arte pria GA: nz MN don mm gn ha pes e © ritira tn der ang Fate” s%: sd protighattyhio ture EN O lei HARVARD UNIVERSITY LOI LIBRARY OF THE Museum of Comparative Zoology MA 0 un di INTORNO AI LAVORI DELLA PER cuURA DELLA DIREZIONE Se Si “ È RI Serie Prima — N° 1 a UD SNIIRENZE "Lio; TIPOGRAFIA M. RICCI Via San Gallo; n 81 \UOVE RELAZIONI INTORNO AI LAVORI DI FIRENZE t | PER CURA DELLA DIREZIONE Serie Prima — N.° 1. ; FIRENZE TIME P OG ROASUESI AM. Ri, Via San Gallo, n, 31 1899 ‘A sa) AVVERTENZA a È Le Nuove Ielazioni della R. Stuzione di Entomologia pr di Firenze, vengono a prendere la successione di quelle pubblicate per gli anni 1875, 1876, 1877-1882, 1 1882. 1886, di poi dismesse, e rappresentate da rap- ‘porti e note speciali pubblicate nel Giornale delle Sta- z toni agrarie o nel Bullettino di Notizie agrarie o nel Giornale di Agricoltura, dove hanno trovato luogo ‘partitamente anco gli articoli di Cronaca entomologica del tempo trascorso dal 1886, all'anno presente. Obbligo di cortesia e natura di cose porterà a non disertare i giornali che hanno fin quì accolto beni- gnamente le note della Stazione, e specialmente il Bullettino di Notizie agrarie, sede naturale per i rap- porti ufficiali di avvenimenti commessi all'esame della Stazione dal R. Ministero di Agricoltura; ma la con- venienza di comunicare più direttamente cogli organi d Ma stampa agraria, e sopratutto con gli Istituti e le ‘ ssociazioni agrarie, nostrane o straniere, e di corri- ondere alle spedizioni di giornali, opere e stampe Po, pi fico fatte con liberalità singolare da molte parti, ha persuaso di dar corso alla pubblicazione che ora si int aprende, dalla quale speriamo altresì che l’opera IV della Stazione possa apparire più degna dell’ atten- zione degli interessati alla stessa impresa, e riuscire A pertanto ad essi più utile e grata. È La nuova pubblicazione, continuando 1’ antica, | senza connettervisi, per quanto a notizie o memorie | intorno agli studi della Stazione, vi si connetterà per quanto alla Cronaca entomologica, che a questo fine. sarà ripresa dal 1886 in avanti, nella forma che ora si vede. Sarà poi ancora divisa in Purte storica, che avrà per base la cronaca stessa, e in Parte scientifica di osservazioni e memorie, e comprenderà col pro-. dotto dell’opera della Stazione, le Rassegne di opere altrui, e sarà aperta a comunicazioni di altra ori- gine, compatibilmente ai mezzi di cui sarà dato di- sporre. a Le Nuove Relazioni della Stazione di Entomologia. agraria, pure assumendo qualità di pubblicazione con tinuata, non si prescrivono però, fin d’ora, limite di volume o di divisioni a periodi determinati, e saranno. gravate di spesa a proporzione del numero dei fogli. di stampa, e delle illustrazioni, dei disegni, o delle tavole che potranno occorrere. Saranno accessibili al pubblico e vendibili presso i librai principali. L’amministrazione sarà tenuta dalla Direzione della Stazione. A questa del pari dovranno esser di rette le corrispondenze coll’ indirizzo: Via Romana, N. 19 — Firenze. Il Direttore Ap. TarRGIONI TozzeTrtI WPARTE STORICA. © Fig. 1. — Galleria delle collezioni di animali, e di prodotti guasti. 1. — Istituzione. La Stazione di Entomologia agraria di Firenze ripete, come altra volta fu detto, la origine sua da una decisione del R. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del di 29 Settembre 1875, che per fondarla, ne dava incarico al Pro- fessore Ad. Targioni Tozzetti (1). Non pochi fatti però si n _ __ . (1) V. Relazione intorno ai lavori della Staz. di Ent. agr. di Firenze per l'anno 1875. — Relazione sulle Stazioni di prova, agrarie e speciali « Annali | del Ministero di Agricoltura, 1886, p. 241 ». % ue ie; o. SRAAE erano già in tempo anteriore verificati, ed avevano indotto pri- vati, uffici di pubbliche amministrazioni e lo stesso R. Mini- stero di agricoltura a ricorrere al Laboratorio di Botanica crit- togamica di Pavia, diretto allora dal compianto prof. Garova- glio, e al Gabinetto degli animali invertebrati del KR. Istituto di Studii superiori di Firenze, chiedendo schiarimenti e con-- sigli per apparizioni e danni recati da animali, specialmente da insetti. Gli stessi Direttori delle Stazioni agrarie d’altra parte, in certa adunanza tenuta a Roma, fra i voti emessi, espressero quello di veder sorgere un Istituto, che potesse cor- rispondere con ordine più sicuro e costante ai bisogni per co- testi modi manifestati, sicchè il Ministero di agricoltura ebbe, da più parti, indicata e spianata la via a concepire e mettere in atto l’idea della fondazione novella. Secondo lettere, conservate d’altra parte nell'Archivio della Stazione poi sorta, essa avrebbe dovuto essere « un centro di « osservazioni, al quale potessero far capo, non soltanto gli. « uffici governativi, ma bensì i corpi morali tutti, e special « mente le rappresentanze agrarie del regno, le scuole agrarie « e i privati... ed aver per compito, di esaminare e classifi- « care, mano a mano che se ne presentasse l’opportunità od « il bisogno, gli animali e specialmente gli insetti, utili o nocivi « all'agricoltura, od alle industrie, che da essa traggono ori- « gine, di studiare e preparare i mezzi di combattere i detti « animali infesti, di riassumere infine, anno per anno, la sto- « ria degli avvenimenti, indicando gli esperimenti che fossero « stati fatti per trovar modo di dissiparne gli effetti. » È uffizio di questa nuova istituzione, diceva ancora una Circolare N. 333 del 16 Agosto 1875, « di tener dietro all’ap- parizione d’ insetti poco noti, o alla moltiplicazione di altri, LS A < lattie nelle piante o negli animali allevati dall'uomo, procu- « rando di studiare e conoscere le probabili cagioni del male « ed i modi più acconci per combatterlo ». Pensando con questo di provvedere a un bisogno, fin d’ al- <« dannosi alle varie produzioni agricole; allo sviluppo di ma- ora così avvertito fra noi, come più tardi in Europa, del quale però, in quel tempo, l'America soltanto aveva mostrato È di avere conoscenza adequata, il Ministero fece appello al con- corso dei corpi morali amministrativi, che potevano essere più direttamente interessati all'impresa, e non pochi assentirono. Ma assumendola poi per sè il Ministero medesimo, rilevò anche che « una istituzione siffatta non darebbe frutto abba- | « stanza efficace, se dovesse operare soltanto di propria inizia- < tiva, e se le sue osservazioni e i suoi studii non ricevessero ‘« continuo e copioso alimento dal concorso del pubblico, e ielvat pi ue Poli « soprattutto dalle rappresentanze agrarie diffuse nelle varie < parti del regno... » ed eccitò 1 Prefetti, i Comizi agrarii e le Istituzioni agrarie a « giovarsi di essa ad ogni occasione, «in cui qualche timore di danno effettivo per opera d’insetti < di qualsiasi specie, sì manifesti negli animali domestici, . <« nelle piante coltivate dall’uomo, e nei prodotti, che dagli — « uni e delle altre si ottengono. » (1) fo D'altra parte ancora, sempre nel 1875, il R. Ministero di- a ‘chiarando: « che dall’ incominciare con modesti principii, verrà |< più facilmente concesso di raggiungere lo scopo, senza far |< concepire e sorgere idee esagerate sul compito della Sta- | « zione... » (2) ne stabiliva gli assegnamenti, da dividere in quelli necessari per le spese di impianto e per una, sola volta, | repartire in Assegno per la Direzione . . . . L. 2000 » » esercizio ordinario . . » 600 » » compenso a lavori spe- ciali Pin O CIO SOLESINO. » 700 » » compenso di servizi e lavori ordinarii . » 700 L. 4000 (3) i di. (1) V. Archivio amministrativo della Stazione, lett. 6 Luglio 1875, firmata Piva, e Circolare citata, 16 Agosto 1873. (2) Lettera 10 Agosto 1875, per il Ministro (Finali) Moreuroo. È (3) Lettera 20 Agosto 1875. — 6 — È Il Ministero volle, d’altronde, assicurare alla Stazione me- desima il concorso eventuale della Stazione agraria di Firenze, diretta allora dal chiarissimo Prof. E. Bechi, per caso di oc- correnti analisi chimiche, e dell’uso del campo sperimentale, per servire ad esperimenti di entomologia (1); e considerando che « il Laboratorio di Botanica crittogamica di Pavia, e la Sta- « zione di Entomologia agraria di Firenze sono due istitu- « zioni, le quali possono ritirare, da vicendevole accordo, utile « moltissimo », volle richiamare l’attenzione dei respettivi Di- rettori, sulla opportunità di prendere, senza indugio, una qual- che preliminare intelligenza fra loro (2). Considerando anche più le convenienze di economia di persone e di mezzi, e i vantaggi che una istituzione poteva trovare nell’ altra, il Ministero pensò di aggregare la Sta- zione al Gabinetto degli animali invertebrati del Museo di Storia naturale dell’Istituto di Studii Superiori di Firenze, e cercati e ottenuti accordi col Ministero della pubblica istru- zione, col Consiglio direttivo e la Soprintendenza dell’Istituto medesimo, quella pur mantenendosi in tutto distinta, venne ad essere collocata nel modo che fra poco sarà indicato (3). Conosciute intanto le disposizioni del R. Ministero, il Di- rettore designato per la Stazione non esitò, assumendo l’ufficio, a proporre come Assistente incaricato il Sig. FERDINANDO Pro- cioLI, allora Aggregato al Gabinetto di Zoologia e Anatomia comparata degli animali invertebrati, entomologo distinto e noto anco per lavori appunto intorno ad insetti nocivi al- l'agricoltura toscana, coll’assegno di L. 600, e come incaricato Conservatore il Sig. Oreste Mancini, anch’ esso, come Conser- vatore addetto al Gabinetto sopra ricordato, col compenso di L. 300, e pei servizi inferiori, dietro modesta ma equa remu- nerazione, l’inserviente del gabinetto medesimo. (1) Lettera 20 Agosto 1875, cit. (2) Lettera 26 Agosto 1875, cit. (3) V. lettera del Direttore del Museo, Prof. Parlatore, 5 Ottobre 1875. sul Bilancio del Ministero di agricoltura, fu nel 1886 stabilita , somma di L. 9000 per il mantenimento della Stazione, an- nessa al Museo di Firenze, come secondo la legge del 26 De- cembre 1886, fu fissato il ruolo o tabella del personale di ella, in un i Direttore collo stipendio di. . . . L. 3000 SOR nd, 2000 PASSO e 1800. (1) . Quanto alle persone, mentre alla Direzione con successivi decreti fu ‘confermato il prof. Targioni Tozzetti, e negli uffici di Conservatore rimase pure il Sig. Oreste Mancini, il Signor Piccioli, reso infermo e in età grave, rimase inattivo, per quanto il | titolo e l’'emolumento gli fosse continuato fino al 1890. Nel È 1887, intanto, venne nominato Assistente il Sig. Dott. Antonio Berlese, laureato a Padova in scienze naturali (2), collo stipendio : i L. 1500, portato a L. 1800 e poi a L. 2000, con altri decreti del 31 Ottobre e 31 Dicembre dello stesso anno, e del 28 Otto- bre 1889; finchè, anche il Dott. Berlese, conseguita per concorso la cattedra di storia naturale della R. Scuola superiore di agri- coltura di Portici, lasciò, per questa, l'ufficio nel 1890. È Venne allora sostituito ad esso, con decreto del 28 Marzo di quell’anno, il Dott. Giacomo Del Guercio, laureato nella scuola sc pra indicata, come incaricato dell’ufficio di aiuto, collo sti- pendio di L. 1200, per successivi decreti del 17 Luglio e del 6 Agosto dello stesso anno, elevato a L. 1800, e finalmente a L. 2000 (3). de L'ufficio di Conservatore, sempre per incarico, aumentato di retribuzione, fu confermato nel Sig. Oreste Mancini; e dal- l’inserviente del laboratorio degli animali invertebrati, con re- d (1) V. Bullettino di notizie agrarie, 1886, pag. 339. (2) Decreto 4 Febbraio 1887. o (3) V. Decreti: 1.° Aprile 1890, 23 Ottobre 1891, 5 Novembre 1897, Gen- 1898. RARI tribuzione speciale, ha seguitato a esser disimpegnato il ser- — vizio inferiore. Non è stato mai coperto l’ufficio di 2.° assistente, non per- chè ne sia venuto meno la convenienza, ma perchè l’angustia dei locali non ha permesso di istituire il laboratorio relativo, che dovrebbe e dovrà prima o poi completare gli uffici della Stazione. Altra riforma ebbe questa alla fine, quando fu istituita in Roma la sua equivalente, col titolo di Stazione di Patologia vegetale, e si pensò di equiparare ad essa la prima anco nello stipendio del Direttore, che fu portato da 3 a 5000 lire, nel 21 Luglio 1893, modificando la tabella del 1887. Per effetto però della legge sul cumulo degli stipendi, questo nel Diret- tore titolare, andò ridotto di !/; e limitato a non bene L. 3000. circa, pel Direttore attuale. 2. — Locali. Per la sua aggregazione al Gabinetto degli animali inver- tebrati del Museo di Storia naturale dell’Istituto di studi su- _ periori, gradita dalla Soprintendenza e dal Consiglio direttivo — di questo, la Stazione di entomologia agraria, recando in quello — i suoi materiali di libri, di collezioni e strumenti, corrispon- denti d’altra parte agli studii della biologia degli insetti come | di altri animali, che sarebbe venuto fatto di dover conoscere e considerare, trovava nel Gabinetto stesso, persone iniziate già al proprio compito come si è visto, i locali dove riporre e disporre le cose arrecate, l’appoggio della biblioteca generale e delle collezioni del Gabinetto e del museo stesso, accessibili sempre coi dovuti riguardi. = Di fatto, quanto ai locali, fu possibile di occupare alcune | stanze di recente lasciate sgombre dalle collezioni della Mine. | ralogia e della Geologia, trasportate in altra sede dell'Istituto. — Questi locali occupano una parte del 2.° piano del R. Mu- | di Storia naturale in via Romana, dove trovansi le colle- oni zoologiche, e anatomiche del Museo stesso, e formano un i quadrato a E. fra NNE. a SSO. del fabbricato, segnato colle lettere A, B, C e coi numeri X, XI, XII, XIII della pianta i generale, fra il vestibulo IX per cui si accede dalla scala mag- giore e una lunga galleria (XIII), alla quale si fa capo. In È questi locali nella stanza X, XI, XII, XII, furono collocate de collezioni, da prima; mentre nelle stanze A, B furono collo- cati la Biblioteca e l'Archivio. Per mutazione, di recente av- venuta, le collezioni andarono ad occupare cogli scaffali 12, 18 D) 24 la sezione C' della lunga galleria indicata di sopra, della quale la prima sezione, cogli scaffali 12-16, è attribuita alle col- lezioni entomologiche del Museo. A questo si passa dal vesti- bulo per la sala XIII, e sì accede per la scala adiacente, della larghezza stessa della galleria. La Biblioteca però è rimasta, per | comodità maggiore di chi studia, nelle stanze A, B, fin da prin- ‘cipio occupate, cui si è potuto aggiungere la terza stanza 0, ‘che mette in facile comunicazione tutte le stanze ricordate col vestibulo e la maggior galleria. | ‘La orientazione delle stanze, come la maggior lunghezza della galleria stessa è da NNE. a SSO. con ampie finestre ) S.ea E. La mutazione, di cui sopra è parola, fu resa necessaria per dar luogo a una ricchissima collezione di conchiglie, per mu- nificenza rara della signora March. Panciatichi-Paulucci, con ric cco corredo di libri, pervenuta in dono al Museo. Nel nuovo cale le collezioni della Stazione rappresentano lo sviluppo biologico delle collezioni entomologiche del Museo stesso. ‘Coi mezzi ordinari e straordinari forniti dal R. Ministero, L. furono approntati di nuovo mobili di un tipo I adat- ti rasporti e a collocamenti nuovi che, potessero occorrere, ed in q uesti la nascente biblioteca, e le nascenti collezioni vernero riposte. Nello stesso modo altre stanze, lontane dalle gollezioni, Ta ridotte a uso di stanze di studio, e altre stanze ancora, con una terrazza aperta, come dalla pianta generale (lettere C, D, F, G, H) in piano orizzontale e in sezione, vennero convertite in laboratorio, e camere di allevamento e di osservazione degli animali soggetto di esame. Veramente, nel dare fondamento materiale alla Stazione, era stato pensato di provvederla di qualche luogo aperto, campo 0 giardino sperimentale (e a questo tendeva già il richiamo fatto 5 dal Ministero alla Stazione agraria di Firenze), per potere usare in certi momenti del suo podere modello. Ma la difficoltà che si trova sempre nell’esercizio di servizi promiscui, e la distanza fra la sede della Stazione entomologica e quella della Sta- zione agraria, situate più che a due estremi opposti, una dentro, l’altra fuori della città, malgrado ogni buon volere, - A EAT ENTE I % DEE it, AT. DIARI nei carita Ci #% rendeva la raccomandazione medesima inefficace. Di più si sa come per certi consigli, la Stazione agraria venne, di lì a non molto, soppressa. Si suppli da principio al fatto non succeduto al pensiero, e si è cercato di supplire di poi, per via di concessioni tem- porarie, ottenute con modeste indennità da proprietari di orti pr MITE prossimi al Museo ed alla Stazione, per praticare osservazioni e prove sperimentali di certa o certa altra natura; come per esempio sulle vicende biologiche delle tignuole delle viti, sul- l'applicazione e gli effetti di alcuni rimedi sopra di esse e_ sulle piante, di natura o di stato di vegetazione diverse; ov- eine Sirena vero, ricorrendo alla compiacenza, sempre cortesemente data, | della Direzione della R. Scuola di Pomologia dipendente dal | chiarissimo Prof. Valvassori, e non di rado a quella, ancor | essa liberalmente accordata, da generosi privati, anco a sensi È bili distanze da Firenze. Fra questi, sia pure a costo di non poche omissioni, sarà sempre giusto di ricordare il Conte Prof. Napoleone Passerini, benemerito fondatore e Direttore della Scuola privata di agra- ria a Scandicci; il Signor March. Gio. Battista Ridolfi, alla villa | di Baronte, e i Signori E. Almansi, alle Campora; Cav. Bom- R. Scuola agraria di Pisa, presieduta dal Ch. prof. Ca- coi suoi poderi. Furoro poi campo di osservazione occa- ale e di studio le pianure fra Campi Bisenzio, S. Donnino esto, in occasione di un ripetuto incremento di Cavallette; grumeti del Cav. Sajia Torre a Barcellona in Sicilia e i ri del Sig. Presidente del Comizio Agrario di Reggio di pria, per istudi ed esperimenti sulle Cocciniglie; possessi ti ancora, nell’ Emilia, per gli Zabri; altri a Vignola ed llanova d’Arda, per la distruzione dei bruchi di Cheima- che devastavano il fogliame degli alberi fruttiferi; a Talla, in quel di Porto Maurizio, per la distruzione della se dell'Olivo, e più recentemente le bonifiche del Ferra- per la distruzione degli Elateri, o delle Arvicole, più spe- ente cresciute a infestare i prati ed i seminati. Cosicchè, i in complesso, la mancanza, o ristrettezza dei mezzi 2 rimentali in campagna, non è riuscita di troppo grave od ziale nocumento. Aggiungi poi le altre occasioni di visite, ed escursioni ese- lite, e di cui diremo più avanti, in circostanze speciali di fezioni di animali o di insetti, come quelle per verificare in iù occasioni le circostanze delle infezioni fillosseriche. 3. — Biblioteca. E a biblioteca (Fig. 2) rimasta come si è detto nelle stanze B, della pianta generale, dove fin da principio fu messa, minciò ad esser composta con alcune opere di scienze affini a Entomologia, e con opere di Agricoltura o di Zoologia, ‘acquistate dal R. Ministero di agricoltura per servire ad ri studi, conservate a disposizione del Ministero medesimo; li alcune opere generali di Entomologia pura, o di Ento- 12 — mologia agraria e forestale, la serie delle quali doveva acere- scersi col tempo, secondo i mezzi. Oggi, comprese le prime, e altre opere pure sempre di scienze affini, necessarie a com- prendere i fatti, dei quali la Stazione deve occuparsi, o di Zoologia e di Entomologia generale che, non si trovino nella, biblioteca del Gabinetto degli animali invertebrati, gli aumenti sono arrivati a contare, Opere e Giornali N. 1411 in Volumi N. 2604, Opuscoli N. 3287. I giornali sono di diversa origine e lingua, italiani, fran cesì, inglesi, tedeschi, russi, ed americani. ti pi Per l'ordine, gli opuscoli formano una parte da sè, nella. quale, numerati progressivamente senza distinzione di autori o di materie, sono divisi e rinchiusi in altrettante buste o cu- stodie, ciascuna delle quali ha nell’interno l’elenco degli opu- scoli contenuti, e sulla costola due numeri, fra cui questi sono compresi. I giornali formano tante serie di volumi quanti essi, sono, distinti per lingua. Le opere sono suddivise secondo una classificazione più o meno razionale, ma arbitraria, e secondo, la materia contenuta (1). sa Ogni opera ed opuscolo, secondo il suo titolo e il nome dell'autore e altre indicazioni bibliografiche, è registrata in un inventario, come si impone dall’ amministrazione, e poi in un. catalogo alfabetico per nome appunto di autore, e in una scheda classificata per materia, colle altre. Tutto il materiale della biblioteca si contiene, come si è detto in N. 10 scaffali e nelle comode stanze A, B della pianta generale e coll’Archivio nella stanza di passaggio (0) come si è indicato. (1) La classificazione adottata per l’uso della Stazione è come appresso: 1. Geografia, Meteorologia, Fisica e Chimica; 2. Botanica gener. Crittogamia e Parassiti vegetali; 3. Zoologia pura e applicata, Biologia, Parassiti animali; 4. Agricoltura in generale; 5. Allevamenti di animali, Caccia e pesca; 6. Colti- vazioni speciali; 7. Entomologia speciale; 8 e 13, Ordini di Insetti; 14. Accad mie, Comizi agrarii, Stazioni agrarie, Esposizioni, Congressi; 15. Giornali scien tifici, o agrarii, forestali ecc.; 16. Commercio e industrie. Ja ra pr POLIA - Riano secondo le leggi dello Stato, gli inventari amministrativi del nateriale, i cataloghi delle collezioni, non che quello a schede dl per ordine alfabetico della biblioteca. ; Ma la parte migliore del contenuto dell'Archivio è quella lei documenti forniti dalle comunicazioni, informazioni e rap- jorti col Ministero di agricoltura, colle amministrazioni di- SA sto Archivio sono estratte le partite, che si sono pubblicate o. si pubblicheranno in forma di titoli di cronaca, in quella che. abbiamo chiamato Parte storica delle relazioni fino al 1886, e. continueranno nel seguito di questa. $ I documenti raccolti nell’archivio sono divisi, anno per anno, in tante filze, di forma ordinaria, e in ciascuna. filza. trovansi ripartiti singolarmente, con ordine corrispondente a. quello col quale sono stati indicati nelle relazioni stampate, i o cronologicamente d’allora in poi. L'Archivio occupa gli scaffali segnati col N. 24 nella stan-! za C della pianta generale. | b. — Collezioni. Le collezioni (Fig. 1), portate ora nella lunga galleria sezl zione C della pianta, scaffali 16, 17, 18-24 si compongono di serie di animali, particolarmente d’insetti, perfetti o negli. stati di larva, ninfa o crisalide; ovvero di piante, parti o pro-. dotti di piante, naturali o confezionati, infestati e guasti dai. primi. Per eccezione vi si annoverano piante o prodotti g quasi da Crittogame, venute in momenti, nei quali il primo apparire. o l’infuriare di nuove o anche antiche infezioni di piante di maggiore importanza, imponevano più sollecite cure. Sono riu- scite notevoli, fra queste, alcune serie, come quella dei e delle uve, dei Bacilli degli olivi (Baclus Olae), dei Batteri iù della rogna delle viti, del Mal nero ecc. } Queste collezioni sono state riunite per la maggior parti con materiali raccolti dal Direttore o dagli assistenti, o comu-. nicati da cortesi oblatori, fra i quali conviene ricordare primo, a titolo di onore, il Sig. March. Pietro Bargagli, valente en-. tomologo, il R. Istituto forestale di Vallombrosa, non pochi Ispettori e Sotto ispettori forestali, a quest’'uopo eccitati per. invito dalla Direzione della Stazione, dal R. Ministero, le. R. agenzie delle coltivazioni dei Tabacchi, ma principalmente, SIE coloro che hanno inviato campioni o mostre, per esame alla Stazione, e le cui spedizioni sono state messe da parte e, come si dirà, conservate. Dalle stesse origini deriva buona parte del materiale di animali diversi, di larve e di insetti; se non che . degli ultimi, non pochi sono stati ottenuti per allevamenti, | in Laboratorio. Questi soprattutto hanno aiutato per la deter- | minazione delle larve da cui sono usciti, che altrimenti, ben- I chè sussidiata consultando le opere del Goureau, del Perris, del Ratzeburg, dell’Hartig, del Ritzema, del Boisduval ed altri, questa rimane spesso soggetta a riserva. de I ‘ Se in questo modo si sono ottenuti i testimoni più autentici dei fatti, dei quali la Stazione ha dovuto occuparsi diretta- mente, altri materiali, destinati a servire come campioni di | prova per le eventuali determinazioni da fare, si sono anche diversamente riuniti. Così il Gabinetto di Zoologia degli invertebrati ha potuto : somministrare con iscambio reciproco gli esemplari per una col- lezione speciale o tecnica di Coleotteri, scelti nelle varie fami- 4 glie e generi, limitatamente alle specie della fauna europea, in- diziate per i loro rapporti colle piante coltivate o i loro prodotti, nelle opere particolarmente destinate alle indicazioni medesime, come quelle del Genè, del Bayle Barelle, del Goureau, del Kal- tembach per non dire di altre, e per la stessa via si preparano collezioni congeneri degli altri ordini degli insetti. Pe Nè si è esitato a procurar per acquisto, collezioni anche più vaste; e per i Macro lepidotteri, si è ottenuta così la col- lezione lasciata dal sig. D. Roule di Zurigo, come dei Microlepi- dotteri, i Piralidini, sono rappresentati da un acquisto fatto dal i = signor D. Staudinger di Dresda, senza parlare di acquisti più limitati ottenuti dal chiarissimo prof. Stefanelli o da altri, per i lo stesso, o per altri ordini. Disposizione DELLE CoLLEZIONI. — Sono veramente due le collezioni, che diremo dei prodotti; e sono composte una e l’altra di quelle cose naturali o manufatte, sulle quali animali ET diversi, e più specialmente gli insetti, hanno esercitato le loro azioni, lasciandovi non di rado le spoglie, gli involucri, gli escrementi e i prodotti loro medesimi, e le uova. La divi- sione delle due collezioni dipende dal fatto, che alcuni degli oggetti si conservano facilmente a secco, separati e liberi gli uni dagli altri, e quelli dell’altra, come frutti, tuberi, ecc. 0 semi, possono mettersi insieme in un recipiente comune; ma certi altri oggetti, meglio che a secco, si conservano in alcool o in formalina; e tra per la necessità del recipiente, e la ne- cessità del liquido conservatore, non si prestano al modo di preparazione e di conservazione adoprato per le cose secche, raccolte insieme o capaci di stare da sè. i Anche queste collezioni sono composte coi materiali perve- nuti colle comunicazioni inviate alla Stazione, ma vi sono ag- giunti alcuni notevoli donativi di particolari collettori, fra i quali debbono essere ricordati di nuovo quelli già citati di sopra. i Fra i manufatti industriali, meritano menzione particolare le parti di alcuni sacchi militari, guasti da Anobium paniceum gli esemplari viventi del quale avevan trovato pastura e rico- vero nelle parti dei sacchi stessi, fra loro connesse con della pasta di farina, e che furono sottoposti all’esame della Stazione dall’Amministrazione militare; e delle gallette dove si erano fatto strada delle tignuole. È chiaro che in questa via, la col- lezione potrebbe e dovrebbe accrescersi molto di più. Del resto poi, venendo ai prodotti naturali, e specialmente alle parti delle piante, qualunque sia il modo della prepara- zione, sono non pochi frutti o semi di origine esotica, e che si debbono per la maggior parte al R. Museo agrario di Roma, con molte cure raccolto e ordinato dal chiarissimo Comm. Carlo Siemoni, Lo stesso Museo sfruttato di più, darebbe certo contri- buto maggiore e di valore notevole, tanto per rappresentare gua- statori e guasti che non si hanno fra noi, quanto per mettere in vista pericoli, che poi realmente, e non sempre senza effetto, si corrono colle importazioni dei prodotti di altri paesi, contami- nati da uova, da larve o da insetti anco maturi, ch’essi por- | tano con sè; com'è il caso di certi bruchi, che infestano semi 2 di leguminose o di pidocchi (cocciniglie). us CELA . «II modo di allestimento per la collezione (Fig. 3), è quello ; ; p s SÌ di aver le cose riposte in vasi, o isolate e in pezzi, di volume fo s e di forma da riposare sopra delle tavolette rettangolari di Fig. 3. — Tavolette con oggetti secchi, sostegno prismatico, nell'interno dello scaffale. «cm. 30 di lunghezza e di cm. 5, 10, 15, 20 di larghezza, di 3 grosso cartone, coperte da una carta di colore grigio assai | cupo, e sulle quali i pezzi vengono fissati con legatura me- . tallica di filo di argan. Un cartello, che per la lunghezza cor- È risponde alla larghezza della tavoletta, ma della larghezza uniforme di cm. 4,5, messo di traverso, secondo uno dei mar- gini della tavoletta, che poi rimane inferiore, porta un numero, il nome della pianta a cui appartiene la parte o il prodotto | guastato, il nome dell'animale o insetto devastatore. | Per una eccezione, che si desidera di rendere regola ge- nerale, uno o più tubi di vetro, con due ristringimenti presso "A 2 le estremità, aperti prima da una di esse, poi chiusi alla lam- pada, contengono l’insetto o altro agente dannoso nei suoi vari stadi, natante in un liquido conservatore, alcool in passato, formalina d’ora in avanti. Tutte le tavolette sono appoggiate in serie ad un telaio rettangolare, lungo la metà del palco dello scaffale su cui viene Fig. 4. — Scaffale a due sportelli per collezione di prodotti secchi. a toccare pel margine inferiore. Il telaio è lungo cm. 70, alto cm. 22 e, a piano inclinato, forma la faccia anteriore di una leggiera costruzione prismatica di legname, la quale riposa con 3 altra faccia sul piano del gradino dello scaffale stesso, e colla È terza faccia guarda all’indietro. Gli scaffali sono in numero È LG quello degli scaffali da libri, di m. 2,4 di altezza, profondi d’avanti indietro m. 0,43, larghi da destra a sinistra m. 0,80, 1,60 2,35, a uno, due o tre sportelli vetrati, diversi cioè per potersi adattare anch'essi, con certa facilità, alle pareti di qua- lunque stanza. Nove di questi scaffali (Fig. 4), della stessa profondità in alto e in basso servono per ora alle collezioni dei prodotti Fig. 5. — Cassette di scaffali da insetti. secchi, o a collezioni di insetti; nel primo caso sono divisi da tramezzi o palchi orizzontali in 5 intervalli di cm. 29 di altezza; nell’ altro in due serie verticali di spazii e divisioni occupate da cassette (Fig. 5) larghe cm. 41,5, lunghe cm. 32, profonde, d’alto in basso, cm. 7, a coperchio vetrato, libero dal fondo, ma incastrato a doppio battente, col fondo coperto di sughero, tutte foderate di carta bianca, internamente. — Le cassette sono quanto è possibile bene aggiustate nelle loro divisioni, coll’ intento di poterle anche scambiare da una di- visione ad un’ altra. Altri 4 scaffali, detti a vetrina (Fig. 6) si formano di due corpi soprapposti, uno all’altro; il corpo di sopra, profondo Ad PI Di Pa Ig a ICI SUC Ù ca ua Ri : si POR a CLIC MEO Que soltanto cm. 29, è diviso da tre tramezzi palchi o gradini oriz- zontali in quattro spazii, suddivisi da altri tramezzi incompleti, serve a collezioni in vasi; il corpo inferiore, profondo cm. 43 è diviso in quattro serie di cassette da insetti, lunghe cm. 41, larghe cm. 32 dell’ altezza e costruzione delle altre. Fig. 6. — Scaffale a vetrina. (V. pag. 19). Si hanno poi altri scaffali, altre cassette da insetti, venuti cogli acquisti fatti di collezioni di lepidotteri o altri, ma che sono destinati ad essere sostituiti col tempo. 4 I vasi poi (Fig. 7), dove si raccolgono, secchi o in liquido conservatore, altri materiali, sono di fabbrica nazionale (Buc- a ciolini di Firenze, Marconi di Pisa) cilindrici, con tappo sme- i rigliato e depresso, che variano per le dimensioni secondo gli | A oggetti, da cm. 9,5X 2,5, 1X3, 13X3,5, 14,5 X4,5, 19,5 X.5,5. ee Si cerca ora di introdurre nella disposizione degli insetti PF secchi, fin qui fissati per la punta degli spilli al fondo di su- 7 ghero delle cassette, come è uso comune, una modificazione i che consisterà nel fissare gli spilli nel fondo a sughero di con- È trocassette isolate, senza coperchio vetrato, che riporremo i i : VIENI SORIA sue” Fig. 7. — Forme di vasi da collezione con liquidi conservatori, alcuni dei quali, di altra forma, con preparazioni note del Sig, Fric di Zurigo, uccelli impagliati, schedario, ecc. dentro le cassette ordinarie dello scaffale, senza che il fondo di esse abbia sughero. Con questo si intende come debba ren- dersi facile ogni spostamento di cassette, e quindi di una parte o di un’ altra delle collezioni, impossibile ora, a meno che le cassette sieno libere, e non a luogo fisso negli scaffali, o che, con molta diligenza di costruzione, difficile sempre ad ot- tenere, sieno capaci di essere indifferentemente adattabili ad uno spazio o ad un altro dello scaffale medesimo. Molte colle- zioni ordinate a cassette libere, per lo più di cartone, come i LACDO LA ben noti cartoni Deyrolle, sono meno sicure per la conserva- zione degli insetti; e se le cassette sieno di legno, come ne abbiamo l’ esempio anche noi, sono pesanti, ed esposte al fa- cile rischio di urti inopportuni, e della rottura del vetro del coperchio. Una diligente vigilanza protegge le collezioni dalle of- fese della polvere o degli Antreni, e noi, nel nostro clima in ispecie, si usa largamente della naftalina, chiusa in piccoli sac- chi fissati al fondo delle cassette, e di un miscuglio liquido di petrolio e naftalina entro gli scaffali degli oggetti secchi. Si conoscono collezioni, di prodotti specialmente, celebri per il sontuoso ed elegante apparecchiamento, e per la copia delle indicazioni apposte agli oggetti singolarmente. Senza raggiungere la eccellenza di queste, la nostra colle- zione, coll’ apparecchio indicato, riesce comoda ad ogni ri- cerca, non ispiacevole all’occhio, economica per lo spazio che occupa e per la spesa. Per le indicazioni ci siamo contentati di porre, ad ogni esemplare, quelle essenziali soltanto, lascian- done altre di più relativa importanza o certezza. Così, per non ingombrare il cartello con queste,"le altre, quando ab- biamo creduto di tenerne conto, abbiamo piuttosto registrato nella scheda che si riferisce a ciascun oggetto, e che si con- serva a parte in adattato schedario, base poi del catalogo che corrisponde alla collezione. i Delle indicazioni accessorie, da molti apprezzate, principale suole esser quella della nocevolezza o utilità dell'insetto o altro animale, o della pianta sopravvenuta, e si da con espressione nominale o con appositi segni, anco secondo gradi diversi, ed in accordo colla divisione più generale degli animali in utili o nocivi, più o meno. Ma tanto questa come le gradazioni ammesse, e come tante altre, non hanno nulla di assoluto e di costante in sè stesse, e per una specie medesima possono va- riare secondo i luoghi, i momenti, il genere e lo scopo delle coltivazioni o delle raccolte dei prodotti. Niuno mette in dub-. bio l’utilità del baco da seta o degli insetti serigeni, finchè PECORA si chieda a loro la seta, da cui prendono il nome; ma nes- suno vorrebbe averli in una coltivazione, che tenesse per oggetto la produzione delle foglie o. dei legnami. Lo stesso sarebbe per certe cocciniglie, come pel Xermes rispetto al leccio che lo porta, o del Coccus Cacti rispetto alle Opunze che gli vanno sacrificate, o ad alcuni Ceroplastes, fra i quali quello del fico, o ad altri insetti ancora, che determinano la produzione di cera, di lacca ecc., e che sono utilissimi, ma che sarebbero tenuti nocevoli, se invece di infestare le piante di cui si nutriscono, abbandonate alle loro devastazioni, da queste si portassero ad altre altrimenti pregiate, e che si volessero pre- servare. Vi sono insetti evidentemente dannosi, come gli Anobium, 1 Bruchus, che guastano i legni, o le radici, tuberi e semi fe- culenti, ma che potrebbero essere utili altra volta, quando, at- taccata una droga medicinale, come il rabarbaro, rodendo la fecula o il legno, rispettano la resina, la quale, in certo modo concentrata, cresce il valore della droga sotto lo stesso peso o lo stesso volume. I bruchi poi direttamente nocevoli alla in- tegrità di certi semi, come quelli del grano e delle leguminose, non nocciono però sensibilmente alle facoltà germinative dei semi medesimi; quantunque non sia detto che le piante, nate da loro, vengano prospere come quelle nate da semi inalterati. Parrebbe forse più ragionevole di giudicare diversamente degli animali che, carnivori, esercitano le loro depredazioni sopra altri animali. Ma pur questi, se non abbiano un regime elettivo limitatissimo a certe specie, alimentari per loro, per noi nocive o indifferenti, possono riuscire generalmente o par- zialmente dannosi, quando la scelta dei loro alimenti sia go- vernata, più che da essi medesimi dalle circostanze in cui si trovano. Questi infatti si potranno rendere utili, se quella scelta sia determinata a carico di specie, a loro volta deter- minatamente nocevoli; senza evitare il caso però di uno scam- | bio ed inversione di attribuzioni, quando la rapacità o la vo- | racità di essi si porti ugualmente sopra specie, per la natura SMI N che hanno, considerate in un modo o in un altro; come sarebbe il caso tanto contrastato di molti uccelli, che divorino ugual- mente insetti o larve d’insetti, tanto autositi quanto parasiti. Qualunque sia però il modo di vedere, ogni caso speciale ed ogni oggetto che lo rappresenta, apparecchiato in un modo o nell’altro fra quelli indicati, è posto nella collezione nostra con ordine determinato, per famiglie, generi, specie e parti di piante prima, in secondo luogo per classe, ordine, famiglia o genere proprio, con classificazione presa dalla Botanica o dalla Zoo- logia. La classificazione botanica adottata prima era quella del De Candolle, adottata dal Caruel per il Prodromo della Flora toscana, mutata più tardi nell'altra di Pfeiffer (Synoni- mik ecc. 1370), secondo la quale sono disposte le piante del- l’Erbario centrale del Museo di Firenze. Per la disposizione dei tipi e delle classi degli animali si segue la classificazione adottata dal Claus, 7raité de Zoologie, traduzione di Moquin Tandon, e per quella dei generi e fa- miglie nelle classi o i singoli ordini, si seguono, quando sì hanno, i cataloghi speciali relativi. 6. — Laboratorio. L’ Archivio, le Collezioni dei prodotti guasti formano due serie di testimonianze pronte ai confronti coi fatti nuovi; e col tempo e con una più larga estensione, quello e queste potranno essere elementi importanti per condurre al conoscimento dei ritorni delle condizioni naturali, che determinano il ritorno dei fatti medesimi, e a qualche conoscenza delle leggi colle quali cotesti ritorni hanno luogo, si mantengono o si dile- guano, sicchè le verificazioni di essi, le ricerche o i provve- dimenti, si toglierebbero sempre più alle apparenze del caso, ed all’empirismo, che per ora nella massima parte gli regola. Ma intanto che questo avvenga, e che le collezioni tecni- "ILA VORO RALE che delle specie degli agenti dannosi, e la Biblioteca aiutano a togliere i dubbi delle determinazioni di quelli, e a meglio dirigere le operazioni da tentare per difesa, si prevede e si sente la necessità del Laboratorio, nel quale tutto deve andare È per gli esami, e dal quale ogni consiglio, per ora e per poi, A può dipartirsi. E il Laboratorio della Stazione, avendo pure a comune con altri congeneri, espedienti adattati a molte delle ricerche che vi si debbono compire, ne ha poi certi suoi pro- c a d d Fig. 8. — Microscopi e strumenti. — a) Lente di Brucke montata col sistema Tar- gioni, eseguita da Koritska. — 3) Microscopio gran modello. — €) Microscopio modello medio (Kroitska); d) strumenti diversi generalmente di Nikel. prii, imposti dall'oggetto pratico pel quale la Stazione è prin- cipalmente costituita, non esclusa mai la necessità di quei com- plementi sperimentali da trovare, caso per caso, in campagna, e dei quali già è stato discorso. | Al laboratorio pertanto, compatibilmente alle condizioni no- stre, si è dato non piccola cura. E mercè le concessioni liberali dell'Istituto di Studi superiori e i fondi accordati dal Mini- ef vi N O) Mr Moio e o stero, provvedutolo dei locali di cui si è parlato (1), si è prov- visto altresì dei mezzi indispensabili allo studio degli animali o delle piante o di quelle cose sulle quali gli animali mede- simi o altri agenti possono portare le offese loro, pigliando l'ispirazione e l'esempio dall’uso dei laboratori dell’ Anatomia comparata, della Istologia, della Batteriologia, degli alleva- menti zootecnici più affini, o della Chimica, limitatamente alle operazioni di più speciale dominio della Stazione. Così, fornito il locale dei condotti per la distribuzione del- l’acqua» e del gas, dei mobili e complementi necessari di vasi, di reagenti, di strumenti comuni, si è ‘provvisto con misurata larghezza, della suppellettile di strumenti o materiali speciali di uso per gli esami diretti e le dissezioni, si sono introdotti strumenti molto perfetti per gli esami microscopici, procurati dall’ estero o da fabbriche nazionali, come quella di Koristka di Milano più specialmente (fig. 8, 6, c); e poi quanto è necessario all’esercizio della moderna tecnica della microscopia e, com'è naturale, i’ arsenale di quegli apparecchi che possono occorrere per le incubazioni, e conservazioni di animali viventi di piccole dimensioni, giacchè convien ricor- dare che la Stazione, non doveva invadere il campo e pren- dersi la cura di altre istituzioni. Gabbie, topaie, voliere, casse vetrate, a imitazione di quelle classiche per lo studio degli alveari delle api, delle vespe o dei formicai, vasche, campane di cristallo tubulate o no, ter- mostati, aspiratori o insufflatori, non sono mancati e non man- cano, ed hanno ricetto in adattati mobili o in chiuse o stanze diverse scoperte, secondo il bisogno. Non si è potuto però provvedere, fin quì, alla fotografia. Di più speciale, in tutto questo, ci limiteremo a notare, fra gli strumenti ottici, un’ applicazione della ordinaria lente di Brucke, colla quale, da molti anni oramai, il Prof. Targioni ha sostituto l’ordinario microscopio da dissezione di Chevalier, an- (1) V. sopra pag. 9, e pianta generale D, D', E, P, G. r che sotto le forme meglio accomodate di Nachet, di Hartnack, e a qualunque altro microscopio da dissezione, non escluso quello dello stesso Zeiss o della Stazione zoologica di Napoli. (Fig. 8.) de Il nostro apparecchio consiste tutto nella lente di Brucke messa per mezzo di adattato anello, invece del doppietto di Chevalier, al porta lenti del microscopio di Chevalier stesso, che conserva il suo movimento in alto e in basso per mezzo della cremagliera. È La lente può essere grande o piccola, con corrispondente fibio di anello. È stato anche fatto costruire il piano del porta oggetti, in modo, da poterlo togliere, quando accada di dovere esaminare colla lente dentro un recipiente con acqua, più largo e posato sopra un adattato sostegno, un oggetto morto o vivo di maggior dimensione. L’ ingrandimento della lente di Brucke, la visione diretta, la lunghezza focale, l'ampiezza del campo, la libertà di ogni fica rendono questo apparecchio tanto comodo, che usato una volta non viene la voglia di tornare a quelli di cui tiene ‘tanto bene le veci. Un altro apparecchio, che ci permettiamo di proporre e rac- ‘comandare, in certi casi almeno, è quello, che la Stazione ha adoperato e adopera per l'allevamento di molte larve (Fig. 9). Esso si compone di due vasi di terra, di forma cilindrica, uno (a) verniciato, più largo e più alto dell’altro; questo senza verniciare, (c) introdotto e ricevuto concentricamente nel primo, e, per un rovescio del margine, trattenuto più o meno alto dal fondo presso la bocca di quello. Il tutto è poi superato e coperto da una campana di cristallo (d) di convenente capacità, posata sul margine del vaso interno, col margine alquanto ingrossato. La campana porta sulla volta una larga tubulatura, che, chiusa da un tappo di sughero o meglio di gomma, doppiamente fo- rato, da passaggio a due tubi di vetro, piegati a squadra (e): uno, che con una delle branche discende fino al fondo, men- tre la branca discendente dell’ altro (f), più corta, finisce più alto; la branca orizzontale dell’ uno e dell’altro tubo, con- LEnggneo tinuata con un tubo di gomma, resta in comunicazione col- l'esterno. I due tubi di vetro possono essere sostituiti da tubi di gomma. Disposto così l’apparecchio, si versa nel vaso esterno (a) del- l’acqua, che si tiene col livello superiore discosta dal fondo del. Fig. 9. — Apparecchio di allevamento della stazione di entomologia. a) Vaso esterno di maiolica verniciata; — 0) spazio intermedio con acqua; c) vaso interno non verniciato con margine dilatato e reflesso in fuori; — d) campana di eri- stallo; — e) tubo adduttore, discendente quasi al fondo della campana; —.f)tubo di emissione; — g) tubulatura e tappo della campana; — #) squadra del tubo e) aperta al- l’ esterno. ; vaso interno nello spazio 6, ordinariamente; o qualche volta. più alta di quello, in modo che nel primo caso, l'atmosfera che. si mantiene umida fra i due, per la porosità del vaso interno si. comunichi al contenuto di questo; e nell’altro caso, per la stessa via, giunga ad esso direttamente dell’acqua. Nel vaso interno poi, disposto uno strato di terra, di sabbia, di detriti ecc. adattato ai diversi casi, si pongono le larve da sviluppare o. gli insetti, e occorrendo altri animali, come lombrichi, topi, arvicole, (isolatamente, quando per le abitudini loro sien capaci. di nuocersi a vicenda), e sotto la campana protettrice si la- sciano a sè. Uno dei tubi della campana, cioè quello più corto, si lascia aperto, o all'occorrenza, in comunicazione colla branca orizzontale del tubo più lungo della campana di un secondo ‘apparecchio. Pel tubo più lungo in ogni caso si opera, conti- ‘nuamente o ad intervalli, una insufflazione di aria, che spo- stando pel tubo corto quella contenuta, la ricambia ogni volta. . Per insufflatore si adopra un comune soffietto a mantice, ‘© un tubo aspirante e premente a caduta di acqua, invece del quale abbiamo trovato espediente: una pompa di Muenke, che in laboratorio serve altresì ad altri ufficii. | Presa qualche precauzione per purgare quanto sia possibile E corpi adoprati come lettiera, rinnovate spesso le insufflazioni ‘0 mantenuta continua la ventilazione, filtrata, occorrendo, l’aria a traverso un tubo o un vaso contenente cotone, amianto 0 un liquido di lavatura, sì possono scemare od escludere germi di infezioni, di muffe in particolare, che guastano troppo, e troppo spesso gli allevamenti fatti in condizioni men buone. E inutile poi dire che lo stesso apparecchio può servire ad |. ESE sperimentali con gas di diversa natura. ; Tutti i provvedimenti ricordati fanno intendere che il com- pito della Stazione non è stato mai troppo strettamente rico- fosciuto, benchè l’esperienza a poco a poco abbia aiutato ad sario e definirlo di più. 7. — Esercizio e opera della Stazione. Il lavoro, l’opera, l’esercizio dell’attività della Stazione si può facilmente distinguere in interno ed esterno. Questo, ma- ‘nifestazione del primo; e quello, frutto degl’impulsi esteriori, ‘cioè degli avvenimenti, che volta per volta succeduti, sono arri- vati o arrivano a notizia della Stazione medesima; o effetto della iniziativa propria di essa, e consistito negli esami, nei confronti, negli esperimenti, anco quando varcano i confini del laboratorio, come si è detto, e nelle conclusioni tradotte nei rapporti o comunicazioni immediate fatte agli interessati o ese note per la pubblica stampa. Ping? Parte del lavoro interno doveva essere rivolto a preparare i mezzi di esercitare l’altra parte; e da quella, come manifesta- zione esteriore, son venuti gli apparecchiamenti, dei quali sì _ tenuto discorso. Un'altra parte del lavoro stesso potrebbe poi essere d. Leti stinta in amministrativa e scientifica pratica. Nella prima di ERP O, TRI E E stata e si trova sempre impegnata personalmente opera, come la responsabilità, del Direttore, coadiuvato efficacemente 3 soprattutto dall’incaricato conservatore economo; e si è eser-. citata e si esercita cogli assegnamenti della Stazione, secondo, la tabella normale o con altri, in particolari eventualità, ACCOr-. dati dal Ministero. Tutto procede, in questo, secondo la regola degli ordini generali di contabilità dello Stato, e se ne tiene. nota per via di inventarii, cataloghi, resoconti trimestrali, via. via riveduti e con saldo annuale alla fine di Giugno, approvati. dal Ministero e dalla R. Corte dei Conti. 3 La parte scientifica pratica è stata ed è disimpegnata dal Direttore e dali’Assistente, cooperando pure, quando sia oc-. corso od occorra, il personale subalterno. Ma molto importante cooperazione è stata data naturalmente da coloro stessi che. hanno avuto ricorso alla Stazione, colle spedizioni di materiali. di esame, con le informazioni date denunziando i fatti, in oG-. casione dei ricorsi, e quelle più, che si sono richieste e che si. richiedono non di rado, a complemento delle prime, o sull’ esito dei provvedimenti proposti, e consigliati o seguiti. ì Gli americani sono stati la nostra guida in proposito, pe- rocchè non si resta senza maraviglia di fronte alle indagini che. essi sanno condurre per questa via, sussidiati da mezzi che. noi non abbiamo, e dalla condiscendenza illluminata e quasi. illimitata dei corrispondenti loro. Potremo anche noi però sce-. gliere non pochi esempi di spedizioni importanti, di scambi reiterati, di osservazioni richieste e di risposte bene avvisato, come di concessioni benevole del Ministero in più co0ss dl dove è parso necessario invocarne, sia per eccitare amministra- zioni subordinate, come le Ispezioni forestali o le Agenzie delle, CARRA NT PAPIRI PI VRENE = coltivazioni dei tabacchi, a fornire notizie o materiali di osser- . vazioni, sia per concorrere a spese di spedizioni a distanza, o 4 acquisti di collezioni, macchine od istrumenti. | Come si è pututo rilevare dalle Relazioni già pubblicate, le 4 corrispondenze per tutto questo si sono scambiate o si scam- . biano franche di spesa: col R. Ministero di Agricoltura le RR. Prefetture e Sottoprefetture del Regno i coi Municipi ; le R. Ispezioni forestali ; le R. Agenzie dei tabacchi il Laboratorio di Botanica crittogamica di Pavia la R. Stazione di Patologia vegetale di Roma le RR. Scuole di agricoltura le Stazioni agrarie 9 i Comizi agrarii il R. Comitato o le Commissioni ampelografiche 1 Consorzi antifillosserici il Commissariato antifillosserico di Milano le Delegazioni antifillosseriche ed i Privati, Non poche, nè rare volte, poi è occorso di trattare coi Con- solati di paesi stranieri, coi Capi di istituzioni straniere conge- neri alla nostra, e volte ai medesimi intenti in prò dell’ agri- coltura, in Europa e specialmente in America, da molte delle quali poi, per la grande loro liberalità, si sono ricevute e si ricevono numerose e cospicue pubblicazioni. Qualunque sia stato e possa essere il lavoro interno della Stazione, esso è stato e seguita ad essere ispirato dal pensiero che alita in essa, rispetto al compito suo, verso i fatti che . ella è chiamata a conoscere, e che è dichiarato nei termini | stessi degli atti della sua istituzione. Quindi per ogni singolo | avvenimento, è necessaria la ricerca diligente della sua con- sistenza, dei suoi fattori apparenti, cioè della natura, stato e condizione della cosa della quale si avverte o si lamenta una SITI E offesa o un deterioramento sofferto; — ricerca delle condizioni dell’avvenimento, del luogo secondo l’altezza o la esposizione, o altre circostanze comprese nella ragione del clima; nella ri- cerca del terreno, cioè della composizione di esso o dello stato naturale o dipendente dalia coltivazione, dal modo di questa, dalle piante e dalle operazioni che vi concorrono, e colle quali il fatto possa essere stato collegato, con ordine procedendo nella ricerca dalle condizioni più comuni alle più speciali. Succedono poi le altre indagini sulla natura, stato o condizione dell’agente chiamato in causa, e quando si tratti di animali, la definizione dell’esser loro secondo la scienza; il richiamo delle cognizioni relative a ciascuno, soprattutto quanto alla vita, alle vicende che sotfrono, alle necessità loro imposte, non che ai possibili adattamenti osservati; aggiunta la cura per verificare l’os- servanza delle cognizioni medesime, e le differenze che si ri- scontrano, per discriminare le ragioni sicure o possibili di queste come di quelle. Qualunque idea si abbia infatti, o si. possa avere, certo è che il danno o il vantaggio recato da un agente naturale alla produzione o alla conservazione di quelle cose che ci interessano, dipenderanno sempre da relazioni solite, o che si stabiliscono di nuovo, fra l'agente e le cose stesse; come l’allontanare, modificare, impedire l’esistenza o l’azione di quello, dipenderà sempre dall’applicare le cognizioni che si abbiano dei rapporti in questione. Da questo infatti possono soltanto venire i consigli sui provvedimenti di difesa da prendere, a cominciare dalla modificazione di qualche pratica in uso, per finire ai così detti rimedi. Meteorologia, Fisica, Chimica, Zoologia, Entomo- logia, Botanica agraria stanno e staranno in questo, ed è, come sarà vano, cercare altrove la loro consistenza. A parer nostro poi, nel proporre queste determinazioni, non converrebbe affrettarsi troppo a parlare di malattie delle piante, e di Patologia vegetale. Le presunte malattie sono in- fatti, il più delle volte almeno, di quelle senza processo, come le malattie degli animali per azioni meccaniche. Una larva che rode una gemma, o un fiore, o una foglia, che perfora il ici ta, SIAE tronco di un albero, una radice, la polpa di un frutto o di un seme, annienta un organo o una parte della pianta, e la pro- duzione: rispettiva, non determina processo di malattia; e quando, in altri casi, un'azione esterna, una infezione di bat- terii, di parasiti vegetali o animali determina una necrosi, una suberificazione di tessuti o una neoplasia, una galla, con processo che ricorda un processo morboso, e le sue conseguenze, ‘in modo da giustificare la espressione di malattia, vi sarà sem- ‘pre da distinguere etiologicamente le malattie stesse o i pro- cessi morbosi. La etiologia in questo caso è poi tutto, perchè | praticamente altro sarà procedere a difendersi, a ripararsi da E ITA Ca PITT, 0 ia è eee un’ azione comune, 0 dall’azione di un batterio o di un para- | sita vegetale, e altro difendersi da quella di un animale vo- race o parasita ancor esso, e riparare gli effetti dell'uno o del- l’altro. Accennato il principio non ci estenderemo a rilevare il seguito, che dovrebbe avere. Ma tornando al primo proposito, al complesso delle ricerche indicate, è inutile di osservare come debbano concorrere e corrispondere informazioni, esami diretti, osservazioni, espe- rienze, e qui di nuovo gioverà spendere qualche parola per di- chiarare come, anco queste, sieno state o sieno comprese dalla Stazione. Le informazioni, per essere attendibili, debbono essere di testimonii intelligenti, e senza partito preso di giudizi avven- tati o di pregiudizi, come non avviene troppo frequentemente trovarne; e, salvo eccezioni di speciali competenze degli os- servatori, le osservazioni tanto più attendibili sono natural- mente, quanto più si riferiscano a fatti comuni, facili a cadere sotto i sensi, obiettivamente. Le informazioni debbono fondarsi sopra osservazioni di- rette, o su testimonianze accertate di osservazioni fatte sul campo stesso, o in grande prossimità di luogo e di tempo; che se talvolta giovano le notizie raccolte di lontano, e i ricordi, queste vogliono essere più cautamente vagliate. Se poi si tratta di referti di osservazioni, commesse ad altri, 2 *) — 54 — meglio e più sicuramente sarà, se queste saranno state con- dotte colla scorta di questionarii adattati, che dovranno essere stati quanto e più possibile brevi, limitati e di questioni ri- dotte a semplicità, ed enunciate categoricamente. A queste regole la stazione stessa si è tenuta nel richie- dere ad altri le notizie o informazioni che non aveva e che parevano necessarie. Essa ha creduto poi inutile tracciare a sè o ad altri delle norme per le osservazioni di gabinetto, le quali è supponibile che sieno sempre eseguite o dirette da persona di speciale competenza, a cui le condizioni della ri- cerca sono necessariamente note e presenti. Le esperienze, anch'esse, potranno essere di campo o di gabinetto, e anche più delle osservazioni sole, dovranno essere eseguite da mani sicure. E credenza comune, ritenuta da alcuni che dovrebbero avere, a parer nostro, diversa sentenza, che le sole osserva- zioni o le sole esperienze buone per la pratica, siano quelle fatte nel campo; e certo è che una osservazione o una espe- rienza di gabinetto, che non corrispondesse ai fatti quali si succedono in seno della natura, potrebbe forse esser vera, ma sarebbe inutile praticamente. Più della osservazione potrebbe anche darsi poi che una esperienza negativa nel gabinetto, riu- scisse nel campo e, per converso, che una esperienza di campo non riuscisse nel gabinetto. Da questo viene invero che ogni dettato o proposta, dedotta scientificamente, per essere ritenuta confaciente alla pratica, debba avere la controprova di questa; ma non ne viene l'inverso, che i fatti del campo solamente sieno o dieno criterio di verità. Quanto poi alla consistenza del suo contenuto e quindi al suo valore per questo titolo la osservazione o la esperienza di gabinetto, o fatta nelle con- dizioni del gabinetto, ne avrà sempre uno, che la esperienza od. osservazione nel campo da se sola, non avrebbe nè po- trebbe avere. Di fatto ogni osservazione, e tanto più ogni esperienza, tende a ridurre un effetto a una causa o a un complesso di cause determinate, ad esclusione difogni altra. Ora questo è possibile, fino a un certo segno o completamente nel gabinetto, ma trattandosi delle cose agrarie, non è possibile fuori, dove, le vicende meteorologiche, il giorno, l’ora, il mo- mento, tutto può mutare e tutto muta, per non parlare delle complicazioni, secondo i luoghi e le circostanze locali. Da questo viene per conseguenza che una osservazione o espe- rienza di campo, per avere quella efficacia di prova che si ri- chiede, bisognerebbe ripeterla sotto tante condizioni diverse, in modo che la eliminazione sperimentale venisse fuori da sè; il che è, certo il più delle volte, inutile chiedere o imporre. Invece la esperienza o l’osservazione di campo, che ripeta la esperienza o la osservazione di gabinetto, è quella che dà . la sanzione pratica desiderata, e quanto più larga e ripetuta | sia tanto meglio, perchè in caso di fortunato riscontro, sì vede | che l’osservanza dei termini posti nello esperimento scienti- fico, benchè non istrettamente mantenuta sotto le condizioni | naturali, è tuttavia integrata per il concorso di altri termini, noti ed ignoti, non preveduti o non curati dapprima. Considerazioni come queste potrebbero essere dimostrate . altrimenti, e sono ovvie d'altronde; ma appunto intorno alle | questioni agrarie giova ripeterle, perchè non sono ricordate spesso da chi le conosce, nè sono conosciute da molti o dai più, degli interessati. Per esse intanto noi non abbiamo potuto te- nere in gran conto, fra gli altri, i vantati successi della cura dell’uovo d’inverno sulle viti infette dalla Fillossera, che con- sigliavano molti, secondo il Babbiani, dietro pretese osserva- zioni o esperienze di campagna, e non potremmo accordar fi- ducia ad altre esperienze proposte e volute per decidere sulle cure insettifughe, consigliate per allontanare gli insetti, causa dei danni della C'onchylis o dell'Eudemis. Senza contare tutti i fatti, che sono stati oggetto del la- voro della Stazione, e che, come in un processo verbale, notava il compianto Planchon, sono stati indicati nella parte storica delle relazioni pubblicate, e continueranno ad esserlo in queste, I ta (anco tornando indietro fin dove quelle sono arrivate), altri, per la loro importanza pratica specialmente, hanno richiamato — di più l’attenzione e l’opera di guella. Fra gli altri, più notevoli, ricorderemo sopratutto le ap- parizioni o scoperte della Fillossera, (P?. vastatrix Planchon), e dei provvedimenti e rimedi presi contro di esse: le apparizioni delle cavallette (Caloptenus italicus, Stau-. ronotus maroccanus) ecc. le apparizioni degli zabri (Zabrus tenebrioides Goeze), quelle degli Elateri (Agrzotis lineatus, A. obscurus) ecc. | quelle delle Cecidomie (Cecidomya destructor) dei cereali, | quelle delle tignole nei frutti (Carpocapsa pomonella), quelle