente accompagnata da un sunto telegrafico dei medesimi — avendo cura di completare nella maniera piii esatta e precisa tutte le indicazioni bibliografiche del periodico del quale la copia e un estratlo (titolo della pubblicazione, volume, annata, serie, luogo di stampa, paginazione del periodico, donde comincia fin dove fiui&ce il lavoro, tavole coi numeri pro- gressivi del periodico cul si riferiscono, nonche il numero delle incisioui nel testo). b) sia completato I'elenco dei periodici italiani che possono contenere lavori di /oologia, gia esistente presso il « Concilium » (elenco che il dott. Field promette d'inviare), istituendo alio scopo delle inchieste iu tutte le citta d'ltalia ove detti periodici possono pubblicarsi, ed avvisando al mode come essi possano venire a conoscenza del Concilium; c) gli autori si uniformino alle norme generali di Bibliografia negli estratti dei loro lavori, perche questi sieno per formate, per paginazione ed in tutto esattamente corrispondenti al periodico nel quale e stampato il lavoro o portino iu modo chiaro e visibile la indicazioue del periodico stesso o tutte quelle che a questo si riferiscono (anno, volume, ecc). d) tutte le biblioteche universitarie e le pubbliche biblioteche dei cen- tri non universitari acquistiuo gli elenchi bibliografici e le schede d' indole geuerale delle siugole materie, pubblicate dal « Concilium ». L'Asiemblea infine fa vote al Minister© delle Fiuauze perche voglia prov - - 99 - ^ __^ i— vedere con analoga disposizione affinche le schede iel € Concilium Bibliogra- phicum » possano entrare in Italia, agli effetti dei dazi doganali, sotto la voce « stampati » e non sotto quella di « cartone lavorato » che attualmente si applica;ed incarica i prof. Romiti e Rosa vicepresidente ed il prof. Mo'^ticelli se- gretario di recarsi personalmente a trattare col Min'stro delle Finanze. E approvato su proposta Ghigi un voto di plauso ai promotori della Isti- tuzione di un Giardino Zoologico in Roma. Esauriti gli argomenti posti all'ordine del giorno della seduta pubblica, il Presidente apre I'adunanza per trattare gli affari amministrativi dell'U- nione. II Presidente mette in discussione la proposta fatta da alcuni soci di ren- dere meno frequents la periodicita dei Congress!. Dopo larga discussione a cui prendono parte Romiti, Parona, Pierantoni ed Enriques si decide su proposta Parona di non alterare lo stato attuale delle cose: per questo deliberato resta cosi assorbita anche una proposta inviata dal socio Ghigi per una corrispondente modificazione statutaria. Pierantoni, Cassiere-econoino, riferisce sul rendiconto dell' anno 1907 clie viene approvato insieme con la rolazione dei revisori dei conti Wlonli A. e Corti. L'Assemblea approva quindi il Bilancio preventivo per I'anno 1908. II Presidente con I'approvazione dell'Assemblea nomina Mazzarelli e Raf- faele revisori del conto consuntivo 1908. II Segretario IVIonticelli riferisce sulla pubblicazione e la gestione finan- ziarie dell' Archivio Zoologico. Parlano in proposito Ficaibi, Romiti ed altri. L'Assemblea decide di far voto perche tutti i Direttori d'Estituti di Zoologia (in- tesa in senso largo) di Biologia e le Biblioteche del regno), si impegnino ad abbonarsi all' Archivio versando annualmente L. 40 per ciascun volume, da pagarsi come quota fissa annua alia redazione, perche questa possa contare su di un contributo annuale tisso che permetta, facendo fronte alle piu urgenti spese, la piu sollecita pubblicazione dell'Archivio in modo che in ciascun anno esca un volume (pag. circa 400 e 20 tavole all'incirca secondo il prospetto di pubblicazione). II Presidente apre la discussione per la designazione della data e del luogo della prossiraa Adunanza dell'Unione e ricorda che gia in un precedente Con- vegno si era parlato della Sicilia come sede successiva a quella del convegno di Bormio. Romiti ricorda pure che in una precedente Assemblea (Parma) si parlo anche di un impegno con Trieste per tenersi cola una Adunanza e Con- vegno dopo quelli di Bormio e di Sicilia. Dopo breve discussione I'Assemblea stabilisce il principio che in ciascun Convegno non si pregiudichi la designazione di futuri Convegni ma si fissi solamente la data ed il luogo del Convegno successivo. Approva quindi all'una- nimiti che il prossimo Convegno sia tenuto in Sicilia, in primavera, dando incarico ai soci professori delle Universita sicule di costituire il Comitate or- dinatore, lasciando loro facolta di stabilire Ifc modality riguardo alia sede o alle sedi delle riunioni. - 100 - II Presidente dichiara aperte le urne per le elezioni di un Vice-presidente e nomina scrutatori i soci Magretti, Frassetto, De Qual. II Presidente visto il risultato della votazione proclaraa eletto secondo Vice-presidente il prof. Ercole Giacomini. II Presidente facendosi interprete dei sentimenti dell'Assemblea, ringra- zia il Comitato ordinatore del Convegno per 1' opera spesa e particolarmente il sno Presidente prof. Andres ed il Segretario prof. Corli ; ringrazia pure la Di- rezione dei Bagni di Bormio e tutti coloro che cooperarono per la buona riu- scita del Convegno. Rivolge poi cortesi parole di ringraziamento alle auto- ritk municipali di Bormio, al Prefetto della provincia, ed al deputato per I'Alta Valtellina, on. prof. Credaro, per le festose accoglienze fatte all' Unione Zoologica. II Presidente prof. Russo, infine, riassunie i lavori del Convegno, e con un saluto ai soci presenti ed assenti ed a tutti gli intervenuti, dichiara chiuso il settimo Convegno Zoologico nazionale con un arrivederci in Sicilia. Alia sera i congressisti e molti invitati assistono alle proiezioni di una riuscita serie di diapositive eseguite dai soci profif. Monti A. e Pierantoni nel salone dell' Hotel Bagni Nuovi. Venerdi 4 settembre. I congressisti si recano ad una gita al Valico dello Stelvio dopo di che il Convegno si sciolse la sera alio stabilimento Bagni di Bormio. Aderirono al Convegno i seguenti signori : a) Soci delVUnione. — Altobello prof. G., Andres prof. A.*, Anelli dott. M., Arrigoni Degli Oddi dott. E., Baldasseroni dott. V.*, Beliotti dott. C, Be- sana ing. G., Bignotti dott. G., Boreili dott. A., Brian dott. A., Came- rano prof. L.*, Caruccio prof. A., Cattaneo prof. G., Clivio prof. I.*, Coggi prof. A., Cognetti prof. L.*, Comes dott. S., Corti dott. A.*, Curreri dott. G., Della Valle prof. A., De Marchi dott. M.*, Dequal dott. L*,De Rosa bar. dott. F., Dervieux dott. L., Donaggio dott. A., Enriques dott. P.*, Ferrata dott. A., Ficalbi prof. E.*, Field dott. H.*, Fiocchini dott. C, Frassetto dott. F.*, Furlotti A., Gay dott. M., Gemelli dott. A., Ghigi prof. A., Giacomini prof. E., Giardina prof. A., Giglio-Tos prof. E., Golgi prof. C.*, Grassi prof. B., Giuf- frida-Ruggeri prof. V., Issel dott. R., Lambertenghi dott. A.*, Lepri dott. G., Magretti dott. P.*, Mazza prof. F.*, Mazzarelli prof. G., Mola dott. P., Monti prof. A*, Monti prof.'^ R.*, Monticelli prof. Fr. Sav., Ninni conte dott. E., Or- landi dott. S., Parona prof. C*. Peracca dott. M., Pierantoni prof. U.*, Porta prof. A., Rafiaele prof. F., Razzanti A.*, Rizzardi prof. U., Romiti prof. G.*, - 101 - Ronna prof. E.*, Rosa prof. D.*, Russo prof. A.*, Sacchi prof.* M., Sala prof. L., Salvador! prof, conte T., Salvi prof. G.*, Sordelli prof. F., Stenta dott. M., Su- piiio dott. F., Trinci dott. G.*, Zavattari E.* b) Non sod. — Acconci prof. G., Ascoli, prof. G., signora Ascoli, Andres dott. M.*, Bembaron A.*, Brugnatelli dott. E., Buzzetti ing. L., Buzzi F., Buzzi prof. 0.*, Buzzi P., Buzzi R., Camanni dott. E., Carazzi prof. D., Cederna cav. off. A.*, Cederna A.*, Cederna E.*, Clementi A.*, signora Clivio*, Clivio C.*, Copelli dott. M.*, Corti Ambrosini B.*, Corti E.*, Credaro prof. L.*, Credaro Paini E.*, Dieni ing. G.*, Del Torre dott. A.*, signora De Marchi*, De Pirro prof. V. L.*, Fasola prof. G., sigcora Ficalbi*, signora Ghigi, Giongo dott. C, Golgi L., Golgi C, Koristka F., Lainbertenghi uob. E., -signora Laiubertenghi*, Lam- bertenghi avv. comin. F., march.*' Lauibertenghi Terzi M., Lo Giudice prof. M., Mantegazza prof. U., Marcora dott. F., Mariaiii prof.^ G., Martinetti prof. V.*, Ma.scarelli dott. L.*, Modica prof. dott. 0., Morelli dott. G.*, Moro R.*, Motta E., Negrini prof. F.*, Pensa dott. A., Priola dott. B.*, Piumatti dott. A., Rini cav. P., Rota G., Sacchi dott. C, Sala prof. G., Salveraglia prof F., Sanzo dott. L., Sassi dott. C.*, Schiantareili dott. R.*, Scotti prof. L.*, signora Scotti*, Scassano dott. G.*, Segre prof. G.*, Segre Modana F., Somigliana prof. C.*, Stella prof. A.*. Terracciano prof. A., Traina dott. R.*, Toinniasi-Crudeli dott. C.*, Van Ryinberk prof. L., Veratti dott. E., Viola prof. C, Viscouti dott. F., Visconti-Venosta ing. C.*, Zauichelli dott. V.* N. B. — I nomi degli intervenuti souo contraddislinti da un *. - 102 - Antonio Zincone. Fra le vittime innumerevoli deU'orrendo disastro di Mossiiia dob- biamo pur troppo aimoverare ancho il prot. An tonic Zincone, Diret- tore deir Istituto anatomico di quella Universita. Di antica famiglia casalvierana, Antonio Zincone nacque in Sora (provincia di Caserta) il 23 higlio 1848. Essendo stato siio padre traslo- cato ad Aquila degli Abruzzi, egli segui cola la sua famiglia e vi fece gli studi ginnasiali e liceali. La grande inclinazione che egli aveva per le Matematiche e per la Storia e I'alito patriottico, che in quel tempo ancora riscaldava gli animi, lo spingevano verso la carriera delle armi dotle, ed appunto spese un anno per prepararvisi; ma vi si interposero (lifflcolta fmanziarie ed essendosi in quel tempo resi disponibili dei posti nel collegio annesso alia R. Scuola Veterinaria di Napoli, egli, spinto pill dalle esortazioni paterne che dalla propria vocazione, abbandono il pensiero della carriera militare e si acconcio alia nuova strada che gli era stata indicata. Passo adunque nella Scuola veterinaria di Napoli, ma nello stesso tempo si inscriveva ai corsi di Medicina e Ghirurgia deir Universita. Gonseguita la laurea in Veterinaria nel 1809 ed ancora studente del terzo anno di Medicina, Antonio Zincone fu invitato a Pisa presso la Scuola di Zooiatria annessa a quella Universita. Cola stette duo anni : nel primo'anno fu dtdegato ad insegnare Medicina operatoria veterina- ria; nel secondo fu incaricato provvisoriamente dei corsi di Patologia speciale degli animali domestici, di Operazioni chirurgiche, e di Glinica veterinaria. Gosi lo studente di Medicina. in eta di ventuno-ventidue anni divenne docente universitario. In quelle prime prove il giovanissimo maestro si acquisto in pari tempo la stima e la benevolonza dei colle- ghi e Tamore rispettoso degli allievi, che"lo vedevano quasi vergognoso della propria giovinezza prodigare a loro le nozioni scientifiche ed i piu utili ammaestramenti pratici. Attratto dagli studi di Medicina umana, egli abbandono la Scuola veterinaria e ritorno a Napoli, ma non piii come sempUce studente, per- che nel 1872 fu nominate preparatore provvisorio nell'Istituto di Anatomi'a umana normale diretto dal prof. Antonelli. Nel febbraio 1873 ottenne la laurea desiderata e con essa ebbe la nomina a preparatore effettivo nel- I'accennato Istituto anatomico, carica questa che il Zincone occupo per quatlro anni. Nell'anno scolastico 1877-78 passo come preparatore di Istologia normale e patologica nell' Istituto del prof. Schron, in cui inse- gnava anche il prof. Armanni. Per circa tre anni, e cioe dal 1875 al 1878, egli nelle ore libere lavoro nella Stazione zoologica di Napoli. In - 103 - queir Istituto, vera fuciiia sperimentale, in cni si passavaiio sotto al controllo scientifico le dottrine morfologiche, Antonio Zincone ebbe campo di arricchiro notevolinente le sue cognizioni e nello stesso tempo condiisse a compiinento di verso lavori isfologici. i quali, rinniti alle altre pubblicazioni di indole anatomica, gli valsero poi il posto di professore ordinario a Messina, che ottenne nel concorso aperto 11 1879. Pur troppo alia serie delle pubblicazioni presenlale per il concorso 11 prof. Zincone pole aggiungere in seguito ben poco; a causa della miopia cbe si era fatta progressiva ed aveva condotto al distacco par- ziale della retina in un occhio, egli lu costretto a rinunciare alle ricer- che. Non per questo rimase inatlivo. Yenuto a Messina non trovo nel gabinetto anatomico che pochi strumenti da dissezione e qualche sche- letro. Si diede allora con i pochi mezzi di cui disponeva a provvedere r Istituto della necessaria suppellettile didattica e scientifica ed a rac- cogliere il materiale per un Museo, che lu da lui fondato. E siccome a raggiungere gli intenti che si era proposti la dotazione dell' Istituto non bastava, cosi il prof. Zincone si valse dell'esercizio della privata do- cenza per procurarsi i fondi necessarii. Diversi microscopi, molti libri e disegni furono acquistati col denaro ricavato dall'esercizio della pri- vata docenza e generosamente donati all' Istituto. Antonio Zincone dedic6 la sua vita all'insegnamento. Nelle sue lezioni, mirabili per I'ordine e la chiarezza deU'esposizione, sapeva te- nere continuamente avvinto a se tutto I'uditorio, sebbene d'ordinario egli le prolungasse assai oltre I'orario. A queste faceva seguire un'altra buona mezz'ora di dimostrazioni sui pezzi freschi o conservati. Alia sala incisoria volse pure la massima cura, cosicche quantunque avesse una grande scarsita di materiale, egli, utilizzando tutto, trovava modo di dare lavoro a tutti gli allievi. Istitui anche un laboratorio per le ricerche di Istologia normale e lo aprl a tutti gli studenti inscritti al corso di Ana- tomia ed anche ai raedici. Molti studi vi furono intrapresi, ed un elenco dei lavori in esso eseguiti fu pubblicato nel 1904 inserito nella relazio- ne dei festegs;iamenti alio stesso prof. Zincone per il venticinquesimo anno del suo ordinariato (1). Antonio Zincone si dilettava molto della lettura e, quando i suoi ocelli non gli permettevano cio, si faceva leggere da altri. In tal modo si era acquistalo una vasta coltura letteraria e scientilica. Speuialmento lo interessavano a fondo tutte le questioni morfologiche e la sua con- versazione riusciva sempre attraente ed istruttiva. Fu per molti anni Preside della Facolta : giusto ma esigente negli esami, era temuto, ma nello stesso tempo amato e venerate dagli allievi, in mezzo ai quali egli passava la sua giornata. Homo semplice, sobrio, modesto, non attaccato a nossuna dottrina filosofica, egli aveva per ogni sincera credenza e per (1) Antouio Ziuuoue vifjesimo (juiuto auuo magisterii ejus iliscii>uli gratulaiitos. Id. Juii. JI("MIV. — J/cs.vuirt, I'ip. del I'rotjrenno. - 104 - ogni lode quel profondo rispetto clie gli inspiravano la mente atta a tutto spiegarsi ed una manifesta inclinazione alia indulgenza ed alia be- nevolenzar Fu sostegno e guida ai fratelli sudi, come se fosse state loro padre, ma in fuori della famiglia ebbe solo pochi amici intimi. Poten- dolo non nego mai soccorso a chi a lui si indirizzava; anzi fu largo con i bisognosi, e I'altissima virtii della carita egli esercitava quasi clande- stinamente ed in modo da risparmiare al beneficato perfino Timbarazzo del ringraziamento. Sensibilissimo di sensibilita squisita, la sua anima ebbe assai spesso I'intima amarezza, le accorate solitudini, le agonie del dolore, e chi lo avesse giudicato sollanto da quella sua calma e serena compostezza esteriore mai poteva pensare quali tristezze sotto vi si celassero. Prof. Romeo Fusari. Elenco delle puhhlicazioni del prof. A. Zincone Suuti c Kiviste uel Oiornale di AnatomUt, Fisiologia. e Fatologia degli animali, an. I, 1S69, an. II, IS~0. . Sulla strnttura della ghiandola llnguale del Blaudin. - MoHmento medico-chirurgico, il>74. Su alc.me paiticolariU di struttura del midollo .spinale del bue. - Gazzetta vetennarm 1876, ^. . 0.sseiva.ioui su di alcune appendici tattili del pesci. - Eendieo7ito della R. Accad. delle Scienze Jis. e mat. di Napoli, Fas. 9 Settembre 1876. Studio sugli orgaui genitali u.ascliili del Pagurus Prideauxii. - XapoU, Tip. Accad. delle ^aen.e, 1877. Osseivazioui anatomiche : 1. Auomalia di origiue dell'accessoiio -A safeuo estemo. 2. L n muscoio lu- taneo della spalla. 3. Uu muscoio petiofariugeo inteino. i. Nota suirinneivazione dell epidenuide del glaude e deUa clitoride uella specie uniana. 5. Sesto dito sopraunumerario iu ambo le maui, 6. Largo foiame di comunicazioue fra la fossa temporale e la cavita oibitaiia. 1. Auomalie luu- scolari iu uu piede. — Napoli, Tip. dell'Accad. delle Scienze, 1S77. Sulle piouiinenze del uiidollo spiuale delle triglie. — Napoli, 1878. Auatoiuia del sistema liufatico. — Enciclopedia med. di F. Vallardi, Milano. Auatouiia del muscoio. — Ibidem. II risoigimeuto italiauo ed il natuialismo mo.lerno. Discoiso iuaugm-ale per la riapertura degh studi uella K. XJuiversita di Messina. — Nopcinhre ISIU. NOTIZIE NUOVE NOMINE. II Prof. Ferdinando Livini straordinai'io di Anatomia umana alia R. Universita di Parma e stato nominato titolare di Anatomia clinica agh Istituti clinici di Poi-fezionamento di Milano. ,, t, n ■ II Prof. Giunio Salvi straordinario di Anatomia umana alia R. Univer- sita di Sassari e stato nominato alia stossa cattedra alia R. Universita di Parma. II Prof. Giulio Trinci fu nominato Professore di Zoologia e di Anato- mia comparata nelf Universita libera di Perugia. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA AU'elenco dei sottoscrittori per i danneggiati calabro-siculi, si aggiunga: Dott. Marco De-Marchi (Milano) L. 100. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1909. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. MonJtore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale deila Unione Zoologjca Italiana UIUKTTO DAI DOTTORI OIDLIO CHIARDGI EDGENIO FICALBI „.i w ?''k!' '}' ,-;^":'^v"i" "■"•V"';, l''of- di AiKitomia comp. e Zoologia nel K. Istituto di Studi f^uper. iii Firenzc- uella R. UniFersita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministraicioue: Istituto Auatomico, Firenzc. 12 numeri >ill'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, Aprile 1909. N. 4. SOMMARIO: GoMUNiCAZiONi oRiGiNALi: Grriflfini A.., Revisione dei tipi di aleune Gryllacris di Pictet et Saussure. — Pag. 105-113. RivisTA sintetiga: Livini F., Correlazioni anatomichc tra gli organi — Pag. 113-151. NoTiziE. — Pag. 152. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO TECNICO DI GKNOVA Revisione dei tipi di aleune Gryllacris di Pictet et Saussure PEL DoTT. ACHILLE GRIFFINI fe vietata la riproduzione. Da qualche tempo ini sono dedicatu alia revisione delta fami- glia dei Grillacridi, ed ho gia avnto il piacere di ricevere in comu- nicazione gli esemplari appartenenti ad alcuni importanti Musei come quelli di Beiiino, Bruxelles, Budapest, Geneva, Ginevra, - 106 - Oxford e Stoccolma. Fra questi esemplari ho gia trovato molte cose interessanti, die formano oggetto di un certo numero di re- centi iiiiei lavori, e per interessanti intendo non solo le specie inedite, ma almeno quanto queste gli esemplari di specie incom- pletamente o imperfettamente note, che permettono con migliori descrizioni di farle ben conoscere o di stabilirne la sinonimia o la esatta distribuzione geografica. Importantissimi poi i tipi di alcuni autori antichi e non antichi. E ringrazio ancor qui il prof. Sjostedt del Museo di Stoccolma die voile inviarmi i preziosi tipi di Stal, le cui specie rarissime rimasero fin qui problematiclie ad eccezione di una sola, e furono in parte trascurate o dimenticate dagli autori ; li ho ridescritti in una mia memoria comunicata in questi giorni alia Societa italiana di Scienze Naturah di Milano ; le descrizioni di Stal, sucdnte in tre 0 quattro righe, erano ormai insufficienti al riconoscimento delle sue specie. Ringrazio ancora i prof. Poulton e Shelford del Museo di Oxford, che vollero comunicarmi i tiin di Walker con- servati in quel Museo, stati descritti da quell'antico autore in modo cosi disgraziato, che lo stesso Brunner si vide costretto a non tener conto delle relative specie, contrariamente aUe leggi di prio- rita, non essendo possibile collo studio di simih descrizioni il far- sene un' idea, ed incorrendo cosi nel guaio di descrivere nuovamente come inedite alcune spede di Walker. Anche di questi pubbhchero fra breve delle nuove descrizioni. Rivolgo poi qui in particolare un ringraziamento al prof. Bedot del Museo di Ginevra, che inviandomi tutti i Grillacridi del suo Museo, voile pure includervi quel tipi descritti da Pic tet e Saus- sure che in quel Museo si conservano. Di questi mi occupo nel presente lavoro. Pictet e Saussure descrissero le loro specie di Grillacridi in un lavoretto pubbhcato nel 1891 (2). Questo lavoretto, benche con descrizioni discretamente lunghe e benche corredato di due tavole, ad un severe esame si dimostra condotto in modo superti- cia'e, e probabilmente eseguito sulla sola base delia monografia di Brunner e direi anzi avendo per sola guida la chiave dicotomica che quest'autore ha date delle 95 Grijllacris &6. \m annoverate («); ora la chiave suddetta e buonissima, ma come avviene sempre per le chiavi dicotomiche anche le meglio fatte, facilmente mette fuori di strada. (a) Le specif ili (HU-sti. ;:en.-n- son.) attiliilintutf oltiv tlin-cflito. - 107 - Gli autori suddetti pertanto hanno deviate piii volte, mostran- do di non avere sufflciente cognizione del genere di cui si occupa- vano e di certe variazioni di colorazione delle specie di questo, han- no omesso pia volte nelle descrizioni dei caratteri veramente im- portanti, come la lunghezza degli organi del volo, ed inflne hanno assegnato talvolta alle loro specie una patria molto vaga ed asso- lutamente falsa {b); sono giunti persino a dare come nome nuovo ad una loro nuova specie, il nome gia usato per altra specie conge- nere da Brunner, proprio in quella monografia che essi consultavano! Gli entomologi che li seguirono poco si sono occupati del loro lavoro sui Grillacridi ; solo gli stessi Saussure e Pictet nella Biologia Centrali Americana ripresero a considerare le loro specie americane, delle quali qui non mi occupero, piu non essendone i tipi al Museo di Ginevra, e misero gia in sinonimia una di queste colla Gr. pida Brunner. In tre miei studi precedenti a questo (4, 6, 6) ebbi gia occa- Hione di muovere qualche critica all'opera di Pictet e Saussure e pur non avendo allora sott'occhio i tipi, osservai che la loro Gr. atriceps indicata vaganiente delle Indie Orientali e una specie del Congo, che la loro Gr. brahmina, indicata pure delle Indie onentali appariva estremamente affine alia Gr. africmia Br., e stabilii senza esitazione la sinonimia fra la loro Gr. mutabilis e la nota Gr. ^)o- docausta Be Haan. I tipi di Pictet et Saussure sono quasi tutti molto guasti, uno solo pero e guastissimo tanto da non poter essere ridescritto e neppure ben definite, gh altri sono perfettamente riconoscibili, ed alcuni anzi sono in discrete condizioni di conservazione. Lo studio di questi tipi conferma le opinioni gia da me espres- so intorno ad alcune specie degli Autori sunnominati, e per altre mi porta alle conclusioni che verro ora esponendo. Gryllacris africana. Brunner. 5 — Gryllacris africana. Brunner 1888 (1), pag. 3H2. 5 9 - Gryllacris africana. Karsch 1890, Entomol. Nachri- cht., XVI Jhg., n. 23-24, pag. 368-09. - Karsch, 1891. Berl. Entom. Zeit., BandXXXVl, pag. 339. - Kirby 1906 (3), pag. 147. — G rif- fini 1908 (4), pag. 26-27. - Griffini 1908 (5), pag. 51. {h) KrioiT 11(111 liirci mill' iijuti' ili Siiunsuic, ovc si k-g'TOijo ilellr |i;itrji' lonie If segnenti : « I'A- ineriiiiic >.. « ins Iiidos oiieiitalt's », col fatto \m\ t-lin le specie iiidicali- di t;ili vaelit- patrio si lirn- iKiscono ill seguito taluiu di tutt'altra regiouc, per eseuipio afiicane. - 108 - Q _ Qryllacris brahmina. Pictet et Saussure 1891 (2), pa- gina 306, PI. 1, fig. 9 - Kirby 1906 (3), pag. 141. L'esarae del tipo della Gr. brahmina Pict. Sauss,, posseduto dal Museo di Ginevra. quantunque esso sia piuttosto guasto, non lascia alciin dubbio circa la sinonimia che qui stabilisco. Esso e una Gr. afrkana Br., perfettamente tipica. L'idea di una tale sinonimia si era gia presentata alia mia mente lo scorso anno e I'avevo accen- nata in un mio lavoro (4). La patria: " Indes orien tales „, indicata da Pictet et Saussure deve essere assolutamente erronea, come del resto anche per la spe- cie seguente. Gryllacris Picteti Kirby. 9 — Gryllacris atriceps Pictet et Saussure 1891 (2), pag. 305- 306. PI. I, fig. 8. (Nee Gr. atriceps Brunner). Gryllacris Picteti. Kirby 1906 (3), pag. 141. - Griffini 1908 (4) pag. 25. - Griffini 1908 (5), pag. 24. L'esame del tipo di Pictet et Saussure, benche questo sia molto guasto, mi dimostra che esattamente riferii alia stessa specie la 9 del Museo di Bruxelles, proveniente dal Congo. La patria: " Indes orientales „ indicata da Pictet et Saus- sure, deve dunque anche per questa specie essere assolutamente erronea, come per la precedente. La specie d'altra parte ha grande affinita colla Gr. laetitia Kirby, pure africana, come ho fatto no- tare nel mio studio monograflco. Si osservi infine, per completare la critica, che i sunnominati autori, per lo studio dei Grillacridi si servivano della Monografia di Brunner, nella quale era gia descritta col nome di Gr. atriceps una specie di Madagascar (posseduta anche dal Museo di Ginevra), 8 che essi diedero questo stesso nome, come nome nuovo, alia loro specie. Completo la descrizione del tipo della Gr. Picteti: Longitude corporis mni. 24.5 „ pronoti „ 6.7 ' „ elytrorum „ 27.5 (circiter) „ femorum posticorum „ 12.8 Fastigium verticis latitudine 1 7^ primi articuli antennarum, iateribus rotundatis. Pronotum a supero visum subquadratura, sulcis et gibbulis op- time expressis, sulcis posticis daobiis, quorum prime magis express© excavate, ranuim posticum sulcorum V- formium loborum lateralium - 109 - efficiente; metazona margine postico sinuato. Lobi laterales parum eiongati, postice altiores, angulo antico rotundato anterius leviter prominulo, margine infero subsinuato, angulo postico inferius levi- ter prominulo, posterius truncate )-concavo,- sinuato, margine postico verticali sat alto, sinu humerali distincto. Supra marginem inferum sulcus longitudinalis adest a vertice sulci V-formis ad angulum posticum extensus. Femora postica apice breviuscule attenuata, basi optime incras- sata. Tibiae posticae longiuscule post basim superne subplanatae, spinulis parvis, apice fuscis, extus 5, intus 3-4, praeditae. Ovipositor, secundum auctores mm. 19 longus, in typo omnino abruptus. Questa specie pel modo di colorazione, ed anche per le scarse e piccole spine alle tibie posteriori, ricorda la Gr. Kuhlgatzi Grift in i 1908; quest'iiltima e piii grande, ha le elitre piii allungate, 1' ovo- positore lunghissimo (26-27 mm.), il capo piia stretto, il pronoto non cosi fortemente solcato, il corpo meno tozzo. Gryllacris podocausta. De Haan. Gryllacris podocausta. De Haan et Auctorum, Brunner (1), pag. 329-b30. - Kirby 1906 (3), pag. 140. Gryllacris mutabilis. Pictet et Saussure 1891 (2), pag. 307-09, PI. I, fig. 10. - Kirby 1906 (3), pag. 142. ■ Gryllacris podocausta. Griffini 1908 (6), pag. 1-2, cum synon. L'esame dei tipi della Gr. mutabilis Pict. S-iuss., appartenenti al Museo di Ginevra, ed in discrete condizioni di conservazione, conferma appieno la sinonimia gia da me stabilita senza dubbio alcuno nell'opera sopra citata (6). Gryllacris vaginalis. Pictet et Saussure. 9 — Gryllacris vaginalis. Pictet et Saussure 1891 (2), pag. 309- lo, PI. II, fig. 11. - Kirby 1906 (3), pag. 143. Questa e una buona specie, riniarchevole, e la cui posizione sistematica e esattamente determinata. II tipo, appartenente al Museo di Ginevra, e niolto guasto. La de- scrizione originale e soddisfacente. La completo nel modo seguente: Longitude corporis mm. 44 „ pronoti „ 9 „ elytrorum „ 38 „ femorum posticorum „ 22 „ ovipositoris „ 36 - no - Caput magnum, orbiculare, pronoto latius. Occiput et vertex coiivexa, prominula. Lineola iinpressa sulciformis a vertice supero utriusque oculi ad latus occipitis perducta, distincta, adest. Fasti- gium verticis circiter latitudinem duplam primi articuli antennarum attingens, medio gibbalosum, gibbula ovali, circumcirca impressum, lateribus crassiusculis verticaliter tumidulis. Fastigium frontis su- perne utrinque gibbulosam. Maculae ocellares nuilae. Macula media fastigii frontis subovata incerta iusca adest. Pronotum a supero visum latius quam longius. Margo anticus rotundatus, minime productus. Sulci dorsales lati sed parum im- pressi. Metazona distincte ascendens, margine. postico truncato subsinuato. Lobi laterales sub lente minute rugulosi, sulcis optime impressis, intervallis gibbulosis ; hi lobi postice optime quam antice altiores, angulo antico rotundato inferius leviter prominulo, mar- gine infero subsinuato, angulo postico inferius rotundato, posterius sat longe oblique subtruncato, margine postico oblique, sinu hume- rali parum expresso. Elytra testaceo-subhyalina, venis venulisque pallidioribus. Alae fuscae, leviter violaceo nitentes, venulis pallidis, angustiuscule utrinque albido-hyalino marginatis, series fasciarum angustarum albido-hyalinarum circiter 12 efficientibus. Pedes antici ? — Femora postica spinulis parvis extus 4-8, intus 5-6 armata. Tibiae posticae? Ovipositor longus, subrectus, ligidus, lateribus superne leviter sulcatis, apice sensim glandiforme dilatato, fere lanceolato, vertice tamen subacute, leviter fusciore. Lamina subgenitalis 9 subtrian- gularis, apice rotundato in medio minime sinuate, lateribus limbatis. Segmentum ventrale ultimum ^ apice leviter sinuatum. Gry 11a oris fasciculata Pictet et Saussure. 9 — Gryllacris fasciculata. Pictet et Saussure 1891 (2), pag. 310-11, PI II, fig. 12. - Kirby 1906 (3), pag. 145. La posizione sistematica di questa specie fu finora erronea. Essa non e affatto da coUocarsi presso alia Gr. junior Br., come asserirono gli autori, ma appartiene al gruppo della Gr. superba Br., e della Gr. soror Br., avendo le ali a venule pallide, marginate da ambo i lati di color purpureo abbastanza intense. II tipo e molto guasto e forse immature e scolorito. Ne completo la descrizione nel modo seguente : Longitude corporis mm. 24 (circiter) „ pronoti „ 7 mm. 8/ V 11,5 >! ■ 9,1 » 17 ;? 17,2 111 Longitude elytrorum Latitude elytrorum. Longitude femorum anticorum „ femorum pesticorum „ evipositoris Pallide flavido-testacea, nebulosa. Fastigium verticis latitudinem 1 V2 primi articuli antennarum non attingens, planatum cencaviusculum, lateribus minute carinulatis. Pronotum distincte longius quam ]atius, auteriiis compressiu- sculum. Marge anticus retundate minime productus : sulci parum impresisi : sulculus lengitudinalis abbreviatus melius distinctus, in dimidio postico latior sed pesterius angustatus ; mctazena inaequalis, margine postico retundate subtruncate. Lobi laterales i)osterius di- stincte altiores, angulo postico late subretundato, sinu humerali distincte, sulcis sat bene impressis. Elytra testaceosubhyalina, basi magis testaceo tincta. Alae hyalinae, leviter resee tinctae, venulis pallide flavis, latiuscule et diffuse utrinque purpuree mai'ginatis, Tioiae 4 anticae selito mode spinosae, spinis sat brevibus, cencoloribus ; tibiae posticae superne pest basim latiuscule planatae, spinis tancum apice fuscis, utrinque 6 (rare 7). Lamina subgenitalis elongato-trapetioidea, apice truncate subsinuato, angulis rotundatis. Gryllacris signatifrons Serville. 9 — Gryllacris signatifrons. Serville 1839, Histoire Natur. Insectes Orthopteres, Pnris, pag. 393. - Kirby 1906 (3), pag. 142. V — Gryllacris facifer. Brunner 1888 (1), pag. 3-1:0. 5, Q — Gryllacris signatifro}is.O:Y'\ffmil'iiOS{Q)^ pag. 4-7, cum synonym, et nov. descript. 9 — Gryllacris latipennis. Pictet et Saussure 1891 (2), pag. 311, PI. II, fig. 13. - Kirby 1906 (3), pag. 141. L'esame del tipo della Gr. latipennis Pict. Sauss. che e in di- screte stato di conservazione, non lascia alcun dubbio circa la sino- nimia che qui pubblico, e che trove " in litteris „ gia determinata presso il Museo di Ginevra, essendevi il tipo di Pictet e Saussure indicate : " latipennis Pict. et Sauss. : facifer Brunner „. Gryllacris imbecilis Pictet et Saussure. ;j — Gryllacris imhecilus (sic!). Pictet et Saussure 1891 (2), pag. 312-313. ■- Kirby 1906 (3), pag. 146. - 112 - II tipo e cosi rotto e in cattivo stato di conservazione, da rendere impossibile un giudizio sicuro sul valore di questa specie 6 cosi pure il ridescriverla. Le elitre sono lunghe circa 20 mm. A mia idea, pare essere una varieta. della Gr. hyalina Brunner. Gryilacris macilenta Pictet et Saussure. 9 — Gryilacris macilentus. Pictet et Saussure 1891 (2), pag. 313-314, PI. II, flg. U. - Kirby 1906 (3), pag. 147. 5 — Gryilacris macilenta. Griffini 1908 (6). pag. 11-12. Di questa specie nelie collezioni del Museo di Ginevra esisto- no tre esemplari, tutti e tre 9 5 queste mi dimostrano che non errai attribuendovi il 5 ^el Museo di Berlino da me descritto, al quale bene corrispondono. Nessuna di esse e controsegnata in modo speciale come tipo : le considero dunque tutte e tre come cotipi, pero le loro dimen- sioni sono alquanto diverse, mentre gli autori hanno date delle di- mensioni uniche come di un solo tipo, e che in vero non corrispon- dono con precisione a nessuno dei tre esemplari. Ecco quali sono le principali dimensioni di queste 9 • A B C (alxloin. exteiiso) (iibrtoiii. coutiacto) (aluloiii. siiliexteiiso( Longitude corporis mm. „ pronoti „ „ elytrorum „ Latitudo elytrorum „ Longitude femorum anticorum „ femorum posticorum „ ovipositoris „ Grli autori hanno paragonata questa specie colia G. sanguino- lenta Br., molto differente. Secondo me la Gr. macilenta Pict. Sauss. e una buona specie, da collocarsi vicina alia Gr. phryganoides De Haan, pure di Giava, che recentemetite ho fatto megho co- noscere {a). Bibliografia citata 1. C. Brunner von Wattenwyl 1888. — Monogr. der Stenopelniatiden u. Gryllacriden. — Verhandl. K. K. ZooL Hot. Gesellsch. Wien, Band 38. 29 20 25 5,4 5,2 5 26 24,6 22,5 7,6 7 7 9 8,7 8 18 17 15,5 9 8,8 8 {a) Note sopra alcuni Grillacridi. liollett. Mv^. Zoolo(i. Anai. Comp. Torino, vol. XXIII, n. fiST 1908; pag. 11-12. - 113 - •J. A. Pictot et H. lie Saiisswre 1891. — l)e qnelques orthopt. nouveaiix. — MMheihnvj. Schweiz. Entom. Gesellsch., Schaffhausen, vol. VIII. :>. W. F. Kirliy 1906. — A Synou. Catalogue of Orthoptera, Vol. IT, Part I. London, i. A Griffiui 1908. — I'liasnoiioiiiidae africane del K. MiLseo di Stor. Kat. in Brnxellt'H. — 2lc- moires Sac. Entomol. lieUjique, lirnxeUes, Tome X V. .■>. Idem 1908. — Le specie atVicaue 'orrelazioni funzionali fra apparecchio tiro-paratiroideo e milza, con reciprocitk di compeiiso, ammesse da alcuni, sono dai piu negate. Esperienze di Ughetti e di Mattei nel coniglio e nel cane, dirette a ricercare se alia tiroidectomia (?) susseguissero modificazioni nella milza, riusciroDO negative, o soltanto nei cani si osserv6 talora che I'organo si presenta anemico. Ad altre conclusioni hanno condotto le pin recenti indagini di Massenti in cani, morti o sacrificati pochi giorni o fino a parocchi mesi dopo I'ablazione dell'apparecchio tiro paratiroideo. In alcuni casi — 2 : 10 — egli trov6 lievi alterazioni connettivali (processo iniziale di sclerosi) ; ma sopratutto, e come fatto caratteristico, la presenza di grandi cellule contenenti uno o piii nuclei di forma diversa, gra- nulazioni eosinofile, i)igmento ematico. In altri casi — 8: 10 — il re- perto pill frequente e piu caratteristico fu un maggiore sviluppo del tessuto di sostegno deU'organo, che arriva talora a proporzioni tali da rappresentare una forma di sclerosi molto avanzata; ci6, in rap- - 122 - porto diretto colla durata in vita degli animali. Non sono siifatti ri- sultati in accordo con quelli di Bensen che, nelia milza di conigli tiroidectomizzati (?) e morti o sacrificati 37-165 giorni dopo I'opera- zione, trovo soltanto congestione e abbondante quantitk di pigmento ematico. II repcrto delle grosse cellule, osservate nei priini due casi di Massenti, indicherebbe i)er I'A. un semplice aumento della at- tivita funzionale della milza, spiegabile senza ammettere una cor- relazione di funzione tra quesforgano e la tiroide. Negli altri casi siamo di fronte ad un pi'ocesso di sclerosi e rispettivamente di atrofia pill o meno avanzato della milza, da interpretarsi come conseguenza remota a lesione secondaria per I'abolita funzione tiro paratiroidea. In conclusione, non sarebbe il caso di par! are di una funzione vica- riante della milza rispetto alia tiroide. Ricordo infine le esperienze di Cinotti chft, nella milza di cani privati dall'apparecchio tiro-paratir(>ideo, hanno dimostrato costante- raente — nella trama connettivale, intorno a-Jle piccole arterie, nel- rinterno degli elementi della polpa splenica — la [tresenza di ferro in forma di zoUe o piu spesso di granuli, specialmente abbondante nella parte periferica della milza, sotto la capsula ove e in foi>ma di grosse zoUe. La quantitk del ferro non e in rapporto colTetadel- I'animale, ne colla intensita dei fenomeni tiro-paratireoprivi. Dimostre- rebbe tale presenza di ferrn, che ha luogo nella milza una grave emolisi, senza che possa dire I'A. quale parte in siffatto procosso spetti alia tiroide e quale alle paratiroidi. d) nel rene (Albertoni e Tizzoni, D'Amoro, Falconee Gioffredi, Vassale, Alonzo, Manca, Coronedi). Mentre alcuni (Albertoni e Tizzoni) non avevano trovato al- terazioni nei roni di animali tiroidectomizzati (?), altri (D'Amore, Falcone e Gioffredi) descrisse disturbi circolatori piu o menp in- tensi, o (Vassale) presenza di goccioline di grasso nell'epitelio dei canalicoli contorti, o (Alonzo) piu gravi alterazioni, dal semplice rigonfiamento torbido dell'epitelio dei canalicoli fino a veri fatti in- fiammatori acuti (nefrite parenchimatosa acuta). Anche Coronedi e Manca recentemente, asportando in cani tutto I'apparecchio tiro-pa- ratiroideo, hanno osservato lesioui renali prevalentemente parenchima- tose : alterazioni del protoplasma delle cellule renali e talora anche dei loro nuclei, degenerazione grassa, caduta degli epiteli.... Susse- guGUo alterazioni connettivali — infiltrazioni parvicellulari, con pro- liferazione del tessuto di sostegno renale — ; e ci6 in armonia coi risultati di Bensen, e in opposizione a quelli di Blum, il quale ulti- mo riteneva anche che le lesioni renali consecutive alia tiro-parati- roidectomia fossero specitiche, mentre Coronedi e Manca non lo ammettono. e) nelle capsule surrenali (Rossi). - 123 - Ha sperimentato Rossi in setto conigli e quindici cani ; gli ani- inali non sopravvissero olr.re uii mese all'atto operativo. Cimiue a oito giorni dopo questo, osservava nella corticale : vasi turgidi e talo- ra qualche emorragla, degcnei-azione delle cellule cromaffini, le (juaii avevano il pn)to[)lasma non piii granuloso ma d'aspetto omogeneo, il nucleo poco colorabile ; piu tardi — dopo ^5-30 giorni — le ricordate altoi-azioni delta zona corticale erano maggiormente accentuate. Nella inidollare le cellule si presentavano notevolmente i-igonfie, a contorni iiidistinti, con protoplasma vacuolizzatn, nucleo frammentato. Ritiene I'A, che siffatte lesioni non sieno primitive, ma consecutive a lesioni del simpatico; pero, gli argomenti che egli adduce a sostegno di (|ue- sta tesi non sono troppo i)ersuasivi. f) ne\Vappa)-ecchio nervosa (A 1 b e r t o n i e 'J' i z z o n i, L u p 6, 'I'izzoni e Centann i, Vassa le, Capobianco, Pi sent i, Ma set ti, Traina, Bal 1 i). Si ebbe, in questo ordine di ricerche, lo scopo precipuo di deter- mintire se e quali alterazioni sopravvenissero nei centri nervosi — ^ con- secutivamente allablazione degli organi dei quali e questione — le quali rendessero ragione dei turbamenti nervosi che per essa si verificano. Albertoni e Tizzoni,in alcuni cani sacrificati a varia distanza dall'operazione e die avevano presontato gravi disturbi nervosi, os- servarono: nella midolla allungata, piccoli focolai em-orragici, spe- cialmente in corrispondenza dei nuclei dei vaghi ; negli emisferi cere- brali, inhltrazione parvicellulare negli spazi linfatici pericellulari, qualche cellula alterata o distrutta; nella midolla spinale, nel ponte, nel cervelletto, nulla; i grossi tronchi nervosi — ischiatico, nervi del plesso braciiiale — stridevano al taglio, e all'esame istologico nio- stravano distruzione della guaina mielinica, iperplasia del coniiettivo interfibrillare.... Notevoli alterazioni furono riscontrate anche da Lup6 in 11 cani sottoposti alia tiroidectomia (?) e sopravvissuti da 10 a 31 giorni. Nel midollo spinale esistevano focolai emorragici ; in un caso la por- zione cervicale del midollo era deformata e atrohzzata per nietk ; in un altro caso, nella porzione cervicale, le cellule nervose mostravano alterato il nucloo, assottigliati o rotti i prolungamenti. Nel .;ervello si presentarono come fatti piu frequenti iperemia della pia, emori'a- gie nella corleccia, atrofia di cellule nervose. AU'incontro, in tre cani stiroidati (?) sopravvissuti lungo tempo dopo I'operazione. .senza presentare fatti convulsivi, Tizzoni e Cen- tann i ebbero risultati corapletamente negativi. E piu tardi Vas- sale (1893) affermava che lesioni dei centri nervosi da riferirsi con sicurezza alia tiroidectomia non esistevano o almeno non erano rile- vabili coi metodi di indagine m allora usati ; mentre altri riferivano fatti clie avrebbero dimostrato il contrario. - 124 - Capo bianco, nei centri nervosi di cani tiroidectomizzati (?) c niorti 4-i!l giorni dope ToperazioDe, trovo: iperemia e talora anche emorragie nelle meningi ; forme dofjenerative delle cellule nervose — vacuolizzazione, disgregazione granulosa, atrofia... — , piii i»recoci nel cervello; nel corvelletto erano particolarmente colpite le cellule di Purkinje; dei nuclei di uervi eucefalici erano a preferenza alterati quelli dell'ipoglosso, del facciale, del vago ; nel midoilo spinale era maggiormente alterata la sostanza grigia delle corna anteriori, ed inoltre i fasci piramidali crociati (atrofia delle fibre nervose, fino alia scomparsa del ciiindrasse). Pisenti, ic due cani stiroidati (?), dei quali uno ucciso nove mesi dopo 1' operazione e uno morto spontaneamente dopo 14 mesi, osserv6 nel midoilo spinale alterazioni consistenti in anemia e nella [)resenza di cavitk siringomielitiche. Masetti, in tre cani operati di tiroidectomia (?) e morti di ca chessia cronica tardiva, riscontro lesioni sistematizzate nella midolla spinale : dei fasci piramidali crociati e dei cordoni posteriori, nella prima esperienza ; del fascio di Goll in tutta la regione cervicale, nella seconda; dei cordoni posteriori nella regione dorsale e lombare, nella terza. Per I'assenza di focolai nell'encefalo e nel midoilo, per i resultati negativi col metodo Marchi..., ritiene Masetti che non si tratta^se di un processo di degenerazione secondaria, sibbene di atro- fia cronica; e ricorda come altri fQuervain), applicando il metodo Nissl, non abbia osservato alcuna modificazione nelle cellule gangliari in cani stiroidati (?). Anche Traina si occup6 deU'argomento, sperimentando in cani, e considerandone il comportamento a seconda che essi erano giovani 0 vecchi, maschi o femmine, ed anche in relazione collo statodigra- vidanza e di puerperio, Intanto risultd che, a parita di condizioni, i giovani resistono nieno degli adulti, e resistono meglio ie gravide e le puerpere. Tutti gli animali, e furono molti, morirono fra il 7° e il 17" giorno daila tiroidectomia (?), eccetto due, nei quali perd si rinvennero frammenti di tiroide riraasti in sito, asportati i quali, essi pure morirono. Vennero sottoposii ad esame e trattati con metodi varii — Golgi, Cox, Nissl... — encefalo, midolla spinale, gangli intervertebral, ganglio simpatico cervicale superiore, ganglio del vago. Col metodo Golgi, nella corteccia cerebrale apparirono preva- lentemeute colpiti i cilindrassi delle cellule piramidali, che presen- tavano lungo il loro decorso rigonfiamenti rotondeggianti od ovali od affusati (processo di atrofia varicosa), i dendriti essendo general mente integri o soltanto nelle piii fini diramazioni esistendo lo stesso pro- cesso di atrofia varicosa; nelle cellule, il metodo Nissl non fece rile- vare modificazioni sensibili. Nel cervelletto nessuna alterazione. Nella midolla spinale pressoche gli stessi fatti come nel cervello, soltanto - 125 - pill lievi; nessun segno di degenerazione secondaria coi metodo Mar- ch!, WeigertPal, Vassale. Nulla nei gangli intervertebrali, nei gangli del vago, nei gangiio simpatico cervicale superiore. L'applicazione del metodo Donaggio diinostrd a B a 1 1 i, che fece le espei'ienze in cani ai quali veniva estirpato parzialmente o total- mente rapparecohio tiro-paratiroideo e sopravvissuti da 3 a 8 gioi'ni dall'operazione, modificazioni nei reticolo tibrillare endocellulare delle cellule nervose della midolla spinale, del bulbo, della corteccia cere- brale. Consistevano esse in nodosita del reticolo stesso, scomparsa dei filamenti piii sottili, e ispessimento, a tratti, dei rirnanenti, d'ondo I'aspetto varicoso; cio non soltanto nelle cellule, ma anche nei loro prolungamenti. L'alterazione puo essere piu jj^rave, cosl uella tiropara- tiroidectomia com{tleta, e aversi il reticolo ridotto in frammenti gra- nulari. Si puo anche osservare un addensamento dello stesso reticolo attorno al nucleo — conglutiiiazione del cei'cine perinucleare — oalla periferia. Nelle cellule dello strato molecolare della corteccia cere- brale, e pariniente nelle cellule polimorfe e nelle piccole piramidali, fu notata la presenza di piccoli corpi rotondeggianti (neuronofagi). Va avvertito che siffatte lesioni non sono costanti, e, in generale, piii sensibili negli animali tenuti a basse tempei-ature i — 7° a — 2°). Effetti gravissimi ebbe Balli, in specie nei bulbo e nei ponte, quando, in altre esperienze, sottoponeva alia tiroparatiroidectomia animali tenuti a digiuno. Oltre le ricerche delle quali abbiamo fin qui dato conto, altro ne furono praticate per riconoscere le eventuali modificazioni in parti deir apparecchio nervoso consecutivamente all'ablazione degli organi tiro-paratiroidei, e cioe nell'ipofisi e nei simpatico. Nell'ipofisi. — (Tizzoni e Centanni, 'I'raina, Luzzattu, To rri). Aveva Rogowitsch osservato, per primo, che, in seguito a tiroi- dectomia (?) in conigli, 1' ipofisi mostravasi molto aumentata di volume e I'aumento, localizzato esclusivamente alia porzione glandolare, era accompagnato da mao:giore arnpiezza dei foliicoli e da maggior copia di colloide negli spazii interfollicolari. Ne indusse egli che V ipertro- fia dovesse compensare la soppressa funzione della tii'oide. Tizzoni e Centanni, sperimentando in cani che operarono di tiroidectomia (?) e dei quali esaminarono 1' ipofisi, in uno uu mese, neiraltro (juattro anni dopo I'atto operativo, trovarono in quest'orga- no le stesse modificazioni descritte da Rogowitsch, che intei'i)re- tarono nell' identico modo. Notevoli alterazioni trovo anche Traina nelle medesime coiidi- zioni, le quali pero non indicavano affatto, per lui, che nella ipofisi avesse luogo una ipertrofia: si trattava invece di fatti degenerativi — distruzione cromatica in tutte le sue fasi, vacuolizzazione del pi'oto- - 126 - plasma. . . . — Nega egli, pertanio, qualunque funzione compensatrice (li queH'oi-gano rispetto alia tiroide ; alia quale conclusiono, altri era- 110 pure pervenuti con esperimenti fisiologici, e giunsero pure Luz- zatto e Toi-ri: Luzzatto che, in animali tiro-paratiroidectoroiz- zati e nutn'ti con grassi alogenati, i quali sopravvissero anche Inn- gamente, giammai trov6 nella ipotisi modificazioni meritevoli di es- sere considerate; Torri che, all' incontro, asportando I'intiero appa- recchio tim pai'atiroideo in 6 conigli ed in 6 cani, sopravvissuti da 4 a 11 giorni, e asportando la tiroide e le paratiroidi interne a 6 conigli che rimasero in vita da 15 a 27 giorni, trovo nell' ipofisi modificazioni identiche a quelle riscontrate in seguito a semplice ti- roidcctomia, o a semplice paratiroidectomia (cfr. a pag. 118), giun- gendo. pero, come fn detto, alia conclusione della non esistenza di un nesso funzionale tra apparecchio tiro-paratiroideo ed ipofisi. Nel simpatico, I'esame fatto da Rossi in 4 conigli e 15 cani sot- toposti alia tiro-paratiroidectomia — alia quale non sopravvissero oltre un mese — dimostro: cellule nervose aumentare di volume, poco co- loj>abili (col metodo Nissl) e con nucleo defoi'mato . fibre nervose con discontinuita della guaina mielinica. . . , insomma i caratteri di jirofonde lesioni nutritive; le quali sarebbero costanti, e colpirebbero prima il simpatico cervicale, donde si 'propagherebbero alia rimanente parte del simpatico, e infine, coll' intermez/.o del simpatico addomi- nale, alle capsule surrenali (cfr. a pag. 123). AppendicA. aj EfFETTI della TiROIDECTOMIA (?) SUL POTERE di PROCREAZIONE E SUI DISCENDENTI. In galli e galline giovani, Ceni asport6 la tiroide, parzialmente o completamente. Di 9 galline operate 4 morirono; quelle sopravvissute presentarotio deficienza nel potere di procreazione. Deposero, infatti, nel primo anno, solamente 8-10 uova, anziche 110 120, come accade di soli- to; lo stesso avvenne nel secondo anno, in due galline che sopravvissero. Le uova avevano forma piu allungata del consueto e pesavano anche di piu — due come tre normali — ; 1' involucro calcare era sottile e friabile, e poteva anche far difetto. Alcune di queste uova, fecondate da galli stiroidati, vennero incubate naturalmente o artificialmente con questi risultati, che gli embrioni — esaminati tra il 4° e il 5" gioi'no o tra il 5'' e 7° di incubazione — raramente si mostrarono nr)rmali : in genere si verified arresto o deviazione di sviluppo nel sistema nervoso centrale, da forme semplici e parziali alle forme teratologiche piu gravi, alia completa anencefalia. Tali anomalie erano sempre in rapporto con anomalie di sviluppo degli annessi ovulari; sarobbe anzi su quosti che si fanuo pnmitiva- - 127 - mente risentire fjli effetti dannosi della tiroidectomia (?), e da essi suH'embrione. b) RaPPORTI TRA TIROIDE MATERNA E TIROIDE FETALE. Fossati ha fatto la interessante o?servazione che da donne af- fette da gozzo, specialmente fibroso — sclerotico, nascono bambini con tiroide ii)ertrofica ; questa pero, dopo la nascita, si nduce di volume per divenire noi'male in capo a 3-4 settimane. II fatto si vede ripetersi in piu figli della stessa mad re. E stata studiata istologicamente la tiroide in un caso, e sono risultati in essa segni evidenti di ipprattivita fiinzinnale, i quali mancavano" in altri feti normali, appositamente esaminati, morti a varii .stadi della gra- vidanza o poco dopo la nascita. Pertanto, di fronte ad una deticiente funzione della tiroide materna, sta una iperattivitii della tiroide fe- tale, e I'A. crede lecito supporre che esista un nesso di causa ad effetto. Che la precoce funzionalitk della tiroide fetale sia legata alia vita intrauterina prova il fatto del ritorno della tiroide alio stato normale coll' iniziarsi della vita autonoraa nel feto. Esperienze di controllo fatte da Fossati in animali non hanno da to risultati decisivi, c) Paratiroidectomia e gravidanza. Ha studiato Zanfrognini le modificazioni consecutive alia ab!a- zione delle paratiroidi durante la gravidanza. Le esperienze furono fatte su gatte. Premesso che lo stato di gravidanza richiede una iper- fuDzione da parte delle paratiroidi e rappresenta percio un impor- tanto momento causale nel determinare lo scoppio di una insulticienza paratiroidea — la quale pero si manifesta anche negli animali non gravidi, dimostrandosi in tal modo clie durante la gravidanza esiste soltaoto un aumento dello stimolo normale alia funzione paratiroidea — I'A. conclude: Sono alterazioni costanti, successive alia insufflcienza paratiroidea, lesioni degenerative dei reni o conseguente albuminuria; froquenti, emorragie e necrosi del fegato. La funzione mammaria sembra sem- pre compromessa. L'insufficienza paratiroidea, anche grave, non determina di solito interruzione di gravidanza. 