MONITORE ZOOLOGIOO ITALIA!)
(Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
ORGANO UFFICIALE DELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA
DIRETTO
DAI DOTTORI
GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI
Prof, di Anatomia nniana Prof, di Anatomia comparata « di Zoologia
nel R. Istituto di Studj Supeiiori di Firenze nella R. Universita di Pisa
Vol. XXTX — Anno XXIX — 1918
(Con 32 figure e 5 tavole)
IN FIRENZE
MDCCCCXVIII
INTDIOE DEL VOL. XXIX.
(Anno XXIX, 1918).
BIBLIOGRAFIA
N.B. — In questo volume e contenuta la Bibliogratia dell'annata 1918 e la con-
tinuazione di quella delle annate precedents
A. — Parte generate. Pag. 1, 157.
I. Bibliogratia. Storia e Biografia zoa'ogica e anatomica. Pag. 1. 157.
II. Scritti zoologici d' indole fitosofica.
III. Scritti comprensivi e vari di Biologia, di Zooloyia, Ji Anatomia. Pag. 2, 158.
IV. Gonologia, Ontogenia, Teratologia. Pag. 3, 159.
V. Citologia e Istologia. Pag. 4, 159.
VI. Tecnica zoologica, anatomica e nucruscopicd. Fag. 5, 160.
VII. Allevamenti, Giardini zoologici, Acquari, Colleziow, Musei ed altre Isti.uzioni.
B. — Parte speciale. Pag. 17, 33, 49.
I. Invertebrati in genere.
II. Protozoi. Pag. 17.
III. Diciemidi, Ortonettidi, Trichoplax e aitri Invertebrati d'incerto tipo.
IV. Spongiari.
V. Celenterati (Cnidar? e Ctenofori).
VI. Vermi. Pag. 18.
1. Scritti generali o su piu che una delle division] del gruppo.
2. Platodi.
3. Rotiferi e Gastrotrichi.
4. Nemertini.
5. Briozoi, Foronidi, Gephalodiscus, Rhabdopleura.
6. Brachiopodi.
7. Enteropneusti.
8. Sipunculidi.
9. Echiuridi.
10. Nematodi, Desmoscolecidi, Ghetosoraidi. Pag. 18.
11. Acantocef'ali.
12. Ghetognati.
13. Echinoderi.
rfJil-b
— IV —
14. Anellidi.
VII. Artropodi. Pag. 18.
1. Scritti generali o su piu che una delle classi.
2. Tardigradi.
3. Pantopodi o Picnogonidi.
4. Merostomi o Limulidi.
5. Aracnidi.
6. Grostacei. Pag. 18.
7. Prototracheati o Onicoi'ori.
8. Miriapodi 18.
9. Insetti o Esapodi. Pag. 18.
a) Scritti generali o su piu che uno degli ordini.
b) Atterigoti o Tisanuri.
c) Architteri o Pseudonevr otter i e Mallofagi.
d) Ortoiteri. Pag. 18.
e) Rincoti o Emitteri, e Fisapodi o Tisanotteri.
f) Coleotteri e Strepsitteri. Pag. 18.
g) Nevrotteri.
h) Imenotteri. Pag. 19.
i) Ditleri. Pag. 19.
k) Afanitteri.
I) Lepidotteri. Pag. 19.
\ 111. Echinodermi.
IX. Molluschi.
1. Scritti generali o su piu one una delle classi.
2. Anlineuri.
3. Gasteropodi (Prosobranchi. Eteropodi. Opistobranchi. Pteropodi. Polmo-
nati).
4. Scal'opodi.
5. Lamellibranchi, Acefali o Pelecipodi.
6. Cefalopodi.
X. Tunicati.
XI. Leptocardi o Anfiossidl.
XII. Vertftbrati. Pag. 33, 49.
I. Parte generale.
II. Parte anatomica. Pag. 33, 49.
1. Parte generale 33.
2. Struttura osteriore.
3. Apparecohio tegumentale. Pag. 33.
4. Apparecchio scheletrico. Pag. 34.
5. Apparecchio mus«ularc 34.
6. Apparecchio intestinale con le annesse glandole. Pag. 34, 49.
7. Apparecchio respiratorio. Pag. 50.
8. Tiroide. Paratiroide. Tiino. Corpuscoli tiraici. Pag. 50.
9. Apparocchio circolatorio. Milza e altri organi linibidi. Fag. 50.
10. Cavita del corpo e membrane sierose.
11. Apparocchio urinario c genitale. Pag. 50.
12. Grhiandole surrenali, Organi cromaffini, etc. Pag. 51.
13. Apparecchio nervoso centrale e periierico. Pag. 51.
14. Organi di senSQ. Pag. 52.
15. Organi produttori di luce, di elettricita.
16. Anatomia topograrica.
17. Teratologia. Pag. 52.
III. Parte zoologica.
1. Scritti generali o su piu che ana delle classi.
•^. Giciostomi.
3. P
4. A'uiiii.
5. Rettili.
6. L'ccelli.
7. Mammiieri.
8. Antropologia ed Etnologia.
Appendice : Antropologia applicata alio studio dei pazzi, dei crimi-
nali, etc.
C. — Zooiogia applicata. Pag. 160.
1. Zooiogia medica. Pag. 160.
2. Zooiogia applicata all'agricoltura i alle industrie. Protezione, Caccia, etc.
Pag. 162.
COMUNICAZIONI ORIGINALI.
Ala?na 0. — Trapianti di otocisti in larvo di Diseoglossus pictus. (Con 1 fig.).
— Pig. 93-99.
Bruno G. — La atruttura del miocardio dell'embrione di polio all'inizio della
sua funzione contrattile. (Con tav. Ml). — Pag. 53-64.
Bruno G. — Nuovo meiodo di viraggio per i preparati impregnati con i sail di
argouto. — Fag. 155-150.
Calabresi E. — Rettili somali raccolti fra Gelib e Margherita (Riva sinistra del
Giuba) dai Dott. Mazzocchi e Scarsellati nel 1912. — Pag. 122-124.
Carazzi D. — !! canale della corda negli embrioni di Cavia Cobayn. (Con 3 ligg).
— Pag. 42-48.
Carazzi D. — 1! coniglio di Porto Santo e la realta della specie. — Pag. 73-78.
Carazzi D. — Gome si forma la placca cordale nell' embrione di Gavia. (Con 6
tig.;. — Pag. 115-121.
Carazzi D. — Esiste nell' embrione di Cavia un canale neurenterico? (Con 5 flgg.).
— Pag. 133 140.
Carazzi D. — La formazioue dell'amnio nell' embrione di Cavia. (Con 4 ligg.).
— Pag. 141- 146.
Castellaneta V. — Ancora sulla questione del tirao in Ammocoetes. — Pag. 109-
114.
Chiarugi G. — L'organo subcommissural nella Gavia durante lo sviluppo e nel-
l'adulto. (Con tav. IV-V e 2 flg. nel testo). — Pag. 163-177.
Cognetti De Martiis L. — Nuove Gregarine Monocistideo. — Pag. 147-149.
Colosi G. — Note sui Pteropodi Tecosomi. (Con 3 flgg.). — Pag. 79-87.
Colosi G. — Grostacei Decapodi raeeolti nella Somalia. — Pag. 100-108.
Colosi G. — Sul gonere Meganyctiphanes (Eufausiaeei). (Con 3 flgg.). — Pa-
gine 178 181.
Colosi G. — Aleuni crostacei decapodi raeeolti nel Mediterraneo dalla R. Nave
« Washington ». — Pag. 182-188.
Corti A. — Particolarita di reazione a determinati corpi estrauei deli'organismo
del coniglio e dell'uorao. (Gon tav. III). — Pag. 125-132.
Decisi A. — La classificazione delle Platirrine dell' Elliot, con 2 carte di distri-
buzione geogratica. 'vGon 2 flgg.). — Pag. 65-73.
Faccioia L. — Specie della famiglia « Maenidae » viventi nel mare di Messina.
— Pag. 6-16.
Griffini A. — Supra varie Gryllacris delle Isole Filippine raccolte dal dott. C.
F. Baker. — Pag. 20-32.
Levi G. — L' individuality delle cellule persiste in potenza nei sincizi. — Pa-
gine 150-155.
Sergi G. — La Babirusa. (Gon 3 ligg.). — Pag. 35-41.
SUNTI E RIVISTE
Levi Giuseppe. — Nuovi studii suiraccresciinento delle cellule nervoso. Ricerche
in Orthagoriscus mold. — Pag. 88-90.
NOTE BIBLIOG&AFICHE.
ferrata A. — Le omopatie. — Pag. 91-92.
NOTIZIE.
Necrologi: S. Bianchi; F. Todaro; P. Della-Valle. — Pag. 188.
Monitore Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale delia Unione Zoologica Itaiiana
UIKKTTO
IJAI DOTTORI
GIULIO GHIARUGI EUGENIO FICALBI
Prof, di Anatonna umaiia Prof, di Anatoiuia comp. e Zoologia
uel It. Istituto
artim.
Maena, Cuv. Regn. anira. 1817.
Corpo compresso. Denti sulla coda del vomere e asperita sul
glossoiale. Dorsale continua, la sua porzione molle nei maschi piu
elevata della porzione spinosa. Vescica natatoria posteriormente
bifida.
1. Maena maena, Linn. ■ .
Maena vulgaris, Cuv. Val. Hist. 1830, foem.
Maena Osbeckii, Cuv. Val. ibid. mas.
D. 11 + 11. A. 3 -{- 9. Lin. lat. 73-77. Vert. 11 -f- 13.
Nelle feminine adulte l'altezza del tronco sta volte 4-4 l/3 nella
lunghezza totale del corpo, nei maschi adulti e maggiore e cape-
volte 3 V4-3 V.? nella stessa lunghezza. La lunghezza del capo nei
due sessi entra volte 4"7g-4 s/4 nella intiera lunghezza del pesce. Una
serie marginale di piccoli denti acuti nelle due raascelle, piu in
dentro una stretta fascia vellutini, su l'estremita della mandibola
due denti conici caniniformi, piu grossi di tutti. Talvolta asperita
sulla testa del vomere. Una fascetta longitudinale mediana di
asprezze dietro l'estremita della lingua. Sulla gota 6 serie di squame,
di cui una incompleta nella concavita del lembo preopercolare. Tra
il profilo del tronco e la linea laterale 5 serie di squame, 14 serie
tra questa linea e la serie mediana della carena del ventre. Le
squame comuni hanno piesso a poco la figura di mezza ellissi
longitudinale la cui linea retta corrisponde al bordo radicale, un
ventaglio di 7-8 strie che ccnvergono ad apice tronco e finissime
strie su tutta la porzione radicale tracciate nei senso dell'altezza.
Le squame della linea laterale hanno la stessa grandezza delle
comuni, un seno nei mezzo del bordo libero e il canale ampio ma
corto. La D. e bassa, nelle femmine i suoi ultimi raggi molli sono
un poco piu corti degli spinosi piu alti, nei maschi adulti sono piu
elevati, tranne gli ultimi due. Le P. hanno 14-16 raggi, in dietro
raggiungono l'apice delle V. e insieme arrivano fino all'ano. La
squama ascellare e cultelliforme, la impari lanceolata. L'A. si ori-
gina a piombo del 1° raggio molle dorsale ed e piu alta nei maschi
che nelle femmine della stessa eta. Ano nei mezzo della lunghezza
totale. Quattro appendici piloriche. I due corni della vescica na-
tatoria facendosi strada nella pienezza della carne ai lati degli in-
terspinosi inferiori terminano in corrispondenza deH'8° raggio anale.
Nelle femmine giunte a maturita sessuale si vedono sul capo fascie
celestognole e macchie dello stesso colore sui fianchi, su la D. e
l'A. Dopo l'epoca degli amori queste tinte divengono ancora piu
deboli. Le femmine e i maschi giovani, i quali non dissomigliano
da esse nella forza dei colori, sono noti in ittiologia col nome di
Maena vulgaris. I maschi in frega sono molto piu intensamente
colorati e in complesso piu scuri. Essi hanno i lati del capo dorati
splendenti, listati di blu, il dorso fosco bluastro con riflessi verdi
smeraldo e dorati, ornato posteriormente da macchie blu, sui fian-
chi riflessi dorati e numerose macchie blu piu o meno confluenti
in linee longitudinali, la D. fosca turchinastra, abbellita di mac-
chiette rotonde azzurrine, l'A. aranciata con macchie simili a
- 9 -
queste. I pescatori li chiamano ciavole. E notevole in questi
maschi la maggiore spessezza e resistenza della membrana uniente
i raggi dorsali in confronto a quella che ha nelle feminine. Nei due
sessi esiste una macchia fosca sui flanchi e il corpo e attraver-
sato da fascie oscure che divengono meno evidenti dopo la morte
dell'animale e spesso si cancellano complefcamente. I maschi co-
lorati come sopra hanno servito alia creazione di una nuova spe-
cie di Maena, con nomi diversi, accettata da Cuv. e Val. che la
descrissero con l'epiteto di Osbeckii, dato ad essa da Lacepede,
Recentemente il dott. Riggio di Palermo ha espresso l'opinione
che questa Osbeckii sia il maschio della M. vulgaris. Egli e Do-
derlein sezionando numerosi esemplari nell' epoca in cui questi
pesci sono in amore trovarono costantemente uova nella M. vul-
garis e latti nella M. Osbeckii, tuttavia Doderlein per un eccesso
di prudenza lasciu la questione sub judice. In giugno e luglio 1877,
non so se prima o dopo del sullodato Riggio, io aveva fatta in
Messina la stessa osservazione e ne feci parola in una nota inserita
nel Boll, del Natural, (an. XIX, n. 4). Dello stesso avviso e il dot-
tor Sicher, il quale su diversi mercati della Sicilia ha avuto agio
di studiare le due forme. Nelle mie note trovo registrazioni di fem-
inine cariche di uova nei mesi di maggio, giugno e luglio. Contem-
poraneamente compariscono i maschi coi latti. In questo tempo i
due sessi, che prima vivevano in societa, si distaccano e vanno a
truppe separate, per cui sul mercato si vedono allora ceste piene
di soli maschi e ceste di sole feminine. Dopo la frega i maschi si
trovano smagriti, probabilmente perche in questo periodo non pren-
dono cibo o scarsissimo e scelto e si nutrono a proprie spese, ov-
vero per autofagia, cio che i pescatori esprimono dicendo che si
mangiano la came adclosso, la quale mancanza di voglia si riscon-
tra pure in certi animali superiori quando sono agitati dall' istinto
della riproduzione. A misura che si rimettono nella nutrizione i
loro colori s' indeboliscono e allora, secondo l'espressione dei pesca-
tori, le ciavole si fanno menole. In questa nuova condizione tra i
visceri addominali si deposita una quantita di grasso bianco, il quale
da una parte serve a colmare il vuoto riservato al futuro ingrossa-
mento dei testicoli e a mettere un freno alio sviluppo del tubo
digerente, da un' altra parte rappresenta una provvista alimentare
che dev' essere consumata durante il periodo della procreazione.
Nelle feminine che si sono svuotate del loro prodotto sessuale si
forma nel ventre lo stesso deposito. Ma questo e pure il caso di
— 10 -
molti altri pesci. Le femmine di questa specie sono piu piccole e
assai piu numerose dei maschi.
2. Maena jusculum, Cuv. Val.
Maena jusculum, Cuv. Val. Hist. 1830.
D. 11 -f- 11. A. 3 + 9. Lin. lat. 76. Vert. 11 + 13. Corpo
moderatamente compresso. La sua altezza si comprende volte 4 2/5,
la lunghezza del capo volte 4 3/5 nella lunghezza totale. II profilo
del dorso e convesso. Nelle due mascelle una serie di piccoli denti,
piu sviluppati e caniniformi sul davanti, dopo questa serie una fa-
scia ristretta di denti piu minuti. Sulla sinfisi della mandibola sotto
la serie di denti marginali un solo dente ricurvo. Asperita sulla te-
sta e sulla coda del vomere e sul glossoiale. Sulla guancia 6 serie
di squame, di cui la inferiore incompleta. Su tutto il lembo nudo
del preopercole deboli strie trasversali. Le squame comuni sono
grandette, di figura pentagona avendo il margine ciliato inclinato
ad angolo ottuso, provviste di ventaglio e di fltte strie nel senso
dell'altezza sulla porzione radicale. Quelle della linea laterale hanno
piu in altezza clie in lunghezza come le altre, il margine radicale
non crenulato e portano due piccolissimi pori, uno sotto l'altro, tal-
volta tre, sulla faccia scoperta. La D. nasce sopra la base delle P.,
la sua altezza entra volte 2 2/3 nell' altezza del tronco. L'A. si ori-
gina a piombo del 3° raggio molle dorsale. Le P. con 15 raggi, piu
lunghe delle V. di cui raggiungono l'estremita. Scaglia ascellare cul-
triforme, piu lunga della scaglia impari. Sui lati del capo fascie tur-
chine, sui lati del dorso 5 linee longitudinali brune, i fianchi, comin-
ciando sotto la linea laterale, percorsi da oltre 12 linee brune e
macchiati di turchino. D. grigiastra con macchie turchine presso la
base, le altre pinne piu o meno aranciate con le stesse macchie,
una grande macchia nera sui fianchi sotto la linea laterale. Quattro
appendici piloriche. Vescica natatoria posteriormente divisa in due
corni acuti raggiungenti 1'8° raggio anale. Basterebbero a distinguere
questa specie dalla M. vulgaris e ad eliminare ogni dubbio sulla
sua validita la forma del bordo ciliato delle squame inclinato ad
angolo ottuso smussato e sporgente laddove nella M. vulgaris e uni-
formemente convesso come il lato schiacciato di un' ellissi, e la
esistenza di due o tre forellini eccessivamente piccoli sulla porzione
scoperta delle squame della linea laterale. Cuv. e Val. nel descri-
vere la M. jusculum notauo l'assenza di macchie colorate sul corpo
e sulle all. Pertanto mi pare assai probabile che l'unico esemplare
- 11 -
da me vis to e da cui ho rilevato i superior]' caratteri, sia stato un
maschio e cio in conformita a quanto si osserva nei caratteri se-
condarii dei due sessi di altri tipi di questa fainiglia.
II. — Genere Spicara Raf.
Spicara, Raf. Caratt. 1810.
Smarts, Cuv. Regn. anira. 1817.
Corpo compress'o o affusato. Vomere e lingua lisci. Dorsale
continua o subcuntinua. Vescica natatoria posteriormente semplice
o bifida.
1. Spicara flexuosa, Raf.
Spicara flexuosa, Raf. Caratt. 1810.
Smarts chryselis, Guv. Val. Hist. 1830, foem.
Smarts gagarella, Cuv. Val. ibid. mas.
D. 10-11+ 11. A. 3+ 9. Lin. lat, 72-75. Vert. 10+ 13. L'al-
tezza del corpo entra volte 4 l/2-b nella intiera lunghezza ed e
uguale alia lunghezza del capo. Le branche posteriori deH'interma-
scellare a bocca chiusa arrivano fino all'origine della cresta inter-
parietale. Una serie di piccoli denti acuti nelle due mascelle. Sul
davanti della mascella superiore 4 denti piu luughi e da ciascun
lato della mandibola una coppia di denti caniniformi, divergenti in
oguuna coppia. Guancia coperta di 5 serie di squame, di cui la
piu bassa e incompleta. La porzione molle della D. nei due sessi
e anche nei maschi giunti a maturita sessuale e sempre piu bassa
della spinosa. Le P. piu luughe delle V. e con queste giungono
fino all'ano. Fra ii profilo del tronco e la linea laterale 5 serie di
squame, tra questa e la serie mediana inferiore da 14 a 15 serie.
Queste squame hanno figura pentagona, il bordo radicale dritto
e interamente crenulato, il bordo libero inclinato sopra se stesso
ad angolo ottuso rotondato, il bordo superiore e 1' inferiore obliqui,
il ventaglio composto di 9-10 strie piu o meno convergenti in apice.
Quelle della linea laterale hanno la stessa grandezza delle comuni,
figura meno regolare, il bordo radicale non crenulato tranne agli
angoli, l'angolo postico superiore e postico-inferiore del canaliculo
prolungati in una punta diretta in dietro. Ano nei mezzo della
totale lunghezza. Intorno al piloro 3-4 appendici cieche. La vescica
natatoria posteriormente e divisa in due corni acutissimi i quali
camminando in piena carne sui lati degl'interspinosi giungono fino
al termine dell'A. Le uova portano una gocciola oleosa. II colore
generale del corpo e biancastro. Nei due sessi i flanchi sono attra-
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versati da fascie oscure che si estendono sul dorso, spesso poco
evidenti, specialmente nei maschi, sotto Is. linea laterale e in cor-
rispondenza della meta posteriore dalle P. vi e una macchia fosca
rettangolare. Nelle feminine adulte sui fianchi esistono fascie longi-
tudinali celestine languide su fondo gialletto, la D. e l'A. sono sco-
lorate con qualche lieve sfuraatura azzurrognola. Nel tempo degli
amori queste tinte divengono alquanto piu cariche. La specie deno-
minata Smarts chryselis da Cuv. e Val. e la femmina di cui teste
ho parlato. I maschi oltre a raggi ungere proporzioni maggiori pre-
sentano colori piu vivaci e corrispondono alia Sm. gagarella di
Cuv. e Val, caratterizzata dal corpo piu alto, ma e sopratutto nel
periodo della frega che le loro tinte si fanno belle e attraenti. Le
fascie longitudinali dei fianchi sono allora di an azzurro piu canco,
avvicendate da fascie giallo-dorate splendenti, sui lati del capo scor-
rono fascie dello stesso colore azzurro, la porzione spinosa della D.
in alto e blu, in bassa e gialla d'oro con una macchia azzurra alia
base di ciascun raggio, su l'A. quattro ordini di macchie azzurre, ecc.
La membrana che unisce i raggi dorsali si fa notare per la sua
doppiezza in con fro n to alle feminine in cui e debole e fragile. Im-
porta conoscere alcuni altri mutamenti che si veriflcano nei maschi
in abito nuziale. Lo spazio compreso tra la base delle V. e la gula
da giallo che era si offusca fino al nerastro e si trova spalmato da
un umore viscoso a cui il dito aderisce leggermente e che dai pe-
scatori viene detto lippo. Staccando le squame che rivestono questo
tratto si osserva una tinta rossiccia dovuta a sviluppo di una rete
capillare sanguigna nel derma, da cui viene il materiale per la pro-
duzione dello strato glutinoso. II raggio spinoso o esterno delle V.,
che nelle femmine e undo e pungente, quale e comuneinente nei
pesci, si trova involto da una specie di astuccio o dito di guanto che
lo rende piu grosso e ottuso sull' estiemita. La sostanza di questo
involucro e un prodotto di secrezione addensato di cellule epiteliali
allungate di nuova formazione che coprono il raggio, la cui punta
denudata da esso prodotto si trova parimenti ottusa. Non conosco
quale ufficio abbia quesfa disposizione, ma certamente dev'essere
in rapporto coi preparativi della fecondazione. Terminata 1' epoca
della frega il detto raggio si spoglia, ma la sua estremita rimane
ottusa. Nelle mie note trovo registrazioni di femmine con uova e
uiaschi coi latti in marzo ed aprile, nessuna in maggio e negli
altri meal. In questo periodo gl'individui di un sesso vanno in
frotte divise da quelle dell'altro sesso, oud'e che allora sul mer-
cato si tiuvnno esposte ceste di soli maschi e ceste di sole i'ein-
- 13 -
mine, le quali ultime si riconoscono facilmente per essere piu corte
e piu strette e molto raeno colorate. I maschi in frega dai pesca-
tori sono denominati mamalucchi.
Annotazione. — II dobt. Gun t her (Catal. I, 1859) fece della
Sm. gagarella un sinonimo della Sm. vulgaris, della Sm. chryselis
un sinonimo della Sm. alcedo. II dott. S tei n da c liner [Ichth. Ber.
1865-68) opino che la Sm. chryselis sia la forma maschile della Sm.
vulgaris e questa sia della stessa specie e dello stesso sesso della
Sm. gagarella. Canes trini adotto l'idea di Giinbher. Quesbe ve-
dute sono false e stimo che nessuno di loro vide mai la Sm. chryselis
e la gagarella poiche se l'avessero viste, ittiologi cosi eminenti, non
sarebbero caduti neU'errore.
2. Spicara cirrus, Raf.
C 'entr -acanthus cirrus, Raf. Caratt. 1810.
Siuaris insi&iator, Cuv. Val. Hist. 1830.
D. 11-12 + 9-10. A. 3 + 9. Lin. lat. 90. Vert. 11-13. Corpo
subcilindrico. La sua altezza enfcra 6 volte e un poco piu, la lun-
ghezza del capo 4 volte e 2/3 nella intiera lunghezza. II muso e
allungato piu che nelle altre due specie congeneri. Le apofisi mon-
tanti deirintermascellare arrivano fino all'occipite; onde la bocca e
molto protrattile. II mascellare superiore a bocca chiusa viene in
tutto nascosto dal preorbitale, il cui margine inferiore e rettilineo.
Denti minuti nelle due mascelle. Gli ultimi 3 raggi spin.osi della D.
sono bassi, di uguale altezza e non congiunti da membrana inter-
media, il 1° molle e interamente disgiuuto dall'ultimo spinoso, onde
pare che vi sieno due dorsali, l'ultimo molle e doppio col ramo po-
steriore piu lungo e somiglia a una pinnula spuria. L'A. e piu lunga
che alba e l'ultimo suo raggio molle non difl'erisce dall' oinonimo
opposto. P. con 17 raggi. Ano dietro il mezzo dell'intera lunghezza
del pesce. Le squame comuni hanno flgura pentagona, con ventaglio
di 7-9 strie comprendenbi quasi tutto l'orlo radicale, che e dritto e
crenulato. Quelle della linea laterale sono alquanto piu piccole col
margine radicale sinuoso, il loro canale e breve e quadrato, non
prolungato in punta. Dorso grigio rossiccio, fianchi argentini, D. e P.
rosee, C. rossiccia, Y. e A. scolorate, hide rosea. Manca la macchia
fosca dei fianchi. Peritoneo parietale nero sulla faccia interna. Ap-
pendici piloriche in numero di 4, divise in due paia. Vescica nata-
toria nerastra, posteriormente non divisa. Specie non comune, ma
in certe circosbanze abbondantissima. Ai 10 gennaio 1900 si pre-
sero nello stretto 10 quintali d'individui adulti e medii, ai 15 gen-
- 14 -
naio 1904 quintali 12 di adulti, un'altra grande quantita piuttosto
piccoli ai 23 giugno dello stesso anno. Vidi una cesta piena di fem-
inine con le uova e di maschi coi latti ai 18 setterabre e una fem-
raina pure gravida di uova agli 11 di ottobre.
3. Spicara alcedo, Riss.
Sparus alcedo, Riss. Ichth. 1810, mas.
Smarts alcedo, Guv. Val. Hist. 1830, mas.
Smarts gracilis, Bonap. Ic. Fn. d'lt. 1841, foem.
D. 11-12 + 10-11 = 21-22. A. 3 + 9. Lin. lat. 78-90. Verb.
10 + 13. Corpo fusiforme, leggerraente compresso. La sua altezza
si comprende volte 5 2/3-6, la lunghezza del capo volte 4 2/3-5 nella
lunghezza totale. I processi posteriori del premascellare vanno flno
all'occipite. In questo e nella mandibola una serie marginale di pic-
coli denti acuti. Sulla punta della mandibola un paio di denti diretti
in avanti, divergenti. Nelle due mascelle dietro i denti esteriori una
fascia assai stretta di denti a velluto raso. Talvolta asperita sulla
testa del vomere. Lingua molto acuminata. II preorbitale coartato
nella parte media. Sulla faccia superiore del capo numerosi pori.
Sulla guancia 5 serie di squame, di cui la inferiore incompleta. La
D. nasce a piombo della base delle V., nei piccoli d'ambo i sessi e
nelle femmine adulte la sua porzione molle e piu bassa della spinosa,
nei maschi adulti i raggi molli posteriori si elevano al di sopra degli
omologhi, l'ultimo e molto piii lungo del prececlente e disgiunto da
questo in alto. Le P. hanno 10 raggi e si estendono fino all'8° rag-
gio spinoso dorsale. Le V. raggiungono l'apice delle P. e distano dal-
l'ano per piu di 72 della propria lunghezza. L'A. comincia a piombo
dall' ultimo raggio spinoso dorsale, i suoi raggi molli posteriori nelle
femmine sono i piu bassi, nei maschi adulti gli ultimi due i piu
alti. Ano nei mezzo della lunghezza totale del corpo. Tra il profilo
del tronco e la linea laterale 5 serie di squame, 15 serie tra questa
linea e la serie medians addominale. Questi pezzi hanno figura pen-i
tagona, il bordo radicale retto, il bordo ciliato sporgente e un ven-
taglio di strie corte, non convergent! in un foco. Le squame della!
linea laterale sono piu strette, alte quanto le comuni, hanno ii mar
gine posteriore anche ciliato ma ben poco prominente e il canale
breve e relativamento largo. Quattro appendici piloriche. La vescica
natatoria posteriormente divisa in due corni acuti che vanno finr
al 5°, al 6° e talora fino all'ultimo raggio amile. Nei due sessi
scie trasversali scure piu o meno marcate sui lati del corpo e uiia
macchia nericcia sotto la linea laterale. Le femmine hanno il dorse
15 -
grigio-bluastro, i fianchi argentini bluastfi, le P., la porzione molle
della D. e la C. lievemente rossiccie. Esse corrispondono alia spe-
cie Smarts gracilis Bp. Nell'epoca degli amori alia tinta generale
smorta si aggiungono alcune linee leggermente azzurrine sui fian-
chi e macchie dello stesso colore sulla D. I maschi giovani somi-
gliano alle femmine nella tinta dimessa, adulti e in frega presen-
tano sui lati del capo fascie e macchie turchine, di cui alcune
anche suH'occhio, sui fianchi macchiette lenticolari dello stesso co-
lore tendenti a forraare fascie longitudlnali alternanti con fascie
giallo-dorate, sulla porzione spinosa della D. macchie blu violacee
e sulla sua porzione molle macchie celestognole, l'A. decisamente
gialla con due o tre serie di macchie azzurrine e macchie di questo
colore sulla C. Dopo la frega queste tinte divengono meno vistose
ma non si cancellano del tutto. Gli esemplari cui appartengono
sono stati creduti rappresentare una specie a se intesa col nome
di Smarts alceclo. Messa in confronto con la Sm. gracilis si trova
che essa oltre agli ornamenti si distingue da questa nella statura
piu grande e nella maggiore elevazione degli ultimi raggi molli
della D., ma queste differenze sono secondarie ed attinenti al
sesso mentre tutti gli altri caratteri esterni ed interni, anche mi-
nimi, sono comuni alle due forme. Infatti neU'epoca della matu-
rity sessuale i soggetti riferiti alia S?n. gracilis portano uova
senza nessuna eccezione e quelli conosciuti col nome di Sm. alceclo
portano costantemente latti. Arrogi che le femmine ovigere compa-
riscono nello stesso tempo dei maschi coi latti, cioe dalla fine di
marzo a tutto maggio. Allora si osserva il fatto rimarchevole av-
vertito negli altri sopradescritti menidi, ad eccezione dalla Sm. in-
sicliatrix (i cui maschi, nota bene, non indossano abito di nozze)
che gl'individui di un sesso vanno a strupi separati da quei dell'al-
tro sesso. I maschi in frega dai pescatori locali sono chiamati cacci
o scarci.
Annotasione. Nella Smaris gracilis l'altezza del corpo e minore
della lunghezza del capo e si comprende fino a 6 volte nella lun-
ghezza totale. Queste proporzioni si conservano nelle sue varie eta
e poco differiscono da quelle presentate dai maschi adulti (Sm. al-
ceclo) che sono di statura piu grande. Basterebbe questo carattere
per distinguere la Sm. gracilis dalla Sm. vulgaris in cui l'altezza
del corpo e uguale alia lunghezza del capo ed entra volte 4 74-4 */«
nella intiera lunghezza. Quest'ultima specie, che e detta comune
in altri punti del Mediterraneo, manca nel mare di Messina e non
mi e nota. Non conosco la Sm. Maurii Bp. (1841), riportata da
- 16 -
Gunther (1859), Canestrini (1872), Giglioli (1880), Moreau
(1881), Doderlein (1891), ecc, sulla fede altrui o sopra inesatte
determinazioni. E specie di dubbia esistenza, che lo stesso Bona-
parte (Cat. 1846) ritenne quale maschio della Sm. gracilis. D'alfcri
ittiologi la Sm. Maurii e stata radiata dalla serie ittiologica.
