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IVUOYI AIVIVALI
DELLE
S^CIEIVZC: TVATUBAIil
^.1 1 S/f. ■
IVUOVI AI^i\ALI
SCIENZE NATURALI
PrB]tL.ICATI
JDat Signori
ALESSANDRINI Dott. ANTONIO Prof, di
Anat. Comparata, e Medicina Veterinària
BEinOLONI Cav. Dott. ANTONIO Prof, di
Botanica
GHERARDI Dott. SILVESTRO Prof, di
Fisica
RANZANI Monsignor CAMILLO Prof, di
Zoologia e Mineralogia .
AmiVO I. TOMO II.
3 (t) a (£) ca Sì <^
PEI TIPI DI JACOPO RIARSIGLI
1858
€0Uttb0rftt0n
SiGG. Bagni Dott. Gaetano ~ Baratta Dott.
QniRico — Bertoloni Prof. Giuseppe —
Bertoloni Dott. Giacomo — Biagi Dott.
Clodovèo — Bianconi Dott. Giuseppe —
Breventani Dott. Ulisse — Calori Prof.
Luigi — Santagata Dott. Domenico —
SovERiNi Dott. Carlo .
LUGLIO E AGOSTO
DELL' UCCELLO 3IESSICAI\0
QUEZALT
E
DEI TROGONIDI
CUI APPARTIENE
D I
CARLO LUC. BONAPARTE
PRINCIPE SI MUSIGNANO
Colghiamo la bella occasione del felice risorgimento
di questo scientifico giornale per divulgare in Italia il
celebre Quczalt degl' Indiani di Guatimala , meritevole
di esser chiamato 1' Uccello di Paradiso del Nuovo mon-
do , e lungamente desiderato dalle raccolte de' Natura-
listi oltramontani , mentre la maggior parte dei nostri
non lo ha veduto neppure . Per le tante lodi che di-
ceane il Sig. Gonzales ministro degli Stali Uniti dell'A-
merica centrale a Washington , invogliosscne il Signor
Rebello rappresentante ivi il Brasile nel tempo eh' io
colà dimorava , e coi potenti impegni del panegirista
riuscì ad ottenerne dagl' Indiani due esemplari in ottimo
stato di conservazione . Ad ambedue quei diplomatici
deggio il tanto che vengo a dire della sua storia , e
gratissimo principalmente mi professo al Brasiliano per
la liberalità con la quale mi autorizzava a denominare,
descrivere e figurare la sua preziosa conquista , che fin
dal 1826 registrai nei Cataloghi della scienza sotto il
nome di
//
6 ICCELLO MESSiCAINO
Trogon Paradiseus , Nob. ( Curucucculo di Paradiso )
Cristatus , aureo-viridis ; tectric'ibus elongatls , acìimìnatis ^
caudalibus diiabus longissimis ultra rectrices mirifice pro-
ductis : ahdomine rubro: remìgibus rectricibuscjue nigris^
tribus extimis albis.
Hab. in Proinncia S. Salvatoris Guatimalae : servatur
apud Dom. Rebellum Brasiliarum Ministrum .
Quest' uccello , che non è più lungo di tredici pollici
e un quarto dalla punta del becco fino all' estremità
della coda , misura tuttavia pollici più di trentuno sino
all' apice delle lunghissime cuoprltrlci della slessa coda .
Il suo becco , che è fesso per un pollice e mezzo , è
corto, compresso, curvo, integro, giallo rossastro . Il co-
lor generale delle piume è un verde dorato splendidis-
simo che verge leggermente in turchino; quelle del capo
sono sfilate , e vi costituiscono un circolar ciufib , con-
tinuo e finito derivante dalla base del becco : gli occhi
veggonsi contornati di nigredine , colore che , tolta la
verde puntarella di ogni piuma , ne tinge il resto fin
dove s' incarna : i robusti steli delle più lunghe piume
del tergo sono bianchi alla radice . La gola e il petto , che
han colore verde dorato , come abbiam detto di sopra ,
tengono un poco più del turchino . Tutto 1' abdome ,
i fianchi e il sottocoda mostrano un vividissimo rosso ,
del quale tingesi la sola punta delle piume : quelle però
delle cosce sono nerastre anco nelP apice . Le ali , in cui
la terza e la quarta remigante hanno maggior lunghez-
za, misurano otto pollici* piegandole poi giungono ad
un terzo delle timoniere . Le cuopritrici superiori delle
ali, colorate come il dorso, son lunghe più di due
pollici , acute e riccie , le inferiori sono nerastre , va-
riegate leggermente di verde . Tutte le remiganti son
nere . La coda , lunga sette pollici , cuneiforme , è com-
posta di dodici timoniere , delle quali le tre più esterne
In ambedue le parti son bianche con Io stelo nero , e
nereggianti pure alquanto sul pogonio interno verso la
DI C. L. liONAPAIlTE ']
base , mentre le sci di mezzo veggonsi totalmente iicre .
Singolarità principale di quest' uccello sono le dette cuo-
prltrici superiori della coda , simili di colore al dorso ,
rade , scarmigliate come le piume di tutto 11 resto del
corpo , e tendenti tutte a prolungarsi , massime le più
basse ^ quattro delle quali raggiano abbondantemente
fuor della coda , e due di esse giungono a misurare
più del triplo della lunghezza del corpo , conservando
10 stelo totalmente nero e totalmente dorate le barbe .
11 men lungo pajo misura un piede, l'altro più di due.
Non il volgo soltanto, ma 1 naturalisti ancora le crede-
rebbero a prima giunta esser coda . I piedi sono nera-
stri , col tarso lungo tre quarti di pollice , e le dita si
dispongono, non altrimente che in tutti i Curucucculi,
due per due.
Il Quezalt è raro e selvatico. La sua specie è scarsa
d'individui, e rlstrlngesi in angusti confini, trovandosi
unicamente e raramente in una pecullar sezione del di-
stretto montuoso di Vera Paz nella provincia dello stesso
nome, la quale forma uno dei cinque liberi Stati costi-
tuenti la federai republica dell' America centrale . Quegli
Indiani celebrano ogni anno la festa chiamata appunto
Quezalt; durante la quale si adornano 11 capo con le
sue piume , che quindi ripongono gelosamente per gli
anni appresso , ne mai se ne privano se non per estrema
necessità . Ricordasi un solo esempio che quest' uccello
fosse addimesticato . Fabbrica il nido a foggia di un lungo
condotto , o vogliam dire sacco aperto in ambe le estre-
mità , per modo eh' entrandovi non guasti le sue lunghe
piume della coda ^ le quali anco per la tessitura loro
indicano chiaramente che il paese è soggetto a continui
terribili venti , per mezzo al quali può 1' uccello dirlggere
perfettamente ed equilibrare il volo . Pascesl di frutta
a preferenza che di animali , s' imbosca meno del suoi
congeneri , menando vita sulle cime degli alberi sospeso
al rami colle unjfhie .
8 UCCELLO MESSU.AVO
Il genere Trogon di Moehring e di Linneo occupava
secondo il mio ordinamento sistematico del i83i un
posto nella ciliata sezione , ossia sottofamiglia dei Buc-
conìni appartenente alla sesta famiglia Amphiholi ovver
Cuculidae , la qual congiungevasi per di lui mezzo con
quella dei Frugivori ossia 3Iusophagidae . Mostrasi difatti
affinissimo alle MusoJ'aghe , cui non lo riunimmo per
riguardo soltanto di quelP artifizial carattere del dito
versatile libero ^ e forma con quelle , oltre i Piccioni , un
meraviglioso anello di congiunzione fra i due Ordini
Passeres e Gallinae . Ma siilatte intricate correlazioni , ed
altre molte , che questo altronde segnalatissimo gruppo
mostra avere col Prionitini ^ coi Capitonini e perfino
coi Caprimulgidi ^ ora nella riforma del nostro metodo,
che ci studiamo di conformare sempre più alla natura ,
ci consigliano ad elevarlo col suffragio dei migliori Or-
nitologi moderni al grado d' indipendente famiglia, la quale
prende luogo fra le Galbididae e le Musophagidae . Non
costituisce per altro questa famiglia Trogonidae che una
sola sottofamiglia, quella cioè dei Trogonini ^ le cui
specie si ripartiscono nei cinque generi Swainsoniani
Trogon , Harpactes , Apaloderma , Temnurus e Calurus .
Caratteri della famiglia e della sottofamiglia insieme
sono i seguenti :
Becco più breve del capo , largo alla base più che
non è alto, concavo, fornito di rigide porrette setole,
curvo all' estremità : mascella curva fin dalla base , smus-
sata alquanto , or dentellata nei margini , or liscia , in-
taccata sempre : narici basilari , laterali , aperte , ovali ,
ricoperte generalmente da setole : lingua breve , infissa
profondamente nelle fauci , triangolare , acuta : apertura
grandissima di bocca .
Capo ingente : collo assai corto : corpo tozzo .
Piedi per brevità sproporzionatissimi, deboli , piccoli ,
sottili , con quattro dita : tarso debole più o men pen-
nuto , più breve del più lungo dito posterior interno :
DI C. L. BONÀPàRTE 9
dita disposte In un pajo più grande al dinnanzi , riunite
alla base , in altro pajo al di dietro , 1' esterno dito del
quale è versatile : unghie poco curve , acute .
Ali moderate ^ penna spuria breve , le tre prime
remiganti graduate , la quarta e la quinta più lunghe .
Coda obliqua composta di dodici larghe timoniere .
Le femmine non molto , ma pur differiscono nel ve-
stito dai maschi . I giovani sono assai dissimili dagli a-
dulti pe' colori , ed intieri hanno i margini del becco .
Le piume folte in tutti son lunghe , sottili , a barbe
disgiunte e setose , di stelo largo , robusto , terminato
subitamente in punta , e quasi a dir Piccìonesco'^ munite
di folta pelugine sono bellamente colorate al solo api-
ce , e fanno apparir l' uccello più grosso il doppio di
quello che realmente sia , e poco profondamente s' im-
piantano nella delicatissima cute . Goffi per le forme
lussureggiano più che altrettanto codesti uccelli pel ta-
glio e pel colore delle piume , metallico e brillante nelle
parti quantunque opache , facilissimo però ad alterarsi.
Quantunque i Trogonidi abbiano le dita disposte due
a due (pedes scansores ^ Llnn. ) nulla tuttavia partecipano
de' veri rampicanti . Selvaggi , timorosi , solitarii oltre-
modo, fuorché in alcune stagioni, di rara e parzial mi-
grazione sempre assai circoscritta , preferiscono le più
cupe foreste e i più riposti rami degli alberi quanto più
spandesi la luce del giorno , né se ne dipartano che il
mattino e la sera ^ li direste perciò ucccUi crepuscolari.
Vanno allora vibrando il becco non solo verso gì' insetti
che passano , ma benanco alle bacche perchè di quelli
e di queste volontieri si cibano promiscuamente . Nidi-
ficano nelle buche degli alberi crollanti , le quali col
becco ingrandiscono in modo da potenisi muover dentro
a beli' agio : partoriscono uova da due fino a quattro ,
grosse e tondone , più volte all' anno . La femmina sola
le cova , e frattanto il maschio la provvede di cibo e
la diverte col canto : nudi affatto sbucan fuori i piccini .
l'CCELLO MESSICANO
Il volo di questi uccelli è pronto , breve , basso , ver-
ticalmente undulato . Ordinariamente son mutoli ^ ma nel
tempo della riproduzione metton voce sonora , forte ,
monotona e nojosa, uè molto dissimile da quella che
forma il nome loro di Curucui .
Le specie conosciute che finor giungono a 34, abi-
tano i climi tropicali dell' uno e dell' altro emisfèro , piìi
assai però numerose in America essendoché ivi giungono
al numero di 28, rimanendovi dieci alle Indie orientali,
ed una sola all' Affrica . In questo e in quello emisfero
però s' improntano nelle rispettive specie alcuni caratteri
quantunque leggeri , che costantemente fan riconoscere
a qual sezione geografica s' appartengono . Quelle per
esempio del vecchio emisfero sogliono aver più robusto
il becco , e privo sempre di dentelli , depilata alquanto
la faccia , castagnina la schiena , e senza veruna fascia
la coda .
Una Monografia di questo naturalissimo gruppo avem-
mo dal Merrem . Bellissime tavole se ne porsero dal
Le Vaillant di tutte le specie conosciute a suoi giorni ,
parecchie delle quali erano già figurate tra le planches
enìuminées di Buffon . Altre veggonsi la prima volta ef-
figiate nelle tavole colorite di Temminck , e in nuove
collezioni Ornitologiche , segnatamente in quelle di Spix
e nelle più recenti di Swainson . Superiore a tutte riu-
scirà certamente la Monografia del Gould , che a quest' ora
goder dovrla della pubblica luce in Inghilterra , ove nel-
l' ultimo nostro viaggio nel passato autunno avemmo la
soddisfazione di communicare con esso le cognizioni che
sull' oggetto avevamo infin allor radunate . Vedransi in
quella opera figurate col solito lusso e con la maggior
diligenza , nonché convenientemente illustrate , le dette
trentaquattro specie conosciute , in tutti i sessi ed in
tutte le età .
Non vogliamo por fine all' articolo senza esporre bi-e-
V emente i caratteri dì ciascuno dei cinque generi , in
DI C. L. BOWArARTE I I
cui COSÌ felicemente lo Swainson ha suddiviso la famiglia
che qui trattiamo .
1. Trogo?? . Becco robusto, triangolare, seghettato
nei margini delle mascelle : narici coperte da setole :
tarsi vestiti di piume : le due dita anteriori saldate
insieme fino alla prima articolazione^ le esterne col-
tissime .
Questo genere contiene il Trogon Mexlcanus figurato
dallo Swainson, e i5 altre specie dell'America men
temperata .
2. Harpactes . Becco robustissimo, triangolare, con
un solo profondo intacco all' apice dei margini , levigati
in tutto il resto : narici scoperte in parte : tarsi un poco
vestiti di piume : le due dita anteriori saldate alla sola
base .
Ne citeremo ad esempio il Trogon Malaharicus tante
volte figurato , ed altre ^ specie dell' Asia torrida , e
dell' Arcipelago Indiano .
3. Apaloderma . Becco robusto , triangolare , co' mar-
gini così leggermente seghettati che potriano dirsi le-
vigati : piedi robusti , dita fesse fino alla base .
Tipo n' è la specie Affricana Trogon Nanna figurata
nella tavola 288 degli Uccelli d'Aflrica di LeVaillant ,
e gli appartengono due altre specie delle Indie .
4. Temnurus . Becco robusto triangolare , allungato ,
seghettato ne' margini : narici coperte da setole : timo-
niere rigidette , forcute , cogli apici divergenti .
Comprende il solo Trogon aìbicoIUs dell America me-
ridionale figurato dal Temminck nella tavola 826 , e
forse una seconda , specie della sezione stessa .
5. Calurus . Becco robusto , triangolare , levigato n
argini : capo coronato da ciuffo compresso : cuopritri
12 UCCELLO MESSICANO DI C. L. BOSAPARTE
superiori della coda lunghissime , che P avvanzano e la
nascondono .
Il soggetto di questo articolo è suo tipo , cui seguono
quattro altre specie Americane , secondo che opinava il
Gould , seppure non comprendesi in tal numero qualche
giovane di una medesima specie .
Dopo che noi facemmo la prima volta conoscere il
meraviglioso Quezalt in qualcuno dei tanti periodici fo-
gli d'America, che ora non ricordiamo, fu il nostro
Trogon paradiseus , o qualche specie affine ornala delle
penne di quello , figurato splendidamente dal Temminck
nelle sue tavole colorite ^ il quale gli attribuì a torto 11
nome di Tr. pavoninus , che dallo Spix erasi imposto
ad un' altra specie propria del Brasile , più piccola ,
senza ciuflb , con cuopritici della coda molto men lun-
ghe , e colla coda stessa totalmente nera . Il nostro
Quezalt fu dal Gould figurato sotto il nome di Trogon
resplendens pria di conoscere il mio lavoro sul mede-
simo , che perciò lessi alla Società Zoologica di Lon-
dra , e del quale si pubblicò un sunto nel JMap;azzino
di Storia Naturale di Laudon per Aprile i838. In
quella seduta fu convenuto tra noi di chiamarlo Caluels
Paradiseus .
LETTERA SECONDA
DELLE FILLITI SINIGALLIESI
DIRETTA AZ. SIGNOR DOTTORE
AIVTOIVIO ALESSANDRINI
I'Hoffssohe di anatomia comparata nella p. università
di bologna
DA VITO PROCACCINI RICCI
SOCIO OHUIN ARIO DELL' ACCADEMIA ITALIANA EC.
PREGIATISSIMO SIGNOR PROFESSORE
Nella mia Lettera scorsa , portai avviso di dar principio
dalla epidermide supcriore delle flUiti nosti-e , essendomi
proposto d'indicare le prime parti componenti la foglia
vegetante , cui corrisponde a perfezione la fossile , che
non di rado si rinviene nello interno delle collinette no-
stre , feconde assai di selenite , quando si apra un qual-
che fianco della loro periferìa . Ragion vuole , che avendo
a proseguire il meditato lavoro , or mi rivolga _, rispet-
tiibile Sig. Professore , a parlare del parenchima verde ,
o tessuto cellulare , il quale si scopre sottostante alla
epidermide suddetta. Non mi allontanerò dall' intrapreso
sistema di voler descrivere esattamente, per quanto mi
fia possibile , tuttociò che mi si rappresenterà negli esem-
plari da me riuniti , stando sulla faccia del luogo , in
cui scopersi la miniera copiosa del vegetabili fossili, for-
manti un tutto insieme colle marne , e colle terre in-
durite , le quali ricoprono le più volte ridette gessaie .
Si degni scorrere colla solita sua gentilezza 11 poco da
l4 A^ATOMIA DELLE FILLITl SmiGALLIESI
me trascritto , e soffra quel molto che per difetto di
cognizioni , non mi fu dato di vincere , o di allontanare .
Avanti di entrare in materia , non so astenermi dal
recare alcune brevi nozioni risguardantl gli oggetti In-
torno al quali son costretto d' intrattenermi . E quantun-
que siano ovvie a chicchessiasl amatore degli studi bo-
tanici , pur nondimeno riuscir possono non inutili , e forse
anche non disgradevoll a chi volesse Iniziarvisi ^ e che
per caso avesse a leggere queste mie coserelle . Co-
mincerò pertanto a dare un cenilo sul tessuto cellulare,
o utricolare, riserbandomi di parlare altrove del vasco-
lare , o tubulare .
Il tessuto cellulare è P organo essenziale del vegetabili ^
gli altri tessuti sono modificazione del medesimo . Così
Myrbel. I piccoli tubi son cellule allungate ^ 1 grandi ,
e le lacune , son cavità formate nel tessuto stesso , di
cui la epidermide è il termine^ esso ci si presenta com-
posto di tante serie , o file di vescichette , o cellule
esagone contigue fra loro , e chiuse dapertutto , ma co-
municanti per mezzo di pori piccolissimi , formanti un
tutto apparentemente membranoso . Sotto 1' epidermide
superiore si trova un tessuto cellulare , o parenchima
verde , che ci vien manifestato talvolta dal vermi , detti
minatori , 1 quali s' introducono fra la lamina superiore
e r inferiore della foglia , per cibarsi del parenchima ,
e della sostanza interna, e lasciano ambedue le mem-
brane , o epidermidi intatte , e simili ad un velo , come
non di rado si osserva nelle foglie del Leccio ( quercus
ilex) dell'Olmo [ulmus campestris) ^ e di altri alberi
non pochi . Nelle piante erbacee le fibre delle foglie
hanno una continuazione piìi Immediata colle fibre del
tronco , ed il loro tessuto cellulare è perfettamente unito ^
da esse le foglie non si staccano come negli alberi, ma
piuttosto si seccano , e marciscono , o periscono col
fusto , nelle piante erbacee annue , dette perciò persi-
stenti. Le Finiti nostre fossili provengono in massima
DI V. rnocAccim bicci
parte fìagli alberi , o dagli arbusti ^ e pei'ciò le succinte
nozioni qui addotte , risguardano le dicotiledoni clie for-
mano la serie da me riunita : in cjucste piante le foglie
sì appoggiano al picciuolo , il quale si diparte dal tronco ,
e vi comunica dirittamente con i rami , che son consi-
derati quasi piccoli tronchi . Queste brevi notizie potranno
esser forse di stimolo a chi , digiuno della scienza bota-
nica , intraprender volesse il difficile cammino d' innol-
irarsi in così vasta , quanto piacevole cariera . Né a me
vien permesso di accennare neppure le prime quistioni
de' più celebri Botanici intorno agli organi elementari ,
ed ai composti , i quali servono al mantenimento , ed
alla riproduzione dei vegetabili^ ed a tanti altri oggetti
che debbono esser considerati come elementi di tjuesti
dilettevoli studi , e de' quali parla accuratamente ogni
autore dedicatosi ad esaminare una delle più belle parti
tra le create cose . Io mi son prefisso di trattare delle
Pilliti nostrali , e di ciò che in esse vi si riconosce , e
quindi ho accennato di volo quanto ho creduto oppor-
tuno , e riferibile al mio scopo . Ora avendo a parlare
del tessuto cellulare , o parenchima verde , il quale sot-
tostà all' epidermide superiore , di cui si fece menzione
nella precedente lettera mia, converrà esporre in prima
il modo , onde si manifesta un tale tessuto nelle filliti
dei depositi marnosi , dai quali trassero origine le colli-
nette , che ci accerchiano verso il sud principalmente .
Osservai , ed ora son costretto a ripeterlo , che i corpi
organici fossili internati nelle marne non guari disgiunte
dalle nostre mura , si discoprono allorquando sono dal-
l' arte , o dalla natura sfaldate per mezzo , seguendo il
loro andamento schistoso . Accade bene spesso in tal
caso che si vegga la fillite bipartita , e comparisca in
una delle superficie del minerale la muscolatura rilevata,
e nell' altra la impressione della medesima . Tutto ciò
che può osservarsi dentro il contorno della foglia
colà rimasta racchiusa , è per l' ordinario di color foglia
IO ANATOMIA DELLE FILLITI SliNlGALLIESl
secca , o verdognolo , o gialliccio , o di qualunque altra
pur siasi tinta , e dififerente sempi*e dal campo , del mi-
nerale , onde è gioco-forza decidere , che un tale tessuto
appartiene al parenchima vei'de, il quale si scerne egual-
mente disposto in ambedue le superficie . Come poi ci
si rappresenti codesto tessuto nei diversi casi, quali ca-
ratteri dimostri , a quai cambiamenti sia esposto , tutto
quanto insomma si rileva in esso di più interessante
comparirà dalla particolare descrizione nel decorso dello
svolgimento del presente tema. Ora frattanto non devo
qui tacere , che nella epidermide pur anche ho veduto
accadere talvolta lo stesso fenomeno dello staccamento
cioè di essa dalla superficie della foglia , né opporsi a
questo la somma tenuità della medesima : ed infatti ne
rinvenni parecchi minuzzoli accartocciati in un esemplare
dissotterrato , e riferii esattamente tutto ciò che lo face-
va distinguere dal rimanente della foglia . Non ignoro
che Jurin il figlio avendo esaminato la struttura delle
foglie , sostiene , non aver esse epidermide , ed esser
composte di un ammasso di utricoli , o cellule •, e che
nella supei'ficie delle medesime vi sono glandule , e pori
corticali^ che alcune le hanno nella sola parte di sopra
altre in maggior quantità in quella di sotto ^ ed altre in
ambedue. Per me non è a discutersi una tale opinione,
mi basta P averla rammentata, e passerò tosto a de-
scrivere il parenchima de' nostri corpi organici fossili , che
rivestirono per lo innanzi le parti arboree particolarmente ,
le quali a dir vero sono le più abbondanti , e non
tralascierò di poi quelli pur anche dei irutici , e dei
suffrutici , ed altre che sono men comuni , ma che non
mancano tra le moltissime sepolte nelle nostre adiacenze,
E per escludere qualunque sospetto sulla realtà della
cosa, ho voluto scegliere le sole filliti bipartite per esser
descritte in questa lettera , non potendosi su di loro
svegliare ombra di dubbiezza , che cioè possa una tale
apparenza ascriversi ad altro qualunque siasi tessuto ,
DI V. i'UOCACCINI RICCI 1 7
fuori del nominato parenchima , il quale , o poco , o
molto , vi comparisce ben manifesto .
1. Fillite di ligiira cllitica , piccluolata , color verdic-
cio-giallognolo-sudicio-smorto , con pochi nervi . Sembra
essere stata assai molle e cedente, poiché mostra qualche
pieghetta ancora conservata . Ha gli orli poco men che
intatti . 11 nervo medio è spoglio d' integumento , che
sembra esser dovesse finissimo: Jung. 3o, iarg. 26 (i).
Giace su di una marna bianchiccia appannata , argilla-
cea ^ vi spicca a meraviglia bene . E perfettamente di-
visa per mezzo , ed in modo che soprapponendo una
air altra le due metà , se ne forma subito la foglia in-
tiera . Quanto ora si vede colorato , pare fuor di dubbio
appartenere al vero parenchima verde , al che corrisponde
ancora la tinta dominante nella fillite. Tav. I- fig- !•
2. Intaccata con folte tacche agli orli , come nella
bettonica officinale , si mostra questa fillite color di foglia
secca, che più cupo alla base, va degradando sempre
verso la punta. La sua costola di mezzo è assai bene
distinta : i nervi laterali si scoprono colla lente . Molto
delicata: lung. 28, larg. 11. Il campo è gialliccio
appannato .
3. Romboidale è questa fogliolina con grosso picciuolo
ripiegato : gli orli , e la punta sono neri . La costola in
mezzo è color di legno : il parenchima inclina ad un
giallo dilavato: lung. 22, larg. 10.
4. In questa fillite il parenchima comparisce in en-
trambe le superficie il medesiuìo , ed è color foglia-secca
non oscura : è lacero qua e là irregolarmente . La
sua figura è bislunga, e si veggono gli orli in massima
parte lisci , e solo verso il colmo ai lati opposti , si
vedono alcune rade punte acute, le qnali probabilmente
sono r estremità dei nervi , che vanno a terminare fuori
(i) S' infcnila sempre a|.'f:innlo :i qu.iliiiif[ne numero «Iella lungliez-
la, e larghezza il '/jnoQ (millimetro) usando.si la misura metrica.
N. Ann. Se. Natur. Anno i. Tom. 2. 2
l8 ANATOMIA DELLE PILLITI SINIGALLIESI
(lei margine in sottili punte . Finisce la foglia in picciuò-
lo discretamente lungo ^ benché non compiuto affatto •
è lung. 69 , larg. 2,0. Si rinvenne serrata fra le solite
marne con superficie bianchiccia imbrattata .
5. iMerita di essere particolarmente distinto l' esemplare
fossile da me qui riunito a questa serie . E di figura
ovata a rovescio , e fa sovvenire dello scotano ( Rhus
cotiniis ) . Il nervo che divide in mezzo la foglia è
patente , e quasi legnoso •, così i due minori laterali al-
terni : gli orli sono intieri . La tinta è color di foglia-
secca con tendenza al giallo-scuro : avvi una bizzarrìa ,
che mi piace di ricordare . Essendo partito in due ,
rimane visibile in ambe le marne che lo contengono .
Nella dritta è quale l' ho divisato , nella sinistra è di
color tendente al turchiniccio . Il campo è macchiato
qua e là di cinoriccio sopra un fondo piìi presto gial-
lognolo . hing. 58 , larg. 3o. Tav. I. fig. 2.
6. Ovata colla estremità piìi larga verso '1 picciuòlo ,
ed ugualmente aperta in due lamine si rinvenne questa
fillite , quasi al modo stesso che si può aprire un foglio
di carta piegato , e mostra simili le due superficie di
color leggero di foglia secca . Il nervo in mezzo , che
io chiamerò primo , perchè maggiore , è marcato e più
scuro : i laterali son poco impressi . I mai'gini sono in-
tatti. Una marna schistosa la rinserra: lung. 4 2 senza
il picciuòlo^ larg. 19. Il parenchima è apertamente di-
mostrato .
'j. Ondata con pieghe ottuse che salgono e scendono
verso il margine , si mostra la presente fillite qui sepolta
al pari dell' altre surriferite : ha »in bel colore di foglia
secca punto alterata . I lembi sono un poco intaccati ^ i
nervi bene intesi . Il fondo è alquanto giallognolo : lung.
5o, larg. 3o.
8. Ovata a rovescio , molto rotonda alla cima , e più
stretta alla base , si vede la fillite che intendo annun-
ciare . Sono in essa distinguibili 1 nervi maggiori , e
m V. ruocACCiNi ricci 19
minori, nioltiplici , e diretti, e ripiegati por ogni verso.
Gli orli sono intieri , ed esatti in origine . Qui appari-
scono squarciati:, ma la foglia sembra essere delicata in
natura , e fina oltremodo . Il parenchima è poco men clic
intieramente consunto . Le piccole macchiette sparse di-
sordinatamente conservano ancora la loro sostanza :
liing. 58 , l(irg. 3^. Il campo è gialliccio chiaro . Rin-
serra un piccolo ictiolite , e qualche non riconoscibile
pezzetto di altro corpo organico . La marna è schistosa
e dei suo consueto carattere .
9. Avvicinantesi alla forma romboidale è la fillite sot-
to il presente numero. I suoi nervi maggiori si conser-
vano riconoscibili assai in tutti i versi : del parenchima
vi ha qualche lieve traccia irregolare , e sparsa a ca-
priccio. Tutto insieme poco differisce dal campo leg-
germente oscurato . Il secondo somiglia 1 precedenti .
10. Mancante di un terzo, all' incirca , verso la parte
superiore è questa fillite di figura bislunga col picciuòlo
cortissimo: hing. 40, ^«''s* '^* ^^ rimane il color di
foglia-secca indebolito. Il suo primo nervo è più mar-
cato , e più scui'o : i laterali sono distinguibili a stento .
Probabilmente apparteneva ad un arbusto. Il fondo è
giallognolo pallidissimo .
1 1 . Cinericcio è il campo su cui spicca leggermente
il nostro fossile , di figura bislunga con nervi laterali op-
posti , spessi , e profondi -, gli orli sono dentati , la cima
puntuta. Il colore è tendente a quello di foglia-secca
languida: lung. 56. larg. i.
1 2. Lanciolala si riconosce la fillite di cui si parla .
E curva alquanto , e variamente macchiata di mezze tinte
rossiccie , giallognole , ed anche nereggianti ^ ma non si
mostra co' suol contorni ben distinti , ed intieri . Il solo
nervo medio è riconoscibile con sicurezza. La marna
che la stringe , diflerisce dall' altre menzionate più vol-
te , e contiene buona dose di strontiàna solfata amorla ,
per cui il peso è assai maggiore, e il vegetabile è stato
20 anatomìa delle lILLin S1?«IGALLIESI
guasto non poco , mancandovi buona dose di argilla ,
lung. 38 , larg. la.
i3. Piccola ma di bella forma è questa foglia fossi-
le , distinta solo da un bel giallo delicato . Ila i mar-
gini intatti :, è di figura ovata , e puntuta con eleganza
in cima ^ il nervo maggiore in mezzo si vede marcato :
il campo inclina al giallognolo^ è argillaceo , lung. 3o ,
larg. i5 . Ta%ì. !■ fig. 3.
\l\. Bel gruppetto di foglioline del loppo campestre
{acer campestre) marcatissimo ne suoi lobi, vieppiù di-
stinti per essere nereggianti sopra una marna cliiara :
ed inoltre per curiosa combinazione vi si osserva uno
de' medesimi terminare in giallo delicatissimo . Altre fo-
glie ammassate insicniie P une sull' altre , comprovano il
loro aggruppamento . E da osservarsi clie due delle pic-
cole mostrano la loro rete inferiore minutissima , guar-
date con acuta lente .
i5. Color di foglia-secca gradatamente diminuito è la
lìllite che qui si accenna. E di figura ovata a rovescio,
e verso la base è da un lato ripiegata sensibilmente ,
forse per accidentalità . Il suo picciuòlo è piìi largo al
principio -, dipoi si restringe : la costola in mezzo è piìi
grossa , e più visibile come per lo più suole accadere :
due minori P accompagnano una per banda , e derivano
dal picciuòlo comune col quale si uniscono al pari delle
trinervose . La superficie è un pocolino logora , e man-
cante neir interno : il parenchima è distintissimo , e sto
per dire , rilevato . I margini sono poco men che intie-
ri : la cima è molto rotonda, lung. 53, lai^g. 2 5. So-
pra una marna gialliccia risalta con gradevole venustà .
i6. Quasi del medesimo carattere è la vegnente. La
tinta del vegetabile è più forte: la figura dilTerisce dalla
sopradetta. E stretta, lunga, e sarebbe lanciotata affat-
to , se la punta terminasse acutissima. La costola in
mezzo è rilevata assai • le due laterali cominciano poco
sopra il peziolo , di cui il principio non si vede. Alcuni
1)1 V. l'KOCACCINl IIK.CI
nervi minori compariscono poco olire la metà supe-
riore. I lembi sono intatti, tranne un pezzetto divorato
da un insetto , che potrebbe sospettarsi esser quello del
salice, cui sembra assomigliarsi la presente foglia : hing. '^l\^
larg. IO. Il campo è cinericcio , e gialliccio-sporco .
I y. Ovata di lìgura , colla base larga , rotonda , attac-
cata al picciuòlo e risti*etta verso la cima opposta è
la nostra tlllite colle tre principali costole , le quali par-
tono insieme dal picciuòlo comune. Il parenchima è mol-
to nero , e di una certa grossezza , che tu capace a for-
marvi una sottil crosta , di cui vi è rimasta appena qua
e là una qualche porzloncella. Ha colorato bensì il suo
fondo in nereggiante , e vi è permanente . Il vegetabile
vi rimase accartocciato alquanto , e non intiero : gli fu
strappato buona parte di un lato ^ tuttavia si può com-
prendere qual fosse in origine , cioè liing. 53 , ìarg. 24 •
Nella solita marna alternata , e mista al cinericcio , e
giallognolo comparisce incassato il fossile nostro . Esiste
nel campo non breve tratto di calce solfata semidia-
fana : è più pesante della marna argillacea. i
18. Elittica colle due estremità più strette, ed ugua-
li, è la (illite che viene ora indicata . Sopra un campo
giallo-chiaro piacevolissimo , delle usitate marne , si scor-
ge come una lieve orma di elegantissima foglia rimasta
colà sepolta , di cui si vede ora un tenue indizio . La
forma di trincrvosa invita ad osservarla. I nervi sono
nericci alquanto , e qualche piccola macchia scura in-i
gombra le due superficie , le quali ditferiscono dal cam-
po essendo pili levigate , e possono mosti'are qual fosse
l'interno tessuto cellulare di cotesta foglia: lung. 3a,
iarg. 18. [
i(). Consimile all'antecedente per la figura è questo
fossile che mostra la doppia fillite sul tenore delle altre
già rammentate . La difl'erenza consiste principalmoi>te
nel ptu-enchlma , il quale è di un color citrino vaghis-
simo sopra un campo marnoso gialliccio: ed inoltre ai
2 2 A^ATOIVnA DELLE PILLITI SIINIGALLIESI
vede come in basso-rilievo convesso , mentre nella parte
opposta è concavo . I tre nervi principali conservano un
giallo-scuro gradevole lung. 5o col picciuòlo, ìarg. i8.
20. Esemplare di foglia ovata storta , ritolto di sot-
terra : è bipartito , e la sua costola in mezzo , e le altre
due laterali , che partono ugualmente dal picciuòlo co-
mune, sono colorate in parte da una tinta rossigna. Si
distingue dal campo , che è chiaro . Il vegetabile fossile
è coperto di giallo-languido-sudicio lung. 33 , Icirg. 2./\.
Probabilmente può aver adornato un arboscello gentile.
Tcw. I. fig. 4 •
21. Elittica od ovale è questa fiUite che si novera
tra le molte da me rinvenute nei colli nostri gessosi . Il
suo colore è quello di foglia appassita, la quale è prossi-
ma ad esser secca. La costola in mezzo è piìi marcata^
così i nervi laterali , che vanno a terminare col picci-
uòlo . Vi sono espressi parecchi altri nervi , che arman-
do P occhio con acuta lente si discoprono senza stento :
lang: 55^ larg. 2.5. Il campo non si discosta dall' usi-
tatissimo carattere. Tav. II. Jìg. i.
22. Seghettata con denti acuti negli orli , e rivolti
verso la punta a guisa di quelli di una sega si è ritro-
vata questa foglia riunita alla presente serie . E di figu-
ra rotonda , ma non intiera : ha la costola in mezzo ben
conservata e nera , come 1 nervi laterali che se ne con-
tano sette per banda . Quasi da sottll velo nereggiante
è ricoperta la superficie interna : lung. 4 2 , l'^^g- 26.
23. Trilobata è l'altra che qui si indica. Piccola ma
di bella forma , fa sovvenire la famiglia degli aceri : è
tinta di scuro quasi nericcio , e nel luogo di mezzo verso
la cima , è quasi consunta , e si avvicina al color del
campo giallognolo al pari di tanti accennati: lung. 35,
larg. 36. Tav. II. fig. 2.
'24. Della numerosa famiglia delle querce è il bipar-
tito vegetabile che ora si nomina, lung. rj^ .^ larg. i5.
Rivestito di bellissimo colore di foglia adusta si è trovato
1)1 V. PROCACCINI RICCI 2 3
stretto nella solita marna abbellita da qualche vena fer-
ruginea che lo va tingendo di giallo vivissimo . Ila ben
rilevata la costola in mezzo , e le minori lateraU . La
parte dritta , e più colorata della sinistra che è pallida .
Dopo il secondo nervo , partendo dal picciuòlo , si di-
scerne chiaro un lavoro di un insetto minatore , il quale
ha scoperto la rete sottostante al parenchima , ed è di-
stinguibile anche a nudo occhio , Uguaglia in periferìa
una non grande lenticchia . Il campo è gialletto , e rac-
chiude un ictiolite minuto .
25. Altra fillite quercina adorna una delle solite marne
alternante di giallo imbrattato , e di cinericcio -^ fa mo-
stra di bel colore di foglia secca che varia dall'oscuro
al più leggero nella sinistra parte, e delicatissimo nella
tleslra , che è meno rilevata . Vi rimane in quella molto
del parenchima, e visibili pur bene i nervi maggiori, e
la costola in mezzo :, in questa un indizio appena . Così
dei contorni intagliati , che si veggono esattissimi nella
prima , e incerti , languidi nella seconda . Manca il pic-
ciuòlo iu entrambe: hing: 53, larg. io.
a6. Siegue la terza riferibile al genere Qiierciis , e
diversa di specie. Ha i margini largamente , e di rado
intaccati . La costola in mezzo è più marcata e più
scura , non aflatlo dritta , ma alquanto piegata irregolar-
mente verso r una, o verso l'altra banda. Sono^sei i
nervi laterali più distinti: moltiplici i piccoli nervi: quelli
si estendono fuori degli orli , terminando in punta sottilis-
sima. La intiera lung. ^p , la sua larg. 20. Ha color di
foglia secca. Il solido del parenchima è in più luoghi della
lamina distrutto- pur vi resta sempre un legger velo.
Il campo chiaro gli fa un contrapposto opportuno .
27. Di foglia ovata a rovescio è T esemplare fossile che
ora rammentiamo. Rassembra aver forse appartenuto a
un qualche rovo . I suoi lembi sono seghettati , ma lo-
gori , e perciò non riconoscibili con ogni sicurezza . La
costola in mezzo è marcata e par quasi legnosa. I nervi
a4 ANATOMIA DELLE IILLITI SINIGALLIESI
laterali distinti , si contano lino agli otto . Il color della
superficie è di foglia secca • comincia forte , e va poi
ad illanguidire a poco a poco . AH' apice è mancante un
pocolino ^ cosi pure alla base . Il fondo è bianco sudicio
appannato . Ad un canto avvi una cristallizzazione di
gesso lenticolare : lung. 70 , larg. 45.
28. Ovale è la figura della fillite doppia rinchiusa in
una marna cinericcla, che ora vien qui indicata. La sua
tinta è di caffè tostato . La costola media è manifesta '^
nuli' altro . Il parenchima è denso , ed uniforme ^ in
qualche parte della superficie sembra corroso : lung. 64 ,
larg. 28, È probabilmente spoglia di leggiadro arbusto,
e gentile ornamento di ameno giardino.
29. Non guari si allontana dall'antecedente questa che
le succede , nerissiraa nella maggior parte di sua super-
ficie: lung. 58 , larg. 28. , benché non intiera. Il nervo
in mezzo è segnato leggermente ^ nuli' altro . Il paren-
chima vi restò permanente , sembra assai fino , e gra-
nelloso . Neil' orlo destro è perduto un buon tratto , e
somiglia al campo eh' è gialletto piacevole , da cui prende
un vero risalto il vegetabile , del quale appariscono an-
cora le non dubbie vestigia .
30. Poco oltre la metà del suo intiero si estende la
fillite doppia , che si vuole qui denotare . Essa va in-
sensibilmente stringendosi in punta : nella sua parte in-
feriore rimasta è intatta, e sembra che al modo stesso
far dovesse la superiore già pei'duta . La costola media
è manifestissima, e più scura. Di bel colore di foglia
secca è il resto , e tutto uniforme . Neil' altra corrispon-
dente è visil)ilissimo il lavoro dei nervi minori , e dei
minuti nervetti , i quaH vanno dividendo , e suddividendo
il parenchima in menome particelle . Convien far uso
di buona lente per ben vedere quest' opera prodigiosa
dell' industre natura , e non può al certo unirsi alle ov\ie,
e più comuni. La sua lung. è di 44 7 ^"^'f?- ^^' ^'
fondo è giallognolo-pallido .
DI V. PROC ACCUSI KICCI 25
3 I . Ho creduto di doverne annoverare anche un altra
l)islunga ben conservata, e che produce un ottimo effetto
sopra una marna chiara IncUnante ad un gialletlo langui-
«lissimo . Essa si dimostra quasi nera •, ma in realtà è di co-
lor catlè tostato , e sopra vi resta una lamina sottile non
ugualmente distesa , anzi qua e là mancante : sarei per
dirla carbonizzata . La costola maggiore da cui è divisa ,
ha il suo rilievo : così i primi due nervi laterali com-
municanti col peziolo , e diretti allo insù fin verso la
metà dell' intiera foglia : ve ne sono di poi altri dei minori
ben bene distinti: lung. 5i , larg. i5.
Sa. Di figura lineare è questa ora annunciata, lung. 20,
larg. 2. Squarciata è un poco nella superficie^ ma gli
orli sono intatti : ha color di fijglia scura .
33. Altra dello stesso genere: è nereggiante, e mo-
stra una sottilissima linea bianca agli orli , ed alla co-
stola media, lung. 18, larg. 2. Il campo è sempre
marnoso , non dissimile dagli altri x-iferti .
34. Entra nella medesima serie ancor la presente ^
Inng. 1 2 , larg. 2 , ed è meglio espressa : rimane quasi
cenerognola , e rinchiusa nella stessa marna argillacea
comunissima negli scavi della nostra selenite .
3f). Esemplare di foglie trine nate nel medesimo pun-
to , e comprese nella stessa guaina , come nel pino te-
da ( Pinus taeda ) sono nere sottilissime , e solcate nel
mezzo : lung. 3 5 la maggiore ^ le altre due laterali me-
no lunghe : larg. i .
36. Ramoscello delicatissimo , e del pari minuto, com-
posto
^. Il campo
è chiaro .
5^. Rotonda è questa piccola foglia fossile con tre
nervi maggiori , cui viene appoggiata la sua lamina : i
due laterali comunicano col picciuòlo . E color di foglia
appassita, e piìi presto languida: lung. 20, larg. 19.
08. Appartenente forse ad albero vago e maestoso ,
fu un tempo questa foglia degna di un posto distinto
nel ruolo degli altri corpi organici già vegetabili , ed
ora fossili da me descritti . E di figura bislunga , rotonda
alla base , coli' apice appuntato : fa chiara mostra della
costola media molto scolpita , e dei nervi laterali mag-
giori . Verso la cima è tinta di più forte color foglia-
secca , e va diminuendo a poco a poco all' ingiù , fin-
ché svanisce , e rimane poi quasi non dissimile dal campo.
Non molto sopra il peziolo ricomparisce la tinta accen-
nata al suo colmo , dura per breve tratto , e dispare .
Gli orli sono intatti: lung. 128, larg. ^o. Qualche linea
gialla scura vagante gira sul fondo, arrecandogli un or-
namento .
Sg. Di bella forma elittica veggiamo un' altra fillite
doppia co' margini intieri , la costola in mezzo bene
scolpita , ed i nervi laterali bastantemente . Il parenchi-
ma è molto squarciato , e passa dal color di terra gialla
scura , a quello di giallorino vaghissimo . Nei pezzi che
vi rimangono , è da osservarsi una certa proporzionale
grossezza capace a potersi distaccare con acuta punta
di affilato temperato] o. La sua lung. è J/ ^o, la larg. 27.
La marna dentro cui fu serrata , è bianchiccia : a ro-
vescio è serpeggiata di giallo più o meno pallido , o
forte , e di nero , non esclusa la tinta della base pre-
dominante .
60. Doppia ugualmente è questa , che rappresenta
un ramoscelletto di foglioline distiche , piegate , e dispo-
ste in due soli lati opposti , a guisa dell' abete , del
m V. rROC\ccr?ii ricci 3i
lasso e simili . E color di foglia appassita , assai distin-
ta dal campo, quasi cinereo chiaro: hmg. 80, ìarg. 20.
Gli strati diversi , ond' è composta la marna contenente
il vegetabile ivi sepolto , sono Variatamente colorati in
gialliccio , e cinereo , e quindi riconoscibili senza equivoco .
6 1 . Composto egualmente di f'oglioline distiche , è
V altro ramicello estratto dei soliti scavi dei colli nostri ^
e di cui si dà qui un cenno . E molto più copioso di
fogliuzze , che lo coprono a dritta , ed a sinistra : il pa-
renchima è consunto in massima parte , pur nondimeno
gli rimane una tinta capace a rilevarlo dal suo campo,
il quale contiene una dose di magnesia, che facilmente
sfalda 1 suoi sottili strati , e consuma non di rado i
corpi organici in essa rinchiusi: hing. ^2 _, larg. i5.
62. ÌMcmbranacea è la doppia fiUite , che ora qui si
riporta . Bene impressi da un lato , e ben rilevati dal-
l' altro si manifestano i suoi nervi . L' orlo della destra
è intatto ^ mancante un poco , e quasi coroso alla sini-
stra . Il parenchima è perduto aflatto : vi rimane solo
una leggerissima mezza tinta , color di bistro dilavato ,
per cui si distingue dal fondo : hing. f\Q> , larg. 1 8.
63. Fillite ovale , intaccata leggermente , e ricoperta
di un sottilissimo velo , color di foglia appassita con
porzioni del suo parenchima , ora in grandissima parte
distrutto : fa vedere la costola media , e molti nervi la-
terali , rilevati , ed orizzontalmente disposti : lung. 4^ ,
larg. ir). Trovasi sulle consuete marne giallognole.
64. Altra della figura medesima co' lembi intieri con-
tornati di nero , colla costola media rilevata , e cogli
altri nervi indicati a pena : è distinta dal campo per
una legger mezza-tinta tendente alquanto al gialliccio,
che la fa spiccare via bene sul fondo marnoso al pari
delle già sopra citate : lung. 45 , larg. 19,6 i3 di pcziolo .
65. E doppia questa eziandio , più intiera in una ,
che nelP altra parte . Piegala è verso il suo principio a
foggia di picciuòlo: termina in cima a punta ottusa.
Sa ANATOMIA DELLE PILLITI SINIGALLIESI
I margini sono intaccati così leggermente , che fa
d' uopo usar la lente per riconoscere que' denti minu-
tissimi. La lamina è senza nervatura* ed ha un colore
scuriccio onde è distinguibile dal suo campo : lung. 58,
larg. i6.
66. Sopra una marna cinerea si è avuta una foglia
forse già di un suffrutice : parte da una base sottile quasi
fosse un picciuolo , e si va allargando gradatamente per
terminare ottusa , e rottonda nell' apice . Manca di costo-
le , di nervi : una tinta scura benché squarciata un poco ,
indica la sua lamina*, lung. 4i , larg. 12.
6^. Bizzarrissima di figura si è pure congiunta alla
nostra serie una doppia fiUite di cui si dà un breve
cenno . La base è di forma avvicinantesi alla rotonda ,
benché non regolare : ai lati innalza una punta per
parte ^ poi si restringe , e va a finir lacera per formai^
r ultimo suo colmo , Conserva il peziolo , la costola in
mezzo , ed i nervi laterali distinguibili senza esitanza :
così pure un bel colore di foglia-secca. E macchiata
più forte alla cima del lato destro , ed ancora in alcu-
na parte degli orli: lung. 82. compreso il picciuòlo:
larg. 'jo. Il campo somiglia i più comuni.
68. Pseudo-ternata ci è parsa la presente foglia pen-
nata in caffo con una sola coppia confusa , ma distinta
per aver la foglia col peziolo più lungo . Il nostro gruppo
non é perfettamente conservato ; tuttavia chiaro appa-
risce il carattere seghettato , e maggiore la lunghezza del
picciuòlo in quella di mezzo . Il colore di foglia-secca
predomina ^ ma in qualche parte è più annerito .
69. Seghettata è questa fillite di famiglia quercina ,
color foglia secca-scura: lutigli. ^5, larg. l'j . Fa un
bel effetto stando su di un fondo chiaro. Tav. Il.fig. 3.
70. Coronato di un giallo citrino impallidito è questo
fossile organico vegetabile , di figura ovata con lembi in-
tatti , e nervi conservati . Si vede la lamina quasi spruz-
zata di minutissime macchiette nereggianti , e sparse
DI V. PROCACCINI RICCI 33
irregolarmente senza profusione : hing. 3o , ìarg. u). Il
campo è eli biancliiccio dilavato .
yi. Ovale bislunga è questa foglia, di cui è rimasta
una porzione soltanto , minore probabilmente della sua
metà nel naturale stato di piena vegetazione ^ né sembra
inverosimile , che rivestisse un albero fronzuto ombroso .
Una grossa costola la divide in mezzo ^ i nervi laterali
non sono gran fatto riconoscibili , e pare essere stati de-
licatissimi di tessuto . Il parenchima è consunto in par-
te : pur vi rimane molta porzione scura , ed insieme ten-
dente al nero . Ha un bel picciuòlo proporzionato alla
sua grandezza . I margini sono intatti , e prendono ri-
salto dal campo più chiaro: liing. loo, larg. 60.
72. Bislunga e grandiosa è l'altra che siegue l' ante-
cedente numero. Quantunque segni 164, e 4^ in ìarg.-^
pur nondimeno è mancante nella base , e nell' ultimo
colmo . Degna fu adunque di ornare uno dei più belli
alberi di alto fusto . La prima costola ed i nervi ai lati
sono marcatissimi : vi ha di particolare , che non si cor-
rispondono : per es. alla destra sono 3 e alla sinistra
5 : viceversa quella parte , la quale ne conta minor numero
verso la base , ne. ha di più verso la cima . Gli oi-li so-
no di radissimo intaccati, e a mala pena. Il parenchi-
ma è consunto assai •, vi resta qualche orma scuriccia ,
e qualche leggier tratto qua , e là . Il campo non dis-
simile dagli spesso mentovati .
7 3. L' andamento di quest' altra foglia va sulle traccie
della sopradescritta. E più conservata, e marca 1^76 in
ìung. , compresavi una porzione di picciuòlo , cui è ap-
poggiata , ed insieme l' ultimo apice superiore , che fi-
nisce acuto , e quasi lanceolato : la sua larg. è di 4^ •
La lamina è ondosa alquanto ; i lembi non tocchi : po-
chissimo è il parenchima nereggiante in macchie pun-
teggiate vaganti . I nervi , le costole , sono benissimo im-
pressi , o rilevati . La solita marna schistosa la contiene .
74- EUttica e di bellissima forma è (jnesta fillite della
N. Ans. Se. Natur. Anno i. Toni. j.. ^
34 A?JATOMIA DFXLE FILLTTI SIPilGALI.IESl
nostra collezione . Si mostra unita ad un solido , e lun-
go pcziolo , che si allarga mi pocolino verso la sua ba-
se , che sembra legnosa ^ così tutta la costola media sola
ad esser distinta. La intiera lamina della foglia è uni-
forme , tinta da un verde-giallognolo rassomigliante le spo-
glie degli alberi al finire dell' i^iido autunno , allorché
mostrano la loro caducità: lung. \^i ^ larg. 5o.
^5. Maestosa al pari delle altre indicate nei quattro
precedenti numeri , si può dire eziandio la tìllite che
ora citiamo . Di figura ugualmente elittica allungata , e
poco men che compiuta , si vede la intiera lamina ne-
reggiante , e tinta di macchie più nere ancora, che sono
il residuo del suo parenchima nativo . Tutto vi spicca
egregiamente per l' opportuno contrapposto che riceve
dal campo bianchicclo-sudicio-dilavato . Bizzarra è la di-
sposizione dei suoi nervi sparsi , e diretti quasi a capric-
cio : i primi dopo la base sono mossi verticalmente ^
non così gli altri che sono orizzontali , o tendenti a quella
direzione . I margini non intattissimi , ma capaci di far
comprendere la loro esatta struttura. La sua lung. è di
i58, la larg. Sa- 22 il picciuòlo.
^6. Né cede punto in bellezza alle altre enunciate la
presente . Ornamento un tempo di fi^ondoso albero di
alto fijsto si mostra ancora di vaga forma bislunga , pro-
tratta a molta estensione coli' apice acuto , e quasi lan-
ceolato , e ripiegato alquanto , allorché si accosta verso
la sua cima. Color di foglia appassita, dopo la caduta
autunnale , e talvolta pur anco al principio del quasi
nereggiare . Piìi scuriccia é la costola media , e così i
nervi laterali bene contrassegnati . La sua periferìa a
dritta, ed a sinistra si vede intatta. La base, e l'ulti-
mo colmo non compiuti intieramente. La sua lung. per-
viene a i65:, la larg. a 89. Il campo è cenericcio più
che abbastanza .
^^. Smussata è la figura che termina il rotondo nel-
l' apice di questa nostra fillite color di foglia secca
m >. l'KOCACCIJIl RICCI 35
dove la parte solida del pareiichlina è perduta ^ e poco
iiien che nericcia , dove rimane ancor permanente . Pri-
va di nervi , ha la sola costola in mezzo ; liing. 40,
larg. I o . Non è inverosimile d' aver appartenuto ad una
famiglia erbacea. Tav. II. fig. [\.
^8. Fogliollne seghettate iK)n dissimili in apparenza
alla menta ( mentha viridis ) . Hanno conservato i nervi
laterali , e la costola in mezzo . Del parenchima un leg-
gierissimo vestigio per farlo distinguere dal fondo , che
le contiene : liing. i y , larg. i o .
^9. Lanceolata è questa piccola , quanto leggiadra fo-
gliuzza colla sua costola in mezzo che la divide , e col
parenchima bipartito alla sinistra come alla destra : è
giallognola , e campeggia bene nel fondo opposto . E
da notarsi , che le due filliti corrispondentesi sono co-
perte di una lamina soprafmissima , la quale è talvolta
strappata , e talvolta un poco accartocciata pur anche
verso i lembi : lung. 1 8 , larg. 7 .
80. Chiudo la rivista delle flUitl bipartite , e coperte
o poco , o molto nella lamina rispettiva dal parenchi-
ma , con un esemplare maestoso per la sua particolar
figura, e grandezza. Si estende pertanto a 190, ben-
ché mancante dell' ultimo suo apice ^ ed è maggiore di
tutte le altre descritte in lunghezza: di fjS è la sua
larghezza . I margini sono acutamente seghettati , e si
prolungano in fuori oltre i 5 . La costola in mezzo è
marcatissima :^ così i nervi laterali , ed un gran numero
dei trasversali , assai riconoscibili , e quasi biancheggian-
ti . La metà di essa è tinta in giallo più presto delica-
to ^ e porzione dell' altra metà è macchiata di scuro ne-
riccio . Stacca a meraviglia dal fondo , che le fa un a-
datto contrapposto . Mi è sembrata poter appartenere
alla numerosissima famiglia delle querce , e meritare il
suo principal posto nella nostra serie dei vegetabili fos-
sili rinvenuti bastantemente conservati .
Mi lusingo , che la descrizione da me esposta . qual
36 ANATOMIA DELLE FILLITI SINIGALLIESI
eh' ella siasi , possa far comprendere come il parenchi-
ma si mostra nelle filllti nostrali . Siccome per altro non
è unico il modo col quale ci si presenta nei depositi
sotterranei , ed io mi son ristretto a parlare di quelle
precisamente , che ho potuto rinvenire bipartite , così
non posso esimermi di riserbare alla prossima Lettera
le altre osservazioni da farsi su tal proposito . Non di-
spero di accumularne un numero sufFicicnte per far co-
noscere in quali , e quante maniere siano rimasti in ser-
bo cotesti vegetabili capaci a dimostrare , anche ai di no-
stri , il carattere da essi una volta rivestito . Io non farò
( rlpeterollo ancora ) se non la nuda descrizione dei me-
desimi , usando ogni diligenza in rilevare tultoclò che vi
si rinviene . Non si stanchi di sofferenza , pregiatissimo
Signor Professore , in trascorrere le poche linee del te-
nue lavoro mio , che per me sarà sempre piacevole ,
finche mi accorderà la sua approvazione , di cui pregan-
dola , mi pregio ripeterle i sentimenti della massima sti-
ma con cui mi raffermo .
Mucfvi Annali
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F. 3
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Nuovi A.nna.li
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RENDICONTO
DELLE SESSIONI DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE
dell' ISTITUTO DI BOLOGNA
(continuazione, v. pag. 4^4 ^l^^ Tomo I.)
L'Accad. pensionato Prof. Gioachino BarlUi legge in-
fine la sua dissertazione d' obbligo — Intorno un caso
rarissimo di deformità del corpo congiunta a sordidissima
e grave Elefantiasi .
Perì quasi repentinamente nel Marzo dell' anno pas-
sato una donna nella quale da molto tempo io aveva
già scorto , dice 1' Accademico , alcuni dati della straor-
dinaria anomalìa che sono per descrivere . Perchè aveva
veduto della faccia la parte destra notabilmente più gros-
sa della sinistra . Cosi mi era accorto del volume della
destra mano maggiore di quello della sinistra . Ed al-
trettanto pure aveva potuto in qualche modo riconoscere
nei piedi . E siccome di un accesso di asma fui due
anni innanzi alla sua morte chiamato a curarla , così
mi venne fatto di vedere estesa la disproporzione sud-
detta ancora alle braccia . In seguito essendosi ella of-
fesa accidentalmente per un colpo la gamba destra , le
fu foi-za mettersi in letto. Onde chiamato dalla famiglia
vidi con sorpresa la enorme grossezza di essa gamba .
Ed oltre la grossezza mi apparve la infermila singola-
rissima della quale era principalmente attaccata la cute
che la copri>a . Colla quale circostanza si rinvennero ,
38 RENDICONTO ACCADEMICO
bene considerati che furono , in retta correlazione gli
altri caratteri distesi per tutta la macchina : i quali a
causa della ritrosia dell' inferma , essendo sempre stati
visti cosi isolati erano rimasti fino allora inconsiderati .
Offeriva adunque la donna di che intendo a parlare
esempio mirabile di due fatti morbosi , amendue , uno
più deir altro , straordinari : una organica anomalia : ed
una malattia , cui gran parte della macchina era dive-
nuta soggetta : la quale malattia quantunque avesse avuta
origine visibile molto tempo dopo la nascita^ pure ap-
pariva posta in istretta attinenza con la organica assi-
metria predetta . Era questa malattia una Elefantiasi
che risiedeva principalmente nella destra gamba , grossa
quasi tre volte come la sinistra: né la grossezza proce-
deva da edema : onde tanto alzata , che da molti giorni
ferma in letto aveva sempre lo stesso volume. Non se-
guiremo 1' autore nelP esattissima e minuta descrizione dei
caratteri propri di questa terribile malattia , delle cause
che ne promossero lo sviluppo, del modo suo di formarsi,
di crescere, di mostrarsi ribelle a qualunque tentativo di
cura , a tale che apparvero in seguito quei fenomeni che
addimostrarono evidentemente P accaduta sua univer-
salità . E questa la condizione più rara negli esempi
che della nominata infermità si veggono oggidì in Europa:
ed è insieme la più infelice per coloro che ne sono
compresi : giacche quanto la locale può e suole conte-
nersi stazionaria , e per indurata abitudine divenire com-
pagna d' un comportabile mezzo sano esercizio di vita ,
altrettanto la universale , soggiogata in tutta la estensio-
ne loro , la normale resistenza degli organi , li adduce
sollecitamente nella assoluta inattitudine di prestarsi al-
l' esercizio predetto . Ai morbosi fenomeni della gravis-
sima malattia pervemjta a questo grado , e poco prima
della cessazione de' mensili ripurghi che avvenne nel 46.°
anno si aggiunsero di quando in quando degli accessi
di Asma fin che alla metà di Marzo dello scorso anno
DEI. rnOF. A. AI-ESS-lNDUINl 3^
/| 7."^ dell' età sua , avendo passalo il giorno senza in-
comodo oltre quei soliti , la sera coricatasi , come al
solito sulle 10,0 II ore , non mollo dopo iu presa da
gravissimo accesso di asma , che irreparabilmente sul lar
del giorno la uccise .
Neil' istituire con somma cura la sezione del cadavere
apparve con ogni evidenza la anomalia di struttura , della
quale si è detto da principio, giacché denudato il corpo
venne tosto sott' occhio la differenza del volume che
aveva un lato rispetto a quello dell' altro . Impei'occhè
condotta una linea longitudinale anteriormente dal mezzo
della fronte , al mezzo del pube •, e similmente presa dal
vertice e condotta per la parte posteriore sulla traccia
delle apofisi spinose della colonna vertebrale fino al rafe ,
vedevasi tutto il lato destro avere una maravigli osa mag-
gioranza di sviluppo del lato sinistro , E questo era ri-
spetto al diametri trasversali delle diverse membra pa-
ragonate fra loro . Ma non mancava la maggioranza nem-
meno nel confronto del due diametri longitudinali. Per-
chè applicato un piano esattamente orizzontale sul ver-
tice , la prominenza superiore corrispondente al parietale
sinistro rimaneva al di sotto della destra di circa quattro
linee : ciò che si vede anche attualmente nel teschio
osseo conservato . Così P arto toracico destro era lungo
circa un pollice più del sinistro . L' arto destro inferiore
appariva nulla , o appena più lungo del sinish'O . Però
non è da tacere che una linea esattamente orizzontale
condotta da destra a sinistra dinanzi al baccino dimostra-
va che il diametro trasversale di questo obbliquava un
poco , elevandonsl a destra , ed abbassandosi a sinistra :
che è lo stesso che dire che la gamba destra era un
poco più lunga e dirigeva in alto da questo lato la pelvi.
L'accademico nel suo interessante lavoro non si limita
anche per questa parte a dalle generali indicazioni , ma
espone minutauìcnte le spropor/lonl delle singole mem-
bra non solo ma delle varie regioni ancora di esse ,
ZJO UENDICOWTO ACCADEMICO
occupandosi non meno dell' esame dei visceri , al qual
proposito sono molto interessanti le osservazioni sue sulla
interna capacità del cranio, sulla conformazione del cer-
vello avente egli pure una spropoi^zione marcatissima di
mole nelle due sue metà destra e sinistra , né certamen-
te paragonabile a quella che non infrequentemente s'in-
contra dal diligente anatomico anche negl' individui che
diconsi regolarmente conformati.
Tanto il teschio macerato ed aperto orizzontalmente,
quanto il cervello conservato nello spirito sono stati
sottoposti alla oculare ispezione degli accademici ,
i quali hanno ammirato ancora la elefantiasi rappresen-
tata colla più grande verità nella preparazione in cera
della gamba inferma eseguita con rara ed inimitabile
maestrìa dal valentissimo modellatore in cera dei gabi-
netti anatomici della nostra Università il Sig. Giuseppe
Astorri .
L' esatta e nitida esposizione di due fatti tanto rari
ed interessanti occupato avendo non breve spazio di
tempo , si è dovuto nella seduta d' oggi il nostro Ac-
cademico limitare alla isterica narrazione dei medesimi ,
promettendo che le conclusioni che dalle circostanze
narrate si possono trarre verranno in seguito sottoposte
al giudizio dell'Accademia, il che desideriamo che av-
venga colla maggior possibile sollecitudine onde poter
così arricchire la Scienza della narrazione di un fatto tanto
interessante e così dottamente trattato .
2 2. Sessione 26 aprile i838.
L'Accademico Dott. Marco Paolini legge un suo
scritto che ha per titolo ~ y^b'e ricerche microscopiche
fatte sul pus della blenorragia vaginale non che su diverse
altre qualità di pus e deduzioni che se ne ricavano . Serve
questo di appendice alla Memoria della quale si diede
conto nella seduta delli \[\. p. p. Dicembre , e siccome
IJEL l'KOF. A. ALESSAnDRINI 4*
r intero lavoro è stato ultimamente pubblicato per le
stampe (vedi Bullcttino delle Scienze JNIediche serie se-
conda Voi. V. i838 pag. 261.) così ci dispenseremo
dal darne un esteso ragguaglio contentandoci di qui
trascrivere i corollari che dall'interessantissimo lavoro
ne deduce 1' autore stesso .
1. Che nel pus òeW^. ulceri e degli scoli uretrali e
vaginali d' indole sifilitica di recente separato non si
trova incisorio veruno , come non se ne trova in quella
che si raccoglie dalle piaghe di qualsivoglia altra natura.
2. Che gli animaluzzi infusori si osservano solamente
nel pus quando in questo abbia avuto luogo un qualche
grado di scomponimento , od abbia subito l' influenza
di quelle condizioni che in generale si richieggono per
la loro manifestazione in qualsivoglia infusione di sostan-
ze organiche .
3. Che i primi animaluzzi a comparire nelle infusioni
di materia purulenta (sifilitica o d'altra natura) sono per
Io pili i pili piccoli ed i più semplici, le monadi e certi
vibrioni , siccome questi riscontransi in tutte le infusioni ,
e che 1 più grossi appaiono soltanto dopo lo spazio di
alcuni giorni .
4. Che il pus delle ulceri veneree poco differisce pe'
suoi caratteri microscopici da quello della blenorragia
recente tanto dell' uomo che della donna , siccome questi
pus poco differiscono nello stesso rapporto dal pus lo-
devole tratto da altre piaghe , giacché ordinariamente si
mostra composto di molti globetti , la maggior parte di
forma sferica e rotonda , altri di forma elittica , parte
con contorno regolare e parte con margine irregolare ;
tutti però presentano una superficie bernocoluta o gra-
nulosa, in guisa che ciascun globetto sembra composto
di alcuni altri più piccoli .
5. Che è tanto maggiore la proporzione dei globetti
quanto più il pus ha i caratteri fisici assegnati dagli
autori al pus lodevole o di buona qualità , mentre
4» RENDICONTO ACCADEMICO
all' opposto in quello di cattiva natura si trovano pochis-
simi globetti , di minore volume , e di una apparenza
meno granulosa .
6. Che nel pus della blenorragia vaginale recente, ol-
tre ai molti globetti, si osservano pochi brani di tenui
membranelle o di laminette , i quali brani crescono di
numero e superano in proporzione i globetti allorché la
blenorragia è di data piuttosto antica , e l' umore che
cola s' avvicina pe' suoi caratteri fisici alla natura del
semplice muco .
fj. Che la materia mucoso-puriforme la quale si rac-
coglie dalle donne affette da scolo cronico e di fiori
bianchi presenta molte delle indicate laminette , ma non
è però scevra affatto di globetti , avvegnaché questi sieno
più trasparenti , meno grossi , e meno composti di quelli
che si trovano nel pus della vera blenorragia .
L' Alunno Dott. Domenico Santagata trattenne in se-
guito r Accademia con la lettura di un suo Discorso in-
torno alle Rocce serpentinose del Bolognese •, il quale
dovendo essere inserito per intero in uno de' prossimi
Fascicoli di questi Annali ci strigneremo al presente a
dirne più concisamente dell' ordinario il contenuto .
Questo discorso é il terzo che 1' autore ha comuni-
cato all' Accademia sopra lo stesso argomento ed aven-
do nei due primi descritti principalmente li molti ed im-
portanti fatti relativi ai serpentini della nostra Provincia ,
s' introduce in questo terzo dicendo : che egli nel trat-
tare questa materia ha voluto seguitare il metodo più
approvato dai geologi per compilare trattati di argomenti
geologici , vale a dire , di premettere la narrazione de' fatti
e poscia discorrerne le ragioni naturali : proponendosi in
queste investigazioni di tener dietro a quell' ordine mede-
simo che tenne nel raccontare le fatte osservazioni , affi-
ne di non indurre per quanto egli può alcuna oscurità.
La prima parte del discorso si compone delli numerosi
DFX rnoF. A. ALEssAr^DUiM 42
e difficili ragionamenti che si richicflono a potere de-
terminare con la maggiore possibile precisione l' età
relativa del terreno nel quale trovansl li nostri serpen-
tini : intorno a che egli pensa che s' abbia a tenere que-
sto terreno per secondario e formato probabilmente nel
tempo stesso che altrove si depositavano dalle acque il
Gres verde , il Calcare del lura , la Creta , e forse an-
cora formazioni di queste più antiche : sicché potrebbe
a tutti li menzionati corrispondere e per isocronismo di
origine e per parallelismo di positura .
Nella seconda parte entra a parlare più direttamente
dei serpentini . E siccome la giacitura dei serpentini del
Bolognese , egli dice , ha molta relazione con quella di
altre rocce congeneri studiate e descritte dal Marzari ,
dal Debuc , dal Breislak , dal Dufrenoy , dal Savi , dal
Pareto , dall' Humboldt , dal Brongniart e da altri , così
viene con brevità accennando le diverse opinioni di que-
sti geologi per dichiarare in fine le conclusioni che dal-
lo studio delle loro dottrine e dalle sue proprie osser-
vazioni egli stima che siano le più accettevoli .
L' abbondanza della materia non permise che tutta la
potesse r autore chiudere in un solo discorso , e polche
fra le principali deduzioni asserì eh' egli era d' avviso che
li detti serpentini siano stati sollevati da un fuoco sot-
terraneo , in un' appendice che lesse nel giovedì della set-
timana susseguente rispose al quesito che fece a se me-
desimo concepito in questi termini r= Di dove si di-
partirono le Rocce serpentinose del Bolognese , quan-
do si ammetta che siano state di sotto sollevate , e di
qual natura era il fuoco che produsse quel sollevamen-
to ? rr
Oltre a tutto questo espose ancora nella stessa ap-
pendice le sue idee relative ai gessi , alle argille , ed alle
sorgenti di acque salate del Bolognese mostrandosi per-
suaso ( con la debita circospezione ) che una medesima
cagione operasse il sollevamento tanto dei serpentini che
44 RENDICONTO ACCiPEMICO
dei gessi delle argille e del sai-gemma nel Bolognese in
tempi e circostanze fra loro presso a poco conformi .
28. Sessione 26 aprile i838.
L' Accademico corrispondente Canonico Angelo Bel-
lani manda in dono all' Accademia parecchie delle molte
sue Opere , Memorie , ed Articoli pubblicati separatamen-
te , od inseriti in diversi Giornali scientifici , e sono
1 . La Corona ferrea del Regno d' Italia considerata :
I. come monumento d' arte : II. come monumento sto-
rico : III. come monumento sacro . Memoria Apologe-
tica. Milano 1819 in 4- di pag. 210 con tavola.
2. Articolo sulla Corona ferrea estratto dal Giornale
dell'Italiana Letteratura, con note critiche. Venezia 1821
in 4- ^' V^S- ^^ •
3. Termo-Barometro premiato dall'Eccelso I. R. Go-
verno di Venezia nella solenne distribuzione de' premj
d'industria del 4- Ottobre 1827. Pavia 1828 in 4- di
pag. i5 con tavola.
4. Della origine di alcune fontane :^ e sui condotti del-
le acque dei tetti, in 4- pag- i5.
5. Sulle uova della gallina e del baco da seta. Da-
gli Annali di Agricoltura Novembre e Dicembre 1882,
in 8.
6. Cenni su diversi argomenti Fisico-chimici . Artlc. I.
del terremoto e del movimento delle fabbriche . IL del
termometro . HI. sul moto molecolare dei solidi e sul
limite dell'evaporazione. Dal Poligrafo 1882. in 8.
7. Sulle osservazioni meteorologiche applicate all'agri-
coltura , ed in particolare sulla quantità d' acqua che
cade dall'atmosfera. Discorso presentato all'Accad. Agra-
ria di Pesaro li 21 Aprile 1882 in 8. pag. 21 .
8. Sulle cause della rugiada , note . Dagli Annali Uni-
versali di Agricoltura. Settembre e Ottobre 188 3, 8.
pag. 1 2 .
DEL PROF. A. Ai.ESSArmnmi 45
Q. Delle Rotazioni agrarie. Pesaro i833 , 8. pag. 9 .
10. Dell'antichità de' Pozzi detti modonesi o artesia-
ni. Annali d'Agricoltura Settembre e Ottobre i833 ,
8. pag. IO .
1 1 . Della Luna e delle influenze cosmico-telluriche .
Annali predetti, 8. pag. 23,
12. Ancora sui bachi da seta e sulla foglia di gelso.
Dal Giornale agrario Lombardo-veneto, Gennaro a Mar-
zo 1834 , 8. pag. 19.
i3. Sulla grandine. Memoria estratta dai fascicoli 1.
e 2. del Tomo IL degli Opuscoli Matematici e Fisici .
Milano 1834 in 4- P^g- ^^•
14. Nota sulla causa della rugiada. Dal Poligrafo,
Febbrajo i834 , 8. pag. 11.
i5. Di una singolare coincidenza dei giorni piovosi
nel mese di Luglio osservata in molti anni di seguito .
Annali Univ. di Agricoltura Luglio a Settembre i834,
pag. 8.
16. Sulle uova del baco da seta. Giorn. agrario Lom-
bardo-veneto, i835 , 8. pag. 20.
ly. Sopra alcuni articoU del Giornale delle cognizioni
utili . Annali Univers. d' agricoltura ec. Aprile a Giugno
i835 , 8. di pag. 1 7.
18. Salila al Vesuvio. Dalla Biblioteca di Farmacia
Chimica ec. i835 , 8. pag. 35.
19. Sulla coltivazione de' Bachi da seta specialmente
in Francia . Dal Giornale Agrario Lombardo-veneto Ot-
tobre a Dicembre i836 , 8.
20. Della indefinibile durabilità della vita delle be-
stie. Milano i836 in 8. pag. i o i , colla risposta in fine
alle obbiezioni fatte dalla Biblioteca Italiana .
2 1 . Sulle osservazioni meteorologiche di Brera . Arti-
coli diversi in 8, pag. i i^.
22. Degli aeroliti , delle pioggie o nevi rosse . e delle
nebbie o esalazioni secche . Dalla Biblioteca di Farmacia
Chimica ec. Aprile i836, 8. pag. 2^.
46 RENDICONTO ACCADEMICO
28. Sul clima. Dal Giornale agrario Lombardo-vene-
to Ottobre a Dicembre i836 in 8. pag. 4-
24- Pt^r impedire la rottm-a cagionata dal gelo al tubi
conduttori dell' acqua dei tetti . Dal Giornale suddetto , di
pag. 4.
2 5. Viste economiche sui bachi da seta e sulla fo-
glia del gelso. Pesaro i836, 8 di pag. 11.
26. Revisione di alcuni supposti assiomi fisiologici in-
torno r assorbimento e V evaporazione , o l' inspirazione e
la traspirazione delle foglie nelle piante . Dal Giornale
suddetto Novembre e Dicembre 1887 , 8. pag. 16.
27. Sulla distribuzione e sull'uso delle osservazioni
meteorologiche che si fanno nell' I. R. Osservatorio di
Milano. Dal Giornale predetto Gennajo e Febbr. i838
pag. II.
28. Alcune avvertenze sull' uso dei termometri . Dal
Giornale anzidetto Settembre Ottobre 1887, 8 di pag. 7.
L' Accademico Prof. Giuseppe Bertolonl legge una sua
Memoria che ha per titolo — Dei costumi della Bupre-
stis Fabricii ^ dei danni che il suo Bruco cagiona al
Pero , e del modo di prevenirli — .
Nello stato di coltivazione va il Pero soggetto , princi-
palmente nel nostro territorio, ad un malore prodotto
dal bruco di un insetto che ne corrode estesamente il
legno , e cagiona in pochi anni V irreparabile morte del-
l' albero , del qual bruco né alcun Naturalista scrisse i
costumi , perchè fino ad ora fu sconosciuto , né alcun
Agronomo conobbe i danni , ed insegnò il modo di pre-
venirli . Appartiene questo bruco alla specie d' insetto
denominata Buprestis Fahricii Rossi , dell' Ordine dei Co-
leotteri ^ Sezione dei Pentameri^ Famiglia de' «Serr/cor/z/.
Pervenuto al massimo sviluppo è il bruco in discorso
lungo circa due pollici e mezzo , largo tre in quattro li-
nee , apode , composto di 1 2 anelli , de' quali quello
della testa è molto più grosso degli altri, di forma
DEL rnOF. A. ALESSANDRINI 47
quadrata trasversale, colla superficie superiore ed inferiore
j)iana , 11 cui disco è coriaceo, scabro di punte a guisa
di una lima da legno , e di color giallo . La bocca tro-
vasi nel centro della parte anteriore e protuberante di
detto anello -, ai lati di essa sonvi due corte antenne ,
composte ognuna di tre articoli . Qui l' Accademico con-
tinua la minuta descrizione dell' animale riferendosi sem-
pre alle esatte ed eleganti figure a colori che vanno
unite alla Memoria , descrizione che non possiamo ripro-
durre per intero opponendovisi il Regolamento dell' Acca-
demia il quale permette si dia soltanto un cenno dei la-
vori letti o presentati , dovendo dai medesimi scegliere il
materiale per la composizione de' suol Atti o Conientarj .
Per quel che riguarda l' insetto in cui trasformasi il
bruco osserva il nostro Accademico che il Rossi prima
degli altri conobbe tale animale , soltanto però nello sta-
to perfetto, e lo descrisse nel Tomo II. della Mantissa
Insectorum alla pag. loo e loi, dandone ancora una
poco esalta figura nella Tav. VI. B. 6. • per questo mo-
tivo dà il Bertoloni due esatte figure del Coleottere rap-
presentandolo in una veduto pel dorso, nell'altra pel
ventre ^ poiché , dice egli , è bene interessante che que-
sto animale sia conosciuto dagli agricoltori più che dai
naturalisti . Il Rossi non conobbe sopra qual pianta esso
vivesse , lo disse raro nelle selve Pisane , perchè forse
ne trovò uno o pochi individui volati colà dai luoghi
coltivati nei quali sono alberi di pero -, non conobbe il
bruco , non i costumi dell' insetto perfetto che 1' autore
passa perciò ad esporre minutamente . Sviluppasi l' insetto
nei mesi di giugno e di luglio , ed il colmo del suo ap-
parire ha luogo fra il ao di giugno e la mela di luglio .
Esce in quest' epoca dai fori ovati che si osservano so-
pra le scorze di quasi tutti i tronchi di pero di qualche
calibro . Appena uscito rampicasi sopra la scorza e vola
sui rami . Difficile sarebbe il farne la caccia , perchè abita
sempre in alto e fugge ad ogni piccolo sospetto , se verso
48 RENDICONTO ACCADEMICO
la metà del mattino le femmine non discendessero co-
stantemente sui tronchi , forse per deporre le uova o
sulle scorze , o dentro ai fori , d' onde sortirono , ed i
maschi non le seguitassero . Anche verso la sera guar-
dando nei buchi , entro le cavità delle scorze si trovano
individui venutivi a riposarsi ed a passarvi la notte .
Quanto tempo viva questo animale allo stato perfetto noi
posso determinare , dice 1' autore , perchè mai ne vidi
de' morti per vecchiezza , però so bene che qualche in-
dividuo sverna entro le cavità profonde e ben nascoste
del pero .
Per togliere i guasti dannosissimi che questo insetto
produce , singolarmente nella nostra Provincia , in un al-
bero tanto utile e comune propone l' Accademico di
dare una piccola ricompensa ai ragazzi de' contadini , or-
tolani , giardinieri ec. per ogni dato numero di questi
insetti perfetti che potessero prendere , avendo la cura
di insegnare antecedentemente loro il modo più facile ed
il tempo più opportuno di fare la caccia, prima cioè
che le femmine depongano le uova . E perciò siccome
la specie vive esclusivamente sul pero , così sarà facile
farne la caccia attiva sui pedali di quest' albero nel mese
di giugno e luglio dalle ore nove del mattino sino al
mezzodì o colle semplici mani , o meglio con una rete
di velo o di mussola .
Termina il Bertoloni questo suo interessantissimo la-
voro col render note ai Naturalisti le altre specie del
bel genere Bupreslis che si trovano indigene nel terri-
torio Bolognese , da lui raccolte tutte e conservate nella
ricca sua Collezione e delle quali eccone 1 nomi
BuPKESTIS
taeniata Fab.
•)•>
tenehr'ionis F.
V
aenea Lin.
55
austriaca F.
5?
riitilans F.
DEL PUOI. A. ALESSAIVDRIM 49
BuPKESTis dccosti^ma Fah.
,, aurolenla F.
,, cyanicorms F.
„ manca F.
„ laeta F.
., salicis F.
„ nitidula F.
,, hi fasciata
„ gemellata Dej.
,, gemell. maculata F.
L' Accademico pensionato Prof. Alessandrini comunica
all'Accademia il sunto di una Lettera a lui diretta dall'egre-
gio Sig. Dolt. Sante Carnevali Prof, di Veterinaria in Lugo,
e che contiene la descrizione del seguente caso singolare .
Domenico Maria Guerra colono del Sig. Dott. Inge-
gnere Gaetano Mauzieri di Lugo comprò fino dal mese
di agosto 1837 due vacche, una delle quali, di anni
cinque venne assicurato dal venditore essere pregna di
circa due mesi , avendola fatta coprire al termine di giu-
gno . L' ingrossarsi gradatamente del ventre , l' inturgi-
dirsi delle poppe non disgiunti dagli altri comuni indizj
persuadevano facilmente il colono dello stato di gra-
vidanza dell' animale . Passarono così le cose fino al gen-
naio del corrente anno epoca in cui vide egli con
molta sua dispiacenza e maraviglia diminuire e vuotarsi
interamente le mammelle e perdere il ventre quel volu-
me che già rendeva sicura la gravidanza. Nel fehbrajo
seguente fui ricercato , continua il Dott. Carnevali , della
causa cui attribuire si poteva lo strano fenomeno, ed in-
tesa la narrazione di tutte le c'u'costanze del fatto sin-
golare dubitai trattato si fosse di falsa gravidanza . Intanto
l'animale godeva apparentemente di piena salute, assog-
gettavasi colla compagna agli ordinari lavori e solo ap-
pariva meno in carne di questa . l\Ia alli quattro di aprile
N. Asy. Se. Natik. Aimo t. Tom. i. '*
5o UE^DICONTO ACCADEMICO
il proprietario della bestia in discorso a me l' affidò af-
finchè la guarissi di un preteso tumore che il medesi-
mo riferiva al retto intestino , e che rendevasi visibile
solo neir atto di emettere le feci . Fenomeno che assicu-
rava egli essersi presentato solo da otto giorni . Osservato
attentamente 1' animale in questa circostanza mi fu facile
vedere che realmente un corpo di notabile volume spor-
geva alquanto , non già dall' ano , come asseriva il co-
lono , ma dalla vulva .
Non esitai ad introdurre la mano nella vagina e sentii
facilmente anziché un molle tumore , come mi era fi-
gurato , la testa resistente di un feto morto , la quale
era tutta intera fuori della bocca dell' utero stringendosi
il labbro di questa attorno al sottil collo del feto. Ten-
tai colle dita di allargare alquanto la bocca dell' utero ,
e lo stimolo di questa operazione indusse nell' organo
delle leggerissime e rare contrazioni che resero piìi fa-
cile r allargamento della bocca di guisa che , afferrato il
feto per il collo , ne potei fare senza grande difficoltà
ed in breve tempo 1' estrazione .
Esaminatolo poscia diligentemente vidi che era invi-
luppato ancora dalle sue membrane le quali però , estre-
mamente assottigliate , di color cinereo , né piìi distese
dai naturali umori , applicavansl strettamente sulla ester-
na superficie del feto , il quale , tolti gì' inviluppi , ap-
parve dell' età all' incirca di cinque mesi o poco più ,
naturalmente conformato , non tramandante fetore , ma
raggruppato sopra sé stesso ed in uno stato di prosciu-
gamento tale da emulare quasi un corpo mummificato .
La bestia nulla ebbe a soffrire per l' operazione di
modo che poco dopo potè essere aggiogata al carro
colla compagna , e restituirsi al comuni lavori , avendo
goduto d' allora in poi della più perfetta sanità .
Questa osservazione singolarissima dimostra adunque
che dal momento in cui accadde l' appassimento delle
mammelle riguardar si doveva come morto nell' utero il
DEL niOF. A. ALESSANDRIA 5l
feto , il quale , non essendo stato in allora espulso , co-
minciò a scomporsi lentamente disperdendosi dalla forza
degli assorbenti prima le acque , ed i tomenti vascolosi
degl' inviluppi , poscia gli umori e le parti molli stesse
del feto , il quale vedevasi ridotto quasi a puro schele-
tro coperto dai muscoli atrofizzati e dalla pelle .
A codesta breve narrazione del fatto, aggiugne l'Acca-
demico , era unito lo stesso pezzo patologico descritto che
è stato collocato nel Gabinetto di Notomia comparata del-
l'Università al Num. 1919 . Merita in questo caso di
essere avvertita la circostanza che il feto , già morto da
lungo tempo , fu in parte cacciato fuori dall' utero sol-
tanto verso l' epoca naturale del parto , giacché nel no-
no mese inoltrato , contando dall' epoca precisa della
monta , già nota al proprietario , cominciò questi a ve-
dere discendere , sotto certi premiti , la testa fin presso
r esterno osculo vaginale . Le cause che promovono ,
compiuta la gravidanza , le contrazioni dell' utero , e l' u-
scita del feto non possono quindi riferirsi soltanto alla
mole del feto stesso , al di lui peso , al suo movimen-
to , alla copia degli umori contenuti negl' inviluppi , al
distacco della placenta o dei cotiledoni ^ vi devono aver
parte altre cause non ben note ancora ai fisiologi , giac-
ché veruna delle enunciate aveva potuto determinare nel
riferito caso le contrazioni del viscere e la parziale usci-
ta del feto , il quale , senza 1' ajuto dell' arte, non avrebbe
potuto uscire del tutto opponendovisi la poca cedevo-
lezza delle sue parti , e lo strano raggruppamento ed in-
flessioni tanto degli arti che del tronco .
Questo Gabinetto di Notomia comparata è ricco di
altri tre casi di feti rimasti per lungo tempo tnorti nel-
r utero , e trovati sempre nella specie bovina : impor-
tanti tutti e tre perchè , unitamente a quello che si è
descritto mostrano la gradazione degli scomponimenti e
delle alterazioni che subisce il feto , morto che sia , al-
lorché per uno spazio di tempo più o meno lungo resta
3 2 RENDICONTO ACCADEMICO
incarcerato iiell' utero . Un primo e più semplice grado
di alterazione lo oflVe quello conservato al Num, i2j/3
in cui accadde la morte pervenuto al di là della metà
del periodo della gravidanza , e la madre essendosi po-
scia mostrata permanentemente malaticcia fu destinata al
macello e presentò entro un coriìo dell' utero questo l'eto
chiuso ancora nei suoi inviluppi , ma senza tìuidi , ed
emulanti una morbida pergamena . Alquanto più inoltrata
era P alterazione del feto descritto or ora senza che però
mal in veruna parte apparissero indizi di putrefazione . Un
terzo conservato al Num. 1668 è ridotto a semplice sche-
letro coperto dagli integumenti , assottigliati , irrigiditi ed
emulanti il cuojo sottoposto a forte tanizzazione . Nel
quarto infine Num. laSS tutte le parti molli e cartila-
ginee sono scomparse , e si vede soltanto un ammasso
informe dei centri di ossificazione delle ossa delle di-
verse regioni dello scheletro insieme miste e confuse .
24. Sessione io Maggio i838.
In nome dell' autore Dott. Namias sono offerti In do-
no all' Accademia i due seguenti opuscoli .
1. Osservazioni intorno ad un Discorso di Giovanni
Semmola intitolato — Degli sperimenti fatti col sangue
dei collerosi in taluni animali inserito nel Fase. XXVIII.
degli Annali civili del Regno delle Due Sicilie Napoli
i83y ~ Dal Giornale per servire ai progressi della Pa-
tologia e della Terapeutica. Gennajo e Febbrajo i838.
2. Di una strana malattia nervosa guarita coli' ago-
puntura . Dagli Annali delle Scienze del Regno Lom-
bardo-Veneto Tom. VII. 1887.
Il Presidente presenta una Memoria manuscritla del
Sig. Dott. Pietro Galegari Prof di Matematica nel Col-
legio di Ravenna col titolo — Nuova soluzione di un
problema di Fermata e di alcuni altri che dipendono
DKI. rnOF. A. ALESSANDRINI lìó
dalle medesime formule — . Viene questa consegnata alla
Commissione incaricata dell' esame dei Lavori inediti pre-
sentati , e dell' unico giudizio permesso dal Regolamento ,
se cioè sieno o nò meritevoli di aver posto nei Nuovi
Comentarj dell' Accademia .
Leggono poscia la loro dissertazione d' obbligo i tre
seguenti accademici pensionati.
I. Prof. Francesco Mondlnl — Osservazioni e rifles-
sioni intorno ad una imperforazione od atresìa connata
delle parti genitali di una donna — Fino dal 1822 nel
mese di Luglio fu presentata all'Accademico certa Ma-
ria Mazzoni d'anni 28 la quale, fornita d'ottima co-
stituzione di corpo , avea l' aspetto di godere della più
florida salute . Era per altro soggetta , fino dal decimo
quinto anno dell' età sua , in ogni mese a copiose epi-
stassi , le quali si mostrarono vicarie alla mestruazione
che mai in lei si era manifestata . Ma P oggetto princi-
pale di questa visita era stato quello non già di pre-
scriverle cui*e e rimedi emanoghi, de' quali ne aveva
fatto uso a dovizia , ma per emettere , ad istanza della
di lei madre , il parere se convenisse o nò istituire una
apertura artificiale mediante taglio alla estremità inferio-
re della vagina , che il medico-chirurgo Sig. Dott. An-
gelo Monari . il quale accompagnava la giovine , dichia-
rava essere allatto chiusa .
Trovai infatti , dice l' Accademico , le parti genitali
esterne ( tranne la clitoride , che era di mole e di forma
naturale) molto turgide e lasse: estese oltremodo In
ninfe , patentissima quella protuberanza che segna lo
sbocco dell' uretra , ed invece dell' esterna apertura della
vagina una fossetta supei-ficiale , il fondo della quale (>ra
costituito non già da una sottil lamina^ come è Pime-
ne , ma bensì .V!Sl>IU.'N[ 6-7
inloressaiuissiiiin serie di (ossili orj^anici acquistata e riu-
nita ad alcuno dei ricchi Musei di cosi fatti oggetti che
adornano le Università nostre , perchè in tal guisa , e col
soccorso del lihri , delle tavole , e degli oggetti naturali
si potrebbero esattamente classificare i ridetti fòssili , pub-
blicarne le nuove specie ora che questa parte di studio
delle Scienze naturali , che così da vicino interessa la
Geologia, forma lo scopo delle ricerche e delle me-
ditazioni dei Naturalisti 1 più distinti delle estere Nazioni .
2 5. ed ultima Sessione 17 Maggio i838.
Sono presentate all' Accademia in nome degli Autori
le seguenti Memorie ed Opuscoli.
1. Marianini Professor Stefano Accademico corrispon-
dente — Memorie di Fisica sperimentale scrìtte dopo il
^836 Anno I. Fascio. I. Modena i838 , 8." di pag. ^6.
Questo primo fascicolo della collezione del Marianini
contiene i seguenti articoli
„ Sopra 11 galvanometro moltiplicatore a filo incro-
cicchiato e sopra i suol usi „
„ Sopra uno strumento misuratore delle coiTcnti e-
lettriche istantanee e non istantanee , e sopra alcune a-
ualogìe fra le dette coiTcnti „
„ Sulle correnti prodotte dalla attuazione od indji-
zione delle correnti elettriche istantanee „ . ,,' ,.
2. Brera Consigliere Prof. Yaleriauo Luigi — Lito-
tripsia operata dalle acque della Fonte Regia di Recoa-
ro . Venezia i838 4-"^ Inserita nella parte Fisica del
Tomo XXI. delle Memorie della Società Italiana delle
Scienze .
3. Jandelli Vittorio — Biografia del Cav. Dott. Do-
menico Monchini. Roma iSSy in 8.° di pag. 2 5. Dal
Giornale Arcadico .
Leggono infine le loro Dissertazioni d' obbligo gli
68 RENDICONTO ACCADEMICO
Accad, pensionati Cav. Venturoli Prof. Matteo , Magistrinl
Segretario deir Accademia e Cav. Baroni Prof. Paolo .
Il Venturoli tratta nella sua Dissertazione l' impor-
tantissimo argomento — Delle Febbri metastatiche^ dette
anche febbri d' assorbimento — Essendomi da lungo tem-
po occupato , dice F Accademico , dell' attento esame di
queste febbri micidiali , le quali tanto spesso rendono fu-
nesto r esito d' una chirurgica operazione sotto i migliori
auspici , e colla maggior bravura eseguita , ne raccolsi
alcuni nuovi fatti che sembraronmi valevoli a diradare
le tenebre che oscurano questa parte tanto interessante
della Patologia chirurgica .
La febbre metastica sempre assale l' infermo nel corso
della suppurazione , non mal nello stato di viva infiam-
mazione : manifestandosi una tal febbre l' infiammazione
suppurativa , che era di già diminuita , cessa del tutto ,
li margini ed il fondo della piaga s' abbassano ed inarri-
discono . Al rigore del freddo febbrile tien dietro un
intenso calore , un sudore profusissimo , che rallenta la
febbre e qualche volta la dissipa totalmente . Dopo po-
che ore di calma si rinnovano gli stessi fenomeni , e
quasi sempre con forza maggiore .
Queste invasioni febbrili se non con perfetta intermit-
tenza certo con remittenza manifesta si succedono le une
alle altre , non però con costante periodicità , e a mano
a mano che l' infermo ne risente i danni , si spiegano se-
gni non equivoci di località infiammatoria ad alcuno de-
gli interni visceri . Queste infiammazioni viscerali percor-
rono rapidamente i diversi loro stadii e terminano sempre
o colla suppurazione , o colla mortificazione dell' organo
affetto , rendendosi ribelli a qualunque più valido tenta-
tivo di cura .
L' autopsìa del cadavere mette fuor di dubbio in tal
caso la causa della morte , mentre costantemente si tro-
va il viscere abscessato , e qualche volta ancora ridotto
nello stato di mortificazione.
DEL l'ROF. A. ALESSANDKirSl 69
Da queste osservazioni di fatto le mille volte verificato
nei singoli casi dall' autore , crede doverne trarre le se-
guenti conseguenze .
I." Che la periodicità, o a meglio dire la reale , ma
più spesso ancora apparente intermittenza di queste feb-
bri avca tratto la maggior parte dei pratici in errore .
mentre , nulla curandosi dei segni manifesti della localo
infiammazione , si abbandonarono all' uso dei così detti
febbrifugi e particolarmente della china data ad alta do-
se ^ qualità di cura che , vista la condizione patologica
della malattia , doveva [)rodurrc funesti effetti .
2.° Che quelli i quali opinarono che la malattia a-
vesse origine dall' assorbimento della materia purulenta ,
e per conseguenza da assoluto indebolimento della mac-
china , benché non errassero sulla causa , mal però sì
avvisarono che gli eccitanti potessero portar rimedio ad
una malattia del genio sicuramente infiammatorio.
3.° Che coloro che, escludendo affatto affatto la me-
tastasi, ravvisarono nelle infiammazioni che sopravveniva-
no li semi già preparati fin dall' epoca del primo male
errarono grandemente , giacché il fatto comprova all' e-
videnza la prontezza e facilità delle metastasi stesse-, il
che pare certamente dipendere dalla repentina preva-
lenza del sistema linfatico assorbente sul circolatorio san-
guifero , e ciò avviene facilmente noli' andamento irre-
golare della infiammazione .
Conclusi quindi , prosegue 1' Accademico , che le feb-
bri suddette sempre procedevano da cause fortemente
debilitanti per cui , depressa improvvisamente la mac-
china , nasceva quel repentino disiquilibrio d' azioni che
dovea ritenersi come la causa immediata delle medesi-
me ^ e che a prevenirle era necessario che il chirurgo
sostenesse il processo infiammatorio al segno da fargli
percorrere lutti li suoi stadi lentamente senza che nasca-
no quegli improvvisi abbattimenti di forze o di azioni che
bastano a disturbare il corso naturale . SANTAGA'IA 83
cavalca e con li piedi s'appunta alli fianchi delle mon-
tagne laterali , che sono di durissimo macigno . Trapas-
sata la Remenzia incomincia la salita del monte Bargi
il quale , per la sua naturale bellezza e per le impor-
tanti osservazioni alle quali da luogo , fa doppiamente
dilettoso il percorrerlo e il dimorarvi . Ha questo monte
la figura di un gran cono tagliato nella sommità , che
solo ed isolato s' innalza in mezzo al calcare compatto ,
che d' ogni parte lo circonda al suo piede , e per bre-
vissimo tratto lo divide dall' Apennino : tutto poi vestito
nell' erta di folti e bellissimi Castagni , nelle piagge ridot-
to a coltui'a da seminare, e ne' piani messo ad erbaggi,
mercè dell' acque che sorgono in abbondanza . Il maci-
gno sopra il quale è eretto il ponte di Suviana si con-
tinua e si leva a formare da se solo un greppo, gli strati
del quale ^ mantenendo il medesimo ordine degli inferiori
descritti , sembrano come riversati adosso al monte Bargi .
Questa disposizione di tcri'eno si scopre nello ascendere
per la strada cui mette il ponte di Suviana , la quale
è molto propria a dimostrare la struttura di quel terreno .