11 prodotto del concepimento non soffre nelle forme leggiere di insufflcienza [jaratiroidea, nelle forme gravi nasce morto o con scarsa vitalita. in. Efietti deir ablazione del timo. a) nel sangue {Tci ru 1 1 i e Lo Monaco, Ca rbo ne, Cozzol ino). L'estirpazione del timo nei cani induce, secondo Tarulli e Lo Monaco, iino stato transitorio piu o meno grave di anemia. La di- - 128 - minuzione dell'emoglobina e dei iilobuli rossi e molto sensibile dopo I'operazione. per attenuarsi in seguito; ad essa si accompagna un au- inento considerevole dei leucociti, piu accentuato nei primi tempi. Due o tre mesi dopo I'asportazione deli'organo, si ritorna quasi alio statu normale. Gii stessi fatti si verificano nei pulcini appena nati ; nulla invece in quolli nati da lO a 25 giorni. Carbon e, sperimentando in conigli e cani, avrebbe riconosciuto una diminuzione iejigiera e transitoria dei valoi'e emoglobinico, rista- bilejidosi, dopo 15-20 giorni, la cifra primitiva; non vi e diminuzione costante e notevole dei globuli rossi, forse una leucocitosi passeggiera. Pertanto il timo, per I'A., non esercita probabilmente alcuna funzio- ne emopoietica. A (luesf ultima conclusione e pervenuto anche Coz- z 0 1 i n 0. b) neWo scheletro (Cozzolino, Grimani). In due giovani conigli ai quali era stato asportato il timo da tre mesi, cominciarono a presentarsi incurvamenti degli arti oon ingros- samento dei capi articolari. AH'esame istologico dell'osso si riscontro essere la tumefazione delle estremita epifisarie dovuta ad una eccessi- va proliferazione irregolare deila cartilagine interepifisariu, che pre- sentava delle gittate le quali si spingevano nell'interno della sostanza ossea, e ad una eccessiva neoformazione vasale intraossea. Tale re- perto sembrerebbe, secondo Cozzolino, giustificare I'ipotesi che la rachitide sia I'efFetto di un perturbamento funzionale del timo ; ma contro di essa starebbero i risultati ottenuti da Grimani negli stessi animali, secondo i quali mancherebbero modificazioni nelle ossa in seguito all'ablazione di quell'organo. c) nei corpi geniiati (Valtorta, Soli). In giovani conigli sono stati studiati da Valtorta gli effetti della ablazione del timo sulle ovaje, e sono stati questi : numerosi e rapidi fenomeni regressivi e degenerativi che si palesano : macroscopica- mente, con una riduzione di volume deli'organo; microscopicamente, con alterazioni lievi dell'epitelio germinativo, ispessimento dell'albu- ginea, degenerazione dei foUicoli che colpisce prima gli ovuli, poi le pareti follicolari e successivamente le cellule interstiziali, I'epitelio germinativo, i vasi, il connettivo . . . . Queste alterazioni sono tali da rendere le ovaje inadatte a funzionai'e come organi sessuali. Altre espei'ionze ha fatto Soli nei poUi. In pulcini di 15 a 70 giorni di vita egli ha asportato il timo. Dopo tre mesi appariva evi- dente una diminuzione nei peso e nei volume dei testicoli, non solo, ma i galletti privati del timo avevano anche poco accentuati i carat- teri sessuali secondarii, sicche rassoraigliavano piuttosto a pollastre. Si accordano questi risultati con alcuni di Noel Paton: sperimen- tando questi in cavie, vide, infatti, talvolta una riduzione dei testicoli; in altri, pero, ebbe effetti opposti, cioe un aumento nei peso dei ricor- - 129 - dati organi. Questi ultimi risnltati, secondo.So I i, sarebbero da attri- buire al fatto die Noel-Pa ton esamind gli animali a tro|)po breve distanza dall'atto operativo (un mese) : ora. in un primo periodo si avrebbe offettivamente un anmento di volume — come e state osser- vato anche jier alti-i organi — , al quale seguirebbe poi la riduzione. d) sn\Vaccrescime7ifo del norpo (Tarulli e Lo Monaco, Car bone, Cozzo li no, Scalone). L'ablazione del timo nei giovani cani determinerebbe, per Ta- rulli e Lo Monaco, una diminuzione notevole nel peso corporeo, che dura per un tempo assai lungo. Cio viene negato da Cozzolino, che sporimento in giovani coni- gli. Anche pei- Car bone la e.stirpazione del timo, in conigli e cani, non esPi'ciierebbesull'accrescimento del corpo influenza alcuna. Recenti ricerche di Scalone confermerebbero i reperti di Tarulli e lo Monaco: crede Scalone che il timo pi-ovochi e diriga I'accresci- mento deH'organismo. IV. Effetti della ablazione della milza. a) nel sangue (Azziirrini e Massart, Pianese, Cre- scenzi). Fecero Azzuri ini e Massart le loro esperienze in 4 cani, dei quali due lenuti in vita 15 mesi e due 18. Gli animali vissero otti- mamente e aumentarono di peso. L'esame del sangue fatto ad inter- vals, e rivolto principalmente al numero degli element! morfologici, dimostro : Le emazie crescono molto in nnraero il giorno successive alia splenectomia, per tornare normali dal 2" giorno in avanti. Anche i leucociti si fanno piii numerosi gia dope il primo giorno e fin verse il none, poi il numero diminuisce, rimanendo per6 sempre superiore al normale. Lo stesso awiene per i leucociti a nucleo polimorfo, se noD che tardivamente — dal 15" al 18*^ mese — essi tendono a tor nare in numero noi-male. I linfociti diminuiscone da V2 ~" V9 il pHmo giorno; al secondo crescono, raggiungendo, in tempi diversi, una cifra era un po' superiore era un po' inferiore alia normale. II numero dei mononucleati grandi scema il prim) giorno, poi aumenta, per ridiscendere a cilVe di solito superior! a (juella primi- tiva; soltante tardivamente -- dope 15 a 18 mesi — diviene inferio- re al normale. Le forme di passaggie subiscono varie oscillazieni. ma finisconocol rimanore in numero superiore alia norma Infine i polinu- cleati eosinofili seno molto ridotti o anche non si dimestrano nel prime giorno ; ricompajono al terzo, per aumeutare, dipoi, tanto da aversi — dope un anno — una vera eesinofilia (un terzo e anche il deppie del normale); infine, diminuendo, tornano al numero primitive dope - 130 - 15-18 mesi. La coaclusione generale alia quale arrivano gli autori e questa : che la milza e un organo la di cai funzione pu6 venire fa- cilmente compensata, e che le modificazioni della formula ematologi- ca consecutive a splenectomia non agiscono sulla salute degli animali. Negano alia milza funzione emopojetica e le riconoscono invece quel- la emolitica e linfopojetica ; forse anche leucolitica, per il fatto che dopo la splenectomia i leucociti sono sempre in numero superiore al normale. Sperimentando nelle cavie, non osservo Pianese modificazioni nel numero delle emazie e delle piastrine in seguito all'ablazione della milza ; quanto ai leucociti in genere, essi si fannu piu numerosi dal 1° al 4" mese, ma tornerebbero poi normali verso il 6° mese e finu verso il 18°, scendendo piu tardi anche al disotto della norma. Ha anche constatato che la splenectomia in animali adulti determina prima un aumento di numero dei leucociti della serie linfogena, e successivamente di quelli della serie mielogena ; in animali giovanis- simi, nei primi quattro mesi da ossifilia, anfofilia, leucocitosi, mentre uegli adulti precede la leucocitosi ; dopo il 6" mese diminuiscono pri- ma i linfociti e poi gli anfofili, persistendo piii a lungo gli ossifili. Ricordo semplicemente il lavoro di Crescenzi, nel quale e stata particolarmente considei*ata la genesi delle vai-ie specie di globuli bianchi per mezzo dello studio della composizione del sangue negli animali in seguito a fistola del dutto toracico associata a splenec- tomia. b) nei gangli linfatici (Pianese). Nei gangli linfatici di cavie splenectomizzate, ha osservato Pia- nese: follicoli della corteccia e cordoni midollari iperplasici, centri germinativi ingranditi e con mitosi, numerosi linfociti nei seni linfa- tici. Uguale aspetto presentavano i follicoli dell'intestino. c) nel midollo osseo (Tizzoni. Pianese). Estirpando in conigli la milza, ed esaminando istologicamente il midollo osseo dopo 12-240 giorni, Tizzoni non pote rilevare alcuna modificazione se gli animali erano adulti, e soltanto un aumento di numero delle emazie nucleate e di figure cariocinetiche se erano gio- vani. Secondo Pianese, il midollo osseo di cavie splenectomizzate si presenta di colorito rosso, ed e molle ; le cellule sono molto ricche in granuli (?), salvo alcune, e quk e Ik aggruppate in isolotti (?)... ; si tratterebbe insomma, per I'A., di una reviviscenza del tessuto linfoide nel tessuto mieloide, una splenizzazione del midollo osseo. d) ne[ fegaio (Bentivegna, Pianese, Lionti, Silvestri). Ha eseguito Bentivegna, nei caui, delle esperienze di ordine essenzialmente anatomo-patologico, studiando la tossicita del sangue e delle orine dopo la splenectomia, ed inoltre I'azione di sostanze tos- siche sui fegato e rene, e ci6 soprattutto per portare nn contributo - 131 - anatomo-patologico alle affezioni Apatiche di origine splenica. Merita qui esser ricordato quanto egli ha osservato nel fegato di una cagna splenectomizzata in stato di avanzata gravidanza. Gli spazii vasal i interlobulari erano dilatati e rigonfio Tendotelio vasale; negli spazii interlobular!, infiltrazione di leucociti; nf)n piu netto il limito tra lo- buio e lobulo e, talora, anche tra cellula e cellula; nelle cellule epa- tiche, il protopUsraa in stato di disgregazione, con goccie di grasso (degenerazione grassa), il nucleo pallido ovvero molto ed uniforme- mente colorabile, potendo anche mancare. Sarebbero tali alterazioni la espressione di una maggior vulnerability del fegato in conseguenza delia soppressa funzione della milza. All'incontro Pianese, in cavie smilzate, pur trovando il fegato auraentato di volume, iperennico, con cistifellea distesa da bile acquosa..., non osserv6 veruna alterazione dolle cellule epatiche. E le ricerche di Lionti, in cani e conigli smil- zati, escludono alterazioni dei processi di secrezione nel fegato. Pari- mente Silvestri, {)ur confermando che in seguito all'ablazione della milza il fegato si fa iperemico e piu voluminoso, e tanto maggior- mente quanto piii e giovane I'animale operate, sostiene che I'organo conserva integrity assoluta anatomica e funzionale, ne presenta mi- nor registeoza di fronte a intossicazioni, a infezioni..., come vorrebbe Ben ti vegna. e) nel pancreas (Tiberti, Pianese, Lionti), Tendeva I'esperimento fisiologico a mostrare che spetterebbe alia milza, tra I'altro, I'ufficio di preparare il materiale indispensabile al pancreas per produrre la tripsina. Per tentare di avere la dimostra- zione anatomica di siffatta influenza della milza sul pancreas, e in genere della influenza sulla digestione pancreatica dell'albumina, Ti berti ha ricercato se in seguito a splenectomia si verifichino modi- ficazioni nella minuta struttura del pancreas. Le esperienze, fatte nei cani, hanao dato esito completamente negativo, tanto nei tubuli pan- creatici, quanto nelle isole di Langerhans. Pianese invece, nelle cavie, avrebbe osservato che queste isole sono auraentate di volume, ed inoltre, nelle cellule dei tubuli pancreatici, sarebbero meno nume- rosi, piu piccoli, meno intensamente colorabili i granuli ; mentre gli sperimenti di Lionti in cani e conigli hanno pienamente confermato i risultati di Ti berti. f) nella tiroide e nel tinio (Tizzoni). Le conclusioni alle quali giunse Tizzoni in seguito a ricerche fatte in 18 conigli smilzati, dei quali vennero esarainati la tiroide ed il timo, da 12 a 240 giorni dopo I'operazione, sono queste, che non si avvererebbero in questi organi moditicazioni di sorta; e non esistereb- bero pertanto tra milza e tiroide le correlazioui funzionali che alcuni ammettono. - 132 - g) nol rene (Bentive^na e Silvestri). Importanti alterazioDi ha notato Bentivegna nel rene di una cagna in stato di avanzata gravidanza, e alia quale fu asportata la milza: rigonfiamento torhido e necrosi degli epiteji dei canalicoli con- torti, dei tubuli retti, dolle anse di Honle ; degenerazione grassa in specie nei tubuli contorti. E, come per il fegato, ammetto Benti- vegna per il rene una magyiore vulnerabilita, dipendonte dalJa soppressione della funzione della milza. Nega invece la presenza di alterazioni e tale maggiore vulnerability il Silvestri. Appendice Influenza della splenectomia sullo sviluppo del corpo, SULLA FUNZIONE SESSUALE, sui DiscENDENTi (Tjzzoni, PJanese). Nessuna influenza eserciterebbe la splenectomia sullo sviluppo del corpo, sullo stato di nutrizione e, in genere, sulla salute deH'animale, sia esso giovane o vecchio, sulla fecondazione e riproduzione, sui di- scendenti. A tali conclusion! pervenne Tizzoni collostudio di ISconigli sniilzati, Colle quali conclusion! non si accordano affatto quelle delle successive esperienze di Pianese nelle cavie. Se la splenectomia viene praticata in giovani, queste presentano una diminuzione nel peso del corpo che si intensifica fin verso il 15" giorno; poi declina, e, verso il 45°, Tanimale ha raggiunto un peso che si pu6 considerare, per I'A., corrispondente al normale. Se gli animali sono adulti, tale diminuzione di peso si conserva piu a lungo; in ogni caso, pero, una volta raggiunto il peso normale, gli animali crescono poi come di solito e anche di piu. Alia diminuzione del peso si accompagna anche diminuzione della lunghezza, negli animali smilzati, che e perma- nente, non raggiungendo piu questi la lunghezza dei controlli. Aumen- terebbe nelle cavie smilzate I' appetito sessuale; lagestazione decorre normalmente, se, al raomento dell'atto operative, non era inoltrata piu di 12-15 giorni. Quanto alT influenza sui discendenti, sarobbe nulla se la splenectomia fu praticata soltanto nelle femmine, lievissima se soltanto nei maschi ; evidente se praticata in ambedue i genitori, rivelandosi con una diminuzione nel peso e lunghezza dei nati, la quale si accentua di generazione in generazione da splenectomizzati. E se i nati da genitori smilzati vengono alia loro volta sottoposti alia splenectomia, si osserva una diminuziotie nel peso del corpo, che, per6 ha durata piu breve che negli animali normal! ; infine, gli stessi fatti come in questi ultimi si osservano relativamente alia lunghezza del corpo. - 133 - V. Efietti della ablazione o della soppressione di funzione del reni. a) nella liroide (Tiberti). Furono sottoposti a nefrectomia Hlaterale sei conigli, che soprav- vissero 4S-62 ore. Nella tiroide si trovo forte iniezione sanguigna, aumento notevolissimo doi granuli fuxinofili nell'interno delle cel- lule tiroidee (ipersecrezione) ; la sostanza colloide era aumentata solo in grado leggiero. b) nelle pa)'aiiroidi di cani Traina ha osservato soltanto qualche modificazione d'incerto significato; scarsita di granuli di se- ci'ezione nel protoplasma delle cellule ghiandolari. con aumento di granuli adiposi, presenza di spazi chiari (vacuoli?); nucleo idropico, debolmente colorabile... 6') nelle capsule surrenali (Mar rass i ni). In seguito alia ablazione di uno o di ambedue i reni, ovvero in seguito a legatura in massa dell'ilo renale, sono stati osservati da Marrassini nelle capsule suri-enali di cavie i seguenti mutamenti : aunnento di peso, che raggiunge il nnassimo dopo la prima settimana. per- diminuire, poi, fino a ritornare iiormale; iperemia avvertibile gia dopo 24 ore ; notovole vacuolizzazione del protoplasma delle cellule della zona fascicolata, non del nucleo; forte aumento di volume de- gli elementi della zona midollare, con abbondanza di granulazioni si derofile e fuxinoHle. tanto nel protoplasma quanto nel nucleo... Tutto ci6 in via transitoria, che dopo un pajo di settimane le capsule suri'enali hanno riacquistato I'aspetto e la struttura normali. Avverte Marrassini che non si tratta di nioditicazioni specificho. Foiche le varie zone delle capsule surrenali non rispondono nello stes- so modo alia soppressione dei rem. ne arguisce I'A. che esse abbiauo d I versa funzione. YI. Efietti della ablazione delle capsule surrenali. a) nel tegiimenlo e in alcune mucose (Tizzoni, Rindone lo Re), Tra le questioni che Tizzoni si pro[)Ose di risolvere, in uno stu dio sulla fisiopatologia delle capsule surrenali, era questa : se e quali moditicazioni general! dell'organismo, in specie relativamente alia pigmentazione della cute e delle mucose, si avverassero dopo I'abla- zione di uno o di ambedue quelli organi. Gli sperimenti vennero fatti uei conigli dei quali trentuuu tra quelli operati sopravvi:ssero da 21 a 219 giorni dallatto operativo ; e i fenomeni osservati furono i se- - 134 - guenti. Qualche tempo dopo I'asportazione di una o di ambedue le capsule surrenali, nella mucosa buccale e nasale e nella cute circon- vicina comparvero macchie in forma di punti di color tabacco, punti che si estesero, confluiroiio tra loro, finche le ricordate parti assun- sero una colorazione somigliante a quella cho si ha nel morbo di Ad- dison. Tale colorazione si fece piu intensa soltanto per un tempo li- mitato; mai, per6, le macchie disparvero completamente. Concluse I'A. che spetta alle capsule surrenali una parte nella distribuzione del pigmento AH'infuori di ci6, gli animali operati non risentiroiio effetti dannosi. In opposizione ai risultati di Tizzoni stanno quelli posteriori di Rindone lo Re: estirpando egli in cani le capsule sur- renali, in due tempi, mentre constat6 che I'operazione non e ietale, non riconobbe nella cute e nelle mucose la formazione di macchie pigmentate, b) nello schelef.ro (Bos si). Per i buoni risultati ottenuti in casi di osteomalacia, allorche si praticavano iniezioni di succo di capsule surrenali, voile Bossi spe- I'imentalmente ricercare se e quale azione le ricordate capsule eser- citino sullo scheletro. In pecore ne estirpo una, ottenendo nel bacino una osteoporosi con sintomi somiglianti agli osteomalacici ; e fu da cio indotto a pensare che le capsule surrenali asfiscano sul metabo- lismo organico, favorendo il deposito di sali calcari nelle ossa. Trove- rebbe appoggio questa ipotesi nel fatto di avere Bossi constatata una piu rapida ussificazione in conigli trattati col succo di capsule surre- nali. Induce I'A. che I'osteomalacia sia in dipendenza di una deficiente .unzione delle capsule surrenali. c) nel fegato (Frisco, Fabozzi). Nel fegato di conigli ai quali furono asportate in due tempi le capsule surrenali e che sopravvissero oltre 60 giorni — le femmine resistendo meglio dei maschi (compenso da parte delle ovaje ?) — , Frisco not6 nel fegato: alia superficie estorna e alia superficie di taglio, aree grigiastre, opaclie, altei'nantisi con aree piu colorite, piii ricche di sangue; poi, degenerazione vacuolare delle cellule epatiche o necrnsi con scomparsa delle stesse cellule, e, ai loro posto, spazi chiari ; oppure prodotti del disfacimento delle cellule, e, vicino ad essi, piccoli focolai emorragici. F'atti somiglianti furono osservati piu tardi da Fabozzi, se non che nelle sue esperionze, i conigli non sopi-avvissero oltre 25 giorni, nonostante che lo scapsulamento venisse fatto in due tempi. d) nelle paraliroidi (Tra in a). Nessuna moditicazione pote constatare Traina nelle paratiroidi di cani dopo I'ablazione di una sola capsula surrenale; e soltanto tal- volta un lieve aumento di granuli protoplasmatici dopo Tablazione - 135 - di ambedue, alia quale mutilazione o:Ji animali non sopravvissero ol- tre il 6° giorno. e) uella milza (Fabozzi). Trovo Fabozzi, in seguito ad ablazione delle capsule surrenali (vedi a c), la milza aumentata di volume, iperemica; inoltre proiife- razione connettivale, corpuscoli di Malpighi ingrossati....; modificazioni sul significato delle quali I'A. non si pronuncia. f) nel renc (Frisco, FabozziJ. Alterazioni, a carattere degenerativo, furono osservate nel rene dallo stesso Fabozzi e da Frisco (vedi a c): congestione e indi- stinto limite tra coriicale e midollare ; dei glomeruli, alcuni conge- sti, altri atrofici ; rigonfiamento torbido o degenerazione adiposa degli epiteli glomerular! ; rigonfiamento torbido o necrosi o desquamazione degli epiteli dei canalicoli uriniferi.... g) nell'oraya (Ces^ Bianchi). Dopo I'estirpazione delle capsule surrenali in cavie o conigli si osservano sempre neU'ovaJa focolai di degenerazione adiposa, di solito abhastanza estesi, ben delimitati o no, nella sostanza midollare; col- piscono specialmente quelli accumuli cellulari rotondeggianti o po- liedrici devoluti forse ad una seci-ezione interna. Nella cavia, il 2° giorno dopo I'operazione, appajono nella zona midollare piccoli punti di degenerazione interessanti poch« cellule che sono rigonfie, j)iene di goccioline splendenti, col nucleo alia periforia. lu seguito, almeno fino al 5° giorno — nel quale in genere le cavie soccombono — que- sti punti ingrandiscono, confluiscono, dando luogo alle ricordate zone di degenerazione. Nelle coniglie — che vivono piu a lungo — si ve- rificano gli stessi fatti, se non che e meno estesa la degenerazione. Notevole il fatto che in una coniglia, nella quale era accidental- mente rimasto un frammento di sostanza corticale della capsula, man- carono lesioni nelle ovaje. Poich^ agli accumuli cellulari che degene- rauo spetterebbe la funzione di secrezione interna dell'ovaja, sembra all'A. che i suoi reperti indichino una correlazione tra questa secre- zione e la funzione o le funzioni delle capsule surrenali. Nei testi- coli egli non trov6 modificazioni. h) n^W appavecchio nervosa (Marenghi, Frisco, Boccardi, Fabozzi). Voile Marenghi indagare se le capsule surrenali sono o meno organi essenziali alia vita; e dalle esperienze fatte alio scopo e che furono praticate in varie specie di mammiferi risiilto che, allorquando I'operazione si compia in tre tempi, gli animali possono sopravvivere — le cavie fino al 6" giorno; i conigli e i gatti da 5 giorni a piu mesi — ; ci6 in opposizione ai risultati di precedenti osservatori. Al Congresso di Patologia tenuto a Firenze, il Prof. Golgi presento un gatto, operato da 6 mesi da Marenghi, che trovavasi in perfetto - IHS - stato di salute e nel quale Tautop^ia dimostrd che non esisteva trac- cia
  • erienze in cavie e topi bianchi, ai quali asportava i testicoli, -riconoscendo nelle capsule surrenali segni di iperattivita funzionale, ma senza im- portanti mutamenti nella loro struttura. Le correlazioni tra ovaja e cai)sule surrenali hanno fornito argo- mento di studio a Raineri. Animali da esperimento furono le coni- giie, alle quali veniva praticata la ovariectomia, associata o meno a isterectomia ; le capsule surrenali si sottoposero ad esame dopo un tempo, dall'iiperazione, variabile da 4 giorni a 3 mesi. Risult6 come fatto [liii saliente I'aumento di volume di quelli organi, che poteva raggiungere il quadruplo del volume primitivo. Le minute modifica- zioni consistevano in ci6. Quattro giorni dopo la mutilazione, una pro- liferazione cellulare per scissione diretta e, in minor grado, per ca- riocinesi, ai limit! della zona fascicolata colla reticolare, nelle quali zone si notava anche la preseuza di elementi simili a linfociti; nel protoplasma delle cellule delle ricordate zona, qualche vacuolo; nella zona midollare, soltanto iperemia. Quindici gioi-ni dopo la ovariecto- mia, un aumento di volume degli elementi della zona fascicolata, con vacuoli nel loro protoplasma; inoltre un assottigliamento dellazona glo- merulare, la quale assumeva, in seguito, aspetto reticolare. Dopo sossanta giorni, nello strato corticale hi serie delle cellule alterata e sconnessa, e i loro nuclei poco colorabili e circondati da un sottile strato proto- plasmatico. In conclusione, fenomeni di ipertrofia ed iiterplasia degli elementi delle capsule surrenali, tanto piii evidenti quanto piii lungo tempo era trascorso dairatto operative, E coordinando Raine ri (jue- - 140 - sti con altri fatti — T influenza delle capsule surrenali sulla ossifica- zione dello scheletro, gli utili risultati nella cura della osteomalacia ottenuti coU'ovariectomia, da un lato, dairaltro colle iniezioni di adre- nalina. . . . — e condotto a ritenere non improbabile che la osteoma- lacia dipenda da insufficienza funzionale delle capsule surrenali. f) neWapparecchio nervosa. Nella corteccia cerebrale (A less i). Le esperienze furono fatte in cani, gatti, conigli, cavie, polli ; in giovani e in adulti. Per avere un termine di confronto, alcuni giorni . prima di procedere alia castrazione. veniva asportato — previa tra- panazione del cranio — un frammento di corteccia cerebrale, che era poi sottoposto all'esame microscopico. Ed ecco le conclusioni : se la castrazione e fatta in giovani, nessuna alterazione nella corteccia cerebrale (I'esame venne eseguito dopo 34 giorni) ; se negli adulti, dal 2° al 10° giorno dopo I'operazione lesioni consistenti in cromato- lisi, varicosity dei prolungamenti protoplasmatici . . . , lesioui che tendono in seguito a scomparire (?). Neir ipofisi (Fichera, Giorgi, Barnabo). In una prima serie di ricerche, prese Fichera in esame le con- dizioni macro-e microscopiche della ipofisi in animali normali in con- fronto a castrati (galli e capi)oni, tori e buoi, bufali interi e castrati); e risultd chel'ipofisi di animali castrati precocemente pesa di piii ed ha volume maggiore dell'ipofisi di soggetti normali della stessa specie, razza, eta e, approssimativamente, anche dello stesso peso. L' inda- gine microscopica mostro: nella ipofisi di castrati una piu ricca irrorazione sanguigna, presenza di numerosissime cellule voluminose, con nucleo vescicolare e con protoplasma ricco di sostanza eosino- fila . . . . ; insomma una ipertrofia. Le modificazioni si stabilisct)no rapidamente in seguito alia castrazione, sicche estirpando i testicoli a galli, in pochi giorni l" ipofisi assume i caratteri di quella di cap- poni. Che se poi in questi ultimi si iniettano estratti testicolari di gallo, tosto r ipofisi riacquista, se pure in modo transitorio, la strut- tura di quella di galli. Oltre che nei maschi, Fichera speriraentd in femmine — 5 cavie e 5 coniglie — che vennero sacrificate 10-30 giorni dopo I'ovarie- ctomia, con effetti corrispondenti a quelli ottenuti dopo I'ablazione dei testicoli. Anche Giorgi aveva osservato ipertrofia con iperattivita fun- zionale della ipofisi in una donna ovariectomizzata, congestione del- Torgano e presenza in esso di molte cellule eosinofile e di voluminose cellule cianofile. — In successive ricerche, lo stesso auto re, collo scope di studiare la funzione dei corpi lutei, esegui in coniglie la di- struzione di. questi corpi senza ledere il rimanente deH'ovaja ed esa- mino poi l' ipofisi in periodi di tempo variabili dall' operazione. Poi- - Ul - che trovo, anche per questa sola lesione, aumento di volume e dell'at- tivitk funzionale dell' ipofisi — aumento considerevole di numero delle cellule cromofile o notevole sviluppo vasale — induce che I'in- fluenza della asportazione comi)leta delle ovaje sulla ipofisi debba essere, se non in tutto, almeno in parte in rappoi'to colla soppressione dei coppi lutei. Recentemente Barnab6 ha confermato con esperienze in cavie e topi bianchi, i rapporti tra testicoli e ipofisi: subiva quest' organo una notevole ipertrofia sia quando si praticava la resezione bilaterale del (lutto deferente, sia dopo la castrazione unilaterale e la contein- poi'anea resezione del deferente del lato opposto. Per6, nel primo caso era indicato da iperemia e dalla presenza di molte cellule ipofisarie ingrossate; nel secondo, 98giorni dopo I'operazione, le cellule ipofisarie erano a forma poliedrica, e compresse le une colle altre, con 1' aspetto di cellule epatiche, scarsi gli elementi eosinofili, ristretti i vasi . . . . , era insomma un"ipertrofia di tutt' altro aspetto di quello descritto da altri autori. Ritiene Barnabo, per varie considerazioni ed anche in seguito ai risultati di ricerche proprie in cavie e topi bianchi maschi, che i diversi aspetti coi quali si presenta I'ipofisi ipertrofica indichino semplicemeute differenti stadi della ipertrofia. Nei gangli del sirapatico (De Paol i e V araldo). E noto come a lesioni dei genitali interni, in specie degli annessi si accompagnino turbamenti nervosi; i quali susseguono poi all'abla- zione degli stessi organi, in specie delle ovaje. Nel concetto che il simi)atic() rapi>reseQti la via di connessione tra genitali e centri ner- vosi superiori, De Paoli e Varaldo hanno voluto ricercare se fos- sero riconoscibili nel simpatico addominale, in seguito ad ovariecto- mia, modificazioni capaci di dar ragione di quel turbamenti nervosi. L'esamo, praticato da pochi giorni a quattro mesi dall'operazioue, mo- st ro : incipiente iperplasia del connettivo, cromatolisi piii o meno ma- nifesta delle cellule gangliari .... Sul significato delle alterazioni ri- scontrate, rimangono gli autori dubbiosi. 2. Modificazioni consecutive all\ ablazione o a lesioni chirur- (tICHE dell'utero. a) nelle ovaje (Lerda). Molto hanno discusso i Clinici sulla sorte delle ovajo lasciate nella cavita addominale dopo lu isterectomia — Qualche esperienza e stata fatta ncgli animali, istituendo rafFronti tra le ovaje di sani e quelle di isterectomizzati, tra I'ovaja estratta al momento della operazione e quella tolta dallo stesso animale parecchi mesi [tiii tardi. Lerda ha seguito questa ultima via, asportando o legando, in cavie, un corno deH'utero e studiando poi comparativamente le ovaje dei due lati. 1 risultati furono variabili. In alcuni casi, infatti, non si dimostro al- cuna diflferenza anche quattro mesi e [)iu dopo I'operazione; in altri - 142 - casi invece, apparvero, dal lato operato, modificazioni : iperplasia del connettivo perifollicolare ; ppocessi di atresia dei foUicoli piu fre- ([ueoti del normale, sicche pochi rag-gin ngevano un grado di svilu|)po prossimo alia maturazione ; frequenti degenerazioni cistiche dei foUi- coli .... Ritieue 1' A. siffatte alterazioni dovute, anzi che ad interni- zione dei rapporti tra utero ed ovaja, alle lesioni neuro vascolari prodotte durante Tatto operativo ; e si spiegherebbe cosi la incostan/.a dei risultati. h) nelle capsule surrenali (Raineri). Nelle esperienze fatte suUe coniglie por studiare gli effetti del- I'ablazione delle ovaje sulle capsule surrenali, Raineri asport6 talora, insieme alle ovaje, anche I'utero, e in altri casi I'utero soltanto, ot- tenendu in quest'ultimo caso, le stesse modificazioni come in seguito ad ovariectomia, se pure di grado minore. VIII. Effetti della distrazione o ablazione di parti deirapparecchio nervoso centrale. 1. Effetti della ablazione o distruzione parziale degli emi- SFERi cerebrali sui corpi genitali, sul potere di procreazione, sui DISCENDENTI. II desiderio di conoscere quale parte possanoavere le lesioni del- I'apparecchio nervoso centrale nella ereditarieth nevropatica mosse Ceni ad intraprendere una serie di ricerche dirette a determinare I'lnfluenza dei centri nervosi sui corpi genitali, sui fenomeni della gonei'azione e della perpetuazione della specie. Le esperienze vennero fatte nei polli,ai quali Ceni distruggeva col termocauterio la sostanza corticate dei due terzi craniali dei due emisferi, di rado di uno solo. Dei 60 soggetti operati — in parte galli, in parte galline — la meta circa soprawissero, e furono fatti accoppiare tra loro o con soggetti normali, galline operate con galli sani e viceversa, per poter stabi- lire la eventuale influenza del maschio comparativamente alia fem- mina nella ereditk morbosa. Gli animali da esperimento erano adulti (un anno e mezzo di eta) con genitali perfettamente sviluitpati, o gio- vani (due o tre mesi) con genitali non inaturi. Risulto anzitutto una maugiore resistenza delle femmine in con- fronto dei maschi. Questi ultimi avevano poco accentuati i caratteri sessuali secondarii, per6 gia 3-1 settimane dopo I'operazione si accop- piarono. Dopo un anno o due di vita sessuale apparentemente normale, i galli intristivano, dimugravano, pur conservando I'appetito sessuale e potendo anche fecondare uova, e finivano col morire in stato di ca- chessia. L'autopsia dimostr6 in essi. come in qnelli sacrilicati nel pe- - 143 - riodo cachettico, notevole diminiizione dell'adipe, atrofia dei testicoli, i quali pesavano gr. 0,37-0,40; montre il peso normale e negli aduiti di gv. 28-33, e nei vecchi sani gr. 5-20. Delle galline, cilcuue Hnirono nelle stesse condizioni dei galli; altre invece vissei'o bene e a lungo. Le ovaje di quelle morte nei primi due anni dopo I'operazione [)re- sentarono ;J-0,38 di peso. Somiglianti a quelli ora descritti furono i reperti nei galli gio- vani; talvolta, per6, transitorii. I/esame istologico dimostrd, nei galli aduiti, al 3''-4° giorno dopo I'operazione, alterazione di forma dei tubuli seminiferi, arresto della - 144 - spermatogonesi, che raggiunge la massima evidenza verso il 10° giop- no; nci galli giovani, nei prirai giorni ha luogo un arresto nello svi- luppo (lei testicoli; in tutti quelli che sopravvissero, con ristabiliinento delle condizioni generali, i tubuli seminiferi avevano aspetto quasi normale e piii o meno attiva era la spermatogenesi. Nei galli, gio- vani 0 adulti, morti in stato di cachessia dopo un periodo di attivita sessuale apparentemente normals, nei testicoli atrofici apparivano evident! i segni di cessazione della spermatogenesi; costantemente esi- steva una enorme riduzione della parte seminale, mentre la inter- stiziale era aumentata in modo da costituire la parte principale. Da questo insieme di fatti risulta, secondo I'A., il rapporto tra cervelio e corpi genitali, e piu particolarmente I'influenza di quello sulla attivitk funzionale di questi. Alcune esperienze istituite dallo stesso Ceni avrebbero dimostrato anche in cani decorticati un arresto della spermatogenesi, riconosci- bile gia pochi giorni dopo I'operazione. 2. Influenza dei centri visivi sul pigmento della cute, Aveva osservato Angelucci che asportando in Ciprini i lobi ot- tici 0 enucleando i globi oculari, la loro cute diveniva bruna. Ripe- tendo Fiore gli esperimenti, not6 che i Ciprini perdevano grado a grado il colorito rosso, e impallidivano; comparivano poi qua e la macchie scure sulla cute che divenivano in seguito brune, alcune ri- manendo |)untiformi altre estendendosi in superficie. Ci6 era dovuto alia presenza di granuli di pigmento di colorito castano scuro, men- tre di regola sono grigiastri. Non fa I'A. alcuna considerazione sul sue reperto. 3. Influenza della ipofisi : a) sullo sviluppo generale del corpo. Estirpando in cani giovani — di 40 a 60 giorni — la ipofisi, consta- tava Caselli che gli animali perivano con fenomeni di cachessia e glicosuria, come gik egli aveva osservato negli adulti ; estirpandone in- vece la sola porzione ghiandolare, si avverava un evidente arresto nello sviluppo del corpo, nello stesso modo che, secondo altri, awer- rebbe asportando in animali giovani la tiroide. Cerca Caselli di mette- re in accordo il suo reperto coi fatti clinici, cosi colle osservazioni di Coulon, che nei cretini — i quali rappresenterebbero un caso di ar- resto di sviluppo dell'organismo — esistono alterazioni della ip<^fisi, scarsitk di cellule cromofile, un certo grado di atrofia; cosi colle os- servazioni di Tamburini e Massalongo, dalle quali resulterebbe I'lmportanza che la iperaltivita funzionale della ipofisi ha nell'esage- rato sviluppo deH'organismo. Cerletti injettando il succo di ipofisi di agnello o innestando ri[)ofisi di questo animale nei peritoneo di ca- vie, conigli e cani ebbe a notare un ritardo nell' accrescimento del corpo, dovuto ad un ritardato accrescimento in lunghezza dello sche- - 145 - letro, mentre la grossezza delle ossa rimaneva normale, aumentava cioe, relativamente alia lunghezza (tibia). b) su vari altri organi (Gatta, Fichera). Nessuoa altemzione trov6 Gatta nella tiroide di gatti ai quali egli aveva asportato la ipofisi e che aveva poi esaminato 8-18 giorni dopo I'operazione; nega egli pertanto una correlazione funzionale tra tiroide e ipofisi. E Fichera, estirpando quest'ultimo orgaoo in polli non riconobbe modificazioni di sorta nelle ghiandole a secrezione in- terna, nel fegato, rene, testicolo, ovaja, midolla spinale, corteccia ce- rebrale. Ed ecco ora, sintetizzando, il comportamento del vari organi con- seciitivamente alia soppressione parziale o totale di altri, Nel sangiie: diminuzione transitoria e, per alcuni, incostante delle emazie, e leucocitosi passeggiera, per ablazione del timo ; nessuna mo- dificazione, in seguito alia ablazione della milza, relativamente alle emazie e alle piastrine, aumento di numero dei globuli bianchi, du- raturo per alcuno, transitorio per altri ; per ovariectomia, diminu- zione, per alcuni, aumento, per i piu, del numero delle emazie, i glo- buli bianchi essendo per un certo tempo ora di piu ora di meno, ma in definitiva, per alcuni, riducendosi sempre di numero. Nello scheletro : deformazione e incurvamento delle ossa degli arti, per I'ablazione del timo, secondo alcuni, nulla per altri ; una piu lenta e meno perfetta ossificazione, per I'ablazione delle capsule sur- renali ; un rallentamento nello sviluppo in lunghezza delle ossa, lun- ghezza che rimarrebbe in definitiva al disotto del normale, per'sple- nectomia o per ipofisiectomia. Nel midollo osseo : nessuna modificazione in seguito a splenecto- mia, per alcuni ; per altri, invece, una splenizzazione del midollo, una reviviscenza del tessuto linfoide nel tessuto mieloide. Nel fegato: per tiro paratiroidectomia, alterazioni incostanti, non specifiche, di dubbio significato ; per spleneciomia, alterazioni delle cellule epatiche deaoianti una maggiore vulnerabilitk a causa della mancata funzione della milza, ci6 che altri per6 non ammette; per ablazione della capsule surrenali, lesioni a carattere distruttivo ; per ipofisiectomia, nulla. Nel pancreas: iperplasia delle isole di Langerhans per tiroidecto- mia; modificazioni indicanti una diminuita attivita secretiva dell'or- gano, per splenectomia, modificazioni, pei-o, che non tutti hanno rico- nosciuto. Nella tiroide: nessuna modificazione in seguito a splenectomia e ad ipofisiectomia; nulla pure per orchiectomia, o solameute una tran- - 146 - sitoria iperattivita secretiva; sospensione della secrezione colloidea, per paratiroidectomia, donde V induzione di una coi-relazione funzio- nale fra tiroide e paratiroidi, correlazione che da molti e negata; ipersecrezione di granuli fuxinofili per legatura del coledoco o per nefrectomia; iperattivitk secretiva, per rablazioue del pancreas (fiin- zione vicariante?) per alcuni, alterazioni somiglianti a quelle di un gozzo cistico, secondo altri ; involuzione, per ovariectomia. Nelle paratiroidi : nessuna modificazione per ovariectomia o per la legatura del coledoco; pochi ed insignificanti mutamenti delle cel- lule ghiandolari per ablazione del pancreas, o dei reni, o delle capsule surrenali; ipertrofia, in seguito a tiroidectomia, per alcuni, donde cor- relazione funzionale fra paratiroidi e tiroide, per altri nulla. Nel timo: nulla in seguito a splenectomia; una piii lenta involu- zione in seguito alia ablazione dei testicoli o delle ovaje. Nella milza: nulla, per alcuni, consecutivamente a tiro-paratiroi- dectomia, o, per altri, qualche modificazione la quale non deporrebbe affatto per un nesso funzionale tra apparecchio tiro-paratiroideo e milza, da taluno ammesso; alterazioni di oscuro significato, per abla- zione delle capsule surrenali. Nei gangli linfatici: iperplasia, in seguito all' ablazione della milza. Nei feci: nulla per ipoflsiectomia; e lo stesso per splenecto- mia, secondo alcuni, mentre secondo altri si verificherebbero altera- zioni a carattere degenerativo, denotanti una maggiore vulnerabilita degli orguni di fronte a cause nocive; lesioni a tipo distruttivo — ne- crosi, desquamazione degli ei)iteli.... — , per I'asportazione delle capsule surrenali. Nelle capsule surrenali : alterazioni, presumibilmente di natura degenerativa, per tiro-paratiroidectomia; raodificazioni transitorie, non specifiche, di dubbio significato, per nefrectomia; e lo stesso per or- chiectomia, seccwido alcuni, mentre secondo altri si avrebbero fatti denotanti una iperattivita funzionale; ipertrofia e iperplasia, per I'a- blazione delle ovaje. Nelle ovaje: nulla, per ipoflsiectomia; riduzione in peso e in vo- lume e alterazioni che le rendono inadatte a funzionare sessualmente, per I'ablazione del timo ; degenerazione della parte devoluta alia se- crezione interna, per I'asportazione delle capsule surrenali ; altera- zioni iucostanti, e che sarebbero riferibili esclusivamente a lesioni niiuro-vascolari durante I'atto operativo, in seguito ad isteroctomia ; involuzione incostante, ma costante rallentamento nella Joro attivita — riduzione del numero delle uova emesse — , consecutivamente a tiroidectomia o a distruzione o ablazione parziale degli emisferi ce- rebral i. Nei testicoli: nulla per I'asportazione delle capsule surrenali o - 147 - deir ipofisi ; riduzione nel peso e nel volume, [vr Tablazione del timo, e quindi influenza rocii)i'oca fra quest' organo e i testicoli ; ati-ofia, arrestodella spermatogenesi, in seguito a distruzione o ablaziooe par- ziale degli emisferi cerebrali. Nell'apparecchio nervoso : Nel midollo spinale, nel bulbo, nel ponte, nella corteccia cerebrale e cerebellare, in seguito a tiro-paratiroidectomia, nessuua modifica- zione secondo alcuni, secondo altri invece, tante o tali altei'azioni da dar ragione dei turbamenti funzionali di natura nervosa che a quella inutilazione teugono dietro ; modificazioni di oscuro significato, conse- cutivaraente a castrazione o ad asportazione delle capsule surrenali ; dogenerazioni non sistematizzate di fasci nervosi del midollo e lesioni a tipo distruttivo della sostanza grigia, per ablazione del panct-eas () delle capsule surrenali. — Nella ipotisi: ipertrotia per castrazione, tanto nei maschi ijuanto nolle femmine; ipertrotia compensatoria per I'ablazione delle capsule surrenali, o anche, secondo alcuni, dell' ap- parecchio tiro paratiroideo, mentre secondo altri la ipertrofia ncu sa- rebbe comi)ensatoria, e per altri poi, anziche una ipertrofia, si awe- rerebbero nell'ipofisi fatti degenercitivi. Va anche avvertito che I'iper- trofia sarebbe da riferire esclusivamente alia ablazione della tiroide, non a quella delle paratiroidi, mentrv\ a parere di altri, I'asportazione di queste ultime indurrebbe nella ipofisi gli stessi t'enomeni di iper- trofia come per la semplice tiroidectomia. Si ammette o si nega, a seconda dei reperti ottenuti, una correlazione funzionale tra appa- recchio tiro-paratiroideo ed ipofisi. — Nel simpatico : alterazioni di dubbio significato, in seguito ad ovariectomia. Nell'occhio: per ablazione del pancreas, alterazioni degli eie- menti nervosi e dei vasi sanguiferi della retina, aumentata vulnera- bilita della cornea, dell'iride, del cristallino... Risulta adunque, in maniera generale, die mentre alcuni organi non rivolano menomamente di risentire gli eff'etti della soppressione di altri organi, altri, all'iiicontro, raostrano, con modificazioni morfo- logiche, di risentirlo ; e in varia guisa. Ora, in efi'etto, si tratta di modificazioni lievi, insignificanti, tanto da non potersi ad esse attri- buire un serio valore ; ora invece di mutamenti palosi, se pure di varia natura : attestano alcuni nell'organo una iperattivitk funzio- nale, che qualcuno ritiene di natura compensatoria, donde la induzio- ne di una correlazione funzionale; oppure una diminuita attivitk; altri sono segni evident! di arresto o inegolaritk dello sviluppo ; al- tri hanno le caratteristiche di alterazioni degenerative oppure di- - 148 - struttive, con involuzione dell'organo come esito finale; altri inflne sono (ii tale natura che ne rimane del tutto incomprensibile il significato. Aitre conclusion! general! non possono trarsi da! risultati fino ad ora ottenuti, sopratutto perche monche e !nconcludenti sono le notizie che si hanno su alcuni punti, strident! ! contrast! su altri, anche di capitale importanza ; ne soltanto sulla interpretazione di fatti, ma sulla essenza o meno dei fatti stessi. Alcime ragioni per le quali scarsi e poco succos! sono i frutti fin qui raccolti, possono, a mio parere, essere additate. Troppo spesso gli speriment! furono limitati ad uu uumero esiguo di animal!, e troppo spesso venuero perseguiti per un tempo non sufficientemente lungo perche ne risultassero gli eflfetti ultimi, a! qual! — ed e stato provato — si arriva talora tar- divamente. Talora esperienze di controllo si fecero in animal! di specie diversa. Alcune osservazioni, poi, sono state di una grande su- perficialita, limitate alia semplice constataziune di fatti grossolaui, quali I'aumento nel peso, nel volume dell'organo in esame ; mentre in altre circostanze si I'imane molto dubbiosi sulla attendibilita della interpretazione di fatti minuti, in specie nel campo degli organ! ner- vos! central!. Si aggiunga che alcune indagini istologiche vennero condotte con meted! primitivi, inadatti a rilevare le piu minute mo- dificazioni strutturali, ed 6 anche lecito esprimere il dubbio che me- todi modern!, di difficile applicazione, sieno stati usati da man! non sufficientemente esperte. Gennaio, 1909. Bibliografia. Abate A. — Ricerche sjieiinientali snirannniia da castrazioiiL-. — Giorn. hitcnmz. ,Sc. viediche, An. 30, Fate. U. Napoli 1908. Albertoni e Tizzoui. — Sugli eflfetti della estirpazioue della tiroide. — A)xh. *'c. mediche, Yol.lO, N. 2. Torino, iS86. Alessi. — Lesioni della corteccia cerebrale iu seguito alia castiazioue. — liendic. XI Congresso Hoc. Freniatrica ital., in : JEii;. sperim. Freniatria, Vol. 29. Reggio-EmiUa, 1903. A 1 o n z o. — Citato da L u s e n a. Amore (d'), Falcone e Gioffredi. — Nuove osservazioni sopra gli efletti della tiroidectoniia nel cane. — Progresso medico, 1884. Cit. da Coronedi. Armanni. — Cit. da Boccardi. 