In conchiusione la Maena Osbeckii, la Smaris gagarella e la Sm.
alcedo, gia ritenute specie distinte dagli altri menidi, sono rispetti-
vamente i maschi della Maena vulgaris, della Smaris chry sells e
della Sm. gracilis. Se rappresentassero specie a se i loro colori si
conserverebbero sempre uguali e con la stessa veste s' incontrereb-
bero anche fuori del tempo in cui le loro glandole generative entrano
in maturazione, come accade in altri pesci, e nel loro numero si tro-
verebbero i due sessi. Ma il caso presente e negativo in tutti e due
questi riguardi. Per la M. Osbeckii le mie osservazioni corrispondono
perfettamente a quelle di altri. Per la Sm. gagarella Bonaparte
{Catal. met.) si domandava se essa sia la femmina della chry sells e
Doderlein (Man. ittiol.) in base a dissezioni praticate nell'epocain cui
le loro glandole riproduttive sono mature ritenne che la prima e ve-
ramente la femmina e 1'altra il maschio di unica specie. Osservo pero
che il nome di gagarella dev'essere applicato al maschio e queilo di
chryselis alia femmina poiche e a quella e non a questa che Cuv. e
Val. danno un corpo piu elevato, il quale carattere e proprio dei ma-
schi, e nondimeno Doderlein scrive che la gagarella differisce dalla
chryselis per avere il corpo un po' meno alto. Riguardo alia Sm.
gracilis e alia Sm. alcedo le mie osservazioni non fanno che con-
fermare quanto era stato detto innanzi da Stein dachner (Ichth.
Ber.), ma non da tutti accettato, che la prima cioe non e altro che
la forma femminile della Sm. alcedo, alia quale conclusione io era
venuto indipendentemente da lui. Un carattere che conferma questo
ravvicinamento consiste nella forma del canaliculo delle squarae
della linea laterale, il quale a differenza di tutte le altre specie dei
nostri menidi e, come ho notato, sensibilrnente piu alto che lungo.
Gosimo Cherubini, Amministratore-responsabile.
Finalize, 191H. — Tip. L. Niecolai, Via Eaenza, 52.
Monitore Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana
D1RETTO
Dai DOTTORI
GIULIO CHIAROQI EU6ENI0 FIGALBI
Prof, di Anatomist uniana Prof, di Anatomia conip. e Zoologia
nel It. Istitilto p. 89-102. Porlici,
1915-16.
Rostagno Fortunato. — Lepidoptera faunae roraanae. IV. Addenda. — Boll. d.
Soc. Zool. Ital., Serie 3, Vol. 3, Fasc. 12, An. 1914 (23}, pp. 187-191.
Roma, 1917.
Sarra Raffaele. — Osservazioni biologiclio sull'Anarsia lineatella Z., dannosa al
frutto del raandorlo. — Boll, del Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R.
Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 10, pp. 51-75, con 3 ftgg. Por-
tici, 1915-16.
Sciarra Giuseppe. — Gontribuziono alia conoscenza della Garpocapsa pomonella (L.).
— Boll, del Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricol-
tura in Portici, Vol. 10, pp. 33-50, con 1 fig. Portici, 1915-10.
Verity R. — Faunula della Provincia di Macerata (Marche). — Boll. d. Soc.
Entom. ital., An. 47, 1915, pp. 45-78. Firenze, 1915 (pubbl. il 30 nov.
1916).
I
- 20 -
COMUNICAZIONI ORIGINALI
Dorr. AGH1LLE GHIFFINI
Sopra varie Gryllacris delle Isole Filippine
raccolte dal Dott. C. F. Baker
E vietata la lipioduzione
Veniva pubblicato nel 1915, nel Journal of Science di Manila,
un mio Studio monogratico intitolato: Prospetto dei Grillacridi delle
Isole Filippine (1).
Avevo potuto ben condurre a tennine quel lavoro, essendomi
in diversi anni e in varie occasioni occupato della determinazione
e della revisione di esemplari stati raccolti in quelle isole, ed ora
conservati in private collezioni o in alcuni dei principali Musei zoo-
logici che avevano voluto cortesemente comunicarmeli in esame.
Non staro qui a ripetere l'elenco di quelle, fra le mie pubbli-
cazioni, che contengono studi sopra Grillacridi filippinici. Esse sono
tutte citate nella Bibliografia die accpmpagna il detto mio Prospetto.
Kicordero piuttosto fra le piu importanti collezioni che ne pos-
seggono esemplari, quella del Museo di Stoccolma, contenente i tipi
di Staol che il prof. Sjostedt voile gentilmente ihviarmi in esame,
quelle del Museo di Ginevra, del Museo di Berlino, del Museo di
Budapest, quella del prof. Navas di Zaragoza, e quella del prof. Ba-
ker di Los Banos, tutte statemi comunicate; infine le collezioni
del British Museum di Londra, delle quali i regolamenti non Con-
cedono la spedizione all'estero, ma dei cui esemplari, tipi di Wal-
ker, ebbi notizie dai compianti Kirby e Meade-Waldo, con alcune
fotografie che feci riprodurre in una Tavola annessa al citato Pro-
spetto.
(1) A. (iiillini. — Prospetto dei Grillacridi delle Isole Filippine. The Phillipp. Journal of
Science. Manila; Vol. X, n. I, Sec J). 1915, Con una tavola.
- 21 -
Sul finire del 1915 e negli anni successivi, in tre riprese, il
dott. C. F. Baker, prof, di Agronomia a Los Banos, mi mandava
in comunicazione varie altre Gryllacris, da lui piu recentemente rac-
colte in alcune di quelle isole (specialmente sui monti di Luzon),
che gli sembravano non corrispondere con nessuna delle specie del
alio Prospetto e che potevano dunque rappresenfcare forme nuove,
inedite.
Grato al prof. Baker per questo suo amichevole tratto, mi
sarei tosto, e con piacere, occupato di quegli Ortotteri se non mi
fosse allora trovafco, fin dal luglio, in servizio militare volontario,
occupatissimo e lontano dai miei libit.
Verso la mefca del 1917 un iinprovviso grave malore mi ridu-
ceva quasi in fin di vita. Ne rinvenni abbastanza sollecitamente,
ma mi rimasero gli arti del lato destro paralizzati. Ora scrivo colla
sinistra.
Con gran dolore ho percio dovuto lasciare 1'Esercito, ove colla
deferenza e coll'affetto dei miei soldati ebbi tante prove di stima
da parte dei superiori di ogni grado, ricevetti tante cortesie e in-
contrai tante soddisfazioni, quante mai mi sarei ripromesse. Questi
ricordi mi concedano di mandare di qui un caldo saluto ai miei com-
pagni d'armi con fervidissimi auguri d'ogni bene.
Trasportato presso la mia famiglia, ho potuto ancora dedicarmi
a qualcuno degli antichi studi, e in questi ultimi mesi mi sono poi
occupato delle Gryllacris del prof. Baker.
Queste non erano molte, e non erano giunte tutte in soddisfa-
centi condizioni. Parecchie sembravano rappresentare realmente
delle specie inedite; pero il loro studio piu diligente mi mostro che
in buona parte si potevano riferire a specie gia definite, delle quali
tuttavia quasi tutti quegli esemplari rappresentano spiccate varieta,
principalmente per colorazioni e disposizione loro.
Un tal fatto venne a comprovarmi, con una ampiezza supe-
riore a quella che potevo attendermi, quanto avevo cominciato a
verificare in mie osservazioni antecedenti, fatte quando ebbi a de-
scrivere parecchie varieta di Gryllacris filippiniche, e cioe mi fece
constatare come nel maggior numero delle specie abitanti quelle
isole i caratteri forniti dalle colorazioni e dalle disposizioni loro
sieno suscettibili di grandi ed inattese variazioni. Cio non si verifica
nelle congeneri, e non solo in quelle abitanti altri emisferi, ma nep-
pure in quelle viventi in isole molto vicine alle Filippine.
Ed ecco come, su 9 forme sistematiche riscontrate negli invii
del prof. Baker di cui qui mi occupo, due caratterizzai come nuove
- 22 -
specie, tre come varieta molto spiccate non ancora note, e quattro
altre determinai come forme gia definite, interessanti pero esse pure
comprendendo il d" della Gr. macidipennis var. Bakeri, la $ della
Gr. nasalis var. detersa, e il cT della Gr. plebeia var. immaculata,
finora inediti.
Gen. Gryllacris Serville.
Gr. moesta Brunner.
pag. 130-133, tig.
(4) A. Griffini. — Sopra due GnjUacr. del Mus. di. Budapest. Annales Mus. Nat. Huugarici,
XII, 19M. pas. 353-256,
cT
2
22
23
5,3
5,6
15,2
16,2
7,5
7,3
13,9
14
—
13,3
- 29 -
varieta pel colore e per la mancanza di macchiette scure sul pro-
noto. Si notino poi le spine delle loro tibie posteriori pallide,
oltre che non cinte inferiormente da tinta bruna.
II capo e come nel tipo, con nebulosita facciali come in quelle
Le macchiette ocellari sono piccole, non molto ben delineate, ma
distinguibili. II pronoto e unicolore, nebuloso, fat to come nel tipo,
cosi pure le zampe. Le elitre non raggiungono l'apice dell'addome
perche questo e esteso; le all non offrono differenze.
Lungh. del corpo (esteso) mm.
„ del pronoto „
„ delle elitre „
„ dei fem. anteriori „
„ dei fem. posteriori „
„ dell'ovopositore „
J1 Parti genitali e lamina sottogenitale come nel tipo; solo il
IX segmento addominale dorsale non ha la breve parte superiore
cosi distinta dalla parte inferiore; quella possiede l'angoletto suba-
cuto volto in giu; questa ha i due tubercoletti, pero testacei come
tutto il resto, muniti di una sorta di breve e tozza spina volta in
dentro.
2 Anche questa ha le parti genitali come nel tipo della spe-
cie, e cosi la lamina sottogenitale avente l'apice ripiegato. II suo
ovopositore e esile, ferrugineo.
Gr. fuscinervis Staol.
^ Gryllacr is fuscinervis Staol. 1S77. — Griffini 1915, Pro-
spetto cit., pag. 69-70.
Var. Diamantii, no v.
$ A specie typica differt praecipue : Capite, exceptis parvis ma-
culls ocellaribus, toto atro, occipite magls nlyro nitidlssimo, clypeo et
lahro in medio longitudinaliter leviter minus atratis, palpis ferrugi-
nels, antennis basi atris dein gradatim ferrugineis; pronoto toto cum
lob Is later cdibus nigro nitido; pedibus totis atris, excepto apice tibia-
rum cum tarsis fulvo et coxis ferrugineis. Elytra et alae vitrea id
in specie, venis venulisque fuscis. Abdomen saturate ferrugineum. Ge-
nitalia 9 ut in speciebus proximis, sectionem naturalem a me de-
scriptam (Ann. Mus. Nat. Hung. XI, 1913, p. 302-304) constituenti-
\ bus, confecta.
Long it. corporis (extensi) mm. 23,5
„ pronoti „ 5,5
- 30 -
Long it. elytrorum mm. 18
,. femor. qnticorum „ 8
„ femor. posticorum „ 13,3
„ ovipositoris „ 14
Habitat/. Island of Basi Ian (Baker).
Typus : Una ' .
Ho dedicafca questa varieta al nome del Tenenfce-Colonnello del
Genio, cav. Pietro Diamanti, che fii, fra i miei benevoli supe-
riori, uno di quelli ai quali debbo la massima gratitudine.
A prima vista la varieta si riterrebbe essere una specie di-
stinta ; credo pero di non errare ascrivendola alia Gr. fuscinervis.
Le strutture fondamentali sono le stesse, e cosi sono gli stessi gli
organi del volo. II colore del resto del corpo e differente per la
grande estensione della tinta nera; questa sull'occipite, sul vertice,
sul pronoto, e sulle zampe, ha qualche bel riflesso azzurrastro di
acciaio. Le macchie ocellari sono piccole, gialle, ben distinte.
Gr. solitaria n. sp.
cT Statura minore; elytris alisque breviusculis ; pedibus elonga-
tis, tibiis spiyiis long is armatis. Testaceo-ferruginea unicolor, pedibus
paUidioribus testaceis concoloribus.Fastigium verticis anteriusplanatum,
later ibus carinulatis ; maculae ocellares minimae, perspicuae. Prono-
turn sulcis perparum expressis, subnullis. Elytra leviter testaceo tincta,
hand opaca, venis venulisque testaceis, alae Jiyalinae, venis venulisque
ferrugineis subtilibus, sat pallidis.
Segmentwn abdominale dorsale VIII production, convexum.
Segmentum IX omnino subverticale subtusque reclinatwn, parte supera
minima; lobulo medio adpresso subtriangidare praeditum, apicem at-
tenuatum inferius vergente ; sub hoc longe fissum, utrimque tumidum,
tumiditatibus in spinam longarn subflexuosam intus fere horizontali-
ter flexam terminatis, his 2 spinis propterea cruciatis. Lamina subge-
nitalis (in typo parum detecta) transversa, videtur inaequalis, stylis
inter se valde remotis, crassiusculis, sat evolutis, praedita.
Longit. corporis (abd. contracto) mm. 15,7
„ pronoti „ 5
„ elytrorum „ 11
„ femorum anticorivm „ 7,5
„ femorum posticorum „ 13,7
Habitat: Mt. Makiling, Luzon. (Baker).
Typus: 1 cT-
Nel sistema di Brunner, questa specie va coilocata fra la Gr,J.
- 31 -
sexpunctata e la Gr. navicula, fra le quali ancor meglio sta la Gr.
punciifrons Staol. Si potrebbe anche dubitare an momento che si
trafctasse del cf della Gr. punciifrons; raa oltre la mancanza dei
punti facciali spiccatissimi in qaella, carattere che non sarebbe di
grande importanza, si notano in questo tf un ben maggiore sviluppo
delle zampe e delle loro spine, la diversa sbruttura delle elitre, assai
piu tenui ed a venature piu fade, le ali piu vitree e dotate di ve-
nature piu spiccate; veggansi pure i caratteri del fastigium ver-
ticis.
II corpo e nitido, tutto dello stesso colore. II capo e regolare,
non grosso, anteriormente visto piuttosto allungafco. II fastigium ver-
ticis non e piu largo del primo articolo delle antenne, le sue care-
nule laterali sono un po' arcuate, colla convessita volta in fuori.
Esiste, ma molto flue, la sutura fra questo fastigio e il fastigium
frontis. Le tre macchiette ocellari sono molto minute; le due supe-
riori stanno sulle carenule or ora ricordate, la fro n tale e meno chia-
ramente delineata, pero esiste. Gli organi boccali sono fatti nel solito
modo; i solchi suboculari sono poco scavati.
II pronoto ha i solchi appena accennati, solo quelli V-formi
dei lobi laterali abbastanza ben delineati ; la sua superficie e con-
vessa, il margine posteriore e troncato, i lobi laterali sono molto piu
lunghi che alti, e sensibilmente piu alti posteriormente che non an-
teriormente.
Le elitre non sono ne fittamente venate, ne opache come nella
Gr. 'punctifrons, e nemmeno tanto colorite e cosi anguste. Arrivano
appena al mezzo, circa, dei femori posteriori, sono arrotondate al-
l'apice, quasi scolorite nel campo anteriore e verso l'apice del poste-
riore, meglio testacee nel resto; le loro venature sono testaceefer-
ruginee. Le ali sono subjaline circa come nella Gr. punciifrons, con
venature sottili e piu colorite di quelle di detta specie.
Le zampe sono lunghe. Le 4 tibie anteriori hanno le solite spine
concolori, molto lunghe. I femori posteriori sono allungati, ben
ingrossati nella parte basale; essi portano inferiormente 7-8 spinule
su ciascun margine, bruno-nere all'apice. Le tibie posteriori hanno
da ciascun lato 7 spine brune all'apice, considerevolmente sviluppate
ed acute.
L'addome e anche all'apice tutto dello stesso colore. La lamina
sottogenitale, nel tipo, non e ben visibile essendo l'addome con-
tratto, coll'ultimo segmento dorsale molto ripiegato in giu sopra
quella.
a
b
15
16,5
4,3
4,8
10
10,6
5,4
5,7
9
10
10,4
11
- 32 -
Gr. imnctifrons Staol.
2 Gryllacris punctifrons Staol. 1877. — Griffini, 1915, Pro-
spetto cit., pag. 64 e 69.
Due £: Mt. MakiJing. Luzon, (Baker).
Corrispondono bene principahnente a quelle da me descritte
nel 1913, per la brevita dell'ovopositore. Presentano le seguenti di-
mension! principali :
Lungh. del corpo mm.
,. del pronoto „
„ delle elitre „
„ dei fem. anteriori „
„ dei fem. posteriori „
„ dell'ovopositore „
L'esemplare b e molto bruno, ma evidentemente per alterazione;
sulla sua faccia non si vedono bene i punti neri; questi sono bene
spiccati neU'esemplare a che anch'esso, oltre i 6 punti disposti in
circolo, ne ha altri 2 inferiori.
Le macchie ocellari non sono distinguibili. II pronoto ha, come
nel tipo, le due piccole fossette superiori. Elitre ed ali sono corri-
spondenti a quelle del tipo. La lamina sottogenitale e subtriango-
lare con apice acuto.
APPENDICE.
Gli esemplari del dott. Baker, oggetto di questa nota, furono da
me inviati al Museo Civico di Storia Naturale di Geneva, che gen-
tilmente si incarica di custodirli in attesa di tempi nei quali si
possano piu sicuramente rispedire a Los Banos. Alio stesso Museo
ho analcgamente affiliate delle serie di Coleotteri che mi erano state
comunicate dal Museo di Calcutta.
Gosimo Gheuubini, Am.ministratore-responsabile.
Firenze, 1918. — Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52.
Monitore Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale delta Unione Zoologica Italiana
DIIIKTTO
dai DOTTOKl
GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI
Prof. ag. 2~G.
(2) The Doscent of Man. I '«(. //, pag. 261-5, London i87i.
O Deber Babirusa, in Berichte nqXwrJort. GesMschaft zu Freiburg, s. Br. Vol. XVIII, i H.,
I'.UD. ran tre tavole. Veila»i : I'aul und Fritz Sarasin, Reisen in Oolobes, Wiesbaden 1905, vol. I,
pag. 19 e alttove,
- 37 -
II cranio e relativamente lango e stretto. Lunghezza della serie
dei premolar! e molari del mascellare nel maschio 73 mm. Ossa
nasali ristrette alia parte mediana della lunghezza. Alveoli dei ca-
11 i 11 i superior] disposti verticalmente ; canini iriferiori grossi. Mandi-
bola relativameute piccola e bassa.
Questi i caratteri per i quali Derringer crede di poter distin-
guere due specie di Babirusa, e propone di dimostrare la reale sepa-
razione delle due specie per mezzo di aleune misure sui crani da
lui sLudiati.
Ora dalle mie osservazioni risulta che i caratteri considerati da
Deninger come differenziali per le due sue specie, non sono in
realta tali; le misure varie stanno tutte nei limiti di variazione ;
Fig. 1. — Babirusa ton alveolo iu direziono vertical©. EseTDplare roinauo.
alcune danno cifre identiche per l'una e per l'altra supposta specie;
I gli alveoli dei canini superior], nelle figure dall'autore, a primo
aspetto gli darebbero ragione, ma invece si trova una graduate di-
| sposizione dalla forma verticale all'obliqua; anche le ossa nasali
1 mostrano un omologa gradazione di restringimento mediano. Le
! mandibole non presentano differenze cosi forti e definite come am-
r mette l'autore. Unica differenza vera e caratteristica sarebbe' quella
1 offerta dalla pelle, che io non posso controllare. Ora questo solo
carattere non sembra sufficiente a determinate due specie di "Babi-
rusa sugli esemplari finora osservati ed esaminati. L'analisi che faro
sul mio esemplare giustifichera le osservazioni fatte.
II cranio di Babirusa (fig. 1), n. 3232 "cat. del Museo antropologico
di Roma, venne spedito da Buton (Boeton), isola a sud est di Celebes,
- 38
dalla quale la divide an lungo canale, dal dott. Rudel olandese; e
da credere che esso sia del luogo o almeno della grande isola Celebes.
II cranio e presumibilmente mascbile, se e vero che la femmina,
come afferma Wallace, non porta i grandi canini superiori.
Secondo le misure di Deninger, die daro in seguito, di que-
ste una parte corrisponde alia supposta specie B. celebensis, un'altra
parte all'altra specie B. babimsa, alcune sono comuni a tutte e due,
comparate tutte con le medie date dall'autore noinmato. Secondo le
misure, qumdi, questo cranio non appartiene all'una o all'altra specie
esclusivamente. Ha pero gli alveoli dei canini superior! m posizione
verticale, i nasali sono ristretti al centro. Per questi ultimi ca-
ratteri il cranio sarebbe della specie B. cdebensis, ma non per gli
altri . , , -
II cranio, tutto insieme, e lungo e sottile; la parte cerebrale e
piccola ed e per an cervello molto piccolo; sviluppato, invece, e il
mascellare, che ha 160 mm. di lungkezza; le ossa nasali alia parte
piu stretta hanno 10 mm., alia parte piu larga verso 1' apertura,
23 mm, alia sutura col frontale 37 mm. 11 palato e lungo 177 mm
la larghezza del mascellare fra M, e M2 e 51 mm., la serie deiP
a M e 80 mm. lunsa, la formula dentaria h: i j ° T P \ ™ 3 »
con caratteri di bunodonti; ma nell'esemplare che descrivo vi ha al
lato sinistro un premolare di piu all'esterno, che e caduto lasciando
vuoto l'alveolo. I canini superiori in direzione rovesciata sono den-
tro ad alveoli collocati al di fuon e ai lati del mascellare, come
due saccocce separate e aderenti esternamente verso 1' areata al-
veolare con l'apertura rivolta in alto invece che in basso; essi hanno
forma curva ad uncino e sembrauo per la loro collocazione due coma.
Questi alveoli hanno, dunque, una forma curiosa e strana, e
la loro cavita e al di fuori del corpo mascellare; terminano a cul di
saccosporgendo un poco sul margine alveolare del mascellare; lateral-
mente hanno prolungamenti ossei a forma lamellate e liben come
due alette, sono aderenti da una sola parte, cioe dalla infenore, e
sono liben in tutto il resto, lasciando uno spazietto abbastanza
grande fra essi e la parte mascellare cosi da farvi passare facil-
mente una lama di coltello o un oggetto dello spessore di alcum
millimetri. Da cio si ha l'idea d'una struttura sovrapposta non pn-
mitiva e originaria nella formazione del mascellare.
L'ipotesi Diu probabile, e, a parer mio, che siano alveoli rove-
sciati e quindi addossati.alla parto del mascellare assumendo, per
questo motivo, forme e stmtture speciali. II fenomeno deve essere
awenuto per rotazione girando da sotto in avanti e in alto, per la
.:y -
quale i'apertura alveolare siasi portata in avanti e infine in alto.
Due fatti mi convincono a pensare al fenomeno di rotazione e di
rovesciaraento finale degli alveoli, che dovevano avere V apertura
naturale in basso con la direzione in basso dei canini: 1° L'osser-
vare che la atruttura ossea ai lati e in sotto dei detti alveoli ha
forma come effetto di stiramento con strie, le quali dal lato ante-
riore cominciano dal margine st'esso dal mnxcellare dove confina il
palato (qui non esistono alveoli di alfcri denti, e vi e 1' intervallo
grande fra premolari e incisivi), e corrono in alto come se l'osso
Fig. 2. — Babirusa che luost.ta la disposizione dell' alveolo e le pieghe osaee di apparente stiramento.
Es. roiuano.
avesse avuto uno stiramento in sopra per uno sforzo di ripiega-
mento (fig. 2).
2.° Devo poi ricordare che Deninger crede di vedere un carat-
tere differenziale nelle sue supposte specie di Babirusa nella posi-
zione verticale o obliqua degli alveoli dei canini superiori (fig. 3).
Questa differente posizione in massima e vera, ma il fatto am-
mette una spiegazione razionale, dato il rovesciamento per ro-
tazione dei detti alveoli. Io non ho a mia disposizione materiali
di confronto, ma dalle figure dello stesso autore posso rilevare che
- 40
l'obliquita degli alveoli deve derivaro da una rotazione inconipleta
quindi da un rovesciamento non totale degli alveoli. Dalle medesi-
me figure si vede che l'obliquita ha varie gradazioni, cioe e mag-
giore o minore; cio implica il fatto d'una vnriazione individuale e
uon altro. Si vede parimenti che gli alveoli in direzione verticale
superano in altezza il piano superiore del mascellare, come nel mid
esemplare cio e evidente, rnenfcre gli alveoli obliqui non raggiun-
gono il piano, o appena, essendo i'apertura volta obliquamente in
avanti.
Questi due canini, che nella loro posizione originaria e naturale
aveva.no certatnente una funzione determinata, 1' hanno perduta, e
Fig. 3.
Babirusa con alveolo in direzione obliqua. /.'. bdbirusa sp. secondo Deuinger.
sono inutili, se invece non sono d' inipaccio all'animale; quindi pos-
sono crescere continuaraente senza subire consumo. Noi ignoriarao
la causa che ha prodofcto questo fenomeno strano, e non sappiamo
altrimenti esplicare la struttura di questi alveoli dei canini supe-
riori e la loro posizione rovesciata. Forse l'embriologia col graduale
accrescimento dell'animale potrebbe meglio illustrare il fenomeno.
La mandibola non ha nulla di particolare se non il grande
sviluppo dei canini, che nel nostro esemplare ragginngono nella
parte esterna la luughezza di 112 mm. ; sono meno curvi dei canini
superiori e piu acuminati.
La tabella delle misure del nostro esemplare prese secondo quelle
di Deninger, delle medie di questo atftore su 26 esemplari divisi
in due specie, delle variazioni di ciascuna di esse specie secondo
- 41 -
lo stesso autore, mostra chiaramente che non si tratta affatto di
due specie, forse di due variazioni da distinguersi soltauto per
mezzo dei caratteri della pelle, non mai di quelli cranici.
M1SURE SECONDO DENINGER
Babirusa no.
3232
Museo
romauo
B. ceiebensis
secondoDen.
lueiiie
B. babirusa
secondo Den.
luedie
VARIAZIONI
in mm.
B.celebens.
B. babirusa
1. Lunghezza luassirua.
286
286
268
266-301
250-282
2. Lunghezza baaale.
260
262
250
250-270
232 265
3. Lunghezza del palato.
177
177
174
164-190
162-184
4. Altezza occipitale.
83
84
79
77-89
72
82
5. Larghezza alle arcate zigoinatiche.
127
124
121
114-129
116
127
6. Larghezza interorbitale.
63
61
65
56-65
61
71
7. Larghezza frontale ai proc. poatorb.
88
92
88
88-100
87
103
8. Larghezza niascellare fra Mj e Mo.
51
52
52
48-55
49
53
9. Minima larghezza osaea nasale.
10
10
17
1-15
14
19
10. Massitna larghezza in avanti.
23
22
22
20-25
20
25
11. Lunghezza della aerie dentaria del ma-
seellare.
80
75
70
73-78
68-73
12. Lunghezza della aerie dentaria della man-
dibola.
84
81
76
77-83
73-81
13. Lunghezza della mandibola.
220
217
215
207-228
202-227
14. Altezza della mandibola al proc. eoro-
noideo.
100
98
102
90-106
90-108
15. Altezza della mandibola al M3.
46
43
45
40 45
41-50
16. Larghezza della- Tuandibola all'ang. inter,
al punto piii einiuente irregolare.
74
69
71
64-78
66
77
42 -
II canale della corda negli embrioni di Cavia Cobaya
NOTA PRELIMINARE DEL PROF. D. GARAZZI
(Con 3 figure).
E vietata la riproduzione
I.
Scoperto, ed esattamente descritto dal Lieberkiihn (1882),
nell'embrione della Cavia, e subito dopo dal Koelliker nel coniglio,
il canale della corda e ricordato non solo nei lavori speciali di em-
bnologia, ma anche nei trattati. E noto quindi che esso compare
nel prolungamento cefalico, davanfci al nodo di Hensen, per prose-
guire flno alia regione dove comparira il rombencefalo. E fra il 13°
giorno e il principio del 14° dall'accoppiamento che il canale fa la
sua comparsa nell'embrione di cavia. In questo periodo di tempo
l'uovo-cilindro, che porta il disco embrionale alia sua estremita, si
e accorciato, o, a dir meglio, e cresciufco nel diametro trasverso, e
lo scudo ha preso la forma che diro a " mandolino „, il manico del
quale e rappresentato dall'abbozzo deH'allantoide.
G-li embriologi venuti dopo il L. (il Carius, il conte Spee....)
hanno confermato quanto egli aveva veduto. Lo Spee ha aggiunto
che talora il canale e doppio.
Quanto aH'origine, tanto il Lieberkuhn come il Koelliker
hanno visto che la corda e prettamente mesodermica, e che il canale
non sbocca mai nella cavita amniotica. Esso, quindi, non e compa-
rabile al condotto neurenterico. Tuttavia vediamo il Sobotta bat-
tezzare il canale col nome di Urdarm gastrulare (').
(') II Sobotta ha otiuliato lo sviluppo di Mux, e non di Cavia; ma cbi abbia letto le sue de.
sorizioni o viste lo hito figure non pud dubitare dell' identic morfologioa del canale della corda dw
- 45
Fra il 13° giorno e il 14°, in corrispoadenza del piano di sim-
metria, cioe al disotto della doccia midollare, s'inizia il canale.
Quando vi sono due canali i due abbozzi sono situati simmetrica-
mente o quasi (vedi fig. 3). In un solo embrione ebbi a constatare
la curiosa disposizione di un canale sopra l'altro; certo e un'ano-
malia. E come tale considero l'altra, riscontrata, pur questa una
sola volta, in un embrione di 14 giorni avanzati, nel quale il canale
era gia aperto, e quindi la placca cordale erasi unita lateralmente
all' endoderma, e che al disopra del canale e sempre nello strato
mesodermico, mostrava un secondo piccolo, ma visibilissimo, canale
che si continuava per poche sezioni, in vicinanza del nodo di Hensen.
Col primo accenno della comparsa del canale il mesoderma e
distintamente separato dal sovrastante ectoderma (beninteso ad
esclusione della regione del nodo di Hensen) da una, direi, vera
>■■
membrana limitante, oltre che dalla, gia ricordata, minore colorabi-
lita del soma cellulare. Nelle cellule ectodermiche sono poi nume-
rose le mitosi, in confronto di quelle mesoderm iche. Ma ancora in
questo periodo (contrariamente dunque a quello che affermano alcuni
embriologi) non esiste separazione, fra il mesoderma laterale e quello
cordale; le cellule sono pluristratificate, ma tutte in continuazione
tanto al disotto della doccia midollare che ai due lati del dorso.
III.
Vediamo come si inizia il canale.
Non su tutto il suo percorso, ma in alcuni punti, qua e la nel
prolungamento cefalico, i nuclei della porzione assiale del mesoder-
ma, oppure (se si formeranno due canali) quelli di due porzioni
simmetricamente disposte, e vicine al piano di simmetria (E si noti
- 46 -
che nello stesso erabrione il canale puo essere per un tratto unico
e poi doppio) prendono una disposizione, piu o meno, ma sempre
ben visibile, circolare. Qaelli poi rivolbi verso l'ectoderma si collo-
cano di solito verticalmente, cioe eon i'asse maggiore dorso-ventrale
(vedi fig. 2). Tale disposizione nou e una eccezione, ma la regola;
e quando piu tardi si cominceranno a distinguere i limiti cellulari,
essa diventera ancora piu evidente. Ora, o che i nuclei che si vanno
disponendo radialmenfce si allontanino dall'area che si sea vera a
canale; oppure, come parrebbe faor di dubbio dalla fignra 1, che i
nnclei centrali, entrino in picnosi e degenerino, sta il fatto che detta
zona centrale e senza nuclei, ed e qui che per schizocelia vediamo
scavarsi il canale. Probabilmente coesistono i due processi ; cioe,
mentre i nuclei destinati a rimanere si allontanano dall'asse del fu-
turo canale e si dispongono circolarmente, alcuni alfcii entrano in
picnosi e il materiale cromatico, risoltosi in piccole granulazioni
{pc della fig. 3), e destinato ad una completa degenerazione.
Che esista una parziale cariolisi mi pare sia certo. II nucleo
centrale {pc della fig. 1) e sicuramente un nucleo in degenerazione;
e impossibile confonderlo con uno in divisione, perche in tal caso
si vedrebbe, come sempre, una distinta figura cariocinetica; del re-
sto (come gia dissi) a questa fase di sviluppo le divisioni sono rare
nelle cellule mesodermiche, mentre abbondano in quelle ectodermi-
che. Non e raro inoltre trovare nel mesoderma, e sempre in vici-
nanza della zona del canale, dei nuclei {pc nelle figg. 1, 2), che sono
poverissimi di cromatina. Ne tale scarsezza dipende dal taglio, co-
me lo prova l'esame delle sezioni adiacenti. Inoltre si scorgono in
questa fase di sviluppo, qua e la dei piccoli granuli cromatici, cir-
condati da un piccolo alone (pc della fig. 3), ch'io mterpreto come
residui cromatici di nuclei in picnosi (1). La schizocelia che da origine
al canale, benche somigli, non e tuttavia in tutto paragonabile a
quella che forma la cavita amniotica. Perche quest'ultima forma-
zione, gia evidente fra il 9° e 10° giorno, si compie per un allon-
tanamento deH'ammasso cellulare (con membrana ben distinta), senza
nessuna alterazione dei nuclei.
