S.ii'^if IVUOVI A]VIVAl>I SCIENZE NATURALI ANNO 1840 (pubblicalo li 20 Agosto) Prezzo del presente bai. 25. BOLOGNA PKI TIPI Di JACOPO MARSIGLl 18 iU AVVISO I Direttori di questo Giornale, nel pubblicare il Fasci- colo di Gennaio pel corrente 1840 , hanno creduto di conservare , sì nella copertina che nel Frontispizio, la nu- merazione progressiva dei Fascicoli e dei Tomi in relazione a quelli già venuti alia luce negli Anni 1838 e 1839. perocché portano essi fiducia, che que' Signori Soci, i quali favorirono in allora l'edizione di questi Annali, Ste- no per continuare anche al presente nell' associazione : ovvero che quelli , i quali si sono novellamente associati , possano fare acquisto de' precedenti due Volumi dalla So- cietà Editrice , che dietro richiesta li rilascierà loro a mo- dico prezzo. Ma potendo a taluno de' nuovi Signori Associati tornare a grado d'avere solamente i Fascicoli dell'associazione in corso , così per provvedere al comodo di questi, senza porre d'altronde un'interruzione nella serie da principio nomi- nata, si avverte che d'ora innanzi si modificheranno op- portunamente le copertine de' Fascicoli mensili , e si darà pei singoli Volumi un duplice Frontispizio , cioè uno re- lativo all'intera edizione di questi Nuovi Annali, e l'altro solamente appropriato alla pubblicazione di ciascun' Anna- ta , curando inoltre che ogni Anno contenga possibilmente delle produzioni non interrotte. MUOVI AIVIVALI DELLE 2i€IE]Ì^Z£ IVATURAIil \^,ll%t^. NUOYl ANNAU DELLE SCIENZE NATURALI PUBBLICATI "Dai Signori ALESSANDRIIM Gav. Dott. ANTONIO Prof, di Anat. Comparata e Medicina Veterinaria BERTOLONI Cav. Dott. AN TONIO Prof, di Botanica GHERARDI Dott. SILVESTRO Prof, di Fi- sica RANZANI Monsignor CAMILLO Prof, di Mine- ralogia E Zoologia ANWO 1S40 LUGLIO A DICEMBRE PEI TIPI DI JACOPO MARSIGLI Per l'anatomia cmana b comparata, fisiologia FAItMACOLOGlA E YETERINAHIA Direttore — Alessandrini Cav. Prof. Antonio COLLABOKATORI / bo Brevenlani Doli. Ulisse Calori Prof. Luigi Sgarzi Prof. Gaetano Soverini Doli. Carlo Per l' anatomia e fisiologia vegetale , botanica EU agricoltcra Direttore — Bertoloni Cav. Prof. Antonio Bagni Dott. Gaetano Bertoloni Prof. Giuseppe CoLLABORAToni < Bertoloni Dolt. Giacomo Contri Prof. Giovanni Davia March. Dult. Luigi Per la zoologia , mineralogia , geologia e scoi diversi KAMI cioè geografia FISICA , GEOGNOSIA E GEOGENIA Direttore — Ranzani Monsignore Prof. Camillo Biagi Dolt. Clodoveo Bianconi Dott. Giuseppe CoLLABOBAIORI ^ Ranuzzi Conte Annibale Salina Conte Camillo Santagata Dolt. Domenico Per la fisica , meteorologia , astronomia fisica chimica e scienze tecnologiche Direttore — Gherardi Prof. Silvestro Amadei Dolt. Amadeo Baratta Dott. Quìrico Collaboratori ^ Bertelli Prof. Francesco Bianconi Dott. (ìio. Battista Muratori Dott. Paolo MUOVI AIXIVALI SCIENZE NATURALI PlJBBIilCATI Bai Signori ALESSANDRIINI Cav. Dott. ANTONIO Prof, di Anàt. Comparata e Medicina Veterinaria BERTOLONI Cav. Dott. ANTONIO Prof, di Botanica GHERARDI Dott. SILVESTRO Prof, di Fi- sica RANZANI Monsignor CAMILLO Prof, di Mine- ralogia E Zoologia ANNO II. TOMO IV. Q (c> 5i © (S SJ ^ PEI TIPI DI JACOPO MARSIGLI Per l' anatomia umana b comparata , fisiologia farmacologia e veterinaria Direttore — Alessandrini Cav. Prof. Antonio Breventani Dott. Ulisse _ . , Calori Prof. Luigi CoLtABOKAiORi ^ ggg^i p.-of. Gaetano Soveriui Dott. Carlo Per l' anatomia e fisiologia vegetale , botanica ED agricoltura Direttore — Bertoloni Cav. Prof. Antonia Bagni Dott. Gaetano Berloloiiì Prof. Giuseppe Collaboratori ^ Bertoloni Dott. Giacomo Contri Prof. Giovanni Davia March. Dott. Luigi P£R LA ZOOLOGIA , MINERALOGIA , GEOLOGIA E SUOI DIVERSI RAMI CIOÈ GEOGRAFIA FISICA , GEOGNOSIA E GEOGEMA Direttore — Ranzani Monsignore Prof. Camillo Biagi Dott. Clodoveo Bianconi Dott. Giuseppe Collaboratori ^ Banuzzi Conte Annibale Satina Conte Camillo Santagala Dott. Domenico Per la fisica , meteorologia , astronomia fisica , chimica e scienze tecnologiche Direttore — Gherardi Prof. Silvestro Aroadei Dott. Amadeo Baratta Dott. Ouirico Collaboratori < Bertelli Prof. Francesco Bianconi Dott. Gio. Battista Muratori Dott. Paolo s CHE POSSONO PROMUOVERE L' INDUSTRIA ITALIANA Prolusione alle lezioni di Farmacìa letta li 18. Febh. iSSg. DAL PROFESSORE Quando , lasciate le patrie mura , i parenti , gli amici , partii dall' Italia per scorrere la Francia , l' Inghilterra , ed i Paesi limitrofi , mio principale intendimento fu quello d' esaminare lo stato della Chimica Applicata , e l' In- dustria Nazionale che distingue queste Regioni , e le ren- de tanto alle altre superiori. Eranmi di ciò motivi l'es- sere incaricato dell' insegnamento d' un ramo principa- lissimo d' applicazione della Chimica quale si è la Far- macìa ^ il conoscere che tali cose mancano quasi del tutto air Italia ^ il sentire ogni giorno più al vivo simile mancanza , e l' aumentarsi in conseguenza ogni giorno più il bisogno di toglierla . Quindi rivolto tutto 1' animo mio a quest' unico sco- po , con ogni cura possibile trascelsi, fra le molte cose osservabili che presentano tante Città e luoghi per me successivamente veduti , le Fabbriche , le Manifatture , 6 INDUSTRIA ITALUHA le Imprese industriali che costituiscono l' assoluta ric- chezza , e la vera prosperità delle Nazioni , accordando alle Università, agli Atenei , alle Scientifiche Instituzloni, siccome agli Ospitali , alle Case di Ricovero , e di Cor- rezione , ed agi' innumerevoli stabilimenti di Pubblica Be- neficenza quel solo tempo che basta ad averne distinta e sufficiente cognizione . In questi ultimi mi fii forza conoscere la superiorità dipendente dalla grandezza e dalla potenza di Governi illuminati , sapienti , magnanimi -, dalla esistenza di sante leggi , e di provvidissimi ordinamenti che vi presiedono, li conducono , e li reggono ^ dalla felice riunione di mezzi che una vera filantropia raccolse, e che saggia- mente , e generosamente si distribuiscono al bene del- l' umanità . Chi è che dotato d' un poco d' amor patrio , e di sentimento nazionale , sia imberbe oppur canuto , pur- ché Uomo , al sol vedere 1 prodotti dell'altrui industria, al sol paragonarli col nostri , al solo intendere che non vennero da Italiano artefice , non sia compreso da ram- marico , non senta quanto sentii io medesimo , e non provi le umilianti sensazioni che fin qui commossero , e ^mpre commoveranno tutti 1 buoni figli di questa bella Penisola ! Egli è per ciò che, lasciata a parte ogni altra osser- vazione , e datomi a considerare l' insieme delle Fab- briche , e Manifatture che formano l' ornamento , e la gloria della Francia e dell' Inghilterra : datomi a rintrac- ciare per quali cagioni e dietro quali mezzi queste vi primeggiano e vi prosperano , datomi a meditare come potrebbesl togliere all'Italia tanta mancanza, come eso- nerarla del vergognoso tributo che la sua inerzia paga all'operosità delle altre parli d'Europa , e come riempiere un vacuo ormai di troppo sentito e quasi unico fra noi ^ senza dubbio ho conosciuto che principalisslmo fonda- mento d'ogni industriale edificio si è la scienza Chimica, DEL PROF. G. SGABZI 7 la quale madre e tutrice delle une, e scoria delle altre , utile e decoroso ornamento di tutte appog- gia , sostiene , viviGca le Arti che illustrano il mon- do siccome il sole illumina , rischiara , e rende subli- me tutto il creato •, ho inoltre conosciuto che 1' esisten- za ^ o la maggior prosperità d' alcune di queste arti tie- ne a certe località particolari ove il suolo è più ferace dei materiali che vi occorrono , ove il liisogno di esse maggiorcnente sentito ne determinò l' inslituzione, edove il commercio de' loro prodotti è più facile e vantaggio- so^ ho in fine conosciuto che l'origine ed il manteni- mento delle Fabbriche e Manifatture , non che lo stato loro prospero e produttivo devonsi all' associazione di mezzi pecuniari che le sostentano , ed alimentano ^ al- l' associazione dei varj elementi che le compongono , e le attivano -, ma sopratutto alla protezione ed al favore dei rispettivi Governi che le diflendono ed animano, as- sicurandone gì' Imprenditori dai raggiri e dalle cabale che la malignità potrebbe contro loro innalzare , tutelan- done il commercio colla maggior possibile cura e prov- videnza , elargendovi con somma liberalità premj e fran- chigie onde promovere e coronare l' industria , onde presentare il dovuto compenso al genio , all' operosità , all' amor patrio . Le quali cose conosciute , e dappertutto verificate non possono a meno d' indicare quali sarebbero conseguen- temente li mezzi opportuni per far si che anche nella nostra Italia prosperassero le Arti , e le Manifatture nella stessa guisa che altrove, e di questi mezzi, a parer mio, ì principali si riducono a tre. i.° Generalizzare fra le altre discipline naturali lo studio della Chimica rendendo questa scienza veramente famigliare agli Artisti , e popolare . 2." Prediligere 1' instituzione di quelle Arti , e Ma- nifatture alle quali il suolo , la posizione geografica , lo slato commerciale dell'Italia possono prestare appoggio. 8 INDUSTRIA ITALIAITA materiali , e la maggior sicurezza d' esito favorevole . 3.° Promovere Associazioni , Compagnie , radunamenti d' Azioni che coli' insieme di piccoli capitali costituiscono i grandi mezzi che si esiggono per l' impianto e conda- eione di Stabilimenti Industriali* ed intercedere dai Gover- ni quella protezione , e quel!' incoraggiamento che pur vi sono necessarj ed indispensabili . Il dilucidare tali cose colle ragioni le meglio addatto che per me si potranno accozzare ^ il renderle evidenti coi fatti che il viaggio mi ha somministrati , e il confor- tarle cogli esempj che 1' altrui esperienza ha comprova- ti , mi sembra argomento degnissimo dell' odierno trat- tenimento che sottopongo alla vostra meditazione, Uditori umanissimi, con tutta quella fiducia che per una parte inspira la di lui utilità , per l' altra la vostra solita gen- tilezza e cortesia . Una scienza d'applicazione immediata e vasta, come la Chimica, bisogna che sia popolare per rendersi pro- spera , efficace , e veramente a portata di tutte le sue applicazioni . La maggior parte delle Arti , e li Mestieri da chi vengono esercitati ? L' Uomo del volgo vi si de- dica ^ quegli cui benefica fortuna non degnò d* un sor- riso è costretto dal bisogno a darvi i suoi sudori ^ ond' è che appena lo sviluppo del suo fisico gli presta qualche forza entra nelle Officine e prima come Manuale , po- scia come Artefice vi trae la sua esistenza , e vi logora r intera sua vita . Qual è quell' Arte che possa dirsi e- stranea ai soccorsi della Chimica , o che dalla Chimica non riceva del materiali , delle nozioni , o qualche abbel- limento ? In verità che riandandone la moltiplicità sì stenta a ritrovarne una che direttamente o indiretta- mente non si appoggi alla Chimica , ed il provare ciò parmi sarebbe lo stesso che il perdersi a dimostrare quello che ognuno dì per dì sa , e conosce perfetta- mente . Quindi se la Chimica , al pari della Fisica , e della Meccanica da! loro lato , è la base fondamentale \ DEL FBOF. G. SGABZI 9 Ai qualunque Arte che esercita l' uomo , e che necessi- ta alla società , ne viene in conseguenza , che quanto più questa è studiata ed appresa , le Arti più oltre progre- discono , ed i loro prodotti più facilmente pervengono a perfezionamento . E che questo sia , vedetelo in tulli gli oggetti che ci si recano dalla Francia , dall' Inghilter- ra, dalla Germania, dalla Svizzera, e da altri luoghi. Credete forse che la superiorilà di tali oggetti a fronte dei nostri, o la perfezione di quelli che non abbiamo, derivi totalmente da maggior esercizio, da semplice imi- tazione avvanzata , dal lento progressivo raiEnamento d' Arte ? Nò Signori miei ^ vi accerto che deriva dal- l'esserne gli Artefici siccome buoni fisici, e bravi mec- canici anche istruiti nella Chimica , o per lo meno dal- l' esserne le Fabbriche , e le Manifatture affidate all' as- sistenza e direzione di uno Scienziato , e principalmente di un valente Chimico. A Sèvrcs difiatti ove si fabbricano le maravigliose Porcellane sonovi impiegati tre Chimici , il primo dei quali è il nostro Malaguti che ormai in que- sta Scienza rivaleggia coi luminari del secolo. A Grenelle , a Choisy-le-Roy , a Echarcon presso Mennecy, a Saint- Maur , a Parigi del pari che a Marsiglia , a Lione , a Saint-Etienne , ed in altre Città non vi ha Tintoria , Vetrerìa , Cottonerìa ^ non vi ha Imprimerìa di Tessuti , Carterìa , Concia di Pelli :, non v' ha Fabbrica di Metal- li verniciati , di Bronzi dorati , di Plaquet , di Colori , di Saponi • non vi ha Manifatture d' oggetti di lusso , di comodo , di bisogno che non annoveri fra le persone addette un Chimico distinto . E tralascio i molti Stabi- limenti che conta la Francia di Prodotti Chimici , nei quali naturalmente un Professore di tale scienza deve ritrovarvisi . A Londra pure non che a Birmingham , a Manchester , a Liverpool , a Newcastle in Inghilterra ^ a Edinburgo , a Glasgow in Scozia , a Dublino in Irlanda non ho ritrovato una Fonderìa , una Fabbrica d' Acciaj , una Manifattura di Tessuti di vario genere , uno Stabi- i IO INDUSTRIA ITALUWA liinento In fine cV Arte o Mestiere elove dal più semplice Operajo non si parli fondatamente in senso chimico sul- r oggetto del suo travaglio , e dove non sia annesso un Laboratorio che provvede i materiali occorrenti nel tem- po stesso che presta campo ad altre investigazioni , ad analisi , a scoperte . A Bruxelles ancora , ed in diverse Città del Belgio si segue in tutto e per tutto la mede- sima costumanza dei luoghi suddetti , e che hq riscon- trata egualmente a Ginevra nella Svizzera , cosicché non potendo ritenerla una superfluità , e vedendola ovunque ripetuta bisogna convenire che da questa più che da qualunque altra cagione dipende la perfezlon dei pro- dotti , il felice andamento , 1' ottima riescila delle accen- nate imprese . A conseguire poi un tanto , e sì lodevole fine vi si è giunti per mezzo del pubblico e famigliare insegna- mento delle chimiche dottrine, non che per mezzo de- gl' Instituti d' Arti , e Mestieri , e di appositi Musei. De- gno d' imitazione è il piano che stabilisce doversi in tutta la Francia , dopo la Lingua nativa , la Storia Patria , e dopo gli Elementi di Matematica , apprender subito la Fisica , e la Chimica . Non vi ha Collegio , Casa d' Edu- cazione , o Liceo in cui queste due scienze non siano a preferenza insegnate . Ne' giorni festivi , nelle ore ve- spertine , e nei momenti che altrove si dedicano all' o- zio , alla crapula , ai vizii , nei Conservaloires des jérts , et des Mètières a Parigi da Clement Desormes , e da Puillet si danno corsi di Fisica , e di Chimica appli- cata cui assistono Operai ed Artefici particolarmente , ina che vengono frequentati ancora da ogni ceto di per- sone. Ed è cosa che desta ammirazione il vedere con- tinua folla nelle scuole di Chimica alla Sorbona , al Collegio di Francia , al Giardino delle Piante , alla scuola di Medicina , cui perfino il gentil sesso concorre a formar parte del numeroso uditorio , tanto è l' inte- resse che inspira lo studio di tale scienza . Nel Reale DEL PROF. G. SCAnzi Instìtuto di Londra parimenti il celebre Farady tiene in ore notturne dei Trattenimenti Chimici d' Applicazio- ne , e sonovi in quella gran capitale V Instituzione Poli- tecnica , e la Real Galleria di Scienze Pratiche dove le esperienze , ed i più bei fatti delle scoperte di Newton ^ e di Franklin , di Lavoisier , e di Chaptal costituiscono pubbliche dimostrazioni in tutti i giorni , ed in tulle 1' ore , alle quali assiste il ricco e 1' artigiano , il giovane e r adulto , il moglslrato e l' uom del popolo , tulli pa- scendosi degli stupendi fenomeni della natura riprodotti e spiegati , tulli istruendosi con diletto delle nozioni le più utili e necessarie , tutti impiegando con vero profitto lo stesso tempo dato al sollievo dello spirito, ed al di- vertimento . A simile estesa instruzione va congiunto an- che in altre Capitali un più o men vasto Gabinetto di Macchine , Modelli , Disegni spettanti a ciascun arte o mestiere , che di continuo aperto , come tutti i Gabi- netti Scientifici , alla pubblica osservazione presenta una perenne sorgente d' idee , di cognizioni , di tacito inse- gnamento . Così questi preziosi depositi che sono il san- tuario visibile delle scienze , e li tcstimonj patenti del loro progresso riescono veramente proficui , né s' invo- lano al pubblico bene custudendoli siccome fa l' avaro gì' inutili suoi tesori . Ecco per quali mezzi si ha fra gli stranieri quella Chimica popolare che è necessaria all' esistenza , ed al perfezionamento delle Manifatture . Dunque se queste voglionsi fra noi bisogna che lo studio della Chimica entri nell' istruzion primaria da darsi alla gioventù •, bi- sogna che la Chimica non sia il retaggio esclusivo del Farmacista , o il semplice ornamento dello studio Me- dico-Chirurgico, o degli scienziati-, bisogna che il Padre di famiglia , il Proprietario , il Padrone di Bottega , il Conduttore d' un Officina , 1' Artigiano , il Popolo senta il bisogno di conoscere la Chimica , E perchè ciò av- venga fa d' uopo aprir scuole , destinare locali , stabilire la INDUSTRIA ITALUHA instituti a tal fine diretti-, fa d'uopo comporre de' Mu- sei , raccogliere Materiali d' Arte , formare Laboratori di Chimica pratica ed Elementare •, fa d' uopo fissare gior- ni ed ore opportune a simili insegnamenti ^ pubblicar programmi e premj agi' Inventori , e scopritori d' utili perfezionamenti^ sostituire in fine all'Are di Bacco, ed ai tripudii di Pafo e di Citerà nobili palestre d' onore- vole gara, ed inviti a corone di salda e proficua gloriai Né solamente in tale guisa operando si avranno intel- ligenti ed abili artisti , ma si può sperare ancora che studiandosi di plìi questa scienza insorgano dei novelli Autori , e degli scopritori nella medesima , e si tolga così la disdicevole lacuna , che sola vuoisi attribuire all' Ita- lia , di non avere dei veri Chimici . Non sono io che accuso i miei connazionali di questa mancanza che ri- conosco involontaria , ma è l' Oltramontano che fa le meraviglie come non abbia uu Chimico la patria di Raft'ello , di Guido , e del Tiziano ^ di Michelangelo , di Bernini e di Canova ^ di Palladio , di Fontana , e del Cagnola ^ di Dante , del Tasso , e dell' Ariosto • di Go- relli, di Clmarosa, e di Martini:^ come non dia Chimi- ci la terra che ha dato un Galllleo , un Colombo , ed un Vico-, un Volta, un Galvani^ ed un Torricelli^ un Malpighl , un Morgagni , ed un Cesalplno ^ un Beccaria , un Alclati , ed un Fllangerl ^ un Cassini , un Piola , ed un Lagrange : come non vanti Chimici quel suolo che vanta Palagi e Baruzzi ^ Bellini e Rossini -, Monti e Mez- lofanti -, Plana e Cirlini -, Amici e Bellani ^ Nobili e Ma- rianlnl •, Rasori e Tommaslnl :, Orioli e Maj ^ Romagno- si e Rosmini : e cento altri già passati e viventi che nelle Arti belle , nelle Scienze Filosofiche e salutari , nella Legislazione e nelle Matematiche alzarono, ed innalzano di sé chiara fama, ed un nome che può dirsi europeo! Simile meraviglia degli stranieri per altro veste tutto U carattere dell' ingiustizia qualora si riflette che fra noi non esistono che in barlume le condizioni necessarie , e DEL PKOt-'. G. SGARZi i3 le circostanze favorevoli che altrove si danno in pien meriggio per avere dei Chimici , del pari che se si vo- lessero dei Geologi , o dei Naturalisti in sommo grado . E parmi sarebbe il caso stesso se alcuno si facesse a chiedere loro perchè non abbian che pochi Poeti , non dei Pittori , non degli Scultori volendovi per questo il genio ed il cielo dell' Italia , i modelli ed i monumenti che abbiamo noi! D'altronde s'ebbe pur ne' tempi andati i celebri Chimici Barbieri e Fabbroni che con- corsero coi Francesi al primato della scienza ^ lo sles- so nostro Volta nei primordj della sua carriera si di- stinse come Chimico ^ s' ebbe pur un Landriani , un Algarolti , un Monchini , ed abbiamo pure Sementini , Avogadro , Taddei , Bixio , moltissimi altri che certa- mente non occupano l' ultimo posto nella classe chi- mica ! Tuttavolta l' irragionevolezza di tale rimprovero che spesso risuonò al mio orecchio congiunta all' amaro che da più secoli ne circonda , fecemi sentire in tutta la sua verità 1' antico detto =: J^ch Victis z=z di Brenno avve- gnacché ci si addebita quello che realmente da noi non dipende ^ ci si espone ad un paragone cui mancano molti estremi ^ ci si addita quasi a scherno la propria felicità che a noi non è concessa! Ma passiam oltre , e siccome non tutte le scienze progrediscono ovunque in eguale maniera per la ragione ancora che influiscono sopra lo sviluppo delle medesime non solamente le circostanze morali , bensì ancora le circo- stanze locali , vediamo come la Chimica si comporta in vari luoghi , e come in conseguenza vi stanno le arti che ne dipendono . La ricchezza del suolo , l' abbondanza di prodotti naturali , e le semi-barbare costumanze escludo- no nei paesi Orientali , e nella Spagna i bisogni egual- mente che gli avTanzamentl dello spirito , quindi non vi ha quasi scienza , od arti . Nella Germania per lo con- trario si supplisce all' arridila del suolo, e rigidezza del clima colla più meraTÌgliosa operosità , e collo studio y l4 INDUSTRIA ITALIANA perciò vi prosperano d' assai le profonde speculazioni , ed abbastanza le scienze d' applicazione ^ massime poi la Chimica Metallurgica e Mineralogica, non che le Arti cui questa dà adito sonovi in alto grado , poiché le terre germaniche sono ricche di metalli , e somministrano minerali stranissimi , e rari . Nella Gran Brettagna tutto è industria e commercio , e l' anima di tutto si è P assidua direzione che quivi si dà ad ogni cosa perchè riesca utile e produttiva . Ri- vale della Francia in mille rapporti d' incivilimento , di coltura , di belle instituzioni , T Inghilterra però è più avanti nelle Arti Ceramiche avendo un suolo che dà del- le Argille perfette e degli ottimi elementi naturali . Ed in generale tutte le Arti , e tutti i Mestieri vi danno dei risultati preferibili a quelli degli altri paesi d'Europa* impe- rocché i mezzi meccanici sonovi da più lungo tempo e maggiormente sviluppati ^ é stato facile agi' Inglesi , più che ai Francesi il metter in azione il gran movente del vapore stantechè le Isole Brittaniche sono , per cosi di- re, un pezzo di Carbon Fossile* e le macchine loro riescono meno costose subitochè inesausti vi sono gli scavi ferriferi , quindi ferro e fuoco sta in pienissima loro disposizione . Nella Francia non vi sono per vero circostanze loca- li di suolo che è buono , ed anche ferace di materiali per le arti , ma incomparabilmente inferiore a quello delle due nazioni suddette . In compenso però vi sono le instituzioni politiche e sociali che larga mano prestano all' incremento dei lumi , e delle cognizioni ^ vi ha la capacità all' unissono di trentadue milioni di volontà che impone agli ostacoli e raggiugne qualunque fine speculativo si propone • vi si trova una gran centraliz- zazione la quale , se è dannosa per altri lati , riesce utilissima per le scienze e per le arti tutte formando una specie di luminosissimo fuoco nel quale le menti varie si temprano uniformemente , e dal quale irradiano DEL PROF. G. SGAKZI I O alle diverse regioni scienziati sublimi , artisti pcrftlli , scoperte e progressi in ogni genere , e d' ogni sorla . Neil' Italia si combinano bellissime circostanze di suolo , e di posizione commerciale, per cui potremmo avere ol- tre i prodotti dei Terreni Vulcanici e Solforosi di Na- poli e di Sicilia^ degli Alluminosi della Tolfa e di Piom- bino ^ dei Boracicl della Toscana i quali vorrebbero mi- gliorati e perfezionati per chimici buoni . Né saprei co- me non nutrire lusinga per noi di rivaleggiare le nazioni sopra indicate in quasi tutte le manifatture quando si facesse sentire negl' Italiani il bisogno d' essere industrio- si; quando ad essi pure fossero aperte le sorgenti d'utili speculazioni ^ quando loro si porgessero mezzi , ajuti , favori ^ quando per essi egualmente splendesse il benigno sole eh' altri vivifica e riscalda . Si possono ben fare dei tubi di Porcellana in quel Paese dove si fanno delle Statue ! Si può ben travagliar il Cottone dove si lavora la seta e la canepa ! Può ben aver luogo il commercio dove esiston Porti in due Mari ! Per certo dovremmo sempre lasciare ai Tedeschi le Arti Metallurgiche , agli Inglesi le Ceramiche , ai Francesi quelle di puro lusso e non veracemente essenziali ^ ma sarebbero degne di nostra scelta a preferenza le tante manifatture che ri- guardano i Tessuti, le Mobiglie , gli Ornamenti^ le tante Fabbriche di Colori , d' Utensigli , d' oggetti di Scienze , e di Mestieri •, li tanti Stabilimenti di prodotti Chimici , Meccanico-fisici , e Tecnologici che mancando a noi ci rendono obbligati agli stranieri . E poi non vi hanno tutte le Arti che imperfette possediamo, e che renden- done gli Esercenti istruiti della Chimica raggiungnereb- bero certamente il grado delle congeneri d' oltremonti ? L' Agricoltura in fine , le Arti di Virgilio , ed i famigliari comodi e sociali bisogni quanto non reclamano di esten- sione , di modificazioni , di progressi per porsi allo stes- so livello che altrove , ed al quale senza dubbio per- verrebbero generalizzando pur solamente {jH stadi della l6 INDUSTRIA ITÀLIARA Fisica della Meccanica , della Chimica 1 Ecco a parer mio come stanno le Nazioni che ci attorniano in vista, d'Arti e Manifatture-, ecco come sta l'Italia nello stes- so rapporto • ed ecco tutto ciò che le necessita , e che è compatibile colla qualità del suo terreno , colla sua posizione di commercio , ed anche collo .stato suo at- tuale. Diasi uno sguardo a' tempi passati ed alla storia delle Arti e Manifatture . Vedrassi che l' Italia come fu madre delle Scienze , e delle Arti Belle , così prestò culla ed origine a quelle pur anco che sono figlie della Fisica, della Meccanica, della Chimica, I cristalli e specchi di Venezia non ebbero forse un tempo gran voga , e non si spedivano forse all'estero come al presente si fa di quelli di Francia ? La majolica di Faenza non fu unica un tempo fra i prodotti Ceramici , cosicché ha servito a dare il nome a quelle di che ora fa commercio lo straniero? La Fabbrica di certi Veli non era una privativa un tem- po della nostra Bologna , e che nell' invasione Francese ci fu involata insieme alle macchine che la costituiscono ? Convengasi dunque che oltre gli accennati , altro dei potenti motivi della nullità di certe Manifatture , e del decadimento di quelle che un tempo furono la nostra gloria , si è la forza di circostanze indipendenti dalla nostra volontà -, altro si è l' impossibilità di poter stare i prodotti nostri in concorrenza con quelli delle altre nazioni circa pure la facilitazione nel prezzo perchè a questo porta unicamente il grande smercio, e sopratutto la somma degli elementi che già notammo . Venendo pertanto all' viltimo di questi elementi che è lo spirito d' associazione favorito dalla superiorità , ed animato dai compensi dirò m Che qualunque Fabbrica o Manifattura esige per l' impianto ingenti spese ^ che ■ nei suoi primordii non somministra pronto interesse , e che P esito non ne riesce sempre infallibilmente sicuro . Dietro ciò ognun vede che l' instituire di queste Fab- briche , e Manifatture ove non siano , e l' introdurle in DEL PROF. G. SGABZI tj un paese ove siano nuove non è cosa da farsi da un solo privato , né vi ha fortuna così forte che possa an- tistare afl' azzardo , ed esservi impiegata con buon ani- mo , e bastante prudenza . Fa d' uopo quindi riunire diversi capitali , raccogliere azioni , formare delle Società e delle Compagnie per avere i grandi mezzi che occor- rono . Infatti ovunque ho visitato di tali Stabilimenti non ne rinvenni pur uno che non appartenesse a più pro- prietari e senza le Associazioni non reggerebbero asso- lutamente le grandi Manifatture del Leister , del Lanark , del Northumberland^ né quelle delle Contee di Lanca- ster , di Shrop , di Rent ^ non quelle dei Dipartimenti della Senna Inferiore , dell' Eure , e dell' Aine , del Ro- dano ^ e Londra e Parigi non andrebbero superbe dei brillanti loro prodotti ! Oltre a ciò i grandi mezzi servono alla necessità che urge spesso di richiamare ed accogliere fra noi i sapienti che vengono di fuori per istruirci in qualche artistica spe- cialità^ servono alla circostanza che spesso avviene di dover affidare a Pratici stranieri la direzione dei lavori e delle officine tinche almeno quelli diventino famigliari , queste siano in ottimo andamento costituite^ servono al bisogno inevitabile d' instruirci con fondamento sopra alcuni pun- ti, e sopra certe viste particolari che solo si acquista- no frequentando i luoghi dall' industria resi rispettabili , e pellegrinando ai Templi che sono alle Arti consacrati . Dappertutto ove si hanno mire speculative si accorda la più lusinghiera ospitalità all' Artefice che giugne forestiero da luoghi prosperi di manifatture, e che mostrasi va- lente e d' abilità pieno. L'Inghilterra si fece più grande in senso d' arti allorché la revoca dell' editto di Nantes vi portò migliaja di Famiglie industriose partite di Fran- cia , e cui fu ben sollecita di porgere asilo , e prote- zione . Se l' America in questo ancora è al rango delle prime Nazioni lo deve alle guerre religiose, e politiche dell Inghilterra , ed all' immensa emigrazione che ne fu N. Ass. Se. Natdr. Anno a. Tom. /}. a i8 irrorsTRiA italiana V immediala conseguenza . Da altra parte vediamo lo stesso Fabbricatore Francese che conscio dell' utilità che ne viene depone 1' orgoglio nazionale , ed obbliando ogni basso sentimento di vanità confida la direzione dei la- vori a uomini Inglesi perchè superiori d'jìbilitàj e d'e- sperienza . A provare poi quanto convengano i viaggi d'istruzio- ne all'incremento delle Arti basta l'esempio della Ger- mania in oggi sottratta alla vergognosa esportazione di numerario che ci avvilisce , e invece posta in attitudine d' importazione mediante 1' approfittare delle circostanze favorevoli che la circondano , il non contentarsi di con- sultare i libri , ed i giornali , e particolarmente l' inviare di continuo gran copia di Giovani in Francia ed in In- ghilterra onde apprendere più che la teoria la pratica delle manifatture . Non fu al certo per me lieve dolore percorrendo infinite Fabbricazioni, e quelle in ispecial modo di Zuc- chero indigeno di Barbabietola che erroneamente , e quasi per moda voglionsi in più luoghi introdurre , il trovarvi Allievi di tutte le naz'foui , ma non un solo Ita- liano ! E sì che questa fabbricazione in Francia è la sola di cui non si faccia un mistero , e non sia custo- dita con gelosissima cura siccome pur troppo avviene e vergognosamente si pratica per altri oggetti anche in altri paesi. Maledizione ed onta s'abbia l'egoismo che nascon- «Icr vorrebbe sotterra un processo od un ritrovato che forse il caso non la fatica , somministrò , affinchè alcuno profittar non ne possa , e serva a saziare un' avida cu- pidigia sotto il manto di giusta privativa , e di premio a simulato merito ! Aggiugnerò che per condizion necessaria alla felice ri- uscita delle cose industriali vuoisi costante volontà a ri- ' «orche dirette , e non di rado richieggonsi anni ed anni <1 assidue prove , e d' esperienze onde conseguire un in- tento bramato : ed ceco nuova sorbente di molto di- DEL PROF. G. SGARZI I9 spendio , e nuova ragione per l' indicato assembramento di mezzi . Ma quanti beni , quanti compensi , quanti pre- ziosi risultali non se ne ottengono? Stupisce lo sguardo ed è graziosamente colpito dai vaghi colori di che brilla in oggi , e fa pompa il cristallo •, ebbene Monsieur Ro- bert ha confessato a me che tale invenzione creduta impossibile , a cagione della grande fusibilità dello stesso cristallo , le còsta una serie inGnita d^ inutili prove , un consumo non indifferente di materiali , ed una perdita di tempo incalcolabile . Così delle lacche ormai famose per ogni dove , e che tanto si pregiano nella Pittura , alle quali a titolo d' onore si dà il nome dello stesso Robert suo inventore • ma Monsieur Robert è alla testa d' una delie più belle industrie francesi ! Il Ferro fuso alla maniera Prussiana adottato fin qui per sole curio- sità e muliebri ornamenti , di presente dall' Italiano Pi- strucci in Londra è stato , a furia d' esperienze , mara- vigliosamente sostituito all' Acciaio per formare i Conj delle Medaglie , lo che porta un risparmio di tempo grandissimo oltre il rimuovere il pericolo dello spezza- mento nel temprare la gran matrice . Il Torno a ritratti che i Francesi s'appropriano , e che il sullodato Pistrucci dice inventalo a Torino , indi passato a perfezionarsi in Allemagna per l'ingegno di Skraug, non era atto a poter formare le copie della medesima grandezza del model- lo , e tutte le macchine di questo genere ne produce- vano quando delle più grandi , quando più piccole -^ ora con una pazienza che potrebbe dirsi serafica lo stesso no- stro esimio Artefice è riescilo a trovare il modo d' ottene- re 1' eguale grandezza , ed ha reso quest' ingegnosissima macchina sorprendentemente perfetta : ma Pistrucci è Ca- po Medaglista nella Zecca Reale di Londra! Le Porcellane di Sèvres sopravanzano in grado quelle del Giappone, in bellezza le Inglesi , in pregio d' ornamenti tutte quante per cui eminentemente sono ammirate , e stimale :^ supponete questo un risultato recente , o piuttosto non lo ritenete 30 INDUSTRIA IT&LUìSk qual è realmente F effetto d'anni di travaglio, di labo- riosissime indagini , d' immense somme che vi sono sta- te applicate: ma le Porcellane di Sèvres vengono da una Manifattura Reale , e un Governo ed un intera Na- zione concorre alla spesa del suo mantenimento ! Il Blu Raymond emulo di quel di Berlino per la vaghezza del- l' aspetto , e che lo supera per altre qualità ^ l' Oltre- mare riputato d' esclusiva proprietà degli antichi , e che è stato ridonato ai moderni : le carte dipinte che offrono un' assoluta identità coi più ricchi tessuti di seta , e di velluto , e che possono adoprarsi siccome i drappi , i veli , le più stupende pitture '^ gli Alcaloidi , gli Acidi , i Sali, i stupendi preparati che ci danno i chimici la- boratorii ^ le Pompe , le Presse idrauliche , ed i conge- gni mirabili che ci vengono dalle Officine fisico-mecca- niche -, certe Leghe , certe Vernici , certi Smalti , ed innumerevoli altre maravigliose scoperte sono il frutto della costanza nel travaglio , dell' intensità nelle indagini del pari che dell' impiego e versamento di riuniti capitali. Ma qualora si dia tale possibilità materiale , nulla può riescire perfettamente bene se poi manca la protezione , ed il favore dei Governi e per dare compimento all' o- pera della nostra rigenerazione in quanto all' industria , e della rivendicazione dell' onor nostro in quanto alla