mm\m nmmm italiano
(Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
OR&ANO UFFICIALE DELIA UNIONE ZOOLO&ICA ITALIANA
DIKETTO
DAI DOTTORI
GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI
Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comparata e di ZoolouiH
iiel R. latitiito di Studj Snperiori di Firenzt- nella R. Universitii di Pi.sa
Vol. XXVIJ — Anno XXYII — lOKi
^Con 24 figure e una grafica e 10 tavole)
IN FIRENZE
MDCCCCXVI
A li
INDICE DEL VOL. XXVII.
(Amio XXVII, 1D1(>)'
BIBLIOGRAFIA
N.B. — III qitosfco volume e coulenula la Bibliogratia doiraiuiata lUlO e la con-
tiiiuazione di quella delle annate precedenti.
A. — Parte generale. Fag. 1.
1. Bibliografia, Storia e Biografia zoologica e anatomica. Pag. 1.
II. Scritti zoologici d' indole filosofica.
III. Scritti comprensivi e vari di Biologia, di Zoologia, di Anatomia. Pag. 2.
IV. Gonologia, Ontogenia, Teratologia. Pag. 3.
V. Citologia e Istologia. Pag. 5.
VI. Tecnica zoologica, anatomica e microscopica. Pag. 6.
VII. Allevamenti, Giardini zoologici, Acquari, Collezioni, Musei ed altre Istituzioni.
Pag. 6.
B. — Parte speciale. Pag. 53, 153.
I. Invertebrati in genere.
II. Protozof. Pag. 53.
III. Diciemidi, Ortonettidi, Trictiopiax e altri Invertebrati dMiicerto tipo.
IV. Spongiari.
V. Celenterati (Cnidari e Ctenofori).
VI. Vermi. Pag. 54. -
1. Scritti general! o su piii *;lie una delle divisioni del gruppo. Pag. 54.
2. Platodi. Pag. 54.
3. Rotiferi e Gastrotrictii.
4. Neraertini.
.5. Briozoi, Foronidi, Ceplialodiscus, Rliabdoploura.
6. Brachiopodi.
7. Enteropneusti.
8. Sipunculidi.
9. Echiuridi.
10. Nematodi, Desmosculecidi, Clietosomidi. Pag. 54.
11. Acantocefali.
12. Chetognati.
13. Echinoderi. j R "X "-f ^
— IV —
14. Anellidi. Pag. 54.
A II. Artropodi. Pag. 54.
1. Scritti general! o su piii die una dolle rlassi,
2. Tardigradi.
3. F*antopodi o P'icnogonidi.
4. Mei'ostorai o Liraulidi.
5. Aracnidi. Pag. 54.
6. Grostacei. Pag. 54.
7. Prototracheati o Onicolori.
8. Miriapodi.
9. Inset ti o Esapodi. Pag. 55.
a) Scritti yenerali o su piii che uno degli ordini. Pag. 55.
t)) After igoti o Tisanwi.
c) Architteri o Pseudonevr otter i e Mallofagi. Pag. 56.
d) Ortoiteri. Pag. 56.
e) Rincoti o Eniitteri, e Fisapodi o Tisanotteri. Pag. 57.
/) ColeoUeri e Sii-epsitteri. Pag. 57:
g) Nev)'otte}-i. Pag. 58.
h) Imenotteri. Pag. 58.
i) Ditieri. Pag. 59.
k) Afaniiteri. Pag. 59.
I) Lepidotteri. Pag. 51'.
VIII. Echinodermi.
IX. Molluschi. Pag. 60.
1. Scritti generali o su piu ciie una delle flassi. Pag. 60.
2. Antineuri.
3. Gasteropodi (Prosobi'anchi. Eteropodi. Opistobranchi. Ptei-opodi. Polrao-
nati).
4. Scafopodi.
5. Lamellibranchi, Acefali o Pelecipodi. Pag. 60.
6. Cefalopodi. Pag. 61.
X. Tunicati.
XI. Leptocardi o Anfiossidi.
XII. Vertebrati. Pag. 153, 201.
I. Partk generale.
II. Parte anatomiga. Pag. 153.
1. Parte generale. Pag. 153.
2. Struttura esteriore.
3. Apparecchio teguraentale. Pag. 153.
4. Apparecchio scheletrico. Pag. 154.
5. Apparecchio rauscolare. Pag. 155.
6. .\pparecchio intestinale con Ic annesse glandole. Pag. 155.
7. Appareccliiu respiratorio. Pag. 156.
K Tiroide. Paratiroide. Timo. Gorpuscoli limici. Pag. 156.
— V
'J. A]>i)ai-eccliio circolaUirio. Milza v allfi oi\^aai liiifoidi. Pa.ir. l.V'..
lU. Cavita del corpo e inembrano sierose.
11. Apparecchio urinario e !:!;enit,alc. Pag. 157.
12. Ghiandole surrenali. Orirani i-nimadini, etc. Fag. 158.
13. Apparecchio nervoso ccnlralo c pei-ilerico. Pag. 158.
14. Organi di senso. Pag. 159.
15. Oi'gani produttori di luce, di eleltricita.
10. Anatoraia topogrartca. Pag. lOU.
17. Teratologia. Pag. 160.
HI. Parte zoologiga. Pag. 201.
1. Scritti generali o su piii die una deilc classi.
2. Giclostomi.
3. Pesci. Pag. 201.
4. Aniibi. Pag. 202.
5. Rettili. Pag. 202.
t). Uccelli. Pag. 202.
7. Maramiferi. Pag. 203.
8. Antfopologia ed Etnologia. Pag. 203.
Appendice : Antropologia applicata alio st.udio del pazzi, dei (;rinii-
nali, etc. Pag. 207.
C. — Zoologia applicata.
J. Zoologia medi<-a.
2. Zoologia applicata airagricoltura e alle Industrie. Protezioue, Caccia, etc.
COMUNICAZIONI ORIGINALI.
Calabresi E. — Batraci e Rettili ra(^colti uella Somalia meridionale dai dolt. Ste-
lanini e Paoli. (Con tav. IIj. — Pag. 33-45.
Id. — Sulla presenza dcll'ii'wjneces schneideri Baud nella Tripolitania. — Pa-
gina 50-51.
Cavanna G. — Intorno alia distribuzione geograttca di due Euscorpius in Italia.
(Con 1 tig.). — Pag. 223-229.
Colosi G. — Contributo alia conosceuza degli Eupliausiacei dello stretto di Mes-
sina. (Con 9 tigg.;. — Pag. 01-74.
Colosi G. — Nunva diagnosi e posizione sistematica di Lyeomysis sjjinicauda
Hansen (Con 1 fig.). — Pag. 193-200.
Colosi G. — Caesaromy sides Liguriae n. gen. n. sp. Nota prelinoinare. (Con
1 tig.). — Pag. 136-139.
Cutore G. — L'acqua ossigenata come liquido tissatore. Note di tecnica istolo-
gica. — Pag. 133-136.
Id. — Granuli intracellulari di grassi neutri e di clieratojalina nell' epitelio di
rivestimento della lingua. (Con tav. VI). — Pag. loO-Ul.
Facciola L. — A proposito dclle specie di Porlmms Fabr. vivcnti nel Mcditer-
ranco. — Pag. 51-52.
— "VI —
Facciola L — I Labroidi del Mare di Messina. — Pag. 140-152.
Galati Mosella R. — Ossei'vazioni sulla sensibilita chiraica dei Moliuschi. [.a sen-
sibilita olfattiva nei Moliuschi Gasteropodi. (Con 6 rtg. e tav. 1). — Pag. 1-32.
Id. — Gontributo alia conoscenza della struttura dell'occhio dei Moliuschi Pro-
sobi-anchi. (Gon tav. VII-VIII). — Pag. 161-176.
Giannelii L. — G(»atributo alio studio del pancreas nei Teleostei. Pancreas di
Tinea vulgaris in condizioni normali di nutrizione e dopo prohingato di-
giuno. — Pag. 177-188.
Levi G. — Diflferenziazione « in vitro » di fibre da cellule mesenchimali e loro
accrescimento per moviraento ameboide. (Gon tav. IV-V). — Pag. 77-84.
Livini F. — Intorno al processo vermiforme nell'uomo. — Pag. 120-132.
Mobilio C. — Valvole parietali della vena cava posteriore ed ostiali dei suoi
rami artluenti negU Equidi. (Con 5 flgg.) — Fag. 85-99.
Parisi B. — La distribuzione geografica del Chionoecetes opilio (0. Fabr.). —
— Pag. 189-190.
Perna G. — Sullo sviluppo della vescichetta seminale, dell'ampolla del canale
doferente e del canale ejaculatore nell'uomo. — Pag. 45-49.
Russo A. — II differenziamento dei gameti in Criptochilum Echini Maiipas.
(Gon tav. III). — Pag. 74-77.
Sera G. L — Un fogho di proiezione per rapporti morfometrici in corpi tridi-
mensionaii ed in particolare per la altezza del cranio. (Gon 1 grafica). —
Pag. 113-119.
Id. -- La pieghettatura dello smalto nei denti di Antropomorfl. (Gon 1 fig.). —
— Pag. 208-215.
Staderini R. — La flessioue dorsale dell'embrione umano e di altri embrioni. —
Pag. 191-192.
Tolosani 0. — Osservazioni sul ciclo di « Monocystis Michaelseni » Hesse. (Gon
tav. IX-Xj. — Pag. 217-222.
UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA
Ghig! A. — Rcpertorio di specie nuove di animali trovate in Italia c descritle
ncU'anno 1912. — Pag. 230-244.
NOTE BIBLIOGRAFICHE.
Salvador! G. — La dottrina doU'evoluzione. [G. Cavanna]. — Pag. 210,
NOTIZIE E VARIETA
Necrologio: Dott. Loopoldo Ghinaglia. — Pag. 112.
Firenze, 1017 Tip. Liiijii Niccolai
Bonitore Zoologico Italiano
(Pubblicazioiii Italiaiie di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale deila Unione Zooiogica Italiana
DIKRTTO
DAI DOTTORT
6IULI0 CHIARU6I EUGENIO FIGALBI
Prof.
p. 107-206. Torino, 1915.
Bruni Angelo Cesare. — SuU'origine e sullo sviluppo del peduncolo faringo-ipo-
lisario nell'uomo. — Arch. ital. di Olologia, Vol. 26, Fasc. 6, pp. 475-478.
Torino, 1915.
Bruni Angelo Cesare. — Di un embrione umano atrotlco con propaggini del-
I'epidermide nel mesenchima. Con tav. XVIII-XIX e 3 figure nel teste, —
Arcli. ital. di Anat. ed Embriol., Vol. 14, Fasc. 1, JW- 146-165. Firenze,
1915.
Cascio (Lo) Gerokojio. — La morfogenesi della tunica muscolare dell'uretere
umano, del bacinetto renale e dei grandi e piccoli calici. — Vedi M. Z.,
XXVI, 8, 173.
Cinotti F. — Contribute alio studio delia ossificazione delle falangi nei bovini.
Vedi M. Z, XXVI, 8, 170.
Clerc Luigi. — Contribute alFanatoraia deirorecchio medio fetale: sul signirtcato
morlblogico delle invaginazioni epiteliali. Con 7 fig. — Arch. ital. di Olo-
logia, Vol. 26, Fasc. J. pp. 269-280. Torino, 1915.
Colle Guido. — Sviluppo dell'osso nasale nell'uomo. — Vedi M. Z., XXVI,
8, 170.
Cotronei Giulio. — L'apparato digerente degli Anfibi nelle sue azioni morlb-
genetiche. Rieerche suiraccrescimento larvale e post-larvale. — Vedi M. Z.,
XXVI, 4, 71.
Cotronei G. — Primo contributo sperimentale alio studio delle relazioni degli
organi neH'accrescimento e nella motamorfosi degli Anfibi Anuri. L'infiuenza
della nutrizione con tiroide di mararaiferi. — Vedi M. Z., XXVI, 4, 71.
Fuscliini V. — Sulla partenogenesi occasionale nella Sericaria mori pu6 infiuire
il tenore di vita delle larve ? — Vedi M. Z., XXVI, 4, 71.
Giacoiuini Et'cole. — Presentazione di larve di Rana e Hyla trattate con al-
cuni preparati di ghiandola tiroide o con jodotirina. — Vedi M. Z.,
XXVI, 4, 11.
Giacomini [Ercole]. — Presentazione di girini di Rana esculenta nntriti con
tiroide della stessa specie. — Vedi M. Z., XXVI, 4. 71.
- 4 -
Giacomini Ercole. — Prosentazione di girini di Rana teraporaria e di Avannotti
di Salmo fario nutriti con tiroide di hue. — Vecli M. Z., XXVI, 4, 71.
Giacomini Ercole. — L'organo di Jacobson od organo voraero-nasale, il nervo
vomero-nasale, il nervo torminalo e la glandola nasale laterale in embrioni
e let) di Miiletia (Tatusia, Dasypus) novcmcincta. (Con 4 tavole doppie e 2
ligurc). — Memo7'ie d. R. Ace. cl. Scienze clelV Istitiiio di Bologna, Classe
di Scienze Fisiche, Sezione d. Scienze Naturali, Ser. 6, T. 10, 1012-13.
Bolof/na, 10 U. Esi?\ di 53 pp.
Giannelli f.uigi. — Lo sviluppo del piloro uraano. (Con 6 figure). — Afti d.
Ace. d. Scienze Med. e Nat. di Ferrara, 1014-15, Fasc. 1. Ferrara, 1015.
Est)', di 34 pp.
Giannelli L. — Alcuno considerazioni sulla memoria del Prof. Pensa « Lo svi-
luppo del pancreas e dello vie biliari estraepatiche in Bos Taurus ». —
Monit. Zool. ital., An. 26, N. 3, pp. 41-40. Fit^enze, 1015.
Gregorio (De) A. — Seconda nota suU'origino della ditferenziazione del sesso.
— Vedi M. Z., XXYl, 4, 73.
Livini F. — Gontribuzione alia conosccnza della istogeuesi dello stomaco umano.
La secrezione vescicolare nolle cellule epiteliali della mucosa gastrica. —
Monit. Zool. ital., A?i. 26, N. 3, p)p. 40-53. Fireyize, 1915.
Livini Ferdinando. — La secrezione vescicolare nelle cellule epiteliali della mu-
cosa gastrica umana durante lo sviluppo. Nota prelim. — Atti Sac. ital.
Se. nat. e Museo civ. SI. nat. Milano, Vol. 54, Fuse. 1, pp. 128-131. Mi-
lano, 1915.
Luna Emerieo, — Studi sulla morfologia delle artorie delF encetalo. (Parte L
Mortblogia e uiorfogenesi delle arterie della superficio del bulbo e del ponte).
— Yedi M. Z, XXVI, 8, 172.
Malaguzzi Valeri R. — Contributo alia conoscenza dei primi stadi di sviluppo
della clavicola in Vespertilio vipistrellus. Con tav. XVI-XVII e 1 fig. nel testo.
— Arch. ital. di A nat. ed Embriol., Vol. 13, Fasc. 3, pp. 452-491. Fi-
renze. 1914.
Marcucci Ermete. — Condizioni che doterrainano la capacita rigenerativa delle
estremita posteriori nelle larvo di Anuri alle diverse epoche di sviluppo.
Nota prelirainare. — Boll. d. Soe. di Naturalisti in Napjoli, Vol. 26 {Ser. 2,
Vol. 6), pp. 87-88. Napoli, 1914.
Mortara Silvia. — A proposito delle spermatoforo di Carybditeuthis raaculata,
ritenuto spugne parassite. — Rendic. d. R. Ace. dei Lincei, Classe di
Scienze fis., mat. e nat.. Vol. 24, Ser. 5, Seni. 1, Fasc. 1. Ronui. 1015.
Estr. di 2 pp.
Pensa A. — Risposta alle considerazioni del Prol'. Giannelli sulla raia memoria
« Lo sviluppo del pancreas o delle vie biliari estraepatiche in Bos taurus ».
— Monit. Zool. ital., An. 26, N. 7, pp. 157-160. Fii-enze, 1915.
Santoro Angelo. — SuU' importanza della tcrza fessura branchiale nella Ibrraa-
zione delle cisti congonite laterali del coUo. Con tav. — Morgagni {Archi-
vio), An. 57, N. 5, pj). 183-101. Milano, 1915.
Terni Tullio. — Contributo alio studio dell' infiuenza della temperatura sulla
velocita dello sviluppo cmbrionario. (Con 5 figure nel testo). — Ricerche
di Biologia dedicate at Prof. Alessandro Lustig nel suo 25'^ anno d' inse-
gnauiento universitario. Soe. Tip. Fiorentina, Firenze, 1915, pp. 275-288.
Valle (Delia) Paolo. — La differenziaziono deH'aroa cutanea dell'arto anterioro
degli Anuri nell' interno della cavita peribranchiale. Nota prelirainare. —
Boll. d. Soe. di Naturalisti in Na^/oli, Vol. 26 (Ser. 2, Vol. 6), i^P- •^-^•
Napoli, 1914,
— o —
V. Citologia e Istologia
Cattaneo <;. — Sulla diniuenza o divisiono dellc cellule ameboidi. SulI'Anophrys
vivento iicl saugiio dei Carcini. — Annnario Univ. Genova, 1912-13, Estr.
dl I pp.
Cesaris-Demel A. — L'ullra microscopio nello studio del sangue. — Atti d. Soc.
Tosc. di Sc. Mat., Memorie, Vol. 29, pp. 286-312, con 2 lav. Pisa, 1913.
Dentici S. — I plastosorai nello cellule nervoso dei Pcsci. — Monil. Zool. Hal.,
An. 2(>, X. 5-0, pp. 133-134. Firenze, 1915.
Ga'ati Mosella R. — Osservazioni su alcune foi'raazioni paraplasliche e sulla
slrullura zoiiare negli critrociti dei Vertebrati. — Monil. Zool. Hal., A7i. 26,
X. 5-6, pp. 116-119. Firenze, 1915.
Ganassini Domonico. -- La mia reazione diiniica del sangue applicata alia dia-
gnosi specilica del sangue umano. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, An. 27,
X. 3-1, pp. 383 396. Pavia, 1914.
Levi Giuseppe. — Sludi sulla gt-andezza delle cellule. (Con 0 ligure nel tosto). —
Ricerchc di Biologia dedicate al Prof. Alessandro Lustiy nel suo 25"
anno d'insegnamento universitario. Soc. Tip. Fioreniina, Firenze, 1915,
pp. 249-274.
Luna E. — Sulle raodilicazioni alle quali vanno incontro i plastosomi delle cel-
lule nei'vose in condizioni normali e patologiche. — Monil. Zool. Hal.,
An. 26, X. 5-6, p. 136. Firenze, 1915.
Maselli D. — Gontributo alia conoscenza della fine struttura della cellula ner-
vosa e di ak'une alterazioni di essa. (Con tav. III). — liicerche f'atte nel
Labor, di Anal. norm. d. R. Univ. di Roma ed in altri Labor ator i scien-
tifici, Vol. 19, Fasc. 1, 1914. Roma, 1914. Estr. di 16 pp.
Merelli Gino. — Ricei'che sulle terminazioni nervose motrici dei rauscoli larin-
gei. Con tav. — A)'ch. ital. di Olologia, Vol. 26, Fasc. 4, pp. 326-333.
Torino, 1915.
Monti Rina. — 1 condi'iosorai e gli apparati di Golgi nelle cellule nervose : ri-
cerche comparative. Con tav. I-VIII. — Arch. ital. di Anal, ed EmbrioL,
Vol. 14, Fasc. 1, pp. 1-45. Firenze, 1915.
Niosi F. — Sul comportamento e sulla genesi delle fibre a graticciata nei tu-
raori. Con tavole. — Tumori, An. 4, Fasc. 3. Roma, Tipj. del Senato, 1915.
Estr. di 28 pjp.
Pitzorno Marco. — Nuove ricerclie sulla struttura dei gangli della catena del
sirapatico nei Vertebrati inferiori. (Con figure). — Memorie d. R. Ace. d.
Scienze di Torino, Ser, 2, Vol. 66, N. 2, Classe di Scietize /is., mat. e
nat. Torino, 1915. Estr. di 64 pp.
Razzauti Alberto. — Alcune ricerclie sopra le terniinazioni nervose motrici nei
Potromizonti. — Monit. Zool. Hal., An. 25, X. 5, pp). 117-124, con 2 tav.
Firenze, 1914.
Spjeciale Francesco. — Sulla fine struttura dei gangli simpatici del polio. —
Vedi M. Z., XXVI, 8, 174.
Speciale F. — Sulla fine struttura dei gangli simpatici nel polio. — Monit. Zool.
Hal., An. 26, X. 5-6, pp. 135. Firenze, 1915.
Speciale F. — Sulla fine struttura dei gangli spinali nello Struzzo. — Monit.
Zool. Hal., An. 26, X. 5-6, p)p- 135. Firenze, 1915.
Valle (Delia) P. — La soluzione del nucleo nel citoplasraa negli eritrociti delle
larve di Salamandra maculosa. — Boll. d. Soc. di Xaturalisti in Napoli,
Vol. 25 {Ser. 2, Vol. 5), pp. 1-24, con 1 tav. Xnpoli, 1913.
- 6
VI. Tecniea zoologica, anatomica e microscopica.
Beccari Nello. — Eleraenti di Tocnica Microscopica. — Milcmo, Soc. Ed. Libr.,
1916, pp. xii-217.
Buscaino V. M. — Un raetodo semplice per la differenziazione istologica dei
grassi, dello sterine e dei lipoidi. — Ricerche di Biologia dedicate al Prof.
Alessandro Lustig nel suo 25° anno d'insegnamento universitario. Societci
Tipjogr. Fiorentina, Firenze, id 15, pp. 685 692.
Cesaris-Bemel A. — Vedi in questo N.,pag. 5.
Colosi Giuseppe. — Un nuovo metodo di colorazione con I'alizarina. — Monit.
Zool. Hal., An. 26, N. 10, pp. 248-251. Firenze, 1915.
Ganassini D. — Vedi in questo N., pag. 5.
VII. Allevamenti, G-iardini zoologici, Acquari,
Collezioni, Musei e altre Istituzioni.
Garruccio Antonio. — Sulle condizioni scientifiche, morali ed economicho della
Sociota Zoologica Italiana con sede in Roma. — BoU. d. Soc. Zool. Hal.
Ser. 3, Vol. 2, Fa.sc. 1-3, pjx i-24. Roma, 1913.
Gregorio (De) A. — Sulla protezione della flora o della fauna indigena e pro
poste varie suUo stesso argoraeuto ed affini. — Monit. Zool. ital.. An. 26
N. 5-6, pp. 137-142. Firenze, 1915.
Knottnerus-Meyer. — Relazione tecniea sul Giavdino Zoologico di Roma per
I'esercizio 1913. — Boll. d. Soc. Zool. Hal., Ser. 3, Vol. 3, Fasc. 1-4
2jp. 1-21. Rotna, 1914.
Monticelli Fr. Sav. — Per una possibile naturalizzazione di Axolotl sulle nostre
acque dolci. — Boll. d. Soc. di Naturalisii in Napoli, Vol. 26 {Ser. 2,
Vol. 6), Rendic. d. Tornate, p)p. 13-15. Napoli, 1914.
- 7 -
COMUNICAZIONI ORIGINALI
DaLL'iSTITUTO 1)1 ANATOMIA COMl'ARATA UKLLA R. UMVERSITA Dl PALERMO
Osservazioni sulla sensibilita chimica dei Molluschi
La sensibilita olfattiva nei Molluschi Gasteropodi
DEL
DOTT. ROSARIO GALATl MOSRLLA, Assistente.
(Con 6 flg. 0 tav. 1).
15 viotata la riprodnzione
« Dans r iucertitude oti nous soinmes siir la uiaiclie phy-
log6n6ti(iue qu'ont suivie les organes ties sens, et au milieu
du conflit d'idees piodnites au coiirs des teutativea faites
pour determiner cette marclie, .j'aiuie k croire que les Mol-
lusqnes sont appel6s k nous fournir des documents do pre-
mier ordre. Aussi, encore une fois, ne saurait-on donner trop
de soins k I'^tude d« leurs divers appareils de sensibility ».
(Emile Jung. Archives de I'sycologie. Geneve 1903).
Sugli organi di senso dei Molluschi destinati alia recezione
degli stimoli chimici, olfattivi e gustativi, molto si e scritto, nume-
rose sono state le discussioni, le quali non di rado hanno assiinto
un tono assai vivace, e piirtroppo le conclusioni alle quali sono
arrivati i diversi autori sono talvolta cosi discordanti da far quasi
nascere il dubbio o che essi abbiano condotfco le loro ricerche in
modo poco accurate o che gl'individui della stessa specie di Mol-
luschi si comportino in maniera assai differente, reagiscano cioe di-
versaraente di fronte alio stesso stimolo. Ma se quest'ultima ipo-
tesi non e da escludersi del tutto, bisogna pur mantenerla nei suoi
giusti limiti : e cioe, in realta, non trutti gl'individui della stessa
specie rispondono in modo perfettamente identico ad uno stimolo
- 8 -
determinate e con eguale prontezza e sicurezza ; come del resto
si osserva anche nella specie umana. Ma, com'e chiaro, molto
passa fi'a questa semplice constatazione di fatto e I'altra della
grande diversita delle conclusioni alle quali sono pervenuti i varii
osservatori sul valore fanzionale di alcune parti del corpo dei Mol-
luschi. Se una determinata regione del corpo di un mollusco e
realmente destinata alia recezione di stimoli di natura ben preci-
sata, potra variare I'intensita della reazione alio stimolo stesso,
secondo i diversi individui, ma essa sara sempro della stessa qua-
nta; almeno cosi sembra logicamente parlando. E percio che diffi-
cilmente si riesce a comprendere come alcuni osservatori attribui-
scono a determinate parti del corpo dei MoUuschi ad es. una squi-
sita sensibilita olfattiva che altri ad esse negano recisaraente. Du-
plice puo essere la causa di una tale contraddizione. 0 le osser-
vazioni non sono state eseguite da tutti nolle medesirae condizioni
e con le stesse precauzioni (come avviene molto spesso) o, mentre
alcuni hanno tratto le loro conclusioni da semplici reperti fisiolo-
gici, altri hanno cio fatto basandosi esclusivamente su ricerche di
carattere prettamente istologico. Quest'ultimo fatto e molto grave
perche puo essere I'origine di errori anche grossolani. E' chiaro che
volendo decidere del valore funzionale di un organo non bisogna
limitarsi alio studio della sua struttura istologica e presuraere che
basandosi su di essa soltanto e suUe analogie che presenta con
quella di organi di funzione nota e sicuramente dimostrata esi-
stenti in altri animali, si sia autorizzati a decidero sul valore fisio-
logico dell'organo in esame ; tutt'altro. Eppure questo errore piii
volte e state commesso anche da scienziati di indiscusso valore,
come avremo occasione di vedere piu in la. E' percio che, senza
alcun dubbio, e specialmente allorquando trattasi di stabilire il va-
lore funzionale di un organo di sense, gran peso deve riporsi alia
circostanza che i reperti istologici non siano disgiunti dagli espe-
rimenti fisiologici ; anzi questi ultimi debbono preferibilmente pre-
cedere i primi che potranno, o meglio dovranno, essere eseguiti
come controllo.
Premesse queste considerazioni veniamo ad esaminare quali
parti del corpo dei Molluschi gasteropodi sono state considerate
come deputate alia recezione degli stimoli di natura chimica.
Anzitutto e bene far note che mentre ricca e piuttosto la
letteratura sulla sensibilita olfattiva e gustativa (specialmente per
la prima) dei Gasteropodi che menano vita terrestre, povera e
- 9 -
frammentaria e quella che considera tale sensibilita nei MoUuschi
inarini proso- e opistobranchi.
Gasteropodl pulmonati, I Tentacoli.
NeU'estremita dei tentacoli di questi molliischi si trova una
porzione rigonfiata dentro la quale ha sede il ganglio che per ora,
seguendo I'opinione piii diffusa, vogliamo chiamare olfattivo-ottico ;
e di fatto da esso si parte tanto il nervo ottico che il c. d. nervo
olfattivo che mette capo alle cellule bipolari che si osservano ag-
grnppate in gran numoro nella porzione periferica del rigonfiamento
buddetto. Questa porzione piii ingrossata del tentacolo e rivestita
di un epitelio che differisce da quello che ricopre tutle le nitre lo-
calita del corpo particolarmente per la maggiore altezza delle cel-
lule. Inoltre mentre I'epitelio deJle altre parti del corpo e rivestito
di una cuticola piuttosto sottile, I'epitelio del bottoncino tentaco-
lare e provvisto di un orlo cuticolare molto alto.
Le cellule nervose bipolari disposte sotto I'epitelio, a distanza
da esso variabiie, mandano il loro prolungamento distale verso le
cellule epiteliali ; esso dope esser passato fra queste cellule tormi-
na nell'orlo cuticolare. Daremo su cio dei particolari piia ampi
quando ci occuperemo della struttura istologica di queste regioni.
8i presenta intanto questo problema: costituisce il bottoncino
terniinale del tentacolo un organo destinato alia recezione degli
stimoli oifattivi? Sono quelle cellule bipolari delle cellule olfattive?
Per potere rispondere in mode soddisfacente a queste domande
e necessario, come ho gia detto, studiare la costituzione istologica
di quella regione non trascurando pero di sottoporla alio esperi-
raento flsiologico. E sarebbe altresi molto interessante dare uno
sguardo generale alia struttura degli organi oifattivi esistenti in
tutti gli altri animali e paragonarla a quella che riscontriamo nel
rigonfiamento tentacolare dei nostri gasteropodi. Purtroppo pero
almeno per quanto riguarda i sensi inferiori degli Invertebrati e la
loro localizzazione I'egna ancora la piii grande incertezza: e se da
un canto non si puo fare in essi uiia netta e rigorosa distinzione
fra tatto, olfatto e gusto, d'altro canto difficilmente, ripeto, dallo
studio istologico di un organo possiamo risalire alia sua importanza
fisiologica. La sola via cho potrebbe guidarci in qualche mode alia
conosceiiza del valore funzionale di tali organi e la via dell'esperi-
mento; via ardua, badiamo, die rende indispensabile la massima
precisions nelle osservazioni.
- 10 -
Pur tultavia varia I'apprezzaraento dei resultati delle esperienze
fisiologiche eseguite: ed e percio che, come controllo, si rende quasi
serapre indispensabile il reperto istologico. Ricordo che per quanto
riguarda gl' Invertebrati finora quasi tutti gli scienziati sono d' ac-
cordo soltanto per la fanzione dei peli olfattivi e tabtili degli Ar-
tropodi.
Preudendo in esame i lavori fino ad oggi pubblicati che si oc-
cupano del nostro argomento possiamo distinguerli in tre categorie.
In una prima categoria possiamo comprendere tutte le pubblica-
zioni le cui conclusioni sono favorevoli per la localizzazione della
sensibllita olfattiva sia nei soli tentacoli maggiori, sia in tutti e
quattro. Fra queste citero quelle del Blainville, dell'Abbe, del
Moquin-Tandon, del A^elten, del Flemming, del Griffiths,
del Germain, del Nagel e del Pelseneer. In una seconda cate-
goria possiamo comprendere quel pochissimi osservatori che negano
ai tentacoli una sensibilita olfattiva abbastanza squisita: cosi il
Car us, il Des haves e il Sochaczev^er. In una terza stanno
quel lavori, tra i quali alcuni recentissimi, che pur non negando che
I'estremita dei tentacoli sia in realta sensibilissima di fronte agh
stimoU olfattivi, ammettono altresi che una sensibilita di tale spe-
cie esiste in altre parti del corpo del Moliusco pur non essendo al-
trettanto considerevole : in altre parole 1' antica opinione del C u-
vier che tutta la snperficie scoperta di questi MoUuschi sia sensi-
bile per le sostanze odorose. Di questo parere sono ad es. il Du-
bois ed Emilio Jung.
Delle piu importanti di queste pubblicazioni mi accingo ad
esporre le conclusioni principal!.
II Moquin Tandon (1) ed il Velten (2) hanno cercato di
dimostrare sperimentalmente che proprio i tentacoli dell' Helix
servttno alia sensibilita olfattiva. Difatti le lumache alle quali erano
stati asportati i tentacoli non raostravano piu la piii piccola sen-
sibilita olfattiva; avvicinando p. es. ad esse una gocciolina di pe-
trolic 0 di olio di terebentina non manifestavano il minimo movi-
mento.
II Griffiths (3) ha ripetuto gh esperimenti del Moquin-Tan-
don. Egli ha posto delle lumache su di un piatto il cui orlo era
stato antecedentemente spalmato di liquid! odorosi, acqua di Co-
lonia ad es. ; ed ha constatato che mentre gl' individui ai quali
erano stati amputati i tentacoli si avvicinavano all'orlo del piatto,
quelh provvisti di tentacoli se ne ailontanavano.
- 11 -
Anche Louis Germain (4) ammette la tesi clie la sede del
senso olfattivo nci Gasteropodi terrestri sia nei tentacoli, special-
inente in quelli piii lunghi. Ponendo un pezzettino di formaggiu
racchiuso in un sacchetto di tela a meno di 70 cm. da alcune lu-
mache col capo rivolto in direzione opposta, esse finivano col diri-
gersi verso 11 sacchetto. Tagliando i tentacoli oculari esse avverti-
vano I'odore del formaggio ad una distanza soltanto assai minore
(circa 6 cm). L'Autore, cito questo fatto di passaggio, accorda inoi-
tre air Helix una specie di memoria degli odori; egli dice che
abituando un' Helix ad una pianta, o se essa vi si abitua da se
stessa in seguito a diverse circostanze, vi ritorna costantemente.
AVilibald A. Nagel (5) considera altresi tutti e qualtro i tentacoli
come organ! dell'olfatto, pur non escludendo che altre parti del
corpo dell'animale, come la porzione anteriore del capo ed il mar-
gine anteriore del piede, sebbene in piccola misura, abbiano un certo
potere olfattivo.
II P else nee r (6) chiama addirittura rinofori i tentacoli di
questi Molluschi.
Fra gli Autori che negano ai tentacoli dei Gasteropodi qual-
siasi sensibihta olfattiva il piii accanito, direi quasi, e il Socha-
cze wer.
II Car us (7) si limita a considerare come sede dell'organo del-
l'olfatto le parti poste suli'ingresso della cavita respiratoria: ma a
conforto di questa sua opinione non ha portato alcuna prova ne
fisiologica, ne istologica.
II Leidy (8) ritiene come organo dell'olfatto dei Gasteropodi
la ghiandola del piede che si trova immediatamente sotto la faringe
e posteriormente viene riccperta dalla pelle del piede.
Secondo il Semper (9) pero la ghiandola podale non serve pro-
priamente alia sensibilita olfattiva, ma rappresenta soltanto un ap-
parato destinato alia segregazione del muco. E cosi I'Andre (10) ha
dimostrato che quelle cehule descritte dal Sochaczewer come
cellule di senso non sono altro che cellule epiteliali deformate. Del
resto per decidere basta Tesperimento eseguito dal Moqu in -Tan-
don (1. c.) ; e ^cioe cauterizzando la parte anteriore del piede del-
r Helix adspersa e quindi distruggendo la ghiandola del piede, I'a-
nimale si ccmporta verso le sostanze odorose proprio come quando
possedeva intatta la ghiandola medesima.
Tuttavia il Sochaczewer (11) si ostina a considerare la
ghiandola podale come il solo organo olfattivo esistente nei Gaste-
- 12 -
ropodi pulmonati e si sforza in tutti i modi di combattere 1' opi-
nione die i tentacoli possano servire in questi animaletti alia rece-
zione degli stimoli oiioi'osi. E curioso pero come molte volte I'Aut.
faccia delle obiezioni che a prima vista potVebbero sembrare anche
eleganti e valide mentre poi in realta esse non si reggono di fronte
ad una critica ben diretta. Cosi il Soch;iczewer ha tagliato i
tentacoli ad nn'Helix e quanclo le ferite s'ercmo chiuse e cicatrizzate
I'ha portato, nel mezzo di un piatto il cni orlo era stato strofinato
con olio di terebentina; lia lasciato quindi uscire la lumaca dalla
sua abitazione e muoversi liberamente. Avvicinatasi al margine del
piatto essa si e soUevata rigidamente proprio come una lumaca
provvista dei suoi tentacoli. Due obiezioni si possono muovere al-
r autore. L'Helix adoperata neU'esperimento aveva le ferite dei ten-
tacoli chiuse e cicatrizzate, e va bene; ma cio da quanto tempo era
avvenuto? Non bisogna dimenticare che I'estremita dei tentacoli si
rigenera in mode abbastanza rapido e sorprendente; si rigenera
rocchio, si rigenera il bottoncino nervoso. Ed io posseggo dei pre-
parati di sezioni dell'estremita rigenerata dopo circa un mese, del
tentacolo maggiore di H. verrnlculata che pochissimo differisce per
la struttura e la disposizione istologica da una normale. E poi.
I'Autore non dice punto a quale distanza dall'orlo dei piatto I'He-
lix senza tentacoli si sollevava rigidamente; e se essa era eguale
a quella dell'Helix normale. Perche, come avremo occasione di ve-
dere piii in la, una sensibilita olfattiva, per quanto minima, pos-
sono avere altresi le parti piii anterior! del capo. Ma cio, ognuno
lo comprende, non esclude affatto che i tentacoli siano gli organi prin-
cipalmente devoluti alia recezione degli stimuli olfattivi. Tutt' altro,
e su cio ritorneremo in seguito.
II Sochaczewer pei'o mette avanti quest' altra obiezione.
Sorprende, dice, che proprio le localita meno provviste di ghiandole
mucose, uno st'-ato cellulare percio completamente secco, possa ser-
vire alle percezioni olfattive, mentre in tutti gli altri aniDiali che
posseggono un organo olfattivo esso e bagnato dall'umore di spe-
cial! ghiandole.
Questo fatto sta a dimostrare che quella segregazione ghian-
dolare e in relazione con la sensibilita chimica olfattiva e che per-
cio e indispensahile per la sensihilitd olfattiva medesima. Che la se-
gregazione ghiandolare, dov'essa esiste, possa essere in relazione
con la funzione olfattiva e cosa molto probabile, se non certa. Ma
bisogna andar cauti, perche {luest'affermazione non signiflca alfatto
- 13 -
clie la piesenza di una qualsiasi segregazione ghiaiidolare h condi-
zione iiidispensaliile perche si abbia una seusibilita olfattiva. L'au-
toro poi aggiunge che .
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Spiegazione della Tav. I (Da fotografie).
Fig. 1. — Sezione attraverso I'estremiti'l leggerraeute invaginata dal tentacolo maggiore di Helix
vermiculata. Si os.serva come I'epitelio ricoprente il tentacolo forma tanti bitorzoli, mentre nel
bottoncino apicale (porzione invaginata) esse diventa liscio e le sue cellule sono raolto piii alte.
Si nota pure il grosso ganglio dal quale si partono i fasci nervosi che si dirigono verso lo cellule
nervose bipolari po.sti sotto I'epitelio del bottoncino tentacolare.
Fig. 2. — Sezione attraverso I'epitelio del bottoncino apicale invaginato del tentacolo maggiore di
Limax. Superiormente I'orlo cuticolare stirato lascia distinguere i .suoi costituenti : la cnticola su-
porficiale, lo tibrille e la inassa pignientata nastriforrae.
- 32 -
Fitr. 3. _ Sez. attraverso il botfconcino tentacolare ili Helix verniiculata. Si osservano beue i gruppi
di cellule nervose sottostanti airepitelio e dai quali pavtono i fasci nei-vosi die penetrano tVa
le cellule epiteliali. La ciiticola s'e distaccata completaiuente dalPorlo cuticolare.
Yia. i. Sez. taugenz. attraverso il bottoncimo tentacolare di Helix vermiculata. — In alto I'orlo
cuticolare tagliato tangeuzialmente luostra distintameute il reticolo fibrillare. Per il resto come
nella fig. 2 del testo.
Fig. 5. — Sezione attraverso il bottoncino tentacolare di Bulimus decollatus. Fra le cellule epiteliali
si notano i fasci fibrillari (terniinazioni nervose).
Piy the Late L. Fea in West Africa. — Ann. Ulus.
Civ. (lenova (3) II, lOOoOd, pag. 157172, tav. I e II.
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7. Stejneger L. — On soiue Collections of Reptiles and Batrachians from East Africa and the
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Sistem. Abt. 1900, Jld. XIII, p. 577-6tS.
ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA NORMALE DELLA R. UNIVERSITA DI BOLOGNA
DIRETTO DAL PROF. G. VALENTL
Sullo sviluppo della vescichetta seminale,
della ampolla del canale deferente e del canale ejaculatore
nell' uomo
NOTA PREVENTIVA DEL DoTT. GIOVANNI PERNA
E vietata la riprodazione
Per le difficolta delLa piibblicazione del mio lavoro completo
suirargomento in parola, dos^ute al mio impegno pel servizio mili-
tare, ho deciso di i-iassumere rapidaraente nella presente iioba pre-
ventiva i risultati fin qui ottenuti dalle mie ricerche.
Le mie indagini furono portate sopra embrioni umani di diffe-
rent! stadi di sviluppo, sezionati serialmente alcuni in sense tra-
sversale ed altri in senso frontale, coi metodi ampiamente descritti
nel lavoro completo.
Per studiare la forma ed i rapporti dei singoli abbozzi mi sono
sorvito, negli esemplari piii giovani di ricostruzioni graftche, e negli
esemplari piii evoluti di ricostruzioni in cera col metodo Born, che
mi ha dato ottimi risultati. Nella confezione dei modelli ho tenuto
conto anche del comportamento della cavita degli abbozzi che ho
messo in evidenza per mezzo della radiografia, dope iniezione nella
cavita stessa di sostanze non attravei'sate dai raggi X.
Per lo studio istologico d'ordinario mi sono servito delle co-
46' -
muni colorazioni con emalliimc ed onsina,, ma in alcuni casi spe-
ciali ottimi risaltati mi hanno fuiiilto i metodi adoperati da Pe-
tersen.
I risultati a cui sono pervenuto possono cosi riassaniersi:
1." Contrariamente a quanto affermano alcnni autori (Schul-
tze, Tourneux, Pallin, Debierre, Evatt) il prinio abbozzo della
vescichetta seminale non e visibile negli enibrioni del terzo mese
di vita intrauterina.
2." A quest'epoca di sviluppo si osserva, verso il terzo cau-
dale del canale di Wolff, una dilatazione ampollare che non puo
intendersi come abbozzo della vescichetta seminale, poiche dalla
suddetta dilatazione prenderanno origine tanto la vescichetta stessa
quanto rarapolla del canale deferente ed il segmento cefalico (Si-
nus jaculatorius) del canale ejaculatore. Ho pertanto ritenuto op-
portune di denominare la suddetta dilatazione col nome di : Ani-
polla primitiva del canale di Wolff.
3.° II prirao abbozzo della vescichetta seminale si mostra
costantemente negli embrioni del principio del quarto mese, sotto
forma di un diverticolo tozzo ed ampio, originate verso I'unione del
terzo medio col terzc inferiore della suddetta dilatazione e diretto
in sense caudale e dorso-laterale. Questo abbozzo, che puo dirsi
primitivo, verra a costituire la porzione discendente o riflessa della
vescichetta seminale, descritta come normale dalla maggioranza
degh autori (Henle, Pallin, Eberth, Picker, Seifert), ma non
rappresenta I'abbozzo della parte principale (porzione ascendente) o
corpo dell'organo.
4.^ Questo si origina direttamente dalla parte dorso-laterale
della primitiva ampolla del canale di Wolff per un processo di
separazione dovuto alio sviluppo di un solco, che, interessando dap-
prima la parte piii alta e dorso-laterale della dilatazione medesima,
durante lo sviluppo precede caudalmente, determinando m definitive
hi separcxzione della parte suddetta dalla parte medio-ventrale, che
rimarra come abbozzo della ampolla detinitiva del canale deferente
(embrioni della seconda meta del quarto mese).
5." I due abbozzi, da prima fra loro uniti per mezzo di un
istmo che corrisponde all'unione del terzo medio col terzo caudale
della primitiva dilatazione del canale di Wolff, si accrescono indi-
pendenternente I'uno dall'altro. II prime (abbozzo della parte di-
scendente 0 riflessa) precede in sense caudale e dorso-laterale, il
secondo (abbozzo della porzione principale o ascendente) in sense
cefalico e ventrale.
- 47 -
6'^. Per il piu rapido svilnppo di quest' ultimo abbozzo in con-
fronto alio abbozzo del segniento disceiidente, verso il (piiuto mese
della vita intrauterina, la coiiiunicazione fra i due abbozzi si trova
riportata verso Testremita della vestiichetta seininale, die a que-
st'epoca di sviluppo appare schematicamente costituita nella sua
forma definitiva.
7." L'estremita caudale della primitiva dilatazione del canale
di Wolff, ossia quel tratto inferiore all'origine del prime abbozzo
della vescichetta seminale, verra a costituire il segmento cefalico
del canale ejaculatore, dagli autori denominate: Sinus ejaculate-
rius.
8.° Questo tratto, per la differenziazione degli abbozzi vesci-
colari, subisce un processo di torsione in rnodo che, mentre negli
embrioni del principio del quarto mese il suo massimo diametro e
diretto in senso medio-laterale, negli embrioni piu evoluti esso si
sposta in senso dorso-ventrale. Viene pertanto a determinarsi nella
parete laterale dell'abbozzo del sinus ejaculatorius un solco spirale
che, prolungandosi nella parete dorsale del segrnento medio della
dilatazione del canale di Wolff, contribuisce, insieme al solco ce-
falo-caudale precedentemente descritto, alia differenziazione dalla
stessa dilatazione del canale di Wolff, della parte ascendente della
vescichetta seminale.
9.0 Per opera dei solchi precedent, che determinano riieva-
tezze nel lume degli abbozzi, viene a restringersi lo sbocco defini-
tivo dell'abbozzo vescicolare nel seno ejaculatorio, sbocco che pre-
senta un leggero grade di torsione dovuto alia torsione descritta
del segmento caudale deh'ampolla primitiva del canale di Wolff.
lO.o Nelle pareti laterali dell'abbozzo del sinus ejaculatorius
compaiono molto precocemente delle insenature della mucosa, fra
le quali una cefalica, piu sviluppata delle altre, ha caratteri speciah
che la rassomigliano agli abbozzi vescicolari e che giustificano la
disposizione descritta da Felix come normale nell'adulto.
11.° In corrispondenza della estremita caudale del canale
ejaculatorio, immediatamente prima dello sbocco di questo nel seno
uro-genitale, si osserva quasi costantemeute una dilatazione che si
forma molto precocemente a s])ese della parete mediale e che de-
termina una curvatura a concavita dorso-laterale deirultimo tratto
del canale ejaculatorio stesso.
12.0 L'epitelio, nei primi stadi generalmente rappresentato
da due file di ceUule prismatiche, successivamente si appiattisce
nella costituzione della primitiva dilatazione del canale di Wolff
- 48 -
e degli abbozzi che da essa si originano fino a ridiirsi in prevalenza
ad iin' Linioa fila di cellule appiattite, con nuclei irregolarmente
disposti quando gli abbozzi sono completamente sviluppati.
13.° I diverticoli di primo ordine della vescichetta seminale
si svilappano nel corso del sesto mese della vita intrauterina, come
semplici estroflessioni degli abbozzi primitivi, mentre che solo du-
rante il aettimo mese cominciano a mostrarsi i diverticoli secon-
dari sotto forma di dilatazioni ampollari dei suddetti abbozzi o dei
diverticoli principali di essi. Prima della nascita e indipendente-
mente dalla formazione dei diverticoli, sono evidenti deile ripiega-
ture della mucosa, che determinano I'aspetto caratteristico della
superficie interna della vescichetta seminale.
14.0 Analoghe disposizioni si riscontrano nel sinus ejaculato-
rius e neH'ampolla del canale deferente, con la differenza che, nel
primo le estroflessioni di un unico tipo si manifestano molto pre-
cocemente e prima ancora che nella vescichetta seminale, e nel
secondo molto tardi e principalmente dopo la nascita.
15.° Puguardo al significato dei suddetti divei'ticoli lo studio
embriologico non apporta argomenti decisivi per determinare che
siano da considerare come vere ghiandole. Se fenomoni seci'etori
sono evidenti durante lo sviluppo dei primitivi abbozzi della ve-
scichetta seminale, deirampolla del canale deferente e del sinus
ejaculatorius, essi sono molto attenuati aH'opoca dello sviluppo dei
diverticoli degli abbozzi in parola.
16." Al livello dello sbocco del canale di Wolff nel seno
uro-genitale (sbocco del canale ejaculatore) si osserva in tutti gli
stadi una netta delimitazione fra I'epitelio del corrispondente ca-
nale e I'epitelio pavimentoso stratificato caratteristico del seno uro-
genitale.
17." La tunica mesenchimale che riveste i canah epiteliali,
negli stadi piu giovani e rappresentata da uu addensamento di ele-
raenti a nuclei piccoli irregolarmente disposti. Durante la differen-
ziazione degli abbozzi della dilatazione primordiale del canale di
Wolff, essa segue le modificazioni che subisce quest'ultima, adat-
tandosi alia superficie esterna dei diverticoli primari in due strati
intimamente fra loro connessi, di cui I'interno a decorso prevalen-
temente trasversale e I'esterno a decorso longitudinale. Nella parte
pill esterna del cordone genitale si riscontra costantemente uno
strato a decorso trasversale, in stretta connessione col mesenchima
ambiente e che avvolge in unica guaina tutte le formazioni conte-
nute nel coidone genitale stesso.
- 49 -
18.0 i\ tessuto muscolaro liscio compare molto tardi, fin verso
la nascita, ed e fondarnentalmente distinto in due strati: uno ester-
no longitiidinale molto sottile, raccolto in nastri distinti e piatti, e
uno interne sempre di spossoro maggiore del precedente, prevalen-
teraente costituito da fibre a decorso trasversale ma con element!
sparsi a decorso oblique e longitudinale, che in alcuni punti danno
I'apparenza della presenza di uno strato intermedio. Nel punto di
unione di due diverticoli lo strato longitudinale di uno si mescola
intimamente con quello dell'altro, sicche la fusiono dei tubi av-
viene pei- I'intreccio della muscolatura longitudinale, che non pie-
senta alcuna fibra decorrente in diversa direzione e che si ispes-
sisce a mo' di cuneo, nella profondita dei solchi esterni deliniitali
dai canalicoli stessi.
Altre particolarita strutturali, e le considerazioni morfologiche
cui ha condotto lo studio embriologico da me fatto saranno esposte
nel lavoro complete.
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8. Pallin G. — Beitriige zur Anatoniie and Embryologie der Prostata und der Samonblaseii. —
Arch. f. Anatomie, Anat. Abt. 1901.
9. Pern a G. — tin caso di fusione delle vescichette seniinali uell'uoiuo. — Volume in omaggio del
prof. A Poggi, Bologna 1914.
10. Petersen 0. V. C. E. — Beitrage zur mikroskopischen Anatomie der Vesicida seminalis des
Meuscheu und einiger Sagetiere. — Anat. IJefte. Abt. 1, H. 103 (34 Bd. H. 2).
11. Picker. — Studien iiber das Gaiig-sj^stem der nienschlicheu Saiiienblase. Berlin 1911.
12. Schultze O. — Grundriss der Eiitwickelungsgescbicbte des Menschen u. der Saugethiere —
Leipzig 1897.
13. Seifert E. — TJeber den Bau der nieuscliliclieu Saraenblasen. — Anat. Am. Bd. 35, Leipzig.
14. Tourneux F. — Precis d'Embryologie bumaine. — Paris, 189S.
50 -
DoTT. ENRIGA CALABRESI
Sulla presenza dtWEumeces schneideri Daud,
nella Tripolitania
E vietata la riprodu/.ioiie.
Nel 1913 il prof. Renato P amp an in i, durante il suo sog-
giorno in Tripolitania come merabro deila " Missione Franchetti „,
raccolse a Tarhuna un esemplare di EumecQS Schneideri Daud. di cui
ne fece gentilmente done al nostro Museo.
Credo conveniente accennare a questa cattura, perche, pur
essendo presuraibile la presenza di detta specie nella Tripolitania,
data la sua diffusione in regioni vicine, non mi consta che vi sia
stata segnalata prima d'ora. Non ne trovai per lo meno citazione
ne nella memoria del prof. Ghigi (^), dove sono riassunti i risul-
tati delle esplorazioni e raccolte fatte in Libia flno al 1912, ne fra
il materiale, successivamente illustrate, delle recenti collezioni del
Ten. Andreucci C) e del Cap. Andrei ni (^).
L'esemplare in discorso e un raaschio quasi adulto, lungo
145 mm. daU'estremita del muso alia fessura anale ; la coda, in
parte riprodotta, misura soltanto 155 mm., mentre normalmente e
circa una volta e mezzo la lunghezza del capo e tronco. I carat-
teri specifici corrispondono esattamente con quelli della descrizione
di Anderson nei " Rettili defil' Egitto „ ; ricordero solo il numero
del sopralabiali, nove da un lato e dieci dall'altro, mentre per lo
piia, ne furono trovati otto e, in via eccezionale, nove.
Quanto al colorito, la permanenza in alcool fa si che I'animale
conserva ben poco delle tinte biillanti che si osservano sul vivo ;
si possono pero riconoscere ancora, oltre alle macchie giallo-aran-
ciato distribuite per tutta la regione superiore del corpo, alcune
macchie di un bel verde-azzurro sugli scudetti sopralabiali e nella
parte superiore del capo.
(') Ghigi A. — Materiali per lo studio della fauua libica. — Dalle Memorie dell Ace. di Sc. di
Bologna i9iS.
I?) Andreucci A. — Contributo alia fauna della Tripolitania. — Bull. Hoc. Ent. It. An. XLV,
1913, pg. 185-202.
(3) Boulenger G. A. — Contributo alio studio della fauna libica. Materiali raccolti iielle zone
di Misurata e IIoius (1912-13) dal dott. Andreini, cap. medico. Kettili e Uatraci. — Ann. Mvs. Civ.
Oenova (3) VI, 1913-15, ^jg. 79-ifO.
- 51 -
Un individuo, simile mi assiciiro lo stesso prof. Pampanini
aver visto nel maggio 1913 al Garian, nella pianura di Assaba.
L'Eicmeces schneideri Daud., noto da tempo nel territorio tuni-
sino, fu ricordato da Dumeril aiiche nella regione S. E. dell'Al-
geria, la quale rappresenta, secondo le conoscenze attuali, il limite
pill occidentale della sua estesa area di diffusione. Verso oriente,
oltre I'Egifcto, lo si trova distribuito in Palestina, Siria, Armenia
fino alia regione transcaspica (Kopetdagh), alia Persia e al Beluci-
stan. La prova della sua presenza nella Tripolifcania viene a slabi-
lire piu precisamente la continuita nelThabitat della specie.
Dair Istituto di Zoologia e Anatoynia conip. del VertebrcUi in
Firenze^ gennaio 1916.
DoTT. LUIGI FACGIOLA
A proposito delle specie di Portunus Fabr.
viventi nel Mediterraneo
E vietata la riproduzione.
In una nota di B. Parisi sui Portuni nostrani (II genere Po7'-
tunus nel Mediterraneo e descrizione di una nuova specie) inserita
nel n.° 11, 1915, del Monit. Zool. Itcd., tra le 9 specie di questo
genere da lui ainmesse, di cui una nuova (P. parvidus) del Golfo
di Napoli, non trovo raenzionato il P. Valentieyii di A. Cocco (De-
scriz. di ale. crustacei di Messina. Giorn. Sc. lett. ed art. per la Sicil.
anno XI, tomo XLIII, n. 151, 1833, pag. 107-115. Con tavola)
nemmeno tra i sinonimi che I'a. riferisce per ognuna delle 8 spe-
cie gia note. Dubitando percio che gli sia a conoscenza la specie di
Cocco ho stiraato opportuno darne qui una breve notizia.
Cocco alia descrizione che esibisce del suo Portuno premette
la seguente frase diagnostica " Testa scabriiiscula, fusco-virescente,
piibescente, symmetrice sulcata. Fronte tridentata, medio dente par-
vio?'e, acutioreque. Dal P. marmoratus di Leach {Malac. Brit. Tav.
52
5), in cui vede qualche somiglianza col suo, pensa questo differirne
perche di macchie cosiantemente sprovvisto, per i denti della fronte
ineguali e perche i peli degli arfcicoli del piedi sono diversamente
disposti.