Lo scavo del canale, dapprima esilissimo, va leggermente allar-
gandosi in seguito, e talora risulta dalla fusione di due (fig. 2) od
anche tre piccole aperture.
(') Da nou confondersi con lo epeciali formazioni, soguate pa nolla lig. 2 o cho malgrado la loro
BSWema piG0olezz&4 si distinguono oon un baou obiettivo a larga apiert. nuin. per 1' intonsa eolora-
/i'Mn- piasmattoa e nuclearo, ottenuta col solito tiattaiuouto di tulte \v ,s<'/,ioiii : ooloraziono: prima
con eiuatoss. Carazzi, ]ioi vim eosiua aoquosa.
- 47 -
Soltanto quando il canale si e discretamenie esteso cranial-
mente, la massa cellulare die ne forma la parete tende a distaccarsi
esternamente dal mesoderma laterale. Ed e questal'epoca in ctfi si
iriizia anche la segmentazione che form era il primo somito, ed alia
quale segue tosfco l'apertura ventral e del canale e la corrispondente
rottura deU'endoderma nella regione assiale. Come risulta dalle figure
del Lieberkiihn (alcune delle quali Hertwig riporta), anch'io ho
riscontrato che in questo tempo (ora la forma dello scudo embrio-
nale e distintamente a „ mandolino „) l'apertura non ha un ritmo
determinate, non si propaga, cioe, in continuazione del prolunga-
mento cefalico, ne in direzione craniale, ne viceversa, dirigendosi
verso il nodo di Hen sen; ma avviene a capriccio, un po qua un po la;
piu larga in un punto, piu stretta in un altro. E rimanendo il ca-
nale diiuso in alcuni tratti, irregolarmente intercalati a quelli gia
aperti.
Tuttavia il risultato finale e la completa rottura del canale
della corda, seguita da quella del sottostante breve tratto endoder-
mico, cosicche la porzione dorsale del canale, che si va appiattendo,
e che chiameremo oramai placca cordale, si attacca e si continua a
destra e a sinistra con l'endoderma. L'osservatore, che non cono-
scesse l'origine del canale cordale, vedendo sezioni di embrioni in
questo secondo periodo, nel quale si forma la placca cordale, sareb-
be autorizzato ad affermare che la corda e di origine endodermica.
E prima di chiudere questa breve nota aggiungero che piu tardi
ancora, fra 11 16° ed il 18° giorno, la placca cordale rimane separata
daU'endoderma, e questo torna a riformarsi tutto continuo al disotto
della placca. La quale invece nella porzione craniale va stabilendo
rapporti Cos! stretti con la doccia midollare, che chi studiasse sol-
tanto embrioni di quest' epoca potrebbe sostenere che la corda e
ectodermica !
Spiegazione delle figure.
Indicazion'I comunI. — L' ingrandimento e di circa 550 diaruetri ; lo spessore delle sezioni e di
7 }J-. La fissazione degli embrioni e fatta colla miscela di Telleyesniczki, la colorazione con ematos-
silina Garazzi ed eosina.
In tutte e tre le figure gli strati ectoderuiici non aono rappresentati.
Lo spessore dell' ectoderma corrisponde, con molt a approssimazione, a quello del mesoderma.
ms = mesoderma
end — endoderma (perche il cliche non riuscisse troppo oscuro, qui non ho rappresentato che
i nuclei; in realta nei preparati si vode che il soma cellulare ha una coloraaione piu oscura di quello
del mesoderma).
* retta che indica la proiezione del piano di simmetria.
pc = nucleo in picnosi (nel centro fig. 1); idem (?) fig. 1 e fig. 2; granuli cromatici di nuclei
degeuerati (fig. 3).
px = parassiti.
- 48 -
Fig. 1. — Sezione trasrersa: embrione di 13 giorni. Si vede la disposizione circolare dei nuclei in-
torno ad una zona esattamente centrale. Nel mezzo della zona sostauza croniatica rti un niicleo
in picnosi (pc). Suppongo in picnosi ancbe i due nuclei a sinistra segnati pc, non avendoue ri-
trovata traccia ne nella sezione preced. ne in quella seguente. Nessuna separazione fra il raeso-
derma centrale (cordale) e quello laterale.
Fig. 2. — Embrione di 14 giorni (degli altri 4 figli di questa madre tie mostrano di essere alia
stessa fase di sviluppo ; il 4° e piu avanzato, perclie da un lato ha gia un somito e due dall' al-
tro). Canale ben distinto: una piccola briglia lo mostra ancora separato in due porzioni. L'ordi-
namento dei nuclei mesodermici e evidente nella parte a contatto con l'ectoderma (quella che
diventera la placca cordale).
Fig. 3. — Embrione di 13 giorni. Due canali cordali piccoli, ma evidenti e collocati parallelamente
airasse longitud. del corpo. Specialmente a destra la disposizioue dei nuclei e distintainente
circolare intorno al canale.
-#8*<*S£-
Gosimo Cherubini, Amministratore-responsabile.
Firenie, 1918. — Tip. L. Niecolai. Via Faenta, 52.
Monitore Zoologieo Italiano
( Ptibblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiatia
DIHKTTO
da. DOTTORI
aiUUO CHIARUGI EUGENIO FICALBI
Prof, di Anatomia muiina Prof, dl A natoinia comp. e Zoologia
uel H. Istituto di Stndi Super, in Firenze nella R. Unireraita di Piaa
Ufficio di Direzione ed Ammiiiistrazioue: I.stihito Auatomiro, Firenze.
12 numeri till'anno — Abbuonameuto annuo H.. 15.
XXIX Anno Firenze - 1918 N. 4.
SOMMARIO: Bibliografia. — Pag. 49-52.
Gomunicazioni originali: Bruno G., La struttura del miocardio deU'embrione
di polio alPinjzjo della sua l'unzione contrattile (Con tav. MI) — Pag. 53-64.
Avvertenza
Delle Comunicazioni Originali clie si pubblicano nel Monitore
Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.
BIBLIOGRAFIA
Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia.
B. - PARTE SPECIALE
{Continuazione)
XII. Vertelbrati.
II. PARTE ANATOMICA.
6. APPARECGHIO 1NTESTINALE CON LE ANNESSE GHlANDOtE
Giannelli Luigi. — Lo sviluppo del piloro umano. — Veci. M. Z., XXVII, 1, 1.
Giannelli Luigi. — Alcune eonsiderazioni sulla memoria del prof. Pensa: « Lo
sviluppo del pancreas e delle vie biliari estraepatiehe in Bos taunts ». —
Vecli M. Z., XXVII, I, 4.
Giannelli Luigi. — Gontributo alio studio del pancreas nei Teleostei. Pancreas
in Tinea vulgaris, in condizioni normali di nutrizione e dopo prolungato di-
giuno. — Monit. Zool. ital.. An. 27. N. 9, pp. 177-188. Firenze. 1910.
- 50 -
Livini Ferdim%@oi — La sccrezione vescicolare nelle cellule epiteliali della
mucosa gastrica uraana durante lo sviluppo. Nota preliminare. - - Vedi
M. Z., XXVI 1. /, /.
Livini Ferdinando. — Contribuzione alia couoscenza della istogencsi dcllo sto-
raaco umano. La secrezione vcscicoWe nelle cellule epiteliali della mucosa
gastrica. — Vedi M. Z., XXVII, I, 4.
Pensa. A. — Risposta alle considerazioni del prof. Giannelli sulla mia mcmoria
« Lo sviluppo del pancreas e delle vie biliari estraepatichc in Bos taurus ».
— Vedi M. Z., XXVII, 1, 4.
Piazza V. C. — Di alcime recenti ricerche sulla gliiandola endocrina del pan-
creas. Rivista critica. - AwbaM dm. mod.. An. 4, Fuse. 3, pp. 445*455.
Palermo, &913.
sabalino Carmine. — Sullo sviluppo dell' intestino spirale del girino di Bufo
fulgaris. — Vedi M. Z., XXVIII, 1, 5.
Spolverini L. M. — Rapporto tra capsule surrcnali, timo e pancreas nei bam-
bini (da 1 giorno a 8 anai). — Vedi M. Z., XXVIII, 7-8, 104.
Stoppato Ugo. — Studio sulla distribuzione intraghiandolare dei canalicoli della
parotide e della sottomascellare. Nota preventive. - Boll. Sc. vned., An. 88.
Ser. 9, Vol. r>, Fase. 7, pp. 244-246, con 5 /if/f/. Bo/or/na. 1917.
7. Apparkcchio respiratorio.
Bilancioni G. — Diaframma BSsao congenito della .'nana sinistra. — Vedi M. Z.,
XXVI I, 8, 154.
Chili Dino e Lanfranchi Leo. — Di uri muscolo cranio-pleurale. (Con 1 tigura).
— Vedi M. Z., XXVII, 8, 155.
Cnnlli-Faggioli Giovanni. — Appunti di radiologia sui seni frontali e sui re-
cessi sopraorbitali nell'uorao. (Con 4 ngg.) — Vedi M. Z., XXV III, 7-8, 102.
Cutore Gaetano. — Gontributo alio studio della muccosa del seno mascellare.
(Gon tav. XXV1I-XXVIII e 8 rigg. nel testo). — Arch. Hal. Anat. ed Embriol.,
Vol. 15, Fasc. 4, pp. 551576. F^irenze, 1916.
Manfredi Maria. — La fine stiutlura c i'innervazione delle lamelle brancbiali
dei pesci ossei, studiate in Tinea vulgaris. (Gon 9 figg.). — Arch. ital.
Anat. ed Embriol., Vol. 15, Fasc. 4, pp. 443-466. Firenze, 1916.
8. Tiroide, Paratiroipk. Timo, Gorpusgoli timici, Corpi postbranchiali.
Baggio G. — Ricerche sperimcntali riguardanti 1' influenza del timo sulla for
mula leucocitaiia del sangile a pioposito della linfoeitosi dei basedowiani
— Vedi M. Z. XXV I II, 1, 6.
Cervo Domenico. — Sulla una struttura della cellula tiroidea. — Policlinico,
Scz. mod.. An. 22, Fasc. 1, pp. 26-33. Roma, 1915.
9. Apparbcchio gircolatorio. Milza e altri organi linfoid:.
Bonome A. - Sulla cito-morfologia della milza e sui rapporti dei suoi element
con quclli di altri organi ematopoietici. Gontributo istologico e sperimen
tale alio studio (loH'aziono del siero splenotossico. — Alii R. 1st. Ven. Sc
Lett. o'. Art/. '/'. 75. l>. -J. Disp. 10, pp. 1647-1731, con lav. Venezia
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/l-^/ Fotomeccaiiiche - I irenze
Monitore Zoologieo Italiano
(Pubbiicazioni Italiatie di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana
DIKKTTO
dai DOTTORI
6IULI0 OHIARUGI EUGENIO FICALBI
Prof. «li AnatomTa umaiia Pint', di Anatoiiiia contp. e Zdologia
uel It. Estituto di Studi Super, iu Eireuzo nella It. University di Pisa
Ufficio di Direzione ed Auirniiiistrazione: Istituto Anatomico, Firenze.
12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15.
XXIX Anno Firenze - 1918 N. 5-6.
SOMMARIO: Comunicazioni originali: Decisi A., La classiricazione delle Platir-
rine dell'Elliot con clue carte di distribuzione geografica (Con 2 fig.). — Ca-
razzi D., 11 Goniglio di Porto Santo e la realta della specie. — Colosi G.,
Note sui Pteropodi Tecosorai (Con 3 fig.). — Pag. 05-87.
Sunti e Riviste : Levi G., Nnovi studi sull'accresciraento delle cellule nervose.
Ricerclie in Orthagoriscus mola (L' Alitor e). — Pag. 88-90.
Note bibliografiche : Ferrata A., Le emopatie. — Pag. 91-92.
Avvertenza
Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore
Zoologieo Italiano e vietata la rinroduzione.
COMUNICAZIONI ORIGINALI
SCUOLA DI A]NTROPOLOGIA DELL'UNIVERSITA DI PAVIA
Dot,!,. ALER1NO DECISI
La classificazione delle Platirrine dell'Elliot
con due carte di distribuzione geografica.
(Con 2 figure).
E vietata la I'ipvodiissione
Continuiamo in questo scritto il confronto fra la classiricazione
dei Primati dell'Elliot (') con quella del Quinquennale supplemen-
0) D. G. Elliot. — A review of tlie Primates. — Monographs of. t. Amefr. Mus. of. Wat. Hint.
3 voll. i9i->.
- 6 N I G R I P.
FRONTAtUS
ALE.1FR0NS
(J N I C 0 UO R
» CU5CIN05
FLAVU5
CAt)TANEUb
VARIE6ATUS
MAVITIOSUS
CHRYSOPUS
PICULAT05
BiDiNObUb
FATOELLUb
)> PERUANUS
ACROCEPHALUS
VER5UTA,
AZARAE
» PALLIDUM
CIRRIFER
CRAS5ICEPb
CALI6IN0SUS
VELLE ROSUS
scens : donacophila, otto poi sono sp. nuove stabilite dopo la pub-
blicazione del Q. suppl.
Sono identicamente conservate in E.
torquata (235); cuprea (236); cinerascens (237); mqloch (238); ornata
(239); personata (240); nigrifrons (241); caligata (242); #«/o£ (244).
(M
Tn T. qtifeeta ssp. (Latent; 1900) i- <1 ••tt« yerainfente leucomygtax.
- 70 -
Le specie nuove sono:
ustofuscus (Elliot 1907): paenulatus (Elliot 1909; ; Eyeria (Thomas 1908;, sa-
brufus (Elliot 1907); Hoffmansi (Thomas 1908;; remulus (Thomas 1908); Emi-
liae (Thomas 1911); paZteseeHS (Thomas 1907).
II gen. Saimiris di T. corrisponde a Saimiri di E.
In T. ha 3 sp. con tre ssp. In E. 8.
Le tre sp. sciurea (245); boliviensis (246) oerstedi (247) sono
conservate, la ssp. : lumdata riprende, elevata a sp. l'antico nome
di cassiquiarensis (Humboldt) Due sono le sp. nuove.
La ssp. : usta viene elevata a sp. l'altra nigriceps a sp. minore
di boliviensis.
Le sp. nuove sono: macrodon (Elliot 1907) e Madeira (Thomas 1908).
II gen. Nyctipithecus del T. corrisponde al gen. Aotus dell'E.
In T. ha 5 sp. e 1 ssp. In E. divengono 15, 8 sono sp. nuove.
Le sp. felinus (252) ed azarae (249) sono poste da E. in sino-
nimia rispettivamente di iufulatus e miriquouina, sin. non citati
da T. a ragione di priorita.
Passano immutati in E. rufpes (251); vociferans (250); trioir-
gatus (248). II sin. di felinus: Oseryi e assunto a sp. da E. La ssp.
di vociferans: Spixi e elevata a sp.
Le sp. nuove introdotte da E. sono:
nigriceps (Dollman 1909); senex (Dollman 1909); Roberti (Dollman (1909);
boliviensis (Elliot 1907); lanius (Dollman 1909); griseiventris (Elliot 1912); gu-
laris (Dollman 1909); microdon (Dollman 1909).
Passiamo ora alia faniiglia delle Callilrichidaee.
II gen. Callithrix di T. corrisponde al gen. Callithrix in E.
II gen. Callithrix di T. comprende nove sp, E. ne comprende 14,
una resultante da elevazione a sp. di una ssp. di jacchus, leucoce-
phalus, due da elevazione a sp. di due sin. di jacchus, penicellatus
ed albicollis, inoltre in E. vi e una sp. ed una sp. minore nuove.
La specie e: goeldi (Thomas 1904), la sp. minore Jordani (Thomas 1904)
assegnata a penicellata.
Sono identicamente conservate in E.
Jacchus (261); flaviceps (262) ; humeralifer (263); auritus (264);
leucopus (263); chrysolemas (266); Santaramensis (267); pygmaeus
(268). Melanura (269) e posta da E. in sinonimia di argentata.
II gen Midas di T, abbraccia 4 sgen : Leontopithecum. Oedipo-
- 71 -
midas. Tamarinus, Midas con 20 sp. e 1 sp. Esse sono distri-
buite nei 4 gen. di E. Leontocebus, Oedipomidas, Seniocebus, Cercopi-
thecus.
II gen. di Leontocebus, di E. comprende 2 sgen. Marikina e
Tamarinus,
II sgen. (Jedipomidas di T. e assunto a gen ere a se distinto
in E.
II sgen. Midas di T. e da E. sdoppiato nei due gen. a se di-
stinti. Seniocebus e Cercopithecus.
II sgen Leonthopithecus di T. corrisponde al sig. Marikina di E.
II sgen. Leonthopitecus di T. comprende 3 ep. : roselia (270) ;
chn/somelas (271); leoninus (272) che passano identicamenbe in E.
(Jedipomidas di 27. oontiefie due sp. : Geoff royi (273) e oedipus
(274) che passano in A\
In csso sta poi una sp. nuova : salaquensis (Elliot 1912).
U sgen Tamarinus di T. corrisponde al sgen. Tamarinus di E.
In T. comprende 13 sp. In E. ne comprende 16, di esse bre sono
nuove, le albre coincidono con T. e cioe:
labiatus (275); mystax (276); pileatus (277); lagonotus (278);
wedelli (279); devillei (280); nig rifrons {281); fuscicoll is (282) chryso-
pygus (283) ; nigricollis (284) ; illigeri (285) ; tripartitus { 286 ) ;
graellsi (287).
Le sp. nuove sono :
apiculatus (Thomas 1904) ; imperalor (Goeldi 1907); ihomasi (Goelcli 1907)
La sp. di Midas che passa a Seniocebus di i7. e bicolor (288)
Vi sono ancora due specie nuove :
meticulosus (Elliot 1912) e Martinsi (Thomas 1912).
Passano invece a Cercopithecus le sp. Midas (289) col sin. ru-
fimanus elevabo a sp, e l'albra ursulus (290).
Le carabberisbiche dei generi sono :
Seniocebus.
Faccia nuda, pelosa nei giovane ; criniera assenbe ; besba avanbi
agli orecchi calva ; orecchi nudi, esposbi ; coda senza anelli.
Cercopithecus.
Tesba non calva ; pelo del manbello lungo ; faccia nell' adulbo
pelosa.
- 72 -
Leoutocebus.
Pelo stilla testa e sul collo lungo, formante un collate ; coda
lunga come il corpo, punta a pelo folto ; canino inferiore piu lungo
degli incisivi ; pezza di peli bianchi intorno alia bocca, fatta ecce-
zione del sg. Marikina.
Oedipomidas.
Testa talvolta con cresta; parti della testa nude e coperte con
peli corti, peli sulla nuca lunghi. Dimensioni piccole.
Callithrix.
Testa rotonda ; occhi grandi ; faccia nuda ; orecchie grandi, tal-
volta frangiate di peli. In pareechie specie baffl grandi ed il collo
e talvolta circondaro con un collare.
Cranio: cavita cerebrale grande; regione facciale breve; orbite
grandi ; incisivi inferior! piii lunghi dei canini e tutti proiettanti verso
lo innanzi.
Nel 1898 Meerwarth (') diede in nove cartine la distribu-
zione geografica delle specie dei diversi generi delle Platirrine.
Anche tenendo conto delle nuove specie introdotte dall' Elliot,
i fatti principali di distribuzione non sono gran cosa alterati: tranne
che per la famiglia Callithrichidae e per il genere Gebus date le
modificazioni sensibili apportate dall'E. in questi due gruppi.
Abbiamo percio creduto opportuno di dare in due cartine la di-
stribuzione dei diversi generi di Callithrichidae secondo l'E. e delle
diverse specie di Cebus.
Nella carta di distribuzione dei generi di Callithrichidae le zone
di distribuzione sono arrotondate nel senso che piu specie dello
stesso genere alquanto distanziate in realta sono riunite insieme.
Del resto cio differisce dal reale stato di cose sensibilmente solo
per due generi. Semiocebus e Callithrix. Per gli altri la distribuzione
da noi indicata e reale, e sopratutto per Leontocebus.
La distribuzione dei generi di E. e assai regolare, e pratica-
mente si puo dire continua. Cio da in verita alia classificazione
dell'E. un lineamento non trascurabile di naturalezza.
Si puo dire che solo Gercopithecv s si sovrappone ad un altro
gen. Callithrix.
La sola specie chrysopigus del sg. Tamarinus (una forma rara
nelle collezioni a quanto dice l'E.) proveniente da Ipanema (S. Paulo)
sconfina oltre la zona generale di quel sgen.
II sg. Marikina (= Leontopithecus di T.) presenta due forme
(•) H. Mcer wart li. — Siraios (macacos) do novo lunnito. — JioJ. ilo Manet' l'nraense. i89S.
- 73 -
che sarebbero estese anche nelle parti snd-est del Brasile. (Rosalia
e chrysomelas), oltre che nella estensione geografica di Tamari?ius,
mentre 1' altra leonimus, giace nella estensione stessa di Tama-
rinus.
Potrebbe darsi pero che una revisione piu esatta, dovesse li mi-
tare la estensione cosi vasta di Rosalia e chrysomelas limitandoli
al. Brasile sud-est.
In Callithix non c'e che leucopus (nella provincia di Antioquia
in Colombia) e pygmea che arriverebbe flno al Messico (non rappre-
sentata nella carta) i quali sconfinano oltre la linea propria del
genere.
Anche nella carta per Gebus abbiamo unito in una sola zona le
disperse aree iinitime di alcune specie come albifrons.
Le linee aperte indicano specie la cui estensione non e deiini-
ta. II solo numero, senza linea, indica che la provenienza e sol-
tan to data genericamente senza precisione.
^
II Coniglio di Porto Santo e la realta della specie
Nota del Prof. D. GARAZZf in Firenzo
B vietata la Hproduzion
I.
Uno dei luoghi comuni degli evoluzionisti e quello di negare la
realta della specie. Come esige il postulato darwiniano, la specie e
una espressione arbitraria che per comodita riferiamo ad un insieme
di individui strettamente simili fra di loro; e la parola non difrerisce
essenzialmente da quella di " varieta ,. che diamo ad un gruppo
meno distinto e piu fluttuante di forme. Ed anche la parola varieta
e adoperata arbitrariamente per indicare semplici differenze indi\*i-
- 74 -
duali 0). E chiaro che se la specie non esiste non possiamo darne
una deflnizione.
II Cuvier (che i nostri evoluzionisti si guardano bene dal leg-
gere, sembrando ad essi troppo vecchio e credendo davvero moder-
na la teoria che difendono) della specie aveva dato una deflnizione
e della sua esistenza reale aveva rilevata la prova irrefragabile (2);
e la sua deflnizione: " L'espece coraprend les individus qui descen-
ded les uns des autres, ou des parents communs. et ceux qui led
ressemblent autant qu'ils se ressemblent entre eux (3) „, regge an-
che oggi a qualunque critica seria, pur chesiaggiunga: " echedanno
con l'accoppiamentb prole feconda „ (4).
Ma fu obiettato ch'essa non puo dirsi sufflcente perche vi sono
specie che documenti autentici provano esser discese da uno stipite
comune, le quail non sono piii feconde inter se. E qui si cita l'e-
sempio tolto dall'opera di Darwin sulla variazione degli animali e
delle piante, per eftetto della domesticita. Esso esempio e orraai
cosi noto che lo vediamo riportatoin tutti i trattati. Cosi il Glaus
ricorda che: " Das Porto-Santo Kaninchen. welches im 15. Jahrhun-
dert von Europaaus auf Porto-Santo, bei Madeira, iibertragen wurde,
hat sich im dem Grade verandert, dass seine Kreuzug mit den
europaischen Kanincheiirassens nicht mehr gelingt „ (5).
!
p) Darwin - The origin of specie* — London. 1872 (eitie. defin.) pag. tS.
C-) C a vie i • — Discours sur les revolutions du Globo — Paris, 1851, pag. SO.
(a) Cuvier, op. cit., p. 78.
(>) P^cco quanto scriveva quasi mezzo seeolo fa, im nostro zoologo ben noto, Taolo Savi :
« Chiamasi Specie V insieme n a 1' etude du Lapiu de Porto-Sauto (Oryotoiagua cuuieulua
Huxley Haeckel) — Hull. five. Portngaisc He. not. v. 0°, /age. if0, 1913. l'er il lettore i>oco pratico
ili aiatematica avverto che il vecchio geiiere Lepus e atato aostituito per il coniglio da (iuello di
Orj ctplagna. E an divertimento al quale si dannoi aiateinatici moderni. Ed eaaendo (come si \o-
drt dal tosto) il coniglio di Porto-Santo una sottoapecie ben diatinta bisogna servirsi di una nomen-
clatura trinoraia, e quindi (>. eunieulns, sottospecie Huxley, noine datogli dal Haeckel.
( ') Qaesto gindizio snlla serieta scientifica di Haeckel, corrisponde a quelle di tanti e tanti se-
riatim) scien/.iati e eh' io ebbi ripetutainente occasione di dare (nel 1900, nel 1004, )iel lOOti). Ma
allora coloio che auche da uoi credevano opportuno moatrarsi oaaet> ssi .lie di Haeckel dicono conia perche.... & tedesco \
— 77 —
Evidentemente qui un buon evoluzionista avrebbe dovuto fare
il maschio di una specie e la feinmina di un' altra (l0).
IV.
Ho detto che il catalogo del Museo Britannico distingue due-
forme di coniglio, per le quali ammette due sottospecie ben di-
stinte. Si avrebbe quindi un OryctQldgus cuniculus cuniculus L. del-
l'Europa Centrale, a nord della regione mediterranea fino ad ovest
dell' Irlanda, piu grande, con una lunghezza occipito-nasale che nei
chuii piu grandi giunge a 78-82 mm. e una lunghezza del piede
posteriore di 83 93 mm.; e un 0. cuniculus Huxley Haeckel, pro-
prio della regione mediterranea, e da qui introdotto alle Azorre,
Madera . . . . , piu piccolo dell'altro (lungh. occ.-nas. 71-77 ; piede
posteriore 72-78 mm.) e con orecchia relativamente piu lunga (ll).
Altre differenze trova il Miller nella colorazione del mantello;
ma giustamente il Franqa, fa osservare che queste, e neppur quelle
delle dimensioni hanno importanza. Sappiamo infatti che la statura
ed il mantello cambiano per Y influenza del clima, come ne fanno
prova le variazioni del Lepus timiclus. Ed invece a me interessa di
far rilevare che il Franca osserva come la diminuzione della sta-
tura sia proporzionale a quella della latitudine. II lepre dell'Europa
del nord e piu grande di quello del Mediterraneo, ma questo supera
la lepre d'Algeria, che a sua volta e piu grande di quella del Sa-
hara (12).
V.
L)a quanto ho esposto risulta la conciusione :
L'affermazione che animali di una data specie, allontanati ed
isolati per un certo tempo non possano piu dar prodotti, in quanto
si basa sui conigli di Porto-Santo, e arbitraria, falsa e spropositata.
(w) K nou sarebbe neppur iiuesta uua novita, perche ad un congresso di psichiatria tenuto inolti
auni fa qui in Firenze. vi fu uno spirito biz/.arro, nia nou privo d' ingegno, che sostenne V uorao e
la donna appartenere a due specie distinte.
(n) Miller G. 8. — Catalogue of the Mammals. of Western Europe in the collection of the Bri-
tish Museum — London, 1912, p. 484 e aeg.
(12) Ricordo qui quanto scrivevo in una nota del 1904 : Ha mai tentato nessuno di spiegare per-
che molte forme uiarine deU'estreiuo Nord sono di dimensioni tanto piu rilevanti di quelle corrispon-
denti dei mari temperati e tropicali? Ricordo, oltre ai Myzostomi di Nauseu, che 1' illustre profes-
sor Wilson dell' Uuiversita di New- York ini diceva che sulle coste dell' Alaska gli echinodermi rag-
giuugono delle grandezze inusitate nei uostri mari. Se la spiegazione non s' e ancora data (ne io ho
modo di controllarlo) sarebbe interessantc cercarla. Monit. zuol., v. 15°, p. 90,
- 78 -
VI.
A chi mi chiedesse: ma insomma nel caso del coniglio quante
sono secondo voi le specie leali? risponderei: probabilmente una
sola, perche i caratteri morfologici invocati: statura, colore della
pelliccia, dimensioni di indici cranici, e la diversa distribuzione geo-
graflca, non bastano per separare la specie. Si veda quanto accenna
il Franca a proposito della lepre; si veda lo studio del Cavazza
sulla variability dello Sciurus vulgaris in Italia (13); e gli esernpi
si potrebbero moltiplicare, per convenire che nel caso del coniglio
le due sottospecie del Miller nentrano nei limiti delle variazioni
fluttuanti. Cosi nella lepre e nel coniglio vediamo diminuire la sta-
tura con la latitudine; crescere invece (in Italia) per lo scoiattolo.
Viceversa, specie reali, certamente distinte, presentano carat-
teri morfologici, cosi simili che riesce difficilissimo dift'erenziarle
quando si esaminano esemplari morti. Ricordo ad esempio qualcuna
delle specie del genere Mugil. Quindi la sola distinzione specifica
e quella desunta dalla riproduzione. Ora, per il coniglio, la modes ta
osservazione del direttore del giardino zoologico di Londra non pud
essere invocata ; e per venire a conclusioni sicure sara necessario
procedere a delle serie di esperienze di allevamento. Fare allat-
tare dalla stessa madre cuccioli di coniglie delle due sottospecie,
in modo che essi crescano e diventino adulti insieme ; portare
cuccioli della sotto-specie mediterranea nell'Europa centrale e vice-
versa. Solo quando si fosse certi, dopo molti tentativi di incrocio,
della sterilita delle coppie si potrebbe concludere che le due sotto-
specie sono in realta due specie distinte.
Ma la conclusione non potrebbe essere piii net'asta per la teoria
delTevoluzione: perche allora resterebbe dimostrato che i conigli di
Porto Santo e quelli d'Inghilterra* non danno prodotti perche discen-
dono da due specie che erano perfettamente distinte ancora prima
che Bartolomeo Perestrello portasse nell'isola la specie mediter-
ranea !
VII.
Avro occasione di tornar presto sulla questione della realta
della specie. Ma intanto vorrei pregare il lettore di non giungere
alia conclusione che chi non e evoluzionista e creazionista, come
si legge in qualche Compendio di Zoologia.
E' troppo pretendere un po di buon senso?
(**) Sez. Runcinidea.
Molluschi Tectibrauchi con o senza conchiglia. Bulbo boeeale
con due mascelle; radula con formula 1, 1, 1, (raramente i, 1, 1, 1, i) ;,
stomaco con siminetria tetragonale, provvisto di 4 grandi placche
trituratrici prinoipali; epato-pancreas compatto, indipendente, sbocco
epatico unico o doppio.
Apparato sessuale tipicamente monaulo, con sbocco sul lato
destio del corpo, collegato mediante un solco seminale (i-aramente
mediante un tubo chiuso) con 1'apparato ejaculatore posto anch'esso
a des tra del corpo, presso la bocca.
.Sisicma nervoso con commessura viscerale assai breve.
Sotto-Sez. Buncinulii.
Coi'i>o allungato, diritto, t>rivo di conchiglia; mantello separato
dal pintle mediante un solco palleo-pedale continuu. Mancano i rind
- NT -
fori. Occhi poco sviluppati, affondati nel derma. Una branchia pen-
naba laterale posteriore. Due mascelle con denticoli chitinosi. Sto-
maco con 4 sole grandi placche trituratrici. Una ghiandola gastrica
sacciforme. Un epatopancreas con sbocco imparl.
Animaii litoranei.
Fam. Runoinidae.
Sotto-fSez. T/iecosomata.
Corpo protetto da una conchiglia o da una pseudoconchiglia
sottoepidermica. Dae parapodi liberi anteriori a natatoje. Dae rino-
fori ineguali. Cavita pallea'.e dorsale o ventrale. Due mascelle lamel-
lari. Stomaco con 4 placche principali ed una secondaria dorsale
■talvolta 4 principali e 4 secondarie). Epatopancreas con uno o due
sbocchi.
Animaii pelagici.
Fam. Cavoliniidae, Limacinidae, Cymbuliidae.
Firenze, 25 giugno 1918.
Lavori citati.
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Shrift., VI, 1886.
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Scienze, Torino, 8. II, Tom. LXYI, 1915.
'.>. Pol H. — Etudes sur le developpeiueut des luollusques. Sur le developpeniout des Pteropodes.