delle tignole delle uve (Conchylis ambiguella, Eu- demis botrana), i quelle dei bachi delle olive (Dacus oleae FÈ), È quelle delle Cocciniglie, fra le quali le Cocciniglie degli agrumi o quella del gelso. quelle di varie infezioni di alberi fruttiferi. FiLLossera. — Per la Fillossera delle viti, la Stazione ha | tenuto conto fin da principio di ogni avvenimento segnalato, | dopo che in America, in Francia, in Svizzera e in altri paesi | di Europa; dei Congressi tenuti, fra i quali quello di Montpel- lier del 1874, che presieduto da Drouyn De Lhuis, ebbe pre- senti Planchon, Lichtenstein, Cornu, Laliman, Marès, Duclaux, AE Gaston Bazille, e il fiore degli agricoltori, che in Francia. cominciarono a occuparsi della questione; il Congresso di Lo- sanna del 1877, la Conferenza diplomatica di Berna del 1878. Venne da esse la prima Convenzione, che parve troppo larga . bi tion pe’ timori che agitavano le menti in quel tempo e di cui, pel Ministero fu interpetre autorevole ed autorizzato il Consiglio . superiore di Agricoltura. Solamente più tardi, e per iniziativa . parlamentare, venne la legge 3 aprile 1879, che poi fu dovuta | allargare, fino al segno che oggi poco resta di essa. Frattanto facendo eco alle notizie che pervenivano di Germania, di Francia e di Svizzera, sempre più insistenti e paurose, si commuoveva la opinione in Italia, e dotti, solle- citi per la scienza 0 per la pubblica cosa, come il Cornalia, il Costa, il Trevisani, il Franceschi, il Toselli, il Boccardo, con pubblicazioni isolate o di Comizi agrari o di Società scien- | tifiche, fra le quali l’Istituto lombardo, il R. Istituto d’inco- raggiamento di Napoli, la Società italiana di scienze naturali moltiplicavano gli avvisi, e la Società di Scienze naturali diede | origine anche ad un’altra associazione, detta delle Vedette fil- losseriche, per vigilare e scoprire ogni eventuale invasione. È Il Ministero di agricoltura però, che fino dal 1872 aveva, | per Decreti o per leggi, emanate disposizioni eventuali di di- È fesa, volendo anticipare qualche preparazione, per fare al biso- | gno intervenire l’opera sua, commise nel 1877 alla Stazione ed alsuo Direttore di istruire intorno alla Fitlossera tre giovani laureati del R. Istituto forestale di Vallombrosa i Sigg. Zar- pellon, Cittolini e Pianigiani, coi quali, unito al compianto . Commendatore Francesco Lawley, presidente della Commis- | sione ampelografica, il Direttore della Stazione diede le prime cure pratiche alle infezioni fillosseriche italiane, la cui serie È dolorosa si aprì con quella di Valmadrera della prov. di Lecco, ginel 1879 (1). | Istituita poi, per quella occasione, presso il R. Ministero di agricoltura, una Commissione consultiva antifillosserica, ad imi- i tazione di quella di Francia (2), il Direttore della Stazione fu (1) Targioni e LawLEY, Rapporto intorno alla scoperta della Fillossera nel | circondar io di Lecco e di Monza ecc. « Ann. di Agricoltura », 1880, N. 23. (2) V. Decreti Ministeriali del dì. 11-30 Settembre 1879. Ecco la nota dei com- | ponenti la prima Commissione consultiva: Bertone di Sambuy Conte Ernesto, | Deputato, di Torino; Carta Efisio, di Oristano; Cettura Pietro, di Bari; Cornalia . Prof. Emilio di Milano; Costa Prof. Achille di Napoli; Damiani Abele, Deputato; È Garovaglio Prof. Sante, di Pavia; Griffini Avv. Luigi, Deputato, di Crema; Iaco- ; bini Alessandro, di Roma; Kònig Dott. Francesco, Direttore della Stazione enologica ‘di Asti; Lawley Commendatore Francesco, Macagno D. Ippolito, Direttore della “Stazione agraria di Palermo; Miraglia Comm. Niccola, Direttore dell'Agricoltura; Passerini Prof. Giovanni di Parma; Pedicino Prof. Niccola di Napoli; Targioni prozzetti Prof. Adolfo, Direttore della Stazione di Entomologia agraria, di Firenze; oa: chiamato a farne parte di diritto col Direttore del Laborato- rio di Botanica crittogamica, col Direttore generale dell’ agri- coltura e il Presidente del Comitato centrale ampelografico; come ne fu designato presidente per l’anno 1880, e successiva- mente, di anno in anno fu confermato, fin qui, nell’ ufficio. Fortunata e onorevole cooperazione nel difficile ufficio tro- vava il Presidente nominato nella egregia persona dell’onore- vole meritissimo Comm. Luigi Griffini di Crema, nel Commen- datore Lawley, già ricordato, e nella lunga schiera di uomini preclari nell’amministrazione, nell’insegnamento delle scienze naturali, economiche e agrarie, nelle discipline giuridiche e nell'alta magistratura, molti dei quali, come il Vicepresidente, insigniti anche del mandato legislativo alla Camera o dal Senato. I rinnuovamenti per sorteggio, e pur troppo gli altri im- posti dalla vicenda irreparabile dell’ età e della vita, hanno . tolto non pochi dei primi nominati, il di cui compianto è doveroso di esprimere, e apersero adito a successori, non meno generosi, e devoti all’ alto interesse, che la Commissione con- sultiva ha avuto compito di tutelare e promuovere. La Stazione poi, colla persona del suo Direttore, Presidente e rappresentante della Commissione consultiva, solo, o associato talvolta al Direttore dell’agricoltura Comm. Miraglia, con l’uno o coll’ altro degli Assistenti, via via stati in ufficio, o con al- cuno degli Ispettori dell’agricoltura, col presidente della Com- missione ampelografica, Comm. Lawley, e uno o un altro com- ponente la Commissione consultiva stessa, come il prof. Costa, il prof. Kénig, o più tardi col prof. Frojo di Napoli, il prof. Ca- nestrini di Padova, il prof. Caruso di Pisa, il prof. France- schini di Milano, l’on. deputato Orsini di Pisa, ha preso parte a Congressi ed Esposizioni come quella contemporanea al Con- gresso di Torino nel 1874 o l’altra associata alla Conferenza di Torelli Conte Luigi, Senatore; Trois Prof. Enrico Filippo di Venezia; Lo Monica Evangelista, Segretario. La Commissione, convocata a Roma, tenne la prima adunanza il 19 Gen- naio 1880. V. Rapporto citato pag. 194-195 e seg. i RR ace ite ail "LO Sia SII PARRA È Firenze, a spedizioni più lontane, come quelle fatte in Lombar- dia, in Sicilia, in Sardegna, in Piemonte, nell’Isola d'Elba, nella provincia di Pisa, per riconoscere le condizioni delle diverse infezioni, stabilire o modificare servizi antifillosserici, comporre questioni, sottomettere al Ministero proposte di provvedimenti, che, adottate direttamente, o vagliate nelle discussioni del . Comitato, e della Commissione consultiva, sono state la ma- | teria prima delle risoluzioni adottate dal Ministero medesimo, non che degli schemi legislativi, successivamente deliberati dal Parlamento. In Europa, la Spagna ed il Portogallo, secondo alcuno dal 1862, la Francia dal 1873, l'Austria Ungheria dal 1871, i la Germania dal 1874, la Svizzera dal 1874 ebbero il tristo È privilegio di entrare prime nei gravi e dolorosi cimenti delle . infezioni fillosseriche. L'Italia, venuta nel"1869 a prendere il suo posto, trovò soprattutto dalla Francia e dalla Svizzera | preparato l'avviamento a conoscerne la causa, l’importanza de- gli effetti pratici, la natura come l'efficacia, pur troppo limi- tata, dei provvedimenti da prendere (1). Non può dirsi, che nel pubblico, gli animi siano stati remis- sivi agli avvisi, tutti a un tratto e concordemente; ma certo il . Ministero di agricoltura e il Governo nazionale col Parlamento furono i primi a conoscere, solleciti a provvedere, nè l’opera loro fu per poco nel trattenere gli ultimi danni, come è È % ; avvenuto per 20 anni oramai. Le condizioni naturali quasi sem- 3 pre favorevoli alle diffusioni, i commerci facili fra luoghi vi- cini infetti o non infetti, gli errori e i pregiudizi, le deficienze di mezzi sono stati senza dubbio ostacolo grave, oltre gli al- tri, a largheggiare nelle applicazioni dei più salutari espedienti, non ostante l’Italia che pure è dopo il 1869, gravemente com- | promessa, non è ancora come la Francia fu dapprima, e la (1) V. TarcIoni Tozzetti, Malattia del Pidocchio, « Ann. del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio » 1875. — Id. e LawLEY, Rapporto intorno alla scoperta della Fillossera nei circondarii di Lecco ecc. « Ann. cit. » N. 25 (1880). CIANO Spagna o l'Ungheria, in Europa sono state in assai più breve volger di tempo. Le condizioni fatte più gravi e la osservazione di certa im- munità delle viti americane, creduta a principio più assoluta di quel che in fatto non sia, hanno anche portato accanto alla questione della difesa cogli altri mezzi, quella della ricostitu- zione dei vigneti per via delle viti dell’altro mondo. Però anche a questo l’Italia ha volto gli occhi per tempo, via via che le infezioni avanzavano e si aggravavano negli effetti loro; e mentre d’altra parte, profittava delle discussioni e delle espe- rienze che altrove, specialmente in Francia, portavano sempre nuovo lume nell’intrigato argomento, istituiva esperimenti sulle resistenze, sugli adattamenti e sugli innesti (1). La Stazione si è trovata fino agli ultimi tempi, lontana dalle infezioni, ma non ha per questo lasciato di tenersi infor- mata delle questioni pratiche e scientifiche, che la storia della Fillossera ha suscitato fin dalla prima sua conoscenza in Ame- rica o in Europa, testimoni, prima le pubblicazioni fatte (2), poi le discussioni intorno alla esistenza o frequenza relativa delle generazioni sessuali, alle generazioni dell'uovo d’inverno e alle sue vicende, e quindi alla sua importanza scientifica e pratica, come elemento della diffusione della Fillossera. Sul quale argomento, senza infirmare che cotesto prodotto sia in fatto una rara eccezione per la specie che vive esclusiva- (1) Data dal 1869 l'osservazione del Laliman circa la resistenza di alcune viti americane, nel possesso della Bastide presso Bordeaux, e d° allora in poi gli studii non sono ancora cessati in Francia, in America, e dovunque la Fillossera ha preso radice. — In Italia si cominciò. per tema della infezione portata dalle piante, dal chiedere all'America i semi di queste viti, ricercando particolar- mente quelli di specie e varietà ritenute più resistenti, che vennero impiegati a formare vivai governativi o furono distribuiti ai privati (1877-1880). Nella seduta della Commissione consultiva, del 24 Gennaio 1880, venne formulata e approvata la proposta della istituzione di un vivaio formato con talee di viti americane, in un'isola dell'Arcipelago, che fu poi Montecristo. Il consiglio per sè stesso raziona- lissimo, ron chbbe gli effetti che se ne speravano, per ragioni che qui sarebbe inu- tile ricercare. V. Targioni Tozzetti Malattia del Pidocchio e Rapporto cit. n. 263. (2) Nota di pubblicazioni cit. N. 1 e 6, 12, 13, 16, 18, 19, 25, 28. dit n © iii i oe Sia eri e etica Fi Seli mente fra e sulle viti europee, ha portato poi nuovo lume per altri rispetti il professor Franceschini di Milano, Diret- tore del laboratorio di Ghiffa (1). Diremo più tardi della parte presa dalla Stazione nell’ar- gomento delle cure. Venne poi in animo al Direttore di quella, di tentare la cattura delle fillossere volanti per mezzo di lastre coperte di sostanze agglutinative, glicerina, olio ed altre, per esplo- rare le adiacenze sospette dei centri di infezione; espediente da ritentare con prove più larghe e continuate, non privo però di ragione. L'idea infine, di coinvolgere il solfuro di carbonio con so- stanze fisse, o meno volatili, proseguita da molti e concretata in modi diversi, fu dal Direttore messa in essere con la pro- posta e l’uso di miscele emulsive a base di sapone, e non pare che le prove abbiano condannato il nuovo consiglio (2). Coccinianie. — Dalla Fillossera alle Cocciniglie non è lungo il passo; e poichè a queste, partendo dal fatto di.una notevole infezione di Dactylopius sulle uve, il Direttore della stazione aveva già volto il pensiero da diversi anni, esso tornò ad oc- cuparsene dal punto di vista pratico, per le apparizioni disa- strose di questa e di alcune altre, come i Lecanium degli olivi, i Lecanium, la Parlatoria, gli Aspidiotus, le Mytilaspis ecc. de- gli agrumeti. Questi in particolare furono occasione di ricerche e di prove in laboratorio e fuori, specialmente in Sicilia e in Calabria, dove furono iniziate e condotte esperienze assai larghe, sotto la guida del prof. Berlese, allora assistente della Stazione, poi dal dott. Del Guercio, e cui presero parte il Direttore dei campi di cura in Sicilia, sig. La Fauci, mentre alcuni proprietari, e (1) Francescnini FeLice, Hillossera della vite Dizion. di Agricoltura, En- cicl. agr. completa, ecc. V. Atti della Comm. consult. Maggio 1390. Giugno 1891. (2) V. Nota di pubblicazioni cit. e specialmente Malattia del pidocchio, pag. 108 e seg. Atti della Commiss. consultiva. Son AIN CENE primo il sig. Saija Torre, già ricordato, con altrettanto disin- teressata abnegazione, prestarono il concorso gratuito dei loro agrumeti e della loro cooperazione (1). Fu poi occasione di ispezioni locali, cui presero parte il Comm. Miraglia, sempre solertissimo nell’ alto ufficio da lui tenuto, e il Prof. Franceschini, la infezione di una nuova Coc- ciniglia, probabilmente di origine giapponese (Diaspis penta- gona, Targ.), capitata in Lombardia, rapidamente diffusa, e micidialissima ai Gelsi (2). Ad altri studii hanno dato ragione ancora la definizione di una cocciniglia delle palme in Alge- ria Aonîdia Blanchardi Targ., e di un’ altra, causa della for- mazione di una nuova qualità di lacca, al Madagascar (Ga- scardia madagascariensis, Targ.) (3). Quanto a cocciniglie, poi, meritano molta attenzione varii lavori compiuti in Italia del chiarissimo Prof. Berlese, e pel caso nostro quelli « Le Cocciniglie degli agrumi, 1896 » e le « Notizie intorno alle Cocciniglie di America che minacciano la frutticultura europea ». (4). Se la Fillossera e le Cocciniglie degli agrumeti o di altre piante, sono state occasione di qualche lunghezza nel discorso, l'occasione è pur venuta da altre infezioni, meno speciose quanto alla causa, meno diffuse, ma gravi anch’esse alla pra- tica e agli interessi dell’ agricoltura. CavaLLeTtTE. — Così delle Cavallette, l’ apparizione delle quali è piaga antica e moderna delle regioni meridionali o delle isole maggiori d’Italia, ma che talvolta hanno luogo an- cora nell'Italia nella media e superiore, con ispecie a vero dire non identiche nei diversi luoghi, benchè nei medesimi luoghi le stesse e molteplici per ogni apparizione. Di esse una (1) V. Nota di pubblicazioni citata N. 23, 27, 43. (2) V. Nota di pubblicazioni id. N, 26, 31. (3) Nota di pubblicazioni citata N. 44, 45, 46, 47. (4) V. « Annali di Agricoltura » 1898. ssa ; È; | Ì Sì FRE e SPIE ICERTTRESA Viti I Terne e SII MT RS LOTITO TIT) i al : } n i SI À 4 FRS, DITE storia assai larga e completa, dette origine al libro degli « Ortotteri agrarii » del prof. Targioni (1), e ad altre notizie. Discriminate e distinte meglio che pel passato le specie ri- correnti, è apparso più chiaro che per le grandi isole nostre e poi le regioni meridionali del continente italiano, prevale lo Stauronotus maroccanus Thunb (Gryllus cruciatus Charp.), asso- ciato in varie proporzioni ad alcune forme del Caloptenus ita- licus Burm., e, in misura più ristretta, ad altre specie di Acridioidei, non escluso qualche Locustoideo (Decticus alb:- frons), lo che d'altronde avviene in tutto il bacino mediter- raneo, e così in Spagna, in Provenza, di sopra, e nell’Affrica da mezzodì. Il Caloptenus italicus, prevale o si rende invece quasi esclusivo nelle apparizioni dell’Italia media e superiore, come nei Balcani, nella Russia meridionale. — Quanto alle cause e alle origini delle apparizioni, giova ricordare certe differenze specifiche, per le quali senza dubbio si possono distinguere specie emigranti e non emigranti; ma nel fatto della maggiorè o minore estensione, e nella direzione delle emigrazioni, bisogna accordare molta parte alle circostanze locali. — Così, emigranti in modo assoluto, paiono certe specie come i Caloptenus degli Stati Uniti, o l’Acridium peregrinum, o il Pachytilus migratorius, che neanche capitano sicuramente da noi, ma di minore portata sono fra noi che in Africa, sul continente che nelle isole, nelle regioni superiori o medie che nelle meridionali, gli spostamenti dello Stauronotus maroccanus; e quelli poi del Ca/optenus italicus, estesissimi in Oriente, sono assai più contenuti e ordinariamente quasi nulli in Italia. Parve in proposito assai singolare l’ apparizione di questa specie nella provincia di Verona, veduta negli anni 1874-75; perchè complicata da quella dello Storno roseo (Acridotheres roseus), estraneo alla regione, e che per la sua origine dai Balcani, si potè credere tratto a seguire le orde delle cavallette, (1) V. Tarc. Tozz. Ap., Ortotteri agrari « Ann. di Agricoltura », 1882. RESO come esso, emigranti. Ma essendo il Culoptenus italicus specie propria dei paesi di origine come di arrivo, l'avvenimento si spiegherebbe altrettanto, ammettendo che esso, moltiplicato nelle regioni estreme e intermedie, avesse tentato il volante pennuto al più avventuroso viaggio. Tuttavia in casi simili non sarebbe male ricorrere ai mezzi adoperati dagli americani, per seguire le emigrazioni dei loro Calopteni dai monti roc- ciosi ai piani del Mississipì, ed i loro ritorni. Alla pratica dell’agricoltura, come alle pubbliche ammini- strazioni, gioverà intanto dire che lo esame dei singoli casi ha sempre confermato che le apparizioni fra noi, sono do- vute a moltiplicazioni avvenute sul posto o in prossimità, nei luoghi lasciati incolti, in mezzo a quelli di coltivati, come nel piano di Firenze, per convenienze particolari o per accidenti. Queste poi hanno luogo a periodi irregolarmente distribuiti, tutti della durata di qualche anno, e in ognuno dei quali l’apparizione descrive una parabola ascendente prima, discendente di poi. In tali condizioni, utilissima per la difesa può essere la ri- cerca e distruzione delle uova, la caccia delle giovanissime ninfe, ancora riunite e sedentarie, seguita presto dalla inuti- lità di ogni operazione difensiva e offensiva, per quanto l’ap- parire formidabile di un’orda di cavallette volanti, che in- vade, spinga gli ignari a reclamarne più fortemente, con aggravio pubblico, che si aggiunge a quello privato. Tale in conclusione è stata la storia delle apparizioni classiche della Sicilia, della Sardegna, delle Puglie, dell’agro romano e senese, tale quella delle apparizioni dell’Italia superiore, e dell’ altra molto meno importante dell’agro fiorentino, veduta negli ultimi anni, e tale, forse, quella ancora che è stata occasione della lotta poco addietro sostenuta dalla Francia nell’Algeria (1). (1) V. TarcIonI, Ortotteri agrari pag. 91 a 115. Lasciando i molti fatti ivi ricordati, giova tener presente che in Algeria durante il 1888, furono raccolti 10,600 m. c. di cavallette! (Stauronotus maroccanus), con una spesa di L. 800,000, e che si apparecchiavano per 300 chilom. di apparecchi cipriotti, per continuare citta Re IE ne RE EU pie atetnii dt dei mn SEI II E RTUDI PARIOO SETA TINTA ARE CRI SEE AGI GOA Li La Molti espedienti di caccia e di distruzione si son visti alla prova contro le Cavallette, dalle reti impiegate dal prof. Costa, ai telai del Sig. Cappi di Teramo, a quelli trascinanti una bacinella con acqua, tentati a Brozzi dal Sig. Avv. Permoli, alle aspersioni di Petrolio, di Solfuro di carbonio, adoperati ivi stesso da altri, alle semplici saponate suggerite dalla Sta- zione, agli aguati col fuoco o coll’acqua. Apparecchi più com- plicati come molti, usati in America, o di grande estensione come le reti di Candia o di Cipro, non si son viste in uso nè si vedrebbero facilmente fra noi, pel costo grandissimo e la difficoltà di usarne in luoghi accidentati nella superficie dai naturali dislivelli e dalle divisioni delle coltivazioni; ma, senza questi, l’arsenale degli strumenti proposti o impiegati dagli americani fornirebbero ad ogni più cupida immaginazione di che sodisfarsi (1). i > Fuori di questi, aspettando che sian meglio disposte le cose per moltiplicarli, e distribuirli a piacere, vanno pur ri- cordati i germi infettivi di Entomophtora, o di Batterii ai quali l’attenzione è stata pure rivolta. ZaBri, ELaTERIT, CecipomiE. — Le invasioni degli Zabri (Za- brus tenebrioides, Goeze) e degli Elatterii di specie diverse, come quella delle Cecidomie, sono anch'esse antico tormento delle coltivazioni dei cereali delle regioni piane, più o meno umide della Emilia alta e bassa, delle Marche, ecc. Le prime frequentemente descritte e ricordate, dopo Bona- ventura Corti (1784), non in tutto nè per tutto chiarite quanto le abitudini degli insetti che le costituiscono, han dato luogo a la caccia nel 1889 contro la nuova apparizione, le uova per la quale si trovavano seminate in 190-200,000 ettari di superficie (Journ. d'agr. prat.) 1889, t. 1, pag. 287. Annales de la Soc. entomol. de Prance. Ser. 6, I. 9. « Bullet. », pag. 6, 7. (1888-89.) (1) V. Relazione intorno ai lavori della R. Stazione di Entomol. agraria per l’anno 1876, pag. 122 e seg. « Ann. di agricoltura » 1878; Ortott. agrarii, pag. 137, 142 e seg. ga verificazioni assai laboriose della Stazione, come si vede dalle relazioni pubblicate (1). Così le apparizioni delle Cecidomie dei cereali, in partico- lare di quella nota come C. destrucor Say, dal Rondani altri- menti designata (PRytophaga cerealis, Cecidomyia frumentaria), o della C. Diplosis tritici, Wagn., e così di un’altra del rami dell’ olivo, che si fa conoscere in pratica pel disseccamento dei frutti. Nuova alla scienza, fu distinta col nome di Di- plosis oleiperda, Targ., notandovi una disposizione delle an- tenne, per la quale si sarebbe fatto un genere a sè, che fu poi costituito dal Kieffer (2). Le apparizioni degli Agriotes lineatus, A. obscurus, ecc. furono occasione di ispezioni locali e di tentativi di difesa, colle iniezioni di solfuro di carbonio puro o associato a emul- sioni saponose, o coll’arsenito di rame insinuato nella polpa di radici tuberose, e poi nel terreno, nelle basse pianure del Pclesine (Rovigo). I tentativi non furono inefficaci, ma di non poco dispendio e da posporre evidentemente o alle mutazioni temporanee delle coltivazioni, o al pascolo degli animali, sul terreno rotto dall’aratro (3). INSETTI DANNOSI AD ALBERI FRUTTIFERI. — Noteremo una prova fortunatamente riuscita, che ebbe a eseguire l’assistente Sig. D. Del Guercio, contro le larve di Cheimatobia brumata (Lepidotteri), devastatrici dei ciliegi, comparse in quel di Vi- gnola (Modena) e di Villanova d'Arda (Piacenza). Va pure notato come il Direttore o gli Assistenti abbiano procurato di diffondere notizie e scritti sugli argomenti via via più capaci e più degni di commovere l’opinione generale, con esperimenti, e conferenze specialmente sulla Fillossera, la Piralide, le tignuole delle viti, o sulle infezioni del pero, (1) V. Relaz. cit. e Nota di pubblicazioni citata N. 15, 21, 22. (2) V. Relazioni della IR. Stazione di Entomol. agraria, 1882-1886. (3) V. Nota di pubblicazioni citata N. 21, 22, 24. i PSE È a La zi te de È : — del melo o degli alberi fruttiferi in generale, ricordando sem- pre come la Stazione dovesse essere quell’istituto di cui negli atti della sua fondazione fu tenuto proposito. InsETTI NOCIVI AI TABACCHI. — Altro oggetto di studio fu proposto dalla R. Amministrazione delle Gabelle circa gli in- setti nocivi ai tabacchi in coltivazione, pel quale, chiesto e conseguito che le varie Agenzie comunicassero osservazioni e materiali, di cui fu tenuto debito conto, venne il libro com- pilato in proposito (1). E non sarebbe difficile di proseguire nelle enumerazioni degli studii fatti, benchè paia più conve- niente riportarsi alla cronaca, o al lavori pubblicati o da pubbli- care prossimamente. Informazioni. —— Non sempre però sarebbe stato possibile di attingere nello stesso modo, tanto direttamente, con tanta larghezza di esami e di verificazioni quanto in alcuni dei fatti ricordati, la ragione dei giudizi e dei consigli o delle indica- zioni nella difesa contro gli effetti nocevoli di tali o tali altri agenti dannosi. In primo luogo, salvo rare eccezioni, e più specialmente a proposito di infezioni che colpivano le viti, o gli olivi, la Sta- zione ha invitato i richiedenti a rivolgere, e rivolto essa stessa al Laboratorio di Botanica crittogamica di Pavia, o alla Stazione di Patologia vegetale di Roma, le domande che non riferendosi ad animali, si riferivano ad oggetti, di cui queste istituzioni sì occupano. Di poi, quando il caso fosse di perti- nenza sua propria, cioè, di effetto dipendente da animali su- periori, da insetti o altri animali inferiori, ogni volta che l'esame non fosse, o per la entità sua o per le circostanze, tale da richiedere necessariamente un accesso locale, la Stazione ha avuto ricorso alle informazioni presentate, e a quelle altre che le sia sembrato opportuno di chiedere, contando sull’ in- (1) Taroioni Tozzetti Ap., Insetti nocivi alla coltivazione dei tabacchi. Cron teresse, sulla competenza e sulla compiacenza dei ricorrenti medesimi; secondo gli esempi degli americani. Questa e quella non sono mancate veramente il più delle volte; ma già si è detto come le notizie date non siano sempre da farvi conto sicuro, per cause, anco indipendenti e superiori a quelle della non curanza o della inerzia o della minore ca- pacità di chi le raccoglie e comunica. Le informazioni, in ogni modo necessarie, dovevano corri- spondere ad una esposizione obiettiva del fatto, venuto in pre- senza, dichiarando tempo e luogo dell’avvenimento, la esten- sione presa da quello e l’effetto prodotto, con valutazione appros- simativa del danno presunto o provato; la corrispondenza di esso con altri avvenimenti congeneri, antecedenti o contempo- ranei; si volevano altresì, secondo i casi, osservazioni fatte sul modo di procedere dell’agente dannoso, sulle pratiche ese-.. | guite o no per distruggerlo, o allontanarlo ecc. e soprattutto indicazioni avvalorate dalla comunicazione del materiale. La quale specialmente, fatta per le vie ordinarie della posta o delle strade ferrate, o accompagnava fin da princi- pio la domanda del parere, o si doveva richiedere dopo; ora perchè non fatta in quella prima occasione, ora perchè troppo scarsa, ora perchè i supposti agenti nocivi non fossero in giusto punto di maturità, ora perchè non preparata in modo che gli agenti stessi giungessero in istato di integrità e di possibile riconoscimento. | Opportune raccomandazioni bastavano, per lo più, a prov- vedere alle deficienze; ma per la spedizione ne occorrevano delle speciali, e soprattutto quella di porre gli oggetti in reci- pienti a pareti solide, di metallo o di legno. Trattandosi poi di spedizioni di animali vivi, si ripeteva l'avvertenza di riporli entro recipienti a doppia parete, come scatole o cassette in- cluse una dentro l’altra, l’interna, contenente gli oggetti, a pa- reti perforate, l’esterna più ampia, a parete continua; evitando possibilmente gli involucri di tela, di carta o cartone troppo facili a esser compromessi, se non altro, dai bolli postali. Sg ola Come recipienti, comodissimi alla spedizione di piccoli 0g- getti, alcuni hanno adoprato da sè, ma si è consigliato in ge- nerale di adoperare tubi formati da un internodo di canna tagliato per un estremo sotto il nodo, e lasciato aperto, con- servando all’estremo opposto, come fondo intatto, il tramezzo nodale. Il tubo può esser perforato nelle pareti e chiuso da cotone, per modo che l’aereamento, dove occorra, resti sempre possibile. Preparato così il cannello, è sempre facile di assi- curarlo entro un altro recipiente qualunque. Qualcuno, anco pubblicamente, appuntò colla critica que- sto procedere, temendo che le spedizioni potessero diventare occasione a disperdimento di germi, e causa di allargamento di infezioni, massimamente in caso di Fillossera; e certo se il possibile dovesse essere regola nella vita, gli appunti non sa- rebbero stati fuori di proposito. Ma il possibile, limitato dal- l'osservanza delle prescrizioni indicate, rimane poco probabile, e la probabilità non si è mai convertita in un fatto. Col pro- cedimento indicato intanto si è potuto affermare, da Firenze, la esistenza della Fillossera, sulla quale si aveva dei dubbii, in una località della Sardegna! ‘Non bisogna dissimulare però che, se spesso piace di fare una prima domanda per avere in risposta la indicazione di un rimedio, e se per questo si consente, a sostenere la cura di una spedizione o di una ricerca, non si è altrettanto facili a chiarire un dubbio, a dare una informazione di più, e meno che mai a tornare a raccogliere e ripetere spedizioni di materiali. Già, questa ultima cura è causa di qualche incomodo o di qualche spesa, ed è poi contrariata, non di rado, dalla dispa- rizione del materiale una prima volta incontrato. Gli animali e gli insetti passano facilmente da un luogo a un altro, le larve spariscono per incrisalidare nascoste, le immagini sviluppate, cercando condizioni di vita propria non si trovano più a un certo momento, dove le larve prima erano apparse, e gli og- getti delle spedizioni vengono, così, spesso a mancare. re. CV STO TR dal 1* > TRAI STE 8. — Rimedi. Di fronte ai danni, che la pratica soffre nella coltivazione delle piante, o nell’ allevamento degli animali, nel consegui- mento dei prodotti, nella conservazione di essi, nelle masse- rizie delle case, fatta la domanda sulla natura dell’ agente dannoso, ecco la questione dei rimedi. Rimedi a buon mercato, di facile impiego, di effetto sicuro!... Il pregiudizio non è l’ultimo a offrire allora i suoi consi- gli, tanto più facilmente accettati, quanto meglio secondano abitudini inveterate, tendenze volte a trascendere nel sopran- naturale, ad accogliere tutto ciò che più si accomoda a quelle, e a sottomettersi per tanto, all’empirismo più cieco. Questo, dall’altro lato, è pur riuscito ad accumulare a fa- vor suo, dopo molte parvenze vane e illusorie, non pochi fatti reali. La scienza comprende, limita, definisce, spiega anco que- sti, e d’altra parte, sebbene sia sollecita per conto suo di cer- care, trovare, ed esporre, non riesce sempre a colorire le sue conclusioni e le sue proposte, in modo che le menti ignare restino persuase de’ suoi dettati, più che di quelli dell’altro. Non si può negare poi che i consigli pratici, meglio stu- diati e opportuni, non turbino nell’applicazione interessi reali, non impongano sacrifizi di attenzione, di opera, di denaro, e non assottiglino il non largo margine della parte attiva del bilancio dell’agricoltore, dell’industriale o della massaia. Volgendosi naturalmente anco al proposito dei rimedi, la Stazione, ponendo avanti, caso per caso, quelle proposte e quei. suggerimenti, che lo stato delle conoscenze e la esperienza nuova poteva suggerire, non ha mancato di notare che molto invero non è dato di operare contro gli agenti generali della natura, che pure essendo cagione diretta e indiretta dei beni maggiori, per gli eccessi o mancamenti loro, apportano i mag- giori danni, e ne preparano altri, come conseguenza dei primi. ii RETI CR Ma spesso poi un danno deplorato è l’effetto naturale di fatti indipendenti da quelli, e che promossi con intendimento | migliore, fino a costituire la ragione prima dei più grandi pro- | gressi dell’ agricoltura o industria, accettati poi nei particolari | senza riserva, senza prevederne le conseguenze possibili, di- | vengono appunto le cause proprie del danno medesimo. Non È importa quasi accennare al caso degli atterramenti dei boschi, | per sostituire una coltivazione stimata più remunerativa; la 4 riduzione della forma estensiva a quella intensiva delle coltiva- zioni; certe modificazioni introdotte nella regola delle acque; . la frettolosa introduzione di nuove pratiche o di nuove piante, | senza vedere se queste portino azioni nuove, o traggano seco | germi di infezioni nocive alle piante e alle cose prime. Il che | può essere, tanto perchè quelle inopportunità sono insite in 3 quelle naturalmente, ed esse possono trasmetterle nella misura in cui le portano, quanto perchè moltiplicate, sono occasione . naturale al moltiplicare degli organismi malefici, e questi, di- ventano poi disastrosi, non che alla nuova, all’antica coltiva- È zione o raccolta. PratIcHE AGRARIE. — In fatto di agraria, certe pratiche sarebbero da per se stesse ovvio rimedio a non pochi mali. Tali sarebbero la vicenda della coltivazione ordinaria, mante- nuta o, modificata, quando occorresse, col togliere temporaria- mente, una certa pianta dall’avvicendamento culturale, to- È gliendo così l’ alimento o altra condizione essenziale alla vita di una specie di animale o di pianta, che si palesa dannosa; la remozione dal campo o dal bosco di macerie, di seccumi e avanzi di coltivazioni, che conservano germi di male; le po- tature, le scarificazioni, le mondature accurate delle scorze; la non troppo indugiata rottura dei maggesi e di terreni sodi, | prossimi o interposti alle coltivazioni, gli abbruciamenti tem- pestivi o prudenti delle stoppie, i debbii ecc., o le stesse som- | mersioni; ma basta proporre misure di questa sorte, per solle- vare obiezioni e proteste, non tutte, purtroppo, infondate. ; — 52 — E uscendo dai campi per entrare nei giardini, negli orti, «nei magazzini di prodotti naturali o industriali, nelle stesse abitazioni di terra o nelle navi, si accrescerebbe facilmente e n-olto la enumerazione dei casi, nei quali la previdenza ocu- lata, l’azione illuminata e sollecita soccorrerebbe da per sè, e impedirebbe o ristringerebbe molto, mali che poi si deplorano. Ma venendo a più speciali espedienti di riparo o difesa, oltre tutti quelli indicati, o altri di più difficile impiego, o per la natura loro o per le condizioni che sarebbero imposte nell’uso, venendo cioè ai r2medi propriamente detti, la Stazione ha pur sempre tenuto presente che certi di questi sarebbero dati an- cora dalla pratica agraria; così, contro agenti comuni, non parliamo delle opere d’ingegneria per riparare scoscendimenti di terreno o rovine di muramenti, o condotti di acque, che "| sarebbe fuori del compito nostro; ma diciamo delle raccolte pre- — coci dei frutti invasi da germi di piante o di animali nocivi, per distruggerli, o per impedire le trasformazioni che rendono quei germi fecondi, come nel caso delle infezioni di larve di Carpocapsa o vermi dei pomi, di larve di Dacus o mosche delle olive, delle larve delle Tortrici delle uve ecc.; gli aereamenti o le chiusure dei magazzini, per vietare l’escita delle forme perfette degli insetti, come di quelli già ricordati per esem- pio, con ripari opportunamente pertugiati, o con reti; fino alle disinfezioni dei graticci, delle stuoie, delle mura delle stanze dove si fanno stagionature di legnami, di fieni, di ce- reali, di frutti, ed agli accurati imbottigliamenti di liquidi ca- paci di guastarsi per l’accesso di germi esteriori. RimepI DIRETTI. — Ma senza dubbio vi sono occasioni, nelle quali la pratica agraria economica, o industriale chiede altra cosa, e la serie dei rimedî si impone. Di questi specialmente, la superstizione e l’empirismo for- niscono numero e quantità, che sarebbe difficile di misurare. Ma, empirici o no, si avverte che talora sono prodotti na- turali, adoperati tali e quali, o leggermente modificati in forma os è "PRES PISTE SAT SORA di polveri, di soluzioni o decotti, come di certi semi (Lupini, Stafisagria), o di certe parti di piante, come tuberi, bulbi, legni e scorze (Aglio, legno quassio, scorze di Querce, di Olmo); o liquidi di deiezioni escrementizie di animali, escrementi so- lidi, o residui o prodotti di alterazioni spontanee o provocate, come le orine, certi concimi, i sughi fermentati, o i residui della combustione (ceneri, bitumi); o sono corpi semplici (zolfo, cloro, arsenico), o composti di vario grado e di varia natura (acidi, ossidi metallici, sali, composti organici), avanzi o rifiuti di fabbricazioni diverse (acque ammoniacali), o miscugli razio- nali o non razionali di essi, noti od occulti, come per lo più molti decantati specifici, sotto nomi speciosi e larghe promesse, messi in commercio, dall’ estero o dall’ interno. La Stazione ha dato altra yolta un elenco certamente in- completo di questi rimedi, che quì non sarebbe il caso di ripe- tere o di completare (1). Col possedimento del rimedio però, viene il bisogno di co- noscere il modo e il momento dell’applicazione, perchè l’ ef- fetto sia apportatore dei benefizi sperati. Per quanto ai modi, quelli anticamente, popolarmente ado- prati, se sono in generale assai semplici, sono anco tali che nella semplicità loro, limitano la possibilità delle applicazioni medesime; i nuovi, ottenuti con ogni modo d’ industria, im- piegando mezzi e artifizi meccanici, fisici o chimici, il più delle volte associati, rendono invero le operazioni più facili e capaci pertanto di essere più largamente eseguite, con risparmio di tempo e di pena. L’altra parte però costano assai, e soprattutto in grazia dei meccanismi in cui consistono, o della stessa na- tura delle cose che impiegano, sono nell’ uso più dipendenti dalla capacità degli operatori, e così non sempre sono alla mano di tutti. Tali sono per esempio quelli per le applicazioni di liquidi iniettati nel terreno, o spinti sulle fronde delle piante per (1) V. Nota di pubblicazioni N. 30, 32, 34, 42. MR OT i ali cat ia RI n a a e a ie o COSI Pale? © A RAT co LR, ni vie di pompe a mano, o a pressioni anco più artificiosamente ottenute o distribuite. Quanto agli strumenti, all’ infuori dell’ armatura di rete metallica, aggiunta a un guanto di forte tela o di cuoio, ri- dotto a due parti, una per il pollice, una per le altre dita in- sieme cucite, modificando in due modi il guanto Sabatier, im- piegato per le decorticazioni o mondature di scorze; di qual- che recipiente per la più facile distribuzione del petrolio o | del solfuro di carbonio sul campo delle operazioni, la Sta- | zione ha fatto tesoro dell’arsenale, per la massima parte messo | in campo dal Riley e dagli americani o da reputati mecca- | nici francesi o nostrali. Così in tatto di pompe a getti diversi, i a pressione meccanica, ha impiegato le pompe Noel, le pompe | Del Taglia; in fatto di pali iniettatori, ha usato del palo Ver- morel, come in fatto di reti ha usato le reti a mano, o fisse su. carretti mobili e trasportabili da parte a parte, ecc. La Sta- | zione non ha poi avuto modo di sperimentare, come si è detto, le reti di Candia per le cavallette, le cappe di tela incerate o no, usate per comprendervi sotto gli alberi intieri, soggetti a fumigazioni diverse, dagli americani, delle quali però si ve- deva come avrebbe forse potuto avvantaggiarsi, se non altro, la difesa contro le cocciniglie negli agrumenti, o forse quella contro i Trips degli olivi. Dopo la considerazione del modo delle applicazioni, veniva quella del momento e della misura, anche più importante, per- chè un rimedio certamente utile di per sè, perde la utilità sua se troppo presto o troppo tardi apprestato, per un tempo a > troppo lungo o troppo breve; e di utile diventa nocivo, se | non misurato alla tolleranza della pianta, o dell’ animale o | della cosa che ne sopporta l’azione, e si vuol salvare. = ipo cat CAME) A questo sono stati diretti non pochi studi ed esperienze della Stazione, in gran parte dovute al D. Del Guercio e ripe- IRE ua tute da non pochi agricoltori (1). (1) V. Nota di pubblicazioni N. 30, 32, 34, 35, 40. STVAZAPAA IRSA VI ORPOCI SRO DE 108 RSA Da ogrì prova di rimedì poi resulta questo chiaramente: che mentre, contro mali limitati a pochi centri, sien questi di individui di piante, di animali, o di ammassi di cose, si prov- vede, data l’ intensità e la durata, limitando altrettanto 1’ ap- | plicazione, in qualunque altro caso di male diffuso, 1’ effetto utile, a condizioni uguali, è proporzionato alla estensione del- l'applicazione medesima. Per dire poi della parte avuta dalla Stazione nelle que- stioni dei rimedi, essa ha preso di mira specialmente quelle relative all'uso del solfuro di carbonio, del petrolio, dei pro- dotti bituminosi, fra i quali oggi sanno tutti come si trovino i più sicuri insetticidi. Si sa come la filiggine, fino dall’antichità (Plinio) sia stata nell’ opinione volgare un antidoto contro gli insetti, e come cotesta qualità le sia attribuita, secondo le idee comuni, in grazia dell’odore. Che alla filiggine, per la stessa ragione ab- bian tenuto dietro i bitumi, la canfora, il pepe, e altre so- stanze fortemente odorose, non fa meraviglia. Meno ancora sorprende, se modernamente, la serie sì è accresciuta di tutte le sostanze congeneri, fino ai bitumi diversi separati per distil- lazione dal carbone, o gli uni dagli altri e così ai petroli, alla benzina e alla naftalina. Tutti questi corpi, qualunque sia lo stato col quale in na- tura sì trovino o sì ottengano artificialmente, operano sugli organismi viventi, secondo i loro principii, con azioni diverse, non esclusa quella, pur essa molto complessa, dell’odore forte, penetrante, caratteristico, di cui son dotati, e che derivano dalla natura e dalla tensione molto elevata dei loro vapori. Per questa infatti si vaporizzano già sotto pressione e a tem- peratura ordinaria, e tanto più se, quella rimanendo costante o quasi, questa si inalza. Anche la Nicotina opera pel vapore proprio, tossico in alto grado; il cianuro di potassio pel vapore di acido cianidrico, i solfuri di potassio o di calcio per quelli dell’acido solfidrico, i | solfocarbonati alcalini (1874-1875) pel solfuro di carbonio, e Spe l’acido solfidrico stesso. Generalmente è necessario però che i vapori anco liberati, siano trattenuti sotto una certa pressione, per averne l’effetto mortifero desiderato. SOLFURO DI CARBONIO. — Senza escludere gli altri, il sol- furo di carbonio, già entrato nella pratica contro gli insetti e raccomandato poi contro la Fillossera della vite, ha dato luogo a più larghi studî ed esperimenti da molti punti di vista diversi. E prima da quello della sua azione mortifera per gli animali e specialmente per gli insetti, poi da quello dell’ azione stessa, quando si esercita non tanto verso gli in- setti, da combattere, quanto verso le piante o i corpi da pre- servare, e suli quali, per operar sopra i primi, sia necessario di agire; o per l’altro del modo della diffusione dei suoi va- pori per mezzi diversi, o della legge stessa della sua evapo-. razione, e in ultimo degli espedienti necessari per impiegarlo colle minori spese e i maggiori vantaggi. Data la natura di questo corpo, e le qualità sue, infeste agli organismi viventi, principale condizione degli effetti suoi nella pratica agraria è la eccessiva tensione dei suoi vapori, e quindi la sollecita impetuosa evaporazione. Questa e quella sono necessarie, entro certi limiti, per rag- giungere i quali senza eccedere sono stati appunto impiegati espedienti ed artifizi diversi. Per l’uno e per l’altro riguardo, corrispondevano, più dello stesso solfuro di carbonio, i solfo- carbonati alcalini, colla loro lenta scomposizione in presenza degli agenti comuni soli o avvalorati con acidi deboli come l’acido borico (1). E i solfocarbonati hanno tenuto e sono capaci di tenere ancora nella pratica un posto elevato, tanto più dopo che il prof. Stestini ha felicemente indicato un modo econo- mico di preparazione, e che si sono potuti associare in compo- sizioni diverse, col solfuro medesimo o colle emulsioni. Altri- menti, insistendo a proposito del solfuro di carbonio, per non (1) V. Taro. Tozz. Ap., Malattia del pidocchio, pag. 110. EST RM E TORO 7 RITO MEET ORTO, SR e VAR: CIN AMEN SS EE, MPI I FETO O e TCE de ahi SATA dire degli espedienti meccanici più o meno ingegnosi intro- dotti fino dal 1873, aggiungeremo dei miscugli dello stesso solfuro con olii fissi, petrolio, coaltar, corpi grassi, o saponi, tutti intesi a rallentare la evaporazione, perchè la erogazione del vapore si facesse gradatamente, e il contatto di esso sì mantenesse con discreta tensione sul corpo degli animali 0 insetti presi di mira, e ne fosse moderata l’azione sulle piante; finchè poi venne d’America l’idea di incorporarlo a delle emul- sioni saponose, colle quali si vide che era possibile di mesco- larlo assai intimamente. In Francia si pensò di scioglierlo sotto pressione nell'acqua, in proporzione da rendere la solu- zione stessa, iniettata nel terreno, efficace contro la Fillossera. Su questo punto la Stazione propose con leggiera variante del tema degli americani, di saggiare le emulsioni saponose con solfuro di carbonio, e non pare che il tentativo sia -male riu- scito (1). Ma considerando poi che tutte le proposte, sul conto della vaporizzazione del solfuro, mancavano di una base sperimen- tale, che determinasse la legge del fatto stesso, e stabilisse il coefficiente di tossicità assoluta o relativa, che l’aria acqui- sta, caricandosi di proporzioni diverse di quello, tentò una serie di prove e ne pubblicò i resultati (2). Sull’altra questione gravissima del modo di diffusione del solfuro di carbonio nel terreno, quando è iniettato cogli ap- parecchi ingegnosi dei pali iniettatori, o degli aratri solfora- tori, la Stazione dopo avere ammirato gli studi sperimentali del Marion, di Marsiglia, fu lieta di poter registrare quelli non meno importanti del Freda e del Macagno in Italia (3). Birumi. — Dopo il problema dell’ uso del solfuro di car- bonio, rimaneva l’ altro di potere usare nello stesso modo i (1) Atti della Commissione consultiva. (2) V. Nota di pubblicazioni N. 30. (3) V. Relazione sui lavori della IR. Stazione di entomologia agruria per gli anni 1879-1882, pag. 170 e seg. DATA ARA ire RT bitumi liquidi, il petrolio o la benzina, capaci come il sol- furo, di agire a piccole dosi. A questo problema attese da una parte il prof. Berlese di Portici e dall’ altra la Stazione da Firenze per opera specialmente del dott. Del Guercio. I due pervennero insieme a riconoscere che un attenuamento, quasi fino alla soluzione nell'acqua, potevasi ottenere, facendo agire sul bitumi stessi, la soda o la potassa, quale oggi il commer- cio le somministra quasi pure, e a basso prezzo; talchè poi, ottenute queste emulsioni più concentrate, era facile d’ incor- porarle in tutte le proporzioni alle emulsioni saponose mede- sime, e diluirle a piacere. Questo poi non può arrecar meraviglia o sorpresa, riducen- dosi il fatto a una saponificazione più o meno avanzata della materia bituminosa, analoga alla saponificazione delle resine. Tutto.cumulato in quanto a emulsioni di corpi diversi a diverso grado, e alle loro azioni sulle piante o sopra gli insetti, ne venne per la Stazione, una serie di prodotti presentati alla pubblica mostra di Palermo nel 1891, e annotati in apposita pubblicazione (1). La Stazione poi, mentre promuoveva nella pratica l’uso delle emulsioni saponose pure o condite di bitume, di petrolio, di benzina, indicandone le formule e il modo di preparazione e di impiego, proponeva a se stessa, in pari tempo, il quesito della spiegazione del modo di operare delle emulsioni medesime o della ragione degli effetti loro sugli animali e sopra gli insetti. Finchè si trattasse infatti o di veleni solidi o liquidi da far penetrare per ingestione, non era dubbio il modo della pe- netrazione per via della bocca e del tubo intestinale; e questo modo fu messo infatti a profitto nelle esperienze tentate con- tro gli Elateridi nel Polesine, come poi contro le Arvicole nel Ferrarese. Trattandosi di gas, e per conseguenza di corpi che debbono tenere altre vie più indirette di penetrazione nell’organismo, (1) V. Nota di pubblicazioni citata N. 30. e aa la principale pareva che non potesse essere diversa da quella della cute o degli organi respiratoril. Ma fra i liquidi, alcuni come l’olio o i corpi oleosi, l’alcool sono prontamente micidiali per gli insetti, a cui toccano, e per le emulsioni saponose, anco semplici, le esperienze mostravano che per ottenerne l’effetto mortifero, basta lo aspergere e cuoprire con esse il corpo di quelli, mentre poi, l’acqua o le soluzioni acquose di sostanze, come le soluzioni di arseniti di rame, o di sublimato corrosivo, non riescono a tanto. La os- servazione mostrava, di più, che le soluzioni acquose non ba- gnano, cioè non aderiscono alla superficie del corpo degli insetti e delle larve, come si sa che non aderiscono alla super- ficie delle foglie o degli organi delle piante, in grazia di quella secrezione cerosa, che cuopre la superficie medesima. E non ripugnava di ammettere che una condizione simile difendesse la cuticola delle larve. Infatti basta aggiungere alla soluzione acquosa, dell’alcool o una sostanza alcalina, perchè l’adesione del liquido si stabilisca su queste. L’emulsione saponosa può evidentemente supplire l’ alcool o il grasso, e la soluzione alcalina, se anco non intervenisse parte non combinata dell’alcali o del corpo grasso che hanno servito a costituire il sapone. L’adesione però non è la penetrazione, e l’effetto dell’ ap- plicazione della emulsione, è d’altronde tanto intenso e tanto istantaneo su certi insetti e su certe larve, che, per inten- derlo, conviene di ammettere che la penetrazione si faccia, e si faccia rapidamente. Dopo poco, altre esperienze con larve voluminose, levigate, senza accidenti della superficie, come quelle dei bachi da seta, portarono a riconoscere che l’effetto dell’applicazione delle emul- sioni era in certa misura proporzionale alla estensione dell’ap- plicazione medesima, ed era massimo, istantaneo, fulmineo, se tutta la larva fosse o bagnata tutta od immersa nella emulsione. Si può escludere a priori che questo avvenga per effetto della penetrazione del liquido emulsivo, a traverso lo strato IGO della cuticula; ma vi sono in essa gli orifizi stigmatici, nei quali la cuticola stessa si inflette, difesa ancora dallo strato coibente, che, data l’angustia del canale, conferisce al margine di quelli una azione inibitoria e negativa al passaggio dei liquidi acquosi, ma che può essere invertita e resa favorevole e positiva, se il liquido sia tale da sciogliere il grasso mede- simo, o da prendere aderenza con esso. Questo appunto è il caso dei liquidi oleosi, dell’alcool, dei liquidi alcalini, delle emul- sioni ricordate. Ora, poi che la penetrazione abbia luogo per la via degli stigmi, lo fa supporre già il rapporto sopra indi- cato, fra l'estensione dell’ applicazione e lo effetto suo sulle larve, poi che questo include l’altro rapporto della estensione della superficie bagnata, col numero degli stigmi in questa compresi. Il supposto poi è convalidato dalle esperienze di- rette di applicazioni di liquido emulsivo, fatte a destra o a sinistra, in avanti o indietro, limitatamente a un numero di stigmi maggiore o minore, e colla estensione delle quali, è sempre proporzionato l’effetto che ne consegue. La controprova, escludendo gli stigmi dall’applicazione del liquido sarebbe difficile, come sì intende, e non si è tentata o non è riuscita. È Ma in altro modo, anche più diretto, ci sembra di aver di- mostrato la penetrazione per la indicata via degli stigmi, e il meccanismo delle sue conseguenze. Prese infatti le larve di Bachi da seta (Sericaria mori) della 3.° o della 4.* dormita, i bruci dei cavoli (Pzeris brassicae), o altri, anco diversi, di Cetonia, Pentodon, Oryctes, bruchi setolosi e rigidi, si sono im- mersi in una soluzione saponosa in dose da 2 o 3 per 100 di sapone ordinario, e condita da discreta dose di Ferro cianuro potassico (Prussiato giallo di potassa) e quando la larva, dopo qualche agitazione convulsa è stata in pochi secondi immobi- lizzata, lavata con acqua largamente, si è aperta dal dorso, per mezzo di forbici e pinzette di Nickel, sopra una ordinaria tavoletta da dissezione, distendendo i lobi laterali rovesciati in fuori, e fissandoli con pochi spilli. Si è poi, per mezzo di »” SAS ere un tubo di vetro, lavata ancora la preparazione con acqua lesgermente acidulata di acido azotico, e poi con una solu- zione diluita di percloruro di ferro. Così, disposta la preparazione in modo da farne J’esame al microscopio sotto debole ingrandimento, si è potuto scorgere per ogni gruppo di trachee, dal vestibolo, e as-ai avanti nei maggiori rami dipendenti, un deposito di granuli blu, di prus- siato di ferro, segno che il liquido saponoso, col ferrocianuro potassico incluso, era penetrato dallo stigma e dal vestibolo nell’albero respiratorio, invece dell’aria, forse pei movimenti dell'animale altrimenti distribuita nell'albero stesso, e poi ha ‘impedito l’azione respiratoria, cagionando la morte non per veleno, ma per asfissia. Cos. è spiegata l’azione del liquido, èn- dipendente affatto dalla natura delle sostanze disciolte in esso. Si muore infatti ugualmente strozzati dalla corda dell’ assas- sino, 0 dal cordino di un Sultano orientale. Si spiegano poi, con questo, altri fatti. Colle soluzioni acquose manca l’effetto letale, perchè manca la penetrazione del liquido negli stigmi e nelle trachee, come si è detto. Ma questa può esser facile coll’ alcool, coll’ olio, il petrolio, i bi- tumi, onde certo gran parte dell’effetto proprio di questa so- stanza, o il maggiore effetto delle soluzioni condite con esse. L'effetto può esser più o meno pronto, secondo la posizione o la struttura dell’orifizio o dell'apparecchio stigmatico, cioè secondo le specie degli insetti; e più pronta si è veduta per le larve della Sericaria, che per quelle degli Oryetes o delle Cetonie. E in ultimo luogo anche alcuni fatti sono probabilmente spiegabili, come quello di mosche, tratte come morte da una bottiglia di vino, e poi rinvivite, dopo essere state esposte al- l’aria, e di cui alcuno ha scritto; poichè se la sommersione non sia mortale o per natura del liquido o per troppo lunga du- rata, il vino, data la qualità dei suoi componenti, colla espo- sizione all’aria ha dovuto disperdersi, vuotando le trachee dove era entrato, e dove l’aria è tornata a penetrare, sicchè l’ani- male ha ripreso vita. DE NGgUAE Prima di queste indagini, e col pensiero di usare liquidi emul- sivi mortiferi per virtù di sostanze incluse, graduate e gradua- bili nell’intensità dell’azione e dell’effetto, si ebbe ricorso alle emulsioni americane, e alle altre di cui si è tenuto parola. Venuta però avanti la spiegazione da noi data del loro modo di operare, gli olii, l’alcool, l’etere, il petrolio, i liquidi alcalini, la emulsione saponosa, bastano da ‘per sè, senza esercitare nessuna azione specifica, ma per via dell’azione mec- canica comune, e cade la ragione del prestigio di tanti mi- scugli, di cui, con nomi speciosi viene ingombro il mercato dei prodotti utili all'agricoltura. Con questo però non si vuol negare che certi agenti, i quali riuniscono evidentemente qualche attività propria, come la Nicotina, l’Acido fenico, il Petrolio, la Benzina, i bitumi, il solfuro di carbonio, introdotti nell'albero respiratorio, non . possano rendere le emulsioni più pronte e più efficaci all’azione definitiva come infatti avviene; al quale effetto resta a vedere quanto conferisca il corpo operante per sè o pel suo vapore, con azione specifica, e quanto per l’azione determinante l’asfis- sia sull'organismo nel quale il vapore, liberandosi, si diffonda, quando si tratti specialmente di corpi a grande tensione e facili a vaporizzare. Fra gli altri rimedi va in commercio, ed ha credito non im- meritato assolutamente, l'estratto di tabacco, puro, o fenicato. Dell’azione probabile di questo e di quello già in parte rispon- dono le cose già dette, e vi sarà occasione di tornare sull’ uno e sull’ altro, con osservazioni diverse, che la Stazione ha già raccolto. E parimente vi sarà da tornare sulla questione, non degli insetticidi, ma degli insettifughi, quantunque già sia stato pubblicato qualche cenno in proposito. Risulta intanto, pei rimedî in ispecie, come sia vera la for- mula: Science, prevoyance, action (1), che subordina il fare al prevedere e al sapere, a cui tutto fa capo. To) Comte, Philosophie positive. Fig. 1. 