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Ser. 4), Fasc. 1-2, pp. 140-172. Torino 1909, - 159 - COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITOTO ANATOMICO DI FIKKNZE DIRKTTO DAL PROF. G. CHIAKUOI. Contributi alia conoscenza del condrocranio cerebrale dei Mammiferi ni GIUSEPPE LEVI (Con una fij^ura nel teste e Tav. I) i; vietata la riproduzione. I pochi morfologi che hanno adoperato il metodo della rico- struzione plastica per lo studio del cranio primordiale cartilagineo, raggiunsero dei risultati tanto interessanti, da far ben sperare per I'avvenire a chi vorra dedicarsi a questo fecondo ordine di ricerche. L'unico studio completo che possediamo sullo sviluppo del condrocranio dei Mammiferi e quello di Gaupp suU'Echidna acu- leataC); su altre specie (talpa, coniglio, uomo) non possediamo che notizie scarse e frammentarie, ed e percio desiderabile che tale argomento venga studiato sovra un numero sempre maggiore di specie. Da qualche tempo ho iniziato delle ricerche sul condrocranio di Marsupiali e di Insettivori, ed in queste pagine mi propongo di riferire sovra una parte delle medesime, le quali non sono ancora del resto condotte a termine. Una delle maggiori difficolta di quest' argomento e, che a for- mazioni equivalenti sono state date da vari Autori denomina- zioni differenti ; io per parte mia mi atterro fedelmente alia nomen- clatura adottata da Gaupp (-), il quale del resto e il solo che in questi ultimi anni abbia eseguite un gruppo di ricerche sistematiche sullo sviluppo dei cranio cartilagineo. Marsupiali. Ebbi a mia disposizione tre embrioni uterini di Diclelphis mar- 0) Gaupp. - Zur Entwickclnngsgcscliichte und vergleicliendeu Moipliologie des Scdiiidels von Echidna aculeata var. tj^pica. — Semon's zoolog. Forschungsreisen in Amtralien und im Mai. Arch., Jena iOOS. (2) Ganpp. — Die Entwickclung dos Kopfskclottcs. — llertwUfx Handb. der vergl. und exper, Entwickelungsg. der Wirbelthiere, Bd. 3 Ahtli. i?, lena I'JUo. - 160 - supialis var. azara di 15 mm. di L. V. C. ed un feto tolto dalla borsa marsiipiale di 39 mm. della stessa specie. Dalla serie di uno del primi fa eseguita una vicostruzione del condrocranio col metodo Born (Ingr. 60 X); in quanto al secondo, nel quale il cranio primordiale aveva raggiunto il suo massimo sviluppo, ed in cui anzi alcuni elementi sclieletrici erano in via di ossificazione, mi limitai per il memento alio studio della serie. Non mi occupo della costituzione della regione occipitale e delle due prime vertebre cervicali del primo embrione, che furono da me descritte in una recente pubblicazione (^) ; la caratteristica pill spiccata di quella regione in ambedue gli stad'i di sviluppo stu- diati e data dalla notevole larghezza (0,9 mm. di diara. nel primo, 2,6 nel secondo) e dalla direzione perfettamente orizzontale della placca occipitale (Tav. I, figg. 1, 2 Pp). Nel feto di 39 mm. tanto la placca che il tratto iniziale dei pilastri erano ossificati C). La fusione fra pilastro occipitale da un lato (figg. 1, 3, Po) e capsula periotica Oper e squama sovraotica, Sso (placca sopraca- psulare secondo Gaupp) dall'altro, ha luogo precocemente e per una zona molto estesa, e dal confronto fra i due stadi di sviluppo studiati, rileviamo che essa precede dall'alto in basso. Ad ogni mode, anche quando la fusione e piii completa, i pi- lastri si distinguono facilmente nolle sezioni, per la lore forma, dalla parte piia dorsale della capsula periotica ; soltanto nella loro parte piu distale appiattita (placca parietale di Spondli) la fusione colla squama sovraotica e piu intima. Regione otica. — La parte basale di questa regione o parte otica della placca paracordale, si continua indistintamente nella placca occipitale; il limite fra Tuna e I'altra si troverebbe a hvello del nervi IX, X, XI, figg. 1, 2, Pp. Neir embrione di 15 mm. i margini laterali della pars otica della placca sono alquanto incavati e corrispondono al mesenchima periotico, il quale non fu riprodotto nel modello, e percio quel margini appaiono liberi (figg. 1,2); nel feto piii progredito invece, (') Levi G. — Studi anatomioi etl embriologici sull'oaao occipitale — Arch, di Anat. e di Einbr, Vol. VII, F. 4, 1909. (2) Per quel che riguarda I'articolazione occipito-atloidea, ho potuto dimostrare nel feto di Didel- phia di 39 mm., che in questa specie, come in Echidna, in Sorex, in Talpa (Fischer. Gaupp, Grosser) 1' articolazioue occipito-atloidea 6, almeuo nella fase cartilaginea, imparl; fra tutto il con- torno anteriore del foro occipitale da un lato ed arco auteriore e masse laterali dell'atlante dall'altro, esiste un'unioa articolazione, la quale per6 uon coniunica coU'articolazione atlauto-epistrotica, come in Echidna. - 161 - in cui la capsula periotica avvolge da ogni lato il labirinto mem- branoso, essa s'e saldata ai inargini della placca. Anche la parte ofcica della placca ha, come I'DCcipitale, un dia- metro notevole (0,6-1: mm. nel 1° embrione, 1,6 mm. nel secondo), e questa, riferendomi anche alle osservazioni di Gaupp in Echidna, sarebbe una caratteristica del Mammiferi piii bassi ; in Talpa la sua ampiezza sarebbe molto minore, ed inline nell'embrione umano (vedi fig. 2 del raio iavoro) C) essa si riduce ad uno stretto ponte cartilagineo. La corda dorsale e sovrapposta alia faccia dorsale della pars otica della placca. Per lo scarso sviluppo della capsula periotica, una vasta lacu- na separa, nel modello del cranio del 1° embrione, la placca dalla parete laterale del cranio, nel hingo tratto che s'estende dal pila- stro occipitale all'ala orbitale (figg. 1, 2, 3). Infatti noi troviamo nel 1° embrione una capsula cartilaginea completa soltanto in corrispondenza della parte piu dorsale della porzione vestibolare del labirinto ('), all'altezza cioe del canale semi- circolare superiore e del dotto endo-hnfatico ; noi sappiamo poi che a questo livello la capsula, Cper, e saldata col pilastro occipitale. Nel rimanente della regione vestibolare, la cartilagine fa difet- to alia sua faccia mediale ed e sostituita da mesenchima. La parte piia ventrale e craniale (cocleare) del labirinto e del tutto priva di un rivestimento cartilagineo ed essa e circondata soltanto i)rie, ma bisojnia sejiiiir- la in maucauza di nieglio. - 162 - luppo studiati in questa specie, analogamente a quanto dimostro Gaupp in Echidna, I'orientazione della capsula periotica e diversa da quella degli altri Mammiferi ; il suo asse maggiore e quasi ver- ticale, anziche orizzontale come nei Mammiferi piii elevati, o per conseguenza in Didelphis (ed anche in Ecliidna) la parte vestibo- lare si trova dorsalmente alia cocleare, mentre nel tipo pii^i comu- ne di condrocranio, la prima tende e spostarsi in direzione basale, e viene ad occupare percio una sede laterale e caudale rispetto alia porzione cocleare. Questa notevole differenza nella sede della porzione vestibolare, fa SI die in Didelphis, come in Echidna, la sua cartilagine prenda una parte rilevante nella costituzione della parete laterale del condro- cranio (fig. I, Cv). %^ Fig. 1. — Da una sezione frontale della testa di mi tnulnioue feto di DidelpMs marsup. di 39 ram. di L. — Cc. porzione cocleare della capsula poriotica. — ccm. canalo cocleare. — Cv. porzione vestibolare della capsula periotica. — i. inciidine. — L .v. lamina sovraotica cartilaginea (sovra- capsulare) una parte della quale e gia regredita. — m. luartello. — OP. osso parietale. — PP. placca paracoidale. — VIII. n. acusfico. Essa'si continua in alto senza limite apprezzabile, almeno nel modello, neUa squama sovraotica (fig. 3, Sso, Fig. I, Ls^ lamina su- pracapsularis secondo Gaupp), la quale saldandosi colla parte piia - 163 - distale, appiattita del pilastro, forma quella squama cartilaginea della parete del ci-anio che e stata desciitta in alfcre specie col nome di placca parietale (Spondli). Airindietro avviene, gia neU'embrione di 15 mm., una fusione suUa linea mediana delle placche parietali dei due lati in un tectum syrwticum (o tectum poste)ius secondo Gaupp), che e sottile, stret- to e costituito da cartilagine giovane (fig. 1, Tp); nel feto piu pro- gredito il tectum posterius era in gran parte ossiflcato. In quanto ai rappoi'ti che la capsula periotica ha cranialmente, noi rileviamo nel primo embrione, che tutta la sua parte piii dorsale e unita all'ala orbitale per mezzo di una larga commessura cartila- ginea {Cpero Fig. 3); invece nel punto in cui la capsula si continua nella lamina sovraotica, il ponte che la unisce aU'ala orbitale (comm. orbitoparietalis^ GpoJ si assottiglia bruscamente e viene un po'piu oltre sostituito da una striscia di connettivo fibroso. Nel feto di 39 mm. le connessioni fra regione otica ed orbita- le divengono anche pii^i estese ; tutta la capsula vestibolare e unita all'ala orbitale da una lamina periotico-orbitale, e soltanto il polo anteriore della capsula cocleare e libero ; anche la parte otica della placca parietale e la commissura orhito-pjarietalis sono aumentate in estensione, per quanto nella prima si siano iniziati dei fatti re- gressivi (fig. I, Is) e si sia gia costituito I'osso di rivestimento (pa- rietale, flgura I, 0. P.). Una commisura orhito-'parietaUs analoga a questa del cranio di Didelphis e stata gia descritta in molti Mammiferi, mancherebbe neir uomo. In quanto poi aha commissura periotico-orbitalis, essa occuperebbe la sede di quella vasta lacuna che fu definita da De- cker col nome di forame sfeno-parietale. Si comprende che quando la capsula periotica diviene, come in questo case, un costituente della parete laterale del condrocranio, essa si comporti come la placca parietale e sia essa pure unita all'ala orbitale da una commessura. Regione orbi to-temporal e (regione sfenoidale di altri Au- tori). La sua parte mediana o basale, omologa alle trabeculae cranii di Vertebrati inferior!, si continua indistintamente nella placca pa- racordale (figg. 1, 2). Vi si distinguono, una parte caudale molto larga (di 0,9 mm. di diam.), nella quale e scavata una profonda fossa che accoglie I'ipofisi, fh (fig. 1), ed una craniale molto piu ristretta (di 0,4:5 mm. di diam.), che si riduce sempre piu in direzione craniale ed e omo- loga al septum interorhUale dei Rettili sio (fig. 1). - 164 - La fossa hypophyseos e molto ampia, ma la fenestra hypophy- seos e ormai quasi completamente obliterata ; del peduncolo di quel- I'organo non rimane che un sottile cordone epiteliale, il quale per- corre per breve tratto il pavimento della sella turca. Ai lati della fossa suddetta sono scavati nella cartilagine i due canali carotici, delimitati cranialmente dal margine posteriore della radice dell'ala temporale, caudalmente e raedialmente dal margine della placca basale (fig. -I cc). NeU'embrione da cui fu ricavato il modello, questo canale era ancora aperto lateralmente, ma in un altro embrione alio stesso stadio esso era chiuso da ogni parte; per analogia con quanto s'osserva nel condrocranio di altre specie, noi possiamo considerare la listeiella cartilaginea, che chiude posteriormente il canale caro- tico, come la radice posteriore dell'ala temporale. In questo prime embrione il foro lacero non era apprezzabile, per il deficiente svi- luppo delle capsule periotiche ; nel feto di 39 mm. questo foro era rappresentato da un'ampia lacuna fra il polo anteriore della capsula cocleare e I'ala temporale. Le ali temporali sono inserite ai margini della sella (fig. 1, 2, at)\ queste formazioni non prendono, almeno nell'embrione di 15 mm., alcuna parte alia costituzione della parete del cranio, ma sono contenute nel connettivo che riempie la vasta lacuna nella parete del cranio cartilagineo, fra regione otica ed orbitale. Questo spazio, che negli embrioni di quasi tutti i Mammiferi e colmato da con- nettivo, ed in cui risiede anche il ganglio semilunare, sarebbe, se- condo Gaupp, omologo al cavum epipAericiim dei Sauri. Le ali temporah hanno alia lore inserzione forma tozza e si continuano indistintamente nella cartilagine basale, dope breve tratto ripiegano dorsalmente e si riducono molto di volume nel lore tratto distale, che tormina quasi al livello della commissura orbito-parietalis, colla quale esso non puo natui'almente entrare in connessione, dato che Vala temporalis si trova al difuori della ca- vita cranica. Anche in quest'embrione posso confermare quanto mi fu dato di dimostrare neH'uomo : che I'ala temporale si forma da un centre cartilagineo distinto dal rimanente della regione, il limite del quale e ancora indicate da una striscia di mesenchima ricca di nuclei, che si trova presso la radice dell'ala. Non si son peranco costituiti il foro ovale ed il foro rotondo. Alquanto al di la della radice si diparte dalla faccia inferiore dell'ala temporale un rilievo tozzo e breve, diretto verticalmente - 165 - in basso, e che rappresenta I'abbozzo Jell'ala esterna dell' apofisi pterigoide (fig. 2, p.pt). II tratto di lamina basale che intercede fra ala temporale ed ala orbitale, omologo sX septum inter orbitale dei Rettili, e in questo case molto lungo ed ampio (0,4 mm. di diam.), ed ha poi uno spes- bore molto maggiore di tutto il rimanente della placca basale (fig. 1, sioj. Le ali orbitali hanno un peduncolo sottile, si dirigono lateral- mente ed alquanto dorsalmente, divenendo sempre piii voluminose, finche raggiungono la parete laterale del condrocranio, ove si fon- dono tanto intimamente colle region! vicine da non esser piii rico- noscibili come formazioni a se (figg. 1, 2, 3, Ao). Soltanto per analogia con quanto e stato osservato in altre sjiecie, io mi credo autorizzato ad affermare che la parte anteriore della parete laterale del condrocranio, la quale in ques-ta specie ha una costituzione tanto uniforme, risulta di tre elementi scheletrici distinti: a) la commessura orbito-parietalis e periotico-orbitalis, b) I'ala orbitale, c) la commissura orbito-ethmoidalis. II tratto di ala orbitale che intercede fra la sua origine ed il punto in cui essa si fonde colla commlssura orbito-ethmoidalis e se- parate dalla parete posteriore della capsula nasale {planum antor- bitale) mediante una fessura sottile [orbito-nasalis)^ I'angolo laterale della quale e visibile suUa faccia esterna del cranio, immediatamente al disotto della commissura orbito-ethmoidalis (fig. 3, foe). La sola specie nella quale sia stata dimostrata finora I'assenza di questa fessura, e percio la completa fusione fra ala orbitale e capsula nasale, e I'Echidna. Regione nasale. Oltre alle connessioni che le capsule nasali hanno colle ale orbitali, di cui abbiamo tenuto ora parola, esiste anche suUa linea mediana continuita fi-a il septum interorbitale ed il setto nasale, ed il limite fra i due setti corrisponde al punto in cui le due placche laterali del planum, antorbitale si saldano al setto. Quest' ultimo si assottiglia sempre piti in avanti ; davanti al planum antorbitale ha un diametro di 0,32 inm., nel punto in cui si unisce al tectum nasi soltanto di 0,1 mm. (figg. 1, 2, Su). Le capsule nasali hanno la forma di due larghi tubi diretti dall'alto in basso e dali'indietro in avanti, riuniti I'uno all' altro dal setto del naso. Noi designeremo con Gaupp la loro faccia dorsale col n(>me di tectum nasi (fig. 1, Tn), la faccia laterale come paries nasi J'n, la quale, come sappiamo, in alto e unita largamente aU'ala orbitale - 166 - per mezzo della commissura orbito-ethmoidalis, piu in basso si con- tinua, ripiegando ad angolo retto, nella faccia posteriore della capsula; quest'ultiiiia costituisce, saldandosi al setto, una lamina continua verticale, il planum antorbitale ; la sua fusione col setto era abbastanza progredita iieU'embrione di 15 mm., ma non dapper- tutto completa, e questo solo fatto dimostra che la panes nasi si deve accrescere daH'avanti all'indietro e dall' esterno all' interno e che la sua unione col setto avviene secondariamente. La cavita della capsula nasale comunica nell'embrione sud- detto colla cavita cranica per una fenestra olfactoria larga, a con- torno circolare, diretta obliquamente all'indietro ed in basso e che e in rapporto col bulbo olfattorio. Invece neha fase successiva, che abbiamo avuto opportunita di esaminare, la finestra era com- pletamente ricoperta dalla lamina crihrosa. In basso la capsula nasale comunica coU'esterno neh'embrione di 15 mm. per un'apertura a forma allungata sagittalmente e che s'estende anche alia parte anteriore ed inferiore della paries nasi (figg. 2, 3) ; tale apertura e ricoperta soltanto per un tratto limi- tatissimo da un processo, che lateralmente e in continuita col mar- gure mferiore della parete laterale della capsula, si porta assotti- gliandosi gradatamente molto in avanti e medialmente, e si unisce per mezzo di un sottile peduncolo di cartilagine giovane all'estre- mita anteriore del setto (fig. 2) ; la sua costituzione basta adunque da per se sola a dimostrare che il suo accrescimento avviene dal- I'esterno verso I'interno. Questo processo, che corrisp«)nde alia lamina transversa anterior descritta da Fischer (^) e da G-aupp, e rappresenta da per se solo a questo stadio il solum nasi, divide I'apertura nasale inferiore di ciascuna capsula nasale in due parti ambedue molto ample, ante- riore I'una, la fenestra narina, che invade anche una buona parte della paries nasi (figg. 2, 3, fn), posteriore I'altra, piii ampia, la fenestra basalis fb. ; quest'ultima ha una forma molto allungata e s'estende all'indietro sino al planum antorbitale, poiche manca una loAuina transversa posterior. Nel feto di 39 mm. la fenestra nariyia si e molto ridotta per accrescimento tanto della paries nasi che della lamina transversa anterior, mentre la fenestra basalis ha conservato, per la mancanza di una lajn. transv. posterior, presso a poco la stessa ampiezza in (') Fischer E. — D;is Primordialcraninm vou Talpa ciiro]>ea. Eiu Beitiag. ziir Morpli. etc. Anat. Hefte, Bd. 17, 1901. - 167 - direzione sagittale ; il suo diametro trasverso si e pero alquanto ridotto per il fatto che la paries nasi in basso ripiega medialmente e tende ad avvicinarsi al margine inferiore del setto. Le cartilagini paraseptali (fig. 2, Ops) si trovano neU'embrione di 15 mm. all'indietro della lamina transversa anterior, fra il mar- gine inferiore del setto, col quale formano un angolo acuto, e I'or- gano del Jacobson ; nello stadio successivo invece esse si sono molto accresciute, la loro cartilagine si e molto differenziata ed hanno assunta la forma di doccie molto allungate in direzione sagittale (corrispondono ad un lungo tratto della fenestra hasalis), aperte in alto ed ed infuoi'i ; nella loro concavita e racchiuso I'organo del Jacobson. II braccio mediale piij lungo di questa doccia e in rap- porto col margine inferiore, ed in parte anche colla parete del setto, ma ne rimane in tutta la sua estensione indipendente, il braccio laterale e libero. Insettivori Crocidura araneus. - Esaminai un embrione di 8,5 mm. ed un feto di 19 mm. appartenenti a questa specie. Nel prime il con- drocranio fu studiato completamente coll'aiuto di una ricostruzione plastica (Ingrandim. 60 x), il secondo fu utilizzato soltanto per qualche confronto. Pur tralasciando la descrizione della regione occipitale, della quale mi occupai nella mia pubblicazione antecedente gia citata, mi interessa di rilevare una circostanza importante : che I'indipen- denza fra pilastro occipitale da un lato e capsula periotica e squama sovraotica dall'altro, da me notata nel 1^ embrione, si mantiene anche nel feto di 19 mm., in cui il condrocranio aveva presumibil- mente raggiunto il suo massimo sviluppo. In ambedue gli stadi la parte prossimale del pilastro, e sepa- rata dalla capsula periotica mediante un sottile strato di mesen- chima; soltanto il processo trasverso si e saldato alia capsula, de- limitando cosi lateralmente il forame giugulare. La porzione piu distale, appiattita del pilastro, non soltanto 0 indipendente dalla capsula periotica ed anche dalla parte piu bassa della squama sovraotica, ma anzi si trova in un piano piii laterale e si sovrappone ad embrice alia parte posteriore di queste forma- zioni ; soltanto nel loro tratto piii distale le due placche, occipitale e sovraotica s' incontrano e si fondono in una placca parietale, la (luale neU'embrione di 8,5 mm. era formata da precartilagine. - 168 - Le due placche parietal! si fondono bensi all' indietro in uii tectum 2^osterins, ma questa riunione deve avveiiire molto tardi, per- cbe nel 1" embrione le due placche si trovavano ancora ad una note- vole distanza Tuna dall'altra. D'altro. canto nel feto di 19 mm. ii te- ctum posterius raostrava gia evidenti segni di I'egreasione. E adunque presumibile che questa formazione abbia un' esistenza molto tran- sitoria. Regione otica. -- La parte otica della placca paracordale e piu ristretta deH'occipitalo (nel 1*^ embrione misura soltanto 0,4 mm.); essa e in tutta la sua estensione saldata coi suoi margini alle capsule periotiche, le quail anche neli'embrione piii giovane rive- stono completamente il labirinto membranoso. La notocorda si trova anche in questa regione sulla faccia dorsale della placca. In quanto alia partecipazione della capsula periotica, ed in par- ticolar modo della sua parte vestibolare, alia costituzione della parete laterale del cranio, in questa specie troviamo una disposi- zione intermedia fra le apparenze riscontrate nolle specie animali piii basse e nolle piu elevate (vedi pag. 162). Dei rapporti della squa- ma sovraotica col pilastro occipitale ho detto piia sopra. Anteriormente. capsula periotica e squama sovraotica si man- tengono indipendenti da altri elementi scheletrici. Regione orbito-temporale. ~ Nella placca basale {Basal- platte^ Trahekel secondo Gaup p) noi possiamo distinguei'e due parti ; posteriore I'una, in cui e scavata la fossa hypophyseos (futura sella turca) e che ha un diametro notevole (0,49 mm.), anteriore I'altra molto piia ristretta (0,15 mm. di diam.), ma molto allungata ed a forma cilindrica, che e omologa al septum ifiierorbitale dei Rettili. II passaggio fra le due regioni avviene molto bruscamente. Mentre nel condrocranio di quasi tutte le specie che conosciamo, i margini laterali della sella turcica sono liberi, oppure sono su di essi inserite le all temporali (Didelphis), qui quel margini sono sal- dati alle estremita anteriori delle capsule periotiche. Per questa sola ragione le ali temporali si trovano qui ad un livello alquanto piii craniale rispetto alia sella che in Didelphis (ed anche in confronto ad Echidna ed aU'uomo). Esse sono in connessione col rimanente del condrocranio per mezzo di due radici : 1' una s' inserisce sulla cartilagine basale, al limite fra il pavimento della sella turcica ed il septum interoi'bitale, I'altra al polo anteriore della capsula cocleare ; fra queste due ra- dici e gli elementi scheletrici suddetti e racchiusa I'a. carotide in- - 169 - terna (foro carotico, cho in tutti i crani primordiali di Mammiferi finora descritti ha I'identica sede). La lacuna che si distingue lateralniente alia radice piii esterna dell'ala temporale, fra quest'ultima e la capsula cocleare, rappresenta il foro lacero. Ciascuna ala temporale era neU'embrione di 8,5 mm. formata da due nuclei distinti di cartilagine giovane; I'uno laterale corri- spondeva alia breve porzione ascendente dell'ala, Taltro mediale aU'orizzontale. Complessivaraente I'ala era molto piccola, il processo pterigoideo rappresentato da un rilievo appena apprezzabile. Le ali temporali erano contenute nel connettivo che colma la vastissiraa lacuna della parefce del condrocranio, fra capsula periotica e regione orbitale ed olfaltiva, e vi terminavano liberamente. L'ala orbitale neU'embrione di 8,5 mm., nonostante il rilevante grado del suo sviluppo, non era ancora unita al septum interorbitale ; tale fatto conferma in prime luogo, che lacondrificazione dell'ala orbi- tale avviene indipendentemente dal resto della regione (fatto gia note), ed in secondo luogo dimostra, che il suo accrescimento ha luogo dall'esterno verso 1' interne. L' ala orbitale prendeva una parte cospicua alia costituzione della parete del cranio ; il suo tratto distale oltrepassava di non poco il margine superiore del tectum nasi, raentre piii in basso l'ala era unita mediante un'estesa commessura sfeno-etmoidale SiWa pa- ries nasi ; e piu basso ancora 1' ala era separata dal margine superiore della fenestra olfactoria mediante una fissura orbiio-nasalis ; in quest'ultimo tratto ripiegava alquanto medialmente riducendosi sempre piii di volume e terminava liberamente in corrispondenza dell'angolo fra il planum antorUtale e la paries nasi, all'altezza della fenestra olfactoria. II suddetto spigolo posteriore della capsula nasale, assieme al margine posteriore dell'ala orbitale, costituiva il margine anteriore della vastissima lacuna nella parete laterale del condrocranio, che e omologa alia fenestra sfeno-parietalis e che in tal caso, a differenza di quanto s'osserva di solito nei bassi Mam- miferi, per I'assenza di una commissura orbito-parietalis era aperta anche in alto. La costituzione di questa regione non era apprezzabile con sufficiente chiarezza nella serie del feto di Crocidura di 19 mm., e quindi mi riserbo di occuparmene in avvenire. Regione nasale. — Si trovava ad un grado rolativamente troppo arretrato dello sviluppo per potere indurre quale sari\ la sua costituzione definitiva. La capsula nasale alia sua estremita - 170 - inferiore ed anteriore e formata da cartilagine poco differenziata ed anche in parte da precartilagine ; ciononostante il suo volume era gia notevolissimo. II setto del naso si continua nel setto interorbitale, e se la lamina cartilaginea non fosse in quel punto liovemente ispessita, e se la presenza del planum antorhitale non segnasse il limite fra le due formazioni, questo sarebbe inapprezzabile nelle sezioni, dato che I'una e Taltra hanno quasi lo stesso diametro ; naturalmente il setto del naso ha un altezza di gran lunga maggiore (circa 12 volte). La voluminosa capsula nasale e a questo stadio costituita dal tectum nasi e della paries nasi, che in avanti si continua indistin- tamente nella prima, all' indietro e unita in alto all'ala orbitale da un'ampia commissura orbito-ethmoidalis, piii in basso, immediata- mente al di sotto di questa commessura, ripiega ad angolo retto nel planum autorbitale, il quale si trova situato in un piano ver- ticale e giunge sine quasi al setto, senza pero esser saldato in al- cun punto con esse ; dei limiti della fissura orhito-nasalis, la quale e visibile suUa parete laterale del cranio e si spinge sine al disotto della commissura orbito-ethmoidalis, abbiamo gia detto. Tanto I'apertura superiore rotondeggiante (fenestra olfactoria) che rinferiore, molto allungata sagittalmente, di ciascuna capsula, sono amplissime neU'embrione di 8,5 mm. ; ed in quest'ultima non s'osserva ancora traccia di una suddivisione in fenestra narina e fenestra basalis ; all' indietro invece incomincia ad abbozzarsi una lamina transversalis posterior. Le cartilagini paraseptali sono costituite da tessuto poco dif- ferenziato e si trovano in rapporto col margine inferiore della parte anteriore del setto; nella loro concavita e contenuto I'organo del Jacob son. SoREX VULGARIS. Furouo esamiuati due embrioni, I'uno di 7,5 mm., I'altro di 10,5 mm. di L. V. C. Ma non essendo stata ancora eseguita una ricostruzione del condrocranio, i fatti che dal loro studio ho rilevato sono per ora incomplete Ad ogni niodo quanto ho veduto mi permette gia di affermare che il cranio priraordiale offre in questa specie per molti riguardi una certa analogia con quelle di Crocidura. A differenza che in Crocidura il pilastro occipitale si salda in Sorex per tutta la sua estensione colla capsula periotica e colla squama sovraotica; in quanto all' orientazione deha capsula perio- tica, noi troviamo qui una disposizione intermedia fra i Mammiferi pill bassi (Echidna, Didelphis) ed i piu elevati (uomo). - 171 - Manca qui pure una commissura orbito-parietalis, ed e poco probabile che questa si furini in periodi auccessivi, dato clie nel feto di 10,5 mm. il condrocraiiio era prossirao ai suo massimo svi- luppo ed anzi in alcuni puiiti incominciavano ad abbozzarsi delle ossa di rivestimento. Anche in Soi^ex una vasta lacuna separa adunque regione pe- riotica ed orbitale. In Sorex come in Crocidura il polo anteriore della capsula co- cleare giungeva sino al margine della sella turcica ed era saldato ad esso ; e ricordo a questo proposito die in Talpa (Fischer) quella capsula si spinge sino ad un livello anche piii craniale della sella ; sembrerebbe adunque che per effetto di condizioni anatomiche par- ticolari, per il memento molto oscure, i rapporti vicendevoli di que- ste varie regioni del condrocranio di Insettivori siano differenti da quelli che sono stati finora riscontrati negli altri Mammiferi. Una differenza iraportante sussiste pero fra le due specie da me studiate e la Talpa: mentre nolle prime il polo anteriore della capsula periotica e saldato a quella parte della cartilagine basale ove si trova I'ipofisi, in Talpa ne e separata dalla finestra basico- cleare (Gaupp), e Tunica connessione esistente fra capsula cocleare e regione temporale e rappresentata da un ponte cartilagineo, il quale riunisce il polo anteriore della prima coU'ala temporale, e che io ritengo omologo alia radice posteriore di quell' ala. La finestra basicocleare, definita erroneamente da Fischer come foro lacero, esiste oltre che in Talpa, in Bos, manca in Echi- dna ed in Didelphis, come appare dalla mia descrizione; secondo Gaupp, il quale rilevo Terrore in cui era incorso Fischer, il si- gnificato morfologico da questa lacuna sarebbe sconosciuto. II confronto fra la costituzione di questa regione in Crocidura e Sorex da un lato e Talpa dall'altra, ci permette di spiegare il va- lore delle finestra basicocleare; nolle due prime la radice posteriore dell'ala temporale nell' unirsi alia capsula cocleare cliiude lateral- mente il foro carotico, mentre in Talpa questo foro si trova imme- diatamente al davanti della finestra basicocleare, e la radice poste- riore dell'ala temporale sembra chiudere lateralmente soltanto la fine- stra suddetta. E evidente che in Crocidura e Sorex il forame caro- tico ha il valore di una finestra basicocleare ; o piii esattamente che quel forame in Talpa ha un'ainpiczza insolita ed appare suddiviso in una parte anteriore pju ristretta, in cui e contenuba I'a. carotide, ed una posteriore, che e quella die fu definita da Gaupp come fine- stra basicocleare. — 172 — La parte della cartilagine basilare anteriore alia sella, e che corrisponde aU'origine delle ali temporal!, e, in ambedue gli embrioni di Sorex studiati, costituita da due trabecole pari (ciascuna delle quali ha un diam. di 0,3 mm.), riunite sulla linea mediana da un setto mesenchimale di circa 0,02 mm. di diam. Tale fatto e importante, perche porta una conferma alia sup- posizione di Gaupp, che la porzione basale della regione orbito- temporale del mamniiferi si costituisca da due abbozzi pari, omo- loghi alle trabecolae cranii dei Vertebrati inferiori. 10 stesso avevo osservato nell' uomo (') ai lati del canale ipo- fisario due abbozzi precartilaginei pari, ma il loro signiflcato non era in quel caso molto chiaro, perche a rigore si poteva dubitare che la presenza dell' ipoflsi non fosse estranea a quella disposizione. Ma I'aver dimostrato due vere e proprie trabecole persistenti in un periodo tanto progredito dello sviluppo del condrocranio, e sopra- tutto in una regione che e situata anteriormente all'ipoflsi, toglie ogni dubbio sulla loro oraologia colle trabecole dei Vertebrati infe- rior!. Le ali temporal! sono scarsamente sviluppate ; si dirigono oriz- zontalmente in fuori e soltanto nel loro tratto piii distale ripiegano un po' in alto. 11 tratto di cartilagine basilare che intercede fra ale temporal! ed ale orbital! e molto sottile (0,16 mm. di diam.) ed ha, come in Crocidura, una forma cilindrica (septum interorbitale). Le ali orbital! s'inseriscono a quest'ultimo con un peduncolo sottile, si portano infuori ed in alto e si espandono come in Cro- cidura in larghe squame unite alia paries nasi da una coimiiissura orbito-ethmoidalis. La costituzione della voluminosa capsula nasale e simile a quella descritta in Crocidura, ma il solum nasi e alquanto piu esteso, pro- babilmente perche quest'embrione era alquanto piu progredito : la fenestra narina e ridottissima ed e separata &a\\a fenestra basalis da una lamina trayisversalis anterior. Esiste anche una lamina transv. post. La faccia inferiore della capsula e gi^ parzialmente ricoperta da un osso di rivestimento, il mascellare. Le cartilagini paraseptali son ben sviluppate e si spingono in avanti sin quasi al margine posteriore della lam. transit ant. ; esse hanno la solita forma di doccia e soltanto nella loro parte centrale {«) L. c. - 173 - foniiatio un asfcuccio cartilagineo completo intorno all'organo del Jacobson. Non e in una breve comunicazione qual' e la presente, che possono trovare posto considerazioni comparative su fatti d'inter- pretazione diflicile, come qiielli di cui ci siamo finora intrattenuti, e mi riserbo di farlo in avvenire qiiando avro condotto a termine ]1 programma di ricerche che mi proposi. Mi accontento di rilevare, che il condrocranio di Didelphis mar- t^upialis s'avvicina a quello di Echidna, molto pii;i dei condrocrani di altri Mammiferi sui quali furono eseguite finora ricerche in tal sense, per i caratteri seguenti : per la notevole larghezza della placca paracordale, per il grande sviluppo della parete laterale del cranio, gia apprezzabile molto prima che quest' ultimo abbia rag- giunto il sue massimo sviluppo; per esser la parte vestibolare della capsula periotica sovrapposta aha cocleare, cosicche la prima par- tecipa in grade rilevante alia costituzione della parete laterale del condrocranio. E evidente che quest'ultima condizione dipende qui, come in Echidna, dtUlo scarso sviluppo del telencefalo (Gaupp). I crani primordiali dei due Insettivori da me studiati si acco- stano all'incontro a quelli di Mammiferi piii elevati, sia per la co- stituzione della base del cranio, sia per la direzione delle capsule periotiche, sia per le discontinuita esistenti fra le varie region! della parete laterale del cranio. Ho anzi notato con sorpresa I'assenza di una commessuiii or- bito-parietalis, mentre questa formazione esiste, per quanto in torma rudimentale, nel condrocranio di Talpa, il solo Insettivoro sul quale possediamo notizie precise. Spiegazione della Tavola I Ia' ligg. 1, 2, :i liproducoiio un iiKulrlli) di crauio cavtihi^inui) ili uu eiubrioiir di Didi'lplii.i luar- supialis di 15 mm. di L. V. C, fotografalo rispcltivaiucute dairaltu, dal basso c di lato. liigrandini. CO X= rimpii^ciolito della metii circa. A. o. — ala orbitalis. a. t. — ala tempoialis. G. c. — canalo carotico. c. M. — cartilagiue del Meckel. O. o. — condili occipitali. C. 0. e. — Comtnissiira orbito-cthmoidalis. C. 2}- c- '■• — Ciipsula periotica. C.p. e. r. o. — Coiiimissura periotico-orbitalis. C.p.o. — ('ommissnra orbito-parietalis. (J.p.s. — Cartilagiue paraseptale. — 174 — c. XII. — canale dell' ipoglosso. /. b. — fenestra basalis. /. h. — fosaa hypophyaeos. /. 71. — fenestra naiina. /. o. e. — fissura orbito-nasalis. P. n. — Paries nasi. P. o. — pilastro occii)itale. P- p. — placca paracordale. p. p. t. — processo pterigoideo. p. t. — processo trasverso (lateralmente al pilastro occipitale). s. i. o. — septum iuterorbitale. >S'. 11,. — septum nasi, per le segueuti osservazioni. Queste cellule sono piA colorabili die le altre del hlastodisco, e ae ai osarainano al tempo della loro prima <'oniparsa, si osserva che una rilevantc i>arle di esse sono n- pieiie di luateriale lecitieo, il ([ualc puo trovarvisi anclic in massi' di diuuiisioiii rdativameute enornii >>, - 178 - prostoraal thickening di Sumner (^), il Prostomalverdickung di Boecke). Ora eccoin qual modo le cellule della lamella di rivestimen- to possono assumere questo aspetto caratteristico : le gocce di grasso che sono incluse nel sincizio perilecitico ed i granuli di vitello si frazionano in minutissime goccioline, le quali possono venire accolte nelle cellule dell' ispessiraento prostomale, e di qui nolle altre cellule della lamella di rivestimento dove appaiono in forma di piccoli punti rifrangenti, compresi fra le maglie dello spongioplasma. Poi le goccio- line di grasso, accresciutesi di numero, si fondono insieme e vengono a formare una goccia unica, come ho rafflgurato nella prima cellula della fig. 2. Talvolta si formano due, e anche tre goccie di grasso, le quali per alfcro hanno una grande tendenza a confondersi insieme (cellula seconda, terza e quarta della fig. 2). Nella quinta cellula, da me raffigurata, si possono ancora cogliere i profili delle due goccie di grasso che sono quasi completamente fuse. Cosi, seguendo attentamente questo processo, io ho osservato che, dal successive confluire ed ingrossarsi delle gocciohne adipose, le cellule della lamella si trasformano in veri otricoli pieni di grasso e di granuli vitelhni. E sono appunto queste caratteristiche forma- zioni che attirarono per I'addietro la curiosita dei ricercatori che si occuparono dei primi momenti dello sviluppo dei Teleostei. Come si vede adunque io ho potuto precisare che la forma- zione di questi otricoli di grasso ripete in certa maniera il succe- dersi dei fenomeni che si osservano durante la evoluzione della cellula adiposa, ed inoltre ho rilevato che, come in questa, il proto- plasma ed il nucleo si raccolgono alia periferia della cellula. Nel- I'ottava cellula raffigurata il protoplasma abbraccia la grossa goccia adiposa a guisa di un' esile striscia falcata e contiene un nucleo bastonciniforme e schiacciato. Ora tutte queste medesime apparenze che si osservano negli elementi marginali della lamella di rivestimento, si possono pure osservare nel sincizio perilecitico, specialmente nel memento della sua origine ("). (') Sumuei" 6 d'opinioiie che la Vescicola di Kuptfer clie si origiua dall' ispessimwilo prosto- male abbia un' azione digestiva ed asaorbente sul vitello, e dice iu proposito (rit'eieudosi al suo la- voro del '99) : « I have also expressed the view that Knp ffer's Vesicle itself represents au euibryo- uic digestive organ (more properly an organ of absorption). » Piix recentemente il Boecke attribuisce alia Vescicola di Kupffer anche una funzione secretoria. Ora se ai ammette la derivazione della Vescicola di Kupffer dalle cellule dell'ispessiuie.nto prostomale, in base alio mie osservazioui si po- trebV)e pensare che le cellule dell' ispessimento conservino la propriety di inglobare e digerire il vi- tello anche quando costituiscono la Vescicola di Kupffe r medesima. (-) Ho potuto precisaie che nella Perca il sincizio perilecitico si origiua alio stesso modo come hanno stabilito Io Ziegler, Raffaele e Kopsch iu altri Teleostei, cioe dalla corona di celhde si- tuate alia periferia del disco blastodermico, e che poi auccessivamente si estende tanto sopra il vitello, (^uauto nel cosi detto territorio subgerminale. - m - Percio da tutti questi fatti che sono venuto descrivendo nel Salmo lac. e nella Perca fluv. si puo conchiudere ohe gli element! della lamella di rivestimento hanno la possibilita di originare dei sincizi, i quali sia nella forma, sia nella funzione sono simili al sincizio perilecitico. Nella Perca questa fcendenza e soprattutto spic- cata nelle cellule del cosi detto " Ispessimento prostomale „. Bologna, 1° aprile 1909. Bibliografia (1) 1. l?oeckc I. — Ou the development of the eiitotlerni, of Kuptler'a vesicle, of the mesoderm, of the head, and of the iufuudibnhim iu Muraenoids. — In: Ron. Akad. Wet. Amsterdam (Procee- dings) i'JOl, p. 4-12-44 S. 2. Fusari R. — Sulle prime fasi di sviluppo dei Teleostei. Iu : Attl Accad. Lincei Mem., Vol. 7,18^4, p. 149-198, 3 tav. 3. Henneguy F. — Eecherches sur lo d<5v61oppement des Poisson.s osseux. Embryojieuie de la Truite. — Journ. de I'Anat. et de Physiol., ISSS, pp. 411-502, 525-617, pi. XVlll-XXI. 4. Hi 8 AV. — Ueber Zelleu und Syncytieubildung. Studien am Salmonidenkoim. De.H XXIV Ban- des der Abh. d. math. phys. CI. Kgl tiiiclis. Oes. Wiss. Nr. V. 1S9S, S. 401-468, 41 Texlfig. .'). Idem. — Uutersuchnngeu iiber die Entwicklung von Kuochenfischen besonders iiber diejenigc des Salmens. — Zeitschr. f. Anat. imd Entiviekclungsgesch., Bd. 1, 1876. 0. Kopseh Fr. — Art Ort und Zeit der Entstehung des Dottersaekentobblast bei verschiedenen Knocbeutischarten. -- Internat. Monat^c.hr. Anat. und Phi/.s., 20 Bd., pp. 101-124 (15 Fig.) 1902. 7. Itaffaele Fr. — Osservazioni intorno al sincizio perilecitico delle nova dei Teleostei. — Boll, della Soc. dei Xaturalisti di Xapoli, 1S9S, Vol. XII, An. XII, pp. 33-69, Taf. II. 8. Siimuer. — Kupflfer's Vesicle and its Kelation to Gastrulation and Concrescence. — New York Academy of Sciences, Vol. II, Part II, 1900. 0. Virchow H. — Ueber das Dottersyncytium und dem Keinihautraud der Salmonidcn. — Ve- rhandl. des Anat. Oesellsch. Strassburg. 1894, S. 66-77, 8 Textfig. 10. Idem. — Dottersyncytium, Keimhautrand und Beziehvmgen zur Concrescenzlebre. — Ergehn. d. Anat. und Entwickelungesch. 1897, Bd. VI, S. 594-651. Spiegazione della tavola II. Fig. 1. (Ob. 7, oc. 3 tubo alto. Vericb). — La fig. 1 rappresenta una serio di sincizi periferici dolla lamella di rivestimento di giovani blastodermi di Salmo lac. I blastodermi erano nella fase ini- ziale della loro distensione sopra alia sfera vitelliua. La faccia superficiale della lamella di rivesti- mento e volta a desti-a, la faccia profonda a sinistra e riposa sopra a cellule dell'ectoderma. Nei sin- cizi .1 e £ si riconoscono aesai bene le varie cellule che hanno coucorso alia formazioue della lamina siuciziale. Kel sincizio G la fusione degli elemeitti che lo compongono e completa. In aeno al proto- plasma siuciziale sono iuclusi alcuui granuli vitellini. In 2) 6 rappresontato uu sincizio gigantesco. In E una cellula in cariocinesi della lamella di rivestimento. Fig. 2. (ingrandimento piii forte di quello precedente). — La fig. 2 rappresenta una serio di cel- lule della lamella di rivestimento di giovaui blastodermi di Perca fluv. I blastodermi non si erano ancora distesi sopra alia sfera vitellina. Uall'ssame di queste cellule risulta la grande tendenza die hanno le gocciolinc adipose, incluse nel protoplasuia, a fondersi insieme per formare goccie sempre piii grosse (cellula B, C, D, E), e come in tal guisa si possano originare quelle specie di otricoli ripicni di una voluminosa goccia di grasso, abbracciata da un sottile velo protoplasmatico (collnla i/^. (') Una bibliografla piii estesa saril riportata nella mia niemoria sullo svilniipo ddla Perca fluv. e (111 Salmo Inc. 180 - NOTIZIE La terza riunione della Societa italiana per il progresso delle Scienze avra luogo in Padova dal 20 al 26 settembre prossimo. Sono annunziati, fra gli altri, i seguenti discorsi : Per le adunanze a elassi riunite: Golgi. Sulla struttura del sistema nervoso. — PiGORiNi. I primitivi abitatori d'ltalia. Per le adunanze della Glasse B (Scienze biologiche) : Gavara e Plancher. Glorofllla ed emoglobina. — Grassi. Biologia della tlUossera. — Sanfelice. Etio- logia e cura dei tnmori raaligni. NECROLOG-IO Nel disastro di Messina lasciu la vita, insierae a inolti altri studiosi, il Dott. Oiiiii^eppe €urreri, che era Libero docente di Zoologia in quella Universita, e che su soggetto zoologico aveva lodevolraente pubblicato alcuni scritti. CosiMo Cherubisi, Amministratore-responsabile. Firenze, 1909. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. MONITORE ZOOLOGICO ITALIANO. AmiO XX. Tav. I. Kircnze - Istituto Micrografico Italiano. . ff(f/i//(>/r /fM/(>(//(vI((fl/(ifi(). . ///. . LT r'., /'^^ ''#' '-.<^ '' ' '■•<^^ <=d9 ^ ^ •r^r' A H^j^-' iU-'. Z? ('(VniKci ilu^. //req/eJl/^^lffiili/'ii/»S/rrcfS^ lonitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale della Unione Zoologica Italiana imtKTTO i>A. DOTTORI GIULIO CHIARUGI EDGENIO FICALBI Prof, fli Aiuitomia iiniaiirt Prof, di Anatomia coiiiii. c /oolo^ia nel R. Lstit-uto (li Stiuli Super, in Fireiize nella K. Uuiversita
  • iv. Torino, i908. - 182 - VI. Vermi. 1. SCRITTI GENERALI 0 SU PIU CHE UNA DELLE DIVISIONI DEL GRUPPO Alessandrini Giulio. — Gontributo alio studio dolle malattie parassitarie delle Peeore. — Boll, della Soc. zool. ital., Serie II, Vol. 9, Fasc. 11-12, pp. 392-400. Roma, 1908. 2. Platodi. Bertolini Giulio, ^ Echinococcosi diffusa del bacino e del peritoneo parietale in UQ bue. Con tav. — La Clin. Veter. Riv. AIed.-chi?\ di Pol. San. e d'Igiene, Sez. Sc, Anno 32, N. 1, pp. 11-23 e N. 2-3, pp. 107-135. Milano, 1909. 10. Nematodi, Desmoscolecidi, Ghetosomidi. Alfieri Francesco. — L'anguillula intestinalis della rana. — Gio7^n. Accad. Me- dicina Torino, An. 71, N. 9-10, p)p. 272-273. Torino, 1908. Alfieri Francesco. — Intorno alia genesi della Anguillula intestinalis della rana. — Giorn. Accad. Medicina Toiino, An. 71, N. 9-10, pp. 265-267. Torino, 1908. Barabaschi Paolo. — Delia presenza nelle feci e nelFintostino della lumaca di una nuova specie di pseudorabdite, patogena per I'uomo e per gli aniraali. Con flg. — Gazz. d. Osp. e d. Cliniche, An. 30, N. 70, p)p. 737-738. Mi- lano, 1909. Pico Rinaldo. — Un'osservazione su 1' « Eustrongilus gigas ». — La Clin. Vcier., Sez. p)ralica, An. 31, N. 38, p>p. 615-616. Milano, 1908. 14. Anellidi. Cognetti De Martiis Luigi. — Lombrichi del Ruwenzori e dell'Uganda. Con 4 tav. — Estr. d. Vol. I dell'ope?'a « II RuioenzoiH. Relazioni scientiftche ». [Milano, U. Hoepli ed., 1909, 56 pp. Cognetti de Martiis Luigi. — Lombrichi raccolti dal Cav. Leonardo Fea nelle isole del Capo Yerde e nel GoUb di Guinea. Con tav. 1 e 2. — An7iali d. Museo Civico di St. nat. di Genova, Ser. 3, Vol. 4 {44), pp. 79-118. Ge- nova, 1908. Cognetti de Martiis Luigi. — Contributo alia conoscenza della drilofauna delle isole Hawaii. — Boll. d. Lahor. di Zool. gener. e agraria d. R. Scuola Sup. di Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 265-268. Portici, 1909. Drago Umberto. — Una nuova specie del genere Lumbricillus « Lumbricillus russoi ». Con tav. — Atti d. Ace. Gioenia di sc. nat. in Catania, Ser. 5, Vol. 1. Estr. di 7 pjp. Rosa Daniele. — Raccolte planctoniche fatte dalla R. Nave Liguria nel viaggio di circumnavigSzione del 1903-05. Vol. 1, Fasc. 5. Anellidi. Parte L Toraopte- zidi. Con 1 tav. — Pubbl. d. R. 1st. di St. Sup. in Firenze, Sez. di Sc. Fisiche e nat, Fii^enze, 1908. pp. 245-329. VII. Artropodi. 1. SCRITTI GENERALI 0 SU PIU CHE UNA DELLE GLASSI. Testi F. — Gli Artropodi e le moscne in particolare come veicolo di malattie parassitarie ed infettivc. — Atti d. Soc. Tosc. d'Igiene, Anno 24, Vol. 10 della nuova Ser., pp. 13-41. Firenze, 1909. 183 — 5. Aracxidi. Alessandrini Giulio. — Su ak'.uiio lai'vo di acari parassite di Anopliolos macu- lipennis (Moig.) con lig. — Bull. Sac. Ital. Med. e Igiene nacale, An. i, N. 3, pp. 72-78. Roma, 1908. Annibale Ernesto. — Contributo alio studio dellc Bignoniacec rairmecoflle e acai'otile. — Boll. Soc. di Naluralisti in Napoli, Vol. 21, 1907, pp. 01-67. Napoli, 1908. Berlese Antonio. — Rlenco di gcneri e specie uuove di Acari. — Redia, giorn. di Enknnologia, Vol. 5, Fuse. 1, pp. l-lo. Firenze, 1908. Ducrey A. — Acariasi da grano in forma epidemica dovuta al Pediculoidos ven- tricosus. — Atti d. Soc. Tosc. d' Igiene, An. 24, Vol. 10 d. nuova Ser.,pp. 42-78. Firenze, 1909. Paoli Guido. — Monografla del genere Dameosoma Berl. e generi affini. — Re- dia, Giorn. di Eniomologia, Vol. 3, Fasc. 1, pp. 30-91 con 4 fig. e 3 lav. Firenze, 1908. Police Gesualdo. — Alcune nuove specie di Halacaridae del Golfo di Napoli. — — Arch, zoologico, Vol. 3, Fasc. 4, pp. 409-443, con 2 tav. Napoli, 1908. Respighi Erailio. — Appunti suU'Argas raarginatus larva ed adulto e circa eru- zioni sperimentali con esse prodotte. — Annali d. Facoltd di Med. d. R. Univ. di Perugia, 1905, Ser. 3, Vol. 5, Fasc. 1, pp. 27-50, con lav. Pe- rugia, 1908. 6. Crostacei. Masi Luigi. — Descrizione di alcune Gypridae italiane. -- Archivio zooL, Vol. 3, Fasc. 4, pp. 347-407, con 1 tav. Napoli, 1908. 8. MiRIAFODI. Silvestri F[ilippo]. — Miriapodi. — Estr. d. Vol. I deU'opera « II Ruwenzori. Relazioni scientifiche ». [Milano, U. Hoepli ed., 1909]. 39 pp. con figg. 9. Insetti o Esapodi. a) Scritti generali o su piii che uno degli ordini Berlese Antonio. — Nuovi Acerentomidi. —Redia, Giorn. di Eniomologia, Vol. 5, Fasc. 1, pp. 16-19 con 1 tav. Firenze, 1908. Berlese Antonio. — Osservazioni intorno agli Acerentomidi. Nota preventiva. - Redia, Giorn. di Eniomologia, Vol. 5, Fasc. 1, pp. 110-122. Firenze, 1908. c) Architteri o Pseudoneurotteri e Mallofagi Ribaga Costantino. - Un nuovo Gopeognato (Eosilla Jacobsoni) dell' isola di Giava. — Redia, Giorn. di Eniomologia, Vol. 5, Fasc. 1, pp. 20-2h, con tav. Firenze, 1908. . Ribaga Costantino.— GopeogQati estraeuropei del Museo civico ^1' ^''O'"'^ "^J"j rale di Geneva. — Redia, Giorn. di Ento»i(>logia,Vol.5, Fasc. Lpp- J^-1^- con 1 tav. Firenze, 1908. Silvestri F[ilippo]. - Terraitidac. — Estr. d. Vol. I deU'opera p. 49-51. Bologna, 1907. Masi Luigi. — Sullo studio dei Calcididi con particolare riguardo alia Fauna italiana. — Boll. d. Soc. zool. ital., Ser. II, Vol. 9, Fasc. 11-12, pp. 353- 374. Roma, 1908. Pierantoni Umberto. — Osservazioni i\u\ parassitismo esercitato da un Imenot- tei-o (Aphidius aurantii, n. sp.) su di un aride degli agrumi (Toxoptera au- rantii Fouscol. — Annuario del Museo Zoologico della R. Univ. di Napoli, Vol. 2, {Nuova serie), N. 19, pip. 1-5, con 1 tav. Napoli, 1907. Zavattari Edoardo. — Di una nuova e di alcune controverse specie del gen. Podium Fabr. — Boll. Musei zool. e Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 23, N. 593, pp. 1-6. To7-i.no, 1908. Zavattari Edoardo. — Imenotteri. — Estr. d. Vol. 1 dell' opera « It Rmcen- zori. Relazioni scientifiche ». [Milano, U. Hoepli ed., 1909]. 14 pp., con figure. i) Ditteri Bezzi Mario. — Ditteri eritrei raccolti dal dott. Audreini e dal prof. Tellini. Parte II. — Bull. Soc. entomologica ital., Anno 39, 1907, ^jp. 3-199. Fi- renze, 1908. - 180 - Paoli Guido. — Intorno a gallo causate dalla puntui^a del Bacus oleae (Rossi) Meigeii, suU'oliva. — liedia, Gioi'U. di Entuiuologia, Vol. 5, Fasc. 1, pp. 27-30 con I pg. Firenze, 1908. Tuccimei Giuseppe. — Saggio di un cataiogo dei Dittofi della provincia di Ro- ma. Parte II. — Boll, della Soc. zool. ital., Serie II, Vol. 9, Fasc. 7-8, pp. 2 14-261, Fasc. 9-10, pp. 320-327. Continua. Roma, 1908. I) Lepidotteri. Bostagno F. e Zapelloni L. — Lepidoptera Faunae romanae. — Boll. d. i>oc. zool. ital., Ser. II, Vol. 9, Fasc. 9-10, pp. 289-305. {Continua). Roma, 1908. VIII. Ediinodermi. Peso Olelia. — Ricei-che biologiclie ed istogenetiche sugli Ecliini regolari. — Archivio Zool., Vol. 3, Fasc. 4, pp. 453-177, con 3 tav. Napoli, 1908. IX. Mollusclii. 3. Gasteropodi (Prosobranchi, Eteropodi, Opistorranchi, Pteropodi polmonati). Corti Alfredo. — Ricerclie suUa mucosa del tubo digereute di Helix pomalia L. — Tirano, tip. G. Bonazzi, 1908. 7 pp. Rizzi Marco. — SuUo sviluppo della Radula nel genere Aplysia. Gou tav. — Atli d. R. 1st. Veneto di Sc. Lett, ed Arti, Anno ace. 1908-09, Tomo 68, {Serie 8, Tomo ii), Parte 2, Bisp. 3, pp. 261-274. Venezia. 5. Lamellirranchi, Agefali o Pelecipodi. Grassi Luigi. — Sul rinveuimento di Foladi nella torba del littorale di Fogliuo. — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. II, Vol. 9, Fasc. 3-4-5-6, pp. 159-162, con 2 fig. Roma, 1908. Stenta Mario. — La classirtcazione dei Laraellibranchi. — Boll. d. Soc. adria- tica di scienze naturali in Trieste, Vol. 25, P. 1. Trieste, 1908. Estr. di p)p. 151. - 186 - COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO TECNICO UI GENOVA Revisione dei tipi di alcune Gryllacris descritti da Brunner appartenenti al Museo di Storia Naturale di Ginevra PEL DoTT. ACHILLE GRIFFINI E vietata la riproduzione. Nelle ricche collezioni di Grillacridi del Museo di G-inevra, sta- temi con somma cortesia comunicate dal prof. Bedot, oltre a qual- che specie nuova o poco nota, che prossimamente descrivero, ed oltre agli interessanti tipi delle specie descritte da Pictet et Saussure, della cui revisione mi sono occupato in iin mio lavo- retto recentemente pubblicato nel " Monitore zoologico italiano „ (^), osservo altri esemplari non meno preziosi ed important!, cioe i tijn di alcune rarissirae specie di Brunner. Essi sono in abba- stanza buone condizioni. Le descnzioni che questo illustre Autore ne ha pubblicate nella sua monografia sono indubbjamente esatte, come lo sono sempre le sue diagnosi ; nondimeno qualcuna appare qua e la troppo breve, alquanto incompleta, o non del tutto precisa. Pertanto ho creduto utile approfittare dell'occasione per studiare i tipi in discorso, esi- stenti nelle collezioni del Museo di Ginevra, e per completarne le descrizioni, esponendo qui le mie considerazioni al riguardo. Dibelona cubensis. Br. 9 — Bihelona cubensis. Brunner 1888, Monogr. d. Stenopelmat. u. Gryllacr.; Verhandl. K. K. Zool. Bot. Gesellsch. Wien, Band 38, pag. 367. - Kirby 1906, Synon. Catal. of Orthoptera, Vol. XL Part. I, London, pag. 148. Di questa specie il Museo di Ginevra possiede 3 9i indicate co- me provenienti da Cuba^ e probabilmente tutte tre tipi di Brunner. (•) Revisioue dei tipi di alcuue Gryllacris di Pictet et Saussure. Monitore zoologico italiano, An. XX, N. 4, 1909, — 187 — La descrizione originale, come tutte le diagnosi di Brunner, e molto soddisfacente ; io pero ho creduto non inutile 11 ridescrivere completamente questa specie, anche per le questioni intorno al ge- nere Dihelona da me esposte in un mio recente articolo ('). Longitude corporis mm. 23 — 26 „ pronoti „ 4,5 — 5,5 „ elytrorum „ 18,5 — 22 „ femorum anticorum „ 6,8 — 7,8 „ femorum posticorum „ 11,8 — 14,2 „ ovipositoris „ 12,4 — 14 Caput atrum, exceptis occipite arcuatim, margine genarum, apice cljpei, limbo labri, parte media mandibularum a labro obtec- ta, palpisque testaceis ; interdum labrum vel mandibulae magna parte sunt colore testaceo. Antennae articulis 2 vel 3 primis sub- tus atris, caeterum testaceae vel interdum fuscae testaceo variae. Fastigium verticis latitudinem circiter primi articuli antenna- rum aequans, vel eam minime superans, convexiusculum, lateribus rotundatis. Maculae 3 ocellares optime distinctae quamvis baud magnae, infera maior, orbicularis. Frons sat aequalis, sub lente mi- nutissime transverse rugulosa, punctulis nonnullis impressis prae- dita, sub utroque latere fastigii leviter verticaliter impressa, infe- rius punctis paucis melius impressis signata. Pronotum a supero visum subquadratum, lobis lateralibus pa- rum adpressis. Margo anticus in medio rotundatus perparum pro- minulus, sulcus anticus parum expressus ; sulculus longitudinalis abbreviatus anterius (in medio dorsi) breviter fossularis, postea sub- nullus vel punctiformis ; sulcus posticus parum distinguendus ; me- tazona minime ascendens, margine postico truncaio. Lobi laterales longiores quam altiores, toti subaeque alti, margine infero inter- dum subsinuato, angulo postico oblique subtruncato, margine po- stico subverticali vel subobliquo sat longo, sinu humerali indistincto; sulcus V-formis bene impressus, sulcus posticus minus expressus, intervalli convexi. Color pronoti testaceus, nigro pictus. Margo anticus utrinque in medio nigro maculatus, his 2 maculis interdum per medium hmbi antici nigratum subtihter coniunctis. Lineola media nigra abbreviata in sulculum abbreviatum adest, posterius cum macula nigra subro- (•) SuUii Giyllaciis rnbiineivosa Serv., con appuutl aul giMierc Dibeloua Biunuer i- sulk' Grylla- cris anieiicaiie. (Articolo covmnicato al gioniale « liedia » di Fircnze) 1909. - 18cS - tunda vel obcordata, a raetazona multo remota, contigua vel sub- contigua ; ad utrunque latus hujus picturae linea sinuosa adest, posterius lata, anterius interdum subattenuata, ibique digitata vel in maculis punctiformibus intus et anterius versis terminata vel cum his maculis subcontigua. Metazona utrinque, supra humerum, macula nigra obliqua signata ; haec macula interdum in ramum posticum sulci V-formis ramum descendentem emittens, saepe cum dilatationibus posticis lineae lateralis dorsalis sinuatae coniuncta. Ad marginem posticum metazonae interdum utrinque macula tran- sversa baud bene delimitata, atra, adest. In specimine unico dimidium posticum dorsi pronoti subtotum atrum, tamen posterius in medio lorigitudinaliter auguste pallidum. Elytra et alae a B runner pertecte descripta. Pedes flavo-testacei, geniculis breviter sed distinctissime atris, femoribus posticis extus seriebus duabus abbreviatis macularum fuscarum fere grosse punctiformium, incerte delineatarum, inter se proximarum, signatis ; his seriebus longitudinaliter positis, una su- pra sulcum longitudinalem, circiter in medio, altera sub hoc sulco, a basi ultra medium perducta. Tibiae 4 anticae solito modo spinosae, spinis apicem versus longitudine parum decrescentibus. Femora postica basi incrassata, apicem versus breviuscule attenuata, subtus margine externo 5-7 spinuloso, margine interno 3-7 spinuloso, spinulis interdum testa- ceis, apice fuscis, vel fuscis tantum ima basi testaceis, apicalibus fortioribus, interdum 2 mediis marginis externi fortioribus (in Q unica pronoto postice subtoto nigro praedita). Tibiae posticae superne longe post basim leviter planatae, spinis marginis externi 2-3, mar- ginis interni 1-2, fuscis, vel testaceis basi fuscis. Ovipositor subrectus, minute rugulosus, lateribus subsulcatis. Segmenta abdominalia dorsalia postice in medio transverse in- fuscata, inferius in utroque latere parva macula fusca signata. Segmenta ventralia utrinque fusco maculata. Di questa specie pare si conoscanc* finora soltanto i tre tipi sopra descritti. Gryllacris magnifica Br. 9- — Gryllacris magnifica Brunner 1888, Monogr. cit., pagina 827. — Tepper 1892, The Gryllacr. and Stenopelmat. of Austra- lia and Polynesia; Trans. R. Soc. South Australia, vol. XV, Part II, Adelaide, pag. 143-44 - Kirby 1906, Catal. cit. pag. 139. II tipo :;: del Museo di Ginevra, indicate proveniente dall' Au- - 189 - stralia (secondo Brunner dall' Australia meridionale) corrisponde benissimo alia buona descrizione originale. A questa conviene aggiungere i seguenti caratteri. Corpus statura maiore, elongatum, haud crassum. Caput subelongatum. Fastigiuin verticis oblique declive, rugu- losum, depressum, marginibus inferius et subtus bene expressis, a fastigio frontis per carinulam in medio interruptam, utrinque arcua- tam, separatum ; latitudinem circiter 1 \ primi articuli antennarum aequans. Fastigium frontis cum fronte tota impresso-punctatum. Margo genarum et latera clypei, ut labrum et ut pars visenda man- dibularum, colore ferrugineo-flavo. Palpi apice valde dilatati. Pronotum a supero visum subquadratum, fusco-cyaneum, sed utrinque pallidius, fere incerte ferrugineum. Margo anticus in me- dio rotundato sat bene prominulus, transverse rugulosus; sulcus an- ticus valliformis parum impressus, sulcus longitudinalis abbreviatus irregularis, latus ; metazona ascendens, rugulosa, inaequalis, niargine postico sinuate. Lobi laterales humiles. Elytra valde longa. Tibiae anticae subtus utrique spinis 4 haud longis praeditae. Tibiae posticae superne longe post basim planatae et ibi tran- sverse rugulosae, ibique utrinque spinulis 4, a])ice et basi fuscis, armatae. Gryllacris distincta Br. 9 — Gryllacris distincta Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 332. - Kir by 1906, Catal. cit., pag. 140. II tipo appartenente al Museo di Ginevra sarebbe secondo Brun- ner di patria ignota; nolle indicazioni invece fornitemi dal Museo di Ginevra esso mi viene segnalato come proveniente dall' Austra- lia: " Nov. Holkmd. „. Si possono pero esporre del dubbi a tale riguardo poiche molti errori indiscutibili si riscontrano cii^ca le localita di provenienza at- tribuite agli esemplari appartenenti alle collezioni di quel Museo. La descrizione della Gr. distincta data da Brunner e, come al solito, buona: vi aggiungo i seguenti caratteri: Fastigium verticis latitudinem duplam primi articuli antennarum subsuperans, lateribus rotundatis. Pronotum laeve, superne sine sulcis. Lobi laterales sulcis so- litis perparum signatis, margine infero latiuscule sinuato, angulo postico inferius sensim prominulo, margine postico subtoto arcuato, oblique, sinu humerali nuUo. - 190 - Femora omnia ante apicem utrinque late atro signata: tibiae omnes post basim et ante apicem superne atro signatae. fere annu- latae. Tibiae anticae solito mode spinosae, spinis modicis. Femora postica brevia, crassa, parte apicali attenuata brevissima. Tibiae po- sticae superne post basim planiusculae, utrinque spinulis 8 fuscis ar- matae. Questa rimarchevole specie pare finora non sia piii stata ritro- vata. — Gryllacris deflorata Br. 9 — Gryllacris deflorata B runner 1888, Monogr, cit., pag. 339. - Kirby 1906, Catal. cit., pag. 142. II tipo di questa specie, posseduto dal Museo di Ginevra, e in- dicate dal Brunner come proveniente dall'India, e dal Museo, nelle note fornitemi, come proveniente dalle Indie orieniali. Questa de- nominazione, causa di tante incertezze, la vedo spesso impiogata ad indicare la patria di specie di Giava e di altre isole vicine. Potrebbe pero nel presente case essere il tipo della Gr. deflo- rata realmente proveniente dall' India^ poiche esse app;ire apparte- nere ad una specie assai prossima alia Gr. frordalis Burm., specie Indiana, ed alia vicinissima Gr. simplex Walker, specie oeylonica e fors' anche Indiana. La descrizione originale datane da Brunner e ottima e per- fettamenle sufficiente, faro notare soltanto che le venule delle elitre nella meta apicale non sono cosi distintamente e largamente oscure come nella meta basale. Anche di questa specie pare che finora si conosca soltanto I'e- semplare tipico. Gryllacris deminuta Br. 9 — Gryllacris deminuta Brunner 1888, Monogr. cit., pag. S38- 39. - Kirby 1906, Catal. cit., pag. 142. La descrizione che Brunner ha dato del tipo di questa spe- cie, appartenente al Museo di Ginevra, e brevissima, e si limita a tre linee di comparazione colla Gr. simjjlex W a.