— Arch. Zool. exper., IV, 1875.
4. Isael R. — Raccolte planctoniche fatte dalla R. Nave Liguria. Vol. II, fasc. IV, Pteropodi. —
I'ubbl. K. Istit. Sfudi sup., Firenze, 1913,
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(6) XIII, 1895.
(i. Mazzarelli G. — Ricerche sulle Peltidae del Golfo di Napoll. — Atti R. Acead. Scienze jis. e
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1 9 00.
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1888.
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Belyiqiie, XLI, 189-4.
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11. Teach J. J. — The Tbeeosoinata and Gymuosoiuata of the Siboga-Expodition. — Siboga-Expe-
ditie, LI I, 1904.
12. Vayssiere A. — Reeliercbes anatomiques sur les genres Pelta (Runcina) e Tylodiua. — Ann.
ties Sc. Natur., Zool., 6'» Ser'., T. XV, 1883.
18. Id. — Recherches zoologiquos et anatomiqiies sur les mollusques o])ist.obrancbea du Golfe dc
Marseille. Tectibranches. — Aim- dm Mvs. d' Hist. Nat. de Marseille, Zool., T. II, 1885.
14. Id. — Mollusques de la France, etc. Amphineures, Gast6ropodes Opistobrauches. — Paris, 1913.
15. Id. — Resultats ilea Caiupagnes scientifiques accomplies per Albert 1." Prince de Monaco. Mol-
Inaquea Eupte'ropodes (Pteropodea Tliecosoraesj provenaut des caiupagnes des yachts Hirondelle
et Princeaae- Alice. — Fasc. XLV1I, 1915.
- $8»(*8g
88 -
SUNTI E RIVISTE
Giuseppe Levi. — Nuovi studi suW accrescimento clelle cellule nervose. —
Ricerche in Orthagoriscus mola. — Comunicaz. all'Acead. di Scienze, lettere
ed arti di Palermo nella soduta dell'll Aprile 1918.
Clio F evoluzione dogli eleraenti nei'vosj durante tutta l'ontogenesi od anclie
nei periodi piii inoltrati dell' accrescimento del soma si manifestasse con un
continuo anmento della massa della cellula gangliare e con un progressivo esten-
dersi delle sue espansioni, dimodoche negli organi nervosi centrali rarchitettura
detinitiva si stabilisce soltanto al termine (lell'accrescimento, fu da me dimo-
strato in modo esauriente nel 1908.
Studi successivi, di miei collaborator! e di altri studiosi, hanno confermato
ed esteso questo principio; ricordero quelli di Pitzorno sui gangli simpatici
dei Gheloni, di Beccari sui gangli spinali e simpatici di un Chelonio di eta
molto avanzata, di Terni sui gangli del braccio di Octopus, di Busacca sulla
curva di accrescimento dei gangli spinali di raaiale, di Plenk su varie cellule
nervose di Mammiferi.
Sin dal 1908 confrontando esemplari di Testuggini di eta differente, avevo
notato, chc il volume ed il numero delle lobulazioni, le quali caratterizzano le
cellule dei gangli sensitivi di quegli animali, e la complessita dei plessi pericel-
lulari, formati da appendici clavate della cellula, aumentano progressivamente
coll'eta deiranimale: Pitzorno e Beccari hanno conlermato questo fatto, il
quale acquista particolare interessc dalla circostanza, che l'accrescimento del
soma nei Gheloni si continua per un periodo lunghissimo della vita ed anzi, se-
condo quanto da molti si ammetto, non si arresta che colla morte.
Nel 1915 mi fu dato di preparare il sistema nervoso in duo esemplari di
Orlhagoriscus mola di eta presumibilmente abbastanza inoltrata. L'uno dei due
esemplari, che furono catturati nella tonnara di Trabia, pesava 40 kg., I'altro 80.
E noto che di questa specie furono riscontrati — purtroppo di rado — esem-
plari di dimonsioni colossali, di gran lunga superiori a quelle degli individui da
me studiati ; ma non sappiamo quale sia la grandezza massima che 1' Orthago-
riscus puo raggiungere.
Gertamentc abbiamo ragione di ritenere che questa specie, come moltissirai
altri Pesci, rientri nel gruppo degli animali ad accrescimento indetinito, nei
quali il limite della grandezza corporea e segnato dalla durata della vita. Ma
<-i mancano dei dati attendibili su quest' interessante argomento, anche perche
in questi casi l'accrescimonto si svolge con grande lentezza.
Nel 1906 avevo gia rilevato dal confronto fra due esemplari di Orthagori-
scus, I'uno^di 3, I'altro di 20 kg. di peso, grandissime differenze nella costitu-
zione dei gangli cerebrali e ^'spinali; nel secondo esemplare le cellule gangliari
erano di grandi dimensioni ed erano [provviste di un apparecchio fenestrato
molto complicato ed esteso.
Che queste singolari strutture non rappreseotino una semplice curiosita ana-
- 89 -
tomica, ma siano in correlazione eolla spocialisxima forma del corpo dei Pletto-
gnati, ho cereato di dimostrare nella mia motyografia dol 1908, ove ho data una
descri/ione diffusa dolla costituzione dei gangJi di quclla specie. lo sospettavo
fin da allora, teauto conto che gli esemplari esaminati erano in via di aecresci-
mento, die la costituzione delle cellule gangliari non fosse quelh delinitiva, ma
non avrei invero osato supporre la possibility di trasformazioni tanto pi-ofonde,
quali son quelle che ho riscontrate in questi due nuovi individui.
Dal confronto fra i quattro esemplari di eta differente ci e dato di tracciare
abbastanza esattamente una storia dello sviluppo delle cellule dei gangli; storia
che ritengo pero ancora incompleta, perche e provedibile che la costituzione
dei gangli sia suscettibile di moditicarsi ulteriormente.
Da un calcolo approssimativo risulta, che il volume delle piii grandi cellule
e divcntato nol quarto esemplaro 1650 volte raaggiore che nel prime.
Cereando inoltre di precisare in quali parti della cellula si manifesta a pro
ferenza l'aumento della massa neurotibrillare, si rileva, che mentre nolle prime
fasi dell'accrescimento aumenta tanto la parte centrale della cellula, in cui ri-
siede il nucleo. che la zona fenestrata, piii tardi la differenziazione della cellula
si manifesta a preferenza coll'esteudersi di quest' ultima.
Come la cellula dappnma compatta divenga fenestrata alia periferia, fu da
me diffusamente descritto in passato ; anche qui come nei Mammiferi si scavano
nel protoplasma dei larghi canali, nei quali si insinuano delle cellule satelliti ;
piii tardi il protoplasma che costituisce la parete dei canali si trasforma in un
complicato sisteraa di trabecole.
Col progredire dello sviluppo, questo ultime divongono sempre piii sottili e
le tiuestre riempite dal connettivo dolla capsula diventano piii ampio; piii tardi
nuove serie di arcate si aggiungono a quelle gia costituite, c questo avviene
nel modo seguente :
Nella parte compatta della cellula si scavano nuovi canali, che diventano
presto piii larghi e le maglie della rete di formazione piii antica vengono so-
spinte da questa nuova fenestratura piii prossiraale sempre piii in direzione di-
stale.
Si potrebbe supporre che talc dilferenziazione della cellula dovesse doter-
minare una liduzione della parte centrale non fenestrata dal citoplasma; ma in
realta il volume di quest'ultima si mantiene invariato od aumenta lievemente.
11 che dimostra die raccrescimento della cellula non avviene per apposizione
di nuova sostanza alia periferia ma e interstiziale, ed ha il suo punto di par-
tenza nella zona perinucleare.
Ma contemporanearaente si produce la canalizzazione del protoplasma peri-
nucleare, cosicche la grandezza di quest'ultimo non cresce a dismisura, con van-
taggio evidente per il raetabolismo cellulare. II risultato di tale dilTerenziazione
e la costituzione nelle piii grandi cellule deU'esemplare di 80 kg. di una zona
fenestrata di gran Iunga piii estesa che negli esemplari piii piccoli, costituita da
molte serie di arcate piuttosto sottili. Si nota adunque la tendenza, oltre che ad
un auraento nell'estensione della zona fenestrata, ad un'assottigliamento delle tra-
becole die la costituiscono.
Questi nuovi fatti sono adunque una nuova dimostraziono dell'origine della
zona fenestrata da una canalizzazione del protoplasma della cellula gangliare,
contro le critiche formulate da Donaggio nel 1911 alia mia interpretazione
della genesi del fenestramento (vedi la mia risposta nel Monitore, vol. 22),
- ge -
Dal confronto fra i vari esemplari si rileva inoltre, che la riserva delle pic-
cole cellule non fenestrate e di quelle in cui il fenestraraento e appena iniziato
tende a diminuire col progredire dell' aecrescimento; avviene adunque nei graudi
esemplari uu' evoluzioue ulterioro di moltissimo cellule rimaste precedente-
raente piu o mono arretrate nello sviluppo.
Tale fatto si ricollega a quauto e stato osservato da Terni nei gangli
del braccioTii Octopus, ove l'aecrescimento del ganglio nei periodi tardivi e
caratterizzato piuttosto da una messa in valore di elementi riraasti inditt'eren-
ziati, che da un' evoluzione ulteriore di cellule che precedentemente avevano
raggiunto un volume maggiore.
Anche in altre regioni del sisteraa nervoso che furono esaminate (midollo
spinale, roraboencefalo e sopratutto nei gangli simpatici) le cellule hanno un
volume maggiore negli esemplari di eta piu inoltrata. Gomplicatissima diviene
la costituzione delta zona fenestrata in molti elementi simpatici, ove si svilup-
pano pure in numero maggiore che nei piu giovani esemplari i prolungamenti
dentritici.
Le presenti ricerche perraettono di trarre ia conclusione seguente :
Negli animali in cui l'aecrescimento del soma si arrcsta ad un momento de-
terminate, la grandezza e la costituzione della cellula nervosa al termine del-
l'accrescimento divengono immutabili o quasi per tutta la vita; quest'e il caso
dei Mammiferi, degli Uccelli e di tanti altri animali ad aecrescimento definito.
La cellula ha nell'adulto una grandezza e costituzione determinata, caratteristi-
ca per ciascuna specie e non suscettibile di modificarsi.
Negli animali ad aecrescimento indeflnito noi assistiamo invece ad una dit-
ferenziazione straordinariamente protratta, lorse sino alia morte, del sistema
nervoso; ed appunto per questo le modificazioni strutturali degli elementi ner-
vosi sono di gran lunga piu appariscenti che nei Mammileri. In realta pero non
si tratta che di una differenza quantitativa e non qualitative.
Mentre tutti gli organi del soma crescono di volume per effetto della mol-
tiplicazione di una riserva di cellule indifferenziate, che vi persistono per tutta
la vita, senza che ne rarchitettui-a, ne la struttura di questi organi si modificlii
in modo apprezzabile, nei sistema nervoso, data l'assenza di elementi in grade
di dividersi, Taumento nell'estensione del territorio di innervazione periferica e
centrale si ripcrcuote nellc cellule gangliari con un aecrescimento progressive
della massa neurofibrillare, la quale assume negli animali ad aecrescimento in-
deflnito un grado elevatissimo, data la lunghissima durata del periodo di aecre-
scimento e data la grande estensione del territorio innervato da ciascuna libra
due fattori che del resto sono fra loro strettamente collegati.
L'Autore.
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
A. Ferrata. — Le emopatie. -- Vol. I. Parte generale. Societa edi trice libraria.
Milano, 1918.
DoHa Morfologia del sangue di Ferrata si e occupato il Monitore nel 1912
(vol. 23). Quel libro si e esaurito rapidamente e l'A. si e aceinto alla2:l Edisione,
trasformando il piano del libro.
II present e volume rappresenta una 2a Edizione della Morfologia; un 2° vo-
lume di imminento pubblicazinne eomprendera la Patologia speciale e la Glinica
del sangue.
Quest'edizione e di l'ronte all'antiea arncchiu di un nuovo, lungo capitolo
(di 90 pag.j sui tessuti emopoietici; e con ben intesa modernita di vedute l'A.
vi coraprende oltre quelli specifiri degli organi emopoietici, i tessuti emopoietici
ditt'usi od emoistoblastiei, comprendendovi tutte le cellule destinate a differen-
ziarsi in elementi del sangue circolante, che non sono riuniti in organi deter-
rainati, ma si trovano sparsi nei tessuti connettivi.
Quest'argomento che ha assunto nel periodo dal 900 al 915 un grande svi.
luppo per le belle ricerche di Maximow, cd anche in seguito a quelle colle
colorazioni vitali, inaugurate da Goldraann e proseguite dalla scuola di
Aschoff e di Maximow, e stato ben svolto da Ferrata, il quale mostra di
conoscere a fondo la vasta letteratura recente. Certo avrei preferito che l'A. in
quest'argornento si fosse meno ferraato sui particolari ed avesse dato prova di
un maggior spirito sintetico. Per l'ematologo e certamente importante che le
cellule ematiche non si colorino coi metodi vitali, mentre quelle del connettivo
si; come e importante la differente forma delle parti colorate nei fibroblast e
nelle cellule raigranti in riposo, di granuli nolle seconde, di bastoncini nolle pri-
me. Ma cerchiamo invano nel libro una spiegazione della colorazione vitale
col pirrolo, carminio ecc; eppure la questione e stata profondamente analizzata;
Tschaschin ha dimostrato che le parti colorate corrispondono in tutte le cel-
lule al condrioma ; anche le mie ricerche su cellule coltivate in vitro sottoposte
a colorazioni vitali ne diedero una limpida riprova; nella cellula vivente soltanto
il condrioma si colora col bleu Pirrolo.
Anche in altre parti del libro noi potremmo muovere all'A. lo stesso ap-
punto, di insistere troppo su dettagli di interesse discutibile e di perder di vista
il problema generale, il quale da solo rappresenta il fine dello studiosoj tutto
il resto e un mezzo per raggiungere questo fine. Se nei lavori speciali non pos-
siamo evitare una documentazione fondata su minute e tediose analisi, queste
dovrebbero essere per lo meno ridotte nei trattati.
Le vedute esposte suH'origine delle piastrine hanno subito delle modifica
zioni sostanziali di fronte alia la Edizione; in quest' ultima l'A. fondandosi su
dati personali accettava la teoria di Vassale suH'origine delle piastrine dame-
tamorfosi regressiva dei globuli rossi. Ora invece egli si associa, come del resto
tutti i competent!, alle idee di Wright suH'origine delle piastrine dai megaea-
riociti.
- 1)2 -
Anche a proposito dell'origine dei grandi raononucleati (raonociti) l'A. ha
rautato opinione; anziche dai linfociti, il Ferrata li fa derivare dalla cellula
stipite od ematocitoblasto, ed i monociti verrebbero percib a rapprosentare un
terzo tipo leucocitario. Rinunziando, di fronte ai fatti nuovi, alle vedute perso-
nal], l'A. da prova di un'obiettivita, purtroppo non frequente fra i ricercatori.
II capitolo sulla morfogenesi dclle cellule del sangue e stato pure moditieato;
specialmente riguardo il signincato delle granulazioni azzurofile le vedute di F.
si discostano alquanto da quelle di Pappenhe ira: queste « non sarebbero una
accidentalita morfologica trascurabilc raa assegnano al loro apparire all'emato-
citoblasto una tisouoraia esclusivamente o specifieamente raieloblastica ».
L'esecuzione delle tavole, piu che raddoppiate di fronte alia prima edizione,
e riescita eccellente.
11 Ferrata ha dimostrato con quest' opera di possedere una conoseenza
prolonda dell' immensa letteratura esistente sul sangue, e di saper perseverare
in uno stesso argomento con serieta e con tenacia non coraune; l'aggruppamento
della materia e ben riescito, l'esposizione e sempre chiara.
11 particolarismo eccessivo che domina nell' indirizzo attuale dell'eraatologia
potra lasciar scettico qualche studioso, che si chiede quale tine di interesse bio-
logico si prop.jnga un'analisi tanlo spinta delle afflnita tintoriali delle cellule del
sangue — ed io confesso di essere di questi — ma e di un! importanza pratica
indiscutibile.
Si deve pur convenire che il valore delle conquiste di interesse generale nel
campo dell'ematologia non e stato proporzionato all' immane somma di lavoro
compiuto. Ed e mia convinzione che ben poco di nuovo c'e piu da sperare da
ricerche condotte con metodo descrittivo, meno ancora negli studi sul sangue
che in altri capitoli dell'Istologia.
Si consideri che ricerche innuraerevoli non sono ancora riescite a risolvere
il problema fondamentale deH'origine degli elementi del sangue nella vita post-
fetale! Sebbene prevalgano le idee di Pappenheim, di Ferrata e di altri,
che le cellule del sangue circolante, pur provenendo da un cellula stipite corau-
ne, sono mature, vediarao ricercatori fra i piu competenti, quali Weidenreich,
e Maximow, sostenere con validi argomenti che il linfocito ed il grande mo-
nonucleato possono evolversi in leucociti granulosi polimorfl.
Si pud sperare una decisione da qualche nuova miscela colorante o dallo
studio di qualche midollo osseo leuceraico ? Ne dubito!
I recenti studi di Maximow sulla coltivazione in vitro delle cellule del
connettivo indicano forse una via feconda per 1' avvenire, anche per lo studio
degli elementi del sangue.
Queste considerazioni non tendono a diminuire affatto il valore dell' opera
di Ferrata, che ripeto, e eccellente sotto tutti i punti di vista, ma riguardano
1' indirizzo generale degli studi ematologici; a moditicarlo non puo bastare na-
turalmente l'iniziativa individuale bensi e indispensabile un nuovo orientamento
collettivo, che richiedc necessariamente molto tempo.
(iiusKPPE Levi
Gosimo Cherubim, Am iinistratore-responsabile.
Firenre, 191S. — Tip. L. Niccolai. Via Fnenza, 52.
lonitore Zoologico Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia. Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale della Unione Zooiogica Italiana
IJIUMTTO
i, A i DOTTOItl
GIULIO OHIARUGI EUGENIO FICALBl
Piof. di AnatoiuTa uruaiin Prof, di Anutoinia com]), e Zoologia
nel It. Istittito di St.udi Super, in Fhen/.e lielllt It. Oniversitfl di I'ian
Ufficio di Direzione ed Ammiiiistrazione: Istittito Auatomico. V'trPM'/.f.
12 nuineri all'auno — Abbucnameuto annuo I.. 15.
XXIX Anno Firenze - 1918 N. 7.
SOMMARIO: Comunicazioni originali: Alagna G., Trapianti di otocisti in larvo
di Discoglossus pictus (Con 1 flgura nel tosto). — Colosi G., Grostacei De-
eapodi raccolti nella Somalia. — Pag. 93-108.
Avvertenza
Delle Comunicazioni Originali clie si pubblicano nel Mourfvre
Zoologico Italiano e vietata la nproduzibrie.
GOMUNICAZIONI ORIGINALI
ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIYERSITA DI PALERMO.
DIRETTO DAL PROP. &. LEVI
Trapianti di otocisti in larve di Discoglossus pictus
(Con 1 rig ara nel testo).
pel Dorr. G. ALAGNA
Libero docente di oto-rino laringologia nolla Universita di Palermo
E vietata l.i L'ipi'odil/doii
L'otociste primaria possiede un alto potere d'indipendenza onto-
genetica, come fa ben dimostrato dagli studi di Streeter, W. Lewis
- 1)4 -
e Spemann. Tale potere di autodift'erenziazione e bkiitd piu note-
vole' di fronte all'esempio tipico di sviluppo correlative) che ci offre,
alraeno in alcune specie di Anfibi, un altro organo ectodermico, il
cristallincf.
Le ricerche piu recenti di Streeter e quelle di Spemann sj
proposero di risolvere un problema importante, ma estraneo al no-
stro piano di ricerche, se l'otociste, dopoche fu fatta ruotare di 180°,
pub riacquistare la sua posizione normale.
Streeter ha risolto il problema in senso affermativo, Spe-
mann invece, in senso negative. Le prime ricerche di Streeter
e di W. Lewis si proposero invece di definire il grado di autodifferen-
ziazi'one dell'otociste, e fu dimostrato, che non soltanto il labirinto
membranoso pud evolversi in una forma che si avvicina piu o meno
a quella tipica, anche se trapiantato in sede abnorme, ma che anche
i tessuti mesenchimali ed i gangli annessi all'otociste sono in grado
di evolversi.
In alcuni casi Streeter dimostro che delle fibre sviluppatesi
dal ganglio acustico trapiantato raggiungevano l'encefalo. Lewis
note che le lesioni cerebrali non hanno influenza alcuna sulla diffe-
renziazione deH'otociste.
La correlazione fra l'otociste e la cartilagine auditiva e dimo-
strata da vane esperienze di Lewis. Se si estirpa l'otociste la
cartilagine auditiva non si forma affatto. Se l'estirpazione dell'ecto-
derma fu incompleta si puo rigenerare una otociste ridotta in vo-
lume, ed in tal caso la cartilagine auditiva e pure piu piccola.
Iniziai nell'aprile 1915 una serie di esperienze condotte con ic
stesso indirizzo di quelle praticate da Streeter e da Lewis si
potere di autodifferenziazione deH'otociste.
Chiamato a compicre il mio dovere in Zona di Ciuerra, dovett
rinunziare a cohdurre a termine il mio piano di ricerche, e credo
opportuno solo ora di riferire brevemente quella parte delle mi<
esperienze che mi sembra non priva d'interesse.
L'esperienze furono- eseguite in larve di Discoglossus pictus
In una prima serie fu trapiantata l'otociste ad uno stadio ii
cui quest'organo ha perduto qualsiasi connessione coU'ectoderuu
ed e chiaramente visibile - al microscopio binoculare - il diver
ticolo destinato a, costituire il dutto endolini'atico.
L'otociste, in qtiesto stadio, facilmente enucleabile a mezzo d
un coltellino del Grafe. veniva con un pennellino adatto liberate
per quanto era possibile, dal mesenchima circumambiente e succes
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sivamenbe trasportata in una tasca aperfca preventiv'amenfce nella
parebe addominale di una larva porta-innesto all'idenbico scadio.
Le larve cosi operate e sezionate in serie furono moltissime.
Fra le osservazioni eseguite riferiremo solo aloune che possono
bervire di esempio.
In una seconda serie di esperienze il trapianto e stato pra-
ticato in un stadio in cni non e ancora avvenuta l'invaginazione
Beirectoderma per cosbituire I'otocisbe. Detto trapianto e fatto
quindi a spese dell'ecboderma di quella regione nella quale si svi-
luppeia successivamenbe I'obocisbe.
Prima serie d'esperienze.
Trapianto di un obociste alio sbudio in cui incoraincia appena a
costibuirsi il sacco endolinfatico, in una larva dello stesso stadio.
A) Trapianto al disobbo del tegumento dell'addome, nel punbo
in cui si disbacca la gemma caudale.
Dopo circa un periodo di 50 giorni I'otocisbe e visibile nella
sede d'innesbo in forma di una voluminosa vescicola ovale del
diametro di oltre un mm.
All'esame microscopico osservasi ch'essa si e spinta abbastanzu,
• profondamente, l'aggiungendo col suo peduncolo la cloaca, in modo
che il suo epibelio si mebte in direbto conbatbo dell'epitelio della
rcloaca (fig. 1). L'arto del lato corrisponuenbe si e sviluppabo nor-
I malmente, non essendo stato inberessabo dalla lesione. Piu in albo
| I'otocisbe si sakla con uno dei canali di Wolff, in mode che questo
j viene a sboccare nella sua cavita. In quanto alia sua cosbibuizione
vediamo che uno sprone si solleva dalla sua parete mediale, clivi-
jdendo incomplebamenbe la caviba in due segmenbi, il che rioonla,
per quanbo imperfebbamenbe. l'evoluzione dell' otocisbe primibiva
Inella porzione obricolare e sacculare del labirinbo membranoso. L'epi-
fvtelio e pavimenboso, fuorche in deberminabi punbi ove diviene piii
Lalto, e sia per il carabbere che per la disposizione delle sue cel-
l Lule ricorda molto la strutbura delle macule acusbiche.
Nel punbo ove il canale di Wolff sbocca neH'obocisbe, l'epibelio
lei primo si conbinua in quello della seconda.
L'epibelio dell'obocisbe e circondabo da un asbuccio carbilagineo
ncomplebo che evidenbemenbe rappresenta la capsula audibiva. Ove
nanca la carbilagine l'epibelio riposa su mesenchima lasso. Ove l'obo-
;isbe si brova in rapporbo con la muscolabura del bronco, l'epibelio
i in direbbo conbabbo con le fibre muscolari. In un punbo si brova
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un aooumulo di cellule gaagliari, die evidentemente rappresenta il
residuo di uno dei due gangli dell'acustico.
B) Larva in cui 1' innesfco fu eseguito un po'piu oaudalmente
clie nella larva precedente, cioe al disotto del fcegumento della coda,
in corrispondenza della sua radice. Fu flssata dopo quarantacinque
eiorni.
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1 l. — Sezione trasversa della larva ilolln osperienza la-A condotta alquanto pin in alto della
radice dell'arto (trapianto di au otociste a Livello della oloaca.).
[ngvaudimento. 60 dianietri. Si distingue lo sprone che divide in due segment! l'otociste.
() = OliM'istc trapiantata
( ' = cloaca »
Op = cartilaginu anditiva
M Muscolatura del tronco
X . Notocprda
A = Sezjone trasverssi arto pdstcriore
All'esame microscopico Si rileva die l'otociste si e inipiantata
lungo la faccia laterale della radice della coda, senza contrarre alcun
mpporto con la cloaca. L'otociste e rimasta piu piccola che nella
larva precedente, ha mantenuto una forma sferica e non presenta
suddivisioni.
E circoftdata da un astucoio cartilagineo complete In un punto
— 97 —
si noba un piccolo accumulo di cellule gangiiari. L'epiielio e pavi-
mentoso e soltanto in punti determinati si notano dei rilievi die
hanno la costituziotie delle creste acustiche.
C) Larva alio stesso stadio della precedente, in cui una otocisto
pi'ovenierite da altra larva fu trapiantata al disotto del tegumento
deH'addouie a livedo del pronefros.
La larva fu fissata alia disfcanza di uridici giorni dall'operazione.
Rileviamo die lo sviluppo della larva e avvenuto normalmente.
L'ofcociste si e sviluppata nel mesenchima die separa il tegu-
mento dell'addome dall'epitelio celomatico. in diretto rapporto col
pronefros e col canale di Wolff.
Essa e meno voluminosa che nella larva precedente ed ha la
forma di una vescicola slerica. Medialmcnte, ove e in rapporto coi
muscoli addominali, 1'epitelio si solleva in una evidente macula acu-
stica. Alia stessa altezza di questa si e differenziata, iinmediata-
mente al disotto dell'epitelio, una piccola placca cartilaginea. Nel
rimanente dell' otociste 1'epitelio e pavimentoso.
tieconda serie cl' esperienze.
In un gruppo di larve, nelle quali 1'ectoderma nou si e ancora
invaginato, viene esbirpato un lembo di ectodenna della regione in
cui successivamente si sviluppera l'otociste. Questo ectoderma viene,
per quanfco e possibile, liberato dal mesenchima sottostante ed e
trapiantato sill segmento deU'addome di una larva piu inoltrata
nello sviluppo che si trova cioe alio stadio del primo gruppo di
esperienze (otociste gia separata dall'ectoderma, e con dutto endo-
linfatico abbozzato).
Larva A. — L'ectoderma fu trapiantata in corrispondenza della
parete laterale delTaddome (parte craniale) nel modo descritto. La
larva fu fissata dopo 52 giorni. Si e costituita una otociste in forma
di vescicola abbastanza regolare, la quale e parzialmente suddivisa
da uno sprone in due cavita secondarie. Medialmente si osserva, al
disotto dell'epitelio, una grossa lamina cartilaginea. In qualche punto
1'epitelio presenta la costituzione delle macule acustiche.
Larva B. — II trapianto fu eseguito colle modalita sopra desciu-
te in una sede un po' piu caudale che nella larva precedente. L'otoci-
ste assume in questo caso una forma un po' anfrattuosa e si spinge
con un diverticolo nell'interstizio fra la muscolatura ed il corpo di
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Wolff. Lateralmente si son costituiti dei diverbicoli, che forse rap-
presentano l'abbozzo dei canali semicircolari.
Le esperienze della 2a serie confermano quelle di Lewis e di-
mostrano, che il potere di invaginarsi in una otociste e di evolversi
successivamente nel labirinto membranoso e determinato negli ele-
inenti dell'ectoderma destinati a form are quell'organo prima ancora
che .l'invaginazione sia avvenuta.
Le esperienze della prima serie dimosfcrano invece che se il
trapianto dell'otociste avvenne in uno stadio phi inoltrato di quanto
sia stato fatto fin'ora, dopo la completa separazione dell'otociste
dall'ectoderma e dopo la comparsa dell'abbozzo del dutto endolin-
fatico, l'otocisti e b'eiisi in grade di evolversi ulteriormente, ma si
nota costantemente la tendenza a formare un organo di architettura
piu semplice del labirinto normale. Per effetto delle turbe di varia
natura determinate dal trapianto, la suddivisione dell'otociste in por-
zione otriculare e sacculare non avviene od e incompleta; i canali
semicircolari si abbozzano in maniera incompleta o piu spesso non
si costituiscono affatto. E degno di nota pero che gli elementi del-
l'otociste non perdono la potenzialita di differenziarsi istologieamente,
perche abbiamo veduto apparire la struttura che e ea ratter istica alle
macule acustiche.
I frammenti di gangli acustici trapiantati possono differenziarsi
ulteriormente, il che e dimostrato dal volume raggiunto dalle cel-
lule : ma dopo qualche tempo, se, come e accaduto nelle nostre
esperienze, i loro cilindrassi non si uniscono al cervello, regredisco-
no. Del resto anche dalle prime esperienze di Streeter, nelle quali
l'organo dell'udito fu trapiantato nella parte anteriore della testa,
quando aveva la forma di tasca acustica apcrta, si rileva che non
si costituisce un labirinto perfetto.
Possiamo adunqne concludere, che 1' evoluzione dell' otociste
trapiantata si allontana tanto piu dalla forma tipica, quanto piu
inoltrato e il grado del suo sviluppo al momento del trapianto.
Un problema importante fu sollevato da Lewis circa la cor-
relazione fra lo sviluppo dell'otociste e quello della cartilagine perio-
tica. Noi abbiamo gia detto che questa correlazione risulta dimo-
strata dalle esperienze di Lewis. Le nostre ricerche la conferma-
no, perche in tutti i casi si formava intorno all' otociste una cap-
sula cartilaginea piu o meno completa. Lewis avrebbe inoltre dimo-
strato che questa ultima non si forma necessariamente a spese del
inesenchima trapiantato assieme aH'otocistc e che puo anche for-
- \)io. — Tip. L. Nicoolui, Vi.i ITaen%a, 52.
lonitope Zoologieo Italiano
(Pubbiicazioni Italiane di Zooloyia, Auafcomia, Embriologia)
Orgauo ufficiale della Unione Zoologica Italiana
U1KKTTO
dai DOTTORI
QIDLIO CHIARUQI EOGENIO FIOALBI
Prof, ili Aiiatomia umaua Prof. di Anatoiuia coinp. o Zoologia
nel It. Istituto (li Stiiili Super, in JTireuze uella It. Universita di Piaa
Ufficio ui Direzione ed Auimiuisti-azione: I.stituto Auatomir.o, ITirenze.
12 u'.imeii all'anno — Abbuonamento annuo L. IS.
XXIX Anno Firenze - 1918 N. 8.
SOMMARIO: Gomunigazioni originali: CasteShneta V., Ancora sulla questione
del tirao in Ammocoetes. = Carazzi D., Gome si forma la plaeca cordale
neU'embrione di Gavia (Con 6 figure). — Calabresi E., Rettili somali rac-
colti fra Gelib e Margherita (Riva sinistra del Giuba) dai dott. Mazzocchi e
Scarsellati, nel 1912. — Pag. 109124.
Avvertenza
Delle Connmioazioni Originali die si pubblicano nel Monitore
Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.
COMUNICAZIONI ORIGINALI
ISTITUTO DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE DELL' UNIVERSITA DI BOLOGNA
DIRETTO DAL PROF. ERCOLE GIACOMINI
Ancora sulla questione del timo in Ammocoetes
NOTA DEL TENENTE MEDICO DOTT. VINGENZO GASTELLANETA — ASSISTENTE
E vietata la riprodusioue
La questione del timo in Ammocoetes continua giustamente ad
attirare l'attenzione degli studiosi, ai quali pero un timo vero e
proprio non e ancora riuscito di mettere in evidenza nella larva di
— 110 —
Lampreda. E poiche grande discrepanza di opinioni regna ancora
circa lo sviluppo e la istogenesi di quest'organo negli altri verte-
brati, si comprende facilraente come diversi debbano anche risultare
i pared quando si tratta di interpretare il significato morfologico
di alcune parfcicolari strutture „ timo-simili „, esisienti nella regione
branchiale di Ammocoetes, e di stabilire quindi, in base a queste
interprebazioni, delle omologie.