1 PRE PRANDI BR ATI TR i 9. — Stato generale delle conoscenze di Zoologia, e di Entomologia applicata o economica, e delle Istituzioni nei loro incefementi. Nelle pagine precedenti è stato discorso della Stazzone di Entomologia agraria di Firenze, pigliandola dal suo inizia- mento, seguendola nei suoi atti all’ interno come all’esterno, o come a dire nel suo concetto e nel suo svolgimento effet- tivo; durante il quale lo stesso concetto, senza essere modificato in modo essenziale, si è determinato di più, ed è parso però ca- pace di una esplicazione più larga. Per l'ampiezza si è veduto subito che, la considerazione dei fatti agrari, poteva e doveva estendersi a quelli industriali ed economici, che avessero, con effetti equivalenti, le medesime cause; e che queste, essendo, fuori degli agenti comuni, o delle piante, il più delle volte gli insetti, presi in largo significato, possono essere, non di rado, anche animali di altre classi e divisioni naturali, sicchè «la considerazione di essi può venire utilmente collegata con quella degli insetti medesimi. Una conseguenza sarebbe che il nome di Stazione di En- tomologia agraria, potrebbe ragionevolmente mutarsi nell’al- tro di Stazione di Zoologia agraria non solo, già d’altra parte introdotto nella scienza, ma in quello ancora di Stazione di Zoologia agraria, economica ed industriale. Implicitamente, ed anco espressamente, nelle lettere di fon- damento della Stazione, sono state considerate le azioni nocevoli o dannose degli insetti da una parte, e dall'altra le alterazioni e pervertimenti dello stato normale delle piante, intese comune- mente come malattie delle piante; ma esteso dagli insetti agli animali in generale il concetto delle cause, dalle piante ai pro- dotti di esse, naturali o convertiti nell'uso, e ad altri insetti o Re animali, quello dei soggetti delle azioni dei primi, non vi è ragione di considerare questi solamente per i loro deperimenti o le loro alterazioni, per cui se ne risente danno o svantaggio, ma gli uni e gli altri nello stato normale, per cui se ne hanno benefizi o nocumenti; nuova via, sulla quale la Stazione po- trebbe proseguire con utilità manifesta, tanto più che, come sì è notato a proposito degli insetti, la distinzione fra nocivi e utili non ha confine sicuro per questi, nè potrebbe sempre trovarlo per gli altri, oggetti o soggetti della sua attenzione. Trattandosi poi di definire i limiti dell’attività pratica della Stazione, resi anco più estesi, essi toccherebbero com’ è chiaro, molto vicino quelli cui può tendere la Botanica ugual mente intesa; poi da una parte a quelli della Zootecnica e dell'Agricoltura, più di lontano gli altri della Igiene o della Veterinaria, per non dire della Medicina, colla quale però non. mancherebbero riscontri anco immediati, per causa degli ani- mali che sono germi o veicolo di infezioni e contagi, o per quelli altri, le cui parti ed i cui prodotti forniscono agenti medicamentosi. Tardi venuti nel mondo, non siamo noi, del tempo nostro, certamente i primi a riconoscere che gli agenti esterni, le piante e gli animali, sono capaci di vantaggi o di danni a loro stessi, alle cose nostre od a noi, e risalendo per via dei ricordi lasciati nel passato, si trova infatti che le conoscenze in proposito e i provvedimenti.per aumentar quelli ed elimi- nare, attenuare questi, o per ripararvi, non sono davvero tutti ignorati dagli antichi e tutti scoperti da noi. Infatti la Bibbia, o i libri equivalenti presso altri popoli, i primi scrittori, da Omero in poi, i miti, le favole recano su questo punto testimonianze autorevoli, da non trascurare. Aristotile o Teofrasto, come i Geoponici romani, hanno for- nito a Plinio prima, a Diascoride e a Galeno poi, e per lun- ghi secoli ai compilatori successivi, la materia della maggior somma delle opere loro, per quanto possono riguardare le cose nostre. Tp II DS I SOI Plinio nel libro VIII (1), dopo aver discorso degli animali maggiori fieri o domestici da molti punti di vista, al cap. 29, (trad. Domenichi, cap. 48 Hard.) dice, secondo Varrone « Delle città e popoli disfatti da animali minuti, e nel cap. 53, delle le- pri e conigli « i quali fanno carestia alle isole Baleari, gua- stando tutte le biade ».... e pei quali gli abitanti « domandarono aiuto di gente d’arme ad Augusto ». Nel lib. IX, tratta delle anguille e del modo di prenderle nel lago di Garda, della natura della porpora e delle perle, dei vivai delle Ostriche e delle Murene; nel lib. X, degli uccelli, ed ivi della castrazione dei galli, e dell’ ingrassamento delle galline. Il lib. XI è per gli animali piccoli, fra i quali naturalmente gli insetti, e qui corre il discorso alle pecchie, alle vespi, ai calabroni, ai ra- «gni, agli scorpioni, alle formicole, tignuole, e zanzare. Nel lib. XVI, cap. 41 (80, Hard.) che versa intorno agli alberi selvatici, cioè da bosco, Plinio parla di quattro sorte di animali che li guastano; il tarlo o teredine (terrestre), le t- gnuole, le tripe, simili alle zanzare, una sorta di vermine, e altri che nascono dai primi, fra i quali il Ceraste. E più avanti ancora (lib. XVII, cap. 24, 37, Hard.) aggiunge che gli alberi hanno malattie per la gragnuola, quando germogliano e quando ene I fioriscono, riardono per il caldo, o per vento, o per freddo, ed hanno comune l’ inverminare, lo assiderare, il dolor delle mem- bra, patiscon fame, sono crudi o troppo grassi. Entra fra loro la pestilenza, patiscon di vermini, e più degli altri, i peri, i meli, i fichi, nei quali son generati dal Ceraste o Forfecchia. Il sorbo ha vermini rossi e pelosi. Lo assiderare procede tutto dall’aria e dalla gragnuola, e così lo incarbonchiare, e quel che avviene per cagion della brina. RO IF L’avere scabbia, avere rogna è comune a tutti gli alberi, «come le impetigini e le volatiche fanno male a’ fichi; e così (1) PLINiI SECUNDI, Historia nuturalis ee recensione Harduwinii ecc. Aug. ‘taurin., 1829-34, o Ip., Historiae Mundi, Bonafide, Lione, 1548. V. anche traduz. di M. Lodovico Domenichi. Venezia, 1523, non sempre concordanti nel numero dei ibri o capitoli. TRN) TATE PI LEE TRAI 29 a VI Ì certe chiocciole sono pure dannose, ma non in ogni luogo, AE perchè alcune infermità son proprie ai luoghi. Da questo, come poi dalle percosse di ingiuriosi colpi, dalle sbucciature, dalle offese alle radici, vien dolore, debolezza, ma- grezza, fragilità; e con effetti ulteriori, le piante (poco importa se una o un’altra), sopportano più difficilmente il caldo o il freddo, divengono sterili, o cadono i frutti, nascono i bruchi che rodon le foglie, e i fiori muoiono. Giudicando degli orti e delle piante ortensi avverte certi cambiamenti del Basilico in Serpillo e del Sisimbrio in Cala- minta, come effetti della età; e in altre piante altri guasti dovuti a chiocciole e verminuzzi che nascon da loro, come le culici dalle rape, le rughe dal rafano, le lumache dalle lat- tughe; e ciò insieme con tutto un complesso di affermazioni, che almeno in parte, la cultura o la pratica odierna non ismen- tisce. Dice anco di rimedi che la tradizione volgare e l’espe- rienza ha continuato ad usare, come l’intercalfmento di certe piante a certe altre, quali i ceci fra i cavoli, per distrarne l’offesa di bruchi; 1’ uso di alcuni sughi, come di assenzio; la chiusura dei buchi delle formiche con mota di mare o con ce- nere, che è certo meglio del piantare un palo con un teschio di cavallo in cima, o di mettere un granchio di fiume in mezzo all’ orto, per tener quelle lontano, (Plinio, lib. XIX, cap. 10, Domenichi). In altro luogo ancora (lib. XXI, cap. 13) Plinio, dietro Co- lumella (Agricott., cap. 4, lib. 21), dà una lunga enumerazione delle piante che convengono per l’ allevamento delle pecchie, e dice delle piante che rendono il miele velenoso, cioè dei fiori male andati di un’erba, che chiamano egoletro nel Ponto, o di quelli del Rododendro. Cercare di più e di meglio nei tempi posteriori, più pros- simi all’ antichità remota, sarebbe vano, quando anche si vo- lesse rilevare in Vegezio (Vegetius) (1) la speciale sollecitudine (1) Vecetn RenaTI. Artis veterinariae sue Mulomedicinae. Libri V. —. Basilea, 1528. Mel DOT :r le malattie degli animali domestici, o in Eliano (1), o in Oppiano (2) ciò che discorrono delle forme, dello stato, delle itudini degli animali, o per sè, o perchè son messe a profitto r la caccia o per la pesca; o anche in Galeno (3), che ag- giungendo pur molto per l'anatomia e per le applicazioni alla imedicina, fece progredire l'antica cultura. Dioscoride (4), fu in- vero studiosissimo delle virtù delle piante e degli.usi me- lici di esse. Isidoro di Siviglia (5), che pure seppe, fra le ire del suo tempo (616), volger l’occhio alle cose del mondo, n lasciò, nemmeno esso, segno molto importante da rile- yare per noi (6). Di questo « Plinius christianus, Plinio etiam « magna parte locuplectior », citato più di rado, e più citato che sonosciuto, nella sua vasta enciclopedia, in molti trattati di- rersi abbraccia lettere e opere letterarie, Teologia, Gramma- a, Matematiche, Astronomia, Geografia, Meteorologia, Storia, Medicina. Nel più largo, delle Etimològie (Etymologiarum) diviso in 15 trattati, ne ha uno (XII) De animalibus, uno (XIII) ‘De murdo et partibus, uno (XIV) De terra et partibus, e uno ( (1) AeLianuES CLAUuDIUS, De natura animalium, lib. XVII. Lipsiae, 1784. MDi questo, oltre l’opera citata di preferenza, esistono le Variae Ristoriae, e l’opera (De ordinibus militaribus, non senza contrasto ad esso medesimo attribuite; nella rima di queste sono nel lib. I, alcuni capitoli (1 a 7), che riguardano animali, * di questi si occupa in 17 libri l’altra opera che pel titolo si riferisce agli ani- mali particolarmente. Sono molti quelli ivi ricordati; ma sempre, più che per loro è loro forme e qualità obiettivamente considerate se ne discorre per la origine e Matura, supposta o mal definita, o per virtù spesso immaginarie per le quali si prestano a qualche uso, e molto per le storie o le favole, che intorno ad essi sono orse presso gli scrittori. (2) OppianI, De Venatione. Lagd, batav., 1597. Quanto al carattere dell’opera i Oppiano può dirsi come di quella di Eliano, per quanto più obiettiva, ma nel 'icomplesso anche più carica di erudizione. i (3) GaLexI, Opera omnia, Venat., 1566. MN (4) Pepacit Dioscorinis AnazarBEI, De Materia medica, lib. V, De Letha- O ibus venenis, lib. I. — Colonia, 1529. V. anche P. A. MartIoLI, Commentarii lin VI lib. Ped. Dioscoridis, 1598, e traduz. ital. (5) IsipoRI HISPANIOLENSIS EPISCOPI, Opera omnia, recens. Faustino Aurelio. - Roma, 1797. LAGO (XV) De eedificiis et agris. La etimologia, per il preconcetto che la origine delle parole possa spiegare più o meno quella delle cose, ha sempre una parte importante, in cui segue da erudito le tracce dei più antichi quando ne trova, ma più sobria mente. Nel libro « De animalibus » discorre de Bestiis, e in titoli subordinati: De pecoribus et jumentis, 3.° De minutis animalibus, 5.° De vermibus, 8.° De minutis volatilibus. Tuttavia è poco per noi, e cosparso degli errori del tempo, — sicchè il topo (Mus) nasce dall’uova della terra ecc. ecc. Ma pure il Musaraneus « est in Sardinia animal pereriguum, < araneae forma, quae solifuga dicitur, in metallis argentariis « plurima » - « GryMus, nomen a sono vocis habet; lice retr « ambulat, terram terebrat, stridet noctibus, venatur eum forà « mica circumligata capillo in cavernam eius coniecta ». « Formica providet enim in futurum, et praeparat aestatet « quod hyemen comedit.... » aggiungendo delle formiche dii Etiopia, che custodiscono I. arene di oro. « Formicaleon, vocatur qui aliis animalibus ut formica est « formicis autem ut leo est Nel cap. « De vermibus » ha i titoli: Aranea, Sanguisugay Scorpio, Cantharis, Multipes, Limax, Bombyx.... così detto) quod e ventre dum fila generat et aer solus in eo remanet >Ò versa in molti capitoli sull’Astronomia, la Meteorologia e la Geografia. (5 Spira per tutta l’opera, qualunque sia la estensione o la verità delle conoscenze, uno spirito nuovo, per cui l’autore sil distingue da Plinio, come dai successori. 1 SEGGI Gli arabi poi (secolo VII), cui d’avanti alla civiltà fanno carico i selvaggi impeti del fanatismo religioso, dapprima, e poi la tendenza a oscurare la semplice austera verità delle cose, colla speculazione fantastica, per la quale volsero il te- soro dell’antico sapere ai sogni dell’Astrologia, dell’Alchimia, | alle nostre, qualche merito per la cura data alla diffusione e ad una medicina di illusioni, ebbero tuttavia, in cose affini degli animali che conoscevano o adoperavano, come il Drome- dario, il Cammello, il Bufalo, e razze altrove ignorate di ca- valli e di montoni (1); e non è verosimile che ignorassero o la- neg denza dagli agenti stessi che anche oggi tormentano. sciassero inosservati i danni che noi ripetiamo nelle piante, li oegetti d’industria o nelle masserizie, e la loro dipen- 88 ; p In tempo più prossimo non si potrebbe trovar meglio in Tebaldo vescovo, 0 in Alberto Magno (1193-1289) (2), che in quel tempo pure tenta un saggio di cognizioni complessive della natura e degli animali, e per ordine alfabetico ricorda alcuni di questi, indigeni o esotici, domestici o no, superiori e inferiori, con descrizioni poco sicure e favole annesse; o in Corrado Menenberg, che traduce in tedesco i nomi latini, finchè si arrivi al secolo XVI, e si trovi Corrado Gesner (3). Esso, nato ” 1 (1) V. Grorr. St. HiLarre, Isinporo, Acclimat. et domesticut. des anim, itiles, pag. 466. (2) ALsertus Magnus. De Animalibus, lib. XXVI, Venet. 1495. Nato a Laningen sul Danubio, studiò a Padova, entrò nei Domenicani, passò in diversi luoghi ed ufficii per l'Ordine suo,"morì nell'anno 1280. Il complesso delle pere sue o che vanno sotto il suo nome, oltre opere teologiche, filosofiche e mo- vali. nelle quali domina lo spirito aristotelico più o meno adattato alle credenze religiose da lui professate. Esso ha, fra le ultime composte, l’opera De Animalibus divisa in 21 trattati di nozioni generali e 3 altri di nozioni particolari: 1.° De homine, 2.0 Dé quadrupedibus, 3.° De avibus, con varii capitoli sui Malcones, ove si dice dei loro generi, de commistione, de domesticatione, delle malattie del regime. — Il trattato 26 De parvis animalibus sanguinem non habentibus, eomincia col capitolo De Ape, finisce coll’ altro De Vespibus, secondo la regcla ell’ alfabeto, colla quale in ogni capitolo i soggetti sono nominati dal nome la- ino, gli animali diversi. (3) GesnkR ConraD, Historia animalium. — Tiguri, 1551. et, (ge a Zurigo nel 1516, laureato a Montpellier e a Parigi, poi professore di Etica e Fisica, medico di sentimento e valore, $& lascia la vita nella peste di Zurigo del 1565. Versato in opere di altra natura, scrive sui fossili e sugli animali, la storia. dei ll quali divide in libri 1.° pei Quadrupedi vivipari, 2.° Quadru- pedi ovipari, 3.° Uccelli, 4.° Pesci e animali acquatici. Dopo: la sua morte colle schede lasciate, fu composto un 5.° libro sui. Serpenti, e da Gaspero Volfio un trattato sullo Scorpione. L’opera sugli insetti fu ripresa da Wotton, da Penn e da Mouffet, da cui si ebbe nel 1634 l’ Insectorum sive minimorum: anrmalium Theatrum. L'ordine intanto seguito da Gesner per gli animali maggiori, cioè per alfabeto secondo le iniziali dei! nomi, impediva ogni maggior comprensività di vedute oltre ill soggetto nominato, come già per Alberto Magno; ma l’autore, non scevro nel resto dalle mende del tempo, seppe con vari ravvicinamenti, sotto il nome di uno, raccoglierne altri e formare dei gruppi, che hanno spesso l’aria di gruppi naturali. Nei diversi articoli poi, discorrendo con ordine della storia dei soggetti, della corologia, dei costumi fino alle malattie e ai rimedi, della domesticazione, alimentazione, custodimento, come degli usi medici, accenna anche alle cose nostre, nella qual@ via però di poco avanza egli stesso. Rajo (Ray) e WillougbyW (1628-1678). Seguono Gesner, e l’ultimo più specialmente oc-@ cupato degli animali, fra gli insetti arriva a considerare le Vespae Ichneumon, e a scrutare il loro modo di vivere e di deporre le uova nelle larve di altri insetti (1). Di questi tempi, o di poco anteriore, è poi l’Aldrovandi (1602) (2) « compilator omnino indefessus » come dice il Forskal.@ Nella sua grande enciclopedia zoologica, solo in parte pub-4| blicata da lui, è compresa l’opera De animalibus insectis, dove comparisce prima un quadro di classificazione, notevolissimo (1) WiLonesy-Fr. — Some considerables observations about that Kind of Wasp call'd Vespae Ichneumon..... old way ecc. Philosoph. Trans. Vol. 6 N. 76 (1671). (2) ALpRovanpus ULyLssEs, De animalibus insectis, Bonoinae, 1602. ESSE pel contenuto e per la forma, come tentativo tassonomico, e una introduzione (prolegomena) di varii capitoli sulla natura, vita e condizione degli insetti in generale; poi i libri speciali dei Favifici (Favificiis), che per ragione di alfabeto ha princi- pio dalle api (De Ape). St discorre in esso della natura delle api (Apîs natura), degli equivoci (aequiroca), cioè, dei nomi di oggetti o cose di- verse che sono state confuse colle api, dei sinonimi (syn0n7ma), delle differenze (generis differentiae), della forma interna ed esterna, del sesso, dei luoghi celebri per la frequenza delle api, della memoria, dell’udito, del suono, dell'età, della ge- nerazione di esse, di chi ebbe prima cura di loro, degli ufizi del cellario, pastore, custode, conservatore, curatore delle api, dei vocaboli, che trattando delle api si trovano presso gli autori, delle leggi sulle api, dei presagi, slegli augurii tratti dalle api, delle applicazioni varie del nome (denominata), delle idee mistiche (mystica), dei geroglifici, delle moralità (moralza), dei simboli, degli emblemi, degli epigrammi, degli enimmi, degli usi nel cibo, nella medicina, nella guerra, dei proverbii nella storia, degli apologhi, delle favole, delle punture e della cura delle api, delle monete (nummismata), che portano im- presse l’effigie delle api. Al cap. 2, tratta del miele, e presso a poco collo stesso or- dine, degli equivoci, sinonimi, natura (quzd set), delle differenze, e della scelta (eZectio), delle applicazioni o derivazioni del nome, degli usi nelle cose sacre, delle moralità, dei paragoni (s7m240- tudo), problemi, epigrammi, e su questo modello si conformano libro per libro, i capitoli dell’opera tutta. Sotto l’immane cumulo di notizie, citazioni, riprese di er- rori veri o presunti, lo studio della erudizione prevale di gran lunga su quello della ricerca obiettiva delle cose, e poco o nulla giova al progresso della conoscenza di esse. Tuttavolta quando dai capitoli del libro primo, che trattano del miele e della cera, dopo aver trattato delle api domestiche o sel- vatiche (Bombus), de fuciis, de vespis, de crabronibus con amg figure di animali e di nidi lodevolissime; o, nel libro II, De papilionibus, dei quali « a veteribus nulla genera descripta reperies », in mezzo a molti errori ed osservazioni tentate più che riuscite in vista della verità, comparisce anche il nuovo pel numero delle forme portate innanzi, con descrizioni rela- tivamente accurate ed eleganti, e con figure molteplici; e così di seguito negli altri capitoli e libri, fino al libro 7.° De aqua- ticis. Con questo trattando di animali diversi del mare e più largamente « De stellis marinis », e con alcuni Paralipomena, assal curiosi in principio, si chiude l’ampio volume in folio, nitidissimamente stampato a Bologna, apud Clementem Ter- ronum, 1638. Si hanno però di questo tempo in Italia, il Rucellai (1530) che scrive sulle Api un poema celebre, un Giudicciola Li- danzio, che scrive Avvertimenti bellissimi e utilissimi a chi si diletta di allevare e nutrire gli animali che fanno la seta (Bre- scia 1564), in Germania un Geyer, che ha un Tractatus physico medicus de’ cantharidibus (1686), un Loeber che scrive delle cavallette (1693). Ma sul finire del secolo XVI e sui primi del XVII si apre la serie di quei mutamenti di intenzione e di fatto nella cultura, cui gli studii positivi delle scienze par- tecipando, servono di aiuto e di incitamento potente; e intanto per la Zoologia e la Botanica si rendono possibili le riforme sistematiche del Ray (1628-1705), di Klein (1674-1759); cui con- corrono e di cui profittano Redi di Firenze (1663), Vallisnieri di Modena (1718); volti, per diverso modo e con diverso fine, a indagare le origini e i costumi degli insetti. Intanto De Geer, in Svezia, fra il 1740 e il 1768, Roesel, in Germania, fra il 1746 e il 1759, contando dal principio della loro operosità scientifica alla loro morte, R e a u- mur, in Francia, dal 1714 al 1737, hanno prima e in fine capitoli sparsi di entomologia pura, ed economica; e, quasi in mezzo della vita, le collezioni di memorie e trattati di ento- mologia biologica a tutti note, nella loro lingua nazionale o tradotte, e che sono repertorio o teatro per non breve tempo °_Jl RETRO lasciato da parte, ma dove ogni entomologo oggi torna a ispirarsi. Sul finire poi di questo tempo è Linneo, il cui nome suona riscossa e avviamento ancor nuovo degli studi nelle scienze naturali, più largo e più nuovo ancora di quello che Linneo medesimo poi proseguisse: o proseguisse la più gran parte della falange sterminata dei successori, portata dall’impulso delle circostanze ad adoperarsi più che mai intorno alla siste- matica e alle descrizioni formali, massimamente per la Bota- | nica e la Zoologia. Ma di quel periodo sono anche Brisson, Buffon, Dauben- ton, e la schiera di francesi, inglesi, tedeschi, italiani, che la- sciando nomi gloriosi nella storia di ogni parte della zoolo- gia, fa capo a Cuvier, a Lamark, a Goethe, a Geoffroy St. i Hilaire: per vie diverse e anche opposte, precursori efficacis- | simi dei tempi nostri. Non bisognerebbe inferire però che, nella misura degli altri, procedessero gli studi degli animali superiori o degli animali inferiori, gli studii scientifici e gli studii economici, a cui ten- diamo. di A La Zoologia nelle opere generali, nelle faune locali, nelle relazioni dei viaggi, nelle monografie, la Veterinaria poi, e soprattutto la Zootecnia, con riguardo alle cacce, e alle pesche, si dividono in fatti gli oggetti di questi studi, che tengono ancora una parte molto subordinata. Ma quando dagli animali superiori si passa agli insetti, 4 i i allora i titoli delle opere, che si succedono in fretta, cominciano a mostrarsi con particolari tendenze verso di essi. Già dal tempo di Linneo si ha una /istoria insectorum, da Forskàl, tutta una lista di 4dnsetti tintorii, nel trattato delle Merbae tintoriae di Joachin, e il trattato De fundamento scientiae aeconomicae di Linneo stesso (1), ha tutto un capitolo per gli animali. Ivi a (1) Analecta transalpina. Ann. 1740, V. GiLisert, Car. Linn. Fundamenta botanices. Pars. 1, T. 2, p. 527. DESTA dir vero si discorre partitamente degli animali di tutte le classi e di tutti gli ordini, che forniscono utilità necessarie o diletta- menti alla vita rustica, e si dice della caccia, o della pesca, dell'allevamento e domesticazione in particolare. Ma si parla anche della convenienza o necessità di « saepe etiam alia ani- « mantia extirpare, alia autem multiplicare.... Prudentis hinc « est economi ut damno ab insectis imminenti obviam eat, de « quare multa quidem sunt quae addere possem ». Ma della preminenza accordata agli insetti per se stessi fanno già fede le opere citate, quando per ricordarne alcune delle principali, non comprese ancora tra quelle, non si vo- gliano proporre le altre di Cramer 1705, Esper 1777-86, Hiùb- ner 1785-1850, Ochsenheimer 1807-1819, pei lepidotteri; di Gio. Cristiano, Fabricio, che prendono dal 1775 al 1794; di Rossi 1790-1794, di Scopoli 1763-1788, di Panzer 1793-1809, di Walkenaer 1802-1835, di Olivier 1789-1808; e soprattutto quelle di Latreille 1794-1834, numerosissime, e particolari o generali, quasi ugualmente importanti. Da questo tempo in poi, e con progresso sempre accelerato, non che la Zoologia, anche la Entomologia tanto si accresce, che nessuna enumerazione particolare di.opere e di nomi potrebbe esser tentata, fuori che in una opera Bibliografica, per la quale possiamo rimandare alle Bibliografie di Percheron, 1837, di Ha- gen 1862, di Carus 1861 continuato da Taschenberg, 1887-1889, a non dire del Bollettino delle pubblicazioni italiane recenti per la serie di quelle relative alle scienze naturali, cominciato a pubblicare dalla Biblioteca Nazionale di Firenze nel 1886. Negli aumenti della Entomologia vengono a prender po- sto sempre più largo quelli che riguardano gli studi economici in pubblicazioni minori libere, sparse in atti di Accademie, di Società scientifiche o agrarie, in giornali, in libri di maggior mole per un oggetto solo o per molti insieme, che del pari la sola Bibliografia può comprendere ed indicare. Quando poi in questa si cerchi il contributo di ogni di- verso paese, non è scarso quello dell’Italia; e vengono a mente TÀ aula ica Pt ata i ria li rt i e N | Me LP indie ani ma i i ; | i Sar ea i nomi di: Argentini Andrea di Cesena, Bassi Carlo Agostino di Milano, Bayle Barelle di Torino, Bertoloni Giuseppe, di Bologna, Benigni di Milano, Bianchi Gio. Battista di Mi- lano, Briganti Vincenzo di Napoli, Fabbroni Mattia di Fi- renze, Cornalia Emilio di Milano, Corti Bonaventura di Mo- dena, Costa Oronzio e Achille di Napoli, Genè C. Giuseppe di Milano, Giovene Giuseppe di Molfetta, Ghiliani Vittore di Torino, Grimaldi Gabriele di Napoli, Lodi Ercole di Milano, Mazzarosa March. di Lucca, Passerini Carlo di Firenze, Pol- lini Ciro di Verona, Romano Baldassarre di Palermo, Rondani Cammillo di Parma, Villa Antonio di Milano, senza presumere di aver fatto numerazione completa, e non tenendo conto degli scrittori intorno alle api e all’apicultura, o intorno ai bachi da seta, che sono senza numero. Considerando poi le opere secondo l’estensione maggiore o minore dell’argomento, non è dubbio che per l’Italia preval- gono quelle di argomento particolare. Si conta, e non affatto fra gli ultimi, qualche libro che intende a diversi oggetti, come quello di Ginanni, e più an- cora di Genè, Saggio sugli insetti più nocivi all'agricoltura; di Bayle-Barelle, Saggio intorno agli insetti nocivi ai vegetabili economici ecc., e molto superiore ai ricordati, ma meno esteso quello di Costa Achille, Degli insetti che attaccano l'albero e il frutto dell’Olivo ecc.; ma non si hanno opere più comples- sive, da contrapporre a quelle di Harris, Curtis, Gureau, Boi- sduval, Perris, Batzeburg, Nordlinger, Eichof, Taschenberg ecc. E ecco ora le Istituzioni: In generale può dirsi che lo studio degli animali per gli effetti della loro dipendenza dal mondo esterno, e degli uni dagli altri, o per le relazioni colle piante o i prodotti di esse, viene per la massima parte da cultori di discipline attinenti alla Zoologia, alla Entomologia, all’Agricultura, non intenti specialmente al fine di quello; e per poco da altri, addetti a Istituzioni di Agricoltura, di Selvicultura, di Zootecnica, di Veterinaria. SER Ma intanto che anche da questa parte si moltiplicano, i lavori per effetto naturale degli aumenti e della estensione maggiore della cultura in generale, non che poi per impulso di avvenimenti particolari (come apparizioni, invasioni nuove o rinnuovate di animali o di insetti, colla loro conseguenza di devastazioni lamentate), gli studi medesimi cominciano ad essere promossi per sè, come espedienti di pubblico interesse, e vengono a sorgere, per vario modo, Istituzioni, delle quali grazie al D. Howard, presid. della Società di Entomologia economica di Washinton, al Sig. Kerremans, presidente della Società entomologica del Belgio e al Sig. Marschal, capo dei lavori della Stazione entomologica di Parigi, è possibile di riassumere la storia (1). Fuori di Europa, nell’ America meridionale, il Brasile è ancora agli incoraggiamenti dell’imperatore Don Pedro e alle Commissioni speciali per le infezioni del caffè e del formen- tone (1890), conferite al Sig. Pickman Mann, di Cambridge nel 1871, e al Sig. A. Goadli, di Svizzera, direttore allora del Museo nazionale di Rio Janeiro. Il Chili ebbe l'istituzione di un Entomologo officiale, in seguito a una deliberazione del Congresso nazionale del 1891, che assegnò un credito di 1,000,000 di lire per combattere le invasioni degli Acridi nell’Argentina, dove, sotto la direzione del Sig. Read e di altri, si spesero fino a 5 milioni. E presso a poco altrettanto hanno fatto nell'Africa australe per l’ Icerya Purchasti, per la Fillossera e per altri insetti. All’opera dei privati, come il Sig. D. Bairstow e alcuni altri, dal 1889, è subentrata l’opera commessa successivamente, in particolari occasioni, al Sig. Peringuey, addetto al Museo di (1) Howarp L. 0., The rise and present condition of official economie en- tomology, V.Insect Life, Vol. 7, n. 2, p. 55; KERREMANS, Discours sur l'Entomo- logie economique — « Annales de la Soc. Entom. de Belgique » 1897. T. 41, p. 433 (1898). — MarcHaLL P. L'« Entomologie appliguée en Europe ». V. « Bull. de la Soc. d’acclimatation de France, 1896. VAART E I E n | i Storia naturale, poi la fondazione di un ufficio, conferito al Sig. Mac Owan, direttore del giardino botanico di Capetown. Altri vasti paesi, dove l’Entomologia economica ha ricevuto dal Governo diretto e larghissimo aiuto, sono quelli delle Colo- nie inglesi delle Indie, dove, dal 1888, il G. C. Cotes, Conserva- tore delle collezioni del museo di Calcutta, fu messo in grado di dare conferenze pratiche, e di dirigere la operosità di 6 as- sistenti, che unitamente ad esso, hanno pubblicato numerosi lavori nelle Indian Museum Notes. Fino dal 1801 i’assemblea generale delle isole Bahamas venne a occuparsi delle devastazioni di un pidocchio, probabil- mente Dysdercus suturellus, e della larva dell’Aletia xélina; ma solamente nel 1891, fu chiamato ufficialmente a trattare di Entomologia economica, il Sig. A. Cockerell, che ebbe così l'occasione dei molti lavori pubblicati sulle Cocciniglie. A lui successe il Sig. C. H. Tyler Townsend, Entomologo della Sta- zione sperimentale del nuovo Messico, che lasciò dopo poco l'ufficio, non continuato di poi. Tutte le colonie della Tasmania, di Quensland, della nuova Gallia del Sud, di Vittoria, in Australia, hanno preso cura dei fatti, che nei rispettivi paesi concorrono a presentare questioni di Entomologia economica, e da chiedere provvedimenti, valen- dosi di ufizi temporari o permanenti, con assegnamenti più 0 meno larghi, conferiti a privati, come il Sig. Edoardo Thompson (Tasmania), Sig. Sidney Olliff, Sig. Enrico Tryon (Quensland), Sig. Frazer S. Crawford, Sig. Grasby (Australia meridionale) Sig. Carlo French (Vittoria), e con pubblicazioni sparse o rac- colte in periodici di Agricoltura delle province e dei propri dipartimenti, sempre largamente diffuse. Ma l'America settentrionale è stata la prima, e poi ha proceduto più avanti di ogni altro paese, in fatto di Istituti destinati alla cultura degli studi zoologici di applicazione. Non spetta a noi di ricordare le Commissioni di pesca e di piscicultura degli Stati Uniti. In fatto però di Zoologia economico agraria, quale oggi sì intende, lo Stato di Massa- TZ QUARE chusset stabili, fino dal 1823, pubblica ricompensa pei lavori del D. Guglielmo Harris, che già noto per lavori di Entomo- logia pura e applicata, nel 1831 aveva pubblicato un catalogo degli insetti del Massachusset, in un rapporto (Report) sulla Geologia dello stesso Stato, del Prof. Hitcheock, edito separa- tamente nel 1835. Dopo pubblicò ancora altri scritti nei /e- ports of the Commissioners on the Zoological Survey del 1838, e aggiunti poi nel 1839 e nel 1841 specialmente, altri scritti ancora, quasi tutti di Entomologia agraria, diede il suo primo Rapporto sugli insetti dannosi alla vegetazione, pubblicato per ordine del Congresso dalla Zoological and Botanical Survey dello Stato nello stesso anno, ristampato nel 1842, e poi col titolo di A Treatise on some of the insects of New England, wich are injurious to vegetation nel 1852. Nel tempo intermedio l’Har- ris non cessò di pubblicare, specialmente nel New Engl. far- mer, nel Boston Journ. Soc. nat. hist. ein altri giornali ame- ricani, una serie numerosa di lavori, che poi furono raccolti in un volume edito da Scharswood a Filadelfia, e da Bossange a Parigi, con ingente spesa, a carico dello stato di Massa- chusset (1). L’opera di Harris fu sospesa per la morte di lui; ma dopo il 1870 venne ripresa per poco dal D. A. S. Packard, entomologo insigne. Nel 1873, da C. Fernald professore di Zoologia al Collegio di agricoltura dello Stato, fu fondata una Stazione sperimentale di agricoltura, di cui fu nominato Ento- mologo, e dalla quale uscirono rapporti regolari, e opuscoli di Entomologia applicata, gratuitamente distribuiti in gran nu- mero. Maggior titolo di merito fra essi ebbe quello sulla Gipsy moth (Porthesia (Liparis) dispar), venuta di Europa, straordina- riamente moltiplicata, e per più anni cacciata con ingenti spese e mezzi diversi, fra i quali gli arseniti, gli arseniati di rame e di piombo, e la introduzione dei suoi nemici di Europa. (1) Hagen, Bibliot. entomol., T. 1, p. 346. Revue et Magaz. de Zoologie 1861, p. 496. dario Nel 1853 lo Stato di N. York assegnò la somma di 1000 dol- lari per lo studio degli insetti nocivi alle piante; e rimessa la cosa alla Società di Agricoltura, questa, per mezzo di uno speciale Comitato, di cui fu capo il sig. W. Kelley, presidente della Società stessa, fece il programma degli studii e designò il D. Asa Fitch per eseguirlo. Esso, benchè non officialmente nominato, assunse l’incarico by courtesy, diede rapporti an- nuali, che dal 1854 al 1872 furono pubblicati nelle Transa- zioni della Società stessa, e ristampati poi dallo Stato nel 1873. Le cure di Asa Fitch furono interrotte dal 1872 al 1881, quando, per Atto del Parlamento, fu istituito veramente l’uffi- cio di Entomologo di Stato, coll’incarico di studiare gli insetti nocivi all’agricoltura, e ì metodi per contrastare o prevenire le loro depredazioni, l’obbligo di fare un rapporto annuale del lavoro compiuto, e di fare collezione degli insetti osservati pel Museo di Storia naturale, assegnando per l’Entomologo 2000 flollari di stipendio. Fu chiamato a quel posto il D. Giuseppe Alberto Lintner, addetto al Laboratorio di Storia naturale del Museo ricordato. Egli prese l’ufficio nel 1881, pubblicò scritti e rapporti pregevolissimi fino al 1892, e di lui, con rammarico apprendiamo la morte, avvenuta in Roma nel di 5 Maggio 1898. L'ufficio è ora, provvisoriamente tenuto dal Sig. Porter Felt .eoll’assistenza del Sig. Howard (1). Ma lo Stato di Nuova York aveva, già dal 1854, un servizio di Entomologia economica addetto al Dipartimento dell’agri- coltura, nell’ Ufficio delle Patenti, del quale sì ebbero sparse pubblicazioni e rapporti fino al 1878. Venuto allora a mancare certo Sig. Townend Glover, che vi era addetto, non uomo di scienza, ma non senza merito in Entomologia pratica, fu istituita presso il Dipartimento di agricoltura una Commissione entomologica, di cui fu chiamato a parte il Prof. C. V. Riley, già Entomologo di Stato nel Missouri; ed egli con sapere ed accorgimento singolare creò il (1) V. « Bullett. of the N. York, State Museum », 1898. BI MERO PESI) SITAM ARONA NO VIGNOLA RETTE i — 80 — tipo della Stazione sperimentale, che noi, come altri, abbiamo preso più tardi a imitare, e fondò di poi, il giornale /Insect- Life. Con varie vicende si alternarono nella Commissione il Prof. Riley, il Prof. J. H. Commstock dell’Università di Cor- nell, il D. A. S. Packard del Massachusset, uno dell’ altro de- gnissimi. 3 Lo Stato dell'Illinois provvide con temporariamente prima, in modo definitivo poi fino dal 1866, chiamando un dopo l’altro all’ ufficio di Entomologo i Sigg. Walssh e Le Baron, e il Sig. Ciro Thomas, cui all’ultimo è succeduto il Sig. A. S. For- bes direttore del Laboratorio di Storia Naturale dello Stato. Dal Thomas specialmente si ebbe una serie di rapporti pub- blicati dal 1875 al 1880, coincidenti con altri della Commis- sione, dei Sigg. Gitt. French, D. W. Coquillet sui varii ordini degli insetti — come poi altri si sono avuti dal Sig. Forbes, colla cooperazione di numerosi assistenti. Essendosi, d’ altra parte, altri Stati messi a seguire gli esempi, di quelli citati, specialmente gli Stati della Georgia, della Pensilvania, della California ecc., i servizi per la Entomo- logia economica, nel 1894, contavano 57 stazioni, in 24 Stati, con 77 agenti, fra entomologi, agricoltori e silvicultori, da cui si erano avute 811 pubblicazioni, diffuse fino a 12,000 esem- plari ciascuna. La Stazione nostra riceve infatti, oltre ai notevolissimi Re- ports of Commisstoners of agriculture del Dipartimento dell’agri- coltura, i Reports of the Un. St. Entomological Commission, l’Annuario (Yarboock) per il 1397, il Bullettino del Museo dello Stato di Nuova York, quelli del Laboratorio di Storia naturale dello Stato dell'Illinois, quelli dell’ Ufficio dell’agri- coltura del Michigan, del Massachusset, dell'Ufficio dell’orti- cultura e delle Stazioni sperimentali di California, non che rapporti e pubblicazioni speciali, fra le quali piace di ricor- dare quelle dei Signori Henshaw, Walsh e Riley, col titolo Bibliography of the more important contributions of american INA ass economic Entomology, posseduta dal Gabinetto degli inverte- brati del R. Museo di Storia naturale. È notevole che nel Canadà, dopo un periodo corso dal 1869 _ al 1884, nel quale lo Stato aveva assegnato un sussidio alla Società entomologica per consulti e per mantenimento di colle- zioni, e aveva avuto così una serie di pubblicazioni annuali, in quell’anno, venne alla nomina di un Entomologo officiale, nella persona del D. Fletcher, che fondò una Stazione sul tipo di quelle di Nuova York. In Inghilterra, venendo all’ Europa, e senza tener conto dell’opera scientifica privata, rilevantissima, oltre le pubblica- ‘zioni speciali sugli insetti nocivi, fatte per ordine o coll’aiuto dello Stato dal 1583 in avanti, gli studi e i corsi di Entomo- logia applicata, dati dall'Università di Cambridge e di Oxford, una signora, Miss. Ormerod, ha pubblicato 17 rapporti an- nuali, e trattati sugli insetti nocivi, per incarico del Governo. Così ha fatto Carpenter in Irlanda, come consultore ento- mologo della Società reale di Dublino. Nello stesso modo, il Governo della Russia, dal 1879 in poi, ha provocato non pochi lavori per un oggetto o l’altro di Entomologia pratica; come d’ altra parte le Società scien- gla p Il . tifiche o agrarie quali la Società entomologica, l’ Accademia di agricoltura, il Museo di Scienze applicate di Mosca. I Governi ‘ delle province, hanno fatto altrettanto e si sono avuti lavori importanti, come quelli di Kippen, di Lindeman, di Portschin- sky, Tarochewsky, Mentschnikoff e altri. Il dipartimento del- l'Agricoltura poi per mezzo di un ufficio entomologico, di- scendente da un Comitato di dotti, di molto complicate attri- . buzioni, ha inoltre richiesto di pareri entomologi non dipendenti dal governo, facendone dei « corrispondenti sopra questioni . entomologiche ». Il governo di Odessa però aveva fino dal 1878 una Commissione entomologica, e nel 1887 ebbe un Entomo- logo mantenuto da fondi delle province, per pronunziarsi sopra | p ] p p questioni particolarmente proposte, e per inviare persone com- petenti ai luoghi designati, quando ciò fosse richiesto. Ora si 6 gp i vorrebbe la istituzione di simili Commissioni altrove, dipen- denti da una Commissione centrale. Si è poi cercato, e si spera di fondare, una Stazione Ento- mologica sperimentale in Finlandia. La Norvegia ha sempre progredito nei servizi per la En- tomologia economica, e con l’ appuntamento di 3000 corone, dopo il 1891, ha avuto il Sig. Schoyen, incaricato di studii de- gli insetti e dei funghi, che, lasciato il posto di Curator del Museo della Università, ha pubblicato rapporti ed opuscoli. La Svezia, che, senza istituzioni speciali, ebbe pure sulla fine del secolo scorso da Carlo D. Geer le classiche memorie (1), dalle quali l’ Entomologia economica non è certo bandita, ebbe pure dal 1880 un assegnamento di 1000 corone, fatto dal Re all'Accademia di agricoltura per un Entomologo che curasse lo studio degli insetti nocivi; ma, dal 1890, l afficio fu as- sunto dal Dipartimento dell’ agricoltura, che vi prepose il. D. A. E. Holmgren della Università di Stocolma, addetto come lettore di storia naturale all’ Istituto forestale, ben noto per 1 suoi lavori sugli Ichneumonidi. Egli pubblicò rapporti e tra- dusse pel suo paese l’opera del Ratzeburg. Successe a lui, dopo la sua morte, avvenuta nel 1588, il sig. Swen-Lampa, che dato impulso proprio all’ Istituto, pub- blicò pure importanti lavori. Sospeso di poi il servizio, ora la Società economica, la Società entomologica ed il Governo sono intesi a ricostituirlo, sulla base di una spesa di fonda- zione di L. 15,000, di costruzione di un edifizio L. 4,000, appun- tamenti L. 6,000, spese correnti 2,400. L’ Olanda, non ha avuto entomologi mantenuti dalla mu- nificenza reale o dallo Stato; ma il Dott. Ritzema Bos, Prof. di Zoologia e di Fisiologia, al collegio di agricoltura di Weinin- gen, ha fornito, con altri, gratuitamente o quasi, istruzioni e pareri. Ora però si è in procinto di migliorare le cose, per im- | (1) De Greer, Memoires pour servir à l'hist. des Insectes, vol. 1 a 7 (1752-1778) tradotte in tedesco da Gotze. Nitremberg 1748-1783. — 83 — pulso della Società fitopatologica, fondata in conseguenza del voto del Congresso di Agricoltura, tenuto a Vienna nel 1890. La Germania, conta opere di diverso genere e di diversa forma in fatto di Zoologia economica, ed è la sola che abbia una Società di piscicultura. Non ha però istituzioni speciali per la Zoologia o per l’Entomologia economica, tranne quelle dipendenti dal dipartimento di Silvicultura, che contano a loro credito Ratzeburg e le opere sue, con quelle di molti altri; e d’altra parte altre opere di Entomologia economica più gene- rali, come quelle di Nordlinger, Rossmissler, Taschenberg già ricordati. Fu poi fondata nel 1888 una Stazione di studio per le infezioni delle Barbabietole in Halle. Di questa si trova a capo il Dott. Holrung. Egli in un viaggio in America pose molta attenzione agli istituti che ebbe occasione di vedere colà, davvicino. L'Austria Ungheria è in condizioni simili a ‘quelle della Germania; cioè con larga contribuzione di studii privati di Entomologia, cui hanno dato carattere anche particolare di ap- plicazione e di popolarità Giorgio Frauenfeld, G. Henschel, e più che altri Vincenzo Kollar, la cui opera sugli insetti in rapporto all'agricoltura e alla coltivazione delle foreste, fu tra- dotta in inglese da Westwood. Essa ha poi servizi di ento- mologia applicata, dipendenti dal dipartimento delle foreste, ha avuto ed ha servizi addetti al contrasto colla Fillossera. In Ungheria però, una Stazione antifillosserica fu fondata nel 1881, e per le cure del Sig. Horwath fu convertita in Sta- zione entomologica dello Stato nel 1590, con un direttore e due assistenti, e l'assegno di 8000 fiorini. I rapporti sono stati pubblicati in ungherese. La Boemia, anche prima del 1871, ha avuto pubblicazioni sugli insetti nocivi, specialmente per opera del Franz, poi del D. Ottokar Nekerl, membro o presidente del Consiglio di Agricoltura dello Stato, parte pubblicati da questo, parte dalla Societa di Fisiocrazia, parte dalla Società patriottico-economica di Boemia. RIGA La Francia poi, alla quale si dovrà sempre invidiare il suo Reaumur, sulle cui traccie, con opere speciali di molta impor- tanza in fatto di Biologia entomologica e di Entomologia eco- nomica, hanno proceduto Goureau, Boisduval, Perris, Fabre, Blanchard, Girard ecc., che ha come Istituzione di Stato la sua fiorentissima Società entomologica, di ormai antica origine, una Società zoologica, una Società di acclimatazione a Parigi, conta invero un numero grandissimo di pubblicazioni relative, e di tutti i generi e di tutte le forme. Per la prima, essa ha fondato, presso l'istituto Pasteur, una Stazione sperimentale per l’uso dei germi di contagio contro gli animali nocivi, di cui si trovano a capo il Sig. Mentchikof e il Sig. Danysz, non che un Comitato di studii, composto di naturalisti e di agronomi. La Francia conta di più una cattedra di Entomologia alla scuola di agricoltura di Montpellier, tenuta dal Sig. Prof. Va- lery Mayet, un Laboratorio di entomologia agraria diretto dal Sig. Noel a Rouen, senza mettere in conto le contribuzioni che vengono da altre scuole o istituti più o meno addetti al- l’agricoltura o alla silvicultura. Essa ha avuto infine una Com- missione consultiva per la Fillossera, che sul principio, fu modello della nostra, istituzioni di patologia vegetale, e da poco ha una Stazione di entomologia in rapporto colla So- cietà di acclimatazione, ai lavori della quale è preposto il Sig. Marchal. i La Grecia ha provveduto alla Zoologia, o alla Entomologia agraria per mezzo del Dipartimento dell’Agricoltura, soprat- tutto per lo zelo operoso dell’Ispettore Sig. D. Gennadius, che, pubblicati in greco diversi rapporti, è passato a Cipro. Tornando da quelle di lontano alle cose nostre, 1’ Italia, cui modernamente, da Corti o da Rossi in poi non facevan di- fetto entomologi, e non era scarsa di cultori di Entomologia economica, come sli è visto, che aveva già numerose Stazioni agrarie l'antica istituzione del Laboratorio di botanica crit- togamica di Pavia, l'Accademia economico agraria dei Geor- i i b - istat ie Sao ae gofili, una Società entomologica Italiana a Firenze, Società di agricoltura a Torino, e a Padova, una Stazione bacologica sperimentale, per le circostanze indicate al principio del no- stro lavoro, venne a fondare la Stazione di Entomologia agra- ria di Firenze, come poi quelle di Patologia vegetale a Roma, con nome a dir vero più comprensivo delle sue attribuzioni. Nè la Stazione di Entomologia è rimasta poi sola: che in gran parte per sua cooperazione sono sorti il Laboratorio di Ghiffa sul lago maggiore, per gli studi biologici della Fillos- sera, e il Laboratorio di entomologia, annesso a quello di Zoo- logia della Scuola superiore di agricoltura di Milano, affidato all’operoso e valente prof. Felice Franceschini; e più di fatto che di nome, il Laboratorio della Scuola superiore di agri- coltura di Portici, alla mente e all’opera del prof. Antonio Berlese, che la. Entomologia economica e agraria tiene come parte essenziale dell’insegnamento di Storia naturale affidato- gli, e dirige un giornale di Patologia vegetale, nutrito di la- vori molto notevoli ed importanti (1). L’opera di questi istituti non può essere disconosciuta da al- cuno. Su quella della Stazione di Firenze sì sono espressi, il compianto prof. E. Planchon, quando nel 1885, dopo il Con- gresso di Torino del 1884, e a proposito della Relazione pub- blicata per gli anni 1883-85, ne faceva lusinghiero confronto con quelle degli Stati Uniti di America, ed augurava che tutte valessero a persuadere ch’esse sarebbero e sono « un moteur puissant dans la marche scientifique de l’ agriculture » (2); il Sig. Howard, che, confrontando l’Italia cogli altri Stati euro- pei, per gli aiuti dati alla Entomologia economica, e dicendo della Stazione e del suo lavoro, non che, per altra parte, del- l’opera del Prof. Penzig sul Cîtrus, premiata dal Ministero di agricoltura, dichiarava il Governo italiano, forse il primo fra tutti gli altri in proposito. (1) Bullettino di Entomologia agraria e di Patologia vegetale. (2) l. E. PLancnon. — La vigne americaine, 1385, p. 83. V. poi L. 0. Ho- warp. — Ch. Krrremans. — MarscHar., già citati a pag. 75. LR Più recentemente il Sig. Kerremans, presidente della So- cietà entomologica del Belgio, nel suo discorso pure citato, letto nell’assemblea generale della Società stessa nel 1897, ricor- dando, sulle traccie del Sig. Howard anch'esso, la Stazione di Firenze, ripeteva quasi le parole di lui rispetto al Governo d’Italia, lodava i lavori di quella « malheureusement peu CONnUSs ». E ultimo sullo stesso tema, il Sig. D. P. Marchal, il cui. nome è stato anch'esso citato, ricordando con lode meritata per l’Entomologia economica varii giornali italiani, il Bollettino della Società entomologica italiana, il Laboratorio di Entomo- logia agraria della Scuola superiore di agricoltura di Milano, il Bullettino di Bachicoltura di Padova, il Laboratorio di Portici, per la Stazione di Firenze, ripeteva anche più larga- mente quanto, detto dagli altri, si è riferito. Un errore incontra, quando nel ricordare gli assegnamenti portati da 10 a 13,000 lire, che già il Sig. Howard trovava minore dell’opera compiuta, gli crede liberi dalla spesa delle persone, che tutta vi è anzi compresa. La Stazione cominciò a pubblicare le sue Relazioni nel 1875, e successivamente, senza ordine certo di tempo, ha seguitato nell’anno 1878 per il 1876 (Ministero dell’ Interno, Annali di Agricoltura), nel 1884 per gli anni 1879-82, nel 1888 per gli anni 1883-85 (Ministero di Agricoltura, Annali di Agricoltura). Dopo il 1885 la pubblicazione delle Relazioni è stata inter- rotta, contando di supplire con altre frazionate, date in giornali diversi, come si vede dalla Nota delle pubblicazioni. È parso però che a questo modo nè la Stazione avesse la libertà neces- saria per comunicare col pubblico l’opera sua, nè che con que- ste pubblicazioni si potesse corrispondere alle altre, che gli | | Istituti congeneri emettono in larga copia, ed è venuto il I Pio pensiero della pubblicazione nuova, che ora vede la luce. Firenze, 31 Marzo 1899. Ap. TargionI TozzeTTI. dalai i cratere bei dici enti Cronaca degli atti compiuti dalla Stazione di Entomologia Agraria 6 degli arvenimenti venuti a sua notizia negli anni 1886-90 Viene questa divisa in due parti: la prima per ricordare, secondo le date e i luoghi o gli oggetti, alcuno degli atti o manifestazioni dell’attività della Stazione medesima, eseguiti per mezzo della sua Direzione o di uno o dell’altro dei compo- nenti di essa, ovvero dipendenti dalle sue relazioni coll’esterno; la seconda per informare degli avvenimenti che, hanno dato luogo a considerazioni, suggerimenti e consigli per conto della Stazione medesima. PARTE: E, Conferenze, scambi di notizie e di materiali, indicazioni, esperimenti, ecc. ” I Conferenze di entomologia agraria. (Tenute dall’ assistente Dott. G. DeL GuERCIO). 1. Fiesole. 19 Giugno 1895 Tignuola del melo (Hyponomeuta malinellus Zell.) e Tortrici dell’ uva (Cvehylis ambiquella Hubn. Eudemis botrana Schiff.). 2. Settignano, Com. di Fiesole (Prov. di Firenze) 12 Luglio 1895 Uffizio Comunale. Tortrici dell'uva ed altri insetti nocivi alla vite. lhi | it è i ln dec DIS EE -Ti:powafettta: : 80 Maggio 1895 | Insetti nocivi all’olivo. . Cividale del Friuli (Prov. di Udine) 30 Genn. e 4 Febb. 1896 Comizio Agrario. Conferenza sulle Cochylis (C. ambiguella Hibn. ed E. bo- trana Schitf). . Galluzzo (Prov. di Firenze) 13 Maggio 1895 e 18 Giugno 1896 Municipio. i Conferenza sulia Eudemis botrana Schiff. . Carmignano. 11 Giugno 1896 Conferenza sulle Tortrici dell’uva e sugli Afidi dei pe- schi. (Aphis persicae, ecc.). Conferenza sugli insetti nocivi alla vite e all’olivo. Si aggiungono per convenienza di tempo anche le seguenti, Grass ona. 25 Giugno 1896 | che si riferiscono all'anno 1897, nelle quali fu sempre aggiunta la dimostrazione pratica dell’applicazione di emulsioni inset- ticide. 8. Montespertoli 16 Maggio 1897 Conferenza sulle Tortrici dell’uva, sul Cotonello e sulla Tripse dell'Olivo. 9. Pontassieve (Prov. di Firenze) 27 Maggio 1897 Conferenza sulle Tortrici dell'Uva. i 10. Dicomano (Prov. di Firenze) 15 Giugno 1897 12. Conferenza sulla Tignuola dei meli e la Tortrice degli alberi fruttiferi (Hyponomeuta malinellus Zell, Car- pocapsa pomonella L.). Vaglia (Prov. di Firenze) _ 22 Giugno 1897 Conferenza sulle Tignuole degli alberi fruttiferi e gli Afidi del Pesco. Borgo S. Lorenzo (Prov. di Firenze) 29 Giugno 1897 Conferenza sulle: Tignuole dei meli, ecc. & i | , , 4 i agg TE Scambi d’informazioni e notizie e materiali di entomologia agraria. a) Scambi di informazioni. 1. Montpellier 11 Febbraio 1895 Valery Mayet. Coccidei. Margarodes vitium, Giard. Drk'arkgi 11 Febbraio, 3, 4, 26 Aprile 1895 Marchal D.r Paul. Richiesta di notizie sullo stato e sulle funzioni della Sta- zione. 4 Sesto Fiorentino (Prov. di Firenze) 26 Aprile 1895 Corsi Ing. Arnaldo. Richiesta di pubblicazioni intorno agli Afidi e alle Tignuole. 4. Gattinara (Prov. di Novara) 21 giugno 1895 R. Cattedra di Viticoltura ed Enologia. Richiesta di pubblicazioni. 5. Budapest (Ungheria) 9 Ottobre 1895 Horvath Dr G. Richiesta di pubblicazioni. 6. Atene (Grecia) 16 Gennaio 1888 Gennadius Prof. P. Notizie sopra insetti. ; 7. Treviso 27 Gennaio 1888 Comitato Esecutivo dell’ Esposizione regionale di frutticoltura, floricoltura, ecc. Richiesta di notizie e figure d’insetti dannosi alle piante da pomario, da orto, ecc. 8. Pavia 18 Marzo 1895 Cavara Prof. Frediano. Notizie sopra varii insetti. ctPavia 27 Maggio 1895 Cavara Prof. Frediano. Notizie sopra varii insetti e parassiti. Mo li 10. Budapest (Ungheria) 4 Febbraio 1896 Sajà Prof. Carlo Notizie di infezioni animali e crittogamiche. ll. Cassino per Atina (Terra di Lavoro) 29 Aprile 1896 Fortuna Silvestro. Notizie sopra.insetti varî. Haltica oleracee, Anthonomus, ecc. b) Comunicazioni e scambi di materiali. Si comprendono in questa Serie comunicazioni diverse di Insetti o altri animali fatte non tanto per proporre allo studio gli effetti più o meno dannosi dipendenti da essi, quanto per avvertire della presenza loro, a certo momento, o in ordine ad avvenimenti relativi al loro modo di vivere, come appari- zioni non ordinarie o improvvise, voli di emigrazione, o altri fatti di biologia. — Le osservazioni medesime potranno ritro- varsi altrove, almeno in parte, quando sieno collegati con esse effetti interessanti l'economia agraria, domestica, industriale ecc. La disposizione delle osservazioni è fatta secondo quella naturale delle classi ordini e famiglie, generi e specie degli animali, ma dopo segue secondo il tempo, cronologicamente, per ragioni facili a intendersi. Insetti varili. 1. Macerata 28 Giugno 1886 Dipartimento forestale, Sotto-ispettore Sig. M. Caiani. Invio d’insetti della località. 2 RIPraid0 via 16 Febbraio 1889 Palma Antonio. Insetti diversi e galle di insetti. 3. RR. Agenzie delle Coltivazioni del tabacco. Comunicazioni di insetti, notizie e osservazioni. (1). 4. Castelbuono (Prov. di Palermo) 15 Aprile 1891 Minà Palumbo Fr. Insetti vari. (1) V. Taro. Tozz. Ap., Anîm. e Ins. del Tabacco in erba ecc. 1801. | ae iii ta Oa 5. Scandiano (Emilia) 31 Maggio 1892 I Società enotecnica. Insetti in un tinaio. Ord. Ortotteri. Sottord. TISANURI. 1. Siena 3 Marzo 1892 Brogi G. B. Podura aquatica LI. Ord. Pseudoneurotteri. 2. Alessandria 29 Agosto 1889 Amministrazione forestale. Ephemera vulgata L. ? Senza contare in particolare un’ apparizione o l'altra di questa specie, di cui abbiano tenuto memoria scrittori antichi o moderni, ci piace di tornare a quelle dell’altra di genere affine, che si ripetono tutti gli anni lungo il corso dell'Arno, dentro Firenze stessa, di poco variando, pel tempo, dalla metà al 20 o 25 di Luglio; per le quali apparizioni, talvolta le farfalle, copiosissime, offuscano come un nembo agitato ogni fanale della illuminazione della città. — Rossi riferì la specie alla Ephemera lutea (Ephemera à trois filets et ailes raticulèes Geoff.), che dovrebbe essere oggi del gen. Pothamantus Pict.; ma vi è ragione però di riferirla alla Palingenia virgo Oliv., poco di- versa dalla P. horaria Burm., alla quale i Sigg. Villa attri- buirono le apparizioni delle Efemere della Brianza. (1). Non avendo avuto in buono stato gli esemplari di Ales- sandria, conserviamo la determinazione colla quale vennero, facendo su di essa le dovute riserve. — I rapporti delle (1) V. Taro. Tozz. Ap., Ortotteri agrarii, p. 86, 1882. I larve coll’alimentazione naturale dei pesci, e l’impiego per concime delle masse degli insetti volanti, che si possono rac- cogliere nelle apparizioni, rendono una specie o l' altra, in qualche modo, specie agrarie ed economiche. Ord. Ditteri. 3. Verona i 7 Settembre 1890 Massalongo Ing. Orseolo i Stratiomys Chamaeleon L. (larve). Ord. Lepidotteri. 4. Todi (Prov. di Perugia) 20-31 Luglio 1889 R. Scuola pratica di Agricoltura. Vanessa polychloros L. DE elibia 24 Maggio 1894 R. Scuola di Viticoltura e di Enologia. Vanessa cardui L. 6. Velletri 1.° Giugno 1894 R. Cantina sperimentale. Vanessa cardui Linn. Gli anni 1894-95 furono appunto notevoli per apparizioni delle Vanesse volanti in Italia, e richiamarono alla mente le altre verificatesi dal 1379 in poi, da noi, ed in altri paesi di Europa. 7.Casal Monferrato 3 Giugno 1895 Marescalchi A. Vanessa antiopa L. 8. Modena 27 Novembre 1887 Massa Dott. Camillo | Acherontia Atropos L. Le circostanze sotto le quali il Sig. Massa ebbe sette larve e una farfalla, e successivamente da questa uova fertili della SERGI specie, lo misero nell’idea di essersi trovato davanti a un fatto di partenogenesi, che non parve però abbastanza provato (1). SpRroteeatsi Casciano (Prov di Firenze) 5 Novembre 1893 Tassinari Alessandro. Sphinx convolvuli L. Ci permettiamo di ricordare l’odore muschiato che esalano a certi momenti i maschi della specie, e lo studio da noi fatto dell’apparecchio che corrisponde a questa proprietà. La specie è in qualche anno abbondantissima lungo i viali e nelle aiole fiorite che gli adornano intorno a Firenze, e dove altrettanto sono sparsi Convolvuli e Ipomee per le fioriture (2). 10. Vasto (Prov. di Chieti) 10 Aprile 1887 Nasci Dott. Luigi. Lithosia caniola Hiùbn. Anche questa specie ricorre copiosa in certe annate, e le larve si vedono con apprensione dal volgo lungo le mura e le finestre delle case; specialmente quando l’ autunno corre umido e piovoso, cibandosi di tritumi minerali dell’ intonaco, e delle alghe e licheni che piillulano nelle medesime condizioni. — Le farfalle poi appariscono in copia, ma forse senza pro- porzione con quella delle larve. 4 cL.a ri 14 Ottobre 1892 Panattoni Guido. Chelonia villica God. Ord. Imenotteri 12. Cosenza 11 Luglio 1895 Fera Prof. Michele. Bombus terrestris L. (1) V. Bullettino della Soc. Entom. ital., T. XX, pag. 64. (2) V. Bullettino cit. T. 1I, pag. 359. PIO VA La le Ord. Coleotteri. 13. Longarone (Prov. di Belluno) 16 Luglio 1888 Comizio Agrario, Presidente Fagarazzi G. M. Cicindela sp. E 14. Gallarate (Prov. di Pavia) 18 Luglio 1887 Direzione dell'Istituto botanico della R_ Università di Pavia. Calathus circumseptus Germ. Î 15 Longarone (Prov. di Belluno) 16 Luglio 1888 Comizio Agrario, Presidente Fagarazzi G. M. Harpalus sp., Hister sp. 17. Aosta (Prov. di Torino) 28 Maggio 1888 Comizio Agrario, Presidente Bernard Ed. Oryctes nasicornis L. 18. Modena 6 27 Novembre 1887 Massa Dott. M. Camillo Melolontha vulgaris Fab. La specie ebbe una copiosissima moltiplicazione in molte parti dell’Italia superiore, e comparve anche lontano da boschi e foreste pei campi e per le vigne, come non è solita fare. — Non importa ricordare gli effetti disastrosi ch’ essa produce poi abitualmente per la coltivazione delle foreste. 19. Firenze 29 Luglio 1895 Gori Montanelli Anomala junii Er. La specie, pregiudicevole alle viti, ebbe anch’essa appari zione ripetuta in molti luoghi, nell’ anno. 20. Roma 10 Agosto 1886 R. Scuola pratica di agricoltura. Othiorhynchus sp. h VERTEBRATI — Cl. MAMMIFERI. Ord. Roditori. 21. Scandiano 1.° Dicembre 1897 Riva Giovanni. Topi campagnoli (Arvicola arvalis Pall.). 22. Roma i i 13 Novembre, 21 Dicembre 1897 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Topi campagnoli (Arvicola arvalis Pall.). 23. Roma 23 Febbraio 1894 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Topi campagnoli nelle Gallare. Arvicola arvalis. Rimandiamo per la storia di questa apparizione alle pub- blicazioni che ne furono fatte e citate nella Nota di pubblica- zioni N. 49, e Targ. Tozz. Ins. del tabacco p. 10 e seg. 24. Chiaravalle (Prov. di Ancona) 16 Ottobre 1890 R. Manifattura dei Tabacchi. Topi rinvenuti in una sala di fermentazione dei tabacchi. Mus musculus L. Per quanto si potesse giudicare, i topi trovati nelle circo- stanze indicate non offrivano notevoli differenze specifiche, da considerare il fatto per trarne argomento a conferma della consistenza della specie (Mus poschiavinus) creata per altri topi mangiatori di tabacco dall’illustre naturalista ed amico Sig. D. Fatio di Ginevra (1). c) Materiali insetticidi. Nel periodo di tempo, a cui si riportano queste notizie, pei progressi disastrosi delle infezioni fillosseriche, per lo apparire (1) V. Taro., Animali e insetti del Tabacco in erba ecc., p. 9. f. 3. LO ei qua e là, anche non ordinario o meno avvertito, di insetti, come le Melolonte, le Vanesse, le Litosie ecc., pel risveglio d’ altra parte dell’attenzione degli agricoltori intorno alle cose dei campi, e senza dubbio anche per quello degli studi intorno agli effetti economici e agrari dipendenti da animali e spe- cialmente da insetti, si è destato sempre più vivo il sentimento della convenienza e della necessità di apparecchiare nuove di- fese. In queste condizioni si è avvalorata l’idea di fondarne sulla distruzione degli animali stessi che apparissero più di- rettamente imputabili dei danni lamentati; e la speculazione non ultima, fattasi avanti, non ha mancato a se stessa. Di qui la concorrenza di molte proposte, che non è il caso e il momento di giudicare, per quanto sembri opportuno di ricordarle, e le note seguenti a questo mirano particolarmente; un cenno gene- rale di esse d’altra parte fu fatto nella storia della Stazione a pag. 63 e seguenti. |P IRiarooa 5 Gennaio 1892 De Bechi Guido, Direttore della Società Centrale di prodotti chimici. i Botrytis tenella. — Tubi Le Moult, per la distruzione de- gli insetti. . Atene (Grecia) 24 Agosto 1893 Gennadius Prof. P. Virus Loéffler, per la distruzione delle Arvicole. 3. Trento ; 5 Febbraio 1892 Mazzurana F. DO Panello di Ricino per esperienze insetticide. 4 Padova 19 Dicembre 1891 Petrobelli A. e C.° Fabbrica di prodotti chimici na mici ed insetticidi. Invio di prodotti. out Milano 4 Novembre 1891 Zecchini Claudio. i i Insetticida « Quidell ». paia te Di Me a e cia sigg e 6. Roma 12 Marzo 1892 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Solfuro di carbonio emulsionabile « Berlese ». 7. Padova 50 Luglio 1892 Petrobelli O. e C.° Insetticida « Rubina ». 8. Milano 27 Settembre 1892 Franceschini Felice. Miscugli insetticidi. 9. Solarolo di Goito 4 Novembre 1892 E Solferini Giacomo. Richiesta di un liquido insetticida per combattere lo Za- brus gibbus (Zabrus tenebroides Goeze). 10. Capraia (Isola) 6 Febbraio 1893 Alberti, Direttore della Colonia penitenziaria. Richiesta di insetticidi. 11. Roma é 6 Aprile 1893 R. Ministero di Agricoltura. (Direz generale dell'Agricoltura). Notizie sopra insetticidi contro la Diaspis pentagona Targ. 112. Cremona s 31 Marzo e 1.° Maggio 1894 I Beltrami Ing. Girolamo. È Insetticidi. 13. Prato (Prov. di Firenze) 6 Settembre 1894 Bruzzi Enrico. Insetticida « Creolina concentrata Nava ». 14 Roma 8 Giugno 1895 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Insetticidi. Wo. Pisa 4 Aprile 1895 Mastiani Brunacci (‘onte F. Formula insetticida contro la ‘Tortrice dell’uva. . Roma 17 Maggio 1895 Direzione del giornale « L'Eco dei Campi e dei Boschi ». Insetticidi. . Firenze 19 Giugno 1895 Comizio Agrario. Ferrari Prof, Prospero. Insetticidi. 13. 9: 20. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 93 — Milano 11 Luglio 1895 Pini Ranieri. i Creolina concentrata Nava, e polvere « Radical ». S. Felice sul Panaro (Prov. di Modena) 30 Marzo 1895 Ghidoni Raffaele. Emulsioni insetticide. Roma 12 Gennaio 1895 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Solfato di rame come fillossericida. TR errata 25 Marzo 1895 Cattedra ambulante di Agricoltura, Prof. A. Aducco. Emulsioni insetticide. . Ferrara 14 Aprile 1895 Cattedra ambulante di Agricoltura, Prof. A. Aducco. Sapone tenero. Lecco 26 Aprile 1896. Signorini Giuseppe. Insetticida unico per Peronospora e Tignole. Plorto Maurizio 6 Agosto 1896 Comizio agrario presid. Vassallo N; F. Richiesta di indicazioni sull’olio pesante di catrame. Redavalle (Prov. di Pavia) 24 Aprile 1895 Mangiarotti Valerio. Sapone tenero. Firenze 15 Aprile 1895 Comizio Agrario. Ferrari Prof. Prospero. Caratteri e qualità del sapone tenero. Grumello del Monte (Prov. di Bergamo) 29 Aprile 1895 Cuzzoni Dott. E. Sapone tenero. S. Felice nel Panaro (Erose di si. ‘ Maggio 1895 Ghidoni Raffaele. Soluzioni saponose contro gli insetti. Firenze 14 Maggio 1895 Comizio Agrario. Ferrari Prof. Prospero. —_ Mostre di sapone tenero. GORE 30. Firenze 31 Maggio 1895 3 Comizio Agrario. Ferrari Prof. Prospero. i Sapone insetticida. (31 S. Ilario Ligure 3 Luglio 1895 j Lumia C. i Sapone potassico. 32. Vignola 31 Marzo 1896 Biagini Michele Sapone tenero per insetticidi. 33. Sesto Fiorentino (Prov. di Firenze) 21 Genn. e 10 Apr. 1896 Prinz Otto. Mostre di sapone. 34. Modena 30 Aprile 1896 Comizio Agrario, ii IO ttt nn s vi : MRS 2* Sapone per esperienze insetticide. 