\k. (= hieroglyjjhica Br.). In realta I'esame del tipo mi dim.ostra che la Gr. deminida Br. ha qualche affinita colla Gr. simplex e con quelle che formano con essa un particolare gruppo {Gr. frontalis Burm., e Gr. deflorata Br.), infatti presenta ancor essa due fossette nella parte inferiore della fronte; pero a mio giudizio le sue maggiori affinita sono colla Gr. - 191 - lineolata Serv. e con qualche specie simile {Gr. Dyak Griffini), almeno per quanto si puo stabilire dallo studio del tipo, che e una . La sua provenienza e indicata : " Gliine „. Ne completo dunque la descrizione : Caput modicum. Fastigium verticis rugulosum, lateribus brevi- ter acutis, baud carinatis, latitudinem primi articuli antennarum parum superans. Fastigium frontis a macula ocellari scutiformi in- certissime delineata repletum. Frons ferrugineo castanea, punctulata rugulosa, inferius bifossulata, lateribus puncto impresso maiori ver- ticaliter subelongato praeditis. Mandibulae tantum apice nigratae, caeterum ferrugineae. Antennae articulis 2 primis subtus basi nigro annulatis. Pronotum a supero visum subquadratum ; margine antico in medio rotundato prominulo, sulco antico valliforme modice impresso, sulculo longitudinali abbreviato bene expresso, antice et postire subtili, sulco postico valliforme arcuato parum expresso, metazona sensim ascendente, limbo crassiusculo leviter minus ascendente. Lobi laterales posterius sensim altiores, angulo postico rotundato, posterius longe oblique subtruncato, margine postico verticali ideoque breviusculo, sinu humerali distincto, sulcis bene impressis. Color pronoti ferruginous, metazona pallidiore sed ferrugineo castaneo limbata. Sulculus longitudinalis fuscus ; ad utrumque latus linea fusca adest minus brevis, obliqua, postice et antice maculi- forme dilatata: hae duo lineae posterius convergentes, parum post sulcum posticum maculiforme terminatae, anterius diveigentes, in depressiones intus versas ante sulculum longitudinalem sitas macu- 1am emittunt, et ante maculam, extus, subtiliter, semper divergen- tes, sunt productae versus angulum anticum loborum lateraliura. Sulci loborum infuscati, praecipue sulci postici. Gibbulae ad kitera metazonae fusco maculatae. Elytra subhyalina, leviter basi testaceo tincta, venis pallide te- staceis, venulis crassiusculo piceis. Alae subhyalinae, venulis fuscis dilute et baud definite fusco circumdatis, sat numerosis, series fa- sciarum circiter 9 efficientibus. Pedes fere concolores, tibiis 4- posticis pallidioribus sed post ba- sim superne leviter fusco annulatis. Spinae tibiarum 4 anticarum pallidae, parum longae. Femora postica basi modice incrassata, api- cem versus sat longe attenuata, subtus margine externo spinulis 5-7, margine iuterno spinulis 3-5, omnibus irregulariter positis. Ti- biae posticae longe post basim superne planiusculae, spinis utrinque 6 (raro 7) fuscis Ijasi pallidis, sub basi inferius dilute fusco cinctis. - 192 - Ovipositor sensim incurvus, latiusculus, rigidus, apice superne subobliquo, lateribus superne sulcatis, ferrugineus basi pallidas. Anche questa specie pare non sia piij stata ritrovata; almeno finora se ne conosce soltanto il tipo. R. 18TITUTO CHIRURGICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. E. BDRCI Di un caso rarissimo di anomala disposizione congenita deH'intestino DoTT. CARLO RIGHETTI AIUTO DI PATOLOOIA CHIRURGICA E DELLA R. CLINICA CHIRUUOICA PEDIATRICA E vietata la liproduzioue. Le anomalie di posizione dell' intestine sono assai rare. Quella che illustro nella prosente nota e rarissima e credo anzi che possa dirsi unica, poiche non ho trovato ad essa riscontro in alcuno dei casi fine ad ora descritti. Oltre che per la sua rarita offre un no- tevole interesse anche dal lato della anatomia e della embriologia, e da quelle della chirurgia operativa. Dal lato anatomico ed embriologico ha v^alore per il contribute che essa porta alia conoscenza di alcune interessanti particolarita dello sviluppo del tube gastro-intestinale ; dal lato della chirurgia operativa poiche tah anomalie di posizione dello intestine, potendo manifestarsi al chirurgo solo all'atto operative senza che in prece- denza sintorai clinici evidenti le possano fare diagnosticare, impon- gono al chirurgo di conoscerne la esistenza, acciocche in tah occa- sioni egli possa piii facilmente orizzontarsi sulla topografla dei vi- sceri deiraddome e rapidamente concepire un adeguato intervento operatorio. La gastro-enterostomia e la entero-enterostomia in tali occa- sioni non sono possibih se non mediante interventi atipici intima- mente legati nolle lore modahditS, tecniche alle condizioni topogra- flche dei visceri nei singoli casi. Per tali considerazioni ho creduto che il caso presente fosse degno di illustrazione. - 193 - II giorno 26 dicembre 1908 venne condotto nella Ciinica Chi- rargica Pediatrica di Firenze il bambino Dugiiii Sababino, di giorni 8, da Londa, affetto da imperforazione dell'ano. Al posto deH'orifizio anale trovavasi un sollevamento dei comuni tegument! sotto lo aspetto di una plica cutanea diretta in sense antero posteriore, in- tensamente pigmentata, la quale sia ventralmente che dorsalmente, ai suoi due estremi, lentamente degradando, si continuava col rafe mediano. Ogni tanto il bambino spontaneamente emetteva dal meato uretrale, normale per sede ed aspetto, feci liquide di colorito ver- dastro. Le minzioni si compivano normalmente; la prima urina emessa era mista a feci, la seconda perfettamente limpida e normale sia air esame macroscopico, sia a quello chimico e microscopico. Le condizioni generali del bambino erano assai deperite a causa della frequenza del vomito che rendeva la alimentazlone molto dif- ficile se non quasi impossibile. Nulla di anormale era clinicamente percepibile a carico degli organi toracici ed addominali. La diagnosi di imperforazione dell'ano con fistola retto ure- trale era evidente. Un intervento immediate si imponeva ed io lo praticai al piii presto. Operazione: 26, XII, 08 ore 11. Senza narcosi. Incisi la cute del perineo sul rafe mediano con una incisione che partendo dalla radice dello scroto arrivava posteriormente fine alia punta del coccige, dividendo in due meta perfette la salienza cutanea che occupava la regione dell'ano. Mi approfondai quindi col tagliente nelle parti molli sottostanti alia ricerca del cul di sacco dell'ampolla rettale, che riscontrai a circa quattro centimetri di distanza dalla superflcie cutanea. Dope averlo fissato ed attratto in basso con una pinzetta da presa lo incisi; fuori usci una abbondante quantita di feci di colorito ver- dognolo. Dope aver lavato abbondantemente con acqua sterilizzata tie- pida il campo operatorio ed introdotto nello intestine un tampone di garza per ovviare a che, durante I'atto operative, nuove emis- sioni di feci non avessero ad infettare la ferita, afferrai con quattio pinze di Pean i margini della soluzione di continue precedentemente praticata sul cul di sacco rettale e traendo su queste cercai di por- tare il retto piu in basso che mi fosse possibile. Le difficolta di portare in basso 1' intestine quanto era necessario - 194 - Fig. 1. — Per mcttcre in evidenza la posizione ed il decorso del colon a sinistra lo storaaco fu spo- stato lateralmeiite e ruotato in alto; se. ne vede per gran parte la parete posteriore. A destra il cieco fu spostato lateralmente. II paccbetto del tenue fu pure spostato in massa in basso e late- ralnicnte a destra. La fig. 2. lucido della presente conticuo i richiami esplicativi. - 195 - apparvero notevoli. Sulla superficie interna del retto non mi riusci di scorgere durante questa nianovra I'orifizio della fistola retto uretrale. Col coltello mobilizzai per un certo tratto la cute sui margin! della ferita scollandola dai tessuti sottostanti e quindi stirando questa in alto ed il retto in basso, riuscii con facilita a fame af- frontare i margiiii suturandoli con punti staccati di seta. A salvaguardare la sutura da secondari possibili inquinamenti, tolto il tanipone che precedenteraente avevo introdotto nel retto, 10 sostituii con altro iodoformizzato e provvisto di un tubo da dre- naggio di gomma, acciocche non fosse ostacolata la libera fuo)"i- uscita di gas e feci. II decorso post-operatorio fu ottimo ; la guarigione avvenne per prima intenzione. Ma a distanza di 8 giorni dall'atto operatorio, quando il bam- bino poteva considerarsi guarito della ferita chirurgica e le sue con- dizioni generali erano molto migliorate, si manifesto una violenta infezione bronco-polmonare in seguito a cui il giorno 8 gennaio, al 13" giorno dall' operazione, ed al 21° dalla nascita, il bambino mori. Necroscopia. — Fu praticata nell'Istituto di Anatomia Patolo- gica di Firenze. II prof. Banti, Direttore dell'Istituto suddetto, mi concesse gentilmente il cadaverino, ed io ne lo ringrazio. Bambino di pochi giorni di vita, ben conformato, state di nu- trizione discrete, scheletro regolare. Torace. — In ambedue i polmoni si osservano focolai in com- pleta epatizzazione. I bronchi medi e piccoli sono pieni di muco pus. 11 cuore e di volume normale, valvole ed oriflzi pure normali; foro di Botallo pervio. Addoine — Aperto I'addome si presenta subito alia vista il pacchetto del tenue di aspetto normale. Del colon non e visibile che il cul di sacco cecale, molto disteso da gas, il quale si trova in alto, al di sotto della concavita del fegato ed addossato alia regione del piloro ed alia grande curvatura gastrica ad un mezzo centimetre circa a sinistra della linea raediana. Nel fianco sinistro e nella fossa iliaca di sinistra si osservano normalmente situati il colon discendente ed il sigma colico. II grande epiploon e fortemente ridotto di dimensioni e di spes- sore, si distacca dalla grande curvatura dello stomaco sotto forma di un velamento esilissimo che, ben presto si sfiocca in tanti piccoli cordoncini sottili, format! da un connettivo lasso, abbondantemente - 196 - provvisto di grasso e di vasi sanguigni, che si immettono tra le anse del tenu^ ove terminano ora liberi ora invece aderenti inti- mamente coi loro estremi terminali al mesenterio del medesimo (ved. fig. P). Non e possibile soUeyare in alto il grande epiploon se non lacerando alcuni di essi. II tenue ha lunghezza e volume normali; nell' ileo a circa 20 centimetri di distanza dallo sbocco di esso nel cieco, esiste un corto e tozzo diverticolo di Meckel. II pacchetto del tenue viene solle- vato e ribattuto lateralmente a destra : sul piano posteriore del- I'addome ci appare allora manifesto il colon trasverso. Esso addos- sato e fisso alia parete addorainale posteriore e completamente re- troposto a tutto il pacchetto del tenue, SoUevando verso I'alto il pacchetto del tenue si rende visibile il grosso intestine in modo complete. II cul di sacco del cieco provvisto della appendice vermiforme e situate, come ho detto, neh'epigastrio a contatto della grande curvatura dello stomaco. Ad esso fa seguito la porzione di colon che dovrebbe dirsi ascendente e che quivi ha un decorso da sinistra verso destra, dall'alto verso il basso e dall'avanti in dietro fine a giungere in corrispondenza della superficie anteriore del I'ene destro. Quivi si ripiega su se stesso ad angolo per continuarsi col colon trasverso, il quale aderisce intimamente alia parete posteriore del- I'addome, trasversalmente disposto, quantunque il sue decorso non sia perfettamente rettilineo. Esso si porta dapprima da destra verso sinistra e leggermente dall'alto in basso fin suUa linea mediana, quindi risale in alto neU'ipocondrio sinistro ove formata la flessura splenica si continua col colon discendente, col sigma e col retto, i quali hanno posizione e volume normali. La flessura che la prima porzione del grosso intestino forma col colon trasverso, e aperta verso sinistra ed in alto. In essa sono comprese 1' arteria e la vena mesenterica superiore avvolte dal mesenterio del tenue, nonche I'ultima parte del duodeno e I'ultima porzione dell' ileo. II duodeno presenta la branca orizzontale superiore e la di- scendente normali per posizione e sviluppo. La testa del pancreas contrae colla branca discendente i rapporti normali. L'ampolla di Vater nulla presenta di anomalo. La porzione discendente duodenale giunta a contatto della superficie superiore del colon trasverso, si volge verso destra facen- dosi ad esso superiore e parallela. Si porta cosi fine in corrispondenza della flessura cohca di destra dove si fa anteriore al colon trasverso - 197 - e dopo averlo incrociato obliquamente da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso, si continua, senza limite netto, col digiuno. Fig. 2. Lucido della fig. 1. — a) rueseuterica supeiiore. — h) mesenterica inferiore. — c) atomaco. d) duodeno. — e) tenue. — /) ileo. — g) appendice. — h) cieco. — i) colon 1* porzioue. — k) co- lon trasverso. — I) colon discendente. — m) sigma colico. — n) retto. Per quel tratto in cui il duodeno e compreso neir angolatura del colon, trovasi con i suoi tre lati, posteriory laterale esterno ed anteriore, a contatto del colon medesirao, mentre addossati adesso medialmente decorrono i vasi niesenterici superior!. L'arteria mesenterica superiore originatasi, come di norma, dal- I'aorta, decorre dapprima posteriormente al duodeno e quindi passa tra il duodeno e il colon trasverso circa nel punto di mezzo del tratto nel quale questi due organi decorrono paralleli T uno vicino all'altro; si fa quindi anteriore al colon trasverso per poi sfioccarsi nei suoi rami mesenterici. (Ved. fig. 2, a). II mesenterio del tenue nella sua porzione iniziale si presenta ammassato e torto come una corda attorno alia mesenterica supe- riore e nel tratto in cui esso trovasi a decorrere al davanti del co- lon, contrae con la faccia anteriore di questo aderenze assai lasse. Si allarga quindi a vontaglio insorendosi al tenue come di norma e provvedendo la prima porzione del colon di una ampia lamina - 198 - mesenteriale la quale, per la speciale disposizione che ha questo organo nel caso presente, e disposta su di un piano trasversale, a ventaglio, diretta dal basso all'alto. Si accolla per un buon tratto al legamento epato-colico e si continua all' estremo del cieco col raeso appendice. Fig. 3. — Disegno scliematico della posizione del colon. Normale e il legamento epato-gastrico cosi pure il legamento epato-duodenale. II forame di Winslow e normalmente costituito come pure la borsa omen tale. Stante 1' accollamento del colon trasverso alia parete posteriore dell'addome, il mesocolon trasverso manca completamente. II grande omento originatosi in corrispondenza della grande curvatura gastrica non prende alcun rapporto col colon trasverso. L'arteria mesenterica inferiore passa al di dietro del colon tra- sverso un centimetre circa medialmente alia flessura splenica di questo. II mesenterio del colon discendente, del sigma e del retto e normale. L'oriflzio inferiore del retto e formato da una cicatrice circolare in cui sono ancora visibili dei solchi corrispondenti ai tratti stretti dai punti di una sutura chirurgica. Esse e assai ampio. Neirampolla rettale esistono feci normal!. Nella porzione inferiore del retto, a circa un centimetre al di - 199 - sopra del sao margine inferiore, havvi un piccolo fraraite che faco- raunicare la cavita rettale con la uretra membranosa.' Tale tramite permette 11 libero passaggio di uno specillo metallico di circa due millimetri di diametro. La vescica e perfettamente normale. Olfcre alia malformazione congenita della regione anale e del retto per la quale dovetti intervenire chirurgicamente d'urgenza, esisteva in questo caso anche una anorinale disposizione dell'intestiuo la quale e sommamente interessante. Mentre la imperforazione ano rettale associata a flstola retto uretrale e abbastanza frequente ed e dovuta ad un disturbo dello sviluppo orrnai completamente noto sia dal lato deU'anatomia pato- logica che della patogenesi, la posizione abnorme dell'intestino invecc riscontrata in questo caso, e estremamente rara e degna di studio. Da quanto ho piu sopra esposto risulta evidentemente trattarsi di una di quelle anoraalie di posizione del tubo intestinale note sotto il nome di retroposizioni del colon. II Toldt ne ha illustrate parecchi casi rinvenuti tutti in in- dividui che presentavano inversione totale dei visceri. A visceri (fegato e atomaco) normalmente situati, la retroposi- zione del colon rappresenta una anoraaha di posizione dell'intestino estremamente rara ; tanto rara che nella letteratura due soli casi ne sono riportati, uno del Tan die r ed uno del Bastianelli, i quali, pur nondimeno, differiscono notevolraente dal caso presente. Nel mio caso infatti il colon trasverso era posteriore al pac- chetto del tenue, mentre la prima porzione del colon, quantunque anormalmente disposta poiche diretta dall'alto al basso e da sinistra verso destra, trovavasi anteriore ad esse, situata cioe al davanti del duodeno e dell'ileo, del mesenterio del tenue e deU'arteria me- senterica superiore organi tutti, che erano, come e noto, compresi nella angolatura che la prima porzione del colon faceva col colon trasverso in corrispondenza dell' ipocondrio destro. II colon discen- dente ed il sigma erano normalmente disposti. Nel caso del Tandler invece tutto il grosso intestine era si- tuate posteriormente al pacchetto del tenue, addossato alia parete addominale posteriore a sinistra della linea mediana. Trattavasi quindi di una retroposizione totale del colon in sinistro-posizione. Nel caso del Bastianelli il colon trasverso soltanto si trovava in retroposizione, mentre il colon ascendente ed il cieco, da un lato - 200 - ed il colon discendente ed il sigma dall'altro, avevano posizione iior- male. Entrambi questi autori hanno ritenuto che le anomale posizioni del colon da loro riscontrate, fossero dovute ad una mancata tor- sione dell'ansa ombellicale. In questi casi adunque si tratterebbe di anomalie legate ed alia persistenza nello sviluppo della posizione che alia fine della 4"^ set- timana presenta, neU'erabrione, il tubo intestinale ed al suo succes- sivo e graduale accrescimento. Infatti in questo periodo lo intestino deU'embrione e disposto ad ansa (ansa ombelicale) la quale, disposta sul piano sagittale mediano deU'embrione, presenta la sua porzione discendente (future tenue) anteriore ed, in parte, superiore alia por- zione ascendente, di cui, buona parte, dara luogo, nello sviluppo, al colon ascendente e trasverso. Non avverandosi la torsione dell'ansa e mantenendosi quindi essa permanentemente in questa posizione, la branca sua discendente andando soggetta ad un rapido accresci- mento si sviluppera anteriormente alia inferiore, ricacciando nello stesso tempo questa (future colon) centre la parete addominale po- steriore. II meccanismo patogenetico ammesso dal Tandler e dal Ba- stianelli se, per la disposizione del visceri da essi riscontrata nei casi sopra accennati, rende pertettamente conto della anomalia di posizione dell' intestino, non puo essere, a mio credere, applicabile al case a me occorso, nel quale certamente deve essere intervenuta una causa piii complessa. Per giungere a spiegare con inaggior facilita il meccanismo in- tervenuto nel case presente a determinare la posizione anomala del tubo intestinale, giova riassumere brevemente il mode con cui hanno luogo le prime dislocazioni dell' intestino deh' embrione, rife- rendoci ai primi periodi dello sviluppo, e piii precisamente alia fine della quarta settimana, a quel periodo cioe in cui I'ansa ombeli- cale, gia completamente costituita, inizia la sua normale torsione attorno aU'asse che le e costituito dall'arteria mesenterica supe- riore. Le due branche dell'ansa, la superiore o discendente e la inferiore od ascendente, sono situate entrambe sopra un unico piano antero- posteriore mediano e mentre dalla branca discendente e da un tratto della porzione inferiore della branca ascendente si originera il tenue, dalla meta o dai due terzi superiori (su questo pero non v' e accordo fra gli autori) della branca inferiore si originera il cieco, il colon ascendente ed il trasverso. - 201 - La torsione si inizia con un abbassamento e dislocazione verso destra della branca superiore ed un innalzamento e dislocazione verso sinistra della branca inferiore, per cui si giunge gradualmeiite ad un periodo in cui le due branche si trovano di nuovo entrambe su di un medesirao piano, ma questo normale all'asse del corpo. Per tal fatto la branca discendente e divenuta destra e la ascen- dente sinistra (rotazione di 90°). Proseguendo il movimento di torsione nello stesso sense, vale a dire da sinistra verso destra, da 90** a 180", avviene che la branca sinistra (gia inferiore) si porta superiormente alia destra (gia supe- riore). In questo momento la branca inferiore della primitiva ansa ombelicale e che dara origine, come e note, al colon trasverso al colon ascendente ed al cieco, si e fatta oltre che superiore, anche ante- riore alia branca primitiva discendente (future tenue). Per tal mode la branca ascendente ha descritto flnp ad ora col suo estremo inferiore attorno all'ombelico una emicirconferenza, da sinistra verso destra. A torsione intestinale completa (che come e note e di 270"), tale branca si dislochera ancora verso destra, passando anterior- mente alia primitiva branca discendente ed assumendo quindi quel- la disposizione che normalmente presentano il colon trasverso ed ascendente ed il cieco che da essa si sviluppano. Premesse queste notizie riassuntive sul meccanismo con cui si svolge la normale torsione dell'ansa ombelicale e facile intuire come la anomala disposizione dell' intestine da me riscontrata, debba, con grande probahilita, mettersi in rapporto con una inversione del mec- canismo normale accennato. Se immaginiamo infatti che I'ansa ombelicale si torca in sense contrario alia norma, vale a dire da destra verso sinistra nel sense cioe delle lancette degli orologi, i diversi tempi della torsione ver- ranno ad essere i seguenti : dapprima la branca inferiore od ascen- dente dell'ansa si portera verso destra ed in alto, mentre quella superiore verso sinistra ed in basso e giunta la rotazione al 90" grade le due branche si troveranno anche ora su di uno stesso piano normale all'asse del corpo, ma la inferiore sara a destra, la superiore a sinistra della linea mediana longitudinale. Proseguendo la torsione in questo sense, la branca superiore (tenue) incrociera la inferiore (colon) passandole anterior men tc (tor- sione 180'^). In questo momento adunque la branca ascendente (fu- ture colon) si e gia resa postcriore al tenue (branca discendente) e si e quindi gia determinata la retroposizione del grosso intestino. - 202 - Continuando la torsione dell'ansa a procedere nello stesso senso dal ISQo al 270° (momento in cui essa flnisce) ne derivera in con- seguenza che la ansa ascendente (future colon) verra a ruotare attorno alia mesenterica superiore dislocandosi verso sinistra, e nello stesso tempo facendosi anteriore alia branca discendente. Un tale meccanismo e intervenuto adunque, a parer mio, a pro- durre la anoraala disposizione dell'intestino, la quale, con esso, viene ad essere assai facilmente spiegata. Ma se il meccanismo patogenetico e evidente non ne sono altret- tanto evidenti la causa o le cause determinanti. Tale questione si collega intimamente con quella ancor controversa che si riferisce alle cause determinanti la torsione normale. Secondo Topinione di colore che maggiormente si sono occu- pati di questo argomento (Hartmann, Toldt, Perignon) tranne piccolo divergenze di vedute in qualche particolare di secondaria importanza, la torsione dell'ansa ombelicale avviene passivamente. Essa sarebbe dovuta da un lato alio accrescimento in lunghezza dell'ansa ombelicale e specialmente della sua branca discendente e dall'altro, all'accrescimento pure in lunghezza dell' intestino termi- nale. La futura flessura splenica che aha fine della quarta setti- mana e rappresentata dall'angolo che la branca ascendente dali'ansa ombelicale forma coll'intestino terminale, provvista di un mesente- ric discretamente lungo, e dotata di una certa mobilita e quindi, dall'accrescimento in lunghezza deU' intestino terminale, viene man mano spinta in alto verso I'ipocondrio sinistro. La branca ascendente dell'ansa viene di necessita a risentire gli effetti di questo spostamento graduale della flessura splenica e passivamente seguendola nel sue cammino si porta in alto e late- ralmente verso sinistra. In questo mentre la branca discendente il di cui accrescimento e precoce come queUo dello intestino termi- nale, e nello stesso tempo anche rapido, per il suo peso cresciuto cade in basso; ed essendosi la branca inferiore spostata, seguendo la migrazione della flessura splenica, verso sinisti'a ed in alto, trova, per cosi dire, innanzi a se la via Ubera e passa quindi posterior- mente alia branca ascendente (future colon). In questo mode il co- lon si fa anteriore alpacchetto del tenue. Cosi intese le cause determinanti la normale torsione, ne viene di conseguenza che questa e necessariamente legata con una c^erta armonia dello svfluppo dei diversi segmenti deU' intestino embrio- nale e dei suei meson e soprattutto col precoce e contemporaneo ac- - 203 - crescimento in hmghezza della branca discendente dell'ansa omhelicale e delVintestino terminale. Cio posto, se amraettiamo che nel nostro caso lo sviluppo delle diverse porzioni del tubo intestinale non si sia svolto in quel- I'ordine cronologico e con qneirarmonia che sono necessarie a de- terminare la torsione noi-male, sara facile fondatamente dedurre una delle cause che con maggiore attendibilita puo avere agito a deter- minare la rotazione dell'ansa in senso inverso. La mia non e che una ipotesi che logicamente deduco dai fatti sopra esposti. lo credo possa ammettersi che la torsione inversa subita dall'ansa ombehcale in questo caso, sia presumibilmente dovuta ad un ritardo nello accrescimento dello intestine termi- nale rispetto alio accrescimento in lunghezza della branca discen- dente. Per questo fatto la branca discendente dell'ansa al memento in cui, cresciuta notevolmente in lunghezza e quindi in peso, e ca- duta, suo pondere, in basso, ha incontrato sul suo cammino la branca ascendente che per il ritardato accrescimento in lunghezza dello intestine terminale, non si era ancora spostata verso sinistra ed in alto. La branca discendente allora (tenue) e passata al davanti di quella ascendente (colon) spingendo questa di contro la parete posteriore dello addome. (Rotazione dell'ansa da destra verso sini- stra di 180°). II movimento di rotazione e proceduto oltre fino a comple- tarsi (270'') ed allora e facilmente concepibile come una parte della branca ascendente abbia potuto ruotare attorno alia mesenteria superiore, disponendosi nella posizione, nota al lettore, nella quale il colon ascendente ed il cieco sono stati rinvenuti nel presente caso. Le nozioni embriologiche in queste occasioni posscmo farci giungere a spiegare il meccanismo con cui tali anomalie di posizio- ne possono aver luogo, ma urtiamo pero di contro a difficolta insor- montabili qualora se ne voglia interpretare la patogenesi, special- mente poi, quando, come nel caso presente, nessuna anomalia esiste a carico dei vasi dell'intestino. Questo caso di torsione inversa dell'ansa ombehcale avvenuta essendo il fegato e lo stomaco normalmente situati e sviluppati, contraddice in modo evidente alia opinione di colore (^fi'a i quali e anche Toldt) che ritengono lo sviluppo del fegato a destra una dolle cause determinanti la torsione deU'ansa ombehcale nel senso normale, e cio per ragioni di spazio. - 204 - Hanno importanza anche i reperti relativi alia posizione ed alia forma del duodeno. II duodeno, secondo la maggioranza degli autori, non fa parte della grande ansa ombelicale ma pero risente del movimento di torsione (leH'ansa ; e cio e dimostrato dal caso a me occorso, nel quale 11 duodeno ha risentito gli effetti della in- versione della torsione dell'ansa. La flessura duodeno digiunale, nel caso presente, non esisteva. E logico percio pensare che questa si formi per effetto della torsione della grande ansa, come vuole il Perignon, il Toldt ecc, e non per azione del muscolo di Treitz come il Farabeuf ed altri ritengono. Esiste in questo caso un fatto assai frequente a riscontrarsi quale e quello della associazione di diverse malformazioni in uno stesso individuo, fatto sopra il quale mi sono soffermato anche in altro mio lavoro (0, e che dimostra nella patogenesi delle malfor- mazioni congenite una complessita che colle conoscenze embrioge- netiche attuali e difficilmente spiegabile. Nella presente osservazione pero non credo fuor di luogo accen- nare come le due malformazioni riscontrate, sebbene apparentemente distinte, possano avere avuto un qualche rapporto relativamente alia causa che le ha determinate, in quanto che entrambe sono verosimilmente legate ad una anomaha dello sviluppo della porzione terminale dello intestine. 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Uuiversit;^ di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatotnico, Fireme. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, Luglio 1909. N. •?. SOMMARIO: BiBLiOGRAFiA. — Pag. 205-213. GoMUNiCAZioNi oRiGiNALi: Giuffrida-Ruggeri V., Fossili umani scim- miesclii. (Con 2 figure). — Livini F., Istogenesi del tessuto coimettivo. Seconds comunicazione preliminare. — Baldasseroni "V., Typhlodri- lus ducalis d. g. n. sp. di Tilioscolecide raccolto dalla Regia Nave « Liguria » (Gampagna 1903-1905). Nota preliminafe. — Pag. 214-228. SuNTi E Riviste: van Rynberck G., Saggio di anatomia segmentalo. La metaraeria somatica, nervosa, cutanea e muscolare dei vertebrati. — Pag. 229-232. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. XII. Vertebrati. II. P A R T E A N A T 0 M I G A. 3. Apparecchio tegumentale. Bizzozzero Knzo. — Sul coraportaraento della cheratoialina e dell'eleidina nel- rinfiaminazione, neirodema e nella rigcnerazione fconiglio]. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 71, N. 7-8, jjp. 226-229. Torino, 1908. - 206 - Ferroni E. — Le attuali questioni suUa socrezione maramana : lezione. — An- nali Ostelricia e Ginecol., An. 31, Vol. I, N. 4, pp. 327-344. Milano, 1909. Mannini Gesare. — Sopra un caso molto raro di mammella soprannumeraria neH'uomo. Con 1 flg. — Arcfi. di Psich. Neurop. Antrop. criminale e Med. legale, Yol. 28, {Vol. 4 di Set: 3), Fasc. 4-5, pp. 491-497. Torino, 1907. Moscati F.rraanno. Sulla presenza, siilla costituzione e sulla probabile fun. zioue delle ghiandole a gomitolo annesse alia pelle del cane. Con tav. XXXI. — Arch. ital. Anatomia ed Embynologia, An. 7, Fasc. 3, pp. 517-532. Firenze, 1908. 4. Apparegchio sgheletrico. Anzoletti Augusto. — Signiticato raorfologico del punti di ossiflcazione secon- dari. — Atti Soc. Milanese Medicina e Biologia, Vol. 3, Fasc. 1, iip. 102- 103. Milano, 1908. Barpi Ugo. — Un caso di costola cervicale in un asino. — II nuovo Ercolani, Arch, di Veler. e Zootec, Anno 14, N. 6, pp. 81-83. Pisa, 1909. Bovero Alfonso. — Di alcune modalita poco note del « processus supracondy- loideus humeri internus ». — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 71, N. 6, pp. 132-149. Torino, 1908. Bruni Angelo Cesare. — Intorno ai derivati sctieletrici estracranici del secondo arco branchiale neiruomo. — Vedi M. Z., XIX, 11, 268. Frassetto P'abio. — Sull'origine e sull'evoluzione delle forme del cranio umano (forme eurasiche). Con tig. — AUi d. Soc. Romana di Antropologia, Vol. 14, Fasc. 2, pp. 163-196. Roma, 1908. Levi Ettore. — F'ersistenza del canale cranio-faringeo in due crani acromegalici : signiticato ed importanza di questo nuovo reperto per la patogenesi del- I'acromegalia. — Rendic. Accad. Med.-fis. fiorentina, adunanza d. 24 marzo 1909, in : Sperimentale (Arch. 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Apparegchio musgolare. Lunghetti Bernardino. — Contribute alia conoscenza della conformazione e dello sviluppo delle sinoviali tendinee e muscolari del piede. — Vedi M. Z., XIX, 3-4, 59. Marcucci Ermete. — Della inserzione mediate del muscolo gran pettorale m alcuni Saurii. — Archivio Zool., Vol. 3, Fasc. 4, x>p. 445-451, con 1 tav. Napoli, 1908. - 207 - Rufflni Angelo. — Sul muscolo iiiterdigastrico di Biamuii e suU" aponeiirosi so- pi-ajoidea ed interraediojoidca. Rarissimo easo di mancanza bilatcrale del ventre anteriore del m. digastrico della raandibola. Con tav. XXXVII- XXXIX. — Ai'ch. ital. Anal, ed EmbrioL, An. 7, Fasc. 4, pp. 578-601. Fi- renze, 1908. Varaldi Luigi. — Sulla morfologia dei muscoli della coda del cavallo. — La Clin. Vele?: Sez. ScienL, Anno r>2, N. 1, pp. 3 J- 18. Milano, 1909. Varaldi Luigi. — Su alcune parlicolarita del muscolo io-glosso e di allri mu- scoli estrinseci della lingua del cavallo. — La Clin. Yeter. Sez. scienl.. An. 31, ^\. 1-5, pp. 186-203. Milano, 1908. Varaldi Luigi. — 11 muscolo pronalore rotondo. Con lig. — La Clinica Veter. Sez. jJratica, An. 31, X. 34, pp. 548-551 e X. 35,p2». 561-564. Milano, 1908. 6. ApPARECGHIO INTESTINALE COX LE ANNESSE GHIANOOLE Arcangeli Alceste. — Per una migliore conoscenza della strutliu-a e della di- stribuzione delle glandole nello stomaco di Lacerta muralis. — Atli d. Sue. loscana di Sc. Nat, Vol. 24, pp. 205-217. Pisa, 1908. Comolli Antonio. — Contributo alia conoscenza dell'istogenesi del labbro nell'uo- rao. Con tav. XL-XLI. — Arch. ital. di Anal, ed EmbrioL, An. 7, Fasc. 4, pp. 602-614. Firenze, 1908. Frugoni G. e -Stradiotti G. — Intorno alia funzione delle isole del Langcrhans [maramiferi]. — Spervnentale (A)-ch. Biologia norm, e potol). An. 63, Fasc. 1, 2)p. 66-78. Firenze, 1909. Giannelli Luigi. — Contributo alio studio dello sviluppo del pancreas negli uc- celli. Con tav. XXXII-XXXVI e 3 tigg. nel testo. ~ Arch. Hal. Anal, ed Embriol, An. 7, Fasc, 4, pp. 533-577. Firenze, 1908. 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In una precedente rassegna (') diedi notizia — e anche le fi- gure — di due avanzi fossili, un atlante e un femore, rinvenuti a Monte Hermoso nell'Argentina, riassumendo la bella monografia die Florentine Ameghino ha scritto in proposito. Accennai pure a uno studio del Lehmann-Nitsche, in cui 1' antropologo tedesco, oc- cupandosi soltanto dell'atlante, confronta il fossile con diversi atlanti di indigeni sud-americani attuali : cio che riesce molto utile essendovi delle sensibili differenze morfologiche fra gli atlanti degli americani e quelli degli europei, come fa notare lo stesso autore. La distanza fra I'atlante fossile e quelle contemporaneo (america- no) ne risulta — come si vede anche dalle figure — cosi diminuita che, se devo esprimere la mia opinione — cio che non teci nella precedente rassegna — mi pare tutt'altro che iniprobabile di tro- varne uno identico al fossile ; penso anzi che forse si sarebbe tro- vato, se invece lU 16 atlanti contemporanei si fosse avuta a dispo- sizione una serie piu ricca. Quest'avvicinamento morfologico si risolve d'altra parte in un certo allontanamento rispetto alFaltro pezzo osseo, cioe il femore, che, per quanto rassomigliante, certa- raente non si puo confondere, anche astraendo dalla piccolezza, con quelle dell'uomo. La conclusione non puo non tener conto di questa disparita, che giustifica un ragionevole scetticismo, nel sense cioe (') V. Giuffrid a-Ruggeri. Un nuovo precuraore deH'uomo. II « Tetraprothomo argentinut » in Rivista d'ltalia anno XII. fasc. I. - 215 - che i due pezzi ossei non abbiano nulla di coinuno fra di loro, o, in altre parole, non appartengano al medesimo essere. A questa possibilita abbianio pure accennato dicendo con le parole stesse doir Ameghino che allora bisognerebbe far capo a due precursor! anziche a uno solo. Ma cio forse non e necessario. Se I'atlante di Monte Hermoso appartiene al pliocene, come crede il Lehmann-Nitsche, e non al miocene (come crede 1' A- meghino), la ditficolta che possa trattarsi veramente di un uomo, poniamo anche di piccola statura (come diversi fossili uinani sono stati trovati nel Sud-America), scompare completamente, e i pochi caratteri grossolani C) che la vertebra presenta si spiegano facil- mente, come ben adatti ad un uomo terziario, Homo neogaeus {L.N.), mentre sono forse insufflcienti per un precursore. E allora il femore, se e contemporaneo ali'atlante, non puo neanche esse appartenere a un precursore, ma a un ramo collate- rale, essendo evidente che il precursore dovrebbe essere piu antico deWHoino neogaeus. L' opinione piii equanirae mi sembra quella del prof. Boule, cioe che si tratti di un documento oltremodo interessante, ma non risolutivo. Ricordiamoci che il femore del Pithecanthropus erectus (Dubois) e stato dal V ire how attribuito all' uomo, e da altri anatomici a un grosso gibbone! Checche sia di cio, chiudiamo questa discussione per passare alia rassegna di altri fossili meno controversi e meglio documen- tati, scoperti non e guari nella nostra vecchia Europa, e illustrati in questi ultimi mesi. « * * Prima ad essere conosciuta e stata la scoperta del dottore Schoetensack. Si tratta di una mandibola trovata il 21 ottobre del 1907 a 24 m. di profondita, verso la base del quaternario (-), a Mauer presso Heidelberg. Essa fu portata alio Schoetensack, ben noto studioso di antropologia, il quale ne ha fatto argomento di una splendida monografia (^). La conclusione di questo studio (•) Cfr. K. Lc lull aim -Nitscho. Xouvelles recherches sur la formation pampeenne e.t Ihuinmc fossile de la Republiq'ue Argentine. Hueuos Aires, 1907. p. 389 (2) In una n-censioue, pubblicata in L' A7Uhropologie 1909 fasc. 1, p. Si, Laloy scrive : « 1' a-jo pliocene du fossile est incontestable », perclitN alcnne specie fossili, p.aiticolarniente il h'liiiwccros etrvacuH, sono nettainente plioceniche ; invece 11 Kntot. fonilandosi piineipaluieiite snlla strati^ialia, sta per il (luateriiarii) inferioie. Cfr. A. Rutot Note sur I'ajie do la niaclioire de Mauer. in Bull, dc la :!>oc. beige de. Geulogkr de I'aliontolugie et d'Ifi/drulugie. Turn. XXJJ {I'.IUtl) ilemoircn p. 129. (') O. Selioeteusack. — Der Unterkiefer des Uomo lloidelbergonsis. — Leipzig, i908. - 216 - accuratissimo e che se la mandibola non fosse munita dei denti — i quali sono nettamente umani - sarebbe impossibile diagnosti- carla come appartenente a un uomo, piuttostoche a un antropoide, tanto e diversa dalle attuali per I'assenza del mento, che e sosti- tuito da una superficie obliqua in dietro, e per le proporzioni be- stial!. Essendo il response cosi motivate, si puo discutere se non sia da dare maggior valore a tutti i rimanenti caratteri scimmieschi, anziche all'unico carattere umano rappresentato dalla dentatura. Se si vuol stare per la somma maggiore dei caratteri, cosi a occtiio e croce, bisogna considerare questa meravigliosa mandibola (Fig. 1) — Fig. 1. — Maudibola (firca Y- S^'- uat.) del Homo lieklelbergensis (Scbubteusack). che adesso e depositata nel Museo di geologia e paleontologia del- I'universita di Heidelberg — come appartenente a un antropoide tossile, e il Bonarelli ha manifestato- altimamente questa opinio- ne C), e ha chiamato Palaeanthropus heidelbergensis (Schoet.) quelle stesso essere che lo scopritore ha chiamato IIo7no heidelbergensis. Se si considera peraltro che il mento sfuggente non e esclusivo (') G. Bonarelli. — Palaeanthropus liuidolbergeusis (Sclioct.) in Jiiv, ital. di Faleontologxa , fasc. 1, IVO'J. - 217 - degli antropoidi — dal momento che e presentato anche dalle man- dibole dell'uomo quaternario di Spy e di Krapina, e cosi pure dal- Vllomo monster iensis, teste scoperto, e del quale diremo piu avanti — la lista dei caratteri scimmieschi della maiidibola di Mauer puo venire ridotta. Qualche altro carattere si puo trovare anche nel- Tuomo attuale : ad es. la foi-ma ad U dell'arcata dentaria inferiore si puo riscontrare in Australiani, come rilevasi da una memoria del Gaudry ('); ma e veramente ad U ? A me non pare (-). L'an- golo mandibolare ortogonoide si puo vedere nella mandibola di Daiacco figurata dallo stesso Schoetensack (tav. XII, fig. 45). Una ricostruzione ideale del cranio, in mode che essa si avvicini pill alia forma umana o piii alia sciminiesca, si puo sempre fare secondo le preferenze individuali ; ma non e da aspettarsi che tale giudizio sia considerate senza appello : quindi, anziche rimproverare lo Schoetensack che non abbia fatto questo - come accennasi dal Bona re Hi -, e piuttosto da lodaiio. In conclusione occorre attendere altri avanzi, i quali potranno dar ragione al geologo pe- rugino, sebbene teoricamente non sia probabile. Difatti, a guardar bene, non siamo veramente in presenza di qualche cosa d'intermedio fra I'uomo e I'antropoide ; se fosse cosi il prof. Cap it an non avrebbe scritto ultimamente : " il y a quel- que chose de paradoxal entre ces dents et la branche horizon tale de la machoire extreraement puissant et epaisse sur laquelle elles s'inserent „ C). Dal modello in gesso, che lo Schoetensack mi ha gentilmente inviato, ho avuto anch' io la medesmia impres- sione. Ammettendo col Bonarelli che si tratti di un antropoide precursore dell'uomo, si dovrebbe avere un anello di passaggio, e la sconcordanza cosi stridente — cioe i caratteri nettamente umani e gli altri assolutamente bestiali — non si spiega affatto, mentre invece I'antropologo di Heidelberg trova in cio una conferma della teoria del prof. Klaatsch, per la quale i cosidetti caratteri umani sono in realta molto primitivi. Secondo lo Schoetensack si ha in questa mandibola la permanenza di fatti morfologici (la dentatura) pre antiopoidei — non essendo raai I'uomo passato per lo stadio di (') A. Guiuiry. — Contribution k I'liistoiie dcs lioninies foasiles in L'Antliropolorcs.iuo droite coiupronant Jos incisives et les canines ». f) lievw de lEcole d'Anthrop. de I'arU. Mars 1009, p. 108. Vi 0 iiu breve roaoconto della scoperta. — 218 — antropoide C) — insieme a caratteri pre-neandertaloidi : cio che e molto naturale, essendo questo fossile piu antico degli avanzi Neanderthal-Spy. Ancora un passo piu indietro, dice lo Schoeten- sack, e siamo airantenato comune di tutti i primati. Con questo fossile che presenta somighanze col cinocefalo nel processo coro- noide e nella debole incisura semilunare, col micete neha presenza di un' incisura subcoronoidea, coi lemuri fossih nella larghezza del ramo mandibolare, saremmo, secondo il concetto dello Schoeten- sack, gia vicinissimi al punto di distacco della branca umana. E il Capitan traduce in francese lo stesso concetto, dicendo che " r homo Heidelbergensis etaib bien en effet un homme tres voi- sin du point a partir duquel ont diverge les hominiens d' une part et les anthropo'ides de I'autre „. Non mi nascondo peraltro che il " tres voisin „ potrebbe appa- rire un' esagerazione, a chi pensa che il Dryopithecus Fontani e ascritto al raiocene, e che la divergenza delle due branche dev' essere natu- ralmente anteriore, come gia pensava il Darwin. Da cio ognuno vede altresi quanto sia a fortiori lontanissimo I'antenaio comune di tutti i prim.ati : non un passo, ma molti passi indietro occorrono per poterci avvicinare ad esso, se i lemuri esistono sin daU'eocene inf(3riore. Tuttavia anche un passo non e disprezzabile, se esso ci fa toccar con mano che I'uomo non e mai stato un antropoide (^) : e in questa conferma della teoria — i sostenitori della quale sono esultanti, a ragione — che consiste tutta I'importanza della man- dibola di Mauer. Lo Schoetensack afferma inoltre, che anche una (eventuale) mandibola piii antica — beninteso della stessa linea filetica — non puo essere molto differente da questa, che gia ci conduce a quel conflni in cui occorre una testimonianza speciale (quar e in questo caso la dentatura) per identificare la sua appar- tenenza all'uomo. Quest' affermazione serabra un' anticipata risposta a colore che trovassero — come si e da noi sopra obiettato — che (') Cfr. per cid V. Giuf fritla-Euggeri. — Qualche coutestazione intorno alia piu vicina filo- genesi umana. — Monit. Zool. Ital., Yol. XIII, n. 10, 1902. Identica opinioue, a pioposito di questa mandibola, ha manifestato il prof. Sauer al congresso dogli autropologi wurtemberghesi (12 die. 1908). Riconosciuto cbe « abgesehen von den Ziibnen ist der typus ganz affenartig » egli continua : « Wir liaben bier eine Grundform der Primatenreibe des menscblicben Stammes, einen Homo, nicht eiuen AlTen zu erkounen. Er bat nocb ganz primitive Merkmale, ist tatsacblicb ein Uimenscb. Mit dem Affen bat er nicbt zu tun, sondern umgfkebrt der Afte zweigt ab von dieser geradliuig zuriicbgebeuden Menscbenreibe >>. In Korresp.-Blatt der deiitsch . Oesells. f. Anthrop. Ethnol. u. Urgesch. XL Jabrg. N. 12, p. 30. (') CAf> risulta aucbe daU'analisi miuuta fatta coi raggi Kiiiitgeu : si e potuto vcdere la grande am- piezza del cavum pulpae dei molari, la (jualc uou ba altra analogia cbe nello stadio infantile deU'uo- B)o attuale, ed esclude ogni stadio anteriore antropoideo, - 219 - il passo iniietro non e abbastanza lungo, non varcando neanche, come pare, il quaternario; ma in essa e implicita una certa ipoteca sulle possibili scoperte negli strati terziari : piia che una risposta e una profezia, sulla quale non si puo fare molto assegnamento. II raese di agosto 1908 e stato singolarmente fortunate per I'antropologia preistorica, poiche il 3 di quel mese veniva sooperto in Francia un intero scbeletro umano in una grotta presso La Cha- pelle-aux-Saint (Correze) insieme a un materialo di industria litica che datava esattamente lo scheletro, assegnandolo aU'epoca mouste- riana (*); e il 12 del medesimo mese Tarcheologo 0. Ha user di Ba- silea, che aveva preso diraora nella Dordogna per fare scavi nelle grandi stazioni paleolitiche della Vezere, metteva alio scoperto un altro scheletro umano, pure della medesima epoca, proprio nella celebre stazione Le Moustier, che da il nome a tale epoca : questo scheletro stava sepolto nel riparo inferiore della grotta. Sapendosi per esperienza quanto sia facile emettere dubbi postumi da coloro che se ne stanno tranquillamente nei lore gabinetti e nei lore mu- sei — I'atteggiamento del dubbio e della negazione si puo sempre giustificare, onde Cuvier diceva prudentemente : " il n'existe pas d'homme fossile „! — 1' Ha user prese tutte le precauzioni oppor- tune. Difatti lo scheletro era stato da lui intravisto sin dalla prima- vera del 1908, ma egli — che pure s' era premunito con un verbale firmato il 10 aprile da diverse autorita francesi — pazientemente aspetto la fine del congresso degli antropologi tedeschi che si teneva a Francoforte nell'agosto di quell'anno, e libero dal terrene il sue Homo 77iousteriensis, come e stato denominate, alia presenza di un gruppo di scienziati tedeschi venuti a testimoniare suU'au- tenticita. I preziosi avanzi sono stati portati a Breslavia, e ivi diligentemente studiati dal prof. Klaatsch, che ha gia pubblicato diverse notizie preliminari (-). Deniker dice che si trattava di centinaia di frammenti, e (*) GH scopritori riiuisero lo scheletro al prof. Boule, che nltimamente ne ha illustrate 11 cranio, in L' Anthropologic, 1908, fasc. 5-6. E notevolissimo per niolti caratteri di iuferioritil : lo arcate so- praorbitaric sarcbbero piii sviluppato cho nella famosa calotta di Neanderthal. E anche luolto appiat- tito, o non vediamo che cosa d' altro si possa desiderarc per ascriverlo al tipo di Keandor : non comprendiamo quindi 1' opinione coutraiia del prof. Sergi (L' uonio paloolitico in JUvusta d' Italia anno XII, fasc. IV). (2) Cfr. spocialmonto : H. Klaatsch u. O. Hauscr. /7omo mouiteriensis llameri in Archiv f. Anthropologie (N. F.), VU, 4, p. 287 e segg. - 220 - che il prof. Klaatsch ha avato molto da fare per conservare gli avanzi ossei che si riducevano in polvere e ricostituire il cranio. Certo e che, stando alia ricostituzlone venuta fuori dalle sapienti mani dell'antropologo di Breslavia, VHomo mousteriensis Hauseri non e certamente V Homo sapiens di Linneo, e la specie umana in un periodo geoiogico anteriore, specie che noi dobbiamo ammettere con caratteri somatici inferiori (^), conforme la teoria dell' unicita del philum, e della successione cronologica dei tipi mano mano piii evoluti. Anche questa teoria si trova confermata dalla realta, poiche noi siamo davanti a un tipo umano indiflferenziato, anteriore ai diversi rami divergenti della specie recente. Difatti non si puo dire a quale tipo umano attuale esso rassomigli: vi e del negroide (pro- gnatismo, apertura nasale sottostante alle orbite), come vi h del mongoloide (zigomi sporgenti, grande sviluppo dei mascellari in altezza e cosi delle orbite, assenza delle fosse canine), forse piia del mongoloide che del negroide, stando alia norma facciale, in cui spiccano stranamente le grandi orbite rotonde e distanti fra lore, fatto — quest'ultimo — molto significative contro I'origine antro- poidea, essendo la distanza interorbitaria brevissima negli antropoidi. Cio non toglie che, considerati tutti gli aspetti, non vi sia innega- bihnente anche dello scimmiesco : specialmente i giovani esemplari di Troglodytes niger di sesso femrainile hanno un'aria che si direbbe di parentela. II mento sfuggentissimo ; le arcate zigomatiche molto distanti dal cranio, cosi da lasciare il passaggio a muscoli crotafiti potenti ; la fronte stretta, bassa, declive, tesa inferiormente come un arco continue al disopra della faccia, danno un insieme animalesco, tanto pill notevole che si tratta di un adolescente dell'eta di circa 16 anni, e che tale aspetto doveva peggiorare con T acquisto dei caratteri di robustezza propri alia violenta energia dell' adulto. D* altra parte 1' areata dentaria superiore mostra una curva che da alia volta palatina una forma schiettamente umana; le fosse glenoidi non sono appianate come negh antropoidi ; la grande ala dello sfenoide e bene sviluppata, mentre la squama del temporale per la piccolezza e per la forma e pitecoide. (•) Noi non ci discostiaiuo diille idee del prof. Boule — e non sapremmo veramente trovare una. persona piii competente di un paleontologo cosi stiraato e insieme antropologo — il quale dice del- r uomo paleolitico « un Homme qui, malgr6 quelques traits d'inferiorit6, ne saurait etre con8ider6 comme une espece diiferente de 1' Homme actuel >>. M. Boule Conferences de paleontologie. — Paris 1905 p. i57. — Quanto alV Homo Heidelbergensis, che 6 anteriore al paleolitico, ancli' esso avr^ avuto caratteri somatici ancora piii bassi del movsteriensis, essendoue tuttavia, crediamo, 1' antenato dii'etto : cosi il philum si svolge progressivamente. - 221 - Anche il prof. Sergi e rimasto molto impressionato special- mente dello sviluppo enorme in altezza del mascellare, e la faccia gli sembra " piu scimmiesca di qualsiasi altra umana finora ve- duta „ ('), mentre il cranio potrebbe appartenere a un australiano. Quest' alleanza morfologica risulba dalle figure : queste pero, disgraziatamente, non affidano molto. Basti il dire che la flgura della faccia — a onor del vero non pubblicata dal Klaatsch, ma dair Ho ernes (') e riprodotta dal Sergi — mostra perflno, ben disegnati entro la cavita nasale, i cornetti inferiore e medio, come se il cranio uscisse allora allora da una macerazione accurata ! E cio quando il Klaatsch ha gia dichiarato: " leider kein Einblick in die ursprunghche Konfiguration der Nasenregion gewonnen werdeii konnte „ (^) ; e pubblicato la fotografia (^) delle condizioni origina- rie, veramente lagrimevoli. Fin dove e la verita, e dove comincia la fantasia del disegnatore, e cio che certamente sapremo in se- guito, dalla memoria esauriente che pubblichera il Klaatsch; per ora si puo dire soltanto che la parte orbitaria della faccia e la piu sicura C). L' altro scheletro mousteriano, scoperto, come abbiamo detto, quasi contemporaneamente, e rimasto in Francia — cio che ha mitigato il dispiacere nazionale, del quale si e fatto eco il Deniker — , non e meno interessante. Le figure e le parole del Boule sono molto eloquenti : " Le maxillaire superieur a une forme tout-a-fait remarquable. Au lieu de se creuser, au dessous des orbites, d' une fosse canine, com me chez toutes (?) les races humaines actuelles, il se projette en avant tout d' une venue, pour former dans le prolongement des os malaires, une sorte de (') Loe. cit. p. 547. (*) M. Hoenioa. — Natur-uud Urgoscliichto ties Menachen. — Wien u. Leipzig (in corao di atampa). (*) Archiv cit. p. 296. C) Ibidem, fig. 1 della Tav. XIH. (5) Ho acquistato il inodello in geaao che 6 meaao in vendita dal Dr. Krantz (Bonn), e sono ri- masto ancora meno perauaso ; baati U dire che i diametri del cranio sono i aegueuti : 1' a. p. 206 mm., lungh. X largh. X "^ il trasv. 