Intorno alia validita della specie di Cocco io non posso dare
un giiidizio attendibile, ma la conosco aveiidola vista sovente sul
mercato di Messina. Nei miei fogli leggo di averne incontrati in
una volta 29 esemplari maschi, riconoscibili nella forma triangolare
del post-addome. In qaesti e ora la mano destra, ora la sinistra,
piu grossa dell'altra. Anco nelle femmine si osservano i due casi,
ma la differenza e meno evidente. I giovani del due sessi hanno
C((lore generale biancastro, compresovi Tocchio, e il tarso (stilifor-
me) delle 3 paia di piedi ambulatorii roseo. Negli adulti il guscio
diviene scuro, tendente all' olivastro, il postaddome e il piastrone
si conservano piu o meno biancastri, Sulla giuntura del 3° col 4°
articolo e del 4° col 5" dei chelipedi esiste inferiormente una mac-
chia, rosso-sanguigna nei maschi, meno accentuata e quasi giallo-
aranciata nelle femmine. La peluria e fulva. Le nova sono molto
piccole, di colore lurido, e stanno attaccate al membro interno delle
4 paia di piedi spurii mentre I'esterno, munito di peli, sporge fuori
del postaddome.
GosiMo Gheuubini, Amministratore-responsabile.
Firenze, 1016. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52.
Monitore Zoologico Italiano. Amio XX^7I
Tav. TI
Fig. 1 — Pyxiceplialus flavigula.
Fig. 2 — Hylambates enantiodactylus.
Istjtuto Micrografico Italiano - Firenze
MonitoFe Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatotnia, Embriologia)
Organo iifficiale deila Unioiie Zoologica Italiana
DIKETTO
i>Ai DOTTORI
6IDLI0 GHIARDGI EU6ENI0 FICALBI
Prof. P- 256-260. Firenze, 1915.
9. Insetti o Esapodi.
a) Scritti general! o sii piii che uno degli ordini
Berlese Antonio. — Intorno alia riproduziono ed al dimorllsmo sessuale negli
Insetti. — Redia, Vol. 10, Fasc. 1 e 2, pp. 77-112, con 6 fig. Firenze, 1915.
Chinaglia Leopoldo. — Descrizione di alcuni Insetti anomali. — Redia, Vol. 10,
Fasc. 1 e 2, lip). 7-13, con 3 fig. Firenze, 1915.
Cobau Roberto. — Gecidi della valle del Brenta: terzo manipolo. — Atti Soc.
itcd. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 54, Fasc. 1, pp. 36-51.
Milano, 1915.
Cozzi Garlo. — Zoocecidi della tlora milanese: 2" contributo. — Atti Soc. ital.
Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 53, Fasc. 3-4, pp. 313-330.
Milano, 1915.
Cozzi Garlo. — Zoocecidi della flora milanese: 3" contributo. — Atti Soc. Hal. Sc.
nat. e Micseo civ. St. nat. Milano, Vol. 54, Fasc. 1, pp. 17-30. Milano,
1915.
Cozzi Garlo. — La cecidoflora del M. Gampo dei Fiori sopra Varese. — Atti
Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol.54, Fasc. l,pp). 13-16.
Milano, 1915.
Silvestri F. — Gontributo alia conoscenza degli insetti deH'olivo dell' Eritrea o
dell'Africa meridionale. — Boll, del Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R.
Scuola sup. d'Agricoltura in Portici, Vol. 9, pp. 240-334, con 78 fig.
Portici, 1914-1915.
Supine Felice. — Osservazioni sopra la struttura del mesenteron in alcuni in-
setti. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., Ser. 2, Vol. 48, Fasc. 8, pp. 316-
321. Milano, 1915.
Trotter A. — Di alcune galle deU'Oiea chrysophylla Lam. — Boll, del Labor.
di Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 9,
pp. 234-239, con 5 fig. Portici, 1914-1915.
- 56 -
c) Architteri o Pseudoneurotteri e Mallofagi
Silvestri F. — Contribuzione alia couosccnza dei Termitidi e Tcrmitofili del-
TAfrica occidcntale. I. Termitidi. — Boll, del Labor. cU Zoologm gen. e agr.
d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 9, jjp- i-i40, con i lav.
c 84 fig. Portici, 19H-1915.
d) Ortolteri.
Borelli Alfredo. — Dermatteri delle Isolc Filippine. — Boll, dei Musei di Zool.
ed Anat. comp). d. R. Univ. di Torino, Yol. 30, N. 697, pp. 1-7. Torino,
1915.
Borelli Alfredo. — Di alcuni DcrmatteiM della Gina. — Boll, dei Musei di Zool.
ed Anat. com p. d. R. Univ. di Torino, Vol. 30, N. 698, pp. 1-0. Torino, 1915.
Borelli Alfredo. — Dermatteri nuovi o poco noti del Messico. — Boll, dei Musei
di Zool. ed Anat. conip. d. R. Univ. di Torino, Vol. 30, N. 699, pp. 1-4,
Toy^ino, 1915.
Borelli Alfredo. — Dermatteri delle Isole Filippine. Nota 11. — Boll, dei Musei
di Zool. e Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 30, N. 705, p2x 1-7. To-
rino, 1915.
Giglio-Tos Ermauno. -- Dermatteri e Ortottori, [Escursioni zoologiche del Dr. En-
rico Festa SLii monti della Vallata del Sangro (Abruzzi) II.]. — Boll, dei
Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Unic. di Torino, Vol. 30, N. 693,
p)p. 1-4. Torino, 1915.
Giglio-Tos Ermanno. — Mantidi esotici. VIII. Acromantinao. — Boll, dei Musei
di Zool. ed Anat. comp. d. li. Univ. di Torino, Vol. 30, N. 702, pp. 1-16.
Torino, 1915.
Giglio-Tos Ermanno. — Sulla posiziono sistematica del gen. Cylindracheta Kirby.
— Annali del Museo Civ. di St. Nat. di Genova, Ser. 3, Vol. 6 (46),
p)p. 81-101, con 1 tav. Genova, 1913-15.
Giglio-Tos Ermanno. — Mantidi esotici. (Generi e specie niiove). — Bull. d.
Soc. Enl. ital.. An. 46, pp. 31-108. Firenze, 1914 (1915).
Giglio-Tos Ermanno. — Mantidi esotici. (Generi e specie nuove). — Bull. d.
Soc. Knt. ital. An. 46, pp. 134-200. Firenze, 1914 (1915).
Giglio-Tos Ermanno. — Mantidi raccolti da S. A. R. la Duchessa d'Aosta nella
regione dei grandi laghi dell'Africa equatoriale. Revisione della sottofamiglia
dei Toxoderini. — Annuario del Museo Zool. d. R. Univ. di Napoli, Nuo-
va Serie, Vol. 4, N. 15, pp. 1-17. Napoli, 1914.
Griffini Achiile. — Note sopra altri Grillacridi dell' Indian Museum di Calcutta.
— Bull. d. Soc. Enlom. ital.. An. 46, p)p. 3-22. Firenze, 1914 (1915).
Griffini Achiile. — Descrizione di due nuove Gryllacris appartenenti all' Indian
Museum di Calcutta. — Boll. d. Soc. Ent. ital.. An. 45, pp. 130-138. Fi-
renze, 1913.
Griffini Achiile. — Note sopra diversi Gryllacridi appartenenti al K. Naturhistor.
Hofmuseum di Vienna ed i\\ K. Zool.-Museum di Bcrlino. — Atti Soc. ital.
Sc. nat. e Museo civico sc. nat. Milano, Vol. 53, Fasc. 3-4, pp. 331-371.
Milano, 1915.
Griffini Achiile. — Note sopra una seconda serie di Stenopelmatidi dell' Indian
Museum di Calcutta. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Mi-
lano. Vol. 54, Fa.sc. 1, pp. 85-101, con fig. Milano, 1915.
Ragazzi V. — Contrihuto alia couosccnza degli Oi'totteri del Napoletano: Man-
todea, I'asmodea, Aci'idiodea, Locustodea. AnnuatHo del Museo Zool. d.
R. Univ. di Napoli, (Nuoca Ser.), Vol. 4, N. 19, pp. 1-8. Naiioli, 1915.
^ 57 -
e) Rincoti o Emitter!, e Fisapodi o Tisanotteri.
Berlese Antonio. — La distruzionc della I)iaspis pentagona a mezzo della Pro-
spallella Horlesei. — Redia, Vol. 10, Fuse. 1-2, pp. 151-218. Firenze, 1913.
Griffini Achille. — Sul rai'o Centi-otidc Centroti/pus longicurnis (Vuillef.). —
Atti Sac. ital. Sc. nat. e Museo cir. .S'c. nat. Milano, Vol. 54, Fasc. 1,
pp. 7-12, con fig. Milano, 1915.
Pierantoni Umberto. — Studii sullo sviluppo d'Icerya puicliasi Mask. — Vedi
.V. Z., XXYI, 4, 73.
Silvestri F. — Gontribuziono alia conosceuza del gencro Stictococcus Cocket'oll
(Heraiptcra : Goccidae). — Boll, del Labor, di Zoologia gen. e agr. d. li.
Scuola sup. d'AgricoKara in Portici, Vol. 9, p)P- 379 38S, con 9 fig. Por-
tici, 1914-1915.
Teodoro G. — Siii tubi nialpighiani dci Lccanini. — Redia, Vol. 10, Fasc. 1,
e 2, ptp), 15-19, con 1 fig. Firenze, 1915.
f) Coleotleri e Strepsitteri.
Boucomont A. — Ontliopliagus asiatiqiies nouveaux ou pen connus. — Annali
dd Museo Civ. di St. Nat. di Genoca, Ser. 3, Vol. 6 (-J6),pp. 210-243. Ge-
iiorn, 1913-15.
Boucomont A. — Ksi)eces nouvelles d'OnUiophagUi? de rAi'rliipel nialais appar-
tcnant au .Miisee Ci\ ii{iic de Genes. — Annali d. Mus. Civ. di St. nat. di
Ciaiora, Scr. 3, Vol. 0 {40), jtp. 09-71, Genova, 1913-15.
Gestro 11. — Matet-iali per lo studio dcUe Hispidae: XLV, Alcune osservazioni
intorno ai Gryptonychini. — Annali del Museo Civ. di St. Nat. di Genova,
Ser. 3, Vol. 0 (46), pp. 7-12. Genova, 1913 15.
Gestro R. — Material! per lo studio delle Hispidae: XLVI. Un'aggiunta alle Hi-
spidae della I'apuasia. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova,
Ser. 3, Vol. 6 (-16), pp. 12-14. Genova, 1913-15.
Gestro R. — Matei-iali per lo studio delle Hispidae: XLVII. Duo nuove Hispidae
di Borneo. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova, Ser. 3, Vol. 6
(16), pp. 14-18. Genova, 1913-15.
Gestro R. — Materiali per lo studio delle Hispidae: XLVIII. Intorno al genero
Wallacea. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova, Ser. 3, Vol. 6
(46), 2W- 41-46. Genova, 1913-15.
Gestro R. — Materiali per lo studio delle Hispidae: XLIX. Nuovi appunti sullo
Triplispa. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova, Ser, 3, Vol. 6
(46), pp. 75-77. Genova, 1913-15.
Goggio Empcdocle. — Sulla maacanza di caratteri sessuali esterni neH'Atcuchus
semipunctatus Fabr. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat., Pi^oc.verb., Vol.24,
pp. 105-107. Pisa, 1915.
Griffini Achille. — Intorno a Ire Goleotteri anoraali del Givico Museo di Storia
naturale di Milano. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano,
Vol. 54, Fasc. 1, pp. 31-35, con fig. Milano, 1915.
Lameere Aug. — Une espece nouvelle de Nothophysis de I'Afrique Orientale. —
Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova, Ser. 3, Vol. 6 (46),p)p. 197-
201, con 2 fig. Genova, 1913-15.
Martelli G. — Notizie su due GoccinoUidi micofagi. — Boll, del Lab. di Zool.
gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 9, pp. 151-160.
Portici, 1914-1915.
Martelli G. — Alcuni osperimonti con I'Eccoptogaster (Scolytusj aruydali Guer.,
\'E. rugulosus Ratz e TE. pruni Ratz. ritenuti rispettivamente parassiti de-
58
terrainanti la raofto del mandorlo, pesco o prugno. — Boll, del Labor, di
Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'AgricoUura in Porlici, Vol. i>,
2}p. 165-170. Portici, 1914-1915.
Pic Maurice. — Notes sur divers vesicants des collections du Museo Civique de
Genes avec descriptions des nouveautes. — Annaii del Museo civ. di St.
nai. di Genova, Ser. 3, Vol. 6 {46), 2')1>- 102-115. Genova, 1913-15.
Solari A. e F. — Note sugii Otiorrynchus italiani del sottogenere Dodeeasticluis
Stierlin. — Annaii del Museo civ. di SI. nal. di Genova, Set'. 3, Vol. 0
(46). jjp. -281-289. Genova, 1913-15.
Weise J. — Ghrysomeliden und Coccinelliden aus Erythraea. — Boll, del Labor.
di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'AgricoUura in Porlici, Vol. 9,
pp. 227-233. Portici, 1914-1915.
g) Nevrotteri.
Navas Longino. — Neurotteri planipemii raccolti da S. A. R. la Duchessa d'Aosta
nella regione dei graudi laglii delFAfriea ecxuatoriale. — Annuario del Mu-
seo Zool. d. R. Univ. di Napoli, Nuova Ser., Vol, 4, N. 12, pp. 1-4, con
3 fig. Nap)oli, 1914.
Navas Longinos. — Algunos Neurupteros exoticos del R. Museo de Napoles. —
Annuario del Museo Zool. d. R. Univ. di Napoli, Nuova Ser., Vol. 4, N. 13,
pp. 1-4, con 3 fig. Napoli, 1914.
Navas Longino. — Neurotteri planipennes. [Contributo alio studio della Fauna
libica. Materiali raccolti nolle zone di Misurata e Horns (1912-13) dal Dr. Al-
fredo Andreini, capitano medico]. — Annaii d. Mas. Civ. di St. Nat. di Ge-
nova, Ser. 3, Vol. 6 (46), pp. 116-121. Genova, 1913-15.
Nav^s Longino. — Neuropteros de la Tripolitania. II Serie. — Annaii del Mu-
seo civ. di St. Nat. di Genova, Ser. 3, Vul. 6 (46), pp. 202-209, con 4 figg.
Genova, 1913-15.
Navas Longino. — Algunos Neuropteros de la Isla de Giglio. [Materiali per una
launa dell'Arcipelago toscano. IX]. — Annaii del Museo civ. di St. Nat. di
Genova, Ser. 3, Vol. 6 {46), pp. 276-278, con 1 fig. Genova, 1913-15.
h) Imenotteri.
Emery Carlo. — Formiclie. [Escursioni zoologiche del Dr. Enrico Festa ncdl'Isola
di Rodi. XII]. — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di
Torino, Vol. 30, N. 701, p)p. 1-7, con 2 fig, Torino, 1915.
Emery Carlo. — Contributo alia conoscenza dello lorraiche delle isole italiane.
Descrizione di forme mediterranee nuove o criticlie. — Annaii del Museo
civ. di St. nat. di Genova, Ser. 3. Vol. 6 (46), pp). 244-270, con 1 lav.
Genova, 1913-15.
Emery C. — Su due formiche della Tripolitania. — Boll, del Labor, di Zool.
gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricoltura in Portici, Vol. 9, p. 378.
Portici, 1914-1915.
Emery Carlo. — Note suUe formiclie della collezione sarda e della collezione
dcir Italia meridionalo, radiuiate da Achille Costa e conservate nel Museo
Zoologico della R. Universita di Napoli. — Annuario del Museo Zool. d.
R. Univ. di Napoli, Nuova Ser., Vol. 4, N. 18, pp. 1-3, con 1 fig. Na-
poli, 1914.
Ghigi Alessandro. — Celini nuovi od altriraenti interessanti del Museo zoologico
di Horliuo, - Redia, Vol, 10, Fasc, 1 e 2, p)p. 303-310. Firenze, 1915,
- 50 -
Ghigi Alossandi'o. — Gli Osprynchotus dolla collezione Magretti. — Annali del
Museo civ. cli St. nat. di Genova, Ser. 3, Vol. 0 (40), pp. 290-298. Ge-
7iovn, i913-i5.
Maial F. — Neue Sphegidoii aus Westafrika (Hym.). — Boll, del Labor, di Zool.
gen. e agr. d. R. ScuoLa sup. d'AgricoUwa in Portiri, Vol. 9, pp. 117-150,
con 2 fig. Portici, 1914-1915.
Mantero (J. — Iraeiiotteri. [Gontribulo alio studio della fauua libica. Matei-iali
raecolti nelle zone di Misurata o Homs (1912-13) dal Dr. Alfredo Andreir.i,
capitano medico]. — Annali del Museo civ. di Sf. nat. di Genora, Ser. 3,
Vol. 0 (46), pp. 305-331. Genova, 1913-15.
Silvestri F. — Doscrizione di nuovi Imenottori Calcididi aft'icani. — Boll, del
Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricoltura in Portici,
Vol. 9, pp. 337-377, con 29 fig. Portici, 1914-1915.
Zavattari Edoardo. — Imenottori. [Escursioni zoologiche del L)i\ Enrico Festa nei
monti della Vallata del Sangro (Abruzzi). III]. — Boll, dei Musei di Zool.
ed Anal. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 30, N. 095, p)p. 1-4. Torino,
1915.
i) Ditteri.
Bezzi Mai'io. — Ditteri raecolti da S. A. R. la Diichessa d'Aosta nella regione
dei grand! laghi dell'Arrica equatoriale. — Annuario del Museo Zool. d. R.
Univ. di NajJOli. (Nuova Ser.), Vol. 4, N. 14, pp. 1-7 , con 2 fig. Napoli,
1914.
Bezzi Mai'io. — Ditteri. [Contributo alio studio della Fauna libica. Materiali rae-
colti nelle zone di Misurata e Homs (1912-13) dal Dr. Alfredo Andreini, ca-
pitano medico]. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova, Ser. 3,
Vol. 0 (46), pp. 105-181. Genova, 1913-15.
Bezzi Mario. — Ditteri raecolti nella Somalia italiana meridionale. — Redia,
Vol. 10, Fasc. 1 e 2, pp. 219-233, con 1 ftg. Firenze, 1915.
Bezzi Mario. — Ditteri cavernicoli dei Balcani raecolti dal Dott. K. Absolon
(Briinn): seconda contribuz. — Atti Soc. ital. Sc. nat. ,e Museo civ. St. nat.
Milano, Vol. 53, Fasc. 2, p)p. 207-230, con fig. Milano, 1914.
Corti Emilio. — Le Siraulie italiane: nota prima. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e
Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 53, Fasc. 2, pp. 192-206. Milano, 1914.
Mantero Giacomo. — Esperimento sulla nascita in Liguria degli adulti (da pupe
ibernanti) del Dacus oleae. — Boll, del Labor, di Zool. gen. e agr. d. R.
Scuola sup. d'Agr. in Portici, Vol. 9, pag. 389. Portici, 1914-1915.
Martelli G. — La mosca delle arance (Ceratitis capitata Wied.) vive nei nostri
limoni ? (Prime osservazioni), — Boll, del Labor, di Zool. gen. e agr. d. R.
Scuola sup. di Agricoltura in Povtici, Vol. 9, pp. 161-164. Portici, 1914-
1915.
k) Afanitteri
Zavattari Edoardo. — Gatalogo dei Sifonatteri del Museo Civico di Genova. —
Annali del Museo civ. di St. nat. di Genova, Sene 3, Vol 6 (46), pp. 139-
147, con 1 fig. Genova, 1913-15.
I) Lepidotlerl.
Acqua C. — L'azione del radio uello sviluppo primaverile delle uova del baco
da seta. — Vedi M. Z., XXVT, 4, 70.
Bisson E. — Influenza delle condizioni esterne di allevamento sulle proprieta
flsicbe del bozzolo. — Vedi M. Z, XXVI, 11, 254 e 255.
- (30 -
Cavazza Filippo. — Influenza di alcuni agenli chiinici sulla I'econdita del Bora-
bix mori e sul sesso delle uova prodotte. — Yecli M. Z., XXYI, 4, 70.
Cavazza F. — Moditicazioni riscontrate in esemplari di Borabyx mori derivanti
da genitori sui quali si e agito con divei'si fattori chimici. (Sviluppo - earat-
teri somatici - fecondita). — Yedi M. Z., XXYI, 4, 70.
Chinaglia Leopoldo. — Osservazioni intorno alia struttura dci peli addominali
(poli copritori delle uova) della Euproctis chrysorrhoea L. — Reclia, Yol. 10,
Fasc. i e 2, pp. i-6, con 2 fig. Firenze, 1915.
Gianelli Giacinto. — Lepidotteri. [Escursioni zoologiche del Dr. Enrico Festa
nella Vallata del Sangro (Abruzzi). IV). — Boll, del Musei di Zool. ed
Anat. conip. d. R. Univ. di Torino, Yol. 30, N. 704, pp. 1-4. Torino, 191^.
Quajat E. — Sviluppo delle uova del tilugello in'seguito a stimolazioni raecea-
niche. — Yedi M. Z., XXYL, li, 255.
Quajat E. e Tomaselli P. — Azione delTelettricita durante le si ngole fasi della
vita intra-ovulare nei bombice del gelso. -- Yedi M. Z., XXYI, li, 255.
Topi Mario. — Sulle tignole della vite. — Yedi M. Z., XXYI, 11, 255.
Turati Emilio. — Contribuzioni alia fauna d'ltalia e descrizione di specie e Ibrino
nuove di Lepidotteri. Con 2 tav. e tig. nel teste. — Atti Son. ital. So. nat.
e Museo civ. Si. 9iat. Milano, Yol. 53, Fasc. 3-4, pp. 468-619. Milano, 1915.
Verity Roger. — Contribute alle ricerche sull'epoca di coraparsa dei Lepidotteri
alio state di completo sviluppo. (I Lepidotteri Diurni d(d Pian di Mugnone,
ra. 119-274, presso Firenze). — Bull. d. Soc. Enlom. Hal., An. 46, pp. 109-
127. Firenze, 1914 {1915).
Verity Roger. — Le variazioni geogratiche della Lycaena coridon Poda nel-
ritalia centrale. — Bull. d. Soc. Entoin. Hal., An. 46, pp). 128-133. Fi-
renze, 1914 {1915).
Verson E. — Ancora sulle trachee dei Ibllicoli testicolari nei Lepidotteri. — An-
nuario d. li. Stazione Bacologica di Padova, Yol. 39-40, pag. 27. Pado-
va, 1913.
Verson E. — Cicero pro dorao sua. La cosi detta « cellula del Verson ». — An-
nuario d. R. Stazione Bacologica di Padova, Yol. 39-40, ijp). 106-111. Pa-
dova, 1913.
Verson E. — Sulla penetrazione di trachee entro ai follicoli te;sticolari dei Le-
pidotteri. — Annuario d. R. Stazione Bacologica di Padova, Yol. 39-40,
pp. 24-26. Padova, 1913.
IX. Molluschi.
1. SCRITTI GENERALI 0 SU PIU CHE UNA DELLE GLASSI.
Gregorio (De) A. — Sulla terrainologia delle parti delle conchiglie dei Molluschi.
— Monit. Zool. ital.. An. 26, N. 5-6, pp. 142-143. Firenze, 1915.
5. Lamellibranchi, Acefali o Pelecipodi.
Coen G. S. — Sulle varieta viventi del Cardium tuberculatum L. — Anna li del
Museo civ. di St. nat. di Genova, Ser. 3, Yol. 6 {46), pp. 299-304, con
5 tav. Genova, 1913-15.
Praus Franceschini Carlo. — Elenco delle conchiglie del Golfo di Napoli e del
Mediterraneo esistenti nel Museo Zoologico di Napoli [Parte seconda: Pele-
cypoda]. — Annuario del Museo Zool. d. R. Univ. di Napoli, Nuova Ser.,
Yol. 4, X. 11, pp. 1-41. NaiJoli, 1914.
- 61 -
6. Gefalopodi.
Coen G. S. — Delle forme adriatiche di Argonauta ed in particolare deU'A. Mon-
terosatoi n. sp. — Annali del Museo civ. di Si. nat. di Genova, Ser. 3,
Vol. 6 (46), pp. 271-275, con 1 tav. Genova, 191.3-15.
Vivanti Anna. — Genni sopra un nuovo Gefalopodo da me stiuliato CGliarybdi-
teulliis maculata n. g., n. sp.). — Rendic. Isiil. Lomh. Sc. e Lett., Ser. 2,
Vol. 48, Fasc. 5-6, ptp. 235-237. Milano, 1915.
COMUNICAZIONI ORIGINALI
DoTT. GIUSEPPE GOLOSI
Contributo alia conoscenza degli Euphausiacei
dello Stretto di Messina
(Gon 9 figure).
i; vietata la riprodiizione.
Esarainando gli Schizopodi del raateriale planktonico prove-
niente dallo stretto di Messina e gia da parecchi anni conservato
in questo Laboratorio, ho avuto campo di riscontrare varie specie
di Euphausiacei. Nonostaute il cattivo state generale di conserva-
zione ed 11 nuraero limitato di individui, mi e state possiblle carat-
terizzarli sufftcientemente per potere, oltre alle specie descritte in
precedenza, stabilirne alcuna nuova.
Le specie studiate sono le seguenti :
Euphausia Krohnii (Brandt).
Euphausia brevis Hansen.
Euphausia hemigibba Hansen.
Euphausia messanensis n. sp.
Thysanopoda aequalis Hansen var. latifrons n. var.
Thysanopoda sp. ?
- t)2 -
Meganyctiphaiies norvegica (M. Sars).
Thysanoessa gregaria G. 0. Sars.
Nematoscelis microps G. 0. Sars.
Stylocheiron Suhmii G. 0. Sars.
Stylocheiron abbreviatum G. 0. Sars,
Euphausia Xrohnii (Brandt).
(fig. 1 e 2).
1851 Tysanopoda Krohnii Brandt.
1852 Euphausia pellucida Dana (sensu Sars- par bim).
1863 Euphausia Miilleri Claus.
1882 Thysanopoda bidentata G. 0. Sars.
1885 Euphausia pellucida G. 0. Sars.
1888 Euphausia pellucida Chun.
1893 Euphausia pellucida Ortm.
1905 Euphausia Miilleri Hansen.
1905 Euphausia pellucida H. e Tatt.
1905 Euphausia bidentata H. e Tatt.
1906 Euphausia Miilleri H. e Tatt.
1910 Euphausia Krohnii Hansen.
1911 Euphausia Krohnii Hansen.
1911 Euphausia Miilleri Tatt.
Bisirihuzione'. Atlantico, Mediterraneo.
Questa specie e stata trovata nel Mediterraneo occidentale (ma-
teriale del Principe di Monaco), presso Capri (Lo Bianco) ed a Mes-
sina (Hansen). Hansen osserva che gli individui del Mediterraneo
sono in generale piii grandi di quelli dell'Atlantico (mm. 19,5 nel
Mediterraneo, mm. 16 nell'Atlantico).
Ho esaminato un solo maschio adulto lungo mm. 16.
Forma snella, robusta, allungata.
Scudo dorsale con due paia di denti nei margini Uiterali. Ho-
stro sporgente con angolo molto acuto.
OccJii piuttosto grandi rotondi con pedancolo lungamente sco-
perto.
Antennide. Articolo basale grosso; la parte dorsale del suo mar-
gine distale e provvista di una serie di spine diritte, larghe alia
base, acuminate all' apice, piii lunghe dal lato esterno del podun-
colo, pill corte dalla banda interna; una spina tridentata chiude la
serie esternamente; la sua porzione distale superiore interna e sol-
- 63
levata a lobo; vari peli gros«i, di mediocre lunghezza, curvi verso
I'alto s' impiantano nella porzione dell' articolo sollevata a lobo ; po-
chi peli grossi e molto allungati s' impiantano accanto e aU'esterno
di essa. Articolo mediano con spina conica presso il margine di-
stale superiore esterno; breve linea di setole a meta circa della
superllcie dorsale verso I'esterno.
Fig. 1. — Euphausia Kiohuii. Aiiteuiiulii
(ingi-.).
Fig. 2. — Euphausia K r o li u i i . Oigauo
copulatore. a) lobo medio iuteruo ; b) estre-
iuit4 del pi'ocesso prossimale (iugr.).
Antenne con sqnamma giungente a un terzo dell' articolo ter-
minale del peduncolo antennulare.
Pleon con segment! privi di spina dorsale; I'ultimo di essi e
lungo quasi il doppio dei precedent!.
Spina preanale unguiforme semplice.
Telson con apice allungato acuminato. Spine subapicali allun-
gate provviste di numerose piccole spine nel margine interno. Due
paia di spine dorsali.
Uropodi piu corti del telson ; I'esopodite giunge fine all'inserzione
delle spine subapicali, I'endopodite supera appena tale inserzione.
Organo copulatore del maschio : processo terminale con tallone
pronunziato, e con ingrossamento all'estremita in cui si nota una
sporgenza conica appuntita e vari altri ornamenti che il cattivo
state del mio esemplare non mi ha permesso di determinare con
precisione. Processo prossimale ingrossato alia base, assottigliato
air estremita : nel terzo distale presenta quattro processi, i due e-
stremi sono laminiformi un po' accartocciati verso la base, gli altri
due spiniformi; un po' al di sotto di questi, due piccole prorainenze
coniche. Lobo mediano superante in lunghezza i processi del lobo
- 64 -
interne, di forma quasi rettangolare, con processo laterale robusto,
ingrossato alia base, uncinato.
L'organo copulatore era stato descrirto troppo sotnraariamente
da Hansen. L'ho quindi descritto minutamente mettendo in rilievo
le particolarita del processo prossimale. Hansen dice che il processo
prossimale e terminate da tre processi, mentre io ho eniimeralo
quattro processi di forma diversa e due piccole sporgenze al di sotto
di essi, come puo notarsi nella fig. 2 b. E da osservare che nella
figura di Hansen (5, fig. 4 a) sono rappresentati quattro processi del
processo prossimale, e cio concorda con la mia figura e con la mia
descrizione.
Euphausia brevis Hansen.
(fig. 3).
1905 Euphausia brevis Hansen.
Descrizione della femina :
Forma gracile.
Scudo dorsale con un paio di denti laterali prossimi al mar-
gine posteriore. Rostro ampio, sporgente, triangolare, acuminate.
Occhl mediocri, retondi ; peduncolo grosso.
Fig. y. — E II p li a n s i il bio vis. Anlciiiuila (iiigf.).
Antennule con peduncoli corti e grossi. Articolo basale provvi-
sto nel margine di>;tale supericre di squamma lunga, bidentata, pa-
tente. Porzione distale sapcriere interna deirarticole basale solle-
vata a lobe, al cui esterne si impiantano 2-4 setole assai giosse e
lunghe, curve a semicerchie, rivelte aH'innauzi. Articolo mediano
- 65 -
coiLo, stretto alki base, dilabato nella porzione distale, presso il ciii
margine esterno sporge una grossa spina conica. Articolo terminale
piu lungo del mediano, subcilindrico.
Antenne con squamma olLrepassante il secondo articolo anten-
na hire.
rieon sonza spine dorsali.
Spina preanale semplice.
Telson con estremita allungata. Due grosse spine subapicali
provviste nel mcirgine interno di piccole setole alternate con nume-
rose altre piu bievi.
Uropodi piu corti del telson. Endopodite appena piu lungo dei-
I'esopodite.
Lungliezza mm. 7.
THstrihuzione, Coste europee dell'Atlantico, mar del Sargassi,
Mediterraneo, coste del Giappone.
Osservazioni. Questa specie e inclusa da Hansen (5) nel grup-
po a (specie con due paia di denticoli laterali nello scudo dorsale,
e prive di processi addominali). Ne il mio esemplare di Messina, ne
un altro esemplare del Mar Caraibico catturato dalla " Liguria „
presentauo il paio anteriore di spine laterali nello scudo.
Ho creduto necessario dare una piu completa descrizione della
specie, ritenendo poco sufflciente quella di Hansen (o), e di rap-
presentarne in figura la parte anteriore.
Euphausia hemigihha Hansen.
1910 Euphausia hemigibba Hansen
Questa forma era stata gia riscontrata nel Mediterraneo da
Tattersal (1909) prima che Hansen I'avesse sottratta (1910) dalla
specie gibha Sars. Zimmek I'ha trovata nel golfo di Napoli. Lo
Bianco parla di numerosi esemplari di Euphausia gibba pescati in
vicinanza di Capri prima che Hansen avesse stabilito la specie
hemigibba; non e difficile che almeno parte di essi appartengano a
({uesta specie.
Euphausia messanensis n. sp.
(fig. 4 e 5)
Descrizione del maschio :
Forma gracile allungata.
Scudo dorsale con un paio di denti laterali. Rostro sporgente,
ampio, appuntito aU'estJ'emita.
- 66 -
Antennule allungate. Articolo basale sollevato a lobo nell'an-
golo distale superiore interno; sul lobo poclie setole rigide rivolte
all'esterno, il suo raargine e sormontato da una squamma triango-
lare, con I'apice curve verso I'esterno. Secondo articolo con mar-
gine distale interno alquanto spoi'gente all' innanzi. Terzo articolo
fortemente carenato, con grossa sporgenza spiniforme nel margine
distale superiore a cui fa capo la carena. Flagello superiore molto
pill grosso deir inferiore.
Tig. 4. — Euphaiisia messaueusis. Au ■ Fig. 5. — Euphausia iness^neusis. Or-
teunula (iugi.)- gano cojmlatore (iiigr.).
Antenne con squamma giungente ai due terzi dell'articolo ter-
minale del peduncolo antennulare.
Occhi piuttosto piccoli ; peduncoli grossi.
Pleon col terzo segmento provvisto di spina dorsale acuta e
lunga quanto due terzi del segmento successivo.
Spina preanale semplice.
Tehon con due spine subapicali lunghe, superanti V estremita
di esso.
Uropodi subeguali; Tendopodite lungo quanto il telson, I'eso-
podite appena piii corto.
Organo copidatore del maschio alquanto simile a quelle di
KuphcniMa (jihha G. 0. Sars. II processo terminale e conico, coale-
scente cou una sorta di piedistallo il cui angelo esterno si prolunga
^ 67 -
in una sporgenza di ricurva. Processo prossimale molto piu lungo
del terminale, conico, curvo verso I'alto. Lobo mediano assai allun-
gato, con processo laterale conico, breve, inserito alia meta della
sua lunghezza, e processo addizionale digitiforme in prossimita del-
I'estremo distale.
Lunghezza mm. 9 nei due maschi esaminati.
Femina sconosciuta.
Osservazioyii. L'Euphausia messanensis appartiene al gruppo c
di Hansen (specie con un solo paio di denti lateral! nello scudo
dorsale. Processo spiniforme dorsale nel terzo segmento addomi-
nale; quarto e quinto segmento addominale privi di processi — ad
eccezione dei denticoli dell'E. mucronata). Presenta notevoli ras-
somiglianze con E. gihha, ma se ne distacca per la peculiare con-
formazione dei peduncoli antennulari, per la presenza di una spina
anale semplice anziche bidentata, per la maggiore lunghezza del
lobo mediano . Id. — Further notes on the Schizopoda. — Bull. Mus. Ocean. Monaco iV. 42, 1905.
4. Id. — The Schizopoda of the Siboga Expedition. -- Siboga Expedilie XXXYII, 1910.
•3. Id. — The Genera and species of the Order Euphausiaeea with Account of remarkable Varia-
tion. — Bull. Mu^. Ocean. Monaco, jSf. 210, 1911.
I). Holt and TattersaU. — Schizopodous Crustacea of the North-East Atlantic Slope. — lie
2)ort Hea and Inland Fisheries. Ireland 1902-3, Scient. Invest. Ft. 2, App. N. IV, 1905.
T. Id. — Schizopodous Crustacea from the Xorth-East Atlantic Stope. — tiuppl. Report Sea and
Inland Fisheries. Ireland. Scient. Invest. 1904, App. JV. Y, 1906.
6. Lo Bianco. — Le pesche abis.sali eseguite dal « Mala >> nelle vicinanze di Capri. — MMh.
Zool. Slat. Neapel Bd. 15, 1902.
3. Lo Bianco. — Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col yacht « Puritan » nelle adia-
ceuze di Capri ed in altre localita del Mediterraneo. — 2Iitth. Zool. Stat. Neapel, Bd. 16, 1903.
10. Masi. — Sulla presenza della Meganyctiphanes norvegica nelle acque del Giglio. — Annal. Mus.
civ. St. nat. Genova, Sez. 3, vol. II, 1906.
11. Ortmau)i. — Decapodeu uud Schizopoden. — Ergebn. der Plankton. Escped. der Humboldt. Sti-
/tung, B. II, Q. b, 1893.
- 74 -
12. Riggio. — Caicinologia del Mediterianeo. — II Naturalista Hiciliano, XYII, 1905.
13. Sars G. O. — Report on tlie Schizopoda collected by H. M. S. « Challeuger ». — Zool. « Chal-
lenger » Exped. Ft. XXXYII, Tol. XIII, 1885.
14. Tattersall. — The Schizopoda collected by tlie Maja and Puritan in tlie Mediterranean. —
Mitt. Zool. Stat. Neapel Bd. 19, 1909.
15. Id. — Scbizopodous crustace.i from the Xorth-East Atlantic Slope. Second Supiil. — h'cporl Sea
and Inland Fisheries, Ireland. Sclent. Invest. 1910, App. N. II, 1911.
16. Zinimer. — Zur Keuntnis der Scliizopodeufauna Neapels. — Mitth, Zool. Sfat. Xcniicl, Bd. Si",
191.-K
II differenziamento dei gameti
in Crjpfachilum Echini Maupas
NoTA Dl AGHILLE RUSSO
(Con tav. III).
ii vietata la riproduzione.
In una Nota (^) «ul ciclo di sviluppo del Grjptochilum Echini
feci rilevare che in questo Giliato i due gameti si distinguono sia
per la forma del micronucleo, che in uno e glohulare., nell' altro a
forma di virgola o cornetto, sia per la diversa quantita di sostanza
nucleare contenuta nel micronucleo stesso, essendo minore nel pri-
me, maggiore nel secondo.
Tale differenziamento non e state finora osservato nei gameti
di altri Ciliati, per cui credo il processo della lore formazione me-
rit! essere ulteriormente illustrate, cio che faro essenzialmente con
la riproduzione di alcune microfotografie.
i- *
Nella Nota sopra citata ho riferito che in C. Echini si distin-
guono i gameti puri, che, coniugando, danno luogo alia copula vera,
ed i gameti impuri, dalla cui unione si hanno due cojnile false, e
che il risultato di tutte queste diverse copule si e la formazione
di gametogeni o indivjdui produttori di gameti.
L' exconiugante della copula vera forma pero originariamente
un individuo misto, il quale, mediante una P divisione, costituisce
(1) Sul ciclo di sviluppo del Vrjptochiluni Echini (Nota riassuntiva) Atti Ac. Gioeuia, Catania,
Vol, 7", Ser. y», 1914,
- 75 -
due individui, di cui uno, con nn macro ed un micronucleo della
stessa natura e proven ienza, e un gametogene puro, che, dividen-
dosi, for m2i ganieti puri^ atti ad una nuova copula veixi ; 1' altro
invece, avente 2 raacronuclei ed 1 micronucleo di natura e prove-
nienza diversa, e un gametogene impuro^ che, dividendosi, forma ga-
meti impuri. Quesfci ultimi, per riavere un micronucleo della stessa
natura del proprio macronucleo, si coniugano di nuovo e producono
le coptde false, le quali percio sono da considerare come una con-
tinuazione della copula vera, avendo esse per iscopo di purificare
11 gametogene bnpiiro, formatosi dall' individuo misto.
I gameti puri, che si formano dal gametogene pure, proveniente
(VaW individuo misto della copida vera, sono in nuraero di due, per-
che il gametogene in questo caso si divide una sola volta ; i gameti
puri, che si formano dopo la falsa copula, sono invece in numero
di 6, perche, in questo caso, il gametogene puro, che si e costituito,
avendo 3 macrouuclei, si divide in modo da formare prima tre in-
dividui con 1 macro ed 1 micronucleo, da ciascuno dei quali, per
una 2'' divisione, si formano due gameti (').
* *
Nella formazione dei gameti puri dai gametogeni puri, qualunque
sia la loro provenienza, dalla copula vera o dalle false copule, il
processo e diverse, a seconda che si ti'atti di gamete col inicronu-
cleo glohulare e col micronucleo virgoliforme.
Nel 1° caso il micronucleo, che e sempre il prime n. dividers!,
si allunga, la cromatina si raccoglie ai due estremi, che assumono
cosi la forma globosa, mentre la parte di mezzo forma un filamento
connettivo. Mentre le due estremita cosi ingrossate si portano in due
punti opposti del corpo dell'Infusorio ed acquistano sempre piii la
forma globulare, il filo connettivo si distende, rimanendo ingrossato,
per il processo di stiramento, nella parte di mezzo, ed assottigliata
ai due estremi (Figg. 1% 2* e S""). Questi restano legati per qualche
tempo ai due micronuclei, ma poi se ne staccano, rendendosi indi-
pendenti. Tale parte filamentosa si osserva libera per qualche
tempo dentro il gametogene in scissione, ma a poco a poco essa
viene riassorbita dal protoplasma.
(1) Per maggiori dettagli ilei fatti riassunti si consulti la Nota citata. II nuovo linguaggio, adot-
tato per significare dei fatti nuovi, liuscirii .sicuraraente oscuro, ove non si segvia con attenzione lo
svolgersi dei fenomeni, da me rilevati.
II tutto veira ampiamentc illustrato nella Meinoria definitiva, nou anooia pnbblicata per ragioni
indipendeuti dalla volouta.
- 76 -
II filo connettivo, di cui qui e parola, fa messo in evidenza sol-
tanto con le sopracoiorazioni, ofctenute coW Ematossilina ferrica, in
cui i preparati furono tenuLi per 48 ore, dopo avere soggiornato an-
che 48 oi-e in una soluzione di Allume ferrico al 2.5 %. Con altri co-
loranti, come ad es. la Tionina, VEmallume Majer, la Saffranina etc.
non fu mai possibile colorarlo, per cui e da ritenere che esso non
contenga della croraatina, ma che sia solo costituito da una parte
acromatica del micronucleo del gametogene.
Alia divisione del micronucleo con il processo ora descritto se-
gue quella del macronucleo, il quale si allunga, si conforma a ma-
nubrio e poi si scinde in due parti uguali, che si portano vicino a
ciascun micronucleo. Nel frattempo il protoplasma si strozza tra-
sversalmente, per cui dal primitivo gametogene si costituiscono due
gameti con micronucleo globuliforme. Ciascuno di essi, per quanto
sopra fu esposto, non contiene meta del micronucleo del gameto-
gene, ma una minore quantita, essendo stata una parte eliminata,
a mezzo del filamento connettivo.
II gcmietogene, proveniente dall'exconiugante con micronucleo a
forma di virgola o cornetto, forma alia sua volta gameti con il mi-
cronucleo della stessa forma. II processo in questo caso e perfetta-
mente diverse di quello col quale si costituiscono i gameti a mi-
cronucleo glohulai^e, poiche il micronucleo, neU'atto di dividersi, si
allunga e si conforma a manubrio, in cui la parte di mezzo si as-
sottiglia sempre piij, fino a che non si ronipe (Fig. 4"). In tal modo
si costituiscono i due nuovi micronuclei, che hanno un estremo in-
grossato, in cui e raccolta la cromatina, ed un estremo affilato,
acquistando cosi nelFinsieme ciascuno di essi la forma caratteristi-
ca di una virgola. Essi si dispongono a lato di ciascun macronucleo,
dopo che questi si sono format! mediante il soli to processo di divi-
sione, con la parte ingrossata per lo piii rivolta in avanti e con tale
forma e posizione si conservano fino ai primi momenti della copula.
Nei gameti cosi costituiti, il micronucleo, a differenza di quello
globuliforme, e precisamente la meta di quello del gametogene, da
cui proviene, non essendo avvenuta alcuna ehminaziono di so-
stanza nucleare.
Da quanto fu esposto risulta che in questo Ciliato, prima della
copula, esista una sostansiale differenza fra i due gameti, che consiste
in una differente forma e costituzione del micronucleo. Tale conclu-
- 77 -
sione, emanando dai fatti avanfci illustrafci, fa mulare evideiiteinen-
te in questo Ciliato il signiflcato biologico della S^ mitosi dei mi-
cronuclei durante la coniugazione, che da taluni fu riferita ad una
divisione di differenziamento sessuale, con consecutiva fonnazione di
un niicleo migratore o maschile e di un nucleo stazionario o femmi-
nile. Per il Ciliato da me studiato tale conclusione si rende necessaria
anche perche mai fu osservato, per quante ricerche si siano fatto,
che nella P o nella 2'' mitosi avvenga una riduzione di cromoso7ni,
come notarono il Prandl in Didinium nasutuni, Pop off in Car-
cliesium polijyinum^ Enriques in Ghilodon ed in Opercularia.
Catania, dicembre 1915,
Spiegazione della tavola III.
Fig. 1* e 2", — Due stadi succesaivi di divisione del gametogene, in cui il niicronmleo nel di-
viders! forma uu fllamento connettivo. Tale fllaineiito e ingrossato nel mezzo ed assottigliato agli
istremi, coi qnali rimane da priucipio legato ai due nuovi micronuclei, che hanno assunto la forma
giobulare.
Mierofotogiafie ottenute con Stativo per niiciofotografia Koristka (grande modello) -. illmiiinazioiie
con lampada Nerust. Fissazione Sublimato 2 '7,1; sopracolorazione ottenuta con soggiorno dei preparati
per 48 ore iu solnzione di allume ferrico 2,o »/<> e per 48 ore in Ematossilina Heidenliain.
Fig. 3". — St.adio piii avanzato di divisione dello Stesso gametogene, iu cni il Macionncleo .si
;illnnga, preparandosi anch'easo a dividersi. II filamento connettivo e staccato dai due micronuclei o
sta per e.isere riasaorbito.
Microfotografia c. a. Fissazione e coloiazione c. a.
Fig. 4". — tluo stadio di diviaione del gametogene, in cui il uiicronncleo si divide senza eiiiis-
sione di tHaiuento connettivale e perci^ coatitiiiace due niicronurlei a forma di viigola.
Microfotografia c. a. Fissazione e colorazione c. s.
Fig. .'v>. — Stadio avanzato di diviaione del gametogene, die da origine a due gameti con mi-
cronucleo virgoliforrae.
Microfotografia c. s. Fia.sazione e coloi-azione c. a.
BALL ISTITUTO ANATOMICO DI PALERMO
Differenziazione < in vitro » di fibre da cellule mesenchimali
e loro accrescimento per movimento ameboide
DI GIUSEPPE LEVI
(Con tav. IV-V).
i; vietata la riprodnzione.
NeU'esamlnare culture viventi di cellule mesenchimali di em-
brioni di polio notai la presenza di lunghe fibre, indipendenti Tuna
dall'altra per lunghi tratti, in altri punti anastomizzate e ramificate.
- 78 -
Mi accorsi subito che non si trattava di fibre nervose per molte
ragioni : perche non avevano quel la speciale refrangenza che carat-
terizza i cilindrassi ; inoltre ii loro accrescimento avveniva bensi
come quello delle fibre nervose per movimenti ameboidi del loro
estremo distale, ma questo movimento si produceva con modalita
un po' diverse che nelle fibre nervose. Studiando accuratamente
queste stesse colture dopo fissazione e colorazione, mi convinsi che
le problematiche fibre derivavano da espansioni di cellule mesen-
chimali (fig. 1 e 2) ; e credo di essere riet^cito a nco«truire le mo-
dalita colle quali avviene la differenziazione di tali fibre, almeno
nei punfci essenziali.
Premetto che questa diff'erenziazione avviene di rado ; e che
non mi fu ancora possibile di deflnire quali fattori estrinseci ne de-
terminino lo comparsa ; condizione necessaria, ma non sufflciente e
che il coagulo di plasma sia sottilissimo ; le fibre si sviluppano
sempre in contatto diretto colla faccia inferiore del vetrino.
Le rnigliori colture di fibre di origine mesenchimale furono ot-
tenute da frammenti di tegumento e di miocardio di embrioni di
polio fra VS° e 1' ll^ giorno di incubazione esplantati in plasma
sanguigno; ma naturalmente non e escluso che si svihippino da
altri organi ed in stadi di sviluppo diversi.
Che le cellule mesenchimali possono talora emettere " in vi-
tro „ dei lunghi prolungamenti filiformi era state gia osservato da
Congdon ('); quest' A. definisce come zona di accrescimento re-
ticolare nelle comuni colture di mesenchima una regione formata
da cellule allungate o poliedriche, libere nel plasma, con delicati
prolungamenti fra loro anasLomizzati. Non mi sembra esatto quanto
Congdon afferma, che la presenza di elementi di questo tipo sia
indice di diminuita vitalita della coltura (').
I prolungamenti possono essere indivisi e ripetutamente rami-
ficati ed a calibro decrescente in direzione distale (fig. 2) ; non di
rado si costituisce un vero reticolo sinciziale, il quale ha molta
analogia con quello formate dalle comuni cellule mesenchimali nei
tessuti deU'embrione.
Ma credo dal potere esimermi dal descrivere particolareggiata-
mente (^ueste strutture in parte conosciute e veniamo al fattu nuovo
(') (;cni jidKii L. I). - 'I'lii' iil<'iililic,ili(ni of ti.ssiiu.s in Militiciul ciillines. — Anal. A'cc, Vol. '.) ,
i'.nr,).
(-) K vero clie iiiio H|>euiiile tipo '
Fig. 2. — Da una coltura di luiocardio in plasma diluito di embrione di polio all' 11° giorno (VIII
bis B). Fissata alia 32 ora in Max. : colorazioue della coltura in toto come sopra. Cellule niesen-
chimali in prevalanza allungate con sottili prolungaraentl alcuni, dei quali ramificati. Ingr. 300X-
Fig. 3. — Dalla parte prossimale della coltura 25 K. Una cellula att'usata con due prolungameEti ;
nno di questi si continua in una lungbissima fibra, della quale fu riprodotto soltanto il tratto
iniziale. Ingr. 800X.
Fig. 4. — Dalla coltura 25 K. Fibre e cellule a forma lamellare con coudrioconti ; in a, b, c le fibre
sembrano interrotte dalle cellule. In d espansione terrainale di una fibra. La cellula A emette
un breve proluugamento con u)i vacuolo sul suo decorso ed un'espansione terniinale. p. pr.
parte prossimale della coltura — p. d. parte distale della coltura. Ingr. SOOX-
Fig. 5. — Dalla celtura 25 K. Dalla collula B parte la fibra b col rigonfiamento r. La fibra c pre-
senta uu rigonfiamento sul suo decorso con una piccola gemma araeboide. Ingr. 800X-
Fig. 6. — Dalla coltura 25 K. Tratto distale di tre fibre; la fibra b e la stessa che nella fig. 5 .si
origina dalla cellula B; lo stesso rigonfiamento r-, ha una mazza terrainale con piccole genime
ialiue. La fibra d ha una mazza terminale allungata ed irregolaro : anastomosi fra d ed c; cou-
drioconti nelle mazze terminali. Ingr. IGOOX-
Fig. 7. — Dalla coltura 25 K. Fibre anastoraizzate a plesso ; la fibra g nel passare al di.sopra della
cellula B si appiattisce in una lamina. Ingr. 800X-
Fig. 8. — Dalla coltura 25 K. La fibra i nel passare al di sopra della cellula (della quale fiirouo ri-
prodotti soltanto i contorni) si dissocia in tre filamenti e si ricostituisce piii oltre. Ingr. Ifloo .'.
GosiMO Gherubini, Amministratore-responsabile.
Firenze, 1016. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52.
Monitore Zoologico Italiano. Anno XXVII.
Tav. III.
'•\
V^
Fis. 1
1^
Fw. 2
•
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
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Monitore Zoologieo Italiano
(Pubblicazioiii Italiane di Zoologia, Anatomia, Epibriologia)
Organo ufficiale delia Unione Zoologica Italiana
DIUKTTO
i>Ai DOTTOKI
GIULIO CHIARDGI EUGENIO FIGALBI
Prof. . -
n-
VM
ns.
mv.D.
v.c,
Fig. I. — Cavallo. Vena cava postwiore, aperta siilla volta mcutio attraveisa il diafrainma.
/>., diaframma ; V. C. p., vena cava posteiiore nella cavitii toracica; V., valvola parietale della
vena cava poateriore ; V. 1). D., V. Z>. ., diaframma; V. Cp., veua cava posteriore nella cavita toracica; T., F., valvola parietale della
cava; V. D. D., V. D. S., veua diafraiuiuatica destra e sinistra, il cui sbocco e guarnito di valvule
gemelle ; V. S-E, sbocco dcUo grandi veue sopra-epatichc.
In un cavallo, di anni 6, ed in un'asina, di anni 11, le due val-
vole si comportano come nel case precedente, con la differenza che
e la plica di sinistra ben sviluppata, mentre quella di destra e ri-
dotta a strettissima falce. La valvola di sinistra si trova un centi-
metre avanti al punto di penetrazione della cava nel torace ed e
lunga 9 mm., larga 8 ed alta 3 mm.
In 1 cavallo, di anni 5, esistevano anche due valvole, ma una
avanti all'altra ed alia distanza di 1 cm., nel limite ventro-laterale
sinistro della vena cava posteriore. La prima valvola era situata
subito dopo la penetrazione della vena nel torace.
Le due valvole erano semilunari, col margine libero rivolto al
cuore, ed occupavano circa 1/7 del lume vasale.
In 2 mule, di anni 8 e 12, trovavansi nella vena cava poste-
riore 3 valvole: 1 a destra e 2 a sinistra. Quelle di sinistra erano
situate nel liinite ventro-laterale sinistro della vena, una iminedia-
tamente dopo che questa era entrata nella cavita toi'acica e I'altra
subito avanti alia precedents. Quella di destra era situata alio stesso
mode, dal proprio lato, ma distante cu'ca 2 cm. dal diafranima.
Le valvole, quasi a semiluna, erano lunghe e larghe circa 7 mm.
ed alte 5, ed occupavano circa 1/10 della circonferenza della vena.
II loro margine libero era rivolto direttamente verso il cuore.
In un cavallo di anni 14 esistevano pure 3 valvole, precisa-
mente come nelle due mule precedent!, con la differenza che due
valvole erano a destra ed una a sinistra.
In un cavallo, di anni 15, esistevano -1 valvole, 2 a destra e
2 a sinistra, tutte ad ampio arco di luna, col margine libero rivolto
al cuore.
La prima valvola di destra trovavasi in corrispondenza della
meta circa della lunghezza dell'apertura diafrarnmatica per cui passa
la vena cava, ed era situata subito in avanti dello sbocco della
vena diaframmatica destra, nell'angolo tra la parete inferiore della
cava, aderente al diaframma, e la parete destra. Era lunga e larga
8 mm. ed altra 3. L'altra era situata piii in avanti, alia distanza
di circa 1 cm. dal diaframma, ed era molto piii sviluppata : lunga
16 mm., larga 20 ed alta 7, occupando un quarto circa della cir-
conferenza del lume vasale.
Le due valvole di sinistra erano situate sulla parete laterale
della cava, nel tratto che, data I'obliquita, e in corrispondenza del-
l'apertura diaframmatica ; la prima, cioe la posteriore, alia distanza
di 3 mm. e I'anteriore, messa 5 mm. avanti alia precedente, di
10 mm. dal margine sinistro di tale apertura. Erano semilunar!,
lunghe 10 mm. e larghe ed alte 7.
In una mula, di anni 18, esistevano nella cava posteriore 5
valvole parietali, 2 a destra e 8 a sinistra.
Quelle di destra eran poste presso il limite tra la parete destra
e la inferiore della cava, un centimetro circa avanti alio sbocco
della vena diaframmatica dello stesso lato. Erano una accanto al-
I'altra, di eguale lunghezza, falciforme, e la superiore era molto
stretta, quasi come un cordoncino, V inferiore era alta 4 mm. Le
due valvole erano unite, presso la loro estremita anteriore, per un
tratto del loro margine convesso. Nell'insieme erano lunghe e lar-
ghe 18 mm.
- 90 -
A sinistra, due delle 3 valvole erano disposte come le prece-
dent], e quella superiore era larga ed alta 4 mm., come vera semi-
luna, r inferiore era falciforme, lunga 12 mm, ed alta 3, nel mezzo.
