MONITORE ZOOLOGICO ITALIAKO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ORGANO UFHCIALE DELLA UNIONE 200L0GICA ITALIANA DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, cli Anatomia umaua Prof, di Anatomia comparata e ili Zoologia nel R. Istituto di Studj Snperiori di Fireuze nella E. UniversitA di Pisa Yol. XXT — Anno XXT — 1914 IN FIRENZE MDCCCCXIV INDICE DEL VOL. XXV. (Anno XAV, 1914). BIBLIOGRAFIA N.B. — In quosto volume e contenuta la Bibliogratia deH'aniiata 1914 e la con- tinuazione di quella delle annate precodonti. A. — Parte g-ciierale. Pap;. 25, 249. I. Bibliografia, Storia e Biografia zoa'oijija e anatomica. Pag. Zb, 24U. , II. Scritti zoohgici d'indDO fiiosofica. Pag. 26, 250. III. Scritti comprensivi e vari di Biologia, di Zoologia, di Anf,tomir.. Pag. 26. IV. Gonoiogia, Ontogenia, Teralologia. Pag. 26, 251. V. Citologia e Istologia. Pag. 28, 253. VI. recnica zoologica, anatomica e microscopica. Pag. 29, 2.54. VII. Alievamenti, Giardini zoologici, Acquari, Coilezioni, iVliijei ed altre Isti'iizioni. Pag. 29. B. — Parte speciale. Pag. 77, 125, 277. I. Invertebrati in genere. Pag. 77. II. Protozoi. Pag. 77, 277. III. Diciemidi, Ortonettidi, Trichoplax e allri Invertebrati d'incerto tipo. \\ . Spongiari. V. Celenterati (Cnidari e Ctenofori). VI. Vermi. Pag. 78, 278, 1. Scritti generali o su piii die una dello divisioni del gruppo. Pag. 278. 2. Platodi. Pag. 78, 278. 3. Rotiferi e Gasti'otrichi. 4. Nemertini. 5. Briozoi, Foronidi, Gephaiodiscus, Rhabdopleura. 6. Brachiopodi. Pag. 78. 7. Enteropneusti. 8. Sipunculidi. 9. Echiuridi. 10. Nematodi, Desmoscolecidi, Chetosoraidi. Pag. 78. 11. Acantocefali. 12. Chetognati. n, 13. Echinoderi. \ Q 2^ (-f^ O 14. Anellidi. Pag. 78, 278. VII. Arlropodi. Pa?;. 7'.). 278. 1. Scritti goiiorali o su piii die una dollc classi. 2. Tardigradi. 3. Pantopodi o Picnogonidi. ■ 4. Mei'ostomi o Limulidi. 5. Aracnidi. Pag. 79, 278. 6. Crostacei. Pag. 79, 279. 7. Prototracheati o Onicofori. 8. Miriapodi. Pag. 79. 9. Insetti o Esapodi. Pag. 79, 279. a) Scrilti (jeno'dli o su piU die unu deyil ordini. Pag. 79, 279. b) Atterigoti o Tisanu7H. c) Architteri o Pseudonevrutteri e MaUufcuji. Pag. 279. d) OrtoUeri. Pag. 80, 279. e) Rincoti o EmiUeri, e Fisapodi o Tisanuiteri. Pag. 80, 279. /) ColeoUeri e Strejmtleri. Pag. 80, 279. g) Niivrotteri. h) Iinenotteri. Pag. 81, 279. i) Dilleri. Pag. 82, 280. k) AfaniUeri. Pag. 83. I) Lepklotteri. Pag. 83. VIII. Echinodermi. Pag. 83. IX. Mollusch'. Pag. 83. 1. Scritli goncrali u su pid clio una delle cJassi. Pag. 83. 2. Antlnouri. 3. Gastoropodi (Prosolji-auclii. Eteropodi. (»pisto)n'anchi. Pteropodi. Pohm nati). 4. Scalbpodi. 5. Laraellibrauclii, Acclali o Polecipodi. Pag. 83. 6. Cefalopodi. X. Tuiiicati. XI. Leptocardi o Anfiossidi. XII. Vertebrati. Pag. 125, 153, 280. I. Partk generale. Pag. 125. II. Parte anatomica. Pag. 125, 280. 1. Parte generale. Pag. 125, 280. 2. Struttura ostei'iore. 3. Apparecchio tegumentale. Pag. 125, 280. 4. Apparecchio scheletrico. Pag. 126, 280. .5. Apparcccliio musculare. Pag. 126, 281. 6. Apparecchio inlestinale con le annesse glandole. Pag. 127, 281. 7. Apparecchio respiratorio. Pag. 127, 282. 8. Tiroide. Paratiroido. Timo. Corpuscoli timici. Pag. 128, 282. 9. Apparecchio circolatoi'io. ]Milza c altri orgaiii liiifoidi. Pag. 128, 282. 10. Gavita del corpo e membrane sierose. 11. Apparecchio urinario e genitale. Pag. 129, 283. 12. Ghiandole surrenali. Organi cromaffini, etc. Pag. 129, 283. 13. Apparecchio nervoso centrale e perilerico. Pag. 129, 283. 14. Organi di senso. Pag. 130, 284. 15. Organi produltori di luce, di oletlricita. 16. Anatomia topogratica. Pag. 131, 284. 17. Teratologia. Pag. 131, 284. 111. Parte zoologica. Pag. 153, 285. 1. Scritti generali u su piii che una delle classi. 2. Giclostonii. 3. Pesci. Pag. 153. 4. Anftbi. Pag. 153, 285. 5. Rettih. Pag. 153, 285. 6. Uccelli. Pag. 154, 285. 7. Alammileri. Pag. 158. 8. Aiitropologia ed Etnologia. Pag. 158, 285. Appenclice: Aulropologia applicata alio studio dei pazzi, dei criini- nali, etc. Pag. 159, 287. G. — Zoologia applicata. l*ag. 181, ;:^88. 1. Zoologia medica. Pag. 181, 288. 2. Zoologia applicata aU'agricoltiu'a e alle industrio. Protezione, Caccia, elc Pa"-. 182, 288. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Autore P. — Sopra un raiiscolo piccolo palmare bi ventre e tlesbore del dilo mignolo nell' uomo. Con 1 tlgura. — Pag. 257-2(J4. Baldasseroni V. — Sui nelVidii dell' Honnogaster praeliosa Mclilsn. Gon tav. VI e 5 ligg. — Pag. 160-173. Brian A. — Elenco di aniraali cavcrnicoli delle grotte situate in vicinanza di Geneva. — Pag. 8-12. Bruni A. -- A proposito dei lavori di Anita Jona suUe cellule acidotile delle capsule surrenali e sul sistoma cro:nalline dogli Antibi. — Pag. 184-188. Busacca A. — 8ulle moditlcazioni delTapparato plastosomiale nelle cellule dcl- Tepitelio pigraentato della retina sotto I'azione della luce e della oscunta. — Pag. 255-257. Cecchini C. — Su due nuovi Isidae del .Mediterraneo. Diagnosi prelirainari. — Pag. 49-52. Id. — Su due nuovi Turbinolidae del Mediterraneo. Diagnosi preliminari. — Pag. 151-152. Dequal Lidia. — Gli Endutreidi della Toscana. Gon 7 tigure. — Pag. 13-24. — VI — Giannelli L — Siil distaoeo delle isole di Langoiiians; dalla gliiand^la panorca- lica, e sui loi'o rajipoi-ti noH'interno di questa con i tiibuli ghiandolari. Con :> tiguro. — Pag. 30-47. Id. 0 Bergamini A. — Sulla costituzionc o sidla invariabilita dui-auto il digiuno delict isole di Langcrhans in Rana esculenta, con (jualclic conno sui con- (lotli escretori del jtancfoas o del fegato. Con 4 rigure. — I'ag. 289-304. Id., Id. — Nuove ricorche sidla i-opartizioiic dollo isolc di Laiigci'Iians i^.ol pan- creas dei Rottili o snlla loi'o iiivariahilila durante il digiuno. (-on 4 figure. — Pag. 132-144. Guglielmo G. — Sid raeccanismo di IbriTiazione del nu(deo anulare dei leucociti polimorti nol topo e nel ratto. — Pag. 47-49. Issel R. — Uno sfcadio giovanile di Cai-inaria. Con 1 ligui'a. — Pag. 115-117. Levi G. — Le modalita didla lissazione deH'uovo dei Chii'ottei'i alia paretc ute- ri na. Con tav. III. — Pag. 101-107. Malaguzzi-Valeri R. — Arterie meningee della occipitale, Con s ligure. — Pag. 231-240. Mannu A. — Osservazioni sui nervus depi'essor degli Kquiiii. Con 2 figure. — Pag. 17. Id. — Considerazioni e ricerdie sull'arteria pei'lorante del tarso di alcuni Mam- miferi. Con .5 figure. — Pag. 84-^94. Massenti V. — L'apparato reticolare intcrno del (iolgi nel gei'me dentale. Con 2 ligure. — Pag. 107-114. Milan! P. e D'Arbela F. — Di una varieta ilel iM. palmare limgo. Con 1 figura. — Pag. 209-213. Mobilio C. — La forma dell" imene negli I'jpiidi. Con tav. l-I!. — Pag. 53-73. Id. — Mancanza del Coro lacrimale inferiore nel maiale e cingliialc e del canale lacrnnale superiore nella lepre. Con 2 ligui'e. — Pag. 94-100. Id. — La glandola della laccia convessa della 111 palpel)ra in alcuni mammiferi. Con 1 rigura. — Pag. 144-151. Razzauti A. — Alcune ricerche sopra le terminazioni ncrvc^se motrici nei Pctro- mizonli. Con tav. IV-V. — Pag. 117 124. Sera G. — I caratteri anlro])ometrj-i ilcgli Aymara e il mongolismo priinordiale dell'America. Con 3 ligure. — Pag. 215-230. UNIONE ZOOLOGICA ITALIAN A Ghi(ji A. — Repertorio di specie nuove di animali trovate in Italia e desci-iiu- neiranno 1910. — Pag. 179. — Nomenclatura. — Pag. 74, 174. NOTIZIE E VARIETA Concorsi a prcniio. — Pag. 52, 180. Personale Universitano. Nuove nomine. ^ Pag. 247, 276. Necrologio: Giovamii Antonelli ((i. Vastarini-Cresi). — Pag. 20,5. N(jtizio vario. — Pag. 208. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiaie della Unione Zoologica Itaiiana DIRBTTO i>Ai DOTTORI 6IULI0 GHIARUGI ED6ENI0 FIGALBI Prof, di Auatomia uiuaua Prof, di Auatoiuia coiup. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Fireuze iiella K. Universita di Pisa Ufficio di Direzione ed Ainmiuistrazione: Istituto Anatomico, Fireme. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Gennaio 1914 N. 1. SOMMARIO: CoMUNiCAZiONi ORiGiNALi : Mannu A., Osservazioni sul Nervus depressor degli Equini. (Con 2 flg.). — Brian A., Elenco di animali caver- nicoli delle grotte situate in vicinanza di Genova. — Dequal L, Gli Euclii- trcidi della Toscana. — Pag. 1-24. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO DI ZOOTUMIA DELLA R. SCUOLA VETERINARIA DI PARMA (Prof. A. Mannu, inc. della direzione) Osservazioni sul Nervus depressor degli Equini per il DoTT. ANDREA MANNU (Con 2 figure). E vietata la riprodnzione. Nel corso di alcune mie ricerche sul simpatico cervicale dei Mammiferi (*), ho avuto occasione di disseccare in alcuni esemplari di Cavallo e di Asino il nervo depressore, riscontrando nel decorso e neiia terminazione di questo nervo, alcune particolarita non ancora 0) Mannu A. — Ricerche auatonio-coiuparative sul simpatico cervicale dei Maiuiniferi. — In- ternat. Monat^chr., Bd. XXX, 1913. osservato e descritte, cho mi propongo di render note in qnesto lavoro. Fecero ricercho sul Nervus depressor del Cavallo, E. Bern hard, M. Bernhardt, Paladino, Cyon, Finkelatein, Viti, Frank- Martin, Fischer, Bar pi e Faenza. Fra qnosti pero solo Barpi e Faenza seguirono tutto il decorso del nervo, limitandosi qnasi tntti gli altri Autori, nelle lore iiidagini, alio studio dell'origine o di una parte soltanto del sno decorso. Jo rimando alia pregevole monogralia del Barpi, per la conoscenza dello disposizioni descritte dagli autori sopranominati. Dalle osservazioni di Barpi e Faoiiza (*) risulta la presenza costante di questo nervo negli Equini ; una volta sola infatt i non riuscirono ad isolarlo nel lato destro di nii Cavallo. Fsso origina dal Nimvo laringeo supcriore con varie modalita: puo avere una sola radice, oppure due, e perfino tre rudici. Fin ra- ramonte un ciutfetto di tilanienti si riuniscono per fonnare il tronco nervoso. in due casi le radici originavano una dal vago, I'aUra dal laringeo superiore. Durante il sno decorso e addossato ora al vago, ora al simpa- tico, ina si riesce quasi sempre a separarlo abbastanza facilniente da questi nervi. Col ganglio cervicale interiore contrae dei rapporti die possono variare nei diversi individui : talora penetra nel ganglio e poi ne esce per arrivare isolatamente nel cuore, oppure puo anastomiz- zarsi con un ramo uscito dal ganglio; una volta sola non esisteva alcun rapporto col ganglio stesso. Interessante inline o la disposizione riscontrata in alcuni esem- plari di Asino, del N. depressor, di cui un ramo si addossava al vago, I'altro al simpatico. Osservazioni personali. Ho esaminato 7 cavalli e 3 asini. Gamllo. Caso 1. — Lato sinistro. II Nervus depressus origina con una sola, radice dal Nervus laryngeus superior, nel punto ove questo si distacca dal pneumo- gastrico. Decorre isolate per un breve tratto, poi si getta nel trouco vagosimpatico, dal quale e impossibile separarlo per la massima parte del suo percorso. Terminazione. — 11 cordone intergangliare del simpatico cor- (') Harpi »• Kiumi/u. — 11 Nitvo ilopressort' iiosli Kiiuiui tlonu'Stioi. — Saptdi. iOO^i. - 3 - vicale, a distanza di circa 10 centm. dal ganglion cervicale pojste- rius si allontana dal vago che rimane situate ventiahiiente ad esso vA addossato alia carotide comune. Alio stesso livello si rende in- dipendente anche il N. depressor, che decorre dorsalmente e paral- lelamente al vago per tutta la lunghezza della regione lirnitata ven- tralmente dalla carotide comune e tronco del vago, dorsalmente dal tronco del simpatico, caudalmente dalla prima costa. Oltrepassata la prima costa si addossa al Nervo cardiaco me- dio, insieme al quale decorre medialmente all'arteria succlavia e tinalmente raggiunge il presso cardiaco superficiale dove tormina. Nel mio lavoro gi^ citato, ho avuto occasione di occuparmi di questa regione situata alia base del collo — (corrisponde alia regio- ne sopraclavicolare dell'Uomo) — che potrebbe chiamarsi sopraco- stale, e che merita speciale considerazione per la importanza degli organ! che I'attraversano. Ricordero che il nervo depressore, come pure il vago e il simpatico, sono ricoperti dal muscolo scalene an- teriore e poggiano sopra una lamina aponeurotica, la quale separa il n. depressore dall'esofago. Quosto rapporto con I'esofago manca naturalmente a destra. Lata destro. — II nervo depressore origina dal Nervus laryngeus superior con una radice formata da un fascio appiattito di fila- monti, i quali si gettano subito sul vago, colmando I'angolo for- mate da questo nervo e dal laringeo. Esso rimane cosi intimamen- te unite dapprima al vago, pel al vago-simpatico, fine alia regione caudale del cello, dove si cemporta essenzialmente come quelle del late opposto. Termina, a differeiiza del depressore di sinistra, nel plesso cardiaco profondo. Caso II. — Late sinistro, 11 nervo dei)ressore origina dal larin- geo superiore per mezzo di molti filamenti riuniLi a plesso neH'angolo formate dal laringeo e dal vago. Alia formazione di questo plesso partecipano anche dei filamenti originati direttamente dal vago. Terminazlone. — Caudalmente si separa dal pneumogastrico 6-7 centim., cranialmente alia prima costa, dope che il tronco vago- simpatico e gia divise. Se si disseca pero accuratamente il tronco del vago prima di questo limite, si osscrva che il N. depressor e addossato ventralmente al vago, ma in mode cosi lasso da lasciarsi isolarc con grande facilita. Termina gcttandosi nel rame cardiaco medio piu ventrale — (esistono due nervi cardiaci medi) — appena originate dal ganglie cervicale medio. A destra (fig. 1) ditferisce per il sue mode di decorrere nella sua porzione terminale. Nel segmento caudale del collo e unito al vago ventralmente in mode lasso. Appena penetrate nel torace si separa - 4 - dal vago e va a terminare nel piu dorsale dei due nervi cardiaci del gaiiglio cervicale medio, nel punto dove questo ramo s'incrocia col pneurnogastrico. RV Fig. 1. — (Eqmis caballus). NV =; Nervus vagus ; TS = Tnmcus sympathicus ; ND r= I^ervus du- pressor; RV =r Nervus recurrens vagi; GS == Ganglion stellatum ; GI = Ganglion cervicale iiife- rus ; S = Arteria sucdavia ; V ;= Arteria vertebralis ; CM ^ Nervi cardiaci niedii : CI = Nervus cardiacus inferior ; KP =r Ramus pericardicus ; C 7 =; Rauio comuuicante 7" cervicale ; C 8 =; Ra- mo comuuicaute 8'^ cervicale: C 1 1 m Ramo comunic;iute 1" toracico ; Nv ^; Nervus verteliralis. Caso III. (Fig. 2) — Origina dal nervo laringeo superiore con un tronco ben distinto die si unisce subito al vago dal quale e insepa rabile. Terminazione. Kimane addossato, nel collo, dappriina al tronco vago-simpatico, poi al vago, dal quale si allontana dope I'ingresso nel torace, cornportandosi come nel caso precedente, terminando cioe nel nervo cardiaco medio. Disposizioni uguali nei due lati. CAsr IV e V. — Come il precedente. Caso VI. — Lato sinistro. Origine. II nervo depressoro appa- rentemente non esiste. Non si osserva infatti alcun filamento nervoso partire dal vago e dal laringeo clie possa far sospettare trattarsi del depressore. - 5 Pero dissecando con accuratezza la guaina connettivale del nervo laringeo alia sua oiigine, nelFangolo caudale formato da que- sto nervo e dal vago, si scoprono delle fibre riunite in fascio che vanno a gettarsi nel vago. Queste sono aderenti tanto all'uno che all'altro nervo, per cui resta colmato Tangolo caudale formato dal laringeo e dal vago, e possono sembrare, ad una osservazione su- perficiale filamenti di origine del laringeo. Fig. "2. — (Eqims culciUus). VS = Tiuncus vagus syiupatliiuus; KD =r Kervus deiiressoi; GS = Gan- glion stellatuiH ; GI:= Ganglion ceivlcale inferius ; CI n=: Nervus e-ardiacus iuferior; CM ;= Ner- vns cardiacus luedius ; S = Arterla siibclavia; V = Aiteria vertebralis ; VF = Rami vascolari ed anastomotici col frenico ; C 8 := Ramo coiiiunicaute 8" cervicale : C 1 1 =: Ranio comunicante 1" to- raeico : NV = Nervus vertebralis. Terminasione. — li N. depressor si distacca dal vago 5-6 cen- timetri craniaimente alia prima costa, e decorre ventralmente a qiiesto nervo, come nel caso II, a destra. A livello della prima costa passa medialmente e poi dorsalmente al vago per raggiunge- re il plesso cardiaco superficiale dove si esaurisce. A destra non varia. Caso VII. — Origine. II N. depressor origina a sinistra dal la- ringeo superiore con un tronco ben distinto che si unisce subitoal vago, dal quale e inseparabile. Terminamne. — Rimane nel collo addossato al vago-simpatico - 6 - e poi al vago fino al torace, ilovc si com porta come nel caso pre- cedente. Disposizioni uguali nei due lati. Asiiio. Caso I. — Lato sinistro. II nerve depressore origina con una radice dal nervo laringeo superiore, a distanza di circa cm. 1.5 dal punto di emergenza di questo nervo dal vago. Possiede una bre- vissima porzione libera che si addossa strettamente al tronco del vago prima e si continua poi col vago sinipatico; tuttavia con una accurata dissezione e possibile metterlo in evidenza per una gran parte del suo percorso. Terminazione. — A 10 centimetri circa dal margine anteriore della prima costa, si separano contemporaneamente depressore vago e simpatico. II depressore decorre ventralmente al vago e dorsal- mente alia carotide, quindi penetra nella cavita toracica scorrendo profondamente all'arteria succlavia. Lato destro. Come a sinistra. Caso II. — Origina il nervo depressore con due radici dal la- ringeo superiore. Dope un tragitto di circa 35 mm., si divide in due rami ; uno rimane addossato al vago e si confondo con esse ; I'altro, indi pendente, si esaurisce intorno al fascio nerveo vasco- lare, nel terzo medio del collo. Terminazione. — Come il caso precedente. Disposizione identica nei due lati. Caso III. — II nervo depressore origina dal laringeo superiore con due radici le quali decorrono per un breve tratto parallele, quindi si uniscono, Tuna al vago, I'altra al simpatico, prima che questi due tronehi nervosi, riunendosi, formino il vago simpatico. Lungo il collo il nervo depressore non e separabile da questo tronco nervoso. Terminazione. — Come nei casi precedents Non esiste nervo depressore a sinistra. Voglio aggiungere inflne una osservazione fatta in un feto set- temestre di Mulo. — Lato sinistro: II nervo deprossore origina con una radice dal laringeo superiore. Si contonde, dope breve tragitto col tronco vagosimpatico, ma solo per breve tratto, perche nel terzo medio del collo si rende di nuovo indipendente sotto forma di un sottile fllamento, che si continua, parallelamente al vago, tino a) torace, dove termina nel plesso cardiaco superftciale. A destra non sono riuscito a preparare alcun filamento ner- voso che potesse rassumigliare ad un nervo depressore. - 7 - Risulta dalle osservazioni fatte negli animali avuti a disposi- zione, la costante ma incompleta indipendenza del nervo depressore. Nell'Asino e piii lassamente unite che nel Cavallo al tronco vago- simpatico. La disposizione del N. depressore e variabile non solo nei vari individiii della stessa specie esaminata, ma anche nei due lati dello stesso individuo. Anche la sua presenza non e costante nei due lati. Hanno impoitanza topografica la presenza e i rapporti del nervo depressore alia base del collo, nella regione che ho chiamato sopracostale. Qui la sua separazione dal tronco vago-sirapatico coin- cide per lo pill con la divisione di questi due nervi. II suo decorso ulteriore fine all'ingresso nel torace e variabile : ha pero rapporti piu intimi col vago che col simpatico, decorrendo sempre ventral- mente o dorsalmente al prime. Quanto al suo modo di terminazione ho trovato che puo unirsi ad un ramo cardiaco del Ganglio cervicale medio, oppure terminare nel plesso cardiaco superficiale o profondo. Pero potremo anche doraandarci : il filamento che ho descritto come terminazione del nervo depressore, e veramente tale? lo lo credo, perche c da aramettere che il filamento che si disracca cau- dalmente dal bronco vago-simpatico per portarsi al cuore, sia vero- similmente composto delle stesse fibre del tronco nervoso che il vago-simpatico riceve cranialmente dal laringeo, o da questo e dal vago insieme, ma affermarlo recisamente non e possibile che in se- guito all'esperimento flsiologico, e per i fisiologi che vorranno ten- tare la prova, non saranno del tutto prive di interesse le disposi- zioni anatomiche descritte. Non dobbiamo infatti dimenticare che il Nervus depressor, come ben disse van den Broek {^), e da considerare piuttosto come un'entita fisiologica che anaromica. Esso non ha carattere flsiolo- gico flsso, mentre anatomicamente e estremamente variabile. Cio si rileva dall'esame di quelle specie che possiedono un N. depressor indipendente; e a questo proposito I'A. ricorda le ricerche del no- stro Viti, il quale in ben 80 conigli, trovo solo due volte una di- sposizione del K depressor, quale Ludwig e Cyon avevano con- siderata come tipica. 0) Broek A. J. — Untersuchuugeu iiber ilea Uau des sj'iupathischen Nervensysteius iler Siiu- gethiere. — T. I. Morplwl. Jahrhach, Bd. XXXXII, 1907. - 8 - ALESSANDRO BRIAN Elenco di animali cavernicoli delle Grotte situate in vicinanza di Genova E vietata la riprodnzione Valendomi di dati raccolti e pubblicati sulki fauna cavernicola ligure dall'ing. P. Bens a (vedi Bibliografia) e di numerose indica- zioni fornitemi con squisita cortesia dal valente entomologo geno- vese G. Mantero, ho potuto compilare il presente elenco delle spe- cie rinvenute nelle Grotte poste in immediata vicinanza di Genova. Credo opportune pubblicarlo per piu motivi. Anzitutto sono trascorsi ormai tredici anni dacche I'amico mio ing. Bensa nella sua pregiata meraoria sulle Grotte della Liguria, dava conto della tauna cavernicola di questa regione e in questo tempo altre specie di animali si sono raccolte e determinate, che conveniva oggi aggiungere a quell'elenco. Secondariamente, in se- guito a mie ricerche e studi sui crostacei cavernicoli nostri e in par- ticolare sul gruppo dei Trichoniscidi del Genovesato, ho dovuto per- suadermi che alcune forme non erano esattamence determinate, e parvemi necessario di correggerne il nome. I Trichoniscidi trovati nelle grotte liguri risultavano a tut- t'oggi determinati per Trichoniscus roseus, Koch, Trichoniscus pu- sillus, Brandt e Titanethes feneriensis^ Par on a. Dopo ripetuto esame di materiali di questi crostacei terragnoli, in parte messi a raia disposizione, gentilmente, dal dott. R. Gestro ed in parte da me raccolti, sono venuto alia conclusione, almeno per quanto riguarda le grotte vicino a Genova, che quegli esemplari finora ritenuti per Trichoniscus roseus [^) (specie non bene definita) devono essere riferiti pill esattamente alia specie Androniscus dentigei- Verhoeff (-). Devo escludere dallalista il Trichoniscus {Titanethes) feneriensis, 0) Vedi la desciizione di questa lonua iu : Budde-Luiid, Crustacea Isop. teir. p. f. et g. et sp. descripta. — Hauniae. iHSo. (2) Verhoeff. — Om. Andronisem n.,- in Zool. Anz. Band. XXXIIJ, n. 5-6, i90S. — L' an- tore con questo studio lia mostrato che nel Trick, roseus autorum si coiifondevano varie forme che vojjliono essere distiiite, e ha stabilito per quelle, un geuere nnovo <:o!: due nottotipi (il n. g. Andro- 7iincuii coi tipi A. rosetui Koch e A. alpinus Verb,). - 9 - Parona, che a torto ebbi a citare per la fauna ligure in una mia precedente nota {*), specie che, per ora, rimane limitala alia caverna del Monte Fenera in Val Sesia. Gli esemplari scambiati per questa specie sono forme di Trichotiisciis roseus in gran parte riferibili alio stesso Andro7iiscus dentiger. La specie di Trichoniscus pusillus, Brandt (-) non e ancora bene definita. Da mie osservazioni gli isopodi rinvenuti nella Grotta della Suja (Monte Fascia) e determinati come tali, mi sembrano for- me che debbono comprendersi nel gen. Spilo?iiscus, Racovitza, assai affini alia specie Sp. provvisorlus, Rac, della quella forse po- trebbero costituire una sottospecie o varieta, ma trattandosi di cro- stacei che vogliono essere studiati con somma precisione nei lore pill minuti particolari morfologici, non posso ancora pronunciarmi inmodo sicuro su tale determinazione. Mi riservo di ritornare sullo studio di quelli esemplari ritenuti come Tr. pusillus che si trovano nella Grotta Suja e in quella del M. Gazzo, appena mi sara dato di procurarmi un piii abbondante materiale per il debito esame e raffronto. Un'altra modificazione poi ho dovuto compiere nella determi- nazione di un crostaceo anfipodo del gen. Niphargus che vive nella Grotta Dragonara presso Geneva e in quella di Monte Crete. La specie finora era stata ritenuta per Niphargus puteanus Koch e con qiiesto nome riportata nella memoria dell'ing. Ben sa, ma dope attento esame da parte del sig. Chevreux di individui dell'una e dell'altra grotta, che ebbi a spedirgh, tale specie fu da lui determinata per Niphargus Dolegnanensis^ forma rinvenuta qual- che anno fa nolle aequo sotterranee del Veneto e descritta dal Lorenzi (^). Come ho detto sopra, la fauna qui elencata riguarda solo le grotte in vicinanza di Geneva o entro le mura o poco distanti da 0) Brian. — Sulla distribuzione jie<>};raflca in Italia del Titanethes feneriensis Parona. — Atti della Soc. Lig. di Sc. Nat. e Geogr. Vol. X. lS9it. (2) Brandt. — Conspeet. Onise. p. 174, 1833. — II Trich. pu^llus e una piccola forma clie avrebbe una distribuzione geografica molto estesa. Tu riacontrata non solo in tutta Europa, nell' A- frica N. nia anclie uell' America N. al Niagara dallo Stuxberg (1875). Ma come bene fa osservare il Racovitza, questa specie 6 nial definita. Si e creduto ritrovarla in nunierose locality, basandosi 8u r osservazione sommaria dei caratteri esterni. Questo autore ripetutamento ha mostrato che questo mod» di procedere e assolutamente insuffi- ciente anclie per arrivare a fissare i gruppi piii elevati di Trichouiscidi. Egli considera, tino a prova contraria, il cosmopolitismo del T. pvnillus come dipendente dall' insufficienza della determinazione e non a un fenomeno corologico reale. Vedi Racovitza. Arch, de Zool. exper. Tom. IX, n. 5, p. 249, 1908. (hop. Terr.). (^) Lorenzi A. — Prime osservazioni zoologiche sulle acque dolci del Friuli. « In Alto ». — Cronaca bimestrale della Soeieta Alpina Friulana. Udine 1898. Id. — Note zoologiche pel pozzo di Pozzuolo. — Ibidem. 1900. - iu - esse ; alcune scavate nel calcare eocenico a fucoidi, altre, un po'piu lontane, (come quelle dlsoverde, del M. Turbi e del M. Gazzo), rac- chiuse in giacimenti di calcare triassico. Queste grotte provengono verosimilmente da fessure della roc- cia, che vennero ingrandite daU'erosione delle acque, e sono cavita di poca importanza (*), in parte sono asciutte, in parte sono per- corse anoora oggi da vene di acque risorgenti. La loro esplorazione e stata compiuta per opera di valorosi entomologi genovesi die, in questi ultimi decenni, esplicarono una attivita veramente ammirevole nel campo delle ricerche speleolo- giclie in tutta la Liguria, e queste ebbero principio dal giorno, che I'illustre e compianto marchese G. Doriascopri la prima specie italiana del gen. AnophtJialmus [A. Doriae\ coleottero cieco, nella grotta di Cassana, nel 1858, mostrando cosi che le caverne liguri potevano ricettare materiale di qualche valore scientifico. ELENCO Ghirotteri Rhinolophus euryale (Bias.): Grotta Dragonara. Rh. ferrum-equinum (Schr.): Grotta Dragonara e altre caverne presso Geneva. Rh. hipposideros (Bechst.): Grotta Balou. Vespertilio murinus (Schreb.): Grotta del Drago. Batraci. Salamandra maculosa (Laur.) : Grotta della Suja, Gr. di Turbi (accidentalmente nelle grotte). Spelerpes fuscus (Bon.) : Grotta della Tanella presso Aggio (Bi- sagno), Gr. delle Fate, Gr. del Campetto, Gr. Balou, Gr. del Drago, Gr. Tre Tane (vive anche fuori grotte). Coleotteri. Anophthalmus Doderii (Gestro): Grotta della Suja, Gr. Drago- nara (*), Gr. delle Fate, Tana della Radice presso Carsi, Gr. di S. Ila- rio (Nervi), Gr. del Cante (M. Fascia). Anophth. Ramorinii (Gestro): Grotta del Drago, Gr. Tre Tane, Gr. del Balou, Gr. di Turbi. Leptinus testaceus (Miiller): Grotta del Drago (anche fuori grotte). (') La pill sviluppata in lunghezza d la Gr. Dragonara che si prolunga in piano presso a poco orizzoutale, per luetri 74,50. (-) Vi 80UO atati trovati una volta sola 2 eseuiplari dal sig. G. Ca» eva. - 11 - Bathyscia Doderii (Fairm.): G-rotta della Suja, Gr. delle Fate, Gr. del Campetto, Gr. di S. Ilario. Bath, pumilio (Reitt.) Grotta ddl Drago, Gr. Tre Tane, Gr. Balou (non speciale alle caveriie). Bath, frondicola (Reitt.): Grotta di M. Gazzo (vivente anche fuori grotte). Homalota Linderi (Bris.): G-rotta Balou (anche fuori grotte). Imenotferi. Solenopsis fugax (Latr.): Grotta di M. Gazzo (comune fuori grotte). Lepidotteri. Scoliopteryx libatrix (L.): Grotta delle Fate (trovasi anche fuori grotte). Tisanuri. Tomocerus niveus (Jos.): Grotta Dragonara. Gr. Begia o del Campetto. Tomoc. Doderii (Par.): Grotta della Suja. Miriapodi. Lithobius lapidicola (Mein.) : Grotta della Suja. Lith. occultus (Silv.): Grotta di M, Gazzo. Polydesmus Barberii (Latz.): Grotta di M. Gazzo, Gr. Balou. Ai'acnidi. Chthonius Gestroi (E. Sim.): Grotta della Suja. Chth. microphthalmus (E. Sim.): Grotta Dragonara, Gr. di M. Gazzo, Gr. del Drago, Gr. Balou. Chth. Rayi (L. Koch,): Grotta di M. Gazzo (anche fuori grotte). Obisium (Roncus) lubricum (L. Koch.): Grotta Balou (vive anche fuori grotte). (*) Chernes sp.: Gr. Balou. Nesticus cellulanus (Clerck) : Grotta Dragonara, Pertugio Poz- z'acqua, Gr. BalOu, Gr. del Drago, Gr. di M. Gazzo, Gj-. delle Fate. (*) Neyticas ereinita (E. Sim.): Gr. Dragonara, Gr. Balou, Gr. di M. Gazzo. Nesticus speluncarum (Pav.): Grotta della Suja, Gr. del Cam- petto, Gr. delle Fate. Pholcus opilionoides (Schr.): Grotta di M. Gazzo (anche fuori grotte). Haemalastor gracilipes (Frauenf.): Grotta delle Fate, Gr. di M. Gazzo. (*) Meta Merianae (Scop.): Grotta Balou. (*) Determinati cortesemeute dal DoU. Kuluzyuski. - 12 - Grostacei. (••) Niphargus Dolegnanensis (Lorenzi) : G-rotta Dragonara e Gr. delle Fate. Spiloniscus sp. (Spiloniscus provvisorius Rac. ?): Gr. della Suja, Gr. di M. Gazzo, Gr. del Campetto. Androniscus dentiger (Verhoeff) (Trichoniscus roseus Koch): Gr. Dragonara, Gr. delle Fate, Gr. del Drago, Gr. Tre Tane, Gr. Balou, Tana di Turbi, Gr. della Tanella, Tana Pozzacqua, Tana della Radice. Molluschi. Hyalina obscurata (Porro): Tana di Turbi (vive anche fuori grotte). Vermi. Trocheta subviridis (Dutr.): Gr. della Suja, Gr. delle Fate, Gr. Dragonara (vivente anche fu(jri caverne). Bibliografia. 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Pur troppo sono ben poche le localita esplorate, ma nella speranza di poter dare di questa regione una lista piili completa in avvenire, pubbl'co intanto un primo elenco delle specie fino ad ora trovate, elenco non numeroso, ma che ha un certo inte- resse, perche in esse sono comprese tre nuove specie di Fridericia. II materiale che ho fino ad ora avuto in esame proviene in mas- sima parte dal terriccio da me stessa o da miei conoscenti raccolto a Pirenze, a Livorno (anche nei giardini nell' interno delle citta) e a Montozzi (Arezzo). Complessivamente ho trovato 16 specie: una del genere Henlea^ una del genere Buchholzia, 14 del genere Fri- dericia. Dal 1900 ad oggi il numero delle specie del genere Fridericia si e triplicate: dalle 20 specie delle quali il Michael sen (18) da le diagnosi in " das Tierreich „ siamo sahti a piu di 60, che qual- che autore ha tentato di rinnire in gruppi, in base a caratteri di- versi; cosi il Priend (12) recentemente ha diviso le Fridericia da lui trovate in Inghilterra, a seconda del numero delle setole in bi- setosa^ quadrisetosc, e inultisetosa^ o a seconda della presenza e nu- mero dei diverticoli delle spermateche, in Fridericia senza diverti- coh, con due diverticoli, con piii di 2 diverticoh. lo pur riconoscen- do la necessita e I'utihta di consimih raggruppamenti, che oltretut- to facihtano il compito del sistematico, mi sono tenuta alia clas- sificazione stabiiita dal Michael sen nel 1900, - 14 - Fa m . Enciiytraeidae Henlea nasuta (Eisen). 1878. Archienchytraeus nasutus Eisen (9). 1900. Henlea nasuta Michaelsen (18). Localitd: Firenze, nel terriccio dei giardini. Montozzi (Arezzo). Osservazioni : Quasi tufcti gli esemplari coincidevano nei loro caratteri specifici colla diagnosi del Michaelsen (18), soltanto uno di Firenze aveva il cervello profondamente inciso nella parte poste- riore. UHenlea nasuta (Eisen) e stata prima d'ora trovata in Italia a Torino da Rosa 1887 (20). Buchholzia sarda Cognetti. 1901 Buchholzia sarda Cognetti (5). 1903 Henlea sarda Michaelsen (19). 1912 Buchholzia sarda Chinaglia (3). Localitd : Montozzi (Arezzo). Osseroazioni : Molti esemplari affatto tipici ; ho potato percio vedere con sicurezza I'origine del vaso dorsale da un diverticolo in- testinale, e riportare cosi, come gia ha fatto il Chinaglia (3), al ge- nere Buchholzia questa specie che Cognetti (5) descrisse su esemplari sardi. La Buchholzia sarda Cognetti e stata prima d'ora trovata a: Cappuccini (Sassari), Cognetti 1901 (5). Portoferraio (Isola D'Elba), Issel 1905 (16). Fridericia alpina Bretscher 1899 Fridericia alpina Bietscher (1). 1900 Fridericia alpina Michaelsen (18). Localitd : Firenze, nei giardini. Montozzi (Arezzo). Osservazioni : Un esemplare di Montozzi aveva la cavita celo- matica letteralmente plena di nematodi parassiti. Questa specie non e stata prima d'ora trovata in Italia. Fridericia hulhosa (Rosa; 1887 Neoenchytraeus bulbosus Rosa (20). 1900 Fridericia bidbosa Michaelsen (18). - 15 - Localitd: Firenze, nel giardino del laboratorio di Zoologia. La Fridericia hulbosa Rosa e stata trovata in Italia prima d'ora a: Torino, Rosa 1887 (20) e Cognetti 1899 (4). Cappnccini (Sassari), Cognetti 1901 (5). Ynl Pellice (Piemonte), Issel 1905 (15). Isolu d'Elba, Issel 1905 (16). Fridericia striata (Levins) 1883 Enchytraeus striatus Levin sen (17). 1900 Fridericia striata Michaelsen (18). Localitd : Firenze. Montozzi (Arezzo). Osservazioni : Grli esemplari di Montozzi presentavano nn color giallo intense, dovuto alle cellule del cloragogo. Specie questa non trovata prima d' ora in Italia Fridericia tusca n. sp. Localitd : Firenze, nei giardini. Livorno, nei giardini. Car alter i ester 7ii Dimensioni : Lunghezza 15-20 mm. Anelli 60-66. Colore : bianco, trasparente. Setole: Nei fasci laterali le setole sono in numero di 4-5, in quelli ventrali di 5-6. Sono sigmoidi e in uno stesso fascio le in- terne sono piia corte delle esterne. Clitello. II clitello e molto ghiandolare e ingrossato rispetto al rimanente del corpo. Area ghiandolari. In ogni anello vi sono due o tre linee tra- sversali costituite da piccolo aree ghiandolari tra loro ravvicinate. Caratteri interni Cervello. II cervello (v. fig. 1-2) e poco piii lungo che largo, i margini laterali sono convessi pii^i o meno a seconda della contra- zione dell'anmiale ; il margine anteriore e convesso e talora pro- prio sporgente ad angolo acuto; il margine posteriore e arroton- dato, convesso. Peptonefridi costituiti da fasci di tubuli poco o punto ramifi- cati, solo raramente biforcati alia loro estremita. Sangue di color giallo verdastro, mai roseo. - 16 - Nefridi. Postsettale due volte piu lunga che larga; il dotto si parte dal terzo medio. Fig. 1. * Pig. 2. Fig. 3. Spermateclie. Lo spermateche (v. lig. 3) hanno un' ampolla a forma di pera molto ingrossata e tozza, priva di diverticoli, con un canale spermatico lungo circa due volte il corpo della spermateca. Osservazioni. Questa specie si puo avvicinare alia Fridericia ilvana Issel (16), ma se ne distingue per vari caratteri ; infatti la F. ilvana ha tegumento opaco, setole non piii di quattro per fascio, cervello lungo circa il doppio della larghezza, sangue roseo nei vasi della parte anteriore del corpo, peptonefridi moltissimo ramificati, spermateca a forma di pera allungata. Fridericia bisetosa (Levins) 1884 Enchyiraeus hisetosus Levinsen (17). 1900. Fridericia bisetosa Michaelsen (18). Localitd : Firenze. Osservazioni: In un esemplare ho trovato alcuni nematodi pa- rassiti. Questa specie e stata prima d'ora trovata in Italia a: Torino, Rosa 1887 (18). Cappuccini (Sassari), Cognetti 1901 (5). Pocapaglia (Piemonte), Cognetti 1903 (6). S. Stefano in Cadore, Cognetti 1903 (7). Val Pellice (Piemonte), Issel 1905 (15). Fridericia leydigi (Vejd). 1877. Enchytraeus leydigi, Vejdovsky (22). 1900. Fridericia leydigi. Michaelsen (18). Localitd: Firenze. Osservazioni: Di questa specie ho potuto esaminare anche al- (*) L' ingrandimeuto di tutte le figure 6 di 85 Diametri. - 17 - cuni esemplari provenienti dairUmbria (Citta di Castello) regione a questo riguardo ancora completamente sconosciuta. La Fridericia leydigi (Vejd) e stata trovata prima d'ora in Ita- lia a: Torino, Rosa 1887 (20). Portoferraio (Isola d'Elba), Issel 1905 (16). Fridericia perrieri (Vejd). 1887. Enchytraeus perrieri Vejdovsky (23). 1900. Fridericia perrieri Michaelsen (18). Localitd: Firenze, nei giardini. Livorno, nei giardini. Osservazioni. Specie molto comune. La Fridericia perrieri (Vejd) e stata prima d'ora trovata in Italia a: Torino, Rosa 1887 (20). Pocapaglia (Piemonte), Cognetti 1903 (6). Fridericia valdarnensis n. sp. Localitd: Montozzi (Arezzo). Caratteri esterni. Dimensioni: Limghezza dell' animale adulto: 10-13 mm., lar- ghezza 0.25 mm. II numero dei segment! oscilla fra 45 e 50. Colore bianco tendente al giallo; trasparente. Setole: Le setole sono riunite in gruppi di 3, 4, 5 per fascio, tanto nei fasci laterali che in quelli ventrali, senza una disposi- zione regolare nei vari segmenti: sono sigmoidi, e in uno stesso fascio le due piii esterne sono piu lunghe delle mediane, nei fasci di cinque setole quella mediana e la piu corta di tutte le altre dello stesso fascio. Fori dorsali: corainciano al 7<> segmento. Clitello: II clitello non e molto ingrossato, neppure negli indi- vidui adulti, ma ha una superficie molto ghiandolare, che pero non toglie ia trasparenza. Caratteri interni. Cervello. II cervello (v. tig. 4) e piu lungo che largo; anterior- mente ha un lobo triangolare, che sporge in modo molto visibile; i raargini laterah sono leggermente convessi, e convergenti verso la parte posteriore; il margine posteriore e hevemente concave. - 18 Peptonefridi. I peptonefridi sono costituiti da tubuli monili- lormi, ramiflcati, e alia loro estremita biforcati. Fig. 4. Fig. 5. Vaso dorsale. II vaso dorsale ha origine al 16° segmento. Nefridi. Nella parte anteriore deiranimale i nefridi hanno un'an- tisettale molto piu corta dalla postsettale, la quale invece e allun- gata e leggermente rigonfia, col condotto escretore assai lungo, che si parte dal terzo anteriore della postsettale stessa. Nella parte po- steriore i nefridi sono molto allungati e quasi cilindrici, I'antisettale e la postsettale sono pressoche uguali, e il condotto escretore si parte dalla parte terminale posteriore della postsettale. • I linfociti sono poco abbondanti, e tondeggianti. I padlglioni dei deferenti sono molto ingrossati, di color bruno scuro e da essi pendono spessi ciuffi di spermatozoi; il canale de- ferente e molto lungo e circonvoluto. S]}ermateche. Lo spermaieche (v. tig. 5) si distinguono assai bene per il loro colore bruno gialliccio ; esse comunicano coll' intestine e sono costituite da un'ampolla piuttosto grossa provvista, al punto di partenza del condotto, di due divarticoli ovali a contorno regolare, aventi pareti assai spesse, rivolti obliquamente in avanti in mode da somigliare quasi a due piccolo orecchie. II canale spermatico si parte di tra i due diverticoli e dopo un cammino lungo circa una volta e mezzo la spermateca sbocca aU'esterno ; al suo sbocco non si osservano ghiandole. La Fridericia valdarnensis si puo ravvicinare per la forma delle spermateche alia F. Paroniana Issel (15) dalla quale pero si distingue per il numero delle setole costituenti ogni fascio (nella F. paroniana Issel sono sempre due per ogni fascio), per il mar- gine posteriore del cervello (che nella F. paroniana Issel e piij o meno convesso) e inoltre per altri carat teri di rainore importanza. Si potrebbe anche ravvicinare alia F. humicola Bretscher (2) e alia F. fridtensis Bretscher (2), ma se ne distingue per avere i diverti- coli delle spermatoche non peduncolati, ma facenti realmente parte d€l corpo della spermateca, e per il margine posteriore del cer- - 19 vello (le due specie del Bretscher hanno infatti i diverfcicoli globosi e peduncolati e il margiiie posteriore del cervello dritto). Fridericia viridula Issel 1904. Fridericia viridula Issel (14). Localitd: Firenze. Trovata prima d'ora in Italia a Modena (presso il Panaro) da Issel 1904 (14). Fridericia florentina n. sp. Localitd : Firenze (nei giardini). Caratteri esterni. Dimensioni : Lunghezza 20-25 ram. Segmenti 85-90. Coloi'e : bianco opaco ; nella parte mediana di ogni anello si osserva una zona pigmentata piii scura. Setole : le setole sono dritte e riunite in tasci di 5-6-7 e tal- volta anche 8 per fascio ; la loro disposizione piu frequente e la seguente : Auelli Numero delle 8etole Numero delle setole (lei fasci ventrali dei fasci lateiali 1 — — 2 4 3-4 3 5 4 4 5 4 5 5-6 5 6 5-6 5 7 6-7 6 8 6-7-8 9 6-7-8 6-7 10 6-7 5-6 11 5-6 5 12 — — 13 5-6 5 14 5 4-5 15-75 5-4 4-3 76-90 4-3 3-2-1 Le setole hanno I'apice esterno dritto, quelle interne curvo ad uncino, ed in uno stesso fascio sono tanto piu corte quanto piu sono interne. - 20 - Primo poro dorsale situato tra il 6° ed il 7° anello. Clitello : II clitello ha una superficie ricoperta fittamente di piecole ghiandole poligonali, e percio un aspetto affatto diverso dal rimanente del corpo. Caeatteri interni. Cervello : II cervello (v. fig. 6) ha complessivamente una forma ovale; posteriormente i margin! sono arrotondati, ai lati sono pa- ralleh e anteriormente yi ha una leggera sporgenza che talvolta nel vivo per speciali contrazioni assume un aspetto di acuta pro- minenza. Fig. 6. Fig. 7. I peptonefridi sono costituiti da fasci di tubuli poco o punto ramificati, lunghi, serpeggianti. Viido dorsale: al 22° anello ha origine il vaso dorsale; esso prc- senta lo stesso aspetto che nella Fridericia bidbosa Rosa, e che e state descritto da Cognetti (4) vale a dire i due rami, nei quah si divide nel 1° segmento il vaso dorsale, presentano un hreve piccolo cieco rivolto anteriormente, nella mia specie forse piu pic- colo di quelle osservato da Cognetti nella F. bulbosa Rosa. Nefridi. I nefridi hanno una globosa antisettale ed una post- settale doppia dell'antisettale per lunghezza e larghezza dalla cui parte terminale posteriore si parte il condotto escretore. / linfociti sono ovali e numerosissimi. Padiglioni del deferenti : sono raolto grandi, cihndrici, di lun- ghezza pari a tre o quattro volte la larghezza e alia loro estre- mit^ sta un grosso e tozzo ciuffo di spermatozoi. Spermateche: Le spermateche, (v. fig. 7) che non comunicano col- I'intestino, hanno un corpo grosso, p,riforme, un dotto breve e mu- scoloso, alia cui base staano due gruppi — uno per parte - di 4 o 5 - 21 - diverticoli ciascuno; questi diverticoli piccoli, tondeggianti irregolari, si presentano come due ammassi ai due lati della base del tubo (^). Questa disposizione mi sembra molto caratteristica, ne ho mai tro- vato descritte specie che avessero i diverticoli delle spermateche riuniti in gruppi tra loro nettamente distinti. Alio sbocco poi del canale spermatico si trovano due grosse ghiandole, otriformi, le quali sono costituite da un ammasso di cellule, con iin corpo dila- tato e un collo lunghissimo che arriva all'esterno e 11 cui insieme forma il collo della ghiandola. Ghiandole cosi costituite sono state trovate da Eisen (11) nella Marionina Alaskae (Tav. XIV fig. 4) e inoltre secondo quello che si puo dedurre dalle figure, poiche Eisen non ne parla nel teste, in Fridericia ynacgregori e F. californica. La F. florefitina e vicina per molti caratteri alia F. ratzeli (Ei- sen) e alia F. dura (Eisen) (vedi le osservazioni fatte piii avanti per la F. ratzeli (Eisen)) ma si distingue tanto dall'una che dall'altra per vari caratteri: la F. dura ha infatti 50 anelh, 4 o 5 setole perfascio, il cervello piu lungo che largo, le spermateche con 5-6 diverticoh: la F. ratzeli ha i peptonefridi piii volte ramificati, le spermateche con 6-8 piccoli irregolari diverticoli e un lungo canale. Nella F. dura Eisen 1879 (10) noto alio sbocco del canale sper- matico una grossa ghiandola, e senza parlarne nel teste si limito a darne una figura dalla quale non si puo vedere quale sia la vera costituzione istologica della ghiandola. Non vi e dubbio pero che la t. florentina appartiene alio stesso gruppo della F. ratzeli e della F. dura quantunque nella F. florentina, nonostante ricerche sul vivo e su sezioni, io non abbia mai trovato la ghiandola copulatrice al 13" segmento. Per la speciale disposizione del diverticoli delle spermateche mi pare che la F. florentina possa collocarsi in un posto intermedio tra le Fridericia a 2 diverticoli e le Fridericia a piii di 2 diver- ticoli. Fridericia ratzeli (Eisen). 1872. Enchytraeus ratzeli Eisen (9). 1900. Fridericia ratzeli Michaelsen (18). 1901. Fridericia ratzeli Ude (21). Localitd: Firenze (Giardino del laboratorio di zoologia). (1) lu due eseniplari ho trovato una interessante anoraalia : mentre una sperinateca aveva for- ma normale, I'altra aveva tre giuppi, ben distinti, di tre o quattro diverticoli ciaauuno, situati sem- l)rB alia base del uondotto. - 22 - Osservazioni. Con Ude (20) credo che la diagnosi data dal Mi- chaelsen (18) per la Fridericia ratzeli (Eisen) comprenda due specie : la F. ratzeli (Eisen) e la F. dura (Eisen) che debbono esser tenute distinte. Come ho potato osservare nei miei esemplari, la F. rat- zeli (Eisen) ha caratteri ben netti e costanti : fasci di 6-8 setole nella parte anteriore del corpo, nella parte posteriore di 4: sper- mateche con otto diverticoli, cervello convesso tanto anteriormente quanto posteriormente. Questa specie e gia stata trovata in Italia a Torino da Rosa 1887 (20). Fridericia gigantea Dequal 1911. Fridericia gigantea Dequal (8). Localitd : Firenze. Fridericia udei Bretscher 1899. Fridericia udei Bretscher (1). 1900. Fridericia udei Michaelsen (18). Localitd : Firenze. Osservazioni. II Bretscher (1) nella descrizione di questa specie dice che il cervello e anteriormente concavo, ma nella figura che egh ne da e anteriormente convesso : il cervello della F. Udei, che io ho avuto sottomano, e anteriormente convesso, cioe come la figura che ne da il Bretscher (1). Questa specie non era stata ancora trovata in Italia. Fridericia galba (Hoffmeister) (13). 1843. Enchytraeus galbus Michaelsen (18). Localita : Firenze. Questa specie era stata gia trovata in Italia a : Torino da Rosa 1887 (20). Cappuccini (Sassari), Cognetti 1901 (5). CONCLUSIONI. Secondo queste prime ricerche, le specie di Enchitreidi fino ad ora trovate in Toscana sono 16 : 1. llenlea nasuta (Eisen). 2. JJuchholzia sarda Cognetti. - 23 - 3. Fridericia alpina Bretscher. 4. Fridericia bulbosa (R-osa). 5. Fridericia striata (Levins). 6. Fridericia tusca n. sp. 7. Fridericia bisetosa (Levins). 8. Fridericia leydigi (Vejd). 9. Fridericia perrieri (Vejd). 10. iridericia valdarnensis n. sp. 11. Fridericia viridula Issel. 12. Fridericia florentina n. sp. 13. Fridericia giyantea Dequal. ^ 14. Fridericia ratzeli (Eisen). 15. Fridericia tidei Bretscher. 16. Fridericia galba (Hoffmstr). Di quests sedici specie soltanto la Buchholzia sarda Cognetti, la Fridericia leydigi (Vejd), la F. bulbosa (Rosa) erano state trovate in Toscana prima d'ora (Issel (16) le ha trovate nell'Isola d'Elba) le altre sono per la prima volta rinvenute in questa regione; anzi alcune di queste, cioe la F. alpina Bretscher, la F. striata (Levin sen) la F. udei Bretscher, sono per la prima volta notificate per ritalia. La F. tusca, F. valdar)iensis, F. florentina sono nuove spe cie di cui e data qui per la prima volta la descrizione. Dal Laboratorio di Zoologia degli Invertebrati in Firenze. Di- cembre 19 IS. Bibliografia 1. Bretscher K. — Beitiag zur Kenntnis tier Oligocliaetenfanna der Schweiz. — Rev. Suisse zool.. Vol. 6, 1899. 2. 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Due lavori recenti mi hanno indotto ad un luiovo studio di talu argomento, sui quale ho espressa gia ripetutamente la mia opinione; I'uno di A. van Herwerden, che tratta appunto di quel rapporti specialmente uei Mamraiferi (cavia, gatto, topo, ca- pra), e I'altro di Gakutaro Osawa riguardante alcuue osserva- zioni da lui corapiute sui pancreas di qualche esemplare di Teleo- stei (Fam. Pleuroiiectidae — del sottordine Anacanthini); lavori com- parsi, il primo nel novembre 1912 ed il secondo nell'aprile 1913. Riepilogo anzitutto i resultati di quest'ultimo per dar luogo poi a quelle considerazioni cui mi hanno portato le mie ricerche. II Gakutaro Osawa in una figura schematica unita alia sua me- moria, e riproducente la sezione trasversa degh annessi duodenali di Limanda Jokoliamae Griintner presenta una formazione tondeg- giante distaccata completamente dal tessuto pancreatico ed accer- chiata da una ben evidente capsula connefctivale. L'Autore ha tro- vato tale formazione costituita da cordoni cellulari anastomizzati tra loro a rete comprendente nelle sue maglie alcuni capillari san- guigni. In qualche cordone della parte centrale di quell' ammasso con attenta osservazione egli e riuscito a scorgere un sottilissimo lume talvolta riempito da una massa omogenea diffusamente colo- - 31 - rata, da ritenersi con ogni verosimiglianza come un prodotto di se- crezione; e tutto cio fa pensare all'Autore che la detta fonnazione rit^ulti di tubi anastomizzati, i quali alia periferia non lasciano scorgere alcun lume essendo qui fortemente pressati gli uni sugli altri. Data 1' identita istologica con la iormazione descritta di altri piccoli corpi incastrati nella sostanza pancreatica, e die senza dub- bio rappresentano isolotti di Langerlians, il G-akutaro Osawa ha ravvisato giustamente nella citata fonnazione un accurnulo cellulare intertubulare separato del tutto ed allontanato dal resto della ghiandola. Un ancor piia manifestamente emancipate isolotto I'Autore ha veduto in un esemplare di altra specie, in Verasper variegatus, dove tale fonnazione, con caratted istologici uguali a quelli ritrovati in Linianda, accompagnava il condotto coledoco, cui era unita a mezzo di tessuto connettivo lasso. Senza esprimersi deflnitivamonte sulla genesi di questi corpi, in mode cosi complete separati dal pancreas e da questa ghiandola indipendenti, il Gakutare Osawa esprime I'opinione che essi si sviluppino insieme col pancreas dall'ugual fonde di origine, ma senza essere una differenziazione del tessuto pau'^reatico stesso : pensa che uno dei due abbozzi ven trail sia la lore matrice, cenfertato in questa idea dalla circestanza che i dati dei ricercatori sulla trasfor- mazione degli abbozzi ventrali del pancreas nei Pesci non seno concerdi, giacche il Laguesse non ha osservato m Acanthias vul- garis alcun abbozzo ventrale, ma ha invece veduto il condotto epatico emettere simnietrici foudi ciechi trasfermantisi pel in so- stanza epatica, mentre Kupffer considera queste evaginazioni del- cendetto epatico come emotipe al pancreas ventrale, ed opina che la parte ventrale del pancreas sia rappresentata da una parte del fegate. Ora, dice il Gakutare Osawa, cio che si descrive come fegato proveniente dai citati fondi ciechi potrebbe presumibilmente corrispondere all' accumulo cellulare intertubulare distaccato dal pancreas e ritrovate nei Pleuronettidi, peiche il fegato, specialmente nello stadie embrionale, mostra grande somiglianza con tale accu- mulo, nei quale si devrebbe percio riconoscere un ergano a se pro- veniente da uno speciale abbozzo. Si sa che gl' isolotti di Langerhans nei Pesci, a causa della forma speciale sette la quale si presentano ed in grazia del lore volume, furone rnacroscepicamente esservati 23 anni avanti I'epoca in cui furono scoperti micrescepicamente in altra classe di verte brati. Breckmann infatti nei 1846, e piCi tardi Stannius osser- varono nei Teleostei piccole formazioni rotonde, che piu spesso si trovano presso la vescicola biliare e vicino al luogo di sbocco del coledoco neir intestino, ed interpetrate da Stannius, talune come gangli linfatici e taFaltre come gangli annessi al simpatico, forma- zioni che Diamare nel 1899 dimostro essere isole del Langerhans. Ma queste isole, rilegate al resto della ghiandola pancreatica per un canale di Weber, che puo traversarle da una parte all'altra, sono generalmente attorniate, in una parte della loro periferia al- raeno, da tubi secernenti ordinarii, indice questo per Laguesse della persistenza necessaria, durante tutta la vita, di un legame morfologico e funzionale fra ie due varie specie di tessuto co- stituente il pancreas, fra i tubi secernenti cioe e gli accumuli cel- lulari intertubulari. Or bene, le formazioni indicate, che gia furono intravedute in epoca molto loiitana e che furono poi ben lumeggiato dalle ricerche di Diamare, non possono dirsi perfettamente corrispondenti alle formazioni descritte da G-akutaro Osawa, essendo queste com- pletamente distaccate ed indipendenti dal resto del pancreas e co- stituite unicamente da un grosso isolotto di Langerhans senza coni- partecipazione alcuna di tubi ghiandolari ordinari. Mostrano i re- perti del Gakutaro Osawa che non e indispensabile Tunione di queste due specie di sostanza pancreatica, di cui 1' una puo staro senza 1' altra, e che percio e da dubitarsi di quell' intimo legame morfologico e funzionale che il Laguesse crede sia necessario du- rante tutta la vita. I fatti che andro ora descrivendo, e che sono stati oggetto di osservazione mia personale, confermano anzitutto ed estendono ad altra classe di vertebrati il reperto del Gakutaro Osawa, e riba- discono il concetto della indipendenza assoluta morfofisiologica delle due sostanza formatrici del pancreas vincolate tra loro soltanto da un intimo legame genetico. Durante le ricerche da me compiute onde vedere se il digiuno esercita o no qualche influenza sul numero e sul volume delle isole di Langerhans, ricerche estese per ora ad esemplari di Mammiferi e di UccelU, ho avuto opportunita di ridurre in sezioni seriali la porzione di pancreas di un ratto bianco compresa nell'ansa duode- nale tagliandola parallelamente all'asse maggiore dell'ansa stessa. Liimersi nel tossuto adipose peripancreatico ho potuto seguire, sem- pre distaccati ed allontanati dalla ghiandola, per varie sezioni due corpiciattoli di diversa grossezza, di evidente natura epitehale, quasi da per tutto avvolti da una sottile capsula di tessuto connettivo, - 33 - e di cui uno, il piu voluminoso, mostrasi in certi punti avviciaato da tessuto linfoide, che in alcune sezioni lo compenetra da un lato in raodo da farlo apparire come costituito da due corpi distinti e quasi del tutto separati da tale tessuto. Una di queste sezioni e riprodotta nella fig. 1^, dove si vede pero che i due corpiciattoli epiteliali A e B, in cui qui si mostra risolta la formazione unica in altre sezioni, sono congiunti tia loro da un ponte parimente epiteliale. ! i . ^ xV^^^ r^* W 1 laX ^^^k^t^i'-i ^W A] t '^ Ji> i7\ *<^^rj r . '>-»-< '^ y^ •j Fig. 1». — laolotto staccato dal pancreas in raito bianco. Koristka. Ingrand. 350 (ridnzione alia raeti) II piii piccolo dei corpi da me ritrovati si osserva in 5 sezioni (di 10 [J. ciascuna), ed il piii grande in 9 ; il primo nella sezione condotta a livello della sua maggiore grossezza presenta un'area di mm.- 0,008, ed il secondo nella sezione fatta a tale livello rag- giunge nella sua area mm.^ 0,05. Considerate nella loro intima tessitura, ciascuna di tali forma- zioni consta di un ammasso quasi compatto di cellule epiteliali, in gran parte assai nettamente limitate I'una dall'altra, a protoplasma fortemente colorato in rosso con eosina nella doppia colorazione emallume-eosina praticata dopo fissazione in liquido Zenker ed a nucleo variamente provvisto di sostanza cromatica. In mezzo ad ogni ammasso epiteliale sono racchiusi pochissimi e per io piu molto angusti capillar! sanguigni, tanto che in qualche sezione solo con attenta osservazione si rendono visibili ; tali ammassi percio non sono riccamente vascolarizzati, e presentano, lo dico subito, lo stesso aspetto istologico degU accumuU cellular! intertubulari del pancreas. Infatti nelle isole di Langerhans del ratio bianco non apparisce la disposizione in cordoni dei loro element! celiulari, come invece - 34 -- e evidentissima ad esempio nel coniglio, ed hanno tali formazioni I'aspetto di masse epiteliali piene percorse da scarsi capillari san- guigni. E' la maggiore o minore ricchezza della rete capillare in- castrata neH'isolotto ehe ordina ai suoi element! una disposizione piu 0 meno manifestamente oordonale : scarseggiano quest! capil- lar!, 8 minor numero di tunnells vascolar! serpeggiano nella forma- zione insulare, tanto che gli element! suo! costitutiv! conservano nel loro aggregate presso a poco I'aspetto, che hanno fino dall'ini- zio della loro evoluzione, di blocchi epiteliali compatti; divenendo ricca la circolazione capillare quest! blocchi si risolvono in tant! cordon!, simili ai trabecolati di una spugna, hmitant! le maglie va- scolar!. Aggiungo che gli accumuli cellular! intertubular! del pancreas di ratio bianco^ sebbene per maggiore estensione che in altri Mam- miferi si presentino separati dal resto della ghiandola, pure in tratti, sia pure limitati, hanno ! loro element! costitutiv! in continuazione diretta con le cellule dei tub! secernent!, senza che si mostrino pero in tali punt! accenni a trasformazioni degl! uni nolle altre e vice- versa. Si ha cioe nel ratio bianco una tendenza assai spiccata al distacco degl'isolott! di Langerhans dal parenchima secernente or- dinario. Data dunque I'identita strutturale di quest! isolott! con ! cor- piciattoh da me descritt! entro il tessuto adipose che avvicina il pancreas del ratio bianco, io m! sento autorizzato a considerare tali corpiciattol! come accumuli del Langerhans completamente indipen- denti ed allontanat! dalla ghiandola, comparabil! in tutto alle spe- cial! formazioni rinvenute da Gakutaro Osawa in alcuni Te- leostei. E non vale ad inflrmare questo mio concetto il tatto che le formazioni descritte dal Gakutaro Osawa constano di tub! ana- stomizzati tra loro, i quali, per reciproca e forte pressione alia pe- riferia dell'ammasso tubulare, non lasciano quivi scorgere alcun lu- me, mentre nolle formazioni da me vedute nel ratio bianco non si ha traccia alcuna di lumi dentro di esse, giacche la storia filoge- netica ed ontogenetica degl'isolott! di Langerhans a no! spiega chiaramente una tale differenza costituzionale. E note ormai per gl! stud! di Giacomini, confermati in se- guito da Diamare, che il pancreas dei Ciclostomi, sprovvisto di canali escretori, resulta di due varieta di cavita secernent!. Le une sono rappresentate da tub! poco ramificati a lume stretto, rivestiti da cellule con tutt! i caratteri delle cellule pancreatiche ordinarie : le altre invece si rivelano generalmente sotto I'aspetto di vescico- 35 - le rivestite da un epitelio secretore alto, a cellule cilindro-prisma- tiche con nucleo sitiiato verso il terzo medio del corpo cellulare, e con citoplasma finamente reticolato e contenente sottili granuli piu abbondanti alia sonimita. Giacomini riguarda giustamente queste vescicole come equivalenti alle isole di Langerhans del pancreas del Vertebrati superior], e sarebbe quesla la priraitiva disposizione di tali formazioni, disposizione che si e poi modiflcata nel corso della filogenesi, essendosi tali accumuli cellulari trasformati da cavi in pieni. I Selaci poi ci danno saggio di altra forma primitiva, ma un poco piu avanzata, sotto la quale si presentano gl'isolotti di Lan- gerhans, e questa cognizione noi dobbiamo agli studi di Diamare, di Op pel e di Laguesse. Gl'isolotti sono qui soltanto eccezional- raente scavati di lumi, ed i loro elementi quindi non stanno in ge- nerale a delimitare delle cavita. Cellule a struttura identica a quel- le degl'isolotti degli altri vertebrati esistono disseminate od ordi- nate in serie continua lungo i piu sottili canali escretori destinati a connettero i tubi secernenti con i condotti escretori medi, ma sono tali cellule divise dal lume del canalicoli escretori da uno strato continue di altri piccoli elementi di diversa struttura e par- ticolarmente stretti I'uno contro I'altro a formare un vero muro epiteliale di rivestimento. Le descritte cellule secondo Laguesse si continuano in Ga- leun canis in piccoli cordoni cellulari pieni, dissociati per pene- trazione di connettivo in diversi ammassetti e talvolta in cellule isolate ; ed eccezionalmente un lume, distaccatosi dal lume centrale del canalicolo escretore, va a perdersi in tali cordoni, i quali, an- che prima che dal Laguesse, furono osservati nel pancreas di Raja asterias da Op pel sen/a avere pero questi mostrata, ma soltanto supposta, la loro continuita con le cellule esterne dei sottili tubuli escretori. Quindi, passando dai Ciclostomi ai Selaci, la forma primitiva degl'isolotti di Langerhans si modifica nel sense che gli elementi costitutivi di queste formazioni tendono a fuggire (mi si permetta I'espressione) i lumi della ghiandola pancreatica finche poi, salendo ancora nella scala dei vertebrati, dai condotti ghiandolari si rendo- no indipendenti del tutto, ed appaiono come accumuli epiteliali in- tertubulari pieni, nel cui interne giammai si vede prolungare il lume di un tube pancreatico. Nella prima tappa adunque del loro sviluppo filogenetico gli isolotti del Langerhans sono escavati e tale apparenza I'assumono - 36 - talvolta durante lo sviluppo ontogenetico in vari vertebrati, quasi ricordo di quella forma loro primitiva. Ed a conforto di questo mio asserto amo riehiamare alcune mie ricerche personali, che lianno formato gia oggetto di una pubblicazione, ed i di cui resuitati sono stati corroborati da nuove indagini istituite a scopo di conferma. Nel 1908, seguendo lo sviluppo del pancreas nel polio, descrissi isolotti in via di formazione, provvisti di lumi ed originantisi sem- pre dal solo abbozzo dorsale. Gia nel pancreas di embrioni di gior- ni 7 ed ore 18 d' incubazione ne trovai qualcheduno separate per lungo tratto dall'abbozzo originario, e che in un punto limitatissimo del suo percorso (seguendolo nelle sezioni seriali) presentavasi sca- vato nel suo centre da un angusto lume, attorno al quale le cel- lule costitutive di tale formazione si trovavano disposte in un unico strato, con forma cilindro-conica e con nucleo situate nella loro parte prossimale. Lo stesso fatto ebbi luogo di constatare in em- brioni di giorni 8 ed ore 1 di incubazione, in embrioni di giorni 9 ed ore 18, e con maggiore rarita in embrioni piii avanzati. Ho di nuovo sezionato in serie due embrioni di polio, uno di giorni 10 e I'altro di giorni 16 d' incubazione, e posso dire che, men- tre il pancreas del prime ha offerto alia mia considerazione alcuni isolotti con i caratteri ora indicati, il pancreas dell'altro embrione assai piii sviluppato non era provvisto che di isolotti del tutto pieni. Segno evidente che la disposizione filogeneticamente primi- tiva di quelle formazioni riappare solo in mode transitorio durante I'evoluzione del pancreas nel polio. E a questo reperto in embrioni di polio altro ne posso ag- giungere del tutto identico cui mi ha condotto lo studio accurate di due embrioni di coniglio di 15 e 18 mm. di lunghezza. In en- trambi ho ritrovato qualche isolotto (due nel 1" ed uno nel 2°) che, seguito nelle sezioni trasverse seriali in tutta la sua estensione, aveva nel suo interne e per un tratto limitatissimo un piccolo lume accerchiato da cellule cilindro-coniche disposte radialmente ed in un unico strato attorno di esse. Orbene, vestigi piii o meno appariscenti e piu o mono estesi di questo carattere primitive degli accumuli cellular! del Langer- hans possono ritrovarsi anche in alcuni Vertebrati adulti. Infatti nel 1896 io e Giacomini, studiando il pancreas dei rettili, vedemmo e descrivemmo in un'apposita nota, nell' interne di alcuni isolotti dei sottilissimi lumi, i quali impartivano ai cordoni cellulari di quelle formazioni un aspetto tubulare. In seguito fu confermata da altri la presenza di tab lumi angustissimi negl' isolotti, come ad esem- - 37 - pio da Laguesse, da Perdrigeat e Tribondeau, da Renaut nei Rettili stessi, e da Richter in cerfci Anfibi. E negl' isolotti del pancreas di quel Teleostei, die sono stati oggetto di studio del Gakutaro Osawa, I'accennata disposizione appare anche piii evi- dence e piu estesa, ma non per questo perdono tali corpi il loro significato essendo perfettamente corrispondenti agl' isolotti del Langerhans del tutto pieni e senza traccia alcuna di escavazioni intercellulari. Quindi ritornando a quanto avevo detto in precedenza, ripeto che i corpiciattoli da me descritti entro il tessuto adiposo, che av- vicina il pancreas di ratio bianco, sono comparabili e corrispondenti alle speciali formazioni rinvenute da G-akutaro Osawa in aicuni Teleostei, e tanto gli uni come le altre rappresentano, in vario aapetto, isolotti del Langerhans indipendenti ed allontanati dalla ghiandola. Ma e proprio necessario, mi domando, nonostante questo di- stacco dal resto del pancreas, invocare per essi una speciale pro- venienza, un distinto abbozzo come vorrebbe il Gakutaro Osawa? Questi, lo si e detto fin da prinsipio, senza esprimersi definitiva- mente suUa genesi degl' indipendenti isolotti ritrovati in aicuni Te- leostei, pensa che si debbano sviluppare da un abbozzo a comune col pancreas, ma da un abbozzo destinato a generare soltanto (luelli, e verosiniilmente uno dei due abbozzi ventrali dovrebbe es- sere la loro matrice. lo non credo, alio stato attuale delle nostre conoscenze, di pe- ter condividere I'opinione del distinto ricercatoro giapponese, ed esprimo I'avviso, che convalidero con osservazioni personali, che gl' isolotti, siano essi inclusi o distaccati dalla ghiandola pancrea- tica, debbono essere sempre considerati quah differenziazioni pri- mitive del tessuto pancreatico stesso, ed, aggiungo per di piii, esclusivamente di quella parte del parenchima ghiandolare che pro- viene dall'abbozzo dorsale. A spese degli abbozzi venti'ah, e 1' ho dimostrato ormai in varie classi di Vertebrati, non e dato osser- vare formazione d' isolotti di Langerhans. Riferisco qui i resultati, di ricerche praticate sull'evoluzione del pancreas nel polio e nel coniglio per dimostrare che anche per gl' isolotti distaccati dal pan- creas e da invocarsi la stessa maniera di genesi che per quelli an- nidati nell' interne della ghiandola. In un embrione di j^ollu, da me studiato, di giorni 8 ed ore 1 d'incubazione gU abbozzi ventrali del pancreas, che sono fusi tra loro per brevissimo tratto, raffigurano, per la costituzione che of- - 38 - frono, due alberi cavi ramificati, il tronco di ciascuno dei qiiali si apre indipendentemente nel coledoco. Sono quindi entrambi forma- zioni del tutto canalicolate, tra i cui vari canalicoli s'insinua con- nettivo con vasi. Nessun accenno anche lontanissimo mostrano tali abbozzi alia costituzione d'isolotti di Langerhans, i quali invece sono numerosi e ben evident! nell'abbozzo dorsale. Qnest'ultimo, che si apre sul lato sinistro della branca dorsale dell'ansa duodenale dietro lo sbocco in questa del condotio cole- doco, appare nelle sezioni trasverse seriali, ed andando in sense cranio-caudale, assai prima dei ventrali, e, considerate in tale de- corso, si svolge a spira attorno alia vena porta, occupandone an- teriormente il lato dorsale, e qui e in stretto rapporto di contiguita con la railza, poi il lato sinistro, e, portandosi infine caudalraente, il suo lato ventrale. Quando il pancreas dorsale trovasi sul con- torno sinistro della vena porta si spinge a poco a poco verso il pancreas ventrale destro col quale si fonde. Ma quest'ultimo sta gia per scomparire nelle sezioni e per continuarsi con il suo con- dotto escretore al momento in cui viene raggiunto dal dorsale, in mode che e facile anche in questo stadio di sviluppo studiare nella sua costituzione il pancreas dorsale indipendentemente dai ventrali, e si vede che esse da questi nettamente si differenzia sia per il numero e I'ampiezza dei vasi, che insieme a mesenchima lo pene- trano da ogni lato, sia per la presenza e la ricchezza d'isolotti di Langerhans di vario volume, connessi piia o meno estesamente con rapporti di continuita col resto dell'abbozzo, e gia taluni in via di scomposizione in cordoni per vasi che in lore si addentrano. Due di queste formazioni pero, al lato dorsale della vena por- ta, si presentano nettamente e del tutto divise dall'abbozzo, e se- parate dal suo contorno destro per mezzo di una zona di tessuto connettivo. Di esse I'una si estende in sense antero-posteriore p»r circa 50 !