35. Torino 6 Maggio 1896 Sindacato Agricolo. MN, TNA Sapone tenero. 36. Firenze 30 Luglio 1896 Comizio Agrario. Ferrari Prof. Prospero. Sapone tenero. 37. Suvereto 26 Luglio e 1-7 Agosto 1896 Delegazione antifillosserica. Emulsioni saponose di solfuro di carbonio. Giova ricordare che tutti i saponi a base alcalina, per lo VATI I GE E IS RT - più di potassa e di soda, sono solubili nell’ acqua pura, ma i che la soluzione contiene sciolti ugualmente gli eccessi di al- cali, e sospesi gli eccessi di grasso rimasti non saponificati nella preparazione, non che poi i composti terrosi o metallici, METTO. RO TE; introdotti come impurità, o formati nella preparazione me- desima; sicchè le così dette saponate, sono sempre più o meno î torbicce e capaci di formare depositi. Conviene anco ricordare K che sciogliendo i saponi alcalini in acque cariche di sale (acque salmastre) perdono la loro solubilità, e si precipitano o gal- leggiano nel liquido. Se poi le acque contengano sali terrosi di fe — 100 — o metallici, i saponi solubili si decompongono e danno origine a composti insolubili, che anch’ essi precipitano. Molte e le principali qualità utili del sapone, in questo modo, si perdono, senza contare l’ inconveniente che può resultare dai depositi formati in fondo ai corpi delle trombe, alle tubulature ecc., usate per distribuire i liquidi saponosi. I saponi teneri o molli sono a base di potassa; a base di soda sono i saponi duri. — Il titolo dei saponi, e in conseguenza l’effetto delle saponate sulle piante o sugli animali, varia secondo la proporzione delle im- purità che vi si trovino, o dell’acqua, che i saponi teneri non perdono mai completamente. La ragione dell’ azione delle solu- zioni o emulsioni saponose contro gli insetti è discussa nella Storia della Stazione a pag. 59 e seg. Ad) Macchine per la distribuzione degli insetticidi ed apparecchi per la caccia e distruzione di animali e di insetti. Le stesse circostanze che hanno fatto aumentare il concorso per le proposte degli insetticidi, hanno portato incremento an- cora del numero degli espedienti per la loro applicazione ; sicchè questi, combinati con quelli, specialmente per le opera- zioni contro la Peronospora o la Fillossera, hanno dato occa- sione alla introduzione di non poche macchine dall’estero, ed anco alla fondazione di notevoli imprese industriali fra noi. 1. Modena 10 Novembre 1891 Cugini Prof. Gino. Camera di disinfezione per le viti. 2. Cremona 6 Marzo 1892 Beltrami Ing. Girolamo. Polverizzatore progressivo per viti, frutti, ecc. 3. Roma 14-25 Marzo e 1.° aprile 1892 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Bombe antifillosseriche ARR ERRE RIS le PRINT e PT RI TE — 101 — 4 Roma 15 Dicembre 1892 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Descrizione dell’ apparecchio Durand, per distruggere le Cavallette. Di questo apparecchio si è tenuto discorso altre volte, come nella Relazione per gli anni 1883-85 pag. 24. 5. Rouen 15 Maggio 1895. | Noel Paul. I Apparecchio riflettore per la caccia di insetti. 6. Milano 12-18 Gennaio e 10-18 Febbraio 1896 Bale et Edwards. Polverizzatore Noél. FIL Esperienze insetticide. «ll. Roma 51 Dicembre 1888 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Distruzione delle larve di Maggiolino o Melolonta (Me- lolontha vulgaris). #2. Firenze 21 Luglio 1891 È R. Scuola di Pomologia. Dott. Del Guercio. sl Esperienze insetticide. 13. Firenze 28 Luglio 1891 % Bartolozzi Paolo, pomicultore della R. Società Toscana di or- ticoltura. Esperienze insetticide. 4. Roma 24 Novembre e 9 dicembre 1891 R. Ministero di Agricoltura. Esperienze contro gli Elateridi. (V. Nota di pubblicazioni N. 21, 22 e 24). 5. Roma 9 Dicembre 1891 R. Ministero di Agricoltura. Esperienze per combattere il Maggiolino (Melolontha vul- garis L.). AE i I O. i — 102 — 6. Firenze 2 Maggio 1892 Losi Giuseppe. Insetticida. i È 7.Roma 5 Maggio 1892 R. Ministero di Agricoltura. Relazione sulle esperienze contro le Cocciniglie degli agrumi. (V. Nota di pubblicazioni N. 43). 8 Roma 6 Maggio 1892 R. Ministero di Agricoltura. Cura contro la Diaspis pentagona Targ. (V. anche Nota di pubblicazioni, N. 26, 27, 31). 3 E I 9. Messina 15 Luglio 1892 | La Fauci Pasquale. Esperienze insetticide contro le cocciniglie degli agrumi in Sicilia. (V. Nota di pubblicazioni citate). 10. Atene (Grecia) 21 Marzo, 16-22 Aprile e 28 Maggio 1893 Gennadius Prof. A. Esperienze sul Bacillus tiphi murium per la distruzione | dei Topi campagnoli. + 11. Trani 30 Marzo e 17 Maggio 1893 Volpe Prof. Luigi. Domanda di sottoporre alia azione del solfuro di carbo- nio una collezione entomologica. Nessun dubbio sulla possibilità e convenienza di sottoporre alla disinfezione, col vapore di solfuro di carbonio, oggetti qualunque siano, infestati da tarme, autreni, tignuole, ecc., e così anche collezioni di insetti, come di piante secche da erba- rio. Basta per questo introdurre i corpi da purgare coi loro | recipienti, involti, cassetti, fogli ecc., non molto strettamente serrati, entro una cassa o camera a tenuta, e nella quale siano posti uno o più recipienti aperti, a larga superficie, con una quantità di solfuro, e chiusa la cassa o la camera si lasci tutto. per alcune ore o giorni occorrendo. Bisogna ricordare però che la disinfezione basterà per una generazione di insetti, e che la infezione potrà rinnuovarsi una volta che le cose disinfettate | sieno lasciate a se stesse, nelle condizioni di prima. Il vapore di . — 103 — solfuro di carbonio non riparerà però i danni sofferti dalle cose . disinfettate, o quelli che la poca cura nel maneggiarle per sot- toporle all'operazione, abbia prodotto. 2 12. Roma 6 Aprile, 23 Maggio e 6 Giugno 1893 ; R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). i Esperienze del Bacillus tiphy murium contro le Arvicole che infestano la tenuta Gallare. (V. Storia della Sta- i zione. Nota di pubblicazioni N. 49). e 13. Firenze 14 Aprile 1893 È Galli Edoardo, È Esperienze per distruggere la tignuola (Hyponomeuta) del 3 Susino. ho: _ 14 Roma 6 Giugno 1893 3 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). È Esperienze relative alla efficacia delle emulsioni, da ese- ; guirsi nel 1893, in vigneti fillosserati. | 15. Firenze 18 Maggio 1894 i Scuola agraria di Scandicci. Fantechi Pietro. Esperienze insetticide contro gli Afidi dei Limoni, Fave, i Ji RA Fagioli e Rosai ma Ae lied Paci i ir e 16. Roma 16 Giugno e 13 Agosto 1894 R. Ministero di Agricoltura. (Direz generale dell'Agricoltura). Esperienze sui rimedi diretti a combattere le tortrici del- l’uva. Il R. Ministero di Agricoltura, vista l’ importanza del pro- blema di combattere l'infezione delle Tignuole o meglio Tor- trici dell’ uva, dopo aver pubblicato reiterate istruzioni, ebbe in animo di procurarsi il parere diretto degli interessati, rile- vandolo da risposte a determinati quesiti, per la compilazione dei quali venne nominata una Commissione, che non mancò al i i debito suo, e compilò il questionario voluto, e ne fece larga distribuzione per incarico del Ministero. Le risposte però quan- tunque autorevoli sono state poco numerose, e la Commissione non è stata riunita poi per discuterle. — 104 -- 17. Carmignano 20 Giugno 1894 Municipio. Esperienze insetticide contro i parassiti della vite. 18. Campi Bisenzio (Prov. di Firenze) 20 Gius. e 2-4 Lug. 1894 Municipio. Esperienze contro le Cavallette. A pag. 45 della Storia della Stazione premessa, si è fatto cenno delle esperienze tentate contro le Cavallette del terri- torio dei comuni anche qui indicati, per le quali si può d’altra parte richiamare la pubblicazione del Sig. Avv. Permoli col titolo: Le C'avallette nel Comune di Campi-Bisenzio e nei Co- muni limitrofi. Firenze 1893. 19. Roma 24 Agosto 1894 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Esperienze per combattere le Tortrici dell'uva e le Ca- vallette. 20. Roma 17 Settembre e 12 ottobre 1894 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Esperienze antifillosseriche. 21. Roma 26 Settembre 1894 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Esperienze sulla sciamatura delle fillossere volanti. (V. Sto- ria della Stazione p. 4l). 22. Rosignano 8 Ottobre 1894 Delegazione antifillosserica. Sperimenti sull'azione del solfato di rame, ecc. contro la fillossera. 23. Firenze 17 Maggio 1895 R. Scuola di Pomologia e Orticoltura. Esperienze insetticide. 24. Firenze 17 Maggio 1895 Ridolfi March. Gio: Batta. Esperienze insetticide. 25. Brolio (Prov. di Siena) 21 Giugno 1895 Maluti Dante. Esperienze contro. l’ Oidio, o Peronospora e contro le Tortrici dell’uva. = 26. Lari (Prov. di Pisa» 20 Giugno 1895 Cini C. Esperienze contro le Tortrici dell’uva. 27. Pontecorvo 22 Agosto 1895 De Michele Dott. G. Mezzi adoperati per combattere la GryMotalpa. 28. Roma 23 Agosto 1895 ‘ R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Rimedi contro taluni insetti che danneggiano le piante. 29. Roma 29 Settembre 1895 R. Ministero di Agricoltura. (Direz generale dell’Agricoltura). Olivo (Olea europaea L.). Esperienze di distruzione con- tro la Thrips dell'Olivo (Phlaeothrips oleae). 30. Nicastro 13 Ottobre 1895 Ferrari Giuseppe. Istruzioni per distruggere i Bruchi e gli Afidi viventi sulle parti aeree delle piante. 31. Piacenza 23 Settembre 1896 Direzione del giornale « L’Italia Agricola ». Espedienti per distruggere la GryUotalpa. 32. Vignola (Prov di Modena) 16-17 Aprile 1896 Del Guercio Dott. Giacomo. Esperienze insetticide. V. Nota di pubblicaz. N. 53. 33. Messina 23 Gennaio 1896 Saija Torre G. Esperienze contro le Cocciniglie degli agrumi. PARTE II. Cronaca degli avvenimenti di animali e insetti nocivi, secondo i sog- getti passivi, cioè coltivazioni animali, piante o prodotti e quindi degli agenti su quelli. Questa parte corrisponde all'altra premessa ai singoli arti- coli delle Relazioni già pubblicate, e presso a poco procede col- l’ordine degli articoli stessi, ai quali sarà pertanto facile di — 106 — paragonare gli avvenimenti ora considerati, cogli altri identici o differenti secondo i luoghi ed i tempi. Questa parte però, invece di essere suddivisa, si dà nel suo complesso, per gli anni dal 1886 al 1896, salvo il tornare sopra un soggetto o l’altro nelle più larghe considerazioni, che saranno comprese nella parte scientifica. Nella enumerazione che segue, dopo l'indicazione del luogo, E del nome dell’osservatore e del tempo, procede secondo il nome — del soggetto o della cosa passiva dell’azione o del danno, e in secondo luogo secondo i nomi degli agenti, che si succedono coll’ordine naturale della loro classificazione scientifica. I Masserizie e Animali. 1. Venezia 22 Ottobre 1891 — Ninni Conte Alessandro Pericle. — Abitazioni. | Tignuole. | Qiebiavila 19 Dicembre 1894 Istituto botanico della R. Università. — Quadri e carte da | tappezzeria. Tinea pellionella L. 2 3. Udine 26 Maggio 1895 Tallini Achille. — Seta. Attagenus pellio L. II. Animali e Animali. 1. Firenze 2 Aprile 1895 Comizio Agrario. Ferrari Prof. Prospero. i Guerinia serratulae Fab. infestata da Cryptochitum gran- | dicorne Rond. — Vedi Relaz. 1879-82, p. 496. 2. Lodi (Prov. di Milano) 22 Settembre 13888 R. Stazione sperimentale. Massa Camillo. i Mosche (larve) infestate da vermi parassiti. — 107 — 3. Catania 4 Agosto 1891 R. Scuola di viticoltura e di enologia. Prof. Aloi, Dirett. Cecidomya oenophila Haim. infestata da Imenotteri. 4. Firenze 22 Giugno 1886 Cavanna Prof. Guelfo. Porthesia chrysorrhoea L. — Larve infestate da Mi- " crogaster sp. 5. Rocca S. Casciano (Prov. di Firenze) 28 Giugno 1886 Comizio Agrario di Firenze. Api (Apis melliica), infestate da Braula caeca L. 6. Lodi (Prov. di Milano) 22 Ottobre 1888 R. Stazione Sperimentale. Massa Camillo. Cephus pygmaeus L. infestato da parassiti. 7. Grottammare (Prov. di Ascoli Piceno) 31 gennaio 1887 Anelli Antonio. Pollai devastati da Faine (Mustela Foina Linn.). 8. Castrovillari (Prov. di Cosenza) 25 Aprile 1887 Comizio Agrario. Pollame infetto di Cholèra dei polli (Micrococcus). DEE Campagne e coltivazioni in genere, o coltivazioni erbacee e animali diversi. VERMI. 1. Govone (Prov. di Cuneo) 22 Aprile 1889 Società agricola operaia. Prati danneggiati da Lombrichi di terra (Lumbricus sp.). ARTROPODI. Cl. ARACNIDI. 2. Rovigo 17 Settembre 1896 Scuola ambulante di agricoltura pratica. Dalia (Dahlia variabilis Desf.). Tuberi infetti da Acari. — 108 — CI. INSETTI. Ord. Rincoti (Emitteri, Omotteri). 3. Pavia 27 Marzo 1895 Cavara Prof. Frediano. Piante da stufa attaccate da Cocciniglie. Dactylopius, Lecanium. 4. Cuglieri (Prov. di Cagliari) 27 Agosto 1895 Flores Dott. Vincenzo. Piante varie. Guerinia Serratulae Fab. 5. Siena 12 Luglio 1886. Dei Apelle. Piante diverse. Afidi. Ord. Ortotteri genuini. Fasmidei. 6. Roma 22 Dicembre 1890 kR. Stazione di patologia vegetale. Empusa egena Charp. (larve). Fam. Acrididei. 7. Modena 27 Luglio 1887 Massa Camillo. | Prati e campi (1). Oedipoda coerulescens L. a Sant'An- tonino, Reggio Emilia. {1) Si adotta questa espressione, la quale fa comprendere anco le piante in- terposte alla coltivazione principale, non escluse le viti, e gli alberi da frutto spesso compromessi nelle parti verdi dalle cavallette volanti. — V. Storia della Stazione, e Taro. Tozz. Ap. Ortotteri agravii. 8. Barletta (Prov. di Bari) 3 Luglio 1890 R. Cantina sperimentale ed ufficio di assaggio dei vini. Prati e campi. Cavallette, Stauronotus maroccanus Thunb, (Acridium cruciatum Costa); Caloptenus italicus Burm. (1). 9. Cergnago presso Casa Plezza (Prov. di Pavia) 20 Maggio 1889 Zuccari Ing. Edmondo Prati e campi. Cavallette, Calopt.nus italicus Burm. 10. Potenza (Prov. di Potenza) 6-12 Giugno 1887 R. Prefettura. Prati e campi. Cavallette, Stauronotus maroccanus Thunb, Caloptenus italicus Burm. 11. Campobasso 9 Giugno 1887 R. Prefettura. Prati e campi. Grilli e cavallette. Gry2us desertus Pall.; Caloptenus italicus Burm.: Decticus albifrons Serv. 12. Barletta (Prov. di Bari) 4 Giugno 1887 R. Cantina sperimentale ed ufficio di assaggio dei vini. Prati e campi. Cavallette, Stauronotus maroccanus Thunb; Caloptenus italicus Burm.; Pachytylus nigrofasciatus Fisch.; Stenobothrus sp.). 13. Roma 14 Giugno 1888 R. Stazione di patologia vegetale. Prof Cuboni, Direttore. Prati e campi. Cavallette, Caloptenus italicus Burm. 14. Roma 15 Giugno 1888 R. Ministero di Agricoltura. Prati e campi. Cavallette, Caloptenus italicus, Stauronotus maroccanus Thunb; Stenobothrus Burm. 15. Roma 21 Luglio 1897 R. Ministero di Agricoltura. Prati e campi. Comparsa di Cavallette in Italia. (1) Delle diverse specie concorrenti in una apparizione, si notano le specie | prevalenti, mettendo in primo luogo la più copiosa. — V. Taro. Tozz. An. Ortot- teri agrarii, pag. 110. 16. 17. 18. 19. 20. DA 23. 201 26. — 110 — Brozzi (roy. di Birenze) 1-11 Luglio 1892 ‘ Municipio. Prati e campi. Cavallette, Ca/optenus italicus Burm. ecc. Firenze 4 Luglio 1892 R. Prefettura. Prati e campi. Cavallette, Caloptenus italicus Burm. ecc. Castiglioni (Prov. di Siena) 17 Agosto 1892 Biondi Fratelli. Prati e campi. Cavallette, Calopienus italicus Burm. ecc. Siena 12 Settembre 1893. Brogi Sigismondo. Prati e campi. Cavallette, Caloptenus italicus Burm. ecc. Campi Bisenzio (Prov. di Firenze) 6 Febbraio 1893 Municipio. Prati e campi (Questioni sul Caloptenus italicus Burm.). Firenze 15 Febbraio 1893 R. Prefettura. Prati e campi. Cavallette, Caloptenus italicus Burm. ecc. i Eirienizie 12 Aprile 1893 Comizio Agrario. Prati e campi. Cavallette, Caloptenus italicus Burm. ecc. Cagliari 11 Maggio 1893 R. Scuola di Viticoltura ed Enologia. Prati e campi. Comparsa di Cavallette. . Firenze 27 Maggio 1893 R. Pretettura. Prati e campi. Comparsa di Cavallette nei comuni di Brozzi, Campi e Sesto. Firenze 15 Giugno 1893 Deputazione provinciale. | Prati e campi. Comparsa di Cavallette nei comuni di Brozzi, Campi e Sesto. Roma 10-20 Luglio 1893 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. senerale dell'Agricoltura). Prati e campi. Comparsa di Cavallette nei Comuni di Brozzi, Campi e Sesto. uscii ici ci), — lll — 2%. Campi Bisenzio (Prov. di Firenze) © 1° Agosto 1894 Permoli Avv. Francesco (1). Espedienti contro le Cavallette. 28. Firenze 20 Aprile 1895 I R. Prefettura. Cavallette nei comuni di Brozzi, Campi e Sesto. 29. Ferrara 11 Agosto 1896 Cattedra ambulante di agricoltura. Cavallette (Caloptenus italicus Barm.) morte in seguito all’infezione di Entomophtora grylli Fresen. La infezione della Entomophtora è stata verificata in di- verse occasioni anche nella campagna romana; non sì sa però se sia riuscito diffonderla e moltiplicarla, come potrebbe essere 1 desiderabile. Sono poi note o avvertite altre infezioni di pa- rassiti delle cavallette, e sopra una di queste si, fonda l’uso dei virus insetticidi come quello Loeffler, quello dei tubi Le Moult, ecc. 30. Firenze 19-27 Dicembre 1896 R. Prefettura. Distruzione delle Cavallette nei comuni di Brozzi, Campi e Sesto. 31. Modena 27 Luglio 1887 Massa Camillo. Cavallette nei territori di Sassuolo, Montegibbio, Fiorano e San Michele. 132. Barletta (Prov. di Bari). 15-23 Gingno 1887 R. Cantina sperimentale ed ufficio di assaggio dei vini. i . Pascoli e vigne. Cavallette, Stauronotus, Caloptenus, Dec- ticus albifrons Serv. ecc.). (1) L’egregio Sig. Avv. Permoli nella pregevole relazione cit. sulle appari - zioni delle cavallette nei comuni e negli anni indicati, propugnò l’idea di combat- terle mediante bacini mobili su carretti, contenenti acqua coperta di sottile strato di catrame. Qui pure furono impiegate aspersioni di petrolio contro le orde saltel- lanti e volanti, e furono messe a prova le emulsioni di sapone condite di catrame, 4 petrolio, ecc. È 39. d4. 3°. 38. 39. 40. — 112 — | Campobasso 17 Giugno 1887 R. Prefettura Prati e campi Grilli, Gryllus desertus Pallas Nicastro (Prov. di Catanzaro) 23 Giugno 1890 R. Cattedra di viticoltura e di enologia. Piante diverse. Grilli, GryMUus campestris L. . Firenze 29 Luglio 1895 Gori-Montanelli Ing. G. i Prati e campi. Zuccajuole, GryMota/pa vulgaris Fieb. Ord. Lepidotteri. Esa 28 Dicembre 1893 Scuola superiore d’agricoltura. Piante varie. Porthesia chrysorrhoea L; Bombyx neu-, stria L. Atidi. Casale Monferrato 2 Aprile 1597f° Marescalchi A. Prati. Insetti dannosi. (Spedizione giunta avariata). Ord. Coleotteri. la zina 31 Agosto 1893 Istituto botanico della R. Università. Piante diverse. Oxythyrea stictica L. Modena 27 Giugno 1887 Massa Carlo. Piante diverse. Melolontha vulgaris L. a Sassuolo, Mon- tegibbio, Fiorano e San Michele. Firenzuola d’Arda (Prov. di Piacenza) 15 Giugno 1896 Verani Arturo. i Piante in genere. Cantaridi, Lytta vescicaioria L. CI. MAMMIFERI. Ord: Roditori. . Deliceto (Prov. di Foggia) 2 Novembre 1893 Garofoli Dott. Alessandro. — 113 — Prati e campi. Topi, Mus sylvaticus L.; Arvicola Saviîi Selys (1). 42. Roma 29 Maggio 1893 R. Ministero di Agricoltura. (Direz. generale dell'Agricoltura). Arvicole nel Ferrarese, Arvicola arvalis Pall. 43. Ferrara 5 Giugno 1893 Direttore della Banca nazionale italiana. Arvicole nel Ferrarese, Arvicola arvalis Pall. 44. Massafiscaglia (Prov. di Ferrara) 30 Magg. e 4 Giug. 1893 Conti Ing. Guido Arvicole nel Ferrarese, Arvico/a arvalis Pall. 45. Ferrara 1 Dicembre 1897 Cattedra ambulante di Agricoltura. Campi seminati. Topi di campo, Arvicola arvalis Pall. (1) In questa occasione venne spedito sul posto l'assistente Dott. Deì Guercio, e furono sperimentati con vantaggio certo gli arseniati e gli arseniti di potassa, amministrati con foglie bagnate delle loro soluzioni e lasciate per alimento ai topi. La invasione subì per effetto degli allagamenti sopravvenuti, una grave riduzione e non rimase tempo per accertare gli effetti del Bacillus typhi murium, che par- vero però anch’ essi manifesti. V. Nota di pubblicazioni N. 49. V. Anche Storia della Stazione, Taro. Tozz. Ap., Insetti del tabacco in erba, ecc. e fap ft bre SCIENTIFICA DeL Guercio G. — Delle Tortrici italiane, etc. IDEM — Sulla Trama radicis Kalt. IDEM — Sulla Fleotripide dell’Olivo (PA/oeothrips oleae (Costa) Targ.) SA MAMA een DELLE TORTRICI DELLA FAUNA ITALIANA SPECIALMENTE NOCIVE ALLE PIANTE COLTIVATE Note ed osservazioni del Dott. GIACOMO DEL GUERCIO MARR RE ERRE Lo scopo di questo lavoro è la conoscenza, più che è pos- Gi" FE, sibile, completa delle Tortrici italiane, considerate nei diversi stati di uovo, larva, crisalide ed insetto perfetto. E però la | descrizione delle forme è seguita dalla biologia, così come re- sulta da rilievi di laboratorio e di campo, estesi, volta a volta, alla conoscenza dei predatori, dei parassiti e delle altre cause che favoriscono, od avversano la diffusione della specie; mentre l’importanza economica di questa ha deciso della opportunità o meno della ricerca e della indicazione dei mezzi per limi- tarne la diffusione. Verrà infine la sistematica, come corollario dei caratteri ri- portati nelle descrizioni e nelle figure, che sono sempre prese dal vero. È inutile discorrere della importanza di questo e di lavori simili, da noi specialmente. Dirò solo che l’ ordine della pub- blicazione è quello col quale lo studio delle specie si completa si succede, e che in esso l’esperienza e 1’ osservazione esclu- ono le congetture, non meno degli inutili ragionamenti, e uesto, salvo le involontarie omissioni, per raccogliere e far osto alle molte note originali, sparse, sulle Tortrici nostre. — 118 — I. : | Polychrosis botrana Schiff. Tortrix botrana Schifermiiller. — Systematisches Verzeichniss der Schmetterlinge der Wiener Gegend, herausgegeben von einigen | Lehrern, p. 131. Wien, 1786. i Tortrix romaniana O. Costa. — Degli insetti che vivono sopra l’ Olivo e nelle Olive. Atti del R. Ist. d’Inc. di Napoli, T. IV, p. 202-218. An. 1828; Corrisp. Zoolog. An. I, p. 91-136. An. 1839. — Semmola. Del Baco dell’uva. Atti della Reale Accademia delle Scienze, vol. VI. Napoli, 1851. : Tortrix reliquana Nòrdnger. — Die Kleinen feinde der Lan- wirthschaft, p. 395. Stuttgart, 1855. — Herrich-Schaff:r. Systemati- sche Bearbeitung der Schmetterlinge von Europa, IV, p. 225. Re-_ gensburg, 1843-1856. — Tuschenberg. Entom. fiir Gart. und Gartenf.,. p. 300. Leipzig, 1871. Cochylis reliquana ZHibner. — Verzeichniss bekannter Schmetter- linge, n. 3674. Augsburg, 1816. — Treztschke. Die Schmetterlinge von Europa, X, 9, p. 146. Leipzig, 1395. — Duponchel. Histoire naturelle des Lépidoptères ou Papillons de France. Suppl. IV, p. 147, pl. 62, fig. 9. Paris, 1842. — Ghiliani. Materiali per servire alla compila- zione della fauna entomologica italiana, p. 69. Torino, 1852. Wkin- son. The British Tortrices, 280. London, 1859. Cochylis romaniana A. Costa. -- Degli insetti che attaccano l’al- bero ed il frutto dell’ Olivo etc., p. 214, tav. IX. Napoli, 187%. Cochylis vitisana Audouin. — Histoire des Insectes nuisibles è la vigne, p. 209, An. 1842. Lobesia reliquana Staznton. — A Manual of British Butterflies and Moths. 2, p. 266. London, 1859. Eudemis rosmariniana Milère. — Iconographie et description. de Chenilles et Lépidoptères inedits, 11, p. 108, pl. 63, f. 9-12. Ann. Soc. Linn. de Lyon, 1859-70. Eudemis botrana Staud et Wocke. — Catal. Lepid. Europ. Faun.,. p. 251, n. 1013. Dresden, 1871. — Targioni-Tozzetti. Relaz. R. Staz. Ent. Firenze, an. 1875, p. 55; an. 1879-82, p. 477; an. 1883-85, p. 199. — Curò. Bullet. Soc. Ent. it., an. 1879, p. 196. — G. Rciast. Catal. Chenilles européennes. Soc. Linneenne de Lyon, t. XXX, p. 89, an. 1884. — Valery Mayet. Les Insectes de la vigne, p. 244. Montpéèllier, 1890, etc. i — 119 — Penthina vitivorana Packard. — Guide to the study of Insects, seventh ed. New York, 1880, p. 336. Polychrosis botrana Ragonot. — Ann. Soc. Entom. de France, vol. LXIIT, an. 1894, 2.° fasc. pag. 209. Italiano: Tortrice dell’ uva (Costa). Baco verdognolo dei fiori e dei frutti della vite; Ragnaia, Verme, Baco o Tignola dell’ uva. Francese: Cochylis de la vigne (Audouin). Tordeuse de la grappe (Mayet). Tedesco: Der bekreuzte Tranbenwickler (Taschenberg). Weinwickler (Nòr- dlinger), etc. Americano: The Grape-berry moth (Riley, Marlatt), etc. « Est etiamnù peculiare olivis ac vitibus (araneum' vocant) cum veluti telae involvunt fructum et absumunt. » Dopo questa nota di Plinio (1), e note simili, non esclusive pel Baco del- l’ uva, non si hanno notizie proprie della specie che alla fine del secolo scorso; ma la descrizione ed il battesimo non val- sero a sottrarla dalla confusione con altre, viventi anch’ esse sulla vite, sotto il nome delle quali, e con nomi anco diversi, sì è diffusa nel mondo, quasi sempre all'insaputa, e con non poca sorpresa dello scenziato, insieme, e dell’ agricoltore. Jacquin, intanto, secondo Audouin, dà le prime notizie della infezione, in Germania, nel 1798. Una quarantina d’anni dopo si hanno quelle del Kollar (2) relative. agli effetti malefici del- l’ insetto sulle viti dei dintorni di Vienna, e continuano fino al 1835; mentre O. Costa, di Napoli, sotto il nome di Tortrix romaniana trattava dei danni che la specie infliggeva alle gemme fiorali degli olivi nella Terra d’ Otranto. Seguono quasi senza intervallo le comunicazioni dell’ Audouin e del Semmola, dei quali, il primo trova assai limitata la presenza di questa Tor- trice in Francia; e l’altro fa notare che prima del 1841 i bachi dell'uva avevano distrutto più di una volta un terzo del raccolto nella zona Vesuviana, presso Napoli. Pochi anni dopo, mentre il sig. V. Vigo, sull’autorità del prof. Semmola, attribuisce al- (1) PLinit Secunpi. Hist. Mundi. Lib. XVII, Cap. XXIV, p. 449, ed. Lugd, 1748. (2) Naturgeschichte der schidlichen Insecten in Bezug auf Landwirthschaft und Forstkultur. Wien, 1837. uan RI: a; e A PA ci ivi cas) — 120 — l’ insetto i guasti dei grappoli e delle mandorle a Terranova di Sicilia (1), Riley trova la specie in America (2); Packard ve la descrive col nome di Penthina vitivorana, e d'allora in poi non vi è anno, si può dire, nel quale i naturalisti dei due continenti non tornino sulla storia di questa Tortrice, causa diretta ed indiretta di molti, e sempre più gravi danni. Dopo le notizie del Vigo, che si potrebbero riferire in parte anche al bruco di un Piralidino indicato alla scienza col nome di Albinia Wockiana Briosi (3), si hanno da noi le sagaci osser- vazioni dell’ illustre prof. A. Costa, di Napoli, con sei figure, delle quali, quelle relative all’insetto adulto corrispondono per- fettamente alle piccole farfalline ottenute allevando le. larve che mi sono state spedite, e che ho raccolto personalmente in diverse provincie del Regno. Una buona figura dell’ insetto perfetto è stata data anche dal prof. Targiori (4), ai rilievi. del quale fanno seguito quelli del prof. Berlese (5) ed i miei, (6) in corrispondenza di altri condotti altrove, da Glorer, (7) French, (8) Saunders, (9) Marlatt, (10) e da altri non pochi, che avrò, volta a volta, la opportunità di ricordare. (1) « Giorn. d’ Agric. del Regno d’Italia, » T. 13, n. 5, 1870. (2) « Report of the entom. of State Missouri, » p. 133, an. 1869. (3) « Reale Accademia dei Lincei, » vol. I, ser. 38. (4) « Relazione della R. Staz. Entom. agr. di Firenze, » 1879-1882, in « Ann. di Agr., » 1884. (5) « Rivista di Patologia Vegetale, » vol. III, pag. 221, an. 1894; vol. IV, p. 304, an. 1895. (6) « Giornaie Stazioni sperimentali agrarie italiane, » vol. XXVII, pag. 501, an. 1894; vol. XXVIII, p. 749, an. 1895. (7) « Report U. S. Dept. Agr., » p. 86, an. 1870. (8) « Trans. Dept. Agr. Illinois, » vol. XV, p. 257, an. 1877. (9) « Rept. Entom. Soc. Ontario, » p. 67. an. 1882; « Canad. Enton., » vol. XIV, p. 178, an. 1882: « Ins. In]. Fruits, » p. 299, an. 1883; etc. (10) « Yearbook of the U. S. Dept. Aer., » 1895, 14, p. 402. Caratteri proprii alla Tortrice dell’ uva allo stato di uovo, larva, crisalide e farfalla. — servato e descritto. Uovo. L’ uovo di questa Tortrice prima d'ora non è stato os- Dal 1894 in poi lho trovato diverse volte; mentre scrivo ne vedo a centinaia sui vetri delle cam- pane e sui grappoli, nel campo, e nelle gabbie d’alleva- mento, in laborato- rio; e posso affermare che appena deposto | è di forma sferica o sferoidale (fig. I, a), e di color bianco sale pellucido. Dopo due o tre giorni però ten- de manifestamente al pallido verdognolo e | sì conserva così fino ‘alla nascita delle lar- ve. Le larve uscite, l'involucro dell’uovo resta completamente bianco, sotto certa . luce, iridescente, ap- parentemente liscio, come prima, ad oc- chio nudo od a pic- coli ingrandimenti, . be . . ‘e ad ingrandimenti Lei (41 Fig. I. — 4, Uovo della Tortrice dell’ uva ingrandito (16 diametri), come si presenta al momento e dopo 48 ore dalla deposizione. — b, Larva embrionale in- grandita (66 diametri). — b1, macchie cervicali nere circondate dagli ocelli. — 2, bocca. — 3,4, 5, zampe toraciche del primo, secondo e terzo paio. — 6, 7, 8, false zampe, o zampe addominali. fortissimi, finamente rugoso. Diametro i millim. 0,585 a 0,600 circa. E TE I fg Set ni cia. / wr DITA Z PV; — 122 — LARVA. Come in altri microlepidotteri distinguo tre forme larvali edlientalione enim it successive in questa Tortrice: due postembrionali, e una em- brionale; le prime due ignote, e 1’ altra abbastanza bene cono- sciuta e descritta. TO Fig. II. — Larva post embrionale (1. for- Fig. III. — Larva post-embrionale ma) della Tortrice dell’uva ingrandita (forma definitiva) ingrandita (dia- (66 diametri). — a, mandibule. — d, se- metri 4 172). ritterio. — €, zampe toraciche. — d, zampe addominali. La forma embrionale, (fig. I, 5), è di color bianco pal- lido a lieve riflesso verdognolo, lunga mm. 0,75, col capo molto grosso colorato di bruno, della forma di un mezzo ovale, po- steriormente bilobo, a lobi arrotondati. Gli ocelli, in numero di sei, e di color giallo opaco, sono disposti ad arco, intorno ad una grossa macchia circolare nera, posta dietro Îa base delle antenne. Queste (fig. IV, a), sono rudimentali, e fanno distin- egg guere due sporgenze coniche cortissime e due quasi cilindriche più lunghe, fornite di una setola inclinata, alla sommità. Con la larga scaglia frontale, triangolare, poi, non si scorge netta- mente il clipeo, e lo stesso labbro superiore, alquanto sinuoso, con qualche pelo, è affatto rudimentale e copre le mandibole, sovrapposte l’una all'altra, e le mascelle che hanno il palpo di tre articoli successivamente più lunghi, e l’ ultimo articolo terminato in una lunga setola (fig. V, a). Dei restanti anelli del corpo, il protorace è trapezoidale di sopra con la base maggiore in avanti, e quella posteriore della larghezza degli anelli seguenti, che con gli ultimi dell'addome sono i più stretti del corpo. Delle zampe, quelle toraciche sono appena visibili, piegate sul petto e formate di quattro articoli distinti, l’ultimo conico terminato in un’unghia sottile e lunga, in mezzo a due setole, più corte o quasi di quelle, che si vedono sugli articoli pre- cedenti. Le false zampe, o zampe addominali, situate sul terzo, set- timo, e ultimo segmento, si vedono anch’ esse soltanto a forti ingrandimenti, e si scorgono come tante sporgenze conico-de- presse, armate di una diecina di uncini, alquanto più visibili nelle sporgenze anali o zampe spingitrici. La prima forma post-embrionale della larva (fig. II) è ab- bastanza diversa dalla prima descritta, e da quella definitiva, per la forma semicilindrica del corpo; il capo più convesso ed allungato; gli ocelli dalla parte interna della macchia nera cervicale; le mandibole evidentemente situate col taglio in un piano quasi verticale; le false zampe con uncini lunghissimi raccolti a cespuglio; e per la natura delle altre parti del corpo, che sono state designate e riportate per confronto con le omo- loghe della forma embrionale, e quelle della forma definitiva seguente. La seconda forma post-embrionale, definitiva (fig. III), an- che considerata negli ultimi momenti della sua evoluzione, si presenta sempre di color fondamentale verde, più o meno sbia- ge dito, talvolta infoscato, ed il colore fosco, in via eccezionale con un lontano riflesso rosso brunastro, sul dorso. In ogni modo la forma del corpo è cilindrica, alquanto depressa e \\ Fig. IV. — Antenna: a, della larva embrionale. — b, della prima post-embrionale. — c, della forma definitiva. x \A I sl Mi NE d\ X 2 DLE ristretta alla estre- mità. Il capo giallo te- staceo, a forma di prisma quadrangola- re proteso in avanti, ha gli spigoli e gli angoli smussati, la base retusa, la larga scaglia frontale un terzo più corta di esso, e la macchia nera della zona ocel- lare allungata, late- ralmente alla linea sinuosa degli ocelli, che sono sei. Le antenne (fig. IV, c) hanno il primo articolo discoidale; il secondo due volte da un lato alla estre- mità, e da questa par- tono, con una grossa setola, tre sporgenze coniche spineformi, ed una setola lun- ghissima, un quarto circa più lunga di tutta l'antenna. Il terzo articolo è ci- lindrico, della lun- ghezza delle spine dell’ articolo prece- e mezzo più lungo, cilindrico, troncato Fig. V. — Mascella: a, della forma embrionale, col lobo interno (1) ed il palpo mascellare (2). — d, della torma post-embrionale. — c, della forma definitiva. — d, mandibola della larva embrionale e prima post-embrionale. CIR TE TE e Ver PRATT, SIIT ZU TE - TTT CS EEE ROERO O SE E TI E IO IRE, a PEER VR E APRE. o dente, con un quarto articolo piccolissimo, della stessa forma, contornato da quattro spine successivamente più grosse, e delle quali quelle medie, subeguali all’ altra che esso porta. alla sommità. Paragonando la figura citata con quelle IV a, IV 5, delle an- tenne della forma embrionale, successivamente, e della prima post-embrionale, si trova chiara la differenza ed evidente la modificazione progressiva che la stessa appendice subisce nel passaggio da una forma all'altra della medesima larva. Dell’apparato boccale, il labbro superiore è ben distinto e . bilobo con una linea trasversa di dieci peli nel mezzo, sei ad egual distanza e quattro, due per parte, appaiati alle estre- mità. Le mandibole (fig. VI), di color giallo scuro brunastre, sono quasi così lunghe che larghe, ed armate di cinque denti davanti: i primi tre accuminati, il secondo ed il terzo più lunghi e più grossi, e gli ultimi due subarrotondati e taglienti. Paragonandole con quelle delle forme larvali precedenti si vede che esse sono per contrario più larghe alla base che dalla parte dentata; hanno un dente di meno, e gli ulimi due diversi dai corrispondenti delle altre indicati nella (fig. V, d). A differenza delle antenne e delle mandibole, le mascelle (fig. V, c) sono, come il labbro superiore, del colore del capo, e formate di tre articoli distinti sopra una base assai larga. I primi due articoli sono discoidali, ed uno quasi doppio del- l’ altro. Il terzo è mamellonare, obliquo all’ interno, con due setole, una per parte, alla base, una piccola spina nel mezzo, alla sommità, ed intorno a questa, a corona, due robustissime | spine, alquanto più in basso, e due sporgenze coniche, più prossime, terminate anch’ esse con una piccolissima punta alla sommità. Il palpo (fig. V,c, 2) è formato di due articoli, il primo dei quali, poco più lungo, ma molto più grosso del secondo, che è alquanto più curvo, e tutti e due di forma ap- parentemente prismatica, non esattamente definita. Il secondo articolo però, a differenza del primo, che è inerme, porta una corona di quattro a cinque piccole spine divaricanti alla sommità. — 126 — TE IT rt METE EPRICE Le mascelle delle due altre forme larvali (fig. Va, Vbd) sono assai meno robuste ed alquanto più semplici di quelle / Fig. VI. — Mandibola della larva adulta, molto ingrandita. / n. DIA q SÈ nare descritte, a differenza delle quali hanno pure il lobo interno più irto di punte e nella prima larva post- embrionale, almeno, assai meglio evidente; ed il pal- po mascellare, che è sot- tile e lungo, setoliforme, con un pelo inclinato alla sommità, nella larva em- brionale, (fig. V, a, 2), è piuttosto corto e grosso 1 nella prima post-embrionale, ma a differenza di quello della . forma definitiva, ha il primo articolo discoidale ed il secondo con diverse setole più lunghe alla estremità (fig. V, 0,2). La filiera conica col tubo, che sporge in avanti più delle mascelle, ha la base sul labbro inferiore, che è arrotondato, assai sporgente nel mezzo, ed ai lati fornito dei soliti palpi triarticolati: il primo cortissimo e largo; il secondo lungo e più sottile verso la estre- mità; ed il terzo pic- colissimo, porta una piccola e una lunga setola, che arriva al- l'altezza dell’apertu- ra della filiera. Nella larva embrionale la filiera non si vede, Fig. VII. — a, labbro inferiore e seritterlo della post-embrionale ritto di fianco. — >, id. della forma larvale definitiva visto di faccia. — 1,2, 8, articoli del palpo. — 4 e 5, setole. mentre è distinta nella prima forma post-embrionale. Però i palpi labiali sono formati di due soli articoli, ed il secondo porta la setola lunga soltanto. SI or olA Il primo anello toracico è provvisto di una placca cornea, liscia, nel margine posteriore arrotondata, brunastra, con due linee di lunghi peli, prossime ai margini anteriore e poste- riore, e di una linea mediolongitudinale pallido verdognola, corrispondente alla insenatura posteriore ed al vertice della sca- glia frontale del capo. Il secondo, il terzo anello del torace, e gli anelli seguenti dell’ addome, sono di consistenza molle e provvisti sul dorso di quattro piccole pieghe, delle quali quelle laterali si trovano sulla linea di divisione degli archi dorsali con quelli ventrali degli anelli medesimi; i quali, a forti ingrandimenti mostrano la superficie cosparsa di una miriade di piccolissime punte sporgenti sopra piccoli rilievi emisferici vicini fra loro. Fanno eccezione alcuni spazî chiari, che son lisci, piliferi, con uno o due lunghi peli sporgenti dai lati del corpo, che hanno un ordine ed un numero costante per fino sugli archi degli anelli indicati. La porzione mediana dell’ arco dorsale del mesotorace, per esempio, e del metatorace ne ha quattro in una sola linea curva, con due peli ciascuno ; ne ha quattro disposti a trapezio con la base minore davanti, dal primo al settimo addominale; formano un quadrato quelli dell'ottavo; sono molto più grandi, sopra una sola linea, i laterali con tre ed i mediani con due peli, quelli del nono. Sul dorso del decimo ed ultimo anello dell’ addome vi è la solita placca anale con otto peli formanti due trapezi, uno grande in avanti, ed uno piccolissimo di die- tro, sul margine posteriore. Contigue alle piccole placche pilifere laterali, sui fianchi del primo e del quarto all’undecimo anello post-cefalico, com- preso, si aprono le aperture stigmatiche della Iarva, le quali sì mostrano come tante macchioline brune sul fondo verdo- gnolo del corpo. Le zampe sono giallo brunastre, formate di quattro arti- coli distinti, la forma e la proporzione dei quali ognuno può rilevare dalla fig. VIII, c). Nella stessa figura, in @ ed in ., si trovano designate le zampe, relativamente, della larva embrio- iti iaia Red (1) i Ù # i ; — 123 — nale e quelle della prima forma post-embrionale, e dal confronto st scorge facilmente la differenza notevole esistente fra esse. Fig. VIII. — Zampe toraciche: a, della larva embrionale. — 5, della prima forma post-embrionale. — c, della larva definitiva. — d, falsa zampa addominale della prima larva post-embrionale: 1,2, uncini; 8 setola. Mi limito, per questo, a rilevare soltanto che la setola, nella quale termina l’articolo tarsiale della zampa nella (fig. VIII, @), — è sostituita da un’unghia robusta nella (fig. VIII, è e VIII, c), con la differenza, però, che quella, nella prima larva post-em- | brionale, è due a tre volte più lunga ed adunca, e senza l’ap- poggio basilare, che si vede nella larva definitiva. Le false zampe ripetono il colore della faccia ventrale del | corpo. La loro forma è quella abituale di un mamellone car- | noso, formato con una escavazione contrattile, armata di pic- | coli uncini, i quali, naturalmente non sono gli altri a ce- spuglio della prima larva post-embrionale, designati nella (fig. VIII d, 1, 2). Dietro e al di sopra della base dell’ultimo paio di zampe addominali, sotto il lobo nel quale termina l’ultimo anello del | corpo, vi è una lieve sporgenza e nel margine libero di questa una specie di rastrello a cinque punte come nella (fig. IX). Quest’ appendice che non si trova nella larva em- brionale, e non sono riu- n | scito a scorgere nemmeno embrionale, sarebbe per- tanto caratteristica della DI prima forma post- 4 È forma definitiva, e. forse 9 i utile nello studio per la | conoscenza delle larve. Larva adulta mm. 10 Fig. IX. — Rastrello anale della larva defi- nitiva: 4, base — db, sommità tridentata Po Ss a 12; larga mm. 1.5 circa. delle parti che lo compongono. i "i CRISALIDE. La crisalide è chiusa in un bozzolo bianco candido, seri- ceo, e non bruno, ma sudicio, se mai, per terra e per sostanze coloranti che l’acqua piovana estrae dalle scorze vecchie delle ‘viti, che ne son ricche, e fra le quali i bozzoli con le crisa- lidi, d'inverno, si trovano. | Liberata dal bozzolo, la crisalide (fig. X, 4) si presenta di color bruno fulvo macchiato di nerastro d’inverno, più chiaro Biella primavera, e nell'estate misto di un bellissimo color i verde tenero quando la trasformazione ha avuto luogo di fresco. In qualunque momento, del resto, il capo è sempre semi- . globulare ed appena più sporgente degli occhi in avanti; le antenne lisce scendono di qua e di là sui lati fino all’apice delle teche alari e la tromba con i palpi e le zampe si tro- «vano raccolte nel solito modo sul petto. Il torace che è liscio come il capo, ha il primo segmento È cortissimo, il secondo con lo scudo due volte più lungo che — 150 — largo, traversalmente rugoso, mentre il terzo è uniformemente punteggiato. L’addome ha i primi tre anelli più scuri dei rimanenti, eccettuata la estremità che è nerastra. A causa delle teche alari, intanto, del primo e del secondo anello addominale si scorge una parte dell’ arco dorsale sol- tanto: il primo con due peli bianchicci, sul margine anteriore e delle strie longitudinali serrate sul margine posteriore; ed il secondo con una serie di piccole punte scure depresse, come negli anelli successivi, su tutti e due i margini. Questo per. gli archi dorsali; nel rimanente gli anelli son lisci, e nella re- gione ventrale con rari peli come sul dorso. | L’ ultimo anello soltanto è fornito di otto uncini, gialli, sei. in un piano centrale, con i due di mezzo convergenti verso la. estremità, e due dalla parte del dorso, prossimi a quelli estremi | della serie anteriore, con i quali cooperano, nei movimenti della crisalide, quando da questa, l’animale esce allo stato per- : fetto. ; Lunghezza della crisalide mm. 5-6; larghezza massima mm. 1,2. alici FARFALLA. Delle farfalle, i maschi sono alquanto più piccoli delle fem-. mine, e della lunghezza di mm. 4 a 5, dalla estremità dei palpi. a quella delle ali chiuse, allo stato di riposo. | Ad occhio nudo, ed appena usciti dall’ involucro delle cri-. salidi, sono di color giallo ocraceo, macchiato di grigio perlali e di nerastro. Il capo è piccolissimo, convesso, più corto che largo, ma. molto più stretto del torace; col margine anteriore sporgente. fra i palpi, quello posteriore trasverso, e tutto, ricoperto di. scaglie sovrapposte, più colorite di sopra che di sotto, e do- vunque di forma e dimensione diverse, lineari, o triangolari, due o più volte denticolate alla estremità. — B1l — | _ Gli occhi sono emisferici, prominenti, di color rosso vinoso seuro, quando l’animale è morto, e verde olivastro quando è dal “ - Fig. X. — Crisalide ingrandita (4a Fig. XI. — a, Farfalla della Tortrice in- 5 diametri): a, vista del dorso. — - grandita (4 diametri). — d!, a?, 43, fascia a', vista del ventre. basilare ocracea mediana grigia, e ter- minale ocracea. — db, c, parte basilare ed apicale dell'antenna. — d, palpo labiale. RAMO (o L) "n cia “et RT AE Ro, “ancora vivo. Talvolta ho notato questo stesso colore anche negli animali morti. Gli ocelli, conico depressi, sono neri, ed a poca distanza dal e: “margine superiore degli occhi e dalla base delle antenne. Le antenne, più lunghe della metà del corpo propriamente detto, sono inserite presso gli occhi, e formate di quarantacin- que a cinquanta articoli di color giallo, guarrite di cortissimi peli, e di squame giallo chiaro sericee, e brunastre, per le «quali i diversi articoli sembrano tutti conici all’ inverso, e le ‘antenne prendono una tinta più scura, e alla estremità, special. ‘mente, sembrano annulate di giallo e di bruno. Il primo arti- colo (fig. XI, 5) è due volte più grosso degli altri, eguale in lunghezza alla somma dei quattro seguenti, e di forma quasi ovale, ristretto nel primo tratto basilare e retuso alla sommità, Il secondo articolo è globulare o quasi, e gli altri, cilindrici, subeguali, dalla metà delle antenne in poi, evidentemente, e grado a grado più sottili e corti, fino all’ultimo, che è conico, ‘con una piccola punta alla sommità (fig. XI, c). _ I palpi labiali (fig. XI, d) sono compressi, alquanto più lunghi del capo e notevoli per il rigonfiamento della parte me- ‘diana, ricoperta anche più delle altre, di lunghi peli e scaglie IIS gp, DES I VERA SANSE O AIACOA STRANE ERA 4 Na — 132 — o squame, che sono più chiare dal lato interno, ed alquanto | più gialle e macchiate di nero dal lato esterno dei palpi, che I sono ascendenti e sporgono notevolmente sul capo. I palpi la-. biali si compongono di tre articoli, il primo, basilare, clavato, | sub-eguale al terzo, in lunghezza, che è ovato ellittico, e tutti e due, insieme, più corti del secondo, che di essi è più largo, ed alquanto sigmoide. Log Il labbro superiore giallo, trasverso, prominente nel mezzo d’ avanti, ricopre la base del primo articolo dei palpi e quella. della tromba. Le mandibule sono affatto rudimentali, di color giallo chiaro, e fissate per la parte interna, all'origine, agli angoli basilari del labbro superiore, con la estremità obliqua del lato interno fortemente setolosa. Sotto le mandibole si scorgono le mascelle, unite insieme e ravvolte a spira, presso a poco della stessa lunghezza, od ap- i pena più lunghe dei palpi denudati, quando sono distese. Ogni | mascella presenta una cresta mediana alquanto rilevata, che la | divide in due parti, la esterna delle quali presenta una serie i di piccolissime pieghe trasverse, e quella interna dei piccoli. peli, che sembrano setole alla base dei margini laterali e della. cresta, mentre la estremità del margine laterale esterno è den- 4 ticolata. Fra le setole marginali vi sono poi delle piccole spine, e_ dalla metà all’ apice delle mascelle, delle sporgenze prismati- che terminate in una o più punte. Il labbro inferiore è impercettibile o quasi, come i palpi mascellari posti alla base delle mascelle, ma basta per dare + attacco ai palpi labiali descritti, che sono gli organi più appa-. riscenti dell’ apparato boccale. Il torace è largo e molto convesso di sopra, col pronoto ricoperto di squame bianco sericee e grigio nerastre, e prende #4 per questo una tinta generale grigio chiara. Liberato delle squame, d’altronde, il pronoto si presenta fortemente bilobo dalla parte posteriore e nella insenatura dà ricetto alla spor- genza anteriore, smussata del mesonoto o scudo quadrato, sul quale sorge distinto un ciuffo di squame ocracee, che nascon- dono le origini delle ali, fra le quali emergono. Proto, meso, e metanoto d’altronde sono tutti e tre coperti di squame più colorite di quelle degli archi sternali corrispondenti, che sono gialio pallide biancastre, come nel disotto del capo. . Le ali anteriori sono due volte e mezzo più lunghe che larghe, obliquamente troncate alla estremità e nella pagina ‘superiore percorse da tre grosse fasce trasverse: una basilare (fig. XI, a a') ocracea, opaca, più chiara nel mezzo, e nei margini cosparsa di atomi neri. I margini sono sinuosi e gli atomi neri di quello posteriore sono disposti in modo da limitare due aree circolari più o meno distinte. 1 Alla fascia ocracea basilare tien dietro una seconda fascia grigio brunastra (fig. XI, a, a°) poco meno che nel mezzo dell’ala; ‘separata nettamente per un margine chiaro dalla prima e dalla terza (fig. XI, a, a°) che è molto più larga delle precedenti ed ocracea al pari della prima; ma con una grossa sfumatura irre- golare nera a riflesso bluastro, ed assai più distinta nel margine costale. In questa sfumatura, più o meno intensa, si trovano limitate di seguito tre macchie chiare, ovali o quasi, con atomi neri nel mezzo. = La parte apicale dell'ala, tra la frangia e la terza fascia è di color grigio perlaceo con una grossa macchia quadrango- lare, trasversa, fulva, con una lieve sfumatura longitudinale me- «diana bruniccia, e tre macchioline nere circondate da un’ au- reola chiara, la più grossa delle quali è nel vertice e le altre successivamente più piccole, una dopo l’altra, sul margine co- stale dell’ ala. La frangia delle ali anteriori è ocracea, sensi- bilmente più colorata dall'angolo anteriore od esterno a quello posteriore od interno; il margine costale, in corrispondenza delle fasce, macolato di nero, e la pagina interiore brunastra. Le ali posteriori sono due volte più lunghe che larghe e quasi trapezoidali, con la base maggiore in avanti, 1’ angolo apicale acuto, e quello anale ottuso. Il colore, quello della | frangia compreso, è grigio plumbeo. Spogliate delle squame, che le ricoprono, le ali anteriori (fig. XII) presentano una vena dorsale, d, diritta, che raggiunge | la estremità del margine interno, e quindi la lunghezza dei | due terzi dell'ala; una vena mediana, m, che ai quattro quinti | della sua lunghezza, dalla base, si biforca, e col ramo 2, leg- giermente convesso dalla parte posteriore, termina presso l’an- golo anale, mentre con l’ altro perviene all’ altezza della vena | trasversale o disco cellulare, t. La vena 8, ha origine preci- _ samente alla estremità della vena mediana, ed assai prossima alla vena 4, che è più curva delle laterali nel mezzo, ed - egualmente distante da esse alla estremità. La vena dò, è. quasi diritta e più discosta dalla 4, che questa dalla 3; ma | dista più ancora dalla 6, anch’ essa quasi diritta e ad egual. distanza dalla 5 e dalla 7, che è vicinissima per la base all’ 8, sorgente alla estremità della vena sottocostale sc, e | tutte e tre assai più vicine fra loro che non le altre che si | trovano alla estremità posteriore della trasversodiscoidale so-. praindicata. Fig. XII. — Ala anteriore. — d, vena dorsale. — m, vena mediana. — t, vena trasversale. — sc, vena sottocostale. La vena sottocostale, alquanto sinuosa nella seconda metà, è triforcata e le forche si trovano quasi ad egual distanza fra. loro. Il ramo anteriore dell’ ultima forca, corrispon lente alla vena /0, è distintamente convesso verso il margine estremo. dell’ala, quasi parallelo al ramo omologo bisinuoso della prima . forca, dal quale dista, sul margine, quanto dal precedente. Dal . lato opposto, all'altezza della vena mediana, sorge il ramo della seconda forca, ma è affatto rudimentale, e corrisponde al nervo | costale superiore degli altri Tortricini. | _—La vena costale c, è quasi diritta ed arriva quasi alla metà del margine anteriore, all’ altezza media fra la seconda e la | terza forcatura della vena sottocostale. ; Prendendo in esame la nervatura delle ali posteriori, si È | scorge una vena interna, <, corta e diritta; una vena anale, a, sinuosa e ad egual di- | stanza fra la precedente si È LORI RA x «e la vena intermedia Ceca E E 4 Ra \ T_T == tm, appena visibile. Ra SEITE vi 3} di 5 È SRO, a a 4 La vena mediana m, a SETA gr A 37 Essai >, L / } Pia A AZ È ) “ad un terzo circa della DRS E TO GE RI) a b) . SE REA > A TÀ lunghezza dell’ala, si Read FAI ” % Cai pr E o 10 . biforca ed il primo ra. Je n. mo 2, che ne deriva, è — 5 Fig. XIII. — Ala posteriore ingrandita. — è, vena quasi parallelo al ramo anale. — im, vena intermedia. — 3,4, nervi cen- trali. — 5, norvo indipendente. — 6,7, nervi 5, della seconda forca, meg apicali. dal quale dista più che dal nervo intermedio. I rami 8 e 4 della seconda forca sono indicati anche col nome di nervi o nervoli centrali, di ccni il 4, dopo la base si approssima più al nervo indipen- | dente, 5 5. a i La vena sottocostale è per breve tratto alla base, e per una lunghezza egaale a quella del frenulo, unita alla vena co- stale, dalla quale poi si separa, e alla metà circa della sua lunghezza libera, si biforca, ed i due rami che comprendono nel mezzo l’apice dell’ ala, si conoscono per questo col nome di nervi o nervuli apicali. La vena costale c, è quasi diritta e termina sul margine costale dopo la biforcazione della sottocostale. Le zampe (fig. XIV), sono di diversa lunghezza: quelle an- teriori sono sensibilmente più corte delle rimanenti, e di color i 2 cade ie e — 136 — bianco sericeo dal lato interno, e giallo ocraceo chiaro punteg- giato di nero all’ esterno, sull’ anca, sul femore e sulla tibia, che porta una spina ellittica nel mezzo (fig. XIV, a, 1) appena più lunga della sua metà, e così aderente alla tibia, e ricoperta di squame, da passare facilmente inosservata. I fascetti spiniformi di squame, intanto, che si tro- vano alla estremità della tibia, ricoprono e nascondono in parte il tratto basilare bianco del pri- mo articolo tarsiale, che, come 1 rimanenti, appare annulato di bianco e di nero. L'ultimo arti-. Fig. XIV. — Zampe ingrandite: a, tibia del primo paio. —- 5, tibia del secondo 5 paio con le spine, 1 e 2, ed i primi € due unghie separate da una due articoli dei tarsi, 3 e 4. — c, ti- t Ca 1 pari di bia delle zampe posteriori con le spi- punta cornea, cuTtva al pari 02 ne del primo, 1 e 2, e del secondo quelle (fio. XIV, d). paio, 3, e 4, edi primi due articoli ; tarsiati, 5 e 6. Le gambe del secondo paio colo porta un’appendice capitata sono più chiare delle precedenti, a differenza delle quali hanno le tibie annulate come i tarsi, ed invece di una, sono provviste di due spine, tutte e due apicali; una più corta, di sopra, ed una più lunga di sotto, presso a poco della lunghezza del primo articolo dei tarsi (fig. XIV, d, 1, 2). Le zampe del terzo paio sono molto più lunghe di quelle del secondo e del primo, con le tibie fornite di due paia di spine, uno poco meno che all'ultimo terzo, e l’altro alla estre- mità, dove arriva la punta della spina più lunga del primo paio (fig. XIV, c, 1,2,3, 4). L’addome è conico, ma rivestito delle squame, sembra quasi cilindrico, bruno scuro di sopra, bianchiccio di sotto, con squame rilevate nel margine posteriore d’ ogni anello e di co- | lor giallo fulvo intenso alla estremità. Quivi l’addome è for- | nito di valve genitali ellittico allungate, concave dalla parte | oe i Cala — 199€ —. del pene, convesse dall’ altra, ed armate di grosse spine, alla base, e di numerose setole nel rimanente, per le quali le valve sembrano trasversalmente striate. Le femmine della specie sono rappresentate da forme più corpolenti che nei maschi, con l’ addome alquanto rigonfio nel mezzo, provvisto alla estremità di placche vulvari triangolari raccorciate, e nel margine esterno lobulato dentate, alla super- ficie setulose, e nel margine interno fornite di due sporgenze coniche, prossime, una incurvata sormontata da una spina, e l’altra cilindrica più corta e sottile. Costumi e metamorfosi. La prima apparizione delle farfalle della Tortrice dell’uva in Italia ha luogo quasi sempre dai primi di Aprile ai primi di Maggio, al momento dell’ apertura delle gemme e la con- seguente comparsa dei piccoli grappoli fiorali; con una diffe- renza di diéci a quindici giorni circa fra le isole maggiori e la Calabria, ed il resto della penisola, successivamente consi- derata. Per trovarle, allora, e al principio specialmente, meglio che sulle viti, bisogna cercare sui sostegni e sul tronco degli alberi che sono fra esse, specialmente dalla parte opposta a quella che pel momento è illuminata dal sole. Nelle ore del mattino ne ho trovato anche sui fusti del Susino, dell’ Olmo: e dell’ Acero soleggiati; ma non è la regola. | Nelle ultime ore del giorno ho potuto meglio seguitarne i costumi, ed assistere agli accoppiamenti e alla successiva de- posizione delle uova. Nell’ accoppiamento le farfalle si trovano per diritto ed in senso opposto, con le ali del maschio sotto quelle delle fem- mine e le placche vulvari di questa fra le spine delle lamine genitali di quello. î Terminato l’ accoppiamento le due farfalle si Separano, muovono le antenne e si levano a volo per posare DeSa disco- — 135 — sto, dove si trovano leggiermente sollevate sulle zampe davanti, con le antenne rivolte indietro e le ali a tetto, ripiegate, con l'angolo anale una sull’altra. Ma nelle ore del crepuscolo il riposo non dura a lungo, e queste stesse farfalle, ed altre, si vedono volteggiare con volo rapido sulle tese delle viti, dove gli accoppia- menti si ripetono e le due forme, nascoste sotto le fo- glie, restano, e si trovano spesso accoppiate fino alla sera del giorno seguente. Fig. XV. — a, germoglio di vite con racemi luogo la deposizione delle fiorali, 6, — d, uovo deposto dalla Tor- trice, 7, sul pedicello di una gemmula fiorale, unita ad un’altra con bave seri- dire nel 1895, le farfalle, in- cee c, dalla larva, e. uova, ed allora, come ebbi a vece di muovere con volo rapido, come quando disturbate di giorno, passano da un posto all’altro, partono ad ali tremolanti, scansano con mi- rabile destrezza le foglie che incontrano, e vanno a posare ogni volta sui racemoli fiorali. Quivi si fermano un mo- mento, allargano visibilmente le ali, posano la estremità del- l'addome sulle gemmule e vi depositano l’ uovo descritto, coprendolo di una sostanza vischiosa, per la quale è impos- sibile che la pioggia ed il vento lo portino via, come non è facile distaccarlo senza romperlo, tanto che ogni volta ho do- vuto staccare e mettere le gemmule al microscopio per pren- dere notizia dell’ apparenza delle uova e dei mutamenti che hanno luogo nella loro massa. E così ho visto che in 36 a 48 ore dalla deposizione il loro invoglio diventa perfettamente bianco; al quarto giorno si scorge la forma indistinta del- l’ embrione, al settimo giorno vien fuori la larva; e comin- cia, dopo una dozzina di giorni di vita, la morte delle farfalle dalle quali la larva e 1’ uovo ripetono la loro origine. Dopo l’accoppiamento ha . TT II IRON VSC RERERE E RE PERA CRA TAI ir0Ì Le larve appena uscite dalle uova percorrono da un capo . bave sericee uniscono la gemmula compromessa alle sane, nelle quali passano per nutrirsi, (fig. XV, e). Comincia così la formazione dei A primi groviglioli fiorali, che sfug- gono all'occhio, e possono far cre- dere ancora immuni i racemi giù compromessi. L’allungamento delle rachidi fiorali e delle loro ramifi- cazioni, però, in pochi giorni allon- tanano notevolmente le diverse gemmule, e le piccole larve, allora della lunghezza di quattro milli- _ metri circa; avvolgono di bava quante altre più gemmule possono, e si danno a roderle nei pedicelli. Queste, appena intaccate seccano, ed allora, il colore giallo che pren dono tradisce chiaramente la pre- senza dei groviglioli sui racemi fiorali e delle larve che vi si tro- vano, avvolte in una rete di fili all’ altro i piccoli racemuli fiorali, tendendo bave sericee per . tutto; si sospendono a queste; e per queste stesse ritornano quasi subito su quelli per camminarli di nuovo. Di poi, dove le gemmule sono più fitte, si fermano, scavano con le robuste mandibole sovr’ una di esse e vi si nascondono. Tre o quattro giorni circa bastano alle larve per mangiare i pezzi fiorali contenuti nella gemmula; e quando li hanno di- strutti allargano l’apertura praticata già nella corolla, spor- | gono fuori di quella, quando non escono interamente, e con le PRIA i d CÀ O \ | > T] {\NIZT\ VA DARA Dad dI 072, 0A E se | LL = VC | È x i } 2 : INS F, X I 4 iN ), ,° ( KE ni A 7 È EA TINO 4 \bui ; a| NE ZAIII/I NN >, Di "I dt \ eo VARA ta ISALI AIN LA Mi a VE AS LI NSA ANA na ANO 1-7) nre na 3h VADO rZI OA IVI oo rTNAZEG ( = SI a SAX) ! rà Ì AN) A w 0@; Ì si NN » | palo, | | 94 PES pen rele i àÀ E) di x x E ) G Fig. XVI. — Grappoli fiorali con ra- cemoli sani, a, e racemoli aggro- vigliolati, 0, dalle larve c, e’, c'/, sospese alle loro bave seriche. serici, che si fa più fitta dall'esterno all’interno, e nella quale i bruchi agilissimi, lavorano di giorno e di notte. In queste — 140 — casi più gravi danno, per tal modo ai grappoli invasi l’aspetto triste della distruzione. Non appena però artificialmente si cominciano a disgregare i groviglioli, le larve vengono fuori e si danno a correre sui