La terza valvola era situata circa mezzo centimetro avanti alle
precedent!, era falciforme, lunga 15 mm. e larga 2, col margine li-
bero rivolto cranialraente.
In 1 cavallo, di anni 9, (fig. Ill) trovansi pure 5 valvole : 1 a
destra e 4 a sinistra (*).
Quella di destra (V.) e situata, come al solito, nel liraite tra
la parete inferiore e laterale della vena, subito dope il diaframma.
E ad arco di luna, lunga 22 mm., alta circa 3, nel mezzo, ed oc-
cupa poco meno di V4 della circonferenza interna della vena cava.
V, -
\
V.IiD.
V.i).5. ,
V.
/ .*dH
^ij
wmiy
Fig. III. — Cavallo. Vena cava po.steriore, aperta sulla volta nientre attraversa il diafranirua.
D., diaframma; V. L. p., vena cava posteiiore, V., V., V., sue valvole parietali ; V. D. D., vena
diaframmatica destra, il cni sbocco 6 provvisto di 2 festoni valvolari ; Y, D. S., vena diafr.ammatica
sinistra, il cui sbocco t- senza valvola.
Quelle di sinistra (V., V.) tendono alia forma semilunare. La
posteriore sta nel tratto della vena che tocca ancora il diaframma,
le altre tre vengono una dope I'altra, a breve distanza, occupando
una lunghezza di quasi 2 cm. nel limite infero-laterale sinistro della
cava, gia libera dal diaframma.
Dei 4 feti esaminati, 2 erano a termine, e 2 di circa 70 ed 80
giorni.
(*) II pezzo da cui 6 stata ritratta la fig. Ill 6 couservato nel Miiseo di questa Scuola, come
tutti qnelli clie .sono riprodotti nelle altre figure.
- 91 -
In uno dei feti a termine trovavasi una sola valvola nella ve-
na cava posteriore, circa 1 cm. dopo I'entrata di questa nel torace.
Era situata pure nel limite infero-laterale del vaso, ed era lunga e
larga 4 mm. ed alta 2, occupando circa V? della circonferenza in-
terna di questo.
Nell'altro feto a termine, esistevano 2 valvole, solo a sinistra,
una avanti all'altra, alia distanza di 2 mm., nella solita posizione.
A destra, dirimpetto, vi era soltanto un rilievo lineare, come un cor-
doncino aderente alia parete, che ricordava il margine flsso di una
plica valvolare scomparsa.
Anche nei feti di 7U ed 80 giorni ho visto, con I'aiuto del mi-
croscopio semplice, una piccola valvola, poco avanti alio sbocco
della vena diaframmatica destra, valvola che occupava circa V2
della circonferenza della vena cava.
Riguardo al significato delle descritte valvole parietal! della
vena cava posteriore, dato che, pur subendo un accrescimento, il
loro sviluppo )ion e state proporzionale a quelle del lume dei vaso,
credo debbano considerarsi come valvole rimaste alio state rudi-
m en tale.
Quelle che sono rappresentate da una strettissima laminetta
falciforme 0 da un semplice rilievo ad arco sono da ritenersi, evi-
dentemente, come valvole che hanno raggiunto un certo sviluppo
e poi si sono atrofizzate.
Vene diaframmatiche.
Nessuno, che io sappia, ha accennato alia presenza 0 meno di
valvole alio sbocco delle vene diaframmatiche negli equidi.
Gli esemplari esaminati per le vene diaframmatiche sono i me-
desimi di cui ho parlato per le valvole parietal! della vena cava
posteriore, cioe 30 equidi in tutto.
Dico subito che alio sbocco delle vene diaframmatiche spesso
non si trovano valvole, taivolta ve n'e da un solo lato e tal'altra
d'ambo i lati.
Tra i 30 casi esaminati, in 18 non ne ho trovate in nessun lato.
Taivolta pero (2 volte d'ambo i lati, e 2 volte a destra ed 1
a sinistra tra i 18 casi citati) ve n'e una, a 2 pliche e sufficienre,
4-9 cm. prima dello sbocco.
In 6 soggetti era munito di apparecchio valvolare, sufficiente,
soltanto lo sbocco della vena diaframmatica destra, Yi erano 2 pli-
— 92 —
che semilunari, eguali fra loro in tre dei detti esemplari, ed in al-
tri due una delle pliche era piu del doppio grande dell'altra. In un
mulo, di anni 9, esisteva un solo lenibo valvolare sullo sbocco del-
la vena diaframmatica destra, ma era poco sviluppato ed insuffi-
ciente.
In quattro dei primi 5 soggetti, di cui ora ci occupiamo, esi-
steva ancora un'altra valvola, a 2 festoni e sufflciente, alcuni cen-
timetri prima dello sbocco.
Uno dei precedenti 6 soggetti era rappresentato da una pic-
sola asina, di anni 15. In quest'animale la vena diaframmatica de-
stra era divisa, 1 cm. prima della sua terminazione, in due tron-
chi, per la presenza di uno sperone, come un'arteria. Ognuno di tali
tronchi era piii piccolo della meta della vena e si restringevano an-
cora presso lo sbocco. Sui due piccoli sbocchi, distanti tra loro 1 cm.,
trovavansi due lembi valvolari, sufficienti.
Anche in una cavalla ho visto la vena diaframmatica destra
divisa in due parti, presso il suo sbocco, sguarnito di valvola, per
la piesenza di un setto, lungo 6 mm.
In 3 altri soggetti era munito di valvola, sufflciente, lo sbocco
della vena diaframmatica sinistra. In un'asina, lo sbocco della detta
vena aveva 2 lembi valvolari ineguali, ed un'altra valvola, a 2 fe-
stoni eguali, trovavasi 4 cm. prima. In 2 cavalli, i 2 lembi valvo-
lari erano eguali.
In 3 soggetti, era provvisto di valvola sia lo sbocco della vena
diaframmatica destra che quelle della sinistra. La valvola era suf-
flciente, ed in 2 casi risultava di 2 lembi presso che eguah, nel-
I'altro (cavallo) vi erano 2 lembi a destra e 3 a sinistra.
In 6 dei 30 soggetti esaminati, trovavasi una terza vena dia-
frammatica, molto pill piccola delle due solite. Alio sbocco di que-
sta venuzza, ho trovato, in 2 casi, un solo lembo valvolare, rela-
tivamente molto sviluppato, in mode da riuscire sufflciente. In 2
altri esemplari esistevano 2 pliche valvolari, ineguali, ma pui'e suf-
ficienti. In 2 altri, i 2 lembi erano eguali (Fig. I, III, V. D).
In un'asina, oltre alia grande vena diaframmatica destra con 2
lembi valvolari alio sbocco, si trovavano, nello stesso lato, due vene
diaframmatiche, piccolo. Alio sbocco di una di queste venuzze tro-
vavansi 2 pliche valvolari eguali, e su quella dell' altra una sola
plica, molto sviluppata.
Eiguardo ai 4 feti esaminati, soltanto in uno di quelU a ter-
- 93
mine ho trovato una valvola, a 2 festoni ineguali, sullo sbocco
della vena diaframmatica destra. In \An altro feto, di 80 giorni, esi-
steva una terza vena diaframmatica, guarnita alio sbocco di 2 lembi
valvolari eguali.
Vene lombari.
Le vene lombari terminano in niodo molto variabile nei vari
soggetti. Ma noi, come abbiamo fatto per le altre vene, non ci oc-
cuperemo die dell'apparecchio valvolare al loro sbocco (*).
-v.(Ji.
Fig. IV. — Cavalla. Poizioue lombare della veua cava yosteiiore, apeita veutralnientB.
V. Ji. T)., V. R. S., valvole dello sbocco della vena renale destra e sinistra ; V. Sr. D., valvole
dollo sbocco di due vene soprareuali di destra; V. G. D., V. G. S., valvole dello sbocco della vena
genitale (uteroovarica) destra e sinistra; F. L., anipio foro coinune a piii vene: 1, sbocco dell'ultinia
vena dorsale destra (tra I'ultiina vertebra dorsale e la prima lombare); 2, sbocco di un tronco venoso
coraune all'ultima vena dorsale sinistra ed alia 1" e '2» vena lombare destra e della 1», 2i» e S" del lato
sinistro; 3, sbocco della 3» vena lombare destra.
Ho esaminato 15 esemplari.
Alio sbocco di quelle vene lombari che si aprono isolatamente
nella cava si trova, quasi sempre, una valvola, a 2 festoni, sufficienti
e presso che eguali, oppure la valvola trovasi poco prima dello
sbocco. Quando, invece, due o piii vene si raggruppano, ed in modo
molto variabile, frequenteraente hanno pure 2 lembi valvolari al
loro sbocco o poco prima, ma il loro vaso coUettore, aprentesi nella
cava, e quasi sempre sprovvisto di apparec-^hio valvolare (Fig. IV,
(*) Ho incaricato un mio allievo di stabilire, osservando su luolti esemplari, il modo di rinnirsi
e di terminare delle vene lombari, e cosi pure del rami viscerali della vena cava posteriore e degli
^ffluenti delle veue iliache comuui, esterne ml interne. Egli ne riferira al piii presto possibile.
- 94 -
V; L). Fanno eccezione 2 casi in cui esistevano, anche alio sbocco
del coilettore di alcune vene lombari mediane, 2 lembi valvolari.
Vene sopraepatiche.
Chauveau-Arloing Lesbre (1), Bossi (2), ammettono la pre-
senza di valvole, incomplete o poco sviluppate, suUo sbocco delle
vene sopraepatiche.
Martin (3), invece, scrive che su tale sbocco non si trovano
valvole.
Poirier(4) scrive: „ Chauveau ed Arloing non parlano che
di valvule incomplete sui tre orifici, nei solipedi, ma Donnel so-
stiene che si osservano delle grandi e forti valvole sui tronchi e le
branche nel montone, nel cavallo, nel bue e nel conigUo; esse sa-
rebbero abbastanza complete per impedire I'iniezione „.
Abbiamo esaminati 25 soggetti.
Le pill grosse vene sopraepatiche, mentre si aprono nella cava
posteriore, formano uno spei'one con una parte del lore orlo di
sbocco. Questo sperone e, di sohto, robustissimo e breve, e quindi
non puo essere scambiato per valvola, negli equidi.
Pero quello che torma la piii sviluppata delle vene sopraepati-
che, proveniente dal lobo destro del fegato, e, frequentemente, molto
esteso e talvolta anche molto sottile. Sembra, in questi casi, quasi
come un unico grande lembo valvolare. Si tratta, pero, di un'appa-
rente valvola.
Lo stesso fatto, sebbene raramente, puo verificarsi alio sbocco
di qualche altra vena sopraepatica, aprentesi direttamente nella cava
0 in una delle grandi vene sopraepatiche, presso la lore termi-
nazione.
Abbiamo fatte delle iniezioni di gesso dalla parte toracica della
vena cava posteriore verso il bacino. La massa d'iniezione e passata
facjlmente in tutte le grandi vene sopraepatiche.
Vene renali.
La maggior parte dei nostri Anatomici non accenna alia pre-
senza o meno di valvole alio sbocco delle vene renah.
(1) Chauveau- A rloiug-Lesb re. — Trattato di anatomia coinparata tlegli aniiiiali doinosUci.
— iSeconda trad, italiana nulla quinla edizioiie J'raneese, con note ed aggiunte del prof. Mongiardino.
Vol. 2", pag. 370. Torino i'JlO.
(-) V. Bossi. — Trattato di Anatouiia Veteriuaria. Angiologia. — J'ag. 317. Casa Ed. dott.Fr.
Vallardi. Milano i'Jil.
(?) P. Martin. — Lehrbuch der Anatoniie der Haustiere. — II Bd. S. 910. Stuttgart 1904,
[*) V. i'oivier, — Trftit6 d'tipatoniie liuruaipe, — T, i?°, pag. iOlO. I'aris lii96,
- 95 -
Struska (1) dice che il tronco delle vene renali e privo di
valvole.
Bossi (2) scrive soltanto che le vene renali „ generalmente sono
provviste di valvole complete „.
Martin (8) scrive che alio sbocco delle vene renali si trova
„ una grossa valvola „.
Poirier (4) dice che CI. Bernard ha segnalato nel cavallo,
al disotto dello sbocco delle vene renali^ delle valvole nella vena cava
posteriore.
Ho esaminato 18 esemplari: 12 di cavallo, 5 di asini ed 1 di mulo.
In 13 casi ho trovato alio sbocco di ciascuna vena renale un
apparecchio valvolare a 2 pliche, una posteriore ed una anteriore
(fig. IV, V. R. D., V. R. S.).
N^^
V.KS.
■:V.KD.
Fig. V. — Cavallo. Porzione lombare della vena cava posteriore, aperta ventralmente.
Y. Ji: D., unica graude plica valvolare dello sbocco della vena renale destra, che rieorda, pur
essendo piii sviluppata, la plica posteriore dei casi pin coiuuui (v. fig. IV, V. 11. D.) ■ Y. B. S., unica
grande plica valvolare, di aspetto speciale, dello sbocco della vena renale sinistra, Y. Sr. Z>., val-
vole alio sbocco di tre vene soprarenali di destra.
La plica posteriore e posta sullo sperone che la vena renale
forma sboccando nella cava. Appare come un'ampia semiluna, alta
pill del doppio dell'altra. Questa ha il margine fisso aderente alia
cava 0, piu frequentemente, alia vena renale, alia distanza di qual-
che millimetre fine ad 1 cm. dall'orlo di sbocco. Soltanto in un caso
ho visto i 2 lembi valvolari quasi eguah.
0) J. struska. — Lehrbuch der Anatomic der Haustiere. — S. 673. Wien. u. Leipzig 1903.
(-) Loc. cit. pag. 340.
(^) Loc. cit. pag. 910.
C) P. Poirier. — Loc. cit. Edizione del 1901 pag. 991 e 1014.
- 96 -
I medesimi particolari ho osseivati alio sbocco di una terza
vena renale, 2 volte a destra ed 1 a sinistra.
In 2 cavalle, di anni 5 e 10, alio sbocco delle vene renali trova-
vasi una sola plica valvolare, rappresentante quella posteiiore dei
casi norinali, molto sviluppafca, come si vede nella flg. V — V. R. J), —
e che riasciva completamente sufficiente. Nella cavalla di anni 5,
tale unica plica valvolare, al lato sinistro, aveva una disposizione
speciale, quasi come una semiluna ripiegata per unire le sue estre-
mita, che formavano unacommessura anteriormente all'orlo di sbocco
della vena renale nella cava (fig. V, Y. R. S.).
In un cavallo, di anni 8, esistevano 2 pUche valvolari a sini-
stra ed una a destra.
In un asino, di anni 17, vi erano i sohti 2 lembi valvolari suUo
sbocco della vena renale destra. Su quello della sinistra, invece, ve
n'era uno solo, il posteriore, molto sviluppato, come negli altri casi
in cui ve n'e uno solo. II suo margine libero, pero, aderiva per un
punto, tra i 2i3 interni e quello esterno, alia parete della cava, e
quindi I'apertura che esse lasciava era a doppio foro.
In un'asina, di anni 12, lo sbocco della vena renale sinistra era
guarnito di due festoni valvolari, e quello deha destra ne aveva tre.
Ve?ie so2warenaU.
Sullo sbocco delle vene soprarenali ho trovato 2 lembi valvo-
lari, frequentemente eguali fra loro (Fig. IV e V, V. Sr. D.) e tal-
volta uno era doppio dell'altro.
In un case esisteva sullo sbocco di una delle vene soprarenali
un solo lembo, come si vede nella Fig. V, V. Sr. D., vicino alia
valvola della vena renale destra, V. R. D.
Vene genitali.
Ho esaminato le vene genitali in 8 esemplari di equidi maschi
ed in 11 femmine.
Sia alio sbocco della vena spermatica o grande testicolare che
di quella utero-ovarica si trovano 2 festoni valvolari, che ricordano
molto il lembo posteriore ed anteriore dello sbocco delle vene re-
nali (Fig. IV, V. G. D., V. G. S.). II posteriore e sempre molto piu
sviluppato deU'anteriore e sono completamente sufficienti.
Soltanto in un cavallo, di anni 18, ho trovato alio sbocco delle
due vene spermatiche un solo lembo valvolare, il posteriore, molto
sviluppato ed anche sufficiente.
^ 9? -
In un'asina, di anni 11, sullo sbocco della vena utero-ovarica
sinistra esistevano 3 lembi valvolari : il posteriore molto sviluppato,
I'anteriore meta circa del precedente, ed un terzo lembo, molto
piccolo, era situato esternamente.
Vena circonflessa iliaca.
Ho esaminati 17 esemplari di equidi.
In 13 casi ho trovato 2 vene per lato ed in 1 cavallo 1 sola
per lato, ed in 3 altri casi vi erano due vene a destra ed 1 a
sinistra.
Alio sbocco di ciascuna vena circonflessa iliaca si trova sempre
un apparecchio valvolare, a 2 festoni, eguali, o quasi, e sufficienti.
Vena iliaca comune o primitiva.
Neanche noi abbiamo trovato mai valvole alio sbocco o nel
percorso della vena iliaca comune, nei 16 esemplari esaminati.
Di particolare ho notato, in 2 asini ed in 1 feto a termine di
cavallo, che, presso lo sbocco, la vena iliaca comune era divisa in
due parti per la presenza di un tramezzo longitudinale, molto ro-
busto, lungo 6-7 mm. negli animali adulti e 20 mm. nel feto.
E noto che in questa vena puo sboccare I'ultima, la caudale,
vena lombare, la circonflessa iliaca, la iliaca muscolare e la sacrale
mediana.
Abbiamo gia detto che lo sbocco della vena circonflessa iliaca
e munito di valvola, e lo stesso avviene di quelle dell'ultima lom-
bare, che Sbocca sempre isolatamente.
Anche alio sbocco della vena iliaca-muscolare ho visto sempre
2 festoni valvolari, negli 11 casi esaminati.
La vena sacrale mediana I'ho trovata 12 volte sopra 16, molto
piccola. Al suo sbocco ho visto una valvola a 2 lembi, in 8 casi,
e negli altri 4 tale valvola era collocata poco prima dello sbocco.
Vena iliaca interna.
Ho esaminato 16 casi :
Di solito non si trovano valvole nella vena iliaca interna, ne
alio sbocco ne lungo il suo percorso.
In una cavalla, di anni 24, nella vena ihaca interna sinistra si
trovavano 2 grandi festoni valvolari. Essi formavano le loro due
commessure presso lo sbocco della vena, ma il loro margine ade-
rente era nel percorso di questa ed il punto di maggiore curvatura
- 98 -
stava imraediatamente avanti alia confluenza, alio stesso livello
della vena pudenda interna, glutea anteriore e sacrale laterale. Si
tratta di una valvola parietale piuttosto che di una ostiale.
In un' asina, di anni 20, la vena iliaca interna risultava, d'ambo
i lati, dalla confluenza della pudenda interna e della glutea ante-
riore. Era luiiga 2 cm. e nel suo fondo, a livello dello sbocco delle
sue radici, si trovava una valvola parietale, a 2 grandi festoni se-
milunari, eguali e sufficienti, che forraavano le lore commessure a
meta circa del percorso del vaso.
Sullo sbocco della vena sacrale laterale^ della pudenda interna
e della glutea anteriore si trovano, di solito, 2 festoni valvolari,
oppure questi esistono a breve distanza. Solo eccezionalmente tale
valvola puo mancare, ma se ne trova serapre lungo il percorso.
Veyia iliaca esterna.
Tra i 16 casi esaminati, soltanto in una cavalla, di anni 10,
ho trovato sullo sbocco della vena iliaca esterna sinistra una val-
vola, a 2 festoni, semilunar! e sufficienti.
Una graude valvola parietale, a 2 festoni, sufficiente, si trova
sempre sull'estremita distale della vena ilitica esterna, nel limite
con la femorale.
Qualche volta se ne trova un'altra simile (in 4 cavalli ed 1 mulo
tra i 16 casi esaminati) 2-6 cm. piii sopra. In uno dei 4 cavalli
questa valvola era a 3 lembi, al lato sinistro.
Sullo sbocco degli affluenti della vena iliaca esterna ho trovato
sempre 2 festoni valvolari, sufficienti.
Gonclusioni.
Vengo a riassumere, piii brevemente che e possibile, il risul-
tato delle ricerche fatte.
Nel tratto toracico della vena cava posteriore degli equidi,
presso il diaframma, esistono, frequentemente, alcune valvole pa-
rietali, rudimentali. II numero varia da 1 a 5.
Lo sbocco delle vene diaframmaiiche e, nel maggior numero dei
casi, sprovvisto di apparecchio valvolare. Talvolta esistono 2 val-
vole gemelle, sufficienti, sullo sbocco di ciascuna vena diaframma-
tica, oppure su quello di una sola. Eccezionalmente puo trovarsi
una sola plica valvolare, insufficiente, oppure 3 pliche, sufficienti.
Talvolta esiste una valvola, a 2 festoni sufficienti, 2-9 cm. prima
dello sbocco. Nei casi in cui esiste una terza vena diaframmatica,
- 99 -
piu piccola delle due solite, il suo sbocco e guarnito di apparecchio
valvolare.
Sullo sbocco, 0 poco prima delle vene lomhari che si terminano
isolatamente, esistono, quasi sempre, 2 pliche valvolari sufficienti.
Lo stesso avviene in quelle vene lombari che si uniscono a gruppi
di 2 0 piu prima di finire alia cava, ma nel lore vaso collettore
mancano, di solito, le valvole.
Lo sbocco delle vene sopraepatiche degli equidi e sprovvisto di
valvole.
Sullo sbocco delle vene renali trovasi sempre un apparecchio
valvolare, sufficiente, rappresentato, di sohto, da 2 pliche, una po-
sberiore ed una anteriore ; la prima quasi sempre molto piu svilup-
pata dell'altra. Talvolta esiste solo un lembo valvolare, il poste-
riore piu sviluppato che negli altri casi e sempre sufficiente ; ecce-
zionalmente se ne trovano tre.
Anche sullo sbocco delle veyie soprarenali esistono 2 lembi
valvolari, ed eccezionalmente uno solo.
L'apparecchio valvolare dello sbocco delle vene genitali offre i
medesimi particolari notati a proposito di quelle delle vene renali.
Sullo sbocco delle vene circonflesse iliache trovansi 2 lembi val-
volari sufficienti.
Nella ve7ia iliaca comune non si trovano mai valvole. Le sue
vene affluenti sono provviste, pero, di 2 festoni valvolari, sufficienti,
al lore sbocco o poco prima.'
Nella vena iliaca interna eccezionahnente si puo trovare una
sola valvola parietale, molto sviluppata. Sullo sbocco delle sue ra-
dici, 0 presso, si trova quasi sempre un apparecchio valvolare, a
2 lembi.
La vena iliaca esterna e priva di valvola al suo sbocco. Fa ec-
cezione un case solo, al lato sinistro. Se ne trova una, molto svi-
luppata e sufficiente, alia sua terminazione, nel hmite con la fe-
morale. Talvolta se ne puo trovare un'altra simile, cioe a 2 grandi
lembi semilunar! (eccezionalmente a 3), lungo il suo percorso. An-
che gli sbocchi nei suoi affluenti sono provvisti di 2 festoni valvo-
lari sufficienti.
100 -
ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA NORMALE DELLA R. UNIVERSITA DI CATANIA
DIRETTO DAL PROF, R. STADERINI
Granuli intracellulari di grassi neutri e di cheratojalina
neirepitelio di rivestimento della lingua
DoTT. GAETANO GUTORE, Prof. Ingaricato ed Aiuto.
(Con tav. VI).
E vietata la riproduzione.
Le conoscenze finora possedute hanno fatto considerare I'cpi-
telio di rivestiynento della lingua come un semplice tessuto di pro-
tezione per le parti pin profonde e le papille filifonni come forma-
zioni che rendono piu estesa la superficie libera della lingua e son
sede di special! organi di senso (terrainazioni libere nervose, clave
terminali del Krause e corpuscoli tattili del Meissner).
Or a me sembra, in base ai risultati ottenuti con le mie ricer-
cho personal!, che questo concetto, piuttosto semplice circoscritto,
debba ampliarsi sempre piu per i perfezionamenti della tecnica mi-
croscopica, i quali, come vedremo, ci rivelano nuovi particolari di
struttura, che vei"Osimilmente sono manifestazioni di funzioni epi-
teliali e papillari piu delicate e complesse di quelle fin qui note.
I.
Granuli di grassi neutri. — La ricerca isto-chimica delle so-
stanze grasse, estesa ormai a numeros! organi, non e stata, per
quanto io sappia, praticata linora di proposito e con ricerche con-
venientemente estese nella lingua. E pero parmi opportune esporre
le indagin! che ho compiute in quest'organo ed i risultati ottenuti,
relativi all'epitelio che ne riveste la porzione orale della superficie
dorsale.
Mi sono giovato piu specialmente di materiale umano prelevato
tra le 24 e le 48 ore dope la morte, da cadaver! d'ambo i sessi e
di eta diverse. Un buon numero di preparati istologici ho ricavato
jnoltre diillii wuccosa linguale di can! appena sacrificati,
- 101 -
In quanto alia tecnica, ho preferito la fissazione col liquido di
Regaud(soluzione di bicromato di potassa al 3 7o P- 80 — formalina
p. 20). I pezzi venivano sottoposti all'azione del liquido fissatore
appena prelevati, evitando cosi quella tecnica seguita da alcuni spe-
rimentatori [v. recensione nei lavori delD'Agata (3) e del Ciac-
cio (2)] che conduce alia cosiddetta degenerazione mielinica post-
mortale. Ho eseguito le sezioni col microtome congelatore e la dop-
pia colorazione di esse col Sudan III o con lo Scarlatto R. {Fettpon-
ceau) e con I'ematossilina Ehrlich. Ho adoperato inoltre il solfato
di Nilblau ed he ricorso anche al metodo Galeofcti. Pezzi trat-
tati con hquidi fissativi contenenti acido osmico (liquido di Her-
mann) servirono per preparati di controllo che riuscirono a con-
fermare i risultati ottenuti con i metodi speciali prima menzionati.
Fra le diverse sostanze coloranti elettive che sono state finora
proposte per queste ricerche parmi sia da preferire, per rapidita
d'azione, lo Scarlatto R. o in soluzione satura alcalina-alcoolica, co-
me ha raccomandato I'Herxheimer, o, meglio ancora, in soluzione
satura di una miscela, a parti uguali, di alcool a 70" e di acetone.
Dall'esame dei miei preparati, ricavati da materiale umano
(fig. 1), risulta nettamente che le cellule dell'epitelio che riveste
la porzione orale del dorso della lingua presentano, nei diversi sog-
getti esaminati, granuii di grassi neutri. Nella muccosa linguale
fissata con liq. di Hermann, I'acido osmico colora in nero que-
sti granuii, che si distinguono meglio nolle grosse cellule epiteliali
poliedriche delle zone interpapillari, provviste di una notevole quan-
tita di citoplasma poco colorato e molto trasparente. Questi gra-
nuii si osservano anche (specialmente colorando col Sudan III o con
lo Scarlatto R.) neU'epitelio che corrisponde alle diverse papille hn-
guali. Si tratta costantemente di piccoli granuii sparsi in tutto il ci-
toplasma (fig. 2); alcuni sembrano contenuti nei nucleo, ma con
I'osservazione al microscopio si riesce a riconoscere che si tratta
di granuii sparsi al di fuori di esso, addossati alia merabrana nu-
cleare.
II nuraero di essi, vario da una cellula all' altra, e maggiore
sempre negli strati piu superflciali dell'epitelio. E percio che osser-
vando d' insieme tutto lo spessore epiteliale, con deboli ingran-
dimenti, la reazione caratteristica dei grassi si osserva appena
negli strati piii profondi e presenta un massimo d' intensita ne-
gli strati pill superflciali di esso. A questo massimo si perviene
per una graduale intensificazione del color rosso-arancio date dai
grassi neutri, dagli strati piu profondi verso quelli piu superflciali,
- 102 -
La fig. 1 rende abbastanza fedelmente quesLa peculiare distri-
buzione dei granuli grassi nei diversi strati epiteliali, mentie la
fig. 2 riproduce, della stessa sezione che servi per la fig. 1, un
gruppo di cellule degli strati piii superficiali con granuli, come si
presentano ad un esame praticato con forte ingrandiraento.
II materiale che servi per questo e per numerosi altri prepa-
rati, tutti ugualmente ricchi di granuli intracellulari, ho prelevato
dal cadavere di un uorao di 45 anni, 30 ore dopo la morte, avve-
nuta per emorragia cerebrale.
Grranuli grassi intracellulari, press' a poco ugualmente numerosi,
ho riscontrato nell'epitelio linguale del cadavere di un bambino di
20 mesi.
Negli altri soggetti presi in esame, i granuli si sono mostrati
in numero vario da un soggetto all'altro. Questa variabilita non
dimostrasi in rapporto con I'eta dei diversi individui. Difatti i
granuli ho riscontrato numerosissimi nell' individuo di 45 anni e
nell'altro di 20 mesi, in minor numero in tre cadaveri di bam-
bini (rispettivamente di giorni 2, giorni 7 e mesi 8) ed in quat-
tro cadaveri di adulti (rispettivamente di anni 22, 38, 47 e 78) e
scarsissimi nell'epitelio linguale di un soggetto di 40 anni, morto
per polmonite crupale. In quest' ultimo, gli strati piu superficiali
dell'epitelio sono corneificati jed uniformemente colorati in rosso-
arancio per probabile presenza di lipoidi d' imbibizione.
Ne rapporto alcuno pare esista tra il numero dei granuli e lo
stato piu 0 meno avanzato di alterazione cadaverica dei tessuti.
Si ritiene che i lipoidi possano trovarsi nella cellula sotto una forma
mascherata e che I'autolisi, secondo una frase di Rosenfeld, rap-
presenti la bacchetta magica che rende visibili i grassi mascherati
(Ciaccio).
Ho notato percio, per ogni osservazione, le ore trascorse tra
la morte dell' individuo ed il memento di prelevazione della muc-
coaa linguale ed ho tenuto conto inoltre di tutti gli altri segni ma-
cro e microscopici che stanno a dimostrare le diverse fasi di alte-
razione cadaverica che vanno subendo i tessuti.
I granuli grassi, numerosissimi neh'epitelio linguale prelevato,
30 ore dopo la morte, dall' individuo di 45 anni, ho trovato molto
rari nell'epitelio linguale prelevato, 48 ore dopo la morte, dal sog-
getto di 40 anni. Le piia svariate condizioni ho riscontrato negli al-
tri soggetti, ne credo occorra ch'io ne riferisca singolarmente. Posso
concludere che nessun rapporto ho potuto stabilire fra il numero
- 103 -
dei granuli grassi e le diverse fasi di alterazione cadaverica com-
prese dentro le prime 48 ore dopo la morte.
Neanche Tesame istologico delJe parti essenziali delle cellule au-
torizza a ritenere la presenza di granuli grassi nell'epitelio linguale
come un fenomeno autolitico. E note die durante I'autolisi si verifica-
no process! degenerativi del nucleo e del citoplasma. Or nei preparati
che si mostrano piu ricclii di granuli (flgg. 1 e 2), i nuclei delle cellule
non sono picnotici, o altriraenti alterati, ma ben conservati ; il cito-
plasma ha aspetto normale, i limiti cellulari son netti e le cellule po-
liedriche degli strati medi lasciano distinguere, con insolita chiarezza,
I'aspetto spinoso o irsuto del lore contorno. Inoltre in questi prepara-
ti, il margine libero epiteliale non presentasi deteriorate per quell'esa-
gerato processo desquamative che e indice di progredita alterazione
cadaverica. Certamente converrebbe osservare come si presentano
questi particolari di struttura in tessuti freschissimi e cio mi pro-
pongo di praticare appena mi sara date disporre di muccosa linguale
umana asportata dal vivente per qualche intervento chirurgico.
Intanto ho creduto utile estendere le ricerche alia muccosa lin-
guale di cani appena sacrificati, attenendomi all'identica tecnica
adottata per la muccosa hnguale d'uomo.
Nel cane, I'epitelio linguale tormina con uno spesso strato la-
mellare corneiflcato che, nei comuni preparati istologici, mostrasi
molto mono colorato delle cellule degU strati sottostanti. Come
esattamente ha fatto notare il Ranvier (8), a diflferenza dello
strato corneo dell'epidermide, le cellule lamellari dello strato cor-
neo della lingua conservano il nucleo; ma esse e ridotto di volume
e si cclora debolmente. In alcune cellule e del tutto scomparso.
Nell'individuo di 40 anni che prese)itava gh strati piii superficiali
dell'epitelio linguale corneificati, le cellule erano trasformate in la-
melle cornee anucleate.
Nei preparati doppiamente colorati col Sudan III o con lo Scar-
latto R. e con Tematossilina Ehrlich, tutto lo strato lamellare pre-
senta, nel cane, una tenue tinta diflfasa rosso-arancio, che sembra
dovuta a lipoidi da imbibizione. Con opportuni ingrandimenti, gra-
nuli grassi si distinguono nell' interne delle lamelle cornee, in mag-
gior numero in quelle piu superficiali. Nolle cellule degU strati sot-
tostanti risalta la tinta dell'ematossilina e nel citoplasma di qual-
cuna di esse si possono, con attento esame, riscontrare rari e piccoli
granuli grassi.
Altri grani e granuli, che rimangono pressoche incolori e che
prendono spesso aspetto tale da farli scambiare con vacuoli chiari,
- 104 -
sono disseminati in gran numero nel citoplasma di quelle cellule
epiteliali che corrispondono alle papille filiforrai ; ma di cio mi oc-
cupero nella II parte della presente pubblicazione.
In conclusione, a differenza di quanto si osserva nell'uomo, lo
epitelio che riveste il dorso della lingua del cane preaenta granuli
di grassi neutri limitatamente alle lamelle piii superficiali dello
strato corneo ed eventualmente, in numero scarsissimo, anche nelle
cellule degli strati sottostanti a questo.
Lo strato lamellare corneo si colora inoltre nel suo insieme in
maniera tale da far ritenere che contenga grassi neutri anche alio
state dilfuso.
Parrebbe dunque confermato dai risultati di queste osservazio-
ni sul cane che i grassi neutri, variabili per quantita in rapporto
alle diverse specie animali ed a condizioni biologiche non facili a
determinare, siano componenti costanti delle cellule epiteliali della
muccosa hnguale (porzione orale della superficie dorsale).
Non mi risulta, dalle indagini bibliograflche che ho potuto ese-
guire, che ricerche di proposito sulle sostanze grasse della hngua
siano state eseguite da altri.
Gli Anatomic! francesi specialmente ricordano quanto scrisse
Ranvier (8) a propositc* dei grassi nell'epitelio linguale. Riporto
le sue parole: " si Ton examine les grosses papilles dentees du
" chien sur des coupes faites apres Taction de ce reactif (acido
" osmico), on sera frappe de voir que la couche lamellaire, dont
" I'epaisseur est relativement considerable a la surface de ces pa-
" pilles, presente dans sa partie profonde une zone coloree en noir,
" et que les ceUules polyedriques sous-jacentes contiennent des
" gouttes de graisse. On pent interpreter ces faits de la facon sui-
" vant: Les cellules profondes et les cellules moyennes du revete-
" ment epithelial elaborent de la graisse qui se montre dans leur
" interieur sous forme de granulations ou de gouttes distinctes,
" puis devient diffuse dans la couche lamellaire, tandis que tout a
" fait a la surface, elle est progressivement dissoute par les liqui-
" des alcaUns de la bouche „. Con questa breve descrizione, Ran-
vier dimostro di avere osservato goccie intracellula)i di grasso li-
mitatamente al rivestimento epiteliale delle grosse papille dentate
del cane (*). Dalle mie ricerche invece risulta che questi granuli.
(*) Con qnesta denoniinazione, Ranvier avrk volato forse riferirsi a quelle papille (tanto piix
nunierose quanto piii si consideri il dorao della lingua, porziono orale, vorso la sua parte posteriore)
che nel cane ei presentano piii robuste e rilevate delle altrc, in furiuii di cono piii o nieno iuclinatn.
Kei divers! trattati di Analoniia cuinparata che ho potuto consultare, non si trova indicata questa
forma di papille.
- 105 --
tanto piu numerosi quanto piu superficiali sono le cellule, oltreche
nel cane, si riscontrano, spesso in maggior nuniero, neH'uomo, nella
stessa maniera distribuiti, in tutto I'epitelio di rivestimento del dorso
delta lingua, porzione orale.
Credo qui opporbuno ricordare che il Bizzozero (1) ha stu-
diato le cosiddette forme o figure mieliniche posfmortali, le quali non
sono formate da grassi neutri, ne danno la reazione netta dei gras-
si, ma trattati con liquidi osmici, assumono tinta grigia o grigio-
nerastra, senza mai raggiungere il nero intenso ed uniforme che
caratterizza la reazione del grasso. Secondo Albrecht, le forme
mieliniche deriverebbero nella massima parte da piccolissimi corpu-
scoli di sostanze simili al grasso, che egh ha chiamato liposomi e
che entrerebbero nella costituzione di qualsiasi protoplasma cellulare.
II Bizzozero si servi di feti di topo conservati asotticamente in
camera umida ed in termostato e 24 ore dopo la morte riscontro
le forme mieliniche, in discreta quantita, nella maggior parte degli
organi, eccettuati I'epidermide e I'epitelio di rivestimento della lin-
gua. In quest'ultima, neanche dopo 5 giorni, quando i nuclei degli
elementi non erano piu colorabili, gli fu dato osservare figure mie-
liniche.
Ho ricordato queste ricerche, che non si riferiscono a grassi
neutri ma a sostanze affini ai grassi, per la ragione che esse sono
tra le poche che riguardano la struttura minuta dell'epitelio lin-
guale.
II.
Gra7ii e granuli di cheratojalina. — Un liquido flssatore al
quale ricorro da qualche tempo con buoni risultati e che rendero
noto appena avro potuto meglio determinare le modahta che piii
convengono nell'adoperarlo, riesce a metter bene in evidenza nel-
I'epitelio della muccosa linguale un paiticolare di struttura che era
stato finora semplicemente, e non del tutto esattamente, cennato.
Osservando, anche con ingrandimenti medi, sezioni di muccosa
linguale di uomo trattate col mio liquido flssatore e colorate con
ematossilina Ehrlich, si rimane fortemente impressionati dall'a-
spetto differente che I'epiteho di rivestimento presenta nelle papille
filiformi e nelle aree interpapillari.
In queste (Fig. 8), I'epitelio e dotato di una notevole traspa-
renza e risulta costituito di cellule voluminose, con margini netta-
mente distinti, con citoplasina poco colorato, finemente granuloso,
con nucleo vescicolare, quasi sempre ben conservato e vivacemente
- 106 -
colorato. Consideriamo ora una papilla filiforrae che si erge in mezzo
ad un'area epiteliale cosi costituita: da un lato e dall'altro, tutto
Tepitelio che la riveste, dalla parte piu profonda e laterale fino al-
I'apice, si differenzia nettamente dall'epitelio circostante per i se-
guenti caratteri. Le cellule che lo costituiscono (Fig. 4) sembrano
colpite dal processo di necrobiosi granulosa : il citoplasma e in-
vaso da grani e granuli di forma irregolare, la membrana cellulare
e in molti punti inapprezzabile, il nucleo e picnotico, o vacuoliz-
zato 0 decomposto in granulazioni piu o meno voluminose, molte
deile quah sono migrate nel citoplasma (caryorrhexis) ed in esso
pare alcune tendano a dissolversi (caryolisi o cromatolisi).
Questi grani non danno la reazione dei grassi neutri e nei pre-
parati eseguiti per la ricerca di queste sostanze, nei quali I'ema-
tossilina abbia agito per un tempo piuttosto breve, essi si intrave-
dono, fra i granuli grassi, in forma di grani o di vacuoli pressoche
incolori C). Si colorano invece intensamente, specialmente nei pezzi
sottoposti all'azione del mio liquido fissatore, con I'ematossilina
Ehrlich. Questi particolari di struttura si osservano, con molta
evidenza, in tutte le sezioni della muccosa del dorso della lingua
(porzione orale), con lievi variazioni individuali e regionali che si
sottraggono, a giudicare dalle osservazioni finora praticate, a qual-
siasi regola.
Per questa seconda serie di osservazioni, mi sono giovato an-
che della muccosa llnguale di cani, prelevata subito dope la morte
degli animali. Le sezioni di pezzi sottoposti all'azione del solito li-
quido fissatore, colorate con ematossilina Ehrli ch (Fig. A) lasciano
distinguere neU'epitelio di rivestimeuto delle papille filiforrai e di
quelle che nel cane hanno forma conica, due zone epiteliali : una,
pill superficiale, costituita di cellule lameliari in via di corneifica-
zione, provvedute in gran parte di nucleo ridotto di volume, poco
colorato ; Taltra, profonda, piii spessa della prima, costituita da cel-
lule di varia forma, piia intensamente colorate.
La maggior parte delle cellule di quest'ultima zona, eccettuate
quelle cilindriche dello strato germinativo, presentano : (Fig. B) cito-
plasma disseminate di grani e granuli intensamente colorati, con-
torno non ben netto, nucleo picnotico o vacuolizzato e rappresen-
tato da un certo numero di grani (per lo piu disposti secondo una
linea circolare corrispondente al contorno nucleare) o scomparso del
0) Di quest'aspettu lio fatto ceuno nella I parte di questa pnbblicaKiono, descrivendo le ricer-
ehe dei grassi neutri iiella liogna del cane.
- 107 -
tutto ed in tal caso i grani occupano di preferenza la parte cen-
trale della cellula, raggruppandosi lungo I'asse maggiore di essa. Si
hanno cioe gli stessi caratteri strutturali osservati nell'iiorao.
Si possono essi attribuiie all'azione del liquido flssatore da me
adoperato?
Cio non e da ammettere, dal momento che essi, per quanto
meno nettamente, si presentano anche in preparati ottenuti con la
tecnica piu comune (fissazione con soluzione satura di sublimato
corrosive, con alcool assoluto ecc, e colorazione con ematossilina
Ehrlich).
Ho difatti riesaminato attentamente diversi preparati di lingua
umana che fanno parte della collezione istok'gica di quest'Istituto
ed in quasi tutti ho riscontrato ora piu ora meno nettamente
I'aspetto granuloso dell'epitelio di rivestimento delle papille filiforrai.
Questo reperto e dunque costante neiruomo, ma flno a quando esso
non era state posto bene in evidenza, come puo ottenersi con la
tecnica da me ora proposta, nei comuni preparati, era rimasto
inosservato.
In molti mammiferi, questi grani e granuii sono piu facilraente
apprezzabili che non nell'uomo ed e percio che altri li hanno notati
e rappresentati senza non pertanto determinarne il significato. Cosi,
ad es., nel recente Trattato di istologia comparata di Ellenber-
ger e Schumacher (4) e riprodotta (fig. 212) la sezione istologica
di una papilla flliforme del cavallo ed in essa sono rappresentati,
nella solita zona epiteliale, i granuii. Nella spiegazione della figura,
quella zona e semplicemente indicata col nome di stratum granulo-
sum (^). Ne alcun particolare di struttura riguardo all'argomento di
cui ci occupiamo trovasi descritto nella pubbhcazione dell' Ira-
ni is ch (-), dalla quale questa figura e stata riportata.
L'epitelio granuloso delle papille filiformi si riscontra dunque
costantemente nei preparati istologici della lingua dei mammiferi,
I'uomo compreso, ne si puo ritenere un artificio di preparazione
dovuto ai liquidi adoperati nella tecnica perche, se si trattasse di
alterazioni cellular! di natura chimica, dovremmo riscontrarle in
tutto il rivestimento epiteliale e piii specialmente nolle cellule degli
strati pill superficiali che- col liquido fissatore vengono maggior-
(') Nelle figure 213, 214 e 215 dello atesso Trattato che riproducono, a dobole iugraudimento, se-
zioni di papille rispettivamente della capra, del cavallo e del gatto, la zona corrispondente alio stra-
tum granulomm 6 rappresentata con tinta oscura, lua a causa dell'ingrandimento adoperato, non vi
si distingnono bene i particolari citologici.
(r) Imiuisch K. B. — Untersuchnngen iiber die mecliaiiiscli virkenden Papillen der MnndUohle
aer Haussaugetiere, 21 Fig. — Anat. HefU, M. 107, (B, 35, H. 3), i90i>.
- 108 -
mente a contatto. Invece le cellule granulose sono limitate all'epi-
telio che riveste le papilla filiformi, compresi gli strati profondi
di esso che corrispondono alia base della papilla dermica e non si
osservano, neanche negli strati piii superficiali, in tutte le zone
epiteliali interposte fra le papille.
Molto meno si puo pensare che si tratti di manifestazioni ne-
crohiotiche, perche i caratteri strutturali sopradescritti, oltreche in
materiale prelevato da cadaveri umani, sono ben evidenti nella muc-
cosa linguale prelevata subito dopo la morte degli animali (can!) ed
inoltre perche in tutti i soggetti presi in esame, le cellule granu-
lose si trovano accanto alle cellule epiteliali degU spazi interpapil-
lari, le quali hanno aspetto normale.
Di qual natura sono allora questi grani e granuli ? Escluso che
si tratti di grassi neutri, perche essi non si colorano ne col Sudan
III ne con lo Sea rl at to R., ho voluto provare uno dei metodi pro-
posti per la ricerca degU acidi grassi. Ho fatto percio uso del solfato
di Nilblau, che, com'e note, colora in rosso brillante i grassi neutri
ed in azzurro scuro gU acidi grassi. Nei preparati da me eseguiti,
si sono colorati in rosso i granuli grassi precedentemente descritti
in tutte le cellule epiteliali, ma sono rimasti pressoche incolori i
grani dell'epitelio che riveste le papille filifojmi.
lianvier (8) accenno alia presenza di grosse gocce d' eleidina
nell'epitelio linguale, con le seguenti frasi : " Chez I'homme, au
" voisinage du V Ungual, sur certaines papilles de dimension mo-
" yenne, aplaties ou legerement excaves alem'sommet, on observe
" un epithelium semblable a I'epiderme, en ce sens qu'aux couches
" profondes formees de cellules dentelees succedent deux ou trois
" ranges de cellules polyedriques, contenant de grosses gouttes d'e-
" leidine „.
Questa notizia e riportata nei trattati di Anatomia del Testut,
del Poirier ed in quelle d'lstologia delPrenant, Bouin e Mail-
lard.
Or per provare la reazione dell'eleidina, che alcuni [Stohr (10),
Prenant (7)] ritengono sinonimo di cheratojalina, mentre altri
[Schmorl (9)] afferma che questa si deve distinguere da quella, ho
dovuto ricorrere ai metodi di colorazione indicati per i preparati di
pelle, nella quale appunto queste sostanze si riscontrano (strato
granuloso). Ho adoperato percio una doppia colorazione, che per-
mette di distinguere la eleidina dalla cheratojalina [Schmorl (9)
p. 263], cioe in un i)rimo tempo ho fatto agire una debole soluzione
di royyo Kongo (5 i^'occe di una soluzione acquusa all'l 7o ih
- 109 -
10 c. c. di acqua) ed in un secondo tempo una soluzione debole di
ematossilina.
La eleidina dovrebbe coloraisi in rosso, i nuclei e la cheratoja-
lina in azzurro. Nei miei preparati si otteneva quest'ultima colora-
zione tanto per i nuclei, quanto })er i grani che caratterizzano il
cosidetto strato granuloso delle papille filiformi.
Le gocce dunque che Ranvier aveva ritenuto formate di elei-
dina ed aveva descritte neiruomo come limitate, in vicinanza del
V linguale, a certe papille di dimensioni medio, appiattite o lieve-
mente escavate alia sommita, sembrano invece formate di cherato-
jalina e sono largamonte rappresentate neU'epiteiio di rivestimento
di tutte le papille filiformi, tanto neH'uomo, quanto nel cane ed in
altri mammiferi. lo ho preferito la denorainazione di grani e di
granuli a quella di gocce adoperata da Ranvier, perche la mag-
gior parte di queste formazioni, invece di presentarsi regolarmente
sferiche, hanno il contorno raolto irregolare.
Granuli di chei'atojalina (oltreche nella pelle) sono stati de-
scritti in diverse altre muccose dell'apparato digerente; p. es., dal
La f font (6) nella muccosa della porzione cardiaca dello stomaco
del ratto, dal KoUmann (Max) e dal Papin (5) nel rivestimento
corneo dell'esofago di cavia, di ratto, di bue e di montone.
lo non credo di dover entrare ora a discutere intorno all' ori-
gine di questi grani, che alcuni (Blaschko, Weidenreich,
Schridde) ritengono derivati dal citoplasma, altri (Wertsching,
Rabl) dal nucleo ed altri inline (Unna, Posner) dal citoplasma e
dal nucleo ad un tempo.
Certo e che i grani ed i granuli di cheratojalina si esservano nei
miei preparati colorati con I'ematossilina prevalentemente addossati
alia superflcie esterna della membrana nucleare e nella zona perinu-
cleare: essi inoltre si colorano in gran parte come i frammenti nu-
cleari che stanno nella parte piii periferica del nuclei vacuolizzati.
Per meglio determinare la parte che il nucleo prende nella for-
mazione dei grani in parola, ho ricorso al metodo Galeotti e nei
preparati cosi ottenuti si sono mostrati colorati ugualmente in
rosso vivo, tanto i residui nucleari quanto i grani ed i granuli sparsi
in mezzo al citoplasma.
L'origine nucleare di queste formazioni serabra dunque confer-
mata anche da questi preparati.
La vacuolizzazione nucleare piu o meno avanzata ed a volte
finance la scomparsa del nucleo, I'intorbidamento del citoplasma, la
scomparsa dei limiti cellulari autorjzzerebbero a tutta prima a rite-
- no -
nere che i grani di cheratojalina rappresentassero uno dei tanti
segni del processo di necrobiosi. Ma la costanza del repeito in
tessiiti freschissimi (fissati subito dopo il prelevaraento), che per
altri particolari istologici si possono riteiiere normali, fanno inclinare
ad ammettere che si tratti piu verosimilmente di fatti normah.
Pare del resto, da quanto e state osservato in altri organi,
che modificazioni nucleari come quelle sopra descritte a volte pre-
ludiano a fasi involutive che si succedono rapidamente in alcune
cellule per uu'attivita speciflca che si compie a detrimento deha
parte piu vitale della cehula stessa. Cosi, p. es., queste modifica-
zioni strutturali delle cellule epitehali sono state descritte, in con-
dizioni normali, anche nolle cellule sessuali dei testicoh di rnammi-
feri durante la presperraatogenesi (Prenant (7).
III.
Conclusioni :
1.° Le cellule epiteliali che rivestono la superficie dorsale
della lingua (porzione orale) sono contraddistinte costanteraente da
caratteri isto-chimici speciali, comuni all'uomo e ad altri mammi-
feri (cane) ;
2." Granuli di grassi neutri sono disseminati nel citoplasma
di quasi tutte le cellule epiteliali ed in numero tanto maggiore
quanto piu esse appartengono agli strati piu supeificiali ;
3." Grani e granuli di cheratojalina si trovano nelle cellule
dell'epitelio di rivestimento che corrisponde alle papille filiformi,
dando luogo ad uno strata granuloso speciale compreso tra lo strato
corneiflcato, quand' esse esiste, e lo strato germinativo ;
4." L'aspetto granuloso non puo attribuirsi ad alterazione
cadaverica, perche esso riscontrasi anche in pezzi freschissimi, nei
quali le zone epiteliali circostanti alle papille filiformi presentano
aspetto perfettamente normale;
5.0 L'aspetto granuloso non sembra provocato dai reagenti
chimici adoperati nella tecnica istologica, perche al di la delle pa-
pille filiformi I'epitelio di rivestimento conservasi normale anche
negli strati piu superficiali che, nei pezzi interi, sono stati a diretto
contatto con i liquid! adoperati. Oppure bisognerebbe ammettere
che 11 solo epitelio di rivestimento di tab papille risenta in maniera
speciale I'azione dei reagenti adoperati, cioe che esso abbia proprieta
isto-chimiche differenti da quelle del rimanente epitelio di rivesti-
mento della lingua ;
- Ill -
6.0 I grani ed i granuli di cheratojalina sembrano aveie ori-
gine prevalentemente, se non esclusivamente, dal nucleo ;
7.° Essi, limitati come sono aU'epitelio che riveste le papille
filiforrai, sono probabilmente collegati ad una speciale attivita fisio-
logica, non ancor nota, inerente a questa specie di papille lingual!.
Catania, marzo 1916.
Bibliografla.
1. Bizzozero E. — Osservazioni sulle forme niieliniclie post-raortali. — Giornale della li. Accad.
di Medicina di Torino. Anno LXVIII, Serie IV, Vol. H, Torino, 1905.
2. Ciaccio C. — Les lipoides intra-cellulaires. — Biologic Medicale, 1912.
3. U'Agata G. — Perturbazioue del ruetabolismo cellulate del grassi. — Pavia, 1911.
4. Ellenberger u. Scliu in acker. — Grundriss der verglelchenden Histologie der Haussiiugetifrc.
Berlin, 1914.
5. Kollmanii Max et Papin L. — Note sur I'Drigine rte la k^ratobyalino dans le revetemeiit
corne de I'Desophage du Cobaye. — Bibliografie Anatomique. T. XXIII, 1913.
6. Laffont A. — Kecherches sur rorigine des grains de k^ratohyaline. — Bibliographie Anatomi-
que. T. XVII, 1908.
7. Preii Jin t- Bouin - M ail] ard. — Traite d'Histologie. — Paris, 1911, T. II.
8. Ranvier. — Traits teclinique d'Histologie. — Paris, 1875-1882.
9. Scliiuorl. — I luetodi di esanie nelle rieerche iato-patologicbe. — Trad, ital., Torino, 1911.
10. Stiihr. — Istologia. — Trad, ital., Napeli, 1887.
Spiegazione della Tav. VI.
Fig. 1». — Da una sezione di ninccosa liuguale (parte media della superflcie dorsale) prelevata dal
cadavere di nn nomo di 45 anni. Granuli di grassi neutri nelle cellule epiteliali. Fisa. =^- liquido
di Regaud. Coloraz. =: Scarlatto R. in alcool a 70° ed acetone: ematossilina Ehrlicb — Koristka '/.-,
- tnbo allungato.
Fig. 2». — Dalla stessa sezione. Zeiss 4c. i/i2-
Fig. .>. — Da una sezione di muccosa linguale (parte anteriore della superflcie dorsale) prelevata
dallo stesso cadavere (nomo di 45 anni) deile figure 1« e 2*. Aspetto speciale dell'epitelio clic ri-
veste la papilla filiforme. Coloraz. = ematossilina Ebrlich. Koristka i/s, tubo allungato.
Fig. 4«. — Dalla stessa sezione. Gruppo di cellule epiteliali dello strato granvloso con diversi aspetti
nucleari e con granuli di clieratojalina. Zeiss. 4c 1/12, tubo allungato.
Fig. A. — Papilla linguale di cane. Da un pezzo prelevato subito dopo la morte deU'animale. Nello
spessore epiteliale si notano: lo strato in via di corneiflcazione e lo strato granulosa sottostante.
Coloraz. = ematossilina Ehrlicb. Koristka ■'/«*•
Fig. B. — Dalla stessa sezione rappreseiitata dalla tig. A. — Gruppo di cellule epiteli.ali dello strato
granulosa. Koristka 4 c. 1/12 tubo allungato.
- 112 -
NECROLOGIO
Dott. lieopoldo Cliiiiaglia
II Moniiore Zoologico registra qui, con revereiiza e con ammira-
zione, il nome del Dott. Leopoldo Ghinaglia, di Torino, Assistente
nella R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze, noto nel mondo
scientifico per molti e interessanti lavori di zoologia, che ha perduto
la vita nel Trentino, compiendo nobilmente il suo dovere verso la patria.
Elenco delle pubblicazioni del Dott. Ghinaglia
1. Osservazioiii intorno alia variabilitJl di colorazione deH'Apoderus coryli Linn. — Hiv. Coleott. Hal.
An. VI, N. 2, iOOS.
2. Di alcuni coleotteri raostrnosi, — Biv. Coleott. Ital. An. TI, N. 5, 1908.
3. L)i alcuni altri coleotteri mostruosi. — Riv. Coleott. Ital. An. VI. N. S-il, 1908.
4. Deir influenza esercitata dalla temperatma .snH'apprezzamento di oggetti posti sopra la nostra
pelle. — Atti li. Accad. delle fieienze, Torino, Vol. XLV, 1910,
5. Coleotteri cou anoraalie di struttura. — Riv. Coleott. Ital., An. VIII, N. 1-3, 1910.
6. Helodrilus (Bopliila) Lanrentii n. sp. Nuovo luuibricoide italiano. — Boll. Mus, Zool. Anat. Comp.
Torino, Vol. XXV, N. 620, 1910.