-»-., I'altra per circa 25 u. Siamo quindi di fronte ad iso- lotti indipendenti dal pancreas embrionale, e che da nessun altro abbozzo possono derivare la loro origine se non dall'abbozzo dor- sale, giacche anzitutto essi a noi si rivelano al lato dorsale della vena porta, dove soltanto il pancreas dorsale decorre, e fanno la loro apparizione lungo quel tratto in cui la ghiandola pancreatica primitiva e rappresentata solo da tale abbozzo, ed in secondo luogo perche unicamente I'abbozzo dorsale e fornito d' isolotti, e non se ne ha traccia invece nei ventrali i quali non potrebbero dare cio che non possiedono. Nei detti due isolotti si e accentuata la ten- denza, che queste formazioni rivelano sine dall'inizio del loro svi- •- 89 - luppo, di separarsi in maniera piu o meno estesa dal parenchima ghiandolare, e se ne sono distaccati del tutto annidandosi nel con- nettivo ambiente. In altro embrione di polio digiorni 9 ed ore 2 d'incubazione ho ritrovata la stessa particolarita. Anche qui i tre abbozzi pancrea- tici sono per breve tratto fusi, i due ventrali tra loro ed il dorsale con il ventrale destro, ma tale fusione non e di tal grade da essere di ostacolo a seguire nelle sezioni seriali ciascuno di essi ed indi- pendentemente I'uno dall'altro. II pancreas dorsale tiene il descritto tragitto aU'intorno della vena porta, e si presenta molto ricco di accumuli cellulari di Langerhans, dei quali invece e priva del tutto quella parte del pancreas embrionale che appartiene agli abbozzi ventrali e che e completamente canahcolata. Quando il pancreas dorsale trovasi cranialmente al di sopra della vena porta in stretto rapporto di contiguita con la milza, e quando nelle sezioni non si nota ancora la presenza degli altri abbozzi, esso e avvicinato nel suo contorno destro da un isolotto racchiuso in mezzo ad una ben di- stinta area connettivale, la quale dal lato del pancreas serve ad iso- larlo da questo ; isolotto che si segue dali' innanzi all' indietro per circa 50 [^., sempre indipendente e distaccato dalla ghiandola, e che in una delle cinque sezioni, nelle quali lo si osserva, mostra nel suo interno un lume irregolare, altra riprova questa di possibile indipendenza di tali formazioni nel periodo evolutive della ghian- dola pancreatica degli Uccelli. Ma un fatto identico ho constatato anche durante lo studio di alcuni embrioni di coniglio, fatto che ho riprodotto in figure essen- do quivi assai maggiore la distanza che intercede tra gl'isolotti in- dipendenti ed il pancreas, e quindi assai piii evidente la particola- rita della quale mi occupo. In un embrione di 15 mm. di lunghezza il pancreas ventrale, rappresentato da un unico abbozzo, sbocca nel duodeno al suo inizio insieme col coledoco merce 1' intermezzo di una piccola ampolla che riceve i due condotti, e si segue per 160 tude de plusienrs fails de la parturition chez les femelles des animaus doiuestiques. — Becueil de Medecine Veterinarie. Pag. 100, Paris, i873. (») F. A. Leyh. — Anatomie des Aiiiiuaux doiuestiques. — Tradiiit d-el'Alleinandsiirla sccondt edition par A. Zundel. avec additions et notes par S. Y. Menard. Pag. 4i2, I'aris 1871. (6) L. Frank. — Handbuch der Anatomie der Hausthiere. — /S. 686, Stuttgart, 1871. - 57 - una plica mucosa trasversa. {Valvula vaginalis). Immediatamente avanti alia stessa e con questa continua trovasi negli animali ver- gini una seconda plica trasversa, la quale arriva fino alia parete vaginale superiore e in comunione con la valvola il cosi detto imene (Hymen) forma (Jungfemhautchen). Le due pliche mucose formano generalmente un tutto unico; I'ultima ricordata plica e soltanto nei puledri chiaramente visibile e scompare piij tardi, rimane allora soltanto ancora la vera valvola vaginale. Quest'ultima impedisce il riflusso deH'urina nella vagina. Un cosi forte sviluppo dell' imene capace d'impedire la copula non ho io mai veduto „. Varaldi (') scrive: " La cavita vulvare, corta, e separata nolle femmine vergini dalla cavita vaginale, per mezzo di una plica mucosa piu o mono sviluppata, detta imene; presenta in basso, presso la vagina un foro, 7neato orinario, sormontato da un' altra [ilica mucosa, valvola del meato orinario „. Struska (-) : " Snl confine tra la vagina ed il vestibolo, alia parete ventrale, trovasi lo sbon.co deH'uretra. Immediatamente in avanti di questo sbocco elevasi nelle cavalle non ancora copulate una plica mucosa, foggiata a semikma, continuantesi sulle pareti lateral! della vagina disposta trasversalmente, plica mucosa la quale forma una incompleta parete vaginale tra la vagina ed il vestibolo vaginale e viene chiaraata valvola vaginale (Hymen [femininus] ) „. Martin (^) : " II vestibolo vaginale, vestibuhmi vaginae, sinus uro genitalis, e separate per mezzo di una plica trasversa della mu- cosa, 1^ valvola vaginale, Hymen (femininus) (fig. 366, f), dalla vera vagina. La valvola vaginale giace immediatamente in avanti dello sbocco del canale orinario e va gradatamente assottigliandosi sulle facce laterali della vagina fino alia parete dorsaie in su. Essa e negli animali vergini molto alta, e pero viene VIntroitus vaginae generalmente non completamente occluso per mezzo di essa „. In nota lo stesso Martin aggiunge : " Immediatamente in avanti della valvola vaginale e con essa confusa trovasi secondo Frank nei puledri fino a 2-3 anni una seconda doppio-perforata plica trasversa, la quale estendesi fino alia parete dorsaie va- ginale e concorre alia forraazione dell' imene. Essa scompare piii tardi anche nelle cavalle che non furono coperte e permane allora 0) L. Varaldi. — Anatotnia Veterinaria. — V(jI. i, Pag. 337. — Enciclopedia Italiaua di Ve- tfiinaria. — C. Ed. Dr. F. Vallardi di Milano. {-) J. St I'll ska. — Lehrbucli del- Anatoinie der Hausthiere. — S. 544. Wienund Leipzig. 1903. (3) P. Martin. — Lelirbuch der Anatoniie der Hausthiere. — II Bd. S. 745. HtuUgart, i004. - 58 - la sola valvola vaginale. Quest' ultima iiupedisce il riflusso deiruri- na nella vagina „. Nella fig. 366, f, a pag. 742, il Martin figura I'imene a se- miluna. Detta flgura e riportata dal L e y h ed 6 la stessa di quella che trovasi nel testo di Frank. Ellenberger e Baum C): " La vagina ed il vestibolo vagi- nale vengono internamente separati per mezzo di una plica origi- nante alia faccia ventrale della vagina, la valvola vaginale, Hymen femininus. Questa plica e nelle vergini donne ed animali alta, rag- giunge quasi la parete dorsale ed otfcura o restringe V Introilus va- ginae; negli animali, che sono stati copulati, e essa bassa e sovente appare riconoscibile; nelle vacche e nelle troie essa manca, in esse il limite tra vagina e vestibolo vaginale viene dato soltanto dal limite craniale 6e\Vostiu7n urethrae „. Parlando del cavallo, aggiungono : " Dal vestibulum vaginae e la vagina separata da una plica trasversa, 1' Hymen [femminus], la valvola vaginale, la quale, assottigliandosi, va dalle pareti lateral! fine alia parete dorsale. Negli animali vergini essa e molto alta ; sovente pero Tentrata nella vagina, Inroitus vaginae, viene da essa non completamente occlusa „. Ellenberger e Baum riportano, precisamente come fa il Martin, Topinione del Frank. I medesimi A. A., nella fig. 404, 9, disegnano I'imene come se- miluna stretta nel mezzo, quasi come arco di luna. Bar pi (-), trattando della vulva, dice: " V estremitd anteriore, ristretta, si contmua colla vagina, e presenta in basso il meato ori- nario e la sua valvola, all' inlorno una membraiia circolare, rara- mente completa, la membraua imene, spesso ridotta ad alcune ri- piegature mucose dette caruncole mirtiformi „. Mongiardino 0 " II meato urinario e sormontato da una ri- piegatura particolare della mucosa, detta valvola del meato urinario il cui margine libero e rivolto all' indietro ed impedisce, che I'urina possa, durante la minzione, entrare nella cavita vaginale. L' imefie e rappresentato da una ripiegatura della mucosa, si- tuata fra la vagina e la vulva, la quale in basso corrisponde al 0) "W. Elleubeig- H. Baum. — Haiulbuch der Vergleichenden Aiiatomie Aav Haustiere. — S. 568 e 573. Berlin 1906. (2) U. Bar pi. — Compondio di Anatomia descrittiva del cavallo cou acceuui all' aiiatonjia del buo, del inaiale c del cane. — S" ed. Vol. II, pay. 272, Pisa 1907. (^) T. Mongiardino. — Maniiale di anatomia descrittiva coraparata degli animali doniestici. — Vol. II, pag. 101, Un. Tip. Ed. Torinese. Torino, 1907. - 59 - margine flsso della ripiegatura, che forma la valvola del meato uii- nario. Piu o meiio sviluppato secondo i soggetti, quaiido e molto sviluppato, disposizione questa piuttosfco rara nella cavalla, la ca- vita vulvare iielle vergini coiiiunica colla vagina per mezzo di un orificio relativamente stretto, il quale, dopo 1' accoppiamento od il parto, puo presentare, in seguito alia rottura deli' imene stesso, il margine, che lo circoscrive, piia o meno frastagliato „. Chanveau, Arloing, Lesbre (*) dicono che il meato urina- rio e " coperto da una larga valvola mucosa „ che considerano come sua valvola. Aggiungono poi che " la valvola presenta il suo margine libero rivolto all' indietro, in mode da dirigere le urine verso I'esterno ed impedire il loro riflusso dalla parte della va- gina „. " Imene. — L' imene (da uy-'/iv, membrana) e un tramezzo incom- plete che si forma sul limite esistente fra la vagina e la vulva, al di sopra del meato urinario, in seguito all'addossamento delle loro mucose, ma che, in generale, e assai meno sviluppato che nella Donna. II piu sovente questa membrana e ridotta, nella Cavalla, ad una ripiegatura mucosa trasversale, piii o meno frastagliata, clie sormonta il meato urinario ; non e tuttavia estremamente rare di trovarla maggiormente estesa, in mode da fluttuare nella vulva per mezzo di una o di parecchie appendici pedicolate „. Nella tig. 116, pag. 163, hanno designate I'imene in mode che non appare chiaro so e di forma semilunare od anulare. Bos si C) " Nella cavalla e nell'asina la forma di imene piu comune e quella semilunare od a ferro di cavallo, rappresentata cioe da una sottile lamina di mucosa che, elevandosi dalla parete ventrale della vagina, all'innanzi del meato orinario, risale, dimi- nuendo gradatamente di larghezza, fino circa alia parete dorsale. Un' altra varieta d' imene non rara e 1' imene frangiata. Tale imene risulta costituita da un diaframma ad anello col margine libero frangiato. Rare sono le imeni anulari e bilabiate. L' imene anulaie differisce da quella frangiata perche ha margine regolare ; 1' imene bilabiata rappresenta una varieta di imene anulare nella quale i margin! liberi vengono quasi a mutuo contatto. Quest' ultima varieta di imene e rarissima „. (1) A. Chauveau, S. Arloiug, F. X. Lesbre. — Trattato di Anatoiuia comparata degli aui- niali domestici. Secouda traduzione italiana sulla quinta Edizione francese con Note ed aggiunte del prof. T. Mongi ard ino. — Vol. II, pag. 167, Un. Tip. Ed. Torinese, Torino, 1910. C-) V. liossi. — Trattato di Anatoiuia Veteiinaria. — Vol. II, pag. 922. — Appaieccbio uro- genitale. — C. Ed. Dr. F. Vallardi, Milano, 1911. - 60 - Poirier e C harpy (*) nel loro testo di anatomia umana, scri- vono: " Fino 3,11a memoria di Duvernoy, letta all'Istituto nel 1811, si credeva die la donna soltanto possedesse un iniene. Duvernoy r ha segnalalo presso parecchi animali. E dunque una formazione che sembra esistere egualmente in essi. Tuttavia non e un vero diaframma perforato ; esso si riduce sia ad un semplice restringi- mento nel punto di unione del canale di Leuckart e del seno uro-genitale (Scimia, giunienta, vacca), sia ad un piccolo legamento tras verso o freno „. Come risulta dalla bibliografia avanti riportata, gli Anatomici non sono d'accordo suUa forma dell' imene degli equidi. Secondo la maggior parte degli AA. 1' imene si presenta semi- lunare (Lavocat, Gurlt, S trangeways-Johs ton-Call, Leyh, Martin, Struska, Ellenbeger-Baum). Per altri e bipartito (Patella ni, Groubaux talvolta). Bos si dice che la forma piu comune e la semilunare^ ma am- mette che possa anche presentarsi frangiato, amdare, bilabiato. Bar pi lo desorive come membrana circolare, raramente com- pleta. Anche Goubaux I'ha visto anulare ed anche come tramezzo completo con 1 foro nel mezzo ed in un caso con 3 fori. Chau veau-Arloi ng-Lesbre diconochesi presenta come piega mucosa trasversale, frastagliata, sormontante il meato orinario. Leisering non si pronuncia suUa forma deli' imene, pero lo figura come una semiluna con le estremita prolungate fino alia volta dell'oriflzio vulvo-vaginale. Mangosiolo descrive come orlo circolare frangiato, e considera le frange come corrispondenti alle caruncole mirtiformi della donna. Varaldi e Mongiardino non indicano la forma dell' imene. Secondo alcuni dei citati Autori esiste una piega mucosa rappre- sentante 1' imene ed un' altra speciale per il meato orinario (Girard- descrive solo quest'ultima - Mangosio, Franck, Strangeways- Johston-Call, Goubaux — che pero dice che 1' imene si trova eccezionalmente — Varaldi, Bar pi, Mongiardino, Chauveau- Arloing-L esbr e). II Franck, citato anche da Martin ed Ellenberger-Baum, afterma che persiste la valvola ricoprente il meato orinario, ma (') p. Poirier-A. Cliarpy. — TraitO d'Auatoiiiie humaiue. -■ Tome cinquieme. Deuxiim^ edi- tion, pag. 557. I'anis, 1907. - 61 - scompare, verso i 2-3 anni di eta, I'altra piega posta in avanti a questa, con la quale concorre a formare Timene. OSSERVAZIONI PERSONALI. Ho potuto procurare 63 imeni di equidi, di cui 29 di cavalle, 21 di asine e 13 di mule. Tutti questi imeni sono stati conservati, insieme con la vulva e la vagina, in una soluzione di acido fenico al 3 %. Ora vengo a fame la descrizione, avvertendo che, per osser- vare I'imene, vengono asportati i Vs posteriori della vulva ed il I'imanente del pezzo vien messo neU'acqua, tenendo la sezione vul- vare in alto, in mode da ottenere un naturale distendimento di esso. Descrivero T imene delle femraine vergini e poi diro della sorte che esso subisce dope i rapporti sessuali e dope il parte. E necessario pero che io faccia una premessa ed e che in tutti i casi da me osservati mai ho trovata la valvola del meato orina- rio^ che viene descritta da parecchi Anatomici. La mucosa che circonda il meato orinario presenta numerose rughe, longitudinal! o quasi, ma non mostra mai traccia di alcuna valvola. L'esame nell'acqua, come ho detto avanti, non lascia su cio alcun dubbio. Devo pero avvertire sopra alcune cause di probabili errori : 1.0 Facendo l'esame nell'acqua, nei casi in cui si trova una larga caruncola mistiforme sul segmento inferiore dell'apertura vulvo-vaginale, si puo, movendo il pezzo anatomico comprendente parte della vulva e vagina e disponendolo orizzontalmente, far vol- gere tale caruncola all' indietro, in modo che quasi ricopra il meato orinario. Si potrel)be, in tali occasioni, essere indotti in errore e consi- derare I'accennata plica mucosa come valvola di detto meato. La sua posizione pero e indizio chiaro, di valore indiscutibile, che deve far pensaie ad un residue dell' imene. 2.° Dietro I'imene si puo osservare, principalmente nei casi in cui I'uretra e stata tagliata poco avanti il meato, una plica mucosa trasversa (ed anche due), la quale sormonta quest' ultimo. Queste pliche non hanno alcun valore, poiche sono accidentali, dovute a ritrazione mucosa. Infatti non ricompaiono qualora si fac- ciano scomparire con la ritrazione. - 62 - I preparati secchi, distesi con aria, molte volte possono in- durre ancora piu facilmente in errore : La mucosa posLa al disopra del meato orinario, trovandosi fra due fori, frequentemente si tende trasversalmente, si secca ed ap- pare come una lamina semilunare, col margine libero, rettilineo o incavato, rivolto verso la vulva. Intanto anohe sulla meta, circa, inferiore deH'orifizio vulvo-vaginale (eccetto nei casi in cui I'imene e intatto e bipartite od a diaframma forato) si forma un'altra pie- ga, anche a semiluna, col margine libero rivolto in alto ed un poco indietro. In quasi tutti i preparati che io ho fatto seccare, distendendo la vulva e la vagina cou aria, a bella posta ed in cui aveva, a fresco, stabilito che I'imene era rotto e mancava la valvola del meato orinario si sono avute le due dette formazioni. Equus caballus Delle 29 cavalle di cni ho avuto I'imene, soltanto 9 erano evi- dentemente vergini. I. Cavalla di anni 7 {Fotografia 1), L'orifizio posteriore della vagina ha un diametro di 27 mm., ed e in parte occluso da un imeue semilunare, disposto come dia- framma trasversale. La semiluna, come mostra la fotografia I, i, ha il sue margine fisso, convesso, occupante i V4 circa del contorno dell'orifizio. Col suo margine libero, concavo e h"scio, guarda a sinistra, e concorro a limitare un foro ovalare, del massimo diametro di 17 mm. ■ La semiluna, come risulta da quanto abbiamo gia detto, e di- retta trasversalmente, ma la sua massima larghezza, di 14 mm., non occupa la parte inferiore dell'orifizio vulvo-vaginale, ma il quarto destro. Le facce, anteriore e posteriore, dell'imene sono lisce. Esso e molto sottile, avendo soltanto uno spesso''e di circa 7? millimetre, e quindi facilmente poteva essere rotto. II. Cavalla di anni 13. L'orifizio vulvo-vaginale ha un diametro di 25 mm. Sulla sua meta inferiore, circa, si trova una robusta lamina trasversa, dello spessore di quasi 2 mm., la quale, cominciata a punta agli estrerai, si va allargando a misura che si porta verso il piano sagittale dell'orifizio ed inferiormente. Presso detto piano - 63 - s'innalza, continuandosi in una robustissima lamina, che va ad at- taccarsi sulla volta della ytessa apertura vulvo-vaginale. Tale lamina e appiattita nel senso trasvorsale, con uno spes- sore di quasi 2 mm., ed e larga, daH'avanti all'indietro, 10 mm. Essa divide I'apertura inferiore della vagina in due fori: quello desiro quasi meta del sinistro, cho, quasi circolare, ha il massimo diametro di 16 mm. II descritto imene hlpartito e cosi robusto die avrebbe certo offerto grave ostacolo airaccoppiamento. III. Cavalla di anni 5. Guardando dalla vulva, I'imene si presenta presso a poco come nel caso precedente. Pero appare piia sottile ed il tramezzo verticale e spostato piii a sinistra, tanto che il foro di questo lato ha il dia- metro trasversale di 11 mm., mentre quello destro I'ha di 28 mm. Inoltre il detto tramezzo non e appiattito nel senso laterale, ma dairavanti allMndietro, con una larghezza di 10 mm. I due fori sono ovali, diretti verticalmente : quello sinistro ha il diametro verticale di 17 mm., il destro di 37. Esaminando I'imene dalla vagina, si osserva che il tramezzo mediano e prolungato in avanti da un setto longitudinale, sottile, che divide in due parti latei'ali complete la vagina, per un ti'atto di 15 mm. Questo setto si prolunga ancora per un paio di centimetri sia suUa volta che sul pavimento della vagina, a guisa di lamina falciforme. In questo caso credo che la copula sarebbe potuta avvenire lasciando intatto i'imene, poiche il pene sarebbe potuto passare per il foro destro. Se fosse avvenuta cosi la fecondazione, e natu- rale che I'imene sarebbe stato, facilmente, causa di distocia. IV. Cavalla di anni 4. L' imene ricorda quasi perfetfcamente quello precedentemente descritto. Soltanto dobbiamo notare che il setto prolungante il tra- m.ezzo mediano dell' imene nella vagina e lungo il doppio di quello precedente, cioe 3 cm. V. Cavalla di anni 8. {Fotuyrafia 2 e 3). L' imene si comporta presso a poco come nei due casi prece- dents La fotografla 2 lo ri produce visto dalla vulva, e la 3 mostra la sua apertura destra, sezionata e divaricata, ed il setto che ne prolunga il tramezzo mediano nella vagina. - 64 - Dalle due fotogmfle risultano le seguenti particolarita rispetto aH'imeue della cavalla III e IV: II tramezzo verticale (t) si tiova quasi nel mezzo deH'apertuia vulvo-vaginale, quindi i due fori laterali sono quasi eguali, del massimo diametro di 19 mm. II foro sinistro e circoscritto in tutto il suo contorno da una piega mucosa, della larghezza variabile da 2 a 4 mm. nei suoi vari punti, come lamina anulare [1. a.); quelle destro invece e contornato da una lamina anulare piii stretta, che si interrompe in qualche punto. I due fori sono ovali, il sinistro pero e diretto dall'alto al basso ed im poco obliquamente da destra a sinistra, mentre il destro e molto inclinato, dall'alto al l)asso e da sinistra a destra. II setto verticale e mediano (s), che prolunga in avanti il tra- mezzo modiano dell' imene, percorre la vagina per lungo tratto, e propriamente per circa 9 cm., poco mono cioe della meta posteriore di questa. Sulla volta e sul pavimento della vagina detto setto si continua, con prolungamento falciforme, per altri 2-3 era. E note che la presenza di tali setti nella vagina, siano essi parziali, come nei casi or ora citati, siano anche completi, sono da considerarsi come conseguenza di arresto di sviluppo, cioe di man- cata scomparsa del setto che primitivamente, nello sviluppo, divide il condotto utero-vaginale (*). A. me, dunque, non resta d'aggiungere altro. Pero e degno di nota il fatto che la persistenza del setto, in tutti i casi citati, si verifica nel segmento posteriore della vagina, mentre e scomparso nel rimanente di questa e nel corpo dell'utero (parti che io ho sempre esaminate volta per volta). In questi casi, dunque, la riduzione, nello sviluppo, del setto non si e iniziato dall' indietro in avanti, cioe dalla vulva verso I'utero, come si suole ammettere in embriologia (**), ma bisogna rilevare che e incominciata in un punto intermedio alle estremitL., sulle quali non e arrivata. VI. Griumenta di anni 6. L' imene, guardato dalla vulva, ricorda quelle della cavalla pre- cedente, con la diflferenza che solo il foro destro e contornato da una lamella anulare. (*) Vedi Tea till. — Truttato di Aiialoiuia umana. — Vol. III. — Api)arato uro-genitalcEm- briologia. — Trad, del dull. O. tiijenno. Fag. 224. Torino 1890. (**) Idem. I - 65 - Giiardafco dalla vagina, mostra 3 piccole pliche, di cui 2 par- tono insieme dal tramezzo verticale e si prolungano in basso, con- tinuandosi con le pliche longitudinali della vagina. Quest' imene ci offre una speciale particolarita : Salla faccia posteriore dell' imene si osservano due fori. Ognu- no di questi, del diametro di 5 ram., si trova 1 cm. circa a lato del piano sagittale deH'orifizio vulvo-vaginale, presso il margine in- feriore, aderente, dell' imene, sopra il meato orinario. Facendo penetrare uno specillo per tali fori, si osserva che ognuno di essi mena in un condotto scavato nello spessore della mucosa vaginale e lungo circa 15 mm. Tale condotto, del diametro di 5 mm., finisce a fondo cieco. Evidentemente gli accennati condotti sono i canali di Malpi- ghi, detti impropriamente di Gartner (quantunque rappresentati per breve tratto), che, come e noto, sono residui dei canali di Wolff. VII. Ca valla di anni 20. L'orifizio vulvo-vaginale e occupato dall'imene, disposto a guisa di diaframma. Tale diaframma pero non e complete, ma e provvi- sto di un foro, che si trova verso la parte supero-sinistra del con- torno dell'orifizio, e che appare ora rotondo ora come fessura, a seconda che 1' imene si distende pih o meno. E lungo, quando e a fessura, 12 mm. Guardando 1' imene dalla vagina, si vede che nel suo mezzo e prolungato da un setto complete verticale, che si spinge in questa per 2 V2 cm. A sinistra di tale setto si vede il foro deU'imene, a destra invece si osserva un fondo cieco. VIII. Cavalla di anni 4. L'imene ha la forma di un diaframma circolare, con 2 forelli- ni. Uno di questi irregolarmente rotondo e del diametro di 4 mm. si trova sul quadrante superiore sinistro ; I'altro, ovale e del mas- simo diametro di 7 mm., sul quadrante infero-destro. Le due facce dell'imene non mostrano alcun prolungamento, ma soltanto delle rughe. IX. Cavalla di anni 7 (Fotografla 4). L'imene e disposto come nel case precedente. I fori pero sono 3, e disposti come indica la fot. 4. Essi assumono diversa forma secondo che Timone e piii 0 meno teso. Quando si dispongono quasi - 66 - come circoletti, hanno un diametro di 8-12 mm. II loro contorno e un poco frastagliato. Uno di tali fori e suddiviso in due parti da una colonnetta, come pilastio di secondo ordine del cuore. Equus admis. Delle 21 asine avute soltanto 5 erano vergitii. T, II, III, IV, Asine rispettivamente di anni 4, 6, 7 e 9. {Fu- tografia 5). L'imene si presenta frangiato. Esso e disposto come un anello tutto attorno aU'oriflzio vulvo- vaginale, ed il suo margine libero, rivolto verso I'apertura vulvare, presenta parecchie frange, fortemente pieghettate, le quali hanno notevole spessore, perfino di 2-4 ram. Tutto l'imene, guardato dalla vulva, ricorda un poco il fiore sbocciato o 7nuso di tinea, pero e piia sporgente e nettamente de- limitate. Le frange principali (/"), poste suUa meta inferiore deirorifizio dell'imene e lunghe fine a 2 cm., possono essere divise da solchi lunghi perfino 1 cm.; quelle poste sulla parte superiore (/"') sono se- parate da intaccature lunghe al massimo 5-6 mm., e tra le prime frange e queste ultimo, ai lati, se ne trovano altre piu piccolo, di- vise da brevi intagli {f"). I solchi che dividono le frange non arrivano mai al margine fisso, periferico dell'imene, ma si arrestano 2-10 mm. da esso. In tutti i detti casi, anche divaricando fortemente la vulva, non si riesce a dilatare I'apertura vulvo-vaginale e vedei-e, attraverso lo spazio tra le frange dell'imene, la cavita della vagina. Con stento vi si puo far passare un dito mignolo. Vedremo che nolle asine non piu vergini, pur essendo l'imene frequentemente ad anello frangiato, I'apertura vulvo-vaginale e molto ampia e si guarda facilmente attraverso essa nella vagina. V. Asinella di anni 17. (Fotografia 6). Guardato dalla vulva, l'imene si presenta presso a poco come nei casi precedenti. Pero sulla meta superiore deH'orifizio vulvo-va- ginale non si trovano frange, ma piccole rughe e rialzi mucosi. Inol- tre, divaricando le frange inferiori (/"), appare facilmente un tramezzo vorticale {t)^ che divide in due stretti fori I'apertura vulvo-vaginale. II tramezzo e alto 6 mm.; largo (dall'avanti ali'lndietro) altret- 67 - tanto nel suo mezzo, e 4-5 mm. in piu presso i suoi esti'emi; spes- so 1 mm. I fori laterali al setto si accliidono facilmente e con stento ]asciano passare una comime asta da penna. Eqims mulus. Delle 13 mule avute, 11 orano vergini. I, II, III. Mule rispettivamente di anni 16, 18 e 20. L'imene e frangiato, precisamente come nelle prime 4 asine. IV. Mula di anni 17 (Fotografia 7). L'imene e di forma anulare. La lamina pero non e ugualmente larga su tufcti i suoi punti: inferiormente e larga circa 1 cm. e nel rimanente di sua estensione misura da 4 ad 8 mm. II suo margine libero, limitante I'apertura imeneale, non e completamente liscio, poiche mostra qua e la pic- coli rilievi e depressioni. V. Mula di anni 10. L'imene e bipartito. Sul quarto inferiore dell'oriflcio vulvo-vaginale si trova una piega mucosa, la quale ha la flgura di un triangolo, con la base (margine flsso) molto estesa. L' apice, libero e rivolto in alto, e prolungato da un cordoncino, il quale da principio ha il diametro di circa un millimetre, poi va assottigliandosi a poco a poco, finche si fissa sulla volta del nominate orifizio. In questo suo punto d'impianto e sottilissimo, tanto da potersi rompere con lievissima pi'essione. I fori posti a lato di detto tramezzo hanno, ciascuno, un diame- tro di circa 1 V2 cm. VI e VII. Mula di anni 16 e 20. Anche in questo case l'imene c bipartito. Esse si presonta di forma anulare, pero dal suo margine libero, in corrispondenza del piano sagittale e sia superiormente che infe- riormente, partono due prolungamenti triangolari, i cui apici sono uniti da un cordoncino, come colonna di secondo ordine del cuore, deho spessore di poco piu di 1 mm. I fori sono di forma ovoidale, col maggiore diametro, diretto verticalmente, di 17-18 mm. La lamina anulare nella sua meta sinistra e larga 4-6 mm., secondo i diversi punti, mentre a destra e piia stretta, tanto che verso la parte supero-destra e appena accennata. - 68 - VIII. Mula di anni 7. {Fotografia 8). L'iraene si comporta presso a poco come nel caso precedente. Soltanto che il tramezzo verticale e piu spesso, del diametro di circa 3 ram. Alia sua base, inferiormente, e fiancheggiato da due rilievi, come risulta dalla fotografia. I fori posti a lato del tramezzo sono anche ovali, diretti verticalmente, ed il destro ha il massimo dia- metro di 18 mm., il sinistro di 15. IX. Mula di circa 24 anni. L'iraene ricorda quello della raula VII. II tramezzo mediano e pero piii sviluppato agli estremi, mono nel suo punto mediano, e tutte I'aperture imeneali hanno contorno liscio. X. Mula ci circa anni 20. L' imene si presenta come una lamina ad rr, ritorta nel mezzo, in maniera che la meta inferiore e disposta trasversalmente e s'im- pianta sulla meta inferiore deU'orifizio vulvo vaginale, per un'esten- sione di circa 2 cm. ; la meta superiore, invece, e diretta longitudi- nalmente e si prolunga per un paio di centimetri sulla volta della vulva e per circa 3 cm. suha volta della vagina. Tale imene e molto resistente, poiche nel suo mezzo, dove e meno sviluppato, ha lo spessore di 1 mm. ed e largo mezzo cm. circa. I fori posti a lato del tramezzo sono quasi ellissoidali, diretti verticalmente ed il destro, quasi doppio del sinistro, ha il massi- mo diametro di circa 1 Vs cm. XL Mula di circa 20 anni. La disposizione deU' imene, guardato dalla vulva, e presso a poco come quella del caso VII ed VIII. Pero il tramezzo mediano e verticale e molto piii spesso, di 6 mm. nel mezzo. Inoltre si nota che la faccia anteriore o vaginale di tale tra- mezzo e prolungata da una lamina falciforme, larga 1 cm. e spinta sulla volta della vagina per altri 3 cm. II foro destro e contornato da una plica anulare, larga 4-8 mm., secondo i diversi punti, ed un poco frastagliata, quello sinistro e anche provvisto di tale lamina, ma questa e molto meno svilup- pata. - 69 - Sorte dell' imene dopo i rapporti sessuali e dopo il parto. Equus caballus Giumente 3. (Fotografia 9). L'orifizio vulvo-vaginale ha un diametro di 7-8 cm. Sulla sua meta inferiore si trova I'imene, come un arco di luna, diretto tra- sversalmente. La maggiore largiiezza dell' imene trovasi sul quarto inferiore deir oriflcio, ed e di 12 mm. II suo margine libero, rivolto in alto, presenta, quasi a meta del suo percorso, un rialzo triangolare, alto 5 mm., come appare dalla fotografia. Sui Vs inferiori della faccia anteriore deirimene si vede che la mucosa e tutta pieghettata, pieghe che si continuano con quelle della vagina. Sulla faccia posteriore si notano poche rughe ed una piccola appendice dietro il rialzo del margine libero. La presente disposizione si e forse presentata a tutti quelli che descrivono 1' imene come semiiunare. Noi crediamo pero che, data 1' ampiezza dell' orifizio vulvo-va- ginale, non si tratti di imene vergine. E facile, invece che il descritto lembo semiiunare sia un resi- duo d' imene bipartito, e che il tramezzo, ormai scomparso, sia stato un prolungamento del rialzo posto nel mezzo del margine libero. Giumente 4. Sul terzo inferiore dell' orifizio vulvo-vaginale, molto ampio, si trova una plica mucosa. Questa si presenta come lamina presso che rettangolare, diretta trasversalmente, lunga 2-2 V2 cm. spessa 2-3 mm. larga 5-6 mm. II suo margine libero e un poco frastaghato e flut- tuante, per cui ora si volge verso la vulva ora verso la vagina. Giumente 4. Come nelle 4 precedent!, pero dal margine libero della lamina inferiore, nel mezzo, s'innalza un lembo conico, un poco appiattito dall'avanti all'indietro, il cui apice, libero, si puo avvicinare alia volta dell'orifizio vulvo-vaginale. E' probabile che si tratti di residue d'imene bipartito. 70 - Giumente 4. {Fotografia 10). Sul terzo inferioro, circa, deH'ampio orificio vulvo-vaginale si trova una plica mucosa molto sviluppata, a forma di triangolo, a l)ase fissa e ad apice fluttuante, E cosi pure sul (luarto superiore, circa, dello stesso orifizio. Gli apici di questi lembi mucosi si possono facilmente far ve- nire a contatto. Nel rimanente deU'estensione deirorifizio si vede sporgere una lamina aiuilare, die, da ogni lato e presso la plica inferiore, si sol- leva in un'altra plica mucosa. Quanto ho finora detfco corrisponde al caso riprodotto con la fotografia 10. Nelle altre tre giumente le pliche mucose si comportano presso a poco alio stesso modo. Soltanto si osserva varieta nelle lore di- mensioni e le pliche lateral! anulari sono qua e la interrotte e con rialzi disuguali, E' probabile che gli accennati lembi mucosi siano residui di iraene a diaframma forato. Giumente 5. Sul contorno deirorifizio vulvo-vagiuale, molto ampio, non si trova alcuna caruncola mirtiforme, ma solo uu ispessimento mu- coso sul suo quarto inferiore. E' probabile che in questi casi i lembi dell'imene, dopo il parte, siano caduti necrotizzati e che le ferite siano cicatrizzate a piatto. Equus asmus. Asine 9. Tutto attorno all'orifizio vulvo-vaginale, che, visto nell'acqua, ha un diametro di 3-5 cm.; si trovano molte pliche mucose, di va- rio aspetto : alcune sono come lembi frangiati, altre moniliformi, qualcuna filiforme. Sono piu sviluppate e nuraerose quelle del terzo inferiore dei- rorifizio; pill piccole quelle del terzo superiore; molte ridotte quelle laterali. E facile che tali lembi mucosi siano residui d' imeni frangiati. Asina 1. Come nei casi precedenti. Pero sulla volta della vagina, 1 cm. avanti all'orifizio vulvo-vaginale, si trova una lamina triangolare, di- retta sagittalmente, alta 8 mm., con la base, aderente, lunga 1 cm., e coU'apice fluttuante rivolto in basso. - 71 - Probabilmente tale lamina e un residue del setto dividente in due parti I'orifizio vulvo-vaginale, come nel case riprodotto nella fotografla 6^. Asine 2. Sul terzo inferiore dell'ampio orifizio vulvo vaginale si trova una lamina a guisa di triangolo isoscele, con la base fissa e col- I'apice fluttnante, in modo che, quando si volge in alto, puo toe- care I'cipice di un'aitia lamina, pure triangolaro, iinpiantata sul quarto superiore dello stesso orifizio. Quest'ultima lamina e alta 5 miUinietri. E' da credere che tali lamine siano residui di imene bipartite. Asine 3. Si trovano 2-3 brevi caruncole mirtiformi sul terzo inferiore dell'orifizio vulvo-vaginale, molto ampio. Probabilmente sono residui di imene frangiato, e propriamente delle frange inferiori ; le altre sarebbero cadute dope il parte. Asina 1. Tutt'attoruo aH'ampio orifizio vulvo-vaginale si trovano 4 sviluppatissime pieghe mucose. Inoltre sulla porzione inferiore di detto orifizio trovasi un anelio mucoF.o, la cui apertura e ovale e col massimo diametro di 2 cm. La lunghezza della lamina anulare, fiuttuante, e di 3 mm. e lo spessore poco piu di 1 mm. Foiche i lembi mucosi possono mettersi facilmente a contatto e chiudere I'orifizio, e naturale pensare che siano residui d'imene a diaframma forato. Ed il fore e ancora rimasto, rappresentato dal- I'apertui-a deH'anelle fiuttuante. Eqims nmlus. Mula 1. Sull'orifizie posteriore della vagina si trova una plica mucosa, che si comporta precisamente come nolle ])rime 3 giumente (foto- grafla 9). Mula 1. L'ampio orifizio vulvo-vaginale, del diametro di circa 6 cm. (misurato nell'acqua) e liscio, senza alcuna traccia di imene. Non e improbabile clie questa mula abbia partorito. CONCLUSIONI. Nelle femmine degli equidi non esiste la cosi detta valvola del meato orinario. - 72 - Nelle cavalle, asine e mule vergini esiste 1' imene, il quale ri- pete parecchie delle forme dell' imene della donna, compreso quella piu completa, di diaframma forato. Esso si presenta di forma molto variabile, e questo spiega le contradizioni dei vari AA., perche ognuno I'ha descritto come I'ha osservato in qualche caso. Nella cavalla puo essere di forma semiluna^'e (1 su 9); fre- quentemente e hipartito (5 su 9) ; talvolta e a diaframma forato, con 1-3 fori (3 su 9). Nei casi in cui e bipartito, il tramezzo mediano e disposto se- condo il piano sagittale della vulva e vagina, o quasi, ed i fori la- terali possono essere presso a poco eguali oppure quelle di un lato e piu 0 meno grande dell'altro. Uno dei due fori od entrambi possono essere contornati nel rimanente della loro estensione, a parte cioe il tramezzo, da una lamina anulare. In 4 dei 5 casi in cui 1' imene e bipartito, il tramezzo me- diano e continuato da un setto^ che divide in due parti la vagina, per un tratto die puo variare da pochi millimetri a 9 cm., occu- pando cosi, in quest' ultimo caso, quasi la meta posteriore della medesima, Anche in uno dei 3 casi in cui 1' imene e a diaframma forato si osserva detto setio. Nell'asma 1' imene si presenta frangiato^ con le frange rivolte air indietro, verso I'apertura vulvare (4 su 5). Puo essere frangiato e hipartito (1 su 5). Nella mula puo essere frangiato^ come nell'asina (3 su 11), o hipartito, come frequentemente nella cavalla (7 su 11), ed anche anulare (I su 11). Nei casi in cui e bipartito, il tramezzo mediano puo essere sottilissimo, tanto da rompersi ad una leggera pressione, oppure puo essere cosi robusto da resistere fortemente. Tra i 7 casi in cui 1' imene e bipartito solo in 1 presenta un setto^ che divide in due parti un tratto, posteriore, della vagina. Considerando tutti gl' imeni di cavalle, asine e mule nel loro insieme, vediamo che esso, su 25 casi, si presenta semilunare 1 volta, anulare 1 volta, a diaframma forato 3 volte, frangiato e hipartito 1 volta, frangiato 7 volte, hipartito 12 volte. L' imene hipartito e quindi quelle piii frequente. In 6 tra i citati casi (5 bipartito, 1 a diaframma) 1' imene e prolungato da un setto, piu o meno esteso, nella vagina. Dope il parte 1' imene puo scomparire completamente. - 73 - Molte volte pero dopo il parto, come dopo i soli rapporti ses- sLiali, permane, ma ridotto a lembi, detti, come e noto, caruncole mirtiformi. Quest! lembi possono assumere le forme piu varie: possono essere disposte tutto in giro airorifizio vulvo-vaginale, oppure sulla porzione superiore ed inferiore del medesimo, o soltanto su que- st'ultima. In molti casi, dalla forma e disposizione di tali residui imeneali e possibile ricostruire, almeno con molta probabilita, la forma del- r imene vergine. Spif gazione delle tavole III. Fotogr. 1. — Cavalla di anni 7. Imene semilunare (quasi a grandezza naturale) guardato dalla vulva. VI. 0, meato oriuaiio ; i, imene. Fotog. 2. — Cavalla di anni 8. liuene bipartito, visto dalla vulva, ('-/s circa della grandezza naturale). m. 0, meato orinario ; t, tramezzo mediano dell'lraene ; I. a, lamina auulare che contorna il foro imeneale sinistro ; V. V. vagina. Fotog. 3. — II medeaimo imeue visto dal lato destro della vagina, (meta della grandezza naturale). La parte esterna dell'apertura imeneale de.stra e stata tagliata e divaricata ; la meta destra della vagina e stata aaportata. t, tramezzo modiano dell'imene ; s, setto che lo continua nella vagiua ; V. vagina ; u, uretra. Fotog. i. — Cavalla di anni 7. Imene a cUaJramma forato, guardato dalla vulva. (^/^ circa della grandezza naturale). /)i. o, meato urinario ; i, imene. Fotog. 5. — Asina di anni 6. fmene /ram/iato, visto dalla vulva. (A grandezza naturale). w. o, mea- to orinario; i, apertura dell'imene;/, frauge inferior!;/', frange superiori ; /" , frange lateral!. Fotog. 6. — Asina di anni 17. Imene /rani/iato e bipartito, visto dalla vulva. (A grandezza naturale) m. 0. meato orinario ; i, imene ; t, tramezzo verticale che ne divide I'apertura in due fori ; /, frauge infer! ori. Fotog. 7. — Mula di anni 17. Imeue anulare, visto dalla vulva. (Poco piii della meta della grandez- za naturale). wi. o, meato orinario ; i, imene ; v, vagina. Fotog. 8. — Mula di anni 7. Imene bipartito, visto dalla vulva. (Circa ^/^ della giandezza naturale). in. o, meato orinario ; i, imene ; I. a, lamina anulare che contorua il foro, destro o sinistro ; t, tramezzo mediano dell' imene ; Y. vagina. Fotog. 9. — Cavalla. Residue d'imeue, ad arco di luna. (Meta circa della grandezza naturale). m. o, meato orinario ; i, residue deU'lmene. Fotog. 10. — Cavalla. Residu! d'imene. (Meta circa della grandezza naturale). m. o, meato orinario; i. i. i. i, residui dell'imene ; v. vagina. - 74 - UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA SEGRETERIA GOMMISSIONE DI NOMENCLATURA ZOOLOGICA II prof. C. Wanloll Stiles Segretai'io dolla Gommissione internazionale per- manente di Nomenclatura Zoologica, mi trasraetto la scguentc coraunicaziono perche, a norma dei dcliberati del Congresso internazionale di Zoologia di Mo- naco, sia inserita nel Monitore Zoologico. Nell'interesse dogli zoologi italiani mi affretto a dar corso alia detta coraunicazione, invitando tutti colore cui essa pu6 interessare di volermi inviare le eventuali ossorvazioni o proposte che cre- deranno del caso, afflnche io possa comuuicarle alia nostra commissione per poi trasmetterle al prof. Stiles. Prof. Fr. Sav. MonticelU, Segretario. Sottirao elenco di nomi generici (Tunicati) in discussionc per la compila- zione dell'elenco ufflciale dei nomi zoologici. N. 26. — U Segretario dolla Gommissione internazionale permanente di Nomenclatura Zoologica, fa noto con la presente di aver riccvuto la qui alle- gata coraunicazione riguardante alcuni nomi generici di Tunicati, ed invita gli interessati a trasmetterle tutti gli argomenti in favore o contrari al contenuto della comunicazioue suddetta. In conforraita delle deliberazioni dei Gongressi Internazionali di Zoologia il Segretario e incaricato di darne notizia agli Zoologi almeno un anno prima clio la Gommissione prenda una deliberazione coi poteri plenarii conleritigli circa la sospensione delle Regole di Nomenclatura. N. 27. — In conforraita delle deliberazioni del Gongrosso di .Monaco una copia della allegata coraunicazione deve essere conteraporaneamente trasmessa (senza comraenti), per la inserzionc, ai seguenti pei'iodici ; Bulletin Societe Zoologique de France : Monitore Zoologico Italiano ; Nature, Science ; Zool. Anz. Doliolum, Pyrosoma, Salpa, Cyclosalpa, Appendiculnria, und Friti'la- ria sind gegen Aenderung zu stiitzen. Wir 12 unterzeichneten Tuiiicatenforscher sind iiberein gekommen, die 6 genannten (lenusnamen pelagischer Tunicaten als giiltig anzuneh- men. Die Namen dieser Tunicaten werden von jedem Zoologen als voll- kommen eingeblirgert anerkannt werden, ihr Gebrauch hat bisher nie- mals zu Missverstiindnissen Anlass gegeben, die Genera sind Paradig- mata in der zoologischen Systematik, sie spielen in der Entwicklungs- geschichte eine grosse Rolle und beanspruchen in der Tiergeographie, Planktonforschung und auch in der Hydrogeograpliie einen ganz her- vorragenden Platz. Eine Aenderung der Namen wiirde eine schwere Schadigung be- deuten. i - 75 - 1. Doliolum Quoy et Gaimard, 1834. Doliolwn ist von Otto 1823, N. Acta Ac. Leop., v. 11, p. 313) fiir eiiie wohl durch PJironima aus- o-efressene Pijrosoma aufgestellt worden. Danii ist Doliolum von Quoy ot Gaimard, 1834 (Voy. Astrolabe, v. 3, p. 599) gut beschrieben und jetzt in letzterem Sinne allgemein in Gobrauch. Den bisherigen Regeln nach wiirde Doliolum Synonym zu Pyrosoma werdcn, fur Doliolum in heu- tigem Sinne wiirde ein neuer Name gebildet worden miissen. Der Fa- milienname Doliolidae wiirde verschwinden. 2. Pyi-osoma Peron, 1804. Pyrosoma beschrieb Peron 1804 {Ann. Mus. Paris, v. 4, p. 440) und ebenfalls 1804 Bory (Voy. lies Afr. v. 1, p. 107, nota) als Monop/iora. Welcher dor beiden Namen der altere ist, liisst sich nicht feststellon, aber aus Quoy et Gaimard, 1824 (Voy. Uranie cc. cc. Physicienne, p. 495) scheint hervorzugehen, dass Monophora alter ist; sie schreiben « Bory avail donne le nom de Monophore a un moUu- sque, qui depuis a ote appele Pyrosome Peron ». Es empfiehlt sich den Namen Pyrosoma (iir a lie Fiille zu sichern. 3.-4. Salpa Forskal, 1775, und Cyclosalpa Blainville, 1827. Diese beiden Genera sind durch Ihlo, 1911 (Zool. Anz., v. 38, pp. 585-589) ver- teidigt und auch in seine Bearbeitung in « Das Tierreich » (v. 37, 1912: Siehe auch nota p. 27, von F. E. Schultze) iibergegangen. Wir glauben uns mit diesem Hinweiso (1) begniigen zu kiumen und erlauben uns noch an die gegenteiligen Aufsatze von Poche (Zool. Anz., v, 32, 1907, pp. 106-109; V. 39, 1912, pp. 410-413) zu erinnern. 5. Appendicular ia Fol. 1874. Appemlicularia wurde von Gharaisso und Eisenhardt, 1820 (N. Acta Ac. Leop., v. 10 (11), p. 362, t, 34, f. 4), fiir eine arktische, nicht erkennbare Art, aufgestellt, Fol hat 1874 (Arch. Zool. Exper., v. 3, notes, p. 49) den Gattungsnamen fiir die tropische Appendicularia sicula, die von der arktischen sicher generisch verschie- den ist, iibernommen und darauf hin hat sich der Name in letzterem Sinne allgemein eingebiirgert. Appendicularia wiirde anderenfalls eine Species incerta enthalten und fiir AppendiculaiHa mit der Species sicu- la w^iirde ein neuer Gattungsnamen aufzustellen sein. Der Name der Ordnung Appendicular iidae wiirde verschwinden. 6. Frilillaria Fol. 1874. Quoy et Gaimard, 1834 (Voy. Astrolabe, v. 4, p. 306) stellen den Namen Fretillaires auf. [{Fritillaria Huxley (1851 Philos. Trans. (London), part. 2, p. 595): Fritillaire G., Vogt, 1854 (Mem. Inst. Geneve, v. 2, n. 2, p. 74)] identificierten ihn aber sofort mit Oiko- pleura Mortens, 1831. Um den Namen Fritillaria zu rotten, hat Fol, 1874, (Arch. Exper., v. 3, Notes, p. 49) ihn in bestimmtem von friiherem ,1) II Segretario che spende in media circa sei ore alia aettimana per studii e corrispondenza riguardauti la Coramissioue iuternaziouale perniiiueute di Nomenclatura Zoologica, prega caldamente, per giiadagno di tempo, di coriedare delle piii complete iudicazioni e partieolari notizie i siiigoli casi di iiomeuclatiira che veugouo sottoposti al suo eaame e di servisi della scrittura a macchina piuttosto che di mauoscritto. - 76 - abweichendem Sinne gebraucht, in welchem er sich vollstandig einge- biirgert hat. Frilillaria wiirde Synonym zu Oikopleura und eine Neu- benennung niJtig. G. Apstein (Berlin), A. Borgert (Bonn), G. P. Farran (Dublin), G. H. Fowler (Aspley-Guise), R. Hartmeyer (Berlin), W. A. Herdmann (Liver- pool), J. E. W. Ihle (Utrecht), H. Lohmann (Hamburg), W. Michaelsen (Hamburg), G. Neumann Dresden), G. Ph. Sluiter (Amsterdam), F. Toda- ro (Roma) (firmatario). Segretary of Commission G. W. Stiles. I GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1914. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52. Monitore Zoologico Italiaiio - Anno XXV. m.o Tav. I-IL ^^^V 10 Aiti Fotoiucccauiclie - Firouze Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiaie deiia Unione Zoologica Italiana DIUKTTO t>Ai DOTTOHI 6IULI0 GHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI Prof, di Auatom'ia uiuaua Prof, di Auatomia comp. e Zoologia uel K. Istituto di Studi Super, in Firen/.e uella K. Universitii di Piaa Ufficio di Direzione ed Ainuiiuistraziioue: Istituto Anntomic.o^ Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Aprile 1914 N. 4. SOMMARIO: Bibliografia. — Pag. 77-83. GoMUNiCAZiONi ORiGiNALi: Mannu A., Gonsiderazioni e ricerche suirArteria perforantc del tarso di alcuni Mammiferi. (Con 5 tig.). — Mobilio C, Man- canza del foro lacriraale inl'eriore nel maiale o cinghiale e del canalo lai:ri- male superiore nella lepra. (Con 2 tig.). — Pag. 84-100. Avvertenza Delle Coiiiiuiicazioni Oiiginali che si pabblicano nel Monitore Zoologica Italiano e vietata la liproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da 7iotizia soHanto dei lavori pubblicati in Italia. PARTE SPECIALE I. Invertebrati in genere. Comello G. B. e Teodoro G. — Gontributo alia conoscenza del Plancton della Lagiina venota. — Atti Ace. Sc. ven.-trcnt.-istriana, Ser. 3, Vol. 6 (1913), pp. 133-141. Fadova, 1911. Grandori Renio. — Studii biologici sul Plandou della Lagiina veneta e dell'alto Adriatico. — Atti Ace. Sc. ven.-trent.-istriana, Ser. 3, Vol. 6 (1913), pp. 149-171. Padova, 1914. II. Protozoi. — Intorno alia Leishmaniosi iiraana in Italia. — Soeietd italiana fra i eidtori delle malattie esotiehe. Atti, Relazioni, Comum'cazioni scientifiche. Mes- sina, Stab. tip. Guen^iera, 1913. pp. 180, con tavole. Cannata S. — Sid roperto del parassita di Leishman nel sangue periferico. — Riforma medica. An. 29, N. 31, pp. 844-846. Napoli, 1913. - 78 - Granata Leopoldo. — Le ilivisioni dei nuclei in Haplosporidium limnodrili. — Atti R. Ace. d. Lincei, Rendic. CI. sc. /is. mat. e nat., Ser. 5, Vol. 23, Sem. i, Fasc. 2, pp. 109-112. Roma, 1914. Granata Leopoldo. — Giclo di sviluppo di Haplosporidium liranodiili n. sp. — AUi R. Ace. d. Lincei, Rendic. CI. se. fis. mat. e nat., Ser. 5, Vol. 22, Sem. 2, Fase. 12, pp. 734-737. Roma, 1913. Rondoni Pietro. — Sulla classificazione dei Protozoi cmoparassiti. 11 nuovo or- dine dei Binucleati (Hartmanti). ~ Sperimenlalc, An. 67, Fasc. 1, pp. 105- 118. Firenze, 1913. Sangiorgi G. — Un luiovo Protozoo parassita del Mus rausculus. — Sperimen- tale. An. 67, Siippl. al Fase. 4, pp. 194-195. Firenze, 1913. Visentini Arrigo, — Ricercho morfologiclie, cultural! e biologicho sulla Leishraa- nia della leisliraaniosi spontanea del cane. — Atti R. Ace. d. Lincei, Rendic. CI. sc. fis. mat. e nat., Ser. 5, Vol. 22, Sem. 2, Fa.sc. 11, pp. 582-587 . Roma, 1913. VI. Vermi. 1. SCRITTI GENERALI 0 SU PIU CHE UNA DELLE DIVISIONI DEL GRUPPO. Perronclto E. — Note ed osservazioni sulla vita di specie elmintiche diverse. — Gioi^n. Accad. Medicina Tot'ino, An. 76, N. 1-2, pp. 10-11. Torino, 1913. 2. Platodi. Guerrini Guido. — Di un caso non ancora descritto di infezione zooparassitaria. Opisthorchis felineus Riv, in fegato di Lepus cuniculus L. — Monit. Zool. ital.. An., 24, J\\ 3, pp. 66-68, con 1 fig. Firenze, 1913. Perronclto E. — II distoma erratico del polmone. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 76, N. 1-2, pp. 22-26. Torino, 1913. 6. Braghiopoda. Fabiani Ramero. — I Brachiopodi del Terziario veneto. Notizie somraaric. — Atti Ace. Se. ven.-t)-e7it.-isiriana, Ser. 3, Vol. 6 (1913), pp. 129-132. Pa- dova, 1914. 10. Nematodi, Desmosgolecidi, Ghetosomidi. Gasperi (De) Federico, — Sulla presenza di uova di un Tricosoma nel fogato del Cimpanze. — Natura, Vol. 4, Fase. 10, pp. 291-298, con figure. Mi- lano, 1913. Guerra-Coppioli L. — La distribuzione geografica della anchilostomiasi nel- r Umbria. — Ramazzini, An. 7, Fase. 1-2, pp. 1-6. Firenze, 1913. 14. Anellidi. Baldasseroni Vincenzo. — Descrizione di un nuovo Lurabricide. Helodrilus (Kophila) apuliae n. sp. -- Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. camp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 672, pp. 3. Torino, 1913. Chinaglia Leopoldo. — Escursioni zoologiche in .Sardegna del Dott. Flnrico Festa. III. Lombrichi. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 667, p. 6. Torino, 1913. Cognetti De Martiis Luigi. — Escursioni zoologiche del Dott. Enrico Festa nel- r Isola di Rodi. V. Oligocheti dell' Isola di Rodi. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 674, pp. 6. Torino, 1913. I - 79 - Perroncito R. — Metodo pratico per la distruziono dei lombrici nei prati. — Annali d. R. Ace. d' Agricoltiira di Torino, Vol. 55 (1912), pp. 293-300. Torino, 1913. VII. Artropodi. 5. Aracnidi. Borelli Alfredo. — P^sciirsioni zoologiche del Dott. Enrico Festa nell'Isola di Rodi. VI. Scorpioni. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. cowp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 675, pp. 3. Torino, 1913. Borelli A. — Scorpioni raccolti dal Prof. F. Silvestri nell'Africa occidoiilale. — Boll. d. Labor, di Zool. c/en. e agr. d. R. Scuola sitp. d' Agricolt. in Por- tici. Vol. 7, pp. 218-220, con fig. Portici, 1913. Silvestri F. — Nuovi generi e specie di Kocnoniidae (Aracnida, F*alpigradi). — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricollura in Portici, Vol. 7, pp. 211-217, con figg. Portici, 1913. 6. Crostacei. Arcangeli Alceste. — Escursioni zooiosriche del Dott. Enrico Festa nelT Isola di Rodi. VIII. Isopodi. — Boll. d. Musei di Zool. e Anat. com}), d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 679, pp. 22, con 1 tav. Torino, 1913. Parisi Bnuio. — Escursioni zoologiche del Dott. Enrico Festa nelP Isola di Rodi. VII. Decapodi. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 677, pp. 2. Torino, 1913. 8. MiRIAPODI. Silvestri F. — llliistrazione di due famiglie di Cordeumoidea (Diplopoda) del Nord America. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricolt. in Portici, Vol. 7, pp. 303-310, con figg. Portici, 1913. 9. InSETTI 0 ESAPODI. a) Scritti general! o su piii che uno degli ordini Beaudys E. — Ein kleiner Reitrag zu den Gallon von Afrika. — Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 5-6, pp. 156-160. Avellino, 1913. Buysson (du) H. et Pierre. — Nouvelles cecidologiques du centre de la France. (3" serie). -^ Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 1, pp. 27-32; Fasc. 2-3, pp. 33-35. Avellino, 1913. Houard G. — Les collections cecidologi(iues du Laboratoire d'Entomoiogie du Museum d'Histoire naturello de Paris. Galles du Maroc. — Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 2-3, pp. 35-41, con fig. Avellino, 1913. Houard G. — Les collections cecidologiques du Laboratoire d'Entomoiogie du Museum d'Histoire naturelle de Paris. Galles d'Afrique e d'Asie. — Mar- cellia, Riv. intern, di Cecid.. Vol. 12, Fasc. 4, pp. 102-117, con figg. Avel- lino, 1913. Houard C — Les galles de I'Afriquc occidentale IraoQaise. VI. Gecidies du Haut- Senegal-Niger. — Marcellia, Riv. di Cecid., Vol. 12, Fasc. 2-3, pp. 76-96 ; Fasc. 4, pp. 97-101, con figg. Avellino. 1913. Houard G. — Les collections cecidologiques du Laboratoire d'Entomoiogie du Museum d'Histoire naturelle de Paris. Galles de Burseracees. — Marcelha, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 2-3, pp. 57-75, con figg. Avellino, 1913. - 80 - Houard Roll. — RocliGrohes anatomiques sur les Cecidics foliairos marsinales- — Marcellia, Riv. intern, cli Cecid., Vol. 12, Fasc. 5-6, pp. l'24-i44, con fifig. Avellino, 1913. Pierantoni Umberto. — La luce dcgli iiisotti luminosi e la simbiosi ereditaria. — Rendic. d. R. Ace. d. Science fis. e mat. di Napoli, Fasc. 1-4. Gennaio- Aprile 1914. Najjoli, 1914. E.str. di pp. 7. Silvestri F. — Descrizione di un nuovo ordino di Insetti [Zoraptei-a]. — Boll, d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di AgricoUura in Portici^ Vol. 7, pp. 193-209, con figg. Portici, 1913. Trotter A. — Naovo contribiito alia conoscenza delle galle della Tripolitania. Con 2 tav. — Marcellia, Riv. di Cecid., Vol. 13, Fasc. 1, i^p. 3-23. Avel- lino, 1914. Trotter A. — Miscellanee cecidologictie. — Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 4, p. 120 ; Fasc. 5, pp. 121-123. Avellino, 1913. d) Ortotteri. Giglio-Tos Krmanno. — Escursioni zoologiche in Sardegna del Dolt. Enrico Fesla. 11. Oitolteri di Sardegna. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Cniv. di Torino, Vol. 28, N. 666, pp. 3. Torino, 1913. Griffini Achillo. — Intorno a tre specie di Grillacridi di Los Banos (Isole Filip- pine). — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 668, pp. 8. Torino, 1913. Griffini Achille. — Studi sui Grillacridi dell'Indian Museum di Calcutta. — Atti >Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. Si. nat. Milano, Vol. 52, Fasc. 2-3, pyp- -01- 274, con figg. Milano, 1913. e) Rincoti o Emit eri, e Fisapodi o Tisanotleri. Leonard! G. — Nuove specie di Diaspiti viventi sull'olivo. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di AgricoUura in Portici, Vol. 7, pp. 66-71, con figg. Portici, 1913. Leonardi G. — Nuove Gocciniglie raccolte in Italia. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' AgricoUura in Portici, Vol. 7, pp. 59-65, con figg. Portici, 1913. Leonardi G. — Contribuzione alio studio delle Gocciniglie dclla Eritrea (Africa orienlale. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di AgricoUura in Portici, Vol. 7, pp>. 27-38, con figg. Portici, 1913. Lombardi Dina. — Contribute alia conoscenza morfologica e biologica doUa trihii Fordina. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agri- coUura in Portici, vol. 7, p)p- 149-188, con tav. Portici, 1913. Pierantoni Uraberto. — Studi suUo svi hippo d' « Icerya Purchasi » Mask. P;n'to IL Origine ed evoluzione degli organi sessuali mascliili. Ermal'roditi- smo. - Archivio Zoologico, Vol. 7, pp. 27-49, tav. 1-2. Napoli, 1913. Pierantoni Lraberto. — Studi suUo sviluppo d' « Icerya Purchasi » Mask. Parte III. Osscrvazioni di embriologia. — Archivio Zoologico, Vol. 7, pp. 243-274, tav. 17-19. Napoli, 1914. f) Coleotteri e Strepsitteri. Beffa (della) G. — I Goleollor'i dell'Agro Torinese e i loro lapporti colla vegc- tazione e I'agricoltura. — An. d. R. Ace. d' AgricoUura. Vol. 54. 1911, pp. 69-346. Torino, 1912. Brocher Frank. — Les Ehnides. — Boll. d. Soc. ticine.se di Sc, nat.. An. 8, Pj). 112- 115. Lugano, 1912. - 81 - Chinaglia Leopoldo. — Anoraalia toraoale in iin Coleottero (Timarcha raetallica Fabr.). — Boll. cl. Musei di Zool. ed Anat. coinp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28. A. 676, pp. 3, con i fig. Torino, 1913. Depoli G. — Nuove variazioni della Goccinella conglobata L. — Riv. Coleott. ital., An. i2, N. 2, pp. 25-26. Borgo S. Bonnino, 1914. Depoli Giiido. — Lo vai'iazioDi della Goccinella conglobata L. — Riv. ColeoU. ital.. An. 11, N. 9-12, 2^P- 201-207 , con figg. Borgo S. Donnino, 1913. Depoli Guido. — Una notevole aborr-azione del Purpurieenus Koehleri L. — Riv. Coleott. ital.. An. 10, N. 8-11, pp. 193-195. Borgo S. Donnino, 1912. Fiori Andrea. — Studio sopra alcune specie del genere Leistus e Nebria. — Riv. Coleott. ital.. An. 11, N. 9 11, pp. 182-201. Borgo S. Donnino, 1913. Fiori A. — Gli Chlaenius festivus Fabr. di Sicilia. Con fig. — Riv. Coleott. ital., An. 11, N. 4, pp. 77-82. Borgo S. Donnino, 1913. Grandi G. — Studii sui Coccinellidi. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricoltura in Portici, Vol. 7, pp. 267-302, con figg. Portici, 1913. Grandi G. — Descrizione della larva e della pupa della Sitona huraeralis Steph. ed osservazioni sulla morfologia dell'adulto della raedesima specie. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' AgricoUia-a in Portici, Vol. 7, pp. 93-100, con figg. Portici, 1913. Grandi G. — Gli stati post-erabrionali di un Coleottero (Otiorrhynclius cribricol- lis Gyil) a riproduzioiie partenogenetica ciclica irregolare. — Bofl. d. Labor. di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricoltura in Portici, Vol. 7, Xyp. 72-90, con figg. Portici, 1913. Grandi G. — Un nuovo caso di partenogenesi ciclica irregolare fra i coleotteri. Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola step, d' Agricoltura in Portici, Vol. 7 , pp. 17-18. Portici, 1913. Lutschnik W. — Nota do Leistus roitteri Fiori. — Riv. Coleott. ital.. An. 11, N. 12, p. 217. Borgo S. Donnino, 1913. Miiller G. — Un nuovo Anoftalrao italiano. — Riv. Coleott. ital.. An. 11, N. 9-11, pp. 18-182. Borgo S. Donnino, 1913. Ragusa E. — Gatalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia. — II Naturalista Siciliano, Vol. 21 (N. S.), N. 11-12, pp. 248-257 (Continua). Palermo, 1912. Razzauti A. — Presenza e danni del Pantomorus Fulleri in Italia (Coleoptera : Gurculionidae). — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricoltura in Poi^tici, Vol. 7, pp. 113-124, con fig. Portici, 1913. Sekera F. — Note coleotterologiche. — Riv. Coleott. ital.. An. 12, N. 2, pp. 35- 41. Borgo S. Donnino, 1914. Vitale F. — Catalogo dei Coleotteri di Sicilia. — Riv. Coleott. ital.. An. 12, N. 2, pj). 26-35. Borgo S. Donnino, 1914. Weise J. — Coccinelliden aus Westafrika. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 7, pp. 221-226. Por- tici, 1913. h) Imenotterl. Kieffer J. J. — Nouveaux microhyraenopteres de I'Afrique equatoriale. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 7, pp. 105-112. Portici, 1913. Kieffer .J. .J. — Deux nouveaux Diapriides d'Afrique. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 7, %>p. 91-92. Portici, 1913. 82 - Kieffer J. J. — Serphides de I'lle de Lugon. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e (H/v. d. R. Scuola sup. d' Agricultura in Portici, Vol. 7, pp. 189-192. Por tici, 1913. Kieffer J. J. — Nouveaux Serphides de rAfriquo du Sud. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'AgricoUura in Portici, Vol. 7 pp. 324-331. Portici, 1913. Silvestri F. — Notizia prolirainare di uii Tetrasticus (Imenottero Calcidide) pa rassita di specie di Geratitis e Dacus neU'Africa nccidentale. — Atti R. Ace d. Linrei, Rendic. Classe sc. fis. mat. e nai., Ser. 5, Vol. 22, Sem. Fase. 5, 2>P- 205-206. Roma, 1913. Szepligeti Gy. — Braoonidae gesamraelt von Prof. F. Silvestri in Africa. — Boll d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'AgricoUura in Portici, Vol. 7. pp. 101-104. Portici, 1913. Zavattari Edoai'do. — I Tentredinidi del Piemonte. — An. d. R. Ace. d'Agricol- tiira di Torino, Vol. 54, 1911, pp. 635-785, con /igg. Torino, 1912. Zavattari Edoardo. — Sull' identita del Leptochilns jacinthae Gribodo con la Nortonia vii'idis Scliulthess Reclihci-g, e su altre specie di Infienotteri de- scritto da Gribodo cd omesse nel catalogo del Dalla Torre. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Tori^io, Vol. 28, N. 665, pp. 4. Torino, 1913. Zavattari Edoardo. — Escursioni zoologiche nell' Isola di Kodi del Dott. Enrico Festa. IV. Imenotteri. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, N. 671, pjj. 4. Torino, 1913. i) Ditteri. Berzi M. — Intorno ad alcune Geratitis raccolte nell' Africa occidentale dal Prof. F. Silvestri. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 7, pp. 3-16, con figg. Portici, 1913. Bezzi M. — Altre Geratitis africane allevate dal Prof. F. Silvestri. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' A gi'icoliura in Portici, Vol. 7, pp. 19-26, con figg. Portici, 1913. Bezzi M. — Tauraallidi (Oi-fnefilidi) italiani, con descrizione di nuove specie. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola supi. d' Agricoltura in Portici, Vol. 7, pp. 227-266, con fign. Portici, 1913. Bezzi Mario. — Oodaspis. Genere di ditteri tripaneidi cecidogeni. — Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 5-6, pp. 144-156. Avellino, 1913. Kieffer J. — Un nouvoau Ghironomide des rizieres de Bologno. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 7, p. 210. Portici, 1913. Kieffer J. J. — Nouvelles Gecidorayies myeophiles et xylophiles. — 'Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 2-3, pp. 45-56. Avellino, 1913. Kieffer J. J. — Description de deux I'emarquables Gecidomyies de Formose. — Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 1-2, pp. 42-44. Avellino, 1913. Mantero Giacomo. — Sulla galla e sui parassiti dell'Andricus Trotteri Kieff. — Marcellia, Riv. intern, di Cecid., Vol. 12, Fasc. 4, pp. 118-120. Avellino, 1013. Thompson W. R. — Osservazioni e note critiche su alcuni Ditteri muscoidei. 1. 1 caratteri trascurati nella classilicazione di questi Ditteri. 2. Gli ovarioli nei Muscoidei. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricoltura in Portici, Vol. 7, pp. 39-48, con figg. Portici, 1913. I - 83 - h) Afanitteri Zavattari Edoardo. — Escursioni zoologichc nell' Isola di Rodi del Dott. Enrico Festa. III. Sifonatteri. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anal. camp. d. R. Unv\ di Torino. N. 670, pp. 2. To7'ino, 1913. Zavattari Edoardo. — Materiali per la fauna alpina del Picmonte. VII. Nota su alcuni Sifonatteri. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anaf. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 28, N. 669, pp. 2. Torino, 1913. I) Lepidotteri. Cecconi Giacomo. — La Grapholitha leplastriana Curtis dannosa ai cavoli colti- vati. — Boll. d. 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Lamellibranchi, Agefali o Pelegipodi. Gregorio (De) A. — Intorno a taluni Pecten viventi a Siboga. — II Natural. Sicil., Vol. 22, N. 1, pp. 22-23. Palermo, 1914. 84 COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO DI ZOOTOMIA DELLA R. SGUOLA VETERINARIA DI PARMA (Prof. A. Mannu, inc. della direzionr) Considerazioni e ricerche sulTArteria perforante del tarso di alcuni Mammiferi per il DoTT. ANDREA MANNU (Con 5 figure nel testo). £ vietata la riinodii/ioiie Nei trattati di Anatomia comparata vieu descritto ool nonie di Arteria pedidia perforante o di tarsea perforante, un ramo, ta- lora cospicuo della pedidia, il quale attraversa le ossa del tarso e si anastomizza piii o raeno ampiatnente col circolo plantare. Nei Perissodattili questo ramo e tanto sviluppato che qualche Autore lo descrive come ramo di biforcazione della stessa pedidia (Chauveau, 2); altri (Bossi, 1) lo considerano invece come ramo collaterale. La descrizione di quest' arteria e nei Trattati abbastanza particolareggiata ed esatta, per quanto riguarda il suo decorso ed 1 rapporti. Scrive infatti Chauveau: " L' arteria pedidia perfo- rans attraversa il tarso dall' avanti all' indietro, passando, insieme con una braiica venosa, nel condotto praticato fra le ossa cuboide, scafoide e grande cuneiforme, poi si unisce all'arcata formata dal- I'anastomosi delle due arterie plantari „. Nel Bue e descritta " assai piii sottile che nei ISolipedi ; talora manca; il foro che ossa attraversa si trova presso a poco nel piano mediano dell'arto. Essa si getta nell'arcata plantare o sottotarsea (Chauveau) „. Poco dissimile da questa e la descrizione del Bossi (1) nel suo recente trattato, nel quale si trova una buona figura dimostrativa. Anche Ellenberger e Baum (6) hanno dato figure esatte della disposizione nel Bue e nel Maiale (fig. 332, 333, 335, 336) del- I'Art. dorsalis pedis e del ramo ritenuto perforante del tarso. -- 85 - Osservo subito che Tarteria perforante del tarso descritta da- gli Autori nominati e da altri Trattatisti nei Ruminanti (Bne), non rappresenta affatto I'arteria omonima nei Perissodattili e nel Ma- iale, ma invece un'arteria perforante del metatarso. E da ricordare che Salvi (9) nel corso di alcuiie ricerche ana- tomo-morfologiche e comparative sull'Art. dorsalis pedis, osservo un ramo perforante del tarso costante in un gran numero di Mam- miferi, uomo compreso, e piia o meno sviluppata nei vari individui ; a questo vaso diede il nome di Arteria anastomotica tarsi. Secondo Salvi, I'Art. dorsalis pedis dell'lJomo dev' essere de- scritta come divisa in due rami, arteria tarsea lateralis e arteria tarsea medialis ; quest'ultima rappi'esenta I'Art. dorsalis pedis degli Autori. Anche negli animali, I'Art. dorsalis pedis communis pre- senta sempre una traccia di biforcazione ; la divisione puo farsi anche sino dall'origine dell'Art. tibialis antica, e aversi questo vaso duplice (Roditori). Uno dei rami e destinato al metatarso (ramo me- diale delle Scimmie e deH'Uomo), I'altro al tarso (ramo laterale delle Scimmie e dell' Uomo). II ramo del tarso comunica col circolo plantare per mezzo dell'Art. anastomotica tarsi, che e omologa alia pedidia perforante dell'Anatomia comparata. Dubreuil-Chambardel (5) riassume i lavori anteriori intorno a questo ramo perforante del tarso, che egli chiama, con Tussaint, Arteria del seiio del tarso, e porta nuovi contributi alia disposizione di quest'arteria nell'Uomo ; ma quanto alle osservazioni anatomo- comparative si limita a brevissime indicazioni su alcuni ordini di Mammiferi e sulla Salamandra. Anch'io (8), nel 1905 (cioe contemporaneamente al Dubreuil) in alcune ricerche suUe arterie plantari dei Mammiferi, mi sono oc- cupato dell'arteria porforante del tarso, i)er stabilire specialmente I'origine del ramo anastomotico plantare, e oggi posso conferniare quanto scrissi allora suil'origine e sulla disposizione di quest'arteria negU Artiodattili e Perissodattili (pag. 340-348) ; se torno sull'argo- mento e per stabilire definitivamente con maggiori particolari, la vera arteria del seno del tarso in questi due ordini di Mammiferi. Giova auzitutto dare uno sguardo alio sclieletro del tarso dei Perissodattili e dei Ruminanti, cio che ci aiutera a intendere piu facilmente il decorso del vaso che e oggetto di questo studio. FerissodattilL — Nei tarso dei Perissodattili e ben noto un canale a direzione sagittale, situate lateralmente alia linea mediana e limitato medialmente dallo scafoide e grande cuneiforme, lateral- mente dal cuboide. Questo condotto, di forma quasi circolare, rap- 86 - presenta il seno del tarso in quest' Ordine di Mammiferi ; e molto ristretto, coi caratteri di un semplice canale vascolare, e in esso passa un'arteria raolto cospicua, mentre in altri Mammiferi, ben- che molto piii ampio, e percorso da un ramo arterioso esile. La sua situazione nel tarso e anche molto diversa da quella che ha generalmente nell' Uomo, nelle Scimmie e in altri animali, nei quail concorrono a limitarlo quasi esclusivamente il calcagno e 1' astra- Fig. 1. — Cavallo. Sclieletro del tarso. — A = Astragalo ; O = Calcaj^no ; ST =. Cauale cuiieo- scafo-cwboideo (rappreseuta il seuo del tarso). gale: il suo spostamento e la sua riduzione nei Perissodattili, puo esser dovuta in parte al graiide sviluppo del sustentaculum tali, (die secondo le ricerche di Lebouq nel feto umano, non e ancora formato quando si trova un voliiminoso vaso anastomotico attra- verso il tarso), ma sopratutto all' obliquita laterale dell'astragalo, per cui quest' osso ha dovuto svilupparsi in fuori e addossarsi comple- tamente al calcagno (*). La presenza della traccia del canale spostato fra le ossa della seconda fila del tarso, si deve quindi unicamente alia permanenza della sviluppatissima arteria che percorre il tarso (1) Sono in corso di studio altre ricerche sul seno dal tarso. 87 - stesso. E questa arteria appunto il ramo perforante della dorsalis pedis, ramo che e sempre voluminoso quasi quanto il tronco di origine, tanto da sembrare giustificata la designazione di ramo di biforcazione della dorsalis pedis, accettata da qualche Autore. Ho potato constatare tale disposizione in i nuove osserva- zioni. Fig. 2. — Bue. Scheletro del tarso. — J. = Astragalo ; G = Calcagno ; ST =z Seno del tarso. Artiodattili. — Negli Artiodattili (Bue, Pecora), tra la superfi- cie laterale dell'astragalo e quella mediale del calcagno, si trova un' ampia escavazione ellittica, con V asse maggiore diretto verti- calraente, che fa comunicare la superficie anteriore con quella po- steriore del tarso. E' questa cavita che corrisponde esattamente al seno del tarso dell' Uomo, ma io non la trovo nominata neppure nei piii diffusi trattati di Anatomia Comparata e Veterinaria. Nel fresco essa e rierapita in massima parte da tessuto cellule adiposo ed attraversata da un piccolo ramo arterioso (della dorsalis pedis), che puo anastomizzarsi con un ramo anastomotico plantare. - 88 - Nel piano sagittale mediano dell'arto, tra il margiue inferiore delle ossa del tarso e il margine siiperiore del metatarso, si trova rimbocco di un canale liraitato dal margine superiore del metatar- sale e dal punto di incontro dell'osso centrotarsale col grande cu- neiforme. Segueiido quest' orifizio verso la superficie plantare, si vede ad esso far seguifco una doccia — in alcuni casi poco mani- festa — scavata nella ineta ventrale della superficie articolare del metatarso, e continuarsi in mi canale che perfora quest'osso, per sboccare plantarmente. Doccia e canale dell' estremita superiore deir osso raetatarsale rappresentano, come dimostrero piii avanti, la traccia della primitiva separazione dei metatarsal! Ill e IV, che entrano nella costituzione del metatarso di questi animali. L'art. dorsalis pedis dei Ruminanti, che percorre sagittalmente la superficie anteriore del tarso, secondo le mie osservazioni, da origine, oltre ai rami articolari e malleolari, a due arterie perfo- ranti, le quali penetrano, I'una nel condotto astragalo calcaneare o seno del tarso, I'altro nel condotto piii distale, che indichero col nome di tarso-metatarsico. II primo ramo e la vera Arteria perforans tarsi, ma a questo vaso gli autori non accennano, forse perche considerate bn insi- gnificante ramo articolare. L'arteria perforante del tarso e adunque un vaso generalmente sottile, che originate dalla Dorsalis pedis la- teralmente, a livello dell'astragalo, volge subito trasversalmente in fuori, dividendosi, dope un tragitto piii o meno lungo in due rami: uno, che concorre a costituiie la rate arteriosa superficiale della regione tarsica ; Taltro, che penetra nel seno del tarso. Questa de- scrizione e d'altronde poco dissimile da quella che feci gia nel mio lavoro del 1905 ; solo trovai nell'esemplare allora esaminato, que- st'arteria notevolmente sviluppata. Essa corrisponde al vaso che nel lavoro citato di Salvi, fig. 21, e segnato con la lettera D. L'altro ramo, piu considerevole, si diparte dalla Dorsalis pedis piu distalmente della precedente, penetra nel fore tarso-metatarsico, attraversa la doccia e il canale metatarsico e termina nella regio- ne plantare, anastomizzandosi con le arterie plantari. Quest'arteria ha dunque rapporto con le ossa del tarso solo nel punto d'in- gi-esso del canale, nel resto del suo tragitto appartiene corapleta- mente al metatarso. E quest'arteria che vien descritta dagli Autori col nome di Ar- teria pedidia o tarsea perforante, mentre evidentemente e da con- siderare come tale solo la perforante piu prossimale, la quale at- traversa il tarso vero e proprio. - 89 - La peiforante piu distale e invece da considerare una sviluppa- tissima metatarsea perforante prossimale, perche passa nella doccia Fig. 3.*— Bne. ~ DP = Arteria dorsalis pedis ; PI =: Arteria perforans tarsi ; PP = Arteria per- forans metatarsi proximalis ; PD = Arteria perforans metatarsi distalis. - 90 - e nel canale dell'estreinita prossimale dell'osso metatarsale, forma- zioni queste che rappresentano la traccia della primitiva separa- zione dei metataisali III e IV. Nei Perissodattili, il metatarsale prin- cipale rappresenta invece un'unico osso (metatarsale III), quindi non potremo trovare in quest'ordine un'arteria corrispondente a quella che esiste nel metatarsale dei Riiminanti, che nello spazio interos- seo tra il metatarsale principale e quelle rudimentale laterale. A conferma di quanto ora ho esposto, aggiungo che ebbi Top- portunita di esaminare alcuni feti di Bue e di Pecora a vari stadi di sviluppo, tutti iniettati col celluloide, massa che penetra facil- mente anche nei piccoh vasi. In tutti gli esemplari esaminati os- servai costantemente la presenza delle due arterie perforanti poc'anzi descritte, ma per intendere meglio I'interpretazione da me data ai vasi in questione. descrivero dettagliatamente le disposizioni dello scheletro tarso-metatarsico e delle relative arterie, osservate in un teto di Bue che misurava 13 centim. di lunghezza della testa, e 48 centim. dal vertice alia base della coda. I due metatarsali che prendono parte alia costituzione dell'osso metatarsale non sono ancora completamente fusi, e si staccano in- fatti nella semimacerazione. Le epifisi superior!, nei due terzi an- teriori, non solo si presentano ancora disgiunte, ma non comba- ciano neppure fra lore, presentando, osservate dalla superficie su- periore, un solco (di separazione) occupato da tessuto connettivo, mentre nei due terzi posteriori sono gia completamente fuse con scomparsa della primitiva divisione, di cui pero rimane traccia, in un canale vascolare, in diretta continuazione del solco anteriore, che passa al di sotto della superficie articolare. E in questo solco sagittale mediano fra i due metatarsali, dove scorre I'arteria perforante della dorsalis pedis, che poste- riormente, nella porzione fusa delle due epifisi, s'insinua nel canale anzidetto per sboccare nella superficie plantare del metatarso. Prima di penetrare in questo canale, dall'arteria perforante si diparte un ramo che si distribuisce alle ossa del tarso e aH'articolazione tar- so- metatarsica. Dunque in questo feto, in cui c costituita definitivaraente la disposizione delle arterie, ma non ancora quella delle ossa, vediamo che I'arteria perforante descritta appartiene alle due ossa metatar- sali incompletamente fuse, perche scorre nel lore solco di separa- zione, ed e percio una vera arteria perforante del metatarso. II solco epifisario, di cui rimane traccia anche nell'adulto, non e da - 91 ritenere solco vascolare, ma il residue della primitiva divisione delle due ossa. Nello ytesso feto, come negli altri osservati, esisteva una esile arteria perforante del tarso, originata prossimalmente alia prima, che si distribuiva al tessuto cellulo adipose del seno del tarso. Essa era esile, e si distaccava da una robusta arteria tarsea laterale, la quale, dopo aver distribuito alcuni ramiiscoli alle articolazioui tar- siche e tarso-metatarsiche, si esauriva in un ramo discendente sot- tocutaneo abbastanza lungo. Mp-\t: AVi Ro [1 Fig. 4. — Feto di Vacca (schematica). — AD = Arteria dorsalia pedis ; TP =: Arteria perforaus tarai ; AL = Arteria tarsea lateralis ; BD = Ramo discendente della tarsea lateralis ; AM =: Arteria tarsea raedialis ; 21P = Arteria perforans metatarsi proximalis. Esisteva anche un'arteria tarsea mediale, originata prossimal- mente alia precedente. Era gli Artiodattili, ho avuto pure I'opportunita di esaminare le arterie del piede di un eseraplare di Sus scrofa, dell'eta di un mese e mezzo circa. L'arteria tibialis antica e bene sviluppata, e si continua con la dorsalis pedis. Quest'ultima da origine a due arterie tarsee : me- diale e laterale. L'art. tarsea mediale volge medialmente, e si esaurisce nei le- garaenti della regione rnediale del tarso. L'art. tarsea laterale, piia robusta della precedente, oltre i rami articolari, emette un ramuscolo che penetra in uno spazio limitato dalle due superiici contigue dell'astragalo e del calcagno, distribuen- dosi al tessuto connettivo che ivi si trova. E questa escavazione il seno del tarso, molto simile alia formazione omonima descritta nei Ruminanti. - 92 - Distalmente aU'origine delle due arterie tarsee, appena I'Art. dorsalis pedis e diventata Art. metatarsea dorsalis, origina da questa un esile raino perforante a (iecorso ascendente. che penetra siibito in un forame osseo delimitate: distalmente dalle estremita prossimali dei due metatarsali III e IV, nel punto ove sono medialmente con- tigui ; prossimalmente dalle ossa cuboide e grande cuneiforme, pure nel punto di contiguita. II ramo perforante della metatarsea dor- salis, — che aU'origine ha decorso ascendente perche nasce distal- mente al canale nel quale ponetra — corrisponde all'arteria meta- tarsea prossimale del Bue. Giunto nella superficie plantare, sempre piu esile, si dirige distalmente distribuendo rami ai muscoli plan- tar!; non ho potuto pero, per la incompleta iniezione del vaso, se- guirlo fino alia terminazione sua: ritengo probabile tuttavia la sua anastomosi con un ramo perforante distale, che ho seguito fino a breve distanza dalla prima perforante. Riassumendo : Negli Artiodattili presi in considerazione (Bue e Pecora), I'Art. dorsalis pedis, oltre a piccoli rami articolari e ossei, da origine a due distinte arterie perforanti : una prossimale, gene- ralraente esile, e I'arteria perforante del tarso, omologa alia tarsea 0 pedidia perforante dei PerissodattiU (*) che penetra fra le ossa della prima serie del tarso ; I'altra distale, arteria perforante pros- simale del raetatarso, molto piia sviluppata della precedente, che percorre la doccia e il canale deU'estremita prossimale del meta- tarso, ed e da considerare omologa alle arterie dello stesso nome del piede dell' Uomo. Disposizioni quasi analoghe si hanno nel Maiale : in questa specie, la perforante prossimale del metatarso appartiene alia me- tatarsea dorsale. L'embriogenia deli'arteria perforante del tarso dell' Uomo (Le- bouq (7), Salvi (9), D ubreuil-Chambardel (5), De-Vriese (3-4), ci dimostra die essa e molto piia sviluppata nell'embrione, dove sta- bilisce un'ampia anastomosi attraverso lo scheletro del tarso, fra il sistema arterioso dorsale e il sistema plantare. In seguito si riduce, ma la sua traccia si trova sempre. Nel Cavallo rimane sviluppatis- sima anche nell' adulto, rnentre nel Bue, nella Pecora e nel Maia- (1) Dai fatti esposti e dalle coiisiderazioni fatle, risnlta evideute la iufoudatezza della segueiite MBerzione che trovo nel Tiattato di Cbauveau, Alio lug, L o a b r e (2), pag. 298: L' arteiia pe- didia perforante (uel Cavallo) « equivale senza dubbio alia terrainazioue stessa della pedidia dell' Uo- mo. die si saiebbe spostata verso il lato osteruo dell' arte ». Obe essa rappreseuti invece la stessa arteria perforante del tarso dell' Uoiuo, era gia stato diiuostaato da Salvi e da lue iu precedeutila- vori (8-9). 93 - le, e ridotta generalmente ad un semplice ramo miiscolare. lo credo die il sao piccolo volume in queste Specie, sia in rapporto al forte sviluppo della perforante prossimale del metatarso, dalla quale ven- gono sostituiti i rapporti col circolo plantare, che nel Cavallo sono assunti principalmente dalla perforante tarsica, sempre volumino- sissima. A B OP Pt 'y OP Pmd ^ Fig. 5. — Schemi ch » dimostnmo la disposizione delle arterie perforanti del tarso e del metatarso rispettivamente, nell'UoiDO (A), nel Cavallo (B), e nel Bue (C). — DP = Art. dorsalis pedis ; Pt, =: Art. perforans tarsi ; Pmp =: Ramo perforante prossimale dell'art. metatarsea ; Pmd =: Ramo perforante distale dell' art. metatarsea ; Pni = Rarao perforante (unico) dell' arteria metatarsea, e cbe rappresenta la continuazione della stessa arteria. L'Art. metatarsea dorsalis, nei Ruminanti (Bue e Pecora), per- corre la doccia anteriore del metatarsale principale (doccia ritenuta erroneamente daEllenbergereBaum di origine vascolare), e nel terzo distale di quest' osso emette un ramo perforante. Anche nel Maiale esiste un ramo perforante della metatarsea, che passa distalmente tra i due metatarsali mediani e diventa plantare. Dopo quanto s'e detto sulla costituzione del metatarso in que- st! animali, e facile intendere come questo " ramo perforante di- stale del metatarso „ sia omologo al cosi detto " ramo perforante anteriore „ delle arterie metatarsee dorsali dell' uomo. 94 Bibliografla. 1. Bos si. — Trattato di Anatomia Veterinaria. — Vol. II, Tallardi, Milano. 2. Chauveau- Ailoing-Lesbre. — Trattato lU Anatoiiiia comparata degli aniniali doiueatici. — Trad. Ital. Torino, 1910. 3. De Vriese. — Recberches sur rfivolution des vaisseaux saugnius des luerabres cliez Tborame. — Areh. de Tliologie. T. XVIII, 1902. 4. 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Fin dal 1876 il Walzberg (*) aveva notato che nel maiale manca il foro lacrimale interiore, e lo stesso particolare e stato os- servato, piii recentemente, dal Monesi {% Intanto nei tiattati di Anatomia Veterinaria si trovano espres- si concetti ben differenti. Possiamo dividere in 3 gruppi i pareri degli Anatomic!. 1.0 Secondo la maggior parte degli Anatomici veterinari, i fori lacrimali del maiale non presentano differenze rispetto a quelli degli equidi. Quindi vien cosi ammessa, implicitamente, la presenza di 2 fori lacrimali, il superiore e 1' inferiore. 1 I (1) "Walzberg. — Ueber den Ban der Thr.inenweg*; der Haussangetiere uud des Menscben. — Oekronte Preischri/t. Rostock 1816. (citato dal Monesi). (-) Monesi L. — Osservazioni di eiiibriologia e di anatomia comparata aulle vie lacrimali con speciale riguardo .-die vie lacrimali del coniglio. — Annali di ottalmologia. A^mo XXXV. Fasc. 1-2, pag. 868. Pavia, 19U6. - 96 - 2." Qiialcuno afferma chiaramente che nel maiale esistono i 2 fori lacrimali come, recentemente, il Bossi (^). Questi (dopo aver detto degli equidi, del bue, pecora e capra) scrive : " Negli altri mammiferi i punti lacrimali presentano, come negli equidi, forma circolare e differiscono soltanto per il loro diametro. Secondo Wiedersheim i p. lacrim. degli uccelli possono ri- SLiltare aperti in modo di fessura. I condotti lacrimali del maiale soiio separati da una lamina ossea e ciascuno percorre un tubo osseo distinto, fino al sacco con- giuntivale „. 3,0 II Martin (^), a proposito delle vie lacrimali del maiale, cosi si esprime : " Si trovano due canaletti lacrimali, sovente pero I'interiore non possiede alcuna entrata, ma e completamente chiuso „. Anche Ellenberger e Baum (^) si esprimono alio stesso modo: " Sovente il canaletto lacrimale ventrale ha nessuna entrata, ma iinisce ceco ; manca allora il punto lacrimale ventrale „. lo, compiendo alcune osservazioni sngli organi della cavita or- bitaria di un maiale, ho potuto (ora e piu di un anno) accorgerrni della mancanza del foro lacrimale inferiore. Consultata la bibliografia, che brevemente ho dianzi citata, poiche le asserzioni dei vari Autori non potevano essere piii di- sparate, e naturale che sorgesse in me il desiderio di cercar di sta- bilire come realmente tale foro lacrimale si comporta. E poiche son potuto venire, con le ricerche sul maiale, a con- clusioni positive, ho creduto utile estendere le osservazioni sul cinghiale, per vedere se qaesto, per tale particolare, differisse o non dagli individui della specie affine. E per lo stesso motive che ho estese le ricerv^.he anche alia lepre, poiche e note che nel coniglio manca il foro lacrimale superiore. Sus Scropha (Var. domestica) Iniziando le presenti ricerche, poiche non mi poteva spiegare le contradizioni degli Autori se non con le variazioni di origine del canale lacrimale inferiore nei vari soggetti, mi son dato cura di raccogliere non solo un gran numero di esemplari, ma principal- mente di averli di differenti I'azze : da quelle che vivono ancora alio state brado a quelle che vivono nei porcili. E cio alio scope (1) Bossi. V. — Ti-attato di Aii:itoiuia Veteriuaria. — Vol. III. Egtesiologia. Pag. 352. G. Ed. F. Vallardi. Milano, 1911. (2) Martin P. — Lehrbuch der Anatomie dor Haustiere. — II Band. H. 1101. .Stuttgart 1904. (^) EUenberger W. -Baum H. — HaudbucU der Vergleichendeu Auatoiuie der Haustiere. — a. 902. Berlin 1906. - 96 - di vedere se mai il foro lacrimale inferiore mancasse in individni di alcune razze ed esistesse in quelii di altre, verificandosi cosi le due possibilita, come dicono Martin ed Ellenberger e Baum, le CLii asserzioni, essendo intermedie ad altre opposto, parevano le piu attendibili. Ho potuto avere le palpebre di 2 maiali sardi (*), di 2 inaiali di Basilicata (**) ; le palpebre o le cavita orbitaiie o la testa di 8 soggetti di razza Yorkshire e di altri 28, incroci Yorck-Casertani e York-romagnoli (***). In tutto sono dunque, 40 esemplari, cioe 80 lati. Dico subito che in nessun caso ho trovato il foro lacrimale in- feriore nel maiale. Ecco come si comportano, in questo animale, i canali lacriraali: II canale lacrimale superiore (Fig. 1, c. /. s.) incomincia con una apertura — foro lacrimale sujjeriore if. I. s.) — dietro un piccolo rilievo, come piccola papilla, che segna il limite tra la porzione ci- hare e quella priva di ciglia del margine palpebrale e propriamente 1-2 millimetri dietro detto rilievo. I I I Fig. 1. — Canali lacrimali di maiale e di cinghiale (lato de&tro). /. I. s. t'oro lacrimale superiore ; c. I. s. canale lacrimale snperiore ; c. I. o. canale lacrimale osseo ; c. I. n. canale lacrimo-nasale ; c. I. i. canale lacrimale inferiore ; /. c. fomlo cieco del canale la- crimale inferiore ; III p. terza palpebra : c. I. caruncola lacrimale. 11 foro lacrimale superiore si presenta come una fessuia, diretta trasversalmente e lunga circa 2 mm., negli animali adulti. II labbro posteriore della fessura e rnolto sottile e talvolta e pigmentato. (*) Ringrazio (jui, i)iil)l)licaniente e con gvande atfetto, il mio caro e buouo compagno di luiei studi universitari, Dott. (liuseppe Lai, di Ulaasai (I'rov. di Cagliari), die me 1' ha procnrate. (**) Dal mio paese nat-ivo : Calvera (Prov. di Potenza). (*'*) Alcuni degli ultimi 36 esemplari li ho avuti dal P. Macello di Torino, per il gentile in- teressamento del Prof. Masclioroni, che tanto ringrazio; altri (e .si tratta .soltanto di palpebre o di cavitil orhitarie) 1' ho comperati in alcune salumerie di questa citta. - 97 - Dopo la sua origine, il canale lacrimale superiore, si porta me- dialmente ed un poco aH'indietro, per un tratto di 5-6 mm., poi s'incurva in basso ed aH'interno e, dopo un percorso di altri 7-8 mm. arriva all'apposito condotto deil'osso lacrimale (c. I. o.), al fondo del quale si unisce al canale lacrimale inferiore. Nel suo primo tratto, per una lunghezza di 3-4 mm., il canale lacrimale superiore si puo vedere, per trasparenza, al disotto della congiuntiva, ed in detti tratti ha il diametro di circa 2 mm. Men- tre sta per incurvarsi presenta una piccola dilatazione ; poi ripren- de il suo diametro e dopo un paio di milliraetri mostra una secon- da dilatazione, un poco piii sviluppata della precedente. Dopo ri- prende ancora il suo calibre primitivo, che conserva fino alia ter- minazione. II canale lacrimale inferiore {c. I. i.) incomincia a fondo cieco if. c.) nello spessore della palpebra inferiore, 4-11 mm. distante dal punto dove dovrebbe essere il foro lacrimale inferiore. Si porta me- dialmente, per un tratto di 5-8 mm., finche raggiunge I'apposito canale deil'osso lacrimale, in cui s'immette, per poi unirsi al canale lacrimale superiore. Nel tratto che precede il condotto osseo, il canale lacrimale inferiore ha un diametro doppio della corrispondente porzione del superiore, e talvolta anche un poco di piia. II fondo cieco (/". e.) si presenta come il fondo di una comune provetta di vetro, e frequentemente al di sotto di esse il canale presenta un restringimento anulare. Nel condotto osseo i due canali lacrimali sono pressoche dello stesso diametro. Essi si uniscono per convergenza ed il canale la- crimo-nasale che si forma (c. I. n.) non presenta alcun rigonfiamento che ricordi il sacco lacrimale di altre specie animali. Evideatemente una porzione di lacrime, prima di raggiungere la cavita nasale, si accumula nel canale lacrimale inferiore, e, forse, con una certa pressione, in maniera da dilatarlo. Infatti si trova sempre pieno di lacrime quando si seziona. E da notare pero che gia nei feti il canale lacrimale inferiore ha il diametro doppio di quelle del superiore. Per quanto riguarda la ragiOxiO erabriologica della mancanza del foro lacrimale inferiore, devo dire che il Walzberg ed il Monesi esprimono I'opinione che cio sia in relazione all'incompleto sviluppo del canale lacrimale inferiore. lo, per ora, non posso aggiungere nessuna osservazione propria, poiche non ho che qualche feto di maiale, di periodi piuttosto avanzati. Pero facilmente ritornero su - 98 - tale argomento, so trovero qnalche cosa degna di essere resa di pubblica ragione daU'esame del numerosi emljiioni e feti di coniglio e di bue, che lio gia pronti per altri studi, ed appena saro riuscito a procurarmi embrioni di maiale. Sus Scropha (var. fera). Ho potato avere la testa di un grosso cinghiale e le palpebre di 5 altri oggetti (*). Nei 12 lati che ho potuto esaminare, il foro lacrimale inferiore manca. I canali lacrimali si comportano pracisamente come nel maiale. Per quanto riguarda Tepitelio della muccosa che riveste i ca- nali lacrimali nel cinghiale, ho potuto vedere che esso e pavimen- toso stratiflcato in tutta la loro langhezza, dal fondo ceco alia ter- minazione nel canale lacrimale inferiore, dal foro lacrimale al cana- le lacrimo-nasale nel saperiore. Attorno al foro lacrimale superiore I'epitelio e anche pavimen- toso stratiflcato, e non solo verso il margine palpebrale libero, ma anche, per un tratto di circa 1 mm., verso il fornice. Immediatamente dopo lo sbocco del due canali lacrimah, cioe appena si forma il canale lacrimo-nasale, I'epitelio si trasforma in cilindrico stratiflcato. Le cellule superflciali, cilindriche, sono da prin- cipio e per brevissimo tratto non molto alte, quasi cubiche, ma subito si rendono molto elevare. Al disotto di esse si trovaun se- condo stiato di cellule, tondeggianti o poliedriche, disposte in al- cuni punti in un unico ordine ed in altri in due o tre ordini. Per gli accennati caratteri dell'epitelio delle vie lacrimali non si notano differenze tra il cinghiale ed il maiale. Lepus timidus Ho potuto avere le teste di 5 lepri (**) ed ecco quanto ho os- servato a proposito dei canali lacrimali. II fo)'o lacrimale inferiore (flg. 2, f. I. i) e molto grande. Esso (*) La testa di cinghiale mi h stata spedit.i da un negoziante di Roma, uierce il gentile interea- sainento del prof. Bertoliui, a cui mi 6 tanto grato lendeie qni pnbbliche grazie. Ho potuto esami- nare le palpebre di un altro aoggetto nel laboratorio dellinibalsamatore Beinotti, ehe sempre mi 6 tanto corteae nel fornirmi materiale di studio, e lo palpebre di altri 3 cinghiali le bo potute compe- rare da negozianti di Torino, merce il cortese interessameuto del prof. Gambarotta. A questi ed al Beinotti i niiei piii sentiti ringraziamenti. Quelle del sesto aoggetto mi sono state spedite dal dottor Lai, che ho avanti ricordato. (**) Le dette teste di leyri mi sono state ;;eiililiuentc procurate dai miei amati zii dott. Antonio Vitale e Giovanni Mobilio, ai quali osprimo qui tutta la inia riconosconza. - 99 - trovasi sulla faccia interna della palpebra inferiore, 3-4 millimetii distante dal margine libero di questa e presso restremita posteriore della caruncola lacrimale. Si presonta cotne una fessura diretta tra- sversalmente e lunga 1 Vg mm., e talvolta anche 2 mm. .i-- „, Fig. 2. — Canale e sacco lacrimale di lepre e eoniglio (lato destro). d, doccia che precede, snlla faccia interna della palpebra inferiore, il foro lacrimale inferiore ; /, I, I, canale lacrimale inferiore ; s, I, sacco lacrimale ; c, l-n, canale lacrimo-nasale ; III p. terza palpebra ; c, I, caruncola lacrimale. E contornato da un cercine biancastro, il quale pero e incom- plete posteriormente, ed e preceduto da una doccia (d), lunga circa 2 mm. II canale lacrimale inferiore^ che fa seguito al foro, si porta in basso e medialmente, dapprima visibile, per trasparenza, sotto la congiuntiva, e poi subito, dopo 2-3 mm., si slarga nel sacco lacri- male. II sacco lacrimale si presenta di forma pressoche ellissoidale, diretto, come il canale lacrimale di cui continua la direzione, me- dialmente, finche si continua col canale lacrimo-nasale. II sacco lacrimale e lungo 8 mm. in media, con un diametro che puo raggiungere 5 mm., quando e disteso. La sua superficie si presenta villosa in parecchi punti, principalmente in corrispondenza della parete posteriore. I villi possono raggiungere una lunghezza di mezzo millimetro ed anche un poco di piii. Del canale lacrimale superiore non si trova alcuna traccia. A proposito di tale particolare devo dire che neanche nel eo- niglio, pur avendo fatto accurate osservazioni in 15 soggetti adulti, sono riuscito a vedere il canale lacrimale superiore, che viene de- scritto dal Monesi. Questi cosi scrive : " Nel eoniglio adulto accanto al canaletto lacrimale inferiore descritto dagli Autori si trova un altro canaletto ad esso superiore interno. L'apertura di sbocco di esse e assai am- - 100 - pia e trovasi airinterno di quella del canaletto ir.feriore, che e re- lativamente molto ristretta. Peraltro il liime di questo canale (che sembra essere come la continuazione del canale lacrimale) si va grandemente restringendo e finisce a fondo cieco nel connettivo del- I'orbita, mentre il lume del canaletto inferiore si allarga notevol- mente nel modo descritto dagli Autori, o dopo essersi nuovamente ristretto finisce con un' apertura di sbocco alia faccia interna della palpebra inferiore „. Riguardo all'epitelio di rivestimento del canale lacrimale infe- riore, diciamo che esso e pavimentoso stratificato. Si cambia poi in cilindrico stratificato appena arriva al sacco lacrimale. Sia per i caratteri macroscopici che per quelli istologici accennati non si no- tano differenze tra la lepre ed il coniglio. GosiMO Gherubini, Amministratore-responsabile. Fireuzo, 1914. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52. MonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale della Unione Zoologica Italiana DIRKTTO DAI DOTTORI GIDLIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uiuana Prof, di Auatomia comp. e Zoologia uel 11. Istituto di Stiidi Super, in Fireiize nella R. Univeraita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 uumei'l aU'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Maggio 1914 N. 5. SOMMARIO: Comunicazioni originali: Levi G., Le modalita della flssazione del- I'uovo dei Chirotteri alia parote uterina. (Con tav. III). — Massenti V., L'ap- parato reticolaro intcrno do! Golgi nel germe dentalo. (Con 2 lig.). — Issel R., Uno stadio giovauile di Gariiiai'ia. (Con 1 lig.}. — Razzauti A., .\lcune ricoi'clie sopra le terminazioni nervose raotrici nei Petromizonti. (Con tav. IV-V). — Pag. 101-124. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italimio e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI Le modalita della fissazione dell'uovo dei Chirotteri alia parete uterina DI GIUSEPPE LEVI (Sassari). (Con tav. III). E vietata la i"iptodu7,ione. Nel passare in rassegna una serie di uova e di blastocisti di Chirotteri, che io avevo raced to per altre ricerche, rilevai alcnni fatti riguardanti la correlazione fra il grado di evoluzione e la fis- sazione della blastociste alia parete uterina, che credo non inutile di rendere noti. L'argomento fu studiato da van Bene den, da Nolf, da Daval, da van der Stricht; ricerche notissime, che evito di esporrepur- ^ 102 - ticolareggiatamente, accontentandomi di riferire quanto ha maggiore attinenza coi punti coiitroversi da me tratcati. Per quel die riguarda la corrispondenza fra Tepoca della fissa- zione dell'uovo ed il grade di sviluppo da esse raggiunto, dalla rai- nuziosa descrizione di Duval C) si rileva, che in Vespertilio muri- nus la fissazione alia parete avviene quando il blastocele ha rag- giunto una relativa estensione ; delle 5 giovani blastocisti che sono descritte da Duval 899, 3 con blastocele poco esteso erano libero. 2 altre, nelle quah il future bottone embrionario sporgeva digia nel blastocele, avevano acquistato aderenze colla parete uterina. Van der Stricht (^) e convinto, che in Vesperugo noctula la fissazione avviene al memento della comparsa della cavita di segmentazione o subito dope ; contemporaneamente la merabrana pellucida scompare. L'uovo e in questo memento circondato da un coagulo sieroso, che esei-citerebbe molta influenza suU'arresto e suUa fissazione deiruovo. Anche dalla descrizione e dalle figure di van Beneden si ri- rileva che in Vespertilio murinus la fissazione avviene poco dope la comparsa del blastocele. lo per parte mia ho trovato che, almeno in alcune specie di Chirotteri (Rhinolophus euriale e Vespertilio Blasii) l'uovo puo rag- giungere uno sviluppo relativamente inoltrato senza contrarre ade- renza colla parete uterina. Per riferire alcuni esempi, trovai una blastociste di Rhinolo- phus di 0,15X0,06 mm. di diametro (fig. 1) tuttora rivestita dalla membrana pellucida (la quale e indicata nella figura con una linea nera), con blastocele ampio in cui sporge il bottone embrionario, completamente hbera nella cavita del corno uterino; in alcun punto della sua superficie sussistono aderenze colla parete ed anzi essa si trova ad una certa distanza da questa. Lo strato avvolgente (ectoblasto primitive o placentare secondo van der Stricht) C) di questa blastociste, e costituito da cellule basse, ma non lamellari (indicate nella fig. 1 e successive con una linea rossa); I'entoderma non oltrepassa i limiti del bottone embrio- nario. (1) Duval M. — Etudes sur I'eiubi'iologie lies Clieiroptercs. — L'Ovnle, la Gastiiila, le Blasto- (lerme et I'origiuo dcs Annexes chez le Muiin. — Paris, F. Alcan. 1S99. (-) Van der Stricht. — La fixation de I'oeuf de chauve-souris i\ rinturicur do I'litt'i-us. — \erhandl. dev anat. Oesellsch. avf der 13 Vers in Tubingen, 1S99. (•*) Id. — Snr le meciinisme de la fixation de I'oeuf de Cliauve-Souris dans I'uteiua. — C. K. dt ^'Assoc. des Anat., i:i Itettnion, I'arin 1911, - 103 - Un'altra blastociste di Vespertilio Blasii di 0,18 mm. di dia- metro, molto piu inoltrata nello sviluppo delia precedento, era essa pure libera nella cavita del corno uterine ; in questa blastociste I'entoderma si era esteso a tutta la superficie interna della parete ed il bottone embrionario si era appiattito ed esteso ; il die dimo- stra che I'appiattimento del bottone embrionario coincide bensi col- Taumento in grandezza della blastociste, e forse fra i due fenomeni esiste anche un nesso causale, ma non e affatto determinate, come qualche autore suppone, da una compressione del bottone embrio- nario contro la parete uterina. Anche la blastociste di Rhinolophus riprodotta a fig. 3, nono- stante il sue volume relativamente notevole (0,33 X 0,18 mm. di (Ham.) 6 completamente libera nella cavita uterina. Invece una seconda blastociste di Vespertilio Blasii di gran lunga piii arretrata nello sviluppo delle precedent!, di 0,12 X 0,076 mm. di diaraetro, nella quale il bottone embrionario corrisponde a circa un terzo dell'altezza della blastociste, paragonabile a quella designata colla lettara R da Duval (vedi la sua figura 32) era in quasi tutta la sua superficie in diretto contatto coU'epitelio ufcerino; e opportune ricordare che in questo case la cavita dell'utero era in- solitamente ristretta. Altri reperti che trascuro di riferire qui, mi hanno convinto che nelle due specie suddette (Rhinolophus euriale a Vespertilio Blasii) la blastociste puo assai spesso raggiungere un grande volu- me ed un grado progredito di evoluzione, pur restando del tutto li- bera nella cavita uterina ; piu di rado I'uovo acquista precocemen- te aderenze colla parete, ed io son convinto che il fenomeno avven- ga per cause contingenti ; forse non vi e estranea in questi casi la minore ampiezza della cavita del corno uterine. II secondo punto che mi propongo di trattare, e il mode con cui si stabilisce I'aderenza fra la blastociste e la parete uterina, e sopratutto le modificazioni che intervengono in quest'ultima. Duval ha notato, che I'epitelio uterino si mantiene integro durante la segmentazione dell'uovo, ma nella fase che precede im- mediatamente la flssazione, le sue cellule perdono le cilia vibratih, che normalmente lo caratterizzano : la suddetta raodificazione in- teressa sopratutto I'epiteUo della parete superiore dell'utero, la qua- le corrisponde al polo embrionario dell'uovo ; in corrispondenza della parete inferiore, suUe pieghe villose, che separano gli sbocchi delle ghiandole, le cilia sarebbeio scomparse. Van der Stricht si limita a ricordare I'esistenza di quepte - 104 - modiflcazioni dell'epitelio antecedenti dalla fissazione dell'uovo, de- scritte da altri AA., ma non da ulteriori particolari. Tale fatto sarebbe interessante e di non facile interpretazionc; se I'epitelio si modifica prima di assumere rapporti coH'uovo, biso- gna supporre che a questa modificazione e esfcraneo qualsiasi fat- tore mcccanico, bensi che esso dipende da fattori chimici (ormoni circolanti nel sangue, vedi le ricerche di An eel e Bouin). Quando poi il polo embrionano della blastociste assume con- tatto coUa parete uterina, il sue epitelio, secondo Duval c Van der Stricht, si colorirebbe inten^amente, si appiattirebbe e finirebbe col cadere mescolandosi al coagulo, che circonda la blastociste; dap- priraa limitate alle cehule del bordo libero (antiraesometiiale) del fondo deH'utero, ove si fissa il polo embrionano della blastociste, queste modiflcazioni si estendono poi a tutto il rimanente della pa- rete : quando tutta la superficie della blastociste si apphca contro la parete uterina, quest'ultima sarebbe completamente priva di epiteUo. Concordano colle suddette osservazioni i reperti di van Bene- den; blastocisti piccole, con bottone embrionario ancora sporgente nel blastocele [vedi le sue fig. 51 e 59 {% aderiscono al corion della mucosa uterina completamente privo del suo epitelio. Dall'esame di molte blastocisti di Rhinolophus euriale e di Vespertilio Blasii, io ho potuto persuadermi, che, almeno in queste due specie, le modiflcazioni della parete uterina si svolgono con ritmo ben diverse da quello descritto dagli autori citati. Io mi formal anzitutto la convinzione, che delle alterazioni nel- I'epitelio antecedenti alia flssazione della blastociste non sussistono nel materiale flssato in mode opportune; in tutti i casi enumerati di blastocisti relativamente voluminose, libere nella cavita uterina, I'epitelio era perfettamente integro anche nella sua costituzione citologica piu minuta; vi si distinguevano i condrioconti, e sulla superflcie libera I'orletto cuticolare finamente striate che cai'atte- rizza questi elementi. II non ritrovarvi cilia vibratili non e affafeto un indice di alterazione, perche queste cilia non sono un carattere strutturale permanente; durante le varie fasi deirattivita fisiologica deirutero le cilia scompaiono per poi riapparire. Per quel che riguarda le modiflcazioni degli altri costituenti deha mucosa (stroma e ghiandole), esse precedono la flssazione della blastociste ; infatti anche in uteri di Rhinolophus e di Vespertilio (1) Van Beuodon. — li6cherclies sui- rouibi'yologiu dcs Mammiferes. — De la aegiueututioii etc. (pubblicato da ]5rachet). — Arch, de Biol., T. 26, 1011. - 105 - Blasii contenenti blastocisti libere, le ghiandole sono iperplastiche e le cellule dello stroma sono in spiccata ipertrofia. L'esame di uteri contenenti blastocisti molto piii grandi delle precedenti, gia fissate alia parete, mi convinse, che la lore aderenza alia parete non e indissolubilmente legata alia distruzione dell'epi- telio ed anzi essa e compatibile colla piii perfetta integrita delle sue cellule. Una blastociste di Rhinolophus di 0,21 X 0,17 mm. di diam,, rivestita da una membrana pellucida molto assottigliata, aderisce alia parete soltanto a livello del bottone embrionario (fig. 2); la parete e costituita da uno strato avvolgente appiattito ; il bottone embrionario si e assottigliato e disteso ed e formate nella sua par- te media da tre strati di cellule ectodermiche ; I'entoderma non oltrepassa i limiti del bottone. A livello del bottone embrionario la pellucida e, come ho ricor- dato, in diretto contatto coll'epitelio cilindrico dell'utero ; natural- raente il contatto e limitato ai tratti di parete che separano le cripte (definite comuneraente come ghiandole), le quali sono bensi meno profonde che nella parte opposta della parete uterina, ma non sono affatto scomparse a questo stadio, come pretende qualche Autore. La regione della parete uterina che corrisponde al polo infe- riore della blastociste e che non e in contatto con quest'ultima, fu definita da Duval " cuscinetto villoso „ appunto per la presenza di cospicue pieghe, le quali separano fra di loro le ghiandole. Se noi consideriamo piu davvicino i caratteri citologici dell'epi- telio uterine, noi acquistiamo facilmente la convinzione che quest'ul- timo e perfettamente integro ; le sue cellule hanno forma cilindrica, contengono numerosissimi condrioconti orientati parallelamente al- I'asse maggiore della cellula, ed in corrispondenza del bordo libero si distingue la ben nota cuticola flnamente striata, la quale e in con- tatto diretto colla pellucida. La blastociste in questione si trova in rapporto di sempliee conti- guita colla parete, ma non si puo considerare fissata a quest'ultima. I primi segni di un'alterazione dell' epitelio uterine, ma non ancora la caduta di questo, si osservano in blastocisti molbo piii grandi, le quali sono in contatto colla parete uterina per tutta la loro superficie. In una blastociste di Rhinolophus di 0,62 X 0,36 mm. di diam. (fig. 4) lo strato avvolgente (ectoblasto primitive) e costituito da cehule appiattite in corrispondenza del polo embrionario, da cellule cabiche in tutto il rimanente della blastociste. - 106 - L'entoderma si e esteso a tutta la superflcie interna della bla- stociste; nel bottone embrionario si uota digia quell' ispessimento che preludia alia formazione del bottone amniotico. L'epitelio uterino (indicate da una striscia grigia nella fig. 4) e tuttora conservato ed e in contatto diretto coll'ectoblasto primitive (linea rossa nella fig. 4) per tutta V estensione della blastociste; pero quest'epitelio offre evidenti segni di alterazione, le sue cellule hanno una grande affinita per la fucsina acida, i condrioconti non sono pill apprezzabili, i'altezza della celiula e alquanto minore; il nucleo invece non e ancora alterato. L'epitelio uterino scompare soltanto piii tardi, quando I'ampiezza della blastociste aumenta ancora, e quando il bottone embrionario si ispessisce e viene a sporgere nel blastocele (bottone amniotico di Duval). Questa fase dello sviluppo e caratterizzata dalla proliferazione dell'ectoblasto primitive, il quale diviene ben presto pluristratiflcato, e successivamente molti elementi di questo strato divengono liberi e s'insinuano nello spessore del corion della mucosa uterina, in modo che il lirnite fra tessuti fetali e materni viene ad essere can- cellato. Pero non e escluso che anche in periodi tanto inoltrati, in sin- goli casi, del vestigi dell'epitelio uterino possano persistere; in una blastociste di Miniopterus appiattita dall'alto in basso (di 1,01, 0,32 mm. di diam.), con bottone amniotico sporgente nel blastocele e con ectoblasto primitive ispessito, trovo ancora qua e la, a livello della regione placentare extraembrionaria, in contatto coll'ectoblasto pri- mitive, qualche celiula raggrinzata, picnotica ed intensamente co- lorata, che rappresenta i vestigi dell'epitelio suddetto. Degli stadi piu inoltrati dello sviluppo, durante i quali si co- stituisce la cavita amniotica, non intendo occuparmi in questa mia nota. lo mi son proposto di dimostrare che in alcune specie di Chi- rotteri la fissazione della blastociste all'utero si svolge con ritmo diverse da quelle che e ritenuto tipico per il Vespertilio murinus e per il Vesperugo noctula ; e piu precisamente : 1. La blastociste puo raggiungere un volume relativamente notevole senza acquistare in alcun punto aderenza colla parete. 2. L'epitelio uterino non subisce alcuna modificazione citolo- gica in una fase antecedente all'aderenza della blastociste alia i)a- rete uterina. 3. L'aderenza del polo superiore della blastociste alia parete non e affatto indissolubilmente legata ad un' atrofla dell' epitelio - 107 - iiterino ; le alterazioni di qiiest'ultimo incominciano a stabilirsi sol- tanto quando tutta la saperflcie della blastociste assume contatto coUa parete uteniia; e dei residui dell'epitelio degenerate si possono rintracciare perfino dope avvenuta Tinvasione deirectoblasto pla- centare nello stroma della mucosa uterina. Spiegazione della Tav. III. Tntte le figure riprodiicono soliouiaticamontc quel tratto del corno nterino nel qnalo e contemita la blastociste in Rhiiioloplius euriale ; i coutorui dei vari strati furouo disegnati con scnipolosa esat- tezza dai piepaiati coirappaieccliio da disegno Abb^. In tntte le figure il corion della mucosa uteriua fu riprodotto con una tinta di fondo grigio- chiara ; I'opitelio uteriuo con una tlnta di foudo grigia piii scura ; la raembrana pellucida, ove 6 con- servata, ecu una sottile linea nera, I'ectoblasto priniitivo o placentare con una liuea rossa, I'ecto- derma con una sottile linea nera; infine il bottoue embrionario fu riprodotto punteggiato. Fig. 1. — Blastociste di Uluuoloplius libera nella cavita uteriua. Ingr. 130. X- Fig. 2. — Blastociste di Rliiuolopbus aderente alia mucosa iiterina soltanto a livello del bottone em- brionario ; epitelio nterino iutegro. lugr. 130. X- Fig. 3. — Blastociste di Rliinolophus libera nell' utero con entoderma esteso a tutta la superflcie interna della blastociste : il bottone embrionario appare piii eateso di quanto esse sia in realty per otl'etto deU'obliciuita della sesoioue. Ingr. 130 X- Fig. 4. — Bl.istociate di Rbinolophus .aderente in tutta la sua estensione alia parete ; epitelio ute- rino consorvato. Ingr. 130. X- ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI CAGLIARI DIRETTO DAL PROF. G. STERZI L'apparato reticolare interne del Golgi nel germe dentale DEL DoTT. V. MASSENTI Libero-Docento di Odontoiatria nella R. Univer?ita di Gagliari (Con 2 figure nel tcsto) Not A PRELIMINARE f; vietata la riprodnz/ione. Quanto noi oggi sappiamo intorno alia fine istologia del cito- plasma, ci porta a ritenere che ogni elemento cellulare dei tessuti e dotato d'una struttura molto piu complessa di quella che gli anti- - 108 - chi istologi gli assegnavano : nei tessuti dentali poi, come e noto, lo studio delle formazioni endocellulari presenta notevoli lacune. lo ho creduto cosa non del tutto priva d'interesse, I'indagare se nei germi dentali esistesse o meno I'apparato reticolare interno, e nei case aftermativo quali caratteri esso presentasse. Si sa che I'apparato reticolare interno, dal Golgi per primo messo in evidenza nelle cellule nervose, fu da investigatori succes- sivi riscontrato in grande quantita di elementi ceilulari : cosi fu di- inostrato negli epiteli di rivestimento, nelle ghiandoie tanto a se- crezione interna che a secrezione esterna, nelle cellule sessuali ecc, fu dimostrato in elementi del tessuto connettivo, e cosi via. In questi ultimi, anzi, si sono oaservati due diversi apparati reticolari interni : uno a grandi maglie (apparato del Golgi), che circonda da ogni lato il nucleo, e che corrisponde a quelle osservato dal Golgi nelle cellule nervose; I'altro a piccole maglie (rete del Bergen), localizzato in un punto del citoplasma per lo piu corri- spondente al centrosoma; non sono ancora stati determinati quali rapporti passino tra i due apparati in questione e neppure se esi- stano contemporaneamente. In questa nota, che intendo abbia carattere prehminare, dope un brevissimo cenno sulla tecnica seguita e sul materiale adope- rato, mi propongo di riferire I'esito delle mie ricerche nell'epitelio della mucosa gengivale, nella cresta dentale, nell'organo dello smal- to e nella papilla dentale, riservando alia nota definitiva ogni com- mento ed ogni discussione al riguardo. Materiale e tecnica i II materiale di cui mi sono prevalentemente servito appartiene ad embrioni di varie specie di mammiferi a diverse stadio di svi- luppo ; pero i reperti che descrivero in questa nota appartengono ad embrioni di maiale da 10 a 15 cm. II materiale raccolto veniva fissato dopo essere state ridotto in pezzi molto sottili (di 2 e 3 mm. di spessore) ; talvolta venivano fissati i germi dentali, dopo essere stati accuratamente isolati. Tra tutti i metodi ho trovato migliore quelle del Cajal all'ace- tone (1908) e quelle al nitrate di uranio (1912) : con questi metodi si possono dimostrare oltre all'apparato reticolare, anche i plastosomi (*) e qualche volta I'uno e gli altri insieme. (!) Adopero questa voce, segueiido il suggeriraouto del Duosbcrg (1912) prcfcrendola a quelle, pure niolto usate, di luitocondrii, coudrioconti, coiidriosoini, ecc. - 109 - I reperti descritti in questa nota appartengono ad embrioni in tale stadio di sviluppo da non rendere necessario alcun processo di decalcificazione ; quindi non puo sorgere il dubbio di alterazioni do- vute a reattivi molto energici. Per le inclusioni e bene attenersi alle inclusioni rapide in cel- loidina; esse son quelle che danno i resultati migliori. Come materiale di confronto mi son servito di embrioni a di- verse grado di sviluppo, variamente colorati ed opportunamente se- riati. A) Epitelio gengivale. Come e note, appartiene alia categoria degli epiteli pavimen- tosi stratificati. Nello strato germinativo e negli strati cellullari vicini ad esso, ho potuto constatare un apparecchio reticolare interne a grandi ma- glie, il quale circonda il nucleo da ogni lato e si trova in prossimita della superficie oellulare. I plastosomi sono disposti irregolarmente nel citoplasma, nel- I'area deH'apparato in questione, e mi sono sembrati indipendenti da esso. B) Cresta dentale. Negli embrioni di maiale e stretta, quasi laminare e costituita da cellule cubiche disposte in due o piu strati. Nei suoi elementi ho potuto constatare un apparecchio retico- lare interne simile a quelle dell'epitelio gengivale. C) Organo dello smalto. Membrana adamantina. — Negli embrioni da me esaminati, gli ameloblasti non erano perfettamente prismatic! (epitelio cilindrico della nomenclanura anatomica ordinaria), ma bensi aliungati, era claviformi ed ora fusiformi ; i tratti ingrossati di una cellula si al- ternano con i tratti sottili delle cellule vicine. Questa forma dipende dal fatto che i corpi cellulari sono rigonfi in corrispondenza dei nu- clei e che questi non si trovano tutti ad un medesimo hveho, raa alternativamente sono ora piu ed ora mono vicini alia faccia della membrana adamantina, che e volta verso la papilla dentale (fig. 1 c). Anche nel corpo di queste cellule ho potuto osservare chia- - 110 - rissima e netta una formazione reticolare, che ci presenta dei ca- ratteri un po' difforenti da quelli degli altri eleinenti cellulari del- I'organo dello smalto. 'f'M0^ a Fig. 1. — Embrione di maiale Inugo cm. 15 (Reicliert Imm. Omog. 2 Apoc, Oc. 12 comp.). — a, plastosorai ilegli odontoblast i ; h, apparato reticolare iuterno degli odontoblasti ; c, araeloblasti. II reticolo (fig. 1, c) e fonnato da filamenti ehe si dirigono in tutti i sensi, con sinuosita quasi regolaii e non molto accentuate. Questi filamenti, incontrandosi, intersecandosi, anastomizzandosi variamente, formano delle maglie ben inarcate rettangolari, trape- zoidali, poligonali : esse fanno assumere al corpo della celiula un aspetto variegate per I'alternarsi di tratti oscuri, dove confluiscono le maglie del reticolo, con tratti pii^i chiari, clie ci rappresentano le zone occupate dal citoplasma libero. L' insieme di questo apparato reticolare assume la forma di un elissoide lungo quasi quanto la celiula: il nucleo della celiula e si- tuate nella parte dell'elissoide piii vicina alia papilla dentale. 11 colore del reticolo si presenta invece piu intense nella por- zione rivolta verse la polpa dello smalto. Per (luanto riguarda i rapporti tra I'apparatci reticolare ed il corpo della celiula, dobbiamo notare die tra il limite di essa ed il limite del reticolo esiste una piccola zona di citoplasma libero. Negli ameloblasti i plastosomi, come ha descritto recentemente il Mane a ('), sono poclii e si trovano solamente nel tratto di cito- 0) Mane a P. — Snlla presenza di condriocouti nolle cellule degli abbozzi dentari. Zool. Ital., Anno 24, iUiS. Monit. - Ill - plasma che e piu vicino agli odontoblast!: I'apparecchio reticolare da me osservato, non ha quindi nulla in coraune con essi. Polpa dello smalto. — Come negli altri mammiferi, nel maiale essa e essenzialmente costituita da elementi cellulari di grandezza di versa e di forma svariatissima, forniti di prolungaraenti che ven- gono inviati in tutte le dirnzioni, era sotto forma di filamenti, ora sotto forma di veri e propri prolangamenti ciboplasmatici (Fig. 2, h). Da tali propaggini, costituenti i cosi datti " ponti delle cellule della polpa dello smalto „ vengono dehmitati quel vacuoli che alia polpa dello smalto fanno assumere un aspetto a- reolare tutto particolare. Inoltre per mezzo di questi prolungamenti, cho del corpo cellulare conservano tutte le caratteristiche, ciascuna cellula contrae rapporti o si continua colle cellule vicine. Fig. 2. — Eiubriouo di raaiale lungo cm. 15 (lieichoiL Iiiim. diuoi;;. 2 Apoc, Oc. 13 comp.). — a, epitelio estoruo dello smalto ; 6, cellule della polpa dello smalto. Ho accennato che queste cellule sono di grandezza diversa non solo, ma assumono anche le forme piu svariate; infatti, men- tre predominano quelle a tipo stellate, ne osserviamo delle altre quasi ovali; altre hanno una forma quasi lunata, altre sono roton- deggianti: accanto ad alcune poi quasi nettamente triangolari pos- siarao trovarne di quelle piriformi oppure poliedriche (fig. 2, b). - 112 - La forma ed i caratteri di quesfce cellule si vaniio leggermente modificando con ravvicinarci alia periferia dell'organo dello smalto; poiche in corrispondenza dello strato degli ameloblasti, vanno a formare il cosi detto strato intermedio, ed in corrispondenza deU'epitelio esterno costituiscono due o tre strati di cellule piu assiepate, che ricordano nella loro forma le altre cellule della polpa dello smalto, ma che a causa di questo maggior assiepamento son diventate piia appiattite e piii regolari. Tutte queste cellule, tanto le centrali quanto quelle che costi- tuiscono lo strato intermedio e le altre prossime aU'epitelio esterno, sono provviste di un roticolo. Osservando a forte mgrandimento possiamo facilmente vedere tutto il citoplasma attraversato e quasi invaso da una delicata formazione reticolare a maglie piccolissime e delicatissime, che suUa colorazione giallina del citoplasma spicca per un tono di co- lore pill oscuro (fig. 2, b). Questo reticolo occupa in un modo omogeneo tutta la cellula: non vi e parte di essa sprovvista dell'apparato reticolare, che puo facilmente venir seguito anche nei prolungamenti da queste cellule emessi. II nucleo, che in tali ceUule sappiamo occupare una posizione quasi costantemente centrale, non viene niesso in evidenza dal metodo. La delicatezza del reticolo ed il fatto che esso e esteso a tutto il corpo cellulare mi fa dubitare che si tratti dei plastosomi invece che dell'apparecchio reticolare interno del Golgi; percio ho cercato di colorare i plastosomi, e li ho trovati diffusi in tutto il corpo cellulare, sotto forma di corti bastoncini cilmdrici. Per ora quindi lascio insoluta la questione sul significato di questo apparecchio nolle cellule della polpa dello smalto. Epitelio esterno. — Come e noto si da questo nome alio strato di cellule che delimita I'abbozzo dell'organo dello smalto dal tcs- suto connettivo del sacco foUicolare (fig. i^, a). Esso e costituito, per la maggior parte, da cellule appiattite che tendono a prendere la forma cilindrica nei punti in cui Tepite- lio esterno si rifiette diventando epitelio interno. Per le loro carat- teristiche niorfologiche, queste cellule possono essere avvicinate sotto un certo punto di vista al tipo delle cellule epiteliali della cresta dentale, di cui sono quasi la continuazione, e sotto un altro aspetto possono ricordare le cellule interne della polpa dello smalto. - 113 - Sono provviste anch'esse di apparato rebicolare molfco simile a (juello descritto nello strato germinativo dell'epitelio della mucosa gengivale (fig. 2, a). D) Papilla dentale. Odontoblasti (flg. 1, «, b). — Premetfco che i reperti che descri- vero in questa parte della nota appaitengono piil specialmente ad embrioni di maiale di 15 cm. A questo stadio di sviluppo troviamo che gli elementi - cel- lulari della papilla piii vicini alia membrana preformativa (odonto- blasti) hanno gia incominciato a differenziarsi dalle altre cellule : easi vanno assumeudo una forma alle volte cilindrica, alle volte globosa ; son quasi privi di prolungamenti protoplasmatici e vanno disponendosi a mo' d' epitelio. II nucleo di questi odontoblasti di forma rotondeggiante non occupa una posizione centrale, ma e spostato medialmente. Questi elementi sono provvisti del lore apparato reticolare che qui assume la forma di elegante gomitolo disposto tutt'attorno al nucleo della cellula. Come rilevasi dall'unita figura 1 [h) i filamenti che costituiscono I'intreccio del gomitolo sono format! da spire molto regolari. Alio stesso mode del nucleo anclie I'apparato reticolare occupa una posizione eccentrica quasi costantemente nella parte piii interna della cellula. Alia periferia di essa, tra il limite dell'elemento cel- lulare ed il limite estremo del reticolo esiste sempre una zona di citoplasma libero. In alcune di queste cellule ho trovato delle altre formazioni endoce'lulari dall'aspetto di filamenti, bastoncini, anse staccate le une dalle altre e disseminate nel citoplasma (fig. 1, a). Si tratta di formazioni molto diverse dell'apparato reticolare che ho costantemente trovato negli elementi cellulari dell'abbozzo dentale ; debbono senza alcun dubbio venire interpretati come pla- stosomi i quali, come e noto, col metodo dell'impregnazione argen- tea possono venir messi in evidenza. Cellule della polpa. — Sono elementi connettivali della forma piu svariata. Hanno la caratteristica costante d'inviare in sensi di- vers! prolungamenti citoplasmatici che si dividono e suddividono contraendo rapporti di continuita e di contiguita con i prolunga- menti delle cellule vicine. II lore nucleo, talvolta ovale, talvolta ir- - 114 - regolare, ricorda lontanamente la forma deU'elemento cellulare che lo contiene, ed occupa una posizione eccenfcrica. Anche queste cellule sono fornite del loro apparato reticolare, che consta di un ricchissimo e delicate intreccio di fill molto sot- tili che si estende per tutto il citoplasma della cellula. Nessuna parte della cellula e priva di reticolo ; possiarao facil- mente seguirlo anche nei prolungaraenti da tali cellule emessi. In moltissime cellule possiamo osservare che il lirnite estremo dello apparato reticolare coincide con la periferia deU'elemento cellulare, il quale per conseguenza risulta pid nettaraente delimitate ed a contorni piu marcati. In base alle osservazioni fatte ed ai reperti esaminati e de- scritti mi sembra di poter asserire : 1° In tutti gh element! cellulari che formano il germe den- tale esiste I'apparato reticolare interno del Golgi. 2" Esse presenta peculiari caratteri nelle cellule che formano I'organo dello smalto e nelle cellule dell'organo della dentina. 3° Siccome i metodi coi quali si pone in evidenza i'appara- to reticolare interno fanno apparire anche i plastosomi, ho voluto indagare se potesse trattarsi di un diverse aspetto della stessa for- mazione e posso asserire che negli element! epiteliali da me stu- diati coesistono tanto ! plastosomi quanto I'apparato reticolare in- terno del Golgi. 4*^ Non ho riscontrato mai un'apparecchio reticolare interno a piccolo maglie, coUegato al centrosoma cellulare, come fu osserva- to ad es. dal Barinett! (') e dal Pensa (-) nelle cellule cartila- ginee. Mi riservo di riferire nel lavoro definitivo sul destine dell'ap- parato reticolare interno nelle cellule dello smalto e negli odonto- blasti ed inoltre se esse esiste e quali caratteri presenta nelle cel- lule della polpa dentale del dente a complete sviluppo. (') Barinetti C. — L'apparato loticolare iiitonio c la ceutrosfuia uullo cellule di alcuui (cssuti. — Bollett. Soc. MvdicChirurg. di Vaoia, 1912. {-) I'eusa A. — La cellule cartllagiueuso (Fuiinatioiis endocellulaii-os). — Comptes Kendtm d. I'Ass. des Anatomistcs, Lausanne, 1913. - 115 - Uno stadio giovanile di Carinaria PER RAFFAELE ISSEL (Con 1 flgura). i^ vietata la ripioduzione Lo sviluppo degli Eteropodi e ancora incompletamente cono- sciuto ; credo quindi opportuno portarvi un piccolo contributo (lescrivendo uii esemplare giovanissimo di Carinaria, raccolto il 2 febbraio 1914 fra !a superficie e 10 metri di profondita al largo di Quarto dei Mille. Quando I'esemplare mi capito sotto agli occhi, il saggio di plancton era stato allora allora tissato con sublimato-formolo, poi trasferito negli alcool a 50" e 70". L'animale e lungo 4 mi Hi metri. II capo si distingue per le di- mension! relativamente enormi, gli occhi sono grandi e sporgenti e alia lore base la pigmentazione e per buon tratto interrotta ; da arabo i lati si distingue un minutissimo tentacolo. La natatoia (che sembra pochissimo alterata dal fissatore), ha margine inferiore arro- tondato e altezza assai maggiore della lunghezza; la ventosa si trova presso a poco alia meta del margine posteriore. La coda termina in punta e presenta poco prima dell'apice un organo bilobo ventrale fortemente pigmentato ; senza alcun dubbio si tratta della natatoia raetapodiale gia osservata dal Pelseneer e derivante da trasformazione del lobo operculigero della larva. E' notevole come il tono violetto scuro del pigmento sia identico a quelle che si riscontra nel filamento articolato delle Pterotrachee. II nucleo viscerale e completamente protetto dalla conchigha. Questa e ancora di tipo larvale, a spira avvolta per quattro giri, diafana, leggermente striata in sense radiale. L'ultimo giro pero presenta un forte allargamento che reputo si debba considerare come il prime passaggiu alia conchigha adulta, notoriamente foggiata a berretto frigio, dove la conchigha larvale persiste nell'apice. Inoltre si osserva una sviluppatissima carena astriata, vitrea e di estrema fragilita, larga all'innanzi quanto i primi tre giri della conchigha, disgraziataraente rotta e sbocconcellata nella parte po- steriore. II fatto piu interessante e questo ; esaminando la conclu- - 116 - glia di fronte si vede come la carena sia costituita da due lamine saldate al loro margine esterno e come nel vuoto ira una lamina e I'altra si allunghi il caratteristico lobo espanso del mantello,gid nolo al Pelseneer. Questa espansione del maiitello serve a proteggere le lamella branchiali, in numero di 6. -A ^/ r/^/. ^/'c/ ^g./ic/ ^/'sa/!. ^a Y\%. 