prosperità delle Arti richiedesi in modo speciale questa estrema condizione . Troppo chiara risulta la validità della j)rotezione Superiore , onde far sì che il commercio dei prodotti di uno Stalo sia florido e conseguentemente utile . Gli onori , ed i preraj bensì furon sempre le molle principali che i Genj filantropici reggenti le Na- zioni adoperarono onde sollevare le menti illuminate , pro- movere 1 progressi , favorire il pubblico bene . Non vo- glio ricorrere per esempi ai Fasti de' Principi di sem- pre gloriosa ricordanza , e di nome immortale che infiniti ne somministrano ^ non agli vVnnali d' epoche fc- licissirae e di favore che ne soprabbondano ; non a tempi DEL PROF. G. SGARZI trascorsi e da noi lontani che tutti ne riportano a dovizia ^ voglio soltanto citare pochi fatti recenti o di non troppo lunga data , e stando strettamente all' argo- mento sappiate che quando Prout accettò d' andar Chi- mico a Madrid, il Rè di Spagna l'onorò grandemente, e gli diede un Laboratorio nei quale tutti gli strumenti ed utensigli erano di Platino ^ che la Russia fa i più decorosi inviti , ed offre i più brillanti compensi agli scienziati ed agli artisti forestieri perchè vadano a stabi- lirsi nel suo Impero :, che il Rè di Svezia ha mandato la Croce della Stella Polare ad Alessandro Brongniart , che certamente non l'aveva richiesta, unicamente per onorare il di lui merito ^ che in Inghilterra non vi ha (ama e monumenti che vi uguaglino quelli Watt , e di Davy •, che in Francia non vi sono maggiori cariche ed onori di quelli dati a Chaptal , ed a Cuvier , a Gay-Lus- sac , ed a Thenard . Quest' ultimo si feri nell' eseguire un esperimento , e Luigi XVIII mandava ogni giorno a chiedere sue nuove ! K inutile poi che io tenti d' enumerare pur solamente le Instituzioni , le Accademie , le Società fondate , ap- provate , e sostenute dai Governi in ognuna delle re- gioni sopra nominate , e le quali con profusione prestana mezzi di esercizio , materiali per nuove indagini , sicu- rezza di massimo interesse . Ed è impossibile del pari che io qui accenni le ricompense , i premi d' incorag- giamento , gli assoluti proventi che vi sono destinati a chi studiando e faticando perviene con nuove teoriche , e con utili scoperte ad avvanzare i limiti delle Scienze, e ad ingrandire la sfera delle Arti , e delle Manifatture . Nelle nominate parli d' Europa insomma quegli che de- dica 1 suoi talenti , ed i suoi giorni al prolìlto della Pa- tria e della Nazione ha già un diritto sacrosanto alla Sovrana JMunificenza non meno che al pubblico compen- samento , e quando può presentare dei risultati di rimar- chevole utilità è fatto certo che noD gli può mancara 22 llNnUSTniA ITALIANA né stima nò interesse in vita , né corone ed allori oltre la tomba . Egli è in tal guisa che insieme alla generalizza- zione delle Scienze Chimiche , Fisiche , Meccaniche ed al cumulo dei mezzi, delle associazioni, delle for- ze materiali hanno ottenuto gli Stranieri il sopravento commerciale , la superiorità scientifica , la primazìa in- dustriale che possono vantare . In mezzo a tali idee , e nel conflitto di tali considerazioni alquanto desolan- ti, gode per altro l'animo mio di qualche conforto, e s' apre anzi a lusinghiera speranza in veggendo che il Piemonte e la Toscana non sono tarde ad am- mettere novelle Instituzioni Artistiche , siccome a repri- stinarne delle antiche cadute in barbaro disuso : che Ferdinando I. d'Austria ha decretato un Conseivatorio d' Arti e Mestieri a Milano , e favorisce 1' erezione di Gabinetti , di Scuole , di Fremii per gli Artisti in tutto il Regno Lombardo Veneto:, che nella nostra Bologna i Be- nemeriti Professori Valeriani ed Aldini con generosi Le- gati , e con disposizioni degne d' alta lode vogliono in- stituiti fra noi Musei e Cattedre di Disegno , di Fisica , di Meccanica , e di Chimica Applicate alle Arti . Ben videro questi due grandi il bisogno nostro , e ben co- nobbero r uno per la vasta mente , l' altro pei molti viaggi le cause della nullità o dell' attuale decadimento nelle Manifatture d' Italia ^ quindi entrambi pel vivo inge- gno seppero scoprire li mezzi che abbiam visto opportuni a ripararvi, e caldi d'amor patrio dettarono quelle volon- tà che tendono a togliere l'unico vacuo di che siamo accusati , che loro fissano un monumento d' eterna glo- ria , e che vorrebbero essere dai Concittadini , e dai Connazionali imitate ! Possa un tanto benefico intendimento veder con sol- lecitudine il suo principio poiché il fine non può man- care ! Possa l' ignoranza , l' invidia o qualch' altro turpe sentimento non prevalere contro di esso ! Possa l'amo- DEL PnOP. G. SGA1V/.I 2 3 rosa Superiorità benedire , appoggiare , coadjuvare tanto Instituto generalmente richiesto , universalmente applau- dito , sommamente desiderato! Questo è il voto principalissimo del mio cuore, questo voto m' accompagnò nella lunga mia assenza e dovunque fui a raccogliere nozioni , ed a far le osservazioni che vi ho abbozzate ^ questo voto mi ha ricondotto in patria e fra miei ^ ed è con questo voto che pongo termine al mio dire , lusingandomi che i mezzi indicati di po- polarizzare li studii Chimici , dì scegliere le più oppor- tune arti e manifatture , e d' invocare associazione e padrocinio siano veramente atti , e prevalentemente ido- nei a promovere P Industria Italiana ^ che Voi o Signori converrete meco della necessità urgente su tale rapporto, del danno e disdoro procedenti dalla sua mancanza , e quindi del bisogno forte d' insistere onde vengano una volta tali mezzi addottati , segniti , applicati ^ che in fine mi si condonerà se invece d' un argomento di stretta pertinenza del mio istituto ho trascelto questo cui m'at- trasse P importanza dello scopo , cui mi guidò patrio sentimento , e che vorrei aver posto nella piena luce che merita . Per oggi vi ho parlato da viaggiatore , da cittadino , da figlio della nostra cara Italia ^ in seguito vi parlerò da Farmacista quale il mio dover m' impone ^ da Istrut- tore quale ho studiato rendermi^ da Chimico quale ago- gnerei il vanto d' addivenire . SYSTEMA ORN1THOLOGI7E CAROLI X.UCIANI BOKTAFARTB MDXINIAM rniNCIFIS (Continuazione V. tom.. III. pag. 440.) TRIBUS 2. Scansores Digiti bini nntioi , binique poslici. FlMiLiA 3i. Ramphàstidae. Rostrum immane, vacuum, marginibus serratls: digiti biai amici, non ultra di - midium fissi , externi Internis longiores : alae breves , rotundae , tectricibus magnis . Subfamilia 89. Ramphastidinae . Lingua pennifor- mis : scuta tarsi sex: alae breves, rotundatae. Fàmilu 82. PiciDAE. Rostrum rectum , polyedrum , api- ce cuneato : lingua lumbriciformis : digiti antici ad basim connati: tectrices alarum breves. Subfamilia 90. Picinae . Rectrices rigldae , acumi - uatae. Suhfamilia 91. Yunginae. Rectrices molles , rotun- datae . Familia 33. BuccoNiDAE. Rostrum rectum, conico-com- pressuni , robustum , ad basim crassum , setis elou- gatls circumsessum : pedes grandiculi ; digiti externi internis longiores , antici toto articulo primo con- nati , exterior posticorum versatilis , liber. Suhfamilia 92. Bucconinae. Alae breves ; cauda bre- \is , mollis: ungues omnes incurvi. Familia 34* Cuculidae. Rostrum tenue , setis vix ullis : lingua plana : tarsi sentati : digiti antici fere fissi , exterior posticorum versatilis , liber. e. L. BOrSAPARTE 2 5 SuhfamiUa 93. Cuculinae. Rostrutn tenue , coiivexuin : nares rolundae, margine prominente: pedes parvi; tarsus brevissimus , sculls quinque 5 digiti subtus moUes, incrassall : Jìlae acutae. Snhfaniilia g^- Coccjzinae. Rostrum incurvum , mar- ginibus maxillaribus dilalatis; nares lineares , sini- plicps: pedes graudiculi } tarsus elongatus, nudus ; digiti ad medium teretes : alae breves , rotundatae : cauda longissima , cuneata . Suhfaniilia gS. Crotophaginae. Rostrum latum , coni- pressum , culmine elevato : nares simplices : pedes grandiculi, digitis ad medium teretibus. Subfamilia 96, Sawotlievinae. Rostrum elongatum , culmine convexo : nares simplices : pedes grandicu- li : digitis ad medium teretibus. Subfamilia 97. Indicatorinae. Rostrum breve, sub- conicum : nares simplices : pedes brevissimi , Familu 35. Capitontdae. Rostrum rectnm, compressum , rictu ampio , setis elongatis circumsessum : pedes dcbiles. Subfamilia 98. Capitoninae. Alae rotundatae. Familu 36. GALBULmAE. Rostrum elongatum , rectum , quadrangulare , integerrimum , rictu ampio ; vibris- sls validis: pedes debiles j digiti bini antici ad api- cem tantum discreti, externi iuternis longiores, in- terior posticorum brevissimus vel nullus. Subfamilia 99. Galbulinae. Alae breves : cauda elon- gata , gradata. Familia 37. Trogontdae. Rostrum breve , validum , trian- gulare , convexum , apice utrinque emarginalum : rictu ampio r digitus secundus simul cum pollice retroversus ; tertius et quartus antrosum versi , con- creti ad basim , interni externis longiores. Subfamilia 100. Trogoninae. Pedes parvi, semlhir- sull : alae brevissimae . Familia 38. Mosophagidae. Rostrum breve , compres- sulura versus apicem , maxilla profunda , culmine aO SYSTEMA ORMTHOLOGIAE arcuato , marginibus serrulatis , mandibula tenui : pedes breves , vix scansoril , digilis anlicis iribus membrana connexis , exlerno subversatile , pollice omnium minimo : alae breviculae . Subfamilia loi. Musophaginae. Cauda longa , ro- luudata, rectricibus latis decem. OrDO 4- CoLUMBAE Digiti tres antici , unus posticus : roslrum fornicatum , ceromate molli tumescente ad basini. Familia Sg, coLUMBiDAE. Rostrum breve , fornicatum , tenue, debile, cuticula molli tumida naribus impo- sita : pedes breves ; digiti subtus molles ; subincras- sali : plumae corporis densae , racliide ad medium crassiore ; plumae uropygii rigidulae . Subfamilia 102. Colwnbinae. Digiti omnino fissi, pa- rum divergentes : pedes parvuli : pollice insistente : tarsi sentati : alae longulae . Subfamilia io3. Pùlophjrinae. Digiti plica cutis ad basim juncti , valde divergentes : pedes validuli , pollice subelevato : tarsi reticulati : alae breves : cauda longa . SUBCLASSIS 2. GRALLATORES. Digitus posticus (pollex) altius tarso insertus quam antici , parum vel nihil solo inslstens , minime constrlc- lor , aut nullus. Poligamae plerae : pullorum alacrum ac per se victitantium educatrices. Tectrices alaruni niagnae . Ordo 5. Gallinae Tarsi teretes , validi , breviculi : tibiae toiae plumo- sae , una cum apice femoris excrtae : roslrum breve l'or- liicniuiu. Plumae compactae. e. Ij. bonaparte 27 Familia 4o. Pteroclidae. Rostrum tenue : alae iongae , acutae ; cauda subelongata , acuta . Siihfamilia i of\. Syrrhaptinae. Digiti tres coadunati , solo apice distincti . Suhjamilia io5. Pteroclinae, Digiti quatuor , ante- rioribus membrana connexis ad basim. Familia ^\\. Penelopidae. Rostrum validum, durum : di- giti a basi divergentes, membrana connexi : ungues magni , compressi , acuti : poUicis insistenti» major : alae breves : cauda elongata. Subfamilia 106. Penelopinae. Pedes elongati . crassi. Familia ^1. Phasianidae. Rostrum subvalidum , prae na- ribus excisum : digiti antici membrana connexi ad^ basim ; poUex longulus : alae breves , rotundalae : cauda producta. Subfamilia. 107. Pavoninae. Cauda in flabellum ex- plicabilis , tectricibus produclissimis. Subfaniilia 108. Pliasianinae. Cauda compressa, in- explicabilis. Familia 4^- Tetraonidae. Rostrum validum , continuo convexum , durum : digiti antici membrana connexi ad basini : alae breves , roluudaiae : cauda brevissima. Subfaniilia 109. Perdicinae. Nares nudae ; tarsi im- plumcs : cauda perbrevis. Suhfainilia no. Tetraoninae. Nares plumulosae : su- percilia glabra : tarsi piumosi : cauda longula. Familia 44- Crypturidae. Rostrum tenue : digiti fìssi : alae breves , rotundalae ; cauda aut perbrevis aut nulla . Subjaniilia in. Oitigjdinae. Rostrum conipressuni : digiti tres, pollice nullo. Subfamilia 112. Crjpturinae. Rostrum depressum : digiti quatuor : pollice parvo . Ordo 6. Struthiones Tarsi teretes, validi , longi : libiae seminudae , una cum apice femoris exertae : rostrum mediocre : sternum eca- rinatum ! alae impeanes ! Pluinae lacerne , laxissintae. a8 SISTEMA ORNITUOLOGIAE Familia 45' Struthionidae. Digiti fissi duo tantum vej tres : tarsi scutulatij alae breves , abortivae, remi- gibus nullis. Subfamilia ii3 Struthioninae. Rostrum breve , cras- sum , gallinaceum ; pedes ecalcarati. Subfamilia ii4- Apterj^inae, Rostrum elongatum , gracile , grallaceum : pedes calcarali . Ordo 7. Grallae Tarsi teretes, elongati: tenues , tibiae fere semper se- minudae , una cuna apice femoris exertae : rostrum ut plurimum elongatum. Pluinae compactae . Familia 4^. Charadridae. Rostrum mediocre , validulum : poUex nullus aut brevissimus. Subfamilia 1 1 5. Olidinae. Rostrum breve , subfor- nicatum : pedes validi , reticulati ; digitis tribus , an- ticis , brevibus , membranula connexis : ungues for- nicati, uec solidi: alae breves, amplae , remige tertia omnium longissima . Subfamilia 1 16, Charadrinae. Rostrum breve , molle juxta basim , apice incrassato : sulcus nasalis pro- fundus , ad medium rostrum extensus : pedes in- validi ; digiti tres antlci cylindracel 5 posticus fere semper nullus : alae longae , aculae , remigum pri- ma omnium longissima. Subfamilia 1 1 7. Haematopodinae. Rostrum rectum , robustum , valde compressum , acutum : pedes bre- viculi ; digiti omnes membrana connexi; interior omnium brevissimus: alae longae: cauda brevis. Familia 47- Chionididae. Rostrum breve , validura , com- pressum, integrum : poUex brevissimus, intraversus. Subfamilia 118. Ckionidinae. Rostrum tectum ad basim vagina cornea , antice libera : nares tubulares : pedes brevissimi, validi: squamae tarsi parvulae , scabrae : digiti exteriores membranula ad basim con- nexi, internus fissusj ungues fere detriti. e. L. BO^APAHTE Sp Subfamilia 119. Thjnochorinae. Rostrutn crassum , conicum : dijjiti mediocres : alae acutae , falcatae. Familia 43. PsoPHiDAE. Rostram breve , subfornlcatum : digiti amici membrana conjuncti ; pollex salis ex- cultiis . Subfamilia 120. Palamedeinae, Pedes validi, crassi , reticulati : digiti longissimi ; pollex robuslus , fere totus insistens : alae amplae , bicalcaratae. Subfamilia 121. Gvuinae. Pedes longi , graclles , scu- tati ; digiti mediocres; pollex minutus, vix solo apice insistens : alae amplae , breves , concavae . Familia 49- Ardeidae. Rostrum longum , validum : pollex longus, pliiribus articulissolo incnmbens: alae magnae. Subfamilia 122. Ciconinae. Rostrum crassum, conico- elongatum , vix ante oculos fissuni , rectissimum , culmine juxta medium depresso ; maxilla laevi : ca- put plus minus implume : unguis medius Inleger : pollex a solo elevatus. Subfamilia l'i.'ò. yirdeinae. Rostrum longum , rectis- simum , conico-elongatum, compressum , sub ocu- los usque Cssum ; maxIlla ulriuque longe sulcata : nngiiis medius serratus. Subfaniilia ii^. Cancrominae. Rostrum breve, enor- mitcr latissimuni , naviculare ; maxilla inanis secan- les mandibulae margines operiens. Subfamilia i25. Plataleinae. Rostrum longum , pla- num , apice valde dilatato , rotundato : pedes semi- palmati . Familia 5o. Tantalidae. Rostrum praelongum , arcun- tum; facies implnmis : pollex longus, solo fere totus incumbens. Subfamilia 126. Tantalinae. Rostrum apice obtuso rotundato , mnrginibns contraclis secantibus : pedes elongati ; digilis anticis membrana conjunctis. Familia 5i. Scolopacidae. Rostrum elongatum , gracile, molliculura , sulco nasali fere ad apioem rostri con- tinualo , rictus minimus : pollex brevis , gracilis , 3o SYSTEM* OFINlTHOr.OGUE vix inslstens , aut nullus : alae longae , acutae : cauda brevis . Suhfamìlia li']. Tringinae. Rostrum vel longissimum vel breviculum , apice laevigato , haud crassule : di- gitus medius tarso brevior j pollex brevisslmus aut nullus . Subfaniilia 128. Scolo p acinae . Bostrum longissimum , rectum , apice ruguloso-scabro in maxilla longiore subtus crassulo : digitus medius tarso valde iongior ; pollex satis excultus . Familia Si. Rallidae. Rostrum breve , ve! mediocre , crassulum , compressum : pedes magni , crassi , di- gitis fissis longissimis ; pollex longulus articulo primo sistens : alae breves rotundatae : cauda brevissima , tectricibus abscondita . Subfaniilia 129. Rallinae. Rostrum subcurvatum : pe- des mediocres : digitis crassulis , unguibus congrui»: alae inermes. Corpus coinpvessissimum : habitus gallinai uni . Siibfamilia i3o. Parrinae. Rostrum rectum: pedes longissimi ; digitis gracilibus et unguibus praelon- gis : alae saepius spiuosae . Familia 53. Phalaropodidae, Rostrum mediocre , rectum , gracile, flexile : pedes breves; tarsi compressi; di- giti lobati . SiAfaniilia i3i. Phalaropodinae. Maxilla utrinque •sulcata , apice deflexo , acuto . Familia 54. RecurvirostridAe. Rostrum rectum aut ctiam recurvum , tenuissimum , flexile : pedes longissimi , debiles ; tarsi compressuli : digiti semipalmati. Sitbfamilia i32. Recurvivostrinae. Rostrum teres , acuminatum, FiMiLiA 55. PhaenicopteridAe. Rostrum breve , crassum , medio infractum, marginibus lamelioso-denticulatis : pedes longissimi , palmati. e. L. BONAPARTE O I Subfamilia i33. Phaenicopterinae. MaxIlla ìntus so- lida , cannala , depressissima , valde exilior mandibula. Ordo 8. Ansebes Tarsi compressi , breves : tlbiae fere semper seminudae , earumque bases una cuni toto femore insertae : pedes palmati. Pluniae densissimae , compactae , oleosae , lanugine ad basini circuinseptae. Familia 56. Anatidae. Pollex parvus, liber : rosti-um cute molli lecium , ungulatum ad apicem , depressum , marginibus lamelloso-denticulatis : lingua crassa , car- nosa , latcribus dentatis. Suhfamilia là^. Cygninae. Rostrum basi tumldum , corneum , ad onulos usque implume , dentirulis lamellosis , compressis : collum longissimum : pedes breves, lati; pollex simplex. Subfamilia i35. Anserinae. Rostrum breviculum , ad basim profundum , corneum , plumosum , dentioulis abbreviatis , conicis , acutis : nares ad medium ro- stri : pedes longuli , fere aequilibresj pollex simplex. Subfamilia i36'. Anatinae. Rostrum longulum , la- tum , dentlculis lamellosis elongatis compressis : col- lum breviculum: pedes brevissimi: pollex simplex. Subfamilia \ò'j. tuligulinae, Rostrum mediocre, latum , denticulis lamellosis elongatis , compressis : nares ad basim rostri : collum breviculum : pedes exceiitrici ; pollex dilatatissimus , lobatus . Subfamilia i38. Merginae. Rostrum elongatum . an- gustum , apice abrupte inflexo , rotundato , margi- nibus acute serratis : pedes breves , postice excen- trici ; pollex dilatatissimus, lobatus. Familia 5y. Pelecvmdae. Pollex elongalus , subinsistens, moml)rana junctus (digitis quatuor, omnibus mem- brana bui' connexis), vel lobatus : pedes brevissimi: nlae magnae, valde elongalae. In arboribits cnnsidunt. Subfamilia i3f). Pelecaninnr. Maxilla raementaria. Subfarùlia. \^o. Plotinae. Mandibula utraquc solida . 3 a SYSTEMA ORNITHOLOGIAE FamilU 58. Laridae. Pollex liber, elevatus, vel nullus: pedes aeqiiilibres : rostruin marginibus band dentl- culatis : nares non protuberanles : alae elongalae , acutae. Bene ambulant : exìmie volani : male u- rinantur. Sahfamilia \^\. Rhlnchopinae. Rostrum mirlGce com- pressum : maxilla valde brevior mandibula . Suhfamìlia 142. Sterninae. Rostrum longum : com- pressum , apice recto acuminato : pedes breves : alae valde elongatae : cauda longissima , forficata . Subfatnilia il\i. Larinae. Rostrum mediocre , com- pressura , apice valde incurvo , mandibula subtus conspicue angulata : pedes modici j tarsus digito medio sublongior : pollex brevissimus : alae longis- simae : cauda brevicula , subtruncata. Subfamilia i44- Lestrlnae. Rostrum mediocre , ad basini rectum , cylindraceum , cera tectum , apice uncinato , maxillis caementariis ; mandibula subtus angulata : pedes graciles ; ungues validi , curvati : cauda gradata , reclricibus duabus mediis productis. Fàmilta 59. Procellaribae. Pollex vel nullus , vel tan- tum unguis : pedes excentrici : rostrum marginibus haud denticulatis : nares tubulares : alae elongatae , acutae. Ire nesciunt: male urinantur. Subfamilia i45. P/oceZZarmae. Rostrum rectum, a- pice abrupte uncinatum : maxillis caementariis . Familia 60. CoLYMBiDAE. PolIex parvus , liber : rostrum conlco-subulatnm , marginibus band denticulatis; col- lum elongatum : tarsi compressissimi : alae breves , minutae , falcatae , subacutae . Lacustres et mari- nae. Incessus dijjicillimus , corpore erecto ^ vola- tus celer , rectus ; urinatrices eximiae . Subfamilia i^Q. Podicipinae. Rostrum subconicum: pedes lobati : cauda nulla . Subfamilia i^'j. Colymbinae. Rostrum longulum , re- ctum , acutum : pedes palmati : cauda brevis . Familta 61. Alcididae. Pollex nullus : rostrum compres- e. L. BONAPARTE 33 sum culmine plus minus arcuato j marginibus haud denticulatis : colhim breve : tarsi parum compressi : alae breves, minutae , falcatae , subacutae. Mariti- maey boreales. Incessus dijjìcillimus • corpore erec- to ; volatus rectus , celer ; urinatrices eximiae . Subfami Uà i48. Phaleridinae. Nares nudae ; pedes palmati. Subfamilia i\g. Alcininae. Nares plumulls obtectae : pedes palmati. Familia 6-z. Spheniscidae. Pollex grandlculus , liber , an- leversus : cauda remigesque nullae . Subfamilia i5o. Spheniscinae. Rostrum longum , te- nue , mandibula sub basi incrassata : plumae omnes squamiformes : alae plnniformes . Oceani antartici propriae . ?i. Akk. Se. Nai'dr. Alino 2. Tom. APPENDICE AD UNA MEMORIA SUIiliE IRRADIAZIONI liUBllNOSE DEL SIGNOR PROFESSORE ( F^edi Tomo III. pag. 5. di questi ^tvi. ) I. Comechè nella memoria intorno alle Irradiazioni, da me recentemente pubblicata , io mi adoperassi ad esporre , il meglio e più precisamente che per me si potesse , le mie osservazioni , e nel farmi a discutere le ragioni , che da queste si desumevano per ambedue le cause più probabili del fenomeno , io tentassi di mostra- re, che più si confermava l'ipotesi che lo riguarda co- me un effetto dell'aberrazione, di quello che l'altra che lo stima conseguenza di una propagazione della im- pressione sulla retina , non pertanto potrei lusingarmi di aver convalidata sì fattamente quella opinione , da do- versi perciò riputare come molto probabile . Tultavolta chi avrà letto quel mio scritto , di leggieri si sarà avve- duto, che tra i fatti da me indicati a sostegno di quella ipotesi , uno ve n' ha , che richiama particolarmente V attenzione del fisico , a motivo di una particolare cir- costanza che lo accompagna . Io parlo del fenomeno , DI AWTONIO MAZZOLI 35 che presenta la fiamma di una candela , la quale si ve- de netta e definita ne' suoi contorni alla distanza della visione distinta, ma che poi non si conserva tale a di- sianze maggiori, anzi, allontanata convenevolmente per ogni varia condizione di vista, mostrasi a tutti alterata nella sua forma , ed irradiata . Sembra pertanto che l' ir- raggiamento delle immagini luminose sia dipendente dal- la distanza degli oggetti dall' occhio , sebbene una tale distanza debba esser varia , a norma delle varie condi- zioni della vista , e fors' anche in ragione della diversa grandezza dell'oggetto luminoso. Ciò premesso, ognuno vede, come ho l'atto osservare nella mentovata mia me- moria (§. iG), che le iiradiazioni non possono essere attribuite ad una propagazione della impressione sulla retina , perchè in (juesta supposizione il fenomeno do- vrebbe accadere, ed essere più sensibile alle piccole di- stanze, cioè quando è più forte l'impressione della lu- ce , e per 1' opposto disparire , o almeno illanguidirsi , a misura che l' immagine luminosa si scosta dall' occhio. D' altronde non havvi difficoltà per concepire , che il fe- nomeno sia un effetto della rifrazione che la luce in- contra nell'occhio, scorgendosi sempre, che la detta ri- frazione si opera in siflatto modo da produrre sulla re- tina immagini perfettamente simili all'oggetto luminoso, nel caso soltanto che la distanza sia quella della visione distinta o poco diversa , mentre , a maggiori o minori distanze , tutte le immagini vanno soggette ad alterazione più o meno notabile , e divengono più o meno confu- se , a seconda del maggiore o minor cangiamento della distanza. Quindi mi è sembrato, che il fatto mentovato qui sopra meritasse uno studio particolare , come quel- lo, che sembra atto a somministrare molti argomenti m- lorno alla causa delle irradiazioni , e perciò ho volu- to intraprendere nuove osservazioni , il risultato delle quali mi sembra di tale rilevanza da doversi render no- to per nonna di chi volesse estendere maggiormente 36 SULLE IRRADIAZIONI LUMINOSE queste ricerche . Io ne formerò il soggetto di una nuo- va discussione , per la quale ho fiducia che non poco venga a confermarsi quella opinione , che riguarda il fenomeno come efl'etto dell' aberrazione . 2. Per seguire quell' indizio , che mi veniva dato dal- la fiamma di una candela , bisognava istituire una serie di osservazioni dirette a dimostrare in quale guisa si comportino le immagini , alle varie distanze di queste dall'occhio. Per tal fine ho scelto in primo luogo una lastra metallica , i cui orli fossero bene affilati ^ situata detta lastra Innanzi ad un fondo luminoso , come sarebbe in- contro al cielo o alla fiamma di un lume , per modo che uno de' suoi orli laterali si trovasse dirimpetto alla pupilla di un' occhio , mentre l' altro era chiuso , ho po- tuto agevolmente osservare , che , se Y orlo della lamina si trova alla distanza della visione distinta, esso rimane net- tamente separato dalla luce del fondo luminoso, talmen- techè può dirsi , che una linea matematica separa 1' uno dall'altra. Non così accade se la lamina venga traspor- tata a maggior distanza dall' occhio : in tal caso la lu- ce del fondo luminoso si dilata dal canto della lamina, ascende sull' orlo di questa , e tanto maggiormente si dilata sul fondo oscuro della lamina stessa, quanto que- sta è più allontanata dall' occhio : similmente dall' im- magine oscura della lastra sorge una specie di penombra , che si dilata dalla parte opposta , cioè sul fondo lumi- noso , immergendosi sempre più nella luce di questo , quanto più la lastra viene allontanata dall' occhio . Se poi questa è trasportata più davvicino alla pupilla che non è la distanza della visione distinta , sorge nuova- mente dall' orlo della lamina una specie di penombra , che più si allarga quanto più la lamina si appressa alla pupilla. Ripetendo {|ueste osservazioni sopra vari corpi, V cui orli avevano diversa figura e spessezza, ho verifi- cato che gli efletti sono sempre i medesimi . Da tutto ciò consegue, che, quando gli oggetti non si trovano DI ANTONIO MAZZOLI 3 7 alla distanza della TÌslone distinta, i contorni delle loro immagini vanno soggetti ad una diffusione, che li rende più languidi , irregolari , e mal definiti . 3. Io credo di dover notare una particolar circostan- za , che accompagna questa alterazione delle immagini luminose ed oscure . Se si fa uso dell' occhio destro per osservare gli orli laterali di una sola lastra , si scorge che sul!' orlo sinistro della medesima , cioè su quello che corrisponde all' angolo interno dell' occhio , la luce che lo sormonta è molto sensibile , e per conseguenza la parte dell' immagine oscura , che vi resta immeisa e trasparisce , non è assai visibile : al contrario suU' orlo destro l' immagine oscura diflusa nella luce è più sen- sibile , e la parte luminosa è più languida. Tutto il con- trario accade se si fa uso dell' occhio sinistro . Questo fatto potrebbe avere analogìa con altro da me riportato nella citata memoria ( §. 8. ) , cioè , che quando si guar- da un' ampia e viva irradiazione con un sol occhio si veggono i raggi della medesima più luminosi e più lun- ghi dalla parte dell' angolo interno dell' occhio . 4. Se s' impiegano due lamine tenute ad ugual di- stanza dall' occhio , e per modo che i loro orli siono paralleli , si osserva , che , portando 1' occhio a maggior distanza di quella della visione distinta, la parte diffusa e languida delle immagini oscure delle lastre si dilata sempre più nell' intervallo luminoso, quanto più l'occhio si allontana , finché quella che proviene da una lami- na giunge ad incontrare quella proveniente dall' altra , ed indi si sovrappongono tra di loro : da tale so- vrapposizione risultano poi nel detto intervallo alcune linee o strie oscure alternate da linee luminose, e tanto quelle, quanto queste riescono parallele agli orli delle lamine . Nulla di tutto questo accade se le lamine sieno tenute alla distanza della visione distinta : i loro orli sono netti e definiti , ninna linea oscura si osserva noli' intervallo luminoso, e questo rimane nettamente 38 SULLE IRRADIAZIONI LUMIIVOSE diviso dagli orli delle lamine. Avvicinando maggiormente le lamine agli occhi , tornano di nuovo i loro orli ad essere mal definiti nel modo qui sopra indicalo . 5. Il fenomeno ora descritto , cioè la formazione di linee oscure nell'intervallo luminoso, accade egualmente ancorché le lamine non siano portate a molta vicinan- za tra loro . In tal caso per altro si richiede una mag- gior distanza dell' occhio dalle medesime , perchè le im- magini diffuse dalle lamine debbono maggiormente in- grandirsi per giugnere ad incontrarsi, e a sovrapporsi. Tale distanza è varia , a tenore della condizione in cui si trova la vista dell' osservatore : è minore pei miopi , e maggiore pei presbiti . Questa osservazione può esser fatta agevolmente , senza uso di lamine , nel modo se- guente . Chiusa totalmente una partita di una finestra , se quindi si socchiuda l' altra , per modo che rimanga visibile un' intervallo luminoso della larghezza di un cen- timetro in circa , quando l' occhio sia convenevolmente allontanato , e il luogo non riceva luce d' altronde , po- trà vedersi nel suddetto intervallo luminoso l' accennata alternativa di liste luminose ed oscure . 6. Se poi si useranno aperture molto strette , quali sarebbero quelle frapposte ai denti di un pettine , allora basta una distanza minore per osservare il fenomeno . L'occhio, trovandosi alla distanza della visione distinta, vedrà, giusta il consueto, separati nettamente gli orli dei denti dalla luce^ ma se l'osservatore si porrà a di- stanza maggiore o minore di quella , vedrà formarsi le dette linee oscure e luminose negl' intervalli che sono fra i denti . E qui mi è duopo ricordare , che nelle strette aperture il fenomeno era già stato avvertito da Brewster , siccome ho riferito in principio della citata memoria ( §. I.). Per altro quel celebre ottico non si è avve- duto , che il fenomeno manca alla distanza della visione distinta . Inoltre confessando d' ignorare la vera causa di questo fatto, non meno che degli altri tre fenomeni da DI AMOMO MAZ7.0M 3C) lui rpcentemenle scoperti , e da me riportati insieme con quello , ne deduce un principio che , a parer mio , non consegue da lutti que' fatti. Egli pretende , clic In luce, cadendo sulla retina, eserciti un'azione sulle parti di rizio cir- colare più luuìinoso , che non tutto il rimanente del foro. Finalmente se 1' osservatore si scosta dal l()ro , e si pone 40 SULLE IRRADIAZIONI LUMINOSE ad una distanza maggiore di quella della visione distinta , la luce del fondo luminoso cresce, e si dilata intorno intorno sull'orlo del foro, e questa dilatazione è tanto maggiore, quanto più l'occhio si allontana , almeno fino ad un certo limite, dal foro: ma la circostanza specia- lissima che accompagna il fenomeno è , che il con- torno di questa luce si rende sempre più irregolare, quindi si formano dei raggi , che divengono tanto più lunghi quanto più 1' occhio , fino ad un certo segno , si scosta dal foro , e l' immagine comparisce allora irradiala a somiglianza della fiamma di una candela veduta in di- stanza , Debbo avvertire che in questi raggi non si ma- nifestano 1 colori , perchè la luce di cui si formano è troppo debole : i colori non sono sensibili che nel caso di una luce molto viva , cioè quando passano a traverso del foro i raggi diretti del sole . 8. Che consiegue da queste osservazioni ? Che le im- niagini tanto luminose , quanto oscure, fuori della distanza della visione distinta , vanno soggette ad una diffusione maggiore o minore, a seconda della varia distanza degli oggetti dall' occhio , e che mentre tali immagini si dila- tano vanno perdendo a mano a mano anche la loro forma e regolarità , per lo che le oscure possono ve- dersi sopra il fondo luminoso vicino , ma interrotte dalla luce , e le luminose possono mostrarsi sopra un fondo oscuro vicino , ma alterate nella forma , e talora per modo da comparire finalmente irradiate. Ora è da esa- minare se questo fatto possa attribuirsi alla propagazione della impressione sulla retina , ovvero debba riguardarsi come un' effetto delle aberrazioni di sfericità , e di rifran- gibilità dell' occhio . 9. Io osservo in primo luogo , come ho già detto nella precedente memoria (§. 16), che se questi effetti si dovessero alla propagazione della impressione sulla retina , dovrebbero accadere principalmente alle piccole distanze , cioè quando l'impressione della luce è più DI ANTONIO MAZZOLI 4 * forte : ma essi non si mostrano alla distanza della vi- siono distinta :, dunque è forza concliiudcrc che la sup- posta trasfusione della impressione sulla retina non sus- sista. Secondariamente , se le irradiazioni venissero pro- dotte dalla detta propagazione , mi pare che sarebhe assai difficile spiegare la distinzione che si osserva nel raggi. Perchè non dovremmo piuttosto vedere l'imma- gine luminosa dilatarsi con luce uniforme senza distin- zione di raggi ? Si può ben intendere che 1' aberrazione produca silìatta distinzione , ma non si comprenderà cosi di lessieri come una propagazione della impressione sulla 'r'o propagazione cieiia nnpressu relina abbia da formare un numero talora vistosissimo ili raggi assai bene distinti gli uni dagli altri , comechè si fraj)pongano irregolarmente tra loro. Ricorrere al tes- suto della retina per ispiegare una tale distinzione nei raggi, sarebbe, a parer mio, cosa inconcludente , giac- ché la retina si mostra suscettibile di ricevere senza in- terruzione le impressioni della luce. I o. Se la dilatazione delle immagini oscure e lumi- nose non può attribuirsi a propagazione della impressione sulla retina, convien dire ch'essa sia un' efletto dell'aber- razione . Quella di sfericità pare che vi abbia parte , sì perchè le immagini si diffondono e si alterano più o meno , a seconda delle distanze , sì perchè tale dif- fusione ha luogo in modo diverso nelle parti laterali del- l' occhio , come indica la circostanza da me notata nel §. 3. di (|uest' appendice . Quanto a quella di rifrangi- hililà sembra che anch' essa vi abbia influenza , perchè i raggi delle irradiazioni molto luminose sono vivamente colorati , e nelle successive parti della loro lunghezza mostrano i diversi colori del prisma . Tralascio di ripor- tare tutti gli altri argomenti , che si possono addurre a so- stegno della ipotesi di aberrazione , perchè da me già esposti nella citata memoria, e piuttosto credo di dover combattere una obbiezione , che si potrebbe desumere dalle mie stesse parole. Nei §. 