7. Materiali per la fauna della prov. di Brescia. — I. Alcuni Lonibriclii raccolti nel Breaciano. —
Commentari dell'Ateneo di Brescia, 19 IL.
8. Materiali per la fauna alpina del Piemonte. — II. Lorabricbi della Valle del Roja. — Boll. Mus.
Zool. Anat. Comp., Torino, Vol. XXVI, N. 635, 1911.
9. Descrizione di alcuni Coleotteri anorniali. — Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, Vol. XXVI,
N. 637, 1911.
10. Materiali per la fauna della prov. di Brescia. — III. Altri lombricbi raccolti nel Bresciano. —
Commentari Ateneo di Brescia, 1912.
11. Le pill importanti anoraalie dei Coleotteri descritte fino ad ora in Italia. — Riv. Coleott. Ital.,
An. X, N. 1, 1911.
12. Materiali per la fauna alpina del Piemonte. — IV. Lombricbi della Valle del Maira. — Boll. Mus.
Zool. Anat. Comp., Torino, Vol. XXVII, N. 651, 1912.
13. Kierapimento soggettivo di spazi vuoti nel campo delle sensazioni cutanee. — Riv. di Psicologia,
An. VIII, N. 2, 1912.
14. Ueber subjektive Ausfiillung von Raurateilen im Gebiete der Hautempfindungen. — Arch, fiir
die ges. Psychologie, Bd. XXXIII, Hft. 3-4, 1912.
1.5. Catalogo sinonimico degli Oligocheti d'ltalia. — Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, Vol.
XXVII, N. 655, 1913.
16. Eacursioni zoologicbe in Sardegna del D. Enrico Festa. — III. Lombricbi. — Boll. Mus. Zool.
Anat. Comp., Torino, Vol. XXVIII, N. 667, 1913.
17. Contribute alio studio delle auomalie dei Lumbricidi. — Estr. dagli Atti della R. Accad. delle
Scienze di Torino, Vol. 49, 1913-14, p. 19.5-213. Torino, (Ad. 14 Die. 1913).
18. Anomalia toracale in un coleottero (Tiraarcba metallica Foli). — Boll, dei Musei di Zool. e Anat.
Comp. di Torino, Vol. XXVIII, N. 676, 1913.
19. Osservazioni intorno alia struttura dei peli .addominali (poll copritori delle uova) della Euproctis
Cbrysorrboea L. (con duo flgnro nel teste). — Estr. dal » Redia », Vol. X, pag. 1-6. Firenze,
1914.
20. Descrizione di alcuni insetti anomali (con 3 figure nel teste). — Estr. dal « Redia », Vol. X,
pag. 7-13, Firenze, 1914.
21. La « Prospaltella Berlesei >> How. contro la « Diaspis Pentagona » Targ. — Prem. Tip. Agra-
ria, Milano, 1914.
22. Intorno ad un gonere di Acari ; il genero Hydrozetos (non pubblicato).
GosiMO Gheuubini, Amministratore-responsabile.
Firenae, 1916. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 52.
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MonitoFe Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo iifficiale delia Unione Zoologica Italiana
DIRKTTO
nAi DOTTORI
GIULIO CHIARU6I EU6ENI0 FICALBI
Prof, tli Aiiatomia uiuana Prof. (U Auatomia comp. e Zoologia
iiel 11. Istituto (li Studi Super, in Firenze nella K. Universitit (U Pisa
Ufficio di Direzione ed Auiuiinistrazioue: Istituto Anatomii:o, Firenze.
12 nmneri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15.
XXVII Anno Firenze, Giugno 1916 N. 6.
SOMMARIO: Comunicazioni originali: Sera G. L, Un foglio di projezione per
rapporti morfometriei in corpi tridimensionali ed in particolare per la al-
tozza del cranio. — Livini F., Intorno al processo vermiforrae deiruorao. —
Pag. 113-132.
Avvertenza
Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore
Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.
COMUNICAZIONI ORIGINALI
Prof. G. L. SERA
Un foglio di projezione per rapporti morfometriei
in corpi tridimensionali
ed in particolare per la altezza del cranio
P
E vietata la riproduzione.
II recente lavoro del Giardina sugli indici delle diverse di-
mension! in corpi con diametri correlativi (0 lia proposto una buona
soluzione matematica al vecchio problema della metodologia antro-
(1) A. (Jiardina. — Gli indici di altuziia, di larghozza e di liingliezza in corpi aventi diametri
fra loro correlativi. — J.rch. per I'Antrop. e V Etnol. Vol. XLIV, 1014.
- 114 -
pologica, al quale i diversi indici dei piu svariati segment! somatici
nel capo, nel tronco e nelle estremita cercavano di dare una solu-
zione piu o meno felice : piu o meno felice soprattutto in quanto
gli indici finora usati sono costituiti da rapporti fra due sole gran-
dezze cioe fra due soli element! dimensionali.
Se tale procedere e autorizzato e rimarra sempre quello prati-
camente predorainante per corpi in cui una dimensione sia prati-
camente trascurabile (ossa piatte, ad es.), o di gran lunga predo-
rainante, di guisa clie fatti interessanti risultino dall'aspetto della
sezione di tali corpi, cioe da un indice fra due dimension! (sezione
di ossa lunghe, ad es.), purtuttavia nella gran parte dei casi la con-
siderazione del terzo reale eleraento dimensionale non puo che esser
utile ed utile in grado sempre piii grande nella misura in cui il seg-
mento somatico alio studio si approssima nella media delle sue va-
riazioni al caso della uguaglianza fra i diametri o element! dimen-
sionali (cube, sfera).
Gli indici percio e le curve proposte dal G-iardina, no! pen-
siamo dovranno avere una grande applicazione non solo nelle ricer-
che antropologiche, ma in tutte le ricerche morfometriche.
Lo studio di moltissimi segment! antropologici: tronco, bacino,
faccia come un tutto, ossa del carpo e del tarso e simili non potra
esser veramente scientifico ed esatto che in base all'uso di essi.
Ma se per ricerche di natura teorica i primi, gli indici cioe,
potranno avere ed avranno molta importanza, per ricerche di carat-
tere piii pratico e nella comune tecnica di laboratorio, no! pensia-
mo che le seconde, le curve cioe, troveranno assai maggiore im-
piego.
Dubitiamo infatti che praticamente i nuovi indici possano di-
venire d! uso corrente, implicando essi un calcolo un po' complicate
e lungo se non difficile. D' altra parte po! 1' uso di un sistema di
proiezione basato sulle comuni coordinate ortogonah, e quale e state
da no! praticato nei precedent! nostri lavori (*), rende inutile, la
maggior parte delle volte, il calcolo aritmetico del valore dell'indice
(i! una determinata dimensione, quando si sieno preventivamente
tracciat! sul piano stesso in numero sufficiente le parabole e le iper-
bol! del Giardina, giacche la proiezione per i due indici xq ^, che
costituiscono i rapporti distint! fra le tre dimension! di un corpo.
(•) G. L. Sera. — Snl significato dolla platicofalia con speciale considerazione della razza di
Neanderthal. — Arch, per VAntrop. e I'Etnol. Vol. XL e XLI. i9iO-i9Ii.
— L'altezza del cranio in America. — Ibidem. Vol. XLIl-XLIlI, i9i2-i9i3.
- 115 -
viene appunto sopra un tale piano ad iiidividuare autornaticamente
il valore numerico degli indici nuovi del Giardina.
E appunto quest'ultima considerazione che mi ha indotto a pro-
porre in un lavoro recente (') I'uso di fogli di proiezione stereotipi
in cui siano tracciati le diverse linee del Giardina con una fre-
quenza sufficiente.
La idea ivi espressa era invero di costruire fogli che fossero
utilizzabili per ricerche su diversi segmenti antropologici ; ma suc-
cessivamente ho dovuto riconoscere che questa idea urta contro
difficolta non trascurabili.
Volendo cioe scegliere una distanza per la differenza di una
unita nei due indici, che permetta un distacco sensibile fra i punti
di proiezione, non si puo scendere al di sotto di mezzo centimetro:
questa 6 infatti la distanza da noi scelta. Una distanza minora
tarebbe troppo frequenti in uno spazio ristretto i punti di proiezione
che cosi si confonderebbero.
D'altra parte il solo settore craniense deU'intiero campo di va-
riazione dei valori ^\ x e y abbraccia 40 unita per I'indice orizzon-
tale (cioe da a? =60 a .cr=: 100) e 50 unita per il vertico-longitudinale
comprendendo cioe le variazioni dell'auricolo-longitudinale e quelle
del comune vertico-longitudinale (da ^ :=: 50 a n = 100).
Abbiamo percio che il solo settore craniense puo esser rappre-
sentato convenientemente solo con una superficie di 20 per 25 cm.,
come e il foglio annesso a questa nota. Tali dimensioni sono gia
abbastanza sensibih e non si potrebbe evidentemente pensare ad
ingrandirle oltre, senza rendere il foglio poco maneggiabile.
Ma, cio che e anche peggiore, per ogni singola ricerca si ver-
rebbe a utilizzare ben poco di un tale foglio cosi esteso oltre i li-
initi del settore craniense, se e vero, come lo e, che anche in que-
st'ultimo piccola parte e occupata dalla proiezione di una serie an-
che numerosa, ma che provenga dalla stessa localita.
L'ingrandire percio il foglio oltre certi limiti costituirebbe un
dispendio economico non sufficientemente compensato da vantaggi.
Siamo percio venuti alia conclusione che miglior cosa sia quella
di costruire altrettanti fogli per quante zone biologicamente inte-
ressanti si possano presentare del campo di variazione georaetrico.
E appunto una di queste zone che abbiamo voluto rappresen-
tare nell'annesso foglio, cominciando da quella che e certo la piu
(1) G. L. S e r a — Alcune osservazioni suUe parabole di altezza del Giardina « Archivio per
lantrop. e Vetnol. » XLIV, 1914.
- 116 -
esplorata, biologicamente paiiando, quella cioe die corrisponde alia
zona di variazicme del diametri principali del cranio cerebrale.
A scegliere per il momento questa zona e non altre e valsa
appunto la ragione, die oltre svolgeremo meglio e die ora solo
accenniamo, dicendo die finora non conosdamo a suffidenza le altre
zone del campo geometrico, perdie I'analisi del segment! antropo-
logid si puo dire piu progettata die iniziata effettivamente.
Ma voglianio far subito qua alcune osservazioni intorno al
campo geometrico totale di proiezione.
Innanzi tutto il campo di proiezione geometrico quale e indivi-
duate dagli assi delle coordinate non ha uguale valore liiologico
nolle sue diverse parti.
Distinguendo per comodita un campo interne ed un campo
esterno, indicando colla prima locuzione il quadrate compreso fra i
valori 0 e 100 di entrambi gli indici fondamentali, possiamo dire
die quella parte del campo interne die giace fra 0 e 30-35 di Ind.
V. 1. e Taltra che e fra 0 e 30-35 di Ind. oriz. abbiano un valore
molto piu piccolo, biologicamente parlando, della restante, compresa
fra i valori 40 e 100 del due indici.
Al di sotto infatti di 30-35 di Ind. v. 1, abbianio del corpi di
forma laminare (che io vorrei chiamare tramezzi orlzzontali) ai quali
Tapplicazione di una analisi tridimensionale non e molto efficiente:
ccme al di sotto di 30-35 di Ind. oriz. abbiamo dei corpi (che pos-
siamo chiamare tramezzi longitucUnali) cui si applica la stessa os-
servazione.
Per le stesse ragioni il piia interessante campo Inologico non
si estende molto oltre ie due linee di 100, anche qua perche la op-
portunita dell'uso in un'analisi tridimensionale diminuisce rapida-
mente quando la lunghezza scende sotto il rapporto _- delle al-
tre due dimension!, vale a dire quando abbiamo a fare con dei
tramezzi trasversali.
Nel settore da no! rappresentato nel foglio di proiezione che
proponiamo sono state rappresentato le parabole di altezza succes-
sivamente crescente di due in due unita, progressione die ci e sem-
brata sufficiente per garantire una soddisfacente approssimazione nella
determinazione senza recare con se un grande ingombro di linee.
Fra queste parabole abbiamo tracciato con un segno piia niar-
cato le parabole da noi scelte in un lavoro precedente C) come li-
1
(1) G. L. Sera — L'alt.ezza soitiaiiricolaio, la sua tecuica c la valutazione dei ilno indici ad essa
lelativi. — Areh. p. I'Antiop. e I'Elnol. Vol. XLV, 1015.
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- 117 -
nee rappresentative delle tre serie cli altezza craniense per i dae
sistemi di altezza, per quello cioe fondato siiUa basilo-bregmatica
e per quello fondato sulla ^^oprauricolare.
Con questa disposizione il foglio assume una speciale applica-
bilitii per le ricerclie sulla altezza del cranio, carattere di oui ab-
biamo dimostrato nei diversi nostri lavori la portata, ma non perde
nulla della sua applicabilita generale ai rapporti tradimensionali di
altri segment! antropologici, che avessero rapporti fra le lore di-
mensioni simili a quelli che vigono per il cranio nelle diverse razze
iimane.
E per questo motivo che noi presentiamo questo foglio come
un ausilio per ricerche morfometriche in generale, sebbene esso in
particolare vada riferito a ricerche craniologiche e piu particolar-
mente ancora trovi la sua massima applicazione per ricerche sulla
altezza del cranio (^).
Le parabole di larghezza vi sono rappresentate con una pro-
gressione di cinque in cinque unita. La riteniamo sufficiente agli
scopi ordinarii deUa analisi craniologica, che finora non ha affatto
utilizzato il concetto di larghezza del cranio (lo indice orizzontale e
stato concepito sotto I'aspetto della lungliezza relativa soprattutto
tanto e vero che si parla di dolicocefalia e brachicefalia).
Delle iperboli infine di lunghezza sono rappresentate sol*^ le
due iperboli che dividono i cranii in brachioidi e dolicoidi in ognuno
dei due sistemi di rapprestntazione dell'altezza secondo quanto e
esposto nel nostro lavoro citato sopra.
Esse eorrispondono ai valori di 140 e 131 e costituiscono dei
limiti solo per le ricerche craniologiche.
Beninteso per altre I'icerche potrebbero rendersi necessarie al-
tre linee di lunghezza che noi non abbiamo tracciato per non ren-
dere troppo ingombro il foglio.
Ritornando aU'argomeDto della estensione del campo totale dob-
biamo porre in evidenza che a rigore assai spesso per diversi seg-
menti antropologici potrebbe facilmente applicarsi un tracciato con-
tenuto nei limiti 0 — 100 per i due indici, cambiando convenien-
(1) In attesa clie possauo esegiuirai fogli stereotipi per alti-e poizioni del ciimpo, il cbe dipeiKleni
(lallaccoglieiiza che si fari al presente, il mio aioico prof. Giardiiia mi suggeiisce due iiiezzi con
eui si potrebbe allargare il territorio deU'annesso foglio.
lu priuio luogo si puO ribultare il foglio servendosene per traspareiiza, e facendolo rotare di 90»
iu gwisa clie I'asse delle y divenga asae delle x. Con cid si otterra di avere rappresentata la zona
del campo cbe va da x = 50 a a; = 60.
In secondo luogo e per avere i valori di x superior! a 100 si pu6 fissare il foglio su carta niilli-
metrata e prolungare con seniplici rette oltre I'aseissa 100 le parabole *i'acciate. In quella zona la
approssimazioue clie da la retta e sufficiente,
- lis -
temente la convenzione della nomenclabura delle diverse dimensioni :
e cambiandola soprattutto nel sense che la dimensione predominan-
te sia coincidente colla nostra lunghezza.
Infatti, i valori delle iperboli di lunghezza crescono con grande
rapidita avvicinandosi al centro di origine del sistema delle coor-
dinate.
Vi e dunque una maggiore convenienza nello stabilire per con-
venzione la coincidenza della dimensione predominante fra le tre
con quella che nel nostro foglio e data per lunghezza.
Se non che a questa possibilita di usufruire di una parte piia
hmitata del campo di proiezione e date un limite dal fatto che
pi'aticamente e molto piu conveniente poter confrontare diretta-
mente i resultati della proiezione dei casi di un certo segmento
antropologico con queUi della proiezione di un altro, essendo la
stessa la convenzione per la nomenclatura delle dimensioni^ di quelle
che eseguire la proiezione sulla stessa zona del campo di varia-
zione, modificando la convenzione.
E noi crediamo che il criterio della maggior convenienza dovra
esser il prevalente.
Ma vi e inoltre una circostanza fortunata che rende per i corpi
biologici animali piii frequente I'uso del campo interne.
Ed e che la dimensione predominante in generale negh organi-
smi animali e spesso nei lore organi singoli, quella nel sense cefa-
lico-caudale, e chiamata comunemente lunghezza, ed e conveniente
serbare questa denominazione anche neh'uso dei nostri fogli per la
dimensione omologa dei diversi segmenti.
A dir vero nell'uomo essa e chiamata, a ragione della stazio-
ne eretta, altezza, ma e piii pratico carabiare la nomenclatura per
I'uomo e chiamar lunghezza quelle che si chiama altezza che pro-
cedere inversamente, oltre che un simile procedimento non e che
applicare rigorosamente un concetto di stretta omologia.
Una simile convenzione non urterebbe affatto I'uso craniolo-
gico, giacche in craniologia lunghezza e in verita un diametro ce-
faUco-caudale e altezza un diametio dorsoventrale.
Chiamare quindi la dimensione predominante nell'uomo e nei
singoli segmenti antropologici, tronco, bacino, lunghezza invece che
altezza, sara sovente pratico per lo scopo della proiezione nel cam-
po interne, ma nello stesso tempo sempre rigorosamente scien-
tifico.
Se pero si puo avere convenienza per I'uomo e per certi seg-
menti a scambiare altezza per lunghezza e viceversa, anzi dovra
- 119 -
esser necessario, noii ne segue che cio sia consigliabile per la lar-
ghezza.
Essendo Toggetto di ogni rappresentazione grafica la evidenza
immediata ad oculos, non ci pare che sia utile scambiare soprat-
tutto la larghezza con un'altra dimensione.
Del resto la risposta definitiva ad una simile questione potra
esser data solo dalla pratica.
Solo cioe la pratica decidera se nella analisi di altri segmenti
possa con venire I'liso di una o I'altra porzione del campo, beninteso
soprattutto agli scopi di una comparazione fra I'uno e I'altro seg-
mento somatico.
Questa analisi, come abbiamo accermato, non che iniziata e
appena in programma perche per molti di questi segmenti, la ispe-
zione o per dir meglio V osservazione descrittiva non ha ancora fatto
la scelta delle distanze reali dove deve cadere la misura se si vuole
che vada a rappresentare un fatto morfologico importante, vale a
dire per molti di questi segmenti ancora la elaborazione scientifica
del problema non e arrivata alio stadio che noi crediamo essenziale
e veramente fattivo (*).
Per molti altri segmenti soraatici pero gia abbiamo un certo
numero di dati, raccolti su basi abbastanza soddisfacenti se non
ottime, ed e appunto in questi casi che I'analisi tridimensionale
potra essere applicabile subito e con resultati immediate
Noi speriamo che il foglio di proiezione che presentiamo possa
costituire uno stimolo a tali interessanti ricerche, essendo esse da
tale ausiho tecnico assai facilitate.
E nostro piacere dichiarare inflne che esso foglio non e in so-
stanza che I'applicazione del resultati matematici raggiunti dal
Giardina, svolgendo colla analisi il metodo da noi iniziato per
distinguere le categorie di altezza.
(}) G. L. Sera — Indirizzo morfologico e indirizzo raorfometrico. — Archivio per I'antrop. c
I'etnol, XLIT, 1914.
- 120 -
RR. ISTITUTI CLINICI DI PERFEZIONAMENTO IN MILANO
ISTITUTO ANATOMICO
Intorno al processo vermifornie delTuomo
NOTA PRELIMINARE DEL PrOF. F. LIVINI
i; vietata la riproduzione.
Tra i principali argoraenti, di ordine morfologico, addotti a so-
stegno del concetto che il processo vermiforme dell' uomo sia da
ascrivere agli organ! rudimentali, sono i Heguenti :
che esso si arresta precocemente nello sviluppo;
die precocemente va incontro ad un processo di involuzione ;
che non cresce, in langhezza, in proporzione della lunghezza
del corpo;
che le sue dimensioni non crescono proporzionalmente a quelle
degli altri segment! dell'intestino ;
che r organo presenta, rispetto alle dimensioni, variazioni
estesissime.
Una serie di osservazioni intorno all'accrescimento dell'intestino
umano mi hanno dimostrato che di quest! argoment! alcuni non
trovano nella realta dei fatti il minimo fondamento, mentre altr!
non hanno, a mio parere, il valore che si e lore attribuito. Le osser-
vazioni alle quali mi riferisco sono state fatte in 100 soggetti, dei
quali: circa la meta feti — dal principio del 4° mese (lunghezza
totale, cent. 10; lunghezza dal vertice al coccige, cent. 8,2) alia
nascita — ; il resto, individui di varia eta — a cominciare da neo-
nati a vecchi di 86 anni — . Esse riguardano 1' accrescimento del-
I'intiero intestino; ma qui vengono soltanto riferiti i risultati rela-
tivi al processo vermiforme, riserbandomi di intrattenermi in al-
tra occasione intorno a quelli riferentisi agli altri segment! dell'in-
testino.
121 —
I. — Le DIMENSIONI del PROCESSO VERMIFORME NELLE VARIE ETA.
Le misurazioni — e questo vale non soltanto per il processo
veniiiforme, ma anche per gli altri segmenti dell'intestino — sono
state prese nell'intestiiio appena estratto, vuoto e liberate dai gas,
e previa incisione del mesenterio, in modo da far scornparire le
curve, evitando, per quanto era possibile, di esercitare sull'intestino
trazioni. Relativamento alia niisurazione del calibre, intendo, rife-
rendoini al processo vermiforme, la larghezza massima misurata
esternamente, dopo avere adagiato 1' organo sallo strumento misu-
ratore.
E' necessario avvertire che iiei primi mesi di vita intrauterina
il processo vermiforme si continua, talvolta, insensibilmente nel cieco,
in maniera che non si potrebbe segnare il limite precise tra le due
parti ; ma non e questa la regola, come generalmente si ritiene ; che,
di solito, invece la distinzione e facile, sia per il brusco cambiamento
di calibro, sia anche per il cambiamento di direzione la dove inco-
mincia il processo vermiforme. II quale gia in feti molto giovani —
principle del quarto mese — puo essere incurvato a spira, come a
sviluppe complete. Inutile aggiungere che dei casi, nel quali una
chiara separazione tra cieco e processo vermiforme non era possi-
bile, non ho tenuto cento per le ricerche sulle quali qui riferisce.
A) Lungliezza.
1) Vita intrauterina. — Nel fete piu giovane da me esami-
nate fine ad era e che aveva una lunghezza totale di cent. 10, dal ver-
tice al coccige misurando cent. 8,2, il processo vermiforme, ben di-
stinto dal cieco e gia fortemente incurvato a spira, era lunge 6 miUim.
Seguende, a partire da questo memento, I'organo nella sua evo-
luzione, si censtata come esse si allunghi gradualmente, secende
indicano le cifre seguenti :
J. alia fine del 4^ mese (feti della lunghezza totale di circa 15
' centim.), la lunghezza e di millim. 10;
nel 5° mese (feti della lunghezza totale da cent. 16 a cent. 25),
il processo vermiforme si allunga fine a 22 millim. ;
in feti del B'' mese (lunghezza totale da cent. 26 a cent. 32),
raggiunge una lunghezza di 28 mill.
in feti del ?» mese (lunghezza totale da cent. 38 a cent. 37)
arriva ai 37 millim. ;
in feti dell' 8° mese (lunghezza totale da cent. 38 a cent. 42),
raggiunge i 42 mihim. ; e nel 9° mese (cent. 33 a cent. 49.5) i 5
cent.
- 122 -
2) Vita ex trauterina. — Dopo la nascita, rallungamento
del processo vermiforme continua abbastanza rapidaraente, tanto che
in neonati di tre o quattro settimaae si trovano processi venni-
formi liDighi fino a 6 cent., e fino a 7 cent, in bambini di un anno.
Nel secondo anno si trovano processi vermiformi clie superano
gli 8 cent. ; arrivano a 9 cent, nel terzo anno, a 10 cent, nel quarto.
Al quarto anno, adunque, puo I'organo aver raggiunto la lunghezza
che si indica come normale nell'adulto: tra i 9 e 10 cent, si man-
tiene infatti, con variazioni delle quali diro piii avanti, fino ad una
eta avanzata, potendo eccezionalmente progredire e raggiungere
una lunghezza maggiore (misurava 13 cent, in un giovane di 20
anni).
Soltanto tardivamente si puo avere una riduzione : cosi ho
trovato il processo vermiforme iungo cent. 5.3 in un soggetto di
53 anni ; di cent. 6.2 in altro di 68 anni ; di cent. 5 in altro di
84 anni. Non mancano pero casi nei quali, pur nella vecchiaia, il
processo vermiforme ha una lunghezza che rientra nella media
normale : cosi in due scggetti di anni 71 e 85, I'organo aveva una
lunghezza di cent. 9.5.
Neir indicare la lunghezza del processo vermiforme mi sono ri-
ferito sempre alle misure massime che si trovano in un determi-
nate periodo ; ma esistono variazioni, nel sense che la lunghezza
deli'organo non sempre e in relazione coll'eta del soggetto, e puo
essere assai diversa in soggetti della stessa eta. Per citare qualche
esempio :
di due feti di 21 cent., in uno il processo vermiforme misu-
rava in lunghezza 11 mill., nell'altro 21;
di tre feti di 35 cent., in uno misurava 21 mih., in un al-
tro 33 e nel terzo 37 ;
in quattro feti di 45 cent., la lunghezza del processo vermi-
forme era rispettivamente di mill. 20, 27, 37, 40 ;
in tre bambini nel secondo anno di eta (tutti e tre alti 72
cent.), la lunghezza deli'organo era rispettivamente di mill. 65,
77, 87.
Faccio fin d'ora rilevare che da altre ricerche mi risulta come
tale comportamento non sia caratteristico del processo vermiforme,
ma che lo stesso si verifica anche per gli altri segment! dell' inte-
stine. Voglio anche avvertirc il fatto interessante che le variazioni
relative al processo vermiforme sussistono gia in feti assai giovani;
ed ancbe questo si osserva per gli altri segmenti dell' intestino.
Nella tabella die segue sono riassunti i dari relativi alia lun-
- 123 -
ghezza media ed alle variazioni in lutighezza del processo vermi-
forrae nelle varie eta :
Feti
Tabella I.
Lunghezza media
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1)
69,6
n
50-95
b) Calibro.
Non cosi graduale come raccrescimento in lunghezza e I'au-
mento di calibro del processo vermiforme, ma vi sono periodi,
anche abbastanza lunghi, nei quali il calibro si mantiene pressoche
immutato, per tornare poi a crescere. Ecco alcune cifre, che indi-
cano la larghezza massima dell'organo.
Nel feto piu giovaae finora esaminato (lunghezza totale di
cent. 10), la larghezza massima era di mill. 0.7 ;
nel 50 mese, la larghezza oscilla intorno ad 1 mill., verso la
line raggiungendo mill. 1.7 ;
nel 6° mese, oscilla Intorno ai 2 mill. ;
nel 7° mese, intorno ai 3 mill., e cosi nell' 8" mese, salvo
qualche raro caso nel quale raggiunge i 4 mill. E intorno ai 4 mill,
oscilla non soltanto nel 9° mese, ma anche nel primo anno di vita
extrauterina, con qualche rara eccezione, potendo raggiungere i
5 mill.
Dal principio del 2" anno fin verso il 7°, la larghezza del pro-
cesso vermiforme si mantiene stazionaria intorno ai 6 mill. Sol-
tanto dopo il 7° anno si ha un nuovo accrescimento che porta la
larghezza a 9-10 mill., e questo si verifica tra il 12° ed il 15" anno.
( ) E omesso I uuico caso uel quale il processo vermiforme misurava ueut. 13 iu lunghezza.
- 124 -
Le variazioni, per quanto riguarda il calibro, sono lievi in con-
fronto a quelle relative alia lunghezza.
La riduzione del calibro, quando avviene, si verifica general-
mente nella vecchiaia.
Nella seguente tabella sono indicati, in millinietri, il calibro me-
dio e le variazioni di calibro del processo vermiforme nolle varie eta:
Tabella II.
Calibro medio
Variazioni
4.0 raese
0,73
0,7
- 0,8
5."
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1,1
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- 1,7
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In conclusione, sulla base dei dati flno ad ora raccolti, si puo
ri ten ere :
lo che normalmente Taccrescimento in superficie del processo
vermiforme continui, alnieno, fln verso il 12o-15o anno: infatti, se e
vero che I'allungamento dell'organo puo cessare gici nel 4° anno —
nel qual tempo puo esso aver raggiunto la lunghezza che si indica
come normale nell'adulto — , e altresi vero che il calibro continua
ad aumentare appunto fin verso il 12o-15o anno, rimanendo stazio-
naria o anche crescendo la lunghezza;
20 che la involuzione dell' organo, per quanto riguarda le
dimensioni, si verifica di solito tardivamente, e puo anche non
aver luogo, conservando I'organo dimensioni normal! flno alia piii
tarda eta.
II. — L'agcrescimento in lunghezza del processo vermiforme,
IN CONFRONTO ALL'ALLUNGAMENTO DEL CORPO.
Per stabilire come proceda raccrescimento in lunghezza del
procebso vermiforme in confronto all' allungamento del corpo, e ^
- 125 -
stato determinato il rapporto, nelle varie eta, tra la lunghezza del-
I'oigano e la lunghezza del corpo, sia della lunghezza totale sia della
lunghezza del tronco misurata dal vertice al coccige. I risultati sono
riassunti nelle seguenti tabelle :
Tabella III.
A), — Rapporto tra lunghezza del processo vermiforme e lunghezza
totale del corpo.
Essendo 100 la lunghezza totale del corpo, la lunghezza del
processo vermiforme e:
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4,3
Tabella IV.
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3,2
» 6,2
B). — Rapporto tra lunghezza del processo vermiforme e lunghezza
del tronco (misurata dal vertice al coccige).
Essendo 100 la lunghezza del tronco, la lunghezza del processo
vermiforme e:
Media
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6,7 e 10
»
6,4 „ 12
»
7,4 „ 15,5
,j
8,4 „ 17
»
13 „ 17
(■) Le variazioni del rapporto sono in relazion^ cojje variazioni coFrelative della lungbezza dej
processo vermiforme.
~ 126 -
Media
Variazioni
10.20
anno
16,4
tra
13 e 20
go.^o
»
15,7
»
11,8 „ 19,6
b°-9'
J?
13,7
w
12,8 „ 14,5
100-140
!?
13,5
«
12,2 „ 15
150-200
?J
12,3
n
11 „ 15
21o-50«
J?
9,5
;?
7,7 „ 12
510-86°
;j
8,6
??
7 „ 11,5
Le conclusioni possono essere cosi liassunte : Non soltanto il
rapporto tra lunghezza del processo vermiforme e lunghezza del
corpo non diminuisce col progredire dell'eta — come era lecito at-
tendersi, nel presupposto che il processo vermiforme sia, nell'uomo,
un organo rudimentale, secondo generalmente si ammelte — ma
cresce e di molto, fino ad una certa eta, con un massimo nei primi
due anni ; soltanto dopo il terzo anno — nel qual tempo puo ces-
sare, come vedemmo, I'accrescimento in lunghezza del processo ver-
miforme — il rapporto comincia a diminuire ; pero, anche negli anni
successivi, pur decrescendo, come e logico, rimane normalmente
piu elevate che non sia nei feti piu giovani, e questo fin verso il
20" anno, mentre piii tardivamente : ritorna all' incirca uguale, se
ci riferiamo alia lunghezza del tronco, misurata dal vertice al coccige;
diminuisce alquanto se ci riferiamo alia lunghezza totale del corpo.
In altri termini: Taccrescimento in lunghezza del processo ver-
miforme avviene con rapidita proporzionalmente maggiore dell'ac-
crescimento in lunghezza del corpo — sia che si consideri di que-
sto la lunghezza totale, sia che si consideri la lunghezza del tronco,
misurata dal vertice al coccige.
Questi dati acquistano particolare valore quando si confront! nj3
con quelli relativi all' accrescimento in lunghezza dell' intestine
in toto rispetto all'accrescimento in lunghezza del corpo : esiste
sotto questo punto di vista — e lo dimostrero in una prossima
pubblicazione — una evidente analogia tra il processo vermiforme c
r intestine in toto.
III. — L'ACCRESCIMENTO del processo vermiforme, m CONFRONTO
A quello della rimanente parte dell'intestino.
Anche per lo studio comparativo tra I'accrescimento del pro-
cesso vermiforme e quello della parte rimanente dell'intestino e
stato determinate il rapporto, nelle varie eta, tra le dimension!
dell'uno e dell'altra.
\
Feti
- 127 -
Vengono consJderati singolarmente raccrescimento in lunghezza
e I'aumento di calibro.
A) Accrescimento in lunghezza del processo vermiforme in confronto
alVaccrescimento in lunghezza della riiiianente parte dell'intestitw.
Nella seguente tabella sono ripoi'tate le cifre che indicano il
rapporto, nelle varie eta, tra la lunghezza del processo vermiforme
e quella della rimanente paite deirintestiiio (M- Essendo quest' ul-
tima uguale a 100, la lunghezza del processo vermiforme e :
Tabella V.
Media Variazioni
4" mese 1,53 1,3-1,8
5" „ • 1,46 0,6-2,7
6" „ 1,56 1,5-1,7
7" „ 1,27 0,7-1,7
8'^ „ 1,40 1-1,9
9° „ 1,13 0,6-1,6
1,29 0,75-1,7
1,47 1,3-1,75
1,43 1,05-1,8
1,32 1,05-1,65
1,21 1,1-1,35
1,15 1,05-1,3
1,21 0,85-1,9
1,06 0,9-1,2
0,67 0,65-0,7
0,86 0,6-1,05
Aggruppando razionalmente e facendo le medie delle medie so-
pra riportate, risulta che il rapporto medio e :
1,39 nel periodo fetale
1,39 nei primi tre anni
1,24 da 4 a 20 anni
1,06 da 21 a 50 anni
0,76 da 51 a 86 anni
Dimostrano queste cifre: che raccrescimento in lunghezza del
processo vermiforme precede di pari passo con Tallungamento della
(1) Nel lavoro coiupleto verr^ pai'titamente indicate il rapporto, nelle varie eta, tra la lunghezza
del proc«880 vermiforme e (iiiella dei singoli segmenti dell' intestiuo.
V
am
2*^
?;
3"
»
4«.6<'
;;
70.90
)j
100-14"
»
15''-20'>
n
21«-50"
V
51°-70o
n
71 "-86"
jj
- 128 -
riiuanenfce parte deU'intesfcino fin verso il 4° anno; che dopo questo
tempo il rapporto tra la lunghezza delle due parti diminuisce (^),
leggermente fin verso il 20" anno, molto piii sensibilmente dopo il
50° anno, riducendosi nella vecchiaia a poco piu della meta in con-
fronto al periodo fetale ed infantile.
B) Aumento di calihro del processo vermifornie, in confronto all'au-
mento di calihro della rwnanente parte dell'intestino C).
Viene preso separatamente in considerazione il rapporto, nelle
varie eta, tra il calibro del processo vermiforrae da un lato e
quelle del digiuno-ileo, rispettivamente del crasso, dall'altro.
1) Essendo 100 il calibro medio del digiuno-ileo, il calibro del
processo vermiforme e :
Feti
Tabella VI.
Media
Variazioni
/ 40
mese
45,6
44-47
I 5°
J)
63,1
33-100
j 6"
»
55,6
47-66
1 ''''
7!
59
37-100
/ 8"
T)
51,3
28-80
\ 9"
»
54,7
43-80
1"
anno
42,5
24-71
2"
7?
39,5
27-50
3^
»
34,8
32,5-36
40.50
»
38,6
25-50
70.90
>?
47,3
39-53
100.140
7)
44,7
33-56
15''-20°
77
37,2
35 47
21 "-50°
7?
26,6
24-29
5r-70o
77
30,6
26-36
71''-86''
7J
31
28-35
Kisulta dalle precedenti cifre che, a partire dal 4° mese di
vita intrauterina, il processo vermiforme aumenta di calibro con
(') E t'aoiliueutc spiegabilc queeto fatto liHetleiido die gia verao il 4" auuo pu6 cessare I'acurc-
sciinento iu luugbez2;a del processo vermiforniu, uicutru contiiiua quel.lo della riiuaueute parte del-
r iiitestiuo.
(-) Lpena estratto. viioto e liherato
dai gas, dal iiiargine lueseuterico aX niargine opposto, essetido le due stiperficie iiiter])oste ai detti
iiiaigiiii addossate I'una all'altia.
- 129 -
rapidita, proporzionalmente maggiore del digiuno-ileo, cosi che alia
nascita il rapporto e indicate da una cifra considerevolmente piii
alta che non sia nei feti del 4° raese. Saccessivamente, nei primi
6 anni, si ha una diminuzione del rapporto, facilmente spiegabile
col fatto che I'aumento di cahbro del process© vermiforme non av-
viene in maniera graduale, ma con soste, delle quali alcune assai
lunghe, e una di queste soste corrisponde appunto tra il 2° ed il
7° anno (cfr. a pag. 123 e 124 ), mentre il digiuno ileo aumenta di
calibro in maniera molto pii^i graduale, come in altra occasione di
mostrero. E come tra il 7° ed il 15" anno ha luogo un nuovo au-
mento di calibro del processo vermiforme (cfr. a pag. 123 e 124),
corrispettivamente torna a crescere, in questo periodo, il rapporto
tra il suo calibro e quello del digiuno-ileo, raggiungendo all' incirca
la stessa cifra come nei 4" mese di vita intrauterina. Piii tardiva-
mente si ha una nuova diminuzione.
2) In modo molto diverse procedono le cose nei riguardi del
processo vermiforme rispetto al crasso: essendo 100 il calibro me-
dio di quest'ultimo, quello del processo vermiforme e :
Feti
Tabella VII.
Media
Variazioni
/ 4°
mese
63,5
57-70
5"
46,5
83-75
] 6"
41,3
40-43
70
39,3
27-63
8"
34
20-50
9°
32,7
23-50
V
anno
30,1
20-40
2°
^7
28,5
18-35
3"
V
29
28-30
40.50
V
28,2
21-38
70.90
Tl
30,6
26-40
100-14°
JJ
27,6
25-30
150-20"
»
25,2
19-34
21"-50''
»
18,6
13-23
51''-70o
J)
20,5
16-25
7P-860
7;
19,7
15-28
Qui risulta una progressiva diminuzione del rapporto ; diminu-
zione che e gia sensibilissima nei 5° mese di vita intrauterina; e
- 130 -
confcinua nei peiiodi saccessivi piu lenta e piu gradaale, arrivando,
nella vecchiaia, ad una cifra che e airincirca 1/3 soltanto di quella
che indica il rapporto nel 4" mese di vita intrauterina, Sotto que-
sto aspetto, salve le proporzioni, il processo vermiforme si comporta,
rispetto ai crasso, come, rispetto al crasso, si comporta il digiuno-
ileo. secondo dimostrero in altra occasioiie.
I fatti esposti sono abbastanza eloquenti perche occorrano raolte
parole a diraostrare la veridicita di quanto al principle di questo
scritto affermavo, che cioe molti del principal! argomenti, di ordine
morfologico, addotti a sostegno della tesi che il processo vermiforme
umano sia un organo rudimentale, non trovano nella realta dei fatti
il minimo fondamento.
Dimostrano infondati il primo ed il secondo degli argomenti
ricordati, che cioe il processo vermiforme umano si arresta precoce-
mente nello sviluppo e precocemente va incontro ad un processo di
involuzione, i dati esposti a pag. 121 a 124; dai quah risulta: da un
lato, che raccrescimento dell'organo in superficie continua almeno
fin verso il 12"-15'' anno, talvolta anche piu tardi ; d'altro lato, che
la sua involuzione, per quanto riguarda le dimension!, si verifica di
solito tardivamente e non costantemente.
Dimostrano essere in assoluta antitesi coi fatti il terzo argo-
mento, che cioe il processo vermiforme non cresca in lunghezza
proporzionalmente airaccrescimento in lunghezza del corpo, i dati
riportati a pag. 125 e 126; dai quali risulta che veramente I'accresci-
mento in lunghezza del processo vermiforme non precede di pari
passo coU'allungamento del corpo, ma lo squihbrio e a tutto van-
taggio del processo vermiforme, non a scapite, come si afferma :
tan to e vero che il rapporto, nelle varie eta, tra lunghezza del
processo vermiforme e lunghezza del corpo, ridotta quest' ultima a
100, cresce e di molto col progredire dell'eta. Ed e interessante ri-
levare che, sotto questo i)unto di vista, esiste^ come dimostrero,
una evidente corrispond'^nza tra il processo vermiforme e I'inte-
stino in ioto.
II quarto argomento — che il processo vermiforme non cresca
in proporzione della rimantuite parte dejl' intestine — richiede un
pill minute esame.
- 131 -
Per quel che riguarda la lunghezza, la tab. V a pag. 127 dimo-
stra die il processo vermiforme — contrariamente alia comune cre-
denza — cresce proporzionalmente alia rimanente parte dell'intestino,
e questo fin verso il i^ anno di eta, nel qual tempo gia puo ces-
sare, come vedemmo, I'accrescimento in lunghezza del processo ver-
miforme. Questo ed i fatti precedent!, se indicano che il processo
vermiforme ha il suo massimo sviluppo negli individui giovani, sono
in contrasto colla tesi che esso sia da ascrivere agli organi rudi-
mentali.
Alio stesso concetto conducono i dati — riportati a pag. 128 —
secondo i quali il calibro del processo vermiforme cresce: in pro-
porzione maggiore del calibro del digiuno-ileo, nel periodo fetale;
all'incirca nolle proporzioni medesime come nel 4° mese di vita
intrauterina, dopo la nascita e fin verso il 15" anno.
L'unico fatto favorevole alia credenza che il processo vermi-
forme non cresca proporzionalmente agli altri segmenti dell'intestino
e questo: che dai periodi fetali piu giovani da me esaminati — prin-
cipio del 4° mese — all'eta piij avanzata si ha una progressiva dimi-
nuzione del rapporto tra il calibro del processo vermiforme e quello
del crasso, il che significa, in altri termini, che, sotto questo punto
di vista, il crasso cresce proporzionalmente di piii. Vede, pero, ognu-
no come, volendo pure dare importanza a questo fatto, in senso fa-
vorevole al concetto di rudimentahta del processo vermiforme, esso
divenga trascurabile di fronte a tutti gli altri che a quel concetto
decisamente si oppongono. Ma io vado piii in la, e ritengo che nes-
sun valore, nel senso indicate, possa a quel fatto esser attribuito; e
basta una sola considerazione: che il confronto tra I'accrescimento
del tenue e queho del crasso dimostra — e lo provero in altra oc-
casione con cifre — che, a partire da periodi precoci, precisamente
dal principio del 4° mese di vita intrauterina, il tenue si accresce
in proporzioni minori del crasso, tanto per quel che si riferisce alia
lunghezza, quanto, ed in misura maggiore, per quello che si riferi-
sce al cahbro: si comportano, sotto questo aspetto, il tenue ed il
processo vermiforme, rispetto al crasso, in maniera analoga.
Resta I'ultimo argomento, tra quelli ricordati, la grande varia-
bilita che il processo vermiforme presenta nolle sue dimensioni. Che
tale variabihta esista non v'hadubbio; e nessuno vorrebbe negare
che, se coesistente con altri caratteri favorevoli al concetto di ru-
dimentahta del processo vermiforme, avrebbe un valore di conferma
ussai' iraportante. Ma accennai altrove e ripeto qui che nel case spe-
- 132 -
ciale il valore diviene nuUo, per questa considerazione, che i vari
segmenti deirintestino — come a suo tempo dimostrero — presen-
tano variazioni nolle dimensioni, che non sono mono estese di quelle
del processo vermiforme; e tanto nell'uno quanto nell'altro caso le
variazioni si stabiliscono raolto precocemente, cosi che sono gia
sBHsibilissime in feti del 5° mese.
La discussione sul significato morfologico del processo vermi-
forme — qui semplicemente abbozzata, anche perche altri dati deb-
bono essere raccolti — verra fatta piii opportunamente quando sa-
ranno compiute le ricerche relative alia struttura dell' organo nelle
varie eta in confronto anche agli altri segmenti dell'intestino; per
le quali ricerche il materiale di studio e gia quasi completamente
preparato. Fin d'ora, pero, non mi pare fuori di luogo rilevare che i
dati raccolti ci allontanano dal concetto che il processo vermiforme
umano sia un organo rudimentale, e mostrano invece che esso —
similmente a quello che si ritiene avvenire, ad esempio, per gli
organi linfoidi (*) — ha il suo massimo sviluppo negli individui
giovani.
(1) Cfr. Hellman. — Den lyinfoida Viifnadens nonnala Miiiigd bos Kanin i olika postfetala
Aeldrar. — Upsala Lakarefor. Forhandlingar, N. F., Bd. 19, Siippl. 1914.
GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile.
Fireuz*. 1010. — Tip. L. Niccolai, Via faenza, 52.
lonite Zoologieo Italiano
(Pubbiicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Orgaiio iifficiaie delia Unione Zooiogica Italiana
DIUKTTO
DAI DOTTORl
GIULIO CHIARU6I EDGENIO FICALBI
Prof, (li Aiiiiti)iui;i iiniaiift Prof, di Anatomia com)), e Zoologia
nol It. Istitiito (U Stiidi SiipiT. in Fiioiize iiella K. Universiitft, di Pisa
Ufficio di Direzioue ed Amministrazioue: Istitiito Anafomico, Fireiiza.
12 numeri aU'anno — Abbuonamento annuo L. 15.
XXVH Anno Firenze, Luglio 1916 N. 7.
SOMMARIO: Gomunicazioni originali: Cutore G., L'acqua ossigenata come li-
qiiido tissatore. — Calosi G., Gaesai'oraysides Liguriao n. gen., n. sp. (Con 1
lig.). ~ Facciola L, I Labroidi del mare di Messina. — Pag. 133-152.
Avvertenza
Delle Gomunicazioni Oiiginali die si pubblicano nel MonUo7'e
Zoologieo Italiano e vietata la ripioduzione.
GOMUNICAZIONI ORIGINALI
ISTITUTO ANATOMICO DI CATANIA DIRETTO DAL PROR. R. STADERINt
GAETANO CUTORE
L*acqua ossigenata come liquido fissafore
Note di tecnica istologica
I
Jl vietafca la lipi'oduzione
Oltreche per imbiancare le sezioni annerite dairacido osmico
(inetodo Ponchet), l'acqua ossigenata o perossido d' idrogeno
(H., 0,) puo trovare utile applicazione nella tecnica istologica come
liquido fissatore. L'ho adoperata per molti tessuti ed organi ed ho
potuto trarre la convinzione che essa non solo soddisfa alle esigenze
- 184 -
della tecnica comune, ma, opportiinamente associata con altre so-
stanze, puo presentare vantaggi non indifferenti rispetto ai liquid!
fissatori piia comunemente in iiso.
Trovandosi in commercio diverse qualita di H.^ Oj, e bene pre-
mettere che ho adoperato quella proveniente dalle Ditfce C. Erba e
Lepetit, entrambe di Milano. Un centimetro cubo di quest' acqua
svolge 12 cent, cubici di ossigeno.
Chi ha pratica della tecnica istologica sa che ciascun fissatore
presentasi utile e dannoso ad un tempo e che un fissatore esente
da difetti non esiste. Lo stesso e da dire per I'H, 0.^, la quale riu-
nisce in se effetti utili ed inconvenient!.
Comincio con I'occuparmi di questi ultimi. Appena il pezzo
viene immerse nell' H., 0.,, si ricopre rapidamente di bollicine gas-
sose e galleggia alia superficie del liquido; conviene percio agitare
il recipiente di tanto in tanto per far si che il pozzo da tutte le
parti venga meglio a contatto col liquido stesso. Dope 12-24 ore,
tempo utile perche il liquido penetri in un pezzo spesso circa mezzo
centimetro, questo presentasi aumentato di volume, piuttosto molle
e di colorito grigio-chiaro. Bollicine gassose si sono intanto formate
anche in mezzo ai tessuti e cio tanto piiii facilmento quanto i)iu
molli e cedevoli sono i tessuti stessi. No risulta che, all'csame col
microscopio, i connettivi poco consistonti si presentano notevol-
mente alterati nella lore compagine per la formazione di cavita mol-
teplici ed irregolari. Negli organi comprendenti cavita, come nelle
ghiandole, queste cavita si presentano piia ample del consueto.
Anche nell'interno di alcune cellule si puo notare la comparsa
di vacuoh.
L' H2 Og e da sconsigliare per lo studio delle cellule nervose. Per
effetto di essa, queste cellule, quando vengono in seguito sottoposte
all'azione dei colori basici di anilina (metodo Nissl originario 0 mo-
diflcato), presentano la sostanza cromofila ridotta ad un numero limi-
tato di granuli ed a poche zolie disseminate nella parte piii periferica
del corpo cellulare. Si presenta inoltre, poco distintamente colorato,
un irregolare reticolo che si estende a tutto il citoplasma e deli-
rnita tra le sue maglie piccoli spazii incolori, che hanno aspetto di
vacuoli. II nucleo invece di presentarsi chiaro, come nei comuni
preparati alia Nissl, acquista un discrete grado di colorazione
diffusa.
Preparati di controllo dimostrano che, senza dubl)io, questi ef-
fetti sono dovuti all' H^ Oj.
Per attenuare gli effetti nocivi doll' Hg 0^ occorre adoprarla di-
- 135 -
luita, cioe in forma di miscela, a parti uguali, con alcool assoluto
(che ha proprieta opposte, in quanto fa contrarre i tessuti) o con-
soluzione fisiologica (solazione acquosa di Na CI a 0.75 %).
Devo ora intrattenermi degli effetti utili che con queste miscele
possono ottenersi. Le sezioni ricavate da pezzi cosi fissati e trattati
in seguito con i procedimenli pii^i comuni (indurirnento nella serie
degli alcool ed inclusione in paraffina) assuraono con le sostanze
coloranti (carminio boracico, ematossilina Ehrlich etc.) una viva-
cita di tinte straordinaria.
I preparati di co^itroUo, ricavati da pezzi fissati con alcool as-
soluto 0 con soluzione satura di sublimato corrosive, lasciano notar
subito una notevole svantaggiosa differenza.
Le sezioni di tessuti fissati con H^ O2 sono dotate inoltre di
una spiccata trasparenza e nitidezza : in esse, i liraiti cellular! sono
ben distinti come di rado e date di poter osservaro ed i nuclei ri-
saltano per il lore colorito brillante.
L' H, O2 giova ancora a metter bono in evidenza alcuni parti-
colari di struttura del citoplasma. Cito qualche esempio.
Le fibre muscolari striate lasciano osservare chiaramente, oltre
alia striatura trasversale, anche quella longitudinale che, d'ordina-
rio, e poco netta.
In prepaTati di rene, I'epitelio bacillare del tubuli contorti pre-
senta con molta chiarezza quella striatura longitudinale alia quale
deve la sua denominazione.
Ugualmente nelle cellule epiteliali risaitano assai bene i gra-
nuh del citoplasma. Cosi, per esempio, nelle sezioni di pelle, fissate
con Hj O2J lo strato granuloso si rende molto evidente come rare
volte si riesce ad ottenere in preparati ottenuti con altri metodi.
Cio e dovuto principalraente all' intensa colorazione che assumono
i granuli di cheratojalina. Anche le cellule dello strato lucido sono
ben evidenti in tali preparati.
Per azione dell' H., q,^ ho potato prendere in esame, nelle se-
zioni di muccosa linguale e piii precisamente nell'epitelio di rivesti-
mento delle papille filiformi, i granuii intracellulari di cheratojahna
descritti in una precedente nota (').
Dopo questi risultati ai quali ho accennato in breve, credo con-
venga continuare a provare I'H, O2 come liquido fissatore con I'in-
tendimento di poter riuscire, con successive modificazioni, ad eli-
(1) Granuli iiittacellulari ili jji-assi noulii c di clioratnjalina iwU'opitelio (li riveatimento della lin-
gua. — Monitorc Zoologico Italiano, Vol. XXVII, X. o, i)ag. lOO-lll.
- 186 -
minare il piu possibiie gl' inconvenienti di essa ed a trarne risul-
tati sempre piu soddisfacenti.
Ho creduto opportuno di render noto sin da ora questo nuovo
uso dell' Hj O2 nella tecnica istologica, oltreche per i vantaggi so-
pra detti, anche perclie, trattandosi di una sostanza con tanta fre-
quenza adoperata nella pratica chirurgica (al pari della soluzione
fisiologica, con la quale conviene associarla), il chirargo e bene sap-
pia che di essa potra eventualmente giovarsi per fissare quel tes-
suti od organi asportati, dei quali si propone praticare I'esame isto-
logico.
Catania, aprile 1916.
DoTT. GIUSEPPE COLOSl
Caesaromysides Liguriae n. gen., n. sp.
Not A PRELl MINARE
(Con 1 rtgura).
fe vietata la riproiluzioue.
Fra gli Schizopodi raccolti dalla R. Nave " Liguria „ nel viag-
gio di circumnavigazione del 1903-904 eseguito sotto il comando di
S. A. R. il Duca degli Abruzzi, trovasi una forma interessan-
tissima di Miside che rai ha pcrmesso di stabilire un gcncre nuovo
nella tribu degli Erytropini.
Do i caratteri diagnostici del genero e dcH'unica specie che lo
rappresenta.
Caesaruiiiifsidcs n. gen.
Forma abbreviata gracile aculeata.
Occhi, del tipo Euclixuiomera.
Antenne provviste di tlagello bene sviluppato, di squarama ru-
dimentale e di una spina nel margino distale esterno dell' articolo
basale.
Scudo (lorsdh; ciiorilbrmO; provvisto di numerosi 0 forti aculei,
ricoprcnte anipiamonto il cefalotorace; cefalotoraco con notevole in-
terval In Ira il capo 0 il torace. Parti masticatorie robustissime.
— 137 -
Piedi-mascelle molto robuste, prive di esopodite. Le sette zampe
toraciche uguali fra di loro, lunghe, robuste, forteinente annate,
con sesto articolo munito di due articolazioni, settimo articolo ter-
minate a pinza.
Pleon assai corto, costituito da segmenti stretti, decrescenti,
forniti di spine nel margine posteriore. Pleopodi rudiinentali anche
nel maschio.
TeUon lamellare, ovale, debolmente armato, piu breve degli
uropodi.
Uropodf con esopodite pii^i coito deU'endopodite.
Questo genere e simile ai generi Aradinornysis ciiun, Chuiio-
jnfjsis Holt e Tattersall, e specialmente al genere Caesaromy-^ls
Ortmann. Esso pero differisce da tutti, per I'eccessiva brevita del
pleon e per la presenza di pleopodi rudimentali nel maschio. Questi
caratteri importantissimi mi hanno permesso di separarlo netta-
mente anche dal genere Gaesaromijsis con cui presenta grand i so-
miglianze di caratteri, quali I'armatura dello scudo dorsale e del
pleon, la riduzione della squamma antennale e la presenza di occhi
del tipo Euchaetomrra.
Riassumo nel seguente specchietto i caratteri simili e i carat-
teri differenziali fra Gaesaromijsis e Caesar omy sides :
CAESAROM YSIS
CAESAROMYSIDES
Scudo dorsale
cuori forme, aculeato. con losho molto
cuori forme, aculeato, con rostro molto
sporgeute, posteriormente piii breve
del cefalotorace. Ccfalotorace con in-
tervallo fra il capo e il torace.
sporgeute, posteriormente piii lungo
del cefalotorace. Cefalotorace cou iu-
tervallo fra il capo e il torace.
Occhi
del tipo Euchaetomera.
del tipo Euchaetomera.
Antcnuc
con squamma hrevissima. Una spina uel
con S(iuarama hrevissima. Una spina nel
margine osleruo deH'articolo Ijasale.
margine esterno dell'articolo liasale.
' Auteuniilc
cou lobo irsuto del maschio rndiiuentale
cou lobo irsuto del maschio rudimentale
Piedi mascelle
senza esopodite.
senza esopodite.