1. — Stadio giovanile di Carinaria \ 28 .disegnato coll' ainto della camera lucida) — bb. bnlbo buccale; br. braiichie; ca. carena; g. pd. gauglio pedalo; gl. d. ghindola digestiva; gl. sal. glaudole salivari ; it. inteatiuo terminale ; Im. lobo espau8o del luantello ; n. m. natatoia metapodiale ; o. gen. orifizio genifcale ; ra. radala ; nt. stoniaco : stat. atatocisti ; t. toiitacolo ; v. ventosa. Delia anatomia interna si vodono molto bene il voluminoso bulbo buccale ; colla radula, le glandole salivari die giungono colla estremita distale sino al disotto dell'occhio, il tubo digerente che si dilata in un ampio stomaco, i gangli cerebro-pleurali cogli sta- tocisti, e il ganglio pedale relativamente grandissimo. L' orifizio genitale e ben visibile, a circa meta altezza del corpo, poco al di- sopra della estremita posteriore del ganglio pedale. II Krohn ed il Pelseneer hanno descritto stadi larvali di Carinaria; poco si conosce sugli stadi postlarvali ed il solo esem- plare che si avvicina al mio e quello illustrate dal Pelseneer (*) nella sua memoria sul plancton del Golto di Biscaglia. (*) Pelseneer P. - search », 1900, part. 7). I'L. il, fig. 32-33. Mollusca (Biscayan Plancton collected during a cruise of H. M. S. « Ke- - Transactions Linnean Soc. London, 2 Ser. Zoology, Vol. iO, part. 5, i906, - 117 - Se resemplare del Pelseneer, malgrado la lunghezza dop- pia, si mostra meno avanzato del mio cio dipende molto probabii- mente dal fatto che si riferisce ad una specie di Carinaria di versa dalla mediterranea. Anche I'esemplare figurato dal Pelseneer ha una conchiglia spirale che pero non si dilata aH'ultimo giro;inoltre il lobo prominente del mantello non appare protetto da alcuna carena ma e molto probabile che questa appendice sia andata per- duta a cagione delia sua fragihta. Una Carinaria sp. descritta dal Warlomont, il cui disegno e riprodotto dal Tesch (*), non si presta al confronto perche priva di conchiglia ed in istato evidentemente cattivo di conservazione, ma presenta alcune delle note caratteristiche riscontrate nell'esem- plare del Pelseneer e nel mio; senza alcun dubbio si tratta di un esemplare molto giovane (**). Chiamando postlarvali gli stadi che han perduto il velo, ma nei quali la conchiglia e ancora atlantiforme, possiamo dire che lo esemplare da me illustrate rappresenti uno stadio di passaggio tra la Ca7'inaria postlarvale e la Carinaria giovanile. Laboraiorio di Anatomia Comparata clella R. Universitd di Genova e Laboi'atorio Mat^ino di Quat^to dei Mille, il 18 aprile 19J4. ALBERTO RAZZAUTI Alcune ricerche sopra le terminazioni nervose motrici nei Petromizonti (Con tavola IV-Y). % vietata la riproduzione Come e note fine daUe ricerche di Stannius (1851) (22) la mu- scolatura del coi'po dei Petromizonti presenta peculiari caratteri : mentre la muscolatura striata dei labbri, quella annessa al pistone linguale, all'esofago, alle branchie, e formata da fibre muscolari si- mili per struttura a quelle dei Vertebrati superiori, la muscolatura metamerica del tronco consta di particolari formazioni nastriformi, O Tesch J. — Die Heteroporten der Siboga Expedition. — ,Siboga expeditie. Monographie 5i, 1906, Taf. 3, fig. 14. (") II Lo Bianco aveva iniziato nn lavoro sullo sviluppo dclla Carinaria,, pur troppo troncato dalla morte. - 118 - molto sottili ed estese in lunghezza da un miosetto all' altro, che sono state dai vari autori diversarnente nominate [Muskelkdsten di Stannius (22), Muskelbdnder di Maurer (16)). Le differenze di forma, di struttura, di disposizione fra le due formazioni muscolari sono certo rilevantissirae : e dubbio fra r altro che le lamine muscolari posseggano un sarcolemma, per quanto Maurer (16) asserisca che la sottile membrana anista che le involge (negata da Fusari (11) in Ammocoetes) debba interpre- tarsi come analoga al sarcolemma {Bandsarkolemma). Per cio che riguarda la minuta innervazione dei muscoli striati di Petromyzon^ la letteratura scientifica non possiede grande copia di ricerche. Retzius (19) che per prime se ne occupo nel 1892, non da notizie ne troppo estese, ne particolareggiate in proposito : dice solo che esse mostrano sempre un tipo molto semplice.... indem die Fa- sern sich nur sparsam verdstelten und hier und da an ihren End- ziveigen mit kleinen Flatten versehen waren. Un notevolissimo contribute all'argomento fu portato da Fu- sari (10, 11): questo autore distinse in AmmocoetesXe terminazioni nervose dei muscoli del capo, da quelle delle lamine muscolari del trouL^o, nolle quah pote dimostrare: 1.0 Un plesso avvoigente tutta la periferia della lamina. 2.° Formazioni speciali sul margine interne delle lamine mu- scolari, simulant! le piastre motrici delle fibre muscolari striate. 3.° Filamenti nervosi originati dal plesso e penetranti nell'in- terno della lamina muscolare fra le fibiille contrattili. Le terminazioni nervose nei muscoli striati delle labbra e di al- tre regioni cefaliche hanno invece, secondo Fusari (11), forma „ d* piastre ofiocchetti o grappoli terminali piu o meno complessi „. Di solito da un prime fiocchetto partono uno o piu filamenti finissimi i quail, dope un decorso piu o meno lunge, si gettano sulla medesima o su un'altra fibra muscolare per costituirvi una seconda espansione ter- minale in forma di fiocchetto o di una semplice placchetta; da que- sta poi, secondo I'autore, possono partire altri filamenti clie a lor volta si terminano nella indicata maniera. Secondo Fusari i rami e i fiocchetti terminali della ramifica- zione motrice si congiungono fra lore molteplici volte, cosicche si costituisce una stretta rete ; dalla parte periferica di questo apparec- chio terminale hanno origine pui altre fibrille che si portano ad altri elementi muscolari per costituirvi altre ramificazioni. Johnston (14) occupandosi dei componenti motori somatici, parla assai diffusamente della terminazione dei nervi nei muscoU - 119 - metamerici della regione branchiale. Le sue ricerche concordano in complesso con quelle di Fusari (del quale peraltro egli cita il lavoro, senza averlo consultato) ; per di piu egli accenna molto sommaria- menbe a libere terminazioni nei miosetti, che egli interpreta come tenninazioni sensitive dei muscoli {ending of muscle sense). Piu oltre parlando delle terminazioni motrici del trigemino, Johnston (1-1) descrive le terminazioni motrici (wo^or end plates) nei muscoli buccali e linguali ; queste, secondo I'autore, comunemente lianno forma di ferro di cavallo, sebbene qualche volta presentino I'aspetto di un cerchio chiuso o di un reticolato, a causa delle estre- mita libere delle biforcazioni che si ricuoprono fra lore : esse sono talvolta ordinate in catene. Molto piii semplici, ma tuttavia bene uistinte, sono le terminazioni dei nervi nei muscoli branchiali. In queste ricerche Johnston uso esclusivamente il metodo Golgi deir impregnazione cromo-argentea, metodo che, in verita, non mi sembra proprio il piu conveniente per questo genere di ricerche. * * # Usando il metodo al bleu di metilene di Ehrlich (iniezione sottocutanea) e, piii limitatamente, quelle di Ramon y Cajal al- I'argento ridotto, ho iniziato fin dalle vacanze pasquali del 1913, neir Istituto di Zologia e di Anatomia comparata della R. Universita di Pisa, lo studio delle terminazioni nervose motrici nei Petromizonti. Le presenti ricerche si riferiscono solo al P. fltiviatilis adulto e sono state finora 1 imitate ai muscoli specializzati del capo e della regione branchiale ; mi riprometto in seguito, se le circostanze me lo permetteranno, di estendere le mie ricerche alle terminazioni norvose nella muscolatura metamerica del tronco. L'asserzione di Retzius (19) che lo terminazioni nervose mo- trici in Petromi/zon mostrano tutte .... ein einfache Typus, deve essere intesa nei significato precise che queste terminazioni apparten- gono (almeno nei muscoli che qui considero) ad una stessa forma (*), vale a dire mancano di quella sostanza granulosa che costituisce la cosiddetta suola terminale della piastra motrice. Esse presentano invece due varietd quasi egualmente frequenti, e cioe : 1.° Terminazioni a grappolo o ad arborizzazione, cioe con rami e con espansioni terminali indipendenti fra loro (fig. 1, 2, 3). 2." Terminazioni a rete, cioe con rami e con espansioni termi- nah, uniti o fusi direttamente fra loro (fig. 4, 5, 6). (*) Nei sense di Stefanelli (24). - 120 - Le terminazioni della prima varieta sono le piu comuni ; esse si trovano sparse in tutti i muscoli della regione cefalo-branchiale, ma specialmente in quell' intricate complesso muscolare che attornia Tasse cartilagineo del pistone. Tenendo cento della grandezza delle varicosita presentate da queste terminazioni, si puo repartirle nelle tre categorie che, in base a questo criterio, Tello (25) ha istituito: 1.0 Terminazioni con varicosita molto strette, miiiori del ci- lindrasse dal quale si originano fpoco frequenti) (fig. 1). 2.*' Terminazioni con varicosita di medio dimensioni (molto comuni) (fig. 2). 3.° Terminazioni con varicosita grandi con struttura retico- lare ben evidente (poco comuni). Ma oltreche per le variabili dimensioni delle varicosita, le ter- minazioni in questione possono variare molto per le dimensioni complessive: da alcune che si estendono per una o due diecine di [J. si arriva per term.ini intermedi ad aleune che sono sette o otto volte pii^i grandi. Del pari variabile c la forma e la disposizione dei rami espan- sionali, talche sarebbe aiduo tentare, come Boecke (3, 4) ha fatto per le piastre motrici di altri Vertebrati, una minuta descrizione dei principali aspetti che essi presentano. Si puo riconoscere tutta- via che il cilindrasse si comporta, neH'originare queste terminazioni, in due modi ben distinti e caratteristici : talora, come mostmno le fig. 1 e 8, il cilindrasse, emettendo lateralmente dei rametti (che si dividono e si ingrossano per formare I'espansione), precede per un certo tratto, sempre piia assottigliato, per terminarsi infine in un rametto espansionale ; in altri casi, e cio avviene piu frequente- mente, il cilindrasse si ramifica quasi direi bruscamente in parecchi rami che vanno a formar I'espansione (fig. 2). Le terminazioni del secondo tipo sono un po' mono comuni ; con una certa frequenza io le ho riscontrate nello strato piu esterno (circolare) del muscolo annulare della bocca {musculus annularis di Fiirbringer (9)), ma nondimeno esse non mancano in altri mu- scoli della regione cefalica. Per la grandezza delle varicosita, esse sono mono variabili di quelle della varieta precedente : alcune hanno varicosita grandi, altre mediocri. La figura 4 mostra una di queste terminazioni ; si vede che il cilindrasse dope essersi ramificato in pm rami, da luogo ad espansioni, delle quali la maggior parte si fondono insieme direttamente o si uniscono per mezzo di rami, in mode da dare 1' impressione di una rete a maglie grossolane e irregolari. II sospetto che in queste terminazioni si possa trattare di pseudoanastomosi e non di anastomosi vere (come il Boecke (3, 4) - 121 - ha supposto per le piastre motrici di alciini Verfcebrati e come Johnston (14) afferma, se non espHcitamente, in P(??^rom|/^o/i) deve essere deposto dopo Taccurata osservazione di preparati numerosi e ben riasciti. Ricordo a proposito che anche Fusari (11) ha po- tato dimostrare in Ammocoetes terminazioni motrici con evident! anastomosi : . . . " Gvante sull'elemento ynuscolare, egli scrive, le fibre nervose si iximificano, ed ogiii ramo porta fiocchetti terminally ma ed i rami ed i fiocchetti si congiimgono fra loro molteplici volte, cosic- che si costituisce una stretta rete „. In ambedue le varieta di terminazione, e speciahnente in quelle fornite di grosse varicosita e facile dimostrare, anche col solo metodo al bleu di metilene, la struttura neurofibrillare delle espansioni. In buoni preparati, si puo osservare agevolmente (fig. 5) Tindividuahzzarsi delle neurofibrille, sottili e uii po' tortaose, nella porzione pretermi- nale del cilindrasse ed il costituirsi di un reticolo a punti nodali ingrossati nei rami espansionali, dove esso spicca, intensamente co- lorato in azzurro, sulla massa chiara dell'axoplasma. Riguardo ai rapporti dalle neurofibrille fra loro, io ho potuto con tutta chia- rezza constatare, come alcuni autori hanno fatto per altri Verte- brati, (ricordo soltanto Gemelli (12) e StefaneUi (23,24), il pas- saggio delle neurofibrille da una varicosita all'altra; questa osser- vazione e facile in mode particolare nelle terminazioni dotate di espansioni assai grandi (fig. 5), mentre lo stesso non puo essere affermato per le terminazioni con varicosita di media grandezza. Dalle espansioni terminali di ambedue le varieta di termina- zione si originano quasi sempre sottili filamenti nervosi (fig. 4). II reperto non e nuovo e gia Fusari (11) in Ammocoetes osservo una identica disposizione, ritenendo, con qualche limitazione, questi fi- lamenti simih alle fibriUe tdtraternunali, scoperte dalRuffini (20) nelle piastre motrici dell'uomo e considerate dall'Apathy (20) come una prova dell'esistenza della sua grata terminate anche nei Verte- brati ; nello state attuale delle conoscenze sopra le terminazioni motrici dei Vertebrati, a me non sembra audace dare definitiva- mente a questi sottili filamenti, I'interpretazione di Fusari. Essi si originano quasi sempre dalle branche dell'espansione e spesso dopo un decorso piii o meno lungo, vanno a gettarsi sopra la stessa fibra muscolare o sopra altre fibre, dove formano un' al- tra piccola espansione ; questa espansione raramente puo dare ori- gine a sua volta a filamenti ancor piii sottili che si terminano nei mode sopra indicate. Peraltro non sempre questo e il destine delle fibrille ultraterminali, poiche io ho potuto osservare in ter- ritori muscolari, ricchi di terminazioni motrici, che fibrille prove- - 122 - nienti da terminazioni diverse, possono servire a collegare le ter- minazioni motrici fra loro. Filamenti del tutto simili alle fibrille ultraterminali possono originarsi dal cilindrasse, prima die questo dia origine aU'espansione, come mostra la fig. 6, Sotto questo riguardo le mie osservazioni coincidono con quelle di Crevatin (7) di Perronci to (17); tutta- via non mi sembrerebbe conseguenza strettamente logica I'esten- dare per questo a tutte le fibrille ultraterminali, il signiflcato di semplici rami collaterali. Una interessante particolarita nelle terminazioni motrici dei Petromizonti e stata notata da Johnston (14): secondo questo autore (die non si sofferma troppo sull'argomento) le terminazioni motrici nei muscoli specializzati della regione branchiale, presen- tano un particolare... arrangement... in chains. La disposizione rappresentata dalla fig. 7, puo ricordare quella descritta da Johnston (14); si vede in essa che la fibra nervosa decorrendo un po' tortuosamente, per traverse all'andamento delle fibre muscolari, mostra dapprima accenni ad espandersi, dando ori- gine ad alcune terminazioni secondarie {a) piu o meno addensate ; poi ad un tratto essa si espande (6) bruscamente, quasi per for- mare I'espansione terminale, ma si ricostituisce quasi subito e da flnalmente luogo alia terminazione {c). Questo reperto ha senza dubbio strettissimi rapporti di somi- glianza con quelle che Cuccati (8) osservo nelle piastre motrici di Rana... " una fibra nervosa, egli scrive, si espande in uno spazio circoscritto e hastantemente regolare per formare una vera ])iastra, mentre che dalValtra le sottili fibre che si erano espanse tornano a congiimgersi per formare una fibra „. Cuccati (8) assimigho questo fatto alle reti mirabili che si os- servano nel cammino di alcune arterie e designo queste piastre col nome di piastre intercalate; Crevatin (6) si oppose all'interpreta- zione di Cuccati (8) propendendo a credere che tali piastre inter- calate fossero formate dall'unione di due piastre distinte. Ora i fatti osservati in Petromyzon non lasciano alcun dubbio sopra la natura loro ; la considerazione che la fibra nervosa si ri- costituisce per dar luogo alia vera espansiono terminale, porta sen- s'altro alia conclusione che le espansioni in discorso non sono com- poste (nel significato di Crevatin) ma devono riferirsi alle piastre intercalate di Cuccati. Tei'mino accennando ad un'altra particolarita : ho osservato in alcune terminazioni motrici (fig. 8) (il reperto non e invei'O molto frequente) che la fibra nervosa, dalla quale si origina I'espansione, e I - 123 - accompagnata da una fibra sottile {a) che si divide essa pure, allor- che il cilindrasse emana i suoi rami espansionali. Tn consonanza alle nioderne vedute sopra la strattura delie piastre motrici, dob- biamo ritenere queste fibre sottili come corrispondenti alle fibre amidollate che penetrano nolle piastre motrici di altri Vertebrati ? Sobbene questa interpi'etaziouc possa essere appoggiata dal fatto che le fibre in questione coincidono per il calibre lore con le fini fibre del sistema simpatico, io non mi sento, per la mancanza di pii^i saldi criteri di distinzione, di poterlo recisamente affermare. E nello stato attuale delle raie ricerche mi e del pari impossibile dire se queste fibre sottili formino terminazioni indipendenti dalle espansioni motrici o costituiscano, come piuttosto parrebbe, un reticolo contiguo o continue con quelle di dette espansioni. Perugia, Gabinetto di St. naturale del R. Liceo. Bibliografla. 1. Apdthy S. — Das leitende Element des Nervensystenis und seine topogfiiphischeii Bezielinngen zn den Zellen. — Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel, Bnd. 12, pp. 405-748, con 10 tav, Leipzig, 1897. 2. Boecke J. — Die Inneivierung der Mnskelsegmente des Ampliioxus (B. lanceolatnni), nebst einigeu Beraeikungen iiber die Endigungsweise der motorischeu Nerveu bei den Vertebniteu. — Anat. Anz., Bnd 33, pp. 273-290, con 9 fig., Jena, 1908. 3. Id. — Die motorische Endplatte bei den holieren Vertebraten, ihre Entwickelnng, Form nnd Zusammeuhang mit der Muskelfaser. — Anat. Anz.. Bnd 35, n. 8-iO, pp. 193-226, con 40 fig. Jena. 1909. 4. Id. — Beitrage zur Kenntnis des motorisclien Nerveneudigungen. 1. Die Form und Struktur der motorisclien Endplatten der quergestreiften Mnskelfasern bei den hiiheren Vertebraten. 2. Die akzessorisclien Fasei-n und Eudplattchen. Internationale Monatsclir. f. Anat. mid Physiol., Bnd 28, Rft 10-12, pp. 377-443, eon 7 tav. e 4 fig., Leipzig, 1911. 5. Id. — Die doppelte (motorische und sympatisclie) etferente Innervation der quergestreiften Mn- skelfasern. — Anat. Anz., Bnd 44, pp. 343-350, con 10 fig., Jena, 1913. G. Crevatin S. — Sulle auastomosi nelle piastre motrici e sulle cosi dette piastre intercalate. — liendiconti Sessioni B. Accad. Scienze Bologna {N. S.), Vol. 3, pp. 42-47, con 1 tav., Bologna, 1898, 7. Id. — Sulle flbrille nervose ultraterminali. — Bull. Sc. Med. Bologna, Vol. 1, pp. 270-271, Bo- logna, 1901. 8. Cuccati G. — Delle terminazioni nervee nei muscoli addominali della Raua temporaria e della Rana esculenta. — Internationale Monatschr. f. Anat. und Physiol., Bnd 5, pp. 337-342, con tav., Leipzig, 1888. 9. Fiirbringer Max. — Untersucliungen zur vergleiclienden Anatomie der Muskulattir des Kopf- skelets der Cyclostomen. — Jcnaische Zeitschr. fur Naturw., Bnd 9, j)p. 1-129, con 3 tav., Jena., 1875. 10. Fusari K. — Presentation de preparations microscopiques d6montrant les tcrminaisons nerveu- ses dans les muscles strips, dans 1' 6piderme et dans I' 6pith61ium de la cavit6 buccale de I'Am- mocoetes braucliialis. — Compt. rend. Assoc. Anatomistes, Session 3. p. Lyon, 1901. 11. Id. — Contribute alio studio delle terminazioni nervose nei muscoli di Ammocoetes brancbialis. — Atti Accad. Scienze Torino, Yol. 40, pp. 1078-1098, eon 1 tavola. Torino, 1905. 12. G-emelli A. — Nuove osservazioni suUa struttura delle placche motrici e del fusi neuro-mnscc- lari. — Monitore zoologico italiano. Vol. 17, n. 2-3, pp. 90-99, con 5 fig., Firenze, 1906. 13. Hatschek B. — Die Metamerie des AmpMoxuas und des Ammocoetes. — Verhandl. Anatom. Gesellschaft auf d. sechsten Tersammlung in Wien. Anat. Anz., lahrg. 7 (Brgdnzimgsth.), pp. 136-161, con 11 fig., Jena, 1892. 14. Johnston J. B. — Additional notes on the cranial nerves of Petromyzonts. — Journal oj com- parat. neurology and psyc. Vol.. 18, n. 6, pp. 596-608, ean 31 fig., Granville', 1908. - 124 - 15. Kolmer W. — Zur Kenntnis des Verhaltens der Nenrofibrillen an der Peripherie. — Anat. Am., Bnd 21, pp. 4l6-4S.n, con 2 tav., Jena, 1905. 16. Maurer F. — Die Elemente dor liuiupfiuuskuhitur bei Cyclostoiueu uud liohereu Wirbeltbie- ren. — Ein Beitrag zur Phylogenie der quergestreiften Muskelfaser. Morphol. lahrhuch. Gegcn- baur' s, Bnd 21, Heft 4, pp. 473-613, 614-619, con 4 tav., Leipzig, 1894. 17. Perroncito A. — Sulla tei'iuinazione del nervi suUe fibre muscolaii striate. — Archives ital. de Jiiologie, tome 36, pp. 245-254, con 5 fig., Torino, 1901. (Vodi ancbe : Rendiconti Istituto Lomhardo di Scienze, Lettere, Serie 2", Vol. 34, pp. 164-170, Milano, 1901). 18. Id. — Studi ulteriori sulle terminazioni dei nervi nei muscoli a fibre .striate. — Rendiconti Isti- tuto lombardo di Scienze e Lettere, Serie 2^, Vol. 35, pp. 677-685, Milano, 1909. 19. Retzius G. — Zur Kenntnia der niotorischen Nerveuendignnoeu. — lietzius Biul. Vntersnchun- gen, N. S. Yol. 3, pp. 41-52, con 7 tav., Stockohn, 1892. 20. Ruffiiii A. e Apathy S. — Sulle flbrille nervose ultratermiuali nelle i)iastre niotrici doll' uo- 111(1. — Rivista di Patologia nervosa e mentale. Vol. 5, fasc. 10, pp. 433-444, con 7 figg. Firen- ze, 1900. 21 Schneider A. — Beitriige zur vergleichenden Anatomie und Entwicklungsgeschichte der "Wir- belthiere. Berlin, 1879. 22. Stannius H. — Ueber den Bau der Muskelu bei Petromyzon fluviatilis. — Ootting. Nachrich- ten, 1851, pp. 225-235, Oottingen, 1851. '2'.i. Stofauelli A. — Contributo alia piii intima conoscenza delle piastre motrici. — Monitore zool. italiano. Anno 22, n. 7, pp. 161-169, con 1 tav. Firenze, 1911. 24. Id. — La piastra luotrice secondo le vecchie e le nuove vedute, con osservazioni originali. — Annali di Nevrologia, Anno 30, Fasc. 4, con 12 fig. e 1 tav., NapoU, 1912. 35. Tello F. — Teriniuaciones en lo.s musclos estriados. — Trabajos Lab. Investig. Biologicas. Ma- dvid, Tomo 4, p. 105. Madrid, 1905. Spiegazione della tavola IV-V Tutte le figure si riferiscono al Petromyzon fluviatilis (adulto) ; sono state disegnate alia camera chiara di Abbe-Apdtliy, teneudo il tubo del mieroscopio ad altezza normale. Gli ingrandimenti sono stati direttamente misurati. Fig. 1. — Terminazione motrice a grappolo nel muscolo oblique esterno dell'occhio. Metodo di Cajal Oo. 3 GOO . „, .^ Korjstka =r —,— circa. Ob. 8* 1 Fig. 2. — Terminazione motrice a grappolo nel muscolo semiannularis. Metodo di Ehrlicli. Oc. 3 -^ . , 815 , 3 lioristka =: circa (ridotto a ). Ob. Yi2 imm. om. 1 Fig. 3. — Terminazione motrice a grappolo in uu muscolo del pistone linguale. Metodo di Cajal. Oc. 3 815 . -, , , . - Konstka =z , cu-ca. Ob. 1/12 imm. om. 1 Fig. 4. — Terminazione motrice a rete nel muscolo annularis della bocca. Metodo di Ehrlicli. Oc. 3 ^ 815 4 Konstka = - circa (ridotto a ). Ob. Vi2 imm. om. 1 5 Oc. 5 Fig. 5. — Terminazione motrice a rete (con grosso varicosita). Metodo di Ehrlicli. Y»i:r~f/ — imm omo" -nr . , 1550 . ., 4 Xoristka := circa (ridotto a . ). 1 5 Fig. 0. — Terminazione motrice a rete in un muscolo della regioue brauchialc. Metodo di Ehrlicli. Oc. 4 ^ . ^, 1000 . _,--—. Konstka =: , circa. Ob. i/i2 imm. omog. 1 Fig. 7. — Terminazione motrice nei muscoli del pistone lingnalo cou espausioni intercalate. Metodo Oc 4 810 2 di Ehrlich. '-— Koristka = circa (ridotto a ). Fig. 8. — Terminazione motrice nei muscoli del pistone linguale con una fibra acressoria (a). Me- todo di Ehrlich. Koristka =: circa ridotto a ,.-)• GosiMO Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1914. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52. . ^lo/if((jjr Z(JoJ(j(/iro Italia na Aiuto - \XV Yai:/// Monitore Zoologico Italiano, Anno XXV. 3. Tav. IV-V. Arti Fotomeccaniche • Firenze Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale delta Unione Zoologica Italiana DIUKTTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, ili Auatomia uiuaua Prof, di Anatomia coiiip. e Zoologia uel K. Istituto di Stiuli Super, in Firen/H nella li. Universita di Piaa Ufficio di Direzione ed Ammiiiistrazioue: Istitulo Anaf.omico, Firenze, 12 numeri all'auno — Abbuonameuto annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Giugno 1914 N. 6. SOMMARIO: Bibliografia. — Fa^. 125-131. GoMUNiGAZioM ORIGINAL!: GiannelH L, Nuove ricercho sulla repartizione delle isole di Langerhans nel pancreas dei Rettili e sulla loro invariabilita du- rante il digiuao. (Con 4 tig.;. — Mobiiio C, La gliiando'a della Taccia con- vessa della III palpebra in alcuni raanirail'eri. (Con 1 tig.). — Gecchini C, Su due nuovi Turbinolidae del Mediterraneo. — Pag. 132-152. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologica Italiano e vietata la ripioduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soUanto dei lavori puhblicati in Italia. B. - PARTE SPECIALE {Continuazione) XII. Vertebrati. II. PARTE AN ATOMIC A. 1. Parte generale. Giovanni. (De) A. — Corollari di Morfologia clinica. — Atti d. R. Istit. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, An. Ace. 1912-13, T. 62, Parte 2^, pp. 841-845. Venezia, 1913. 3. Apparecchio tegument ale. Brugnatelli Ernesto. — Ulteriori osservazioni sul tessuto interstiziale della mam- mella. Nota II. — Boll. Sac. med.-chir. Pavia, An. 26, N. 2, pp. 87-91. Pavia, 1913. Brugnatelli Ernesto. — Cellule lipoidifere e Mastzellen nella mamraella. Nota prev. - Bull. Sac. iJied.chir. Pavia, An. 25, N. 4, pp. 357-361. 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Fonticulus lambdoidalis lateralis e Fissura lambdoidalis lateralis degli Equidae. — Memoria puhbli- cata per cura del Prof. R. Fusari. Con 1 tav. — R. Ace. d. Scienze di Torino, Ser. 2, Vol. 64, N. 6, Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali. Torino, 1913. Estr. di pp. 40. 5. AppareCchio muscolare. Beccari Nello. — II muscolo trasverso del toraco e le inserzioni sterno-costali del diaCrarania neU'uomo. (Gon tav. 15-1.8 e 7 ligg.). — A)-ch. Hal. di Anat. e di Einbriol., Vol. 12, Fasc. 1, pp. 110-152. Fi?'enze, 1914. Cascio (Lo) Girolarao. — Gontributo alia morfologia deU'arco ascellaie di Langer. — Ricerche fatte nel Labor, di Anat. norm. d. R. Univ. di Roma ed in altri Labor. bioL, Vol. 17, Fasc. 1-3, pp. 59-72, con 2 figg. Roma, 1913. Paoli Angelo. — Anomalia del muscolo grande sopra-raaxillo-nasale. — Arch. Sc. d. R. Soc. Naz. Veterin., An. 10, N. 3-6, pp. 71-72. Torino, 1912. Paoli Angelo. — Anomalia del muscolo sopra-naso-labiale. — Arch. Sc. d. R. Soc. Naz. Veterin., An. 10, N. 3-6, pp. 72-73, con fig. Torino, 1912. Spadolini 1. e Kraus A. — Di una variazione nel gruppo dei muscoli spino- appendicolari neU'uomo. — Monil. ZooL ital., An. 24, N. 1, pp. 1318, con i fig. Firenze, 1913. 127 - StevanI A. — Sulla raorfologia del musculus levator scapulae. — Boll. Soc. med. di Parma, Ser. 2, An. 6, Fasc. 1, pp. 16-18. Parma, 1913. 6. ApPAREGCHIO INTESTINALE CON LE ANNESSE GHIANDOLE Arcangeli Alcesto. — Osservazioni sopra le glandule mucipare ed i noduli lin- latici doH'osofago del Colombo. — Alti Soc. Hal. Sc. nat. e Museo civ. SI. nat. Milam, Vol. 52, Fasc. 2-3, pp. 159-180. Milano, 1913. Beretta Arturo. — Contributo alia fine architettura dcllo smalto. — Monit. Zool. ital.. An. 24, N. 10, pp. 208-217, con 1 tav. Firenze, 1913. Carreras Roberto. . — Di alcune ricerche sopra la istogenesi della dentina. — A tti Soc. ital. proyresso Scienze, 6^ riunione, Genova 1912, pp. 834-837. Roma, 1913. Comolli Antonio. — Anorinalc ovoluzione del peritoneo dell'ansa ombelicale pri- mitiva e del raesentere comuno. Con 9 figure. — Policlinico, An. 20, Vol. 20-C, Fasc. 9, pp. 418 432. Roma, 1913. Ferrarini Guido. — Sulla presenza o sulla forraazione di organi linfatici nolle glandule salivari o sulla loi-o importanza nella patologia delle stesse. — Dal Volume per il Giubileo Scietitifico del Prof. A. Roth. Societd Tipo- (jrafica Sarda, Cagliari, 1913. Estr. di pp. 33, con 3 tav. Giannelli Luigi. — Sul distacco delle isole di Langerhans dalla ghiandola pan- creatica, e sui loi'o rapporti nelF interno di questa eon i tuboli ghiandolari. Con 3 flgg. — Monit. Zool. Hal., An. 25, N. 2, pp. 30-47. Firenze, 1914. Maccia Franco. — Contributo alia conoscenza deiranatoraia del pancreas di Go- lumba livia. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, An. 26, N. 1, pp. 49-53. Pa- via, 1913. Perna A. — Sviluppo ed anomalie dei denti. — Roma, Tijp. Frat. Pallotta, 1912, i>ij. 189, con figg. Perna A. — Sullo sviluppo della bocca. — Roma, Tip. Frat. Pallotta, 1913, pp. 88, con 25 tav. Pietri G. A. — Sul coraportaraento del tessuto reticolare nolle lesioni sperimen- tali del fegato. — Dal Volume per il Giubileo Scientifico del Prof. A. Roth. Societd Tipografica Sarda, Cagliari, 1913. Eslr. di pp. 27, con tav. Stoccada Fabio. — SuH'aponevrosi palatina dell'uomo. Nota preventiva. — Atti a. R. Islit. Ven. di Sc. Lett, ed Arti, An. Ace. 1913-14, T. 73, Parte 2^, pp. 649-651. Venezia, 1914. Zagari Luigi. — Sopra alcune anomalie del crasso e delle valvole arteriose del cuore. — II Tommasi, An. 8, N. 23, ptp. 488-492. Napoli, 1913. 7. Apparecchio respiratorio. Bertelli D. — Noraenclatura del naso umano. — Monit. Zool. ital., An. 23, N. 12, pp. 313-314. Firenze, 1912. Mirto D. — Sulle constatazioni del Dott. A. Ridella riguardanti le moditicazioni che avvengono nel polmono prima e dopo la nascita in rapporto con la funzione respiratoria. — Arch, di Anlr. crim., psich. e med. legale, Vol.34, (Ser. 4, Vol. 5), Fasc. 5, pp. 582-590. Torino, 1913. Ridella A. — Modiflcazioni che avvengono nel polmone prima e dopo la nascita in relazione colla funzione respiratoria. Con tav. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, An. 25, N. 4, j^p. 369-377. Pavia, 1912. Rusca Carlo Lamberto. — Osservazioni sulla distribuzione della arteria pulmo- nalis nel polmone umano. Nota prev. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, An. 26, N. 1, pp. 55-62. Pavia, 1913. — Ricerche faile nel Labor, di Anat. norm, d. R. Univ. di Roma ed in altri Labor, biol., Vol. 17, Fasc. 1-3, pp. 183-203, con 6 tav. Roma, 1913. - 128 - Spadolini I. — Contributo alio studio della morfologia del polmono. Nota rias- suntiva. — Monit. Zool. ital., An. 24, N. 3, pj). 49-60, con 1 tav. e I fiy. Firenze, 1913. 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Zagari Luigi. — Vedi M, Z. in questo A., p. 127. - 129 - 11. Apparecchio urinario e genitale. Frattin Giuseppe. — Di un raro reperto delle vie serainali in due casi di crnia inguinale. — La Clmica chir., An. 21, N. 8, pp. 1727-1733, con tav. Mi- lam, 1913. Ganfini Carlo. — Su tre vai'ieta degli organi genitali maschili esterni. — Boll. R. Ace. med. di Genova, An. 28, N. 3-4, pp. 92-100, con figg. Siena, 1913. Ohiron Mario. — La seerezione del rene norraale e patologico. — Rend. Accad. nied.-fis. fiorentina, ad. 10 Apr He 1913, in: Sperimentale, An. 67, Fasc. 3, pp. 297-309. Firenze, 1913. Maccabruni Francesco. — Gontributo alio studio delle cosi dette idatidi del Morgagni. — Annali Ostetricia e Ginecologia, An. 35, N. 4, pp. 360-365, ran tav. Milano, 1913. Mobilio Camillo. — Anoraalia delFolricolo prostatico in un Equus asinus. — Monit. Zool. ital.. An. 24, N. 6, pp. 133-140, con 1 fig. Firenze, 1913. 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Bologna, 1912. 132 - COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DI FERRARA Nuove ricerche sulla repartizione delle isole di Langerhans nel pancreas dei Rettili A e sulla loro invariabilita durante il digiuno I Prof. LUIGI GIANNELLI con la collaborazione dello studente ATHOS BERGAMINI, alliovo intcruo. (Con 4 figure). E vietata la liproduzioiie Gia lino di noi, il Giannelli, nrio dal 1896, richiaino con una sua nota rattenzioiie degli studiosi sulla ineguale distribuzione del- le formazioni insulari nel pancreas dei Rettili : negli Ofidii, cosi si esprime in tale nota, sono in special modo situate in quella parte del pancreas che e in rapporto di contiguita con la mllza. Due an- ni pill tardi, nel 1898, lo stesso Giannelli con altre numerose ri- cerche, confermo questo suo reperto, ed anzi lo estese giacche di- mostro che quella particolare ricchezza d'isolotti nella porzione giu- stasplenica del pancreas non e propria soltanto deli'ordine degli Ofidii (Tropidonotus natrlx, Zamenis viridiftavus^ ElapJm quadrili- matus....) ma si riscontra anche nell'ordine dei Saurii (F('/raw?.ts arc- narius, Lacerta muralis^ Seps clialcides....), nei quali Rettili, esami- nato il pancreas nei suoi vari segmenti, ritrovo isolotti numerosis- simi e grandi nella detta porzione, nientre erano raolto radi e mol- to piccoli nel resto della ghiandola. E flno da quell'epoca il Gian- nelli si senti inclinato ad ammettere che " nei Rettili quella por- zione di pancreas, che avvicina la milza, ha tendenza (e trascrivia mo una frase della sua memoria — Bicerche macroscopiche e mi- croscopiche sul pancreas — del 1898) sopra tutte le altre porzioni della ghiandola a costituirsi in ammasso cellulare pieno, tramezzato da capillari sanguigni; e gli accumuli intertubulari di Langerhans sono verosimilmente da ritenersi quali formazioni non transitorie ma permanenti, che datano sino dai primi momenti della evoluzio- ne del pancreas „. - 133 - Assodato tal fatto, voile in seguito il Giannelli ricercare la ragioiie di questa peculiare disposizione degli isolotti di Langorhans nel pancreas dei Rettili, e tradurre eventualraente in cosa dimo- strata Tipotesi gia emessa della loro probabile costituzione fino da- gli inizii dello sviluppo embrionale, e cio fece intraprendendo uno studio dettagliato sulla evoluzione del pancreas nella Seps chalcides, dal quale studio veiine alle seguenti conclusioni : P che quegl'iso- lotti sono formazioni che si costituiscono durante la vita embrio- nale e che si mantengono costantemente ed invariabilmente fino alia morte; 2'^ che tali formazioni rappresentano porzioni di abboz- zo pancreatico non dilferenziate in tessuto ghiandolare secernente ordinario, porzioni che si osservano esclusivamente nella parte di ghiandola proveniente dall' abbozzo dorsale, non riscontrandosene nel segmento di ghiandola che ripete la sua origine dagli abbozzi ventral i. Infatti, il pancreas della Seps adulta ci si mostra sotto forma di una ghiandola allungafca e diretta in sense caudo-craniale, costi- tuita da una massa ghiandolare principale situata posteriormente e da due prolungamenti che dp, essa emergono, dei quah Tuno dorsale che portasi verso la milza dopo essersi distaccato dalla parte su- periore di quella massa, e I'altro craniale destinato a continuare quella massa all'innanzi assottigliandosi man mano nel suo percor- so ed estendendosi fino in vicinanza della vescicola bihare. Or bene, il Giannelli a riprova dei suoi reperti embriologici ha veduto che gli isolotti mancano nel prolungamento craniale, il quale resulta dalla unione dei due abbozzi ventrali pancreatic! primitivi, mentre sono numerosi e grand i nel prolungamento dorsale, originario del- I'abbozzo primitive dorsale del pancreas. La massa ghiandolare principale infine, la quale e prodotto della fusione all'indietro dei due prolungamenti, contiene isolotti di Langerhans solo in quella parte che e di provenienza del prolungamento dorsale, e che e per- corsa, al pari di questo prolungamento, da un condotto escretore senipre indipendente dagli altri condotli patioreatici e rappresentante il condotto del piimitivo abbozzo dorsale. Tutto quanto il Giannelli rifei'isce sul pancreas di -S'ejto c^a^ cides adulta, sia sulla sua configurazione esterna, sia sulla sua struttura, sia sul mode di repartirvisi delle formazioni insulari, sia sulla particolare maniera di comportarsi dei suoi condotti escretori, sia sui rapporti suoi con i condotti del fegato e della vescicola bi- liare, noi I'abbiamo ritrovato nel pancreas di Lacerta muralis, a I quale, per il suo sviluppo, si possono percio applicare i dati che - 134 - riguardano il pancreas della Seps. II nostro studio sul pancreas della Lacerta non e che una conferma di quello del Giannelli sul pancreas della Seps^ e crediamo opportune riferire brevemente i resultati delle nostre ricerche. Apparenze macroscopiche del pancreas di Lacerta muralis. — Noi indicheremo in poche parole la sua forma, la sua posizione, ed i suoi rapporti con gli organi vicini. Si presenta come una ghiandola allungata daU'innanzi all'iiidietro, nella massima parte del suo decorso incuneata nell'ansa gastro-intestinale, ansa a concavita anteriore delimitata a sinistra dallo stomaco ed a destra dall'inizio dell'in- testino medio, essendo posto nel fondo dell'ansa il passaggio del prime nel secondo. Entro quest'ansa la ghiandola a noi si rivela posteriormente in forma di massa compatta rafflgurante un prisma quadrangolare {massa principale del pancreas)^ di cui una, delle facce guarda ventralmente ed e la piii estesa, una e volta a sini- stra e si adatta incurvandosi al contorno corrispondente dello stomaco, la terza guarda a destra ponendosi in rapporto ed adat- tandosi al contorno sinistro dell'intestino e la quarta infine dorsal- mente. All'indietro la massa pancreatica principale e fortemen- te aderente al principle dell'intestino medio tanto da non es- serne possibile il distacco, ed airinnanzi poi essa si divide in due prolungamenti, di cui I'uno si dirige cranialmente, ed e il prolun- gamento craniale, e I'altro si porta dorsalmente, ed e il prohmya- ynento dorsale. Entrambi i prolungamenti sono visibili osservando il pancreas e gli organi vicini dal late dorsale, come schematicamente e rap- presentato nella fig. 1*. II prolungamento craniale, assumendo forma di prisma triangolare e conservando la direzione della massa pan- creatica principale (fig. 2" e 3" P) va man mano assottigliandosi col procedere dall'indietro all'innanzi, incuneato da piima nella parte vonlrale della descritta ansa; ma pui, quando I'ansa scompare per il ripiegarsi aH'indietro dell'intestino medio, costeggiante il lato di- stro dello stomaco per portarsi con questo dorsalmente al fegato ed alia vescicola biliare, i quali organi, come vedremo, inviano en- tro il pancreas i loro condotti escretori. II prolungamento dorsale si dirige dall'ansa gastro-intestinak; verso la colonna vertebrale ; nel prime tratto e depresso in sense trasversale, ed alia sua estremita si rigonfia per porsi in rapporto (Ji contiguita con la milza (fig. P, M), Ora, questi due prolungamenti, - 1^5 - che nel loro decorso si allontanano prendendo varia direzione, nella parte posteriore dell'ansa si avvicinano, si confondono, si compene- trano I'uno nell'altro, dando luogo in tal guisa alia formazione di quella massa principale di cui si e paiiato. m: //-^ m ^u ]i \^ ^P Fis. 1« Rappresentazione scliematica del pancreas e degli organi annessi veduti dal lato doiaale. Vedesi da tutto cio la identita esistente tra le apparenze ma- croscopiche del pancreas di Lacerta ynuralis e quelle del pancreas di Seps, ed applicando al primo quanto il Giannelli ha dimostrato per ii secondo, e da rilenersi il prolungamento craniale prodotto da- gli abbozzi pancreatic! primitivi ventrali, il prolungamento dorsale dall'abbozzo primitive dorsale, e la massa principale dai primi e dal secondo insieme. Apparenze microscopiche del pancreas di Lacerta muralis e re- partizione in esso delle isole di Langerhans. — Niente abbiamo da aggiungere a quanto ci e noto sulla struttura degli element! costi- tutivi del tub! pancreatic! : vogliamo soltanto dare un breve cenno sulla costituzione generale degl'isolotti. Resultano ess! d! cordon! di element! cellular! disposti in uno od in pm serie, cordon! anastomizzati tra loro dando cosi origine ad una rete, nelle d! cui maglie stanno corapresi capillar! sangui- gni assai ampi. Tali formazioni sono di varia dimensione ; accanto ad accumuli assai piccol! trovansene dei veramente voluminosi tan- to da occupare quasi tutto il segmento pancreatico in cui hanno sede. Vogliamo richiaraare I'attenzione suUe intime relazioni che esistono fra i cordon! cellular! degl'isolotti ed i tubuU pancreatic! ordinar! ; si ha in moltephc! punt! una continuita diretta tra gli uni e gli altri, e tale continuity puo aver luogo in due raaniere different!; - 136 - 0 si distaccano i cordoni degl'isolotti dal contorno di tubuli ghiando- lari rivestiti totalmente da cellule pancreatiche ordinarie, e questo e il caso piu frequente, oppure nel punto, in cui da un tubulo si di- stacca un cordone d'isolotto, il lume del tubulo si presenta in parte rivGstito dalle cellule del cordone stesso senza che mai si notino forme di transizione tra le cellule insulari e le cellule a secrezione esocrina ; apparenza del resto non propria ai Rettili, ma puo dirsi comune a tutti i Vertebrati, come e stato recentemente ricordato in una sua memoria da Giannelli. Noi abbiamo potuto diligentemente studiare il modo di discri- buirsi delle isole di Langerhans nella sostanza ghiandolare in se- zioni trasverse microtomiche serial! del pancreas unite agli organi con i quali entia in rapporto, e passiamo ora ad indicare tale di- stribuzione cominciando dall' estremo anteriore del prolungamento craniale, situate dorsalmente al fegato ed alia vescicola biliare, e venendo indietro fino al punto, in cui la massa principale del pan- creas aderisce intimamente all' inizio dell' intestino medio. Fig. 2". — Kappreaeutazione achematica di una sezione trasversa del prolungaiuento craniale del pancreas F, dello stoinaco jS, dell' intestino I e della milza M. — Con numeri sono indicati i vari condotti. In tutfee le sezioni, che interessano quel prolungamento, il pan- creas mostrasi costituito da tubuli ghiandolari, che versano il pro- dotto della propria attivita a mezzo di condottini esilissimi in un condotto pancreatico principale che traversa il prolungamento nel suo asse maggiore, fiancheggiato da due altri condotti, contenuti quindi pur essi nello spessore del pancreas, e che sono il condotto - 137 - epatico ed il condotto cistico, i quali, per raggiungere il loro sbocco neir intestine, percorrono in tutta la sua estensione la ghiandola pancreatica, nella quale si immettono cranialmente non appena di- staccatisi dal fegato e dalla vescicola biliare. Si differenziano benissi- mo questi condotti dal condotto pancreatico del prolungamento cra- niale, come pure dagli altri condotti pancreatic! che in seguito tro- veremo, per la raaggiore ampiezza del loro lume, per la maggiore spessezza delle loro capsule connettivali e per I'epitelio rivestente, in essi cilindrico e cubico negli altri. Nella Fig. 2^ e rappresentata schematicamente una delle sezioni trasverse del prolungamento era- niale del pancreas, e nella quale sezione fu anche interessata, dor- salmente all' ansa gastro-intestinale, la estremita anteriore della milza M. Nel pancreas P, posto fra lo stomaco aS e I'intestino J, si scor- gono il condotto epatico (1), il condotto cistico (2) ed il pancreati- co (3), dei quali il cistico non e ancora del tutto accerchiato da so- stanza pancreatica, mentre lo e nelle sezioni consecutive. Infatti, venendo un poco piii indietro, quando nelle sezioni cade, oltre il prolungamento craniale del pancreas, Fig. 3^ P, e la milza M, an- che I'estremita del prolungamento pancreatico dorsale P^ che avvi- Fig. 3». — Eappresentazione schematica di nua sezione trasversa del prolungamento craniale P o del dorsale Pi del pancreas con gli organi anuessi. — Con nunieri sono indicati i vari condotti. cina quest'ultimo organo, i due condotti epatico e cistico giacciono in seno della sostanza ghiandolare. Al solito, il prolungamento cra- niale non presenta tracce d' isolotti, mentre il citato segmento del - 138 - ' prolungamento dorsale puo dirsi quasi in tctalita rappresentato da una formazione insulare (rafflgurata nella Fig. scliematica 3^ in nero) a,ccerchiata da un alone, in qualche sezione incomplete, di tubuli pancreatici. Dall' esame e dalla misurazione delle aree di questa parte del prolungamento dorsale in varie sezioni e dalla misura- zione delle aree corrispondenti delle isole di Langerhans nolle pri- me contenute (misnrazioni cui siamo giunti, come in altro nostro lavoro abbiamo riferito, tracciando sotto il microscopio a mezzo del prisma Nacliet i contorni del pancreas e delle isole, suddivi- dendo poi questi campi in ben definite figure geometriche e deter- minando di ciascuna di queste I'area, previa riduzione delle misn- razioni che si ottenevano in rapporto all' ingrandimento con il quale i citati campi erano stati rilevati) si e potuto dedurre che nel detto segmento giustasplenico del pancreas, sempre, ben s'intende, nelle condizioni nutritive ordinarie dell' animale, circa i Vs della so- stanza pancreatica sono rappresentati da sostanza insulare. Si ha infatti che la somma delle aree di quel segmento del pancreas nelle sezioni esaminate (7) e di circa mm.' 0,40 e la somma delle aree insulari respettive di circa mm.^ 0,1566, il che ci da per resultato che per ogni mm.^ di ghiandola si ha circa mm."^ 0,39 di sostanza insulare. Se noi procediamo caudalmente nell' esame delle nostre sezioni seriali si continua a scorgere la grande differenza di costituzione tra il prolungamento craniale ed il resto del prolungamento dor- sale per la persistente mancanza nel prime d' isolotti, che invece in grande numero e di voiume abbastanza rilevante (specialmente se posti in rapporto al volume del prolungamento in cui sono dis- seminati) si osservano nel secondo, dove, dietro misurazione delle aree di molte sue sezioni e dietro conteggio degl' isolotti in ciascuna di queste contenuti, si e rilevato circa 16,2 isolotti per mm.^ In questo prolungamento dorsale poi appare ben presto, andando dalla milza verso il resto del pancreas, un condotto escretore principale destinato a raccogliere condotti escretori secondari esilissimi, con- dotto appartenente in proprio al prolungamento dorsale da quello percorso in tutta la sua estensione, e che noi vedremo avere uno sbocco a se nell' intestine indipendentemente dalle sbocco degli altri condotti pancreatici. Ad un date punte, nelle scorrere le sezioni seriali dall'innanzi all'indietre, noi assistiame alia fusione dei due prolungamenti per dare origine alia massa pancreatica principale, e, seguendo il decorso del condotto pancreatico del prolungamento doi'sale entre tale massa - 139 - ci e dato dedurre che di questa ii citato prolungamento entra a for- mare il segmento sinistro che fiancheggia lo stomaco, Fig. 4^ S, raentre Fg. 4». — Rappreseutazioue scliematica di una sezione ti'asveraa della massa principale del panciea con gli organi annessi. — Con numeri sono indicati i van condotti. il segmento destro aventi inclusi 11 condotto epatico (1), 11 cistico (2) ed 11 condotto pancreatico del prolungamento craniale (3) sarebbe rappresentato da quest'oltimo prolungamento. Nella Fig. scliematica V sono stati con una linea punteggiata dlvisi quest! due segraenti delia massa principale. E nel segmento sinistro, entro cul decorre 11 condotto del prolungamento pancreatico dorsale, Fig. 4^ (4), ed in vicinanza a questo condotto, che noi continuiamo a vedere isole del Langerhans (in nero nella Fig. 4^), e mai se ne osservano nell'altro. Dalle nostre solite misurazioni delle aree di molte sezioni della massa principale e dai soUti conteggi delle formazioni insulari che esse possiedono abbiamo dedotto che qui si hanno 9,65 isolotti per mm.'-. II minor numero d'isolotti in questa parte di pancreas devesi al fatto che essa deriva dalla unione del due prolungamenti, di cui solo 11 dorsale posslede quelle formazioni, e quindi il loro numero non e direttamente proporzionale alFaumento dell'area delle sezioni. Con ravvicinarsi al fondo dell'ansa gastro-intestinale noi ve- diamo gl'lsolotti scomparire anche dal segmento sinistro della massa principale, la quale allora resulta unicamente di tubuli ghiandolari, tra cui in vicinanza dello stomaco continua a decorrere il condotto pancreatico del prolungamento dorsale, e verso I'intestino, ossia nel segmento destro, gli altri tre condotti che gia conosciamo. Ma que- sto segmento destro della massa principale verso 11 fondo della - 140 - detta ansa va ingrossandosi e si arricchisce di altri tre condotti escretori pancreatici, che si costituiscono mano a mano dal confluire di esilissimi canalini e ciie rimangono sempre indipendenti dal con- dotto escretore del prolungamento craniale. Sono questi tre nuovi condotti che jn corrispondenza del fondo dell'ansa gastro-intestinale si avvicinano per primi all'inizio dell'intestino medio, ne traversano la tonaca rauscolare, e nel tessuto connettivo sottomucoso di una piega intestinale danno origine, riunendosi tra loro, ad una cavita unica, ad un ampoUa tappezzata da epitelio cilindrico unistratiflcato, la quale riceve a sua volta da prima 11 condotto del prolungamento dorsale del pancreas, poi quelle del prolungamento craniale ed infine gli altri due condotti che abbiamo veduto traversare questo pro- lungamento lungo il suo asse, ossia i condotti epatico e cistico, e si apre poi essa stessa nel lume dell'intestino. La disposizione del condotti pancreatici, epatico e cistico in Lacerta muralis e identica a quella descritta da Giannelli nella Seps chalcides, dove pure un ampolla, annidata in una piega del- l'intestino medio e con questo comunicante, riceve separatamente tutti quel condotti. Da tutto quanto abbiamo detto fino ad ora, sia suUe apparenze macroscopiche, sia su quelle microscopiche del pancreas di Lacerta muralis, sia sul particolare modo di repartizione in esso delle isole di Langerhans, appare perletta la corrispondenza tra pancreas di Lacerta e quelle di Seps, e giustificata percio I'applicazione che fac- ciamo al primo dei dati raccolti dal Giannnelli suUo sviluppo del secondo. In base a tale applicazione noi riteniamo che anche nella Lacerta la porzione del pancreas provvista di isole di Lan- gerhans e quella proveniente dall'abbozzo dorsale, dal quale ripete la sua origine il prolungamento pancreatico dorsale, decorrente in parte libero dal resto della ghiandola per raggiungere la milza ed in parte fuso col prolungamento craniale onde costituire insieme la massa pancreatica i)rincipale, mentre tali formazioni mancano nel resto del pancreas i)roveniento dagli abbozzi ventrali. Le ricerche, suUe quali ci siamo lin qui intrattenuti, furono eseguite in Lacertae in condizioni normali di nutrizione, ma noi ab- biamo voluto ancora vedere, a complemento di un nostro studio (cui rimandiamo per la parte bibliografica) gia pubblicato sulla in- variabilita (negli Uccelli e nei Mammiferi) delle isole di Langerhans nel digiuno, se il digiuno induceva eventualmente delle variazioni - 141 - di quelle isole nella Lacerta muralis. Si vedra che i resultati otte- iiuti collimano perfettamente con quelli avuti in precedenza e si completano percio a vicenda. Anzi fin d'ora avvertiarao che anche nella Eana, tra gli Anflbii, a mezzo di uno studio metodico che presto vedra la luce, abbiamo potuto dimostrare quella stessa in variabilita. II pancreas di Lacerta muralis uccisa dopo due mesi e mezzo di digiuno ci si e rivelato aU'esame microscopico molto ridotto di volume. Non potemmo, come si pratico per gli Uccelli e per i Mam- miferi, fare una comparazione grossolana, a mezzo di misurazioni, tra il volume dell'organo m Lacerta normale ed il volume di esso in Lacerta digiunante, data la piccolezza degli animali di cui po- temmo disporre, e la conseguente esiguita delle dimensioni dell'or- gano che non si prestavano ad essere con esattezza rilevate, e dato ancora il fatto che gli animali usati erano di molto varia grossezza e lunghezza. La diminuzione considerevole di volume, che il pancreas di Lacerta subisce durante il digiuno, e mostrata pero dair esame istologico, giacche, raffrontando la sua struttura con quella del pancreas di Lacerta normale, si vede che le cellule secretrici del tubuli, nelle quali non sono piu distinguibili le due caratteristiche zone, sono molto ridotte in grandezza avendo per- duto quasi tutto il loro zimogeno, ed il lume dei tubi stessi e scom- parso per il ravvicinamento dei loro elementi costitutivi dando cosi luogo ad una retrazione del parenchima ghiandolare, retrazione cui e da aggiungersi quella del tessuto connettivo in via di atrofizzarsi per deficiente nutrizione. Riguardo alia repartizione degli isolotti nel pancreas di Lacerta digiunante e subito a dirsi, e questo e un rilievo del massimo in- teresse, che essi sono ubicati negli stessi segmenti, nei quali li al)biaino riscontrati nel pancreas di animali in condizioni ordinarie di nutrizione, coiiservando la stessa costituziune genorale, ne com- paiuno in quegli altri segmenti che normalmente no sono privi. E aumentato il loro numero per mm.% e talo aumento, consideiata la retrazione cui e andato incontro I'organo durante il digiuno, e da considerarsi non assoluto ma relative, essendo legato intima- mente alia diminuzione di volume del pancreas, come abbiamo di- mostrato negli Uccelli e nei Mammiferi. II segmento glustasplenico del prolungamento dorsale del pan- creas di Lacerta digiunante e per circa % rappresentato da sostanza insulare, e, considerata quindi come 1 la quantita di tale sostanza - 142 - nella stessa porzione di pancreas normale, essa ascende ad 1,87 nel pancreas digiunante in base alia seguente proporzione : a; = 1,87 II resto del prolungaraento dorsale svolgentesi libero dal cra- niale contiene per effetto del digiuno isolotti 81,42 per ram.^,e, facendo il rapporto con il numero d' isolotti contenuti nella stessa unita di superflcie e nella stessa sede del pancreas di Lacerta nutrita, si ha la seguente proporzione : 16,2:31,42 ::l:x X=l,94: Inline la iiiassa ghiandolare principale, resultante dalla fusione dei due prolunganienti, dorsale e craniale, ci ha mostrato al solito delle formazioni insulari in quella parte che proviene dal prolunga- raento dorsale, e contiene isolotti 20,60 per mm.^ e dallo stesso rapporto con la quantita di isolotti che un mm.- di quella stessa massa possiede nella Lacerta normale vien fuori I'alti'a propor- zione : 9,65 : 20,60 : : 1 : x ' re z= 2,13 Da tutte queste proporzioni si deduce che, se nel pancreas di Lacerta digiunante per effetto della forte retrazione e della conse- guente diminuzione di volume cui e andato incontro quell' organo, si veritica un considerevole aumento relativo di sostanza insulare, tale aumento pero e vario nei diversi suoi segmenti; maggiore cioe nella massa pancreatica principale, minore nel segmento giustasple- nico del prolungamento dorsale e di grado intermedio nel resto di questo prolungamento. Non avremmo che da ripetere, per spiegare tale differenza, quanto con ampiezza abbiamo detto nel lavoro no- stro indicate. Per comoditadel lettore qui soltanto diremo che, essendo tale aumento non assoluto ma relativo e strettamente connesso con la diminuzione di volume dell'organo determinata segnataraente dalla retrazione della sostanza tubulare, tale aumento dovra essere rela- tivaraente maggiore in quel puuti, dove il pancreas si mostra piu riccamente t'ornito di quel tubuli, soggetti a retrazione, e meno ricco invece di isole, che rimangono invariabili e non snbiscono un tale cambiamento. E cosi il detto aumento apparira di maggior rilievo nella massa principale pancreatica, alia cui formazione par- tecipa la sostanza unicamente tubulare proveniente dai primitivi abbozzi ventrali, e di rilievo minore nel prolungamento dorsale, che per avere la sua matrice esclusiva nell'abbozzo dorsale e ric- - u^ - camente provveduto di formazioni insiilari non soggette a retra- zione e relativamente poco ricco di sostanza retrattile tubulare. CONCLUSIONI. V II pancreas di Lacerta rnuralis e costituito da una massa ghiandolare principale inclusa nell'ansa gastro-intestinale, e da due prolungamenti; 1' uno craniale che continua all' innanzi la detta massa per portarsi dorsaluiente al fegato ed alia vescicola biliare, e I'altio dorsale die va a porsi in rapporto di contiguita con la milza. 2' La massa principale resulta dalla fiisione dei due prolunga- menti. 3' II prolungamento craniale consta unicamente di sostanza tubulare, mentre il dorsale contiene in mezzo a tali tubuli, e con essi in rapporto di continuita, molte isole di Langerhans, che au- mentano in nnniero ed in volume procedendo verso la milza. La massa principale contiene queste formazioni solo in quella sua parte, che si continua col prolungamento dorsale e che e da que- sto formata. 4'^ In mezzo al tessuto ghiandolare del prolungamento craniale e del segmento della massa principale da lui proveniente decorrono i condotti cistico ed epatico, i quali, al pari dei condotti pancrea- tici principali, hanno sbocco separato in un ampolla annidata in una piega dell' inizio dell'intestino medio. 5* Per le apparenze macroscopiche, per le microscopiche e per il particolare modo di repartizione delle isole di Langerhans appare perfetta la corrispondenza tra pancreas di Lacerta rnuralis e quello di Seps chalcides, e giustiflcata percio rapplicazione che facciamo al prime dei dati raccolti da Giannelli suUo sviluppo del secondo; in base alia quale apphcaziane noi riteniamo che anche nella La- certa rnuralis la porzione del pancreas provvista di isole di Lan- gerhans e quella derivante dal primitive abbozzo dorsale, dal quale ripete la sua origine il prolungamento pancreatico dorsale e quel segmento della massa principale che ne e diretta di])endenza. 6* II pancreas di Lacerta iimralis per effetto di un prolungato digiuno va incontro ad una notevole diminuzione di volume dovuta segnatamente a retrazione dei tubuli ghiandolari, rimanendo inalte- rata la costituzione generale delle isole di Langerhans; e stretta- mente legato a tale diminuzione si rileva un aumento della so- stanza insulare, aumento da considei-arsi percio non assoluto mu relative. Ferrara, 1 luglio 1914. 144 - Bibliografia. Giannelli e Giacomini. — Ricerche istologiohe sul tubo digerente dei rettili. > Nota. Int.estiiio medio e terminale, fegato e pancreas. — Esfr. dal proc. verb, adiin. 34 giugnn t896 dM'Accad. dei Fisiocritici di Siena. Giannelli. — lUcerche raaoro.scopiclio e microscopiche sul pancreas. — EKtr. Atii Accad,. dei Fi.no- critici. Siena i89S. 1(1. — .Siillo sviluppo del pancreas nellii Seps chalcides con qualche accenno alio sviluppo del fegato e della milxa. — Ricerche fatte nel Labor, di Anatomia normale di Roma etc. 1899. Id. — Sill di.staoco delle isole di Langei-lians della ghiandola paacreatica e sni loro rappoitineU'iu- teruo di qnesta con i tubuli pancivatici. — Motiitore zoulogico ital. 1914. Id. — (In collaborazione con gli studenti Bergamini e Lauipronti). Invariabilitii di nuinero di aian- dezza e di costituzione generale delle i.solo di Langerhans nel digiuno. — Eatr. dagli Atti della Accad. di Scienze mediche e naturali di Ferrara, 1914. ISTITUTO DI ANATOMIA NORMALE DELLA R. SGUOLA SUP. VETERINARIA DI TORINO DIRETTO DAL PROF. U. ZIMMERL La glandola della faccia convessa della III palpebra in alcuni mammiferi DoTT. CAMILLO MOBILIO, Aiiito e Prof. inc. d' Istologia (Con 1 flgiira). fe viotata la riprodiizione. L'anno scorso ebbi occasione di vedere una glandoletta annessa alia terza palpebra nel bue, e di essa mi occupai in una speciale memoria, pubblicata neW Anatoniischer Anzeiger (*). Nella stessa memoria diceva essere mia intenzione di esten- dere le ricerche sugli altri animali, oltre il bue, e principalmente su quelli che hanno la terza palpebra molto sviluppata, come gli uccelli. Con la presente pubblicazione vengo ad esporre i risultati delle osservazioni compiute sopra alcuni mammiferi, fermo sempre nel 0) Di una nuova glandola annesaa alia terza palpebra uel Bos tauriia (Glandola della faccia con- vessa della terza palpebra). Con 10 figure. — Anatomischer Anzeiger. 44 Band, Xr. Vt. ^- '^■'■ Jena, 19iS. - 145 - proposito di occuparmi ancora di tale ricerca in tutti gli animali che potro avere a disposizione per lo studio, poictie I'argomento e senza dubbio di non lieve importanza. Gli animali su cui ho potato finora portare la mia attenzione sono: Perissodactyla : Equus caballus. Eq. asinus. Eg. ynulus. Artiodactyla : Bubahis vulgaris. Ovis aries. Capra hircus. Cer- vus elaphus. Bama platyceros. Capella rupicapra. Sus scropha, var. domestica. Sus scropha, var. fera. Riguardo alia tecnica non ho da aggiungere nulla a quanto ho gia detto nella memoria precedentemente citata, e quindi passo senz'altro ad esporre i risultati delie osservazioni. Perissodactyla. Equus caballus. Eq. asinus. Eq. mulus. Ho esaminate le sezioni seriali delle cavita orbitarie di un embrione di cavallo lungo 35 rnm. e di un feto lungo 18 cm., e le cavita orbitarie di 11 cavalli, 6 asini e 4 muli. In nessun caso ho trovata la glandola della faccia convessa della terza palpebra. Devo pero riferire, poiche ha speciale interesse per il nostro argomento, quanto ho potuto notare in una cavita orbitaria destra di un cavallo. Nel fondo del solco tra la terza palpebra e la palpebra supe- riore, un centimetre circa al disopra del livello della caruncola la- crimale, si vede, chiaramente, un forellino. Questo ha il diametro di circa mezzo milUmetro ed e preceduto da una piccola doccia, lunga circa 1 mm., spinta suUa palpebra superiore. Infllata una setola di maiale per il detto forellino, questa si ferma dopo 1 Vz cm. di peicorso. Precede allora ad isolare il canale, percorso dalla setola, e vedo che questo arriva alia glandola della terza palpebra, nnmet- tendosi in quella porzione glandolare che circonda il margine supe- riore della cartilagine della terza palpebra. Questo canale escretore porta, dunque, una porzione del se- crete della glandola della terza palpebra, riversandolo nel solco tra questa e la palpebra superiore. lo sono di avviso che tale condotto con la porzione glandolare che gli appartiene rappresenti la glandola della faccia convessa della terza palpebra, mentre il rimanente, che versa il suo prodotto sulla - 146 - faccia concava di questa, ne rappresenta la glandola delta faccia concava. Ne e da meravigliare che la prima ghiandola e intimamente unita alia seconda, poiche anche nel bue io ho potato vedere tre casi analoghi ed ho potato dimostrare come le due ghiandole, pur essendo fuse macroscopicamente, sono distinte fra loro, principal- mente servendomi del dati embriologici riguardanti le due glandole in discorso, di cui mi souo, in ultra memoria (^), occupato. Artiodactyla Bubalus vulgaris Ho potuto avere 9 cavita orbitarie di bufali (^). In nessuna di esse ho trovata la glandola della faccia conves- sa della terza palpebra. Ovis aries-Gapra hircus Ho esaminato le sezioni seriali delle cavity orbitarie d'un feto ovino, lungo 95 mm., e di un capretto di 1 giorno, e le cavita or- bitarie di 5 pecore e 5 capre. In nessun caso ho trovato traccia della glandola di cui ci oc- cupiamo. Gervus elaphus Ho potato avere (merce I'interessamento del sig. Beinotti che tanto ringrazio) le cavita orbitarie di 3 cervi. In 3 lati non sono riuscito a vedere la nostra glandoletta. In un lato sinistro, presso la faccia mediale della glandola del- la faccia concava della terza palpebra, trovasi una bella glandoletta della faccia convessa. Quest/ultima glandola e tutta circondata da tessuto adipose; ha forma lenticolare, larga 3 Vg mm. e spessa, nel mezzo, 2 mm. Si trova alia distanza di circa 1 Va cm. dal solco tra la terza pal- pebra e le altre due, mezzo centimetro circa avanti alia glandola di Harder. Ha lo stesso colore della glandola della faccia concava della III palpebra. 0) Sullo svilnppo (loUa Klaiulola della terza palpebra nel l)ne. — Anat. Anzeiger. 