16. di quel mio scritto /Ja SULLE IKRADl AZIONI LUMINOSE ho detto, che la piccola Immagine luminosa del sole pro- dotta dalla riflessione di una lente convessa , e quella che si ottiene dalla luce diretta, che passa per un pic- colissimo foro, mi comparvero irradiate anche alla distan- za della visione distinta . Se il fatto sussiste , si potreb- be ora oppormi, che gli altri fatti da me esposti nella presente appendice non possono dimostrare che le irra- diazioni provengano dall' aberrazione . Io rispondo in primo luogo, che l'irradiazione da me veduta nel caso suddetto, alla distanza della visione disliiita, era assai pic- cola a confronto di quelle che si vedono a maggiori distanze : in secondo luogo , che sebben io cercassi di tener 1' occhio a tutte le distanze dall' immagine lumino- sa, pure potrei non essermi incontrato in quella, ch'era propriamente della visione distinta, la quale, a tenore delle ultime osservazioni da me fatte sugli orli dei cor- pi , è così determinata per ogni occhio , che non può variare , anche menomamente , senza che la distinzione della immagine ne soffra . Vero è che la distinzione sce- ina insensibilmente per le piccole mutazioni di quella distanza^ ma la somma distinzione non si ha, che quan- do 1' oggetto è in un dato punto. Se così è , non avendo io forse fermato l' occhio a quella eh' era la precisa di- stanza della visione distinta , doveva necessariamente ri- manermi visibile una piccola irradiazione , poiché questa è sempre sensibile nelle immagini molto luminose. In terzo luogo avvertirò , che la soverchia forza della luce può avermi impedito , anche alla detta distanza , di te- ner l'occhio nella naturale sua posizione, il che avrebbe contribuito indubitatamente a farmi vedere 1' irradiazione anche nella circostanza , in cui questa non dovesse mani- festarsi. A conferma di queste supposizioni, e partico- larmente dell' ultima , serva 11 fatto seguente. La piccola immagine di un lume , formata dalla riflessione di una lente convessa , che mi comparisce irradiata a distanza maggiore , non è più tale , ma è netta e definita alla di- DI ANTOmO MAZZOLI 4^ stanza della visione distinta . In questo caso ognun ve- de, clic la luce è assai debole a confronto di quella del sole. In fine, e sopra ogni altra cosa è da riflettere, che anche alla distanza della visione distinta potrebbe talvolta esser sensibile quell' efletto di aberrazione , che ordina- riamente non si mostra a quella distanza. La molta in- tensità della luce mi pare che potrebbe servire a spie- gare come , nel caso suddetto , possa esser sensibile la luce dispersa, la quale non produrrebbe poi alcun effet- to in altri casi , cioè quando è più debole . Dunque r esposta difficoltà non potrebbe impedire di ricavare dalle ultime osservazioni , riferite in questo scritto, la con- seguenza che sembra derivarne , cioè , che le irra- diazioni sieno effetto dell' aberrazione . II. Ora conviene esaminare se le linee oscure, che si formano negl' intervalli luminosi frapposti ai corpi o- pachi , sieno anch' esse la conseguenza di un' aberrazione , ovvero abbiano da riguardarsi come effetto di altre ca- gioni . Si potrebbe supporre , che fossero un fenomeno di diffrazione , ovvero venissero prodotte dalle penombre degli orli , le quali s' interponessero fra di loro . Questa ultima opinione fu quella che manifestai nella mia me- moria ( §. i6)-, e non senza qualche fondamento , giac- ché io vedeva sugli orli delle fenditure una specie di penombre, le quali, avvicinando gli orli , si rendevano più sensibili quando giugnevano ad incontrarsi , e dava- no origine alle linee oscure. Ora però mi conviene adot- tare la prima di queste opinioni. Credo di averne prove convincenti nei due seguenti fatti. Primieramente esse mancano alla distanza della visione distinta, e risorgono se I' oggetto è più vicino o più lontano , d'onde siegue che non possono riguardarsi come penombre o come fenome- ni di diflrazione , giacché come tali dovrebbero esistere e \edcrsi anche alla distanza della \isione distinta. In se- condo luogo siffatte linee oscure si nìostrano anche do- >e non possono aver luogo penombre, od effetti di 44 SULLE IRRADIAZIONI LUMINOSE diflVazione . SI tiri sopra un corpo nero , per esempio sopra una lavagna, una linea retta bianca di un milli- metro o i^ue di larghezza . Se 1' osservatore si porrà a fianco di detta linea , la vedrà netta definita , alla distan- za della visione distinta ^ ma allontanandosi convenevol- mente da essa , cioè quanto può richiedere la condi- zione della sua vista , vedrà finalmente formarsi nel mez- zo della medesima , nella direzione della sua lunghezza , una o più hnee nere , le quali senza dubbio provengono dalle due immagini laterali nere della pietra , che si diflbndono sulla linea bianca . I miopi ne vedranno in maggior numero degli altri , il che pure mi sembra un' indizio per attribuire all' aberrazione questi fatti . Simili fenomeni possono ancora presentarsi sui caratteri di stampa riguardati nella debita distanza , e ove siano opportunamente rischiarati dalla luce . 12. Se al fatti esposti in quest'appendice (i), si uni- ranno quelli da me riferiti nella precedente memoria a sostegno dell' opinione , che fa dipendere il fenomeno delle irradiazioni dalla dispersione della luce , parmi che si possa giustamente conchiudei-e, che tale opinione sia assai più probabile di quella , che vorrebbe attribuirlo ad una supposta trasfusione della impressione sulla retina. Oltre ciò mi lusingo di aver trovato una stretta relazione tra due fenomeni , che a prima giunta sembrano assai dispa- rati, cioè fra l'irraggiamento delle immagini luminose, e la formazione delle linee oscure osservate primiera- mente dal celebre Brewster nelle strette aperture , e da me trovate identiche a quelle , che si formano in (i) Questi fenomeni sono evidentemente effetti di una indistinzione di visione ; ma siccome pare che la visione debba diventare indistinta per effetto principalmente della dispersione od aberrazione della luce , così ho creduto di attribuirli direttamente all' aberrazione . DI ANTONIO MAZZOLI 4^ aperture mollo più grandi , Io stimo di avere presso- ché dimostrato, che l'uno e l'altro fenomeno sieno ef- fetti dell' aberrazione , e che riescano più o meno sen- sibili a norma di parecchie circostanze , ma princi- palmente in ragione delle distanze dell'occhio dagli og- getti, e del grado d'intensità della luce. DIISCOBSO DEL PROF. DI STORIA NATURALE NEL R. LICEO DI TRAPANI LETTO ALL' ACCADEML\ DEGLI ASPIRANTI NATURALISTI in HopoU li 28 4?fbb. 1840. E più di nn mese quando per la prima volta invita- vami il Professore Costa ad assistere alla vostra Acca- demia . Più per compiacenza che per soddisfare la mia irresistibile brama di conoscere quanto di bello contiene questa parte continentale de' reali domìni , io ne veniva a lento passo carezzando in mente il pensiero di lodare più l' intenzione dell' Istitutore , che la realità delle cose. Ma ben diversamente andò la facenda , mentrechè la mia sorpresa non ebbe uguali, e la mia interna confu- sione per un idea mal preconcepita segnò norma a' miei lulnri giudizli . Un consesso io rinvenni di giovani in quanto all' età , ma di adulti e provetti nelle scientifiche DI A. SCIGLI ARI 47 lucubrazlonl ^ toccommi sentire sviluppo di argomenti , an- nunzio di scoverte, riforma di teorie, discorsi insomma che attendermi poteva soltanto da qualche antica e ri- nomata Italiana Accademia. Mentre temi di Anatomia Comparata , di l'entomologia , di Erpetologia , di Orni- tologia , di Mammologia ^ di Antropologia , e poi di Bo- tanica e di Chimica in varie sedute ho udito svilupparsi da voi con maggiore o minore profondità ed erudizione a seconda della vostra età e del vostro jirogresso in sillatti studii (i)-, e con sorpresa ed ammirazione ho letto (i) I lavori degli Aspiranti Naturalisti dall' istituzione fino ni Giugno 1869 si trovano pubblicati in Napoli da' Tipi «li Azzoliuo e Compagno strada San Giovanni io Porla N. 4° i>l iSIig sotto il titolo di Esercitazioni accademiche degli j4spiranti Naturalisti diretti dal Dottor O. G. Costa P. P. di Zoologia nella R. Università di Napoli ec. ec. ec. Gli altri lavori inediti dal Luglio iSSg al Febbraio 1840 sono i seguenti che possono ripartirsi come segue : anatomia Comparata . = Notizie anatomiche su' linfatici del Sorcio domestico — sugli organi sessuali del Sorcio me- desimo { De Mai tino ) Osservazioni sullo sviluppo dell' apparato dentario de' cani (De Martino ) . Descrizione della placenta de' cani ( Tommasi ) . Osservazione sulP organo uditorio de' Pesci ( Giuseppe Costa ) . Ricerche anatomiche sulla Tartaruga terrestre (Tommasi). Osservazioni sulla disposizione areolo-reticolare de' vasi polmonari dello Scinco ( De Martino ) . Ricerche anatomiube suW^sterias yiiirantiaca (Tommasi). Osservazioni generali su' Crostacei ( De Martino ) . Ricerche anatomiche dei Crostacei del genere 3Iaja ( Tom- masi ) . Riflessioni sulla generazione (De Martino). y/ntropologia . := Commentario agli attribuii assegnali .Tlurislicamenle da Linneo alle diverse razze del genere Uo- mo , con la notizia geograGca delle diverse parti del globo, 48 DISCORSO le Esercitazioni Accademiche da voi rese di pubblica ra- gione per le stampe delPanno scorso (i), in cui s'an- noverano varie scoperte . tali appunto quella d' un no- vello microscopico ( il Poterion Mazzetti) cospersa di <ìe\ Sig. Dott. Gerardo CiofB giusta il tema assegnatogli dal Direttore . Ragioni dalle quali dee ripetersi la malinconia ed il color bruno o nero deir uomo asiatico ( Tommasi ) . Rapporti del clima e del suolo co' diversi sviluppi o fa- coltà mentali dell' uomo e sue tendenze diverse ( Tommasi ) . Mammologia . =: Descrizione della Cavia ( Salvadore de Luca ) . Con osservazioni del Sig, Amary. Erpetologia . z=: Osservazioni sulle Rane in generale e d' una specie di Bufo in particolare ( Achille Costa ) . Entomologia. = Ragguaglio delle specie d'Insetti più in- teressanti raccolte nella Sicilia , e descrizione di tre nuove specie di Cimici ( Achille Costa ) . Descrizione di una specie di Tinca creduta nuova ( Pas- quale) . Descrizione d' un' altra Tinca creduta pur nuova ( La Cava ) , Sulla industria e sagacità con la quale un' ape dell' sot- togenere Elicerà costruisce con sabbia il nido per deporvi le uova ( Achille Costa ) . Sulle diverse malattie alle quali van soggette le larve dei Lepidotteri (Gonigliano) . Botanica . = Geografia Botanica de' dintorni della Ca- pitale ( Giuseppe Antonio Pasquale ) . D' un fenomeno 6siologico dell' Erylhraca Cenlaurium ( Pasquale ) . Descrizione d' una specie di Piantaggine creduta nuova ( Pasquale ) . Osservazioni sulla disseminazione deWOxalis Corniciilata e sulla Mercurialis annua ( Pasquale ) . Chimica . =: Cenni sulle acque minerali di Gerace e di C. Luca , ed analisi chimica delle stesse . (0 V. la nota precedente. DI A. SCIGLIAIM 49 vedute di fisiologia trascendentale • di due novelle specie di Lepidotteri ^ non che le nuove ricerche sul!' organizza- zione de' rettili ec. ec. — A tanto apparato quanti pen- sieri destaronsi in una volta nella mia mente! La novità dell' istituzione , il vantaggio morale degli intelletti, la i'utura generazione 1 Ed invero se ad esaminar ci facciamo con animo spoglio di pregiudizi le norme delio sviluppo intellettua- le , specialmente nelle fisiche scienze , ed in particolare nel nostro regno, avremo di che com miserare la con- dizione dei giovani studiosi ed amatori del progresso , mentrecchè sa ognuno quanto poco profitto si ottiene nelle Università, ne' Licei, nelle Accademie, riducen- dosi generalmente tali pubblici stabilimenti a pomposa mostra piuttosto che a reale ed a solido insegnamento , i giovani non fanno per lo più se non che prestarvi la semplice presenza ! Né molto differente da questi pub- blici stabilimenti ritrovasi la privata istruzione mentre passiva anzi che no può dirsi la condizione dell' inse- gnamento. S'ingoja più di quanto si digerisca. Le di- scussioni che nell'antica scuola aristotelica avevan luo- go , quei circoli in cui la mente si aguzzava con l' op- posizione, benché sfortunatamente si raggirassero in ma- terie astratte , in sillogismi e quistioni di parole prive di senso , quelle discussioni , quei circoli sono scomparsi per sempre dall' attuale sistema . Lo studio perciò dei giovani moderni può dirsi una mera passività ! Terminato poi il corso scolastico rimangono general- mente i giovani abbandonati a se stessi^ ed in ispecie quelli delle provincie , delle piccole comuni non trovano altro stimolo , non trovano altro conforto al progredi- mento delle conoscenze positivo , che offre lo studio della Natura , se non se la sola propria interna voca- zione . IMa può essa sola bastare a tanto scopo ? La via più facile del solazzo , e de' piaceri dissipatori, ove specialmente la strada penosa del sapere offre il massimo N. An». Se. Natdr. Anno 2. Tom. 4. 4 5o DISCORSO degli ostacoli , non travierà certo la mente de' pochi che la natura ha ispirato della sua santa vocazione ? Ecco, o Signori, il voto che si offrì alla perspicace e vasta mente del Prof. Costa! Egli intese vivissimo un tanto bisogno , e con quel cuore espansibilissimo , con quella mente creatrice (i) e con quell' anima benefica di cui fin oggi non conto fi-a' viventi a me noti la se- conda , seppe ideare e porre ad effetto un suo propo- nimento , e felice già ne gusta i frutti per lui piìi de- hziosi di quelli che i nostri primi genitori gustarono nell' Eden . (i) Devesi al Prof. Costa un progetto grandiosissimo ed originale per facilitare lo studio delle Scienze naturali e spe- cialmente delle diverse branche della Zoologia , spingendola nel tempo stesso in brevissim' ora all' apice della perfezione. Esso consiste nel ripartire per nazioni lo studio delle di- verse branche a norma del progresso scientifico che esse han fatto in tali rami , e nel rinunziarsi dalle altre alle pub- blicazioni su quel ramo per cui non si possiedono gli eguali mezzi e cosi viceversa . — La Russia per esempio sarebbe scelta per il ramo de' mammiferi e tutte le altre nazioni dovrebbero mandare ad essa tutti gli animali nuovi o !e no- velle produzioni che si pubblicherebbero su tale ramo onde farne un codice normale . Si destinerebbe al Belgio ed al- l'Olanda il ramo degli uccelli; alla Francia quello de' pesci, all' Italia quello de' zoofiti , ec. ec. con le sfesse leggi già indicate. Così ogni nazione completerebbe e pubblicherebbe nello stesso formato e con gli uguali caratteri da stampa il proprio lavoro che conterrebbe tutte le scoverte del globo sotto il nome di Specimen Zoologiae Universale da servire di codice agli studiosi di ogni contrada, risparmiando pole- miche, spese di acquisto di memorie speciali. Monografie, Faune , ec. ec. e risparrtiiando quel che è più il tempo , — Tale progetto pubblicato da più anni sotto Fanonimo ( Voto di un Naturalista alle Accademie e Scienziati di Europa ) è rimasto un Utopia perchè uscito da un angolo estremo del- l' infelice Italia ! DI A. SCIGLIAM 5l Intiera a lui s'offerse la scena che in malconci detti vi ho di sopra abbozzato^ un solo mezzo riparatore gli si parava d' innanzi , quello di tenere in continua vita lo stu- dio vostro . Duplice n' era la via : quella cioè o di ag- gregarvi ad una delle scientifiche società di tal genere ovvero quella di somniettere a lui ciascuna delle vostre scientifiche produzioni . Difficile e manchevole nell' in- tento era la prima , poiché le società accademiche della Capitale ed anche delle provincie non ammettono se non che Socii ordinarli, onorarli', e corrispondenti. Per ciascuno di tali posti si esige un' età matura, ed un' opinione scientifica stabilita ^ e questi elementi mancano nella comune de' giovani studiosi . La sola Accademia Gioenia di Catania ammette degli Alunni ^ ma 1' alunnato manca di guida :^ sola scorta è 1' esempio loro offerto dagli Accademici maturi . Il secondo mezzo riuscirebbe lento e fastidioso , giacche il professore esimio della scienza ha ben poco tempo da risparmiare alle sue applicazioni continue per potersi occupare delle giovanili produzioni, ed in questo come nel primo caso mancherebbe la gara, stimolo potente al miglioramento e fonte produttrice di grandissime utili verità : mentrec- chè sa bene ognun di voi che dal conflitto de' pensieri ne nasce la verità , come appunto dallo stropicciamento de' corpi duri si svolge la luce . Qual mezzo dunque restava per ottenere il grandissi- mo scopo di render utili allo stato tanti felici ingegni che nella mancanza di mezzi e di stimoli abortirebbero facilmente e correrebbero rischio di andare in totale rovina ? Unico mezzo ! ed è quello appunto ideato dal nostro esimio professore, di riunire cioè in società scientifica i giovani addiscenli. Libertà di opinioni scientifiche , re- ciproca censura , bando di aristotelica venerazione , ecco i tre punti cardinali su cui poggia la vostra società , ve- race esempio della repubblica letteraria ! Sotto questi 52 DISCORSO auspicii essa nacque il dì •2.1\ febbrajo i838, ed è pro- gredita per più anni sotto il nome di Aspiranti Natu- ralisti . Sovrano concetto di mente italiana con animo com- preso di gioja inebbriante io ti rispetto, e ti auguro lunga esistenza ! Tu sorgerai modello alle nazioni inci- vilite del globo e simile alla favilla che nata impercetti- bile può, aumentandosi , illuminare immensi spazii domi- nati dalle tenebre , sarai stella polare negli oceani dello scibile per giungere in porto sicuro . Si , o Signori , come i secoli preparano 1' un 1' altro così avvenir dee delle generazioni, la presente preparar dee la futura . E qual è il mezzo di ben preparare la futura generazione ? quello appunto di avviare non solo con la voce e con l' esemplo nel verace sentiero del- l' utile e del positivo i giovani , ma sippure quello di scortarli 6no al loro completo consolidamento , finché divenuti robusti possano , al pari degli alberi da saggio cultore educati , pompeggiare di frutta squisite e non di seducente fogliame, come è avvenuto fin' oggi per diffetto di buone consimili istituzioni alla maggior parte di quei che il nome usurpano di dotti scienziati e di lettera- ti distinti . Conosco io bene le leggi che vi uniscono dalle su- preme autorità confermate (i)*, sono stato testimone dei (i) Gli statuti dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti sono i seguenti . Articolo I. Oggetto. L' Accademia degli Jl spiranti Naturalisti ha per oggetto la diffusione e promozione dello studio delle cose naturali di tutti i tre regni minerale, vegetale, ed animale. Articolo II. Soggetti. §. I. Essa sarà composta di giovani che accortamente e DI A. SCIGLUNI 53 vostri lavori , delle vostre discussioni , de' vostri severi ed imparziali giudizii: il cuore mi è balzato nel petto flecisivamente si consacrano allo studio d' uno dei tre rami della Storia Naturale , sia per professarlo , sia per farne ca- pitale in sostegno di altra professione di esercizio come Me- dicina , Farmacia , Legge ec. ec. §. II. Vi sarà aggregato soltanto uno o due giovani ver- sati nella letteratuja per non iscompagnare le scienze da quanto servir dee loro di ornamento . §. III. Il numero totale non oltrepasserà mai i dieci . §. IV. Vi saranno solamente degli altri onorari e sopran- numeri de' quali sarà detto in seguito . §. V. Il primo e priucipal requisito per essere ammesso in quest'' Accademia è la sperimentata morale e la civile e- ducazione : 2.° la loro dichiarazione di volervi appartenere; il che s'' intende ancora di volere attendere allo studio d' uno dei tre suddetti rami di Storia Naturale . 3.° Il consenso de' genitori o di coloro che ne tengono le veci . 4-*' d' essere residente in Napoli . §. VI. Per esser socio corrispondente o soprannumero è necessario che alle condizioni del N.** i.° e 2." vi sia pure un documento irrefragabile dello esercizio nello apprendi- mento d'uno dei tre rami della scienza in discorso, od al- meno di scienze affini come Fisica , Chimica , Anatomia umana e comparata ,• ec. ec. §. VII. I soci onorarii saranno gli emeriti «Iella medesima Accademia di cui si dirà . Articolo III. Obiune. §. I. L'Accademia sarà divisa in Direttore. Presidente. Segretario , Archivario e Bibliotecario . Aticoi.o IV. §. I. Del Direttore — Articolo riserbnlo . §. II. Doveri del Direttore . 54 DISCORSO per la gioja di vedere In voi assicurata la vera civiltà del secolo attuale , ed il certo veritiero progredimento Il Direttore assisterà a tutte le tornate dall' Accademia senza presedervi . Sorveglierà per la regolare e decente te- nuta durante la sessione ; regolerà i lavori ; proporrà temi e problemi da servire da subietto all'occupazione de' com- ponenti ; apporterà le sue osservazioni e rileverà le mende su' giudizi [)ronunciati dapprima da uno o più socii sia in- torno alle Memorie lette, sia intorno alle discussioni accade' miche ; distribuirà i premi! e darà il suo placet finale a tutte le deliberazioni prese in adunanza . Egli darà il suo assenso anticipatamente alla nomina dei socii di qualunque classe senza del quale niuno potrà esser messo a voti. Porrà il suo visto alle lettere e patenti ed a tutte le al- tre carte che dovranno uscire fuori dal seno dell' Accademia . Ciò principalmente s' intende se debbano mettersi a stampa, nel qual caso 1' approvazione del Direttore deve essere aper- tamente espressa . Articolo V. del Presidente. Il Presidente sarà scelto tra' socii ordinari ed a maggio- ranza di voti de' socii presenti della sola classe degli or- dinari! . La sua durata è di sei mesi o di un anno secondo che sarà determinato dalle circostanze . Egli presederà alle sessioni , accorderà la parola ai Socii , stabilirà i giorni e le ore delle adunanze con l'assenso del Direttore ; eleggerà i commissari! per la revisione e giudizio de' lavori de' socii; sottoscriverà i verbali , le lettere , le pa- tenti , e tutte le altre carte risguardanti l' Accademia ; scio- glierà la sessione quando lo crederà opportuno , e manter- rà r ordine e la decenza nelle adunanze . In assenza del Presidente , tali funzioni saranno disimpe- gnate dal più anziano di nomina tra' socii presenti . Articolo VI. del Segretario. Il Segretario sarà scelto nel modo stesso che il Presidente DI A. SCIGLUni 55 (lei secolo avvenire , e nella ristrettezza de' miei lumi e dei mezzi che al Cielo è piaciuto accordarmi spon- e tra i Socii. La sua durata sarà di 4 '' ^ mesi, e poi an- che di un anno quando la condizione delP Accademia Io permetta . Egli è incaricato della redazione de' verbali , della corri- spondenza, del registro, degli atti Accademici, e di far la storia de' lavori in ogni fine del suo esercizio . Firmerà tutte le carte dopo il Presidente . Egli farà sempre parte delle Commissioni o Deputazioni dell' Accademia . AiiTicoLO VII. dell' Abchivario e Bibliotecario . La conservazione delle carte e de' libri di proprietà del- l' Accademia sarà affidata ad un Socio scelto come le altre cariche ma dalla classe degli ordinarii , e prenderà il titolo di Archivarlo e Bibliotecario . Egli sarà responsabile delle cose che gli saranno allidate . La sua durata è triennale ma può rinunziare dopo un anno , siccome può essere rieletto dopo il primo triennio. Sono suoi doveri permettere a' Socii riscontrare e con- sultare le scritture , i libri e le collezioni di spettanza del- l' Accademia . Non permetterà però che alcuna carta , libro od altro oggetto uscisse fuori del luogo in cui trovasi 1' Ar- chivio stabilito , malgrado che ne sia direttamente respon- sabile . Articolo Vili. Dell' Elezio?ie dei Socii ordinarii. Avutasi la dimanda di volere appartenere a questa Acca- demia si consulterà dapprmia il Direttore . Ottenuto T as- senso di questo si prenderà stretto conto intorno alle con- dizioni necessarie per V ammissibilità giusta il prescritto nel- r Articolo IL §. V. Se queste concorrono per 1' all'ermativa si passerà al bus- solo segreto in piena adunanza . I socii ordinarii e gli ono- rarli presenti avranno voto deliberativo e s' intenderà am- messo se niun voto sarà negativo . Se si avrà un terzo di 56 DISCORSO taneo vi offro la mia opera qualora nou sdegnerete accogliermi vostro coadiutore , e reputerommi pure troppo voti negativi il candidato rimarrà escluso deflnitivamente . Se il numero de' voti negativi è di due potrà ripetersi il bussolo dopo due mesi; se un solo dopo un mese. E qua- lora le negative fossero costanti si ripelerà lo squiltinio an- che per la terza volta , dopo la quale , sussistendo ancora qualche voto negativo, si passerà allo scrutinio aperto , ossia si passerà alla conoscenza de' discrepanti per chiederne ra- gione. Questi saranno in obbligo di assegnar le ragioni per le quali credono non doversi ammettere il candidato le quali po- tranno segretamente affidare al Direttore se così la decenza o altra causa gli detta. Trovandosi valevoli si terranno per ferme finché sussistono ; se figlie di rivalità personali rimane alla prudenza del Direttore il farle cessare dopo di che si ri- prenderà lo squiltinio definitivo . Articolo IX. De' Socii onorarii e de' soprannumeri. I socii onorari! saranno altri di dritto ed altri elettivi . I primi saranno tutti i socii ordinarli i quali passando ad occupare qualche carica scientifica o letteraria, siccome per es. di pubblico Professore, Direttore di qualche stabilimento , a Socio ordinario di qualche altra Accademia Napolitana cesserà di fatto dal far parte di questa nella qualità di So- cio ordinario e prenderà quella di Socio onorario emerito . I secondi saranno quelli i quali si faranno a proteggere r Accademia sia con mezzi pecuniarii sia col procacciarle onori^ distinzioni e sostegni. Da queste condizioni non deb- be essere mai disgiunta quella di un carattere pubblico ono- revole e di essere colto in lettere od in Scienze . I Socii corrispondenti o soprannumeri debbono avere i medesimi requisiti degli ordinurii tranne 1' essere o pur no residenti in Napoli . La loro ammissione però sarà fatta con le medesime forme e saranno inclusi per sola maggioranza assoluta di voti. La distinzione di Socio soprannumero e corrispondente DI A. SCIGLIANI 5^ felice se una foglia di più potrò aggiungere col mio buon volere alla corona di lauro che adorna il vostro rispettabile consesso . serve a qualificare quelli che dimorano nella Capitale e quel- li che ne sono lontani . I giovani che si troveranno per un tempo determinato nella Capitale e forniti delle condizioni espresse nel §. I. Articolo II. saranno ammessi come soprannumeri durante la loro dimora in città e passeranno alla classe de' corri- spondenti allorché ne saranno fuori . Articolo X. De' doveri de' Socii. I Socii ordinari hanno obbligo di intervenire alle sedute or- dinarie e straordinarie . La mancanza alle sedute ordinarie senza legittimo impedimento porta seco la esclusione , quindi il socio deve prevenire il Direttore e dichiarare il motivo che lo impedisce ad intervenire ; non cosi per le straor- dinarie . Deve comunicare all' Accademia tutte le sue osservazioni e leggere una memoria almeno ogni tre mesi. La mancanza a tal dovere porta seco V esclusione . I Soci soprannumeri hanno le medesime obbligazioni e solo si tollera per essi la mancanza della lettura di memo- rie. Se per questi però è tollerata tal colpa , coloro che più si mostrano operosi ed attivi saranno premiati co' gradi Accademici od altrimenti . — I Socii onorari! non hanno doveri positivi , ma il loro zelo e gli atti di loro protezio- ne saranno tenuti in conto per rimeritarli di contrassegni di animo grato a seconda della possibilità di cui l' Accade- mia si troverà fornita . Essai sitr les phénomènes ec. Saggio sui feno- meni ELETTRICI DEGLI ANIMALI , DEL PrOF. CARLO MATTEUCCI. Parigi i84o in ottavo di pag. 88 CON tavola litografica in fol. ( Vedi V annunzio di guest' opera nel Tomo III. pag. 898. ) L' autore fa precedere a questo interessante lavoro , che dedica ai Signori Arago e de Humboldt, una breve prefa- zione nella quale avverte prima di tutto, che l' intensità dei fenomeni svegliati in una parte di un animale vivente , o di recente ucciso, dalP applicazione dei fili communicanti coi poli di una pila dipende dalla forza della macchina , dall' eccitabilità dell' animale , e dalla qualità dell' orga- nizzazione della parte percorsa dalla corrente elettrica . Generalmente questi fenomeni essendo stati distinti in chimici , fisici , e fisiologici protesta l' autore di volere occuparsi soltanto degli ultimi , cioè dei fenomeni fisio- logici, consistenti principalmente in contrazioni muscula- ri ed in sensazioni dolorose , senza però occuparsi di una storia precisa di quanto è stalo su tal proposito per 1' addietro tentato , ma scegliendo soltanto i fatti bene avverati che conservansi tuttora nella scienza, ag- giugnendovl le scoperte interessanti degli ultimi tempi , e tentando di riempiere le lacune che tratto tratto pure s' incontrano , il che formerà la prima parte dello scrit- to , versando poi la seconda sul!' esistenza della elettri- cità negli animali : sì nell' una che nell' altra parte non ardisce sperare di raggiugnere lo scopo prefissosi , DEL PROF. C. MATTEUCCI Sg trattandosi ci' argomento quanto mai difficile ed esteso , ma sibbene di procurare , medianle l' esposizione scien~ tifica di tutti 1 fenomeni ben dimostrati di elettricità a- nimale , di richiamare l' attenzione dei dotti sulle sco- perte che restano a farsi . Leggi generali di contrazioni prodotte dal solo passag- gio della corrente nei nervi. — Qualunque sia la parte musculare di un'animale vivente o di recente ucciso che venga percorsa da corrente elettrica hannosi tosto con- trazioni musculari eccitate nel momento del chiudimento del circuito ^ e quantunque la corrente continui , le con- trazioni cessano immediatamente, riproducendosi soltanto nell' arrestarsi la propagazione dell' elettrico . Ora si offre subito la necessità di ben definire qual parte aver possono nella produzione di questi fenomeni e i filetti nervosi dira- mati pei muscoli, e la pretta fibra muscolare*, ma nella impossibilità di ottenere questa del tutto isolata dalla fibra nervosa fa duopo assicurarsi da prima qual sia l' azione della corrente elettrica qualora si esercita sul semplice filo nervoso , Su tal proposito devesi ai Signori Lehot , Bellingeri e jMarianini la scoperta delle seguenti leggi . i.'" Agendo soltanto sui nervi vedonsi contrarre i mu- scoli allorché la corrente s' introduce in niodo da per- correre i filetti nervosi nella direzione dal tronco ai ra- mi : in questo caso il polo positivo è collocato verso il cervello: 2."" Cessando questa qualità di corrente non avviene contrazione : 3."