159 (?), il vertic. 150. Ora queste tre miaure danno secoudo la formula .,27 ' una capacity, di 2164 cc. ! La sfuggonza della fronte pu6 portare una diminuiziono di qualche centi- naio di cc. ; resta aempre una capacit.l onoiiue per uu adoloacento. E ovidento che il modello <> molto piii grando del voro, o ci6 riaulta anche dal fatto che i condili dulla mandibola (easondo qucata invoce di dimensioni normali) reatano uiolto distauti dalle cavitii glenoid!, coaicdu^ rieaco impoasibile arti- colare la mandibola, meutro nella tigura della norma laterale pubblicata >. (2) Questo carattere si iiscontra anche in un framuiento di Krapina. — 223 — unico, non si era data grande importanza, meiitre adesso si e visto die presenta lo stesso tipo degli altri due: cio dimostra pure che la ricostituzione fatfca dal Klaatsch ha le sue basi, che speriamo conoscere in seguibo. Del cranio di Gibilterra il prof. Sollas, clie 1' lia ultimamente studiato in mode esauriente, dice che, quanto alia scatola cranica, questa presenta rassomiglianze con certi crani appiattiti, Austra- liani, quanto alia faccia non trova nulla di Australiano, ma " an assemblage of characters altogether Strang and peculiar „. In fondo e anche questo un tipo indifferenziato : " a feature which recalls in particular any of the existing races of mankind ; it is human, but of a singular and unfamilial aspect „ ('). Diamo la bella figura (fig. 2) pubblicata dal Sollas e riprodotta anche dairHoernes: alia strettezza frontale fa contrasto significative la grande ampiezza deir apertura piriforme, per cui si ha un indice nasale nientemeno di 95,65. Sono dunque tre individui — dei quali uno e a Londra, nel '' R. College of Surgeons „, I'altro a Breslau e il terzo a Parigi (quest' ul- timo fu presentato il 14 dicembre scorso all'Accademia delle scienze) — il cui aspetto facciale doveva essere veramente ributtante, mostruoso, dal punto di vista dell'estetica umana. Tuttavia dobbia- mo ripetere le parole del Kollmann (anteriori pero a (.peste scoper- te): toir selbst stammeii von iJmen ah! Dopo che i caratteri distintivi ammessi dallo Schwalbe per il gruppo Neanderthal-Spy non sono risultati in realta sufficienti a separare zoologicamente quel gruppo dairiZomo sapiens^ come fui il prime a dimostrare (') — poi sono venute altre conferme della mia tesi — , pare che lo stesso Sch- walbe sia venuto attenuando le sue precedenti asserzioni. Almeno lo desumo da una pubblicazione del Kollmann, in cui e detto : " Schwalbe verwahrt sich dagegen, dass man ihm die Ansicht inter- schiebe, er betrachte die Neanderthal-Spy-Gruppe als die Vertreterin einer besonderen Menschenspezies „ (^). In conclusione : I'uomo fos- (') "W. J. Sollas. — On llio cranial and facial characters of the Neandertal Race ill Ihilos. Transact. Roy Hoc. Heries B. London 1907. CXVIX, p. 329. (*) V. Giuffrida-RuKfiei'i- Das sogenn. Ansterben dcr Xea7iderthal-S2}>l-J!assc. Glolms. lid. XG. Nr. 16. Okt. lOOG. I?) J. Kollmann. Die Neanderthal- Spy- Omppe. Scnuki-Abili iick aus .Icin IJciicht iilicr die rWilii- storiker-Versannuluns am 23-31 Juli 1907 zur Ei-olfnung des Anthn.]iolosi.sclHn Museums in Kiiln. p. 39. — E il Kollmann ha peifettameuto rasiono di ajrgiungero : « Aber ich kann seine Auseinan- dersetznnjren iiiclit anders denten. Andern ist es genau so wio mir ergangen ». Dov'essore avvenuto un (lualcho caml.iaiiujnto nolle idoo del prof. Schwalbe, cho altra volta erano ben recise : peraltn. io non ho avuto lo scritto — che sia andato pcrduto o che I'A. contro il solito non me I'uhbia inviato — in cui il prof. Schwalbe protesta, socoudo me, a torto, e neaucho dal prof. Koll maun e citato. - 224 - sile lion e VHomo sapiens — e cio e ovvio, se non altro per la crono- logia — ; ma e tuttavia inseparabile da esso. Se si era potuto credere il contrario, cio devesi ascrivere a errori di raetodo, che io ho riievato da tempo. Difatti debbo con- statare con piacere clie io ho preceduto il Klaatsch nella ciitica al piano glabella-inion, che Io Schwa 1 be e il Klaatsch stesso avevano adottato per il confronto fra 1' uomo fossile j 1' attuale. Adesso il Klaatsch riconosce che e un piano errato, per il fatto molto ovvio che I'inion non indica che il hmite variabile di una inserzione muscolare C). Appunto su questa oscillazione dell' inion, la quale esagerava la differenza (') che stava a cuore alio Schwalbe, io jfondai la mia critica pubblicata in tedesco (^). Ho fiducia che il mio chiaro coHega di Breslavia nella trattazione piu ampia che ci promette intorno aUe sue nuove vedute craniometriche, che segnano una fase di grande progresso per 1' antropologia, terra conto di questa mia constatazione, come il prof. So 11 as ha avuto la cortesia di tener conto di un' altra mia critica fatta alio stesso Schv^^albe e in ogni case e per me sufficiente che io qui 1' abbia notato. Nonostante le mie critiche alio Schwalbe — che egli ribatte solo in parte e insufficientemente, sebbene con qualche acredine — , le conclusioni dell' anatomico di Strasburgo furono affrettatamente accolte, e si accrebbe la schiera di colore che stanno erroneamente per una larga separazione zoologica fra il giuppo Neanderthal-Spy e I'uomo attuale: in un'opera in corso di stampa I'autore (*), — attin- gendo dagli studi dello Schwalbe la pretesa dimostrazione — am- mette nientemeno che due stadi intermedi fra I'uomo attuale e quelle di Neaderthal-Spy, esattamente come fra questo e le scim- mie. Costoro dimenticano che 1' uomo attuale comprende (oltre i diversi neandertaloidi europei contemporanei illustrati da Spengel, Tedeschi e Stolywho) anche gh Australiani e afflni, dei quali (') H. Klaatsch. — Ki-aniomorphologie uud KrauioUigonometrie iu Archiv f. Anthropologic (N. Y) VIII, 1, p. i20. (^) Ci6, naturalmente, peich^ 1' inserzione era piii alta nel cranio di Keandert lial, coiu'6 ancor piii alta nelle scimmie, onde la calotta crauica — unicameute per il piano scelto — divent.ava piii bassa di qnauto non fosse in realta. Per altri argoraenti auclie il Koblbrugge (Die morphologische Abstammnug des Mejisclien. Stuttgart 1908) ^' veniito alle mie medesime conclusioni : « scbeiut luir, egli dice, dass Schwalbe die Entfermung zwischen Homo recens und Homo primigenins fiir griisser halt, als sie wirklich ist ». Soltanto mi rincresce che egli si lamenti di non aver avuto i miei lavori, sebbene riohiesti ; ma la sua lettera mi pervenue trovandomi a Monaco di Baviera. (') In Olohus. Loc. cit. (*) M. Hoernes. Op. cit. p. 186. - 225 ~ il Klaatsch ha portato tali crani in Europa, la cui morfologia egli non puo spiegare se non ammettendo che gli Australiani persi- stano andie adesso in uno stadio vicinissimo a quelle rappresentato dai fossili europei, e gli uni e gli altri derivino da una iorma comune preneandertaloide. Per altre vie anche il Sollas e venuto alia medesima conclu- sione : " The Neandertal race and the Australian probable represent divergent branches of the same original stock „ (^), fondandosi sui crani Australiani appiattiti, della cui esistenza non si cura chi crede forse pill utile alia scienza le proprie teorie anziche la verita ob- biettiva f ). Ma ormai i documenti messi alia luce e il buon raziocinio trionfano delle ipotesi inconsistent! e del partito preso, onde qualun- que stravaganza era diventata possibile intorno alia antropogenesi. ISTITUT CLINICI UI PEBFKZIONAMENTO IN MILANO — ISTITUTO ANATOMICO Prof. F, LIVINI Istogenesl del tessuto connettivo Seconda Comunicazione prelimiuare Jj vietata la riprodazione. Alia Societa Medica di Parma, nella seduta del 1° maggio dello scorso anno, comunicavo i risultati di ricerche sulla genesi delle fibre elastiche, fatte in embrioni di piccione e di polio — a comin- ciare dalla 72^ ora di incubazione flno a pulcini neonati — , dimo- strando la diretta trasformazione di una cellula in una fibra ela- stica. Comunico ora in succinto i reperti suha genesi delle fibre coUagene, studiata negli stessi embrioni col metodo Bielschowsky- Levi, previa fissazione in liquido di Flemming. (>) Loc. cit. p. 330. (2) Del resto ancho i crani Australiani alti trovauo adosso il loro riscontro fossile nel cranio di Moustier — come giiistamente ha osservato il prof. Sergi, e come risulta aucho dalle misuro clie ho date sopra (a p. 221) — ; onde si conclude clio il tipo oiiginario, autoriore a tutt<^> le divergeuze, non doveva ossoro ne appiattito ue alto, ma inturniodio, ovvero osoillautc fra iiuesti due estri^uii : ci6 nou ha in 86 nieute di improbabile, e alio statu attualo si pu6 adottai'e como I'ipotesi piii razioualc. - 226 - Come avvertivo nella prima Fota, le fibre coUagene si formano molto piii precocemente delle fibre elastiche : e valga il ricordo che, gia alia 72^ ora d'incubazione, qualche finissinia fibra collagena e riconoscibile, ad esempio, nel connettivo che sta ventralmente alia corda dorsale. In period! piu avanzati, cosi alia llO"" ora d'incuba- zione, in uno stesso embrione e possibile di sorprendere tutte le fasi di formazione delle fibre in discorso, da quelle nelle quali il processo di differenziazione e all'inizio, fiiio a fibre perfettamente sviluppate. Ed e seguendo le diverse fasi che si acquista il convin- cimento essere sicuramente le fibre collagene di origine intracellu- lare. Lo studio, come per le fibre elastiche, riesce assai piii agevole la ove gh elementi sono radi, cosi nel connettivo sottocutaneo, nel connettivo interposto agh organi.,.. Gli elementi connettivali, che delle fibre collagene saranno ma- trici, hanno generalmente contorno irregolare, con prolungamenti multipli, talora ramificati. Innanzi che abbia principio la differen- ziazione della sostanza collagena, quelli elementi — nei preparati ben riusciti — hanno pallido, o di una tenue tinta violacea, il nu- cleo; cosi pure il corpo cellulare e i prolungamenti che ne emanano; mentre la sostanza intercellulare e del tutto incolora. La sostanza collagena compare in forma di granulazioni, che, col metodo Biel- schowsky-Levi, assumono una tinta intensamente bruna, quasi nera, la identica tinta che, nella stessa se^ione, hanno le fibre collagene gia formate e ormai indipendenti dalle rispettive cellule. Raccolte dapprima le granulazioni nel corpo cellulare, attorno al nucleo, in- vadono poi, grade a grade, I'intiero corpo e la radice dei prolunga- menti. La parte distale di questi ultimi ne rimane per qualche tempo hbera, presentando una tinta paUida al pari del nucleo; poi le granulazioni si estendono fine alia parte estrema dei prolunga- menti. Poiche siffatta trasformazione precede in maniera non uni- forme, in una medesima cehula si possono osservare varie fasi : da prolungamenti nei quali quella non e iniziata, a prolungamenti nei quali e pressoche a termine ; in questi ultimi I'aspetto granuloso va gradatamente perdendosi, finche essi assumono una colorazione uniformemente bruna, perfettamente uguale a quella che, nella me- desima sezione, hanno le fibre collagene gia resesi indipendenti. Non ha a]cuna parte, nell'indicato processo, il nucleo: il quale man- tiene inalterata la sua struttura. Che le granulazioni — che rappresentano la prima forma sotto la quale compare la sostanza collagena — sieno da interpretare come preclpitati si esclude : perche esse mancano costanteraente - 227 - nel nucleo ; mancano — negli stadi precoci — nella parte distale dei prolungamenti ; mancano nella sostanza intercellulare Si esclude pure die si tratti di fibrille e non di granuli, per il fatto che, in qualunque modo sieno colpite le cellule, sempre essi appajono in forma di punti. Che poi i granuli risultino di sostanza collagena, lascia supporre nei primi stadi il fatto che, col metodo Bielschowsky- Levi, assumono la identica tinta delle fibre collagene gia isolate ; la dimostrazione viene poi data dalle fasi di sviluppo piia inoltrate. Seguendo queste ultimo, si constata che, mentre i prolunga- menti cellulari, per tutta la loro lunghezza, assumono una colora- zione sempre piii uniforme, in modo da non potersi differenziare dalle fibre collagene gia indipendenti, il corpo cellulare va riducen- dosi ad uno straterello attorno al nucleo, che rimane costantemente pallido. Infine i prolungamenti si separano dagli elementi rispettivi; questi, a processo compiuto, si mostrano costituiti dal nucleo, at- torno al quale sta un sottihssimo alone di protoplasma indifferen- ziato, tanto sottile che alcune cellule sembrano rappresentate esclu- sivamente dal nucleo, cui sieno strettamente apphcate le fibre col- lagene. Esaminando soltanto questi ultimi stadi, riuscirebbe impos- sibile 0 difflcihssimo decidere se le ricordate fibre sono in conti- nuazione diretta colle cellule o invece applicate semplicemente alia loro periferia. Le figure, che accompagneranno il lavoro complete — di prossima pubbhcazione — , persuaderanno meglio di qualunque de- scrizione. VINCENZO BALDASSERONI Typhlodrilus ducal is n. g. n. sp. di Tifloscolecide raccolto dalla Regia Nave " Liguria „ (Campagna 1903-1905). Nota preliiiiinare(^) jfc vietata la riproduzionc. In questa nota riassumo i caratteri principal! che valgono a riconoscere questa forma da me trovata studiando i Tifloscolecidi catturati dalla R. N. " Liguria „. (') H lavoro defiiiitivo nscir^ nolle Pubblicazioni del A'. Istitvto di fitudi Sv2)friori I'ratici e di Perfezionarnento in Firenze. « Kaccolte rianctoniclie fatte dalla E. Nave « Liguria » (1903-05) ». - 228 - La testa grande, nettamente distinta, conica e rigonfia anterior- mente, porta un breve tentacolo frontale inserito sopra un piccolo pezzo basale, due rilievi setigeri, quattro cirri lateral!. I due rilievi setigeri sono molto sviluppati con setole assai lunghe si estendono ad arco uno sul lato dorsale della testa e que- sto porta agli estremi due bottoni cigliati grandi, rotondi, I'altro sul lato ventrale. Sotto il rilievo setigero ventrale si apre la bocca all'apice di una piccola protuberanza conica, alia base della quale stanno due piccoli cirri laniinari uno a sinistra I'altro a destra. I cirri cefalici laterali sono quattro: due esterni e due interni, questi due molto grandi, si da coprire tutta quanta la testa, di forma piuttosto irregolare a diametro trasverso maggiore assai del longitudinale, incurvati fortemente all' interne, stanno inseriti uno per lato sul piano dorso'ventrale del segmento cefalico : gli altri due esterni hanno a comune il piano d'inserzione e I'orientazione con due cirri predetti, sui quali vengono ad adagiarsi, sono pero molto piu piccoli dei primi e di forma piii rotondeggiante. II primo segmento del corpo e tutti i segment!, compreso il secondo, sono provvisti di un cirro dorsale e di un cirro ventrale ai due lati del corpo, hanno cioe tutti due paia di cirri. 11 cirro dorsale ed il ventrale sono grandi, lammari, a contorno assai rego- lare e stanno inseriti per il lato anteriore ; seguono coUa lore forma la curva del corpo si die vengono quasi a raggiungere rispettiva- mente I'uno la zona dorsale, I'altro la ventrale. I cirri diminuiscono in grandezza man mano che si precede verso I'estremo posteriore. I chetopodii sono present! dal terzo segmento e sono molto pill sviluppati ne! segment! posteriori che non negU anterior!. L'uUimo segmento porta dei cirri anal! lamellar! a contorno ro- tondeggiante molto sottili. Numero dei segmenti 16. ^ L'unghezza mm. 3, 5. Questa descrizione e stata fatta sopra un unico esemplare cat- turato il 10 ottobre 1903 nel Mar Caraibico nella Staz. VI, Lat. 17" 12'N., Long. 31 21° W. Gr. in una pesca con bertovello. Dal Laboratorio di Zoologia deyli Invcrtebrati in Firenze, 17 luglio 1909. - 229 - SUNTI E RIVISTE Van Rynberk G. — Saggio di anatomia segraentale. La metameria somatica, ner- vosa, cutanea e muscolare clei vertebrati — Atti della R. Accod. dei Lincei, Serie 5^ Classe Sc. fis., mat. e nat., Vol VII, 1908, p. 318. Gli scopi che questo lavoro si prefl^ge possono essere comprcsi soltanto dopoche il lettore si sia reso conto esattamente del signilioato clio il Ryn- berk attribuisce al concetto di « dottrina segmentale » il quale e ben piu lato di quanto sia in uso tra i morfologi. La dottrina segraentale sarebbe, per dirla colle sue stesse parole « la sintesi della zoologia, morlblogia, lisiologia e patologia degli aniraali segmentati, studiati dal punto di vista esclusivo dell'ar- chitettura segmentale e metaraerica del loro corpo ». In questa vasta rassegna sintetica I'A. si occupa quasi esclusivamente della metameria del sistema nervoso, cutaneo e muscolare; la ben nota compe- tenza dell' A. su questo argomento ha dato al lavoro un' impronta personale, per quanto I'A. si sia sforzato di mantenersi nei limiti della piu stretta obbiettivita. Esposte brevemente alcune generalita sulla segmentazione cmbrionale, TA. incomincia a trattare la metameria persistente ed evidente studiata con metodi diretti (parte seconda). Nel capitolo sulla miomeria viene rapidamente illustrata 1' evoluziono alia quale i primitivi miotomi a forma di mezzaluna del Petrorayzon vanno incontro nei Vertebrati superiori ; gia nei Teleostei nel miotoraa si dilierenziano speciali regioni rauscolari (medio-dorsale, latero-dorsale ecc). che ritroviamo poi in tutti i Vertebrati e che per le nuove inserzioni scheletriche che acquistano, assumono ■ i caratteri di muscoli. Una dermatomeria palese non esiste quasi mai neppure neU'embrione (se si eccettuano alcuni Rettili, Grosser). Parimenti la polioneuromcria (metameria della sostanza grigia) e pochissirao pronunziata nella maggior parte dei easi : I'osservazione di Luderitz che le cellule siano disposte nel midollo a corona di rosario, non fu confermata ; ma dato il fatto dimostrato da Birge, che la cellula di origine di ciascuna libra non e molto discosta dall' eraergenza della libra stessa, e evidente che le cellule del midollo debbono essere raccolte in gruppi pill 0 meno nettamente limitati. In quanto airodoneuroraeria (metame- ria delle vie nervose), un fatto fondaraentale e ben stabilito : che i nervi spi- nali decorrono fra due miomeri, uno dei quali essi innervano. Nella terza parte V A. si occupa della « metameria larvata studiata nelle proiezioni perileriche degli odoneuromcri », e ad illustrarla 1' A. adduce fatti raori'ologici, sperimentali e clinici. Mi e impossibile di seguire TA. nella sua estesa esposizione, o mi accontcnto di riCerire i riepiloghi che troviamo alia line di ciascun capitolo. Per quel che riguarda le ricerche eseguite su quest'argoraento con raetodo morlblogico I'A. conclude che: r I plessi nervosi degli arti si sono format! per lo scompiglio e per le fusioni recipioche parziali di raetameri a livello degli arti ; essi non avrebbero adunque signiticato funzionale speciale ; - 230 - 2'^ L'innervazione della cute e dei miiscoli del tronco e delle estreraita ha mantenuto il tipo raetamerico priraitivo; 3" Ogni radice spinale rappresenta la soraraa delle vie nervose die coUegano ciascun polioneuromero cogli organ! periferici derivati dal rispettivo somite. Dai dati sperimentali sulle proiezioni periferiche degli odeaeuroraeri, 1' A. conclude : 1° L'innervazione spinale della cute e dei rauscoli e nettamente segnaen- talc; 2° La raaggior parte dei muscoli riceve fibre di almeno due segmenti spinali ; 3" Ogni punto di cute e innervate da almeno due gangli spinali (embri- catura dei metameri cutanei) ; 4" Negli arti i raiotomi hanno disposizione raggiata. 5" I dermatomi sono disposti negli arti in modo die il loro allineamento seriale si manifesta soltanto rispetto alle linee assili degli arti stessi. 6" I miotomi e le relative radici ventrali non hanno nessun significato fun- zionale sinergico. 7" Neir innervazione centrale e periferica della cute vige la regola clio la sensibilita e maggiore in quei punti che sono situati relativamente od assoluta- mente piu vicini ai centri nervosi (gangli, midollo) e decresce verso la perileria. Inline dai dati clinici sulla derraatomeria e suUa miomeria dell' uomo, 1' A. conclude : 1" Le paralisi di moto e di senso, consecutive a lesioni del midollo, dei gangli e dei nervi spinali nell' uomo, purche interpretate razionalmente, possono fornire dei dati preziosi per la conoscenza della costituzione segmentalc del corpo. 2" Questi dati, quali vengono esposti dai migliori osservatori, si accordano bene coi risultati fondamentali delle ricerche sperimentali e di quelle anatomiche. La quarta. parte del lavoro si occupa della metameria larvata studiata nelle proiezioni spinali degli organi periferici. Le ricerche di anatomia microscopica, eseguite col proposito di determinare I'estensione dei nuclei d' origine delle radici ventrali spinali (col metodo della reazione cellidare alia Nissl), sono scarse. I risultati sono tuttora incerti, ma sembra che le cellule formanti un dato mielomero non oltrepassino i limiti ana- tomici raedi fra i segmenti spinali macroscopici, e che quindi, sebbene non ap- paia un liraite netto fra mielomero e mielomero, non esista nemmeno una con- fusione fra gli elementi dei mielomori limitrofl, sicche non vi sarebbero vere embricature central!. II metodo dell' anatomia microscopica norraalc ha fornito risultati scarsissimi al problema della mielomeria, tanto che 1' A. di fronte al contrasto di opinioni esistenti sui pretesi raggruppamenti degli elementi nervosi entro il midollo, si domanda se veramente la disposizione delle cellule spinali rispecchi in qualche maniera la divisione anatomica degli organi periferici. Nel capitolo sui risultati, che 1' Anatomia patologica del midollo dell' uomo fornisce sulle proiezioni spinali degli organi periferici, sono riassunte (in una ta- bella) i dati riguardanti il livello spinale e Y estensione lengitudinale, nonche la sede in direzione trasversale delle lesioni midollari osservate da vari Autori. Riassumendo poi obbiettivamente le opinioni in proposito dei vari Autori, Ryn- berk conclude; - 231 - 1° Che le losioni spinali, siano esse consecutive a lesioni di organi perife- rici 0 causa di quelle, si ptestatio ad una loeaiizzazione grossolana di quegli organi nel midollo. 2° Secondo Marinesco (prima opinione) gli organi piu nettaraente loca- lizzabili in nuclei distinti sono le vie nervose periferiche. 3° Secondo van Gehuchtcn invece sono i segraenti degli arti. 4" Dejerine crede che non sia dimostrabile nel raidoUo altra loeaiizzazione all'infuori di quella radicolare. 5° De Buck accetta la seconda opinione di Marinesco, ammettendo che nel midollo siano localizzati complessi funzionalmente sinergici di muscoli. 6° Obersteiner ritiene che moltissirae pretese localizzazioni siano basate su varieta individuali nel numero e nel raggruppamento delle cellule nervose nel midollo, varieta che essendo troppo poco note, vennero interpretat^^ talvolta per scomparsa patologica degli elementi. Nel capitolo successive FA. si occupa inline delle proiezioni spinali degli organi periferici, studiate con metodi di anatomia microscopica sperimentale, giungendo alio conclusioni sintetiche seguenti: 1° Le teorie suUe localizzazioni « rauscolari », « nervose », « segmenta- rie » dei « flessori » od « estensori », la teoria della « raetameria spinale se- oondaria »,espresse da vari autori in base a ricerche d'anatoraia patologica, hanno trovato nuraerosi controlli sporimentali. 2' La teoria strettaraente « muscolare » raantenuta da Sano anche in base a lavori sperimentali (sul « nucleo del diaframma » ecc.) e oppugnata da tutli gli altri. 3" La teoria primitiva di Marinesco delle localizzazioni « nervose », modi- flcata poi dall'autore stesso, venne negata da tutti gli altri autori, che prima o dopo di lui, fecero gli esperimenti relativi (Von Sass, Knape, Lapinsky, Bikeles). 4° La teoria « segmentaria » di Van Gehuchten e quella delle fette mi- dollari (metameria spinale secondaria) di Brissaud, furono confermate dai con- trolli sperimentali degli autori stessi, ma oppuguati da tutti gli altri che li ri- peterono (Ferranini, Gerletti, Perusiui, Parhon, Knape, Lapinsky, Bikeles). 5" Sembra quindi accertato che la definizione negativa di Lapinsky « la loeaiizzazione spinale non puo essere una loeaiizzazione d'unita anatomichc pe- riferiche » sia pienamente giustiticata. 6" Ma non percio sono piu ammissibili le teorie equivalenti emesse dapprima da Marinesco e dai suoi allievi (Parhon, Goldstein) e poi da De Buck e da Lapinsky e che si possono riassumere cosi: « la loeaiizzazione spinale e una loeaiizzazione funzionale (di sinergie coordinate) ». 7" Inl'atti in base ad una serie di considerazioni teoriche e di fatti, an- che questa teoria si pud considcrare erronea, sicche rimarra intatta soltanto quella semphce di Dejerine ; « la loeaiizzazione spinale e una loeaiizzazione ra- dicolare *, cioe segmentale e metamerica. 8" Entro i segmenti spinali poi, esiste soltanto un ordinamento puraraen- te morfologico delle cellule, potendosi, secondo Bikeles, dislinguere in tutto il midollo il gruppo ventromediale come innervatoro dei muscoli derivati della porziono dorsale del raiomero primitive (divisione primaria dorsale del nervo spinale), mentre a livello degli arti si dispongono separatamente gli elementi iimervatori dei muscoli della faccia dorsale, e di quella ventrale "degli arti stessi, - 232 - Nella breve sintesi che rappresenta la chiusa del lavoro, Rynberk esprirae la spcranza che accanto aH'anatomia descrittiva o topogralica sorga una vera e propria anatoraia segment ale. G. Levi. NOTIZIE II 15 giugno fu festeggiata in Geneva la ricorrenza del 25° anno di inse- gnamento anatoraico del Prof. Pilade Lachi. Fu a Lui presentato in questa oc- casione, in omaggio, un fascicolo dell'* Archivio Italiano di Anatoraia e di Em- briologia », contenente lavori di amici, coUeghi ed allievi. GosiMo Gheuubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1909, — Tip. h. NjccoW, Vja Faenza, 44. MonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRKTTO DAI DOTTORI GIULIO CmARUGI BU6ENI0 FIGALBI Prof, (li Anatoiuia uniaua Prof, tli Anatomia cotnp. o Zoologia nel R. Istitiito
  • p. 149-158. Roma, 1908. Levi Ettore. — Albinismo parziale erodo-famigliare in 14 negri della Luisiana. — Rendic. Accad. med.-fis. fiorentina, adunanza del 21 aprile 1909, in: Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patol.), An. 63, Fasc. 2, pp. 359-360. Firenze, 1909. Sergi Sergio. — Su una deformazione dei denti in Abissinia. Introduzione alio studio dei crani di Kohaito. Con flg. — Atti d. Soc. Romana di Antropo- logia, Vol. 14, Fasc. 2, pp. 197-208. Roma, 1908. Tamassia Arrigo. — Un'altra proposta di un indice di identilicazione personale. Con tig. — Atti d. R. 1st. Veneto d. Sc. Lett, ed Arti, Anno ace. 1908-909, Tomo 68 (Ser. 8, Torno 11), Bisp. 5, Parte 2, pp. 321-325. Venezia. Taramelli Torquato. — L'eta del genere uraano. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 41, Fasc. 20, pp. 964-975. Milano, 1908. Appendice: Antropologia appligata allo studio dei pazzi, dei criminali, etc. Bravetta Eugenie. — Ipertricosi facciale in una deraente. — Arch, di Antrop criminale, X)sichiatria, med. leg. e sc. affini, Vol. 30 (Vol. 1 d. Ser. 4), Fasc. 1-2, pp. 181-184, con fig. Torino, 1909. Greco (Del) Fr. — yccchia e nuova Antropologia criminale. Prolusione al corso di Antropologia criminale negli « Istituti Clinici di perfczionaraento » di Milano (22 marzo 1908). — II Manicomio, Arch, di Psich. e Sc. affini. Anno 24, N. 1. pp. 11-28. Nocera Inferiore, 1908. a - ZOOLOGIA APPLIGATA. 1. ZoOLOGIA MEDIGA. Alessandrini Giulio. — Elmintiasi da Heterakis maculosa (Rud.) nei piccioni. — Vedi M. Z., XIX, 6, 130. Beriolini Giulio. — Osservazioni sulla Bilharzia crassa (Schistosomum bovis) e sulle alterazioni da essa prodotte. — Vedi M. Z., XIX, 6, 129. Bertolini Giulio. — Di alcuni parassiti del bestiame dello Agro Romano. Con 1 tav. — II Nuovo Ercolani, Anno 13, N. 24-25, jjp. 385-389 e N. 26, pp. 401-405. Pisa, 1908. - 236 - Chierici Gtacomo. — Note di parassitologia. La Goccidiosi epatica nel gatto. — Vedi M. Z., XIX, 6, i29. Guerrini Guido. — Sul raeccanisrao di azione del distoraa epatico. — La Clin. Yeter., Sez. pratica. An. 31, N. 33, pp. 529-538. Milano, 1908. Pen^oncito E. — Sulla necessita di studiare meglio il veleno dalle vcspe e dei calabroni. — Vedi M. Z., XIX, 6, 132. 2. ZOOLOGIA APPLICATA ALL'aGRICOLTURA E ALLE INDUSTRIE. Allevamenti. Giardini zoologici. Acquari. Ghigi Alessandro. — La legge sulla caccia dal punto di vista zoologico, — Yedi M. Z., XIX, 10, 246. Pasqualis Giusto. — Una nuova razza di bachi da seta. — Atti d. R. 1st. Ve- neto di Sc. lett. ed arti, An. ace. 1908-909, Tomo 68 (Ser. 8, T. 11), Parte 2, Disp. 6, pp. 327-335. Venezia. Trotter A. — Due precursori nella applicazione degli Insetti carnivori a difesa delle piante coltivate. — Redia, Giorn. di Entomologia, Yol. 5, Fasc. 1, pp. 126-132. Firenze, 1908. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO DI ANATOMIA NOHMAI.K VKTEKINAUIA E DI ISTOLOGfA DELLA R. UNIVEKSItA D1 IMSA DIKETTO DAL PUOF. UGO UAKIH Caso di anomalia nella sesta e settima vertebra cervicale di un cavallo DEL DoTT. ANGKLO PAOLI, Aiuio (Con 3 fijj^ure) E victtata la lipiodnzione. Moltissimi anatomici hanno trattato diffusamente delle anoma- lie numeriche della colonna vertebrale : basterebbe ricordare Calori, Legge, D'Aiutolo, Tenchini, Birminghan, Launay, Stade- rini, Barpi, Regalia, Zoia, Incoronato, Struthers, Longo, Colomiatti, Taruffi, Romiti, Sangalli, Lachi, Gotti, Le- sbre, Arloing, Varaldi, Fusari ecc. Ma tutti non ebbero forse Topportunita di osservare un caso che forraera argomento della presente comunicazione e che credo di qualche interesse. II caso che ora andro descrivendo riguarda la sesta e settima vertebra cer- vicale di un cavallo, sacrificato gia da tempo in questa scuola per gli esercizi pratici di anatomia e sono ben dolente di non avere potuto osservare tutte le altre vertebre di questo animale perche sgraziatamente non vennero raccolfce. Prima di passare alia descrizione dettagliata delle due vertebre in questione, mi sia permesso ricordare brevemente quanto ne han- no scritto colore che si sono occupati delle varieta della colonna vertebrale. Testut accenna a varie anomalie tanto di forma che di nu- mero a cui vanno soggette le vertebre dell'uomo e le divide in anomalie di foi'ma o morfologiche e di numero o numeriche. Par- lando deUe morfologiche dice che le apofisi spinose, specialmente delle vertebre dorsali, spesso deviano a destra o a sinistra e nolle lombari, osserva che talvolta le estremita di dette apofisi vengono a contatto ed anche articolansi fra loro. In queste vertebre osser- va spesso esservi delle apofisi (stiloidi), che si riscontrano sempre in molti quadrupedi. II foro trasversale o tracheheno poi, che nor- - 238 - malmente si osserva alia regioiie cervicale ed alia base delle apo- fisi trasverse, dice lo stesso Testut, puo essere da un solo lato oppure da tutti e due lati. Trattando anco delle anomalie numeri- ctie delle vertebre, ricorda che neU'atlante spesso si vede la fac- cetta articolare superiore dividersi in una faccetta anteriore ed in una posteriore articolantesi coi condili deH'occipitale e spesso I'arco posteriore mancare od essere pochissimb sviluppato e I'arco ante- riore essere ridotto per il troppo sviluppo delle superficie articolari. W. Allen vide il margine superiore dell'arco posteriore del- I'atlante ai'ticolarsi parzialmente col contorno posteriore del foro occipitale. Allen e Sergi videro Tapoflsi trasversa dell'atlante articolarsi coirapofisi giugulare deH'occipitale ed anche Testut osservo la me- desima anomalia. Romiti, Giacomini e D'Aiutolo osservarono ciascuno nel- I'asse od epistrofeo I'isolamento della sua apofisi odontoide in un osso odontoideo, disposizione che puo dirsi norraale in certi rettili (coccodrillo) : il che pero non puo molto meravigliare sapendosi dal- rembriologia che il corpo dell'atlante si salda all'asse per formare I'apofisi odontoide. Chiarugi dice che possono aversi nelle vertebre variazioni di forma e di numero e ci segnala specialmente il saldamento del- l'atlante coll'occipitale, il poco sviluppo dell'arco anteriore o poste- riore oppure il case di vedere isolate completamente il dente dal- I'epistrofeo o vederlo saldato coU'arco anteriore dell'atlante. Spesso, nota questo autore, si ha la divisione in due del foro trachelieno nelle vertebre cervicali oppure la deviazione laterale dei processi spinosi delle dorsali oppure I'articolazione fra lore delle apofisi spi- nose lombari. A. Chauveau e S. Arloing pure osservano che la legge formulata da Is. Geoffroy-Saint-lIilaire e una delle piu chiare 6 con questa legge si amraetterebbe : le anomalie numeiiche essere tanto pill frequenti quanto piu gli organi presi in esame sono in numero piu considerevole e reciprocamente. QuegU anatomici dico- no che la regione cervicale e la meno variabile numericamente nella medesima specie come nelle diverse specie della classe dei mammifbri. Citano un case di anomalia riscontrato nella settima vertebra cervicale dell'uomo, dovuta alle ricerche fatte da R. Blan- chard: detta anomalia consiste in un case di una costa sopranu- meraria, piii o meno sviluppata sul lato della settima vertebra cervicale. - 2S9 - U. Barpi pure ci espone casi molto importanti di varieta della colonna vertebrale e delle coste nei solipedi e secondo I'A. certe eminenze ossee, riscontrate nella regione lombare di alcuni asini, corrisponderebbero a yiuclei ossei aberranti die si sono fusi al corpo delle vertebre, nuclei forse appartenenti gid a costole rudimentali e die si sono spostati (Barpi). B Fis. 1. Da quanto ho esposto brevemente chiaro risulta che le anoma- lie dei pezzi componenti il rachide sono molto numerose ed impor- tanti e difatti molti sono i ricercatori clie le hanno studiate ed alle quali hanno attribuito un significato. E per questo che credo op- portuno di aggiungere a quanto e state finora osservato il case a CLii ho accennato al principio di questa memoria. Esse e importante e finora, almeno dalle ricerche bibliografiche, non mi e riuscito tro- vare nessuna descrizione' che si avvicini a quanto andro esponendo. a) Sesta vertebra. Questa vertebra, esaminata al suo stato norraale, ci presenta la sua apofisi spinosa poco elevata e la cresta inferiore del corpo quasi totalmente appianata : essa e chia- mata tricuspide perche offre un terzo prolungamento fra i suoi process! trasversi rivolto in basso ed assai robusto. Nella vertebra invece da me studiata si osservano le present! particolarita. Dal lato sinistro notasi rapofis! trasversa con un prolungamento ante- riore ed uno posteriore come nolle altre vertebre cervical! che pre- cedoao questa ; alia base del processo trasverso un forame trache- - 240 - lieno ben sviluppato. A destra, al contrario, il processo trasverso e tricuspide : il forame trachelieno e piu stretto di quello del lato sinistro; al disotto di questo e precisamente alia base del prolun- C D E F Kg. 3. gamento mediano osservasi un'escavazione terminantesi a rondo cieco e che Simula un forame trachelieno arrestatosi nel suo svi- luppo. La cresta inferiore devia leggermente a sinistra (Fig. 1 A, 2 D, 3 E). - 241 - b) Settima vertebra. Normalmente sappiamo che questa vertebra e cosi chiamata per avere il suo processo spinoso termi- nante a punta e che questo e assai piii sviluppato che nelle altre vertebre e si distingae subito dalle precedenti per i suoi process! trasversi unicuspidi e per la maiicanza del foro trachelieno. Al contrario nella vertebra che forma oggetto della presente raemoria notansi le particolarita seguenti: le due meta, la destra e la sinistra, non si equivalgono neppure per volume essendo piu grande la parte sinistra. L'apofisi tras versa di sinistra e tricuspide e molto ampio e il forame trachelieno. A destra notasi un processo trasverso unicuspide, mancanza di forame trachelieno, faccetta ar- ticolare di lato alia cavita cotiloidea per I'articolazione della prima costola. L'apofisi spinosa e discretamente sviluppata, leggermente inclinata verso destra ; la cresta inferiore e pure sviluppata ed essa pure deviata un po' a destra. Qui evidentemente si ha a che fare con una vertebra, meta dei cui caratteri, e precisamente quelli di destra, appartengono alia settima e Taltra meta, cioe quelli di si- nistra, alia sesta vertebra (Fig. 1 B, 2 C, 3 F). Bibliografia V. Bos si. Car ad 01111 a etc. — Auatoinia Veteiiiiaria, Volume I. L. Tea tut. — Trattato di Auatomia umaiia. Volume I. Lachi. — II signiflcato morfologico della coloiina vertebrale comune ; Firenze i8S5. G o 1 1 i. — SuUe deviazioni congeuito della colouua vertebrale negli animali domestici ; Memoria deir Accad. delle Scienze di Bologna ; 1885. Fusari. — Delle principali varieta presentate dalle ossa del tronoo e della testa etc. ; t^lcilia me- dico, is 89. Zoia. — Iiitoiuo air Atlaute. Memoiie del R. Istitnto Lombaido ISSi. 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Barpi. — Un caso di costola cervicale in un asino. Xicovo Ercolani — Anno XIV, X. 0. ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIARUQI. Sopra alcuni rapporti del fascicolo longitudinale posteriore con i nuclei di origine dei nervi oculomotore e trocleare nei Teleostei DoTT. NELLO BECCARI, assistente (Gon 2 figure) J; vietata la riproduzione. In alcune larve di trote americane (Salmo irideus) trattate col nitrato di argento secondo il metodo Cajal ho potuto osservare, relativamente ai nuclei di origine dei nervi oculo-motorio e tro- cleare, alcune particolarita die, non essendo ricordate nei lavori piia recenti sopra simili argomenti, ho ritenuto degne di essere rese note. Qaesti due nuclei sono gia nolle larve di 18 mm. di lunghezza bene formati ed individualizzati. Si compongono, come tutti i nuclei di origine dei nervi cranici a tale periodo dello sviluppo, di cellule piuttosto piccole, prive, in questi stadii, di prolungamenti proto- plasmatic!. II nucleo del trocleare (Fig. 1, n. IV), ben separato da quelle del III, trovasi rispetto ad esse un po' piu dorsale e piu cau- dale. Le fibre che da esse si originano si portano dorsalmente nei tetto del mesencetalo ove si incrociano con quelle dell' altro lato. Sono facilmente seguibili fine alia loro emergenza. II nucleo dello oculomotor comune e piu voluminoso e trovasi piu in avanti e piu in basso rispetto al nucleo del IV. Buon numero delle fibrn che si originano dal suo polo anteriore manifestamente incrociano suUa — 243 ~ linea mediana. Tutta la radice, essendo come nel IV intensamente e totalmente colorita, e facilmente seguibile fino alia emergenza. ve Fig. 1. — Seziono sagittalo del cervello medio di uua larva di Saluio iridaiis della hmghezza di 25 mm., iu corrispondenza dei nuclei di origine del IH e del IV paio di uervi crauici. La flgura e ottenuta daUa ricostruzione di i aezioni consecutive. (Ingr. 150 D.). fid, fascicolo longitudinale doraale ; nfd, uucieo del fascicolo longitudinale dorsale ; nlll. niicleo di origine dell' oculomotor comune ; iiIV, nucleo di origine del trocleare ; vc, valvola cerchellare ; ///, radice dell' oculo motor comune ; IV, ladice del trocleare. Ora, il fascicolo longitudinale dorsale, che, come e noto (*), nei vertebrati inferiori non e un fascio unico ed individualizzato, ma un lungo sistema di fibre che dalla regione del talamo e del cer- vello medio si portano nel midollo spinale, e che durante il suo de- corso acquista e lascia altre vie che si aggiungono alia via princi- pale, decorre ventralmente al nucleo del IV, dal quale e nettamente separate, mentre attraversa, lasciandovi numerose fibre, il nucleo del III. Le fibre che si arrestano a questo nucleo sono quelle che formano la parte piu ventrale del fascio; quelle piu dorsali invece continuano oltre e fanno capo ad un nucleo a grosse cellule situate (') E d i u g e r L u d w i g . — Vorlesungen iiber den Bau der nervoseii Zentralorgane dea Men- schen and der Tiere. — 7 Avjl., Leipzig, 1908. - 244 - nella parte alta del cervello medio, al nucleo del fascicolo longitu- dinale dorsale {Fig. 1). I cilindrassi che si originano dalle grosse cellule dalle quali risulfca formato questo nucleo, ormai ben cono- sciuto, si portano, come ha recentemente osservato Cajal nella trota stessa (^), direttamente senza incrociarsi nel fascicolo longi- tudinale dorsale del quale formano forse la via discendente piii importante. Orbene, rispetto ai nuclei di origine dei nervi trocleare e oculo- motor comune, il fascicolo longitudinale dorsale si comporta man- dando al primo dello semplici collaterali, al secondo collaterali e fibre terminal!. Le collaterali che si portano al nucleo del IV, gia osservate da molti (van Grehuchten, Cajal) sono facilmente visibiU in tutti 1 preparati. Esse si staccano prevalentemente dalle fibre piu dorsali del fascio, da quelle quindi che provengono dal nucleo mesencefahco, sono molto abbondanti e formano come un ricco plesso fra le cel- lule del nucleo, presentando spesso una biforcazione terminale. Nel nucleo del III giungono pure collaterali, ma per giunta vi terminano molte fibre con una disposizione simile a quella descritta recentemente dal Cajal C) nel nucleo tangenziale dei pesci e degh uccelli, nucleo che io pure vidi e figurai, qualche mese prima del Cajal, studiando le fibre e le cellule del Mauthner nolle trote O ma che trascurai di descrivere. Che numerose fibre del fascicolo lon- gitudinale dorsale terminino in corrispondenza del nucleo del III e un fatto ormai noto e TEdinger (op. cit.) a questo riguardo crede anzi che principalmente le fibre che provengono dal nucleo di Dei- ters ed hanno un decorso ascendente siano quehe destinate a met- tersi in rapporto con i nuclei di origine dei nervi oculo-motori. Ma non trovo ricordati in alcun lavoro i rapporti esistenti fra le fibre del fascicolo longitudinale dorsale e le cellule del nucleo del III, rapporti che sono appunto I'argomento della presente nota. Le fibre dunque del fascicolo longitudinale dorsale giunte in vicinanza di una cellula motrice del III si slargano a cupola e si (') Cajal, S. Eaiuon. — El ganglio intersticial del fasciculo longitudinal posterior en el Honi- lu-e y diversos vertebrados. — Trav. du Labor, de rech. biol. de I'tniver. de Madrid, Tome 6, Fasc. 3, pp. 145-160, Madrid, 1908. '?) Cajal S. Ramon. — Siu- un noyau special du ueif vestibulaiie des poissous et dcs oiseaux. — Traoaux d. Labor, d. Rech. biol. de I'Univ. de Madrid, Tome 6, Fasc. IS, pp. 1-20. Madrid, I'JOS. (3) Beccari Nello. — Kicerolie suUe cellule e libre del Mauthner e sulle loro couuessioni in pesci od anfibi (Salmo fario, .S. irideas e Salamandriua perspicillata). — Arch, di Anat. e di Em- briol.. Vol. 6, Fasc. 4, pp. 660-705. Firenze, 1907. Nv VIII della fig 1 della Tav. XXXV-XXXVI ed erroueamcute Kv VII della fig. 2. II nucleo provvisoriamente fu cluamato nucleo veutrale. - 245 - mettono per mezzo di questa espansione in intimo rapporfco con le cellule stesse. Queste cupole ctie si colorano intensamente come i cilindrassi sono applicate a guisa di ventose in nn punto limitato del protoplasma cellulare. Dal contorno della cupola ho osservato in quasi tutte le cellule dipartirsi un prolungamento piuttosto esile, ma alle volte assai lungo, che si comporta come una collaterale. Quando la reazione e ben riuscita, nolle cellule motrici e visibile una bella rete fibrillare dalla (juale si origina il cilindrasse, che in genere non si stacca dalla cellula dal lato opposto dal quale e ap- plicata la cupola terminale come nel nucleo tangenziale, ma in vicinanza della cupola stessa. Nei casi nei quali esiste una rete fibrillare completa e molto difficile poter dire se non esistano rap- porti di continuita fra essa e le cupole terminah. Certo pero nella maggioranza dei casi una separazione netta indubbiamente esiste. Fig. 2. AlcuiiLi cellule del unuloo di oiigiue del III di due larve di Sahuo iiideus doUa iuughezza di 18 mm. (Ingr. 1000 D.). c, collaterali clie si staccano dal boido dello cupolo teriuinali ; cclll ciliudraasi dellu cellule del luidco (le! Ill; at. cupole terminali ; /./7; fibre del fascioolo longitudinal posteriore. La figura 2 riproduce alcune di queste cellule appartenenti a due larve di Salmo irideus della lunghezza di 18 mm. Le cellule A e B provengono da un preparato nel quale la reazione era un po' giovane; le fibre erano colorite in marrone chiaro. Non e visibile nei preparati che hanno subito questo grade d' impregnazione il reticolo endocellulare. Spicca pero in essi molto piu la tormina- zione a cupola delle fibre del fascicolo longitudinale dorsale, essendo essa colorita in marrone intense, mentre il corpo cellulare e molto - 246 - piu sbiadito. In questi preparati esiste sempre un limite netto fra cupola e corpo cellulare. Le altre cellule appartengono a un preparato nel quale la rea- zione e riescita piu conipleta. In tutte le cellule del nucleo del III e del IV e riconoscibile il reticolo endocellulare. Nella cellula B la cupola terminale si inipianta sopra una porzione di protoplasma che si innalza verso di essa come un peduncolo. Dal contorno della cupola, come in quasi tutte le cellule, si origina una sottile fibra che e seguibile per un certo tratto tra le altre cellule del nucleo. Ma un altro piccolo prolungamento pure si stacca dal contorno della cupola e sembra portarsi verso la rete endocellulare. La cel- lula C presenta presso a poco le medesirae caratteristiche. In essa pero il prolungamento che si stacca dal bordo della cupola trovasi dal lato opposto a quell'altro. Esistono inoltre in questa cellula piii marcati due altri piccoli prolungamenti che si staccano dal bordo della cupola e che sembrano prender rapporto con la rete. II reperto e pero troppo incerto per poterne trarre delle conclusioni. E del re- sto, potrebbe benissimo trattarsi di prolungamenti, che non essendo completamente impregnati e trovandosi al disopra del corpo cellu- lare, assumono I'aspetto di ponti di passaggio fra rete endocellu- lare e cupola terminale, mentre in sostanza non sono che fibre che si comportano a guisa di collaterali come le altre. E bene pero notare che di prolungamenti lunghi che si stacchino dal bordo della cupola non ne ho mai osservati piii di uno per cupola. Si osserva, inoltre, in questa cellula C, il cui corpo cellulare ha mantenuto tutta la sua integrita, che le flbrille endocellulari formano una deli- cata e completa rete perinucleare. Nella cellula B la cupola si impianta in maggior vicinanza del- I'origine del cilindrasse. Non e possibile con assoluta certezza stabilire donde pro- vengano le fibre che terminano nel nucleo del III. E pero ormai accertato che nel fascicolo longitudinale dorsale esistono fibre ascen- denti provenienti dai nuclei motori legmentali e dal nucleo di Dei- ters. Ricerche recenti di Cajal (op. c.) e di Telle (') in larve di trote hanno confermato questi fatti ed io stesso ho potuto riscon- trare esatta questa osservazione. Le fibre qumdi che si portano (1) Tello F. — Coutribucioii al couooiiuiento del Eucefalo de los Telcrtsteos. Los nucleos biil- bares. — Tnib. d. Labvr de inve.sti'j. biol. de la Universi. do Madrid, Toino 7, Fasc. 1-2, pp. 1-29, Madrid, 1909, - 247 - aH'oculomotore sono, con tutfca verosimiglianza, fibre del nucieo di Deiters e fibre del nuclei motori tegmentali. 10 ho a questo riguardo osservato nei miei preparati che il fa- scicolo longitudinale dorsale quando trovasi nei cordoni ventrali del midollo spinale e un fascetto esile. Cresce mano mano che sale nella oblongata e raggiunge le sue dimensioni rnaggiori in corrispondenza del nuclei terminali dell' VIII. Come fascio compatto grosso e ben individualizzato arriva al nucieo motore del III, ed ivi forse piii della meta delle sue fibre terminano. 