racemi, e spesso si sospendono ai fili serici e si lasciano cadere sul terreno. Le larve della Tortrice non si allontanano quasi mai dai grappoli dove sono nate, ma talvolta se ne vedono che passano volentieri da uno all’ altro. A Poggio Secco, presso Firenze, ne ho visto di quelle che salivano su per i muri nelle ore più calde del giorno, non so se in cerca di nascondigli per incrisalidare, 0 per riparare sui grappoli delle viti soprastanti. In quella ed in altre occasioni, ponendo le larve sopra una lastra di vetro, ho visto che quando camminano vi è un momento nel quale, sten- dendosi, tutte le zampe poggiano sul vetro; sollevano poi da questo le false zampe anali, e mentre le ritirano insieme alla parte posteriore del corpo, e le posano di nuovo, per far presa su di esse, sollevano quelle addominali, e spingono il corpo in avanti: il contrario preciso di ciò che ha luogo quando per una causa inaspettata i bruchi precedono a ritroso mentre non saprei dire quello che avviene quando spostano violente- mente all’ iridietro. Mano a mano, intanto, che perforano e vuotano semme, e costruiscono groviglioli per mangiare, i bruchi subiscono quattro mute successive, distinte, nel termine di trenta a qua- ranta giorni circa, dei quali quattro occorrono per la prima, sei o sette per la seconda; sette od otto per la terza, e per la quarta muta, ed il resto per arrivare al niomento della tra- sformazione in crisalide. Giunto il momento d’incrisalidare, delle larve, alcune si tessono il bozzolo negli stessi racemuli fiorali, ed altre si ri- ducono sulle foglie delle viti e delle altre piante che trovano, come la rosa, il susino, e simili; piegano sollecitamente l’estremo lembo di un lobo foliare, con le solite bave setose, e nel cuni- colo formato tessono il bozzolo e si trasformano (fig. XVII, 5, a). Altra volta, la trasformazione, come ha ben visto il Riley già all te al tetto! A di siti è call LISA — 14I ricordato, avviene nel mezzo o. quasi del lembo della foglia, dove le larve praticano una incisione semicircolare, ricoprono di bave setose la parte del lembo incisa, e con quella la sollevano, la piegano, tirando, su se stessa, e vi restano na- scoste nel mezzo. In dieci a dodici ore circa le larve si trovano quasi tutte nel loro boz- zolo, aperto il quale, dopo due giorni circa, ho visto che quelle han- no la forma conica della Fig. XVII. _ di grappolo d’uva con acini dissec- i 3 ; cati, a, Db, dai quali sporgono le crisalidi della crisalide, con una tinta Tortrice. — 5, porzione di lamina foliare col margine piegato dalla larva della Tortrice, con verde tenero sul torace, la crisalide sporgente, al momento di dare la e verde giallognola nel- farfalla. — (€, farfalla della Tortrice dell’uva, l’addome; le zampe to- "Eat gii ei a raciche raccolte in avanti, e quelle addominali nascoste nella pelle, che si fende, si stacca dal corpo, conforme questo si al- larga davanti, e si ritira poco per volta dalla parte posteriore, dove si trova spinta, aggomitolata e compressa dalla crisalide, allora di color verde, come le gemmule delle quali la larva si è nutrita. Il verde però scompare ben presto sull’addome e l’animale riprende il colore definitivo col quale è stato descritto. La ninfosi dura in tutto ed al massimo quattordici o quin- dici giorni, di primavera, al termine dei quali la crisalide si trova quasi fuori del suo bozzolo e del nascondiglio, si fende nel torace e nel capo, e dal guscio ninfale vien fuori la fre- schissima farfalla, che spiega l’ale, cammina e vola. Ed è così che ai primi di Giugno, mentre continua l’ accrescimento e la ninfosi delle larve trasformate della prima generazione, compariscono le prime farfalle della seconda, le sole forse note, quando le conoscono, agli agricoltori. — 12 — La nuova generazione di larve che in breve si trova me- scolata alla precedente sui grappoli, non si comporta gran cosa diversamente da quella, ed i groviglioli di gemmule e di fiori aperti, in fecondazione, lasciano posto ai groviglioli di fiori in allegamento e di frutticini allegati, fra i quali i bruchi vecchi e nuovi si stabiliscono, con le aperture dei coniculi sull’ asse dei racemuli con altri racemali d’intorno, sui quali si riducono successivamente. Fig. XVIII. — Crisalide, ingran- Fig. XIX. — Acino d’uva ingrandito dita della Tortrice, che strap- appassito e dal quale d’agosto vien pa e rigetta dalla parte poste- fuori la crisalide per dare la farfalla. riore gli invogli sericei che la ricoprono, al momento di tra- sformarsi in farfalla. In questo momento i grappoli d’ uva attaccati dai bruchi mostrano, come ha ben detto il Costa, gli acini isolati, sani, di color verdiccio naturale, e gruppi sparsi di acini aggrovi- gliolati, verde pallido grigiastri, colpiti dalla infezione. Quando gli acini sono ingrossati, e cresciuti gli spazî che li separano, i groviglioli non sono più distinti, e la infezione. è sparita per l’ agricoltore. Ma la infezione esiste, e lo dicono pe e I PITTI i — 143 — assai chiaramente le coppie, spesso numerose, ed i mucchi di acini disseccati (fig. XVII, 4), per opera delle larve, che li vuotano dall’ interno, per nutrirsi e preparano comodo ed indi- sturbato ricovero alla crisalide, nella quale fra gli ultimi di Luglio ed i primi di Agosto si trasformano; così che, ai primi di Agosto, non è difficile vedere, le crisalidi, come tante mum- mie, sporgenti da quei chicchi secchi, lasciar libero il volo alle farfalle della terza generazione. Le uova che queste fartalle depongono direttamente sugli acini d’ uva, nel termine di cinque giorni circa, danno le lar- ve, delle quali quelle che si trovano a vivere in uve ancora acerbe si comportano come le ultime della generazione prece- dente, vuotando gli acini dall’ interno dove rodono per fino i vinacciuoli. Quando le uve sono mature, ho visto che le larve, invece di arriva- quarta) te ai vinacciuoli, si accontentano di FAT UR restare quasi sempre sotto la buccia, [i VENI $ e passano volentieri nelle bacche vi- ai 1) [in cine, le quali visitate dalle larve mut- AÉ i fiscono, e nelle stagioni piovose subi- ig) Ù scono l'alterazione che tutti conoscono fel; 6 col nome di marciume dell'uva, ul- fp (4 timo fatto comune a queste e ad altre infezioni. Nella seconda decade di settembre le larve, già prossime a trasformarsi, non potendo più restare negli acini, la- | sciano i grappoli, e vanno ad incrisa- Fig. XX. — Vecchia scorza di : ; vite portante, dalla faccia lidare, questa volta, non nelle foglie, ma interna i bozzoli con le sul ceppo della vite e sui sostegni, o) crisalidi ibernanti, di un quinto ad un sesto più pic- sul ceppi soltanto, quando la vigna è coli del vero. a fil di ferro. Tanto sul ceppo che sul sostegno, le scorze sollevate, le grosse fenditure e le parti cariate sono i luoghi sempre prefe- riti dalle larve, le quali, in mancanza di meglio, si accontentano — 144 — anche delle semplici screpolature che si trovano nelle incurva- ture dei vecchi ceppi che guardano verso terra. Giova qui ricordare qualche dato relativo alla distribuzione delle larve e alla presenza delle crisalidi ibernanti, relativa- mente, sul ceppo e sui sostegni, e notare che in Germania, se- condo Portes et Ruyssen, (1) per ogni cento, 40 a 50 si trovano ricoverate sui ceppi ed il resto sui sostegni. Da noi, il numero di quelle ricoverate sui ceppi, ora è maggiore, ora è minore di quello sopraindicato; è minore sui ceppi giovani con poca scorza, e legno poco cariato, è maggiore quando questi sono vecchi, annosi, e trascurati. Questo nelle vigne. Non saprei dire ciò che ha luogo nei sostegni vivi, perchè non è possibile vedervi come negli altri; ma tagliando ed asportando delle schegge se ne trovano in buon numero, in quelli a tronco vuoto, 1 quali talvolta ricoverano la maggior parte della infe- zione, che nella. primavera si trasporta sui grappoli. Secondo il sig. Forel (2), il sig. André ed il dott. Muller- Thurgan (3) le larve della Coc/4ylis incrisalidano anche nel ter- reno, ma le mie più accurate osservazioni sulla Tortrice non mi hanno mai portato alla scoperta delle larve e delle crisalidi nel terreno, per quanto larve prossime ad incrisalidare e cri- salidi già fatte, abbia trovato spesse volte alla base del ceppo, presso terra, sulle viti basse del Genovesato, della Toscana, della Basilicata, della Sicilia e della Calabria. Nel Santangio- lese (Avellino), e nei luoghi della Basilicata con le vigne a canne, le crisalidi non mancano in quelle, ma la maggior parte resta sui ceppi. Queste osservazioni di campagna trovano esatta riconferma nelle altre di laboratorio dove non mi è mai riu- scito di aver crisalidi provenienti da larve trasformate nel terreno, mentre fuori di questo ho notato che ogni riparo è (1) Società Lin. de Lyon, 14 Juil, 1856. (2) VaLeRY MavET. Insectes de la vigne, p. 244. (3) Parasites et maladies de la vigne, p. 75. — 145 — buono per compiervi la trasformazione indicata, tanto di estate che d’ autunno (1). In ogni modo il bozzolo che le larve tessono di autunno per incrisalidare è molto, ma molto più serrato e robusto di quelli precedenti, e formati di due strati distinti: quello esterno più spesso e per la faccia aderente, imbavato alla scorza od al legno che lo sostiene; e quello interno sottile, e candido come l’esterno, quando questo non è imbrattato di terra o di altro che ne alterano il colore e lo fanno brunastro. È in questo bozzolo, insinuato e protetto per lo più sotto le scorze della vite, che le larve dell’ ultima generazione, in- crisalidate, passano l’ inverno, e sotto forma di crisalidi aspet- tano il nuovo risveglio della vegetazione, per dare vita alle nuove farfalle. Mettendo ora a confronto le varie fasi per le quali 1’ in- « setto passa nelle successive generazioni, il rilievo più in vista è certo quello della differenza notevole di tempo che corre per ‘ciascuna delle tre generazioni indicate. Di Aprile, per esempio, le uova deposte il sedici del mese, hanno dato le larve il ven- tidue; di Luglio, quelle deposte il dì due, sono schiuse il dì otto; e di Agosto le uova deposte il quindici ed il diciassette, hanno dato le larve il venti, relativamente, ed il ventidue. Le larve della prima generazione vivono cinque o sei giorni più di quelle della seconda e della terza; la crisalide proveniente dalle larve della prima e della seconda generazione resta in quello stato da dodici a quindici giorni, mentre quelle della terza vi restano per gli ultimi di autunno e tutti i mesi dell’in- verno, fino ai primi giorni della primavera seguente. La durata delle farfalle varia, secondo le mie osservazioni, i dai dieci ai dodici, raramente fino ai tredici giorni. Ogni ge- i nerazione per tanto si svolge fra un massimo di sessanta ed (1) Questi resultati corrispondono agli altri ottenuti dal sig. J. Perraud con i le larve della Cochylis ambiguella Hibn., nel 1891, alla Station viticole de Ville- franche (Rhòne). 10 STR TINA MARE ETA AI 27000) CARINO, MALO AT IE DEE, — 146 — un minimo di quarantacinque a cinquanta giorni, e tutte e tre, per tal modo comprendono esattamente il periodo vegeta- tivo della pianta sulla quale esse vivono. Piante nutrici della Tortrice. La stazione abituale della Tortrice dell’uva è quella delle viti; ma si trova anche su altre piante spontanee e. col. tivate. In America, Marlat, già ricordato, riferisce che la specie è stata osservata sui fiori del Sommacco e sulle foglie della Ma- gnolia e del Tulipifero (Lyriodendron tulipifera). In Europa, O. Costa di Napoli, l’ha trovata dannosa ai fiori dell’ Olivo in Terra d’ Otranto; V. Vigo, la ricorda come nociva all’ uva ed alle Mandorle; Millier, opera citata, ed Hofmann (1) la ri-o portano sul Rosmarino, (Rosmarimus officinalis) e G. Roiast sul Rosmarino, e sulle infiorescenze della Daphne gnidium, dove ho trovato anch'io la larva nel settembre, ma, all’ in- fuori della vite, non ho mai avuto la opportunità di vederla | sulle altre piante indicate. L’ esame delle infiorescenze, per | tanto che nell’estate e nell'autunno danno delle bacche o dei frutti boccati è necessario da noi per mettere in vista le altre stazioni che l’insetto deve avere dove l'infezione è molto dif- | fusa, e che non sono state ancora scoperte e denunziate. Allora forse si spiegheranno anche meglio certe invasioni improvvise dove prima l’insetto era o molto scarso, o raro tanto, da pas-. sare affatto inosservato. Natura ed entità dei danni. Le parti delle viti attaccate e distrutte dalla Tortrice sono quelle riproduttive solamente, le gemmule fiorali cioè, i fiori ed i frutti dal momento della formazione a quello della rac- | (1) Schmetterlings Raupen, p. 46, tab. IV, fis. 2. — 140° — colta. I danni sono immediati e mediati: i primi si traducono in una decimazione più o meno grave del raccolto; i secondi sono rappresentati dalle gravi malattie che possono svilupparsi nel vini provenienti da uve bacate, ed in certi casi per tanto dalla perdita ingente del prodotto. $i Dei danni diretti, una parte si ha sulle gsemmule fiorali, sui fiori e sui fratti appena allegati, ed è spesso, non sempre, quella meno rilevante, sia perchè i fiori rosi, per una parte almeno, rimpiazzano quelli in soprannumero che vanno a male egual- mente, sia perchè 1 bruchi della prima generazione sono meno numerosi di quelli della seconda e della terza. Dico spesso, e non sempre però, perchè, quando il numero delle farfalle proveniente dalle crisalidi ibernanti è rilevante, e le uova che depongono, e le larve che ne provengono, non sono molestate, sì possono avere sui fiori, e sugli acini appena alle- gati specialmente, perdite eguali se non più gravi di quelle, ‘che ne conseguono sui frutti mezzani e maturi. Vi è chi si adopra a calcolare con certo rigore 1 guasti che ile larve della Tortrice nelle diverse generazioni, e tutte insie- ‘me fanno sui grappoli della vite, e l’accordo è quasi completo nell’ assegnare la perdita di almeno 15 fiori, a ciascuna delle larve della prima, e 10 a 12 acini per quelle della seconda e della terza generazione (1). Calcoli simili sì fanno anche per la Cochylis, e per questa, come per la Tortrice, mentre da noi ‘si fa carico di un danno superiore alle 50 lire (2) ai discen- denti di una coppia di farfalle nelle tre generazioni, dalla pri- ‘mavera all’autunno, A. Déresse ed E. Dupont indicano la cifra di L. 4,85. . Secondo le mie osservazioni le farfalle della Tortrice del- ‘l'uva, nel tempo di quattro a cinque giorni, non si sgravano meno di 20 a 40 con una media di 30 uova, dalle quali se È (1) Ministero di Agricoltura Industria e Commercio. « Nuove istruzioni per combattere le Tignole della vite. » Roma, 1897. | (2) Dr. A. Lunarpoxi. Gli insetti nocivi alla vite. Roma 1889, p. 40. — 148 — i cinque sesti abboniscono, si hanno 25 larve, che ridotte di un quinto per opera di predatori e di altro, restano una ven- tina. E poichè ciascuna di esse rode e impedisce lo sviluppo. a non meno di 20 fiori, e bocci fiorali, le larve della prima generazione, provenienti da una coppia di farfalle, distruggono circa 20 X 20 = 400 fiori. Ora nella biologia e nelle metamorfosi dell’ insetto si è no- tato che, nelle farfalle, il numero dei maschi, rispetto a quello delle femmine, è molto vario, predominando ora la presenza degli uni, ed ora quella delle altre; ma messo che in media questi numeri siano eguali, dalle 20 larve si avrebbero 10 far-. falle femmine, e da queste 10 Xx 30 = 300 uova, ed altrettante larve, dalle quali, dedotte le solite vittime dei predatori, ne restano quasi sempre un 250. E poichè queste non compromet- tono meno di 6 a 10 acini d’uva, fra grandi e piccoli, le larve della seconda generazione di una coppia di Tortrice avranno impedito lo sviluppo, in media, di 250 }- 10 = 2500 acini d’uva.. Col numero delle larve intanto aumenta quello dei loro pa-. rassiti e di esse se un terzo cade sotto gli attacchi di quelli, . di Agosto si hanno circa 90 farfalle femmine, e da queste. 90 >< 30= 3600 uova, e per le solite cause di riduzione, più di 2500 larve che intaccano anch’ esse secondo le uve da cin-. que a dieci acini, dei quali cinque al meno, per l’agricoltore, restano distrutti, ed il danno per tanto fatto dalle larve della terza generazione, sarà di 2500 x 5 = 12500 acini, che uniti ai 400 della prima e ai 2500 della seconda, fanno circa 15500 acini e quindi circa 40 Kg. di uva, con un valore approssi- mativo di 6 a 7 lire. Chi trovasse questa cifra inferiore al vero, studî il feno- meno della doppia infezione nelle vigne, e sulle viti isolate, e là, meglio che a tavolino, vedrà, che anche questi danni sono esagerati, perchè, come ho detto, con le larve della Tor- trice aumentano i parassiti, senza dei quali, e delle altre cause di distruzione, in base ai dati teorici solamente della moltipli- cazione, i discendenti delle generazioni annuali di una sola. È Sa — 149 — | coppia di farfalle, dopo un anno, non troverebbero più spazio sufficiente in tre ettari di vigna! Quanto ora ai danni generali che l’insetto nella sua massa | può infliggere all’ agricoltura, nelle condizioni più disperate si è perduto da un decimo alla metà e fino ai tre quarti del | prodotto; ma questi due ultimi dati, in limiti ristretti e con- dizioni affatto eccezionali. Qui è bene ricordare che non sempre, nè tutto il danno che ne viene alle uve con le piogge d’ autunno si deve attri- buire alla Tortrice. I bruchi di questa alterano infatti diversi ‘acini, l’ammuffimento dei quali, col tempo umido, compromette anche quelli vicini. Spesso però mi è occorso di rilevare danni simili anche dove non ci è Tortrice, a causa della rottura spon- tanea degli acini, che si comprimono tra loro, del rapido svi- luppo della Botrytis cinerea, sul mosto, che vien fuori, e delle larve di varii ditteri, come Drosophila, Sciara, e simili, che pullulano in gran numero anche nelle uve devastate dalla | Tortrice, e ne accrescono il danno. Ma anche senza questo e del cattivo tempo, i danni che la Tortrice fa alle uve rie- scono sempre gravi, perchè si riflettono nel prodotto, il vino, il quale, negli anni della infezione non può essere sano, e non corretto va a male. Per notizie più diffuse sul marciume dell’ nva, per causa d’ insetti, rimando alle accurate osservazioni del chiarissimo prof. Briosi di Pavia, già ricordato; per il modo di fare il ‘vino con le uve marcie, rimando per gli opportuni suggeri- «menti ai nostri Enotecnici, ed alle Scuole di Viticoltura ed | Enologia, mentre consiglio vivamente di stare attenti ai pro- i prii vigneti ed impedire a tutt’ uomo che il raccolto venga menomato e compromesso dagli insetti. ; } 7 Osservazioni naturali sulle cause che favoriscono od avversano la diffusione della Tortrice. La diffusione presa dall’ insetto nel Piemonte, nella Lom- bardia, nel Veneto, nella Toscana, nel Napoletano e nella Si- cilia, per restare fra noi, e la serie svariata dei terreni nei quali la vite in Italia trovasi coltivata, sono per se prove più d che sufficienti per escludere ogni azione diretta del terreno | nella moltiplicazione della specie. Indirettamente potrebbe avere influenza per la posizione e l’esposizione sua, come ritiene _ Audouin per la Piralide della vite; ma per la Tortrice ho visto che non vi è posizione od esposizione che valgano ad avver- sarne seriamente lo sviluppo. Io l'ho trovata numerosa ed assai, ma assai diffusa, tanto alla base quanto alla sommità delle col- line; nelle valli come nelle più aperte pianure; sui poggi talvolta | più che nel piano, e nelle esposizioni Est e N-Est, più che nei | terreni esposti a Mezzogiorno. Una prova anche più stringente mi è parso di trovarla nell’ esame delle viti infette coltivate. a muro, e da questi rilievi resultami che la Tortrice molesta gravemente le uve sui muri esposti al Sud ed all’ Est, ma non compromette meno, quando non fa peggio, sulle altre che si ritengono e sono meno bene esposte. È certo però che delle stesse viti, quelle a muro, nei giar- dini, e negli altri luoghi riparati, sì trovano più infette delle. altre allevate a pien’ aria, e nelle vigne stesse non è difficile. rilevare che i danni più forti si hanno negli appezzamenti non | battuti dal vento, e viceversa. All’azione del vento sulla diffusione dell’ incolto sl colle- gano diverse altre cause poco meno importanti. La prima è. quella della pioggia, la quale, quando la temperatura è elevata . specialmente, di autunno e d’inverno, fa muffire le larve rela-. tivamente e le crisalidi, e nella primavera può ostacolare il ritrovo e l'accoppiamento, ed avversare la deposizione delle. uova. Vengono poi la pienezza dei grappoli, la grandezza degli acini e la natura del succo da essi contenuto. Dalle mie personali osservazioni, e da quelle che gli agri- coltori stessi hanno fatto nelle varie contrade della penisola e delle isole nostre, resulta abbastanza chiaro che, a parità di altre condizioni, le viti a grappolo pieno o ad acini serrati, contengono maggiore infezione di quelle che portano grappoli spargoli o radi. I grappoli radi e con acini molto piccoli, di estate almeno, sono quasi risparmiati dalla infezione. Quanto poi al succo dell’ uva, ho già altra volta ricordato (1) che la Tortrice attacca e si propaga di preferenza sui grappoli delle varietà a frutto più dolce e primaticcio, e notai che l'uva Ca- nina, a frutto acidulo, del basso Avellinese, è assai poco visi- tata dall’insetto a confronto di altre che nello stesso luogo sono da quello perseguitate. La Salamanna, la Sanginella, la Mennavacca fra le nve da tavola, e 1’ Aglianico fra quelle da vino sono di quest'ultime, come d°’ altronde la Moronzino e la Brescianella del Lodigiano; la Neretta, i Nebioli e le Monto- nere di Saluzzo; la Negrera, la Pignola e la Chiavennasco grande, di Sondrio; le Lofresie ed i Grignolini di Altavilla Mon- ferrato; la. Borgogna bianca e nera, di fronte alla Bonarda, quasi risparmiata, di Como; e le altre che con nomi diversi si coltivano nelle restanti parti d’ Italia. Indipendentemente dalle varie considerazioni fatte, altre ancora ve ne sono da fare riguardo alla diffusione della Tor- trice dell’ uva, e fra esse quella della coltivazione spesso non interrotta della vite; la indolenza con la quale sarmenti pic- coli e grossi, e pali infetti, si mettono in fasci e si accatastano nelle vigne; le vendemmie ritardate, che salvano un gran nu- mero di larve; le farfalle, che dai locali addetti alla conserva- zione dell’ uva da governo, nella primavera ritornano libera- mente alle viti; e la rassegnazione colpevole dei viticoltori, che si lasciano portar via una buona parte del raccolto. (1) « Le Stazioni sperimentali agrarie italiane. » Vol. XXV, fase. I II, p. 280, 305, an. 1893. Da dfftA. ae e n 4 DI P Li FO PROUOATI part wo — 152 — Parassiti e predatori della Tortrice dell’ uva. In varie parti d’ Italia si ripete e si crede che la Tortrice dell’ uva siasi oltre l’ ordinario moltiplicata dal momento che con l’uso del solfato di rame sono state distrutte od allon- tanate dalla vite le numerose Forbdicine (Forficula auricularis) che davano la caccia al daco dell'uva. Se questo non fosse tutto un pregiudizio, il ragionamento non farebbe una grinza; e dico pregiudizio, perchè il solfato di rame non uccide le For- bicine, e queste mentre non mancano, hanno tutt'altra missione che quella di distruggere il bruco sopraindicato. Tiro un velo sugli altri rarissimi per quanto fortuiti pre- datori notati in Francia, a proposito della Cochylis ambi- quella Hubn., e fermo l’attenzione più che sulla CArysopa perla L., poco notevole, per questo, da noi, sopra un piccolo aranelde lungo tre millimetri circa, bruno, dall’ addome ovoi- dale, fulvo, con una macchiolina dorsale quadrata, e le zampe rossastre, conosciuto col nome di Theridion benignum Walcke- naér. Questo predatore si trova con le sue tele sui grappoli della vite dalla primavera all'autunno, e sovr’ essi dà la caccia alle larve della Tortrice e degli insetti che trova. Nell’ autun- no, mano a mano che la Tortrice si ritira sotto le scorze del ceppo e dei sostegni, il piccolo ragno fa altrettanto; presso il bozzolo fusiforme di quella tesse il propric, sferoidale e de- presso, e vi depone le uova, dalle quali, nella primavera, na- scono i ragnolini che occupano i grappoli e predano le larve che trovano su di essi. E passo ai parassiti, che appartengono agli Imenotteri e ai Ditteri, fra gli insetti, alle Botrytis e alle Isaria fra i funghi. Audouin, già ricordato, non fa menzione di parassiti per la Tortrice dell’ uva, nè per la Cochylis, mentre ne riporta — 153 — diversi, tatti animali, per la Piralide. A. Deresse (1) indica il Cryptus confector Gravn.; la Mimesa unicolor Linden, e l’Ody- nerus partetum L., per la Cochylis, contro la quale il Ron- dani (2) mette in vista la Pimpla instigator Fab. ed il Cam- poplex difformis Grav., a cui per la Tcrtrice vanno ora ag- giunti la Pimpla turionellae L., il Dicaelotus pusillatar Grav., e varii altri a suo luogo indicati. Pimpla turionellae L. La femmina di questo ichneumonide (fig. XXI, a) è nera, pelosa, lucente, poco meno di 5 mm. di lunghezza, distinta per i caratteri se- guenti. Antenne fosche, appena più sottili alla estremità, con i primi due articoli nerastri, e gli altri volgen'i al fosco ferruginoso. Palpi pallido infoscati. Ale affumicate, più chiare alla inserzione, con lo stigma ed il radio foschi, e l’areola non esattamente triangolare, irregolare, quasi perfettamen- te sessile (fig. XXI, d). Piedi anteriori fulvi dalla base ai femori infoscati, al pari dell’ ultimo articolo dei tarsi con le unghie anch'esse PE Fig. XXI. — a, Pimpla turionellae ingran- dita. — d, areola dell'ala molto ingrandita. (1) « Nouveau parasite de la Cochylis. » (Revue trimestrielle de Ja Station vi- ticole de Villefranche, p. 172, an. 1889). (2) « Repertorio degli insetti parassiti e delle loro vittime. » (Bull. Soc. Ent. ualyfase: 1, (2,8, an..X, p. II, p. 15). ipa volgenti al brunastro. I femori sono infoscati alla base soltanto, mentre nel secondo e nel terzo paio di zampe sono interamente fulvi. Le tibie del terzo paio, quasi al pari dei tarsi, sono fosche, con un’ anello chiaro poco prima della metà. L’addome ha le giunture degli anelli fulve e la trivella fosco picea subeguale alla metà della sua lunghezza. Il maschio essenzialmente si differisce dalla femmina per la forma ventricosa del corpo e la mancanza della trivella. Dicaelotus pusillator Grav. È un Ichneumonide parte nero, parte fulvo nerastro, della. lunghezza di 4 mm. e mezzo. Ha capo nero punteggiato, lucente, cosparso di piccoli peli bianchi. Antenne piegate, sube- guali alla metà della lunghezza del corpo, con i primi due ar- ticoli neri di sopra, di sotto ful- vicci, come in alcuni dei se- guenti, che sono foschi di sopra, o sono fosco ferruginose special- mente alla estremità. Faccia, epistoma ed apparato boccale, interamente straminei, non flavi. Torace nero, peloso come il capo, e scabro, con ali quasi ialine, iridescenti, straminee al- l'origine, come nella squamula e nel primo terzo circa del ra- Fig. XXII. — a, Dicaelotus pusillator È ars na : Grav., ingrandito. — », areola de- dio, che poi si fa di color nero l’ala, molto ingrandita. piceo al pari dello stimma. A- reola pentagonale, con l'apertura dell’ angolo inferiore eviden- temente più larga che nei rimanenti. Piedi fulvi, non neri, — 155 — con la coscia nel primo e nel secondo paio straminea, nel terzo tendente al nerastro, ed una macchia fosca all'apice del primo articolo tarsiale nel terzo paio di zampe. Addome, nell’insieme, fulvo scuro, ma col primo segmento nerastro, posteriormente arrotondato, convesso; secondo, terzo e quarto, di color marrone scuro, nerastri nel mezzo; ed i rima- nenti quasi del tutto nerastri. Nemeritis sp. Quest’insetto è lungo 6 mm., con capo nero opaco, ocelli dello stesso colore ma mol- to lucenti; antenne fosche leggermente ferruginose, con i pri- mi due articoli fulvi, ed il primo partico- larmente stramineo . disotto; apparato boc- cale stramineo con i denti delle mandibule fulvicci. Torace nero, gib- boso, con scutello triangolare gibbulo, posteriormente arro- tondato; ale traspa- renti, iridacee, all’ori- gine straminee; squa- mula straminea; ra- dio e stigma fulvo scuri, areola sessile Fig. XXIII. — a, Nemeritis sp. — b, &reola dell’ala de- stra. — D', manca l’areola dell’ala sinistra. — c, ad- dome visto di fianco. Il tutto ingrandito. trapezoidale, inclinata, talvolta ridotta o nulla, presente in un’ ala mancante nell'altra. — 156 — Zampe del primo e del secondo paio stramineo sulfuree fino alla base dei femori, che con le tibie ed i tarsi sono più coloriti. Zampe del terzo paio con la coscia fulva fin quasi al- l'apice, i trocanteri sulfurei ed i femori fulvi al pari delle tibie e dei tarsi. Addome fulvo col primo segmento nero lucente davanti, posteriormente fulvo; secondo segmento brunastro, o quasi, di sopra, come alla base e sul margine posteriore del terzo, ed una macchia castanea scura sul mezzo del margine posteriore dei rimanenti. Trivella di color piceo per un terzo almeno più corta del- l’ addome. Nemerttis sp. CATA La femmina ha le forme ed j f | il colore generale di quella de- scritta. Se ne differisce per la pre- senza dell’areola triangolare più o meno distintamente pedunco- lata, in tutte e due le ali. È essa una forma distinta o una sem- plice variazione della preceden- te? Il chiarissimo dottore O. Schmiedeknecht, al quale rendo pubbliche azioni di grazie, esa- minandomi questi ed altri ime- notteri parassiti, segna con dub- bio il valore della specie, che, al pari dell’ altra sarà meglio definita quando avrò un mate- riale di studio più abbondante di quello che pel momento ho Fio. SE —a, Nemérilis sp. ci d peo la dell’ala destra. — ala E Dad Loca Gostra: Gere nia disposizioni. i Ri tic ci lat i iii Triclistus nitidifrons Thoms. Re ini sa» È Corpo nero lucente lungo 4 millimetri, con antenne fili- . formi di 24 articoli, ricurve, interamente ocracee,-e presso a . poco della lunghezza del capo e del torace. Occhi ed ocelli neri, e palpi straminei. i ar | T EI: n \ NEGA j \ \ \b | | e \ \ i | LZ = x i A << 08, 4 | RANA J} S 1 È / ! / { \ x /; x t aL }) i Fig. XXV. — a, Triclistus mitifrons, Fig. XXVI. — a, Hemiteles sp. — b, relazione ingrandito. — 4, areola alare pe- del nervo trasverso cubitale con il ricor- duncolata. rente d, ed i rimanenti. Torace cilindrico o quasi, con ali quasi perfettamente lim- pide, straminee all’origine, come nella squamula ; radio fulviccio alla base, nel rimanente nero al pari dello stimma e del resto tei ea cn AT A crrittia della nervatura alare; areola distintamente pedunculata, trian- golare, obliqua, ed il triangolo all’ apice smussato. Zampe molto ingrossate ed interamente ocraceo fulve, con le unghie nere. Addome non carenato, giallo stramineo di sotto, di sopra nero lucente, e tutto poco più lungo del capo e del torace. Hemitetes sp. Nero, lungo poco più di 4 millimetri, con antenne incur- vate di una trentina di articoli, più lunghe del capo e del to- race, e di color fosco ferruginoso, o fosco fulvo, col lato infe- riore del primo articolo, la estremità del secondo, e la base del terzo, di color fulvo. Occhi di color pulce o quasi, ocelli bianchicci, ed apparato boccale stramineo infoscato. Ale alquanto affumicate, stramineo chiare all’origine e nella squamula. Fra i Ditteri, Audouin, l’autore della più bella monografia sulla Piralide, nota per questa la Musca hortorum Meigen (1), ma nè lui, nè altri mi consta che ne abbiano indicato per l’ Eudemis, ai danni della quale ho trovato e metto in vista una Tachinaria la quale, secondo gli insegnamenti dell’illustre prof. Jos. Mik, è da riferirsi con ogni probabilità alla Phytomyptera unicolor Rond. Corpo nero più o meno lucente, setoloso, lungo 3 millime- tri, largo 1 e un quinto. Fronte grigio chiara con setole nere. Antenne di tre arti- coli: il primo appena visibile; il secondo nerastro come il pri- mo, ma fulvo alla estremità, come la base del terzo, che è tre volte più lungo del precedente, subtrigono, grigio chiaro sui lati alla base, più sopra nero con la rista dello stesso colore, ispida ed appena più lunga dell’ articolo che la porta. Proboscide corta bianco sudicia, e palpi di color giallo flavo. (1)7« Dipt. d'Europe », TV, p. 73, n. 89. BT MIAO JP RA AVE RO TARE ME VPETATA — 159 — Torace setuloso con setole più lunghe, all'apice, nel mar- | gine dello scutello, e ai lati del protorace, dietro il capo, ed una lievissima velatura È È grigia che richiama il . colore della fronte, e dei | lati delle antenne. Ali falve all’origine, nel rimanente jalino af — fumicate o quasi, con la | costa nera, la spinula costale distinta, le sette vene longitudinali più . omeno bruno fulve, ed #iuna sola venula trasver- Fig. XXVII. Prytomyptera' allo stato perfetto, molto | sa, quella anteriore odo !”srantita. | interna fra la quarta e la quinta longitudinale, la prima delle quali ha una distinta spina alla base. Alicole albule con la squamula flava alla base. Zampe nere, robuste, con tre setole nel margine inferiore i del femore, due delle quali, le più distinte, verso la base, e due all’ apice della tibia. Addome nero lu- cente senza il velo grigio del torace, e setoloso, con setole marginali e discoida- li, quasi egualmente distinte ma più corte di quelle dello scu- tello e del protorace. La larva di questa mosca vive nella ca- vità viscerale del bruco della Tortrice, ed è di color bianco . sale, meno l’ armatura boccale, che è nera. i POPE TR © RON T 5 baftatanizi. pe: ®e Fig. XXVIII. — a, larva molto ingrandita. — d, uncini buccali. — 160 — Funghi parassiti. Fra i parassiti di natura vegetale sono notevoli la Brotrytés bassiana (1) e l Isaria farinosa Fries: la prima, di triste me- moria, è quella che col nome di Calcino, molesta 1 bachi da seta, e la seconda è quella che i Sigg. Sauvageau e Perraud (2) hanno messo in vista come nociva alle larve, alle crisalidi e alle stesse farfalle della Cochylis ambiguella Hiibn., in Francia. Ho notato la infezione nelle larve e nelle crisalidi, ma non nelle farfalle, l’ esame delle quali, per questo, non è stato og- getto delle mie osservazioni. Tutti questi parassiti, in misura diversa, decimano indub- biamente la Tortrice dell’ uva, che, per essi appunto, e dallo. stato mutevole dei loro rapporti, ora devasta ed ora si scorge ‘ appena, per ripresentarsi nuovamente dannosa, più tardi, sul fiori e sui frutti della vite. Seguendo il fenomeno della duplice infezione, si vede costantemente che il numero dei parassiti è in ragione diretta del numero dei bruchi, che si trovano sui grappoli; che il minimo degli uni e degli altri si ha nella pri- mavera, con un crescendo estivo, che ha il suo massimo nel- l’autunno. Allora se la stagione corre asciutta, i parassiti ani- mali prendono il predominio su quelli vegetali, e la Tortrice trionfa di tutti; se la stagione è piovosa si ha il contrario nel rapporto dei parassiti, e la Tortrice si trova per la massima parte distrutta. Le larve della Tortrice attaccate dai parassiti animali non si distinguono dalle altre sane, al pari delle quali menano vita attivissima, tessono il loro bozzolo ed incrisalidano. Non ha luogo lo stesso per quelle ammalate per causa di funghi pa- rassiti, perchè dopo una diecina di giorni perdono dell’ attività (1) G. RosserTI. « Giornale vinicolo italiano », an. 16, n. 21. (2) « Académie des Sciences, séance du 17 juillet », 1893. | È ro î È loro naturale, il colore si fa bianchiccio, la consistenza più molle, difficile la sospensione alle bave seriche, alle quali tanto facilmente si affidano altrimenti, in caso di pericoli, e quando il male stringe, anneriscono o mummificano anche prima di in- crisalidare. Ordinariamente però cercano quasi sempre di riti- rarsi nei luoghi di trasformazione per incrisalidare, e allora non sara difficile di trovare le crisalidi morte, ridotte al solo involucro chitinoso, con i filamenti micelici e le spore dei fun- ghi che le hanno distrutte. Per dare un’ idea della importanza di questi parassiti contro l’ Eudemis ricordo alcune osservazioni fatte nei vigneti dell’ agro Larese, in quel di Pisa, verso i Bagni di S. Giuliano, della stessa provincia, nella provincia di Firenze, ed in altre parti d’ Italia, dal 1893 alla primavera del volgente anno. Alla fine del Febbraio del 1893 da un chi- logramma di scorze di vite raccolte al Galluzzo, in vigneti del cav. G. Rossi, raccolsi 61 crisalidi di Tortrice, dalle quali il 2 Marzo ottenni due imenotteri parassiti, tre il giorno 5, e due il giorno 9. Il 25 di Marzo si sviluppò la prima Tortrice; nei quindici a venti giorni successivi ne comparvero altre quattordici, e non se ne videro più. Ai primi di Maggio esa- minai le crisalidi restanti, e, meno due, le altre erano stremen- zite e morte per dato e fatto dei funghi sopraindicati. Nello stesso anno ebbi cortecce di viti da Lari, da Fie- sole, da Grassina, da Giogoli, dall’ Impruneta, e vidi che do- vunque le crisalidi erano da uno a due terzi infette, però la infezione, come ho detto, variava per natura ed intensità, e quasi sempre col predominio dei parassiti vegetali su quelli animali. In un caso solo, avvenne il contrario, e fu nelle crisalidi speditemi, e raccolte poi da me stesso a Giogoli, dove nel 1894 i danni furono assai sensibili sui fiori e sulle uve, e nell’ Ottobre 1 tini del mosto si trovarono coperti di bruchi morti. Lo stesso ebbe luogo l’ anno dopo a Giogoli stesso, al Galluzzo, Tavar- nuzze, ed in altri luoghi visitati; ripeto sempre con notevole differenza dal colle al piano, e da un podere all’ altro, nella 11 — 162 — stessa località, ma dovunque, e a Gramole, specialmente, fra Tavarnuzze e Giogoli, la Tortrice decimò gravemente il raccolto. Nell'inverno del 1897 appunto esaminai le crisalidi del- l’insetto, ne tenni 70 in osservazione, e da queste, come in la- boratorio non si ebbero che 9 farfalle, nei vigneti la infezione, stremata dai parassiti, risparmiò quasi interamente il prodotto. Nel 1897 anche l’ autunno corse asciutto, i parassiti animali presero il sopravvento su quei vegetali, i parassiti secondarî animali distrussero i primarî; quelli vegetali fecero relativa- mente poco o niente, e la Tortrice ha potuto anche quest’ anno (1898) mettersi in vista per i suoi tristi effetti sull’uva. Da queste e simili osservazioni di laboratorio e di campo ho potuto, in conclusione assicurarmi che, anche nelle condi- zioni più favorevoli, delle larve, quelle della terza generazione specialmente, non abboniscono mai tutte, e che un terzo o un quarto almeno di esse vanno perdute con le operazioni della vendemmia. Gli altri due terzi o tre quarti riparano sui ceppi . e sui sostegni, ed incrisalidano; ma non tutte le crisalidi ar- rivano a sfarfallare, e si può ritenere che un terzo od un quarto di esse restino vittima degli insetti e dei funghi paras- siti. Sicchè allo stringere dei conti, nelle migliori condizioni, da ogni 100 larve di generazione autunnale ibernante, nella primavera non vengono quasi mai fuori più di 30 o 40 far- falle, mentre, nelle annate sfavorevoli, questo numero si aggira fra il 5 od il 10 per cento, e quando il settembre e l’ottobre trascorrono piovosi, Tortrice e parassiti animali si trovano quasi completamente perduti. Osservazioni fisiologiche. Uova. Le osservazioni sulle uova sono più ristrette di quello che avrei voluto; ma è meglio poco che nulla, e pubblico quello che ho visto col proposito di tornare altre volte sull'argomento, restato fin ora completamente allo scuro. è | ; PARTI ENO A PIE ri e Lea o ir ARE e BETA È ella primavera di quest’ anno, mentre cominciava ad aver togo la comparsa delle farfalle e la deposizione delle uova ella Tortrice sui racemoli fiorali, segnai 100 grappoli e li co- )arsi tre volte di solforamato al 3 per cento, dal 25 Aprile 20 Maggio, con l'intervallo di una diecina di giorni fra na solforazione e l’ altra. Ma i grappoli non furono rispar- lati dall’ insetto. (Il 15 Agosto cosparsi della stessa sostanza le uova della ortrice fatte deporre sui tappi di sughero, e vidi che l’azione. allo zolfo ramato al 3 per cento non ha effetti deleterii sulla talità delle uova e non ne arresta lo sviluppo. Si hanno gli stessi resultati con le soluzioni del 0,750 al per cento di solfato di rame, al pari delle quali si compor- o le altre all’ acetato di rame fino alla dose del 2 ?/, per anto. Mi è mancata la opportunità di esperienze con le polti- lie e le soluzioni più concentrate, ma cercherò di farlo, per uanto l’uso esteso di quelle, nella pratica, e la diffusione della ttrice sulle viti curate non costituisca un precedente favo- evole per esse. Gli insetticidi messi alla prova sono quelli che in alcune e del giorno, al meno, non alterano sensibilmente e non dan- ggiano le, vegetazioni della vite. Noto le emulsioni saponose i alcoolico saponose, i miscugli di solfuro di carbonio e ca- ime alcalinizzato, secondo la formula del Berlese, e la mia, nchè la soluzione complessa di solfuro di carbonio, indicata l prof. Papasogli col nome di Solfolina, (1) formata essen- mente di solfuro di carbonio e polisolfuri. Le emulsioni con 3 Kg. di sapone e 300 o 350 cm. di sol. to di carbonio per 100 litri di acqua non uccidono le uova e. (1) Un liquido simile, ma meglio condizionato, mi fu comunicato gentilmente 1894 dall’ egregio Dott. O. Prinz. Un altro è quello a base di solfocarbonati potassio e di calce indicato dall’ illustre prof. Sestini del Laboratorio chimico la R Scuola superiore di Pisa, per combattere la Fillossera, e che opportuna- ente studiato potrebbe servire ugualmente alla difesa della parte delle piante ri terra. DD — 164 — che bagnano; ma se queste vi si immergono per una o due ore circa, ho visto che le larve talvolta non nascono. Lo stesso ha luogo con le emulsioni alcoolico saponose solfuro, col catrame alcalinizzato al 2 per cento, con la quanti tità di solfuro sopraindicata, e con la solfolina che in questa mi è parsa talvolta anche più pronta delle altre. Più attiva di tutto è l’acqua bollente, che scotta subito le uova; e la stessa acqua riscaldata alla temperatura dai 55 ai 60° c. produce gli effetti desiderati, perchè 40 o 60 minuti sel condi di immersione bastano per uccidervi l’ embrione. Le uova aderenti ad un pezzo di sughero e ad un tubo di vetro im merse nell’ acqua pel tempo indicato, per quanto passate poi con lo stesso mezzo nell'acqua fresca, sono tutte morte. Ho condotto due serie di esperienze con queste sostanze) nel campo; una in piccolo, sopra un ristretto numero di grap$ poli, per meglio sorvegliare lo svolgimento successivo della ins fezione, ed una in guanto. buoni ottenuti in laboratorio; e quelle in grande, condotte a Colle Gramole, e alla Regia Scuola di Pomologia delle Cad rate non furono diversi dagli altri lasciati per confronto. E vengo alle azioni insetticide meccaniche per schiaccia@ mento e per dilavamento. i Le uova della Tortrice, per quanto delicate, ho visto che mai fermi durante l’ aspersione. Si LARVE. Per queste, come per le uova, ho già notato nella biologia, a differenza notevole del tempo che, per la temperatura di- Versa, le uova mettono a dare le larve, e queste a crescere per iincrisalidare. Al capitolo dei parassiti ho detto pure che il Settembre piovoso favorisce lo sviluppo dei germi patogeni e questi nuocciono alla vita delle larve. Ora aggiungo che, an- che senza i funghi parassiti, le larve si trovano a disagio nei grappoli bagnati, dai quali cercano di allontanarsi e si allon- tanano man mano che quelli col muffire si trovano invasi dal imarciume dell’ uva. Singolare contrasto: di primavera e di estate queste larve mon amano i grappoli radi e minano per fino la rachide fio- rale per nascondervisi; di autunno, dalla parte interna dei grap- poli si portano ai racemi più esterni, da quelli che cominciano a muffire passano su quelli sani, come se per esse fosse un vero pericolo quel marciume che esse prima hanno provocato. Obbligandole a restare nei grappoli marci, spesso inflaccidi- scono anch’ esse e muoiono. Liquidi emulsivi e soluti acquosi asfissianti. Portando le larve sopra una lastra di vetro parzialmente ‘bagnata con acqua, quelle si ritraggono quasi sempre dalla ‘parte asciutta; però circondate dal liquido, prima non mostrano d’ accorgersene, ma poi, movendo, s’ infastidiscono, sollevano il capo, e l’attraversano rapidamente senza direzione deter- minata. « L’acqua salata con il 20 3 per cento di cloruro di sodio, di carbonato, di solfato di rame, e simili, si comporta come quella pura, e le larve non vi muoiono. L'acqua saponata, col 3 °/, di sapone molle, asfissia quasi repentinamente le larve, le quali, appena bagnate, si agitano violentemente e si riversano disfatte da un lato. 166 — L'azione è quasi egualmente pronta quando al sapone si trovano unite la polvere di Piretro, di Crisantemo e di alti asteracee con fiori ad odore molto penetrante. L'aggiunta d’un alcool, o di un idrocarburo volatile, come la benzina, rende l’azione assai più pronta, e diviene addirit- tura fulminea quando sapone, alcole e benzina si trovano a far parte dello stesso miscuglio, nelle proporzioni seguenti: Sapone, an Rio o Alcoole amilico » 0.500 > in 100 litri di acqua. Benzina e seno 2.000 | Dell’azione di questo liquido, a confronto con la miscela Du- four, ed altri insetticidi, si sono occupati, fra gli altri, i profes- sori Tamaro e Cuzzoni della R. Scuola di Grumello del Monte (1). Con i tre insetticidi, preparati accuratamente, poco prima. di usarli, essi dicono che furono fatte: operazioni di labora- torio, ed esperierienze sulle viti, in campagna. i In laboratorio i risultati ottenuti sono riassunti nei quadri seguenti: IE di Qgbina — Liggito pdfigrito., 1 larva immersa per 2” viva viva morta istantaneamente 1ESrRO » Dara morta viva » » Se DI, » de 3 morte 2 morte » » 6 » » SAZ0 Con larve in grovigli. È O RU E AIAR te morta morta morta istantanearnente DIE OASI ope O viva morta » » vs Sao Reato TOTI VI LViIA » » AI N e ALARE morta viva » » Da viva morta . » » CARRA eda morta viva » » TE e RAMA AI viva viva » » 8.2 5 7 . È b 7 o viva morta » » SIE ost) p ) morta morta. » » LV e PIO morta morta » » Ei ee SO reo morta morta » » IDEE RE morta morta » » (1) Nuove esperienze per combattere la Cochylis, eseguite nella R. Scuola di Agricoltura in Grumello del Monte — Coltivatore, 24 Giugno, 1894. ee 8 Larve in grovigli — Immersione per 15” 66 = Rubina Liquido Liquido x. 3% Dufour Del Guercio °° VERSI GE morta morta morta Meo... viva morta » ESTE ME morta morta » a ARE, morta semiviva > 1 De i viva morta » e. —. . %! viva morta » E UE ASSI ATEO viva morta » L Totale 4 vive, 3 morte 1 viva, 6 morte € morte Nel corso dell’esperienza ì due osservatori constatano che, le larve scampano alla morte, coi primi due liquidi, special- mente per la rapidità con la quale esse lasciano il groviglio, ed attraversano incolumi il velo liquido da cui questo è av- volto, per portarsi all’asciutto; per contrario devono mettere | in vista « la meravigliosa rapidità d’azione dell’emulsione Del «Guercio sulle larve racchiuse nei grovigli ». È Nelle esperienze di campagna, il catrame alcalinizzato se- SI condo la formola Berlese si mostrò meno attivo che in labo- ratorio, perchè « dodici ore dopo il trattamento, moltissimi | grovigli contenevano ancora le larve vivacissime ». Il liquido Dufour ha dato « risultato soddisfacente, benchè siasi riscontrata qualche larva non ancora morta. « Risultati sorprendenti poi furono quelli ottenuti dall’e- E. mulsione del Dott. Del Guercio, poichè sui grappoli con essa trattati non ci fu dato trovare larva viva entro i grovigli esa- minati, e ciò vuol dire che tale emulsione possiede veramente la proprietà di abbattere la fortezza entro cui la larva sta ri- ‘i ai TA parata, uccidendo la larva stessa. In una seguente applicazione pi di questo liquido sui filari del vigneto della Scuola, fortemente | invaso dalle farfalline della Cochylis, potemmo uccidere col | getto una quantità considerevole di queste che appena ba- | gnate cadevano a terra per non più rialzarsi. Perciò questa ” , — 163 — soluzione insetticida è quella che « risponde allo scopo pel quale essa fu indicata ». Ai rilievi dei sopralodati professori Tamaro e Cuzzoni ag- giungo soltanto che il liquido studiato alla R. Stazione Ento- mologica di Firenze, e da essi e da altri sperimentato con gli stessi effetti, occupa sempre il primo posto, ed i trovati vecchi e nuovi, o mancano di efficacia, o guastano le piante, o hanno un difetto e l’altro insieme, e costano molto di più. L' Insetticida Universale, che sarebbe stato meglio ‘indicare col nome di sapone Ambroso, per esempio, formato, se non mi sbaglio, con un cattivo sapone di soda, ed al prezzo di L. 7 la scatola di kg. 1 e mezzo; è fra questi. Il giorno 5 agosto, infatti, ventiquattro ore prima di fare l’esperienza, ho sciolto l’insetticida nel voluto rapporto dell’I e mezzo per cento nell'acqua. Il giorno 6 agosto, ho bagnato con una peretta 40 larve di Tortrice, prese dai grappoli. Le larve bagnate si fermarono come morte; ma dopo 25 minuti le prime asperse cominciarono a muoversi; con esse sì rianima- rono le altre più tardi, filarono il bozzolo, e molte il sedici agosto dettero le farfalle. Di 40 larve 10 sole restarono morte. Il giorno sette di agosto 40 altre larve furono bagnate con l’emulsione mia, sperimentata dai professori Tamaro e Cuzzoni, e morirono istantaneamente. Lo stesso giorno misi a prova la soluzione Ambroso, al 2 per cento, ed ecco le note che trovo registrate nel mio gior- nale. Larve in esperimento 29. Dopo un’ora, tre di esse si mo- vevano; dopo due ore, se ne movevano quattro; dopo quattro ore, dieci avevano lasciato il loro posto, e sei fra esse, perfet- tamente sviluppate si misero a tessere il bozzolo, ed incrisa- lidarono insieme alle altre. Le 19 larve restanti non lasciarono il loro posto, 8 resta- rono vive per tre giorni ancora, e poi morirono. Il giorno 7 stesso ho ripetuto, con resultati identici o quasi, le esperienze con la soluzione all’ 1 e mezzo ed al 2 per cento, e mi sono avvisto che il liquido, quello con l’1 e mezzo di ma- > ia « % » n i | teria attiva più specialmente, non bagna subito il corpo delle larve, e che queste possono restarvi a galla così che diverse volte ve le ho fatte passeggiare per lungo e per largo, senza bagnarsi, tirandole pel filo di seta che emettono mentre si pren- dono dal grappolo per portarle sulle lastre di osservazione. Terminati questi rilievi ho conservato l’insetticida rima- sto, per ripetere con la stessa sostanza, esperienze simili sulle larve della generazione primaverile, nascoste naturalmente nei groviglioli fiorali, ma per aspersione, e non per immersione, perchè, come altra volta ho chiaramente dimostrato (1), que- st’ultimo è il modo migliore per venire a conclusioni errate. Col liquido del Cav. Ambroso ho sperimentato l’altro del Sig. J. Neumann e C., di Milano, un sapone molle di seconda qualità, ben fatto, con varii ingredienti che non tutti ne accre- scono la potenza mortifera, e che in soluzione al 3 per cento ho trovata abbastanza utile contro diversi insetti e la Tortrice della vite fra essi. Questo sapone sta bene di fronte alla mi- scela Dufour. Ho messo a prova anche la Solfolina del prof. Papasogli. La prima formola sperimentata per incarico del Ministero di Agricoltura, l’ho trovata inutile contro la Tortrice ed abba- stanza utile contro altri insetti: la seconda, ricevuta quando le larve della Tortrice attaccavano gli acini dell'uva si è di- mostrata di una potenza mortifera di prim’ordine, avendo visto che il 100 per i00 o quasi delle larve messe a contatto con essa, alla dose del 2 al 2 e mezzo per cento muore in pochi secondi. Queste soluzioni non uccidono e non possono uccidere le larve ricoverate negli acini, di estate, come l'A. ri- ferisce in una nota apparsa il 1897 nel giornale della Società Toscana di Orticoltura di Firenze; ma di quel tempo almeno non danneggia le piante. Bisogna solo vedere come si comporta di primavera sui grappoli fiorali e sulle foglie appena formate, (1) « Le Stazioni sperimentali agrarie italiane », Vol. XXV, fasc. I-II, p. 291. cr — 170 — per raccomandarla fra gli altri insetticidi nella difesa contro quest’insetto della vite. Le numerose esperienze fatte con la Solfolina, della prima e della seconda formola, mi ricordano le altre istituite nel la- boratorio della KR. Stazione Entomologica e nei poderi annessi alla R. Scuola di Pomologia delle Cascine, fino dal 1891, quando ho visto che l’acqua e l’alcool, l’acqua ed il petrolio, l’acqua e la benzina, e l’acqua col solfuro di carbonio, nei limiti utili, non distruggono la vitalità delle larve, le quali se prima si abbattono poi riprendono, e continuano a vivere come se non avessero subito alcun danno. I solfocarbonati disciolti nell'acqua si comportano presso a poco come le semplici soluzioni al solfuro di carbonio. I solfocarbonati ed il solfuro di carbonio, la benzina, la nitrobenzina, il petrolio, e simili, mescolati opportunamente con un sapone, o con una pasta saponosa, permangono più a lungo intorno al corpo dell’insetto, prolungano l’azione irri- tante ed asfitica, ed arrivano a produrne la morte, che da soli non avrebbero prodotto, e non possono produrre, perchè si disperdono prima che l’insetto sia morto. È per questo che due parti di catrame alcalinizzato, secondo la formola Berlese e la mia, con dmec. 0,250 a 0,300 di solfuro di carbonio libero o sotto forma di solfosale alcalino (solfocarbonato di potassa), in 100 parti di acqua, formano dei liquidi che hanno di- strutto e distruggono il cento per cento delle larve che si por- tano a contatto con essi. Ora, chi sa che altra volta Lo dovuto mettere da parte le semplici sostanze catramose per la difesa contro questa Tortrice dell'uva, comprenderà che l’efficacia maggiore addimostrata si deve riferire all'aggiunta del solfuro di carbonio, che in date condizioni sì mescola con esse anche meglio di quello che faccia col sapone (1). (1) « Le Stazioni sperimentali agrarie italiane », Ottobre 1893, vol. XXV, f.I-II, p. 280-305. Della importanza di questi ed altri liquidi insetticidi mi sono occupato altrove, ma tornerò più opportunamente ad occuparmi di essi verso la fine della nuova campagna entomolagica. — 71 — Un’altra sostanza della quale ho tenuto conto in queste esperienze è la Nicotina, che allo stato puro alla dose del 10 al 15 per 1000, nell’acqua, riesce as«ai mortifera per le larve. Queste infatti dopo bagnate si contorcono, vomitano, e muoiono col tratto posteriore del tubo digerente fuori dell’ apertura anale. Nella pratica però le soluzioni di Nicotina, come tutti i soluti acquosi in generale, non bagnano bene il corpo dell’ in- setto e l’energia loro sì trova per questo molto diminuita. Per rimediare all’inconveniente ho sciolto il narcotico in una so- luzione saponosa, la quale, bagnando perfettamente il corpo della larva, mentre penetra internamente per via degli stimmi, nell’apparato tracheale, riveste il corpo di uno strato non in- terrotto di sostanza mortifera all’esterno, e quella muore prima e più sicuramente di quello che ha luogo con il sapene e con la nicotina da soli, nell'acqua. Ma di questo liquido e degli effetti del suo miscuglio con ìl solfocarbonato di potassio, mi sono occupato altrove, e ne dirò più largamente in altra occasione. Qui ricorderò solo di non confondere la nicotina col co- mune estratto fenicato di tabacco, che di nicotina è molto povero, e quella che contiene è mascherata dalla presenza del-® l’acido fenico. Ma anche di questo e del modo di correggerlo e di adoprarlo, mi sono abbastanza a lungo occupato; ma non è il momento migliore di discorrerne. Larve involute naturalmente nei groviglioli sericei. Le semplici soluzioni acquose non entrano nei groviglioli fiorali, e senza insistere, non arrivano fino alle larve e non riescono nemmeno a molestarle. Le soluzioni acquose di solfuro di carbonio, per i vapori che sprigionano, arrivano spesso a scacciare le larve dai na- scondigli e colpirle, con gli effetti notati sulle larve nude. I miscugli con ingredienti volatili ed emulsivi diffusibili sopraindicati, penetrano nei groviglioli e vi soffocano le larve. SIANO Fra i liquidi emulssivi con saponi veri, e quelli fatti con le paste saponose però vi è una differenza notevole, tutta a favore dei primi, i quali, quando sono ben fatti, e fatti ve- ramente di materie grasse, a dosi anche maggiori del 3 per cento, non guastano menomamente le piante; mentre gli altri non si possono adoprare oltre la dose del 2 al 2 e mezzo per cento, senza pericolo di compromettere gli organi fiorali. La condizione dell’aspersione completa delle larve, è indi- spensabile per farle morire, quando si tratta di semplici solu- zioni di sapone, o di soluzioni fatte con paste saponose sol- furate. Le soluzioni alcooliche saponose di benzina, bene ammini- strate, non lasciano mai inesplorati i groviglioli sui quali cadono, e vi colpiscono così violentemente la larva, che questa non arriva nemmeno a venir fuori del grovigliolo e muore. Si ha quasi lo stesso con le soluzioni alcooliche saponose di nicotina, le quali addizionate al solfuro di carbonio o alla benzina danno il liquido più potente e micidiale per la vita delle Tortrici. * Non riesce così violento quello composto di sapone e nico- tina sola; ma l’effetto è senza dubbio superiore a quello di sa- pone solo, sapone e piretro, sapone e razia. Dopo gli insetticidi era naturale mettere alla prova anche 1 veleni, per ingestione. Uno dei veleni più attivi ed economici ricordati contro gli insetti, è certamente quello, che sotto forma di polvere finis- sima, gli Americani e gli Inglesi hanno in commercio col nome di London purple (residui della fabbricazione dei colori di anilina). Cospargendo i grappoli con la polvere di questa so- stanza, quando sono ancora in fiore, ho visto che molte delle larve rinsecchiscono poco per volta e muoiono. Quando i grappoli sono allegati, e più tardi, il numero delle larve che muoiono è quasi insignificante. Ho messo alla prova naturalmente anche le soluzioni e le polveri dell’acetato e del solfato di rame, ma non le ho tro- vate sufficienti allo scopo desiderato. CRISALIDI. Le crisalidi resistono assai più delle larve all’azione degli insetticidi, fra i quali il sapone, solo, o al piretro, e le stesse soluzioni saponose di solfuro di carbonio o di benzina, non le uccidono. Le soluzioni alcooliche saponose a base degli stessi carburi le possono uccidere solo quando sono ancora verdo- gnole, appena formate, ricoperte o no del loro bozzolo sericeo. Se il bozzolo non è ben penetrato dal liquido, e questo non arriva sul corpo della crisalide, la morte non sempre si ve- rifica. I bozzoli con le crisalidi, bagnati nella morchia d’olio, nel- l’olio, nelle miscele catramose di olio pesante di catrame oltre 11,10 per cento, e nel catrame del gas puro o mescolato a calce, si attrappiscono e muoiono (1); mentre sopravvivono al- l’azione dell’acqua bollente che non arriva mai a toccare l’in- setto, difeso dal suo bozzolo; all’azione molto prolungata dei vapori di anidride solforosa, dell’acido solfidrico, e simili. Più pronta di tutti è l’azione del calore oltre gli 80 gradi. La morte a questa temperatura, ha luogo dopo una mezz'ora circa, quando le crisalidi sono esposte direttamente all’azione del calore; tarda fino ad un paio d’ore circa, quando quelle si trovano nascoste nelle canne, nei pali, e simili. FARFALLE. Alla dose di 25 a 30 cme. di solfuro di carbonio per metro cubo d’aria, le farfalle della Tortrice restano in pochi minuti asfissiate. (1) Catone (De Re Rustica, p. 55. Lugduni, 1549) per impedire la nascita del baco dell'uva e liberare le uve da esso, indica un miscuglio di solfo, bitume e. morchia d’olio. soa — 104 — Si ottiene lo stesso resultato, in fine, con l’anidride solfo- rosa, con l’acido solfidrico, con i vapori di nicotina e di For- malina, sotto l’azione della quale specialmente, dopo alcuni voli senza direzione determinata, i piccoli insetti cadono, e restano in preda a convulsioni violenti, durante le quali le valve genitali si aprono e si chiudono ogni istante, e conti- nuano a muoversi quasi fino alla morte. Durante queste osservazioni, fatte d’agosto, sotto campane a tenuta, alla temperatura di 25 a 30° c. ne ho condotte altre entro grossi tubi di vetro, vasi, e gabbie diverse, per vedere se le farfalle cercano, o meno, di sottrarsi all’azione dei va- pori differenti con i quali è possibile di avvelenar l’aria che esse respirano. I tubi adoprati hanno un foro da un lato, nel mezzo, e le due estremità aperte. Mettendo un tappo di cotone, bagnato nel centro con solfuro di carbonio, mentre dal foro laterale del tubo s’introduce l’insetto, ho visto, che questo non fugge, si muove senza direzione, e quando i vapori dell’insetticida si fanno più sensibili e soffocano, va quasi frettolosamente a cacciarsi col capo nel cotone d’onde quelli emanano. Ripetuta la prova col solfuro di carbonio, son passato al- l’uso del cloroformio, della Formalina, della Nitrobenzina, ecc., ed i resultati sono stati sempre gli stessi. Con le sostanze sopraindicate ho messo alla prova le resine, le sostanze catramose, ed una lunga serie di essenze, di acque odorose e sostanze fetide. Fra le essenze mi sia permesso di ricordare quella d’Arancio, di Finocchio, di Lampone, di Menta, di Lauro, di Timo, di Mortella; le essenze di Targone, Limone, Eucaliptus, Rosmarino, Spigo, Ribes, erba S. Maria, Fragola, Ananasso, e le altre di Cannella Ceylan, Verbena, Geranio, Caieput, Senapa, Anacio e Melissa. Fra le acque odorose ho preso l’acqua di Rosa, quella di Arancio, ed altre. Fra le so- stanze fetide, non avrei potuto scegliere meglio dell’Assa fe- tida. Ma in nessuna delle esperienze fatte ho visto che la farfalla volti le spalle alla sorgente della sostanza odorosa, e fugga determinata, per evitarla. — 105 — In un’altra serie, non meno numerosa, di esperienze, invece dei tubi sopraindicati, ho fatto uso di grossi vasi cilindrici e «campane di vetro. Nel fondo dei vasi e sotto le campane ho È posto delle crisalidi prossime a dare le farfalle, e sulle pareti una spennellatura di catrame minerale. Le farfalle nate arram- | picandosi, e volando, hanno toccato il catrame e vi sono re- | state attaccate. E successo per la Tortrice ciò che ha luogo È per le femmine ed i maschi della Cheimatobia brumata L.; che i, a questo modo, appunto, ho fatto distruggere negli anni scorsi . sui ciliegi del Modenese (1). In altri vasi e campane, invece del catrame minerale, ho : adoprato quello del gas, il catrame di legno, e la Creolina, De | ma le farfalle avendovi dato col muso dentro, vuol dire che non avevano saputo cansare il pericolo al quale erano esposte, e dal quale potevano sottrarsi se avessero voluto, passando a . volo sulla breve striscia di aguato sopraindicata. In un altro vaso poi la sostanza catramosa, invece che sulle pareti, fu ‘ messa sulla rete che serviva a chiuderne l'apertura, dalla quale, non ostante, le farfalle si allontanarono, e vennero fuori | tutte le volte che la sostanza, per quanto odorosa, essendo dis- seccata, non riusciva più oltre a trattenerle. L'uso delle gabbie, in questo genere di esperienze, riesce - più opportuno di quello dei tubi, dei vasi e delle campane di vetro. (i Chi ha seguito attentamente l'evoluzione della Tortrice ed ha esaminato i costumi dell’insetto perfetto avrà notato che p | questo dalle 5 alle 6 pomeridiane in poi, d’ogni giorno, lascia i luoghi ombrosi nei quali sta nascosto, e svolazza alla luce, dovunque si trovi: nelle stanze del mio laboratorio, a quell'ora appunto corre incessantemente verso i vetri della finestra dalla fianale viene la luce. Ora, traendo partito da questa tendenza, assai spiccata dell'insetto, ho asperso la sostanza insettifuga D sulla parte della voliera meglio esposta alla luce e preferita (1) « Le Stazioni sperimentali agrarie italiare », fasc. V. 1897. — 176 — per questo dalle farfalle, le quali vi sono restate senza segni di impazienza, od altro, che significasse noia per parte del- l’insettifugo applicatovi. La conclusione di tutto questo, per me, è che gli insetti sottoposti ad osservazione, di fronte all’azione degl’insetticidi, se questi sono veramente tali, muoiono; ma non li evitano; in presenza delle sostanze vischiose, restano impaniati come tanti e tanti altri; e in presenza di quelle che odorano o puz- zano soltanto, continuano placidamente a fare il comodo loro. Con questo non intendo dire, come non ho mai detto, che sia risoluta negativamente così tutta la questione degli inset- tifughi, e tanto meno che esista o no una sostanza che possa veramente mettere in fuga gli insetti; ma posso ben dire come ho detto, che, quelle da me sperimentate, e per i soggetti fin ora sottoposti ad esperimento, non corrispondono allo scopo per il quale, furono indicate. Ora, a queste osservazioni, che nessuno, piccolo o grande che sia, può mettere in dubbio, senza la certezza di indugiarsi nell’errore, devo unire un ar- guto rilievo di un illustre che non è più. Achille Costa, il sagace entomologo napoletano, mancato da poco ai vivi, fa- cendomi l'onore di presenziare, nell’estate di quest'anno, alle suindicate esperienze di laboratorio; dopo tre ore, mi chiese di vedermi ripetere le stesse prove d’insettifugazione sulle viti. Lo condussi nel giardino dell’Ortone, e dalle cinque alle sei e mezzo della sera, quando vide che le Tortrici svolazza- vano sui pampini e posavano sui grappoli insettifugati, le uova, che in gran numero gli avevo mostrato in laboratorio, mi disse: ma, sapete se prima di proporre l’uso degli empi- reumatici hanno scoperto la sede dell'organo dell’odorato e la sensibilità reale di questo per quelli, nella Tortrice dell'uva? Questa domanda, alla quale dovei rispondere negativamente, è un grave rimprovero all’erroneo quanto leggiero indirizzo dell’entomologia odierna, da noi; indirizzo che ho stigmatizzato, come privo di fondamento. La base scientifica che ancora manca, infatti, vi sarà: TT TT E E E IT ST TE PRO n PVI 1.