- A\endo la corrente opposta direzione , cioè dai rami ai tronchi , non si ha contra- zione allorché s' introduce : 4>^ questa ha luogo solo al cessare della corrente . Leggi di contrazioni prodotte dalla corrente quando a- gisce nello stesso tempo e sui nervi e sui musculi ^ o su di questi soltanto . — Qualunque sia la direzione della corrente relativamente a quella delle fibre muscu- iari la contrazione ha luogo sempre nella prima intro- duzione della corrente ; la qual differenza potrebbe portare 6o ELETTRICITÀ ANIMALE a supporre che la contrazione potesse aver luogo indi- pendentemente dai filetti nervosi ^ ma , come riflette Marianini , le enunciate leggi resterebbero ferme suppo- nendo , come pare probabile , che i filetti nervosi si distribuissero nel muscolo in tutte le direzioni , e si aves- sero perciò nello stesso tempo correnti secondo l' an- damento dei nervi , ed in senso opposto . Tuttavia l' in- fluenza della direzione della corrente non cessa di farsi osservare anche agendo nello stesso tempo sui nervi e sui musculi . Per dimostrarlo si prenda una rana pre- parata secondo il metodo di Galvani ^ collocando cia- scuna delle zampe in uno del vasi pieni d' acqua in cui pescano 1 reofori della pila , si vede , singolarmente quando 1' animale comincia ad indebolirsi , che l' intro- duzione della corrente fa contrarre la gamba immersa nel vaso del polo negativo , e interrompendo il circuito invece è la opposta , o del polo positivo , che si mette in movimento . Corrente elettrica diretta perpendicolarmente attraverso di un filetto nervoso trovandosi le punte dei conduttori direttamente opposte fra di loro . — Con ingegnose espe- rienze ha r autore cercato d' assicurarsi quali fenomeni avvengano in questo caso non per anche contemplato , ed è riescito a dimostrare che per quanto forte sia la corrente , essendosi servito di una pila persino di 4^ copie , nell' atto che passa attraverso del nervo non av- viene contrazione di sorta alcuna . Corrente elettrica che agisce sul cervello . ■ — La strut- tura di quest' organo rende quasi impossibile l' isolamen- to delle diverse sue parti in guisa da agire separata- mente sulle medesime, ecco pertanto , dice l'autore, le poche cose che in molti esperimenti ho potuto osser- vare . Scoperto col trapano il cervello di un coniglio vivente , toccati coi due fili di una pila a tazze di 6o copie gli emisferi cerebrali , mantenendo i due fili alla distanza di due centimetri l' uno dall' altro , l' animale DEL PROF. C. DUTTEDCCI 6l non se ne è risentito : portati sul cervelletto gli stessi fili la corrente è passata senza eccitare nelP animale ve- run effetto :, lo stesso è avvenuto immergendoli alquanto nella sostanza dei detti organi , e fu solo nello spingerli più profondamente che 1' animale gridò ed agitossi forte- mente . Questi fenomeni avevano luogo anche allorquando toccavansi e si facevano percorrere dalla corrente i ta- lami ottici ed i corpi quadrigemini : sembra perciò che nella sua azione sul cervello la corrente elettrica non differisca dagli altri stimoli comuni. Cause che modificano l' azione dell' elettricità sui nervi: legatura . — Si sa che legato un nervo irritando la parte situata al di sopra della legatura l'animale prova soltanto dolore né si movono i muscoli sottoposti •, invece se è la parte inferiore alla legatura che venga irritata fortissime sono le contrazioni muscolari , nullo il dolore. Vediamo ora ciò che avvenga quando lo stimolo sia la corrente elettrica : si è per lungo tempo creduto che la legatura ne interrompesse ugualmente 1' azione, poscia adottossi il contrario parere. Nei primi tentativi parve invero che la legatura non impedisse l'azione del elettrico, ma la indebolisse soltanto:, avendo però agito con mag- giori precauzioni si convinse avvenire esattamente per la corrente , in caso di legatura del nervo , ciò che avviene di tutti gli altri slimoli , come pure opinarono molti fisici degli andati tempi. alternative f^oltaiche — Fra le cause che mo- dificano l' azione della corrente elettrica sui nervi avvi la stessa corrente. Il celebre Volta trovò che sottoposta una rana preparata , e le gambe della quale s' immergano separatamente in due bicchieri d' acqua , al passaggio della corrente elettrica finisce dopo un certo periodo di tempo col non più contrarsi allorché , troncato il circuito , si riproduce di nuovo. Se allora venga rovesciata la dire- zione della corrente si contrae di nuovo e questo av- viene successivamente per certo numero di volte: questo 6a ELETTRICITÀ AINIMiLE è ciò che chiamasi alternativa J^oltaica , sulla spiegazione del qual fenomeno avendo molto studiato il Marianini r aut. si riferisce alle di lui osservazioni , anche col di- mostrare che la contrazione che ha luogo rovesciando la direzione della corrente , non è dovuta all' aumento di intensità di questa corrente prodotta dalle polarità secondarie , come lo pretese M. Peltier. J^elcni . — Meritava pure di essere studiata l'azione della corrente elettrica sopra le rane uccise o tormentate dall' azione di certi veleni : il primo , di cui ho studiato l' azione , dice 1' aut. , è 1' acido prussico del quale ho fatto cadérne tre gocce sulla lingua : scorso appena mezzo minuto la rana distese le zampe- tagliata e preparata al modo ordinario , la corrente di una pila a tazze di dodici copie e stata trasmessa attraverso del corpo dal nervi ischiatici alle gambe. Le contrazioni sonosi mostrate di quella forza stessa come se non si fosse fatto uso del veleno. In altri individui sottoposti al medesimo esperi- mento ho aspettato che fossero morti , le contrazioni fu- rono della stessa forza , ma di minor durata. Due rane vivacissime sono state messe in una solu- zione di estratto d' oppio ^ ne ho estratta una dopo due ore , e preparata rapidamente , le sue membra si mostra- rono tese e quanto mai contratte : passato questo stato la sottoposi ad una corrente di quindici copie diretta dal ner- vo al muscolo, e ne ottenni fortissime contrazioni: lasciata cosi preparata nella soluzione anche per trenta minuti era pur capace di contrarsi fortemente al passaggio della corrente. L' altra rana è morta in cinque ore -, preparata e sottoposta subito alla corrente di 1 5 copie si con- trasse fortemente , il che accadeva servendosi anche di una sola copia. Dunque V acido prussico e la morfina non indeboliscono 1' azione della corrente nel promovere le contrazioni dei musculi negli animali viventi od uccisi di fresco. Azione simultanea sullo stesso nervo di due correnti DEL PROF. C. BUTTEUCCI 63 elettriche dì forza disuguale . — Per vedere l' effetto pro- dotto da questo nuovo modo di opplicazione dell' elet- tricità faccio , continua sempre 1' autore, il seguente espe- rimento. Preparo al solito una rana (g) ed immergo i suoi nervi nel bicchiere S ( Tav. I. fig. 6. ) 1 museali neir altro bicchiere V. Uno dei fili della pila Z. pesca nel vaso S , l' altro è legato ad un filo del galvanome- tro ÌNI ^ il secondo filo del galvanometro discende nel bicchiere V. E necessario che questi fili che s'immergono nei liquidi sieno tutti di platino. Allorché la corrente entra andando dai nervi ai muscoli vedonsi forte con- trazioni e 1' ago devia. Passati alquanti minuti la devia- zione si indebolisce e l' ago si fissa. Se si introduce in allora la copia elementare 0/ TJ nei due bicchieri, vale a dire lo zinco C nel bicchiere S , il rame Z' nel bic- chiere V, si vede l'ago ritornare verso lo zero e la rana non dà segno di contrazione. Allora tolgo l'arco zinco e rame ed interrompo il circuito della pila , rimetto il solo arco , e la rana fa vedere fortissime contrazioni. Ripeto la stessa sperienza cangiando solo la posizione dell' arco zinco e rame , la rana resta pure immobile nel mentre che l' ago è maggiormente deviato : distruggo di nuovo il circuito senza che abbiano luogo contrazioni : faccio an- cora passare la corrente elementare nel modo ultimo indicato, la rana non si contrae allorché si introduce ma solo allorché lo si leva : 1' aut. riflette che nei modi precedenti di esperimentare non si ottiene che la cor- rente addizionale dell' arco circoli soltanto per la rana , giacché eOcttivaniente si divide fra di essa e la pila col filo del galvanometro , e si propone di ottenerlo toccando con uno degli elementi dall' arco il nervo , coli' altra il muscolo o viceversa , restando però sempre chiuso il circuito della pila : e questi risultati dell' esperimento di- mostrano e la realtà delle leggi da prima fissate , par- lando del passaggio della corrente nei nervi , e l' altro fatto non meno importante che qualunque volta le me- 64 ELETTRICITÀ AINinALE mbra di una rana , o di un' animale qualunque , sotto- poste sono al passaggio di una corrente elettrica , una seconda corrente più debole introdotta non produce veruna contrazione , e la risveglia solo allorquando sia più forte della prima esistente. Sensazioni prodotte dalla corrente elettrica . — Cono- scevasi da lungo tempo il fenomeno della produzione di una sensazione di luce negli occhi , e di dolore nelle braccia allorché con queste si chiuda il circuito della pila:, ma si deve alle ricerche di Lehot e specialmente di Marianini di aver stabilito la seguente legge che re- gola il fenomeno stesso : la corrente elettrica allorché cammina in un nervo nel senso delle ramificazioni non eccita veruna sensazione entrando , il dolore si prova solo allorquando cessa dal passare ^ il contrario ha luogo se la corrente cammina in senso opposto alle ramifica- zioni dei nervi, giacché eccita il dolore nell'entrare, e nulla nel cessare : e questa osservazione l' ha anche il Matteucci verificata ripetendo e variando le esperienze tanto sulle rane che sui conigli. Secondo qual legge diminuisca P attività della rana . — A tal proposito si è di già parlato del fenomeno delle alternative Voltaiche^ ma il Valli ha di più scoperto che, sottoponendo un filamento nervoso successivamente nelle sue diverse parti alla stessa corrente avviene che la prima parte la quale si fa insensibile alla corrente , in- capace cioè di eccitar contrazioni pel passaggio del fluido elettrico , é quella che trovasi più vicina all' ori- gine del nervo dall' organo centrale del sistema nervoso : Ritter ha confermata in seguito questa osservazione , da me pure , dice l' aut. , trovata costantemente esatta , e qui descrive a lungo il metodo seguito nel paticare que- sti esperimenti . Contrazioni tetaniche . — Tutti i Fisici che hanno fatto esperienze sulle rane ne avranno pur anche trovate alcune che dopo esser state preparate rimanevano in uno DEL' PROF. C. MATTEOCCl 65 stato di convulsione tetanica : ma si può produrre questa specie di convulsione anche mediante la corrente elet- trica , ed il Nobili pel primo s' avvide di questa parti- colarità. Una rana essendo preparata coli' ordinario me- todo , se pel suo corpo si fa passare la corrente elet- trica di una sol copia a riprese rapidissime , avviene che l'animale irrigidisce le zampe conservandosi però in questo stato per pochi secondi ^ il più singolare poi con- siste nel modo, secondo il quale si perviene per mezzo della corrente a distruggere od a conservare un tale stato ^ ecco a tal proposito, continua esso, il risultato di moltissimi miei esperimenti. In tutti i casi nei quali avevo ottenuto il tetano nelle rane , il passaggio della corrente immersa ( dai rami al tronchi ) 1' ha fatto scom- parire , riproducendosi però al cessare della corrente : il contrario ha luogo nella corrente diretta^ giacché allor- quando questa entra , il tetano aumenta , ritornando al primiero grado al suo cessare . Cotesti risultati costanti di esperienze le tante volte ripetute fecero nascere in me l' idea di tentare in questo senso l' applicazione del- la corrente elettrica sopra di un uomo preso dal tetano: la storia di questa applicazione trovasi nel quaderno di maggio i838 della Biblioteca universale^ il caso però non era opportuno per 1' esperimento , dimostrato aven- do la sezione del cadavere che una causa traumatica inammovibile manteneva la convulsione , La corrente elet- trica però di 3o a ^o copie fu applicata per due gior- ni sei volte in ciascuno , e niezz' ora per volta , dirigen- dola dalla estremità inferiore della midolla spinale al collo ^ il passaggio della corrente a primo tratto faceta scomparire interamente la convulsione, il miglioramento però non era che passaggero . Ria i medici ripeter devono i tentativi usando di tutta la diligenza perchè l'introduzione della cor- rente non ecciti contrazioni , il che si ottiene facendo ter- miuare i due poli della pila mediante delle strisele di tela che , bagnate , si applicano lentamente sulla pelle . N. Ann. Se. Natub. Anno 2. Tom. 4- 5 66 ELETTRICITÀ ANIMALE Paralisi. — Sono queste le malattie nelle quali sì è esperlmenlnta in singoiar modo l'applicazione della elet- tricità, ed è pure al Marianini, secondo l'autore, che si deve il metodo più ragionevole e giusto di applicazione di essa . Consiste esso nel far passare la corrente elet- trica in modo interrotto in guisa che le scariche si suc- cedano a brevissimi intervalli . Si deve paragonare uu membro paralizzato ad una rana che non risenta più il passaggio della corrente elettrica essendo questo pas- saggio stato prolungato di troppo in un certo senso , r invertirne la direzione , come si è veduto , restituisce la sensibilità : supponiamo ancora che in una paralisi incompleta siasi perduto soltanto il moto, s' incomincierà dal far passare la corrente inversa^ la diretta se è il senso che siasi perduto , e sempre a scariche spesso ri- petute . E ancor necessario di applicare la corrente nella parte che si può supporre più sensibile , egli è adun- que alla estremità dei nervi se applicasi la corrente di- retta ^ o presso la loro origine trattandosi dell' inversa • Si userà ancora la diligenza di non cominciare mai da correnti troppo forti , addattandosi in ciò alla diversa sensibilità del soggetto . Confronto Ira la corrente elettrica e gli altri agenti stimolanti. — Sono a tutti noti gli effetti prodotti allor- ché si applichi sopra di un nervo messo a nudo un acido , un corpo caldo se venga ferito ec. , svegliasi dolore e movimento di contrazione nei muscoli : invece la corrente elettrica agisce in modo diverso allorché scorre dai tronchi ai rami o dai rami ai tronchi : è questo un punto importantissimo di differenza che po- trebbe essere in relazione col modo d' agire del princi- pio sconosciuto pel quale i nervi eseguiscono certe loro funzioni , ipotesi resa probabile anche dalla du- rata d' attività che è sempre maggiore nel!' elettrico che negli altri stiraoli : dal modo col quale o il riposo o l'invertita dilezione della corrente favoriscono di nuovo DEL PROF. C. U&TTEUCCI 6^ r attivila nervosa che era assopita . L' acido prussico , la niortìna fanno che il nervo divenga insensibile all'im- pressione di altri agenti , questo giammai avviene riguar- do all'elettricità, la quale pur anche offre, a differenza di tutti gli altri agenti , la singolarità di produrre or contrazioni , or sensazioni anche nel!' atto in cui cessa d' agire , Parte II. DErx' Opuscolo. Esistenza dell' elettricità negli animali. — Fenomeni della torpedine. — E un fatto conosciuto dalla più remota antichità che la torpedine , toccata vivente colla mano , dà una scossa , dal che il nome di tremola , pesce magi- co ec. : è pur noto ai pescatori che 1' animale dà vo- lontariamente la scossa per difendersi , o per uccidere i pesci di cui si voglia nutrire . Muschenbroek fu il pri- mo a stahilire la natura elettrica di questa commozione , e Walsh fu il fisico che prima della scoperta del gal- vanismo si estese di più nello studio dei pesci eleltri- ci (i): Goy-Lussac ed Humboldt hanno, secondo 1' au- tore , meglio descritto le circostanze principali della sca- rica delia torpedine • Redi e Lorenzini hanno i primi studiato questo animale per quel che riguarda 1' anato- mia , lavori proseguiti poi da Hunter e Geoffroy-Saint- Hilaire in tutti i pesci elettrici . Galvani e Spallanzani scoprirono ancora l' influenza dei nervi del cervello e della circolazione del sangue nella scarica della torpe- dine , Il lavoro più interessante che abbia veduto ulti- mamente la luce e che risguarda principalmente la parte (i) Ve(li intorno la storia di questa parte del trattalo delP eleltrirità P eccellente iirticolo inserito nella serie secon- da Voi. VI. pag. i68 del Bullettino delle Scienze Mediche pel i838, e redatto del celebre nostro Professore di Fisica il Doli. Silvestro Gherardi . 68 ELETTRICITÀ AWIMALE zoologica ed anatomica di questo animale si è quello di Giovanni Davy fratello del celebre chimico ^ egli sco- prì V azione della corrente della torpedine sull' ago ca- lamitato : il suo potere magnetizzante ed elettro-chimico ( Transaz. anglicane 1882). Becquerel e Breschet nel i835 hanno pur fatto alcune ricerche sulla torpedine, e si attendono con impazienza i lavori anatomici di que- st' ultimo . Finalmente nell' ultimo passato anno imma- ginai di applicare alla corrente della torpedine l' appa- recchio dell' estra corrente di Faraday per averne la scintilla : feci conoscere questo apparecchio colle modi- ficazioni che credevo opportune , volendolo applicare a questo genere di ricerche, al Padre Linari di Slena che ne fece l' esperimento , e fu il primo ad ottenere la scintilla*, pubblicammo poscia nello stesso tempo questa osservazione che era stata anche da me confermata : il sullodato fisico pervenne ad ottenere la scintilla anche senza 1' apparecchio dell' estra corrente , ed lo pure de- scriverò un apparecchio semphce che ho poscia impie- gato per osservare questo fenomeno . Ho pure scoperti e pubblicati contemporaneamente diversi fatti fisiologici , come l' azione di certi veleni , le scariche dopo la mor^ te , 1' azione dell' ultimo lobo cerebrale ec. . Colladon ha confermate le mie ricerche in un lavoro fatto nello stesso tempo esponendo ancora delle idee ingegnose sulla produzione di questa scarica . apparecchi impiegati nelle ricerche sulla torpedi-^ ne . — Sono in primo luogo dei galvanometri costruiti secondo il modello immaginato da Colladon : ne possede- vo tra gli altri uno assai sensibile ^ il filo di rame di ^4 di millimetro era coperto da doppio strato di seta e da uno strato di gomma lacca. Il filo faceva 600 girl attorno all' ago astatlco . Alle estremità erano saldate due lamine di platino . Abbenchè il filo fosse bene isolato non ho giammai ottenuto che deboli traccie di corrente dalla scarica di una piccola bottiglia di Leida , L' altro elet- I DEL TROF. C. W.VTTEUCCI 69 troscopio di cui mi sono spesso servito è la rana pre- parala alla Galvanica. Fenomeni della scarica elettrica della torpedine . — La commozione comunicata dalla torpedine vivente può pa- ragonarsi a quella di una pila a colonna di loo a i5o copie caricate con l' acqua salata : le scariche si succe- dono con grandissima celerilà allorché l'animale è anche molto vivace, né si possono tollerare^ è anche straordina- ria la diffusione sua in un liquido avendone indizio alla di- stanza di in'jSO : mi sono assicurato con esperimento sem- plicissimo che il suo corpo non cambia di volume nella scarica . Ho introdotto ( 6g. 3 Tav. I. ) in un vaso pieno d' acqua salata una torpedine , e con essa una rana preparata poggiante sul suo corpo: il vaso era chiuso esattamente e portava un tubo di vetro molto esile sul quale ascendeva l' acqua : ottenevansi con un metodo , che sarà in appresso descritto , delle scosse indicate dalla contrazione della rana , senza che 1' acqua del tubo cangiasse di livello . Allorché r animale è vivace si sente la scossa , qua- lunque sia la parte del di lui corpo che si tocca , in- debolendosi, si circoscrive ai soli organi elettrici. La tor- pedine può scaricarsi quando vuole , ma non può diri- gere la scarica dove vuole , come pure si pretese . Col mezzo della sola rana ho potuto stabilire qual fosse nel- la scarica la distribuzione della elettricità sul corpo della torpedine . Afiìnché la rana , od un corpo qualunque , sieno attraversati dalla corrente elettrica della torpedine che si scarica , fa duopo che la tocchino in due punti diversi , qualora i corpi stessi sieno isolali . Col galvanometro la distribuzione dell'elettricità è fa- cilissimamente determinata : basta far scorrere le lamine di platino del galvanometro sui diversi punti dell'organo elettrico e desiderando risultamenti esatti è meglio di- struggere uno degli organi onde le sue scariche non di- sturbino quelle che si vogliono esaminare. Ecco pertanto yO ELETTRICITÀ ANIMALE quali sono le leggi generali di questa distribuzione . I." Tutti i punti della parte dorsale dell'organo sono positivi relativamente a tutti i punti della parte ventrale . 2.° I punti dell'organo sulla faccia dorsale, che sono al disopra dei nervi che penetrano in quest' organo , sono positivi relativafnente agli altri punti della stessa faccia dorsale . 3.° Quei punti dell' organo della faccia ventrale , i quali corrispondono a quelli della faccia dorsale che sono positivi, sono negativi relativamente agli altri punti della stessa faccia ventrale . Era pure della massima importanza di ben conoscere se nell' atto della scarica una porzione della corrente elettrica è trasmessa dai nervi che vanno all' organo , ed in quali condizioni questo avvenga . Per determinare ciò ho isolato per quanto era possibile in una piccola torpedine i quattro nervi dell' organo (i) togliendo tutte le parti muscolari e cartilaginee , cercando di scoprirne così dei lunghi tratti : l' animale dava ancora forti sca- picho coli' organo così preparato : con due lamine di platino appuntite ho perforato uno di questi nervi senza che le lamine si toccassero in verun punto , anzi collo- candole alla maggiore possibile distanza , due o tre cen- timetri ^ queste lamine vanno poi unite alle estremità del filo di un galvanometro sensibilissimo . Irritando al- lora l' animale si ottiene facilmente la scarica , e lo strumento giammai dà indizio di corrente : che se il nervo fosse pure attraversato da una corrente , nell' atto della scarica una porzione dovrebbe pur essere derivata (i) Con questa frase si vede che l'autore intende di indicare le quattro principali diramazioni nervose che si vedono distinte nella sostanza delP organo elettrico, ma che tendono poi a riunirsi in due tronchi colà dove si inseri- scono nel lobo cerebrale che Egli chiama elettrico . ( j7 Redattore, ) I DEL PROF. C. BIATTEUCCI ^I per le due lamine e mettere in movimento il galva- nometro . ' Per ottenere facilmente la scintilla si colloca una tor- pedine ben vivace ed asciugata dall' acqua sopra un piatto metallico A,T (fig. 5 Tav. I.). Gli si colloca sopra altro piatto metallico B con manico di vetro : due fili di rame , uno per ciascun piatto sono saldati sui medesimi , e si stanno vicini grandemente 1' uno all'altro per le loro estremila sferiche I,L sulle quali sono applicati colla gomma due fogliette d' oro, le quali restano fra loro distanti mezzo millimetro : col movere leggermente il piatto metallico superiore si irrita l' ani- male , nello stesso momento muovonsi i foglietti avvici- nandosi ed allontanandosi quasi simultaneamente ve- donsi uscire dai medesimi brillantissime scintille . Esterne ed interne cagioni che influiscono sulla sca~ rica della torpedine . — Per conservare una torpedine viva più a lungo fa duopo che si mantenga in una mas- sa d' acqua marina notabile , ad una temperatura piut- tosto alta tra i i8 ai 20 R. ne si tormenti con irrita- zioni troppo frequenti , e qui 1' autore narra gli esperi- menti fatti per dimostrare la verità di queste tre pro- posizioni e I' estensione che loro si può dare nei diversi casi , ed espone pure 1' analisi esatta dell' aria che , me- scolata all' acqua marina , serve alla respirazione del pe- sce , osservata e nel vaso che conteneva la torpedine frequentemente irritata , e nell' altro colla torpedine la- sciata in quiete , e ne è risultato avere respirato di più la torpedine costretta a frequenti ed iterate scariche . Servono ad indebolire più . prontamente l' animale le compressioni e confricamenti operati sul di lui corpo, il ricavarne frequentemente la scarica , od il far passare dalla bocca alle branchie la corrente elettrica di una pila , perchè questo determina nell' animale fortissime e frequenti scariche . Relativamente alle cause interne che influiscono nel 7 2 ELETTRICITÀ ANIMALE modificare le scariche della torpedine , e per cause in- terne r autore intende di indicare quelle che ne altera- no r organizzazione , osserva che si può togliere e su- periormente , ed inferiormente tutta la pelle che rico- J pre 1' organo senza che la scarica soffra diminuzione nel-^ 1 la sua intensità : lo stesso avviene se in vario senso si togli r organo stesso : la di lui azione si intorpidisce sol- tanto mediante il contatto degli acidi minerali concen- trati o dell' acqua bollente . Il fatto poi che la recisione di tutti e quattro i nervi diretti all' organo elettrico basta a distruggerne l' attività era noto di già e a Galvani ed a Spallanzani, e questo si ottiene ancora semplicemente allacciandoli. Se però si irritino le estremità dei nervi , così allacciati , rimaste aderenti all' organo si ottiene ancora qualche debole scarica . Si può pure dimostrare mediante le rane preparate e situate sui vari punti del- l' organo scoperto , che irritando i singoli nervi agisce solo quella parte dell' organo nella quale si dirama il nervo irritato . Esperimenti sul cervello . — Scoperto quest' organo con sollecitudine , se la torpedine è ancora molto viva- ce , toccandolo con uno stiletto non manca d' aver luogo una scarica, e se l'animale è alquanto indebolito si per- viene facilmente a determinare quali sieno i veri punti di quest'organo, l' irritazione dei quali produce la scari- ca. I primi lobi del cervello (a) (fig. 2 Tav. I.) possono essere punti , tagliati , distrutti senza dar luogo alia sca- rica ^ quelli che seguono (b) allorché sieno tocchi o fe- riti danno luogo a forti contrazioni muscolari , ed an- cora a qualche scarica elettrica se l' animale è vivacis- -| Simo , però possono essere recisi senza che venga di- strutto nell' animale il potere elettrico . Il terzo (e) può egualmente essere disorganizzato senza danno : l' ultimo (d) che io riguardo , dice l'autore , come un rigonfiamento della midolla allungata , dalla quale partono i nervi che vanno all'organo, è la sola parte del cervello che non DEL PROF. C. MATTECCCI ^3 SÌ possa toccare senza averne fortissime scariche; di- strutta essa si distrugge pur anche il potere elettri- co ancorché si lasci intatto il rimanente dell' organo cerebrale. Tagliata la midolla allungala colà dove esce dal cervello, o dal lobo in discorso, cioè somministrati i nervi all' organo elettrico , forti scariche e contrazioni musculari hanno luogo durante 1' operazione , ma la scarica elettrica continua sempre toccando l' ultimo lobo che d' ora innanzi denominerò il lobo elettrico . Gli or- gani della funzione elettrica si riducono dunque all'ultimo lobo del cervello, ai suoi nervi, ed all' organo elettrico propriamente detto . Anche morto l'animale, cioè quando non move più l'apparecchio branchiale, né dà segno di scarica, punto od irritato esteriormente, se si scopra e si punga il lo- bo elettrico le scariche ricompariscono e più forti di quelle che naturalmente si manifestavano essendo inte- ramente vivo . Ora vediamo l' azione della corrente elettrica appli- cata sul cervello e sui nervi dell'organo: la pila in)pie- gata di 20 copie era a colonna, i dischi della quale avevano 4 centimetri di superficie . Il liquido della pila era l'acqua di mare con un decimo d'acido nitro-sol- forico . Riguardo all' azione sul primo , Egli trova per mezzo delle rane e del Galvanometro, che portando a contatto dell'organo elettrico, e del lobo che egli in- titola con questo nome, i due reofori di platino della pila , ha luogo una scarica del pesce , la quale si ha an- cora del tutto staccato l'organo elettrico e posto sopra lastra di vetro come si vede nella (tav. I. fig. 4-) O. dove la pila C , Z col suo conduttore C G' comunica con la sostanza dell'organo vicino all'angolo esterno del mede- simo , mentre col positivo Z Z' comunica con uno dei quattro nervi distesi sulla lamina di vetro . Nel momento in cui queste comunicazioni sono sta- bilite ha luogo , secondo P autore , una corrente nel J^ ELETTRICITÀ ANIMALE galvanometro (m) fornita della direzione dell' ordinarla corrente della torpedine, e la rana si contrae fortemen- te : r autore ritiene , dietro esperimenti , che una tale corrente non possa essere derivata dalla pila , ina che sia veramente il prodotto di una scarica dell' organo . Interponendo poi tra la lastra di vetro che sostiene 1' organo , ed i di lui nervi , in parte isolati , una lami- netta di platino A , sulla quale si fa poi comunicare il conduttore positivo Z Z' della pila , si hanno in allora del- le contrazioni anche più forti dirigendosi ad un tempo la conente per tutti quattro i nervi poggianti sulla laminetta . Dai numerosissimi esperimenti , ed osservazioni fatte ed estesamente descritte nell' opuscolo , 1' autore ne de- duce le seguenti conclusioni . Allorché si rifletta i.° che veruna traccia di elettricità si trova neir organo se non si scarica • 2.*^ che si può distruggere la pelle , i muscoli , l' arco cartilagineo che circonda l' organo , ed anche una gran parte della di lui sostanza , senza che la scarica cessi o s' indebolisca : 3.° che dei veleni narcotici determinano forti scariche elettriche^ 4-° ^^^ '^ irritazione del lobo elettrico del cervello dopo la morte promove fortissime scariche elet- triche^ 5/^ che stirando e comprimendo i soli nervi si ha la scarica • 6° che delle violente contrazioni musco- lari osservansi nelle parti che circondano 1' organo senza che la scarica abbia luogo-, y.*^ che la ferita del lobo elettrico del cervello determina scariche, la direzione delle quali non è più costante dal dorso al bassovenlre , ma qualche volta si dirige in senso opposto ^ S.° infine se si rifletta pure ai fatti in ultimo riferiti riguardo all'a- zione della corrente elettrica egli è impossibile non de-! durne le seguenti conseguenze : I ." L' elemento necessario alla scarica elettrica della torpedine, ed alla direzione di questa scarica è prodotto dall' ultimo lobo del cervello , e trasmesso dai nervi nella sostanza delP organo elettrico . DEL PROF. C. MATTEUCCI jS 2." Ne risulta quindi che non è nell'organo e per l' organo che questo elemento è preparato . 3/ Qualunque azione esteriore che è portata sul corpo della torpedine viva , e che determina la scarica è tra- smessa per mezzo dei nervi dal punto irritato al quarto lobo , e da questo mediante i nervi all' organo elettrico . 4." Qualunque azione esterna portata sul quarto lobo o sui nervi non produce altri fenomeni che quello della scarica elettrica . 5." Il rapporto che esiste tra il quarto lobo ed i nervi da una parte , ed il sistema dell' organo dall' altra è lo stesso di quello che esiste tra un nervo ed i musculi nei quali si dirama : in un caso scarica , nell' altro con- trazione . Le stesse modificazioni prodotte da dififerenti cause hanno luogo per ciascuno di questi due etì'eltl tanto diversi . G." La corrente elettrica agisce sui nervi egualmente sia per produrre delle contrazioni , sia per produrre la scarica nella torpedine . "." Infine , nel mentre che qualunque altra azione esterna stimolante ha di già cessato di determinare la scarica nella torpedine per la sua azione sul quarto lo- bo o sui nervi che ne derivano , questo potere si con- serva ancora per la corrente elettrica . Possiamo dunque conchiudcre in modo positivo che la forza qualunque in cui consiste 1' a/ione del sistema nervoso è trasformata in elettricità mediante una orga- nizzazione speciale che trovasi naturalmente in certi a- nimali . La corrente elettrica che agisce sui nervi della torpedine , e che determina la scarica ci rappresenta un agente slimolante il quale esercita la sua azione in un grado superiore a tutti gli altri : è dunque la corrente elettrica l' agente il più proprio a sostituire l' elemen- to nervoso . Analisi chimica della sostanza delf organo. — La (]uantilà media d' acqua contenuta in questa sostanza si ^6 ' ELETTRICITÀ ANIMALE riduce a 908,4 sopra 1000. L'analisi del prodotto di- seccato è stata fatta trattandolo con dell' alcool a 36." e rinnovando tre volte questa dissoluzione all' intervallo di 24 ore. Si è ripreso il residuo collo stesso alcool bol- lente rinnovando per due volte questo trattamento , Fi- nalmente il residuo è stato trattato coli' acqua bollente, ed in seguito coli' acido acetico concentrato : eccone il risultato : gr, 6,65 del prodotto diseccato hanno dato gr. 3,1 yi sostanza sciolta nell'alcool freddo (A) „ 0,893 sostanza sciolta nell' acqua bollente (B) „ 2,58y sostanze insolubili nell' alcool (C) I prodotti A e B si compongono di muriato di soda ^ di latato di potassa , d' acido lattico , d' estratto di car- ne di Berzelius , di focenina, d'una sostanza grassa anaV Ioga all' elaina del cervello, e finalmente d'una sostau-^' za grassa solida alia temperatura ordinaria . Il prodotto C è formato quasi interamente di albumina e di alcune tracce di gelatina . La sostanza albuminosa che ricopre il cervello diffe- risce soltanto da questa per la maggior copia d' acqua : esiste poi una singolare analogia tra la composizione della materia cerebrale e quella dell' organo elettrico J esaminato . Elellricilà della rana . — Se si eccettuino i fenomeni dei pesci elettrici il fatto il più rimarchevole tra quelli che si sono voluti riportare alla fisiologia elettrica è quello scoperto dal Galvani , della contrazione ottenuta ripiegando i muscoli della gamba d' una rana preparata su i suoi nervi crurali . Aldini dimostrò in seguito che il fenomeno si ottiene anche facendo comunicare le no- minate parti coli' intermezzo di altri animali , o della propria persona , ma a Nobili soltanto si deve la dimo- strazione che tali contrazioni sono prodotte da una cor- rente elettrica diretta dai muscoli ai nervi. Io poi, con- tinua l' autore , applicando il galvanometro alla rana ho esteso anche di piìi questo genere di esperienze prò- DEL PROF. C. MATTECCCI f^ij cedendo nel seguente modo. Prendo quattro capsule di porcellana che riempio d' acqua leggermente salata ^ im- mergo nelle capsule estreme le lamine di platino legate ad un galvanometro di Gourjon di aSoo giri, e riuni- sco queste due capsule alle due di mezzo con cordoni di cotone ben bagnati , ed in queste ultime colloco la rana o preparata alla galvanica od anche intera , tolta soltanto la pelle, e situata in guisa che le zampe sieno in una capsula , la testa e il dorso nelP altra ^ allora si stabilisce una corrente ugualmente intensa come quella che si ottiene toccando i nervi coi muscoli , e sempre liretta dai piedi alla testa . Passiamo ora a vedere le proprietà della corrente del- la rana : abbenchè in genere le contrazioni non acca- dano che col contatto dei nervi col muscoli , dannosi però degli individui vivacissimi che si contraggono anche al cessare del contatto. La seguente esperienza può spargere qualche lume sulla causa e l'andamento della corrente. Si prepari una rana secondo il metodo del Galvani e si tagli l' osso che insieme unisce le due co- scie , lasciando solo i due nervi crurali aderenti ad un pezzo di midolla spinale , se in allora colP estremità di una delle zampe si tocchi il proprio nervo di questa , all' atto del contatto validissime sono le contrazioni , e se ne ottengono ben di rado al togliersi del contatto stesso, e caso che se ne ottengano ancora , durano per brevis- simo tempo. Se il nervo toccato è al contrarlo quello dell' opposta gamba , operandosi il contatto è la gamba del nervo toccato che si contrae, e le contrazioni sono più deboli che nel primo caso : quando poi si toglie il contatto la contrazione per l' opposto ha luogo nella gamba che ha toccato il nervo. E dunque giusto il conchiudere che , allorquando si tocca con una gamba della rana il nervo dell' altra gamba la , corrente circola direttamente , cioè dai tronchi ai rami , nel nervo toc- cato , inversamente nei muscoli e nervi della gamba che y8 ELETTRICITÀ ANIMALE tocca. Nel caso poi di contrazione che si produce ri- piegando la gamba sul suo nervo , la contraziono deve essere più forte in vista della minor lunghezza del tra- gitto : e se la corrente è inversa in una parte del nervo ella è diretta in quella per cui passa al muscolo. Si può vedere al galvanometro la corrente delia rana anche distruggendo la naturale comunicazione del nervo colla gamba : io taglio , dice l'autore, l'articolazione che unisce la gamba alia coscia, immergo quest'ultima iu una delle tazze e nell* altra la gamba , riunendo poscia con fila di cotone bagnato le superficie delle parti tagliate , o portandole direttamente fi-a loro a contatto , si ottie- ne al galvanometro una deviazione sensibilissima e sem- pre diretta nello stesso senso. La corrente della rana non diviene sensibile che ad un galvanometro di molti giri : ho fatto traversare a questa corrente uno strato d' acqua salata lungo un decimetro senza che accada indebolimento sensibile nella medesima, questa corrente è perciò capace di una azione elettro-chimica. Senza dare veruna importanza a questo fatto in se stesso lo indico come il solo che condurre si possa a determina- re P andamento della corrente allorché sì ripiega la gam- ba sul proprio nervo, caso nel quale chiudiamo il cir- cuito senza il galvanometro. Prendo un pezzo di carta bibula impregnata di joduro di potassium e ne copro il tendine di una gamba di rana vivacissima e di fresco preparata, ripiego la gamba sul nervo e produco una serie di passaggi e quindi di contrazioni : dopo pochi secondi vedo apparire il coUor giallo sui filetti nervosi , è dunque dal nervo che la corrente esce per entrare nel muscolo all'atto del contatto. Resta finalmente a stabilirsi se nei fenomeni elettrici della rana si tratti di una scarica istantanea , o di una corrente continua , a ciò può servire il galvanometro , Allorché si immergono i nervi e le gambe d' una rana preparala nelle due capsule in cui si trovano le lamine DEL PROF. C. MATTECCCI ^^ di platino del galvanometro si ha una deviazione che nel mio struinenlo perviene a 2 5.*' o 3 o." l'ago ritorna tosto a retrocedere , comincia ad oscillare ed in pochi secondi si fissa a 3." quest' ultima deviazione lentissima- mente si indebolisce e dopo un quarto d' ora si trova r ago a 2.» ^ se allora si leva la rana ed in suo posto si rimetta un cordone di cotone ben bagnato si vede una deviazione di iS." a 20.