Per essa si gira intorno alla montagna , e dopo avere
osservato nei lati di settentrione e di ponente il detto
ordine di strati , si giunge a quello di mezzo giorno ,
dove comparisce un' argilla marnosa fogliacea indurata
la quale sporge fuori di sotto al macigno , che per con-
seguenza la ricopre . Quivi gli strati del macigno sono
scompaginati e confusi, e da quel punto fino al sommo
della salita non più si veggono posti verticalmente , ma
or più or meno dolcemente inchinali e talvolta orizzon-
tali . In altra strada dello stesso monte nel fianco che
guarda l' Apennino trovai non senza meraviglia un dia-
spro ncrissimo che mi parve esso pure stratificato ed
alternante col macigno , ed osservai che questo diaspro
sofferiva una notabile alterazione . Nello stato di perfe-
zione è uerissimo , lucido , semitrasparente , ha frattura
concoide , grana finissima , e serrata , raschia il vetro e
84 OSSERVAZIONI GEOLOOICHE
battuto coli' acciarino manda vivissime scintille. Da questo
stato passa prima ad essere opaco , a rompersi con frat-
tura un po' irregolare e ad avere una grana meno fina ,
e a poco a poco si fa tenero , biancastro , friabile da
una punta d' acciaio , e quasi schistoso •, toccato poi
coli' acido nitrico , il perfetto non fa effervescenza , un
poco ne fa quello cbe comincia a perdere la lucentez-
za e la finezza della grana , moltissima quello che è del
tutto alterato. Per tutte le quali cose si vede come sia
meritevole questo monte di essere con diligenza grande
esaminato e studiato . Io dirò qui alla sfuggita li con-
cetti da me formati nell' indagare le cagioni di tutti 11
mentovati accidenti di questo monte senza però addurne
li fondamenti che in altra occasione saranno dichiarati.
Immaginava da prima che il monte Bargi vicinissimo
all' Apennino ed a lui somigliante per le materie di che
è composto , fosse pure a lui un tempo congiunto ,
e che o impeto di acque o subbissamcnto di terreno
11 separasse . Più confacevole però al caso nostro mi
parve poscia il pensare , che una forza sotterranea so-
spingesse in alto il macigno di questo monte , non sa-
prei ben dire se prima o dopo la deposizione del cal-
care compatto , non potendo ben dichiarare se questo
sia addossato al monte Bargi in quel modo che dovrebbe
essere se veramente il monte gli fosse uscito come dire
del grembo . I segni poi di questa forza sono evidenti,
secondo me, negli strati che portano il ponte della Re-
menzia , i quali , così disposti come sono , mostrano che
dal punto ove ora è il torrente uscisse fuori una par-
te delli gas produttori del sollevamento , spandendo e
rivoltando dall' una e dall' altra parte quelli strati che
ora costringono fra loro le acque del torrente . Le ar-
gille che si ritrovano nel lato di mezzo giorno potreb-
bero considerarsi quale materia sollevante del macigno^
il diaspro nero alternante col macigno potrebbe aversi
per argilla convertita in diaspro da gi'an calore ^ e la
DEL DOTT. D. SANTAOATA 85
conversione del diaspro iu calcare, attribuirsi ad una
sostituzione di molecole calcaree alle silicee .
Poco lungi da questo monte e al suo levante avvi il
comune detto di Guzzano, nel quale è un grande cumu-
lo di frantumi aglomerati assieme per la più parte da
un cemento argilloso rosso , a cagione del quale tutta
la massa è chiamata Sasso rosso . Le rocce che vi ho
trovate quasi tutte in ciottoli senz'angoli, sono: serpen-
tino rosso con vene calcaree , offiiolite diallaglca , eurite
porfiroide e la compatta , officalce venoso ed eufotide
f'eldspatica , in cui abbonda il diallaggio metalloide. L' eu-
fotide è in vari , punti in banchi alternanti con nuclei
dell' altre rocce , e in molti punti essendo sciolto il dial-
laggio questo colora il sasso di verde. Il dotto Ignazio
Molina lasciò scritto in una sua memoria sulla montagna
bolognese che ., gli schisti di Guzzano contengono una
„ gran quantità d'impronti di pesci che per lo più seni-
„ brano diversi da quelli dei nostri mari „ . Impressioni
di pesci non ho io potuto rinvenire ne' vicini schisti mar-
nosi o calcarei che dir vogliamo, quantunque molti e
molti io ne rompessi ^ ma invece vi ho trovate racchiuse
dentro fucoidi in abbondanza, di che io deduco che il
Molina non visitasse egli medesimo questi luoghi ma si
valesse della relazione di qualche inesperto osservatore che
nelle sue ricerche gli prestasse dell' opera propria :^ abbi-
sognando spesse volte il naturalista dell' aiuto di alcuno
per compiere imprese troppo gravose ad un solo.
Dalla parte occidentale del monte Bargi alla distanza
di un solo miglio incontrasi la Serra chiamata dei Zan-
chetti , la quale è tutta formata di una marna argillosa
che non ha consistenza , tagliata a picco nel lato che
guarda il N. E. In questo lato si osserva che nell' argi-
la è contenuto come in un gran nicchio un masso di
offiolite diallagica parte verde e parte nera, lungo cir-
ca duecento piedi ed alto cento . Questo masso è tutto
reticolato da sottili lamine di calce carbonata , nella
86 OSSEBVAZIOrVI GEOLOGICHE
stessa guisa che dissi reticolate le rocce di Lizzo . So-
novi innoltre diverse altre rocce, quali sporse al piede
del masso , quali piantate nel suolo , e queste sono ^
eurite compatta , steatite nera con larghe vene di quarzo
(jhroso , serpentino tenero con dlallaggio metalloide ed
eufotide feldspatica .
Prima di giungere alla Chiesa delle Mogne sorge dal
terreno una piccola massa di officalce venoso durissimo ,
tutta a strati verticali , che nell' esterno portano cristalli
di quarzo jalino .
Continuando l' incominciato cammino né discostandosi
dall' Apennino si perviene al Castello di Castiglione detto
dei Pepoli . Non molto al disopra nasce il Bresimone ,
torrente che sbocca in Setta , e corre da Castiglione al
suo termine lungo il fianco e alla sinistra di una serra ,
la quale , sebbene sia una sola e non interrotta , non-
dimeno è distinta in tre coi nomi di Sparvo , Creda , e
Lagaro . In ognuna di queste parti s' incontrano di molti
oggetti tutti belli e che molto fanno al nostro studio ,
Nella serra di Sparvo e in ambo i lati del Bresimone
sorgono a poca altezza alcuni massi di diaspro rossigno
neir esterno , e nell' interno di un bel rosso con mac-
chie bianche lattate . Constano questi massi di veri strati,
l' inclinazione de' quali è di gradi venticinque , e per-
cossi col martello nei lembi esteriori si dividono in la-
mine , non altrimenti che facciano li vicini calcari schi-
stosi , e battuti con acciaro perfettamente scintillano .
Sembrano questi diaspri ( o forse più propriamente ter-
mentlde ) slmili a quelli che Ad. Brongniart e De-La
Beche videro a contatto del serpentino , quegli a Pie-
tramala , questi nel Genovesato . Quivi non toccano so-
pra terra il serpentino , ma gli sono così vicini che credo
che sotto il toccheranno r Varie masse serpentinose sono
molto prossime ai diaspri ed all' alveo del Bresimone , ed
una di quelle informi piramidi , avendo per avventura in
origine una direzione molto obliqua , è troncata nel suo
LUX DUTT. n. SA.'\1A(..\TA 8^
mozzo , e la parte superiore , precipitala nel torrente ,
perturba anche adesso il diritto corso delle acque . Li
circostanti calcari scliistosi racchiudono impressioni di
fucoidi , ed alcuno è penetrato da venuzze di fciro sol-
Ibrato . Progredendo ancora più avanti e montata la
costa che è alla destra del torrente si viene in luo-
go denominato Le Torri , famoso in que' dintorni per
r opinione che corre fra li paesani , che ivi abbon-
da il rame , onde la parte superiore del monte o serra
di Creda la tengono una Cava di rame e con tal nome
la distinguono . Forma questa un piccolo monticello nel-
1' alto della serra di Creda della circonferenza di circa
un mezzo miglio . Il serpentino duro con quarzo , 1' ofil-
chlce granulato e l' officalce venoso senza alcuna rego-
lare distribuzione lo compongono . In diversi punti sono
queste rocce cavernose, scoriacee o mammillari , e quasi
dovunque nelP esterno del color della ruggine , e tratto
tratto di verde :, il perchè forse si è conchiuso che in
(juelle rocce siavi rame . Ma cimentati con gli opportuni
reagenti li saggi che presi meco, non che la raschiatura del-
la esterior supcrlìcle delle rocce , non ho riscontrato in essi
che piccola quantità di ferro . Le prove che io n' ho fatte
non bastano a giudicare che quelle rocce non conten-
gano in copia alcun metallo , non essendo 11 metalli nel-
le miniere unlformenìente nelle diverse parti distribuiti ,
ma nondimeno accrescono il timore che il desiderio delle
innnaginatc ricchezze , e le favolose tradizioni , anziché
V esperienza , abbiano persuasi que' montanari della re-
condita esistenza di metalli in quelle rocce. Altro poggio
di natura e di forma consimile al monticello della cava
del rame vi si trova poco di lungi e nella medesima
cresta della serra di Creda più verso Castiglione . Vero
è che molti paesi e la Toscana stessa hanno cave e
miniere di metalli in rocce della «jualilà delle nostre e
nelle stesse condizioni geologiche . ma fino ad ora non
ne ho trovato fra no ialcun indizio . Che se a mancano
88 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
le miniere che sono le sorgenti più abbondevoli di ric-
chezze , non per ciò è da dire che ninna nuova utilità
possiamo noi ricavare dal l'Cgno minerale . Due miglia
incirca lontano dall' ultimo luogo descritto avvi la Chie-
sa di Lagaro, dalla quale discendendo per la china che
è alla destra del Bresimone , e rimontando la costa che
è alla sinistra , ritrovasi un calcare cristallizzato a lamel-
le , che tanto è a dire un vero marmo , del quale pen-
so che s' abbia a fare gran conto , così rispetto alle ra-
gioni di scienza che alle comodità che può recare alla
vita . Valicato appena il Bresimone , e salita alquanto
la costa , presentasi l' ordinario terreno , 11 quale , es-
sendo tutto rotto sconvolto e privo d' alberi e piante ,
mette 11 geologo osservatore in aspettazione di trovare
altri massi di rocce di serpentino , che sempre s' incon-
trano in terreni così rovinati come e questo . Il luogo
è detto le Spiaggie di Lagaro . Addentrandosi di fatto
in queste Spiaggie eccoti le dette rocce spuntar dal
terreno in forme di obelischi sparsi qua e là in quello
spazio . Le materie che le compongono sono consimili
a quelle molte volte descritte , e solo notai che una
di quelle masse è ricchissima sopra ogni altra di quarzo
jalino In arnioni e che un' altra avpa la superficie spu-
mosa e scoriacea come lava . Non era nuovo per me
il rinvenire tali cose ma bensì nuovo ed inaspettato mi
riuscì l' incontrare non di lungi il masso che ho men-
tovato di marmo lamellare . Sta questo alla sinistra di
quelle spiaggie e alquanto a loro superiormente , disco-
perto dal terreno circostante per la lunghezza di circa
sessanta piedi e per la metà di altezza . Rappresenta
con la sua forma liscia e rotonda il cucuzzolo di un
monte , ed ha in vari punti della periferìa alcune spor-
genze della medesima sostanza che rassomigliano le cola-
ture della cera . Sopra tutto poi è da notare che li
macigni della montagna , nel cui dechve osservasi il
marmo , sono così innalzati e ricurvi, che, immaginando
DEL DOTT. U. SANT.VGATA 89
che esso s' npprolondi , gli Siircbbcro intorno adagiati a
guisa di mantello . Gì' infiniti e nobili usi al quali ser-
vono i marmi ed il mancare di loro la nostra provincia
vogliono che si consideri bene , se la qualità e quantità
di questo di Lagaro ed il suo sito ne consiglino 1' esca-
vazione . Dalla porzione di marmo che ora è visibile si
può forse argomentare , che se il nostro non è da porre
fra li migliori , non sia pure da l'iGutarsl come troppo
vile e da nulla :^ ed lo mi persuado che internandosi in lui
più di quello che si è latto si troveraimo diminuire e
mancare li difetti che ha nell' esterior superficie , 1 quali
sono , di essere penetrato da esllissime vene di ossidi
metallici che ne insudicclano il suo colore , 11 quale è
un bianco non perfetto ma un poco torbidicclo , e lo
rendono facile a disgregarsi . Della sua abbondanza non
si può dire finche non ne sia come dire conosciuta la
sua storia , e noi vedremo che con ragione si può pre-
sumere , che facendo cava di esso marmo mancherebbero
prima 1 lavoratori che la materia da estrarre , Il sito
poi In che si trova sarebbe opportunlssimo a tali lavori,
dal quale , fatti scorrere e strisciare fino al letto del
Bresimone li pozzi di marmo tagliati , per esso agevole
sarebbe il trasportarli alla città .
Dal luogo del Bresimone che corrisponde alle spiag-
gie di Lagaro poco rimane ancora a correre alle sue
acque prima che sbocchino in Setta ^ lungo il quale ,
discendendo il cammino di alcune miglia , incontrasi
a mano sinistra un rio detto di Farnedola che nelle
colline di cjuel lato ha principio. Son miserabili a ve-
dersi le falde e le costiere di questo rio nude affatto
ed arsicciate dal sole sì per le loro ertezze e scoscen-
dimenti , che per la terra infruttifera che le forma .
Il terreno del calcare compatto si distende ancora fin
qui , con questo però che il detto luogo è quasi tutto
argilla al dìfiiori cerulea o sfaldata in sottili lamine o fo-
glie, ovvero motosa, e sotterra è dura e compalla. Non
go osseuvazioni geolo«iciie
i^ià die il calcare assolutamente non siavi , ma vi è più
raro che altrova , e ne' frantumi di strati che vi sono
vi ho trovata una sezione di fucoldi . E qui voglio no-
tare una osservazione che feci sopra il calcare compatto
non solo di Farnedola ma ancora di altri luoghi ^ os-
servazione che non ricordo che altri abbia fatta , forse
perchè stimata troppo frivola contro quello che a me
ne è parso . E questa è la mutazione naturale ed asso-
luta che patisce il calcare compatto da non conservare
pur uno dei caratteri suoi propri . Il primo grado di
alterazione sensibile che vi appare è nel colore della
superficie , la quale diventa cerulea , spesse volte bruna
e lucente e nel tempo stesso liscia al tatto e quasi un-
tuosa : indi la sua tessitura incomincia a disciogliersi e pare
che la rigonfi e fiorisca , o in vece di questo si suddivide
in lamelle tenere e fragili . Queste alterazioni incomin-
ciano al difuori e nelle parti superiori dei massi di cal-
care ( che sogliono essere piccoli ) e si avanzano all' in-
terno , e quando sono compite non si distinguono quei
massi dalle argille che sono presso a loro. Io ho tenuto
conto dei vari gradi di alterazione , dallo stato cioè di
perfetto calcare a quello di argilla : ho raccolti molti
saggi che in uno o più punti sono alterati in altri no ,
e tali ancora che sembrando una vera argilla schistosa
ritengono tuttavia le vestigia delle fucoidi . Per lo che
non temo andare errato se giudico questi massi d' ap-
parenza argillosa provenire da calcare compatto . A questa
osservazione dovranno tener dietro le analisi chimiche
di tutti i vari passaggi del calcare , affine di poter co-
noscere da che provengano le mutazioni che vi sono
accadute .
Hanuovi pure in questo rio grandi ammassi di rocce
serpentinose , delli quali li due maggiori grandissimi sono,
l' uno alla destra del rio chiamato Sasso della Bastiana ,
l' altro alla sinistra detto i Sassari . Quest' ultimo è un
conglomerato di piccoli pezzi angolosi di officalce , i quali
DEL I»OTT. I). SANTAGA'IA () I
essendo poco solitlaiTiente legati iissicme , precipitano al
basso , (V onde gli è venuto il nome che ha : anibidue
in gran parte annicchiati nell' argilla . Altri più piccoli
massi sono piantati o nelle sponde del rio o nel suo
fondo medesimo . La piij mirabile però di tutte le moli
pieti'ose di Fernedola è quella conosciuta nel dintorni col
nome di Sasso rosso . Questo è come un torraccio guasto
e tagliato dalla parte di levante, mezzo seppolto dall' altra
nella destra sponda del rio dal cui letto sporge e s' in-
nalza . Dalla detta spaccatura o taglio sono precipitati
nel rio infiniti e giganteschi rottami dal quali è fatta
palese la qualità del sasso . Non è questa serpentinosa
come gli altri massi di Fernedola , ma s' avvicina alla
termantide . La lucentezza di questa pietra , il colore ,
la durezza , la frattura non sono di perfetto diaspro ma
molto glielo avvicinano . La vera ed originaria natura poi
di questo masso si può conoscere dal considerare tutti
li suoi caratteri , la sua posizione e più d' ogni altra
cosa la sua superficie superiore . Ond' è chiarissimo
essere quel masso un calcare compatto, mutato in mas
teria diasproide . Intorno al quale giudizio sono quasi
tentato a dire , che ho 1' animo tranquillo e assicurato
dall' avere trovati nella superficie in quel masso tutti
li più minuti ed evidenti passaggi del calcare com-
patto ordinario alla sostanza rossa che abbiamo detta
diasproide . Né questo è sol da notai'c in quel masso :
vicinissimo alla sua cima e nella parte contraria a quella
che è scassinata, un largo spazio di terreno è occupato da
offiolite profondamente ridotta in scoria poco dissimile
nell'esterno dalle vulcaniche. Questa roccia dove è coper-
ta non tocca il Sasso rosso , ma gli è così vicina , che
poco sotto lo toccherà . Onde pare che quello e questa
sorgano insieme da terra. Diversi altri massi di rocce ser-
pcntluose osservansl in vari altri punti , ma li nominali so-
no li più principali. Nella destra sponda del rio, mez/.t)
mìglio lontano da Setta , mi venne latto di osservan
C)2 OSSEUV AZIONI GEOLOGICHE
l"r;i quclte argille certi singolarissimi straticelli metallici ,
(lei quali dirò fra poco parlando di altro luogo memo-
rabile ai geologi ove pure e solo si rinvengono .
Continuando a salire verso 11 capo del rio di Farne-
dola tanto F uomo dilungasi da Setta quanto s' avvanza
inverso la Remenzia e trapassato di alquanto il punto
medio fra li due torrenti, entrasi nel comune di Prada,
il quale non meno degli altri porse ricco e dilettoso
pascolo alla mia mente . Fra li diversi fossati che in
questo comune raccolgono le acque piovane e le con-
ducono in Reno , avvene uno che si domanda il Fosso
de' Lagoni- le di cui sponde non solo ed il suo letto,
ma le sue vicinanze ancora saranno con gran pro-
fitto visitate da chiunque vorrà esaminare questi luoghi
secondo geologia . Prima di giungere a questo fosso ve-
nendo dalla parte di ponente è necessario traversare un
tratto di campagna chiamato le Ruine di Carfico , il qual
nome gli deriva dall' essere tutto pieno di gran saldezze
delle solite rocce precipitate dall' alto . Sono queste ruine
molto pili alte del livello del mare e nondimeno a chi
vi si trova e riguardi il monte che gli sta sopra pare
di essere nel fondo di un gran precipizio . Chiamasi
questo monte Nadia , e quasi a mezzo la sua costa spor-
ge fuori e s' innalza un gran sasso diritto e puntato ,
che è distinto col nome di Sasso della mandria. Sopra di
questo non vidi nel monte alcuna roccia a lui analoga ,
si bene di sotto , e ad alcuno che al presente il rimiri
nasce pensiero , che quel cono eterogeneo al monte in
cui si trova , egli medesimo lo squarciasse e riversasse
sopra il suo dosso i gran frantumi delle ruine. Il terreno
occupato da questo appartiene al calcare compatto ma è
più abbondante in terra vegetabile perchè il calcare è
di grana piìi grossa e meno serrata che negli altri
luoghi, pcrlochè gli alberi vi allignano ma non vi cre-
scono molto . Vari pezzi angolosi di quel calcare
compatto trovai incassati nella sostanza delle rocce e
DII, nOTT. n. SAIVTAC.ATA C)3
con essa perfeltamontc congiunti. Confinano le mine
meno grandi di Ibnna globosa o ovoide , cristallizzale
ncir interno in fibre divergenti ed irradiate regolar-
mente dal centro alla perilerìa , e nella superficie este-
riore sparse di cristalli lenticulari imperfetti . Alcuna
volta queste masse lianno un vuoto nel centro , ovvero
alcuni piccoli vacui o nidi nella loro spessezza conte-
nenti alcuni perossido di ferro o di manganese , altri
cristalli spalici di calce carbonata : per l' ordinario però
sono piene , ma quasi tutte spezzate . Io conservo pres-
so di me la sola massa intera cbe ho trovala , per buo-
na sorte la più voluminosa di tutte , la quale è di fi-
gura sferica un poco schiacciata , ha di circonferenza
nel più largo di lei 3 piedi e due oncie bolognesi e
pesa 170 libbre.
Il colore di questo minerale varia tra il cinereo ed
il bruno ^ la sua ii-attura longitudinale è bacillare , la
trasversale è piana ;^ percosso con acciajo scintilla ; ri-
dotto in polvere si scioglie alcun poco con effervescenza
neir acido idroclorico , con sviluppo di solo acido car-
bonico : il suo peso specifico è 2 , 6 -, e sottopostine al-
l'analisi chimica 100 grani 11 ho trovati composti di:
Silice gr
Carbonato di calce .
Carbonato di Magnesia
Protossido di ferro .
Protossido di Manganese ,.
I due protossidi metallici saranno certamente nel mine-
rale combinati alla silice , e supponendo ancora che sia-
no in esso iJlo stato di bisilicati resterebbero Gy parti
di silice libera -, per la qual cosa io credo che la classe
mineralogica a cui più prossimamente appartiene questo
minerale sia quella dei quarzi : e siccome (jucslo de'
r.
78.
00
9-
5o
55
I.
5o
,.
6.
00
r
5.
00
100.
00
lOO OSSERVAZIOINl GEOLOGICnE
Frascari non ha abbastanza singolarità per foi-marne una
specie ed ha invece le proprietà che il Brard assegna alla
varietà calcarifera dei quarzi , così potrebbe chiamarsi ,
se non è denominazione troppo lunga zr: Quarzo fibroso
varietà calcarifera con ferro e manganese bisilicati rr .
Il secondo oggetto proprio solo di questa Serra è
un pudingo o aggregato di piccoli ciottoletti di quarzo
e di schisto argilloso convertito in una vera scoria di
apparenza vulcanica . Mi si oflerse da prima questa scoria
dentro i medesimi solchi che ho descritti trasportatavi
dalle acque superiori . Avea questa perduto ogni vestigio
dello stato suo primitivo , né da essa potea farsi concetto
della sua vera natura . Superiormente ali! solchi ne ri-
scontrai parecchi pezzi meno alterati della prima , pei
quali cominciai a sospettare di ciò che è di fatto : e
finalmente aggirandomi nelle adiacenze di quel sito ,
potei conoscere per modo certo la verità . Conciosslachè
poco lungi dalla Serra , nel Comune di Burzanella e pre-
cisamente in un sito che è detto 11 Luogo , m' incontrai
come dire ad uno scoglio formato di tanti l)anchi scon-
nessi e rotti dell' aggregato suddetto , al di cui piede
fra la congerle de' rottami ammonticchiati non pochi ne
scopersi che da una parte erano scoriacei , dall'altra pu-
dingo pretto • ed uno singolarissimo , 11 quale spaccato
in due parti col martello , nel centro era Intatto 11 pu-
( dingo e tutto attorno per la larghezza di sei dita circa
è vera scoria , e questo pure conservo . La guida che
aveva meco e m' insegnava le strade o a meglio dire
i sentieri , disse •, che se fosse stato in mio piacere m' a-
vrebbe condotto In altro luogo poco discosto dove avrei
potuto raccogliere altri sassi slmili a quelli ma non però
abbrucclall ( siccome egli si espresse ) . Non potei secon-
dare 11 suo Invito benché prestassi fede alle sue parole .
Li banchi di quello scoglio s'Internano al lati sotto la
terra vegetabile del bosco nel quale sono , e credo quin-
di che saranno visibili ancora in altri punti . Sono qUtì*
à
DEL DOTT. D. SANTAGATA I O 1
sti banchi certamente un deposito di acque che ivi a-
vranno latto dimora ed è molto mirabile che non es-
sendo torso di epoca remotissima siano stati natural-
mente così alterati siccome ho detto .
Qui finisco il racconto delle mie osservazioni geolo-
giche , il quale se oltre all' essere veritiero fosse cosi
chiaro ed evidente quanto è convenevole a questo ge-
nere di scritture , basterebbe , se male io non avviso ,
a far salire la parte di provincia nostra che ho finora
percorsa al grado di terra classica fra i geologi . La
quale opinione io mi confido si parrà diritta ad ognuno
anche per le sole conclusioni , che verrò sponendo , se-
condo la mia possibiltà , in altro ragionamento .
Spiegazione delle Tavole III. e If^.
Tav. III. fig. I . Piccola vallata descritta alla pag. 69
del I." Volume di questi Annali ,
che è posta verso la cima ed al
levante del monte di Bombiana, in-
torno alla quale sorgono dal terre-
no diversi nìassi di Rocce serpen-
tinose .
A A I due maggiori massi di queste
rocce -, il maggiore de' quali chia-
masi Monticino dall' Ora .
B B Due piccole aguglie delle mede-
sime rocce che sj untano fuori dalla
sponda dirupata di una prominenza
calcare argillosa .
G C C Rottami calcarei che ingombra-
no il mezzo della vallata .
D 1) Punte scrpentinose che di sotter-
ra s' innalzano sopra i rottami del
calcai'e compatto .
OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
Jìg. 2. Masso di officalce descriUo alla pay.
yo del Volume Indicato .
A Masso di officalce.
B B Fianco dirupato del monte da cui
spunta fuori il masso .
C C G Rottami di calcare compatto
sparsi sopra di questo fianco .
D D Strati infranti e raddrizzati di cal-
care compatto .
jìg. 3. Sasso rosso di Bombiana descritto alla
pag. ^o del Volume indicato .
A A Strati composti di frantumi di ser-
pentino e di argilla ocracea che for-
mano il sasso ,
B Ammasso di forma conica delle me-
desime sostanze degli strati che dal
fondo del sasso e nel suo mezzo
s' insinua e s' innalza fra gli strati
che si ripiegano in alto .
G G Terreno del calcare compatto nel
quale è piantato il sasso .
fig. 4- Rappresenta questa figura la parete del
sasso della Castellina opposta a quel-
la che è descritta alla pag. ^3 del
suindicato Volume . Allorachè os-
servai la prima volta questo sasso
non discesi per difetto di tempo in
quel fondo del rio da cui esso
s' innalza che è al piede della sua
parete che guarda il Reno . Avendo
avuta occasione di riveder questo
luogo dopo la pubblicazione del mio
primo discorso , ed essendo disceso
nel detto fondo del rio trovai , che
ciò che è più mirabile in questo
sasso si è appunto la sua base che
DEL DOTT. n. SANTAGATA lo3
ivi è visibile :, ed ora aggiungerò qui ,
nel fare la spiegazione di questa fi-
gura , quanto credo si convenga no-
tare oltre a ciò che si è detto . Dal
detto fondo del rio apparisce que-
sto masso indicato colla lettera A
alto all' intorno cento piedi . Le
sponde del rio sono segnate col-
le lettere B B . Nel discendere
il sasso s' allarga in modo che
le sue rocce chiudono quasi del
tutto il corso alle acque del rio le
(juali sono quindi costrette a pas-
sare per una piccola incavatura che
è alla destra del sasso e fra le sue
proprie rocce disegnata sotto la let-
tera G . Precipitate queste acque so-
no obbligate dagli ostacoli che in-
contrano a ripiegarsi verso il lato
sinistro del rio ^ ed in questo ripie-
gamento , lambendo il sasso , ne
hanno corrosa per molti piedi la
base , la quale hanno trovala molto
più tenera delle durissime pietre su-
periori. E questa base indicata colla
lettera D formata di vere argille co-
lorite di diversi colori , nere , gri-
gie , rossastre , cerulee ^ e di diverse
durezze , venendo scalfite dall' un-
ghie non tutte ugualmente. Sono
poi tutte disposte in sottili strati che
hanno una leggera ondulazione ma
sono paralleli e quasi orizzontali .
Nella parte destra di questa base
esistono ancora alcuni strali , sopra
1 quali nella figura è la lettera E ,
I o4 OSSERV. GEOLOGICHE DEL DOTT. D. SANTAGATA
di calcare compatto raddrizzati , dei
quali alcuni sono tuttavia appog-
giati alle argille , ed altri già river-
sati^ e fra la sostanza di questi cal-
cari si trovano piriti di ferro in
moltissimi punti .
Tav. IV. Jig. I . Masso di officalce descritto alla pag.
94 di questo Volume .
X Masso di officalce .
B B B Strati di calcare compatto .
G G Bosco che copre il terreno cal-
care attorno al masso .
fig. 2. Parete di uno de' profondi solchi
formati dalle acque nella Serra
de' Frascari e descritta alla pag. 96
di questo Volume .
A A A A Terreno argilloso della Serra .
B B B Argilla ocracea stratificata con
singolari ravvolgimenti .
G G C Strati composti dall' accozza-
mento di pseudo-cristalli di silicati
di manganese e di ferro con ocra .
B Pezzo di uno di questi strati nel
quale si veggono le commettiture e
le forme di pseudo-cristalli .
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L. i".
SYNOPSIS
tìertfbrator«m 0^stfmatis
A CuAROLo L. BoNAPAKte MuxiNiANi Pbincipe S. L. S. etc. etc.
SOCIETATI LjNNAEANAE EXUIBITI
DIE SEPTIMA NoV. 1837 (l).
Primam Regni Animalis Proviaciam constituunt Ani-
MALiA Vertebrata : sceleto Interno custodienti cerebrum
stipltemque nervorum , sub cranio et vertebris costas
artuumque ossa a musculis protecta regentibus , visceribus
caeteris cavitate trunci conclusis . Vasa in apparatu con-
tinuo j cor musculare : sanguis ruber : os maxilla supra
mandibulam incumbente : quinorum organa sensuum ,
Lingua , Nares , Oculi , Aures , Papillae ; prima quatuor
in faciei cavitatibus distincta ad guslum , olfactum , visum
et auditum . Artus non plures quam quatuor . Sexus
distincti .
(«) Societas Liiinacana Londinensis , ucì edendam tradidi meum
Vertehratorum Systema , imraorari fortasse poterit a conficienda
editioue: aliquot praetcrea liltcrariae ophcmeridcs de Syslciuate
eodem verba feceruni variraode, honoris mei tantum causa, posl-
quani in maxime convcntu Naturae pcrscrutatorum Friburgi Bri-
si{javorum habito illud ipsum emeiidatum exposui . Ne ergo longius
doctissimorum trutinara efTugiam virorum , quodque meum est si-
nam adulteratum ire, en Synopsim Systematis ejusdem intcr Annales
Scientiarum Bononienses legcndum pono .
N. Ann. Se. Nator. Anno i Tom. 2. 8
1 o6 SYSTEMA VEr.TEBRATOIVUiH
Cltt0!9tum Bistittctto,
1. Mammalia , Sanguls cali-
dus : pulmones liberi :
mammae Vivipara.
2. AvES. Sanguis calldus; pul-
mones affixi : alae . . . Ovipara .
3. Amphibia. Sanguis frigidus:
pulmones liberi Ovipara vel Ovovivipara.
4. PiscEs . Sanguis frigidus :
pulmones nulli : bran-
chiae Ovipara vel Ovovivipara.
Clossis !♦ illammalta
Animalia vertebrata , sanguine calldo , circulatione du-
plici perfecta, vivipara, pullos lactantia : pulmones bini
imperforati , in pectoris cavitate suspensi : cor bilocula-
re , biauritum : dentes fere in omnibus : corpus utplu-
rimum pilosum : artus (vix paucis exceptis ) quatuor
manifesti : collo caput fere semper distinctum a trunco .
BO.NAI'ARTK
#rì)tnum Bistributto
SUBCLASSIS 1. PLACENTALIA
Generationis organa ab ano exterius discreta : vagina
uniforis : foeta matura : niammae conspicuae : ossala ad
pubem accessoria nulla : scrotum peni postpositum .
SECTIO 1. EDUCABILI^
Cerebrum bl-(vel tri-) lobum (i) .
1. Primates . Artus quatuor , antici manibus terminati;
ungues digitorum apices tantum obtegentes : triplex
dentium qualitas ; incisivi superiores i vel 4 i ™*^"
lares tritorii : mammae pectorales : penis liber ,
pensills .
2. Ferae . Artus quatuor liberi , exporrecti , distincti ,
gradicntes ; ungues digitorum apices tantum obte-
gentes: triplex dentium qualitas; molares trimorpbi ,
antici sectorii , postici sine tuberculis acutis : ferinus
ntrinque saltem unus , laniarii duo validi , et incisivi
sex in utraquc maxilla : mammae abdominales : pe-
nis vagina abdomini adhaeremi inclusus .
3. PiNNiPEDiA. Artus quatuor , brevissimi , retractl , obvo-
luti , pinniformes; postici reversi , invicem proxinii :
(i) A conslructione Cerebri , scilicet a loboruni, quil)us orjranuni
illud nobilissimum constet, qunntitale, Mammaliura dislributioncm
lautkibiliter peti posse ilidiciraus in Museo naturali Lu^ilunensi ,
cui meritissirae praecst ci. JourJauus, qui jani «liu Animale Rcgnum
juxta nervorum vitalissimara condilionem examinandura suscepit.
Cont'cctura huiustuodi syslema quani priruuni in luceni prolerri nerao
est (jui non cupiat. Divisionem vero in Placentalia atque Ovovivi-
para, etsi ab aliis adumbratain , certis limilibus liodic conclusatn
ci. Uweno Anglo debenius .
I OO SYSTEM A VERTEBRATORUM
ungues dlgitorum apices tantum obtegentes : triplex
dentium qualitas : mammae abdominales : pcnis
vagina abdomlni adhaercnti inclusus.
4. Cete . Artus duo , posticis nullis , pinnlformes : caput
deficiente collo indistinctum : corpus pisciforme ,
caudaque ligamentosa horizontali pinniformi terml-
natum . Aquatica ; auriculis pilisque destituta .
5. Belluae . Artus quatuor ; claviculae nullae ; antibra-
chium constanter pronumj ungues sculponei , digi-
torum phalanges extremas obvolventes : dentium qua-
litas saepius triplex ; stomachus simplex , aut , licet
compositus , ruminationis impotens .
6. Pecora . Artus quatuor bisulci ; claviculae nullae ;
antibrachium constanter pronum : ossa metacarpi et
metatarsi connata ; ungues sculponei digitorum pha-
langes extremas obvolventes : dentium qualitas raro
triplex : ventriculis quatuor ruminanlla .
SECTIO 2. INEDUCABILIA
Cerebrum unilobum .
y. Bruta . Artus quatuor liberi ', ungues digitorum ex-
tremitatem obvolventes , conici , fere sculponei ; den-
tes radicibus dcstituti , aut duplicis aut unicae quali-
tatis , aut nulli ; incisivi nulli ; ubi sint molares ,
14-98.
8. ChtropterA. Artus quatuor, antici , digitis longissi-
mis , ( dempto brevissimo pollice ) membrana nuda
ad pedes usque producta aliformi conjunctis: ungues
digitorum apices tantum obtegentes: triplex dentium
qualitas ; incisivi superiores 0-2-4 •' mammae duo ,
pectorales : penis liber , pensilis . Nocturna .
9. Bestiae . Artus quatuor , liberi , manibus non termi-
nati : ungues digitorum apices tantum obtegentes :
triplex dentium qualitas : molares dimorphi ; antici
spurii , postici tuberculis acutis pluribus coronati ,
supra subtusque bine inde quatuor : incisivi 2-6 :
(.. I . no.NA" AhTE 109
mammae plures , abtlominales: pcnis vagina abdo-
mini adhacrenll inclusus .
1 o. Glires . Artus quatuor : ungues digitorum apices
tantum obtegentes : duplex dentium qualltas , laularlis
nullis : iucisivi infra supraque duo , elongati , supe-
rioribus quandoque duo accessori! additi : molares
ad summum 24 > tritoni : mandibulis horizontaliter
promotis rosores .
SLBCLASSIS 12. OVOVIVIPARA
Generalìonis organa ab ano exterius band discreta :
foeta abortiva , extra uterum maturanda : mammae in-
conspicuae : ossula ad pubem duo accessoria : scrotum
praepositum peni retroverso .
1 1 . Marsupialta . Artus quatuor , gradientes , postici saepe
manibus terminati : ungues digitorum apices tantum
obtegentes : dentes alveolares , duplicis aut triplicis
qualitatis ; faeminarum mammae marsupio abdomi-
nali, vel ejus rudimentali plica, absconditae; vagina
biforis .
12. Monotremata. Artus quatuor, aut natatores aut
fossores : ungues digitorum apices tantum obtegen-
tes : dentes alveolares nulli : cloaca excretionis simul
ac generationis organa intra se continens ! marsupium
abdorainale nullum : vagina uniforis .
I I O SYSTEiMA VEKTECRATORL'M
Contrhaenclo mine characteres adeo , ut uno ocull ictu
inspiciamus qualem Classis Mammalium distributioneni
obtineat meliorem ex antea scriptls , tabellam hanc sim-
plicissimam exaravlmus ,
MAMMALIA
SERIES 1. PLAlCENTALIA — SERIES 2. OVOVIVIPARA
SUBCLASSIS I. EDUCABILIA
1 . Primates . Arlus antici
manus .
1. Ferve. Molares seclo-
rii , canini validi .
3. PiNNiPEDiA. Artus pin-
niformes .
4. Cete . Corpus piscifor-
me .
^ . BELLtTAE . Ungulata ,
haud ruminantia .
G. Pecora . Ungulata , ru-
minantia .
SUBCLASSIS 2. INEDUCABILIA
^. Bro'ca . Subungulata ,
imperfecte dentata .
8. CniROPTERA. Artus an-
tici aliformes .
t). Bestiae. Molares cu-
spidati .
10. Glires. Incisivis clon-
eatis rosoria .
TI. Marsupialia . Manimae
occultac .
1 2. Monotremata , Cloaca .
e. L. DOrVAPARTE
Ixihtt £mmiianim et 0ubtamiiiarum
SERIES 1. PLACElNTALIA
SUBCLASSIS 1. EDUCABILIA
ORDO I. PRIMATES. ( Quadrutnana )
1. HoMiNiDAE . 1. Hoininina .
2. S1MIDA.E. 2. Simina . 3. Geblaa. /\. Uapaliaa,
3. Lemurtdae. 5. Lemurlna . 6. Galeopithecina .
ORDO 2. FERAE. {Carnhora)
4. Cercoleptidae . 7. Cercoleplidina .
5. UusiDAE . 8. Ursina . g. Melina .
lì. Felidae. io. Vi\erina. 11. Canina. 12. Felina.
i3. Musteliaa . ij. Latrina
ORDO 3. PII^NirEDIA. (Amphibia)
7. Phocidae. i5. Phocina . 16. Otarina .
8. Trichechidae . 17. Trichechina .
ORDO 4. CETE . ( Nalantia )
(.). Manatidae. 18. Man alina .
10. Delphinidae . ic). Deìphinina. 20. Monodonlina
li. Phvseteridae . 21. Pliyseierina .
12. Balaenidae. 22. Balaenina .
SYSTEMA VERTEBBATORUM
i3, Elephantidae ,
1 4. SuiDAE .
i5. Hyracidae,
16. Equidae .
OKDO 5. BELLUAE. ( Pachydtnnala
23. Hlppopotamina .
24- Rhinocerontlna .
2 5. Elephantina .
26. Tapirina . 27. Suina .
28. Anoplotherina .
29. Hyracina .
30. Equina.
ORDO 6. PECORA . ( Ruminantia )
17. Camelidae
1 8. CervidAe .
3 1 . Camelina .
32. Meschina . 33. Cervina .
19. Camelopardalidae . 34. Camelopardalina .
20. B0VIDAE . 35. Antilopina . 36. Bovina
SUBCLASSIS 2. INEDUCABILIA
ORDO 7. BRUTA. (Edeutala)
21. Mykmecophagidae . 37. Manidina .
38. Myrmecophagina .
22. Dasypodidae. 39. Dasypodina .
4o. Orycteropodina .
23. BrAdypodidae . 4i* Bradypodina .
ORDO 8. CHIROPTERA. (Folituntia)
24. Pteropodidae .
25. Vespertilionidae
26. Vampiridae
42. Pteropodina .
43. Noctilioiìina .
44- Vespertilionina
45. Rhinolophina .
46. Rhinopomina .
47. Vampyrina .
I
e. L. BONAPAIvTE
ll3
27. Talpidae.
28. soricidae.
29. Erinaceidae ,
3o. MURIDAE.
3i. Castoridae.
32. Chiromydidae .
33. Hystricidae.
34. Leporidae .
35. Lagostohidae .
36. Cavidae .
ORDO 9. BESTIAE . ( Insectivora )
48. Talpina .
49. Macroscelidina .
50. Soricina . 5i. Myogalina .
62. Cladobatidina .
53. Erinaceina. 54- Centetina .
OPiD) IO. GLIIIKS (Rosaria)
55. Echymydina . 56. Murina.
5^. Dipodina . 58. Sciurlna .
59. Arctomydina .
60. Aspalacina .
61. Arvicolina. 62. Castorina ,
63. Chiromydina .
64. Hystricina .
65. Leporina .
66. Lagostomina .
67. Gavina. 68. Dasyprociina .
SERIES 2. OVOVIVIPARA
ORUO li. MARSUPIALI A. (Didelpha)
37. Halmatoridae . 69. Phascolomydina .
70. Halmaturina .
7 1 . Petaurina .
38. DiDELPHiDAE . 72. Didelphina .
39. ThylacinidAe . 73, Thylacinina .
ORDO 12. MONOTREMATA. {Heptuntui)
f\o. Echidnidae . 74- Echidnina.
4i. Ornithorhynchidae . 75. Ornithorhynchina ,
I I /| SYSTEBU VERTEBKATORUM
Clttssts 2. 3lt)fs.
Ammalia vertebrata sanguine calido , circulatione dupli-
ci , ovipara , volatilia : pulmones bini indivisi , cribrosi ,
costis adhaerentes : cor blloculare , biauritum : rostrum
coraeum , denti bus desti tulum : corpus plumosum :
sternum fere in omnibus carinatum : os fuixulae :
alae pedesque duo .
#rMnum Bt3tnbutt0. (i)
SUBCLASSIS I. INSESSORES
Digitus posticus eodem plano ac anteriores insertus ,
lotus solo insistens, constrictor. Monogamae fere omnes:
j)ullorum inertium altrices .
1 , PsiTTAci . Digiti bini anticl , binique postici : rostrum
aduncum , cerigerum ad basim .
2. AccipiTREs . Digiti tres antici , unus posticus ; rostrum
(i) Distribuere A^ium Classem in plures quam octo Ordines na-
turales conabar . Iiiutilis sane labor, a quo discessi . Quis enim
yiccipitres , cum caeteris potius Insessoribus conjungendos , quis
Gallinas in plures Ordines discindere audeat? Anseres quidem in
quatuor distribuerentur facile , in Anseres genuinos videlicet , in
Pelecanos, in Gavias, in Urinatores: Grallarum vero ( Struthtonibus
demptis ) subdivisio alia omnino non obtinet . Si Passeruni inde
spectemus universitateni , praeter Psittacos sine dubio Primales ,
praeter Columbus, quae Passeres cum Gallinis conjungunt, et in
suos Ordines referuntur , Trochilos , Picos , Coccyz.esque etiam se-
gregarem libenter, majus quoties lucrum in scientiam redundaret.
Quid enim intererit, quaeso , familias hasce, ulpote notabiliores ,
in Ordines elevare, caeteris in acervum quoddam indigeslura ma-
nentibus ?
e. L. nONAl'AUTK I I .1
adiuicum , cerigerum ad baslm : nares patulae : un-
gues retractiles .
3. Passeres . Digiti , vel tres amici unusque posticus ,
vel bini antioi binique postici : rostrum nec adiin-
cuni nec cerigerum .
4. CoLUMBAE. Digiti tres antici, uaus posticus: rostrum
fornicatum ceroraate molli tum.escenti ad basim .
SUBCLASSIS 2. GRALLATORES
Digitus posticus altius tarso insertus quam antici, pa-
runi vc'l uihil solo insistens , minime constrlctor , aut
nullus . Poljgamae plerae ; pullorum vivaciwn educa-
trices .
5. Gallinae. Tarsi teretes , validi, bre\iculi : tiblae
totae plumosae : rostrum bre\e , fornicatum .
{). Struthiones. Tarsi teretes, validi, longl : tibiae se-
minudae : rostrum mediocre , crassi culum : sternum
baud carinatum ! alae impennes !
7. Grallae . Tarsi teretes , tenues , elongatl : tibiae fere
semper seminudae : rostrum utplurimum elonga-
lum .
8. Anseres . Tarsi compressi, breves : tibiae fere sem-
per seminudae ; pedes palmati .
ii6
SYSTEM A VHTEBn.iTORlliyi
Jitìrcr iamilianim et SubfamiUarum
SUBCLASSIS 1. INSESSORES.
ORDO I. PSITTACI. { Prehemores)
I, PsiTTACiDAE. 1. Macrocerclnae . 2. Psltiacinae
3. Plyctolophinae . 4- Loruìae •
5. Pezoporinae .
ORDO 2. ACCIPITRES . { Rapace^ )
2. VoLTDRIDAE.
3. Gypogeranidae .
4. Falconidae.
5. Strigidae.
6. Vulturinae . 7 Gypaetinae .
8. Gypogeranlnae .
9. Polyborlnae . 1 o. Aqulllnae .
II. Buteoninae. 12. Milvinae .
i3. Falconinae. 14. Accipitrinae.
i5. Clrcinae .
16. Surninae . 17. Buboninae.
18. Ululinae. 19. Striginae .
ORDO 3. PASSERES. (Oscines)
6. Gaprimolcidae
7. c'¥pseltdae .
8. h1rundinidae ,
0- Ampelidae
I O. CoRACIAniDAE ,
1 1. Alcedinidae.
20. Podarginae .
21. Gaprimulginae.
22. Scorthornithinae .
23. Cypselinae .
24' Hirundinlnae .
2 5. Ampelinae. 26. Bombyclllinae.
27. Piprinae . 28. Querulinae,
29. Earylaiminae .
30. Coraciadinae .
3i. Alcedininae. 32. Dacelininae.
12. Mf.ROPIDAE .
I 3. Ul'l'l'IDAE .
i/j. Pakadiseidae.
I 5. MlCLLIPHAGIUAE .
|(ì. ClNNVRIDAE.
17-
Tbochilidae
i8. Certijidae.
19. T«RD1DAE ,
20. MUSCICAPIDAE .
2 1. LanIDAE.
22. CoRVlDAE.
2.3, Fringtllidae .
24- BuCEUONTIDAE .
aS. Ramphastididae .
26. PlCIDAE.
C. h. BONAPARTE 1 I ^
33. Meropinao .
34. Upnpinae. 35. Proinoropniae.
36. Paradiseinae .
3^. Melliphaginae .
38. CYiiiiirinao .
39. Trochilinae .
40. Tichodrominae .
4 1 . Certhinae . ^1. Anabatidinae .
43. Sittinae .
44' Parlnae . ^5. Vireoiiinae .
46'. Leiothricinae .
47. M(Hacillinae . 4^- Clnrlinae .
49. Myotherinae . 5o. Ixodinae .
5i. Turdinae. 52. Timalinae .
53. Oriolinae.
54. Calamoherpinae .
55. Sylvinae . 56. Saxicolinae.
5^. Sylvicolinae .
58. Muscicapinae .
59. Taeniopteriuae .
60. Tyranninae . 61. Edolinae .
62 Ceblepyriiiae .
63. Psaridinae .
64. Tamnophlllnae . 65. Laninae.
66. Garrulinae . 6y. Corvina« **■
68. Glaucopinae,
69. Coracininae. 70. Sturuinae .
71. Lamprotornitliinae.
yì. Quiscalinae . y3. Ict<*rlii»(e .
74- Friiigillinae. y5. Taiiagriiiac.
76. Emberlzinat- . nr,. Alaiulinae .
78. Loxinae. 79. Pliytoioiniiiae .
80. Colinae .
81. Biicerontinae .
82. Prionltidlnai- .
83. Ramphastidiuac ,
84- Picinae . 85. Yunginae .
ii8
l'J. BuCCONlDAE
28. CuCULlDAE .
aq. Capitonidae.
3o. Galbulipae .
3i. Trogonidae.
32. MUSOPIIAGIDAE
SYSTEMA VERTEBRATORIM
86. Bucconiiiac .
87. Cucnlinae . 88. Coccyzinac
8g. Crotophnginae.
go. Saurollierinae .
Indicatorinae .
Capiloninae .
Galbulinae .
Trotroninae .
91
92.
93.
94-
95. Musophaginae
33. GOLUMBIDAE
. tr.Miirijiii'ì
ORBO 4. COLUMBAE. ( Giratores)
96. Golumbinae .
SUBCLASSIS 2. GRALLATORES.
ORDO 5. GALLINAE. (Rasores)
34. Penelopidae .
35. Pteroclidae .
36. Phastanidae .
3^. Tetraontdae ,
38. Crypturidae .
97. Peneloplnae .
98. Syrrhaptinae .
99. Pteroclldlnae .
100. Pavoninae. loi. Phasianinae .
102. Perdicinae. io3. Tetraoninae.
104. Ortygidiiiae. loS.Ci'ypturinae.
ORDO P. STRLTHIO^T.S . [Ratitae]
39. Struthionidae . 106. Struthloninae .
ORDO 7. GRiLLAE. [Cursore:!)
40. Charadridae .
41. CniONIDIDAE .
42. PsOPHIDAE .
107. Otidinae. 108 Charadrinae ,
109. Haematopodinae .
110. Ghlonidinae.
111. Tliynochorinae
112. Palamedeinae . ii3. Gruinae.
43. Ardeidae ,
44' Tantalidae ,
45. ScdLOPACTDAE .
46. Rallidae .
47. Phalakopodidae .
48. Recurvirostridae .
49. Phaenicopteridae,
e. ÌJ. BONAI'ARTE I I9
114. Ciconinae. ii5. Ardeinae.
116. Gancromiaae .
117. Plataleinae.
n8. Tanta! ina e .
1 19. Tringinae.
120. Scolopacinae .
121. Rallinae.
122. Phalaropodlnae .
123. Recurvirostrinae .
124. Phaenicopterinae . ,,
ORDO 8. ANSERES. {Natatores - Pabnipeiìes]
5o. Anatidae
5i. Pelecanidae
52. Laridae,
53. Procellaridae .
54. Alcidab .
55. Spheniscidae .
125. Cygninae. 126. Anserlnae .
127. Anatlnae. 128. Fuligulinae.
129. Merginae.
i3o. Pelecaninae . i3i. Plolinae.
i32. Rhynchoplnae .
i33. Sterninae . i34. Larinae .
i35. Lestrinae .
1 36. Procellarinae .
137. Podicipinae .
i38. Colymblnae. 139. Alcinae.
i4o. Spheniscinae .
SYSTEIH.V VERTEBRATORrM
Ciassts 3. 3lm|)lìtbia
Antmalta vertebrata , sanguine frigido , circulaiione
duplici , imperfecta , ovipara aut ovovivipara : pulmones
bini vel unus , liberi ; cor biloculare vel uniloculare ,
biauritum : dentes fere in onanibus : corpus vel cata-
phractum , vel squamosum , vel nudum .
#rMnum Btstributto
SUBCLASSIS I. MONOPNOA
Respiratlo ope pulmonum tantum : metamorphosis nul-
la : corpus plus minus vestitum : coudylus occipitalis
simplex : penis : copulatio insita : ova crustacea aut co-
riacea .
SECTIO 1. RHIZODONTA.
Dentes in6xi ( maxillarum alveolis injuncti ) ; labia li-
bera nulla : lingua adnata : os tympanicum cura cranio
concretum : costae distinctae : artus quatuor : penis sim-
plex : anus longiludinalis .
I. Ornithosaurt . Pedes tetradactyli; aulici digito quarto
enormiler elongato ( membranam alarem oxpansam ad
sustincudam idoneo . ) Fossiles Aerei .
1. Emydosauri. Pedes digitati , antici pentadartvli , postici
tetradactyli, palmati vel semipalmali. Fhiviatiles .
3. E\ALiosAURi . Pedes breves piunifonnes ( pcrmultis
ossiculis conllati ut iu Cete . ) Fossiles Marini .
e. L. BOS.U'ARTE
SECTIO 2. TESTUDINATA
Corpus clausum in tlieca bivalvi , supra a costis con-
cretis coiistituta , infra a sterno : os tympani cuna cranio
connatum : dentes nulli ; lingua adnata : penis simplex ;
artus quatuor .
4> Ghelo:ìii . Corpus reversum ! testeum .
SECTIO 3. REPTILIA.
Corpus squamosum : coslae distinctae , truncum fere
totum complectentes : os tympani liberum : craniuin su-
turatiim : dentes in maxillls non inserti : lingua libera :
labia adprcssa , margine libera : penis duplex: anus traus-
versus .
5. S.vuRii . Rictus band dilatabilis : mandibulae rami ad
apicem per sympbysim juncti : os tympani mobile:
ossa faciei concreta, immobilia: oculi patentes: artus
quatuor , quandoque abortivi : sternum breve : clavi-
culae: pulniones duo. Terrestres .
6. Opuiuii. Rictus dilatabilis: mandibulae rami ad apicem
ligamentis conuexi : os tympani saltem mobile : oculi
patentes: pedes , claviculae , sternum, pelvis, tertia
palpebra , tynipanum , nulli : pubno alter abortivus
vel nnllus : liugua angustissima , bipartita , vibrati-
lis , basi vaginata : corpus praelongnm, teres.
7. SAUROPHmii . Rictus band dilatabilis : mandibulae rami
ad apicem per symphvsim juncti : os tympani cum
cranio connatum , oblique pronum : oculi parvi ,
sub cute latentes: tym]ìanum nnllum: corpus squa-
marum rudiinontis annulatim cavatum : artus ple-
rumque vel duo vel nulli : pnimo imirus altero
aboriiro: lingua lanceolata, depressa, bifida, non
vagluata .
'N. An\. S<;. Nati;u. Aimo i. Toen. 2. 9
I22 SÌSTEMA VEUTEBUATOKrM
SLBCLASSIS 2. DÌPrsOA
Respiratio ope pulmonum sìmulqiie branchiarum in
prima saltera vitae periodo : nietamorphosis in pluribus :
coi'pus , \ix paucissimis exceptis , nudiim : condylus oc-
cipitalis duplex : penis nullus : copulatio vel ex contactu
tantiuii , vel nulla : ova membranacea .
SECTIO 4. BATRACHfA.
Costae imperfectae : lingua carnosa , adnata .
ì. Batp.achophidii . Metamorphosi vix obnoxia : bran-
cbiae evanidae : os tympani cum cranio connatum:
coi'pns apodum , ecaudatum : anus lerminalis, ro-
tundus .
^. Ranae . Metamorphosi obnoxia : brancliiae ( in larvis
tantum, operculatae ) decidnae : pedes quatuor.
0. IcHTHYODi . Metamorphosi non obnoxia : branchiae
persistentes : anus longitudinalis : pedes cp.iatuor
vel duo.
e. h. BOyXÌ-XìiTE
Inìict iFamUtorum et Subfamiitarum
SUBCLASSIS I. MONOPNOA. {Ahlopnoa)
SECTIO 1. RHIZODONTA. (Loricata)
ORDO I. ORNITHOSAURI. (Gryp/d)
1. Pterodactylìdae . I. Pterodactylina .
ORDO 2. EMYDOSAURI. (Crocodili)
2. Crocodilidae . 2. Crocodlliiia . 3. Teleosaiirina .
ORDO 3. ENALIOSAURI. [Cetosauri)
3. Plesiosauridae . 4' Plesiosaurina .
4. IcHTHYOsAURiuAE . 5. Iclitliyosaurina .
SFXTIO 2. TESTUDINATA.
ORDO 4. CHELONII. (Testudines)
5. ChelontdAe . 6. Chelonìna . 7. Sphargidlna .
6. Trtonycidae . 8. Trionycina .
n. Testudinidae . 9. Clielydina . io. Hydraspidina .
II. Emydina . 12. Testudiaina .
SECTIO 3. REPTILIA. (Squamata)
ORDO 5. SAURII. (Lacertae)
8. Gekronidae. i3. Gekkoiuua .
ia4 SYSTEMA VERTEBRATORUM
g. StellionidAE .
14. Agamina . i5.
Stellionina .
IO. Iguanidae .
16. Iguanina . 17.
Draconlna .
II. ChamaeleontidAe .
18. Cliamaeleontiaa
.
13. VarANIDAE .
ig. Varaiiina .
i3. HelodermAtidAe .
20. Heloderniatlna .
1 4- Ameividae .
21. Amei\ina. 22.
Podlnemina .
i5. Lacertidae .
2.3. Lacertina .
i6, OphiosauridAe .
24. Chamaesaurina
2 5. Ophlosaurina
ly. Anguidae .
26. Scincina . 27.
Angulna .
i8. Typhlopidae .
28. Typhlopina ,
ig. Ertcidae .
20. B01DAE .
21. AcrochordidAE ,
22. colubridae .
28. Hydridae .
24. Najidae.
25. VlPERlDAE .
ORBO 6. OPHIDII. (Serpentes)
2g. Erycina . 3o. Calamarina .
3i. Boina . 82. Pythonlna .
33. Acrocliordina .
34. Colubrina . 35. Dìpsadina .
36. Dendrophilina. 87. Natricina.
38. Hydrina.
3g. Bungarliia . ^n. Najina .
4i. Crotallna. ^^2. Viperina.
26.
27.
28.
ORDO 7. SAUROPHIDII. (Jngues)
Chalcididae . 4-^- Chalcidina .
Chirotidae . 44- Chirolina .
Amphisbaenidae . 45. Amphishaenina. 46. Trogonophina,
SUBCLASSIS a. DIPNOA. {Diplopnoa)
SECTIO A. BATRACHIA. {Nuda)
ORDO 8. BATRACHOPHIDII. (CaecUiae)
li) Cafxtlidae . 47- Caeciliiia .
e. L. bonapaute laj
ORDO 9. RANAE. (Batrac/na genuina)
3o. RanidAe . 4^' Pipina . 49- Ranina .
5o. Hyladina . 5i. Bufonina .
3i. Salamandridae . 52. Pleurodelina . 53. Salamandrina.
54. Aadrladina .
QRDO IO. ICIITHYODI, {Ichthyoidea)
32. Amphickidae . 55. Protonopsidlaa .
56. Amphiumina .
33. S1RENIDAE . 57. Sirenina .
\
ia6 SISTEMA VERIEBRATORUM
Classisi 4, Wisas
Animalia vertebrata sine pulmonibus , branchiis respl-
rantia , sanguine frigido , rubro , ovipara vel ovovivipa-
ra , natantia : cor uniloculare , uniauritum : dentes fere
in omnibus : corpus vel squamosum , vel tuberculosum ,
vel nudum ; collum nullum : pinnae loco artuum .
©rMttum Mstributio (O
SLBCLASSIS I. ELASMOBKANCHII.
Brancliiae fixae , haud operculatae , lamellares , radiis
verticalibus pancia rarisque superextensam membranam
mucoso-vascularem minute plicalam sustinentibus : cra-
nium non suturalum . Copula gaudent .
(i) Elsi ordinalorias ineas li^iSce elin,iibratluncii!.is non ilespiciam ,
in quibus naluralem iiniversorum Pisci uiu liarinoniam rnagis stii-
diierain conscctari , fallacesque inde, vel a sceleti compagine, T(I
a pinnaliura radiorum, sive molli sive rigida, qualilate, Tel a squa*
marum structura , priraarias defmitiones desuraptas magis magisque
horruissem ; non ideo tamen ubique quod penitius optaveram alti-
gisse puto ; rationenique , non inepte t'orlasse, repeto a reverentia
mea Teleri erga clarissiuios in philosophia naturali viros, inler quos
principaliorem calbcdram sibi merito praeripuit Cuvierus, qiieni
honoris causa noroino . Ke tamen vera, ne sensibiles Naturae afF-
nilates inlerciderentur , Lahrides^ Miigilides , aliosque Acanthopte-
rygios , Cf/jrinis addidi, Ophidides et Muraenides a Scomhris de-
rivando . Ab Agassizianis deniqne Cuvierianisqiie characleribus ,
quos ego ipse conseriii , discedendum mauis lorle erit , quatenus
Piscium ordines describi naturaliter ■velini.
É
e. L. r.OTJvrAiiTE I 2 n
SKCTIO 1. PLAGIOSTOMl.
SceleUim cartilagineum granulosivm : ossa niaxillaria ot
intermaxillaria connata : cartilagines labialos in pluribus :
denlcs inaxillis non infixi , sed ente lantuni adjuncll,
cnm caqne nutantes : os traiisversum , latum : corpus
aut tnberculatnni , ant nndnm .
1. Selacha . Branchiae penitus fixae ; fissurìs utrinque
2. HoLOCEPHALA . Brancliiae in marginnm parie tantum
fixae ; foraminiLus (piinque interioribus in fundo
fissurae utrinque unicae ; operculo tantum abortivo,
sub cute latenti : maxilla cum cranio connata .
SIIBCLASSIS 2. LOPITOBRAINCIIIl .
Branchiae llberae , opcrcnlatae , pahniformes , radio
verticali uno palmato in singulis arcubus : operculum
unicum magnum , meml)rana undicpie obseratum , par\o
tantum juxta nucliam foraiuine relieto : cranium sutura-
tum .
SEGUO 2. SYNGNATHI.
Sceletum. fibroso-osseum : maxillae perfectae , liberae .
3. OsTEODERMi . Corpus loricatum , angulosumi .
SUBCLASSIS 3. POMATOBRANCHII .
Branchiae liberae , operculatae , pectiniformes , radiis
scilicet \crticalibus nunicrosis in formam pectinìs com-
posilis, horixonlalitpie lamcUularum duplici serie infra
supraque pectinulatis : crauium suluratum .
Ia8 SYSTEMA VEKTEBRATOKUM
SECTIO 3. PLECTOGNATHI .
Sceletum fibroso-cartilagineum : maxillae imperfectae ,
non liberae : opercula , sub cute latentia , fissui'a bran-
chialis utrinque parva .
4. Sclerodermi . Dentes distinctì .
5. Gymnodontes . Rostrum corneum intrinslce lamino-
sum , loco deutium .
SECTIO 4. MICROGNATHI.
Sceletum carlilagineum granulosum , processubus tran-
sversis osseis : vomer cum cartllaginlbus frontalibus pro-
tractum : maxilla parva , rudimentarla .
6. Sturiones . Os labiis carnosls exiguum , retractìle .
SECTIO 5. TELEOSTOMI.
Sceletum fibroso-osseum : maxillae perfectae , liberae ;
corpus plerumcjue squamosum .
n. Gajvotdei . Squamae corticc vitreo , stratis infra la-
mellaribus , integris , vel denticulatis , subpositis .
8. Ctenoidei . Squamae asperae , margine postico cilia-
to stratis lamellaribus denticulatis subpositis .
g. Cycloidei . Squamae laeves , stratis lamellaribus inte-
gerrimis , subpositis .
SUBCLASSIS 4. MARSIPOBRANCHII .
Brancliiae fixae , haud operculatae , bursiformes , radils
"vix ullis superextensa membrana mucoso-vasculari con-
tectis : cranium non suturalum .
e. L. BOWArAnTE lag
SECTIO 6. CYCLOSTOMI.
Sceletum membranaceo-cartilagineum : maxlllae con-
natae : dentes nutantes : corpus nudum .
IO. Helmijnthoidei . Os annulare, carnoso lablo sucto-
rio.
l3o SYSTEMA VERTEBKATORCW
3nkr f umilianim et i5itbfamtliarum
SLBCLASSIS I. ELASMOBRANCHII.
( Branchiis memhraniformibus )
SECTIO 1. PLAGIOSTOMI.
ORDO I. S'E.'LkCVLk . ( Chondropterygii)
1. Rajidae. I. Cephalopterini . 2. Myliobatìni .
3. Anacanthinl. 4* Trygoninl .
5. Rajiiii . 6. Torpedinini .
y. Rhinobatini . 8. Pristidini .
2. Sqoalidae . g. Squatinini . io. Spinacini.
II. Scymnini . 12. Nolidanini.
t3. Trlglochidinl. \^. Lamnini.
i5. Alopiadinl. 16. Squalinl .
17. Mustelinl. 18. Cestraclonlini.
ig. Trlaeuodonlini . 20. Scylliul.
ORDO a. HOLOGEPHALA. ( Acanthorrhini)
3. ChimAeridAe . 21. Chimaerini .
SUBCLASSIS 2. LOPIIOBRANCIIII.
( Branchiis palmiformihus )
SECTIO 2. SYNGNATHI.
ORDO 3. OSTEODERMI . ( Heteropteri)
4. Syngnathidae . 22. Pegasìul . 23. Syngnalhiiii .
e. L. BOSAr ARTE 1 3 I
SUBCLASSIS 3. POMATOBRANCHII.
( Branchiis pectiniformibus )
SECTIO 3. PLECTOGNATHI.
ORDO 4. SCLERODERMI. { Jcantìtopteri)
5. Baustididae. 24. Balistidini . aS. Ostraciontinl.
ORDO 5. GYMNODONTES. {Pelvopteri)
6. Tetraodontidae . 26. Tetraodontini .
27. Diodontini .
7. OrthrAGoriscidae . 28. Ordiragoriscini .
SEC/no 4. MICROGKATHI.
ORDO 6. STURIONES. {Acipenseres)
8. PoLYODONTiDAE . 29. Polyodontini .
9. AciPENSERiDAE . 3o. Acipenserini .
SECTIO 5. TELEOSTOMI.
ORDO 7. GANOIDEr. {Siluri)
10. LoRicARiDAE . 3i. Loricarinì . 32. Calliclidiinì .
11. SiLUKiDAE . 33. Pimelodiiil . 34. Silurini .
12. Lepidosteidae . 35. Lepidosleini . 36. Polyplerini .
i3. Tetragonuridae . 3y. Tetragoiiunni .
14. Macrouridae . 38. Macrourini .
ORDO 8. CTENOIDEI. (Percae)
1 5. Pleuronectidae . 39. Soleini . ^o. Pleuronectini .
SYSTEMA VERTEBRATORUM
i6- Chaetodontidae
I y. Anabantidae .
i8. Fistularidae ,
19. Maenidae.
20. SpARIDAE.
21. ChROMIDIDAE.
22. SciAENIDAE .
28. Triglidae .
24- M0LLIDAE .
2 5. Percidae .
26. G0BIDAE .
4i. Pimeiepterini .
42. Cliaetodontini .
43. Anabantinl .
44- Caproldini . /^S. Centrisciai .
46. Fistularhii .
47. Maenini , /[S. Caesionini .
49. Obladiai. 5o. Gantharini .
5i. Ledirlriini . $2. Deuticlni .
53. Spanni .
54- Clu'omidmi . 55. Cychlini .
56. Pomacentrini . 5 7. Sclaenini,
58. Cottini . 59. Scorpaenini .
60. Triglini .
61. Mulliiii.
62. Polynemini .
63. Holocentrinl . 64^ Percini .
65. Gobini .
ORBO 9. CYCLOIDEI. {Cyprini)
27. Cyclopteridae ,
28. Blenniuae .
29. CallionvmidAe .
30. LoPHIDAE.
3i. Gadidae.
82. Cyprinidae.
33. Paecilidae .
34. LAlBRIDAE .
35. MuGILIDAE .
36. Atherinidae.
87. Ophiocephalidae
38. Amidae .
89. Clupeidae .
4o. Salmonidae .
66. Cyclopterinl .
67. Blennini .
68. CalHonymini .
69. Lophini . 70. Batrachini .
71. E.anlceplnl . 72. Gadini .
73. Lotini .
74. Anableptini . 75 Cyprinini .
76. Leucisclnl .
77. Paecllini .
78. Labrini . 79. Scarini .
80. Mugilini.
8 1 . Atherinini .
82. Ophlocephalini .
83. Amlni .
84. Erythrichihinì . 85. Clupeini
86. Scopelini . 87. Salmonini .
88. Aulopodini. 89. Miletidini.
90. Hydrocyonini .
e. L. BONAPAUTE
l33
4l. EsOCIDAE .
4^. SpH-ilUENIDAE .
43. TuACHIJJIDAE .
44- Teuth\didae .
45. EcHENElDIDAE .
46. MoRMYRlDAE .
47- Gasterostetdae .
48. Scombridae .
49- Cepolidae .
5o. Ophididae .
5 I . MuRAEJilDAE
93.
94-
95.
97-
98.
99-
100.
101.
102.
104.
106.
108.
no.
III.
112.
114.
116.
E
Beloninì .
socmi. 92.
Exocetinì .
Spliyraenini .
Trachininl . 96. Uraiioscoplni .
Teiithydini .
Echeneldinl .
Mormyrini .
Gasterosteinl .
Cenlronotini .
Scombrini. io3. Trichiurini .
Xiphiadini. io5. Caraiigini .
Bramini. 107. Vomerini .
Zeini . 1 09. Coryphaeuini .
Stromatelni .
Cepolini .
Ophidini. 1 13. Ammodytini .
Muraenini. 11 5. Gymnonotiiii ,
Apterlchthini, 117. Synbranchlnj.
SUBCLASSIS 4. MARSIPOBRANCHII.
( Branchiis bursiformihus )
SECTIO 6. CYCLOSTOMI.
ORBO 10. HELMINTHOIDEI . (Lampetrae)
52. Petromizonidae . 118. Petromizonini.
1 19. Gastrobrancliini .
NOTA
SOPRA
PER ATTRITO DI METALLI
DEL PROF. SILVESTRO GHERARDI .
Il Sig. Becquerel che , dopo di avere con lavori ori-
ginali grandemente contribuito all' avvanzamento di tutti
i rami della scienza elettrica, ha reso a questa medesi-
ma scienza 11 considerevole servigio di raccogliere , e
ordinare possibilmente , senza preoccupazione di teorie,
in un' applaudita Opera ( Traité de 1' Electricité et du
Magnetisme ) gì' immensi materiali che in oggi la for-
mano , fu primo ad occuparsi dell' elettricità sviluppata
per attrito di metalli , e mentre nessuno avrebbe di
leggieri creduto che da sì fatta azione potesse , per la
natura conduttrice di tali sostanze , scappar fuori del-
l' elettricità osservabile , Egli ne comprovò P esistenza
tanto coli' ordinano elettroscopio , quanto col galvano-
scopio .
Per mezzo del galvanoscopio questo Chiarissimo scoprì
che l'ordine, secondo il quale 1 metalli spingono l'uno
nell' altro P elettricità di attrito , è precisamente quello
stesso con cui spingono l' uno nell' altro P elettricità di
calore ( Annales de Chlm. et de Phys. Tom. 38, pag.
ii5, Giugno 1828^ e Op. cit. T. 2.^ pag. 11 4)- I^i
DFL PROF. S. GHERÀTiDI l35
qui il sospetto che 1' attrito non sia causa elettro-mo-
trice , se non in quanto è sorgente di calore , sospetto
Cui il medesimo contrappose ragioni atte a persuadere
che quella azione meccanica dia luogo a sviluppo di
calore insieme e a sviluppo di elettricità fra di loro
indipendenti . Ma è ben chiaro che per togliere su di
ciò ogni opposizione , e qualunque scrupolo , bisogne-
rebbe che si dessero delle coppie per le quali le due
correnti di attrito e di calore l'ossero opposte fra di
loro . Appunto questa proprietà ho io ravvisata nella
coppia Carbone-Ferro ( fa d' uopo che il carbone sia
ben condizionato per le esperienze elettriche , cioè ,
che sia stato bene calcinato a roventezza , e siasi spen-
to lentamente sotto la cenere : il sullodato fisico tra-
scurò questa sostanza tanto nelle esperienze di calore ,
quanto in qiulle di attrito). Ed in vero, stropicciando
un pezzo di carbone con un cilindro , una lamina ,
o un pezzo qual si fosse di ferro, trovai che il ferro la
faceva da noi^ativo ^ spingeva, cioè, la corrente elet-
trica nel carbone , dalla parte del loro reciproco toc-
camento , mentre è già noto , fino dalle esperienze
del eh. Cumming ( Férussac , Bull, des Se. math. Tom.
VII, pag. 5i^ Poaillet, Elém. de Phys. etc. Tom. I
pag. ySo , prim. ediz. ) che per riscaldamento, il ferro
riceve la corrente dal carbone , ne' punti che formano
la loro unione riscaldata , e la fa perciò da positivo ( in
tutte queste esperienze adoperai un galvanometro a due
aghi e a filo corto dell' illustre Nobili ; giova il dire
che non risparmiai cure perchè le legatui'e dei due
corpi strofinati , fatte col filo dello strumento , fossero
scevre da qtialunque riscaldamento e attrito) . Il risultato
di cui si ragiona colpisce di più , se le parti dei due
corpi , fra le quali sì vuole esercitare 1' attrito , vengano
prima riscaldate . Imperocché , incominciando dal porli
a semplice contatto per queste parli , si vede tosto una
corrente dal carbone al ferro . e poscia stropicciandoli
l36 SULLE CORRENTI ELETTRICHE EC.
insieme per queste medesime parti , si vede subito una
corrente dal ferro al carbone , che poi cessa di mo-
strarsi , ed è surrogata dalla prima se , cessando lo stro-
picciamento , quelle stesse parti rimangano a contatto
iVa di loro . Lo stato della superGcie , le dimensioni
delle due sostanze , la forza , la velocità , e il modo
dell' attrito influiscono sulla intensità , ma non già sulla
direzione della corrente . Per esempio , anche con una
lima di acciaio, soffregando di piatto, o di taglio,
la testa , o la superficie cilindrica di un carbone , la
corrente si diresse sempre dalla lima al carbone . Ho
in oltre ritrovato che, nelle esperienze di attrito, il
carbone è negativo coli' antimonio , e positivo rispetto
a tutti gli altri metalli della serie — Bismuto , Platino ,
Argento, Stagno, Piombo, Ottone, Rame, Oro, Zin-
co, Carbone, Ferro, Antimonio ~, la quale è l'ordi-
narla scala dei termo-elettro-motori, per piccoli riscalda-
menti-, da ciò risulta che l'unica coppia che s' inverta ,
in tale scala , ove si voglia riferire questa alle esperienze
di attrito , è la coppia Carbone-Ferro .
In una serie di esperienze termo-elettriche, da me tempo
fa eseguite , ho scoperto che questa coppia Carbo-
ne-Ferro è tra quelle , le correnti delle quali si inverto-
no , quando si passa da un piccolo , o mediocre riscal-
damento , ad uno forte . La temperatura alla quale
succede una tale Inversione, alla quale, cioè, la cori-ente
dal carbone al ferro , viene sostituita da una dal ferro
al carbone , è la temperatura del calore rosso-cupo .
Ora , potrebbe mai darsi che la corrente dal ferro al
carbone dell' attrito , fosse questa seconda corrente di
calore? Non sembra assolutamente: la temperatura che
un leggero attrito, il quale pur basta ad eccitare la cor-
rente dal ferro al carbone , può sviluppare nelle parti in
azione dei due corpi, deve essere notabilmente minore
della temperatura del calore rosso , per quanto essa
abbia a reputarsi maggiore di quella che si sente dopo
DEL PROF. S. GHERARDI l3^
la diirusione del calore d' attrito dalle indicate parti ,
alle parti prossime .
Il medesimo Sig. Becquerel ha sperimentate ancora
delle correnti di attrito fra verghe di uno stesso me-
tallo , operando in guisa che una di esse fosse toccata
continuamente in un solo punto , e l' altra in molti
punti successivamente delle rispettive superficie ( per bre-
vità diremo la prima stropicciala^ e la seconda stropic-
ciante ) . Egli all'erma ( Annales etc. Tom. cit. , pag, 117)
che con due verghe di bismuto , o d' antimonio , o di
ferro , o di platino , la corrente va dalla stropiccianle alla
stropicciata, ossia, da quella che coli' attrito si scalda
meno, a quella che si scalda più: aggiunge poscia che
slmile risuitamenlo è inverso a quello che si avrebbe , se
la corrente fosse dovuta al calore sviluppato dall' attri-
to. Sussistendo quel risuitamenlo , questa deduzione reg-
gerebbe rispetto al bismuto e al platino , ma non già
rispetto all'antimonio e al ferro ; il cel. Autore in que-
sto incontro non avvertiva che l'antimonio, e il ferro
mandano la corrente dal freddo al caldo. L'antimonio,
checché ne sia degli altri metalli i quali in questa sorta
di cimenti non mi diedero efletti concordi , fu costante
nel mostrarmi una corrente diretta dalla verga soflregata
in un solo punto , alla verga soffregala in più punti ,
cioè, dalla calda alla fredda: mentrecchè, se all' attrito
prolungato per un certo tempo si faceva succedere il
semplice contatto fra le parti in azione , la corrente vol-
geva tosto in contrario, e dirigevasi quindi dal freddo
al caldo . Le due verghe erano state tirato ben bene
alla lima , e rese possibilmente identiche . Una prova di
tale identità si ricavava da ciò che, scambiando fra le
medesime l' uflìcio di stropicciante , e di stropicciata ,
senza scambiare il senso delle loro comunicazioni col
^alvanometro , le due nuove correnti erano opposte ed
eguali, rispettivamente, alle due precedenti^ per la quale
cosa, la prima corrente, quella d'attrito, seguitava ad
N. Anx. Se. Nmir. Alino 1. Tom. 2. 0 •
l38 SILI.E COl'PF'NTI EIF.ITFICIIF. FC.
avere la direzione dal caldo al freddo, e la seconda,
vale a dire , la termo-elettrica , dal freddo al caldo .
Riscaldando prima quel punto di una delle verghe sul
quale mi prefiggeva di scorrere innanzi indietro con un
lungo tratto dell' altra , in quel mentre che questa veniva
posata su tale punto , l' indice galvanometrico scappava ad
indicare una corrente dal freddo al caldo, ma retrocedeva
tosto e passava nell' altro quadrante per fissarvisi , se al
puro toccamento succedeva l' accennato scorrimento .
Ilo anche sottoposto a prova 1' attrito tra carbone
e carbone , e i diversi pezzi che adoperai mi mostra-
rono questa singolarità . Opponendo due carboni cilin-
drici in modo , che la testa dell' uno scorresse con pres-
sione sulla superficie dell' altro , otteneva una corrente
diretta da questo a quello : se invece li strofinava in
croce , in guisa che un solo e medesimo punto della
superficie dell' uno , scorresse paralellamente all' asse del-
l'altro , otteneva una corrente che andava da quello a
questo . L' origine di una delle due correnti rimarrebbe
oscura , se il disequilibrio elettrico volesse attribuirsi sol-
tanto al calore dell'attrito (nelle esperienze termo-elet-
triche di sopra ricordate , mi sono assicurato che il
carbone di salice , o di quercia manda sempre la cor-
rente dal caldo al freddo ) .
Mi pare che le precedenti esperienze , benché po-
che , valgano a convincere meglio delle esperienze fin
qui conosciute , che l' attrito fra i conduttori sia causa
elettro-dinamica per se stesso , indipendentemente , cioè ,
dal calore per esso insorto .
In molte maniero tentai P attrito del mercurio cogli
altri metalli : ne ebbi però degli effetti tanto piccoli e
incerti che non esitai ad attribuirli a lievi disequilibrii
di calore fra le varie unioni di ciascun circuito , disequi-
libri! i Comm. Accadeniiae Scientiarain Instituti Bono-
niensis Toni. II. i836.
{A. Alessandrini)
nri.i.' isinno ni irvivcia i/:j3
gazioni non solo per l' incisione , e la resezione delle
ossa ma ancora per la loro totale estirpazione , facendo
queste operazioni e senza salvare il periostio , e tentando
nel miglior modo di conservarlo illeso .
I pezzi ossei inviati dall' autore , ed esaminati diligen-
temente dalla Commissione , non hanno dimostrato in
modo COSI manifesto e chiaro , come è a lui sembrato ,
le riproduzioni d' ossa intere coli' apparecchio midollare ,
le cartilagini d' incrostamento e le cavità regolari per ser-
vire alle articolazioni . Queste pretese ossa nuove sem-
brano realmente altro non essere che un deposito di
materia ossea amorfa , incapace di rappresentare esatta-
mente l' osso asportato dall' esperimentatore .
Le proposizioni principali che dedur si possono dal
lavoro di Heyne sono le seguenti :
1. Che 11 periostio sostiene la parte principale nella
cicatrizzazione delle ossa .
2. Che , qualunque sia la lesione del tessuto osseo ,
il periostio concorre sempre , e per la maggior parte ,
alla secrezione della materia ossea che ripara la perdita
di sostanza .
3. Che il periostio basta per formare un osso nuovo
completo che può sostituire 1' osso prima esistente .
/[. Che la membrana midollare concorre pure alla ri-
produzione delle ossa , ma in minor proporzione , e di
più , quando sia stata meno lesa e messa a nudo .
5. Che 1 prolungamenti vasculo-menibranosi del pe-
riostio e della membrana midollare , che penetrano nel
tessuto osseo , concorrono ugualmente , ma in minor
grado della membrana midollare , nella cicatrizzazione
delle ossa e nella formazione del callo.
6. Che il tessuto osseo stesso , senza i prolungamenti
vnscnlo-memhranosi di cui abbiamo parlato , non parte-
cipa al lavoro del consolidamento delle fratture .
"j. phe le parti molli non hanno in ciò che un azione
secondaria .
1 44 SEDUTE
8. Finalmente , che il sangue in questo caso , come
nel rimanente dell' economia animale , è certamente 1' a-
i^ente principale della cicatrizzazione e della riproduzione
delle ossa , ma in un modo mediato .
Abbenchè diversi dei fatti annunziati come nuovi dal-
l' Heyne , conchiudono i Relatori , sieno da lungo tem-
po conosciuti -, abbenchè filtri fatti sieno stati da lui in-
terpretati in modo da formar soggetto di contestazione ,
e che questi fatti per prender posto nella Scienza do-
mandino d' essere osservati un maggior numero di volte ^
ciò non ostante trovasi nelle numerose esperienze di
Heyne un interesse assai grande per accordargli il pre-
mio di fisiologia.
( Commissari ~ Magendic , Scvres. Diimèrily de Blain"
ville e ììrcschet)
PiiEAiio DI Medicina e di Chirurgia fel i83j.
( Montyon )
La Commissione ha dovuto esaminare le opere inviate
per questo titolo da quarantatre autori tra i quali i cin-
que seguenti sono stati giudicati meritevoli ciascuno di
min medaglia d' oro di cinquecento franchi ~ Tueffcrd ^
Brissot ^ Fiard , Perdrau et jBosquet — . I loro lavori
sono tutti relativi al vajuolo ed alla vaccina , e tendono
a dimostrare la necessità della rivaccinazione , e 1' utilità
di rinnovare il vaccino per gli innesti , qualora si pre-
senti spontaneo nelle vacche .
(Commissari ~ Mngendie^ Serres ^ Doublé^ Roux ,
Dnmèril , Larrey ^ Savart , de Blainville e Breschet T*f.-
laturc )
Premio di Statistica pel 1887. [Montyon)
Tra le dodici opere presentate al concorso, la (Com-
missione è d' avviso che il premio debba essere diviso
dell'istituto di fuaivci\ 145
tra ViCAT per la sua opera intitolata — Ricerche statis-
tiche sulle sostanze calcari idonee a fornire delle calci
idrauliche e dei cementi y nei haccini del Rodano e della
Garonna — e Demosfeuraivd pel suo ~ Saggio sulle leggi
della popolazione e della mortalità in Francia .
( Commissarj — Silvestre y Mathieu , Poisson , Cordier
e Costaz relatore )
Premio d' Astronomia ( De Lalande )
La medaglia fondata da Lalande è stata decretata pel
i83y. a GuiNARD figlio pel successo ottenuto nella fab-
bricazione di un flint-glass esente da strie e da bolle ,
e questo con un processo veduto da diversi Membri
dell' Accademia .
Prehuo fondato dalla Signora Marchesa De Laplace
Un Ordinanza Reale avendo autorizzato l' Accademia
delle Scienze ad accettare la donazione , che gli è stata
fatta dalla suddetta , di una rendita di 2 1 5 franchi per
la fondazione a perpetuità di un premio consistente nella
collezione completa delle Opere di Laplace , premio che
dovrà essere rimesso in ciascun anno al primo Allievo che
esca dalla Scuola Politecnica , il Presidente consegnerà di
sua mano i cinque volumi della Meccanica celeste , la
Esposizione del sistema del mondo , ed il Trattato delle
probabilità a Galissard de 3Iarignac primo allievo uscito
nella promozione del 1887 , attualmente alunno delle
Miniere di seconda classe .
PREMII PROPOSTI
Premio graihde delle Scienze Fisiche pel i83c).
L' Accademia propone per tema del premio maggiore
^. Ann. Se. Nator. Anno i. Tom. 2. 10
1 ^6 SEDUTE
delle Scienze fisiche da distribuirsi , se vi avrà luogo ,
nella sua Seduta pubblica del 1889 il seguente quesito:
„ Déterminer par des expèriences prècìses quelle est
la succcssion des changements chimiques , physìques et
organiques / qui ont lieu dans V oeuf pendant le deve-
loppement du Jbetus chez les oiseaux et les batraciens .
„ Les concurrents devront lenir compie des rapports
de T oeuf avec le milieu amhiant nalurel j ils examine-
ronl par des expèriences directes V injluence des varia-
lio?is artificielles de la temperature et de la composition
chimique de ce milieu .
„ In questi ultimi anni un gran numero di osserva-
tori sonosi dedicati a delle profonde ricerche sullo svi-
luppo del pulcino nelP uovo , e conseguentemente anche
a degli studj analoghi sullo sviluppo del feto negli altri
animali ovipari . In genere si sono occupati di questo
esame solo sotto il rapporto anatomico . E però vero
altresì che alcuni hanno toccate anche le quistioni chi-
miche moltiplici e piene di interesse che un tale esame
permette di risolvere .
„ Ammettiamo infatti che si faccia l' analisi chimica
dell' uovo nel momento in cui è deposto , che si tenga
conto degli elementi che attrae dalP aria , o che in quella
dimette durante il suo sviluppo , che si determinino in-
fine le perdite e gli assorbimenti d' acqua che può pro-
vare , e si saranno riuniti tutti gli elementi necessarj alla
discussione dei processi chimici impiegati dalla natura
per la trasmutazione dei materiali dell' uovo nei prodotti ,
ben diversi , che compongono il giovine animale .
„ Applicando allo studio di questa quistione i metodi
attuali dell' analisi organica si può raggiugnere il grado
di precisione dalla medesima richiesto .
„ Ma se è possibile di dimostrare coi mezzi chimici
ordinar) i cangiamenti avvenuti nelle proporzioni del car-
bonio , dell' idrogene , dell' ossigene , o dell' azoto ^ se
questi mezzi a più forte ragione bastano per ciò che
dell'istituto ni fraincu 147
concerne le modificazioni dei prodotti minerali che en-
trano nella composizione dell' uovo , sonovi altre altera-
zioni non meno importanti che non si possono cono-
scere che coli' ajuto del microscopio .
„ L' Accademia desidera che , lungi dal limitarsi a
comprovare nelle diverse parti dell' uovo la presenza dei
principi immediati che 1' analisi ne estrae , gli Autori fac-
ciano ogni sforzo per constatare , mediante il microsco-
pio , lo stato nel quale questi prmcipj immediati vi si
incontrano .
„ Ella spera dei felici rlsultamenll da questo studio
chimico e microscopico del fenomeni dell' organogenesìa .
„ Indipendentemente dallo studio dello sviluppo del
feto in queste condizioni normali , importa di compro-
vare i cangiamenti che le modificazioni della tempera-
tura , o della natura dei mezzi nel quali questo sviluppo
si effettua , possono apportarvi . I concorrenti dovranno
dunque esaminare , riguardo alle uova degli uccelli , la
loro incuhazione in diversi gas : per quelle dei batracini
il loro sviluppo nelle acque più o meno cariche di sali ,
più o meno impregnate d' aria .
Il premio consisterà in una medaglia d' oro del va-
lore di 3 000 franchi. Le Memorie dovranno essere ri-
messe al Secretariato dell' Accademia innanzi il i ° A-
prile 1889, termine di rigore . Il nome dell' autore sarà
al solito notato in una scheda sigillata da aprirsi solo
se il lavoro verrà premiato .
Altro gr.inde premio delle Scienze Fisiciie troposto
PEL 1837 E RIMESSO AL CoNCORSO PEL l839 .
L'Accademia aveva proposto per soggetto del premio
grande delle Scienze Fisiche , da aggiudicarsi nel 1887,
il seguente quesito:
„ Dètermincr par des recherches anatomiques et phy~
siques quel est le mècanisme de la production du son chcz
1/^8 SEDUTE
/' homme et chcz ìes anìmaiix vertèhres qui jouisscnt de
cette facultè .
Il quale quesito non essendo stato aclcquatamente sciol-
to, 1' Accademia lo rimette al concorso pel 1889 modi-
ficandolo nel seguente modo :
„ De'terminer par des recherches anatomiques , par des
eocpe'riences d^aconstiquc et par des expériences physio-
logiques , quel est le mècanisme de la production de la
voix chez /' homme et chez les animaux mammijeres .
Il premio e le condizioni del concorso come nel pre-
cedente programma.
Premio relativo alla Vaccina.
L' Accademia propone per soggetto di un premio di
diecimila franchi , che sarà aggiudicato , se ci sarà luo-
go, nella sua Seduta pubblica del 1842 la seguente
quistione :
„ La verta prèservatrice de la wccine est-elle abso-
lue , ou bien ne serait-elle que temporaire ?
„ Dans ce dernìer cas , dèterminer par des expérien-
ces précises et des Jaìts authentiques , le temps pendant
lequel la vaccine prèserve de la variale .
„ Le cow-pox a-t-il une vertu preservative plus cer-
taine ou plus persistante que la vaccine dèja employee à
un nombrc plus ou moins considèrable de vaccinations
successives ?
,, En supposant que la qualità pre'servative du vaccin
s'' ajfaiblisse avec le temps , Jaudrait-il le renouveller ^ ci
par quels moycns?
„ U intensitò plus ou moins grande des phénomènes
locaux du vaccin a-t-elle quelque relation avec la qua-
litè preservative de la variale ?
„ Esl-il nécessaire de vacciner plusieures fois une mème
personne , et dans le cas d' afflrmative , après combien
d' annèes faut-il procéder à de nouvelles vaccinations .
DELL IST1TL1TO DI FllAJNCIA l.|<)
Le Memorie dovranno essere rimesse al Segretai-ialo
dell'Accademia hinanzi il i.^ Aprile 1842 tenniiie «li
rigore .
Seduta delti 3 Seltemhrc i838.
Rapporto sopra una Memoria di Fontan avente per ti-
tolo : Ricerche sulle acque viinerali dei Pirenei . { Com-
missari Richard et Pelouze )
E questa Memoria divisa in due parti distinte , 1' una
che tratta dell' esame chimico delle acque dei Pirenei •
r altra dello studio microscopico delle produzioni vege-
tabili che vi si sviluppano . La parte del rapporto che
risguarda le sostanze azotate , organizzate o inorganiche ,
contenute in quest' acque è di Richard che si esprime
intorno a ciò nel modo che segue :
La maggior parte delle acque minerali fredde o ter-
mali contengono delle specie diverse di vegetabili con-
fervoidi che vi si sviluppano naturalmente e che soventi
non possono vivere che in queste accjue. Tra questi ve-
getabili diversi si ti'ovano ad un tempo in sorgenti di
differente natura ^ altri al contrario appartengono esclu-
sivamente ad una di queste acque mostrandosi soltanto
in quelle che hanno la medesima composizione chimica .
Di più alcune di queste piante hanno bisogno di un
certo grado di temperatura al di sopra o al dissotto del
quale cessano di mostrarsi . Egli è per tal modo , ci-
tandone un solo esempio , che la Sulfuraria , nuova spe-
nse di Oscillarla che Fontan ci fa esattamente cono-
scere nella sua Memoria , trovasi nelle sole acque sol-
forose, ed abbisogna per svilupparvisi e vivervi di mia
lemperalui'a che non sia superiore a ^o , nò inferiore
a 1 5° centigrado .
Il Dott. Fontan ha studialo i vegetabili confervoidi che
esistono nelle acque solforose, nelle acque saline, e fi-
nalmente nelle acque salate dei Pirenei, e siccome questi
vegetabili non sono gli stessi in queste tre specie di
acque , seguendo P autore le esamineremo separatamente .
I. Le acque minerali solforose dei Pirenei contengono
in dissoluzione una materia azotata e viscida che loro
comunica una certa untuosità . Nel maggior numero dei
casi questa materia esiste in debolissima proporzione , e
questa proporzione , variabile nelle diverse sorgenti , non
può essere rigorosamente determinata . L' acqua che ha
soggiornato per qualche tempo nei serbatoi , o nei ca-
nali dei condotti vi deposita sulle pareti uno strato qual-
che volta assai grosso di materia vischiosa somigliante a
dell' albume d' uovo , e che è prodotta evidentemente dal
deposito della materia gelatinlforme che queste acque ten-
gono in dissoluzione . Ella è questa materia che Long-
champ ha fatto conoscere sotto il nome di Baregina in
una Memoria letta all' Accad. delle Scienze li 1 2 agosto
i833. E questa la stessa sostanza che Anglada denomi-
nata aveva Glairina pel suo aspetto e la grande viscidità .
La Baregina mostrasi qualche volta mescolata con
dei filamenti estremamente sottili e bianchi , che allungansl
in forma di pennacchi sericei , nuotanti sia alla superficie
delle acque , sia sulle pareti dei serbatoi dove queste
soggioi'nano .
L' onorevole collega Roblquet ( seduta delli 1 7 marzo
i835) avendo veduta nelle acque di JNèris una materia
untuosa , che riunlvasi in masse irregolari e verdastre
fluttuanti alla superficie delle acque, o distese sulle pa-
reti del serbatoi , credette essere questa del tutto simile
a quella trovata da Longchamp nelle acque sulfurose
di Bare'ges . Ciò non ostante trovò tra le due sostanze
delle differenze, nella composizione chimica , assai notabili,
e sparse il dubbio sopra diverse delle opinioni emesse
da Longchamp sull' origine e la natura di questa pro-
duzione . Secondo il nostro collega per es. la materia
gelatinosa prodotta dalle acque termali ( la Baregina )
non esiste in dissoluzione nell' acqua allo slato in cui si
manifesta ai nostri sensi .
dell' istituto vi riiAACIA I T) I
Dulrochet (seduta delll 26 ottobre i835 ) avendo
sottoposta al microscopio la Baregina raccolta a Nèris
da Robiquet conobbe che era formata da due piante
confervoidi mescolate , appartenenti al gran genere delle
Oscillane ( le Anabaina monticulosa , e A. thermalis )
di Bory de Saint- Vincent . Secondo Dutrochet il nome
di Baregina dovrebbe essere bandito dalla Scienza poi-
ché si applica a due produzioni vegetabili di già co-
nosciute .
Ma Turpin in una Memoria letta all' Accademia nella
seduta delli 4 gennajo i836 sparge una luce tutta nuo-
va sopra questa quistione . Fatto avendo un esame com-
parativo delle due sostanze raccolte da Longchamp e da
Robiquet dimostrò che erano esse del tutto diverse , ab-
beuchè fosse stato assegnato loro lo stesso nome di ba-
regina. La prima, quella di Longchamp , si compone di
due sostanze , i . una materia mucosa nella quale il mi-
croscopio non fa vedere veruna apprezzabile organizza-
zione ^ 2. di sporule globulose od ovoidi inviluppate nel
muco e formanti dei filamenti bianchi semplici , senza
sepimenti , risultato di una vegetazione confervoide .
La Baregina di Nèris al contrario ( quella di Robi-
quet ) si compone di sottili e trasparenti membrane for-
mate di un gran numero di filamenti tenuissimi , intrec-
ciati ed aglutinati gli uni cogli altri , e di numerosi
individui filamentosi , moniliformi , cavi e contenenti della
materia verde dalla quale soltanto dipende il colore della
massa veduta ad occhio nudo. Questa produzione non
è, secondo Turpin, che il Nostoch thermalis degli au-
tori. Risulta da questo studio microscopico i. che la
baregina di Longchamp , la sola che conservar deve que-
sto nome , è una materia amorfa , gelatinosa , traspa-
rente e quasi incolora: 2, che la pretesa baregina delle
acque di Nèris è un vegetabile di una organizzazione ap-
prezzabilissima , conosciuto da lungo tempo sotto il no-
me di Nostoch thermalis. Si vede che l'opinione di
I 52 SEDUTE
Turpin sopra quest' ultima sostanza è diversa da quella di
Dutrochet .
Tale sì era lo stato della quistione della Baregina al-
lorché il Dott. Fontan presentò all' Accademia nella se-
duta delli l'j maggio i83;7 un estratto del suo gran lavo-
ro sulle acque solforose dei Pirenei. Allorché la baregina,
vale a dire , il deposito gelatinoso della materia azotata
disciolta nelle acque solforose è esposta all' azione del-
l' aria e ad una temperatura media che varia da 1 5" a
35° cent., si vede svilupparsi alla sua superficie una ma-
teria composta di lunghi filamenti bianchi , semplici e
di eccessiva sottigliezza estendentesi ora sotto la forma
di coda o di criniera , ora di pennacchi , o finalmente
colla forma raggiante di una actinia , o di un fiore rag-
giato . Questa materia bianca e filamentosa era stata ve-
duta da Longchamp , Turpin , ed alcuni altri osservatori
che tutti l' avevano confusa colla Baregina . Fontan la
separa da essa con giusta ragione e gli dà il nome dì
Suljìiraria . La baregina è una sostanza inorganica , a-
morfa , gelatiniforme tenuta in dissoluzione nell' acqua mi-
nerale e depositantesi sotto l' aspetto dì gelatina . La
Sulfurai-ia è un essere organizzato e vivente , un vege-
tabile confervoide , P organizzazione del quale è distin-
tissima : esaminata al microscopio mostrasi composta di
filamenti di estrema sottigliezza di un 400"^ ^J un 1200°
di millimetro di diametro . Questi filamenti sono altret-
tanti tubi cilindrici , incolori , semplici , senza sepimenti
nell' interno e contenenti dei corpicciuoli globulosi serai-
opachì , tutti all' incirca dello stesso diametro , comune-
mente collocati gli uni presso gli altri negl' individui fre-
schi ed ancor giovani , e separati e più o meno allontanati
verso le estremità del tubi negl' individui più vicini al
termine di loro vegetazione .
Questi caratteri che i vostri Commissari , continua
sempre il Relatore , hanno verificato un gran numero
di volto sulle materie loro rimesse da Fontan , indicano
dell'istituto di FUAKCIA l53
delle grandissime relazioni tra la sulfuraria ed il genere
Anahaina di Bory de Saint- Vincent , genere formato a
spese delle Oscillane di Vocher . Anzi sembrerebbe che
vi dovesse essere riunita a meno che non si riguardi
la forma cilindi'ica , e non strozzata e monihforme dei
tubi e r uguaglianza di grossezza dei globuli che vi sono
contenuti come caratteri sufficienti per formare colla sul-
furaria un genere distinto dalle altre Oscillaridi .