° Quando per via di rigorose esperienze si dimostri e si possa vedere realmente che la presenza di una data sostanza (insettifugo) allontani l’insetto dalla pianta. 2. Quando la pianta cosparsa di sostanza insettifuga vegeti, fiorisca e fruttifichi regolarmente, a differenza di altre lasciate per confronto, e più dell'ordinario, per questo, mole- state dall’insetto. Risolute con osservazioni reiterate di laboratorio e di campo, di campo e di laboratorio, le due questioni indicate, una terza se ne presenta, ultima nell’ordine scientifico, mw prima dal punto di vista economico, la quale consiste nel provare egualmente che l’uso degli insettifughi abbia un reale vantaggio sugli insetticidi. Ma prima che tutto questo sia di- mostrabile e dimostrato, non è ragionevole parlare d’ insetti- fughi, e parlarne ad ogni costo, val quanto gettare la pratica fra le braccia del più cieco empirismo. ESPERIENZE DI GRANDE COLTURA. Le precedenti esperienze di laboratorio e di campo sono servite come di preparazione necessaria ad una più vasta serie di prove di campagna, e sono quelle qui appresso indicate. 1. Distruzione delle larve con gli insetticidi. È quella che ripete da tre anni il Sig. Cav. A. Salvadori, nelle vaste tenute di Montespertoli, sopra 500,000 viti circa. Il primo anno visitando le viti, curate sui fiori, con le semplici soluzioni di sapone molle al 3 per cento, riuscii a stento a trovare le larve dell’insetto, mentre sulle viti dei proprietarii limitrofi si vedevano in gran numero. Il Cav. Salvadori adopra sapone molle, fa soluzioni al 3 per cento, in acqua piovana, e ripete tre volte la difesa, quasi sempre sui fiori, con l’intervallo di otto a nove giorni circa fra 12 — 18 — un'operazione e l’altra. Ed i resultati come ho visto prima, ed egli mi scrive ora non sono buoni, ma sono splendidi. Le vigne erano delle più infette; ma la difesa portatavi per tre anni di seguito, vi ha sempre salvato il prodotto. A queste esperienze fanno seguito le altre del Conte Pas- serini della Scuola agraria di Scandicci, del Marchese G. B. Ri- dolfi, del Prof. Fera della R. Scuola agraria di Cosenza, della Scuola di Grumello del Monte, della Scuola di Conegliano, di Avellino, della Scuola superiore di Pisa, e dopo quelle di altri, le mie, che ricordo per avvertire ancora una volta che, le solu- zioni saponose indicate, siccome si comportano diversamente con le diverse acque, quando e dove queste fossero cattive, bi- sogna aumentare la quantità del sapone fino ad avere gli effetti desiderati, e se questo non fosse possibile, ricorrere alle solu- zioni alcooliche saponose di benzina, che non perdono di ener- gia con qualunque acqua si preparino, pur che non sia acqua torbida o acqua sudicia. 2. Distruzione meccanica delle larve (metodo A. Costa). La seconda esperienza in grande è stata praticata, sempre contro le larve dei grappoli fiorali, nei poderi dei Signori Cav. G. Rossi, Cav. E. Farina e dei Signori eredi Piacentini, sopra un numero complessivo di 250 a 260,000 viti, molte delle quali assai colpite dalla infezione; ed i resultati sono stati buoni, ma non tutti quelli che si potevano aspettare, perchè l'operazione fu fatta quasi da per tutto una volta sola. Dove fu ripetuta due o tre volte di seguito, col solito inter- vallo di otto a nove giorni, quivi al momento della vendemmia era difficile avvertire la presenza della infezione. . L'esperienza di confronto della sbrucolatura, sui grappoli in fiori e sull’uva, si deve all’egregio Cav. Bombicci Pomi di Firenze, sopra una tenuta con 38 a 40 mila viti a loppo. L'operazione anche qui fu fatta per tre anni di seguito, una , : volta all’anno, ora sui fiori, ed ora sulle uve, e l’agente Signor Anichini osserva giustamente che una operazione e l’altra di- | minuiscono sensibilmente i danni della infezione, ma che con una operazione sola quella si limita ma non si distrugge. Delle due sbrucolature, è preferibile quella sui fiori, perchè più spic- | cia e ad effetti più sicuri. Le esperienze del compianto Prof. Fera, della R. Scuola | agraria e del Comizio agrario di Cosenza, collimano con queste, i le completano, e mettono assai bene in vista la eccellenza di questo metodo difesa, sugli altri, in quei luoghi, dove gli re- i È sulta il più pratico ed il meno dispendioso. 3. Vendemmia anticipata e scortecciamento dei ceppi. 4 Questa esperienza fu condotta per due anni di seguito | sopra oltre 30.000 viti, nei poderi di un accorto agricoltore, il Sig. Giulio Benci, all’Impruneta. Le vigne di questo Signore sono isolate da una coltivazione di pini all’intorno; e le ope- «razioni vi hanno prodotto tutti gli effetti desiderati: vino mi- i gliore che negli anni precedenti, (non meno favorevoli per la | qualità del prodotto), e riduzione tale dell’insetto che questo «non ha avuto più modo di riuscirvi molesto. 4. Distruzione delle erisalidi ibernanti. Questa si è svolta in un podere del Cav. Rossi, in un altro della fattoria Corsini, presso Lari di Pisa, nei campi speri- mentali dell'Istituto Superiore d’Agraria, ed in altri situati nella pianura della stessa città. Il vigneto in migliori condizioni era certo quello delle 8 a 10.000 viti tenute a fil di ferro, della fattoria Corsini, e questo fu il solo appezzamento, secondo l’agente Sig. Mar- ucci, dal quale nel 1894 si ebbe uva sana da governo. — 180 — L'agente Sig. Cino Cini, del Conte G. Curini, faceva eguale osservazione sopra una vigna a canne ed a palo secco. Dove le viti sono maritate al loppo, come nel fiorentino, ed altrove, con lo scortecciamento limitato ai ceppi, senza in- caricarsi dei sostegni, il benefizio della difesa è molto infe- | riore a quello che si ha con la dibrucolatura dei grappoli, ed è quasi nullo dove si operi senza guardare alla distribuzione ed al luogo ove le crisalidi si trovano nascoste. Il Prof. Caruso, della Scuola Superiore di Pisa (1), trova molto utile lo scortecciamento delle viti per combattervi la i Tortrice, ma consiglia di spennellare i sostegni ed i tronchi delle viti scortecciate con una soluzione di solfato ferroso, 49 parti, acido solforico parti 1, ed acqua parti cinquanta, per | distruggere le crisalidi sopraindicate. Bisogna assicurarsi sol- . tanto che questa soluzione penetri nei bozzoli e vi produca gli effetti ricordati. 5. Raccolta e distruzione delle farfalle. Per raccogliere e distruggere le farfalle della Tortrice vi è ‘stato ultimamente in Italia chi ha proposto con insistenza | l’uso dell’ aceto. Per mettere a prova l’efficacia del nuovo rimedio, su cin- quanta piante delle più infette, misi nel 1897, cinquanta tega- mini di terra cotta, ciascuno con ottanta a cento centimetri | cubici di aceto. Le prime volte si adoprò aceto puro, poi, si fece uso di aceto ed acqua. 3 Le osservazioni durarono per una ventina di giorni, rinno- _ vando il liquido; ma rare farfalle si trovarono in esso e.le viti, alle quali i tegami erano sospesi, furon trovate infette | come le altre circostanti lasciate per confronto. A — 131 — Il Sig. Wilhem Dolles (1) di Hohenheim, sul Reno, ha delle interessanti osservazioni sull’ uso delle lanterne e delle lampade da notte per la cattura e la distruzione delle farfalle; notizie «non meno utili a questo oggetto sono state comunicate anche dal Dott. J. Dufour, della Stazione viticola di Losanna ai Si- 3 gnori Dèresse e Dupont (2) della Stazione viticola di Villefran- che, al pari dei quali le mie osservazioni per tre anni di se- | guito portano alla conclusione che questo mezzo di difesa può SIOE e o, 5 last ‘Al (Be Fig. II. — A. Trama adulta vista dal ventre, ingrandita (18 diametri); 72, nettarî. — B. Quarto, quinto e sesto articolo delle antenne, con le rispettive aree timpaniche. (G. d. G. ad nat,). arrotondata; il terzo è del doppio più lungo del quarto, e que- sto è più corto del quinto, ma più lungo del sesto senza con- tarne l’appendice, che è un quarto appena dell’articolo che la porta, dal quale si separa per un’area timpanica assai più di- stinta che nella larva, ma come in questa guarnita egualmente di due peli paralleli alla sommità. Quanto poi alle altre aree timpaniche, dalla fig. II, B si vede chiaramente che ve ne sono due mediocri nella seconda metà o negli ultimi due terzi del quarto articolo; quattro, fra mediocri e piccole, alternate fra loro, nei primi due terzi, ed un’area timpanica grandissima — 200 — nell’ultimo terzo del quinto; mentre il sesto ne ha una me- diocre alla base, e tre piccole disposte a triangolo presso quella grossissima ed orbicolare sopraindicata. I peli, dei quali le antenne sono sparse, uguagliano o quasi in lunghezza, il diametro della sezione trasversa degli articoli sul quali si trovano. Gli occhi sono grossi ma dello stesso colore e senza il tu- bercolo supplementare, come nella larva. : L’apparato boccale ha il clipeo cosparso di pochi peli ed il rostro propriamente detto con l’apice che va poco oltre la base del terzo paio di zampe. Le zampe sono relativamente anche più lunghe che nella larva, e con i tarsi posteriori per un sesto più corti della tibia. I nettarî tubercoliformi sono più prominenti e distinti, e la codicola semilunare alquanto infoscata, come la piega anale sottostante. | Emigrante. Fra i discendenti della femmina fondatrice, compariscono le ninfe e gli alati della specie, alcuni più piccoli ed altri più grossi, ma gli uni e gli altri vivipari e, all’infuori delle dimen- sioni, affatto identici fra loro. Le ninfe, bene in vista per le teche alari e gli occhi pro- minenti sviluppati, sono nel rimanente di color giallo flavo al pari delle forme attere, appena formate; ma anche allora si può vedere che i sifoni sono quasi ridotti alle semplici aperture, e le aree timpaniche del quinto e del sesto articolo delle an- tenne (fig. IV, 6), sono affatto diverse da quelle indicate, per la fondatrice adulta e per la larva, relativamente nelle figure 2, e IV, a. La punta del rostro è ora fra il primo ed il secondo anello addominale; le teche alari oltrepassano di poco la punta del rostro; le zampe posteriori hanno le tibie molto più lunghe tas a ; alii gia dei tarsi, e la codicola si presenta alquanto ig stretta che negli agami atteri della stessa età. Ninfe piccole e gros- se intanto cambiano di colore da quello giallo flavo a quello scuro, spiegano le ali e danno gli ‘alati (fig. III) che sono nerastri, allungati, dal capo ai nettarî suc- cessivamente più larghi, con la parte posteriore dell'addome arrotonda- ta e sporgente nel mezzo alla estremità. Le antenne, nere, del colore del capo, (che è come nella femmina at- tera sopraindicata), dal- la base del terzo articolo Fig. III. — Forma alata ingrandita (18 diametri) della = al sesto. sono per la mas- Trama radicis Kalt.: 1, 2, 3, 4,5 vene oblique; 5 at. Ù secondo articolo tarsale del secondo e del terzo sima parte praticate da paio di zampe; 7, rostro. (G. d, G. ad nat.'. organi speciali (sensorî?) ben rilevati (fig. IV, c), specialmente ‘ig. IV. — a, antenna della larva (fig. I. a). — è, estremità del terzo e dei seguenti articoli delle antenne della forma ninfale. — c, estremità del terzo, quarto, quinto e sesto articolo delle antenne con le rispettive aree timpaniche, nella forma alata. (G. del G. ad nat.). — 202 — quelli più grossi, all’ apice del quinto e del sesto articolo, che è fornito di un’appendice per un quarto appena più corta di esso. Gli occhi sono grandi e sporgenti, di colore nero a riflessi vinosi, con i tubercoli posteriori forniti di tre o quattro lenti visive, mentre i tre ocelli sono di colore giallo. Dell’apparato boccale dirò meglio altrove; qui ricordo sol- tanto che la punta del rostro, che è nero o bruno scuro, scende fino all’altezza del sesto anello addominale, oltrepassando sen- sibilmente così la lunghezza delle antenne che possono arri- vare fino al’apice dello scutello. Il torace è nero al pari del capo, di sopra e di sotto, con ali albide, verticali, nel riposo, di sopra, e zampe nere e lunghe di sotto. Le ali anteriori hanno la vena costale giallo brunastra, come la sottocostale che è diritta e molto più grossa. Lo stimma è più scuro della sottocostale, e più chiare le vene oblique, delle quali le prime due vicine, ma distinte, hanno origine verso il mezzo della vena precedentemente indicata; la terza, indi- stinta all’origine o quasi, trovasi ad egual distanza dalle prece- denti e dalla base dello stigma; e la vena stimmatica, o quarta vena obliqua, ha origine a due terzi dalla base di quello, tal- volta seguita da una seconda vena stigmatica, convergente col margine dell’ala, e non meno distinta della precedente. Le ali posteriori hanno la vena costale poco ingrossata, quella sottoco- stale appena visibile e parallela, quasi fino all’ultimo, alla pre- cedente, e le due vene oblique sottilissime ravvicinate alla base e con questa assai prossime a quella dell’ala. Sul margine costale anteriore queste ali hanno un solo retinacolo robustis- simo per collegarsi alle anteriori durante il volo. Le zampe posteriori, come nelle ninfe, hanno i tarsi molto più corti della tibia, ma tre volte almeno più lunghi di quelli delle zampe medie ed anteriori. L’addome, di colore olivaceo brunastro, ha tre serie lineari, longitudinali di macchie nere sul dorso, delle quali la mediana è formata di macchie quasi rettangolari, ad angoli più o meno smussati; mentre le due serie laterali sono formate di macchie "- RNEI SITO, MISA RITA EROS prima rettangolari o quasi, poi quadrate, successivamente più larghe dalla base all’apice dell'addome, dove si fondono in- sieme. Negli intervalli fra le macchie vi sono dei punti più scuri, gli ultimi dei quali si trovano spesso all’altezza dei si- foni, che sono assai meno rilevati che negli atteri, mentre la codicola è senza dubbio più distinta che in questi. Moltiplicatrice, Sessuipara e Sessuati. Le forme attere provenienti dà quelle emigranti alate, ora descritte, si rassomigliano interamente alle altre ricordate col nome di fondatrici. DS (6) "= mr t S \J è \d9 | ba y A. B. Fig. V. — A. Femmina ovipara di 7rama radicis ingrandita (22 diametri). — ». estremità del terzo, quarto. quinto e sesto articolo delle antenne, con le rispettive aree timpaniche 4, a/. an, n', m.an'.(G. d. G. ad nat.). Gli alati che derivano da esse al principio dell'autunno si asia rassomigliano a quelli della primavera, però sono sessupari. I sessuati sono atteri, ma per colore e per forma abba- stanza diversi fra loro e dagli agami dai quali derivano. i POIIATRZI ARR — 204 — Le femmine ovipare infatti (fig. V) le ho trovate di colore pallido verdognolo, e piriformi; con le antenne relativamente più lunghe che nelle agame attere, come il rostro, che oltre- passa o quasi la estremità dell’addome. I maschi sono meno ventricosi delle femmine, del colore degli agami atteri o quasi; ma anch’ essi col rostro molto più. lungo, e la estremità dell'addome piegata posteriormente di sotto. L'uovo ibernante (fig. I, u) è biancastro nel corpo della ma- dre ed appena deposto, ma imbrunisce di poi, e prende il co- lore marrone scuro, che è quello definitivo. La superficie del- l’uovo è liscia, con una piccola punta nera, distinta ad una delle estremità. OSSERVAZIONI BIOLOGICHE. Esaminando dagli ultimi di novembre alla metà di febbraio i formicai del Lasius flavus Fab., ho trovato diverse uova del- l’insetto fatte segno alla massima attenzione dell’ospite soprain- dicato. Nel novembre ho trovato anche le forme sessuate della specie, isolate dal Lasîus alla base di un lungo cunicolo ver- ticale, nella parte più alta del quale, quello trasporta le uova dell’afide mano a mano che le femmine di questo le depon- gono. Nelle terre, ora bonificate, del Ferrarese, fra Massafisca- glia e Migliaro, ho avuto pure la opportunità di vedere che le formiche non impediscono poi alle Trama di avvicinarsi alle loro uova, sulle quali queste passano diverse volte la estremità dell'addome, così come fanno le femmine ovipare della Siphonophora rosae Reaum., del Myzus elacagni Del G., dello Pterochlorus longipes Duf. dello Pt. roboris L., della Phyl- lorera quercus Boyer, e delle varie Aleurodes trovate da noi; e fanno così per spalmarle di una sostanza sebacea, per la ‘quale le uova non si lasciano bagnare dall’acqua, e restano ben aderenti sulle parti alle quali sono dagli afidi affidate. Nel febbraio stesso, mentre dalle uova vengono fuori le “ ‘ | de rata larve fondatrici, le formiche lavorano alacremente per aprire nuove comunicazioni verso le radici delle piante e vi traspor- tano le larve, che si nutrono, e alla fine di marzo sì ripro- ducono preparando la generazione degli alati. Mano a mano in- tanto che le nuove larve si forniscono di teche alari e le prime ninfe spiegano le ali per uscire dal terreno, cambia di pari passo il lavoro delle formiche, le quali allora, invece di aprire la via verso nuove radici, scavano rapidamente numerosi cuni- coli verticali, per i quali gli afidi alati alla fine di aprile, sal- gono sulle erbe sovrastanti e diffondono la infezione d’intorno. È questo il momento del passaggio dell’afide dalle piante spontanee dei prati, come il Ranunculus velutinus Ten., sul quale ho fatto le osservazioni primaverili, a quelle coltivate del Phaseolus vulgaris Savi, nei campi, o alle altre piante spontanee, fra le quali, 1’ Artemisia vulgaris, la Crepis biennis, e simili. Sulle radici di queste piante, dopo tre o quattro genera- zioni estive si trovano, verso la fine di settembre, gli alati ses- supari, che escono nel solito modo, dal terreno, e vanno a de- porre le forme sessnate sulle piante dei formicai, dove rac- colte dalle formiche, e cresciute, si accoppiano e depongono le uova ibernanti sopraindicate. Fra le cause naturali che limitano la diffusione della Trama radicis Kalt. è notevole quella di un nematode che non pare ricordato fin qui e che trovasi di aprile e di maggio nel corpo delle ninfe e degli alati dell’afide, con i quali certa- mente vien trasportato nelle stazioni diverse occupate da quello. Nei luoghi bassi, inondabili però, il vero nemico della Trama e degli altri afidi ipogei, è la pioggia, quando questa coincide col momento nel quale le specie si trasformano in alati, affogati i quali, la infezione più non si estende d’intorno. E siccome con gli alati, talvolta, periscono anche gli atteri, sì spiega facilmente perchè in certi anni le Trama non si tro- vino quasi affatto; mentre in altri arrivano per fino a molestare le, piante coltivate. SONA agio In Italia non vi è ricordo di danni riferibili a quest’ insetto ma Boisduval, in Francia, ricorda che danneggia sensibilmente il radicchio coltivato, la lattuga, e piante simili, che appassi- scono e muoiono. Per combattere la infezione, VÀ. ricordato consiglia di tentar 1’ uso delle soluzioni di solfato di ferro, e le decozioni di euforbia, stramonio, foglie di noce, tabacco, e di altre piante acri, addizionate con sale di cucina. Ma ora sarà meglio pensare per tempo alla distruzione dei formi- cai, dove le Trama ed altri afidi no- civi passano l’ inverno, versandovi trenta a quaranta cme. di solfuro di carbonio, ed in mancanza di que- << sto, della calce vergine da spegnersi rig. vi. — nematode parassita della nei formicai stessi con l'aggiunta del- de l’acqua. Ove la infezione poi si trovi già sulle piante, per difenderle bisogna far uso delle soluzioni di solfocarbonato di calce e di soda, come quelle consigliate dal chiarissimo professor Sestini di Pisa, per distruggere la Fillossera; e so- prattutto delle sostanze fertilizzanti di pronta assimilazione, perchè le piante ne profittino, e possano crescere e produrre non ostante la presenza degli afidi. Negli orti, dove è facile la sommersione, questa risparmia all’agricoltore la spesa degli insetticidi. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO | DELLE FORME E DELLA BIOLOGIA DELLA FLEOTRIPIDE DELL’ OLIVO (Phloeothrips oleae (Costa) TARGIONI) e sopra alcune nuove miscele saponose di solfuro di carbonio e nicotina come insetticidi Se il ricordo non fosse troppo lontano, questa scrittura, molto facilmente, ne chiamerebbe alla mente un’altra, fatta all'Accademia dei Georgofili dal Socio Dottor Carlo Passe- rini nel 1834. Egli scrisse in occasione dei danni che di quel tempo l’insetto cagionava alle olivete ed alle olive di Pietra- santa, in Toscana; e ne registrò parecchie notizie, ma non de- scrisse la specie, che riferì con dubbio alla Thrips phisapus L., rimettendo ad altra occasione lo studio e la pubblicazione di un dettagliato lavoro. Ma dalla raccolta delle sue memorie entomologiche, conservate nel Laboratorio degli animali inver- tebrati del Museo di Zoologia di Firenze dal Prof. Targioni, non resulta che l’A. abbia mandato ad effetto il suo proponimento. Con le notizie del Passerini, intanto, e per la storia degli avvenimenti, giova ricordare le altre anteriori, per quanto dubbie, del Risso (1), che parla di uno Stafilino nero, che potrebbe essere benissimo la specie in parola; e quelle del- l’Andreuccetti, del Lucchese, le quali, per notizia del Passerini medesimo, furono consegnate nelle memorie del Grimaldi (2). Fanno seguito gli interessanti rilievi del Mazzarosa (3), e poco (1) Histoire naturelie des principales productions de l'Europe meridionale, Paris, 1826. (2) Discorsi accademici, mem. 1.* e 2.8. (3) Le pratiche della campagna lvechese, ed. 2. p. 128. Lucca 1846. — 2038 — più tardi gli altri del Bompar (1), che non indica la specie, ma bene afferma che si tratta di una Thrips nociva. all’olivo. ‘ Nel 1857 si hanvo le osservazioni del compianto Prof. A. Co- sta di Napoli, che descrisse e figurò l’insetto nei due stati di proninfa, non di larva, e di adulto, battezzandolo col nome di Thrips oleae Costa (2). Nel 1864 il Dottor Martinenq (3) pub- blica sulla TAhrips (Verme nero dell’olivo) le notizie del Si- gnor Bertrand, e non cita il Costa, come questi d'altronde non ricorda il lavoro del Bompar. Nel 1878 fa seguito una rassegna del prof. Targioni (4) sull'intero gruppo dei Tisa- notteri o Fisapodi. L’A. ricorda, per la specie dell’Olivo, i lavori del Passerini, del Mazzarosa, del Grimaldi e del Costa, e la trasferisce nel genere PA/oeothrips, Haliday, col nome di P. oleae (Costa) Targioni, così come l’ha riportato il Pera- gallo (5), dal quale ho preso a prestito una parte delle note bibliografiche sopraindicate (6). Per la biologia, il Passerini afferma in particolare che nel mese di aprile, a quasi tutti gli occhi o gemme dei ramoscelli di ulivo, ricevuti da Pietrasanta; esistevano quattro o cinque uova di Trips, e che questi volano rapidamente nelle ore più . calde del giorno, e si riproducono, forse senza interruzione, diverse volte nell’anno, dalla primavera all'autunno. Mazzarosa non precisa il luogo, ma fa intendere che le uova si trovano (1) Memoire sur les insectes cui vivent aua deépens de Vl ovivier. Dragui- gnan, 1848. (2) Degl'insetti che attaccano Valbero ed il frutto dell'Olivo, etc., pag. 80. Napoli, 1857. (3) Rapports sur les insectes rongeurs des oliviers. 1863-64. (4) Relaz. intorno ai lavori della R. Stazione di Entom. agr. di Pi- renze, 1877-78, p. 125. (5) L’Olivier, p. 67. Nizza, 1882. (6) Alla Phloeothrips oleae (Costa) Targ. si deve senza dubbio riferire l’altra, brevemente descritta, non definita prima e da nessuno ricordata poi, che l’illustre A. H. Haliday registra a penna, col nome di Phloeothrips olivae Costa {List of Homopterous insects of British Museum, pag. 1100. London 1852). L'aggiunta fu fatta probabilmente nel 1867 con l’invio del volume in omaggio al chiarissimo prof. Targioni, che ne fece la rassegna sopraindicata. È i È nd ; Abati Ti Lonnie tti È si sl già deposte nel Lucchese fra la fine dell’inverno ed i primi tepori primaverili. In ogni modo, secondo esso, gli insetti che ne nascono, preferiscono gli olivi domestici, nelle situazioni di mezzogiorno e di ponente, in terreni ove predomina la si- lice; ed afferma che non pochi uliveti infetti, dopo un corso di anni, sono stati del tutto liberati da quelli, senza apparente cagione. È l’idea ripetuta e confermata dal Passerini, che aveva prima e meglio avvertito il fatto, addebitandolo è cause parassitarie. Bompar afferma che l’insetto ha due generazioni, o per lo meno, depone due-volte le uova, in primavera e nel- l’estate, e le depone nelle buche dei rami, scavate da un co- leottero riferibile al PAloeotribus scarabaecides Bern. Le larve crivellano di punture le foglie ed i frutti, e le piante infette seccano nelle cime, e producono soltanto nei rami inferiori. L’A. ritiene che la maggior parte dei danni abbia luogo nei mesi di giugno, luglio ed agosto. Il prof. Costa dichiara di non conoscere le uova e perciò non le descrive; scambia la larva con la proninfa, non parla della ninfa, e quanto alle generazioni, senza norma per lui, si associa alle idee del Pas- serini, osservando che le larve mutano tre in quattro volte la spoglia e in poco più di un mese raggiungono lo stato perfetto. La ibernazione ha luogo sotto e fra i crepacci della corteccia, come ha osservato il Martinenq, il quale afferma che l’insetto si trova numeroso, d’inverno, anche sotto le foglie cadute, ma più specialmente nelle nicchie del Curculionide sopraindicato. Quanto ai rimedi, il Passerini indica la soppressione dei rami con le gemme infette, le aspersioni di acqua di calce, e la concimazione abbondante del terreno, allo scopo di svi- luppare « una successiva vigorosa vegetazione che domini o paralizzi la forza di moltiplicazione dei germi superstiti ». Il Mazzarosa afferma ed insiste particolarmente di aver trovato molto utile il taglio, ripetuto ogni anno, dei rami infetti, e la scattivatura delle piante. Bertrand propone l’uso degli anelli di sostanze vischiose, per liberare i rami da frutto. Costa consiglia di scuotere fortemente i rami infetti, tenendovi una 14 — 210 — bianca tela di sotto, per raccogliervi gli insetti che cadono; ed ove questo non bastasse, egli dice, bisogna tagliare e bruciare i rami con le uova, per distruggerle. Targioni, estendendo le sue ossservazioni ad altre specie di questi animali, osserva che, per quanto da taluni si dica il contrario, ha visto sem- pre resistere i Trips più di altri insetti, anco allo stato adulto o di ninfa, ai mezzi blandi delle lavature con decotti narcotici di tabacco o di stafisagria, usati ordinariamente dai giardinieri per combatterli; più efficace gli è sembrata l’azione dei vapori del tabacco stesso, o dei bitumi, e meglio quella dei vapori di solfuro di carbonio, e di nitrobenzina. Ma a questo punto osserva che « quando l’azione dei gas o dei vapori continui per un tempo assai lungo e sia intensa, e le piante si debbano per questo rinchiudere in un ambiente limitato e non rinnovato, le loro parti più delicate periscono . per la doppia azione del vapore tossico e acre e della umidità che si accumula, anche prima che tutti i Fisapodi di cui sono infestate abbiano perduto la vita. » Le lozioni alcaline, se- condo l'A. anco diluite, offendono sensibilmente questi insetti. Venendo più direttamente poi a parlare della difesa contro. la specie dell’olivo, e delle altre diffuse per gli alberi e per le siepi, osserva che il mezzo più diretto, ma insieme più grave, è di sacrificare per tempo le parti delle piante compromesse per impedire alla specie di diffondersi intorno; © di aspet- tare l'inverno e colpire le forme ibernanti o le uova con l’uso degli insetticidi, in vapore, o con miscugli liquidi, o polve- rizzati, applicandoli con gli espedienti messi in uso in Sicilia contro le Cocciniglie degli agrumi; ed indica i miscugli di acqua e petrolio, acqua e solfuro di carbonio, acqua e nitro- benzina, ed il vapore d’acqua bollente, sulle parti legnose, con- sigliato altrove per la distruzione ,della Piralide della vite. Dall’ insieme di queste notizie è facile dedurre che la descrizione dell’insetto, nei suoi diversi stati, è ancor oggi un desiderio; le uova che molti hanno visto, nessuno le ha de- scritte, come nessuno ha parlato della loro durata, della na- tie | i — 211 — scita delle larve, delle mutazioni di queste, del passaggio allo stato di proninfa e di ninfa, della ninfosi, dei costumi della ninfa e delle alterazioni che larve, proninfe, ninfe e adulti provocano sulle foglie, sui giovani rami, sui fiori e sui frutti. Alle notizie slegate e sparse, e spesso mal determinate della biologia, sì unisce il difetto di quelle osservazioni fisiologiche alle quali preludiano i rilievi del prof. Targioni e che sono la preparazione indispensabile alla scelta e all’uso dei mezzi che la scienza possiede e consiglia, per fare argine serio alla mol- tiplicazione dannosa di questi nemici dei vegetali. Il desiderio naturale di riempire alcune, almeno, delle lacune sopraindicate, e Ja speranza di giovare alla salute delle piante, che la Liguria e la Toscana hanno visto e vedono più spesso molestate, e le occasioni avute nel laboratorio della R. Stazione di entomologia agraria hanno dato incentivo e campo alle osservazioni che da diversi anni vado facendo sugli ulivi della Toscana, appunto, e sugli altri della Liguria, dove per la fiducia del Governo e dell’illustre Direttore della Sta- zione Entomologica, altra volta, dietro invito della provincia di Porto Maurizio, sono stato a studiare. Caratteri proprii al Fleotripide dell’olivo. Uovo. L'uovo del Phloeothrips oleae è giallo chiaro, reniforme, a guscio consistente, reticolato alla superficie, ed il reticolo con maglie come quelle, e simili, indicate nella figura I., a. a'. Lunghezza mm. 0,420; larghezza mm. 0,170. LARVA. Appena uscita dall’uovo la larva è di color bianco sporco leggermente giallognolo e di forma ovato ellittica allungata, col torace più largo, molto più lungo del capo e distinto da € — 212 — questo e dall’addome, che è il più corto di tutti. Poco dopo la nascita (fig. I. b.), la larva si fa verdognola, con una strisciolina gialla, o quasi, fra il capo ed il torace, e le antenne con le zampe del colore prima indicato, quelle però con l’apice del secondo, del terzo e del quarto articolo, di color stramineo chiaro. i Le antenne sono piuttosto lunghe, della lunghezza o quasi della somma del capo e del torace, e composte di sette arti- Fig. I. — a, uovo molto ingrandito. — a!, maglie del reticolo dell’uovo. — b, larva poco dopo la nascita. — c, larva dopo una muta. — d, palpo mascellare. — e, palpo labiale. — f, estremità di una zampa (G. D. G.). coli distinti, senza contare la prominenza della fronte sulla quale ciascuna trovasi inserita, e che in questo momento, al meno, non si può contare come articolo antennale. A_comin- ciare dalla base intanto, il primo articolo è cilindrico, quasi tanto largo che lungo, tagliato obliquamente alla sommità; il secondo è ovato, più lungo del primo e con una rada co- rona di peli nella sua linea equatoriale; il terzo è inversa- — 213 — mente conico, della lunghezza del secondo, con peli più lunghi alla base del cono, ed altri più corti e grossi come delle setole; il quarto articolo è più lungo del terzo, del quale ha la forma, i peli e le setole; il quinto è della lunghezza del terzo; il sesto è quasi cilindrico, se mai leggermente più largo alla base, ed uguale sempre al precedente; il settimo è più lungo del sesto, sottile, conico, e con peli alla base meno che nel mezzo e alla sommità, che termina in una setula eguale se non più lunga dell’articolo che la porta. Gli occhi sono piccolissimi ed appena visibili. L'apparato boccale, della natura di quello dell’adulto ha i palpi mascellari col primo articolo appena visibile, ed il secondo allungato, più largo alla base, e con due setole alla sommità. I palpi labiali sono formati di un solo articolo, e questo è quasi cilindrico non molto più lungo che iargo, ornato di quattro peli, due alla estremità del lato interno, e due alla sommità. Le zampe sono di lunghezza mediocre, ma molto robuste, con i femori anteriori più grossi dei rimanenti; le tibie per tutto armate di lunghe setole nel mezzo, dirette verso l’estremo tarsico ed il secondo articolo di questo unguiculato, con le unghie adunche e ricurve, ed una grossa punta fra esse, na- scosta, in una specie di ventosa. , Rare setole e qualche piccolo pelo, si trovano anche nelle diverse parti del corpo, e di esse due piccolissime, una per parte, sono in vicinanza degli occhi, altre nella divisione del capo dal torace e fra i diversi segmenti di questi, ed altre molto più lunghe alla base, nel mezzo, e alla estremità dell'addome. L’estremità dell'addome poi è coronata di queste setole, e fra esse, si vede il somite allungato caratteristico dei Fleotripidi adulti. Con la prima mutazione della pelle però le lunghe setole spariscono, le antenne alquanto più discoste e più corte, si tro- vano impiantate direttamente sulla fronte; gli occhi sono più distinti; il torace più corto dell'addome; questo con l’ultimo anello lineare allungato; e tutto il corpo, meno le antenne pal- — 214 — lide, e le zampe nere, di colore verdognolo tendente al gial- lastro. La larva indicata nella fig. I. b., dopo la muta, infatti si presenta come nella fig. I. c., pag. 212, col corpo evidentemente ingrossato, sparso qua e la di peli capitati, con le antenne su- beguali alla lunghezza del capo e del protorace, col terzo, quarto e quinto articolo inversamente conici; il capo ed il torace, in- sieme, subeguali alla lunghezza dell'addome; e le zampe evi- dentemente meno robuste che nella forma larvale precedente. Dopo la seconda muta, e da questa alla terza, le diffe- renze sono anche più sensibili. Nella larva che presento, e che si vede-nella-«fig- 5 la costruzione delle antenne, ricorda quella degli adulti; il capo è cuboide, non emisferico o semiovale come nelle forme precedenti, e relativamente più stretto; il mesonoto, il meta- noto, e gli archi dei primi anelli addominali sono forniti di macchioline brune, che di- staccano egregiamente nel fon- do giallo del corpo; ed il pe- nultimo anello dell’ addome, cilindrico, terminato da una corona di piccoli peli, è più corto, ed evidentemente più largo dell’ultimo, col quale Fig. Il. — Larva di Phloeothrips oleae, : o d n fra la seconda e terza muta, molto contribuisce a rendere 11 corpo Iuera Dia: più agile ed elegante. La proninfa, o propupa (Haliday), fig. III. (pag. seg.), che da questa larva deriva, è anch’essa alquanto depressa ed oblunga, e più ristretta dalla parte posteriore. Il corpo dell'animale è giallo aranciato, con le antenne pallide, piegate ad arco, indi- stintamente segmentate, ed i segmenti forniti di un piccolo pelo, "Pa 2 POSARE i e — 215 — dalla parte anteriore, alla estremità. Gli occhi sono più grossi e sporgenti che nella larva, e a differenza di questa, sono si- tuati nel mezzo dei lati del capo, la forma del quale richiama alla mente quella della prima larva. Il torace ha il primo anello con i lati appena concorrenti verso il capo, gli altri due hanno i lati paralleli, e tutti e tre della stessa lunghezza. Le zampe, brunastre pallide, hanno i femori cilindrici della lun- ghezza delle tibie, ed i tarsi conici. L’addome è presso a poco della larghezza del torace, alla base, e formato di anelli due volte circa più corti di quelli della regione precedente, e dal secondo in poi gradatamente più stretti, e con un pelo setoloso per parte sui lati. L'ultimo è della solita forma tubolare, che si trova nelle ninfe e negli adulti. NINFA. La ninfa o pupa (Haliday), fig. IV. A. (pag. seg.), è di color bianco cereo passante al giallo più o meno aran- :\ ciato. Ha il capo pallido giallastro, e cilindrico, arrotondato in avanti, e a oo fia per un terzo preciso più lungo che SRZIIA: largo. Occhi rosso vinosi non isporgenti, situati subito dietro le antenne; ocelli dello stesso colore equidistanti fra loro, dagli occhi e dalla base delle antenne. Antenne bianco pallide, con- tigue alla base, occupanti tutto il margine frontale e piegate in arco elegante, con la estremità che oltrepassa di poco il margine anteriore del protorace. Torace giallastro, due volte più lungo del capo, e con le tre somiti di eguale lunghezza: il primo anello quasi trape- zoidale, di sopra, col margine anteriore della lunghezza, e — 216 — quindi più largo del capo; e gli altri due anelli ovali di sopra ed egualmente sporgenti sui lati. L’addome è di color giallo più o meno aranciato e più | del doppio della lunghezza del torace. Si compone di nove anelli, dal primo al quinto successivamente più larghi, poi gradatamente più stretti, con una o due setole sui lati, e l’ul- timo articolo, tubolare, coronato di peli quasi eguali alla sua lunghezza, alla estremità. Zampe allungate del colore delle antenne e delle ali, che discendono fino al dorso del quinto anello addominale. Lunghezza mm. 2, larghezza mm. 0,5. * Fig. IV. — A, Ninfa o pupa. — B, imagine o forma perfetta della Phloeothrips oleae, molto ingrandite. IMAGINE. Degli insetti perfetti, la femmina (Fig. IV. B.) è di color | nero piceo lucente, e della forma della ninfa, con antenne (Fig. V. an.) eguali ad un quinto della lunghezza del corpo. Si > 0A PSTESATMEA E NPA OA RINO TO TANTO — 217 — compongono di otto articoli distinti: il primo bruno, cilindrico, poco più lungo che large, con pochi peli sparsi, cortissimi, e diretto in avanti; il secondo, quasi cilindrico, anch'esso poco più lungo del precedente, ma più stretto all’inserzione, e vol- tato in fuori; il terzo più lungo di tutti, inversamente conico, con una corona di setole meno ordinate nel mezzo che all’apice; il quarto è della stessa forma ma più corto ed alquanto più ri- gonfio del terzo, e più lungo del quinto, che ha le setole come 1 due precedenti, ed è appena più ingrossato del sesto, men- tre il settimo è cilindrico, ma senza le setole terminali, e l’ot- tavo è conico, metà più piccolo del precedente, e con sei setole nel mezzo, presso a poco della sua lunghezza. Occhi nerastri ed ocelli disposti come nella ninfa. Appa- rato boccale con palpi mascellari (Fig. V. pm.) di due ar- ticoli, come nella larva, ma NN variamente distribuiti alla molto più robusti; il primo pm mR articolo così lungo che lar- IRE AI x AA \- go, ed il secondo quattro 7° DA e be ò VA \ bi volte più lungo del primo “è Mt e con cinque peli setolosi <\ SA. — / Ì “A \ | Ì sommità. I palpi labiali (Fig. V. pl.), sono poco più lunghi e poco meno più stretti del primo articolo dei palpi mascellari, e con tre setole tutte da un lato alla estremità. as t an Protorace trasverso, quasi È Fig. V.— an, antenna della femmina, molto esagonale di sopra, con il ingrandita. — pm, palpo mascellare. — . pl, palpo labiale. — t, estremità della lato dEciioTe della larghez- tibia portante il primo, 1t, ed il secondo za del capo; i lati conver- articolo tarsiale, 2t, con la ventosa, v, e 6 i e l'unghia, u, che sporge per una fen- genti nm avanti, eguali al- ditura laterale di quella. — as, parte iù anteriore; quelli conver- basilare dell'ala anteriore con la vena io È ernia obliqua, vo, e la vena longitudinale ru- genti in dietro, piccolissimi, dimentale, vl, con due piccole spine. 1 — 218 — ed il lato posteriore, più lungo di tutti. Sulla sporgenza la- terale vi è una corta setola, ma grossa e distinta come le due altre, che si trovano sui lati convergenti anteriori. Il mesotorace è appena più largo del proto e del meta- torace. L’addome è provvisto sui lati di ogni anello di una o due setole, successivamente più lunghe, e l’ultimo anello, è fornito di una corona di peli setolosi articolati alla base, e poco più corti del segmento che li porta. Zampe nere, picee nelle tibie e nei tarsi anteriori, robu- ste, con i femori del primo paio più ingrossati che nei rima- nenti; il tarso biarticolato (Fig. V. t. 1t. 2t), è per tutto eguale ad un terzo della lunghezza della tibia, la quale nel secondo e nel terzo paio porta una setola distinta ed una spina alla estremità. Il primo articolo dei tarsi è trigono, fittamente se. toloso nel margine, e con l’apice terminato in una grossa spina. Due spine presenta pure il secondo articolo che è più lungo del primo, e fra esse, che sono esterne, trovasi l’unghia robusta, nascosta in una specie di ventosa, dalla quale sporge a volontà dell'animale (1). Le ali sono gracili, lineari o quasi, appena curvate, arro- tondate all’ apice e col largo margine lungamente ciliato; le anteriori poco più lunghe delle posteriori, con la vena basi- lare obliqua, molto distinta, la vena longitudinale, distinta per breve tratto soltanto, con due piccole spine alla base, e le setole terminali arrivanti quasi alla estremità dell'addome. I maschi della specie si assomigliano alle femmine, ma sono molto più piccoli e non più lunghi di mm. 1,8, mentre quelle misurano mm. 1,75. (1) Per la costruzione dell’apparato boccale e la terminazione tarsale delle zampe dei Tripsidi in generale, rimando, fra gli altri, al lavoro del Jordan (Anatomie und Biologie der Phisapoda), alle osservazioni del Prof. Targioni, a pagina 120 del lavoro a suo luogo ricordato; e alle tavole VIII e IX dell’inte- ressante lavoro del Sig. Uzel sui Tisanotteri. Kòniggràtz, 1895. — 219 — BIOLOGIA. i Visitando nell’ Aprile i rami delle piante infette avviene spesso di scorgere le forme adulte dell’insetto che vanno in cerca di cibo; che pungono sulle foglie, e che sole od accompa- gnate fanno ritorno e si nascondono nelle screpolature dei | tumori produtti dal Bacsllus oleae Trev., sotto la scorza morta e sollevatasi per dato e fatto della Diplosis oleisuga Targ., È nelle nicchie scavate, nell'estate, dal PA/oeotribus scarabaeci- | des Bern., e nelle ferite numerose che si trovano per più ragioni sui grossi rami dell’ olivo. In questi nascondigli, e sotto le tele dei ragni, che non mancano sulle foglie delle piante, gli individui di sesso diverso sì accoppiano più spesso, e la fem- mina depone le uova. L’ accoppiamento ha luogo ancke alla j ar v- a È luce del giorno, e così ho visto che delle due forme, messe per diritto, la femmina si tira dietro il maschio, il quale non muore subito dopo l’accoppiamento, ma resta diversi giorni ancora con quella, ed insieme con quella si aggira intorno alle uova, che essa depone. La deposizione delle uova ha luogo contro le pareti dei nascondigli indicati, dove le uova restano aderenti ed ammucchiate, raramente a due a tre, o sparse. Non mi fu dato mai di trovarle alla base delle gemme dei rami, come ha detto il Passerini. In ogni modo il numero delle uova deposte da ogni fem- mina, è molto variabile, avendone trovate dieci, sedici, ventuno e fino a trenta per volta. Dopo otto o dieci giorni, dalla deposizione delle uova, nella primavera, ha luogo la nascita delle larve, ed allora comincia anche la morte delle femmine, preceduta di qualche giorno da quella dei maschi. Le larve ora compariscono gregarie, ora sole sui getti gio- vani della pianta e vi si trovano di giorno e di notte, a loro | piacimento. Guardandole con le lenti, mentre pungono e sot- | traggono gli umori nutritivi dalla pianta, si vedono col capo aderente sulla foglia, il torace sollevato sulle zampe, e la estre. ipa ent; — 220 — mità dell'addome rilevata, con una sferula di liquido escremen- tizio verdognolo, o quasi, che ricorda il colore glauco della foglia e delle altre produzioni del vegetale molestate, così che queste, non sembrano lordate da quella. L’ accrescimento di queste larve è piuttosto lento; impie- gano da trenta a trentacinque giorni per arrivare allo stato di proninfa o propupa, che continua a restare sulle parti verdi delle piante. Dopo una settimana circa, dalla proninfa si ha la pupa, e questa nel mese di Giugno appunto, lascia spesso le foglie e va a stazionare in gran numero sul callo di cicatriz- zazione dei grossi rami delle piante. Non so se lo stesso co- stume si ripeta egualmente nelle altre generazioni dell’anno; ma è certo che dopo una ninfosi di sette od otto giorni per- vengono allo stato perfetto. È per questo che le larve nate nell’ Aprile si trasformano in ninfe ai primi di Giugno; verso il quindici, si cominciano a vedere le prime forme adulte della specie, ed ha principio l’ accoppiamento, la deposizione delle. uova, e la nascita delle larve della seconda generazione. Questa molesta i fiori ed i frutti, e diviene perfetta dalla seconda alla terza decade di Agosto. Allora, a Villatalla, in provincia di Porto Maurizio, ho visto che sì depongono le uova della terza generazione, che attacca i frutti e le foglie, si completa verso la fine di Ottobre e dà le uova della quarta generazione normale che è l’ abituale generazione ibernante, che depone le uova e continua la riproduzione della specie, nella primavera seguente. Vi sono adunque quattro generazioni di Fleotripidi al- l’anno: una primaverile, che vive sulle tenere foglie e sui primi fiori; una seconda estiva, che molesta le foglie, i fiori ed 1 piccoli frutti; la terza estivo autunnale che attacca foglie e frutti, e la quarta autunno invernale che molesta le foglie principalmente ed aspetta la fine di Marzo e i primi di Aprile per moltiplicare la infezione sulle piante. 1 In tutte le generazioni indicate le larve sono sempre agili e piuttosto veloci nei movimenti; le proninfe sono alquanto | ES $i > sm i RD meno attive delle larve, ma restano come queste e con queste quasi sempre sulle foglie, sui fiori e sui frutti. Sono ancora più tarde nei movimenti le pupe, che come ho detto scendono volentieri sulle ferite dei grossi rami; mentre gli insetti per- fetti sono i più veloci di tutti. Questi, al movimento rapido delle zampe robuste, portate da un corpo che riposa poco, uniscono la proprietà di volare. Fortunatamente per noi, il volo è breve, ma nei luoghi scoscesi, con piante fitte, che si toccano con i rami, può bastare per portare l’ insetto dalla chioma di una pianta a quella d’ un’ altra vicina. A Villatalla, in provincia di Porto Maurizio, mentre gli operai praticavano la potatura a suo luogo indicata, provai a distendere dîwerse volte per terra un tovagliuolo bianco per raccogliervi gli insetti, che cadevano; e da quelli raccolti mi accorsi che avevano dovuto spiccar voli di cinque a sei metri per arrivare al tovagliuolo indicato, posto nello spazio com- preso fra la proiezione di due chiome. Se, come è naturale, nella lunghezza del volo contribuivano l’ altezza della pianta e dei rami dai quali gli insetti movevano, la forza e la dire- zione del vento, e la scossa dei rami ai ripetuti colpi della scure si comprende che le ali di questi insetti, meglio che al volo, servono come paracadute. Non so se la specie muovasi a volo di notte più che di giorno, nè fino a che punto i forti venti possano favorirne lo spostamento; ma è certo che le forme adulte cadute dalla pianta corrono sul terreno come fanno sui fusti, sì arrampicano sugli steli delle piante che in- contrano; scendono, e continuano a muoversi con direzione diversa, e senza regola, senza stancarsi mai; sicchè dove le piante non sono molto discoste, non tardano molto a ritrovare la stazione e l'alimento da esse ricercato. Le pupe per quanto scendano dai rami fogliati sul fusto, non volano e non si allontanano dalla pianta. Cadendo da questa con i rami, se i rami non si brucino, danno egual- E mente gli insetti perfetti, e questi ritornano sugli olivi, al pa- scolo gradito. — 222 — Le larve allontanate con i rami, dalle piante, durano fin- chè quelli non seccano e poi muoiono anch’ esse. Le uova danno egualmente le larve e queste subiscono la sorte indi- cata. Mazzarosa afferma, sulla fede di altri, che le larve ritor- nino anch’ esse sulle piante. Non è fuori dubbio, ma non è dimostrato, ed io ho trovato a centinaia le larve da poco nate, morte presso le uova sui rami asportati dalle piante, negli oliveti del comune di Villatalla sopra indicato. Effetti della presenza del Fleotripide sull’ Olivo. Nel Giugno del 1895, lasciando gli adulti della specie sulle lira vive ai ini tenere foglie dell’ olivo, al terzo giorno mi accorsi che in cor- rispondenza dei punti lesi da quelli, le lamine cominciavano a scolorirsi. Le parti scolorite, abbandonate di poi dagli insetti disseccarono, comprimendosi considerevolmente nel mezzo. Le LE) foglie continuarono a vivere, ma restarono deformate, e la deformazione, semplice in alcune, secondo il numero, la distri- buzione ed i punti interessati dalle punture, era assai compli- cata nelle altre, fino a perdere in esse interamente o quasi Mia rd la forma e l'aspetto primitivo. Ognuno può assicurarsene, volendo, con l'esame diretto, che ho ripetuto in campagna, a Porto Maurizio, a Montespertoli, ed in altri luoghi della provincia di Firenze. Gli attacchi sul picciuolo della foglia ne cambiano la di- rezione e quando sono ripetuti ne determinano la caduta. I rami allora restano nudi. À, È, I, tei decibil. P; ioitiio ii dit rt ra Nello stesso anno vidi che allo stesso modo sono colpiti e cadono i fiori; e quando non cadono danno un frutticino de- forme, che non sempre resta sulla pianta. I piccoli frutti, attaccati dagli insetti, seguono presso a poco la sorte dei fiori e delle piccole foglie, perchè o cadono o restano guasti alla superficie, piegati e cosparsi di piccole i depressioni brune, come nella figura VI. rilevata da materiale che devo alla nota cortesia del professor Caruso di Pisa. i Esaminando al microscopio le parti delle foglie alterate dall’insetto, ho visto che il tessuto si presenta raggrinzato, Fig. VI. — Ramo di olivo infetto e con le foglie più o meno deformate dalla Phlocothripidae. — a, foglia non alterata. — b, giovane getto arrestato nel suo sviluppo. — F, frutti attaccati e fatti cadere dalla Phloeothripidae. (G. d. G.). . schiacciato, con le pareti delle cellule colorate di giallo, e se- parato dal tessuto sano, all’ intorno, da uno strato di cellule assal più grandi di quelle circostanti. — All’atrofia successivamente e alla morte del tessuto leso si . devono le deformazioni indicate, le quali si spiegano facil- — 224 — mente, pensando che lo sviluppo della lamina non potendo procedere uniforme per la interruzione indicata, resta unilate- rale e si incurva, e le deviazioni diverse dovute alle altera- zioni differenti, sparse senz’ordine sul lembo foliare, spiegano i contorcimenti notevoli e l’ annientamento perfino della parte molestata. Sui frutti si vedono effetti come sulle foglie; però non sempre si rinviene quello strato di grosse cellule che sepa- rano per così dire le parti alterate da quelle sane circonvi- cine. Il frutto punto da una parte soltanto, si piega anch'esso sopra di quella, e prende la forma o quasi di un cornetto rac- corciato; diversamente presenta delle accidentalità alla super- ficie, dalle quali è facile rilevare che la nuova forma è la resultante delle varie alterazioni subite dal frutto nel suo ac- crescimento. Le conseguenze immediate della puntura degli insetti e delle alterazioni che ne derivano, si riassumono nella perdita di una parte più o meno considerevole dei fiori, dei frutti, e nella caduta, poco sensibile in principio, di una piccola parte delle foglie. Più tardi i fiori sono scarsi, i frutti più non in- grassano, o non arrivano a formarsi, e gli attacchi gravano quasi tutti sulle foglie e sulle estremità più tenere dei rami che le portano. La maggior parte delle foglie malmenate e compromesse porta all’ intristimento graduale e alla morte in- evitabile delle cime dei piccoli rami, alla perdita dei rami di due e di tre anni, più tardi, e al disseccamento completo del castello della chioma e della pianta tutta, se non interviene a sua difesa l’agricoltore, od un’altra causa naturale, che arresti d’un tratto la infezione, e ristabilisca la legge dei limiti nelle cose create. Così avvenne nel 1603 a Draguignan, di Francia, secondo il Bompar; così si vide più tardi, contemporaneamente, in Francia ed in Italia, dal 1820 circa, al 1350; e così è av- venuto ora negli oliveti bellissimi di Porto Maurizio. In Fran- cia, dice il Bompar, l’insetto ridusse gli olivi a fruttificare sol- tanto nei rami bassi della chioma. In Italia, il Mazzarosa dice CRISTO 2 TIVO EZIO SERIA LOT che ai primi del volgente secolo, verso il 1820 appunto, l’'in- | setto si mostrò in qualche oliveto alla marina e fece strage . di foglie e di frutti, dal mese di Maggio all’ Agosto; ma a poco a poco, egli dice, sì estese alle sei miglia all’interno e ne venne un danno incredibile; la confusione per lo sgomento non fece pensare al modo di limitare il male, ed i più « abban- donarono alla loro trista sorte ulivi così infetti, che veramente non tornava a pro il coltivare; e vi fu ancora chi li tolse via e mvece piantò viti. >» A Villatalla, a Villafaraldi, ed in altri luoghi della provin- cia indicata, in breve volgere d’anni, gli olivi, colpiti dal flagello, intristirono; i terreni non trovarono più compratori, ed i proprietarî li abbandonarono al fisco, (che vide spesso le subaste deserte), e cercarono altrove, emigrando, più proficuo lavoro. (1) Il Phloeothrips ed alcune altre infezioni dell'Olivo Studiato il PAleothrips dell'olivo dal punto di vista della 3 forma, dei costumi, e degli effetti molesti sulla pianta, vediamo quali altri insetti, e quali altre cause non riferibili ad insetti, possono produrre effetti apparentemente simili, o simili per l'agricoltore, e portare a confusioni deplorevoli nella pratica. I danni causabili dal baco della Mosca delle Olive (Dacus . oleae (Rossi) Meig), data la presenza delle gallerie, della larva, i della pupa, od il foro pel quale, più tardi, è uscito l’insetto | perfetto; sono fuori di dubbio causa di una confusione, e causa di confusione, fino ad un certo punto, sono pure i danni rife- ribili all’EupAhyMlura olivina (Costa) Foerst., che ricopre le in- | fiorenze d’una sostanza fioccosa, ben nota, e per la quale si ‘ebbe il nome di Cotonello o Bombacello dell'olivo (Costa). Le È (1) Deliberazioni e relazioni sulla infezione delli o liveti. Provincia di Porto Maurizio. 