° in senso contrario della deviazione prodotta dalla corrente della rana . Passata questa deviazione si rimette la rana, e la deviazione ri- comparisce come prima. Si può riprodurre questo fe- •aoiueno un gran numero di volte e per lungo tempo . Una volta adunque che un arco conduttore qualunque è stabilito tra i muscoli delle gambe ed i nervi , o le altre parti del corpo della rana che si è veduto esser propria a eccitare le contrazioni , circola una corrente elettrica continua diretta dalle gambe ai nervi nelf inter- no della rana , ed è alle polarità secondarie sviluppate sulle lamine di platino del galvanometro , e forse sulle membra della rana stessa , che è dovuto in gran parte r indebolimento della corrente . Cause che modificano la corrente della rana. :rr Si è veduto che è possibile di conservare per un tempo più o meno lungo nelle rane preparate la proprietà di ec- citare contrazioni pel contatto di certe parti del loro corpo , e di produrre delle deviazioni al galvanometro . Questi due ordini di effetti difleriscono grandemente nella durata : è necessario un individuo ben vigoroso perchè mezz' ora dopo esser stato preparalo dia ancora contra- zioni per opera della sua corrente : i segni al galvano- metro per lo contrario conservansi colla stessa energia per uno spazio di tempo cinque o sei volle maggiore. Se le contrazioni cessano non è dunque perchè manchi del tutto la corrente propria , ma è un doppio cOelto dell' indebolimento di <|uesta corrente , e soprattutto del- l' attività della rana a conlrarsi . Richiamo qui un lutto 8o ELETTRICITÀ ANIMALE da me scoperto 1' anno scorso , che cioè nel mentre che il nervo crurale è divenuto incapace di eccitare le contra- zioni pel suo contatto coi muscoli della gamba , il nervo sciatico della stessa coscia lo è ancora , il qual feno- meno è in relazione colla eccitabilità del nervo che si infievolisce discendendo dai tronchi ai rami. Ritter si era di già avveduto del fenomeuo impiegando 1' elettricità Voltaica . Allorché la contrazione è scomparsa si rianima, toc- cando il muscolo con certe sostanze , una soluzione di potassa o d' acido idroclorico . L' applicazione di queste stesse sostanze sui nervi non è sempre seguita dalia ri- produzione delle contrazioni. In questo caso il galvano- metro marca una corrente che è sempre diretta dai piedi alla testa qualunque sia la soluzione impiegata sia acida, sia alcalina, il che si rimarca, Egli dice, onde sia tolto il sospetto che questa corrente dipendere potesse da una azione elettro-chimica . Un altra causa che modifica grandemente la corrente propria della rana è il di lei stato tetanico , fin che dura il quale la corrente manca. E pure rimarcabile P effetto del fi-eddo sulla rana che fa cessare egualmente la cor- rente , che si manifesta di nuovo riscaldandola , a meno che l' azione del freddo non fosse stata troppo a lungo continuata . Causa della corrente della rana . — Le spiegazioni date di questa produzione di una corrente elettrica nel corpo della rana ridurre si possono a due . Secondo la prima queste correnti hanno un origine termo-elettri- ca , cioè sono dovute alla disuguaglianza di temperatura del muscolo e del nervo , dipendente dalla differenza dì evaporazione in queste due parti dell' animale : ma una corrente sensibile solo al galvanometro di un circuito estremamente lungo , che attraversa senza perdita strati liquidi lunghi un decimetro, che si ottiene facendo toc- care muscolo con muscolo , che si produce infine tenendo /i".-^. Tav.l /!3. '■^ o /ùH'é ^;k N.Annal. T..m 1111 €onàizi0m MV 2lsi&(fmziont Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un Fascicolo di questi nuovi Annali, e quando lo richiegga la materia, sarà corredato delle opportune Tavole. Ciascun Fascicolo sarà composto di cinque fogli di stam- pa; il primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata verrà fornito di un Frontispizio e di un Indice per la serie de' Volumi, e le Tavole di un'annata saranno dodici all' in- circa . ^ 11 prezzo d'ogni Fascicolo è di Baiocchi 25 Romani, pari ad Ital. Lir. 1. 34 , e sarà pagato all' atto della con- segna del medesimo. Per li Signori Associali all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che sarà di Scudi Romani uno, e baiocchi cinquanta, pari ad Italiane Lire 8. 05 non comprese le spese di dazio, e posta . La presente Associazione si ritiene obbligatoria per un anno. Le Associazioni si ricevono in Bologna dalla Società Editrice di questi Annali — in Via S. Stefano N. 90. — e dalli distributori di questo Programma sì in Bologna , che fuori, ed all'Estero. // 26 Febbr. 1840. INDICE BEIiliEl UATERIE CONTENUTI: IM QUESTO FASCICOIiO MEMORIE ED ARTICOLI ORIGINALI Sgarzi Prof. G. Di alcuni mezzi che possono pro- muovere P industria Italiana pag. • 5 BoNAPARTE Principe Carlo . Systema Ornìthoh- gìae ( continuazione ) jj ^4 Mazzoli Prof. Don Ant. Sulle irradiazioni lumi- nose ,,34 SciGLiANi Prof. A. Discorso letto all' Accademia de- gli Aspiranti Naturalisti in Napoli ....,,46 Estratti IV|(iTTE0cci Ebof. C. Saggio sui Fenomeni elettrici degli animali . . „ 58 IVUOVI AIVXAIil DBLLB SCIENZE NATURALI ANNO 1840 (pubblicato li 24 SettembreJ Preizo deljireseiilc bai. 26. Wm BOLOGNA PEI TIPI DI JACOPO MABSIGLI 1840 AVVISO l T>lretlori di questo Giornale, nel pubblicare il Fasci-^' 'colo di Gennaio pel corrente 1840 , hanno creduto di jitonservare , sì nella copertina che nel Frontispizio, la nu- merazione progressiva der Fascicoli e dei fomi in relazione a quelli già venuti alla luce negli Anni 1838 e 1839. perocché portano essi fiducia, che que' Signori Soci, i quali favorirono in allora l'edizione di questi Annali, sie- Ichthyosadridae. Deates sulco communi in- serti : vertebrae bicoacavae ■ ga SYSTEMA nEEPETOLOGUE Siihfamìlia 5. Ichthjosaurina. Caput magnum , or- bltis maximis , acute rostratum : dentes numerosissi- mi (3o-35 utrinque in utraque maxilla ) aequales : costae numerosae, longulae , subtus conni\entes : cauda longula : pedes brevissimi , antici majores. SECTIO 2. TESTUDINATA. Corpus clausum in theca bivalvi , supra a costis con- cretis constituta , infra a sterno : os tympani cum cranio connatum : dentes nulli : lingua adnata : penis simplex : artus quatuor . Ordo 4- Chelonii . Corpus reversum ! testeum . Familia 5 Chelonidae. Pedes natatorii , compressi , lon- gitudine inaequales , digitis indistinctis : labia nulla . Subfamilìa 6. Chelonina. Thorax scutis corneis te- ctus . Suhfamilia 7. Sphargidina. Thorax corio verrucoso indutus . Familia 6. Trionicidae. Pedes ambulatorii , longitudine pares ; thorax corio laevi indutus : labia carnosa. Subfamilìa 8. Trionycina. Pedes plantigradi , digitis distinctis , palmatls : os corneum : collum versatile : pelvis immobills . Familia 7. Testudinidae- Pedes ambulatorii , longitudine pares : thorax scutis corneis tectus : labia nulla . Suhfamilia 9. Cheljdina . Pedes plantigradi , digitis distinctis palmatis ; os coriaceum : collum versatile : pelvis immobllis. Subfamilia i o. Hydraspidina. Pedes plantigradi , di- gitis distinctis , palmatis : os corneum : collum ver- satile : pelvis iramobilis . Subfamilia 11. Emjdina. Pedes plantigradi, digitis e. L. !!n^VPARTE q3 distinctis, plerumque palmatis: os corneum : collutn relraclile: pelvis mobilis. Subfamilia 12. Testudinina. Pedes digitigradi, cla- vati , digitis indistinctis : os corneum ; collum retra- ctile : pelvis mobilis . SECTIO 3. REPTILIA. Corpus squamosum ,• costae distinctae , truncum fere totnm complcctenles : cranium suturalum : dentes in ma- xillis non inserti : lingua libera : labia adpressa , margi- ne libera: penis duplex: anus transversus. Ordo 5. Saurii. Rictus haiid dilatabilis : mandibulae rami ad apicem per symphysim jiinctl : os tympani mobile : ossa facieì concreta , immobilia ; ocull patentes : artus quatuor quan- doque abortivi ; sternum breve : claviculae : pulmones duo. TRIBUS I. Pachyglossi . Lini.'ii;i crassa, l'ere ani oranino integra. Familia 8. Gekkonidae . Lingua brevis crassa , papillosa , apice obtuso vix emarginata : oculi grandes , palpe- bris brevissimis haud conniventibus , posteriore ob- soleta ; pupilla elliptica , verticali : os parietale du- plex : corpus depressum . Dentes maxillarum lateri interno adnati : aures conspicuae , membrana profun- data : squamae dorsi parvulae , tuberculis permixtis : digiti liberi, subaequales . Tarda; Nocturna. Subfamilia i3. Platjdactjlina . D\^\\.i àe^vessì , pul- viilo scansorio , unguibus retraclilibus . Siihfamilia i'\. Gjinnodactjlina. Digiti subcompres- sl , simplices , unguibus haud retractilibus . Famiua g. Stellionidae . Lingua brevis, crassa, papil- losa , apice obtuso vix emarginata : oculi palpebri» 94 SYSTEMA HEBPETOLOGIAE conniventlbus pupilla rotunda : os parietale simplex ; corpus depressum , dorsi culmine subplano , ple- runique non cristato . Subfamilia 1 5. Agamina. Dentes adnati ( maxillarum lateri interno affixi . ) Subfamilia i6. Stellioniìia, Dentes innati (maxillarum culmine connati . ) Familia io. Iguanidae . Lingua brevis , crassa, papillosa, apice obtuso vix emarginata : oculi palpebri.s con- niventibus , pupilla rotunda : os parietale simplex : corpus plus minus compressum , in dorsi culmine carinatum vel cristatum . SubfamiUa 1 7. Iguanina . Dentes adnati , laniarii nulli , Subfamilia 1 8. Draconina . Dentes innati , laniarii distincti . Familia 11. CnAMAELEoisTmAE. Lingua longa carnosa, cy- lindracea , vibratilis , apice incrassato , integra , basi vaginata : gula dilatabilis : palpebrac circulares , fo- ramine parvo, pupilla rotunda; corpus compressum. Suhfamilia 19. Chamaeleontina , Dentes cum maxil- lis concreti ; aures latentes : os frontale simplex ; squamae graniformes : cauda prehendens : pedes pen- tadactyli , digitis in duos oppositos fasciculos coa- duaatis . TRIBUS 2. Leptoglossi. Lingua subtilis , vibratilis , bipartita . Familia 12. Varanidae . Lingua longissima, laevis, an- gusta , vibratilis , profundissime bifurca , basi vagi- nata : laminae supraorbitales cutaceae , ossiculo su- perciliari accessorio : caput superne clypeolato-squa- mosum , pyramidale : corpus elongatum , depres- sulum . Subfamilia 20. Varanina . Dentes adnati : os frontale duplex , cutis reticulatim exarata : pori femorales nulli : digiti liberi , inaequales . m e. L. BU>APARTE C)5 Familia i3. Helodermatidae . Lingua laminae supraorbllales cutaceae ; oculi palpebrati : aures con- spicuae ; membrana tympani siiperGcialis : caput tu- berculato-squamosum , depressum : corpus elonga- tum . Subfamilia 21. Helodermatina . Dentes adnati : cu- tis sulculis exarata ; squamae tuberculiformes osseae : pori femorales nulli . Familia i^. Ametvidae, Lingua elongata, emissilis , squa- mulloso-papillosa , angusta , longissime blfurca : au- res conspicuae , membrana tympani superficialis : oculi palpebrati : laminae supraorbitales omnino cu- taceae : caput pyramidale , regulariter scutellatum : dentes solidi, obliqui ad extra. Subfamilia 22. Crocodihtrina. Cauda compressa. Subfamilia 23. ^m.eivina. Cauda teres . Familia i5. Lacertidae. Lingua brevicula, squamuloso-pa- pillosa , bicuspis : oculi palpebrati : laminae supraor- bitales subosseae : caput superne scutatum : dentes semivacui , verticales ; cutis flexilis ; squamae diffor- mes : cauda elongata , teres , verticillata . Suhfamilia i^\. Tachydromina. Pori inguinales tan- tum : digiti omnino leves ; corpus verticillatum : cauda longissima . Subfamilia 26. Lacertina. Pori femorales : digiti om- nino laeves . Suhfamilia 26. Psammodromina . Pori femorales j digiti , vel lateribus denticulatis , vel subtus carinatis . Familia 16. Ophiosauridae . Lingua brevis , squamulo- so-papillosa , apice attenuato obtuso plus minus ex- cisa ; oculi non semper palpebrati : aures conspicuae: dentes semivacui , verticales : cutis rigida , squamae fasciatim positae , carinatae : pedes in pluribus duo , vel nulli . Subfamilia 27. Chamaesaurina. Squamae angustae , acutae , in abdomine dorsoque aequales . f)6 SYSTKJIA HERl'ETOLOGIAE Subfamilia 28. Ophiosaurina . Squamae subquadra- tae : plicatura lateralis . Familia 17 Anguidae. Lingua brevis , squamuloso-papil- losa , apice attenuato obtuso plus minus excisa : oculi non semper palpebrali : denles semivacui , vertica- les : cutis rigida ; squamae uniformes , imbricatae , sepius lae-vigatae : pedes in pluribus duo vel nulli . Subfamilia 29. Gymnophthalmina. Palpebra vel unica rudimentalis , vel nulla : habitus vel lacertiuus , vel serpentinus . Subfamilia 3o. Scincina. Palpebrae : habitus lacertl- nus : pedes quatuor pentadactyli : aures consplcuae : tympanl membrana profundata . Subfamilia 3i. u4nguina. Palpebrae: habitus serpen- tinus ; corpus cylindraceum , gracile : cauda longis- sima : artus , vel quatuor brevissimi , remotissimi , vel posteriorum rudimenta tantum , vel nulli . Subfamilia 32. Tjphlinina. Oculi vel nulli , vel sub- cutanei : habitus serpentinus ; corpus cylindraceum , gracile : cauda brevis : artus vel nulli , vel duo tan- tum imperfecti . pAMiLfA 18. TypHLOPiDAE. Lingua longa , bifurca : oculi vix ulli : cutis rigida : squamae uniformes imbrica- tae , laevigatae : pedes nulli . Subfamilia 33, Tjphlopina. Habitus amphisbaenlnus ; corpus longum , cylindraceum , in utroque apice ob- tusum : cauda brevissima . Ordo 6. Ophidii. Rictus dilatabilis ; mandibulae rami ad apicem liga- mentis connexi : os tympani saltem mobile : oculi paten- tes: pedes, claviculae , sternum , pelvis , tertia palpebra, tympanum , nulli : pulmo alter abortivus vel nuUus : lingua angustissima , bipartita , vlbratilis , basi vaginata : corpus praelongum , teres . e. L. BOAAPAUIE 97 TRIBUS I. Innocui. Denles veneiiati nulli. FamiliA ig. Erycfdae. Dentes omnes breves conici: cal- carinin rudimeiUa ad anum vix conspicua , pedum nulla : caput a Iruuco non distinctum , parvum , ob- tusum , scutis parum conspicuis : os parvum : oculi exigui ; nares angustae : corpus exile , undique cy- lindraceum : cauda brevis , conica . Sub/amilia ò^. Eiycina. Corpus graciliculum : squa- mae exiguae , subrotundae , per series longitudinales dispositae : alidomen et cauda subtus scutis simplici- bus , hexagonis , transversis. Suhfamilia 35, Calamarina . Corpus funiculiforme : squamae prisniaticae , laevissimae : abdomen et cau- da subtus scutis parum numerosis . TAMiLiA 20. BoiDAE. Calcaria cornea ad anum: ossa in- terna pedum posticorum rudimentaria : corpus Jon- gissimum , medio incrassatum ; cauda terres , pre- hendens : caput a trunco distinctum , crassum : oculi parvi , pupilla horizontalis : nares fere superae senta abdominis caudaeque inexpleta : squamae numerosae . Snhfamitia 36. Boina . Intermaxillare edentulum : or- bitae normales , ossibus frontalibus mediis superne marginntae : senta abdominalia . Siihfaniilia 37. Pythonina . Intermaxillare dcntatum : orbitae ab osse peculiari supranumerario pcrfectae : scutella abdominalia . l'AMiLTA 21. AcimocMORDiDAE. Calcaria nulla: corpus undi- que squamosum , compressum : cauda compressa , valde prehendens. Aquatica. Suhfamilia 38. Achrocìiordina . Caput rotundatum : oculi exigui : nares superae , approximatae , tubula- res : squamae minimae, non imbricatae, mucronatae; abdomen longitudinaliler squameo-carinatum . rAMiLrA 22. CoLUBUiDAE. Anus appendicibus destltutus : caput scutis novem plerumque protectum : oculi ^- A.N.\. Se. .Natl'b. Anno 2. Tom. ,'|. ^ f)8 SYSTEilli IIERPETOLOGME naresque laterales : abdomeu latissinie scutatum : cau- da teres . Subfamilia 89. Colubrina. Coi-pus fasiforrae : caput latum: cauda modice elongata : squamae in linea» longitudinales positae. Terreslria . Subfamilia 4o. Dipsaclina . Corpus longissimum , gra- cillimum : caput lalum : cauda valde elongata : squa- mae in liaeas longitudinales positae. arborea. Subfamilia ^i. Deiidiophilitia. Covt^us \ongi\ssimum , gracillimum: caput longum: cauda valde elongata: squamae in lineas transversas positae. arborea. Subfam.ilia ^1. Natricina. Corpus breviculum , loro- suni ; abdomine dilatato, coavexo : caput latissimum. valde distinctum , conicum ; rostro brevi , oris angulo elevato: cauda brevis : squamae grandiculae, carinatae , in lineas longitudinales positae. aquatica, TRIBUS 2. P'eiienali . Dentes venenali (Tela). FxMiLiA 23 HyduidAe . Solidi dentes, venenatique in ma- xilla : cauda compressissima , remiformis . Marina. Subfamilia /\3. Hydiina. Caput parvum, indistin- ctum : oculi , naresque valvulares , superi : scutula ventralia . Familta 24- NajiDAE. Venenali dentes , solidis saepius ad- junctis , in maxilla : maxillare prolractum : caput scutis tectum : oculi mediocres, pupilla rotunda : nares laterales patulae : corpus elongatum : cauda brevis, crassa, conica: squamae grandes , rhom- boideae . Subfamilia 44* Sungarina . Collum liaud dilatabile : caput elongatum , parum distinctum : corpus undi- niie cylindraceum : cauda robusta: squamae latae , laeves , in lineas circiter sexdecira positae . Subfamilia 45. Najina. Collum dilatabile : caput co- nicum , distinctum : corpus medio incrassatum : cau- da elongata , conica : squamae lanceolatae , saepiu^ carinatae, e. L, BOIX AVARIE , (JC) Familia aS. V1PERIDA.E . MaxIlla venenatis tantum denti- bus: maxillare contractum : caput valde distinctum, depressum, postice dilatatum, squamis plerumque tec- tum , rostro troncato ac saepe etiani simo : labium superum prolapsum : rictus arcuatus : oculi" parvi, cavati, pupilla verticali: corpus abbreviatum, cras- sum : cauda brevissima : squamae lanceolatae , ca- rinatae . Subfamilia ^6. Crotaliua. Foveae praeoculares bìnae Subfamilia 47- F^iperina. Foveae praeoculares Dullae • Ordo y. Saurophidii. Rictus liaud dilatabilis : mandibulae rami ad apiceni per symphisim juncti : os tympani cum cranio connatura , oblique pronum: oculi parvi, sub cute latentes : tympa- num nullum : corpus squamarum rudimentis annulatim cavatum : artus plerumque vel duo vel nulli: pulmo uni- cus , altero abortivo: lingua lanceolata, depressa, bifi- da non vaginata . Familu 26. ChikotidAe. Pedes duo , antlci: sternum os- siculo scapulo-claviculari utrinque siue furcula . Subfamilia ^S. Chirotiua. Dentes maxillis adnati . Familia 27; Ampiiisbaenidae. Nec pedes , nec apparatus sterno-scapularis . Subfamilia 49- yiinphisbacììina. Dentes maxillis ad- nati . Subfamilia 5o. Trogonophina. Dentes cum maxillis conci'ctis . SUBCLASSIS -l \)W\'k)K. f- t r- -, _ . , Rospiratio ope pulmonum simulque branchiarum in prima salleni viiae periodo : meiamorphosis in pluribus : corpus, vix paucissimis exceplis, nudum: condylus oc- cipitalis duplex : penis uullus : copulatio vel ex contactu tantum vel nulla: ova membranacea. lOO • SYSTEMA HERPETOLOGUE SECTIO 4. BATRACHIA. Coslae ìmperfectae : lingua carnosa , adnata . Ordo 8. Batrachophidii. Metamorphosì vix obnoxia ; branchiae evanidae : os tympani cum cranio connatum : corpus apodum, ecauda- tum : anus terminalis , rotundus . Familia 28- Caecilidae . Pedes nulli . Subfamìlia 5 1 . Caecilina . Cranium non suturatum : lingua mento tota afiìxa . Okdo 9. RanAe . Metamorphosì obnoxia : branchiae ( operculatae m lar- vis ) deciduae : pedes quatuor . Familia 29. Ranidae . Ecaudata : corpus breve , latum . artus antici breviculi ; sternum et claviculae perfe- ctae ; costae nullae : anus rotuadatus . Larva apoda , caudata et corneo-rostrata , herhivora . Subfamilia Sa. Pipina. Lingua sub cute abscondita : una tantum apertura prò tubis eustachianis . Suhfamilia 53. Ranina. Lingua conspicua : tubae eu- stachianae distinctae : dentes maxillares : apices di- gitorum simplices . Subfamìlia 54. Hyladina. Lingua conspicua ; tubae eustachianae distinctae : dentes maxillares : apices digitorum disciformes . Subfamilia 55. Bufonina . Lingua conspicua: tubae eustachianae distinctae : dentes nulli . Familia 3o. Salamandridae . Caudata: corpus elongatum, subteres : artus aequilongi : sternum et claviculae nul- lae : costae : anus longitudinalis . Larva tetrapoda . Subfamilia 56. Pleurodelina . Oculi congrui , palpe- e. L. B0NAP.4RTF. lOI brati : appendlx cutanea trunci nulla : canda leres : coslae verae . Subfamilia 5 7. Salamandrina . Oculi congrui , palpe- brati: appendix cutanea trunci nulla: cauda aut te- res aut compressa : costae \erae nullae . Subfamilia 58. Andriadina . Oculi minimi , palpe- bris nuUis : appendix cutanea trunci utrinque nata- toria : cauda depressa . Ordo io. Ichthyodi. Metamorphosi non obnoxia : branchiae persistentes : anus longitudinalis : pedes quatuor \el duo . Familia 3i. Amphiumidae. BrHuchiae obsoletae in respe- ctlva cavitate latenles , foro externo utrinque latera- li: cranium non suturatum . Subfamilia 69. Protonopsidina . Corpus granosum : rostrum productum : oculi minimi : cauda compres- sa : pedes quatuor , antici snbpalmati . Subfam,ilia 60. Amphiumina . Corpus subteres ro- strum truncatum ; oculi mediocres : cauda compres- sa : pedes quatuor , imbecilles . Familia 32. Sirenidae. Branchiae conspicuae , Hberae ; cranium suturatum . Subfamilia 61. Hjpochthonina . Pedes quatuor. Subfamilia 62. Sirenina . Pedes duo . S^u J/(f/na. kT^:^. '-7^y. c^aa. Co Zen. IL SIGNOR DOTI- FLORIANO CALDANI (i) V ADOV A «ytliuJl'i.iAJMiKJ uiiiuoie Pa^'la 26. Fehhrajo 1797. Quando io era per rispondere ad una umanissima lettera di suo signor zio , mi giunge il compitissimo di lei foglio , e però mi troverei in dovere di far risposta all' uno e all' altro , ma le angustie del tempo , eia po- sta che è sul partire me lo vietano : quindi sono ne- cessitato di rapidamente stendere una sola lettera , nella quale però cercherò ad un tempo di soddisfare , come per me si potrà, a questo dover mio.da^ambe le parti, (i) Questa lettera del celebra lissimo Naluralista'da Scandiano, Irascelta tra le molle dirette all' illustre Floriano Caldani dai più distinti Medici, Analoraici e Naturalisti Italiani e Stranieri, e pos- sedute, come pAi'le di eredità dall'egregio Dott. Giulio Crescim- Leni, si pubblica perchè contiene interessanti illustrazioni risguar- danli argomenti fisiologici ed anatomici della più grande importanza. ( Nola degli Editori ) DI !.. SPALLANZANI 1 oii E per cominciare dalla lettera di suo signor zio, io non posso non fare le maraviglie, come da lungo tem- po non gli sia giunto nelle mani il pacchetto de' miei Opuscoli, per opera del Dott. Aglietti, il quale con sua lettera fino de' y Gennaio scaduto , mi avvisa di aver fatta la distribuzione del mio libretto secondo che io gli significava ^ e d' altronde le occasioni da Venezia a Pa- dova si presentano immancabilmente ogni giorno . Io pe- rò in questo ordinario non posso a meno di non la- gnarmi con lui per lettera di un tanto ritardo , e gli fo nuove premure perchè senza dilazione mandi al profes- sore Caldani il pacchetto. Sarebbe però bene , ed io ne la prego che ella altresì gli scrivesse un verso di lettera. Vedendo eh' egli non ricevette da Modena 1' aprile scorso quella mia letteraccia contra il Canonico Volta (i), e mostrando egli pur voglia di leggerla, non trovo altro espediente che di rinchiuderla nella presente , rin- crescendomi solo della spesa a codesta posta , ma vo- lendo io usare altro mezzo , non 1' .-ivrebbe forse nelle presenti circostanze che al Die judicii (2), onde egli scu- serà l' incomodo che le arreco . A me sembra non sussistere quanto egli ha letto in- torno alle anguille , che mostrano grande spavento del cielo burrascoso ^ de' tuoni ^ de' lampi ec. , giacché in quelle di Comacchio , che infinite sono di numero , si (i) Il Canonico Serafino Volla un tempo suo suballeriio noli" (. R. Museo «li Storia Maturale in Pavia. La lellera di cui è qui menzione fu promossa da due obbiezioni mosse dal suddetto in una Memoria inserita nel Tomo I. degli Atti della R. Accademia di Mantova contro le sue esperienze sulla generazione delle piante. Si vegga la — Lettera dell' Abate Lazzaro Spallanzani ad un suo amico di JUantova . Pavia 1796. Opuscolo in ottavo di pag. 32. (2) Di leggieri capirà ognuno, die questo si riferisce alle dif- ficoltà opposte ai Tiaggi dei privati dalla guerra che in quel!' epo- ca appunto si guerreggiava suir.A.dige. sulla Brenta, sulla Piev ec. 1 04 LETTERA osserva anzi che non migrano mai si bene, ed in tanta amichevole unione , come ne"" tempi burrascosi . Sul finir della lettera trascriverò lo squarcio pel Si- gnor professore Toaldo (i) . Ho letto con piacere le riflessioni da lui fatte alla scoperta del dottore Chiarenti : e quantunque questo vice-professore Brera , sostituto al Medico Clinico del nostro Spedale , preteso abbia che per niente indeboli- scano essa scoperta , le ho però trovate giudiziose , e ne ho voluto mandar copia allo stesso Chiarenti . Io non mi sarei mai figurato , che in un' Accademia di scienze e di lettere, che non è poi l'ultima delP Eu- ropa , si leggessero tali inezie , che da noi non si direb- bero dall' ultimo de' nostri scolari . Comparetti è mio amico , perchè oltre le moltiplici cognizioni che possiede , mi è sembrato onest' uomo , qualità eh' io cerco sopra qualunque altra : e però mi rincresce di sentire l' irregolare ed infruttuoso suo me- todo nell' insegnare . Lo ringrazio delle notizie relative a Fortls , che tro- vo sempre eguale a so stesso . Pensando di aver fatta risposta agli articoli della let- tera dello zio , passo a rescrlvere al nipote , il cui fo- glio mi è altresì stato graditissimo . Le anatomiche di lei osservazioni sui pipistrelli, sono in sé interessanti , e lo diverranno di più , instituite da lei . Scrivendomi ella di avere osservato nello scheletro (i) L'abate Giuseppe ToalJo, professore di aslronomia, e fon- datore dell' Osservatorio astronomico di Padova. Al dire del Lom- bardi fu esso eziandio il fondatore della Scienza Meteorologica ap- plicata agli usi ed ai ■vantaggi della civile società. Essendo pensa- «nenlo di lui , che la luna abbia la sua influenza su i fenomeni tutti della natura vivente non che sulle stagioni , ecco probabilmente i[ motivo che aveva lo Spallanzani di comunicargli le sue osservazioni sul migrare delle anguille, delle quali è discorso nel fine di questa lettera . DI !.. SPALLANZANI feiOS del pipistrello ^ alcune ossa che non vede accennate dal Daiibenton^ suppongo che avrà esaminata la medesiiua specie , altrimenti esser potrebbe che il grande Notomi- sta francese fosse stato nella sua descrizione esaltissimo. Ella poi mi chiede , se dopo il Daubenton altri abbia scritto su tale argomento. Io le dirò adunque, che per ciò che concerne le parti interne della testa , sì molli che dure , del pipistrello , io mi trovo avere due nobi- lissime Memorie, che a suo tempo stamperò, l' una del medico celebre Jurine di Ginevra , sopra le due spezie ves: niiritus (Oreillard), ves: ferriim equìnum (a fer de cheval) r altra del professore Girardi, che si aggira tutta intor- no al ves: muriniis . E quella del Ginevrino Naturalista V accompagnata da due superbe tavole miniate . Sareb- l)e pertanto mestiere , eh' ella notomizzasse il capo di (jualche altra specie , per non incontrarsi con questi due autori , che hanno il diritto dell' anteriorità . Ma sul proposito de' pipistrelli , mi nasce in mente mi mio pensiere , che già tempo, comunicai al nomi- nato Professore di Parma , ma che quantunque mi pro- mettesse non realizza mai, probabilmente per la pochis- sima sanità sua , che va sempre peggiorando . Ella sa la scoperta famosa fatta da due valenti anatomici, Cam- per ed Hunter , intorno all'aria inspirata dagli uccelli, che passa dal polmone nelle ossa delle ali, e s'intro- duce fino nelle penne: come pure, che passa dalla ca- vila superiore all'inferiore, e si dirama per tutto il cor- po del volatore animale . Nella Società Italiana Tom. II. Parte II. pag. j32 ella su tal proposito veduta avrà una Memoria del più volte nominato Girardi , che forse non 1(! sarà spiaciuta . Se adunque ritrovasi un tal meravi- glioso meccanismo negli uccelli , il quale probabilmente concorre a facilitarne il volo , forse non è improbabile rho abbia pur luogo ne' pipistrelli , destinali dalla Na- liirn ni medesimo uflìcio. Ella più volte a\rà osservata la lacililà . e la leggerezza de' loro voli; vqdulo a\rà 1 o6 LETTERA quanto tempo possono continuarli in un chiuso spazio . Non ignora che tutta la notte vanno vagando per l'aria in accatto di piccoli alati insetti . Chi sa che sì grande agevolezza nel volo non venga ajutata dall'ingresso che forse potrebbe far l' aria ne' loro corpi , dilatandone il volume , e conseguentemente piìi leggiero facendolo ? Oltracciò sarebbe troppo naturale il pensare , che cotal vitale fluido tenesse piìi energica , più animata la mac- china tutta quanta . Io bramerei adunque che nella im- minente buona stagione facesse qualche osservazione su- gli organi respiratorii di tai volanti quadrupedi , prefe- rendo li più grandi , per essere a portata di veder me- glio, quali sono il v. murinus ^ e Wjèrrum equinum mag- giore . La ricerca è affatto nuova , e per più ragioni in- teressante , tra l' altre per servire questo animale di punto di passaggio dai quadrupedi agli uccelli. Che se i ricettacoli aerei scoperti negli uccelli non si trovassero ne' pipistrelli , a me sembra che molto verrebbe a per- dere di sua forza la plausibile congettura , che i mede- simi contribuiscono al volo . Per altro se la cosa fosse così , ne verrebbe che negli uccelli di volo più celere , e più sostenuto dovrebbero o più abbondare , od essere più ampli tai ricettacoli . Nel sesto ed ultimo tomo de' miei viaggi alle due Sicilie ec. , tutto consacrato al re- gno animale, e che attualmente qui si stampa, io pro- duco prove sicure , che il rondone comune ( Hirundo apus) (i) ne' mesi di Luglio, Agosto, Settembre, ed una parte di ottobre , sta sempre in aria (a) . Se V al- (i) Chiamasi apus da a privativa, e TOV? TTOaot; piede perchè mancano delF uso de' piedi . (2) Plinio 10, 59, 55, dice.- » Nidificant in scopidis. » Hae siint quae loto mari cernuntur , nec unquam tam » longo naves , tamque continuo cursn recedant a terra ^ » ut non circumvolitent eas apodes . Celerà genera re- " sidunt et insistunt: his quies , nisi in nido, nulla: aut >> pendcnf , ani jiccnt . » DI L. SPALLANZANI 10^ Ipgflta congetturale ragione valesse , qual ricchezza dun- que in questo piccolo uccello non si dovrebbe rinvenire di aerei serbatoi ? Non credo che questo animale per questo verso sia stato esaminato da altri , e meriterebbe di esserlo. Nel citato tomo parlo ex professo delle ron- dini rustica , urbica , riparia _, apus Lin. , ed a tal pro- posito cade pure il discorso de' nibbii che noi non ab- biamo , e che a lungo ho osservato a Costantinopoli :^ i quali nibbii per la leggerezza , e diuturnità del volo , vengon chiamati figli dell' aria , ma ivi dimostro che in questa parte sono inferiori di molto ai nostri rondoni . Ma è tempo eh' io passi all' altra ricerca che ella mi fa nella sua lettera , rispondendo alla quale sarò tanto più breve , quanto sono stato forse soverchia- mente lungo nella prima . Come ebbi pubblicato quel Jtreve mio scritto intorno alla muffa , lo abbandonai senza avervi mai più pensato. Né so che nessun fisico, nessun Naturalista sia più entralo in questa materia . Ella dunque avrebbe un vasto campo di farlo , eserci- tandosi principalmente sulle piantine di muffa che na- scono nelle sostanze animali, quando cominciano a cor- rompersi e a impuzzolirsi . Ma nel momento che io le scrivo mi cola giù dalla penna un' idea che non voglio tacerla . In quella mia memoria su le muffe , credo di aver notato , che cosifatte piantine nascono nel vuoto boilcano . Ma che accaderà collocando le materie ve- getabili ed animali in diversi gaz aeriformi permanen- ti ? Il loro nascimento sarà egli più accelerato nel gaz ossigeno ? Sarà nullo nei gaz mefitici carbonico acido , azotico , nitroso ? Le sperienze sono facilissime a farsi , o sicuramente non anderebbero scompagnate da utili conseguenze , particolarmente per chi sa come lei , ap- prezzare i soggetti che si discutono . Eccole lo squarcio della prima memoria so- pr.T le anguille , segnatamente quelle delle p.nludi di Co ^ e la Karstenite . i38. Il Salgemma o Salmarino non ha bisogno di es- sere descritto onde venga conosciuto . Esso è una delle sostanze naturali la più abbondantemente diffusa sopra la Terra e di un uso che può dirsi universale . Il suo sapore aggradevole lo fa cercare da tutti , e da tutti conoscere . Oltre l' Uomo molti animali ne sono avidis- simi e ne vanno in cerca . Il Sale e 1' Acqua sono le due sostanze del Regno minerale che servono per 1' ali- mento degli animali , ed il provvidissimo Autore della Natura distribuì sulla Terra 1' uno e 1' altra in copia più che proporzionata ai loro bisogni . DEL DOTT. G. BIAìSCO:^! 1 1 1 Non occorre adunque fermarsi nell' indicare i caral- leri distintivi del Salgemma la sua durezza , la varie- tà di colori e di struttura, la sua limpidità e purezza, o per contrario 1' eterogeneità per intrusione di sostan- ze straniere come l' Argilla , alcuni ossidi metallici , ed il Bitume : la sua solubilità nell' acqua , il crepitare ed il fondersi al fuoco etc, 189. Sarà però da notarsi che in certi vacui che in- contrnnsi alcune volte nella massa del Salgemma sta racchiusa dell' acqua o del Bitume ( Wielizka , Marma- rosck ) (1): che piccole cavità del sale di Dieuzc e di Cheshire racchiudono un liquido ed un Gas che non sono ancora stati analizzati (2) : e sopra tutto interessa notare essere stato osservato che in certe qualità di Sale delle miniere di Wielizcka e di altri paesi fra i pori indiscernibili del medesimo , sta incarcerato del Gas Idrogeno carbonato , il quale allorché il Sale si scioglie nell' acqua, si sprigiona con una specie di crepitazione, che gli procurò il nome di Sale decrepilante . Ma di questo ci dovremo occupare più di proposito nella ter- za parte . i4o. „ In mezzo alle rocce (così il Sig. Brongniart (3)), 1' insieme delle quali costituisce la Formazione Salina , presentasi il Salgemma o in banchi possenti , o in letti , o in ammassi , o in vene , o sparso in modo poco visibile nelle rocce argillose , e marnose che ne fan- no parte, „ i4i -5 I banchi o animassi di Salmarino hanno so- vente una potenza o spessezza assai grande , qualche volta tale che non si è potuto traversarla interamente , «jual è per esempio la massa immensa di Wielizka la (i) Sai nigriim naphticum est et cura Noplita coiijimclimi Rzacsynsky. Hist. Polon. Traci, i. Sect. VI. (j) Amial. des Mines. Ser. 3. T. 6. pag. i4i. (3) Diction. CONI I 1 O sc/.za , ma essa è ancora assai irregolare nel suo andn- mento , mentre offre dei massi possenti puri , e quasi sferoidali , a lato di depositi scompigliati ancora ove il Salgemma non più si mostra che in piccole vene ser- peggianti . ( Haliein presso Saizbourg ) . „ i44- -1 Le Rocce ed i minerali che accompagnano il Salgemma offrono un esempio rimarcabile di genera- lità e di costanza , E secondo l' ordine della loro pre- senza più consueta sono ,, 145. 5, i.