1"> pajo di zampe
toraciche
con sesto art-icolo indiviso.
con .sesto aiticolo diviso da due arti-
colazioni.
Pleon
alijuanto piii lireve del cijfalotorace.
eccessivamente ridotto.
Pleopodi del A
bene sviluppati.
rudimentali, di uu solo ramo composto
di un solo articolo.
Uropodi
con esopodite piii lungo deU'endopodite
cou esopodite pin corto deU'endopodite.
Telson
hreve, impari-annato.
breve, pari-armato.
La diagnosi del genere e deH'unica specie clie per ora lo rap-
piesenta e stata fondata sopra un solo maschio evidentemente adulto
0 quasi adulto.
138 -
Gaesaromysides Liguriae n. sp.
Corpo abbreviate, gracile, aculeato.
Auiennule con peduncolo cilindrico: primo arfcicolo lango quanto
la somma degli altri due. Due setole in prossimita del margine
distale superiore del terzo articolo. Flagelli assai lunghi. Lobo ir-
suto, nel maschio, brevissimo.
Antenne con flagello assai lungo e I'obusto munito di forti se-
tole nel margine distale del secondo e terzo articolo. Squamma
assai piccola larga la nieta e lunga meno della meta del secondo
articolo del flagello, fornita di qualche breve setola nel margine
distale. Articolo basale armato, aU'esterno della squamma, di una
breve spina curva.
Fig. 1. — Cacmroniysidcs Liguriae gou. u. ; s]). ii. (iugiaiulilo).
Occhi grand!, di forma simile a quella della Enchaetomera: part
oculare anteriore molto sviluppata, parte oculare laterale molto ri
dotta. Pigmento giallo (doi)o lunga dimora in alcool a 75"). Podun-^
coli piuttosto lunghi, sottili.
I
t'
- 13^t -
Scudo dorsale grossolanamente cuoiiforme, appnntito anterior-
mente, allargato posteriormente; ricopre tutto il cefalotorace e la
porzione basale degli arti toracici e del pnmo segmonto addomi-
nale; e munito di numerosi aculei irti lungtii quasi quanto il pleon
provvisto a loro volta di piccole spine sparse. Rostro allungato
sporgente con tre grossi acuiei che superano i peduncoli antennu-
lari, fornito ai suoi lati di sette paia di altri grossi aculei due dei
quali si presentano come continuazione laterale del margine ante-
riore dello scudo. Arbi toracici lunghi, munifci di poche e robuste
setole nel margine distale dei vari articoli, armati- di pinza ver-
minale.
Pleon assai corto, un terzo circa della lunghezza dello scudo,
con segmenti corti e larghi, muniti nel margine distale di cinque
spine per ciascuno: due paja laterali di cui le inferiori piia corte e
le superieri pii^i lunghe, ed una dorsale lunga circa quanto tre seg-
menti addominali. Sesto segmento lungo il doppio degli altri, con
due sole paja di spine. Pleopodi tutti rudimentali e indivisi nel
maschio.
Uropodl lunghi circa il doppio del telson, munite all'estremita
di poche setole. Esopodito pii^i corto o un po' piii stretto dell'endo-
podite. Otocisti grandi.
Telson ovoide, un po' pii^i lungo che largo, terminato da quat-
tro spine gracili, di cui le esterne ])iu robuste delle interne.
Lunghezza mm. 4.
Femina sconosciuta.
Disiribuzione : un solo maschio nolle acque del Pacifico presso
Valparaiso.
Firenze - Istiluto di Zoologia degli hivei'iehrali
diretto dal prof. D. Rosa.
- 14U -
DOTT. LUIGI FAGGIOLA
I Labroidi del mare di Messina
J; vietata la riprodnzione
Dae sole specie di questa famiglia farono per la prima volta
menzionate pel mare di Messina dall'Abb. Francesco Maurolico
nella sua Epistola a Pietro Gillio Be Piscibus Siailis (1553) e
sono la Lcippara (Grenilabrus pavo), voce di origine greca che tut-
tora si conserva in quel luogo, e le Juliolae (Jiilis). Dopo quest'epoca
i Labroidi e gli altri pesci viventi nel detto mare forraarouo og-
getto di ricerche dell'amerioano Kafinesque Sciimaltz durante il suo
soggiorno in quella citta (Caratteri ecc. 1810). Valenciennes trat-
tando dei Labroidi nel tomo XIII (1839) delYHisL nat. des Poiss.,
fra i luoghi di provenienza di alcune specie (Labrus titrdus e L.
mej'ida, Grenilabrus Briumichii, mediterraneiis e Roissali, Julis vul-
garis e Giofredi) ricorda Messina, donde a quel tempo gli furono
procurate da Bibron e da Biberon. Ma una conoscenza piii estesa dei
Labroidi che stanziano in quelle acque si deve ad Anastasio Cocco.
Egli nel 1833 descrisse il nuovo Goricus fasciatus, specie validis-
sima. Nel suo Indice ittiologico del mare di Messina {i^ib) registrava
30 specie, di cui parecchie sono certamente noniinali, ripartite nei
generi Labrus, Grenilabrus, Goricus, XyrichtUys, Julis e Scarus. Fra
i Crenilabri vi e un Gr. cyanospilatus (Cocco, Giorn. // Maurolico,
- 1840) e un Gr. melanoxanthurus (Cocco, ibid), che egli stesso pone
a sinonimi il primo del Gr. melanocercus Riss., e il secondo del
Gr. coerulevs Riss., tutti e quattro appellativi, come mi sembrano,
di u)iica specie, il Gr. melanocercus Riss. Nel genere Grenilabrus
annovera pure un Gr. aurantiacus, inedito, di colore uniformemente
arancio e con una macchietta fosca all' angolo dell'opercolo, specie
che ascrjve con dul)bio al Gr. flavescens di Rafinesque {Prec. des
decouv. SL'iiiiol. - 1814). Qui debbo avvertire che la specie che io de-
scrissi nel Natural. Sicil. (1888 e 1889) col nome di Gr. aurantia-
cus Cocco e invece il Goricus fasciatus dello . stesso autore. Gi-
glioli nel suo Elenco d. Anfibi e d. Pesci ital. (1880) cita Messina
per 9 specie di Labroidi e Vinciguerra nei Risult. ittiol. d. Grociere
d. Violante (1883) cita la stessa localita per 3 specie, le quali,
come le prime, sono tutte fra quelle descritte nella presente nota.
- 141 -
Famiglia Labrldae
Corpo compresso, poco o moderatamente allungato. Squame
cicloidi. Mascelle eguali. Denfci per solito uniseriali, conici, ma non
pungenti, gli anterior! caniniformi. In alcune un canino posteriore
ricurvo. Interraascellari piu o meno protrattili. Labbri svilappati,
con qualche eccezione. Palato liscio. Da 5 a 6 raggi branchiosteghi.
Linea laterale continua o interrotta. D. continaa, non avvallata, con
3 a 21 spine nella sua porzione anteriore. A. con 2 a 6 spine. V.
toraciche, con 1 spina e 5 raggi raolli. Un solo faringeo inferiore
senza sutura mediana, con denti piii o meno globulosi. Pseudobran-
cliie e vescica natatoria presenti. Intestino senza cul di sacco ne
appendici piloriche.
I. — Sottofamiglia Lahrinae
Guancie e opercoli squamati. Assenza di canini posteriori.
Spine dorsali da 14 a 21, spine anali da 3 a 6. Linea laterale con-
tinua. Vertebre addominali da 13 a 21, caudali da 17 a 22.
I. — Genere Labrus, Artedi, 1735.
Margine preopercolare liscio. Spine anali 3. Linea laterale for-
mata da piii di 40 squame. Manca una papilla genitale.
1. — L. turdus, LiNNE, 1767.
D. 18 + 12 — 13. A. 3+9 - 10. Lin. 1. 43 - 44. Vert. 20 -f 21.
Guancia coperta da 7 serie di squame, le quali riduconsi a 6 serie
sulla tempia. Nei giovani il colore del corpo, comprese le natatoie,
e verde, sul muso spesso alcune macchioline nere, dal contorno
posteriore dell'orbita o dall'angolo superiore della fessura branchiale
alia radice della coda scorre una fascia perlacea, frequentemente
sui fianchi macchie celestine. Negli adulti il colore generale diviene
olivastro fosco o nerastro, si cancella la fascia longitudinale e le
macchie cerulee si trasformano in blu. E specie comune, che rag-
giunge il peso di 1 kil. e piu e si riproduce tutto I'anno.
2. — L. merula^ Linne, 1767.
D. 18 + 12. A. 3 + 10. Lin. 1. 43-44. Vert. 18 + 19 - 20.
Da 7 a 8 serie di squame sull' infraorbitale, le quali riduconsi a 5
serie dietro I'occhio. Tutti gli esornplari da me visti erano grossi
e presentavano una colorazione generale blu carica, non esclusi il
capo e le pinne. Temo fortemente che sia uno stato piu avanzato
del L. turdus.
- 142 -
3. — L. ■mixhis, Linne, 1767.
D. 17 + 13 - 14. A. 3 + 11 - 12. Lin. 1. 46 + 3. Vert.
18 -}- 22 — . SaU'estremita delki mandibola, da ciascun lato dei
due denti di mezzo, vi e im dente piu grosso, un poco ricurvo e
voltato indietro. Sulla guancia 7-8 serie di squame. Le ultime 3
squame della linea laterale, poste sulla C, raancano di canaliculo.
Nei maschi il colore e misto di giallo e di blu, una rete blu a
larghe maglie sul capo sopra un fondo blu piu chiaro, il quale si
continua sul tronco restringendosi sempre piu come una fascia
lungo la parte media dei fianclii per terminare a punta sulla base
della C, al di sopra e al di sotto di questa fascia laiiceolata il
colore dei lati del corpo e giallo-canario e questo si estende sulla
D. e suir A., la quale ultima porta una fascia marginale blu, C.
blu e gialla. Nolle femmine il colore generale e roseo, la rete del
capo e di un azzurro sbiadito, sulla base della porzione molle della
D. due grandi macchie nere allungate, una macchia dello stesso
colore sul peduncolo codale, una macchia gialla canario all' ascella
delle P. I due sessi di questa specie furono presi per due specie
different! finche Fries ed Ekstrom non dimostrarono il contra-
rio. Vidi raaschi del peso di 900 grammi. Le femmine sono piii
piccole. E una specie infrequente.
4. — L. zit'us, Rafinesque, 1810 (').
D. 18 - 19 4- 12 - 13. A. 3 + 11. Lin. 1. 45 - 46. Vert.
18 -\- 19. — Denti dritti, vertical!, intervallati. Guancia coperta
da 7-8 serie di squame, le quali montando dietro I'occhio scemano
di 1-2 serie. Spesso il margine preopercolare e lievemente denticu-
late. Nei giovani la colorazione del corpo somiglia a quella dei
giovani del L. turckis, ma ha di particolare la presenza sulla
parte inferiore del tronco di un traliccio giallo o rosso-aranciato
sopra un fondo argentine ceruleo, sui fianchi, cioe al disotto della
linea laterale, e sulle tre pinne imparl macchie rotonde azzurro-
gnole. NegU aduiti i lati del corpo hanno colore verde fosco disse-
minate di macchie bianco-celestognole o bleuastre, il traliccio aran-
ciato, visto sotto I'addome dei giovani, si trova esteso fine all'estre-
mita della mandibola e alia radice della coda, la fascia longitudi-
nale dei fianchi si cancella. E' specie poco meno frequente del turdus
(•) La desciizioiie (lata da Kafiuesque del suo L. zitus e L. zUtoides, due nomi di imica specie,
nou Inscia dubbio sulla conispoudenza del L. festivus di Kisso (1826) cou quelle di Kafinesque,
jl cui iiouie duv'essoie prel'erito all'altro per ragioue di priority.
- 143 -
e come qoesta raggiunge dimensioni considerevoli e il peso di 1600
grammi, raa se ne distingue a prima vista per avere 11 corpo e 11
muso pill allungati, cio che le da un aspetto pm slanciato. S' in-
ganna percio il dott. Steindachner nel credere chela differenza
specifica tra il tiirdus e il festivus sia infondata.
II. — Genere Acantliolahrus, Valenviennes, 1839.
I denti sulle due mascelle formano una fascia. Margine preo-
percolare dentellato. R. br. 5. Pinne Imparl squamigere. Spine dor-
sal! 20-21. Pill di 3 spine anall. V. l-f-5. Linea laterale continua.
Peduncolo codale largo.
1. — ^. Palloni, Risso, 1810.
D. 20—21+ 8-9. A. 5-6+6-8. Lin. 1. 45. Vert.16+18-19.
Sul davantl delle due mascelle 4 deutl acuti pm grossi, di cui 1
due esternl maggiorl dei due interni, seguiti sui lati da una serie
dl denti minor!, dietro questa serie estenia di denti altri denti plu
piu piccoli. Sulla guancia 7 serie di squame. Linea laterale avvi-
cinata al profllo dorsale. Colore del corpo chiaro, biancastro giallo-
gnolo. Talora sul lati del corpo larghe fascie trasversali lievemente
vlolacee. Sotto il margine superiors della radice della coda una mac-
chia nerastra da ciascun lato. Vesclca natatoria bipartita posterior-
mente da un setto trasversale munito dl due foraml. Specie iion
molto rara.
III. — Genere Crenilabnis, Cuvier, 1817.
Pjeopercolo dentellato. Guancia coperta da 2-6 serie dl squame.
Spine dorsali 13-18. Spine anali 3. Linea laterale continua, formata
da meno di 40 squame, 11 cui canaliculo posterlormente e piii o
meno piegato In su. D-ietro I'ano una papilla genitale infundibulifor-
me, cianotica, molto sviluppata nolle femmlne, be-n poco nel maschl,
dalla quale vengono tuorl le uova o 11 seme e I'urina. Corpo dl
piccole dimensioni. E frequente 11 fenoraeno della pedogenesi.
a) Sottogenere Grenilahrus
Muso breve o di moderata lunghezza. Premascellarl mediocre-
mente protrattlli.
1. — Cr. melops, Linne, 1754.
D. 16+9. A. 3+9-10. Lin. 1. 36-37. Vert. 15+18. Denti
brevi, smussl. Sull' infraorbitale 5 — 6 serie di squame. Sui lati del
capo listerelle oblique rosso-aranciate sopra un fondo turchlniceio.
- 144 -
Dietro Tocchio una macchia cianea. Sui lati del capo macchie tur-
chiniccie fosche, tendenti a formare fascie trasversali su di un fondo
verde gialliccio di pistacchio. Sul termine della base della dorsale
una macchia foscliiccia. Spesso una macciiia fosca turchiniccia sulla
base della C. Specie rara.
2. — Cr. mediterraneus, Linne, 1754.
D. 16-17 + 9-10. A. 3+10. Lin. 1. 33-34. Vert. 14-17.
Due soli denti conici, smussi, sul davanti della mascella superiore,
ravvicinati, talvolta accanto a uno o a ciascuno di questi due denti
ve n'ha uno molto minore. Sulla mandibola una seiie di denti.
Sulla gota 4 serie di squame, che riduconsi a una sola serie dietro
rocchio. Sui lati del corpo il colore varia dal rosso corallo al rosso
mattone, al rosso fosco, al nerastro. Labbri bianchi celestognoli. Co-
stanti sulla parte superiore del capo alcune linee blu e spesso vena-
ture dello stesso colore intorno agli occhi. Fra I'istmo, le Y. e le P.
serie longitudinali di macchie blu con apparenza di linee, che pure si
osservano sui lati del dorso, talvolta queste linee sono aranciate. Sulla
base delle P. una macchia blu nerastra contornata posteriormente da
una fascia di giallo canario. Una grande macchia fosca innanzi la
radice della coda, sopra la linea laterale. Specie comune.
3. — Cr. oceUatus, Forskal, 1775.
D. 14+10. A. 3+9-10. Lin. 1. 32. Vert. 13+17. I denti sono
pill numerosi e piii serrati nella mascella superiore. Guancia coperta
da 3 serie di squame, di cui soltanto la superiore si continua in
alto tra I'occhio e il preopercolo. L'opercolo e in in gran parte nudo.
Comunemente il colore generale e verde giallastro lavato o verdiccio
bluastro. Sui lati della meta inferiore del capo e sulla membrana
branchiostega linee turchine. Neho spazio alepidoto deH'opercolo
una macchia turchinastra bruna contornata da una linea di rosso
vivo. Macchiette blu o verdognole sulle pinne vertical!. Costante e
una macchietta fosca nel mezzo della radice della coda, al disotto
della linea laterale. Ho visto esemplari giovani, della lunghezza di 51
a 58 mm. e anche di 45 mm., carichi di uova o di lattime. Spe-
cie comune.
4, — Gr. pavo^ Brunnich, 1757.
D. 15 + 11. A. 3 + 10 - 11. Lin. 1. 34 - 36. Vert. 14 + 19.
Corpo largo. Labbri grossi, bianchi. Denti somigliauti pii^i a incisivi
che a canini, serrati, formanti in ciascuna mascella una fascia uni-
I
- 145 -
forme. Sulla gota 4-5 serie di squame. I maschi hanno una colora-
zione vistosa che non e nelle femmine, ma e all'epoca della matu-
rita sessuale che le tinte nei primi si fanno piu splendide, quail diro
brevemente. Lati del capo blu, sulla gota, sulla tempia, suUa valva
opereolare macchiette rosse rotonde, talune anche sul globo oculare,
regione del sottorbitale dorata, fianchi giallo-verdastri, sulla meta
superiore della loro altezza tre fascie longitudinal! fosche, occupate
da tratti trasversali rosso-porpora, la piia alta delle quail scorre
sotto il profilo del dorso, D. marginata di bleu, la meta inferiore
della sua porzioue molle giallo-verdiccia, I'altra meta ha la mem-
brana rosso-violacea e i raggi rossi, I'A. ha la membrana pavonazza
con una fascia di macchie lenticolari bleu, verso la base e giallo-
verdiccia e i suoi raggi sono blu, P. costantemente gialle d'arancio
e sopra la loro inserzione una grande macchia nero-bleuastra, V.
blu con liste rosse oscure e giallognole, una macchia fosca su cia-
scun lato della radice della coda e sotto la linea laterale. I maschi
cosi sfarzosamente colorati furono da me visti soltanto in prima-
vera, ma la riproduzione della specie in parola ha luogo in tutto
il corso dell'anno. Le femmine in qualunque epoca dell'anno sono
studiate si presentano sbiadite, ma non mancano della macchia
sui lati della radice della coda. Esse sono piii piccole dei maschi.
Specie comunissima.
5. — Or. tinea, Brunnich, 1768.
D. 15 - 16 + 9. A. 3 + 8 - 9. Lin. 1. 35. Sul davanti delle due
mascelle i denti, contrariamente alia regola, non sono piu grossi di
quelli dei lati, nella mascella inferiore sono cosi stretti insieme da
somigliare a quelli dei Blennii. Guancia pressoche rettangolare, ve-
stita da 3 serie di squame, di cui la superiore si prolunga in alto
per coprire la tempia. Labbri bianchi. La meta superiore dei fianchi
e del capo e occupata da una fascia castagno-fosca, la meta infe-
riore e argentina rossiccia. Sul fosco del dorso scorre sotto il pro-
file una fascia rossa di melagrana. Immediataraente al disotto della
fascia fosca dorsale una lista argentina longitudinale e sulla meta
inferiore del corpo 7 fascie trasversali rossiccie poco accentuate, di
cui I'ultima e sulla base della C. Sulla meta superiore del pedun-
colo codale una macchiohna fosca. Specie rara, identica al Or. Bo-
derleini, Y. Crs., Prodr. Fn. Med. 1888-1898.
6. — C7\ griseus, Linne, 1788.
D. 14 + 10. A. 3 + 9. Lin. 1. 32-33. Vert. 14 + 17. Sulla
guancia 2 serie di squame, le quali contro la regola non scenlano
- 146 -
di numero montando suUa tempia perche questa regione e piu am-
pia. Numerosissimi pori mucosi sul capo, i quali basterebbero per
se soli a faiio distinguere dalle specie congened. Colore generale
grigio giallastro. Sulla guancia linee oblique celestine splendenti. E'
costante una linea di questo coloie sul contorno orbitario inferiore,
la quale si prolunga sul muso e discende sotto la mandibola. Brevi
tratti e macchioline dello stesso colore suUa valva opercolare. Spa-
zio fra i primi tre raggi dorsali piia o meno fosco. Sui fianchi mac-
chie bianche celestognole. Serie trasversali di macchie rossiccie o
perlacee suUa D. A. e C. Una o due fascie fosco-olivastre lungo i
lati del dorso e una macchia cianotica sulla base della C. sotto la
linea laterale, estesa fino al raargine inferiore del peduncolo caudale,
sembra che sieno proprie dei masclii. Specie poco comune.
7. — Cr. quinqiiemaculatus^ Blooh-Schneider, 1801.
D. 15 + 9. A. 3 + 9. Lin. 1. 31-33. Vert. 13 + 18. - I due ca-
nini anteriori della mascella superiore sono separati I'uno dairaltro
da un intervallo in cui a bocca chiusa entrano i due inferiori oppo-
sti. Sulla regione sottorbitaria 3-4 serie di squame. SuU' opercolo
un'area fosca sprovvista di squame. I giovani sono di colore verde
d'erba. Negli adalti dei due sessi la colorazione e variabilissima,
ma si osserva che alcune tinte sono piii frequenti in un sesso che
nell'altro, cio che sembra indicare un avviamento alia loro separa-
zione. Nolle femmine la tinta generale e piii chiara. Nei maschi il
colore del fondo suole essere veidiccio bleuastro su cui si dispone
un traliccio gialletto. Nelle femmine il fondo puo variare da quello
dei maschi al gialletto, al rossiccio, al biancognolo, sulle quali tinte
spesso scorrono listerelle loiigitudinali di vario colore. La preseuza
0 mancanza di una o due macchie fosche alia base della porzione
moUe della D., talvolta circondate da un anello nerastro e piii in-
ternamente da un anello rosso, di due macchie rossiccie sull'A. e
di una macchia fosca sulla radice della coda al di sotto della linea
laterale, non sono in rapporto col sesso. Macchie celestognole sui
lati del tronco sono proprie delle femmine quando esistono. Sopra
molti esemplari esaminati ho visto costantemente che I'iride nelle
femmine e bicolorata, cioe turchina con un cerchio pupillare rosso,
e nei maschi uniformente rossa di fuoco. Nelle femmine pregne di
uova non mancano mai molte macchiette nere o nerognole, rotonde
0 allungate, di varia grandezza, a contorno netto, sparse sui lati del
capo e sui tianchi e spocialmcnte sulla regione dell'addome, su cui
spiccano di piu essondo questa di colore chiaro e spesso biancastra
- 147 -
argentina. Fuori dell'epoca della matiirita sessuale divengono sem-
plicemente fosche e possono scomparire. Queste macchie fanno ri-
cordare del chloasma gravidaricm della specie umana.
Vidi femmine giovani, lunghe appena 8 cm., cariche di uova.
Specie comunissima.
8. — Or. melanocercus^ Risso, 1810.
D. 16-17 + 18. A. 3 + 8-10. — Muso corto e alquanto acuto.
Denti in unica serie. Raggi branchiosteghi 5. Dorso bruno porporino
0 castagno. Linee oblique azzurre sui lati del capo, di cui una piij
distinta passa sotto rocchio. Codale gialla alia base, marginata po-
steriorraente di bianco, nel resto profondamente nera.
Non ho mai visto questa specie. La riporto desuniendone i'esi-
stenza dalla descrizione esibitaci da Co ceo del suo Or. cyanospilGk-
tus e del suo Or. melanoxantMirus (1840) del mare di Messina, tutti
e due riferibili al Or. melanocerms di Risso. Nel prirno eg'.iinfatti
noto la formola D. ^"^l^. A. Vio? ^ del secondo scrisse che la codale
e gialla lionata nel terzo basilare, nera nel resto, marginata poste-
riorinente di bianco.
b) Sottogenere Coricus, Cuvier, 1817.
Muso allungato. Bocca molto protrattile.
1. - 0. rostratiis, Bloch, 1785-1796.
D. 15 + 9 — 10. A. 3 + 9 - 10. Lin. 1. 35. Vert. 13 + 18. I
labbri non coprono i denti. Sulla guancia 3 serie di squanie cho
riduconsi a 2 sulla tempia. Nei maschi il corpo, comprese le pinne,
talora e verde d'erba, spesso volge al gialletto, specialmente in
basso, e sui lati deiraddome e del capo puo acquistare uno splen-
dore aurato. Nelle femmine e giallo verdiccio piia o meno sbiadito,
giammai verde deciso. Sono comuni ai due sessi, ma non costanti,
la presenza di una fascia ora bianchiccia, ora leggermente violacea,
ora celestognola, lungo il profllo tra I'estremit^ del muso e I'origine
della D., e una macchiolina madraperlacea sulla radice della coda,
al di sotto della linea laterale. Nei maschi si osservano, ma non
sempre, macchie fosche sulle guancie e sugh opercoli e alcune sui
lati dell'addome. Nelle femmine queste macchie sono costanti e al-
I'epoca deUa pregnanza si fanno piu numerose e si offuscano di pii^i
fino al nero. Specie comune che va pure soggetta a pedogenesi.
- 148 -
II. — Sottofamiglia Marzapaninae
Margins preopercolare dentellato. I denti anteriori di ciascuna
mascella differiscono da quelli dai lati per forma, grandezza e di-
sposizione.
I. — Genere Marzapanus, Facciola, 1916.
Corpo mediocremente allungato e depresso. Muso ristretto, al-
kingato, conico. Bocca moderatamente protrattile. Sul davanti delle
due mascelle 4 denti ricurvi e sui lati una serie molto piii piccoli.
Presenza di un canino posteriore. Spine anali 3. Linea laterale con-
tin ua. Raggi branchiosteghi 5.
1. — M. fasciatus, Cocco, 1833.
D. 16 - 17 + 10 — 11. A. 3 + 9. Lin. 1. 34. Vert. 35. Sul da-
vanti della mascella superiore 4 denti piii grossi, acuti, ricurvi in
dentro, che formano un paio per lato. Sui lati deU'estreraita della
mascella inferiore 2 denti acuti piii forti degli altri, divergenti, cor-
rispondenti ognuno all'intervallo fra i due denti ricurvi superiori
appaiati ; sulla punta della stessa mascella altri due denti piii pic-
coli, avvicinati, i quali a bocca chiusa entrano fra le due paia del
denti anteriori della mascella superiore. Linea laterale vicina alia
linea del dorso. La colorazione e una delle piii vaghe. La meta
superiore del tronco e del capo rosso-aranciata, la meta inferiore
bianco-celestognola. Dall'occhio alia radice della coda una fascia
giallo-arancia. Cinque o sei fascie rancie attraversano i lati del cor-
po. La D. ha i raggi rossi di arancia e la membrana di un bel
giallo canario, sulla sua porzione moUe porta una macchia rossa
d'arancia. Una simile ma piii piccola su ciascun lato della radice
della coda. P. rosse con una fascetta giallo aranciata sulla loro base.
V. e A. bianche trasparenti. C. aranciata con una macchia rosso-
bruna allungata, nel mezzo della sua porzione posteriore. Specie
rara. Cocco I'aveva ascritta al genere Coricus.
III. — Sottofamiglia Xyrichthynae
Margine preopercolare liscio. Squame larghe. Canini posteriori
present! o assenti. Spine dorsali 9, spine anah 3. Linea laterale
interrolta.
- 149 -
. I. — Genere Xyrichthys^ Cuvier, 1817.
Corpo molto compresso. Muso corto, elevato per lo sviluppo
del preorbitale. Prolilo superiore del capo tagliente. Canini poste-
riori assenti. Guancie e opercoli quasi interamente niidi.
1. — X novaciila, Linni:, 1767.
D. 9 + 12. A. 3 4- 12. Lin. 1. 19 + 4-6. Vert. 9 + 14. II pro-
file del capC' ascende rapidamente dall'estremita del muso aU'ori-
gine della D. e la sua altezza e quasi uguale alia sua lunghezza.
Occhio collocate in alto, lontano dalla bocca, che e piccola. Sul da-
vanti delle due mascelle un paio di denti conici acuti, i due infe-
riori a bocca chiusa compresi tra i due superiori, sui lati doppia
serie di denti smussi, di cui grinterni piii piccoli. Narici menomis-
sime, simili a pori, situate dietro il nordo anteriore del capo, una
sotto I'altra. Linea laterale poco discosta dal profile dorsale, il sue
secondo tratto e suUa linea mediana laterale. Nei maschi dal profilo
anteriore del capo alia inserzione della C. il corpo e attraversato
da numerose linee azzurre, parallele, separate da stretti inter valli
di colore gialletto che hanno I'aspetto di altrettante listerelle alter-
nanti con le dette linee. Nolle femmine questi colori sono meno e
spesso appena evidenti, ma il carattere piu distintivo di questo
sesso consiste in una maccliia madraperlacea sui lati del ventre, la
quale raanca completamente nei maschi e da taluni del pescatori
di Messina e detta pancietia. Le femmine sono piii piccolo del ma-
schi. Di questa specie nell' estate si vedono ceste piene sul mercato.
IV. — Sottofamiglia Julidinae
Margine preopercolare liscio. Linea laterale continua. Spine dor-
sali fine a 9. Vert. 9-10 + 14-15.
I. — Genere Cor is, LAciiPEDE, 1798-1803.
Squame piccolo. Capo nudo. In alcune specie un canino poste-
riore. Linea laterale da 50 a 128 squame. Senza appendici membra-
nose marginal! alia D.
1. — G. jiilis, Linni:, 1767. {mas)
D. 9 + 12. A. 3 + 12. Lin. 1. 75. Vert. 10 + 14. Nei maschi
un canino posteriore nella mascella superiore. Raggi branchiosteghi
6. Nolle femmine una fascia rossa corallo o bruna o finance nera-
stra comincia dall' estremita del muso, copre la meta superiore del
- 150 -
capo, si continua siii lati del dorso e termina sulla radice della coda;
a questa fascia succede inferiormente una fascia giallo-dorata; sul-
I'estremita dell'opercolo una maccliia blu, altra simile all' angolo
superiore della P. Nei maschi il dorso e la parte corrispondente del
capo sono di colore verdiccio o rosso violaceo o piii o raeno fosco,
al di sotto di questa fascia scorre dali'estremita del muso alia base
della C. una fascia rosso o giallo-aranciata, la quale a principiare
dietro il capo e dentellata ai due margini, la macchia all' angolo
superiore della base della P. piio mancare, ma e costante, come
nolle femmine, la macchia sull' orlo posteriore dell'opercolo; dietro
la P., al di sotto della fascia dentellata, una cospicua e grande mac-
chia nero-turchinastra claviforme. Le femmine sono piu numerose
ma pill piccole dei maschi. Individui adulti con I'uno o I'altro siste-
ma di colorazione proprio dei due sessi, sono comunissimi. Invece
trattandosi di soggetti pih giovani, lunghi da 23 a 84 ram., si tro-
vano tutti con la colorazione delle femmine adulte. Cio significa che
i due sessi nulla prima gioventia non diff'eriscono nell'abito esterno
e in progresso di eta i maschi assumono la colorazione ornarnen-
tale che lore e propria. Questo case trova riscontro nella classe
degh uccelii (Vinciguerra). Steindachner nel 1868 aveva dimostrato
che la C. GiofrecU e la femmina della G. jidis.
2. — C. speciosa, Risso, 1826.
Sembra differire dalla G. julis soltanto nel sistema di colora-
zione. Dorso rosso corallo o rosso violaceo. Questo colore discende
sui fianchi formando una ventina di fascie trasversali sopra un
fondo giallo d'arancia. Una fascia blu, ad angolo rientrante in avanti,
unisce in alto gli occhi. Suha punta dell'opercolo una macchia tur-
chiniccia scura e nell' angolo superiore della P. una macchia blu
piccola. Sulla C. una chiazza nero-turchinastra, la quale si estende
daha base fin presso I'orlo posteriore della pinna e bene spesso su
i dne terzi o piii del peduncolo codale e talflata su tutta la por-
zione caudale del corpo. Manca la grande macchia turchinastra sui
fianchi. Le dimensioni degl' individui cosi colorati sono quelle dei
maschi della G. julis a cui si avvicinano anche per la carica e la
varieta delle tinte. Ho visto esemplari con I'aspetto delle femmine
della G. julis ornati di una macchia fosca sui peduncolo codale. Cio
mi fa credere che la G. speciosa sia specie realmente distinta della
julis^ da cui differisce anche perche discende a maggiori profondita,
fino a 100 braccia.
- 151 -
3. — C. festira, Valenciennes, 1839.
Secondo Valenciennes questa specie u caratterizzata dalla
niancanza della macchia fosea turchinastra dei fianclii e dalla pre-
senza di una macchia blu triangolare sulla mombrana tra 11 il 2° e
3" raggio dorsale mentre ha in comune con la C. julis la presenza,
della macchia neirangolo della P. e suH'estremita membranosa del-
ropercolo. lo vidi un esemplare con la macchia triangolare di blu
indago nel sito notato, con i'apice in sopra, e la cui base si con-
tinuava sul dorso, dove pure aveva figura triangolare con I'apice
in sotto. Essa pero portava sui llanchi la grande macchia turchi-
nastra allungata. Questa forma meiita di essere meglio studiata.
II. — Genere TJmlassoma, Swainson, 1839.
Capo nudo. Denti in unica serie. Canini posteriori assenti. Li-
nea laterale da 26 a 29 squame, continua. Spine dorsah 8. Raggi
branchiosteghi 6.
1. — Th. pavo^ Hasselquist, 1757.
D. 8 + 13. A. 3 + 11. Lin. 1. 27. Vert. 9 + 15. Su ciascuna
mascella una serie di denti di cui i due anteriori sono raaggiori e
alquanto ricurvi. Linea laterale propinqua alia linea del dorso. C.
prolungata in due lobi desinenti in un fllo. Sui lati del capo una
rivulazione di fascioline blu. Dietro il capo due fascie trasversali di
qaesto colore, la posteriore delle quali, piu cospicua, si parte dal
profile del dorso tra il 3" e 40 raggio dorsale e scende obliquamente
insino alia carena del ventre in mezzo a un'altra fascia trasversale
pii^i lata rosso-mattonacea. I lati del corpo sono occupati da hste-
relle trasversali verdi-pistacchio alternanti con listerelle vinose. La
D. e percorsa in tutta la sua lunghezza da una fascia nero-turchi-
nastra. L'A. porta una fascia blu violacea. Le P. verso la loro
estremita sono tinte di foschiccio. La C. ha i raggi rossi e la
membrana intermedia azzurra. Con la stessa frequenza della sud-
descritta forma si trovano piccoli eseniplari con 5 fascie trasver-
sali verdiazzurre sui lati del corpo, unite per le estremita inferiori
da una fascia longitudinale dello stesso colore e intersecate ad
angolo retto da una o due altre fascie longitudinah simili. Essi
portano tra la 2^ e 3* fascia trasversale una macchia nero-turchina-
stra presso il profilo del dorso. Tali individui corrispondono al La-
hriis donzella di Ra fines que e alia Julis unimaculata di Lowe
e rappresentano una varietas aetatis del Th. {Julis) pavo^ di che mi
- 152 -
rende certo I'esistenza, da me sovente verificata, di forme intermedie
tra i due stati. Difatti le piu giovani portano le fascie longitudinal!
e trasversali e la macchia fosca dorsale e la C. ancora non mostra
nessun principio dei due notati prolungamenti. In progresso di eta
si cancellano prima le fascie longitudinali e poi le trasversali tranne
quella piii o meno obliqua e sempre piii vistosa che si parte dietro
I'origine della D., la macchia dorsale va sempre piii a dileguarsi
meiitre i due lobi della C. vanno guadagnando in lunghezza.
Annotazione. — Fra le specie che ho descritte in questa nota
non figura il Gtenolahrus iiis, fatto conoscere- da Valenciennes
(1839), che lo ricevette da Napoli, Malta e Sicilia, nella quale ultima
locahta secondo Doderlein non sarebbe infrequente. lo non 1' ho
mai trovato in Messina.
CosiMo GHEiiuniNi, Amministratore-responsabile.
Firenze, 1916. — Tip. L. Nicoolai. Via Faenza, 52,
llonitoF8 Zoologico Italiano
(Pubblicazioiii Italiane di Zoologia, Aiiatomia, Embriologia)
Organo iifficiaie (ielia Unione Zooioyica Italiana
DlltKTTO
i>Ai DOTTORl
GIULIO OHIARUGI EUGENIO FIGALBI
Prof. - 167-203. Firenze, 1915.
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- I5y -
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- 160 -
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Maccabruni Francesco. — Sulla gravidanza in corno uterine rudimentario di
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Mattirolo G. e Bertolotti M. — Sopra un caso di ipergenitalismo. — Giorn. d.
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Pinna Pintor A. — Gravidanza in corno rudimentale atresico di utero bicorne.
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Rio (Del) Maria. — SuIFacondropIasia. — Rii\ di Clin. Pediatr., Vol. 13, Fasc. 9,
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Scarlini Giovanni. — Deformita congenita rara del bacino e dell'arto inferioi'e.
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- 161 -
COMUNICAZIONI ORIGINALI
DALL'ISTITUTO DI ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITA DI PALERMO
Contributo alia conoscenza della struttura dell'occhio
dei Molluschi Prosobranchi
DEL
DoTT. ROSARIO GALATI-MOSELLA, Assistente.
(Con tav. VII-VIII).
E vietiit.i la riprodnzione
Nel gruppo dei Gasteropodi Prosobranchi noi troviamo rappre-
sentati i diversi tipi di occhio, dal piii semplice a forma di fossetta
dell' epidermide al piii coraplesso a forma di vescicola completa-
mente chiusa e provvisto di uii particolare apparato rifrangente:
nn fatto simile si ripeto negli Anellidi. Difficile pero e lo stabilire
bo le forme di occhi molto semplici a fossette si debbano conside-
rare come ereditate da un ipotetico progenitore dei Prosobranchi
che abbia posseduto degli occhi talmente costituiti o se esse siano
diventate tali in seguito a riduzione per adattamento. A sostegno
della prima ipotesi parlerebbero anzituLto i reperti del Pelse-
neer(l) secondo i quali molti Lamellibranchi sarebbero provvisti
di occhi a forma di semplice fossetta, in secondo hiogo la circo-
- stanza che I'occhio piii complesso quale si osserva nei Gasteropodi
pulmonati, stando principalmente alle ricerche del Sarasin(2) e
del Meisenheimer (3), si abbozza nell'embrione sotto forma di
una semplice invaginazione dell' epidermide. E questo fatto si veri-
fica altresi nel fenomeno della rigeuerazione dell' occhio ad es. della
comune Helix.
II secondo modo di vedere sarebbe sostenuto dalla circostanza
che e precisamente nei Prosobranchi che vivono per lo piii fissi e
che qnindi hanno meno bisogno dell'organo della vista, come nella
Patella, die noi troviamo I'occhio piia semplice a fossetta. In qne-
sti niolkischi probabilmente I'occhio avra la sola funzione di avver-
tire I'aniinale delld vtiriazioni dell'intensita laminosa; ed invero in
- 162 -
questi oechi, come vedremo, non esiste una lente p. detta e la fos-
setta oculare viene riempita di acqua marina. Negli altii Pioso-
branchi la vescicola ottica pur essendo riempita di un emplema
omogeneo o no, puo essei'e aperta vei"so I'esterno {Trochus, Tur-
bo ecc.) 0 essa si isola addirittura dall'epidermide die di fronte al-
I'occhio medesimo e quasi sempre trasparente in raodo da funzio-
nare da cornea. In questa breve nota mi propongo di illustrare dei
punti ancora un po' oscuri riguardo la costituzione deH'occhio di
alcuni Prosobranchi e di rilevare come alcune delle figure di questi
occhi che sono riportate in alcuni lavori special! e in molti trattati
di Anatomia comparata non rispoiidono che poco fedelmente alia
realta. Pur trattandosi quasi sempre di figure scheraaticlie e iielle
quali non possiarao quindi avaiizare la pretesa che siano ritratti
anche i parlicolari piu minuti, tuttavia meraviglia assai la circo-
stanza che siano state omesse in quelle figure delle parti d'interesse
non certamente trascurabile. Cosi, ad esempio, dando uno sguardo
al disegno chel'Hilger ci ha lasciato dell'occhio del Trochus ed os-
servando poi un preparato che compronda delle sezioni di quest'ul-
timo, possiamo ben dire che il disegno sta alia realta come un
uorao senza gambe sta ad un uomo di esse ben provvisto. E, come
vedremo, molti di questi errori, dei quali non pochi assai grosso-
lani, possono spiegarsi facilmente ammettendo una trascuranza da
parte degli osservatoj'i. Cosi siamo proclivi a credere che alcuni
di essi erroneamente si sono sentiti autorizzati a spiegare la co-
stituzione di un occhio dando il disegno di una sola sezione eseguita
in una sola direzione.
Ed incominciamo dall' occhio di Patella.
Come ho gia detto I'occhio di Patella e rappresentato da una
invaginazione deU'epidermide della base dei tentacoli. In essa alcune
cellule diventano molto lunghe e nella porzione distale si caricano
di pigmento nero formando le c. d. cellule pigmentato, luentre al-
tre cellule interposte alle prime e snrovviste di pigmento formano
le cellule sensitive pr. dette. Entrambe le due sorta di cellule nella
loro estremita distale terminano con una porzione assottigliata a
bastoncello.
Ma nel case della Patella a dir la verita non si puo fare una
netta distinzione fra cellule pignientate e cellule prive di pigmento
dal punto di vista almeno della loro sensibilita rispetto agli sti-
moli luminosi, giacche tanto nelle prime che nelle seconde e quasi
certo che penetrano delle fibre del nervo ottico che, attraversato il
corpo dii^lla cellula, si spingono verso lo strato dei bastoncelli di-
- 163 -
stali suddividendosi in nbrille sempre piu sottili. Ne questc fatto
sLarebbe isolate nel gruppo dei Molluschi, giacche secondo le ricer-
che del Willem (4) in molti Opistobranchi, come nel Pleurohran-
chus^ nella Pohjcera, nella Doris e neW'Aeolis I'occhio possederebbe
una retina costituita di poche cellule tutte pigmentate. E I'Autore
anzi a questo proposito mette avanti I'ipotesi che anche negli al-
tri Gasteropodi le cellule pigmentate possono avere, almeno in par-
te, una funzione recettrice. Comunque sia, i fascotii fibrillari ner-
vosi che si spingono fiiori delle cellule retiniche e che sono ripor-
tati nei disegni dell'He.sse si possono osservare abbastanza distin-
tamente allorquando mediante appositi liquidi vien macerata la
porzione distale a bastoncello delle cellule. Se poi gli ultimi rami
delle fibrille nervose nel caso della Patella coerulea termini no libere
0 piuttosto siano in concessione fra loro in modo da formare un
intreccio reticolare, in verita iion mi e stato possibile di determi-
nare con sicurezza ; le osservazioni pero di alcune sezioni mi in-
durrebbero ad aramettore piii probabile la seconda ipotesi; di fatto
in molti Frosobranchi le fibrille nervose che fiioriescono dalla retina
si mettono in connessione fra loro formando una massa reticolare
in seno al mezzo rifrangente che riempie la cavita oculare. Questa
circostanza e stata osservata principalniente dal Fatten neU'oc-
chio di Haliotis; ed anch'io, come esporro piii in la, ho notato
qualche cosa di simile nell'occhio di altri Frosobranchi.
Ora, 11 fatto che adoperando dei liquidi maceratori si riesce a
mettere in evidenza la struttura fibrillare dei bastoncelli terminali
delle cellule retiniche (come vedremo nel corso di questa breve no-
ta) e certamente importante poiche serve ad oppoggiare sempre piii
il modo di vedere del Patten (5) e dell'Hesse (6-7) che cioe nei
bastoncelli delle cellule della retina dobbiarao vedere una parte
viva della cellula formata da finissime tibrille nervose ; ed e sii
queste ultirae fibrille che agirebbero i raggi luminosi.
In altre parole, le fibre del nervo ottico nello interno delle cel-
lule retiniche si suddividerebbero ripetutaraente formando anche
delle reti e il bastoncello terminale starebbe a rappresentare un
vero organo cellulare attraversato dalle fibrille piii sottili. Del resto
anche I'Apathy, adoperando dei metodi di tecnica finissimi, ha
potuto osservare nelle cellule visive di alcune sanguisughe che le
fibrille nervose dopo essero penetrate nel corpo cellulare vi formano
una specie di reticolo.
Secondo invece ropinione, meno plausibile, di M. Schulze (8) e
W. Zenker i bastoncelli distali delle cellule retiniche sarebbero
- 104 -
una parte morta della cellula, quasi una cuticola e servirebbero a
continuare il mezzo rifrangente deirocchio.
Nella Patella coerulea da me presa in esame le fibrille nervose
sporgenti nella cavita oculare sono abbastanza lunghe e vicine fra
loro, in modo da formare uno sti^ato fibrillare molto evidente.
Nella fig. 1 che appartiene ad una sezione trasversale del ten-
tacolo di P. coerulea flssato in Carnoy e colorito con ematossilina
acida-eosina lo strato fibiillare appare ben differenziabo grazie ad
una parziale macerazione dei bastoncelli letinici. Non bisogna pero
credere che nell'occhio di Patella le fibrille nervose piii sottili non
oltrepassino i bastoncelli terminal] delle cellule retiniche ; e di fatto
esse sono abbastanza lunghe e sporgono sicuramente nella cavita
della vescicola ottica, fig. 2.
Questo fatto, come vedremo riavvicina la struttura della re-
tina della Patella a queha dell'occhio di altri Prosobranchi.
Seoondo l'Hilger(9), da quanto almeno si rileva dall'osserva-
zione delle sue figure ripoitate in alcun'i trattati di Anatomia com-
parata, la cavita della foss(^tta oculare della patella sarebbe rieni-
pita, invece del corpo vitreo, di una sostanza granulosa.
A dir la verita questo reperto dell'Hilger mi persuade poco;
ne d'altronde un accumulo granuloso posto nella cavita dell'occhio
potrebbe essere come vedremo subito, di molta importanza per la
funzione visiva e far le veci dal corpo vitreo. Ed invei"o, sia per la
sua costituzione granulosa, sia per il continuo spostamento cui ve-
rosimilmente questa massa andra soggetta qiuindo I'animale trovasi
sott'acqua, essa non puo contribuire, molto probabilmente, alia fun-
zione visiva. D'altra parte nolle sezioni dell' occhio di Patella coe-
rulea non ho potuto mai osservare costantemente I'esistenza di un
tal corpo.
Non e escluso che quella sostanza granulosa-boUosa che nei
disegni dell'Hilger si vede riempire il fondo della cavita deH'occhio
di Patella, non esista come tale, ma sia dovuta ad un errore di
osservazione o ad una cattiva interpretazione dei preparati. Come
si e visto nella figura precedente, dai bastoncelli terminali delle
cellule retiniche si partono dei fascetti di fibrille nervose che sem-
brano terminare nella cavita dell'occhio. Ora, quando la sezione e
condotta in direzione quasi tangenziale rispetto alia fossetta ocu-
lare, i fascetti di fibrille nervose, o almeno buona parte di essi,
verrano tagliati trasversalmente; ed allora, dato il loro decorso piii
0 lueno irregolare e probabilmente il loro intreccio, si avra I'aspetto
di una massa reticolo granulosa che riempia una buona porzione
1
- 165 -
deirocchio. Questo fatto si puo vedere nella fig. 3. Pao darsi quindi
che a cio si debba I'errore cai e incorso I'Hilger descrivendo una
iiiassa granulosa che forse, come tale, non esiste.
E pill probabile che sia presente una sostanza liquida, ma molto
densa, dove si trovino immerse gli ultimi i-amuscoli delle flbrille
nervose e che fors'anche si interponga fra i bastoncelli delle cellule
retiniche. Questa sostanza non miscibile con I'acqua marina, segre-
gata probabihnente di continuo dalle stesse cellule della retina, puo
venire a trovarsi in parte per spostaraento dentro la cavita del-
I'occhio e sotto I'azione del diversi liquidi fissatori precipitare assu-
mendo un aspetto quasi granuloso.
Nella fig. 4, tratta da una sezione longitudinale del tentacolo
di Patella coerulea, si osserva come lo strato della fossetta oculare
e composto di due sorta di cellule; le une molto ricche di pigmento
nella porzione distale, le altre prive di pigmento un po piii grosse
nella parte basale ed assottigliate distalmente. La superlicie inter-
na di questo strato e poi ricoperta da una massa oscura che vien
formata dall' insieme delle ultimo terminazioni nervose e da una
sostanza molto densa dove esse sono immerse. Ora nel fondo della
cavita oculare si notano degli accumuli graimlosi molto simili a
quelh descritti dall'Hilger e clie, come ho detto, ritengo dovuti
a precipitazione e a successivo spostamento della sostanza liquida
nella quale sono immersi gli nltimi ramuscoli nervosi.
Nella Patella adunque noi troviamo an occhio molto sempUce,
mancante di un vero apparato rifrangente e la cavita oculare e
riempita in massima parte dall' acqua quando 1' animale trovasi
immerso in essa. Data questa semplicita di struttura e difficile, se
non impossibile, che sulla retina si formino le immagini degli og-
getti esterni, specie quando si pensi che I'occhio e largamente aperto
verso r esterno. Un occhio cosi fatto non potra servire che ad av-
vertire 1' animale del cambiamenti rapidi dell'intensita luminosa, a
fargli distinguere il passaggio dalla luce al buio o viceversa. E del
resto le abitudini sedentanee del nostro Mollusco non esigono certa-
mente una vista molto acuta, una visione ben netta degli oggetti.
Fra gli occhi a forma di coppa aperta verso I'esterno si puo
fare una certa distinzione basandosi oltre che suU'esistenza o no di
una sostanza rifrangente ben differenziata, cioe di una emplema,
anche suU'ampiezza dell'apertura della coppa oculare. Quest' ultima
in alcuni Prosobranchi, come nei Docoglossi (Patella) e molto larga,
— I6(i -
mentre in altri come ne\VHalioli8^ nel Trochus, nella Fissurella e
alquanto piu stretta.
Gli studii del Bergh e del Braun (10) suH'occhio di alcuiie
specie del genere Fissurella hanno dato come risulfcato die esso
presenta pure la forma di coppa ad apertura stretta e riempita
di un emplema oraogeneo.
II Sim roth (11) nel suo trattato sui MoUaschi pubblicato nel
Thierreich del Bronn avverte che mancano dei reperti precisi sul-
I'occhio di Fissurella rosea. L'Hilger, I'unico autore die abbia stu-
diato I'occhic in parola, sebbene niolto superficialmente, non ha
potuto stabilire con sicurezza se I'occhio della F. rosea possegga
un emplema ben differenziato e se esso sia chiuso o aperto verso
I'esterno, come si risconti'a nelle altre specie di Fissurella.
Quest' ultima circostanza sembra essere di molta importanza,
giacche se rocchio del Fissurella rosea presenta gia realmente la
forma di vescicola completamente chinsa, noi possiamo dire di aver
trovato un genere di MoUusco nel quale vediamo compiersi 1' evo-
luzione dell'occhio da una foi'ma piu sem))lice ad una forma piu
elevata quale si riscontra in altri Molluschi Prosobranchi.
Questo fatto mi ha invogliato ad iniziare lo studio dell'occhio
delle Fissurelle, tanto piu che ilFraisse (12) e il Peiseneer (18),
il primo per la Fissurella graeca ed il secondo per la F. gibba hanno
descriLto un occhio completamente chiuso. E le mie ricerche sono
state coronate da un esito felice ; ed invero nella Fissurella nube-
cula ho trovato un occhio a forma di vescicola completamente
chiusa come queho accennato dall'Hilger e che per alcuni carat-
teri, come vedremo fra poco, si avvicina all'occhio di Nerita iiolita
descritto dal medesimo autore.
Per poter farsi un'idea precisa della costituzione di un occhio,
come ho detto al principio di questa nota, e necessario eseguire
delle sezioni di esso in piani diversi. Jii poiche I'occhio della Fissu-
rella nubecula si trova alia base dei tentacoh, ho fatto dei ragli in
quest'ultima in mode che il piano della sezione iniziale risultasse
tangenziale alia vescicola ottica ed mdinato di circa 45" rispetto
all'asse ottico.
La fig. 5 rappresenta la vescicola ottica tagliata un po' perife-
ricamente di mode che in essa compare appena la lente pr. detta
che, come vedremo, trovasi nella parte centrale della cavita ocu-
lare. La vescicola ottica e limitata posteriormente dallo strato re-
tinico a cellule alte, ricche di pigmento nero. L'altezza delle cellule
diminuisce mnn mano che ci avviciuiamo alia parte antericre del-
- 167 —
I'occhio dove esse sono molto basse, sprovviste di pigmento e for-
mano uno strato corneale. Tutta la vescicola ottica e circondata da
uno strato piuttosto spesso di connettivo fibrillare che diventa as-
sai meno spesso davanti lo strato corneale. Quest'ultimo, formate
come ho detto di uno straterello di cellule piatte, prive di pigmento
0 coil nuclei piuttosto grandi, sporge alquanto sulla vescicola ottica
e si protende verso I'epidermide. Ed e precisamente questo carat-
tere che avvicina molto la struttura deH'occhio di Fissurella nube-
cola a quello del genere Nerita e del Turbo caeniformis studiati
dair Hilger.
Mentre pero la forma deli'occhio di Nerita e quella di un ellis-
scide molto allungato con I'asse maggiore rivolto verso I'epidermide,
I'occhio di F. nubecula ha anch'esso una forma ellissoidale ma I'asse
maggiore e diretto parallelamenteaU'epidermide: e per questo fatto
si avvicina di piii all'occhio di Turbo caeniformis.
La porzione deU'epidermide tentacolare che si trova di fronte
all'occhio possiede delle celiule piii basse delle altre parti del tenta-
colo. II fatto che la porzione corneale deli'occhio della Fissurella
nubecula si protende verso I'epidermide a guisa di semisfera, presso
a poco come nella Nerita, e interessante altresi da un altro pun to
di vista.
Da alcuni autori si e creduto erroneamonte, come nota il Sim-
roth, che dair occhio aperto verso I'esterno si sia arrivati ;il-
I'occhio vescicolare completamente chiuso mediante un processo di
circcndamento della lente da parte dei margini della retina; e sr-
condo questo mode di vedere lo straterello corneale sarebbe di o\\-
gine retinica. Evidentemente pero nei casi in cui la lente si spinge
alquanto oltre il margine della retina e questa porzione distale di
essa e piii larga dell'apertura retinica (case dell' Hal iotis) la for-
mazione di un occhio vescicolare chiuso non puossi menomamente
spiegare fondandosi nell'anzidetto circondamento della lente da parte
della retina. Ed allora e piii ragionevole pensare che sia 1' epider-
mide vicina all' occhio che chiuda quest'ultimo mentre si va appro-
fondando nel tessuto sottostante. Nei casi in cui la lente sporgeva,
alquanto dai margini retinici si formera un occhio provvisto ante-
riormente di una specie di rigonfiamento rivestito dalla membra-
nella corneale trasparente che quindi deriverebbe direttamente dal-
I'epidermide.
Tale e il case deli'occhio del genere Nerita., del Turbo caeni-
formis e della Fissurella nubecula da me studinta. Tn quest'ultima
I'occhio a vescicola chiusa si sarebbe formate, molto probabilmente,
- 168 -
per evoluzione daH'occhio aperto e provvisto di lente sporgente di
qualche altra specie di Fissurella.
Nella fig. 6 si osserva la sezione dello stesso occhio eseguita
pill profondamente; in essa e compresa la sezione della porzione
aiiteriore della lente. Quest'ultima e di lorma ellissoidale con I'asse
maggiore disposto nella direzione dell'asse ottico. La lente peio, ad-
(lossata anteriormente alia cornea, non occupa tutta la cavita del-
I'occhio ma e circondata da una sostanza molto trasparente che
puo considerarsi come vitreo. E quindi credo che, almeno nel caso
della F, nubecula non si puo parlare di uii emplema omogeneo, e
del resto, come vedremo, cio puo dirsi per la maggior parte degli
occhi del Prosobranchi.
Concludendo Tocchio della Fissurella nubecula e molto piii com-
plesso di quelle delle altre specie dello stesso genere e per alcuni
caratteri si puo avvicinare a quelle del genere Nerita descritto dal-
r Hilger. Esso e perfettamente chiuso verso I'esterno da una niem-
branella di cellule appiattite (cornea) ed e piuttosto lontano dall'e-
pidermide tentacolare.