D' altronde la baregina è sempre in proporzione della
gravità dei principj solforosi delle soi'genti . Non è lo
stesso della sulfuraria che si sviluppa soltanto sotto l' in-
fluenza di una data temperatura . Le sorgenti solforate
troppo calde , o quelle , la temperatura delle quali è
troppo bassa , giammai ne contengono . Ma se le prime
si infreddano la sulfuraria tosto apparisce abbisognando
di una temperatura media tra i iS"^ e 35° centigrado.
Cosi a Aix tutte le sorgenti , la temperatura delle quali
è dai 60° ai yS'^ non ne contengono traccia. Nello
stabilimento del Tech la sorgente V Etuve presentando
una temperatura di 5o^ centigr. non contiene sulfuraria .
L' acqua di questa sorgente passa in un canale che la
trasporta in un piccolo fiume d'acqua fredda uno degli
affluenti deWArriége . Al punto di contatto delle due
acque la temperatura tosto si abbassa , e vedonsi delle
lamine di sulfuraria coprire le pietre del letto del fiume.
Per tal modo si dimostra che la sulfuraria abbisogna
di una temperatura media per svilupparsi e vivere, ve-
rificandosi la quale favorevole circostanza si vede for-
marsi attaccandosi costantemente a qualche ammasso di
baregina che gli serve quasi d' appoggio e di terreno
per vegetare .
Finché la sulfuraria è sottratta dall' azione diretta della
luce solare conserva il suo bel color bianco lucente :
diminuendo però la copia del liquido che la ricopre ,
più poi se i filamenti sono esposti alla luce diretta del
sole , si coloriscono in bruno , rosso , o verde più o
l54 SEDUTE
men cupo , a torto però il Longchamp ha attribuito
questo coloramento alla mescolanza dell' acqua solforosa
colle acque fredde .
In questo stato di coloramento accidentale sembra
che la sulfuraria abbia di già subito un principio di
scomponimento ed i di lei filamenti sono misti ad altre
produzioni confervoidi che richieggono di essere studiate
con diligenza .
Perciò il lavoro di Fontan stabilisce in modo posi-
tivo che la Bareglna , quale era stata osservata a Baréges
e nelle altre sorgenti solforose dei Pirenei , si compone
di due sostanze diverse : i,*^ la Baregina propriamente
detta, materia inorganica azotata e gelatiniforme ^ a.*^ la
sulfuraria , vegetabile confervoide che si colloca presso
il genere Anabaina nella Tribù delle Oscillaridi e che
pare il solo vegetabile contenuto nelle acque solforose
dei Pirenei . Ciò non ostante crediamo di potere aggiu-
gnere dietro le osservazioni fatte , coi materiali conse-
gnatici dall' autore , che allorquando la sulfuraria si co-
lora per 1' esposizione sua alla luce diretta , si sviluppino ,
nella massa filamentosa che forma , alcune altre piante
confervoidi non ancora determinate , e sulle quali ric-
chiameremo 1' attenzione dello stesso Fontan .
Egli è in tal guisa che noi abbiamo veduto : i .° dei
filamenti tubulosi semplici di una bella tinta verde senza
apparenza di granulazioni né di sepimenti interni^ 2.*= dei
tubi assai grossi , semplici , ora scolorati , ora verdi o
bruni , senza articolazioni , coperti di piccoli tubercoli e
di filamenti trasparenti sottilissimi che se ne staccano
come da comune stelo . Il tempo e la mancanza di
addattati materiali non ci hanno permesso di precisare
di più la natura di queste produzioni vegetabili , ma
non dubitiamo che Fontan , che va a fissarsi nei Pirenei ,
non continui queste interessanti ricerche .
II. Le acque saline dei Pirenei contengono in genere
delle lamine di una materia untuosa e verdastra , che
SEDUTE «EU.' ISTITLIO DI I-MANCIA l55
la magi^ior parie dcgl' autori che T hanno esaminata
siij>crlìciahiiente considerano come della Baregina alte-
rata , ma Fontan col soccorso del microscopio ha distinto
lino a sei vegetabili diversi in essa . Tra questi citere-
mo : i.*" le Oscillane major et nigra'^ 2.° i Zygnema
genujiexum et quinìnum di Lyngbye , genere tanto ri-
marchevole per la specie di accoppiamento che presen-
tano i suoi tubi nel momento in cui gli organi ripro-
duttori acquistano P ultimo grado di sviluppo .
Ili, Finalmente egli è nelle acque salate o clorurate
della stessa catena che Fontan ha scoperto una bella
specie del gcn. Scylosiplion di Lyngbye che considera
come nuova e che denomina Scyt. fusiforme . Si com-
pone di tubi semplici di circa un decimo di millimetro
in diametro, senza sepimenti interni, che offre nella
stessa grossezza delle pareti scolorite e trasparenti delle
lamine irregolarmente (|uadrilatere ripiene di granulazioni
verdi e disposte in serie longitudinali . Tutte le altre
specie di questo genere crescono sulle roccic bagnate
dalle acque del mare per cui ha egli trovato la nuova
specie solo nelle acque di Salies che contengono copia
notabile di sale marino .
ANNUNZI DI NUOVI LIBRI
Opere botaniche Italiane .
ViviANi Cav. Prof. Domeivico . Memoria sopra alcuni plagi in Bo-
tanica , con alcune riflessioni che ne conseguitano esposte in un'
appendice . Milano dalla tipografia e libreria di Felice Rusconi
1838. 8.0
Gasparrim Guglielmo , Descrizione delie isole di Tremiti e del mo-
do come renderle coltivate. Napoli dalla tipografia del Ministero
di stato degli affari interni . 1838. 8."
Le isole de' Tremiti ( Insulae Diomedeae , Insula Trimertim ) situate
neir Adriatico rimpetto alla Daunia , ora Puglia , erano sino ad ora
sconosciute ai naturalisti . H sig. Gasparrini è il primo , che le abbia
visitale sotto questo punto di vista , e che nel prezioso libretto , che
ora annunzio , le abbia descritte . Esposte alla violenza delle onde , ed
in parte di natura calcarea , in parte marnose hanno dovuto soggiacere
a catastrofi , perchè vennero rotte e divise , e con ciò si conciliano le
discrepanze de' geografl intorno al loro numero , il quale anticamente
era minore . Pare , che il loro nome moderno sia derivato da quello di
Insula Trimerum , che ne è la maggiore , dove Augusto al riferire di
Tacito (Annal. lib. 4. §. 71.) rilegò Giulia sua nipote convinta d' adul-
terio . L' autore dopo avere narrato tutto che concerne la parte geogra-
flca , mineralogica , e geologica , dà il catalogo delle piante , che vi rac-
colse , tra le quali è una specie nuova , che egli chiama Centaurea
Diomedea , ed io mi pregio attestargli la mia più alta riconoscenza per
le più rare di esse , che mi favori per arricchirne la Flora italiana , che
sto pubblicando . In generale queste piante sono identiche con quelle
delle coste Adriatiche . Un altro importante scopo ebbe il Gasparrini nel
visitare queste isole , cioè quello di metterle a coltura , perchè propone
le diverse qualità di vegetabili , che loro converrebl)ero . Né gli sfuggi
quel particolare uccello , che sino da' più remoti tempi sappiamo abitar-
vi, chiamalo da Phnio Avis Diomedea (Nat. hist. lib. IO. cap. 44,).
Anche 1' Aldrovandi lo indicò sotto lo stesso nome ( Ornith. tom. 3.
P- 57. 1 , e uè diede la tigura ( 1, e. p. 59. ) ricavandola da un indivi-
m NUOVI Libili 107
duo di quello isole , che ebl)e in regalo diti Canonici regolari di S. Ago-
stino Lalcrancsc . Sul proposilo di questo uccello panni acconcio di fare
le seguenti osservazioni. Linneo nel Syst. nal. ed. 12. toni. I. p. 213.
n. 6. addusse crroueamento 1' Avis Diomedea dell' Aldrovandi alla sua
Procellaria Pulfinus . Dico erroneamente , perchè i caratteri specifici ,
la descrizione , il luogo dell' abitazione nel mare settentrionale , i sino-
nimi principali del Brunnich , e del Rajo , con che Linneo slabili il suo
l'nllino , mostrano ad evidenza , che questo differisce dall' Avis Diome-
dea Aldr. , e che in realtà è quello slesso , che il Temniinck chiamò
Procellaria aiiglorum Man. d'ornilh. sec. part. p. 806., ne capisco,
come osso Temminck 1. e. p. 807. abbia potuto dire , che Linneo non
conobbe la Procellaria anglorum , il quale la caratterizzò , e descrisse
con tanta chiarezza . Ma il Gmelin nella sua edizione del Syst. nat.
toni. l. part. 2. p. SGG. n. 0. sotto il nome di Procellaria Puffinus in-
tese un altro uccello , che da alcuni caratteri , che diede nella descri-
zione di lui , intricandoli con quelli del l'ullino Linneano , come pure
da alcuni de' sinonimi ivi addotti . e dall' averne estesa 1' abitazione al
mare atlantico, ed australe pare con tutta vcrisimiglianza essere iden-
tico coir Avis Diomedea Aldr. , e lo é al certo colla Procellaria Pxif-
finiis Tonim. Man. d' ornith. 2. p. 800. Qui dunque abbiamo due spe-
cie diverse collo stesso nome. A quale delle due dovrà a ragione appli-
carsi il nome di Procellaria Ptifjinus ? Al certo a quella di Linneo , e
del Brunnich pel diritto d' anteriorità . Se la seconda fosse realmente la
sles.'>a della Procellaria cinerea Gmel. Syst. nat. I. par. 2. pag. 563.
n. n. , come pretende il Temminck , questo nome sarebbe appropria-
tissimo per distinguerla ; ma il Gmelin assegna alla sua Procellaria ci-
nerea caratteri ben diversi , e la dice abitatrice dell' oceano antartico ;
di più il Ch. Monsign. Kanzani Urnith. toro. 3. part. 9. p. 13. rileva
alcune importanti distinzioni tra 1' una , e 1' altra , perchè la pretesa
identità è |)osta in dubbio . Adunque conviene fare nuove osservazioni
per decifrare la cosa , e stabilire debitamente il nome al PuQino di
Gmelin , e di Temminck . Dissi di sopra , che 1' Avis Diomedea Aldr.
con luita vcrisimiglianza coiTispondeva a questo secondo Puflìno, e tra
lo ragioni , che mi trassero a cosi opinare vi fu ancora quella , che que-
sl' uccello al dire del Temminck è assai sparso pel mediterraneo , ove
s|)csso si fa vedere nelle coste meridionali della Spagna , e della Pro-
venza , e come osserva il l^h. Prof. Paolo Savi noli' Ornit. Tose. toni. 3.
pag. 39. sull'autorità del traivi, 0 del Payraudeau comparisce ancora
nelle coste della Liguria , e copiosamente poi abita nella Corsica , e nel-
r isola della Maddalena . Se dunque l' Avis Diomedea Aldr. delle isole
de' Tremiti è la stessa specie . conviene emendare un errore del Tem-
minck , il quale assicura , che la sua Procellaria Puffinus non si è mai
veduta nell' adrialico . lulinc 1' uccello di queste isole è quello , sopra il
l58 ANNUNZI
quale gli antichi favoleggiarono dicendo , che i compagni di Diomeilc
furono in esso trasformati , quando Diomede reduce dall' assedio di Troja
approdò , e mori in quelle isole , oppure quando Danno barbaramente
lo trucidò per vendicarsi delle calamità da lui imprecate ai popoli della
Daunia , come narra 1' Aldrovandi sull'autorità di Sileno (Orn. tom. 3.
p. 62. 63. ) . Comunque sia questo fatto , ei non e men vero , che di qui
nacque il nome di Avis Diomedea , perchè parmi , che Linneo non ab-
bia avuto tutta la ragione di adoprare il nome generico Diomedea per
indicare un gruppo d' uccelli ben diverso dalla Procellaria dell' isola
dei Tremiti .
Menbghim Giuseppe. Cenni sulla organografìa e fisiologia delle Alghe.
Padova coi tipi della Minerva . 1834. 4.°
L' Autore in un ben tessuto discorso preliminare stabilisce per canone
fondamentale , che si debbano esaminare tutti gli organi delle Alghe ,
e studiarne le moditicazioni per potere stabilire con esattezza la tasso-
nomia di questa Famiglia , ed aggiugne , che ciò essendosi fln qui fatto
assai imperfettamente , imperfette , ed incomplete sono tuttavia le sue
divisioni in Talassioflte , e Confervoidee del Lamouroux . in Frondose ,
e Filamentose del Duby, in Zoospermee , e Fucoidee dell' Agardh giu-
niore , in lloidee , Trichomati , e Scutoidi del Palisot de Beauvois , in
Diatomee , Nostochine , Confervoidee , Ulvncee , Floridee , e Fucoidee
dell' Agardh seniore . Adunque lasciando , che il tempo ci ponga in
grado di stabilire una piìi stabile , e più filosofica sistemazione , è ora
indispensabile di fare ogni sforzo per ben definire, ed illustrare i grup-
pi , ai quali si devono riferire i diversi generi delle Alghe , e 1' autore
si accinge a questa impresa in una maniera veramente magna , e su-
periore a tutte le altre fin qui conosciute , la quale è intieramente ba-
sata sopra r analisi della struttura delle parti , e de' fenomeni , che da
essa dipendono . Dopo ciò egli dà un quadro di questi gruppi , e riferi-
sce ai medesimi i rispettivi generi , ed a generi le specie, mettendo con-
cordanza tra i diversi nomi loro imposti dagli autori .
La seconda parte di questo trattato si estende più particolarmente so-
pra la struttura , e funzioni delle Alghe , nella cui esposizione l' autore
ha adoperato quella prudente cautela , che distingue l' uom saggio ,
vale a dire, non ha ammesso per certo quello , che non lo è , e non ha
fabbricato castelli in aria sopra cose meramente ipotetiche . Molta oscu-
rità regna ancora intorno alle parti della riproduzione di queste piante .
Coloro , che negano affatto alle medesime gli organi generatori , e la
fecondazione , sono eglino ben certi del loro assunto per potervi fabbri-
care sopra un sistema ? Le recenti scoperte del Ch. Amici sopra 1' evi-
denza del doppio sesso nell' Vredo Rosae oh quanto devono dare a pen-
sare agli Agamisti ! Al certo il Sig. Meneghini ha saviamente presen-
tito queste verità, perchè egli ragionando della possibilità della genera-
DI nuovi LIIÌRI l 5()
zionc nello ^Vlghe si esprime così : » La dircrtonc della forza vitale ,
» por cui si cflcUua la trasformazione degli organi nutritivi in riprodut-
» tori ; ha essa analoj^ia alcuna con ciò che avviene nelle piante d' or-
» dine supcriore , e che si suol chiamare fecondazione ? Molte Fucacee
» olirono buoni argomenti a sostenerlo , e nulla potrebbe contraddirlo
» nel maggior numero di Alghe « p. 4G. Del resto 1' animo mio gioisce
nel veder sorgere nel Sig. Meneghini un algologo filosofo , il quale ri-
chiama al dovere non pochi degli odierni sognatori sopra un ramo delle
scienze naturali non meno singolare, e sorprendente degli altri.
Antonio Bertoloni .
Opere di Anatomia
Bertinatti Francesco — Elementi di Anatomia fisiologica applicata
alle Belle Arti liguralive . Torino presso Pietro Marietti 1837. Voi. l.
in 8." di pag. 188, 32 e 15 tavole in foglio, pubbl. in Aprile 1838.
L'Opera intera sarà composta di due voi. di testo in 8.°, e due fasci-
coli di tavole in fol. al prezzo di franchi 36 per gli stali Sardi, e di
fr. 40 per gli altri Stati d' Italia .
Dlbini Aggelo — Trattato di antropotomica , o dell' Arte di eseguire
e conservare le preparazioni anatomiche . Milano P. A. Molina I83T
in 8.° di pag. 372. prezzo fr. 6.
Questo trattato è inserito anche nella Biblioteca di Medicina e Chirur-
gia pratica , distrib. 97.
Bellingeri — Sugli Emisferi cerebrali dei mammiferi annotazioni ana-
tomico-frenologiche . Torino 1838 in 8."
Canziam GiisEPPE — Principi elementari di Frenologia . Milano Gaspare
Trulli 1838 in 8." di pag. 135 e due tav. fr 2. 6i.
Molossi Pietro — Appendice frenologica ad un articolo del cosmo-
rama pittorico sulla testa di Enstacchio il Negro di S. Domingo , se-
guita da alcune dichiarazioni intomo agli organi cerebrali e alle cor-
rispondenti facoltà , e coli' aggiunta del prospetto di un Opera da
pubblicarsi tol titolo di Studi frenologici . Milano P. A. Molina 1838
in 8." di pag. 56. e tre tavole fr. I. 74.
Girard G. — Trattato del piede , considerato negli animali domestici .
Prima versione del Veterinario Carlo Cross eseguita sulla 3. ed. di
Parigi , con sei tav. incise . Milano presso Santo Brarctla 1838 in 8."
di pag. 384. fr. 6. 9.
Arnold Fridericcs — Tabulae anatomicae quas ad naturam accurate
descriptas in luccm cdit etc. Fascic. X fol.
Quest' 0|)cra , la stampa della quale si è incominciala in quest' anno a
Zurigo , contiene , distribuite in dieci fascicoli , le seguenti materie :
l60 ANNUNZI DI NUOVI LIBRI
Fase. 1. Cervello e midolla spinale . VI. Arterie .
II. Organi dei sensi e cranio . VII. Vene e linfatici .
III. Org. del petto e dell'addome . Vili. Nervi .
IV. Ossa e legamenti . IX. Anatomia del feto .
V. Muscoli . X. Anatomia generale .
L' Arnold è già abbastanza noto agli scienziati per le interessantissime
opere e memorie fin qni pubblicate , e questa iconografìa anatomica
riuscirà certamente ottima e perfetta , non dubitando che 1' Autore non
sia per applicarsi alla medesima con quel fervore e diligenza colla quale
condusse a termine , son pochi anni , le sue Icones nervorum capitis
che veramente, per la esattezza delle preparazioni, e la squisitezza dei
disegni , costituiscono il modello il più perfetto di questo genere di la-
vori . Il Catalogo dal quale si è tratta codesta notizia non parla del
numero delle tav. che sarà compreso in ciascuna distribuzione o fasci-
colo ; il I. che contiene le Dgure esprimenti il cervello e la midolla
spinale è già pubblicato e si vende a Zurigo dieci fiorini , che sarà il
prezzo anche delle altre distribuzioni .
Dello stesso — Annolationes anatomicae de velamentis cerebri et
medullae spinalìs . Zurigo 1838 gr. in 4,'' fr. 3.
Baczvtsski a. — De venae portarutn inflammatione , commentano
path.ologica . Zurigo 1838 in 8." fr. I.
BuRCHARD I. A. — De tumore cranii recens natorum sanguìneo .
Vratislav. 1838. 4 mai. Hirschwaìd . fr. 2.
Carus C. tì. — System der Physiologie . Sistema di Fisiologia . Parte I,
Dresda 1838 gr. in 8." Fleischer. fr. 6, 50.
Meckauer M. — De penitiori cartilaginum structura simbolae cum l .
tab. Vratisl. 1833 in 4.° Schulz. fr, I. 25.
Raeuschel F. — De arteriarum et venarum structura, cum l. tab.
Vratisl. 1838 in 4." Schulz. fr. 2.
Remak R. — Observat, anat. et microscop. de systematis nervosi
structura , e. II. tab. Berolini 1838 in 4." Reimcr. fr. 2. 50.
TiEDEMAMV D. Fr. — Das Hirn der Negern etc. Cervello dei Negri
paragonato con quello degli Europei , e dell' Orang-Outang. Heidel-
berga 1838 gr. in 4. con sei tav. fr. II.
su
DI ALCUNI SALMONIDI
DEL MARE DI MESSINA
DEL PROFESSORE ANASTASIO COCCO
A I.
cri. PRINCIPE D. CARLO LUCIANO BONAPARTE
PRINCIPE DI MUSIGNANO
^A-èaUJ^two- ^/cenate
Sin da quando pubblicai per le stampe il sunto d' una
mia Memoria , ancora inedita , intorno a taluni nuovi
pesci di questo mare ( Vedi Giornale di Scienze Lettere
ed Arti per la Sicilia N. ^^. Palermo 1829), mi cadde
nell' animo sospetto , che a' salmonidi ivi da me descritti
avrei potuto aggiungerne degli altri , se più assidue e
diligenti ricerche vi avessi praticato . E così infatto av-
venne^ che a mano a mano vidi moltiplicarsene il nu-
mero : nò mancai d' invlarvene buoni esemplari , se non
di tutti , della massima parte certamente . Fu allora ,
che con ogni studio prendeste ad inanimarmi perchè ne
scrivessi una iVIonogratla ^ ma francamente vi feci noto ,
che ad imprendere questo lavoro abbisognava di certuni
individui , che sebbene da me veduti , tuttavia mi man-
cavano : sicché giudicava non essere in caso di poterne
determinare esattamente i caratteri . Attendeva per ciò
la stagione solita ad otVerirmi que' plccoU pesci , ma ini
N. An». Se. Natur. Anno i. Tom. 2. 11
iGa SUI SALMOINIDI
\u rjiiosta molto avara , e per quanto diligentemente ri-
cercassi non mi fu possibile di averli tutti , ed anzi fino
ad ora me ne mancan di qua' , che abbisognano di mag-
giore studio e schiarimento . Il perchè a soddisfarvi mi
veggo ridotto in punto di non poter dare di taluni , che
un piccol cenno , come meglio mi venne fatto di ca-
varlo fuori da' ricordi di certi miei manoscritti . Però se
questo mio lavoro non può dirsi completo in ogni sua
parte , pure sarà , spero , bastevole a dar conoscenza
di que' piccoli Salmonidi , che finora mi è toccato di ve-
dere . Vi fo poi promessa , che dove potrò tutti pro-
cacciarmeli , lo anderò completando ^ locchè non sarà
forse senza qualche frutto per la Scienza .
Facendomi adunque a dirvi de' Salmonidi di cui qui è
parola , piacerai primamente farvi noto un mio pensie-
re , cioè : che i caratteri a questa famiglia assegnati da-
gl' ittiologi vogliono in qualche guisa modificarsi , poten-
do talvolta la seconda ala dorsale essere affatto adipo-
sa , e sfornita in tutto di raggi , e tal' altra averne alcuni
incompletamente sviluppati , o , come altri direbbeli , ru-
dimentari'i .
Fissati così i caratteri de' Salmonidi , trovo che alle
due tribù de' Salmonini , e degli Scopelini da voi am-
messe ( Vedi Saggio d' una distrib. metod. degli animali
vertebrati pag. 96 Roma i83i ) possa aggiungersene un'
altra , che denominerei de' Gonostomìni ^ alla quale ap-
parterrebbero que' tra miei Salmonidi , i quali , come i
vostri Salmonini hanno il margine mandibolare formato
nella massima parte dal mascellare , ma che a differenza
di questi , i quali han la seconda ala dorsale sprovve-
duta di raggi , la posseggono sensibilmente , ma incom-
pletamente radiata .
Vi accorgerete quindi , che se ì miei Gonostomìnì da
una parte per la conformazione della mandibola sono ai
Salmonini somiglianti , per quella della seconda ala del
dorso agli Scopelini si rannodano -, sicché pare a me ,
DEL PROF. A. COCCO t^S
pdf r costituire P anello inlermctllo tra gli uni e gli altri .
Premesse tali cose , a' Gouostoinini ascrivo il genere
Gonostomus , che comprende que' pesci , i denti de' quali
teon disposti in una sola serie , ed il corpo in tutto , o
in parte è coperto di squamme uniformi , senza alcuna
serie distinta lungo i fianchi . — Conobbe ( è vero ) il
chiar. Rafinesque un pesce di questo genere , e ne tor-
nio il suo Gonostoma* (Rai'. Ind. d' Ittiol. Sicil. Gen.
(XXVIII. pag. 64 ) ma i caratteri assegnatigli , essendo
assai vaghi , mi convenne modificarli .
Or vi descrivo le due Specie da me finora ben co-
nosciute ^ e di una terza , sulla quale mi rimane alcun
dubbio , dirò in fine di questa Lettera .
Specie I . " GonosTOMO coda-spinosa .
Gonostomus AcanÙiurus .
( Tav. F. fg. l.)
Gonostoma denudata (Raf. ibid. spec. 38o pag. 65 )
Gasteropelecus Acanthurus ( Cocco , Giornale di
Scienze Lett. ec. N. 77. 1829.)
Il corpo di questo pesce è molto compresso , la sua
lunghezza è sei volte maggiore della larghezza , e questa
circa tre volte ed un quarto maggiore della grossezza .
Il capo è , come il corpo , compresso , e forma il quinto
anteriore della lunghezza del corpo ^ la sua lunghezza è
poco maggiore dell' altezza , misurata questa in direzione
verticale della nuca . Il muso è ottuso , ed il profilo del-
la fronte dolcemente declive , e leggermente convesso .
La mascella inferiore è più lunga della superiore , con-
cava , rivolta in alto , con im piccolo tubercolo nella
parte inferiore della sua sinfisi : la sua larghezza alla
base è di circa un quarto della lunghezza . I due margini
i64 SUI sALiuoniDi
inferiori delle sue due ossa articolari toccansi gli uni gli
altri , e formano al di sotto di essa una specie di ca-
rena longitudinale . Il margine dentario della mandibola
è formato , nel quarto anteriore incirca , dallo interma-
scellare , in tutto il resto dal mascellare , il quale nel
suo margine dentario è convesso, ed allorché la bocca
è chiusa , viene in parie ricoperto dal sottorbitale an-
teriore : una piccola concavità osservasi nel punto in cui
l' intermascellare congiungesi ad esso . Il sottorbitale an-
teriore ha forma allungata , il posteriore l' ha ovale
appuntata coli' apice in giìi : ambedue sono squamiformi
ed argentini . — I denti delle mascelle sono di due spe-
cie : altri , al numero di quattordici o quindici , più gran-
di , acuti , ricurvi , alquanto ineguali , distanti gli uni da-
gli altri , specialmente i due anteriori ^ tramezzo ad essi
ve n' ha di più piccoli al numero di quattro o cinque ^
essi si estendono per tutto l' intiero margine del mascel-
lare : i denti della mascella inferiore sono di poco più
piccoli . L' apertura della bocca è ampia , ed il suo an-
golo posteriore da ciascun lato risponde poco pm in
avanti del lato ascendente del preopercolo. Gli occhi
toccano il profilo : discostansi dall' apice del muso per
uno spazio uguale al loro diametro , eguale altresì allo
intervallo , che li separa ^ e discostansi il doppio di que-
sto dagli angoli della bocca. Le narici, due per ogni
lato , sono ineguali : 1' anteriore più piccola , e quasi in
contatto colla posteriore , eh' è circa tre volte più gran-
de : la distanza che le separa dal muso è quasi eguale
al semidiametro degli occhi . Il preopercolo è assai ri-
stretto , e risale da sotto in sopra , e d' avanti indie-
tro assottigliandosi : il suo angolo postico-inferiore di-
scostasi dall'occhio per tre volte il diametro di questo.
L' opercolo è di forma parallelogramma , posto obbli-
quamente , e la sua lunghezza è quasi doppia della lar-
ghezza : il sub-opercolo e l' interopercolo sono appena
distinti , e formano un pezzo di forma sub-quadrilatera
DEL PROF. A. COCCO I&5
col margine inferiore sub-rotondato , squamiforme . Il
proGlo del corpo procede rettilmente fino all' origine del-
la prima ala dorsale , quivi forma un angolo ottuso , di-
scende alcun poco inclinato , e procede quindi retta-
mente fino alla base della coda : il profilo del ventre
segue la stessa direzione . L' origine della prima ala dor-
sale è appena più indietro di quella dell' anale , e ne'
tre quinti posteriori incirca della intiera lunghezza : que-
st' ala è sub-triangolare , la lunghezza è poco minore
della sua altezza : i due raggi anteriori sono semplici
spiniformi : il primo assai corto è poco più del quarto
della lunghezza del secondo , questo due volte e mezza
circa più corto del seguente , il quinto , il sesto ed il
settimo sono i più lunghi , e gli altri gradatamente di-
vengono più corti . La distanza della seconda ala dor-
sale dal termine della prima è uguale alia lunghezza di
questa : essa è acuta , allungata ed imperfettamente ra~
diala . Le ale ventrali son situate nel centro della lun-
ghezza del corpo: sono oblunghe, alquanto rotondate,
ed hanno il terzo della lunghezza delle pettorali , Que-
ste sono oblunghe parimente , situate quasi nel quarto
inferiore de' fianchi : la loro base discosta dal margine
delle ossa sotto-mascellari per metà della propria lun-
ghezza . L' ala anale è distante dall' apice delle pettorali
poco meno della lunghezza di esse : la sua forma è
triangolare, col lato inferiore più allungato: de' due raggi
anteriori , semplici , spiniformi , il primo è quasi metà più
corto del secondo . L' ala codale è forcuta , i due lobi
esteriori son quasi il doppio più lunghi de' raggi di mea-
zo , e ne' margini superiore ed inferiore de' lati della coda
v' ha sei raggi , liberi , spiniformi , acuti ed incurvi . La
membrana delle branchie è occulta , le sue due metà si
toccano co' loro margini, ed i raggi sono sottili ed in-
«uni. L'ano è più vicino alla coda che al capo, eia
linea laterale poco apparente.
i66
SUI SALMONIDI
I.» D. i5 2.* D. rudimenti P. io V. 6 A. i5 ,
C. 22 B, 9 .
Le squamme , di cui è coperto il corpo , sono ad
esso assai aderenti ^ copronsi le une le altre per me-
tà ^ sono irregolarmente rotondate , striate concentrica-
mente , col ventaglio appena appariscente . Per tutto il
margine inferiore del corpo da ogni lato ve n' ha una
serie , che col loro mai'gine inferiore formano una spe-»
eie di carena , la quale è più distinta nella parte po-
steriore del corpo .
Il dorso , la nuca , la fronte , la gola , 11 ventre , ed
i tre pezzi opercolari son tinti di nerastro : i fianchi e
le guance argentini , la membrana delle branchie argen-
tina , tinta leggermente di violetto , con dieci punti lu-
cidi , accerchiati di nero alla sua base . Due linee di
simili punti scorrono sotto la gola , le quali si uniscono
ad angolo acuto sotto la base della mascella , e giun-
gono divergendo fino alla base delle pettorali; anterior-
mente e tramezzo a queste ne nasce un' altra serie per
ogni lato , e prolungasi fino alla base delle ventrali : un'
altra serie nasce dietro il sub-opercolo , scorre sul mar-
gine superiore delle ale pettorali , e recandosi indietro ,
mette fine rlmpetto alla origine dell' ala anale : da que-
sto punto un' altra serie scorre per ogni lato , e va a
terminare alla base dell' ala codale . Tutte le ale , eccetto
la prima dorsale , e 1' anale , che sono punteggiate mi-
nutamente di fosco , si mostrano bianche e trasparenti .
Questo pesce non è molto raro ^ vien balzato dalle
onde sulla spiaggia , né pescasi in alcun modo . Non ha
nome volgare , che gli sia proprio , ma come tutti gli
altri piccoli Salmonidi , che vado descrivendovi , chia-
manlo pìsci dìaviilii •, nome , con cui più propriamente
dfnotansi tutti i Lepadoà^nster . L'individuo poi da nn>
descritto è di quattro pollici incirca .
DEL PROF. A. COCCO iGj
Specie 2.3 GoNOSTOMo della Power.
Gonoslomus Power ìae .
{Tav. V. fig. 2.)
Fu da me rinvenuta questa specie nell' inverno di
quest' anno : essa ha il corpo assai compresso , e di
Ibrma veramente lanceolata . Il profilo del dorso è al-
quanto convesso fino al termine della prima ala dorsa-
le , d' onde , quasi retto , procede fino alla coda . Quello
del ventre è sufficientemente incurvo fino alla origine
delle ali ventrali e retto in tutto il resto . La lunghezza
dalla estremità del muso alla base dell' ala codale è qua-
drupla della maggior larghezza , e la grossezza sette volte
minore della lunghezza . Il capo , eh' è cuneiforme , oc-
cupa il terzo anteriore , e la sua lunghezza è alquanto
pili del doppio dell' altezza . La fi'onte discende fino al
muso , eh' è un po' rilevato e prominente in un piano
dolcemente inclinato , ed ha un leggero incavo nel mez-
zo . La distanza dalla estremità del muso al margine an-
teriore dell' occhio è poco minore di quella tra il mar-
gine posteriore di questo ed il lato ascendente del preo-
percolo . Gli occhi son rotondi , toccano il profilo , il
loro diametro è poco minore dello spazio fi^apposto tra
essi e 1' estremità del muso , e l' intervallo è quasi eguale
al loro semidiametro. Il contorno del margine dentario
del mascellare è più convesso di quello della specie pre-
cedente, i denti acuti, i più piccoli in minor numero,
e gli altri meno distanti : essi occupano eziandio il mar-
gine dello intermascellare e la estremità della mandi-
bola , La mascella è in tutto simile a quella della pi-ima
specie . L' apertura della bocca è ampia , e gli angoli
suoi corrispondono in direzione del diametro verticale
degli occhi . Le narici , due per ogni lato . sono ass;ii
i68 sdì salmonidi
ravvicinate ad essi . Il lato ascendente del preopercolo
è alquanto incurvo . Gli altri tre pezzi opercolarl non
sono ben distinti • dall' angolo posteriore però della ma-
scella inferiore sale il margine infero-posteriore de' pezzi
opercolari d' avanti indietro , e da sotto in sopra , e
quivi formasi un piccolo angolo ottuso : da questo punto
il margine risale da dietro in avanti , e da sotto in so-
pra -, quindi potrebbesi l' intiero opercolo considerare co-
me un triangolo a lati ineguali , di cui l' angolo postico-
inferiore costituirebbe 1' apice . L' origine della prima ala
dorsale corrisponde quasi nella direzione della metà delle
ventrali , e la sua conformazione è somigliante a quella
della specie precedente : la seconda dorsale è assai pic-
cola , Le ale pettorali son poco meno del doppio delle
ventrali , e queste giungono appena all' ano . L' ala anale
nasce in direzione del termine della dorsale , ed è si-
mile a quella della prima specie*, ma dei due raggi an-
teriori semplici il primo è appena percettibile . L' ala
codale è forcuta , ed i raggi semplici , spiniformi de' lati
della coda sono poco distinti.
i.=> D. i4^ 2.a rudimenti P. 12 ? V. 6 ? A. i4',
C. 16 B.?.
La metà anteriore del corpo solamente è coperta di
squarame , argentine , addossate le une alle altre , forte-
mente aderenti alla pelle , sub-rotondate , striate , che si
estendono quasi nella direzione verticale dell' origine del-
la prima ala dorsale : in tutto il resto il corpo è affatto
nudo e semitrasparente .
L' intervallo degli occhi , la nuca , ed il dorso , fino
alla origine della prima ala dorsale , nerastri : un punto
lucido accerchiato di nero alla regione delle narici , uno
in contatto col margine inferiore dell' orbita , due infe-
riormente all' opercolo , ed uno più piccolo sul!' apice
del prcopercolo , Due serie longitudinali di essi parallele
DEL PROF. A. COCCO iGc)
alla curvatura del ventre su ogni lato cominciano quasi
nella parte anteriore ed inferiore della mascella ^ i due
anteriori sono più grandi : di queste due serie pro-
lungasi fino alla base delle ventrali la superiore , e fino
alia base della codale l' inferiore , la quale dalla origine
dell' ala anale è costituita di punti piìi grandi di tutti
gli altri . Le guance e la metà anteriore del corpo sono
argentine con qualche riflesso leggermente amaranto .
Una serie di punti nerastri in qualche modo radicati
veggonsi in ogni lato nella parte superiore de' fianchi
della metà nuda del corpo : essa comincia in direzione
della origine della prima ala dorsale , ed estendesi fino
alla coda . Le ale son tutte bianche trasparenti .
Ne ho finora veduti cinque individui della dimensione
di sedici linee incirca : essi sono men comuni di que'
della specie precedente , e rinvengonsi negli stessi luo-
ghi e nella stessa stagione . Ho poi voluto dedicare
questa specie alla nobile Signora Jeanette Power mia
buona amica , notissima pe' suoi interessanti lavori sul-
1' argonauta Argo , in segno di riverenza dovutale , per
lo amore , con che intende allo incremento delle Scienze
naturali .
Molto dubbiosamente ascrivo al genere di cui tratto
un piccolo pesce . rinvenuto da me non ha guari . Pure
parmi somigliarlo assai •, ed io aspetto procacciarmene
altri individui ( non avendone al presente che uno , e
molto piccolo ) per rettificare il mio giudizio . Frattanto
gli do nome
Specie 3.^ Gokostomo ovato ?
Gonostnimis oiHitiis ?
{Tav. V.fig. 3.)
TI suo corpo è ovato , allungato nella parte posteriore
ed assottigliato , La sua larghezza maggiore è un terzo
'lyO SUI SALQIONIDI
della intiera lunghezza , e la larghezza alla base dell' ala
codale è metà di quella della parte media del corpo .
Il capo è ottuso , quasi nel terzo anteriore della lun-
ghezza del corpo , e la sua altezza è appena minore della
lunghezza . La fronte discende dolcemente declive , ed
appena convessa con una leggiera carena nel mezzo . Il
profilo del dorso è convesso fino al termine della prima
ala dorsale , e in tutto il resto alquanto concavo . Quello
del ventre è retto fino al punto , che corrisponde alla
metà della lunghezza delle ale pettorali , quindi divien
convesso , specialmente fino all' origine dell' anale . L' an-
golo della bocca corrisponde nella direzione del diame-
tro verticale dell' occhio . La porzione anteriore della
mandibola formata dall' intermascellare è maggiore , che
nelle altre specie . I denti sono sottili , uniformi , rivolti
indietro , e sembra che non si estendano come negli
altri fino al margine posteriore del mascellare . Gli oc-
chi sono rotondi , toccano il profilo , e si discostano dal
margine posteriore dell' opercolo quasi quanto dal mu-
so , Il lato ascendente del preopercolo è appena obbli-
quo : gli altri pezzi sono poco distinti , e l' intiero mar-
gine di essi è rotondato . La prima ala dorsale nasce
più in avanti delle ventrali , e la sua origine discostasi
dal muso una metà allo incirca dippiù dello spazio frap-
posto tra essa e la base della codale : essa è triango-
lare , co' raggi anteriori semplici , spiniformi , molto corti :
la seconda è sottilissima, talvolta poco apparente. Le
ventrali si discostano dalla base della codale quanto dal-
l' angolo inferiore del preopercolo : esse sono sub-roton-
date allorché sono spiegate . L' anale e la codale sono
come nelle altre specie .
I .» D. 1 3 ^ 2.-^ qualche vestìgio ^ P. 6 ^ ^ V. 6 -, '
A. i6-, C. i5^^B.?
Il corpo anteriormente nella massima parte è coperto
DUL PBOt. A. COCCO lyi
di squarame argentine : il dorso e la nuca son nerastri .
La parte , che in direzione della origine dell' anale es-
tendesi fino alla coda , è sprovveduta delle squamme ar-
gentine , e sembra nuda come nella specie precedente .
V ha un gran punto nero nella regione delle narici ,
Uno piii piccolo lucido , accerchiato di nero come tutti
gli altri , in contatto col margine inferiore dell' orbita .
Tre altri sono su pezzi opercolari . Due serie longitu-
dinali dal di sotto della gola giungono fino alla base
della coda . Un' altra serie da ogni lato alquanto più so-
pra delle due precedenti giunge fino all' origine dell' a-
nale . Una serie di punti nericci vedesi ai lati del dorso
nella p.irte nuda del corpo come nella specie pre-
cedente . L' iride è argentina , la pupilla
Le ale tutte biauchicce trasparenti .
Questa specie è assai rara , e non ne ho veduti fin-
ora , che pochi individui .
Venendo ora a tenervi parola di alcuni Scope lini ^ mi
permetterete , che io determini a mio modo i caratteri
di questa tribù , la quale potrebbe in sé comprendere
que' tra' Salmonidi , la di cui mascella superiore è for-
mata nella massima parte dagl' intermascellari , e la se-
conda ala del dorso ha de' raggi incompleti . Ed a que-
sta tribù appartengono due generi , lo Scopebis ed il
Nychtopìiiis . Per dire primamente dello Scopclus , pen-
so , che possano ad esso ascriversi que' tra' Scopelini ,
il di cui corpo , oltre ad essere come ne' INittofi , in
Uitto coperto di grandi squamme : oltre ad averne una
serie distinta lungo i fianchi fino alla coda , nel di cui
mezzo è scolpita la linea laterale : oltre ad avere i denti
delle mascelle , del palato , e talvolta del vomere sotti-
lissimi, ed in forma di spazzola, hanno t apertura della
bocca che non oltrepassa il margine posteriore dell' orbi-
la , e la prima ala dorsale più o meno tramezzA) le ven-
trali e fanale.
172 SUI SALMONIDI
Specie I .* ScoPELo di Benoit .
Scopelus Benoisti.
( Tav. FI. fig. 4^ )
Serpe Humboldtl ( Risso i.ie edlt. pag. 358 pi. x. fig. 38 )
Scopele Humboldt^ {id. hist de l' Europ. merid.
voi. 3. pag. 467 )
La specie , che prima mi fo qui a descrivervi , du-
bito non sia quella stessa , che il chiariss. naturalista di
Nizza intitolò allo immortale autore della Geografia bo-
tanica . Ma poiché i caratteri , da quello assegnati alla
sua specie sono , come a me pare , incerti e tali da non
potere spargere alcun lume , che valga a togliere ogni
dubbiezza, io ho creduto descriver la mia come nuova ,
contentandomi , che voi giudichiate se io abbia o no
dato nel segno . ~ Il nome specifico poi da me impo-
stogli vi ricorda quello d' un nostro amico , il Sig. Luigi
Benoit , il quale , amantissimo delie cose naturali , è già
in punto di pubblicare il Catalogo degli uccelli della Si-
cilia , che tornerà ad onor suo , e a non poca utilità
della Scienza .
Adunque il corpo di questo Scopelo è allungato : i due
profili dolcemente inclinati si raccostano alla base della
coda: esso è piuttosto compresso , specialmente nella parte
posteriore -, e P intiera sua lunghezza è cinque volte in-
circa maggiore della larghezza . Il capo è alquanto com-
presso , contenuto tre volte e mezza nella intiera lun-
ghezza , una metà più lungo che alto , e la sua maggior
grossezza è poco meno della metà della sua lunghezza .
Esso dalla nuca al muso discende con un mezzano de-
clivio : la carena fi-ontale è ben distinta , ed il muso è
ottuso . Delle due mascelle T inferiore è più lunga ed
DEL PROF. A. COCCO 1^3
ascendente : nella parte inferiore i margini delle due ossa
vengono quasi in contatto , e formano nna specie di ca-
rena longitudinale in mezzo ad uno spazio ellittico. L' osso
intermascellare discende obbliquamente d' avanti in die-
tro , allargasi posteriormente , dove il margine anteriore
prolungasi poco più del posteriore , eh' è rotondato . I
denti mascellari , palatini e del vomere sono minuti ,
ravvicinati , disposti in diverse serie poco distinte : gli
ultimi sono in picciol numero , e meno sviluppati . Gli
occhi sono rotondi , il loro diametro è uguale allo spa-
zio tra il loro margine posteriore e l' opercolo , ed il
loro margine anteriore si discosta dal muso per un terzo
del loro proprio diametro . Essi toccano il profilo , e
P intervallo è uguale al loro semidiametro . V ha due
narici per ogni lato , l' anteriore piìi piccola , rotonda ,
equidistante dal muso e dal margine anteriore degli oc-
chi , la posteriore ovale , colla parte più allargata rivolta
in su . L' apertura della bocca è ampia , tagliata alquanto
obbliquamente , e gli angoli di essa sono in direzione
verticale del diametro dell' occhio . I pezzi opercolarl so-
no ben distinti: il margine ascendente del preopercolo
è alquanto incurvo , e si discosta dall' occhio il terzo dello
spazio compreso tra questo ed il margine posteriore del-
l' opercolo . Questo , il sub-opercolo e l' intor-opercolo
sono squamiformi , alquanto striati specialmente nel-
l'angolo superiore dell'opercolo, il quale è alquanto pro-
minente ed ottusetto . Al di sotto di esso vi è una pic-
cola incisione ^ quindi 1' opercolo discende rotondandosi ,
e si appone sul sub-opercolo, eh' è oblungo sulvellil-
tico e posto alquanto obbliquamente da sopra in sotto
e da dietro in avanti . L' inler-opercolo è di forma trian-
golare coli' apice ottuso , ed è saldato superiormente al
sub-opercolo , e tra il margine posteriore dell' uno e del-
1 altro v' ha una piccolissima incisione . Gli archi bran-
chiali anteriori hanno nel margine interno de' lunghi ci-
lii rigidi diretti da dietro in avanti , che si appongono
1^4 SU'' sàLBiomm
lungo 1 lati della coda . La prima ala dorsale nasce in
direzione della metà delle ventrali . Il primo raggio sem- ,
plice , spiniforme come il secondo , è metà circa più corto
di questo , il quale uguaglia poco presso la quarta parte
del terzo ^ il quinto raggio è il più lungo di tutti gli
altri. L'altezza di quest'ala è quasi doppia della sua
lunghezza . L' origine della seconda dorsale è equidistante ,
dal termine della prima , e dalla base della codale : essa
ha forma oblunga , lanceolata con alcuni raggi incom-
pleti . L' origine delle ventrali discostasi dal muso quanto
il loro apice dalla base della codale : esse son roton-
date quando dispiegansi , e son lunghe circa la metà del-
l' anale . Questa è triangolare col lato inferiore più pro-
lungato : i due raggi anteriori sono semplici , spiniformi ,
il primo quasi tre quarti più corto del secondo : il quar-
to raggio pare il più lungo , e tutti i posteriori sono i .
più corti . — L' ala codale è forcuta , e la lunghezza de'
suoi lobi interiori è un sesto della intiera lunghezza del
pesce . Le ale pettorali son rotondate , e lunghe quasi
il doppio delle ventrali . La linea laterale è retta com-
posta di piccoli canaletti scolpiti nelle squamme della
serie longitudinale , che scorre su' fianchi : l' ano è sub-
rotondo più vicino alla coda , che al capo .
i.^ D. IO 2.'' rudimenti P. 12 V. 6 -, A. i5 ^
G. i8^B. 6.
Il corpo è coperto di grandi squamme caduche , sub-
rotonde , concentricamente striate con un piccolo ventaglio
composto di cinque o sei raggi nel margine radicale .
Quelle della linea de' fianchi sono alquanto oblunghe ,
poste verticalmente , ed incise nel margine anteriore .
L' intiero corpo è argentino con riflessi violetti su di
un fondo foschiccio . Il dorso , la nuca , e la fronte son
fosco-bruni , 1' estremità d' ambe le mascelle nericce , l' in-
terno della bocca violetto-nerastro , l' iride argentina ,
DEL TROF. A. COCCO l'j5
accerchiata superiormente di nero , e la pupilla cene-
riccia . Molti punti lucidi di color topazio accerchiati di
nero sono sparsi sul corpo nel modo seguente : due
nel lato esterno ed inferiore , e nel terzo anteriore della
mascella ^ due per ogni lato in contatto col margine a-
scendeute del preopercolo ^ tre da ogni lato dietro l' a-
pertura delle branchie disposti a triangolo , di cui 1' a-
pice corrisponde alla base delle pettorali : dietro questa
ve n' ha quattro per ogni lato nel terzo inferiore , tre
in linea quasi retta , ed uno più in alto , quasi in con-
tatto colla linea laterale . Una serie longitudinale da ogni
lato comincia dal di sotto della gola , e lungo il ventre ,
giunge ai lati della coda . Di questi punti lucidi que' che
si estendono fino alla origine dell' anale sono alquanto
più grandi , e più discosti tra loro : da questo punto se
ne contano in dietro dieci più piccoli , più ravvicinati ,
e dopo questi due più piccoli risalgono obbliquamente
in alto : dietro 1 detti sei punti v' è un piccolo inter-
vallo , e dopo di esso altri sei più piccoli -, quindi un'
altro piccolo intervallo , dietro del quale ve n' ha altri
due della stessa grandezza .
GP individui da me posseduti son grandi men di due
pollici , e trovansi non infrequentemente insieme ad altri
piccoli pesci balzati dalle onde sulla spiaggia nella sta-
gione d' inverno .
Specie 2/'' ScoPELO di Risso .
Scopelus Risso .
{Tav. VLfis. 5.)
( Cocco Giorn. di Scienze Lett. ed Arti per la Sicil. N. 77.)
Questo Scopelo , che altravolta dedicai al chiariss. au-
tore della Ittiologia di Nizza è assai distinto da tutti gli
lyG SUI SALMONIDl
altri per le proporzioni del suo corpo , che superano
tutti in larghezza . L' intiera sua lunghezza è maggiore
due volte ed un quarto circa della larghezza , misurata
questa in direzione verticale della base delle ventrali , e
la grossezza è d' intorno ad un terzo dell' altezza . Il
capo è ottuso ^ la fronte discende rotondandosi quasi in
un quarto di cerchio , e la carena frontale è ben di- ;
stinta . Le due narici da ogni lato sono sub-rotonde ed '
in contatto col margine anteriore degli occhi. Questi son.
sub-rotondi, giungono al profilo, l'intervallo è quasi i
uguale a quello , che \i separa dal muso ed il loro dia- i
metro verticale , eh' è di poco maggiore dell' orizzonta- '
le , uguaglia la distanza frapposta tra il loro margine po-
steriore ed il margine ascendente del preopercolo . Gli -
angoli della bocca vanno alcun poco più indietro del :
diametro verticale degli occhi . Il margine dell' interma- '
sceliare forma superiormente una linea convessa , scende •
quindi quasi rettamente -, nella parte inferiore si assotti-
glia e congiungesi alla parte posteriore slargata del ma-'
scellare . La mascella inferiore è più lunga dell' altra , di ■
forma ellittica, la sua lunghezza è quasi doppia della lar-
ghezza , in tutto il resto simile a quella della specie pre-
cedente :, la sua superficie inferiore è coperta di grandi;
squamine , irregolarmente sub-rotonde, ondolate nel mar-j
gine, alquanto ripiegate nella lamina, ed in tutto con-;
centricamente striate . Il margine ascendente del preo-
percolo è dolcemente armato , e la distanza che lo
separa dal margine posteriore dell' occhio è uguale al
quarto incirca del suo diametro . Il margine dell' inter-
opercolo ascende d' avanti in dietro , e di giù in su al-
quanto rotondato : quello del sub-opercolo portandosi
d' avanti in dietro ed in su obbliquamente forma un
leggero angolo ottuso colla parte inferiore dell' oper-
colo : questo ascende quasi rettamente , e superiormente
rotondasi . L' apertura delle branchie è assai ampia , e la
membrana nascosta, congiungesi colle sue due metà
DEL PEOF, A. COCCO inn
anteriormente ripiegandosi , restando in tutto il resto le
due metà contigue . I raggi branchiali sono a forma di
coltello ( cultrij'ormes ) col margine inferiore slargato e ta-
gliente. I denti mascellari ed i palatini conformati come
que"' della specie precedente sono appena più sviluppati .
La conformazione della lingua , e de' cilii degli archi
branchiali è simile a quella della specie precedente . L' o-
rigine della prima ala del dorso è in direzione della metà
della lunghezza delle ventrali : essa è sub-triangolare , di
circa un terzo più alta che lunga . I raggi quinto e se-
sto sono i più lunghi , e tra sé uguali : il primo sem-
plice spiniforme , come il secondo , è più corto di tutti ,
ed appena la metà del secondo , eh' è quasi un terzo del
seguente . La seconda ala dorsale sottile ed acuta di-
scosta dalla base della codale per uno spazio pressoché
uguale all' altezza della parte posteriore del corpo . La
base delle ventrali é equidistante dall' apice della ma-
scella inferiore e dalla base della codale , e col loro a-
pice giungono all' ano : esse sono alquanto rotondate , ed
hanno tramezzo una squamma triangolare , che giunge
alla metà della loro lunghezza . L' ala anale nasce in di-
rezione del termine della prima dorsale , della forma stes-
sa di quella della specie precedente : 1 due raggi ante-
riori son semplici , spiniformi • il primo due terzi più
corto del secondo , il terzo , il quarto ed il quinto sono
i più lunghi e quasi eguali . Le pettorali sub-rotondate
terminano in direzione verticale del terzo anteriore delle
ventrali . La codale é forcuta , ed i suoi due lobi este-
riori sono poco meno del doppio dell' altezza della sua
base .
i." D. 14. 2.'' D. rudimenti P. ij ^ V. ^. A. 17.
C. 18. B. 6.
Grandi squamme argentine , striate concentricamente ,
cuoprono il corpo , i pezzi opercolari , il sottorbitale , e
N. Ann. Se. Natur. Anno i. Tom. 2. 12
iy8 SUI SALMONIDI
la parte inferiore della mascella . Una linea longitudinale
di squainme più oblunghe , e poste verticalmente scorre
su' fianchi , ed in mezzo di essa v' è scolpita la linea la-
terale , la quale dall' angolo superiore dell' opercolo scen-
de alquanto declive , e leggermente concava allo in su
fin dietro all' origine dell' ala anale , e quindi scorre ret-
tamente . Una serie di punti lucidi accerchiati di nero
scorre lungo i lati del ventre , cominciando dalla gola :
que' che dalla regione anale giungono fino alla base della
Godale son piìi piccoli . Tutti gli altri punti son dispo-
sti presso a poco come nella specie precedente .
La parte inferiore della mascella , le guance , i fian-
chi ed il ventre sono argentini con riflessi dorati . La
nuca , ed il dorso nerastri , e l' interno della bocca scu-
ro-violetto . L' iride è argentina , la pupilla cenericcia ,
la membrana branchiale alla base argentina con riflessi
dorati e violetti : tutte le ale son trasparenti .
Questa specie è la più comune di tutte , e trovasi ab-
bondantemente insieme alle altre .
Specie 3." ScoPELO di Cocco
Scopelus Cocco ( oper. cit. ibid. )
{Tav. VI.fig.Q.)
Quando la prima volta descrissi , e pubblicai questo
bellissimo Scopelo , dedicailo alla memoria del mio buon
padre , morto assai immaturamente , e di cui la perdita
ni ai non rifinirò di lagrimare .
Pubblicandone allora la descrizione non le diedi quella
estensione , che conveniale ^ e dolgomi ora , che non pos-
sedendone alcuno esemplare , e neppure una figura ab-
bastanza esatta , non posso darvene una più completa
notizia . Non pertanto questo Scopelo è distinto da qua-
lunque altro per la sottigliezza del suo corpo , il quale
DEL PROF. A. COCCO 1 ^q
è molto compresso , assai assottigliato posteriormente , e
coperto di grandi squammc , che addossandosi le une
alle altre mostrano sulla sua superficie come tante figure
sub-ronijjoidali . Il capo è compresso più che in tutti gli
altri , la fi-onte leggermente declive con una sottile ca-
rena nel mezzo , ed il muso ottuso . La mascella infe-
riore poco più lunga della superiore , i denti in ambi-
due sottilissimi . L' apertura della bocca è ampia . I ci-
lil della parte interna degli archi branchiali sono più corti
di quelli delle altre specie . Gli occhi di mezzana gran-
dezza toccano il profilo , e due narici rotonde stanno
per ogni lato . La prima ala dorsale poco più alta che
lunga sta tra mezzo le ventrali , e 1' anale , la seconda
i di cui raggi sono impercettibili elevasi poco sul dorso ,
ed è quasi triangolare , colla base allungata e l' apice
ottusetto , e sembra costituita da una specie di leggiera
elevazione cutanea , Le ventrali sono corte , con una
squamma triangolare ottusa nel mezzo : la codale è pro-
fondamente fiarcuta . Molti punti azzurri lucidi sono sparsi
su'' fianchi , una serie longitudinale per ogni lato del ven-
tre fino alla base della codale, e al disotto di questa
ve n' ha cinque argentini .
I.'' D. IO. 2.' D. appena percettibili . P.
V. 6. A. IO. G. i8. B. 5?
I
^H II dorso e la nuca son nerastri , i lati argentini tinti
^^dl dorato e di azzurro . Interno della bocca nerastro .
Iride argentina , pupilla traslucida appena giallastra .
Questo Scopelo è assai raro , e l' individuo la prima
volta da me descritto era di due pollici : quello che vi
mandai nello spirito , più piccolo degli altri , fix il terzo
che potei osservare .
S' è vero poi ciò che trovo ne' miei ricordi , che i
denti mascellari sono disposti in una serie , e la se-
conda ala dorsale è sfornita quasi affatto di raggi , non
l8o SUI SALMONIDI
potrebbe questo salnioiiide costituire il tipo d' un ge-
nere novello ì
Fin qui vi discorsi d' alcuni individui del genere Sco-
pelus , ora dirovvi d' un altro genere degli scopelini fon-
dato la prima volta dal eh. Rafinesque , cui die nome
Nychtophum . I caratteri però da questo valorosissimo
naturalista assegnatigli son così mal determinati , che non
possono agevolmente farlo distinguere dagli scopeli : tanto
a questi ultimi è somigliante . Nondimeno , pare a me ,
che la grande ampiezza dell' apertura della bocca , che
estendesi in tutti assai più al di là del margine poste-
riore dell'orbita-, l'origine della prima ala dorsale , eh' è
opposta alla base delle ventrali ^ un apparato lucido più
o meno sviluppato e più o meno apparente alla fronte ,
eh' estendesi più o meno pel margine orbitale , e se si
vuole , la grande obliquità de' pezzi opercolari , valgono a
render diversi i Nittofi dagli Scopeli , dando loro una fi-
sonomia propria e caratteristica. Io ve ne descriverò le
specie , cominciando da quella , che prima mi venne fatto
di conoscere , e così delle altre successivamente .
Specie i.'"" NiTTOFO DI Rafiinesque
Nychtophus Rafinesquii .
{Tav. Fll.fig.'].)
Nychlophnm punctatum ? ( Rafin. Indice d' Ittiologia
Siciliana pag. 5G. Tav. II. fig. 5.)
Questo pesce è più di quattro volte più lungo che
largo , e circa due volte e mezzo più alto che grosso .
Il profilo del dorso e del ventre sono leggermente de-
clivi . Il capo ottuso mezzanamente compresso forma il
terzo anteriore del corpo , non compresa i' ala codale ,
e la sua lunghezza è metà più dell' altezza . Il profilo
DEL PROF. A. COCCO l8l
della fronte discende assai declive , l'ormando quasi un
quarto di cerchio , e 1' apparato lucido di essa è oblun-
go verticale non sinuato , simmetrico in ogni lato , tra-
mezzato da una sottilissima carena , o apotìsi , distendesl
in una produzione sottile per la metà incirca del mar-
gine inferiore dell'orbita. Gli occhi sono l'Otondi, toc-
cano il profilo , ed il loro diametro è quasi uguale allo
intervallo , che li separa : essi discostansi dal muso per
uno spazio quasi uguale al terzo del loro diametro , Delle
mascelle la inferiore è più lunga , ascendente , ed il dop-
pio più lunga , che larga . Quando la bocca è chiusa
vedesi appena il margine dentario dello Intermascellare ,
il quale in tutto il resto occultasi quasi compiutamente
sotto il sottorbitale , e serbando per tutto la stessa forma
estendesl fino al margine postico-inferiore del preoper-
colo , eh' è ottuso : la distanza poi frapposta tra quest'
ultimo ed 11 margine postico Inferiore dell' occhio è quasi
doppia di quella tra questo , ed il margine postico-su-
pcriore del preopercolo . L' opercolo ha superiormente ,
e posteriormente un angolo ottusetto , e sotto una inca-
vatura rotondata . Il sub-opercolo , e l' Inter-opercolo son
rotondati , ed alquanto sinuati nel margine : tutti e tre
i pezzi opercolari sono squammlforml , e cuoprono l' a-
pertura delle branchie eh' è ampia ed arcuata. Le due
metà della membrana branchiale nel quarto anteriore in-
circa conglungonsl P una 1' altra , nel resto sono appena
contigue ne' margini . I raggi branchiali sono arcuati ,
compressi , dilatati , ed alquanto convessi nel margine an-
teriore della loro base •, nel resto sono assottigliati , e
tertninano acutamente . Gli archi branchiali sono angola-
ti , ed hanno la branca anteriore più lunga . e terminante
anteriormente in vicinanza dell' apice della lingua. L' arco
esteriore ha nel lato esterno una serie di setole rigide
dirette in avanti lungo i margini della lingua . Nel mar-
gine concavo degli archi v' ha una serie di piccole fo-
gliette , ripiegate , clllate all' apice : un' altra serie di punte
182 SUI SALiVIOPilDI
corte , distanti , sono nel lato interno , e nel margine
convesso delle sottili frange. In tutti gli altri archi le
fogliette ripiegate sono piìi sviluppate , e mancano le se-
tole nel lato esterno : nel resto poi sono in tutto simili .
V ha due narici in ogni lato , sub-rotonde ineguali . I
denti delle mascelle sottili son disposti a spazzola , gli
esterni piìi grandi coli' apice incurvo . Que' delle ossa pa-
latine sono più piccoli , e que' de' tubercoli faringei più
allungati , e rivolti verso la gola : il tubercolo vouierinò
n' è quasi sfornito . L' origine della prima ala dorsale è
poco più in avanti di quella delle ventrali : essa è trian-
golare , alta circa tre quarti della larghezza del corpo ,
e ad un di presso tanto lunga quanto alta , e la sua
origine discosta dal muso circa tre volte la sua propria
lunghezza , ed il suo termine dalla base della codale due
volte e mezza . I primi suoi tre raggi sono semplici ,
spiniformi , gli altri ramosi -, il primo è poco più corto
della metà del secondo , ed il settimo sembra essere il
più lungo. La seconda ala dorsale ha forma lanceolata
e discosta dalla base della codale circa il sesto della lun-
ghezza del corpo . Le ventrali col loro apice sorpassano
di poco 1' ano ^ sono rotondate quando allargansi : i due
primi raggi esteriori sono semplici , il primo lungo circa
il quinto del secondo : tramezzo queste ale v' ha una
squamma triangolare ottusa. L'origine dell' ala anale di-
scosta dalla base delle ventrali , quanto il suo termine
da quella della codale : essa è sub-triangolare col lato
inferiore molto più allungato : i suoi tre primi raggi an-
teriori son semplici spiniformi , 11 primo di questi poco
percettibile è uguale ad im terzo circa del secondo , e
questo ad un terzo del seguente . Le ale pettorali sono
oblunghe , alquanto rotondate all' apice , quando disple-
gansl , ed hanno due terzi circa della lunghezza delle
ventrali : i raggi esteriori sono semplici , e gli altri ra-
mosi . L' ala codale è forcuta , ed i suoi due lobi egua-
gliano in lunghezza poco presso l' apertura . La linea
DLL PROF. A. COCCO l83
laterale quasi retta è scolpita su di una serie di circa
trenta distinte squamnie , le une alle altre sovrapposte ,
semicircolari , col margine libero alquanto inciso , ed il
radicale appena prominente . Tutte le altre squamme son
grandi , piuttosto caduche , più o meno rotondate , con-
centricamente ed alquanto flessuosamente striate , alcun
poco rilevate nel mezzo , posteriormente più o meno in-
cise , anteriormente alquanto ondolate . L' ano è nel terzo
posteriore del corpo .
i.^ D. 12 : 2.'' difficilmente numerabili ; P. 9 ^ V. 9 -,
A. i3^C. i8^B. 6.
Il colore del corpo è argentino con riflessi azzurri .
II dorso , e la nuca son nerastri , e P interno della boc-
ca marrone , tendente al violetto . De' punti lucidi az-
zurri veggonsi su' fianchi , ed una serie longitudinale lun-
go i due lati del margine inferiore. L'iride è argenti-
na , la pupilla cenericcia , e tutte le ale trasparenti e
foschicce .
L' individuo da me descrittovi è lungo poco più di
tre pollici . Questa specie è delle più comuni : trovasi ,
come tutte le altre , e gli Scopell , balzata dalle onde
sulla spiaggia di San Raineri^ e soprattutto nel lato nord
nello inverno , e specialmente nei mesi di febbraio , e
marzo . Sospetto , è vero , che sia stata questa specie la
prima conosciuta e descritta dal celebre Rafinesque ^
ma la poca chiarezza della descrizione, e forse l'imper-
fezione della figura date dall' autore nei suo Indice di
Ittiologia Siciliana , non mi dan luogo a giudicarne con
sicurezza .
l84 SJJl SALMONIDI
Specie 2." NlTTOlO iroivtelucida
Nychtophiis Metopoclampus .
^{Tav. FU. fig. 8.)
( Cocco Giorn. di Scien. lettere ed arti per la Sicil.
N. 'j'j. pag. i44- Palermo 1829.)
Quantunque i tubercoli lucidi della fronte non appar-
tenessero esclusivamente a questa specie , pure dall' es-
sere in essa più assai sviluppati che nelle altre, ho de-
rivato il nome specifico.
Questo Nittofo è più corto e grosso : così del prece-
dente come degli altri , che descriverò in seguito . La
sua lunghezza fino alla base dell' ala codale è di tre
quarti circa maggiore della larghezza , e questa tre volte
più della grossezza. Il profilo del ventre e del dorso al-
quanto più convessi ^ il capo assai più rotondato , sicché
il profilo di esso rotondasi rapidamente , e discende verso
il muso in un ben distinto arco di cerchio . I tubercoli
lucidi della fi:'onte sono più grandi : essi allargansi su-
periormente , accerchiano tutto il margine anteriore de-
gli occhi , ed assottigliandosi si estendono per la metà
dello inferiore : compiono questo apparecchio lucido quat-
tro altri piccoli tubercoli lucidi , due contigui alla parte
superiore del lato , e due altri nella inferiore de' tuber-
coli principali . Gli occhi sono alquanto più piccoli , l' in-
tervallo è uguale al doppio del loro diametro , e disco-
stano dal lato ascendente del preopercolo per uno spazio
due terzi maggiore di quello frapposto tra essi ed il muso.
L' apertura della bocca è men grande , che in tutti gli
altri , ed il suo angolo discosta dal margine infero-po-
steriore degli occhi per uno spazio poco più del loro
diametro. La mascella inferiore è alquanto più lunga
che l' altra , e la sua lai-ghezza è di circa tre quarti
DEL PROF. A. COCCO
minore della lunghezza. Il margine dentario della ma-
scella superiore è alcun poco più convesso. Il margine
ascendente del preopercolo è meno obliquo che in tutti
gli altri , ed il suo angolo postico-inferiore discostasi dal
postico-inferiore degli occhi circa i quattro quinti del loro
diametro . L' apertura delle branchie è ampia semicirco-
lare , ed i tre pezzi opercolai-i ben distinti . L' opercolo
propriamente detto , ha P angolo postico-superiore al-
quanto rotondato ed in basso uno incavo profondo , se-
micircolare •, al di sotto poi di esso avvi una prominenza
angolare acuta . L' inter-opercolo è oblungo , col suo mar-
gine posteriore sub-rotondo , e bastantemente obliquo ,
il sub-opercolo è parimenti sub-rotondato , e nel punto
in cui congiungesi all' inter-opercolo forma una picciolis-
sima incisione : la distanza che separa V angolo po-
stico-superiore dell' opercolo dal lato ascendente del preo-
percolo è quasi uguale a tre quarti del diametro degli
occhi . I denti delle mascelle , del palato , come nella
specie precedente • e se ne veggono pochi nella parte
posteriore de' due lati del tubercolo vomerino . La prima
ala dorsale è più grande della stessa figura della specie
precedente , e nasce allo stesso modo poco più in avanti
della base delle ventrali : la sua altezza è quasi uguale
alla lunghezza . Il raggio anteriore più piccolo è la terza
parte del secondo, e questo la metà del terzo. La se-
conda ala del dorso è oblunga , lanceolata , e discosta
dalla base della codale poco più del quarto della lun-
ghezza del corpo. Le ventrali sono un quarto più corte
della prima dorsale , rotondate :^ ed il primo raggio sem-
plice , spiniforme , più lungo di quello della specie pre-
cedente forma il quarto della lunghezza del secondo .
L' anale ha la stessa forma della prima specie , il suo
termine discosta dalla base della codale poco meno di
quello , che la sua origine dalla base delle ventrali : i
primi suoi due raggi anteriori semplici , spiniformi sono
più lunghi , ed il prinio è circa la metà del secondo .
i86 SUI sALMomni
Le pettorali rotondate uguali quasi a due terzi dello spa-
zio che separa la lor base da quella delle ventrali . La
codale è forcuta , e i due lobi esteriori sono alquanto
più lunghi dell' apertura . L' ano è più vicino alla base
della codale di circa un quinto. La linea laterale è co-
me nella specie precedente. Le squamme, delle quali è
coperto tutto il corpo sono grandi , irregolarmente paral-
lelogrammi , co' margini superiore , ed inferiore alquanto
rotondati , e sub-sinuati , il radicale con quattro o cin-
que piccoli seni , che corrispondono a cinque ripiegature
cocleiforrai del disco : la loro superficie è debolmente
striata .
i.^ D. 1 5 ^ 2.-' D. rudimenti . V. 9 • P. 9 ^ A. 1 5 ^
C. 20 ^ B. 6 .
Il corpo è bruno-marrone su di un fondo argentino .
Alcuni punti lucidi azzurri sono sparsi sui fianchi , ed
una serie longitudinale da ogni lato del profilo del ven-
tre più distinta dalla base delle ventrali fino a quella
della codale . L' iride è argentina , la pupilla cenericcia
traslucida . L' interno della bocca nerastro , e tutte le
ale sono bianchiccie , trasparenti .
L' individuo da me descritto è lungo incirca tre pol-
lici , e quattro linee . Questa specie è molto rara , e
non ne ho finora avuti che tre individui , di cui ve ne
mandai uno bellissimo : essa rinviensi insieme «alle altre
balzata sulla spiaggia .
Specie "i.^ NiTTOFO di Gemellaro
Nycihophus Gemellarii.
{Tav. FII.fg.Q.)
Questa specie, che ho voluto intitolare al mio amico
Dott. Carlo Gemellaro da Catania , valoroso geologo ,
DEL PROI'. A. COCCO ÌO'J
notissimo pc' suoi interessanti lavori geognostici di molti
luoghi (li Sicilia , ha 11 corpo più allungato delle prece-
denti . La sua larghezza è compresa poco più di cjuat-
tro volte e mezza nella lunghezza totale , e la grossezza
alcun poco più di due volte nella larghezza . I prollli
del ventre e del dorso sono presso a poco slmili a que'
della prima specie . Il capo è più allungato di quello
delle altre specie , ed il profilo dal vertice al muso meno
incurvo , e rotondato : la sua larghezza è tre volte e
mezza minore di quella del corpo non compresa 1' ala
codale, e la sua maggiore altezza due terzi incirca della
sua lunghezza . L' apparecchio lucido della fronte è meno
grande di quello della specie precedente , ed estendesi
poco al di là del margine anteriore degli occhi . Questi
sono più piccoli , e P intervallo poco meno del doppio
del loro diametro . La distanza degli occhi dalla estre-
mità del muso è tripla tra 11 margine postico inferiore
di essi e quello del preopercolo . L' apertura della bocca
è più grande e prolungasi dietro 1' occhio per uno spa-
zio uguale al doppio del loro diametro . Il lato ascen-
dente del preopercolo è obliquo . La mascella confor-
mata come nelle altre specie include nella sua lunghezza
poco più di due volto la larghezza. Il margine dentario
della mascella superiore è appena convesso ^ e la sua
obliquità è simile a quella della prima specie . L' oper-
colo ha il seno al di sotto dell'angolo postico-superiore
più allungato , assai meno profondo , che negli altri due ,
e r angolo che vi sta sotto nieno prominente ed ottuso :
il suh-opcrcolo e f interopcrcolo hanno il margine po-
steriore sub-rotondato e leirocrmentc angolato . La di-
stanza del margine posteriore dell' opercolo dal lato
ascendente del preopercolo è poco maggiore di quella ,
che si frappone tra questo , e l' occhio . I denti mascel-
lari , palatini e faringei come nelle altre specie que' della
parte posteriore di due lati del tubercolo vomerlno più
numerosi e più sviluppali . La prima ala dorsale slmile
l88 SUI SALMOKIDI
a quella degli altri congeneri , è però più grande : il
primo raggio più corto una volta e mezza del secondo ,
ambidue semplici , e spiniformi , e quest' ultimo poco più
di metà del terzo . La seconda dorsale è poco più lun-
ga ed appuntata che negli altri . Le ventrali nascono
appena più indietro della oi'igine della dorsale , e son
quasi un terzo più corte di essa : il piccolo raggio este-
riore semplice , spiniforme , è circa il quinto del più
lungo raggio . L' anale nasce poco più in avanti del
termine della prima dorsale -^ lo spazio tra il suo termine
e la base della codale è maggiore , che nelle altre
specie , e la codale è in tutto simigliante . L' ano è
equidistante dal muso , e dalla estremità dell' ala codale .
La hnea laterale , le squamme del corpo , e quelle della
serie longitudinale de' fianchi sono presso a poco simili
a quelle della specie precedente .
I ." D. 17 2." rudimenti V. 9 P. 9 A. i5
C. 20 B. 6.
Il suo colore è men bruno del precedente , e vera-
mente marrone piuttosto chiaro. I punti lucidi hanno
la stessa disposizione . Gli opercoli hanno una tinta bruna
violetta . L' interno della bocca violetta-scura . La mem-
brana branchiale argentina con una leggera tinta violetta .
L' iride argentina , la pupilla scura , e le ale grigiastre
trasparenti .
Questa specie è tanto rara quanto la precedente , e
l'individuo da me descritto è lungo tre pollici, e mczr
zo , e trovasi insieme agli Scopeli ed agli altri Nittofi .
Dr.L PRor. A. cocco 189
Specie 4-'' NiTTOFO di Bonaparte
Nyctophus Bonapartii.
{Tav. Vll.fis- 10.)
E da lunghissimo tempo eh' io desiderava di poter
dimostrare pubblicamente il rispetto che vi porto , e 1' a-
micizia di che vado superbo •, ed aspettava , che la sco-
verta d'un qualche nuovo pesce mi avesse prestato l'occa-
sione di farlo , intitolandolo al vostro nome . Descrivendo
perciò quesl' ultimo Nittofo compio questo mio desiderio .
Sappiate adunque non solo esser desso di tutti più raro ,
ma eziandio quello , che acquista le maggiori dimensio-
ni • il suo corpo assomigliasi assai a quello del prece-
dente ^ il profilo però dall' origine della prima ala dorsale
fino al muso essere men retto , anzi formare una linea
inclinata, leggermente incurva^ il punto più elevato del
profilo essere nel cominciamento di detta ala ^ da qui
esso discendere alquanto obliquamente da su in giù , e
quindi scorrere rettamente fino alla coda . La larghezza
maggiore del corpo che cori-isponde alcun poco in avanti
delle ventrali è quasi il quinto della intiera lunghezza ,
e la grossezza poco più di metà della larghezza , Il capo
è più allungato delle altre specie e si comprende tre
volte e mezza nella lunghezza totale , e la maggiore sua
altezza misurata alla nuca è minore d' un terzo della
sua lunghezza. L'obliquità de' pezzi opercolari è mag-
giore che in tutti gli altri , e prolungasi indietro ancor
più . Il margine ascendente del preopcrcolo è alquanto
incurvo • ed il suo margine postico-inferiore discosta dal
posteriore dell' occhio pel doppio del diametro di questo .
L' angolo superiore dell' opercolo è poco distinto , e
l' incavo che gli sta sotto meno apparente , ma più al-
lungato : 11 margine posteriore dell' interopercolo forma
un angolo rotondato. L' apertura delle branchie è ampia ,
igO SUI SALMONIDI
men rotondata che in tutti gli altri , e quasi trian-
golare . Gli occhi sou più piccoli , il loro diametro è
quasi eguale alla distanza , che li separa dal muso : col
margine superiore toccano il profilo , e coli' inferiore son
quasi in contatto col margine inferiore del sottorbitale ,
e perciò la regione orbitale è la più ristretta di tutti
gli altri : l' intervallo poi nella parte più ristretta egua-
glia appena il diametro di essi . L' apparecchio lucido
della fronte è appena sensibile , e talvolta non si osserva :
essa è piana , declive , colla carena meno sviluppata .
Le narici due per ogni lato , sono iiieguali , e rotonde^
la posteriore più grande : sono tra sé in contatto , e
vicinissime al margine anteriore degli occhi . La mascella
inferiore sorpassa ì" altra più che nelle altre specie , ed è
in proporzione più stretta , essendo la sua lunghezza il
triplo della larghezza . I denti mascellari, palatini, vome-
rini , e faringei disposti come nelle altre specie ma più
sviluppati e distinti . L' origine della prima ala dorsale
è alquanto più in dietro della base delle ventrali , ed
in ciò pure questo Nittofo è diverso dagli altri . La
figura è poco a presso come quelle delle altre specie.
Il primo suo raggio è sottilissimo , poco percettibile e
più corto una volta e mezza del secondo , e questo
poco meno d' una volta del terzo . La seconda ala dor-
sale , allungata , lanceolata , discostasi dal termine della
prima quanto la lunghezza di questa , e dalla base della
codale metà più . Le pettorali sono assai più lunghe
che in tutti gli altri , e son veramente caratteristiche di
questa specie : esse superano d' incirca due terzi la lun-
ghezza della prima dorsale , e di circa altrettanto quelle
della specie precedente , e colla loro estremità giungono
oltre V ano . L' anale nasce poco più in avanti del ter-
mine della pinna dorsale , ed ha la forma stessa , che
negli altri . Il sesto , il settimo e l' ottavo raggio sono i
più lunghi . La distanza che separa il termine di quest'ala
dalla base delle codale è di un quarto maggiore della
DEL PROF. A. COCCO igi
lunghezza dell' anale . La codale è della forma delle
altre specie .
i.'* D. i5:, 2.-' alcuni raggi incompleti. P. i4
V. 9 A. i8 C. 20 B. 6.
Le squamme sono più aderenti alla superficie del corpo ,
sub-rotondate, più ristrette nel margine radicale striato,
sulj-ondolate . La linea longitudinale delle squamme de'
fianchi , su di cui è scolpita la linea laterale, eh' è retta,
è meno distinta di quella delle altre specie .
II suo colore è marrone alquanto bruno . Alquanti
punti lucidi accerchiati di nero , tre alla base delle ale
pettorali : quattro altri cominciano , uno in direzione del
quarto anteriore delle pettorali , il secondo della metà ,
il terzo di tre quarti , ed il quarto poco più in avanti
del termine di esse : in direzione di qucst' ultimo alquanto
obliquamente ed in contatto colla linea laterale ve n' ha
un altro . Una serie comincia sotto la gola , e si estende
fino alla base della coda . Dopo i sette , che cominciano
dal margine dell'anale veggonsene due, che risalgono ob-
liquamente, e l' ultimo tocca la linea laterale. I pezzi
opercolari , l' interno della bocca , il di sotto della ma-
scella , ed alquanto meno il ventre , sono bruno-violetti .
L' iride è argentina e la pupilla alquanto gialliccia .
Il più grande individuo che conosca , poteva essere di
cinque pollici e mezzo circa : esso fu preso all' amo , e
la metà posteriore del suo corpo fu divorata da qualche
altro pesce. L'individuo intiero unico, che possegga,
che trovai balzato dalle onde sulla spiaggia , e che vo-
glio donarvi, è poco meno di tre pollici e mezzo. Que-
sta specie è assai rara , non avendone potuto finora a-
vere che due soli individui.
Non restami almen per ora altra cosa a dirvi degli
Scopeli , e de' Nittofi di questo mare , 1 quali sono stati
da me in qualche modo studiati :, ma non sono questi i
iga SUI SALMONIDI
soli Salmonidi , de' quali avrei dovuto farvi parola . Ne
conosco almeno quattro altri accennati ne' miei ricordi , e
ne posseggo le figure , quantunque non molto esatte , e
di alcuni le descrizioni non del tutto compite. Uno i
di cui denti alle mascelle sono assai grandi , e special-
mente gli anteriori , che essendo chiusa la bocca , sem-
brano ( se non fallo ) in qualche modo sorpassare le ma-
scelle , talché pare avvicinarsi a' Chauliodes • la di cui prima
ala dorsale triangolare è opposta alle ventrali , la se-
conda con alcuni raggi incompiuti , ed il di cui corpo
trasparente è sfornito di squamme almeno apparenti po-
trebbe ben costituire un novello genere , che potrebbesi
appellare Odondoslomiis hyalinus [Tav. J^III.Jìg. ii).
Quantunque trovi ne' miei manuscritti uno Scopelus
Amethistino-punctatus ^ ed un altro congenere col nome
di Scopelus attenuatus , pure sospettai poter essi costi-
tuire il tipo d' un altro genere , ed anzi trovo averlo de-
signato col nome di Maurolicus. Mi riserbo di dare su
di ciò un lavoro più esatto allorché mi riuscirà procac-
ciarmene degli individui , che d' altronde non son molto
rari , e specialmente della prima specie . ~ Intanto ec-
covi la descrizione succinta di questa :
Il corpo non é , come negli Scopeli , coperto di gran-
di squamme , ma di uno strato argentino , che facil-
mente si attacca alle dita : veggonsene solamente alcune
a lati del ventre triangolari coli' apice rivolto in alto . I
fianchi sono segnati in tutta la lunghezza da linee sot-
tili oblique , che congiungonsi ad angolo nella linea
laterale . La sua lunghezza é cinque volte incirca più gran-
de della larghezza . Il capo forma quasi il quarto ante-
riore del corpo . La fronte scende a piano dolcemente
inclinato . Gli occhi sono rotondi . Denti finissimi sono
alle mascelle , delle quali l' inferiore é più lunga . La
prima ala dorsale nasce poco più in dietro della base
delle ventrali , ed é triangolare . La seconda é costituita
da una specie di appendice cutanea , eh' elevasi assai
DEL PROF. À. COCCO igS
poco sul margine del dorso , ed ha forma triangolare
ottusa , e per quanto pare non v' ha apparenza di raggi .
Ventrali , pettorali , ed anali come negli Scopeli . Cau-
dale forcuta .
1.' D. io. 2.^ incerto V. 6. P. (j. A. ly.
C. 23. B. 9
L' individuo da me descritto e figurato ( Maurolicus
A methystino-punctatus Tav. Vili. fig. 12.) è d'un pol-
lice e mezzo .
Quella specie poi , che indicai col nome di Scopclus
attenuatus ^ e che ora denominerò Maurolicus attcnua-
tus (Tav. T^III. jìg. i3.) ha il corpo più allungato ed
assottigliato , senza indizio alcuno di squainme :^ la dor-
sale tramezzo le ventrali , e l' anale •, ed in tutto il re-
sto poi mi pare assomigliare la prima .
Giunto oramai a termine di questo mio lavoro , non
mi rimane , che chiedervi di essermi cortese del vostro
compatimento , se con esso non ho potuto in tutto sod-
disfare al vostro desiderio , di vedere illustrata una parte
de' Salmonidi di questo mare . Se sarò fortunato di po-
ter procacciarmi que' di cui manco al presente , non
lascerò di più diligentemente studiarli . Voi intanto man-
tenetemi nella vostra amicizia , che io tengo come cosa
di tutte le altre preziosissima .
Messina li 2 Oltohre i838.
N. A.Ns. Se. N'tTi'R. \nn.> 1. Tmn. a. 13
'94
Spiegazione delle Figure
Zay. l^. Jìg. I. Gonostomus acanlhurus
2. Gonostomus Poweriae
3. Gonostomus ovatus
Tav. f^I. Jìg. 4- Scopelus Benolsti
5. Scopelus Risso
6. Scopelus Cocco
Tav. V^II. Jig. rj . Nychtophus Rafinesquii
8. Nychtophus Metopoclampus
9. Njchtophus Gemellaiii
10. Nychtophus Bonapartii
Tav. Vili. Jìg. 1 I . Odontoslomns hyalinus
12. Scopelus (Maurollcus) amethystino-
punctatus
i3. Scopelus ( Maurolicus ) attenuatus.
N. Annali .T. II.
Tav=V.
V. U%cfrtejUui oOen/:>^/r
ó. 't/Ctji.'Jipij'eic
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^2. ^JWcMitHÙuió j4[/',nu>^„nc:kiÌ4U
f>ni/-aJ^tJ .
Ll^. Be^^,nl
I
Scliicljorum
TABULA A>'ALYTICA
De Selachis aut plagiostomis pisclbus huc usque parnm
consideratis , quorum tamen peculiari studio deleclatus
saepe jam fueram, piene aliquid disserere cogitanti ob-
venerunt clarissimorum Mulleri et Heuli (i) , docto-
rum Berolinensium , in prodromi fere modum ingentioris
de hac re operis , anglice et germanice edita scripia ,
in quibus , rectius quam forte ipse conGcere potuissem ,
eorumdem piscium ordinem exarainatuui aguovi . Qua-
propter eorum magis observationibus quam Rafinesqui ,
Cuvieri , Blainvilli , Dumerili , aliorumque adjutus , ea-
dem prorsus methodo cum qua Clielonios descripsi , (a)
plagiostomos modo pisces omnes , si ve Selacha , a re-
cemioribus latioribusquc doctrinis receptos , non sine ali-
qua ex iugeniolo meo novitatc dcsumpta , iconumque in-
dicatione speciebus typlcis addita , ordinavi . Quae revera
piscium series , pcrfectioribus orgauis iustructa , prima
(i) Cura ad soieoineiu convenlutn nalurae perscrulalorum Fri-
burgi Brisigavien. me conliilissem , leliciter ibi iiacliis suui ipsuui
ci. Henlitiin , cura quo opell.iui haac meaiu coininuiiicavi non sine
lucro <{uarumJani animadversionuiu, quaruin opu miiius iiuproban-
dain pillo; ideoqtie, ita volente Agassizio , hodierno Ichlhyologia»
parenti, ad Acta Acadeniiae Neocomcnsis libenlcr cuiuuiisi.
(a) Chelonioruin Tabula Analylica. Roniae. iti'iG.
196 SELACnORUM TAB. ANALYT.
omnium, habenda est , et a Cyclostomorum , sive Lam-
petrarum , humillimae structurae animalium , loto coelo
disterminanda .
Ad haec , quantum Ichthyologia post Linnael tempora
creverit , satis superque attingere possumus unice spectan-
tes , genera duo tantum , paucarum tunc temporls spe-
cìerum, Squalum scilicet et Rajam , apud illum Virum
princlpem naturae curiosorum obtinuisse locum hodierni
Selachorum ordinis universi ; dum nobis viginti subfami-
llae , dum septuaginta genera , speciesque circiter bis cen-
tum occurrant eorumdem , et universali conflclendo censui
minime fortasse satisfaciant .
Vertebratorum tamen animalium systematis a me quam-
prìmum edendi , tum Cheloniorum illa , tum praesens Se-
lachorum tabula , specimen aliquod exhibent , quod GalHs
praecipue atque Ilalis non inutile praeconium fore judico .
Dabam Labrone kalendis Augusti mdcccxxxviii.
Carolus L. Bonaparte
Muxiniani Princeps.
e. L. BOn APARTE iq"?
TABULA ANALYTICA
SELACHA (^Phlagiostomi , DumèriI ) sunt pisces copu-
latores branchiis lamellaribus , fixis , 6ssuris utrinque quin-
que ( rarius sex vel septem ) , non operculalis , cranio non
suturato; sceleto cartilagineo granuloso; ossibus maxillari-
bus et intermaxlllaribus connatls . Os transversum , latum :
dentes maxillls non infixl, sed cuti tantum adjuncti, cum
eaque nutantes : corpus tuberculatum aut nudum .
CONSPECTUS
FAMILIARUM ET SUBFAMILIARUM.
I. RAJIDAE. Cartllago peculiaris interior a nasali parte
cranli ad princlplum plnnae pectoralis descendens; pal-
pebrae adnatae ; corpus depressum , dllatatum , ple-
rumque nudum , plnnls amplisslmis pectorallbus inclu-
sum : analis nulla: branchlarum fissurae inferae.
Rajidae veri. Corpus in formam caudae abru-
pte deficlens.
1. Cephalopterini . Caput truncatum , appendlcibus u-
trinque follacels tanquam bicorne : plnnae pectora-
les Jatisslmae , in aplces laterales longe productae ;
cauda tenuisslma , elougata , pinna dorsali et aculeo
utrinque serralo munita ; dentes minuti , serratim
positi .
2. Myliobatint . Caput ovatum , llberum a plnnls pe-
ctorallbus latlssimls acumlnatls : cauda tenuisslma ,
elongata : pinna dorsali et valido aculeo utrinque ser-
rato armata : dentes grandes , complanati , tessellati
ad instar operls musivi .
198 SELACHORUM TAF.. ANALYT.
3. Anacanthini. Caput plnnis pectoralibttS amplis prae-
ciiictum : caucìa tennis, nec dorsali pinna nec cin-
ico munita ; denles minuti , tesselliformes , in quin-
cuncem positi .
4- Trygonini . Caput plnnis pectoralibus amplis prae-
ciuctum : cauda tennis aculeo valido utrinque ser-
ralo armata : dentcs minuti , tesselliformes , in quiu-
cuncem positi .
5. Rajini. Caput plnnis pectoraliLus amplis praecin-
ctum : corpus rhomboidale : cauda tennis , elongata ,
pinnis dorsalibus duabus : dentes exigui , numerosi ,
polymorpbi , in quincuucem positi .
Bajidae anomali. Corpus in formam caudae gra-
datim deficlens.
6. ToRPEDiwiNi . Corpus orbiculare , laeve : caput pin-
nis pectoralibus amplis praecinctum : cauda crassa ,
ad basim depressa , mediocriter longa , pinna apicall
ingenti , trlangulari : dentes minuti acuti : apparatus
electricus a capite inter brancliias pinnasque pectorales.
•j. Rhtnobatint. Corpus rliomboidale-elongatnm , ro-
sfratnm : cauda crassa , carnosa : pinnae dorsales duae,
remotae : caudalis apicalis , dentes minuti , tesselli-
'■^'^ formes , in quincuncem positi.
" 8; Prtstidtìvt . Corpus elongatum , antica depressum :
rostrum longissimum , planum , osseum , utrinque
spinatum : dentes granuliformes, in quincuncem positi.
H. SQUALIDAE. Cartilago peculiaris interior prorsus nul-
la : palpebrae liberae : corpus elongatum , subteres , sae-
pius luberculosum ; tubercnlis squamiformibus , minu-
tis , plerumque integris , snbo\atis : pinnae pectorales
mediocres : branchiarnm fissurae laterales .
Squalidae anomali . Corpus depressum : pinnae
pectorales ampliculae.
9. SouATiNiNi. Spiracula : pinna analis nulla,
Squalidae veri. Corpus elongatum, teres : pin-
nae pectorales congruae.
10. SpIjVACini , Membrana nictitans nulla: spiracula:
e. I. BOXAP.ABTK I C)q
plnnae dorsales antice aculeatae : analis nulla : dentes
torapiessi , secantes ; mandibulares cultro horizon-
lali , margine laterali interno integro , exlcrno cus-
pidato : tuberculi squamilormes , tricuspides .
11. ScYMNiNi. Membrana nictitans mdla : spi r a cui a .
pinnae dorsales inermes : analis nulla : dentes maxil-
lares triangulares , laesiniformes , pluriseriales ; man-
dibulares triangulares , basi lata , uni vel bi-seriales.
12. NoTiDANiNi . Fissurae branchiarum ultra quinque !
membrana nictitans nulla : spiracula minima : pinna
dorsalis unica : analis ; dentes mandibulares com-
pressi , latissimi , pectiniformes ; maxillares falcifor-
mes , apicibus ad angxilum oris reclinatis : tuberculi
squaraiformes tricuspides : lingua adnata !
13. Trtglochtdini. Membrana nictitans nulla: spira-
cula parva ; branchiarum fissurae maximae , omnes
ante pinnas pectorales sitae ; pinnae majusculae :
caudalis lobo superiore elongato , superius minime
excavata : dentes longi , acuti , utrinque deuticulo
uno vel bino.
i4- Lamnini. Membrana nictitans nulla : spiracula exi-
gua : branchiarum fissurae maximae , omnes ante pin-
nas pectorales sitae : secunda dorsalis et analis parvae ,
suboppositae ; caudalis lunata j hinc inde cannata ,
superius excavata : dentes saepius acuti : valvula in-
testinalis spiralis.
i5. Alopiadtjji . Membrana nictitans nulla: spiracula
minima : branchiarum fissurae parvae , ultima supra
pectorales sita : dentes simplices.
16. Squalini. Membrana nictitans: spiracula nulla vel
parva : fissura branchiarum ultima et saepe etiam
penultima supra pinnas pectorales sitae : dorsalis
secunda anali subopposita : dentes compressi , triangu-
lares , acuti .
17. MusTELTNi. Membranae nictitantis rudimentnm : spi-
racula magna : pinnae dorsales inennes ; secunda anali
opposita : dentes parvnli , obtusi , in quincuncem positi.
2 00 SELACHOEUM TAB. ANALYT.
i8. Cestraciontint. Membrana nictitans nulla: spiracula
grandicula : fissurae branchiarum parvae , uhima sa-
prà pinnas pectorales sita : dorsales antice aculeatae :
analis : maxlllae exporrectae : dentes in quincuncem
positi , mediani parvi , acuti , laterales latissimi .
19. Triaenodontini, Membrana nictitans : spiracula ve!
nulla vel mediocria : branchianim fissurae ultima et
saepe etiam penultima supra pinnas pectorales sita :
secunda dorsalis anali opposita : dentes acuti , den-
ticulis utrinque muniti.
20. ScYLLTNi . Membrana nictitans nulla : spiracula am-
plicula: neutra dorsalium pinnis ventralibus anteposi-
ta : dentes parvi , acuti , denticulo utrinque uno
vel pluribus : tuberculi squamiform^s Irlcuspides :
"valvula intestinalis splralis. Ovipari.
e. L. BO?»ArARTE aOI
CONSPECTUS GEINERUM
FAMILIA I. RAJIDAE
* Rajidae Veri
SUBFAMILIA 1. CEPHALOPTERINI.
1. CerAtoptera , Muller et Henle. Os supenim : dentes
parvi , sqitamiformes , in inandibula tantum distincti .
Raja Giorua , Le Sueur , Ac. Pliil.
M. Ind. Atl. Am. 3.
2. Cf.phaloptera , Dumóril . ( Dicerohatus , Blainv. —
Aòdon , Lacép. del. ) Os infenim : dentes parvi , a-
cnti sive tuberciiliformes in utraque maxilla,
jRaja Cephaloptera , Schneid. Lac. v. xx, 3.
M. Ind. Med. Ali. 4.
SUBFAMILIA 2. MYLIOBATINI.
3. Rhinoptera , Kiihl. Rostrum ad medium incisum : den-
tes hexagonl , mediani grandes , ad latera decrescentes .
Mjliobatis Marginata , Geoff. Eg. Poiss. xxrv. 2.
M. ìnd. Atl. Am. 3.
4t tEtobatis , Muli, et H. Rostrum integi-um , mandi-
bula ultra maxillam valde producta 5 dentium series u-
nica in utraque : valvula nasalis profunde excisa,
Ereegoodoo-tenkee , Russ. i. 9.
M. Ind. Atl. 3.
5. MvLTOBATis , Dum. ( y^lobatis , Blainv. ) Rostrum
integrum : dentes mediani grandes , laterale» parvi , in
seriebns pluribiis : valvula nasalis truncata .
Rnjn Aquila, L. Nob. F. Ital.
M. Ind. Pac. Atl. Med. 5.
20a SELACHORUM TAB. ANALYT.
SUBFAMILIÀ 3. ANAC^NTHINI.
6. UnoG-yMNUs , Muli, et H. ( Gjmnura, Muli, nec Auct. )
Pinna caudalis inferior angusta .
JRaja asperrima , Bloch.
M. rubr. Ind. i.
7. Anacanthus , Ehrenberg. Pinna caudalis nulla.
Jiaja Orbicularis , Schneid. Marcgr. lyS.
Atl, Ani. m. I.
SUBFAMILIA 4. TRYGONINI.
8. Urolophus , Muli, et H. (^Trjgonobatus , Desm. ) Den-
tes tesselliformes medio aculeo muniti : pinna cauda-
lis apicalis.
Raja Cruciata, Lacép. Ann. Mus. iv. lv. 2.
Pacif. 2.
9. Hypolophus , Muli, et H, Dentes hexagoni, in centro
maxillae minimi , ad latera grandiculi : pinna cau-
dalis infera, latissima , minime apicalis.
Raja Seplien , Forskli.
M. nibr. I.
I o. Taeniura , Muli, et H. Dentes acuti , basi elliptica :
OS undulatum, maxillae margines exsertl , utrinque cul-
trifornies : pinna caudalis infra subapicalis , supra nulla.
Tryson Ornatuni , Gray.
M. Ind. r.
11. Pteroplatea, Muli, et H. Corpus valde latius quam
longum : cauda corpore brevior : dentes uni vel tri-
cuspides .
Raja Altaveta . L. Nob. Faun. Ital.
M. Atl. Med. 3.
12. HiMANTURA , Muli, et H. Dentes elliptici traosverse
carinati : pinna caudalis omnino nulla.
Himantura noi'a . sp. Muli, et H.
M. rubr. 2.
e. f>. BONAPARTE 2o!?
i3. Hemitrygon , Muli, et H. Dentes ellìptici , transverse
cannati: pinna caudalis supra nulla.
Hemitrjgoìi nov. sp. Muli, et H.
M. Ind. 1.
i4- Tbygos , Adans. (^Trjgonobatus , Blainv. — Da-
syatis , RaGn. ) Dentes elliptici , transverse carinati :
pinna caudalis infra siipraque.
jRaja Pastinaca , L. Nob. Faun. Ita).
M. temp. cai. Med. ii.
SUBFAMILIA 5. RAJINI.
i5. Uraptera, Muli, et H. Pinnae pectorales haud pro-
duclae ultra niediuni rostri , uec se se invicem altin-
gentcs ; \eatrales bilobae : caudalis nulla .
Uraptera rtov. sp. Muli, et H.
Pacif. 1.
i6. SvMPTERVGiA , Muli- et H. Pinnae pectoi'ales ultra me-
' (lium producine se se inviéem interiori margine taa-
gentes : ventrales unilobae : pinna caudalis.
Sjmpterjgia nov. sp. Muli, et H.
Pacif. 1.
17. Laevirajta , Nob. Corpus laeve vel spimilosum , ro-
stro longissimo : pinnae pectorales band productae ul-
tra niedium rostri , nec se se invicem attingentes : ven-
trales bilobae: pinna caudalis.
Raja Oxyrhynchus , L. — Salv.