° La Marna argillosa, e qualche volta la marna calcare brunastra. La prima è suscettibile d'im- pregnarsi di una grande quantità d' acqua , allorché essa è messa allo scoperto ed a contatto con questo liquido. Allora essa si gonfia ed aumenta talmente di volume da otturare in poco tempo le gallerie e le altre cavità che erano state aperte nel terreni di Salmarino rupe- stre , e da esercitare sulle pareti verticali delle grandi cavità ima pressione così forte che essa può formare delle ampie volte che sostentansi da se sole , e senza alcuna armatura ( Haliein presso Saizbourg ) . ,, 146. ,5 Le marne argillose sono quasi sempre colo- rite in bruno , o in rossastro : esse presentano numero- se ondulazioni • gli stessi loro letti sono estremamente fragmentarl , ed 1 frammenti offrono delle superfici come ripulite, mediante lo strofinamento (1). „ 147. ,5 a.'^ Il Gesso selenite, saccaroide , fibroso, o compatto , puro , o mescolato di argilla , grigio o ros- (1) Per non allnngare soverchianiente questo paragrafo omettiamo un passo del celebre Humboldt , che ci sembrava interessantissimo V inserire , e che non può lasciare di con- sultare chiunque voglia giudicare della analogia delle Argille scagliose delF Apennino colle Argille salifere in genere ( V. Essai géognostique sur le gisement des Roches eie. Paris i8a6 a pag. 202.) Altrettanto dicasi del luogo «lei Signor Beudant ( Voy. en Hongrie T. I. pag. 164.) etc. M' A^N. So. Natuh. Anno 3. Toni. 4- 8 I 14 TERRENI ARDENTI , SALSE EC. sastro , e più soventemente di quest' ultima tinta . in letti, o continui, ciò che è assai raro, o interrotti nve- diante rigonfiamenti o restringimenti , in piccoli ammassi ; in venule, in glebe reniformi , ed infine in una disposi- zione che sembra rappresentare in piccolo la maniera d' essere del Salgemma , in grande . „ 148, „ 3.° La Karstenite , rossastra, laminare, e lamellare , mescolata più o raen abbondantemente col Gesso , o col Salmarino istesso . „ „ 4-° La mescolanza di tutte le sorta di Sali che è stata chiamata Polyhalite . „ „ 5.^ Il Bitume , poco visibile , ma che manifesta la sua presenza col suo odore , e coli' altre sne proprietà in tutte le rocce , e quasi in tutti i minerali della For- mazione (i). „ „ 6." La Lignite in piccoli pezzi , o ammassi , che spandoiK) un odore particolare , che esso comunica al Salgemma , e die gli ha fatto dare il nome di Lignite a odor di Tartufi ( Wielizha ) . ,, „ ^.° Lo Zolfo in piccoli ammassi , 0 in cri- stalli (2) . „ „ Si tiova ancora associato al Salmarino , o nelle rocce siano argillose , siano gessose che lo accompa- gnano immediatamente , del quarzo sinopalo ( Almen- gravilla In Ispagna ) della Airagonite , della Epsomite capillare o cristallina della Glauberlte ( Yillarubia ) (3) . „ (1) Les Mines de M;iimarosh contiennent beaucoup ds pétrole. ( Dict. des Se. Nat. art. Selmarin C. 389.). (2) Miniere di Zolfo coltivate in vicinanza a quelle di Sià^ , sono oltie in Sicilia , anche a Swarzowicé nei con- torni di Cracovia in Galizia . Jouin. des Min. Tom. aS. p. 100 par Schultez. (3) Travasi nelle miniere di Sale di Wielizka ancora la Barite solfata in concreiioni ( Schultez Journ. des Minet T. 25. pag. 86. DEL DOTT. O. BUrVLOWI ll5 149. ,5 8.° In quanto alla questione degli avan'^i or- i^anici che accompagnano questo minerale nella sua pro- pila giacitura, essa è molto più difficile da decidere, poiché conviene distinguere quelli che si trovano nei terreni che ricuoprono le miniere di Salmarino rupe- hlre , e che non hanno alcun rapporto col terreno sa- lilero , da quelli che fanno parte dei terreni in mezzo ai quali la formazione del Salmarino è collocata, e che si presentano assai naturalmente in questo terreno, quali sono le Grj'fiti , i Vegetabili filiciformi , ed alti avanzi organici , che appartengono al lias , ed al gres screziato , e da quelli che possonsi riscontrare nelle Argille Salife- re intei'poste fra i depositi di Salgemma , ovvero nel Salmarino istesso . Ora la presenza di corpi, organici in (|uesta roccia è molto incerta , e la specie di quelli che vi sono indicati non è sempre chiaramente de- terminata . ,^ „ Cosi le ossa di Elefante che si citano nel terreni delle Miniere di Salmarino sembrano appartenere ai ter- reni di trasporto che le ricuoprono , ed essere senza relazione geognostica colla formazione del Salgemma . ,, ,, Le Conchiglie marine che si citano in altre miniere appartengono probabilmente al Lias, o al Calcare con- i chiglifero che inviluppa il deposito di Salmarino . „ > j „ Ma non è già lo stesso della Lignite , e delle con- ) chiglie bivalvi che sonosi trovale nelle miniere di Wic- I Hzka etc. : questi corpi erano bene evidentemente nella I n)assa stessa del Sale, o per lo meno nelle masse sali- i fere che allernano seco lui : ed essi appartengono di- j rellanienle all' epoca , ed alle circostanze delia sua for- mazione (1). „ ! (i) Berniard ( Journ. de Phvsiq. etc. T. 16 pag. 46'"') aliernia di avere trovato una iiiodiepora che il cel. d' Au- I benton giudicò per un ocillvt de Mer ., impiantala nel SaU I (^«uiina di secondo ordine di M ielitzka , saggio che egli de- I poso nel Gabinetto del Uè . Forse questo e quel SJggio 11 6 TERRENI ARDENTI, SAL3E EC. i5o. 5, Si è osservalo che le piante che crescono generalmente sulle spiagge del mare , e che sono prin- cipalmente il Triglochin maritlmum la Salicornia , la Salsola Rali , 1' Aster Iripolium , il Glaux maritima , il Chritmum maritimum etc. , si trovano ancora nelle vi- cinanze delle miniere , e delle Sorgenti di Salgemma , anche di quelle che sono più profonde nell'interno del- la terra ( i ) . i5i. „ L' interno delle miniere di Salgemma allor- quando si è pervenuto ad una certa profondità e che si è oltrepassato traforando i letti di Marna argillosa , si fa rimarcare per F assenza alle volte assoluta di qua- lunque acqua sotterranea , al segno che le masse del Sale sono talmente secche , che la polvere che risulta dallo abbatterne i pezzi, diventa Incomoda agli operai. Si è parimente notato, che l'interno di queste miniere non aveva alcuna cattiva influenza sulla salute degli o- perai ^ e passano generalmente per salubri . Si aduna in certe parti di qualche miniera del Gas Idrogene che vi prende fiamma ( pag. 388). ,, iSa. „ Il Samlarino fontinale o le sorgenti salate si pre- sentano all' incirca allo stesso modo che 11 Sale rupestre , e nei terreni che non diffi;riscono geologicamente da quelli che racchiudono questo sale „ Sin qui il Sig. Brongniart. istesso di cai parla Beudant ( Voy en Hongr. T. 3. pag. 334- ) e sul quale si fonda per la questione sulla origine di questi depositi di Sale. (i) Fuor di queste e di poche altre piante saline, la sterilità regna sulla faccia dei TeiTeni del Salgemma „ Le Sei (dice il citato Sig. Brongniart 1. e.) étoit regardé par les anciens comme absolument contiaire à la végétation; oa faisoit la cérémonie de semer du sei dans un champ qa on vouloit frapper de sterilite. L' expérience journalière vieni à V appui de cette opinion . . . Les contrées sali- fères soni géneraleraenl composées des lerrains roeubles as- sei arides , et presque denuées des végetation . „ DFX DOTT. G. «UP(CO?(I 11^ i53. La Formazione Salina suole correre lungo i fianchi , ed al piede delle grandi Catene di Montagne ^ quindi fra le altre i Pirenei, le Alpi, i M. Carpazi, l'Apennino, i M. Oural, le Cordigliere etc. hanno chi più , chi meno miniere di Salgemma . Scoperta spesse volte la Formazione Salina , e nuda d' ogni altro terre- no sovrastante a guisa, dice Humholdt (i) delle For- mazioni delle Eulotidi , e dei Serpentini , sono poi altra volta ascose da Terreni posteriori , che sopra vi si sono adagiati . Ciò ha suscitato frai geologi le più vive questioni , circa lo stabilire il posto , nella grande se- rie dei terreni , in cui collocare il Salgemma , o in altri termini , per includere neW ordine di sovrappo- sizione dei Terreni il Salgemma ancora . Allo sciogli- mento di questo problema rendevasi indispensabile il conoscere quale roccia soggiacesse al Salgemma , quale vi sovrastasse , ed affrettaronsi effettivamente i Geologi se non ad iscuoprire , almeno a congetturare , o indo- vinare le Rocce inferiori , giacché per le superiori più manifesta era la cosa . Qualora però si prendano ad esame queste determinazioni , o congetture , troppo ap- parisce l' incertezza del lor fondamento , e 1' arbitrio che talvolta s' introduce nello stabilirle . Non era quindi a meravigliare se discordi si trovarono su questo punto , le opinioni dei Geologi . 154. Alcuni dapprima credettero che veramente esi- stessero depositi salini nel terreni di Transizione , e nei Terreni terziarj • altri lo revocarono in dubbio :, recen- temente però le Conchiglie , e le Ligniti delle Miniere di Sale di Wielitzka , hanno fatto propendere , ed an- che dichiarare qualcuno ad ascrivere queste con altre miniere frai terreni terziarj (2) . Più comunemente col- (1) Essai pag. aSS. (2) Nous restons persuadés que le dépót salifere de Ig Gallicie est terliare et subapennin . Bone Journ. de G^ol. T. a. pag. 8. Taluno ha ancora giudicito che vi siano de- 1 I 8 TERRE?!! ARDERTI , SALSE EC. locarono il Salgemma fra il Lias , le Marne iridate o screziate , il jMuschelkalk o Calcare conchiglifero , ed il Zechstein o Calcare alpino , e per conseguenza frai Terreni secondar] (i). Arruolano cosi il Salgemma, l'Argilla muriatifera , il Gesso, etc. frai terreni di se- dimento, frai terreni in serie, e frai terreni in posto. Ma non poche difficoltà s' incontrano perchè a queste classi possa il Terreno Salifero appartenere • ed è stato già notato che „ il n' est pas facile de prononcer sur l' àge rélatif des dépóts muriatiféres (2) . i55. La Formazione Salina, per quanto finora si sa, non ha stratificazione regolare , né ordine costante (3) . Il corpo estremamente voluminoso dell'Argilla salifera è un terreno in massa : il suo modo di dividersi in Po- liedri che suddividonsi in altrettanti minori ( e quindi in Iscaglie a superficie lucente ( N. 99 e i^\B) è quello pro- prio dei Porfidi, dei Serpentini , delle Trachiti etc. rocce positi di Salgemma post-terziarii » Le quatriéme souléve- ment des Pyrenées qui a (1 IIC) CUI niuno potrà accordare una origino per sedimento , o deposizione stratiforme . Più poi si oppone alla idea di una stratificazione , per le tortuosità , e per le circum- voluzioni in mille sensi delle vene variamente tinte del- la Argilla istessa , o del Gesso , o del Sale , che non di rado „ si trova nelle Argille in piccoli filoni che si incrocicchiano , che si rigonfiano , e si trascinano per en Hongr. T. a. p. i44' — •>; ^^ ^^' "^ forme point de* couches dans le Calcaire , mais des araas dont la puissance varie beaucoup sur une dislance trés petit . ,, Combes Ann. des Mines. Ser. 3. T. IX. p. Sgg etc. „ — Tous les circon- stauces de Wielizka et de Bochnia prouvent que le terrain du Sei à éprouvé des révolutions très considérables l;int de la part des eaux que de celle des feux soulerrain . „ Schober Grand Dictionn. Encyclopéd. art. Salgemme. — ■ Le Sei du Cheshire quoique il forme une masse très compacte, on la trouve en morceaui arrondis de 5. à 6. pieds de diamè- tre, pas tout-à-fuit sphériques, mais chacun de ces morceaux comprime par ceux qui T entourent , de manière à repré- senter un polyèdre régulier une section horizontale est divisée en figures polj'gonales dont cbacune renferme une multitude de polygones , et le tout représente assez bien un pavé en mosaique „ (Playfaire Syst. de Hultoa i.ere part. io3. ). Si vegga anche Brongniart art. Selmaria riferito addietro N. i4o. non che la Tav. 7 del Tom. 3 di Townson Voy. en Hongrie, e Mem. de la Soc. Géol. T. i. planch. 16-17). Non è perciò che io contrasti come impos- sibile la esistenza di depositi salini in istrati regolari ed alter- nanti con marne a cui per conseguenza si adatti la Teorìa del Sig. Dombasle , ma non credo che questo caso sia tanto frequente quanto forse taluno si pensa ( V. Rozet Géol. 3. me part. pag. 65. ) . Mentre però pretendo che sia dimostrato che nella pluralità de^ casi il Salgemma, T Argilla muriatifera etc. siano rocce in Massa , non è perciò che osi spingere tant"' oltre questa regola , da arrivare a dire che „ le Selgem- me n'est jamais en couches reguliéres „ ( Huot NouT. court de Géol. Paris iSSg T. 1. pag. 278. ) 120 TERREINI ARDENTI, SALSE EC. tulli i sensi (i). I massi voluminosissimi di Sale lenli- colaii , o sferoidali sepolli senza regola nel ventre del masso Argilloso , ripugnano pure alla nozione di un sedimento acqueo , e così pur fanno le glebe di Ges- so , di Arragonite , di Piriti eie. Tutto anzi invece ri- sveglia r idea di uno smisurato ammasso di sostanze ravvolte e rimpastate sopra sé stesse . i5G. D' altra parte l'analogia coi Porfidi, coi Ser- pentini , colle Trnchili non può essere spinta tant' oltre che si possa attribuire alla Formazione Salina una ori- gine immediatamente ignea come molti 1' attribuiscono ili Porfidi, ai Serpentini, e specialmente poi alle Trachiti. Imperciocché le Conchiglie , le Madrepore , li frammenti di vegetabili , e sopratulto le Foglie e li Frutti che nelP inlimo del corpo delle Argille, e del Salgemma si citano ritrovate (2) , escludono per la loro conservazione ogni jirobabilità di una fusione ignea nelle Argille, nel Sal- gemma eie. ommesse ancora altre ragioni. ìS'j. Quando per 1' opposto tutto, o almen la più parte delle singolari sembianze geologiche che offre co- testa Formazione (3) sembraci conciliarsi colla ipotesi che la Formazione Salina sia stata l'opera di qualche violenta catastrofe avvenuta in conseguenza della eleva- zione , o Sollevamento (zj) delle catene cui trovasi essa (i) Humboldt. Essai, pag. a34- (2) Beudiint Voy. en Hongr. T. 2 pag. i47 e i^g, e T. 3. p. 234. — Boué Journ. de Géol T. i. p. 345. etc. (5) Prescindendo dalla questione sulla origine del Salgem- ma , e degli altri minerali che lo accompagnano , ci propon- ghìaiuo soltanto di rendere ragione del modo di essere della Formazione Salina , e di raccogliere per quanto è possibile sotto una sola Teoria le svariate modalità della medesima . (4) Troppo ornai è messa in chiaro la Teorìa dei Solleva- menti, perchè credere possiamo che qualcuno dubiti ancora della 'stabilità di fondamento della medesima , o stenti a conce- pirne la possiI)ilità . Questo forse è uno degli Argomenti di DEL DOTT. G. BUnCOPfl 12 1 dappresso (i)^ rivoluzione o catastrofe che pare dovesse dapprima agir sottomare , perchè conchiglie marine stan- no incluse nelP interno delle Argille muriatifere e del Sale^ che dimenare e ravvolger dovesse l'impasto della Formazione Salina , perchè li varj suoi elementi o roc- ce , contorte e ravvolte si mostrano , non adagiate e distese • che imbevuta di acidi , o sostanze particolari dovesse essere tal pasta ( forse per l' influenza di prin- cipi emanati dalle vicine rocce di sollevamento e di tra- bocco (2) ) sostanze alte a produrre i corpi che in se- no al gran Masso Argilloso sparsi si celano, cioè i.°la Calce Solfata anidra o nò , 2." il Ferro Solforato o Pi- riti , 3.° la Barite Solfata , 4-° * depositi di Zolfo che Geologìa meglio provati , e chiunque può persuadersene scor- rendo con occhio imparziale o le opere geologiche , o poche miglia di qualche paese montano. Alle tante prove e figure recate dai Geologi in appoggio di questa Teorìa non ultima crediamo sarà considerata quella espressa nella Tav. 2. in cui è effigiato Tallo cono di Eufolide di Gaggio che ha impastato ed involto nella sua emersione il grande frammen- to di Calcare a Fucoidi segnato a • (i) Non discorde da questa sembra 1' opinione del Char- pentier. Bibl. Univ. Géol. iSaS p. i5i , come analoghe lo sono quelle di altri recenti geologi che attribuiscono alla emersione delle Ofiti, dei Porfidi etc. T origine dei depositi di Salgemma che gli stanno intorno . (2) „ Prés de Huaura j'' ai vu le porphyre trachytique percer les couches de Sei le plus pur. „ Ilumb. Essai p. 342 ; e per la vicinanza e mescolanza di rocce di tal ge- nere alla Formazione salina , si vegga principalmente Journal d' un voyage par les Carpathes di Lyll de Lilienbach ( Mé- moire de la Soc. Géol. T. i.) in cui merita particolare os- servazione ciò che dìcesi a pag. 296. „ à Sugatak en Mar- niarosh on trouve aussi bien au dessits que au dessous de la masse de Sei du grès quartzeus, des argiles schisteuses, et des agregats trachytico ponceitx ., — Veggasi anche Bone coup d' oeii . Ibid . laa TEUREPTI ARDEJtTI ; SALSE KC. accompagnano non di rado le miniere di Sale , ed in copia assai grande quelle di Sicilia (i). Quindi potè benissimo, a nostro avviso, la Natura operare in un sol tratto tutto r insieme che compone la Formazione Sa- lina , e dare con ciò ad osservare all' occhio che esa- mina questi terreni , la Formazione Salina giacente ro- vescidJta e ravvolta a varie altezze sui fianchi , ed al piede delle singole Catene^ quindi sconcertati, contorti, ed in pezzi , ed or sopra or sotto gli strati fossiliferi ( Muscheikalk , Gres , Calcare a Fucoidi etc. ) che for- mavano già quel fondo di Mare che corrispondeva alle (i) Se a qualche Acido a noi noto si volesse dare il merito , o la colpa di tutte queste produzioni , ei sarebbe (ci sembra) il solforico che indicano e le predette sostanze, ed anche sino a certo segno Vi Vegetabili in carbonili rac- chiusi in seno a questa Formazione. Imperocché i cel. Ar- duino , ed Hattchett furon d' avviso che T agent employé par la Nature dans la formation du charbon et du bitume a été ou l'acide IVIurlatique, ou T Ac. Sulfurique „ ed il secondo principalmente convalidò la sua opinione col mo- strare r analogia fra le qualità del Carbon minerale, a quelle del Carbone ottenuto dal Legno mediante V azione dell' A- cido Solforico, massimamente in ciò, che tanto nell'uno, quanto nelP altro manca T Alcali, il quale sempre rimane ove i vegetabili sieno carbonizzati col fuoco . M? se 1' azione dell' acido Solforico sul!' insiemi della Formazione Salina serve a spiegare in qualche modo ì" origine delle enu- merate sostanze (Solfati di Calce, di Barite etc. e dei Sol- furi di Ferro ) , non è poi in alcun modo compatibile colla presenza del Salgemma, il quale come è noto è dall'Acido solforico attaccato e scomposto . Né giova meglio il ricorrere all'Acido Muriatico, poiché se questo si adatta alla spiega- zione del Salgemma, e delle Ligniti, contrasta poi con tutto ciò che vi ha di Solfati nella Formazione Salina, e colia Argilla istessa che è in gran parte un Solfato di Calce (N. roT ) . Onde ci è forza confessare che pur tante cose ci restano inesplicabili ! DEL DOTT. G. BUNCOni 120 odierno eminenze • quindi ancora il dividersi , e suddi- vidersi de' suol membri in poliedri : quindi il contenere disseminati a globi , a lenti , in vene etc. i voluminosi massi del Salgemma avente struttura cristallina : quindi l' interporsl di laide o vene , o banchi di arena marina conchiglifera fra voluta e voluta del masso Argilloso (i): quindi li frammenti di Vegetabili sparsi disordina- tamente fra l' impasto medesimo ^ quindi le Piriti , le Bariti etc. sparse qua e là in glebe ^ quindi la epigenesi del Calcare in Gesso, conforme alla opinione esposta dal cel. De-Buch (2) ^ quindi ma quante altre conseguenze non discenderebbero da questo principio ! Quanti altri fatti , ci sembra , non troverebbero in esso la spiegazione ! Qiial serie non trarrebbe egli seco di considerazioni risgunrdanti le parti più fondamentali del- la Geologia , e le vicende principali della superficie dfl Globo 1 Ma non vorremmo già a quest' ora esserci me- ritali il celebre rimprovero, Sed nunc non erat bis locus . . . Trascinati dall' interesse di questo soggetto entrammo in particolari che tronchiamo ben tosto , per ripigliarli poi , se a Dio piace , con miglior agio in altro lavoro . (i) ,j Les Argiles solifères de Wielilzka sont quelquefois très sableuses , e' est particulièrement alors qu'elles renferment les coquilles que nous avons citées : rotalite , rcnulite , di- srnrbite etc. Beudant Voy. T. a. pog. i5o. — Qualora si verificasse , sarebbe un fatto molto importante ancora il se- guente riferito da Esmark ,, il a oui dire qu'' on avait pé- netré jusqu' au fond , dans une des mine de la Transylva- nie, et qu'on n' avait trouvé au-dessous que des cailloux roulées „ Journ. des Min. T. 8. p. 831. E dietro questo modo di vedere , potrebbe forse riuscire meno strano che si confermasse quanto fu annunziato nella Gazzette de France iD Nov. i858 di un Dinotherium Giganlcum trovato in seno ad un gran masso salino di Wielitzka . (■ì) Ferrus, Bull. T. IX p. 5. 1^4 TERRENI ARDENTI, SALSE EC. i58. Egli è pertanto sopra questi Terreni del Sal- gemma che si presentano li Fenomeni dell'Idrogena dap- prima descritti . Noi abbiamo cercato di dimostrarlo in questa seconda parte , adunando in essa quanti dati ci è stato possibile , che servissero ad indicare più o men chiaramente la esistenza di Formazioni Saline sottoposte , e che conducessero alla final conseguenza che li feno- meni dell' Idrogena che la Natura ha sparso sulla su- perficie Terrestre ( meno il Grisou del Carbon Fossile ) hanno la loro sede in seno alla Formazione Salina . PARTE III. §. I. Storia delle Opinioni iSp La Storia delle Opinioni proposte dai Natura- listi affine di spiegare come accadessero , e donde traes- sero origine i Fenomeni che qui ci occupano , è una storia che presenta delle divergenze , e delle disparità di pensare le piìi rimarchevoli . Antichi e Moderni au- tori muniti dei lumi , e dei soccorsi che gli concedeva lo stato delle Scienze dei tempi in cui vivevano , si fe- cero a calcare questo difficil sentiere^ ma assai sovente purtroppo stabilirono il fondamento delle lor Teorie , so- pra troppo ardite congetture , sopra dati incerti e mal fermi, e dietro troppo superficiali osservazioni. i6o. Non mancò infatti chi si abbandonasse ad idee puramente chimeriche^ ma ordinariamente le sostanze che trovavansi attorno agli stessi Fenomeni , furono quelle che vennero prese in considerazione : così le Piriti , il Manganese ossidato e sopratutto il Petrolio furono in- vocati per ispiegare l' origine del Gas infiammabile : al- tri pose attenzione ai fossili organici che nel terreno superficiale annidavansi :^ i processi chimici furono chia- DEL DOTT. G. BlANCOnl 12$ niati ìli ajuto per questa indagine ^ non mancò chi an- cora vi aggiugnesse l'Elettricità-, e vi fu persino chi dal centro del nostro Globo supposto infuocato fece ascen- dere dei particolari Vapori che atti fossero ad operare li già descritti fenomeni . i6i. Antonio Frassoni , forse il primo (1660) fra gli antichi che abbia tentato questo argomento , s' im- magina il Monte sottoposto alla Salsa di Sassuolo nel Modenese totiis cavernosus^ hituminisque ac sulphurìs ple- nits [\) ^ in cui avvengano degli incendj, alimentati dallo Zolfo e dal Bitume, sinché durano 1 quali moslrinsi an- cora le eruzioni , e 1' energìa della Salsa . L' esistenza delle Caverne e dello Zolfo , è asserita semplicemente e non provata dall'A. , come gratuita del pari è 1' as- serzione degli incendi sotterranei che ninna esteriorità indicava , e che pure sogliono imprimere un carattere assai parlante sopra tutti i loro prodotti , e su tutti 1 luoghi in cui accadono . 162. Poco appresso (1684) Paolo Boccone nelle sue osservazioni naturali (2) parlando del Terreno ardente di Barigazzo , e di altri dell' Apennino Modenese , ricorre a sotterranee effervescenze di corpi acidi ed alcalini , per le quali si svolgesse calore e venissero portate in alto polveri o sostanze volatili ed oleose , le quali poi alimentassero quei Terreni ardenti . Tenta appoggiare la sua opinione recando 1' esempio di alcune sostanze che mescolate insieme , quantunque fredde si riscaldano , e talvolta al segno di prendere 6amma. Ma sebbene que- sta opinione a' giorni in cui visse l'A. potesse meritare qualche considerazione , sarebbe però restata isussistente per non indicare almeno la probabilità della esistenza di quelle sostanze che nel Monte di Barigazzo potessero sostenere 1' applicazione della sua Teorìa . (1) De Thermarum M. Zibii Natura . 1660. pag. i3. (2) Bologna 1684. P^g- »9' \-Jl6 TEHHEni ARDERTI , &ALSE KC. i63. La rinomata fonte infiammabile, o Terreno ar- dente del Delfinato fu anticamente creduta un Vesuvio od un Monte Etna in piccolo. Cosi la pensava (i) il Sigiior Dieulamant nel 1699, che trovava altresì la spiegazione fisica di questo fenomeno , non molto diffi- cile allorquando si avessero migliori notizie intorno alla natura dei Vulcani . ( .'^a/à continuato . ) (1) MéiDuiies de l'Acad. dea Sriciìc. liETTE R A DI AL PROFESSORE in Bologna Dopo non breve silenzio , spero sarà per perdonarmi , se le dirigo questa mia officiosa lettera con animo di palesarle un mio pensamento sul modo più convenevole a far conoscere alcuni corpi organici fossili , risguardanti i vegetabili , i quali rimasero lunga pezza nascosti fra varie terre avvolti ad ineguali profondità, lontano «sem- pre dall' esterna superficie . Rlultiplici si conobbero per Io innanzi gli esemplari di corpi organizzati , induriti sotten-a , e compresero varie classi di viventi animati , e molte pur di quelli appartenenti alla Botanica . Di coti'sli ho divisato far breve motto per ottenerne poi il di Lei saggio giudizio , che di buon grado attendo siccome di persona istruttissima, che giustamente sti- mo , etl amo coi> ogni affetto , e riconoscenza . Si parlò da me a più riprese dei ccii'pi organici fos- sili adiacenti a Sinigaglia , e si lece mcutionc parziair 128 LETTERA. di quelli risguardantl le piante , e più a minuto delle foglie, le quali, benché compresse dal peso di varii cor- pi soprastanti , conservarono il lor carettere non solo in ciò che concerne i contorni esteriori , ma per fino nelle particelle minime , che sogliono il più delle volte accompagnarle . Considerato l' insieme della cosa stessa , mi sono avveduto, che taluni hanno opinato aversi a dire la sola impressione , o impronta delle filliti nostra- ne , e nulla più . Su tal proposito riflettendo , mi son determinato a scrivere pochissime coserelle capaci ad indurre uno schiarimento relativo agli oggetti di cui si tratta , ed a scanso di qualunque equivoco derivar po- tesse dalla non giusta applicazione di un vocabolo, che recherebbe la falsità delle idee in coloro , i quali igno- rano i veri caratteri degli originali dissotterrati attorno le gessaie a noi convicine . Quindi mi sono accinto a discutere, se la voce impressione^ o impronta compren- der possa qualunque prodotto della Botanica fossile : e qui trattener mi debbo a diciferare tal punto per torre le conseguenze erronee , cui trascinare ci potrebbe una troppo generica espressione . La voce imprimere corrisponde allo improntare , cal- care , stampare : così la Crusca . Il piede , che preme il lido arenoso del mare segna l' orma , e si dice la- sciare la sua impronta . la quale nulla in se rachiude del pede stesso da cui ebbe origine . Cosi il sigillo rap- presentato nella cera , nulla contiene del sigillo stesso trarne la nuda impressione. Ciò premesso, prenderemo a disamina il carattere delle filliti sinigagliesi , e quindi si concluderà , se loro convenga sempre la parola su espressa , ovvero si abbia a ricorrere ad altro vocabolo più confacente ad esprimere le prerogative loro , e per farle distinguere ad un' occhiata da qualunque altro og- getto , cui possono rassomigliare . Fermo restando , che la impressione si avveri in una tìllite qualunque, quando nella periferia circoscrilta dal preciso contorno , e nel DI TITO PROCACCINI RICCI I2g disco nulla vi si vegga rimasto del vegetabile , e sola vi comparisca la immagine indicata ed espressa nei con- torni esterni , e nelle nervature interne maggiori e mi- nori , ed in qualunque più minuto solco , o lievissime particelle distinte, o rilevate |, e se vi si vegga rimasto uno , o più pezzi aderenti , ed estranei alle terre , in cui sogliono rinvenirsi sepolti i corpi organici riferibili alla Botanica , converrà adoperare un' altra denominazio- ne idonea a far conoscere le differenze rispettive, per cui si abbiano a distinguere le une dalle altre, e senza grave difBcoltà , o scrupolosa mendicata attenzione . Non può richiamarsi a dubbiezza , che nella somma copia degli avanzi delle piante sepolti , non siavi un gran numero ancora di quelli cui convenga il nome d' impres- sione , ed io medesimo confesso di possederne parecchi marcatissimi . Del pari per altro debbo francamente as- serire , che di gran lunga superano gli altri difl'erentissimi da quei già nominati . Le loro varietà sono mulliplici , né disdicevole reputo accennarne alquante . Sonvene per esempio alcuni conservanti le tinte quasi consimili alla viva vegetazione ^ altri macchiati con bizzarrie ir- regolari a colori molto vivi , e difficili ad imitarsi ^ non pochi di quei che ricordano la fuligine più , o meno carica , o dilavata ^ ed altri ancora anneriti , e scuri gcadatameute . Ve ne ha di quelli che si accostano al verdognolo, e al verde, e talvolta puranco al cileslro . Mi è accaduto ( né di radissimo ) di scoprire nel masso aperto con improvviso colpo di martello , una qualche minuta fogliuzza , ovvero un delicato fiorellino di beli' az- xurro assai leggiadro , che esposto all'aria libera atmosfe- rica quasi appassiva , svanendo poco mano che del lutto la sua beli' avvenenza , e singolare leggiadria . Il giallo non è estraneo , ed anche varialissimo , e sempre vago : non parlerò di ciascun colore , nò di ogni mezza-tinta , ma dirò soltanto esser molte e molte ie varie combinazioni capricciose , e di va- N. Aa». 5c. Nixua. Anno 3. Tom. 4- 9 l3o ' LETTERA ghezza ripiene : né coleste appartengono punto alla impressione. Cosi di pari le fiditi per mezzo alle quali si discopre or la rete superiore, ed ora l' inferiore , di gran lunga più intricata , e più fina . In essa vi comparisce il tes- suto poco men che microscopico , e il più delle volle vi si rileva una tinta diversa aflatto dal campo marnoso terreo , e suol essere scuriccia e di tendenza al legno- setto , che vi spicca con grazia molta, ed accresce le meraviglie per l' opportuno contrapposto , e per le mi- nutissime figure geometriche distinguibili vieppiù coli' a- julo di buona lente adatta ad ingrandire le più piccole particelle quasi lineari : né mai abbastanza saprei com- mendare un così elegante lavoro riserbato solo alla pro- digiosa forza della natura . La epidermide eziandio vi si discerné ben conservata alle volte , e somigliante il suo naturai colore illanguidi- to alquanto : in altri esemplari vedesi squarciata pur anco e varia in più guise : né vi mancano quelli perfino , che in un sol disco riunirono le reti , la epidermide , e' I pa- renchima qua , e là in brani di discreta estensione, e non disgiunti dall'intiero contorno che li rinserra. Il rilievo, la profondità di coteste parti non è ugualmente estesa per tutti i lati ^ ma riesce piacevolissimo il vedere cotesti cambiamenti, i quali convincono della presenza delle loro antiche sostanze rimastevi evidentemente in un mo- do da convincere i più rassodati pirronisti . E per vieppiù rilevare queste verità ridir posso an- cora di essermi avvenuto d' incontrare nel masso con- tenente le più volte nominate filliti , alcuni fram- menti separati , soli , anneriti or più or manco , e di- mostranti la lor derivazióne dall' antica foglia cui furo- no ne' dì remoti riuniti , e per fino gli steli più minuti , flessibili alquanto , e riconoscibili a nudo occhio senza esitanza . Gli oggetti poco fa indicati , non danno al certo il menomo indizio di veruna impressione , anzi la DI VITO PROCACCINI RICCI 1 ó I escludono intieramente , onde sarà gioco-forza convenire che in molti e molti fossili delle colline Sinigogliesi, e forse nella massima parte , vi esiste ancor presentemen- te la primitiva sostanza indurita , e quasi al grado di qualche classe di pietre non della maggiore durezza . Quindi per esprimere le qualità diverse dei nostri fossili organici spettanti alle parti arboree , dovremo far uso di vocaboli varii , ed adatti particolarmente al loro ca- rattere rispettivo , e tenere in serbo la voce impressione per quei soli saggi , cui può precisamente convenire . IMi giova quindi osservare esservi una differenza mas- sima tra la immagine impressa del vegetabile, e la parte qualunque pur siasi , rimasta rinchiusa nel masso ed an- cora visibile . Né tacio quanta compiacenza maggiore i' occhio del filosofo risenta nella seconda , e di quanto la preferisca alla prima , ravvisandovi nelP altra le più minute tracce , e talvolta per fino il colore quasi quasi vegetante, che a vero dire non sembrerebbe neppur possi- bile dopo un lasso considerevole di secoli parecchi, dac- ché furono rinserrati sotterra , E siccome non è raris- simo di rinvenirne a variate riprese , ed a profondità diverse , in più e più situazioni dello slato Romano , cosi è forza di farvi particolari osservazioni e disamine per rilevare i differenti caratteri loro , e divinar le pro- prie cagioni onde così rimasti sieno fino al presente giorno in cui si ha la sorte di poterli discuoprire. JNiuno , quasi direi , può ignorare che in non poche contrade , d' Italia segnatamente , esistono varii depositi sotterranei contenenti buon numero di corpi organizzati, i quali appartennero per lo innanzi a più generi dei vegetabili non solo , ma si bene a moltiplici viventi abi- tatori, già tempo, de', mari, e delle Isole pur anco, e delle estese pianure , come per mezzo all' elevate mon- tagne , ed ai rinnovali continenti . Ma in niun luogo mai si rinvennero quali negli scavi delle colline adia- centi a Sinigaglia sogliamo spesso spesso discuoprire , e ricondurre alla luce del pieno meriggio . Nel che intesi consentanei coloro , i quali abituati a visitar sovente gli scavi famosissimi di Mont-Martre nei contorni della col- tissima Parigi, dirmi spontanei, che nella mia Collezio- ne vedevano più e più esemplari nuovi oltrepassanti in vaghezza quelli che adornano il museo di Storia Natu- rale di colà, venuti dalle celebri cave dell' or or nominato Mont-Martre : e convenivano in ciò puranco i cultori Italiani delle medesime scienze, che avevano varcato le alpi con animo di visitar la capitale meravigliosa della PVancia , ed insieme i professori rinomatissimi , e le lo- ro più compiute serie dei prodotti della natura : la qual particolarità non l' accenno per desìo di gloria inutile , e vana , ma solo in ossequio del vero . Né disconverrà dar un cenno su le cagioni di cotesti bizzarri e piacevoli fenomeni . I corpi organici , che si ritrovano sparsi dentro le colline, di cui facciamo qui menzione, prendono di- verso aspetto a seconda delle varie terre fra le qua- li rimasero racchiusi . Nella selenite , in grazia di e- sempio , compariscono mezzo anneriti , o a meglio di- re tra la calce solfata , e dovunque lo zolfo esista in qualche dose considerevole , predomina una tinta di color marrone , e non di rado accresce la tendenza al nero , Nelle marne composte di calcaria , e di argilla principalmente , e combinate fra loro in modi non pre- cisati con ogni esattezza , si veggono comparire più vaghe le mezze tinte , ed