11 rimanente delle fibre, in numero presso a poco uguale a quelle che formano i cordoni ventrali del midollo spinale, arriva fino al nucieo del fascicolo longitudinale dorsale. lo ritengo per questo, che nei fascio longitudinale dorsale dei teleostei si trovi la lunga via discendente che, originatasi da un nucieo a grosse cellule nei cervello medio, il nucieo del fascicolo longitudinale dorsale, giunge fino al midollo, nei quale termina mettendosi probabilmente in rap- porto con le cellule radicolari anterior! ; che vi si trovino altri fasci che non e ora il case di ricordare; che inoltre esistano in essa numerose fibre provenienti sicuramente dai nuclei motori tegmen- tali e dal nucieo di Deiters, e probabilmente da tutto il tubercolo acustico, le quah fibre facendosi ascendenti terminano in massima parte nei nucieo del III. L' oculomotore ed il relative nucieo e spro- porzionatamente sviluppato in queste larve, molto piu di tutto il y p. es.; non deve destar percio meravigha se un fascio piuttosto grosso le cui fibre riconoscono una cosi svariata origine vada in molta parte a terminare in corrispondenza di esso. I Missosporidii sono Protozoi ? DKL Prop. CARLO EMERY (Boi.oqna) i; vietata la riprodnzione. Leggendo i lavori degli ultimi aniii intorno ai Missosporidii, i quali hanno rivelato una struttura molto piu complicata delle spore che non risultasse finora, particolarmente nol numero delle cellule che alia lore formazione prcndono parte, mi e apparsa alia mente, inattesa e strana, la rassomiglianza tra le spore del Myxoholus e - 248 - i maschi del Bicyema ; rassomiglianza che lungi dal dileguarsi, sot- toponendola ad un accurato esame, si e anzi confermata. I Missosporidii risulfcano da un sincizio sparse di nuclei vege- tativi, nel quale sono inglobate le cellule riproduttive individualiz- zate da cui nasceranno, dopo successive mitosi, i corpi riproduttori, cioe le spore, II Dicyema agamo si compone di una cellula interna uninu- cleata che racchiude le cellule riproduttive, ed e circondata da cel- lule ciliate. Dalle cellule riproduttive si formano : 1) le femmine partenogenetiche o agame ; 2) le femmine non partenogenetiche ; 3) i maschi. Negh Eterociemidi le cellule ciliate perdono le loro ciglia e si fondono in un sincizio. Negli Ortonettidi la cellula interna e sostituita da un insieme composto di molte cellule che sono almeno in parte elementi ripro- duttori. In certe femmine, dette a forma ai " sacco plasmodico „, le cellule ciliate della supei'ficie spariscono, non si sa bene in virtu di quale processo. Supponiamo un mesozoo nel quale I'atrofia del rivestimento cellulare vibratile sia compiuta, di modo che non se ne veda ve- stigio durante I'ontogenesi : avrerao un organismo che si potra con- fondere con un Missosporidio se non si conosceranno le forme pro- pagatrici. Finche si riteneva che tre cellule sole prendessero parte alia formazione della cnidospora, si poteva considerare questa come un modo aberrante ed eccezionale di svilupparsi degli invogli germi- nali di un Protozoo. Ma poi le ricerche dello Schroder e del Keysselitz hanno dimostrato che ben quattordici cellule pren- dono parte alia formazione del pansporoblasto, e sei alia formazione di ogni spora, di cui due costituiscono il germe e quattro si diflfe- renziano a due a due per formare le cnidocisti e le pareti della spora. Si ha un differenziamento di cellule eterogenee che fa pen- sare ad un organismo maggiormente elevate, sempiificato pero dalla riduzione ad un numero minimo di elementi. II significato dei germi derivati dalle cellule propagatrici dei Missosporidii e dei Diciemidi e differente. Nei Diciemidi abbiamo anzitutto vere uova richiedenti fecondazione per mezzo di spermii (anisogamia) o pure cellule germinali non soggette a riduzione nu- - 249 - cleare, ossia spore, nelle generazioni partenogenetiche o agami- che {'). Nei Missosporidii abbiamo cellule germinali agame e isogame (almeno secondo 1' interpretazione che mi sembra la piu verosimile la quale risulta dagli studi del Keisselitz) le quali ultime for- mano un solo germe ameboide od uovo. Ma quest' uovo e circon- dato da inviluppi i quali rappresentano a mio parere un organismo rudimentale. Tale rudimentalita raggiunge I'estremo limite nei Mi- crosporidii. Quel rudimento d'un organismo presenta analogia con i maschi dei Diciemi, e non e possibile, una volta che la nostra attenzione si e portata su quel punto, non rimanerne colpiti. Le cnidocisti sono apparentemente rappresentate dalle cellule a corpi rifrangenti dei Diciemi; le cellule parietali dalle pareti deH'urna; le due cellule del germe dalle cellule granulose da cui si formeranno gli spermii. Credo che queste rassomiglianze siano indizio di una reale affinita dei Missosporidii coi Mesozoi. Non so se queste mie idee avranno I'assentimento degU Zoo- logi. Le affido alia meditazione dei coUeghi i quali, nella moltipli- cita della loro esperienza e dei lore criteri scientiflci, sapranno di- scernere il logho dal grano, I'intuizione piia o meno geniale dai voli troppo solleciti della fantasia. Bibliografla Hartmann M. — Unteisuclumgen iiber den Generatiousweclisel der Dic.yeiuiden. — JHein. Ac Sc Belg. (2), Vol. I in 4", N. 3, 1907. Keysselitz C. — Die EntwickJung vou Myxobolus iifeifferi. I Teil. - Arch. Protistenk., Vol. XI, Foic. 2, pp. 252 e segg., 1908. Rossbach Edwin. — Beitiiige zur Auatomie iiml Eutwickluugsgescliichte der Kedieii. - Zeit. wins. ZooL, Vol. 84, p. 361 c seg., 1906. Schroder Olaw. - Beitrage zur Eutwichlungsgescliichte der Myxosporidien. - Arch. I'rolistenk., Vol. IX, p. 359 e neg., 1907, (') Hartmann considcra qnoUo cellule gerrainali coin(i cellule aganiiilie le quali non avrobboro oqnivaleute fuorclie nei Protozoi. Ma cellule germinali clio non vanno incoutro a riduzione nucleare si trovano anche nelle redie o sporocisti dei Uistomidi (G rob ben, recentemeute confcrmato dal Eossbach). Dnuque non sono speciali dei Diciomidi, giaccInN occorrono in altri Metazoi, e nou pro- vauo nulla in favore della affiuiti di questi animali coi I'rotozoi propuguata dall' Hartmann. - 250 - SUNTI E RIVISTE 5. Bruni A. C. — Gontributo alia conoscenza dell'istogenesi delle fibre collagene. — Atii della R. Accad. delle scienze di Torino. Vol. 44, 1009. Furono eseguite delle ricerche istologiche sul legamento intervertebrale di em&rioni e feti di vitello, dirette alia risoluzione del tanto coutro verso proble- raa dclla gcnesi doUe tibre collagene. In un primo periodo le cellule connettive sono immerse in una sostanza Ibndamentale a struttura linamente fibrillare, la quale in qualche punto si continua senza limite netto nella parte periferica delle cellule; si avrebbe la differenzia^ione delia parte periferica della cellula (ectoplasma di Mall) m tibriUe flnissime, le quali successivamente si compongono in lamine e fibre, secondo quanto Renaut ha osservato. In quauto all" interpretazione della sostanza fondamentale intercellulare m cui compaiono le fibrille, essa non sarebbe un prodotto di secrezione amorfo, bensi una vera sostanza raetaplasmatica. Durante questo periodo la cartilagine dei corpi vertebrali cresce rapida- mente per apposizione di nuovi strati da parte del disco, e durante quest' ac- crescimento del tessuto cartilagineo vi si stabilisce la trama collagena. In un secondo periodo dell'istogenesi del disco la formazione delle fibre col- lagene avviene in seno ad un sincizio, nel quale si possono distinguerc delle cellule ramiticate, ed un metaplasma che costituisce la sostanza fondamentale intercellulare. Le tibre possono allora formarsi, sia in una parte del sincizio che da gia le reazioni del tessuto collagene, sia nel sincizio stesso, ove essa assume successi- vamente i caratteri microchimici del collagene. A completo sviluppo queste fi- brille sono sottili, ondulate e raccolte a fasci. r;A. e convinto che in molte fra le teorie che furono avanzate sull'origine delle tibre collagene esiste un fondnj di vero, e che le divergenzo esistenti sono dovute al non essere state le osservazioni in proposito abbastanza complete. 6 Contino A. - Sullo sviluppo della caruncola e della plica semiluuare nell'uorao. — Palermo, Scuola tipogr. « Boccone del Povero », 1909, pag. 68, con tav. XVIII. In questa estesa monografia sono riferiti i risultati di ricerche embriologi- che eseguite nell'Istituto del prof. Cirincione, sullo sviluppo della caruncola la- crimale e della plica semilunare ; furono utilizzati 18 embrioni e 9 feti umam dalla tine del 2" mese, al 9° di vita intrauterina. - Di ciascun embrione o feto fu ricostruito col raetodo plastico Tangolo interne dell' occhio con gh annessi relativi. La caruncola dell'adulto e costituita da una piccola massa di connettivo hbroso, rivestita nella parte piii sporgente da epitelio pavimentoso a piii strati, simile a quello del tratto interraarginale del bordo palpebrale, nelle porzioni piu do- clivi I'epitelio si trasforma in cilindrico a due strati con cellule cahciformi, la sua struttura e adunque simile a quella del margine libero delle palpebre. - 251 - Nella caruacola noa osistono ghiaadole di Moll, beasi soltanto una o due ghiandole acinose identiche a quelle di Krause. In quanto alia plica senailunare, essa ha costituzione simile a quella della mucosa da cui essa prende origine. La plica somiluuare si solleva in ombrioni umani di 32 mm. sotto forma di una piega falciforme alia estremita interna dei fornici e si estende piii nel ibrnice inferiore die nol superiore ; essa si costituisce dopo il saldamento delle palpebro e percid non e materialraente possibile die essa costituisca un ostacolo mecca- nico a tale saldamento. La plica conserva tale disposizione (identica a quella dolla nittitanto dei mararaiferi) nel suo aecrescimento ultcriore, die nei prirai 12 giorni dopo la sua comparsa e molto rapido. Dopo r 85° giorno di vita intrauterina la plica si estende proporzionalmcnto all' aecrescimento del globo oculare, ma rimane quasi stazionario il suo spessorc. Dopo il 6" mese di vita intrauterina la plica non segue neppure l' aecresci- mento del globo, per cui il cul di sacco die liraita all' interno la sua faccia po- steriore, per la trazione esercitata dalla congiuntiva bulbare, diventa meno profondo. Nel feto a termine la plica appare come una lieve cresta verticale deila congiuntiva dell' angolo interno; indi per Tingrossamento del globo essa si di- stendo sempre piii, cosicche noU'adulto solo un lieve tratto della sua porzione mediana conserva la I'orma originaria di piega della congiuntiva. Gia tre giorm' dopo die la plica si e abbozzata, vi appare un bottone epi- teliale die si approfonda nel mesoderma; all' li«^ settimana formazioni epiteliali simili appaiono anche sul fornice supero-interno. Lo une e le altrc sono delle gemme adenogene iniziali ; le prime rappresentano il rudimento della gliiandola di Harder, le seconde si traslormano in ghiandole di Krause. La caruncola lacrimale si abbozza alcuni giorni dopo la plica, dopo il sal- damento delle palpebre, e dopoche i canalicoli iacrimali hanno raggiunto Tecto- derma che unisce i margini palpebrals Essa appare alia comraissura interna come un rilievo mesenchimale: il suo volume diviene ben presto maggiore, ma la sua forma non cambia; al 76° giorno dei fascetti del muscolo orbicolare penetrano nella caruncola. Poco dopo la sua comparsa essa si isola dal margine palpebrale su cui e impiantata, ed allora vi appaiono delle sporgenze in forma di bottom pieni, i quali rappresentano gli abbozzi dei follicoli piliferi della caruncola ; e notevole che ([uesti abbozzi compaiono invece molto piu tardivamcnte nel tratto lacri- male dei due margini palpebrali. Le ghiandole di Moll subiscono verisimilmente un arresto di sviluppo. Nel 6" mese le ghiandole sebacee annesse ai follicoli divengon molto volu- minose, mentre il pelo resta rudimentale; quosto ci spieghi I'affermazione di qualdie auture, dell' esistenza in quella regione di ghiandole sebacee libere (pro- babilmente V esistenza del pelo era sfuggita all' osservatore). La presenza di ghiandole acinose non e costante nella caruncola. - 252 - NOTIZIE II i'^ Con(j7~esso inter nazionale di Entomologia a Bruccelles (Agosto 1910). Atlesoclie riraportanza dell'Entoraologia, per la scienza io genere e per reconoraia e Tigiene in particolare, cresce di giorno in giorno, sembra conve- niente di imire gli entomologi in un congresso cho si occupi esclusivaraente deU'Eutoraologia nei suoi vari aspetti e di stal)ilire un comitato permanente, cho possa funzionare come organizzazione centrale nell'interesse di questo sog- getto. Uno dei principali compiti di questa iniziativa e di portare gli entomologi in piii stretto contatto coUa zoologia g*aerale, ed ancora coUe applicazioni pra- tiche dei loro propri studi. II /° Congresso inter nazionale di entontologia sara tenuto dal 1° al (3 ago- sto 1910 a Bruxelles, durante Tesposizione internazionale che vi avra luogo in dctto anno. II programma detinitivo verra pubblicato durante Tinverno 1909-10. I comitati di Bruxolles prenderanno le disposizioni per 1' accoglienza dei membri del congresso. II Congresso si comporra di : I. Membri vitalizi, i quali pagano, per una voita tanto, alraeno 250 lire, per coprire le spese di tutti i futuri congressi di Entomologia. Essi riceveranno gratuitamente tutte le pubblicazioni dei singoli congressi. La sorama pagata dai membri vitalizi sara impiegata come fondo permanente i cui soli interessi sa- ranno messi a disposizione del comitato internazionale permanente da eleggersi al Congresso. n. Membri ordinari, che pagano un somma di 25 lire e riceveranno tutte le pubblicazioni del Congresso. Le signorc ed i giovanetti che accompagnano i membri, col pagamento di L. 12,50 per ciascheduno avranno tutti i privilegi dei membri, meno il diritto di ricevere le pubblicazioni. Per aiutare il comitato esecutivo internazionale nel lavoro estensivo preli- rainare pel /" Congresso di Entotnologia sono stati nominati dei Delegati locali nei diversi paesi. Questi Delegati daranno agli Entomologi le informazioni del case. Delegato locale per r Italia Prol'. A. Berlese, Firenze, Via Romana, 19. Tutte le sottoscrizioni sono da inviarsi a A. H. Jones, Exq. 11 Ghandos Street, Cavendish Square LONDON, W. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Fiveuze, 1909. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Atiatomia, Embriologia) Organo iifficiale della Unione Zoologica Italiana DIKKTTO oAi DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Piof. ili Aiiatoniia uniaiia Piof.
  • nigIio. Inflne si fecero innesti di capsula di cavia in rene di coniglio. Le esperienze furono complessivamente 49, ma di 1 di innesto fetale gli autori non hanno teinito calcoJo, perche gli animali morirono dopo poche ore: 33 furono di innesto omogeneo e, tra que- ste, 7 di innesto fetale ; 16 furono di innesto eterogeneo e, tra (jueste, 0 di innesto fetale. Le capsule vennero innestate 17 volte intiore; nel rimanente in frammenti piii o raeno grossi. L'esame degli innesti fu praticato: di quelli di capsula di coniglio giovane in rene di coniglio giovane, da 1 a 370 giorni ; di quelli di capsula di feto di coniglio in rene di coniglio giovane, da 19 a 2o giorni; di quelli di capsula di cavia giovane in rene di coniglio giovane, da 4 a 75 giorni; di quelli di capsula fetale di cavia in rene di coniglio giovane, da 12 a 22 giorni. Conclusi oni : L'innesto parziale o totale di capsula surrenale di coniglio e di cavia giovane o di feto di coniglio o di cavia nel rene di coniglio e destinata a scomparire, diversificando i fatti dogenerativi a seconda che si tratta di capsula di coniglio o invece di cavia. Gli innesti omogenei (capsula di coniglio in rene di coniglio) de- generano piii lentamente di quelli eterogenei (capsula di cavia in rene di coniglio); dei primi potendo osservarsi traccieanche dopo 300 giorni. Non esiste differenza tra il processo degenerativo che si svolge nelle capsule di coniglio e di cavia innestate, sia che si tratti di capsule di animali giovani o di feti ; se mai, nelle capsule fetali i fatti dege- nerativi sembrano meno rapidi. Si alterano e scompajono piu rapidamente la sostanza midoliare e la zona reticolare della corticale; resiste piii a lungo la sostanza glomerulare, e piu ancora la fascicolare. Non sembrano esistere difFerenze se 1' innesto fu praticato nella corticale del rene piuttosto che nella midoliare. Dell'innesto non si conserva neppure lo stroma connettivale, n6 i vasi: la capsula connettivale che viene a circondare l'innesto si forma, almeno in massima parte, per proliferazione del connettivo interstiziale, circostante, del rene. — La reazione che in quest'ultimo provoca I'jnnesto e limitatissima. Trapianti di ovaja Da esperienze fatte da Amico-Roxas in pecoro e resultato che le ovaje, trapiantate da un punto all'altro dell'organismo nello stesso animale, possono attecchire, con svolgimento in esse del processo di ovulazione. Anche se trapiantate da un animale all'altro dello stesso sesso, 6 possibile l' attecchimento, con produzione di ovuli normali e maturi. - 268 - AlcuDG espepienze (quattro) nellostesso senso sono state esegnite di recente da Valtorta asportando in giovani conigli le ovaje e ri- cucendole poi al meso-salpinge. Circa ai risultati, I'A. accenna soltan- to che gl'innesti non riuscirono: in quelli esaminati da 18 a 27 giorni dopo I'atto operativo pote ancora osservare follicoli abbastanza bene conservati ; in quelli esaminati piii tardivamente — fino al 60° giorno — non era piii riconoscibile la struttura ovarica. Non esclude I'A. che al cattivo esito abbia potuto contribuire la tecnica difettosa. Trapianti di tuba fatloppiana Ha constatato Herlitzka, nelie sue esperienze nei conigli, il fa- cile attecchimento della tuba embrionale nell'ovaja, cio che, per I'A., ha forse la sua ragione nei rapporti fnnzionali tra i due organi, ai quail, egli dice,, certamente corrispondono affinita specifiche tra gli elementi che costituiscono arabedue i tessuli. L'innesto da luogo alia foi-mazione di vegetazioni adenoidi e di cisti, e queste si comportano differentemente a seconda che l'innesto fu fatto superficialmente o invece profondamente nei parenchima ovarico. JNel primo caso, avendo esse potuto crescere liberamente nella cavitk peritoneale, si svilupparono notevolmente, gli elementi tubarici conservando fino ad un certo punto le loro proprieta istogenetiche specifiche ; quanto agli epiteli, pur mantenendo essi i caratteri, di epiteli di rivesti- mento, subirono quelle oscillazioni di tipo che corrispondono a re- gressioni nella differenziazione e ad anomalie di questa, quando cel- lule divenute anaplastichc tendono nuovamente a raggiungere il tipo piu evoluto. Nei secondo caso, l'innesto venne compresso da connettivo di neoforraazione e riassorbito, rimanendo al suo posto soltanto una cicatrice; verrebbesi in tal luodo a confermare I'opinione di coloro che sostengono che i tessuti embrionali innestati non riescono mai a vincere le resistenze dell' organo ospite e la reazione che in questo determina la preseijza di elementi estrauei. — In favore doila teoriadel Conheim nulla dicono le esperienze di Herlitzka: se mai, in questa ipolesi, dovrebbe ammettersi un indebolimento da parte del tessuto che ospita, in modo che esso non fosse capace di ojjpcrsi alio svilu[)po del germe embrionale. Esperimenti di innesti di tuba nell' ovaja furono eseguiti anche da Cesa-B i anchi. In una prima serie — precedenti a quelli di Herlitzka, e fatti in cavie adulte che esamino da 48 ore a 45 giorni dopo I'operazione — trovo che l'innesto autoplastico di tuba nell'ovaja attecchisce geueralmente, conducendo alia formazione di cavita cisti- che: scompajono le pieghe della mucosa, I'epitelio della tuba si molti- plica attivamente poi si fa cubico e perde le ciglia vibiatili; si as- sottiglia la tonaca muscolare per degenerazione e scomparsa degli ele- — 269 — menti muscolari : si arriva cosl ad una cisti semplice dell'ovaja — Nuovi esperimenti fece piu tardi lo stesso Autore in otto cavie in piena attivitk sessuale, cinque di innesto autoplastico, tre omopla- stico; gli animali vennero sacrificati dopo 12 20 mesi. L'ovaja si presentava sempre piu grossa, flno a otto volte il volume normale, e, salvo ill tre casi, presentava una grossa ciste, a parete sottilissima e a contenuto liquido. Conclusioni: frammenti di tuba di adulti, in- nestati neH'ovaja dello stesso animale o di animali della medesima specie, attecchiscono nella maggior parte dei casi e, sviluppandosi, conducono alia furmazione di cavitk cistiche rivestite da un epitelio e limitate da una robusta parete connettivale. Esse aumentano pro- gressivamente di volume, con maggior rapidity nei primi tempi dopo I'atto operativo, piu lentamente in seguito, fino alia quasi completa scomparsa del tessuto [)roprio dell'ovaja, in seno al quale 1' innesto si e sviluppato. Le suddette cavity sono da considerare come cisti sem- plici delle ovaje. — II potere di attecchire, se innestata, e di dar luogo a queste formazioni cistiche non sarebbe esclusivo della mu- cosa tubarica, ma forse proprio a tutte le mucose, come mostrereb- bero le esperienze di Carnot, che ottenne attecchimento, con suc- cessiva neol'ormazione di cavitk cistiche, di innesti di mucosa vesci- cale, biliare, gastrica; per queste cisti non si pu • dire se abbianu ca- rattere progressivo, o sieno invece destinate a regredire, priche da Carnot le esperienze non vennero perseguite un tempo sufficien- temente lungo. La spiegaziono dei fatti indicati sarebbe da ricercare nella propriety che hanno gli epiteli di non aderire tra loro: tale proprieta, persistendo nel frammento di mucosa innestato, impedirebbe I'aderenza dell' innesto alle parti vicine, mentre I'evoluzione dell'in- nesto continuando conduce alia formazione delle cavita cistiche. Accenna Cesa-Bianchi al reperto, nei casi positivi, di alcune rilevatezze, a forma di papille, nella regione dell' ilo ovarico, costituite da un epitelio cilindrico ad uno strato disposto su di una membrana anista: le interpreta egli come rudimenti del corpo di Wolff, e ad esse attribuisce le vegetazioni extra-ovariche di Herlitzka. Fu dctto come in tre casi Ces^-Bianchi non trovo aumentata di volume 1' ovaja, la quale aveva anche struttura normale; solameute esistevano — piii sovente in corrispondenza dell' ilo ovarico — nu- merose piccole formazioni cistiche, tra loro confluenti, in forma di tubuli con epitelio cilindrico vibratile ad un solo strato, disposto su di una membrana anista di sostegno. Gorrisponderebbero queste cisti, secondo Cesa-Bianchi, a quelle osservato da Herlitzka allor- quandu mancava 1' attecchimento dell' innesto della tuba, e che Her- litzka interpret6 o come resto dell' innesto di tuba, o come forma- zioni nuove che non hanno potuto svilupparsi di piu; cio che Cesa- Bi anchi non crede, rilenendo invece le cisti in discorso come residui - 270 - del corpo di Wolff. Attribuisce Cesa-Bianchi I' insuccesso dell' in- nesto di tuba in questi tre casi a difetto di tecnica : forso l' innesto cadde nella cavitix poi-itoneale, poich6 egli non liusci a truvarne al- cuna traccia. Trapianti di ipofisi In cavie, conigli e ratti albini ha fatto Sacerdotti esperienze di trapianti omoplastici di ipofisi di adulti o di feti quasi a termine, senza apprezzabili differenze di risultati: nel connettivo sottocutaneo, nel fegato, nel pentoneo, nella tiroide, nella milza, nel rene ; esami- nando, poi, 1' innesto dope 1 — 60 giorni. L' attecchimento avviene costantemente, ma non sempre in modo completo, spesso necrotizzandosi la parte centralee solo sopravvivendo la parte periferica ; anche mancando nella prima la necrosi, si verifi- cano ad ogni modo fenomeni, regressivi — degenerazioiie grassa, cario- lisi.... — , pure essendoci la possibilita di una vera rigenerazione. Va poi osservato, rigiiardo alia zona perifei'ica, sopravvissuta, die lia luogo in essa una proliferazione degli elementi essenziali; questa pero, pur nelle piu favorevoli condizioni di attecchimento, va pi'esto diminuendo, fino a cessare. Cos! pure per I'attivitk funzionale degli stessi elementi i quali poi vanno regredendo e finiscono coll' essere riassoi'biti. In nes- sun caso 1' A. osservo che gli elementi riacquistassero i caratteri em- brionali — sdiff^erenziamenlo — ci6 che si osserverebbe in altri ele- ment) trapiantati. Gli innesti eteroplastici — da ratto albino a coni- glio — non attecehirono. Ritiene 1' A. che quasi tutte le cellule trapiantato conservino per un certo tempo la loro vitalita ; ma se non sono di tale natura da potere esplicare nella nuova sede la loro funzione (come ad es, gli elementi epidermici) o se non sono elementi la cui esistenza non sia veramente legata ad alcuna funzione, si affievolisce la loro vitalita ed essi muoiono. Trapianti di arti indi/ferenziati e feiali. In larve di Bufo vulgaris, nelle quali gli abbozzi degli arti pel- vici apparivano come tubercoletti appena rilevati, asportava Banclii un frammento della parete del corpo alia quale questi arti corrispon- devano e lo innestava in larve un po' piu avanzate, in un punto cor- rispondente o prossimo a quello ove si sviluppa I'arto toracico, ora un po' discosto da questo punto (in corrispondenza o in prossimita della capsula acustica, o nella regione delle branchie, o in corrispon- denza del rombencefalo, o suU'orbita....). Sul porta innesto venne prima fatta una ferita con un ago lanceolato. Nei pezzi innestati non era - 271 - traccia di vasi o di nervi difTerenziati. I pezzi attocchirono, non solo, ma progredirono nollo sviluppo, prendendo col porta-innesto rapporti different! : alcuni solamente per mezzo dei vasi e del connettivo, altri prendendo connessioni piii intirae fino ad essere percorsi da nervi uniti, 0 derivati, dai nervi del porta-innesto ; in tutti i casi i vasi dell'innesto si uniscono fin dai primi periodi con i vasi del porta-in nesto. Gli abbozzi sono capaci di ultoriore sviluppo, fino a costituire un arto bene sviluppato ed avente tutte le caratteristiche proprie, lo sviluppo essendo sempre rallentato. L'ammasso mesenchimale indifferenziato che forma I'abbozzo al momento dell'innesto da origine, come in condizioni normali, ad ab- bozzi scheletrici nel sito e nella forma stessa che nel normale. Gli abbozzi muscolari si sviluppano anch' essi nella gemma trapiantata e sono capaci di dar origine alia muscolatura dell'arto innestato; sem- bra per6 necessario, perche ci6 avvenga, che, colla gemma mesenchi- male delTarto, venga anche trapiantato, in tutto o in parte, quel pic- colo abbozzo rauscolare che si h distaccato dai miotorao e si e spinto alia base di detta gemma. I norvi non sono contenuti nel pezzo inne- stato, al momento dell' inn3sto, se non forse sotto forma della estrema piinta deir abbozzo di un nervo, rappresentato da pocho, giovanissime cellule del nervo ; tuttavia si puo avere nel pezzo innestato la for- mazione di nervi, fino ad um stadio di differenziazioiie assai avanzato indipendentemente da ogni connessione coi centri, o coi nervi del porta-innesto. Risulterebbe dunque dimostrato che I'abbozzo dell'arto pelvico, dk origine ad un arto cosifatto in ogni sua parte, sia che si sviluppi nelle condizioni e sotto le influenze normali, sia che si svilupi)i lon- tano da queste, sia che si sviluppi in condizioni tutte different! e sotto influenze affatto nuove, alcune delle quali e lecito credere che pos- sano essere uguali o almeno simiii a quelle cui e soggetto normal- men te I'arto toracico. Esperienze consimili sono state fatte da Gemelli in larve di Bufo vulgaris: tosto che apparivano i primi abbozzi degli arti polvici, con tagli opportunamente condotti egli esportava « il cingolo pel- vico I'acendo cadere i tagli in modo tale da escludere gangli e mi- doUo spinale, e da comprendervi o uno o tutti e due gli abbozzi degli arti » ; gli abbozzi innestava nella regione opercoiare di una larva del medesimo stadio. Ottenne egli pure che gli abbozzi innestati si sviluppassero in arti. Si trattiene Gemelli soprattutto a con- siderare il comportamento dei nervi, concludendo: « che i pezzi in- nestati prendono con la larva i)orta innesto rapporti di connessione anche per mezzo dei nervi oltre die con i vasi e con gli altri tes- suti ; che il nervo che si costituisce nell' abbozzo innestato e foruito - 272 - dal sistema nervoso centrale e che in nessun modo si pu6 provare UDa origine indipendente da abbozzi separati dal centre ». (^) Pill di recente Solaro ha sperimentato i trapianti di arti fetali di mammiferi. Pezzi di arti, lunghi 3 mil., appartenenti a feti di ratti bianchi della lunghezza di cent. 2,8, venivano innestati nel con- nettivo sottocutaneo del dorso o nel fegato di altri ratti, che veni- vano poi sacrificati, per I'esame, da 6 giorni a 13 mesi dopo I'opera- zione. Conclu sioni : Frammenti di arti innestati, nelle condizioni ora esposte, possono attecchire e aumentare di volume per processi progressivi che si svolgono nei singoli tessuti dell'innesto, ma specie a carico dello sche- letro; essi si compiono lentamente, ma secondo un tipo rigorosamente simile a quello dello sviluppo normale. La conservazione dei frammenti innestati dura piii a lungo e i processi progressivi si svolgono piii completamente nei frammenti in- nestati nel connettivo sottocutaneo che non nel fegato ; ed e possibile che sul comportamento dell'innesto abbia grande importanza la pos- sibility di una circolazione linfatica attiva nei primi tempi. In ogni caso I'innesto si circonda di una capsula connettivale va- scolarizzata; ma la vascolarizzazione sanguigna notovole non e in rapporto colTattecchimento e I'evoluzione dell'innesto. Lo scheletro cartilagineo dell'innesto puo trasformarsi in osseo, e si pu6 avere neoformazione di spazi midollari contenenti midoUo a struttura normale, Gli innesti dopo un certo tempo scompajono totalmente o in par- te, per necrosi e riassorbimento ; e prima il connettivo sottocutaneo, poi i muscoli e I'epidermide, per ultimo lo scheletro che pu6 anche calcificarsi e restare a lungo. * * * Molti ed interessanti fatti relativi alle proprieta dei tessuti gik scaturiscono dagli esperimenti fino ad ora eseguiti sui tra[»ianti. Intanto, e risultata una attitudine a vivere in ambiente eteroge- neo variabilissima a seconda della qualita dei vari tessuti o organi, a parita di condizioni e indipendentemente dalla natura del tessuto o organo che li ospita; talche, mentre alcuni non riescono ad attec- chire e bentosto cadono in atrofia e muoiono, altri possono, alraeno parzialmente, attecchire e continuare a vivere, capaci anche, talvolta, di normale funzione, piii spesso regredendo essi pure dopo un tempo (*) Sulhi i)olcinica iusoita tra Banchi e Gemelli e che riguarda la questione della rigenerazione dei uervi uou e qui il caso di lifoiiie. - 273 - piu 0 meno lungo fino a scomparire. Lembi di cute, ad esempio, in condizioni adatte, se trapiantati attecchiscono con facilita consepvando struttura normale. Cosi il periostio, che non solo vive, ma manifesta pi'ontamente attivita rigenerativa con formazione di osso ; cosi la car- tilagine interepifisaria di giovani, trapiantata al posto della cartilagine interepifisaria di un altro osso dello stesso animale o di un altro ani- male giovane della medesima specie, pu6 conservare la sua vitalita ed attivita proliferativa, normale per alcuni, generalmente atipica per altri. Tra gli opgani che attecchiscono in parte conservandosi, di solito, solamente una ristretta zona periferica, e che possono continuare a vivere per un certo tempo sono I'ovaja, le capsule surrenali e iltimo — almeno per alcuni — , il polmone, I'ipofisi, le paratiroidi, le quali ultime sarebbero anche atte ad esplicare la loro normale funzione, le ghiandole salivari e il pancreas, che non godrebbero di tale attitu- dine. Infine non attecchirebbero i testicoli, I'osso privato del periostio, i trapianti liberi di muscoli, almeno per alcuni. Per certi organ! gia si puo intravedere la ragione del loro peculiare comportamento: cosi, per le ghiandole a secrezione esterna, e noto che la legatura del condotto escretore, con impedimento al libero deflusso del secreto, conduce ad alterazioni degli elementi secernenti, con atrofia deU'organo come esito finale; orbene, si intende che una ghiandola di quella specie, trapiantata, trovandosi nelle medesima condizioni di non aver mezzo di eliminare regolarmente il suo prodotto di secrezione, non possa avere sorte diversa, Riesce all'incontro esplicabile il piu facile e du- revole attecchimento di ghiandole a secrezione interna, come le para- tiroidi, nelle quali pu6 continuare la eliminazione del secreto come in condizioni normali. Notevoli differenze sono risultate nella adattabilitk di un tessuto od organo a vivere in ambiente eterogeneo a seconda che quello e gia pervenuto a completo sviluppo o e invece in via di evoluzione; atte- stano numerosi esperimenti una maggiore adattabilitk dei tessuti o organi embrionali in confronto agli adulti, ne soltanto di semplici or- gani, ma anche di parti complosse, quali frammenti di arti o di arti intieri. Gli innesti di cartilagine in organi svariatissimi hanno dato quasi sempre risultati negativi se quella era adulta, positivi se era embrionale. La tiroide embrionale, trapiantata in luogo adatto, non .solo vive, ma procede nella sua evoluzione fino a raggiungere la slruttui-a perfetta ; ed ugualmente si comporta I'ovaJa se trapiantata in femmine adulte. Esagerando questo concetto, si e perfino affermato che nessun organo o tessuto adulto ha il potere di attecchire quando venga innestato in un tessuto di natura diversa. E indubitato che le cellule embrionali hanno una piu grande attitudine di trasformazione e di adattamento, e tanto maggiore quanto minore e il loro grado di differenziazione. L'importanza di questo ultimo fattore si rivela anche - 274 - nol comportamento di tessuti adulti, i quali tanto piii difficilmente si adattano a vivere in ambiente divei'so dal proprio quanto piu alto e il grado di loro differenziazione ; cosi periscono rapidamente gli element! nervosi, cosi attecchiscono piu difficilmente gli element! degli animal! siiperiori in confronto a quell! degli animali inferior!. Influenza notevoiissima esercita po! I'ambiente destinato ad acco- gliere I'innesto. Intanto, I'attecchimento non avviene o con grande dif- ticoltk se fatto in animali di specie diversa ; si ottiene invece abba- stanza facilmente in animali della stessa specie; piu facilmente an- cora nello stesso an! male. Particular! condizioni general! del soggetto che deve accogliere I'innesto ne favoriscono od ostacolano I'attecchi- mento. L'eta, ad esempio: I'ovaja embrionale, innestata in femmiue gioiiani, conserva presso a poco la stessa struttura ed il grado di svi- luppo che aveva allorche venne innestata; in femmine aduUe, come fu di sopra ricordato, continua la sua evoluzione e raggiunge la strut- tura di ovaja adulta, consei'vando la sua funzionalita e potendo for- nire uova mature; in femmine vecchie, sessualmente finite, degenera e viene riassoj'bita ; cosi pure la cartilagine interepifisaria attecchisce facilmente in animali giovaui, continuando I'accrescimento dell'osso, mentre in animali asviluppo scheletrico completo attecchisce tempo- raneamente per degenerare bentosto e scomparire. II sesso ha pure importaiiza: I'ovaja embrionale, che come abbiamo ora notalo, attec- chisce facilmente nelle femmine, innestata in maschi conserva per qualciie tempo la sua struttura embrionale, pu6 anche procedere al- quanto nella evoluzione, ma va in seguito regredendo fino a scompa- rire del tutto. E oltre l'eta ed il sesso, anche altre condizioni gene- ral! del soggetto che ospita possono esplicai'e la loro influenza nel senso indicato: le paratiroidi innestate in animali previamente sotto- l»ost! alia paratiroidectomia si raantengono piu a lungo in vita che non in animali normali, ed esplicano anche una funzione piii attiva, tale da allontanare per qualche tempo o attenuare notabilmente gli effetti che a queU'operazione tengono dietro. Ma v! sono po! senza dubbio condizioni insite nella natura stessa dell'organo nel quale l' innesto viene trasportato, per le quali esso rappresenta ora un terreno favorevolissimo, ora invece assolutamente inadatto all'attecchimento, alia vitality di quelle. Organ! embrionali, quali le falang! di vita in period! precedent! I'ossificazione, attecchi- scono con facilita trapiantat! nell' ovaja, periscono inesorabilmente nella tiroide, ne! testicoli, nel peritoneo. . . .; la tiroide, che si man- tiene vitale trapiantata nel peritoneo, nel midollo osseo, ne! mu- scoli non attecchirebbe o solo eccezionalmente nel connettivo sottocutaneo; si conserverebbero gli innest! di mucosa gastrica fatti nel fegato, perirebbero fatti nelle ghiandole salivar! . . . . E qui si tocca la questione delle azioni che i vari tessuti esercitauo recipro- - 275 - camente I'uno snU'altro, siilla quale non ^ ora possibile addentrarsi per il mistero die la avvolge. In conclusione, moltoplici e di varia natura appajono aiiche dai brevi cenni che ne ho fatto, le condizioni richioste affinche un inne- sto possa conveniontemento adattarsi in un ambiente eterogeueo; con- dizioni che, pill esattamente fissate da indagini ulteriori, potranno utilmente servire al Clinico per le possibili pratiche applicazioni. Le quali gik furono tentate, e talora con successo. Sanno tutti degli utili risultati di trapianti di pelie in casi di estese perdite di sostanza cutanea; come anche di quelli di innesti di muscoli in casi di perdita di sostanza muscolare traumatica cd operatoria. Effetti utili si sono ottenuti col trapianto di cartilagine interepifisaria : cosi in casi di arresto di sviluppo del radio per la perdita traumatica della carti- lagine con successiva mano valga, in casi di scomparsa della epifisi inferiore del raiio e di un tratto della sua diafisi per un processo osteomielitico nell'infanzia, nei quali casi si ottenne la correzione della deformita con ripristinamento della funzione. Si e tentato il trapianto delle ovaje in soggetti ovariectomizzati, nella speranza che quelle, rimanendo in vita e funzionando normalraente, riuscissero ad allonta- nare i disturbi che alia ovariectomia susseguono, ma con osito molto dubbio. Si e tentato anche il trapianto delle paratiroidi collo stesso intendimeiito, e, a quanto sembra, con migliori risultati. Che le ap- plicazioni pratiche sieno limitate e incerti i risultati non pu6 recar meraviglia: da troppo breve tempo si occupano gli studiosi dell'argo- mento degli innesti con criter? scientifici, ne i fatti fiuora raccolti sono sufficienti perche se ne possano indurre leggi generali ben deter- minate e sicure; v'hanno inoltre altri problemi che a (luello degli in- nesti direltamente si rannodano e sui quali dobbiamo tuttora essere illuminati. Dato come stabilito che i tessuti embrionali hanno piu de- gli adulti spiccata I'attitudine a mantenersi in vita se portati in altro ambiente, e possibile che esista un momento della loro evoluzione nel quale le condizioni sono particolarmente favorevoli, e questo momento converrebbe determiuare; ma, per alcuni organi, noi conosciamo piut- tosto imperfettamente le fasi attraverso le quali essi passano per arrivare alio stato perfetto ; e sopratutto ignoriamo in qual momento essi raggiungano la struttura definitiva. Ben poco noi sappiamo anche sul grado di vitalita, in genere, dei vari tessuti distaccati daU'orga- nismo del quale fanno parte, e sulle condizioni esterno piu adatte a mantenerli in vita; certo esistono differenze notevoli, come risulta dai pochi fatti che sono noti. Approfoudite queste ed altrequestioni, molto potranno avvantaggiarsi gli studi sugli innesti e sulle loro pratiche applicazioni, e nuova luce ne verra forse per il problema, tuttora insoluto, della etiologia e della istogenesi dei tumori. - 276 - Bibliografia. A m i c o - R o X a 8 S. — La trapiantazione ovarica in rapporto al processo dell' ovnlazione, della gravidanza o del metabolismo organico. — Arch. Ostetr. e Ginecologia^ An. 8, K. 5. Napoli, i90i. Baldoni A. — Considerazioni snlla teiapia del postumi della strumectomia e ricerche siigli inne- sti tiro-paratiroidei. — Olinica Yeterinaria, Sez. pratica, An. 31, N. 0-9. Milano, 190S. 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Codesti argoraenti procedono da studi sin- tetici noiiche da ricerche originali, atte anche a ricercare i caratteri, le cause, i mcccanismi della variabilita del nuraero dei eromosorai. In questo suo interessante lavoro I'A. studia il comportaraento del nuraero dei eromosorai in cellule tra loro oraogenee, riserbandosi di trattare in avvenire lo stesso argoraento nelle diverse categorie di eleraenti di uno stesso organisrao coraplesso e nelle diverse specie di organisrai. Dalla bibliogratia risulla, che raentre per le cellule vegetal! sin da priucipio si e dubitato della costanza del nuraero dei eromosorai (Strasburgcr, Gui- - 278 - gnard ecc), per le cellule aniraali i primi osservatori hanno trovato costante questo nuraei'o (F lemming, Rabl, Plainer); sarebbe senza base sufflciente ed in pieno disaccordo col dati piii sicuri desunti dalla citologia vegetale, che Bo- vcri lormulo la legge che per ogni specie e costante il numero dei croraosorai. A qaesta legge troppo assoluta, e di cui in seguito il Boveri ha attenua- to la I'igidita, lurono di poi esercitati controUi incompleti, sebbene numerosi. L'Autore raggruppa distintamente le osservazioni che oggi esistono suU'ar- gomento in favorevoli e contrai'ie all'esistenza della costanza del numero dei cromosomi nella stessa categoria di cellule, e considera dapprima le ricerche condotte su animali, poi quelle su vegetali. In quanto alle osservazioni favorevoli — che del resto sono in assai minor numero delle contrarie — FA. si mostra alquanto scettico relativamente ad al- cune di esse (Schottlander, Wilson, Stevens) in rapporto alia possibilita di un'avvenuta « selezione dei casi aberranti, sia pure inconscia ». Vi sono pero d'altra parte ricerche di maggior valore (Boveri, Stevens ecc). hi conchisione I'A. riconosce insuflicienti i dati favorevoH alia legge della costanza del numero doi cromosomi in una sola specie di cellule o considera la Jegge stessa come un* ingiustilicata generalizzazione ; cio sarebbe tanto piu vero secondo I'A. in quanto tutte le notizie che egli ha raccolte, sono di solito con- siderate dagli Autori « come una conferraa della legge, senza forse die essi so- spettino nemraeno, che ne sono invece i soli e deboh appoggi. » Piu numerose e piu probative secondo 1' A. sono invece le ricerche degli Autori convinti della variabilita del numero dei crompsomi (Winiwarter, Heidonhain, Borgert ecc.) e di quelli che, « pur avendo studiato attenta- mente il numero dei cromosomi e constatato delle differenze fra le singole de- terminazioni, non credono di dover concludere per I'esistenza di una variabilita ma cercano di spiegarle mediante numerose ipotesi piii o meuo complicate » (Montgomery, LinviUe, Voinov, Wilson ecc). In quanto alle osservazioni di citologia botanica suirargomonto I'A. le rag- gruppa secondo la natura del tessuto che servi da materiale di ricerca e con- stata che per le cellule f.essuali, ma sopratutto per le somatiche I'u accertata la variabihta del numero dei cromosomi ; per cui pcrderebbe terreno 1' ipotesi dell'individuabihta di essi nel nucleo in riposo (Strasburger , Guignard). In sintesi generate inline risulta che, benche il numero dei cromosomi nelle mitosi di cellule della stessa natura sia stato trovato variabile piii o meno for- temente fra determinati limiti, pure non si e riconosciuta con precisione I'am- piezza della variabilita, di cui sappiamo soltanto che e piu ampia nelle cellule somatiche che nelle cellule sessuali. Al contrario che per i vegetali, per gli animali vi e grande scarsezza di notizie sul numero dei cromosomi nelle cellule somatiche, mentre le osserva- zioni si riferiscono quasi esclusivamente alle cellule sessuali. Da cio Topportunita del materiale scelto dall'A. per le sue ricerche ori- ginah, Egli ha studiato I'epiteho peritoneale (FA. dice erroneamente endotelio) di larve di Salamandra maculosa, il quale per ragioni teoriche e tecniche ben si prestava alio studio delle mitosi, sopratutto per le grandi dimensioni di que- st' ultimo e per la possibilita di evitare le manipolazioni raicrotomiche. Dopo opportune fissazioni e colorazioni, le laminette peritoneali vcnivano - 279 - osservate con cenvenicnti raezzi ottici. L'A. ha usato ingegnosi artilizi per ccr- car di ovviare alle enormi dilTicolta clie la conta dei cromosorai ollte. Gli accurati procedimenti ranno ritenere raolto alleiidibili le osservazioiii dcll'A. In cii'ca 20 pagine TA. cspone I'esito dolle sue ricerche. Preraette alc-une notizie istologiehe sul peritoneo, considerando le vat-ie calegorie di cellule della lamina peritoneale ; le osservazioni citologiclie pero fui'ono condotto esclusiva- raente suUe cellule deU'epitelio pentoneale in raitosi. Riguardo al numero di cromosomi trovato in questo tessuto, I'A. lo consi- dera oscillante fra 21 e 26, tenendo conto solo dei casi sicunssirai incontrati nello studio delle 40 mitosi, che egli scelse fra molte centinaia. Risulta da queste osservazioni la confenna di una variabilila nello slesso individuo del numero uei ci'oinosomi, la quale « segue verisimilmente le stesse leggi die i-egolano gli altri casi di variabilita fiUttuante ». Esiste « una curva di iVequenza continna, ad ampiezza piii o raeno grande, della quale il cosidclto numero normale non costituisce che I'apice ». Scendendo nel campo teorico, TA. indaga il signilicato della variabilita nu- merica dei croraosomi ; puo questo fenoraeno — dall'A. accertato coll'analisi bi- bliogratica e coU'osservazione diretta — essere interpretato colia teoria deirin- dividualita dei cromosomi ? L'A. dopo una disamina accurata dei fatti, conclude die « tutte le varie subipotesi per spiegare coerentemente aU'ipotesi delF indi- vidualita i numeri di croraosomi diversi dal tipico, ad un esame accurate si dimostrano insosteuihili ». L"ipotesi opposta della labilita dei cromosomi, secondo I'A. esiste alio stale latente nei lavori di numerosi Autori ed e stata piii o meno validamente pro- pugnata da BMck, 0. Her twig, Moves ecc. e specialmonte da Tellyesni- czky. In qual modo pero — si domanda a TA. — codesta ipotesi puo accor- darsi colla ristretta oscillazioue del numero dei cromosomi ? Quali sono cioe i fattori da cui quest' ultimo dipende ? L'A. ricorda dapprima le diverse opinioni manifestate in questo riguardo (Strasburger, Delage, Boveri, Giardi- na ecc.) ed in seguito lormula I'ipotesi per la quale « 11 comportamento del nu- mero dei cromosomi sarebbe una semplice conseguenza di un principio gene- rale della biologia, cioe della notevole lissita della grandezza media degli or- gani ». Posto cio, il numero dei cromosomi sarebbe un quoziente fra la quantita di cromatina (che I'A. ritiene eguale in tutte le cellule all'inizio di ogni mitosi) e la grandezza media dei cromosomi. La variabilita nel numero dei croraosomi nolle mitosi dipendorebbe dunque in altre parole dalle oscillazioni nella grandezza dei cromosorai, le quali son provocate da inllniti fattori die si identitlcano colle condizioni esterne variabili casualmentc. T. Term. 8. Pensa A. — Gonsiderazioni a proposito dello sviluppo dell' albero broncliialc nciruomo ed in Bos laurus. — Bull, della Soc. medico-chir. di Pavia, 7 magyio 1909. Fu compiuto lo studio dello sviluppo delTalbero bronchiale sovra alcuni era- brioni di uomo e di Bos taurus; ma la descrizione dell'A. si riferisce piii parti- colarmente ad lui modello, eseguito col metodo Born, di un embrione umano alia 5* settimana e ad un altro modello di un embrione di hue di 13 ram. - 280 - Assieme ai bi'onchi ed alia trachea furono ricostruito le arterie polmonari, i ncrvi vaglii e I'esofago. II panto principale al quale I'A. rivolse la propria attenzione, fu quello delle omologie fra I'albero bronchiale destro ed il sinistro, e sopratutto a quello tanto discusso del signirtcato del 1" bronco laterale. L'ipotesi di Willach-Narath, che quel bronco sia un ramo del 1" bronco vcntralo, il quale a destra sarebbe migrato in direzione dorsale per portarsi sul bronco principale, ed in alcuni animali perllno sulla trachea, sembra poco vero- siraile al Pensa per varie considerazioni: il bronco cosidetto epiarterioso avrebbe dovuto raggiungere la sede suddetta sorpassando I'arteria polraonare, dati i rapporti che esso ha con quell' arteria ; inoltrc il nervo che a destra si stacca dal plesso esolageo e si mette in rapporto col 1" bronco laterale destro, non ha il suo corrispondente a sinistra, mentre all'incontro il ramo che segue in dire- zione caudale e che si mette in rapporto col 2° bronco laterale destro, ha a si- nistra il suo corrispondente nel ramo che segue il l" bronco laterale sinistro ; I'arteria polmonare decorre ventralraente a quel bronco, al contrario di quel che accade per tutti gli altri; inline i due rami dell'arteria polmonare destra che si mettono in rapporto col 1" bronco laterale destro non hanno il lore cor- rispondente a sinistra, mentre per gli altri rami esiste corrispondenza por- fetta. Neiruomo il 1" bronco laterale destro si distribuisce soltanto nel lobo supe- riore destro del polmone, e quindi vien da se che questo lobo, il quale nei pri- mi stadi dello sviluppo possiede un bronco, due arterie, una vena ed un nervo a se, che non sono rappresentati a sinistra, debba essere considerato come un lobo imparl, cioe non rappresentato da nessuna formazione corrispondente a sinistra. 11 2° bronco laterale destro si distribuisce per intero e da solo nel lobo me- dio del polmone destro ed ha il suo omologo nel 1° bronco laterale sinistro; quindi il lobo medio del polmone destro ha il suo omologo nel lobo superiore del polmone sinistro, il quale ha assunto rilevanti proporzioni rispetto al suo omologo di destra, conl'ormemente al maggiore sviluppo assunto dal 1" bronco laterale di sinistra. Levi. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Fireaze, 1909, — Tip. L. NicooJai, Via Faenaa, 44. MonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Itaiiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EDGENIO FICALBI Prof, ili Anatomia niuaua Prof, ili Anatomia comi). e Zoolon-ia uel R. Istituto di Studi Super, in Firenze nella R. Universita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Auatomico, Firenze. 12 numeri all'aiino — Abbiionamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, Ottobre 1909. N. lO. SOMMARIO: Bibliografia. — Pag. 281-285. CoMUNiCAZioNi ORiGiNALi : Triiici G-., Sulla esistenza di un para2:anglio car- (liaco e di un paraganglio carotico (glandula carotica) nei Rettili. — Lu- na E., Sidla classilicaziono delle arterie surrcnali. — Terni T., Sulla presenza di ovoeiti noirinterno di un' ampolla testi colarc di Spclcrpes (Geo- triton) fuscus. — Pag. 286-299. Necrologi. — Pag. 300. Avvertenza Delle Comunicazioiii Original] che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soUanto dei lavori pubblicati in Italia. A. - PARTE GENERALE I. Bibliografia, Storia e Biografia zoologica e anatomica Bovero Alfonso. — Garriei-a scicntilica c riassunto delle pubblicazioni. — Torino, Unione tip. eclitr. ['W09\. 52 pp. Levi Giuseppe. — Ultei'iori contributi scientitici. — Firenze, tip. Niccolai, 1909. 23 pp. II. Scritti zoologici d'indole filosofica Gemelli Agostino. — Vitalisrao o raeccanicismo (Gonsidorazioni sui nuovi pro- blemi della biologia spcrimeiitale. — liiv. d. Fis., Mat. e Sc. Nat., Ati. 9 Die. 1908, N. 108. Estr. di pp. 48. Pavia, 1908. - 282 - III. Scritti comprensivi e vari di Biologia, di Zoologia, di Anatomia Berlese Antonio. — II dorainio della patologia vegetale. Discorso Inaugurale. — Atii d. Soc. ital. per il progr. d. Scienze, Riun. 2. Firenze, ottobre 1908, pp. 205-214. Roma, 1909. Debernardi Lorenzo. — Sul trapianto della mucosa gastrica : nota prev. [Cane]. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 72, N. 4-5, ppj. 77-78. Torino, 1909. Debernardi Lorenzo. — Ulterior! esperienze sul trapianto della mucosa ga- 3trica. — Gio7^n. Accad. Medicina Torino, An. 72. N. 6-8, pp. 310-311. Torino, 1909. Ghigi Alessandro. — Sulla dissociazione del caratteri specifliii negli ibridi com- plessi di alcuni uccelli. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic, Clas. Sc. fis., mat. e nat., Yol. 17, Sem. 1, Fasc. 7, pp. 452-461. Roma, 1908. Herlitzka Amedeo. — Liquid! atti a conservare la funzione dei tessuti soprav- viventi, Nota 1 : La sopravvivenza iiel sisteraa nervoso nelle rane. — Ar'ch. Fisiologia, Yol. 6, Fasc. 5, x>p. 369-461. Firenze, 1909. Lugaro E. — Preformisrao ed epigenesi nello sviluppo del sistema nervoso. — Scientia, Yol. 5, An. 3 (1909), N. 10-2. Estr. di pp. 24. Bologna. Raineri G. — Ghiandole salivari ed organi genitali intern! [Goniglia] : nota prev. — Annali Ostetricia e Ginecol., An. 31, N. 5, p)p. 377-379. Milano, 1909. Russo Achille. — Metodi adoperati per aumentare artiflcialmente la produzione del sesso femminile uei Gonigli e per flssare nella prima generazione degli incroci Ic varieta recent!. — Atii R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic. Clas. 