Recentemente si e occupato della questione un autore ameri-
cano ('), le cui ricerche furono volte principalmente alio studio di
talune proliferazioni solide epiteliali, osservabili, a guisa di piccole
piastre o placehe, nella regione branchiale della larva dei Petromiz-
zonti, lungo la faccia medio-ventrale della cosiddetta " cresta epi-
faringea „, e dal Wallin percio chiamate placodi epifaringei.
Questi placodi, gia visti dallo S chaffer e da me poi anche breve-
mente descritti (2) come semplici zone di ispessimento dell'epitelio
rivestente la cresta sopracitata, hanno disposizione imparl e bran-
chiomerica, essendo distribuiti, in numero di sette, oguuno a livello
di un paio di sacchi branchiali, pel piano sagittale mediano, ventral-
mente all' aorta dorsale. La loro superflcie libera guarda il lume
faringeo, e la loro situazione, dorsale rispetto alia faringe, e preci-
se mente opposta a quella della doccia vibratile, e della sotto-
stante tiroide. La costituzione istologica di detti placodi, del resto
molto sempliae anche a completo sviluppo, e data fondamentalmente
da cellule epiteliali a grosso nucleo, addossate 1' una all' altra con
disposizione quasi sinciziale, perche i limiti delle cellule e dei varii
strati cellulari, secondo il Walli n, sono sempre molto poco evident!.
Ciascun placode deriverebbe dall'epitelio della parete dorso-mediale
dei due sacchi branchiali corrispondenti, il quale epitelio, prolife-
rando, invaderebbe da un lato e dell'altro, in un primo stadio, la
cresta epifaringea, in cui il placode si vedra piu tardi costituito.
Come in Ammocoetes un timo vero e proprio, si puo ormai affer-
marlo, non esi.ste, il Wallin si domanda appunto se detti placodi
non stiano a rappresentarci gli abbozzi di una forma, ancora rudi-
mentale e primitiva, di tale organo. II concetto della probabile
esistenza di una forma primitiva di timo nella larva dl Lampreda
(') Wallin Ivan E, — The relationships and histogenesis of thyiiiuslike structures in Ammo-
coetea. — J'he American Journal of Anatomy, Vol. 22, N. i, July i917.
(■) CaHtellau eta V. — Sulla questione del timo uei Cielostomi (coutrihuto alia conosconza
delle dieposizioni Linfoidi della regione branchiale di Ammocoetes). — Archivio Ital. di Anat. e di
Embrinlngin. Vol. XIV, Fate, i, 19i5.
- Ill -
fn per la prima volta gia da me espresso qualche anno fa, studiando
lo formazioni linfoidi di S chaffer, di cui eereai anche in questo
sensq di interpretare il significato. Ma il Wall in, die conosce del
mio lavoro la nota preventiva pubbiieata nel Monifcore Zool. Ital.
(1913), crede di potere quel concetto applicare solo per I'interpreta-
zione morfologica dei suoi placodi. Anch'egli, ben'inteso, non fa che
una ipotesi, la quale differisce dalla mia anche e specialmente per-
che inspirato a criterii istogenetici tutt' affatto opposti a quelli, che
a me parvero piu attendibili in base specialmente ai risultati degli
studi deH'Hammar, del Maximow e di molti altri autori circa lo
sviluppo del timo nei Pesci e negli altri Vertebrati.
Invero molto valore ha per il Wall in la constatazione, da
lui stesso fatta, che elementi epiteliali dei suoi placodi si trasfor-
merebbero direttamente, durante lo sviluppo, in cellule simili a
piccoli linfociti. Anche altri epiteli, quelli delle branchie e degli
archi branchiali, presentano spiccate proprieta linfopoietiche, stan-
do sempre alle affermazioni del Wall in, il quale ha visto persino
delle cellule epiteliali migrare verso i vicini vasi sanguigni e pene-
trare nei medesimi, per subirvi poi tutte le opportune trasforma-
zioni. Ma tali proprieta sarebbero possedute in grado piu note vole
dai placodi epifaringei, pei quali dette trasformazioni avver-
rebbero in situ, dando origine a linfociti, che per certi aspetti si dif-
ferenzierebbero anche un po' da quelli derivanti dagli altri sopra
menzionati epiteli del territorio branchiale. II Wallin, come si e
detto, da eccessiva importanza a questi fatti, pei quali sarebbe
d'altronde desiderabile la conferma di ulteriori ricerche, e su di essi
principalmente si basa per considerare i placodi epifaringei come
abbozzi di un timo primitivo, aventi in comune con gli abbozzi
timici veri e propri, in misura naturalmente molto ridotta, la ca-
pacity di dare origine a piccole cellule linfoidi mediante trasforma-
zione diretta dei propri elementi epiteliali. La ipotesi del Wallin
barebbe certamente sostenibile qualora dovessimo ritenere gia per
dimostrata la natura epiteliale dei linfociti negli abbozzi timici veri
e propri degli altri vertebrati. Ma noi sappiamo che purtroppo cio
non e e che, viceversa, i migliori e piu recenti lavori, specialmente
quelli delTHammar e del Maximo w sul timo dei Pesci e dei
Vertebrati superiori, stabiliscono, a me pare con molta chiarezza,
che i linfociti del timo sono di origine extra-epiteliale. Al contrario
l'abbozzo epiteliale di quest'organo, secondo gli autori teste citati,
funzionando solo come un vero e proprio centro d'attrazione per i
linfociti invasori, si trasforma, talora anche molto precocemente
- 112 -
(come avviehe per es. in Amia calva, Ganoidi), nel caratteristico
reticoio, di cui invece manca ogni traccia, come lo stesso W al-
ii n e costretto a confesSare, nei placodi epifaringei.
Ma a parte questa discussione, che coinvolge tutto quanto il
problema istogenetico del timo, sta il fat to che i placodi epifa-
ringei del Wallin rimangono sem pre pri vi, sin nella fase
del loro mass i mo sviluppo,diaccennia quelle strutture,
che, anche nei giovanissimi stadi, danno un' i m pronta
morfologica tutta particolare agli abbozzi timici veri
e pro pri degli altri vertebra ti.
Tali struttuie sono date essenzialmente dalla comparsa e dalla
sempre crescente tendenza a proliferare di numerosi linfociti, (pre-
scindendo dalla loro origine), nell' interno dell'abbozzo timico. e dalla
formazione nel medesimo di un reticoio epiteliale, ammesSa ormai
da quasi tutti gli autori, anche da taluni tra quelli che, come il
Wallin, credono ancora nella natura epiteliale dei linfociti del
timo. Ora nei placodi epifaringei di Ammocoetes non abbiamo mai
indizio, come si e detto, di reticoio epiteliale, ed i linfociti com-
paiono in essi sempre in numero cosi poco abbondante (vedansi in
proposito le stesse figure del lavoro del Wallin), da risultare in-
compatibile con la idea che detti placodi stiano a rappresentare no-
tevoli centri di proliferazione o di immigrazione linfocitaria, co-
munque si voglia intendere la origine nel timo dei piccoli linfociti.
In base al riesame di alcuni miei preparati, io penso invece
che la presenza dei linfociti nei placodi epifaringei, lungi dall'avere
un significato speciale, sia piuttosto dovuta a fatti di semplice in-
filtrazione linfoide, comunemente rilevabile negli epiteli della regione
branchiale e faringea di Ammocoetes, nei quail, qua e la, si possono
mettere in evidenza altrettali ed altrettanti linfociti, simili anche a
quelli di cui sono abbondantemente provvisti il mesenchima e gli
spazi o lacune emo-linfatiche delle regioni suddette e della stessa
cresta epifaringea. Questa somiglianza deve averla notata anche lo
stesso Wallin, il quale, infatti, parla soltanto di differenza f,-a
linfociti derivanti dai placodi e quelli derivanti, secondo lui, dall'e-
pitelio proprio delle branchie e degli arc hi branchiali.
Come vedesi, l'ipotesi del Wallin ci lascia alquanto dubbiosi
intorno al reale significato morfologico dei " placodi epifaringei „.
Ad acuire i dubtoi concorre poi anche la esistenza di analoghi ispes-
simenti epiteliali, benche meno vistosi, osservabili, qua e la, nella
regione l>nmrlii;il<> di Aintiiocoetes, lungo le pareti faringee e quelle
- 113 -
dei sacchi branclnali. II Wall in infatti descrive pure dei " placodi
laterali „, cosi chiamati perche posti sulla parete laterale di ciascun
sacco branchiale. Qaesti sono molfco piu piccoli dei placodi epifa-
ringei ed avrebbero anche esistenza piu effimera, perche gia in larve
di 15 mm., secondo le ricerche del Wallin, si vedrebbero cadere
in degenerazione (*). Tuttavia il Wallin stesso fa notare che que-
sti placodi laterali compaiono molto precocemente in quei piinti in
corrispondenza dei quali si costituiscono piu tardi, comprese nel
vicino spazio peribrauchiale, le formazloni linfoidi di Schaffer, e
fra queste e quelli egli giunge financo ad ammettere un certo rap-
porto genetico, nel senso che detti placodi, degenerando, determi-
nerebbero per attrazione un accorrere di numerosi linfociti nei punti
teste menzionati. Questa attrazione, aggiungo io, continu^rebbe poi
ad essere esercitata, anche dopo la scomparsa del placode, come
tale, da quel t rat to di epitelio del sacco branchiale, in cui esso si
era formato, a giudicare dal fatto che la formazione linfoide di
Schaffer continua a svilupparsi anche dopo la completa degene-
razione del relativo placode.
II Wallin parla qui di " attrazione „ e non di " trasforma-
zione „, per cui, naturaimente, non crede di poter dare importanza
alcuna a questi fatti, che per altri invece, guidati da opposti cri-
teri istogenetici, potrebbero averne molta. II sistema dei " placodi
laterali „, considerati insieme ed in rapporto con le formazioni lin-
foidi di Schaffer, sembrano a me piu interessanti, da un punto
di vista raorfologico, che i placodi epifaringei in cui la presenza di
pochi linfociti, comunque originatisi, non pud autonzzare a porre
senz'altro, per essi, la significazione di abbozzi timici " priinitivl „.
Anche la particolare distribuzione topografica dei placodi epifaringei
mi sembra piu lontana, in confronto a quella dei placodi laterali,
dalla distribuzione topografica degli abbozzi timici veri e propri.
Senza voletio, il Wallin pub avere aggiunto un nuovo fatto
a quelli gia da me altrove addotti, a sostegno della ipotesi secondo
la quale una forma primitiva di timo in Ammocoetes sarebbe invece
rappresentato da tutto il complesso deile formazioni linfoidi di
Schaffer, di cui dimostrai i rapporti con la vicina parete laterale
del sacco branchiale. La esistenza dei " placodi laterali „ non fu
da me notata, studiando lo sviluppo di queste formazioni linfoidi,
perche la mia attenzione dove necessariamente e principalmente
(:) Anche i placodi epifaringei, secondo il "Wallin, subirebbero un processo di degenerazione,
ma in larve molto piii grand).
- 134 -
portarsi su stadi (larve di lunghezza superiore ai 15 mm.), in cui
appunto i placodi laterali appaiono in via di degenerazione o gia
degenerati, e quindi non piu ohiaramente distinguibili al microsco-
pio. Ora, e certo per me di grande interesse il sapere
che nei tratti della parete del sacco branchiale, in rap-
porto coi quali detfce formazioni linfoidi si sviluppano,
compaiano, in un primo sbadio, i " placodi laterali „
descritti dal Wallin, un qualche cosa cioe che potrebbe
ricordare l'abbozzo epiteliale timico degli altri verte-
brati. Questi " placodi laterali „, insieme con le vicine formazioni
linfoidi di S chaffer, realizzerebbero molto bene, secondo me, la
condizione di un timo pnmitivo, in cui piu cliiara risulta la natura
linfo-epiteliale dell'organo (secondo la dottrina dualista, oggi domi-
nante, dell'Hammar, del Maximow, ecc), essendo in esso i due
tessuti, l'epiteliale ed il linfoide, ancora nettamente separati fra loro.
Concludendo, a me pare, dunque, che il problema del timo in
Amniocoetes, non ostante il recente lavoro del Wallin, sia ancora
aperto ; esso non potra giungere ad una soddisfacente soluzione, se
prima, come altra volta ebbi ad asserire, non verra risolto il pro-
blema piu vasto della istogenesi dell'organo negli altri vertebrati.
Tuttavia, volendo sin da ora procedere ad un tentativo di inter-
pretazione morfologica delle particolari strutture timo-simili, esi-
stenti in Amniocoetes, non mi par lecito il prescindere completa-
mente, come sembra faccia il Wallin, dalle idee piu attendibili,
che dalla maggior parte degli autori attualmente si hanno sull'ar-
gomento.
- 115 -
Come si forma la placca cordale nelPembrione di Cavia
NOTA PRELIMINARE DEL PROF. D. CARAZZI
CCon 6 figure).
E vietata la lipioduzioue.
Nel chiudere la Nota precedente accennai alia rottura del canale
della corda, seguita dall'appiattimento della sua porzione dorsale,
che si trasforma nella placca cordale propriamente detta.
Questa fase dell'organogenesi dei mammiferi entipici e appena
| accennata dagli autori; mi propongo quindi di analizzare nella pre-
sente nota il processo di tale formazione della corda, utilizzando ll
largo materiale di cui di3pongo.
E sulla fine del 13° ed il principio del 14° giorno dall'accoppia-
mento che si ha molta probability di trovare gli stadi immediata-
mente successivi a quelli descritti nella nota precedente e che si
accompagnano alia contemporanea separazione del mesoderma della
corda da quello laterale, che deve trasformarsi nel tessuto dei so-
miti. Anche in questo periodo di sviluppo abbiamo delle differenze
abbastanza rilevanti fra gli embrioni di una stessa madre ed anche
fra quelli di madri diverse uccise dopo lo stesso numero di giorni
e di ore dall'accoppiamento. Valga per le prime l'esempio tolto dai
sei fratelli da uno dei quali (fig. 1) son tolte ben 4 delle 5 sezioni
figurate in questa nota. Tre di essi conservano la forma di man-
dolino e non hanno traccia di somiti. Uno (fig. 1) ha ben distinto
un somito e si accenna il secondo. Altri due hanno rispettivamente
5 o 6 somiti !
- 116 -
Col comparire del 1° somito due caratteri sono evidenti nella
forma esterna, in confronfco delle fasi immediatamente precedents :
la regione cefalica subisce uno sviluppo rilevante in grandezza ed
in grossezza e lo scudo embrionale si allunga, cosicche invece di
forma a mandolino e ora il caso di dire forma a " chitarra „ (fig. 1).
La lunghezza totale di questo embrione e di mm. 2,5. Se noi ne
studiamo le sezioni trasverse, a circa 30 u, dall'estremita cefalica
scorgiamo il canale, ma gia aperto ventralmente. Poche sezioni
dopo e del tutto scomparsa la sua porzione ventrale; ma ricompa-
risce completamente chiuso per io spessore di due sole sezioni
(quindi per 15 [-»-). Ora si rornpe deflnitivamente od e sostituito
dalla placca cordale per un tratto di mezzo mm.
Fiff. 1.
Questo corrisponde a tutto il primo somito e a parte di dove
si separera il secondo; salvo un brevissimo percorso (2 sezioni) in
cui ricompare la porzione dorsale del canale. In seguito si riprende
per poco la placca cordale, che viene nuovamente sostituita dalla
parte dorsale del canale per circa mm. 0,1, finche arriviamo alia
regione del nodo di Hensen e della linea primitiva; dove cioe recto-
derma e il mesoderma della porzione mediana non hanno piu limiti
di separazione, mentre lo strato endodermico sottostante e conti
nuo; regione che nella fig. 1 si mostra trasparente e che occupa
quasi mm. 0, 3. Alia fine di questo tratto comincia l'allantoide.
■ — 117 —
II.
Vediamo da vicino come la porzione dorsale del canale si tra-
sforma nella placca cordale. La fig. 2 e presa da una sezipne pros-
sima all'inizio del nodo di Hensen. (Come al solito, non ho rap-
presentato gli strati ectodermici). La porzione dorsale del canale e
bene evidente con i suoi nuclei disposti sensibilmente e nella grande
maggioranza in direzione dorso-ventraie, direzione resa piu raanifesta
Fig. 2.
Fig. 3.
dai limiti cellulari parzialmente visibili. Ai due lati, e sovratutto a
destra, si manifesta un limite di separazione (s) tra il mesoderma
cordale e quello laterale. L'apertura del canale e vasta, sovratutto
in direzione trasversale, e si direbbe che il distacco dalle cellule
ventrali e recente, perche il preparato mostra dei coaguli che deb-
bono considerarsi avanzi delle briglie di riunione delle diverse cel-
lule. I nuclei di questa porzione ventrale della parete del canale
- 118 -
non hanno direzione determinata. E proprio in corrispondenza del
piano di simraetria essi mancano del tubto, mentre il soma cellu-
lare si riduce ad uno strato sottile.
Interessante e l'aspetto dello strato endodermico. Esso non e
piu come prima (vedi nota precedente) continuo ; anzi quasi tutto
scomparso, cosicche nella fig. 2 possiamo vederne solo un brevissimo
Fig. 4.
tratto, rappresentato da due nuclei a sinistra, in parte sovrapposti
(e), ed un solo nucleo a destra.
La fig. 3 e presa da una sezione immediatamente precedent*
a quella della fig. 2. II canale e aperto dal lato ventrale e sulk
destra, benche non molto distinta, e visibile (&) la separazione
mesoderma laterale da quollo doila corda. La porzione dorsale di q
sta si mostra col solito aspetto, cioe con le cellule ordinate dors
- 119 -
ventral mente riel senso clella lunghezza. I^endoderma e abbastanza
evidente per la sua colorazione piu oscura, ma solo due nuclei (Ai DOTTORI
GIULIO GHIARUGI EUQENIO FICALBI
Prof, di Anatomia uiiiana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia
nel R. Istituto di Studi Super, in Eirenze nella R. Universita di Pisa
Ufficio di Direzione ed Amuiinistrazione: Istituto Auatomiro, Firenxe.
12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15.
XXIX Anno Firenze - 1918 N. 9.
SOMMARIO: Gomunicazioni originali: Ccrti A., Particolarita di reazione a de-
terminati corpi estranei dell'organisrao del coniglio e dell'uomo (Con tav.
III). — Carazzi D., Esiste nelP embrione di Gavia un canale neurenterico ?
(Con 5 figure nel testo). Pag. 125-140.
Avvertenza
Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore
Zoologieo Italiano e vietata la nproduzione.
COMUNICAZIONI ORIGINALI
ISTITUTO RIZZOLI \ GLINICA ORTOPEDICA UNIVERS1TARIA : BOLOGNA
(DIRETTORE PROF. V. PUTTI)
Particolarita di reazione a determinati corpi estranei
dell'organismo del coniglio e dell'uomo
ALFREDO GORTI
Aiato di Anatomia comparata.
(Con tav. III).
E rietata la riproduzione.
II problema del comportamento dei corpi estranei nell'organi-
smo di animali superiori, o, per meglio dire, delle reazioni dell'or-
ganismo ai corpi estranei, e stato da gran tempo oggetto di espe-
- 126 -
rienze e di ricerche sotto van punti di vista : basta ricordare le
antiche prove, tante volte ripetute, col midollo di sambuco, con
pezzi di spugna ; per venire a quelle piu recenti di organi o parti
di organi staccati asetticamente dal corpo e abbandonativi o nella
stessa loro posizione o in altre differenti ; ad altre ancora in con-
nessione col problema degli innesti ; a quelle antiche e recenti per
corpi estranei accidentali o di introduzione artificiale piu spesso per
azione chirurgica.
Tali ricerche, fatte perseguendo problerai differenti, hanno por-
tato una notevole messe di conoscenze, delle quali talune anche
important] per la biologia e la patologia cellulare ; senza per altro
che il problema si possa considerare esaurito o ne sia venuto un
capitolo di dottrina completo od organico ; cio dovuto in parte alia
possibile ainpia variazione delle esperienze e in parte al fatto che
gli studi e le osservazioni ebbero sempre per iscopo particolari ca-
pitoli ed aspetti del problema stessa
Io ebbi occasione di raccogliere alcune osservazioni in questo
campo svolgendo un quesito di tecnica chirurgica indicatomi dal
prof. Putti nel compimento del mio servizio militare.
Esperienze, pure uniformi e simili fra loro, mi hanno dato ri-
sultati che non mi pare del tutto inutile di qui riassumere, e che
mi fecero ben comprendere quale messe di fatti e di deduzioni po-
trebbe raccogliere chi si accingesse di gran lena ad uno studio pro-
fondo dell'argomento.
Molti chirurghi reputano opportuno di avvolgere le ferite
chirurgiche dei tronchi nervosi con mezzi artificiali che le difendano,
soprattutto dalle proliferazioni dei tessuti viciniori, proliferazioni
che ostacolerebbero il ripristino anatoraico e funzionale dei nervi
stessi. Fra i molti metodi a tal uopo sperimentati gode favore
quello detto di Foramitti dal nome dell' ideatore, e consistente
nell'avvolgere il tratto di nervo leso con una lamina di parete va-
sale (arteria o vena), asportata asetticamente al momento, dal ma-
lato o da un animale da esperimento (cane, montone, vitello) ; op-
pure, e meglio, con materiale identico ma preparato in anticipo,
con date norme, e cioe fissato in soluzione acquosa di formolo, bol-
lito in acqua e conservato in alcool: tale seconda modalita essendo
piu spesso seguita per le minori difflcolta tecniche.
Io feci esperienze sui conigli avvolgendone gli sciatici integri
o lesi in diverso modo con arteria e in un solo caso Qon vena di
cane preparata col processo sovraccennato ; contemporaneamente
- 127 -
raccolsi e studiai il materiale di bre casi clinici di applicazione del
metodo a feriti di guerra che dovettero essere rioperati.
Nel lavoro in corso di pubblicazione O ho riferito con dettaglio
i risultati di tali ricerche, e non occorre percio che entri ora in
alcun particolare per quanto si connette col tenia principals della
iadagine e col suo svolgimento.
Le esperienze sui conigli ebbero la durata da due e mezzo a
quattro mesi ; i casi clinici furono rioperati dopo 194, 220 e 80S
giorni dalla data di applicazione della lamina arteriosa.
I nervi dei conigli aubirono lesioni diverse: schiacciamento, inci-
sione trasversale parziale, scariflcazioni longituclinali, taglio completo
di un cordone del nervo ; in an caso applieai l'arteria eurandd che
il nervo non ave3se sub] to lesione di sorta, onde accertarmi che
l'arteria non esercitava per se stessa danni apprezzabili quale voln-
minoso corpo estraneo.
Mi pare degno di menzione il fatto che in esperienze eseguite
eon modalita e materiali in tutto simili si abbiano avute differenze
anche profonde di risultati.
Mentre per l'uomo, come vedremo, e apparsa qual regola senza
eccezione l'attiva reazione dell'organismo verso il corpo estraneo,
nel coniglio questa pure si e avuta nel maggior numero dei casi con
peculiar! modalita; ma in alcuni animali e mancata quasi comple-
tamente o del tutto, in modo che dopo i parecchi mesi di perma-
nenza sullo sciatico dell'invoglio arterioso, questo, non solo non aveva
contratto alcun rapporto con le parti vicine, ma aveva anche man-
tenuto inalterati i propri caratteri esterni e strutturali, senza subire
modiflcazioni di sorta. Appena in quei casi dove si era stabilita
qualche piccola aderenza con le parti viciniori, qualche tenue ponte
di elementi viventi, si notava un principio di modificazione della
struttura del corpo estraneo e la comparsa di elementi mobili, di
cellule bianche inflltrantesi : in nessun punto ove non esisteva un
attacco di elementi connettivali fissi, ho trovato elementi mobili
inflltrati ; anche all'estrema periferia dei pezzi estranei, rimasta per
periodo di tempo cosi lungo a contatto diretto con i tessuti vivie
vivaci dell'organismo ospite, e neppure dove uno sfibramento mec-
canico della lamina arteriosa avrebbe potuto facilitare materialmente
il processo di penetrazione: e vi mancavano pure residui o tracce
di fibrina.
p) Corti A. — Esperienze e ricercbe sulla protezione rtelle ferite chirurgiche dei nervi. Cou fij.
— La chimrtjia degli organi di movimento. Vol. If, Fasc. 3-4, i918.
- 128 -
Mi e rimasta inspiegabile questa assenza, in qualche caso asso-
luta, di aderenze e di connessioni fra il corpo estraneo e l'organi-
smo ospite, dopo un contatto cosi prolungato, pensando alia rapidita,
talvolta di ore, con cui le aderenze si possono stabilire. Ma di spe-
ciale interesse mi parve il rapporto stretto fra aderenze e infiltra-
zioni, per cui queste mancavano del tutto quando quelle non si
erano stabilite, non ostante che le condizioni potessero apparente-
mente favorirne la possibility.
Ho detto pero che piu frequenti furono anche nel coniglio, i
casi in cui il corpo estraneo, la lamina arteriosa avvolgente il
nervo, era strettamente connessa con l'organismo ospite: tale con-
nessione, che raggiunse in parecchi animali uno stadio che potremo
dire completo, si stabiliva con speciale modalita che val la pena di
riferire. Si notava un aumento, un' iperplasia dell'epinervio dello
sciatico anche nei tratti immediatamente estejrni alia porzione av-
volta; delle formazioni di connettivo raggiungevano l'arteria e an-
davano a disporsi sulle due facce della lamina, avvolgendola e rico-
prendola interamente, e saldandola cosi, per tutto il perimetro delle
sue estremita, al tronco del nervo ; nello spazio compreso in questo
involto, fra le lamine connettive distese sul lato interno dell'arteria
e il perinervio, l'epinervio modificava anGora la propria struttura,
in quanto mostrava sopratutto un grande e anormale sviluppo di
quelle cellule adipose, che normalmente vi si trovano diffuse, aumen-
tate in grossi e numerosi nidi, talvolta in veri strati o ammassi
anche ben vascolarizzati, e qua e la pervasi da cellule libere infll-
tranti, specialmente di tipo plasmatico: si doveva cosi determinare
un ambiente di custodia del nervo non certamente sfavorevole; e
infatti io non ebbi a no tare alcun fatto che non confermasse tale
giudizio.
L'arteria veniva in questi casi attivamente aggredita dall'orga-
nismo del coniglio ; le regioni superficial! della lamina e specialmente
sul lato rivolto all'interno, verso il nervo, erano abbondantemente
pervase da cellule mobili, mononucleate, basofile, nella gran parte,
che si addensavano spesso in grandi ammassi ; la struttura dell'ar-
teria, nei punti maggiormente invasi, era in conseguenza assai al-
terata, spesso irriconoscibile, e si trovavano con frequenza delle
isole che presentavano tutti i caratteri che conosciamo per i tessuti
necrotic!, e cioe la profonda e completa degenerazione degli elementi
anatomici quasi o non piu riconoscibili alia forma, accompagnata
da una reazione decisa per i coloranti basici e da una deposizione,
piu spesso periferica, di sali calcarei. Quindi, dissolvimento completo
:
- 129 -
della lamina arteriosa, di cui restavano tuttora i risultati, in tali
zone, limitate pero, anche dopo parecchi mesi, alle regioni superfi-
ciali esterne: la parte piu profonda, centrale della lamina non era
invasa da alcun elemento del coniglio, e mostrava sempre con adatte
colorazioni, la propria stmttura di fibre e reti elastiche, senza mo-
dificazioni rilevabili. Mai, nei conigli, ho trovato alcun fatto di pe-
netrazione da parte di elementi fissi, di connettivo collageno o
quanto meno di germogli vasali nella compagine della lamina arte-
riosa.
Qua e la nella zona a copiosa infiltrazione parvicellulare ho
trovato anche nidi di cellule giganti, non mai pero molto numerose.
Nei casi studiati di applicazione chirurgica della protezione delle
ferite dei nervi dell' uomo con arterie di cane preparate con il me-
todo di Foramitti, e venuta a mancare, quasi del tutto, da parte
del nervo, ogni speciale reazione delle tonache connettive proprie
del nervo stesso; in un solo caso se ne ebbe un accenno-: quando
il contatto fra il nervo e l'arteria si e mantenuto diretto, senza
l'interposto manicotto di origine epineurale determinatosi nei coni-
glio, non e percio risultato apparentemente alcun danno al r ^rvo
medesimo. La lamina arteriosa e stata pero in ogni caso ''ggredita
vivacemente dagli elementi dell'organismo ospite, ma con modalita
differenti di quanto si e visto nei coniglio.
L' infiltrazione di elementi piccoli e mobili e qui pure presente,
ma non assume mai rimponenza osservata nei coniglio; non si no-
tano quei densi ammassi di cellule bianche, e non mai, sempre nei
casi dell'uomo, si hanno quei focolai talvolta numerosi ed abbastanza
estesi, di fatti degenerafcivi avanzati, con modalita in tutto simili a
quelle che caratterizzano le necrobiosi, come si e visto nei conigli ;
qui, nell'uomo, si ha pure una decisa infiltrazione parvicellulare li-
mitata alle zone piu superficial! della lamina, e la si nota special-
mente dove la tessitura della lamina stessa ed i singoli elementi
che la costituivano hanno perduto molti o la maggior parte dei loro
caratteri strutturali ; appena si proceda verso gli strati piu profondi
dell'arteria la infiltrazione va rapidamente diminuendo. Evidente-
mente non e diminuita la importanza sua nei dissolvimento ed eli-
minazione dell'arteria, se pur con modalita alquanto diverse che nei
coniglio ; ma nell'uomo si trovano altri fatti importanti non osser-
vati negli animali da esperimento.
E cioe la formazione attiva di germogli vasali che si aprono
la via nella compagine degli elementi arteriosi fino a un livello di
profondita quasi uguale di quello raggiunto dagli elementi mobili.
- 130 -
Mentre elementi di connettivo, alle dipendenze del cormettivo
lasso che si e sfrettamente attaccato ad una od alle due superficie
dell'arteria, penetrano nella lamina stessa aprendosi il varco fra gli
elementi elastici ancora integri della zona piu profonda, disponen-
dovisi regolarmente con sottili propaggini fra le rotate fibre ela-
stiche. Nella fig. 2, e nella fig. 1, meglio riuscita nella riproduzione,
ho rappresentato un tratto caratterisfcico del fenomeno; la lamina
arteriosa va dissolvendosi alia superficie, dove sono frequenti le
cellule mobili; sezioni di vasi ben evidenti si trovano anche in re-
gioni piu profonde, mentre i germogli connettivali raggiungono una
zona ancor piu interna della lamina.
Parallelo al dissolvimento del corpo estraneo dobbiamo percio
ritenere che da parte deH'organismo umano vi ha una tendenza ben
chiara alia vitalizzazione, se cosi si pud dire, del corpo estraneo
medesimo, e cioe alia sua compenetrazione da parte di elementi
vivi e vivaci.
Con maggior frequenza ed evidenza che nel coniglio ho trovato
nell'uomo la presenza di cellule giganti, che di preferenza stanno
disposte nei pressi della zona piu esterna della lamina arteriosa, a
stretto contafto con i fasci del connettivo. Di dimensioni varie
ma piu spesso notevoli, sempre con un gran numero di nuclei di-
sposti nel modo piu vario, addensati su un iato, e in posizione cen-
rrale o perfino regolarmente disposti alia periferia.
La presenza di questi elementi dopo molti mesi dairinizio del-
l'esperienza, porta un deciso contribuito alia conoscenza ioro per
quanto ne riguarda la durata; poiche, descritte nei primi momenti,
fin nel pnmo giorno di introduzione di un corpo estraneo nell'orga-
nismo, si voile ritenere la loro durata piuttosto breve, e che, con
modalita varie, di degenerazione granulare o grassa (We is, Ham-
merl), di trasformazione in connettivo tipico per la fibrillazione
del protoplasma (Till mans), scomparissero dopo un periodo non
lungo di tempo.