Med. Atl. 4.
ifi. Raja, Linn. (^Dasy-batm , Blainv. — Propterjgìa
8 del. quia moiislrum ) Corpus laeve , rostro brevi :
pinnae pectorales hatid productae ultra medium rostri ,
nec se se invicem attingentes : ventrales bilobae : pin-
na caudalis .
Raja Mirai etiis , h. — Nob. Fann. Ital.
Mar. omnia, tn.
19. Dasyratos , Nob. Corpus scabrum , rostro brevi :
pinnae pectox-ales band productae ultra medium rostri,
2o4 SELACHORl'M TATi. ANALYT.
nec se se iavicem attingentes : ventrales bilobae : plana
caudalis .
Raja Clavata , L. — Bl. 84.
Mar. omnia 10.
20. Batis , Nob. Corpus scabrum , rostro nullo : pinnae
pectorales haud productae ultra medium rostri , nec
se se invicem attingentes : ventrales bilobae : pinna
caudalis .
JRaja Radula , Nob. Faun. Ital.
Med. I.
* * Rajidae Anomali .
SUBFAMILIA 6. TORPEDININI.
2 1 . Temerà , Gray. Corpus subrotundum , antice rotun-
datum : oculi spiraculls appropinquati : os angustum ,
protractlle : dentes maxillae marginem vix excedentes :
valvula labialis interna in utraque mandibula : pinna
dorsalis nulla.
Temerà Hard-wickii , Gray , Ind. Zoo!.
Mar. Ind. i.
22. AsTRApE , Muli, et H. Corpus subrotundum , antice
rotuudatum ; oculi spiraculis appropinquati : os angu-
stum , protractile : dentes maxillae marginem vix exce-
dentes : valvula labialis interna in utraque mandibula :
fraenulum valvulae nasalis e plica cutis os ambienti car-
tilagine cylindrica suffultum : pinna dorsalis unica.
Raja Capensis et Dypterjgia , Schneid.
Atl. Pac. m. 2.
aS. Narcine, Henle . Corpus subrotimdo-ellipticum vel
angulatum , antice vel rotundatum vel productum : o-
culi spiraculis appropinquati : os angustum , protractile :
dentes , ultra maxillae marginem cuti labiali insidentes ,
in qulncuncem positi : valvula labialis interna in sola
maxilla : fraenulum valvulae nasalis e plica cutis os
ambienti : pinnae dorsales duo .
e. L. BOIV APARTE 2o5
Torpedo Brasiliensis , Olfers .
Atl. am. 4-
2^. Torpedo , Dumèr. ( Narcacion , Klein . — Narco-
batus , Blainv. ) Corpus rotuudum , antice subtrunca-
tum : oculi a spiraculis remoti : os amplum , minime
protractile : dentes maxlllae marginem non excedentes ,
ejusque basi oblonga eidem margini parallela : frenu-
lum valvulae nasalis ex labii superioris margine ante-
riori : pinnae dorsales duo .
Haja Torpedo , L. — Nob. Faun. Ital.
M. lemp. Atl. Med. 3.
SUBFAMILIA 7. RHIKOBATINI.
aS. Trygonorrhina , Muli, et H. Corpus rhomboidale ,
rostro triangulari : pinnae dorsales ambo ventralibus
retropositae : caudalis oblique truncata , uniloba •
Tijgonorrhina nov. sp. Muli, et H.
M. extraeur i.
26. Platyrhina , Muli, et H. Corpus orbiculare , rostro
vix producto : valvula nasalis naris angulum internum
valde superano : pinnae dorsales ambo ventralibus re-
tropositae : caudalis oblique truncata , uniloba .
Raja Sinensis , Lacep. II. 2.
Pacif. I.
27. Rhinobatus , Cuv. Corpus ovale : valvula nasalis ad
naris angulum internum band producta : dorsales ambo
ventralibus retropositae : pinna caudalis oblique trun-
cata , uniloba .
Raja Rhinobatos , L. — Nob. Faun. Ital.
M. Ind. M. Atl. Pacif. 9.
a8. Rhvnchobatus , Muli, et H. Corpus ovale : valvula na-
salis ad naris angulum internum haud protracta : os
undulatum : dentes late elliptici : pinna dorsalis antica
ventralibus opposita ; caudalis biloba.
Rhinobatus Laevis , Schneid. yi.
M. Ind. I,
2o6 SELACUOUUM TAB. AKàLTfT,
29. Rhina . Stillici J. Corpus orbiculare : valvula nasalis
ad naris augulum internum producta : os uadulatum :
deutes rotundi : pinna dorsalis antica ventralibus oppo-
siia , caudalis biloba .
Rhina Aiicjlostomus , Schneid. 72.
M. Ind. Pacif. I.
SUBFAMILIA 8. PRJST1D1.\I.
30. Pristis , Lath, ( Pristobatus , Blainv. ) Branchiarum
fissurae inferae : deates granulati.
SquaLus Pristis , L.
M. calid. Med. 3.
3i. Pristidophorus , Muli, et H. Branchiarum fissurae ad
colli latera , quarta ad quiutain adpropinquatissima , o-
mnes ante pinnas pectorales ad basini angustas : dentes
acuti : palpebrae liberae ! cartllago peculiaris interior a
nasali non discreta !
Pristis Cirratus , Lath. Trans. Linn. 1 1 .
M Ind. I.
FAMILIA II. SQUALIDAE.
Squalidae Anomali.
SUBFAMILIA 9. SQUATININI.
Ba. Squatina , Dumèr. ( Rhina , Rafin. ) Caput rotunda-
lum : OS terminale , prolractile .
Squalus Squatina, L. Bl. 116.
Med. Atl. a.
Squalidae Veri .
SUBFAMILIA 10. SPINACINI.
33. AcANTHiAs , Nob. Dentes margine transverso cum
e. L. BONAPAKTE 20^
apice extra converso , infra supraque conformes : aculei
dorsales minime sulcatl : pinnae \entrales inter dorsa-
les mediae : caudales lobi indistincti : tuberculi squa-
miformes trifidi : quidquid carneum album .
Squalus Acanthias , L. Nob. Faun. It.
Med. Ad. 4.
34. Spinax , Nob. Dentes tricuspides , cuspide media e-
longata , inferiores margine transverso cum apice ex-
tra converso : aculei dorsales ad latera sulcati : pinnae
ventrales inter dorsales retropositae : tuberculi squami-
formes unicuspides : quidquid carneum nigricans .
Squalus Spinax , L. Nob. Faun. Ital.
Med. Atl. 3.
35. Centrina , Cuv. ( Oxyìwtus , Rafin. ) Dentes supe-
riores recti , angusti , conici , acuti , in maxillae centro
pugillatim compositi : inferiores recticuli , foliati , mar-
gine serrato , apice compresso triangulari : tuberculi squa-
miformes cuspidibus tribus vel quinque divergentibus .
Squalus Centrìria , L. Nob. Faun. llal.
Med. Atl. I.
36. Centrophorus , Muli, et H. Dentes inferiores margi-
ne transverso indistincte serrato , apice ad angulum oris
obliquo ; superiores aequilateri , integri , acuti.
Squalus Granulosus , Schneid.
M. extraeur. i.
SUBFAMILIA 11. SCYMNINf.
37. Lepidorhinus , Nob. Squamulae foliatae , elevatulae ,
spissae : rostrum elongatum , depressum : dentes acuti .
Squalus Squaniosus , Broussou , Lac. i . x. 3.
M. medilerr. 1.
38. ScvMNus , Cuv. ( Dalatias , Rafin. part. ) Dentes su-
periores recti , angusti , inferiores incurvi , pyramida-
les , aequilateri ; prima dorsalium pinnarum ante , se-
cunda post ventrales respondens : tuberculi squamifor-
raes cuspidibus tribus \el quinque divergentibus.
ao8 SFXACUORtlM TAB. ANALYT.
Squalus yimericanus , Gm. Nob, Faun. Ital.
Med. Atl. 2.
89. Laemargus , Muli, et H, ( Somniosus ? Lesueur . )
Dentes superiores angusti , couici , recti aut extra cur-
vati 5 inferiores margine transverso apice extra conver-
so : prima dorsalium pinuarum ante , secunda post ven-
trales respondens.
Squalus Cai'charias , Gunner, Dronth. 11. xxi.
Atl. M Ind. 3.
4o. EcHiNORRHiNUS , Blainv. (^ Go7ìiodus , Ag^ss. ^ Irregu-
lariter clavatus ! dentes omnes breves , lati , margine
apicali fere horizontali , utrinque denticulo uno vel bi-
nis transversalibus : pinnae dorsales valde reiropositae,
antica ventralibus respondens . Lingua adnata !
Squalus Spinosus , Schneid. Nob. Faun. Ital.
M. med. 1.
SUBFAMILIA 12. NOTIDANINI.
4i. Heptranchias , Rafin. ( Heptanchus , Muli. ) Fissurae
branchiarum utrinque septem ! caput depressim acu-
tum : dentes mandibulares pectiniformes , cuspide se-
cunda caeteris longiore .
Squalus Cinereus , Gm. Nob. Faun. Ital.
Med. Atl. M. Ind. 2.
42. NoTiDANUs , Cuv. ( Hexanchus , Rafin. ) Fissurae
brancliiarum utrinque sex ! caput convexe rotundum :
dentes mandibulares pectiniformes , cuspide prima cae-
teris longiore.
Squalus Griseus , Gm. Nob. Faun. Ital.
Med. 1.
SUBFAMILIA 13. TRIGLOCHIDIINI.
43. Triglochis , Muli, et H. ( Odontaspis Agass. ) Prima
dorsalium pinna ante ventrales sita , secunda inter ven-
trales et analem.
e. L. BOniAFARTE 2 09
Caixharias Ferox , Risso .
Med. Ali. 3.
SUBFAMILIA 14. LAMNINI.
44- Selache , Cuv. Fissiirae branchlarum immaniter lon-
gae ; rostrum breve : dentes minuti , conici , numerosi .
Squalus maximus , Cuv. Bl. Ann. Mus. xviii. vi. i. 5.
Atl. am. I.
45. Garchabodon, Smith. Rostrum conicum : dentes com-
pressi , triangulares , acuti , utrinque serrati .
Carcharodon Lamia , Nob. Faun. Ita!.
Atl. m. afr. Med. 1.
46. OxYRRHiNA , Agass. Rostrum conicum , productum :
I dentes longi , crassi, unguiformes , denticulis nuUis,
anteriores infra conversi .
Oxjrrhina Glauca , Muli, et H.
Med. Atl. 2.
47. Lamna , Cuv. (^ Lamia , Risso. — Isurus , Rafin. )
Rostrum conicum , productum : spiracula exiguissima :
dentes longi , acuti , denticulis lateralibus duobus .
Squalus Cornubicus, Gra. Nob. Faun. Ital.
Med. Atl. 2.
k
SUBFAMILIA 15. ALOPIADINI.
Alopias, Rafin. (^Alopecias ^ Muli.). Caput conicum .
protraclum : prima dorsaliura pinna inter pectorales et
ventrales rospondens : basis pinnan caudalis excavata .
lobo superiore ultra modum elougatissimo : dentes trian-
gulares , compressi : valvula intestìnalls spiralis !
Squalus Vulpes , Gm. Nob. Faun. Ital.
Med. I.
49- Rhineodon . Smith. Os supernm ! dentes minimi .
acuti : prima dorsalium pinna partim tantum ante ven-
trales sita : caudalis subsemilunata . ( nonne ad Scyl-
hnos potius referendum genus ? )
N. A^^•. Se. ^A■rl:R. Anno i. Tom. 2. tf
SELACHOKI'itl TAB. AINALVT.
Rhineodon nov. sp. Smith, Zool. Soc.
Atl. m. afr. i.
SUBFAMILIA 16. SQUALIJNI.
5o. Sphyrna , Rafin, (^Zjgaena, Cuv. ). Corpus mallei-
forme ob latissimum caput depressum ! splracula nulla :
dentes compressi , triangulares , saepius serrati , apice
ad oris anguluin vergente , ad externam basim tuber-
culo muniti.
Squalus Zjgaena , L. Salv. ^o.
M. Ind. Med. Atl. 4.
5i. Squalus , Nob. (^Carcharias , Cuv. ). Spiracula nulla j
dentes compressi , triangulares , acuti , lateribus , in ma-
xilla saltem , fere semper serrati : pinna caudalis emar-
ginata ad apicem lobi superioris elongati , excavata ad
basim : valvula intestinalis longitudinalis , replicata .
Squalus Glaucus , L. — Nob. Faun. Ita!.
, ^ M. omnia . 20.
Da'. Thalassorhinus, Valenc. Spiracula : dentes compressi ,
triangulares . acuti , omnes serrati : pinna caudalis emar-
ginata ad apicem lobi superioris elongati , excavata ad
basim : valvula intestinalis longitudinalis , revoluta .
Thalassorhinus Vulpecula , Valenc.
Ocean. i.
53. ScoLioDON , Muli, et H, Spiracula nulla : dentes com-
pressi , triangulares , acuti , infra supraque conformes ,
apice ad oris angulum vergente , lateribus integris , ad
externam basim tuberculo muniti : pinna caudalis emar-
ginata ad apicem lobi superioris elongati , excavata ad
basim: valvula intestinalis longitudinalis revoluta.
ScoUodon Laticaudus , Muli, et H. Plag. 11.
M. rubrum. 5.
54. Galeocerdo , Muli, et H. Spiracula parva : dentes
compressi , triangulares , margine externo profunde ,
interno subtiliter serrati : pinnae caudalis basis excava-
ta , lobo superiore elongato bis emarginato : valvula in-
testinalis longitudinalis, revoluta.
f
e. L. BOI^APARTE 2 I I
Squattis ^rcliciis , Fab.
Atliinlic. 3.
55. Physodojn , Valenc. Spiracula nulla: dentes compres-
si , triangiilarcs , acuti , apice ad oris augulum vergen-
te , integerrimi ; antici quatuor niandibulares basi tur-
gide globosi , apice uncinati : piuna caudalis emarginata
ad apicem lobi superiorls elongati , excavata ad basim ,
valvula intestinalis lougitudiualis , revoluta .
Phjsodon nov. sp. Valenc.
Ocean. i.
56. LoxoDON , Muli, et H. Spiracxila minima : dentes com-
. pressi , triangulares , integri : pinnae caudalis basis nii-
nime excavata , lobo superiore elongato , emarginato :
valvula intestinalis lougitudiualis revoluta .
Loxodon iiov. sp. Muli, et H. ( nonne Galei pullus ? )
M. Ind. 1.
Sy. Galeus , Cuv. Spiracula parva : dentes compressi ,
triangidares , ad externum vergentes , margine exterio-
re serrati ; pinnae caudalis basis minime excavata .
lobulo superiore elongato , emarginato : valvula intesti-
nalis spirai is.
Squalus Galeus , L. Nob. Faun. Ital.
Med. Atl. M. Ind. 2.
SUBFAMILTA 17. MUSTELINI.
58. MusTELCs , Cuv. Lobus infcrior pinnae caudalis bre-
vissimus : valvula intestinalis spiralis.
Sqiialm MuUelus , L. Nob. ¥i\\m. hai.
Med. Ali. 2.
SUBFAMILIA 18. CESTRACiONTINI.
:>9. Cestracion , Cuv. Piuna dorsalis postica inlor vcn-
trales et analem respondcns : dentos serienim antcrio-
rum parvi , acuti .
Squalus PhilipjH Sclinrid. Phil. Iter. 283.
M. australes . i .
2 I a SELACUOKL'W TAB. AISALYT.
SUBFAWILIA 19. TRIAENODONTINI.
60. Trxakis , Muli, et H, Spiracula : dentes acuti , utrin-
(jue denticulo muniti , plerique mandibulares externe
denticulis geminis : basis pinnae caudalis non exca-va-
ta ; lobo inferiore minime distincto .
Triakis Scjllium , Muli, et H.
M. pacif. 1.
6 1 . Leptocharias , Smith, Spiracula nulla : dentes nume-
rosi , acuti , denticulo simplici aut gemino utrinque mu-
niti : valvula nasalis cirrosa : basis pinnae caudalis mi-
nime excavata , lobo inferiore vix conspicuo .
Leptocharias nov. sp. Smith.
Atl. afr. M. Ind. i.
62. Triaenodon , Muli, et H. Spiracula nulla ; dentes a-
cuti denticulo utrinque muniti , plerique mandibu-
lares externe denticulis geminis : pinna caudalis lobo
superiore elongato , prope apicem emarginato , ante
basim excavata.
Triaenodon Obesus , Muli, et H.
M. Ind. 1.
SUBFAMILIA 20. SCYLLINI.
63. Ste60stoma, Muli, et H. Pinna dorsalis antica paullo
ante ventrales orta , maxima ex parte iis respondens ;
fissura quarta branchiarum ad quintam adpropinquata :
OS transversum , obnuptum crasso ingentique vela-
mento valvulis nasallbus utrinque marginato : dentes
tricuspides .
Squalus Fasciatus , Bloch. 11 3.
M. Ind. I.
64. GiNGLVMOSTOMA , MuU. et H. ( NeòHus , Riipp. ) Pri-
ma dorsalium pinna venlralibus , secunda anali oppo-
sita ; spiracula exigua ! fissurae branchiarum duae po-
steriores adpropinquatlssimae ; plica ultralabialis a sulco
e. l.. BO.'NAPAnTE
perpendlculari praefinita : dentes cuin quatuor utrìnque
denticulis .
Gingljmostoma Cirvosum , Muli, et H.
M. Ind. Atl. occ. 5.
65. Crossokhinus , Muli, et H. Pinnae dorsales ambo val-
de retro positae , antica vix respondens ventralibus : os
superiim : lobuli perplures membranacei a naribus us-
que ad primam branchiarum fissuram .
Squalus Lobatus , Schneid. — Phil. ^"0.
M. Ind. I.
66. Hemtscyllicm , Muli, et H. Pinna dorsalis posterior
praeposita anali : labia nasusque simplicia r fìssura bran-
chiarum quarta ad quintam adpropinquata .
l'f HemiscjUium Ocellatum, Muli, et H.
M, Ind. 4.
67. Orectolobus , Nob. ( Chiloscyllium , Muli, et H. ) .
Pinna dorsalis posterior praeposita anali ; fissura bran-
chiarum quarta ad quintam adpropinquata : labium
inferius crassum , membranaceum : valvula nasalis su-
perior cirrata .
ScjUium Ornatum , Gray , Ind. Zool.
Atl. afr. M. Ind. 1.
68- PiasTiDURus, Nob. Pinna analis praeposita dorsali po-
steriori : fissurae branchiarum subaequidistautes ; ro-
strum elongatum : nares mediae valvula unica : extre-
ma tergora grandioribus squamis serrata .
ScjlliuTn Melanostomum , Nob. Faun. Ital.
Med. I.
69. ScsLLiuM, Cuv. Pinna analis praeposita dorsali po-
steriori : fìssjirae branchiarum subaequidistantes : ros-
trum breve : nares ori proximulae; binis valvulis pla-
nis , minore saepe inconspicua , sub alia latente : tergora
simplicia .
Squalus Calulus , L. Nob. Faun. Ital.
M. Ind. Med. Atl. II.
li 1 4 SELACHOUl'JI TAB. AISAKYT.
SELACHORUM valedlcto generibus , sequentia ratus
sum addere , ne Piscium praecipuam ex quatuor nostris
suhdnssem. (^ E lasrìiobraiìchii , ^oh. (i) aliqua in parte
inexplicatam reliaquerem .
ORDO II, HOLOCEPHALA
HOLOCEPHALA sunt Pisces copulatores branchiis
lamellaribus , margini fere loto fixis , foraminibus utrin-
qne quinque interiorlbus in fundo communis flssurae , o-
perculo abortivo sub cute latenti ; maxilla cura cranio
haud suturato connato.
FAMILIA m. CHIMAERIDAE.
Corpus vel laeve , vel exiguis aculeis hispidum : dura
loco dentium senta , supra quatuor , infra duo .
SUBFAMILIA 21. CHIMAERINI.
Rostinim prominulum , antice foliaceum : pinnarum dor-
salium prior valido aculeo armata .
70. Calloritvnchus , Gronov. Rostrum in carnosam folia-
tam appendicem desinens : pinnae dorsales remotae.
Chimaera Callorhjnchus , Gm, Lac. i. xii.
M. antarct. i.
71. Chimaera, L. Rostrum conicum : pinnae dorsales sub-
continuae .
Chimaera Monstrosa, L. Nob. Faun. Ital.
M. arct. 1.
(i) Pisces in quatuor subclasses a forma aflhaerentiaque branchia-
rum (lispertiraus , in Elasriiobraiic/iios iiempe , Lophob?'cmc/tios , Po-
tnatobraiic/iios , ti Marsipohrancliios : in sex insiraul secliones a sceleti
cnmpafiine et raaxillarum co£;natione snhàWìà'ivcìua , Plagiostomorum
viilelicet, Syngnathorum , PLectognatliorum , JUlcrognatltonim , Te-
leostomorum et Cyclostomoruin ; quaruiii postrema duaeque primae ad
postremam duasque aniicas subclasses respoiident , tribus aliis ad
Pomatobranchios spectanlibus . Partitiones istae Ordines decera cotn-
plectuatnr: Selac/ia , Ilolocephala ^ Osteodermi , Sclerodermi , Gy-
mnodonlcs- , Stiaiones , Ganoidei , Ctenodei , Cycloidei , Helminthoi-
dei : Faniilias quinquaginta Al'AUTE •2'2'J
civilizzate che amano e coltivano siffatto genere di stu-
dii , e meriterh la gratitudine dei posteri che sulle traccie
da lui segnale potranno più facilmente e piìi celeremente
progredire nella dilFicile carriera delle Scienze Naturali.
1. Memoria intorno a quattro specie di Procellarie , puh-
blicata in lingua inglese sul principio del 1834 nel
Giornale dell' Accademia delle Scienze Naturali di Fi-
ladelCa , Voi. lU. Parte li. pag. 227 e segg. con tavole.
L' autore pubblicò di poi alcune aggiunte e supple-
menti alla detta Mem. , che fu ristampata in vari Giorn.
2. Sopra una nuova specie di Anitra , Anas Rufitor-
ques , nello stesso Giornale , Voi. III. Part. II. pag.
38 I - 1824.
3. Osservazioni sulla nomenclatura dell'Ornitologia di Wil-
son , pubblicale nello stesso Giornale , Voi. III. Part. II.
pag. 340, e seg. ; e continuata in altri volumi.
Le varie parti furono riprodotte in un volume nel
1826 a Filadelfia con alcune aggiunte.
4. Descrizione d' una nuova specie di Friiigilla dell' A-
merica meridionale , Frhigilla XanLorrhoa , nello stes-
so Giornale, Voi. IV. Part. II. pag. 35o - 1S1S.
5. Memoria intorno a dieci specie di uccelli dell' Ame-
rica meridionale , nello stesso Giornale , Voi. IV ,
Parte li, pag. 370,6 seg. - i825.
6. Memoria intorno a due nuove specie di uccelli del
Messico , Garrnlus ultramariniLS , e Cassicius inela-
nictenis , Aprile 1825, nello stesso Giornale Voi. IV.
Parte I. pag. 387.
7. Aggiunte air Ornitologia degli Stati Uniti , nello stesso
Giornale , Voi. V. Parte I pag. 28 e seg. - 1826.
8. Annotazioni alla memoria intorno a dieci specie di
Uccelli dell' America meridionale , nello slesso Gior-
nale , Voi. \. Parte I. pag. 137.
9. Sulla distinzione di due specie d' Iclerus finora con-
fuse sotto il nome specifico d' Icterocephalus , nello
stesso Giornale, Voi. V. Part. I. pag. 222 - 1826".
10. Ornitologia Americana , ossia Storia Naturale dei;Ii
1
228 ELENCO DEGLI SCKITTI
Uccelli degli Stati Uniti , non dati da Wilson . Fila-
delfia , in foglio , con rami colorati , il I. Volume nel
1825, il II. e il III. nel 1828; il IV. nel i833 . In
lingua inglese .
Di quest' opera , che 1' autore ha intenzione di com-
pire tostochè le circostanze glielo permettono , si han-
no parecchie edizioni , una delle quali per cura del
celebre Prof. Jameson d'Edimburgo nel i83i , un'al-
tra per cura del dotto Ornitologo lardine , Lon-
dra 1882.
11. Genera degli uccelli dell'America settentrionale, e
Synopsis delle specie degli Stati Uniti , pubblicati in
lingua inglese negli Annali del Liceo di Storia Natu-
rale di Nuova York sul principio del 1826, Voi. II,
pag. 7 ; e continuati nei volumi seguenti .
Il tutto fu poi riunito in un volume pubblicato a
Nuova York nel 1828.
12. Aggiunte all'Ornitologia degli Stati Uniti, e Osser-
vazioni sulla nomenclatura di alcune specie , negli stessi
Annali , nello stesso Voi. pag. 184.
1 3. Catalogo sistematico degli Uccelli degli Stati Uniti ,
in lingua inglese, Novembre 1826, nelle Contribuzio-
ni del Liceo Macluriauo di Filadelfia , pag. 8 e segg.
i/\. Specchio comparativo delle Ornitologie di Roma e
di Filadelfia , estratto dal Num. 33 del nuovo Gior-
nale de' Letterati , Pisa 1827. In lingua italiana.
1 5. Synopsis de' Mammiferi dell' America settentrionale ,
in lingua inglese , stampata in fine del III. Volume della
Storia Naturale Americana del Godman, Filadelfia 1828.
16. Supplemento allo Specchio comparativo suddetto;
estratto dal Num. 6/y del Giorn. de' LetV Pisa i832.
T 7. Supplemento ai Generi degli uccelli dell' America
settentrionale , in lingua inglese , nel Giornale Zoolo-
gico di Londra , Voi. IJI. pag. 49 > ^ segg.
18. Supplemento alla Memoria intorno a 4 specie di
Procellarie , cioè Thalassidromae , nello stesso Gior-
nale , nello stesso voi. pag. 89.
D. t;. L. 1!()^A1'A^.TE 2 2<)
ip. Sopra mia nuova specie di Tetrao ( Tetrao Uropha-
siaims ) nello slesso Giornale , nello stesso \ol. pag. 212.
20. Memoria intorno alle specie del genere Tetrao , in
lingua inglese , pubblicata nelle Transaz. della Società
Filosofica Americana di Filadelfia , voi. III. pag, 882.
21. Osservazioni sulla seconda edizione del Regno Animale
di Cuvier; in lingua italiana, Bologna i83o , un voi.
di pag. 1^5 ; estratto dagli Annali delle Scienze Naturali .
22. Saggio d' una distribuzione metodica degli animali
vertebrati, in lingua italiana, Roma i83i , di pag.
144? estratto dal Giornale Arcadico.
La prima edizione senza i Pesci , e coi Rettili sol-
tanto abbozzati conta pagine 78.
28. Nuova specie d' uccello dell' Isola di Cuba , Ram-
phocelus Passerina, in lingua italiana, nell'Antolo-
gia di Firenze , Ottobre 1881 .
24. Cenni sopra le variazioni a cui vanno soggette le
Farfalle del gruppo Melitaea , con tavola colorata ,
Antologia suddetta, Maggio 1881.
aS. Saggio d' una distribuzione metodica degli Animali
vertebrati a sangue freddo ; in lingua italiana , Roma
1882, pag. 86, estratto dal Giornale Arcadico.
26. Cheloniorum tabula analytica; Roma i836, pag, 9^.
— Se ne legge la traduzione italiana nel Giornale
Arcadico di Roma , toni. LXIX .
27. Sopra il genere Mustela; Londra 1887.
28. Specie nuove d'uccelli Messicani; Londra 1887, nei
Proceedings della Società Zoologica : in lingua inglese .
29. Specie nuove d' uccelli Peruviani ; Londra , 1887 ,
nei Proceedings suddetti ,
30. Sopra il Quezall dei Messicani , Trogon Paradi-
saeus , Bon. nel Zoologica/ Magaziu . Londra 1887;
in lingna inglese •
3i. Catalogo Geografico e comparativo degli uccelli d'Eu-
ropa e dell'America Settentrionale; in lingua inglese ;
Londra 1888 , pag. 67.
82. Sauronmi tabula analytica ; estratta dal Tom. I. pag.
:>3() ELENCO DEGLI SCRITTI DI C. L. liONArARTE
394 di questi Nuovi Annali delle Scienze Natui'. i838.
33. Di un uccello Messicano finora non conosciuto , uàgri-
lorhinus Siltaceus , in lingua italiana 5 Bologna 18 38:
estratto dallo stesso Tomo pag. 407. di detti Annali.
34. Selachorum tabula analytica, Neufchàtel , i838:ac-
cedit Systema Ichthioìogicum et Erpetologicum .
La prima parte relativa ai Selachi è stata ristampata
ne' suddetti Annali Tom. II. 1839 , ed in questo stesso
fascicolo .
35. Iconografìa della Fauna Italica j Roma i832 a 39,
24 fascicoli in foglio con litografie colorate.
36. Sopra il celebre Quezalt dei Messicani Calurus Pa-
radisaeus , Bologna i838, in lingua italiana ; estratto
da questi Nuovi Ann. delle Se. Nat. Tom. II. pag. 5.
3^. Systema Vertebratorum , letto nel Novembre 183^
alla Società Linneana di Londra^ il quale ora si pub-
blica nelle Transazioni di essa Società. Vari estratti
se ne hanno in diversi Giornali italiani e stranieri , non
che in recenti opere zoologiche. Il migliore è quello
inserito dallo stesso Autore in questi Nuovi Annali
Tom II. pag. io5. 1839.
38. Amphibla Europaea. Quest' opuscolo contiene il Si-
stema generale dei Rettili , e una Sinossi de' generi
e delle specie d' Europa , compilata per le Memorie
dell' Accademia delle Scienze di Torino 1839. In lin-
gua latina.
39. Catalogo di alcimi uccelli Messicani e Peruviani ,, in
lingua italiana: in questi Nuovi Annali 1839.
40. Monographia Leuciscorum ; manoscritLo .
4i. Manuale d'Ittiologia Italiana; Roma sotto i torchi.^
4a. Systema Ornithologlcum , additis speclebus Europae^
et Amerlcae septentrlonalls : inedito .
Tralasciamo di annoverare i diversi Articoli di mi-
nore importanza, come estratti di lettere, conti resi,
riviste , articoli necrologici , inseriti ( più volte senza
intesa dell' Autore ) in varie Raccolte periodiclie .
Antonio Alessandrini .
Di un Tremiioto in Pesaro la sera del u3 al il^ Giu-
gno i838. Lettere due del Co?ìte Gilseppe jMamiaìxi
al chiarissimo SiG. Arago Segretario dell' accademia
delle Scienze in Parigi ( i ) .
LETTERA I.
Chiarissimo Signore
Neil' umiliarvi un rapporto sul trenmoto avvenuto in
questa città , conviene premettere che V inverno è stato
per noi uno de' piìi crudi , o almeno uno de' più lun-
ghi . Le nevi e le pioggie hanno continuato sino a tutto
il I o aprile , ed anche in maggio •, nel qual mese si
ebbe una temperatura piuttosto bassa , e lo sviluppo del-
la vegetazione si vide ritardato di circa 20 giorni . Nel
giugno , avevamo avuto cinque di piovosi , cioè il 5,8,
II , 12 e 19^ ma il giorno 8 fu di fatale memoria
per una grandine straordinaria , che colpì quasi li due
terzi del territorio ^ e fu di mole assai notevole , e piombò
sul suolo la mattina per tempissimo , vale a dire alle
cinque antimeridiane . Frattanto i giorni che hanno pre-
ceduto il fenomeno del tremuoto sono stati bastantemente
tranquilli ed in ispecie il 20, 21, 22, 28, dominando
(i) Alibenchè queste lettere sieno slate pubblicate in altro Gior-
nale, desiderando però V illustre Autore di essedi riprodurle, on-
de rimediare a parecchie inesattezze sfuggite al primo editore , ci
prestiamo ben volentieri a secondare codesto suo desiderio sicuri di
far cosa grata ed utile anche agli acquirenti e lettori dei nostri
Annali . {j4. A.)
202 TREMUOTU IN PESARO
per lo più il vento sud-ovest alla mattina , ed il sud-est
alla sera , come suole in questa stagione : la tempera-
tura media del mese fu di 22" al 28'^ Reaumur: il gior-
no solstiziale fu uno de' più belli , e secco d' assai , a-
vendo P igrometro a capello segnati trentanove gradi .
Ecco i fatti meteorologici del giorno 28 : alla mattina
vento sud-ovest fino quasi al mezzodì ^ poscia lento pas-
saggio al sud e al sud-est e al così detto sirocco che
seguitò per tutta la giornata : il barometro ad una al-
tezza costante, segnando poli. 2y e lin. y: l'igrometro
del De-Luc alli 5o" : il termometro Reaumur del Du-
mothiers alli 22** : il termometro-grafo del Bellani 22 ,
1 4 : aria pura e bastantemente elastica : cielo costante-
mente sereno : notte assai tranquilla e sparsa di pochi
vapori , sicché facea scorgere un emisfero scintillante per
lo brillare delle stelle -, non risplendendo ancora la Luna
nuova del giorno antecedente alle ore 3 e minuti 2 1
della mattina. Soltanto verso sera si rimarcarono alcuni
gruppi di nuvole dalla parte dell' est , sporgenti a guisa
di montagne sopra 1' orizzonte , suU' ultimo lembo della
marina : sparvero nondimanco , come avviene per lo più ,
col tramontare del Sole . Pochi momenti prima del tre-
muoto si videro molte stelle filanti , o come diciamo noi
italiani cadenti^ venire anch' esse dalla parte di oriente
e perdersi in mezzo all' atmosfera con la solita loro ce-
lerità , guizzando verso il sud : bensì in quel momento
furono assai numerose , assai brillanti , di grosso volu-
me;^ talché alcuni fanciulli che passeggiavano sulla piazza
ebbero a chiedere alla genitrice se vi fossero o no le
solite gazzere in qualche luogo della città . Dopo alcuni
istanti , e precisamente alle ore 9 e minuti 45 della sera
si udì uno strepito come fosse di quattro o cinque le-
gni che venissero tirati da cavalli di posta ^ a ciò si ag-
giunse un cupo rombo come di aria che racchiusa sbuc-
casse , e quindi la terra cominciò a tremare . La scossa
fu ondulatoria ^ durò circa 5 minuti secondi -, veniva
1)1 GinsErrE niAMiANi a33
dall' est andando verso 1' ovest •, con tale violenza che fece
tentennare le volte e le pareti così dei grandi , come
dei piccoli stabilimenti , perlochò gli abitanti atterriti fug-
girono dalle case , dai fondachi , e dal teatro . Gli ef-
fetti poscia avvertiti furono quelli del suono de' campa-
nelli entro alle abitazioni ^ il moto visibilissimo degli
oggetti appesi ai muri ^ lo spostamento della grande lu-
miera ( lustre ) del Teatro nuovo , la quale venne per
un' istante rilasciata dalla ruota dentata che ne sostiene
la fune, e quindi ripresa nel controcolpo , ma che pure
lasciò scorrere due o tre denti , e però la diresse verso
il suolo per due o tre piedi parigini ^ finalmente la ele-
vazione dell' acqua entro ai pozzi nelP intemo del paese ,
di circa 4 piedi. D'altronde, un momento dopo, tutto
era cessato -, 1' aere tranquillo -, la notte placida , e solo
si credè di sentire un' altra picciola scossa circa le ore
due della mattina susseguente . Chi osservò il barometro
iimnediatamente dopo il fenomeno , lo trovò abbassato
di una linea e mezza , ma tosto risah all' altezza dei pol-
lici ventisette e linee y . Uguali effetti si ebbero lungo
la spiaggia adriatica , e furono anzi più rimarchevoli in
Fano e Senigallia , che non distano da Pesaro se non
di 8 e 2 2 miglia italiche .
Aggradite intanto le proteste della mia profonda ve-
nerazione -, nell' atto che ec, ec.
Di Pesaro alli 26 di giugno i838.
LETTERA II.
Chiarissimo Signore
Spero che mio fratello vi presenterà un Rapporto in
istampa fatto da questo Segretario Marchese Francesco
Baldassini alla Accademia Agraria Pesarese sui lavori dalla
medesima intrapresi dopo l' epoca della sua fondazione ,
cioè dall'anno i83o all'anno 183^ inclusivamente .
234 TREMUOTO IN PESARO
Debbo ognora più ringraziarvi per lo inimerilalo ac-
coglimento che vi degnaste fare alla mia relazione del
tremuoto qui occorso nella sera del 2.3 al 24 Giugno
prossimo passato , e per la gentile sollecitudine con che
favoriste di parteciparla a codesto celebre Instituto nella
sua tornata del dì 9 Luglio scorso .
Permettete che io sullo stesso proposito v' intrattenga
alcun poco , ed ascrivete il mio ardimento a quella ri-
nomanza che vi fa tanto celebrare di essere cioè , quanto
dotto e nelle scienze eccellente , altrettanto amorevole ,
e verso noi italiani sopra ogni dire cortese.
Il tremuoto del 28 al 24 giugno fu cosi proprio o
particolare della nostra spiaggia marittima , che in tutta
la parte montana della provincia , vale a dire nelle som-
mità della catena apennina che ci divido dalla Toscana ,
fu di leggerissimo effetto . D' altronde però corse un gran
tratto di paese ^ mentre sappiamo che nella sera istessa
e nell' ora medesima lo s' intese a Scutari ( Vedi il Fo-
glio Ticinese ) , a Venezia ( V. il Giornale di Milano ) ,
a Vienna ( V. la Gazette de France ) : che anzi in que-
st ultima capitale durò per intervalli fino agli 8 secondi
di tempo , e con una decisa direzione dall' est all' ovest .
Ecco dunque per questi fatti avverata P immensa rapi-
dità della causa producente*, segnata la via che percorse
la commozione :, stabiliti ( in vari! luoghi fra loro lonta-
nissimi ) gli effetti quasi identici che vi produsse . Quello
che io affermai nella mia prima lettera circa aW eleva-
zi me dell' acqua nei pozzi subito dopo la scossa , è pie-
namente verificato in tutta la città : debbo anzi aggiun-
gere che in una delle abitazioni centraU ( la casa dei
fratelli Giorgi in Via S. Rocco ) il fenomeno fu geome-
tricamente stabilito ^ dappoiché sendovi un pozzo alquanto
profondo dal quale si attinge acqua per due secchie pen-
denti da una fune sorretta da piccola carrucola , si vide
che la secchia superiore abbassandosi straordinariamente
di 4 in 5 piedi parigini , la inferiore poteva empiersi
DI Glt'SEPrE DIAAIIAIVI 235
(1' acqua • locchè mostra innegabll niente V uguale innal-
zamento nel sottoposto livello. E si rimarcò di molto
intorbidata quell' acqua , e contenere particelle terrose
avventizie , nò l' intorbidamento cessò per varj giorni .
Ma siccome su questo ultimo fenomeno dell' elevazione
dell' acqua nel pozzi , gì' illustri membri di cotesto In-
stituto Signori Cordier e Beaumont furono di parere di-
verso , e voi pure conveniste essere il caso assai raro ,
citandone in prova l'avvenimento di Valenza^ così mi
concederete eh' io pur dica alcun' altra cosa relativa al
soggetto .
E dapprima sarò ardito nell* annotare , che non pre-
ccdentemenLe al trcmuoto , ma bensì susseguentemente av-
venne 1' aumento di livello nei pozzi di Pesaro : la quale
circostanza sembrami cangiare aspetto alla quistione . In
secondo luogo dirò che se i casi dell' accrescimento nel
livello delle acque furono ( come voi dite ) rarissimi , dob-
biamo ciò forse attribuire al non averli 1 fisici sempre e
con attenzione avvertiti . Non saprei in terzo luogo ve-
dere perchè non possano con maggiore frequenza av-
venire : subitochè indipendentemente dai fenomeni dei
maremoti . troviamo nel Giornale de' Signori Brugnatelll e
Conligliacchi (anno 1820 pag. i44) ^^^^ P^^ tremuoti
di S. Maura li 1 7 marzo detto anno si osseniò una sol-
levazione delle acque del mare che ad un tratto allaga-
rono la città e i piani lungo la riva : nell' anno 1819
secondo che narra M/' Somerville ( Connexion ec. pag.
3o2 ) un tremuoto valse a sollevare per io piedi una
lingua di terra stendentesi attraverso il Della dell' Indo ,
sopra una limghezza di 5o miglia e una larghezza di i5
piedi : quando giusta il De-La Dèche ( Manuel de Geo-
log, png. 108) pendant le grand tremhlement de terre
de Lisbone , les vagues 5' élei^èrent à Cadix à la hauteur
de Go picds , et a Madère ai'aient 1 8 pieds de haut :
quando per il racconto dello stesso Autore e per le
Storie di qne' tempi sappiamo che in Calabria nel 1^83
236 TREMUOTO IN PESARO , DI GIUSEPPE MAMIANI
si formarono nuain pozzi ( Manuel, pag. 1 1 3 ) -, e così
in Murcia nei celebri terremuoti di quell' epoca : quando
leggiamo ( Phil. Magaz. et Annales du Jenvier i83o)
nell'anno 1809 ^' ^^po di Buona Speranza, gli abi-
tanti della valle asserire , che delle acque colorate sbuc-
carono da varie aperture fino all' altezza di sei piedi
durante il terribile movimento del suolo : quando dal Tex-
toris impariamo ( Étude des eaux dans l' Observat, des
Sciences médicales IV. Annèe N. 36. pag. 35o ) que
pendant la secousse de trembl. de terre qui eùt lieu ( 1 8 1 o )
dans les villages de S. Gervais en Savoie , on vìt V eau
the'rniale s' élevcr rapidemcnt de la source avec bouillo-
nement .
E nel pregarvi , chiarissimo Signore , ad avermi per
iscusato , ho r alto onore di professarvi la mia somma
considerazione
Di Pesaro alli 7 di Settembre i838.
// vostro umilissimo servitore
Giuseppe Mamiani Della Rovere .
RENDICOrSTO
DELLE SEDUTE DELL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE
dell'istituto di FRANCIA
Rapporto sulla parie che tratta dell' esame chimico delle
Acque ( Pelouze Relatore ) .
( Contimiazionc vedi pag. i4i )
Le sorgenti visitate da Fontan in numero di 120 sono
situale in 2 a comuni appartenenti ai quattro Diparti-
menti di Z/' Arrié^e , Haute Garonne , ed Hautes et
Basses-Pyrénées . Divide egli queste sorgenti in quattro
grandi serie :
i.*^ Le sorgenti solforose.
2.° Le sorgenti ferruginose .
3." Le sorgenti saline.
4.° Le sorgenti salate o clorurate .
Veruna d' esse contiene secondo 1' autore al)bastanza di
acido carbonico libero per dover essere considerata co-
me gazosa , ed è per errore che eransi comprese in
questa classe le acque di Ba^nères e d' Audinot , giac-
ché i nove decimi del gas , d' altronde poco al)bondante
che se ne sviluppa sia spontaneamente , sia per ebolli-
zione , si è dell' azoto .
Lo sorgenti solforose sono lo più importanti e nu-
merose :, sono pur quelle chr T autore ha esaminate con
maggior diligenza : appartengono esse a due gruppi ben
distinti . Ora , ed è il caso piii frequente . presentano il
a 3 8 SEULITE
principio solforoso in lutli i punti del loro corso ^ ora
non acquistano questo carattere che pel passaggio attra-
verso di materie organiche in scomposizione . Le prime
sono le acque solfoi-ose naturali , le seconde sono ac-
cidentali .
Elleno dififeriscono d' altronde tra se per molti punti .
Le acque solforose naturali dei Pirenei scaturiscono
dai terreni primitivi , o sul limiti di questo terreno e di
quello di transizione.
Le solforose accidentali hanno sempre origine nei ter-
reni secondar] e terziarj .
La loro composizione chimica è sempre divei'sissima .
Le accidentali sono in genere fredde , o se sono calde
vi si trova allato la sorgente salina calda che svela la
loro origine. L'autore cita diversi esempj della rapidità
colla quale un acqua primitivamente salina può trasfor-
marsi in solforosa accidentale , dimostra che basta per
questo che sia in contatto alcune ore colla torba o la
segatura di legno alterata. Proscrive con ragione queste
acque dalla terapeutica , perchè infette e fangose , quan-
tunque molli medici costringano 1 loro infermi ad in-
gojarle ,
Allorché Fontan visitò nel i836 le sorgenti di Ba-
gnères-de-Bigorre si era scoperta una nuova sorgente
solforosa presso le sponde delP Adour nelle vicinanze di
una cartiera. Di già erano state pubblicate da lungi le
mirabili virtù di quest'acqua. La città voleva acquistare
dal proprietario questa sorgente per erigervi un grande
stabilimento , ma Fontan avendo esaminato con diligenza
il terreno attraversato dalle acque vi riscontrò un banco
di torba , tolto il quale , scomparvero dopo poche ore le
qualità solforose della nuova sorgente .
Ma ciò che avvi di veramente nuovo nella parte chi-
mica di questa Memoria si riferisce alla natura del prin-
cipio solforoso delle acque naturali dei Pirenei , e ad al-
cuni fenomeni fin qui nuil conosciuti che presentano .
dell' ISTiTllTO VI l'RA!\tIA 'l3cf
Nunierost; analisi lianno mostrato all' autore clic le sor-
genti le più ricche di principio solforoso sono situate
presso le vallate le più lunghe, e le più alte montagne.
Ila unito alla Memoria un prospetto comparativo dell' al-
tezza delle montagne primitive , di fronte alle quali tro-
vansi le sorgenti e della quantità di zolfo in combina-
zione in queste acque .
Tutti quelli che hanno visitato le sorgenti dei Pirenei
hanno potuto rimarcare quanto siano suscettibili di va-
riare le proprietà fisiche delle loro acque. Quelle di
Bagnères-de-Luchon imbianchiscono : quelle d' y4x di-
vengono bluastre •, quelle di Cadèac lattescenti :^ le acque
di Molich intorbidano : molli chimici e particolarmente
Baycn nel 1 766 hanno invano cercato la vera causa
di questi fenomeni , pare però che Fontan vi sia riu-
scito . L' acqua della Regina a Bagnères-de-hiiclitn di
trasparente ed iiicolora che è alla sorgente diviene gial-
lastra senza perdere la sua trasparenza , poi si fa bianca
ed opaca per divenire di nuovo scolorita e trasparente .
Quest' acqua contiene dell' idrosolfato di solfuro di sodio
e tinche questo sale è inalterato 1' acqua rimane senza
colore . Se ingiallisce deve questo coloi'C al polisolluro
di sodio risultante dall' azione dell' aria sull' idrosolfato di
sollino , e fin qui non avvi intorbidamento . L' aria af-
fluendo di nuovo e più liberamente il polisolluro di so-
dio si distrugge , una parte dello zolfo che conteneva
divien libero , e da ciò l' imbianchimento . Poco a poco
lo zolfo si deposita e 1' acqua diviene trasparente • I fe-
nomeni di coloramento o di precipitazione presentati dalle,
altre acque dei Pirenei sono dovuti a cause somiglianti .
Diremo altrettanto di certe riazioni risultanti dalla mi-
scela di alcune delle acque tlei Pirenei .
L' autore deiluce da queste alterazioni diverse del prin-
cipio solforoso delle acque dei Pirenei delle consegueirze
che considera come importanti ncll' applicazione di que-
ste acque all' arte di guarire . E certo che se si devono
2^0 SEDUTE DEIJ.' ISTITUTO DI FRANCIA
allo zolfo tenuto in dissoluzione le proprietà mediclit; di
queste acque è molto utile conoscere e determinare sil-
fatti scomponimenti .
Nella fontana detta d' Angoulème a Bagnères-de-Bì-
gorre 1' autore ha trovato una sostanza che era sfuggita
ai molti chimici che prima di lui ne avevano fatta 1' a-
nalisi . Questa sostanza è l' acido crenico . Egli è alla di
lui presenza che è dovuta la soluzione di ferro che si
incontra in quantità considerabile in questa sorgente. In-
somma , conchiude il Relatore , la Memoria di Fontan
contiene gran copia di osservazioni diverse fatte con per-
severanza e precisione , e la crediamo degna dell' appro-
vazione dell' Accademia . Gli proponiamo perciò di sol-
lecitarlo a continuare le sue ricerche intorno a tuttociò
che può rischiarare la storia di sifl'atte acque seguendo
sempre , come lo ha fatto finora , la strada dell' osser-
vazione e dell' analisi . Le conclusioni di questo Rapporto
sono adottate dall' Accademia .
JIIEJIIORIA
CONTIiNKNTK
ALCUNE COJiSlDERAZlOM GEOLOGICOBOTAMCIIE
sornj
LA VALLE DI FASSA , E DI FIEMME
NEI. T I J{ O L O ITALIANO
DEL DOTT. FRANCESCO FACCHINI .
Ogni Botanico deve aver osservato che le piante , come
esseri viventi legati al suolo , da esso dipendono per la
loro esistenza , non che dagli elementi che sopra esse
agiscono , e che a proporzione della differenza del suolo
e del clima dilTerenti sono ne' diversi luoghi le specie.
Quindi le piante maritime , le acquatiche , le palustri ,
quelle dei luoghi aridi , delle posizioni settentrionali , e
delle soleggiate , delle pianure , dei monti , delle alpi ,
delle diflerenti latitudini , e dei differenti paesi .
Se il Botanico nelle sue peregrinazioni ed escursioni
vorrà accoppiare 1' utile al dilettevole col fare raccolta di
specie interessanti e rare , e trovare un compenso ai non
piccoli patimenti e privazioni , che occorre talvolta soste-
nere , se vorrà aspirare al titolo di esercitare una occu-
pazione scientifica , e non di mestiere , e vorrà essere
nelle sue scoperte di alcuna cosa dehitore a se , e non di
tutto alla fortuna ed al caso , dovrà fornirsi di anticipate
cognizioni sopra la patria , e le stazioni delle piante .
N. Ann. Se. Natub. Anno i. Tom. 2. Ift
a 4 a CONSID. GtOL. boian.
Volendo egli accingersi a qualche viaggio alpino , ol-
tre alle nozioni generali sulla stazione delle piante , egli
deve premunirsi della cognizione delle rocce , e dei ter-
reni dei luoghi che esso dovrà percorrere , e delle spe-
cie , che amano vegetare piuttosto sopra un terreno ,
che sopra un altro. DliFatti vi sono certe specie che
ostinatamente ricusano di vivere fuori del terreno di una
data natura. Così ho veduto la Primula ciliata (varietà
della Primula auricula L. ) crescere alquanto al disopra
del limite della vegetazione arborea sopra la Dolomite ^
ma se in qualche luogo la roccia Dolomitica cedeva il
luogo al Porfido augitico , anche molto al di sotto dì
tale elevazione , la P. ciliata tosto scompariva . Non di
rado anche fi"a le specie di uno stesso genere l' una sì
vede vegetare sopra un dato terreno , e un' altra sopra
terreno diverso , né mai trovansi insieme sopra lo stesso .
Io non vidi mai , per causa di esempio , il Ranunculus
alpestris sopra altro terreno che il dolomitico , e il R.
glacialis che sopra quello di Porfido sì quarzifero , che
augitico. U ^retia glacialis^ e la Vilaliana primulaeflora
si trovano in Fassa a certe altezze , dovunque esiste il
porfido augitico , e in nessun luogo dove il terreno è dì
sola roccia calcare . Al contrailo l' Aretia hclvetica cre-
sce bensì di preferenza sulla roccia dolomitica , ma non
ricusa di vegetare anche sopra quelle di porfido augi-
tico . Convien peraltro guardarsi dalla illusione , che può
fare un terreno estraneo mescolato in piccola quantità
al predominante , bastando tale miscuglio a fornire le
necessarie condizioni per la vegetazione di una data spe-
cie . Di ciò un esempio si ha allo Schleren , dove cre-
sce in abbondanza la y^ilaliana primulaeflora sopra ter-
reno dolomitico: ma con questo terreno v' è mescolata
piccola quantilà di Porfido augitico che riempie le fen-
diture della roccia dolomitica . Così si vede crescere la
Primula glutinosa sul terreno della Sienite dei Monzoni ,
Jjsnchè altrimenti non si trovi sopra altro terreno in
DEL DOTT. F. FACCHlifl ^43
queste Alpi che su quello di Porfido quarzifero . Ambe
queste rocce hanno fra i loro componenti il Feldispato
in comune , che sarebbe probabilmente l' elemento fa-
vorevole alla vegetazione di questa specie. La Gugca
fistu/osa si rinviene in più luoghi delle alpi di Fassa
sempre sopra il confine della vegetazione degli alberi ,
« solamente in luoghi , ove pasce bestiame bovino . La
stessa pianta ricomparisce a Moena vicino alla regione
del Mais abbondantissima negli orti di cavoli, che ven-
gono concimati collo stabbio bovino.
E parimente di grande interesse pel botanico la co-
gnizione dei compensi, che la natura adopera per l' cm-
stenza delle specie . Se manca un agente , essa vi sa
supplire con un altro . E noto come molte piante del
nord abitanti le pianure si trovino nelle regioni meri-
dionali sopra le alpi . Così resta compensata l' altezza d<'l
polo coir eminenza dei luoghi sopra il livello del mate .
Oppure più circostanze concorrono a formare compenso
a qualche altra circostanza importante . Per produrre i:ii
esempio fra molti , la Saxifraga cernila , pianta della
Lapponia , cresce in Fassa sopra un alpe molto eleva-
ta , ed in posizione settentrionale in una gola oscura e
frìgidissima .
Il jrcddo dei luoghi elevati può essere compensato
colla umidità , qual causa di freddo relativo , ne' luoglii
bassi. La Kohrcsìa caricina cresce alla sommità delle
alpi in luoghi aridi ^ ma io l' ho trovata in una palude
fredda presso Vigo in Fassa ad una altezza in cui resi-
ste salvalica la Sfringa vulgaris . La Campanula morel-
tìana cresce abbondantissima per grandi estensioni sopra
la roccia dolomitica delle alpi di Panereggio in Fieminc
sopra il confine della vegetazione arborea , cacciando le
sue radici per entro a fenditure della rupe d' alto in
basso , frammezzo a poca terra , tutto 1' anno totalmente
secca , senza essere mai irrorata da pioggia o rugiada .
Se la pioggia tocca la pianta , essa perisce . All' opposto
a44 CONSID. GEOL. BOT-ITC.
in Udai , monte di Fassa , la stessa Campanula j)ro-
spera bene ad una posizione non piìi alta della regione
media del Pinus Cembra e Mughiis ^ anzi alquanto più
bassa , sopra la rupe dolomitica continuamente bagnata
dallo stillicidio d' acqua , che vi cade e scorre sopra .
La posizione settentrionale ed ombrosa compensa pure
la mancanza di elevatezza. Così la Saussurea discolor
( Serratula L. ) discende in tale posizione in Fassa fino
al fondo della Valle , mentre in posizioni soleggiate oc-
cupa sempre le regioni verso il confine della vegetazio-
ne arborea.
Se tutte queste considerazioni intorno al suolo , ed
al clima sono interessanti per ogni paese guardato sotto
1 aspetto della sua vegetazione , divengono poi della mas-
sima importanza per la Valle di Fassa , e Fiemme sì
ricche in produzioni botaniche. Egli è perciò che ho
creduto utile alla scienza , e ben accetto ai naturalisti e
ai viaggiatori 1' esposizione de' seguenti cenni corografico-
geologici sul predetto paese .
La Valle di Fassa , e Predazzo in Flemme sono lo-
calità interessantissime pel naturalisti , a segno che il ce-
lebre geologo De-Buch dichiarò Fassa la chiave delle
alpi in senso geologico. I distretti di Fiemme e Fassa
sono fiarmati da una valle sola principale , per cui scorre
il picciol fiume Avisio , che ha le sue sorgenti alla ghiac-
ciaia di Fedaja o Marraolata , e si scarica nell' Adige
due ore di cammino sopra Trento . L' estremità meri-
dionale-occidentale di Fiemme può essere distante da
Trento in linea retta da cinque in sei ore di cammi-
no , e per via tortuosa transitabile sette ore . Questa e-
stremità, benché molto selvaggia, è l'estremità supe-
riore della regione della vite. Così la valle di Fiemme
e Fassa comprende vegetabili della regione della vite ,
del maiz , delle cereali , delle selve alpine , de' prati e
pascoli alpini , e degli ultimi gioghi alpini lino al ces-
sare di ogni vegetazione. Questi due distretti mancano
DEL DOTT. F. FAtCUII^I 1>/|5
di laghi al basso delle valli , e quindi de' vegetabili abi-
tanti le sponde de' laghi , Il paese non è molto palu-
doso. Tuttavia produce buon numero di specie di giun-
chi e carici . Tutta la lunghezza della valle conta da 1 5
in 1 6 ore di cammino , e la larghezza maggiore contando
le ascese e discese la metà, o due terzi. Le altezze di
queste Alpi raccolte finora sono inesatte e non danno
cosa alcuna di certo .
I paesi che circondano la Valle di Fassa , e Flemme ,
e le alpi che ne le separano , sono come segue. A mez-
zodì il territorio Trentino , e più a levante il Perginese
e la Valsugana , colla celebre alpe detta la Cima-d'-A-
sta . Un lungo tratto alpino di porfido rosso , divide la
Val di Fiemmc da Primiero , che confina col Feltrino .
A Predazzo si apre un ampia valle che si dirige a le-
vante , composta di ampie praterie ed estese boscaglie ,
e numerosi pascoli , nell' estremità della quale è 1' Ospi-
zio di Panereggio , e più a levante s' innalzano le rocce
di S. Martino . Da Moena ultimo villaggio di Fiemme
una valle si dirige a levante fino all' Ospizio di S. Pel-
legrino , i cui monti a mezzodì confinano con quelli dì
Panereggio. A levante di S. Pellegrino esiste il distretto
di Agordo , e il territorio Bellunese . La Valle di Fassa
ha 1' alpe Monzoni a mezzodì e levante , la quale con-
fina con S. Pellegrino , alpe che si continua sotto altri
nomi fino alla ghiacciaja di Fedaja di Penìa detta Mar-
molata . A levante di quest' ultima cresta alpina è il paese
della Rocca , colle alpi del Cadorino , e più al nord
Livinalongo . Facendo la volta verso nord e ponente
s incontrano i distretti di Badia e Gardena , oltre ai quali
la Pusteria , e al nord di questa i celebri Monti Taure-
ri con località rinomata presso 1 botanici salisburghesi
( per es. Heilgenblut ) , e più oltre nel Snlisburghese il
Glockner . Da Campitello di Fassa si apre una valle ,
detta di Duron , in direzione da settentrione a ponen-
te , nir o^tremità della quale è situata la Seiseraìpe collo
a46 CO^SID. GEOI,. BOTAN,
Schleren . A ponente del J^uron è l'alpe di Sojal, o frum-
mezzo il monte Udai . e di Vael . 1 paesi oltre queste
alpi sono Castelruth , Voels , Tiers ( e da questo è de-
nominato il Tieseralpe ) , Nuovaitaliana , e Bolzano . Al
nord e ponente delia Valle di Fiemme si trova il monte
del Feudo , col vicino di Pelenzana , con seguente ca-
tena fino alla valle dell'Adige.
Due gruppi alpini Ira tutta questa serie di monti
meritano ( e uno 1' ha già acquistata ) P attenzione del
botanico, e del geologo, e sono lo Schleren colla Seiser-
alpe e Duron , e l' altro Fcdaia con Mannolata e Pa-
don Passano e Italiano . Quanto 11 primo gruppo sia
l'oggetto delle escursioni del botanici, e non botanici viag-
giatori è abbastanza noto. Non mi tratterrò a narrare le
stravaganze , alle quali la vista dei vegetabili di quei luoghi
spinse qualche botanico . Il viaggiatore poi non può
godere di più bella prospettiva . Un anfiteatro di ghiacci
eterni gli si presenta , cominciando dalle ghiacciaie delle
Giudicarle verso la Valtellina , e seguendo per le alpi
della Val di Sole , di Santa Maria dei Grigioni , col-
V Ortales dell' Oetzthal , del Brenner e dei Taurari . Quasi
del tutto ignota è la seconda località , benché a mio
parere molto pi{.i interessante della prima pel botanico
e pel filosofo , e specialmente per l' italiano , mentre
una buona parte di questi monti sono entro i confini
del territorio della provincia bellunese. Ma di Blarmolata
più abbasso .
I terreni, e le rocce predominanti in Fierame e Fassa
sono li seguenti. All'estremità meridionale di Fiemme,
nella regione della vite, esiste il solo Porfido rosso,,
roccia la quale predomina nel Tirolo meridionale, e sii
«•stende alla sinistra dell' Avisio orientalmente , e un poco-,!
a settentrione (est-nord-est) sino ai confini delle mon-J
lagne di Fassa , cioè fino a S. Pellegrino , e lungo l' A-
visio^ alternando con altre rocce, fino a Soraga . A|
mezzodì e ponente di S. Pellegrino il Porfido rossoj
DEL DOTT. F. FACCHINI 2^'J
s' innalza fino all' estremità delle Alpi . Le altre Alpi di
Fieinme e Fassa sono formate in massima parte dalla
dolomia , la quale in non pochi luoghi è ricoperta dalla
roccia trappica ( porfido aiigitico , porphyr pyroxenique) ,
che discende in più luoghi fino al hasso della valle . A
mezzo monte , e sino sotto alla dolomia , e in qualche
luogo nel fondo della valle , viene al giorno una calcaria
grigia stratificata , in alcuni luoghi piena zeppa di con-
chiglie hivalvi pietrificate , la quale calcaria contiene mol-
tissima argilla ^ v' è anche dello Schisto argilloso , ma non
molto frequente . A Predazzo esiste il bellissimo granito
con feldspato rosso , il quale passa in altri graniti grigi ,
e ai Monzoni di Fassa esiste la Sicnite . E' poi noto
il marmo di Predazzo . In altri luoghi ancora si trova
del inarmo assai bello , come pure qualche filone di
solfato calcare . La dolomia è allo Schleren e a Mar-
molata di Penea così tenera , che le acque 1' hanno sol-
cata in molte e bizzarre forme . In Fassa manca quasi
affatto la roccia quarzosa ^ solo alla sua estremità piij
bassa esiste il porfido rosso , e poca arenaria rossa .
Brocchi nella sua memoria mineralogica sulla Valle
di Fassa denomina la roccia stratificata conchiglifcra di
questo paese argilla schistosa . Ma dai caratteri , che egli
stesso riferisce , risulta che è più propriamente uno schi-
sto calcarlo argilloso . E' comunemente di colore cene-
rognolo . Questa roccia si trova non solo in Flemme e
in Fassa , ma comparisce ( ove la vegetazione non P a-
sconda ) in tutti i luoghi, dove esiste la Dolomite, che
immediatamente la rlcuopre . Que' geologi . che ritengono
la dolomite per una roccia di transizione , potrebbero
sospettare , che la calcaria stratificata conchlgllfera non
fosse stesa solfo la dolomite , ma vi fosse semplicemente
appoggiata di fianco . Che la dolomite giaccia immedia-
tamente, e verticalmente sopra la calcaria conchiglifcra
schistosa , lo si vede in molte località e molto chiara-
mente alla sinistra del valloncello alpino di Vael sopra
248 COHSID. GKOL. BOTAM.
Vigo , dove la roccia è tagliata a piombo con istrali
orizzontali di calcaria conchiglifera schistosa di sotto ,
sormontati da altri , che gradatamente crescono sempre
più in grossezza , ed acquistano di mano in mano mia
tinta sempre piìi bianchiccia , e finalmente passano in
dolomite , scomparendo ogni vestigio di stratificazione .
Benché la calcaria conchiglifera schistosa giaccia sotto
la dolomite, e questa la ricuopra, non è, che la do-
lomite conservi ovunque un' altezza superiore a quella
della calcaria stratificata , che anzi s' incontra in più
luoghi la dolomite nel fondo della valle formante rupi
di considerabile estensione , e si vede la calcaria con-
chiglifera ascendere fino al confine della vegetazione ar-
borea , come nel nominato valloncello alpino di Vael ,
e anche più sopra , come a S. Cristina in Gardena .
Si cercherà più abbasso di dare spiegazione di questo fe-
nomeno , non che di altro analogo , del trovarsi cioè
diverse rocce pi'imitive molto al di sopra del livello delle
secondarie.
La stratificazione della calcaria conchiglifera schistosa è
di rado orizzontale • comunemente si presenta con una
inclinazione suU' orizzontale di pochi gradi . Dove è oriz-
zontale non conserva per lungo tratto tale direzione, ma
tosto la cambia in inclinata ora ascendente , ora discen-
dente senza seguire alcuna legge costante . Dove è in-
clinata non segue per lungo spazio lo stesso grado d'in-
clinazione , ora accrescendola , ora diminuendola in guisa
da presentare un continuo ondeggiamento per lo pm
invero assai leggero , ma In alcuni luoghi tanto consi-
derevole da piegarsi in arco , come si vede alle Rovis
di Moena vicino alla strada. In qualche luogo l'inclina-
aione si aumenta sino oltre i trenta gradi , e in qualche
altro gli strati sono affatto rovesciati in direzione per-
pendicolare , come si osserva vicino al ponte di muro
a Moena . D' altronde la stratificazione non conserva alcun
parallelismo coli' inclinazione, o discesa delle valli.
DEI, DOTT. P. lACCIUTil a4;)
La Dolomite non costituisce daperlutlo in Fassa la
sommità dei gioghi Alpini , Essa è in più luoghi rico-
perta dal Porfido augitico , 11 quale si vede anch' esso
discendere fino al fondo della valle, e non si trova
mai coperto dalla Dolomite . Il Porfido augitico si pre-
sriira di diverso aspetto e di diverso colore secondo la
presenza , preponderanza , colore , e forma dei suoi
componenti , e porta diversi nomi , come di basalte ,
di wake, di amigdaloide , ec, le quali roccie si com-
prendono sotto il termine generico di roccia trappica .
11 porfido augitico si trova in pila luoghi stratificato , e
in altri sotto la forma di breccia, che in tal caso si
chiama breccia trappica .
Benché il porfido augitico i-icuopra sempre , dove esi-
ste in queste località , la dolomite , e non ne sia mai ri-
coperto , non avviene per questo che esso formi emi-
nenze alpine più alte di quelle della dolomite . Anzi la
dolomite si eleva in sua vicinanza il più delle volte al
di sopra del suo livello .
Due questioni del massimo interesse si presentano
qui al geologo contenìplatore delle alpi e di loro for-
me : come , e da quali cause siano state prodotte le
alpi , e se abbiano avuto la loro origine sui luoghi , ove
esse attualmente esistono.
Che la calcarla stratificata sottogiacente alla dolomite
sia il prodotto di una precipitazione da un dissolvente
acqueo , ossia dalle acque del mare , è abbastanza ma-
Vifesto per la presenza degli animali marini che si tro-
vano pietrificali fi:"a le lamine de' suol strati . Questa pre-
cipitazione sembra essere stata l' opera di un lunghissimo
spazio di tempo . Da prima agevolmente si compren-
derà che il numero degli strati gradatamente ricunpren-
tisi è assai considerevole , se si rillette che in Flemme ,
in grazia di esempio , la stratificazione si vede a circa
3o(>o piedi sopra il livello del mare , e si eleva ad ol-
ire 6000 piedi nella contigua valle di Fassa . Quanto
aSo CONSID. GEOL. BOTAX.
questa calarla s' innalzi nelle alpi si può vedere . ma non
si vede dove comincia sotto il fondo delle valli . Gli strati
sono di differente grossezza. Quelli che fra la loro con-
tiguità contengono conchiglie bivalvi pietrificate hanno
comunemente la grossezza di mezzo pollice. Perchè si
formasse il primo strato era necessario che 11 liquido , il
quale teneva in sospensione la materia calcare e argil-
losa , s' intorbidasse , ossia che si diminuisse la forza del-
l' affinità chimica reciproca , acciò la materia terrosa po-
tesse , obbedendo alle leggi della gravità specifica , calare
abbasso . Dopo cessata la precipitazione di tutta quella
porzione di materia calcare e argillosa , che il liquido non
poteva tenere , era necessario che esso si schiarisse , ac-
ciò la materia prima precipitata potesse consolidarsi ed
acquistare la forma di strato , e tale durezza e solidità da
non potersi piti congiungere esattamente in un corpo solo
colla materia da precipitare in seguito , e le conchiglie
generarsi e crescere. Questa alternazione d'intorbida-
menti e di schiarimenti del liquido si è ripetuta tante
volte , quanti sono gli strati , ossia molte migliaja di vol-
te . Si domanderà forse da alcuno come la materia cal-
care e argillosa , per sé indissolubili nelP acqua , abbiano
potuto rimanere per lunghissimo spazio di tempo di-
sciolte neli' acqua , e quale sia la causa dell' avvicenda-
mento di tante precipitazioni . La chimica e' insegna ,
che sostanze per sé insolubili uell' acqua divengono dis-
solubili coli' intervento di altre sostanze , le quali nel caso
nostro hanno potuto essere di natura gazosa, o impon-
derabile , e forse tali che non esistono più , e non cadono
sotto il dominio della chimica per essersi forse in seguito
decomposte per dar origine ad altre sostanze . All' altra
domanda si può rispondere che la natura vive ed agisce
a periodi , e quindi certe cause agivano ad intervalli pe-
riodici togliendo alle acque del mare parte della forza
dissolvente, forse sottraendo ad esse certi princìpi colle
stesse combinati. Ad ogni modo i fatti della strafificazlone,
PEI. DOTT- F. TACOnirtl sSl
e ridia presenza «li esseri capaci di vivere solo nel mare
soffocali fra gli strali della calcarla sono visibili e pal-
pabili . L' ignoranza poi delle cause , e di loro natura non
dà il diritto di negare la presenza degli effetti:^ anzi la pre-
senza degli effetti è prova della precedenza delle cause .
Argomento della lunghezza straordinaria del periodo
di tempo , entro cui si formò la calcarla stratificata con-
chiglifera , è anche la diversità delle specie di conchiglie
bivalvi j che si trovano a diverse altezze . La natura or-
ganica assumeva in differenti epoche un differente tipo.
Finita la deposizione della materia calcare e argillosa
il liquido s' intorbidò una sol volta , e depose con pre-
cipitazione quasi continuata tutta la massa della materia
dolomitica , che forma le attuali eminenze alpine calca-
ri , che una volta dovevano essere di mole assai mag-
giore della presente . I pochi vestigi di stratificazione , e
la scarsa o nessuna presenza di animali marini pietrifi-
cati entro la sua sostanza , provano le rare , o nessune
interruzioni di precipitazione della materia dolomitica .
Allorché si effettuò la deposizione della materia cal-
care e argillosa, il liquido si trovava in istato di quiete,
ciò che è dimostrato dalla regolarità ed uniformità delle
.sf rotificazioni , che si osservano fino ad un certo segno .
Ciò è del pari dimostrato dalle foggie di giacitura delle
conchiglie pietrificate , le quali benché in alcuni luoghi ,
ime sopra Vigo , e al valloncello alpino di Vael vi si
Itrovino in tanta abbondanza da essere le une colle altre
la contatto , non sono però ammassate o ammucchiate
IÌd guisa da ricuoprirsi vicendevolmente ; e la loro gìaci-
Itura è sempre orizzontale , né mai obbliqua o sui fian-
ichi , ciò che doveva talvolta avvenire se fossero state
'air atto , che rimanevano imprigionate entro i depositi
della materia precipitata , dalle onde del liquido agitato
qua e là mosse e sospinte .
Potrebbe domandarsi , se nel tempo della deposizione
della niatpria dolomitica il liquido, entro cìv err> contenuta .
2 52 CONSID, GEOL. BOTAW.
si trovasse in istato di tranquillità , o di agitazione .
I grandi banchi , o strati , che qua e là si presentano
all' osservatore alle pareti della roccia dolomitica poco
inclinati sulf orizzonte , forniscono una prova , che all' at-
to della loro formazione il liquido , da cui si separava
la materia , che li formò , non poteva essere molto agitato .
Ne viene la conseguenza , che al termine della depo-
sizione della materia dolomitica la superficie di questa
roccia , che tale mano a mano si rese consolidandosi ,
doveva essere orizzontale , o da questa poco diversa .
Si è esposto di sopra , che il porfido augltico ricuopre
solo alcune basse , e non le più alte eminenze dolomiti-
che . Si presenta qui la domanda , se la roccia trappica ,
ossia il porfido augitico si sia formato per un intorbi-
damento e precipitazione dal fluido acqueo consecutiva
alla precipitazione della dolomite . Si trovano assai di
frequente nella roccia dolomitica delle fenditure con ogni
maniera di direzione , lai'ghe da alcuni pollici fino ad
alcuni piedi , riempiute di wake , ossia di porfido augi-
tico . E chiaro che la materia , che riempie uno spazio ,
fa supporre la preesistenza dello spazio da essa occu-
pato . Queste fessure , e questi riempimenti s' incontrano
frequenti dal basso delle valli di Fiemme e Fassa fino
poco sotto alle creste delle alpi dolomitiche . La ma-
teria del porfido augitico riempie le fessure della dolo-
mite tanto esattamente , che impossibile riesce 11 negare
1' assenso all' idea , che 11 porfido non vi sia penetrato in
istato fluido o semifluido.
Dove il porfido augitico si presenta in grandi masse ,
non è raro il trovarlo stratificato . In altri luoghi poi
si presenta sotto forma di breccia , o come aggregato
manifestamente meccanico di grossi e minuti pezzi e
frammenti , mescolato a frammenti di roccie eterogenee ,
e , come a JVIolegnon di Fassa , intersecato per ogni
verso da gran numero di vene bianche , da Brocchi ora
credute querzose , ora calcari , ed alternanti a strati
DEL DOTT. 1'. TACCUINI 11 5 3
con Strati di roccia calcaria in frammenti. Non avverrà
lacilmente che ad alcuno cada in mente che questa sorta
di roccia si sia formata, tale e quale si trova, in un li-
quido soprannuotantc , e da esso ivi depositata . Di più
tutte le analogie di forme , e di componenti scompaiono
fra la roccia dolomitica e la trappica . Nella trappica
alcuni fra i diversi componenti si unirono a parte e si
cristallizzarono formando l' augite ^ l' orniblenda ec. sotto
la forma di amigdaloide contiene un numero infinito di
cavità , o cellule di differente grandezza , di forma sferoi-
dale più o meno allungata o compressa riempiute in tota-
lità , o tapezzate sulle pareti di sostanze cristallizzate affatto
estranee ai componenti della matrice . AlP apposto le
cavità della dolomite sono irregolari , e tapezzate di cri-
stalli formati dalla sostanza della roccia. Quale è dun-
que la sua origine ? Se è vero ciò che pronunciò un
gran naturalista , che quello che sappiamo è la minor
jjarte di quello che non sappiamo , ciò è in eminente
grado vero per rispetto alla geologia . Pure alcuni dati
sou certi . E certo che all' epoca della deposizione sul-
la roccia dolomitica questa aveva sofferto grandi alte-
razioni alla sua superficie . E altresì vero che il porfido
augitico è stato generato in tutt' altro luogo che dove
osso attualmente si trova, e che nel trasporto ai luoghi,
dove esso ora giace , sollerse le alterazioni sopra men-
tovate , dell' essere stato ridotto in frammenti , in breccia ,
o commesso con rottami di altre roccie . Però sotto
questi urti esso non è stato stritolato affatto , come lo
mostrano i cristalli che contiene di orniblenda , e spe-
zialmente di augite ( pirosena ) , rimasti entro il suo
impasto belli e completi in istato della più perfetta in-
tegrità . Le cellule della wake, ossia amigdaloide a\n'li-
horo pure dovuto scomparire, se Io slritolanuMito fosse
{giunto fino ad un grado avanzato . Abbiamo accennalo
rbe il porfido augitico non ricuopre le più alte, ma lo
più basse eminenze della dolomite . Ciò forma prova
2j4 COKSID. GEOL. BOT.ilT.
che allorché il portìdo augitico è stato deposto sopra
la dolomite , questa aveva sofferto delle potenti alterazioni
alla sua superfìcie , e quindi la comparsa del porfido
augitico sui luoghi di sua presente esistenza è di data
di molto posterioi'e alla formazione della dolomite .
Se il porfido augitico non è stato originariamente
formato sui luoghi di sua presente giacitura, sono esse
state formate le altre roccie nei luoghi , ove ora si tro-
vano ? Questa domanda equivale all' altra , come abbia-
no avuto origine le Alpi .
Se le Alpi sono state formate sui luoghi di loro at-
tuale giacitura , è forza ammettere che le jnasse che le
costituiscono sieno state ivi accumulate da violenti on-
deggiamenti del mare, che spingeva e innalzava qua e
là la materia semifluida . Lo stato di stratificazione quasi
regolare , e la posizione delle pietrificazioni si oppongono
all' ammissione di tale idea .
Oppure tutta la materia che occupava il fondo de'
mari attuali e le pianure fino all' altezza delle atluiiH
Alpi, anzi mollo al disopra, per tutto il globo terrestre,
è stata asportata , e scomparve assieme alle immense
quantità di acque che sopra vi galleggiavano , e dalle
quali quella materia stessa era stata depositata . A fare
scomparire tali masse di solido e di liquido basta am-
mettere l' apertura di sufficienti caverne entro le viscere
della terra ? Per rispetto alla scomparsa della materia
liquida non si potrebbero forse fare valide opposizioni a
questa teoria. Per rispetto all' asuortazione di tutta la
materia occupante il fondo dei mari e delle pianure fino
sopra il livello delle attuali Alpi converrebbe ammettere
che questa materia non fosse stata ancora solidifica-
ta in pietra . Rimane a rispondere perchè le terre in
alcuni luoghi delle presenti Alpi si consolidarono in
rupi , e non altrove . Ma ciò per una improbabile ipo^
tesi dato , resta a vedere come sieno state scavale le
valli entro le tene indurite allo stato del!e attuali roccie .
DEL DOTT. F. FACCUKM 255
Risponderanno per una rapida ritirata del mare. Questa
teoria è soggetta a grandi difficoltà , se si consideri come
un fluido , come 1' acqua , possa produrre sì sorprendenti
effetti sopra le dure roccie . E concepibile che lo potrebbe
fare con un' azione per assai lungo tempo continuata .
Ma se la ritirata delle acque era rapida , queste troppo
presto mancavano , perchè 1' effetto potesse esser a tal
segno prodotto ^ se si ritiravano lentamente , la poca
quantità d' azione nuoceva alla continuazione . Si oppone
ancora a questa teoria il fatto , che non le piìi tenere
roccie , come la dolomite , e il porfido augitico , sono
state demolite e portate via di preferenza , ma che il
granito , e altre roccie piii dure si mostrano lacerate e
scavate non meno.
Una prova diretta contro questa teoria la fornisce la
«lirezione delle valli Alpine . Se queste fossero state
scavate dalla corrente delle acque del mare che si riti-
ravano verso un dato punto , anche le valli dovrebbero
presentare la loro direzione verso un dato punto . La
loro direzione dovrebbe essere prossima alla parallela
con un piccolo grado di convergenza verso la loro di-
scesa . Tutt' al contrario esse s' incontrano frequentemen-
te ad angoli assai dilatati , e talvolta in direzione alquanto
opposta, in guisa che de' due angoli formati dall' incontro
di due valli quello di sotto è acuto , il che significa
che l' una discendendo guarda più verso la parte supe-
riore che inferiore dell' altra , in cui sbocca .
Non sarebbe possibile che le valli fossero state sca-
vate per 1' opera di acque cadute dall' atmosfera , ossia
per via di abbondantissime pioggie e per lungo tempo
continuate ? Questa supposizione incontra la non piccola
dilficohà , che a stento si può comprendere come tanta
massa di acque necessarie allo scavamento -Ielle dure
roccie delle Alpi abbia potuto formarsi n'>ll' atmosfera
senza una temperatura talmente elevata della superficie
terrestre, che avrebbe impedito la precedente generazione
2 56 COÌSSIU. GEOL. BOTAN.
degli animali marini , quali si trovano pietriiìcati nella
calcaria formata prima di quest' epoca .
Qualora non si possa spiegare soddisfacentemente come
le Alpi siano state formate alle altezze da esse presente-
mente occupate , sarà forza ammettere che , formate in
posizioni più basse , siano state in seguito da qualche
forza elastica alle loro attuali altezze sollevate . Questa
teoria spiega plausibilmente molti fenomeni, che senz'essa
rimarrebbero inesplicabili . Essa ci spiega perchè gli strati
delle roccie non sieno affatto orizzontali , come dovreb-
bero necessariamente essere , se le roccie non fossero
state mosse di luogo. Ci spiega perchè molte roccie
primitive , e quindi originariamente formate sotto le se-
condarie , si trovino ad altezze maggiori di queste . Quello
che è sotto , se non viene trasportato di luogo , rimarrà
sempre di sotto , e più basso di quello che si formò
posteriormente sopra esso . La forza elastica , che agi-
va sollevando le grandi masse , agiva in prmcipio solo
in direzione centrifuga, premendo equabilmente in ogni
parte . Ma giunta la massa sollevata ad una data altezza
siccome veniva ad occupare una più auìpia superficie
per la divergenza de' raggi , come deve accadere allon-
tanandosi da un centro , doveva scoppiare . Allora il
fluido elastico trovando per le fenditure una via per la
sua sortita cessava di agire , e la massa , già divisa in
franmienti , ricadeva più o meno finché trovava un so-
stegno. Ma in tale abbassamento doveva perdersi più o
meno la direzione centrale • di qui l' inclinazione ed
obbiiquità delle roccie stratificate . Doveva del pari av-
venire , che le roccie in prima superiori o secondarie
ricadessero in qualche luogo a maggiori profondità delle
primitive , che rimasero ad un livello più elevato . Le
crepature delle grandi masse sollevate , che dovevano
formarsi in vari sensi , diedero origine alle valli , che
del pari hanno la loro direzione in vari sensi.
Il Conte Marzari Penrati nei suo lungo sogiiiorno a
DEL DOTT. F. faccuiui a $7
Predazzo in Fieinme per lo studio della geologia scoperso
in quelle vicuianze , che una specie di granito giaceva ,
a suo vedere, sopra la calcaria di transizione o secon-
daria , che ella siasi . Con questa sua scoperta egli cre-
deva di rovesciare le teorie dominanti in geologia , e
fece tanta impressione sopra i geologi , che molti dei
principali reputarono prezzo dell' opera il visitare quella
località . Non essendovi traccie di suolo vulcanico in
quelle vicinanze non si poteva ammettere un rovescia-
mento per efl'etto di una forza sotterranea locale . Che
la giacitura del granito in quel luogo sopra la calcaria
sìa realmente per sopraposizione , oppure ad essa sol-
tanto appoggiata , come volle vedere qualche altro geo-
logo , quando si voglia ammettere la teoria dei solleva-
menti , il fenomeno è tosto spiegato , e tutto rimane
nelle sue vie ordinarie .
Il porfido augitico fu P ultimo ad essere sollevalo e
trasportato dai luoghi di sua primitiva generazione ai luo-
ghi di sua presente giacitura , ciò che deve essere av-
venuto in epoche molto posteriori al sollevamento della
dolomite , avendo noi veduto di sopra che questa era
stata soggetta a grandi urti alla sua superhcie . I solle-
vamenti del porfido augitico dovevano farsi per fenditure
prodotte fra le roccia dalla forza stessa che sollevava le
masse del porfido .
Dopo quest' ultimo sollevamento , ultimo in quanto che
qui non si parla de' sollevamenti evidentemente vulcanici
ossia parziali , la superficie della terra andò soggetta a
considerahili innondazioni , come lo prova , oltre la pre-
senza de' terreni di alluvione , il fenoiueno dei riempi-
menti delle fessure della dolomite pel porfido augitico a
considerabili distanze dalle masse di esso porfido . Dun-
que quel porfido , che esisteva negli spazi intcrmedii fra
le masse tuttora esistenti , e quello dei riempimenti delle
fessure della dolomite , che doveva necessariamente esi-
stere quale anello di comunicazione , è stalo asportato .
N. Axn. Se. N.viuK. Aiino 1. Tom. a. 17
258 COSSII). GEOL. BOTAN.
Ho fatto cenno superiormente della tenerezza della Do-
lomia di Marniolata. Che dirà il viaggiatore se nella Sviz-
zera , ed altrove s' incontrerà in limpide cascate di acqua .
e in Mar/nolata gli toccherà di vedere cascate di latte ;
LiVettivamente la Dolomia corrosa per la sua tenerezza
ilalle acque dei ghiacci disciolti dal calore della State ,
tinge di color di latte quelle acque, che comunicano
questo colore al fiume Avisio per molte , e molte ore
di cammino . Siccome le nevi che cuoprono queste cime
non aumentano di massa, così è forza che annualmente
ne venga sciolta a un dipresso la quantità che nelP inver-
no cade. Le acque adunque di queste nevi in Max-mo-
lata scorrendo sopra la Dolomia la corrodono , e vi
scavano canali , e ciò non mancano di fare ogni anno ,
jterchè ogni anno le acque si tingono in bianco sorten-
do da quelle rocce. Lascio al Geologo Filosofo calco-
lare il numero degli anni dalla profondità di quel ca-
nali per decidere quando lo scavamento dei medesimi
potrà aver avuto principio. Imperocché la profondità dei
canali scavati nella roccia dolomitica di Marmolata dalle
ycque è proporzionale alla quantità della sostanza annual-
mente portata via , ed al numero degli anni , pei quali
quest' abrasione è stata ripetuta. Questi due fattori o ele-
menti d' azione si suppliscono reciprocamente , di ma-
niera che a produrre lo scavo ad una data profondità ,
se la materia annualmente asportata è poca , un numero
d' anni maggiore è necessario , se dessa è molta , un nu-
mero d' anni minore darà lo stesso prodotto . Di qui pare
ne venga la conseguenza , che siccome la materia aspor-
tata è sufficiente a tingere in bianco le acque del fiume
Avisio per un lungo tratto , non sia in tanto piccola
quantità , e quindi che 11 numero degli anni da che eblìe
principio r opera di tali scavi non sia assai grande .
All' epoca del principio di questa erosione corrispon-
de verosimilmente 1' epoca della cndula delle prime nevi
sopra queste alpi . Le prime nevi sono cadute . non v' ha
i>ri. DOTT. r. Fvcciii^ft 2.)r)
t1iil>l)io . all' occnsionc dell' ultima catastrofe della terra
( la terza , o la quarta di cui esistano segni ) , quella ca-
tastrofe cioè . che col rapido raffreddamento della su-
perficie terrestre , sofl'ocò nelle nevi gli Elefanti della Si-
beria , e ne distrusse le specie in quelle latitudini assieme
alle specie di altri animali . che allora ahitavano 1' attuale
Zona frigida , e parte della Temperata . e che ora sono
confinati alla Zona torrida . Che poi gii Elefanti ( noterò
per incidenza ) vivessero allora in Siberia . e che varie
altre specie di animali ora della Zona torrida abitassero
in parti Settentrionali e Medie dell'Europa, e che i loro
cadaveri , ed avanzi , che ora si trovano in quei luoglii .
non sieno stati trasportati colà dalle acque . che abbiano
innondato la superficie del globo . lo dimostrano lo stato
di loro integrittà rispetto ai primi . e i luoghi di giaci-
tura rispetto ai secondi . GII avanzi di questi ultimi si
trovano in caverne , in cui cercavano rifugio, e scampo
contro 1' elemento . che minacciava la loro distruzione .
Le acque non avrehber potuto sollevare gli Elefanti dalle
pianure dell' Asia meridionale , e trasportarli oltre i monti
dell' Asia media fino ai confini dell' Asia settentrionale
senza o disi:ru::;gerli affiitto . o danneggiarli grandemente .
né avrehber trasportato dall' Africa in Germania altri ani-
mali , e collocati in caverne , nelle quali si trovano certi
vcsligii , che fanno credere esservi essi pervenuti viventi.
Tornando alle nevi «Ielle nostre Alpi pare certo , che
r epoca della loro prima caduta non sia antichissima , e
che non vi sia paragone fra la lunghezza dello spazio
di tempo occorso per lo scavamento dei suddetti canali .
« lo spazio di tempo trascorso durante qualche altra ca-
tastrofe terrestre . Tn grazia di esempio si consideri quante
migliaia di secoli devono essere trascorse dal cominciare
«Iella nascita delle prime conchiglie bivalvi petrificatc nella
'"alcaria stratificata per es. in quella degli strati di Vigo
di Fassa . dove gli strali gli imi agli altri sovrapposti
sono al nnmTo di nitllo miqliaia . e della spcssc/./a di
afio CONSID. GEOL. BOTAN. DEL DOTT. F. FACCHini
un pollice , o anche meno , e tutti contenenti conclii-
glie. Intanto è certo che un tempo non breve era ne-
cessario , perchè queste conchiglie nascessero , e cresces-
sero entro un liquido quieto e chiaro. Poi era neces-
sario , che entro questo liquido si formasse la sostanza
calcarla , e si depositasse sopra esse conchiglie , e quindi
di nuovo il liquido si chiarificasse, ed altra generazione
di conchiglie si formasse , e così di seguito alternativa-
mente per migliala di strati.
Il Viaggiatore che gira in Fedaja , trova un altra cosa
degnissima di osservazione , ed è una strada che conti-
nua per molte ore di cammino sopra la linea della ve-
getazione arborea , la quale strada , come affermano i
cacciatori , comincia dalla Seiseralpe , e continua fino nel
distretto della Rocca , provincia Bellunese . Io sono in-
clinato a ritenere questa strada per un passaggio dei
Romani , perchè è noto dalla storia , che essi avevano
una strada a Gastelrut sotto la Seiseralpe , e che per
essere in quel tempo le valli tutte imboscate , e quindi
intransitabili , sceglievano le vie dei monti pei loro pas-
saggi , e perchè questa strada non può mai essere stata
costrutta dagli abitanti di questi monti, non essendo essa
di nessun uso per loro , e perchè non si conosce il fine
di tale strada supponendo , che sia stata costrutta dai
Conti, e possessori di castelli nei secoli bassi.
DI UNA
CHE È IN FRANCIA
DI CARLO L. BON APARTE
PRINCIPE DI JJlSIGNA>0 .
' Chi sulle Coste meridionali di Francia sbarcasse ve-
drebbe avverata quelP antica sentenza che piit si curano
le cose lontane delle vicine . Né se ne accorgerebbe già
per diligenti ricerche in parti recondite e deserte di quelle
spiaggie • ma perfino sotto le mura della popolosa Mar-
siglia , donde trapassano tanti scienziati della non men
curiosa che dotta Francia . Ivi mi colpì subito la vista
una graziosa lucertolina non descritta finora , la quale
tanto più mi affretto a far conoscere quanto più mi lu-
singo che di tal lieve scoperta profittar possano i signori
Duinèril e Bibron , che s' impromisero la descrizione di
tutt' i Rettili del mondo , già molto inoltrata , e le Lu-
certole propriamente van preparando in questi giorni pe'
torchi .
Non potendomi dispensare dal richiamare le specie al
sistema , che m' ingegno di perfezionare ogni giorno ,
stringendolo sempre più alla natura , pongo questo ret-
tile nella famiglia dei Lacertidi ^ e lo ascrivo al genere
Psammodromus , del quale venìaci finora a notizia una
262 yiO\\ LLCE1\T0LA
sj»ecie sola , cioè la Lucerla Edwurdsìana , Dugès . Di-
verso i-eputo il Psarninodromus dal genere Notoplioìis: il
quale io compongo di tre specie assai più vicine alle
Lucerle che ai Psaminodroììii ^ quantunque a primo aspetto
li rassomiglino per una tal qual conlormazione di squa-
me . Le ditte tre specie sono : i .'^ il Notopholis Filziri-
geri di Sardegna figurato nella mia Iconografia : 2.'- V Al-
i,"yroides moreotica dei signori Bory de S.^ Vincent et
liibron ritratta anch' essa in detta opera :^ 3,"^ una più
bella e ben più grande specie dell' Isola di Gorfù , che
vidi soltanto nel ricco Museo di Chatam in Inghilterra ,
e ad onta di mie ripetute inchieste desidero ancora di
possedere .
Quale è però la differenza fra il Psammodromus e il
mio Notopìiolisì Rispondo brevissimo che non facendo
conto di quella delle scaglie dorsali , grandi , carenale
ed embricate in ambedue i generi , basta bene a distin-
guerli li collare , che nel Psammodromus non vedesi , e
la carena longitudinale , che esso ha sotto le dita , la
quale non esiste aflalto nel Nolopholis . 1 cui diti son lisci
come nelle vere Lacertae. Da questa varia conformazione
degli organi locomotori tra i due generi nascono abitu-
dini diverse -, e perciò nella famiglia de' Lacerlidi pro-
pongo la divisione de' Lacerimi e del Psammodromini .
Ragiono in varll articoli della mia Fauna sui lor carat-
teri generali , il cui sunto può leggersi nella Synopsis dei
Renili d' Europa , che in tenue ringraziamento della ono-
revole ascrizione del mio nome ofl'ersl alla reale Acca-
demia delle Scienze di Torino • perciò mi limito qui a
stabilir la specie di questo Lacerlino accompagnandola
di esatta figura a confronto del Psammodromus Edward-
sianus operata sul vivo da valente artista.
Deggio alla cortesia del signor Barthelemy de la Pom-
meraye , direttore assai benemerito del nascente Museo
di Marsiglia , il richiestogli invio di vai-ii esemplari viventi
delle due specie ; essendoché il nuovo Psammodromus
in e. r., BO.'SAPAurK 263
da me raccolto nella campagna dei Clary presso quel
i;rande emporio di Europa posi immediatamente nel
bagno dell' alcool per conservarlo . Agilissimo egli nei
movimenti e rapidissimo nel corso caccia il molle suo
corpicciuolo Ira le pungenti giuncaglie marine , e spe-
cialmente nell' assiepato Astragalus Tragacantha , che
ivi cotanto abbonda -, e conficcasi quante volte gli piac-
cia nell' arena , su cui leggermente passeggia , mercè
delle carene suddigltali. Sembrami quasi di aver veduto
questo Rettile stesso nella doviziosa raccolta del dottor
Otth di Berna ^ e qualora ciò sia, una sol cosa ben mi
ricordo , cioè , che colà riferiasi ad altro genere sotto
nome di altra conosciutissima specie . Io avendo riguardo
al suo colore uniforme , ben diverso dal variopinto del-
l' EcKvarclsiaìius , lo Intitolo :
PsAMMODRonros Ciuereus.
PsAsimoDROMUs cmerco-acneits unicolor^ subtus albo mar-
garitinus : capile parvo ; aiiribìis intermediis rostro et a-
xi'liis : temporibus sciitulatis : rima giilari continua squamis
majusculis teda : pedibus anticis ultra oculos inx productì-
libus : poris J'emoralibus vix conspicuis : cauda tota cy^Un-
dracea , sesquilongvore quam corpore .
Colla seguente diversa frase distinguerò poscia il
PsAMMODROMUS EdWARDSIAKUS .
Ps.LMMODROMUS vircns nigro maculatus lineis ulrinquc
duabus albidis subtus cyaneo-margaritinus : capite grandi :
nuribus vaìde proximioribus axillis quam rostro : tempo-
ribus squamulosis : rima gulari infra simìles squamas ad
medium intcrupta : pedibus anticis productilibus ultra na-
res : poris femoraìibus pafentibus : catidn subquadrata ad
linsun , duplo Inngioro qunm cnrpnm .
af>4 NtiOVA LUCERTOLA
Apparisce quindi bastantemente dalle due frasi sud-
dette , non essere il solo colore che distingua i due
Psammodromi ^ ma sì ancora il capo assai più piccolo,
le zampe più brevi , la coda men prolungata nella nuova
specie , che da tai caratteri prende un aspetto visibil-
mente diverso . Aggiungasi che in essa le squame tem-
porali sono più grandi , e più dissimili tra loro , assu-
menti quasi r aspetto di scudetti : le piastre parietali
minori : i fori auricolari collocati più innanzi : la fessura
del sottogola più profonda e non interrotta , talché i
bordi delle scaglie che la ricuoprono disegnano , per così
dire , un collare .
L' esemplare che ho sotto gli occhi è lungo quattro
pollici e tre linee dalla punta del muso all' estremità del-
la coda : il suo capo è quattro linee e un quarto , il
collo due linee e mezzo , 11 tronco un pollice , una linea
e un quarto , la coda due pollici e sette linee . Le zam-
pe anteriori non misurano più di sei linee , le posteriori
si prolungano poco più di nove . La celata del pileo è
r undecima parte di tutto il Rettile , la quarta del tron-
co , la sesta della coda . Il capo è triangolare , ottusetto
all' apice , e senza rilievo alcuno sulle tempia . L' aper-
tura della bocca si protrae fin sotto il margine poste-
riore degli occhi. La piastra frontale si ristringe alquanto
nella sommità , la occipitale è piccola e trapezoide : l' in-
terparletale appena maggiore è un romboide alquanto più
regolare . I granellini esistenti fra il margine del sopra-
ciglio ed il disco palpebrale , sono quasi invisibili . La
regione temporale è rivestita di squame grandicelle , ir-
regolari di forme , e disuguali tra loro , Le piastre sot-
tomascellari sono quattro per ciascuna banda . Nove o
dieci squame paraboliche , assai maggiori delle altre , for-
mano una sorta di collare libero sovrapposto alla fessura
golare . Distinta è la piega sottomascellare. Le squame
del sottogola son piccole , numerose , non imbricate . Le
lamelle addominali si dispongono in sei serie longitudinali ,
Di c. L. r,o?tvrAi'.TE aG;")
le (liic raedle delle qiiull soii le j)iù strette , le due
laterali ad esse le più larghe : la forma però è trapezoi-
dale in tutte . Contandosi circa trenta di tai lamelle in
ciascuna fila , perciò il numero loro complessivo è presso
a poco di cento ottanta. Il triangolo pettorale, debol-
mente distinto , componevi di poche squame . La piastra
preanale è grande , e la precede una doppia serie di
squamette , il complesso delle quali costituisce una se-
miellissi . Le squame dorsali son grandi , lanceolate , ri-
levantemente carenate ^ quelle però dei fianchi quasi li-
sce , e pressoché romboidali . Le squame della coda ,
larghette , troncate , ben carenate , formano una settan-
tina di verticelll chiaramente distinti , nel primo de' quali
giungono da vent' otto a trenta . I pori femorali , picco-
lissimi , e di quasi insensibil rilievo , son tredici . Gli arti
son gracili , rotondetti , cilindrici • i posteriori più pin-
gui : e quantunque il maschio li abbia tutti più lunghi
della femmina , tuttavia gli anteriori suoi , qualora si di-
stendono , non oltrepossano gli occhi , e i posteriori giun-
gono appena all' ascella . I diti scagliosi tutti , poco o
nulla compressi , notabilmente carenati al di sotto , han
piccolissime le unghie ^ ed il primo , secondo e terzo da-
gli anteriori crescono gradatamente in lunghezza-, il quarto
è uguale al terzo -, l' ultimo è poco più breve del se-
condo : il quarto dei posteriori è lunghissimo ', dal quale
decrescono gradatamente il terzo , il secondo ed il pri-
mo • il quinto non oltrepassa il secondo .
La tinta generale di questo piccolo Rettile è un ce-
nerino metallico , uniforme , sebbeu cangiante , al di so-
pra ^ bianco di madreperla al di sotto .