4:i Bit. n. 12-13 Jena 1913. (-) Le 9 cavita orbitarie di bnfali mi souo state procnrate dal custode dell' Istituto Anatoraiei) della K. Senola Sup. Veterinaria di Najioli, Pietro Tarallo, a eni mi e grato rivolgere qui pnbblici riiigrazianienti. - 147 - II dotto escretore della glandoletta e esilissimo e va ad aprirsi, con un forellino appena visibile ed a flor di mucosa, nel solco tra la III palpebra e la caruncola lacriraaie, spostato un pochino verso quesfc'ultima. In un altro caso, pure a sinistra, la glandoletta della faccia nouvessa della terza palpebra si comporta come nel caso preceden- te, pero e un poco piiT piccola. Essa si presenta come una lamella ellissoidale, diretta dall'a- vanti all'indietro, lunga 2 V2 '^^i^- 1^'&^ 1 V2 e spessa poco p'm a ^/j mm. Nel terzo lato, destro, la glandola della faccia convessa e ben isviluppata. Ha la forma di lamina ellissoidale; e diretta dall'avanti all'indietro ed e lunga 10 mm., larga 5 e spessa 2 mm. Per cib che riguarda la sua posizione, il colorito ed il condotto escretore, si comporta come le altre due glandolette avanti descritte. Per la struttura, le glandolette accennate nei tre lati ricordano perfettamente quella della glandola della faccia convessa della III palpebra del bue. Quindi io non staro qui a ripetere quanto ho gia detto. Faccio solo notare che tra i lobi della glandola in discorso nel cervo il tessuto adipose e abbondante e che I'epitelio delle estre- niita secernenti e simile a quelle della glandola della faccia concava della III palpebra. Dama pkUyceros. Ho avuto le cavita orbitarie di 5 daini. In 5 lati non sono riuscito a vedere la glandola della faccia convessa della HI palpebra. In tre lati, uao destro e due di sinistra, la nominata glandola esiste ben sviluppata. Essa trovasi, tutta avvolta da adipe, presso il margine supe- riore della glandola della taccia concava della III palpebra, un paio di millimetri dietro il solco tra questa palpebra e le altre due. Si presenta come un corpicciolo irregolarmente ovoidale, appiattito Lrasversalmente, a superflcie lobata. E lunga 7 mm., larga 5 e col massimo spessore di 3 mm. II condotto escretore, corto e sottile, si apre, a tior della mu- cosa, nel solco tra la terza palpebra e quella superiore, un poco al disopra del livello della caruncola lacrimale. In un 4° lato, destro, la glandola della faccia convessa della III p. si comporta come nei precedenti, soltanto che e meno svi- - 148 - luppata e mostrasi come una lamella lenticolare, con 3 lobi distinti, del diametro di 4 mm. Nel 5" lato, sinistro, la glandola di cui parliamo si presenta '',ome un corpicciolo conico, appiattito trasversalmente. L'apice e rivolto in avanti ed in alto e si continua col dotto escretore, che, dopo circa mezzo centimetro di percorso, si apre nel solco tra la III palpebra e la superiore ; la base si trova sul margine superiore della glandola della I'accia concava della III p., co.i cui si unisce, facendo cosi con questa tutto nn corpo solo. La glandoletta conica e lunga 7 mm. e larga 3 alia base. Ha superficie lobata e si mostra dello stesso colore della glandola vicina. Questo caso ricorda precisamente quell! clie ho visfci nel bue, in cui la glandoletta della faccia convessa della terza palpebra si confondeva all'indietro con quella della faccia concava della me- desima. Tutte le 5 glandolette descritte hanno moito adipe tra i diversi lobi che le costituiscono. Per la struttura delle estremita secernenti non abbiaino da dire altro che ricorda perfettamente quella del bue. Capella rupicapra. Ho esaminate le cavita orbitarie di 5 oamosci. Non sono riuscito a trovare traccia della glandola della faccia convessa della terza i)alpebra. Ho potuto notare, invece, che in questo animale esiste sol- tanto la glandola della faccia concava della III palpebra, la quale si comporta precisamente come nella iiecora e capra. Manca, per- cio, la ghiandola di Harder. Sus scropha, vur. dotnestica (Pig. 1). Ho esaminate le sezioni in serie delle cavita orbitarie di un feto, lungo 10 cm. e del peso di gr. 90, e le cavita orbitarie di 15 maiah. Sia nel feto che negli animali nati la glandola della faccia con- vessa della terza palpebra esiste. Nel feto e rappresentata da un cordone cellula)e, il quale in- comincia proprio nel fondo del solco tra la terza palpebra e 1' an- golo palpebrale iiiLerno, un poco piii spinta verso la palpebra su- periore. Esso si porta all'indietro, e, dopo un percorso di 250 y-, si termina in un bottoncino, del diametro di 100 ;j-, cioe del doppio di quanto ne raisura il tratto precedents. - 149 - Negli aniniali iiati, la glandola della taccia convessa della 3* palpebra e ben sviluppata. Fig, 1 (Fofcogratia). Maiale. — Le tre glandole annesse alia III palpebra (lato destro). — U, glautlola di Harder; g, glandola della faccia concava dolla III paJpebra ; if-g\ glaudola della faccia cou- vessa ; c, cartilagine della III palpebra; p. s., sezione della palpebra superiore ; p. t, sezione della palpebra in feriore ; c. I. s., canale lacrimale superiore; c.l.i., fondo cieco del canale lacriiuale inferiore ; c. I., sezione deUa caruncola lacrimale: p. o., muscolo piccolo obliquo, la cui estremita tissa, ataccata dall' osso, 6 stata alloutauata un poco, per non naseondere la glandola di Harder; g. 0., imiscolo grande obliquo. Essa trovasi sotto la congiuntiva estesa tra la terza palpebra e la carijncola lacrimale, e sotto quest' ultima si estende per un tratto piu o meno lungo. Si presenta ora come lui corpicciolo a forma di lamina ova- lare, col diametro antero-posteriore di una diecina di millimetri e spessa al massimo 2-3 mm., ora come ellisse, piu o meno irrego- lare, lungo 10-12 mm. - 150 - La glandola in discorso appare tutta lobata, e tra i vari lobi e piu 0 meno abbondante il grasso. Spesse volte un lobetto, come piccolo seme di lenticchia, tro- vasi nettamento separato dal rimanente del corpo glandolare (come si vede nella fig. 1), distante da questo due o piu millimetri. Tale lobetto viene a trovarsi presso il solco posro alia base della faccia convessa della terza palpebra ed in questo versa il suo prodotto per mezzo di un condottino escretore. Questo si apre mediante un forellino talora a fior di mucosa, tal'altra sopra una piccola papilla, e talvolta ben visibile. tal'altra cosi piccolo che occorre una lente d'ingrandimento per poterlo rilevare. In qualche caso, invece di un solo lobetto, come piccola glan- dola a se, possono trovarsene 2 ed anche 3, separati dal rimanente del corpo glandolare, che si trova sempre in corrispondenza della ca- runcola lacrimale, e rappresentanti piccole glandolette distinte, cia- scuna con un condotto escretore proprio. Tutta la glandola della faccia convessa della III palpebra e provvista di 2-4 canalini escretori, come ho potuto stabilire facen- do delle sezioni in serie di tutto il corpo glandolare, con la con- giuntiva soprastante, e procedendo all'esame rnicroscopico. Tali canalini si aprono sulla congiuntiva mediante forellini cosi piccoli che raramente si possono distinguere ad occhio nudo. Dall'esame delle dette sezioni si rileva ancora che alciini lo- betti glandolari si spingono fin presso i bulbi dei peli della carun- cola lacrimale, presso le glandole sebacee. Riguardo alia struttura della glandola della faccia convessa, facciamo osservare che ricorda quella della glandola della faccia concava, con la differenza che il tessuto connettivo e molto piii abbondante ed infiltrate di grasso nella prima. Sus scropha, var. fera. Ho potuto esaminare soltanto 3 cavita orbitarie di cinghiale. Dall'esame di esse ho potuto pero stabilire che nessuna diffe- renza esiste, percio che riguarda il nostro argomento, rispetto al maiale. CONGLUSIONI. Da quanto abbiamo finora detto, risulta che fra le 11 specie di mammiferi studiate la glandola della faccia convessa della III palpebra esiste soltanto in 4, e cioe : nel cervo, nel daino, nel maia- le e nel cinghiale. - 151 - In queste dae ultinie specie e costante, nelle due prime esiste solo nel 50 % dei casi. Nel cavallo tra i 26 lati esaminati (tra animali nati e feti), I'abbiamo vista una volta sola, sebbene con aspetto speciale. Finora, dunque, tio esaniinate, compreso il bue, 12 specie di inamtniferi (cavallo, asino, mulo, bue, bufalo, pecora, capra, cervo, daino, camoscio, maiale, cinghiale) ed ho trovato che la glandola delta faccia convessa della III palpehra e costante nel maiale e cinghiale, esiste nel 62, 67 % dei casi nel hue^ nel 50 % "^1 cei'vo e nel daino, ed e lappresentata eccezionalmente nel cavallo. R. ISTITUTO DI STUDI SUPERIORI IN FIRENZE LABORATORIO DI ZOOLOGIA DEGL'iNVERTEBRATI DIRETTO DAL PROF. DAN. ROSA. GLELIA GEGGHINl Su due nuovi Turbinolidae del Mediterraneo (Diaguosi preJiminari). Jfc vietata la riproduzione. Stenocyathus Washingtoni n. sp. I polipai sono isolati, di forma molto allungata e contorta. Hanno una lunghezza di circa 5 cm., e un diametro medio di 4 mm. all'apertura del calice, di 1-2 mm. all'estremita opposta. La snperficie della rauraglia e piattosto liscia; presenta nume- Lose punteggiature biancastre che hanno tendenza a disporsi 4 a 4 secondo seiie longitudinali, dando alia muraglia un aspetto caratte- ristico. Questi punti chiari, che formano piccoli rilievi ma non deter- minano mai notevoh sporgenze, chiudono i fori della muraglia, che sono messi alio scoperto con una leggera decalcificazione. II margine superiore del cahce e liscio, e i setti non sporgono al di sopra di esso. - 152 - I setti sono distribuiti in 3 cicli e 6 sistemi. I setti del 1" e del 2" ciclo hanno egaale spessore, ma quelli del 1" sono piu larghi dogli altii. I setti del 3° ciclo hanno larghezza eguale a quelli del 2'', ma lianno spessore molto piii piccolo. I pali, in numero di 6, lianno larghezza e spessore quasi eguale a quelle dei setti palleaU (2o ciclo). II margine libero dei pali e dei setti e ondulato. La columella occupa I'asse del polipaio e risulta di un solo bastoncino centrale con apice ravvolto ad elica. Localitd — Presso le isole Egadi alia profondita di m. 400. A nord dell'Asinara alia profondita di m. 168-284. Ceratotrochus Magnaghii, n. sp. I polipai sono isolati, hanno una lunghezza da 5 a 20 mm.; I'apertura del lore calice e circolare con diametro da 5 a 8 mm. La lore forma e conica, un poco rigonfiata e tozza, con apice in basso abbastanza assottighato. La muraglia presenta delle coste poco sporgenti e nascoste in parte, specialmente nella meta superiore del pohpaio, dall'epiteca. II margine superiore del calice e intero; e al di sopra di esse, ma senza intaccarlo, sporgono i setti per breve tratto. I setti sono disposti in 3 cicli, e sono tutti poco larghi; quelli del 1^ e 2° ciclo hanno quasi eguale sviluppo, e molto piii stretti e pochissimo sporgenti dalla parete sono i setti del 3° ciclo. La columella, situata al di sotto dell'apertura del caUce, e for- mata di un numero di elementi assai variabile, ma che non sem- bra, in diversi esemplari, mai inferiore a 4. Ciascun elemento ha la forma di bastoncino diritto, con apice arrotondato e, pur mante- nendosi distinto dagli altri, si presenta a questi assai avvicinato. Localitd — Presso le isole Egadi alia profondita di m. 400. Ambedue queste specie, appartenenti a generi flnora non cono- sciuti nel Mediterraneo, sono state raccolte dalla R. N. italiana " Washington „ durante la V campagna talassografica nel Medi- terraneo (agosto-settembre 1881). Giugno 1914. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Fireiize, 1914. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52, MonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embrioiogia) Organo ufficiale della Unione Zooiogica Italiana DIRBTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIOALBI Prof, (li Anatoinia uiuaua Prof, di Aiiatomia comp. e Zoologia iiel R. Istituto di Studi Super, in Fireuze iiella R. Univeraitd, di Pisa Ufficio di Direzioue ed Amministrazione : Istituto Anatoinico, Fireuze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Luglio 1914 N. 7. SOMMARIO: Bibliograpia. — Pag. 153-159. CoMUNiCAzioNi oRiGiNALi: Baldasseron! V., Sui nefridii doH' Horraogaster praotiosa Mchlsn. (Con tav. VI c 5 llg.). — Pag. 160-173. Unione Zoologiga Italiana. Noraenclatura zooiogica. — Pag. 174-179. GoNCOKSo. — Pag. 180. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali die si pubblicano nel Monilore Zoologico Italiano b vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. XII. Vertebrati. {Vontinuazione) III. PARTE ZOOLOGIGA 3. Pesci. Cerruti Attilio. — Sulle tavole iconogratlcho di serio di sviliippo di Telcostei lasciate dal Dott. S. Lo Bianco, — Atti d. V Congresso intcrnaz. di Pesca tenuto in Roma nel 1911, pp. 253-259. Roma, 1913. 4. Anfibi. Monticelli Fr. 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Bono Eugenio. — Gicogna ncra nel Veneto. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 2, N. 2, p. 117. Bologna, 1913. Bonomi F'. — Notizie di Sardegna. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 1, N. 3, pp. 165-166. Bologna, 1912. Bonomi A. — Gattura di Aegithalus caudatus irbyi. — Riv. Hal. di Ornitologia, An. 2, N. 3, p. 207. Bologna, 1913. Carazzi D. — La collezione ornilologica Magni-Grilli del R. Museo di Zoologia di Roma. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 1, N. 4, pp. 277-279. Bolo- gna, 1912. - 155 - Carlotto Gustavo Adolfo. — Catture [di Uccelli] pel distretto di Lonigo. — Riv. itnl. di Ornitoloyia, An. 1, N. 3, j:;. 165. Bologna, 1912. Cavazza Filippo. — Su ali-uni eseraplari di duo special! forme di « G. coturnix ». — Riv. ital. di Ornitologia, An. I, N. 3, pp. 131-139, con 1 tav. Bolo- gna, 1912. Cavazza Filippo. — II falco della Regina nell' intorno d' Italia. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 1, N. 3, pp. 157 158. Bologna, 1912. Cavazza Filippo. — Variazioue doU'abito della « G. coturnix » ottenuta con una alimentazione esclusivamente aniraale. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 2, is. 4, pp. 249-253. Con 1 tav. Bologna, 1913. Cavazza Filippo. — Gatalogo di una piccola collezione di uccelli della Golonia Eritrea. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 2, N. 2, pp. 96-112. Bologna, 1913. Cavazza Filippo. — Gatture notevoli nell' Emilia. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 2, N. 1, pp. 32-34. Bologna, 1913. Chigi Francesco. — Le fasi del piumaggio nei Falclii propriamente detti (Sot- tofam. Falconinae). — Riv. ital. di Ornitologia, An. 2, iY. /, p^. 20-31. Bologna, 1912. Chigi Francesco. — Osservazioni intorno alia presonza in Italia del « Lanius pomeranus badius » Hartl. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 1, N. 3, pp. 140-146. Bologna, 1912. Chigi Francesco. — Gattura del « Larus I'uscus aftlnis, Reinhardt » presso Roma. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 1, N. 3, pp. 161-162. Bologna, 1912. 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Z., iri questo N., pag. 158. Erba (Dell') Antonio. — Rara aiiomalia della lingua in un alienato criminale. Con tav. — Arch. d. Antrop. crim., psich. e tned. legale, Yol. 34, (Ser. 4, Yol. 5), Fasc. 5, pp. 530-536. Torino, 1913. Lattes Leone. — SuU'asimraetria del cervello criminale. Con 1 tav, — Arch. Antrop. crim. psich. e med. leg., Yol. 34, (Ser. 4, Yol. 5), Fasc. 6, pp. 648-687. Torino, 1913. - 160 - COMUNICAZIONI ORIGINALI R. ISTITUTO BI STUDI SUPERIORI IN FIRENZE LABOR ATOR 10 1)1 ZOOLOGIA DEGLI INVERTEBRATI DIRETTO DAL PROF. DAN. ROSA viNGENZo baldassp:roni Sui nefridii MV Hormogasfer praetiosa Mchlsn (Con tav. VI 0 5 figure). J; vietata la riprodnzione I nefridii dei Lombrichi da vari anni sono stati oggetto di diligente ricerca e molte ed interessanti particolarita di struttura sono state rilevate da autori quali il Gegenbaur(10),il Benham (4), il Rosa (24), die ban studiato per esteso gb organi segmentab di Questi vermi e da altri come lo Sch iieider (26), il Rosen (25), che ban descritto e figurato piii specialmente singole parti di tali organi. Tutti questi AA. ban compiuto le loro osservazioni sulle for- me piii comuni in Europa, appartenenti alia fam. Lmnbricidae, che molto si prestano a tab indagini per la facilita di avere in grande quantita materiale vivo o ben conservato, ed ormai si puo dire cbe nel loro complesso i nefridii dei Lumbricidi ci sono ben conosciuti. Ma lo stesso non e per altre forme in massima parte esoticbe e quindi rare ad aversi in state tale di conservazione da permettere indagini di minuta anatomia. Nei lavori del Beddard (1), del Ben- bam (2, 3), del Rosa (19), dell'Eisen (9), del Bourne (7) ecc, si banno alcuni cenni e disegni di nefridi di Lombricbi esotici, ma non uno studio complete di tutto I'organo. Data tale mancanza puo essere utile pubblicare il resultaio di alcune ricercbe da me compiute, per consiglio del prof. Rosa, ap- profittando del fatto che in Toscana e assai abbondante un grosso lombrico, che per la sua diversita dalle forme piu comuni aveva gia - 161 - richiamato I'attenzione del Redi (16, Lombricone senza bar- della) e che dal Rosa stesso (17 e 18) fu poi studiato e descritto come tipo di un genere niiovo Honnog aster, appartenente alia fam. Glossoscolecidae, la quale e costituita prevalentemente di forme eso- tiche. Delle due specie del gen. Hormogaster io scelsi V Hormogaster praetiosa Mchlsn, (Michaelsen 12 e 13), facile ad aversi dai din- torni imraediati di Firenze ed ebbi a mia disposizione un ricco ma- teriale, perqueste mie ricerche, puramente anatoraiche. Questo studio fu condotto prevalentemente con dissezioni. II lombrico rapidamente narcotizzato con alcool, veniva aperto dal dorso ; colle pinze staccavo i nefridii senza danneggiarli e li esa- minavo a fresco. Quando dovetti ricorrere alle sezioni usai come fissativo il sublimate ed acido picrico, come coloranti la toluidina e I'ematos- silina aH'allume di rubidio. * * * I primi cenni sulla disposizione dei nefridi neW Hormogaster si hanno gia dal Redi (16), il quale colpito dai nefridii della regione posteriore, molto appariscenti, ebbe a scrivere che questi lombriconi „ per tutta quanta la coda sono internamente serpeggiati da molti canaletti trasparenti e pieni di limpidissima acqua „. II Rosa (18) nella descrizione deW Hormogaster Redii, che egli identifico col Lombricone diRedi, del una breve notizia dei nefridi e figura la vescicola terminale di un nefridio. Questo e tutto quanto sapevamo sinora sugli organi segmental! degli Hormogaster. I. Neir Horw.ogaster praetiosa i nefridii si trovano a partire dal terzo segmento (come ho potuto accertare anche con sezioni longi- tudinali), dove sta il prime nefridio, il quale si apre internamente nel secondo segmento, esternamente sul terzo. Questi primi nefridii attaccati ad una sottile membraca, ma molto mobili, addossati sul setto anteriore del segmento, contro il tubo digerente, molto ravvolti, non si scorgono come quelli della regione posteriore a colpo d'occhio, e restano quasi chiusi, semina- scosti 0 dall'ammasso delle ghiandole salivari o dai setti muscolari infundiboliformi o dalle vescicole seminali. - 162 - Di tale forma ed in tale disposizione si mantengono fino al 14° segmento principiando dal quale i nefridii attaccati ad una sottilis- sima membrana parallela e molto vicina al setto anteriore di ogni *'ig- 1- — Figura achematica di un nefiidio anteriore. — S = setto. P — . padiglione. V — vescicolj terminale. N = nefridioporo ; am = arapolla ; s = tubo stretto (per raaggiorc chiarezza 6 rato tutto integro senza rete) ; m — tubo medio; I = tnbo largo. / =: ])rinio nodo, // =: sel condo uodo. - 163 - segmento, sono ben distinti e si estendono quasi dalla linea mediana ventrale oltre la serie delle setole dorsali. Come si puo vedere dalle figg. 1 e 2 nella loro forma generale am IMg. 2. — Figura schematica di uu uet'ridio posteriore — a & =; setole veutrali : c d = setole dor- sali. Le stesse notazioni della figura 1. - 164 - questi organi ricordano molto quelli del Lumhricus terrestris L. figurati dal Benham (4) (il cui metodo di esposizione io seguo in questa nota per facilitaie possibili raftronti), ed anche quelli del- VAllolobopJiora Antipae Mchlsn figurati dal Rosa (24). Essi risultano di una porzione presetfcale e di una porzione postsettale. Porzione pre-settale. Nella porzione pre-settale si coinprendono il padiglione cigliato 0 nefrostoma ed un corto tubo a diamotru niolto piccolo, detto percio tubo stretto, che fa seguito al padiglione cigliato. II padiglione cigliato (tav. VI fig. 2) risulta costituito da una serie di cellule cigliate, disposte secondo una curva a ferro di ca- vallo, le quali delineano la forma del padiglione stesso. Le cellule cosi disposte o cellule marginal! ci presentano le pareti libere provviste di hinghe ciglia, contorni nettissimi, proto- plasm a minutamente granuloso, nuclei ovali con uno o due nu- cleoli, ricordano assai cellule di veri epiteli. Quelle che si trovano sulla convessita della curva sono assai piu alte e piu grandi di quelle dei lati. In basso verso I'apertura della curva a ferro di ca- vallo queste cellule si ripiegano all' indentro, rovesciandosi, sicche il loro bordo esterno munito di lunghe ciglia diviene il bordo in- terno. Si hanno cosi due serie di cellule cigliate, le quali appaiono poste ai lati della prima porzione del tubo stretto pur essendo in un piano diverse. Sono queste le cellule centripetal! marginal! del Benham le " umgebogenen Randzellen „ del Rosen (25), che si possono tener distinte, se si vuole, dalle cellule marginal! come fa il Benham, ma soltanto per la loro posizione, altr! caratter! differenziah di qualche memento mancano. E certo, come ben mise in luce il Rosen (25) pel Lumhricus agricola, esiste una continuita fra le cellule marginal! e le centri- petal! marginal!, benche per il ripiegamento vengano a trovars! in pian! divers!. Queste cellule cigliate delimitano una piccola area la quale e occupata da una cellula a semiluna, che sta nel centre del pa- diglione e ne costituisce come il fondo. Per I'accumulo di linfocit! 0 di altri detriti sul nefrostoma e quasi impossibile osservare netta- mente questa cellula, della quale invece e facilmente visibile il nu- cleo (tav. VI fig. 2 n. c.) assai grande con due nucleoli, posto proprio al disopra dell'apertura del tubo stretto. - 165 - II tuho stretto che corrisponde al " narrow tube „ del Benham e a lume endocelluiare e mostra alternatamente ora nell' una ora nell'altra parete (tav. VI fig. 1) gross! nuclei ovali con uno o due nucleoli ben distinti. II suo diametro si mantiene assai costante ed aumenta sol- tanto poco prima dello sbocco nel padiglione. So noi seguiamo il decorso della prima parte del tubo stretto vediamo che questo, quando e nel centro del padiglione, si allarga, le sue pareti si allontanano e si piegano all' infuori ed all' indietro una da una parte una dall'altra. Le cellule nolle quali e scavato il tubo quando questo si al- larga e si ripiega si ripiegano esse pure, sicche nella curva i nuclei si mostrano non piu sul limite estremo del tubo, ma un po'mdietro poiche il lume del canale in questa posizione non perfora piii le cellule nella zona centrale, ma le intacca solamente da un lato. Le cellule perforate, " drain-pipe cells,, del Benham, stanno dun- que di seguito a queste cellule con un' infossatura nella parete " gutter-cells „, le quali si trovano quasi nel centro del padi- glione cigliato, ove il tubo stretto s'allarga ad imbuto. II tubo stretto della porzione presettale e tutto quanto cighato ed anche la sua apertura nel padiglione h cigliata. II movimento di tutte queste ciglia e delJe ciglia del nefrosto- ma si puo facilmente osservare uccidendo rapidamente un Hormo- gaster con una breve immersione in alcool a 95° e disseccandolo prontamente. Porzione post-settale. La porzione post-settale e costituita dalla massa di canah ne- fridiali e dalla vescicola terminale. La massa dei canali nefridiali (fig. 1, 2), che ha uno scarso rivestmiento di cellule peritoneal!, forma due grand! anse o nodi come 1! chiaraa il Benham (4), una breve, una assai piii lunga, costituite da canali di diametro diverse. E facile riconoscerv! un tubo stretto, in continuazione col tubo stretto della porzione presettale, un tubo a pareti molto scure, a lume piuttosto grande o tubo medio, ed un tubo che ha un diame- tro raaggiore degli altri o tubo largo. II tubo stretto, attraver&ato il setto, dopo un breve tratto a decorso libero si riunisce in B (cfr. fig. 1) con tutta la massa dei canah nefridiali. Da questo pun to in poi non e piia facile seguirlo. - 166 - Esso in B si ramifica in modo svariato e con i suoi ranfii co- stitaisce una rete intricata, che involge gli altri tubi. Questa rete (che per semplicita non e rappresentata nelle fig. 1 e 2) ci presenta tanti rami ciliati; i suoi canali hanno pareti chiare e sottilissinie, nelle quali si trovano concavita come piccoli ciechi (tav. VI fig. 3) sprovvisti di ciglia. II diametro dei singoli canali ramificati e, come si puo vedere dalla flgura, molto minore di quello, clie si ritrova nel tubo stretto nella porzione presettale. Le cellule perforate dai rami di questa rete sono a protopla- sma molto granuloso con grossi nuclei ovali con uno o due nucleoli. La rete costituita dal tubo stretto copre tutto il complesso dei ca- nali nefridiali, in alcuni punti molto fitta in altri molto piu rada. Yerso I'estremita E della seconda ansa questo tratto del tubo stretto, che puo dirsi ramo discendente, non e piii ramificato, ma torna integro, si ripiega su se stesso senza cambiar di diametro ed origina cosi un ramo ascendente, che non e mai ramificato ed e provvisto di ciglia in alcuni tratti. Da questo ramo ascendente del tubo stretto nello stesso punto B si origina il tubo medio. Questo tubo medio ha lume molto maggiore del tubo stretto e nella sua prima parte si mostra di un colore nerastro. Contiene nelle sue pareti molte sferule giallo-nerastre, che lo rendono tanto opaco da farlo distinguere anche a debolissimo ingrandimento dagli altri tubi. In tutta la sua lunghezza e provvisto di lunghe ciglia vibratili. Nella parte mediana le sue pareti, nelle quali sono visibilissimi grossi nuclei, con due nucleoli, ovali, immersi in un protoplasma torbido a grossi granuli presentano ad intervaUi regolari dei rigon- fiamenti che si mostrano, in preparati in glicerina, costituiti come da tante piccolo sferule giallo-brune, disposte una in faccia all'al- tra sui due lati del tubo. Questo canale e molto corto e decorre per un piccolo tratto isolate da tutti gli altri: se verso la sua ori- gine si comprime lievemente, quando il nefridio e ancor vivo si vedono le sfere giallo-brunastre passare nel tubo stretto. In E il tuho medio si allarga molto e forma una specie sacco detto ampolla. L* ampolla (tav. VI fig. 4) nell' Hormogaster si piesenta com^ un' espansione sacciforme a pareti nette e spesse con grossi ni clei a forma ovale con struttura reticolare ed uno o due nucleoli II protoplasma delle pareti e granulosissimo, torbido e le granuli zionj sono talora moko grandi a forma di bastoncino. - 167 - Dair ampolla si origina il tuho largo del nefridio. Questo si presenta nella sua prima porzione al disopra (^QWantpolla assai chiaro con pareti ben trasparenti, nuclei della solita forma immersi in un protoplasma finamente granuloso. Man mano pero che si avvi- cina al suo termine, questo tubo diviene piu opaco e mostra in preparati in glicerina come una striatura trasversale, che parte dalle pareti molto brune, ed una zona mediana piii chiara. In questo tubo uon ho mai osservato ciglia. Esso ha un notevole sviluppo e sbocca in A nella vescicola terminale. La vescicola terminale e molto grande ed ha una conforma- zione speciale. Essa e, come gia aveva notato in un nefridio dei segment! anteriori il Rosa (18), provvista di un cieco. Nella regione anteriore ove i setti sono infundiboliformi queste vescicole ci presentano un tubo lunghissimo che mette al nefridio- poro, ma via via che i setti sono meno incavati, questo tubo di- viene piii corto, finche al 14° segmento e quasi del tutto assente. Fig. 3. — Vescicola terminale del piinu) nefridio — n = nefridioporo. II primo nefridio che si apre esternamente sul terzo segmento verso il margine anteriore, ci presenta sviluppatissimo questo tubo del nefridoporo (cfr. fig. 3) ed un cieco pure sviluppato. Nei nefri- dii dei segment! susseguenti il tubo del nefridoporo gradatamente - 168 - yi raccorcia, ma il cieco aurnenta di lunghezza, finche al 13° (cfr. fig. 4) segmento il cieco e molto piu lungo del tubo che porta alio sbocco esterno. Fig. 4. — Vescicola terminale del nefricUo del tredicesimo segmento — n ^ nefridioporo. Ma mentre nei nefridii dei segment! 3-13 la riduzione del tubo che porta al nefridioporo e I'allungamento del cieco vanno per gradi, ad un tratto dal nefridio del 13" segmento a qaello del 14" si nota Fig. 5. — Vescicola teiiuinale del nefridio del quattordicesinio segnieuto — ?i = nefridioporo. - 169 - un distacco, poiche in questo si ha una vescicola che si puo dire manca del tubo del nefridioporo ed ha un cieco sviluppatissimo. Questo cieco si mantiene in tutti i segmenti susseguenti dove il nefridioporo s'apre all'apice di un tubo cortissimo e largo, quasi nella parete stessa della vescicola (cfr. fig. 5). Per queste difterenze si puo subito a prima vista riconoscere un nefridio dei primi 13 segmenti da uno tolto ai segmenti posteriori. II nefridioporo, che si trova costantemente tra le setole dorsali e lo ventrali, presso le setole 6, e sprovvisto di sfintere, quale si trova in altri Griossoscolicidi. IL In questa esposizione ho come gia avevo dichiarato, seguito r ordine tenuto dal Benhara (4) del quale ho anche accettato la divisione in parti del nefridio e la nomenclatura. Gia qualche anno addietro il Maziarski (11 e 11 bis) propose di sostituire alia nomenclatura delle varie region! del tubo, fondata suUe differenze di diametro, un'altra piir sicura fondata e sulla differenza di struttura del protoplasma nolle singole regioni del tubo e sulla differenza di funzione. Quest'autore ci da una deacrizione molto esatta della strut- tura deirampolla, del resto gia descritta dal Ben ham, e erode oppor- tune distinguere solo due parti nel nefridio : la parte veramente escre- trice, data dai tubi a lume intracellulare, e la vescicola terminale, con funzioni di deposito. Occorre pero a parer mio distinguere nella regione veramente ghiandolare, nei tubi, varie parti e percio ho ac- cettato la divisione del Ben ham, che e netta e chiara, nonostante io creda col Marziarki esser la funzione della vescica puramente di deposito e diversa da quella nei tubi. In questa convinzione sono state anche riconfermato dal se- guente fatto. Se noi poniamo un Hormogaster all'asciutto in un ambiente troppo secco si ha subito dai nefridiopori un'emissione abbondante di un liquido che alia cartina di tornasole mostra una debole rea- zione acida. Quest'emissione abbondante con flusso quasi continue che dura un certo tempo, evidentemente non potrebbe aversi se la vescicola non presentasse un cieco, che serve come di collettore, e secondo il mio parere essa e un fenomeno che avviene in gran parte passivamente. L' Hormogaster trovandosi in un ambiente inadatto contrae i segment! anteriori e viene cosi ad esercitare coi setti muscolari - 170 - potentissirai una notevole pressione sulle vescicole terminali dei nefridii si da spremerne il contenuto, prova di cio anr.lie il fatto che Temissione principia sempre nei segment! anteriori ed in questi e piu abbondante la quantita del liquido eraesso, mentre e minora nei segmenti posteriori, dove il cieco della vescicola e molto sviluppato, ma i setti sono sottili. II modo d'efflusso poi ed il fatto che non sono riuscito a di- mostrare la piilsatilita di questa vescicola mi lianno spinto ad ac- cettare questa spiegazione di tale tenomeno, che permette slVHor- mogaster di supplire alia mancanza di pori dorsali. III. Se noi vogliamo comparare i nefridii <\q\\' Homog aster con quelli di altri Glossoscolicidi vediarao subito quanto scarse siano le noti- zie anatomiche che abbiamo su questi vermi. II prof. Rosa (23) da un cenno dei nefridii deW'Ojnsthodrilus^ il quale presenta il prime nefridio nei terzo segmento ed un grosso sfintere al nefridioporo. Queste sfintere era gia state notato nel- VUrochaeta corethrura o Pontoscolex corethrurus dal Perrier (15) poi dal Beddard (1) e dall' Eisen (2) il quale ha anche figurato uno di questi nefridii, che presenta il nefridioporo in una posizione ri- spetto alia vescicola terminale, molto simile a quella che si ritrova nei nefridii posteiiori cMV Honnogasier, tranne che in questo mancano sfinteri al nefridiopoi-o, come negli Resperoscolex (Cognetti 8). Molti Glossoscolicidi presentano due tipi di nefridii, gli anteriori assai diversi dai posteriori; cosi negli Aniens e Bhinodrilus (Rosa 28, Cognetti 8) i nefridii anteriori, in numero vario secondo la specie, sono sprovvisti di cieco o piu grandi dei posteriori muniti di cieco, cosi negli ilesperosco^eic (Cognetti 8), nei Dmctoeto (B e n h a m 3), nei Kyfiotus (Ben ham 6, Rosa 21), e in Microchaeta. I nefridii di Microchaeta sono stati studiati dal Benham (2) il quale ritrovo in essi la parte piu sottile del tubo stretto diramata coa anasto- mosi tali da formare una rete : ed il prof. Rosa (20) ha notato che in Microchaeta Benhami i nefridii anteriori hanno la vesci- cola senza cieco ed ha disegnato un nefridio posteriore il quale mo- stra una vescicola terminale molto simile per la presenza e la forma del cieco e la posizione del nefridioporo a quella dei nefridii posteriori deW Hormogaster. II sistema escretore degli Hormogaster si presenta dunque con caratteri comuni fra i Glossoscolecidi : la distinzione fra nefridii an- - 171 - teriori e posteriori, la vescicola terminale con cieco, il tubo stretto rarniflcato in rete; carattere quest'ultimo riscontrato anche in altri Oligocheti, ad es. nel Desmogaster (Rosa 19). Se la forma del padiglione cigliato dell' Hormogaster ricorda molto quella riscontrata nei Limihrmidae dal Benham (4), dal Rosa (21), dallo Schneider (26), dal Rosen (25), ed e assoluta- mente diversa da quella trovata nel Pontoscolex e figurata dal Perrier (14), dal Beddard (1), dall'Eisen (9); bisogna ricordare che altri Glossoscolecidi presentano padiglioni come quello deWHor- mogaster. D' altra parte caratteri importanti che riaccostino i nefridii deW Honyiog aster a quelli dei Lumbricidi non se ne trovano, ne per adesso e state ancora segnalato un lumbricide che presenti i ne- fridi, anteriori diversi dai posteriori con vescicola terminale provvista di cieco. IV. Vorrei ora dare un cenno della circolazione del sangue nei ne- fridii. L'apparato circolatorio deW Hormogaster Redii Rosa fu studiato dal Pitzorno (15). Egli pote notare che questa specie presenta quat- tro vasi longitudinali che si trovano anche nei Lumbricidi, ma, mentree sprovvisto di vasi intestino-tegumentari presenta un quinto vaso che manca nei Lumbricidi : il vaso sottodorsale. Uguale costituzione secondo mie osservazioni presenta l'appa- rato circolatorio in H. praetiosa. Se noi andiamo a vedere come sia costituita la circolazione nei nefridii dobbiamo subito anche per questo riguardo distinguere i nefridii anteriori dai posteriori. I vasi, come gia aveva accennato il Pitzorno, che irrorano i nefridii compresi nei segment! 3 10 sono in connessione coi rami collaterali del vaso sottodorsale da una parte e coi vasi sottoner- vei tegumentari dall'altra, i vasi che irrorano i nefridii compresi nei segmenti 11" e posteriori sono invece in connessione coi vasi ventro-tegumentari da una parte e dall'altra coi sottonervei tegu- mentari. II vaso sanguigno penetrate nella membrana a cui sta attac- cato il nefridio si suddivide in tre rami : uno penetra tra i due bracci della prima ansa e si distribuisce in una rete comphcatissi- ma sopra i tubi nefridiaii, un altro decorre lungo tutta la seconda - 172 - ansa suUa quale stende la rete delle sue diramazioni, il terzo de- cone lungo le pareti della vescicola terniinale, la quale si presenta raolto vascolaiizzata. Queste reti che si distinguono nettamente pel color verde die assumono in preparati alia toluidina, si piesentano costituite da vasi molto sottili ramiflcantisi in altri ancoia piu sottili, lungo il percorso dai quali si riscontrano spesso dei gomiti bruschi, del lacci, ma non si trovano mai dilatazioni tondeggianti simili a quelle dal Benham descritte (4) pel nefridio del Lumbricus e della Diachaeta Thomasii. Consiinili dilatazioni, die io ho potuto riscoutrare per es. nello Octolasium complanatum (Ant. Dug.), mancano del tutto tanto nel- VHormogaster praetiosa quauto neW Hormogaster Eeclii. In alcuni preparati di uefridii anteiiori ho potuto inoltre rilevare la presenza di un sottile vaso che adagiato sopra un bordo del tubo stretto passa nella parte presettale, serpeggia nel padiglione cigliato e ridiscende adagiato sull' altro bordo del tubo. Anche per la circolazione del sangue aduiique i nefridii del- Y Hormogaster si distinguono da quelli del Lumbricus. I nefridii del Lumbricus sono tutti irrorati da '-ami che sono in rapporto da una parte col vaso sottointestinale, dall'altra col vaso sottoneurale, menti e nell' Hormogaster praetiosa i vasi che mandano rami nei nefridii variano secondo la posizione dei nefridii stessi. Inoltre, lasciando pure da parte la inancanza nella rete san- guigna estesa nei nefridii deW Hormogaster di quelle speciali dilata- zioni dei vasi, riscontrate in alcuni Lunibricidi, sta il fatto che nel- VHormogaster la vescicola terniinale c inolto riccamente vascolariz- zata, molto piu che nel Lumbricus, e che tale vascolarizzazione e estesissima nei nefridi anterior!, meno estesa nei nefridii posteriori. Firenze, maggio 1914. Bibliografla. (1) Beddard F. E. — On certain points in the structure of Vrochaeta E. P. and Dichogastcr nov. gen., with furtliei- remarks on the iicphridia of Earthworms. — (/uart. Juttrn. Microsc. He. ('J) vvl. 29, 1888. (2) Benham. W. 151. - Studies on Earthworms. I. — (fvart. .Tonni. 2[icro>ic. ,s'c. (i*; i;,l. -jr,. 1886. (3) Id. — Stndie.f on Eartliworms. II. — Quart. ,Tonrn. Microsc. Sc. (2) vol. 27, 1886. (4) Id. — The uephridium of Lumbriciis. — <^arl. Journ. Micronc. Sc. (2) vol. 32, 1801. 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NEMERTINEA Prosioma sebeihis Monticelli (2, p. 33). — Sebeto (Napoli). NEMATHELMINTHIA Nematoda Pseudalius ovatus v. Li>;stow (p. 133). Loo. ? - 196 - iLcantocephala Corynosoma marchii Porta (p. 702) nell' intestine di Cinclus aqitaticus. — Firenze. Echinorhynchus rusai Porta (p. 700) nell' intcstino di Erinaceus europaeus. — Firenze. » totani Porta (p. 701) nell' intestine di Totanus canescens. — Firenze. ANNELIDA Oligochaeta Helod?'ilus laurentii Chinaglia (p. 1). — Gollio (Val Trompia). » sat^dus Michaelsen (p. 66). — Sardegna. Raphidrilihs nemasoma (n. g.) Monticelli (1, p. 62). — Golfo di Napoli, ECHINODERMA CRINOIDEA Antedon adrialica Clark (p. 329). — Trieste. MOLLUSCA GASTROPODA Pteropoda Thalassopterus (n. g.) zancleus Kwietneem^ski (p. 270). — Stretto di Messina. Pulmonata Agriolimax plmiarioides Simroth (p. 326). — Riva di Trento (presso il Ba- stione). » scharffi Simroth (p. 326). — Valle del Rija (presso la Giandola). Amalia baldensis Simroth (p. 334). — Monte Baldo. » ehrmanni Simroth (p. 334). — Forni Avoltri (Alpi dolomitichc). ARTHROPODA CRUSTACEA Copepoda Acariia italica Steuer (p. 593). — Mare di Brindisi. Laophonte hecate Brehm (p. 424). — Garapi Flegrei. Stomatopoda Squilla pallida Giesbrecht (p. 25). — Golfo di Napoli. Isopoda Armadillidium alassiense Verhoeff (3, p. 121). — Riviera ligure. » maculalum cingendnni n. subsp. Verhoeff (3, p. 119). — Riviera ligure. » pujflanuni Verhoeff (3, p. 118). — Riviera ligure. Porcellio pujetanus Verhoeff (3, p. 136). — Riviera ligure. » luguhris orarum n. subsp. Verhoeff (3, p. 137). — Riviera. - 197 ARACHNIDA Acari OriToatid-ae Xehipleria imperialis Berlese (3, p. 385). — Dintorni di Palermo, nei muschi. Amerdbelha hicarinata Berlese (3, p. 382). — Vallombrosa e Mugello, nei muschi. » bicostata Berlese (1, p. 225). — Portici, nei terriccio. » ereniuloides Berlese (3, p. 382). — Filottino (Lazio), nei muschi. Angelia ananniensis var. longipila n. var. Berlese (3, p. 381). — Mugello. » pulchella Berlese (3, p. 381). — Firenze, nei legno marcio di castagno. Brachychthonius hrevis var. italicus n. var. Berlese (1 p. 220). — Firenze e Padova, nei muschi. » brevis var. ea'poLitiis n. var. Berlese (1, p. 220). — Firenze, Populonia (Toscana) e Tiarno (Trentino), nei muschi e nei flenili. » laetepictus Berlese (3, p. 380). — Ghianti, nei muschi. » peipusillus Berlese (1, p. 220). — Toscana e Italia setteu- trionale, nei muschi. Ceralozeies magnificus Berlese (2, p. 264). — Palermo, tra lo Ibglio putride. Cosmochthonius (n. g.) emmae Berlese (1, p. 222). — S. Vincenzo presso Pisa, nei terriccio. » gibbus Berlese (1, p. 222). — Falterona, nei muschi. » plmnatus Berlese- (1, p. 221). — M. Giovi (Mugello) e Paler- mo, nei muschi e nol terriccio. Cijmberemaeus reticulalus Berlese (3, p. 381). — Diutorni di Alba, nei ter- riccio. G ij mnoclamoeus pusillus Berlese ,3, p. 383). — Dintorni di Alba, nei muschi. » reticiilatus Berlese (3, p. 382). — Italia continentale, nei muschi. » reticulatus var. siculus n. var. Berlese (3, p. 383). — Sicilia. He7'man)iia grandis Berlese (3, p. 380). — Filettino (Lazio). Hermanniella punctulata var. sex)tentrionalis n. var. Berlese (1, p. 224). — Tiarno (Trentino), nei muschi. Hydrozetes teri^estris Berlese (2, p. 266). — Palermo, tra le foglio putride. Lepidozetes (n. g.) smgulat^is Berlese v3, p. 386). — Filettino (Lazio). Licneremaeus caesareus Berlese (1, p. 229). — Populonia (Toscana) e Tiarno (Trentino), nei muschi. Lohmannia ribagai Berlese (1, p. 223). — Tiarno (Trentino), nei muschi. Noth7'us su2Jerbus Berlese (2, p. 266). — Palermo, nei terriccio. Oribella cornuta Berlese (2, p. 265). — Palermo, tra le foglie putride. » Icontonycha Berlese (3, p. 383). — Filettino (Lazio). Oribatella decumana Berlese (3, p. 384,. — Filettino (Lazio); Geresole d'Alba. » exilicornis Berlese (3, p. 384). — Maccarese (Lazio;. » producta var. mua^onata n. var. Berlese (3, p. 384). — Mugello. Parypochlhonms acarinus Berlese (1, p. 219). — Dintorni di Palermo, nei muschi. Protopholox)hora (n. g.) palpalis Berlese (1, p. 217). — Dintorni di Palermo, nei muschi. - 198 - Protoribates pupula Berlese (3, p. 383). — S. Vincenzo presso Pisa, nel ter- I'iccio. Punctoribates insignis Berlese (2, p. 265). — Palermo, ti'a le foglie puti-ide. Scutoverteoc personatus Berlese (2, p. 266). — Dintorni di Napoli, nel terriccio. Sphaerozetes lenicomus Berlese (3, p. 385). — Filettino (Lazio). » oxypterus Berlese (3, p. 386). — San Marcello Pistoiese, nei musclii. Torino. » var. mericlionalis n. var. Berlese (3, p. 386), — Dintorni di Maccarese (Roma) e di Palermo. » pedemontanus Berlese (2, p. 264). — Torino, nel terriccio, » proximus Berlese (2, p. 264). — Geneva, Casalraonfcrrato (Pic- monte), Maccarese (Roma), nei muschi. Tectocepheus personatus Berlese (2, p. 265). — Trentino, nei muschi. Gramasid.ae Anieroseius bispinosus Berlese (2, p. 253). — Palermo, nelle foglie marce. Asternoseius (n. g.) cilialus Berlese (2, p. 255). — Gasalmonferrato, nei muschi. Celacnopsis anclreinii Berlese (2, p. 247). ~ Grosseto. Binychus appendiculaius Berlese (2, p. 245). — Firenze, nol terrene profoudo. » ffagelliger Berlese (3, p. 378). — Filettino (Lazio). Discojjoma integra Berlese (2, p. 244). — Vallomhrosa, Palermo e Roma, nei muschi. Gamasus policenirus Berlese (2, p. 252). — Palermo, nei muschi. » rliopalogynus Berlese (3, p. 372). — Palermo, nei muschi. Laelaps doderoi Berlese (2, p. 259). — Geneva, nel terriccio. » p)a-ulseni Berlese (2, p. 259). — Palermo, nei muschi. ■ Pachylaelaps scutatus Berlese (2, p. 256). — Roma, nei muschi. " Pachyseius (n. g.) humeralis Berlese (2, p. 255). — Roma e Mugello, nei muschi. Trachytes mystacinus Berlese (3, p. 377). — Alpi del Gadore. » p)i Berlese (2, p. 245. — Palermo, nelle foglie marce. Trachywopoda cosmogyna Berlese (3, p. 378). — Sardegna. » discoponioidcs Berlese (3, p. 378). — Dintorni d'Alba. Zercon triangularis var. caiidaius n. var. Berlese (2, p. 246). — Tiarno (Trentino), Vallomhrosa (Firenze), Gansiglio (Veneto) Ber- gamo, nei muschi. TromlDid.iciae Abrolophiis neittorum var. eupodes Berlese (3, p. 252). — Rosignano (Pisa), nei boschi. Acho7~olup)hus araneoides Berlese (3, p. 349). — Dintorni di Palermo. Alicorhagia fjxigilis Berlese (2, p. 243). — Firenze, nel terriccio vegetale. Aliens lanlii Berlese (1, p. 200). — Dintorni di Palermo, nei muschi. » siculus Berlese, (1, p. 200). — Palermo, nei muschi. Allotlirotnbium meridionale Berlese (3, p. 367). — Italia meridionalc (Portici, j Taranto), Sicilia, j » neapolitanuni Oudemans (p. 47). — Portici. » tenuipes Berlese (3, p. 369). — Portici. Coleotydaeus (n. g.) rhoDibiciis Berlese (1, p. 214). — Dintorni di Palermo, nei rausclii. - 199 - Eothrombium (n. g.) echinatum Berlese (3, p. 353). — Bevagna (Unibria). » le2:)totarsurn Berlese (3, p. 353). — Bevagna (Umbria). » longipalpe var. septentrionale Berlese ^3, p. 354). — Fiery (Val (I'Aosta). » siculiim Berlese (3, p. 353). — Palermo. Ereynetes inermis Berlese (2, p. 243). — Fironze, nelle foglie marco o nel tern'ccio. ErytJi)'ombiu»i (n. g.) eusisy}'um Berlese (3, p. 352). — Dintorni di Palermo, nei muschi. Euirombidiuin canesti-inii Berlese (3, p. 363). — Trentino. Lasiotydaeus acutus Berlese (1, p. 213). — Dintorni di Palermo, nei muschi. » curtus Berlese (1, p. 213). — Trentino e Mugello, nei muschi. » hunieralis Berlese (1, p. 212), — Dintorni di Palermo, nei muschi. » ovatus Berlese (1, p. 213). — Pontedera (Toscana), nei muschi. » rapliignathuides Berlese (1, p. 212). ' — Dintorni di Palermo, nei muschi. » 7'ectangulus Berlese (1, p. 213). — Dintorni di Palermo, nei muschi. » simplex Berlese (1, p. 211). — Dintorni di Palermo e alti monti dolla Toscana, nei muschi. » styliger Berlese (1, p. 212). — Dintorni di Palermo, nei muschi. » iyroglyp)hinus Berlese (1, p. 211). — Dintorni di Palermo, nei muschi. » venustuliis Berlese (3, p. 346). — Dintorni di Palermo, nei muschi. Lmotetranus (n. g.) cylindricus Berlese (1, p. 208). — Dintorni di Palermo, nei muschi. Michaelia suhnuda Berlese (1, p. 201). — Boboh (Firenze), nei muschi. Microtrombidium confusum Berlese (3, p. 362). — Foresta del Gansigiio. » italicitm. Berlese (3, p. 363). — In tutta Italia. » subrasum Berlese (3, p. 362). — \'allombrosa. Podothrot)ibium (n. g.) bicolor var. cisalpinwn n, var. Berlese (3, p. 357). — Val d'Aosta. » macrocm^purn Berlese (3, p. 356). — Bevagna (Umbria). » var. meridionale Berlese (3, p. 356). — Portici. » var. septentrionale Berlese (3, p. 356). — Montello. » montanum Berlese (3, p. 355). — Alta montagna : Gansigiio, Tiarno, Vallombrosa, nei muschi. » p)eragile Berlese (3, p. 357). — Garpesica e Gansigiio (Treviso). » subnudum Berlese (3, p. 355). — Dintorni di Messina. Pseudoeheylus europaeus Berlese (1, p. 210). — Dintorni di Palermo, nei muschi. Rhagidia heterojioda Berlese (2, p. 243). — Toiano (Pisa), nei muschi. Raphignatus patrius var. etj'uscus n. var. Berlese (1, p. 209). — Giovi (Mu- gello), nei muschi. Scolotydaeus (n. g.) bacillus Berlese (1, p. 214). — Piemonte, nei muschi. Sericolhi'ombium (n. g.) venetum Berlese (3, p. 365). — Italia settentrionale. Sphaerolophus (n. g.) mollicomus Berlese (3, p. 351). — Gerchio, Aquila. Stigmaeus anguineus Berlese (1, p. 208). — S. Vincenzo di Pisa, nel terriccio. » euti'ichus Berlese (1, p. 206). — Dintorni di Firenze, nei muschi. - 200 - Stigmaeus oUavii Kerlese (1, p. 207). — Casalmonferrato, nci musehi. » rhodornelas Berlese (1, p. 205). — Dintorni di Firenzo e Palermo, nei rausclii. » setycnlinus Berlese (1, p. 207). — Monte Giovi (Mugello), nei rauschi. Siiymochetjlus (n. g.) breviseius Berlese (1, p. 209). — S. Vincenzo di Pisa, nei teri'iccio. Syncaligus (n. g.) echidna Berlese (1, p. 203). — Diiitorni di Palermo, nei musehi. Tanaujiodus passimpilosus Berlese (3, p. 354). — Bevagna (Umbria), nei musehi. Tetranychopsis paupera Berlese (3, p. 347). — Foresla del Gansiglio (Veneto). Tromhidium megalochirum Berlese (3, p. 364). — Campomolino (Veneto). I3Iyd.racli.iiid.ae Sperchon montisrosae Koenicke e R. Monti (p. 259). — Macugnaga sul Mon- terosa, nei ruscelli. Bdellidae Eupalopsis reticulata Berlese (1, p.. 208). — Tiarno (Trentino), nei musehi. Scirus parvirostris Berlese (1, p. 201). — Dintorni di Firenze, nei terriccio. Tyroglyplxid-ae Carpoglyphus vagabundus Berlese (2, p. 267). — Rosignano (Pisa), in on nido di Polistes gallicus. Histiostoma brevipodum Berlese (2, p. 270). — Palermo, tra le t'ogiie puti'ide. Hypopus tarsisp)inus Oudemans (p. 50). — Firenze. Muniez.iella magna Berlese (3, p. 387). — Dintorni di Palermo, nei musehi. ■ MYRIOPODA Diplopoda Brachyiulus aetnensis Vekhoeff (2, p. 232). — Dintorni di Randazzo (Etna). Callipus longobardius Yerhoeff (2, p. 381). — Gernobbio e Como. » longobardius anmclalus n. var. Yerhoeff (2, p. 382;. — Spotorno. ^ » siculorum Yerhoeff (2, p. 357). — Gastrogiovauni (Sieilia). •■ » sorrentinus Yerhoeff (2, p. 383). — Sorrento. Ceratosoma verbani Yerhoeff (2, p. 314). — Laveno, (Lago Maggiore). Craspedosoma brunatense Yerhoeff (2, p. 321). — Brunate (Lago di Gomo). » raiolinsii dolinense n. var. Yerhoeff (2, p. 412). — Doline di Divaeca (Istria). » savonense Yerhoeff (2, p. 320). — Dintorni di Savona e di Ferrania (Appennino ligure). Cylindroiulus aetnensis Yerhoeff (2, p. 236). — Dintorni di Randazzo (Etna). Gervaisia albanensis Yerhoeff (2, p. 163). — Albano Lazialo, nei terriccio. Glomerellina convolvens Yerhoeff (2, p. 152). — Monte Gassino. Glomeris distichella normannorum n. var. ^'ERHOEFF (2, p. 362). — Sieilia. » disticlieUa rayidazzensis n. var. Yerhoeff (2, p. 361). — Randazzo (Etna). HajjlojMratia simile tirolense n. subsp. Yerhoeff (2, p. 261). — Lienz (Tirolo). Micrubrachyiulus calcivagus ^■ERHOEFF (2, p. 225). — Gastellammare (Pozzanu). » . olearum Yerhoeff (2, p. 224). — Palrai (Calabria). - 201 - Ophiiulus glandulosus Verhoeff (2, p. 243). — Gorpo cli Cava (Sorrento). » targionii verruculuier n. subsp. Verhoeff (2, p. 241). — Orvieto, Gassino o Gorpo di Gava. Occydactylon ligurinum Verhoeff (2, p. 316). — Ferrania (Appennino ligure). » tirolense vallomhrosae n. subsp. Verhoeff (2, p. 316), — Val- lorabrosa. Pachyiulus cassinensis Verhoeff (2, p. 165). — Motite Gassino. > caitarensis x>luio n. subsp, Verhoeff (2, p. 172). — Sicilia set- tentrionale. » humicolus Verhoeff (2, p. 170). — Sicilia orientale ed Italia me- ridionale. ProlysiopetalU7n (n. g.) sorreniinum Verhoeff (2, p. 385). — Gorpo di Gava (Sorrento). Thaumapo7'atia ajjenninorum Verhoeff (2, p. 253). — Pontrenaoli, nel ter- riccio di castagno. » apuanum Verhoeff (2, p. 252). — Dintorni di Massa, Gapo ii Lago fViareggio). Tri/nerojJhoron peniculoruni Verhoeff (2, p. 327). — Brunate, lago di Gorao. Yerhoeffia geslri portofinense n. subsp. Verhoeff (2, p. 271). — Portolino (Liguria) e Forno. INSECTA Thysanura Ealomachilis (n, g.) adriatica Verhoeff (1, p. 429). — Abbazia. Machilis tirolensis Verhoeff (1, p. 433). — Tirolo Settentrionalo e Meridionale. Teutonia (n. g,) siciila Verhoeff (1, p. 434). — Bocca di Falco (Palermo). Psocoptera Amsopsocus lichenophilus Ribaga (p. 274). — Dintorni d'Avellino, sui licheni degli alberi. Lepidoptera IRliopalocera Argynnis adiptpe adelassia n, subsp. Fruhstorfer (4, p. 48). — Dintorni di Mentone (Alpi Marittime). » » mainalia n. subsp. Fruhstorfer (4, p. 48). — Tirolo meri- dionale. » ino eiwredia n. subsp, Fruhstorfer (3, p, 54). — Gourmajeur, Gogne ; Tirolo meridionale, * Eptinephele lycaon anacausta n. subsp. Turati (1, p. 71). — Madonie (Sicilia). * » » analampra n. subsp. Turati (1, p. 70), — Monte Majella e Gran Sasso d' Italia. Erebia euryale var, ocellaris n, form, intermedia Sghawerda (p, 220). — S. Ulrico (Dintorni di Ghiusa, Tirolo Meridionale). » melampus moDios n. subsp. Fruhstorfer (1, p. 4). — Dolomite, Dir- vontal, Grodnertal (Tirolo raerid.). Elements fagi alhifera n. subsp. Fruhstorfer (5, p. 82). — Tirolo Meridionale. Lycaena aegon alpina n. form. Courvoisier (p. 92). — Gogne, Tirolo, Vallese Ganton Ticino, Grigioni. - 202 - Lycaena aegon nigrescens n. form. Courvoisier (p. 94). — Garapitello, Valle Ducon (Tirolo mcridionale;. » argus ligurica n. var. Courvoisier (p. 81). — Lago di Lugano. » » nives n. I'orm. Courvoisier (p. 88). — Canton Vallese (Svizzera). c Monti Sabini (Italia centrale). » avion laranda n. subsp. Fruhstorfer (2, p. 55). — Dintorni di ChiuRa e Atzwang (Tirolo meridionale). » » magnifica n. ab. Heydemann (p. 177). — Tirolo raeridionale. » hylas ti7-oliensis n. ab. Heydemann (p. 177;. — Bolzano. » 07'ion arcuata n. ab. Courvoisier (p. 100). — Canton Ticino (Italia). » » lariana n. subsp. Fruhstorfer (2, p. 63). — Brianza. » » menip2'>e n. form. Fruhstorfer (2, p. 63). — Lana presso Me- rano (Tirolo Meridionalo). » » meiioche n. subsp. Fruhstorfer (2, p. 63). — Tirolo raeridionale. Melanargia galaihea nereus n. subsp. Fruhstorfer (1, p. 24U). — Crevola (Dintorni del Serapione) Canton Ticino, Courmajeur e Cogne. » » sakaria n. subsp. Fruhstorfer (1, p. 240). — Cliiusa e Merano (Tirolo raeridionale). Melitaea athalia dehninia n. subsp. Fruhstorfer (3, p. 51). — Tirolo raeri- dionale, Serapione. » aurinia aurunca n. subsp. Turati (3, p. 223). — Alpi Marittirae; Monti Aurunci (Caserta) Neviera, Monte Petrella. » » cmnacina n. subsp. Turati (3, p. 223). — Brunatc, Buco del Piorabo ed Erba. » didyma alpina n. ab. diluta Bramson (p. 405). — Abruzzi. Pararge megaera iriopes n. ab. Muschamp (p. 146). — Porto Vecchio (Corsica). ♦ Parhassius mnemosyne fruhstorferi n. subsp. Turati (1, p. 34). — Monte Autore sopra Migliari (Lazio). » mnemosyne venetus n. var. Wagner (p. 208). ~ Bosco del Cansiglio. Heterocera ♦ Ammoconia senex iyphoca n. subsp. Turati (1, p. 89). — Zafferana Etnea (Provincia di Catania). ♦ Arctia maculosa latina n. subsp. Turati (1, p. 117). — Migliari nel gruppo del Monte Autore (Provincia di Roraa). Biston alpina tenehraria n. ab. Rebel (1, p. 17). — Dintorni dello Schler presso Bolzano (Tirolo Meridionale). ♦ Bryophila amoenissima Turati (1, p. 86). — Majella (Appennino Abruzzoso). ♦ Basypolia bangi-haasi Turati (1, p. 97). — Ficuzza (Dintorni di Palermo). ♦ Beilephila galii infuscata f. n. Turati (1, p. 74). — Dintorni di Sassari. ♦ Dyspessa aculeata Turati (1, p. 121). — Ficuzza (Dintorni di Palermo). ♦ Grammesia trigammica erubescens n. ibrraa Turati (1, p. 103). — Ficuzza (Dintorni di Palerrao). ♦ Hadena monoglypha Corsica n. subsp. Turati (1, p. 88). — Vizzavona (Cor- sica). ♦ » » sardoa n. subsp. Turati (1, p. 88). — Monte Limbara (Provincia di Sassari). ♦ Hadena monoglypha sicula n. subsp. Turati (1, p. 89). — Sciacca della Busarabra sopra Ficuzza (Dintorni di Palerrao). - 203 - ♦ Hemerophila abruptaria theobromaria n. forma Turati (1, p. HI). — Ce- riana (Dintorni di S. Rumo). ♦ Hepialus krugeri TrRAxi (1, p. 123). — Ficiizza (Dintorni di Palermo). ♦ Hydroecia puengeleri Turati (1, p. 98). — Ficuzza (Dintorni di Palermo). Larentia cognata var. geneata n. ab. perversa Hirschke (p. 414). — Franzen- shohe (Tirolo Meridionale). ♦ » disjunctaria-scoriaria n. subsp. Turati (1, p. 107). — Etna. ♦ Leucania hispanwa-tiburtina n. forma Turati (1, p. 101). — Colli di Tivoli (Lazioj. ♦ Malacosoma franconica panormitana n. subsp. Turati (1, p. 81). — Fi- cuzza (Dintorni di Palermo). Ocnogyna corsicum rosina n. ab. Trierry-Mieg (p. 387). — Corsica. ♦ Polia duhia lutescens n. subsp. Turati (1, p. 92). — Valle Nervia. ♦ » flavicincta enceladaeti n. subsp. Turati (1, p. 91). — Zafferana Etnea (Provincia di Catania). Thyris fenestrella nigra n. var. Bang-Haas (p. 32). — Modena. Zygaena exulans opennina n. form. Rebel (2, p. 5). — Gran Sasso (Abruzzi). » lonicerae sexmaeulata n. form. Dziurzynski (p. 194). — Dintorni di S. Ulrico (Tirolo meridionale). » transalpina adffata n. form. Turati (2, p. 161). — Monti Aurunci (Gaserta). » » altitudinaria n. form. Turati (2, p. 161). — Monte Gen- naro ed Autore (Abruzzo). » » annulata n. form. Turati (p. 2, 161). — Appennino Cen- trale e Meridionale. » » depauperaia n. form. Turati (2, p. 162). — Alpi Marittime. » » flavescens n. form. Turati (2, p. 162). — Appennino Me- ridionale. » » hexamacida n. form. Turati (2, p. 162). — Appennino Meridionale. » » lutea n. form. Turati (2, p. 161). — Monti Sabini, Fer- raro e Castellammare (Campania). » » privala n. form. Turati (2, p. 161). — Appennino meri- dionale. » » pseudoalpina n. form. Turati (2, p. 161). — Valdieri in Valle Gesso (Alpi Marittime). » » pseudomai'itima n. form. Turati (2, p. 161). — Monte Ruazzo (Caserta) e Camaldoli. » » pseudosorrentina n. form. Turati (2, p. 161). — Monte Ruazzo (Caserta) e Camaldoli. » * reducta n. form. Turati (2, p. 161). — Valdieri in Valle Gesso (Alpi Marittime). > » rJiodomelas n. form. Turati (2, p. 162). — Monte Autore (Caserta). » » roseopicta n. form. Turati (2, p. 162). — Monti del- I'Abruzzo e del Lazio. » » sorrenlina depuncia n. form. Turati (2, p. 162). — Ap- pennino Gentrale e Meridionale. ~ 204 — IDiptera lN"em.atocera ArlhrocnodaT diaspidis Kieffer (3, p. 131). — Acerra (Napoli), da rami di gel so infestati da Diasjns pentagona. Dasyneura lallmrei Del Guercio (p. 292). — Sull'olivo (? loc). Lasioptera kiett'criana Del Guercio (p. 289). — Sull' olivo (? loc). Pachyrhina crinicauda Riedel (p. 428). — Pisa, Corsica e Sicilia. » tennipes Riedel (p. 431). — Valle del Trafoia (Tirolo Mcridionale). Rymosia gi^acilipes Dziedzigki (p. 92). — Gorizia e Corsica. Ortliorrlaaplia Bracliycera Echinopogon (n. g.) albofasciatus albiseta n. var. Bezzi (p. 132). — Rovcrclo, Sondrio e Vaprio d'Adda. Etripis interru2)ta Becker (2, p. 642). — Dintorni di Vizzavona (Corsica). » huntzei Becker (2, p. 641). — Bastia (Corsica). » petidans Becker (2, p. 642). — Vizzavona (Corsica). Empidideicus perfectus Becker (2, p. 037). — D.utorai di Calvi (Corsica), nci boschi del monti. Ejjtlhalassius corsicanus Becker (2, p. 648). — Dintorni di Bastia (Corsica). Hercostomus gallicanus Becker (2, p. 649). — Ajaccio (Corsica). » griseifrons Becker (2, p. 649). — Corsica, al piano e al raonte. Eilara bovina Becker (2, p. 644). — Campo di TOro presso Ajaccio (Corsica). » paludosa Becker (2, p. 643). — Paludi di Bogiiglia o Furiani presso Bastia (Corsica). Koicarzia schnabli Becker (2, p. 646). — Vizzavona (Corsica). Microi>horus albopilosus Becker (2, p. 644). — Dintorni di Bastia (Corsica). Oedalea inermis Becker (2, p. 645). — Dintorni di Calvi (Corsica). Rhagio co7^sicanus Becker (2, p. 640). — Dintorni di Vizzavona (Corsica). Sciodromia cwtipes Becker (2, p. 645). — Bastia (Corsica). Stichopogon kerUszii Bezzi (p. 140). — Dintorni di Rimini; litorale di S. Marco (Venezia). » scaliger conjungens n. var. Bezzi (p. 137). — Marino Sabina. Tachydromia mlleneuvi Becker (2, p. 647). — Campo di I'Oro presso Ajaccio (Corsica). Xiphandriuiii spinicooca Becker (2, p. 650). — Bastia (Corsica). Cyclorrliaplia Agromyza infmila Becker (2, p. 664). — Vizzavona (Corsica). Chloropisca elongatula Becker (1, p. 70). — Sondrio. Desmotnelo2)a fascifrons Becker (2, p. 664). — Ajaccio (Corsica). Bicraeus nigropilosus Becker (2, p. 662). — Bastia (Corsica). Limnia nubila corsicana n. var. Becker (2, p. 659). — Dintorni di Bastia (Corsica). Meoneura glaberrima Becker (2, p. 664). — Vizzavona (Corsica). Opomyza decora Oldenberg (p. 286). — Macugnaga (versantc orientale del Monte Rosa). Oscinella fycoperda Becker (1, p. 164). — Corsica. Pipunculus hirticollis Becker (2, p. 657). — Bastia (Corsica). Tetanojis corsicana Becker (2, p. 660). — Bastia (Corsica). Xylota nigcrriina Becker (2, p. 653). — Vizzavona (Corsica). - 205 - Hymenoptera « IDitroctia Ceratobacus Lucifugax Kieffer (1, p. 223). — Dintorni di Trieste. Ceratoteleia mediterrayiea Kieffer (2, p. 311). — Trieste. Qoccnphmjus niger Masi (p. 35). — Portici, da Lichiensia viburni. Encarsia partenox^ea Masi (p. 32). — Portici, da Cocciniglia (o Aleurodide?) su piante di Phillirea. Encyrtus vinulae Masi (p. 12). — Gatanzaro, da nova di Bicranura vinula. Habrocytiis hyponomeutae Masi (p. 13). — Bevagna (Urabria), da larve di Hy- ponotneuta malinellus. Ibalia arcuata Dalla Torre e Kieffer (p. 23). — Italia (nonclie InghiltciTa e Germania). * Laelius anthrenivorus Trani (p. 5). — Napoli. I'byscus teskiceus Masi (p. 36). — Givezzano (Trentiuo; da Mytiiaspis pomo- rum. Prosynacra nigriceps Kieffer (4, p. 108). — Nava (Alpi Mariltimc). Prospaltella liUea Masi (p. 25). — Portici, da cocciniglie sul Cystus salviaefolia. ]^^<^ono•t^ocll.a Bombus ho7-torum siculus n. var. Friese e v. Wagner (p. 61). — Sicilia. » terrestt'is eryihropygus n. var. Friese e v. Wagner (p. 49). — Corsica. » » flavofasciatus n. var. Friese o v. Wagner (p. 49). — Gorsica. » » fulvus Friese e v. Wagner (p. 48). — Corsica. » » sardous Friese c v. Wagner (p. 48). — Sardogna nord- orientalo. » » tricmctus n. var, Friese e v. Wagner (p. 49). — Corsica. Gorytes fertoni Kohl (p. 266). — Bonifacio (Corsica), Coleoptera CaraToid-ae Bembidion blandicoUe Netolitzky (p, 300), — Asuni (Sardegna). IZ>ytiscid.ae Bidessus baderi Krausse (p. 145). — Asuni (Sardegna). Stapliilinidae Anthobium bargaglii Luze (p. 233). — Piemonte. » corsicum Luze (p. 242). — Gorsica. Astenus gattoi Cameron (p, 183), - Ta Baldu (Malta) in detriti vcgotali. Scopaeus p)07'tai Luze (p. 393), — Macerata. IPselaph.id.ae Euplectus agosdiii Raffr.\y (p. 222). — Ficuzza e Castelbiiono (Sicilia); Orbe- tello (Toscana;. » karstcni trisinuatus n. var. Raffray (p, 233), — Manziaiia, presso il lago di Bracciano, » rusae Raffray (p. 247). — Italia centrale : lago Albano, Oriolo Ro- mano, Subiaco, Rieti, Grosseto, Elba. - 206 - Eupleclus saulcyi Rafpray (p. 244). — Corsica. » siculus Raffray (p. 240). — Ficuzza (dintorni di Palermo). » signatus palusU^is n. var. Rafpray (p. 221). — Paludi di Maccarese (dintorni di Roma). Pselaphostomus aspromontanus Reitter (1, p. 153). — S. Euferaia d'Asproraonte. » calahrus Reitter (1, p. 154). — Antoniraina c Gimina (Ca- labria). » leonhardi RErrTER (1, p. 151). — Ficuzza e Madouie (Sicilia). Scyd.miaenid.ae Neuraphes otionis Reitter (1, p. 161). — Camorata Nuova (Italia ccntrale). Slenichnus depressipennis Reitter (1, p. 162). — Ficuzza (Dintorni di Palermo). Silpliida e Bathyscia aubei giiedeli Jeannel (p. 52). — Crissolo (dintorni di Saluzzo). » » silvicola n. subsp. Jeannel (p. 51). — Certosa di Val di Pesio (Vallata del Gesso presso Tcnda). Histerid.ae Hister pustulosus nigripennis n. var. Bickhardt (p. 180). — Ficuzza (Dintorni di Palermo;. Ijathrididae Anommatus curtii Reitter (4, p. 266). — Colli Euganci. > istrianus Reitter (4, p. 265). — Monte Maggiore (Istriaj e Sal- cano sul litorale. Colyd.iidae Langelandia nilidicollis Reitter (5, p. 115). — Asuni (Sardegna). IBytu.ridae Byturus fumatus grisescens Fleischer (1, p. 146). — Isola di Capri. Elateridae Adrastus linibatus seherae n. var. Reitter (2, p. 173). — Legnago. Selatosomus paganetii Reitter (2, p. 168). — S. Eufemia d'Aspromonte. Teiae'brioiaid.ae Asida carinata devillei n. var. Leoni (1, p. 51). — Vizzavona (Corsica). » combae proxima n. var. Lboni (1, p. 73). — Tacquisara, Sanabus, Seni (Sardegna). » doderoi Leoni (1, p. 49). — Golfo degli Aranci (Sardegna). » doriae Leoni (1, p. 43). — Isola del Giglio. » gestroi Leoni (1, p. 45). — Isola di Montecristo. » » obliterata n. var. Leoni (1, p. 46). — Isola di Gorgona. » » tyrrhena n. var. Leoni (1, p. 45). — Isola di Gorgona. » glacialis solarii n. var. Leoni (1, p. 76). — Monte dci Sette-lratclli (Sardegna). » goryi angustata n. var. Leoni (1, p. 15). — Messina, Palermo, Madonie. » » cribricollis n. var. Leoni (1, p. 15). — Messina, Palermo, Madonie. » inceria Leoni (1, p. 87). — Italia (? loc). » luigionii Leom (I, p. 40). — Toscana, Umhria, Marche, Lazio. » » insularis n. var. Leoni (1, p. 94;. — Formichc di Grosseto, Pianosa. - 207 - Asida rustica piriensis n. var. Leoni (1, p. 79). — Ala doi Sardi al Monte Piri (Sardegna). » » undulata n. var. Leoni (1, p. 78). ~ Tompio, Sassari, S. Gu- sirao, Gonnos, Tinni (Sardegna). » sardoa Leoni (1, p. 82). — Orune (Sardegna). » squamulata Leoni (1, p. 88). — Corsica. Oh.rysomelid.ae Chaetocnema chrislinae Heikertinger (p. 369). — Dintorni di Bolzano (Tirolo meridionale). Chrysochus asclepiadeus bicolor n. ab. Fleischer (p. 200). — Tirolo. Macroplea kraussei Reitter (5, p. 116). — Riu Maiori presso Asuni (Sardegna). Orestia calabra Heikertinger (p. 361). — Asproraonte (Calabria). Ou.rcvilionid.a.e Ba7'is subferruginea Reitter (3, p. 201). — Asuni (Sardegna). Gymnet)'on teiruni rufescens n. var. Loden (p. 172). — Italia eontrale. Metallites subnotatus Sghilsky (p. 14). — Italia (? loc). Rhynchaeus rufus unicolor n. var. Loden (p. 172). — Italia centrale. Scarabaeid-ae Anomala aenea cupreonitens n. ab. Bella Bepfa (p. 112). — Dintorni di Torino. » » marginicollis n. ab. Bella Beffa (p. 112). — Bintorni di Torino. » » nigrescens n. ab. Bella Beffa (p. 112). — Bintorni di Torino. » » semilutea n. ab. Bella Beffa (p. 113). — Bintorni di Torino. » » viridicyanea n. ab. Bella Beffa (p. 112). — S. Giovanni alia Vona presso Pisa. » Junii cuprithoy-ax n. var. Bella Beffa (p. 103). — Bintorni di Torino. Cetonia aeneicolor Leoni (2, p. 183). — Messina. » bicolor a Leoni (2, p. 185). — Piemonte. » coerulescens Leoni (2, p. 183). — Orte. » intermedia Leoni (2, p. 184). — Palermo, Orte, Cerchio. » pseudonigra Leoni (2, p. 182). — Orte, Roma o dintorni. Phyllognathus silenus n. var. iiiberculifer Leoni (2, p. 157). — Castellamare di Stabia. Potosia cuprea n. ab. maculosa Leoni (2, p. 162). — Piemonte, Puglie, Abruzzo. » » n. ab. malachitica Leoni (2, p. 162). — Lazio, Puglie. Scarabaeus slalicollis n. var. slriatopunctalus Leoni (2, p. 242). — Monte Getona (Toscana). Hemiptera Homoptera Chloriona sicula Matsumura (p. 30). — Siracusa. Delphax cataniae Matsumura (p. 35). — Catania. » furcata Matsumura (p. 34). — Catania e Siracusa. » nigricans Matsumura (p. 32). — Palermo. > nigrifrons Matsumura (p. 31). — Catania. » sirigosa Matsumura (p. 33). — Siracusa. - 208 - Dtcranolropis dhnofpha Matsumura (p. 37). — Palermo. Meiropis rubripes Matsumura (p. 36). — Catania. Oliarits sicuius Matsumura (p. 4). — Palermo e Catania. VERTEBRATA AVES Strigiformes Seops tscliu.sii ii. snbsp. Sghieuel (p. 102). — Ajaccio (Corsica). Coccygiformes Cuculus canorus kleinschmidti n. subsp. Schierel (p. 103). — Vizzavona (Corsica). Passeriformes Aegithalus caudatus italiae n. subsp. Jourdain (p. 39). — Cremona. » » tyrrhenicus n. subsp. Parrot (p. 15.5). — Ajaccio. Emheriza cirlus niyruslriata n. subsp. Sghiebel (p. 103;. — Ghisonaccia (Corsica). Fringilla coelehs lijrrhenica n. subsp. Sghiebel (p. 102). — Ajaccio (Corsica). Muscicapa striata iyrrhenica n. subsp. Sghiebel (p. 102). — Corsica e Sardegna. Prunella collaris tschusii n. subsp. Sghiebel (p. 102). — Monte d'Oro (Corsica). Reguliis ignicapillus minor n. subsp. Parrot (p. 156). — Ajaccio. Troglodytes koenigi n. subsp. Sghiebel (p. 102). — Vizzavona (Corsica). DICHIARAZIONE ISTITUTO ZOOLOGICO BELLA R. UNIVERSITA Dl NAPOLI Per evitnio erronei apprezzaraonli sulla responsabilita derivante dai lavori : clmintologici (lol dolt. Pasquale Mola, sono costrolto a far noto die solamonte , i due primi suoi lovori — « Su di un Cestode del (]archarodon Rondeletii » | (Arch. Z. Vol. 1, p. 345, 2 tav.) e « Su di alcune specie poco studiate o raal | note di Gestodi » (Annuai-io Museo Zool. Napoli (2) Vol. 2, N. 6) — egli ha con- ( dotti a termine in questo Laboratorio nel tempo che lo ha frequentato. Napoli, Luglio 1914. Prof. Fr. Sav. Monticelli. CosiMo Cherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1914. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zooiogica Italiana DIRRTTO DAI DOTTORI 6IULI0 GHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI Prof, di Anatomia umaua Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. latitnto di StiuU Super, in Firenze nelhi 11. Univeraitk di Pisa Ufficio di Direzione ed Ammiuistrazione: Istitiito Auatomieo, Fireuzf. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Settembre-Ottobre 1914 N. 9-10. SOMMARIO: Gomunicazioni originali: Milan! P. e D'Arbela F., Di una varieta del M. palmare lungo. (Con 1 fig.). — Sera G., I caratteri antroporaetrici degli Aymara e 11 mongolisrao primordiale deirAmerica. (Con 3 fig.). — Ma- laguzzi-Valeri R., Arterie meningee dalla occipitale. (Con 8 flg. ncl testo). — Pag. 209-246. Persoxale Universitario. — Pag. 247-248. Avvertenza Delle Gomunicazioni Originali che si i)ubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. GOMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIARUGI Di ana varieta del M. palmare lungo PIERO MILANI e FELICE D'ARBELA, Studenti. (Con 1 figura). £ vietata la riprodusione L'anomalia muscolare che era descriveremo e stata notata nel braccio destro di un soggefcto maschio, adulto: e costituita da un - 210 - fascio muscolare anomalo superflciale, die va dal tendine del lungo palmare al capo prossiinale della prima falange del mignolo. Inserzioni. II muscoletto anomalo dal Into prossimale si inse- risce al tendine del palmare lungo all'altezza (leH'articolazione radio- i, 0880 pisiforuie; 2, aponevroai palmare; adm, m. abdnttore del luignolo; flm, ni. flessore breve del i mignolo ; /oc, fascetto accessorio del in. palmare hnigo ; pi, m. palmare Inngo. carpica. Le fibre muscolari si attaccano direttamente a un settoj fibrose che si stacca dalle ultime fibre muscolari del palmare lungo. j Le fibre muscolari aumentano poi di numero fine a formare un ventre di volume uniforme. A livello del terzo inferiore comincia un tendine, che appare) sulla faccia profonda del muscolo e- che va poi ad unirsi ai tendini| dell'abduttore breve e del llessore breve del mignolo, i quali muscoli; - 211 - sono fusi insieme nel loro terzo distale, le fibre carnose del muscolo giungono tin presso i'iiiserzione distale e si confondono con quelle dei due muscoli sopraricordati. L' inserzione distale dei tre muscoli, anomalo, abduttore breve e flessore breve del mignolo, e comune alia faccia palmare dell'e- stremita prossimale della prima falange del mignolo. Rapporti. Partendo dal tendine del palmai'e lungo, che si trova spostato dalla sua posizione normale in sense mediale, il muscolo anomalo si dirige medialmente in basso, anteriormente ai tendini dei muscoli flessori delle dita e al legamento traverse del carpo, posteriormente all' aponevrosi palmare e al muscolo palmare euta- neo dell'eminenza ipotenare. II muscoletto anomalo passa poi nel solco che si trova fra I'uncino dell'osso uncinate e I'osso pisiforme: nel canale cioe in cui passano I'arteria e il nerve ulnare: la parte media del muscolo en- tro questo canale e situata al davanti dell'arteria e del nerve. Proseguendo nella priniitiva direzione viene a trovarsi nel solco che sta fra I'abduttore breve lateralmente, e il flessore breve del mignolo medialmente e I'opponente del mignolo in dietro, contrae percio rapporto con questi tre muscoli dell'eminenza ipotenare ; ter- mina qnindi come si e ricordato, insieme col flessore breve e col- I'abduttore breve del mignolo. Innervaziofie. E innervate dal ramo volare superficiale del nerve ulnare. Azioiie. L'azione deve essere stata la stessa degli altri due muscoli dell'eminenza ipotenare insieme ai quali tormina. Note. In questo stesso braccio il palmare lungo e piii volumi- noso del normale, tanto che le sue fibre muscolari in voce di ter- minare all'altezza della parte media del radio si prolungano, natu- ralniente in un numero limitato, flno all'altezza dell' articolazione radio carpica, fine al setto fibrose a cui abbiamo accennato, si che le fibre del palmare lungo, se non ci fosse 1' inserzione fibrosa ri- cordata, sembrerebbero continuarsi con quelle del muscolo anomalo era descritto. La presenza di fasci antibrachiali soprannumerari del muscolo abduttore del mignolo, il quale di tutti i muscoli deU'eminenza ipo- tenare e quelle che va piii soggetto a varieta (Testut), e assai frequente, e ne sono stati descritti numerosi casi dal Wood, Mil- de, Gunther, Ledouble, Morestin, Chinni, Titone, Ancel. - 212 - Tali fasci, o capi soprannumerari, possono presentaro inserzio- ni prossiraali varie, rimanendo piu o meno indipendenti dal muscolo normale, talora insino alia inserziune distale del medesimo. Possono trarre origine : 1" Dalla faccia superficiale o profonda del ligamento anulare del carpo (Macalister)- 2" Dal margine mediale deU'aponevrosi palmare o dalla guai- na fibrosa del vasi cubitali (Prenant). 3° Dall'aponevrosi avambrachiale (W ood, Souligoux, Gor- gone, Morestin). 4" Dal tendine dell'estensore ulnare del carpo (Macalister). 5° Dal muscolo flessore radiale del carpo (Macwhinnie, Macalister, Chinni). 6" Dal tendine del muscolo palmare lungo (G-antzer, Par- latore, Titone, Ancel, Chinni). 7° II muscoletto accessorio puo diventare bicipite, e I'un ca- po pub attaccarsi all'aponevrosi avambrachiale che riveste il ten- dine del flessore ulnare del carpo, e I'altro al lungo palmare (Mac- whinnie, Macalister, Griibei", Calori, Testut Morestin), oppure al tlessore radiale del carpo (Soem nieri ug, Wood, Gun- Mier). La varieta da noi descritta che corrispunde al case 6° non e niolto comune : e accennata nei trattati di anatomia del Testut, Quain, Debierre, Sappey, nella miologia del braccio umano dei dott. Frohse e Frankel, nel Trattato delle variazioni muscolari del Le double. II Gantzer che la trovo nel braccio destro di un soldato diede al fascetto accessorio il nome di " accessorius ad tlexorem- carpi radialem „. Fu osservato e descritto (1893) dal Titone nel cadavere di un uomo, il quale presentava detta anomalia nel braccio destro, e nel braccio sinistro un fascetto soprannumerario che nasceva dal- l'aponevrosi antibrachiale. L'Ancel (1900) lo ritrovo nei braccio destro di una donna hi quale presentava un'altra anomalia muscolare nel lato sinistro. E finalmente lo ritrovarono il Chinni nel 1900 su un indivi- duo di sesso maschile e il portoghese prof. H. Vilhena nel 1911. Nel nostro soggetto, come gia abbiamo riferito, I'aduttore del mignolo si trovava confuse nel suo terzo distale col corto tlessore del medesimo dito, case agsai comune nella nostra specie che si spiega faciluiente colla comune origine dei duo muscoli, come ri- - 213 - sulta dalle ricerche del Kohlbriigge, da un unico blastema mu- scolare, il quale nell' enibrione dappriraa giace piu dorsalmente, dope diventa volare. La divisione dei due muscoli principia dalla parte prossiniale e precede verso la parte distale che e ancora in- differenziata. La separazione pno arrestarsi piu o meno presto, ed allora si ha ana parziale fusione dei due mnscoli. Negli antropoidi (Hepburn) nel Troglodytes niger (Cham prey) e nel cane in parte (Ellemberger e Braum) i due muscoli sono ancora indifferen- ziati, cio accade talvolta anche neH'uomo (Macalis ter). Per quello che riguarda il \n. palmare lungo, sappiamo dal- I'anatomia com para ta die nei vertebrati inferiori esso e un largo e voluminoso muscolo, che va daU'epitroclea dell'omero fino alle fa- langi delle quattro dita ulnari ove si termina in quattro tendini. E quindi in origine un muscolo flessore superficiale delle dita an- cora piii superficiale del flexoi' sublimis digitorum (Bardeleben) col quale esso si sviluppa dal segmento superficiale medio della iiiassa pronato-flessoria del Humphry. Risalendo la serie dei vertebrati fino ai Primati e all'Uomo, col complicarsi della mano e dei suoi movimenti, vediamo una pro- gressiva riduzione riella importanza funzionale e nel volume di detto muscolo i cui tendini volari, nei primati e neU'uomo, si fondono insieme e si riducono dando luogo alTapoiievrosi palmare. Premesso cio possiamo con gi^ande pi'obabilita affermare che nel nostro case si tratti di una varieta muscolare regressiva. Li- tatti essa riproduce parzialmente un tipo normale in animali infe- riori, che spesso riappare in parte nella nostra specie con diverse uiodalita, delle quali alcune assai frequenti. Cosi ad es. il palmare lungo puo essere bicaudato ed il suo tendine pub dare attacco ad un fascetto accessorio il quale si bi- forca in due tendini che si inseriscoiio insieme con quello del fles- sore profondo delle dita alia base della 3^ falange del mignolo (An- cel). Aitre volte esso pub dare origine a dei fascetti carnosi o ten- dinei che si inseriscono sui tendini dei muscoli flessori delle dita, 0 che si portano ai muscoli superficial! delle I'ogioni ipotenare o tenare. Spesso il tendine del palmare lungo si continua diretta- mente con I'aponevrosi palmare senza fissarsi al legamento anulare del carpo. Inoltre sono frequenti in questo muscolo le metaplasie musco- lari cioe le trasformazioni di parti tendinee in parti carnose o vi- ceversa (anche nel nostro caso, come si e detto, il muscolo era caruoso fino aii'altezza deirarticolazione radio-carpica). Qualche volta - 214 - esso puo essere rappresentato da un fascio fibroso in tutta la sua estensione, oppiD'e puo mancare del tutto (Macalister, Wood, Schwalbe, Pitzner, Griiber, Calori). Tale grande variabilita del muscolo ci conferma che esso e di- ventato neU'uomo un organo rudimentale, e che quindi tutte le variazioni a cui esso da luogo sono regressive, e non evolutive o progressive. II fascetto muscolare anomalo da noi descritto apparisce come varieta neU'uomo, mentre e normale, colla sola differenza che esso e soltanto tendineo nell' elefante delle Indie, in cui la porzione piii cospicua del tendine del palmare lungo si termina suH'osso sesa- moide del quinto dito; nel Myrmecobius (Marsupiali), Chlamidopho- rus (Sdentati), Leutetis, Talpa (Insettivori), Rhizomys, Siphneus Roditori), Alicnus (Proscimmie), Hyrax (Lannumgi), nel quale i palmare lungo manda dei tendini a tutte le falangi ; invece nel Thylacinus, Dasyurus (Marsupiali), Galeopithecus (Proscimmie) esso manda dei tendini alle 4 dita ulnari; nell'Erinnceus (Insettivori), manda tendini al I e al V dito, e finalmente in alcuni Chirotteri come il Cynonictius manda dei tendini al I, II e V dito (Bronn). NeU'uomo, la varieta descritta da noi si riscontra piu facil- mente in soggetti muscolosi e specialmente nella mano destra (Morestin). Essa puo avere un certo interesse anche per il chirurgo poiche puo imbarazzare nella ricerca dell'arteria ulnare. Bibliografia An eel. — Documents leciieillis a la salle de diasection de la facult6 de m6deciuo de Nancy (senn' stre d'hiver IDOOOl). — Bitilioyraphie Anatoniique. Tome XI, Fasc. Ill, p. 154, 1901. Bai'delebeu. — Uebor die Hand und russtuuskclii der Saiigetiere. — Vcih. des X int. Kongress med. Berlin, 1890. Bd. II, Abt. I, Anat. s. 140-141, 1S91. Brooks St. John. — On the morphology of the intrinsec muscles of the little linger. — Dublin. Journ of Medical science. Yol. S^, Ser. Ill, N. 178, p. 325. Oktob. 1886. Chiarugi. — Anatomia dell' uorao. — Milmio, 1904, Yol. 1°, pp. 622-642. Chinni. — Varieta muscolari. Capo access, avambraeliiale dell'add. del mignolo. — Istit. d'Anat. Normale R. Univ. di Napoli. Napoli, 1900. Stab. tip. Tornese. Debierre. — Trait6 elemeutaire d'aiiatomie. — Paris, 1890. Vol. 2", j)p. 389-406. 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In un precedente lavoro (*) mi riusci di stabilire come il gruppo etnico degli Aymara, abitanti deU'altipiano piii elevato della Bolivia, delle elevazioni cioe che si ergono sopra I'alto plateau boliviano, si differenzino per un carattere del cranio cerebrale dai Quechua che li circoudano. Dimostrai cioe ciie gli Aymara sono platicefali, mentre i Quechua sono orti-ipsicefali : e molto ben distinti per questo carattere della aitezza del cranio laddove i due gruppi sono relativamente piii puri. Mi valsi per la mia dimostrazione del lavoro dello Chervin suUa antropologia boliviana ('), usando pero solo i dati bruti di esso, giacche la elaborazione di questi e in quel lavoro deficientissima. 0) G. L. Sera. — L' aitezza del cranio iu America. — « Arch. p. I' antrop. e I'etnol. ». Anno 1012-1913. (-) A. Chei'vin. — Anthropologie bolivienne. — .5 Yol. Paris, 1909. - 216 - Per la critica dei procedimenti del lavoro dello Chervin come per tutto ciu che riguarda i rapporti aiitropogeografici fra Aymara e Quecliua, quali risultano ilallo mie ricerche, rimando al sopracitaLo mio lavoro, per non ripetere qui cio che d'altra parte e necessario il lettore conosca a migliore intelligenza del presente scritto. Dopo quanto avevo dimostrato a v venire per I'altezza cefalica degli Aymara e dei Qaechua, era assai interessante vedere se, ap- plicaiido lo stesso metodo di analisi geograflca minuziosa da me usato e metodi statistici migliori di quelli dello C. anche per gli altri caratteri, si potessero mettere in luce ulteriori differenze fra Aymara e Quechua. E cio appunto che ho inteso di fare con que- sto scritto. Ma pur troppo una prima limitazione al mio intento si e im- posba come conseguenza della scelta delle misare prese dallo C. Lo C. e partito dal concetto di applicare i metodi del cosid- detto bertillonage alia ricerca antropologica. Ora, come e stato osservato dal Moll is on {*; e dal Martin (-), questo criterio e falso, in quanto le misure prese coll' intento della identificazione individuale non debbono necessariamente avere un va- lore morfologico generale, e la maggior parte dehe volte non lo hanno. D'altra parte pero e d'uopo osservare che all'oggetto piii inte- ressante della mia ricerca, quello cioe di stabilire se esistono fra Aymara e Quechua differenze nel grado di mongolismo da essi pre- sentato : il maggiore o minor numero dei caratteri analizzabili non era cosi interessante quanto il poter stabilire differenze fra i due gruppi etnici pei caratteri che appunto abbiano valore a darci il grado di mongolismo di un gruppo. E flno ad oggi i caratteri di cui I'analisi ci permette di va- lerci a questo scopo nelle misurazioni del vivente non sono molti. Ne ricordiamo alcuni nella scala del ioro valore di probativita date le present! cognizioni : Essi sono: occhio mongolico, lissotri- chia, proporzioni somatiche di brachischelia, forma piuttosto piatta del naso, larghezza e prominenza degli zigomi, altezza facciale no- tevole, statura piuttosto bassa. Naturalmente a mano a mano che si discende in questa scala i caratteri perdono del Ioro valore univoco e passano ad esser semplici caratteri ausiliari alio scopo della diagnosi. I}) T. MoHison. — Die Kiirperproportioueu tier rriniateii. - « Morph. Jahrh. » Bd. 4'2, iOlO (-) R. Martin. — Lolirlmeli dor Antliro))ol()yif. — Jena 1014, cedi p. i»S\V. -=- 217 -- Di questi caratteri noi qui vogliamo esaminare prima i carat- ten metrici che permettono un procedimento piia sicuro e per cui esistono dati ben distinti geograficamente, e poi i caratteri cosi detti descrittivi. Dati i risultati del nostro lavoro sopracitato, noi potevamo procedere partendo dal supposto ciie le due localita di Mohoza e di Colcha rappresentino rispettivamente il gruppo Aymara e quelle Quechua alio stato puro. Senonche cio e assai verosimile per Mohoza, in primo luogo perche essa per la sua situazione geograflca appare essere un luogo di isolamento notevole, e secondariamente perche, costituendo gli Aymara il gruppo circondato e respinto dai nuovi venuti, nella zona non graude in cui furono compite le osservazioni della Mis- sione francese, e legittimo aspettarsi di trovare numerosi gruppi di Aymara ancora pud relativamente, mentre lo stesso non puo aspettarsi nei Quechua. Questa evenienza si sarebbe verificata certo qualora la zona di osservazione fosse stata piii larga, abbrac- ciando cioe aneUi territoriali piii larghi intorno alia Cordigliera Reale in cui la mescolanza non si fosse verificata. Non avevamo invece nessuna garanzia che la provenienza di Colcha ci rappresentasse meglio dello altre provenienze Quechua il vero stato delle cose per questo gruppo, e cio non per il gia detto, giacche poteva ben darsi il caso che in questa localita fosse rima- sto una popolazione quechua sufflcientemente pura, ma per un' al- tra considerazione. Noi cioe non avevamo alcuna garanzia che Colcha anche per gli altri caratteri ci rappresentasse meglio la condizione di cose dei Quechua. Infatti e assai legittimo pensare che in una mescolanza etnica i singoli caratteri dei due gruppi genitori non si ereditino dagli ibridi in blocco, ma alio stato di caratteri isolati che possono avere un comportamento diverse. Volendo usufruire solo quelle provenienze dell'una o dell'altra lingua che avessero un numero di casi sensibile, per gli Aymara oltre Mohoza non rimaneva che La Paz, che come capitale e sup- ponibile assai mescolata, per i Quechua abbiamo ancora le prove- nienze di Rio Blanco e Toropalca che per numero di casi superano Colcha con 19 e 9 casi rispettivamente, mentre Colcha ne ha sette. Per controllo abbiamo voluto aggiungere la provenienza di Tolapampa che ha solo 4 casi, per avere una idea della influenza del numero dei casi nel determinare i risultati numerici. Dai dati - 218 - individuali bruti forniti dalle tabelle dello C, abbiamo calcolafco la media doUa statura, arto inferiore, indice schelico, bizigomia, lar- ghezza della testa ed indice zigo-parietale, per gli aggrappamenti seguenti, prendendo i soli masclii. Mohoza (41). Gli Aymara toltine Mohoza (().3). Tiitti gli Ay- mara (104). Colcha (7). Rio Blanco (19). Toropalca (9) Tolapampa (4). I Quechua mono le provenienze particolari precedent! (29). Tutti i Quechua (68).. Questi valori medi sono consegnati nello specchietto seguente. Specchio di alcune lunghezze ed indict calcolati nuovamente in base alia provenienza e pe?' i soli maschi = «•=£ < s ■a™ < c C3 Rio Blanco (19) "5 o as c E o H Quechua meno i precedent! (29) .«9 e statura .... Lr.iiii 1,002 1,.599 1,1-37 1,59« 1,604 1,000 1,602 1,005 Arto inferioio . . 0,727 0,722 0,724 0,777 0,769 0,747 0,737 0,748 0,7.56 Indice schelico. . 45,r,5 45.12 45. 20 47,55 48,12 40.. -.2 40,08 46,45 47,02 Bizigomia . . . 143,0 141,!) 142.5 139,4 136,8 139 135,2 140,2 138,7 Largheraa testa . 149, fi 149,1 149,3 149.1 140.9 14S,5 145 148.8 148 Ind. zigo-parietale 9.'>,98 9r>,07 95,42 93,00 93.22 93, .58 93,20 94,30 93,76 Nel lavoro dello Chervin non esistono medie. A^i sono solo alcune medie approssimative desunte dai limiti di oscillazione delle diverse distanze e indici, medie approssimative che in verita sono spesso assai distanti dalle vere e ad ogni modo sono solo per i due grandi gruppi degli Aymara e dei Quecheua. II solo valore medio calcolato dallo Chervin e la statura dei due gruppi nei maschi (^). (^) Xel gratico della statura dei (juecliua a p. 336 vol. II e iudicato in 09 il unmero dei caai di Quechua maschi : moutre laddove parla del nuraero dei casi su cui fu praticata la misurazione stahilisce il iinmeio dei (Quechua iu 75 di cui 8 femmiiie. I maschi apparirehbero perci(N 67 e tali appaiono anche uelle tabelle degli indici diversi della testa e del corpo per i Quechua come nelle tabelle compaiative dei due gruppi per Ic distanze antropometriche e per gli indici anzidetti. Dalle tabelle dei dati bruti individuali riaulta iuvece che il uumero dei Quechua e di 76 e in verita di 68 maschi e di 8 femraine. II caso che e atato trascurato nella redazione delle tabelle po- cauzi ricordate (degli indici e comparative) e il n. 135 di Cochabamha. Facciarao mcnzione di ci6 per chi vorra controUaro i nostri resultati e per clii volesse eventual- mente fare nuovi calcoli, per graudezze e iudici da noi nou cousiderati, giacclie uoi stessi abbiamo perduto parecchio tempo prima di scoprire la causa dell'errore, che ci portava a risultati nou con- cordauti fra loro. - 219 - Se cio ha facilitato il corapito alio Chervin perche il compu- to delle medie e assai penoso, questa trascuranza ha contribuito a niantenerlo nell'errore del suo procedimento metodico iniziale della divisione in categorie non comparabili fra loro dei valori degli in- dici, errore cui abbiamo accennato nel nostro scritto. La media, checche se ne dica, porge assai utili indicazioni, che e pericoloso riflutare. Esaminiamo ora i resultati che ci porge lo specchietto. La statura non porge differenze apprezzabili fvd gli Aymara e i Quechua anche laddove essi sono presumibilmente piii puri. La differenza e aU'incirca di un centimetro. La statura e alta a Colcha oltre 4 cm. piii di Mohoza; ma questo fatfco non trova correlazione cogli altri dati per Colcha, e visto che il numei'o dei casi e piccolo non gli attribuiamo importanza. Ad ogni modo pare che esisfca una tendenza ad una niinore statura per gli Aymara rispetto ai Quechua e per quanto piccola questa differeiiza contribuisce uiiita colle altre a distinguere bene I'uno dall'altro gruppo. L'arto superiore e di una lunghezza costante presso gh Ayma- ra ; Mohoza non presenta intensiflcazione di fenonieni per questo carattere come ci si aspetterebbe, visto che la lunghezza dell'arfeo inferiore e un buon carattere tipico. Nei Quechua in blocco esso e piu lungo di ben 3 cm. in contronto degli Aymara, oltre 5 in piii per Colcha. Ma (juesto aumento notevole e imputabile alia aumen- tata statura di questa provenienza e non a proporzioni di forte macroscheha. Infatti 1' indice schelico per Colcha e piii basso di quello per Rio Blanco che pure presenta un' arto inferiore di 77 cm. (cioe oltre 4 cm. di piu di Mohoza), con una statura pero uguale alia media generale per i Quechua. L' arto inferiore e di 1 cm. sotto la media quechua per Toro- palca e di due per Tolapampa. Vedremo come tali fatti devono es- sere interpretati. L'indice schelico \)\u. basso e presentato dai 63 Aymara che re- stano toltine la provenienza di Mohoza. Mohoza per questo rispetto si presenta mono peculiare degh Aymara in complesso, ma tuttavia occorre dire che la differenza e per meno di V2 unita di indice; il che, dati i hmiti di errore nelle misure, appare trascurabile. A Colcha Tindice schelico e, di due unita e pill, maggiore che per gli Aymara in complesso e a Rio Blanco raggiunge il massimo dei Quechua. Toropalca e Tolapampa sono iiuovamente al disotto della media generale quechua. - 220 - La bizigoniia ha il comportainento piu caratteristico. Essa ha un valore massimo a Mohoza, e sempre notevole per gli Aymara in cornplesso, un po piu piccola per i 63 Aymara residui, quando si faccia astrazione da Mohoza, cade di altri 3 mm. per i Quechua in generale e di due ancora, per Rio Blanco che presenta il miiiimo. Le variazioni graduali, come si puo osservare da alcuno, sono pic- cole per la loro portata, ma e notevole la differenza fra gli estremi di Mohoza e di Rio Blanco che importa 7 mm., una differenza che deve dare certo un aspetto assai diverso alia faccia quechua e a quella aymara. II valore di Tolapampa e piii basso di quello di Rio Blanco, ma non sarebbe rigoroso prenderlo in considerazione per il piccolo nu- mero dei casi. La larghezza tlella testa invece non presenta praticamente dif- ferenze ; si puo dire pero che in ogni caso gli Aymara presentano una lievissima differenza a loro vantaggio. II valore basso di To- lapampa e riferibile alia ragione piii volte detta. Data la lievissima differenza a vantaggio degli Aymara per la larghezza cefalica, tanto piij di importanza assume il fatto della differenza generale fra Aymara e Quechua per 1' indice zigo-parie- tale. Esse presenta il suo massimo a Mohoza, e il suo minimo a Rio-Blanco. I valori per lealtreprovenienze si dispongono intermediamente. La differenza fra massimo e minimo e presso a poco di tre unita. Come si vede dal sin qui detto, Rio Blanco presenta le con- dizioni di massimo a.Uontanamento dagli Aymara ed in particolare da Mohoza, e 1' intensiflcazione dei fatti propri ai Quechua. Le oscil- lazioni dei suoi valori vanno sempre nello stesso verso, il che non puo dirsi ne di Colcha ne di Toropalca. Qualunque possa esser la ragione di cio, o lo scarso numero dei casi per queste due ultime provenienze o la mescolanza etnica piij forte in esse che a Rio Blanco, come inchniamo a credere, noi dobbiamo dire che Rio Blanco ci rappresenta meglio di ogni altra provenienza lo state di cose per i Quechua. Le oscillazioni ora in un verso ora in un'altro e di intensita forte, per Tolapampa sono verosimilmente da attri- buire all'esiguo numero di casi. Se consideriamo che il numero dei casi per Rio Blanco e sen- sibile, ne siamo rafforzati a prenderlo come il rappresentante del gruppo quechua relativamente piu puro. Ad ogni modo pero osserviamo un fatto di un certo valore. Le difierenze dei valori di Mohoza da (iuelli degli Aymara sonu - 221 - piccole mentre non trascurabili sono le differenze fra Rio Blanco e i Quechua in generale. Cio ci permette di indurre che le popolazioni parlanti aymara presentano un grado maggiore di purezza antropologi a delle altre parlanti quecliua. Questo ha una triplice ragione. La prima e che gli Aymara fnrono accerchiati dai Quechua in guisa tale che essi vennero come compress! nolle region! piii alto della Cordigliera Reale, ma ivi essi fecero centro di resistenza agli invasori, e ri- masero piii puri, la seconda che essendo il Quechua la lingua conquistatrice, si deve essere piii volte prodotto il caso che il quechua viene parlato da popolazioni che antropologicamente sono aymara (^). La terza e la mescolanza etnica che si produsse certo in un largo anello all' intorno della zona aymara pura. Appare per tutto cio probabile che le misurazioni della Mis- sione franceso furono prese in una zona antroi»ologicamente aima- rizzata in guisa notevole. A questo punto sono percio interpetrabili anche con maggiore approssimazione i grafici che noi abbiamo dato a rappresentare la proiezione dei due indici fra i tre diametri del cranio cerebrale per gli Aymara e i Quechua, grafici che qui riproduciamo. Nel graflco generale e visibile come gli Aymara si dividono in due gruppi, di cui I'uno di gran lunga prevalente a cranio piii lun- go e basso, I'altro a cranio piii corto e alto. I due gru|)pi secondo i principii general! da noi stabilit! non formano parte evidenteraente di una stessa serie elementare, seb- bene si trovino a giacere in tali posizion! che per il loro asse si puo far passare una delle parabole di uguale larghezza del Giar- dina O- Ora, considerando che Mohoza giace nella quasi totalita dei suo! casi nel prime gruppo si viene a trarne la conclusione che il secondo gruppo degli Aymara e assa! probabilmente dato dalla miscela con i Quechua, e viceversa nei Quechua un certo numero di cas! che si avvicinano al prime gruppo degli Aymara, e da considerarsi co- me antropologicamente aymara. In verita dunque, oltre che per la difterente altezza la testa degli Aymara si distingue da quella dei Quechua per essere piu lunga. (1) Abbiamo visto pero nel lavoro piii volto inen/aonato che si e dato il caso inveiso (Salinas de I' ! Garcimcndosa). (-) A. G i aid i u a. — Gli indici di larghezza, altezza, liinghezza ecc. « Arch. p. I'antrop, e I'clnol. » XLIV, 1914. - 222 - Cosi si spiega anche come nei grafici dati dallo Chervin per Tindice cefalico negli Aymara e nei Quechua, sia ben visible che, mentre la larghezza nei piu dei casi si mantiene presso a poco V.I 7J 1 74 i 75 1 7B 1 77 ! 78 1 -a 1 ^« |««0|82 1 h:l 1 •»4 1 85 1 Sfi 1 S7 1 ss 1 80 1 yo 1 111 | •ri 1 iCl I'.U :>H o Dati d.Chervin .-,« o u Aymara liO • Quichua — o i> m 'o (>2 o Hi o — "^^ o «4 ^^v^ . ° • . o 65 V, o — ^^l» vIO • m ° ^^Ss. o OO o» ■\^ fiH S^^ c r^~>^ — ^^S*,^ o " ° _ o ^^-^ o I>U ^^^ ^ d ■- • ^^ "s.^^-. -» o ^°%*^* , i*^^ O O "-' • r.* O ^-v^^^ O • o 0 O 'o 15 72 "^ s^^ • •* • c^ O ^^v^ — ^^^^^ o»^' iki<^ *'^S^ ,,_^ 7» ^^^K c» . ^^. — ^ *\, * ,oS ►-w 74 • 75 o • oV,.^^'^' •Ts- o -V. • J. © ^^ "N^^ ^^ • '' 0**^. Q ^^ 78 o ^^^ o S,c o • 79 ^*V^^ c ^s^ O •^'*Vs^^ • SO o ^S» m S^ O • • ^Sw 82 • ^s»^ *^ — • ^*v. ss • ^ S»^ Si ^v^^ 85 « ^***"^v,^ — • 93,89 ^^N^^ H« ^^^ entro gli stessi limiti per i due gruppi, la lunghezza negli Aymara ha il limite massimo piia alto. Nelle forme platicefaliche in fatti i valori assoluti dei diametri larghezza e lunghezza sono maggiori. Tutto sommato percio occorre concludere che in compjesso do- vremo giudicare dello stato dei caratteri per differenza da cio che si puo constatare in Mohoza. Ma se i valori delle provenienze que- - 223 - chua non si staccano in guisa assai forte, in realta la differenza nei casi di purezza deve essere con grande probabilita maggiore. Veniamo ora a parlare della interprerazione da dare ai fatti trovati. La statura piii piccola degli Aymara in confronto dei Quecluia non lia una grande portata per la esiguita della differenza: tuttavia non puo senz'altro essere trascurata. 00 \ 7S\ 1 — VloV T nsn \ r Aymara o Mohna nLaPnx A Salinas Jf Carcim en doja 7 hchocalla • liuari ~ Cranii Bolrna ~ (^f loner r IHeccmilii Le differenze pero neH'arto inferiore e nel relative indice sche- lico Hono certo tali da pnrre gli Aymara in una posizione pecu- liare. Le categorie dell'indice schelico sono date dal Giuffrida-Rug- geri cosi: al disotto di 47 brachischelia, fra 47 e 48 proporzioni normali, 48 50 macroschelia attenaata, al di sopra di 50 macrosctie- lia forte. Gli Aymara dunque sono di due unita al di sotto del limite suporiore per la brachischelia. Con Rio Blanco i Quechua entrano, sebbene di poco, nella macroschelia attenuata. Se consideiiamo pro- babile che Rio Blanco non ci dia il tipo Quechua alio state pure, - 224 - vediamo die e assai verosimile porre i Quechua addirittura m vi- cinanza della macroschelia pronunciata. Occorre infalti tener presente die la oscillazione delle medio etniche di questo indice e di appena 9 unita. Ma la bi'achischelia come e nofco e un carattere squisitamente mongolico, onde gli Aymara per esso assumono una posizione spe- dale in confronto dei Quechua. IJ} — r Quechua • liio Blanc Q u Colcha o Toropalca A Tolofjampa V Cotagaita I valori assoluti della bizigomia e 1' indice zigo-parietale indi- cano una maggiore larghezza bizigomatica negli Aymara in confronto doi Quechua. Siccome la larghezza della testa influisce certamente sulla di- stanza bizigomatica, onde con teste larghe (come nei casi di bra- chiplaticefalia) si dovono avere per semplice coi'relazione di mecca- nica craniense faccie piii larghe, a prevenire possibili obbiezioni ho voluto prendere anche la larghezza della testa. Ora sebbene la lar- ghezza della testa degli Aymara sia leggerissimamente piii grande I'indice zigo-parietale e sempre m.aggiore. Esiste adunque una maggiore prominenza laterale degli zigomi negli Aymara. Una maggiore bizigomia puo verificarsi anche in lazze di tipo australo-caucasico, come si puo vedere dalla tabella del Martin - 225 - ad es. negli Australian! ('). Pare in tali casi come essa sia compagna di una certa rozzezza distruttura: ma una bizigomia forte presen- tano soprattutto le razze mongoliche, come si puo vedere nei dati del M. confrontando delle serie etniche che abbiano lo stesso indice cefalico per popolazioni mongoliche e caucasiche. La forte bizigomia mongolica e forse fondata su disposizioni diverse dall'altra citata. Anche questo carattere percio si presenta come un carattere mongolico della faccia degli Aymara. Possiamo passare ora alio studio dei caratteri descrittivi. Facciamo pero preventivamente osservare che lo studio di essi non puo essere cosi precise come quelle dei caratteri metrici, date che la parte che li riguarda e stata piuttosto trascurata nol lavoro dello Chervin. Le conclusioni che trarremo a lore proposito sono prevalente- meiite desunte dalle fotografie metriche che corredano I'opera stessa. E opportune pei'o far notare che queste fotografie sono 64 per gh Ayiliara e 32 per i Quechua, compresevi anche alcune donne di modo che la base di osservazione in ordine ai caratteri descrittivi viene ad essere piii ristretta. Le sole provenienze che abbiano un numero di casi buono sono percio ridotte a Mohoza con 28 e a Rio Blanco con 8 casi di cui una donna, dovendone scartare La Paz (per gli Aymara) con 9 casi per lo ragioni anzi esposte. Nell'esame dei caratteri descrittivi abbiamo dovuto percio pren- dei'e in considerazione relativamente maggiore i caratteri delle pro- venienze Aymara e Quechua in blocco. Dobbiamu pero senz'altro dichiarare che le piu forti ditterenze si voiificano anche qui per le provenienze di Mohoza e di Rio Blanco che ci presentano due stati di cose opposti, vale a dire i caratteri di due razze distinte relativamente puri. 11 prime fra tutti i caratteri descrittivi perche il piu importante razialmente e I'occhio mongolico. Molti come e note sono gli eleinenti che determinano 1' occhio mongolico. Alcuni di essi sono presi in considerazione dallo Gr. Cosi ad es. dalla tab. numerica a pag. 367 del 1" vol. risulta che negli Aymara le palpebre sono scarsamente tagliate orizzontal- mente e poco aperte verticalmente, mentre nei Quechua presentano un'apertura orizzontale media. Xei Quechua non si puo giudicare bene dalle fotografie dei (1) Loco oitato, i>. Tiid. - 226 - caratteri del loro occhio, perche quelle furono prese a forte illumi- nazione sohire, onde tufcti i Qaechua tengono gli occhi socchiusi, ed inoltre hanno una zona di oinbra nelle orbite. Malgrado questo a me pare che si possa giudicare di un ca- rattere, Tobliquita, abbastanza bene anche per i Quechua, giacche il socchiudere degli occhi non poita spostamenti verticali per I'an- golo esterno degli occhi stessi (ektokanthion), come anche la zona di ombra non si riferisce alia parte esterna ma aH'interna del- I'orbita. Orbene I'obliquita e assai piii frequente negli Aymara, in cui ho potuto constatarla in 26 casi (*) su 64 ; nei Quechua si ha appena cinque volte su 32 casi e tre di questi sono donne (^). Delia plica invece non si puo giudicare correttamente per i Quechua per la presenza della detta zona di ombra piii che per il fatto degh occhi socchiusi. Lo Chervin la da in 20 casi degh Aymara (Tab. XXI, p. 369) ma I'apprezzamento di questo carattere anche direttamente sul sog- getto stesso e sottoposto ad oscillazioni individual!; per conto mio la trovo solo in 7 casi f ) di cui 3 soli coinctdono con quelli dello Chervin. Non escludo pero la possibilita di altri casi, a giudicare dei quali la fotografia non mi pare sufficiente pero. Ad ogni modo come si vede la plica mongolica sarebbe negli Aymara una formazione frequente. I dati sui capelh purtroppo non possono essere utilizzati. Gli Aymnra nelle 54 osservazioni, distribuite fra Aymara, Quechua e meticci sono scarsamente rappresentati (13 casi) e non vi sono af- fatto individui di Mohoza. Inoltre pare non si sia tenuto conto nel determinare i diame- tri e I'indice del capello dell'altezza a cui erano tagliati ; la forma della sezione, come e noto, cambia a seconda della altezza cui ap- partiene. Per i 13 casi di Aymara e per i 32 di Quechua ho tuttavia i eseguito un riscontro individuale dei caratteri di mongolismo sia I metrici, sia descrittivi, ma non ne e risultata alcuna distribuzione regolare in conformita deH'indice del capello. Certo devono esistere fra le tante associazioni di caratteri op- , posti che risultano in una miscela, associazioni piia frequenti, ma j 0) Essi corrispoudono ai n. 42, 41, 4(>, 38, 68, 100, 95, 73, 89, 74, 94, 96, 93, 03, 47, 12, 48, IS, 87, 70, 35, 38, 33, 11, 7, 64. (-') Esai oonispondono .ai n. 204, 203, 153, 170, 182. (^) E cioe in 4C, 38, 89, 92, C3, 12, 33. - 227 - (lovono essere rese manifeste solo nei grand! numeri, mentre 45 casi sono troppo pochi. II solo fatto degno di qualche rilievo e che del sei casi dl Rio Blanco quattro hanno un indice basso. Nel naso e interessante il comporLamento diverso della radice. Essa e nianifestamente piij depressa negli Aymara e piu di quello che non conipaia dalla distribuzione dei casi nella Tabella dello Chervin a p. 346 (Tab. V). Lo C. non dico come abbia deternninato questa profondita, ma probabilmente si tiatta di un apprezzamento intuitivo. Ad ogni modo anche qaesto carattere si presenta in accordo cogli altri. Anche la altezza del naso e assai piii notevole negli Aymara, contrariamente a quanto dice lo C. che la da per uguale a quella dei Quechua (p. 348, Tab. VII). Inline occorre menzionare come la fronte si presenti piu sfug- gente negli Aymara; questa inclinazione non ha che fare colla in- clinazione degli australiani e di altri gruppi morfologicamento bassi; giacche in essi e doviita piu che altro alia prominenza delle masse soproarbitarie; mentre queste sono ugualmente proeminenti nei Quechua e negli Aymara (Vedi Tabella I, p. 340). La fronte degli Aymara presenta quella scarsa inchnazione fra la parte soprametopica e la parte posta fra la linea metopica e la linea ofriaca che e propria dei mongoli: in altre parole cio si potreb- be indicare come una assenza di prominenza del cranio nella regione metopica e assenza di bozze frontali. La fronte invece e assai piii piena nei Quechua, avvicinandosi con questo al carattere della fronte degli Europei. Anche la piii piccola larghezza frontale degh Aymara parla nel senso del loro mongolismo in quanto i Mongoli tendono ad avere una piccola larghezza fron- tale C). Mancando purtroppo delle misure per la faccia bisogna giudi- care dalle fotografle del suo sviluppo. Per fortuna pero le differenze sotto questo rispetto sono cosi forti da poter sostituire la mancanza di misure esatte. Esaminando la serie di Mohoza soprattutto e evidente come la faccia abbia negli Aymara uno sviluppo enorme, che contrasta con quello mediocre dei casi di Rio Blanco, che abbiamo veduto esser abbastanza tipico per i Quechua. Tanto piu cio e considerevole in (1) K. Martin. Lvco citato, \^. ^Vi. - 228 - quanto la larghezza bizigoraatica e forfce negli Aymara. La fonna della fa.ccia e assai diversa inoltre. Essiv e ovale allungata negli Aymara : rettangolare, quadrata nei Qiiecluia. Ma quello che piu importa e veramente la grandezza della fac- cia che pone gli Aymara in una vera categoria di macroprosopia. Oltre i caratteri anzidt-tti che haiuio valore a stabilire un gra- de maggiore o minore di mongolismoabbiamo altri caratteri che non lianno tale volore diagnostico, ma che tuttavia stabiliHcono delle altre differenze fra Aymara e Quechua che non sono trascurabiii. Fra i piu evidenti caratteri della fisionomia degli uni e degli altri e la forma delle labbra. II labbro superiore e assai svikippato spesso enorme negli Aymara (contronta i n. 90, 74, 83, 98, 43, 8). Mediocremente svi- luppato nei Quechua, dove pero occorre tener presente soprattutto i casi pill tipici di Rio Blanco. Insierae con questa aitezza si ac- compagna una forte eversione negh Aymara. Per non tener conto della provenienza geografica e della mi- acela avvenuta, lo C. anche per questi caratteri ha fatto coincidenti 0 quasi i due gruppi. Anche per lo C. inveceil mento sarebbe sfuggente negli Aymara e il prognastismo maggiore, il colorito cutaneo e il colorito degh occhi pih chiari. Quali sono le conclusioni a trarre da questo insieme di fatti ? Una prima conseguenza e quella che gli Aymara e i Queciiua rappresentano due gruppi etnici piii assai nettamente diversi di quello che appaia dalle parole dello Chervin. Persino il carattere della brachicefalia per cui lo C. li vuole ac- comunare scompare se si tiene conto della proveuienza piu pura de- gli Aymara, quella di Mohoza. Una seconda conclusione di fatto, assai piii importante della prima, e la presenza di numerosi sintomi di mongolismo negli Aymara. Tale fatto assume un suo particolare significato quando si ri- fletta che gU Aymara hanno una zona di abitato che ci si presenta coi caratteri geografici di una zona residuale, di refoiUement etnico e quando si confronti tale fatto con altri simili da noi posti in luce. In un precedente lavoro (^) infatti ho indicate il forte grado (1) G. L. Sciii. - Residui di popolazioui luougoloidi iielle isole di California. — « Arch. ji. I' aiifrop. e V etnol. ». XLIV, 19i4. - 229 - di mongolismo della popolazione, ora scomparsa, della isola di San Nicholas neH'arcipelago di S. Barbara, in un'altra localita cioe in cui principii antropogeograflci comuneniente ammessi ci fanno ri- tenere aver luogo fatti di persistenza di popolazioni arcaiche che un tempo dovevano avere maggiore diffusione. Da qualche anno poi io indicai il forte grado di mongolismo di alcuni fossili ameri- cani, fra quelli indiziati per piu arcaici (*). Ancora altri fatti di questo ordine con to di illustrare prossi- mamente ; ma i gid noil penneWmo di affermare la arcaicitd spa- ziale in America del mongolismo^ pur quando non si voglia ammet- tere I'origine locale di esso. Come bisogna interprotare, il fatto che la popolazione antica deirAmerica presento sintomi marcati di mongolismo ? Sai'ebbe for- se il mongohsmo in generale un fenomeno di arcaismo niorfologico che permette di affermare arcaicita nella derivazione flletica do- vunque si riscontri suUa terra, ovvero sarebbe solaraeiite una dif- ferenziazione speciale della forma umana che in America avrebbe sempiicemente preceduto la australoide ? La quostione riceve qualche schiarimento quando si tenga in considerazione un fatto. Noi abbiamo visto affollarsi in verita i sintomi di mongolismo negli Aymara, ma non essere raolto marca- to, almeno secondo noi, un sintoma che dai piii e ritenuto per il principale, che certo e il \)m appariscente, dei fatti di mongolismo: la phca mongolica. Bisogna percio dire che il mongolismo degli Aymara e un mongolismo sui generis, per cui non sono direttamente confrontabili con gruppi etnici mongolici, e con plica mongolica ben marcata. Fino dalla prima volta che io esaminai le fotografle degli Aymara mi colpi la lore I'assomiglianza con i Politiesiani e sopra- tutto con alcuni gruppi di questi, come per es. con i Maori. I tratti che danno alia fisonomia di questi il loro caratteri- stico aspetto sono in verita gli stessi che abbiamo indicate negli Aymara. Aftatto peculiare e Io sviluppo faciale dei Maori sopra il quale il Giuffrida-Ruggeri richiamo recentemente I'attenzione. I n. 56, 90, 8, sono tipici di questa somiglianza. Purtroppo il poco che sappiamo sui caratteri somatici dei Maori non permette di poter seguire lontano questa afflnita. Ma tuttavia essa ha una portata notevole per la questione che ci interessa. (') G. L. Sera. — Sull' iiomo fossile sud-americauo. — « Monitore zooloyicv », I'Jll. - 230 - II mongolismo infatti dei Polinesiani e anch'esso un mongoli- sm o sui gene?is e che ha di particolare che il carattere piu saliente del mongolismo, Tocchio mongolico non vi e frequente. D' altra parte i tentativi di spiegarlo con intrusioni asiatiche mi paiono assolutamente inaccettabili, specie laddove si fanno intervenire per gli arcipelaghi piia lontani, ossia in particolare per la Nuova Ze- landa, Se il mongolismo dei Polinesiani dovesse provenire dall'Asia, noi dovremmo trovare i caratteri asiatici piia intensi in prossimita del centro di loro irradiazione. In verita cio non succede. II mongolismo dei Polinesiani e au- tonomo ed originario, ed in ragione di esso il problema antropolo- gico che ci presentano i Pohnesiani e il problema piia difficile della antropologia contemporanea. In ordine pero alia, questione dei caratteri di mongolismo i fatti presentati dagli Aymara e anche dai Polinesiani ci indurreb- bero ad ammettere che esistono due ordini di quel caratteri. L'uno conterrebbe caratteri assai piii diffusi di quelle che non siano quelli del secondo gruppo, fra i quali appuuto la plica mon- golica. Questi ultimi dipenderebbero forsy da un' ulteriore differenzia- zione del tipo, ditferenziazione che o difficile dire a qual punto della serie si sia stabilita. Orbene la prima serie di carat tei'i potrebbe aver un valore di arcaicita morfologica in generale, vale a dire che si potrebbe cre- dere che i differenti tipi etnici siano potuti passare per forme mon- goleggianti, ma lo stesso non si puo ammettere in nessuna maniera per la seconda serie di caratteri. Del resto anche per la prima serie di caratteri non esiste nel memento presente che una presunzione, giacche la questione noii puo essere risolta che quando sia risolta I'altra, del significato ana- tomocomparativo dei caratteri mongohci. - 231 - ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA NORMALE DELLA R. UNIVERSITA 1)1 BOLOGNA DIRETTO DAL PROF. O. VALENTL Arterie meningee dalla occipitale Nota di Anatoraia iimana del Dott. R. MALAriUZZI-VALERI, Assistente. (Con 8 figure nel testo) k viclata l:i riproduzione. Ho creduto meritevoli di esser pubblicate le due seguenti os- servazioni, per la nioltiplicita dei rami mieningei di cui danno esem- pio e per I'lnterpi-etazione clie ad uno di essi parmi di poter dare. Osservazione 1^. Alia dissezione delle arterie deila te&ta di una VGCchia di 78 anni (Bassi Rosa n. 35, reg. 1913) (^) si nota che I'arteria occipitale del lato di destra, (fig. 1 A) norm ale per origine e decorso anziche dividersi nei due soliti rami tei'minali laterale e mediale, conserva un tronco unico sine al vertice e la tutta intera, si immette in un ampio foro parietale del lato corrispondente. Fra le collaterali due son degne di nota : Tuna, la mastoidea, insolitamento esile sale verticalmente applicata alia parte piii late- rale della squamma occipitale e dopo un tratto di 17 mm. che da numerosi ramiciattoli al periostio, si affonda nella diploe per circa 8 mm. indi si rifa esterna e periostea per due millimetri e si riaf- fonda nell'osso ; I'altra collaterale si stacca dall'occipitale un po'dopo la mastoidea e dal lato mediale, ha decorso tortuoso, obliquo dal- I'esterno all'interno e dal basso in alto sinclie dopo circa 30 mm., arrivata a livello della linea nucale superiore si affonda nell' osso distando 18 mm. dalla protuberanza occipitale esterna. L'occipitale dell'altro lato scarsamente iniettata non mi ha per- messo di poter controllare se la disposizione sia bilaterale. Esaminando ora la superficie endocranica (tig. 1 B) si nota che I'arteria occipitale penetrata dal foro parietale fuoriesce alia superfi- cie interna del cranio ridotta circa a meta del sue calibre, decorre 0) In eiitraiuhi i casi I'iniezioue veiine praiicata con la niassa del Teickniann dalla carotide pii- % mitiva previa legatnra delle vertebiali. - 232 - circa due millimetri in direzione caudale poi piega bruscamente ad angolo retto iiifuori e subito si divide in tre rami : il primo e diretto medialmente, e il piii esile e si spande nella dura madre del t-"- %- "'^r %^\- B Fig. 1. — Osservazione I. — A : i, Aiteria nieiiiugea del foiaiue paiietale ; 2, Arteria meiiiugfa : 5, Arteria mastoidea. — B : 1, Arteria meuiugea media, ramo anteriore ; 2, Arteria nieiiini;i:i media, ramo posteriore ; .V, Arteria meuiugea del forame parietale ; 4, Arteria meningea. seno longitudinale superiore, il secondo di calibro maggiore di tutti si dirige tortuosu indietro lungo il seno longitudinale superiore, ne accosta le parefci e alia parte piii bassa da anche un ramuscolo cho accollato alia parte superiore (cranica) del seno, oltrepassa la linea mediana portandosi da destra a sinistra, del resto questo secondo - 233 - ramo si risolve in tre ramiciattoli finali anastomizzantisi diretta- mente con altrettanti ramiciattoli della branca posteriore della me- ningea media dello stesso lato (*) il terzo ramo infine e diretto dapprima im po' in fuori e poi in avanti serapre costeggiando il seno longitudinale siiperiore alle pareti del quale in parte si distri- buisce, e poi si risolve in tre rami di cui due interni si anastomiz- zano con due corrispondenti rami posteriori dalla branca anteriore dalla meningea media, e un terzo si porta di lato, in basso, si ana- stomizza con tre rami piii anteriori della branca posteriore della .meningea media. L'arteria che e penetrata nel cranio a livello della liuea nuchae superior, decorre per un tratto di due centimetri circa nella di- ploe fornendole numerosi rami, poi ritippare alia superflcie endocra- nica ed e tosto divisa in tre rami, simili di calibro, I'uno ascen- dente si porta a sinistra attraversando obliquamente dal basso al- I'alto la protuberanza occipitale interna, Taltro discende in questa, si ramifica a sua volta in tre ramiciattoli di cui due Tuno destro, I'altro sinistro si coUocano lungo i rispettivi seni lateral! sinistro e destro, I'altro discende per un centimeti'o circa lungo la cresta occipitale interna, e infine il terzo ramo di divisione di tale arte- ria si porta sempre lungo la parete del sono laterale dello stesso kite parallelamonte e supei-iormente al giai'icordato ramo per ana- stomizzarsi colla pii^i bassa diramazione della branca posteriore della meningea media. Osservazione 2". Bergamini Gaetano anni 65 (n. 66 reg. 1912). Dalla occipitale di sinistra ove essa e accolta nel sulcus arteriae occipitalis della mastoide si stacca un'arteria tortuosa, diretta me- dialmente cho giunta alia parte piii bassa dello squamma-occipitale penetra per un foro speciale della squamma stessa per fuoriuscire un po' pill in basso, alia superflcie endocranica e di la salire per circa due cm. lungo la cresta occipitale interna (fig. 2). II foro di egresso e collocato al lato sinistro della cresta occi- pitale interna. Dall'altro lato v'ha un canale perfettamente simme- trico al sinistro ; I'iniezione riuscita bene solo a sinistra non mi lia permesso di verificare se anche il canale di destra conteneva un'arteriola. Riguardo all'occipitale di destra notai solamente un ^, (') Di recente il Griuf f ri d a-R u gge ri e I'Angilotti hanno additato la necessitsl di soati- W\ tnire alia classificazioue consueta dei rami terminali della .art. meningea media in ramo anteriore e posteriore, una piii complessa ammetteiulo I'esistenza di tre rami, uuo lambdatico, uno obelico e uno bregniatico. Koi abbiamo preferito seguire la veccbia elassificazione. - 234 - esile ramuscolo parietale che si insinuava nel cranio attraverso un foro parietale impari e mediano. Dei fori, suindicati, della squamraa il destro dista 7 mm. dal margine posteriore del foro occipitale a circa 3 mm. dalla cresta B Fifj. 2. — Oascrvazioue II. — J. e i> : i, Arteria uieningea. occipitale esterna, e ampio circa 1 mm. ; quello di sinistra dista 9 mm. dal margine posteriore del foro occipitale, 2 mm. dalla cresta occipitale, e ampio come il destro. Dei fori endocranici il sinistro di- sta 6 mm. e il destro 5 dal margine posteriore del foro occipitale. Un ramo parietale dell' arteria occipitale e indicato come nor- male da alcuni trattatisti : Cruveilhier (1837) Calori (1850-52) Sappey (1876) Henle (1876 (lo chiama ramus parietalis del Cru- veilhier) Debierre, Testut (1894) Poirier (1896) Spalteholz, Valenti, Rauber e Kopsch (1908). Altri lo indicano fra la varieta: Beaunis Bouchard (1884) - 235 - Quain (1884) e Romiti. Altri infine non ne fanno parola: Haller (1743-56) Meckel (1826) Blandin (1838) Lauth (1841) Quain (1844) Tiedemann (1822-46) Theile (1846) Hyrtl (1877) Hei tz- mann (1884) Gegenbaur (1889) Chiarugi (1912). Riguardo al contenuto del foro parietale alcuni gliene assegna- no uno schiettamente venoso : Cruveilhier, Blandin, Lauth, Soemmering, Sappey, Hyeti, Heitzmann, Gegen ba ur, Ro- miti, Debierre, Van Spee, Testut. Altri uno misto (Calori, Henle, Poirier, Ledoiiple, Sobotta, Spalteholz, Valenti). Fig. 3. — Siiuia Salynis. (Lst. Aiitroii.). E pui da ricordare che in un caso del Gruber (1832) citato (lair Henle le occipital! di destra e di sinistra penetravano per il foro parietale corrispondente e si anastomizzavano fra loro entro il cranio. Barkow (^) fu il primo a descrivere una anastomosi mol- to sviluppata fra meningea media e arterie esocraniche attraverso i fori parietali. Passava da entrambi i fori un ramo della meningea media, quelle di destra si divideva in un ramo anteriore anastomizz'antesi col ramo posterioi'e della temporalis superficialis destra, e un ramo posteriore awastomizzantesi con un ramo dell'arteria occipitale su- perficiale destra. II ramo di sinistra si divideva dapprima in due ramoscelli, ciascuno di questi di nuovo in due, di cui uno si ana- storaizzava coll' occipitale superficiale sinistra. Hyrtl (28) descrivendo i rami perforanti della meningea me- dia ne indica anche uno che passa per il foro parietale. Degli autori poi che hanno esaminato casi di fori parietali ab- normeraente ampi rilevo che Wrany (1866-1870) su cinque casi (1) Trasciivo le parole del (iruber (18) uou Hveiido potuto esaiuiurij;iiii della faringea ascendenlf. - 238 - zione del tentorium cerebelli accolta nella piccola falce. Essa e per lo pill assai piu vicina all'osso che alia superficie libera della dura meninge e quindi solo incidendo questa e cioe le pareti del seno occipitale posteriore e possibile rendersi conto della sua presenza. La sua origine e incostante quanfco invece e costante la sua di- stribuzione: la si vede per lo piu originata dalla vertebrale (ed e con tale arteria ricordata da tutti i trattatisti) eccezionalmente ori- gina dalla cerebellare posteriore-inferiore (ne ho osservato un caso) spesso poi origina dalla occipitale (penetrando nel cranio per il foro occipitale) o da una sua collaterale cioe la mastoidea. E appunto a questa arteria che si potrebbe denominare della piccola falce che io credo di dover ascrivere la varieta dell' osser- vazione 2^ Notizie di questa varieta non se ne trovano che neU'Haller, in un fugace accenno del Theile, in una recentissima osservaziono del Meyer. L' Ha Her (22) descrive oltre alia mastoidea, un ramo meningeo " non tamen perpetuum „ della occipitale (fasc. II Art. occipitalis) che penetra nel cranio pel foro occipitale. Al fasc. Ill pag. 9 dice poi: " Vidi occipitaleni meningeam no- tabilem dedisse per foramen jugulare et aliam per foramen peculiare nervo octavo (?) et secumdam alibi per partem quae foramini 7nagno proxime superior est. „ Nel fasc. VIII riconosce meglio queste col- laterali deH'occipitale e distingue due rami profondi dell'occipitale di cui r uno incostante, va alia dura madre della falce cerebellare attraverso il foro occipitale o per variata disposizione " perforavit OS occipitis ad aliquot super magnum foramen lineas duramque membranam adiit. „ Pel Theile (1846) " i rami meningei della occipitale sono pic- coli e incostanti, spesso uno piii grande degli altri attraversa il foro mastoideo per raggiungere la dura madre, altri meno volumi- nosi passano pel gran foro occipitale o per alcune aperture dell'osso occipitale e si recano ugualmente alia dura madre di queste re- gioni. „ Meyer (34) poi ha di recente sommariamente descritto un caso somighante alia descrizione dell' Haller e al nostro: una meningea accessoria di 3 mm. di calibre, data dalla occipitale sinistra, che perforava la squamma doU'occipitale alia distanza di 1 cm. dal margine posteriore del foramen magnum e si rendeva alia dura madre cerebellare. Riguardo ai fori e canali che la squamma puo presentare, po- chi gli autori che se ne sono occupati e cioe o incidentalmente Soemmering ed Henle soli fra i trattatisti o ex professo Spe- - 239 - rino (49) CalOii (8) Tenchini (52). II Soemmeri ng (46) ac- cenna a " uno o due fori nella cresta occipitale esterna per i quali passano vasi sanguigni „. L'Honle (26) ancor piu vago fa parola (li aperture piu o meno ampie a l-ivello della protuberanza occipi- tale esterna e della interna, aperture die conducono nella diploe e in canali emissari che attraversano a tutto spessore Tosso. S pe- ri no (49) ha fatto una ricerca statistica deU'emissarium occipitale in 512 crani e lo ha trovato ben sviluppato in poco meno che la meta dei casi; benche non lo dica esplicitamente pare abbia limitato la sua ricerca alia parte media della squamma occipitale. II Calori (8) dice Fit Cranio X^." 312 (Coll. Calori). di aver veduto " talvolta uno o due forami larghetti uno accanto al- r altro e 1' uno distante dall'altro da 4 a 9 millimetri aventi fra- mezzo la cresta occipitale esterna. Possono essere piia in basso, di- stare dal grande forame occipitale un centimetre circa ed essere quat- tro, due alia detta altezza e due al margine posteriore del detto fo- rame e questi due essere distanti fra loro un centimetre, intanto che gli altri due o inferiori quattro millimetri „. Ho rintracciato nella collezione del nostro Istituto i due crani di cui il Calori ha fatto riprodurre con la maggior esattezza la regione posta fra inion e opistion, portano i n. 792 e 856, ma dei quattro fori presentati dal numero 856 solo uno cioe il superiore sinistro e direttamente pervio gli altri tre e cosi pure i due del cranio 792 danno adito ad una sottile setola che dopo pochi millimetri di decorso molto obhquo si arresta nella diploe ne per - 240 - pazienti e ripetuti tentativi puo proseguire. Dunque per questi fori non e certo appropriata la denoininazione di emissari costituendo indubbiamente canali diploid a contenuto o venoso o misto. Le notizie sii questi fori di cui I'esistenza e implicitamente af- fermata nella descrizione deir Halle r e del Theile, si riducono quindi alle due osservazioni del Calori, inquantoche la statistica dello S peri no si riferisce alia parte media e piu elevata della squain- ma deH'occipitale. Per questo mi e parsa utile una metodica ricerca su 1000 crani della collezione Calori del nostro Istituto e precisamente sui crani cosi catalogati: 1-23 Sardegna, 24-83 Sicilia, 84-191 Napoli, 192-195 Roma, 196-257 Umbria, 258-287 Toscana, 288-356 Roniagna, 357- 373 Modena, 374 381 Parma, 382-430 Lombardia, 431-492 Veneto, 493-497 Ligurio, 498-779 Bologna, 780-788 Varie Regioni, 789-856 Bologna, 861-866 Sordo-Muti, 867-964 Malfattori, 965-975 Suicidi, 976-1000 Alienati. Ho limitato la mia ricerca alia regione piii bassa della squamnia cioe lungo la cresta occipitale esterna per il tratto compreso fra margine posteriore del foro occipitale e linea nuchae inferior, ho escluso dalla mia ricerca tutti quel fori (*) che non rispondevano a questi due requisiti : 1" presenza di un canale ad essi seguente che immette direttamente dair esocranio all' endo- cranio, 2" distanza raassima dal margine posteriore del foramen ma- gnum limitata alia meta dello spazio intercedente fra il margine stesao e il punto di intersezione fra cresta occipitale esterna e li- nea nuchae inferior. Ho potuto cosi riunire 44 crani che parmi di poter omologare a quelle dell'osservazione 2^; i fori apparvero duplici e con caratteri identioi (V. fig. 6) a quelli dell'osserv. 2^ in cinque crani, in altri quat- tro (n. 266, 944, 55, 856) i fori all'esoci-anio erano pure due ma uno solo ne era pervio. In un solo case la disposizione ebbe carattere un po' diverse : cioe due fori I'uno sovrapposto all'altro immettevano in un unico canale diretto all'endocranio (n. 64). Infine in 38 crani il foro era unico, o sinistro in 18 crani, (fig. 4) 0 destro in 11, o mediano in 9 (fig. 5); I'arapiezza del foro oscillante dal 1/2 mm. al 1 1/2 mm. eccezionahuente maggiore, la direzione del canale quasi costantemente obliqua dall'alto al basso e dall'indietro in avanti nell'insieme a tipo imbutiforme, la distanza dal margine po- (') Nnmerosissiini nella squaraiua e a cui fan seguito canali apesso pervi per una sottile setoln per qualcbe i entimelro ma sompre a decorso assai obiiquo e seuza abocco diretto all' eudocranio. - 241 - sterioredel foro occipitale variante da 1 mm. ai 14 mm. non distando dalla linea mediana mai piu di 8 mm. Ho escluso da queste conside- razioni statistiche i crani 723,3 e 766 che per oggettivita ho voluto annoverare nella tabella, la loro alta distanza dal foro occipitale I'aspetto del canale mi fa ritenere come fondato il sospetto che non abbiano nulla a che vedere coi canali studiati. II contenuto di questi perforanti e fuor di dubbio per me arte- rioso e solo in via di probabilita misto. Fig. G. — Cranio N.» 881 (Coll. Caloii). Quanto aH'origine e d'uopo ripensare al modo di sviluppo della parte piu bassa della squamraa dell'occipitale ; il sovraoccipitale presenta sempre al suo margine inferiore un'incisura pii^i o meno profonda suUa linea mediana (indice della primitiva duplicita dei suoi nuclei di ossificazione e ai lati non vien in contatto altro che relativamente tardi cogli esoccipitali, restandone per un pezzo di- viso da un tratto cartilagineo. Lo spazio compreso fra esoccipitah ai lati, tratti cartilaginei e sovraccipitali in alto e colmato da una membrana fibrosa che si continua senza linea tietta di demarca- zione colla membrana atlanto occipitale posteriore. A quella membra- na molto impropriamente si e dato il nome speciale di membrana di Hannover. A quelle spazio fibrose, quando in esse non e molto progredi- ta I'ossificazione si e dato signiticato di fontanella (fontanella di - 242 - Hamy o cerebellare\ Qaando I'aiteria occipitale fornisce la menin- gea della piccola falce, questa arteria deve perforare naturalmenbe la inembraiia afcianto-oocipitale e tale perforazione avviene per lo piu in basso al di sotto cioe del limite inferiore, piufctosto ideale, della membrana di Hannover e quindi a ossilicazione compiuta vei'- ra a trovarsi al di sotto del margine inferiore della squamnia occi- pitale, ma se invece I'arteriola in questione si pone in rapporto con la cosi detta membrana di Hannover e la perfora in un punto qualsiasi ma elevato, e ovvio che essa verra a trovarsi ben presto a ossificazione compiuta, inclusa nel tessuto osseo. in un vero ca- nale osseo. Questo canale che puo essere duplice u seinplice rimane nel cranio macerate a testimoniare I'esistenza di questa che io riten- go una variata disposizione di un'arterioia gia ad origine inco- stante. Fra i crani di mammiferi esaminati nei locali Istituti di Ana- tomia comparata, Antropologia e Anatomia veterinaria non ho tio- vato che nello seguenti specie, disposizioni che fanno ricordare quel- la osserv^ata nell'uomo ma solo quella dell'esemplare di Simla sa- tyrus mi pare possa essere omologata. 1° Delphinus tursio (Museo di Anat. comp.) un piccolo fora- me mediano (da passaggio ad un'esile setola) distante 2 mm. dal margine posteriore del foro occipitale. 2" Rhinoceros sumatrinus (Museo di Anat. comp.) un ampio \ foro mediano collocate entro una profonda incisura marginalis po- \ sterior, al foro fa seguito un canale di circa 1 cm. che immette di- i rettamente nel cranio. I 3" Simla satyrus (Museo dell'Istituto di Antropologia) duej fori distant! fra loro 8 mm. e distant! dal foro occipitale S mm. 11 1 destro e -i V2 i^ sinistro, collocati ai lat! della linea mediana ad essi ' fa seguito un ampio canale che sbocca nell'endocranio in una fen-i ditura trasversale comune. Sull'esocranio al di sopra dei fori sonoj due solchi ben scolpiti. A destra un piccolo foro che si continuaiB, un canale diploico. ' Ometto qui naturalmente quelle disposizioni, non rare nell'oc-' cipitale, legate a deficiente sviluppo del sovraoccipitale e che spes-( so sono rappresentate da una mancanza piu 0 meno estesa di so-' stanza ossea nel tratto di squamma subito dietro al foro occipitale (ad esempio spesso in Erynaceus europaeus). Di recente il Mens a trattando delle arterie meningee ence- faliche nella serie dei Mammiferi (33), ha proposto ed adottato una - 243 - imova nomenclatura delle arterie stesse, unico mezzo per orientarsi neil'intricato argomento. Cosi di arterie cerebellar! e istmo-cei'e- bellari I'A. ne distingue quattro : la cerebellare dorsale (mastoidea), la cerebellare laterale (la meningea del foro condiloideo anteriore) e due istmo-cerebellari la orale dal foro lacero anteriore e la aborale dal foro lacero posteriore. Di tutte queste arterie la 1* si puo dire costante, quasi co- stante la cerebellare laterale e la istmo -cerebellare aborale, mono assai la orale. A meningee del foro occipitale I'A. non accenna mai parla invece di multipli esili rami dalla occipitale penetrant! attra- verso alia squamma in cavia cobaya, ma senza che se ne possa distinguere uno prevalente. Purtroppo le ricerche in argomento, ricchissime per cert! ordini (ad es.° Ungulata, di cui I'A. da descri- zioni accuratissime e in gran parte original!), sono ancora deficient! per Simiae e Prosimiae. Concludendo se una meningea data dall'oc- pitale penetrante pel foro occipitale o per fori anomal! della squam- ma, esiste in altri animal! oltre che nell'uomo, questa probabilita e limitata a! piii elevati vertebrati. II Mensa erode di omologare I'arteria meningea posteriore o della piccola falce dell'uomo alia cere- bellare laterale degli altri mammifer! ma cio in via di ipotesi e, a parer nostro, molto problematica. Riguardo all'arteria del foro parietale e note che qnesto fra ! Mammifer! e proprio dell'uomo e di alcuni primati C) (Ranke (39) lo ha rinvenuto nel 32 o/o su 50 Orangh! e nel 40 % in 70 Hylobates), e quanto al suo significato e ormai generalmente ammesso che esse altro non e che un vestigio suturale (Br oca (6), Augier (2) e Tench in! (52) o meglio fontanellare (Gi uff rida-Ruggeri 16). Un' arteria meningea che entri per il foro parietale non e stata, a niia saputa, ancora descritta in altri Mammifer! superiori all'in- fuoi! che nell'uomo, e dunque lecito I'affermare col Mensa che essa e da ritenere „ meningea accessoria „. Dall'esame di queste mie due osservazioni emerge chiaro un fatto non da tutti nenuto nella dovuta considerazione : che cioe ! rapport! circolatori fra esse ed endocranio sian ben piu conlplessi d! quel che si potrebbe sospettare dalla lettura de! solit! trattati, e un carattere comune riunisce quest! canal! perforant! cranio! ed e il trovarsi costantemente inclusi negli spazi sia suturali sia fontanel- lari fra un centre di ossificazione e I'altro. E merito ossenzialmente 0) Veranieute il Pateraon (35) afteriua lU aver rinvenuto fori parietal! anclie in altri luatiimi- j feri, ma la sua att'ermaziouc i; isolat* e le mie osservazioni non mi permettouo di conlermarla. - 244 - del Tenchini (50, 51, 52) di aver completamente illustrati alcuni di quesfci canali o poco noti o creduli rari (come 1' intVasquamoso delGruber) o addirittura di aver per prime illustrato nuovi canali come i frontali e I'infraparietale. Per questo io son lieto di aver aggiunto qualcosa alia larga messe di osservazioni fatte dal Tenchini che aveva arrestato la sua ricerca sui canali sagittali e parasagit- tali a livello del Lambda. Sul carattere arterioso o misto di molti di questi pretesi emissari ha gia insistito il Tenchini e coi suoi risultati coincidono e «i completano i miei. Bibliografia. 1. Augelotti G. — Sui solclii dell' A. Meiiiiifiea luodia iifU'cndocraiiio iu AIM dclla jSoc. Jiom. di Antropologia Vol. XY Fasc. Il pag. 392-395 1910. 2. Augiei- A. 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DECORSO DEL CANALE -a z destro sinistro destro sinistro 116 307 364 469 881 64 15 4 8 s 8 3 4 fi inf. n 1 2 11/.. 