12 Ottobre 1894. — 226 — drupe dell’olivo cadute a causa della Tignuola (Oecophora oleaella Fab.), non presentano le punture caratteristiche del Fleotripide, e sono per contrario forate alla inserzione del pe- dicello. Quelle che cadono dai rami molestati dall’Ilesino (4y- lesinus oleiperda Fab., H. fraxini Fab.), non presentano nè foro alla inserzione del peduncolo, nè punture alla superficie, e le foglie, al pari dei frutti, non sono deformate; mentre i rami che deperiscono o sono morti per quelli, mostrano quasi sempre delle macchie di color rameo, dei piccoli fori con aperture cir- colari, e delle gallerie speciali scavate fra corteccia e legno. Questi caratteri, per ciò che riguarda le foglie ed i frutti, ser- vono a distinguere anche gli effetti della infezione dei Fleo- tripidi descritti, da quelli di un altro punteruolo dell’Olivo, il Phloeotribus scarabaeoides Bern, che fa morire i rami a frutto, minandoli dalla base, e dopo il malefizio commesso, si ritira sui rami morti della pianta, per affidarvii germi della futura generazione. Le Cocciniglie (Pollinia Pollini (Costa) Targ., Philippia oleae (Costa) Targ. e Lecanium oleae Bern.) portano anch'esse all’in- tristimento, alla morte dei rami e alla perdita delle foglie e dei frutti; ma gli insetti sono visibilissimi, ed in ogni modo accompagnati da tale quantità di fumagine, che non è possi- bile far confusione con le altre cause di deperimenti, qui sopra indicate. Quanto ora al disseccamento dei rami, e alla perdita dei frutti e delle foglie, per cause non riferibili ad insetti, è inu- tile dire del bacillo che produce la Rogna od.iperplasia del- l’olivo; dirò invece di due altre infezioni: quella che i pratici conoscono sotto il nome di occhio di pavone (Cycloconium olea- ginum Cast.), ed un’ altra. La prima, che trovai nociva nei dintorni di Firenze fino dalla primavera del 1890, attacca le foglie edi frutti; fa sec- care i rami, e l’aspetto generale delle piante, in ultimo, è | presso a poco eguale a quello determinato dal Fleotripide. Se _ non che il Cycloconium non deforma le foglie e vi forma delle PE e i Ì i go grosse macchie ocellate, poco visibili nel peduncolo del frutto, che si raggrinza all’esterno, e non presenta le depressioni ri- cordate pel Fleotripide. L’altra infezione fungina, che da qualche tempo si estende nella terra di Bari, ma che non manca in Toscana, in Ligu- ria ed altrove, è quella riferibile al Phoma oleae (Cavara) Sacc., che attacca i frutti dell'olivo e li fa cadere. Le altera- zioni che questa specie produce sui frutti, a prima vista, so- migliano molto le altre riferite al Fleotripide; ma, indipen- dentemente dalla presenza, in esse, del fungo che le ha pro- dotte, e che non trovasi in queile provocate dal Fleotripide, esse formano una specie di crosta orbicolare, a strati concentrici ed a margine rilevato, colla parte centrale lucida, nella quale, l’uso delle lenti mette presto in vista gli acervoli fruttiferi del parassita. Tutto questo ha per me un significato solo, e cioè che la caduta intempestiva, e la perdita dei frutti e delle foglie del- l’olivo, può essere riferita ed è riferibile a cause diverse, ope- ranti da sole, od insieme riunite; e perciò, prima di consigliare un rimedio, bisogna aver buona coscienza della causa, o delle cause che si devono rimuovere; diversamente avverrà ancora una volta di combattere il Fleotripide con il solfato di rame, ed il Cyeloconium con i mezzi a suo luogo indicati per il Ffeo- tripide. Cause favorevoli alla diffusione del Ph/eotrips dell'olivo. Il Mazzarosa, che ho ricordato, ha lasciato scritto che quest’insetto predilige gli olivi domestici, le situazioni a mez- zogiorno e ponente, e le terre ove domina la silice; ma per . dir vero, non vedo una connessione necessaria fra la natura del terreno e la diffusione maggiore della specie, che ho tro- vato numerosa anche dove predominano la calce e l’argilla. Quanto all'esposizione, a Porto Maurizio almeno, le olivete ad — 228 — oriente erano colpite come quelle a mezzogiorno, a ponente ed a settentrione, nè mi parve di vedere differenze notevoli fra una varietà di olivo ed un’altra. Ricordo benissimo invece che l’insetto si era maggiormente diffuso e si avvertiva più grave la sua presenza nelle pendici, nei vallivi, e dovunque le ceppe delle piante, addossate o quasi, avevano le chiome so- vrapposte, od a contatto, tanto. che con alcuni rami finivano per oltrepassarsi. In queste condizioni il passaggio della specie fu molto favorito, e la infezione si diffuse rapidamente, con gli effetti a suo luogo indicati. Cause contrarie alla diffusione del Fleotripide Per quanto minuti e di movimenti agili, i Fleotripidi non si sottraggono all’azione limitatrice dei predatori e dei paras- siti. Fra i primi, sono notevoli i Thomiîsus, 1 Misumena, e simili, ai quali bisogna unire qualche Trombidium, fra gli Ar- acnidi, ed una quantità considerevole di Chilocorus, Exochomus e Scymnus, fra 1 coleotteri. Nelle mie osservazioni non ho visto le larve delle Rhaphridia e delle Mantispa, ma ho trovato le altre delle CArysopa, e fra gli Sporozoi, un Coccidium non ancora bene studiato. Queste, ed altre forse, sono le cause alle quali si devono le sparizioni dei Fleotripidi, senza cagioni apparenti pel Maz- zarosa, ma nell’ordine naturale delle cose pel Passerini, che aveva molta fiducia in esse. Mezzi di distruzione Partendo dal principio che « la forza vegetativa è di tal possanza che modifica gli effetti della successiva moltiplica- zione di alcuni animali, e che solamente nelle piante di lan- guida vegetazione gli insetti stabiliscono il loro permanente e funesto soggiorno » il Passerini, fra i tentativi di difesa con- SOR tro l’insetto, consigliava la concimazione più abbondante delle piante dominate da quello. Le opportune concimazioni del terreno fanno sempre bene alle piante, ma non hanno mai soppresso e non possono sop- primere i rapporti biologici, in forza dei quali, certi animali devono vivere e vivono a spese di determinate piante; sulle quali, anzi, si diffondono tanto più largamente, per quanto maggiore è il nutrimento che queste mettono a disposizione diquelli; e quando per l’intristimento della pianta gli animali non trovano più a sufficienza da vivere, o rientrano nei loro confini naturali, o passano sulle piante vicine a diffondervi la infezione. Sicchè le concimazioni, per me, contribuiscono a dare maggior rigoglio alle piante, e l’attività vegetativa potrà ritardare, ma non dominare, nè modificare gli effetti della suc- cessiva moltiplicazione degli insetti su esse, se l’azione benefica dei funghi entomofiti, degli insetti parassiti, e l’opera dell’uomo non intervengano a ristabilire l'equilibrio naturale, saviamente dal Passerini previsto, fra le specie nocive ed i loro parassiti. Lo stesso Passerini, d’altronde, mette in linea secondaria i sug- gerimenti ai quali potevano dar luogo le sue prime afferma- zioni, e si appiglia al partito, assai meno discutibile, delle potature e della scattivatura delle piante, trovate abbastanza utili dal Mazzarosa, che consiglia di operare per diversi anni di seguito, tagliando e bruciando, fra la fine dell'inverno ed i primi tepori primaverili, tutti 1 rami sui quali stanno le nova dell'insetto. Raccomando anch’io questa pratica, avendo cura: 1.° di raccorciare o di asportare completamente quelle branche del fusto che s'incontrano, sovrastano, o sottostanno alle altre delle piante vicine, per impedire all’insetto il facile passaggio da una pianta all’altra. : 2.° togliere tutti i rami secchi o intristiti, e quelli verdi poco provvisti di foglie, con foglie deformaté e con piccoli pertugi nei quali stanno raccolte le uova dell’insetto. 3.° Asportare col pennato i tubercoli della iperplasia dei | grossi rami dell’olivo, d’inverno; togliere i licheni, e bruciarli, — 230 — e spennellare le ferite dei grossi rami ed il fusto con un mi- scuglio a parti eguali di catrame e calce, stemperato nel rap- porto del 25 al 30 ‘|, nell’acqua. a Col criterio ed il procedimento indicato, il 13 agosto del 1895, a Villatalla, nelle olivete del Sig. Francesco Borelli, Sindaco del luogo, con 9 operai feci potare 141 piante, che lasciate a sè stesse si serbarono relativamente in buone condi- zioni negli anni seguenti, 1896 e 1897, e produssero, mentre quelle circostanti continuarono a restare improduttive ed a deperire. Il signor Borelli, a conferma dei resultati ottenuti, ebbe il pensiero gentile, e ne lo ringrazio, di rimettermi a suo tempo, due fasci di rami, uno degli ulivi difesi, e l’altro delle piante di confronto, e trovai effettivamente che questi erano poverissimi di foglie o n’erano privi affatto, e quelli curati ne avevano tante da continuare a vivere e fruttificare. Però, data la notevole prolificita dell'insetto, ed il co- stume di nascondersi per tutto, e deporre le uova nei na- scondigli indicati, è facile intendere che le operazioni descritte possono diminuire sensibilmente il numero degli insetti, ma non liberano la pianta dalla infezione; e però, bene a ragione il Mazzarosa trovò salutare l’insistere nella necessità di segui- tare ogni anno a togliere una parte dei rami infetti per man- tenere le piante in produzione. Così, egli dice, questi ulivi, o sono tornati a fruttare come prima, o almeno rendono un profitto da compensare largamente le solite opere e le nuove premure. Attualmente però, fatta la potatura se occorre, e la po- tatura di rimonda, (per distruggere le uova), per non assotti- gliare più oltre la chioma della pianta, si può ricorrere con certa fortuna all’uso degli insetticidi, prendendo di mira le larve, le ninfe e gli insetti perfetti. A. questo riguardo riesce inutile l’uso dell’acqua di calce, preconizzato dal Passerini, e le impolverature di zolfo indi- cate per altre specie dal Boisduval. L'estratto fenicato di ta- bacco, dal 2 al 2 !/, %, uccide l’insetto allo stato di larva e di 4 —. 231 — adulto, mentre per la ninfa occorrono soluzioni dal 2 !/ al 3 ‘|, nell'acqua. I miscugli semplici di acqua e petrolio, acqua e solfuro di carbonio, indicati dal Targioni sì possono sostituire utilmente ora, per gli effetti sulle piante e sugli insetti, con gli altri studiati col prof. Targioni medesimo alla Stazione Entomo- logica di Firenze, e dal prof. Berlese alla Scuola Superiore di Agricoltura di Portici. Intendo dire dei miscugli emulsivi di solfuro di carbonio, olio pesante di catrame e catrame di legno alcalinizzato, alla dose del 2//, al 3 ‘% nell’acqua. Riescono attivissime contro la specie allo stato di larva e di adulto, le semplici dissoluzioni di sapone molle alla dose del 2!) al 3“, e come queste, sugli insetti perfetti almeno, ed in laboratorio, sì comportano le altre fatte con un li- quido assai omogeneo ed economico formato di persolfuro di potassio e solfuro di carbonio, dal compianto Dott. Prinz, pre- sentato alla KR. Stazione dall’egregio cavalier Ferrari, e da una sostanza fondamentalmente simile, parte solida parte liquida, indicata dal prof. Papasogli, col nome di Solfolina. Di tutte queste sostanze però due sole, ch'io sappia, si possono aspergere senza timore di danni nella primavera sulle piante, la dissoluzione di sapone, e la pasta saponosa di ca- trame alcalinizzato, condite o no con 3 a 5 %, di solfuro di carbonio, semplice o sotto forma di solfocarbonato di potassa. Le altre sì possono adoperare quando i frutti sono già ingros- sati e le foglie evolute così da non soffrire per opera di quelle. Quanto poi al mezzo ed al modo di applicare i liquidi in- dicati sulle piante, riescono assai adatte le pompe a carretto Noél, e le congeneri, capaci di un simile lavoro, provviste di canne di allungamento, e lunghi tubi di gomma foderati di tela, per portare più facilmente i liquidi nella parte alta delle piante. Oltre l’uso dei tubi ricordati, al prof. Targioni si deve anche l’idea di far salire l’operaio sulle piante, e dominare con la canna d’aspersione tutta la chioma della pianta colpita dall’insetto. — 252 — L'uso della pompa Noel con gli accessorî indicati fu da me sperimentato a Porto Maurizio, in luoghi quasi impra- ticabili, e su piante a forma naturale, potate e non potate; ed ivi appunto vidi che 18 a 20 minuti erano sufficienti per ba- gnare completamente la chioma d’una grossa pianta. La pompa Noél ha una presa sola di liquido; se ne avesse due, uno degli operai potrebbe, da terra, colpire la parte bassa della pianta, mentre l’altro, da cima, ne bagna quella soVra- stante; ed il tempo sarebbe conseguentemente minore. Per le forme delle piante a paniera, possono bastare le pompe ad aria compressa Del Taglia, per colpire da terra o dalla sommità della ceppa, salendovi con la scala. Questo per la difesa contro gli insetti perfetti e contro le larve. Contro le ninfe, profittando del costume che esse hanno di raccogliersi nelle grosse ferite del castello della chioma e del fusto, basterà salire sulle piante e spennellare con l’ insetti- cida, o con la poltiglia catramosa di acqua e calce indicata, le parti nelle quali quelle si trovano raccolte, per averne ragione. Per la economia dei trattamenti, non ho bisogno di dire ciò che gli interessati spendano per la potatura vera; dirò che questa e quella di rimonda, rientrano nelle cure di col- tivazione. s La difesa con gli insetticidi varia naturalmente da una pianta all'altra, e dalle forme di quelle a sviluppo. naturale, o di quelle allevate a paniera. Le più grandi, naturalmente, richiedono una spesa maggiore di quelle più piccole; ma pro- ducono in proporzione, e per le une e per le altre nella di- fesa contro le larve e gli insetti perfetti, la media è di 50 o 60 centesimi, la mano d’opera esclusa. La spesa per la distruzione delle ninfe si riduce quasi a quella della sola mano d’opera. Chi non ha idea degli effetti gravissimi della presenza dell'insetto sulle piante, ad ognuna di queste proposte, ri- | sponderà con una protesta, e certo, date le condizioni econo- | miche nostre, quella potrà parere anco giustificata. Ma, disgra- ziatamente non vedo e non credo che si possa fare di meglio, come ho visto, ed è certo che le infezioni profittano del tempo che noi perdiamo protestando, per diffondersi e rendere sempre | più gravi le condizioni della difesa; sicchè la protesta migliore, per me, è quella di agire quando l’insetto incomincia, per spen- dere meno e guadagnare di più. Ed avrei finito: ma devo pregare ancora il lettore della sua attenzione a quanto mi sembra opportuno di scrivere: Intorno ad alcune soluzioni e mescolanze insetticide. Una di queste si ottiene facilmente mescolando una dissu- luzione di sapone in una soluzione di solfocarbonato alcalino cioè del solfocarbonato di potassa indicato per la difesa contro . la fillossera della vite. ret Ale siii de PL E un tutto, omogeneo, che si stempera prontamente o quasi nell'acqua, e che alla dose del 2 '/, al 3 ‘, mostra di i avere un’azione mortifera potente come si vede con la sua ap- plicazione sugli MHeZiothrips, che infestano le Lantane, le Rose, e molte altre piante, giacchè nessuno scampa alla morte, con questo insetticida, nemmeno le ninfe, quelle bianche o quasi, che delle larve e degli adulti sono assai più resistenti. È spe- rabile che lo stesso effetto si ottenga sopra altre larve di gran resistenza, come quelle delle Geometre, e quelle delle proces- | sionarie. Quelle dei Piralidini e dei Tortricini, si potranno compro- Ù mettere anche meglio, volendo, con un secondo liquido, for- mato da una soluzione di solfocarbonato, e di sapone, coll’ag- | giunta della nicotina. Torneremo più tardi su questi miscugli. Dort. Giacomo DeL GuERCIO Assistente alla R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze. NECROLOGIO Achille Costa — Luigi Griffini — Minà-Palumbo La stampa di queste Nuove Relazioni era cominciata e pro- grediva serena, senza pensiero di recenti perdite dolorose di amici e cooperatori, che pur troppo nel corso delle umane vi- « cende si succedono, rinnuovandosi sempre; quando prima | venne notizia della morte improvvisa del prof. Achille Costa, E I VENE PRA. Pen e di Napoli, poi quella del Comm. Senatore Luigi Griffini di Cre- mona e del Dott. Cav. Minà-Palumbo di Castelbuono in Sicilia. Di Achille Costa, il nome è più volte ricorso nella storia della Stazione, e di lui ebbi personalmente la conoscenza e l’amicizia fino dall’età giovanile, avendolo incontrato pari di età, a Napoli, nel 1845, già noto e apprezzato negli studî, quando per diporto, mi vi ero recato con Antonio Targioni Tozzetti mio zio ed ebbi la fortuna di avvicinarlo, e conoscere il padre prof. Oronzio Gabriele, ancora prestante della persona e reputatissimo. Di poi, più frequenti occasioni ebbi a trovarmi con Achille Costa, quando egli fu nominato collega autorevole nella Commissione consultiva per la Fillossera, nella Commis- sione per la pesca, e in altre dipendenti dal Ministero di Agricoltura o da quello della Istruzione pubblica. Il Senatore Griffini fu, come Vice-Presidente nella Com- missione consultiva per la Fillossera, colleca non meno sti- È ) mato, riverito ed amato fino dalla prima istituzione di questa. Il Mina-Palumbo fu meco corrispondente assiduo per le ‘osservazioni e gli studî che egli conduceva sopra gli insetti — 236 — della Sicilia, dipendentemente o no dalle vedute di pratica agraria. Il rammarico per la perdita dell’uno o dell’altro potrebbe aver misura diversa per la origine e la frequenza delle rela- zioni dirette della persona che col Minà Palumbo mancarono anzi completamente; ma sarebbe uguale pel fondo comune di rispetto e di devozione, che tutti ispirarono. La loro bontà si faceva conoscere ed apprezzare da vicino come da lontano, o ne : recassero testimonianza gli scritti familiari o lo scambio delle | comunicazioni scientifiche, o la voce o lo scritto degli amici co- muni. Tutti quei nostri da loro canto ugualmente sentirono 1 alta la voce del dovere verso la patria comune, nè guardarono | in altri tempi, se il compierlo costasse sacrificio non lieve. Il - Griffini fu giureconsulto di riconosciuto valore, fu pubblicista, | entrò nel Parlamento per la Camera elettiva, prima di conse-. guire la dignità di Senatore, ed ebbe voce autorevole nelle de- liberazioni dell’una o dell'altra assemblea, quando potevano ri- | guardare specialmente gli interessi della agricoltura e della | economia, e tanto più gli interessi generali d’Italia. Nella Com- 4 missione consultiva per la Fillossera, guardingo per la difesa | contro il flagello che si avanzava, ebbe però sempre idee tem- perate sulla azione possibile del Governo, e propugnò calda- mente la ricostituzione dei vigneti colle viti americane. Il Minà-Palumbo fu naturalista di larga veduta, quanto | alla estensione delle conoscenze; che quasi per ogni ramo delle scienze naturali tentò di coltivare, Jimitando per lo più il campo | delle investigazioni specialmente al terreno dell’Isola sua. Fu. a questo modo mineralogista, geologo, botanico, entomologo siciliano, ed attese alle applicazioni agrarie ed economiche dell'uno o dell’altro ramo della scienza, sempre con l'intento | medesimo. Più circoscritto nell’applicazione della mente alla scienza, che concepì però largamente in se stessa, fu il Costa; che. perciò, seguendo anche le traccie del padre, fu zoologo ed ento-. mologo in particolare, e della entomologia curò la parte pra- & haec le tica descrittiva ed utilitaria, la quale gli si parò avanti preva- lente, com’era al tempo della sua giovinezza, specialmente in - Italia e nel mezzodì. Seconaò il Padre nelle ricerche fauni- stiche del Regno di Napoli, le estese alla Sicilia e alla Sar- degna, peregrinò in Europa dalla Spagna alla Russia, visitò l’Africa mediterranea con avidità di conoscere, dovunque ri- verito. Lasciò memorie che ogni studioso degli stessi argomenti da lui toccati intorno alla fauna italiana, dovrà consultare. Delle cose agrarie ed economiche, in rapporto colla zoolo- gia lasciò pure memorie ed opere capitali. Della Commissione consultiva per la Fillossera, e delle altre molte di cui fu parte, fu sempre elemento autorevole e per la temperanza delle idee, del linguaggio, dei modi fu sempre collega da tutti desiderato. Questi nostri ebbero relativamente lunga la vita; il Minà-Pa- lumbo contava 85 anni di età; il Griffini 79; il Costa 76, quando mancarono, il primo a Castelbuono di Sicilia il 12 Marzo, il secondo a Roma il 10 marzo 1899 e il terzo pure a Roma il 17 Settembre 1898, tutti all’opera fino all’ultimo giorno, sicchè del Costa si seppe la morte dai colleghi che ne aspettavano il ritorno ad una adunanza della Commissione consultiva della Fillossera, alla quale il giorno prima era stato presente colla solita prontezza ed alacrità. Ap. TARGIONI-TOZZETTI Direttore della R. Stazione di Entomologia agraria. | Descrizione della pianta dei locali addetti alle collezioni degli animali invertebrati del Museo di Zoologia del R. Istituto di Studi superiori di Firenze, e di quelli assegnati in esso alla R. Stazione di Entomologia agraria (V. pag. 9 e seg... ) Fig. 1. Pianta della parte centrale del fabbricato del museo di zoologia, al piano 1.° La pianta è orientata come la Fig. 2 da NNE. a SSO. ? S, Scala di accesso dal 1° piano del Museo — SS’ scala di esito al 3® piano, È occupato dagli ufizi di Meteorologia. IX. Vestibulo. Ia V. Stanze delle collezioni dei Protozoi, Poriferi, Cnidiari, Echinodermi, Artropodi (Crostacei, Aracnidi, Miriapodi, Insetti), del R. Museo di Zoologia, illuminate da finestre aperte a S. SE. — 1, 2,3 a 6. Scaffali a muro delle col- lezioui, — 7, 8 a 11. Vetrine centrali. VIII. Galleria che fiancheggia a N_NO. le stanze I a VIII, comunicanti con essa per la stanza VII, occupata da collezioni di Insetti, Vermi, Molluschi, L e Conchiglie del R. Museo, illuminata da finestre aperte a N. NO. e da lucernarii, i lunga m. 38 larga m. 3,18 e aperta N. NE. sul vestibulo IX. — 1 a 3. Scaffali delle collezioni. — 2, 2. Vetrine centrali. | X, XI, XII. Stanze occupate dalla collezione di Conchiglie marine, fluviatili e terrestri, esotiche ed italiane, donata di recente dalla nobile Sig. Marchesa 3 M. Panciatichi Paulucci al R. Museo di Zoologia degli animali invertebrati, 4 comunicanti per la Stanza X col vestibulo IX, e per le Stanze XI, XII con A, j B, Stanze della biblioteca della R. Stazione di Entomologia agraria, e colla Stanza €, sala delle Miscellanee, dell'Archivio, e Sala di studio della R. Sta- zione di Entomologia. — 16 a 25. Scaffali e banchi della collezione di con- chiliologia. — 27. Scaffale della Biblioteca conchiliologica. — 24. Scaffali della biblioteca e dell’archivio della Stazione di Entomologia agraria — 34. Tavole e banchi di studio della medesima. La Sala C dell'archivio, comunicante colla Sala B, e per questa colla Sala A della biblioteca della Stazione per una parte, comunica per l’altra, col piccolo vestibulo XIII e colla Stanza XIII, egresso dalla collezione ricordata, e colla Stanza XIII”, che ha esito o ingresso dal vestibulo 1X. Il piccolo vestibulo XIII porta a breve scala, che conduce a lunga galleria protratta verso N. NE. (fig. 2). Fig. 2. Galleria di m. 49 di lunghezza per 3,40 di larghezza, in continuazione del vestibulo XIII e della scala di ingresso, S, fino a € occupata dalle col- lezioni di entomologia sistematica del R. Museo; da € all’estremo N. NE., dalle collezioni della R. Stazione di Entomologia agraria. Essa è illuminata da finestre aperte a S. SE. — 12 a 16. Scaffali delle collezioni del R. Museo. — 17 a 25. Scaffali delle collezioni della Stazione. Fig. 3. Laboratorio della R. Stazione di Entomologia agraria; in locale separato dai precedenti e diversamente orientato, cui per la scala e il vestibulo D si dà accesso alle stanze D' E, G, G, grandi e piccole, delle quali D' ter- razza coperta, E, G, G, servono agli allevamenti di insetti e piccoli animali, PF sala di studio. Fig. 4. Sezione verticale dei locali di laboratorio. PIANTA GENERALE dei locali del R. Museo di Zoologia degli animali invertebrati del R. Istituto di Studi Superiori e della R. Stazione di Entomologia Agraria di Firenze. Fig. fl. Gallerie da collezioni del R. Museo, ece., ece., e camere della Biblio- teca e dell’ Archivio della R. Stazione di Entomolgia agraria. Miyseo Ss, SE. Fig. 3. Pianta oriz- zontale. Fig. 4. Sezione verticale, Ve azione S. SE. Fig. 2. Galleria dacollezioni del R. Museo e della S. SO. R. Stazione di Ento- mologia agraria. N.NE. N.NE. FNIDETCE Parte Storica. Storia della R. Stazione di Entomologia agraria (Ap. TarGIoni Tozzetti). Pag. 3 3 Lo TEA E ARE ESA I E E A I SSIS) COROCANERO e N A IE OR ISO a 8 3. ELA ERA I RI O N NI 1 GDO AR MA I A RARE e SMOSNOZIONI E CAT a RA LO i BEETLE Oa e ER ER i Wegbiserciziore opera; della Stazione»: vt... eten i I RI vi RL ga RR al ERE RE ONE VARI, 9. Stato generale delle conoscenze di Zoologia, e di Entomologia applicata o economica, e delle Istituzioni nei loro incrementi. » 63 Cronaca degli atti compiuti dalla Stazione di Entomologia Agraria e degli avvenimenti venuti a sua notizia negli anni 1886-96. . . .. » 87 Parte I. — Conferenze, scambi di notizie e di materiali, indicazioni, VUE CGIL OA REESE ILCIIAA, ai e povera BI lissGonferenze di Entomologia. agraria... Erin ae e 87 II. Scambi d'informazioni e di notizie e di materiali di entomo ea e a 89 Uiegisispemienza insetticida. 2. 0. iui TI i 101 Parte II. — Cronaca degli avvenimenti di animali e insetti nocivi, secondo i soggetti passivi, cioè coltivazioni animali, piante o prodotti, e quindi degli agenti su quelli... ...0.. +...» 105 un seriziona” anali. ad it rea RR gr 106 ieeimalieeran nali to SR RR Lt 106 III. Campagne e coltivazioni in genere, o coltivazioni erbacee e - IIC ALIE AIVETRIA A RARI TAI Parte Scientifica. Delle Tortrici della fauna italiana, specialmente nocive alle Doe coltivate | (D.G. Der GueRcIo). . . ... iP ag 117 Polychrosis botrana (Schift.) Ragon. Tasinie dell' uva en LIE Caratteri proprii alla Tortrice dell’uva allo stato di uovo, larva, coipalideeitartalla o 0.0: Pato ene i 121 SISI STABIA ONIONI a e a 0° 00 i IATA RR MM Tra * 2 al j 4 j Piante nutrici della Tortrice . . — 242 — Natura ed entità dei danni. . . . ° pi . Osservazioni naturali sulle cause che favoriscono od avversano la diffusione della Tortrice . Parassiti o predatori della Tortrice dell’uva . Osservazioni fisiologiche . Liquidi emulsivi e soluti acquosi asfissianti Larve involute naturalmente nei groviglioli sericei . Esperienze di grande coltura . IL, G Mm o LI . Distruzione delle crisalidi ibernanti . Distruzione delle larve con gli insetticidi 2. Distruzione meccanica delle larve . Vendemmia anticipata e scortecciamento dei ceppi . pO . Raccolta e distruzione delle farfalle . 6. Per allontanare le Tortrici dai fiori e dai frutti della vite . Sistema idi''aifesà =. I o o Mezzi pratici di distruzione, tempo e modo di adoprarli Riassunto e conclusioni NC ENZO RI Contribuzione allo studio delle forme e della biologia della Trama radi- cis Kaltenbach con un cenno sulla sistematica del genere nella famiglia degli Afidi (D. G. DeL GueRcIo). . . Femmina partenogenica fondatrice . Emigrante . ; Moltiplicatrice, Sessuipara e Sessuati . Contribuzione allo studio delle forme e della biologia della Fleotripide dell’olivo (Phloeothrips oleae (Costa) Targioni) e sopra alcune miscele saponose di solfuro di carbonio e nicotina come in- setticidi (Dott. G. DeL GuERCIO) . . . Garatteri proprii al Fleotripide dell'olivo . . Etretti della presenza del Fleotripide sull’olivo . Il Phloeothrips ed alcune altre infezioni dell'Olivo . Cause favorevoli alla diffusione del Phleothrips dell’olivo. Cause contrarie alla diffusione del Fleothrips. . Mezzi di distruzione . Intorno ad alcune soluzioni e mescolanze insetticide. Necrologiog(AD Tare: Tozz). iL O Descrizione della pianta dei locali addetti alle collezioni degli animali in- vertebrati nel Museo di Zoologia del R. Istituto di Studi supe- riori di Firenze, e di quelli assegnati in esso alla R. Stazione di Entomologia agraria (Ap. TarGIonI Tozzetti) . . . Pag. » 146 146 150 152 ; 162 165 171 177 Jon 178 179 78) 180 181 1383 183 191 195 198 200 203 207 211 222 7229) 227 228 228 233 295 239 SIR ZII LEVE MII CATA LOGO MOSTRA DI ANIMALI DIVERSI, i DI PARTI DI PIANTE 0 PRODOTTI GUASTI COMPOSTA DI SAGGI DELLE COLLEZIONI DELLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA DI FIRENZE INVIATA ALLA ESPOSIZIONE NAZIONALE GENERALE DI TORINO NELL'ANNO 1898 ae FIRENZE RERELO LG RARA CARD Me RE CCI Via San Gallo, N.° 31 1898 è I. - ANIMALI DIVERSI VERTEBRATI (Vertebrata). | La collezione, appena accennata per questi animali, dovrebbe e potrebbe accrescersi molto coi rappresentanti delle diverse classi ed ordini di quelli ‘che hanno più stretti rapporti coll’agricoltura almeno; se ne sente ora poco il bisogno per l’aggregazione della Stazione col R. Museo di Zoolo- gia, dove i vertebrati, e specialmente gli italiani, hanno molto larga rap- ‘presentanza. Ca Class. Mammiferi (Mammatlia). Ord. INSETTIVORI (Irsectivora). . Fam. Talpidei (7'a/pidae). 1 Talpa europaca L. — Talpa. — Cascine di Firenze. Comu- i nissima. È Ord. RODITORI (Rodentia). (4 | Fam. Arvicolidei (Arvicolidae). 2 Arvicola Savi Sel. Longch. (Surge de campagne) Bari, Terra d'Otranto, 1879. — Frequente nella provin- cia in colonie numerose e dannose alle col- A tivazioni, 59 — arvalis Pall. — Topo dei campi. — Migliaro (Ferrara) 1897, 98. — Del Guercio. —- Come la prece- dente, nei terreni di bonifica del Ferrarese. Fam. Muricidei (Muricidae). 4 Mus musculus L. — Topo casalino — Frequente dovunque nelle case, stalle, magazzini, ecc. In:pru- neta 1887. MOLLUSCHI (Mollusca). Class. Gasteropodi (Gasteropoda.) Ord. POLMONATI (Pulmonata). Fam. Elicidei (Melicidae). 5 Helix pomatia L. Martinaccio. — Coltivaz. tabacco. — Fre-| quente nell’ Italia superiore; commestibile, ma eventualmente dannosa alle ssa erbacee. 6 — wvermiculata Mill. Chiocciola. — Frequente dovunque, specialmente nell’Italia media, con altre spe- cie come H. adspersa, H. caespitum, H. va- . riabilis ecc. Commestibili ed eventualmente ; dannose come la precedente. 7 — pisana. — Luoghi marittimi. Frequente, commesti- bile e dannosa come le precedenti. — Pa- lermo, Agenzia delle coltivazioni dei ta- bacchi, 1889. Fam. Limacidei (Limacidae). 8 Limax maximus L. var. — Lumaca. — Frequente e dannosa. f alle coltivazioni erbacee ed ortensi — Agen. zie della coltivazione de’tabacchi, 1889. Non occorrono raramente altre specie, fra le quali | L. agrestis L. molto dannose. i | ARTROPODI (Artàhropoda). Class. Insetti (Insecta). Li Benchè gli Insetti abbiano, nelle collezioni del Museo Zoologico di Fi- | renze, assai larga rappresentanza, soprattutto quelli della Fauna italiana, | il numero di essi comprende molte più forme e specie di quelle che, pei fatti F pratici dell'agricoltura nostra, meritano di essere maggiormente considerate. _ Pertanto, cominciando dai Coleotteri, si è intrapreso la composizione d’una | raccolta ristretta, quasi tecnica, ma sistematica e destinata a comprendere | con ordinamento scientifico, quelle specie e quelle forme che hanno ap- | punto più spiccati rapporti coll’ agricoltura stessa, prendendo le indica- | zioni della scelta dall’ opera del Kaltembach o dalle osservazioni dirette. Alla collezione degli insetti, è premessa una collezione di larve, di . ninfe, di crisallidi ecc. conservate in alcool, o con pratica più recente, in . formalina, e con una parte di questa è composta la mostra, cui sì riferisce | il presente catalogo. 3 La determinazione delle larve, o ninfe, o crisalidi, è spesso derivata . dall’esame delle immagini, ottenute per allevamento in laboratorio, o dalle | indicazioni ricevute per comunicazioni dirette; in caso diverso è stabilita . sull’esame delle larve, crisalidi o.ninfe medesime, e naturalmente soggetta 4 a riserve espresse o sottintese. ì La ripetizione della medesima specie, nella collezione o nel catalogo, i rappresenta in parte la diffusione di quella in certi momenti o diversi | abitati di essa. 4 Ord. IMENOTTERI (Hymenoptera). La successione degli ordini degli Insetti è fatta secondo il metodo se- guito dal CLaus nel suo Lelrbuch der Zoologie e le sue traduzioni, inver- tendolo; quella delle famiglie, secondo diversi cataloghi, e per l’ordine degli Imenotteri secondo quello di KircHNER (Catal. Hymenopt. eur., 1867.) TEREBRANTI (Teredrantia). Fam. Tentredinidei (7’enthredinidae). 9 Cimbex femorata L. — Apen. centrale. Pratovecchio. 10 — awillaris Jur. — Id. Id. 11 Cimbex sp. — Salix sp. — Cascine di Firenze. R. Scuola di Pomologia. Prof. Cavanna, 1889, 12 Trichiosoma lucorum L. — Belluno. Isp. forestale. 13 — wttellinae. — Torino. Isp. forestale. ss 14 Trichiosoma vitellinae L. — Sondrio. Isp. forestale. 15 Hylotoma pagana (Panz.) Lat. — Rose coltivate (Rosa Sp.) Firenze (Giardini). Raccolte successive in giugno, agosto, ottobre. Del Guercio, 1891. 16 — -- e suoi parassiti, ottenuti per allevamento con laboratorio della R. Stazione. Dott. Del Guercio, 1891. i 1ÙY — —. osa sp. — Firenze 1865. 183. — — (Pz.) Latr. — Rosa sp. — Pavia. Prof. Briosi 1887, luglio. 19 — — Firenze. Sig. March. Pietro Bargagli. 20. — — osa sp. — Allevamento nel Laboratorio della R. Staz. Entom. Del Guercio, 1892. 21 — rosae Deg. — Rosa sp. — Firenze, 1887. 22. — —. Rosa sp. — Belluno. Isp. forestale, 1878. 23 Lophyrus pini L. — Pinus sp. — Alba. Isp. forestale, 1881, novembre. 24 Cladius pectinicornis Furcr. — osa alpina L. — Monce- nisio 1868. 25 Blennocampa aethiops Fab. — Pero (Pirus communis L.). Sig. Bargagli, 1878, maggio. 260 — — Fab. — Melo (Pirus malus L.). — Scandicci (Fi- renze). Conte prof. Passerini, 1885. 27 — —. Pero. — Scandicci (Firenze). Conte prof. Passe- rini, 1885. 28. — —. Id. id. — Biella. Comizio agrario, 1885. 29 — — Ertocampa cerasi L. — Id. id. — Firenze. Ca- scine, R. Scuola di Pomologia. Prof. Ca- vanna, 1887. 80. — —. Id. id. — Firenze. R. Scuola di pomologia. Prof. Cavanna, 1887, giugno. 81 — —. Id. id. — Agordo 1887, settembre. 32. — — Id. id. — Impruneta (Firenze). Sig. O. Mancini. 39 Hoplocampa fulvicornis KI. — Susino (Prunus domestica L.). Villa Colombaia. Del Guercio, 1891, maggio. s Ang RRIASE STARE, STESO CN SET NESTA BRA CIRC ENIT N ATTRESARE POSI EI PS E; Li È È 34 pia fulvicornis KI. — Susino (Prunus domestica Pr): Giardino dell’Ortone (Firenze). Del Guer- cio, 1892, luglio. Osservazioni. — Le larve a lento sviluppo stanno nei frutti, una per frutto — una generazione — scendono poi nel ter- reno dove incrisalidano nella primavera, durante l'inverno avendole trovate senza trasformarsi. La profondità alla quale scendono nel terreno varia dai 6 ai 19 centim., secondo la natura del terreno stesso. Comprimere la terra si è visto che non sempre vale ad impedire l’uscita degli adulti. Scuotere i rami e distruggere sollecitamente i frutti che cadono è il miglior mezzo per difendesi da questo insetto nocivo. contro fado — Cascine. R. iu di pomologia. Prof. Cavanna, 1889, maggio. 86 — — (Pero a cordone). — Cascine. Prof. Cavanna, 1-4 maggio. Osservazioni. — Le larve sono nell’ interno dei frutti sul- l’albero o caduti — una per frutto — foro apparente. { 37 Lyda flaviventris Ratz. — L. piri Schr. — Pero. — Ca- scine. R. Scuola di Pomologia. Prof. Ca- ; vanna, 1887, giugno. | 38 Strex augur Klug., gigas L. — Novara. Isp. forestale, 1881. -89 — — Apenn. centr. (Pratovecchio). Comm. Siemoni. Fam. Cinipidei (Cynipidae Westw.). _ 40 Cynips — Leccio (Quercus ilex L.). — Castelfalfi. Sig. Ant. 4 Biondi, 1891, 20 aprile. —. sp. (galle delle radici del Leccio). — Sviluppatosi in laboratorio, 1891, aprile. — VII — Fam. Braconidei (Braconidae). 42 Microgastar glomeratus L. — Parassita di larve di Pieris brassicae L. “ng Fam. Chalcididae (Cha/cididae). 43 Torymus longicaudis Ratz. — Leccio (foglie). Quercus ilex L. Ì Firenze. Targioni, 1876. : 44 Pteromalus larvarum Nees. — Parassita delle larve di Pieres brasicae L. (cavolaia). — Firenze. Della i Torre C. E., 1884, aprile. | 45 — —. Parassita nelle crisalidi di Peeris brassicae L. — | Isolotto (Firenze). Del Guercio, 1891, set- .. tembre. Osservazioni. — Esperienze fatte per aumentare il numero | dei parassiti, sopprimendo le crisalidi sane. — Inf. aumentata dal 20 al 40 °/, e più. 46 — tritici Gour. — Parassita della Calandra granaria L. (Punteruolo del grano). — Sarteano. Si- gnor Bargagli, 1887.. 4 — — Calandra granaria L. (Punteruolo del grano). Teramo, Sen. De Vincenzi, 1392. AcuLeaATI (Aculeata). Fam. Sfegidei (Sphegidae). 48 Scolia hortorum F. — Firenze. Sig. Piccioli, 1869. 49 Cemonus unicolor Fab. — Gallerie nel midollo dei tralci di Vite (Vitis vinifera). 50 Quedius dilatatus. — Negli alveari di Vespa crabro. — Pog- gio Adorno, presso Fucecchio. Sig. Barga- gli, 1883, settembre. Fam. Apidei (Apidae). | 51 Ceratina albilabris F. — Vite (Vitis Vinifera L.). Gallerie del midollo dei tralci. Mo. _— Td? 53 Xylocopa violacea L. — Cascine di Firenze. Scuola di po- mologia. Prof. Cavanna. Ord. COLEOTTERI (Coleoptera). Secondo L. HEyDEN, REITTER et WeEISE (Cat. Coleopter. eur.) 1891. Fam. Carabidei (Caradidae). 54 Procrustes coriaceus L. — Apenn. centr. Vallombrosa. — Comune dovunque, nelle stalle, ecc. 55 Carabuss violacens L. — Belluno. Isp. forestale, 1879. 56 Zabrus tenebrioides Goeze. — Nei seminati di grano (Trét:- cum vulgare Vil.). — Gerrone. Sig. Listone, 1888, aprile. 5T — —. Nei seminati di grano. — Asti, 1882, maggio. 58 — —. Nei seminati di grano — Modena. Del Guer- i cio, 1891, marzo. 159 — — Con adulti di altri Carabidei nei seminati di grano — Modena. Del Guercio, 1891, aprile. | 60 Percus Paykulli Rossi. — Montagnola Senese. Larve trovate i con adulti. Sig. G. Bargagli, 1873. | 61 — Passerini Dej, — Prataglia, Appennino centrale, Larva trovata con adulti. Sig. Bargagli, 1882, agosto. Fam. Ditiscidei (Dyticidae). 62 Dytiscus marginalis L. — Sardegna. Prof. Targioni, 1867, i maggio. Fam. Idrofilidei (Zydrophilidae). 63 Hydrophilus piceus L. — Casale Monferrato. 64 — — Palude di S. Giuliano. Sig. Bargagli, agosto. 65° — —. Risaie (Novara), 1868. Fam. Stafilinidei (StapAy/2n2dae). 66 Velleius (Quedius) dilatatus Fab. — Vespai di calabroni (Ve- spe crabro). — Poggio Adorno. Sig. Bar- gagli, 1883, ottobre. 67 Staphylinus otens Mill. — Casale Monferrato. 68 Ocypus italicus Arag. — Belluno, Isp. forestale, 1879. 69 Philonthus sp. — Querceto, Alveari di api, 1888, febbraio. Fam. Silfidei (Sep/ridae). 10 Stpha obscura L. — Levico. Sig. Bargagli, luglio. T1 Stpha granulata Oliv. — Cagliari. Fam. Trogositidei (7’rogositidae). (2 Tenebroides (Trogosita) mauritanicus L. — Magazzini e de- positi di grano. Stigliano, 1875, luglio. (d9—. (Trogostta) mauritanicus L. — Caserta. Dottor Garo- falo, 1891. (4 — maurîtanicu. L. — Scandicci. Conte prof. Passe- rini, Fam. Colididei (C00ydidae). 5 Aulonium trisulcum Four. — dintorni di Firenze. n lidia i À sia dida seat 9 ” E TARE RR RETE VIE VERE E x i È ia NPA E CE ai piicunt VOBILAMERI CINESI PIRA) VOTO, POSTI SINIS RATORI IIS TION AR REINA EE O DTT NPT IT) TAIL E ri TESE SEI REIT TIT, CI E RTO nn riti a Rata a i 4 i È; È LÀ 7 d "a E 4 si Fam. Dermestidei (Dermestidae). (6 Dermestes vulpinus Fab. — Avanzi e muri della fabbrica di colla all’ Isolotto (Firenze). Sig. Barga- gli, 1876. _ 7 Anthrenus museorum L. — Sig. Bargagli. La metamorfosi della ninfa ha luogo entro la pelle della larva. Fam. Platiceridei o Lucanidei (//atyceridae vel Lucanidae). 8 Lucanus cervus L. — Cervo volante. 79 Dorcus parallelopipedus L. — Nel legno marcio e nel ter- riccio dei vasi da fiori. Dott. Berlese, 1886. Fam. Scarabeidei (Scaradeidae). O Pentodon punctatus Villers. (Larva). — Cuneo, Isp., fore- stale 1879. 8L — — Firenze, Orto botanico. _ 82 Oryectes nasicornis L. — Fra i detriti di foglie. — Poggio Adorno. Sig. Bargagli, 1883. 88. — —. Firenze. _ 84 — — Detriti di foglie. Ninfa ottenuta per alleva- to mento. Sig. Bargagli. La larva divenne più piccola, coll’addome nero e rugoso : ai primi di luglio, e la ninfa uscì dalla pelle squarciata sul Da dorso. — L’adulto si sviluppò al 10 di agosto. E” 'AABSETI —_ Firenze, agosto. 86 Pachypus ? I caratteri di questa sono intermediarii fra quelli delle larve dei Me/olontini e dei Dinastinî. Sembra di Pachypus. (97 Ehizotrogus sp. — Boschi Vallombrosa. CRA PELO CEI TORNO - Ai » * vi 7 gilt A — XI — 88 ERizotrogus sp. — Seminati di frumento (Triticum sativum Lam.). Pavia, 1881, gennaio. 89 — —. Cuneo, Isp. forestale. 90 — —. Conegliano. — Campi di frumento. Comunicato come nocivo dalla Cattedra di Agraria della R. Scuola di Viticultura ed Enologia, 1892. 91 Anoxia sp. — Agenzia delle coltivazioni di tabacco. — Pontecorvo. 92 Melolontha vulgaris? Fab. — Eucalyptus sp. — Civitavec- chia, Sig. Ing. Rombeaux. 93. — — Agenzia delle coltivazioni di tabacco (Nico- tana Ssp.). 94 — — Belluno, 1878. 95 — —. Cuneo, Isp. forestale. 96 — —. Cuneo, Isp. forestale, 1879. 97 Serica sp. — Cuneo, Isp. forestale. Le larve presentano caratteri che si riferiscono al genere Serica non al genere Anomala, sotto il quale si erano com- presse. 98 Cetonia floricola Herb. — Firenze. Bosco Capponi. Dott. Del Guercio. 99 — —. Vicenza. Isp. forestale. 100. — —. Vicenza. Isp. forestale. 101 — —. Cuneo. Isp. forestale 1379. 102. — — Cuneo. Isp. forestale, 1879. 103 — — Cuneo. Isp. forestale, 1879. Queste larve sono certamente del genere Cetonza e non del genere Pentodon. 104 — — Chieti, Isp. Forestale. 105. — aurata L. — Firenze, 1891, luglio. 106. — —. Agenzia delle coltivazioni di tabacco (Nico- tana sp.) 107 — sp. — Cascine (Firenze). 108. — —. (Follicoli). — Firenze. Sig. Piccioli, 1878, luglio. 109 Osmoderma eremita L. — Vicenza, Isp. forestale. La na Ni e - i à "atte £ n n O ai DI0 PAT RS SE OSE TN PER TETI SETT ER LITI III E SIE i rap: LIE 110 Valgus hemipterus Lin. — (Querceto) Salis alba L. Legno marcito. Sig. Bargagli, 1874, ottobre. Fam. Buprestidei (Buprestidae). 111 Chalcophora Mariana Lap. — Ninfa incompletamente svi- luppata in voliera, 20 luglio 1884. Sig. Bar- gagli, 18853, ottobre. 112 — — Firenze. Sig. Bargagli, 1863. 113 Capnodis tanebrionis L. — Sotto la scorza, presso il col- letto, di alberi di Susino, Prunus dome- stica L. Lo stesso albero, nei rami più alti, portava Scolytus rugulosus Ratz. — Pog- gio alla Scaglia. Sig. Bargagli, 1884. 114 —- — Barletta, 1881, settembre. 115 — — Nei ramie nel fusto del Pesco (Amygdalus persica L.) — Gaeta. 116 — — Neiramidel Pino (Pinus pinea L.). — Firenze. Sig. Bargagli. 117 — — Nel Ciliegio (Prunus avium L.) — Siena. 118 Buprestis Fabrici? — Nei tronchi di Pero (Pirus commu- 119 Antharia nîis L.). — Adulto sviluppato in luglio 1884. — Querceto senese. Sig. Bargagli, 1881, gennaio. saliceti Illig. (dimidiata Thunb.). — Pero (Pirus communis L.). Larve in dicembre 1883, adulti (in voliera) maggio 1885. — Quer- ceto senese. Sig. Bargagli, 1883-85. 120 Coraebus florentinus Herb. — Leccio (Quercus ilex L.). — Castel S. Pietro. Sig. March. Tanari, 1884. 121 Agrilus angustulus, Illig. — Cerro (Quercus cerrîs L.). Nelle legna da camminetto, d’inverno. Adulti di giugno. — Querceto senese. Sig. Bargagli, 1884, giugno. Ia 122 Aphanisticus sp. — Scorze di Pino (Pinus sp.). — Foresta di Pisa, 1886, agosto. Queste larve hanno caratteri intermediari fra quelle del genere sopraindicato, e le altre del gen. Coraedus. Fam. Elateridei (E/ateridae). 125 Ludius ferrugineus (L.) (Corymbites ferrugineus L.. — 123 Melanotus tenebrosus Er. — Agenzie delle coltivazioni dei tabacchi. : 124. — sp. — Agenzie come sopra. Larva, ninfa, adulto sviluppati in labora- torio, giugno 1889. V. Heyden unisce le specie del genere Corymbites a quelle del genere Ludius; ma le larve sono assai diverse fra loro. 126 — (Corymbites) ferrugineus L. 127 Corymbites aeneus (L.) (Diacanthus aeneus Lat.). — Torino, Isp. forestale. 128 Agriotes lineatus L. (A. segetis Bijrk), — Conegliano, 30 giugno 1886. Giovani larve nei giovani seminati di formentone (Zea mays L.). 129 — —. Campi di frumento, 1884. È 180. — — Brassica sp.?? — Firenze (S. Ilario). Sig. Pic- cioli, 1873, novembre. 181. — —. Campi di formentone (Zea Mays L.). — Ma- remma. Sig. M. Corsi, 1878, giugno. Fam. Cebrionidei (Cedrionidae). 132 Cebrio sp. — Alle radici della lattuga (Lactuca sativa L.). Poggio alla Scaglia. Sig. Bargagli, 1891. 133 gigas Fab. — Coltivaz. tabacchi. — Pontecorvo. 184 — —. Coltivaz. tabacchi. Fam. Cantaridei (Cantharidae). ; 135 Lampyris noctiluca L. — Vivara, 1878. i ROARIIDSEII là STORIE RR ic - PEA = Fam. Cleridei (Cleridae). è 136 Tellus transversalis Charp. — Nello stelo e nei rami di Cirsium con Lixus cardui Oliv. La larva dI del primo divora la larva e la ninfa del F Lixus cardui. Sviluppo dell’adulto nel lu- 3 glio. — Orbetello. Sig. Bargagli. È Fam. Birridei (ByrrAidae). | 137 Hedobia pubescens Fab. — Nei rami morti di Lauro ceraso (Prunus laurocerasus). — Querceto senese, febbraio. Sig. Bargagli. Le larve incrisalidarono ai primi di giugno, in cellette di sostanza bianca e solida. Un adulto si sviluppò di maggio. Fam. Bostricidei (Bostricidao). 138 Gracilia pygmea Fab. - - Hedobia pubescens Fab. — Nel legno del Ciliegio (Prunus avium L.). — Querceto senese. Sig. Bargagli, maggio, giugno, 1878, La Gracilià pygmea si sviluppa dal legno; 1’ H. pubescens sotto la scorza. 139 Sinoxylon bispinosum Oliv. — Vite (Vitis vinifera L.) — Firenze. Sig. Bargagli, 1882, giugno. 140 — sexdentatum Oliv. — Vite (Vitis vinifera L). Sig. Bargagli, 1878, marzo. Fam. Ciidei o Cisidei (C#idae o Cisidae). o JI41 Cis boleti Fab. — Da un fungo dell’abete in Val di Gella — Levico. Sig. Bargagli, 1882, luglio. Fam. Tenebrionidei (7enedrionidae). 142 Tenebrio molitor L. — Nella farina dei fornai. Ottenuto | per allevamento artificiale nel laboratorio della R. Stazione. — Firenze, 1888, giugno. ATTI, i) MITO x Licnsi fee | , a Ù i VA 143 Tenebrio molitor L. — Larve, ninfe ottenute in labora- torio c. s. — Firenze, 1888, giugno. Ottenuto per allevamento nella farina, nelle castagne, nelle noci schiacciate, nei cenci di lana e di tela, e ‘perfino nella carta incollata, della quale le larve si nutriscono in mancanza di altro. Le larve d’inverno possono resistere fino a 40 Sui alla fame. — Del Guercio. 144 Blaps gigas L. — Sardegna. Prof. Targioni. Fam. Ripiforidei (AAepiphoridae). 145 Ehipiphorus (Metoecus) paradoxus L. — Nidi di Vespa vulgaris L. — Poggio Adorno. Sig. Bar- gagli, 1883. Fam. Pirrocoridei (Pyrochroidae). 146 Pyrochroa coccinea Lin. — Nelle scorze del Faggio (Fagus silvatica L.).. — Cetona. Sig. Bargagli, 1888, ottobre. Fam. Curculionidei (Curculionidae). 147 Balaninus ilicis Baudi n. sp. — Leccio (Quercus alex L.). Nelle ghiande. — Firenze, giardino Tempi. Sig. Bargagli, 1875, settembre. 148. —. glandium Marsch. (B. venosus Germ.) — Quercus sp. Nelle ghiande. Adulto ottenuto in voliera. Sig. Bargagli, 1876, luglio. 149 Lixus myagri Oliv. — Nello stelo del cavolo (Brassica oleracea L.). — Firenze, Isolotto. Sig. Bar- gagli, 1875, ottobre. 150 — filiformis Fab. (larve e ninfe). — Nello stelo del Carciofo (Cynara scolymus L.). Le larve ab- bondanti nel luglio. — Querceto. Sig. Barga- gli, 1873, settembre. 151. — —. Nello stelo di Cirsium feroa DO. — Sal d’Or- cia, agosto. Sig. Bargagli. : ra", ; © ’, À i n in Dr — XVI — 52 Lixus filiformis Fab. (larve e ninfe). — Nello stelo del - Cardo (Cynara cardunculus L.) Querceto Val d’Elsa. Sig. Bargagli. — junci Bohm. — Nello stelo di Barbabietola (Beta vulgaris L.), insieme con adulti. — Quer- ceto, agosto. Sig. Bargagli. — algirus L. — Nello stelo delle Fave (Vicia fada L.). Valdi Merse. Stigliano. Sig. Bargagli, 1877, giugno. 5 io ins cynarae Fab. (uova, larve ninfe). -- Nella calatide di Cirsium ferox DC. — Val d’Orcia. Sig. ; Bargagli, 1374, giugno. — flavescens Germ. — Val d’Orcia. Sig. Bargagli, 1874, agosto. — sturnus Schall. — Nella calatide di Cérsium ertopho- phorum Scop. Adulti sviluppati in agosto. Sig. Bargagli, 1873, agosto. Hypera trilneata Marsh. (Phytonomus trilineatus Marsh.). — Larve e ninfe iu follicoli sulle foglie di Lupinella (Hedysarum coronarium L.). — Querceto. Sig. Bargagli, 1874, maggio. Pissodes sp. (Pinus sp.). — Querceto. Sig. Bargagli. Smicronya cyaneus Gyllih. — Nei fiori e negli steli di Orobanche (0. minor Sm.). Gli adulti nel fiore, le larve sugli scapi. — Stigliano, Sig. Bargagli, 1876, giugno. Ceuthorhynchus sulcicollis Payk. — Nello stelo del Ca- volo (Brassica oleracea L.). — Isolotto (Fi- i renze). Sig. Bargagli. 62 Baris sp. — Nello stelo del Cavolo (Brassica oleracea L.). — Sarteano. Sig. Bargagli, 1878, agosto. SI 63 Anthonomus pomorum L. (uova). — Pero (Pirus commu- nîs L.).. — Cascine (Firenze). Prof. Ca- vanna. 164 Thychius venustus Fab. (7°. genistae Boh?). — Nei legumi 2 — XVII — di Genista sp. — Querceto senese. Sig. Bar- gagli, luglio. 165 Sibinia pellucens Scop. (Stibynes cana Herb.) — Nelle ca- psule di Lychnis divica? lido di Vanezia. Sig. Bargagli, 1874, agosto. 166 Ahynchaenus alni? L. (Orchestes alni? L.). — Certignano. Sie. Bargagli, 1885, giugno. Larve e ninte entro rigonfiamenti formati all’apice della | foglia dell’Alnus glutilosa L. i 167 Cionus srophulariae Tin. — Nelle foglie di ,Scrophularia | vulgaris? — Prataglia (Apenn.). Sig. Bar. | gagli, 1372, luglio. E 168 RAynchites betulae Lin. (E. alni Mùll.) Sigaraio. — Nelle foglie avvolte di Vite (Vitis vinifera L.). — Querceto senese. Sig. Bargagli, maggio. Fam. Milabridei (Me/adbridae). 169 Mylabris rufimana Boh., nei semi delle Fave (Vicia foba L.). — Firenze, Sig. Conte Passerini, 1881. 170. —. ornata Boh. Fam. Scolitidei (Sco/ytidae). 171 Hylurgus (Myelophilus) piniperda L. Pino (Pinus sp.). — Ca- scine di Firenze. Sig. Piccioli, 1872. 172. — — Cuneo, Isp. forestale. 173 Phloeothribus oleae Fab. Olivo (Olea europaea L.). — Cor-. teccie. Le femmine morte stavano a «capo. delle gallerie principali. Sviluppo di adulti | nel mese di luglio. — Querceto senese. Sig. Bargagli, 1878, maggio. | 174. — — (0lea europaea L.). — Querceto. Sig. Barga-. gli, 1884, marzo. i Fam. Cerambicidei (Cerambycidae). 175 Ergates faber L. — Pino (Pinus sp.).. — Sig. Bargagli. È 176 — —. (larve)in vecchie ceppaie di Pino (Pinus sp.) — “G Poggio Adorno. Sig. Bargagli, 1883, no- É vembre. e —__ Id _ 178 — — Querceto Senese. Sig. Bargagli, 1883, ottobre. Mel — — Sig. Bargagli, 1873. . 180 7ragosoma depsarum? L. — Sig. Bargagli, 1873. 9 151 Vesperus luridus Rossi. — Alle radici delle viti (Vitis vini- : fera L.).— Montecristo. Prof. Cavazza, 1881. s 182. — —. Alba. Prof. Cavazza. Scuola di Viticultura, d 1883, maggio-agosto. ue — — vi. { 184 — —. Sassari. Comizio Agrario, 1892, agosto. Ù 185 — — Radici di Vite (Vitis vinifera L.). — Velletri. ‘A Cantina sperimentale, 1892, agosto. . 186 Ahagium mordax Deg. (R. inquisitor Panz.).. — Sotto la corteccia degli Abeti (Abies sp.). — Levico. È: Sig. Bargagli. b 137 — — Cuneo. Ispez. forestale, 1879. 188 Gracilia pygmaea Fab. Lauro ceraso (Prunus laurocera- sus L.) nel legno. Larve di febbraio, adulti di giugno. — Querceto. Sig. Bargagli, 1878, giugno. 189 Cerambyx cerdo L. — Belluno. Ispez. forestale, 1879. Cerambye cerdo? L. — Rami del Leccio (Quercus ilex L.). — Poggio Adorno. Sig. Bargagli, 1885, no- vembre. — Perugia. Isp. forestale. — Cuneo, 1878, Isp. forestale. — Rami di Querce (Quercus sp.) Firenze (giardino botanico), marzo, 1890. . 194 Cerambayx velutinus Brul. — Nel legno di Leccio (Quercus ilex L.). Poggio Adorno. Sig. Bargagli, 1883, ottobre. 195. — Scopolti Fiissl. — Legno guasto. Prof. Berlese, 1886. 196 Hesperophanes sericeus Fab. — Sig. Bargagli, 1878, marzo. 197 Stromatium fulvum Viller. (Str. unicolor Oliv.). — Nel legno di Querce (Quercus sp.). Ninfe ai primi di luglio. Adulti 13 luglio. Sig. Bar- gagli, 1883. 198 Criocephalus rusticus L. — Entro vecchie ceppe di Pino (Pinus sp.). Larve in ottobre, ninfe in lu- glio, adulti alla 2° metà di luglio. — Pog- gio Adorno. Sig. Bargagli, 1884. 199 Phymatodes variabile Lin. var. B. — Rami di Cerro (Quer- cus cerris L.). — Querceto senese. Sig. Bar- gagli. | 200 Callidium sanguineum Lin. — Nelle scorze di Quercia (Quercus sp.) — Sig. Bargagli, autunno, 1872. | 201 — variabile (L.) Muls. (Phymatodes variabile). — Nel legno di Cerro (Quercus cerris L.). Sig. Bar- gagli. 202 Semanotus coriaceus Payck. — Rami di Cerro. — Quer- ceto. Sig. Bargagli. 203 Rosalia alpina Lin. — Faggio, Fagus silvatica L. —- Monti di Cetona. Sig. Bargagli, autunno 1880. 204 Aromia moschata Lin. — Legno vecchio di Salcio (Salix alba L.). — Via ferrata livornese. Sig. Bar- gagli. 205. — —. Salcio (Salix sp.).. — Firenze, fosso di Gambe- : rala. Sig. Piccioli, 1874, febbraio. 206 — —. Salcio (Salix sp... — Firenze. Sig. Bargagli, 1872. 207 Purpuricenus Koeleri L. — Cagliari. SN E LI IRENE TINTI i i — XXI — | 208 Acanthoderes clavipes Schr. (A. varius Fab.). — Olmo (UI- ; mus campestris L.. — Firenze (Cascine). Sig. Piccioli, 1875. Fam. Crisomelidei (C%rysomelidae). 209 Crioceris merdigera Lin. — Sulle foglie del Giglio bianco (Lilium candidum L.). Sviluppo nella terra. Firenze, giardino Tempi. Sig. Bargagli, pri- | mavera. _ 210 Crioceris (Lema) asparagi (L.) — Sugli Asparagi (Aspa- ragus officinalis L.). Sarteano. Sig. Bargagli. bi Id.d. 212 Chrysomela grossa Fab. — Sulle foglie di Pioppo bianco (Populus alba L.). — Via ferrata livornese. Signor Bargagli, primavera. 213 — — (Populus alba L.). Livorno. Sig. Bargagli, 1872. 214 — americana Lin. — Sul Rosmarino e sulla Lavan- dola (Rosmarinus officinalis L. et Lavandula spica ??). Sig. Bargagli. 215 Plagiodera versicolora Laich. — Sulle foglie dei Salci sel- vatici (Salix sp.). — Cascine (Firenze). Pro- ; fessor Cavanna, 1889, maggio. i Verificossi l’incrisalidamento il 26 maggio, mentre durava È ancora la nascita delle larve. , 216 Galerucella calmariensis L. (G. luteola Schr.). — Sulle fo- n glie degli Olmi (Ulmus compestris L.). — Cascine (Firenze). Sig: Piccioli, 1877, agosto. 217 Podagrica malvae Illig. — Sicilia. Prof. Minà Palumbo, 1888, 5 luglio. . . 218 Haltica ampelophaga Guer. — Sulle foglie della Vite (Vitis vinifera L.).. — Algeria (Africa). Dal Sig. Console di Algeri 1885. 219 Doryphora 10-lineata. — Nociva alle piante di Patata (So- larum tuberosum L.)in America. Acquistata da Deyrolle di Parigi. Sig. Bargagli, 1878. 1 a a II Fam. Coccinellidei (Coccinellidae). 220 Coccinella 7-punctata L. — Cuneo. Isp. forestale, 1879. E una specie eminentemente afidofaga, comune, per tanto dovunque sono infezioni di Afidi. Ord. LEPIDOTTERI (Lepidoptera). Secondo STAUDINGER et VocKE (Catal. des Lepidopt. eur. 1871). RopPaALocERI (AAhopalocera). Papilionidei (Papilionidae). 221 Papilio macaon L. — Cuneo. Isp. forestale, 1879. Il bruco bellissimo di questo macrolepidottero è comunis- simo di primavera sopra diverse specie di piante, fra le quali quelle del Sedano (Apium graveolens L.) e della Carota (Daucus carota L.). Pieridei (/zeridae). 222 Pieris brassicae L. — Firenze. Del Guercio, 28 settem- bre 1891. (Uova) si trovano a mucchi nella pagina inferiore delle fo- glie del Cavolo, (Brassica oleracea L.) più specialmente mentre quelle delle specie congeneri vi si trovano abitualmente sparse. 229. — —. (Crisalide con parassiti). Sui muri della strada delle Campore (Firenze). Del Guercio, 1891, maggio. Le crisalidi di questa Pers, attaccate da parassiti perdono il colore loro naturale e prendono una tinta di color foglia secca scura. 224 — —. Belluno e Bergamo. Isp. forestale, 1878. 220 — —., larveattaccate dal Microgaster glomeratus Nees. R- ab. E. 227 — — Sul Navone (Brassica napus L.) — Firenze. 3 Della Torre C. E., 28 marzo 1884. Ninfalidei (Nymphalidae). | 228 Vanessa urticae L. (larva). —- Todi. R. Scuola pratica di i agricoltura, 1891, giugno. E una delle specie più comuni di Europa e si trova sopra : diverse specie di Ortica (Urtica sp.). i EreROCERI (Heterocera) (Sphinge). 229 -- antiopa L. — Firenze. R. Scuola di pomologia. È Prof. Cavanna, 1888. È 12390 — — Cuneo. Isp. forestale, 1879. | 231 — — Bergamo. Isp. forestale, 1879. 232 — levano L. I suoi bruchi si trovano sulle foglie dell’ Ortica (Urtica dicica L.), al pari di quelli della specie precedente. 233 — carduiL. — Colline Volterrane. Conte degli Ales- È sandri. Il bruco di questa farfalla è molto polifogo e per quanto saltuariamente, si rende abbastenza nocivo nei prati e nei campi. La farfalla è delle più notevoli per le sue emigrazioni. 1234 — —. (Crisalidi) — Ascoli Piceno. 1879, luglio. 255 — polychloros L. — Cuneo. Isp. forestale, 1879. tini iaia Sfingidei (Sphingidao). 236 Acherontia atropos L. —- Vicenza. Isp. forestale. Il bruco si trova spesso sul fogliame delle Patate (,Sola- num tuberosum L.) e di altre piante Solanacee. — — (Crisalide). Vite (Vitis vinifera L.).. — Pontre- moli. Prefettura, 27 luglio 1878. — XXIV — 238. Sphyna convolvuli L. (larve). — Bergamo, Calabria. Isp. 3 forestale, 1873. 239 — — . Firenze. Sig. Bargagli. 2940 — —. Firenze, Pietro Bencini. 241 — —. Firenze. Pietro Bergigli, 1392. 242 — pinastri L. — Abbastanza comune sul Pino (Pi nus sp.) Belluno. Isp. forestale 1879. 243 Deilephila euphorbiae L. — Sull’Euforbia o Calenzuola (Ew phorbia cyparyssias L.) — Prof. Targioni. Cutigliano, 1387, settembre. Spoglie. Far- | falle sviluppate nel 1888. 244 — — varîetas? — Casale Monferrato. 245 — — Nizza. Prof. Targioni, 1884. ; 246 — nerti L. — Sull’Oleandro (Nerium oleander L.) Car- | rara. Prof. Tenderini, 1884. 247 — elpenor L. — Sulle foglie della vite (Vitis vinifera L.). Cuneo, Isp. forestale. 243 — livornica Esp. (lneata) Fab. — Aquila (Avezzano). Isp. forestale. b 249 Smerinthus tiliae L. — Sul Tiglio (Talia europaea L.), sul 3 Salcio, sul Castagno, sul Faggio, sulle fo- À glie della Betulla, dell’Ontano e della Querce. 4 Bergamo, Isp. forestale. i 250 — sp. (Larva con parassiti). — Firenze. Del Guercio, | TS9HE Fam. Zigenidei (Zigenidae). 251 Ino ampelophaga Bayle. Bar. — (Crisalidi). Sulla Vite (Vitis | vinifera L.) Gioia del Colle, 1887. cd 252 — — Vite (Vitis vinifera L.). — Roma, Ministero di | Agricoltura, 1892, luglio. a BomBici (Bombyces). Fam. Litosidei (Lithosidae). 253 Lithosia caniola Hb. — Venezia. _254 — —. Hubn.— Firenze.Prof. Targioni, 21 marzo 1887. Fam. Artidei (Arctiidae). 255 Euchelia Iacobaea L. — Certosa di Firenze (Galluzzo). Del Guercio, 1895, luglio. Comunissima nei viali dei giardini, più specialmente dove abbonda il Senecio e le Asteracee in generale. 256 -— —. Firenze (dintorni). Le crisalidi della specie, ricoperte di un bozzolo finissimo resistono validamente ai forti rigori dell’inverno, non ostante si trovino continuamente esposte ad ogni sorta di intemperie. — Dott. Del Guercio. 257 Pleretes matronula L. — Vicenza?. Isp. forestale. 258 Arctia caja L. (Chelonia caja Linn.) — Vittorio. Isp. fo- restale, 1879. 259 — —. Vittorio. Isp. forestale. Il bruco, di colore bruno scuro, con i lati fulvi punteggiati di bruno, vive sul Dente di Leone (Tararacum dens leonis?), sulla Lattuca (Lactuca sativa L.) ed altre piante. Del Guercio. 260 —. wéllica L. var. — Firenze (Isolotto). F. Piccioli, 1878, ottobre. 261 — — Firenze, Viale de’Colli. F. Piccioli, 1878, no- vembre. 262. — — Firenze (dintorni). 263 Euprepia pudica Esp. (Chelonia pudica Esp.) — Firenze. 3 264 Spilosoma mendica Cl. (Chelonia mendica). — Firenze. 265 — menthastri Esp. (Chelonia menthastri). — Firenze (Bosco del Capponi). Del Guercio. Il bruco si incontra sovente sulla Menta selvatica (Mentha sylvestris L.). — XXVI — Cossidei o Zeuzeridei (Cossidae vel Zeuzeridae). 266 C'ossus cossus L. (C. ligniperda F.) (uova). — Firenze. Sig. Tortoli, 1876. 267 — — Poggio Secco (Firenze). Sig. Lawley, 1888, maggio. i 2683 — —. Firenze (Cascine), 1874, 1875. 269 — —. Nei tronchi della Vite (Vitis vinifera L.) — Serrara Fontana, 1879, ottobre. 200 — —. Nei tronchi del Noce (/uglans regia L.) — Belluno. Isp. forestale. 201 — —. Nel fusto del Pesco (Amygdalus persica L.) — Firenze (Cascine). Del Guercio, 1891, giugno. 22 — —. Nel fusto della Vite (Vitis vinifera L.) — No- vara, Comizio Agrario, 1879, agosto. 23 — —. Firenze. Sig. Tortoli, 1876. 274 Zeuzera pirina L. — Rami e tronchi del Pero (Pyrus com- munis L.) — Cascine di Firenze. 1894, gen- naio. A differenza del Cossus, la femmina della Zeuzera depone le uova alla base delle gemme della estremità dei rami del- l’anno, dai quali poi scende in quelli più adulti e nel tronco. — Dott. Del Guercio. 25 — —. Belluno. Isp. forestale, 1878. 26 — —. Salerno. R. Prefettura, 1880, luglio. 20€ — —. Salerno. R. Prefettura, 1880, giugno. 23 — — Castagno d’ India (Aesculus hippocastanus). — Cascine (Firenze). Del Guercio, 1893. 209 — —. Firenze, 1872. 230 — —. Nei ramoscelli del Pero (Pirus communis). — Cascine (Firenze). Del Guercio, 1394, marzo. . 281. — —. (uova) — Cascine. Cavanna, 1889, maggio. 282 — — (Spoglie ninfali) sul Tiglio (Tàlia platyphylla Scop). — Sig. Bargagli. Psichidei (Psychidae). 285 Psyche unicolor Hiibn. (P. graminella Schiff.) — Follicoli 284 trovati sulle mura. Non si sviluppano in casa. — Poggio Adorno. Sig. Bargagli, 1885. ? Hilbn. — Secale cereale. — Isp. forestale, 1878, febbraio. Liparidei (Liparidae). 285 Dasychira pudibunda L. — Avellino, 1879. Isp. forestale. 286 Leucoma salicis L. (larve, crisalidi, parassiti). — Torino. 287: Porthesia Isp. forestale, 22 giugno 1888. chrysorrhoea L. — Cagliari. Isp. forestale, 1878. # 288 — — Aquila, 1884, agosto. 289 — — (uova e larve). — Avellino. Isp. forestale, 1898. 290 — — XKRoma,9 aprile 1881. 291 — — Saul Corbezzolo (Arbutus unedo L.).. — Poggio Adorno. Sig. Bargagli, 1887. (1 292 — — Aquila, 1884, agosto. _ 298 — — Querce (Quercus sp.). Isp. forestale Ticozzella. È Nel Fiorentino, l’anno, 1894, i bruchi dell’insetto, della È lunghezza di 2 a 3 millimetri circa, nella seconda metà di | marzo, si erano già diffusi sulle gemme del Pero, e ne man- i giarono le tenere appendici appena comparse. — Del Guercio. — 294 Ocneria dispar L. — Sulla Querce (Quercus sp.) ed altre ; piante forestali. — Castelnuovo di Gar- I fagnana, 1880, 7 aprile. 295 — — 1 296 — — Genova. R. Prefettura. 297 — — Avellino. Isp. forestale. 