La frequenza e l'aspetto del tutto normali, la loro posizione
che ho osservato, mi ha indotto a pensare che non solo debbano
avere una sicura e grande importanza' nella reazione dell'organismo
al corpo estraneo, ma mi ha fatto ritenere che debbano permanere
finche lo stimolo, le condizioni di insorgenza, perdurauo: certamente
nessun fatto mi e parso confortare l'ipotesi che le cellule giganti
si possano ritenere quali elementi in via di degenerazione, o espres-
sione, per se stesse, di fatti regressivi. Non ho potuto naturalmente
fare osservazioni sulla origine e sulla insorgenza delle cellule giganti
- 181 -
stesse; pero, per le mie esperienze medesime, non dobbiamo consi-
derazione alcuna a quell' ipotesi die le vorrebbe derivate diretta-
mente da cellule delle sierose: ipotesi venuta da quella maggior
serie di ricerche in argomento, nelle quali le esperienze consistet-
tero essenzialmente nella introduzione di corpi estranei nelle grandi
cavita viscerali. Pej' quanto ho visto mi senibra che, nonostante
alcuni rapporti topografici anche assai stretti fra cellule giganti ed
elementi leucocitari, non sia probabile quella loro parentela che al-
cuni soatennero (Arnold, Ziegler): mi parvepiu attendibile quel-
l'idea (Franchetti) che le vorrebbe derivanti da una cellula di
granulazione, per divisione diretta e ripetuta del nucleo e accresci-
mento senza divisione della massa citoplasmatica; accostandosi per
tal meccanismo alia antica opinione di Virchow. E cio, dati i
neasi stretti piu sicuramente noti fra elementi connettivali giovani,
epitelioidi, e cellule di granulazione, e riferendomi sopratutto ai rap-
porti visti nei miei preparati fra cellule giganti e cellule epitelioidi.
Ho accennato piu sopra alia dimensione varia deile cellule gi-
ganti trovate e alia disposizione e al numero pur variabili dei loro
nuclei ; se consideriamo l'uniformita dello stimolo delle mie espe-
rienze questi fatti non ai accordano con i rapporti che si e creduto
di poter stabilire fra dimensioni e auppoate disposizioni nucleari
degli elementi in parola, con le dimensioni o la natura dei corpi
estranei. Rapporti che avrebbero voluto la posizione centrale dei
nuclei piu frequente se non speciflca in presenza di corpi estranei,
di dimensioni esigue, e la posizione perif erica connessa ai corpi
maggiori ; per arrivare alia dispoaizione a cercine periferico o a
ferro di cavallo regolare, di Langhans, non rara nei miei preparati,
e ritenuta invece propria in modo speciale del tubercolo.
Ho detto piu sopra come, e per le mie esperienze sui conigli e
per i casi clinici, si siano usate generalmente lamine arterioae, una
sol volta lamina venoaa pur preparata con le norme di Foramitti;
aggiungero che le arterie era no tutte delle maggiori di cane, quindi
di grande calibro e percio di tipo strutturale a grandissima preva-
lenza di elementi elastici. Questi ultimi hanno dimostrato in modo
peculiare una resistenza tenacissima al dissolvimento, confermando
le nozioni che gia si avevano per altre esperienze sull'elastina ;
dopo parecchi mesi di permanenza nei coniglio, dopo molti mesi di
permanenza nell'uomo, quando degli elementi muscolari o collageni
dell'arteria stessa non vi era ormai piu traccia, la grossa trama
di elementi elastici, nonostante la reazione dissolvitrice superficiale,
preaentava ancora per molta parte una atruttura per nulla raodifl-
- 132 -
cata, per quanto nella sua apparenza era da bo rilevare pur con i
metodi specifici di indagine. Ho potuto ritenere che i chimrghi deb-
bano i vantaggi della lunga resistenza di quesfci materiali nell'orga-
nisrao, alia costituzione quasi esclusiva di fibre e reti elastiche della
tonaca media delle grosse aiterie.
In quel caso unico nel quale si uso una grossa parete venosa,
dopo quattro mesi, quest' invoglio del nervo era quasi del tufcto
scomparso, disciolto ed eliminate; ed io non ho esitato ad attribuire
alia costituzione anatomica della vena stessa, alia prevalenza di ele-
menti muscolari e collageni in confronto con gli elastici delle grosse
tonache arteriose, una si profonda diversita di reperti, interessanti
dal punto di vista della tecnica chirurgica, nia anche da quello bio-
logico piu generale, del potere di resistenza comparata delle varie
specie di eiementi, dei poteri dissolvitori dell'organismo.
Spiegazione della Tav. III.
Fig. 1. — Da uua sezioue di parete di arteria di cane preparata alia Foraniitti, applicata al 21 marzo
1917 a proteggere un neuroma del mediano siuistro del sottotenente B. G. : il 2 noverabre 1917,
per 1' ingrossanieuto del neuroma e dolori fortisshni, nuovo intervento; la lamina arteriosa e te-
nacemente aggredita da connettivo deuso alia superfice esterna, da connettivo piii lasso alia in-
Uina; n neuroma e eonnesso all'arteria per tale coiiuettivo che perd mm penetra nella compagino
del neuroma medesimo. L' arteria viene tolta e fissata.
!Nelia ligura, in posizione basale, sono riprodotti aleuui fascetti del connettivo esterno; la parte
dell'arteria immediatainente vichia e quella piii alterata e vi e una discreta iufiltrazione parvicellu-
lare: numerosi vasellini (di cui si e trascnrato il disegno del sangue) la pervadono e si aprono la via
verso regioui piii profonde della lamina arteriosa. dove 1' iufiltrazione va mano a niauo scemando e la
costituzione anatomica dell'arteria e assai poco modificata; germogli connettivali si spingono in re-
gioni assai pai profonde, dove l'architettura e la struttura dell' arteria non sembrano aver subito
tracer dcuna di dissoluzione, e si dispongono ordinatamente aprenuosi la strada negli interstizi fra
gli eiementi elastici.
Fig. 2. — Da una sezioue di parete di arteria di cane preparata alia Foramitti, applicata 1' 8 febbraio
1917 a difendere uua neuroraffia del radiale sinistro del soldato G. P., e tolta per nuovo inter-
vento il 22 agosto 1917.
La superfie ■ interna, a contatto col nervo si e mantenuta, nella sua piii gran parte, libera, ed e
nella flg. rappr. sentata al lato superiore. La parte esterna e stata invece aggredita dal connettivo
che penetra de< isauieute, fino a graude profondita: la fignra, esegnita ad un notevole ingrandimento,
ha subito una t'orte riduzione nella riproduzione meccanica, per cui alcuni piii liui dettagli sono
diminuiti di evidenza: reatano ben visibili lo stato di conservazioue si pud dire perfetto dello strato
piii interno della parete arteriosa, 1' iufiltrazione parvieelhiiare e i germogli vasali piii esterni, e i
nidi di evident] e numeroso cellule giganti al limito e,siurno dell'arteria medesima: germogli del
connettivo raggiuugevano la parte interna, integra, della lamina arteriosa, aprendosi la via fra le
fibre claetiche, cou modalita simili a quelle cbe fisultano piii chiaramente nella fig. 1.
- 133
Esiste nelPembrione di Cavia un canale neurenterico?
Nota preliminare del Prof. D. GARAZZI
(Con 5 figure nel testo)
E vietata la riprodnziope
Nella mia prima Nota (') avevo scritto che consideravo un'ano-
malia " riscontrata una sola volba in un embrione di 14 giorni avan-
zati nel quale il canale era gia aperto, e quindi la placca cordale
erasi unita lateralmente all'endoderma (2) „ la presenza di " un
secondo piccolo, ma visibilissimo, canale, che si continua per poche
sezioni, in vicinariza del nodo di Hensen „,
Devo fermarmi su questo punto dell'embriologia della cavia,
per i fatti che andro esponendo, e che formano oggetto della pre-
sente Nota preliminare.
Confronto tra di loro le sezioni di tre embrioni (T45, T37, T38)
che sono all' incirca della stessa eta. II primo e quello della fig. 1
della 2* Nota (3); il terzo e uguale al T45, mentre T37 ha ben
distinti due somiti, quindi e un poco piu avanti degli altri due.
II canale della corda di T45 e stato gia descritto nella Nota
precedente: qui mi rimane solo da aggiungere che nel tratto poste-
riore, cioe poco piu innanzi del nodo di Hensen, il canale, aperto
ventralmente, o quasi (fig. 2 e 3 a pag. 117 della Nota ora citata)
e cosi perfettamente comparabile alia porzione collocata anterior-
men te sotto il rombencefalo (la parte intermedia fra queste due e
(l) Monit. Zool. anno XXIX, p. 45.
(*) Vedi per la formazione della placca cordale, la 2> Nota. — Mon. Zool. p. 115.
(') Urn. Zeol. p. 116.
- 134 -
ormai trasformata in placca cordale, fig. 6 a pag. 120), che non puo
cader dubbio die si tratfca della stessa formazione.
Nel T38 la placca cordale e ben formata in tutta la parte
della testa e del tronco che precedentemente era occupata dal
canale della corda. Ma giunti nella porzione posteriore (e proprio
quando all'inizio del nodo di Hensen non si distingue piu una placca
cordale e l'endoderma, al disotto dell'asse di simmetria, si con-
fonde con il mesoderma) si mette in evidenza una incisura, ben di-
• •>
Fig. 1
a
- :£is?o
q:
0A0 o
}0m
Fig. 2.
stinla per due sezioni (15 \j.) di seguito. La seconda di queste se-
zioni ha servito per la fig. 1. La sezione successiva (come sempre
di 7 ;/ di spessore) e figurata sotto alia prima (fig. 2) e fa vedere
che l'incisura dell'endoderma e penetrata profondamente, ma obli-
quamente, in modo da raggiungere il centro della massa mesoder-
mica, massa che va sollevandosi dorsalmente e penetra nell'ecto
derma col quale quasi si confonde. Nella sezione che segue (fig. 3)
al posto dell'incisura vediamo un canale distinto con i nuclei, anzi
le cellule disposte radialmente e con l'endoderma continuo, ma
- 135 -
ispessito, nel breve tratbo sottostante al canale. Questo e ben
distinto anche in un'altra sezione (fig. 4) ; ma que 11a che segue ha
un forellino appena percettibile, che sparisce nelle successive. Cosi,
dalla prima incisura alia fine a fondo cieco del breve canale, abbiamo
in tutto una lunghezza di sei sezioni, cioe di 45-48 \i. appena (4).
Aggiungo che il breve canale rimane sempre compreso nella
massa mesodormica ; e che ne nelle sezioni flgurate, ne nelle suc-
cessive c'e ii piu lontano accenno ad una fessura nella doccia mi-
&:
■ ■ .WrPO::. ■•.....
• ^'^^p^O: ■«?.. 2 :.q> —
j.
m.
Fig. 3.
:o
°:0^Mfe?^°-
... ,^|%P&ci
4.
m
dollare, che possa legibtimare il sospetto di una comunicazione
comparabile al canale neurenterico.
L'embrione T37 di poco differisce dal precedenfce, ora descritto.
Anche questo ha un canale brevissimo nello spessore del mesoder-
ma, in corrispondenza del nodo di Hensen; canale che si scorge in
tre sole sezioni (la prima di queste mi ha servito per la flgura 5),
0!
(4) Le sezioni aono di 7 [*, ma calcolo che qualcosa si perda nello spessore per la pressioue esei-
citata dal coltello ; percid invece di 42 (G\7) u attribuisco alia formazione the sto desciivendo una
lunghezza di 45-48 ','•.
- 1&6 -
e poi scompare del tufcto, senza la minima traccia di una conti-
nuazione nell'ectoderma della doccia midollare.
Ho ripreso in esame altri erabrioni vicini per eta. In un T41
di 13 giorni c'e forse un accenno al canaliculo, ma le sezioni sono
troppe oblique, per esserne sicuri; e nel T42, fratello del prece-
dente, non v'e traccia di canale. Mentre e presente nel T43, che e
fratello di T45, e quindi di 14 giorni. Anche in T43 il canaliculo
finisce cieco nel mesoderma. Erabrioni piu avanzati o piu precoci
non mostrano traccia di tale formazione, ad eccezione di un C28,
del quale devo fare speciale menzione. E un embrione piu avanzato
dei tie descritti ; ha 14 giorni e 5 paia di somiti. Siamo dunque ad
una notevole distanza dall'epoca in cui si era formato il canale
della corda; e non solo questo e scomparso, ma ueppure e piu pre-
sente la placca cordale perche i suoi elementi si sono ormai isolati
daU'endoderraa e questo si e completamente riformato in uno strato
continuo al disotto delle cellule mesodermiche costituenti la corda.
Ma quando nell'esame delle sezioni trasverse giungiamo nelle
vicinanze del nodo di Hensen troviamo un canaliculo bene svilup-
pato, identico a quello gia descritto e che si mantiene visibile per
8 sezioni (60 [*), che si inizia con un'apertura neU'endoderma e fini-
sce a fondo cieco nel mesoderma; il lume del canaliculo e doppio
di quello degli erabrioni T, sopra descritti.
II.
Le osservazioni fin qui riportate ci permettono di concludere
che alcuni embrioni di Cavia, in quel periodo in cui lo scudo passa
dalla forma a „ mandolino „ a quella a „ chitarra „ e compaiono i
primi somiti, possiedono un canaliculo, indipendente dal canale
della corda, che prende origine daU'endoderraa e finisce a fondo
cieco nel mesoderma, in corrispondenza del nodo di Hensen, e per
una lunghezza totale che varia da un minimo di 20 f* ad un massimo
di 50-60 a.
Quale significato dobbiamo dare a tale formazione? Viene subito
in mente di compararla al ben noto canale neurenterico, cosi diffuso
negli erabrioni dei vertebrati dai pesci fino aH'uomo.
C'e chi non fa distinzione fra canale della corda e canale neu-
renterico, e considera questo come la porzione terminale di quello;
cosi il van Beneden per il Murino con le parole „ canal archen-
- 137 -
terique „, comprende le due formazioni (5). Se prestiamo fede a
Eternod, nell'embrione umano il canale della corda „ va aboutir,
apres un tres court trajet, a I'orifice du canal neurenterique „. Con
la quale espressione mi pare si debba intendere che si tratta di un
canale unico. Ma un po' piu in la, nello stesso lavoro (6), si descrive
e si figura un embrione umano con 8 somiti nel quale il canale
della corda sbocca a meta percorso del canale neurenterico, e que-
sto possiede, indipendente dal primo, un'apertura nella vescica vitel-
Fig. 5.
lina. Si dovrebbe dunque concludere che neU'embrione umano coe-
sistono le due formazioni. Ma le figure dell'Eternod non possono
non sollevare dubbi nel lettore.
L'esistenza del canale neurenterico neU'embrione umano molto
precoce e gia stata ricordata piu volte; basta riferirsi all'interessante
(5) La deserizione del Van Beneden per il Muri.no corrisponde esattaruento a quella che si vede
e che ho descritto per la Cavia nella mia 2» Nota (Mon. Zool. p. 115), con la differenza che verso il
nodo di Hensen, quaudo flnisce la placca cordale, il van Beneden vede riforuiarsi un canale, il quale
(p. 354) « se releve » e sbocca alia faccia dorsalo. — Anat. Am. v. i5, p. 351; 1899.
(6) Anatom. Anzeigcr, v. 16, lt>99, p. 431. Vedi fij;. 8 a pag. 137.
- 138 -
e ben noto embrione Gl, descritto dal conte Spee (7), e all'altro, pure
noto, del Frassi (s).
La piu recente descrizione di un canale neurenterico nell'em-
brione umano e quella del Q-rosser(9), il quale canale sarebbe la
continuazione di quello della corda: „ Die dorsale Mundung ist
wiedersehr eng und nimmt nicht die ganze Dicke eines Schnit-
tes ein „ (10). E se si pensa che le sezioni del Grosser sono di
10 [)., appare ben sottile l'apertura dorsale, se non prende neanche
tutto lo spessore della sezione, anzi solo la meta, „ nur die halbe
Dicke des Schnittes einnehmend „ dice il G. nella spiegazione della
fig. 30, che mostra appunto lo sbocco del canale neurenterico nella
cavita amniotica. Siamo dunque ben lungi dall'ampia apertura del-
l'embrione Gl dello Spee, benche i due embrioni siano della stessa
eta (18-19 giorni). Ma intanto quel che anche qui devo rilevare e che
canale della corda e canale neurenterico sarebbero tutt'uno.
Potra parere al lettore che paragonare l'embrione di due specie
tanto diverse come la cavia e l'uomo sia ozioso ; ma in realta il
primo, mentre e molto diverso da quello del coniglio, rassomiglia,
per parecchi ed importantissimi fatti dello sviluppo, assai piu a
quello della talpa, del riccio, dei chirotteri e dell'uomo.
Per quest' ultimo non si deve dimenticare che spesso la discor-
danza delle descrizioni dipende dalle cattive condizioni del mate-
riale (quasi sempre ottenuto da aborti !) e dalla incapacity tecnica
di chi ebbe la fortuna di entrarne in possesso. Ora, se stiamo al-
1' insieme delle osservazioni fatte sugli embrioni piu sopra ricordati,
il canale neurenterico appare molto precocemente, quando ancora
mancano i somiti (Gl. Spee), e sono appena all' inizio (Frassi), e
quando sembra manchi ancora quello della corda. Quest' ultimo
coesisterebbe col primo, Grosser (u). E l'uno e l'altro dovrebbero
conservarsi per un periodo abbastanza lungo se sono ancora presenti
negli embrioni provvisti di 8 paia di somiti (Eternod).
(7) « Kein Thierembryo hat mir von diesen Verhiiltnissen so klare Bilder goliefert, Trie die
vorliegenile nienschliche Keiuischeibe (fig. 6) ». — Arch. Anat. u. Phys. p. 164, {889. La fig. 6 e
riportata anche nel notissimo trattato di Keibel e Mall.
(8) Arch. Mikr. Anat. v. 71, 1908.
(») A>uit. HefU 143. Bd. 47, p. 653, 1913.
(i°) Op. cit. p. 657.
(ll) Der raeuachliche Embryo besitz einen Chordakaual von rund 200 [>• lange und 15 [>•
licbter "Weite, mit dorsaler und ventraler Ausuiundung und epithelartig angeordneter, scharf be-
gronzter "Wandung. Die Einscbaltung des Cbordaepithels in das Entoderm des Dottersackes beginnt
an iiicliivrcn Sfi-llcn gleiobseitig duroh Dehisoenz der ventralon Wand des Kanales ». Grosser,
op. cit. — Come si vedo la dosorizion*, salvo lo sbocco dorsale, potrebbo esser riTorita agli embrioni
di cavia; e oorrisponde a puntino »uehe a quella di van Beneden per il Mui-ino.
i
- 189 -
III.
Come vadano le cose negli embrioni di cavia, per quello che
riguarda il canale della corda, ho detto nelle due note precedenti.
Per quello che si riferisce al brevissimo canaliculo descritto nella
presente nota non mi pare facile assegnargli un significato ; solo
sembrami sia da ritenerlo una formazione disfcinta dal primo. E le-
cito considerarlo un canale neurenterico rudimentale: ma cosi di-
cendo non facciamo progredire le nostre conoscenze. Quel che e
sicuro e la sua origine dall'endoderma e la sua fine a fondo cieco
nel mesoderm a, senza che mai atfcraversi la doccia neurale e
giunga al cavo amniotico.
Noi non possiamo ad ogni modo farlo rientrare ne in uno ne
nell'altro dei due " tipi „ nei quali il Hertwig (Lehrbuch etc.,
vol. I, pag. 928 e seg.) raccoglie qnesta formazione. Non nel primo,
perche questo e il canale neurenterico propriamente detto (Hertwig
riporta come esempio le figure del Bonnet, Embriologia della pe-
cora) ; non nel secondo, che e il vero canale della corda (difatti
H. riporta come esempi le figure di Lieberktihn, Cavia e Van
Beneden, Murino).
Ma esiste invece una esattissima corrispondenza fra la mia de-
scrizione e quella che il Sobotta (l2) fa "per l'embrione di Mus
masculiis. Chi legge 1'esposizione, tedescamente prolissa, e cfr. le
fig. 13, 14, 15 del lavoro del Sobotta (1911) non potra venire ad
altra conclusione. Anche le dimensioni, proporzion fatta con la dif-
ferente statura dei due animali, si |corrispondono ; nel topolino la
lunghezza del canaliculo e di 30-40 [*, il diametro di 2 ^.. La sola
differenza sarebbe che per il Sobotta il canaliculo comincia (noti
bene il lettore ch'egli descrive dall'indietro all'avanti) " entweder
blind, oder mir rudimentarer offnung (selten) „. Ma tre pagine pri-
ma (pag. 324) egli aveva avuto cura di scrivere : " Nur in einem
der von mir beobacheteter Falle schien er als ganz eng, durch die
vorhin erwahnte Acidophilie seiner Wandbegrezung kenntlicher fei-
ner Gang auch die Zellmasse des G-astrulaknotens zu durchsetzen „.
(12) Sobotta J. — Zur Entwicklung der Maus (Keimblat ter, Allantoia, Eihaute etc.),
Terhandlungen Anat, Gesell. 1909, s. 129-133.
Id. — Die Entwicklung des Eies der Maus vom ersten Auftreten des Mesoderms an bis zur
■Ausbildung der Embryonalanlage und dem Auftreten der Allantois. — Arch. Mikr. Anat. v. 78,
p. 271-352, 1911.
(13) Verauiente nella couiunicazione del 1909 il suo « Urdarm »e detto fra parentesi ; « sogennan-
ter Chordakanal ». E certo il Sobotta sarebbe state meno inesatto se avesse scritto, alia rove-
Beia : « Canal* della corda (cosidetto « Urdarm ») !
- 140 -
Devo correggere qui quanto avevo aftermato nella nota a pie
di pagina della mia la Nota {Mon. Zool. p. 42) e riconoscere che la
formazione trovata dal Sobotta nel Mus corrisponde, non gia al
vero canale della corda, ma bensi al canaliculo da rae scoperto nella
Cavia e descritto nella presente Nota.
II Sobotta stesso dichiara che il canaliculo da lui descritto e
indipendente sia dal canale della corda che dal canale neurenterico.
Lasciamo da parte le motivazioni, che mi limitero a dire curiose,
da lui adclotte per giustiflcare la sua conclusione (14) ; basti consta-
tare che la presenza di quel canaliculo nel M. Musculus, conferma
la mia osservazione sugli embrioni di Cavia, cioe che, indipenden-
temente dal canale della corda, il quale si sviluppa cranialmente nel
proluugamento cefalico ed e quindi anteriore al nodo di Hen sen,
esiste in una regione ad immediato contatto col nodo di Hensen,
un canaliculo endo-mesodermico, lungo non piu di l/iQ di mm.,
privo di sbocco dorsale e che non pud neanche esser considerato
come un canale neurenterico.
Alia domanda formulata nel titolo di questa nota mi pare si
debba, quindi, rispondere negativamente.
Spiegazione delle figure.
Le figure 1-4, deseritte nel testo, sono alio steaao ingrandimento: circa 130 diametri ; esse sono
reali, cio6 non schernatizzate, ma da me fatte alia camera chiara. Solo per aeinplificare il diaegno bo
laaciato in biauco la zona ectodermica e segnati i nuclei eon dei circoletti, I numeri 1-4 souo nel
tratto clie corrisponde alio apesaoro dell'ectoderma; m mesoderma; ed eudoderma. La figura 5 e tolta
da uua sezione ingrandita circa 550 diauietri ; qui sono riportati nel disegno tutti e tre i foglietti,
Le figure »ono prese da sezioni traaverae di 7 [>• di speasore. Fissazione e colprazioue come s' e
gia indicato nella prima Nota Mon. Zool. p. 47).
(H). p. 327 : « Uie Bezeicbnungen, die man ibm bei Saugern obue Keimblattinversion, wo er — wi«
beim Kanichen — scbon friiher beobacbtet wurde, gegeben bat, « Cbordakanal », oder « neurenteri-
scher Kanal » sind beide ungenau. Mit der Cborda dorsalis bat der Kanal eben nur inaofern et\raa
zu tbun, ala diese wie beim Ampbiuxus unil den niederen Vertebraten (Anamniern) ao aucb bei den
Amnioten, den Saugetieren un der Ma us aus der doraalen Urdarmvrand bervorgebt » [!]. Non 6 ca-
nale neurenterico perclie questo « erat daun aus dem Urdarm eicb bildet, venn des Modullarrohr
sicb geschlosaen hat [!] und damit die dem Begritt'e dieaea Kauals entaprecbende Verbindung von
Urdarm und Modullarolirlicbtung bestebt. Daas ein nourontererisclier Kanal nur an der Stelle de»
lilnstoporus eutstobou kann, ist ja klar. Abor gerade bei der Mam fohlt die Ausraiiudung der Ur-
danus in die Stelle dea Blastoporus (Gastrula Kuoten) und damit -vrird die Bezeichnuug ala neureute-
riscber Kanal erst recbt ungenau ».
Gosimo Gherubini, Amministratore-responsabilb.
rii«n««, 1018. — Tip. L. Ni«colai, Via Faeuia, it.
lonitore Zoologieo Italiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale deSIa Unione Zooloyica Italiana
DIKBTTO
dai DOTTORI
GIOLIO CHIARCGI EUGENIO FIGALBI
Prof, di Anatomia uiuana Prof, di Auatomia coiup. e Zoologin
nel R. Iatitnto di Stndi Super, in Firenze nella R. Universita di Piaa
Ufficio di Direzione ed Aniministrazioue: Istituto Anaf.omico, Firenxf
12 nnmeri pU'anno — Abfoiionamento annuo L. 15.
XXIX Anno Firenze - 1918 N. 10.
SOMMARIO: Gomunicazioni origInali: Carazzi D., La [ormazione dell'aranio
nell'embrione di cavia. (Con 4 figure nel testo). — Cognetti De tfartiis L.,
Nuove Gregarine Monocistidee. — Levi G., L'individualita delle cellule per-
siste in potenza nei sincizi. — Bruno G., Nuovo metodo di viraggio per i
preparati impregnate con i sali di argento. Pag. 141-156.
A vvertenza
Delle Gomunicazioni Original] die si pubblicano nel Monitore
Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.
GOMUNICAZIONI ORIGINALI
La formazione dell'amnio nell'embrione di cavia
Nota prelirainare del Prof. D. CARAZZI
(Con 4 figure nel testo)
E vietata la riprodnzione
I.
Che nell'embrione di cavia l'amnio si formi per schizocelia, e
non sia quindi embriologicamente comparabile a quelle dei sauro-
psidi (seppure in tutti i rettili e vero die l'amnio prenda origine da
pieghe), del coniglio e di qualche altro mammifero e noto da molto
tempo. Ma solo nei recenti trattati di embriologia si vede final-
- 142 -
mente aramesso quel che lo Spee e Hubrecht avevano affermato
piu di venti anni fa, cioe che sacco vitellino e amnio dell'embrione
umano devono originarsi per deiscenza.
Anche qui e stata l'embriologia coraparata a porfcar luce nei
problemi dell'embriologia umana ; e risaputo che tutti gli embrioni
umani conosciuti, per quanto precoci: quello di Bryce e Teacher,
il secondo dei due descritti dallo Spee, quello del Frassi, l'altro del
Peters, e flnalmente l'ulbimo capitato in mano al Linzenraejer (')
nel 1914 possiedono sacco ed amnio vitellino completamente chiusi.
E quiudi interessante vedere un po da vicino le diverse fasi
attraversate dall'abbozzo dell'amnio nella cavia, cio che finora non
e stato fatto. Ed e questo lo scopo della presente nota preliminare.
Fig. 1.
Ch'io mi sappia, solo per il Murino abbiamo una descrizione detta-
gliata dell'origine dell'amnio, dovuta al Van Beneden (2). Ma comej
il lettore vedra, le differenze fra la Cavia ed il Marino sono rilevanti;
mentre, per le ragioni die esporro a suo tempo, ritengo che la forma-
zione dell'amnio dell'embrione umano si avvicini molto a quella dellf
cavia.
(i) Qoalcuno rlcord* fr* gli embrioni giovanissimi quello doscritto da Carlo Giacomini ; ma
Oi vuol poco ad accorgorsi cho invece dogli 11 giorni attrlbuitigli dall'autore ne ha .1 doppio. E di
tre Bettimane, non di due come afformava il Levi, e l'altro descritto dal Cova. Va invece meseo
fra i giovanUsimi (12-14 giorni), quello che per mala sorte capitd in mano del Linzenmejer
Archiv f. Gincik., Vol. 102, p. 1, 1914.
(2) Anat. Am., v. 16, p. 323; 1899.
- 143 -
II.
Fino all'8° giorno (fcalora fino al 9°)dopo l'accoppiamento, la massa
embrionale propriamente detta {u bouton „, di Van Beneden) forma
una pallottola piena all'estremita libera deU'uovo-cilindro. Questo
e piccolissimo, la sua lunghezza a partire dalla superficie dove l'ecto-
placenta (il " traeger ,,) e impiantata nella decidua non supera i 3/4
di mm. Ho cercato nei preparati in toto di contare i nuclei del bot-
tone embrionale, per dedurne il numero delle cellule, e benche non
possa dare cifre esatte, essendo troppo facile cadere neU'errore di
Fig. 2.
includere nel computo anche i nuclei delle cellule* endodermiche in-
volgenti, ritengo cbe non superino il numero di 70, al massimo 80.
Di qualcuna di queste uova-cilindro ho fatto sezioni e nella
fig. 1 e rappresentata una sezione approssimativamente mediana
(Anche per le figure successive ho scelto le sezioni di mezzo), che
appartiene ad un embrione della fine della 8a giornata. La figura
dimostra che a quest'epoca il bottone e ancora una massa compatta,
con limiti cellulari abbastanza distinti, benche non ben netti come
quelli delle cellule deU'endoderma avvolgente. Ma si direbbe che in
- 144 -
certe cellule si inizia qualche movimento, perche si intra vede qual-
ehe spazio chiaro qua e la tra le cellule.
Fra il nono ed il decimo giorno la schizocelia e evidente. Come
mostra la fig. 2, le cellule tendono a ordinarsi alia periferia, mentre
la cavita centrale, che e sempre unica e bene evidente, presenta dei
rilievi lungo l'orlo cellulare, che sono, mi pare, da attribuire ad
un prodotto di secrezione della cellula. Mai ho potufeo osservare
fenomeni di picnosi o di citolisi.
Tra la fine del decimo giorno ed il principio dell'undecimo sia-
mo in una fase come quella della fig. 3. La cavita si e notevol-
mente ampliata (ed e pure cresciuto tutto 1' uovo-cilindro, che ora
supera 1 mm. di lunghezza), ma lo strato cellulare si differenzia bene
in due parti : quella maggiore a foggia di cupola (') con elementi
prismatici, in evidente secrezione, e che costituisce tutto i'ectoder-
raa embrionale, anzi tutto l'embrione propriamente detto ; quella
minore, quasi tesa come un diaframma (e quindi nelle sezioni co-
me una corda), a elementi cubici, ma con limiti indistinti o quasi,
e che dara la membrana ectodermica dell'amnio, piu brevemente
ectamnio (2). Nessuna mitosi e nessun prodotto di secrezione in
queste cellule, il cui numero e limitato, non superando mai in una
sezione la dozzina. I nuclei pure mostrano una differenza ; quelli
dell'embrione sono, come le cellule, almeno in gran parte allungati
nel senso radiale ; quelli della membrana dell'amnio sono sferici o
subsferici, e tutti disordinati.
Gia in questa prima fase della formazione deiramnio il lettore
rileva delle notevoli differenze in confronto deU'embrione di coni-
glio, non solo, ma, quel che e piu curioso, anche con quello dei topi
(M. rattus e M. musculus), che pure sono, come le cavie, entipici.
Un giorno piu tardi,. talvolta due (e quindi fra 11 e 12 giorni
daU'accoppiamento) l'ectamnio (fig. 4A) si e ancora piu assottigliato;
si direbbe che le cellule hanno subi to uno stiramento; il loro numero
non si e accresciuto, anzi e diminuito, non contandosi mai piu di
10 nuclei in una sezione.
La comparsa del mesoderma e contemporanea, o precede o se-
gue a breve distanza questa fase. Come accennai nella prima nota (3),
le cellule mesodermiche, distaccantesi dall'ectoderma della linea pri-
(4) E quindi nella sezione con la figura di ferro di eavallo.
(5) Non voglio seivinni della panda proamnio perdu- di significato equivoco.
(') Mon. Zvol., p. 43-44.
- 145
mitiva, si estendono in tufcte le direzioni (,;); e non solo al disotto
dello scudo embrionale, per insinuarsi fra questo e l'endoderma del
cilindro e al disopra dell'ectamnio, partendo, necessariamente, dalla
periferia dello stesso ectamnio, cioe dove questo si inizia a con-
Fig. 3.
Fig. 4.
tatto del limite dello scudo embrionale. In sezione si vede quindi
un angolo (fig. 4B) dal quale si dipartono le prime cellule mesoder-
(5) La (listinzioue fra niesodernia peristomale e mesoderrua gastrale (Kabl) e per me insuasisten-
te; benche cnibriologi recenti, ligi alia teoria, ancora la sostengano. Vedi Sobotta, 1911.