Roma IO Aprile iSS^.
OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
INTORNO ALL'.-: B0(;(;E SERPENTINOSE DEL BOLOGNESE
ED AL TERRENO CHE LE CONTIENE
DISCORSO TERZO
DEL DOTTOR DOMENICO SANTAGATA
LETTO NELl' ACCADiiJIlA DiLLS SCIK.NZIK BELl' ISTI TOl O
NKI GlyRM 26 APair.E F. 3 SIAGGIO l838.
SOMMARIO
Introduzione . x Metodo seguitato in queste geologiche
osservazioni: ordine tenuto nel presente discorso.
PARTE PRIMA
INVESTIGAZIONI SULl' EPOCA RELATIVA DI FORMAZIONE
DEL TERRENO DEL CALCARE COMPATTO .
§. I. Del terreno terziario menzionato nel primo di-
scorso: difficoltà che i geologi provano nel determi-
nare r epoca relativa del terreno del calcare compatto ;
differenze delle fatte determinazioni .
% 2. / fòssili e le sovrapposizioni non possono bastare
per determinare l' epoca di formazione del nostro ter-
reno del calcare compatto .
C>. 3. Confrontato questo terreno coi terreni descritti dai
geologi che potrebbero a primo aspetto confondersi col
nostro non si trova perfettamente uguale ad alcuno .
5. 4- J^^ tutti li caratteri propri di questo nostro terreno^
considerati insieme , ed in relazione ai caratteri dei
iT.r. DOTI', n. sA^Tu;A|•A 1267
tt'.rnuii analo^ÌLt si dodiice la corrisponcicnza di esso
coi terreni secondari.
PARTE SECONDA
COMSEGUEDZE IMMEDIATE CHE DERIVANO DALLA OSSERVAZIONE
DELLE MASSE SERPENTINOSK . ARGILLE , GESSI ,
SALGEMMA NEL BOLOGNESE .
§. r. Soluzione del dubbio che i massi di serpentino
sìeno erratici .
§. 2. Conformità geologica delle nostre masse serpentinose
coi graniti del Tirolo descritti dal Marzari , e coi
serpentini della Toscana descritti da Alessandro Broii-
gniart .
5. 3. Bagioni onde si argomenta che se i geologi aves-
sero per innanzi osservata la montagna bolognese ,
avrebbero posto fine tanto prima a molte controi>ersie .
5. 4- -^c nostre masse serpentinose sono state sollevate .
§. 5. Argomenti che mostrano il fuoco avere operato il
sollevamento delle masse .
§. 6. Mirabile e graduata trasformazione di ciottoli du-
rissimi di Silicato di Manganese e di ferro in tenue
polvere ocracea operata dal fuoco .
§. 7. Indizi delP azione del fuoco sulle masse serpenti-
nose cavati dalle loro forme _, e dall' essere alcune in
frantumi legati da argilla modificata dal fuoco , e
stratificate .
§. 8. Indizi della medesima azione del fuoco tratti dalla
magnesia che si rinviene in quasi tutte le rocce di
questo terreno .
§. f). // marmo di Lagaro è roccia di sollevamento cosi
come lo sono i serpentini e rassomiglia i marmi di
Carrara .
5- 10. .-/rgillr del torreno de' serpentini, di Paderno ,
di Montcrp"ìio . di Rasit:lin n di altri lunghi .
268 OSSERVAZIO>'1 GEOLOGICHE
§. II. Abbondanza del Solfato di calce scoperta nella
terra de Pogginoli di Paderno e di Rasìglio , e con-
seguenze che ne derivano .
§. 12. Tutte queste argille sono rocce di sollex^amento e
probabilmente generate dal fuoco .
§. i3. 3Iotivi che persuadono che ancora i gessi nel
bolognese sieno stati sollevati y e che il sai gemma sia
quivi poco profondo .
PARTE TERZA
IINVESTIGAZIGNI SULl' EPOCA DEL SOLLEVAMENTO DEL SERPEPiTmO ,
DELLE ARGILLE, DEI GESSI E DEL SALGEMMA , E SIMILMENTE
SULl' EPOCA DELLA FORMAZIONE DEI SERPENTINI :
PROFONDITÀ E NATURA DEL FUOCO SOLLEVATORE.
§. I. Prove che i serpentini sieno stati sollevati dopo il
consolidamento del terreno secondario: congetture che
lo sieno state prima del deposito del terziario .
§. 2. Rapporto dei nostri serpentini colle rocce primitive ,
ed esame delle dottrine del Brongniart e del Humbold
intorno a tali rocce .
§• 3. Identità che se ne deduce dei nostri serpentini
colle rocce primitive.
§. 4- Origine ignea uniforme dei serpentini e delle rocce
primitive .
§. 5. Profondità del fuoco sollevatore.
§. 6. Natura del fuoco sollevatore.
§. 'j. Ipotesi di Davf sull'origine de^ fuochi vulcanici
preferita ad ogni altra ipotesi.
lìEr. tOTJ. t>. SAKTAGATA 2G1)
INTRODUZIONE
Alctodo seguitalo in quesle i^eohgiclie osscrvaziuni
ordine tenuto nel presente discorso .
Ottima è a mio avviso la partizione cbe si fa comu-
nemente delia geologia o scienza della leiTa nelle tre
parti sue di geografla , di geognosia , e di geogenìa ;
imperocché questa partizione non solamente comprende
tutto che è proprio suggetto di questo studio , ma ezian-
dio mostra e addita la via che è da tenere da chiunque
intende di aggiungere in esso ad utile finej costringendo
quasi gli studiosi a porre innanzi 1' ordinata osservazione
dei fatti alla ricerca delle cagioni, del come, e del quando
la scorza della terra fosse formata , e ricevesse tanti e
cosi vari mutamenti . E però secondo una tale intenzione
ho procacciato , che li due discorsi in questo luogo già
letti sopra le Rocce Serpentinose del bolognese porges-
sero una schietta e fede! narrazione di quanto ad esse
appartiene cosi rispetto alla natura , qualità e disposizione
di loro tutte e del terreno nel quale sono , come alle
maniere diverse dello associarsi fra loro . E in tale ma-
niera io penso di avere soddisfatto alle prime due pai'ti
del metodo divisato , onde ora mi rimane di dar com-
pimento alla terza .
Ben è vero che li geologi generalmente si propongono
di usare questo stesso metodo nei loro trattati , ma sia
lecito il dirlo , non lo osservano di ugual maniera in
tutte le parti , avvegnaché non di rado confondano 1' uf-
ficio della geognosia con quello della geogenia j mentre
facendo il trattato della geognosia , distribuiscono in varie
classi i terreni secondo alcuna supposizione relativa alla
loro origine e formazione . ]V1a alla geognosia non s' ap-
partiene che di raccogliere tiUli i trovati fatti sulla co-
stituzione minerale del globo , mellerli in piena luce ,
2JO OsSERVAZlOiM GLOLOGItflE
flistìiigucro , descrivere, e nominare i terreni: e qualora
prenda a classificarli sistematicamente entra nel campo della
geogenia j alla quale spettando V indagare 1' istoria della
terra , spetta ancora il trattare di quelle medesime ipo-
tesi che sono il fondamento delle geologiche classifica-
zioni . Ond' io col premettere i nudi fatti , mi confido
di avere seguito strettamente il metodo da tutti approvato,
e di non essere incorso in alcun traviamento , poiché
soltanto nel presente discorso mi sono riserbato di por
mano alla parte goognostica , e qui rappresentare unite
insieme tutte quelle conclusioni che dalle narrate cose
si possono derivare ; e rintracciando la corrispondenza
che è fra loro di cagione e di effetto far conoscere qual
sia il luogo che nella serie delli terreni conviene asse-
gnare alli già descritti nostri bolognesi . Se non che questa
è impresa molto più malagevole a compire di quanto io
.stesso da principio stimava , e di quanto per avventura
potesse ad altri parere : che ogni parte compresa dentro
questo argomento è piena tuttavia di oscurità e dubbiezza ,
è collegata con le dottrine fondamentali non ancora ben
ferme della scienza , e potrebbe , quando fosse acconcia-
mente trattata , arrecar molta luce nelle plii difficili e
importanti ricerche . Io però non presumo con la pre-
sente fatica di sciogliere i tenebrosi problemi ne' quali mi
sono incontrato , ma di dire semplicemente il mio parere
intorno a loro , e in quella guisa che , mal fidaudo ne
miei medesimi sensi , non mi sono quietato intorno alla
verità delle cose da me vedute , finchr , mostrandole nd
n:\a ad una . non furono verificnte iiell" agosto passato
dal dotto e diligente natiu-alisla amico mio Dott. Giuseppe
Bianconi , cosi , e molto più , non assicurandomi ora della
dirittura de' miei i-aglonaraenti . li sottopongo, o Acca-
demici virtuosissimi . al vostro giudizio , il quale ogni-
qualvolta col mio non si convenga, sarò sempre pronto
a rifiutare qualunque mia più vagheggiala opinione .
Affine poi di schivare la confnsione che la moUiplicità
dille cos<' pf)lrr|ibe grnrrare . lio scollo In qneslo lrr?0
mi nrTT. n. st?ìT\r,ATi
rngionnmento , di tener dietro a quell" ordine medosimo
che ho tenuto nel raccontare le fatte osservazioni ; sic-
ché verrò a mano a mano discorrendo quelle deduzioni
che da quei fatti derivano, secondo che furono sposti l'un
dopo 1' altro , ed aggiungendo solamente a luogo oppor-
tuno quello che negli ultimi miei viaggi ho ritrovato. Il
quale ordine mi pare tanto più conveniente che io se-
gniti , quanto che li due discorsi passati (i) furono ordinati
a quel fine che in questo mi sludierò conseguire : cou-
forme al quale dividerò questi miei ragionamenti in tre
parti : investigherò nella prima 1' epoca relativa di for-
mazione del terreno del calcare compatto; esporrò nella
seconda le conseguenze immediate che dalla osservazione
de' massi serpentinosi derivano , ed in questa pure toc-
cherò alcuna cosa delle argille , dei gessi e del sal-
gemma nel bolognese : e finalmente indagherò nella terza
1' epoca del sollevamento di queste masse, e poscia quella
della loro formazione .
(l) Vrdi Tom. I. ili q«iijli Aiiii.ili |i,);; '|R. r Tiini II pag 8l
i
^^a OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
PARTE PRIMA
ISVESTIGAZIONI SVU? EPOCA RELATIVA DI FOBMAZIOI^E
DEL TERREKO DEL CALCARE COMPATTO.
§. I.
Del terreno terziario menzionato nel primo discorso: dif-
ficoltà che i Geologi provano nel determinare F epoca
relativa del terreno del calcare compatto^ differenze
delle fatte determinazioni.
Prima che venissi a trattare delle rocce serpentinose
e del terreno che le contiene volli premettere alcune
poche cose intorno ali! terreni terziari che trascorsi nel
mio cammino , del quali , rton facendo essi parte del
principale argomento , mi piacque quasi a modo di in-
troduzione nel tempo stesso che descriveali , di ragionarne.
A compimento del poco che allora ne dissi mancavano
le convenienti congetture sulle cagioni della elevazione a
cui si trovano attualmente quei terreni , e le lasciai in-
dietro perchè dalle cose che dovrò ora sporre da sé
medesime si faranno manifeste.
Considerati pertanto li terreni terziari si perveniva col
discorso a quel terreno che per la grande dlfierenza che
ha coi terziari a primo aspetto si conosce non essere
terziario . Giace questo terreno fra le colline terziarie e
gli apenninl , e lo spazio eh' io ho percorso ha circa
trenta miglia di circonferenza , ed è per la più parte
composto (come ho già distesamente (i) narralo) di
l)anchi più o meno potenti di schisto marnoso , di cal-
care compatto e di poco macigno senz' ordine assieme
alternanti , e privi al tutto di fossili infuori di alcune
(1) IN. Annali ■U'!!e Scienze N;ilurali Tom. I. pac;. G5.
DKL DOIT. D. SAMTAGATA
poche tiicoidi . In due terzi del detto spazio tutto il ter-
reno è ti-antuniato e sconvolto , e vi s' incoutriino spesso
argille che o s' intromettono fra gli strati , o ne amalga-
mano assieme i rottami , o formano alcuna sommila setn-
pre però rovinosa e cascante . Neil' altra parte sono bensì
gli strati qua e là spaccati ma non in frantumi e quivi
dintorno alla sommità principale chiamata Monte Fer-
dente sono dessi inclinati quasi a modo di mantello .
Molti e chiarissimi Geologi hanno ragionato di terreni
molto analoghi a questo nostro , anzi non di rado iden-
tici , ma le loro opinioni sono alquanto discordanti -, e
quante volte i geologi si sono incontrati in tale terreno
hanno provato sempre le maggiori difficoltà per deter-
minare r epoca a cui appartiene , chiamando alcune sue
rocce . enigmatiche o problematiche , e misteriosa l' epoca
della loro formazione . E diflatti questo medesimo terreno
è riferito dall' Hausman e dal Brocchi alla formazione
intermediaria o di transizione , dal Brongniart da De Buch
e da Buckland alla formazione del sedimento inferiore ,
che equivale al terreno secondario ma molto vicino a
quello di transizione : il Pareto lo fa identico colla sca-
glia del Vicentino e contemporaneo del gres verde e
colla creta • il Prof. Savi lo ascrive al terreno cretaceo
e con lui la maggior parte de' più moderni .
§. IL
I fossili e le sai^rapposizioni non possono bastare a f/e-
terminare t epoca di formazione del nostro terreno.
Una tale divergenza di opinioni m' invogliò di prova-
re, se , lasciate indietro le autorità de' geologi e facendo
uso delle regole assegnate per distinguere l'età relativa
dei terreni , avessi potuto da me medesimo trovare il
luogo che al mio si conveniva :, ma io m' accorsi che
I internarsi in tale ricerca poteva essere paragonalo al
>. Ann. Se. Natcr. Anno i. Tom. 2. is
ay4 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
camminare per un laberinto intricato , nel quale poiché
si è entrato è quasi impossibile rinvenirne l'uscita. Le
due norme regolatrici quasi tìli ci' Arianna che per queste
ricerche si danno , sono , la qualità de' fossili che sì trova-
no , ed il diverso modo del sovrapporsi delle rocce 1' una
all' altra . Ma come potranno queste essere a me di aluto
se neppure un fossile si rinviene , fuori delle fucoidl ,
nel nostro terreno , e se per tutte le 3o miglia non ve-
desl un taglio che mostri le rocce inferiori alle già det-
te, ed in un punto soltanto, di lato a Montorlo (i) e
alla sinistra del Sarabro si vegga questo terreno sotto-
stare ad un macigno molle terziario ? Quest' ultima par-
ticolarità potrebbe far supporre che il terreno in discorso
avesse immediatamente anteceduto la formazione del ma-
cigno terziario e che quindi appartenesse alla formazio-
ne della creta. Il Dott. Giuseppe Bianconi nelle sue per-
lustrazioni delle colline della Samoggia ha ritrovato in vari
punti un terreno identico al mio sottoposto ed a contatto
con terreni terziari , e verrebbe così ad appoggiare que-
sta conghlettura : e tale posizione incontrandosi ancora
in altri paesi e specialmente nella Toscana , secondo le
dotte descrizioni del Savi , è il principale argomento che
molti lo dicono terreno cretaceo . Ma io con questi
soli dati non posso ancora pienamente convenire con
quei geologi per cagione di due considerazioni eh' io
faccio e che tosto esporrò. Parlasi oggigiorno in geolo-
gia rapporto ai terreni ed alle formazioni come appunto
sì parlerebbe dagli anatomici e da' fisiologi del compen-
sarsi che fanno fra loro le partì degli animali , nei quali
quando manca o è difettosa alcuna parte ed altra so-
vrabbonda o lussureggia in vigore ed in nutrimento , sì
dice che il sovrabbondare di questa sia a compenso del
difetto o della mancanza di quella . E frequente è pure
il caso che manchino del tutto uno o più membri di
(i) Luogo «ilato pa^'. ("17.
DEL l)OTT. 1). .SA!\TAGATA i';)
alcun terreno , anzi intere (brnia/.ioni e non per questo
si trovano depressioni cagionate da questa maneanza .
Per la qual cosa se ancora io vegga un terreno a con-
tatto con un altro o ancora ricoperto da quello posso
io dirittatncnte argomentare che questo sia V antecessore
immediato di quello ' E già il La Beche ha avvalorato
questo dubhio dicendo che „ ogni roccia può ricoprirne
„ un altra piìi antica di lei senza per questo determinare
„ l'epoca della sua deposizione „ (i). Oltre a questo (ed
è la seconda considerazione ) io m' avviso , che regola
meno incerta della sopradetta per conoscere P età di un
terreno sia quella che ne dà 1' Humboldt quando dice che
,, a rlnlracciare qual sia l'età relativa di una formazione,
„ si ha da guardare quale roccia più nuova o più gio-
,, vane , come egli si esprime , sia da quella in qualche
„ punto coperta „ (2) . Secondo il quale principio non
.sono le rocce superiori che dimostrano 1' età di una for-
mnzione ma bensì le inferiori . Regola altrettanto bella
e sicura quanto difficile da porre in uso , perchè vo-
lendo trovare 1' età relativa di un terreno sarò costretto
percorrere col pensiero tutti i punti del globo per ve-
dere quale sia la roccia più novella che è sottoposta a
(|uella che io studio , e trovatala ancora starò sempre
dubbioso se quella sia veramente la più recente , non
potendolo affatto persuadere che la cognizione delle rocce
tutte che sono ancora coperte da quella , la qual cogni-
zione è quasi impossibile ad aversi. Una tale regola poi
( forse per la sua difficoltà ) non la veggo che pochissi-
mo dal geologi adoperata . Per queste considerazioni
adunque non posso acconsentire che venga dichiarato il
terreno in discorso appartenente alla creta perchè infe-
riore al terziario.
(1) Sur les Knviious ile l;i Sjieiia l'ar H. T. I)e-l;i-Hpchc .
il) Hiiiiiboldt \l. Fissai rióo{;noslique sur le ^iseineiil des Roclics
Jans les ilcux Htniislcrcs pag. 1:73.
a^G OSSERVAZIOINl GEOLOGICHE
§. m.
Messo a confronto il nostro terreno del calcare compatto
cogli altri terreni descritti dai geologi non si troica per-
fettamente uguale ad alcuno .
Divenute adunque insufficienti per me quelle regole o
fondamenti che dir vogliamo di giudicare in questo pro-
posito , mi rivolsi ad esaminare singolarmente li quadri
o descrizioni che danno dei vari gruppi e terreni li trat-
tatisti di geologia ^ ma quivi ancora si presentarono osta-
coli non tanto facili a superare . Trovai il nostro terreno
ora mancante dei caratteri chiamati essenziali o caratte-
ristici di quel gruppo a cui nel resto più s' accostava ,
ora averne esso di tali che nel gruppo cui era più vi-
cino non venivano considerati ^ e troppo lungo sarebbe
qui parlare al minuto . Il primo trattato che io presi ad
esaminare fu il Quadro dei terreni di Alessandro Bron-
gniart , geologo a buon diritto estimato e posto fra' più
famosi della Francia . Dissi già da principio che Bron-
gniart collocava il terreno di che trattiamo fra le rocce
di transizione ^ e questo io 1' ho conosciuto dal vedere
che il nostro terreno è il medesimo di quello di Pie-
tramala , quale egli pone nel primo gruppo dei terreni
emilisi che chiama calcareo , corrispondente al calcare di
transizione degli altri . Prudentissimo come è non lo
dichiara assolutamente intermediario a cagione della man-
canza di fossili , onde , egli dice , viene distinto da tutti
gli altri terreni e dagli altri gruppi ancora dei terreni
emilisi , ma solo dice esserlo con molta probabilità : e
viene confermato nel suo dubbio dall' avere il Bue an-
noverato il medesimo terreno nel quarto gruppo de' ter-
reni abissici che confina appunto col primo degli Emi-
lisi . Secondo la quale opinione sarebbero questi terreni
de' primi formati dopo i primitivi . Io credo però che
DKL DOTT. V. SANTAGATA H'J'J
Brongniart e gli altri che li fanno intermediari abbiano
assegnato un' epoca sì remota a questo terreno per avervi
spesse volte trovato la dolomia ed il diaspro che pare
che essi tenessero allora non procedere da alcuna altera-
zione di rocce , ma avere avuta un' origine comune con
li macigni e coi calcari . Se si tolgano via da questo
gruppo il diaspro e la dolomia come effetti di alcuna
azione , come dicono plutoniana , che abbia trasmutata la
primitiva struttura dei calcari , e se si considera la pietra
serena come prodotta essa pure da sedimento , quello
che rimarrà sarà somigliante al terreno bolognese, e po-
trà ascriversi al gruppo cretaceo dello stesso Brongniart,
il primo de' suoi terreni Izemiani pelagici o di sedimento
medio : a distinguere il qual ordine sebbene egli dica che
solo ed essenzialmente servono i corpi fossiH , che nel
nostro mancano affatto , tuttavia la qualità delle rocce ,
la presenza delle fucoidi e 1' essere a contatto coi ter-
ziari lo farebbero non dico giudicarlo cretaceo ma molto
vicino a tale gruppo e ad ogni modo come a lui equi-
valente . Per tal maniera si metterebbe concordia fra le
opinioni a ciò relative di Brongniart e di Homalius d' A-
loy , il quale pone questa medesima formazione nel suo
gruppo cretaceo che è il primo de' suoi terreni Ammo-
nitici . Ben è vero che Homalius dà per carattere es-
senziale del terreno Ammonitico unicamente la natura
de' fossili , e distingue fra gli ammonitici , il gruppo cre-
taceo per mezzo dei fosslU e dall' essere questo gruppo
fra i terreni terziari ed il calcare del lura. Per lo che
il nostro , per la mancanza dei primi verrebbe escluso dal
terreno ammonitico , ( essendone i fossili secondo Homa-
lius carattere essenziale ) e per quella dei fossili e del
calcare jurassico verrebbe escluso dal terreno cretaceo ,
o per lo meno si dovrebbe restar dubbiosi se questa
fosse la sua vera posizione . Per non essere però di so-
verchio prolisso lascierò di indicare gli altri confronti che
sopra le varie classificazioni di terreni ho fatte dai qtiali
aya OSSERVAZIONI GEorOGlCllE
non ho ricavato al<-uiia conseguenza più decijfva di quel-
le cui mi abbiano condotto le sopradette .
§. IV.
Da tulli i caratteri propri dei nostro terreno considerati
insieme ed in relazione ai caratteri dei terreni analo-
ghi si deduce la corrispondenza di esso con quasi tutti
i terreni secondari.
Ma non si vogliono dedurre li caratteri di un terreno
da un luogo che non sia molto spazioso : trenta o qua-
ranta miglia di circuito racchiudono una regione troppo
angusta per sperare trovarvi tutti i caratteri di una for-
mazione , né basta ancora che sia in ogni parte scoperta ,
e sia palese e costante la natura delle rocce ( siccome è
nel nostro ) . Il paese inoltre che io ho percorso e de-
scritto è più d' ogni altro deficiente di mezzi caratteri-
stici di formazione . Conciossiachè oltre all' essere , come
ho detto , senza fossili , ad eccezione delle fucoldl , oltre
al non otFrire che un punto solo visibile di sovrapposi-
zione , non avvi poi alcuno strato di micaschisto , che è
considerato come roccia fondamentale dei terreni secon-
dari , manca ogni indizio di conglomerato analogo al gres
rosso , e con esso mancano tutti i terreni secondari an-
tichi , cioè il gres nero , la calcarea alpina o zecsteln ,
il gres variegato , il muscelkalk • e vi mancano ancora
la dolomia creduta da Pasini la più antica roccia della
Toscana . ed il Verrucano al quale piuttosto attribuisce
il Savi questa qualità. Con tutto questo non dispero di
arrivare a conoscere 1' epoca che si ricerca , e le im-
portantissime osservazioni degli illustri Pasini , Savi , e
Pareto me ne agevolano il trovamento . Non è solo nel
Bolognese che slavi un tale terreno ^ distendesi ancora
per grande spazio d' Italia , nella Liguria cioè nel Mila-
nese e nella Toscana „ cuopre all' occidente tutto il suolo
\
DFX DOTT. D. SANTAGATA 2J9
„ iV Italia fino al mediterraneo , ed all' oriente è tutto
,, compreso entro una linea N. E. che partendo dal Lago
„ d'Iseo lambe gli Apennini bolognesi ,, (i). Né questo
ancora bastando , avvegnaché in tutti gli Apennini siano
le sovrapposizioni malcerte ed 1 fossili rari , le Alpi an-
cora sono state da Lodovico Pasini diligentemente esa-
minate con animo appunto di indagare se fra le due ca-
tene vi fosse analogia di struttura e di composizione'
geologica . E così egli rinvenne come aveva immaginato ,
che ritrovati in più luoghi delle Alpi la maggior parte
dei membri della formazione secondaria ordinatamente
disposti , e in mezzo a' loro terreni somigliantissimi a
quelli di Toscana e di Genova da lui medesimo prima
veduti , potè conoscere che in esso pure si trovavano li
pochissimi fossili annunziati da Guidoni nel macigno della
Spezia , e che più vi abbondavano le fucoidi : e sic-
come la scaglia del Vicentino poggia sopra un calcare
equivalente a quello del Tura così egli pensa che tanto
la scaglia che il macigno Apennino appartengano al ter-
reno cretaceo (2) . Dalle qualità dei terreni enumerati
dal Marchese Pareto (3) depositati prima dei terreni ter-
ziari ne' contorni di Genova arguisce con tutta ragione
il Pasini , che quelli , per la grande conformità di strut-
tura e di posizione geologica che hanno con li terreni
della scaglia , facciano parte con questi di ,, uno stesso
„ sistema depostosi successivamente senza interruzione ,
„ e che non debbano riguardarsi che come membri di
„ una sola formazione ., e per conseguenza li giudica
tutti posteriori al calcare del lura . Del quale avviso pare
che non molto sia lontano il Pareto il quale nel i83o
in una lettera inserita nel Giornale di Geologia di Parigi
dice che la formazione del calcare marnoso a fucoidi
(t) Riipporti geognoslici fra alcuni punii Jesli Apennini e del-
l' Alpi , (li Lodovico Patini.
12) Idem.
3/ Idem .
aSo OSSERVA/JOINI GEOLOGICHE
die è verso la riviera di ponente in Liguria sembra le-
garsi agli strati che accompagnano il calcare a numniu-
liti che si trova fra Manton e VintiralUe , il qual calcare
è ben evidentemente legato al calcare bianco giallastro
simile a quello del lura che si trova vicino a Manton e
a Nizza. E però da riflettere che da questa esposizione
di fatti che fa il Pareto poco o nulla si può ritrarre
sulla vera posizione di quel calcare marnoso a fucoidi ,
della cui formazione , parendo solamente che si leghi al
calcare a nuramullti e poggiando questo sopra un cal-
care simile a quello del lura , ( ma non per questo sia
assolutamente jurese ) , non si può stabilire con sicura
conseguenza che sia di quella formazione mentre tutti i
dati sono incerti . Altra opinione poi teneva il Pareto
diversa dalla qui esposta del Pasini nel 1827 (i), nel
qual' anno discorrendo i rapporti geologici che 1' apen-
nino ligure ha con le alpi della Savoia facea vicino ai
limiti di transizione un calcare a fncoidi simile al nostro
bolognese e per conseguenza analogo a quello che Pa-
sini reputa posteriore al lura . Ma quand' anche si am-
mettesse col Pasini e col Savi che il macigno degli Apen-
nini appartiene alla formazione cretacea , basterebbe egli
per dire che anche tutto quanto il nostro benché simile
ai terreni da loro illustrati , debba a questa sola for-
mazione essere ascritto ? Io per me son di parere che
il circoscriverlo dentro limiti così ristretti , quali sono al
disotto il calcare jurassico ed al disopra il terreno ter-
ziario sia con grande pericolo di errare. La vera for-
mazione della creta non vi esiste , non quella del lura ,
non quella del gres verde ec. , ma qualora si consideri che
queste formazioni passano insensibilmente l' una alP altra ,
qualora si ammetta che nel nostro terreno si ravvisano
caratteri che possono a tutte tre ugualmente ravvicinarlo,
(!) Di alcune relazioni che esistono fra la cosliluzione peognostica
dell' Apennino Lifture e qn^li? dell' Alpi «Iella Savoia ilei Sig. Pa-
reto , Giornale Ligustico. Maggio 1827.
DEL DOTT. D. SANTAGATA 28 1
qualora si ainniella ( siccome è veramente ) che for-
mazioni (li analoga composizione si siano ripetute in
epoche lontanissime una dall' altra , sicché rarissimo non
è il caso che la creta poggi in un luogo sopra il gra-
nito , come a Laufenbourg , in altro sopra il quadersans-
tein , come nel centro e nel Nord dell'. Allemagna (i) :
e se si conceda che una formazione sopressa venga so-
stituita da un' altra e sia soventi volte accaduto , che
mentre si operavano in un punto tre , quattro , sei
formazioni , una sola ed identica in un altra si conti-
nuasse , come n' è testimonio di veduta lo stesso Pasi-
ni ^ si potrà con tutta sicurezza concludere che tale ter-
reno è secondario e che probabilmente fu formato nel
tempo stesso che altrove si depositavano dalle acque la
creta , il calcare jurassico , il gres verde , il calcare al-
pino ed ancora formazioni di queste più antiche . Per
tal maniera potrebbe questo terreno corrispondere a tutti
o almeno alla maggior parte de' terreni secondari per
isocronismo di origine e per parallelismo di positura :
verificandosi così , che quello che non s' apprende dal
confrontare i singoli caratteri de' terreni si potrà almeno
congetturare da ciò che risulta dalla complessiva unione
delle minime e varie dififercnze che fra di loro si osser-
vano. Né dovrà alcuno maravigliare che con tanta esi-
tazione si vengano a sciogliere tali problemi, e che ti-
tubante se ne rechi il giudizio , quando sappia che a
dimostrare il Brongniart la differenza che passa fra il
valore di ciascun carattere di formazione preso da sé ed
il valore cavato dal loro insieme , disse che ., come
,, alcuno ( forse intenderà di Parigi ) non valeva a di-
„ stingucre un' abitante di Provenza da uno di Norman-
,, dia , cosi niuno sarebbe stato che non avesse distinti
„ due reggimenti posti a fronte l' un dell' altro compo-
,, sto r uno -di Provenzali e l' altro di Normanni „ .
(i) HuiubolJl, Essai Géognostique pr. pag. 273.
282 OSSERVAZIOM GEOLOGICHE
Similitufllne che quadra mirabilmente al caso per cui ven-
ne data , e fa sensibile la difficoltà che s' incontra nel far
paragone delli terreni diversi ^ difficoltà che a dismisura
s' accresce quando s' abbia a far idea di tali oggetti non
già cogli occhi ma cogli orecchi , come forse sarebbe
impossibile che col mezzo di semplici descrizioni , fossero
ancora del Bartoli , si giungessero a ben discernere i To-
scani dai Piemontesi . Altra e maggior difficoltà proviene
dall' incertezza del modi e dei vocaboli che formano la
favella di questa scienza , per la qual cosa è a deside-
rare e da sperare che i geologi pure vogliano usare
V arte della parola al suo debito fine , cioè di rendere i
concetti chiari e lucidi a qualsivoglia maniera di lettori .
PARTE SECONDA
CONSEGUENZE IMMEDIATE CHE DERIVANO DALLA OSSERVAZIONE
DELLE MASSE SERPENTINOSE , E POSCIA DELLE ARGILLE
DEI GESSI E DEL SALGEMBIA NEL BOLOGNESE .
§. I.
Soluzione del dubbio che questi serpentini sienn massi
erratici.
Se diciasette anni sono avesse il Breislacli , quando an-
cora non pensava ai sollevamenti , veduti li numerosi mas-
si di serpentino , di eufotide , di officalce ec. che io ho tro-
vati nel bolognese, non sono lungi dal credere che forse
11 avrebbe annoverati fra 1 massi erratici, imperocché
io credo che non pochi massi abbia questo valente ita-
Hano riputati erratici che in fatto poi non lo siano, ed
il gran masso di Newfchatel del volume di 40000 piedi
cubici ne sarebbe per avventura una prova ( i ) . Neil' os-
(i) Scipione Breislacli = Descrizione geologica della provincia di
Milano = Mil. 1822.
DFX DOTT. D. SA?«TAGATA 283
servare pertanto cl>e io feci quelle rocce non perdeva
di mente il sospetto , se mai si avessero da dire erratici ,
avendo presente all'animo, fra gli altri fatti notabilissimi,
il masso di granito che forma la base della statua di
Pietro il Grande in Pietroburgo, il quale, lungo ^i piedi,
largo 27, ed alto 21, era piantato sotterra i5 piedi in
un golfo della Finlandia , di dove , fu con mlrabil arte ca-
vato fuori e trasportato dall'" Architetto Carburi in Pietro-
burgo ( 1 ) . Non già che io creda che alcuno delli descritti
massi bolognesi non possa essere come isolato , e di
poco sottostante al terreno che lo circonda , ma ci'edo
bensì che niuno di essi sia proveniente di lontana parte
cacciato e spinto dalla violenza dell' acque , o traspor-
tato dalla mole smisurata de' ghiacci galleggianti , come
volevano Venturi e Breislack . Di questo mi persuadono
la forma piramidale eretta della più parte di que' massi,
r avere nella cima e ad ogni lato angoli acuti non
tondeggianti , l' essere con la base sepolti in terra , e
tutto intorno gli strali del terreno soversati.
§. II.
Conformità geologica delle vostre masse serpentinose coi
graniti del Tiralo descritti dal Marzari , coi serpentini
della Toscana descritti da Alessandro Brongniart , e
con altri y ed opinioni che avevano in addietro i geo-
logi sopra tali rocce .
Alloraquando il Conte Marzari Pencati nell' 1820 an-
nunciò all' Europa le importanti sue scoperte sui gra-
niti del Tirolo , arrivarono desse cosi nuove ed inna-
spettate alle menti de' geologi fortemente occupati dalle
dottrine di Slenone accresciute e dilatate da Werner,
che moltissimi fra loro si ostinavano a negare per
fino quello che cogli occhi ancor si vedeva : e parea
(i) Monument élevé à la cloire de Pierre le Grand = Paris 1777-
284 OSSERVAZIONI GEOLOGlCHt
loro impossibile , che potesse mal un granito star diso-
pra a un terreno di sedimento, giacché allora il sovra-
star di una roccia ad un' altra si avea per segno certo
della sua posteriorità . Moltiplicaronsi le scoperte di fat-
ti analoghi a quelli del Tirolo e tutti in seguito acqui-
starono fede ^ ma molti de' geologi non mutavano per
questo le loro opinioni , solo si confondevano , e con
le opinioni si confondeva puranche il linguaggio scienti-
fico , parendo quasi che alcuni a bella posta antepones-
sero al parlare schietto ed ingenuo un discorso velato
ed ambiguo , per tenersi come dire in bilico in mezzo
alle contrarie opinioni : finché 1 seguaci di Lazzaro
Moro, dell' Arduini e di Hutton Ispiegarono quei misteriosi
fenomeni con le dottrine del sollevamenti , che pigliarono
così la mente di tutti, che non pochi, trapassando 11 se-
gno contrario , troppo leggermente si condussero a d'-
chiarare atterrato il sistema geologico Werneriano . I fatti
per me osservati nel Bolognese hanno molta relazione
con quelli del Marzari, del Debuc e di altri, con questo
di singolare , che parmi che rappresentino all' osservatore
con tanta chiarezza e prontezza le Immediate cagioni
d'onde procedono, che si possono dii'e parlanti, e gio-
condissima mi fu la loro vista che tolse via in un tratto
della mia mente ogni dubbio , se pur ve n' era , non
solo relativo alla verità delle dottrine suddette , ma ancora
rispetto a molti particolari che soventi accompagnano li
sollevamenti . E fossero pure stati tanto prima veduti ,
che forse avrebbero segnato il termine di molte contro-
versie , e più presto gli studiosi della storia del nostro
globo sarebbero convenuti in una sola sentenza .
Poco appresso alle scoperte di Marzari Alessandro
Brongnlart eh' era allor Wernerista venne in Italia , e
dopo avere visitata una parte degli Apennini compose
una dottissima Memoria (i), colla quale, descrivendo
(i) Sur le gisemeiit ou position relative des ophiolites . euplio-
DEL DOTT. D. SAINTAGATA 2 85
molte rocce serpenlinose di queste moni gne, dichiarò
ferinaaieiile che desse erano del tutt(j superiori a strati
orizzontali di un terreno di seditnento , non i^ià per
forza di alcuna cagione straordinaria che le spingesse a
quel punto , ma per naturale e originaria loro situazione :
e comechè non potesse il Brongniart molto a lungo
durar nell' inganno , tuttavia il giudizio di un tant' uo-
mo disviò molti soprapresi da tale autorità , e ritardò
forse ancora la conoscenza del vero . Per la qual cosa
avendo egli scritto , che a Pietramala era l' esempio
più perfetto e più chiaro della sovrapposizione del ser-
pentino al calcare , né essendo stato dopo lui mai
da alcun altro geologo riveduto quel luogo , delibe-
rammo io col mio compagno Bianconi di andare a
vedere che cosa avesse potuto indurre in tale opinione
quel geologo . In verità che la esteriore e prima appa-
renza di quel luogo non può essere più ingannevole .
Si rappresenta alla vista un alto monte tutto nudo e
discoperto che per un terzo circa (cominciando dal piede)
è formato di strati , che paiono orizzontali , di calcare
compatto simile al nostro che ho descritto , sopra dei
quali s' innalza l' altra parte della montagna che è di
serpentino: e fuori solamente della figura del monte,
che è quella d' un grande scoglio frastagliato da ogni
parte , che rassomiglia un castello dirupato , e che ri-
corda le montagne dei trapp e delle trachiti , stando al
basso e sulla strada di Toscana che lo costeggia, tutto
concorre a far credere che dolcemente si deponessero
le materie del serpentino sopra quegli strati, e il Bron-
gniart per {scarsezza di tempo non salì il monte. Ond'è
che entrati noi in desiderio di veder da vicino il punto
dove quelle rocce si raggiungono , incominciammo a sa-
lire, ed io, più ardimentoso e meno prudente dell' amico,
con le mani e coi piedi appiccandomi per quei sassi
liiles , Jnsprs eie. dans quelqiies parlies flcs Apennins par Alex.
Brongniarl, Annales dès Mines 1821.
286 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
tutto inteso a conseguire il mio fine , «Jopo lungo ed
iitìannoso montare dell' ertissimo scoglio giunsi in punto .
di dove il guardar solo dintorno nieltea spavento ed era
impedito il più ascendere da un muro diritto in che
finisce la roccia , il discendere da grandissimo rischio
di rovinare : e buon per me che il compagno , appena
intese le mie fortissime grida , sollecito ed amorevole
mandò un capraio eh' era vicino a togliermi di quel
pericolo . Delle quali fatiche traemmo premio sufficiente :
che io vidi palesemente che gli strati di calcare non
sono orizzontali in tutta la loro estensione ma s' inchi-
nano all' indentro sotto la roccia ed alla parte opposta
di chi gli osserva dalla strada • vidi che fra il calcare
ed il serpentino eranvi strati di diaspro , o a meglio dir
di termantlde essa pure in istrati inchinati e paralleli
cogli altri, e vidi che il serpentino era per la pii!i parte
in minuzzoli aglutinatl da un cemento argilloso, li quali
minuzzoli in un punto che toccavano il calcare , quasi
fosse stato pastoso , s' internavano in esso . In quel mentre
Bianconi raccoglieva molti pezzi di termantlde i quali
mostrano a colpo d' occhio che il calcare è quello che
mutando quasi natura diventa diaspro e che non è già
questo che , come vorrebbe il Brongniart , passi allo
stato di calcare . Girando poi attorno della montagna ,
ci accorgemmo che nel versante opposto al descritto ,
il serpentino giunge fino alle falde del monte né vi si
trovano sfrati di calcare , onde subito e spontaneo per
le cose dette viene il pensiero , che quelle rocce di
serpentino incandescenti e fatte in pezzi per molte parti
squarciassero il terreno calcare , ne convertissero col gran
calorico gli strati a lor più vicini in terniantide, e sor-
gendo obhliquamente s' adagiassero sopra i medesimi
strati che avevano sollevati , e che per le circostanze di
quel sollevamento si erano inchinati dalla parte stessa
delle rocce sporgenti . In tal maniera d' indi in poi
non fu per me Pielramala che un fallo del medesimo
DF.L DOTT. l). SAINTAGATA 28^
genere dei nostri, ed egualmente cotii' essi dimostrativo,
ed inoltre siccome Brongniart aveva trovata in molti
altri luoghi , che non occorre qui nominare , grandissi-
ma analogia con questo di Pietramala , così ora diven-
gono tutti per ino argomenti della dottrina contraria a
quella che allora il geologo francese professava.
§. III.
Ragioni onde si argomenta che se i geologi avessero per
innanzi osservata la montagna bolognese avrebbero po-
sto Jìne tanto prima a molte controversie .
Né io già dissi a caso, che se la montagna bolognese
fosse stata tanto prima d' oggigiorno conosciuta dai geolo-
gi si sarebbero d' essi tanto prima accordati : imperocché
io veggo , che con maggiore rapidità hanno avvanzata
in questa parte la scienza quei fatti che più s' accostavano
alli nostri . Scipione Breislack tutto auìico al JMurzari ,
facendo ogni sforzo per mantenere inalterate le dotlrine*"di
Werner , dopo i lavori di Cordier sui prodotti vulcanici ,
1 avendo trovato nel 1821 del pirossenio nel porfido so-
vrapposto al calcare, cominciò a dubitare se mai quello
fosse vulcanico , e questo dubbio crebbe tanto nella sua
I mente che per tale il giudicò , e vulcanici pur anche di-
chiarò i graniti ed i serpentini in circostanze conformi a
quelle in che si trovano il porfido, concludendo da questo,
' che, tenuta ferma l'origine acquea delle rocce primitive,
poteva 1' azione del fuoco produrre rocce al tutto simili
alle primitive (i) così ancora la pensavano l'Humboldt
e alcuni altri ^ ed ammetteva egli quindi i sollevamenti
ma come semplici effetti vulcanici , ai quali sollevamenti
era contrario il Marzari*, 11 quale, incerto fra le diverse
I (1) S. Rrci.slack =:. Sull:i rriaciliir.i di alcune force poilìiirlic r
I granilose osscrvule nt-l Tirolo dal Sig. Conle Marzari Pcncati =
Milano 1831 pag. GG.
a 88 OSSEKVAZIO.M GEOLOGICHE
opinioni , non ben StipenJo quale trascegliere pare solo
(al dire di Breislack) che s'inducesse a stimare i suoi
graniti collatl da crateri superiori. Nel iSaS la dottrina
dei sollevamenti avea, trovato maggior numero di seguaci
e tuttavia la giacitura dei sei-pentini era molto oscura
ed incerta : Enrico Bouè nello studiare alcuni terreni
dell' Austria rinvenne a Willendorf un nìasso di serpenti-
no nel calcare intermediario e nelle circostanze medesime
dei nostri che grandemente lo illuminò ad estendere
ancora ai serpentini la ipotesi delle eiezioni. Finalmente,
per tacere di molti altri io trovo , che il Dufrenoy ha
descritti vari massi di ofiti nei pirenei , che se variano
alcun poco dai nostri per la composizione mineralogica,
(ciò che non è da curare) vi si avvicinano però mol-
tissimo per la loro figura e per le maniere diverse onde
sono sottoposti o incastrati nel terreno inferiore , quale
hanno rotto ed infranto nel medesimo modo che hanno
operato li nostri . Li quali accidenti rinvenuti in quelle
rocce dal sagace Duffrenoy facilmente il chiarirono delle
cagioni ond' erano in quel terreno e persuasero piena-
mente la maggior parte de' geologi della verità del sol-
levamenti rispetto al quali si può forse dire che la
conghlettura sia mutata in certezza . Secondo le quali
idee visitati e descritti molti altri luoghi , che credo
superfluo qui l' ennumerare , da sottili osservatori in tutta
Europa non solo ma nell' America ancora dal sommo
Humboldt , lume chiarissimo della nuova geologia , si
sono vie maggiormente confermati quel princìpi . Fra le
quali località , se non m' inganna la speciale conoscenza
che ho della nostra e la poca dell' altre , niuna è che
pii^i di questa porga raccolti insieme più numerosi ed
eletti argomenti a filosofare intorno a cosi grave e dilet-
tosa materia . Né minore direi quasi è l' utilità che si
trae da ciò che quivi s' offre alla vista che da ciò che
vi manca , come per esemplo , la dolomia 1 gessi ec. , es-
sendo che per quelle mancanze siamo fatti accorti a non
\
DEL DOTT. D, SAJITAGATA
tSn
essere corrivi a riduiie sotto generalità le correlazioni
che sono fra i teiioineni naturali . Per tulle le tjuali cose
chiunque abbia fior d' ingegno e che abbiasi rese laiui-
gliari le opere de' geologi , da sé medesimo comprenderà
come abbiano potuto avvenire una gran parie di quegli
effetti solo che li vegga o ne intenda la descrizione .
-sa"-
§. IV.
Le masse serpentìnose del Bolognese sono
state sollevate .
E dilani al vedere alcune di quelle rocce cristallizzate
in figura di piramide , con la base sotterra e con la
punta e col corpo quasi in atto di penetrare pel terre-
no superiore , e di rompere e dividere gli strati sovra-
stanti , che sconvolti e rovesciati sono ad essi d' intor-
no , niuno è che pur dubiti che non siano slati da una
forza inferiore sbuccati di sotto e sollevati a quel punto
nel quale oggigiorno appariscono. E similmente lo per-
suadono V universale scompiglio di quei calcari e di que-
gli schisli , i quali non per altra cagione potevano mai
tanto disordinarsi ed infrangersi che per impeti sotter-
ranei , di cui sono visibili segni le descritte rocce che co-
stantemente si rinvengono là dove maggiore è il rovinìo
ed il guasto .
§. V.
Argomenti che mostrano il fuoco avere operato
il sollevamento delle masse.
Ma d' onde mai si produce una foi-za di si ineflabile
e strabocchevole gagliardla e potenza', che ogni altra che
le si opponga sia da lei nel suo furore vinta e supe-
rala ? Dal fuoco , il quale o chiuso e coslretlo nelle
N Ann. Se. Mìtuk. ,4mii> i. Tkid. .: '''
2C)0 OSSERVAZIOINI GEOLOGICHE
occulte vie della terra , od Ivi nato fatto in un punto { che
questo ancora è possibile ) , se per alcuna cagione s' ac-
cresca e troppo angusti sieno l'atti li suoi ricetti rabbio-
samente urta e sospinge d'ogni parte, e a guisa di grande
mina scoppia e fracassa la superficie terrestre , o tanto
sol la rigonfia finché sia disteso abbastanza . Esempio
della prima maniera d' impetuoso interno sospignimento
con rottura esteriore 1' abbiamo in tutto quel tratto che
corre fra Gaggio e il fiume Setta , dove tutto il terreno
è in cento punti raddrizzato ed infranto : esempio della
seconda , con semplice rigonfiamento del suolo P abbia-
mo fra Setta e il fiume Sambro , dove si veggono gli
strati del macigno rilevati e ricurvi a guisa di gran cam-
pana, di cui il monte Perdente sarebbe il cucuzzolo. Molti
e chiari sono gì' indizi che un gran fuoco abbia operata
la sua azione sopra le nostre rocce e sul terreno stesso
che è tutto rotto • i quali indizi si potrebbero forse di-
stinguere in palesi od esteriori , ed in reconditi od inter-
ni . Chiamo segni esteriori il vedere le rocce stesse fatte
cellulose , mammillari , ovvero ridotte in iscorie o spume
d' apparenza vulcanica , come sono a cagion d' esempio
in molti punti le rocce di Bombiana , di Lizzo , di La-
garo , di Farnedola ec. e così pure indizio esteriore di
fuoco io dico il mirabile trasmutarsi del calcare com-
patto in diaspro o termantide . Del qual fatto parrai
che ninno di voi , o Accademici , potrà dubitare os-
servando tutti i diversi gradi di alterazione cui anda-
rono suggetti li calcari per pigliare la natura di diaspro
nelli saggi che qui uniti vi presento , tolti a Pietramala ,
a Farnedola sulla cima del Sasso rosso , ed a Sparvo
nei monticoli rossi . Il qual fatto del convertirsi il cal-
care in diaspro è conosciuto da tutti i geologi , e Tar-
gìoni stesso il vecchio ne fa menzione nelli suoi viaggi ,
ma da tutti è pochissimo considerato : a me invece reca
molto maggior meraviglia che la dolomizzazione o conver-
sione di un calcare compatto in cristallino e magnesiaco :
DEL DOTT. D. SAi'NTAGATA 2C)t
nel qua! caso non altro veggo che uu rallentarsi e un
discostarsi delle mìnime particelle dei calcari compre-
se da gran ceilore con l' introdursi contemporaneo fra
loro ( qualunque ne sia la cagione ) della magnesia . le
quali poi in raffreddare si ricongiungoiK» regolarmente .
Ma nel calcare che è fatto diaspro v' ha mutamento
nella natura minerale :^ intorno a che si sa solo , che
l' allumina con la cottura acquista caratteri della silice ,
ma nel nostro calcare 1' allumina è pochissima ^ il per-
chè ho divisato , tosto che il possa , d' investigare chi-
micamente la ragione di questo fatto . Chiamo poi indizi
interni o reconditi dell' azione del fuoco sulle nostre
rocce quelle chimiche composizioni e scomposizioni di
materie che pare certamente non potessero eseguirsi che
per mezzo di calore cocentissimo . Parlo singolarmente
tle' silicati di manganese e di ferro in pseudo-cristalli
della Serra de'Frascari, e di Farnedola (i). Sopra dei
quali avendo in quest' anno rinnovate ed accrescmte le
mie osservazioni , mi hanno desse presentato argomenti
bellissimi e forse indubitabili dell' azione del fuoco so-
pra di questi terreni . Lo che non avendo io potuto av-
vertire nella prima corsa geologica , non credo doverne
ora pretermettere la narrazione .
§. VI.
Mirabile e graduata trasformazione di ciottoli durissimi
di Silicato di manganese e di ferro in tenue polvere
ocracea operata dal fuoco .
Dissi adunque nel secondo Discorso , che nella Serra
de'Frascari, la quale è presso Monte Vicese, e nel rio
di Farnedola , che è in Grizzana , avea trovato certi pic-
coli strati non più grossi di quattro in cinque dita .
(il V. N. \nn. Se. Nat. T. a pat;. i,f>
292 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
d' iiregolare andamento, lorniati dalla semplice unione ed
accozzamento di tanti piccoli pezzi solidi , o piramidali ,
o prismatici , o trapezoidi , o quadrilateri , o d' altra for-
ma , accomodati insieme a quel modo che il sono ne-
gli antichi pavimenti le matonelle esagone o d' altra fi-
gura . Ciascuno de' quali solidi , che io chiamai pseudo-
cristalli , è composto di due sostanze , l' una delle quali
nera , dura , pesante , e d' apparenza submetallica , è
forse un bisilicato di manganese con allumina e perossi-
do di ferro ^ 1' altra gialla , o rossa , tenera , e leggera ,
la dissi un ocra ferrea . Le quali sostanze hanno due pro-
prietà singolarissime , vale a dire , di essere la più tenera
e la più leggera involta e serrata dentro dell' altra ,
e di essere la più dura e pesante cioè l' esteriore con
tanta regolarità conformata da rappresentare grossolana-
mente però le forme geometriche che ho nominate .
Tanto la Serra de' Frascari che il Rio di Farnedola sono
terreni quasi del tutto argillosi , e fra le argille sono
quegli strati . M' ingegnai come seppi congetturare la ge-
nesi di quegli strati e credetti non andare errato attri-
buendoli ad esalazioni infuocate di vapori di manganese
e di ferro misti all' allumina ed alla silice , i quali spinti
con forza di sotterra , ed arrivati a quel punto nel quale
ora si trovano , rafireddandosi a poco a poco s' assodas-
sero con simmetria , nella maniera presso a poco che
tennero per avventura 1 basalti , aiutate in ciò quelle ma-
terie dall' allumina che contengono disposta sempre a pi-
gliare forme regolari . — Non sapeva però dar ragione
fra l' altre di due cose , la prima , perchè questi vapori
nel raffreddarsi dovessero produrre strati estesi bensì ma
non mai più grossi di quattro o cinque dita , e la seconda
perchè l' ocra dovesse sempre internamente consistere .
Per la qual cosa sono tornato in quest' anno nel me-
desimo luogo de' Frascari col desiderio appunto di acqui-
stare più chiare e distinte nozioni sopra di questi og-
getti . Incominciate le osservazioni e spaccati moltissimi
DEL DOTT. D. SANTAGATA 2^3
di que' pseudo-cristalli , tutti li ritrovava più o meno con-
formi alli già descritti , perlochè mi rimaneva nelle slesse
dubbiezze , e continuando a scavare , a rompere , a spe-
culare , invece di dissiparsi quella nebbia che mi occu-
pava la mente quasi ad un tratto s' addensò . E la cagio-
ne si fu r avere scoperto alcuni di que' pseudo-cristalli nei
quali il silicato di manganese esteriore o la sostanza nera
non cuoprlva altrimenti ocra ferrea ma un ciottolo duris-
I simo , omogeneo , pesante , di colore ceruleo chiaro o
1 verderame , di tessitura compatta , e di frattura o pia-
I na o concoide , piuttosto morbido e liscio al tatto -, il
I quale toccato coli' acido nitrico non fa effervescenza , che
j battuto con i' acciarino non manda scintille • in somma
un minerale che pei caratteri esteriori s' accosterebbe ad
I un serpentino duro . Mi diedi allora ed iu seguito a stu-
diare questi fenomeni con tanto maggior impegno , quanto
j mi comparivano piìi strani e più inesplicabili • finché sono
giunto a comprendere , che l' essere inesplicabili sia forse in
I gran parte più apparente che vero . Essendo ancora come
! dicono sulla faccia del luogo , accumulai il maggior nu-
mero possibile di pseudo-cristalli d' ogni sorta , e massima-
mente di quelli che presentavano alcuna cosa speciale ^ e
fatto poscia ritorno alla città , ad uno ad uno , quasi ana-
tomico di pietre , io li tagliai . Il frutto di questa prima in-
spezione , che posso chiamare mineralogica , non fu vano
o dispregevole : imperocché per di lei mezzo ho potuto ri-
durre ad un solo capo cose che rassembravano da prima
disparatissime , e , per dirlo in breve , sono arrivato a per-
suadermi che quella materia rossa ocracea polverulenta
non è che T effetto di una alterazione cui dovettero sog-
giacere li durissimi ciottoli che somigliano al serpen-
tino . Gli argomenti di questa mia persuasione , o piut-
tosto li fatti che comprovano una tale metamorfosi ho
voluto raccoglierli insieme e sottoporli qui , o Signori ,
al vostro acutissimo esame , affinché se ad alcuno che
non gli abbia sotl' occhio sapesse duro lo ammetterli ,
Z<~)l^ OSSERVAZIO.NI GEOLOGICHE
qualora siano veramente come io li veggo , ne siate voi te-
stimoni che facciano sparire ogni dubbio (i). Vedrete
in prima li durissimi ciottoli che ho nominati avere la
superficie irregolare e gibbosa , le cui piccole gibbosità
corrispondono agli incavi che sono nella superficie inter-
na della crosta che li cuopre : ne vedrete alcuni involti
ancora dall' esterior silicato di manganese , altri da quello
artatamente spogliati , e tutti quanti anneriti nei lembi che
toccano il manganese , e degradare 1' annerimento nell' ac-
costarsi al centro piegando ad un colore rossigno traente
a quello dei mattoni cotti . Vedrete poscia in altri cre-
scere a poco a poco quest' ultimo colore , e col cre-
scere di questo sminuirsi la durezza dei ciottoli , finché
alcuni vi sembreranno al colore non solo ma ancora alla
consistenza veri mattoni. Nei primi la tunica esteriore
si limita a ricoprirli , negli altri secondo che è maggiore
il grado di alterazione si va insinuando nella sostanza
dei ciottoli , e negli ultimi 1' ha già spartita in molte
concamerazioni e come reticolata . Ma questo è ancora
il meno . Ridotti che sono i ciottoli all' apparenza dirò
così mattonosa non fermasi 1' alterazione , seguita ancora
avanti , e giunge fino a formare di quei mattoni la ma-
teria rossa polverulenta che sembra ocra ferrea*, e qui'
vedrete come sia continuata e perfetta la scala dei pas-
saggi dallo stato perfetto all' ultimo grado di alterazione ,
ovvero dall' apparenza di serpentino a quello di ocra fer-
rea. Con tutto questo però piuttostochè diminuirsi in
me le dubbiezze si erano aumentate . Il terreno della
Serra de' Frascarl e del rio di Farnedola appartengono
bensì al terreno de' serpentini , ma questi strati non sono
a loro in contatto ma molto lontani : come adunque si
trovano in quel luogo ciottoli di serpentino ? Ma questa
difficoltà io pure la superava , immaginando , che posto
(i) Nel mio Gabinetto privalo conservo i saggi di tutti gli oggetti
che in questi tre Discorsi lio descritti .
DEI. rOTT. 1). SANIAGàTA SqS.
é\e il silicato di manganese e di ferro lesse l'eQ'etto di
eialazionl vaporose ed atBjocate che di sotterra fossero
spinte fuori nell' occasione del sollevamento delle argille ,
siccome è supponibile che sia avvenuto , e posto che i
sa-pentini siano stali essi pure sollevati . se ne poteva
dedurre , che quei vapori metallici si partissero dal luogo
stesso o dissotto dei serpentini e seco medesimi traspor-
tassero i ciottoli , tinche raffreddandosi li ricuoprissero tutti
intorno conformandosi all' esterno simmetricamente. E sic-
con^e per solito i serpentini contengono molto ferro così
quelle azioni note ed ignote alle quali erano stati sog-
getti ( e delle quali è impossibile conoscere tutti i modi
di agire ) avevano alterata la materia propria del mine-
rale e trattone fuori ed isolato il ferro . Ma come poter
concepire che non dovessero separarsi dalle profonde
masse serpentinose altro che sassuoli non più grossi di
un pugno , e di piìi che separandosene alcuni che non
giungessero a quella grossezza vi fosse sempre inferior-
mente , come diffatti si osserva , una piccola scaglia di
egual materia che compiesse dii'ei quasi T inalterabile
grossezza delle quattro , o cinque dita dello strato ? Si
vorreblie forse rispondere che quei va[)0rl non ebbero
forza di trarre seco che un peso equivalente a quello
dei piccoli ciottoli? Ma troppo intricata Ipotesi si ver-
rebbe così a formare perchè fosse plausibile , ed io ben
m' accorsi che a discoprire T origine di quegli strati man-
cavami ancora il più necessario fondamento su cui pog-
giare il discorso , vale a dire la conoscenza vera della
natura di quei ciottoli chiusi dentro del manganese , A
questo fine perianto . coadiuvato dal collega mio' valen-
tissimo e cortese il Dott. Muratori , ho sottoposto il mi-
nerale a tutti que' cimenti che ci insegna di adoperare
la chimica , e tanto innanzi m' ha condotto questa gran
disvelatrice de' più sottili arcani della natura , che , con-
giungendo alle geognostiche deduzioni quelle che da-
gli usati chimici artifizi derivano , parmi adesso potere
t4C^6 0SSERV4A10M GEOLOGICHE
mettere fuori d' ogni disputa il punto più imporlaule
della quistione. Il peso specifico di questo minerale tra-
vato dall' illustre Prof. Silvestro Gherardi è 3 , 4 • I la-
vori analitici istituiti su di esso si distinguono in due
parti : nella prima ho procurato di prender notizia del-
la qualità e numero delle sostanze che lo compongo-
no {analisi qualitativa)- nella seconda di separare le
une dalle altre , registrandone di tutte le quantità ed i
modi onde sono fra loro chimicamente legati ( analisi
quantitativa ) . E siccome n' è risultato che non comune
è la chimica composizione del minerale , e che dessa
diviene base di molti ragionamenti , cosi credo dovere
indicare { non già distesamente , che questo a Voi non
è bisogno , ma in succinto ) il metodo che in queste
analisi ho seguitato , onde possa la verità essere da o-
gnuno risconti'ata. Per mezzo adunque dell'analisi qua-
litativa ho potuto conoscere che questi ciottoli non sono
già di serpentino , come a primo aspetto sembravano , e
come lo mettea in dubbio il loro peso specifico , ma
un composto :r= di manganese , di ferro , di silice , di calce
carbonata , di magnesia , di allumina e di acqua n:: . Il
primo dei due metalli si appalesa , secondo il metodo usa-
to , calcinando per mezz' ora circa una parte del minerale
in polvere con doppia porzione di nitrato di potassa , e di-
sciogliendo il residuo della calcinazione nell' acqua, la qua-
le a mano a mano che s' accresce si tinge de' colori propri
del camaleonte minerale o manganesato di potassa sciolto
in acqua . Gli altri componenti si discoprono col trattare
una quantità sufficiente di polvere del minerale coli' a-
cido idroclorico , e col versare in esso spartito in bic-
chieri 1 reagenti opportuni . Quesl' acido discioglie la mas-
sima parte del minerale con piccola effervescenza . 11
cianuro di potassio e la tintura di galla fanno conoscere
che nel minerale vi si trova il ferro : l' ossalato di am-
moniaca vi scopre la calce : il sotto-carbonato di potassa
forma un precipitato che è sciolto in parte dall' idrocloralo
UEL DOTT. D. SANTAGATA ^9^
ili aìiinioniycn , e la parie disciolla si separa col trM-
tare qufsla soluzione col soUo-carbonato di potassa ,
e cosi precipita la magnesia : e 1' allumina si addimostra
versando sopra un' altra poraione di precipitalo otte-
nuto di recente col sotto-carbonato di potassa una so-
luzione concentrata di potassa caustica , la quale scio-
gliendone una porzione , si precipita da essa col versarvi
sopra a goccie a goccie dell' acido idroclorico fino che
è neutralizzata. La silice, che come ognun sa, non si
unisce all' acido idrocloiico , si deposita nel vaso della
prima soluzione , e formando con la potassa un silicato
solubile, si decompone questo mediante un' acido, e la
silice rimane con i caratteri suoi proprii isolata . Cono-
sciuto che nel minerale esistevano i due metalli si è cer-
cato prima se in esso fossero liberi dall' ossigene ovvero
se ossidati , ed in questo caso quale fosse il grado della
ossidazione . Si sono trovati essere ossidati , perchè im-
niersj una porzione di polvere del minerale nell' acido
solforico allungato non si è avuto altrimenti l' idrogene ,
siccome sarebbe accaduto se non fossero stati ossidati ^
e sono allo stato di protossidi perchè bollita una por-
zione «li minerale in polvere coli' acido nitrico si sono
sviluppati de' vapori giallognoH provenienti dalla decom-
posizione dell' acido nitrico e dalla fissazione di ossigene
sui metalli , ciò che prova che prima non ne erano sa-
turi . Ma il più difficile in questi lunghi lavori è slato il
disgiungere i due protossidi 1' uno dall' altro , imperocché
i medesimi reagenti che tolgono 1' uno dalle sue com-
posizioni , o in altri termini , che lo precipitano, tolgono
pure e precipitano anche I' altro , onde è stato neces-
sario abbandonare il metodo più comune e più hrev<^,
che consiste nel salificare tulle le basi con un' acido per
versarvi pt)scia li singoli reagenti che ne estraggano quelle
basi sopra le quali hanno coli' acido affinità prevalente.
Considerale perciò le proprietà tutte? dei diversi ossidi di
questi metalli , avendo trovalo che l' acido nitrico attacca
298 OSSERVAZIONI aE()1.0t.lCIlE
il perossido dì ferro e non il perossido dì manganese
sì è profittato di queste proprietà nella seguente manie-
ra . Cento grani del minerale sono stati prima di tutto
riscaldati in crogiuolo di platino ad una temperatura ca-
pace di fare avvolare 1' acqua di coniposizione , e non di
decomporre ì carbonati : sono rimasti grani settantanove ,
per cui si deduce che prima contenevano ventuno gra-
ni di acqua : li settantanove grani si sono posti a bollire
nell' acido nitrico . Nei primi tre o quattro minuti di bol-
litura è uscito dalla mescolanza un vapore giallastro ,
P acido nitroso cioè che rimaneva dalla sovraossidazione
de' metalli ^ poscia si è svaporato tutto 1' acido nitrico in
vapori bianchi , ed a mano a mano che il liquore di-
minuiva acquistava colore sempre più giallo-bruno . Sva-
porato tutto 1' acido nitrico eh' era libero e continuando
anzi accrescendo la gagliardia del fuoco sono comparsi
di nuovo i vapori giallastri molto più intensi di prima ,
ed è rimasto aderente al fondo del vaso un sedimento
in forma di una crosta dura e nera , che aveva nella
superficie il colore e lo splendore della piombagine . In
questa operazione è accaduto , i ."^ che ì metalli si sono
appropriata quella quantità di ossigene dell' acido nitrico
colla quale possono venire salificati , 2. che ridotti a
questo grado di ossidazione sono stati attaccati dall' acido
nitrico, 3.' che mediante la calcinazione 1 nitrati si sono
decomposti come pure 1' acido nitrico , il quale ha ce-
duto un' altra porzione di ossigene all' ossido di manga-
nese facendolo così perossido ^ per cui nel fine della cal-
cinazione si è avuto di nuovo 1' acido nitroso . Raschiata
con diligenza quella crosta dal fondo del vaso e fatta in
polvere , si è nuovamente bollita nell' acido nitrico , af-
fine che questo si congiungesse a tutte le basi per le
quali aveva affinità e lasciasse indietro solamente la si-
lice e il perossido di manganese, il quale , siccome è no-
to , non è dotato di reazione basica ma bensì acida . Tut-
ti i nitrati delle sopradette basi sono solubili nell' acqua :
DEL DOTT. U. SANTA&ATA 299
dìsciolto adunque il tutto nell' acqua , e versato so-
pra un feltro sono passati i nitrati ed è rimasto dis-
sopra il perossido di manganese e la silice . A separare
le quali due materie non è stato bisogno che di mesco-
larle all' acido idroclorico e con esso bollirle , essendo
che una porzione delP idrogene di quest' acido ricondu-
cendo di nuovo il manganese allo stato di essere salifi-
cato , si è avuto sviluppo di cloro e formazione di idro-
clorato di ossido di manganese , 11 qual sale essendo
solubile si è separato con feltro dalla silice che è inso-
lubile. Il perossido di manganese e la silice uniti insieme
pesavano grani 56, separata la silice pesava grani i4 5
per lo che 4 2 doveano essere i grani del perossido di
manganese disciolto , che riducendolo allo stato di pro-
tossido siccome è nel minerale pesa grani 28. L' estrazione
delle altre singole basi salificate dall' acido nitrico essendo
stata eseguita con metodo usuale non istimo necessario il
descriverlo . Il risultato adunque finale di questa analisi
si è che I 00 grani di questo minerale sono composti di
Protossido di
Frt)tossido di
Acqua .
Silice
manganese .
ferro ....
. grani
28
«4
s
Allumina
Carbonato di
Carbonato di
calce ....
magnesia
"1
55
3
98
Perdita
L'acido silicico o silice che ritrovasi in questo minera-
le , non polendo per la sua pochezza salificare tutti i
due ossidi metallici molto più abbondanti di lui , mi ha
latto supporre, che l'allumina ancora fàccia l'uffizio di
3oO OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
acido verso una parte di quegli ossidi , i quali d' altra
parte sono dotati di molta reazione basica* cosicché
non sarei lungi dal credere che questo minerale fosse
un insieme di silicato e alluminato di protossido di man-
ganese e di ferro idrati .
La conoscenza che lo presi di questi fatti grandemente
mi dilettò , avvegnaché per essi mi fu aperto come
questi ciottoli durissimi , non solo fanno graduato pas-
saggio allo stato di ocra , ma di più , considerandoli
chimicamente , poco sono differenti dalla corteccia nera
esteriore . Tutte le sostanze che ho menzionate far
parte di questi nuclei si ritrovano nella corteccia in
fuori dell' acqua e dell' acido carbonico , e con la sola
differenza che i due metalli sono in questa in gran
parte ossidati al massimo invece che nei ciottoli lo
sono al minimo . Dalla qualità ai'gillosa della montagna
nella quale si trovano questi strati , dal loro andamen-
to , da dei pudinghi convertiti in scoria d' apparenza
vulcanica , dall' analisi di un altro minerale che ho
chiamato , Quarzo fibroso varietà calcarifera con ferro
e manganese bisilicati , (i) aveva secondo me legit-
timamente arguito (siccome ho già detto) che questi
metalli in istato di vapori molto densi e incandescenti
sbuccassero con violenza dal profondo e pigliassero nel-
l' infreddarsi lentamente le forme che presentano. Quanto
non cresce ora la probabilità di questa supposizione ,
la quale, solo che si modifichi in ciò, che quegli ossidi
metallici non uscissero vaporosi ma ranìmoUiti , sempli-
cissima com' é , renderà possibilmente ragione de' feno-
meni principali che ho raccontati , mentre niun' altra ne
saprei additare capace di spiegarne pur uno. E diffatti
se si conceda soltanto che la materia di questi ciottoli
mercè di vigoroso calore (poiché é impossibile supporli
di ópigine a^cquea ) si lavorasse dalla natura profondamente
(i) V. N. Ann. Se. Nat. T. 2 pag. 99.
DFX DOTT. D. SARTAGATA 3oi
sotterra, e che da quel luogo i vapori ed i gas la sos-
pingessero l'ammollita in alto , per intendere le altre
cose non si avrà da pensare se non a quello che ne-
cessariamente doveva pur essere , che cioè nel loro tra-
gitto il grado della esteriore temperatura e le circostanze
in che s' avvenivano non fossero in tutti loro perfetta-
mente uniformi. Uscite appena dal loro luogo nativo
queste materie fuse , e venute in luogo alquanto più
aperto e dove maggiore fosse la quantità dell' ossigene e
minore la pressione esteriore , sarà accaduto che una
porzione di protossidi metallici sarà passata allo stato
di perossido , e nel tempo stesso avrà perduta l' acqua
di composizione che teneva in se racchiusa e P acido
carhonico, formandosi in tal modo l'esteriore corteccia.
Oltre a questo il calorico che investiva queste materie
non poteva essere uguale in tutti i punti dello spazio
dov' erano tali strati , e per conseguenza 1' abbondanza
e la grossezza della corteccia , dipendendo dalla forza e
dalla durata del calorico , sarà stata maggiore o minore
a seconda della efficacia della sua causa ^ e per la me-
desima ragione avranno quei ciottoli (per leggier muta-
zione di circostanze) acquistata quali più quali meno
1' apparenza mattonosa e 1' ocracea . Questo lavoro però
non è ancora compiuto , perocché il tempo mi è man-
cato a finire l' analisi che aveva intrapresa della materia
ocracea :, una porzione della quale , dietro i pochi saggi
che ne ho fatti , mi è sembrata essere quasi tutta ferro ,
parte allo stato di protossido, parte a quello di peros-
sido , più una tenuissima quantità di manganese , di al-
lumina , di calce , e di silice . Della qual cosa non poco
mi sono meravigliato non ritrovando così quella corri-
spondenza nella quantità de' metalli, che pur dovrebbe
esservi , fra i ciottoli e la polvere ocracea , quando que-
sta non fosse che il prodotto di una alterazione ignea
di quelli . Ma le conseguenze che ho cavate dalle os-
servazioni mineralogiche e dalle analisi chimiche dissopra
3o2 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
narrate mi sembrano così necessarie da non venire in-
fermate dalla incongruenza che la indicata natura dell' o-
cra farebbe apparire fra loro : la quale incongruenza io
stimo che certamente sarà tolta quando vengano studiate
con più estensione ed esattezza di quello che io abbia
fatto fin qui le strane composizioni di questi diversi
stati dello stesso minerale . Rimane nondimeno con
tutto questo insoluta la domanda che a me stesso face-
va , del perchè quegli strati non fossero mai in alcun
punto più grossi, rare volte più sottili di quattro o cinque
dita. La quale singolarità m'immagino sarà bensì di-
pendente dalla maniera con che si fecero strada fra le
argille e restarono in esse schiacciate quelle materie ,
ma non può con questa sola circostanza presa così in
generale ispiegarsi, ne riceve schiarimento alcuno o ben
piccolo da tutte quelle in che abbiamo supposto che s' in-
contrassero quei metalli , le quali forse insieme e legate
con altre sconosciute avranno prodotto quell'effetto.
§. VII.
Indizi dell'azione del fuoco sulle masse serpentinose ca-
vati dalle loro forme e dall' essere alcune stratificate
altre in frantumi legati da argilla ocracea .
Ma continuando l' enumerazione dei segni di fuoco che
portano le nostre rocce viene opportuno il riflettere che
ancora le diverse forme che hanno queste masse posso-
no addimostrare la violenza del calore che le comprese.
Sono tutte o coniche o puntute o ridotte in minuzzoli
e rimpastate da cemento ocraceo argilloso. La figura
conica o piramidale dimostra a mio parere che nel mo-
mento in che squarciarono il terreno a loro superiore, e
nelle squarciature s' insinuarono, dovevano non essere così
solide come ora sono, ma invece pastose, non però fluide
(almeno in tutta la massa) non avendo mai veduto in
DEL DOTT. D. SANTAGATA .lo3
alcuiiu alcun seguo ili colUitura , ma solaiuente non poche
ricoperte da una crosta raaniniillare la quale perciò sarà
stata quasi fluida . Che realmente siano state pastose
237
Mondisi Francisci . Renura descriplio in unum corpus semi-
lunare coalescentium cum addìtamentis de causa hujusmodi
organicae aberralionis . Tab. xx. xxi n 251
Medici Michaelis . Disquisilioncs analoraìcae et pbysiologicae
de nervo intercostali . Pars. 1. Tab. xxii » 271
Yenturoli Josepui. De artificio ad canalium ostia dehostruen-
da idoneo » 293
De porta Caesenati ad Mauritium Bri-
ghentium. Epistola • n 299
Mi'RATORi Paulli . Analysis comparativa humanae bilis sa-
nae ejusque quae calculos biliares compleclitur » 307
Bektolonii Antomi. Plantae novae , vel minus cognitae horti
botanici Bononiensis. Fascicuhis primus. Tab. xxiii ~ xxvii. » 317
Calori Alovsii . Quae significalio , qui usus , et quae proba-
bilior deslruclionis ratio membranae pupillari foetus imma-
ni . Tab. xxvui » 325
-MoNDiM Fr.vncisci . De bronchocele in foetu fere odo men-
sium . Tab. xxix. xxx » 343
Alessandrini Antonii . De piscium apparatu respiratìonis lum
speciatim Orthragorisci . Tab. xxxi — xxxiv » 359
Ramzani Camilli. De tribus vegetabilibus fossilibus tab. xxxv. • 383
Vbnturoli Mattuaei . De aneurismale quodam singnlari
tab. xxxvi » 396
Medici Michaelis . Disquisitiones anatomicae et pbysiologicae
de nervo intercostali Pars secunda " los
Saxtagata Antonii . De ocrultis aquis detegendis .... « 421
Baroni Paclli . Historiae de gena , labio, el palpebrae vane
3:2 0 AINNU?IZ1 DI NUOVI LIBRI
iiiutilis atqiie detbriiiibus Vuiiuiiììb nunis 1831 el scq. per
cutis insilionein piane instauruli. Tab. xxxvii pag. -Vi^
Mauisirim JoAi^MS Baìt. Exeicitatio de motu spontaneo coi-
porum fusiformium homogeneòrum super acquale, et similes
aequalium, et similium spoiidarum vcrlicalium ciepidines
insidenlium » 455
ScniAssii Philippi . De dìuturnitale crepusculorum . tab.
xxxvju ' » 503
Annali Medico-Chircrgici compilati per cura det Doli. Telemaco
Metaxà Professore supplente eli Zoologia neW Università di Roma
ec. ec, Voi. IN. l. Giugno 1839 — Roma TipograDa Mugnoz.
Le Scienze Mediche e Naturali riceveranno nuovo lustro ed incremen-
to da questo Giornale pubblicalo in una città alla quale lin qui mancava
un opera periodica esclusivamente dedicata alle nominale scientifiche
discipline ; e non che si desiderasse materia ad alimento di sifi'atta in-
trapresa , che copiosa ed utilissima la somministravano la mente su-
blime e gli studi indefessi dei molti di cui si onora la nostra Capitale
già celebri nelle ripetute scienze, mancava soltanto il comodo alla pronta
e facile pubblicazione dei nuovi ritrovati, al qual difTetto ampiamente prov-
vedono gli Annali Medico-Ciururgici . La celebrità del nome del Di-
rettore di questo Giornale f degno figlio del chiarissimo Prof. Luigi Me-
taxà ) , e dei molti Collaboratori , scelti fra i Dotti più distinti di vari
Paesi d' Italia , è un sicuro garante della felice riuscita e dell' utilità del
medesimo, del che ce ne dà una prova amplissima la sceltezza, varietà
ed importanza degli argomenti trattati in questo primo fascicolo. Tra le
memorie originali citeremo qui soltanto quelle che più direttamente ri-
sguardano le materie discorse in questi nostri Annali .
V. Ottaviani — Mem. sui funghi prataioli e sui molti casi di avvele-
namento che vengono loro imputati nella città e campagna di Roma.
L. M. — Smisurato pesce ( Squaius Carcharodon Smith ) del peso di
4000 libbre , preso tra Fermo e Ancona sul Une di Febbraio p. p. e tra
sportalo intero a Roma .
F. De Nunzio — Degli usi del Solano nero in medicina Veterinaria
— - Osservazioni fatte nel R. Stabilimento Veterinario di Napoli.
( A. Alessandrini.
DEL DOIT. D. S^rsTAGATA 3ai
PARTE TERZA
IrSVKSTIGAZIOM SUM-' EpOCA DEI, SOLI.F.VAMESTO DEI
SEKPEINTIIM , DF.LLE AKT.ILLE, DEI GESSI. DEL SALGEMMA
E Sli>ULMEKTE SCLl' Ei'OCA DF.LLA FORMAZIOME DEI
SERPENTINI . Profondità del loro luogo nativo
E NATURA DEL FUOCO SOLLEVATORE.
§. I.
Prot'e che i serpentini nostri siano stati sollevati dopo il
consolidamento del terreno secondario, e congetture che
lo siano stato prima del deposito del terziario.
Prima di venire a risolvere questo triplice problema è
necessario, che io dica alcuna cosa intorno all' epoca del
sollevamento di coteste masse serpentinose , per passare
poscia a indagarne quella di formazione. Non sogliono i
Geologi quando parlano delle rocce di sollevamento di-
stinguere r una dall' altra queste due epoche , e col sem-
plice termine di formazione signiBcano bene spesso or
r una or 1' altra indistintauìente . Questa è una delle ca-
gioni d' ambiguifà in questi argomenti , la quale volendo
io quanto posso sfuggire avverto, che colle parole Epoca
di formazione non intendo parlare e non voglio dinotare
che quello spazio indeterminato di tempo nel quale fu-
rono le rocce primamente prodotte ed originate . Alla
descrizione minuta di tutte le circostanze geognostiche
delle rocce serpentinose che abbiamo fatta ben poco è
da aggiungere per arrivare a conoscere 1' epoca nella
>. An.\. Se. >ÌATirii. Anno i. Tom. a. 21
322 OSSERVAZIONI GEOLOGICUE
quale si può dire sicuramente che accadesse il loro sol-
levamento. Vedemmo in fatto queste rocce o non sor-
gere che di poco dal terreno , od essere tuttavia quasi
sepolte non rimanendo di loro scoperto che 1' uno o
r altro fianco , coperto il resto da argilla o da calcare
compatto in frantumi . Chiaro perciò ne conseguita a
mio parere, che alloraquando furono spinte in allo non
giunsero a traforare del tutto la superficie terrestre ^ e
se un secolo indietro o forse meno ancora fossero state
visitate queste campagne non vi si avrebbero trovate que-
ste rocce o almeno la maggior parte, essendo coperte da
un terreno che per le ordinarle vicissitudini va sempre
abbassandosi , massimamente per essere stato così sgo-
minato dai serpentini . E questa è la ragione che nei ter-
reni terziari inferiori non trovasi alcun masso erratico di
serpentino , né tampoco esistono que' terreni che sono
da Savi chiamati terziari ojiolitici ^ e manca quindi uno
degli argomenti necessari per dire che tali massi fossero
sollevati dopo la formazione de' terreni terziari . Né 1' es-
sere questi terreni tanto più inclinati ne' loro strati quanto
plii s' accostano al terreno del calcare compatto , e 1' es-
sere in molti punti rotti e spaccati é prova sufficiente
che i serpentini sorgessero dopo che i terreni terziari
erano già depositati , imperocché ammettendo che il ter-
reno del calcare compatto sia stato sollevato , naturale cosa
era che li terreni che sopra lui si fossero poscia depo-
sitati , dovevano riuscire di stratificazione inclinata , ed i
raddrizzamenti e le rotture che in tanti luoghi si osser-
vano possono essere state in epoche più recenti operate .
Il gludiclo adunque che con sicurezza si può dare del-
l' epoca ricercata restrlngesl a dire , che li serpentini fu-
rono sollevati dopo il rassodamento di quel terreno dal
quale ora spuntano , che come abbiamo conosciuto tiene
luogo presso noi di tutti o quasi tutti i membri del ter-
reno secondario. Contrarlo l'orse a tanta reslrizione di
giudizio potrebbe es50ie la posizione de' montlculi di terra
DEL nOTT. I). SANTACATA 828
rossa ( solfato di calce , silice , ed ossido di ferro ) che
Irovansi solto Donzara ai quali solainenle. a dire il
vero , sa[)rei io allribuire la cagione del gran disordine
in che sono li banchi di quella collina terziaria. E mollo
notabile questo fatto , poiché que' nionticoli sono identici
ili tutto , come ho dimostrato , ai Pogginoli rossi di Pa-
derno , che s' innalzarono insieme colle argille sollevate
per quanto pare nella stessa epoca dei serpentini . Con
tulio ciò non ardisco asserire che i serpentini siano stali
innalzati dopo ancora la formazione de' terreni terziari .
Vj nella mia opinione mi conferma la sentenza di De-la
Deche il quale visitando i serpentini del Genovcsato , a-
naloghi in tutto col nostri, ha potuto convincersi che sen-
za alcun dubbio sorgessero prima del deposilo de' ter-
reni terziari.
§. II. e III.
Tiapporlo dei nostri serpentini colle rocce primitii^c , esa-
me delle dottrine del Brongniart e dell' Hwiìholdt iu"
torno a tali rocce : identità che se ne deduce con li
detti serpentini .
Richiede la prima parte del proposto problema : di
dove si dipartirono le rocce serpentinose del Bolognese
quando si ammetta che siano state sollevate ? Questa ri-
cerca può convertirsi in quella che riguarda il vero luo-
go nativo di esse rocce ^ che è quanto dire , qual sia la
loro propria , antica ed originaria situazione ( limitan-
doci però sempre a quello che ci datmo fin qui d in-
di/.i le geologiche osservazioni ) . e per conseguenza anco-
ra j quale sia 1' epoca relativa della loro prima formazione.
Dove subito noteremo che essendo queste rocce idenli-
che ( per quanto noi ne sappiamo ) con quelle che sono
ohiainate primitive, né polendosi quindi in\estigarc P ori-
gine di quelle i)Cuza parlare di queste . iiiipossibilc
Sa/ij OSSERVAZIO?(I GEOLOGICHE
sarebbe chiudere in un solo ragionamento quanto farebbe
mestieri di dire sopra la genesi delle une e delle altre .
Dopo che le riferite scoperte fatte in questi ultimi tempi
dimostrarono ai geologi insufficiente l' ipotesi della foi'-
mazione acquea di tutti i terreni a spiegare i fenomeni
geologici , non pochi furono e sono anche al presente
che per 1' amore sempre grande delle opinioni in loro
inveterate e per la violenza che in essi facevano le no-
velle (i), avvisarono comporle assieme , lasciando che gli
antichi servissero a dar ragione delle cose che già cono-
scevano ( o che credevano di conoscere ) ed adattando
le nuove a quanto poscia era stato ritrovato : il qual le-
game come da molti viene usato , piuttosto che dimi-
nuire le oscurità , secondo me , infinitamente le accre-
sce . Valgami a farmi intendere il solo esempio di due
famosissimi geologi Alessandro Brongniart ed Humboldt ,
coi quali se m' avvenga di discordare in alcuna cosa non
per questo li venero meno di tutti gli altri che a giusta
ragione li stimano maestri grandi in coteste scienze . Non
può dubitarsi che il Brongniart per istudlo di parte ab-
bia ammessi tutti gli effetti delle supposte ignee potenze
sotterranee , mentre pochi anni sono favoriva il sistema
Werneriano e dalle ultime sue opere apparisce che egli
si studi di tenere unite le due dottrine. Ciò detto ve-
diamo come adoperi le dottrine de' Vulcanisti e de' Net-
tunisti per ispiegare 1' ordine de' terreni e ne componga
di esse l' ipotesi che egli propone sull' origine de' più an-
tichi terreni. Quando viene a parlare de' terreni primitivi
quali egli chiama Agalisi^ che è quanto dire cristalliz-
zati , assegna loro in prima due caratteri generalissimi
come essenziali , di essere cioè questi terreni evidente-
mente cristallizzati e di essere costantemente ed evidcnte-
(i) Il Marzari nel i83o cosi si esprimeva con maniera alquanto
strana e tutta sua propria intorno a tale proposito s.in ogni paese
^' gì' irresistibili argomenti de' neltunisli cozzano con quelli non nie-
■n no irresistibili dei vnlcanisli =; .
DEr. DOTT. D. SA?(TAGATA ilTt
mente stratificali^ escludendo insieme da quest' ordine di
terreni quahincjue roccia priva di tali qualità . lì caratlere
della stratitlcazione è propria di tutti i sedimenti acquei
non così però che non possa appartenere a terreni di
fusione ignea , ma da nessuno ( eh' io mi sappia ) viene
ammesso con tanta estensione rispetto ai terréni primi-
tivi quanto dal Brongniart, che è mollo giovato nelle sue
idee da tal giacitura. — Considerando poscia che in
molli luoghi si sono trovati i suoi terreni primitivi star
di sopra a terreni di sedimento acqueo , senza punto di
esitazione divide questi terreni in due classi , in quelli
appunto sovrastanti a rocce conlenenti avanzi organici e
in quelli sotto i quali non si è giammai penetralo : i
primi chiama epizoici^ i secondi ipozoici'^ aggiunge però
che molte volte è impossibile distinguere gli uni dagli
altri , Poco appresso ci manifesta 1' opinione eh' egli tie-
ne , che cioè il conoscere 1' ordine secondo il quale le
differenti parli di questi terreni si ricoprono I' un 1' altro
sia quasi il medesimo che conoscere l' ordine cronolo-
gico col quale sono comparsi alla superficie del globo .
In questo luogo medesimo dà il Brongniart eguale si-
gnificato tanto alle parole essere comparite le rocce , che
alle parole essere fotte , per cui è da notare che se in-
tende veramente parlare della successiva comparsa ( pro-
priamente intesa ) che hanno fatte le rocce sulla super-
ficie terrestre , vale a dire del successivo manifestarsi di
esse rocce arrivando sulla terra , ninno forse sarà da lui
dissenziente ^ che se volesse indicare con le parole dì
successivo comparire l' ordine col quale avvenne la prima
formazione dei terreni , ognun vede quanto sia presso i
geologi dibattuta questa opinione rispetto ai terreni pri-
mitivi , che per altro facilmente acconsentono di quelli
di origine acquea . Venendo poi a parlare l' illustre au-
tore dell' origine primitiva di tali rocce , poco curante
de' caratteri essenziali stabiliti a quest' ordine , premette ,
che zz: le rocce cristallizzate che entrano a far parte
J2(» OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
,, della scorza del globo considerate vinicnmente sotto
„ 11 rapporto della loro tessitura , e per conscguenlo
„ ( egli dice ) della maniera di loro formazione , sono
„ certamente state formate per vie e in circostanze dif-
„ ferentlssime . Le une , evidentemente disciolte in un 11-
„ quido probabilmente acqueo , si presentano in tutte le
„ contrade della scorza del globo , piuttosto come strati
„ subordinati che come terreni : questi sono alcuni cal-
., cari , dei gessi , del sai marino ce. rz . Queste però
il Brongnlart non vuole porre fra i terreni agalisl che
egli dice cristallizzati per eccellenza. Di questi terreni
cristallizzati per eccellenza ne fa tre serie , ciascuna dello
quali , egli dice , potersi riconoscere avere avuto una ma-
niera di produzione differente dalle altre. Nella prima
serie pone r:r quelle rocce che con tessitura cristallina
,, evidente offrono tessitura stratificata in grande rrr . Da
questa duplice qualità di tessitura cristallizzata e stratifi-
cala in grande argomenta il Brongnlart che ìndiibitabil-
n^ente furono queste rocce sciolte in un liquido , che si
conosce che egli ritiene che fosse acqua , polche sog-
giunge che da questo liquido si precipitarono e cristal-
lizzarono per via nettuniana . I terreni di questa serie
sono da Brongnlart chiamati Terreni jdgalisi stratificati.
La maniera di formazione dei terreni della seconda serio
differisce da quella della prima perchè zzz presentando
„ una tessitura cristallina non meno evidente dei primi
,, non si scopre in essi alcun indizio e sono senza al-
„ cuna traccia di stratificazione , pei-lochè si può presu-
„ mere che queste rocce siano state in prima origine
„ in uno stato pastoso := . Questi terreni sono delti
Terreni Agalisi non stratificati ma ammassati (Masslfs).
Finalmente nella terza serie sono posti que' :zz: terreni
„ primitivi cristallizzati che hanno i caratteri propri della
„ seconda serie , più degli indizi più o meno sviliip|)ati
„ dair azione ignea ^zz . Da ciò deduce che la loro for-
mazione è stata operata da fusione , e da cristallizzazione
nr.L DOTT. D. s\r?TAGATA San
per raftVctldamenlo . Oltre a queste tre serie di terreni
primi l'ivi là un ordine a parte di quelli sopra i quali ha
palesemente agito il fuoco e che sono chiamati Pluto-
niani: e dopo avere annunciato che in molti luoghi sono
stati rinvenuti graniti sovrapposti ai terreni stratificati ag-
giunge zzz Questi risultati d' osservazioni così diverse e
„ difficili a farsi , che si è avuto tanta pena ad amniet-
„ tere separatamente , acquistano per la loro unione una
„ gran forza e conducono a far conoscere che il gra-
„ nito plutoniano e specialmente 11 porfiroide è comparso
,j in molte epoche alla superficie della terra ricoprendo
„ ad ogni epoca una parte de' tex'reni che formavano
5, allora la superficie esteriore della crosta del globo r^.
Divide inoltre quest' ordine del terreni plutoniani in di-
versi gruppi , uno de' quali chiama Offiolitìco , la natura
delle cui rocce , e la struttura , le forme , la posizione
e le circostanze geognostiche , sono precisamente uguali a
quelle delle nostre serpentinose.
Tutti questi terreni divisi vengono dall'Humboldt nel suo
Quadro delle Formazioni osservate nei due emisferi -iSaj-
in due grandi classi, in terreni primitivi cioè ed in ter-
reni di transizione . Del terreni primitivi non dà caratteri
distintivi e solo nomina il granito qualora sia inferiore
a tutte le altre rocce : 11 qual carattere negativo di po-
sizione osserva egli medesimo essere di poco momento
pel difetto di osservazioni sufficienti . ' Parlando poi del
granito primitivo in particolare dice , che e tanto più an-
tico quanto è meno stratificato { nel che non s' accorda
troppo con quello che dice 11 Brongniart ) . Pone pjire
fra 1 terreni primitivi 1' eurite ed il serpentino , perchè
poggiano in alcuni luoghi sopra il granito antico , ma
aggiunge però che queste rocce passano a traverso tutte
le formazioni fino al limite superiore del terreni di tran-
sizione . Simili nella composizione ai primitivi sono 1 ter-
roni intermediari di Humboldt : così chiamati e distinti
diil primitivi perchè alternano con rocce frammentarie ed
3a8 OSSERVAZIOM GEOLOGICHE
arenacee che contengono spesse volte avanzi di corpi
organizzati. Del resto sono perfettamente legati , dice li»
stesso Humboldt , ai primitivi dal thotischifer che ha ca-
ratteri uguali tanto nei terreni primitivi , quanto negli in-
termediari 5 e di più l' uno fa passaggio all' altro. Ed in
vero il carattere che nota 1' Humboldt quale distintivo del
thonschifer intermediario dal primitivo, a me pare che
sia quasi nullo per non dire nullo affatto , giacché non
in altro consiste che nell' essere l' intermediario più car-
burato e di colore più cupo del primitivo. I porfidi a
feldspato vetroso legano i terreni primitivi ai vulcanici ,
ed 1 grauwache a piccoli grani ed i porfidi che abbon-
dano di cristalli di quarzo legano i primitivi al gres rosso
ed ai porfidi secondari. Vengono poi questi terreni di-
visi dall' Humboldt in sei gruppi , l' ultimo de' quali con-
tiene 1' eufotlde ^ ed in questo gruppo ( che forma il con-
fine fra ì terreni primitivi e gì' intermediari ) colloca egli
la formazione delle rocce serpentinose del Fiorentino , e
per conseguenza vi porrebbe ancora le nostre se da lui
fossero state conosciute . E che questo geologo li abbia
considerati appartenenti alla formazione intermediaria si
deduce dall' ascrivere a tale formazione i serpentini della
Spezia , della Rocchetta nel Genovesato , i quali descritti
con gran dottrina e ingenuità dal De-la-Beche si rico-
noscono direi quasi evidentemente identici coi bolognesi
sìa per le circostanze in che si trovano , pel terreno sul
quale s' innalzano , che per l' epoca del loro sollevamen-
to . Niuno è forse che maggiormente onori quant' io fo
questi dottissimi geologi , nondimeno con filosofica li-
bertà io confesso che non trovo ne' loro scritti argomenti
abbastanza solidi per separare con artificiale e minuzioso
sistema sitfatti terreni e rocce che alla fin fine in natura
sono identiche : e peggio ancora se dividendoli in classi
si volesse ad ognuna attribuire origine diversa . In che
differiscono di grazia le tre serie de' terreni primitivi di
Brongniart e 1' ordine dei plutonlani ? 1' unica ditìtrenza
DKL DOTT. D. SANTACATA 3»C»
in ultima analisi si riduce ad essere la prima serie più
stratitìcata che la seconda ( ciò che è negato dall' Hum-
boldt ) e l' avere la terza indizi di sofferta azione di fuoco
più manifesti e copiosi dei terreni plutoniani : infuori di
questi sono tutti ed in tutto ( stando sempre a quel che
ora sappiamo ) perfettamente identici .
S. IV.
Orìgine ignea uniforme dei serpentini nostri
e disile rocce primitive .
Non si potrebbe aduiuiue sostenere qual congettura
probabilissima che le notale dilìcrcnze non siano in essi
derivate che dall' avere i fuochi sotterranei agito diffe-
rentemente sugli uni e sugh altri ? A questa congettura
almeno non mancherebbe il pregio della semplicità : né
1' assegnata cagione operatrice delle differenze indicate sa-
rebbe certo insufficiente a produrle . Che una gran parte
delle rocce perfettamente cristalline abbiano in sé chia-
rissimi segni di arroventamento e mescolamento in ad-
jdietro sofferto , ninno è oramai che ne dubiti , e che
lueste rocce così alterate siano per natura identiche alle
^indicate da tutti primitive è evidente . Qual difficoltà
^adunque troveremo nel credere che li diversi gradi di
jrroventamento , di fusione , di liquefazione , e di rimc-
icolamento di quelle rocce da una forza sola si produ-
cessero , quando questa forza potesse essere da tanto e
Inuando potesse ne' vari luoghi e nelle varie altezze es-
tere più o meno evidente ? Potrebbe alcuno forse pen-
iate che l' ipotesi che lo adotto se ancora fosse plausibile
2r ispiegare le differenze che sono ne' terreni primitivi ,
lon io fosse poi per chiarire come questi avessero avuto
cominciamento , ciò che invece si è studiato far palese
il Urongniart. Al che risponderò in primo luogo che
1' esperienza ha mostrato e mostra luttogiorno quanto sia
J3o OSSEKVAZIOAI GlìOLOGlUin
pericoloso il salire con le ipotesi Gno alla origine prinin
dello cose , per cui lodevole anziché biasimevole stime-
rei colui che in tanta scarsezza di cognizioni schifasse
di entrare la così ardue ed oscure indagazloni . In se-
condo luogo soggiungo che , come questa è applicabile
a scoprire la causa delle differenze geognostiche delle
rocce primitive , così non parrebbe del tutto da rifiu-
tarsi nella ricerca del primo consolidamento di questi
terreni. Ha creduto necessario il Brongniart di far con-
correre tre differenti cagioni alla produzione de' terreni
primitivi e de' plutoniani , o a meglio dire ha giudicalo
che questi terreni con tre diversi mezzi siano stati pro-
dotti : il primo è un liquido probabilmente acqueo che
teneva sciolte le materie e dal quale si sono semplice-
mente cristallizzando precipitate ^ 11 secondo è il fuoco
che teneva sciolte le medesime sostanze , 11 quale poi le
ha abbandonate , e si sono cristallizzate per raffredda-
mento • il terzo non è ben chiaro se sia l' acqua o il
fuoco , ma una cosa che tenea allo stato pastoso le ma-
terie delle rocce dal quale passarono allo stato di soli-
dità. Nel che parmi che si voglia far seguace di De-
mocrito e di Epicuro che non credevano congetturare
dirittamente intorno alle naturali quistioni quando al me-
desimo effetto non assegnavano cause diverse. Ma se egli
è pure convinto che tanta parte della crosta primitiva
del globo fosse In origine fusa , perchè poi non ci dice
le ragioni che lo hanno indotto a pensare che un' altra
fosse disciolta in un fluido , ed un' altra rimpastata da
non so quale materia, tanto più che le due maniere dì
spiegazione sono fra loro così contrarle quanto lo sono
r acqua ed il fuoco ? Quand' anche fosse vero che una
gran parte degli antichissimi terreni primitivi fosse stra-
tificata , non sarebbe certo questa ragione bastante per
dirla d' origine nettuniana : niun fluido acquoso noi
conosciamo nel quale le rocce primitive sicno solubi-
li^ e di più non è certo impossibile , anzi è facile ad
nr.L DOTT. D. SA?tTAOATA 33 I
nccadcrc che materie in fusione nel rafTrcJtìarsi sì dispon-
gano a strati , giacché perchè tjuesto accadesse liaste-
rehhe che il calorico sì dipartisse da loro non uniforme-
niente . Se alla formazione di una gran parte dei terieni
primitivi può avere cooperato quale agente principale il
fuoco nel quale fossero questi fusi , niuna ragione si op-
pone che tutte abbiano potuto ugualmente essere stale
fuse . Né per questo che non in tutti i terreni primitivi
sieno lì medesimi indizi di sofferto infuocamento ed in
moltissimi non siavene alcuno sarà da escludere la detta
supposizione , imperocché è necessario pure 1' ammettere
( nel che tutti consentono ) che dopo il primo consoli-
damento di questi terreni molti siano stati poscia inve-
stiti dal fuoco , al quale appunto è da attribuire l' al-
terazioni scoriacee e spugnose che in molte rocce si
incontrano , non che 1' accaduto loro sollevamento .