298. — — Salsa Irpino. Municipio, 1879, luglio. Bombicidei (Bomdycidae). _ 299 Bombyx neustria L. (uova). — Bari. R. Prefettura, 20 maggio 1879. VII 300 Bombyx neustria L. (uova). — Pisa. Scuola superiore, 18 maggio 1890. 3 301 — — Sul mandorlo (Amygdalus communis L.). — Bari, maggio, 1879. 302. — —. Aquila (Avezzano). Isp. forestale. 803 — —. Bari. R. Prefettura, 20 maggio 1879. 304 —. quercus Esp. — Firenze. Prof. FORRIGHLA 1373. 305. — — L. — Montecristo, 1877. 306. — rubi L.? (uova). — Schio, 15 maggio 1881. 307. — —. ‘Apenn. centr. Pratovecchio. Prof. Targioni. 308 — —. Torino, Vittorio. Isp. forestale. 309 — yamamai Dac. — Firenze. Sig. Piccioli. 310 Crateronyea Dumi L. (Bombya dumeti L.) — Robinia (Po- binia pseudacacia L.) — Cuneo. Isp. forestale. S11 Lasiocampa otus Drury. 312 —. quercifolia L. — Firenze. Piccioli, 1878, maggio. Saturnidei (Saturnidae). 313 Saturnia piriî Schiff. (Pavonia major L.). — Firenze. 514 315 316 SIT 318 319 320 === pavonia L. (S. Carpini Schiff.) — Firenze (Ponte I bruchi si trovano talvolta in gran numero sulle foglie e sui rami del Rovo (Rudus fruticosus L.) nella primavera e nel- l'estate. Al momento di incrisalidare si disperdono, e le far- falle si trovano accoppiate sulle piante stesse negli ultimi di Albacina, Isp. forestale, 1884. Cuneo, Isp. forestale, 1879. Follicolo. — Albacina, Isp. forestale, 1885. Sulla patata (Solanun tuberosum L.). all’Asse. Del Guercio, 1895. marzo o ai primi di aprile della primavera seguente. pavonia L. (Saturnia carpini Schiff... — Rovo (Rubus fruticosus L.). Allevamenti in laboratorio. Dott. Del Guercio, 1894 e 1895. dorati ori DINAR te NERO PIETRA BI VII pe DE CC IRA Mai ani x wi È, Î she Mi an A il ato Notodontidei (Notodontidae). 391 Harpya furcula L. — Bergamo. Isp. forestale, 1879. ) i uh di ; È; 322 Onethocampa pityocampa Schiff. — Frequente e dannosa alle fronde dei Pini (Pinus Spec.). Campo romano. 323 Phalera bucephala L. — Salcio (Salix sp.). — Firenze, 12 luglio, 1889. 324 — —. Belluno, Sondrio. Isp. forestale, 1873. NorTUI (Noctuae). 325 Acronicta aceris L. 326 — —. Venezia. Sig. conte Ninni, 1888, giugno. 327 Agrotis fimbria L. — Vite (Vitis vinifera L.). — Cuneo. Prof. Garovaglio, aprile 1881. 328 Agrotis fimbra L. Vite (Vitis vinifera L.). — Piacenza, 1882, aprile. 329 — —. Vite (Vitis vinifera L.). — Alba, aprile 1880. 390 — — Id. id. 1882. 891 — tritici L. — Vigneti. — Bari, aprile 1888. La specie si trova indicata spesso col nome di A. aquz- lina, che è una varietà di quella ricordata. 88L — —. var. aquilina. — Nei campi di frumento (77 ticum sativum Pers.). — Aquila. Municipio, 4 maggio 1888. È 382 .— — (Vitis vinifera L.). — Triventi, 1889. 333 — lutescens Er. (crisalide con parassita). — Agenzie per la coltivazione dei tabacchi. 394 — exclamationis L. — Agenzie come sopra. 395. — — Idem. _386 — — (crisalidi) Idem. dIT — — Idem. | 338 Meliothis sp. — Pomodoro (Lycopersicum esculentum Mill.) — Capraia. Colonia penale, 1887, luglio. oa 359 Mamestra oleracea L. — Cavolo (Brassica oleracea L.). — Isolotto (Firenze). Sig. Piccioli, ottobre, 1878. 340 Hadena sordida Bkh. 541 Leucania zeae Dup. — Nella rachide della spiga di Gran- turco (Zea mays Lin.) — Giulianova. Sen. De Vincenzi, 1891, luglio. 342. — —. Id. id. — Pomarance. Prof. Targioni, 1875, no- vembre. } 343 Calocampa exoleta L. (Xylina exoleta). — Lampedusa. a Sie. Aiuti, 1873, maggio. 08 344 Chariclea delphinii? L. — Abbastanza comune sullo Sprone di cavaliere (Delphinum ajacis L.). i 845 Spinthetrops spectrum Esp. (follicoli). — Sulla Ginestra (Spartium junceum L.). — Firenze (Cascine). Sig. Piccioli, 1873, giugno. GEOMETRE (Geometrae). 346 Biston alpinus Sulz. PIRALIDINI (Pyralididae). = 347 Botys nubilalis Hilbn. — Riso (Oryza sativa L.). — No- | vara, aprile, 13878. 4 348 Hydrocampa nymphaeata L. — La larva si nutre delle 3 foglie emerse della Ninfea (Nympha alba L.). A 349 Etiella Zinchenella Tr. (Phycis etiella). — Firenze (Mon- | temiccioli). Sig. Piccioli, 1878, luglio. g TorTRICINI ( Tortricina). 350 Onectra pilleriana Schiff. — (Piralide della vite). Samos, È Società Vitic. di Roma, 9 giugno 1888. Comunissima, talvolta, ed assai dannosa alle viti del Pie- 4 monte e di qualche altro luogo della penisola. FP 361 — — Samos. Soc. Vitic. di Roma, 9 giugno 1888. 352. — - Schiff. (larve). — Vite (Vitis vinifera). — Casal Monferrato. Sig. Ottavi, 19 giugno 1889. = — XXXI — i 353 Eryophaga gossypiana Boisd. — Cotone (Gossipium arbo- reum L.) — Egitto. 354 Conchylis ambiguella Hubn. (con parassita) — Vite (Vitis vinifera L.). — Massa Carrara, 1883. Infio- razioni e racemi fruttiferi, dannosissima. 355 Eudemis botrana Schift. — Vite (Vitis vinifera L.) — Fi renze (Bagno a Ripoli). Sig. Pestellini. Come la precedente e con essa confusa. 396 — —. Riposto (Sicilia). 890 — —. Vite (Vetis vinifera L.) — Firenze. Comm. Law- ley, 1870, agosto. i 3983 — —. Vite (Vitis vinifera L.). — Poggio Imperiale (Firenze). Prof. Targioni. 399 — — Vite(Vitis vinifera L.). — Firenze, 1881, luglio. TINnEINI (Tinezma). Coreutidei (ChRoreutidae). 360 Simaethis nemorana Hb. — Sulle foglie del Fico (Ficus carica L.). Bagni di Lucca. Prof. Targioni, settembre, 1889. Assai rara dapprima, in oggi diffusa dalla Liguria alla Sicilia, e molto dannosa. Tineidei (7ineidae). 361 Tinea granella L. — Grano (Triticum sativum Pers.). — Roma. R. Museo agrario. i 362 — cerealella Oliv. — Orzo (Hordeum vulgare L.) — È Querceto Senese. Sig. Bargagli, 1877. Iponomeutidei (/7/yponomeutidae). 363 Hyponomeuta evonymellus Zelll — Cascine di Firenze. Prof. Cavanna, 8 maggio 1889. I bruchi riuniscono insieme con tele sericee e mangiano le foglie dell’ Evonimo (Evonymus europaeus L.). i AIM 364 Hyponomeuta cognagellus Hibn. (Hyponomenta cognagella Treits). Dintorni di Firenze. 365 — malinellus Z. — Sul Melo (Pirus malus L.). — Ca- scine. Prof. Cavanna, 24 maggio 1889. 866 — —. Avellino. Comizio agrario, 25 giugno 1878. 867 — —. Avellino. Comizio agrario, 4 maggio 1884. 368. — — Avellino. Comizio agrario, 1878, giugno. 369 — — Conegliano, 1882. S(0. — —. Aquila, 18 agosto 1884. 81 — —. Conegliano. Prof. Cerletti, 1 maggio 1882. I bruchi di questa specie devastano spesso in Italia il fo- gliame, lasciando quasi brulle le piante. Elachistidei (Elackistidae). 312 Antispila Rivillei Staint. (con parassita sviluppato in labora- torio). — Foglie di Vite (Vitis vinifera L.). Singolarissima per i suoi follicoli formati dalle due oppo- ste lamine della foglia della camera di trasformazione fra di esse scavata dalla larva. 373 Tischeria complanella Hub. — Foglie di Querce (Quer- CUS Sp.). Litocolletidei (Lithocolletidae). 374 Lithocolletis alniella Zell. (L. alnifoliella Dup.) — Almus sp. — Viale dei Colli (Firenze). Prot. Targioni. Lionetidei (Lyonetidae). 375 Lyonetia clerkella L. — Genova. Comizio Agrario, 1884. La larva mina dall’ interno scavando delle gallerie serpeg- gianti nel parenchima laminare delle foglie del Ciliegio (Pru- nus avium L.). Ord. DITTERI (Diptera). Secondo ScHINER (Catal. Dipter. eur.) 1864. Fam. Sirfidei (Syrphidao). 3(6 Syrphus sp. — Firenze. Prof. Cavanna, 12 luglio 1888. Fam. Muscidei (Muscidae). 3717 Sarcophaga sp. — Pelle morta di Lepre (Lepus timidus L.). Sestri Levante. — Targioni, 1888, agosto. 318 Hylemyia cinerella Meig. — Nel Giaggiolo (Iris floren- tina L.) — Campora (Firenze). Del Guer- cio, 1892, maggio. 379 Ceratitis hispanica Bréme. — Sui frutti di Arancio (Citrus aurantium L.) — Malta. Vleston. 380 Dacus oleae (Rossi) Meig. — Nei trutti dell'Olivo (Olea i europaea L.) — Sarno. Del Guercio, 1894, settembre. La specie si presenta con la prima generazione nelle drupe delle olive da indoleire in agosto. Nel settembre passa sulle varietà più grosse delle drupe da olio, fino a che nel dicem- bre arriva ai frutti dell’Oleastro, che attacca sempre in ultimo. Comunissima, a ricorrenze variate, e dannosissima in Italia e fuori. 381 — —. (Olivo). — Firenze. Sig. Piccioli. 382 Drosophila funebris Fab. — Larve nella morchia delle olive (Olea europaea L.). -- Porto Maurizio. 383 Sphaerocera subsultans Fab. — Parassita della Guerinia i serratulae Sign. — Laboratorio della R. Sta- I zione, 1890. 384 — — Id. id. — Firenze. Sig. Barone Ricasoli. I Fam. Dolicopidei (DoZichopidae). 385 CArysotus copiosus Meig. — Fava (Vicia faba L.) — Fi- renze, 25 giugno 1889. s4 e SRI ti $ Bi Li TIA Li Cs PE SIRIA 9 pa si OAV Fam. Tipulidei (7’ipulidae). 386 T'ipula oleracea L. — Firenze. March. Ridolfi, 25 apri- le 1888. Fam. Bibionidei (Bidionidae). 387 Bibio hortulanus L. — Alle radici della Vite (Vitis vini fera L.) —- Alba. Dott. Cavazza, 8 mag- gio 1883. 3883 — —. Nei campi di Grano (Triticum sativum Pers.). Parma. Sig. Rognoni, 1885, febbraio. I 389 — —. (Vitis vinifera L.). — Alba. Comizio Agrario, 15 marzo 1887. Fam. Cecidomidei (Cecidomyidae). 390 Cecidomyia oenophila Haim. — Vite (Vitis vinifera L.). — Catania. Prof. Aloi. 591 — destrucior Say. — Frumento (Triticum sativum Pers.) Rovigo, 1887, febbraio. i 392 Cecidomya destructor Say. — Frumento (Triticum sativum Pers.). — Parma. Comizio Agrario, 1881. 3595 Cecidomya sp. — Pirus communis L. — Catania, 1388, aprile. 394 — Liîshtensteintii Low. — Sulle foglie del Leccio (Quercus ilex L.). — Firenze. Targioni, 12-22 maggio 1876. I 395 —. —. Sulle foglie del Leccio (Quercus dex L.). — Fi- renze (Boboli). Targioni, 12-27 maggio 1876. 396 —. acrophila Win. — Nelle foglie di Frassino (fra, xinus excelsior L.). — Castelbuono (Morici), 15 agosto 1891. La specie è passata a far parte del gen. Dichelomyia Rùbs. e andrà indicata col nome di D. acrophila Ribs. Del Guercio. — XXXV — 397 Cecidomya saliciperda L. Duf. — Rami piccoli e grossi del Salcio (Salîx alba L.) sotto la corteccia. — Pietramala. Sig. Costa-Reghini. 398 Hormomyia Bergestammi Watc. — Nei rami e nell’ asse vegetativo delle gemme del Pero (Pirus com- munis L.) — Firenze. Del Guercio, 1897, gennaio. 399 — corni Giraud. — Sulle foglie del Corniolo (Cornus mas L). — Firenze. Piccioli, 1886, maggio. 400. -—- — Idem. 401 — fagi Hart. — Fagus silvatica L. — Appenn. centrale Vallombrosa. Sig. Piccioli, 1892, agosto. 402 Diplosis tritici Kirby. — Nelle spiche del Grano (Triticum sativum Pers.) — Venezia. Conte Ninni, 1886, giugno. 403 — buxi Laboulb. — Nelle foglie del Bossolo (Buaus sempervirens L.). — Firenze, Orto Botanico. Del Guercio, 20 marzo 1893. Ord. RINCOTI (L4yngota). Cataloghi del FiEBER, 1861; PASSERINI, 1863: SIGNORET, 1876. Sott'ord. EreRoTTERI (Heteroptera). Fam. Tingidei (7ingidae). 404 Tingis piri Geoff. — Sotto le foglie del Pero (Pirus com- I munis L.) — Cascine (Firenze). Sig. Guelfi, 18 agosto 1887. 140559 — — L.-- Sotto le foglie del Prunus lusitanica. — È Cascine (Firenze). Cavanna, 1886, giugno. — —. var. castaneae Targ. — Sul Castagno comune (Castanea sativa Mill... — Atene (Grecia). Professore Gennadius, 1887. RON Sottord. OmortERI (Homoptera). Fam. Psillidei (Psy22:dae). 407 Trioza alacris Flor. (Laurus nobilis L.) — Firenze (Bo- boli), Cutigliano. Targioni, 1887, agosto. 408 — pulchella L. (Cercis siliquastrum L.) — Orto Bota- i nico. Prof. Targioni, 28 giugno 1877. 409 Euphylura olivina (Costa). Forst. Comune sui fiori del- l’Olivo (Olea europaea L.). — Roma, 12 mas- gio, giugno. Fam. Afididei (Aphrididae). 410 Stiphonophora rosae (L.) Koch. — Rose a pien’aria. — Or- tone (Firenze). Del Guercio, 16 marzo 1894. 411 — — (L.) Koch. — Rosa. — Firenze, 1873. 412 — — (Con parassiti). Rose coltivate. — Giardino Botanico, Specola (Firenze). Del Guercio, 1394, aprile. 413 — wurticae Koch. — Sulle foglie dell’ Ortica (Urtica dioica L.). — Giardino Botanico. Del Guer- cio, metà aprile in avanti, 1894. Per quante osservazioni abbia fatte, non ho mai trovato l’insetto sui rami dell’ Urticu nivea, non ostante le due Specio | fossero coltivate insieme. 414 — inulae Ferr. (forme giovani). — Sulle foglie del- l’ Unula viscosa L.) — Del Guercio. 415 — lutea Buckt. — Sulle foglie e sulle infiorescenze dei Croton. — Tepidario delle Cascine, ed al-. trove. Del Guercio, 1893. È una specie importata da noi con le piante venute d’ In- ghilterra e da altri paesi. — XXXVII — 416 Stiphonophora sonchi (L.) Pass. (Sonchus oleraceus L.) — Ortone (Firenze). Del Guercio, 10 luglio 1895. Eligio — granariae Kirby. (S. cerealis Kalt.) — Con atteri di Aphis avenae Fab., sull’Avena (Avena sa- fi tiva L.). — Vingone (Firenze). Del Guercio. | 418 — — Sulle piante di Grano. | 419 Myzus ribis (L.) Pass. (Ribes sp.) — Cascine. Del Guercio, 1891, maggio. 420 — —. (Ribessp.) — Cascine. Cavanna, 3 maggio 1889. 421 — cerasi (Fab.) Pass. — Ciliegio. Prunus avium L. (foglie accartocciate). — Cascine (Firenze). Cavanna, 1889. 422 Myzus elacagni Del G. — Sulle foglie dell’ Eleagno (Elaea- gnus angustifolia L.). — Orto Botanico. Del Guercio, 1893, ottobre. 423 Phorodon humuli Pass. — Susino (Prunus domestica L.). Belluno. Isp. forestale, 1878. 424 — cannabis Pass. — Canapa (Cannabis sativa L.), 27 giugno 1893. La specie impedisce l’allegamento dei frutti. 425 Rhopalosiphum lactucae Pass. (sul Sonchus oleraceus L.). Ortone (Firenze). Del Guercio, 1.° mag- gio 1893. 426 Toroptera graminum Rond. — Saggina (Sorgum saccha- ratum et vulgare Pers.) — Campi Bisenzio. Del Guercio 1893. i 1 427 — clematidis Del G. (Clematis sp. esot.). — Cascine. b Del Guercio, 1893, giugno. — 428 — aurantii Koch. (Aphis camelliae Kalt. — Camellia. Cascine. Del Guercio, 1892. 4299 — — Id. id. — Del Guercio, 1892. È 430 — — Limone. — Barcellona (Sicilia). Del Guercio, Ì 1892, febbraio. SIA ah E TRS A ASS Pea DI ri RANA a 451 Hyalopterus arundinis (Fab.) Koch. — Sulla Canna (Arundo donax L.).. — Ponte all’Asse. Del Guercio, 1393, giugno. 432 Aphis capsellae Kalt. - Capsella (Capsella bursapasto- ris). — Sesto. Del Guercio, 1893. 43939 — rumicis L. — Sulle foglie increspate delle varie specie di Romice (Rumex sp.) — Orto Bo- tanico. Del Guercio, 1894. 454 — —. Belluno. Isp. forestale, 1879. 4595 —. genîstae Scop. — Ginestra (Genista sp.). — Vaglia (provincia di Firenze). Del Guercio, 1898, agosto. 43596 — mali Fab. — Melo (Pirus malus L.). — Cattolica. Della Torre. 487. — Cascine. Prof. Cavanna, 1889. 433 — papaveris L. — Fave (Vicza faba L.).. — Scan- dicci. Prof. Passerini, 1894. Ho trovato allora la specie abbondante sui teneri getti della vite situata fra le leguminose infette, ma senza danni sensibili sulle piante. Del Guercio. 439 — medicaginis Koch. — Erba medica (Medicago sa- tiva L. — Boboli. Del Guercio, 1395, maggio. 440 — avenae Fab. et Siph granariae Kirby. — Pisa. Dott. Bruttini, 1893. i 441 — /appae var. florentina Del Guercio. — Nelle foglie — ‘e sulle radiche del Giaggiolo (Iris floren- | tina L.) — Porta Romana (Firenze). Del Guercio. 442 — . persicae Boyer. — Pesco (Amygdalus persica L.). — i Chianti. Sig. A. Rustici, 1894. 1 443 — —. Pesco. — Cascine. Del Guercio, 1891. ; 444 — pruni Kalt. — Susino (Prunus domestica L.). — I Cascine. Del Guercio, 1891. 445 — cardui L. — Laboratorio della R. Stazione. Del Guercio, 1894.. a EX a 446 Aphis chloris Koch. — Sul Sedano (Apium graveolens L.). Cascine. Del Guercio. 447 — — Fragola (Fragaria vesca L.). — Ortone. Del Guercio, 1893, aprile. 448 — brassicae L. — Cavolo (Brassica oleracea L.). — Fi- renze. Cavanna, 1889. 449 — brassîicae L. — Cavolo (Brassica oleracea L.). Siena. Sig. Dei. 450 — sambuci L. — Sambuco (Sambucus ebulus et nigra L.). — Orto Botanico, 1877. 451: — symphyti Schr. — Zucca (Cucurbita pepo L.). — Cascine. Del Guercio, 1894. 452 Cryptosiphum gallarum (Kalt.) Del Guercio. — Artemisia (Artemisia campestris L.). — Parma. G. Pas- serini, 1860. pio — «— Id. | 454 Pterochlorus longipes Duf. (uova). — Castagno (Castanea sativa Mill.). — Pavia. Sig. Briosi, 1891. 455 — —. Quercus. — Firenze. Targioni, 1875. 456 Callipterus Iuglandis Fris. — Sulle foglie di Noce (Iuglans regia L.).. — Garzola. Del Guercio, 18983, settembre. 457 — juglandicola sul Noce (Iuglans regia L.). — Vaglia, Del Guercio, 1893, settembre. Lachnus pini L. — Sul Pino (Pinus silvestris L.). — Orto Botanico, 1878. — — ld. — sp. (Abiea ciclica). — Castelfalfi. Sig. Biondi, 1893. Schizoneura ulmi. — Olmo (Ulmus campestris L.). — Fi- renze. Del Guercio. — lanigera Haus. — Melo (Pirus malus L.).. — Ca- scine. Sig. Cavanna, 1889. —. — Firenze (Cascine). Del Guercio, 1891. — lanuginosa — Olmo (Ulmus campestris). — Firenze (Scandicci) Sig. Passerini, 22 giugno. Ne SP IZZO ka LA IRE EA SP DE RO, ee ea 465 Schizoneura lanuginosa — Olmo (Ulmis campestris). — Paludi Pontine. Targioni, 1886, maggio. 466 Tetraneura ulmi (Ulmus campestris L.).. — Como. 1888, novembre. 467 Pemphigus spîirothecae Pass. — Sul Populus nigra L. — Viale dei Colli (Firenze). Targioni, 1876. 468. — bursarius (L.) Kal. — Nelle galle dei picciuoli e delle costole delle foglie del Pioppo (Popwu- lus nigra L.). — Imola. Prof. Cavanna, 25 giugno 1373. 469 — — Id. — Firenze. Sig. Bargagli, 1890. i 470. — affinis Kal. (non Koch). — Sulle foglie del Pioppo (Populus fastigiata ? e Populus nigra L.). — Ventimiglia. Sig. Targioni, 1885, giugno. 471 Pempligus lactucarius Pass. — Sulle radiche della Lattuga | (Lactuca sativa L.). — Ferrara, Cattedra am- bulante di agricoltura, 1895, ottobre. 472 Chermes abietis L. — Alla base dei teneri getti dell'A bete (Pinus abies L.). — Borgo S. Lorenzo. Sig. Dapples e Del Guercio. 473 — populi Del Guercio. — Pioppo bianco (Populus alba L.).. — Dintorni di Firenze 18396. Del | Guercio. 474 PhyUoxera florentina Targioni. — Poggio imperiale. Tar- gioni 1873. Fam. Coccidei (Coccidae). 475 Aspidiotus neriù Bouche. — In agglomerazioni numerose i sulle foglie di Oleandro, della Latania (Lata- — nia borbonica) e di molte piante. Giardino bo- ; tanico di Firenze. Del Guercio, 1892, luglio. — 476 — — Vitalba (Clematis sp.) — Roma. R. Stazione | patolog. vegetale, 1390. f 477 — limoni Sign. — Sulle foglie, sui rami e sui frutti | > Xe di Limone (Cîòtrus limonum L. — Messina. - Prof. Freda, 1880, dicembre. i 4738 Aspiodiotus ceratoniae Sign. — Sui frutti, sui rami e sulle foglie del Carrubbo (Ceratonia Stiliqua L.) Nizza. Targioni; Basilicata. Prof. A. Ber- lese, 20 gennaio, 1893. 479 —. wiîtis Sig. — Sui rami della vite (Vitis vinifera L.) Capolago. Sig. Albinici, 15 dicembre, 1883. 430 — — Vitis vinifera. — Novara, 14 marzo 1879. 481 Diaspîs pentagona Targ. Tozz. (Morus alba L... — Giap- pone. R. Minist. Agricolt., 1891, dicembre. La specie comparsa quasi improvvisamente nella provincia di Como si diffuse rapida e molto dannosa; venne contenuta con applicazioni insetticide, distruzioni di piante e divieti di esportazioni. 482 — — (Morus alba L.).. — Corenno Plinio. Sig. Carlo Andreani. 24 marzo 1890. 483 Diaspis Signoreti Targ. 484 — Caruellii Targ. — Ginepro (/uniperus sp.) — Or- betello. 485 — calyptroides Costa. — Echinocactus sp. — Targioni. 486 Chionaspis alni Sign. — Alnus incana W. — Corenno Pli- nio. Carlo Andreani, 19 novembre 1891. 487 Parlatoria zizyphi Lucas (Parlatoria Lucasii Targ.). — Sui frutti del Limone e più ancora su quelli del Mandarino (Citrus dimonum, etc.) — Palermo, 14 febbraio 1877. 488. — — Id. — Palermo, Stazione agraria. 489 Mytilaspis linearis? — Sopra i rami di (Crategus o:xrya- cantha L. — Ravenna. Targioni. 490 — — Idem. 491 — fulva Targ. (Citrus limonum). — Barcellona (Sicilia). Sayia Torre, 1892, giugno. 492 — pomorum Bouché. — Sui rami del Pioppo (Pop«- lus sp.). — Firenze, Isolotto. 493 — —. Pioppo. — Udine, 1893. IL e 494 Leucaspis candida Targ. — Sulle foglie del Larice (Pinus. 495. — laricio Poir.). sp. — Olea europea. — Atene. Sig. Gennadius. Meglio che una Leucaspiîs, questa cocciniglia deve essere riferita al gen. Chionospis. 496 Aonidia purpurea Targ. (Aspidiotus lauri Bouché). — Sulle foglie e sui rami del Lauro (Laurus nobilis L.) Firenze. 497 Asterolecanium Massalongianum Targ., et Aspidiotus sp. — 4939. — Sulle foglie e sui picciuoli delle foglie de- formate di Edera (Hedera helix L.). — Villa d'Adda. Massalongo, 15 ottobre 1889. — Id. Villa d’Adda. Massalongo, 17 ottobre 1889. 499 Philippia oleae Targ., — Sulle foglie dell’ Olivo (Olea europaea L.). 500. — —. Olivo. — Firenze. Targioni. 5DO1 C'eroplestes rusci L. (Columnaea testudinata Targ.).. — Sui rami, sulle foglie e perfino sui frutti del Fico (Ficus carica L.) Bagnola, 1867. 502 — © Td ad. 503 Pulvinaria linearis Targ. — Ardisia cremulata. — Fi- renze, 1889. 504 —. wîtis (L.) T. — Sui rami della vite (Vitis vinifera L.). Rovigo. Prof. T. Poggi, 1892, giugno. 505 — — Id. — S. Casciano, 1881, giugno. 506 — -— Id. — Berlese, 1886. 507. — — Id. — Alessandria, 1881. 508 Lecanium oleae Bern. — Olivo (Olea europaea L.). — Spe- 511 — cie molto diffusa nel bacino del Mediterraneo. La infezione si complica spesso con altre, e con apparizione di fumaggini. — Id. — e Pollinia Pollini (Coccus Pollini Costa) Targ. bituberculatum Targ. — Sui rami del Biancospino (Crataegus exyacantha L). — Firenze. Tar- gioni, 1867. ARRE TE ORARI SEA Te. CANTA = 1512 Lecanium bituberculatum Targ. — Sui rami del Bianco- spino (Crategus exyacantha L. — Genova, i 1867. 513 — cymbiforme Targ. — Sui rami del Gelso (Morus 1 alba L.) — Dicomano. Focardi, 1889. ALE (Hydrangea hortensis). — Venezia. Conte Ninni. | 515 — Ahemisphaericum Targ., (Hoja carnosa.) — Targioni. molo —«— _ Citrus sp. È 517 — bhesperidum Burn, (Citrus sp.) ; 518 Kermes Bahuini Planch. — Leccio (Quercus ex L.). — b Isola dell'Elba. Sig. Caldesi, 1867. | 519 Pollinia pollini Targ. (Pollinia Costae Targ. Tozz.). E la cocciniglia o Coccus del Pollini, che determina la così- i detta malattia del Pioccio nell’Olivo. | 520 Dactylopius vîtis Niedelski. (Vitis vinifera). — S. Remo. Sig. Panizzi, 1885, giugno. __ 521 — robiniae Sign. (Fobinia pseudo acacia). 522 — pteridis Sign. — Felci (Pteris sp.) — Cascine. Del (Guercio. DB. 523 Guerinia serratulae Sign. (G. tinctoria Targ.). — Firenze. i; Sig. Piccioli. ® 524 — — Cagliari, 24 giugno 1890. Mi025D —: —— (Vicia Faba Lì). | 526 Margarodes vitium Giard. — Sulle radici della vite in È America (Buenos Aires). Ottenuta per fa- vore dal Sig. Valery Mayet di Montpellier; denunziata dal Sig. Trentini, 1897, luglio. Ord. NEUROTTERI Neuroptera. Fam. Emerobeidei (//emerobditdae). | 527 Chrysopa vulgaris Scheid. — Vite (Vitis vinifera L.). — Chiavari. Comizio agrario, 2 aprile 1884. .528 — sp. — Firenze, sviluppo in laboratorio, 1887, luglio. — XLIV — 529 Crysopa perla (L.) Burm. — Vite (Vitis vinifera Lo: a Roma. Stazione Pat. veget. 3 luglio 1890. Ord. PSEUDONEUROTTERI (Pseudo neuroptera). Sott. Ord. AMPHIBIOTICA. Fam. Efemeridei (Ephemeridae). 530 Ephemera vulgata L. — Rimini. Sig. Castracane, 1889. Sott. Ord. CORRODENTIA. Fam. Termitidei (Termetidae). 531 Calotermes flavicollis L. — Reggio Calabria. th. Ricca Rosellini. 532 — —. Caserta, R. Stazione agraria. 599. — -— Armumica (Cagliari), 5 aprile 1873. 554 Termes lucifugus Rossi. — Reggio Calabria. Comizio sca rio, 1879, settembre. 555 — — ? Olmo (Ulmus campestriîs). — Firenze. Sig. Piccioli, 1874. Frequente nel terriccio for- mato nelle escavazioni dei rami troncati. Sott., Ord. Fisopopi (PAysopoda). Fam. Tripsidei (7rypsidae). 536 Phlaeothrips oleae (Costa) Targ. — Olivo (Olea europaea L.) i Lucca. Prof. Targioni, 1886, settembre. 537 — — Id. — Portomaurizio. Del Guercio, 1895. 538 — — Id. — Montespertoli. Del Guercio, 1896. È 539 — serotina Targ. — Sulle foglie della Vite (Viti ame- — ricane). — Catania, 1392, agosto. 540 Heliothrips haemorrhoîdalis (Citrus sp.). — Palermo, 1887. 1 AS. si ld ee Ae tei 5 + È Ord. ORTOTTERI Ortoptera. Secondo BRUNNER DE WATTENWILLE (Prodr. d. europacisch. Orthopt.) 1882. _ Fam. Forficulidei (Forficulidae). 541 Anisolabis moesta Gené. — Porto Civitanova. Prot. Cavanna. 542 —. — Cascine di Firenze. 543 Forcinella annulipes (Luc.) Dohrn. 544 Labidura riparia (Pallas.) — Porto Civitanuova. Sig. Dott. Cavanna. 545 Forficula auricularia L. — Dintorni di Lucarno. 546 — —. Levico (Trentino). Sig. Bargagli. 547 — —. Cima di Macchia (Ferrara). 548 — decipiens Gené. — Calabria. 549 — minor. — Sardegna. Fam. Blattidei (5Zattidae). 550 Ectobia livida var. Fab. — Lavajano (Pisa). 551 Pyllodromia marginata Bauer. — Terelle (Monte Cairo). 552 Loboptera decipiens Germ., Polyzosteria limbata Fisch. — Rimini. 553 — — Capri. Targioni. 554 Periplaneta orientalis L. — Firenze. Sig. Piccioli. 55D5D — ortentalis L. — Firenze. Sig. Piccioli, 1885, luglio. 5596 — americana Bh. — Isola dell'Elba. Targioni, 1879. 557 Heterogamia aegyptiaca (L.) Bur. (Nymphae). — Malta. 5553 — — Id. Fam. Mantidei (Mantidae). 559 Mantis religiosa L. — Vittorio. Isp. Forestale. 560 — — Sardegna. 561 — — Calabria. Prof, Cavanna, 1877. 56% Iris oratoria L. — Taormina. Bar. Zewirlein. — LXVI — 569 Ameles Spallanzani Saus. — Sardegna. 564 Empusa egena Charp. — Firenze. Fam. Fasmidei Phasmidae. 565 Bacùlus Rossiù Fab. — Lavaiano (Pisa). Prof. Cavanna. 566 — —. Catanzaro. i 567 — gallicus Charp. — Lavaiano (Pisa). 568. — — Id. Fam. Acrididei (Acrididae). 569 Acrida nasuta Stàl. — Vittorio, Isp. Forestale. 510. — —. Coltivazione tabacchi. 5UL — turrita Stàl. -—— Messina. 572 Parapleurus typus Fisch. — Belluno, Isp. Forestale. 553 Paracimena tricolor Boh — Copparo (Valli) Ferrara. 5T4 Stenobothrus biguttulus Boliv. — Vittorio, Isp. Forestale. 55 — —. Pozzuolo (Umbria). 576 — V“ineatus Fisch. — Belluno. i DT Stenobothrus rufipes Fisch. — Vallombrosa, 1877. 578. — declivus Fisch. — Caramanico. Prof. Cavanna, 1873. 579 Gomphocerus sibiricus Boh. — Torino, Ispez. forestale. 580 Stauronotus maroccanus Thunb. 581 — — (follicoli) — Caltanisetta, R. Prefettura, 20 gen- naio 1883. 5S2 Epacromia thalassina Fisch. — Livorno. 583. — —. Pozzolo (Umbria). 584 Oedipoda coerulescens L. — Lavajano. Pisa. Prof. Cavanna. 585 — miniata Pass. — Contorni di Firenze. 586 Acrotylus insubricus Stàl. — Vulcano. 587 Acrotylus patruelis Fieb. — Catania, 1878. 588 Pachytilus nigrofasciatus Fisch. — Catanzaro. 589 —. cinerascens Fieb. — Cagliari, 1879. a i Ae i n n n trà Li e OXEVEIRE 590 Pamphagus marmoratus Burm. — Sardegna meridionale. ni Targioni, 1869. Wib9T — —— Palermo. M. Palumbo, 1886, maggio. 592 Acridium aegyptium Stàl. — Dintorni di Firenze. 593 — — (Gryllus aegyptius L.). — Provincia di Siena, i 1881, luglio. 594 Caloptenus italicus Burm. — Verona, 1875. . 595 Phalangopsis palpata Fieb. — Caramanico. Prof. Cavanna, A 1878. È 596 Euprepocnemis plorans Charp. — Messina. . 597 Pezotettix pedestris Fisch. — Valdieri. . 598 Platyphyma Giornae Rossi. — Lavaiano (Pisa). Prof. Ca- vanna. 599 Tettia bipunctata Fisch. — Pineta di Ravenna, 1897. Fam. Locustidei (Locustidea). . 600 Orphamia denticauda Fisch. — Boscolungo. Targioni. — 601 Poecilomon jonicus. — Provincia di Cosenza, 1880. . 602 Barbitistes serricaudia Fab. — Pontecorvo. Prof. Cavanna, 1879. . 603 Odontura stenoxypha Fieb. — Cagliari, 1878. 604 Leptophyes laticauda Friv. — Imola. Prof. Cavanna, 1878. 605 Pterolepis modesta Fisch. (Raphia). — Lavajano. Pisa. Prof. Cavanna, 1881. 606 Pterolepis pedestris Fisch. — Torino, 1879. . 607 Acrometopa macropoda Fieb. — Prov. di Cosenza, 1880. 608 Phaneroptera faleata Serv. — Capri. Targioni, 1878. 609 Phaneroptera 4-punctata Br. — Lavaiano (Pisa). Prof. Ca- d vanna, 1881. 610 T'ylopsis liluifoliu Fieb. — Caramanico. Prof. Cavanna, 1878. 611 Locusta viridissima L. — Vaneo, 1879. Miola. — — Calabrie 1877. (613. — — (Nymphae) — Calabria. . 614 Analota apenninigena Targ. — Roccaforte 1877. RIE n citò ; — XLVII — 615 Antaxius spinibrachius Fisch. — Avellana. Prof. Cavanna, 1878. 616 Tamnotrizon noctivagus Krauss. — Prato Sannita, Prof. Cavanna, 1379. 617 —. apterus Fisc. — Belluno 1873. 618 Platyeleis griseus Fisch. — Caramanico. Prof. Cavanna, 1878. 619 Decticus albifrons Serv. — Torino, Isp. Forestale, 1879. 620 — wverrucivorus Serv. — Belluno, 1878. 621 Ephippigera Zelleri Fisch — Palo, campo romano, 1882. 622 Saga serrata Fab. — S. Marino, 1879. Fam. Grillidei (Gry/lidea). 623 Oecantus pelluceus Scop. — Lavajano, Pisa. Prof. Cavanna. | 624 Gryllus campestris Saus. — Cuneo 18979. 625 — desertus Pall. var. melas? Saus. 626 — domesticus L. — Belluno, Isp. Forestale, 1878. 627 Brachytrypes megacephalus Saus. — Lipari 1378. 628 GryMomorphus dalmatinus Ocsk. — Dintorni di Firenze. | Piccioli, 18363. 629 Arachnocephalus Yersini Saus. — Lavaiano, Pisa. Prof. Ca- vanna, 1881. 650 Gryllotalpa vulgiris Lat. — Pontecorvo. Agenzie della coltivazione dei tabacchi, 5 ottobre 1888. 631 — — Idem. | 632 — — Idem. 653 — —. Fab. — Idem. 634 — — Palermo. Agenzie della coltivazione dei tabac- | chi, 8 giugno 1887. II. — PRODOTTI DIVERSI Serie 1.° La natura del prodotto è rappresentata dall’oggetto esposto. I diversi prodotti, talvolta accompagnati da larve o insetti, sono disposti secondo CARUEL (Tassinomia botanica) 1881. 1 Agave (Agave americana L.). Aspidiotus neriù Bouché. — Portoferraio. Piccioli, 27 maggio 1881. 2 Giaggiolo (Iris florentina L.). Byrrhus paniceus (L.). (Anobium paniceum var. mi- nutum Fab.). 3 Giglio (Lilium sp.). Crioceris liliù Scop. (C. merdigera F.).. — Cascine. Sig. Guelfi, 1888. 4 — tigrino (Lilium tigrinum L.). Crioceris lilii Scop. (C. merdigera F.).— Poggio Secco (Firenze). Conte Lawley, 11 luglio 1888. 5 Palma (Phoenix sp.). Aonidia Blanchardii. — Algeria. Targ. Tozz. 6 Tifa (Tipha latifolia L.). Ranatra linearis (nuova). — Lago di Sibella. Sig. Mar- telli, 1890. 7 Granturco (Zea mais L.). Leucania Zeae Dup. o Botys nubilalis Hiibn. — Borgo Pace. March. Giovanni, 12 agosto 1885. 8 — Leucania Zeae Dup. (steli). — Modena, 11 luglio 1888. 9 — Calandra sp. (frutti) — Roma. Museo Agrario. 10 — Id. id. — Chatonovaga(America). Min. di Agric. 1877. 11 — Id. id. — Roma. Museo Agrario 1877. 4 — L — 12 Granturco Anobium sp. — S. Salvatore (America). Museo 13 Agrario di Roma, 1387. Volucella sp. (radici). — Rovigo. Dott. Berlese, giu- |. gno 1387. | 14 Riso (Oryza sativa L.). 15 16 Calandra sp.— Indie Inglesi. Museo Agrario di Roma. Tarsonemus oryzae Targ. (bianchella). — Casal Mon- ferrato. Dott. Negri. Id. id. — Novara. Dott. Negri, 1874. 17 Canna (Arundo donax Palis) (culmi). 18 20 Gramigna (Cynodon dactylon L.) (Rizoma). 22 23 Saggina (Holcus cernuus L.). 24 Grano (Triticum sativum Pers... — Calandra. 25. — Anobum panicem L. — Roma. Museo Aerario. ì 26 — Cephus pygmaeus L. — Casalmaggiore, luglio 1888. | 27 — Cecidomyia destructor Say. — Parma. Comizio Agra- | rio, autunno 18381. 28. — Id. id. — Sorbolo. Comizio Agrario di Parma. 29 — Id. id — Montechiarugo (Parma). Comizio Agrario. | 380 — 7Triticum sativum Pers., var. Noè. 2 Thrips rufa L. 31 — Pteromalus tritici Gour. (parassita della Calandra | luppata il 15 luglio 1888. Aclerda Berlesii Buffa. — Sicilia. Prof. Minà. — (Imenotteri parassiti). — Cascine. Prof. Ca- | i Chalcis sp. — Firenze. R. Scuola di Pomologia. Svi-. i vanna. Lonchea lastophtalma Macq. — Milano. Ing. Pini G., 1 aprile 1886. 1 Id. id. — Lodi, R. Stazione Srna 30 otto- _ bre 1888. È Id. id. — Lodi. Sig. Massa C., dicembre 1888. Anobium panicenum L. — Abissinia. Museo Agrario | di Roma, 1878. È granaria L.). — Sarteano. Bargagli, 1877. _ 32 Grano Calandra granaria L. (Punteruolo). — Sarteano. Bargagli, 1887. 33 — Id. id — Anobiume suo parassita. — Sarteano. Bar- gagli. _ 34 — Calandra Tahitensis Guer. — Roma, Museo Agra- | rio, 24 giugno 1882. _ 3b — Trogosita mauritanica L. — Anobium paniceum L. Sarteano. Bargagli, 1877. 36 — Tylenchus tritici Need. (Grano niellato). _ 37. — Id. id. — Canzaro, 8 maggio 1880. 38. — Id. id. — Coloramento dei frutti, causa incerta. — Firenze. Ridolfi. 39 Orzo (Hordeum vulgare L.). Anobium paniceum L., (var. minutum Fab.) — Quer- ceto. Sig. Bargagli, 1877. 40 Tabacco (Nicotiana tabacum L.). Aleurodes tabaci Gennd. — Atene (Grecia). Gennadius. 41 Oleandro (Nerium oleander L.). Lecanium oleae Bern. — Scandicci. Sig. Passerini, giugno 1883. 42, — Id. id. — Venezia. Conte Ninni. 43 Glecoma (Glechoma hederacea L.) (galle). Diastrophus Glechomae L. — Firenze (Cascine). P. Ca- vanna, marzo 1886. 44 Ajuga (Ajuga reptans L.). Homalium rivulare Payk. — Belluno, Isp. for., 1879. 45 Artemisia (Artemisia vulgaris L.). Cecidomyia Artemisiae Bonuchè. — Firenze, Cascine, lung’arno, e lungo Mugnone, ottobre 1888. 46 Sambuco (Sambducus nigra L.). Aphis sambuci L. — Belluno, Isp. forestale, 1879. 47 Lentaggine (Viburnum lantana L.). Aleurodes phillyreae Sign. — Firenze, Del Guercio. 48 Sonco (Sonchus oleraceus L.). Cecidomyia sonchi Win. — Firenze. Targioni, lu- glio 1876. => bio 49 Olivo (Olea europaea L.). 50 DI 65 66 67 Diplosis oleisuga Targ. — Firenze (S. CARRO Prof. Alpe, settembre 1884. Phlaeotrybus oleae F. — Perugia, 24 aprile 1878. Sviluppati più tardi in laboratorio. Phlaeothrips oleae (Costa) Targ. — Sig. Dott. Tolo- ei, 15 luglio 1392. Phlaeothrips oleae (Costa) Targioni. — Grottammare. Prof. Anelli. Phlaethrips oleae Targ. — Tinea oleella. — Porto Maurizio, 4 luglio 1887. Tinea o Prays oleellus Fab. — Subiaco, ottobre 1869. Prays oleellus Fab. — Grosseto. Prof. Alpe. Id. id. — Querceto Senese. Sig. Bargagli. Id. id. — Barletta, Comizio Agrario, 23 maggio 1879. Chionaspis riccae Targ. — Atene. Gennadius, 22 di- | cembre 1387. Id. id. — Catanzaro. Ricca Rosellini. Pollinia Pollini Targ. — Savona, Comizio Agrario, dicembre 1885. | Filippia oleae Targ. — Prato (Toscana). Sig. Man- zella, maggio 1878. Id. id. — Grottammare. Sig. Anelli, luglio 1884, Id. id. — Barletta, Comizio Agrario, 30 giugno 1879. Euphyllura olivina (Costa) Forst. — Sig. March. B. Corsi. Costa O. ha questa specie, spesso nociva da noi, col nome di Trips clivina. Il genere è certamente errato, ma il nome specifico dell'insetto deve essere conservato. Dott. Del Guercio. Lecanium oleae Bern. — Grottammare. Sig. Anelli, — luglio 1884. È Dacus oleae (Rossi) Meig. — Querceto Senese. Sig. | Bargagli. Id. id. Rossi. — Monte Argentario. Sig. Aiuta 23 set- |. tembre 13807. i VI Ea 4 68 Olivo Oribates minator Lat. — Lecce, Dott. Lini, 25 apri- le 1379. 69 Sanguinella (Cornus sanquinea L.). Hormomyia corni (Gr.). — Cascine di Firenze. Sig. Piccioli, 26 settembre 1886. 70 Coriandolo (Coriandrum sativum L.) Anobium puniceum L. — Indie. Museo Agrario di Roma, 1873. Anobium sp. — Bargagli. Finocchio (Foeniculum officinale L.). Vite Ephippigera sp. — Roma. Minist. Agricoltura, otto- bre 1886. Phytoptus vitis Land. — Rocca S. Casciano, giu- gno 1886. Id. id. — Caserta. Stazione Agraria. Vitis labrusca (foglie con galle). Phylloxera vastatrix Plch. — Pallanza (Ghiffa). Sig. Franceschini, settembre 1887. Vitis labrusca (foglie con galle). Phyllrxera vastatrie Plch. — Pallanza, marzo 1886. — (galle. — Ghiffa. Sig. Franceschini, 24 lu- glio 1887. Vitis labrusca L. Phyllorera vastatrir Planch. — Pallanza. Sig. Spi- gno, luglio 1888. Vitis vinifera L. PhyUlloxera vastatrix Planch. — Porto Maurizio, 25 giugno 18883. Id. id. — Nizza. Targioni, maggio 1877. Id. id. — Valmadrera, agosto 1879. Id. id. — Valmadrera, 1879. Id. id. — Pallanza. Sig. Spigno, 1888. Id. id. — Valmadrera. Targioni, 1979. Id. id. — Valmadrera. Targioni. Id. id. — Pitigliano, luglio 1888. — LIV — 91 Vite Plylloxera vastatriv Plch. — Valmadrera. Piani- giani, agosto 1379. 92 Guerinia serratulae Sig. — Macerata, 18 luglio 1888. 93 Id. id. — Perugia, 24 marzo 1884. i 94 Dactylopius vitis Nid. — Messina. Prof. Targioni, settembre 1881. 95 Lecanium cymbiforme Targ. — Milano. Franceschini. 96 Pulvinaria vitis Targ. — Siena. DI Aspidiotus vitis Sign. — Siena. Sig. Prof. Tassi, no- vembre 1882. 98 Hysteropterum apterum L. — Firenze. Prof. Stefanelli. 99 Oecanthus pellucens Scop. —- Viterbo, 29 ott. 1891. 100 Id. id. — Asti. Ottavi. 101 Id. id. — ubi? 102 Id. id. (uova nei sarmenti. — Atene (Grecia). Prof. Gennadius. 103 Id. id. — Alba. Sig. Prof. Cavazza. 104 Id. id. — Campagnatico, 15 luglio 1888. 105 Id. ? — Codaville Voghera. Sig. Celotti, maggio 1887. 106 Calatermes flavicollis Hag.? — Potenza, maggio 1882. 107 Vitis vinifera L. i Cecidomyia oenophila Haim. — Bologna. Prof. Cu- gini, 1884. 108 Antispila Eivillei Staint. — Grottammare, 20 ot- tobre. 109 Id. id. — Urbino. Sig. Alippi, ottobre 1879. 110 Id. id. — Brescia, 1889. 411 Id. id. — Atene. Gennadius. 112 Conchylis ambiguella Hilbn. — Firenze. Marfanotti, giugno 1384. 113 Id. id. — Firenze, agosto 1887. 114 Id. id. — Sig. Pullé. Isola d’ Elba CR 13 giu- gno 1881. 115 Eudemis botrana Schiff. — Novara. Comizio Agrario, 11 marzo 188I. i Vite Eudemis botrana Schiff. — Firenze (Ripoli), 1885. Id. id. (larve, bozzoli). -—— Gattinara. Macagno, lu- glio 1878. Eudemis et Conchylis. — Alba. Comizio Agrario. — botrana Schiff. et Conchylis umbiguella Hibn. Firenze. Regalia, agosto 1887. Id. id. — Firenze. Pestellini, agosto 1873. Eudemis botrana Schiff. — Marino. Catt. Viticol- tura, 1888. Hudemis botrana Schiff. Onectra Pilleriana Schifi. — Luglio, 1889. Psyche sp. — Potenza, giugno 1886. Epichnopterix helir Sieb. — Ascoli Piceno. R. Pre- fettura, 1880. Rami con gallerie nel midollo fatte da Imenotteri (Ceratina ?) (tralci). — S. Rosora (Ancona). Sindaco, 20 settem- bre 1879. (Gallerie nei sermenti) Ceratina albilabris ? — Ge- nova. Molfino. Anomala aenea F. — Aqui. Sig. Benedetti, 11 lu- glio 1888. —. vitis Fab. — Avellino. Comizio Agrario, 9 ago- sto 1879. Ehynchites alni Mill. — Cuneo. Isp. forestale, 1885. Id. id. — Barletta. Comizio Agrario, 28 maggio 1879. Id. id. — Campobasso, luglio 1885. Id. id. — Cascine (Firenze), 4 aprile 1889. Id. id. — Firenze (S. Ilario), Piccioli. Id. id. — Venezia. R. Prefettura, 1878. Id. id. — S. Paolo Albanese, maggio 1887. Sinorylon bispinosum Oliv. — Conegliano. R. Scuola di viticultura, 10 giugno 1878. Id. id. — Rieti. Comizio Agrario, 5 giugno 1882. — LVI — 140 Vite Sinoxylon bispinosum Oliv. — S. Giustina (Belluno). | Prof. Roiti, 14 aprile 1882. 141 — Id. id. — ubi? 142 — »Sînoxylon muricatum Oliv. — Macerata, maggio 1882. 143 — Adoxus vitis var. obscurus L. 144 —. Id. id. (Procidenza degli acini). — Reggio Emilia. Comizio Agrario, 24 settembre 1886. 145 Evonimo (Evonymus japonicus L.). Chionospis Evonymi Comst. — Firenze (Cascine), gen- — naio 1888. 146 — Id. id. — Firenze (Cascine), marzo 1888. 147 Corbezzolo (Arbdutus unedo L.). — Aleurodes sp. — Firenze. 148 Acero (Acer pseudoplatanus). 149 — “Ahynchites icosandriae? — Vallombrosa. Prof. Tar- | gioni, luglio 1877. È 150 Acero (Acer sp.). Ehynchites sp. — Milano, Giardini BEE 151 Agrumi (Cetrus sp.) — Gonia (Acrolepia) citri Mill — S. Remo. Prof. Pa- 1 nizzi, luglio 1884. 152 Arancio (Citrus aurantium L.). Mytilaspis fulva Targ. — Palermo, Sig. Macagno, maggio 1880. i 153 Limone (Citrus limonum L.). | — Mytilaspis fulva Targ. — Messina. Del Guercio, 1891. 154 — Asp. limonti Sign. (bianca). — Sicilia 1882. 155 — —._ —. Palermo l4 febbraio 1877. 156. — Lecanium. — S. Remo. Panizzi, 1881. 157 Giuggiolo (Zizyhus sativa Gaert.). | — Parlatoria Zizyphi Lucas, (Pidocchio nero). — Pa- | lermo 1885. 158 Arancio (Còitrus aurantium L.). — Aspidiotus limoni. — Corlentini. Bar. Favara, ago- sto 1888. “È — LVI — | 159 Limone (C. lmonium L.). — Parlatoria Zizyphi Lucas. — Sicilia. Bar. Mendola, 19 agosto 1881. _160 — Oribates humeralis Herm. 161 — Toxoptero aurantit (Fonsce.) Koch. — Cascine, 1-3 maggio 1880 162 Camelia (Camellia iaponica L.). — Toxoptera aurantii (Fonsc.) Koch. — Siena. Sig. Dei, 12 luglio 1886. 165 Fagiolo (Phaseolus sp.). Bruchus L. (Mylabris Geott. — Roma, Museo agr. 1877. 164 — (Phaseolus vulgaris Savi). Bruchus sp. — Roma. Museo agr., 1877. 165 — — Casalmonferrato. Fratelli Ottavi. 166 — Waseolus sp. Bruchus sp. — Roma. Museo agrario, 1877. 167 — — Id. Id. 163 — Phaseolus multiflorus. Bruchus sp. — Museo agrario di Roma. 169 — Phaseolus sp. Bruchus sp. — Barone V. Ricasoli. 170 Veccia (Vicia sativa L.). Bruchus Mulsanti Bris. — Querceto Senese. Sig. Bar- gagli, 1877. 171 Lente (Eroum lens L.). Bruchus lentis Bohm. — Sarteano Bargagli. — Svi- luppo degli insetti in novembre. 172 — (Ervum lens L... Bruchus lentis Bohm. — Sarteano. March. Bargagli. 173 — Albizzia (Albizzia sp... Bruchus sp. — Ricasoli barone V., 1882. 174 — ÉErvum lens. Bruchus sp. — Milano. Cav. Franceschini, 1890. 175 — Bruchus. — Id. Id. 176 Cicerchie (Lathyrus sativus L.). È — LVII — Bruchus tristis Bohm. Anobium. — Imenotteri pa- | rassiti. — Querceto. Bargagli. 177 Pisello Pisum sativum L. Bruchus pisorum L. — Civitaducale. Prof. Targioni | ‘178 179 130 181 132 183 134 185 136 137 188 189 190 191 192 193 ottobre 1878. Anobium sp. — Firenze. Sig. Corsini. (in conserve). Anobium. — Firenze dal sig. Corsini, 1887. — Nella scatola di piselli conservati e guasti si trovò la tela di Tignuola del N. 183. Bruchus pisorum L. — Anobium i L. — Sarteano, Bargagli. — Egitto 1878. Museo Agrario Romano. — pisorum L. — Belluno. Isp. forestale. Tele di tignuola (Tinea sp.) trovata in una cassetta . di piselli guasti. Fave (Vicia faba L.). Cecidomyia? (Diplosis?). — a Prof. P. Marchi, luglio 1885. Anobium paniceum L. — Firenze. Conte 4 18 gennaio 1881. Bruchus rufimanus L. — Museo Agr. di Roma. — — Querceto Senese. Bargagli. Fave della Repubblica Argentina. Bruchus rufimanus L. — Espsizione di Parigi, 1878. Bargagli. —. sp. — Egitto, 1873. — Museo Agr. di Roma. Ehynchites? — Roma, agosto 1888. Bruchus. — Egitto 1878. Museo Agrario di Roma. (Fave marzuole). Bruchus pisorum L. — Anobium sp. — Imenotteri | parassiti. — Querceto. Bargagli. Lixus algirus L. — Firenze. Piccioli, 1376. 194 Cece (C. ardetinum L.). Bruchus sp. — Roma. Museo Agrario, 1878. LOTTARE I niîs L. a at Bargagli. — —. ornatus Geoff. — Egitto (Alessandria). Sig. Bar- bi gagli. È Lupino (Lupinus albus L.). RE - — Anobium sp. :; 198 Trifoglio (Trifolium pratense L.). È Hypera punctata (Fab.) — Phytonomus punctatus Fab. Lombardia. Deputato Grassi, giugno 1886. 199 Erba medica (Medicago sativa L.). Apion pisi Fab. — Imola. R. Scuola Agraria, 15 mag- 4 gio 1885. fi: 1200 Coronilla (Coronilla Emerus L.). È Asphondylia coronillae Rondani. — Firenze. Targioni. 1201 — Id. id. — Cascine. Piccioli, giugno 18074. 202 Espanillo Aromerero espanillo. 4 Bruchus sp. — Uraguai. Sig. Grilli, 28 marzo 1881. 1203 — Id. id. — Roma, Museo Agrario. Comm. Siemoni. È Albero di Giuda (Cercis Siliquastrum L.). — Scandicci 24 pd: Ni. (Firenze). Conte Passerini, 1885. 5° Gagia (Acacia Farnesiana). Dactylopius sp. — Vicenza. Comizio Agrario, 1885. 206 — (Acacia Farnesiana Willd.). È Dactylopius Farnesianae Targ. — Venezia, luglio 1885. _207 Pero (Pirus communis L.). Cecidomyia nigra Meig. — Castel S. Pietro. March. P Tanari, maggio 1886. 1208 Robinia (Robinia Pseudacacia L.). Aspidiotus robiniae Targ. — Trani, febbraio 1878. 209 Melo (Pirus communis L.). Schizoneura (Myzorylus) lanigera Haus. — Firenze. 5 Del Guercio, 4 giugno 1891. 1210 — (Pirus malus L.). Aphis malis Fab. — Firenze (Cascine). Del Guercio, 1891. 211 Melo (Pirus malus L.). — 1894. 212 — Hyponomenta malinellus. 213 Pero (Pirus malus L.). Schizoneura (Myzoxilus) lanigera Haus. — ce Del Guercio, maggio 1392. i 214 — Id. id. — Cascine. Cavanna, 13 maggio 1889. 215 — Aphis sp. — Firenze. Del Guercio, maggio 1892. — Tingis piri Fab. — Firenze (Cascine). Del Guercio, 1891. 216 — (Pirus communis L.). 1 Cecidomyia nigra Meig. — Firenze (Cascine). Del. . Guercio, maggio 1895. 1 210 — Phytoptus piri L. 213 —. Cecidomyia piri Bouché. — Novara, Comizio Agrario,” aprile 1882. G 219 —- (/erus communis). — Ehynchites alni Mill. — Teras contaminana Hiibn, Firenze (Cascine). Prof. Cavanna, giugno 1885. È 220. — Id. Id. — Firenze. Picrioli. 221 — Anthonomus pomorum L. — Conegliano. Prof. Cer- letti, 2 maggio 1888. È 222. — Id. id. — Castel S. Pietro. March. Tanari, 15 magi gio 1886. È 223 — Uova di Crysopa. — Firenze, R. Scuola di Pomo- ; logia. Prof. Dolee, 1887. 224 Pero? (Pirus communis L.). È Hyponomeuto malinellus Zell. — Firenze. Piccioli, giugno 1878. È 225 Pero (Pirus communis L.). 226 — Carpocapsa pomonella L. — Cascine. Cavanna, mag-. gio 1889. @ Carpocarpa pomonella L. — Firenze (Cascine). Del Guercio, 1890. 7 ; 227 — Cossus cossus L. — Avellino, Isp. forestale. ia 298 Pero Zeuzera pirina L. — Firenze. Scuola di Pomologia. si Prof. Cavanna, 1888. 229 Pesco (Amygdalus persica L.). — Teneri getti con uova e È larve di Curculionidi. — Firenze. Prof. Ca- È vanna, 1889. oso — Myzus persicae Pass. — Firenze (Cascine). Del Guer- È cio, 1892. È 231 — (Amygdalus persica L.). ) Ehopolosiphum persicae Pass. — Del Guercio. 232 Lauro ceraso (Prunus laurus cerasus). — Teneri getti con uova di (urculionidi. — Firenze (Ca- scine). Del Guercio, maggio 1894. 253 Mandorlo (Amygdalus communis L.). i Tingis piri Fab. — Ferrara, 18 agosto 1881. 1234 Susino (Prunus domestica L.). — Uova e larve di Curcu- lionide. — Cascine. Cavanna, 14 maggio 1889. oo — did. Aphis pruni Halt. — Cascine. Del Guercio, giu- gno 1891. 236 Ciliegio (Prunus avium L.). ; Lyonnetia clerckella."V'reits. — (Genova (Polcevera). 237 Biancospino (Crataegus oryocanta L.). | i Lachmaea crataegi Fors. — Ascoli Piceno, novem- bre 1879. 238 Bossolo (Burus sempervirens L.). A Diplosis buri. — Rocca S. Casciano. 259 Tropeolo (Tropeolum sp.). 4 Stracchia sp. — Cascine. Cavanna, maggio 1889. i 240 Navone (B. napus L.). o Ceuthorhynchus napi Gill. -- Pavia. Sig. Garvoglio, aprile 1878. 241 Cavolo (Brassica oleracea L.). Ceuthorhynchus solcicollis Payk. Firenze. Piccioli Rai- mondo, 1874. 242 — Leucusomus sp. — Firenze. Piccioli, 25 agosto 1888. 243 244 247 248 249 250 261 252 253 254 255 i PI a Guado (Isatis tinctoria. L.). — Firenze (Orto bot.) aprile 1873. Cappero (Capparis spinosa L.). Aphis sp. — Firenze, 1881. Tiglio (Tilia platyphyla Scop.) Lecanium tiliae Sign. — Firenze, viale Margherita. Prof. Pucci, aprile 1882. Uva spina (ibes nigrum L.). Sesia (larve). — Firenze (S. Ilario). Piccioli, dicem-. I bre 1878. ; Serie 2.2 Cocco (Cocos sp... — Pidocchi o Cocciniglie. i Diaspis sp. — Firenze, R. Orto Botanico dei Sem- plici, 1878. 3A Formentone (Zea Mays L.). “i Leucania zeae Dup. — Heliothis armiger Hiùbn. — Sarteano. Sig. Bargagli, 1880. Carciofo (Cynara scolymus L.). Lixus filiformis F. — Gallerie, ui _ Querceto. Senese. Sig. Bargagli. Frassino (Fraxinus excelsior L.). Hylesinus frarxini Panz. Olivo (Olea europaea L.). È Phloeotribus oleae Fab. — Id. id. Ellera (Hedera Helis L.). Exocentrus lusitanius L. — Firenze (Cascine). Sio. i Piccioli F., 1878. 3 Agrifoglio (Ilex ui L.) — Tarlo domestico (Ano. bium domesticum). — Querceto Senese. Sig. Bargagli, 1883. È Vite (Vitis vinifera L.). XE Sinoxylon bispinosum Oliv. — Como. Comizio Agra- rio, 1885. _ 256 Vite Termes lucisugus Rossi. — Lecce (Terra d'Otranto). Sig. Dott. Simi, 1879. 257 — ld. id. Pulvinaria vitis Targ. _ 258 Pesco (Amygdalus persica L.). Diaspis pentagona Targ. — Provincia di Como. Sig. Prof. Franceschini, 1889. . 259 Sorbo (Sorbus aucuparia). Cossus cossus o Cossus ligniperda L. 260 Lauro ceraso (Prunus laurocerasus L.). Gracilia minuta Fab. 261 Pruno selvatico (Prunus spinosa). di: Scolytus rugulosus Ratzeb. 262 — Id. id. Scolytus rugulosus Ratzeb. | 263 Pero (Pirus communis L.). Zeuzera pirina L. 264 — Id. id. Antharia bicolor Fald. 265 — Id. id. Zeuzera pirina L. _ 266 — Id. id. i Phytoptus piri Thom. | 267 Melo (Pirus malus L.). Hyponomeuta cagnagellus. 268 — (/irus malus L... Schizoneura lanigera. . 269 Ciliegio (Prunus avium L.). Porthesia chrysorrhoea L. (cumuli di uova). 270 Rosa selvatica (Rosa canina L.). Rhodites rosae Bedeguar. | 271 Rovo (Rubus fruticus L.). Diastruphus rubi. RI 272 Carubbo (Ceratonia siliqua L.). 4 Aspidiotus Ceratoniae Sign. — S. Remo. Prof. Targioni i 273 Fava (Vicia faba L.). 1 Lixus algirus L. 274 Cedro (Citrus medica). Mytilaspis fulva Targ. 275 Camelia (Camellia japonica L.). i Pulvinaria linearis Targ. — Firenze. Targioni, 1883. — 276 Cereo (Cereus sp.). | Diaspis. — Cagliari. Prof. Gennari. 217 Alloro (Laurus nobilis L.). Aonidia purpurea Targ. — Castelsalfi. Sig. Biondi, 1888. i 278 Bossolo (Burus sempervirens L.). È Diplosis Buri Laboul. — Padova. Prof. Berlese. i Ritrovata presso Firenze. i 279 Olmo (Ulmus campestris L.). Ja Scolytus Geoffroy (S. destructor Oliv.). — Firenze. (Cascine). Prof. Targioni. i 280 — Rhincolus ater L. — Firenze. Porte Sante, Pic- cioli, 18728. 281 — Id. id. Galerucella canthomelaena Schr. — Terni. Comizio Agrario di Anghiari, 1879. } 282 Gelso moro (Morus alba L.). 1 Diaspis pentagona Targ.— Como. Sindaci diversi, 1885. 283. — Id. id. j Diaspis pentagona Targ. — Como. Sig. Franci schini, 1885. 4 234 Gelso Lecanium cymbiforme Targ. — Impruneta. Sig. Man- @hovi: (O), 285 Fico (Ficus carica L.). Columnea testudinata Targ. — Cer oplastes rusci — | Coccus caricae Fab. À 286 — MHypoborus ficus Er. — Querceto Senese. Sig. Barga» | gli, 1881. i — LXV — 287 Fico Pogonocherus dentatus Fourcr. — Querceto Senese. Sig. Bargagli, 1888. 288 Salcio (Salix sp.). Cryptorrhynchus Lapati L. Gyll. — Firenze, Cascine, 1873. 1289 — Salix sp. 290 — Sala. Cecidomyia rosaria Lw. — Querceto Senese. Sig. Bar- gagli, 1869. Cecidomyia saliciperda L. Duft. — Prof. Alpe, 1888. 291 — Id. Id. _ 292 Ontano (A/lnus glutinosa Gaert.). Agelastica Alni L. — Campiglia. 298 Faggio (Fagus silvatica). Hormomyia Fagi Hartig. — Bergamo. Sottoispezione forestale. | 294 Cerro (Quercus cerris L.). Cerambyx cerdo L. — Querceto Senese. Bargagli, 1888. 295 — Siînoxylon muricatum L. — Legnami da ardere. ; Firenze, 1882. 296 — Formica uliginosa. — Querceto Senese. Sig. Barga- È gli, 1887. _ 297 Ichia, Rovere (Quercus sessiliflora Sal.). i Callidium variabile L. — Querceto Senese. Barga- È gli, 1878. 298 — Cynips calycis Burgsd. (Galle stellate). — Firenze. Sig. Ing. Vantini. Bo9RRz= "Id, Id. 300 Leecio (Quercus ilex L.). Coraebus florentinus Herbst. 301 Castagno (Castanea sativa Gaert.). Ocneria dispar. Caumuli di uova. — Piacenza, 1889. 302 Nocciòlo (Corylus avellana). Phytoptus coryligallaum Targ. 303 — Id. Id. at — LXVI — 804 Pino selvatico (Pinus pinaster Ait.). Tortrix sp. — Querceto Senese. Sig. Bargagli. 305 — Chnethocampa Pytiocampa Schiff. — Ispez. forestale | 1884. 306 — Pissodes notatus? Fab. — Querceto. Bargagli. 307 Abeto bianco (Abtes pectinata L.). SE i —Tomicus sexdentatus Boerner. — Treviso, Isp. forestale. 308 —. Pissodes herciniae. — Belluno, Isp. forestale. 309 — Pithiophthorus micrographus L Eichl. — Firenze. 3 Isp. forestale, 1882. i Sesia apiformis ? 810 Abeto rosso (Abies excelsa L.). 3 Stenocorus inquisitor L. — Isp. forestale. Sig. Soravia. i S11 Larice (Larix europaea L.). Sciurus vulgaris L. Auct. (scoiattolo comune). — Como, Comizio agrario, 1877. — Erosioni | elicoidali della corteccia. vo 312 — $Stenocorus indagator Fab. — Sondrio, Isp. forestale. - 313 — Tetrosium Castaneum o T. luridum L. — Sondrio. Isp. forestale. da Ap. TaRrcIONI TozzETTI. G. DeL GueRcIO. NOTA DI PUBBLICAZIONI È DELLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA DI FIRENZE a inviate alla Esposizione Nazionale di Torino nell’anno 1898 1. Tarcroni Tozzerti Ap. — Malattia delle viti. Relazione diretta dal | Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio e da questo di- È © ramata ai Sigg. Prefetti ed ai Presidenti dei Comizii e delle As- | sociazioni agrarie del Regno con la circolare N. 338, 21 Ago- | sto 1875. Roma, in-8.° pag. 13. 2. Ibex. Ipem. — Notizie e indicazioni sulla malattia del pidocchio i della vite o della Fillossera « Phylloxera vastatrix PI. » da servire | ad uso degli agricoltori. Roma 1875. « Annali del Ministero di È Agricoltura, Industria e Commercio » in 8.° pag. 24. Roma 1875. 3. Ipem. Ipem. — Della malattia del pidocchio « Phylloxera vastatrix È Pl. » nella vite, secondo gli studi fatti in Europa e in America e discussi al Congresso internazionale dei viticultori, convocato Fo a Montpellier nell'ottobre 1874 « Annali del Ministero di Agri- coltura, Industria e Commercio », Parte I, Agricoltura. Vol. in-8.° A | con tav. Roma 1875. 4. Dex. IpeMm. — Relazione intorno ai lavori della Stazione di ento- 3 mologia agraria di Firenze per l’anno 1875. « Annali del Mi- | mistero di Agricoltura Industria e Commercio » 1876, Vol. 84, Agricoltura, in-8.° con tav. Roma, 1876. - Ipem. Ipem. — Notizie ed indicazioni sulla malattia del pidocchio . della vite o della Fillossera « Phylloxera vastatrix » da servire ad uso degli agicoltori. Seconda Serie. Roma 1877. « Annali del G Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio » in-8.° pag 20. 12. IS. . Ipem. Ipem. — Delle Forfecchie, Piattole, Grillotalpe, Grilli, Lo- . form. Ipem. — Armature genitali maschili degli Ottotteri saltatori. . Ipem. Inem. — Ortotteri agrari, cioè dei diversi insetti dell’ordine | . Ipem. Ipem. — Relazione intorno ai lavori della R. Stazione dî. . Ipem. Ipem. — Malattie delle viti. (Estr. dalla Relazione deg gli . Ipem. Ipewm. — Di alcuni rapporti delle coltivazioni cogli insetti, e — LXVIN — Targioni Tozzetti Ap. — Ancora sulla melata e la sua origine, in-8.° pag. 2. « Bull. della Soc. Ent. Ital. » Ann. IX. Firenze, 1877. custe e Cavallette nella economia domestica e nella pratica agra- | ria. R. Ministero dell’ Interno, « Annali di Agricoltura » in-8.° pag. 37. Firenze-Roma, 1878. Ibex. Ipem. — Osservazioni di Entomologia agraria. Firenze, 1881 | in-8.° pag. 2. Resoconti delle adunanze della Soc. Ent. Ital. 1881. Invasioni di Cavallette, in-S.° pag. 4 « Boll. della Soc. Ent. Ital. » i Ann. XIV. Firenze 1882. degli Ortotteri, nocivi 0 vantaggiosi all'agricoltura o all'economia | domestica, e principalmente delle Cavallette. Firenze-Roma, 1882. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Direzione del- i l’Agricoltura, Vol. in-8.°. Firenze Roma, 1882. Ipem. Ipem. — La Fillossera e le malattie delle viti in Italia dal’ 1979 al 1883, secondo la relazione della R. Stazione di Entomo- logia agraria di Firenze per gli anni stessi. in-8.° pag. 88. Fi renze-Roma, 1883. Entomologia agraria di Firenze per gli anni 1879-80-81-82.. R. Ministero di Agricoltura, ecc. Direzione generale dell’Agricoltura, « Annali di Agricoltura » 1884, Vol. in- i) Firenze-Roma, 1884. Atti della Stazione di Entomologia Agraria di Firenze, dal l’anno 1883 all'anno 1885), in-8.° pag. 73. di due casi di infezioni del Nocciolo e dell'Olivo p°r cagione di insetti, in-8.° pag. 38 e 2 tav. « Atti della R. Acc. dei Geor8 gofili » fasc. IV, Vol. VII. Firenze, 1883. dl * Ipem. Ipew. — Notizie sommarie di due specie di Cecidomidet, una consociata ad un « Phytoptus », ad altri acari e ad una « Thrips » în alcune galle del Nocciòlo « Corylus Avellana L. >» una gregaria sotto la scorza dei rami di Olivo, nello stato lar- DI NTRT TUORO VO die i ra TT AP (i cin | ni ec nn side de i n tt A dint 34 35 37: 39 ERXI = Targioni TozzeTTI Ap. — Rivista di Entomologia agraria. (R. Sta- zione di Entomologia agraria di Firenze). Cronaca entomologica. Rassegna di Entomologia ecc. In-8°, pag. 12. Giorn. cit. T. XX. Targioni Tozzetti E DeL Guercio G. — Esperienze tentate per determinare la tolleranza delle giovani vegetazioni della vite, verso l’azione di vari miscugli insetticidi. Studîì della R. Sta- zione di Entomologia agraria di Firenze. In-8°, pag. 18. Giorn. UIX1891, Inem. Ipem. — Sulla resistenza agli insetticidi dei teneri getti e dei frutti del Melo, Pero, Susino, Pesco, Limone ed Evonimo nella lotta contro i lepidotteri nocivi e gli afidi delle piante. Studî della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze. In-8°, pag: 15. Giorn. cit. T. XXI. 189r. Targioni Tozzetti Ap. — Rivista di Entomologia agraria (R. Sta- zione di Entomologia agraria di Firenze). Cronaca entomologica. Bibliografie. Infezioni e rimedi. Giornale cit. T. XXI 1891, in-8°, pag. 30. Targioni Tozzetti Ap. e Der Guercio G. — Esperienze tentate per distruggere la Tignuola dei fiori e dei frutti della vite « Conchylis ambiguella Z7ibn. ». Studî della R. Stazione di En- tomologia agraria di Firenze. Giornale « L’Agricoltura Italiana » Anno XVIII, Firenze, 1891, in-8", pag. r1. . Targioni Tozzerti Ap. — Sopra alcune nuove emulsioni insetticide. « Atti della R. Accademia dei Georgofili » Ser. IV. Vol XIV. Firenze, 1891, in-8°, pag. 9. Targioni Tozzetti Ap. e DeL Guercio G. — Esperienze tentate per distruggere la « Schizoneura lanigera » Hausm. sul Melo e la « Chionaspis » con l'Aspidiotus, sul! Evonimo. Studî della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze. Giornale « L’Agri- coltura Italiana » Anno XVIII. Firenze, 1891, in-8°, pag. 23. 40. Targioni Tozzetti Ap. — Prove sperimentali intorno agli effetti di varie emulsioni insetticide sopra le. viti. Comunicazione verbale fatta nell'adunanza ordinaria del dì 7 giugno 1891, in-8°, pag. 3. « Atti della R. Accademia dei Georgofili », Vol. XIV, anno 1891. 42. 43. 44: 45. 46. 47. 49. 50. . Targioni Tozzetti Ap. — Animali ed insetti del Tabacco în erba == e del Tabacco secco. Pubblicazione fatta per incarico della R. Di- rezione generale delle Gabelle. Vol. in-8°. Firenze-Roma 1891. Ipem. Ipem. — Mostra di sostanze e dî emulsioni insetticide della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze alla Esposizione nazionale di Palermo. in-83.° pag. 24 « Giornale 1’ Agricoltura Italiana » Anno XVII Firenze, 189r. Ipem. Ipem. — Cocciniglie degli Agrumi în Italia e specialmente in Sicilia secondo le notizie raccolte, le osservazioni e le espe- rienze della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze. Fi- renze-Roma, 1891, in-8°, pag. 32. Ipem. Ipem. — « Aonidia Blanchardi » nouvelle espéce de Coche- | nille du Dattier du Sahara. « Bullet. d. la Soc. Zool. de France » 1892. Paris. 1892, in-$8°, pagg. 69-82. Ipem. Ipem. — « Aonidia Blanchardi » specie nuova di Cocciniglia delle Palme da Dattero del Sahara. « Bull. Soc. Entom. ital. ». Firenze, 1892, in-8° pag. 21. Gascaro ALgerT. — Contribution à l’eétude des gommes laques des Indes et de Madagascar, suivie d'une note de M. Targioni Tozzetti sur les Cochenilles a laque. Soc. d’ Edit. Scientif. Pa- ris, 1893, in-$8°, pag. 125 e I tav. Targioni Tozzerri Ap. — Sopra una specie di lacca del Mada- gascar e sopra gli insetti che vi st trovano, con osservazioni è sulla lacca rossa delle Indie e î suoi insetti, come sopra altre lacche ed insetti di esse. « Bull. Soc. ent. ital. » Anno XXVI, 1894, — in-8°, pag. 46. . Der Guercio G. — Di una speciale alterazione della corteccia | della querce e della larva minatrice che la produce. « Nuovo Gior- | nale Botan. ital. » Firenze 1896, in-8, pp. 62-67 e 1 tav. Ipem. Ipem. — Intorno ad una infezione di Arvicole nel Ferra- d rese ed ai mezzi tentati per distruggerle. « Atti della R. Accad. di dei Georg. » Serie IV, Vol. XXI, in-$°, pag. 15. Firenze, 1896, — Ipem. Ipem. — Sulle larve minatrici dei giovani frutti del pero, e sui momenti con i mezzi più acconci per limitarne la diffu- — È E È vale. in-8.° pag. 13 e 1 tav. « Atti della R. Acc. dei Georgofili » Vol. VII Ann. 1876. Firenze, 1886. | 16. Targioni Tozzetti Ap. — Rapporto del Direttore della Stazione i di Entomologia agraria di Firenze sui metodi ordinati per com- battere la Fillossera, e sulle viti americane in Francia ed in i Germania. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Dire- Bo zione generale dell’Agricoltura, « Bollettino di Notizie Agrarie ». Anno VIII, in-8.° pagg. 197-231. Roma, 1886. i 17. Inem. Ipem. — Cavalletie in Algeria e nell’ Agro romano, in-8.° pag. 6. Giorn. « Le Stazioni sperimentali agrarie ital. ». Vol. XIX, 1888. i 18, Ipex. Inem. — Relazione intorno ai lavori della R. Stazione di È Entomologia agraria di Firenze per gli anni 1883-54-85. R. Mi- A nistero di Agricoltura, Industria e Commercio. Direzione gene- rale dell'agricoltura, « Annali di Agricoltura ». Vol. in-8°. Fi- renze, 1888. 19. Ipem. Ivem. — Prime notizie intorno alla Filossera delle viti e alle viti americane ad uso degli agricoltori. Discorsi 1-3. Supple- mento all’« Agricoltura pratica ». In-8°, opuscoli 3. 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Targioni TozzetTI Ap. e Bertesk AnT. — Esperienze tentate per distruggere Cocciniglie e altri insetti sulle parti aeree delle piante con miscele emulsive a base di solfuro di carbonio o dî petrolio. Firenze, 1890, in-$°, pag. 9g. « Bullet. cit. » Anno XXI. 1890. Targioni Tozzerti Ap. — Alcune osservazioni sulla memoria del socio Barone Ricasoli intorno alla Filossera di Brolio. in-8° di pag. 16. « Atti della R. Accad. dei Georgofili » Ser. IV. Vol. XII. Firenze 1890. | Ipem. Ipem. -- Considerazioni sull’ annata entomologica 1889 se- condo le osservazioni della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze. in-8°, pag. 5. « Bullet. della Soc. ent. ital. » Anno XXI Firenze 1890. l . Targioni Tozzetti Ap. e DeL Guercio G. — Emulsioni insetti- cide. Studî della R. Stazione di Entomologia agraria di Firenze, in-8°, pag. 32. Giorn. « Le Staz. speriment. Ital. » p. 20. Targioni Tozzetti Ap. — R. Staz. di entomol. agr. di Firenze. 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