146
miche che si distenderanno su per la parete endodermica del cilin-
dro e sopra la superficie esterna dell'ectamnio. II lettore rit.ro vera
nella fig. 18 del nolo lavoro di Selenka (1884) una fase corrispon-
dente a quella che ho qui descritta; quella figura trarrebbe in in-
ganno chiunque non fosse bene al corrente di turta la formazione
dell'amnio. La deformazione deli' uovo-cilindro nella figura del Se-
lenka e una conseguenza della tecnica da lui adoperata; teciiioa
facile, ma che a me ha dato sempre pessimi risultati, e che consi-
ste nel sezionare l'utero gravido. Io invece, anche in queste fasi
precocissime, sono riuscito a isolare sotto al microscopic binoculare
di Greenough le uova-cilindro, dopo aperto l'utero e la decidua.
L'operazione delicatissima non sempre riesce, anzi piu di un em-
brione viene rovinato; ma le uova-cilindro, che sfuggono al taglio
del bisturi durante l'apertura della decidua, rimangono perfettamente
distese ed integre; e il fissativo da me adoperato (Tellyeesniczki
da solo o con aggiunta di acido cromico, suggeritami dal Ruffini)
a caldo, non produce nessun raggrinzarnento o contrazione (7).
Ora l'accrescimento dell'uovo-cilindro e molto rapido, e quindi
anche la cavita amniotica (" midollamniotica „, per adoperare la
parola lunga ma esatta del Selenka) aumenta di volume e il disco
che costituisce l'amnio e molto piu grande; percio nelle sezioni tro-
viamo che le sottilissime cellule, benche assai allungate, sono diven-
tate piu numerose; si contano da 25 a 30 nuclei. Tutti e due gli
strati, tanto l'ectodermico che il mesodermico, dell' amnio sono
sottili e a stretto contatto fra di loro, ma non unibi ancora da
briglie.
Cos! rimane l'aspetto dell'amnio nel periodo dello sviluppo del-
l'embrione di Cavia che e stato argomento delle tre precedenti note;
vedremo in seguito le modificazioni alle quali l'amnio va incontro
col progressivo svilupparsi deU'embrione.
Spiegazione delle figure.
Fig. 1. — Embrione T76 ; sezione mediana del bottone embrionale di un uovo-cilindro di 8 giorni
dopo l'accoppiarnento. L'endoderma lo riveste tutto, nieuo la parte iii basso ohe e quella rivolta
verso la cavita pseudo-auiniotica. Ingr. 350, circa.
Fig. 2. — Embrione T13. Sezioue come sopra. Eta fra i 9 e 10 giorni. Ingr. 400 diain. circa.
Fig. 3. — Embrione T7. Sezione c. s. Eta 9-10, ma un poco piu avanzato del precedente. Ingr. circa
350 diain.
Fig. 4a. — Embrione T29 di 11 giorni e mezzo. Sezione mediana. Non 6 figurato che l'ectamuio.
4b. — Embrione T2 7 di uudici giorni, ma piu avanzato del precedente. Qui 6 figurato soltanto
1'angolo fra l'ectaiuuio e la parete endodermica al punto di contatto col principle dell 'area em-
briouale. Si scorge uu cumulo di cellule mesodermicbe cbo vauno distendondosi sopra l'ectamnio
ed anche risalgono luugo la parete eudodormica dell'uovo ciliudro. Ingr. ciroa 350 diam.
(;) Colgo l'occasiono por ringraziare qui cordialiuento il prof. G. Teodoro, mio Aiuto all'Istituto
.li Zoologia di Padova, che pteparo bnona parte di queste ilolicalissimc uova-cilindro.
147 -
ISTITUTO DI ANATOMIA COMPARATA BELLA R. UNIVERSITA DI TORINO
Nuove Gregarine Monocistidee
(Nota preliminare)
Dott. LUIGI GOGNETTI DE MARTIIS (Aiuto)
E vietata la riproduzione.
Choanocystis tentacidata nov. gen. nov. spec.
Trofozoite lungo al massimo 50 >j., largo 36 u, subtondeggiante,
provvisto anteriormente di un collare-ventosa dal cui fondo s' in-
nalza un tentacolo retrattile. Mancano ornature epicitarie. Epicito
e sarcocito indistinti, superfice esterna del collare-ventosa capace di
sollevarsi in lobi o in peli. Sistema di briglie citoplasmatiche con-
trattili atte a retrarre il fondo dal collare-ventosa, strato miocitico
a rafforzare la superfice interna del collare-ventosa. Grani di pa-
ramylon assenti. Nucleo rotondo, situato in vicinanza del centro
del fondo del collare-ventosa, provvisto di un solo cariosoma. Fe-
nomeni riproduttivi? Trofozoiti liberi nei sacchi e nelle capsule se-
minali dell'ospite, o (i piu piccoli) contenuti nei citofori delle sper-
matogemme.
Ospite: Pheretima (Parapheretima) Beaufortii Cogn.
Loc. Aba, Nuova Guinea olandese.
Astrocy stella lobosa nov. gen. nov.- spec.
Trofozoite in forma di stella, con 5 a 9 raggi foggiati a clava,
partenti da una regione centrale depressa, provvista alia faccia an-
teriore di una conca circoscritta da una membranella fimbriata.
Diametro massimo circa 200 y-. La superfice di ogni raggio pub sol-
levare lobuli tondeggianti. Ornature epicitarie assenti. Epicito e
sarcocito indistinti, miocito in forma di rete presso la superfice
- 148 -
del trofozoite. Grani di pararaylon assenti. Nucleo tondeggiante si-
tuato nella regione centrale.
Evoluzione in sizigite con profonda metamorfosi. Riproduzione
sess-.ata con anisogamia. Spore dapprima eteropolari per la presenza
di un'escavazione laterale presso un'estremita, in seguito omopo-
lari con un breve e sottile prolungamento temporaneo ad ogni estre-
mita. Sporocisti fusiformi omopolari. Trofozoiti nei sacchi e nelle
capsule serainali dell'ospite, contenuti di regola nei citofori delle
spermatogemme.
Ospite: Pheretima {Parapheretima) Beaufort Hi. Cogn.
Loc: Aba, Nuova Guinea olandese.
Monocystis Beaufortii (') nov. spec.
Trofozoite sferoidale, privo di polarita, spesso al massimo circa
50 p.. Ornature epicitarie assenti. Epicito e sarcocito indistinti, mio-
cito sottile, periferico. Corpi filamentosi cianofili nei citoplasma dei
giovani trofozoiti sferoidali, assenti negli adulti. Mancano grani di
pararaylon. Nucleo tondeggiante. Riproduzione sessuata con aniso-
gamia. Spore omopolari, provviste temporaneamente ad ogni estre-
mita di una breve appendice con bottone terminate. Sporocisti omo-
polari. Trofozoiti nei sacchi e nelle capsule serainali dell'ospite, in
maggioranza contenuti nei citofori delle spermatogemme.
Ospite: Pheretima {Parapheretima) Beaufortii Cogn.
Loc: Aba, Nuova Guinea olandese.
Monocystis ambigua nov. 3pec.
Trofozoite sferoidale, spesso circa 40 n. sp.
nell' intestino umano. -- Vedi M. Z.. XXVUI, 6, 82.
Spagnolio. — Leishmaniosi umana e canioa. Studio d' ambiente. — Vedi M. Z.,
XXVII 1, 6, 82.
Ugdulena G. — Reperto di un ilagellato (« Prowazekia » n. sp.) nell' intestino
umano. — Vedi M. Z., XXVIII, 6, 82.
Veglia F. — Goltura dell' Auaplasma marginale in vitro. — Vedi M. Z., XXVlll,
6, 82.
2. zoologia applicata all'agricoltura e alle industrie.
Protezioxe, Cacgia, ecc.
Bargagli P. — Sul Gryptorrhynehus Lapathi L. — Vedi M. Z., XXVI, 7, 153.
Berlese A. — Diaspis pentagona Targ. e Prospaltella berlesi How. nel Veneto,
alia fine del 1913. — Vedi M. Z., XXVI, 7. 152.
Berlese A. — La distruzione della « Diaspis pentagona > a mezzo della Pro-
spaltella Berlesei. — Vedi M. Z., XXVII, 3-4, 57.
Grassi B. — Nuovi contributi alia conoscenza dclle fillosserine. — Vedi M. Z.,
XXVI, 7, 153.
Guercio (Del) G. — Le Tipule ed i Tafani nocivi nolle risaie di Molinella (Bo-
logna). - Vedi M. Z., XXVI, 7, 155.
Guercio (Del) G. — Intorno ad un nuovo nemico del Garubo in Italia. — Vedi
M. Z.. XXVI, 7, 155.
Guercio (Del) G. — II parassita del Rinchite dell'Olivo. — Vedi M. Z., XXVI,
7, 150.
Guercio (Del) G. e Malenotti E. — Ricere.he ed osperienze nuove contro la
Bianca-rossa degli agrumi in Sicilia nel 1914. — Vedi M. Z., XXVIII, 6, 85.
Martelli G. — La mosca delle arance (Geratitis capitata Wied.) vive nei nostri
limoni? — Vedi M. Z., XXVII, 3-4, 59.
Martelli G. — Alcuni esperimenti con l'Eccoptogaster (Scolytus) amydali Guer..
l'E. rugulosus Ratz e l'E. pruni Ratz, ritenuti rispettivamente parassiti de-
terminant! la morte del mandorlo, pesco e prugno. — Vedi M. Z., XXVII,
3-4, 57.
- 163 -
COMUNICAZIONI ORIGINALI
IST1TUTO ANATOMIGO DI FIRENZE
L'organo subcommissural nella Cavia
durante lo sviluppo e nell'adulto.
NOTA di G. GHIARUGI
(Con tav. IV-V e 2 figure nel tostoN
K yietata la iiproduzi*B«
Sulla formazione ependimale della volta dell'encefalo, che ho
studiato nella cavia durante lo sviluppo e nell'adulto, e che mi
propongo di illustrare in questa Nota, richiamo specialmente l'at-
tenzione il Dendy (') nel 1902, per osservazioni in Aramocoetes ;
ma anche in precedenza era stata da altri segnalata. Fu in seguito
descritta in tutta la serie dei Vertebrati fino ai Primati ed all'Uomo,
e ne furuno in maniera particolare presi in considerazione i rappor-
ti colla fibra del Reissner. Principahnente e nota per i lavori del
Sargent, dello Sterzi (2), dell' Horsley , del Dendy e Ni-
cholls (3), del Nicholls (4).
(') Dendy. — On a Pair of Ciliated Grooves in th« Brain of the Ammocoete apparently serving
to promote the Circulation of the Fluid in tho Brain-cavity. — K. Soc. Proc, Vol. 69, 1902.
(2) Ste rzi G. — II sisteraa nervoso centrale dei Vertebrati. Vol. I : Ciclostomi ; Vol. II : Selaoi.
— Padova, 1907-1912.
(3) Dendy A. a. Nicholls G. E. — On the occurrence of a meaocoelic recess in the human
brain, and its relation to the subcommissural organ of lower vertebrates ; with ipecial reference
to the distribution of Reissner's fibre in the vertebrate series and its possible function. — Anat.
Am., Bd. 37, pp. 496-50S. Jena, 1910. — [Qui si troveranno indicazioni bibliografiche, relative a
precedenti memorie sull'argomento].
(*) Nicholls G. E. — The Structure and Development of Reissner's Fibre and the Sub-commis-
»ural Organ. P. I. [La sola pubblicata, a mia notizia, a tutto 1' Aprile 1918]. — Quart. Journ. of
micr. Science, Vol. 58. N. S. September 1912. London, 1913. [Contiene una riviata storica].
" - 164 -
Nell'accingermi a render conto delle mie osservazioni, constato
anche una volta quanto siano imbarazzanti le questioni di noraen-
clatura, speciahnente quando la conoscenza dei fatti e incompleta,
e il loro significato puo essere ancora argomento di discussione:
non sempre si e soddisfatti dei termini che vennero proposti, e
non si sa come meglio sostituirli.
Fra i nomi usati per la formazione della quale ci occupiamo,
sono specialmente da ricordare quelli di fossa ependimale, di con-
dotto inter calare, di organo subcommissurale. Non mi sembra ben
fatto consideraiia come un organo, come fanno Dendy e Nicholls,
non trattandosi di una entita morfologica definita, ma di una strut-
tura che puo interessare varii segmenti del fcetto dell'encefalo. Le deno-
minazioni adoperate di fossa o fossetta, recesso, condotto, valgono
per i casi particolari in specie differenti o per determinate porzioni
della formazione, ma non sono generalizzabili. La qualifica di fossa
ependimale e troppo generica. Nemmeno sono in generale giustifi-
cate le indicaziofri desunte dalla sede, cioe dalla costatazione di un
rapporto che la formazione abbia colla commessura posteriore, o
col tratto intercalare, o col recesso pineale, perocche essa puo esten-
dersi oltre le singole parti ora ricordate.
Nonostante questi rilievi, mi astengo dal proporre un termiue
nuovo, ed, in attesa che il significato della formazione ependimale
sia definitivamente chiarito, adotto provvisoriamente per essa, per
non moltiplicare i sinonimi, il nome di organo subcommissurale, in
considerazione del fatto che in molti casi, nell'adulto, esso e spe-
cialmente sviluppato in tutta la regione occupata dalla commessura
posteriore, al di sotto di questa.
*■
Negli embrioni di cavia, l'organo subcommissurale non e ben
differenziato che quando essi abbiano raggiunto una lunghezza
massima di circa 16 mm. Ne ho costatato la presenza in una ae-
rie di parecchi esemplari, che da quel limite arrivavano alia lun-
ghezza massima di 23 mm. In embrioni piu giovani, a cominciare
da quelli della lunghezza di circa 7 mm., nei quali esistono le prime
tracce della commessura posteriore, si accennano e si fanno via via
piu evidenti alcune particolarita di struttura nella volta del me-
sencefalo e del diencefalo, che sono indubbiamente un avviamento
alio sviluppo dell'organo subcommissurale, ma questo non si e co-
stituito ancora come formazione distinta.
- 165 -
Descrivero l'organo come si presenta in embrioni della lun-
ghezza massima di 23 mm., della lunghezza nucale di 18 mm., nei
quali la testa anteriore misurava 14 mm., clie ho esaminato in se-
zioni sagittali, in sezioni frontali e in sezioni esegnite secondo un
piano perpendicolare all'asse del cervello medio. Queste nltime non
hanno vantaggi particolari sulle sezioni frontali, che sono molto
istmttive.
In sezioni sagittali l'organo si riconosce sqI piano mediano (fig. 1),
a cominciare dal versante caudale del recesso epifisario, lungo il tratto
intercalare, poi sul labbro arrotondato sporgente in cavita, che cor-
risponde al solco meso-proencefalico, infine lungo il tetto del mesence-
falo, approssimativamente fin poco al di la della entrata nel cul di
sacco dorso-caudale del ventricolo mesencefalico, soprastante all'ab-
bozzo del cervelletto.
L'organo e indicato dalla presenza di un grosso strato di epen-
dima a molte file di nuclei, con un segmento protoplasmatico chiaro
nelle cellule prospeltanti verso il ventricolo, che terminano alia su-
perfice libera con un orlo cuticolare, dal quale emanano, in qual-
che parte deH'organo che indicheremo, appendici filiformi sporgenti
in cavita.
Lo strato ependimale e specialmente grosso nel tratto interca-
lare e nel labbro corrispondente al limite fra mesencefalo e dience-
falo (dove la commessura posteriore raggiunge il massimo della sua
grossezza). In queste parti il segmento protoplasmatico delle cellule
Superficial] dell'organo subcommissurale e ben sviluppato, ma diventa
sovratutto molto alto nel tratto intercalare. Mancano lungo di que-
sto le appendici filiformi sulla superficie libera delle cellule, men-
tre, a parti re dall'estremita caudale del labbro, sono molto lunghe :
Di contro al labbro mostrano tendenza ad agglutinarsi
colle loro estremita, in raaniera da formar quasi fibrille
longitudinali.
Nel versante posteriore del recesso epifisario lo strato ependi-
male non e ben differenziato dal tessuto proprio dell'epifisi, ma
verso la cavita le cellule hanno un segmento protoplasmatico as-
sai alto.
Lungo il tratto intercalare e lungo il labbro, ma specialmente
a livello di quest' ultimo, e bene sviluppata una formazione fibril-
lare, a fibrille essenzialmente longitudinali e dirette dorsalmente,
che emanano dall'ependima. La medesima prende contatto e s'in-
grana coi fasci della commessura posteriore : nel labbro essa ha la
- 166 -
figura di un triangolo ad apice dorsale, che caudalmente e a con-
tatto collo strato del mesencefalo ricco in cellule, intercalate fra
l'ependima e la continuazione della commessura posteriore.
Sul tetto del mesencefalo, per quanto dura l'accenno dell'organo
subcommissurale, 1'ependima si riduce assai in grossezza, in grado
crescente d'avanti in dietro, e anche il segmento chiaro delle cellule
superficial! e meno alto. La formazione fibrillare, che muove dorsal-
mente dall'ependima, diventa assai sottile, perche le fibriDe che la
formano si mescolano quasi subito cogli elementi dello strato sovra-
stante, ricco in cellule nervose.
Non fu constatata la presenza della fibra del Reissner.
Nelle sezioni frontali della testa in embrione dello stesso svi-
luppo del precedente, l'organo subcommissurale si presenta con ca-
ratteri assai differenti secondo il livello. Lo descriveremo seguendo
la serie di dietro in avanti (figg. 213; cf. colla fig. A del testo).
Nel tetto del mesencefalo, quando l'organo incomincia poco al di
dietro della base del cul di sacco dorso-caudale del ventricolo (fig. 2),
e in forma di cono, scavato da una piccola doccia mediana. E co-
stituito da un epitelio ependimale a piu file di nuclei sovrapposti,
che raggiunge la maggiore altezza nel fondo, e diventa di 11 gra-
datamente un po' piu sottile sulle pareti laterali della doccia. Queste
nel discendere via via si discostano, e, alia base della doccia, si riflet-
tono in fuori per continuarsi gradatamente nelle pareti prossime
della volta del mesencefalo; la quale e nel suo insieme leggermente
concava, ed e tappezzata da un epitelio ependimale a uno o due
file di nuclei, che piu alto diventa verso le pareti laterali del me-
sencefalo e lungo di queste. Le cellule ependimali dell'organo pro-
spettanti in cavita hanno un corpo protoplasmatico alto e chiaro, e
sul margine libero prolungamenti filiformi. Fibrille ramificate muovo-
no dalla superficie aderente dell'organo, la maggior parte dirette
dorsalmente.
Poco piu in avanti (fig. 8), l'organo si fa un po' piu alto e
piu stretto, e la doccia piu piccola, e la continuazione dei margini
di essa colle parti prossime e meno graduale. La trasformazione
deU'ependima sottile che si trova nella volta del mesencefalo a lato
doH'organo in quello di maggiore altezza, che jContinua poi sulle pa-
reti laterali, ha luogo, via via che si procede in avanti, a minor
distanza dalla linea mediana.
In seguito, poco alia volta, l'organo diventa piu largo alia base
ma un po'meno alto, arrotondato alia sommita, e la fossetta si fa i
- 167 -
piu spaziosa ed emisferica. Cosi press' a poco si conserva fin verso
la parte piu elevata del ventricolo (fig. 4).
Andando piu innanzi, l'organo si fa ancora piu largo, emisfe-
rico ; la sua fosse tta subisce raodificazioni correlative di forma, ma
e poco profonda (rig. 5). L-ependima che lo costituisce, che sostanzial-
mente conserva i soliti caratteri, e sempre al massimo sviluppato nel
fondo, ma decresce di poco verso i margini. L'ependima prossimo
della volta del mesencefalo, col quale si continua, e divenuto alto,
a piu file di nuclei, ma meno fitti che nell'organo subcommissurale.
Scendendo verso la regione occupata dalla commessura poste-
riore, l'organo si presenta piu largo e piu alto, a forma di penta-
Fig. A. — Da una sezione modiana dell'encefalo di un embrione di Cavia della lunghezza niaasirua
di mm. 23, per mostrare, mediante le liuee aa, bb e seguenti, il livello delle sezioni frontali parzial-
mente rapprosentate nelle figure 2-13 della tavola. Scheruatica. Cf. colla fig. 1 della tavola.
M, vc'ilta del mesencefalo ; I, tratto iutercalaro; Es epifisi; 0$, commessura superiore; S, sac-
co dorsale; //, liuea che segna il limite inferiore del nucleo abenulare: /S'c, Sc, orgauo subcommis-
surale, indicate da una grossa linea.
gone a base inferiore, alia quale corrisponde una lievissima conca-
vita (rig. 6). E come incastrato nella volta del mesencefalo, della
quale lo strato ependimale e pur cresciuto in grossezza. Colle parti
contigue della volta mesencefalica si continua per mezzo di labbri
alquanto prominenti, e dal rimanente dall' ependima si distingue
per essere i suoi nuclei piu fitti. Le sue cellule piu superficial! pre-
sentano anche qui, come nelle precedents sezioni, un segmento di-
stale alto e chiaro con appendici filiformi. — La cavita del mesencefalo
che si e ristretta assai, e ora triangolare ad api.ee inferiore, e vi e
tendenza alia formazione, da ciascun lato, di un angolo arrotondato
- 168 -
all'incontro della volta colle parefci laterali. — 11 tessuto col quale l'ur-
gano subcommessurale e l'ependima della volta sono a contatto, e
in forma di reticolo fit to quasi privo di nuclei.
Le modificazioni successive coincidono colla prima comparsa
dei fasci della commessura posteriore ; con una riduzione notevole
nell'ampiezza della cavita ventricolare, che si trasforma nel canale
di comunicazione fra il ventricolo mesencefalico e il diencefalico ;
coll'accentuarsi degli angoli, specie di recessi, fra le pareti laterali
e la volta, la quale finisce per essere quasi completamente occupata
dall'organo subcommessurale. La fossetta che era alia base di que-
sto diviene superficialissima, fm quasi a scomparire, ma, bene os-
servando, si vede che e sostituita da due lievissime depressioni,
destra e sinistra (fig. 7). L'organo, che si e fatto piu cospicuo,
presenta piu sviluppati in altezza i segmenti protoplasmatici chiari
delle sue cellule superficiali, i quali hanno tendenza a formare, dove
piu dove meno distintamente, due distinti gruppi, che corrispondono
alle minuscole depressioni della superficie ventricolare dell' organo.
Particolarita queste che sono indizio o vestigio di una costituzione
pari o bilaterale, che di fatto chiaramente si trova in altri Verte-
brati (cosi in generale nei Petromizontidi), ed e considerata come
la forma primitiva dell'organo. Infine e da uotare che dalla sommita
dell'organo si dipartono grossi fasci di fibre ependimali, che si diri-
gono verso il solco mediano dorsale del mesencefalo, e s'intrecciano
coi fasci di fibre nervose trasversali della commessura posteriore.
Poi i fasci della commessura posteriore si fanno piu numerosi
e fitti ; il solco dorsale mediano del mesencefalo si fa piu. pronun-
ziato e l'organo subcommissurale gli si avvicina(fig. 8). L'organo stesso
conserva press'a poco i caratteri che aveva nelle sezioni ultimamente
prese in esame, ma la sua estremita si slarga, e mostra tendenza
a risolversi in due gemme secondarie; particolarita che e da aggiun-
gere a quelle analoghe registrate di sopra, che abbiamo considerato
come indizii di una primitiva duplicita dell'organo.
Finche si arriva ad un punto, approssimativamente al principio
del tratto intercalare, nel quale l'organo subcommissurale aumenta
di altezza, e riacquista una fossetta ben sviluppata, semplice, unica,
comunicante largamente colla cavita del ventricolo diencefalico (fig. 9).
Si continua direttamente alia base colle pareti laterali del ventricolo.
Ha la sommita arrotondata e semplice. Le cellule a segmento di-
stale alto e chiaro che tappezzano la fossetta, piu sviluppate nel
fondo di questa, non presentano come prima appendici flliformi, o
queste sono soltanto, assai brevi, verso la base dell'organo. Le me-
- 169 -
desime si trovano invece sulle cellule dell'ependima delle pareti la-
terali del ventricolo ; maneano nella porzione ventrale della cavita
ventricolare fabta a triangolo, il che vale anche per le sezioni che
si trovano piii in dietro.
L'organo continua ancora con questi caratteri, facendosi peral-
tro piu grosso e la sua fossetta piu profonda, fiuche giunto sul lab-
bro che limita dal di dietro il recesso epiflsario, lo contorna, e il
suo ependima tappezza del recesso stesso il versante posteriore e
le pareti laterali. Ma queste sezioni frontali chiaramente dimostrano,
che dalle pareti laterali del recesso l'ependima, colle caratteristi-
che che aveva nell'organo subcommissurale, discende a coprire per
un certo tratto anche la superficie laterale del sottostante ventri-
colo. Di fatto, esaminando (fig. 10), nelle sezioni che comprendono
la parte anteriore deU'epifisi, la cavita di figura ovalare a maggior asse
trasversale, che e il recesso epiflsario, si vede che questo e tappezzato
da un ependima, dorsalmente piuttosto basso, di maggiore altezza
sui lati, specialmente per lo sviluppo che acquista il segmento di-
stale chiaro delle su.p cellule piu superficiali.Poi, atLraverso lo stretto
orifizio, che fa comunicare il recesso epifisario col sottostante ven-
tricolo, che e a forma di fessura, l'ependima, conservando gli stessi
caratteri, si continua lungo le pareti del ventricolo, approssimativa-
mente sul tratto corrispondente alia faccia mediale della estre-
mita posteriore dei nuclei abenulari in via di differenziazione; piu in
giu gradatamente l'ependima si assottiglia, e il segmento distale
chiaro delle sue cellule piu superficial! viene a mancare.
Quando l'epifisi sta per terminare, e la parte anteriore del re-
cesso epifisario e superficialrnente delimitata dalla commessura su-
periore incurvata a doccia (fig. 11), l'ependima conserva sulle parti
laterali del recesso, che ora comunica piu largamente col ventricolo,
i caratteri, che son proprii dell'organo subcommisurale, ma scendendo
verso il ventricolo, a cominciare dal punto nel quale i fasci della
commessura contraggono rapporto coi nuclei abenulari, si modifica:
la sua grossezza diminuisce alquanto ; le sue cellule piu superficiali
tnancano quasi di segmento distale chiaro. Col nucleo abenulare sta
in intimo rapporto. Soltanto sul limite fra il nucleo abenulare e il
talamo, l'ependima conserva per poche sezioni una grossezza mag-
giore. — Di contro alia parte inferiore del nucleo abenulare si forma
un po piu in avanti un coalito fra l'ependima dei due lati.
Per incidenza osserveremo che, tanto nel recesso epifisario
quail to nella zona abenulare, fin dove si trovano nell' ependima
- 170 -
cellule superficiali ad alto segmento distale, mancano in queste cel-
lule le appendici filiformi.
Si arriva cosi a livello della terminazione della comraessura
superiore e del principio della lamina coroidea epiteliale (sacco dor-
sale) gia cosparsa di villosita, che costituisce come una volta ar-
cuata sopra al ventricolo (fig. 12). Le pareti del ventricolo le danno
inserzione per mezzo di un margine affilato o tenia. Quest! margin],
insieme colla superficie prossima del nuclei abenulari, delimitano
uno spazio imbutiforme, il quale colla base, che sta in alto, si con-
tinua collo spazio circoscritto dalla lamina coroidea. II suddetto
spazio imbutiforme, nella sua parte superiore svasata, sta nella
diretta continuazione del recesso epifisario. Questa disposizione si
ripete su tutta la lunghezza della lamina coroidea (fig. 13). Ora e da
osservare che nella parte svasata dell'imbuto, compresa fra i nuclei
abenulari e le tenie della lamina coroidea, l'ependima conserva i carat-
teri coi quali si presentava nell' organo subcommissural, del quale
come risulta dalla precedente descrizione, sta nella continuazione
diretta, Per quanto riguarda la parte stretta dell' imbuto, epmpreaa
fra i nuclei abenulari, e da no-tare anzitutto che il coalito, che m
basso si era formato fra 1' ependima di un lato e quello dell' altro
lato, a un certo punto, procedendo in avanti, scompare. Inoltre
l'ependima, che si era in principio ridotto in grossezza, torna a farsi
piu alto che nelle parti sottostanti, ed anche il segmento distale
delle sue cellule superficial!, senza raggiungere l'altezza che aveva
prima nell' organo subcommissurale, e abbastanza evidente, con
chiare appendici filiformi (fig. 13). In piu punti si nota che l'ependi-
ma s'mgrossa particolarmente nel liinite fra il ganglio abenulare ed
il talaino.
Riassumendo: La formazione ependimale, che si e conve-
nuto di chiamare organo subcommissurale, non e localizzata nella
cavia in questo stadio di sviluppo esclusivainente nella regione
della commessura postenore ; ma in dietro si prolunga sopra una
gran parte della parete dorsale del mesencefalo; in avanti nel ver-
santi posteriore e nelle pareti laterali del recesso ooifisario, e di
11 lungo le pareti laterali del diencefalo, piu precisamente lungo le
tenie della lamina coroidea epiteliale e le superficie mediali dei nu-
clei abenulari.
L' organo nei suoi varii segmenti ha una costituzione e uno
sviluppo differenti. Nel mesencefalo e per gran parte rudimentale,
in forma di un ispessimento solcato longitudinalmente da una
doccia piu o nieno larga e profonda. Crescono le sue dimensioni
- 171 -
piu si procede in avanti, e raggiunge un notevole sviluppo in tutto
quel segmento che decorre al di sotto della commessura posteriore.
Lungo il tratto intercalare e alto e in forma di doccia longitudi-
nale assai profonda. Nella porzione superiore della parete laterale
del diencefalo e in forma di striscia bilafcerale in continuazione del-
T epitelio della lamina coroidea, e in quest' ultimo tratto conserva
specialmente le sue caratteristiche strutturali lungo le tenie e le
parti a queste piu prossime dei nuclei abenulari.
Di contro alia porzione caudale della commessura posteriore
presenta qualche indizio di bifidita.
Non ho potuto constatare tracce della fibra del Reissner.
Nel neonato ho studiato l'organo subcommissurale soltanto in
sezioni sagittali (fig. 14).
Nel mesencefalo l'organe subcommissurale occupa il tratto
piu anteriore della vulta, a cominciare da un punto che rimane a
circa 0,4 mm. al di dietro di quella specie di ferro da cavallo che
la massa principale dei fasci della commessura posteriore forma
intorno al solco meso-proencefalico. Di li l'organo, seguendo la
convessita del labbro corrispondente al solco mesoproencefalico,
arriva sul tratto intercalare, e termina sul versante posteriore del
recesso epifisario. Adunque quel segmento dell'organo, che nell'em-
brione si trovava lungo la volta del mesencefalo, in gran parte e
scomparso, e di esso non rimane che il tratto rostrale. Ci diranno
le sezioni trasverse eseguite nell'adulto cio che rimane del segmen-
to diencefalico dell' organo.
Che l'organo sia in forma di doccia e indubbio. Sembra che que-
sta sia piu stretta alia base che verso il fondo, e, per quanto si pud
giudicare dalle sezioni sagittali, pare che sia piu larga e piu larga-
mente aperta verso il ventricolo in tutta quella porzione del tratto
intercalare, che e rettilinea e pressoche verticale.
Per quanto riguarda la sua struttura, l'organo e, al solito, ca-
ratterizzato dalla grossezza notevole dello strato ependimale, dal
quale e costituito, che ha molte file di nuclei sovrapposti. Le cellule
ependimali piu superficial! posseggono un segmento protoplasmatico
chiaro assai alto, che alia superficie libera e coperto da una cuticola,
ed e provvisto ovunque di appendici filiformi. Alia superficie oppo-
sta, l'ependima si prolunga in un tessuto reticolare con nuclei dis-
- 172 -
seminati, che sta a contatto e s'ingrana coi fasci della commessura
posteriore.
La grossezza dello strato ependimale non e del tutto uniforme;
esso si assottiglia assai quando sta per terminate presso la base
dell'epifisi. Lo strato reticolare profondo e molto sviluppato verso
la estremita mesencefalica dell'organo, dove forma una specie di
cuneo fra lo strato delle cellule ependimali e la commessura po-
steriore.
Non son riuscito a vedere la fibra del Reissner.
#
* *
Nell'adulto ho studiato I'organo subcommissural in sezioni
sagittali e in sezioni frontali.
Nelle sezioni sagittali mi si e presentato con caratteri sostan-
zialmente simili a quelli riscontrati nel neonato, talche una descri-
zione sarebbe superflua. Riesce invece interessante, ad acquistarne
una conoscenza completa, il seguirlo nelle sezioni frontali, che esa-
minerenio dal di dietro all'innanzi (figg. 15-20 ; cf. colla fig. B
del teste).
Si conferma che I'organo comincia caudalmente nel tetto del
mesencefalo, sulla linea di mezzo, a una distanza, calcolata in mm. 0,5,
dal contorno posteriore dell'ansa che la commessura posteriore forma
intorno al fondo del solco meso-proencefalico.