'Sc. fis., mat. e nat, Yol. 16, Sem. 1, Fasc. 5, pp. 362-368. Roma, 1907. Russo Achille. — Moditlcazion! sperimentali dell'elemento epiteliale dell'ovaia di Mammiferi (da servire come base per la determinazione artiliciale del sesso femminile e per la interpretazione della legge di Mendel sulla preva- lenza degli ibridi). Con tav. — Mem. d. R. Ace. dei Lincei, Class. Sc. fis., mat. e nat, Ser. 5, Yol. 6, Fasc. 12, pp. 315-384. Roo.a, 1907. Vignoli Tito. — Evoluzione psicorganica. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett, S. 2, Yol. 42, Fasc. 13, 2)p. 563-576. Milano, 1909. IV. Gronologia, Ontogenia, Teratologia (Per la Teratologia vedi anche XII, II, 17) Barbieri Giro. — Neuromeri e somiti mota-otici in embrioni di Salmonidi. Gon tav. — Atti Soc. It Sc. nat e Mus. civ. Stor. nat. in Milano, Yol. 47, Fasc. 3, pp. 185-257. Pavia, 1909. Boschi Gaetano. — Ricerche sui centri nervosi di un embrione umano di due mesi. — Riv. di Pat nerv. e ment, Yol. 13, Fasc. 8, pp. 353-366. Firenze, 1908. Bovcro Alfonso. — SuH'epoca della comparsa delle ghiandole uterine. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 72, N. 6-8, p)p. 173-188. Torino, 1909. Chiarugi Ginlio. — Gontribuzioni all' embriologia umana normale e patologica. M. Uova umane gemelle nel secondo raese di gravidanza. Gon due figure. — Arch. ital. Anat ed Embriol., Yol. 8, Fasc. 1, pp. 246-253. Firenze, 1909. Contino A. — Ricerche sull'anatomia, embriologia e patologia del margine pal- - 283 - pebrale dell'uomo. Con 20 Tav. — Atti R. Ace. di Medic, di Palermo, An. 1906. Estr. di pp. 80. Palermo, 1907. Contino A. — Sullo sviluppo della caruncola o della plica sernilunarc neH'iiorao. — Atti R. Ace. d. Sc. tiled., 1908. Estr. di pjj. 68, con i8 tav. Palermo, 1909. Ganfini Carlo. — Sulla struttura e sviluppo delle cellide interstiziali dell'ovaio. Gontributo alio studio della organogenesi dell'ovaio. Con Tav. 24-25. — Arch. ital. Anat. ed Embr., Vol. 7, Fasc. 3, p)p. 373-457. Firenze, 1908. Ganfini G. — SuUe trasforraazioni che subisce I'ovaio destro degli uccelli (Gal- lus) durante la vita embrionaria. Con 3 flg. — Arch. ital. Anat. ed Ern- brioL, Yol. 8, Fasc. 1, i)p. 11-26. Firenze, 1909. Giacomini Ercole. — Sulla gonogenesi delle anguille. Intorno all'epoca del dif- I'orenziaraento sessualo in questi Muronoidi. — liendic. d. Scss. d. R. Ace. d. Scienze d. 1st. d. Bologna, CI. Sc. Fis., N. S, Yol. 12 (1907-1908), Fasc. 1, 2)p. 25-36. Bologna, 1908. Giacomini Ercole. — Altre osservazioni intorno all'epoca del differenziamento scssuale nolle Anguille. — Rend. Sess. R. Ace. d. Scienze d. 1st. di Bolo- gna, CI. Sc. Fis., N. S, Vol. 12 (1907-08), Fasc. 4, pp. 170-171. Bologna, 1908. Giannelli Luigi. — Contributo alio studio dello sviluppo del pancreas negli uc- celli. Con 3 flg. e tav. 32-36. — Arch. ital. Anat. ed Embr., Vol. 7, Fasc. 4, 2Jp. 533-577. Firenze, 1908. Giannelli Luigi. — Ricerche sullo sviluppo della milza nel polio. Con 3 figure. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Yol. 8, Fasc. 1, pp. 4-13. Firenze 1909. Milani Pio. — Di alcune apparenze cristalliformi neH'ooplasraa umano. Con tav. IX. — Arc/it. Hal. Anat. ed Embriol., Yol. 8, Fasc. 1, pp. 127-144. Firenze, 1909. Pensa Antonio. — Considerazioni a proposito dello sviluppo delF albero bron- chiale neli'uomo e in Bos taurus. — Bull. Soc. med.-chir. Pavia, An. 23, N. 3, pp. 181-201, con tavole e figure nel testo. Pavia, 1909. Perna Giovanni. — Sullo sviluppo e sul signiflcato dell'uretra neH'uorao. Con tav. X. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 8, Fasc. 1, iip. 145-154. Fi- renze, 1909. Perroncito Aldo. — Mitocondri, croraidii e apparato reticolare interno nolle cellule sperraatiche : nota 2=''. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett, S. 2, Yol. 42, Fasc. 14, r)p. 602 605. Milano, 1909. Ruffini A. — L'ameboidismo e la secrezione in rapporto con la formazione de- gli organi e con lo sviluppo delle forme esterne del corpo. — Atti R. Ace. Fisiocr. in Siena, S. 4, Vol. 20 (An. Ace. 217), N. 7, Proc. Verb., pp. 383- 385. Siena, 1908. Ruffini A. — La struttura della semiplacenta diffusa di Sus Scrofa, in rapporto coi fenomeni di assorbimento. — Atti R. Ace. Fisiocr. in Siena, S. 4, Yol. 20 (An. Ace. 217), N. 7, Proc. Verb., pp. 385-386. Siena, 1908. Ruffini A. — Contributo alio sviluppo deH'apoflsi mastoide. — Atti R. Ace. Fi- siocr. in Siena, S. 4, Yol. 20 (An. Ace. 217), N. 7, Proc. Verb., pp. 386- 387. Siena, 1908. Russo Achille. — Sulla origine dei mitocondri e sulla formazione del deuto- plasma neU'oocite di alcuni Mammiferi. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic. Cla.ss. Sc. fis., mat. t nat.. Vol. 16, Sent. 2, Fasc. 4, pp. 292-296. Roma, 1907. - 284 - Savare M. — Di alcune particolarita nella distribuziono del tessuto collageno nella decidua. — Ginecologia, An. 5. Estr. dipp. 20, con iav. Firenze, 1908. Trinci Giulio. — L'evoluzione protogonista prediacinetica deU'elemento croma- tico ueH'oogenesi dei Sauri. — Rendic. Sess. R. Ace. Scienze d. 1st. d. Bolo- gna, CI. Sc. Fis., N. S. Yol. 12 (1907-08), Fasc. 4, pp. 175-176. Bologna, 1908. Valenti Giulio. — Sopra I'origine delle coste nella ontogenesi del Gongilus ocel- latus. — Rend. Sess. R. Ace. d. Scienze d. 1st. di Bologna, CI. Sc. Fis., N. S, Vol. 12 (1907-08), Fasc. 4, pp. 115-117. Bologna, 1908. Valtorta Francesco. — Ricerche sullo sviluppo fetale. La individualita nel neo- nate: i^ nota clinica. — Annali Ostetricia e GinecoL, An. 31, N. 9,p2:). 313- 335. Milano, 1909. Vastarini-Cresi Giovanni. — Le prime tracce di glicogeno neU'erabrione. Nota pi^el. — Atti R. Ace. Med. 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Bizzozero E. e Botteselle D. — Sull' apparato reticolare interno delle cellule delle ghiandole sebacee. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 72, N. 4-5, pp. 99-100. Torino, 1909. Bizzozero E. e Botteselle D. — Sull' apparato reticolare interno nelle cellule delle ghiandole sudoripare e scbaeee. Con tav. — A7xh. Sc. nied.. Vol. 33, Fasc. 4, pp. 279-284. Torino, 1909. Bruni Angelo Gesare. — Contribute alia conoscenza della istogencsi delle libre collagene. — Atti R. Ace. d. Sc. di Torino, Vol. 44, Ad. d. 10 genn. 1909. Estr. di pp. 18, eon tav. Torino, 1909. Cesaris Demel Antonio. — Sulla varia tingibilita e sulla differonziazione della sestanza cromatica contenuta in alcuni eritrociti. Con tav. — Mem. d. R. Ace. dei Lincei, Classe Sc. fis., mat. e nat., S. 5, Vol. 6, Fasc. 4, pp. 77-81, Roma, 1906. Fragnito 0. — Le fibrille o la sestanza tibrillegena nelle cellule ganglionari dei vertebrati. — Annali di Neurol., An. 25, Fasc. 3. Estr. di pp). 16, con tav. Napoli, 1907. 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Tecnica zoologica, anatomica e mieroscopica. Carreras. Sopra 1' irapregnazione argentea associata all'uso della piridina per la colorazione del tessuto osseo. — Atti d. Soc. ital. per il p7-ogresso d. Scienze, Riun. 2, Firenze, ott. 1908, Verhali d. Sez. 9, pp. 379-380. Roma. 1909. Fichera G. — Per lo studio della struttura normale e patologica del sisteraa nervoso. Nuovi metodi di indagine mieroscopica. — Rivista di Pat. nci'v. e jjient.. Vol. 13, Fasc. 7, pp. 310-320. Firenze, 1908. Modica Orazio. — Metodo per determinare il diametro dei globuli rossi del sangue. Evoluzione di esso diametro nei globuli rossi dell'uomo nei primi due mesi di vita estrauterina. — Atti Soc. Hal. per il pjrogresso delle Scienze, Riun. 2, Firenze, ott. 1908, Verbali d. Sez. 9, p. 381. Rotna, 1909. Vastarini-Ciesi Giovanni. — Ulteriori ricerchc sopra un nuovo metodo di colo- razione del glicogeno nei tessuti. — Atti R. Ace. Medic.-chir. di Napoli, N. 1. Napoli, 1909. Estr. di pp. 8. - 286 - COMUNICAZIONI ORIGINALI OABINETTO DI ZOOLOGIA ED ANATOMIA COMPAKATA DELL' UNIVEKSill DI PEKUQIA Prof. GIULIO TRINGI Sulla esistenza di un paraganglio cardiaco e di un paraganglio carotico (glandula carotica) nei Rettili E vietata la riprotluzione. La classe dei Rettili, fra i Vertebrati, e qiiella che tino ad oggi meno ha formato oggetto di studii sulle dispotfizioni del sistema cro- maffine o feocromo. Propostomi da tempo di colmare, per quanto fosse possibile, tale lacuna, iniziai all' uopo, due anni or sono, una serie di ricerche presso I'lstituto di Anatomia comparata dell'Universita di Bologna diretto dal chiarissimo prof. E. Giacomini. Tali ricerche furono dapprima volte al gruppo dei Sauri, sebbene per essi gia si possedessero parziali conoscenze sull' argomento, specialmente do- vute a Braun, Hoffmann, Vincent, Giacomini e Wiesel. Ri- serbandomi di render noti fra breve, corredati di opportune figure, i risultati raggiunti e di estendere con cio le attuali cognizioni sui giacimenti cromaffini aventi rapporto con Tinterrenale, col sistema vascolare e col simpatico, credo opportune frattanto di se- gnalare alcuni dati, che a tutt'oggi mi constano comple- mente nuovi per i Rettili: I'esistenza cioe di corpi cro- maffini nella regione cardiaca e cervicale. Nell'intraprender'^' le ricerche sui Rettili non senza fondamento pensavo che nel distretto cardiaco avrei incontrato con probabilita depositi cromaffini, essendo gia uota per mie osservazioni ante- riori (6) la presenza di un paraganglio nel cuore dei Mammiferi (*) (») i; comparsa in questi giorni una breve pubblicazione di M. Lissauer intitolata « TJeber die Lage der Ganglienzellen des menscliliclien Herzens » (Arch. f. mikr. Aimt., 74 Sd., 2 Heft, 1909). L'A. nel compilaila evidenteniente non ba avuto conoscenza del lavoro in cui bo fornito la dimo- 8trazione della presenza di un paraganglio cardiaco nei Mammiferi. Mentre egli dicbiara di aver rin- - 287 - e, in quelle degli Uccelli e del Petromizonti, per opera di Kose (5) e di Giacommi (1). Prevedevo anche che tale formazione avrebbe presentato i caratteri ben definiti negli Amnioti dalla descrizione di Kose e dalla mia. Ricordo in massima che i deposit! cromaf- fini, rappresentanti complessivamente il paraganglio cardiaco degli Uccelli e dei Mammiferi, trovansi in stretta connessione con i nervi e gangli sinipatici del cuore : le cellule specifiche, pur rimanendo aggregate sotto forma di nidi, secondo le normals disposizioni di tutti i paragangli, presentano alcuni caratteri distintivi dagli ele- menti croraatfini tipici che costituiscono il grande paraganglio so- prarenale. Di tali caratteri il piii evidente e quelle della scarsa cromafflnita, comune anche agli elementi del paraganglio carotico. JSFelle specie assoggettate alia ricerca {Lacerta muralis^ Goiigy- lus ocellatus:, Anguis fragilis^ giovani e adulti) sicure traccie di de- positi cromaffini non ho riscontrato neH'interno dei piia voluminosi gangli cardiaci ne in loro immediata prossimita. Costantemente invece ne ho rinvenute in corrispondenza del Tr uncus ar- teriosus. Come e noto, il Truncus arieriosus nei Sauri risulta costi- tuito dal Truncus pulmonalis (Arteria pulmonalis communis), dal- V Aorta dextra e dall' J.orto sinistra; i quali vasi decorrono intima- mente riuniti in fascio finche si mantengono neH'interno della ca- vita pericardica, per separarsi poi e ramificarsi quando ne escono. Le cellule cromaffini, compiese in nidi di vario numero di elementi, gia cominciano a mostrarsi in prossimita degli ostii arteriosi ven- tricolari, ma divengono particolarmente abbondanti nel tratto in- termedio tra la regione degli ostii stessi e quella distale in cui i 'singoli tronchi si separano Tuno dall'altro. I nidi, alia periferia del Truncus arteriosv^s, giacciono nell'avventizia di tutti e tre i vasi arteriosi ; internamente, sono piuttosto abbondanti nello spessore del Septum aorticopulmonale frapposto tra le aorte e la polmonare: scarsi invece sembrano in corrispondenza del Septum aorticum se- parante le due aorte. Essi presentano caratteri particolari, certa- mente determinati dallo state di cempressione sotto cui si trovano. venute quelle problematiche « grauuliite Heizzellcu » tli Schwartz, clio io detinitivainente ho identiflcato per eomuni « Mastzellen >>, non fa parola di giacinieuti crouiaffiui in rapporto con i cu- muli ganglionaii. Io per6 aono conviuto che audio nell'uomo non debbano luancare, peich6 I'eaame del cuore di Mammiferi appartenenti a diverse specie me ne ha costantemente rivelato la prcsenza. II silenzio del Lissauer e tuttavia spiegabilo quando si cousideri che egli, uon solo ignora i dati da me foruiti, ma ha compiuto le sue osservazioni su niaterialo fiasato 20 ore dopo la miirte. Data ora la rapidissima alterabilitil del teaauto croiiialline, si compronde come la preaeuza dei giaciraouti, diflicilmente riconoscibili perche profondameute modificati, nou abbia richiuuiato I'attenzioue di chi uon no faceva apposita ricerca. - 288 - Illustrero tali caratteri nel lavoro sopra annunciato ; per ora mi limito a constatare che, conformemente a quanto risulta per gli Uccelli ed i Mammiferi, gli elementi specifici del paragan- gliocardiacoanche neiRettili costituiscono un tipo cellulare alquanto distinto da quelli del paraganglio soprarenale, mentre presentano le piu gr'andi analogie con quelli del paraganglio carotico. In seguito a tratta- mento con liquidi cromici parte rimangono quasi incolori, parte as- sumono una colorazionegiallo-citrina, giallo-verdastra o giallo-bruna; ma in ogni case la cromaffinita e molto meno pronunciata che ne- gli elementi del paraganglio soprarenale. Aggiungo da ultimo che, in connessione piu o meno diretta con i nidi, si osservano fasci di fibre e cellule nervose. Passando al paraganglio carotico, comincio dal ricordare che nel 1900 Kohn (2) gmnse a riconoscere la natm"a cromaffine di quella formazione esistente, nei Mammiferi, presso la biforcazione della Carotis communis; il cosi detto Gcnglion intercaroticum o Glandula carotica C). Poco appresso Kose (3, 4, 5) forniva la pro- va che anche negli Uccelh ai due lati del collo, per lo piia in pros- simita del corpuscolo epiteliale anteriore o immedesimato con esso, esiste un organo cromaffine (paraganglio carotico) omologabile alia ghiandola carotica del mammiferi. Completamente ignorata e stata sin'ora I'esistenza di un simile organo anche nei Rettih. E' infatti dimostrato che la formazione designata nei Sauri da Yan Bern- melen (7) come " Carotiskorperchen „ nulla ha in comune con una ghiandola carotica, ma rappresenta un corpuscolo epiteliale derivato dalla terza tasca branchiale. Van Bemmelen stesso del resto, non solo non accennava ad una sua possibile omologia con la ghiandola carotica dei Mammiferi, ma dichiarava di assegnargli la denominazione di " Carotiskorperchen „ soltanto in base alia sua posizione topografica e di ritenerlo, in seguito ad osservazioni embriologiche, per un derivato branchiale. Le mie ricerche, men- tre confermano la natura epitelogena del " Carotiskorperchen „ , di (') Indirettamente le recenti osservazioni di C. T ora m as i- Crude li « Sulla fine struttura del corpicciuolo carotideo » dell'uomo (Monit. Zool. Ital., anno 20, n. 2-3, 1909) portano una completa con- ferma all' interprotazione di Kohu. II T oiu masi-Cr udeli mostra di non conoscere tale inteipe- trazione, ne, per suo conto, si pronuncia aflfatto sulla possibilita clie 1' organo rappresenti un corpo cromaffine. Ma i dati clie fornisce sulla sua costituzione microscopica coincidono perfettamente con quelli che carattorizzano I'organizzazioue tipica d'uu vero paragauglio. Tali sono I'abito gliiandoliire dell'organo ; le presenza nel suo interno di isole cellulari epitelioidi (evidentemeute cromaffini) deli- mitate da un' impalcatura connottivale iu rapporto con 1' involucro esterno ; la presenza di fibre con- nettive alia periieria delle singole cellule epitelioidi ; la ricchissima vascolarizzazione dell'ofgano ed iufine gli iutimi riijiporti di contiguity fra le celhile epitelioidi e la paiete dei capillari. - 289 - Van Bemmelen, dimostrano I'esistenza nella regione cervicale d ei Rettili di un corpo cromaffine omologa- bile alia ghiandola carotica degli Uccelli e del Mammiferi. Per ora mi limito alle seguenti brevi inform azioni snlla topografia e sulla costituzione di tale organo. In Lacerta e Gongylus il paraganglio carotico in massima si riscontra presso il margine caudale del corpuscolo epiteliale deri- vato dalla terza tasca branchiale, all'incirca nel punto in ciii 1' ar- eata carotidea si bitorca nelle due carotidi interna ed esterna ed accoglie lo sbocco del tronco laterale che la pone in comunicazio- ne con I'arcata aortica (radice dorsale dell' aorta fra il terzo ed il quarto arco arterioso). Un prime esame pero m' induce a ritenere, come ha constatato Kose negli Uccelli, che anche nei Rettili la posizione ed i rapporti del paraganglio carotico con le arcate arte- riose e con i derivati branchiali siano alquanto variabili, non solo in individui della stessa specie, ma anche in uno stesso soggetto ai due lati del collo. Grli elementi che costituiscono il paragan- glio carotico si presentano morfologicament e simili a quelli del paraganglio cardiaco: nel materiale fissato con liquid! cromici in parte rimangono incolori, in parte assumono un vario tone di colorazione gialla, sempre meno intense di quello delle cellule del paraganglio soprarenale. Settembre, 1909. Post Scriptum. — Dope la consegna della presente nota, ho conosciuto quella recentissima di A. Weber intitolata " Recherches cytologiques sur la secretion des glandes parathyroides du Gecko „ (G. R. Soc. Biol, T. 67, N. 24, 1909). In essa I'A. dichiara d'aver sperimentato, con esito negative, se le ghiandole paratiroidee del Gecko (corpuscoU epiteliali) presentino la reazione cromaffine. Ne altrimenti poteva essere ; nulla avendo in comune i corpuscoli epi- teliah con i corpi croraaffini. Probabilmente anche nel Gecko, come nelle specie da me esaminate, i paragangli carotici si trovano in prossimita dei corpuscoli epiteliali e la loro presenza non sarebbe sfuggita al Weber se questi avesse sezionato i coi-puscoli stessi, non isolati come dichiara, ma conservanti i loro rapporti con gli organi vicmi. . - 290 - Bibliografia 1. Giacomini E. — Contributo alia conoacenza (Telle capsule smrenali nei Ciclostoiui. Sulle capsule surrenali del Ciclostorai. Sulle capsule surrenall dei Petroinizonti. Moii.it. Zool. ifal., anno 13, 1902. 2. Kolin A. — Ueber den Bau und die Eiitwickluug der aog. Carotisdriise. Arch. f. mikr. Anat., Bd. 56, 1900. 3. Kose W. Ueber das Vorkoimuen eiuer « Carotisdiiise » und der « cbromaffinen Zellen » bei Viigehi. Anat. Am., Bd. 22, 1902. 4. Kose W. Ueber die « Carotisdriise >> und das « Cbromaffine Gewebe » der Viigel. Anat. Am., Bd. 25, 1904. 5. Kose W. — Die Paraganglien bei den Viigeln. Arch. f. mikr. Anat., Bd. 69, 1901. 6. Trinci G. — Cellule cromaffini e « Mastzellen » nella regione cardiaca dei Mauiraiferi. Mem. 1{. Ac. Sc. Bologna, Tamo 4", Herie 6->-, 1907. 7. Van Bemmelen J. P. — Beitriige zur Kenntniss der Halsgegend bei Reptilieu. I. Anatomisclie Tbeil. Bijdr. tot de Dierk., 16" Aflever., Amsterdam, 188S. ISTITOTO DI ANATOMIA UMANA NOKMAI.E DELLA K. DNIVERSITA DI PAI.KIiMO DIRETTO DAIi PHOF. R. VERSARI Sulla classificazione delle arterie surrenali FEB iL DoTT, EMERICO LUNA, Assistente E vietata la riproduzione. In una nota precedente sulla morfologia delle arterie surrenali neir uomo (*), io concludevo che la riduzione della irrorazione della glandola surrenale a tre soli tronchi arteriosi (a. surrenale superiore, media ed inferiore), quale si trova in quasi tutti i trattati classici, non ha alcun valore reale: che essa, al piu, ha un valore didattico: che e preferibile, per varie ragioni, sostituire alio schema classico la divisione delle arterie surrenali in a.a. surrenali di origine aortica, renale, diaframmatica, celiaca, ed inline, di origine mesenterica. II Levi pubblica ora un importante lavoro sullo stesso argo- mento ("^); egli conferma pienamente i risultati delle mie ricerche, e conviene con me che le aa. surrenali sono spesso piu numerose di quanto si afferma di consueto; ma sostiene che la distinzione (•) E. Luna. — Sulla irrorazioue arteriosa delle glandole soprarenali uell' uonio. — liicerche fatte nel Lab. di Anat. della B. Univ. Boma etc. vol. XIX, 1908. ('■*) G. Levi. — Le variazioni delle a. surrenali e renali, etc. — Archivio ital. di Anat. e di Em- briol.. vol. Till. f. 1, 1909. - 291 - fra arterie surrenali superiori, medie ed inferior! e giustificata dal criterio delia distribuzione e da quello dell' origine loro. Trova strano inline che proprio io arrivi a negare 1' individualita morfologica delle a.a. surrenali superiori, quando e stato in base alle mie ricerche precedent sulla morfogenesi dell' a. diaframmatica inferiore (') che si e stabilito come la trasfor'mazione dell' a. surrenale superiore in esili rami collaterali dell' a. diaframmatica inferiore sia un fatto se- condario, raentre nella forma primitiva quest' arteria rappresenti una unita ben distinta. La contraddizione sarebbe nel fatto molto stridente. Senonche, e son dolente non potere in questo convenire col Levi, mancano i termini della contraddizione, come ora vedremo. Consultando i classic!, troviamo che quasi tutti convengono neir affermare che alia iri-orazione arteriosa della glandola soprare- nale provvedono tre tronchi arteries!, i quali vanno distinti col nome di aa. surrenali superiore, media ed inferiore, provenienti ri- spettivamente dall' a. frenica inferiore, dall' aorta o dall' a. renale. Le mie ricerche, confermate da quelle del Levi, dimostraiio che, data la molteplicita dei tronchi arteriosi, si puo parlare, in ogn! caso, di aa. surrenah superiori, medie ed inferior!. Dobi;)iamo pero accettare noi questa denominazione classica, o non e invece preferibile la distinzione, da me proposta, in arterie surrenali di origine aortica, renale, diaframmatica, mesenterica, ce- liaca? Nel mio lavoro sopra ricordato io scrivevo cosi: " Per questa ampia e moltepUce vascolarizzazione arteriosa si potrebbe, al piii, parlare di arterie surrenali superiori, medie ed inferior! ('); ma an- che questa nomenclatura riesce errata quando si vuole assegnare a ciascuno di quest! grupp! vascolari, come generalmente si fa, una origine determinata; e cioe 1' origine diaframmatica alle aa. surre- nali superiori, 1' origine aortica alle aa. surrenali medie, 1' origine renale alle aa. surrenali inferior!. Noi difatti vediamo che non ra- ramente le aa. surrenali medie vengono dall' a. frenica, e quelle infei'ior! dall' aorta. „ Escludevo dunque imphcitamente la distin- zione delle arterie in superior!, medie ed inferior!, basata sull' ori- gine ed insieme sulla distribuzione loro, e la escludevo perche, se (1) E. Luua. — Zur Morphogenesc tier unteren Z\vorclifcll;uti)rioii lieiiu Menscheu. — Arch. f. Anat. u. riiys., Anat. Ahth., lOOS. (2) Con tale coucessione io allntlevo ad una classificazione basata souiiilicomeute sul livello nel quale- i vasi rasgiuugouo la glaiulola soprareiiale, iudipoudoutemento dall' oiijiine loro. E ovvio che talo criterio non possa essere accettato. - 292 - frequentemente tale rapporto esiste, spesso invece succede che le cosidette arterie surrenali superiori provengono da altri rami che non siano I'a. diafr. inferiore; e cosi pure, quelle che vanno col iiome di aa. surrenah medie spesso non vengono dall' aorta (Levi trovo che 119 volte queste arterie provenivano dall' aorta, 66 volte dai rami dell' aorta); e finalmente le cosidette a. a. surrenali inferiori non sempre provengono dall' a. renale (Levi noto che 122 volte queste arterie provenivano dall'a. renale, 42 volte da altra fonte). Le cifre parlan chiaro ed io mi avvalgo delle stesse cifre del Levi. Ma lo stesso Levi e persuaso che il criterio deH'origine non puo rappresentare il punto di partenza di una classificazione com- pleta, ed allora ricorre al criterio della distribuzione. Egh infatti scrive : " Noi ci potremmo chiedere, vista la va- riabilita nell'origine di queste arterie, di quali criteri ci serviamo per definire una di queste arterie come a. surrenale superiore, media od inferiore, quando I'una o I'altra ha una origine anomala (se, ad esempio, la superiore o I'inferiore provengono dall'aorta, la media dalla renale). Eppure la distinzione non e difficile, tenendo conto del differente territorio di distribuzione di questi vasi ; i rami nei quah la surrenale superiore si risolve raggiungono il corpo surre- nale in corrispondenza del suo margine mediale e del suo apice, si ramificano ulteriormente sulla sua faccia anteriore e mandano sot- tili ramascoli nel parenchima dell'organo. Anche Poirier da come caratteristica dell' a. surrenale superiore la sua distribuzione alia faccia anteriore dell'organo. L'a. media si distribuisce invece costan- temente sulla faccia posteriore del corpo surrenale: e parimenti la surrenale inferiore, con la differenza che quest' ultima raggiunge queU' organo piii in basso della precedente „. Son dolente di non potere in questo essere d'accordo col Levi. E difatti, anche volendo ricorrere airautorita dei classic!, tro- viamo che, per essi, la superficie anteriore dell'organo non e ir- rorata solo dall' a. surrenale superiore, ma anche dalla media (Cru veilhier, Poirier, Testut); le mie ricerche poi dime- strano, e le figure fedelmente ritratte dal vero illustrano meglio, come non si possa formulare una legge di distribuzione delle aa. surrenali. Vediamo infatti rami surrenah superiori (adotto an- ch'io, pel inomento, la nomenclatura classica) distribuirsi alia su- perficie posteriore dell'organo; rami surrenali medi ed inferiori di- stribuirsi, anche in mode veramente notevole, e talvolta in modo esclusivo sulla superficie anteriore della glandola. Sicche, anche il - 293 - criterio della distribuzione, come quelle deila origine, mi sembra un criterio molto infido perche possa rappresontare il punto di par- tenza di una classiflcazione delle arterie surrenali. Ed allora? Non ci resta che affldarci al criterio aiiatomocom- parativo od a quello embriologico. Bar pi (') prima, Landau (*) dopo, hanno ricordato che nei mammiferi si hanno vasi surrenali molteplici, i quali in divei'so nu- mero originano dall'a. renale, frenica, lombare, aorta (Landau), sottolombare, ti'onco celiaco, grande mesenterica (Barpi). Essi non si possono ricondurre alio schema classico; e difatti notiamo che il Barpi, volendo a forza ricorrere a tale schema, rieace in alcuni punti molto oscuro. E cosi quell'A., in un conigho riscontro che cau- dalmente all'a. grande mesenterica, si staccava un grosso ramo aor- tico, il quale si divideva ben presto in due rami, uno destinato al ganglio semilunare ed al plesso solare, I'altro alia ghiandola sopra- renale. L'A. da a questo ramo il nome di a. capsulare anteriore. Caudalmeiito ad esse si staccava dall' aorta un altro ramo surrenale. Scrive il Barpi: " considero tale ramo come arteria capsulare po- steriore „. Quanto non sarebbe stato preferibile considerare questo due branche come surrenali di origine aortica, per difterenziarle da al- tri rami piii caudali, provenienti dall'a. sottolombare !.... Lo stesso A. poi, nella descrizione delle arterie surrenali negli equini, dice di avere riscontrato in un cavallo " che la capsulare anteriore eraana dall' a. renale „, Ma in base a quale criterio chiama quell' arteria a. capsulare anteriore? Evidentemente il Barpi ha preso come termine di pa- ragone tra le varie aa. surrenali il livello nel quale esse raggiun- gono la glandola soprarenale: criterio non rigorosamente esatto, come queU'altroche prende come punto di partenza per una classiflcazione delle aa. surrenali la superficie di distribuzione loro. E per questa ragione che noi vediamo il Barpi chiaraare a. surrenale anteriore un ramo dell'a. renale, e Levi considerare cornea, surrenale superiore un ramo dell'a. splenica. La morfogenesi ci dara lumi piu sicuri per la soluzione del problema. Scrivono i vari autori, e Levi fra questi : le aa. surrenali (1) Barpi. — lutoruo ai rami uiiuoii duU'aorta addouiinak' occ. — Arch. ital. di Anat. e di Embriol. vol. 1, 1902. (2) Landau. — Zur Moipliologii' der Nrlu'imierf. - International Monat.'<»chr{ft.... — B. XXIV, 1908. I - 294 - superiori provengono dall'a. diafraramatica inferiore, ma possono anche provenire dall' aorta e fin dall'a. splenica (Levi), ed anche dalia a. renale. Ora lo studio morfogenetico di tali arterie ci inse- gna che esse non possono essere tutte comprese nella stessa cate- goria: e difatti, mentre i rami surrenali di origine diaframmatica sono I'espressione di un'a. embrionale surrenale superiore (Luna), la quale a sua volta e la difterenziazione di un ramo mesonefrico (B r 0 ma n n), I'a. sp'enica appartiene ai rami ventrali dell'aorta addo- minale. Caratteristica dei rami surrenali superiori deve quindi es- ser quella di presentarsi nell'adulto, come rami coUaterali dell' a. diaframmatica inferiore : e questo il particolare che li cai-atterizza morfologicamente e morfogeneticamente. Le aa. surrenali medie, morfogeneticamente considerate, pro- vengono dall'aorta come arterie mnsonefriche. Ora i vari autori, e fra questi il Levi, sostengono che le a.a. surrenali medie nell'adulto possono prevenire, oltre che dall'aorta, anche dai vari rami aortici (tronco cehaco...). Si viene cosi a comprendere nella stessa categoria, arterie le quali hanno un significato morfogenetico tanto diverse. E difatti, mentre le vere aa. surrenali medie (surrenali aortiche, secondo la mia classificazione) sono I'espressione di embrionali rami mesone- frici, quelle che vengono, ad esempio, dal tronco celiaco appar- tengono a rami arteriosi che hanno un diverse significato morfo- genetico (il tronco celiaco pro viene dai rami ventrali dell' aorta addominale embrionale). Le stesse considerazioni valgono per le aa. surrenali inferiori. Levi sostiene che tali arterie possono provenire anche dall'aorta. Ma aliora, perche non parlare in tal caso di aa. surrenali medie? Le aa. surrenali inferiori hanno una vera e propria individuahta morfologica e morfogenetica : esse sono, cioe, i rappresentanti di un ramo mesonefrico il quale, dope di avere attraversata la glandola soprarenale, e di avere date un ramo per il rene, si esaurisce nel corpo di Wolff. In seguito il mesonefro scompare, il rene si accre- sce molto in volume, sicche predomina il ramo renale dell'antica arteria mesonefrica : da questo ramo renale, che sara la futura arteria renale, si origina, come esile collaterale, il ramo surrenale. Caratteristica quindi dell'a. surrenale inferiore nell'adulto deve essere quella di presentarsi come collaterale dell'a. renale ; ne mi sembra esatto considerare come surrenale inferiore un ramo aorrico, sol perche irrora la faccia posteriore delle glandole soprarrenali, rag- giungendo tale superficie un po' piii sotto del normale (Levi). - 295 - Con la classiflcazione da me proposta, nella quale V indicazione dell' origine ci da anche il crUerio morfologico e mor fogenetico, si evita di comprendere nella stessa categoria I'arai morfogenetica- mente diversi, e che i vari autori mettono insieme solo perche, in una certa maniera, morfologicamente identici. In tale classiflcazione mi confortano ancora piii i confronti anatomo-compai'ativi. Sfcudiando la circolazione surrenale nei vari raaramiferi, ci vien dato di conoscere che non in tutte le specie si ha la circolazione cosi complicata come nell'uomo. Specialmente nei roditori il numero delle a.a. surrenah e molto limitato : e cosi noi troviamo che nei coniglio si hanno rami aortici, o rami renah, ma non costantemente, e cosi pure rami provenienti dell'a. sotto- lombare. Nella cavia le glandole soprarenali ricevono semplice- mente rami provenienti dall'a. renale, e cosi via. Parleremo in questi casi di arterie surrenali superior!, medio ed inferiori? 0 non e invece preferibile parlare di rami surrenali provenienti dall' aorta, 0 dall'a. renale, o dall'a. sottolombare ? Per le ragioni ampiamente esposte io credo che la denomina- zione da me proposta permetta una piii razionale classiflcazione delle aa. surrenah. Ne credo si possa affermare che essa menomi, pill di quel che non faccia la nomenclatura classica, la loro indivi- dualita morfologica, e specialmente quella dell'a. surrenale supe- riore. Tutt' altro ! Nella denominazione di aa. surrenali provenienti dall'a. diaframmatica inferiore, e incluso un concetto morfologico e morfogenetico : con essa si evita di comprendere in una stessa denominazione rami arteriosi, apparentemente appartenenti alia stessa categoria perche legati insieme dal criterio del livello o della superflcie di distribuzione, ma sostanzialmente diversi per il loro significato morfogenetico. - 296 - ISriTlITO ANATOMICU L)l KIUKNZK DIllKl'TO DAI. PUDK. U. C H 1 A K IT G Sulla presenza di ovociti neH'interno di un'ampolla testicolare di Spelerpes (Geotriton) fuscus TULLIO TERNI E vietata la riprodiizioiie. Sto occupandomi da qualche tempo della spermatogenesi dello Spelerpes, e i resultati di t;ile stadio saranno pubblicati fra breve. Per le mie ricerche ho dovuto raccogiiere nei diversi mesi dell'anno un materiale assai abbondante, talche ho sezionato forse piu che 200 testicoli di Geotriton. Fra tutti, in un solo testicolo ho trovato una particolarita, la cui descrizione e scopo della presente nota. In un testicolo appartenente a Spelerpes catturato nell'agosto nei pressi di Pietrasanta (Val di Castello), ho potuto osservare due ovociti normali in stadio di accrescimento contenuti neH'interno di un'am- polla testicolare. Non so se il testicolo in questione fosse il destro 0 il sinistro, poiche per la mancanza di caratteri macroscopici tali che mi rivelassero la possibilita di una qualche anomalia, io non ho avuto interesse di raccogiiere I'intero apparato urogenitale, per poterne fare uno studio topografico complete. II pezzo fu Sssato in liquido di Flemming, fu incluso in paraffina, e fu taghato in se- rie. Lo fette furono colorate coh'Ematossilina ferrica Heidenhain. Ecco succintamente quanto fu osservato. NeH'interno di un'ampolla testicolare, a colmare in gran parte la cavita, sono contenuti due ovociti, il cui diametro medio e di 800 [J., circa. Le altre ampoUe posseggono il contenuto abituale alia fine del- I'estate : il loro vertice, profondamente situato in prossimita del canale centrale, e occupato dai diversi tipi di Spermatogoni ; la parte periferica delle ampoUe stesse, assai piu ampia, e occupata dagli Spermatidi in evoluzione, che formano la massa principale del testicolo. Nella parte piii profonda deU'ampoha contenente i 2 ovociti sono localizzati gli Spermatogoni ; nella parte periferica oc- - 297 - cupafea in massima parte dagli ovociti, rimangono vicino alia pa- rete connettivale ampollare dei gruppi di Spermatidi iiormali in evoluzione. Essi non offrono aicun carattere particolare, per il quale si debba pensare ad una alterazione causata da compressione o al- tro. Lo stosso si dica per gli Sperraatogoni, Ecco ora in breve (juali sono i caratteri istologici degli ovociti in questione. Si tratta di uova in periodo di accrescimento, prive di deutoplasma ma provviste di scai'se goccie voluminose colorite in nero dall'acido osmico, situate alia periferia. II protoplasma ha un'evidente struttura filamentosa; la membrana vitellina e molto spessa. Gli elementi follicolari sono molto scarsi e appiattiti : carattere (^uesto importante perche indica chiaramente che non vi e accenno a degenerazione deH'ovocita. E note infatti cbe non appena la degenerazione dell'ovocita s'inizia, le cellule dell'epitelio tollico- lare auraentan di volume. Del resto questo fatto e confermato anche da altri caratteri della vescicola germinativa e del protopla- sma. La vescicola germinativa contiene un grandissimo numero di fllamenti cromatici sottili, intrecciati fittamente e disordinatamente, di modo che non e precisabile ne il loro decorso ne la lore lun- ghezza. Del loro aspetto si puo dire che sono tutti di quasi egual volume e che mostrano ispessimenti sul loro decorso. 1 nucleoli sono scarsi e situati prevalentemente alia periferia della vescicola germinativa. In complesso la struttui'a minuta della vescicola germinativa si mostra propria di stadii di sviluppo assai inoltrati, e, riferendoci alle osservazioni che Levi ('05) fece nella oogenesi del Geotriton, la vescicola germinativa si mostra assai piii evoluta di quelle che la grandezza dell'ovocita non faccia supporre. Infatti Levi riscon- tro una struttura simile a quella sopra descritta, nella vescicola germinativa di uova misuranti piu che 2000 [j- di diametro. Aggiungi a questo reperto differenziale lamancanzadi vitellio riscontrata nelle nostre uova, in confronto ah'abbondanza con cui e contenuto in ovociti normaii di Geotriton ad egual grade di evo- luzione della vescicola germinativa. Questi fatti possono essersi determinati per cause meccaniche ovvie, e forse anche per condi- zioni di nutrizione tali che non hanno permesso I'accumulo del deutoplasma. Numerosi sono i casi di apparenze ermafroditiche descritti ne- gli Anfibi. Prescindendo dall'organo di Bidder che - come si sa — e una formazione costante per il Bufo^ i casi descritti sono gran- - 298 - demente diversi I'uno dall'altro cosi per i loro caratteri come per il lore significato morfologico. Di modo che difficile e malagevole e raggruppare i casi stessi in categorie separate, ad una delle quali poter ascrivere la mia osservazione. Se pure, il mio reperto e ana- logo a quelle di Fried mann ('98), il quale osservo delle nova di 225-500 [J. di diametro contenute nell'interno del canalicoli semini- feri di un testicolo di Bana viridis. Le osservazioni del vari Au- tori furono fatte tutte su Anuri, eccetto quella di LaValette St. Georges ('95), che ebbe di raira un urodelo. Questo autore nel Triton taeniatus vide un voluminoso ovario situate a ciascun lato del testicolo : i 2 organi avevano uno stroma comune, e ie uova si trovavano nel tessuto di sostegno del testicolo, mai nel- r interne dei canalicoli seminiferi, al contrario di quel che io ho osservato nel mio case. Molto numerosi sono invece gli Autori che si occuparono di casi di ermafroditismo negli Anuri. Spengel (76) vide in un testi- colo di Pelobates fiiscus due culdisacco ovarici contenenti delle uova molto sviluppate, e in un Bufo cinereus riscontro la presenza di un ovario con uova ben sviluppate posto fra il testicolo e I'organo di Bidder. Balbiani (79) descrisse nel testicolo di Bufo e di Bana casi di uova ben sviluppate presenti nell' interne di tubuli seminiferi. Lo stesso reperto ebbe Latter ('90) nella Eana tem- poraria e - come si e detto — Fried mann nella B. viridis. Da una trattazione sintetica di Ancel ('03) tolgo a pag. 483, che Marshall ('84) descrive in un maschio di Bana temporaria delle uova situate dentro i canalicoh seminiferi. Bourne ('84) ha trova- to in una femmina di B. temporaria un ovale che conteneva una regione testicolare. Gia avanti Pfluger('82) aveva descritto in 3 testicoh di Bana dei foihcoh di Graaflf. K nappe ('86) ha osservato diversi testicoli di Bufo calamita e di B. variabilis, in cui erano presenti uova le quali si trovavano ora fra i canalicoli seminiferi, ora nell'interno di essi. Hoffmann ('86) pure ha visto delle uova in taluni testicoli di Bana temporaria, pero sempre fuori dei ca- nahcoli spermatid. Ride wood ('88) osservo in un testicolo di B. temporaria una porzione ovarica visibile macroscopicamente. Cole ('95) osservo pure in una B. temporaria : a destra un testicolo con- tenente un novo, a sinistra un ovotestis costituito da una sezione ovarica e da una piccola parte testicolare contenente esse stesso dehe uova in degenerazione. Tolgo dallo scritto di Fried mann i nomi di Kant ('85) e di Smith ('90). II prime descrisse solo ma- croscopicamente nella Bana un caso di ovotestis ; il secondo osservo - 299 - in una stessa R. temporaria 2 formazioni ermafroditiche : a destra vide una piccola parte del testicolo occupata da un segmento ova- rico ; a sinistra si trovava un ovaio con uova normalmente svilup- pate, siill'orlo del quale era applicato un tratto di tessuto testico- lare. Ognew ('06) descrive un caso di ermafroditismo nella R. temporaria, ma senza portare alcun con tribute istologico. Altri autori che lianno descritto casi simili negli Anuri e che non poterarao consultare sono : Pedaschenko C'90), Korts- chagin ('90), Tichomirow ('87), Punnett ('00), Mitropha- now ('93), Eismond ('92). Cerruti ('07) nel Bufo vulgaris deaciive minutamonte due casi interessanti di ermafroditismo. Nel primo caso erano presenti due ovari anomali accanto ad un solo testicolo (esse stesso contenente ovociti) e ai 2 organi di Bidder; nel se- condo caso nessun organo,. di Bidder, due ovaii anomali e due te- sticoli nel cui stroma sono immedesimati degli ovociti. Terminando, voglio insistere sul fatto che nel mio caso gli o- vociti erano contenuti nell'ititerno dell'ampolla testicolare insieme ad altri eleraenti sessuali maschili. E questo in accordo con quanto haimo osservato Knappe, Latter e Friedmann, e contraria- mente a quanto asseriscono Marshall e Hoffmann, che cioe le uova casualmente presenti in un testicolo siano sempre situate fuori dei canalicoli testicolari. Bibliografla Ancel P. - Histog(^n^8e et, structuie ile l;i jihiiule liermapliroilite d' Helix pomatia (Limi). Arch. de Biol., T. 19, 1903. Cerniti A. — Sopra due casi di anonialia dell'apparato riproduttore nel Bufo vulgaris Laur. Anat. Anz., Bd. 30, 1907, n. 2-3. Frank J. Cole. — On case of bermaphrod. .in R. temp. Anat. Anz. Bd. 11, 1895, Friedmann F. — Rudimentiire Eier ira Hodeu von Rana viridis. Arch./, mikr. Anat. Bd. 52, 189S Hoffmann C. K. — Zur Entwickelungsgescliiclito der Urogcnitalorgane Iwi den Ananinia. Zeit- schr. f. rvissensch. Zool., Bd. 48, 1886. Levi G. — Sulla differeuziazione del gonocita e dell'ovocita degli Anfibi con speeialo riguardo .alio modilicazioni della vescicola germinativa. Aichivio di Anatomia e di Embr., vol. 4, fuse. 4, 1905. Ognew S. J. — Ein Fall von Hermapbioditisnius bei Rana temporaria L. Anat. Anz., Bd. 29, n. 7-8, 1896. Ridewood. — On an abnormal genital .sy.steni in tbe male of the common Frog (R. temp.). Anat. Anz., Bd. 3, 1888. Spengel J. "W. — Das Urogenital System der Ampliibien. Arh. des Zool. zootom. In.')t., Wurzburg, Bd. 3, 1886. V. La Vallette St. Georges. — Zwitterbildung boim kleiuen "Wassermolch (Trit. taen.). Arch. f. mikr. Anat., Bd. 45, 1895. - 300 - NECROLOGI Annunziamo con vivo dolore la raorte del Pro''. Cesare Lombroso avve- nuta a Torino. Dobbiarao alle sue intuizioni geniali ed alia sua attivita instancabile se e sorta in Italia il nuovo indirizzo di studi di Antropologia criminale, che ha eser- citato un' inlluenza tanto profonda sullo sviluppo della Psichiatria e del Diritto penale. Nonostante Topposizione vivace che alcune fra le idee del Lombroso hanno incontrato, nessuno puo dubitare ormai dell'esattezza del concetto fondamen- tale delle teorie del Lombroso, che cioe la degenerazione psichica e sempre accorapagnata da anoraalie nei caratteri soraatici; e I'iraportanza di questo con- cetto e tale da giustiflcare pienamente la grande fama di Lombroso in Italia ed all'estero. In occasione delle feste giubilari celebrate a Torino in onore di Lombroso alcun anni or sono era stata creata nell' Universita di Torino una cattedra di Antropologia criminale che egli tuttora copriva. Si e spento a Monaco il Prof. Antonio Dohrn, Direttoro della Stazione zoologica di Napoli. Questo Istituto sorto a Napoli piii di 30 anni or sono esclu- sivamente per opera di Dohrn con inizi modesti, ben presto s' era ingrandito grazie all' energia ed alia tenacia di quest' uomo ed aveva acquistato uno siv- luppo ed un' importanza sempre maggiore, si da esercitare un' infiuenza gran- dissima sul progresso degli studi zoologici ed anatomici in Italia ed air estero. Ma la grande attivita di Dohrn non fu soltanto liraitata alia creazione della Stazione zoologica; sono notissimi ai cultori della morfologia i suoi im- portantissimi studi suH'Erabriologia dei Selaci. Cosmo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1909. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. lonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicaziotii Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIUKTTO DAI DOTTOlil GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Auatoiuia iiiiiaua Piof. «li Auatoiuia comp. o Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Fironze uella K. Uuiversita di Pisa Ufficio di Direzione ed Aiuniiuistrazioue: l.stittito Anatomico, Fireiize. 12 Humeri Hll'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XX Anno Firenze, Novembre 1909. N. 11. SOMMARIO: BiBLlOGRAFlA. — Pag. 301-307. CoMUNiCAZioNi oRiGiNALi : Beccari N"., Le cellule dorsali o posteriori dei Ciclostorai. Ricerche ncl Petrorayzon raarinus. (Con tav. in e IV e 1 tig.). — Pag. 308-323. NoTiziE. — Pag. 324. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitoi'e Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubhlicati in Italia. B. - PARTE SPECIALE II. Protozoi. Barabaschi Paolo. — Dei protozoi intestinali della luraaca e una luutva peta- lomonas. — Gazz. d. Osp. e d. Clin., An. 30, N. 84, pp. 8HI-HS2. Milano, 1909. Bignotti Gaetano. — Gontribiito alia conosconza della fauna protistologica, del Senese. — Boll. d. Naturalista, An. 29, N. 5-6, pp. 33-37. Siena, 1909. Janicki Gostantino. — Gontributo alia conoscenza di alcuni protozoi parassiti della F'eriplaneta orientalis. (Lophomonas blattarum (Stein), L. striata (BU- tschly), Am(eba blattae (Butschly)). — Alii R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic, ('las. Sc. /is., mat. e nat. Vol. 17, Sem. 2, Fasc. 3, pp. 110-15 1. Roma, 1908. - 302 - Garg'ano Claudio. — Dei protozoi parassiti. — Giot'n. int. d. sc. mecl., An. 31, '^Fasc. 16, pp. 735-754 e Fasc. 17, pp. 789-802. Napoli, 1909. Gargiulo Ant. — I Protisti nelle aequo stagnanti dei dintorni di Lecce. — Riv. ital. Sc. Nat., An. 28, N. 1-2, pp. 16-19: N. 2-3, pp. 24-30. {Continuaz. e fine). Siena, 1908. Negri A. — Osservazioni sui Sareosporidi. Con tav. — Atti R. Ace. dei Lin- cei, Rendic, Se7\ 5, Clas. Sc. fis., mat. e nat. Vol. 17, Sem. 1, Fasc. 8, pp. 561567, e Fasc. 10, pp. 666-677. Roma, 1908. Parisi Bruno. — Sulla coraposizione chimica dei bastoncini del Trichosphaeriura Sieboldi, Schn. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. conip. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 609, 3 pp. Torino, 1909. III. Diciemidi, Ortonettidi, Triclioplax e altri Invertebrati d'incerto tipo Neviani A. — Nuova specie di « Psammophyllura » Haeck. — Boll, delta Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 7-8, pp. 265-266. Roma, 1909. VI. Verrai. 2. Platodi. Bertolini Giulio. — Un caso di echinococcosi diffusa del bacino e del peritoneo pai'ietale in un bue. — Boll, delta Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, pp. 121-125. Roma, 1909. Condorelli Francaviglia M. — Sul parassitismo deirAnthocephalus reptans Wag. nel Brama Raji Schneid. — Boll, delta Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 7-8, pp. 207-222. Roma, 1909. Monticelli Fr. Sav. — Identiflcazione di una n. sp. del genere Encotyllabe (lin- tonii Montic.). — Boll. Soc. Naturalisti Napoli, Anno 22, Vol. 22 (Serie 2, Vol. 2), 1908, pp. 86-88, con 3 figg. Napoli, 1909. Vacca Alfredo. — Elraintiasi da Dipylidiura caninura (L.) in un bambino di 3 mesi di eta. — Boll, delta Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 9-10, pp. 319-327. Roma, 1909. — Riv. Clin. Pediatr., Vol. 7, Fasc. 9, pp. 739-745. Firenze, 1909. 10. Nematodi, Desmoscolegidi, Ghetosomidi. Bertolini Giulio. — SulF Uncinaria radiata (Raill) e su di un Oesophagostoma (Molin) rinvenuti in bovini della campagna romana e della Sardegna. — La Clinica Veter., Riv. Med.-chir. di Pol. San. e d'Igiene, Sez. pratica. An. 32, N. 12, pp. 171-180. Milano, 1909. — Boll, della Soc. zool. ital, Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, pp. 117120. Roma, 1909. Bocchia I. — Sulla presenza deU'Anchilostoraiasi nella provincia di Parma, con carta top. — Boll. Soc. Med. di Parma, S. 2, An. 2, Fasc. 7 ,pp. 176-187. Parma, 1909. Monti Achille. — La comparsa del Necator americanus (Stiles) in Provincia di Pavia. Pericoli di una nuova endemia. Con tav. — It Ramazzini, An. 3, Fasc. 6-7, pp. 448-454. Firenze, 1909. Monti Achille. — La comparsa del Necator americanus (Stiles) in provincia di Pavia. Pericoli di una nuova endemia. Diagnosi differenziale tra I'Anchilo- stoma del Dubini ed il Necator della Stiles. — Bull. Soc. med.-chir. Pavia, An. 23, N. 2, pp. 153-163, con tav. Pavia, 1909. - 303 - Noe G. — II ciclo evolutivo della Filaria Grassii, mihi. Con flg. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Renclic, Class. Sc. /is., mat. e nat., Vol. 17, Sem. I, Fasc. 3, pp. 282-293. Roma, 1908. Siccardi P. D. — Sulla distribuzione geogralica deiranchilostoraiasi (da Ancylo- stoma duodenale e da Ancylostoma americanum) in Italia. — 11 Ramaz- zini, An. 3, Fasc. 6-7, p. 484. Firenze, 1909. Siccardi P. D. — Osservazioni parassitologiehe sulle feci neiraachilostoraiasi (da Ancylostoma duodenale (Dub.) e da Ancylostoma americanum (Stiles). — 11 Ramazzini, An. 3, Fasc. 6-7, pp. 475-476. Firenze, 1909. 14. Anellidi. Cognetti de Martiis Luigi. — Diagnosi preliminari di due nuove Pherotima o di due nuovi Eudrilini. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comjj. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 604, pp. 3. Torino, 1909. Cognetti de Martiis Luigi. — I lombrichi dell'lsola Christmas. — Boll, dei Mu- sei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 602, 4 pp. Torino, 1909. Cognetti de Martiis Luigi. — Nota sulla drilofauna del Benadir. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 600, 3 pjp. Torino, 1909. Cognetti de Martiis Luigi. — Un nuovo Dichogaster africano. — Boll, dei Mu- sei di Zool. ed Anat. comp). d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 599, 3 pp). con 2 fig. Torino, 1909. Issel RatTaele. — Un Enchitreide ad ampolla spermatecale unica (Fridericia ga- motheca n. sp.). — Atti Soc. d. Naturaiisti e Matem. di Modena, Ser. 4, Vol. 7, An. 38, x>P- 17-79. Modena. 1906. Rosa Daniele. — Descrizione deH'Allolobophora Cuginii. Nuova specie di Lom- brico del Modenese. — Atti Soc. d. Naturaiisti e Matem,. di Modena, Ser. 4, Vol. 7, An. 38, pp. 138-139. Modena, 1906. Bosa Daniele. — L'Allolobophora minuscula, n. sp. — Atti Soc. d. Naturaiisti e Matem. di Modena, Ser. 4, Vol. 7, An. 38, pp. 38-39. Modena, 1906. VII. Artropodi. 5. Aragnidi. Berlese A. — Acari nemici della Diaspis pentagona? — 11 (yjltivato7^e, An. 55, N. 52, pp). 804-805. Casale Monferrato, 1909. 6. Grostacei. Brian Alcssandro. — La presenza del Galigus rapax (Gopepode parassita) nel Mcditerraneo. — Boll. d. Naturalista, An. 28, N. 11-12, pp. 06-98. Siena, 1908. 8. MiRIAPODI. Depoli Guide. — Analisi dei Miriapodi componenti la fauna liumana. — Riv. Hal. Sc. Nat., An. 27, N. 9-10, pp. 85-93 (continuazione c fine) Siena, 1907. Silvestri F. — Descrizioni preliminari di varii Artropodi, spccialraente di Ame- rica. 3 Nuovi Gliordoumoidea (Dijjlopoda). — Atti R. Ace. dei Lincei, Rendic. Class. Sc. fis. mat. e nat., Ser. 5, Vol. 18, Sem. 1, Fasc. 5, pjj. 229-233. Roma, 1909. - 804 - Silvestri F. — Descrizioni preliminari di varii Artropodi, specialraente d' Ame- rica. 4. Nuovi Geopliiiomor))ha (Cliilopoda). 5. Nuovo genere di Henicopidae. (Gliilopoda). — Atti R. Ace. dei Lincei, Rendic, Class. Sc. /is.,mat.e nat., Ser. 5, Vol. 18, Setn. 1, Fasc. 6. pp. '267-271. Roma, 1909. Silvestri F. — Desci'izione di un nuovo genere di Polydesinoidea (Diplopoda) del Messico. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp). della R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 615, p>p. 4, con 3 fig. Torino, 1909. 