2 1/.1 1 i'„ Slip. 1> 2 2 1 inf. 3 obliquo dal ba.sso iu alto obliquo {tall'alto al basso idem idem idem il snperiore sbocca col suo cauale md foro info- riore cbe e segiilto da canale obliquo dal- I'alto al ba.sso. FORO SEJVmiilOE ls/L^T>XJ^1^0 O IjA.TEI^.A.LE Numero di Catalogo Distanza dalla inea mediana in mm. Distanza 1 margine post, del foro occ. in mm. a o Sinistro Medio Destro DECORSO DEL CANALE ■o 385 4 1 diritto, brevissiuio ■{4(1 7 1 idem 161 8 1 "-2 idem 855 7 2 obliqiio dall'alto al bas.so, dall'esterno airinterno 889 2 2 1 1 o diritto, brevissimo 951 6 2 obli(ju(> dallalto al basso 909 5 2 obliquo dall'alto al basso, dall'esterno allinterno 224 3 2 diritto, brevi8.simo 967 5 2 idem 654 4 3 obliquo daU'alto al basso 228 3 .5 idem 905 2 5 idem 202 2 ,5 obl)c|Uo dall'alto al basso, dall'interno aU'esterno 75 1 5 idem 607 4 5 1 1 '. obliquo dall'alto al basso, daU'esterno aH'interno 415 3 5 obliqTio dall'alto al basso 155 _ .5 obliquo dall'alto al basso, dall'interno aU'esterno 55 4 fi 1 1/., obliciuo dall'alto al basso, daU'esterno airinteriio 637 2 6 1 I'o obliquo dall'alto al basso 635 2 1 '.1 6 idem 101 3 7 obliquo dall'alto al basso, daU'esterno aU'interiio 272 1 7 1 ' -J ol)li(|uo dall'alto al basso, daH'iuterno all'estenio 664 312 1 7 7 idem obliquo dall'alto al basso 729 — 7 idem 109 479 1 7 8 idem obliquo dall'alto al basso, dall'interno aU'esterno 856 2 1/.J >* 1 1 ., obliquo dall'alto al biisso 684 — 9 obliquo daU'alto al basso, dairinterno aU'esterno 476 784 1 10 10 idem obliquo dall'alto al basso 266 944 225 404 2 i/.i 10 11 12 12 Vs 1 1 '2 idem idem idem obli oblique dall'alto al basso 723 9 18 diritto 3 4 20 idem 766 5 20 V2 idem - 247 - PERSONALE UNIVERSITARIO (di Zoologja, Anatomia comparata, Anatomia umana. Antropologia, Istologia. Anatomia veterinaria). NUOVE NOMINE. (C/". M. Z., Vol. XXIV, N. 2, 5, 7, 8, 9, iO, di, i2). La Redazione del Moniforc Zoologico sara liela di rieovere indicazioni per tonere osattamento al corronto I'Elenco del Personale Universitai'io, UNIVERSITA DI BOLOGNA Gabinetto di Anatomia uma^ia Taboni Luigi, Assistento (per Y Anatomia microscopica). UNIVERSITA DI GAGLIARI Mazza Folieo, Liboro doccnto di Anatomia comparata o Zoologia. UNIVERSITA DI GENUVA Islituto Anatomico Maccagno Mario, Assistonte. Orlandi Sigismondo, Liboro docente di Anatomia comparata. UNIVERSITA DI MESSINA Gabinetto di Anatomia umana normale De Gaetani Luigi, Aiuto (Gomandato presso la R. Universita di Padova). Gabinetto di Zoologia e Anatomia comparata Lo Giudice Piotro, Aiuto (Gomandato presso la R. Universita di Pavia). UNIVERSITA DI MODENA Gabinetto di Anatomia umana Ferrari Paolo, Aiuto. Gabinetto di Anatomia comparata Zweibaum Giulio. Aiuto. UNIVERSITA DI NAPOLI Istituto Anatomico Versari Riccardo, Direttorc, 0, di Anatomia umana normale. Gabinetto di Zoologia Caroli Angelo, Assistente in soprannumero. — 248 — Gahinetto di Anatomia coniparata Marcucci Erraete, Assisteiite. CoIIe Guido, Assistente. Ferrata Adolfo, Libero docente d' Istologia. Cascella Francesco, Libero docente di Anlropologia criminale. Goggio F^mpedocle, Libero docente di Anatomia e di Fisiologia comparate. UNIVERSITA DI PALERMO Gahinetto di Anatomia uinana normale Levi Giuseppe, Direttoro, 0. di Anatomia iimana noi-malc. Dentici Salvatore, Assistente. UNIVERSITA DI PARMA Gahinetto di Anatomia umana normale Dominici Mariano, Assistente. UNIVERSITA DI PISA Istituto Anatomico Bonfitto Teresa, Assistente. Gahinetto di Zoologia ed Anatomia comparala Borri Celso, Assistente. UNIVERSITA 1)1 ROMA Istituto di Zoolof/ia Sergi Quirino, Assistente. Artom Gesare. Libero docente di Zoologia, Fisiologia ed Anatomia comparala. Mazza Felice, Libero docente di Zoologia e Anatomia comparata. UNIVERSITA DI SASSARI Gahinetto di Zoologia, Anatomia e Fisiologia comixiy-ata Tibaldi Ettore, Assistente. UNIVERSITA DI TORINO Gahinetto di Anatomia Umana Normale Loredan Loi'enzo, Assistente. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1914. — Tip. L. Kiccolai, Via Faenza, 52. MonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italians di Zoologia, Anatornia, Embriologia) Organo ufficiaie delia Unioiie Zooiogica Itaiiana DIKKTTO i>Ai DOTTORI GIDLIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Aiiatoiniu uuiana Prof, ili Anatornia coinp. e Zoologia uel R. Istituto cli Stiuli Super, in Fireuze uella R. Universita di Piaa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: latituto Aiiafoniico, Fhejize. 12 numeri aU'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Novembre 1914 N. 11. SOMMARIO: Bibliografia: Pag. 249-254. CoMONiCAZioNi oRiGiNALi : Busacca A., Sulle modiflcazioni doITajiparato plasto- somiale nelle cellule doH'epitelio pigmentato della retina sotto Faziono della luce e dell'oscurita. — Autore P., Supra un muscolo piccolo palmare biven- tre e flessore del dito raigiiolo neH'uorao. (Con 1 flg.). — Pag. 255-264. Necrologio: Giovanni Antonelli. (G. Vastarini-Gresi). — Pag. 265-276. Personale Universitario. — Pag. 276. Avvertenza Delle Comuiiicazioiii Originali che si pubblicano iiel MonUore Zoologieo Italiano e vietata la liproduzione. BIBLIOGRAFIA Si lia vatizin no/tanto dei lavori puhblicati in Italia. A. - PARTE GENERALE I. Bibliografia, Storia e Biogralia zooiogica e anatomica Cardini M. — P'rancesco Redi. — Vol. di 117 2W- con ineisioni. Firenze, Ed. Isiitiito Microciraflco Italiano, 1914. Favaro Antonio e Favaro Giuseppe. — A proposito dei tre primi quaderni di Anatornia di Leonardo da Vinci pubblicati da Ove C. L. Vangonston, A. Fonalin, H. Hopstock. — Atti R. Ace. Yen. di Sc. 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L'animale era tenuto per dieci giorni in ambiente completamente buio, dopo di che gli si enucleava un occhio ; indi era esposto per una o due ore all'azione della luce solare diretta e poi privato dell'altro occhio, che, al pari del prime, era trattato con il metodo Regaud per i plastosomi. Nelle cellule epiteliali suddette si osserva, in condizioni normal! fid usando qufsto metodc, un nucleo, il pigraento, un apparato plasto- somiale, dei corpi aleuronoidi, e con maggiore o minore frequenza, una bolla lipoide e dei corpi rotondeggianti colorati pallida mente daU'ematossilina ferrica. Come e note il pigmento occupa una zona posta tra il nucleo ed il limite retinico della cellula, i plastosomi invece sono quasi esclusivamente nella zona viciila al limite coroideo. La zona pig- men tata non e pero nettamente separata dalla zona che contiene solo plastosomi, ma tra Tuna e I'altra troviamo un tratto di pro- toplasma in cui si riscontrano contemporaneamente plastosomi e pigmento. - 256 - Nelle mie ricerche ho potufco notare che negli animali teiiuti al biiio la cellula epiteliale retinica e piu alta, ha un nucleo cen- trale o quasi, ed una zona pigmentata a forma di lunula con la concavita rivolta alia coroide ; negli animali tenuti alia luce invece essa si presenta contrahta, 11 nucleo e spostato verso la coroide, la zona pigmentata presenta del prolungamenti verso la retina. Inol- tre, mentre dapprima 11 pigmento e abbondantissimo nel corpo cel- lulare, sotto I'azione della luce esso diviene piii scarso. Per quanto riguarda i caratteri raorfologici del pigmento esso si presenta a forma di granuli o di bastoncini e quest'ultimi col maggior asse nel sense del maggior asse collulare. Per I'azione del- la luce non si hanno nel pigmento modificazioni morfologiche ap- prezzabili, solo si nota la cornparsa nella zona di transi/ione di am- massi pigmentati di volume un po' vario, che in un primo tempo appaiono quasi omogenei, di poi a struttura nettamente granulare ed infine si risolvono in granuli e bastoncini che si spargono pel protoplasma. I plastosomi hanno anch'essi forma di granuli o di bastoncini e ne la loro forma ne il loro volume si modiflcano in modo ap- prezzabile sotto Tazione degli stimoli luminosi. Sono piii abbondanti negli animali tenuti al buio in cui si nota un dense strato di mi- nutissimi granuli verso il limite coroideo della cellula; negli animali invece tenuti alia luce sono molto diminuiti, e di questo strato non restano che pochi element!. Inoltre negli animali tenuti al buio e facile notare che i plastosomi sono spesso abbondanti in vicinanza del corpi aleuronoidi; tale fatto non si nota piii negli animali che hanno subito I'azione di stimoli luminosi. I corpi aleuronoidi si presentano negli animali tenuti al buio di forma rotondeggiante od ovalare ; hanno volume vario e sono piu abbondanti nella cupola protoplasmatica; tuttavia con grande facilita se ne possono riscontrare nella zona di transizione. Qualche volta si vede che hanno struttura lamellare, altre volte presentano la parte centrale pallidamente colorata. Raramente se ne riscontra ; qualcuno in fase avanzata di desquamazione oppure gia risolto in j lamelle ; i piia hanno invece un contorno nettamente regolare. l Negli animali che hanno subito I'azione della luce i corpi aleu-j ronoidi sono meno numerosi, raramente se ne riscontra qualcuno ; a contorno regolare, poiche i pih sono in fase di desquamazione j piu 0 meno avanzata, e si notano tutti gli stadii dalla struttura ai lamelle concentriche spezzate in uno o piu punti alia risoluzione inl ammassi piu o meno grandi di huneile. I corpi aleuronoidi mancano,i - 257 - 0 almeno sono molto rari, nella zona di transizione delle cellule di animali tenuti alia luce. La bolla lipoide non ci presenta modificazioni che si possano attribuire all' azione esercitata dagli stimoli luminosi. I corpi rotondeggianfci od ovalari pallidamente colorati die si notano nella zona di transizione di animali tenuti al buio non si riscontrano piii in animali che sono stati esposti alia luce. Mettendo in raffronto questi fatti con quanto gia sappiamo sulla funzione del pigmento retinico, ho creduto di poter concludere favorevolmente all' ipotesi gia emessa da Luna che cioe il pigmen- to retinico si origina dai plastosomi e che questi a lore volta pro- vengano, almeno in parte, dai corpi aleuronoidi. Di questa nota fu gia fatta comunicazione al Congresso del- rUnione Zoologica Italiana tenuto in Palermo nell' aprile 1914. DALL ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA NORMALE DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI DIRETTO DAL PROF. R. VERSARI Sopra un muscolo piccolo palmare biventre e flessore del dito mignolo neiruomo PER IL DoTT. PIETRO AUTORR, Assistente (Con 1 flgura) fi vietata la riprod azione. ISFel preparare i muscoli dell'avambraccio destro di una donna di a. 48, ebbi a riscontrare, alia regione anteriore, un piccolo pal- mare anomalo, del quale ho creduto utile tener nota, non avendone trovata menzione nei trattati classici di anatomia che ho potuto consultare e nelle monografle speciaU che si occupano di questo muscolo. II Qua in considera il m. piccolo palmare come il piii varia- bile di tutti ; esse infatti puo alien tanarsi dai tipo normale : per la sua forma, per la sua origine, per la sua inserzione, per il suo sviluppo. - 268 - Variazione cli forma. — Le variazioni di forma del p. p. sono state riscontrate ed illustrate dal Macalister, dal Testut, dal Calori, dal Tillaux etc. II Maca lister ha visto un p. p. privo del siio tendine, costi- tuito semplicemente da fasci carnosi " che si estendevano in modo continuo dcill'epitroclea al pugno „. Testut, Macalister, Calori e Tillaux hanno segnalato dei piccoli palmari aventi un aspetto inverse a quelle del tipo normale, cioe dei piccoli palmari costituiti in alto da. un tendine, mentre la meta inferiore era rappresentata da fasci carnosi molto sviluppati ; fatto qucsto che c state designate coU'espressione : anovesciamento del muscolo. Winslow e Poirier hanno riscontrato dei casi in cui il p. p. aveva una forma aft'usata, presentandosi carnoso alia sua porzione media e tendinea alle sue estremita. Inline altri autori parlano di p. p. digastrico, costituito cioe, da due ventri muscolari, uno superiore, ed uno inferiore, riuniti alia parte media dell'avambraccio da un tendine, variabile in lun- ghezza ed in larghezza. Accanto a queste variazioni di forma, credo opportune porre quel casi nei quali il p. p. carabia il sue aspetto o per I'aggiunta di nuovi fasci muscolari, o per la divisione dei suoi fasci costitui- tivi. Intendo parlare del p. p. a due e a tre capi. II p. p. duplice, riscontrato da Gruber, Meckel, AVood, Flesch, Calori, Testut ed altri, e dato da due piccoli muscoli, situati suUo stesso piano, tra il grande palmare ed il cubitale an- teriore. Essi possono avere origine entrambi daU'epitroclea e possono variare nella lore forma, ossia essere, il laterale piii largo del me- diale, il quale puo essere fusiforme o rovesciato. II muscolo mediale puo avere origine daU'epitroclea e quelle laterale dairapofisi coronoide del cubito. L'nno dei due puo avere origine normale mentre I'altro si distacca in alto dal 3" inferiore deir aponevrosi antibrachiale esclusivamente o da questa e dal grande palmare, o dal grande palmare solo in alto e dall'abduttore del piccolo dito in basso. Le varieta del p. p. bicipite sono considerevoli. In un caso il- lustrate dal Macalister la 1'^ porzione si originava dal tendine del grande palmare; la 2''^ dall'aponevrosi che ricopre il cubitale anteriore. II p. p. a tre capi rappresenta, vicevei-sa, un'anomalia rara; II - 259 - Graber una volta sola ha riscontrato un vero hricipite, i tre capi del quale si distaccavano tutti daU'epitroclea. Anomalie per variazione dell'origine. — he auomalie dovute alia variazione della origine del muscolo sono varie. II Macalister ha segnalafco dei casi nei quali il muscolo si originava al disopra deU'epitroclea o sal raargine interno deH'omero 0 sull'oponevrosi intermuscolare interna. Calori ha riscontrato dei casi nei quali I'origine avveniva sul muscolo bicipite o sul brachiale anteriore. Arrison, Macalister stesso, Testut I'hanno visto originarbi direttamente daU'epitroclea. Poi non sono infrequenti i casi registrati d'origine del muscolo dal cubito, sia sopra il margine interno dell'osso (Macalister) sia sopra I'apoflsi coronoide (Meckel): dal radio, sia sopra la faccia anteriore dell'osso (Macalister, Col ley), sia sopra la tuberosita bicipitale (lanser) sia inline sui muscoh vicini ed anche sull'apo- neurosi antibrachiale. Ayiomalie per variazione della inserzione. — II piccolo palmare distalmente, oltre che sul legamento anulare del carpo e sull'apo- neurosi palmare, che rappresentano i suoi punti normali d'inserzio- ne; puo inserirsi anorraalmente sonra I'aponeurosi antibrachiale e I'aponeurosi interossea (Coster), sopra reminenza tenare ed ipo- tenare, terminandosi sia sopra I'aponeurosi della regione, sia sopra i tendini d'origine dei muscoli (Testut). Puo ancora inserirsi sullo scafoide (Fleischmann, Winslow, Jenty); sul piriforme (Gruber, Macalister, Testut, Le Dou- ble); sui tendini dei flessori (Gruber ha illustrato un caso nei quale il piccolo palmare terminava con tre fasci distinti; su I'apo- neurosi palmare, sopra il piriforme, sopra I'adduttore ed il corto tlessore del piccolo dito). Anomalie per cambiata struttura. — Testut e Le Double dicono che in un'epoca primitiva, nei suo state di perfetto svilup- po, il muscolo piccolo palmare si prolungava per mezzo di un'apo- nevrosi dapprima stretta, poi tngliata a ventaglio, sino ai tendini del flessore comune superficiale delle dita e suUe falangi, venendo ad assumere tutti i caratteri d'un muscolo flessore. Poi col prodursi della saldatura dell'aponeurosi palmare con il legamento anulare anteriore del corpo, il muscolo viene ostacolato nella sua funzione primitiva e si comprende benissimo allora come a poco a poco esse vada riducendosi per mancanza di funzione fi- ne a darci un esempio di enorrae riduzione di un muscolo il quale, - 260 - sirailmente al piccolo psoas ed al piramidale deU'addome ha il si- gniflcato di un orgaiio rudimentale in via di gradaale scomparsa. Quindi dal punto di vista della sua robustezza e del suo aspebto, dato che si tratta d'uri organo che al suo stato primitivo era molto sviluppato e che ora e in via d'atrofla, e facile riscon- trare tutte le forme intermedie, che dal tipo primario vanno flno alia sua trasformazione fibrosa od alia sua completa scomparsa. Le anomalie piii iinportanti che appartengono a questo gruppo sono la tiasformazione fibrosa e I'assenza del muscolo. La trasformazione fibrosa si ha quando al posto dei fasci mu- scolari si riscontra un legamento, il quale si attacca, nella mag- gioranza dei casi, sopra il legamento anulare del carpo mandando o non mandando delle espansioni per le eminenze tenare ed ipotenare. L'assenza totale del p. p. non e rara, e mentre alle volte, il muscolo assente puo essere rimpiazzato da fasci soprannumerari odessere supplito da qualche espansione carnosa o fibrosa prove- niente dai muscoli vicini (Macalister, Wood, Friedlowski), altre volte puo mancare senza essere in alcun modo sostituito. Piccolo palmare nei vertebrati — L'importanza della conoscenza del comportamento dei muscoli nei vertebrati e, come si sa, molto utile per potere mettere in rilievo le relazioni che esistono tra lo apparecchio muscoiare di essi e (juello dell'uomo. Nello scimpanze, Champneys, Rolleston, Humphrise Testut riportano il p. palmare inserito in parte sopra il legamen- to anulare del carpo ed in parte sopra I'aponeurosi palmare, cio che ricorda, come del resto anche in tutte le scimmie antropoidi, le inserzioni delio stesso muscolo nell'uomo. Gratiolet ed Alix, studiandolo nei Troglodites Aubryi hannu visto il tendine del p. p. che si prolungava sopra gl'lnviluppi fibrosi del trapezio e per la sua interposizione sopra il poUice e le prime fa- langi e lo hanno percio chiamato flessore delle prime falangi. II Duvernoy lo ha trovato nell'orang molto voluminoso. Meckel ha potuto vedere che nella iena e nell' orso, questo muscolo si confonde intimamente con il flessore superflciale delle dita, mentre nei cane e una vera e propria dipendenza del flessore superflciale. Nei formichiere, studiato dall'Humphry esso e saldato col cubitale anteriore. Young nella civetta ha potuto mettere in evidenza due piccoli - 261 - palmari molto sottili che terminano isolatamente nella regione pal- mare. II piccolo palmare, studiato dallo Humphry nella foca si ori- gina sal lato intenio deU'olecrano, si spande in basso per costituire I'aponeurosi palmare, e si perde sopra la guaina dei tendini flessori e sopra i tendini stessi delle tre dita medi, dopo avere inviato una espansione aponeurotica, molto resistente, sopra il radio, il carpo ed il pollice. Mial e Greemwood dimostrarono nell' elefante delle Indie che il piccolo palmare diveniva a livello del carpo tendineo e si ar- restava, mediante qualcuno dei suoi fasci sul legamento anulare, nientre la maggior parte del tendine si espandeva nella regione pal- mare, inserendosi la porzione piii robusta di esso, dal lato cubitale, sopra I'osso sesamoide del 5° dito e dal lato radiale confondendosi con Testensore. Maisonneuve nel ynurin ha riscontrato questo muscolo con forma fusiforme e lo stesso ricercatore studiandolo nel pipistrello ha notato pure la forma fusiforme del p. p. II p. p. inline e rappresentato nel damcm, da un tendine lungo e largo (Meckel) e secondo Testut manca completamente nei So- li pedi, Ruminanti, Pachidermi e nell' Ornitorinco. Dalle osservazioni anatomo-comparate si puo quindi dire: 1. Che in origine il p. p. era un muscolo flessore delle fa- langi che si conserva tale in alcuni vertebrati, come nel Troglo- dytes Aubryi, nella iena, nel cane, nella foca, nel pipistrello. 2. Che le anomalie, flno ad ora riscontrate nell'uomo, non rappresentano altio che fatti regressivi che si riscontrano come nor- mali in alcuni voitebrati. Cosi il p. p. e normalmente doppio nella civetta, fusato nel murin, fibrose nel daman^ non esiste nei solipedi, ruminanti, pa- chidermi, Ornitorinco. 3. Che dobbiamo considerare il p. p. neH'uomo come un or- i gano in via di atrofia. Nel case aiiomalo da me riscontrato si tratta di un piccolo 1 muscolo, il quale in buona parte si trova situate nella porzione piii distale dell'avambraccio destro, ma che si estende ancora piii distalmente sine alle regioni carpica ed ipotenare. Esso e situate sul prime piano dei muscoli anteriori dell'avam- braccio, immediataraente al disotto della aponeurosi d' involucre, fl Nel sue aspetto generale presenta due fasci di origine, uno verticale ed uno oblique. - 262 - La porzione verticale e situata al lato iutenio dell' avambrac- cio, ha una forma fasata e si origina per mezzo di un lungo ten- dine, sotfcile ed appiattito, sull'epitroclea, contraendo in questo punto aderenza stretta, e nel resto della sua estensione meno intiraa, col- raponeurosi d'involucro dei mnscoli dello avambraccio. II sottile tendine si porta, con decorso quasi verticale, in basso fino in corrispondenza del 3" medio dcU'avambraccio dove si con- tinua con un fascio di fibre rauscolari che mantiene la sua indi- pendenza fino a livello del legamento anulare del carpo. La porzione obliqua ha una forma quadrilatera, appiattita nel senso anter')-posteriore. Si origina per mezzo di fascettini di fibre muscolari dall'apo- neurosi dell'avambraccio, imraediatamento all' interno del tendine del grande palmare e per una estensione di circa tre centimetri. Si dirige quindi dal lato radiale verso I'ulnare e distalmente fino ad incontrare, in corrispondenza del margine prossimale del le- gamento anulare del carpo, la porzione verticale alia guale si accolla. Cosi ravvicinati i due fasci muscolari passano al disotto del ligamento anteriore del carpo e si fondono per poi, giunti nella re- gione ipotenare, continuarsi con un unico tendine. I due fasci muscolari in questa regione sono siLuati ha il bre- ve abduttore del mignolo ed il breve flessore dello stesso dito e mentre il fascio verticale, nella sua estremita distale, riunisce tutte le sue fibre su di un tendine sottile, di forma cilindrica, il fascio obbhquo si inserisce su di esso per mezzo di piccolissime fibre ten- dinee. L'unico tendine che si ha e che si puo considerare come la continuazione del tendine della porzione verticale va a terminare alia base della prima falange del piccolo dito, inserendovisi con una espansione appiattita, comune con i tendini d'inserzione dei due muscoli precitati. Da notarsi che in questa porzione del suo percorso, i muscoli I - 263 - breve abduttore e breve flessore del mignolo, mandano delle piccole lacinee muscolari, le quali a guisa delle barbe di una penna, vanno ad inserirsi su questa ultima porzione tendinea del muscolo in que- stione. Rapporti. — Conviene studiarli neiravambraccio, nella regione carpica e nella palma della mano. a) Neiravambraccio, i rapporti differiscono per il fascio ver- ticale e per quello obliquo. II fascio obliquo passa al di sopra dei fasci carnosi del fles- sore superficiale delle dita ed e ricoperto dall'aponeurosi dell'avam- braccio e mentre lateralmente ad esso trovasi il tendine del grande palmare, medialmente vi e il fascio verticale, insieme al quale vie- ne a delimitare uno spazio angolare con I'apice rivolto distal- men te. II fascio verticale e come il precedente sottoaponeurotico : ri- posa sill flessore superficiale delle dita colla sua porzione prossi- male, e con quella distale suH'arteria ed il nervo cubitale ed in parte sul tendine del cubitale anteriore. b) Nella regione carpica, i duo fasci, che si sono accollati, sono ricoperti dapprima dalla aponeurosi dell'avambraccio, e piu di- stalmente dal legamento anulare anteriore del carpo, riposano so- pra i tendini dei flessori profondo e superficiale e suH'arteria cubi- tale e sulla branca anteriore del nervo dello stesso nome. Medial- mente corrisponde all'osso pisiforme ed all'uncinato ; passa in que- sta sua porzione per il canale dei flessori. c) Alia, palma della mano, come abbiamo visto precedente- mente, trovasi nella regione ipotenare, e si mette in rapporto col breve flessore e I'abduttore del mignolo, situati rispettivamente aU'esterno ed airinterno del tendine del muscolo e che anzi in parte lo ricoprono. Riposa poi sui fasci muscolari dello opponente del mignolo. Azioue. — Riguardo all'azione questo muscolo allontana il pic- colo dito dall'asse della mano e contemporaneamente lo flette; quin- di possiamo considerarlo come un muscolo abduttore e nello stes- so tempo flessore del mignolo. Questa sua azione, coadiuva cei'ta- mente quella del breve flessore e dell'abduttore del mignolo a cau- sa delle connessioni che ha con essi. Da quant 0 si e detto ne risulta che fl muscolo in questione puo benissimo rappresentare un piccolo palmare anomalo, tanto piia che nel soggetto in esame non esiste un piccolo palmare normale. Si tratta di un muscolo biventre, anomalia che per il p. pal- - 264 - mare e stata riscontrata da Gruber, Meckel, Gunther, Wood Macalister, Tillaux, Reid, Taylor, Flesch, Testut, Le Double ecc. E anomalo anche pel comportament.o del &uo fascio mediale; il quale si presenta sotto una forma fusifornie con le sue due estremita rappresentate da tendini : forma gia riscontrata nell'uo- mo nei casi descritti da Petsche, Winslow e Poirier e osser- vata come costante nel murin dal Maisonneuve. Pero, mentre per il suo aspetto biventre e per la forma fu- sata del fascio mediale, puo ravvicinarsi a qualcuna delle anomalie descritte; se ne allontana addirittura per la sua inserzione, che, come si e potuto notare, si fa alia base della prima falange del piccolo dito, dope che il tendine terminale del muscolo si e fuse con quelli del breve flessore e delFabduttore del mignolo; inser- zione questa che, come risulta dalle notizie riportate, non e stata mai descritta da alcuno. Riguardo al significato della anomaha, dobbiamo ritenere che essa rappresenti un fatto regressive, un ricordo di cio che una volta era il p. p. nell'uomo e di quello che e oggi in alcuni verte- brati, ossia un muscolo flessore delle dita. Bibliografla. p. I'oirier et Charpy. — Trait6 d'anatomie huniaiuc. Le Double. — Variations du sist^me muacolaire de I'boiurue expliqiiefes par yAnatomie com- paree. Boiuiti. — Anatomia uniana. L. Testnt. — Lea Anomalies musculaires cliez I'liomme. - 265 - Giovanni Antonelli. Nel mattino del giorno 8 raaggio 1914 si spegneva in Napoli trarunanime compianto il prof. Giovanni Antonelli, titolare della Cattedra di Anatomia uraana. Se la sua raorte fu lutto assai grave per I'intero Ateneo napoletano, al cui lustro per piii di 40 anni Egli consacro le sue migliori energie, gravissima per- dita fu specialraente per la Facolta raedico-chirurgica, la quale vide scomparire con Lui uno degli ultimi e piu strenui carapioni di quella « serrata coorte apru- tina » che sotto la guida di Salvatore Toraraasi, tanto aveva contribuito a sollevarne il prestigio dal 1860 in poi (*). Giovanni Antonelli nacque nell'Aquila degli Abruzzi il di 15 marzo 1838 da Grogorio, patrizio aquilano e da Antonietta Giulj-Gapponi. Compiuti assai lodevolmente i corsi Icttorari nol Liceo della citta natia, decise dedicarsi alio studio della Medicina, alia quale si sentivasingolarmente inclinato; ma due serii ostacoli si opponevano al conseguimento della sua legittiraa aspirazione: le non troppo lloride condizioni economiche e le contrariota dei parenti. Orbene le une e le altro Egli vinse con la sua ferrea volonta, e fu cosi che, primo tra i no- bili della citta doirAquila e forso dell'antico regno delle due Sicilie, pote spez- zare quella secolare tradizione, sostenuta da un vieto pregiudizio di casta per cui i patrizii rifuggivano dalTesercizio dell'arte salutare, ritenuta quasi un'arte servile. Difatti, nel 1854, avendo guadagnato per concorso, il posto semigratuito al quale la Provincia di Aquila aveva diritto nel R. Collegio raedico-chirurgico di Napoli, Giovanni Antonelli, fu accolto in quelle Istituto che era in quel tempi il florido vivaio dei medici meridionali. Nel Collegio medico insegnavano allora preclari maestri, quali Salvatore de Renzi, Tillustre storico della Medicina ed il sorarao naturalista Stelano delle Ghiaie. Quivi ben presto il giovane Antonelli con I'assiduo studio e con la innata vivacita delFingegno, riusci a distinguersi tra i suoi condiscepoli e pote, nel 1850, poco piii che ventenne conseguire I'agognata laurea. E qui dobbiamo •ricordare che, in quelle stcsso anno, in seguito a manifestazioni patriotticheav- venuto nel Collegio, Giovanni Antonelli, con altri suoi condiscepoli, ebbe a softVire dal raoribondo Governo borbonico parecchi giorni di dura prigionia. Nel 1860, vacando la Cattedra Universitaria di Anatomia e Fisiologia prosso il Regio Liceo di Avellino, dal nuovo Goveruo fu bandito un pubblico concorso consistente in un esame teorico (una tesi scritta in latino) ed un esamepratico (lezione ed esperimento). Tra le condizioni del bando v'era quella che tissava a ventotto anni compiuti I'eta minima dei candidati. Tuttavia Giovanni Anto- nelli ottenne di potere esporsi al cimento ene usci vincitore . . ..ad honorem. Ma, se non ebbe la Cattedra, ebbe poco piu tardi una non piccola soddisfazione, 0) Di questa coorte, come a Lui piacque cliiami.rla, uella coiiimeiuorazioue di Mariuo Tnrchi, fecero parte, tra gli altri, T. D. de Sanctis, V. Tanturri, R. Custoiani, L. de Crecchio. - 266 - poiche, su proposta di Gamillo de Meis, clic era in quoiranno direttore del Gollegio medico-chirurgico, fu cliiamato, in qualita di professore aggiunto, ad insegnare Anatomia iimana in quolla medesinaa scuola die poco prima I'aveva visto sui suoi banchi serapliee studento. E per circa dieci anni, il giovanissirao pi'olessore piu che coadiuvare, sostitui di fatto gl' insognanti della materia (il Casilli ed il Laini) dettando anche lezioni di zoologia. Nello stesso tempo, per sopperire ai bisogni della croscente famigliuola (nel 1864 aveva sposato la signorina Elena Troise di distinta famiglia abruzzcse) svolgcva anche privata- mciite lui Gorso di Fisiologia speriraentale assai fro(iuentato. Per tal raodo, co- me ben disse uno dci suoi maestri, il compianto prof. Gallozzi, Egli entrava a far parte « di quella benemerita schiera di privati doconti, che durante il Go- « verno borbonico, mantenno alto, in tutte lo branclie dollo scibiie umano, nel « cuore della nostra gioventii il cuito per la Scienza c raraor della Patria ». Soppresso il Gollegio medico, lo stesso prof. Gallozzi, titolare di Clinica e di medicina operatoria, lo voile e lo ebbe preparatore di Anatomia chirurgica, e per ben quattro anni, dal 1867 al 1871, TAntonelli disimpegnd tale uffleio senza interruzione e con tanto zelo da guadagnarsi la gratitudine del Maestro, il quale molti anni dopo dovcva raanifestargliela nel raodo piu solenne. Frattanto, per la mnrte del prof. Barbarisi, resasi libera la Gattedra di Anatomia nella R. Universita, la Facolta medico-chirurgica voile prowedere alia successione per concorso di titoli e di prove. Dei componenti la Coramis- sione esaminatrice ricorderemo : il Tommasi, il Vlacovich, il Panceri, il Gipriani, lo Schron. Giovanni Antonelli, pur sapendo di avere a com- petitor! valenti anatomisti di Lui assai piu noti, non esito un sol memento, ed affronto llducioso la lotta. La sua tesi scritta, una monografia aul j^iesso brack iale, de\\aciiia\e d'lvomo tra poco, secondo una lodevole norma allora vigente e purtroppo abbandonata negli odierni concorsi, fu da Lui vittoriosamente sostenuta in un vivace con- traddittorio con tutti gli altri concorrenti; ne fu meno brillante I'esito delle duo prove, la lezione cattedratica sulla Im-inge e la preparazione sul cadavere della regione anteriore del collo, nelic quali ebbe agio di dimostrare insiome con le doti didattiche, la sua profonda cultura ed una rara abilita di dis- settore. Dal complesso dei titoli e delle prove fuigidamente emerse la grande supe- riorita dell' Antonelli sui suoi competitori, cosi che, a soli 33 anni, Egli saliva la Gattedra utticiale di Anatomia umana descvittiva ed assumeva in pari tempo la direzione deil'Istituto, alia quale, nel 1887, per la morte del prof. Favaloro, si aggiunse anche 1' incarico dell'Anatomia topografica. E tali uffici furono da Lui conservati lino al giorno della sua morte. Per vero, in forza della nuova legge (1909) sull' insegnamento sQperiore, Egli avrebbe dovuto abbandonare il suo posto nel 1913, avendo raggiunto il 75" anno di eta, ma la Facolta medico- chirurgica espresse unanime il voto che al prof. Antonelli, pe' suoi speciali me- riti, fosse applicato I'art. 24 della citata legge, ed il Gonsiglio Superiore dell^ Istruzione pubblica accoglieva pienamente il voto della Facolta, che poco dopo aveva la sanzione di S. E. il Ministro. Sebbene ripetutamente sollecitato da amici e da ammiratori, Giovanni Antonelli rifuggi sempre dal prender parte alle lotte politiche, per tema che queste potessero distoglierlo dai suoi doveri d' insegnante. Non disdegno tultavia di far parte del Governo dell' Ospedale Incurabili, ue dei Gonsigli sanitarii e - 267 - S(!olastic.i. Nel 1901, con splendida votazione, fu eletto Rcttorc dclla R. Univer- sita, ma non pote compiero il bientiio regolamentare a causa di una grave in- formita contratta nel disimpogno di tale alto uliicio. Per ben due volte, col suffragio dello Facolta raediche italiane, pote far parte del Consiglio Superiore della Isti'uzione pubblica. Da lungo tempo socio conisp. della R. Accademia mc- dica di Roma e socio oi-dinario della R. Accademia medico-chirurgica di Napoli e dell'Accademia Pontaniana, fu andie Presidente di queste due ultime, come fu Presidente onorario, per acclamazione, del Consiglio delP Ordine dei Medici della Provincia aquilana. Dapprima Cavaliere e poi Commcndatore della Corona d'ltalia, in questi ultimi anni era stato elevate da Sua JMaesta, motic propria, al grado di Grande Ufflciale dello stesso Ordine. E questa, a larghi tratti, la cronologia della vita del nostro dcfunto Mae- stro, vita illuminata da due grandi ideali, 1' ideale della Scienza, I'ideale della Patria. Conoscitore profondo dei piii delicati congegni dell'organismo umano, Gio- vanni Antouelli non fu un iJ^'^'us anatomicus, ma fu anche lilosofo e letle- rato, llsiologo e medico, ed in tutta la sua produzione scientiflca e didattica co- stantemente si rivelano i caratteri della sua multiforme cullura* La prima sua pubblicazione ha per titolo « Sulla irritabilita lialleriana » ed e del 1859, quand'P]gli era ancora alunno del Collegio medico. Si tratta, a dir voro, di una semplice esercitazione accademica, con la quale 1" A. — lo dichia- rava esplicitamente — non pretese di fare opera originale; ma si propose sol- tanto di raceogliere e di coordinare quanto in quel tempo si conosceva suH'in- teressante argomento. Si puo dire che questo lavoro giovanile fosse ripudiato piu tardi dall'A., quando non voile che flgurasse in quelle elenco bibliograflco col quale si chiude il fascicolo da noi pubblicato nel XXX anniversario del suo iusegnamento ufllciale. lo credo tuttavia di doverne far menzione. Ne con cio parmi di venir mono al rispetto che io debbo alia Sua volonta — , perche in quollo scritto, sebbene in ima forma alquanto ampollosa ed arcaica, sono enun- ciati alcuni concetti genorali ed espressi alcuni sentimenti die gia rivelano I'al- tezza della mente e la nobilta dell'animo del giovane studioso. II secondo lavoro — e questo davvero originale — e quelle « sui movi- raenti del cuore » che egli esegui in coilaborazione col suo collega ed amico Enrico de Rcnzi. Come e facile intendere, e questo un lavoro prettamente tisiologico e fu presentato all'Accademia medico-chirurgica di Napoli il 28 marzo del 1863. In esse si dimostra, raediante esperienze condotte col maggior rigore scie itifico in quel tem]>i consentito, che « il fluido sanguigno e Tinliuenza ner- « vosa non possono dar ragione della intermittente contrazione del cuore; questa « trova la sua naturale spiegazione nelle alternative della occitabilita spossata « rapidamente dall'atto contrattivo e rinnovata la meree della nutrizione. » Per dirla con piii moderna nomenclatura, i due giovani ricercatori sostenevano qui per la prima volta la teoria miogena del ritmo cardiaco, teoria che, enun- ziata assai piii tardi (dope piu di un decennio) dallo Engelmann e vigorosa- mente sostenuta dal Fano, dal Gaskell e da altri, ha dominate quasi senza contrasti in Fisiologia fine al 1904, nel quale anno le ricerchc ormai celebri dello araericano Carlson sul cuore di un ci'ostaceo, il limiil us, \Qurnivo ad ab- batterla in mode definitivu. E qui bisogna, purtroppo, osservare che, mentre la - 268 - cennata e gia sepolta teoria fu per lungo tempo titolo di gloria per tutti co- lore che I'avevano sostcnuta e divulgata, non lo fu punto per quelli die ne crano stati i veri procursori. Difatti le ricerche dci nostri giovani flsiologi rl- raasero quasi generalmente sconosciute. Non molto piii nota e la monogratia che Giovanni Anton elli prcsentu come tesi pel concorso alia Caltedra di Anatomia della nostra Universita e che lia per titolo: « Gontribuzione pi-oliininare aU'auatomia lisiologica del plesso « brachialo dell'uomo ». In quest'opera, die in piccola mole (non piu di 62 pa- gine) compendia una luiiga serie di delicate e pazienti indagini sopra un gran numero di cadaveri umani, Giovanni Antonelli si pone in prima linca tra gli analomici, i flsiologi e i clinici die intesero a stabilire la cosi detta topo()rafla radicolare della innervaziono motrice e sensitiva. Egli inCatli, in opposizione con la massima parte degli anatomici anterior!, giunge ad assodare che in quel groviglio apparentemente inestricabile che e il plesso brachiale, le flbre provcnienti dalle singole radici spinali seguono vie costantemente deter- minate, per distribuirsi con eguale costanza ai rami periferici del plesso raede- simo. Ma Egli non si tien pago alia pura e semplice constatazione dei fatti ana- tomici di per se stessi gia tanto importanti ; Egli vuole ancora indagarne lo recondite ragioni e, col suo sicuro intuito, avanza la ipotesi, ormai pienamente confermata, die la distribuzione peril'erica dci nervi abbia il suo fondamento « nel modo di svilupparsi deU'arto rispelto a quel segmento di midolla al cui « lato esso va pullulando ». Strettamente connessa con questa monografia e una comunicazione fatta, nel 1879, all'Accademia medico-chirurgica di Napoli, su « di una rara anomalia nella « composizione del plesso brachiale e di alcuni gangli soprannumerari nel corso dei setteultimi nervi intercostali ». Le intumescenze gangliformi, che I'A. trovo sul tronco dei nervi intercostali, nel punto d'inserzione dei relativi fill comuuicanti del simpatico o immediatamentc infuori, aU'esame microscopico si rivelarono quali veri e propri gangli e dalTA. furono ritenute, non senza qualche riserva, come semplici porzioni aherranti dei gangli del cordone limiirofo. In ogni modo si ha qui una singolaritd e primizia anatomica, vale a dire una piccola scoperta di cui I'A. a buon diritto s'attribuisce la priorita, che gli e riconosciuta auche da autori stranieri ('). Quanto alia concomitante anomalia del plesso bra- chiale, essa consistova nella partecipazione del secondo nervo toraeico, come radico accessoria. alia Ibrmazione del plesso ed era una riproduzione aiquanto piu complicata dei casi occorsi alio Snip ed al Coopmanns. Su questa medesima anomalia che in sullc pi'ime TA. aveva considerata come rara, anzi rarissima, seiite il bisogno di toriiare nel 1882 con un'altra me- moria (suUa partecipazione del secondo nervo dorsale alia formazione del plesso brachiale neH'uomo) nella quale, dopo aver completata la bibliograrta dell'argo- mento, espone le sue nuove i-icerche, eseguite su 34 cadaveri (68 osservazioni). In base a tali ricerche egli non esita a confessare erronea la sua prima opi- nione sulla estrema rarita di questo fatto anatomico, che, non rarissimo, ma deve invece dirsi frequente. Al che noi osiamo domandarci se con pari fre- quenza s'incontrino oggi ricercatori tanto sinceri e scrupolosi. Ma dell'accuratezza e della scrupolosita con la quale Giovanni Anto- nelli conduce le sue ricerche scientiflche abbiamo esuberanti prove in tutte le (1) Cfr. Debierre. Traitti eleiueutaire d'anatomie de I'Louiiue. 2'. /, p. S2i, I'aris 1890. - 269 - sue pubblicazioni. Cosi iiella raonografla « di un muscolo episternale con altrc aiiomalie », letta anch'ossa iiol 1878 airAccademia modico-cliirurgica di Napoli, not! si sa se piu amrnirare la concisa e precisa desci-izione dei fatti anatoraici 0 la corapiutozza dolla indagino bibliogratica. lo non tontero noaiiche di riassu- raero questo poderoso lavoro die tratta una dolle qiiestioni piii dibattute e non ancora dolinitivamente risoluta della miologia umana, la quostione del muscolo stornale, die Sternalisfrage degli anatomici tedeschi. Diro soltanto che il caso assai complesso dell'Antonelli e le altre quatti'o osservazioni del nostro pro- fessor Annibalo do Giacorao, ani^lio qui per la prima volta riforite, recano un notevolissirao contributo all'importante argomento. Non posso poi tacere che tra le moltcplici anomalie della regione stornale rinvenute dal nostro Maestro, G tutte nol mcdesimo cadavere, vi e quolla a(fatto nuova di un muscoletto so- prannumerario, al quale P^gli da il nome mo! to bene appropriato di muscu- lus sternocoslalis superior sen transversus thoracis anterior superior, consi- dorandolo come riproduziono in alto del normale m. transversus thoracis an- terior, cioe a dire del triangolare dollo sterno. 11 campo assai vasto delle anomalie o, per dir raeglio, delle variota anato- tomiche, costitui sompre per Giovanni Antonelli una grande, dilettosa at- trattiva, perche la interpretazione di questi gia pretesi lusus naturae gli ol- friva 11 modo di osercitaro tutto 1' acume del suo intelletto nutrito di sode conosconze anatomo-comparalivo ed embriologiche. E sopratutto embriologica e raeccanica fu la interpretazione che Egli diode di alcune iraportanti variota vascolari. le quali forraarono oggetto di tre distinte e successive memorie. Nc ricordero solamente i titoli: a) Un caso di duplicitci della vena cava superiore ; b) Duplicitd apparente della vena cava inferiore ; c) Belle deviazioni e di una inversione parziale apparenle della vena cava inferiore. Chi avra voglia di consultare questi scritti, che contano gia piii di un tren- tcnnio, dovra riconoscore cho anche oggi non vi si potrebbe nulla aggiungere e nulla togliere. Ma le ricerche originali nelle quali nieglio si appalosa la genialita di Gio- vanni Antonelli sono quelle cho riguardano la topocjrapa del cuore o la to- pografia cranio-cereMale. La proiezione doll' area pericardica o cardiaco-vascolare sulla parote ante- riore del toraco fu da Lui disognata con linee semplici e sicure fin dal 1868, ma fu resa pubblica soltanto noil' anno successivo sulla «.Rifornia clinica » di- i'etta dal Maturi, sotto il modcsto titolo di « Ricordi di anatomia topografl- ca ». Fu poi riprodotta, oltro che nolle note di varic traduzioni, nel volume di Anatomia topograflca del petto, edito nel 1889. Quarantacinque anni di osser- vazioni piii e piii volte ripetute sono li ad attostare 1' esattezza del metodo e la sua suporiorita sopra quanti altri no furono oscogitati. Quanto alia « topograrta dollo circonvoluzioni estorno del cervollo umano » un prirao saggio, riguardanto esclusivamento la scissura di Rolando, fu pub- blicato nel 1877, in una nota aggiunta al raanuale di Anatomia topogratica del Burger e precedetto di un anno il processo ideato nello stesso intento dal 'Tiacomini. Ma la esposizione completa della topograrta cranio-cerebralo fu lalta soltanto nel 1883, in una conforonza tonuta aH'Associaziono « Paolo Pan- cori » dolla quale 1' Antonelli era Presidente. Da quoU'epoca in poi i mctodi i - 27Q - e i propessi per disegnare sulla snperticie esterna del cranio il dccorso dci sol- chi c dclle circonvoluzioni cerebrali, tanto in Italia cho all' Estero, si moltipli- carono a tal punto cho, a volerli sommari.-iracnte riferii-e, non basterebbe un volume. Non tutli pero cbbei'o eguale fortuna. Tra i piu accreditati ed oggi in voga, tanto presso gli anatomici che prcsso i chirurgi, sono senza dubbio quolli del Kohlei' (^) e del Kronlein (^), entrambi riportati noU' atlante di Anato- mia topograflca del Bar dele ben e dello Hackcl. Ora, so, con animo screno si confrontino questi due metodi con quollo del nostro Maesti'o, spccialraonte l)er quanto rigiiarda la detoi'minazione dolla scissura di Rolando, nou si pu6 non essere colpiti dalla loro gi'andissiraa rassomiglianza : la medesima linea ba- sale dello Jhcring, la medesima linea normale o dircttrice retro-mastoidea, il medesimo punto rolandico supei'iore. E, se si rifletta cho le duo pubblicazioni tedesche sono posteriori I'una di quattordici e I'altra di ventun anno alia pub- blicazione del prof. Antonelli come non dolersi cho gli autori suddetti non abbiano tenuto alcun conto del lavoro italiano ? Eppure questo non doveva essere assolutamente ignoto poiche ample notizie no erano state date in nume- rose opere. Senza parlare dei trattati di Anatomia pubblicati in Italia, origi- nal! 0 tradotti, mi limitoro a cilaro, a titolo d'onore, I'aureo volume di Leo- nardo Bianchi sulla Scmeiotica dello malattie del sistema norvoso, cho e del 1888 e la Patologia generale del sistema norvoso del Silva, nol grando Trattato Italiano di Patologia e Terapia medica, diretto dal Gantani e dal Mara- gliano. Ma, si sa, con gli straniori non si puo essere troppo esigenti ! Quel cho invece maraviglia od addolora insieme e il vedere gl'Italiani modesimi non serapre riconoscere no valutare abbastanza I'opera del loro connazionale I... Questo rapido esame dei lavori scientifici originali di Giovanni Antonelli basta a dimostrare quale robusta tompra di ricercatore Egli fosse o quale ira- monso contributo personale avrebbo potuto dare alia Scienza se non no fosse state quasi totalmento distolto da una vocazione assai piii forte, anzi prepoton- te,la vocazione per I'insegnamonto ; perche Giovanni Antonelli voile essere c fu, come tutti sanno, un maestro impareggiabile. Questa vocazione alia quale fu consacrata la parte migliore della sua vita, col sacrifioio di cospicui interessi materiali, aveva il suo fondamento in un'attitudine naturale, direi quasi conge- nita, che comincio a rivelarsi in Lui fin dagli anni giovanili e cho Egli oserci- to, prima che sugli altri, sopra se medesimo. Infatti Giovanni Antonelli, come la maggior parte degli uomini che si elevarono sul livello comunc, fu un voro autodidatta. Bastera ricordaro che da solo riusci ad imparare due lingue stra- niere, la Iranceso o la tedesc;,-!. dm questi validissimi mezzi e con la sua mera- vigliosa potonza assimilatrice Egli pote, senz'altro aiuto, complotare la propria cultura, impossossandosi del i-icco patrimonio sciontilico dei piu grandi anato- misti contemporanei di Francia o di Gormania. E il dominio ch'Egli ebbe dello opere di quel sommi (quali un Sappey, un Richet, un Henle, un Kolliker I}) Kiihler A. — Uebor die MctlioiliiU, die Lagt- uud lUcbtuug di-r Hiruwiuduugcn mid Fur- cben ;m der Ausseiiflacbn des Kopfcs zu bestiiniueu. — Deutsche Zeitschr. f. Cliir. B. 32, >S. .'>67, lfi91. n Kronlein R. U. — Ziir cranio-cerebralen Topograpbio. — Beitr. z. Klin. Chir. Tubingen. B. 22, H. 2, iS9S. Derselbe. — Ein einfacber Krauionieter. — Centralbiall /. Chiiurgie n. I, 1H'J9. - 271 - un Luschka, un Ilyrtl....) fu cosi coraploto como non fu dato a molti dei loi'o conaazionali (*). Ma vediamo in qual modo Giovanni Antonelli raise in opera, a pro- fitto degli altri, le sue singolari attitudini didattiehc. Fin dal momento in cui assunse la ditezione dcil'Istibuto Anatomico Egli sonti tutta la importaiiza del corapito aftldatogli e tulta la responsabilita cho grincombcva verso i giovani, verso la Facolta medica e voi'so la scienza in genorale. Poiche, se da una parte era a Lui perfettamente nolo (e lo dimostro nclla sua dotta prolusiono del 3 gennaio 1872) a quale altezza fosse giunta, specialmente oltr'Alpe, TAnatoraia come scienza pura e come scienza di appli- cazione, dad'altra non gli erano ignote le tristi oondizioni nolle quali purtroppo lino allora s'era trascinato presso di noi rinsegnaiiiento di quella scienza che deve essere la base di ogni sapere medico o cliirurgico. Tale state di cose lu da Lui stesso descritto eon vivaci colori nel discorso pronunziato il 7 gennaio 1901, alTapei-tura del nuovo Islituto. Pure, dinanzi alio radio ditticolta die ebbe ad inconlrare, in mezzo alia in- dilfcrenza dei pin, Giovanni Antonelli uon ebbe mai un istante di scorag- giamento, ed, assistito da un manipolo di volenterosi aiuti a Lui devoti lino al sacriticio, confortato dall' attetto e dall'ammirazione costante dei giovani sludenti, riusci a svolgere in raodo veramente eseraplare la sua opera sco- lastica. Di quosta vasla opera, i cui effetti non si potranuo mai esattaraente valu- tare, riraangono tuttora segni tangibili ed incancellabili non soltauto t:a le pa- reti di quell' Istituto die a Lni deve la propria esistenza ed in cui religiosamente si conservano, tra gli altri, parecclii suoi mirabili preparati; ma anche e piii nolle sue numerose pubblicazioni didattiche. Occorre forse ricordare le magi- strali traduzioni del Burger, dello Hyrtl, del Bil Irotli, del Perls, del Frey, dello Stohr, del Riidinger. . . . , qualcuna delle quali ebbe la Ibrtuna, assai rara tra noi, di I'aggiungere pertino una quinta ediziene ? E clii non rilegge anche oggi con prolitto e con diletto gli articoli ch'Egli scrisse per « TEnciclo- pedia medica » del Vallardi, vere e complete monogralie, sull'addome, sul bacmo, sull'anlibraccio, sulla regione carotidea, sulla classilica delle articola- zioni...? Saggi anche piii evidenti del valore didattico di Giovanni Antonelli so- no alcune poche lezioni die, col suo consenso, poterono essere pubblicate: tali quelle sulla vena porta, sul peritoneo, sulla enumerazione e classilicazione dei nervi encefalici, modelli tutti d' insuperata chiarezza; tali aiicora le lezioni di splancnologia, tanto diligenteraonte raccolte e redatte da qiiei due alTezionati discepoli, ora autentiche illustrazioni della scienza, ({uali sono il lappelli e il Ducrey, tale inline quella prolusiono sul « nevrasse » che, in una sintesi raaravigliosa, comuondia tutta 1' anatomo-tisiologia del sistema cerebro-spinale, secondo ia dottrina dei Nouroni. Ma le preziose doti del Maestro, meglio che altrove rifulgono tutte in quel libro di Anatomia tupoyrafica che, tanto per la sostanza quanto per la forma, pareva destinato a di venire il vero trattato ita- liano di Anatomia. Infatti, come ben dissein unasolenne occasione il compianto prof. Boccardi, Giovanni Antonelli, « simile agli eletti scienzati d' onde (1) Se lo spazio ce lo coiiseuti.-ssc ijotiouiino reuare parecclii eseiupi per dimostraro l' esattezza della nostra affenuaziune. - 272 - « alcun conforto vonne alia Patria nostra in tempi laci'iraevoli ed oscui'i », as- sociava « alia Scicnza il senso deH'ai'te, cio die e proprio dell'ingegnoitaliano ». Quel libro, purtroppo, rimase incompiuto, ne a compensar noi del danno fusut- ficiente quel suo cosi dense e pui' tanto chiai'o « Gorapendio di Anatomia uma- na flsiologica » cho fu I'ultima sua fatica e col quale intese a popolarizzare tra noi le piii impoi-tanti nozioni di Anatomia e di F'isiologia, cosi come aveva gia fatto ncl 1900, con le suo memorabili conferenze alia Societa per la diffusione della cultura e piu tardi, ncl 1909, con le sue lezioni alio allievc-infermieredella Croce rossa. Gli scritti teste ricordati e il nuovo Istituto anatomico, ediflcato quasi ab inns, dal nostro delunto Maestro, sono senza dubbio e saranno sempre testi- moni assai eloquonti dell'attivita da Lui dedicata alia scuola; ma non potranno dame mai un'idea esatta e completa. perche non ne costituirono che la parte accessoria. La pai'te raaggiore o migliore, pei-clie la piii elllcace, della operosita didattica di Giovanni Antonelli fu quella che quotidianamente, ininterrotta- mcntc, nella Cattedra, nella Sala incisoria, noi Laboratorio e pertino nell'Aula degli esami, Egli prodigo a piii di 40 generazioni di student). Con la prolonda conoscenza che aveva doiranima umana ed in ispecie di quella dei giovani, doi nostfi giovani meridionali, cosi intelligenti, cosi vivaci, spesso irrequieti, facili all'entusiasmo par il bello cd il buono, il nostro Maestro comprose che avrebbe potuto agovolraentc conquistarne le sirapatie per trarli docili suH'aspro cammino della Scienza, e vi riusci pienaraente sopratutto col mezzo delle sue insuperate lezioni. Quelle lezioni, cosi brillanti nella forma, cosi elevate per contenuto, erano il frutto di una lunga e diligente preparazione. Di tale preparazione senti vivoil bisogno anclie negli ultimi anni della sua esistenza, e la cosa non destera ma- raviglia quando si pensi che Egli segui sempre passo passo gl'incessanti progressi della Scienza, per presentarne ai suoi discepoli gli ultimi risultati, non senza avcrli prima sottoposti al vaglio della sua critica severa cd al controllo della sua personale ricerca. La leziono di Giovanni Antonelli non poteva essere e non In mai una semplico e nuda esposizione vorbale. « L'Anatomia — Egli soleva dire — come « tutte le scienze naturali, s'alimenta di fatti e non di parole ». Voleva percio che il suo insegnamento fosse largaraente dimoslrativo e a tal tine chiamava a I'accolta tutte le energie e tutte le risorse deH'Istituto. I proparati analomici, destinati alle dimostrazioni, solo eccezionalmonte orano presi a prestito dal Mu- seo, poiche di soli to orano esoguiti di fresco nolle poche ore clie precedevano la lezione. La claboi-azione di siffatti proparati, ch'p]gli desiderava perfetti sotto ogni riguardo, era affldata, e inutile il dirlo, agli Aiuti ed agli Assistenti, i quali facevano del loro meglio per accontentarlo ; ma non sempre vi ricsciva- no, ed aliora qualcho suo magistrale colpo di bisturi bastava a cambiare di pun- to in bianco la lisionomia del preparato, che ne guadagnava sempre in chia- rezza e in eleganza. Ma da Lui non erano meno cui-ati tutti quegli altri espc- dienti didattici che valessero a flssare sempre meglio nella mente dei giovani il « fantasma anatomico » : dalle tavole murali, alia cui disposizione diretta- raente sorvegliava, lino agli scherai sulla lavagna che Egli stesso disegnava sotto gli occhi dei suoi ascoltatori. E questi « scarabocchi » come soleva chiamarli, non meno de' suoi gesti grandcmcnte espressivi, ma sempre misurati e corretti, aggiungevano non poca efflcacia alle sue piltoreschc dcscrizioni. - 273 - Per tal modo Egli riusciva a viviflcare lo cose raorte e a tener serapre de- sta I'attenzioiie dei giovani, i quali, soggiogati dal fascino irresistibiledella sua parola, bevevano dalle sue labbra come da una pura fonte tesori inestiraabili di cognizioni e di aramaestramenti. Non e facile iramaginare quanto consume di onergie gli costasse questo la- voro di tutti i giorni, lavoro pieno d' intense emozioni. Esse tultavia non gl' im- pediva d'invigilare assiduaniente sulie altre funzioni dell' [stituto, quali le esei'ci- tazioni pratiche degli studenti e le ricercho di Laboratorio. E qui la sua azione 0, per meglio dire, la sua cooperazione, se pure meno palese, non era raeno preziosa. II suo occh.io linceo, applicato fuggevolmente quasi distrattaraente sul microscopio, scopriva spesso in un preparato quel die alTattento sguardo del- r ansioso ricercatore era corapletamoute sfuggito, perclie a Lui non veniva raai raeno quella olirapica serenita che e la dote precipua del vero scienziato. Ed Egli non si stancava mai di ripetere che, a conseguire tale serenita, chi si ac- cinge all'indagine scientilica deve spogliai'si d'ogni prevenzione, per concentrare tutte le sue forze alia ricerca obbiettiva dei fatti. « I fatti — diceva — sono « gli assiomi della scienza », ed aggiungeva: « sono i soli fatti che restano, « mentre le lore interpretazioni rimutano e debbono rirautare ». I lavori eseguiti e pubblicati sotto la sua direzione dai suoi dipendenti non si possono dire numerosi, poiche giungono appena ai 150; ma non sembre- ranno scarsi, ove si consider! quanto esauriente operosita didattica Ei richiedesse dal personale assistente, aflfatto sproporzionato al nuraero degli allievi e quando si tenga conto della severita con la quale il Direttore rilasciava il suo nuUa osta per la pubblicazione. Ed ora qualche- parola sull'indirizzo, o com'Egli preferiva chiamarlo « lo spirito della sua scuola », Benche conscio dcgli immensi progrossi raggiunti dalla morfologia pura ne varii suoi campi, « benche attratto vivamente dai bagliori iridescent!, dal fasci- « no anche filosotico e poetico » delle raoderne dottrine ontogenetiche e filoge- netiche, Giovanni Antonelli non dimenticd raai che il suo msegnaiuento si svolgeva in seno ad una Facolta medico-chirurgica e non in una Facolta di stnenze natural!. E pero Egli voile sempro che la sua scuola dedicasse « la sua « precipua, se non csclusiva attivita e produzione didattica, a vantaggio della « cultura medica stricto jure, indirizzando I'insegnamento deH'Anatoraia descrit- « tiva o sistematica, alle occorrenze della F'isiologia normale e patologica dcl- « I'uorao e sollevando le funzioni dell' Anatomia topografica all' altezza delle « esigenzo attuali per la semeiotica e per la pratica cos! medica come chirur- « gica ». A questo indirizzo Giovanni Antonelli rimase costantemente, pertinace- mente fedele flno all'ultirao giorno di sua vita, convinto di adempiere cos! ad un suo stretto dovore, quelle di prepararo alia Patria una falange di medic! che avcssero la cognizione piu possibilmente completa di quell'organisrao umano sul quale « dovrauno influire ed operare nclla pratica civile, in quella ospedaliera, ne! consign e laboratorii d'igiene, ne! brefotrotii, ne! raanicom! nolle perizie me- dico-legali, nella marina, nell'esercito e via dicendo », Ma non era questo il solo dovere al quale si sentisse avvinto. Per Lui la Scuola universitaria non aveva soltanto il corapito d'istruire, di provvedere cioe alia cultura dell'intelletto, es- sendo ad essa affldata un'altra e non raeno sacra raissionc, quella di contribui- re per la sua parte, alia formazione del carattere. « La Scuola — son sue pa- - 274 - role — se anclie destinata a sollevare !e mciiti alle piu alte regioiii dello sci- « bile, sarebbc funzione piuttosto demolitricc e tristo, so non fosse diretta ad « ingentilire gli animi, a coltivare e nobilitare il sentiraento, questa intima o « vera forza motrice della macchina umana individuale e sociale a cui lascien- « za da Ada arnica doe pi'ocuraro e facilitare il consoguimento di quoi tini rao- « rali a cui I'limanita intende come ad ultima meta » ('). Ora Ei credeva, e coi'to non s' ingannava, die, per la cultura del sontimen- to non vi fosse mezzo piii adatto deH'esempio, e poro, non pago di rievocare ad ogni istante le nostre glorie antiche, non manco mai, quando n'ebbe occa- sione, di presentare ai giovani qualche nobile tipo a noi piu vicino di scicnzia- to e di uomo. K Ai cosi die, volta a volta, con caldc parole d'entusiasmo, fece rivivere innanzi alia coramossa scolaresca i suoi venerati maestri Sal vat ore Do Ronzi e Salvatore Toramasi e i diletti suoi discepoli Antonio Zincone, Francesco Laccctti, Antonio Breglia. Ma niun esempio tu mai piii efficace di quello die Egli stesso, col costan- te, scrupoloso adempimento dei suoi doveri, offerse per tanti anni ai suoi in- numerevoli alunni,i quali, disseminati nelle varie regioni d'ltalia ed anche oltre i conllni della Patria nostra, dalle umili condotte dei paeselli natii, ai fastigi delle cattedre gloriose, portano e porteranno perenuemenle scolpita ueiranima la viva imraagine del loro amato Maestro. Giovanni Antonelli amo teneramente la lamiglia e specialmente i ii- glioli ; ma I' amore paterno non gli fece mai velo agli occhi, ne mai lo rese in- giusto verso gli altri. Del resto il sense della giustizia o, se meglio vuoisi, della cquita ora in Lui cosi sviluppato e talmente note aH'univorsale die negli osami, nei concorsi, nei consossi ammiiustralivi, nei dibattiti giudiziarii (ai quali i'u spesso chiaraato in qualita di perito) la sua preseiiza era dagli onesti vivamento desiderata come la piii sicura garanzia d' imparzialita. E della sua imparzialita, anche nelle discussioni scientiridio, possono far fede quanti ramraontano con quale tatto squisito Kgli dirigesse le sedute deirAceaderaia medico diirurgica di Napoli quando gli tocco Tonore di presioderla. Da vero uomo superiore ebbe in sommo grade la virtii della tolleranza per tutte le opinioni sinceramente professate. Odio soltanto ed acerbamonte la ipo- crisia sotto qualunque vesto; le sorviii adulazioni lo disgustavano; non dissi- raulo mai no i suoi sentiraenti ne le sue inclinazioiii. Fiero di (fiiella tierezza die e propria dolla forte gonte d"Abruzzo, disdegno sempre di venire a patti con chicchessia c per qualsiasi ragione. Non ambi mai ne onorittcenze, ne ricchezze; le prime gli giunsero senza che Egli lo avesse sol- lecitato; delle altre non si euro, mentre avrebbe potuto in mille modi accurau- larle. Le sue maggiori soddisCazioni gli vennero dalla coscionza del dovero com- piuto e dai quotidiani attestati di stima e di affetto die ricevova dai giovani, die, com' Ei diceva, sono la parte miglioro dell;i umanita e in mezzo ai quali sontiva ringiovanirsi. Lo ore per Lui piii liote, specialmente in questi ultimi anni, crano quelle che passava nella bibliotoca deU'istituto, per tenersi al eorronio dell' odierno, vertiginoso movimento scientitico e per discuterne farailiarraente, spesso anima- (1) lu lueiuoiia del piof. F. Laccetti. Napoli 19W. - 275 - tamente con i suoi aiuti ed assistenti verso i quali fu sempro affettuoso e pa- tcrtiamento benevolo. Con essi nou fu mai avaro ne del suo consiglio ne del suo conforto, e, se talvolta ebbe a diriger loro qualche rimprovero, lo fece sempre in camera charitatis, liingi dagii occhi della studentesca ed in quelle forme sigiiorili clie in Lui erano abituali o sponlanee. Si spiega cosi la sincera, illi- initata dovozione clio poi' tanti anni strinse al suo tianco come (igliuoli al loro genitore alcuni suoi diseepoli, i quali, abbagliati dalla viva luce della sua iutel- ligenza, della sua cultura, della sua bonta, vedendo in Lui porsonificato un ideale (11 perfozione umana, cbbero la superba aspirazione di accoslarvisi ed, accanto a Lui, non esitarouo a sacrilicare i begli anni della loro giovinezza negli aspri e sterili studii anatomiei. E, se pure oggi, dopo la sua scomparsa, essi vedono la raeta ancor lontana, non per questo devieranno dal cammino ch' Egli aveva loro additato. Pubblicazioni del Prof. Giovanni Antonelli. 1. — Sulla iriital)ilit:i lialleiiann. — Discorso letto negli egercizi accademici del li. Collegia medico- chirurgico. iS59. 2. — Sui nioviiueiiti del cnore {in collaborazione col prof. E. de. Kenzi) Napoli 1863. '.',. — Eiconli di Anatouiia topograflca. — Riforma Glinica. Anno II, X. 1-6, 9-iO, Napoli 1S09. 4. — Coutribuzione preliraiuaie airAnatomia flsiologiea del plesso biachiale dell' noruo. — Tesi di concorso. Napoli 1S71. it. — Prolusioue al corso dl Auatomia umana uonnale. — Morgagni, 1S72. G. Articoli mouografici di Auatomia normale, nella Euciclopedia medica italiaiia. — Milano IS'O-IS. Xervo accessorio di "Willis. — Nervo acustico. — Articolazione acromioclavicolare. — Addome (anat. topog. dell'). — Muscoli addominali. — Apouevrosi addominale. — Antibraccio (auatom. topog. dell'). — Aorta e suoi rami. — Apouevrosi. — Articolazioni e loio classificazione anato- moflsiologica. — Vena azygos. — Bacino (anat. topog.). — Carotide e rami. — Regions caroti- dea (anat. topog.). T. — Due lezioni sul poiitoueo. raccolte dal dott. lannuzzi. — Napoli. 1S7S. ti. — Lezioue suUa vena porta. — Napoli, iS79. 9. — Di uu niuscolo episternale con altre anomalie. — liesoc. Accad. Med. Chir. di Napoli. T. XXXII J. Fasc. T. 1878. 10. — Di nna rara anoraalia nella composizione del plesso brachiale dell'noino e di alruni gangli soprannumerari nel corso degli ultimi nervi intercostal!. — Itesoc. B. Accad. Med. Chir. di Na- poli, T. XXXIII. Fasc. Ill, 1819. 11. — Discorso d'inaugurazione per I'assoc. di mutno soccorso ed incoraggiauiento tra gli studenti medici. — Napoli, 1879. 12. — Lezioni di Splaucuologia pubblicate dai dottori lappelli e Ducrey. — Napoli, 1880-81. 13. — Sulla partecipazione del secondo nervo dorsale alia formazione del plesso brachiale nell' nomo. — Mesoc. li. Accad, Med. Chir. di Napoli, Fasc. Ill, 1882. 14. — Un caso di daplicita della vena cava superiore. — liesoc. R. Accad. Med. Chir. di Napoli, Fasc. Ill, 1882. 15. — Duplicitii (apparente) della cava iuferiore. — Ibidem. 16. — Deviazione ed inversione parziale (apparente) della vena cava iuferiore. — Ibidem Fasc. IV. 17. — Topografia delle circouvoluzioui esterne del cervello umano. — Conferenza all' Ass. « Paolo I'anceri ». Napoli, 1883. 18. — Istituzioni di Auatomia topograflca. — Petto. Napoli 1889. 19. — II ncvrasse nel suo insieme secoudo le odierne dottrine istologiche. — Prolusione al corso di Anatomia dell'anno 1898-1899. Oiorn. Inter, d. Sc. Med. anno XXI. 20. — Discorso letto in occasione dell'apertura del nuovo Istituto di Anatomia umana normale nel 7 gennaio 1901. — Annuario della R. Universitd di Napoli. 1900-1901. ; 21. — Enuuierazione e significazione raorfologica dei nervi encefali('i. — Lezione, Gazz. Intern, di Medic. Anno VIII, 1905. 22. — Gli scultori greci sapevano I'anatomia? — Pungolo, 1908, n. 311. 23. — Compendio di anatomia umana tisiologica. — Napoli, 1914. - 276 - Yersioni. a) Hyrtl, G. — Istituzioiii di anatoiuia deH'iiomo, con niinieinse annotazioni. — Cinque edizloni migliorate ed aceresciute. NapoU. iS65-iSS5. b) Burger. — Anatoiuia topojirafica con note. — Due edizioiii. Xapoli, JS68-iS77. c) Billrotli. — Enciclopedia chirurgica. - IV volumi. Napoli i870-73. d) Id. e Winiwarter. — Patologia e Terapia chirurgica gonerale. — III Edizioni. Napoli 1869-87. e) Perls. — Patologia geuerale. — Napoli 1882. /) Frey. — Elementi di istologia. — Napoli 1879. g) Stohr. — Lstologia ed anatomia uiicro.