In principio e piccolissimo, irregolare di forma, posto sul mez-
zo di un rilievo conico (fig. 15). Va tosto aumentando nelle sue
dimensioni, occupando tutta la larghezza della volta mesencefali-
ca ; e a ferro di cavallo, e circoscrive una cavita comunicante in
basso col ventricolo (fig. lb). Nel procedere in avanti aumenta spe-
cialmente di larghezza, e per la forma somiglia a un segmento di
cerchio (fig. 17-19). Con questi caratteri continua lungo tutto il ri-
lievo corrispondente alia commessura posteriore, e, contornando il
labbro, che limita in dietro il recesso dell'epifisi, sale entro questo
recesso, dove lo ritroveremo.
Nella parte fin qui descritta, e formato da un ependima assai
alto, che di poco si riduce nella sua grossezza presso i margini, in
corrispondenza dei quali bruscamente trapassa neU'ependima sottile,
a uno strato di cellule, che tappezza il rimanente della cavita ven-
tricolare ; da questo ependima quello dell'organo e dunque meglio
differenziato di quanto non fosse neU'embrione. La cavita ven-
tricolare leggermente si espande a ciascun lato della sua comuni-
- 178 -
cazione colla doccia contenuta nell'organo. — L'ependima dell'organo
contiene nuclei sovrapposti in piii piani, raccolti specialmente negli
strati profondi, mentre dal lato della cavita sbanno i corpi cellu-
lari lunglii e stretti. Nella loro superficie libera le cellule presen-
tano un ben distinto ispessimento cuticolare, ed appendici filiformi
e grannlose. Nella cavita dell'organo si scorge la sezione della li-
bra del Reissner. — Intorno all'organo, in connessione col mede-
simo, si trova un tessuto fibrillary con nuclei disseminati, die spe-
cialmente muove dal suo contorno dorsale, o poi si intromefcte fra
i fasci della commessura posteriore. E sovratutto sviluppato in
Fig. B. — Da 1111:1 sezione mediaua dell' encefalo ili Cavia adulta, per raostrave, median te le linee
aa, lib e segnentii, il Uvello delle Bezioni frontali parzialraertte rapprescntate nelle figure 15-20
della tavola. Scheruatioa.
M, volta del raesencefalo, ('p. comiuessura posteriore; /. tratto intercalare; E, cpifisf ; 22,
recesso epifisario ; Os, commessura snperiore; S, sacco dorsale; H, contorno della porzione posteriore
del nucleo abenulare ; Sc, orgauo subcojiuHissurale, indicato da una grossa linea; se, contorno del
prolnngamento rostrale dell'organo subcommissurale, posto, 'la ambedue i lati, sotto ii nucleo
nulare.
altezza alia estremita caudale dell'ansa forrnaba dalla commessura,
la quale piii in avanbi e in maggior prossimita dell'organo saboom-
missurale.
L'organo, come dicemmo, contornando il labbro posteriore del
recesso epifisario, penetra entro di questo, e si applica alia parete
posteriore del recesso flnp a tatto il cul di sacco che il tratto in-
tercalare forma nell' impiantarsi sulla base dell'epirisi. h\ questa sua
- 174 -
porzione l'organo e in principio in forma di doccia larga e superfi-
ciale, che decorre sul mezzo, e lascia libero a ciascun lato un tratto
della parete posteriore (fig. 19). Via, via che si procede in dietro, e
la parete posteriore del recesso si restringe, la occupa tutta quanta,
e siprolunga alquanto sulle pareti laterali (fig. 18); infine termina tap-
pezzando tutto il cul di sacco posteriore del recesso. — L'epen-
dima, dal quale l'organo in questa sua porzione e costituito, si
presenta coi soliti caratteri ; peraltro e di un'altezza un po mi-
nore che nel segmento precedente; la sua superficie aderente e gene-
ralmente irregolare, frastagliata, a contatto di un tessuto fllamento-
so, reticolare, con nuclei disseminati. La continuazione sui margini
deU'ependima dell'organo coll'ependima contiguo, sottile, avviene
anche qui in maniera brusca.
L'organo subcommissurale, prima di applicarsi di dietro in avanti
sul rilievo formato dalla commessura posteriore che sporge verso
il terzo ventricolo, e che limitera dal di dietro il recesso epifisario,
manda da ciascun lato una propaggine diretta in avanti, sotto forma
di breve striscia, approssimativamente della lunghezza di mm. 0,2,
dell'altezza di mm. 0,35, che e posta sulla parete laterale del terzo
ventricolo, immediatamente al di sotto del solco, che limita inferior-
mente la estremita posteriore del nucleo abenulare. Questo tratto
della cavita ventricolare rimane al dinanzi della commessura supe-
riore; e svasato ad imbuto, ed e chiuso dorsalmente dalla lamina co-
roidea epiteliale o sacco dorsale, che di li si continua a formare la
parete anteriore di quel suo lungo diverticolo a dito di guanto che
accompagna 1'epinsi (fig. 20).
La particolarita ora descritta ha la sua importanza, se si
mette a raffronto coi reperti embriologici. Non pub essere che un
piccolo vestigio di quella porzione del cosi detto organo subcommis-
surale, che, durante lo sviluppo si prolungava nella parte alta della
parete laterale del terzo ventricolo, per tutta la lunghezza della
medesima. Quali siano le condizioni che hanno reso possibile la
permanenza di quella striscia ependimale a struttura caratteristica,
non possiamo dire: singolare e che sia rirnasta al di sotto del nu-
cleo abenulare, piuttostoche alia superficie di questo o al di sopra;
ma non dimentichiamo che nell' embrione in molti punti abbiamo
veduto che 1' ependima e particolarmente ingrossato nel solco fra
il nucleo abenulare ed il talamo, come fu detto a pag. 170.
La volta del mesencefalo nella parte retrostante all' organo
subcommissurale ha, come risulta dalle sezioni sagittali nel neo-
- 175 -
nato e nell' adulto, e dallo sezioni frontali nell'adulto, una forma e
una strut tn ra, che e varia e caratteristica per i diversi segmenti.
Sebbene qualche particolarita che si osserva in taluni di questi, stia
verisimilmente in relazione colia preesistenza dell' organo durante
lo sviiuppo, pure non e sufficients per amniettere che esso vi sia
in quaiche modo rappresentato, sia pure in forma di vestigio. Per-
cio uscirebbe dal nostro compito procedere a una descrizione me-
todica dei caratteri della volta mesencefalica.
CONSIDERAZIONI
Dell' organo subcommissural ci si pud formare un concetto
giusto, quando si consideri nella sua totalita, come si e presentato
nella cavia durante lo sviiuppo. Esso apparisce come la espressione
della tendenza che hanno la volta del mesencefalo e quella del
diencefalo a dare origine ad organi secernenti, la quale tendenza
nelle varie regioni e nei diversi Vertebrati si manifesta in diffe-
rente maniera.
E noto che nei Petromizontidi la volta del mesencefalo rimane
nella sua porzione anteriore, fin dai piu giovani stadi, membranosa,
e si espande in un ampio sacco, tela coroidea del mesencefalo, che
e in forma di borsa da tabacco capovolta, comunicante colla ca-
vita mesencefalica per un orifizio posto fra i lobi ottici, dinanzi a]
solco interottico, dietro alia commessura posteriore. E percorsa
nella sua superficie interna da una piega mediana e da pieghe la-
terali vascolarizzate, ed e tappezzata da un epitelio secernente,
che concorre alia formazione del liquido contenuto nei ventri-
coli (<).
In tutti gli altri Vertebrati, nei quali tessuto nervoso si co-
stituisce nella totalita della volta del mesencefalo, e percio manca
una tela coroidea mesencefalica, 1' organo subcommissurale, quando
nella detta regione si forma, potrebbe rappresentarne un vestigio.
In tutta la regione occupata dalla commessura posteriore, la
penetrazione dei fasci di fibre nervose nella parte superficiale della
parete encefalica, impedisce in ogni caso la formazione di una tela,
ma la presenza dell' organo subcommissurale dimostra la tendenza
che ha 1' ependima del tetto a diff'erenziarsi in maniera particolare,
e a prendere 1' aspetto di una superficie secernente. In taluni casi,
(») Cf. Steizi, I. c. Vol. I.
- 176 -
come nello Spinax niger, si sviluppano noil' organo subcommissu-
rale vere e proprie villosita (').
Nella regions epifisaria 1' attitudine delia volta encefalica a dare
origine ad organi secernenti si manifesta in maniera evidente. Nel-
l'Ammocoetes striscie ependimali in continuazione di quelle poste
al di sotto della coinmessura posterior©, coi medesimi caratteri, si
trovano nel recesso pineale e nei suoi diverticoli lafcerali (recessi
postabenulari dello Sterzi, " diacoelic recesses,, del Nicholls (2)).
— Nei Selaci epitelio secernente si trova nel recesso e nella por-
zione prossimale del condotto pineale, nelle quali parti si formano
anche pieghe che ne aumentano la superflcie. — In altri Vertebrati,
lo abbiamo veduto nella Cavia, si trova nel recesso epiflsario una
continuazione dell'organo subcommissurale. — Inoltre, come fatto cul-
minante, si ha in un gran numero di Vertebrati la fonnazione della
epifisi, ghiandola a secrezione interna.
Infine nella volta del diencefalo, in tutta quella parte che si
stende al dinanzi della commessura superiore o abenulare, e che e
occupata dal sacco dorsale o lamina coroidea epiteliale coi suoi
plessi, abbiamo costatato nella Cavia, durante lo sviluppo, una con-
tinuazione dell' organo subcommissurale : si trova da ciascun lato,
e fa seguito all' epitelio della tela, che e un epitelio secernente, si
stratifica lungo le tenie, alle quali la tela stessa si inserisce, e si
prolunga a coprire la superflcie dei nuclei abenulari. Si pud rima-
nei"e in dubbio se questi nuclei spettino in origine alia volta del
diencefalo, nella quale si trovano nei Ciclostomi a diretto contatto
o tra lore fusi, o se sia piuttosto primitiva la loro posizione late-
rale, quale si osserva nogli altri Vertebrati. In ogni mode essi stan-
no nella immediata vicinanza della volta, presso alia inserzione
della lamina coroidea epiteliale, colla quale delimitano una speciale
porzione del ventricolo diencefalico. Le striscie ependimali che li
coprono formano dunque colla lamina coroidea un unico apparato.
Ci sembra percio che il concetto suesposto sul significato mor-
fologico del cosi detto organo subcommissurale trovi nei fatti co-
nosciuti molti argomenti in suo favore, e che fra le varie suppo-
sizioni che sono state avanzate intorno al suo ufficio (3), quella che
gli attribuisce funzione di secrezione del liquido intraventricolare me-
riti ancora di essere tenuta in considerazione. Con quesfeo non si I
0) Edingec L. — Vorleanngen iibor den Ban der oervosen Zeatralorgane. — // lid. Leipzig,!
1908. . » » bb
Fig. 4, >. » >. ec
Fig. 5, >• » » «/(/ »
Fig. 6, » » » ee »
Fig. 7, .. ». ., ff
Fig. 8, .. ». »» gg
Fig. 9, >. » ». hh
Fig. 10, » >» »» ii »
Fig. 11. .. >» »» kk
Fig. 12. .. ,. .. II »
Fig. 13, » » » mm »
Fig. 14. — Da una sezkmo mediana dell' eucefalo di Cavia ueonata. Disegnata aH'iugiandimeuto di
100 d., ridotta alia meta nella riproduzione.
Fig. 15-20. — Da sezioni frontali dell' encefalo di Cavia adulta, ehe dimostrauo l'organo subcoinmis-
surale in varii punti della sua lunghezza. Disegnate a un iugrandimento di 100 d., ridotte alia
meta nella riproduzione.
Fig. 15. eorrispondente al piano indieato dalla linea are nella fig. B del testo.
Fig. 10. » » » bb »
Fig. 17, » » » cc »
Fig. 18, ». .. .. dd
Fig. 19, « » » ee
Fig. 20, .. ». .. //
- 178 -
ISTITUTO DI ZOOLOGIA DEGLI INVERTEBRATI DI FIRENZE
GIUSEPPE GOLOS1
Sul genere Meganyctiphanes (Eufausiacei).
Meganyctiphanes Galmani n. sp.
(Con 3 figure)
E viotata la riproduzione.
La presenza di Meganyctiphanes norvegica nel Mediterraneo e
stata finora concorderaente ammessa da tutti coloro che hanno
posseduto esemplari di Meganyctiphanes di qaesto mare. Coincidono
Fig. 1. — Meganyctiphanes norvergiea. Orgauo copulatore maschile (X 80).
percio le diagnosi di Lo Bianco (6, 7, 8) Masi (9) TattersaU
(10 e le mie stesse (2, 3). Io pero avevo notato che l'organo copu-
- 179 -
latore di esemplari provenienti dallo stretto di Messina non con-
cordava con quanto era stato defcto da Hansen (4) per M. nor-
vegica, ne con la figura data da Caiman (1) per la medesima spe-
cie. Mi ero limitato pero a descrivere e a rappresentare in disegno
con la massiraa precisione i particolari dell'organo copulatore di un
mio esemplare.
Ma l'esame teste compiuto di individui provenienti dalla baja
di Fundy, mi ha convinto che la forma da me precedentemente
stndiata differisce dalla forma artica, si da costituire una specie
nettamente distinta e caratterizzata sia dalla pecnliare forma del-
l'organo copulatore maschile, sia dal thelyciun delle femmine.
Fig. 2. — Meganyctiplianes Oalmani. Organo copulatore maschile {\ 80).
In Meganyctiplianes norvegica l'endopodite del primo pajo di
pleopodi maschili non ha processi addizionali oltre a quelli, molto
piccoli del resto, posti lungo il lobo mediano. Hansen cosi si
esprime : " In Meganyctiplianes [norvegica] these organs are essen-
tially as in Thysanopoda; the inner lobe is short with its three
processes well developed as in this genus, and the median lobe has
not olny a good-sized lateral process but besides additional pro-
cesses (in a specimen investigated even four small additional pro-
cesses „ (4). La figura di Caiman (1) e la mia (2) corrispondono
esattamente a questa descrizione.
- 180 -
Nella forma mediterranea da me studiata l'organo copulatore
maschile e piu complicato. Presso la base di ciascuno dei processi:
terminale, prossimale e lafcerale, si trova un processo addizionale ci-
lindrico e uncinato superiormente. Presso l'apice del lobo mediano
vi sono due soli piccoli processi addizionali. II processo spiniforme
e provvisto di una serie longitudinals di piccole brevissime setole,
e di due setole un po' piu grandi all'estremita.
II thelycum della forma nordica e costituito da tre lobi, due
laterali ed uno mediano, pressoche uguali in grandezza, piriformi,
appuntifci anteriormente, inolto convessi. Nella forma mediterranea
il lobo mediano e piccolo, angusto, situato fra i margini anteriori
interni dei lobi laterali.
Fig. 3. — Tholycura a) di M. norvegica ; b) di M. Valmani (X 29).
Do il nome di Meganyctiplianes Calmani (*) alia specie mediter-
ranea da me studiata, in sinonimia della quale va passata nei casi
riferiti da me, e probabilmente anche in quelli di Lo Bianco (6,
7, 8) Masi (9) e Tattersall (10) la denominazione di Meganyctiplia-
nes norvegica.
Firenze, ottobre, 1918.
Lavori citati.
1. Calniiiii, W. T. — Treatise on Zorflbgy ed. l>y Ray Lankester; Crustacea . — London, 1909.
2. Colosi, Qr. — i 'on ( i-i luit.o alia couoscenza ilc<;li Euphausiacei dello stretto di Messina. —
Mon. Zool. It., XXVI [. 1916.
3. Id. — Eufariaiafcei raccolti he] Mediterraneo dallu li. Nave Washington. — Bull. Soc. entom. ital.
XLVIIl (1910). 1917.
4. Hansen, II. J. — Tbe genera and species of the order Euphausiaoea with account of remarkably
variation. — Butt. Mux. Oci'an. Monaco, n. 210, 1911.
() Dedicatn all' insigne oarcinologo W. T. Caiman, del British Museum « 1 i Londra, della ofl
araicizin mi onoro.
- 181 -
5. Holt, E. W. L. e Tatters all, "W. M. — Schizopodons Crustacea of the North-East Atlantic
Slope. — Rep. Fish. Ireland., Scient. Invest. II, app. VI, 1905.
6. Lo Bianco, S. — Le pesche abissali eseguite dal Maja nelle vicinanze di Capri. — Mitth. Zool.
Stat. Neapel AT, 1902.
7. Id. — Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col yacht Puritan nolle adiacenze di Capri e
in altre localita del Mediterraneo. — Mitth. Zool. Stat. Neapel, XVI, 1903.
8. Id. — Pelagische Tiefseefisoherei der Maja in der Umgobung von Capri. — licitr. Kenntn. Metre*
und seiner Bewohner, I, 1904.
0. Masi, L. — Sulla preseuza di Meganyctiphanes norvegioa nelle aequo del Giglio. — Arm. Mu$.
Vis. Storia nat. Qenova, (III). II. 1906.
10. Tattersall, W. if. — The Schizopoda collected by the Maja ami Puritan in the Mediterra-
nean. — Mitth. Zool. Stat, mapel. XIX. 1909.
- 182 -
ISTITUTO DI ZOOLOGIA DE6LI INVERTEBRATI DI FIRENZE.
GIUSEPPE GOLOSI
Alcuni Crostacei decapodi raccolti nel Mediterraneo
dalla R. Nave « Washington ».
R vietata la riproduzione.
I Crostacei che la R. Nave Washington raccolse nel Medi-
terraneo sono stati in massima parte studiati da Senna (*), il quale
illustro successivamente gli Oxicefalidi e i Decapodi prove-
nienti dalla la carapagna talassografica, quella del 1881, che fu la
sola veramente feconda di risultati. Benche, per una serie non fe-
lice di eventi, lo studio del materiale zoologico di questa nostra
prima esplorazione abissale del Mediterraneo fosse stato altrove
preceduta dalla pubblicazione dei risultati di altre esplorazioni con-
tern poranee e posteriori, i due lavori di Senna riuscirono di grande
interesse come contributo alia conoscenza della fauna mediterranea;
e in essi yenivano ancora descritte delle nuove specie, quali la
Streetsia Washingtoni e il Panclalus Gigliolii.
Rimaneva ancora della fauna carcinologica della " Washington „
un numero abbastanza limitato di campioni appartenenti ai vari
ordini, alcuni dei quali ho creduto opportuno prendere in esame,
non tanto perche pensassi di poterne trarre delle novita, ma per
aggiungere qualche notizia sulla distribuzione delle specie nel Me-
diterraneo ed anche per dar mano a finire lo studio della raccolta.
Percio dai residui di questa, nonostante il pessimo stato di con-
('» A. Senna, — Le esplorazioni abiasali nel Mediterraneo del R. Piroscafo « Washington » ad
1881, I, Nota sugli Oxicefalidi. - null. Boo. entom. ital., XXXIV, 1002.
— II Xota Bill Crostacei decapodi. — Hull. Soc. entom. ital., XXXIV, 1902.
- 183 -
servazione, l'anno scorso trassi fuori gli Eufausiacei, che illustrai
in una breve nota (2).
II presents lavoro contiene l'elenco dei Decapodi che non erano
comparsi nella monografia di Senna: essi infatti erano stati trala-
sciati perche non provengono dalle esplorazioni abissali eseguite
dalla nave, bensi dalle dragate di prova fatte all' inizio delle due
campagne talassograflche del 1881 e del 1882.
Le specie di Decapodi da me esaminate sono leseguenti:
Maidi
Pisa Gibbsii
Parthenopidi
Eurynome aspera
Lambrus augulifrons
C a n c e r i d i
Xantho tuberculatus
Pilummus hirtellus ■
Goneplacidi
Goneplax rhomboides
Dorip pidi
Ethusa mascarone
Galatheidi
Galathea dispersa
Galathea intermedia
Esse provengono dalle seguenti due localita:
I. — Porto Camicie (Maddalena) — 1° agosto 1881, — Dragate
di prova per la 1" campagna talassografica. Profondita del mare
m. 35.
Specie raccolte:
Pisa Gibbsii, Lambrus angulifrons, Eurynome aspera, Pilumnus
Itirtellus, Ethusa mascarone, Galathea intermedia.
II. Vicinanze di Lampedusa; lat. 35° 57', long. 11° 16'. — 12
agosto 1882. Dragate di prova per la 2a campagna talassografica.
Profondita del mare m. 120.
Specie raccolte:
Pisa Gibbsii, X.antho tuber culatus, Pilumnus hirtellus, Goneplax
rhomboides, Galathea dispersa.
Di tutti i Decapodi teste menzionati, solo Xantho tubercidatus
e stato raccolto anche nel corso della campagna dell' 81.
(-) G. Colo si. — Eufausiacoi raccolti nel Mediterraneo dalla K. Nave « Washington ». — Bull.
Hoc. entom. ital., XLVIJI, 1917.
- 184 -
Pisa Gibbsii Leach.
Cancer longirostris Herbst, 1804.
Cancer biaculeatus Montagu, 1815.
Pisa biaculeala Leach, 1814.
Pisa Gibbsi Leach, 1815; Leach 1818; Desmarets, 1825;
Roux, 1828; Costa, 1838; Bonnier, 1887.
Pisa Gibsii Milne-Edwards, 1834 ; Milne-Edwards e Bouvier,
1900.
Pisa (Arctopsis) tribulus Miers, 1886.
Questa specie e abbastanza comune sia nel mar del Nord donde
scende fino al livello delle Isole del Capo Verde, sia nel Mediterraneo.
La " Washington „ ne ha raccolto tre feminine adulte alia
Maddalena, e un giovane maschio in prossimita di Lampedusa. In
vicinanza della prima di queste localita, e precisamente al largo di
Bonifacio il " Traivalleur „ aveva catturato un individuo di questa
specie.
Eurynome aspera (Pennant).
Cancer asper Pennant, 1777.
Eurynome aspera Leach, 1815; Desmarets, 1825. G-uerix-Mene-
ville, 1829; Heller, 1863; Henderson, 1866; Barrois, 1888; Po-
cock, 1889; Milne-Edwards e Bouvier, 1893.
Eurynome scutellata Risso, 1826.
Eurynome spinosa Hailstone, 1835.
Eurynome boletifera Costa, 1836.
Specie molto comune nel Mediterraneo. L'unico esemplare rac-
colto dalla Washington e un maschio adulto e proviene dalla Mad-
dalena.
Lambrus angulifrons (Latreille).
Parthenojw angulifrons Latreille, 1803.
Parthenope longimana Costa, 1838.
Lambrus pumilus Costa, 1838.
Lambrus Montgrandis Roux, 1828.
Lambrus angulifrons Milne-Edwards, 1834; Costa, 1838; Hel-
leb, 1863.
I due individui catturati dalla " Washington „, una femmina
adulta ed una giovane, pi'ovengono dalla Maddalena.
- 185 -
Questa specie pare non troppo comnne tanto che non compare
nelle relazioni scientifiche sulle raccolte fatte dal " Travailleur „ e
dal " Talisman „ ne in quelle eseguite dal Principe di Monaco sul-
T " Hirondelle „ e sulla " Princesse Alice. Occu'pa pcro un'area
molto vasta nel Mediterraneo; non mi consta die sia stata rinve-
nuta fnori di questo mare.
Stimo opportuno riferire le consuete misure di entrambi i
miei esemplari.
adulta 9 giovane
Lunghezza del cefalotorace mm. 22 mm. 13
Larghezza massima del cefalotorace . . „ 23 „ 13
Lunghezza della la zampa sinistra . . „ 53 „ 27
„ del dattilopodite della medesima „ 12 „ 5,5
Lunghezza del propodite della medesima mm. 23 mm. 13
„ coxopodite „ 8 - „ 4,7
„ meropodite „ „ „ 16,5 „ 10
Xantho tuberculatus Bell.
Xantho tuberculata Bell, 1853; Adensamer, 1898.
Xantho tuberculatus Milne Edwards e Bouvier, 1894 ; Bouvier,
1898 ; Milne-Edwards e Bouvier, 1899 e 1900 ; Senna, 1902.
Una sola femmina proveniente dai pressi di Lampedusa, benche
mancante delle quattro ultime paia di zampe e senza dubbio rife-
ribile a questa specie. La quale fu anche riscontrata neH'Adriatico
da Adensamer e presso le coste della Sardegna da Senna. Questi
pote affermare la presenza nel Mediterraneo di Xa/Uhus tuberculatus
di cui dubitavano Milne-Edwards e Bouvier.
Pilumnus hirtellus (Linneo).
Cancer hirtellus Linneo, 1766.
Pilumnus hirtellus Leach. 1815; Milne Edwards, 1834; Costa,
1845; Bell, 1852; Heller, 1863; Bouvier, 1887 ; Milne-Edwards
e Bouvier, 1894; Ortmann, 1894.
Come Milne-Edwards e Bouvier hanno fatto osservare, devono
comprendersi sotto un unico nome le forme descritte sotto i nomi
diveisi di Pilumnus hirtellus Linneo, P. spinifer Milne-edwards, P.
villosus Risso. P, spinulosus Kessler, P, affiuis Brito-Capello,
P, teixeirianus Brito Capello, P. africanus Milne-Edwards, P. tri-
dentatus Maitland. Cio inostra come la specie in discorso sia sog-
- 186 -
getta a variazioni molto notevoli. Stimo opportuno di citare in pro-
posito un passo di Milne-Edwards e Bouvier (l) : " Le Pilumnus
hirtellus Linne parait se distinguer par son hord sus-orbitaire sans
epines, par sa carapace armee lateralement de quatre epines, sans
compter Tangle orbitaire externe, par ses pinces garnies de tuber-
cules et non de sallies epineuses. M. Czerniavsky reconnait sept
formes differentes auxqnelles il donne le nom de typica, d' interme-
dia, de laeviuscula, de laevichela, de pilosa, d'aberrans et de gla-
berrima. C'est assez dire combien les caracteres sont variables :
tantot le bord orbitaire est lisse, tantot tubercul6, tan tot denticule,
souvent les pinces sont presque lisses, mais souvent aussi tuber-
culeuses, enfin, les poils pen vent etre grands et set-res ou rares et
courts. Le Pilumnus spinifer est arme settlement de trois epines
latero-anterieures, le bord sus-orbitaire est epineux et la pince guar-
nie de pointes nombreuses. M. Czerniavsky a decrit les varietes
intermedia, aegyptia et dubia de cette espece et il mentionne ce
fait important que le bord superieur de l'orbite peut etre inerme,
que les dents laterales peuvent etre au nombre de quatre et que les
pinces sont plus au moiiis epineuses. Nous ajouterons que i'un de
nous a souvent trouve dans la Mediterranee des Pilumnus ayant
les pinces du P. spinifer et la carapace de P. hirtellus „. Tali ap-
punto sono i miei tre esemplari, due feminine adulte catturate alia
Maddalena ed un giovane maschio proveniente dai pressi di Lainpe-
dusa. Essi hanno lo scudo armato di quattro denti laterali, il mar-
gine sopra-orbitale non e liscio, ma neinmeno propriamente spinoso
bensi scabro per minute sporgenze, mentre il margine inferiore e
assai spinoso ; le pinze poi hanno i caratteri netti di P. spinifer,
essendo provviste di spine cospicue.
Pilnmmus hirtellus, prendendo il nome nel suo senso piu com-
prensivo, si estende dal Mediterranee fino alle isole del Capo Verde
e alle Azzorre.
Goneplax rhomboides (Linneo).
Cancer rhomboides Linneo, 1767; Fabricius, 1792; Herbst, 1782
<)c[/pode longimana Latreille, 18U3 ; Risso, 1816.
Gonopla.c longimana Lamarck, 1818.
Gonoplax, rhomboidaU* BlSSO, 1826.
C) M i In <■■]•: .1 wail h, A. et Bouvier, E. L. — Crn8t»o6a decapodes prevenant des camp'agneg
du yacht I'm Hlrondelle » (1888, L887 el 1888), I, Braohyores et Anomures (Resultats des Campagne«
•oieutiflqnM aooompliea pas Albert I 'I" M«na«), Faae, VII, 1884).
- 187 -
Gonoplax rhomboides Latreille, 1829; Desmvrets, 1825; Roux,
1828; Costa, 1838; Heller, 1863 ; ecc. ecc.
L'unico esemplare catturato e una femmina assai giovane e
corrisponde perfettamente alia figura che Cano (*) da dello stadio
post-larvale di questa specie. Pressi di Lampedusa.
Ethusa mascarone (Herbst).
Cancer mascarone Herbst, 1782.
Dorippe mascarone Roemer, 1782.
Ethusa mascarone Roux, 1828; Heller, 1863; Milne-Edwards
e Bouvier, 1900.
Un solo maschio adulto proviene da Porto Camicie (Maddalena).
Questa specie e assai sparsa nel Mediterraneo e sulle coste
europee e africane dell'Atlantico subtropicale settentrionale. Ethusa
americana, che Rathbun considera come una semplice varieta di
E. mascarone si trova al largo della Florida.
Galathea dispersa (Spence-Bate).
Galathea dispersa Spence-Bate, 1859; Bonnier, 1888; Milne-
Edwards e Bouvier, 1894, 1899, 1900.
Galathea nexa Heller, 1863.
Galathea intermedia Norman, 1886.
Carus nel suo Prodromus (1885) raenziona solo Galathea
7iexa, ma i caratteri specifici da lui indicati valgono anche per
G. dispersa. Adensamer (1898) passa G. dispersa in sinonimia di
G. nexa. Milne-Edwards e Bouvier [*) ban messo a confronto i
caratteri delle due specie per cui e possibile distinguerle in modo
sicuro.
I quattro esemplari che io posseggo provengono dai pressi di
Lampedusa.
Galathea intermedia (Liljeborg).
Galathea squammifera Leach, 1815.
0) Cauo G. — Sviluppo iiostembrionale dei Gonoplacidi. {Atti di K. Accad. Scienze di Torino,
XXVI; 1891).
(2J Milne-Edwards et Bouvier. — Orustac6s decapodes provenant des campagnes de
1' « Hirondelle » (supplement) et de la « Princesse Alice » (18i)l-ls97). Besultats des Campagnes
scient, accamplies par Alb*rt I de Monaco, Fasc, XIII ; 1899).
- 188 -
Galathea Andrewsi Kinaijan, 1857.
Galathea intermedia Liljeborg, 1852; Bonnier, 1888; Milne-
Edwards e Bouvier, 1894 e 1900.
Galathea Giardii Barrois, 1882.
Galathea Parroceli Gourret, 1887.
Un solo esemplare molto deteriorato, proveniente da Porto
Camicie (Maddalena) e riconoscibile per la forma e per la peculiare
armatura del rostro, dei piedi-mascelle del 3° pajo e delle antennule.
Firenze, settembre 1918.
NECR0L0GI0
Nel corso del 1918 sono venuti a mancare distinti cultori italiani della Zoo-
logia e dell'Anatomia, della vita e dell'opera dei quali ci proponiamo di tenerc
parola nei prossirai numeri, non essendoci stato possibile farlo fln qui per varii
raotivi.
II 23 luglio e morto in Siena il prof. Stanislao Bianchi, ordinario di Anato-
mia umana normale in quella Universita.
11 22 ottobre ha cessato di vivere in Roma il Sen. Prof. Francesco Todaro,
ordinario di Anatomia umana normale in quella Universita.
11 19 settembre sul Ironte Albanese e morto il prof. Paolo Delia Valle, in-
caricato di Embriologia comparata nella R. Universita di Napoli.
Gosimo Gherubini, Amministratore-responsabile.
Fireuie, 1919. — Tip. L. Nitcolai. Via Fasaza, 52.
Afimitore Zoolo^ico Zta/zan0,A/mo J3ZA
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Pubblicazione mensile l°l^Tln™ CO,,aPo^
Puftblicato ll 30 maggio 1918.
JlomtoFe Zoologieo Italiano
(Pubblioazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana
DIRKTTO
DAI DOTTORI
GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI
Prof, di Anatomia timana Prof. di Anatomia comp. e Zoologia
»el It. Istituto di StudJ Super, in Kirenze uella ft. Uuiveraita di Pisa
Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto A?iatomico, Fhenze.
12 Humeri aU'anno — Abbuonamento annuo L.. 15
XXIX Anno — Firenze, 1918 — N. 1
EIRENZE
TriMXJRAl I A LUIGI NICCOLAl
1918
Pubblicazione mensile u0Rtc corrente colla Posta.
Pubblicato il 9 lualio 1918.
JWooitore Zoologieo Itaiiano
(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)
Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana
DIHRTTO
DAI DOTTOBI
GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI
Prof, di Anatomia timana Prof. li Stmh Super, in Kirenze nella K. Ui.ivers.ta di Pisa
Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Islituto Anatomico, Firenze.
12 Humeri alPanno — Abbuonatnento annuo L. 15.
XXIX Anno — Firenze, 1918 — N. 11-12
FIRENZE
TJPOGRAFIA LUGI NICCOLAT
1918
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