§. V.
Profondità del fuoco sollevatore .
Se tutto il discorso che ho tenuto fin qui sui rap-
porti che hanno le rocce primitive con quelle di solle-
\ amento non contiene alcuna fallacia (ciò che al pre-
sente non mi sembra) ne seguirà diritta ed immetliala
la risposta alla ricerca dell' epoca relativa della produ-
zione delle nostre rocce , ed insieme si é soddisfallo alla
prima domanda del quesito , la quale chiede qual sia il
loro luogo nativo , ed in parte ancora alla seconda , che
risguarda la profondilìi del fuoco sollevatore . Avvegna-
ché posto che le rocce serpenlinose non altro fossero
che rocce primitive , ne viene di legittima conseguenza
che avessero avuto comune con queste l' origine e la se-
de -^ e necessariamente il fuoco che le ha innalzale fino
a noi doveva essere sotto di loro o per lo meno den-
tro a loro. È questo aftallo couU'ario a quanto dice il
JJU OSSERVAZlOiNI GEOLOGICHE
Brongniart delle rocce serpentinose della Toscana , del
Gcnovesato ec. , le quali avendo egli poste nel tt-rzo
gruppo de' terreni plutoniani chiamato ofiolitico , è per-
suaso che non solo non siano a contatto coi terreni pri-
mitivi , ma di più che il loro limite inferiore siano i ter-
reni emilisi schistosi e calcarei , i quali corrispondono ai
terreni intermediari . Con la quale sentenza se egli vuole
significare che i serpentini più anticamente eruttati e me-
ritevoli del nome di plutoniani sieno quelli che si tro-
vano riversati sopra i terreni emilisi , io dirò che non
credo che ciò sia dimostrato dall' osservazione , poiché
serpentini eruttati si trovano In formazioni o terreni più
antichi ancora degli emilisi , e l' Humboldt assicura senza
ninna distinzion fare che i serpentini dal limite inferiore
dei terreni secondari s' approfondano molto nel terreni
primitivi al disotto del micaschisto , Che se intende piut-
tosto che dal terreno degli emilisi o intermediari si par-
tissero , ( riconoscendolo egli stesso per terreno pluto-
nlano , ed avendo affermato che la struttura delle masse
del gruppo ofiolitico allontana ogni idea di sedimento )
rifletterò che continuando ancora sotto gli Erallisi i ter-
reni ad essere stratificati , né essendovi alcuna osserva-
zione che metta in sospetto che fra i terreni emilisi e
le rocce ofiolitiche sia mai stato alcun antro di fuoco ,
non può comprendersi come si fosse potuto produrre la
fusione e l'innalzamento delle rocce*, tanto più che non
è punto alterata la simmetrica disposizione dei terreni
inferiori . Più conforme piuttosto sarebbe il mio modo
di vedere sulla profondità del fuoco sollevante , coli' o-
pinlone dell' Humboldt , il quale , avendo poste le rocce
di sollevamento fra i terreni intermediari , dice che il
sito principale dei fuochi sotterranei dei vulcani sia nelle
rocce di transizione o sotto di loro. Intorno al quale
giudizio mi permetterò solo di osservare , che avendo egli
determinati e descritti tutti i membri da lui posti nella
formazione intermediarla, ed avendo indicati i limiti di
BEL DOTT, D. SA1\TAGATA 333
contatto fra questa formazione e la primitiva , noi do-
vremmo pm'e conoscere , conoscendo tutte le rocce in-
termediarie , qual sostanza fosse capace di mantenere
gì' inestinguibili focolari de' vulcani ^ i quali a dir vero si
potrebbero du'e superficialissimi , essendo ben piccola la
distanza che passa , rispetto al diametro terrestre , da
noi al pi'incipio de' terreni primitivi ', ma ne' terreni in-
termediari non troviamo cosa che possa dare alimento a
quegli insaziabili divoratori delle materie profonde e per-
ciò invisibili del nostro globo •, né qualora vomitano tor-
renti di lave o si ristanno dal vomitare sentiamo alcun
senso dell' immenso calorico che a così piccola profon-
dità dovrebbe pure covare . L' ipotesi invece che io ho
prescelta , di attribuire cioè una medesima origine a tutte
le rocce che nelle qualità più caratteristiche sono simili
alle riconosciute da tutti per primitive , e dì supporre
che il fuoco sollevatore sia almeno sotto a tutti i terreni
che noi conosciamo , i quali tutti siano per ugual modo
provenuti da fusione ignea ^ questa ipotesi dico dà plau-
sibile ragione di quanto è noto a noi intorno alle rocce
tutte di sollevamento :^ spiega come abbiano queste rela-
zione di somiglianza coi terreni primitivi , e come essen-
do simili , abbiano avuto un solo principio ed un' epoca
sola di formazione distinta come ho detto dall' epoca di
loro comparsa sulla terra . Per la qual cosa non potreb-
be più dirsi di tutte queste rocce , che siano di forma-
zione diversissime , alcune cioè di antica , altre di me-
dia . ed altre di novella ori"ine : ciò che invece sarebbe
da dire de' tempi in cui furono spinte fuori di sotterra .
§. VI.
Natura del fuoco sollci'atore .
I Rosta solo a rispondere alla tPi7,a domanda di'l »|ne-
I silo con l;i quale si cerca di qual natura sia il (iioco che
.534 OSSEKV AZIONI CEOLOGlCnE
lui operali li sollevamenti . E facile abbastanza II cono-
scete che un tale quesito viene recato in mezzo piutto-
sto da naturale curiosità , che non può sempre appagarsi
e che vicn dietro ad una cognizione acquistata , anzicliè
da persuasione di poterlo risolvere . Quante cose non si
sono discorse , immaginate , fantasticate per arrivare a
comprendere dalla combustione di quali materie siano
prodotte le grandi fiamme vulcaniche? E qual cosa vei'a
possiamo dir di sapere? Eppure quelle fiamme e quei
luochi sono sensibili ai nostri sensi , grandissime , inter-
minabili . Quale speranza potremo avere di conoscere la
natura de' fuochi produttori de' sollevamenti , se giammai
potemmo neppure vederli? Non è poco certamente averne
conosciuta la loro esistenza passata ^ né poco ancora sa-
rebbe che potessimo ragionando pervenire a questa cono-
scenza , che cioè i non mai veduti fuochi fossero simili
ud altri oggigiorno visibili , e de' quali quantunque igno-
riamo le vere cagioni , molto dottamente hanno alcuni ra-
i;ionalo per iscoprirle . Mirarono a questo fine coloro che
nelle rocce di sollevamento hanno considerate tante roc-
ce vulcaniche , siccome tali fra i primi le giudicarono il
Breislack ed il Marzari . Grandissima differenza corre egli
è vero dalle lave de' vulcani attuali ai granili , ai porfidi ,
ui serpentini ec. di sollevamento ^ non è però così gran-
de quella che distingue esse lave dai basalti , dai trapp ,
dalle trachiti , che anzi è dimostrata quasi nulla dai geo-
logi . Bastano a provare ciò le osservazioni di Maccul-
luck nelle Isole occidentali della Scozia dove trovò il ba-
salto ed il trapp passare insensibilmente al serpentino ; e
bastano le osservazioni di Webb e Parollni riferite da
Iji-eislack i quali hanno veduto =: sulla spiaggia asiatica
„ del Bosforo sotto il castello de' Genovesi i trappi ami-
,, gdaloidi passare nel basalte colonnare prismatico , che
,, contiene molta steatite , e che per mezzo di modifi-
,, cazioni per cosi dire insensibili diviene un \<'ro scr-
;. penliuo , il quale si dirama in forma di \eiic nella
Cr.T, DOTT. D. SAIVTAGATA 3?.f)
,5 vicina pietra calcarea, che costituisce la montagna della
„ il letto de' giganti = . Quello poi che si dice del ser-
pentino devesi intendere delle altre rocce di sollevamen-
to , giacché passano tutte le une alle altre , e , parlando
delle nostre rocce , moltissimi sono i luoghi dove il gra-
nito passa al serpentino . Trovando adunque connessione
fra i basalti , i trapp , le trachiti , e le rocce di sollevamento
dovrassi pure trovar connessione fra queste e le vulcani-
che , almeno nelle azioni che le hanno modificate . jNò
temerei incontrare molti oppositori, se con una frase usata
in altra occasione dall'Humboldt (daini medesimo trovata
impropria ma espressiva ) dicessi , che le nostre rocce ser-
pentinose e 1' altre di sollevamento contemporaneo oscillino
fra i terreni primitivi ed i vulcanici , essendoché , in quanto
alla prima formazione , sono secondo me evidentemente
primitive , e d' altra parte s' assomigliano alle trachili , ai
trapp , ai basalti , che tanto s' accostano alle lave . Se
non che farà ostacolo ad ogni modo la notabilissima di-
versità d' apparenza che è fra le une e le altre , la quale
parerà ad alcuni , non dovrebbe esservi quando identico
fosse l'agente che operò sopra tutte. Contro una tale
difficoltà si può insorgere dichiarando , che nell' attri-
buire una medesima cagione ad cflctli in apparenza di-
versi , si vuole parlare soltanto della primaria e jirin-
«ìpale di tutte, e non si esclude che le concomitanti
possano moltissimo variare , modificando così la riuscita di
operazioni che però in ultimo sono le medesime . Né a
ciò si opponga , che parlando del caso nostro in concro-
io , ed allargando così il senso all' esposta conformità di
cagione , si giungerebbe al vanissimo risultato che tanto le
rocce di sollevamento quanto le lave provengono dal ilio-
co • mentre non già a questo solo si giungerci)! u- iii:i
bensì a poter dire che tanto i fiiorhi delle lave che (juelli
dei sollevamenti sono di una medesima n.iliira , o . in
altri tormini , hanno a\iilo uguali jirinripj , ugnali l(>r7,o ,
e li tuttora rsislcnli hanno forse un alimento inedt'sinio
336 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
a quello che ebbero gli antichi . E già opinione di non
pochi geologi e ben fondata , che una gran parte delle
incomensurabili forze che nell' epoche remotissime con-
tribuirono a ridurre la nostra terra quale or la vedia-
mo , vadano del continuo perdendo di loro intensità , e
così ancora nell' avvenire sia per seguitare quest' ordine
na tanti secoli nella natura stabilito , finché cessando que-
ste forze di agire si commuti la condizione delle cose
naturali. Secondo la quale opinione non è a meravi-
gliare se quelle potenze che operarono in addietro tanto
strepitose mutazioni nella superficie del globo si riducano
nella nostra epoca alli piccoli sollevamenti che sono ac-
caduti a memoria d' uomini , ed al fenomeni vulcanici .
Dalle cagioni concomitanti poi deriverebbe l' essere state
le rocce primitive , dopo la loro prima formazione negli
antichi tempi , alcune del tutto fuse e liquefatte , altre solo
in parte ed altre nulla , e 1' avere maggiore o minor so-
miglianza con quelle de' vulcani moderni . Alle cagioni
concomitanti pure sarebbe da attribuire P operare questi
fuochi li sconvolgimenti terrestri immediatamente ovvero
mediatamente dando origine per esemplo a gas che ne
facessero le veci. La robustissima natura del gas dentro
la terra racchiusi e dilatati ha forse una gran parte ne'
tremori , e nelle rotture della superficie del globo . Que-
sto è necessario di credere osservando intere montagne
sottosopra voltate senza che pure un segno d' infuoca-
iiiento s' osservi ne' loro strati , e senza che alcuna ma-
teria sia fra loro intromessa .
E tale era pur l' opinione del Leibnizlo , in queste
materie non meno che in tante altre sapientissimo , il
quale di tutti questi fenomeni accagionava uno spirito in-
teriore della terra che volesse sfogarsi per P aria . Gli
antichi filosofi trattando ne' loro discorsi de' tremuoti
( che dipendono forse dalle cagioni medesime d' onde
procedono 1 sollevamenti ) parlarono di questo spirilo , o
aere . o vento che du' vogliamo : e Senrta nei libro 6
f
DEL DOTT. D. SANTAGATA 3Zj
capit. 1 7 delle Naturali quistioni dice m Maxima ergo
„ causa est ^ propter quam terra moveatur , spiritus na-
„ tura cltus , et locum e loco mutans zrz e Plinio nel
libro a capit. 79 della naturale istoria scrive rr condita
„ scilicet in venas et cavernas ejus occulto afflata rss".'
§. VII.
*'^'> Ipotesi di Davy siili' origine affuochi vulcanici ,
' ad ogni altra ipotesi preferita . ' 'Jf^^'ooom
.., , . ■ ■ . ! . ■•:■!
- ■ Goll' ammettere pertanto che 11 fuoco produttore de*
«ollevamenti e quello de' vulcani sia sotto i terreni pri-
mitivi non voglio escludere la possibilità che alcuna volta
non abbiano potuto radunarsi e atere effetto più sopra
cagioni sufficienti di improvvise violentissime combustio-
ni : e non intendo risolutamente affermare che quel fuoco
sia una cosa medesima col fuoco centrale del globo •, né
meno presumo di argomentare qv(&le sia il pabulo e quali
siano i materiali così di questo fuoco come de' vulcaui-
tiici . Io non mi sento da tanto di superare le difficoltà
che s' incontrano a voler definire una così fatta quistio-
ne : però credo che mi sarà lecito esporre quale di tutte
le ipotesi io sia più inclinato a seguitare , la quale a
dire in breve è l' ipotesi del Davy confermata ancora
dal maggior numero di valentissimi Scrittori di Geolo-
gia . Ipotesi che a me veramente par bella e sublime e
che sopra ogn' altra appaghi le brame del geologo , in-
iantochè essa , senza far forza alla verità delle cose co-
nosciute , naturalmente si piega a dichiarai'e con mirabile
(semplicità le sconosciute . Ma sebbene io sia persuaso che
^ pensamenti del Davy siano i migliori di tutti , non ne so-
•ifto però così vago e sicuro da imitare coloro che sopra )e
ipotesi di quel sommo chimico e geologo , e soprnpresi
da mutamenti rap;ionatì da gran calorico nelle rocce
di sedimento , vanno immaginando che tulle le rocce
N. Ass. So. Nati'k. Anno 1. Tom. :;. 22
Z3l9ì'. OSSERVAZIONI GEOLOGICHE
plulonlaue e le primitive non fossero in origine che roc-
ce di sedimento . Cotesti scrittori , secondo che io pen-
so , non solamente fuor d' ogni sospetto tengono per
vero quello che fin ad ora è pura supposizione , ma
eziandio trascorrono a descrivere minutamente gli ef-
fetti i quali essi appropriano in parte a quella suppo-
sta cagione e in parte attribuiscono ad altre ipotesi non
ancora verificate. Meravigliosi però sono li fatti sopra
i quali s' appoggiano costoro ^ i quali fatti venendoci
raccontati da uomini dottissimi meritano oggi giorno
più che ogni altra cosa tutta quanta la nostra attenzio-
ne. Sono di questo genere le singolarissime metamor-
fosi che 1' Humboldt narra avvenire negli schisti di tran-
sizione e nei thonschiifer pure intef niediari , i quali mentre
contengono in alcun punto (al dire di Humboldt) avanzi
di corpi organici , passano poi in altri punti con suc-
cessivo e graduato sviluppo di elementi e di parti al
gneis , al granilo , alla sienite , all' amfibolite , al grau-
wache di transizione, tiVi chi non abbia cogli occhi pror-
pri veduti così stravaganti fenomeni non si vuole certo
rimproverare lo starsi dubbioso e perplesso se debba o
no prestarvi tutta la fede , quantunque 1' autorità di chi
li narra sia gravissima . Imperocché ove da questa si pre-
scinda è malagevole a dire il vero il comprendere per
qual maniera le minime molecole di quelle rocce schi-
stose ed argillose acquistino tal movimento intestino ,
e s' introducano in esse tali sostanze , da disgregarsi pri-
ma e poscia atteggiarsi in diverse foruie cristalline non
solo , ma da mutare perfino le loro intrinseche qualità
essenziali . Né similmente é facile a concepire come le
rocce che da tali cangiamenti sono generate abbiano poi
ad essere identiche con quelle che da tutti i geologi e
dall' Humboldt stesso sono dette primitive , sicché altri
possa sospettare che queste altro non siano che 1' efletto
di più antiche alterazioni cui soggiacessero le non mai viste
rocce di argilla e di sedimento anteriori alle primitive.
DEL DOTT. U. SA5TAGATA 3 89
Graudissìina ulìlità ha ritratta la geologìa dallo stutlic
de' minerali e delle rocce mentre passano le une alle
altre , e dalle nuove dottrine chimiche risguardanti le
loro composizioni ed affinità : si continui adunque un
tale studio che laj'go frutto ancora ne impromette , e
il tempo e l' esperienza rettificando i difetti , che quasi
necessariamente accompagnano le nuove osservazioni geo-
gnostiche , ed i fallaci giudizi che ne conseguitano ,
nielleranno quando che 'sia in aperto la verità .
ri csn'^sifih firnnioi iioT)
: jJiom ■ ■■'7(|
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CATAI.OGO
DI
UCCELLI MESSICANI E PERUVIANI
DI CARLO L. BONAPARTE
PRINCIPE DI lUUSIGMANO
Con somma diligenza gì' Inglesi e i Tedeschi van per-
lustrando il Messico in molti aspetti j e il conoscere le
produzioni sue naturali non è 1' ultimo degli studj loro.
Tuttavia siccome non può negarsi che quella regione sia
delle men conosciute dal lato di tali investigazioni , cosi
non crediam soverchia la cura di spingervi , quantunque
di lontano , le nostre . Giacendo esso fra gli Stati Uniti
ed il Brasile , paesi meglio esplorati , partecipa degli vini
e dell' altro in fatto di quegli animali che han libero uso
di penne e di piedi per muoversi : quindi è che , o pe-
riodicamente o accidentalmente ricoverandone da Setten-
trione o da Mezzogiorno , ed inclinando colle svariate
forme de' proprj più verso quelle de' brasiliani che dei
settentrionali ; desiderano molto i curiosi e non meno i
dotti ogni notizia che appartenga agli esseri suoi naturali .
Giunse pertanto a noi carissima una Raccolta di Uc-
celli fatta in quindici soli giorni di caccia ne' contorni di
Guatemala , luogo forse il più interessante di tutto 1' an-
tico Messico , dal eh. Signor Colonnello Velasquez de
Leon nell'anno i836j il quale essendo Aggiunto della
Messicana Legazione presso la Santa Sede , ptr 1' oggetto
DI CARLO L, BONArARTE 3^ I
a lui principalmente affidato delle corrispondenze scien-
tifiche , mentre asseconda le premure del regnante Pon-
tefice verso que' popoli che governando se stessi a forma
delle proprie Inclinazioni si uniscono spontaneamente alla
cattolica famiglia , ben ci mostra di quai ricchezze na-
turali si vantino quelle nazioni fraterne. E tal catalogo
noi diamo in luce profittando di questo giornale , non
senza lusingarci che riesca gradito ai cultori dell' Orni-
tologia , che lo accumuleranno a quei materiali già rau-
nati dal Llchtenstein , dal Lesson , dal Wagler , e spe-
zialmente dal Bullock , della cui Opera si valse il
dottissimo Swainson nel suo Specchio degli Uccelli messi-
cani . Abbiamo poi distribuito le specie a seconda del
nostro sistema , corredandole di pochi sinonimi unica-
mente essenziali , e rinviando fedelmente il lettore alle
migliori figure che conosciamo fin qui .
1 . Herpetotheres Cachinnans , Vleill. H. albus , ni grò
coronatus • dorso alisque fuscis , remigibus inter-
ne rufo-fasciatis ; rectricibus albo ìiigroque fa-
scinti. <; .
Falco cachinnans , Lath. Macagua ricaneur ,
d' Azara .
2. BuTEo. Specie, cui non saprei determinarmi ad im-
porre nome specifico , atteso lo stato imperfetto del
solo esemplare che abbiamo sott' occhio : esso è di
un bruno cenerino , colle penne del sotto-coda bìan-
chicce fasciate di color di ruggine . Le ali si sten-
dono poco oltre la melh della coda : le remiganti
sono di un color di iniggine acceso , e portano fa-
sce nere in tutto il resto fuorché nella punta . Le
direttrici sono cineree con 4 larghe bende nere.
3. Prionites Momotus . P. viridis , siibtus fidvescens ;
pileo ni grò , corona cyanea ; rectricibus duabus
- u >
-no
34» UCCELM BIESSICAM E PERUVIAM
mediis ultra rachiin nudam coerideis , apice ' hi-
gricante .
Momotiis , Briss. Ramphastos Momota , L. Mo-
motus Brasiliensis ^ Lath.
4.' ' Crotophaga Sulcirostra ^ Sw. Ci\ Casasii , Less.
Long. Il" 6'".
5. GoRvus Gacalotl , Wagl. bis,! i83i ,. pag. 527. Ca-
càlotl , Hernandez Thes. p. i^S , e, l 'j^.
Saggiamente il Wagler riguarda e caratterizza distinto
dal Corvus corax di Europa quest' uccello , benché le
sue note differenziali sieno sfuggite alla perspicacia di
tutti gli Scrittori sopra 1' Ornitologia dell' America set-
tentrionale . Vien così duiiinuita ancor piìi la lista che
ogni dì restringesi degli accelliche si riguardaa comuni
ài due grandi Continenti .
Oltre la forma divei-sa del becco , il contorno delle
piume , e la forma della coda , le proporzioni nella lun-
ghezza delle remiganti primarie diversificano come suole
accadere nelle diverse specie di Corvi. La prima remi-
gante è più corta della settima , la seconda e la sesta
sono eguali ; la terza è più corta della quinta , la quarta
essendo la più lunga : mentre nell' uccello d' Europa la
seconda remigante è più lunga della quarta , e la terza
la più lunga di tutte . Nella specie americana la seconda
è molto più corta della quarta , essa stessa più lunga
della terza e della quinta .
Questa specie non deve confondersi col più rilucente
e meglio contraddistinto G. splendens del Gould , aneli
esso del Messico .
^f CvANURUs BuLLOCKi , Nob. Plca BuUochU , Wagl.
j,,i,.,,I numerosi sinonimi e la descrizione di questa magni-
ci "^fica e bea conosciuta specie crediamo inopportuni»
^ j di qui ripetere .
7. CvANOCORAx CoRONATUs , Nob. Garvulus coronatus ,
Sw. che non dee confondersi col prossimissimo Cja-
nocorax Stelleri .
Proponiamo di ritenere il genere Oyamirus , Sw. per
DI C.VRLO L. BO?(APARTE 3^3
le loiigi -caudate Piche lurchine , mentre Cjanócorax
Boje , appai-tieiie di diritto alle Ghiandaje turchine di
America .
8. Cassicus . Piccola specie , di becco bianco , tinta di
nero intenso uniforme , di coda assai robusta ,
Si può riferire al Cassicus nigerrimus di Spix , o
forse anche meglio al Cassicus solitarius di Azara .
Considerando la confusione che tuttora regna fra questi
neri uccelli americani , non siamo abbastanza proclivi ad
accrescerla col dare al presente uccello un nome speci-
fico ; e ci contentiamo di porgerne la seguente frase de-
scrittiva .
C. ex foto nigerrimus ; rostro valido acumina-
to ex virescente albo ; plumis capitis elongatis ,
latis , rotwìdatis ; remigibus rectricibusque latissi-
mis , subfasciatis ; cauda gradata .
9. CoccYzus Cayanus . C. rufus , pectore abdomine fe-
moribusque plumbeis ; cauda longissima valde cu-
neata , rectricibus lateralihus apice albis .
Cuculus Cayanus , L.
10. Trogon . Esemplare immaturo , il quale come i gio-
vani di parecchie altre specie , si accorda col Tro-
gon strigilatus di Linneo .
1 1 . Centurus Santa Cruzi , Nob. C. albo riigroque stria-
tus ^ capite et corpore subtus griseo-olivaceis ^ ver-
tice cerviceque rubris ; fronte et abdomine aùreis ;
uropjgio albo ; remigibus rectricibusque nigris .
Di prossima relazione al Ficus Carolinensis : ma di-
stinto pel suo becco più arcato , per le direttrici tutte
nere , e per la fronte e il ventre dorato ; distinto ancora
dall' Albifrons dello Sw. , il quale col ventre dorato ha
la fronte , i lati del capo , e là metà della gola bianchi :
il di lui groppone è pur esso fittamente bendato .
Una non descritta specie assai più piccola nella Col-
lezione del Sig. Swainson ( "Ficus aurifrons ) si approssima
anche di più alla mia , la quale a richiesta del Colonnello
Vclasquez ho dedicato ad un dotto Professore messiòano .
'Ò^.^i rCCEU.I MESSICAPH E PEnUVIA?»!
12. IcTERUS Baltimore, Oriolus Baltimore, L.
Esemplare adulto ed uno giovane .
' i 3. IcTERus Spurius , OìLolus mututus , Wilson . Psaro-
colius castaneus , Wagler .
Un maschio adulto ed uno giovane .
l4- IcTERUS .
Una femmina di specie molto somigliante al Bal-
timore ed allo Spurius , ma diversa dall' uno e dal-
l' altro : pe' colori sì accosterebbe assai più al Bal-
timore , ma le manca il nero nella gola , mentre
tutte le parti inferiori sono molto più. accese che
non si trovano in qualunque siasi stadio dello Spu-
rius . Il groppone è di un giallo olivognolo : il capo
e il dorso color d' oliva fracida : le fasce bian-
che nelle ali molto larghe .
1 5. IcTERUS Bonariensis . PsarQcoUus sericeus , Wagi.
PI. Eni. 710.
Maschio adulto.
16. GuiRAcA Ludovici ANA , Sw. Loxia Liìdoviciana , L.
Fringilla purncea , Lath.
Giovine uccello .
jn., PvRANGA aestiva , ViciU. TiiTiagra aestiva , Lath.
Maschio in muda .
18. P^RANGA Ludovici AN A , Nob. P . Jla\>a ', facie rubri-
cante' dorso alis caudaque nigri&^ alarum fascia
duplici Jlava ex apice tectricum .
Tanagra Ludoviciana , Wils. Pjranga erjthro-
pis , Vieill.
19. Tanagra Chlorotica .
ap. Tanagra Episcopus . L. T. cinereo-caerulescens ,
I ^suhtus paullo dilutior ; remigibus rectricibusque
■^^•^ Juscis , margine externo ^cqefuleo ^ rostro plìim'
beo-nigro . ■ - > -ì-.h- 1"
aj^, Tahagka vicARius , Les;^on . 7*- rostro nigro , robu-
Bfa ^^'^ x '^'^pite cjaneo , capistro nigro; dorso sor-
oll» ^''^^ virescente ; abdomine Jlavescente ; tectrici-
. oi;i ^}*^ Qlarum minoribus cjaneis ^ speculo alari Jlavo.
ni CARLO !.. no.^ vi'AiiTF. 345
Questa bella specie figurala dal Lesson nella sua Gen-
uina Zoologica alla Tav. 68 , somiglia mollissimo le pa-
reccLie specie turchine di Tanagra spesso confuse col
Tanagra episcopus , L. Tanagra archiepiscopus Des-
marets j T. Sajaca L. ( T. glauca , Sparrm. ) ; T. oli-
vascens Lalh. ( tenuto erroneamente per la femmina del
T. Sayaca ) ; ma la bella macchia giallo-aurata simile a
quella famigeratissima del Cardello , che porta alla base
delle remiganti primarie , come pure il becco più nero
e molto più robusto , quasi da Pjrrhula , lo dislingue da
tutte le suddette .
a a. EupHONiA VIOLACEA. E. nigro-chalyhea ; fronte pe-
ctore abdomineque Jlavissimis ; tectricibus alarum.
inferioribus , remigibiisque interne ad basim ai-
bis f macula media pogonii interni , rectricisque
lateralis etiam alba.
23. EupHONiA mRDNnirrACEA . Nob. E. oli^aceo-Jlava ,
fronte et subtus flava , ^vertice genisque nigro-
chaljbeis ; rem,i gibus rectricibusque nigricantibus ,
margine ex temo olivaceis: rostro ni grò valde un-
cinato , subhirundineo.
7.^. Arremon giganteus , Nob. ^. lacte olivaceus ; ro-
stro robustissimo nigerrimo ; capite nigro ; gula
ad medium alba ; pectore abdomineque plumbeis ,
crisso flavo-aei-uginoso ; remi gibus nigris ; cauda
olivacea , valde rotundata .
Essendoché la principal differenza fra quest' uccello ed
il Silens consiste nelle sue maggiori dimensioni , io le
soggiungo .
Long. tot. 0" &"; rostr. 1" ; al. 4" 6'"; caud,
4" 6'" ; tars. i" .
a 5. TcTERiA Velasquezi , Nob. /. viridis ; pectore fla-
i'O-aiirantiaco ; rostro nigricante , mandihula al-
bicante .
Importante aggiunta al genere Icleria che finora van-
tava una sola specie , la Pipra Poliglotta di Wilson ,
Icteria viridis di Yieillot , dalla quale differisce per il
3^6 rCCEM.1 MESSICANI K PERPAUM
petto di colore pili intenso quasi ranciato e pel bianci-
care della mandibola inferiore del becco , la quale nella
viridis è tutta nera. L' Ictevia viridis può caratteriz-
zarsi come segue :
/. viridis, pectore ^avo ; rostro ex totonigro.
26. Thamnophilus doliatps . T. albo nigroque fascia-
tus , vertice candido , nigro cincto .
27. Thamnophilos rutilus , Vieill. T. rufo-cinnamo-
meus , subtiis Jlavo-cinnamomeus ; rostro robusto ;
genis albo nigroque variis ; remigibus medio fu-
scis ; rectricibus rujis , unicoloribus .
28. ToDUs ciNEREDS , Briss. ( cxclus. PI, Eni. ) T. cine-
reo-oìivaceus , subtus Jlavissimus , pileo nigrican-
te • alis nigricantibus , tectricibus remigibusque
externe Jlavo limbatis ; cauda gradata , nigra ,
rectricibus lateralibus apice albis ; rostro nigro ,
subtus albido .
29. Setophaga rutictlla , S\v.
Una femmina .
30. Setophaga rubra , Sw. S. rubra , alis caudaquefu-
scis : genis albo-sericeis .
Sylvia miniata, Lafresn. Mag. de Zool. i836.
CI. II. tab. 54.
3 1 . Sylvicola decurtata , Nob. S. laete viridis , sub-
tus , cum tectricibus alarum , albo-virescens ; ca-
pite colloque supra plumbeis , subtus albis ' alis
' grandiculis , remigibus subfasci s , supra externe
'H O' viridi -marginatis ^ subtus inteme albo-limbatis :
prima dimidium , secunda aequalis duodecima ,
tertia , quarta , quinta et sexta omnium longis-
simis: cauda parva, angusta, acquali, rectrici-
bus virescentibus .
-■»« Long. 4"; rostr. 7'"; al. 2" 5 caud. i" 3'";
tars. f.
Questo singolarissimo uccellino partecipante dei carat-
teri di yireo e di Sylvia è molto osservabile per la for-
ma raccorciata del suo corpo : le ali e la coda sono pure
I
DI C.UU O L. BOiN.VPAKTK 3/(^
singolari e quasi gli daa diritto a costituire un nuovo
genere .
^2. TuRDUs Gravi, Nob. T. olivaceo-fusciis , subtus Jla-
vo-cìnnamomeus , gula tantum vi xfusce scenti stria-
ta : tectricibus alarum inferioribiis remigumque
margine interno amanti o-cinnamomeis : remigum
prima sextam aequante , quarta et quinta omnium
longissimis ^ tertiam et sextam vix superantibus :
cauda acquali , duo pollices ultra alas pretensa ;
rectricibus submucrotiatis .
Long. tot. 8"; rostr. i" ; al. 4" 3"'; caud. 3''
3'",- tars. i" i'".
Specie tipica che molto godo nel dedicare al Sig. Gior-
gio Roberto Gray , giovane Ornitologo di grandi spe-
ranze ; poiché r invidiabile situazione che occupa nel
Museo Èritannico e gli scritti già da lui pubblicati pro-
mettono molti vantaggi alla Scienza .
33. TvRANNUS suPERCiLTOsus , Swaius. T. Jìisco-oUvaceus ,
subtUs cum, tectricibus alarum Jlavissimus j cauda
emarginata • plumis verticalibus ad basim rubrìs •
superciliis amplis gulaque candidi s.
Long. tot. 6" &" ; caud. 3" ; al. 3" 5'"; ro-
str. 9'"; tars. 8"' .
34. SvNALLAXIS CINERASCENS , Tcmm. PI. Col. I^J , f. 3.
S- fusco-badia , capite toto saturati ore , pectore
alis caudaque laete castaneis , ventre cinerascen -
te ; remigum apicibus flavescentibus • rostro ni grò.
35. Mniotilta varia, Vicill. Sylvia varia ,\^Siih. Oxy-
glossus maculatus , Sw.
36. CoEREBA CYA.NEA , Vicill. Ceìthiu cyanea , L.
SCOLOrACmiS , Nov. Gen.
Rostrum longissimum , basi irigonum , gracile ,
renissimuin ; mandibulis acqualilnis , superiore apice
extimo subcurvalo , subhiantibus : iiares fossa ma-
juscula , membranula fere omnino clausae .
D '(
\0 rCCELLI MESSIC. E PEKUV. DI C. I,. BO.VAPARTE
Pedes elongatl j tarso tliglto medio sesquiloiigio-
re : digiti omnes a basi fissi , valde inaequales , po-
stico validiore , lingue robusto , valde arcuato .
udlae maximae rotundatae ; remigibus prima se-
cmida et tertia sensim longioribus j quarta coeteris
sed vix longiore , omnibus latis .
Cauda brevicula , valde gradata .
3y. ScoLOPAcmrs rufiventris , Nob. Se. brwmeo-oliva-
ceus ^ genis et subtus aiirantio-cijinamomeis • gula
alba inferne strìis nigris ^ remigibus fuscis } cau-
da nigra ; rectrice extima macula transversali ^
secunda macula interna apicali , tertia apice tan-
tum, albis. Rostrumfuscum, subtus album ad basini.
Longit. 4" 6'" ■ al. o." ; caud. i" 6'" ■ tars. io".
Qiiest' uccello ha stretta relazione col Troglodjtes re-
ctirostris dello Swainson , figurato alla Tav. 1 4o delle di
lui Illustrazioni Zoologiche , il quale benché abbia il bec-
co più corto che in questa nostra tipica specie appartie-
ne al medesimo genere ; genere che il dotto Autore non
poteva a meno di antivedere allorché collocollo coi Re
d' uccelli . Un esemplare di essa specie conservato nel
Museo Britannico , manca del bianco sulla coda e ha il
becco più corto che II nostro Rufiventris .
Dopo avere scritte le cose suddette mi accorgo che il
Sig. Sundeval ha costruito per 1' ultima menzionata spe-
cie un genere da lui chiamato Acontistes .
38. Caprimulgus vociferus , Wils. tanto comune negli
Stati Uniti .
Bg. Penelope vetula , Wagl. P . fusco- olivacea ^ capite
colloque ardesiaeis ; epigastrio et ventre albis ^
crisso vix rufescente • rectricibus aeneo-viridibus ,
lateralibus ad apicem late albis • remigibus in-
tegri s ; tarso digito medio brevi or e ; meatu nu-
do , vitta intermedia subpiloso-plumosa .
Differisce troppo poco dalla Penelope vetula di VVa-
gler , Iside i83o pag. mi , sp. i4 , perch' io mi av-
venturi a farne una specie distinta. (sarà continuato)
OJiS^ERVAKIOIVI
DEL DOTT. GIACOMO BERTOLONI FIGLIO
SOPRA LA DOTTRINA
DEI SIGNORI SCHLEIDEÌN, E WYDLER
INTORNO all'origine
DEXIi' EMBAIONE IffXL SXME 3>EX,I,E PIAIffTE
Nel Compie renda des séances de /' Academìe des scien-
ces 29 Octobre i838 è esposta la dottrina dei Signori
Schleiden , e Wydler , colla quale essi intendono mo-
strare , che r embrione del seme delle piante trae 1' o-
rigine dal polline , e con ciò dall' antera . Prima di es-
porre questa dottrina , premetterò alcune notizie , che
sono necessarie per intenderla bene .
Chiamasi uovìcìno quel corpicciuolo , che ora solo ,
ora in compagnia d' altri simili è il primo a comparire
dentro l'ovaio. Il Mirbel , e col Mirbel i moderni fisio-
logi delle piante lo dissero nucellc . Nel nostro idioma
io prescelgo il vocabolo uwicino ^ perchè questo con-
duce più direttamente a conoscerne la natura . L* uovi-
cino in principio è ovoideo , o conico , di dentro car-
noso , di fuori circondato alla base da due membrane
sovraposte , che a guisa di due coppe lo ricevono den-
tro di sé , ed alle volte si confondono per modo , che
sembrano una coppa sola . L' esterno di esse fu detta
dal Mirbel primina , e l' interna secondina . A poco a
poco queste membrane crescono . e cuoprono tutto 1' uo-
vicino rimanendo ali" apice loro un tenue foio , il quale
35o OSSERVAZIONI
nella primina si chiama l' exostoma , e nella secondina
r endostoma ^ il Turpin distingue questi due fori col vo-
cabolo comune di micropilo . Pare che le vescichette ,
o budelli pollinei entrino per il micropilo nel!' uovicino .
Questi stessi fori poi scompariscono , allorché il seme è
maturo . La base , o punto , col quale la primina si col-
lega coli' ovaio si dice 1' ilo ^ per esso penetra il funicolo
ombelicale , e va a perforare la secondina . Il punto ,
ove il funicolo ombelicale entra nella secondina , si chia-
ma la calaza . In alcuni uovicini la calaza , e l' ilo ri-
mangono sempre sovrapposti , e allora il micropilo è in
un sito diametralmente opposto ai medesimi . Ma accade
in altri casi , che la secondina , e l' uovicino declinino
dalla primitiva verticale , e che talvolta si capovolgano
interamente . Allora la calaza non corrisponde più all' ilo .
11 funicolo ombelicale , varcato l' ilo , si prolunga tra la
primina, e la secondina, e forma un cordoncino, che
si dice il raffe , E base dell' uovicino quella , che lo fissa
alla secondina , e che perciò corrisponde alla calaza . E
apice il punto opposto , il quale corrisponde all' endo-
stoma . La prima mutazione , che momentaneamente av-
viene dentro 1' uovicino , è una grande cavità ripiena d' u-
more acquoso , e frattanto la sua parete si conforma in
un terzo involto detto terzina dal Mirbel , il quale in-
volto si unisce , e confonde colla secondina , e talora
sembra dileguarsi , forse perchè essendo allora più tenue
la sua congiunzione colla secondina si rende meno sen-
sibile . Avviene ancora , che la terzina in qualche sua
parte si mantiene sotto la forma di un ammasso cellu-
ioso più grosso , al quale più tardi si dà il nome di
ulbume .
Nella grande cavità , di cui ho parlato , tosto com-
parisce una produzione cellulosa dal Mirbel detta quar-
tina , il cui tessuto cellulare da principio sembra una
sostanza gommosa sciolta nel!' acqua . Questo nuovo tes-
suto per lo più nasce da tutta la superficie della cavità
DEL DOTT. G« BERTOLONI
interna dell' novicliio ^ ma in alcune leguminose comincia
dalla parte superiore di essa , e scende sino all' inferio-
re . Io penso , che la quartina , e la terzina del ftL'rbel
non siano altro che un vero albume , il quale è più
condensato nella terzina , perchè essa è di data più an-
tica. Questo mio pensamento conduce ad ammettere fi-
siologicamente parlando un vero albume in tutti i semi ,
e così li ravvicina di più all' uovo dogli animali ^ laddove
ili considerare per albume quell' ingrossan»ento di una
parte della terzina , il quale esiste solamente in alcune
specie , ed in altre no , mi sembra un deviare dalle norme
generali della natura , e non consentaneo alla ragione .
Finalmente al dire del jVlirbel non è raro di vedere den-
tro all' uovicino un quinto sacco, da lui chiamato quin-
tina , il quale comincia coli' essere un budello longitudi-
nale attaccato con ufia delle sue estremità alla calaza ,
e coli' altra all' apice dell' uovicino rimpetto all' endosto-
ma . Dopo , che il polline è stato lanciato sullo stim-
ma , 1' embrione più o meno tardi si manifesta dentro
I' uovicino. Questo embrione sta nel sacco più interno
dell' uovo , e pende sempre dall' endostoma , e dall' api-
ce dell' uovicino per mezzo di un filo sottile , al quale
corrisponde la radicetta , mentre 1' altra sua estremità ,
ove sono i cotiledoni , è appesa sotto la calaza , e mira
alla base dell' uovicino.
Ora vengo alle nuove dottrine dei Signori Schlelden ,
e Wvdler. Essi dicono in primo luogo, che devesi al
Sig. Roberto Brown la scoperta , che le vescichette , o
budello poUinco dallo stimma scende all' uovicino , ma
che questa scoperta si arrestò là , né più oltre la por-
tarono i Sigg. Brogniart, e Corda. Per vero qui hanno
dimenticato le scoperte dell' Amici , le quali già da pa-
recchi anni furono dimostrate con preparazioni in cera
esposte alla vista di tutti nell'I. R, Museo di Firenze.
Comunque sia la cosa , lo Schleiden dice , che il bmlcllo
pollineo, varcato the ha il micropilo, entra nelP uovicino
35a ' OSSEE V AZIONI
per i meati intercellulari delia terzina , e quartina , ' ossia
della sostanza albuminosa , raggiunge il sacco embrio-
nale , la quintina del Mirbel , e lo fa rovesciare sopra
di sé , di guisa che gli formi un involto completo . Ran-
nicchiatosi il budello pollineo entro il sacco embrionale
soggiace ai seguenti cambiamenti. Da principio contiene
una materia mucilaginosa mescolata di granellini di fe-
cola , che da alcuni sono detti cistoblasti . Tosto a quella
materia mucilaginosa , e granellosa succedono vere cel-
lette , che gli danno T aspetto di un filo con trammezzi .
E qui lo Schleiden inclina a credere , che quelle cel-
lette siano state fatte dai cistoblasti , la qual cosa non
mi pare facile a dimostrarsi , anzi mi sembra contraria
al (atto , perchè , se ciò fosse vero , i cistoblasti dovreb-
bero dileguarsi al comparire delle cellette , lo che non
succede . L' estremità inferiore del budello è quello , che
per la prima ingrossa , e si organizza in cellette ^ essa
prende la forma globosa, od ovoidea, mentre il ■ resto
del budello serba la sua forma assottigliata. La parte
entiata genera per sé sola l' embrione , mentre la parte
tenue , tuttoché organizzata in cellette , a poco a poco
si dilegua , e non lascia vedere altro , che un tuberco-
lo , il quale rappresenta P estremità radicellare dell' em-
brione , Nella parte globosa del budello compariscono i
cotiledoni sotto la forma di una , o due escrescenze cel-
lulari, e nelle piante dicotiledonali lo Schleiden talvolta
ha veduto nell' angolo formato dai due cotiledoni una
picciola protuberanza , che egli dice essere il primo in-
dizio della gemmetta . Le cellette de' cotiledoni a poco
a poco si riempiono di fecola , e di gocciole d' olio . Il
fusterello , ed i cotiledoni ingrossano del pari , e presto
r embrione trovasi avere acquistato la forma , ed il grado
di svolgimento , che esso deve avere nel seme . 11 Sig.
Wydler però non conviene collo Schleiden in tutte le
sopradette cose . Egli aflerma , che ha veduto il sacco
embrionale prolungarsi sotto la forma di angusto canale
DEL DOTT. G. IIERXOLONI 353
sino ni niicropllo , dove si apre , che spesso ha veduto
il biulello poUlneo entrare nel sacco embrionale , ed oi -
ganizzarsi per metà , e che gli è riescilo ancora di iso-
lare questo sacco dal resto dell' uovicino ^ ma che non
ha potuto mai scuoprire il rovesciamento dello stesso
sopra il budello pollineo . Soggiiuige di più , che in molte
piante della famiglia delle scrofularie il sacco embrio-
nale ha una forma ovoidea , la quale si ristringe all' a-
plce , ed alla base in una specie di cordone celluioso ,
che sembra tenerlo sospeso alle due estremità dell' uo-
vicino , la quale forma di sacco non si concilia bene
coli' idea del rovesciamento del medesimo.
Dai fatti testò esposti il Sig. Wydler deduce le se-
guenti conseguenze :
1° Che le piante non sono provvedute dei due sessi,
come si è creduto sino al giorno d' oggi .
2.° Che Parlerà lungi dall'essere 1' organo mascoli-
no , è per lo contrario 1' organo femmineo , è un ovaio ,
il granellino di polline è il germe della nuova pianta ,
il budello pollineo diventa l' embrione .
3.° Che la trasformazione del budello in embrione
avviene nel sacco embrionale , il quale sembra determi-
narne l' organizzazione , e inoltre gli prepara il primo
nutrimento .
4.*^ Che gì' integumenti dell' uovicino servono all' em-
brione sopra tulio di ricovero protettore.
j.° Che l' embrione giace libero nel sacco embriona-
le , e mostra relativamente all' uovicino una situazione
inversa , perchè la sua base ( l' estremità radicellare ) è
diretta verso 1' apice dell' uovicino , ossia verso il micro-
pilo , ed il suo apice ( 1' estremità cotiledonare ) è volto
verso la base dell' uovicino , ossia verso la calaza .
E qui mi si permetta di rivolgere le mie considera-
zioni sopra alcune di queste conseguenze , con che spero
ìnostrare , che esse non reggono al rigore di sodo ra-
ziocinio .
N. Ann. Se. Natuh. Anno 1. Tom. 3. 23
354 OSSKRVAZIONl
Nella prima conseguenza il Sig. Wydler dice , che le
piante non sono provvedute dei due sessi , come si è
creduto sino al giorno d' oggi . Al che rispondo , che
l'idea precisa di sesso avuta fin qui consiste nel rico-
noscere ne' corpi organici due organi ben distinti , 1' uno
de' quali trasmette all' altro una sostanza , che ricevuta
dentro di esso fa sì , che ivi ne emerga e soggiorni un
embrione , il quale al tempo debito somministra la prole
futura. Al primo di questi organi si è dato il nome di
mascolino , al secondo di femmineo , e dalla presenza
di questi due organi ne' corpi organici si è detto , che
V hidividuo , o la parte , che possedeva il primo , godeva
del sesso mascolino , e che viceversa l' individuo , o la
parte , che possedeva il secondo , godeva del sesso fem-
minino . In queste idee nette e precise de' sessi non si
è mai fatto entrare la preesistenza del germe . Si è sem-
pre creduto indiflerente per questa idea , che l' embrio-
ne derivi o dall' epigenesi , o dal germe nel)' uovicino ,
o dagli animaletti spermatici , o pianticine nella materia
del polline . Ciò posto , domando al Sig. Wydler , se
nelle piante esistono i due organi diversi di che ho par-
lato , e spero , che mi risponderà affermativamente , per-
chè questa è cosa di fatto nota a tutti . Dunque le pian-
te posseggono irrefragabllmente il sesso hiascolino , o
femminino ,
La seconda conseguenza tirata dal Sig. Wydler è ,
che 1' artera lungi dall' essere 1' organo mascolino sia in-
vece 1' organo femmineo , sia un ovaio , e che il granello
di polline sia il germe di una nuova pianta . Credo , che
rlescirà malagevole al Sig. Wydler il mostrare col fatto
cosa sia la sostanza preesistente nel sacco poUineo ; ma
io non voglio far caso di ciò . La parola germe è una
parola indeterminata , e prendendola nel senso dell' idea ,
che se ne può destare nel nostro intelletto , non signi-
tìca altro , che qualche cosa di ciò , che servirà all' or-
ganismo, e vitalità dell'embrione. Ma noi non abbiamo
DEL DOTT. O. LlJlriOLOAl 355
mai 1' embrione nell' artera , non nello iiovicìno pi'irh;i
della ("econdazione , e questo embrione comparisce do-
po clic il budello pollineo si è congiunto col sacco
embrionale ^ dunque e budello pollineo , e sacco em-
brionale concorrono alla formazione , e vitalità dell' euì-
brione , ed ognuno di essi ne somministra quegli elementi
rispettivi , che costituiscono P essenza di esso embrione .
La natura poi ha voluto senza eccezione , che questo
embrione rimanga dentro l' uovicino nel quale è com-
parso , e che dal solo pistillo emerge» il semò della pianta
novella . Dunque il solo pistillo è 1' orgai^p femmineo ,
nò mai lo sarà , e lo potrà essere 1' artera ' per tutte le
cose fin qui discorse.
La terza conseguenza , che la trasformazione del bu-
dello in embrione avvenga dentro al sacco embrionale ,
il quale sembra determinarne 1' organizzazione , è giustis-
sima , perchè conferma pienamente , quanto ho detto
sopra r influsso dell' organo mascolino , e femminino nella
formazione dell' embrione . E in verità il Sig. Wydler
non r ha ponderata bene , giacché questa distrugge le
sue conseguenze precedenti .
Che se mi si domandi quali siano gli elementi del-
l' enibrione , che vengono somministrati dal sacco em-
brionale, e dall' uovicino ? Risponderò, che noi tanto
' ne sappiamo adesso , quanto se ne è saputo dal prin-
cipio del n\ondb sino a noi . Questo è un mistero im-
^penotrabile della creazione, e dell' Onnipotenza , mistero,
-jcIìc ben confessò quel grande del Ilaller, quando par-
lando dell' origine dell' embrione dell' uomo pronunciò
quelle meravigliose parole : Prinwnlia novi hominìs ipsa
natura vtlat .
ANTONIO ALESSANDRINI
CENNI
Sulla Storia e sulla Notomia della Testuggìixe
coriacea marina
rr Dermochelydis tuherculata Ranzani zi:
Testudo coriacea Linn.
^, Lyra Shaw
Sphargis mercurialis Merrern
fj coriacea Gray etc. etc. (i).
Negli ultimi numeri della Rcviie Zoologique del i838
SI legge un articolo del celebre Naturalista francese il
Sig. Bourjot Saint-Hilaire ^ il quale risguarda una delle
specie più rare delle testuggini marine la Coriacea del
Linneo . Questo animale ha formato il soggetto degli stu-
di dei più celebri naturalisti delle diverse Nozioni , ed ha
dato luogo alla formazione di un buon numero di nuovi
generi e di specie distinte in guisa che fa d', uopo al so-
lito , per intendere i diversi autori , e metterli 'msierae
d' accordo nella descrizione e determinazione di tìn og-
getto identico, seria meditazione, severa ed illuminata
critica, e quel corredo di libri, per lo più costosissi-
mi , che è ben dato a pochi di possedere , Ma non è
mio intendimento , ne lo permetterebbero le mie cogni-
zioni , l' insinuarmi in questo laberinto : e può bastar
(i) Vedi per la illnstrazione e sinonimia del Genere 1' eccellenle
articolo sulla Sphargis coriacea nel fol. 94 della Fauna Italica del
Sig. Principe ai Musignano.
DEL PROF. A. ALESSAI\UR1N1 35^
per facilitare lo studio zoologico della nominata specie
interessantissima di testuggine quanto ad illustrazione della
medesima ne scrissero recentemente i due celebri Na-
turalisti Italiani Monsig. Ranzanl nell' articolo sulla Sfar-
gide tubercolata di Gravenborst „ Annali di Storia Na,-^
turale Tom. II/. i83o pag. 35 „ e nella Memoria ^, De
testudine coriacea marina „ ( Novi Commcntarii Acad.
Scient. Instiluti Bononiensis Tom. I. pag. i43) ed , il
Principe di Musignano nella sua Iconografia della Fauna
Italica i836 fol. 94* Diiò soltanto poche cose sulla
parte storica degli individui della ripetuta specie di te-
stuggine , notati fin qui, d;ù naturalisti, e sulla notomia
della medesima , csscn,dochè la prima payte è molto
incompleta nel citato articolo della Rivista zoologica, e
rapporto alla seconda , cioè alla notomia , non è a mia
cognizione cbe esista veruna monografìa abbastanza com-
pletij dalla quale rilevare si possano le differenze più
impqrtanti di interna struttura tra la Coriacea e le al-
tre testuggini .
Relativamente alla parte storica il Bourjot asserisce
,, essere fra le testuggini marine la coriacea una delle
più rare perclw non se ne conoscevano istoricamente che,
quattro individui ^ uno venuto in secco presso Frontignan
{nel fondo del golfo di I^^on) ai tpmpi di lìondc lezio ^ .
un secondo spinto sopra di questa medesima spiaggia ver-
so il porto di Cette nel 1^29^" un terzo venne in secco
sulle costo deW Oceano presso lo shocco della Loira ,• fi-
nalmente un quarto individuo fu veduto fulle coste di Cor-,
novaglia nel 1^56. Noi possiamo citarne iin quinto che
in qucsC anno ( i838)yù pescato vivo nella piccola baj a
di Croisic ec, „
Se al suUodato Autore fosse stata nota la I\Iemoria
del Ranzani testé citata ^avrebbe potuto rendere molto più
estesa ed interessante la storia della sua testuggine , giac-
ché il nostro Zoologo avverte che , non una , ma tre
sono le testuggini coriacee notate dal Rondelezio perchè ,
.17>8 IKSTUGG INE CORIACEA MARIIVA
olire quella venuta in sctco 'pvessd Fronlìgnan parla di
uh secondo e di un terzo individuo 'trovato a Maguè-'
lòrtne ed a Nizza . Ma onde rettificar meglio le asser-
zioni del Naturalista Francese esponiatno in breve , ed in
sèriis regolare di epoche sempre più recenti , come lo
fa il Ranzani , l' indicazione degli individui della ripetuta
testuggine fino ad ot-a descritti o citati dai naturalisti .
Tre adunque sono gli individui conosciuti fino ai tem-
pi di Rondelezio . Un quarto fu descritto da De la Font
( Mèmoires de 1' Acad. des Se. 1^729 p. 1 1 ) preso colle
reti li 4 agosto i;72C) verso il sito chiamato la Pierre
percèe al nord dell' imboccatura della Loira a i3 leghe
da Nantes . Un quinto individuo è quello che per la mu-
nificenza dell' immortale Ristauratore di questo Istituto
delle Scienze Benedetto XIV. fu al medesimo regalato
e" che serbasi tuttora, in ottimo stato di conservazione,
nel Museo Zoologico dell' Università . Un tale individuo
ha formato il soggetto del lavori teste citati di Mon-
signor Ranzani e fornirà materia ancora alla redazione
della parte anatomica di questo articolo". Fu preso nella
spiaggia di Maccarese presso il porto di Nettuno non
lungi da Roma sul finire di Luglio del 1755. Nell'an-
no medesimo Enea Silvio Piccolomini ne pubblicò il di-
segno , eseguito da Giacomo Vermoclen ed inciso da
Andrea De Rossi , corredandolo di una dedica a Bene-
detto XIV. scritta in eleganti versi latini . Il Zanotti poi
nel Tomo IV. degli Antichi Commentar) dell' Istituto di
Bologna (lyS^) pag. 17 accenna 11 regalo fatto di que-
sta testuggine all' Istituto .
Nel 1761 vide la luce un opuscolo di Domenico Van-
delll in cui parla estesamente di un sesto individuo delht
testuggine coriacea spinto nell' anno precedente , cioè nel
1 760 , sul litorale della Toscana e da Clemente XITI,
mandata in dono all' Università di Padova .
Nelle Memorie dell' Accademia R.eale delle Scienze di
Parigi {^Hist. 1765 png. 44) ^1 legge di nuovo la
DEL rnor. a. ALiis.s.vKn'niiM 3.M)
descrizione di un settimo individuo di coriacea fatta da
Fougeroux e che nel iy65 era stata presa sulle spingile
d'Inghilterra colla freccia di cui usano nella pesca della
IJalena . Sarebbe mai questo l' individuo che il Bourjot
nomina in quarto luogo e che dice essere stato veduto
sulle coste di Cornovaglia nel 1^56 essendosi , per uno
sbaglio facile ad accadere nella stampa , invertito 1' or-
«line degli ultimi due numeri del millesimo ? Se non è
accaduto questo equivoco fa d' uopo aggiugnere un in-
dividuo di più alla serie di quelli che furono dai natu-
ralisti notati , e sembrano infatti diverse la testuggine di
Fougeroux e quella che nell'estate del i^56 fu presa
sulle coste di Cornovaglia e che viene citata ancora dal
sullodato Sig. Principe di Musignano.
Anche nel Tomo XIII. del Giornale che porta per
titolo ^i: Observatlons sur la Pìiy^sùjue , sur V Histoirf
JSdturelIe ctc. =r dell'Abate Rozìer ^ pag. 66, 1778.
Amoreux inserì la storia di una ottava testuggine coria-
cea presa nel 1779 presso Gette, e la credo anzi quel-
la che il sucltato Bourjot riferisce al 1729, che colloca
in terzo luogo , e la dice conservata ancora nel Museo
Zoologico di Parigi. Infatti se fino dal 1729 avesse esi-
stito nel Museo di Parigi cotesto individuo ne avrebbero
certamente parlato gli altri Scrittori Francesi che ebbero
occasione in seguilo di trattare dello stesso animale .
Sembra perciò che la Coriacea del Museo Bolognese oc-
«upar debba uno dei primi posti tra gli individui meglio
«ouosciuti e da più lungo tempo conservati nei Musei
d' l'juropa .
Anche il DcsmouUns nel =r Buìlettin (F Hìstoìre Nn-
tnrelle de la Socièlè Linnèenne de Bordeaux z= fece
parola di un altra testuggine coriacea , che sarchile la
nona, presa li nove giugno 1826 presso la torre di
Cordouan nella spiaggia di Santongia . Finalmente pos-
sono considerarsi come individui diversi da quelli fin qui
nominali (^ la coriacea giovanissima colla quale il Pennant
3 (io TESTUGGINE CORIACEA MARINA
formò la sua nuova specie che denominò tubercolata •, e
quella, ugualmente giovine, delineata da Schoepf [Hist.
test. p. 123 tab. 29)', e l'altra della quale diede pure
la figura il Gravenhorst ( Deliciae Musei p^ratislavìcnsi's
fascio. I. 1829) che conservasi nel Museo di Breslavia •
e quelli di cui si parla nell' articolo del Dumenll e Bi-
bron e nella Fauna Japonica ^ e 1' individuo , sempre
giovine , figurato nella lodata Fauna Italica , dimo-
doché V individuo di cui parla per ultimo il Bomjot
sarebbe non già il quinto ma il diciottesimo almeno
fra quelli che furono meglio osservati e determinati dai
Naturalisti dei varj tempi e dei diversi paesi d' Euro-
pa . Questo individuo fu preso vivo verso la fine di
agosto del i838 nella piccola baja dì Croisic ^ Dipar-
timento della Loira inferiore , imbarazzatosi nelle comu-
ni reti da pesci . Trascinato nel Porto vi rimase vivo
più giorni dibattendosi con straordinaria forza ^ acquistato
in seguito da speculatori fu fatto impagliare proponendosi
di esporlo per danaro alla pubblica curiosità. Il Bourjot
dice infine di aver preso nota di questo fatto onde ren-
dere avvertiti i Naturalisti dell' esistenza di un nuovo indi-
viduo di COSI rara specie di testuggine onde non vadi
perduto , giacché non devono certamente esistere tre sfar-
gidi nei Musei d^ Europa . E anche qui farò riflettere che
un numero mo'to maggiore conservar sene deve nei 3Iu-
sei , intendendo di parlare anche soltanto di quelle che
particolarmente furono notate dai Naturalisti , mentre è a
mia cognizione che due se ne conservano soltanto nei
Musei d' Italia vale a dire l' adulta del Museo Bologne-
se^ e quella di mezzana grandezza del Museo Padovano .
Ma questo basti relativamente alla parte storica del-
l' articolo che ciascuno potrà facilmente rendere e più
estesa e più completa solo che si dia il pensiero di con-
sultare le molte opere e memorie che trattano delle
sfargidl e la maggior parte delle quali è esattamente ci-
tala nella Fauna Italica . Passando quindi alla seconda
DEL rnOF. A. ALESSAKDKWI 36 1
parte in cui promisi un qualche cenno suU' anatomia di
un animale tanto interessante , dirò prima di tutto , che
r opportunità di silVatte ricerche mi è stata presentata da
materiali che conservavansi per 1' addietro nell' Archivio
dell' antico Instituto di Bologna , e da altri che tuttora
esistono in quello dell' Accademia delle Scienze dell' In-
stituto stesso, già ripristinata fino dal 1829, e che risguar-
dano sempre , si gli uni che gli altri , la Sfargide regalata
dall' Immortale Benedetto XIJ^ all' Istituto medesimo .
Sembra molto probabile che nel tempo stesso in cui
pervenne all' Instituto il prezioso dono fossero uniti al
medesimo ancora tanto i disegni di naturale grandezza
di essa Sfargide , veduta in diversi aspetti , e dei prin-
cipali suoi visceri , quanto una descrizione anatomica nella
quale erano registrate le più importanti osservazioni fatte
all' atto della sezione dell' animale e dell' asportazione dei
visceri per conservarne la spoglia , I primi , cioè i gran-
di disegni rappresentati e la testuggine intera ed 1 prin-
cipali di lei visceri andarono in parte perduti nelle vi-
cende provate negli ultimi tempi dell' Instituto , e fu gran
ventura che una parte dei medesimi , pervenuti accidental-
mente nelle mani del chiarissimo nostro Zoologo Monsig.
Ranzani , venisse conservata, giacche, avendomene Egli
fatto dono , h depositai tosto nel jMuseo di Notomia
comparata dove formano parte delle tavole che illustrano
le pili importanti preparazioni naturali del Gabinetto me-
desimo. Tali disegni sono distribuitt" in sei tavole in fo-
glio , che portano i Numeri II, V. VI. VII. VITI, e IX.
di guisa che tre almeno si sono smarrite : sono disegnate
a chiaro scuro all' acquerello , e tre portano a piedi
manuscritta la indicazione = /. X. Vcrmoclenf. Roma
1755 = e si dimostra cosi che sono opera dello stesso
artista che diede anche il disegno della testuggine inte-
ra , il quale , come fu detto da principio . fu inciso in
rame e pubblicato pure nel ijoS.
La succinta descrizione anatomica poi che conservasi
oGa TGSTnr,r.i.\n coriachi niir.iivv
tiitlora manuscritta nell' Arcliivio dell' Accademia delle
Scienze è quella stessa che fu l'atta per commissione di
M<)nsii;nor Enea Silvio Piccolomini ed è intitolata r=r De-
srrizLùne Notomica d' wia Tartaruga Marittima Coriacea
lìinrta verso la fine di Luglio del iy55 di Antonio Biagì
Romano Cerusico Primario nello Spedale della Santissima
Consolazione di Roma z=z . A questa descrizione vanno
pure Unite due tavole in quarto , contenenti ciascuna più
ligure , parecchie delle quali sono la ripetizione di quelle
dei nominati disegni di naturale grandezza , ridotte a pic-
cole dimensioni (i). Dall'insieme di questi materiali bene
esaminati e confrontati dedur si possono perciò parec-
chie considerazioni anatomiche , le quali , abbenchè rife-
rire non si possano alla più fina anatomia , e sieno ben
lontane da quella perfezione che i moderni anatoniici
introdussero nell' iconografia , e nelle descrizioni dell' in-
tima tessitura anche delle testuggini , principalmente dopo
che l' illustre Bojanus nella sua = Anatome testudinis
europaeae J^ilnae 1819-21 z=: diede un saggio di inimi-
tabile esattezza , eleganza , e precisione sulla più minuta
anatomia di siffatti aniinali • tuttavia la rarità della spe-
cie , la difficoltà di ottenerne individui in tale stato di
conservazione da farli soggetto di utili indagini anato-
miche , sono circostanze tali che permettono sieno anche
(i) Non si sa intendere per qual motivo negli antichi Coramen-
tarj dell' Instituto non si sia fatta parola né della descrizione né
delle tavole spettanti alla testug<;ine in discorso: sembra però che,
essendosi il celebre Francesco Maria Zanolti, Segretario a quei
tempi dell' Instituto , limitato ad indicare semplicemente e con bre-
vi parole alla pag. 17 del Tomo IV. dei Commentar) stessi (pub-
blicato nel 1757) il prezioso dono del Sommo Gerarca, dovesse
poi essere inserita una più estesa notizia nei successivi Tolumi ; ma
il lungo periodo di tempo che passava dalla pubblicazione d' un
volume all' altro; l'uso d' inserirvi sempre le Memorie e Disserta-
zioni nell'ordine cronologico della loro lettura o presentazione; e
i cambiamenti intanto avvenuti nel personale dei professori di Zoo-
logia e d' Anatomia dell' Istituto, incaricati della redazione della no-
lizin stessa, saranno state probabilmente le cagioni per le quali fu
ossa ilimenlicata.
Dr;i. rnor. a. Ar.rssAsnniM 36')
al presènte ricordate con qualche interesse le parlicoKirilà
che vennero notate , sono già trascorsi 84 anni . Colla
scorta eli queste ricerche appianar si possono ancora al-
cune delle diflicohà e delle quistioni zoologiche insorte
sul conto delle Slargidl , come tra non molto mi per-
suado di potere facilmente dimostrare.
I punti zoologici più controversi nella storia di que-
sto genere di testuggini marine sono , l' esistenza di denti
nelle mascelle , e di solidi tubercoli nello sterno : raj)-
porto alla prima quistione i moderni zoologi eransi di
già avveduti che certamente le sfargidi sono , come tulle
le altre testuggini , prive di denti veramente tali , e sul lem-
bo delle mascelle , ed in tutta la periferìa del cavo della
liocca : anzi mancano ancora in esse sfargidi quelle molti-
plicate dentellature , o quei lembi seghettati della sostanza
cornea delle loro mascelle , RIINl 3G5
ale maggiori di palmi nove e un sesto , metri 2, Oi^-jS:
essendo la distanza delle due punte estreme delle ale o
pinne maggiori di palmi undici , metri 2 , 4^74 5 ^ quella
delle due pinne minori di palmi sei e mezzo , metri i ,
4521 . L' intero peso poi dell' animale , come risulta sem-
pre dalla relazione più volte citata del Biagi , fu di i25o
libbre romane, chilogrammi 4^4 5 ^ 5 "°" computando
il molto sangue che aveva perduto nell' atto in cui fu
dal pescivendoli scannato . Poteva però sulP esistenza dei
tubercoli sternali insorgere ancora il dubbio che , il di-
seccamento del nostro individuo avesse potuto renderli
manifesti , abbenchè nella freschezza delle parti , e prin-
cipalmente essendo la cellulosa sottocutanea distesa an-
cora della pinguedine , che tanto abbonda in siffatti ani-
mali , in nissun modo apparissero . Ma il dubbio è in-
teramente rimosso dal trovarsi nella citata figura ( Tav.
IX. ) esattamente rappresentate in b ^ b ^ b ^ le regolari
serie dei ripetuti tubercoli quali si vedono anche pre-
sentemente nello stesso individuo conservato nel Museo .
Da che sarà nata adunque la divergenza delle opinioni
dei Naturalisti intorno una cosa tanto manifesta e che
tosto cade sotto i sensi anche delle persone meno pra-
tiche di siffatte materie ? Onde dare una plausibile spie-
gazione al fatto fa d' uopo a parer mio amuicttere , o
che esistano realmente due diverse specie di Sfargidi la
coriacea cioè non tubercolata allo sterno, e la tuberco-
lata , il qual dubbio potrà convertirsi in certezza soltanto
dietro un più maturo esame e dei molti individui della
sfargide che conservansi nei Musei , e di quelli che non
mancheranno di presentarsi in seguito ai JNaturalistl , se
non in Europa , dove non tanto frequentemente si .pre-
senta l' opportunità di una tale osservazione , certamente
in America prediligendo le sfargidi , al dire dei Principi
di ff^ied e di Musignano , i mari del Brasile . Ma po-
trebbe darsi ancora che 1' esistenza . o la mancanza dei
Inbercoli sternali dipendesse non già dalla diversa età
36b XESlt'GGl>,E COUIACKA MAUINA
degli individui , come si è fino ad ora geueralmcnlc cre-
dulo , ma bensì dalla diversità del sesso ; intanto è luor
di dubbio che la Sfargide bolognese , tubercolata nello,
sterno , è un maschio , e lo dimostrano le parti genitali'
di esso individuo rappresentate nella naturale posiziono
nella Tav. IX. e fuori di luogo nella 7 a,'. XI.
JMa è inutile l' intrattenersi di plìx in somiglianti qui-
stioni quando la piìi superficiale osservazione di qualche
attento zoologo può bastare a dissipare in breve le in-
certezze che regnano tuttora intorno a slflatto argomen-
to : seguiamo ora piìi minutamente la relazione del Biagl
onde dalla medesima estrarne tuttociò che può servire
all'illustrazione dell'anatomia dell'animale in discorso, ed
all' intelligenza tanto delle tavole , unite alla relazione
stessa, quanto dei disegni conservati nel Museo zooto-
niico , e che costituiscono i tipi originali dai quali sono
tolte la maggior parte delle figure delle tavole medesime .
Il Biagi dopo aver parlato delle misure e del peso
della sua Testuggine , che ritiene assolutamente debba
reputarsi una di quelle che dagli Autori contradistinte
vengono dalle altre col nome di Coriacee , abbenchè ,
dice Egli , le figure che ce ne danno ( particolarmente
il Rondelezio , il quale più distintamente e più diffusa-
mente degli altri ne ragiona ) sieno assai mancanti e di-
verse , specialmente in ciò che appartiene all' interno , sì
fa a descrivere nel seguente modo 1' esterno dell' animalp .
Rassomiglia la di lui pelle ad un grosso cuoj'o hiifaVuia ,
che in certa maniera nascendo dall' intorno della galea
va a rivestire tutte le altre parti del corpo , e tutto che
questo cuojo sia sempre il mede^mo , a misura però
che s' avvicma agli estremi divien più sottile e liscio .
Nelle parti superiori è come tinto da nero fumo ; ne'l^^
inferiori vagamente macchiato di giallo, rosso, vertlc^j
nero e bianco, e più bizzarramente che in altra part^
intorno le mascelle ed il collo , Parla in seguito il no-
stro Autore del guscio o capsa , che paragona ad una
DEL PROr. A. ALliSSADRlNl 3G^
ben Intesa armatura da corazziere, composta di un cuojo
molto più solido di quello della pelle , nel qual gus( io
descrive esattamente la conformazione della parte superio-,
re , e relativamente alla inferiore , o regione sternale , os-
serva , che quivi ancora la superficie dell' animale si vede
distinta in regolari compartimenti da righe dentellate ^ ma
meno rilevate e più rade delle superiori ^ di guisa che lo
spazio interposto alle due righe del mezzo non eccedeva la
larghezza di tre dita trasverse , laddove gli altri spazj la-
terali in alcuni luoghi superavano le dicci dita : uè piii
chiaramente credo poteva indicarsi la esistenza e dispo-
sizione dei tubercoli sternali , corrispondendo ancora alla
descrizione la citazione delle due figure della Tav. i e 2
della Relazione che rappresentano , come dissi , la te-
stuggine intera veduta pel fianco sinistro e pel ventre .
Discendendo poscia a parlare delle parti interne le
quali , volendosi conservare 1' animale in modo da ser-
vire come oggetto zoologico , non potevano essere per
la maggior parte minutamente esaminate , ragiona nel se-
guente modo intorno al sistema osseo . Tutti i pezzi dello
.scheletro erano di una sostanza biancastra, spugnosa, ela-
stica , priva di midollo e quasi solida , ad eccezione del
4 ranio , quale a foggia d' una durissima selce scavata per-
cosso risuonava . Alla base di detto cranio era tenace-
mente attaccata una catena di vertebre formanti un lun-
go e grosso cordone , quale , a misura che s' allungava
verso la coda , andava sempre diminuendo .
Otto di queste vertebre appartenevano al collo , alle
quali nove ne succedevano spettanti al dorso , ed ai lati
di ciascheduna di queste ultime s' allogavano dieciotto co-
stoloni , nove per parte, non molto grossi, larghi però tre
buone dita , quali , mediante una certa membrana cellulare
e candida , per la loro parte convessa s' attenevano alla
scorza o guscio per reggerla nella circonferenza i e per la
parte concava rimano ano coperte da una tela membrano-
sa grossa , biancastra e comune a tutta P interna cavità ilei
368 Ti:STUG01?iE coriacea MAlllNA
torace . Succedevano alle descritte vertebre quelle spet-
tanti ai lombi , osso sacro , e coda che insieme monta-
vano al numero di circa ventìsei , di maniera che l' in-
tera colonna componevasi di 4^ pezzi o vertebre.
L' armatura degli ossi spugnosi che servivono di mac-
chine suspenditrici di tutte quattro le ale , era con mi-
rabile sorprendente architettura congegnata , perciocché
non solo puntellava sicuramente la parte superiore e in-
leriore del grosso guscio , e somministrava il punto fisso
ai gran muscoli moventi le ale , ma ancora apprestava
l' attacco alle altre ossa che s' internavano nelle mede-
sime . Una tale armatura per le ale o pinne maggiori
componevasi di un solo osso ( Tav. X. jig. i ) diramato
ìu tre , diversi in grossezza , lunghezza e direzione : ed
acciocché avesse un tal osso il suo fermo appoggio , uno
de' predetti rami ( h regione vertebrale della clavicola ) ,
lungo un palmo e mezzo attaccavasi tra l' ultima vertebra
del collo e prima del dorso • 1' altro , ( e , regione' sternale
della clavicola) d'un palmo appena, poggiava sulle late-
rali tavolette difenditrici del petto. Il terzo lamo finalmen-
te {d^g^ la scapula ) , che mediante una tenace sottile
cartilagine era unito a questi due circa il mezzo (Jìg. ci-
tata g^ A), a foggia di remo andava a stabilirsi più al-
l' indietro sul tronco , e a differenza degli altri era lungo
più di due palmi : tutti tre per altro ne' loro estremi ri-
manevano fortemente legati con membranose e robuste
allacciature .
Questi tre rami nel loro concorso ( nel punto g , dove
la clavicola si congiunge colla scapola ) portavano scol-
})ita da lato una larga cavità non mollo protenda in cui
si articolava per opera di grosse e larghe briglie mem-
branose 1' omoplata e,y(cioè l'omero).
Per quel che rigu-ìrda poi le ale piccole, od arti po-
steriori, il nostro Autore descrive pure e delinea soltanto
la prima regione della pelvi , od ossa innominate , ed
osserva , che più bizzarro ancora e grazioso di quello
DEL PROF. A, ALESSANDRINI 869
(Iella spalla ora I' osso del pube ( Tav. X. fii^. 2 ) , il
(juaie non solo serviva di puntello alla parte iuCeriore
o sternale del guscio , e di punto fisso ai muscoli delle
piccole ale , ma ancora di articolazione alle ossa delle
medesime .
Consisteva questo , vale a dire l' osso del pube , o con
termine più appropriato le due ossa innominate insieme
unite , in una vaga e ben intesa cartella o targa grossa
sì ma leggera , come clie d' una sostanza cartilaginosa
con stupenda simmetria contornata* lunga un palmo e
un sesto ^ larga uno ^ con faccia esteriore concava ^ ed
interiore convessa , amendue liscie e pulitissime ( « , i Z» ,
d^ Jxg. 2. Tav. X.). Era questa tai'ga sostenuta da due
ossa spugnose ma molto dure ( e , c^Jìg. citata , gli ilei ) ,
le quali a guisa di due colonnette in piedi , di nove oncie
1' una , la tenevano sospesa alla spina nella regione del
sacro , restando tra loro un assai comodo passaggio per
il condotto degli escrementi.
Ai fianchi della predetta cartella , e propriamente ove
vi si uniscono le colonnette descritte ^ erano scavate due
superficiali cavità , in ciascheduna delle quali s' articolava
un osso diritto lungo più di un palmo (e, /7^. 2. Tm.'.
Xj il femore), a cui altri due si univano, e a questi
molti altri più sottili ( V ulna e il raggio non che le ossa
del piede ) , che entravano a fortificare le piccole ale
sino ne' loro estremi .
A questi pochi cenni si estende la parte della rela-
zione del Biagi che tratta dello scheletro ^ tuttavia aven-
do egli avuto cura di notare la lunghezza dei pezzi jirin-
cipaU formanti le prime regioni tanto degli arti anteriori
che dei posteriori , si può laciluiente con questa guida
giudicare dei cambiamenti che la diversa età degli indi-
vidui imprime principalmente nella mole e lunghezza de-
gli arti anteriori i quali sembrano i più soggetti a va-
riare nei diversi periodi dell' età di (jucsti animali? come
lo ha per la prima volta notato il lodato nostro zoologo
N. Abn. Sr. TV*Titn 4nuo i. 1 oru 2. 21
3nO TESTLGGIISE CORIACEA MAKl^À
Mousig. Ranzani nella citata Memoria De testudine co-
riacea . Si può però , ad ampliamento di questa parte
della descrizione anatomica, richiamare quanto lo dissi
sul!' osso joide della Sfarglde stessa del nostro Gabinetto
nel Tomo I, dei Nuovi Commentar] dell' Accademia delle
Scienze pag. 53 .
Poche cose , e di non grande importanza nota il Biagl
sul sistema muscolare , discendendo tosto a parlare al-
quanto più diffusamente del sistema digerente . Le ma-
scelle , dice egli , erano amendue della durezza , consi-
stenza e colore della pietra focaja , e taglienti ne' loro
lembi come due mannaje : la superiore era anteriormente
tagliata in tre luoghi : nel mezzo ( vedi Tav. IX. ) con
taglio formante un angolo acuto col vertice in sii ^ ai
lati di questo acuto angolo v' erano due larghi denti ta-
glienti lavorati a guisa di scalpello , e lateralmente a que-J
stl gli altri due tagli a foggia di due piccoli archi . La-
inferiore, molto più soda e forte della supcriore, parti-'
colarmente per un becco acuto e massiccio triangolare ,
che ergeasi dalla sua estrema parte , e che all' accostarsi
delle mascelle combaciava e riempiva interamente il ta-
glio triangolare descritto nella mascella superiore .
Nella bocca si osservava la lingua globosa, breve e
carnosa ricoperta da un aspra membrana comune all' in-
terna faccia della medesima. Ad eccettuarne la sola lin-
gua , tutto il rimanente della bocca , colla volta del pa-
lato e squarcio della laringe , era armato d' una quantità
oltreraodo prodigiosa di foltissime papille rappresentanti
tanti acuti , grossi , e lunghi spini , molli però nella loro
base , alcuni de' quali erano lunghi quasi tre dita tras-
verse , tutti confusamente fra di loro posti , a riserva di
un solo ordine , che a somiglianza ' una fila di denti
coronava la lingua.
Dal fondo della bocca incominciava un largo canale ,
che a goisa di un grosso condotto sino all' ano porta-
vasi , mantenendo quasi sempre in tutta questa estensione
mx mor. a. aij;ssaìM)1iipii jjf
il medesimo diametro . Questo canale nel suo princip»o
e ne' lati aveva 1 muscoli che lo slargavano e lo strin-
gevano : dalla bocca scendea per la lunghezza di quattro
palmi alla sinistra , indi piegandosi si portava orizzon-
talmente alla destra sotto il fegato , ove formando un
arco si stringea , e dopo tre dita ritornava ad essere
grosso^ dopo molti giri e vari ravvolgimenti si prolun-
gava nel retto a toniche più deboli e sottili del rima-
nente . La lunghezza di questo grosso condotto dalle
fauci sino alla curvatura nel lato destro , cioè sotto il
fegato , uguagliava quasi otto palmi : e da detta curva-
tura e stringimento sino all' ano poco più del doppio
dell' accennata misura . Dalla quale succinta ed esatta
descrizione si rileva perciò che la lunghezza totale del
tubo digerente era di 24 palmi , poco meno di due volte
e mezzo la lungheaza totale del corpo , e che lo sto-
maco e pel suo diametro e per la forma , specialmente
se non è disteso da molto cibo , differisce ben poco dal
rimanente del canale alimentare , il che dire si può co-
mune anche alla maggior parte delle altre specie di te-
stuggini . La prima regione del tubo digerente , che non
si può ben dimostrare mediante la sezione longitudinale
inferiore del corpo ( Tav. IX) , perchè coperta in gran
parte dal cuore , dai polmoni e dal fegato , è rappre-
sentata dal Biagì mediante la figura seconda della tavo-
la i.» , copiata esattamente dalla gran tavola N.° li. , che
rappresenta questa parte di grandezza naturale per cui
essa tavola , composta di più fogli di carta reale uniti
insieme , ha la notabile altezza di un metro e trenta cenr-
timetri sopra una larghezza di settantotto centimetri . Sic-
come una tale figura rappresenta semplicemente il largo
tubo alimentare tutto chiuso, dalla faringe allo stomaco,
senza interessarsi menomamente di dettagli anatomici ,
tranne la poco esatta rappresentazione di parecchi dei
muscoli faringo-laringei , troncati e rimossi dalla m»turaie
posizione , cosi tralascio yolontieri di q«" riprodurla . Si
3t2 testuggine coriacea marina
è copiata Invece la fig, 3 di essa tavola prima ( Tav. X.
fiS' ^ ) pei'cliè dimostra parecchie singolarità di struttura
interna che 1' autore descrive nel seguente modo .
Aperto questo grosso canale , cioè 11 tubo digerente ,
si vide tutto armato di fortissimi spini somiglianti ai de-
scritti , ma in qualche luogo più lunghi e più duri : que-
sti continuavano per il tratto di quasi otto palmi, cioè
quattro in quella porzione che a sinistra scendeva , e
quattro nell'altra che si portava orizzontalmente alla de-
stra : e dalla curvatura e stringimento fino all' ano spo-
gliato e sguernito di tali papille . Queste papille , o aculei ,
che come dicemmo armavano non solo tutto l' interno
della bocca , a riserva della lingua , ma per quasi otto
palmi ancora il descritto canale , tutte risguardavano colle
loro punte inclinate la regione posteriore del ventre .
Sembravano esse nascere dalla sottoposta membrana ,
dalla quale sorgeva a riempirli { poiché chi più chi meno
era internamente vuoto ) una certa carne biancastra ,
molle e delicata , che servir forse dovea a ciascheduno
di loro di muscolo affin di eseguire i necessari movi-
menti. Notabile per altro era la differenza de' predetti
spini fra loro , perciocché a misura che dalla bocca si
allontanavano andavano sempre perdendo di durezza e
crescendo in grossezza , a tale che alcuni di essi ne' luo-
ghi più bassi uguagliavano la grossezza del dito minimo ,
e non ritenevano di duro che la sola estremità ( Tav.
X. fig. Z. a).
Al terminare di questi pungenti spini , e per 1' appun-
to ove il predetto canale sulla destra inarcavasi era più
stretto da alcuni fascetti carnosi circolari interni ( b , fig.
3. Tav. X.) molto visibili , e componenti un valido sfin-
tere . Quindi avea incominciamento l' altro tratto del ca-
nale spogliato affatto d' aculei ( e , fig. 3. Tav. X ) , e
da moltissime e intricatissime membrane tessuto , che rap-
preseniava allo sguardo diverse figure, ora osservandosi
come fatto a cellette , ora distinto in varie rilevate valvole
DEL TROF. A. ALESSANDRINI 3^3
c piegature , ora increspato per lo lungo , ora per lo
traverso , e finalmente a guisa di rete , ove più larga ,
ove più stretta , artificiosamente lavorato . Nel solo retto
intestino non si videro che vestigi , o lineamenti di ru-
ghe e pieghe .
Il fegato di una gran mole {f^fTav. IX.) giacca
attraverso del corpo sino ad occupare in parte anche il
lato sinistro : v' era attaccata una grossa borsa pel fiele ,
quasi perfettamente rotonda, della grossezza di un pomo
granato non ordinario , in cui si contenea circa tre lib-
bre di bile d' un verd' erba oltremodo bello e vivo . Ol-
tre il canale cistico , grosso come una penna d' oca , vi
si accoppiava l' epatico , e separatamente poco discosti
r un dall' altro , ( ci fig. 3. Tav. X. ) scaricavano la bile
in quella porzione di canale digerente che veniva dopo
i' accennato sfintere ( h della citata jìg. ) a stringimento .
Il fegato per mezzo de' suoi membranosi allungamenti
( p Tav. IX. ) s' univa al pericardio , alla milza , ed alle
altre parti vicine.
La milza ( g Tav. IX. ) di proporzionato volume si
attaccava ancor essa per le membrane ad alcune parti
degli intestini , il che osservavasi pure del pancreas di
forma allungata, e giacente trasversalmente tra la milza ed
il fegato : mediante un largo condotto versava il pancreas
r umor preparato nell' interno del canale alimentare pres-
so lo sbocco dei condotti biliari {d fig. 3. Tav. X.) .
L' ultima porzione del ripetuto canale digerente for-
mava tra il fegato e la pelvi ( /, / Tnv. IX.) molti
giri irregolari ed inflessioni {/, i Tav. IX.) e dirigen-
dosi in seguito in linea retta attraverso della pelvi stes-
sa sboccava con ristretta apertura {p Tav. IX. ) nella
cloacca.
Ai lati del retto giacevano due grandi e lunghi reni
( wi , /n Tav. IX. ) , e sotto questi s' attaccavano i tlue te-
sticoli ( n , « Tav. IX. ) , nel mezzo de' <-]uuIi era situata
la vescica orinaria ( o Tav. IX. ) coperta però in gran
3^4 TESTUGGINE CORIACEA MiKInA
parte clall iiilcstino. In viciuauza del collo della vescica
lateralmente si inserivano due grossi e brevi ureteri : fuori
del collo della medesima poi i dutti seminiferi s' apri-
vano la via con fori assai larghi . Quivi dall' artificiosa
struttura di molte membrane che vi pervenivano si creava
un sacco ad uso di sbocco comune , o cloacca , per le
i'eci , orine e materia seminale .
Sopra di questa medesima figura , riportata nella Tav.
IX. , continua 1' autore l' indicazione anche delle parti
tbrmanti il pene , od organo copulatore : siccome però
per la piccolezza del disegno , e per aver voluto possi-
bilmente rappresentare le parti nella naturale posizione ,
non appariscono le medesime con sufficiente chiarezza ,
così riproduco piuttosto nella Tav. XI. la figura tolta
dalla Tavola N.*^ VI. dei grandi disegni in foglio , ridu-
ceudola ad un sesto della naturale grandezza . Avvertirò
ancora sul conto di queste stesse parti , gli organi ge-
nitali cioè e l' apparecchio uropojetico , rappresentate
nella Tav. /X, che si vedono quivi in tal posizione da
essere collocate del tutto al rovescio di quello esigerebbe
la posizione supina dell' animale , nella quale dovrebbe
iipparire la superficie inferiore delle parti medesime ,
quando invece è rappresentata la superiore aderente na-
turalmente e al fondo dello scudo entro la pelvi se si
tratta del retto , dei reni , e dei testicoli , ed alla parete
inferiore , o pubica , della pelvi stessa o della cloacca
riguardo alla vescica ed al pene. Sembra quindi che
il Biagi abbia prima staccate del tutto dalla posizione
naturale siffatte parti , indi , rovesciate , le abbia ricollocate
nello spazio che rimane tra il lembo posteriore della pelvi
e la punta della coda . Infatti l' intestino retto ( / Tav.
IX. ) invece di scorrere per 1' interno della pelvi passa
al davanti del pube ( /, /) e l'estremità del pene {x)
arriva r^uasi al livello dell' apice della coda ( z, ) , quando
nella posiziono naturale delle parti è nascosto entro la
cloacca, r esterna apcriunx della quale, o l'ano esterno, è
DF.I, rrOF. A. AI.FS<;\\nRtTVI 3^5
in questa specie , a coda sufficientemente lunga , al-
tjuanto lontano dalla di lei punta.
Tornando adunque di nuovo alla descrizione del Biagi
ed applicandola alla Jìg. della Tav. XI. diremo che il
membro della tartaruga (A, n Tav. XI.) di mole no-
tabile offiiva tale durezza da potersi paragonare a quella
delle cartilagini : convesso al di sotto , nella parte oppo-
sta , cioè nel dorso , era scavata 1' uretra ( A: , A Tav. XI. )
tutta aperta , ed in forma di doccia continuava 6no a
«lue dita di distanza dall' estremità della ghianda ( n Tav.
XI. ) ove ergevasi un' escrescenza in forma di clitoride
( / Tav. XI. ) che serviva di termine all' uretra . Nel sito
dove questa clitoride poggiava la ghianda cresceva molto
dì volume In figura di una larghissima e grossa lingua
bovina , ma più rotonda . Del predetto membro ne pen-
deva , in distanza di otto dita della coda , un palmo e
mezzo , ricoperto da cute forte , grossa , aspra e tutta
bcrnocoluta , quale manifestamente s' appalesava per con-
tinuazione del cuojo nero generale del corpo spalmato
da densa mucosità. Devesi qui notare, che il predetto
membro era siffattamente fermato alle vertebre della co-
da che non potè da quella staccarsi senza l' ajuto del
taglio . Due dita discosto da questa tenacissima adesione
si stabilivano due grossi e lunghi cordoni tendinosi {(J -y (J
Tav. XI. ) produzione di due grandi e grossi muscoli
ip.p Tcaì. XII.), che derivavano dalle vertebre del-
l' osso sacro : né sembra irragionevole 1' attribuire al me-
desimi 1' uso di muovere la coda specialmente nell' atto
del coito .
Per rendere perfetta questa /fg-. della Ta7\ XI. e com-
pleta la descrizione drl sistema uropoietico e genitale
maschile , manca perciò nella relazione del Biagi la de-
scrizione e dei tf'stiroli e dei reni . e nella figura la rap-
presentazione di queste stesse parti : ne ad una tale mnn-
ranza può rimediare la inesatta ed oscura indicazione
delle parti stesse come si vedono delineate in «i, n. nella
Sytì TESTUGGINI-: CìRlACFA Ml[ll^.\
fìg. della Tav. IX. Nel Numero VI. delle tav. in foglio
si ha un' altra figura appartenente allo stesso apparec-
chio genito-urinarlo 3 anche in questa però non si sono
delineati né i reni , nò i testicoli , ed è una semplice ri-
petizione di quella parte della Jig. della Tav. XI. che
lappresenta la vescica , la regione superiore della clo-
ncca e la radice del pene , rimossa soltanto della natu-
rale posizione 1' estremità del retto intestino onde , aperto
longitudinalmente il collo della vescica , dimostrare così il
punto di shocco degli ureteri e dei dutti deferenti , non
che un robusto sfintere che , al dissotto dell' inserzione
dei nominati canali, serve a restringere, se non a chiu-
dere esattamente , P apertura di comunicazione fra la
cloacca stessa ed il recipiente delle orine . Ho creduto
quindi inutile il riprodurre una tale figura dalla quale
poco o nulla di interessante si poteva apprendere .
Poche sono le cose notate dal Biagi sull' organo re-
spiratorio : il principio della trachea , egli dice , era molto
chiuso e stretto , munita dell' osso joide , fatto a guisa
di piccolo arco , da cui spiccavansi quattro alette , lun-
ghe cinque dita 1' una , d' una moUissima e cedente car-
tilagine (1). S'allungava la trachea per diritto ( e , 7au.
IX. ) , in figura d' un gran tubo alquanto compresso ,
tratto tratto attorniata da interi anelli cartilaginosi : indi
si diramava in due bronchi di minor diametro uno per
ciascun polmone. Ciascuno di questi polmoni (d^dj
Tav. IX. ) era lunghissimo , e tanto da oltrepassare da
un lato la milza , dall' altra il fegato : una membrana
tenace e biancastra che gli rivestiva , e li rendeva ade-
renti tanto alla concavità del torace quanto alla verte-
bre , impediva che si allargassero notabilmente .
Il Numero VII. delle tav. in fol. rappresenta isolata ,
(i) L'osso joide di questa sfargide appena qui accennato dal Biagi
è descritto e rappresentalo nella fìp. 3. della mia Mera, che ha per
lilolo == JDe tenudinum lingua atr/ue osse hyoideo r= Novi Com-
mentarii Academiae Scient. Instituti Bononiensis Tom. I. pag- 5a.
DEL rnor. a. AT.ESSA>nni?ii
77
e ili naturale grandezza , l' ultima regione dell' aspera ar-
teria , e la sua biforcazione nei bronchi , per la esten-
sione di quarantatre centiineti'i , dalla quale però rilevare
si può scltanto la forma degli anelli cartilaginei interi
nella trachea , ed il preciso diametro di essa che è di
cinque centimetri a qualche distanza dalla sua biforca-
zione nei bronchi , giacché quivi si allarga molto di più
in forza della forma depressa che assume.
Nel mezzo de' suddetti , cioè de' polmoni , continua il
Biagi , rimaneva sospeso il cuore ( e , Tav. JX. ) colle
auricole : per la sua base o parte larga si legava a molti
grossi tronchi arteriosi ( h , Jìg. 4- Tav. X.) e veno-
si : per il mucrone o punta ( e , Jig. citata ) si univa al
pericardio , e?, e questo aderiva a molte altre produzioni
membranose che derivavano dal fegato , e dagli altri vi-
sceri, le quali produzioni formavano per cosi dire un
imperfelo diaframma. Ampia era la mole del cuore, di
figura qiasi triangolare , liscio al di fuori , color di carne
slavata, e tutto racchiuso entro il pericardio. Erano molto
visibili le arterie coronarie che serpeggiavano non solo
per la lase del cuore , ma diramandosi con graziosi giri
pervenivino fino alla punta. Nasceva dalla base del cuore
un grosso funicolo ( b , Jig. 4- Tav. X. ) che rassomi-
gliava al un grossissimo tronco d' aorta , il quale funi-
colo , sciolto in parte coli' aiuto delle forbici , fu trovato
essere composto superiormente di sci grosse arterie , cia-
scheduna quasi uguale all' aorta di qualunque robusto uo-
mo : fu osservalo che due di questi tronchi salivano al
tapo , le carotidi primitive ^ due si ripiegavano alle ale
maggiori, lo subclavie^ e gli altri due si riggiravano di-
stribuendosi alle parti inferiori .
Esatta è la determinazione dei sci tronchi arteriosi
qui nominati dall' Autore , e rappresentati disgiunti gli
uni dagli altri in // , Tav. IX. ; ed insieme stretti in /",
y, fii[. 4- Tav. X. y ma non è esatto il dire che i me-
desir.ii formino il funìcolo 6, {JÌ£. citata), e sieno
3y8 JESTCr.Gl?«E CORIACEA MARINA
quivi contenuti entro una oouiunc guaina: clie se avesse
egli continuato ad aprire la guaina stessa fino alla base
del cuore avrebbe ancora veduto facilmente che dalla ba-
se stessa sorgono non già sei , ma soltanto tre grossi
tronchi arteriosi, cioè l'innominata che dà poi l'aorta de-
stra ^ P aorta sinistra ^ e la polmonare , e che la inno-
minala , molto più grossa della sinistra aorta , dà essa
sola e le carotidi e le subclavie, di guisa che i sei
tronchi recisi , e di sopra citati , sono tutte poduzioni
di due soltanto dei grossi tronchi compresi nella guai-
na , non essendo il terzo , cioè la polmonare , in forza
della sua posizione più inferiore , per nulla compresa
nel taglio.
Tagliato il cuore, ripiglia il Blagi, fu trovalE l'orec-
chietta destra {h^jfig. 4- Tav. X.) molto ampia, ma
di pareti sottili : la sinistra ( /, Jìg^ citata ) assai più pic-
cola. Dentro il cuore poi si osservò una specie di setto
o spartimento , che pareva dividesse in certa naniera in
due ventricoli il medesimo ^ ma esaminata la natura di
questo setto fu trovato altro non essere , che un intri-
gato lavoro di grossolane fila, o cordoncini carnosi, fra
loro in mille guise intrecciati a foggia di rete , per i spa-
zj della quale poteva liberamente scorrere il saigue dal-
l' una all' altra cavità . Ciò non ostante si discerneva a
meraviglia che la tessitura , a dir così , del ventricolo
destro era un composto di fibre cedenti e deboli , e
quella del sinistro un tessuto di fila carnose oltremo-
do più sode e più compatte dell' altro ^ dalla div'ìrsa tes-
situra delle quali derivava minor robustezza, e naggiore
capacità nel destro : e minore capacità , e robustezza
maggiore nel sinistro .
E molto da lodarsi questa descrizione succinta dell' in-
terna struttura ed apparenza del cuore , e per la sua ve-
'ità e per la chiarezza : era dunque noto al Biagi , che
nel cuore delle testussìni si conserva evidentissima la
traccia di quel sepimento che, nei vertebrati superiori
DLL rr.OF. A. Ar.Kssv^nr.i^i "^1'}
non solo ma nei cocotlrilli ancora , come lo (.rimostra-
rono negli ultimi tempi e il Panizza e il Martin Saint-
Ange^ mantiene perfettaineite separate l' una dall'altra
le due cavità ventricolari , e che parecchi naturalisti ri-
sguardarono come un ritrovato dei moderni. Nella figura
della tav. in fol. N. IX. , riprodotta in minori dimensio-
ni nella fig. 5. Tav. X. , il Vermoclen ha esaltamente
rappresentato in A, A, il sepiraento reciso nella sua parte
superiore , in a , a , l' interna struttura del destro ven-
tricolo , ed in / , i la robustezza delle colonne carnose e
delle pareti del sinistro .
Nell'interno della base del cuore, soggiunge infine il
nostro Autore , e attraverso del descritto setto o sparli-
mento , fii trovato un canale , di struttura come una
grossa e robusta arteria , e per più chiaramente spie-
garci , un pezzo di doccia ( e , fig. 5. Tav. X. ) , lunga
quattro dita trasverse , aperta e slabbrata negli estremi ,
e d' un tal diametro , che ammetteva agiatamente un pol-
lice : coli' una delle aperture e slabbrature (d^/ìg. cit. )
guardava 1' auricola destra : coli' altra ( (T ) era rivolta
verso la sinistra , e s' appoggiava in quel luogo interno
del cuore ove avean principio le grosse arterie , che di-
cemmo sorgere dal medesimo , munite ciascuna nel loro
incominciamento di due valvole semilunari atte ed ac-
conce a potervi soltanto imboccare il sangue , e impe-
dirne costantemente il ritorno.