-jcopica. — XapoU 1887. h) Bock. — Atlante anatomico. — Due Edizinni. i) Sappey. — Anatomia descrittiva (revi.iione). — Due edizioni. I) Riuliiiger. — Corao di Anatomia topografica, con annotazioni. — Milano, 1892. in) Beannis e Bouchard. — Nuovi elementi di Anatomia descrittiva e d\"nil)riologia (diri ■/.ii)iic della traduzione con note del dottori G. Vastarini-Cresi ed A. Anile). — Milano. Necrologie. a) Prof. S. de Eenzi. b) Prof. R. Castorani. c) Prof. S. Favaloro 1888. d) Prof. S. Tomma.si. e) Prof. M. Tnrchi, 1802. /) Prof. P. Laccetti, 1910. g) Prof. A. Breglia, 1911. h) Prof. D. Lobello, 1914. G. Yastarini-Cresi. PERSONALE UNIVERSITARIO (di Zoologia, Anatomia [omparata, Anatomia umana, Antropologia, istologia, Anatomia veterinaria). IsTiTUTo Anatomico ui Pisa. — II dolt. Vittorio Bianclii ha sostituito nell'ufflcio di Assistente il dott. Larai. IsTiTUTO DI Istologia e Fisiologia generale di Napoli. — ]l dott. Ge- sualdo Police copre attualmonto rnlTicio di Ai'iilo c il dott. Aiitunio Oro- fino qucllo di Assistente. IsTiTUTO AxATOMiGo DI PALERMO. — II dolt. Tullio ToiMii, gia Assistentc nell'lstitiito Anatomico di Sassari, e ora Assistente nelTlstituto Anatomico di Palermo. GosiMo Cheuubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1914. — Tip. L. Kiccolai, Via Faenza, 52. lonitore Zoologieo Italiano (Pubblicaziotii Italiane di Zoologia, Atiatomia, Einbriologia) Organo iifficiaie delia Unione Zoologica Itaiiana DIRKTTO DAI DOTTORI 6IDLI0 GHIARU6I EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia niiiaua Prof, ili Auatomia coinp. e Zoologia uel R. latituto di Stiidi Supur. in Fiieuze nella R. Uiiiversitil di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istitiito Anatomico, Firenze. 13 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Dicembre 1914 N. 12. SOMMARIO: Bibliografia: Pag. 277-289. CoMUNiCAZioNi ORIGINAL!: Giannelli L, Sulla costituzione e sulla invariabilita durante il digiuno dclle isole di Langerhans in Rana esculenta, con quaiche cenno. sui coiidolii cscretori del pancreas e del fegato. — Pag. 289 304. Avvertenza Deile Coniiiiiicazioni Oiiginali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo [ialiano e vietata la riprodu/Jone. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. B. - PARTE SPECIALE II. Protozoi. I'arpano Mntteo. — La fobbre della costa nella Golonia Eritrea. Note biologiclie e morfologicho sulla Theilei'ia parva. — Vedi M. Z., XXIV, 10, 205. Carpano Matteo. — Piroplasraosi equina. Tipi parassitarii. Con 2 tav. — Ann. lyiene sper., Yol. 23, {N. S.), Fasc. 4, pp. 445-484. Torino, 1913. Carpano Matteo. — Su di un tripanosoma osscivato nei pipistrelli catturati in ^ Roma. Con 1 tav. — Clin. Vete}\, An. 37, N. 22, pp. 957-966. Milano,1914. Ducceschi V. — Note di parassitologia coraparata del sangue. Con 1 tav. — Ann. Igiene sper., N. S., Vol. 24, Fasc. 2, pp. 269-273. Torino, 1914. Giugni Francesco. — Ricerche sulla vitalita e lo sviiuppo della Leishraania Do- novani nei terreni cultural!. — Mala^na e malattie dei paesi caldi. An. 5, Fasc. 3, pp. 156-161. Roma, 1914. Pricolo A. e Ferraro ,G. — La tripanosoraiasi del camello. — Clin. Veter., An. 37, N. 22, 2jp. 941-956. Milano, 1914. — 278 — Russo Achille. — Specie di ciliati viventi nell' intestine dello Strongyloeentrotus lividus Brandt. Nota preliminare. — Boll. cl. Sedute d. Ace. Gioenia di Sc. nnt. di Catania, Ser. 2, Fasc. 32. Catania, 1914. Russo Aehille. — Sul ciclo di sviluppo del Griptocln'Ium Echini IManpas. Nota pi'climinai'c I'iassuntiva, Con 1 tav, — Atii d. Accad. (Jiuenia di Sc. not. in Catania, Ser. 5, Vol. 7, Mem. 19, 10 pp. Catania. Salvatore Domenico. — Culture di Leishraania horainis iniettate nel peritonei) dei cani. — Malaria e malattie dei paesi caldi.. An. 5, Fasc. 1, pji. 29-31. Roma, 1914. Sangiorgi Giuseppe. — Leucocytogregariiia cunicoli (n. sp.) — Gio7-n. Accad. medicina Torino, An. 77, N. 1, 2)p. 25-29. Torino, 1914. Scordo ¥. — Sulla prctesa idenlita della Leishraania hominis e della Leishmania canis. — Malaria e mala Ilia dei p)aesi caldi. An. 5, Fasc. 4, pp. 265-271. Roma, 1914. Spagnolio (3iuseppo e Giugni Francesco. — Stato presente del probleraa della trasmissione della Leishmaniosi interna nei paesi del baeino moditerraneo. Rivista sintetico-critiea. — Malaria e malatlie dei paesi caldi. An. 5, Fasc. 3, pp. 204-211 e Fasc. 4, 2Jp- 297-305. Roma, 1914. VI. Vermi. 1. SCRITTI GENERALI 0 SU PIU CHE UNA DELLE CLASSI. Funaro Roberto. — L' importanza degli Elrainti nella Patologia infantile. — Livorno, Offlcine Grafiche Chiajjpini, 1914. 136 pp). 2. Platodi. Cognetti (De) Martiis Luigi. — Phoenora jucunda. Nuova specie di Turbellario rabdocelo. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anal, comparata della R. Uni- versitd di Torino, Yol. 29, N. 685, pp. 2. Torino, 1914. Perroncito E. — Nota sul Gastrodiscus. — Giorn. Accad. medicina Torino, An. 77, N. 5-6, ijp. 168-169. Torino, 1914. 14. Anellidi. Cognetti (De) Martiis. — Oligocheti raccolti da S. A. R. la Duchessa di Aosta i nella regiono dei grandi laghi dell" Africa equatoriale. — Annuario del • Museo Zool. della R. Univ. di Napoli, (Nuova Serie), Vol. 4, N. 17, 5 Set- temhre 1914. Napoli, 1914. Estr. di ptp. 3. Cognetti (De) Martiis Luigi. — Nota sugli Oligocheti degli Abruzzi. Escui'sioni zoologiche del Dott. Enrico Festa nei Monti della Vallata del Sangro (Abruzzi). — Boll, dei Musei di Zool. ed Anal, comparata della R. Univ. di Tvrinn. Vol. 29. N. 689, pp. 5. Torino, 1914. Cognetti (De) Martiis Luigi. — Descrizione di un nuovo Glossoscolecino del Peril, j Boll, dei Musei di Zool. ed Anal, coinparata della R. Universitd di To- ' rino. Vol. 29, N. 687, p)p. 3. Torino, 1914. VII. Artropodi. 5. Aracnidi. Majocchi Domenico. — II Demodex lolliculorum sulla pelle dei leprosi. — Rend.' d. U. Accad. d. Sc. di Bologna, Ad. 3 Maggio, 1914, in: Boll. Sc. med.,\ An. 85, Ser. 9, Vol. 2, Fasc. 11, pp. 533-534. Bologna, 1914. - 279 - 6. Crostacei. Arcangeli Alceste. — La collezione di Isopodi terresli-i del R. Musoo di Zoologia dogli Invet'tebrati di Fironze. — Atti Soc. itat., Sc. nat. e Museo civ. St. tiat. Milano, Vol. 52, Fasc. 1, pp. 455-486. Milano, 1914. Brian Alessandro. — Conti-ibiito alia migliore conosconza di due Triclioiiiscidi italiaiii. — Atti Sue. ilal. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 53, Fasc. 1, pp. 30-45, con lav. Milano, 1914. y. InSETTI 0 ESAPODI. a) Scritti geneiali o su piii c^ie uno degli ordini Grandi Guido — Dispense di Eiitomologia agraria secondo le Iczioni del Prol'. F. Silvesti'i. Parte spcciale. — Vedi M. Z., XXIV, 10, 207. c) Architteri o PseudonRurotteri e Mallofagi Enderlein Giinther. — Beitrage zur Kenntnis der Gopeognathen. III. Ueber einige von Prof. Silvesti'i in Wcstafrica gesammelte Copeognatha. — Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 8, 2)p). 240-241, con figg. Portici, 1914. Enderlein Giinther. — Ueber zwei afrikanisclie Conioplerygiden. — Boll. d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola Sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 8, pp. 225-227. Portici, 1914. d) Ortotteri. Borelli Alfredo. — Dermatteri raccolti dal Prof. F. Silvestri nell' Africa occiden- tale. — Boll. d. Lab. di Zool. Gen. e Agr. d. R. Sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 8, pp. 264-274. Portici, 1914. Griffini Achille. — Studi sopra alcuni Stenopelmatidi dell' Indian Museum di Calcutta, con qualche considerazione generale sui Grillacridi e sugli Steno- pelmatidi. — Atti Soc. ilal. Sc. nat. e Mus. civ. St. nat. Milano, Vol. 53, Fasc. 1, pp. 46-12. Milano, 1914. e) Rincati o Emit eri, e Fisapodi o Tisanotteri. Leonard! G. — Guntributo alia conoscenza dellc Gocciniglie dell' Africa occiden- taie e raeridionale. — Boll. d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola Sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 8, pp. 187-224, con figg. Portici, 1914. f) Coleotleri e Strepsitteri. Grandi G. -- Studi sui Coccinellidi. IV. Nota sul genere Solanophila Weise. — Boll. d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola Sup. di Agricoltura in Portici, Vol. 8, pp. 275 278, con figg. Portici, 1914. Grandi G. — Descrizioue di un nuovo Goccinellide africano, Serangium Gift'ardi (n. sp.). — Boll. d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Sc. Sup. d' Agricol- tura in Portici, Vol. 8, pp, 165-178, con figg. Portici, 1914. h) I m en otter! . Emery G. — Formiche d' Australia e di Samoa raccolte dal Prof. Silvestri nel 1913. — Boll. d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola sup. d' Agri- coltura in Portici, Vol. 8, pp. 179-186, con figg. Portici, 1914. - 280 - Santschi F. — Fonnicides de 1' Afrique occidcntalc et cUistrale da voyage de M, le Prof. F. Silvestri. — Boll, cli Labor, cli Zool. Gen. e Agr. d. R. Sc. sup. cli Ayricoltura in Portici, Vol. 8, pp. 309-385, con figy. Portici, 1914. i) DiUari. Bezzi Mai'io. — Dittori raccolli dal Prof. F. Silvestri durante il suo viaggio in Africa del 1912-13. — Boll, d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola sup. d' Agricolttcra in Portici, Vol. 8, pp. '279-308, con figg. I^ortici, 19 LI. Grand! G. — Ricerche sopra un Phoridae (Diptera) afi'ieauo (Aphiochaeta xan- tliina Speis.), con particolare riguai'do alia moiiologia eslerna della larva. — Boll. d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola sup. d' AgricoUura in Portici, Vol. 8, pp. 242-263, con figg. Portici, 1914. XII. Vertebrati. II. PARTE AN ATOMIC A. 1. Parte generale. Zilocchi Alberto. — Un' idiota microcefala : studio morfologico ed anatomo-pa- tologico. Con tav. — Morgagni, An. 56, P. I (Archivio) N. 10,x)p 369-388. Milano, 1914. 3. APPAREGGHIO TEGUME^TALE. Cattaneo Giacorao. — Gontributo alio studio delle cellule del colostro. — AtU Soc. Lombarda Sc. med. e biolog., Vol. 3, Fasc. 4, pp. 346-355. Milano. 1914. — Annali Ostetr. e GinecoL, An. 36, N. 5, pp. 491-498, con tav. Milano, 1914. Liyini Ferdinando. — Nota riassuntiva intorno alia istogenesi delle ghiandole sudoripare umane. — Rendic. Jstil. Lomb. Sc. e Lett., Vol. 47, Fasc. 14-15. pp. 878-886. Milano, 1914. Ljvini Ferdinando. — Risultati di ricerche intorno alia minuta struttura delle grosse ghiandole sudoripare ascellari umane. Nota riassuntiva. — Estr. di pp. 12 dagli Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 53, 1914. Martinotti L. — Ricerche sulla line struttura della epidermide uraana in rap- porto alia ^sua funzione cleidocheratinica. Gomunic. prev. — Giorn. ital. malattie vcneree e della pelle. Vol. 55, Fasc. 2.2^p. 344-395. Milano, 1914. 4. Apparegghio scheletrigo. Agazzi Benedetto. — Osservazioni di Anatomia doscrittiva e topogratica sulla regione mastoidea : studio craniometrico e radiogralico. Gon tav. XXIX- XXXIl e 4 rigg. nel testo. — Ay^ch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 12, Fasc. 2, pp. 254-294. Firenze, 1913-1914. Forni Gherardo. — Apparecchio ioideo osseo complete. Gon tav. — Boll. d. Sc. med. An. 85, Ser. 9, Vol. 2, Fasc. 4, pp. H 1-176. Bologna, 1914. Hahn R. — Anomalie del seno frontalo. Gon 2 figg. — Archiv. ital. otologia, Ser. 3, Vol. 25, Fasc. 3, pp. 209-230. Torino, 1914. Puccioni. — Gonclusioni sulla morfologia mandibolare. — Rendic. Soc. itaL di Antrop. e di Elnol., in: Arch, per V Anti-op. e I' Etnol., Vol. 43, Fasc. I, pp. 373-375. Firenze, 1913. Puccioni N. — Nuove ricerche sulla morfologia della mandihola. — Rendic. Soc. ital. di Ayitrop. e Etnol. 2^ Ad. del 1913, in: Arcli.p. V Antrop. e I' Etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 336-337. Firenze, 1913. - 281 - Sergi (x. — La mandibola uraana. — Riv. di Anlrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, PI,. 119-168. Con figg. Roma, 1914. Supino Felice. — MorfbIo?:ia del cranio del Calamoichtys caiabaincus Smith. — Atti Soc. ital, Sc. nat. e Museo Civ. St. nat. Milano, Vol. 53, Fasc. 1, pp. 179-188. Con figg. Milano, 1914. 5. Apparegchio muscolare. Lasagna F. — Ricerche anatoraiche sul musculus vocalis. — Boll. d. Sc. med. di Parma, Ser. 2, An. 7, Fasc. 7, pp. 129-132. Parma, 1914. Palmieri Gian Giuseppe e Rivetta Costanzo. — Sopra alcune varieta muscolari D^^servalo in uno stesso individuo. Con 3 tig. — Boll. d. Sc. med.. An. 85, Ser. 9, Vol. -2, Fasc. 3, pp. 117-126. 'Hologna, 1914. Sergi Sergio. — I muscoli mimici del viso di una microcefala. Gontributo alio studio anatomo-lisiologico delle espressioni dei scntimenti. Con 1 fig. — Riv. di Antrop., Yol. 19, Fasc. 1-2, pp. 205-233. Roma, 1914. Valenti Giulio. — Sopra dei grossi lasci muscolari anomali in dipendenza del muscolo graudc gluteo dell' uomo. — Rend, delle sessioni della R. Accad. delle Scienze delV Isiituto di Bologna. Anno Accademico 1913-1914, Classe di Scienze fisiche. Bologna, 1914. Estr. di ppi. 8, con tav. — Boll. d. Sc. med. An. 85, Ser. 9, Vol. 2, Fa.sc. 11, jJp- 531-533. Bologna, 1914. 6. Apparegchio intestinale gon le annesse ghiandole Agnoletto Vittorio. — Due casi di pancreas accessorio. — Atti Soc. Lombarda Sc. med. e biolog., Vol. 3, Fasc. 4, ppj. 320-336, con tar. Milano, 1914. Berti Giovanni. — Intorno ai denti di nascita. Lettera al Dott. Beretta. — Boll. d. Sc. med., An. 85, Ser. 9, Vol. 2, Fasc. 5, pp. 223 226. Bologna, 1914. GiannelH Luigi e Bergamini Athos. — Nuovc ricerche sulla repartizione dello isole di Langerhans nel ])ancrcas dei Rettili c sulla loro invariabiiita durante il digiuno. Con 4 tigg. — Monit. Zool. Hal., An. 25, N. 6, pip. 132-144. Firenze. 1914. Giannelli Luigi, Bergamini Athos e Lampronti Gino. — Invariabiiita di numero, di grandezza e di eostituzione generale delle isole di Langerhans nel digiuno. Con 4 ligg. — Atti Accad. d. Sc. med. e nat. di Ferrara, An. 88, Fasc. 1, pp. 108-)87. Ferrara, 19131914. Livini Ferdinando. — Occlusioni nell' intestino e nell' apparecchio polraonare di un giovane embrione uraano. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 223. Livini F. — Material! da servire alia migliore conoscenza della istogenesi del- r intestino umano. — Vedi M. Z., XXIV, 2, 24. Lunghetti B. — Dimostrazione di proparati d'ipoflsi faringea e considerazioni relative. — Atti R. Accad. d. Fisiocriiici in Siena, An. ace. 222, Ser. 6, Vol. 5, X. 7 , pjroc. verb., pp. 413 415. Siena, 1913. Piersanti Carlo. - Studio sui denti raolari dell' uomo. Variazioni numeriche ed anomalie dei tubercoli. Con 2 tav. — Riv. di Antrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, pp. 73118. Roma, 1914. Sella Ugo. — Alcune ricerche sui lipoidi del legato nella niadre e nel foto. — Annali Osletr. e Ginecol., An. 36, N. 2, pp. 111-125. Milano, 1914. Stefano (De) Giuseppe. — Osservazioni sulle piastre dentarie di alcuni Mylioba- tis viventi e fossili. Con 4 tav. e 13 fi^ii. nel testo. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 53, Fasc. 1, pp. 73-164. Milano, 1914. Supino Felice. — Sopra 1' alimentazione e la struttura dello stomaco nei pesci. Rendic. Istit. Lombardo Sc. e Lett., Ser. 2, Vol. 17, Fasc. 7, pp. 319-330. Milano, 1911. - 282 - Valtorta F. — Ricerche sulla regione ileo-cieco-appendicolare del feto e del neonate: osservazioni aiiatomicho e cliniclie. — Atti Soc. Lamb. Sc. med. e hiolog.. Vol. 3, Fasc. 3, pji. 181-18 J. Milono, 1914. — Annali. O.ttetr. e GinecoL, An. 36. N. 3, pp. 441-490, con figg. Milano, 1914. 7. Apparecchio RESPIRATORIO. Cutore Gaetano. — Sulla normale prcpcnza di cartilagino elastica nei bronchi intrapolmonari dell' uorao nolle diverse eta della vita. — Boll. d. Sedute d. Accad. Gioenia di Sc. nat. in Catania, Ser. 2, Fasc. 24, pp. 19-24. Cata- nia, 1913. Cutore G. — Ricerche comparative sulla struttura della carlilagine dei bronchi intrapolmonari nei mammileri. Con dim. di preparati. — Boll. d. Sedute d. Accad. gioenia d. Sc. nat. in Catania, Ser. 2, Fasc. 31, pp. 27-30, Ca- tania, 1914. Grass! B. •— Funzione respiratoria delle co^idette pseudobranchie dei Teleostei ed altri particolari intorno ad esse. Con 3 tav. — Bios, Yol. 2, Fasc. 1, fehhraio 1914. Bologna, 1914. Estr. di pp. 16. Hahn 11. — Vedi M. Z., in qiiesto N., pp. 280. 8. TiRoiDE, Paratiroide, Timo, Gorpusgoli timici, Gorpi postbranchiali. Buscaino V. M. — La struttura della tiroide e le sue variazioni qualitative. — Rio. di Patol. nei^v. e t7ient., Vol.. 19, Fasc. 7, pp. 385-421 e Fasc. 8, pp. 449-498. Con figg. Firenze, 1914. Grass! B. — Sulla etiologia del gozzismo. — Tunio^n, An. 4, Fasc. 1. Roma, 1914. Estr. di pp. 64. Silvan G. — Su di una specialo formazione epitelialo annessa al sisteraa tiro- paratiroideo. — Afch. Sc. med., Vol. 36, pp. 285-297, con tav. Torino, 1912. 9. Apparecchio circolatorio. Milza e altri orgam linfoidi. Busch! Giuseppe. — Una particolarita di struttura dell' aorta umana. — Atti Soc. Lombarda Sc. med. e biol., Vol. 2, Fasc. 4,ppj. 340-342. Milano, 1913. Dalo Ferruccio. — Su di un caso singolare di delormita congenita della milza in un vilello. — (7m. Veter., An. 37, N. 13, pp. 543-550. Milano, 1914. Favaro G. — Sviluppo delle valvole atrioventricolari nei mammiferi e negli uccelli. — Vedi M. Z., XXIV, 2, 23. Mannu Andrea. — Sulla presenza dell' arteria laccialc nella pecora. — Moderno Zooiatro, An. 3, N. 1. Bologna, 1914. Mannu Andrea. — A proposito dell' arleria facciale nella pecora. Risposta al Prol'. V. Bossi. — Moderno Zooiatro, Anno 1914. Bologna, 1911.4^str. di pp. 4. Mannu Andrea. — Gonsiderazioni e ricerche sull' arteria perlorante del tarso di alcuni mammiferi. Gon 5 tigg. - Monit. Zoolog. ifal., An. 25, N. 4, pp. 84-94. Firenze, 1914. Mannu Andrea. — Variazioni deirai'teria vortcbralis neiruomo e nei raaramiCeri. Gonlributo alia morfologia dell' arteria vertebralis nei mammiferi. Con tav. Ill e 11 figg. nei teste. — Arch. ital. Anal, ed Emhriol., Vol. 13, Fasc. I, pp. 79-113. Firenze, 1914. Mannu Andrea. — Gonsiderazioni sulla morfologia delle arterie vertebralis e occipitalis in alcuni mammiferi. Gon 6 figg, — Arch. ital. Anat. ed EmbrioL. Vol. 12, Fasc. 3, pp. 434-442. Firenze, 1913-1914. Rocca (Laj Cesare. — Le fasi di sviluppo e di regresso dell' arleria cai'otidc intei-na in Bos taurus. — Vedi M. Z., XXIV, 2, 24. _iji 283 - H. ApPARECCHIO UIUNARIO E GENITALE. Carraro Nicola. — Sinlisi renalc unilateralc. Con tav. — Morgagyii, An. 50, P. U (Archivio), N. 8, 2>p. 300-320. Milano, 1914. Cattaneo D. — Rieordio sulla struttura dell' ovaio dei maramifen". Con tav. I-III, — Arch. ital. Anal, ed Emb}'iol., Vol.12, Fuse. 1, pp. 1-34. Firenze, 1913-14. Lavatelli Carlo. — Sulle gliiandolc dello piccolo labbia. Con tav. XLVI-XLVII. — A7-ch. ital. Anal, ed Enthriol., Vol. 12, Fasc. 3, pp. 349-366. Firenze, 1913-1914. Monterosso Bruno. — Sii i corpi di Call e Kxner nel foUicolo di Do Graaf dolla cavia. Con 1 tav. — Alii d. Accad. Gioenia di Sc. nal. in Catania, Ser. 5, Vol. 7, Mem. 21, 14 pp. Calania. Zenoni Costanzo. — Distopia renale congenita pelvica. — Atti Sac. Lombarda, Sc. vied, e hioloy., Vol. 3, Fasc. 1, pp. 46-63. Milano, 1914, 12. GHIANDOLE SURRENALI, OrGANI GROMAFFINI ETC. Lunghetti Bernardino. — Contribute alio studio del coraportamento del connol- tivo di sostegno delle surrena'.i in varie condizioni morbose. Con tav. 19-2d. — Arch, per le Sc. nied. Vol. 36, N. 15. Torino, 1912. Estr. di op. 117. lona Anita. — Intorno alia origins e alia natura delle cellule acidollle delle capsule surrenali della rana. Con tav. XXXllI-XXXVI. — A7'ch. Hal. Anal, ed Euibriol., Vol. 12, Fasc. 2, pp. 295-310. Firenze, 1913-1914. 13. Apparegchio nervoso centrale e periferico. Aresu Mario. — La superficie cerebrale nell' uomo. — Arch. ital. Anat. ed E7nbriol., Vol. 12, Fasc. 3, pp. 880-433. Firenze, 1913-1914. Biondi Giosue. — Sul cosidetto pigraento giallo dei centri nervosi. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 224. Biondi Giosue. — Sulla Una anatoraia dei gangli annessi al simpatico craniano nell'uorao. — Vedi. M. Z., XXV, 2, 25. Bonola Francesco. — Contribute alio studio della commessura grigia del talarao- encef'alo. — Boll. d. Sc. med., An. 85, Ser. 9, Vol. 2, Fasc. 9, pp. 413-424. Bologna, 1914. Bovero Alfonso. — Connessioui simpaticlie del gauglio vestibolare del nervo acu- stico. — Giorn. Accad. medicina. Torino, An. 76, N. 11-12, pp. 348-359. Torino, 1913. Fedeli Fedele. — Ricerche istologiche sulla dura madre. — Giorn. Accad. medi- cina. Toinno, An. 77, N. 5-6, pp. 171-173. Torino, 1914. Frigerio Arrigo. — Contribute alia conoscenza della ghiandola pineale. — Riv. di Paiol., nerv. e uient., Vol. 19, Fasc. 8, pp. 499-501. Firenze, 1914. Ganfini Carlo. — Lo sviluppo del sisteraa nervoso simpatico in alcuni pesci. — Vedi M. Z., XXIV, 2, 24. Giacotnini Krcole. — II norvo terminale dei Salmonidi. — R. Accad. d. Sc. d. Fot. di Bologna, Ad. 26 apr. 1914 in: Boll. Sc. med.. An. 85, Ser. 9, Vol. 2, Fasc. 438-440. Bologna, 1914. Giannuli F. — La segmentazione del giro precentrale e la interruzione del soico di Rolando. Con 3 tlgg. — Riv. d. Antrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, pp. 181-204. Roma, 1914. Guizzelti P. — Sullo sviluppo dei cordoni di epitelio pavimentoso della porzione linguiforine del lobo anteriore dell' ipoflsi umana. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 223. - 284 - Lunghetti B. — Yecli M. Z., in guesto N., pag. 281. Mannu Andrea. — Osservazioni sul Nci-viis depressor degii Kquiui. Con 2 ligg. -- Monit. ZooL, ital., An. 25, N. i, pp. 1-7. Firenze, 1914. Morselli Enrico. — La cito-architectonia della corteccia cerebrale o lo localiz- zazioni flsio-psicologicho. — Genova, Francesco Bonifacio, Casa Eclitrice Tipo-Litografia, 1914. 30 pp. Mobilio Camillo. — II mantcllo oei'obrale degli Equidi. Differenze tra 1' Equus cal)allus, Eq, asinus, Eq. raulus ot hinnus. Con 48 tigg. nel testo. — Arch. itdl. Anat. ed Embriol., Yol. 13, Fasc. 1, pp. 114-271. Firenze, 1914. Pjtzorno Marco. — Gontrihuto alia conoscenza dolla struttura del ganglio ciliaiv del Glieloni. Con tav, XLVIII-LI. — A)'ch. ital. Anal, ed Embriol., Vol. 12, Fasc. 3, pp. 367-379. Firenze, 1913-1914. Rebizzi Renato. — Sulla I'nnzione dci lobi frontali. Nota anatomo-clinica. — Estr. dal volume Xiubhlicato in omaggio Ml Prof. C. Agostitii. Perugia, 1914. Estr. di p)p. 28. Con figg. Riquier Carlo. — Sulla lino slruttura del ganglio otico. — Riv. di Patol. nerv. e ment, Vol. 18, Fasc. 10, pp. 009-628. Con figg. Firenze, 1913. Radio G. — Contributo alia ({uestione della rigenorazione dei nervi nei mam- raileri. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 224. Rossi Ottorino. — Contributo alia conoscenza dei nuclei mosc-o romboencefalici. — Riv. di Patol. nerv. e ment.. Vol. 18. Fasc. 9, 2JP- 537 577 con figg. Firenze, 1913. Sergi Sergio. — Note morfologicho sulla superflcio metopica del lobo frontalc in cervelli di Indiani e di Giapponesi. — Riccrche fatte nel Laborat. di Anat. morm. d. R. Univ. di Roma ed in allri Lab. biol.. Vol. XVII, Fasc. 1-3, pp. 109-182, con 5 tav. Roma, 1913. Simonelli Gino. — Studio anatoraico sui cervellotti operati di estirpazione del crus primum lobuli ansiCormis. — Arch. 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Con appendice pei Collezionisti di Rettili ed Anfibi. — Yol. di pp. XII-274, con 55 incisioni. Enrico Hoepli. ed. Mi- lano, 1914. 6. UCCELLI. Arrigoni degli Odd! E. — Cenni j^opra la comparsa deU'Enjberiza cioides e suite IVequenti catture di specie orientali in Italia. — Alti R. 1st. Veneto di Sc. Lett, ed Arti, T. 73, Disp. 7, pp. 1163-1168. Venezia, 1913-14. 6alducci Enrico. — La Cotile rupestris (Scop.) in quel d' Equi. — Rivista ital. di Omit., An. 3, N. 1-2, gennaio-giugno, 1914, p)P- 41-47, Bologna, 1914. 8. Antuopologia ed Etnologia Andreucci. — Crani della Tripolitania. — Rend. Soc. ital. di Antrop. e di Etnol., 4'' Sed. del 1913, in: Arch, per I' Antrop. e V Etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 360-365. Fi7'enze, 1913. Baglioni S. — Influenza dei suoni sull' altezza del linguaggio. Un fattore di ag- gruppamenti linguistici. — Riv. di Antrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, pp. 51-71. Roma, 1914. Biasutti R. — Scoperto recenti di pigraei africani ed oceanici. — Rendic. Soc. ital. di Antrop. e Etnol., 5* Sed. del 1913, in: Arch. per V Antrop. e V Etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 356-357. Firenze, 1913. Biasutti Ronato. — I corapiti della esplorazione antropologica della Libia. — Rendic. Soc. ital. di Antrop. e Etnol., Ad. del 14 Nov. 1912, in Arch, per V Antrop. e V Etnol., Vol. 42, Fasc. 4, pp. 379-381. Firenze, 1912. Campana (Del) Domenico. — Contribute all' Etnografia dei Matacco. — Arch. per I' Antrop. e I' etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pj). 305-325. Firenze, 1913. Corso Raflaolc. — Nozze marroceiiiue. — Riv. di Antrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, pjp. 321-326. Roma, 1914. Corso Raffaele. — Per 1' Antliropophyteia. — Riv. di Antrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, pp. 343-346. Roma, 1914. Fantoni Ferd. — Le modalita e I'epoca del saldamento delle principali suture del cranio e la lore probabile influenza sulla forma della scatola cranica. — Vedi M. Z., XXIV, 8, 154. Frassetto A. — A proposito di albinisrao parziale oreditario nella famiglia An- derson. — Arch. p. V Antrop. e V Etnol., Vol. 42, Fasc. 4, pp). 359-361. Firenze, 1912. Gasperi (De) G. B. — La diminuzione della popolazione indigena della Terra del fuoco. — A7'ch. p. V Antrop. e V Etnol., Jol. 43, Fasc. 1-2, pp. 163-166. Firenze, 1913. - 286 - Giardina Andrea. — Gli indici di altezza, di larghezza e di lunghezza in corpi aventi diamctri fra loro correlativi. Ricerca metodologica con speciale ri- guardo all' allezza relativa del cranio. — A7'ch. p. V Antrop. e V Elnol., Vol. 11, Fasc. 2-3, 1914. Firenze, 1914. Estr. di jtp. 73, con figg. Giuffrida Ruggeri. — L' origine dei Leucodermi e il disseccamento dell' Asia ccntrale. — Rendic. Sac. ital. di Anirop. e di Etnol., 4^ Sed. del 1913, in: Arch. p. V Antrop. e V Elnol., Yol. 43, Fasc. 4, pp. 359-360. Firenze, 1913. Giuffrida-Ruggeri Y. — Autoctt)ni immigrati e ibridi nolla etnologia africana. — Arch. p. V Antrop. e V Elnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 279-304. Firenze, 1913. Godin P. — Loggi dell" accresciraento alle qaali rai lianno condotto le mie ri- cerclie soil' accrescinaento delle varie parti del corpo (1893-1913). — ^Irc//. p. V Antrop. e I' Etnol., Vol. 43, Fasc. 1-2, pp. 89-97. Firenze, 1913. May^'O Giovanni. — Sulla cosiddetta perforazione olecraiiica e sul signirtcalo anatomico e antropologico della medesiraa. — Vedi M. Z., XXV, 6, 120. Meneglietti Elgidio. — Nuovi metodi per rilevare le impronte digitali. Con 1 tav. — Arch, di Antrop. crim., psich. e med. leg. Vol. 35, (Ser. 4, Vol. 0). Fasc. 2, pp. 194-197. Torino, 1914. Milani. — Vasetti eneoliti(;i di Monte Argentario. — Rendic. Soc. ital. di Antrop. e Etnol., Ad. del 23 Dec. 1912, in: Arch, per V Antrop. e V Etnol., Vol. 42. Fasc. 4, pp. 385-386. Firenze, 1912. Mochi A. — Nuove ossorvazioni sul paleolitico di Terranova, della iMaiella o deir Umbria. — Rendic. d. Soc. ital. di Antrop. e di Etnol., £"■ Sed. del 1913, in : Arch, per V Antrop. e V Etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 338-34L Firenze, 1913. Mochi. — Una seconda fase nella questione del paleolitico superiore in Italia. — Rendic. Soc. ital. di Antrop. e di Etnol., 4'-^ Ad. del 1913, in: Ai^ch. pter r Antrop. e V Etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 368-372. Firenze, 1913. Mochi. — Sul modo di iiiterpretare le stazioni neolitiche di Rivole Veronese. — Rendic. Soc. ital. di Antrop. e di Etnol., in: Arch, per V Antrop. c r Etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 375-378. Firenze, 1913. Mochi. — Ricerche nella grotta del Pastore presso Toirano in Val Vai'atella (Liguria). — Atti Comitato ricerche di Paleont. um. in Italia in: Arcli. pier r Antrop. e V Elnol., Vol. 44, Fasc. 1, pp. 46-60, con figg. Firenze, 1914. Mochi. — Esplorazione della grotta di S. Francesco presso Titignano (Umbria). Atti Comit. p)er le ricerche di Paleont. um. in Italia, in: Arch. _?J('r r Antrop. e V Etnol., Vol. 44, Fasc. 1, pp. 64-85, con figg. Firenze, 1914. Mochi Aldo])randino. — Contribute all' antropologia dei Neolitici e degli Enooli- tici italiani. — A7-ch. p. I' Anti-op), e I' Etnol., Vol. 42, Fasc. 4, pp. 330-347, con tav. Fire7ize, 1912. Mochi. — Presentazione di cranii d' indigeni di Tripoli. — Rendic. Soc. ital. di Antrop. e Etnol., Ad. del 14 nov. 1912, in: Arch. p)er V Airtrop). eV Etnol. Vol. 42, Fasc. 4, ptp. 381-383. Firenze, 1912. Modigliani e Mochi. — Saggi nella grotta e nei ripari di Ansodonia (Maremma). — Atti ('omit, ricerche di Paleont. um. in Italia, in: Arch. p. V Anirop. e r Etnol., Vol. 44, Fasc. 1, pp. 44 45. Firenze, 1914. Modigliani. — Indagini su altre grotte dei pressi di Toiraiia (Liguria). — Atli Comit. ricerche di Paleont. um. in Italia in: Arch. per V Anirop. e I'Etnol., Vol. 44, Fasc. 1, pp. 60-64. Firenze, 1914. 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I' Antrop). e V Etnol., Vol. 44, Fasc. 1, pp. 88-89. Firenze, 1914. Puccioni. — Altre ricerclie prcistoriche nei press! di Titigliano (Umbria). - Atti Comit. per le ricerche Paleont. in Italia, in : Arch. pj. I' Antrop. e V Etnol., Vol. 44, Fasc. I, p)p. 85-88. Firenze, 1914. Puccioni. — Le stazioni all'aperto della Ghiocciola (Troghi, Valdaruo superiore;. Atti Comit. per le ricerche di Paleont. um. in Italia, in : Arch. p. I' Antnrp. e I' Etnol., Vol. 44, Fasc. 1, p}:). 21-43, con figg. Firenze, 1914. Puccioni. — Notizie sullo scavo della grotta di Maggiano. — Rendic. Soc. Hal. di Antrop. e Etnol., 4^ Ad. del 1913, in : Arch. p. V Antrop. e I' Etnol., Vol. 43, Fasc. 4, pp. 365-368. Firenze, 1913. Reubel Gunter. — Proposta di una inchiesta antropometrica sui bambini. — Rendic. Soc. ital. di Antrop. e Etnol., Sed. del 29 Gennaio 1913, in: Arch. p. V Antrop. e V Etnol., Vol. 42, Fasc. 4, pp. 391-394. Firenze, 1912. Sera G. L. — Per alcune ricerche sulla base del cranio. — Vedi M. 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Zanolli Velio. — Di un raetodo analitico per detei-minare 1' angolo della spina della scapola. — Riv. di Antrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, p)p. 331-332. Roma, 1914. Zanolli Velio. — L'occipitale nei brachi-e dolicocefali. Parte I. — Riv. di Antrop., Vol. 19, Fasc. 1-2, pp. 235-314. Roma, 1914. APPENDICE: ANTROPOLOGIA APPLICATA ALLO studio DEI PAZZI, DEI CRIMIXALI, ETC. Gatti Stefano. — Antropologia e antropometria di una centuria di alienati istriani. Con 1 gratica e 3 tav. — Arch, di Antrop). crim., psich. e med. leg.. Vol. 35, {Ser. 4, Vol. 6), Fasc. 4, pp. 465-476, Fasc. 5, pp. 559-577. Torino, 1914. - 288 - a - ZOOLOGIA APPLICATA. 1. ZOOLOGIA MEDICA. Bandi Ivo. — Gontributo alio studio sulla identita delle leishmaniosi. — Vedi M. Z., XXIY, li-12, 225. Basile Carlo. — Leishmaniosi. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 225. Berti S. — Gontributo alio studio delle acariasi di origioo animale. — Vedt M. Z., XXIV, 11-12, 226. Blanc Tassinari A. — Intorno ai raetodi di ricerca delle nova di Elrainti nelle feci. — Vedi M. Z., XXIV, 2, 25. Carazzi Davide. — Parassitologia animale. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 222. Carpano Matteo. — Tripanosoma. Piroplasmi, — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 225. Cipollone L. T. — La miasi intestinale e cutanea e la possibile riproduzione per pedogenesi delle larve di mosca. — Ann. med. navale e coloniale, An. 20, 1914, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 62-64. Roma, 1914. Gondorelli Francaviglia M. — Larva di Oestrus ovis L. per la prima volta rin- venuta nell' orecchio umano. — Boll. d. Sedute d. Accad. Gioenia d. Sc. nal. in Catania, Ser. 2, Fasc. 31, pp. 23-27. Catania, 1914. Gondorelli Francaviglia M. — Aneora sulla rajiasi auricolare. — Boll, di Sed. d. Accad. Gioenia d. Sc. nal. in Catania, Se)\ 2, Fasc. 31, pp. 15-23. Catania, 1914. Corti Alfredo. — Tripanosomi e tripauosoraiasi. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 225. Ferraro. — Un tripanosoma negli equini. — Vedi M. Z., XXIV, 11-12, 225. Q nel Mediterraneo. — Vivanti A. Contributo alia conoscenza dei Cefalopodi abissali del Mediterraneo. Ricerche sulla Caryhditeuthis maculata n. g. n. sp. dello Stretto di Messina. Tav. 3 6 e due figure nel testo. — Bartolini Baldelli C. Asteroidi, Ofiuroidi, Crinoidi, Oloturoidi, raccolti nel Mediterraneo dalla R. N. « Washington » (1881-1882). Tav. 6-7. — Della Valle P. L'apparato operco- lare e la caviti peribranchiale nei Cordati, 1. Lo sviluppo normale della regione nel Bufo vulgaris fino alia chiusura della caviti peribranchiale. Tav. 8-16 ed una figura nel testo. — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo d' Icerya purchasi Mask. Parte III. Osservazioni di embriologia. Tav. 17-19 e sei figure nel testo. — Della Valle P. Studii sui rapporti fra differenziaziono e rigeuerazione. L'inibizione della rigenerazione del capo nelle Planarie niediante la cicatrizzazioue. Analisi del de- terminismo causale dell'accresciraento rigenerativo. Cinque figure nel testo. — Cavazza F. Modificazioni riscontrate nelle seconde generazioni di Bomhyx mori derivanti da genitori sui quali si e agito con diversi fattori chimici. (Sviluppo - caratteri somatici - feconditi). £ in corso di stainpa il Volume Till Dell'Archlvio zuologico i*aliana si pubblica annuahnente un Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40. Redazione ed Amministrazione : Istituto Zooiogico - R. Universita di Napoli Commissionarn e rappresentanti : per r Italia alia Libreria Fratelli Treves: Vm Roma, 258 Napoli per I'estero alia Libreria Oswald Weigel : Kouigstrasse 1. Lipsia. ATVISO IMPORTAXTE Chi desidera acquiitare la serie completa dei volumi (l-VI) finera pubblicati del- 1'ARCHIVIO ZOOLOGICU IfALIANQ pub averii al prezzo dl favore di L. 200 (invece di L. 340). Dirigersi airAmministrazione. 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BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A-utotipia, Galvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Foriiitore del R. Istituto di Ntudi* snperlori e RR. Ospedali in Firciixe Massitna sollecitudine - Prezzi tniti&sitni. VIENNA VIII FABBRICA RINOMATA DI ICROSCOPI di quality insuperabile, di m:ior,otomi e tutti gli altri accessor! per la microscopia WuOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazione, Emometri, Fei-rometri ecc. APPARECCHI Di PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotogpafiei Nuovo Corabinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti: Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua fransese. Catalogo n. 27'' di microscopi ad accessori in italiano. Catalogo sp9ciale n. 8 di micpotomi in tedesco. TAKIi^FA per gli estratti di Oomunicazioni originali, pubblicate nel Monitore Zoologico, richiesti dagli Autori oltre i 50 di diritto. Numero IP J^ C3- T IT E delle c. 0 p i 0 4 8 12 K) 20 ■>A 28 32 Lin- TJie Lire Lin, Lire Lire Lire Lire 50 5.— 6.25 7.30 1).— 11.— 13.50 14.50 16.— TOO 8.35 10.50 11.50 14.— 16.— 17.50 20.— 22.50 150 11.50 14.50 16.— 18.- 21.— 23.— 25.— 28.50 REGOLE PEE LA NOMENCLATURA ZOOLOGICA ITALIANA FISSATE BALL A UlRTAyTE Chi desidera acqui>tare la serie completa dei volumi (l-VI) finora pubblicati del- rARCHIVIO ZOOLOGICJ ITALIANO puo averii al prezzo di favore di L. 1300 (invece di L. 340). Dirigersi aM'Amministrazione. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e delle a?ti grafiche alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono Sl-05 (LOCA.LI FROPRI) Riproiluzioni ad uno o piu colori, sia dal vero die da di- segni, da soggetti macroscopici e niicroscopici, spet- tanti a ricercbe o pubblicazioni scientificlie. Micro e macrofotografie ad uno o piii colori. Dispositive per proiezione a scopo d' inseijnamento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustii scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. IIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllinilllllMIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlllllllllllllllllllllllll Ditta F. KORISTKA MILANO - Via G-iuseppe Revere, 2 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE DI TUTTI I G^BINETTI UNIVERSITARI DEL REGNO Microscopi ?iuovi Mode III 1914 come da figura, composti di: Stativo munito di apparato Abbe, con diaframma ad iride ; revolver triple; tre obbiettivi: 3 e 7"^ a secco, Yjg" ad imraersione omogenea ; tre oculari : 2, 3 e 4; in elegante armadietto lucidato. 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BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, Galvanotipia Tricromia, Q,uattrocroinia lustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali &9^ Foriiitore del R. Istitnto di Stnili superior i e RR. Ospedali in Fireiixe Massinta solleciftidine - Prezzt ftn'fissifHt. VIENNA VIII FABBBICA RINOMATA DI ICROSCOPI di qualiti insuperabile, di MIOROTOMI e tutti gli altri accessori per la microscopia EUOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferrometri ecc. APPARECCHI DI PRDIEZIONIE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICR3FOT0GRAFIA __ Nuovi obbiettivi fotogpafiei ^ji Nuovo Combinar F. 0,8 — F. 4,8 ill'' Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti: Catalogo generals n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 27^ di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesoo. TAKli^'FA per gli estratti di Oomuiiicazioni origiiiali, pubblicate nel Monitore ZoologieOf richiesti dagli An tori oltre i 50 di diritto. Nuraero delle :e> Ji. Gr X ier I'estero alia Libreria Oswald Weiyel : Kouigstrasse 1. Lipsia. ATVMSO IMPOBTAy IE , Chi ddsidera acqui.tare la serie completa del volumi (I-VI) finora pubblicati del- I'ARCHIVIO ZOOLOGICJ irALIANO puo averii al prezzo di favore di L. 300 (invece di 240). Dirigersi airAmministrazione. Istituto MicrogTafico Italiaiio per I'applicazione della fotografia e delle arli grafiche alia scisn^a Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 2.-05 (lL.OCA.LI FROPRI) Riprodnzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnauiento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustii scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. 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IVlomtoFe Zoologleo Italiano (Pubblioazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRKTTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uinana Prof di Anatomia comp. e Zoologia uel R. tstitiUo dis^tudl Super, in Fiienzo nella R. Uiiiversita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istitulo Anatomico, Firenze. 12 nuxneri aU'anuo — Abbuonamento annuo !!•. 15. XXV Anno Firenze, Maggio 1914 N. 5. SOCIETA EDITRICE LIBRARIA ■ MILAN 0 Prof. GIULIO GHIARUGI TDirettore d.ell' Istittxto .A-natoxan^ico d.i IFirenze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DEfX'DOMQ A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, Qalvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali g)®(8 - -- - Foi'iiitore del R. Istitnto di ^tndi* snperiori e RR. Ofspedali in Firenze Massima sollecitudine - Prezzi mitisshni. VIENNA VIII FABBR[OA RINOMA.TA ui ICROSCOPI di quality insuperabile, di MIOROTOM E e tutti gli altri accessori per la microscopia FuOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareoclii di polarizzazione, Einometri, Ferroraetri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIDi^E PERFEZIONATI APPARECCm DI MICR9FOT0GRAFIA Nuovi obbiettivi fotografiei Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti : Catalogo generalg n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 27" di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di mlcrotomi in tedesco. TAKIFFA l»er gli estratti di Coiimuicazioni origiiiali, pubblicate iiel Monitore Zoologico, ricliiesti dagli Autori oltre i 50 di diritto. Numero IE' .A. (3- Z 35r DE dellc CO pi c 4 8 12 16 20 24 28 32 Lire Lire I-iif, I,ire Lire Lire Lire Lire 50 5. — G.25 7.30 0.- 11.— 13.50 14.50 16.— 100 8.35 10.50 11.50 14.— 1().— 17.50 20.— 22.50 1 50 11.50 14.50 10.— 18.— 21.— 23.— 25.— 28.50 R E O O L E vi:\i LA NOMENCLATURA ZOOLOGICA ITALIANA FISSATE DALLA TJlsriOIbTE ZOOIiOGIOJL XT J^JL,XJ^ltii(ll Super, iii Kirenze Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uella K. Uiiiversita di Pisa TJfficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico^ Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Giugno 1914 N. 6. SQCIETA EDITIIICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUQI Direttore d.ell' Istitia-to -A-xiatomico di IPireitize ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELUUOMO A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A-utotipia, G-alvanotipia Tricroniia, duattrocromia lllustrazloni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Foriiitore del R. Istituto di IStndi superior i e RR. Ospedali in Firenze Massima sollecituditie - Prezzi ntiti&Hitni. VlKNISr^ VIII FABBRICA RINOMATA ui MICROSCOPI di quality insuperabile, di MIOROTOMI e tutti gli altri accessori per la microscopia FuOVI CONDEISATORI per ricerche ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazione, Eraometri, Ferrometri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICR9F0T0GRAFIA Nuovi obbiettivi fotografiei Niiovo Combinar F. 0,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti : Gatalogo generale n. 27 del 1908 ia lingua francese. Catalogo n. 2T di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesco. TARIFF A per gli estratti di Coinunicazioni originali, pubblicate nel Monitore Zoologico, richiesti dagli Autori oltre i 50 di diritto. Numero delle IP ^ C3- T IsT E c 0 p i e 4 8 12 10 20 24 28 32 I.ilr Lire, Lite Lin: Lire I, ire Liie Lire 50 5.— 6.25 7.30 9.— 11.— 13.50 14.50 16.— 100 8.35 10.50 11.50 14.— 16.— 17.50 20.— 22.50 150 11.50 14.50 16.— 18.— 21.— 23.— 25.— 28.50 REGOLE PER LA NOMENCLATURA ZOOLOGICA ITALIANA FISSATE DALLA jPreeeo L. 2, In vendita ppesso la Segreteria della Unione Zoologica Itaiiana istituto Zoologico - R. Universita di Napoli ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPIGI DELLA XJ N I O N E Z O O L O a I C A. PER CURA DEL COMITATO DI REDAZIONE Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI Ord. di Zoologia nella R. Universita di Xapoli Volume Nil. — 1913-1914. INDICE. — Stefanini G. Echinoidi raccolti nel Mediterraneo dalla il. N. Ita- iiana € Washington » (l881-lSb3). — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo di'Icerya purchasi Mask. — Parte II. Origine ed evoluzione degli organi sessuali maschili. — Erraafroditismo. Tav. 1-2. — Baldasseroni V. Nota sui Chetognati raccolti dalla R. N. « Washington > nel Mediterraneo. — Vivanti A, Contributo alia conoscenza del Cefalopodi abissali del Mediterraneo. Rieerche sulla Caryhditeuthis maculata n. g. n. sp. dello Stretto di Messina. Tav. 3 5 e due figure nel testo. — Bartolini Baldelli C. Asteroidi, Otiuroidi, Crinoidi, Oloturoidi, racioiti nel Mediterraneo dalla R. N. c Washington » (1881-1882). Tav. k\-l. — OeMa Valle P. L'apparato operco- lare e la caviti peribranchiaie nei Cordati. 1. Lo sviluppo norraaie della regione nel Bufo vulgaris fioo alia chiusura delia cavita peribranchiaie. Tav. 8-16 ed una figura nel testo. — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo 'i'' leery a purchasi Mask. Parte III. Osservazioni di embriologia. Tav. 17-19 e sei figure "nel testo. — Delia Valle P. Studii sui rapporti fra differenziaziono e rigenerazione. L'inibizione della rigenerazione del capo nelle Planarie mediante la cicatrizzazioue. Analisi del de- terminismo causale deU'accrescimento rigeuerativo. Cinque figure nel testo. — Cavazza F. Modificazioni riscontrate neile seconde generazioni di Bombyx mori derivanti da genitori sui quali si e agito con diversi fattori chiniici. (Sviluppo - caratteri somatici - fecondita). £ ill corso di stampa il Folnuie Till Dell'Archiwio zoologico italiano si pubblica annualmente un Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonanaento e di L. 40. Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologico • R. Universita di Napoli Commissionarii e rapprefientanti : per ritalia alia Libreria Fratelli Trp.vex: Via Roraa, 258 Napoli per I'estero alia Libreria Oswald Weigel : Kouigstrasse 1. Lipsia. ATVISO Ii>lP<»KTANTE Chi desidera acqui>tare la serie completa del volumi (I-Vl) finora pubblicati del rARCHIVIO ZOOLOGICU ITALIANO puo averii al prezzo di favore di L. 300 (invece di L. 340). Dirigersi airAmministrazione. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e delle arti graHche alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCA.LI PROPRI) Riproduzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrotbtografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la direzione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecnicbe. iiiiiiiiiiiiiiniiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiniiiiiiiiMiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiii Ditta r. KOmSTKA MILANO - Via G-iuseppe Revere, 2 - MILA.NO Unica Fabbrica Nazionale di Microscopi ed Accessor! DITTA FORNITRICE DI TUTTI I G^BINETTI UNIVERSITARI DEL REGNO Mic?'OSCopi nuovi Modelli 1914 come da figura, composti di: Stativo munito di apparato Abbe, coii diaframma ad iride ; revolver triple; tre obbiettivi: 3 e 7* a secco, Yj^" ad immersione omogenea ; tre oculari:. 2, 3 e 4; in elegante armadietto lucidato. Ingrandimenti siuo a 1100 diametri da L. 340 in piu OATALOGHI SPEOIALI, gratis a ri- chiesta di: Microscopi, Accessori per micro- scopi ed istrumenti affini, Microtomi, Micro- fotografia, Apparecchi da projezione, Obbiet- tivi fotografici e Binoccoli a prismi. Si accordano pagamenti rateali mensili Conto corrente colla Posta. PuJDblicato il 20 ottobre 1914. IHonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIKKTTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uinana Prof, ii Anatomia comp. e Zoologia uel R. Istituto di 6tudl Super, in Kirenze iietia K. Uaiversitk di Pisa TJfficio di Direzione ed Ammimstrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri aH'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Luglio 1914 N. 7. SOCIETA EDITIIICE LIBRARIA ■ MILANO Prof. GIULIO GHIARUGI IDlrettore dell' Istitvi-to wA-natoixiico di Firenze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELL'DOMO A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Foriiitore del R. Istituto di IStndi' snperiori e RR. Ospedali In Fircnxe Massima sollecitudine • Prezzt tnifissitni. b: VIENN^V VIII FABBBICA EINOMATA ui MICROSCOPI di qualita insuperabile, di MIOROTOMI e tutti gli altri accessor! per la microscopia NuOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazione, Emometri, Ferrometri ecc. 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Universita di Napoli ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA UNIONE ZOOLOGICi^ PER CURA DEL COMITATO DI REDAZIONE Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI Ord. di Zoologia nella E. Univeraita di Xapoli Volume VII. — 1913-1914. INDICE. — Stefanini G. Echinoidi raccolti nel Mediterraneo dalla K. N. Ita- liaiia < Washington » (1881-1S83). — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo di'lcerya jiurchabi Mask. — Parte II. Origins ed evoiuzione degli organi sessuali maschili. — Ermafroditismo. Tav. 1-2. — Baldasseroni V. Nota sui Chetognati raccolti dalla R. N. < Washington » nel Alediterraneo. — Vivanti A. Contribute alia conoscenza dei Cefalopodi abissali del Mediterraneo. Rieerche suUh Carybditeuthis maculata n. g. n. sp. dello Stretto di Messina. Tav. 3 5 e due figure nel testo. — Bartolini Baldelli C. Asteroidi, Ofiuroidi, Crinoidi, Oloturoidi, raccolti nel Mediterraneo dalla R. N. € Washington . (1881-1882). Tav. 6-7. — Delia Valle P. L'apparato operco- lare e la caviti peribranchiale nei Cordati. 1. Lo sviluppo normals della regione nel Bufo vulgaris fino alia chiusura della cavita peribranchiale. Tav. 8-16 ed uaa figura nel testo. — Pieranloni U. Studii sullo sviluppo d' Icerya purchasi Mask. Parte III. Osservazioni di erabriologia. Tav. 17-19 e sei figure nel testo. — Delia Valle P. Siudii sui rapporti fra differeiiziazioiio e rigenerazioiie. L'inibizione d«lla rigenerazione del capo nelle Planarie mediants la cicatrizzazione. Analisi del de- terminismo causale dell'accrescimento rigeuerativo. Cinque figure nel testo. — Cavazza F. Modificazioni riscontrate nslle seconde generazioiii di Bombyx mori derivanti da genitori sui quali si e agito con diversi fattori chimici. (Sviluppo - oaratteri somatici - fecondita). £ ill corso di stauipa it Volume Till Dell'Archivio zoologico i*aliano si pubblica annualmente un Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40. Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologico - R. Universita di Napoli Commissioyiarii e rappresentanti : per r Italia alia Libreria Fratelli Treves: \"\&. Roma, 258 Napoli ■per I'estera alia Libreria Oswald Weigel : Koiiigstrasse 1. Lipsia. ATVI^iO IMPORTAXTE Chi desidera acqui)tare la serie completa dei volumi (l-VI) finora pubblicati del- PARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO puo averii al prezzo di favore di L. SOO (invece di L. 240). Dirigersi airAmministrazions. Istituto Micrograflco Italiano per I'applicazione della fotografia e delle arti grafiche alia sciaoza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCA^LI i»Pior>Ri) Tiiprodiizioni ad nno o piii colori, sia dal vero clie da di- segni; da soggetti macroscopici e microscopici, spet* taiiti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. ■ I iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiniiiiniiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiriiiiiMiiMiiHiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Ditta F. KORISTKA MIXiANO - Via Griuseppe Revere, 2 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE DI TUTTI I GABINETTI UNIVERSITARI DEL REGNO Microscopi nuovi Mode Hi 1914 r_ come da figura, composti di: Stativo munito di apparato Abbe, con diaframma ad iride ; revolver triple; tre obbiettivi: 3 e 7* a secco, Yjg" ad immersione omogenea ; tre ocularii 2, 3 e 4; in elegante armadietto lucidato. Ingrandimenti sino a 1100 diametri da L. 340 in piu CATALOGHI SPECIAL!, gratis a ri- chiesta di: Microscopi, Accessori per micro- scopi ed istruDienti affini, Microtomi, Micro- fotografia, Apparecchi da projezione, Obbiet* tivi fotografici e Binoccoli a prismi. Si accordano pagamenti rateali mensili Conto corrente colla Posta. Putoblicato il 30 ottobre 1914. JIonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana UIKKTTO DAI DOTTORI GIUUO GHIARUGI EUGENIO FICALBI Frof. di Anatoinia umana Prof, di Anatoniia coinp. e Zooiogia uel R. Istituto di 6tudt Super, in Kirenze iiella K. Uuiversita di Pisa XJfficio di Direzione ed Anuninistrazione : Istituto Anatomico, Fireme. 12 nuxuei'i all'anno — Abbuonamento annuo Il>. 15. XXV Anno Firenze, Agosto 1914 N. 8. SOCIETA EDITKICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO GHIARUGI IDirettore dell' Istittato .A.]a.a.toxxiico d.i Firenre ISTITUZIONI DI ANAT0MI.4 DELL'DOMO A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, Galvanotipia Tricromia, Gtuattrocromia lustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Fornitore del R. Istituto di Stad'i superior i e RR. Ospedali in Firenze Masshna soltecitudine - Prezzt tnitis'iitni. VIENNA VIII FABBRICA RINOMATA Dr MICROSCOPI di quality insuperabile, di IMIOROTOMI e tutti gli altri accessor! per la microscopia NUOVI COIDEWSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferroraetri ecc. APPARECCHI DI PROJEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotogpafiei Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti: Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 2T di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesoo. TAKIl^'FA per gli estratti di Comunicazioni originali, pubblicate nel Monitore Zoologico, richiesti dagli Aiitori oltre i 50 di diritto. Numcro IP -A. G- I 3Sr E delle c 0 p i e 4 8 li; K) -::!0 :-^4 28 32 Lite Lire Lire Lire Lire Lire Lire Lire 50 5. — 6.25 7.30 0.— 11.— 13.50 14.50 16.— 100 8.35 10.50 11.50 14.— 16.— 17.50 20.— 22.50 150 11.50 14.5'; 16.— 18.— 21.— 23.— 25.— 28.50 REGOLE PER LA NOMENCLATURA ZOOLOGICA ITALIANA FISSATE DALLA I^resso L, 2, In vendita presso la Segreteria della Unione Zoolog'ica Italiana Istituto Zoologico - R. Universitk di Napoli ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPIGI DELLA TJ N I O N E Z O O L O a I C A. PER CURA DEL COMITATO DI EEDAZIONE Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI Ord. di Zoologia nella R. University di Napoli Volume YII. — 1913-1914. INDICE. — Stefanini G. Echinoidi raccolti nel Mediterraneo dalla ii. N. Ita- liana € Washington » (I881-iy83). — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo d'Icei'ya purchasi Mask. — Parte II. Origine ed evoluzione degli organi sessuali maschili. — Ermafroditismo. Tav. 1-2. — Baldasseroni V. Nota sui Chetognati raccolti dalla R. N. « Washington » nel Mediterraneo. — Vivanti A. Contributo alia conoscenza dei Ceialopodi abissali del Mediterraneo. Ricerche sulla Qaryhditeuthis maculata n. g. n. sp. dello Stretto di Messina. Tav. 3 6 e due figure nel testo. — Bartolini Baldelli C. Asteroidi, Ofiuroidi, Crinoidi, Oloturoidi, raccolti nel Mediterraneo dalla R. N. . Washington . (1881-1882). Tav. 6-7. — Delia Valle P. L'apparato operco- lare e la cavity peribranchiale nei Cordati. 1. Lo sviluppo norraale della regione Del Bufo vulgaris fino alia chiusura della caviti peribranchiale. Tav. 8-16 ed una figura nel testo. — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo d' Icerya purchasi Mask. Parte III. Osservazioni di embriologia. Tav. 17-19 e sei figure nel testo. — Delia Valle P. Studii sui rapporti fra differenziazioiio e rigenerazione. L'inibizione della rigenerazione del capo nelle Planarie mediante la cicatrizzazioue. Analisi del de- terminismo causale dell'accrescimento rigenerativo. Cinque figure nel testo. — Cavazza F. Modificazioni riscontrate nelle seconde generazioni di Bombyx mori derivanti da genitori sui quali si e agito con diversi fattori chimici. (Sviluppo - caratteri somatici - feconditi). £ in corso di stampa il Voliiine Till Dell'Archivio zoologico i^aliano si pubblica annualraente un Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40. Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologico • R. Universita di Napoli Commissionarii e rappresentanti : .per 1' Italia alia Libreria Fratelli Treves: W& Roma, 258 Napoli per I'estero alia Libreria Oswald Weigel : Kouigstrasse 1. Lipsia. ATTISO IMPORTANTE Chi desidera acquiitare la serie compieta dei volumi (l-VI) finora pubbllcati del- I'ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO puo averli al prezzo di favors di L aOO (invece di L. 240). DIrigersi airAmministrazions. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e delle aiti grafiche alia scisnza. Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCA.LI I*IlOI>JRI) Tliprodnzioni ad uno o piu colori, sia dal vero clie da di- segni; da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d'insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiniiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiii Ditta F. KOmSTKA MILANO - Via G-iuseppe Revere, 3 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE DI TUTTI I GABINETTI UNIVERSITARI DEL REGNO Microscopi nuovi Moclelli 1914 come da figura, composti di: Stativo munito di apparato Abbe, con diaframma ad iride ; revolver triplo; tre obbiettivi: 3 e 7* a secco, 7^2" ad immersione omogenea; tre oculari: 2, 3 e 4; in elegante armadietto luoidato. Ingrandimenti sino a 1100 diametri da L. 340 in piu CATALOGHI SPECIALI, gratis a ri- chiesta di: Microscopi, Accessori per micro- scopi ed istrunienti affini, Microtomi, Micro- 1 fotografia, Apparecchi da projezione, Obbiet- tivi fotografici e Binoccoli a prismi. Si accordano pagamenti rateaii mensili Gonto corrente colla Posta, Pubblicato il 30 noverabro 1914, JBomtoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI 6IULI0 GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Pror. di Anatomia coiiip. e Zoologia iiel R. Istituto di Studl Super, in Kirenze liella K. University di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'auno — Abbuonamento annuo L. 15. XXV Anno Firenze, Settembre-Ottobre 1914 N. 9-10. SOCIETA EDITIIICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO GHIARUGI IDirettore tudl Super, in Kirenze uella H. Uuiversitk di Piaa Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo t.. 15. XXV Anno Firenze, Novembre 1914 N. IK SOCIETA EDITRICE LIBRAllIA - MILANO Prof. GIULIO GHIARUGI Direttore dell' Istltxato .A^natoixiico d.i Firenze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DBLL'UOMQ A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricromia, Gtuattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commercial — g>®8 Foniitore del K. Istituto di Studi snpeviori e RR. Ospedali in Fireiize Mass/ma sollecituclnie - Press i mitistimi. C^^ Jr^JiLjXC^lciLJiij VIENNA VIII FABBRIOA RINOMATA D[ ICROSCOPI di qualita insuperabile, di IMIOROTOMI e tutti gli altri accessori per la microscopia WUOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferrometri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA _ Nflovi obbiettivi fotogpaflei ^ Nuovo Corabinar F. 6,8 — F. 4,8 ^liiji' Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti : Catalogo generals n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 2T di microscopi ad accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di mlcrotomi in tsdesco. TAKlJb'FA per gli estratti di Oomunicazioni originali, pubblicate uel Monitore Zoologico, richiesti dagli Autoii oltre i 50 di diritto. Numero doUe ■^ j^ G- n 1ST :ei c 0 p i e 4 8 12 1'i -io 24 28 32 Liie Lire Lire Lire Lilt) 1/iiu Lire Liiv 50 T).— G.25 7.30 0.— 11.— 13.50 14.50 16.~ 100 8.35 10.50 11.50 14.— 16.— 17.50 20.— 22.50 150 U.50 14.50 16.— 18.— 21.— 23.— 25.— 28.50 REGOLE PER LA NOMENCLATURA ZOOLOGICA ITALIANA FISSATE BALL A. Presso L. 2, In vendita presso la Seg-reteria della Unione Zoolog'ica Itaiiana istituto Zoologico - R. Universitk di Napoli ARCHiVIO ZOOLOGICO ITALIANO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA U N I O N E Z O O L O a I C A. PER CURA DEL COMITATO DI EEDAZIONE Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI Ord. di Zoologia nella K. Universitk di Napoli Volume YII. — 1913-1914. INDICE. — Stefanini G. Echinoidi raccolti nel Mediterraneo dalla Jl. N. Ita- iiana < Washington » (1881-1883). — Plerantoni U. Studii sullo sviluppo ^'Icerya purchasi Mask. — Parte II. Origine ed evoluzione degli organi sessuali maschiii. — Ermafroditismo. Tav. 1-2. — Baldasseroni V. Nota sui Chetognati raccolti dalla R. N. « Washington » nel Mediterraneo. — Vivanti A. Contributo alia conoscenza dei Cefalopodi abissali del Mediterraneo. Rieerche sulla Caryhditeuthis maculata n. g. n. sp. dello Stretto di Messina. Tav. 3 5 e due figure nel testo. — Bartolini Baldelli C. Asteroidi, Ofiuroidi, Crinoidi, Oloturoidi, raccolti nel Mediterraneo dalla R. N. € Washington . (1881-1882). Tav. 6-7. — Delia Valle P. L'apparato operco- lare e la caviti peribranohiale nei Cordati. 1. Lo sviluppo nornaale della regione nel Bufo vulgaris fino alia chiusura della cavity peribranohiale. Tay. 8-16 ed una figura nel testo. — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo di"* leery a purchasi Mask. Parte III. Osservazioni di embriologia. Tav. 17-19 e sei figure nel testo. — Delia Valle P. Studii sui rapporti fra diflferenziaziono e rigenerazione. L'inibizione della rigenerazione del capo nelle Planarie media nte la cicatrizzazione. Analisi del de- terminismo causale dell'accrescimento rigenerativo. Cinque figure nel testo. — Cavazza F. Modificazioni riscontrate nelle seconde generazioui di Bombyx mori derivanti da genitori sui quali si e agito con diversi fattori chiraici. (Sviluppo - caratteri somatici - feconditi). £ in corso di slainpa il Volume Till Dell'Archivio zuologico italiano si pubblica annualraente un Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonaraento e di L. 40. Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologico • R. Universita di Napoli Commissionarii e rappresentanti : per r Italia alia Libreria Fratelli Treves :Y\8l Roma, 258 Napoli per Testero alia Libreria Oswald Weigel : Kouigstrasse 1. Lipsia. ATVISO IMPORTANTE Chi desidera acquiitare la serie completa dei volumi (l-VI) finora pubblicati del- PARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO pub averii al prezzo di favore di L. 300 (invece di A.. 340). Dirigersi airAmministrazione. Istituto MicrogTafico Italiano per Tapplicazione della fotografia e delle arti grafiche alia scieoza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 2U06 Riprodnzioni ad uno o piu colori, sia dal vero die da di- segni; da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piti colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnameiito scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori col vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. lllllllllllllllilllllllMIIIIIIIIIIMIIIIIlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllinillllllllllllMIIMIIIlilllllllllllllllllllllllMIIIIIMMIIIIIIIIIIIt Dltta F. KORISTKA MILANO - Via G^iuseppe Revere, 3 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE DI TUTTI I GABINETTI UNIVERSITARI DEL REGNO Microscopi nuovi Modelli 1914 come da figura, composti di: Stativo muuito di apparato Abbe, con diaframma ad iride ; revolver triplo; tre obbiettivi: 3 e 7* a secco, Y12" 8.d immersione omogenea ; tre oculari: 2, 3 e 4; in elegante armadietto lucidato. Ingrandimenti siuo a 1100 diametri da L. 340 in piu CATALOGHI SPECIAL!, gratis a ri- chiesta di: Microscopi, Accessori per micro- scopi ed istruDienti affini, Microtomi, Micro- fotografia, Apparecchi da projezione, Obbiet- tivi fotografici e Binoccoli a prismi. Si accordano pagamenti rateali mensili Conto corrente colla Posta. Pubbiicato il 10 marzo 1915. Ilonitore Zoologleo Itallano (Pubbiicazioiii Italiane di Zoologia, Anatomia, Etnbriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRKTTO DAI DOTTORI 6IULI0 CHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatottiia conip. e Zoologia uel K. Istituto di btudl Super, in Firenze uella It. Uuiversitii di Pisa TJfficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 Humeri all'anno — Abbuonamento annuo tj. 15. XXV Anno Firenze, Decembre 1914 N. 12. SOCIETA EDITRICE LlBRARl A - MILANQ Prof. GIULIO CHIARUGI IDirettore d.ell' Tstitviio .A.natomico d.i IFireiaze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELUDOMO A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, Qalvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Fornitore del K. Istituto di Stodi* snperiori e RR. Ospedali in Firenze Masshnu solfecifiidine - Prezzi ntiti&'iimi. VIBNISrA. VIII FABBRICA RINOMATA ICROSCOPI di qualita insuperabile, di MIOROTOMI e tutti gli altri accessor! per la microscopia NUOVI COWDEKSATORI per ricerclie ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazione, Emometri, Ferroraetri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotografiei Nuovo Combinar F. 6,8 — F. A,S Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono useiti : Catalogo generals n. 27 del 1908 in lingua franoeae. Catalogo n. 27'' di microscopi ed acoessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesco. I II lllllliyillllillilBlllllliWIIIIBIIffllf ■-■""—"■■-"-■ — ■"—■■'"-"-■■■^"■^'~"'—'-— TAKIJ^'FA per gli estratti di Comunicazioni originali, pubblicate iiel Moiiitore Zoologico, ricliiesti (Tagli Autori oltre i 50
  • (1881-185^). — Pierantoni U. Studii sullo sviluppo (\.'lcerya pwchasi Mask. — Parte II. Origine ed evoliizione degli organi sessuali maschili. — Ermaiioditismo. T^v. 1-2. — Baldasseroni V. Nota sui Clietoguati raccolti dalla R. N. « Washington » nel Mediterraneo. — Vivanti A. Contribute alia conoscenza dei Celalopodi abissali del Mediterraneo. Ilieerche sullii Carybdittuthis maculata n. g. n. sp. delio Stretto di Messina. Tav. 35 e due figure nel testo. — BartoJ.'iii Baldelli C. Asteroidi, Otiuroidi, Crinoidi, Oloturoidi, racioiti nel Mediterraneo dalla R. N. . Washington . (1831-1882). Tav. b'-7. — Delia Valle P. L'apparato oper«o- lare e la cavila peribranchiale nei (Jordati. 1. Lo sviluppo uoruiale della regione nel Bufo vulgaris fiao alia chiusura della cavita peribranchiale. Tav. 8-16 ed una figura nel testo. — Pierantoni U. Studii suUo sviluppo d' Icerya purchasi Mask. Parte III. Osservazioni di etnbriologia. Tav. 17-19 e sei figure nel testo. — Delia Valle P. Studii sui rapporti fra dirterenziaziono e rigenerazione. L'inibizione della rigeuerazione del capo nelle Planarie niediante la cicatrizzazione. Analisi del de- terminismo causale dell'accresciraento rigeuerativo. Cinque figure nel testo. — Cavazza F. Modificazioni riscontrate nelle secotide geuerazioiii di Bombyx mori derivanti da genitori sui quali si e agito con diversi fattori chiraici. (Sviluppo - caratteri somatici - feconditi). £; in corsu di ^tampa it Volume VIII Dell'Archivio zuologico italiano si pubblica annualmente un Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L, 40. Redazione ed Amministrazione : istituto Zoologico - R. Universita di Napoli Commissionarii e rappresentanti : per rita!ia alia Libreria Fratelli Treves: Via Roma, 258 Napoli per Testsra alia Libreria Oswald Weiyd : Konigstrasse 1. Lipsia. AVVISO mPORTAXTF. Chi desidera acqui>tare la eerie completa dei volumi (l-VI) finora pubblicati del- I'ARCHIVIO ZOOlOGICJ IfALIANO pub averii al prezzo di favore di L. 200 (invece dl L, 240). Dirigersi aH'Amministrazione. Istituto Micrograiico Italiano per rapplicazione della fotografia e delle arti grafiche alia scisaza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCA.LI PROPRI) Riproduzioni ad uno o piu colori, sia dal veio cbe da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientiQche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d'insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la direzione di illusfcri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Pieparati microscopici. Consulenze tecniche. IIIIIIMIIIIIIIIItllllllllllllllllll IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItlllllHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIII Ditta F. KORISTKA MILANO - Via G^iuseppe Revere, S - MILANO Unica Fabbrica Nazionale di Microscopi ed Accessor) DITTA FORNITRICE DI TUTTI I GABINETTI UNIVERSITARI DEL REGNO Microscopi nuovi Modetli i914 come da figura, composti di: Stativo munito di apparato Abbe, con diaframma ad iride ; revolver triplo; tre obbiettivi: 3 e 7* a secco, Yia" ad immersione oroogenea ; tre oculari: 2, 3 e 4; in elegante armadietto lucidato. Ingrandiraenti sine a 1100 diametri da L. 340 in piu CATALOGHI SPECIALI, gratis a ri- chiesta di: Microscopi, Accessori per micro- scopi ed istruDienti affini, Microtomi, Micro- I fotografia, Apparecchi da projezione, Obbiet- tivi fotografici e Binoocoli a prismi. Si accordano pagamenti rateali mensili . r,..,.™°L Who/ Libr, iVfiM.Senals WHSE oiS