Per quanto riguarda la struttura dell' occhio del Trochus quasi
tntti i trattati riportano il di^egno alquanto scheinatizzato del-
I'Hilgei'. Esso pero non corrisponde alia realta che in alcuni ca-
rattej'i assai general!. L'Autore infatti ha dimenticato di disegnare
dei particolari interessanti, pur essendo uiolto evidenti.
I miei reperti si riferiscono all' occhio di Trochus turbinatus.
Esso e a forma di vescicola ellissoidale aperta anteriormente me-
diante un foro piuttosto stretto a guisa di pupilla e tutta la cavita
e riempita di una sostanza liquida molto densa che rappresenta
I'emplema. Quest'ultimo pero non ha un eguale consistenza in tutte
le sue parti ma puo distinguersi in una porzione piir densa che ne
forma la parte principale e che rappresenta la lente, mentre lo
strato di esso addossato alia retina e mono denso e forma il vitreo.
E' in esso, come vedremo, che stanno immerse le ultime termina-
zioni fibrillari del nervo ottico.
Sotto I'azione di alcuni liquidi flssatori si verifica sovente un
condensamento della sostanza dell'emplema che si contrae piutto-
sto considerevolmente. Esso percio si allontana dallo strato reti-
nico permettendo in questo modo di poter osservare e studiare piu
comodamente I'andamento dello ultime fibrille del nervo ottico, sia
all'uscita delle cellule rotiniclie sia dentro il vitreo medesimo. Un
- 169 -
tal caso p. es. si presenta spesso in seguito alki fissazione col li-
quiclo del Carno}^
RetinkUnm. Socondo la descrizione data dal Patten (1. c.) per
I'occ.hio di Haliotis le fibre del n. ottico penetrano nelle cellule re-
tiniche (retinofore) e camminando lungo la loro porzione assile si
spingono fin nella loro parte distale e passaiulo quindi fra i baston-
celli terminali si suddividono in fibrille piij sottili che si incurvano
e s'intrecciano fra di loro formando un vero reticolo che va sotto
il nome di Retinidiiim. Quest'altimo trovasi iramerso nel vitreo ;
non esiste pero, o alaieno non e ben visibile, un limite netto fra
i due corpi.
La esistenza intanto del Retinidiuni e molto importante giac-
che starebbe a dimostrare una continuita fra gli ultimi raniuscoli
delle fibre del nervo ottico.
L'anzidetta contrazione che si verifica neU'emplema dell'occhio
di Trochus in seguito all'azione di alcuni fissativi riesce molto van-
taggiosa per lo studio delle terniinazioni delle fibrille del n. ottico.
Ma I'occhio di Trochus si presta assai bene a cio anche per un'al-
tra circostanza. Meutre cioe nella maggior parte ddi Prosobranchi
il nervo ottico arrivato in vicinanza del fondo del bulbo oculare si
scompone nelle fibre costituenti le quali penetrano nelle diverse
cellule retiniche, nel Trochus il grosso nervo ottico, che lungo tutto
il suo percorso e circondato da un numero non trascurabile di cel-
lule nervose (fig. 7), ari-ivato verso il fondo della vescicola ocu-
lare si scompone in tanti fascetti di nervi ancor piu sottili che nel
tratto prossimo alia retina vengono circondati da un numero con-
siderevole di cellule nervose.
E percio facendo una sezione tangenziale del fondo del bulbo
oculare (fig. 8) esso appare circondato da tanti gruppi costituiti di
cellule nervose perifericamente o da fibre nervose internauiente :
struttura propria dei gangli oculari e nervosi in generale dei Mol-
luschi. L'occhio del Trochus adunque e circondato da parecchi gan-
gli: particolare questo che I'Hilger ha completamente trascurato
nel suo disegno riportato da molti trattati.
Ora, ie fibre nervose che partendosi dal ganglio oculare (chia-
nio con tal nome I'insieme dei singoli gangli) penetrano nelle cel-
lule retiniche sono assai numerose e questa seconda particolarita
ci e di aiuto non trascurabile per potere chiarire il loro comporta-
mento al di fuori delle cellule della retina, cioe dentro la massa
del vitreo.
La fig. 9 rappresenta una sezione trasversale eseguita verso il
- 170 -
fondo deH'occhio di Trochus turbinahis. Si puo osservare come I'em-
plema s'e alquanto rifciiato dalla retina alia quale stava addossato.
Dalle cellule reti niche si vedono partire dei fasci di flbrille che sono
rimaste attaccate fra loro per mezzo della sostanza del vitreo pro-
babilmente coagulatasi. Questi fasci di fibrille si vedono penetrare,
dopo essersi incurvati, dentro lo straterello del vitreo ch'e rimasto
addossato alia lente pr. detta e che con I'eosina assume una colo-
razione di versa da quella presa da quest'ultima. Questi fasci iibril-
lari nervosi provengono tanto dalle retinofore quanto dalle retinule :
quindi le fibre del n. otfcico penetrano, come del resto si puo os-
servare direttamente, sia nelle prime che nelle seconde.
Come si comportano adesso questi lunghi fasci di fibrille alio
interne del corpo vitreo? E necessario anzitutto notare che nello
state naturale, com'e chiaro, questi fasci fibrillari non possono es-
sere ne cosi diritti, ne le loro fibrille cosi vicine come si osserva
nella figura che abbiamo sott'oixhio : questi due fatti sono dovuti
in gran parte ad uno stiramento causato dalla contrazione dell'em-
plema. Tuttavia questa contrazione ci facilita molto lo studio delle
terminazion i nervose.
Nella fig. 10 si vede una porzione della retina di Trochus ;
alio interne della cavita da essa delimitata trovasi la parte vitrea
deU'emplema. Dalle cellule retiniche partono i fasci di fibre nervose
provenienti dal nervo ottico ed alcune di esse piii grosse spiccano
molto nettamente fra le altre. Queste fibre vanno incontro ad una
suddivisione in fibrille molto piii sottili che formano uii vero in-
treccio reticolare in seuo alia massa della sostanza vitrea. Cio si
puo constatare abbastanza chiaramente nella nostra figura special-
mente in quella localita dove il vitreo, per una causa indeterminata,
ha posto alio scoperto una porzione del suddetto reticolo nervoso.
II retinidium quindi studiato dal Patten nell'occhio di Ha-
liotis si rjscontra altresi nell'occhio di TrocJms tiirbmatus e parti-
colarmente favorevole si presenta lo studio di esso in preparati di
niateriale fissato col liquido del Carnoy o colorato con ematossi-
lina acida eosina o con ematossilina ferrica Heidenhain.
Aggiungo che anche nell'occhio <3ie\\' Haliotis tuberculata le fibre
del nervo ottico prima di penetrare nelle cellule retiniche passano
in alcuni gruppi ganglionari che, sebbene in numero minore che
nel Trochus, si trovano addossate esternamente alio strato cellulare
retinico.
La fig. 11 rappresenta un tratto della retina col vitreo dell'oc-
chio di TTaliotis fissato e colonito come sopra ho dotto : anche qui
- 171 -
si vedono molto bene i fasci di fibre nervosa die uscendo dalle
cellule retiniche si spingono nel vitreo dove formano il retinidium.
Caratteristico di tutti questi occhi a forma di vescicola piu o
meno ellisoidale aperta verso 1' esterno e dunque il fatto che il lore
emplema non presenta una omogeneita di costituzione; infatti in
essi si deve distingiiere uti vitreo piii liquido e meno rifrangente
addossato alia retina da una lente piii densa e piu rifrangente la
cui porzione distale chiude I'occhio a guisa di turncciolo e qualche
volta si estende anche al disopra delle cellule epiteliali die circon-
dano I'apertura oculare.
Negli occhi a vescicola completamente chiusa quale si riscon-
tra negli altri Prosobranchi e nei Gaste'/opodi pulmoniiti 1' emplema
iia una struttura differente e cio sta forse in rapporto con le con-
dizioni del suo sviluppo.
Poiche I'occhio si sviluppa da una invaginazione dell'ectoderma
e r emplema vien prodotto dalla secrezione delle cellule retiniche
(almeno secondo I'opinione piii accreditata), e probabile che nelle
prime fasi dello sviluppo I'empleuia degli occhi aperti alio esterno
picsenti una costituzione omogenea e che in seguito la sua por-
zione distale in coiitatto con ruc(jua marina, vada incontro ad un
addensamento che proceile man mano verso 1' inlerno deU'emplema
dando origiiie alia lente p. detta. Quella porzione deU'emplema ad-
dossata alia retina che non subisce, o soltanto in minima parte,
una simile trasformazione conservando una consistenza piia liquida
formera il vitreo.
Nei Gasteropodi pulmonati I'occhio e a vescicola chiusa del tutto
e I'emplema che ne rienijue la cavita non ha una struttura omo-
genea; essa pero e inversa a quella che si riscohtra negli occhi dei
Prosobranchi aperti esternamente. E precisamente possiede una
struttura pressoche stratiftcata e gli strati piia interni sono meno
densi degli strati esterni; e il piii dense e quelle addossato alia
retina.
Ora nei Prosobranchi che hanno una vescicola oculaie chiusa
noi ritroviamo riguardo I'emplema delle condizioni che ricordano
molto quelle dell' occhio dei Gasteropodi pulmonati.
L'occhio di Gerithium possiede un emplema il quale pero non
sembra che riempia tutta la cavita deUa vescicola oculare ; ma sotto
forma di uno strato abbastanza dense si trova, addossato alia re-
tina. Essu delimita verso T interno una cavita di forma ellissoidale
nella quale non si osserva alcun mezzo rifrangente hen cUffercn-
ziato (fig. 12).
- 172 -
Una struttura quasi identica presenta rocchio di Pisania ma-
culosa. AncliB qui remplema noii occupa tutta la cavita deli'occhio,
ma e formato da uno strato di densa sostanza addossato alia re-
tina e clie circoiida una cavita centiale ; in esso pero la porzione
che delimita quest' ultima e molto meno addensata ed ha un aspetto
bolloso. (fi^^ 13). In alcuni preparati (come in quello dal quale e
tratta la microfotografia si vedono dei filamenti di tale sostanza
attraversare la cavita oculare.
Questi occhi intanto che posseggono un emplema molto denso
addossato alia retina poco si prestano, com' e chiaro, ad uno stu-
dio delle ultimo terminazioni del nervo ottico in seno alia massa
rifrangente medesima.
Ed invero quest' ultima a causa della sua compattozza e den-
sita impedisce di distinguere con chiarezza le ultime terminazioni
nervose in essa immerse.
Una circostanza non ccTiamente priva d' importanza mi sem-
bra quella cui dianzi ho acceiinato, cioe che I'emplema negli occhi
di Pis'uiia e di Cerithium da me studiati non riempie completa-
mente la vescicola oculare, ma circonda una cavita sferica o eilisoi-
dale nella quale non ho potuto notare traccia alcuna di sostanza
rifrangente dift'ei'enziata. L' importanza sta nel fatto che studiando
lo sviluppo deU'occhio di Helix venniculata nei tentacoli in rige-
nerazione (14), ho esservato che esso attraversa uno stadio nel
quale la lente e costituita da uno strato di sostanza molto densa
e rifrangente addossato alle cellule retiniche, come nell'occhio di
Cerithium; e che in seguito s' incominciano a venflcare dei parti-
colari processi di vacuolizzazione nella porzione di esso che guarda
la cavita centrale. Quest' ultimo fatto rammenta proprio le con(ti-
zioni riscontrate da me nell'occhio di Pisania maculosa.
■St *
Una considerazione che credo poter dedurre dallo studio degli
occhi dei Prosobranchi sopra mentovati riguarda rasinunetria fa-
cilmente constatabile deho strato retinico sensibile.
Dalla descrizione e dai disegni dati da molti Autori degli occhi
di animali appartenenti ai difterenti tipi risulterrebbe che la retina
presenta una costituzione del tutto simmetrica ; e a nessuno mai
e venuto in mente che lo strato sensibile deli'occhio non do\'eva
presentare una tale siinmetria, giacche quasi tutti gli Autori si sono,
direi (^uasi cristallizzati iicH' idea che I'occhio debba esscre consi-
- 173 -
derate seniplicemente conio uii a[)[)arabo fisico per la proiezione doUe
iiiimagiiii.
Emilio Radl (15) e stato il prirao osservabore che ha fatto
rilevare come lo strato reLinico dalle Meduse fiiio ai VertebraLi
rappresonta una forraazioiie affatto dissiminetiica, come pure dis-
simmefcrici sarebbero i centri ottici. Alle leggi fisiche della rifra-
zione della luce, dice I'Autore, corriypoude nel miglior modo un oc-
chio a strubfcura simmetrica, per quanto e possibile, rispetto all'asse
ottico; si puo supporre anche una visione parbicolare con un occhio
il cui conboriio sia incnrvato a destra diversamenbe che a sinistra,
verso sopra diversamenbe che verso sotbo ; e chiaro pero che un
organo visivo balmenbe cosbibuito e sens ihilnie ate svantaggioso ri-
spetto all'occhio normale giacche riproduce deformate le immagini
dell'ambiente.
La maggior parte degli oggebbi che cicircondano sono a struttura
simmetrica rispetto ad un asse veiticale, cosi le case, gli alberi,
gli animali, gli uomini occ...; in un occhio asinimebrico questa simme-
tria verrebbe disturbaba; la parbe destra e quella sinistra deirimma-
gine non corrisponderebbero pii^i sulla retina. Per questa ray lone noi
ci rappresentiamo sferica la forma ideale dell'occhio, e la forma &fe-
rica dell'occhio e valsa ai tilosofi ben dotati di fantasia come indi-
zio deH'alba perfezione di quest'organo.
Uno sguardo ai varii organi della vista del moiido animale ci
fa conoscere pero che quella rogola va soggetta ad eccezioni tanto
numerose da non essere piia valida.
Emilio Radl come esempi moko caratteristici di questa asim-
metria descrive la retina di Vanadis formosa. di Nereis cuUrifera.
di Haliotis^ Pterotrachea, Sepia, di Bibio hortulanus , di Amxjelisca.
Cosi ad esempio la retina di Vanadis formosa non solo non pre-
senba una curvabura uniforme ma anche le cellule visive non hanno
tutte una eguale lunghezza. E qualche cosa di simile si verifica,
secondo il Radl, neU'occhio dell'Haliotis.
Ora, in alcuni occhi del Prosobranchi da me osservati questa
dissimmetria della retina appare molto evidente. E principalmente
neU'occhio della Patella coerulea.
Quasi tutti i trattati di Anatomia comparata e di Zoologia ri-
portano di quest' occhio il disogno dell'Hilger; in esso lo strato
retinico e disegnato in modo perfettamente simmetrico. Cio, molto
probabihnente, e dovuto al fatto che il disegno dell'Hilger e stato
ritratto da un preparato di una sezione eseguita nella parte perife-
rica della fossetta oculare e parallelamente alia sua apertura oblun-
- 174 -
ga verso resterno; presso a poco come nelle tnie fotografle 1, 2.
Ma allorquaiido la sezione e eseguita in modo da tagliare per meba
I'occhio e longifcudiiialiiiente tutto il tentacolo alia cui base sta po-
sto, allora si avra un aspetfco del tutto differente; la dissiiiimetria
della retina non puo quindi esser messa in dubbio (cfr. fotog. 4).
E d'altra parte qaesta dissimmetria e dimostrata anche dal fatto
die due sezioni perifericlie della coppa ocularo ma opposte non
hanno proprio il medesimo aspetto. Ne, inflne, la retina 'quale si
vede nelle mie fotografle 1, 2, 3, puo a rigore considerarsi come
simraetrica; bisognerebbe schematizzare troppo per avere un dise-
gno simile a quello dato dall'Hilger.
Un'asimmetria, sebbene non cosi accentuata, si puo osservare
nella retina della Fissurella, del Troclms. Essa e invece considere-
volissima neil'occhio di molti Opistobranchi ; ma di cio spero di
potermi occupare in una mia prossima nota. Qui mi basta di avere
aggiunto dei nuovi casi che avvalorano la legge fondata dal Radl
suirasimmetria della retina.
Da quello che ho detto fin qui mi sembra che si possa trarre
una deduzione non certamente priva d'importanza. E cioe che nello
stesso ordine dei MoUuschi Prosobranchi noi troviamo occhi diver-
samenLe costituiti; in un certo gruppo di Prosobranchi troviamo
costal I temente occhi a coppa aperta verso I'esterno (Patella, Halio-
tis, Trochus ecc), in un altro gruppo (Pisania, Cerithium, Conus),
Tocchio ha la forma di vescicola completamente chiusa. Qualunque
sia poi il loro grado funzionale, questo e certo, che un principio,
una legge domina ognuno di quel tipi strutturali; e questa legge di
struttura non si rende manifesta semplicemente nella forma gene-
rale dell'organo di sense; che se noi studiamo attentamente i ca-
ratteri dollesingole parti costitutive dell'occhio medesimo, trove-
remo per ciascun tipo di struttura dei particolari minuti peculiari
e caratteristici. E non e difficile che i centri nervosi ai quaJi arri-
vano gli stimoli di questi occhi che hanno diverse leggi di costitu-
zione siano anch'essi diversi fra loro; in altre parole un'unica legge
generate, a noi sconosciuta nella sua essenza, determinera verosi-
inilmente la struttura degli organi visivi e dei centri nervosi con
essi intimamente e direttamente legati. Unica legge, giacche, se ben
si riflette, I'organo visivo non puo essere limitato neil'occhio, alia
retina, ma si estende anche nei centri nervosi. Per compiersi il pro-
cesso visivo son necessari degli apparati intimamente connessi :
cosi come per 1' indicazione di un'ora son necessari le sfere, il
peso e il pendolo (Radl),
- 175 -
Or quanto piii elevata e la struttura deU'occhio. fcanto piii nu-
memsi e specializzati sono i centri nervosi ad esso legati che son
preposti alia elaborazione dello stimolo visivo: e questo fatto si ri-
scontra percio in tutti gli animali qualunque sia il tipo al quale
essi appartengono. E cosi nei Prosobranchi rocchio della Patella piio
esser preso benissimo come tipo di occhio a strnttiii-a molto sem-
plice: esso rappresenta nna porzione di epidermide particolarmente
differenziata in vista della fanzione visiva; manca di apparati acces-
sori p. detti (vitreo, lente), manca di un ganglio ottico differenziato.
Uscendo dalle cellule retiniche le fibrille nervose si uniscono in un
fascetto nervoso che va a terminare nei gangli cerebroidi. E questa
semplicita si manifesta anche nei particolari. Se esaminiamo la re-
tina di Patella coerulea (fig. 4) ci accorgei'emo clio essa e costituita
di cellule pigmentate o retinule e cellule prive di pigmento o retino-
fore. Nei molluschi piii evoluti, nei Gasteropodi pulmonati ad esem-
pio, esiste una differenza piuttosto considerevole fra quelle due
sorta di cellule: cosi, fra 1' altro, le retinule pigmentate hanno
un nucleo posto quasi a meta dell'ciltezza delle cellule mentre le
retinofore presentano costantemente un nucleo basale (fig. 14) ; nella
Patella le due forme di cellule haiiiio nuclei posti al medesimo li-
vello; Tunica differenza sostanziale sta nella presenza o nell' as-
senza del pigmento. Ed anche le fibrille nervose, come ho gia detto,
penetrano in entrambe le forme di cellule.
Un'altra legge domina la struttura, pii^i complessa, deU'occhio
del Trochus, dell'Halio tis, del Murex. In questi molluschi I'oc-
chio mostra quasi una tendenza a separarsi dall'epidermide dalla
quale si e originato ed e gia provvisto di un apparato rifrangente.
Similmente pero all' occhio della Patella non esiste una grande dif-
ferenza fra le retinule e le retinofore sia per la forma, sia per la
posizione dei nuclei (fig. 15), sia per il fatto che entrambe sono in
relazione con le fibrille del nervo ottico.
Alia complicazione della struttura intanto segue la comparsa di
un apparato nervoso accessoric, di un ganglio ottico. E di fatto in
questi Prosobranchi troviamo che le fibrille nervose che fuoriescono
dagli elementi retinici non formano subito un nervo ottico ma en-
trano in veri e propri gangli vicini fra loro e quasi addossati alia
retina; e clie si tratta di gangli e dimostrato sia dalla disposizione
tipica delle cellule sia dal fatto che le fibrille nervose seguono in
questa localita direzioni diverse intrecciandosi in diverso mode. Ed
e importante notare che in occhi di struttura quasi completamente
identica come quelli del genere Trochus e del gen. Haliotis noi os-
Monitore Zoologico Italiaiw. Anno XXVII.
Tav. VII. - VIII.
t:
lonito Zooloffico
I
(Pubblicazioiii Italiaiie di Zoologia, Aiiatomia, Embriologia)
Organo iifficiaie deila Unione Zooiogica italiana
DIIIKTTO
DAT DOTTOlil
GIDLIO UHIAKUai EUGENIO FICALBI
Prof, ili Aii:itoiiii;i uniaiiiv Piof. di Aiiiitoiiiia corap. e Zootogi.i
iiel U. Istitiito (li St.iidi Super, in i''ireiiz« iielWi II. Univerait.^ di Pisa
Ufficio di Direzione ed Ammiuiatruz;ioue: Istitnto Aiiaf.omir.o, Fireiize.
12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo !>. 15.
XXVII Anno Firenze, Settembre 1916 N. 9.
SOMMARIO: Gomunicaztoni originali: Giannelli L, Contributo alio studio del
pancreas nei Teleostei. Pancreas di Tinea vulgaris in condizioni norraali di
nutrizione e dopo prolungato digiuno. — Parisi B., La distribuziono geogra-
fica del Chionoecetes opilio (0. Fabr.). — Staderini R., La flessione dorsale
deU'erabrione umano e di altri embrioni. — Colosi G., Nuova diagnosi e po-
sizione sistematica di Lycomysis spinicauda Havisen. Con una ligura.
— Pag. 177-2U0.
Avvertenza
Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Moniiore
Zoologico ftalicmo e vietata la riproduzione.
COMUNICAZIONI ORIGINALI
ISTITUTO ANATOMICO DI FKRRARA
Contributo alio studio del pancreas nei Teleostei
Pancreas di Tinea vulgaris.
in condizioni normali di nutrizione e dopo prolungato digiuno
NoTA PREVENTIVA DEL Prof. LUIGI GIANNELLI
E vietata a lipioduzione.
Desidero affldare a questa nota i risultati da me ottenuti dallo
studio debtagliato del pancreas di Tinea vulgaris e normalmente
nutrita e diginnante, studio compiuto lino dall'inizio del 1915, come
annunziai gia nel mio lavoro di queH'anno sui " Pancreas intra-
- 178 -
spleriico in Gobio fiuviatilis „, e praticato sii sezioni raicrotomiche
seriali di tale organo unito agli organi annessi (intestine, fegato,
milza), previa asportazione di tutta questa massa di organi dall'ani-
male e successiva fissazione del blocco in liquido di Zenker. Si-
mili ricerche, e di conferma alle indicate, farono da me eseguite
anche sul pancreas di Gobio fiuviatilis, ma, dato il volume conside-
revole dei citati organi, il mio studio in esso fa frammentario e non
completo per la grando difflcolta incontrata di ridurre il voluminoso
blocco in sezioni seriali. Mi atterro quindi ad esporre brevemente
quanto riflette la Tinea vulgaris, ne penso affatto, almeno per ora,
a trattare in modo esteso I'argomento in una memoria completa,,
sia perche mi manca il tempo, dovendo rivolgere Topei^a mia a cose
per il momento piii utili, sia perche, anche disponendo di tempo,
circostanze dolorosissime mi hanno private di quella tranquillita
dello spirito che si richiede per un simile lavoro.
Nella maggior parte dei Teleostei, come lo ha dimostrato Le-
gouis nelle sue dissezioni e come fu in seguito verificato da La-
guesse con lo studio istologico ed embriologico, il pancreas e estre-
mainente diffiiso e ramificato in tutta la estensione della cavita
addominale in molteplici prolungamenti, che seguono ed inguainano
i rami della vena porta, e che li accompagnano anche dentro il te-
gato dando cosi origine ad un pancreas intraepatico. Esistono pern
qua e la ammassi di parenchima piii considerevoli, e Laguesse
chiama Pancreas massiccio il piii importante di qaesti ammassi si-
tuate attorno al canale pancreatico vicino al suo sbocco, ammasso
da cui irraggiano tutte le ramificazioni pancreatiche, e che esisterebbe
prima da solo neirembrione {Trota) e soltanto in seguito darebbe |
origine alle ramificazioni stesse. Faccio di passaggio rilevare chel
tale ammasso e le sue dipendenze sono, secondo Laguesse, di
provenienza dell'abbozzo dorsale ; gli abbozzi ventrali avrebbero in-
vece segnatamente I'afflcio di fornire le vie defmitive di escrezione
della ghiandola pancreatica.
Sulla disposizione e sul numero degl'isolotti di Langerhans non
concordano molto i resultati degli osservatori. Laguesse in Ct^eni-
labro ne ha riscontrati molto rari e molto voluminosi, e li ha veduti
solo nel pancreas massiccio, nelle larghe gettate che da esso si di-
staccano, ed una sola volta alia base di una guaina intraepatica. Dia-
mare mostro nello stesso tempo che ne esistono piccoli e nume-
rosi nel panci-eas compatto, e che i grossi si trovano sopratattc
nel pancreas diffuso intramesenterico. Massari segnala seniplice
mente neirAnrjuilla, di cui il pancreas e massiccio, I'esislenza di
- 179 -
multo gmndi isolotti. — Rennie in iiuiiiei'oso specie ha rinvonnto
un isolotto particoiare seuiprc superioi'e in volume agli altri, scm-
prc aiTotondito od ovalare, attorniato da una capsula ben definit;i,
cd occupante una posizione fissa in tutti gl'individui. Egli lo no-
raina " isolotto princijMle „, e sarebbe situate, a seconda della specie,
od in corrispondenza della vescicola biliare od al lato ventrale del-
Taiteria mesenterica. Gli altri isolotti invece, piii piccoli, sarebbero
niolto vai'iabili per sede. Finalmente Kr tiger nei vari eseniplari
di Teleostei sottoposti ad esame ha riscontrato nel loro pancreas
soltanto uno o due isolotti, situati in alcuni in vicinanza del con-
dotto coledoco ed in altri in vicinanza della vescicola biliare. Debbo
avvertire pero che le osservazioni di Kriiger sono, a parer mio,
da ritenersi iion troppo attendibili. Una sua frase fa perdere ad esse
ugni valore! Parlando del pancreas di Salmo trutta ci dice che non
vi ha potato trovare isolotti di Langerhans ad onta delle piii accu-
rate ricerche macrottcoi»iche ed istoiogiche. " Deiuiocli, egli soggiun-
gt), zwoifelc ith nidit, class diese Gebilde audi dieseui Fisdie in mehr
odor ivenlfjer grosser Anzahl zukommen werden^ vielleidit aher de-
rartlg klein sind, dass man sic nitr ailsscrt sdiivcr zu konstatier&n
icrinag „.
Pancreas di tinea in eondizioni norinali di nutrizione
Onde precisare la topografia del pancreas e necessario tracciare
prima brevemente la disposizione degli organi, con cui esse prende
rapporto. L' intestine medio si presenta ripiegato in modo da for-
mare due anse variamente disposte e dehmitate da tre branche
die io distinguo con le Jettere a, b, c. La branca a rappresenta
I'inizio di quell' intestine, si dirige dali'innanzi all'indietro e dopo
uu percorso di circa 2 centim. si porta, diminuendo sensibilmente
di calibre, verso sinistra per ripiegarsi subito daU'indietro all'in-
nanzi e continuarsi nella branca 6, che si ritrova cosi a sinistra
deir altra, nello stesso piano orizzontale, e che con queata forma
uu'ansa a concavita craniale (P ansa intestinale). La branca b
decorre per un certo tratto parallelamente alia branca «, ma, giunta
ad un date punto (corrispondente al di dietro dello sbocco nella
branca a dei condotti coledoco e pancreatico), si ripiega dal lato
ventrale al dorsale per continuarsi nella branca c, la quale prosegue
11 suo tragitto in senso cranio-caudale dorsalmente alia branca ^,
costituendo con questa la seconda ansa intestinale a concavita po-
stcriore svolgentesi in un piano sagittale e quindi perpendicolare
- 180 -
al piano di svolgimento dell' ansa prima descritta, e continuandosi
poi col resto del tubo intestinale.
Le varie branche di queste due anse intestinali sono quasi del
tutto nascoste dal fegato che si modella su loro e che s'incastra
in rnodo particolare negli spazi tra loro interposti, in modo che
solo nolle sezioni seriali, volendo conservare in posizione il fegato,
e possibile seguire il decorso dell'intestino medio.
La vescicola biliare, anch'essa mascherata completamente dal
fegato, sta tra questo ed il segmento anteriore della branca inte-
stinale «, della quale occupa il contorno dorso laterale destro : e
allungata col maggiore asse parallelo all'asse maggiore della branca,
e la sua estremita craniale si continua col condotto cistico che
raggiunge, come vedremo, I'ampolla epatica.
Del pari in gran parte ricoperta dal fegato e la milza, la quale
si addossa al contorno dorsale della branca c verso la meta del suo
decorso.
II pancreas, non visibile ad occhio nudo in tutta ki sua esten-
sione, e molto diffuse, ma pure si presta ad una chiara descrizione
ricostruendolo dopo uno studio delle sezioni seriali. In esso e da
distinguersi un corpo, che corrisponderebbe al pancreas massiccio di
Laguesse, ma che tal nome nella tinea non merita non costituendo
un qualche cosa di grosso, di massiccio e di compatto, ma resul-
tando solo di una quantita di sostanza ghindolare piii considerevole
che altrove, provvista di piii numerosi e grossi isolotti di Langer-
hans ed appendici di varia grossezza che da quel corpo irraggiano
nelle piia svariate direzioni. Corpo ed appendici seguono ed inguai-
nano i rami vascolari tutci che serpeggiano tra le due lamine del
mesentere, e segnatamente le molteplici ramificazioni portali, che
ii pancreas accompagna dall' intestine al fegato, nel cui interne in-
sieme a molte di esse il pacreas stesso si addentra. Si puo dire
che non vi e vaso che non sia provvisto di un raanicotto di varia
spessezza di sostanza pancreatica.
11 corpo del pancreas si svolge lungo la branca intestinale a e
si inizia sul suo contorno destro e verso la sua estremita craniaU'
al di dietro dello sbocco separate in essa dei due condotti coledoco
e pancreatico. Circonda quasi completa,mente dapprima una larga
ampolla, che raccoghe i vari condotti escretori (tubi di Weber) del
pancreas e che a sua volta poi a mezzo di un condotto comunica
con r intestine, e posteriormente airampolla accoglie nel suo se)io
quel vari condotti che ad essa fanno capo e che d'alti'a parte si
recaiio ai loro svariati luoghi di dJstribuziono. Il corpo in quesi'
- 181 -
suo primo tratto rimane tra I'intestino ed il fegato. Quando, pro-
cedendo caudalmente, compare la vescicola biliare, allora il corpo
si situa tra cjuesta e 1' intestino, ma per breve estensione, giacche
la vescicola biliare si accosta sempre piii al contorno destro della
branca intestinale «, ed il corpo del pancreas mano a mano viene
a spostarsi dorsalmente a quest:a branca ricoperto di nuovo dal fe-
gato. In tale posizione di fronte all' intestino si conserva quel corpo
ghiandolare per un lungo tragitto, ma con I'avvicinarsi all'estre-
mita posteriore della branca a esso, assottigliandosi, subisce un
nuovo graduale spostamento verso il contorno sinistro di quella
branca, la quale percio da tal corpo e abbracciata a spira. Quando
la branca a passa nella branca b per costituire la prima ansa inte-
stinale, il corpo del pancreas si continua a seguire per poco all'in-
dietro, situato in un ammasso di grasso, al fianco destro ed ante-
riore del tratto intestinale, in cui si prosegue la branca c dopo aver
limitato la seconda ansa intestinale con la branca b.
Dal corpo del pancreas ed in tutta la sua lunghezza, si dipar-
tono delle appendici numerose variabili per volume e per direzione.
Molte di esse abbracciano, come in una rete di prolungamenti, la
branca intestinale a decorrendo tra questa ed il fegato ; altre si
portano verso le branche limitanti la seconda ansa intestinale, tra
il fegato che riempie lo spazio tra loro interposto ed i contorni
delle branche (dorsale per b e ventrale per c) che guardano quest'or-
gano. Anche quest' ultimo appendici sono abbastanza numerose, e
dopo aver fiancheggiato la superfice della corrispondente branca si
rendono a duo coloiniette di sostanza pancreatica che seguono il
contorno sinistro delle branche intestinali b o c. Altre appendici il
corpo del pancreas invia verso la milza e tali prolungamenti pon-
gonsi tra quest' organo ed il contorno dorsale della branca c su
cui la milza poggia. Inline il corpo fornisce di alcune appendici
ghiandolari il condotto della vescica natatoria decorrente per un
certo tratto in mezzo a sostanza pancreatica a ridosso del contorno
dorsale del fegato, e la branca intestinale c al di dietro della seconda
ansa dell' intestino.
Anzi ho da aggiungere che le appendici ghiandolari destinate
alle due branche della seconda ansa intestinale sono nella massima
parte del loro decorso comprese in mezzo a tessuto adipose, scarso
air innanzi, ma che va aumentando in quantita col procedere indietro,
fino a che predomina di gran lunga sulla sostanza ghiandolare nolle
appendici che avvicinuno la prosecuzione, posteriormente alia detta
ansa, della branca intestinale c,
- 182 -
Dai corpo del pancreas e da gran paite delle sue appcndici si
distaccano qua e la appendici secondarie, le quali si seguono fin
entro il fegato non cessando d' inguainare molte ramificazioni por-
tal! al niomento del loro ingresso nella sostanza epafcica. II pancreas
intraepatico e ben rappresentato in tinea vulgaris^ ma straordinaria-
mente abbondante si riscontra in Gobio fluincUilis, nei quale puo dirsi
che tutfci i rami portali addentrantisi nel fegato continuano ad es-
sere accerchiati da un manicotto di pancreas fincbe non hanno rag-
giuuto un determinato calibre. Diro per incidenza clie questi mani-
cotti ghiandolari non sono col loro contorno esterno a contatto
immediato della sostanza opatica, ma da questa vengono divisi per
mezzo di una fessura che altro non e se non il prolungamento della
cavita peritoneale. Si ripete per il pancreas intraepatico di questi
due Teleostei quanto e state descritto da Laguesse per il pan-
creas intraepatico di Crenilabro e quanto e state da me riferito per
il pancreas intrasplenico di Gobio tluviatilis.
I condotti escretori del pancreas, che hanno un particolare
modo di comportarsi, come diro, di froute agli isolotti di Langer-
hans, si riuniscono infine in quattro o cinque condotti principal!, i
quah '\\\ corrispondenza della estremita craniale del corpo ghiando-
lare sboccano in un' ampolla ampia ed estesa racchiusa nel pancreas,
Yampolla pancreatica. I condotti pancreatici [)rincipali constano di
una mucosa, pieghettata in taluno di essi parallelamente al loro
asse maggiore, resultante di un epitelio cilindrico unistratificato,
che poggia sopra un corion di connettivo lasso, e di una sottile
tonaca contrattile di fibrocellule muscolari circolari. Questa tonaca
va gradatamente scomparendo quando col ramificarsi di quei con-
dotti si passa a condotti piii piccoh, nello stesso tempo che il co-
rion della mucosa si assottiglia e Tepitelio si abbassa.
La stessa costituzione dei grossi condotti viene presentata dal- „
I'ampolla pancreatica con la difi'ereuza che in essa e raolto robusta \_
la tonaca muscolare circolare.
A livedo deU'ampolla pancreatica, tra il pancreas in cui essa e
contenuta ed il fegato, si trovano raccolti quattro grossi condotti
epatici, nei (luali hanno ormai affluito i condotti tutti del fegato,
ed il condotto della vescicola biliare. Tali condotti si riuniscono in
un'ampoUa, I'ampolla epato-cistica, piii piccola della pancreatica; e
Lanto I'ampolla come i citati condotti corrispondono quasi perfetta-
mente per la loro costituzione alle formazioni analoghe descritte
per il pancreas.
Seguendo ora le due ampolle in senso caudo-craniale si nota
- 183 -
che, quando I'ampolla pancreatica cessa iiel siio contorno esfcerno
rivolto verso il fegato di essere ricoperfca da pancreas, si avvicina
essa dapprima e poi si fonde per mezzo della sua tonaca rausco-
lare con la tonaca identica deirainpolla epato-cistica, in modo che
le due cavita rimangono incluse in un amraasso di tessuto muscolare
situato aU'esterno della tonaca contrattile della branca intestinale a.
Infino da ciascana delle due ampolle si diparte uno stretto condotto
destinato a porle in comunicazione con il lume dell'intestino ; e
questi due condotti, che noi chiameremo condotto coledoco e con-
dotto di Wirsung (e la vera denominazione che spetta al condotto
pancreatico giacche esso si costituisce per trasformazione dei pri-
Riitivi abbozzi pancreatici ventrali, mentre si atiofizza e scomparo
il condotto deir abbozzo dorsale o di Santorini), si avanzano verso
Tintestino racchiusi in un prolungamento digitiforme dello schele-
tro muscolare entro il quale stanno le due ampolle, prolungamento
che attraversa, fondendovisi, la tonaca contrattile del tubo intesti-
nale, si addentra in una piega della mucosa di questo tubo, e no
soUeva la parte piii alta a guisa di papilla, all'apice della quale i
detti condotti si aprono separatamente a pochi micromilliraeLri di
distanza I'uno dall'altro.
Non mi soffermo a lungo sulla struttura intima della sostanza
pancreatica per non ripetere cose gia rese note dagli studi dei pit:-
cedenti osservatori. Per quanto riguarda i tubi ghiandolari, molLo
raraiflcati ed anastomizzati tra lore, voglio solo accennare al nu-
mero considerevole di cellule centrotubulari (centroacinose) di cui sono
forniti tanto da richiamare la grande ricchezza degli stessi ele-
ment! nel pancreas di alcuni Mammiferi (ad esempio del cane) du-
rante la vita embrionale. Riguardo agl'isolotti di Langerhans e da
dirsi : 1° che in nessuno di essi, e neppure nei piu voluminosi (ed
uno, come vedremo, e tanto grande da costituire da solo quasi la
totalita dell'estremo anteriore del corpo della ghiandola), esiste una
vera capsula connettivale destinata a separarli dal parenchima tubu-
lare, ma sono essi invece in generale circondati incompletamento
da uno strato di fibre connettivali in continuazione con lo stroma
connettivale pancreatico, in modo che in alcuni punti gli elementi
epiteliali insulari si continuano direttamente con gli elementi propri
dei tubuli ghiandolari senza che quivi si presentino stadii di pas-
saggio tra gli uni e gli altri ; 2" che solo negl'isolotti di grande vo-
lume si nota la penetrazione di setti connettivali nel loro interne,
e con questi setti la penetrazione di arteriuzze che poi nell' iso-
lotto si continuano nei loro capillari, mentre negli altri, o si ha
- 184 -
assenza assoluta di connettivo entro Tisolotto tanto da aversi da
per tutto contatto immediato tra cellule insular! e capillari, oppure
i capillari vi trascinano seco daH'incompleto involucro connebtivale
periinsulare esilissimi fascefetini fibrillari, in cui si vedono nuclei
allungati secondo Tasse di svolgimento dei capillari stessi ; 3° che
le cellule di ogni isolotto formano dei cordoni pieni anastomizzati
tra loro e contenenti nelle loro maglie i capillari sanguigni, dispo-
nendosi in quel cordoni o ad uua sola od a piii file ed assumendo
quindi forma svariata ; 4" che per eccezione in mezzo agli element!
di qualche grosso cordone puo rJnvenirsi qualche spazio intercellu-
lare, qualche fessura che si segue soltanto per poche sezioni, ri-
chiamando tal fatto quanto spesso si verifica nel pancreas embrio-
nale di alcnni vertebrati (polio, coniglio).
Gli isolulti di Langerhans sono sparsi per tutto il pancreas ;
piii numerosi e piu grandi si osservano nel corpc). Non fa eccezione
il pancreas intraepatico avendone io osservati in qualche manicotto
pin grosso di sostanza ghiandolare. Tanto elevato e il numero di
formazioni insulari nel pancreas di tinca^ e tanto considerevoli sono
in molte di esse le dimension!, che neH'insierae rappresentano, come
dimostrero, in generale circa Vs dell'intiero pancreas. Ma v! e un
punto (e questo fatto si ripete nel pancreas giustasplenico dei
I'ettili) in cui la sostanza insulare si ammassa in mode eccezionale
costituendo non V3 iti^ la quasi totalita dell' organo (i V4) ^ tale
hvello; e quel punto e I'estremo anteriore del corpo del pancreas
per una estensione di circa ^ij^ e mezzo di millimetre. Una sottile
ed incompleta corteccia di tubi pancreatici accerchia questo volu-
minoso isolotto tramezzato da sett! connettivali, ed in mezzo al
qiiale decorrono ! condotti principal! del pancreas prima del loro
sbocco neU'arapolla pancreatica, e sta racchiusa gran parte di que-
st'ampolla. Nel calcolo che io faro tra poco sul quantitative nume-
rico e volumetrico del tessuto insulare del pancreas di tinea non
tengo conto di questo estremo anteriore del corpo.
Al pari del citato isolotto principale anche la maggior parte
degl! altri isolotti sparsi nel pancreas sono rivestit! in parte od in
totalita da un alone di sostanza tubulare (alone che ho veduto in-
vece mancare in qualche isolotto di Gohio fluviatilis), e contraggono
particolari ed intimi rapporti con i condotti escretori (tubi di We-
ber), dai quali 0 sono avvicinati con stretta connessione in un punto
od in nn altro del loro contorno, o ne sono addirittura penetrati
ed attraversati per una maggioro u minore estensione pur rima-
nendo in ogni caso i condotti separati dalla sostanza insulare a
- 185 -
mezzo di una capsula connettivale loro propria. Non uno, ma piu
condotti escretori di vario calibro possono ritrovarsi in uno stesso
isolotto.
QuaFe il numero degl'isolotti per rnm.^?^Questa e la prima do-
manda cui ho voluto rispondere con le raie misurazioni e con i miei
conteggi, tenendo lo stesso procedimento da me seguito per con-
simili ricerche in altri Vertebrati. Ho riprodotti cioe col prisma Na-
cliet i contorni di gran numero di sezioni di pancreas, ho diviso i
campi cosi ottennti in figure geometriche determinate, di ciascuna
delle quali ho rilevato I'area previa riduzione delie misurazioni in rap-
porto all'ingrandimento col quale le sezioni erano state ritratte, ed
ho veduto poi, conosciuta in mm.- la somma delle aree di tutte le
sezioni esaminate e conosciuta la somma degl'isolotti contati mano
a mano in ciascuna di esse, quanti di questi isolotti erano conte-
nuti in 1 mm.-.
Sopra una area totale di mm.- 13,4442 di pancreas desunta
dall'esame di 75 sezioni variamente provviste di formazioni insu-
lari ho contato 322 isolotti ed in base alia proporzione
■ 13,4442 : 322 :: 1 : :c x = 23
emerge che si hanno 23 isolotti per ogni mm.-.
Dato poi il numero degh isolotti e lo dimensioni di molti tra
essi (considerevoli quest' ultimo sia in sense assoluto, sia in sense
relative, rapportando cioe la loro grandezza alia esiguita dell'organo
ghiandolare) mi sono rivolto anche un' altra domanda : qual' e la
quantita di sostanza insalare che riscontrasi in ogni mm.- di pa-
renchima pancreatico? E mi e stato facile il rispondere disegnando
e calcolando con lo stesso metodo le aree degl'isolotti contati nei
campi ritratti di pancreas delle 75 sezioni esaminate, e ponendo
in raflfronto la somma di queste aree insulari, che ascende a mm.-
4,0742, con la somma delle aree totali a noi ora nota in mm.^
13,4442, e dalla proporzione
13.4442:4,0742::! \x
X — 0,30
si deduce che per ogni mm.- di ghiandola si ha mm.* 0,30 di
sostanza insulare , ed aggiungo che le aree delle isole oscillano da
un minimo di mm.' 0,0012 ad un massimo di mm.' 0,1500.
Dalle cose riferite, e pensando che I'estremo anteriore del corpo
ghiandolare e per 7^ occupato da un voluminoso isolotto, si puo
trarre la convinzione che il pancreas di tinea vulgaris e straordina-
riamente ricco di sostanza insulare, e per tale ricchezza predomina
sul pancreas degli altri vertebrati anche se comparato a tale ri-
- 186 -
guardo con quella parte dell'organo proveniente in questi ultimi
esclusivamente dall'abbozzo dorsale, miico abbozzo da cui e presu-
raibile che sorga quasi la totalita del parenctiiraa pancreatico di
tinca^ e da cui soltanto, secondo i miei studi, germogliano gli iso-
lotti. Basta raffrontare i resultati da me ora riassunti per la tinea
con i resultati gia resi noti e da me ottenuti dallo studio del pan-
creas in esemplari delle altre classi dei Vertebrati per venire alia
conclusione che gli isolotti sono sviluppati al massimo nei Verte-
brati inferiori ed al minimo nei superiori, decrescendo tale sviluppo
gradatamente col salire la scala zoologica; il che si spiega ammet-
tendo che la tendenza filogenetica primitiva degli elementi dell'ab-
bozzo dorsale del pancreas di differenziarsi in parte in elementi
insulari va gradatamente affievolendosi andando dai Vertebrati piii
bassi ai piii elevati. Siano pur dotate le formazioni insulari di una
qualche piii o meno modesta funzione, ma e ormai fuor di dubbio
Talmeno per me) che ad esse, oltreche una importanza fisiologica,
e da attribuirsi una importanza dal lato morfologico, come da lungo
tempo in base ai miei studi io sostengo.
Pancreas di tinea in eondizioni di digiuno.
Le stesse ricerche, e con lo stesso metodo, eseguite sul pan-
creas della tinea in eondizioni normal! di nutrizione, sono state da
me ripetute sul pancreas di tinea digiunante da cinque mesi. Ne
traccio in poche parole i resultati.
All'osservazione grossolana del blocco di visceri estratto dal-
I'animale (pancreas ed organi contigui) si nota una forte riduzione
di tutti quegli organi, tan to che il fegato, non rives tendo piii com-
pletamente il contorno esterno delle branche costituenti le ansa
intestinali, lascia scoperto I'intestino in quasi tutta la sua esten-
sione e permette di studiarlo comodamente. Anche la milza mo-
strasi in quel blocco libera da ogni rapporto col fegato, ed il pan-
creas soltanto in alcuni punti ci appare sotto forma di sottili flhi-
menti biancastri. L'unico organo, che presentasi piu voluminoso, o
la vescicola biliare, e cio per il fatto della sua replezione e doUa
consecutiva distensione delle sue pareti.
All'esame microscopico delle sezioni seriali del pancreas si nota
la stessa sua divisione in corpo ed appendici e I'identico modo di
apparire delle sue vie escretrici, ma si osserva pure la diminuzione
del suo volume.
Raffrontando infatti la sua struttura con quella del pan-
- 187 -
creas di tinea normale si vede die le cellule secretrici del tubuji
resultant! di una sostanza omogenea e senza distinzione di zone,
sono molto diminuite in grandezza, strettaraente stipate, e scmbra
che nel loro insieme stiano a costituire dei cordoni cellulari pieni
anziche dei tubi.
Tuttocio da luogo alia retrazione del parencliima gliiandolare,
cui e da aggiungersi quella del tessuto connettivo in via di atro-
fizzarsi per deficente nutrizione.
Gl' isolotti di Langeriians, che per la loro costituzione e
per i loro rapporti con i condotti escretori non differiscono dagli
isolotti studiati nella tinea normale, si mantengono al solito piii
numerosi e piu voluminosi nel corpo, dove ci'anialmente si osserva
I'isolotto principale e massiccio accerchiante i condotti escretori
pancreatici di maggior calibre e parte deirampolla pancreatica ove
quel condotti aftluiscono. II nuniero degl'isolotti per mm.^ di so-
stanza ghiandolare e dovunquo accresciuto, e sopra un'area totale
di mm.'- 6,94 ho contato 176 isolotti con una media quindi di 25
isolotti per mm." di pancreas. Cos! pure di conseguenza quantita
maggiore di sostanza insulare si osserva in 1 mm." di parenchima
pancreatico di fronte alia quantita esistente nella stessa unita di
superfice nella tinea normale.
I citati aumenti, considerata la riduzione e la I'etrazione cui e
andato incontro il pancreas durante il digiuno (e questo ho gia di-
mostrato nolle altre classi dei Vertebrati) non sono assoluti ma
relativi, essendo legati intimamente alia diminuzione di volume del-
I'organo, ed essendo quindi in relazione con un corrispondente ad-
densamento della sostanza tubulare e connettivale della ghiandola
in un volume minore.
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di Ferrara, 1915.
- 189 -
B. PARISI
La distribuzione geografica del Chionoecefes opilio (0. Fabr.)
i; vietata la riproduzione.
Qaesto Brachiuro, gia noto e descritto sin dalla fine del settcs-
cento, e uno del Crostacei piu grand! delle region! artiche. La sua
distribuzione geograflca pero non e ben chiara ed i dati relativ! ri-
portati dagli Autori sono talvolta contradditori.
In base al mat^eriale raccolto dalY Albatross, dall' Hirondelle,
dalla Danish Ingolf-Expeditio7i, ecc, si puo fissare come sicura la
seguente area di distribuzione :
Nell'Atlantico si risconLra nella Groenlandia, non pero ad o-
riente del Capo Farewell, nel Labrador, Terra Nuova, Golfo del
San Lorenzo e Nuova Scozia fino al Capo Sable.
Secondo lo Smith (') si troverebbe anche un p6 piia a Sud e
precisamente nella Baia di Casco, Mine. Questo reperto ha pero
uno scarso valore perche si tratta di esemplari tolti dallo sto-
maco di pesci, che probabilmente saranno stati dei Selacidi, e (juindi
ottimi nuotatori.
Nel Pacifico si trova nell'Alaska settentrionale, lungo le coste
asiatiche ed araericane dello stretto di Bering, nel mare di Bering
fino alle isole Aleuti e poi verso Sud-Est lungo la costa meridionale
dell' Alaska fino alia Columbia Inglese (^).
A. Milne-Edwards e Bouvier f) scrivono die non e raro nei
mari freddi d'Europa, ma I'Hansenl'') sostiene che questa asser-
zione e aff'atto errata. I due naturahsti francos! sono pero dei car-
cinolog! troppo ser! per assegnare a questa specie un habitat euro-
peo senza averne vist! degl! esemplar! d! sicura provenienza.
Lasciando impregiudicata quest'ultima questione, e certo che il
Chionoecetes opilio nelP Atlantico non fu trovato piii a Sud della
(1) S. I. Smith — Trans. Connecticut Acad., v. 5, ISSO, p. 4i.
(2) M. Rathbuu. — Proc. U. S. Nat. Musetim, v. 16, 1894, p. 74.
i?) A. Milne- Ed wards e Bouvier. — Besidtatg Ganiit. Sci. Prince de Monaco, Fasc. VI ['
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Concludendo: in base alle considerazioni fatte e ai nuovi ca-
ratteri da me dati. credo sufficientemente dimostrato che il gen.
Lycomysis Hansen debba essere incluso nella sottofamiglia Mysi-
nae e nella tribu Mysini.
Istituto di Zoologia degli Invertehrali direito dal prof. Daniele Rosa.
Firenze, maggio 1916.
Opere consultate.
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CosiMo Chekuhini, AM.MNISTRATORE-RESI'ONSAWLE.
Firenze. 1917. — Tip. L. Niccolai. Via Faeiiza, 52.
lonite Zoologieo Italiano
(Pubblicazioiii Italiatie di Zoologia, Aiiatomia, Embriologia)
Orgaiio ufficiale delia Unione Zooloyica italiana
DIHKTTO
DA. DOTTOHl
GIULIO OHIARUGI EUGENIO FICALBI
Piof. (li Aiiatoiuiii imi.iiia Prof, di Aiiat,oiuia conip. e Zooloj^iii
nel 11. latittito di Stiidi Super, ill Fiieiize iiellu K. Uiiiver.sitii di Pisa
Ufficio di Direzione ed Animiuistrazioue: l.stifuto A)iaf.omico, Fiienze.
12 numeri all'anno — Abbuonamenlo annuo L. 15.
XXVII Anno Firenze, Ottobre 1916 N. 10.
SOMMARIO: Bibliografia. — Pag. 201-207.
CoMUNiGAZioNi oRiGiNALi: Sera G. L, La pieghcttatura dello smalto nei donti
(li aiitropomorti. (Con 1 tig.) — Pag. 208215.
Note RiBLioGRAFiCHE : — Pag. 210.
Avvertenza
Delle Comuiiicazioiii Oiiginali die si pubblicano iiel MonUore
Zoologico Italiano e vietata la liproduzione.
BIBLIOGRAFIA
Si da notizia soUanio del lavori puhhlic(tti in Italia.
XII. Vertebrati.
iContinuazione)
III. PARTE ZOOLOGIC.\
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- 202 -
Sanzo L. — Notizie ittiologiche. — Monit. Zool. ital., An. 26, N. 5-6, pp. 131-133.
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Senna A. — Pesci raccolti nella Somalia meridionale dai dott. Stefanini e Paoli.
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Senna A. — Una nuova cattura di Selache maxima (Gunn.) nel mar toscano. —
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Boulenger G. A. — Rettili e Batraci. [Gontributo alio studio della fauna libica.
Materiali raccolti nelle zone di Misurata e Horns (1912-13) dal dott. Alfredo
Andreini, capitano medico]. — Annali del Museo civ. di St. nat. di Geno-
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5. Rettili.
Boulenger G. A. — Vedi in guesto N., e pag.
Boulenger G. A. — Descriptions of a new lizard and a new snake Irom South
America. — Annali del Museo Civ. di St. Nat. di Genova, Ser. 3, Vol. 6
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7. Mammiferi
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Carruccio Antonio. — Brevi note di craniologia sui « Paradoxurus » e sulle
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Senna A. — SuW Heterocephalus glaber Riipp. (Con 2 tig.). — Monit. Zool. It.,
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8. Antropologia ed Etnologia.
— Atti del Coraitato per le ricerche di Paleontologia umana in Italia. (Anno 1913).
Con tigg. e tav. 1-2. — Arch. p. I'Atitrop. e la Etnol., Vol. 44, Fasc. 1,
92 pp. Firenze, 1914. Conliene:
Modiglian!. — L'opera del Comitato nel 1913. — P/j. 14-21.
Puccioni. — Lo stazioni all'aperto della Gliiocciola (Troghi, Valdarno su-
poriore\ — Pp. 21-43, con figg. e tav. /'"-.
Modiglian! o Mochi. — Saggi nella grotta e nei ripari di Ansedonia (Ma-
rerama). — Pp. 44-45.
Moch!. — Ricerche nella grotta del Pastoro presso Toirano in Val Vara-
tolla (Liguria). Con tav. 2=^. — Pp. 46-60.
Mod!gl!an!. — Indagini su altre grotte dei pressi di Toirano (Liguria). —
Pp. 60-64.
Mochi. — Esplorazione della grotta di S. Francesco presso Titignano (Um-
bria). — Pj). 64-85, con figg.
Puccioni. — Altre ricerche preistoriche nei pressi di Titignano (Umbria).
P/j. 85-88.
Puccioni. — Grotte artificiali della Commcnda. (ViccUi,o di Mugello). —
Pji. 88-89.
- 204 -
— Atti del Comitato per Ic ricorche di Paleoiitologia umana in Italia. (Anno
1914). — A}-ch. p. I'Antrojp. e la EtnoL, Vol. 45, Fasc. 1. Firenze, 1915.
(Con lav. e figg.). Conliene:
Modigliani. — L'opera del Comitato nel 1914. — Pp. 13-16.
Puccioni e Stefanini. — Sopraluogo a Reggello. — Pp. 16.
Puccioni. — Niiove ricerche nolle stazioni all' aperto della Cliiocciola.
(Troghi, Valdarno superiore). — Pp. 16-24.
Puccioni. — Esplorazione di alcune grotte della Versilia. (Con ligg.). —
Pp. 25-80.
Mochi. — Prirao ricerche nella Grotta « Penna buia » presso Casoli (Ca-
maiore, Lucca). (Con tigg.). — P^j. 80-89.