alle volte non mancare insieme i più vivi colori , Il ferro inoltre , il manganese , e forse talun altra non comune sostanza , si uniscono a com- porre parecchie preparazioni chimiche , per cui vediamo prodursi 1 più graziosi fenomeni , che riuscir non po- trebbero , se quei principi mancassero conosciuti neces- sarii per ottenere l' intento . Altronde i citati metalli vi esistono realmente, siccome del pari alcune terre non comuni , anzi molto rare . La strontiana solfata è una DI VITO PROCACCIRI RICCI 1^3 di quelle , che rimane fra le altre di S. Gaudenzo , e di Santangelo ^ e vi ho costantemente osservato aver la facoltà di comunicare un beli' aspetto di giallo-rosso al vegetabile , che per mezzo ad essa rimase serrato . La magnesia non è rarissima , e produce nuovi fenomeni ne' corpi organici , che rinserra . Per esse pertanto , che qui di volo accennar mi piace , e per altre sostanze di cui non parlo per ora , possono aver origine tanti feno- meni , i quali sembrano appartenere particolarmente ai nostri terreni terziarii . Kè esitar posso che date le stes- se circostanze altrove si abbiano a presentare eziandio i medesimi efletti . Verissimo rimane intanto , che i cor- pi addetti alla Botanica fossile , e che vanno dissotter- randosi di giorno in giorno negli scavi adatti a discuo- prire le nostre seleniti , presentano vaghissime rimanenze dei primitivi esemplari ignoti probabilmente fin qui in altre escavazioni . Non si limita peraltro la particolarità delle marne nostrane a conservar così egregiamente le filliti , gli antoliti , gli spermaliti , e simili , ma si estende più ol- tre e ci si mostra prodigiosa del pari negli entomoliti : e soprattutto le ali delle farfalle si veggono rimaste con sì precisi contorni , in linee nereggianti , che luogo non lasciano a maggior desiderio di vederli meglio eseguiti , e più uniformi a ciò , che rappresenta il vero . Al mo- do stesso non pochi insetti di figura , e di mole va- rianti , si trovano colà dentro chiusi , e morti senza alterar punto le piccole nervature , e le minute forme dilicatissime, che dimostrano sovente la principal loro carallerislica . So bene esservi stati taluni ì quali vantarono un simil pregio ad altre contrade più delle nostre ricche, e per mille titoli ragguardevoli . e soprattutto per 1' abbondanza delle ossa , dei teschi , e degli scheletri di animali gi- ganteschi perduti ai tempi nostri ^ e per la copia ridondante altrove di viventi rivestiti d' involucro crostoso , 1 34 LETTERik ed or petrefatti , e rari per la loro estrema piccolezza ^ ' che diede campo e materia a celebre autore di scri- vere sopra un tema di tanta importanza • ma in propo- sito alle marne schistose foglifere , ed insetlifere , non vidi nei pubblici musei , e nelle collezioni pubbliche , e private le slmili , che star potessero a confronto delle Si- nigagliesi , e credo difficilissimo il caso di rinvenir- le identiche , vista la differenza massima dei terreni della vicina Etrurla e di quei del nostro Piceno . Co- munque sia , la mia proposizione regge, e se in avvenire accadessero altre innovazioni imprevedute, ed inaspetta- te , non tarderò punto a ricredermi , poiché a nulla di più aspiro di quello che all' avvanzamento della scien- za , ed alla esposizione della nuda verità . Rivolgendo ora il discorso al nostro primo assunto risguardante le marne schistose nostrane , aggiungerò un cenno sul loro carattere distintissimo di esser capaci d'im- primere gli oggetti per fino capillari nel disco delle fo- glie arboree , che per mezzo ad esse si vanno di volta in volta discuopreudo . Nello aprirsi d'una qualche falda marnosa ( e non rarissima è cotesta combinazione ) ri- mane un lato colle nervature le più sottili nello interno della periferìa della fillite a bassissimo rilievo , e nell' altro opposto la corrispondente impronta , ed in modo da confrontarsi perfettamente se l' una parte all' altra venga sovrapposta . La foglia adunque venne partita in due perfettamente uguali , e consimili , ad eccezione dei nervi , eh' essendo più forti dell' epidermide , rimase- ro , o minutamente rilevati , o leggermente impressi , a differenza della suddetta epidermide , che quantun- que al sommo grado esile , potè talvolta dividersi , e cuoprire i due dischi , conservando ancora un legerissi- mo verde-giallognolo-pallido : la quale operazione non cede punto in eccitar le meraviglie , siccome le altre dì cui ci è piaciuto dare un brevissimo cenno . Siccome poi lo scopo di queste mie poche linee , deve DI VITO PROCACCIM BICCI l35 limitarsi al solo punto di far conoscere cosa intender si debba per impressione , ed in quante maniere diversifi- chino le lìllili Sinigagliesi nel conservare in brani o neir intiero P antica foglia , che vi rimase compressa , così parnii di aver bastevolmente provato il mio assunto facendo risultare da fatti incontrastabili , che alla sola impressione non si limitano i nostri fossili ne' vegetabili petrefatti , ma bensì racchiudono parecchi altri oggetti di assai maggiore importanza . E se forse ho di troppo ripetuto questo medesimo punto , desidero mi si accordi compatimento , e perdono , sul riflesso dell' importanza di cui l' ho creduto meritevole . Erano queste le brevi riflessioni , che credevo dover per ora trascrivere . Intanto col dovuto ossequio me le rafl'ermo Dev. Ser. ed Amico Affmo, Vito Pkocacciki Ricci. Sinigaglia 28 Agosto 1840. ij i-;Jj;. RENDICONTO DELLE SESSIONI DELL ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' istituto di BOLOGNA ( Continuazione. Vedi T. III. pag. 456. ) Non in tutte le ulceri cancerose però mi pare si debba indifFerenteraente adottare . Nelle ulceri moltissimo este- se temerei anch' io , come ne teme il Quadri , i cattivi effetti dell' assorbimento del veleno. Nelle ulceri cance- rose che furono precedute da scirro e da cancro oc- culto non spero che possa recare che un vantaggio pre- cario , e questo anche di rado . Ma nelle ulceri cance- rose che furono prima di altra indole , nelle ulceri che non furono precedute da scirro , ma comparvero , come avviene alla faccia principalmente , senza previo induri- mento , io penso che possa aspettarsene , se non in tutti , in un certo numero di casi almeno j ottimo e durevole risultato (i). (i) La composizione degli unguenti dell' Helmund ^ dei quali parlossi sul principio di questo articolo , rilevasi dalle seguenti ricette . N. 1. R. Balsami Peruviani ) XiXlracti Lonii maculati j Plumbi acetici crystallini scrup, quattuor DEL PROF. A. ALESSANDRINI 187 5. Sessione. 5. Dicembre iSSg. II Prof. Giovanni Contri legge una Memoria del Col- lega Prof. Canonico Schiassi, impedito per malattia, la quale tratta della Storia della Zecca di Bologna^ lavoro che costituisce una seconda parte , od il compimento dell' altro letto all' Accademia nel!' adunanza delli 1 3 Novembre i834. e pubblicato nel Tomo IV, dei Nuovi Commentari pag. 33. Nella Dissertazione letta in questa seduta , e scritta con rara eleganza e maestria in lingua latina, viene dichiarando il dottissimo Professore in singoiar modo il diverso nome e valore nelle varie età assegnato alle monete nostre , dal che ne ridonderà il maggiore vantaggio a quelli che di siffatti argomenti occupare si devono con tanta frequenza sieno Giure- consulti, Negozianti, Orefici, Banchieri, Antiquarj , e queste cose sono ampiamente esposte e dimostrate in una copiosissima tavola sinottica posta in fine della Memoria , e nella quale si descrivono le monete bolo- gnesi dalla prima epoca in cui vennero coniate fino ai tempi del Sommo Pontefice Alessandro VII. notandone i.'' la loro descrizione-, 2.° il nome volgare;^ 3. '^ l' esatto peso del metallo ragguagliato alla misura bolognese^ 4-** Tincturae oppi! crocatae scrup, duo Unguenll ceiae une. quattuor M.« F. unguentutn narcotico-balsamicum. N. 2. R. Arsenici albi scrup, duo Cineruni solearum vetustarum scrup, semis Cinabri faclitii praepar. drac. duas M.e F. pulvis seu pulvis F. Cosmi. N. 3. R. Pulv. F. Cosmi, drac. unam Unguenti narcotico-balsamici une. unam M.* F. ungnentum seu Unguenl. Arsenicale composituni. l38 BEmOICONTO ACCADEMICO il valore intrinseco della moneta in relazione con quelle che hanno corso attualmente ^ 5.° apponendovi inQne a ciascun articolo delle note illustrative. Ognun vede per- ciò che un simile lavoro non è suscettibile di essere epi- logato, del che poi non v'è necessità dovendosi quanto prima pubblicare per esteso nel V. Tomo del Nuovi Commentarii dell' Accademia . L' Accademico pensionato Prof. Michele Medici anche a nome dei Golleghi Professori Mondinl , Sautagata e Berloloni Giuseppe legge un rapporto sopra i preparati offerti all' Accademia dal Chirurgo Romano Sig. Angelo Comi nella i.^ Sessione del corrente anno, esternando nei seguenti termini il parere della Commissione inca- ricata del loro esame . I pezzi in discorso hanno una numerata progressiva dall' uno all'otto, e noi daremo conto, dice il Pielatore, di ciascuno parlitamente. II N. i.° è una porzione di rene di majale . E que- sti una quinta parte circa di un rene di majale adulto tagliata trasversalmente . La sua durezza si accosta alla lapidea : tale però che si lascia scalfire dalla punta di una forbice, o di un temperino senza grave fatica della mano : abbiamo legni , ed in ispecie il bosso , che pre- sentano maggiore durezza. Il colorito non somiglia per nulla a quello che è naturale a quel viscere: molto diminui- ta ne è la mole, e l'interna struttura languidamente indi- cala^ nel maneggiarlo si sente al tatto un certo che di sostanza saponacea , o cerea ^ qualità comune quasi a tutti gli altri preparati . Il N. 2." è sangue umano . Ninno veramente lo co- noscerà per tale , poiché questo pezzo non possiede al- cuno dei caratteri proprli di quella materia. Il N. 3.° è un mezzo testicolo di gallo. E tagliato pel mezzo longitudinalmente , è levigatissimo , presenta una superficie omogenea, del che non è a meravigliare^ DEL PROF. A. ALESSAnDRini ì3g perciocché la tessitura di cotesto organo è così delicata e fina, che l'occhio nudo non la discopre bene iieppure osservandolo in istato naturale . Neil' esterno è scabro e disuguale e rassomiglia ad un ciottolino comune :, tanto nell' interno che nell' esterno ha una tinta giallognola languida propria di quella parte animale . Il N. 4-'^ è ""^ sanguisuga ^ è dura e si fa conoscere abbastanza quello che è. Il N. 5.° è una triglia . Questa pure è dura e facil- mente riconoscibile : ma non dobbiamo ommetlere che sono già conosciuti e praticati metodi di preparare i pesci conservandoli anche meglio di questo . Il N. 6.° è un cristallino , e porzione di sclerotica colla cornea di bue . Sono questi eziandio facilmente riconoscibili^ ma bisogna considerare, che parti animali sì fatte facilmente si conservano mediante la semplice disseccazione e la vernice. Il N. 7.^ è un mezzo pesce in putrefazione . E forse questo il miglior pezzo ed oflre parecchi caratteri di un petrificato conservando il color rossigno dilavato della carne fracida di pesce. Il N. 8."^ ed ultimo segna parecchi fiori , e cioè due dì Altliea rosea ^ uno paonazzo ed uno bianco: uno di Echinops sphaerocephalus : uno di Tegeles lucida : una Corcgosis : uno di melagrano a fior doppio : una rosa : un Tracliclius caerulew^ ed uno non determinabile per essere malconcio : i quali tutti non avendo conservato il naturale colorito e nitore , non poiino servire di orna- mento . Potrebbero servire all' istruzione qualora fossero preservabili dal tarlo, Io che non si può per noi giudi- care . Ma noi potrebbero meglio di quello facciano le piante disseccate e preparale nei nostri erbarj , le quali poi sono superiori a cotesti fiori quanto che sono elleno continuate ed unite in tutte le loro parti organiche , nel mentre che in alcuni dei predetti fiori i gam- bi sono artificiali , ed in altri le foglie sono state l4o RENDICONTO ACCADEMICO staccate e poscia aggiunte al rimanente della pianta . Per le quali cose noi siamo d' avviso , che cotesti preparati non abbiano certa utilità , la quale per altro potrà da essi ottenersi, se il Signor Dott. Angelo Comi riescirà ( come è desiderabile e sperabile ) a migliorare il suo metodo di conservare possibilmente immutate le sostanze organiche animali e vegetabili . I preparati che appartengono al Regno amimale sono slati depositati nel Museo di Anatomia Comparata del- l'Università dove si conservano sotto il N."^ 2802 al 2808. Le piante poi furono consegnate all'Accademico Prof. Antonio Bertoloni da collocarsi nell' Erbario pu- re dell' Università • 6. Sessione 12 Dicembre 1889. II Presidente notifica all' Accademia che S. E. il Sig, Marchese Francesco Guidetti Senatore di Bologna con suo Dispaccio delli 27 p. p. Novembre avvisa trovarsi già pronta per essere versata nella cassa dell' Accademia la somma delle bolognesi lire dodici in^la che il Testa- tore Cav. Giovanni Aldini designava per legato a co- testa Accademia , onde costituire un capitale , la cui ren- dita si erogasse in annuale premiazione da distribuirsi dal Corpo dei Benedettini a chiunque presenterà una Memoria contenente qualche importante scoperta relativa al Galvanismo , ed ai mezzi di diffesa da opporsi a sal- vezza della vita e delle fortune negli incendi . Il Dispac- cio viene partecipato all' Eccelsa Congregazione econo- mica dell' Accademia onde proceder si possa all' oppor- tuno investimento fruttifero di detta somma, e soddisfare alla volontà dell' illustre Testatore . Sono offerte dal Segretario in nome degli Autori Ni- colò ed Innocenzo Cacciatore le Opere seguenti. 1° Cacciatore Cav. Niccolò , Accademico corrispon- DEL PROF. A. ALESSANDRINI I^I dente = Sulle macchie del Sole : lettera al chiarissimo Signor Ernesto Caponi. Palermo iSSg. in ottavo di pagine 1 2. 2.° Dello stesso z=. Esercizio di Goniometria e di Trigonometria sferica. — Palermo 1887 in ottavo di pagine 224. 3.*^ Dello stesso ^= Raccolta di tavole utili ai calcoli delle osservazioni astronomiche . Queste trovansi anche unite all' Opera precedente. 4.'^ Cacciatore Innocenzo , Architetto Ingegnere , As- sistente del R. Osservatorio di Palermo z:r Risposta all' invito della Deputazione metrica di Palermo . Ivi 1839. in 8.*^ di pag. /^o. L' Accademico pensionato Prof. Antonio Cavara legge una sua memoria che tratta della r= Cura di una eso- stosi neW antro cf Igmoro mediante resecazione, e aspor- tazione della parete anteriore del medesimo ^ e della man- dibola supcriore. :=: Utilissima cosa ed ottimo espediente al progresso della medicina fu sempre , dice l' Accade- mico , il tener conto di quei casi morbosi non comuni, quali per fortuna dell' uman genere , di rado s' incon- trano notando di questi tutte le speciali particolarità , si nel loro incominciamento, che nel progresso e dura- la, osservando poi attentamente il fine, e più se questo sia stato di felice successo . Un caso appunto di questa qualità avvenutomi nella mia pratica intendo ora di ri- ferire avendo la cura del medesimo ottenuto il migliore risultato . Domenico Romanda di Poggio Renatico fin nel mese di agosto i83^ per carie sopravvenutagli al terzo dente molare della parte sinistra ebbe ricorso a persona del- l' arte che glie ne fece 1' estrazione : una radice del medesimo fratturala rimase impiantata nell' alveolo . Nel giorno appresso manifestossi notabile gonfiore alla gota del lato operato accompagnata da molestissima scusa- l4a RENDICONTO ACCADEMICO zione dolorosa a mitigare, la quale il Chirurgo del paese gli suggerì l' applicazione di cataplasma emolliente , e poscia quella ancora delle sanguisughe : però poco o nulla giovarono i praticati suggerimenti avendo il male continuato alP incirca nello stesso grado . In seguito co- minciò a colare nello interno della bocca un umore marcioso fetido che usciva dall' apertura lasciata dal dente estratto , che non si era mal rimarginata . Cre- sceva frattanto la gonGezza esterna della guancia e a nulla valse per scemarla ed il continualo uso degli e- mollienti e la ripetuta applicazione delle mignatte . Nel decembre dello stesso anno ( iSS^ ) venuto a consul- tarmi riscontrai sul mascellare sinistro un tumore avente tutto l' aspetto di escrescenza ossea che occupasse la parete anteriore del seno mascellare . Avendolo consi- gliato a trasferirsi in Bologna onde meglio osservare e curare questo male , che sembrava non fosse esente da gravezza e pericolo , potè farlo solo sul finire di gennaio del seguente anno i838. Si era frattanto vie più accre- sciuto il tumor osseo •, le marcie continuavano a fluire dal buco rimastogli dietro la estrazione del dente , buco che era divenuto una fistola ossea, per la quale penetra- vasi entro il seno mascellare , una parte della parete del quale sentlvasl pure scoperta e scabrosa . Niun dubbio rimaneva non si trattasse di osseo tumore formatosi sul- l' esteriore parete dell'antro Higmoriano , tumore che aveva di già acquistato il volume di un uovo di gallina. Nel giorno io febbrajo seguente (i838), preparato convenientemente 1' infermo colla dieta e coi salassi , praticai sulla guancia un ampia incisione a foggia di -^ , di cui r angolo finiva presso la commissura sinistra delle labbra , uno dei lati del taglio saliva lungo il naso e- stendendosi fino sotto all' arco dell' orbita , 1' altro si di- rigeva verso il processo del zigoma , scorrendo parallelo al dotto Stenoniano che si procurò di mantenere illeso: tosi tra i due tagli veniva ad essere compreso quasi DEL FBOF. A ALESSiNDIimi 1^3 tutto li tumore . Sollevate per tal modo le parli inollì si scoprì r esteriore parete tanto rigonfia del seno ma- scellare e con robusto scalpello, agendo sul medesimo con proporzionato maglio di legno , si pervenne ad aspor- tare porzione notabile di detta parete , salvando però con ogni cura il canale sotto-orbitale pel nervo nel mede- simo contenuto . Asportata così gran parte della esterna parete del seno , compresa ancora porzione del lembo alveolare, rimase del tutto isolata e scoperta una grossa esostosi che discendendo dalla parte inferiore del ju- gale corrispondente, cui strettamente aderiva per continui- tà di tessuto osseo , discendeva fin contro il piano inferio- re dell'antro al quale sembrava aderente, deformando nel modo descritto la liaccia esterna del mascellare e delle parti molli sovrapposte. Con addatlata piccola sega tron- cossi il picivolo che rendeva aderente il tumore al ju- gale , e resolo così vacillante , si credette meglio di non usare ulteriore violenza per estirparlo del tutto, sperando , come avvenne , che la suppurazione , sciolte anche le briglie che mantenevano aderente parte della faccia in- feriore del tumore alla Schneideriana , sarebbe uscito in seguito con tutta facilità . Furono quindi riunite , mercè alcuni punti di sutura cruenta , le parti divise , salvo che si impiegarono due suture attorcigliate a riunire l'angolo della bocca onde nieglio impedirne la lacerazio- ne. Con opportuno metodo curativo deprimente si occorse alla infiammazione insorta , e stabilitasi così una lodevole suppurazione nell'interno del seno, ripulivasi questo con ad- dattate injezioni per la strada aperta nella bocca, essendosi le parli molli di nuovo insieme riunite . Passati due me- si dall'operazione, cioè li 20 aprile restituissi l'infermo al proprio paese abbenchè la esostosi , divenuta sempre più vacillante , non si fosse ancora staccata del lutto , a quando a quando però io stesso , continua sempre il Cavara , lo rivedeva in Bologna finché , diminuita grado grado la suppurazioue , alli 1 5 d' agosto seguente staccossi l44 RENDICONTO ACCADEMICO del tutto e cadde la morbosa vegetazione ossea la quale mostrava 1 caratteri delle così dette esostosi eburnee per la solidità e durezza loro emulante quella dell' avorio : in essa vedevasi distintamente ancora infìssa porzione della radice del dente estratto e che fu la causa che determinò lo sviluppo dell' ossea vegetazione . Le cose in seguito procedettero sempre di bene in meglio. L'antro Igmoriano tolta la causa distendente, e gran parte della sua parete esteriore , compreso il lembo alveolare corrispondente ai tre ultimi molari , si riempì di nuova riproduzione di quella mucosa che ri- veste il rimanente della bocca , senza che vi sia rimasto incomodo gemitìo o di marcia o di altra sostanza mor- bosa . L' infermo ora mangia indifferentemente da ogni lato della bocca , né mai più ha risentito nella parte la benché minima sensazione dolorosa . L' esterior parte poi della guancia operata presenta delle regolari cicatri- ci non deformi : solo nel centro di essa si scorge una adesione delle parti molli formatasi colle ossa sottopo- ste , e più una piccolissima apertura corrispondente al- l'antro Igmoriano. A questa lieve deformità sarebbe ben facile rimediare , ma l' infermo pago del suo stato attuale finora non si mostra disposto ad assoggettarsi a verun' al- tra operazione , Parla infine l'Accademico delle cause più frequenti che producono le ossee morbose escrescenze denomi- nate esostosi , e nel caso riferito attribuisce siffatta ve- getazione a lenta infiammazione del tessuto osseo osteìte promossa dalla violenza usata nella estrazione del dente ^ Ocgli opportuni disegni rappresentati l' apparenza della guancia e prima , e durante l' operazione , e dopo di essa sono esposti all'esame dell'Accademia, alla quale viene consegnata ancora la grossa esostosi che forma il soggetto della Dissertazione , e che il Presidente affida all' Accademico Prof. Gioacchino Barilli da collocarsi nel Gabinetto di Anatomia Patologica dell' Università . I DEL FROF. A. ALESSÀI^DSmi l45 I! Presidente presenta ancora la Dissertazione d' ob- bligo dell' Accademico pensionato Cav. Prof. Dionigio Strocchi die ha per titolo =: Congetture sul modo di agevolare alla puerizia la conoscenza della lingua lati- na z:z che verrà letta in una delle prossime sedute , 7. Sessione, io Decembre iSSg. Viene offerto in nome dell' Autore Signor Oreste Drizzi l' opuscolo m Osservazioni sulla Milizia = . Lucca 1889 in 8." di pag. 53. Anche il Signor Dottor Savino Savini presenta una sua rz Memoria sopra una statistica di p^iaggiatori zzz. Bologna iSSg. in ottavo di pagine 22. con tavola sinottica . L'Accademico pens. Dott, L. Pistorlnl legge la sua Dis- sertazione, il subhietto della quale sono alcune considera- zioni critiche intorno all'Articolo zr: J^omito ziz registrato nel Dizionario delle Scienze Mediche. Tocca appena della potissima e principal parte che ha lo stomaco nel rigetta- re^ opinione rivendicata già vittoriosamente dal Professore Medici al Capo 64 del suo Classico Manuale di Fisio- logia . Si diffonde invece a mostrare quanto l'estensore di queir articolo si allontanasse dai dettami della ragione e dell' esperienza , e quando dichiara frustraneo l' inve- stigare se il Vomito in una data malattia sia critico o no , e quando afferma che il Vomito è sempre un tri- sto sintomo che non risana alcun male , e quando so- stiene ,. che assai di rado può ad arte procacciarsi il Vomito con vantaggio e senza pericolo , e quando as- severa che non si debba mai curare il Vomito col Vomito , e si possa e si debba il Vomito in ogni incontro reprimere . Alle quali sentenze contrapponendo non poche prove di fatto e di ragionamento , ne uio- M. AsK. Se. Natuk. Anno a. Tom. l\. 10 l^Q RENDICONTO ACCiDEMICO stra tutta la erroneità , e le pone nella giusta diffidenza per vantaggio ed istruzione de' Giovani studenti la Me- dicina . 8. Sessione. 2 Gennaro 1840. Il Presidente Prof. Antonio Alessandrini legge una sua Memoria z=: SulP organo dell' olfato dei Cetacei in genere , ed in particolare sopra quello del Delfino volga- re , Deìphinus Delphìs Linn. , e del Delfino soffiatore ^ Delphinus Tursio Bonnaterre z= . Parla da prima l' Ac- cademico delle cause che hanno ritardato tino ad ora la pubblicazione d'una esatta anatomia degli animali co- lossali appartenenti a quest' Ordine di Mammiferi , e ne trova una principalissima nella difficoltà che si incontra , pel maggior numero delle specie almeno , nclP assogget- tarle a minuto esame anatomico, sia per la mole appun- to straordinaria del loro corpo , sia per la lontananza dei mari nei quali abitano questi animali , sul conto dei quali sono il più delle volte i naturalisti costretti a pre- star fede alle relazioni inesatte od incomplete di viag- giatori poco fedeli , o di inesperti pescatori , Prendendo intanto ad illustrare u" punto di anatomia e di fisiolo- gia dei più controversi nella Storia dei Cetacei parla oggi dell'organo dell'olfato, principalmente in alcune di-Ile specie che sono comprese nella seconda Sezione dell' Or- dine che il Cuvier denomina dei Cetacei ordinari ^ in cui infatti l' organo in discorso ha subito le più grandi modificazioni , mentre nei generi della prima Sezione , o dei Cetacei erbivori^ il Manato , l' Alicore , il Tricheco o Ritina di Steller , è meglio conservato il tipo della più comune costruzione di quest'organo, come si rin- viene , generalmente parlando , negli altri Ordini della Glasse . Le Balene , i F'iseteri , i Ceratodonti , i Delfini , generi compresi sotto la denominazione di Cetacei or- dinar) , tali e tante modificazioni presentano in quest' or- I DSL PROF. A. ALESSÀ!fDfimi l ^"J gano, che si è creduto dalla maggior parte dei Natu- ralisti di doverne persino variare il nome, per cui que- sti animali , che risguardansi comunemente come privi dell'organo dell'olfato, dlconsi muniti soltanto di un doppio canale , lo sfiatatojo , che dalle fauci ascende sulla somi- là della testa , e che vuoisi a tult' altro ufficio destinato di quello infuori di servire alla facoltà olfativa . L' Accademico facendo conoscere un lavoro molto interessante , rimasto inedito , dell' illustre Prof. Carlo Mondini , e che risguarda la struttura del teschio della Balaena Boopsi^ lavoro letto a questa stessa Accade- mia fino dalli 26 marzo 1772, dimostra ancora ave- re 1' anatomico Bolognese fin d' allora ammesso in questo animale un osso etmoide coi proprj turbinati di struttura molto complicata , e munito di esili fori pel passaggio di nervi del primo pajo ( l' olfatorio ) , diramati per delicata membrana mucosa che rivestiva coteste par- ti : e queste cose il Mondini non solo le descrive este- samente , ma le rappresenta ancora colle esatte tavole osteologiche che sono unite allo scritto , e nelle quali si vede delineata in diversi aspetti tanto la testa ossea intera della nominata Specie di Balena , quanto le sin- gole ossa le une dalle altre disgiunte. Dietro le quali osservazioni , e le altre più recenti dell' Hunter ne con- chiuJe l' Accademico doversi assegnare alle Balene un organo dell'olfato, in proporzione di limitata estensione, ma collocato nelle stesse regioni ossee ed animato da quei nervi stessi che negli altri animali vertebrati sono destinati a cotesta funzione. Discende poscia ad una più estesa e minuta descrizione dell'organo stesso esaminato nel Genere dei Delfini , e dimostra con opportune pre- parazioni ed esatte figure eseguite sulle teste fresche dei Delfini volgare e soffiatore, avere le fosse ed i seni na- sali di questi animali una estensione e complicazione anche maggiore di quella che fu loro assegnata e in un apposito lavoro e nelle lezioni di Notomia Comparata l48 RENDICONTO ICCÀDEMICO dall' immortale Cuvier : ed agglugne di più che non ai soli rami del trigemini deve attribuirsi in questi mammi- feri r ufficio di servire all' olfato , ma che vi contribui- scono ancora i filamenti dell' olfatorio costantemente esistenti nei cetacei fin qui esaminali colla debita dili- genza , che che ne dicano gli Autori che adottarono ed adottano la opinione opposta ( dell' assoluta man- canza cioè dei ripetuti nervi ) , però in tale stato di tenuità da sfuggire facilmente alle ricerche anche dei più diligenti osservatori. Ammessa ciò non ostante e di- mostrata l' esistenza del nervo olfatorio nei cetacei , l'Au- tore sostiene pur anche che in questi animali , più che in qualunque altro della Classe dei Mammiferi , viene ad essere comprovato che i nervi nasali del trigemini sono ausiliari potentissimi dell' olfatorio stesso :; che il tronco sensorio di esso nervo, il quinto, compreso nel ganglio semilunare distribuisce rami essenziali alla completa sen- sibilità , al perfezionamento , all' esteso esercizio delle funzioni affidate a tutti gli organi dei sensi esterni, e lo dimostrano i nervi ciliari della branca oftalmica per 1' occhio ^ il nervo timpanico ed i filamenti del ganglio uditivo per l' orecchio •, i grossi rami del mascellare in- feriore per la lingua •, i complicatissimi filamenti tanto del mascellare superiore che dell' inferiore , i quali , di- retti ai contorni delle labbra nei bruti quivi stabiliscono la sede principale dell' organo del tatto : che infine 1' anatomia comparata dimostra all' evidenza esistere tra l' olfatorio ed i rami nasali del trigemini tale armonia di distribuzione e di ufficio che, l'impiccolimento dell'uno è compensato dall' accresciuta mole e complicazione de- gli altri: così la mole enorme dell' olfatorio e delle ossa etmoidali dei Dasipi , dei Manidi , dei Formichieri com- pensa la poca estensione delle regioni inferiori delle iosse nasali , e dei filamenti del quinto nelle medesime distribuiti •, così all' opposto alla piccolezza dei nervi ol- làtorj, e delle cellulosità e ravvolgimenti etmoidali della DEL FROF. ▲. ALESSÀnDRini l49 maggior parte dei Roditori rimedia la notabile estensio- ne dei seni inferiori, e la proporzionata mole aumentata dei nervi del quinto : cosi la grossezza dei nervi olfatorj degli uccelli, dei pesci circoscrive l'organo dell' olfalo alla sola regione delle narici da questo nervo occupata, e rende debolissimi i rami nasali del quinto nella prima classe, assolutamente nulli nella seconda. Conchiudo adunque , termina 1' Accademico , che i Mammiferi del- l' Ordine dei Cetacei sono certamente dell' organo del- l' olfato forniti •, che molti e facilmente palesi sono gli indizi che danno questi animali di godere dell' esercizio di qucst' organo : che alla piccolezza del nervo olfatorio di molti di essi può facilmente rimediare la proporzio- nata accresciuta mole e complicazione dei rami del quinto , e dell' apparecchio membranoso che ne riceve le diramazioni;^ e che per ultimo devono per sempre essere banditi dai Trattati di Zoologia i caratteri da molti cele- bratissimi Naturalisti assegnati all'ordine dei Cetacei, del- l' assoluta mancanza del nervo olfatorio , della debolezza j e dell' incerta sede dell' organo dell' olfato . 9. Sessione. 9 Gennaro 1840. In nome dell' Autore , Dott. Filippo Civinini Profes- sore di Anatomia nelP Università di Pisa , il Presidente offre all' Accademia V Opera che ha per titolo rr: Let- tera e Memoria anatomica intorno alla comunicazione diretta vascolare sanguigna ira madre e feto in risposta ad alcuni quesiti del Dott, D. Guglielmo Noh. De Seller. Firenze 1889. infoi, di pag. 3o. con VI. tavole lito- grafiche colorate rz: informando sul contenuto della me- desima nei seguenti termini . Questo lavoro dell' egregio Anatomico di Pisa tratta uno degli argomenti più diffìcili e più controversi che risguardano 1' anatomia e la fisiologia . Era generalmente ammessa l' opinione della non esistenza di una diretta i5o nr.WDicoNTO accadbuico comunicazione vascolare sanguigna tra madre e feto quando il valentissimo Pro-Settore e Ripetitore di Ana- tomia Umana nell'I, e R. Università di Pisa il Dolt. Tommaso Biancini , fondandosi principalmente sopra pa- recchi suoi preparali di artificiali injezioni , riprodusse l' antica opinione della diretta comunicazione vascolare sanguigna tra madre e feto , ammettendo però per que- sto passaggio delle particolari appendici o prolungamenti vascolari che denominò vasi utero-placentali e placento- uterini. Fu sollecito P autore di comunicare questa pre- tesa scoperta al proprio Maestro in Anatomia il Prof. Filippo Uccelli, rendendo ostensibili al medesimo anche i preparati che costituir dovevano la prova e la dimostra- zione dell' annunziata novità . Sembra però che né questi preparati, né le ragioni addotte dal Biancini persuades- sero pienamente l' anatomico di Firenze , mentre il mede- simo nel suo compendio di Anatomia comparata , che in allora pubblicava , e precisamente nel Tomo VI. i SaG^ pag. 3g2. così si esprime „ L' adesione della placenta „ all' utero materno non è per lo più molto inlima . 5, Sonovi sempre delle controversie fra i diversi fisiologi 5, ed ostetrici relativamente al modo d'unione di questo „ corpo coli' utero. La maggior parte sono d' avviso „ che questa unione si faccia soltanto per mezzo di un 5, lasso tessuto celluioso , altri all' opposto credono che ., oltre il tessuto cellulare , molti vasi arteriosi e venosi ,, si portino dall' utero alla placenta e viceversa , e fra 5, questi il Signor Tommaso Biancini giovine chirurgo „ pieno d' istruzione e di talento, poco fa sortito da ,, questa scuola. Esso più volte mi ha fatto vedere i va- 5, si utero-placentali o placento-uterini : pur tuttavia que- 5, sto punto fisiologico merita ancora ulterior disamina e „ discussione „ . Pubblicata poi dall' Autore la sua Le- zione sul commercio sanguigno tra Madre e Feto j detta all'' Accademia Medico-Fisica Fiorentina nell' adunanza del dì 9 Dicembre 1827, pubblicazione che ebbe luogo bEL PROF. A. ALESSÀKDRmi l5l nel quaderno di gennaio 1828. dell'Antologia di Fi- renze , sorsero validi oppositori e fu tra i primi il Dott. Massimiliano Rigacci , il quale addusse forti argomenti e nuove osservazioni ed esperimenti, tendenti a dimostrare erronea P opinione sostenuta dal Biancini , nelle due Let- tere sulla circolazione dell' utero e della placenta pubblicate pure in Firenze nello stesso anno 1828. Intanto però il Biancini , che trovava ancora parecchi seguaci e sostenitori del suo sistema, continuava le proprie osservazioni, e le pubblicava , rispondendo ancora a diverse critiche , nei quaderni di gennajo e febbrajo , e di maggio e giu- gno i833 del Nuovo giornale de Letterati di Pisa ^ ma la morte prematura dell' industre anatomico troncava a mezzo i suoi lavori e lasciava in tutti il desiderio di veder compiute quelle interessanti ricerche . Era però invalsa l'opinione presso coloro che meditati avevano gli scritti dell' Anatomico Pisano , che nel Museo di quella tanto celebre Università esistessero tali preparati del Biancini dai quali ottener si potesse una prova , anzi una dimostrazione evidente , della sostenuta diretta comunicazione vascolare sanguigna tra madre e feto : ed infalli onde avere una esalta e piena notizia di sif- fatte preparazioni , il Chiarissimo Sig. Consigliere Dott. B, Guglielmo Nobile De Seller dirigevasi all' attuale Prof di Anatomia Umana della citata Università Signor Filippo Civinini , ed è appunto in risposta a questa ri- cerca che è diretta la Memoria che ora viene offerta in nome dell'Autore all'Accademia. In questa il Civi- nini si propone di trattare i tre seguenti quesiti cui so- stanzialmente ridur si possono le domande del De Seller vale a dire i." Quali e quanti sono precisamente i pezzi preparati a dimostrazione del vasi utero-placentall e pia- cento-uterini, asseriti esistere nella scuola anatomica Pi- sana dal Prof. Biancini nella sua Memoria su tal sog- getto , e da alcuni anche verbalmente accertati . 