Nella doccia opposta ai fori auricolo-ventricolarì cia-
scun vede chiaramente la comune valvola dei due fori
auricolari alla quale i moderni anatomici hanno bensì
dato un nome piìi appropriato , e rappresentata nelle
loro figure con maggior eleganza e precisione, ma non
deve essere il Biagi defraudato del merito di averne di-
mostrata l'esistenza e l'ufficio nella sfargide coriacea,
alla relazione anatomica della quale pone termine ap-
punto colla descrizione del cuore. Se questa relazione
del dotto clìina-go lìnninno fosse stata pubblicata nel
38o TESTUGGINE CORIACEA MARINA
tempo in cn'i lu scritta, avrebbe certamente meritata
la lode e l' approvazione dei naturalisti e degli anato-
mici di quel!' epoca , e per la chiarezza colla quale
è scritta , e per la importanza e novità delle cose nella
medesima discorse ^ e credo ancora che avrebbe dato
luogo alla retificazìone di alcuni caratteri zoologici ,
ed impediti parecchi errori, che in seguito si introdus-
sero nella Scienza sul conto di questa testuggine , e che
derivarono appunto e dalla difficoltà di osservare indi-
vidui ben conservati , e dall' assoluta mancanza di figure
che rappresentassero , anche grossolanamente , e le parti
esterne e le interne della medesima . Rendendo ora di
pubblico diritto siffatta descrizione intendo di tributare
al dotto Italiano che la scrisse la dovuta lode , tanto più
meritata in quanto che in quei tempi l' anatomia com-
parata era, per così dire, anche nella sua infanzia, né
certamente formava parte del pubblico insegnamento o
di quelle scientifiche discipline cui applicare si dovevano
i semplici medici o chirurgi .
Spiegazione delle Tavole .
Tavola IX.
Rappresenta la testuggine intera veduta dalla sua faccia
inferiore , ed aperta nel centro per tutta la lun-
ghezza onde dimostrare nella naturale posizione i
visceri principali . Copiata dalla fig. i tav. 2 della
descrizione del Biagi , riducendola anche a dimen-
sione alquanto minore .
n . La volta del palato munita dei soliti aculei erigiblli
che si oppongono al rigurgito del cibo dallo sto-
maco alla bocca .
DEL rUOF. A. ALESSANDF.mi 3S I
è , i , b. Le serie dei tubercoli sternali in numero di
sei , tre per parte .
e . Porzione dell' aspera arteria troncata .
, d. La faccia inferiore dei polmoni.
e . Il cuore aperto .
f-ìf- I' fegato — y^, produzioni membranose che uni-
scono il fegato al pericardio.
g. La milza — /z , i sei tronchi arteriosi isolati co-
stituenti le due carotidi primitive , le subclavie e
le due aorte ,
'5 **• Regione del tubo digerente che precede il retto,
formante molti ravvolgimenti irrerolari .
i . Intestmo retto rimosso dalla naturale posizione, come
lo sono ancora tutte le parti che seguono del sistema
uropoietico e genitale .
/, /. Regione inferiore della pelvi troncata per scoprir
meglio i giri degli intestini .
/n, m. I reni.
«, n . I testicoli .
o , Vescica orinarla .
p . Apertura di sbocco del retto nella cloacca .
(/ . Il fondo della cloacca .
r, r. I muscoli rctrattori del pene.
X . L' estremità del medesimo .
z. JJ apice della coda .
Tavola X.
Fìg. I . Ossa della spalla e del braccio . Copiata dalla
Cg. 5 tav. I del Biagi.
a 5 i , e . La clavicola .
d^ g. La scapula , riunite dal Biagi in un osso solo a
tre rami destinato a sostenere le altre regioni del-
l' arto anteriore .
^- •> f- L' omero denominalo dal Biagi osso dell' omoplata .
Fig. 2. Le due ossa innominate insieme unite e vedute
38a TESrUCiClLXE COllUCF.A MVr.l.lA
per la loro faccia interna , o viscerale . Dalla fig, ^
tav. a del Blagi .
fi , A A , d. Le ossa pube ed ischi dei due lati insieme
unite .
e , e . Gli Hel ,
e . Il femore destro .
Fig. 3. Porzione di tubo digerente rovesciata nella qua-
le termina la parete papillare dell' esofago , e dopo
una breve strozzatura incomincia Io stomaco . Dalla
fig. 3 tav. I del Biagi .
a . Parte estrema del coadotto papillare j dove le papille
od aculei sono più grossi degli altri j raa molli alla
base .
b. Strozzatura del tubo prodotta da una specie di sfin-
tere muscolare che circonda la regione analoga al
cardias .
e. Faccia interna dello stomaco colla mucosa irregolar-
mente piegata.
d. Sbocco del condotti epatico, cistico e pancreatico,
Fig. 4- Il cuore isolato ed intero , asportato il pericardio
e recisi 1 tronchi sanguiferi comunicanti col medesi-
mo . Dalla tav. in fol. N." Vili ridotta ad un otta-
vo della naturale grandezza ,
« , a . Pareti ventricolari .
è . Fascio dei grossi vasi arteriosi comunicanti col
ventricolo ,
e. Grosso funicolo che unisce l' apice del cuore alla fac-
cia interna del pericardio .
d. Porzione di quest' ultima membrana aderente al cuore.,
f-)f Grosse arterie diramate alle parti, troncate.
g ^ g' • Porzione del pericardio perforata dai vasi .
h. La destra — i. La sinistra orecchietta.
Fig. 5. Il cuore aperto nella regione ventricolare e nel-
la sua faccia superiore . Dalla tav. in fogl. N.° IX
ridotta la figura ad un ottavo della naturale gran-
dezza .
ULL l'IlOl-. A. ALESSAMìRIRJ 383
« , rt . La faccia inU-nia della parete inferiore cl<-l ven-
tricolo .
A , b . Id. della parete superiora» distaccata e rovesciata
a sinistra .
A, h. Il sepimento interventricolare retiforme reciso in
parte .
I, I*. Colonne e pareti carnose molto più robuste del si-
nistro ventricolo ,
e . Comune valvola dei fori auricolo-ventricolnri .
dy d. SIjocco delle orecchiette nell'interno dei ventricoli
a destra ed a sinistra della predetta valvola .
Tavola XI,
Le partì genitali maschili fuori di luogo. Copiata dalla
V. delle grandi tavole , riduccndo la figura ad un
ottavo della naturale grandezza . Supponendo le
parti nella naturale posizione , si vedono in questa
figura per la loro faccia supcriore , asportata del
tutto la membranosa parete della cloacca , che
ricopre naturalmente tanto Io sbocco del retto /,
e della vescica z, quanto tutto l'andamento del
pene.
<7 , a . L' ultimo giro dell' intestino presso il retto .
i . Porzione di mesenterio .
e. Grosso ramo della vena meseraica posteriore.
d . Id. dell' arteria .
e . Il punto in cui si è cominciata a staccare la parete
superiore della cloacca .
f. Lo sbocco del retto nella medesima , cioè 1' ano in-
terno .
g^5 g. Le estremità degli ureteri e dei duftì dcfcrputi
troncati presso la loro inseraione nel colio della
vescica orinaria .
h . Questa stessa vescica .
I. Lo sbocco ni essa nella cloacca.
384 TESlTIGGmE COFIACEA MABIITA
k ^ k . Doccia scorrente dallo sbocco della vescica sul
dorso del pene fino alla di lui cslreniità .
/. Grossa papilla ricurvata in alto, che segna il termine
del solco , denominata clitoride dal Biagi .
n . Ingrossamento dell' estremità libera del pene , detto
glande dal Biagi.
o ^ 0 . Muscoli retrattori del pene .
p •) p • Porzioni dei muscoli depressori della coda che
mandano una produzione tendinea {j ^ q ^ la quale
si inserisce nella radice del pene .
r, r. Porzione della parete superiore della cloacca, a-
perta pel lungo e rovesciata in alto .
N.AnnaliT.Il.
Tav.IX
y< .-^/ir/^f.^»^ n^.
,^a/. 0^«f/??y//
i
.AnnaliT.II
^ nè^
Tav.X.
/A
j.
^.:^ie:/^^t^ ga^.
^a/. (.^€^/Ì-y
.Annali TU
Thv.XI.
''y'.-y^f ^y^y,,-
I
ri:i\i>h:onto
DELLI. SKSSIOM DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DULl' ISriTLTO DI DOLUUNA
Anno ih'cimo dalla sua restaurazione 1 838-1 SSg.
Prtsidenlf eletto per la quinta volta il Professore
AnTO.MO ÀLESSANDRirSI .
I. Sessione. 8 Noi'embre i838.
Il Presidente annunzia che trovasi presente alla se-
tluta il chiarissimo Fisico Sig. Canonico Angelo Bellani
Accademico corrispondente .
11 Segretario legge T elenco dei Libri , Memorie ed
altri Opuscoli offerti in dono all' Accademia dai rispet-
tivi autori durante le ferie estive, e sono i seguenti.
I . .I,\>nEr,Li VrnoRio . Biografia del Cav. Domenico Mo-
nchini, già accademico corrispondente. Roma i838
in 8." pervenuto all' accademia li 3o maggio p. p.
■ì. Savi Paolo, Accad. corrispondente . Memorie scienti-
fiche . Decade I. Pisa 1 828 con tav. 8. — li i a giu-
gno p. p.
3. dello stesso . Studii geologici della Toscana . Pisa i833
8." — detto .
4 dello stesso. Sulla miniera di ferro dell'Isola d' £lba .
Pisa i836 8.» -detto.
^ 4v.\. Sr. Niri'n. Annr» t. Tntn. 3. 25
!58G REPiUICONlO ACCAUEBUCO
5. dello stesso. Due Memorie geologiche sui terreni stra-
tllkati della Toscana. Pisa i838. 8.° — detto .
Il dono è accompagnato da una lettera officiosa
dell'illustre Prof. Pisano, in data i. Aprile i838. ,
nella quale rende grazie all' Accademia per la
sua aggregazione in qualità di Accademico corrispon-
dente .
G. Me.^eghini GicsEiTE. Cenni sulla organografia e fisio-
logia delle Alghe. Padova i838. ^."^ — ìì aS detto.
7. Cozzi Andkea . Nuovo metodo per trasportare sul zollo
le stampe litografiche ed in rame , e lo scritto a gal-
lato di ferro, 8.° di pag. 3. ~ 22. Luglio.
8. dello stesso . Analisi qualitativa e quantitativa della mi-
niera di rame di Montevaso in Toscana. Firenze i838
8." di pag. 6. ~ detto .
9. Brizzi Oreste. Nuova Guida di Arezzo, ivi i838.
in 16." di pag. i56 — 24. luglio.
I o. I. R. Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Pa-
dova . Saggi Scientifici e Letterarj dell' Accademia di
Padova. Ivi 1786 al 1794- Tomi 3. in 4- volumi in
4.° — 20. agosto .
Memorie dell' Accademia di Scienze Lettere ed Arti
di Padova ^ ivi 1 809. un voi. in 4-° — detto .
Nuovi Saggi della L R. Accademia di Scienze Let-
tere ed Arti di Padova^ ivi 181 7-1 83 1. Tomi 3. in
4." — detto. Questa Collezione completa di Atti Ac-
cademici si compone perciò di otto volumi in 4-°
1 1 . Ateneo di Venezia . Esercitazioni Scientifiche e Let-
terarie dell' Ateneo di Venezia . Tomo IL Venezia
i838. 4-" — ^4 agosto.
la. Versari Dott. Camillo. Storia di un enorme tumore
fibroso peritoneale. Forlì i838. in 8.° con tavole ~
3o agosto .
I 3. Brera Valeriana Luigi . Ischi e Venezia. Memoria ec.
Venezia i838. in 8.° — 4- settembre.
' j. CiviALE. Accad. corrispondente. Cinquième Lettre...
l>tL l'KOl. A. ILESSAIMJF.IJfl 38^
Quinta lcll«;r;i sulla litotrizia. Parigi ìS'Ò'j. in 8." —
aj. seltonibrc .
lo. «/f/^ stesso. Traìtè pratìqiie Trattato praticu
sulle malattie degli organi genito-urlnarj . Parigi 18ÌÌ7.
8." — detto .
16. Società Medico-chirurgica di Bologna. Memorie del-
ia Società Medico-Chirurgica seguito agli Opuscoli .
Volume 2. Fascicolo i. Bologna i838. 4-" ~" *^-
ottobre .
17. della stessa . Continuazione del BuUettino delle Scien-
ze Mediche , giug. a sett. anno corr. --22 ottobre .
1 8. Direzione dello Stabilimento Astronomico dell' U-
NiVERsiTÀ. Ephemerides motuum coelestium prò anuo
1889. Bononiae i838. 4-" — eletto .
19. Società R. di Londra. Discorso proemiale di Sua
A. R. il Duca di Sussex Presidente , letto all' Adu-
nanza anniversaria della Società R. il giovedì 3o No-
vembre 1837. Londra, scritto in lingua inglese ~
a6. Ottobre .
ao. della stessa. Difesa per avere ommesse le note Bi-
bliografiche del Panlzzi nel Catalogo della Società Rea-
le y idem — detto .
:ì I . della stessa . Indirizzo a S. Maestà l'elativo al Dis^
corso proemiale di S. A. R. il Presidente della So-
cietà , del Sig. Russcl Segretario , idem ~ detto .
■li,. 1 Lord dell' Ammiragliato Inglese . Catalogne qf. . .
Catalogo di Stelle circumpolari dedotto dalle osserva-
zioni di Stefano Groomhrìdge ce. . della S. R. di A-
slronomia di Londra , limitato al i . di Gennaro 1810
Londra i838. 4'^ ci' pag. i3o. — detto.
\ii. Costa Cav. Marco Antonio. Saggi sull'Aerostatica
f sull'Aeronautica. Napoli i83j. 8." di pag. aia. t.
e 2. parte — 8. Novembre .
^4- dello stesso. Compimento della seconda parte del
secondo saggio suU' Aerostatica e sull' Aeronautica in
8." di pag. 82 ~ dotto .
388 RK?(DlCOKTO ACCAUE-IIICO
a 5. Matteucci Carlo. Sur la propagation . .. Sulla juo-
pagazione della corrente elettrica nei liquidi (l)ai;!i
Annali di Chimica e Fisica. Parigi iSSy ) in 8." pag.
89. — detto .
26. dello stesso. Recherches Fisiques . , . . hlcerche Fisi-
che , Chimiche e Fisiologiche sulla Torpedine ( dalla
Bibliotèque unìverselle de Genève^ Novembre i83^)
in 8.0 di pag. 89. — detto .
•2'j. dello stesso. Sur le courant . . . . Sulla corrente elet-
trica o propria della rana , seconda Memoria sulla e-
lettrlcltà animale , che fa seguito a quella della Tor-
pedine , di pag. 12. — detto.
28. Zantedeschi Francesco. Ricerche sul Termo-elettri-
cismo Dinamico e Luci^-magnetico od elettrico . Mi-
lano i838. 8.'^ di pag. 72. ~ detto.
29. De Notaris I. Syllabus Muscorum in Italia et in In-
sulis circumstantibus hucusque cognltorum . Taurini ^
i838. 8.»^ di pag. 33 1, ~ detto,
Si legge lettera di questa Società Medico-Chirurgica
in data delli i5 p. p. Ottobre N.o 358. La quale ac-
compagna il dono del primo fascicolo del II tomo delle
sue Memorie di sopra indicato, e chiede ancora in no-
me dell' Autore Sig. Prof. Luigi Emiliani un giudizio in-
torno una sua Memoria inserita nello stesso fascicolo e
che ha per titolo "=:. Saggio sulle Epidemie considerate
sopra i fatti più precisi e più verificati dai tempi di Ip-
pocrate sino a noi -=2 L' Accademia osserva a tal pro-
posito che non gli è concesso di secondare questo lode-
volissimo desiderio dell' Autore opponendovisi il prescritto
dal Piegolainento , il quale permette si dia giudizio soltanto
dei lavori inediti che vengano alla medesima presentati.
Si legge altra lettera del Professore Giuseppe Berto-
Ioni "n ringraziamento per la sua promozione ad Acca-
demico pensionato avvenuta li 5 giugno p. p.
L'Accademico pensionato Prof. Cav. Antonio C;nara
DFX TKOK. A. AI.KSSAINbl'.ini 38c)
tratta in una sua Memoria , scritta in lingua latina , zr:
Di una allacciatura della iliaca esterna eseguita in Bo-
logna li 2 maggio i838. zz:
Premette l' autore alla narrazione del fatto un sunto
storico risguardante le analoghe operazioni eseguite negli
andati tempi : attribuisce Egli ad Abernethy il primo ten-
tativo di allacciatura dell' ilìaca esterna eseguito qua-
rant' anni addietro onde rimediare ad un aneurisma al-
l'inguine. Fa meraviglia come 1' eruditissimo Scarpa nel-
P aureo suo Trattato dell' aneurisma non abbia parlato
di questa operazione, ma fa d'uopo attribuire il suo si-
lenzio alla assoluta mancanza di comunicazione tra l'Ita-
lia e l' Inghilterra in quei tempi per cui non avrà egli
certamente avuto notizia del ritrovato del celebre Ingle-
se • ed infatti rimediò poscia ad una tale ommlssione
nell' appendice aggiunta all' opera citata dove , se non
commenda l'operazione, ammette però che non si debba
giudicare impossibile la felice di lei riuscita . I replicati
tentativi dell' Abernethy , parecchi dei quali con esito
fortunato , invogliarono altri chirurghi a battere la stessa
strada e fu tra i primi a seguirlo il Freer che eseguì
felicemente l' operazione in Birmlngam li 2 ottobre del
1806. In seguito questo metodo di operare ebbe ulte-
riori perfezionamenti non solo in Inghilterra , dove era
stato la prima volta praticato , mediante le cure ed i
talenti di Tomlinson d' Asiley Cooper e di parecchi altri
chirurghi, ma in Francia ancora da Dclaport ^ Bouchct ^
Rouv , Mouland^ Dupuitrin , f'^elpeau , Delpeche e da
diversi altri chirurghi di chiaro nome, in guisa che enu-
merare si potrebbero le storie di più di quaranta opera-
zioni d' allacciatura dell' iliaca esterna con esito fortunato
fin qui praticate nei diversi paesi d' Europa .
Ma passiamo alla succinta esposizione del fatto che
nella sua Dissertazione l'Accademico descrive. Li 8 Aprile
del i838, die' egli , fu accolto nello Spedai Maggiore
di questa città Giuseppe Rolli d'anni 82 per due ferite
!m)0 RL>J)IC0.'NT0 accacimico
«Jelle quali in breve risanò : nello stesso tempo chiesi
consiglio intorno un tumore che da qualche mese gli
si era manifestato nella parte superiore del femore sini-
stro , e che trovossi essere un aneurisma dell' arteria cru-
rale comune , che occupava tutta la regione dell' inguine ,
uè sapeva attribuire a veruna causa particolare la pro-
iiiril 3y (
cIk; (It'llii fascia Uasvci'sale fino a scoprire il peritonei»
che, faciliuentc respinto indietro ed in alto, pernìise al-
l'indice, introdotto per la ferita, di assicurarsi della posi-
zione precisa dell'iliaca. Sciolta questa con diligenza dagli
aderimenti colle parti circostanti, al che si perviene colla
più grande difficoltà , singolarmente se si adotti il me-
todo più sicuro , prescritto dallo Scarpa in somiglianti ca-
si , di agire cioè in questo isolamento dell' arteria col-
1' apice delle dita piuttostochè col tagliente , la resi libera
fino al di sopra del punto di distacco dalla medesima
della epigastrica e della circonflessa , agendo in questo
isolamento anche con uno specillo ottuso , trovato in-
sufficiente il ministero delle dita . L' arteria fu stretta
mediante nastro di seta al di sopra dei due nominati
rami l'epigastrica e la circonflessa, e questo onde allon-
tanare il pericolo , il più delle volte fatale , delle emor-
ragie secondarie . Cessò tosto e per sempre la pulsazione
nel tumore aneurismatico ^ le labbra della ferita furono
mantenute a contatto mediante suttura secca ed appro-
priata fasciatura. Dopo l'operazione non insorsero feno-
meni morbosi di certa forza giacché l' infermo lagnavasi
semplicemente di un senso di torpore e di formicolio
nell'arto operato, e singolarmente ai contorni del ginoc-
chio , con calore di poco aumentato e febbre leggerissima ,
ciò non ostante si praticarono a brevi intervalli tre salassi,
e fu prescritta una pozione con olio per promovere il sec-
cesso. Pervenuto Y infermo all' ottava giornata dall' opera-
zione, dopo avere nella notte patito di uno scioglimento di
corpo incomodo, fu improvvisamente sorpreso da un senso
di gravissimo peso a tutto l' arto corrispondente al lato
dell' allacciatura dell' arteria , sensazione seguita da dolore ,
torpore , immobilità dell' arto stesso , edema non lieve
al piede ^ al quali sintomi locali associossi un profuso
sudore per tutto il corpo con faccia lurida , occhi ab-
battuti, febbre piuttosto intensa, accompagnata però da
polsi piuttosto piccoli e contratti , ai quali Icnomeni nella
3q2 RE.VDlCOmO ACO.ADKMICO
notte seguente associossi ancora vaniloquio e ' subdi-
llrio con manifestazione di nere macchie sul dorso del
piede . Le prescrissi la limonea minerale , le frizioni al-
l' arto collo spirito di vino canforato . Per sette giorni
continui , vale a dire dall' ottava giornata alla quindicesima .
durarono e si resero anzi piìi forti e pericolosi 1 descritti
sintomi , i quali poscia cominciarono a diminuire ed a
sciogliersi con singolare rapidità^ nel sedicesimo giorno
staccossi il nastro dell'allacciatura, nel dleciotlesimo mo-
slrossi indizio di suppurazione in una delle macchie can-
crenose del piede , le altre sotto l' uso delle bagnature
con una soluzione di mirra nel vino allungato si dissec-
carono e disquamarono in breve', nella ventesima giorna-
ta cessò del tutto la febbre, nella quarantesima fu com-
pleta la cicatrizzazione della ferita. Si ebbe ricorso in
seguito ai bagni universali comuni i quali giovarono mol-
to nel restituire alla parte affetta il vigore e qualità sue
naturali , di guisa che , continuati i medesimi per un in-
tero mese, l' infermo sarebbe stato dimesso dallo Spedale ,
completamente guarito dall' aneurisma , se l' infiammazione
del destro testicolo , effetto forse delle locali affezioni
veneree patite per l' addietro , non lo avessero costretto
a trattenervisi ancora per qualche tempo.
2. Sessione^ i5. Novembre i838.
L' Avv. Luigi Colla , accademico corrispondente , di-
rige all' Accademia 1' Elogio storico del Dott. Carlo Ber-
tero da lui pubblicato nel Volumi delle Memorie del-
l' Accademia R. delle Scienze di Torino . Ivi in 4-° <^'
P^S-.^'- . or
Viene letta poscia dall' Accademico pensionato Prof.
Gioacchino Barllli una Dissertazione scritta in latino dal-
l' altro accademico Prof. Filippo Schlassi , impedito per
malattia d' intervenire alla sessione , intitolata = De
cìimntum ampìitudìnc =: .
Del prof. a. .4les3A!sdhi7«i 393
Accade frequentemente di certe proposizioni fondu-
mentali delle Scienze anche esatte , che nei trattati stessi
elementari o ne manchi affatto i' apposita spiegazione e
dimostrazione , o vi sia toccata troppo leggermente , e
vi rimanga incompleta e non abbastanza chiarita . E ciò
perchè si ritenga discendere la dimostrazione spontanea-
mente da principi elementari , di cui non possa supporsi
il lettore qualunque ^ ne il principiante , digiuno^ o forse
più comunemente per ima abituale inavvertenza dell' Au-
tore che , prendendo a scrivete tin Trattato lo detta per
rosi dire a se stesso ^ dimenticandosi di modellarlo sul
bisogno e sulla capacità di chi dovrà giovarsene . Di(-
letto perniciosissimo , e riprovevole contraddizione , mas-
sime nei Trattati delle Scienze Fisico-Matematiche , si è
(juesta facilità di troppo supporre nel lettore principian-
te , e di lasciare senza la necessaria spiegazione propo-
sizioni', che tanto più ne abbisognano appunto perchè
elementari . Ora alle Accademie singolarmente si addice
il venir discoprendo e riparando siffatto inconveniente ,
alle Accademie , per le quali all'alta incombenza di al-
largare il patrimonio delle umane cognizioni non può
andare disgiunta la cura della perenne manutenzione e
ripulimento di tutto insieme V edifizio , e V obbligo di ren-
derlo Ognora più accessibile tutto a tutti, cui la natura
e l'educazione abbia fatti degni e capaci di'toccarne la
prima soglia. n :
Appunto a questo importante proVved?mento rivolse
oggi il suo discorso il sullodato Professore comunicando
all' Accademia questa Memoria , già fino dai tempi della
sua prima gioventù preparata , e nella quale prende a
riparare alla mancanza , nei trattati di Astronomia e Geo-
grafia , di una chiara dimostrazione della disuguaglianza
in latitudine delle zone dei climi , del Joro restringersi
cioè dall' equatore al circolo polare . e crescere viceversa
da questo circolo al polo ^ mentre la stessa è la diffe-
lenza del massimo giorno da un parallelo all' altro , che
394 RENDICONTO ACCAUEAUCO
termina ciascuna di queste zone terrestri . E dopo di
avere sviluppato e soddisfatto il suo assunto colla lim-
pidezza , eleganza ed esattezza dall' aureo suo stile , che
corre sempre luminoso sulle spine geometriche del puri
e sui fiori dell' amena erudizione , passa a dire oppor-
tunamente di questo nostro clima italico , e a rammen-
tarne quanto ha di più caro la passata età fra le me-
morie di questo Istituto, al maggior lustro del quale ebbe
ed ha egli tuttavia tanta parte , a tale che l' intero
Consesso è dolentissimo dell' ostinata infermità che d»
lungo tempo priva l'Accademia della presenza e della
viva voce di Lui principale promotore di sfipi gloria jet-
teraria. . ,,; ,1
3. Sessione, 2.2. Novembre 1858,'
Il Segretario presenta all' Accademia da parte dell' au-
tore il Barone L. B. D^ Hombres-Firraas l' opuscolo
=r= Not'ice Biographì(jue IVotizia biografica sopra
Francesco Boisier de La Croix de Sauvages ConseiIler<-
Mèdecin du Boi ec. JXismes i838 in 8.*^ di pag. a3,
Legge l' accademico pensionato L. Pistorini ungi sua
dissertazione , la quale ha per iscopo di rimettere in cre-
dito 1' uso de' cauterj rivendicandoli da quelf ingiusto dir-
sprezzo in che sono tenuti da certuni de' moderni; Scrit-
tori di Medicina . A conseguire un tale intento 1' autore
si fa da prima a mostrare teoricamente che il cauterio ,
come organo nuovo di perenne umorale escrezione , a-
perto dall' arte in alcun punto della cutanea superficie ,
non può non entrare col tempo a fare una essenzial
parte cogli altri organi naturali escretori , pe' quali il corpo
si rimonda da quanto ha in se d' inutile , e di dannoso ^
e consegueteraente non solo non dover mai riescire in-
differente alla economia animale , ma , opportunamente ,
e convenientemente applicato , poterla soccorrere di gran-
dissimo a)ulo in molte circosliiuze di m.'ilatli;t. Ap|MP.s.sr)
OEL l'ROr. A. iJ^ESSArfDBllM SgS
a meglio confermare gli argomenti desunti dal razioci-
nio , la vedere come 1' uso de' cauterj abbia sua origine ,
e trovi sua ragione nelle tendenze stesse della natu-
ra : il che persuade passando in rassegna molti de' pro-
digi da quella operati senza intervento dell'arte in tante
soluzioni di morbi acuti , e di morbi cronici , e nel man-
tenimento meraviglioso di certe vite pericolanti , solo con
absccssi , con ulceri , e con emuntorj creati spontanea-
mente da lei , e da lei stessa serbati più o meno attivi
a seconda dei maggiori o minori bisogni individuali . In
line a tar pieno in tutta la estensione il suo assunto ri-
corre alla autorità de' pratici più rinomati d' ogni seco-
lo, e di ogni Scuola : e qui riandando la maggior parie
de' classici Greci , e dai Greci discendendo ai Latini . e
da questi agli Arabi raccoglie una copiosa suppellettile
di tatti comprovanti in tutta la sua pienezza 1' operosa
virtù dei cauteri . D' onde epilogando conclude che , se
il cauterio trova appoggio ne' dettati fisiologici, e pato-
logici i più comunemente ricevuti , se ha suo fonda-
mento negli atti stessi spontanei della natura , se ottiene
conferma e sanzione nella concorrenza delle pratiche opi-
nioni de' Medici più accreditati, si ha diritto di procl;»-
iiiarlo come uno de' più potenti mezzi terapeutici che
possegga r arte del guarire ,
Poscia anche V accademico Dolt, Marco Paolini legge
una sua Dissertazione m: Sopra un caso di avvelenamen-
to prodotto dal fungo chiamato zr: Agarico Panierino r:r .
Il caso di cui imprende a favellare P accademico ac-
cadde il giorno 6 ottobre i838 su certo Luigi Sassatelli,'
d'anni i4 , abitante sotto la Parrocchia di Monterenzo,-
la quale dista circa diciotto miglia dalla città , e venne cu-
rato dall' eccellent. Sig. Dott. Luigi Barbieri Medico-Chi-
rurgo Condotto in detto luogo . Sul mezzodì di quel
giorno fu assalito improvvisamente il Sassatelli , due ore
dopo aver mangiato de' funghi cotti sullo bragie e con-
diti col sale ( i quali funghi si conobbe in appress-^
ZcjfS EENDICONTO ACCADEAIICO
appartenere alla specie denominata Agaricus Panthcri-
nus ) , da smania in prima , poscia da delirio , e da ten-
denza invincibile a correre qua e là senza poterne ad-
durre ragione simultaneamente preso da moti convulsivi
a tutta la persona : per lo che onde evitare che egli ca-
desse in qualche precipizio ^ i parenti furono ^costretti ad
usare la forza fermandolo con lacci nel letto . Infra bre-
ve spazio il giovanetto divenne soporoso sì che giaceva
immobile e supino sul letto dando però segno ad inter-
valli di conservare l' esercizio delle facoltà intellettuali ,
poiché sebbene gli fosse impedito 1* uso della parola ,
pure si volgeva dalla parte di chi ad alta voce lo in-
terrogava ^ aveva gli occhi aperti ^ le pupille dilatate ,
trismo pertinace per cui tentandosi 1^ allontanamento delle
mandibole onde fargli pigliare i medicamenti veniva ag-
gredito da scosse convulsive a tutto il corpo , e da con-
trazioni tetaniche specialmente ai muscoli che operano
la deglutizione : la temperatura del tronco era al di sotto
del normale , gelide le inferiori estremità , e bagnate di
freddo sudore , i polsi piccoli , ristretti , e profondi :
r addome conservavasi ciò nulla ostante naturale. Verso
le ore sei pomeridiane , mercè opportuni mezzi terapeu-
tici impiegati dal Dott. Barbieri , si svegliò fortunata-
mente il vomito rigettando P infermo replicate volte, in-
sieme a poltiglia di gran turco, molti frammenti di fungo
rammolliti : dopo di che esso si riebbe totalmente non
accusando che un senso generale di prostrazione di for-
ze ,, cui si pose riparo con brodi , e con conveniente
quantità di vino , e nel giorno susseguente ritornò sano
alle consuete sue campestri occupazioni .
Esposto il fatto , il Dott. Paolini discende a discor-
rere i caratteri assegnati dai Botanici all'Agarico Pan-
ierino , del quale presentò all' Accademia alcuni individui
che a luì furono consegnati dallo stesso Sassatelli che
soggiacque all' avvelenamento . Poscia si fa a ricercare
quale sia il modo di agire sull' economia animale del fungo
DEI. PUOI. À.. ii,F.s.s.4r«i)r.i.^i 39-
in discorso ossia a (juale generaiione di veleni delibasi
il medesimo riportare . E quivi ponendo ad esame i fe-
nomeni morbosi che conseguitano ne' diversi casi all' in-
gestione de' funghi , le alterazioni che dopo morte si in-
contrano ne' cadaveri , la varia natura degl' ingegni mercè
de' quali si ottiene alcuna volta la guarigione , ed in fine
dando attenzione alle analisi chimiche de' funghi dai mo-
derni praticate , crede potersi verosimilmente ridurre a
quattro classi i funesti accidenti prodotti dall' uso di dette
piante , una delle quali è il risultamento qualche volta
de' commestibili , e le tre altre appartengono diretta-
mente ai venefici , e quindi aversi a reputare l' Agarico
Panterino dotato di facoltà deleteria sul sistema nervoso
controstimolante e narcotica.
Alle quali considerazioni patologico-pratiche fatte con-
seguitare alcune altre rlsguar danti la terapeutica dell' avve-
lenamento da' funghi, ne viene aggiugnendo quelle relative
alla Pubblica Igiene : perocché al fine di non confon-
dere le specie velenose colle mangerecce non essendovi
altro mezzo plii acconcio che un' esatta conoscenza de'
caratteri botanici di esse specie , cosa assai difficile anzi
impossibile ad ottenersi nel popolo , a lei spetta perciò
il dare opportuni provvedimenti onde prevenire le tri-
stissime conseguenze le quali accadono pur troppo ogni
anno per l' ingestione de' funghi , essendoché per distin-
guere gli innocenti e salubri dai venefici si pongono co-
munemente in opera frivole e ridicole avvertenze .
Dà fine l' accademico al suo ragionamento facendo
voti perchè da dotti Medici vengano instituiti esperimenti
sui bruti e poscia estesi con molta prudenza sull' uomo
in istato di malattia con quei funghi sovra tutto che con-
tengono im principio attivo controstimolante e narcotico
al fine di ricavarne qualche utile applicazione per la cura
de' morbi a vantaggio dell' arto , ed a benefizio dell' u-
manità .
3c)8 RENDICONTO ACC^UEAUCU
4. Sessione f 29. Novembre i838.
In nome dell' I. R. Istituto dei Regno Lombardo-Ve-
neto è presentato all'Accademia il 5. Volume delle sue
Memorie , dono accompagnato da una lettera officiosa
del f. f. di Segretario dell' Istituto stesso Sig. Dott G.
B. Fantonettl . L' Accademia incarica il proprio Segre-
tario a ringraziare con lettera quell'illustre Corpo Scien-
tifico nella circostanza che dirigerà al medesimo il terzo
Volume dei Nuovi Commentar) che sarà quanto prima
pubblicato .
Il Presidente partecipa un Dispaccio dell' Erainentissi-
mo Sig. Cardinale Oppizzoni , Protettore dell' Accade-
mia , in data delli 28. corrente N.° 20. , col quale rendo
nota la nuova onorificenza accordata dal munificentissi-
mo nostro Sovrano al Corpo Accademico , Dispaccio del
quale qui se ne trascrive fedelmente il tenore .
„ La Santità di N. S. Gregorio XVI. in vista della
„ celebrità di questo Instituto e de' chiarissimi Ingegni
„ che lo illustrarono e lo illustrano tuttora co' scienti-
„ fici lavori , secondando i miei desiderj esternati alla
„ Sacra Congregazione degli Studj si è degnata di co-
„ municarmi la benefica determinazione colla quale sono
„ facoltizzati gli Accademici a portare per lo innanzi
„ nelle Solenni adunanze appesa al collo una Medaglia
„ d' argento . La S. Congregazione degli Studj notifican-*
„ domi la Sovrana volontà approva che detta Medaglia
5, presentì da una parte la venerata effigie del Regnante
„ Sommo Pontefice , e dall' altra quella dell' immortale
„ munificentissimo Institutore Benedetto XIV.
„ Io porto fondata speranza che questo onorifico di-
,5 stintivo varrà certamente a far accrescere negli illustri
„ Accademici que' meriti morali , scientifici e religiosi
,, per cui furono giudicati dalla Santità Sua meritevoli
„ di un tanto onore .
DKI- l'KOr. A. ALKSSA.'NDniAl 3f)c^
Kalta questa partecipazione il Presidente sceglie tra
gli Accademici dell' Ordine del Pensionati o Benedettini
tina Commissione incaricata di stabilire alcune norme ge-
nerali relativamente al modo di dare pronta eseci^zione
alle Prescrizioni della Sacra Congregazione degli Studj
contenute nel riferito Dispaccio, le quali saranno in una
dello prossime Sedute partecipate al Consesso Accade-
mico per la definitiva loro approvazione .
Il Presidente legge la sua Dissertazione d' obbligo nella
quale tratta :=:z Dell' apparecchio branchiale dell' Etero-
hranco anguillare zzi ( Heterobrancus angulllaris GeoftV.
Silurus anguillarls Linn. ) .
Avendo l' accademico ottenuto dalla generosità del Sig.
Principe di Musignano Carlo Luciano Bonaparte , pro-
fondo conoscitore , e cultore zelantissimo della Zoologia ,
un individuo in ottimo stato di conservazione della no-
minata rara specie di pesce abitatore del Nilo ^ ad am-
pllazione dei proprj studii , diretti altra volta alla più
completa dimostrazione dell' intima tessitura delle bran-
chie dei pesci , occupossi tosto del minuto esame del-
l' organo medesimo in questa specie nella quale offre una
singolarissima modificazione del tipo più comune di co-
struzione delle branchie nella indicata Classe dei Ver-
tebrati .
La produzione branchiale arboriforme , che costitui-
sce nell' Eterobranco una importantissima complicazione
od ampliazione del sistema respiratorio , fu per la prima
volta trovata , descritta e delineata dall' illustre Geoffroy
Saint-Hillaire all' epoca dell' occupazione e conquista del-
l' Egitto fatta dalle Armate Francesi . Poscia e il Cuvier
nelle sue Lezioni di Notomia comparata e il Meckel nel
suo sistema di Notomia comparata ( per tacere dei molti
che , per mancanza di osservazioni proprie , copiarono
o r uno o 1' altro dei lodati autori ) , e lo stesso Geof-
froy in una dissertazione pubblicata molto tempo dopo
la prima sropfrfa . vale a dire nel i fi 2. 'i . descrissero in
400 BE.-VOICO.MO ACCADEMICO
modo tanto diverso lo stesso organo da lasciare il let-
tore incerto intorno una cosa di fatto della più grande
importanza . Fu quindi per rimovere qualunque dubbio
sul modo di tessitura e suU' olllcio della appendice ag-
giunta all'organo respiratorio dell' Eterobranco , che l' ac-
cademico, collo scalpello alla mano, e servendosi dei
mezzi pili opportuni suggeriti dall' arte anatomica , cercò
di appianare le diillcoltà insorte per la disparità dei>pa-
reri dei citati celebratissimi Scrittori, e dimostrò infine
che il GeolTroy nella sua prima descrizione , ed il Me-
ckel nelle nuove e più recenti osservazioni istituite sullo
stesso apparecchio avevano ottimamente segnate le traccie
più sicure per la completa dimostrazione sì della tessi-
tura che dell' uso del medesimo . Con questa guida pro-
cede 1' accademico alla minuta descrizione anatomica del
sistema respiratorio dell' Eterobranco , ed alla esposizione
della più probabile ipotesi intorno all' uso della singolare
modificazione che mostra il medesimo ^ e conchiude che ,
tutto tende a dimostrare essere le appendici arboriformi
dell' Eterobranco anguillare una semplice modificazione
di forma dell'apparato branchiale ordinario dei pesci ^
modificazione la quale rende questa specie atta a vivere
e respirare con sufficiente libertà ed estensione anche al-
lorquando manca tanta copia d' acqua da potere in essa
nuotare liberamente. Della quale proprietà del pesce ne
tenne discorso anche il primo che scoprì codesta singo-
lare organizzazione asserendo che , ,, L' Armoiit , nome
dato nell' Egitto a questo pesce , non solo può vivere
più giorni fuori dell' accjua , ma che abbandona qualche
volta spontaneamente il fiume e s' inoltra , strisciandosi
sul pantano , pei canali che metton foce nel Nilo „ . Ed
infatti la descrizione data dall' accademico della struttura
dell' ampio e riposto seno , che contiene queste branchie
accessorie arboriformi , dimostra ad evidenza potere 1' E-
terobranco tenere in serbo nel medesimo notabile copia
d' acqua che trova facile 1' accesso nella cavità allorché ,
DEI, iROi'. 4. alessaudrihi ^ui
nuotando liberamente solleva 1' opercolo , deduce le bran-
cliie comuni pettiniformi ed allarga così i piccoli pertugi
che fanno comunicare la cavità branchiale col nominato
riposto seno . Addotte poi le branchie chludonsi ancora
esaltamente le strade di comunicazione col ripetuto seno
e P acqua rimane perciò entro il medesimo chiusa ed
accumulata , e può servire al doppio ufficio di continuare
cioè 1' azione respiratoria branchiale per mezzo della fi-
nissima membrana mucoso-vascolare che costituisce le pa-
reti del seno e riveste le appendici arboriformi : e di
umettare la parte molle e più delicata delle conmni bran-
chie pettiniformi , discendendo lentamente ed a riprese
sulle medesime . Ma P Eterobranco non è la sola specie
nella ricchissima classe dei pesci che presenti tali mo-
dificazioni nel sistema respiratorio , e nelle altre parti del
corpo che più con esso consentono per struttura e per
ufficio , da poter vivere notabile spazio di tempo fuori
dell' acqua . La Natura seppe , abbenchè con mezzi di-
versi 5 ottenere lo stesso effetto in molte altre specie .
E a tutti noto come le anguille per la ristrettezza del-
l' esterna apertura delle branchie , per la morbidezza della
pelle e delle interne mucose del cavo della bocca e delia
faringe , possa vivere lungamente fuori dell' acqua , pur-
ché si trovi in posizioni alquanto umide . I canali idro-
fori da me descritti nelle branchie dell' Ortragorisco e di
altre specie analoghe , potendo serbare per del tempo
certa copia d' acqua che mantenga umida la membrana
respiratoria branchiale , le rende capaci di resistere per
qualche tempo all' azione diseccante dell' aria atmosfe-
rica . Ma la modificazione dell' apparato branchiale , ten-
dente a prolungare la respirazione dei pesci anche fuori
dell' acqua , che più si accosta alla descritta dell' Etero-
branco , quella si è delle specie che il Cuvier raccoglie
nella famiglia degli Acantopterigi a faringei ìahcrintijhr-
mi . Anche in questi pesci esiste un seno, collocato nella
parte più profonda e più riposta della testa verso la base
4oa RK.-SDK;. ACCADEM. del prof. a. ALESSAKURini
del cranio , nel qual seno gli ossi laringei superiori co-
perti di delicata membrana ripiegansi in varie guise in
modo da costituire appunto quasi un laberinlo : nei giri
di esso penetrando facilmente l' acqua trova poi difficile
r uscita , e ne esce solo allorquando , trovandosi il pe-
sce fuori dell' acqua , questa circostanza rende facile e
necessaria la discesa del fluido ad irrorare e mantenere
umido 1' apparato respiratorio . Io non presto certamente
intera fede , continua sempre 1' accademico , alle narra-
zioni di quei viaggiatori e naturalisti i quali pretendono
che l' Anahas scandens , uno dei laberintlformi , possa
non solo strisciarsi sul terreno asciutto a notabile di-
stanza dalle acque , ma ascendere persino a qualche al-
tezza sul tronco delle palme , è certo però che tutti i la-
berintiforrai meglio conosciuti , ed i costumi dei quali
sono stali con diligenza studiati, si distinguono dai pe-
sci comuni per la facilità colla quale , per non breve
spazio di tempo , possono vivere all' asciutto e sono
rlel tutto analoghi per questa loro proprietà all'Etero-
branco .
I
CATAI.OOO
DI
L'CCELLI MESSICANI E PERUVIAINI
DI CAULO LLCIAIVO BONArARXE
PRINCIPE 1)1 Ml}!>IG^A^O
(coniinua^ionc, vedi pag. 340)
II-
Devo alla gentilezza dei Signori Paris 1' aver potuto
esaminare una piccola Collezione di uccelli del Messico,
il catalogo de' quali mi faccio a soggiungere colle descri-
zioni delle specie nuove o più interessanti ; sperando cosi
di accrescere alcun poco più le cognizioni ornitologiche
di quella interessante parte dell' America settentrionale .
I. Thajisaetos Harpyu , G. R. Gray. Harpya destru-
ctor , Cuv. Falco destmctor , Lath. Vidtw Har-
pyia , L.
1. PoLYBORUS Brasiliensis , Swalus. P. albo nigroque va-
rius y pileo nigro , plumis cervicalibus elongatis ■
rectricibus albis , nigro fasciatis , ad apicem la-
tissime nigris .
Falco Brasiliensis , Lath. Poljboms vulgaris ,
Vieill. Qucbranta huesos , Mexic.
Figurato da Vieillot , Swainson e Audubon .
3. Ceryle torqcata , Nob. C. subcristata , cano-coeru-
N. Ann. Se. NATUh. Anno i. Tom. 2. 2(i
/|02 ICCELLl MESSICANI E PERUVIAPii
lescens , torque albo ; subtus castane a ; alis cau-
daque albo maculatis .
Mas. Pectore caiio-coerulescenti , crisso ferru-
gineo . Focili. Pectore castaneo , crisso albo .
Buff. Eul. 284. Alcedo cinerea , Vieill.
Martin pescador , Mexic.
Interessante per la località , essendoché fu messa in
dubbio perfin dall' abile discriminatore di questo gruppo ,
il Sig. Svvainson ( Vedi Uccelli dell' Africa Occidentale
Voi. II. pag. 93).
4. Ceryle Alcyon , L. Ispida jilcjon , Sw.
I più meridionali confini , che sian certi finora di que-
sta specie Nord-americana , sono il Messico , ed una o
due delle Antille .
5. Ramphastos carinatus , Swains. Wagl. R. nlgerri-
mus , uropYgio albo , gala pectoreque Jlavis ; cris-
so ac fasciola colli infimi coccineis ^ rostro viri-
di apice coccineo , macula submedia aurantia ,
culmine percarinato flavo .
Edwards , t. 829. — Sw. Zool. IH. t. 45-
Questa specie rarissima nelle Collezioni è stata confu-
sa con uno dei Tuccani di Linneo , ad onta della figu-
ra e della descrizione dell' Edwards .
6. Trogon , mas. adultus . T. viridi-aureus , gula ni-
gra ■, abdomine miniaceo ; alis fuscis , tectricibus
albo irroratis • cauda nigra , rec.tricibus tribus ex-
timis albo fasciatis ■ rostro flavo .
Pito real , Mexic.
Jun. , fusco-cinereus • abdomine luteo ; tectrici-
,uv bus alarum strigis albis .
; ?.il= Gabilan , Mexic. > (>m\V\
7. Trogon Mexicanus? Swains. Foem. Ti olivaceus ;
abdomine rubro ; cauda nigricante ■ rectricibus
truncatis , duabus raediis ferrugineis fascia termi-
nali albida nigraque , lateralibus tribus ad api'
cem albis et Intere externo albo fasciatis .
Non ho dato alcun nome a qiiesli uccelli, perchè sa.
DI CARLO L. BO?JAr.\I\TE ^O.)
ranno certamente inclusi nella bellissima Monografia d« 1
Sig. Gould.
8. MlCROCERCrS MILITARIS , VìcìU, M. vìvìcIìs ; uvopygìo
remigibasque coendeis • fronte rubra ; genis nu-
dis , lineis tantain pluinosis ^ cauda rubricante ,
rectricibus apice coendeis.
Psiltaciu militaris , L. Edw. , t. 1 1 3.
Guacainaja . Mcxic.
9. Melanerpes FORMicivoRUS , Swains. il/, niger ; occi-
pite rubro ; fronte , uropygio , remigumque fa'
scia basilari , albis • gula Jlavida ; pectore ni gre
striis albis ^ abdomine albo , laleribus crissoque
nigro striatis.
Picus nielanopogon , Licht. Temm. , pi. enl. 45 1.
J^ Carpinlero negro , Mexic.
I o. Genturus subelegans , Nob. C. albo nigroque Ja-
sciatus ,• sidftus cuni capite dilute cinerascens ; ver-
tice riJ?ro , fronte et cervice subauratis .
Questo uccello somiglia il Centurus elegans del Sig.
Swainson , ma ò ben distinto per la mancanza della co-
spicuissima macchia sopracciliare nera , e pel colore d' oro
mollo meno brillante della corona .
II. CoLAPTES RCBRicATL's , Nob. C, grisco-rufescens , ni-
gro supra fasciatus , subtus maculatus ; uropygio
albo ; gida cinereo-vinacea inunacidata ^ reniiguni
rectricumque scapis rubris .
Masc. Fascia nijstacali rubra.
Foem. Fascia rubra nulla.
Colaptes collaris , Vig. Picus rubricalus , Licht.
Colaptes Mexicatìus , Sw.
Carpinlero rosado , Mexic.
Gollegasi al Colaptes auralus dell' America selleutrio-
iiale. Al detto gruppo appartiene ancora il Picus àrator
( Geocolaptes lerrestris , Sw. ) della Gafreria ; il Picus
Chilensis , Lesson , Zool. Goq. Tab. 32 ; il bellissimo Co-
laptes Fernandinae , Vig. , dell' isola di Cuba . e diie
o tre altri .
4o) rCCELLI MESSICAM E PEUtlVUIM
12. C\A]NOCORAX coronatus , Nob. C. cristatus , cyaneus ;
dista ex toto coerulea , capìtis laleribm tantum
nigricantibus ; mento , fronte et superciliis albi-
canti bus ; alarum tectvicibus , remi gibus scapula-
ribusque ni gro-fasciatis ', cauda paium rotundata.
Garrulus coronatus , lardine et Selby 111. Orn.
tab. 64.
Azul Capetan , Mexic.
Questo non deve confondersi col più grande Garru-
lus Stelleri Nob. Ani, Orn. II. tab. i3. fig. i.
1 3. QuiscALUs MAJOR , Vieill.
Urmca , Mexic.
l4' Xanthorjnus gularis , Wagl. X- rubro-aureus , loris ,
gula et fascia jugulari , dorso , alis caudaque ni-
gris ; tectricibus alarum iniìioribus supra infraque
-v'>\_ aureù } remi gibus ad basim , tectricibus majori-
-V'i bus ad apicem , remigibusque secundariis ad mar-
ginem externum albis.
Calandria de Bergara , Mexic.
Specie molto simile all' Oriolus Xanthornus L. ed an-
che pii!i all' Icterus Mexicanus , Leach. , Zool. Mise. I.
tab. 2. ( Leucopterjx , Wagl. ) , avendo il suo robusto
becco e il bianco ugualmente esteso suU' ala , ma si di-
stingue bene da ambedue pel dorso nero , e pel colore
più vivo.
1 5. Icterus Partsorum , Nob. /. niger , tergo , abdomi-
ne , tectricibus minoribus alarum , rectricibusque
lateralibus a basi ad medium flavo-oli\>aceis ^ te-
■ iii'^t. Ictricibus alarum majoribus remigibusque secunda-
riis ad apicem albis,
Calandria , Mexic.
Assai vicino p\V Icterus Dominicensis (^ Flavi gaster ,
Wagl. ) , dal quale tuttavia distinguesi pel bianco sull' ala ,
e pel giallo sulla coda . Il becco in ambedue è notevol-
mente sottile e molto acuto.
Provo grande soddisfazione nell' intitolare questo uc-
cello ai Fratelli Pai'is , i quali non ostante le gravi e
DI CVRI.O I.. IK)>ArARIT. /jon
difficili occupazioni loro nel Messico , non lasciarono sfug-
gire alcuna occasione per promovere i vantaggi della
Scienza . Ben convengo nell' opinione che in un paese .
il di cui commercio è così esteso come in Inghilterra ,
il capitano d' una nave mercantile che porti a casa un
uccello curioso e forse nuovo , non abbia sufficiente dritto
a perennare il suo nome con quello ; ma una stessa re-
gola non mi pare sia da applicarsi nel paese nostro , in
cui un uomo che attraversi 1' Oceano e ne torni è cosa
rarissima.
ì6. Agelatus Gubernator. ^. niger , alarum tectrici-
bus minoribus ruberrimis imicoloribus .
Psarocolius gubernator , Wagl. in Isis , 1 83a.
pag. 281.
Questa specie che appena può dirsi stabilita dal Wa-
gler sotto il nome specifico che abbiamo adottalo diffe-
risce dal comun Phoenicetis degli Stati Uniti , perchè
ha la macchia rossa sulla spalla di un color vivace vini-
forme , mancando la fascia ocracea sotto di essa ; mentre
la specie delle montagne sassose prossimissima ad essa ,
figurata dall' Audubon sotto il nome di Tricolor , ha co-
me il suo nome dice , tre distintissimi colori formanti la
macchia della spalla. La specie Messicana di cui parlia-
mo , è più grande della comune , ha le ali piìi lunghe
e pili larghe e la coda meno rotondata .
La diagnosi di Phoeìiiceus sarà
Ag. Niger , alarum tcctricibus minoribus rubris
bicoloribus , fascia terminali ochracea .
La diagnosi di Tricolor
Ag. Niger , alarum tectricibus minoribus rubris
bicoloribus , fascia terminali candida latissima .
ly. Stornella Hippocrepis , Wagl.
Friguev'o , Mexic.
Trovasi pure nell' Isola di Cuba , è registrata dal Sig.
Vigors nel suo scritto sugli Uccelli di quell' isola , sotto
il nome di Sturnella Collwis .
18. GuiRACA COERULEA , Sw.
^oG LCCEIXl HESSICA?)! E PERUVIAM
Azulero , Mexic.
Un maschio adulto ; lo che è degno di nota , poiché
gli esemplari del Sig. Swainson erano tutti immaturi.
19. GuiRACA MELANOCEPHALA , Sw. G. fiilvo-ferriiginea ^
pileo , genis , dorso , alis caudaque nigris , tectri-
.,\\\;\cibus a/ai uni inferioribus et. medio corpore subtus
Jlavissimis • alis caudaque albo \>a?iis.
Fringilla xanthomaschalis , Wagl. Isis , i83i ,
pag. 5a5, Fr. maculata, Audubon , nec non Lath.
Figuerillo , Mexic,
Il Coccothraustes Bonapartei delle Illustrazioni Zoo-
logiche di Lesson è lo stesso uccello che quello descritto
dal Dott. Richardson nella Fauna Boreali-americana ,
come la femmina del Coccothraustes vespertinus , Cooper.
30. Gardinalis Yirgtjsia:\us , Nob. C. ruber • gula et ca-
pistro nigris ; cauda valde rotundata ; rostro co-
nico , subdentato .
Hab. per tutta V America Settentrionale .
Trovando nella Collezione della Societìi Zoologica di
Londra due belle specie non descritte della mia non pri-
ma caratterizzata forma Cardinalis colgo questa occasio-
ne di farle conoscere , specialmente perchè 1' una e 1' al-
tra vengono dal Messico . Tutte presentano le corte ro-
tondate ali e la prolungata coda , come ancora il ciuf-
futo capo e i rossi colori . Quanto alla diversa forma dei
becchi , essa non serve che di prova addizionale della
poca importanza che deve annettersi alla forma di que-
sto membro negli uccelli di becco conico.
Cardixalis Phoeniceus , Gould. C. ruberrimus ;
capi Siro tenui ssinio ni gri caute ^ cauda rotundata ;
rostro robustissimo conico-turgescenti sinuato-den-
tato.
Piccola ma splendidissima specie venuta al Sig. Gould
dal mezzogiorno della Baja di Honduras.
Gardixalis sixuatus , Nob C. rubro cinereoque
i'arius ; gula et capistro coccineis ; cauda vix ro-
tiindala • rostro compresso turgido sinuato .
1)1 CAni.O !.. BOyAPARTE ^O"
Hah. le parti occidentali del Messico .
2 1 . Phtleremos cornutus , Nob. Alauda chrjsolaèma ? ,
Wagi.
Fildio de Llano , Mexic.
Sei specie sono presentemente conosciute di questo par-
ticolar gruppo di Àlaudini , che propongo si cambi in
Otocoris .
Ol'ì. Turdus mtgratorids , L.
Sarsal , Mexic.
2 3. (cteria vTRiDis , Nob. Pipi' a polyglotta , Wils. lete-
ria duinicola , Vieill.
Arriero , Mexic.
Le tinte sono alquanto più scure che negli esemplari
degli Stati Uniti.
24. ErythrospizA frontalis , Nob. Pjrrhula frontali;, ,
' Say. Nob. Am. Orn. I. t. 6. f. i. masc. 2. foem.
Friìigilla haemonhoa , Licht. Wagl. Isis , i83i ,
pag. 525. Nocktotl , Hernand, Thes. pag. 3i. 81.
Gornion . Mexic.
Questo beli' uccello riputato finora rarissimo e creduto
peculiare delle montagne sassose in distretti remotissimi
dalla civilizzazione , è molto comune nella città di Mes-
sico , ove al riferire del Sig. Paris tiene luogo della no-
stra Passera comune .
25. Tyrannula coronata , Sw. T. fusca ; capite , crista
erecta rotundata , et corpore subtus , coccineis .
Foem. griseo-fimca ; capite lae^'i concolore et
pectore alòidi s ; ventre tantum subminiaceo .
Muscicapa coronata , Lath. Buff. PI. Eni. 676.
f. I. maschio.
Cardenal , Mexic.
Il punto più meridionale in cui si estenda , è Deme-
rara ov' ò molto comune. All'opposto di quel che ac-
cade nelle altre specie del gruppo , la femmina , ora de-
scritta per la prima volta , differisce considerevolmente
dall' altro sesso .
26. Tyranndla divaricata , Nob. T. cristata , cinereo-
4o8 UCCELLI MESSICANI E PERUVIANI
olivacea ; mento orbiiisque albicantìbus ; dorso
alisque olivaceo-rufescentibus , alis acuminati s ;
remigibus prima et quinta subaequalibus ; secunda,
tertia , et quarta omnium longissimis -, cauda di-
varicala carpare longiori , rectricibus quatuor me-
diis dorso concoìoribus ; duabus hinc inde nigri-
cantibus , extimis duabus utrinque dimidialo-ci-
riereis . Rostro brevissimo ; nigerrimo .
Long. 8'' ; rostr. 8 " ', al. 6 ' ; caud. 4' ; tars. i" .
Riusito , Mexic.
CI siamo allargati di piìi sul caratteri di qucst' uccel-
lo , poiché è probabile che divenga il tipo di un nuovo
gruppo .
27. LaNIUS LUDOVICIANUS.
Berduquillo , Mexic.
Esemplare colle due sole timoniere mezzane intera-
mente nere , nella quale condizione è probabile assai che
sia il Lanius excubitorides , Sw. E notisi che quando
il Sig. Sw. dice non saper conciliare le misure e le pro-
porzioni delle remiganti di L. borealis ed excubitor ,
quali io le esposi , egli ha tutta la ragione , e ninno fuor
di me può spiegar la cosa . Il fatto sta che nell' instilui-
re i paragoni io disgraziatamente devo aver preso in ma-
no un esemplare del L. Italicus , Lath. , invece di uno
dell' excubitor . 11 Sig. Swainson si è molto affaticato
per dimostrare varie specie di Lanii dell' America Set-
tentrionale ; ma noi non conosciamo che due sole spe-
cie di quel genere in America ; il suo L. boreaìis e 1' ar-
desiaceus ; il qiial ultimo, a dirlo per incidenza , dovria
chiamarsi Ludovicianus a nostro riguardo , se non a quel-
lo di Brisson .
:iÒ. PiPKA ELEGANTISSIMA , Nob. P. j>urpureo->ììigra ^/toìi-
te caslaneo-fusca ; vertice nucha et cervice pulchre
cyaneis ; pectore abdomineque fulvo- aeruginosis .
Questa più che elegantissima specie di Pipra a coda
troncata, somiglia la P. cjanocephala di Vleillot, ma se
ne distingue ad un trailo per la general nigredine delle
L
DI CARLO L. BONAPAUTE 4^9
sue piume , e soprattutto perchè ha nera la gola . Potria
tenersi per uno stato non descritto della variabilissima
Pipra serena L. la quale però si rinvenne sempre colla
fronte bianca , la groppa turchina , e il turchino del ca-
po molto pili circoscritto. Il ventre rossastro la distin-
guerà subito dalla Pipra cyaneocapilla di Wagler , Isis
i83o pag. 934. figurata dallo Spix , sotto il nome di Pi-
pra coronata , li. 67. fig. i. Quanto alla Pipila musica
( Euphonia coeruleocephala , Sw. ) essa differisce pel
nero quantunque ristretto della fronte , e per la groppa
aranciata .
29. Pipra li\eakis , Nob. P. capile , alis caiidaque ni-
gris ; vertice cristato coccineo ; rectricibus duabus
iulermediis lineari-acuminatis , nigris , coeteris
triplo longioribus .
Masc. Niger ; dorso coeruleo .
FoEM. O Uvacea.
Due specie sono state confuse dagli autori , e dallo
stesso Wagler sotto il nome di Pipra caudata , le quali
sono tuttavia ben distinte dalla forma delle timoniere al-
lungate. Il nome di P. caudata deve ritenersi per la
specie figurata dallo Shaw ( tab. 1 53 delle Nat. Mise.
V. ) mentre la P. longicauda di Vieillot , della quale
parla d' Azara sotto il nome caratteristico di Queue en
pelle . dlstinguesi ad un tratto per la dilatazione dell' a-
pice delle sue timoniere allungate . Soggiungiamo i ca-
ratteri di ambedue .
Pipra LONGicAunA , Yieill. P. coerulea : capite ,
collo , alis caudaqne nigris • pileo cristato Jhlvo-
coccineo ; rectricibus duabiwi interniediis coeteris
diniidio longioribus , coerulescentibus , apice di-
latatis .
Jun. subvirescens .
Pipra melanocephala , Vieill. P. nigra dorso coe-
ruleo ; vertice cristato coccineo ; rectricibus dua-
bus interniediis coeteris sesquilongioribus , nigris ,
acuminatis .
4lO rCCELLl MESSICA?iI E rERUVIA?(I
P. lanceolata, Wagl. , Isls , i83o , pag. g3i.
3o. CoLUMBA FLAVIROSTRIS , Wagl. Isis , l83o pag. 619.
C. rufo-vinacea ; alis extus et suhtus , uropigio ,
cauda , ventre , abdomineque plumbei s ; rostro pe-
dibusqiie rubris ; rectricibus saturatioribus ; remi-
gibus albo minutissime externe limbatis .
Long. i'.
3i. Leptoptila rufaxilla, Swains. L. brunneo-vinacea ^
nitore colli vix conspicuo , fronte gula et pecto-
re dilute vinaceis ; abdomine albo ; rostro nigro ;
pedibus rubris • tectricibus alarum niinoribus et
pennis axillaribus longissimis vivide castaneo-cin-
namomeis • cauda parum rotundata ; rectricibus
tribus extimis obscurioribus ad apicem albis sine
ulto vestigio fasciae nigricantis .
Long. 9" 6'"; caud. 3" 6'"; al. 5" 3'"; ro-
str. io'" j tars. i" .
Columba frontalis , Temm. C. rufaxilla , Wagl.
Somiglia moltissimo la C. aurita Teram. dalla quale
differisce perchè manca delle macchie nere sulle ali ,
perchè ha la coda meno rotondata , senza la fascia ne-
ra , e perchè le sue copritrici delle ali sono rossastre e
non grigie .
32. Ortyx MontezumAe , Vigors , Jard. and Selby . 111.
Orn. fase. 9. t. 126. O. cinereo-violacea ; plumis
nigro fasciatis , secundum rachim ciìinamomeo li-
neatis ; tectricibus alarum rotunde nigro macu-
latis ; subtus nigra guttulis nitide albis ; abdomi-
ne medio longitudinaliter castaneo.
Nei nostri esemplari , per causa forse dell' immaturi-
tà , la gola è bianchiccia e non nera .
FoEM. Tectricibus alarum non rotunde sed fa-
sciformiter maculatis ; subtus laete vinacea , ni-
gro signata , maculis albis obsoletis .
Codurniz , Mexic.
Ortyx Massena ? Lesson .
Fra le numerose Ortjges ultimamente scoperte nel
DI CARLO L. BO-APARTE 4 ' '
Messico , e segnatamente fra le specie senza ciuffo , la
Ortjx Montezumae , della quale noi ora per la prima
volta facciam conoscer la femmina , è la più bella .
33. Egretta Leuce , Nob. Ardea leuce , III.
danza bianca , Mexic.
34. Rallus Chiricote , Vieill.
Gallina de Montezuma , Mexic.
35. Parrà Jacana , L. P. pwpureo-castanea ; capite ,
collo corporeque subtus nigro-violaceis ; remigi-
bus Jlavo-olivaceis nigro marginatis ; spina ala-
rum robusta Jlava .
Jaquanar alla Vera Croce , Buff. PI. Eni. 272.
Tutti gli esemplari Messicani da me veduti sono di
una tinta assai piìi scura e di una statura più grande che
i Brasiliani.
III.
Aggiungo la descrizione di alcune nuove o rare spe-
cie poste nelle mie mani dal Sig. Leadbeader durante il
mio soggiorno in Londra , e provenienti da quella por-
zione del Brasile confinante col Perù , terra pochissimo
conosciuta. Mi dissero e il credo che questi uccelli for-
meranno parte dell' inestimabile collezione appartenente
al Conte di Derby.
1 . Crypticus Martii , Nob. C. vireiis , capite , collo pe-
ctoreque riifo-fulvis : fascia oculari , maculisque
jugularibus nigris .
Momotus jìlatjrhjnchus , Leadb. Prionites Mar-
tii , Spix .
Un esempl.ire colle direttrici medie intere.
A questo nuovo genere del Sig. Swainson il di cui nome
deve essere cambiato perchè già applicato a un genere di
4l2 t'CCELLt MESSICA?!! E PERI VIAIVI
insetti , apparterrà ancora il Momotus supercìliosus del
Sig. Sandbach , ultimamente descritto in una Seduta della
Associazione Britannica in Liverpool .
2. Capito macrodactylus , Nob. C. fusco-brunneus , pi-
leo castaneo , cervice cinnamomea ; giila jiigulo-
que albidis , collari latissimo nigro } abdomine
nebuloso .
Cjphos macrodactylus , Spix , tab. 89. fig. 2.
3. MiCROPOGON AURoviRENs , Nob. 31. oUvaccus , pileo
ruberrimo , gula pectoreque aurantiacis .
Bucco aurovirens , Cuv. Le Vaili. Supp. pi. E.
Venuto da Sarayacu : gli occhi erano rossi ; le gam-
be cineree.
4- MiCRopoGON FLAvicoLLE , Nob, M. ìiìger luteo macu-
latus ', pileo luteo-virescenti : gula aurantiaca ;
abdomine flavo .
Masc. Iugulo immaculato .
FoEM. Jugulo maculis nigris .
Somiglia il Capito aurifrons , Vig. del Chili ; ma è
sufficientemente distinto .
5. Galbula tombacea , Spix, tab. 58. G. aureo-viridis ,
abdomine rufo : jugulo immaculato .
Esemplare privo di coda appartenente per certo a quel-
la specie , distinta dalle molte non ha guari descritte dal
Sig. Swainson , e differente da tutte pel color verde u-
niforme del mento , della gola e del petto .
6. Dendrocops platyrostris , Nob. D. rufescens , nigro
undulatus , uropjgio , remigibus rectricibusque
pw'is .
Dendrocolaptes platyrostris , Spix , pi. 89.
Una grande e molto notabile specie , nella quale i ca-
ratteri del genere tanto ben descritti e disegnati dal Sig-
Swainson , sono fortemente sviluppati .
7. Asthenurus rufiventris , Nob. ^. fuscus y subtus cum
genis riifìs : pileo nigro , rubro maculato .
8. Melanerpes meropirostris , Nob. M. niger , fronte
rubra ; vitta superciliari alba , postice aurea :
DI C VRLO L. BOJVAPARTE 4 ' 3
uropygio candido : abdomine medio coccineo ; la-
teribus , crisso , remigibusque albo nigrcque fa-
sciati s .
Piciis meropirostris , Wagl.
Il becco è alquanto più curvo che nelle altre specie
del gruppo , ed ha gli spigoli culminar] e nasali assai ri-
sentiti .
9. Xanthokinus menta US , Wagl.
Un giovine individuo.
10. Sturnella milttakis , Vieill.
11. Una femmina di una specie di DoUchonix la di
cui pancia tingesi di rosso, colle direttrici meno acute
che nel tipo , intermedia fra le sole due specie fi-
nora conosciute del genere : forse la femmina del-
l' Agelajiis Phoenisommis , Sw.
12. GuiRACA MAGNiRosTRTs , Nob. G. giiseo-Jlavidu ni-
gro maculata ; subtus curii superciliis Jlavis : crisso
albo ; remigibus rectricibusque fuscis : tectricibus
alarum majoribus scapulat'ibusque ad apicem al-
bo notaiis.
Femmina di specie ignota , slmigliante alla G. Mela-
nocephala , Sw. ma differente per lo becco molto più
lungo e più grosso.
i3. Spiza versicolok , Nob. S. F^iolaceo-cyaneo purpu-
reoque varia : uropygio cjaneo : capistro nigro ■
alis caudaque fuscis .
' Trovata presso Temascalepec : ha soave canto : cibasi
di semi : di occhi bruni . Con la Amoena , la Ciris e
la Cyanea appartiene al mio genere Spiza , nel limiti
in cui idtimamente lo restrinsi, vale adire alle mie «S^t-
zae Tanagreggianti . >
14. Ramphocelus Nir.ROGHLARTs , Spix. R. coccineus , fa-
cie , dorso , ventre , alis caudaque nigris .
Ramphocelus ignescens, Less. , Cent. Zool. pi. 24-
Questo sinonimo è interessante in quanto che decide
la questione dell' identità fra gli uccelli del Messico e
del Brasile , lasciata da me indecisa nella mia piccola
4 I 4 VCCELM MF.SSICASI E PERUVIAM
Monografia di questo genere. W Ramphopis Jlammige-
rus del Cav. Jardiue (IH. of. Zool. lab. i3i.)non dif-
ferisce dal mio H. Passerlnii - Il Sig. D' Orbignj' figura
una quinta specie del genere , nel suo recente viaggio
sotto il nome di
Ramphocelus ATRo-SERicEus , D' Orb. Voy. Am.
M. Ois. pi. 24- fig- I-
R. lager , capite gulaque alro-cocciueis * .
E ne troviamo una sesta descritta e figurata nel Ma-
gazino di Zoologia del Guerin GÌ. II. tab. 8i. prove-
niente dal Messico e da Gartagena , sotto 11 nome di
Ramphocelus dimidiatus , Lafresn.
R. capite, collo, pectore, et Inter scapillio ui-
gro-purpurascentihiis ; dorso , uropjgio , abdo mi-
ne , crisso , lateribusque coccineis: alis , caiida fa-
scia longitudinali ventris tibiisque nigerrimis .
Una settima specie fu da noi segnalata nella ricca Col-
lezione del Principe Massena in Parigi .
Ramphocelus Icteronotus , Nob.
R. niger , dorso postico, uropjgioque jlavis-
v,! simis.
;'.;.£■ finalmente una ottava affinissima al suo R. dimi-
diatus viene accennata nel primo Volume della Rivista
Cuvieriana pag. 54. dallo stesso Sig. Lafresnaje , esimio
Ornitologo francese , specie eh' è vsua intenzione di de-
dicarmi , e di cui gli sono gratissimo , tanto piiì che la
chiama col nome di mio padre e del mio secondo figlio
pili che col mio .
jU, Ramphocelus Luciani, Lafresn.
R. Nigerrimus ; pileo genisque atro-purpura-
scentibus gr anati nis } jugulo , pectore uropigjoque
coccineis ; lateribus abdomineque , macula cen-
trali nigra elongata , rubro testaceis .
i5. Tanagra Gyanocephala , D' Orb. pi. 23. fig. i.
T. viridi-Jlava , pileo ceìviceque azureis • sub-
tus canescens ^ alarum tectricibus inferioribus , re-
mi gibus interne , crisso femoribusque Jlavissimis .
DI CARLO L. liONAl'ARTE 4 ' 5
Il becco è alquanto più compresso che in molte altre
specie tipiche de' Tanagri. Questo beli' uccello somiglia
parecchie altre specie del genere a capo turchino , ma
distinguesi facilissimamente mediante la nostra diagnosi .
i6. Tanagra striata, Gm. T. Chrysogaster , Cuv.
T. ììigra , capite , collo , alarunique lectvicibus
coeruleis ^ pectore inopj gioque auratitiacis i abdo-
mine flavo ; femorihus cinereis .
Questa specie somigha strettamente un uccello del Chili
nel Museo Britannico portato in highilterra dalla spedi-
zione sotto gli ordini del capitano Fitzroy ; il quale tut-
tavia può esser distinto pel suo più lungo becco , per
esser giallo invece di arancio , sul petto e sulla groppa ,
e per avere il dorso color d' oliva fradicia . Può distin-
guersi come il
Tanagra Darwini , Nob. T. olivacea , capite ,
collo , alarumque tedi icibus coeriileis : siibtus ex
toto cum uropjgioflavis :fetnoribus cinereis.
ij. Tanagra coELESTis , Spix , tab. 55, fig. I.
T. coerulea-grisea: tectricibus alarum minori-
bus apiceque niajoìwn albis.
Merita d' essere avvertito che mentre tante diverse spe-
cie somigliantissime alla Tanagra Episcopus di Linneo
distinguonsi bene per la particolar tinta della macchia
sulla spalla che varia dal cremisi al giallo in alcune spe-
cie , ha diverse degradazioni di turchino iu altre , in
questa debba essere di un bianco puro. Gli apici delle
grandi cuopritrici delle ali essendo anch' essi bianchi dan-
no alle Jili un'apparenza del lutto peculiare.
i8. Aglaia imigro-cixcta , Nob. ^. viridi cyanea , dor-
so , pectore , reniigibus caudaque nigìis , cd>Ao-'
mine albo.
Differisce dall' Aglaja Brasiliensis per la sua statura
più piccola e per il suo becco più delicato ; la tinta ver-
dastra del turchino ò molto più eslesa , essendoché in-
vade r intiera lesta e le cuopritrici della coda egualmente
che r interno dell' ala .
4l6 UCCELLI MESSIC. E PERCV. DI C. L. BOKIPARTE
1 q. Aglaia Schranki , Nob. A. viridis nigro maculata ,
uropjgio et medio corpore siibtus luteo-aureis •
fronte genisque nigris : remigibus rectricibusque
fasci s externe cjaneo marginatis.
Tanagra Schranki, Spix , tab. 5i , fig. i. et 2.
D' Orbign, , tab. 24, fig. i-
Somiglia perfettamente l' A. punctata Edwards tab.
262 , ma differisce nell' aver la groppa e il mezzo del
corpo inferiormente giallo d' oro e senza macchia.
20. Pipra striolata , Nob. P. oli\>acea , subtus rifa ,
albo striala : pileo cristato coccineo .
Eccessivamente vicina alla P. strigliata del Principe
Massimiliano di Wied , proveniente dal Brasile , ma suf-
ficientemente diversa per avere le parti inferiori rossastre
con strisce bianche , invece del fondo bianco con strisce
rossastre . Wagler descrive tuttavia la mia specie .
liETTERA
DEL COISTE GIUSEPPE MAMIANl
AL CHIARISSIMO ARAGO
SEGRETARIO DELl' ACCADEMU DELLE SCIEKZE
DI PARIGI
SOPRA UNO STRAORDINARIO lìSMALZAMENTO
DI TEMPERATURA NEL GIUGNO 1839.
CuiARissiMo Signore
Nello scorso anno io ebbi a sperimentare T esimia vo-
stra compiacenza importunandovi sulla per noi rara cir-
costanza di mi Torte tremuoto la sera del 28 al 24 Giu-
gno : fenomeno che io descrissi alla meglio in due lettere ,
quali voi degnaste di tanto onorevole riguardo , fino a
darne materia di discorso in codesto celebratissimo Istituto.
In questo anno , e per 1' appunto nel mese di Giugno
prossimo passato, è occorso qui, come in moltissime al-
tre parli di Europa il fenomeno di uno straordinario e
progicssivo aumento di temperatura ^ sulla quale eve-
nienza atmosferica , io voglio intrattenervi alcun poco col
seguente fedele e minuzioso ragguaglio .
La nostra città è situata alla latitudine N. 43°? 55',
io", e alla longitudine E. io", 33', 5o" : dista sette
leghe da Urbino , ossia dalla prima cresta apeuniua , e
leghe 54 da Roma: giace perfettamente in pijvno, -cir-
condata per ogni parte da colline terziarie o di ultima
formazione : ne' luoghi jìiii jM-ossiini all' Adriatico , le si
N. Ann. Se. N.Arun. .Viiiio 1, Toiu. 2. 27
4l8 LETTERA
avvicina per metri 44? 7 correndole a sinistra un piccolo
fiume , P Isauro , che tutto serpeggia il territorio , e che
nella state ha un corso di meschina portata . Il suolo su
cui sorge la città è argilloso-calcare , e in qualche sito
( specialmente dalla banda del mare ) siliceo-calcare-al-
luminoso ^ non vi sono caverne o sprofondamenti natu-
rali ; è provvista bensì di molte grotte e pozzi artificiali ^
abbonda di acque potabili , e sventuratamente ha qual-
che porzione del fossato esterno con acque stagnanti^
il clima è piuttosto temperato con venti S. O. e S. S. E.
nella state : 1' umidità vi domina per lo più ^ ma però il
paese non è soggetto a febbri endemiche o ad altre
conseguenze di aria malsana . Lo inverno vi è mite ,
poche volte osservandosi il termometro scendere sotto lo
zero^ e il calore della state non oltrepassando general-
mente li 2 5° R. all'epoca del Sole in Lione.
Ecco impertanto i fenomeni dello scorso mese. Dopo
essere state in Maggio copiosissime le pioggie con tem-
peratura media di 16'^ alli 17° R. , nel due Giugno si
passò alli 18°, 4^' '^^'^ ^^^ ^ quattro il termometro se-
gnò 19°, 40') ^' 6t>t><^ ancora della pioggia nei giorni
cinque e sei , poscia nel di dieci altra picciolissima , a-
vendo segnato il termometro lì gradi 20 , P igrometro
a capello 65°, ed il barometro 27 pollici, e linee j.
Avvertirò che T Igrometro ed il termometro da me ado-
perati , sono quelli che costruisce il chiarissimo Canonico
Bellani in Milano , e che gli ho sempre tenuti esposti
all' aria , dalla parte del mare , all' est della città , Ne'
giorni undici , dodici , e tredici giugno cominciò a domi-
nare alla mattina il vento sud-owest , che passando pel
sud e pel sud-sud-est , finiva alla sera nel così detto
scUocco. Osservando ogni ventiquattro ore il termometro-
grafo del Bellani, ebbi in quei tre giorni 21°, l\o pel
massimo, i4° e i5' pel minimo. Alle nove antimeri-
diane , io rimetteva periodicamente quest' ultimo istru-
mento-, alle undici osservava il termometro e l' igrome-
di:l c. GiusErri; wamiaini 1 1 9
Irò , Dal di undici al trenta non vi fu pioggia di veiu-
iia sorta , ed un uguale giro di venti , ed una pressione
atmosferica quasi costante : solo nel giorno ventotto si
mosse un gagliardo vento sud , che portò l' igrometro a
3"^, abbassò il barometro fino a 2^ p. e lin. 4 5 e se-
guitando a soffiare lutto il giorno appresso , volse poi
impetuosamente nelle due notti del ventinove e trenta
ad un fresco ponentale , ed anche ad un N. O. assolu-
to : in conseguenza la temperatura coli' ultimo del mese
abbassò di molto , l' orizzonte cominciò a cuoprirsi di
nubi , e infine si ebbero alcune pioggie con più o meno
sviluppo di elettricità.
Le osservazioni fatte dal giorno quattordici al ventot-
to , credo bene di rappresentare in questa tavola
Data
Termometro
Termometrografo
i4 Giugno
21°
R.
23«
mass.
i3" min.
i5 detto
22°
2 5°
17"
16 detto
23«
23°
17"
17 detto
23°
24"
16"
18 detto
24"
24°
18"
19 detto
24^^
26''
17"
20 detto
24«
25«
18"
2 1 detto
24^
24"
16"
22 detto
24°
24"
18'
28 detto
-4"
26*
40,
»9°, 40
24 detto
24"
,40
2 4"
40,
20"
2 5 detto
240
25"
180
26 detto
24"
, 40
2 5"
190
27 detto
25"
2 5"
180
28 detto
25»
28"
40,
20"
Dalla qual tavola cliiaro apparisce come il caler medio
420 LETTERA
di questi ultimi quindici giorni sia stato per noi di
2 5", IO ni-l giorno, di l'j" e 5o nella notte ^ come il
punto estremo della temperatura , e qui assolutamente
straordinario , fu quello di 28° e 4^ accaduto nel gior-
no ventottesimo-^ come, dopo questo, i giorni di mag-
gior calore furono il diecinovesimo ed il ventesimoterzo -^
come si mantenne costante un disquilibrio fra l'ore diur-
ne e quelle della notte ^ come infine le variazioni furo-
no sempre ( tanto pel giorno quanto per la notte ) di
uno a due gradi termometrici.
Gli effetti di codesta straordinaria temperatura non
sono stati di grande portata , attesoché le piante aveva-
no ricevute , come si disse , copiosissime acque nel mese
antecedente ^ quindi il suolo mantennesi bastevolmente
umido e fresco. Anzi convien dire che su questo rap-
porto fossevi una diversità grandissima fra la superficie
e le varie profondità del suolo stesso mentre io nel gior-
no ventunesimo , quando 11 termometro esterno segnava
24° R. avendo calato in un pozzo di mia abitazione , per
circa ventotto piedi parigini profondo , un termometro
che vi rimase per più di un' ora , fu visto che laggiù
segnava soli i5"^ ed avendo estratta da quel pozzo una
bottiglia piena d' acqua di fonte chiusa sopra a smeri-
glio , vidi che era alla superficie tutta quanta appanna-
ta , quasiché fosse stata immersa nel ghiaccio , ad onta
che tanto il termometro quanto la bottiglia non toccas-
sero affatto il pelo dell' acqua del pozzo . Si rimarcò
nei giorni sopra indicati una durevole uniformità di fe-
nomeni atmosferici , ed un crepuscolo brillantissimo alla
sera , a talché la parte del cielo verso 1' owest , sem-
brava come profusa di una luce zodiacale. Abbondava-
no , come può supporsi , i vapori nell' aria , e bene ap-
parivano quando splendevano sul!' orizzonte la luna ed i
pianeti : fra questi ultimi si osservò con ammirazione
quello di venere , poco dopo il tramonto del sole , se-
guitarlo a non molta distanza in quella parte occidentale
\
DEL C. GIUSEPPE MAMIAni /^ 2 I
del SUO cammino . Stelle cadenti , o come voi dite
filanti si videro , ma non molte , e per numero e per
lo splendere meno rimarchevoli di quelle che noi co-
stantemente osserviamo nel mesi caldi . Alcuno degli abi-
tanti si avvisò di sentire alla metà del mese e nella notte
ima leggerissima scossa di tremuoto , ma non si è con
verità e precisione constatato il fenomeno .
Ecco tutto quello che io dovea e volea scrivervi sul-
1' argomento : vi prego quanto so e posso a volermi con-
servare nella vostra buona grazia e protezione , mentre
ho r alto onore di ripetermi
Di Pesaro 5 Luglio iSSg.
Prostro umiliss. Servitore
G. Mamiani Della Rovere,
DEI FENOMENI GEOLOGICI
OPERATI
DAL GAS IDROGENE ,
E
DELLA ORIGINE DI ESSO GAS
mEMORIA
DEL DOTT. GIAN GIUSEPPE BIANCONI
BOLOGNESE .
I . Niuno dei Geologici Fenomeni , dei quali entriamo
a trattare , è nuovo all' occhio del Naturalista , ne raro ,
o sconosciuto sulla superficie del globo . 1 Terreni arden-
ti, le Sorgenti infiammabili, i Pozzi idropirici, i Vulcani
fangosi , le Mofete infiammabili ec. sono già noti da lun-
go tempo . Anzi non pur noti , ma volgari dire si pos-
sono. Imperocché trattandosi di Fenomeni così singola-
ri , e che tengono sì dappresso al prodigioso , non è a
meravigliare , che siasi altamente eccitata la facile am-
mirazione del volgo , e siasi altresì a loro rivolta in ogni
tempo la curiosità dei dotti . I Terreni ardenti , che con-
sistendo in una fiamma , che perenne dimora sopra un
arido suolo senza pascolo apparente , e senza consuma-
re né punto né poco il terreno che essa lambisce , chia-
marono a sé r attenzione degli antichi , e Plinio esatta-
mente ne annovera , e descrive parecchi ( i ) raccogliendo
(i) Hislor. Nat. lib. y. Gap. io6. e 107.
TìTJj DOTT. O. BIANCOIVI ^sS
sovente le notizie , che gli avevano lasciato i suol pre-
decessori . I Vulcani fangosi , che entro ad un piccolo
cratere hanno un fango che continuamente gorgoglia ,
che infuriando qualche volta minacciano il vicinato con
iscosse di suolo , con cupi fragori sotterranei , con vio-
lenti eruzioni di pietre , e di fango , e con immense cor-
renti di questo , furono ricordati , e descritti in ogni età ,
cominciando da Strabone (i) da Solino (2) ec. I Pozzi
Idropirici sono i' opera antichissima di una nazione che
vanta ne' suoi annali un' esistenza , ed una civilizzazione
della più remota antichità , qual' è la Cinese . I Feu
grizou o Mofete infiammabili sono purtroppo noti quan-
to lo sono le escavazionl delle miniere di Carbon fos-
sile , e quanto Io è la memoria delle terribili sciagui'C
da essi cagionate ec.
2, Gontuttociò sebbene in ogni tempo fossero cotali
fenomeni 1' oggetto della comune attenzione , e quantun-
que i dotti non paghi di osservarli ne abbiano trasmessa
ai posteri la memoria , mediante descrizioni che ce ne la-
sciarono , tuttavia le osservazioni , e descrizioni . che dei
medesimi furono fatte , lo furono di ciascun fenomeno
individualmente , o tutto al più in ispecie . La scienza
per tal guisa arricchivasi da un Iato di minute , e re-
plicate descrizioni , ma restava per 1' altro mancante di
confronti , di rapporti , e di analogie , non che delle cir-
costanze , e delle qualità dei terreni in cui si trovavano
tali fenomeni , senza le quali inutil' era tentare di scfio-
prirne 1' origine , e le cagioni (3) . Ma lo stato in cui
erano allora le scienze naturali , che hanno in oggi al-
quanto dilatato , ed appianato il sentiero a questo ge-
nere di osservazioni , ricorda che ogni taccia di man-
canza che si volesse apporre ai nostri dotti predecesso-
ri , non sarebbe che sommamente ingiusta : e se a noi
(1) Lib. VI.
(2) Gap. X.
'3) Veggasi nella ParJc Terza la Storia delle Teorie.
424 IKRKENI ARDEr(TI, SALSE EC.
è concesso il tentare un qualche passo più addentro in
questo cammino , forse non è che un tardo frutto di
quella Pianta , di cui Essi posero il primo seme .
3. Dal ravvicinamento delle descrizioni di tutti i Fe-
nomeni in discorso , chiaramente appariva che avevano
di comune una cosa essenziale , cioè un' Aria . Imperoc-
ché un' Aria è quella che sortendo dai meati del suolo
dei Terreni ardenti si appalesava o come lieve soffio alla
mano che vi si appressava , o col disperdere la polve ,
che sopra vi cadeva • che un' Aria era quella , che gor-
gogliava di mezzo ad alcune sorgenti , od esalava in gros-
se bolle attraverso alla melma dei Vulcani fangosi ^ che
un' Aria era quella che accumulavasi nelle Gallerie , in
cui accadevano le esplosioni del Fcu grizoic ec.
4. Poco però fruttava 11 sapere che un' Aria era il
motore principale di questi fenomeni : era serbato ai tem-
pi a noi più vicini il poter internarsi colla scorta della
Chimica nella ricerca della natura di quest' Aria , delle
sue proprietà , effetti ec. Sul cadere del prossimo passato
Secolo , e sul cominciar del presente Spallanzani esami-
nava quella dei Vulcani fangosi , e dei Terreni ardenti del
Modenese-, Volta quella di Pietramala , e di Velleja^ An-
geli quella dei Borborisml dell' Imolese -, Brocchi quella
delle Macalube in Sicilia • Pallas quella delle Salse di
Crimea^ Brard quella dei Feu grizoif^lmhert queWa dei
Pozzi idropirlci della Cina ^ e Chimici moltissimi quella
di parecchie sorgenti infiammabili . I loro risultati furono
concordi , e si trovò che 1' operatore di tanto dilTerenti
fenomeni era un Aria di una stessa qualità , imbrattata
qualche volta da poche sostanze straniere.
5. A quest' Aria , che le indefesse , e felici cure dei
Chimici del Secolo scorso seppero far nascere ancora
entro i loro Elaboratori , fu dato prlmamtente il nome
di Aria infiammabile che svolgevasl , e dalla unione di
una parte di raschiatura di ferro co|)erta da G. parti di
Acido solforico allungato , e dal fondo di certe paludi ,
UF.I. nOTT. G, tlIA!^COr(l 4'^^'
in cti'i tic' corpi organici fossero in islato di decompo-
sizione ( I ) . In appresso fu scoperto che due volumi di
quest' Aria infiammabile mescolata con uno di Ossigena
s'infiammavano per la scintilla elettrica, detonavano, e
quindi si convertivano in acqua. Fu allora che se gli
diede il nome di aria generatrice dell' acqua , ossia di
Gas Idrngene. Le esperienze istituite d' allora in poi in-
torno al Gas Idrogene non servirono che a confermare
que' primi bei risultati , ed i Chimici più moderni si uni-
scono agli antichi nel caratterizzare il Gas Idrogena a
questa maniera.
6. Il Gas Idrogene (2) ha le apparenze dell' aria atmo-
sferica . E come essa invisibile , trasparente , senza odore
allorché è puro : rifrange fortemente la luce , e non è
respirabile . Un suo volume pesa meno 1 4 volte e mez-
zo di un' e^rual volume d' aria atmosferica . E"li è emi-
nentemente infiammabile , ma solo quando sia mescolato
con certa quantità di aria atmosferica , o meglio di Os-
sigene puro. Una fiammella qualunque, un ferro o un
carbone incandescenti , la scintilla elettrica , la spugna di
Platino, una subitanea forte compressione possono ac-
cenderlo , ed abbrucia con fiamma bianca , e poco lumi-
nosa quando sia puro . Due volumi di Gas Idrogena ,
ed imo di ossigene formano il Gas fulminante che ac-
cendendosi produce una violenta detonazione, un' inten-
so calore, e l'Acqua. Adonta della sua infiammabilità
l' Idrogene estingue i corpi in combustione ^ una candela
accesa che s' introduca in una boccia capovolta piena di
osso Gas , si spegne . Neil' acqua è quasi insolubile. Sot-
toposto ad una lenta pressione portata sino a 1100 atmo-
sfere passa totalmente allo stato liquido (3) . Egli è uno
dei corpi i più diOusi sul nostro globo ^ poiché si trova
non solo nell' acqua ( di cui è componente ) e nell' almo-
(1) Volta: dell'Aria infìaminahilt? delip paludi.
(2) Th«-nard, Chaplal , Dumas, Berzélius ec.
(j) Perkins. V. Annales des Mines. 3.e Serie Tom. 3. pag. f)3.
ij.26 TERREPCI ARDENTI , SALSE EC.
sfera , ma ancora In tutti i corpi organizzati . Puro dlf-
Bcilmente si trova in natura-, quasi sempre in combina-
zione col carbonio , collo zolfo ec.
y. Quello che comunemente si chiama Gas Idrogene
carbonato , che si sviluppa nei fenomeni geologici , di cui
andiamo a trattare , e nel fondo dell' acque stagnanti ,
in cui si putrefanno esseri organici , nasce appunto per la
combinazione dell' Idrogene col Carbonio ordinariamente
nelle proporzioni di y4 P^rti di Carbonio ^ e 26 Idro-
geno , sovente colla mescolanza più , o meno di altre
combinazioni degli stessi princìpi ( i ) . L' Idrogene carbo-
nato esso pure aeriforme , senza colore , possiede spesso
un' odore disaggradevole , e qualche volta di Nafta al-
lorquando naturalmente si mesce col vapore di questa (a) .
E più pesante del puro Gas Idrogene , ma è più leg-
giero dell' aria atmosferica (3) . Sottoposto ad una gra-
duata pressione passa anch' esso allo stato liquido . Fa-
raday ne liquefece col peso di sole 3o atmosfere (4).
E un poco solubile nell' acqua coli' ajuto della compres-
sione. Infiammabile allorché è unito all'aria atmosferi-
ca , detona fortemente , e produce dell' acqua , e del Gas
acido carbonico : abbrucia con fiamma bleu debole , che
poco risplende essendo piccola , ma luminosa , e giallo
biancastra , essendo grande : il volume della medesima
all' incirca è decuplo di quello del Gas , (5) ed essa
lambisce , o si allontana dalla bocca donde esce il Gas
a seconda che il getto del medesimo è placido , e len-
to, ovvero impetuoso, e veemente (6).
(i) Beudant Minér. Tom. 1. pag. 660, e Lecoq. Minerai. Tom. i.
pag. i3i. =r Cooiposition i. at. de Carbone 4- at» *!' Hydrogéne
C. H.«
(2) Beudant Minér. Tom. i. pag. 660.
(3) Il suo peso sia a quello dell' aria atmosferica come 0,57072. a
1,000. Berzélius.
(4) Annal. des Mines Ser. i. Tom. 12. p. i38.
(5) Spallanzani. Viaggi Tom. V. pag. 221.
(6) l. e. pag. 222. (V. anche N." 27.)
DEI, DOTT. G. BIAnCOIVI 4*7
8. Questi caratteri , che qui sì sono precisati si adat-
tano al medio circa delle proporzioni fra l' Idrogene eJ
il Carbonio ^ caratteri che variano al variare delle pro-
porzioni stesse . Non ben convengono i Chimici nello sta-
bilire il numero delle combinazioni , che possono aver
luogo fra questi due princìpi . Alcuni con Théuard fon-
dandosi sulle esperienze di BerthoUet sono d' avviso , che
innumerevoli possano essere , come quasi innumerevoli
sono i gradi in cui il Carbonio si trova unito all' Idro-
geno operatore dei Fenomeni geologici . Altri però di-
stinguono unicamente due , o al più tre sorta di tali
combinazioni j cioè: i." Idrogene protocarbonato ^ 2.° I-
drogene deutocarbonato •, 3.» Idrogene percarbonato, Que-
st' ultimo , che comprende l' Idrogene sopracarico di Car-
bonio , è detto pili comunemente Gas oliq/acenfe per la
proprietà di passare allo stato liquido di sembianza oleo-
ginosa reagendo sul cloro. I bitumi, molti olj ec. (i) al-
tro non sono che un' Idrogene poco più che percarbo-
nato (2) .
9. Al comparire di queste belle scoperte si squarciò in
parte agli occhi dei Naturalisti un velo , che avviluppava in
un misterioso arcano la natura dei Fenomeni in discor-
so , e si trovò assai naturale , che , poiché esisteva un'
Aria inGammabile , fosse quest' Aria , che sortendo dalle
fessure del suolo , mantenesse una fiamma perenne , che
sembrasse lambirlo senza consumarlo ^ che sbucando
(1) Thénard.
(3) L' Idrofiene allorquando si trova nello sialo di gas nascente
a contallo collo Zolfo molto diviso , dà origine all' Idrogene solfo-
ralo , che trovasi assai frequentemente nelle sorgenti epatiche. Ha
la proprietà eli combinarsi facilmente , ed in grande quantità col-
r acqua fredda, e quasi per nulla in una soluzione satura di fu-
riato di Soda. S' incontra assai sovente nelle sorgenti delle Epaticbe,
o Zolforose , alle quali comunica il suo nauseanle odore. E accen-
sibile, e brucia con una bella fiamma bleu : unilo colT aria atmo-
sferica abbrucia con detonazione , come 1" Idrogene puro , e come
esso si fa liquido sotto una lenta pressione . Faraday .\nD. de Min.
Ser. I. Tom. 9. pag. iQi.
4^8 TERRENI ARDENTI, SALSE EC.
attraverso ad un fango , od alle acque pigliasse fiamma al-
l' appressar di una face , che accumulandosi nelle volte
delle miniere, ivi si mescolasse con certa porzione di
aria atmosferica , ed infiammasse per le lampade •, si co-
nobbe in fine che 1' Aria infiammabile , o Gas Idro-
gena poteva benissimo essere , e che era diffatto la cau-
sa eflettrice di tutti questi fenomeni .
I o. Questo bel risultato però era ben diverso da un'
altro , arrivare al quale era cosa difficile , ed indagino-
sa ^ vale a dire qual fosse 1' origine , il principio donde
emanava quest' Aria infiammabile . Era a cercarsi se il
gas alimentatore dei Terreni ardenti partiva da una fonte
diversa da quella donde si svolge il gas che agita i Vul-
cani fangosi ^ se da un' altro principio ancora proveniva
quello , che adunavasi a formare le Mofete infiammabili ,
difterente da quello, che forniva il gas ai Pozzi idropi-
rici ^ o per contrario se tutti questi cotanto difformi fe-
nomeni dovessero guardarsi come tante varietà di una
stessa specie , che è quanto dire se fossero semplici mo-
dificazioni di uno sviluppo di gas idrogene , che partisse
da un' unica sorgente , e derivasse da una stessa cagio-
ne . A ciò si aggiungeva il cercare se questa cagione
ripetevasi , e manifestavasi in ogni punto del Globo ,
sul quale si ammirano cotesti fenomeni: di quale natura
dcssa sorgente si fosse -, a quai caratteri riconoscibile : quale
la sua possanza: se fosse congrua all'effetto, che se gli
attribuiva ec.
1 1 . Per giungere al quale risultato era necessario co-
noscere :
I." So le condizioni geologiche concomitanti 1' una fatta
di questi Fenomeni accompagnassero similmente ancor
tutte 1' altre , cioè se le circostanze di ubicazione di qua-
lità del terreno , e di sostanze particolari si presentassero
costantemente , ed uniformemente in tutti questi Feno-
meni , in ogni angolo del globo .
2." Supposto che ciò fosse, era necessario cercare, se
DEL DOTT. G. BIANCONI 4 '-^9
colla scoria di queste stesse condizioni geologiche , o cir-
costanze ora possibile rimontare sino alla sorgente ine-
sauribile di questo gas idrogeno operatore di tanto sin-
golari Fenomeni geologici.
12. Ciò restava ancora a farsi, ed il piano su cui
conveniva operare , era non poco esteso . Ci trovammo
quindi impegnati in un travaglio che riuscì di gran lunga
superiore alla nostra aspettazione ed alle nostre forze .
Tuttavia ciò è quanto ci proponemmo di eseguire nella
presente Memoria nella quale affine di servire all' ordine
ed alla chiarezza abbiamo distribuito la materia nelle se-
guenti parti , cioè
I." Descrizione dei Fenomeni offerti dal Gas Idrogene.
2." Distribuzione geograGca, o Geografia fisica dei me-
desimi .
3." Congetture intorno alla origine del Gas Idrogene.