Mochi e Schiff-Giorgini. — Esplorazione sistematica della Grotta del-
rOnda. (Con flgg. e tav. 3^, 4* c S--^). — Pp. 89-119.
Stefanini. — Sopraluogo a Via Giipa (Montepulciano). — Pp. 119-122.
— Upere e meraorio di Giuseppe Seroi. — Riv.cV Antrop. Atti d. Soc. Romana
di Antrop., Vol. 20, 14 pp. Vol. giubilare in 07iore di G. Sergi. Roma,
1915-16.
Angelotti Guido. — Di alcuni caratteri differenziali fra dolico e brachicefalo.
(Con 6 figg.). — Riv. di Antrop. Atti d. Soc. Romana di Anti'op., Vol.20,
30 2jp. Vol. giubilare in onore di Giuseppe Sergi. Roma, 1915-16.
Artom Cesare. — Principi di genctica. (Con tigg.). — Riv. di Anirop., Vol. 19,
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Bellucci G. — L'epoca paleolitica neU'Umbria. (Con ligg.). — Arch. p. I'Antroj).
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Bellucci G. — IX Gongresso della Societa preistorica fracese a Lons-le-Saunier.
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Antrop., Vol. 20, 9 pp. Vol. giubilare in onore di Giusej)2^e Sergi. Roma,
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Antrop., Vol. 20, 13 pp. Vol. giutjilare in onore di Giuseppe Sergi. Roma,
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giubilare in onore di Giusci^pe Sergi. Roma, 1915-16.
I
- 205 —
Elliot Smith G, — Sullc raigrazioni del raai-inai mcditerranei in Oceania e in
America nei tempi pro-colombiani. — Riv. di Anlrop. Aiti d. Soc. Romana
di Antral)., Vol. 20, 6 pp. Vol. giubilare in onore di Giuseppe Sergi.
Roma, 1>, i Tedesclii
con « RuiiKelmig », i Fraucesi spesso aliuoiio uon « aspect chagrin6 ». Non essendovi in italiano una
parola pievaleutu uell'uso, crediamo die (piella da noi acelta espriina meglio di ogiii altra il fatto e
possa usarsi coraiincniente da era innanzi.
{") E. Selenka. — Monschenattcn. Stndien iiber Entwicklnng u. Schiidelbau. — /. lAi'fei-img.
Jtassni, Schiidel v. Ue.zahming d. Oranijutan. Wieshadfii, iS'JS.
- 2oy -
di pieghettatura, con punte meno sviluppate come in Scimpanze si
abbia un grado piu sensibile e con punte assai ridotte in altezza
il grado piu forte come in Orango.
A tale correlazione sta alia bane un apprezzamento della al-
tezza relativa delle cuspidi nei diversi generi di antropomorfi, die
vogliamo chiamare serie del Selenka^ la quale e, in ordine crescente,
cosi costituita :
Orango, Scimpanze, Gibbone, Br'yopithecus^ Ro)no e Gorilla.
Non tutti gli autori pero accedono all'ordine seguito in questa
serie. La nigione di tali divergenze e da vedere nella difficolta di
stabilire I'altezza delle cuspidi, difficolta su cui accenniamo altrove.
Vogliamo qui solo ricordare che ad es. il Branco, osservatore del
resto scrupoloso, segue lo stesso ortline, ma ritiene clie Gibbone
abbia cuspidi alte presso a poco come quelle dell' Uomo.
Altrove esponiamo le ragioni per cui la serie del Selenka ci
pare ben foudata, ma dobbiamo qui invece osservare subito che ap-
punto dall'ordine della serie del Selenka risulta come la correla-
zione che passa fra I'altezza e la pieghettatura dello smalto non
sia semplice.
Basta infatti a questo scopo considerare che Gibbone il quale
nou presenta pieghettatura (la struttura osservata dall'Abel (') nel
Gibbone e da lui interpretata per pieghettatura non e in verita
tale) ha cuspidi piii basse di Dryopithecus e Homo, che la presen-
tano seppure in grado moderate.
Inoltre recenti scoperte hanno assodato che le diverse specie
di Dryopithecus sono abbastanza diverse fra loro per i due carat-
teri, in guisa che la posizione data del Selenka a Dnjopithecus
nella serie geneiale sarebbe in verita diversa per le diverse forme
ora ammesse.
Comunque pero, fino ad oggi, puo dirsi che la correlazione sta-
bilita dal Selenka ha un valore sicuro nelle linee generali.
II Selenka a spiegarla dice esser questo rapporto fra altezza
delle cuspidi e pieghettatura concepibile come un rapporto spaziale,
giacche laddove esistono punte bene sviluppate non possoiio svilup-
parsi rugosita. Tale spiegazione puramente geometrica ben presto
non ci parve soddisfacente, sembrandoci piu naturale pensare che
la suddetta disposizione fosse un effetto di adattamento di natura
(1) O. Abel. — Zwei neno Meustlienaffen ana den Leithakalkbildungeii rt. Wiener Beckuns. —
Kitzher. d. K. Akad. d. Wissensch. Mathem. nntwwisn. Kl. JVien. li. ill, i'J02.
- 210 -
biologica, a cambiamenti intervenuti ad un certo moinento nelia
serie, nel tipo di nutrizione e conseguentemente di masticazione.
A spiegarci la produzione della pieghettatura abbiamo infatti
due alternative. Essa puo dipendere cioe da un modo di acquisto
immediato e diretto di una maggior supei'ficie di masticazione, veri-
ficatasi in forme primitive a cuspidi basse cioe e distanziate fra
loro (come e verosimile abbiano avuto i primati in origine) ovvero
puo essersi verificata secondariamente in cuspidi gia alte, ma sem-
plici, per un meccanismo di cui avremo a far parola appresso.
Non e indifferente ammettere Tuna o I'altra alternativa all'ef-
fetto delle conseguenze filogenetiche e dei legami da stabilire fra le
forme diverse.
Orbene, a noi sembra che esistano fatti che parlano fortemente
in senso favorevole alia seconda delle alternative suesposte.
Ricercando se esistono mammiferi (oltre il gruppo dei primati,
in cui, come vedremo, il fatto si incontra anche almeno in un altro
genere, cioe in Pithecla) che presentino pieghettatura dello smalto,
rimasi assai sorpreso di trovare che I'ultirao molare di Ursus mari-
tlmus quello che viene chiamato un po impropriamente tubercoloso,
presenta una grande somiglianza col molare di Orango.
Lo stesso tipo di corona bassa a cuspidi appena accennate,
con superficie di masticazione a forma di bacino, e pieghettatura
dello smalto. E opportune notare snbito che certo si puo parlar
solo di analogia fra i due denti. Innanzitutto la pieghettatura e
come pii^i incerta, le pieghe hanno tendenza a frazionarsi in minu-
scoli tubercoli, cio che non succede in Orango, il bordo periferico del
bacino non e cosi rilevato, il carattere stesso della pieghettatura
non e cosi fine, ma, malgrado tutto, le soraiglianze fra i due denti
sono assai grandi.
Ora la considerazione degli altri molari di Ursiis mar. bene
cuspidati e in cui esistono scarse traccie di pieghettatura non puo
lasciar dubbio che in quella forma la struttuiii dell'ultimo molare
SKI una conseguenza secondaria della riduzione delle cuspidi: e natu-
rale percio che la stessa spiegazione si avanzi per Orango e per le
altre forme che presentano in grade maggiore o minore la pieghet-
tatura : solo che in Ursus il processo sarebbesi limitato all'ultimo
molare, in Orango si sarebbe esteso a tutti gli altri.
Trovandomi a Firenze, volli esaminare la larga coUezione dei
resti di Ursus spelaeus che si conserva nell'Istituto di Geologia. II
rilevante materiale mi permetteva di poter constatare lo state delle
cose anche in denti che non presentano che un' usura. assai lieve.
- 211 -
Espongo in breve i miei resaltati, cominciando dai molari inferiori.
La pieghettatura dello smalto in spelaeus e piii grossolana e forte
che in maritimus e conseguentemente in Orango. E estesa anche
talvolta sulla superficie esterna della corona, ma allora e meno sen-
sibile, sebbene cerfco dello stesso tipo. Una leggera striatura dello
smalto pare sempre presente sn tatta la superficie della corona, ma
questo e iin fatto diverso da quelle che noi consideriamo.
Nel penultirno dente della serie molare (non vogliamo dare indi-
cazioni ordinali, non intendendo di entrare nella questione dell'omo-
logazione degli individui dentali) le punte sono basse, specie le po-
steriori cioe quelle che appartengono al lobulo posteriore del dente,
pill basse di quelle che non sia in maritimus. Nei due denti che
seguono verso I'innanzi le punte anteriori sono piii altc.
Orbene la pieghettatura in spelaeus ha guadagnato notevolmente
gli individui dentali anteriori air ultimo (il tubercoloso, propriamente
detto) assai piu che non si verifichi in inaritrmus, in cui sono su
quel denti scarse traccie del fenomeno.
Cio dimostra che vi dove esser una relazione di causa ad effetto
fra la riduzione delle punto e produzione della pieghettatura.
L'ultimo molare e in ^idacus assai caratteristico (fig. 1).
Fig. 1.
La corona e bassa, ma a dirittura bassissima sul lobo poste-
riore del dente, mentre nell'anteriore le due punte abituali (proto-
conide e metaconide) sono ancora accertabili. Ora e degno di ri-
lievo il fatto che mentre le pioghe sono bene formate sul lobo an-
teriore in cui sono ordinate radialmente sopra ognuna delle due
punte, sul lobo posteriore, su quelle cioe ove le punte sono scorn-
parse quasi del tutto, le pieghe stesse manifestano una spiccata
tendenza a frazionarsi in tubercoli, ossia in eminenze globulose piii
- 212 -
0 meno grandi, conservando in parte pero rallineamento in forma
di pieghe.
Ma vi e di piii : L'ultimo molare superiore e ancor piii signi-
ficante. Esso presenta infatti la parte anteriore fornita di alte cu-
spidi, e in cui esistono scarsa pieghettature, ed an lobo posteriore
la cui corona e assai bassa, che le presenta assai marcate. Cio si
osserva anche nel molare sup. di Ursiis maritimus.
A noi pare percio che in un solo dente abbiamo la prova cora-
pleta della dipendenza causale fra altezza delle cuspidi e pieghet-
tatura.
Da tutto cio si deduce chiaramente che :
1° La produzione di pieghe e geneticamente connessa colla
riduzione delle punte.
2° Che un' ulteriore riduzione di esse conduce al fraziona-
namento delle pieghe, cioe aha produzione di tubercoli ; stadio che
percio e di riduzione estrema.
Non vogliamo con cio affermare che i denti tubercolosi che
qua e la riscontriamo nella classe del mammiferi siano sempre un
resultato secondario, come tenderebbe ad indicai'e la teoria trituber-
colare, attualmente rappresentata principalmente dall'O shorn (^),
ma certo non mancano indicazioni per supporre che assai sovente
la corona multitubercolata sia un fatto secondario, ed il fatto da
noi posto in luce ne fornisce un nuovo case.
Noi riteniamo che la forraazione di pieghettature dello smalto,
non sia un fatfo raro e che deve essersi prodotta assai probabil-
mente in parecchi ordini di mammiferi, essendo dovuta sempre a
cambiamenti di dieta, e cioe al passEiggio da una dieta iusettivora,
carnivora o omnivora ad una di foglie o frutta.
Nei microchirotteri, ad es,, il genere Artibeus deve probabilraen-
te, per cio die si puo giudicare da una figura di Allen (~), presen-
tare un certo grado del fenomeno.
Per mancanza di iiiateriale, non posso controllare tale suppo-
sizione.
Cxli argomenti peru pih diretti e persuasivi in favore della no-
stra interpretazione sono quelli che ci fornisce la paleontologia.
Abbiamo accennato che attualmente conosciamo un gran nu-
mero di forme di Dryopiihecus, cioe deirantropomorfo fossile il
(1) II. F. Osboiii. — Evolution of )iiaimiiiiliiin molar tcetli (^tc. — yeir York, 1007.
(-) H. Allen. — A monograiili oT tlic liat.s of >.'. Anitirica. — Jinll. I'. S. ,Y«/. Mnxevin, X. /J'
Wanhinriton. iHitii.
- 213 -
(^uale presenta il fenomen.o in parola in grado abbastanza sensibile,
se non cosi forte come in Orango.
Volendo trascurare le forme europee (che pur presentano una
pieghettatura in ragione in versa dalla altezza delle cuspidi), a ra-
gione dei disaccordi che esistono fra gli autori a proposito della
loro cronologia e della corrispondeuza dei diversi terreni, e a ra-
gione della grande dispersione geograflca di essi, noi abbiamo nella
serie di DrijopUheciis Indiana recentemente stabilita dal Pilgrim,
un forte argomento a vantaggio della seconda delle alternative ri-
ferite.
Questa serie e costituita dalle tre specie: Ghinjiensis, punjabi-
ciia^ giganteus : Esse sono state tutte e tre trovate nella regione
collinosa di Siwalik, in un territorio percio ristretto, e si snsse-
giiono cronologicamente neU'ordine con cui li abbiamo ricordati.
Orbene in chinfiensis, il piu antico cioe, si hanno le punte piii
alte e assenza di rugosita, mentre in giganteus il piii recente, le
punte sono piii basse e la pieghettatura e marcata.
Segue da cio che, se si deve considerare che la forma primitiva
del dente sia stata a cuspidi basse, tale forma deve intendersi ri-
salire ad un tempo remotissimo, e puo percio conciliarsi con tale
veduta I'altra, per cui parlano molti fatti, che il dente a cuspide
alta sia anche primitive.
Trattasi evidentemente nel secondo caso di una primitivita re-
lativa e in confronto soprattutto a quelle forme in cui sono interve-
nuti fatti di riduzione secondaria.
Fatti morfologici dunque e fatti paleontologici parlano in sense
favorevole alia seconda alternativa, che la pieghettatura cioe sia
espressiva della riduzione delle cuspidi.
Se la cosa e realmente cosi, una ipotesi di natura meccanica
si presenta assai plausibile a spiegarci il fatto morfologico in esame.
Colla riduzione in altezza delle punte e venuto ad esser disponibile
per dir cosi, un quantitativo di superficie di rivestimento di smalto
tanto maggiore quanto piu le punte sono ridotte. Lo smalto percio
in qaalche maniera ha doouto disporsi in pieghe per una sovrab-
bondanza di esse, pieghe, che appunto si dispongono soprattutto
radialraente intorno alia sommita di ogni cuspide.
Non si sarebbe avuta poi riduzione della superficie dello smalto
come si e avuto riduzione delle punte, perche se le punte diveni-
vano inutili col mutamiento di dieta, restava utile il possesso di
una grande superficie di triturazione.
Comunque sia, si voglia accettare o no una tale ipotesi espli-
- 214 -
cativa, nou resultano meno dai fatti di osservazione che abbiamo
visti alcune conseguenza di notevole importanza.
1." La piegliettatura e un carattere di convergenza.
Esso infatfci rende simili i molari inf. di forme di ordini cosi
diversi di mammiferi come possono esser i carnivori e i primati.
La possibilita di tal fatto non deve d'altra parte sorprenderci quando
si pensi che e appunto la stessa causa, ii cambiamento nel modo
di nutrizione, che agisce nello stesso senso, sopra un tipo dentario
in fondo comune.
2." Non e lecito sit di esso stahilire somiglianze fra due forme,
come dalla presenza in una di esse della pieghettatura e dall'assenza
in un'altra non si pud escludere stretta affinitd.
Cio contraddice assolutamente e radicahnente 1' opinione dello
Schlosser, che ha dato grande importanza a questo carattere, e
sulla sua presenza in Dryopithecus in grado sensibile, ma inferiore
a Scimpanze e a Orango, ha ammesso che il primo possa esser
ancestrale agU altri due, e resti invece separate da Gibbone. (1)
La conciusione deho Schlosser era in contrasto gia con
quanto si sapeva per tutti gli altri caratteri di organ izzazione degli
antropomorfi, per i quali lo Scimpanze appare esser unite alia li-
nea del Gibbone, e Orango aver una posizione indipendente da quelli
che indica un distacco remotissinio.
Ma la opinione dello Schlosser anche nel canipo puramente
formale e logico appariva non sufficientemente fondata, giaccho,
avendo egli riconosciuto che almeno una scimmia platirrina, il
Flthecia, presenta i! carattere in questione, gli incombeva 1' ob-
bligo di dimostrare perche questo genere non fosse piii prossimo di
un altro qualsiasi alia linea Dryopithecus, conseguenza strettamento
necessaria del valore tipico da lui assegnato al carattere.
Per chi invece riconosce in esso un adattamento secondario
tale questione non esiste piia, e puo ritenere, sebbene possa esser
vero anche il contrario, che la pieghettatura di Pithecia, non abbia
nulla a che fare col carattere stesso in Orango o altra forma che lo
possegga.
3.° NeW interno di un gruppo zoologico hen defmito il possesso
comune a piu forme del carattere pud al piu costituire una presun-
zione in favore di una affinitd fra esse, presunzione pero che deve
essere ampiamente controUata, giacche e facilmente presumibile che
(1) M. Schlosser. — Beitr. n. Kennt. d. oligoz. Laiidsaug. aus d. Fayani, Afiyptoii. — Hcitr, ,
z. I'alaeinit n. (Irnl. Oextrrreich. IJnijarnn u. d. Orients, li. XXIV, i9tl. ■'i
- 215 -
appunto neir interno (iello stesso gruppo zoologico, la stessa causa
del cambiamento di nutrizione, possa produrre strutture dentali as-
&ai piu simili fra loro di quello che non sia ad es. dei molari infe-
riori di Ursxs marithmts ed Orango, senza che percio tale somi-
glianza provi niente di piO di quella parentela indiretta che puo
unire due membri qualunque del gruppo dei primati.
La fomiazione della pieghettatura essendo dovuta alia riduzione
delle cuspidi e avendo questa potato stabilirsi in qualunque punto
della evoluzione di easa da forme basse ad alte, trova spiegazione
11 fatto che Gibbone a cuspidi lisce presenta le cuspidi stesse piu
basse di Bryopithecus che presenta un certo grade di pieghettatura.
Cio e spiegabile semplicemente ammettendo che Bryopithecus pro-
venga da forme che avevano raggiunto un'altezza delle cuspidi piii
grande che Gibbone (ipotesi confermata dai fatti paleontologici) il
quale percio rappresenta cosi per Pun carattere (altezza) come per
I'altro (stato della superficie dello smalto) una condizione piii pri-
mitiva.
Cosi ancora la cuspide alta di Gorilla associata ad una rugo-
sita grossolana, indica che questa forma proviene direttamante da
forme a cuspidi ancora piu alte. Indica percio una evoluzione indi-
pendente di questa forma forse assai remota.
Inline la cuspide bassa di Orango non corrisponde ad uno sta-
dio primitive, ma dato il fortissimo sviluppo della pieghettatuia,
rende verosimile che esse provenga da forme a cuspidi assai piu ele-
vate che in Gibbone, e avrebbe cosi anch'esso seguito da gran
tempo un cammino indipendente.
Qaeste conclusioni sono accettabili, essendo in armonia con i
resultati stabiliti sugli altri sistemi organici. Ma esse si troveranno
piu ampiamente sviluppate nel lavoro sopra accennato.
- 216 -
NOTE BIBLIOGRAFICHE
GuGLiELMO Salvadori. — La Dottrina deirEvoluzione. - .Milano, 1910, un vol.
in 8." piccolo, di pag. 160.
Questo volumetto apparlicno alia pregevole serie pubblicata dalla bonerac-
rita Federazione italiana clelle Biblioieche popolari.. Nellc otto lezioni cho lo
corapoiigono il prof. Salvadori, per procedenti lavori noto anclie nel vastissimo
carapo di questi sludi, lo scorre tutto. o considera I'evoluzione nell' inorganir^
e nell'organico; daU'evoluzione doUa materia c dei raondi, a quella degli esson
viventi, a quella della mente, della morale e dello istituzioni sociali. II quadro
da lui tracciato nolle piceole ma dense pagine, e bene organato, e scritto limpi-
damente, in modo accossibile a tutti, qiialita cho non sempre si riscontra nolle
pubblicazioni destinate, come la presente, a nutrire e sviluppare la cultura ge-
nerale nel nosti'o paeso, dove si vione vorillcando, anclio per questo riguardo,
un notevole confortanto progrosso.
Alia evoluzione degli organismi, che piii interessa i lettori di questo peiio-
dico, e dedicata quasi meta dell'opera, e I'argomento vi e, per lo scopo pre-
fisso, sviluppato assai e considerato nei suoi raolteplici aspetti.
Se debbasi attribuire rcvoluzione organica esclusivamonte alio cause esle-
riori, di cui gli organismi avrebbero facolla di integrare gli effetti trasmetten-
doli nello generazioni, o se unicamente a cause interiori, ad uno intorno im-
pulse proprio. insito in essi, die lo cause ostcriori potrebboro solo favorii-o o
contrastare, e oggi questione vivamente dibattuta; e giudic:)ndo dai dispareri
dei naturalisti e dei tilosoft non ancora risoluta, quindi opinabile. L'A., sebbene
con qualche riserva, tanto che in alcuni punli sembra cerchi un compromesso,
una conciliaziono, tra le due opinion!, in sostanza si' schiera tra i fautori della
teoria dello cause esteriori.
Circa I'origine deH'uorao il prof. Salvadori, come la maggioranza degli an-
iropologi, e monogenisla.... Ma i limiti entro i quali deve essere contenuta que-
sta recensione non pormettono di esporre le opinioni sue su diversi altn argo-
menti, forse ancora discutibili, il cui trattamonto, in ogni modo, dimostra con
quale largo sapere ogli si sia accinto al lavoro.
L'A. determina con saggia prudenza il signilicato ed i limiti della teoria
deU'evoluzione, e quale importanza le possa essere assegnata in ordine alia me-
taflsica. Le elevate parole, poi, con le quali si cliindc il libro, lo rendoranno
bene accetto a quanti pensano che la caducita delle ipotesi e delle teorie, il
perpetuo divenire della scienza, non signitichino aftatto il fallimento di essa, cho
nei tentativi per ponetrare I'impenotrabilc ci avvia sempre piu all'alto.
G. Cavannn.
GOSIMO GHEKUBINI, AMiMINISTRATORE-RESPONSABILE.
Fiien7-e, 1017. — Tip. L. Niccolai, Via Taeuza, 52.
lonitoFe Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiaiie di Zoologia, Aiiatomia, Embriologia)
Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana
DlltKTTO
DAI DOTTORI
GIDLIO CHIARDGI EDGENIO FICALBI
Ufficio di Direzione ed Amministra^ione: Istittito Anaf.omiro, Firenze..
12 numeri all'auno — Abbuonamento annuo L. 15.
XXVII Anno Firenze, Novembre-Decembre 1916 N. 11-12.
SOMMARJO: Gomunicazioni originali: Tolosani 0., Osservazioni sal cicio di
« Monocijstis Michaelseni » Hesse. (Con tav. IX-X). — Cavanna G., Intorno
alia distribuzione geogratica di due Euscorpius in Italia. (Con 1 flg ) —
Pag. 217-229.
Ghigi A., Repcrtorio di specie nuove di aniraali trovate in Italia e descritte
nell'anno 1912. — Pag. 230-244.
Avvertenza
Delle Gomunicazioni Originali die si pubblicano nel Monitore
Zuologico Italiano e vietata la liproduzione.
GOMUNICAZIONI ORIGINALI
Dr. OLGA TOLOSANI
Osservazioni sul ciclo di " MonocysUs Michaelseni „ Hesse
(Con tav. IX-X).
E viotafcji la riprodiizione.
MonocysUs Michaelsefii e sfcafca trovata da Hesse (2) nel ce-
loma di Pheretima hawayana Rosa ed e da lui ritenuta una delle
pochissime Gregarine abitanti esclusivamente la cavita celomica ;
io r ho trovata in grande quantita in Pheretima heterochaeta Mchlsn.
In quest'ospite solo i trofozoiti sono liberi nella cavita celomica;
mentre tutti gli stadi ulteriori invadono abbondantemente gli or-
- 218 -
gani fagocitari segmental], i quali non esercitano sul parassita alcu-
na azione distruttrice, ma al contrario gli offrono le migliori con-
dizioni di vita. Infatti la Gregarina, venendo probabilmente inglo-
bata alio stadio iniziale della copula, svolge il suo ciclo di sviluppo
in questi organi e solamente in essi. In nessun'altra parte del
corpo di Pheretima si ha traccia del parassita.
Negli organi genitali ho riscontrato solo rari eseraplari di
un' altra Gregarina, probabilmente Stomatophora coronata Hesse, gia
notata da Hesse (1) in Pheretima.
La presenza del parassita negli organi fagocitari segmentah
determina in questi ingenti raodiflcazioni di forma e di dimension!.
Mentre mi riservo di parlare piu diffasamente in altra occasione
del rapporti del parassita con I'ospite, credo opportuno riferire qui
brevemente alcune osservazioni sul ciclo evolutivo di questa Gre-
garina. Al dott. Granata, che mi dette aiuto in tali ricerche, ri-
volgo qui i miei ringraziamenti.
^ _ Cakatteri della specie
Monocystis Michaelseni e una Monocistidea sferica od ovoide mi-
surante fino a 225 u: su 230 a. I suoi movimenti sono molto lenti.
Uedoplasma e poco spesso, ma si mostra nettaraente formato
di due strati: Yepicito, privo di ogni ornamentazione, e ^\ sarcocUo.
L'endoplasma e assai ricco di granulazioni, che si accumulano
nei trofozoiti e danno al parassita in vivo un aspetto opaco. Ui
rado nei trofozoidi giovani, piu frequentemente negli adulti si tro-
vano cromidi sferici, di dimensioni notevoli in confronto alle altre
granulazioni, colorantisi intensamente coll' ematossilina; essi foi-
mano talora una zona continua periferica nell' endoplasma.
II nucleo non mostra nei trofozoiti una disposizione della cro-
matina a reticolo evidente come negli individai in comugazione
(flg. 1) e contiene un grosso cariosoma, rotondo, posto eccentnca-
niente.
Le cisti elissoidali misurano da 235 a 300 , nell'asse maggiore
su 170 a 220 u. nell'asse minore.
Le spore navicolari, molto rigonfie all'equatore, misurano 15
su 9 y- e contengono 8 sporozoiti.
B — Fenomeni riproduttivi
Hesse ha osservato in Monocyistis Michaelseni delle cisti a |
due individui, delle cisti solitarie sempre in via di degenerazione e j
- 219 -
delle cisti a tre individui, delle quali non conosce la sorte ulteriore;
inoltre ha vedute le spore mature con 8 sporozoiti ; ma non ha
potuto seguire lo svolgersi dei fenomeni riproduttivi.
a) I fenomeni precedenti V epurazione nucleare. Ho osservata
Monocystis Michaelseni nella prima fase di coniugazione, quando an-
cora non si e formata la parete della cisti. L'unione si fa per un
breve tratto rettihneo e I'insieme dei due individui prende la cosid-
detta forma a biscotto.
Formatasi la parete cistica, si ha una cisti per lo piu ellittica;
ma non e infrequente la forma ovale, dovuta alia diversa grandezza
delle due Gregarine incistidate. I due individui che si accoppiano
sono quasi costantemente di dimension! piia o meno differenti, spe-
cialmente nel senso della lunghezza ; ora, quando I'individuo piii
piccolo e minore sensibilmente anche in larghezza, si ha la cisti
ovale. La differenza di lunghezza delle due Gregarine varia da 30
a 100 1^., quella di larghezza da 15 a 30 ij-.
A questa diversita di dimensioni devo aggiungerne un'altra che
si riferisce alia diversa colorabilita del protoplasma. Infatti, in al-
cuni preparati colorati col bleu di toluidina, ho potuto notare che
la pill piccola delle due Gregarine e piii intensamente colorata tanto
nel citoplasma che nel nucleo ; ma tale diversa cromaticita non si
manifesta colorando con ematossilina ferrica ed eosina.
b) Epurazione nucleare. — Al raomento dell' epurazione nu-
cleare il nucleo preaenta una membrana non piii rigida, ma ondu-
lante, che forma, nella parte verso la quale si trova il cariosoma,
una fossetta in cui si trova un centrosoma bene sviluppato, cir-
condato da una sfera di radiazioni.
II reticolo cromatinico ha subita una condensazione e una
parte della cromatina e stata eraessa dal nucleo nel citoplasma, nel
quale si trova raccolta in una areola rotonda. L'areola, oltre a grosse
sferule di cromatina, contiene anche una parte di succo nucleare e
pare circondata da una sottile membrana.
Successivamente nell' interne del nucleo la cromatina perde as-
solutamente la disposizione a reticolo; i granuli si dispongono uno
accanto all'altro, senza pero fondersi, formando lunghe e grosse
fila, che tendono a ravvolgersi. La cromatina espulsa, che si tro-
vava raccolta vicino al nucleo, comincia a risolversi in granuh di
varia grossezza che si spargono nel citoplasma.
c) Eiduzione cromatica e divisioni di moltiplicazione. — Non
ho potuto vedere la prima divisione nucleare, ma ho osservate delle
cisti nelle quali ne erano avvenute solo due o tre. Dei nuclei ri-
- 220 -
sultanti da queste prime division! ne ho visti alcuni a riposo, due
in iigura di cariocinesi.
Quanto ai nuclei a riposo, essi sono subsferici, di dimensioni
molto minori che il nucleo primibivo, limitati da una membrana
netta e rigida, alia quale aderiscono due centrosorai, circondati da
centrosfere, discosti uno dall'altro, con centrioli assai grossi. In
questi nuclei non si sono ricostituiti dei cariosorai; la croniatina,
molto abbondante, e amraassata in pezzi e in granuli, senza essere
disposta, almeno in apparenza, su di un reticolo.
Le due figure di cariocinesi che ho vedute sono una piastra
equatoriale e una metafase (fig. 2). Dal lore esame risulta che nolle
prime divisioni i cromosorai sono in numero di 9 o 10, sottili, on-
dulanti e molto lunghi.
E importante notare che dope le prime due o tre divisioni si
deve avere probabilmente una divisione di riduzmie. Infatti, se si
osserva la cariocinesi in una cisti con 10 o 12 nuclei, in questa il
numero dei cromosomi e costantemente di 5; inoltre questi cro-
mosomi hanno un aspetto ben diverse da quelli delle prime divi-
sioni: sono corti e grossi, tozzi e rigidi.
Monocystis Michaelseni offrirebbe dunque il secondo esempio di
vera e propria riduzione cromatica notato nolle Gregarine, essendo
il prirno state osservato da Mulsow (7) pure in una Monocistidea,
Monocystis rostrata Mulsow.
Alia divisione di riduzione ne seguono numerose altre di mol-
tiphcazione per cariocinesi (figg. 3, 13). In queste i cromosomi sono
in numero di 5 ; di essi uno e notevolmente piii lungo degh altri.
Questo, per il sue comportamento durante la divisione, sembra omo-
logabile alia fibra continua siderofila che venne osservata durante
I'anafase, nolle moltiplicazioni nucleari di Pterocephalus da Leger
et Duboscq(5) e di Echinomei'a da Schellack(8, 9). Questa fibra
viene chiamata da Leger et Duboscq cromosoma assiale e da
Schellack cromosoma impari ; Leger et Duboscq (6) la riten-
gono omologa a un cromosoma lungo che si divide solo molto tardi,
al termine dell'anafase, nolle mitosi delle Aggregaia.
I nuclei a riposo hanno lo stesso aspetto di quelli risnltanti
dalle prime due o tre divisioni. In essi si vede qualche volta una
catenella di granuli di cromatina sporgente nel citoplasma; si tratta
probabilmente di epurazioni nucleari, simili a quelle osservate da
Leger (4) in Stylorhynchus nei nuclei risultanti dalle successive di-
visioni.
d) Gamete. — II dimorflsmo dei ganieti che, nei pochi casi
- 221 -
in cui e stafco tvovato, e poco spiccato nelle Monocistidee (tranne
in una Monocystis di Lumbricus agricola secondo le osservazioni di
Hoffmann (3)) e notevolissimo in Monocystis Michaelseni (fig. 14)
e paragonabile solo a quello die Leger (4) tia veduto in Stylorhyn-
chus.
I gameti corrispondenti a quelli clie Leger ciiiama maschili
lianno forma ellittica o piriforme allungata o piriforme larga e
globosa. Dalla i)arte piia stretta si trova il nucleo, emergente dal
citoplasma, rotondo, in apparenza omogeneo, fortemente cromatico;
e sormonlato da un piccolo centriolo con un delicato centrocono,
che forma al disopra una specie di rostro. Immediatamente al di-
sotto del nucleo comincia un filamento, che decorre longitudinal-
mente per tatto il corpo del gamete, leggermente ondulante, spor-
gendo per un certo tratto al difuori; esso e sottile, omogeneo, in-
tensamente colorato dall' ematossilina ferrica. Un filamento simile
nei gameti maschili di Stylorhynchus e detto da Leger filamento
assile.
I gameti corrispondenti a quelli che Leger chiama femminili
sono rotondeggianti, quasi sferici, con nucleo meno compatto.
Quanto al citoplasma non si notano diversita nei gameti; solo
nel citoplasma maschile si trova quasi costantemente una sferula
cromatica d'epurazione, la quale e rara nei gameti femminili.
Non ho potuto seguire i fenomeni di fecondazione.
e) Incisticlamenti anomali. — Non ho veduta nessuna cisti
solitaria; ho veduta invece una sola volta una cisti a forma di
foglia di trifoglio, derivante certamente dall'unione di tre individui ;
in essa erano format! gli sporoblasti.
Dal Lahoralorio di zoologia degli invertebrati in Firenze,
Bibliografia
1. Hease. — Monocystid^e nouvelle des « Pheretima ». — Bulletin mensucl de I' Association fran-
gaise powr I'avancement des sciences. N. 9 noveinbre i904.
2. Id. — Contribution &, I'etude des Mouocystid6es des Oligoclietes. — Arch, de Zool. exp. et gen.
5 serie. 1. 3. 1909.
3. Hoffmann. — Ueber Fortptianzdngscrscheiuungeu von Mouocystideeu des Lumbricus agricola.
— Arch. .. Protistenk. Bd. 13, 1908.
4. Leg6r. — La reproduction 8exu6e cbez les Stylorliyncbus. — Arch. f. Pratistenk. Bd. 3, 1904.
5. Id. et Duboscq. — La reproduction sexu6e chez Pteroceplialus. — Arch. Zool. exp. T. 1, 1903.
6. Id. — :6tudes sur la sexualite chez les Gr6gariues. — Arch. f. Protistenk, Bd. 17, 1909.
7. Mulso-w. — TJeber Fortpflanziingserscheiuungen bei « Monocystis rostrata » n. sp. — Arch. f.
Protislenk. Bd. 22, 1911.
8. Sob dl lack. — Entwicklung und Fortpflanzung von Echinomera hispida (A. Schneider). —
Zool. Am, Bd. 31, 1907a.
9. Id. — EntwickluDg nnd Fortpflanzung von Echinomera hispida (A. Schneider). — Arch, f,
Protistenk. Bd. 9, 1907b.
222 -
Spiegazione della tavola IX-X.
Le figure eouo tratte da preparati fissati con sublimato alcoolico di Schneider e colorati coii
ematossilina ferrica di Heidenhain ed eosiua ; sono disegnate colla camera lucida, a tubo aperto a 160,
all' altezza del tavolino da lavoro.
Fig. 1. Trofozoite adulto, all' inizio della coniugazione, nell' organo fagocitario. Kor. Ob. imni.
Vl2. oc. 3.
Fig. 2. Metafase di una divisione di moltiplicaziono prima della divisione di riduzione. Kon .sono
disegnati tutti i cromosomi. Kor. Ob. imm. i/io. oc. 12.
Fig. 3.-13. Successive fasi di una divisione di moltiplicazione dopo la divisione di riduzione.
Fig. 3. 7. 8. 11. 12. Kor. Ob. imm. V12. oc. 18; fig. 4. 13. Kor. Ob. imm. 1/12- oc. 3; fig. 5. Zeiss,
apocrom. 2 mm. ap. 1. 3. oc. 18 : fig. 6. 9. 10. Kor. Ob. imm. 1/12 oc. 12.
Fig. 14.-16. Gameti maschili. Kor. Ob. imm. i/jo. oc. 3.
Fig. 17. Gamete femminile. Kor. Ob. imm. Vjo. oc. 3,
- 228 -
G. GAVANNA
Intorno alia distribuzione geografica
di due Euscorpius in Italia.
(Con 1 tig.).
B vietata la lipinduzione.
Mentre, rimessomi alio studio degli Scoi'pioni viventi in Italia,
ritento superare le difflcolta un tempo incontrate nella discrimina-
zione di alcune forme, ch' ebbi per disperata cosi da abbandoiiare
il lavoro gia condotto molto innanzi, credo non inutile dar notizia
della distribuzione geografica nel nostro paese di due specie, la quale,
pel considerevole materiale esaminato, ho potuto determinare in
mode particolareggiato e sicuro, e che parmi di qualche interesse.
Trattasi delV Euscorpius italicus (Herbst) e deW Euscorpius
flavicaudis (De Geer), le sole due specie nostrali del genere non
dubbie, ben definite e facilmente determinabili (') ; che circa le al-
tre e tuttora incerto qual parte di verita oggettiva si trovi in colore
che vi riconobbero parecchie specie, in colore che h hanno riuniti
in pochissime, e in quelli che rifiutando le specie vecchie ne hanno
poi distinta qualcuna nuova, che forse non ha fondamento piii saldo.
Ho avuto VEuscorpius italicus da circa settanta locahta delle
provincie seguenti. In Piemonte, Cuneo, Torino, Novara ; in Liguria,
Geneva ; in Lombardia, Sondrio, Bergamo, Brescia, Como, Milano,
0) Si lia per buona specie auche V Euscorpius gerrnanicus (Herbst), ma I'esistenza di individni
che pei loro caratteri potreinmo collocare tra esso gerinanicus ed il carpathicus tipico, non favorisce
tale opinione clie, in ogni modo, adesso sarebbe arrlschiato avere per indiscutibile.
Quando si dispone di abbondante materiale riesce talvolta difficile, ed anclie impoasibile, il con-
cludere.... se non si concluda come quel conchigliologo che — narrasi — sopprimeva inesorabilmente
gli esemplari imbarazzanti.
Pill volte mi si e affacciato slla uiente il sospetto di ibiidismi tra le forme di Euscorpius, che
ben poco ditferiscono I'una dall'altra, e vivono negii stessi luoghi e nel modo stesso. Purtroppo, vari
motivi, p. es. il cannibalismo clie spiegano questi aracnidi quando confinati insieme, e la difficolt^ di
alimentarli, rendono di probleuiatica riuscita i tentativi clie ai facessero per ottenere ibridi sperimeu-
, tali, e per portarli a pieno 8vilupi)o se ottenuti.
-^224 -
Pavia ; nel Veneto, Udine, Belluno, Treviso, Verona, Padova, Rovigo ;
ne\VE7nilia, Piacenza, Parma, Modeua, Bologna, Fej-rara, Forli ; in
Toscana, Firenze ed Arezzo ; nelY Unibria, o prov. di Perugia] nolle
Ma?xhe, Pesaro, Ancona, Macerata, Ascoli ; negli Abruzzi, Teramo,
Aquila, Chieti (^). Fuori degli attuali confini del Regno ebbi questa
specie dal Canton Ticino, dal Trentino^ dal Goriziatio e dsLlVIstria.
Fuori deir Italia geograflca lo conosco nel Nizzardo (^), nel Principato
di Monaco, in Dahnazia, Ungheria, Grecia, Turchia europea, non-
che neWAsia minore, precisamente a Trebisonda (^).
Le trentadue provincie indicate sono comprese quasi tutte in
un'area limitata ad occidente dalle Alpi marittime e dallo sparti-
acque appenninico. Debbonsi eccettuare soltanto le provincie di Geno-
va, Firenze, Arezzo e Perugia. Per Genova, pero, e incerto che Vitalicus
vi sia stato preso sal versante meridionale dell'Appennino, e Busalla,
dove certamente lo fu, non trovasi su di esso, ed e quindi, in so-
stanza, entro I'area accennata. Nelle provincie di Firenze e di Arezzo
lo si incontro in luoghi montuosi e nell'area di esse orientali (Mon-
tesinario, Mugello, Casentino). Quanto alia prov. di Perugia I'obbi da
Pozzuolo, in Comune di Castiglion del Lago, e da una localita montana
non precisata.
Tutte le trentadue provincie, poi, sono a settentrione del Gar-
gano, e tra i molti scorpioni pervenutimi da paesi piii meridionali,
cioe dalla provincia di Bari e da quella di Lecce, non ho trovato
alcun italimis, ne, ch' io sappia, nessuno lo ha indicato in esse. I
paesi italiani fuori dell' Italia politica sopra annoverati sono tutti
orientali^ e pariniente quelli fuori dell' Italia geograflca, ad eccezione
del Nizzardo e del Principato di Monaco C).
(1) Ho I'ilevato questi e gli altri dati di cui mi giovo in qnesta nota, dal mss. deiracceniiato in-
compiuto mio lavoro, e gli ho riscontrati con le schede degli Scorpioni italiani del Museo di Firenze,
in cui 6 couservato (juasi tutto il materiale da lue studiato. Tali schede — 70 per 1' italictis, 50 pet
il fiavicaudis, 201 pel carpathicus e le altre specie o forme da ristudiarsi — couteugono complete — ecce-
zion fatta di pochissime — le iudicazioni di provenienza (luogo, raccogiitore, tempo della raccolta,
numero degli individui), qui non necessarie, ma die, naturalmeute, dar6 nella Mouografia se potr6
condurla a compimento e pubblicarla. Molte schede contengono anche osservazioni sul sesso, sni pet-
tini, suUe foveole piligere ed il grade di maturitii dei singoli eseiuplari.
(2) Considero le Alpi marittime come nostro confine geogralico ad occidente.
(•■') Dove lo trov6 il compianto march. Giaconio Doria, tanto benenierito degli studi zoologici.
Foise la specie vive anche in Persia, ma ili cii) ho ricordo vago ed incerto, di cui non posso teuer
conto.
(*) Pavesi indica questa specie come vivente a Marsiglia {Gli aracnidi turchi, in Atti vS'oc. ital.
iScienze naturali, Milano, vol. XIX. 1876) per6 sulla fedc altrui. Non si pu(^ escludore che Vitalicits, esi-
steute, come si e detto, in Francia nel Dipartiiucnto delle Alpi marittime, si sia spinto fino in Provenza,
per6 (|uella iudicazioue non ha valore, tanto piii che K. Simon, il quale ha esplorata a fondo la
Francia, e a cui quello scritto del Pavesi era ben noto, nella sua i)regovolc opcia Les Aruehnides
lie France (t. VIII, 1879, p. 108) lo dk di Nizza e uon oltro.
- 225 -
Qiuuito alle tro muggiori isole della regione italica, conoHco
Euscorpi (li almeno quindici localita nelle due province sardo, ne
conosco di quasi tutto le province siciliane e di iiiolbe localita curse;
e quanto alle isole minori situate ad ovest, sud-ovest e sud della
penisola, ebbi scorploni da qualcuna in ognuno di questi aggruppa-
nienti : Isole del littorale ligure, Arcipelago toscano, Arc. Ponziano-
napoletano, Egadi, Eolje. Pelagie ('), e dal gruppo di Malta. Ora, in
nessuna delle dette isole fu trovata la specie in discorso ('-).
V Euscorpius flavicaudis ebbi dalle seguenti province del Regno,
iutte occidentali : m Ligiiria, Genovsi e Porto Maurizio; in Toscana, Mas-
sa Carrara, Lucca, Pisa, Firenze, Arezzo, Grosseto ; dal Lazio o prov.
di Roma; in Campania dalle prov. di Napoli e di Caserta; nelle Ca-
labrie, dalla prov. di Cosenza, precisaraente a Paola, sul Tirreno.
Durante non brevi dimore e varie escursioni nelle Calabrie a
inezzodi della strozzatura (^) tra il Golfo di S. Eufemia e quelle di
Squillace ho preso moltissimi scorpioni, senza mai incontrarvi un
flavicaudis. Solo sporadica, se trasportatavi dall'uomo, potra tro-
varsi in qualche luogo marittimo questa specie in quella estrema
parte della penisola italiana.
II flavicaudis manca alia Sicilia; di Sardegna ne ho avuto un
solo individuo preso presso Cagliari, raentre I'isola venne investigata
per ogni verso, e vi si e trovato diffuse per tutto un altro euscor-
pio, che Fanzago chiamo Scorpius canestrini. Secondo il Simon
il flavicaudis sarebbe comune in Corsica, dove pero egli lo indica
soltanto di Calvi, Aiaccio, Bonifacio e Sartena, localita poste nella
parte occidentale dell'isola e, ad eccezione dell' ultima, marittime, ed
e quindi lecito pensare che si tratti di aniraali trasportati coi traf-
fici dell'uomo (*). Circa le isole minori io I'ebbi di Capraia, Elba,
Giannutri, Ponza e Procida, tutte ad occidente della penisola.
(1) Soiio cosi sei (I, II, III, VII. VIII, IX) dei" rtodici aggriipiiamenti ilelle nostre isolo luinoii
indicati daU' Ing. G. Anfossi nel Bull. d. Ueale Soc. geograjica, V. rol. V" serie, 1910, aggruppaiiieuti
clie. non compreudono TArcipelago nialtese.
{-) Anni aono, nel Museo zoologico della Jl." Uuiversitii di Modenu, viildi iin italicus segnat"
coiuo proveniente dalla Siirdegna, senza piii piecisa indicazione di localitii. Si trattava certo di nii
eqnivoco.
(') Cioe il tratto listretto, istmico, che all'epoca napoleonica si progetto di attraveisare con un
canale che di molto abhrevierebbe la via per rOrieute.
{*) II traspoito per navi degli scorpioni, animali lucifnghi, die si rinipiaftano per tutto, anche
tra 1 legnaini ed altre materie di coiniuercio, deve essere caso non laro. Di una specie trovata alle
Canarie, Lucas scrisse: cette espbce, suivant Mons. lierthelot, n'est jjas originaire des iles Canaries :
eUe y est apportee par les hatinicnts qui viennent d' Anierique (V. Simon. JIateriauz pour servir a la
- 226 -
Nel lavoro Sugll scorpioni italiani (in Atti della Soc. Ven. Trent.
cli Scienze naturaU ecc.., vol. II., fasc. 2", 1872) Fan z ago descrive il
flavicaudis (sotto il nonie di massiliensis Koch) e lo dice del Yeneto,
ma tace della frequenza e non specifica le localita, e nella succes-
siva sua nota polemica Snllo Scorpio flavicaudis Degeer (in Annuario
della Societd dei Naturallsti di Modena, anno X, fasc. 4°) asserisce
die detta specie nel Veneto predomina., anche qui senza precisare
localita. Ora, tra gli Euscorpi di piii die cento provenienze diverse
tutte di luoghi ad oriente dello spartiacque peninsulare, tra i quali
almeno ventidue del Veneto, non si e trovato alcun flavicaudis, ne
verun altro lo indica nolle dette regioni. Siamo costretti a conside-
rare le asserzioni di Fanzago come basate su qualche equivoco (').
E poi diffusa questa specie per tutta la Francia mediterranea,
in cui risale alquanto verso nord, ed e accantonata a Bordeaux,
" tenement dehors de son habitat naturel „ scrive il Simon in Les
Arachnides de France, t. VIII, p. 106, " qu'il est permis de penser
qu'il s'agit Id d'une introduction accidentelle. „ Lucas, nei C. R. Soc.
entom. France, 1855, CI, lo indica di Parigi, ma sappiamo di non poter
fare assegnamento sulle determinazioni di Euscorpi di questo zoloogo;
e poi il fatto e senza importanza pel nostro assunto.
E probabile si trovi nella Penisola iberica e al Marocco, sia
perche cosi e di altri aniraali, e per non uscire dagli Scorpionidi do)
Buthus occitanus (^), sia perche e accertata la sua presenza in
Faune arachn. des ties de V Ocean Atlantique, in Ann. Soc. Ent. France, 1882). L'accautonametito del
flavicaudis a Bordeaux, poco lungi dall'Atlantico, viene attribuito dal Simon, come vediemo, ad nua
introduzioue accidentale : il trovaniento di iino scorpione a Tolosa ritiensi dovuto a trasporto pt r
baica da Cette o da B6zieres pel Canal du Midi: 11 Sig. Th. Lancelevi'-e naixa {Arach. rec. av.r
environs d'Mbeuf ecc. in Bull. Soc. d'etude des Sciences natur. d'Elbeuf, 18S4), di aver trovato iiiii
volte a Elbeuf plusieurs scorpions de grande taille originaires des lies Haiti, entro ceppi di campeggio,
c di aveili conservati vivi per luiigo tempo. Si potiebbero addurre altri eeempi.
(1) L'esame degli Eu.-icorpi dellc collezioni nniversitarie di Padova, cho ho potato compiere per
cortesia del chiar.nio aniico prof. Davide Carazzi, non ha portato alcun lume sulla questione.
Sono pochi esempluii ; ma a l)uon conto, luoutre Vitalicus veneto non vi nianca, del flavicaudis uoa
v' ti traccia.
For.so Fanzago non deposits il materiale del sue lavoro nel Museo di Padova al quale egli ap-
parteiieva quando lo scrisse, ed 6 i)robabile die dopo la precoce ileplorata morte di lui la sua col-
lezione sia andata dispersa.
O Secondo Linneo {2[us. Adul. Frid., 1764) qne.sto Biitidco (sub Scorpius europaeus) vivrobbe
iu Italia; ma di c\it non si e avuta mai sicura conferraa, die tale non parmi sia 1' artermazione del
Kraoplin, che, in Scorpiones und I'edipalpi, cd in altri lavori, lo dice di Sicilia, senza i)recisare u6
hi localitii n6 altra circostanza del trovamento. Potrebbe il Butlivs easore penetrate, dalla Francia, nella
Kiviera ligure, ma linora no manca la prova. Neppure e dimostrata la presenza nel nostro paese dl
liulheolus. X6 r nuo n6 I'altro genere t'u mai trovato nella torraferma o nello isole italiane dai non
podii italiani che dal II e d i ad oggi si sono occupati o si occupano dei uostri Scorpioni ; o dovesi
anche considerare die dovo questi auimali vivono abliondano, ed ^, facile raccoglierli. In conclusiono,
per ora almeno, nella Fauna scorpionica italiana 6 rapiircsentata soltauto la sottol'amiglia, eschmiva-
- 227 -
Algeria. In Algeria, infatti, mi disse di averlo preso il corapianto
Mentore degli aracnologi, prof. Tarn erl an o Thorell, conformando
C. L. Koch, che lo descrisse sotto il nome di algericus; nella
stessa regione lo ha riconosciuto anche Simon. Che abifci in Tuni-
sia e probabile, pero ancora nessuno ve lo ha scoperto, che nei-
I'Euscorpio della Galita, dato per flavicaudis dal Lucas, che tut-
tora SI conserva iiel Museo di Parigi, lo stesso Simon ha ricono-
sciuto un carpatliicus.
Pietro Paves i, riputatissimo compianto aracnologo, nello
scritto (gia citato in nota a pag. 224, Gli Aracnidi turchi^ tra le
locahta del flavicaudis pone Candia, Kissamos e Selino, pero non per
scienza sua propria, ma suUa fede del Lucas, di cui rileva le in-
certezze e gli errori, manifest! dalle sinonimie di questo zoologo,
che sono una vera olla podrida^ in cui troviamo insieme, p. es. lo
Scorpius eiivopaeus di Schrank, il germanicus dello Schaeffer,
il terminalis di B r u 11 e, ecc. !
I fatti positivi e quelli negativi riferiti in queste pagine, con-
siderati insieme, dimostrano che 1' Euscorpius italicus e specie, ri-
spetto airitalia, nettamente orientate, che nel suo cammino verso
occidente solo in qualche punto e di poco ha superato Tostacolo
delle Alpi marittime e delle catene montuose che dividono pel lungo
la penisola, nella quale a mezzodi non ha oltrepassato ancora il
Gargano. E quanto al flavicaudis, quel fatti lo dimostrano specie
nettamente occidentale, che non ha valicato la barriera opposta al
suo procedere verso oriente dallo spartiacque della penisola, e sem-
bra esser ferma nella parte nord-ovest della provincia di Cosenza,
e in ogni mode non e passata nella penisola costituita da parte
della provincia di Catanzaro e da quella di Reggio ; non ha occupato,
insomma, la punta dello stivale, come Vitalicus non ne ha occupato
il tacco. Cio vedesi a colpo d'occhio nello schema seguente.
niente paleartica, degli Enscorpinae (fam. Chactidae), e rial solo gen. Euscorpius. In questa opinioue lui
confenua era una interessante lettera del prof. A. Borelli, assistente nel Mnseo Zoologico di Torino,
che, in risposta .id una niia, tratta in mode particolaroggiato ed esaiirieute la questione della presenza
di Buthxts o di Bvtheolus in Italia. Borelli osserva, tra I'altro, cbe (inauto scrive il Karscli (in
lierl-Entom Zeitsch, dS8i, p. 90-91), non ci assicura atfatto della provenieuza siciliana di quell' uuiuo
cseniplare del Museo zoologico dl Berlino sul quale egli ha descritto, sotto il nome gonerico di Orthn-
dactylus, il Butheolus oUnaeeus, che sarebbe appunto il solo fondamento sul quale 6 stata amiuessa la
presenza del genere Butheolus in Sicilia.
- 228 -
Dall'area delVitalicus il flaviccmdis e escluso : in qualche punto
dell'area di queslo incontrasi anche quelle. L'ano e I'altro poi, nel-
I'area rispettiva si trova insieme con altri euscorpi ; intendo il
carpatlilcus e quelli da considerarsi come sue sottospecie, razze o
varieta, oppure come specie distinte, secondoche da ulteriori studi
Schema (1) rapprescntante la disttiliu/ionc dui duo Enscoiiii Jiell' Italia ;;oo<;ralica. Uii disidietto I'l
suU'arca dolle jnoviiico o rej^ioni ecc. aliitato dnW Eitscofprns italicus ; un tiiaujfolo 8U qiiolla dcllo
provinuit), iionclii' sullo isole minori o siii lnoi^lii della Corsica, dovo fu trovato I'/vhs. Jlavicaudis : n
cosi nelle province dove 8i rinvennero anibodue le apccie vedonsl aiiibedue i segni. Si sarebbo ]iotnto
porre altro segno sulle province ecc. dove fn trovato VKus. carpathicUs tipico o le varie sue forme
(an species !), ma ne avrebbo sofferto la cliiarezza dello sclieraa, senz'altro risultato die quello di di-
iQostrare graficamento rostcnsione delle ricerebe conipiute, la quale si rileva benissiiuo dal testo.
(1) Lo ba tracriato per me il c.arissimo aniirn prof. K ii r i co r>al d u ce i. die della sua cortesia qui
ringrazio aontitainente.
- 229 -
potra risultare. Fa eccezione a cio V Eiiscorpius canestrini (Fanz.), il
quale, specie 0 aottospecie che sia, puo dirsi in Sardegnaed in Cor-
sica abiti da solo, se prescindiamo dai pochi luoghi dell'ana e del-
I'altra isola in cui si trovu sporadico lo scorpione occidentale, cioe tl
flacicamUs.
Abbiamo dunqiie prova chiarissinia (') fra quanta se ne pos-
sono addurre, che in epoca geologica indeterminata ma relativa-
mente recente, due correnti biotiche, una orientale I'altra occidentale^
hanno penetrate la penisoJa. Discriminate le altre forme di Euscor-
plus, e precisatone V habitat, e sperabile che qualcosa si possa con-
cludere, o ahneno ragionevolmente congetturare, intorno alia lore
Introduzione od alia loro origine nella penisola, e se ne ricavino
nozioni da aggiungere alle altre utili per le indagini sulla configu-
razione della nostra legione in passato e sugli eventi che, attra-
verso i tempi, I'hanno condotta nel suo stato presente.
Firenze, niarzo 1917.
(1) Desidenivo qualclie notizia circa le piaute che potcsso servile ad oiijiortiini confrouti, ed il
chiar.mo profesaore Loreuzn Piccioli, del II." Istituto superiore forestalo iu Firenze, con amiclie-
vole cortesia lia consiiltato per ine a talo scopo le nostro Flore general! (Bertoloni, Par latere.