9. Insetti o Esapodi. a) Scritti general! o su piii che uno degli ordini Berlese Antonio. — Gli insetti, loro organizzazione, sviluppo, abitudini e rap- porti coH'uorao. Con 1292 tig. e 10 tav. — Milano, Sac. editrice libraria, 1909, Vol. 1, X-1004 2^p. Campbell Carlo. — A proposito di una nota sui precursori neH'applicazione de- gli insetti carnivori a difesa doUe piante coltivate. — Redia, Giorn. di Entomologia, Vol. 6, Fasc. 1, pp. 193-195. Firenze, 1909. Sandias Andrea, — Gli enzimi degli Insetti. — Riv. Ital. Sc. Nat., An. 28, N. 5-6, pp. 49-55. Siena, 1908. b) Atterigoti o Tisanuri Berlese Antonio. — Monografia dei Myrientomata. — Redia, Gio)-n. di Ento- ynologia. Vol. 6, Fasc. 1, pp. 1182, con 17 tav. e 14 fig. nel testo. Fii-enze, 1909. c) Architteri o Pseudoneurotteri e Mallofagi Bentivoglio T. — Contribuzione alio studio dei Pseudoneurotteri del Manto- vano. Libellulidi di Gazoldo degli Ippoliti e Canicossa. — Atti Soc. d. Natu- ralisii e Mateni. di Modena, Ser. 4, Vol. 7, An. 28, pp. 64-76. Modena, 1906. Bentivoglio T. — Libellulidi di Reggio-Erailia. — Atti Soc. d. Naiuralisti e Matem. di Modena, Ser. 4, Vol. 7, An. 38, pp. 80-83. Modena, 1906. Bentivoglio T. — Libellulidi della Provincia di Lucca. — Atti Soc. d. Naiura- listi e Maicm. di Modena, Ser. 4, Vol. 8, An. 39. pp. 84-90. Modena, 1907. d) Ortotteri. Borelli Alfredo. — Materiali per la oonoscenza della Fauna Eritrea. Forflcole. — Bull, della Soc. entomologica ital.. Anno 40, {1908), trim. 1-2, p)p. 3-9, Firenze, 1908. Borelli Alfredo. -- Nuove forflcole del Kashmir (India). — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 603, 4 pp). Torifio, 1909. Borelli Alfredo. — Forflcole nuove o poco note di Costa Rica. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 611, 22 pp. con 10 fig. Torino, 1909. Griffini Achille. — Intorno ad alcune Gryllacris del Musee Royal d'Histoire Na- turelle e del Musee du Congo, di Bruxelles. — Atti Soc. II. Sc. nat.e Museo civ. stor. nai. in Milano, Vol. 47, Fasc. 3, pp. 173-184. Pavia, 1909. Giifflni Achille. — Sopra alcuni Grillacridi del genere Ereraus (Brunner). — - 305 - Aiti S'oc. It. Sc. nat. e Museo Civ. Stor. nat. in Milano, Yol.47, Fasc i-2 iqj. 1-9. Pavia, 1909. Griffini Acliille. — Studii sui Grillacridi del Museo di Oxford. P. 1. Specie etio- piche, indo-malesi ed australiane. Con fig, — Atti Soc. It. Sc. nat. e Museo Civ. St. nat. in Milano, Vol. 47, Fasc. 4, p2i. 300-338. Pavia, 19o9. Griffini Achille. — Sopra alcuni Grillacridi di varie collezioni. — Boll. Musei zool. e Anat. camp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 610, jm 17 con 1 fig. Torino, 1909. Griffini Achillo. — Di una varieta della Gryllacris laeta Walker e sopra un e^emplare anomalo di questa. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp. a. R. Univ. di Torino, Vol. 24. N. 597, 14 pp. con 1 fig. Torino, 1909. Griffini Achille. — Le Gryllacris descritte da C. Stal. Revisione ed osservazioni critiche. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. SI. nat. Milano, Vol. 48, Fasc. 1, pp. 70-80 e Fasc. 2, pp. 81-102. Milano 1909. Griffini Achille. — Sulla « Gryllacris rubinervosa » Serville con appunti sul ge- uere « Dibelona » Brunner e suUe « Gryllacris » americane. — Redla, Giorn. di Entomologia, Vol. 6, Fasc. 1, pp. 183-192, con 1 fia Firenze 1909. e) Rincoti o Emit eri, e Fisapodi o Tisanotteri. Bonfig-li Bianca. — Ancora sul cicio della Philloxera quercus Boyer. Nota prel. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic, Clo.s. sc. fis., mat. e nat.. Vol 17, Sem. 2, Fasc. 5, 2)p. 248-256. Roma, 1908. Bonfigli Bianca. — Ulteriori ricerche suila Phylloxera quercus (Boyer). Nota prehra. — Atti R. Ace. dei Lincei, Rendic, Class. Sc. fis., mat, e nat., Ser 5, Vol. 18, Sem. 1, Fasc. I, pp. 25-30. Roma, 1909. Bonfigli Bianca. — Nuove osservazioni sulla Phylloxera quercus Boyer. Nota prel. — Atti R. Ace. dei Lincei, Rendic, Class, sc. fis. mat. e nat Ser 5 Vol. 18, Sem. 1, Fasc. 12, pjp. 706-712. Roma, 1909. Butfa Pietro. — I Tisanotteri esotici esistenti nel Museo Givico di Storia natu- rale di Genova. — Redia, Giorn. di Entom., Vol. 5, Fasc. 2, pp. 157-172, con 1 tav. Firenze, 1908. Foa Anna. — Intorno al ciclo evolutivo della flUossera del cerro. Nota prel. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic., Clas. Sc. fis., mat. e nat. Vol' 17 Sem. 2, Fasc. 8, pp. 391-395. Roma, 1908. Foa Anna e Grander! Rerao. - Studii sulla fillossera della vite. Differeuze tra la FlUossera galhcola e la Fillossera radicicola. Nota prehm. — Atti R. Ace. del Lincei, Ser. 5, Rendic, Clas. sc fis. mat. e nat.. Vol. 17, Sem. 1, Fasc 5, pp. 276-281. Roma, 1908. Grandori Romo. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite. Nota prel. — Atti R. Ace dei Lincei, Ser. 5, Rendic, Clas. sc fis. mat. e nat.. Vol. 17, Sem. 2, Fasc 8, pp. 396-403. Roma, 1908. Grassi B. — Ulteriori ricerche sui Fillosserini (Nota 15). — Atti R Ace dei Lincei, Rendic, Class, sc fis., mat. e nat, Ser. 5, Vol. 18, Sem. 1, Fasc 12, pp. 657-661. Roma, 1909. Grassi B. e Foa A. - Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite. Produzione delle galle da parte delle radicicole. Differenza tra le fillossero radicicole nelle vane stagioni dell'anno. - Atti R. Ace dei Lincei, Ser. 5, Rendic, Clas sc fis., mat. e nat.. Vol. 17, Sem. 1, Fasc 12, pp. 753-760. Roma, 1908. Grassi B. e Foa A. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite (fino al 1" ottobre 1908). 1. Ancora a proposito delle galle prodotte dalle radicicole. 2. - 306 - Lunghezza del I'ostro nelle neonate. 3. Le punture delle flllossere. 4. Madri radicicole con caratteri ninfali. 5. Quattro sole mute per arrivare all'alata 0. Differenziazione delle madri attere e delle alate. Nota prelim. — Atti R Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic, Class, sc. fis., mat. e nat.. Vol. 17, Sem 2, Fasc. 8, 2Jp. 349-359. Roma, 1908. Grassi B. e Foa A. — Sulla classiticazione delle Fillossere. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendie., Class, sc. fis. mat. e nat.. Vol. 17, Sem. 2, Fasc. 12, pp. 683-690. Roma, 1908. Grassi B. e Foa A. — Le nostre ultime ricerche suUa flllossera della vite (fine al sett. 1909). — Atti R. Ace. dei Lincei, Rendic., Class. Sc. /is., mat. e nat., Ser. 5, Vol. 18, Sem. 2, Fasc. 6, pp. 161-169. Roma, 1909. Grassi B. e Grandori R. — Ulteriori ricerche sulle flllossere gallicole della vite. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic., Class, se. fis., mat. e nat., Vol. 17, Sem. 1, Fasc. 12, pp. 760-770. Roma, 1908. Grassi B. e Grandori R. — Ulteriori ricerche sulla flllossera gallicola della vite (Dalla tine di maggio alia meta di lugUo 1908). — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic., Class, se. fis. mat. e nat.. Vol. 17, Sem. 2, Fasc. 3, pp. 99-106. 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Si ritiene infatti che esse possano essere omologate alle cellule gangliari mez- zane di Rohde dell'^mp^o^ws, e le ricerche dello Stud nick a (22) e deH'H arris on (7) hanno ormai messo in chiaro che esiste una stretta analogia fra queste cellule dorsali dei Ciclostomi e le cellule dorsah o posteriori o giganti del midollo delle larve, ed in alcune specie anche degli adulti, di moltissimi pesci. Ond' e che oggi si possono se uon altro riunire in un unico gruppo tutti quegli ele- menti che essendo stati studiati ed illustrati isolatamente da nu- merosi ricercatori presero, a seconda dell'autore che li descrisse, diffe- renti nomi. Nel gruppo di cellule dorsali sono quindi comprese le cosid- dette cellule di Reissner, le c. di Freud, le " Hinter- o Dorsal- zellen „ dei Ciclostomi, le cellule di Rohon, le " Riesenzellen „, le cellule giganti o colossah, le " transient nerve ceUs „ (Beard) delle larve di pesci. Se pero si ritiene sufficientemente dimostrato che le ceUule dorsali dei pesci e quelle mezzane di Rohde delVAmphyoxus mandino un loro prolungamento nolle radici posteriori, scarse sono le osservazioni che dimostrano questo fatto anche nei Ciclostomi, ed in un recente lavoro sul midollo delV Amniocoetes, il Tre tjakoff (23) ha di nuovo riacceso la questione, negando alle cellule dorsah dei Ci- clostomi la proprieta di mandare una libra nolle radici posteriori e ritenendole iavece come cellule associative. - 309 - Dacche il Kutschin (8), per il primo, noto che da quelle spe- cial! cellule gia descritte dal Miiller (15) e dal Reissner (20) come cellule bipolari partiva un prolungamento che fuoriusciva per una radice posteriore, quasi tutti i ricercatori che dopo di lui hanno studiato il midoUo dei Ciclostomi hanno ammesso I'esistenza nelle radici posteriori di fibre provenienti da cellule situate nell' interne del midollo.Tralericerchepiu complete sulle cellule dorsali dei Ciclostomi vanno anzitutto ricordate quelle del Freud (4, 5). Egli descrisse nel midollo di Ammocoetes (larve di Petromyzon planeri) una cellula il cui prolungamento usciva con le radici posteriori e la omologo alle cellule bipolari gia descritte nci medesimi animali dal Miiller e dal Reissner. Pote osservare che esisteva un rapporto fra il numero delle cellule dei gangh spinali e quello delle cellule posteriori che mandano il loro prolungamento nella radice corrispondente. Cosi, p. es., nella regione della coda, mentre si trovano poche cellule nei gangli, esistono per contro numerose cellule dorsali. Considero le cellule dorsah dei Ciclostomi funzionalmente simili alle cellule dei gan- gh spinah. Pochi anni avanti anche il Langerhans (14) aveva notato nel Petromyzon planeri che il prolungamento di una cellula poste- riore si portava verso una radice sensitiva ; non lo aveva pero po- tuto seguire fin proprio nella radice. Fatti simili ma isolati e fram- mentarii erano stati osservati dal Weliky (24), dall'Owsjanikow (17) e dal Kolmer (9). Chi per primo dubito delle ricerche del Freud fu rAhlborn(l) che ritenne le cellule descritte dal Freud non corrispondenti a quelle descritte dal Miiller e mise in dubbio la fuoriuscita di un loro prolungamento per le radici posteriori. II Tretjakoff (23), come ho detto, ha di nuovo ripreso la questione studiando il mi- dollo di J.mwocoe^es e seguendo I'Ahlborn ritiene dubbia la fuori- uscita per le radici posteriori di fibre provenienti dalle cellule dor- sali che considera invece come element! commisurali. Yien quindi fatto di domandarci : Le cellule dorsali dei Ciclo- stomi sono realmente sprovviste di un prolungamento che fuorie- sce per le radici posteriori ? Gli elementi veduti dal Freud, se non erano cellule dorsali, che cosa erano ? Ed infine, se le cellule dor- sali dei Ciclostomi non hanno rapporti con le radici posteriori e sono soltanto elementi commissural!, possono piii ritenersi come elementi simili alle ceUule posteriori delle larve dei pesci ed alle cellule mezzane di Rohde dello Amphyoxiis? Appunti tecnici. — Le difficolta maggiori che erano state sempre - aio - incontrate nello studio del sistema centrale dei Ciclostomi erano state di tecnica. Senonche i nuovi metodi di indagine microsco- pica dei centri nervosi fecero sperare di potere analizzare con ri- sultati piu completi anche il sistema nervoso dei Ciclostomi. Noi vediamo cosi il Retzius, il Kolmer, I'Owsjanikow ed il Tre- tjakoff accingersi alio studio del midollo di questi interessanti vertebrati usando il metodo al bleu di metilene, il metodo Golgi, quello del Cajal e quelle del Bielscho wsky. II Retzius pero se otteiine, da un lato, splendid! risultati col bleu di metilene nel- V Amphyoxus (19), non fu altrettanto felice negli Ammocoetes (18) e le sue ricerche poco aggiunsero a quanto sapevasi sui centri nervosi dei Ciclostomi. Piia felice fu il Kolme r (9), ma piia ancora il Tretja- koff (23) che ha avuto il merito di illustrare finalmente con raag- gior dettaglio di quel che non fosse state fatto sin qui il midollo di questi singolari vertebrati. Risulta dall'esame dei lavori ricor- dati che le cellule dorsali non sono mai state vedute in tutti i lore particolari perche ne riesce difficile la colorazione. Esse non si colorano, o solo difficilmente, col bleu di metilene. II Retzius le intravide ed il Kolmer si intrattiene su questa difficolta a colorirsi delle cellule posteriori col bleu di metilene dandone una spiegazione poco convincente. Ebbe miglior risultato dalla colora- zione con rematossihna ferrica e dal metodo Bielscho wsky. L'Owsjanikow ed il Tretjakoff impiegarono feliceraente il metodo Cajal. Vedendo le figure riportate nei lavori citati, in quello del- rOwsjanikow ed in quello del Kolmer sono state riprodotte varie fotografie, si riceve I'impressione che la colorazione dei pre- pai'ati esarainati dagli autori ricordati non sia mai avvenuta, ri- guardo alle cellule dorsali, con quella delicatezza necessaria per poterle studiare nei piii minuti particolari. Di piu le ricerche era- no state sempre fatte in Ammocoetes, le forme giovani di Petromy- zon. Pensai allora che forse i fatti sopraccennati potessero di- pendere, oltreche da imperfezione di tecnica, forse anche dal non avere avuto a propria disposizione materiale adatto. Ho cercato percio di colorire col metodo del Cajal dei fram- menti di midollo di individui adulti (50-60 cm. lunghi) di Petromy- zon marinus. Per uno di quel capricci cosi comuni nell'impiego del nitrato di argento e che sfuggono per ora alle nostre indagini, nei midollo spinale degli adulti di Petromyzon marinus, fissando i pezzi in alcool ammoniacale e passandoli poi per 6-7 giorni in una solu- zione di nitrato di argento al 2 o/p a 35" di colore, le cellule poste- - 311 - riori vengono colorite integralmente ed i preparati hanno 1' aspetto di quelli nei quali la reazione e avvenuta secondo le dovute regole (eleinenti coloriti in marrone cupo, fondo giallo chiaro). Un fatto importante mi ha agevolato lo studio delle cellule posteriori. Nes- sun'altro elemento, all'infuori delle fibre del Mil Her e di altre fibre un po' piu sottili, ha preso la intensita di colore delle cellule dorsali.- Preparati ripetuti dopo un anno su nuovo materiale con le stesse modalita dell' anno precedente hanno dato tutti identico risultato. Le cellule dorsall nel Petromyzon marinus adulto. — Come si presentano dunque le cellule dorsah nel IHromyzon marinus adulto? Le cellule dorsali si trovano, come e noto, nella sostanza gri- gia del midollo spinale del Ciclostomi ai lati del canale centrale dorsalmente e lateralmente ad esso (Tav. ITI-IV, fig. 1). Le cellule dorsah sono alhneate su due file e si presentano distribuite uni- formemente lungo tutto il midollo a discreta distanza le une dal- le altre (Tav. III-IV, fig. 2). Non sono molto numerose ed in un tratto di midollo della lunghezza di 1 mm. se ne contano in media da 3-4. Presentano, per quanto abbiano alcuni caratteri comuni e co- stanti che le fanno distinguere da tutte le altre cellule del midoho, una grande variabilita di volume e di forma. Ho dovuto percio ag- grupparle, per necessita di descrizione, in alcuni tipi principali, per quanto non esista una uniformita assoluta di tipo e si possano ri- scontrare le piu svariate combinazioni fra un tipo e 1' altro. II carattere piii importante e comune a tutti 1 tipi (manca solo in alcune forme ed e possibile che cio dipenda da imperfetta colorazione) e la presenza alia superficie del corpo cellulare di spe- cial! prolungamenti. Per la descrizione di essi mi serviro di una grossa cellula bipolare nella quale queste parti sono venute molto bene colorite e si sono mantenute neha loro integrita. (Tav. III-IV, fig. 3). II corpo della cellula appare come spinoso e dall'apice di ciascuna spina che si solleva a forma di cono partono del prolunga- menti sottili i quali dopo aver descritto un' ansa di varia lunghezza terminano in un' altra spina vicina. Da alcune spine si dipartouo pill di un prolungamento che terminano, ciascuno per loro conto, in altre spine circostanti. Le anse sono niu lunghe e piu numerose in corrispondenza dei due poll delle cehule. In alcune cellule pero sono pill numerose in corrispondenza di un polo e precisamente di quelle dal quale si diparte il prolungamento centrale. Non e facile osservare frequentemente cellule con anse cosi complete. Molto. spesso, essendo il filamento deU' ansa spezzato, sia per effetto del - 312 - taglio (una cellula e quasi sempre contenuta in due o tre sezioni consecutive per quanto queste fossero state eseguite di uno spes- sore considerevole), sia forse anclie per non essere sempre avvenuta perfettamente la colorazione, le cellule appaiono provviste solo di spine, come se dal loro corpo si staccassero soltanto dei corti e singolari prolungamenti protoplasmatici. Questi prolungamenti sono visibili distintamente anche nei pre- parati trattati con i comuni metodi di colorazione e non sfuggirono alia osservazione dei ricercatori sopraricordati. Ma non erano state mai viste le anse die sembra non si colorino completamente ne col metodo Golgi ne con quelle al bleu di metilene, dimodoche era ri- masto sino ad oggi oscuro il significato di quel corti prolungamenti clie non potevano ritenersi comuni dendriti essendo evidente la na- tura bipolare delle cellule dorsali. Le anse e le spine delle cellule dorsali ricordano invece molto da vicino formazioni analoghe descritte dal Levi (12) nolle cellule dei gangli cerebro-spinali di molti vertebrati, ma piii specialmente a quelle delle cellule dei gangli spinali di Lophius piscatorius. Manca pero un vero e proprio fenestramento. Non e raro vedere attorno a molte cellule dorsali uno spazio chiaro indizio di una cavita. E difficile dire die cosa rappresenti questo spazio ed io sono inclinato a ritenerlo prodotto dall'azione dei reagenti impiegati nel fare i preparati. E' certo che in corri- spondenza di moltissime cellule si puo osservare questa cavita che e piu ampia in vicinanza di un polo, in genere di quello che e provvisto di piii prolungamenti ad ansa. Un tipo di cellule, le piu piccolo, quelle che ho chiamato fusiformi, sono sempre accolte entro una cavita che ne riproduce esattamente la forma essendo pero un poco piii ampia. Ora se la cavita e un prodotto artificiale, come lo farebbe supporre il fatto di vedere molte cellule di fram- menti di midollo nei quah la colorazione e avvenuto meglio che in altri prive di questo spazio pericellulare, essa dipende certa- mente da un raggrinzamento che si e prodotto per effetto del ni- trato di argento tanto nel corpo cellulare che nella sostanza ner- vosa circcstante. Credo di potere assolutamente escludere che le anse siano un prodotto artificiale dovuto all' azione dei reagenti. Anzitutto perche nolle cellule nolle quah manca una cavita pericellulare e nelle quah quindi non puo essere avvenuto un raggrinzamento al- troclie rainimo, le anse e le spine sono piu complete e piii nume- rose che nelle altre. Secondariamente perche le stesse immagini, si - 313 - intende molto meno complete, appaiono anche nei preparati flssati in liquido di Z enker e coloriti con i comuni raetodi di colorazione, L'aitro carattere comune a tutte le cellule e non mono impor- tante del primo e la loro bipolarita. Ora tenendo conto del comportamento del due prolungamenti principal! che si staccano dai due poll delle cellule e possibile di- stinguere nel midollo spinale di Petromyzon marinus adulto quattro tipi principali di cellule dorsali, e cioe : 1. Cellule bipolari nolle quali i due prolungamenti principali, almeno alia loro origine, hanno uno stesso calibre. 2. Cellule bipolari nelle quali il prolungamento periferico ha im calibre maggiore di quelle centrale. 3. Cellule bipolari nelle quali invece e piu grosso il prolun- gamento centrale. 4. Cellule con tendenza a divenire monopolari. Cellule del 1° tipo. - Le cellule del primo tipo sono piutto- sto nuraerose ed hanno le piia svariate dimensioni. Appartengono in- fatlia questo tipo tanto le piii grandi, quanto le piu piccole cellule dorsali. Le piu grandi raggiungono un diametro di 70 u- e sono quelle che presentano piu sviluppate le anse. (Tav. III-IV, fig. 3). In que- ste cellule le anse sono ugualmente numerose tanto in corrispon- denza di un polo che dall'altro. Dai poli simmetricamenti opposti partono i due prolungamenti principali il cui diametro puo raggiun- gere i 7-8 !^. I due prolungamenti percorrono, uno in un senso ed uno in un altro, lunghi tratti di midollo, ne ho potuti seguire al- cuni, (ritengo che fnssero prolungamenti centrah) anche per tratti di 4-5 mm. di lunghezza. La caratteristica di queste tibre e di essere quasi sempre ondulate alia superficie (fatto forse dovuto alia azione dei reagenti) e di essere prive, come tutte le fibre delle cellule dorsali, di uno spazio periassiale, che esiste attorno a tutte le fibre di una certa grossezza e sul quale ancora si discute non es- sendo stata ancora ben chiarita la sua natura. Le fibre deUe cellule di questo tipo decorrone come quelle delle altre cellule nei cordoni posteriori al liniite fra sostanza bian- ca e sostanza grigia, al di sopra della zona occupata dal corpo delle cellule dorsali, a livello del punto di emergenza delle radici posteriori. Non ho mai osservato lungo il decorso di queste fibre delle collaterali. Non ho mai visto una cellula di questo tipo con un prolunga- mento periferico complete seguibile fine all'emergenza di una ra- dice. Per anaiogia peru con gli altri tipi die verrauno fra bj-eve - 314 - descritti e per avere osservato in corrispondenza del punto di emergenza di una radice posteriore piii di una flbra grossa coi ca- ratteri di fibre appartenenti alle cellule dorsali di questo 1^ tipo, (fig. 5) avendo anche potuto poi seguire (^ueste fibre per un discrete traito neir interne del midollo nella zona occupata dalle fibre delle cellu- le posteriori, io ritengo che anche le grosse celluJe bipolari a pro- lungamenti uguali si comportino come gli altri tipi di cellule dor- sali e che una lore fibra, dope aver percorso un tratto piii o meno lungo di midollo, si renda emergente per una radice posteriore. Le cellule del 1° tipo sono quindi fra le cellule dorsah quelle che si trovano a maggior distanza dalla radice per la quale fuoriesce il loro prolungamento periferico che per questo fatto sara di una considerevole lunghezza. Si deve appunto a questa lunghezza la dif- ficolta di osservare in una sola sezione uno di questi prolungamenti completi, come invece e state possibile per cellule situate in mag- gior vicmanza della loro corrispondente radice. -Non mi e state possibile, tanto per questo come per gh altri tipi, rintracciare 1' ultimo destine del prolungamento centrale. Le altre cellule appartenenti a questo tipo sono, come e state detto, molto piii piccole (Tav. III-IV, fig. 4, A); misurano da 25-30 u. di diametro. Sono fusiformi e mancano di qualunque sorta di pro- lungamenti secondarii. Si trovano disseminate in numero non molto scarso lungo tutto il midollo. Cellule del 2° tipo. — (Tav. IlI-IV, fig. 5, 6 e 4 B, G). Le cel- lule del 2° tipo sono forse le piii interessanti perche e per virtii di esse che e possibile dimostrare rigorosamente il comportamento del prolungamento periferico delle cellule dorsali. Sono cellule di gran- dezza intermedia fra le grosse e le piccole cellule del 1° tipo. Han- no la forma di una clava; dall' apice della clava si parte la fibra piia grossa che fuoriesce per una radice posteriore ; dalla base si stacca il prolungamento centrale che ha un calibre piii. sottile dell' altro e che, come tutti i cihndrassi, non presenta una base d'impianto co- nica ma si stacca bruscamente dal corpo cellulare. Le spine e le anse sono piii numerose alia base delle cellule dove esiste quasi sempre piii marcata quella cavita sul significato della quale ho gia trattato piia sopra. Si possono vedere cellule di questo tipo, che forse si sono colorite con maggior precisione, nelle quah esistono anse anche in vicinanza del punto in cui si origina il prolungamento pe- riferico (fig. 4, B). Ho veduto, e piii di una volta, in sezioni sagittali leggermente oblique, che il prolungamento piii grosso di queste cellule fuoriesce - 315 - clal midollo per una radice dorsale (fig. 5 e 6). II corpo cellulare puo trovarsi in immediata viciuanza della radice per la quale esce il suo prolungamento periferico, oppure ad una carta distanza. E naturale che quanto piii sara distante il corpo cellulare dalla radice corri- spondente, tanto piii difficile riescira sorprendere in una sola sezione delle immagini come quelle riprodotte nelle fig. 5 e 6. Cellule del 3° tipo. — Le cellule del 3° tipo sono rare. Sono di grandezza media; il loro corpo cellulare ed il modo con cui si stac- cano da esso i due prolungamenti principali fanno assomigliare que- ste cellule a quelle del primo tipo. Uno dei prolungamenti pero, poco dopo la sua origine, gradualmente si assottiglia e piegando quasi ad angolo retto in senso dorsale va verso una radice poste- riore e per essa si fa emergente dal midollo. L' altro, il centrale, grosso ed ondulato come quelli delle cellule del 1° tipo, si comporta come quelli decorrendo, privo di guaina, alia base dei cordoni dorsali. Cellule del 4° tipo. - (Tav. III-IV, fig. 4, C, D, E). Ho riunito infine in un ultimo gruppo cellule di svariata forma che per il com- portamento dei prolungamenti principali si avvicinano a quelle del 1° tipo ma che presentano una spiccata tendenza a divenire uni- polar!. Radici dorsali. — E difficile, mentre sembrerebbe a priori della massim.a semphcita, coghere in sezioni tanto traverse che sagittal! del midollo del Petromyzoyi adulto una radice posteriore nel punto della sua emergenza per potere esaminare le fibre di cui essa risulta costituita. E nota la piccolezza delle radici dei nervi spinali nel mi- dollo dei Ciclostomi. II Freud ricorrendo a special! artifizii e con molta pazienza pote contare le fibre in quasi 100 radici e vide che in media per ogni radice posteriore esistono da £0-50 fibre sottili e da 2-12 fibre grosse che egli giustamente considera prolungamenti periferici di cellule dorsali. Per quanto, come ho detto, io abbia potuto osservare in un nuraero limitato di casi 1' emergenza di ra- dici posteriori, le poche osservazioni da me fatte confermano pie- namente le osservazioni del Freud. Ho in un caso veduto distintamente fibre grosse e fibre sot- tili penetrare in una radice posteriore. (Tav. III-IV, fig. 7). In una sezione trasversa ho coutato in corrispondenza di una radice posteriore 7 fibre grosse tutte aggruppate. In sezioni sagittal! leg- germente oblique e piii facile che in quelle trasverse incontrare delle radici posteriori nel loro punto di emergenza. Ho anche in queste veduto fibre sottili e fibre grosse. Nei casi figurati ed in altre 3 o 4 ho veduto con certezza il rapporto delle fibre piu gros- - 316 - se con le cellule dorsali. Si vede spesso ad una radice arrivare. fibre da region! situate cranialmente e caudalmente alia radice stessa Come ho gia detto non ho mai notato ramificazione ne colla- terali. Solo in una sezione trasversa ho visto una fibra che appa- rentemente staccandosi da una fibra di media grandezza situata nella zona occupata dalle fibre delle cellule dorsali, si porta verso la hnea mediana e, giunta in corrispondenza di essa, contornando i cordoni posteriori piega in senso dorsale ponendosi nel septum posterius ed arrivando fino in grande vicinanza della superficie dor- sale del midollo. In altre tre e quattro sezioni ho potuto osservare, sebbene piia frammentate, fibre simili a quelle ricordate. Le cellule doesali nelle larve. — A completare lo studio delle cellule dorsali nel Petromyzon marinus ne ho studiato anche le larve. Ho trattato col nitrato di argento larve di 20, 22, 60, 100 ram. di lunghezza, ma il risultato non e stato in tutte cosi soddisfa- cente come nell'adulto. Del resto gli stadii nei quali ho avuto mi- glior risultato sono quelh piii giovani e quindi per me piu interes- santi. In genere, sebbene molte fibre, e specialmente quelle diM til- ler, siano venute ben colorite, le cellule dorsah invece sono pal- hde e tutta la sostanza grigia del niidoUo si presenta alterata, co- me se i differenti elementi fossero fra loro agglutinati. Sarebbe percio molto azzardato il basarci unicamente su questi preparati per asserire alcunche di concreto. Non e improbabile che le cellule doppie 0 riunite fra loro da ponti protoplasmatici riprodotte foto- graficamente dal Kolmer non siano altro che artefatti dovuti ap- punto alle circostanze sopraccennate. Non perdendo quindi di mira tah considerazioni, vediamo di studiare quel preparati nei quali una certa pratica in questo ge- nere di ricerche mi autorizza a ritenere avvenuta abbastanza bene la colorazione. Come ho detto i preparati migliori sono quelh di larve di 20-22 mm. di lunghezza. In sezioni trasverse si vede intanto che il midollo e di forma molto meno appiattita che nell'adulto. Si riconoscono bene le radici. Pero gia in questi stadii esse hanno una forte inchnazione tanto- che e difficile colpire fibre delle radici posteriori che percorrano in una sola sezione un discrete tratto di midollo da render possibile lo tstudio del loro destine intramidollare. Solo in una larva di 20 mm. in cui il taglio delle sezioni fu fatto in senso trasversale ma obliquo dah'alto al basso e dah'indietro all'avanti, ho potuto vedere in cor- - 317 - rispondenza di 4 o 5 radici posteriori il comportaraento delle loro fibre. E queste mie osservazioni nolle larve confermano pienamente quelle del Freud e le altre mie sul midoUo degli adulti. Esistono anche in queste larve fibre piii grosse e fibre piii sottili. In tre casi ho ve- duto provenire una fibra grossa da una cellula dorsale. In un quarto (Tav. III-IV fig. 8) sono state colpite ccntempora- neamente due fibre che provengono una da una cellula situata cranial- mente ed una da un altra cellula situata caudalmente alia radice posteriore. E' cosi confermato quelle che gia avevo visto nell'adulto, che cioe verso una stessa radice convengono fibre provenienti da cel- lule situate cranialmente e caudalmente alia radice. La fig. 8 farebbe supporre nelle larve un certo aggruppamento delle cellule dorsali in corrispondenza delle radici. Cio in realta non e come lo dmio- strano le sezioni sagittaU e ventrali. E nel caso figurato 1' aggrup- pamento dipende dalla obhquita della sezione. Le cellule dorsali si trovano, nelle larve, in grande vicinanza della linea mediana dorsalmente al canale centrale, allineate su due file vicinissime fra loro. In sezioni sagittali e frontali si vede appunto che esse sono abbastanza regolarmente alhneate a brevis- sima distanza fra loro. Le cellule in queste giovani larve misurano solo 9-10 [J.. Ma hanno gia rispetto agli altri elementi del midollo una grossezza considerevole. Hanno prevalentemente forma tondeg- giante con contorni regolari e si presentano bipolari. (Tav. fig. III-IV 9). Studnicka ha visto cellule P- 127-137. Mi- lano, 1909. Baggio Gino. — Sulle niodilicazioni anatomi<5he del rone seguenti a lesioni trau- matiche del midollo spinale : ricerche spcrimentali. Con tavole. — Arch. Sc. med., Vol. 33, Fasc. 4, pp. 378-396. Torino, 1909. - 328 - Balli R. — L'opitelio dell'iitriculus prostaticus e del colliculus seminalis nel- I'liomo. Con tav. IV-V. — Arch. ital. Anat. ed EmbrioL, Vol. 8, Fasc. 1, pp. 86-97. Firenze, 1909. Giannelli Luigi. — Rieerche sullo sviluppo delle cellide interstiziali deirovario e del testicolo di Lepus cuniculus. Con Tav. 1. — Atti Ace. Scienze med. e nat. in Ferrara, An. 83, Fasc. i-2, Mem., pp. i-44. Ferrara, 1909. Leltieri R. — Vedi questo N., pag. 327 . Majocchi Domenico. — Sul frenulo })repuziale soprannumorario. Sunto. — Rend. Sess. R. Ace. Scienze d. 1st. di Bologna, CI. Sc. Fis., N. S, Yol. 12 (1907-08), Fasc. I, pp. 121-123. Bologna, 1908. Majocchi Domenico. — Sul Irenulo prcpuziale soprannuraerario. 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Pavia, 1909. liieto (de) Vollaro Agostino. — Sulla morlblogia della raerabrana dilatatrice della pupilla nell' uorao. — A7r:h. Oitalmologia, An. 17, N. 2, pp. 74-88 e N. 3, pp. 89-109. Napoli, 1909. Samperi Gaetano. — Delle affezioni oculari in rapporto alio vie linfatiche ed alia costituzione generalc. — Arch. Oitalmologia, An. 17, N. 4, jj^j. 184-192 e N. 5, pp. 225-233. Torino, 1909 (Continua). Viterbi Achille. — Gontributo alio studio delle ectopie congenite del cristallino. — Annali Oitalmologia, An. 38, Fasc. 8-10, pp. 568-578. Pavia, 1909. 16, Anatomia topografica. Mastrosimone Francesco. — Taglio unico per la resezione del ganglio di Gasser, della 2^ e 3* branca del trigeraino e per 1' allacciatura del tronco della meningea media. — Policlinico, An. 16, Vol. 16-C, Fasc. 7, pp. 305-310, con fig. Roma, 1909. 17. Teratologia. Castro (de) Antonio. — Considerazioni critiche sul situs viscerum inversus. — Atti R. Ace. Fisiocr. in Siena, S. 5, Vol. 1, (An. 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Sordelli Ferdinando. — Vet'tebrati delPArgentina o del Benadir donati al Museo Givico di Milano. Con llg. — Aiti Soc. It. Sc. nat. e Mus. Civ. Slo7\ nat. in Milano, Vol. 47, Fasc. 1-2, pp. 10-22. Paoia, 1909. Sordeili Ferdinando. — Note su alcuni vertebrati del Museo civico di Milano. Vni. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo Civico St. yiat. Milano, Vol. 48, Fasc. 1, pp. 35-42, con tav. Milano, 1909. 3. Pesci. Condorelli M. e Perrando G. G. — Notizie sul Garcharodon carcliarias L., cat- turato nelle acque di Augusta e considerazioni medico-legali su resti umani trovati nel suo tubo digerente. — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, pp. 164-182, con 1 tav. Roma, 1909. Damiani Giacomo. — Su alcuni rari Scombridi dell'Isola d' Elba (1898-1908). — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, pag. 104-116, con 1 tav. Roma, 1909. Perrando G. G., vedi Condorelli. Picaglia L. — Note ittiologiche. — Atti Soc. d. 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Anireuc^i Arnolfo. — Nuovo habitat toscano della Lycos raonedula (Linn.) (ex (iesn). Nota oruitologica. — Avicula, An. 13, N. 133-134, pj^. 1-4. Siena, 1909. Arrigoni degli Oddi E. — Osservazioni sulla comparsa di un Occiiione del Se- negal nel Vicentino, conaiinicate dal prof. Luigi Meschinolli. — Boll, della Soc. zool. ital.. Set: 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 7-8, pp. 203-206. Roma, 1909. Arrigoni degli Oddi i^.. — La conaparsa del Pastor roseus nel Veneto nella pri- raavera del 11*08. — Avicula, An. 12, N. 125-126, 2W- 57-58. Siena, 1908. Bonelli Giuseppe. — II passo dei Fringueili. — Avicula, An. 13, N. 139-140, pp. 90-92. Siena, 1909. Bonomi Pietro. — Dalla Sardegna [Notizie ornitologiche]. — Avicula, An. 13, N. 137-138, pp. 62-66. Siena, 1909. Bonomi Agostino. — La straordinaria invasione dei Grocieri nell'estate del 1909. — Avicula, An. 13, N. 135-136, pp. 35-37. Siena, 1909. Bonomi A. - Ornitologi defunti : Dott. Eugenie Ray. — Avicula, Anno 13, N. 141-144, pp. 117-118. Siena, 1909. Carruccio A. — Genno ilkistrativo sovra un Fagiano venerato « Syrraaticus Reevesi 1. E. Gray » donato da S. M. il Re Vittorio Emanuele III al Museo Zoologico della R. Universita di Roraa. — Boll, della Soc. zool. ilal., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 910, pp. 274-277. Roma, 1909. Cavazzi Filippo. — Per una classitlcazioue elementare dei Passeracei, Rarapi- canti e Trogoni. Raccolta e ordinamento di alcuni caratteri. — Bologna, Tip. di Paolo Neri, 1909. 95 pp. Chigi Francesco. — Notizie compleraentari sulF incursione del « Syrrhaptes pa- radoxus » (I'all) nell'Europa oriontale neH'anno 1908. — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, p)p. 154-156. Roma, 1909. Chigi Francesco. — Intorno al Melanonyx brachyrhynchus (Baillon) e ad un esemplare riferibile a questa specie, colto nclla provincia di Roma. — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. lO, 1909, Fasc. 1-6, pp. 157-163. Roma, 1909. Chigi Francesco. — Garatteri sessuali o fasi evolutive nel piumaggio dell'Anas boscas L. — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 7-8, pp. 223-232. Roma, 1909. Damiani Giacomo. — Una invasione di crocieri alia Isola d" Elba. — Avicula, An. 13, N. 137-138, pp. 60-62. Siena, 1909. Falconieri Di Carpegna Guide. — Sulla cattura di un « Gursorius gallicus » Ad. nello spiaggie roraane. — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 7-8, pp. 236-238. Roma, 1909. Ferragni Odoardo. — Elonco 'degli uccelli o pesci del Piacentino. — Cronona, Tij). Coop. Operaia, 1908. 43 pp. Ghigi Alessandro. — Gontributo alio studio dell' ibridismo nogli uccelli. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic. Clas. Sc. /is., mat. e nat., Vol. 16, Sem. 1, Fasc. 9, pp. 791-800. Roma, 1907. - 332 - Othigi Alessandro, — Sulla poligenesia dei piccioni domestic]. Con fig. - Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic, Clas. Sc. fis., mat. e nat., Vol. 17, Sem. 1, Fasc. 5, pp. 271-276. Roma, 1908. Ghigi Alessandro. — Sopra un caso di mutazioue nel Gennacus swlnlioii. Con lig. — Rend. Sess. R. Ace. Seienze d. 1st. Bologna, CI. Sc. Fis., N. S, Yol. 12 (1907-1908), Fase. 2-3, pp. 19-91. Bologna, 1908. Ghigi Alessandro. — Sviluppo e comparsa di caratteri sessuali secondari in alcuni uccolli. Con fig. — Rend. Sess. R. Ace. d. Seienze d. 1st. d. Bolo- gna, CI. Sc. Fis., N. S, Vol. 12 (1907-08), Fasc. 2-3, pp. 91-111. Bo. logna, 1908. Imparati E. — Uccelli del Piacontino. — Avicula, An. 12, N. 127-128, JUJ- 82-84. Siena, 1908. Leone (De) Nicola. — Notizio ornitologiche. — Boll, delta Soe. cool, ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, pp. 126-128. Roma, 1909. Leone (De) Nicola. — Nidificazione del Lodolaio nelFAbruzzo. — Boll, delta Soc. cool, ital, Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, pp. 129-131, con 1 fig. Roma, 1909. Leone (De) Nicola. — 11 Falco Feldeggi (Schleg) noH'Abruzzo. — Boll, delta Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 1-6, pp. 132-141, eon 1 fig. 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Regalia E. — Su certe proporzioni degli arti in alcuni uccelli. — Avicula, An. 12, N. 127-128, pp. 84-90 ; e N. 129-132. pp. 105-108. Siena, 1908. Salvadori T. — Nota intorno al Garrulus melanocophalus Gene. — Boll, dei Mu- sei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 607, 2 pp. Torino, 1909. Salvadori T. — Uccolli. — Estr. di pag. 9 da « It Ruwenzori ». Milano, Ed. U. Hoepli, 1909. Vallon G. — Escursioni ornitologiche nel Friuli (Q^ Serie, 1908). — Avicula, An. 13, N. 133-134, pp. 4-19; e N. 135-136, pp. 25-34. Siena, 1909. Vallon G. — Escursioni ornitologiche nel Friuli. V. Serie, 1907. — Avicula, An. 11, N. 119-120, pp. 121-130. Siena, 1907 An. 12, N. 121-122, pp. 9-12; N. 125-126, 2'P. 58-61. Siena, 1908. 7. Mammiferi Carruccio Antonio. — Sullo Stambecco dei Pirenei donate al Museo Zoologico della R. Univcrsita di Roma da S. 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Berlese Antonio. — Istruzioni pratiche per coloro che vogliono rinnovare le esperienze di lotta contro la raosca delle olive col raetodo dachicida. — Redia, Yol. 4, Fasc. 2, pp. 193-197. Firenze, 1907. Bonomi Pietro. — Dalla Sardegna. Note Zoologiche ebrevi cenni suH'invasione delle cavallette in Sardegna. — Avicula, An. 13, N. 139-140, pp. 87-90. Siena, 1909. Cuboni G. — Sulla questione fllosscrica in Italia. — Atti d. Soc. Ital. pier il p)rog7^es. d. Scienze, Riun. 2, Firenze. Oil. 1908, Yerhali. Sez. 13, jJ- ^i5. Roma, 1909. Ferrari E. — Relazione della Giuria sulla mostra bovina di S. Martino al Taglia- mento. — Bull. As. •*"< ,^5» * \ *5i(^ - -'i J X . tj '^. - J sr^< •I \ # Ji- ! i •a f Fiji. 1. Ocnlaie, 1. Obiettivo, 2. Feric/i. Parte di una st-ziono ti'itsver.sa della piega del coudotto uditivo esteruo del fagiaiio. iiUert'ssanfo quat- tro glandole, tre doUe (juali (g'' g"' g^) apiiari.scono, col loro lumo, bene evidenii ; 1' iiltinni (t^) e stata incoutrata dal taglio solo tangenzialmente si da rassouiigliare ad un nodulo linfatico. p. follicolo di una piuma se/.ionata trasvcrsaliaeuto. I. aceumiilo di leucociti. vazione delle sezioni longitudinali della piega, tanto e vero die in alcuiie di esse si vedono interessati due tubuli glandolari, uno dt-i - 340 - quali col suo orificio, I'all.ro solo tangenzialmente. Inoltre la super- ficie cutanea della piega si presenta assai piii frastagliata che nel polio e con molteplici insenature e rilevatezze, anche indipendente- mente dagii orifici glandolari. Le glandole sono inoltre situate a maggior distanza fra di loro, di modo che, mentre nel polio il tes- suto connettivo che separa i corpi glandolari si riduce, non di rado, anche a 16 ;x, nel tacchino solo eccezionalmente puo raggiungere i 20 u. In una sola sezione trasversa ho trovato fino a 13 glandole. Nel fagiano (Phasianus colchicus)^ nel condotto uditivo esterno del quale Schwalbe constato macroscopicamente la presenza di glandole, comprese anche qui nello spessore di una piega del tutto simile a quella del polio, ma non esegui sezioni, I'esame istologico mi ha dimostrato che le glandole suddette hanno una struttura fondamentalmente analoga a quella notata negli aitri gallinacei piii sopra indicati. Esse appariscono pero di forma piuttosto irregolare; poche infatti si presentano col lume rotondeggiante, le altre per lo pill si mostrano invece, in sezione trasversa, ovoidali allungate e prevalentemente disposte col loro maggiore asse pressoche paral- lelo alia superficie della piega (v. fig. 1). Negli altri gaUinacei in- vece il maggiore asse del lume glandolare e, di norma, in direzione perpendicoiare alia superficie della piega. La parete glandolare inoltre non e omogenea come nel polio e nel tacchino, ma presenta qua e la delle insenature delimitate da rilevatezze piii o meno spiccate, talche, in alcuni punti, si osservano come dei piccoh alveoli. Le cellule dello strato marginale sono an- che qui piii addensate e piii scure per essere i nuclei intensamente colorati ; le ceUule della zona interna, assai piii grandi, tanto che raggiungono, in media, le dimensioni di 8,5 p-., preseuLano una evi- dentissima forma poligonale, nucleo rotondeggiante ma sbiadito e con segni di frammentazione. Nel protoplasma di queste cellule spiccano per la loro rifrangenza, numerose goccioline di gi-asso. In gran numero poi esistono capillari sanguigni che si spingono fino ad assumere intimo contatto coll'epitelio della zona marginale (v. fig. 2). Anche qui, in una sola sezione, ho trovato interessate fino a 13 glandole. Riguardo all'asserita presenza di fohicoli linfatici nel condotto uditivo esterno di alcuni uccelli (polio, oca, anatra) che indusse - 341 - Moldenhauer (^), a parlare di una vera e propria tonsilla del condottn uditivo {Gehorgangstonsille), posso aff'ermare, in base al- I'nttento esanie dei miei niimprosi pr^parati, che essa non corri- ,u®«>, -4.- vc_ !i ^© *«« Fij;'. 2. Oiiiliuc 4 coiup. Oliicttivo .iiiocroiuiitico. iminersioiu' omoj^ciica, 2 uiiu. Ap. 130 — Zeiss. Sezioiie tiasveisa, a loitissiiiio inj;iainliiii(iit<>, d' una j;laii(l(>la del coudotto uditivo estcino del fa- giano. cm. cellule della zona iiiarginale. ci. cellule poligonali della zona interna col protoijlasuia rii)ieno ili goccioline di grasso. r,r,r. rilcvatezze della parete glandolare die veugouo a deliiuitaie come degli alveoli. vc. capillaii clie si atlbndano uell' epitelio in modo da simularo una reto di vasi intiaepiteliali. sponde a veritii. Un' osservazione superficiale ed isolata, su (jualche sezione trasversa della piega, puo far credere aU'esisteriza di follicoli linfatici quando soprattutto il taglio incoiitri tangeiiziaJmeute, ad (') Moldouhauer W. — Vergleichendf Ilistologie dus 'rrommell'elltj. — Archiv. fi'ir OhrenheU' kvnde. iiST.S', - 342 - esempio, il fondo di qualche tubo glandulare. AUora, essendo inte- ressate iiella sezione soltanto le cellule della zona raarginale clie sono piccolissime ed intensamente colorate e die si presentano rag- gruppate in un ammasso rotondeggiante, corrispondentemente alia forma delle glandole in sezione trasversa, si puo avere, ad una pri- ma osservazione 1' illusione che si tratti di un nodulo linfatico. Ma I'esame ordinate delle sezioni successive dimostra, in breve, la differenziazione di queH'aramasso di cellule epiteliali in due zone, in qnanto appariscono ben presto le caratteristiche cellule poligo- nali della zona interna. Se non si piio pero parlare di presenza di follicoli linfatici veri e propri, esiste nondimeno qua e la, nel tessuto connettivo che costituisce la piega, una leggera infiltrazione parvicellulare diffusa, in qualche punto piii intensa, specie nel polio, e che ho notato altresi nel tacchino e nel fagiano. Nell'anatra {Anas domestica) pure, contrariamente a Molden- hauer, non ho riscontrato presenza di follicoli linfatici; in essa manca inotre ogni traccia di glandole. Quest e non esistono ne in Columba livia, ne in Asturvus glandarius. Nelle tre specie di gallinacei da me esaminati, le glandole della ])iega del condotto uditivo esterno, per la lore struttura, non pos- sono altrimenti considerarsi se iion come vere e proprie glandole olocrine ed analogho alle comuni glandole sebacee. Lo strato pro- fondo dell'epitelio glandolare, costituito come si e detto, di piccolo cellule, oscure e addensate, corrisponde alio strato generatore. Se la sua attivita riproduttiva non risulta dalla presenza di figure cariocinetiche che non mi e stato possibile porre in rilievo, data I'estrema piccolezza degh elementi cehulari, vien nondimeno in essa dimostrata un'intensa vitalita dali'addensamento considere- vole e dall'afflnita grande per le sostanze coloranti. La presenza d'altra parte, negli strati sovrastanti, di cellule che mostrano, nel loro protoplasma, segni di elaborazione di speciah sostanze e feno- meni di alterazione, sfaldamento e distruzione consecuLiva, non possono altro che confermare, anche in queste glandole, alio strato pro fondo, la proprieta di provvedere alia rigenerazione simultanea ed incessante delle cellule epitehali evolventisi dalla periferia verso il lume glandolare. Queste glandole, come gia Scarpa bene intui, spiegano, me- diante il loro secreto, una funzione puramente protettiva del con- dotto e della menibrana del timpano. Le ricerche anatomo-compa- - 343 - rative di vari autori (Tartuferi ('), Pissot ('), Lunghetti (•'), Di Colo (')) concordemente ammettono nel condotto uditivo ester- no d'animali ancor piu elevati degU uccelli nella scala zoologica, e precisamente nei rosicanti, la prese»za di sole gJandole a tipo se- baceo e I'assenza quindi delle cosidette glandole ceruminose. Bisogna percio ritenere che le glandole sebacee le quali pur «i riscontrano abbondantemente nel condotto uditivo esterno dell'uo- mo come degli altri mammiferi, siano di per se stesse sufficieiiti a disimpegnare la funzione protettiva del condotto e della mem- brana timpatica. Questa constatazione, diro cosi, di ordine filogene- tico, costituisce a mio avviso un argomento ulteriore in pro della teoria gia da Valentin (°) sostenuta, avvalorata poi dalle ricerche di Schwalbe (") e della quale io pure ho avuto occasione C) di dichiai'armi seguace, teoria per la quale si ammette che il cerume sia un prodotto in notevolissima prevalenza originate dalle glan- dole sebacee e che le cosidette glandule ceruminose diano soltanto il pigmento giallo bruno che conferisce la colorazione al cerume stesso, di piii una secrezione liquida destinata a mantenere umida I'aria del condotto uditivo esterno. (') Tartuferi. — Le ghiaudole di Moll stiitliate nello palpebre dell' uoiuo e dei mainiuifori o comparate colle tubulari ciitanee. — Arch, per le Scienze mediche, 1880. (-) Pissot L. — Essai siir les glaudes du coudnit anditif externe. Glandos dites ciJrumineuses. — Paris, 1899. (') Lunghetti B. — Loco citato. (•*) Di Colo F. — Sulla produzioue del cerume. — La pratica oto-rino-laringoiatrica, n. 3, I'JOG. (5) Valentin G. — Physiologie, 1839. (8) Schwalbe G. — Lehrbuch der Anatomie der Sinnesorgane, — 1887. Id. - - Das aiissere Ohr, in « Handhuch d. Anat. d. Menschen » di Bardeleben, Sinnesorgane, Y. Band II Ahteilung, Jena 1898. C) Di Colo F. — Sulla produzioue del cerume. — Memoria gia prceedentemente eitata. - 344 - ISTITUTO ANATOMICO DKLLA K. UNIVEKSIIA Dl SASSAKI Un caso di varieta addominale ascendente del colon pelvico PEL DoTT. ANDKEA MANNU TNCARICATO DKLl'ANATOMIA TOPOGRAFICA (Con una fi^ura) E vietata la liprodiizione. Sebbene questa varieta sia stata gia descritta da vari Autori, non puo dirsi ancora tanto frequente da essere inutile aggiungere an caso di piii a quelli gia conosciuti, ed e questo appunto che lo faccio con la presente nota. Nel praticare I'apertura di un cadavere di uomo dell'eta ap- prossimativa di 55 anni, riscontrai il colon pelvico situato quasi completamente nella cavita addominale ; lo denominero percio piia propriamente : ansa colica. Appena oltrepassato il margine mediale del muse, psoas di sinistra, 1' intestino crasso che fa seguito al colon iliaco, volge in alto (porzione ascendente) ed alquanto obliquamente verso destra flno a raggiungere la porzione destra del co'on tras verso ; si inflette quindi su se stesso e si dirige in basso (porzione discendente) dap- prima con direzione obliqua verso sinistra, poi quasi verticalmente per terminare nella pelvi. Oltre la direzione, cio die caratterizza Tansa colica e anche il calibre ineguale delle varie porzioni sue. Al suo inizio, cioe dope il margine mediale del muse, psoas di sinistra, essa presenta, per una lunghezza di 34 mm., una dilatazione ampollare larga 28 mm. A questa segue una breve porzione piu ristretta (11 mm. di dia- metro) e ricoperta, come la precedente, dalle anse del tenue, quindi I'intestino si distende esageratamente e forma I'ansa vera e pro- pria, la quale, tanto nella porzione ascendente, quanto in quella discendente, misura un diametro di 42 mm. II tratto terminale, addominale e pelvico, misura un diametro quasi uniforme di 17 mm. Mesocolon. II mesocolon dell' ansa colica e sviluppato special- mente in lunghezza. La sua linea d'inserzione alia parete addomi- - 345 - no-pelvica e perrettamente normal f, il braccio sinistro si estend flno al margine superiore del corpo della 4=^ vertebra lombare, ile braccio destro diacende obliquamente verso destra e termina a li- vello della 4* vertebra sacrale. II margine aderente all'intestino segue la curva di questo ed ha la forma di un V rovesciato, con Testremita molto acmninata corrispondente al punto ove il colon si inflette su se stesso. Rapporti. Nel segmento ascendente dell' ansa colica, distin- guiamo una porzione piii ristretta situata profondamente, e una porzione dilatata superficiale. La parte profonda oacupa la fossa iliaca ; dorsalmente essa e in rapporto con lo psoas iliaco e i vasi iliaci di sinistra, ventralraente e ricoperta da un gruppo di anse del tenue. La parte superficiale dell'ansa (resto della porzione ascen- dente e tutta la porzione discendente) si trova subito al di dietto della parete addominale, e corrisponde alia regione ombelicale, alia regione ipogastrica, e, in parte, alia regione epigastrica. Dorsal- mente, la stessa parte superficiale e in rapporto coi corpi verte- brali delle ultimo quattro vertebre lombari . e due prime sacrali, col mesenterio, I'aorta, la vena cava inferiore, la parte inferiore del duodeno, I'ultimo tratto dell'intestino tenuis clie decorre trasversal- mente da sinistra verso destra per aprirsi nell'intestino crasso, e finalmente col processo vermiforme che ha, come nell'embrione, un decorso rettilineo e una situazione mediale. II contorno di tutta que- sta porzione superficiale e in contatto, a destra, con le anse del- I'intestmo tenue, verso I'apice col colon trasverso, a sinistra, in alto col tenue, in basso col cieco. Le variazioni dell'ansa pelvica erano ritenute una volta cosi frequenti che Cruveilhier non esitava a dire che la vera situa- zione di questa era estremamente difficile determinare. Cio natu- ralmente e esagerato, ma si puo anche facilmente spiegare, data la inesatta descrizione di questa parte del canale alimentare nei vec- chi trattati. Ma in seguito alle ricerche di Jonnesco, i liraiti e il decorso dell'antico colon ileo-pelvico, o S iliaca, furono ben detenu i- nati, e funimo quindi in grade di distinguere le disposizioni normali dalle varieta. Secondo i dati di questo Autore, la situazione addonii- nale del colon pelvico e abbastanza rara (S % (')), mapiii rara an- cora e la modalita con cui essa si presenta nel nostro case, per la distensione esagerata di una parte di esso con inserzione norm ale (') Questa percentuale differisco da quella riscontrata da Addison (1901), secoudo il