PARTE PRIMA
DESCRIZIONE DEI FENOMENI GEOLOGICI OFFERTI
DAL GAS IDROGENE.
i3. Abbenchc noi supponghiamo la più parte del let-
tori informata di quel che si passi nei Terreni ardenti ,
nelle Sorgenti gazose , nei Pozzi idropirici nei Borboris-
rai , nei Vulcani fangosi , nei Feu grizoii ec. -, tuttavia se
mal questo scritto venisse alle mani di qualcuno cui fosse
nuovo questo argomento , abbiamo creduto opportuno
premetterne per essi una dettagliata narrazione : la quale in
caso contrario servirebbe a precisare l' idea di ciò che noi
intendiamo per ciascuno di questi singolari avvenimenti
naturaU . Queste generali descrizioni sono state tessute
raccogliendo 1 materiali da quello , che ci hanno lasciato
gli autori , che li visitarono , non che da alquante nostre
proprie osservazioni. Affine jx-rò di convincere i lettori
ili due Inipoiianti verità cioè: i." che questi fenomeni si
43 0 TERRENI ARDENTI , SALSE EC.
presentano in qualsiasi punto del Globo sempre unifor-
mi ^ e 2.° che in qualunque stadio della loro esistenza ,
e sino dai più antichi tempi hanno conservato un' indo-
le sempre uguale^ avremmo sommamente desiderato di
poter riferire qui per esteso le descrizioni , che ne han-
no dato tanti accuratissimi scrittori ^ ma ci siamo trop-
po bene accorti , che oltre all' accrescere fuor di misura
questo nostro scritto , la noia delle ripetizioni avrebbe
fatto probabilmente ommetterne una parte da chi leg-
gesse. Onde credemmo meglio sopprimerle, e tessere in
loro vece una descrizione di ciascuna sorta dei predetti
fenomeni , che per la sua generalità convenisse ad ognuno
individualmente , e comprendesse altresì quanto nelle pre-
cedenti trovavasi sparso , e dififuso . Spogliate inoltre di
tutto ciò , che dovesse servire alla sola venustà , e va-
ghezza , si è avuto in mira unicamente di renderle fe-
deli e complete più che fosse possibile , sia pei caratteri
essenziali dei diversi fenomeni , sia per le loro modifica-
zioni , circostanze ec.
§. I.
Terreni Ardenti.
14. Dlconsi Terreni ardenti , Emanazioni gazose, Vul-
canetti ad Aria , e Fuochi naturali quelle fiamme che
ardono a fior di terra, e il di cui pabulo perenne è un'
Aria infiammabile.
Nel mezzo di un area di pochi piedi , nuda d' ogni
vegetazione , coperta di frammenti di pietra , e di are-
na sorgono alcune fiamme irrequiete , e rumoreggianti
che sembran lambire il terreno. In tempo di chiaro gior-
no non si scorgono che assai dappresso , ed appaiono
assai tenui , e rossigne ^ ma durante la notte si veggono
anche da lungi , sembran più vivaci , e maggiori , ed han-
no un colore fra il ceruleo , il rosseggiante , ed il bianco ^
DEL DOTT, G, BIANCONI ^3t
sono qua e là sparse e dissenunale in tanti gruppi,
che alla base non arrivano in giro se non a pochi pal-
mi, oltre ad alcune fiammelle rasenti terra , tacite , ce-
rulee j e tenui per guisa , che l' occhio non le discerne
se non di notte. Montano le più alte ad un metro e
più , e le minori a pochi pollici . Talvolta cambian di
rbogo , ma più sovente di volume , quando in larghez-
za , e quando in altezza , qui guadagnan terreno , e si riu-
niscono più fiamme insieme , là si ritirano , e si disgiun-
gono. Aumentano a varie riprese col battere de' piedi ,
o coir aggravarsi sul suolo : ovvero sorgono più rigoglio-
se , più strepitanti , ed acquistano un giro quasi doppio
di prima col rimuovere attorno attorno il terreno^ e per
contrario si spengono facilmente le più piccole con un
forte soffio.
All' accostarsi a questi fuochi cominciasi a sentire un'
odore particolare che ricorda or quello di Petrolio , or
quel dell' Idrogene abbruciante , lontano diversi piedi , e
se stiasi sottovento sino a 5o e più piedi. Il calore si-
milmente si appalesa a qualche distanza a seconda del
numero, e del volume delle fiamme. Ordinariamente
però esse sono leggere , e tenui per guisa che permet-
tono all' Erbe di vegetare , ed alle nevi di dimorare
a pochi piedi all' intorno ( i ) . Contuttociò hanno tanto
calore , che bastano per abbruciare rami d' albero an-
corché verdi , e dare una specie di cottura ( non già
vetriGcazione ) alle pietre , fra le quali lungamente vau
pullulando . Li pezzi di macigno divengono friabili , ed
acquistano il rosso di mattone tanto fuori , come entro
se sien sottili , e soltanto sino ad una data profondità li
massi maggiori . Le pietre calcari soffrono esse pure no-
tabili alterazioni , ed alcune persone sonosi servite con
profitto per qualche tempo di queste fiamme , convenien-
temente raccolte per ridurre tali pietre in vera calce
(i) Bianchini AccjcI. R. dcs Sciences i^oC pag. 33G e 338,
43ì& TERUEISl ARDENTI , SALSE EC.
viva ( 1 ) ^ sotto la superficie del terreno a pochi pollici
di profondità tutto resta freddo , ed illeso , conservando
11 frantumi il lor colore , e solidità naturali . La fiamma
lambisce lieve lieve il terreno , e non esercita la sua a-
zlone che sul sassame , che sopra vi è sparso .
1 5. Ardono perennemente , e non havvi caso che per
pioggia tranquilla , o per nevi vengano mal a spegnersi .
Solamente di gran colpi di vento possono estinguerle , e
quando ciò succeda , o rlaccendonsl pel fulmine (a) che
casualmente sopra vi strisci , o più sovente dalla mano
de' curiosi viaggiatori . Dicesi ancora pel solo calore del
suolo, ma forse a torto, se ciò non sia subito dopo
spente , allorché alcune pietre del focolare abbiano con-
servata la roventezza nei loro spigoli , che può essere tar
lora sufficiente a riaccendere 11 Gas ( Vedi Num. 6 ) .
i6. Essendo spente vedesl allora chiaramente non es-
servi foro alcuno in sul terreno , bensì alcune fessurelle
dalle quali sentesl sortire un lieve soffio coli' avvicinar
della mano , ovvero lasciandovi cader sopra della polve-
re , che ne viene espulsa . Se cautamente si avvicini un
zolfanello ardente all' aria che sorte , sorgono improvvi-
samente le fiamme con una specie di esplosione , o più
precisamente emettono quel suono , che fa sentire un fa-
scio di legpa , quando dopo di aver fumato si accende ,
ed in un attimo dlramansi , e si estendono a tutta 1' area .
I y. Se stando da una parte si osservino i corpi si-
tuati nel lato opposto , per disopra alle fiamme vedesi
(i) CoQvien ben distinguere che la tenuità, leggerezza, e poco ca-
lore dello fiamme ha luogo quando ess,e sono svolazzanti per così
dire, ed agitate nell'aria Hbera , poiché il loro calore irraggiando
tutto air intorno si diffonde, e si disperde nell' atmosfera: ma quan-
do Je fiamme layorino fra pareti che possono ritletlcrne, e concen-
trarne r attività, allora si aduna un calore intenso, e capace , per-
ciò di cuocere la calce, e dì dare probabilmente una roventezza a-
jìli spigoli di qualche pietra.! Quindi ottimamente Plinio ■» Haec
damma invalida cum transit, nec longe in alia materia durans «
( lib. 2. e. ìoj e V. Appendice).
<2) Fernssac Bull. Tom. V. pag. 201 .
DEL DOTT. G. r.IANCOISI /^33
un' aura tremolante , che col sole dà sulla terra un' om-
bra essa pure irrequieta. Ma niun fumo tliscernibilc man-
dano esse mai , e le pietre , che attorniate sono dalle
fiamme non divengono punto iuligginuse anche dopo più
mesi d' incendio -^ mentre altra volta sono coperte , e ca-
riche di una fuliggine più , o meno densa , e che stac-
casi agevolmente anche dal solo vento . Basta talvolta in
alcune fiamme applicai'e una lastra alla loro punta per
vederla ricoprirsi mano mano di un velo di fuliggine .
E quelle stesse vampe che dopo lungo bruciare non la-
sciavan segno di annerimento veruno sulle pietre vicine ,
dopo essersi rinvigorite , e fatte maggiori per uno scavo
operato sul terreno , si videro coprire largamente di fu-
liggine la terra , e le pietre che lambivano nel loro pas-
saggio.
i8. Li terreni ardenti non vanno soggetti ad alcuna
convulsione • può dirsi con tutta esattezza che essi ar-
dono tranquillamente (i). L'unico cambiamento che in
essi si osservi è un' aumentarsi delle vampe all' appres-
sarsi delle mutazioni delle stagioni , all' arrivar della piog-
gia , ed anche durante la medesima . Tale è la relazione
che concordemente ne danno li vicinanti de' Fuochi :
ed esatte osservazioni in proposito (2) accertano che al-
l' occasione di alcuni temporali crebbero notabilmente in
vohnne , mentre che in circostanza di altri stettero senza
cambiarsi .
19. 1j' ampiezza delle fiamme dei terreni ardenti fa-
rebbe credere a primo aspetto che una grandissima quan-
tità di Gas Idrogeno si consumasse continuamente : pure
riflettendo che ( Num. 7. ) un volume di Gas idrogeno
(i) Sembra che una eccezione (unica, a nostra notizia) si abbia
nel iMcconlo ili EichwatJ ( Fcruss. Bull. 'l'om. i-^. jiag. liì,') ) « dans
le Feu élernrl de Bakou le 27 Nov. 1828 il s'eleva une colonne
enorme d' liyilroj,'ène qui bruta 21. 1». ci l'ut acconipaj;né de Ireni-
blcmenls ile terre, de projection de rocliers, ci de colonne d'eau « .
(3) Spallanzani. Viagj;i 'l'om. V. pag. i58 e lya (V. a^cLc lu
Parte terza ) .
N. Ann. .So. N\!fn. Anno 1. Tom 2. ?R
434 TEllUlird ARDENTI , SALSE EC.
carbonaio rende una Camma all' incirca decupla , si co-
noscerà come una mediocre corrente di esso Gas possa
alimentare fìamme anche molto voluminose (i).
(sarà continuata)
(i) Si possono consultare principalmente li seguenti Autori per
le descrizioni dei Terreni ardenti di
ITALIA
Pi ETRAM ALA
Candidus Petrus. De rebus memoria, et annotatione dif;nis ( codice
del Secolo XV. esistente nella Vaticana, il di
"« cui passo è portato dal Brocchi Couchiologia ,
e dal Menard la Groy).
Bianchini. Académie Roy. de Sciences 1706 pag. 33G .
Fougeroux de Bondaroy . Ibidem 1770 pag. l^5 .
Ferber. Lettres sur la Mineralogie ec. de l' Italie avec notes du Ba-
ron Dietrick . Strasbourg. 1776 pag. 4'9'
Lalande . Voyage en Italie 1^65 Tom. 2. pag. i34.
Razoumowsky. Journal de Pbysique ec. par Rozier Tom. XXIX.
1786 pag. 177 .
Volta Alessandro . Memoria sopra i Fuochi de' Terreni , e delle Fon-
lane ardenti in generale , e sopra quelli di Pie-
tramala in particolare. Atti della Società Ita-
liana. Voi. 2. Parte 2. pag. 662 ed Opuscoli
scelti. Milano. Tom. VII. pag. 821. e 398.
Menard la Groy. Journ.de Pbysique . Tom. LXXXV. i8i7pag. 286.
Odeleben . Beitriige zur Kenntnis Ton Italien . Freyberg . 1819.
Tom. I. pag. i3i.
Barigazzo
Frassoni Antonii. De Tbermarum Montis Gibii natura ec. Muli-
nae 1660 pag. 55 .
Galeazzi. De Bononiensi Scientiarum Instltuto commentarii. Bono-
niae ec. 1748 Tom. i. pag. io5.
Boccone Paolo. Osservazioni naturali. Bologna 1684 pag. 19.
Spallanzani. Viaggi alle due Sicilie ec. Pavia 1795. Tom. V. p. 100.
e seg. in cui sono descritti tutti i fuochi conosciuti
del territorio Modonese.
Menard la Groy. Journal de Pbysique. Tom. LXXXV. p. 236.
Velleja
Volta Alessandro. V. addietro Mera. cit.
Volta G. Serafino . Osservazioni di Stor. Nat. sul -viaggio da Fio-
renzuola a Velleja . Opuscoli scelti Milano
Tom. Vin. pag. i5i.
FRANCIA
Grenoble
S. Augustinus de Civitale Dei. Lib. 2. e. 7.
DEL DOTT. G. BUNCOKI 4^5
Boissieu de Septem miraculis Delphinatus .
Dieulamant. Méuioires de 1' Acad. des Sciences 1699 pag. aS .
Wontigny visitò nel ij68. V. Guettard.
Guellard. Mineralogie du Dauphiné.
Journal de Physique ec. Tom. V. part. 2. 1775 p. 124 par M. D. S.
ASIA
Baku
Kaempfer. Amoenitatum exoticarum Fasciculi V. Lemgoviae 1712
pag. 273 Fase. 2.
Gmeliii. Hisloire des découvertes faites dans la Russie , et la Perse.
Lausanne 1784 Tom. 2. pag. 212, e Journal de Physi-
que . Tom. 20. 1782 pag. 16.
Moansey. Transact. Philosoph. 1748 n. 487 e Compendio delle me-
desime per Gibelin. Tom. 2 pag. 71 .
Hanway. Voyage. Tom. i. pag. 284 il di cui Squarcio è riportato
da Pinkerton Geografie. Tom. V. pag. 117
Lenz. Fragmens Asiatiques par Humboldt. Tom. i. pag. 172. ijS.
Eichwald.
ASIA MINORE
Plinii Hist. Natur. Lib. 2. cap. 106.
Beautbrt. Ann. de Cbimie Voi. XXII. pag. 110.
CHINA E GIAPPONE
Imbert. Fragmens Asiat. par Humboldt Tom. I. pag. 211 e seg.
DELLA SOLIDIFICAZIONE
DEI CORPI ANIMALI
DI
BARTOLOMMEO ZANON
FARMACISTA W BELLUNO
SOCIO CORRISPONDENTE DELL* IMP. R. ACCADEMIA
DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI DI PADOVA.
Fino da quando sì ebbe a Belluno l'infausta notizia
che Girolamo Segato aveva terminata in Firenze la sua
mortale carriera , e che si seppe ancora essere stata per-
duta con lui la stupenda sua scoperta della artificiale
RIDUZIONE A SOLIDITÀ LAPIDEA E INALTERABILITÀ DEGLI ANI-
MALI (i), mi venne desiderio di rintracciare una via che
mi conducesse in qualche maniera a scoprire un pro-
cesso che giovasse analogamente ad indurire e conser-
vare gli animali medesimi. Mi sono quindi occupato a
pensare in qual maniera mi fosse dato di poter raggiun-
gerne lo scopo . Infatti , sussidiato dalle poche mie co-
gnizioni chimiche, nel mese di giugno i836 ho posto
in pratica un mio inventato processo , mediante il quale
ho potuto solidificare quattro pezzi animali , e renderli
di una durezza tale che ricevettero pulimento , e lucen-
tezza . Questi pezzi solidificati vennero riconosciuti al
(t) Relazione dell' avvocato Giuseppe Pellegrini ; Padova Tipo-
{jrafia Carlallier i83ii.
DI BAUTOLOMJIEO ZAKON 4^7
momento da varii dìst'iDti personaggi e medici di Belluno
( alcuni dei quali avevano veduto a Firenze 1 preparati
Segatiani ) e mi assicurarono , che , da quanto essi po-
terono giudicare , io aveva bene riuscito in tale lavoro .
Ho già annunziato la risultanza di questi miei lavori
con apposito articolo in data 21 marzo i83y , inserito
nella Gazzetta Eclettica di Verona , ove pure feci cono-
scere al pubblico , che a motivo dello sviluppo del Cho-
ìera in questa città dovetti a quel momento dedicarmi
intieramente al puro esercizio della Farmacia e trascu-
rare degli ulteriori sperimenti in proposito .
Nell'estate poi del 1887 ho ripreso ancora le prima-
rie mie occupazioni , ed ho aggiunto ai suddetti prepa-
rati alcuni altri pezzi , che mi riuscirono eguali ai primi .
Finalmente in maggio e giugno del i838 ho trovato
opportuno di eseguire il mio processo con alcune varia-
zioni , che mi parvero vantaggiose . Ora dunque sono a
desci'ivere in dettaglio le mie operazioni distribuendo la
presente memoria in due capitoli . Nel primo parlerò del-
le riflessioni che mi guidarono a formare il processo di
solidiGcazione , ed estenderò il processo medesimo ^ e nel
secondo esporrò la maniera da me usata nel variare il
mio primo operato.
CAPITOLO I.
Considerazioni che mi servirono di base all'' istituzione
del primo processo.
Postomi a riflettere maturamente pensai , che 1' ossi-
geno dell' aria è quello che ha la più potente azione so-
pra le sostanze organiche morte , determinando in esse
la decomposizione entro un tempo più o meno breve
secondo che viene più o meno favorito dal calorico , e
dalle circostanze particolari delle sostanze indicate :
Che in forza di tale principio deve riuscir utile il
438 DELLA SOLIDIF. DEI CORPI ANIMALI
privare i corpi animali di tutti i loro fluidi naturali onde
il gas ossigeno non possa venire assorbito :
Che per asciugare tali corpi e conservarne le forme
ed i colori gioverà investirli replicatamente di un miscu-
glio di materie terrose assorbenti calde , portate a di-
verse temperature :
Che prima di assoggettare i corpi animali ad un tale
trattamento si renderà necessario immergerli in qualche
liquore capace di sospendere in essi la putrefazione , che
potrebbe succedere nel tempo dell' esecuzione del lavo-
ro 5 e di guarentirli anche in seguito dalle tarme .
Primo pruvtssu di solidificazione
Ho preso un cuore di vitello , lo lavai ripetute volte
coli' acqua fredda , e lo asciugai con carta bibula ^ riem-
pii diligentemente le sue cavità con delle filacce di lino ,
e lo immersi in una soluzione ben satura di acido ar-
senioso preparata con parti eguali di alcool e di acqua ,
ove lo lasciai per tre giorni . Dopo il qual tempo lo e-
strassi dal liquido ^ e lo posi in un vaso contenente del-
1 acqua di calce , in cui vi stette per un giorno ed una
notte . Dimorando in questi liquidi era divenuto alquanto
molle ed aveva perduto qualche cosa dell' elegante sua
forma , per cui lo gettai nell' acqua pura bollente e la-
sciatovelo per pochi minuti riprese la bella sua appa-
renza , e per la coagulazione dei liquidi divenne assai
più duro . In questo stato lo introdussi in altra soluzione
arsenicale spiritosa contenente un 8o per cento di alcool
all' incirca . Dopo due giorni lo levai , lo involsi in più
carte suganti e lo seppellii nella sabbia minutissima di
fiume , mescolala ad un terzo di creta stata prima sec-
cata a gran fuoco , e ad un decimo di calce caustica :;
lo mantenni sepolto in queste materie per dodici ore ad
una costante temperatura di aS a 24 gradi R. Dopo ciò
lo levai , lo cangiai di carta e di sabbia , trattandolo nella
DI BAHTOLOMMEO ZAINON 4^9
medesima maniera per quattro giorni di seguito sotto la
stessa temperatura , indi cangiandolo pure di carta e di
sal)bia portai gradatamente il calore di giorno In giorno
fino ai gradi 4^ (i). In quattordici giorni, occupando-
mi le sole ore del dì , il cuore aveva assunto una du-
rezza tale che battuto con una chiave fece sentire un
suono simile a quello che si sentirebbe battendo su di
una pietra . Esso aveva conservata la identica sua forma
ed anche il colore. Limato in un punto e poscia sfre-
gato , ricevette fina politura e lucentezza .
Sotto r azione di questo processo ho ridotto ad eguale
solidità un altro cuore , un pezzo di fegato di vitello ,
ed un testicolo di montone. Il cuore mi riuscì uguale al
primo , il fegato si diminuì alquanto di volume , si oscurò
alla superficie , ma conservò nell' interno il suo bel co-
lore , e sfregato con una pietra levigata ricevette una
lucentezza tale da potervisi specchiare . Il testicolo aveva
pure diminuito di volume , ma le sue forme rimasero inal-
terate. Occorse per altro maggiore quantità di tempo per
completare la sua solidificazione : riscontrava ogni giorno
le carte che lo involgevano imbrattate di un liquido giallo
grasso , che trasudava per l' azione del calore . In fine
era divenuto tanto duro , che cadutomi accidentalmente
dalle mani sul pavimento di pietra si ruppe in più pezzi :
la frattura si mostrò di un bianco giallognolo veramente
bello.
Nei successivi lavori del 1887 solidificai un pezzetto
(i) Se il calore della sabbia eccedesse nei primi momenti dell' o-
periizione , i pezzi animali si gonfierebbero e perderebbero le loro
forme; e se nel line fosse minore di 4o, o ^5 gradi non si riusci-
rebbe a scacciare totalmente l'umidità.
Per questa operazione mi ho fatto costruire un apposito fornello
avente un gran vaso di ferro quadrilatero adattato in maniera che
il calore possa scaldarlo da lutti i lati, meno dalla parte di sopra.
Per misurare poi il grado di calore della sabbia , piantai nella sab-
bia medesima una colonnetta di legno, forata in quasi tutta la sua
lunghezza, ove introdussi uno di que' termometri a bulbo scoperto ,
che si adoprano nei liquidi.
ZJ40 BELLA SOLinir. DEI CORPI ANIMALI
di cervello , un pezzo di gamba di vitello col pelo , ed
una lingua di montone. Il primo ricevette abbastanza di
solidità da poterlo battere con una chiave e sentirne la
durezza , e gli altri due si solldilìcarono a meraviglia ,
conservando i precisi loro caratteri tanto nelle l'orme che
i^el colore ^ come pure il pelo della gamba di vitello si
era maggiormente fissato , ed aveva conservata la sua lu-
cidezza ed elasticità .
Sebbene questi miei preparati sieno stati esaminati nel
i836, come dissi qui sopra, da varii distinti bellunesi ,
ed in seguito da parecchi valenti professori di queste no-
stre province venete , e considerati di una durezza tale
da non poter essere intaccati dal tempo , né dagli agenti
dell' atmosfera , io non mi sono curato di farmi rilasciare
alcuna dichiarazione comprovante tal fatto , giacché era
rnia intenzione di fare di pubblico diritto il mio proces-
so , onde potesse venire ripetuto ovunque . Per la me-
desima ragione non ho mai desiderato di espoi'li a pub-
blica mostra : solamente mi vi sono determinato nella
faustissima circostanza in cui S. A. I. il Serenissimo Ar-
ciduca Viceré si degnò di visitare nel mese di aprile i838
il nostro Museo Provinciale , nella quale venni invitato a
depositarli in quell' Istituto .
CAPITOLO II.
Seconda maniera di solidificare i corpi animali.
Ottenuta nel suindicato modo la solidificazione delle
sostanze animali , la scienza chimica mi suggerì di pro-
curare una nuova maniera di rendex'e a perpetua durata
i corpi medesimi mineralizzandoli con alcuni preparati
chimici del regno inorganico capaci di guarentirli mag-
giormente dalle influenze dell' atnìoslcra col chiuderne t
pori , mantenerli in peso , e non alterarne le forme , A
tale effetto preparai i seguenti liquori :
DI DARTOLOMMEO ZANON 44^
Liquor di Silice.
Ho preso del gelo sUlcico estremamente diviso e pre-
parato di recente parti due , ammoniaca liquida concen-
trata parti tre, acqua distillata parti trenta.
Posi queste sostanze in un fiasco di vetro smerigliato
e le lasciai per alcuni giorni agitando di quando in quan-
do il miscuglio per ottenerne la soluzione . Dopo ciò rac-
colsi r ammoniaca nell' acqua fredda col mezzo della di-
stillazione , feci evaporare per una quarta parte all' incirca
il liquido residuale che conteneva la silice in soluzione ,
onde liberarlo interamente dell' ammoniaca che \i fosse
ancora combinata , e renderlo capace di essere adope-
rato unitamente alle soluzioni , che sono per descrivere .
Alcool Arseni-sìlicato .
In un matraccio di vetro ho posto sei libbre di al-
cool di gradi 3o B. e vi ho aggiunto dell' acido arse-
nioso del commercio finamente polverizzato quanto se ne
potè disciogliere a lento calore di sabbia. A questa so-
luzione fredda e filtrata unii una libbra e mezzo di li-
quor di silice sopra descritto .
Acqua Arseni-calcare-silicala .
Acqua piovana o distillata libbre dodici , acido arse-
nioso cristallizzato e trasparente ridotto in finissima pol-
vere oncic 8 ^ misi il tutto in un vaso di terra al caloi-
44 2 DELLA SOLIDIF. HEI CORPI ANIMALI
di sabbia ed agitai continuamente fino quasi alla totale
soluzione dell'arsenico. Al liquor freddo, e feltrato ag-
giunsi a poco a poco del latte di calce l'ecente fino quasi
alla neutralizzazione dell' acido arsenioso ^ coli' avvertenza
per altro che la soluzione dovesse rimanere tuttavia aci-
da , onde non vi avesse luogo la precipitazione dell' ar-
senito di calce già formatovisi (i). A questa soluzione di
arsenito acido di calce unii due libbre di liquor di sili-
ce , ed il liquido rimase tuttavia limpido .
Come vennero usati questi liquidi nella solidificazione.
Ho preso una mano di uomo , la ho bene lavata col-
1 acqua fredda , ed asciugata , indi la ho immersa in una
sufficiente quantità del sopraddetto alcool arseni-sillca-
to (a) lasciandola in questo liquido per alcuni giorni ^
quindi levata 1' asciugai all' aria libera per una settimana ,
nel qual tempo si era quasi seccata e divenuta rugosa .
Dopo questa prima operazione la posi nell' acqua arse-
ni-calcare-silicata , ove rimase per quattro giorni , Levata
che la ebbi da questo secondo liquore la tornai a rimet-
tere nel primo , e lasciatavela per . un solo giorno la e-
sposi nuovamente all' aria libera , finché si diseccò di
nuovo. Dopo ciò la posi ancora per altri quattro giorni
nell' acqua arseni-calcare-silicata , da cui poscia levata la
misi nel liquore spiritoso per un giorno , ed indi all' aria
per seccarsi : cosi di seguito ripetei queste operazioni per
quattro volte , ed infine la posi nell' acqua di calce , e
dopo due giorni la lavai coli' acqua semplice . Questa
(i) E necessario avverlire, che se in questa operazione sì ado- ~
perasse dell' acido arsenioso opaco , e non vetroso e trasparente ,
non si otterrebbe nella soluzione che poca quantità di calce.
(2) Se r alcool che si adopera in questo primo trattamento fosse
più torte, coagulerebbe una parte dell' albumina, che si trova nei
corpi animali , e non si potrebbe ottenere buon effetto d:i11e ope-
razioni , che si devono fare in seguito coli' acqua arseni-calcare-si-
licata.
DI CiRTOr.OMMr.O ZAKOiX
mano si era molto raggrinzata ed aveva , si può dire ,
perduto le sue forme nel pnssare da un liquido all' altro ,
ed all' aria ^ ma distesa con tutta diligenza sopra una ta-
voletta , e raccomandata con dei nastri , e posta per
pochi minuti nell' acqua pura quasi bollente , acquistò le
primitive sue forme (i). Finito tutto questo la ho im-
mersa nell' alcool semplice leggerissimo , e dopo un gior-
no ed una notte la esposi all' aria libera per una setti-
mana . Finalmente , per terminare di solidificarla , la tenni
per molti giorni involta in carte , sepolta nella sabbia cal-
da, come feci nel primo processo, e la terminai con
quaranta gradi di calore (2) ,
Con queste operazioni la mano divenne tanto dura ,
che le sue dita resistono , si può dire , a qualunque forza
senza piegarsi . Essa si oscurò alla sua superficie , ma os-
servata in faccia di un lume acceso o della viva luce si
mostra diafana come 1' ambra . Nel corso dell' operazione
le sue unghie diventarono di colore azzurro , ma in fine
ritornarono bianche come prima. Le sue dita sono ri-
maste rotonde al naturale , e la sua pelle bene estesa ,
tranne poca increspatura dalla parte di sotto .
Con quest' ultimo processo ho pure solidificato una
milza umana , un pezzo di fegato , ed un piede di vi-
tello senza pelo e senza unghie .
La milza si solidificò diminuendo un poco di volume ,
e conservando la legittima sua forma. Il fegato pure si
scemò di volume mantenendo i suoi caratteri , ma si ri-
dusse di una tale solidità , che caricato di una pietra di
sessanta chilogrammi non sortii minimamente . Esso è reso
bianchiccio da un sottilissimo strato minerale che eli è
(i) Se questa mano non venisse bene legata alla tavoletta prima
d'immergerla ncU' acijna (juasi bollente, le sue dita s' incurvereb-
/bero entro la mano medesima, e diflicilmcnle potrebbero venire di-
stese .
(2) Questa volta oraraisi di unire la calce alla sabbia, ed otlenni
egualmente il risultato.
444 DELLA SOLIDIF. DEI CORPI ANIMALI
molto aderente ^ ciò che appena si può ravvisare nella
milza , sebbene non la ceda in durezza . In quanto al
piede di vitello devo avvertire , che per solidiBcarsi non
ebbe bisogno di essere posto nella sabbia calda , ma sic-
come era poco polposo si asciugò e s' indurì , si può
dire , come una pietra , colla sola esposizione all' aria .
Dal risultato di queste sperienze io mi lusingo , che
uomini distinti vorranno occuparsi per la solidificazione
di un intiero cadavere , e sarò molto contento se questi
miei lavori verranno riconosciuti utili ia qualche maniera
alle scienze chimico-mediche.
DEL CONTE
GIUSEPPE MAMIANI DELLA ROVERE
AL CHIABISSIMO
SIGNOR M. ARAGO
SEGRETARIO DELl' ACCADEMIA DELLE SCIEHZE
dell' INSTITUTO DI FRANCIA.
Lo straordinario fenomeno di una bellissima aurora
boreale apparsa qui la sera del 22 cadente mese , esige
che io ve ne trasmetta un minuzioso e fedele racconto .
Erano le ore 8 pomeridiane , P acre molto umido per
le trascorse pioggie ^ senza vento •, con luna piena e ri-
splendente ^ il cielo velato di nubi leggiere -^ le quali però
apparivano più spesse o più dense dalla parte del set-
tentrione . Ivi cominciò ad accennare P aurora con una
bellissima configurazione a raggi , che poi si difl'use in
forma d' arco e s' innalzò gradatamente verso lo zenitte .
Il suo colore ( specialmente nel centro dell' arco ) era
rosso purpureo e quale suol' essere una qualche volta
il colore dell' aurora solare : non poggiava sull' orizzonte
e ne distava anzi per alcuni gradi : il segmento circo-
lare stendcvasi dall' owcst all'est per ^o" o 80" gradi
circa : avca il mezzo più rosso e più largo , precisamente
nella direzione del meridiano magnetico. La meteora che
ai^pariva in una zona di i5 o 20 gradi larga, era to-
lalmcnte basata sulle nubi •, e distaccandosi dalla fascia
446 LETTERA
alcune dì queste nubi più piccole j si rompeva ne' suoi
estremi il segmento , e quelle nuvolette pur si conser-
vavano rosse : non distinguevasi contorno alcuno lumi-
noso verso r equatore , forse per il molto risplendere
della luna : non eranvi spruzzi di luce giallastra nel mez-
zo • non segni visibìli di commozione o di scarica elet-
trica. Quel fenomeno durò dalle 8 ore pomeridiane alle
1 1 ore e piti , talvolta crescendo e talaltra diminuendo
nella intensità , finché leggermente illanguidito disparve: mi
ricordò nel suo massimo apparire quell' effetto che pro-
duce ne' colori pirotecnici il carbonato di strontiana o il
così detto fuoco del Bengala . Segnò il termometro 1 5" R.
l'igrometro a capello ioo° , ed il barometro 27P e linee
8 : P ago magnetico che mi aflrettai di consultare , seb-
bene assai piccolo , era in una agitazione continua , tenen-
dolo esposto all' aria , appunto dalla parte di settentrione.
Paragonando quest' aurora a quella che il Matteucci
descrisse ( nell' Instltùt i836 N. 184 ) e che si vide in
Forlì nella sera 1 8 Ottobre detto anno , parmi che 1' as-
somigli nella estensione , non già nella elevazione . Come
egli rimarcava allora per notevole circostanza l' andar
quella distaccata dall' orizzonte per sette o otto gradi ,
io debbo accennar la presente dall' orizzonte sollevata di
oltre 40 o 5o gradi ;j nel resto e quella e questa comin-
ciarono con una luce debolmente rossa , che poi divenne
d' un rosso porpora y ed ebbero una linea centrale assai
più carica. Il Wartmann vide a Ginevra la stessa au-
rora che durò dalle 8 ore , 3 1 min. alle 9 , e 5 min. ^
il Masson l' osservò a Gaen , ma per un solo quarto
d' ora ed estendentesi dalla grande Orsa fino alla stella
jjolare :, il Vérusmor a Cherbourg dalle 6 ore, 3o min.
lino alle 8 , e 4 5 min. terminantesi in un boUide ^ il
Chaisè a Gorbigny per una buona mezz' ora ^ e noi in
Pesaro per 1 5 min. circa , ma limitata nell' estensione ,
t; molto bassa sull' orizzonte . Questa ultima dunque , per
le nostre regioni spccialiueute , si è molto dibtiulu e nella.
DEL C. GIUSEPPE MAMIANI 44?
Jurata , e nell' altezza alla quale pervenne , e che io va-
luterei oltre 1 70 gradi dal nostro orizzonte.
Nò io mi sarò tanto ardito di entrare nella quistione
ornai decisa sulla origine e sulla vera causa di codesta
meteora luminosa . Tuttavia sempre intonto a investigare
(juello che di più cospicuo ( e in antecedenza agli altri )
scrissero i nostri fisici italiani , non posso a meno di
rammentare a Voi dottissimo ciò che il Prof. Beccaria
ilno dall'anno 1771 scriveva nella classica sua opera
dell' e/effnc/jmo artificiale pag. 224 paragrafo 526 di-
cendo n: Secondochè ( il fuoco elettrico ) tragitta più
„ addensato , splende di luce più candida , più intensa ;
„ secondochè tragitta più diradato , mostra luce più de-
„ bole , più rossiccio-violetta ^ lo che ed è vero nel voto
„ barometrico esatto e nell' aria solamente diradata ed
„ anche nell' aria comune .... E questo principio dee
„ pure servire a intendere tutte le varie sembianze che
5, prende il fuoco elettrico anche nei fenomeni natura-
., H' cioè come abbacina addensato nel fulmine ruino-
„ so , come non offende 1' occhio nel baleno tanto più
,, ampio , come anzi diletta nella stella cadente , e come
„ variamente rosseggia nell' aurora boreale 3= . Ora ^ non
si potrebbe scorgere qui accennata dal Beccaria la primis-
sima causa del fenomeno , un' effetto cioè dì elettricità
atmosferica , che si sviluppa in certe fisse circostanze di
raffreddamento , e di rarefazione -, elettricità che il Beccaria
aveva già dimostrato nell' opera stessa e con le sue mac-
chine agire sull' ago magnetico fino a rovesciarne i poli ?
Ma io bene mi accorgo che il cieco favella dei co-
lori , e ne parla a Lui che ha gli occhi d' Argo o quelli
della Lince . Perdonate ,' o chiarissimo , che tanto può in
noi 1' amore del vero e di tutto quello che ha un nome
italiano : proseguite ad onorarmi della vostra benigna pro-
tezione , e lasciale che io abbia nuovamente 1' onore di
protostarmi con profonda venerazione .
Di Pesaro alli 28 Ottobre 1 889 .
RENDICONTO
B£LLE SESSIONI DELl' ACCADEMIA DELLE SCIENZE
dell' ISTITUTO DI BOLOGIVA
( Continuazione J^edi pag. ^o^)
5. Sessione. 6 Dicemhre i838.
Premessa 1' ordinaria lettura del processo verbale il Pre-
sidente invita jl Dott. Amadeo Amadei altro degli Alunni
dell' Accademia a leggere una sua Memoria =r Intorno
al modo di fare una serie di Osservazioni Meteorologiche
applicabili alP agricoltura = .
Si è prefisso 1' autore di proporre un Piano di osser-
vazioni Meteorologiche applicabili all' Agricoltura , e di di-
mostrare i grandi vantaggi che a questa ne deriverebbero
qualora si potesse qualche cosa indagare , o scoprire sul-
r influenza delle vicende atmosferiche sulla Vegetazione .
Appoggiato pertanto alle sentenze de' più antichi e moder-
ni Agronomisti, i quali tutti hanno ritenuto , e ritengono
per certissima quest' influenza , ed hanno presentito il biso-
gno di determinarne i limiti , e la natura , dimostra che
DEL PROF. A. ALESSAINURINI 449
soltanto per \ia delle osservozioni si può lacttere su di
una strada , clic possa condurre alla soluzione di si im-
portante , e difficile Prublcma . Esaminali perciò 1 me-
todi finora tenuti da quei pochi , che s' erano proposti
d' occuparsi in queste delicate ricerche , e dimostrato ,
che le strade da essoloro tenute non erano troppo atte
a dare di buoni risultamenti viene a proporre il piano
seguente . Prende in considerazione la provincia di Bolo-
gna , ed in essa stabilisce tanti punti , o luoghi d*" osser-
vazione presi secondo un certo ordine , alcuni sul monte ,
altri sul piano , altri nelle valli , ne' quali con metodo
costante , ed uniforme fare una serie esatta di osserva-
zioni meteorologiche unitamente all' osservazlono intorno
lo stato di vegetazione delle piante , che si prendono in
considerazione . Due serie differenti di osservazioni 1' Au-
tore ha distinte^ le une, che chiama giornaliere ^ sì rife-
riscono alle giornaliere osservazioni Barometriche , Ter-
mometriche , Igrometriche ce. fatte in date epoche della
giornata con l' osservazione della pianta fatta al mezzodì .
Le altre, che chiama Biannue^ si riferiscono alle epo-
che della somma , e del raccolto , e consistono nell' os-
servare con la massima diligenza in tali epoche la na-
tura , giacitura , stato termometrico , ed igrometrico del
terreno , la profondità alla quale va il seme nel suolo ,
la qualità , e quantità di questo , e degP ingrassi ec. , e
tutto ciò contemporaneamente ad analoghe osservazioni
dell' atmosfera . Espone in seguito il modo di tenere conto
preciso , e di registrare tali osservazioni ordinatamente ,
e ne dà i modoli opportuni . Nelle osservazioni meteo-
rologiche giornaliere ne propone alcune del tutto nuove
intorno la temperatura , la quantità , e peso dell' acqua
che piove , ed intorno la quantità d' evaporazione rispetto
allo stato attuale dell' atmosfera : osservazioni , che ponno
tornare tanto in acconcio della Fisica stessa , e della Me-
teorologia . Ciò esposto l' Autore dimostra quanto sicno
fallaci le opinioni di coloro , che avcauo sperato di tro-
N. A^^'. Se. Kaìlb, Anno i. Tom. -j.. -0
45o RENDICONTO ACCADEMICO
vare il periodo delle stagioni , e delle vicende atmosfe-
riche , e che noi siamo assolutamente nell' impossibilità
di poterlo trovare , rigorosamente d' altronde non esi-
stendo . La sua dimostrazione è fondata sul!' impossibi-
lità di una eguale combinazione di disposizione delle cause
influenti sugli sviluppi de' prodotti del suolo. Viene dunque
a concludere , che noi non possiamo tener dietro , che
alle variazioni delle piante , e suoi sviluppi derivanti da
variazioni atmosferiche , ed alle variazioni atmosferiche
prodotte da' cangiamenti nel suolo . Prova , come le os-
servazioni da lui proposte sieno atte a tali ricerche , e
come possano condurre ad utili risultamentì . Prova po-
scia come le suddette osservazioni si possano fare , ed
estendere senza molto fastidio , e molta spesa , e come
possano tornare in acconcio della Medicina ancora , non
che della Meteorologia , della Fisica , e dell' Astronomia
pratica . Espone infine , che nel nostro paese , il quale
vive dell' Agricoltura sarebbe sommamente utile lo sta-
bilire un' Gabinetto , che di tali ricerche esclusivamente
si occupasse , siccome che studiare per il progresso della
più utile fra le scienze , è cosa che fruttar deve sommo
onore , ed universale benemerenza .
Sciolta la Seduta ordinaria il Presidente convoca i
due Ordini degli Accademici pensionati e non pensio-
nati onde procedere alla elezione di un Accademico non
pensionato .
Letto l' artlc. 2 3. del Regolamento che prescrive il
metodo da seguirsi in questa elezione il Presidente pro-
pone come soggetto idoneo ad occupare il posto , reso
vacante per la promozione ad Accademico pensionato del
Prof. Giuseppe Bertoloni , l' Alunno Dott. Paolo Mura-
tori . Il risultato dello scrutinio secreto si è che viene
approvata a pieni voti la proposizione del Presidente, il
quale ordina al Segretario che sia partecipata secondo
DEL PROF. A. ALESSANDfiini 4^"
l' USO la nomina ai Caadlclato , dopo di che viene sciolta
la Seduta .
6. Sessione. i3. Dicembre i838.
L' Accademico pensionato Professore Francesco Bertelli
legge una sua Memoria col titolo zz: Congetture intorno
alP anomalia ^ cui per alcune sperienze ottiche sembra sog-
getta la legge ordinaria della ri/razione z^ ,
La presente Memoria fa seguito alle =r Ricerche sulla
Jlcssione dei lati de' JÌlicrometri zz:, esposte dall'Autore
nello scorso anno all' Accademia •, ed offre le considera-
zioni , per le quali sembragli assai probabile , che la par-
te apparente di flessione ne' fili micrometrici , risultata
nell' esperimento ivi riferito , ed affatto indipendente da
quella dovuta all' azione della gravità , venga prodotta da
diffrazione eh' egli chiama atomica , cui ritiene so^^etta
la luce specialmente nell' emersione dalle lenti lambendo
le molecolari scabrosità alle superficie loro , d' onde pro-
cede un deviamento dalla direzion conforme alla le^^e
ordinaria della rifrazione , tenue bensì , ma determinabi-
le , e diverso secondo l' inclinazione e la distanza de'
punti d' incidenza e di sortita nelle superficie refringenti .
Oltre all' esperimento suramentovato l' Autore adduce in
appoggio alla sua opinione 1' altro già noto della luce
che obbliquamente attraversa lamine sottili e fra loro in-
clinate , dal quale s' inferisce non accordarsi sotto tali
circostanze i risultamenti colle formole rappresentanti i
diametri degli anelli lucidi , a diversi colori , calcolate
dappresso l' ipotesi delle ondulazioni , e per cui da ce-
lebri Fisici moderni si è giudicato che nei caso esposto
la legge ordinaria della rifrazione incontri qualche ano-
malia. L' Autore spiega il fenomeno della diffrazione ato-
mica seguendo la teoria della ondulazioni , e dietro le
particolarità medesime della comun diflrazione al rader
che la luce fa il contorno de' corpi , considerandone cioè
452 RENDICONTO ACCADEMICO
il solo effetto estraneo all' azione delle forze molecolari ^
e dal risultarne nell' andamento successivo della luce ( co-
me consta dalle sperienze de' chiariss. Fisici Joung , Fre-
snel ) delle frange iperboliche che più e meno divergono
al diminuire e al crescer della distanza da punti lumi-
nosi dai corpi diffrangenti . Tale ipotesi sì presta a chia-
rire alcuni fenomeni ottici tutt' ora oscuri , fra i quali
son da annoverarsi le alterazioni delle linee eccentriche
osservate dal Dott. Robinson nel campo del Cannoc-
chiale diretto alla mira del nuovo Circolo Murale di Ar-
mag ( Voi. IX. delle Mem. della R. Società Astronomica
di Londra ) . Ecco come 1' Autore della Memoria descri-
ve l' effetto della diffrazione atomica nelle lenti oggettive
de' Cannocchiali astronomici .
5, Si osservi una linea materiale , retta , indefinita per
„ mezzo d' una di queste grandi lenti oggettive , disposta
„ in modo che , riguardando essa retta dal fuoco della
5, lente , apparisca eccentrica , o come una corda del
,5 campo di visione , alquanto discosta dal suo asse .
„ Partendo dal mezzo della linea si volga 1' occhio e se
„ ne spinga 1' asse ottico lungh' essa , dall' una e dal-
„ 1' altra parte : nel passaggio della luce secondo le posi-
„ zioni successive , per la superficie posteriore della lente ,
,, la rifrazione andrà diminuendo , a motivo della cre-
j, scente diffrazione atomica ^ ed i raggi di luce prove-
„ nienti dalla mentovata retta al di qua e al di là del
j, suo mezzo saran trasmessi dalla lente all' occhio con
„ una convergenza sempre minore , per cui i punti della
„ retta medesima nella di lei immagine appariranno suc-
j, cessivamente a distanze angolari riferite al centro j più
5j piccole delle distanze vere , ossia l' immagine della retta
„ costrutta coi dati medesimi dell' osservazione , riuscirà
„ una linea curva colla concavità rivolta all' asse , e più
„ piegata verso gli estrerai ove essa ravvicinasi al peri-
„ metro della lente „ .
DEL PROF. A. ALESSARDUIKI 4^^
Terminata l' ordinaria seduta scientifica il Presidente ,
secondo le norme prescritte dal Regolamento , invita
l' Ordine dei Pensionati o Benedettini ad eleggere due
Alunni in sostituzione del defunto Dott. Felice Gastal-
dini , e del Dott. Paolo Muratori già promosso nella pre-
cedente seduta al posto di Accademico .
I soggetti proposti dal Presidente stesso sono il Dott.
Carlo Soverini , ed il Dott. Gio. Battista Bianconi i quali
risultano eletti a pieni voti.
7. Sessione. 20 Dicembre i838.
II Segretario offre all'Accademia in nome degli Au-
tori i seguenti lavori stampati .
I. De-Iorio Filippo — • Della coltivazione delle cereali
con osservazioni relative al Regno di Napoli . Ivi iSSy.
8." di pag. 3o5. — Il Presidente incarica l' Accade-
mico Prof. Giuseppe Bertoloni a darne rapporto in
una delle prossime sedute .
a. Costa Colonello Cav. Marc' Antonio — Nuovo canello
di sicurezza per la combustione del gas detonante.
L' Alunno Dott. Amadeo Amadei legge una sua Re-
lazione dell' Opera del Cav. Costa predetto nr Saggi sul-
P aerostatica , e sulP Aeronautica z=z Opera clie fu già
offerta in dono all' Accademia dall' Autore nella seduta
delli 8. prossimo passato Dicembre .
Fatte alcune considerazioni sui progressi dello spirito
umano nelle arti , e nelle scienze , il relatore espone la
divisione dell' opera del Costa , la quale consiste in due
Saggi ^ il primo tratta dell' Aerostatica in genere , delle
sue applicazioni , e de' vantaggi che le arti , e le scienze
potrebbero ricavare dai perfezionamenti di quella , i quali
vantaggi dal Costa si estendono persino alla Fisica , ed
alla Medicina. I principali li fa consistere nelle ricono-
scenze geodetiche , e militari . Dopo questo espone i mi-
gliori progetti, che finora siano stati immaginati intorno
454 RESDICOKTO ACCADEMICO
agli aerostati , ed ai tentativi per trovare una forza oriz-
zontale , che li dirigesse . Ilavvi la confutazione di cia-
scun progetto , e molte ricerche teorico-pratiche intorno
la scelta di un motore opportuno per le macchine ae-
rostatiche . Tutto ciò forma il primo saggio . Nel secondo
espone un proprio progetto di un nuovo aerostato , a cui
intende di applicare una forza orizzontale mediante una
macchina a vapore . La forma del globo da riempirsi di
gas idrogene purificato è quella di un cilindro avente alle
basi due coni retti eguali al cilindro in altezza . Tutto
questo secondo Saggio , ed un suo complemento è de-
dicato ai minuti dettagli tanto per la costruzione del glo-
bo , come per quella della macchina a vapore , che lo
deve spingere. Il relatore ha avuta cura di esaminare
tutti questi , che il Costa chiama perfezionamenti , ma
non ha osato di dare un' assoluto giudizio intorno la
possibilità del di lui progetto : si è contentato solo di
riflettere subordinatamente , che la possibilità della mac-
china suddetta dipendendo da una costruzione matema-
ticamente esatta , e ciò rade volte potendo avvenire in
opere fatte dall' uomo , potrebbe forse il suo inventore
vedere il frutto maturo senza poterlo cogliere . Nel men-
tre poi , che il relatore si trattiene alquanto sulla pos-
sibilità, che potesse trovatasi la tanto cercata direzione
degli aerostati stando agli attuali , ed ai futuri probabili
progressi delle arti , e delle scienze , e cercando di com-
binare un sistema di globi , polche in uno solo sembra
impossibile di concentrare la cercata forza orizzontale ,
non può non lodare il Costa , che ha cercato di trarre
partito appunto dal progressi , che ha fatto la Fisica , e
la Chimica , e mettere a profitto la più possente , ed
economica forza oggidì conosciuta . Il lavoro del Costa
è unico nel suo genere , poiché contiene in un sol libro
tutto quanto si è fatto di migliore fino ai dì nostri in-
torno il difficile Problema degli aerostati , e che si tro-
vava sparso qua , e là negli atti delle primarie Accademie
DEL PROF. 4. ALESSANDUmi 4^^
d' Europa , e nelle Opere d' insignì Fisici , e Geometri .
E noi , dice il Relatore , gli sappiamo buon grado del-
l' immensa fatica , eh' Egli avrà dovuto fare consultando
tante Opere , e tanti giornali scientifici . Gli siamo ben
grati finalmente del verace amore , con il quale solle-
cita gl'Italiani ad occuparsi della soluzione di sì importante
quesito , con che si compirebbe la gloria di quelli , che
pei primi immaginarono come si poteva volare nell' a-
tmosfera , e seppero pei primi applicare come movente
la grandiosa forza del vapore.
8. Sessione. 3. Gennajo iSSg.
Il Segretario partecipa le lettere di ringraziamento scrit-
te all' Accademia dal Dott. Paolo Muratori per la sua
promozione al posto di Accademico, e dei Dottori Carlo
■Soverini e Gio. Battista Bianconi nominati Alunni nella
Seduta delli i3. prossimo passato Dicembre.
L' Alunno Dott. Domenico Santagata legge un suo Di-
scorso intorno alle osservazioni geologiche da lui fatte nel-
l' estate antecedente in quella parte più alta delle montagne
bolognesi che tocca l' Imolese e la Toscana , ay-vanzandosi
ancora alcun poco nell' uno e nell' altro territorio . Del
qual Discorso qui non ne terremo parola perchè sarà
prodotto intero quanto prima in questo stesso giornale.
9. Sessione. 10 Gennajo iSSg.
L'Accademico Prof. Luigi Calori legge una Memoria
nella quale rende conto all'Accademia delle sue osserva-
zioni anatomiche istituite sugli organi della circolazione e
della respirazione dei girini della rana comune , e delle
larve della salamandra cristata.
n nostro Accademico inizia il suo discorso col porci
davanti un quadro succinto dei lavori pubblicati su tale
argomento , e dippoi discende ad istruirne del motivo
456 RENDICONTO ACCADEMICO
che l' ha condotto a cotal genere di ricerche , narrando
come intendesse ad instituir dei confronti tra i diversi
sistemi circolatori e respiratori branchiali transitoriamente
esistenti in altri animali e segnatamente nel pulcino , e
come avesse rivolto prima 1' attenzione al sistema vasco-
lare del Proteo anguino onde vedere per insinuazione
dell'illustre Prof. Antonio Alessandrini se veramente in
questo rettile amfibio non vi fossero i vasi polmonali, e
per conseguente non avesse luogo respirazione polmona-
le , come il celebre Mauro Rusconi ha affermato ^ il quale
ultimo avviso non avendo potuto mandare ad effetto per
essere i Protei recati in gentilissimo e prezioso dono
da Sua Eccellenza il Principe Carlo Luciano Bonaparte
al Professore suddetto non atti alle divisate ricerche ,
perchè stati immersi in acquavite ben forte ^ non aven-
do , dissi , potuto egli conseguir questo intento si ri-
volse a studiare con più attenzione gli organi respiratori
e circolatori delle larve delle rane e delle salamandre
come quelle ancora , che secondo il lodato Autore , si
ritrovano nelle medesime comlizioni dei Protei , quan-
tunque sieno esse di vasi polmonali a dovizia fornite .
Le quali ricerche avendolo scorto a nuovi e non inutili
risultamenti in quanto all' anatomia delle branchie dei
girini delle rane specialmente , si fa oggi ad esporli con
questa sua Memoria al giudizio del Consesso Accademico,
E s'introduce discorrendo dapprima dei due organi
respiratori , e degli organi della circolazione delle larve
delle salamandre , intorno a che offre all' Accademia piut-
tosto una serie di preparazioni anatomiche che una lunga
descrizione : imperocché non dissente da quanto ne scris-
se il Rusconi in c|uella sua celebre dissertazione epistolare
sugli organi della circolazione delle larve delle salamandre
acquatiche diretta a Brocchi . Subito dopo passa a par-
lare del sistema branchiale dei girini delle rane pren-
dendo le mosse dalle branchie esteriori intorno alle
quali non a lungo s' intrattiene , non avendo novità da
DEL. PROF. A. ALESSANDRINI 4^7
produrre e nota semplicemente come le figure che si pos-
seggono , rappresentanti le anse vascolari , onde le dette
branchie risultano , sentono alquanto del convenzionale ,
o dell' ideale . Ciò posto viene alla trattazione delle bran-
chie interne sopra le quali impiega la maggior parte della
Memoria , e comincia dal darne una generale descrizione
del come si offrono complessivamente , della giacitura lo-
ro , ed altri caratteri , come l' ampio sacco pettorale ove
sono rinchiuse si comporti per vestirle e comunicare e-
steriormente dapprima con doppia , poscia con una a-
pertura cui ha riscontrato sempre a sinistra , ed inter-
namente continuarsi colla mucosa delle fauci . Nota in
appresso il numero delle branchie , ne descrive gli ar-
chetti in un coli' osso joide , accenna de' loro muscoli ^
dippoì partitamente descrive ciascuna branchia dividen-
dole in vere o complete , ed in false o semlbranchie ,
e per ultimo viene a considerare le branchie come com-
poste di due parti distinte dall' archetto branchiale che
le sostiene e che vi scorre framezzo, una, cui dice es-
terna attaccata al convesso dell' archetto composta di
una moltitudine di rami cui si appendono delle foglio-
line , altra cui chiama interna , continua , membranifor-
me , pendente dal concavo dell' archetto , e libera nella
cavità delle fauci .
Mauro Rusconi , prosegue egli , ha pure ammesso una
consimile distinzione nelle branchie dei girini , e chiamò
la porzione pendente dal concavo dell' archetto brancliia-
le jfiltro , ed ebbe 1' altra situata sul convesso del mede-
simo in conto del vero ed unico organo sangulficatore
branchiale . Il filtro poi è , secondo lui , una membra-
nella pendula con pieghine a zigzag sopr' ambedue le sue
faccie nelle branchie vere , di figura semilunare che ha
per uiBzio d' impedire che i corpi estranei che il girino
inghiotte coli' acqua non penetrino fi:a le branchie e si
portino ad ostruire il canal branchiale. Emerge quindi che
le branchie interne dei girini siano semplici , imperocché
458 RENDICONTO ACCADEMICO
tocca solamente alla ramosità branchiale posta sopra al
convesso degli archetti di sanguificare. Il filtro non è che
una parte aggiunta alle branchie per difenderle . L' au-
tore della memoria di cui qui diamo 1' estratto non par-
tecipa a questa ipotesi . Sostiene per lo contrario che il
filtro non è un organo di pura difesa , ma che è una
branchia addizionale , una seconda branchia , che per la
sua apparenza può chiamarsi branchia memhranìforme :
afferma perciò che le branchie interne dei girini sono
doppie , che estesissima ne è la circolazione branchiale ,
che cotanta superficie sanguificante armonizza mirabil-
mente colla straordinaria estensione di altri organi o vi-
sceri della vita organica , coi fenomeni che presenta la
loro economia e che sotto questo rapporto considerati i
girini delle larve diversificano di molto dalle larve delle
Salamandre , dal Proteo anguino , dalla Sirena lacerti-
na ec. ^ imperocché non si tratta più come vuole il Ru-
sconi , di un' accidentale differenza di posizione , e di
forma , si tratta di una differenza di numero e si direb-
be di tipo , se si potesse fare astrazione dal carattere
proprio della classe dei rettili , di una circolazione cioè
a sangue misto . I girini sono quelli che più degli altri
si accostano alle condizioni degli embrioni o feti de' pe-
sci , ed ancora alle condizioni di alcuni pesci adulti o
in istato permanente in quanto all' apparecchio branchiale .
Se fosse della natura di un estratto 1' entrare in mi-
nute descrizioni , noi riporteremo com' egli descrive il
modo con che si origina il filtro o branchia membrani-
forme dalla membrana mucosa delle fauci . Ci limitere-
mo solamente a toccare di alcuni de' caratteri più im-
portanti della medesima ^ e diremo che questa branchia
non ha figura semilunare ma bensì romboide , che è mol-
le , polposa , non trasparente se fresca , impregnata sem-
pre di umidità , e che gode in alto grado della proprietà
della imbibizione o della endosmosi. Col suo margine
libero e ondeggiante nella cavità branchiale può applicarsi
DEL PROF. A. ALESSAnoniM 4^9
contro quella che le è appresso e formare una specie
di cavità che può ritenere il liquido che continuamente
irrora le branchie. Attentamente osservata si scorge che
le sue faccie non presentano già l' apparenza di piegoli-
ne a zigzag , ma quella di foglioline confluenti , dispo-
ste in doppia serie progressiva dall' un margine all' altro
della branchia raembranlforme ed attaccate col loro pe-
ziolo cortissimo pel quale si guardano ad una linea bian-
castra ed alquanto prominente che lor serve di fusto .
La figura di queste foglioline non è dissimile da quella
dei rami della branchia ramosa sovraposta , quantunque
siane un po' diversa la disposizione , e qui s' impiega dal
nostro Accademico un lungo discorso entrando in de-
scrizioni minute delle serie indicate , descrivendone la
vera disposizione , il numero , la terminazione , il ripie-
gamento ed il limite da quella della branchia ramosa ec.
dippoi viene a descrivere le ramosità di queste ultime :
ne fa un parallelo colle fogliette delle branchie mem-
brauiformi e le dice modellate sopra un istesso tipo ^ e
passa per ultimo a descrivere la distribuzione dei vasi
sanguiferi .
Rusconi ed Huschke hanno insegnato che per ogni
branchia vi hanno solamente due vasi precipui , un arte-
ria ed una vena che scorrono parallele assecondando il
margine convesso od esterno degl' archetti branchiali ,
e che sì al principio che verso al termine sono l' una
nell' altra inosculate ^ e non mancano , secondo l' Italia-
no specialmente , frequenti anastomosi istituite da rami
trasversali , che dalla vena all' arteria passano nel detto
loro tragitto , La quale asserzione è inesatta : imperoc-
ché non due solamente ma tre vasi principali si osser-
vano , un. arteria cioè comune e due vene : una di que-
ste ultime accompagna l' arteria ed incede insieme a lei
parallelamente sul margine convesso degli archetti : l' altra
si attiene al margine concavo dei medesimi , e come ap-
pare corre di lunge tanto dall' arteria quanta e la larghezza
460 REITDICOSTO ACCADEMICO
dell' archetto branchiale . Ambedue queste vene nascono
all' estremità joidea degli archetti dall' arteria ed ambe-
due si inseriscono nella medesima verso la regione occi-
pitale : ambedue sono più grosse là dove traggono la loro
origine dall' arteria , ed hanno perduto molto del loro cali-
bro arrivate al punto di loro inserzione in essa . Quella che
scorre parallela all' arteria appartiene alle branchie ramo-
se j la seconda , quella cioè che rade il margine concavo
degli archetti appartiene alle branchie membraniformi .
L' arteria è quindi comune ad amendue , ed è perciò che
in essa non vanno ad inserirsi dei rami soltanto all' e-
sterno come erasi creduto , ma anche internamente . Que-
sti ultimi appartengono alle branchie membraniformi men-
tre i primi appartengono alle branchie ramose. Ora le
due vene gittano i loro rami , i quali incedono in op-
posta direzione ^ quelli che si staccano dalle vene delle
branchie ramose si distribuiscono per ì rami e le foglie
delle medesime , e si diramano e diffondono a modo di
pennelli : quelli che si partono dalle vene delle branchie
membraniformi , si diramano per le branchie membrani-
formi rispettive , ne investono le doppie serie delle fo-
gliollne e formano una rete venosa : i penicilli dei primi
si continuano con dei penicilli arteriosi dai quali nascono
i rametti ed i rami che vanno a metter foce nell' arteria
comune dal lato esterno : la rete venosa dei secondi è
continua con una rete arteriosa evidente soprattutto al
margine libero delle branchie membraniformi , dalla quale
rete muovono i ramuli , e da questi i rami che s' inse-
riscono allo interno nell' arteria comune . Ma questi rami
prima di sboccare nell' arteria si anastomizzano con rami
assai corti provenienti dalla vena. Un analoga disposi-
zione ha luogo nelle branchie ramose . Ora qui accade
un primo commescolamento di sangue arterioso con san-
gue venoso. L'intero commescolamento poi ha luogo
nell'arteria comune. Noi non istaremo qui a seguire la
circolazione nelle branchie abbastanza per sé palese da
DEL PROF. A. ALESSANDRIISI ^61
quanto si è detto , la quale d' altronde è descritta esat-
tamente dal nostro Accademico , fermandosi particolar-
mente a far valutare il fatto delia sua duplicità : ne tra-
scurando di notare alcune piccole dififerenze relative alle
false branchie . Dopo di che si fa a seguire la metamor-
fosi dell' apparecchio branchiale e rigetta qualunque opi-
nione sul trasmutamento delle medesime in altri orga-
ni ^ e finalmente si porta alla considerazione dell' organo
respiratore dell' aria elastica , il polmone .
I polmoni cominciano ad apparire ai lati dell' esofago
sotto la forma di due piccole insaccature a cieco fondo.
Sono collocati lungo la faccia inferiore della regione ter-
gale e non è che quando le branchie esteriori sono scom-
parse che dette insaccature cominciano a portarsi allo
indietro ed allungarsi finché nel girino a quarto periodo
di metamorfosi , ed anche prima , si offrono sotto l' aspetto
di due strette maniche posteriormente chiuse e sì lunghe
che giungono a toccare la parete posteriore della cavità
addominale , massime il destro che è sempre un po' più
lungo del sinistro. Anteriormente sono connessi all' eso-
fago mediante una sottilissima duplicatura del peritoneo
e circa verso la metà di loro lunghezza presentano due
briglie nerastre distinte dalla duplicatura indicata^ più
larghe queste briglie là dove si veggono continue al pol-
mone , e più sottili , e nei girini molto avanzati , filamen-
tose là dove passano fra i lobi del corpo adiposo per
fàggiugnere il modiolo della doppia chiocciola dell' in-
testino e andarsi a fissare alla spina. Vescicolare assai
per tempo è la struttura dei polmoni , e per le injezioni
nei girini a quarto periodo si addimostra in essi una mi-
rìade di vasi sanguiferi , i quali injettati che siano danno
un' apparenza al tessuto polmonale molto analoga a quella
che ofifre il disseminamento dei vasi nell' utero gravido .
Alcuni rami vascolari specialmente venosi si prolungano
ancora sopra la parte più allargata delle due briglie de-
scrìtte : al di là del qual punto non possono seguirsi .
462 RENDICONTO ACCADEMICO
Sarebbe mai questo una tendenza alla ripetizione di ciò
che si osserva in altri rettili adulti , presentare cioè i
polmoni dei vasi o comunicanti coi sistemi venosi del
fegato e dei reni , oppure molto in basso coli' aorta ?
Egli è a datare dal quarto periodo che i polmoni co-
minciano ad allargarsi , e non è che verso il termine del
quinto , o sesto periodo di metamorfosi che comincia ad
essere sensibile il loro accorciamento . Egli è ancora nel
quarto periodo che aprendo dei girini si trova una certa
quantità di fluido aereo nei polmoni , imprigionato par-
ticolarmente nel cieco fondo dei medesimi , ciò che è
apparentisslmo quando si tagliano sott' acqua , essendo
che i detti polmoni tendono a portarsi alla superficie del
liquido e galleggiano. E qui il lodato Accademico di-
scende a considerare se veramente sia esatto il ritenere
col Rusconi, che i girini delle rane respirar non deb-
bono coi polmoni che quando le branchie per la chiu-
sura del foro branchiale e per il loro avizzimento più
valer non ponno l' opera loro ^ né mai respirino con
branchie e con polmoni ad un tempo nemmeno avuto
riguardo alle circostanze , ai bisogni , ai periodi di me-
tamorfosi della larva : né tampoco faccia mestieri della
respirazione polmonale onde se ne effettui il trasmuta-
mento in animale perfetto . L' esperimento notissimo pel
quale si ha che i girini costretti dall' arte a rimanere con-
tinuamente sotto acqua ad una certa profondità hanno
compito la loro metamorfosi respirando colle sole bran-
chie, e giunti a quel termine che delle branchie valer
non potevansi per P obliterazione deil' apertura branchiale
avean cessato di vivere , o si sarebbero morti se non
fosse lor stata fatta facoltà di respirar l' aria elastica ,
altro non prova , che un animale avente due organi inca-
ricati di una medesima funzione quello porrà in opera che
si ritrova in relazione col mezzo in cui é immerso , il qua-
le organo nel nostro caso essendo il prevalente ed il neces-
sario perchè non cessi la vita , anzi duri continuamente
DEL. PROF. A. ALESSAriDRlISl 4^^
mocllficanclosi in causa della metamorfosi del medesimo ,
non fa maraviglia che questo animale abbia non dirò
potuto vivere , ma crescere eziandio e trasformarsi , ed
arrivare 6no a quel punto oltre il quale 1' azione di qne-
st' organo non sarebbe stata più sufficiente , anzi a nulla
sarebbesi ridotta , ed era bisogno che venisse rimpiazzata
totalmente dall' azione dell' altro organo , il quale per a-
gire importava un cambiamento nel mezzo entro il quale
1' animale doveva vivere ; ma non prova lo esperimento
indicato o non esclude che il medesimo animale posto
liberamente in quel mezzo , in cui è necessitato a te-
nersi , debba valersi solamente dell' organo respiratorio
che prevale : non esclude che a quando a quando non
introduca nel suo polmone dell' aria elastica , e quindi
abbia luogo una respirazione polmonale , che a confronto
della branchiale dee esser miniraissima: non esclude che
la respirazione polmonale iniziar non debbasi a gradi a
gradi , essendo in vigore simultaneamente la respirazione
branchiale : non esclude 6nalmente che non vi abbia cir-
costanza alcuna , ne potesse essere di alcuna necessità ,
nella quale si avveri il fenomeno della respirazione bran-
chiale e polmonale in un medesimo tempo . Per venire
alle conclusioni del Rusconi facea mestieri di esperimenti
comparativi , più l' ispezione anatomica dello stato nel
quale si potessero ritrovare i polmoni . Questi esperimenti
mancando , ha luogo il dubbio , che poi invigorisce e
cresce ed acquista forza di probabilità dall' osservare che
i girini certamente dal quarto periodo di metamorfosi fino
all' epoca nella quale sono necessitati a respirare esclu-
sivamente coi polmoni , liberi che sieno , vengono di fre-
quente al sommo dell' acqua e beono alcun poco di aere ,
la quale se soverchia reimmergendosi di nuovo attraverso
il liquido lasciano isfuggire , e si vede così sprigionata
redire a modo di gallozzole novellamente alla superficie ^
che aprendo dei girini al periodo detto , anche usando la
precauzione di non estrarli dalle vasche di acqua in cui
I^j^ RENDICONTO ACCADEMICO
si conservano , ma in quell' acqua istessa tagliandoli , i
loro polmoni si addimostrano più leggieri del mezxo am-
biente e quindi galleggiano, prova che essi racchiudono
dell' aere •, che tanta vascolarità quanta ne scopron le in-
jezioni ai detti periodi , e la struttura areolare quale essi
polmoni allora presentano, non dissimile, e l'una e l' al-
tra d?i quanto si osserva quasi nel polmone dell' animale
trasfoìtoato non è presumibile che tali sieno e che 1' or-
gano che le addimostra debba essere condannato ad una
intera inazione : ma è più probabile che tali sieno , per-
chè a poco a poco s' inizi e si abitui la respirazione pol-
monale ^ che un girino dei periodi discorsi posto fuori
dell' acqua respira subito per polmoni , e non cessa di
respirare con branchie egualmente : imperocché riman-
gono a lungo umettate per essere interne , e quindi è
che dura a vivere più lungo tempo di una larva di Sa-
lamandra*, che finalmente non è provato che la respi-
razione polmonale quantunque piccola non possa essere
di coadiuvamento alla maggiore sollecitudine del com-
pirsi della metamorfosi : almeno non si conoscono osser-
vazioni ed esperimenti su tale proposito .
Questa memoria è corredata di tavole , bella e dili-
gente fattura del Sig. Giovanni Gualandi .
IO. Sessione. 17 Gennajo 1839.
L' Accademico onorario Dott. Gian Giuseppe Bianconi
legge una sua Memoria avente per titolo rr: Dei Feno-
meni geologici prodotti dal Gas Idrogene , e dell' origine
di esso Gas z= , nella quale raccoglie sotto un nuovo
punto di vista i Terreni ardenti , le Sorgenti gazose , i
Pozzi Idropirici, i Borborismi, i Vulcani fangosi o Sal-
se, indi le emersioni di Isole dal mare, certe scosse di
Terremuoti , ed i Feu Grlzou . Questi fenomeni che tro-
vansi non rare volte mescolati e confusi sullo stesso luO"
go , sono r opera di questo Gas ixifiammabile , che veste
DEL PllOF. A. ALESSAIHDRIIM 4^-'^
si diflbrinl sembianze a seconda delle varie sorta di ter-
reni che deve attraversare nello ascendere dal profondo
della terra , ove è generato , sino alia superficie della
medesima . Premette alla trattazione di questo argomen-
to la descrizione dei singoli l'enomeni , cioè
i.° Sono i Terreni ardenti Camme leggere, ed irre-
quiete che sembrano lambire un suolo coperto di fram-
menti di pietre , nudo d' ogni vegetazione , e freddo a
pochi pollici sotto la superficie. Il loro calore è debole,
e si estende a poca distanza , lasciando vegetare le er-
be , e persistere le nevi a pochi piedi da loro . Le piog-
gie e le nevi non valgono a spegnerle •, bensì il vento
se impetuoso . Al guastarsi della stagione spesso accre-
scono di volume •, non vanno soggette ad eruzione alcuna .
2.° Le Sorgenti gazose fredde , o termali , a seconda
della qualità dei terreni che debbono percorrere , sono
quelle fonti in cui unitamente all' acqua , esce in bolle
od in soffi il Gas Idrogene che s' infiamma o nel getto
istesso se sia abbondante , ovvero dopo averlo raccolto
entro idonei recipienti .
3.° Descrive in terzo luogo i celebri pozzi idropirici
della China scavati col battere e ribattere di una testa
di acciajo nella roccia che traforano per la profondità
di i5oo, a i8oo e più piedi ^ pel qual foro monta im-
petuosamente 1' acqua salata , ovvero una insigne corrente
di Gas infiammabile che serve esso stesso per evaporare
1' acqua salsa dei pozzi vicini , e ricavarne il sale . Di al-
cuni pozzi che prima davano acqua salata , è noto aver
poscia dato del Gas. Altri somministrano bitume ec.
4.° Le apparenze dei Vulcani ignivomi sono compen-
diati nelle Salse , o Vulcani fangosi , massime quando
sono in eruzione . Vi hanno ordinariamente coni , e pic-
coli crateri entro ai quali gorgoglia un liquido fango ,
freddo , salato , e bituminoso , il quale per le capaci bolle
del gas infiammabile , che incessantemente scattano di sot-
terra , è a guisa di lava versato giù per le pareti dei
N- A.NN. Se. Natuu. Anno 1. Tom. 2. 30
466 RE^DICOI^■TO accademico
coni , che accrescono , anzi formnno col suo disseccarsi .
La calma ordinaria dei Vulcani fangosi, è qualche volta
fieramente turbata dalle eruzioni . Rumori sotterranei , tre-
miti e fenditure del suolo , piìi frequente il bollir dei
crateri annunziano P avvicinarsi della crisi che si sviluppa
in un istante in tutto il suo furore colla eruzione di una
colonna di fango e di pietre che sono lanciate a grandi
distanze , accompagnata da forti scosse della terra , e non
di raro da grandi fiamme spontanee , mentre immense
vampe si fanno nascere ad arte ogniqualvolta si possa
lanciare entro alla colonna un corpo ardente nel mo-
mento delle esplosioni . Immense correnti di fango e di
pietre allagano i vicini terreni ec.
5.'^ Alcune Salse per la natura del terreno in cui si
trovano non vanno mai soggette ad eruzione , vengono
dette Bollitori , o Borborismi . Hanno coni in tempo di
siccità il cui cratere bolle come quel delle Salse , e che
si scioglie per le pioggie . Il terreno è privo di pietre .
6.° La forza del Gas stipato sotterra arriva a solle-
vare non picciole colline , ed a far emergere alcune Isole
dal Mare. Nella Crimea ove tanti sono i Vulcani fan-
gosi hanno avuto luogo questi fenomeni riferiti dal ce).
Pallas ( V^oy. dans la Eussie merid. ) .
'j° Scosse di Terremuoto accompagnano le eruzio-
ni delle Salse e si fecero sentire anche alP emersione
dell' Isola suddetta nel mare di Azoff. Altri terremoti
che non hanno relazione veruna colle salse , e colle
loro eruzioni , ma che presentansi con deciso sviluppo
di Gas , con fiamme , e con molti altri caratteri pro-
prj di questo genere di fenomeni parrebbe che non a
torto dovessero essere presi in considerazione da chi si
occupa del presente argomento .
8.° L' Idrogene carbonato che sviluppasi nelle miniere
di Garbon {ossile e di Sai Gemma , e che dicesi Mofeta
infiammabile o Grizou , sprigionasi dalle cellule del Mi-
nerale in cui slava racchiuso allo spezzarsi di questo .
mi. l'I'.OF. À. ALF.SSAiNlJRIM 4^7
Quando accumulato nelle Gallerie mal ventilate arriva a
formare un po' piìi della tredicesima parte dell' aria atmo-
sferica , e che vi si trovi qualche lampada accesa , s' infiam-
ma come un lampo , e produce una esplosione le cui
funeste conseguenze costano la vita a parecchi minatori .
I varj punti del Globo in cui sono conosciuti questi
fenomeni vengono passati in rivista dall' autore , il quale
ha cura principalmente di porre sott' occhio le circo-
stanze che accompagnano li suddetti Fenoineni , e che
sono principalmente il Sale o sciolto nelle acque , o ef-
florescente nel terreno o in miniera , ed il bitume . La
quale osservazione resa generale dall' insieme di questi
Fenomeni , apre la strada per entrare nella questione In
qiial sorla dì terreni si tivvi il centro di azione di questi
fenomeni.
E qui facendosi ad esaminare i terreni apennini sui
quali molti terreni ardenti , molti Vulcani Fangosi , mol-
tissime sorgenti gazose hanno luogo , invita ad osservare ,
( riferendosi alla descrizione già data dal Dolt. Domenico
Santagata ) che ai Serpentini si associano eminenze e
grandi estensioni di un Argilla che si lega ai Gessi Sub-
Apcnnini , e che prosentano a chiare note tutti i carat-
teri riscontrati nelle Argille salifere del Tirolo , del Sals-
burghese , di Norwik in Inghilterra , di Vie in Francia ,
Wieliczka in Polonia ec. le quali ricuoprono gl'immensi
depositi di Sai Gemma .
Per la quale stretta analogia delle argille dell' Apen-
nino , colle Salifere ( Salzton ) , e per le frequenti sor-
genti salate che scaturiscono in mezzo ad esse , egli si
permette di congetturare che lungo la catena Apennina
esista un deposito di Sai gemma , appoggiandosi inoltre
alla autorità del Sig. Boué il quale dice perfettamente
rassomigliare questi terreni a quelli della Gallizia ( Jour-
nal de Géolog. Tom. i. pag. 347).
Avverte poi che ragioni altrettanto fondate conducono
allo stesso congetturale risultato , e le descrizioni dei terreni
468 UE^DlCOiMO ACCADEMICO
della Sicilia della Crimea , del Caspio ec. e di lutti gli
altri sui quali sono stati osservati fenomeni prodotti dal
Gas Idrogene. I limili di questo articolo non permettono
di sviluppare questo soggetto .
L' autore quindi conchiude : i .'^ esservi buone ragioni
per credere che li narrali fenomeni prodotti dall' Idro-
geno ( escluso il Grizou del Carbon fossile ) siano in grem-
bo alla Formazione Salifera , e perciò che sovrastino a
depositi di Sai Gemma ^ 2.^ che in seno alla formazione
salifera abbiansi a cercare le sorgenti del Gas Idrogena .
Riferito che le diverse chimiche operazioni tentate per
ottenere uno sviluppo di Gas Idrogene dall' unione dei
componenti questo terreno , non ebbero felice successo ,
che il Petrolio compagno così fedele di questi fenome-
ni , non ha meglio soddisfatto , che insussistenti si pro-
vano le teorie della putrefazione di vegetabili ( recente-
mente ) sepolti , e della combustione del carbon fossile
sotterra , che non molto salda è quella che risguarda
tale Gas come una emanazione del supposto Fuoco cen-
trale • egli si volge a considerare il Sai Gemma , e ri-
cordando che nelle miniere di questo havvi sviluppo ta-
lora notabile di Gas Idrogene , riflette che assai semplice
diventa la spiegazione di tutti li ridetti fenomeni col solo
supporre che un filo d' acqua arrivi a sciogliere paiate del
banco salino ( che si ha ragione di credere sottoposto ai
detti fenomeni ) e metta in libertà l' Idrogene carbonato .
Dichiara che 11 eh. P. Pianciani ( Istituzioni Fisico-
Chimiche Tom. 3 ) dietro la scoperta del Sale decrepi-
tante , sospettava che per riguardo alle Salse una parte
del Gas potesse venirgli dallo scioglimento del sale che
trovasi nelle medesime . Quale scoperta pargli fosse nota
anche in antico polche il passo di Plinio (1. 3i e 4i ):
„ Sai agrigentlnus ignium patiens ex aqua exiliit ,, quel
di Solino „ Crepitai in aqua veluti torreatur „ di Strabone
di S. Agostino , di Cesio e di altri hanno moltissima re-
lazione con questo fatto.
DEI- PROF. A. ALESSAPiDRmi 4^9
Termina la lettura col mostrare che quando ancor
più fondatamente di quello che oggi fare si possa, sia
lecito credere sottoposto un deposito di Sai gemma ai
Terreni ardenti , ai Pozzi idropirici , ai Vulcani fangosi ec.
semplicissima diviene la spiegazione per la sola conside-
razione dei terreni che deve attraversare il Gas Idrogeno
per montare sino alla superficie del Globo .
L' aumentare delle Camme dei Terreni ardenti al ve-
nir delle pioggie anzi il crescere d' intensità di tutti li
Fenomeni dipendenti dal Gas Idrogene al guastarsi della
stagione spiegalo dall' Autore come conseguenza della mi-
nore pressione atmosferica : la distanza che di qui ap-
parisce fra i Vulcani fangosi , e gì' ignivomi ^ la strada
che si apre alla discussione sulla origine dei Bitumi per
la liquefazione dei Gas ^ ed alcuni nuovi argomenti circa
r origine del Sai Gemma , sono soggetti che l' Autore
accenna , e la cui trattazione rimette a tempo più op-
portuno .
II Sessione. 24 Gennajo i83c).
Viene partecipata all' Accademia una lettera del Se-
gretario della Società R. di Londra Sig. P. M. Jioget
in data delli c) Novembre pross. pass, nella quale dà av-
viso che il Consiglio di quell' illustre Corpo Scientifico
acconsente che , incominciando dall' anno ultimo passato .
sia fatto un Cambio dei nostri Commentari colle Transa-
zioni Anglicane .
Il Prof Giuseppe Bertoloni figlio , Accademico pen-
sionato , legge la sua Dissertazione d' obbligo =z Sulla ve-
getazione de'' monti più elevati del lìnìogncse zìi se havvi
suolo , dice 1' accademico , che presenti di\Trsilà , e sin-
golarità nelle specie de' vegetabili che vi allignano , certa-
mente il bolognese è uno di quelli . La sua superficie
sollevasi di varia guisa sopra il livello delle acque del
mare , e siccome sappiamo che la elevatezza del suolo
47*5 RKSDICO.NrO ACCAIJKMICO
iitlluisce sopra i vegetabili in un modo analogo a quello
delle varie longitudini ^ e che anzi per le circostanze to-
]:)0grafiche vi influisce anche di più , così non è a me-
ravigliare di questa diversità propria del suolo nostro ,
non che di quello di tutta Italia , la cui flora mentre
nelle basse piagge è ricca di specie affricane , ed orien-
tali , oltre alle proprie , nelle più elevate regioni presenta
quasi tutte le specie del nord dell'Europa e delle alpi.
Il territorio bolognese poi , sebbene sia mancante de' ve-
getabili propril de' hdi marini , nel resto ha dovizia di
rare e svariate specie d' ogni sorta : per dimostrare la
verità della quale asserzione si propone oggi l' accade-
mico di parlare della vegetazione de' nostri monti più
elevati , siccome quelli che presentano le specie più sin-
golari , e più interessanti di questa provincia • alcune delle
quali non furono prima d' ora rinvenute in nissuna altra
parte dell' apennino e fra queste sonovene tre certamen-
te nuove .
Le vette più elevate del nostro apennino sono situate
nella parte meridionale ed occidentale del territorio Bo-
lognese , ed il più alto di questi monti è il così detto
Corno nìla SrnJa , il quale , secondo la livellazione da-
taci da'il' Inghirami alzasi a 5962 piedi e 92 centesimi
sopra il livello del mare . A questo per elevatezza tien
dietro il monte chiamato Cupola di Scaffajuoh ^ Indi il
Cimane di Caldaja ^ poi il Corno di Lanósa ^ e da ultimo
la Nuda di Kidìcciatico . Qui 1' autore si estende nel de-
scrivere la posizione precisa di questi monti , posizione
che dimostra con appropriato disegno geografico, notando
ancora che sono i medesimi formati dal macigno apen-
nino, a strati per lo più orizzontali, solo in qualche parte
obliqui , e talvolta ancora parzialmente sconnessi e ridotti
a grandi massi cubici staccati gli uni dagli altri come se
avessero sofferto qualche profonda parziale commozione
di tremuoto o sollevamento . Questi cinque monti sono
gli unici del Bolognese che nella loro parte [>iù elevata
DEL PROF. A. AI.F.SSlJiDnirCI /{^I
non presentino la vegetazione degli alberi , e che nella
piìi calda eslate conservino quasi costantemente nei poggi
settentrionali traccia di neve o ghiaccio . Nel trattare per-
ciò delle piante che vi crescono spontaneamente distin-
gue in questi monti tre sorte di vegetazione , cioè i' in-
feriore , ossia quella del castagno , la media ossia quella
del faggio , e la superiore più elevata delle erbe , alla
quale ultima propone di dare ancora il nome di stazione
del Nardus stricta perchè questa graminacea non solo qui-
vi , ma ancora in tutte le altre vette apennine dell' Italia
di analoga altezza predomina e soflbca le altre erbe.
Passa in seguito l' autore ad enumerare partitamente
le diverse specie di piante delle singole distinte regioni
tra le quali descrive in singoiar modo le seguenti non
ancora conosciute dai Botanici . Nella stazione superiore ,
in quella cioè del Nardns stricta una nuova specie di
solidnginc che caratterizza colia seguente frase :
SoLiDAC.o pygmaen : radice repente : foliis imis nbbre-
viatis , ovatis y reliquis ìanccolatis ^ serratis , inferio-
ribiis petinlatis ^ racemis axdlaribits , subtrifloris ^
brei'issimis .
Legi in Cimone di Lancisa , et in Corno alla Scala .
Floret Jiilin et in'ilio Augusti .
Nella stazione del faggio descrive una nuova Saxifroga ,
ed un Lichene del genere Calycium.
Sakifraga apennina : surruìis percnnantibiis repentibus ^
foliis coriaceis : rogiilatis , spathiilatis , spathida brern y
cimenta , apice abscissa , pauceqiie dentata • caule
annotino nudo ^ paniculato .
Legi all' Acero in ripis umbrosis fluminis Dardagna .
Caiacu'm cinnamfìineu in : crusta effusa , bissoque tenuis-
sinio cinnanìomcx>-rufesccnte tecta ; apolheceis infun-
dibulijormibus , stipatis , stipite basi dilatala .
Reperi in Ugno putrescente Fagorum in sy^lva dell' A-
cero Augusto i838.
In questo interessante lavoro sono rese note non meno
^y^ RE[tt)ico>TO ACCAnE!>m;o
di 344 specie di piante raccolte dall'autore nel giano-
minato gruppo di monti più elevati del Bolognese, tre
delle quali del tutto nuove , e molte altre degne del-
l' attenzione del Botanico e per la loro rarità e perchè
somministrar possono dei prodotti utili alla medicina ed
alle arti .
12. Sessione. 3i Gennajo 1889 .
Il Presidente rassegna P Involto dei Manuscritti del ce-
lebre Galvani lasciati in dono all' Accademia dal bene-
merito Collega defunto Cav. Prof. Aldini , e consegnati
dagli esecutori Testamentari i Signori Conte Alessandro
Agucchi e Dott. Cesare Brunetti .
Il Segretario offre all' Accademia il fascicolo 1 1 4 della
Flora Batava in nome degli autori i Signori Jan Kops
ed H. C. Van Hall^^ contenente le tav. 58 1 al 585 che
rappresentano le seguenti piante .
I. Isolepis fluitans — 2. Cuscuta Epilinum — 3. Cus-
cuta Epithymum — 4- Juncus obtusiflorus — 5. Arte-
misia Absinthium.
Legge 1' Accademico pensionato Profess. Fulvio Gozzi
una sua Memoria che ha per titolo =z Stoina di una
Neurosi singolare ;^ .
Questa malattia è stata dall' accademico osservata in
certo Mauro Ambrogi falegname , d' anni 69 , di tem-
peramento nervoso , pallido , magro , alquanto rachitico ,
la quale ultima tendenza o disposizione produsse una
ostinata malattia locale alla destra tibia che gli fu mo-
lesta per lungo periodo, cioè dall'anno 18 al 64. Nel-
l'estate del i83i in seguito di gravi patemi d'animo
sofferti incominciò a patire di affezioni nervose e con-
vulsive dalle quali ne fu preso due volte improvvisamente
e senza che se ne accorgesse . Il giorno innanzi al primo
accesso convulsivo trovandosi immerso negli abituali suoi
tristi pensieri pi'ovù uno stringimento insolito doloroso , e
DrX PROF. A. ALESSANDRINI 4?^
gravativo nell' epigaslrlo : mala sensazione che in appresso
r andò più o meno molestando , finché nell' inverno
del sussei^uente anno 1882 un giorno appena giunto in
casa sulP imbrunir della sera fu preso da tremori , e
poscia da moti convulsivi tali , che lo costrinsero a
camminare per casa , a gridare fortemente alla finestra ,
a comandare l' esercizio militare e ad eseguire altre si-
mili cose strane e ridicole per cui chi lo vide lo giu-
dicò uscito di cervello : questo parosismo però non durò
che due ore , e restituitosi in calma seppe narrare
tuttociò che avea detto e fatto , assicurando che du-
rante il parosismo egli vedeva tutto e tutto udiva , e
lo sforzarsi di fare altrimenti era vano per lo che gran-
dissimo rannnarico e pena ne provava .
Dopo questo primo accesso ne provò l' infermo molti
altri somiglianti, svegliati, e con mirabile prontezza, dal-
l' uso di certi cibi pesanti , e singolarmente del caffè e
dei liquori s[)iritosi : anche i forti patemi d' animo , e la
collera specialmente risvegliano il parosismo . Questo però
non mostrasi costantemente sotto il medesimo aspetto
ma varia talvolta di (òrma , come avviene generalmente
nelle turbe nervose , e si osserva il singolare fenomeno
che , restituitosi nello stato naturale , non è più capace
né di servirsi con quella proprietà ed aggiustatezza della
lingua francese od italiana , né di tenere discorsi sensati
intorno cose che , fuori di quella circostanza , mostra anzi
di ignorare completamente. Abbenchè un tale stato af-
fliggesse in modo singolare quesl' uomo , per lungo tempo
però non fu possibile indurlo ad assoggettarsi a medica
cura regolare e continuata : solo di tanto in tanto faceva
uso di qualche purgante drastico, assoggettandosi ancora,
una o due volle 1' anno , al salasso universale e qualche
volta alla applicazione di mignatte alla gamba che fu per
cosi lungo spazio di tempo ammalata e nella quale soffre
anche presentemente a quando a quando incomodo do-
lore . Allorquando j»erò gli si pratica il salasso universale
474 RENDICONTO ACCADEMICO
dal braccio, aperta appena la vena si manifesta il solito
parosismo con questo di singolare che il braccio salassato
e la gamba dello stesso Iato rimangono in quiete , anzi
immobili , prestandosi soltanto ubbidienti agli ordini del
chirurgo operatore , nel mentre che gli arti dell' oppo-
sto lato eseguiscono movimenti violenti involontarj e l' in-
fermo strepita e grida e comanda ed eseguisce , per
quanto lo può con un solo braccio l' esercizio militare .
Nel i835 riportato avendo accidentalmente una ferita
sul parietale sinistro con scopertura d' osso gli furono
nello spedale praticati tre salassi nel primo de' quali si
manifestarono i soliti fenomeni ma furono più lievi nel
secondo e nel terzo. Restituitosi guarito alla propria casa
gli accessi del male che in seguito lo afflissero furono
assai miti guardandosi singolarmente dall' esporsi all' a-
zione di quelle cause che si è detto favorire la manife-
stazione del male , ed assoggettandosi talvolta al salasso
generale che sembra il rimedio più idoneo a frenare non
solo la violenza degli accessi , ma a renderli ancora meno
frequenti. Intorno alla quale attività delle sanguigne in
questo caso ed in altri somiglianti da lui osservati pre-
tende il Gozzi che la semplice sottrazione , o diminu-
zione del sangue , tenuto comunemente qual semplice sti-
molo , non dà plausibile ragione degli effetti sopramen-
tovati perchè questi compariscono all' istante grandissimi ,
straordinarj , aperta che sia la vena , e cessano tosto
chiusa che sia , quantunque minima copia di sangue ne
sia uscita , e la sottrazione di questo liquido non possa
per ciò render ragione del fenomeno. Sembrerebbe quin-
di non improbabile che la causa di una tale perturba-
zione esister potesse nel movimento impresso in un im-
ponderabile , (juale che siasi , contenuto nei vasi sangui-
gni , ed in particolare nelle arterie , e da sottrazione di
esso ^ o probabilmente , al variar delle circostanze dal-
l' introdursi un coslfatto agente nei medesimi vasi dall' e-
steriio , e questo io dico , continua l' accademico , avuto
nix piioK. A, ALEssAPini'.mi 47^
riguardo alla mirabile e straordinaria istantaneità dì gran-
dissimi eflcfti universali per cagione piccolissima: locchè
è proprio soltnnlo degli imponderabili e delle leggi ad
essi inerenti . E questa ipotesi corrobora egli con osser-
vazioni pratiche fatte in altri casi somiglianti , ed anche
colla giusta ritlessione che , le sensibilissime dilferenze che
scorgpnsi in un animale vivente tra il sangue arterioso ed
il venoso non essendo spiegate dalle analisi del chimico ,
il quale trova all' incirca gli stessi materiali sì nell' uno
che neir altro sangue , dipender devono appunto dall' in-
fluenza di un' imponderabile il quale più abbondi nel
sangue arterioso che nel venoso dal che ne conchiude :
z=r Se dunque grandissimi e straordinarj elFelti nascer
ponno da cagione indipendente dalla sottrazione , o di-
minuzione del sangue , secondo che il caso descritto
comprova in modo incontrastabile , è giuoco forza il con-
venire , che a torto la maggior parte dei moderni de-
ducono , che 1' ulllilà e danno , ovvero l' azione del sa-
lasso universale sia unicamente in ragione della copia del
sangue estratto , e per questo scopo e non altro prescri-
vono , che l' apertura della vena o arteria debba farsi
più o meno larga . Considerando poi , che nel nostro
infermo il salasso universale produce efl'elti cotanto straor-
dinarj , e che il locale faltogli molte volte per mezzo
delle mignatte non porta nessuna alterazione nel di lui
individuo , mi parvi di doverne arguire , che vi può es-
sere diiVerenza notabile tra l' una e l' altra m.iniera di
trnr sangue : del che non sogliono molti oggidì conve-
nire? , i (juali invece del salasso universale , contro l' uso
conmne . antepongono il locale anche nelle malattie acu-
te , e persino nelle più gravi e pericolose . Senza op-
pormi all' esperienze di valenti medici credo che il caso
ila me es[)0.slo ser\a a mostrare per lo meno la neces-
sità di sottopone ad esame severo questa pratica , onde
verifiearc" chi abbia la ragione o il torlo .
Finalmente vi faccio riflelleri- , (he la neurosi in dì-
476 RErfDlCOPITO ACCADEMICO
scorso mostra in modo incontrastabile ed evidente un'
assioma di grandissima rilevanza , vale a dire che la no-
stra macchina , specialmente nel caso di esaltamento ner-
voso , e di morbosa sensibilità reagisce in maniera stra-
ordinaria , e sorprendente all' impressione di lievissime
cagioni . Onde la necessità di valutare i minimi in tali
casi e circostanze , e d' ihcominciar la cura con quan-
tità minime di rimedj per indagare convenientemente la
tolleranza dell' individuo , secondo leggi inconcusse , e
proprie dell' organismo vivo : altrimenti operando si corre
rischio d' indur grave danno al malato „ .
INDICE
DEL VOLUME IL
MEIttORIE ED ARTICOLI ORIGINALI
BoNATARTE C. L. Del Quczalt c dei Trogonidi. pag, 5
Procìcciki Ricci V. Lettera 2.' Sulle Filliti si-
nigalliesi ,, 1 3
Sa?ìtagata dott. Domenico . Osservazioni geologi-
che sulle Rocce scrpentinose del Bolognese.
Discorso 2." « 81
BowAPARTE G. L. Synopsis Vertebraloruin Sy-
stcmalis „ io5
GuERARDi S. Sopra le correnti elettriche per at-
trito de'' metalli 75 '^4
Cocco Anastasio . Salmonidi del mare di Mes-
sina 55 >6i
BoNAPARTE e. L. Selachorum Tabula analytica. ., igS
Bertoloni dott. Giacomo. Sui pretesi mcnnmenti
aninudi di alcune molecole dei vegetabili . . „ 2 1 5
Bertoloni l'ROF. Giuseppe. Modo di distruggere
P insetto divoratore delle fòglie dell'olmo . . ,,218
Alessandriisi Aktonio . Elenco degli Scritti del
Principe di Musignano C. L. Bonaparte. . ,, 226
Facchini dott. F. Considerazioni Gcologico-Bo-
taniche sopra la Pialle di Fassa e di Flemme. ., 241
Bonaparte C. L. Sopra una nuova Lucertola che
è in Francia ,, a6i
Santagata dott. Domenico. Osservazioni geolo-
giche sulle Rocce scrpentinose del Bolognese.
Discorso 3." ,. 2G(S
478
Bo."«APARTE C. L. Catalogo di Uccelli Messi- pag. 34o
cani e Peruviani 57 4^1
Bertolo]ni uott. Giacomo. Sopra la dottrina di
Schleiden e Wydler „ 349
Alessandrini Antonio. Cenni sidla storia e sulla
notomia della Testuggine coriacea marina . ,,356
Mamiani conte G. Lettera sopra uno straordina-
rio innalzamento di temperatura . . . . „ 4 f 7
Bianconi G. G. Fenomeni geologici operati dal
Gas idrogenc „ 422
Zanow Bartolommeo . Solidificazione de"" corpi ani-
viali ,, 436
Analisi d' Opere Memorie ec.
Rendiconto delle Sedute dell' Accademia delle
Scienze dell' Istituto di Bologna . Barilli ,
caso di elefantiasi — Paglini _, sul pus della
blenorragìa — Santagata D. , rocce scrpenti-
nose — Bertoloni G. , sulla Bupresti» Fab.
— Carnevali , singolare degenerazione di feto
bovino — Calegari ^ problema di Ferniat —
MoNDiNi y atrofia delle parti genitali in una
donna — Santagata A. , materia colorante del
Morns alba — Glulandi , considerazioni iulla
Pazzìa — Crespellani , idrom.etra in donna
gravida — Venturoli M. , febbri metastati-
che — RIagistrini j metodo per innalzar P a-
cqua — Baroni , estrazione di pietre nella re-
gione prostatica della vescica — Cavar a ;, al-
lacciatura deir iliaca esterna ~ Schiassi _, de
climatum amplitudine — Pistorini ^ sulPiiso
de' cauterj — Paglini ^ avvelenamento del fun-
go agarico panierino — Alessandrini y bran-
chie del Siluro anguillare ~ Amadei , osser-
vazioni meteorologiche applicabili alP^gricol- ■■' '<
479
tura — Bertelli ^ anoinaìie della legge ordi-
naria di refrazione — Costa , saggi siili' ae-
rostatica e sitir aeronautica — Sa>tagata D. ,
Osservazioni geologiche sulla Provincia Bolo-
gnese — Calori , organi della circolazione e
della respirazione sui girini della rana comu-
ne y e le larice della salamandra crestata —
Bianconi G. sui fenomeni geologici prodotti dal
Gas idrogene — Bertoloni G, , vegetazione
de'' monti elevati del Bolognese — Gozzi , neu-
rosi singolare pag. 3^ , 385 , 44^
InsTiTUTO DI Frajìcia . Cross _, corpi organizzatisi
sotto /' azione elettrica — Alessandrini ^ rifles-
sione sulla precedente osservazione — Premj
decretati e proposti — Fontan , acque mino-
rali dei Pirenei ,,75,141523^
Circolare agli Scienziati pel Congresso di Pisa . ,, 222
Mamiani conte G. Tremuoto di Pesaro del 18ZS. „ ii3i
Annunzi di nuovi Libri .
Opere botaniche estere
Novi Commcnlai'ii Acad. Scleiit. Inslit- Bono-
niensis
Metaxà Tel. annali Medico-Chirurgici
?5
80
V
3i8
55
320
^.
^Hxrv*-L*
IMPRIMATUR
Fr. Petrus Caj. FelelLi O. P. Inqu. S. O.
IMPRIMATUR
J. Passaponli Prov. Gen.
I