Fiori ecc). K'e risultato clie se non mancauo piaute di /lafeitad strettameute localizzato o piii o meno
esteso solo nell'uuo o solo nell'altro versante deilo spartiaecjue peniusulare, non e accertata ])ev alcun
vegetale una distribuzioue in Italia egiialc o simile a (juella dei due Euscoriifi.
- 280 -
di specie nuove di animali trovate in Italia e descritte neil' anno 1912
GOMPILATO PER INIZIATIVA BELLA U. Z. I.
dal
Prof. ALESSANDRO GHIGl (Bologna)
I
PKEFAZIONE
Nel pres'Mite repertorio sono elencate 194 forme nuove di aiiimali
doscritte in massima parte nell' anno 1912. Le poche forme conlrasse-
onate da asterisco erano state istituite negli anni precedenti, particolar-
mente nel 1911.
Le forme elencate vanno ripartite numericamente nel mode seguente;
Protozoi .... 11
Celenterati ... 2
Vermi 20
Molluschi ... 8
Artropodi ... 145
Vertebrati ... 10
La falange degli artropodi e ingrossata da 57 Goleotteri e da 45
lepidotteri nuovi, gli uni e gli altri appartenenti in buona parte a razze
locali. Le altre 43 forme vanno distribuite fra i Grostacei, gli Aracnidi,
i Miriapodi e vari ordini d'Insetti.
Si occuparono di fauna italiana 63 autori dei quali 27 italiani, ui
80 pubblicazioni. Di queste 32 sono scritte in lingua italiana.
II TuRATi e I'autore clie ha descritto il maggior numero di forme
nuove, e precisamente 26 farlalle, 12 delle quali in coUaborazione col
Verity. Altre 12 farfalle spettano al Roca. II Silvestri conta 11 specie
nuove, in massima parte di Tisanuri, il Timofe.iew un gruppo di 12 Ne-
mertini. ^
La Riviera di Nizza ha dato il maggior conlnigente di novila ma-
rine con 16 specie di Nemertini, Gefalopodi e Protozoi.
Air aumento delle nostre conoscenze sulla fauna lerrestre hanno
contribuito la Sardegna con 27 e la Sicilia con 17 forme nuove. Note-^
vole il contributo di 3 forme (un isopodo e due coleotteri) dato dalla^^^
piccola isoletta di Pelagosa.
I maggiori contributi continentali sono dati dal Piemonte e dalla
Galabria.
- 281 -
Credo opporliino fare il segueiite rilievo.
KoRKLT ed Haas nella « Rossmassler' s Icono<2;raphi e fler
Kuropaischen Land und Sii ss was ser-Mollu sken Bd. 18, Lief,
o & 4; pp. 25-40. 1912 » (ianno come nuove, e como tali vengono ripor-
tate iiel Zoological Record del 1912, alcune forme di Unio siciliane
istituite in litlcj-is dal Marchese di Monterosato. Sta di fatto che tali
forme e precisamente Unio arndae var. cuspidaiu.s, U. n. var. hipar-
tilus ed U. biforniis sono state istituite e descritte dal Marchese di
Monterosato fino dal 1896, in « Naturalista siciliano » (Niiova Serie)
N. di Gennaio, pp. 6-27.
Cio si deve in parte alia scarsa ed irrazionalo diffiisione che molti
autori ifaliani danno ai loro scritti, che non pervengono ai compilatori
delle bibliografie, ai quali dovrebbe essere invece facilitato il compito,
nell'interesse stesso di clii desidera far conoscere agli studiosi i risul-
tati delle proprie ricerche.
- 232 -
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Coccnmyxoides (n. g.) tincae Lo Giudice (p. 174). — Aequo del Ticino sullc
branchie di Tinea.
Henneguya yasterostei Paris: (p. 296;. — Lago di Garda, nei roni di Gastero-
sieus aculeatus.
» neapolitana Parisi (p. 297). — Napoli, nei reiii di Bo.v salpa.
Leniospora asymmelrica Parisi (p. 292). — Napoli, nei reui di Crenilabrus
paxo.
MyoHcliu'in depressic/n Parisi (p. 287). — Gollb di Napoli, in vescica biliare di
Citharus linyuatula.
» ovifortne Parisi (p. 287). — Napoli in vescica biliare di Apoyon
rex-muLlorun e di (yjvis julis.
MASTIGOPHORA
FlagelJata
Trypanosoma dohrni Yakimoff (p. 5). — Golfo di Napoli, nei sanguc di Solea
inonochir.
» yakimovi Wladimikoff in Yakimoff (p. 8). — Gollo di Napoli,
nei sangue di Synynahis aciis.
Dinoilag ellata
Oodinium (n. g.) fritillariae Chattox (p. 87). — ViJlali'anca mai'itlima (^Nizza),
su Fritillaria pellwtida.
Schizodiniuni (n. g.) sparsani Chatton (p. 90). — Riviera di Nizza in Vory-
coeus rosb^alus.
Trypanodtnium (n. g.) ovicola. Chatton (p. 91). — ? Riviera di Nizza, in uii
novo di L'lytetnnesti'a sp. o di Oithona nana.
COELENTERATA
HYDROZOA
Hydromedusae
Tiara teryestina NErri c Stiasny (p. 550). — GoU'o di Trieste.
ANTHOZOA
Zoantharia
Arachnarlis lohitnvoi CARi,(;nKN ('p. :^57;. — (iolfo di Napoli.
- 23^
VERMES
PLATYHELMINTHIA
Trematoda
Derogenes fuhrmanni Mola (p. 492). — Litoralo raedilcrranGO, neir intestine
di Cotius gobio.
EnoplocnUjle (n. g.) minima Tagliani (p. 281). — Acquario di Napoli, sulla
di Muracna helena.
Trochopiis brauni Mola (p. 494). — Roma, sulla pelle di Coitus gobio.
» zschokhei Mola (p. 496). — Roma, sulla pelle di Coitus gobio.
Cestoda
Anojilocephala minima Mello (p. 124). — Pollenzo (Piemonte), ncU' intestino
di Phasianus colchicus Juv.
Bothriocephalus li'ihei Mola (p. 498). — Tevere, nelF intestino di Cotius gobio.
NEMERTINEA
Amp)hiporus nig)^osti-iaius Timofejev (p. 34). — Baia di Villafranca.
Linens coecus Timofejev (p. 40). — Baia di Villafranca.
Micrura albifrons Timofejev (p. 41). — Baia di Villafranca.
Nemertopsis capiiulaia Timofejev (p. 33). Baia di Villafranca.
Prosioma albolineaium Timofejev (p. 37). — Baia di Villafranca.
» Inpeliatum Timofejev (p. 38). — Baia di Villafranca.
» bistriatum Timofejev (p. 36). — Baia di Villafranca.
» maculatum Timofejev (p. 38). — Baia di Villalranca.
» mioctum Timofejev (p. 36). — Baia di Villafranca.
» siyyiplex Timofejev (p. 39). — Baia di Villafranca.
» viera Timofejev (p. 37). — Baia di Villafranca.
» viperula Timofejev (p. 38). — Baia di Villafranca,
ANNELIDA
Oligochaeta
Fridericia giganiea Dequal XP- 1). — Firenze, nella terra umida.
Pierochaeta asii'onensis Pierantoni (p. 4). — Lago-stagno degli Astroni.
MOLLUSCA
GASTROPODA
Pulmonata
Helix pisana var. tesiuclinea n. var. Taylor (p. ?). — Italia setlentrionale.
CEPHALOPODA
Abralia jaitai Pfeffer (p. 150). — Golfo di Napoli.
Charibcliieuthis (n. g.) maculata Vivanti (p. 89). Stretto di Messina.
Pyroteuthis mediien-anea Pfeffer (p. 210). — Mediterraneo (? loc).
Sepieiia minor Neef (p. 267). — Golfo di Napoli.
Sepiola ligulata Naef (p. 271). — Golfo di Napoli.
» robusta Naef (p. 271). — Golfo di Napoli.
» tenera Naef (p. 269). — Baia di Villafranca (Nizza),
- 238 -
ARTHROPODA
CRUSTACEA
Ostracoda
Daphnia longispina tellinii var. n. Lorenzi (p. 86), — Alpi Carniche, nel La-
ghetto Riiviz.
Cirripedia
Yerruca joubini Gruvel (p. 4). — Monaco.
Copepoda
Carazzoides (n. g.) venetus Grandori (p. 105). — Laguna di Vcnczia.
Biaptomus auredanus Lorenzi (p. 92). — Laghetti dellc Alpi Carniche.
Piezocalanus (n. g.) lagunai^is Grandori (p. 98). — Laguna di Venezia.
Isopoda
Athelges pelagosae Babic (p. 176). — Isola di Pelagosa.
TricJwniscus mancimi Brian (p. 465). — Tana del Bugginc pi'csso Cardoso.
(Alpi Apuane).
ARACHNIDA
Acari
Grarxiasid.ae
Messoracarus (n. g.) mirandus Silvestri (p. 224). — Strongoli (Calabria), Ca-
tania, Castelbuono (Palermo) sui lati del Capo di Messor
harharus.
Trom."biciiid.ae
Microtrombidium albofaseiaium Berlese (p. 149). — Sorgono (Cagliari).
» geographicum sardoum n. var. Berlese (p. 156). — Sor-
gono (Cagliari), sotto le pietro.
» platychirum Berlese (p. 162). — Ceresole d'Alba (Pieraonte).
Sericothrombium scharlatinum Berlese (p. 217). — Italia ed altri paesi d"Eu-
ropa.
Trombidium quadrimaculatu'tn Berlese (p. 234). — Cagliari.
Hyd.raclinid.ae
Thyas disjuncta Koenike (p. 65). — San Rerao.
IEriopli-yid.ae
Phgllocoples siaphgleac Pantanelli (2, p. 175). — Lazio, su Stuphylea pinnala.
* » trotleri Scalia (p. 64). — litna, su Cyclamen mopolitonum.
* » citicolHs Pantanelli (I, p. 144). — Noto (Sicilia), su gctti c fo-
glie di Vitis vinifera, rip(u'ia e berlandieri.
MYRIOPODA
Diplopoda
Cjllindrokdus cq)pennin()ruin sorrentinus n. subsp. Verhoeff i,l, p. 226). —
Corpo di Cava (Sorrento); dintorni dl Palmi (Calabria).
» henningsii Verhoeff (1, p. 223). — Malgratc presso Lecco;
boschi ad occidentc dell'Adda.
- 239 -
Cylindroiulus solis albissolensis n. subsp. Verhoeff (1, p. 226). — Riviera li-
gui'G, presso Albissola.
Glomeridellari Verhoeff (2, p. 421). — Dintorni del Lago di Como.
INSECTA
Collembola
yeelides (n. g.) folaomi Caroli (p. 2). — Rive del lago-stagno dogli Aslroni,
sotto le foglie marcite cd umide.
Thysanura
CamjKxlea emeryi Silvestri (1, p. 137). — Portici, Gastellammafe (Napoli),
Monteleone Galabro, Cerignola (Foggia).
» fragilis pemturochaeta n. subsp. Silvestri (1, p. 128;. — Dintorni
degli Astroni (Napoli).
» gestroi Silvestri (1, p. 130). — Monteleone Galabro.
» g7-assii Silvestri (1, p. 122). — Roma, Portici, Gastelbuono (Sicilian
ed altrove luori d" Italia.
» lualpighii Silvestri (1, p. 132). — Bevagna (Umbria), Monteleone
Galabro, Messina e Gatania.
» » apula n. subsp. Silvestri (1, p. 134). — Gerignola (Foggia\
» redii Silvestri (1, p. 112 . — Monteleone Galabro.
» staphylinus plusichaeta n. var. Silvestri (1, p. 116). — Civezzano
(Trentino) ed altri paesi d'Europa.
Plusiocampa (n. g.) italica Silvestri (1, p. 145). — Strongoli (Galabria).
» notabilis Silvestri (1, p. 143). — Monteleone Galabro.
Orthoptera
Grryllidae
Myrmecophiia acervorutti subdula n. subsp. Silvestri (2, p. 228j. — Portici,
nei nidi di Messor barbarus o di Pheidole pallidula.
Diptera
I*sycod.id.ae
Phlebotomus nigerrioius Newstead (p. 162j. — Malta.
Tla.erevid.ae
Tliereva neglecta Krober (p. 407). — Italia ed altri paesi.
1s/Lx3isci.<3iaLe
Cefatitis savasianoi Martelli (p. 50). — Acireale, sul cappero.
Rhynchomya italica Rezzi (p. 70). — Gennargcntu (Sardegna) ; Gargano.
Hymenoptcra
Formicid-ae
Crematog aster scuiellaris nigra n. var. Emery (p. 654). — Asuni (Sardegna).
Ocnjopomyrmex santschii siciliana n. var. Karawajew (p. 11). — Palermo, ncl
giardino Flora.
Pheidole pallidula emeryi n. var. Krausse (2, p. 169). — Sardegna.
Cynipid-ae
Cynips trinacriae De Stefani (p. 127;. — Sicilia.
240
liiepidoptera
IRliopalocera
* Argynnis pales rnedioitalica \\. subsp. Turati (1, p. 21). — Gran Sasso d'l-
talia; Majella.
Coenonymjiha arcania biocellata n. ab. Rocci (2, p. 184). — Alpi Marittimc.
* Epinephele jurtina bipupillata n. ab. Rocci (1, p. 179). — Pieraonte.
♦ » » coeca n. ab. Rocci (p. 179). — Pieraonte.
» iithonus fulgens n. forma Turati (2, p. 304). — Aritzo (Sardegna).
♦ » » seminigra n. ab. Rocci (1, p. 180). — Piemonte.
* Erebia euryale brutiorum n. subsp. Turati (1, p. 16). — Gran Sasso d'ltalia.
Eiichloe cm^damines niontivaga Turati e Verity (p. 232). — Terme di Val-
dieri (Piemonte).
* Lycaena argy?'ogno/)wn obsciirata n. ab. Rocci (1, p. 182). — Nizza Mon-
ferrato.
♦ Melitaea athalia mar/ma n. subsp. Turati (1, p. 19 . — Paola (Calabria).
» » semiradiata Turati e Verity (p. 232;. — S. Anna di Val-
dieri (Pieraonte).
* » aurelia fasciata n. ab. Rocci (1, p. 215). — Bardonecchia.
♦ » cinxia velata n. ab. Rocci (1, p. 171). — Dintorni di Torino.
» dictynna obliterata n. ab. Rocci (2, p. 171). — Venaria (Piemonte).
♦ » didynia paiycosana n. subsp. Turati (1, p. 18). — Paola (Calabria'.
* Papdlio machaon atrofasciaia n. ab. Rocci (1, p. 157). — Dintorni di Torino.
♦ Parnassius delius divisa n. ab. Rocci (1, 161). — Exilles (Vallo di Susa).
» » inorsata n. ab. Rocci (1, 161). — Exilles (Valle di Susa).
♦ » » itiagnu impillata n. ab. Rocci (1, p. 161). — Exilles
(Valle di Susa).
* » iiinemosyne calabrica Turati (1, p. 12). — Asproraonte.
* Satyrus slatilinits jjedemontana n. var. Rocci (1, p. 178). — Pieraonte.
♦ » » transiens n. var. Rocci (1, p. 178). — Italia settentrio-
nale e centrale.
Heterocera
Acidalia ornala paucisignata ii. var. Krausse (3, p. 132). — Sardegna.
Agrotis decora simplex n. forma Turati e Verity (p. 177). — Terme, Piano
del Vallasco, Valle di MoUieres (Valdieri, Pieraonte).
» jordani Turati (2, p. 304). — Monte Cugnada (Sardegna).
» » chalybaea n. forma Turati (2, p. 304). — Monte Cugnada (Sar-
degna).
» kemiesina irirescens n. forma Turati (2, p. 305). — Monte Cugnada
(Sardegna).
ArcAia fasciata parvisi Turati e Verity (p. 214). — Valdieri (Piemonte).
Bryophila raptriculoides Turati (2, p. 305). — Aritzo (Sardegna); Ficuzza (Si-
cilia).
» . » marmorata n. forma Turati (2, p. 305). — Ai-itzo
(Sardegna); Corsica.
» » mediostrigata n. forma Turati (2, p. 305;. — Aritzo
(Sardegna).
Cnephasia sedana valderiana Turati c Verity (p. 228). — Terme di Valdieri
(Piemonte).
- 241 -
Dianthoecia caesia mariiima n. forma Turati c Verity (p. 180). — Tormc,
Piano (lei Vallasco, Chiot (Alpi Marittirae).
* JHphtera alpmm glauca f. nova Turati (1, p. 25). — Garaaldoli (Napoli).
Hadena furva itaiica n. forma Turati o Verity (p. 182). — Terme CDintorni
di Valdieri, Piemonte).
llhysia itaiica Harrison (p. 317). — Italia.
Laren/ia a/finilaia iurbarid niagistraria Turati e Verity (p. 198). — Tei'ine
(Valdieri, Piemonte).
» hydrata fasciaia Turati e Verity (p. 199). — Terme, Piano del
Vallasco (Valdieri, Piemonte).
L()h)p}H)ra sertala fumidata Turati e Verity (p. 194). — Terme (Valdieri,
Piemonle).
Luperina kruegeri Turati (2, p. 305). — Gennargentu (Sardegna).
Lylhria iwrpuraria. aucta n. var. Krausse (1, p. 132). — Sardegna.
Malacosoma neustria cinnamomea n. forma Turati e Verity (p. 172). — Din-
lorni di Valdieri (Piemonte).
Ocneria kniegei-i Turati (2, p. 304). — Gennargentu (Sardegna).
^- Thalpochares eommunimacula cinnanioinea ii. siibsp. Turati (1, p. 27). —
Abruzzo.
Zanclognatha tarsicristalis hiumbralis Turati o Verity (p. 189). — Terme,
Valletta (Valdieri, Piemonte).
Zygaena // ippucrepidis alpina totadiaphana Turati c Verity (p. 218). —
Terme (Valdieri, Piemonte).
Coleoptera
Cara"bid.ao
Ano2)hthaliJnis hriani Mancini (p. 133). -— Grotta del Fontanaccio (presso T'iz-
zorno nello Alpi Apuane).
Trechus schmidti flaclii n. subsp. Winkler (p. 248;. — Monte Maggiore (Istria;.
Staplilliniciae
Bledius secessus Bondroit (1, p. (58). — Emilia.
Sipalia doderoana Roubal (2, p. 70). — Lula (Sardegna).
Stenus ananias Bondroit (2, p. 264). - Appennino bolognese; Acqui (Piemonte).
» azarias Bondroit (2, p. 263). — Italia.
» benichi Bondroit (2, p. 415). — Appennino bolognese.
» fiorii Bondroit (2, p. 265). — Lazio.
» niisael Bondroit (2, p. 264). — Piemonte; Pavia.
» salamandra Bondroit (1, p. 416). — Pavia.
» scrupulus Bondroit (1, p. 415). — Sardegna.
Trogophloeus championi Cameron (p. 49). — Malta.
Zyras leonhardi Bernhauer (p. 110). — Monte Cola (Sicilia).
Silpliid.ae
Bathyscia kraussei Melichar (p. 33). — Asuni (Sardegna).
Orostygia (n. g.) moczarskii Muller (p. 302). — Bosco del Gonsiglio (Alpi Vc-
note).
Oolyd.iid.ae
Langclandia leonhardi Reitter (2, p. 285). — Sardegna,
242
AdIalacod.errxiid.ae
MaUhodes rangonii Fiori (2, p.. 37). — Sostola (Appennino Modenese).
» solarii Ganglbauer i. I. Pic (p. (30). — Calabi'ia.
Tliilmanus Inngipennis Pic (p. 41). — Sorgono (Sardegna).
Coccinellidae
Lasia 24 — punctata festae n. var. Bella Beffa (2, p. 6). — Vcrsanto Slid
del Maira (Alpi pieraontesi).
» » later if asciata n. var. Bella Beffa (2, p. 6). — Versante Sud
del Maira (Alpi pieraontesi).
Chlaeydus variegatus cupreus n. var. Krausse (4, p. 149). — Asuni (Sardegna).
Scymnus apetzi miilleri n. ab. WingelmUller (p. 185). — Asuni, Monte Sette
Fratelli (Sardegna); Biguglia (Corsica); Ficuzza, Madonie
(Sicilia); Cefalonia, Zantc, Portogallo.
Athous clo7-galiensis Bu Buysson (p. 131). — Borgali (Sardegna).-
» ficuzzensis Bu Buysson (p. 131). — Boseo di Ficuzza (Sicilia).
Elaterid.ae
Cri/2^tuJiy2Jm(s cru.v var. reductus n. var. Bu Buvsson (p. 129). — Corsica.
Fitliidae
Rhinosimus tapiroides Reitter (I, p. 196). — Sorgono (Sardegna).
jA.ntliicid.ae
Ayithicus czernshorshyi Pic (p. 33). — Trieste.
» venustus atrilhorax n. var. Pic (p. 90). — Italia (? loc).
» » hirohronutatvs n. var. Pic (p. 90). — Monte Rosa.
Tene"brionid.ae
Pimelia rugulosa pelagosana n. subsp. Muller (2, p. 291). — Isola di Polagosa.
Stenosis brenthoides j)elagosana n. subsp. Muller (2, p. 290). — IsoIa di Pe-
lagosa.
Olirysomelidae
Cryptocephal'us ragusanus Roubal (1, p. 1). — Sicilia.
Lodnnaea crataegi viigronotata n. var. Pic (p. 90). — Italia (? loc).
Luperus biraghii paganettii n. subsp. Pic (p. 34). — Calabria.
Minota obesa minima n. var. Heikertinger (p. 60).. — Pieraonte,
Titubaea 8 — j^unctata siciliensis n. var. Pic (p. 74). — Sicilia.
Ctarcialioriidae
Ajioderi's coryli nigrifrons n. var. Bella Beffa (1, p. 1). — Bintorni di To-
rino.
i'auloinor})lius reitteri Muller (I, p. 303). — Carso triestino, in una caverna
I'ra Opcina e Sessana.
Liosotna derillei Bedel (p. 149). — Vizzanova (Corsica).
Otiorrhynchus desertus Rosenh. glotdtJt.ora.r n. var. Fiori (1, p. 61). — Alio
falde del Monte Cimone (Appennino modenese).
» indefinitus Solari in lit. Reitter (3, p. 109). — Gargano.
» matutinus Reitter (3, p. 127). — Abruzzo.
» ocellifer Reitter (3, p. 127). — Sicilia.
» umbilicatoides Reitter (3, p. 126). — Sicilia.
I
LH8
Otiorrhynchus squamulipennis Solari in lit. Reitter (3, p. 110. — Gargano.
Phi/UobiHs reichedius depilis n. var. Fiori (1, p. 64). — Vulture (Potenzaj;
Monti di Lioni (Avcllino).
Scolitidae
Cliryplinlus cor.sicus Eggers (1, p. 113). — Monte Rcnoso (Gor.siea).
* Bendrosinus corsieus Eggers (p. 73) (*). — Corsica.
* Dryococtes minor Eggers (2, p. 122). — Sicilia.
» sardiis Strohmeyer (p. 57). — Sorgono (Sar.iogna)
Eccoptofjaslcr demammi Eggers (1, p. 47). — Ficuzza (Dintorni di Palermo);
Algeria o Spagiia.
* Th(n)UNt)-(/t(s robusius Eggers (2, p. 122). — Iracra, Navarra (Sicilia).
» sard'us Eggers (1, p. 114). — Sadali, Asuni (Sardegna).
» siculus Eggers (1, p. 115). — Ficuzza (Dintorni di Palermo).
Tlwphrorychus hicolor Eggers (2, p. 121). — Madonie (Sicilia).
Trypophloeus corsieus Eggers (I, p. 118). — Monte Renoso (Corsica).
Hemiptera
Coccid.ae
Asjjidiotus ephedrarum Lindinger (p. 139). — Sardegna.
Kermcs cordiformis Lindinger (p. 286). — Trieste,
VERTEBRATA
PISCES
Slomtas honapjartei Flower (p. 556). — Italia (Mediterraneo).
AVES
Galliforraes
Colurniv coturnix corsicana n. subsp. von Tschusi zu Schmidhopfen (p. 218).
Mozavia (Corsica); Grosseto.
Passeriformes
Garrulus glandarius corsicanus n. subsp. Laubmann (p. 164). — Corsica.
Lo.ria cwrirostra corsicana n. subsp. von Tschusi zu Schmidhopfen (p. 217).
— Corsica.
Piciformes
Bryobates minor buturlini subsp. nov. Hartert (p. 921). — Italia. (**)
{ ) Vedasi il lavoro di Eogers. citato iiel Eepoitoiio 1911.
("*) Questa e, secondo 1'Hartert, la forma italiana del « picchio niinore », eatesa fine ai dintorni
di Nizza. Appartengono forse a questa auclie gli esemplari della peuisola balcauica.
- 244 -
MAMMALIA
XJngulata
Rupicapra faesula Miller (p. ISl). — Passu Mandi'ioli alia sorsronto del Savio
(Toscana). C)
Insecti vora
C7'ociclu7'a ichnusae Festa (p. 1). — Oasi Loceri, Piscina (Ogliaslro, Sanlegna).
» mimula italica n. subsp. Cavazza (1, p. 12). — Bassa pianura bo-
lognese; Tromuschio, nol confine fra la provincia di Modena o di
Mantova.
/■> russula mimiiloides n. subsp. Cavazza (\, p. 9). — Alpi ticinesi.
» siciila snrda ? n. var. Cavazza (2, p. 7). — Dintorni di Cagliai'i.
( ) Specie iuesisteute., desoiitta sojua pelli luiiiulate con indicazione errata della localita. In To
3caua noli esistono camosfi.
CosiMo Cheuubini, Am;iinistratore-i/i)/i/Vi>rr /fif'/m/rtf> //////t///a .I'f'f -^^17/
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DIUKTTO
DAI DOTTOKI
GIULIO CHIARU6I
Prof, (li Aoatomia luiiana
itel H. Istitiilu tli .>tU(h Super, in Kirunze
EU6ENI0 FICALBI
l'ro^ 'li Anatoitiia comp. e Zoologia
iiella K. Uiiiversitu, di I'isa
Ufficio di Direzione ed Amniinistrazioue: l.sliUdo Anatomico, Firetize.
12 numeri aWanno — Abbuonamento annuo L. 15.
XXVII Anno
Firenze, Gennaio 1916
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SQCIETA EDITRICE L 1 B lUIl lA - MIL A N 0
Prof. GIULIO CHIARUGI
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Istituto Zoolog^ico - R. University di Napoli
APXHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLIGATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA
UNIOlSrE ZOOLOGICA.
PER CUKA
DEL COMITATO Dl liEDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Onl. (li Zoologia nolla R. Universitii di Napoli
Volume VIII. — 1914-1915.
INDICE. — Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulle iasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
follicoli dello struma. Tav. 1. — Cecchini C. L'apparato circolatorio della Fheretina
heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. — G.igi A. SuH'eredita della ernia cerebrale nei
polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. — Marcucci E.
Capaciti rigenerativa degli arti nelle larve di Auuri e condizioui che ne deter-
rainano la perdita. Tav, 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A. Ricerche sulla morfologia
e Hsiologia della glandola cecals (appendico digitiforme) degli Scylliuin e sulla
funzione del pi-ocesso verraifonne dell' uomo e del raamraiteri. Tav. 8 e 2 inc.
— Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris.
Tav. 9-10. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav.
11-12 ed una'inc. — Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del genere
Pisa. Tav. 13-14. — Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali »
deir Alborella {Albiirnus alborella De Fjl). Tav. 15 ed una inc. — Monticeiii Fr.
Sav. Prostoma sebe.sii.i. Tav. 16.
K ill cori^o (li $»t:iini>a ii Volume IX
Dell'Archivio zaologico i'a!ian3 si pubblica annualmente un Volume di circa
400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40.
liedazione ed Amminisirazione : Istituto Zoologico - R. Universita di Napoli
Commissionarii e rappresentanti :
per r Italia alia Libreria FratelU Treves: Yia. Roma, 258 Napoli
per I'eslero alia Libreria Oswald Wehjel : Konigstrasse 1. Lipsia.
AVVISO IMPORTAXTE
Chi desidera acqui stare la serie completa dei volumi finora pubblicati dell'ARCHI-
VIO ZOOLOGICJ I TALIANO puo averii a! prezzo dl favore di L. ;290 (invece dl L. 320).
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Istituto Micrografico Italiano
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Micro e macrotbtograde ad uno o piu colori.
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fico, raccolte sotto la diiezione di ilkistii sceiiziati.
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Preparati microscopici.
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Ditta F. KORISTKA
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Unica Fabbrica Nazionale di Microscopi ed Accessor)
DITTA FORNITRICE DI TUTTI I G^BINETTI UNIVERSITARI DEL REGNO
Microscopi niiovi Modelli 1914
come da figura, composti di: Stativo munito
di apparato Abbe, con diaframma ad iride ;
revolver triplo; tre obbiettivi: 3 e 7* a secco,
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2, 3 e 4; in elegante annadietto luoidato.
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fotografia, Apparecchi da projezione, Obbiet-
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Si accordano pagamenti rateali mensili
Pubhiicazione mensile Contc corrente colla Posta.
*'^-~"^' Pul)blicato il 6 giugno 1916.
IHonitoFe Zoologieo Italiano
(Pubblicazioiii Itaiiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiaie della Unione Zooiogica Italiana
DIUETTO
DAI DOTTORI
GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI
I'rof. (1i Auatoiuia iiinaDa Prof, -li Anatomia coiii|i. « Zoologia
iiel U. Istitiito (li ^liiill tjiiper. in Kirenzu iiella U. Univursita ili i'isa
Ufficio di Direzione ed Amministrazione : IsUtuto Analoinico, Fireiise.
13 Humeri all'anno — Abbuonamento annuo L.. 15.
XXVn Anno Firenze, Febbraio 1916 N. 2.
SOCIETA EDlTiUCE LIBRARIA - MILANO
Prof. GIULIO CHIARUGI
IDirettore d.ell' Istitiato .A.natorx>ico dl 'FirexxT.e
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in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia
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Fornitoro del K. Istitnto <1i {Studi* sniieviori
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pci" gli estnitti di Oomnnicazioni oiiginali, pubblicato nel Monitore
Zoologico, richiesti dagli Autori oltre i 50 di diritto.
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11.50
14.—
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20.—
22.50
150
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14.50
16.—
18.—
21.—
23.—
25.—
28.50
Riccrclie dell'Istituto Zoologico della R. Uuirersita di >'apoH
Fascicolo I — N. 1-7
N. 1 — Wonticelli Fr. Sav. H cratere di c Astroni » nella Campania, 15 inci-
sioni. — N. 2. - Marcolongo I. Gastrotrichi del lago-sta»ao craterico di Astroni,
Tav. 1-3. — iV. 3. - Pierantoni U. Oligoclieti del laghetto craterico di Astroni I
Naididae, Tav. 4, — IV. 4. - Caroli E. - Collembola I. Su di un nuovo genere di
Neelidae, Tav. 5. — ]V. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagno craterico di Astroni,
Tav. 6. — W. 6 - Savi L. I ciliati aspirotrichi del lago-stagao craterico di Astro-
ni, Tav. 7. — K. 7 - Delia Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.
Pubblicazione supplemeiitare dell' « Auiuiavio del Museo /oologlco della
B. Unirersita di Napoli (Nuora sorle) ».
Regole Intornazionali della Nomenclatura Zoologica
ADOTTATE DAI
CONGRESS! INTERN AZIONALI DI ZOOLOGIA
EDIZIONE UFFICIALE ITALTANA
REDATTA DAL
r*rof. Fr. Sav. Monticelli
Edita dal « Hloniloro Zoologico Ilaliaiio >
Frezzo L. 5.
Regole per la Nomenclatura Zoologica Italiana
FISSATE DALLA
Prezzo L. 3.
In vendita presso la Seg-reteria della Unione Zoologica Italiana
Istituto Zoologico - R. University di Napoli
ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DPXLA.
UNIONE ZOOLOaiCA
PKU CUKA
DEL COMITATO DI liEDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Onl. ili Zoologia nella E. TJniversitfi di Kapoli
Volume VIII. — 11)14-1915.
INDICE — Diamare V. Contribute critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulle iasi e rinterpretazione di particolari cellule viventi liberi in
follicoli dello struma. Tav. 1. — Ceccliini C. L'apparato circolatorio della Pheretina
heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. — Gtigi A. Sull'eredita della ernia cerebrale uei
polli in correlazione ad aitri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. — (Vlarcucci E.
Capaoita rigeuerativa degli arti nelle larve di Auuri e condizioni che ne deter-
minano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A. Ricerche sulla niorfologia
e fisioiogia della glandola cecale (appendico digiiifonue) degli ScyUhiin e sulla
funzione del processo vermiforine deH'uomo e dei naammiferi. Tav. 8 e 2 inc.
— Sabatino C. SuUo sviluppo dell'intestino spirals del girino di Bufo vulgai'is.
Tav. 910. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda, Tav.
11-12 ed una inr. — MIsuri A. Revisioue delle specie mediterranee del genere
Pisa. Tav. 13-14. — Manfredi P. Contribute alia conoscenza delle « razze locali »
dell' Alborella {Albumus atborella De Fil). Tav. 15 ed una inc. — Monticelli Fr.
Sav. Prostoma sehestis. Tav. 16.
£ ill corso di ^ifainpa il Voliiiiie IX
Dell'Archivio zoologico i'alian} si pubblica annualinente un Volume di circa
400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40.
Ii'edazione ed Amministrazione : Istitulo Zoologico - R- Universita di Napoli
Commissionarii e rappresentanti :
per r Italia alia Libreria Fratelli Treves: Via. Roma, 268 Napoli
per I'estero alia Libreria Oswald Weigel : Koaigstrasse 1. Lipsia.
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segni, da sog^etti macroscopici e mici'oscopici, spet-
tanti a ricerche -) pubblicazioni scientitiche.
Micro e macrotbtogrMfie ad uno o piu colori.
Dispositive per proiezione a scopo d' insegnaiiiento scienti-
fico, raccolte sotto la ditezione di illustri scenziati.
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Pubblicazione mensile Contc corrente colla Posta.
Pubblicato il 16 luglio 1916.
IBomtore Zoologieo Italiano
(Pubblicazioiii Italiane di Zoologia, Aiiatomia, Embriologia)
Oryano ufficiaie delia Unione Zoologica Italiana
DIKBTTO
DAI DOTTORl
6IULI0 GHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI
Prof. (Il Auutuniiu uiiiaiia Prof, di Auuloiuia cuiii|i. e Zuuloj^ia
iielK. Istitiito (li ^tuih Super, in Kireiizu nella K. Uuivcrsita di Pisa
Ufficio di Direzione ed Ainministrazione: I.sf.iiu/o Anafomico, Firenze.
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per gli estratti di Comunicazioni original!, pubblicate nel Monitore
Zoologico, richiesti dagli Autori oltre i 50 di diritto.
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16.—
18.—
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Riccrcho dellMstituto Zoologico della U. Uiiiversitii di Xapoll
Fascicolo I — X. 1-7
N. 1 — Wonticelli ,Fr. Sav. II cratere di « Astroni > nella Campania, 15 inci-
sioui. — IV. 2. - Marcoiongo I. Gastrotrichi del lago-.staji;no crat^rico di A<«troni,
Tav. 1-3. — N, 3. - Pierantcni U. Olif?ocheti del laghetto craterico di Astroni I
Naididae, Tav. 4. — X. 4. - Caroli E. • Ccllembola I. Su di uii nuovo genere di
Neelidae, Tav. 5. — If. 5. - Iroso '. Kotiferi del lago stagno craterico di Astroni,
Tav. 6. — N. 6 - Savi L. I ciliati aspirotrichi del lagostagno craterico di Astro-
ni, Tav. 7. — :^'. 7 - Delia Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.
Piibblicazioiio sapplemeutarc doll* « Annnarlo del Museo Zdologico della
B. UiiiTersita di Napoli (Niiova scrie) ».
Regole Int3rnazionali della Nomericlatura Zoologies
ADOTTATK DAI
CONGRESSI INITERNAZIONALI DI ZOOL.OCIA
FDIZIONE ITFFICIALE ITALIAN A
REDATTA DAL
r*rof. Fr. Sav. Monticelli
Edita dal « .^loiiitore Xoologico Italia no >
Prezzo L. 5.
Regob per la Nomenclatura Z ologica Italiaaa
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In vendita presso la Segreteria della Unione Zoologica Italiana
istitulo Zoolog^icj - R. University di Napoli
ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA.
UNION"^ ZOOLOGICA.
PER GURA
DEL COMITATO DI JREDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Ord. di Zoologia nella R. Universitii di Js'apoli
Volume VIII. — 1014-1915.
INDICE. — Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulle tasi e I'intcrpretazioiie di particolari cellule viventi liberi in
follicoli dolio struma. Tav. 1. — Cecchini C. L'apparato circolatorio delta Pheretina
heterochaeta (Michlss). Tav. 2. — G igi A. SuH'eredita della ei'nia cerobrale nei
polli in coi-rela/.ione ad altri caratleri. Tav. 3-5 e 26 inoi.sioni. — Marcucci E.
Capar.ita rigenerativa degii arti neile larve di Aiiuii e condizioni fhe ne deter-
minano la perdiia. Tav. 6-7 e 12 incisioni. — Nlorgera A. Ricercho sulia mortologia
e fisioiogia della glandola cecale (appendico digititorine) degli ScrjUium e sulla
funzione del processo vennitonne dell' uonio e dei inaininiteii. Tav. 8 e 2 inc.
— Sabatjno C. Sullo .sviiuppo doH'iniestino spirale del girino di liufo vulgaris.
Tav. 910. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jwiinJa. Tav.
11-12 ed una iti--. — Misuri A. Revisione delle specie mediterrauee del geiiere
Pisa. Tav. 13-14. — Manfredj P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali »
deir Alborella {Albnrrms aiborella De Fil). Tav. 15 cd una inc. — Mrnticelli Fr.
Sav. Prostoina sebestis. Tav. 16.
K ill corsu di stsiiiii»:i. il Volume IX
Dell'Arcliivio zooljjico i alia.T) .si pubblioa annualmonte iin Volume di circa
400 pagine ricco di tavole e di illustiazione. — L'abbonamento e di L, 40.
Redazione ed Amminlstrazione : istitulo Zoohgico - R. Universitci di Napoli
Commis.sionarn e rappresentauti :
per 1' Italia alia Libreria Frcitelli Treves: Via Roma, 2bS Napoli
per I'eslera alia Libreria Osicald Webjel : Ko iigstra«se 1. Lipsia.
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•^~~~~~"~~~~~~^~~' Pubblicato il 15 ottobro 191(). '
JloDltoFe ZoologiGo Italiano
(Pubblioazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale delia Unione Zoologica Italiana
DIRETTO
DAI DOTTORI
GIULIO GHIARU6I EUGENIO FIGALBI
Prot. di Aoatoinia uinana Prof, di Anatomia couip. e Zoologia
iiel K. Istituto di sttudi Super, in Kireuze iiella U. Uuiversita di Pisa
TJfficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze.
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Prof. GIULIO CHIARUGI
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per gli estratti di Comunicazioni originali, pubblicate nel Monifore
Zoologico, richiesti clagli Autori oltre i 50 di diritto.
Numero
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150
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14.50
10.—
18.—
21.—
23.—
25.—
28.50
Riccrche dell'Istitnto Zoologico della R. Unircrslta di Napoli
Fascicolo I
X. 1-
'S. \ — Wontlcelli Fr. Sav. II cratere di c Astroni > nella Campania, 15 inci-
«ioni. — N. J2. - Marcolongo 1. Gastrotrichi del lago-stagao craterico di Astroni,
Tav. 1-3. — ?J. 3. - Pierantoni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni I
Naididae, Tav. 4. — N. 4. - Carol! E. - Collembola I. Su di un nuovo genere di
Neelidae, Tav. 5. — !X. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagao craterico di Astroni,
Tav. 6. — IV. tt - Savi L. I ciliati aspirotrichi del lago-stagno craterico di Astro-
ni, Tav. 7. — :N. 7 - Della Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.
Pnbblicazione sapplementare dell* « Annnnrlo del Museo Zoologico della
R. Uiilvcrsita di Napoli (Nnora serle) ».
Regole Internazionali della Nomenclatura Zoologica
ADOTTATE DAI
CONGRESS! INTERNAZIONALI DI ZOOLOGIA
EDIZIONE UFFICIALE ITALIAN A
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Prof. Fr. Sav. Monticelli
Edita dal « ]IIonitore Zoologico Italiano »
Frezzo L. 5.
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TJITIOIsrE ZOOXiOG-ZCA. IT A.XiIA.3^A
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ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA
XJ N I O N E Z O O L O a I C A.
PER CURA.
DEL COMITATO DI REDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Ord. (li Zoolocria nella 11. Uriiversita di Napoli
Volume VIII. — 1914-1915.
INDICE. — Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle leaioni zoo-
parassitarie I sulle fasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
follicoU dello struma. Tav. 1. — CecchJni C. L'apparato circolatorio della Pheretina
heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. — Giigi A. SuU'eredita della ernia cerebrale nei
poUi in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. — Marcucci E.
Capaf.iti rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ne deter-
minano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A. Ricerche sulla raorfologia
e fisiologia della glandola cecale (appendico digitiforiiie) degli Scyllium e sulla
funzione del processo vermiforrae dell' uomo e dei mamnoiferi. Tav. 8 e 2 inc.
— Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris.
Tav. 9-10. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav.
11-12 ed una inc. — MIsuri A. Revisione delle specie mediterranee del genere
Pisa. Tav. 13-14. — Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle < razze locali »
deH'Alborella (Alburmts alhorella De Fil). Tav. 15 ed una inc. — Monticelli Fr.
Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.
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■"~~~~~~~~~'^~~~~~"" Pubblicato il 25 noverabre 191f).
jVlomtoFe ZoologiGo Italiano
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DAI DOTTORI
GIULIO CHIARU6I EUGENIO FICALBI
I'rof. di Anatomia iiinana Prof, di Aoatoitiia comp. « Zoologia
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ZoologicOf richiesti dagli Aiitori oltre i 50 di diritto.
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Riccrclie dell'Istituto Zoologico della R. Uuirersita di Napuli
Fascicolo I
y. 1-';
Hi. \ — Monticelli Fr. Sav. II cratere di c Astroni » nella Campania, 15 inci-
sioni, — K. iJ. - Marcolongo I. Gastrotrichi del lago-stagno craterico di Astroni,
Tav. 1-3. — N. Jl. - Pieranteni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni 1
Naididae, Tav. 4. — ]V. 4. - Caroll E. - Coilembola I. Su di un nuovo genere di
Neelidae, Tav. 5. — 3f. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagno craterico di Astroni,
Tav, G. — K. « - Savi L. I ciliati aspirotrichi del lago-stagno craterico di Astro-
ni, Tav. 7. — X. 7 - Delia Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.
Pnbblicazione supplemeiitare doll' « Annaario del Museo Zoologico della
R. UiiiTersita di Napoli (Nnora serle) >.
Regole Internasionali della Nomenclatura Zoologica
ADOTTATE DAI
COIMGRESSI INTERIMAZIONALI DI ZOOLOOIA
EDIZIONE UFFIOIALE ITALIAN A
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I*rof. Fr. Sav. Monticelli
Edita dal « Moiiitore Zoologico ICaliaiio »
Frezzo L. 5.
Regole per la Nomenclatura Zoologica Italiana
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TJITIOITE ZOOXjOGICA. ITJ^LIJ^ITA
Prezzo L. S.
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In vendita presso la Segreteria della Unione Zoologica Italiana
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ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLICATO SOTTO GH AUSPICI DELLA
U N I O N E Z O O L O G I C A.
PER CURA
DEL COMITATO DI EEDAZIONE
Redattore: Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Old. (li Zoolofjia iiellii K. University di Napoli
Volume VIII. — 1914-1915.
INDICE. — Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulle fasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
foUicoli dello struma. Tav. 1. — Cecchini C. L'apparato circolatorio della IVieretina
heterochaeta (Michlsn). Tav, 2. — Gugi A. SuU'erediti della ernia cerei)iale nei
polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 inoisioni. — Marcucci E.
Capacity rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni ^ » —
Istituto Micrografico Italiano
per rapplicazione della fotografia a delle art! graficha alia scisnza
Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05
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Riproduzioni ad uno o piu colori, sia dal vero clie da di-
segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet-
tanti a ricercbe o pnbblicazioni scientiticlie.
Micro e niacrofotografie ad uno o piu colori.
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fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati.
Dispositive a colori coi vari procedimenti.
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come da figura, composti di: Stativo munita
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revolver triplo ; tre obbiettivi: 3 e 7* a secco,
7,2" ad immersione omogenea ; tre oculari:
:2, 3 e 4; in elegante armadietto luoidato.
Ingrandiraenti sine a 1100 diametri
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cliiesta di: Microscopi, Accessori per micro-
scopi ed istrunienti affiui, Microtomi, Micro-
fotografia, Apparecchi da projezione, Obbiet-
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Pubblicazione mensile Contc corrente colla Posta.
■ Piibblicato il 22 doccrabrc 191(^
IWoDltoFe Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale deiia Unione Zoologica Italiana
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DAI DOTTORI
GIULIO CHIARU6I EUGENIO FICALBI
Prof, di Anatomia uinatia Prof. 'li Acatoiiiia coiiip. e Zooloj^ia
iiel K. (stitiKu di c^tiull t»U(ier. in l<°ireuz<9 nelhi K. Universita di Pisa
Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istilulo Atiatomico, Firenze.
12 i^umerl all'anno — Abbuonameuto annuo L. 15.
XXVII Anno Firenze, LugHo 1916 N. 7.
SOCIETA EDITRICE LIBRA lU A - MILANO
Prof. GIULIO CHIARUGI
IDirettore d.ell' Istitxato .A.natoxanico d.i IFirenze
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lustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerclali
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Foriiitore 'apoli
Fascicolo I — N. 1-7
X. 1 — Wonticelli Fr. Sav. II cratere di c Asti-oni » nella Campania, 15 inci-
sioni. — N. 2. - Marcolongo I. Gastrotrichi del lago-stagao cratarico di Astroni.
Tav. 1-3. — X. 3. - Pierantcni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni I
Naididae, Tav. 4. — - ]!V. 4. - Carol! E. - Collembola I. Su di un nuovo genere di
Neelidae, Tav. 5. — ]\. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagao craterico di Astroni.
Tav. 0. — X. 6 - Savi L. I ciliati aspirotrichi del lago-stagno craterico di Astro
ni, Tav. 7. — 1%'. 7 - Delia Vaile P. Tardigrada, Tav. 8-11.
Pubhlicazioiic snpplcmentare dell' « Annnnrio del Jluseo Zoologico dclla
K. UnlTersita di Napoli (Nnova serle) ».
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CONCRESSI INTERNAZIONALI DI ZOOLOGIA
EDIZIONE LTFFIdfALE 1TALIA:N^A
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Prof. Fr. Sav, Monticelli
Edita dal « Moiiitorc Zoologico lialiano >
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APXHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLICATO SOTTO GH AUSPIGI DELIA
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PER CURA
DEL COMITATO DI EEDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Ord. di Zoologia nella R. University di Xapoli
Volume YUI. — 1'.)14-11H5.
INDICE. — Diamare V. Contribute critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulle fasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
foUicoli dello struma. Tav. 1. — CecchinI C. L'apparato circolatorio della Pheretina
heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. — Giigi A. Sull'eredita della ernia cerebmle lui
polli in correlazione ad altri caratteri, Tav. B-5 e 26 incisioni. — Marciicci E.
Capar.iti rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ne deter-
minano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A. Ricerche sulla morfologia
e fisiologia della glandola cecale (appendico digitiforme) degli Scyllium e suUa
funzione del processo vermiforme dell' uomo e dei mammiferi. Tav. 8 e 2 inc.
— Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vufgaris.
Tav. 9-10. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jurunda. Tav.
11-12 ed una inc. — Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del genera
Pisa. Tav. 13-14. — Manfred! P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali »
deir Alborella (Albwniis alborella De Fil). Tav. 15 ed una inc. — Monticelli Fr.
Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.
£ ill corso di stainpa ii Voltiiue IX
Dell'Archivio zoologico italiano si pubblica annualmente un Volume di circa
400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40.
Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologico - R. Universita di Napoli
Commissionarn e rappresentanti :
per ritalia alia Libreria Fratelli Treves: V'lSi Roma, 258 Napoli
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NUOVI MODELLI
Pubblicazione mensile Contc corrente colla Posta.
Pubblicato il 6 fobbraio 1917.
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DAI DOTTORI
GIULIO CHIARUGI ED6ENI0 FICALBI
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iiel K. Istituto di fcHuII Siijier. Ill Klrenze iiella H. Ui'.iversita ^apo1i (Nnova serio) *.
Resole Internazionali della Nomenclatura Zoologica
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CONGRESSI INTERNAZIONALI Di ZOOLOGIA
EDIZIONE UFFICIALE ITALIANA
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r*rof. Fr. Sav. Monticelli
Edita dal « 9Ionitore Zoologico Ilaliaiio >
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PUBBLIGATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA
XJINTIONE ZOOLOaiCiSL
PER CURA
DEL COMITATO DI EEDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Oril. di Zoologia nella R. TJniversit<\ di Napoli
Volume YIII. — 1914-1915.
INDICE. — Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulle fasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
foUicoli dello struma. Tav, 1. — Cecchini C. L'apparato circolatorio delia Pheretina
heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. — Giigi A. SuH'eredit^ della ernia cerebrale nei
poUi in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. — Mafcucci E.
Capacity rigenerativa degli arti nelle iarve di Anuri e condizioni che ne deter-
minano la perdita. Tav, 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A, Ricerche sulla mortologia
e fisiologia della glandola cecale (appendice digitiforrae) degli Scyllium e sulla
funzione del processo vermiforme dell' uomo e dei maramiferi. Tav. 8 e 2 inc.
— Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris.
Tav. 9-10. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jununda. Tav.
11-12 ed una inc. — Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del genere
Pisa. Tav. 13-14. — Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali »
dell' Alborella {Alburnus alborella De Fil). Tav. 15 ed una inc. — Monticelli Fr.
Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.
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400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40.
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Commvifiionarn e rappresentanti :
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NUOVI MOBELLI
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Pubblicato il 6 marzo 1917.
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APXHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLIGATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA
XJNIONE ZOOLOaiC^
PER CUKA
DEL COMITATO DI EEDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTI CELLI
Onl. ili Zoologia nella r>..Uuiveisitii di Naiioli
Volume VIII. — 191-1-1915.
INDICE. ■; — Diamars V, Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulle fasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
follicoii delio struma. Tav. 1. — Cecchini C. L'apparato circolatorio delia Pheretina
heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. — GWgi A. Sull'eredita della ernia cerebrale nei
polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 2G inoisioni. — Marcucci E.
Capacita rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ne deter-
niinano la perdita, Tav. 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A. Ricerche sulia morfologia
e fisiologia della glandola cecale (appeudico digitiforme) degli ScyUiuni e sulla
lunzione del processo vermitorme dell' uomo e dei mammiferi, Tav. 8 e 2 inc
— Sabatino C. Sullo sviluppo dell'latestino spirale del girino di Bufo vulgaris.
i\iv. y 10. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav.
11-12 ed una inc. — Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del geiiere
Pish. Tav. 13-14. — Manfred! P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali »
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11.50
14.50
16.—
18.—
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23.—
25.—
28.50
Riccrche dell'Istituto Zoologico della R. Uuirersita di Aapoli
Fascicolo I
K, 1-7
X. 1 — Manticelli Fr. Sav. II cratere di * Astroni » nella Campania, 15 iuci-
sioni. — ]V. 2. - Marcolongo 1. Gastrotrichi del lago-stagao craterico di Astroni.
Tav. 1-3. — K, 3. - Pierantcni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni 1
Naididae, Tav, 4. — N. 4. - Caroli E. - Collembola I. Su di un nuovo generc di
Neelidae, Tav. 5. — }V. 5. - Iroso I. Rotiferi del lago stagao craterico di Astroni.
Tav. 0. — ]V. 6 - Savi L. I oiliati aspirotrichi del lago-stagno craterico di Astro
ni, Tav. 7. — fi, 7 ' Delia Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.
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uisrioisrE zooloqica.
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Volume Vlll. — 1914-1915.
INDICE. — Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioiii zoo-
parassitarie I sulle fasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
follicoli dello struma. Tav. L — Cecchini C. L'apparato circolatorio della Fheretma
heterochaeta (Miohlsn). Tav. 2. — Giigi A. SuU'erediti della ernia cerebiale nei
polli in correiazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 inoisioni. — Wlarcucci E.
Capar,ita rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ne deter-
rainano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A. Ricercho suUa moriologia
e fisiologia della glandola cecale (appeadico digiliforine) degli Scyllium e sulla
funzione del processo vermiforme dell' uomo e del raammiteri. Tav. 8 e 2 inc
— Sabatino C. SuUo sviluppo doH'iniestino spirale del giriuo di Bufo vulgaris.
Tav. 9-10. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora ju'unda. Tav.
11-12 ed una inc. — Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del geuere
Pisa. Tav. 13-14. — Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali »
dell' Alborella (Alburnun alborella De Fil). Tav. 15 ed una inc. — Mcnticeili Fr.
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400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamenlo e di L. 40.
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Riccrclie dell'lstituto Zoologico della R. Universita di Napoli
Fascicolo I — N. 1-7
N. 1 — Monticelli Fr. Sav. II cratsre di « Astroni » nella Campania, 15 iiici-
sioni. — ]¥. 2. - Marcolongo I. Gastrotrichi del iago-stagno craterico di Astroni,
Tav. 1-3. — N. 3. > Pierantcni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni I
Naididae, Tav. 4. — I^. 4. - Caroli E. - Ccllembola I. Su di un nuovo genere di
Neelidae, Tav. 5. — N. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagno craterico di Astroni,
Tav. 6. — N. 6 - Savi L. I ciliati aspirotrichi del lago-stagno craterico di Astro-
ni, Tav. 7. — ]%\ 7 - Delia Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.
Pubblicazione snpplementare dell' « Annuario del Museo Zoologlco della
R. TJiiiversita di Napoli (Nnora serie) ».
Regole Internasionali della Nomenclatura Zoologica
ADOTTATE DAI
CONCRESSI INTERNAZIONALI DI ZOOLOGIA
EDIZIONE UFFIGIALE ITALIAKA
REDATTA DAL
Prof. Fr. Sav. Monticelli
Edita dal « 9Ioiiitore Zoologico Ilaliano »
Prezzo L. 5.
Regole per la Nonienclatura Z:ologica Italiana
FISSATE DALLA
TJlTIOasrE ZOOXiOC3-ICA. IT7^I.I.A.lsr^
Frezzo L. 2.
In vendita presso la Seg-reteria della Unione Zoologica Italiana
Istituto Zoologico - R. University di Napoli
APXHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO
PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA
UISTIONii^ ZOOLOaiCi^
PER CUR A
DEL COMITATO DI' EEDAZIONE
Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI
Ord. di Zoologia nella 11. Uuiversita di Napoli
Volume Vlll. — 19141915.
INDICE. — Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo-
parassitarie I sulie fasi e I'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in
foUicoli dello struma. Tav. 1. — Cecchini C. L'apparato circolatorio della Pheretina
heterochaeta (Mighlsn). Tav. 2. — G'ligi A. SuU'eredita della ernia cerebrale nei
polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 inoisioni. — Marcucci E.
Capacita rigeuerativa degli arti nelle larva di Anuri e condizioni che ne deter-
minano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. — Morgera A. Ricerche suUa morfologia
e fisiologia della glandola cecale (appendico digitiforme) degli ScyUium e suUa
funzione del processo vermiforme dell' uomo e dei mammiteri. Tav. 8 e 2 inc
— Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris.
Tav. 910. — Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav.
11-12 ed una inc. — Misuri A. Revisione dello specie mediterranee del genere
Pisa. Tav. 13-14. — Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali »
deir Alborella {Alburnus alborella De Fil). Tav. 15 ed una inc. — Monticelli Fr.
Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.
£ ill corso di stainpa il Voliiuie IX
Dell'Archivio zuologico italiano si pubblica annualmente un Volume di circa
400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. — L'abbonamento e di L. 40.
Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologico - R. Universita di Napoli
Commissionarii e rappresentanti :
per ritalla alia Libreria Fratelli Treves: Via. Roma, 258 Napoli
per I'estero alia Libreria Oswald Weigel : Kosiigstra^se 1. Lipsia.
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Chi desidera acqui^tare la serie completa dei volumi finora pubblicati dell'ARCHI-
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