2.° Qual è lo stato attuale della questione tra quei che gli iSa BENDICONTO ACCADEMICO ammettono e quei che li negano . 3.*^ Quale è infine il mio parere ( del Givininl ) su di essi . In risposta al primo quesito l'Autore assicura che fino dal primo momento in cui assunse Egli la direzio- ne del Gabinetto Anatomico Pisano nissun preparato di questa natura esisteva nel medesimo del Biancini , ma sol- tanto dei disegni colorati , che riproduce fedelmente nelle tav. I. e II. unite a questa sua Memoria , mancanti però di opportuna spiegazione ed illustrazione per parte di quegli che diresse l' artista poco pratico , per quanto sembra , di disegni atiatomici per cui sono riusciti tutti grossolani , manierati , né imitanti certamente la naturale condizione delle parti rappresentate . Delle sei figure contenute in queste due tavole soltanto la seconda della tav. I. inter- pretare si potrebbe come destinata a rappresentare la diretta comunicazione vascolare sanguigna tra la placenta uterina e la fetale : ma , supposta ancora vera e reale una tale comunicazione , certamente non potrebbe giam- mai aver luogo nel modo , e mediante i grossi rami rappresentati in questa figura, di guisa che fa duopo convenire non essere cotesti disegni opportuni allo scopo al quale si credono dal Biancini destinati . ( Sarà continuato ) ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Des microscopes et de leur usage -, par Ch. Chevalier. Paris 1839 in 8.0 fig. Chez Crochard , place de l' École de Médecine. I perfezionamenli introdotti , sono alcuni anni , nella costruzione de- gl' islrumenti di ottica ; i progressi delle scienze tìsiche e naturali face- vano sentire il bisogno di opere elementari suH' uso del microscopio. Quelle che ci rimangono dei nostri antecessori oltre essere divenule molto rare non presentano ai principianti quella parte di utili insegna- menti di cui hanno bisogno, se non che immersa in una infinità di par- ticolari inutili , di niun valore, od anche riconosciuti da lunga pezza in- completi e spesso inesatti. Ora pertanto il Sig. Chevalier coli' intendimento di soddisfare al sud- detto bisogno, nell'opera su annunziata passa successivamente ad esame i microscopii semplici e composti , i loro accessori! , i migliori processi di rischiaramento por gli oggetti trasparenti od opachi; i metodi micro- metrici , mercè de' quali puossi determinare esattamente le dimensioni dei più piccoli corpiciuoli ; le varie applicazioni della camera oscura , che permettono di copiare comodamente le immagini ingrandite dal- l'istrumento ; quelle degli apparecchi di polarizzazione, le quali apro- no una nuova strada all' osservazione. II Sig. Chevalier in somma, siccome ha fatto già in gran parte il Mandi col suo l'raité pratiqiie du microscope ec. , pubblicato pure nell anno scorso , ha voluto colla presente sua Monografia , tanti sono i partico- lari che in essa si trovano , guidare nella pratica delle osservazioni mi- croscopiche le persone (inora rimaste estranee , non solo diremo al- l' uso degl' istrumeati , ma anche alle prime dozìodì dell' ottica. Atti d' Accademie Nova .\cta Pbysico-Medica AcademìaeCaesareo-LeopoIdino-Carolioae, Naturae Curiosorum. Voi. XIX. Needamìa expulsoria Sepiae olTicinalis , descritta , disegnata , ed ac- compagnata da alcune osservazioni sopra la formazione epiorganica del sig. Carus. Sopra un nuovo tienere di pianta ghiacciale, Chioniphe del Signor Tbìenemann. Sopra la figura della Quercia , e sopra lo sviluppo degli embrioni nelle Fanerogame, del Sig. H. I. Scblciden. l54 ANNDPIZI DI ^tTOVl LIBRI Supplemento alla Storia dello sviluppo delle parli del fiore nelle Le- guminose del Sig, Schleiden e T. Vogel. Supplemento alle Notizie intorno alle gemme fogliacee del Signor Henry 2.* parte. Conifere. Nuove esperienze sopra molte Cactee del Sig. PfeilTer. Osservazioni intorno alla struttura del Dichelestbium sturionis, e della Lernaeopoda stellata del Sig. Ratbke. Annotazioni sopra alcuni generi dei mammiferi dal Sig. Hoeven. Gl'insetti fossili di Solenbofen descritti dal Pr. Germar. Descrizione di alcani Antholysi della Lysìmacbia Ephemerum del Signor G. Valentin. Sopra gli Spermatozoi del Baeren del Sig. Valentin, Appendice sopra le più prossime proprietà , ed alla storia naturale di alcuni Lopbyri viventi sopra il Pinus Sylveslris Liu. del Signor Flcblelmann. Rivista del genere delle Alghe Macrocystis del Sig. Agardh, Mascella inferiore divisa per mancata formazione osservata in un Titello dal Sig. Berthold. Supplemento alle Petrilìcazioni del Dolt. Goldfass. Sopra alcuni Roditori con borse guanciali esterne dell' Occidente dell' America Settentrionale del Principe di'Wìed. Osservazioni critiche sopra la memoria del Sig. Courtois inserita negli atti dell' Accademia de' Curiosi della natura col titolo di Commentario sulle Pemptadi di Remberto Dodoneo , del Sig. Lejeune. Veterinaria ReCueil de MEDECiNfi Raccolta di medicina veterinaria pratica , gen- naio 1840— Bouley iuniore veterinario a Parigi, Synovite séssnmoidienne rhumutismale observèe sur le cheval à la suite de la pleurisie. Sì riporta senza tradurlo il titolo di questo articolo perchè diflicilmente si sarebbero trovate nella nostra lingua espressioni valevoli a far conoscere in poche parole le idee dell' aut. , il quale con questa nuova frase pare intender voglia , come meglio rilevasi poi dalla lettura della Memoria , di indicare una forma particolare di artrite che si stabilisce nella mem- brana sinoviale dei sessamoidei degli arti , principalmente dopo la in- fiammazione dell' interna sierosa la pleura : ed infatti anche i medici Q TCterinari più antichi notata avevano la facilità colla quale le infiam- maziooi degli interni apparecchi membranosi tendono a difTondersi sui tessuti congeneri anche esteriori — Bouley H. sul rimedio topico contro il farcino del Farmacista Terrai di Parigi. Si riferiscono parecchi casi comprovanti 1' azione risolvente del rimedio, senza indicarne la compo- sizìoue ; si parla ancora del modo di applicarlo , degli efietti locali che ASmiNZl DI KUOVl LIBRI 1 55 produce che riduconsi a feuomeni di un grado tale di Infiammazione per la quale si esulcera la pelle , e che tendono a far passare in uno stalo come di fusione gli indurimenti a foggia di gangli che costituiscono il carattere essenziale del farcino, o scrofola che voglia dirsi con termine più appropriato desunto dalla medicina umana. L'estensore dell' articolo , ignorando i componenti del farmaco che denomina Topique-Terrat lO dice , in quanto agli effetti che produce, più energico dell'unguento fondente di Lebas , della pomata mercuriale semplice od unita alle cantaridi , di quella di potassium iodurato ec. il che però non toglie che il causlieo attuale non sia sempre, anche in somiglianti casi, il solvente il più energico. Pare insomma che lo specilico del Terrat ridur si possa alla categoria di quegli escarotici forniti di valida attività corodente che ve- donsi luttogiorno impiegati , però non sempre con esito fortunato, anche nella scrofola dell' uomo — /ntorno ai riformalori agricoli d' Inghil- terra Bakewell , Arthur Young , sir lohn Sinclair , e Coke , coiilinua- lione e flne f V. T. m. di questi Annali pag. 236. ). Nello stesso tem- po in cui lioriva il Bakewell, cioè nella seconda metà dell' ultimo pas- sato secolo , apparvero in Inghilterra gli scritti del famoso Arthur Young, e uel mentre che il primo dedicavasi al perfezionamento delle razze degli animali, quest'ultimo migliorava immensamente U coltivazione dei campi. 1 lunghi e ripetuti viaggi per questo scopo intrapresi, i molti e dispendiosi esperimenti sostenuti onde cambiare aspetto e direzione al metodo di coltivazione del proprio paese, lo misero in islato dì pubblicare le applauditissime ed utilissime Opere che intitolò — Lettere di vn col- tivatore— Guida del castaido neW arte di condurre in affitto e ben disporre una fattoria — Esperimenti d' agricoltura — Viaggio in Irlan- da e per ultimo 1 Opera colellizia che intitolò Annali d agricoltura, dti^chiudendo per tal modo al proprio paese una sorgente inesauribile di if^cchezza e prosperità. Per l' influenza di qucsl' uomo di genio il Go- vernò della Gran Bretagna slabili nel 1792. un llflizio o Comitato d' agricoltura a^segnandogli settanlacìnque mila franchi di rendila dal pubblico erario, ed aggiudicandone la Presidenza all' altro tanto beneme- rito soggetto sir lohn Sinclair. I documenti raccolti da questa utilissima istituzione compongono di già una Collezione di 34. volumi in 8.vo, e lo stesso Sinclair pubblicò poscia le applauditissime Opere — Storia delle rendite della Gran Bretagna. Londra noo — Codice d'agricol- tura, ivi 1818. Per ultimo anche l'illustre M. T. W. Coke pervenne uel brevissimo periodo di quindici anni a cambiare interamente la na- tura dei propri terreni, a raddoppiarne la rendita , e ad invogliare cosi la maggior parte degli altri Possidenti ad incamminarsi per le stes- se riforme che fruttarono e fruttano perennemente ai Regni Uniti la più grande prosperità agricola — Mignon , caso di prolasso di va- gina risguardalo uel senso di costituire azione redibitoria io caso di I 56 AWWUNZI DI NOOVl LIBRI contratto — Erdt , sul tifo contagioso delle bestie a corna che ha re- gnato nel I83I e 32. nel distretto di Bromberg, Prussia. ( continuazione^ Mèmoires ec. , Memorie della Società Veterinaria del Dipartimento de L Hérault anno 5. 1838-39. Béziers in 8.vo Freschi Gherardo , Guida per allevare i Bacchi da seta sulle treccie di Reina e di Beauvais , composta dietro i propri esperimenti. S. Vito 1839. in 8.V0 di pag. 48. e tabella a stampa. De Soresina Vidoni Principe Bartolomeo, Genesi del calcino, ragio- namento. Cremona tipogr. Feraboli 1839. in 8.vo di pag. 22. A>NALES EC. Annali di Storia ^laturale pubblicati a Londra, quaderno xxvn. Febbraio 1840. Supplemento. Informazioni RiscrAROANTi li viaggiatori botanici — Relazione della recente spedizione del Sig. Schoroburgk nella Guiana. Notizie bibliogr.afiche — Sludi di Micro ma mmologia. Rivista dei Sorici , dei Topi , e dei Lemmi ; continuazione di un indice meto- dico dei Mammiferi d' Europa di De Seìys-Longchamps. Proseguimento del Rendiconto delle Sedute delle Società Scientifiche Società' zoologica. ^& febbraio 1839 — Fraser, nuova specie dei gen. Corrythaix — Cor. macrorhinchus — uccello della lunghezza totale di 14. pollici inglesi, e del quale si ignora la patria — Owen , storia na- turale dell' Argonauta ( Argonauta argo ) — Waterhouse , intorno una nuova specie di Criceto ( Cncetus auratus ) dei contorni d' Alep- po : lunghezza dalla punta del muso alla base della coda sette once, sei linee del piede inglese — 23. Aprile 1839 — Weissemborn , Lettera in data di Weimar delli 6 febbraio 1839. colla quale accompagna uà individuo femmina della specie del Criceto volgare — Waterhouse, nuova specie di Anto della China « Alauda Sinensis « uccello delia lunghezza totale di once otto — Dello stesso , Osservazioni sopra una serie di cranii di Roditori — II. Giugno — Bucknell presenta il suo Eccaleobion o macchina per la covatura delle uova — Ogilby , su di un gatto affricano di nuova specie che denomina « Felis servalina « 25. Giugno — Richardson , descrizioni e notizie anatomiche di pesci della collezione del Sig. Lempriere formata a porlo Arturo nella Terra di Van Diemen. Le specie descritte in questo articolo sono I. Serranus rasor. 2. Centroprislis salar. 3. Aplodactylus arctidens. 4. Trigla pòUjommata. 5. Trigla vanessa. 6. Apistes marmoralus Cuv. Val. 7. Sebastes maculatus Cuv. Val. 8. Cheilodactylus carponemus Cuv. Val, 9. Nemadaclylus concinus IO. Latris hecateia nuovo gen. II. Thyrsitet altivelis. 12. Blennius Tasmaricus 13. Clinus despicìllatus. 14. Labrus laticlavius. 15. Lepidoleprus australis. Società' Geologica. 6. Novembre 1839. — Smith, sull'età relati- va dei terreni terziari e poslerzìari del bacino di Clyde — W. C. AISNUNZI DI NUOVI LIBRI l5j WilMamson , sai pesci fossili della Contea di lork e Lankaster . Miscellanea. Morren, , ricerche sul movimento e 1' anatomia delio stilo della Goldfussia anisophìjUa , dalle Mem. dell' Accad. delle Scienze di Brusselles T. xii , e stampata a parte, ivi 1839. 4. con due lav. — C. Babington , sull' Echinospermttm Lappula — Spe- dizione alla Guiaua dal 1835 al 1839 — Grew , sui principi del cor- po—Oicen, nota sul nascimento della Girafa nel giardino della Società Zoologica. Quaderno xxvm. Marzo 1840. Carlo Abbox Stevens , sulla Scrophularia aquatica di Linneo ed Ehrarlh. Taylor Ion. catalogo delle specie di funghi raccolti nel nord dell'Ir- landa, da Giovanni Templeton. Thompson W. Aggiunte alla Fauna dell' Irlanda. Newman Eduardo NonnuUorum Cerambycitum novontm , Novam HuUandiam et Insitlam Van Diemen habìtantium , characteres. Thompson W. Descrizione del Lymneiis involutus , Uarwei , con un ragguaglio dell' anatomia dell' animale di Giovanni Goodsir. Waterholse G. R. intorno a certi caratteri del cranio e della denti- zione dei carnivori , i quali possono servire per distinguere le sud- divisioni di quesl' Ordine. HoDGSON B. U. Succinta descrizione di quattro nuove specie di Lontre. I nomi dati dall' aut. a queste nuove specie sono I. Lutra Tarayen- tis ; 2. L. Monticohis ; 3. L. Indigitatus ; 4 L. Auro-brunneus. Schombl'rgh , Annunzi risguardanti dei viaggi botanici. Annumi bibliografici Newman Ed. Istoria delle Felci Inglesi Londra. Van 'Voors 1840. 8vo. Barker Web.Fil. tter Hispaniense, ossia Synopsis delle piante raccolte nelle provincie meridionali della Spagna e del Portogallo. Londra e Parigi 1838. in 8.vo — Olia Hispanica , seu delectus plaiitarttm rariorum aut nondutn rite notarum per Tlispanias spante nascen- tium. Auctorc P. B. Web. Pentas l. Fol. Paris, et Lond. 1839. William Yabell. Std modo di crescere del Salmone nel acqua dolce , contenente sei tavole colorate rappresentanti il Pesce nella sua natu- rale grandezza. Foglio oblungo. Londra 1839. Que-sla Opera forma un interessante addizione alla storia naturale del Salmone. Li giovani Salmoni ( nel distretto di Pitiks luogo ove si fecero li esperimenti ) furono posti in un lago artificiale di proprietà di Tommaso Ilpton Esq. nel quale nessun pesce poteva entrarvi. Dopo undici a venlisei mesi i detti Salmoni furono levati dal lago , ed é cosi che il Sig. Yarell li discrìve e li rappresenta nelle tavole , coi cambia- menti e le apparenze del pesce quando fu preso dal lago. Li esperimen- l58 AN5CNZI DI NDOVI LIBRI li del Sig. TJpton e Parker confermano in genere quelli del Big. Shaw fatti in Scozia ette sono molto interessanti , mostrando li cambiamenti nel colorito , particolarmente nel tempo che vestono le lucide ed ar- gentine scaglie ; ma rapporto al tempo di questo cambiamento non possiamo affermarlo. Ciascuno che sia abituato a vedere molti Salmoni in ditTereoti stati presi di recante dai loro fiumi nativi , e li paragoni a quelli che vissero in ischiavitù , potrà a colpo d' occhio distinguere gli uni dagli altri Un esempio di ciò lo abbiamo nelle Trote commu- ni , le quali sono altamente modiUcale nelle loro condizioni allorquan- do si pongano in un lago di recente formazione. Le stampe del Sig. Curei* illustranti quelle del Sig. Yarell soao state mollo ammirale, per la finezza e delicatezza di colorilo , dalla Società di Mewcastle. ( Dalle notizie Bibliografiche degli Annals of Naturai Pistory. Gennaio 1840 Numerò XXV. ) Acque termali di Caldierq nel Veronese. E verissimo I' adagio , che più dalla stampa che dallo scritto emer- gono le cose mal delle , le slroppiature , le oscurità , e tutte in somma quelle mende che scorrono inosservate nella revisione dell' autografo. — In quel mio trattato sui terreni alluviali delle provincie venete, toc- cai di volo l'opinione avanzata dagli storici Veronesi circa l' antichità de' bagni di Caldiero, senza però farvi sopra veruna considerazione. Ora rileggendo nel libro quel brano (pag. 438) trovai che le basi su cui ap- poggia la pretesa vetustà di quelle terme sono false , come è mostrato ^alle critiche osservazioni che imprendo a fare alle epigraiì qui appiedi iriporlate. Nel libro più sopra citato , queste osservazioni debbono essere sustiluile al paragrafo che incomincia — Non si può dubitare ^^ pag. 438), e Unisce con le parole — all' uso de' bagni Cpag. 439 ) . « Se si dovesse prestar fede a ciò che scrissero li medici Bon- giovanni e Barbieri nell' opera pubblicata sopra queste terme , dette anche Fonti di Giunone , ne seguirebbe che i bagni di Caldiero erano noti ai romani , giacché una lapida veduta prima dal Saraina , e riferita dal Panvinio, indi dal Corte e dal Moscardo , li assicuni che indubita» temente esistevano ai tempi di Augusto e de' consoli Cosso Cornelio Lepido , dello poscia l' Isauriro , e di Lucio Pisone. Però la circostanza di non esservi peli iscrizione alcuna parola che sia relativa ai bagni o abbia con essi qualche attenenza; e dal vedere che Plinio il quale rac- colse tutto quello che illustrare poteva la storia naturale dell' Italia , non fa alcuna menzione delle acque di Caldiero, quando invece ricorda le terme euganee e quelle del Friuli , sono entrato nel sospetto che la lapida non avesse nessuna relazione con le terme veronesi , e che quan- INISUNZI DI ROOn LIBRI I 5^ tunqne riputata dal Saraina allusiva a que' bagni, si potesse tuttavia dubitare della sua aulenlicilà (Saraina, De monumentis anliquis ci- vitatis et agri Veronensis. Lib. 5, p. 44) (i). Stremo di cognizioni ar- cheologiche , io non dovea arrischiarmi di conrutare 1' opinione di colo- ro, che r aolichità de' bagni di Caldiero appoggiarono ad un documen- to non alto a sostenerne 1' assunto ; quindi , per non inciampare ia equivoci , pensai di assoggettare l' iscrizione ai riflessi di un giudice inappellabile in qiieslìoni di simil fatta ; a quelli dell' Ab. Giuseppe Furlanello. Coli' organo di questo celebre professore venni ad appren- dere, che l'epigrafe calderiana altro non è che un rafTazzonamcnlo di più epigrali fatte sopra argomenti diversi in epoche molto differen- ti. Di fatto le due sigle V. F. nella prima riga appartengono ad una Iscrizione sepolcrale , significandosi con esse vims fecit , cioè il tale fece il monumento a se essendo ancor vivo. Le parole IV^0N1 SACR. lA riferi-cono ad una iscrizione sacra a Giunone. Il seguilo , fino alle parole REBVS ERVDITISSLM. della sesta riga spellano ad un'epigra- fe onoraria a Sesto Petronio Probo, che fu console nell'anno 371 del- l'era nostra , e che pur fu recala dal Grnlero pag. 450, n. I. Le se- guenti parole cominciando dalla voce FVKDAMENTA sino al line risguardano un' iscrizione sacra agli Dei Lari riferila dallo stesso Grnlero ( pag. 107, n. 2 ") , che appartiene all'anno primo dell'era volgare, come vedesi chiaramente dai due consoli i\i nominali. Da tulio ciò deesi concludere , che sebbene il Saraina affermi che la suddetta la- pida esisteva in Caldiero, essa iposlra tuttavia di essere composta di pili iscrizioni che nulla hanno a fare coi hagni. Agg ungasi per ultimo non potersi avsolutam(;n(e ammettere la lezione della quarta riga PRAEF. VERON. IH. la quale dal Corsini , nell'opera de Praefeclis urbis pag. 256, vorrebbesi cangiala in PRAEF. VK. RpMAE , giacché questa pre- feltura veronese è alTatto ignota a tutta 1' aolichità. (i^ In parietibus balnefirum Caldera, tVROSI ' SACn • PETRONIO • PROBO • V • F • T0T1V3 • ADMIRATIONI» V • PROCONS • AFRICAE • ET • PRAEF • ILLYBICl • PRAEF • CHAECIAE ET • CALLIAE • li . PRAEP • VERON • HI - C0N3 . ORDINARIO CIVI • EXIMIAE • BONITATIS • DISERTISSIM ATQVE • OMNIBVS . REBVS • ERVDITISSIM • QVI • FVNDA MENTA • MVROSQVE . AB • SOLO • FACIVNDOS • CVRAVIT IDEMQVE • PROBAVIT • IN • TERRAM • FVNDAMENTA DE • SVA • PECVNIA • LAHIB • DANT • COSSO • CORNELIO • LENTVLO • L • PliONE • AVCVBE CON • VOTO • SOLVTO • l6o ANNUTOI DI WUOVI LIBRI Se pertanto i bagni di Caldiero furono chiamati anche Fonti di Giu- none , lo furono impropriamente per una mal fondata tradizione ipo polare; e se Plinio, che visse nel primo secolo dell'era nostra , non ne fece parola , ciò fu perchè erano a quel tempo ignorati, lo che basta a giusliScare il suo silenzio. Le altre epigrad riportale dal Dongiovanni e dal Barbieri , sono del tenore della prima , né porgono veruna testimonianza che valga a spar- gere qualche luce suH' antichità di que' bagni. L' iscrizione (!) recata dal Grutero, pag. 912, n. 10, come tratta dal Saraìna e dal Panvinìo , è certamente quella stessa riferita a pag. 615 , n. II . la quale esisteva in Roma , se non che vedesi nella prima quella mostruosa unione delle parole IVNOMS BALNEA , che mancano nel- l' iscrizione romana. L' altra epigrafe (2) pur recata dal Grutero a p. 410, n. 5, è anch' essa un pasticcio di più epigraii malamente accozzate insieme , poiché quel DIS MANIBVS non è che il principio d' un' iscri- zione sepolcrale; ed il lOVl ET IVNOINIBYS riguarda, come è ben chiaro, un'epigrafe sacra; sicché neppure da queste lapidi nulla può inferirsi intorno ai bagni di Caldiero. É poi da avvertire , che la sigla K. nella prima riga fu giustamente ommessa dal Panvinio; e se nella lapide fosse slato inciso ROM. , come vorrebbe far credere il medico Bovio, signiUchercbbe in'^al caso la tribù Romulia a cui fu ascritto l'ilo Flavio. Ciò per altro non é probabile, perché assai di rado i Liberti erano ascritti alle tribù romane , eccello che alle quattro urbane , la Collina, la Esquiliua , la Palatina, e la Suburana. Finalmente l'iscri- (l) GADIVS • MACVLLA HER • SECVM • NON • HABET IVNONIS • BALNEA SED • HABET • OMNIA BALNEA • VINA • VENVS • CORRVMP VNT CORPORA • NOSTRA SED • VITAM • FACIVNT . B • V- V • (a) DIS • MANIBVS lOVI • ET • IVNONIB • TI • FLAVIVS • m • VIR • l D • C • ET • P • ORATO IN • VITA • SVA • NVLH • MALEDIX M • M • H • N • S (*) (*) Cloe hoc monumentum heredem non sequilur. Annunzi di nuovi libbi i6ì iioue cho concerne Turpilia (l) è un vero guazzabuglio di parole latina portanti un carattere di falsità abbastanza evidente per crederla apocrifa. Poiché adunque li sopra indicati documenti non possono rendere nes- suna ragione dell' antichità troppo esagerata de' bagni di Caldiero , con- vien credere che ne' primi cinque o sei secoli dell' era cristiana fossero ancora sconosciuti, e solamente si cominciasse ad averne contezza nel settimo secolo , e forse ne' primi anni del regno de' Longobardi ; epoca nella quale verosìmilmente si scoprirono e si resero attive le miniera della provincia bresciana ( Brocchi . Trattato sulle miniere del Dipar- timento del Mella, T. l,p 37). É anche probabile che questi popoli, dopo sedate le triste conseguenze che seco trasse la loro discesa in Ita- lia , istrutti com' erano nelle cose della mineralogia , e della metallurgia principalmente , si occupassero di tutto ciò che alla scienza de' minerali conveniva, senza negligere la ricerca delle acque termali. Sotto il dominio de' Goti , e sotto quello de' Longobardi le arti ma- nifatturiere non eran così trascurale come alcuni lo immaginarono ; né tanto barbare quelle genti quanto a noi piacque di crederle , per- ciocché buon numero delle nostre Città furono in que' tempi fabbrica- te , altre ingrandite , altre con maggiore magnificenza riedificate sulla loro rovine. Insistendo io a supporre che all' epoca suddetta si debba ascrivere la scoperta delle terme Calderiane , e probabilmente negli anni in cui Alboino condottiere di quelle genti risiedeva in Verona , non si creda già che tenga per intangibile il mio supposto, che niun valido argomen- to potrei recare per sostenerlo ; ma solamente fermai il mio pensiero sulla probabilità che sotto il dominio de' Longobardi , cui erano fami- gliari le ricchezze minerali della Pannonia e del Morico , si cominciasse a conoscere le terme Veronesi. Che se poi caddero queste terme in di- menticanza , ciò avvenne nel secolo Vili , epoca di vera e profonda bar- barie, cui precedette però 1' espulsione de' Longobardi. Catullo. (l) QVAE • MVLTVM • SYMNARVM • CANTV • DVLCIOR • EX l66 TERREPfl ARDENTI, SALSE EC. noso e che per qualche rima o via benché non patente vi penetri l'aria, altrimenti, egli dice, non potrebbe il fuoco in quei cupi fondi sussistere , né generarsi. Die- tro la concorde asserzione di que'vicinanti non può ne- garsi che passi un intima relazione fra la Salsa e le ve- ne di Petrolio : non così però che ne consegua , che questo debba essere la materia della supposta combu- stione , mentre molte poxino essere le cause che tratten- ghino il Bitume in circostanza delle eruzioni, senza quella di dover prestare maggior copia di alimento a questo supposto fuoco , i65. Verso il medesimo tempo (lyig) Gusmano Galeazzl nostro Bolognese fece oggetto di attente osser- vazioni la Salsa di Sassuolo, e li Fuochi di Barigazzo. Indotto probabilmente da quanto avevano scritto Fras- soni e Valllsnieri , sembra che sospettasse egli pure che agisse nella Salsa un intestino calore ^ ma egli si fece a cercare se vi erano dati per ragionevolmente supporlo , ed istituì perciò le osservazioni termometriche superior- mente riferite ( N.*^ 36 ) . Intorno poi alle fiamme di Barigazzo così si esprime (i) „ odor erat tamquam sul- phuris , quod quidem ostendit harum ftammarum pabulum materiam esse sulphuream . . . credi sane potest sulphu- reos illos halitus sub terra mìnime incalescere , tum vero primwn accendi^ ut aerem contingunt . „ Il calore nella Salsa fu smentito -, e le esalazioni sulfuree troppo legger- mente venivano addotte , perché potessero persuadere , che a materie sulfuree si dovesse l' origine di quelle Fiamme . 166. Non per opinione in fatto di origine di questi Fenomeni, ma piuttosto per avere, forse il primo , tra- veduto di qual natura fosse la sostanza che alimentava perennemente li fuochi del Delfinato , merita di essere qui ricordato il Sig. di Montigny , il quale sino noi (i) Commonlarii InstiliUi Scieuliaruai Bonon. T. i. p. 98. DEL DOTT. G. BUKCOPII l6;7 1768 (i) conobbe che il vapore infiammabile che si fa un passaggio attraverso il terreno di cui qui si tratta , è simile a quello che si produce mediante la dissolu- zione del Ferro nell' acido vitriolico il quale si accende avvicinando una {iamma alla bocca del vaso ,, L' idea di Vapore , riflette il eh. Breislak è certamente falsa , ma ella è ben perdonabile pei tempi in cui il Sig. di Montigny scriveva . iG^. Due anni appresso (1770) il Sig. Fougeroux de Bondaroy parlò (a) dei Fuochi di Pietramala ( nei quali ravvisò odor di Petrolio ) in questi termini „ ad onta dei resti non equivoci di antichi vulcani estinti che sussistono nella maggior parte di queste montagne , li fuochi che si veggono oggigiorno , non sono nuovi vul- cani che si formino , poiché questi fuochi non gettano alcuna sostanza vulcanica , ma hanno per origine un olio volatile , e molto infiammabile , che sublimasi col- l'ajuto di un fuoco sotterraneo, probabilmente quello stesso che produce le acque termali „ Benché in que- sto tratto dell' Apennino si presentino li'equentemente rocce di sollevamento , e di trabocco , non avviene però che prendano le apparenze di scorie , di lave , e di correnti per modo , che risveglino né punto uè poco r idea di Vulcani estinti . Lo Spallanzani ha pure com- battuto questa opinione . 168. Non guari dissimile da quella del Signor Mon- tigny era il pensare del Sig. M. D. S. ( 1775) (3) cui la chimica esperienza di Boerhawe della unione di limatura di ferro , ben mescolata con certa quantità di Zolfo , e bagnata con acqua , produceva gonfiamento , calore , vapori , e fiannna , sembrava che potesse in qual- che modo adattarsi per la spiegazione dei Fuochi del Delfinato . (i) Mi-muires de P Acad. des Sciences. (2) Mórnoir. de TAcad. des Se. 1770 pag. 5i (ò) Journal de Pliysiq. T. V. pag. uj. 1^ TERRENI ARDENTI , SALSE EC. 169. Ferber ancora ( 1776) come altri attribuiva 1 Fuochi di Pletramaìa al Petrolio, ma pare che credes- se che fosse questo bitume ipsemet che ardesse „ a- scendendo un po' la Montagna , egli dice , e sopra lo stesso pendìo si vede un altro focolare di Petrolio ab- brucciante „ (i). 170. A misura che si acquistavano cognizioni nella Chimica , venivano a complicarsi maggiormente le spie- gazioni che andavansi proponendo .'Dolomieu (1788) recatosi in Sicilia , e su una Macaluba sembrogli ravvi- sare nel Gas che ivi si svolgeva alcuni caratteri del Gas Acido carbonico , o Aria fissa . Lo Spallanzani (2) sparse qualche dubbio sul giudizio di lui , recando in prova che il Gas Idrogene allorché è congiunto a mol- to Gas Acido Carbonico può divenire esso pure inetto alla combustione . Egli desiderava che qualche curioso viaggiatore facesse esperienze in proposito , ed il Broc- chi (3) dapprima , poi il Li-Volsi (4) assicurarono che il Gas delle Macalube da essi esaminate era un Gas Idrogene carbonato. Stante il supposto dell'Aria fissa non cercava Dolomieu se non che come rendere ragione del generarsi di questa in seno a quella Salsa , ma prima rimosse egli pure il sospetto di un calore, o di un fuoco che ivi si ascondesse. „ Io non vidi, egli dice, (5) cosa alcuna all' intorno che mi annunziasse la presenza del- l'elemento igneo il quale, allorché è in azione, imprime a tutti li suoi prodotti un carattere distintivo. Io immersi la mano nel fango molle del cratere , ed invece di ca- lore io vi trovai del freddo • il termometro vi discese ti-e gradi . . . . „ Le acque salate, passa poi a dire, (i) Leltres sur la Minér. de T Italie pag. 420. (.) Vi.ggi T. V. pag._^569. _ (3) Bibl. Italiana 1820 pag. 58. (4) Feruss. Bull. T. i/j pag. 196. (5) Voyag. aux iles de Lipari pag. i6a, DEI. DOTI. O. BlANCOin 169 ( I ) potrebbero sciogliere continuamente 1' Argilla , po- trebbe r acido vltrlollco della medesima Impadronirsi per affinità della base del Salmarlno , e scacciarne l' Acido Marino , che si porterebbe ad attaccare la pietra Cal- care da cui svolgerebbe l'Aria fissa, combinandosi esso colla calce. L' acido vltrlollco dell' Argilla potrebbe an- cora combinarsi direttamente colla pietra calcare , e formare il Gesso etc . . . Egli è pur possibile che il Petrolio che quivi si mostra, produca dell' Aria Ifiamma- bile etc. 171. Alessandro Volta sì celebre per le sue scoperte che procurarono tanti progressi alla Fisica, dopoché ebbe fatta la bella osservazione che dal fondo delle Paludi generalmente si svolge un Aria infiammabile , pubblicò (1784) la memoria superiormente citata (N"". 19) diretta a mostrare che un Gas perfettamente simile a questo delle Paludi , era pur quello che alimentava le fiamme di Pletraniala, di Velleja, di Barignzzo, e di quant' altri fenomeni congeneri si conoscevano sulla faccia del Globo. Sostenne indi caldamente che simili ancora erano questi Gas in quanto alla origine , ed immaginava quindi , e credeva assai verosimile che una antica palude ricca di vegetabili e di animali ancora putrescenti, ed in Istato di decomposizione giacesse sepolta sotto tutti i luoghi in cui erano Fuochi o Salse ^ ovvero ,, che una quan- tità di materie putrescenti venisse continuamente con- dotta in quella vasta cavità sotterranea (che In ogni conto dobbiam ammettere che vi sia) da alcuni ruscelli d'acqua carica di spoglie vegetabili ed animali, 1 quali vi scolino come in una fogna „ che ivi si scomponessero , e che mantenessero costantemente lo sviluppo dell' aria che sgorga dalle fessure del suolo e s' infiamma. Avverte inoltre che l'Aria infiammabile potrebbe ezian- dio in qualche caso venir fornita da qualcuna di quelle (t) Pag. i65. TJ'O TERRENI ARDErVl'I , SALSE EC. miniere che ne abbondano, come sono quelle di Carbnn fossile, e non si mostrò alieno dal convenire che in qual- che caso ancora avesse potuto derivare dalla decompo- sizione del Petrolio . Ma vivamente combatte la opinione di quelli che attribuivano quelle fiamme al Petrolio co- me Petrolio abbrucciante nel suo stato naturale, ovvero ridotto in vapori : e non conveniva col cel. Spallanzani che a que' giorni proponeva una teorìa diversa . Questi però poco appresso si fece giuoco , può dirsi , della scoperta dell' j4ria ìnfìammahile nativa delle Paludi ap- plicata a questi fenomeni geologici. L' arguzia dello stile peraltro , ed il sale con cui Spallanzani ribatte l' opi- nione del Volta, non bastano a cuoprire , o almeno a scusare la mordacità, e l'asprezza della critica*, e le ben giuste ragioni che egli adduce , avrebbero forse tanto maggior peso sull' animo dei lettori , se non ve- nissero contaminate dall'amaro di una malintesa rivalità. Gli rimprovera la precaria supposizione di paludi sepol- te sotto scoscendimenti di questi monti ^ che quand'an- che ciò fosse, lo sviluppo del Gas non avrebbe potuto durare da tanto tempo sino ad oggi : che la putrefazio- ne del vegetabili e degli animali essendo ordinariamente rapida non avrebbe potuto lasciare alcuno avanzo pu- trescibile per oggidì : che vegetabili ed animali colaggiù sepolti difficilmente potrebbero imputridire per mancanza di calore , di contatto coli' atmosfera etc. : che le frane otturano le vie alla sortita del Gas : che ninna indica- zione vi ha di rivi conducenti acque ricche di vegeta- bili e di animali in quelle cavità sotterranee, e che dif- ficilmente saprebbe concepirsi quali animali potessero es- servi trascinati. Così lo Spallanzani il quale come giù-' stamente sostiene non essere supponibile una Palude se- polta sotto una frana dei monti di Pietramala, di Ba- rigazzo etc. , o un ammasso di Vegetabili e di animali che da tanto tempo siano ancora in caso di subire una putrefazione , o dei canali non apparenti che menino in REL DOTT. G. llUUCOWI X^I supposte cavità sotterranee sostanze organiche etc, , al- trettanto debole è 1' argomento di cui si vale per con- traddire all' altra opinione del Volta che „ 1' Aria in- fiammabile potrebbe eziandio venir fornita da qualcuna di quelle miniere che ne abbondano ,, poiché con tutto il rispetto che si debbe al eh. Razoumowsky il suo non credere ed il non avere veduto vestigi di Carbon fossile durante il suo viaggio da Bologna a Pietramala , non sono prove sufficienti ad escludere la probabilità di una profonda miniera sottoposta , e d' altra parte si è su- periormente veduto quanti dati concorrano a per- suadere che esista sotto questa parte dell' Apenniuo una miniera di Salgemma la quale pure somministra , e non di rado , del Gas Idrogene. 1^2. E poiché é qui caduto il nome di Razoumow- sky ricorderemo brevemente ch'egli riferiva (i) 1' origine dei Fuochi di Pietramala alla decomposizione delle pi- riti , che suppone esistere in minime particelle negli schisti che compongono il Monte , ma che egli non i- veva veduto , e che arguiva soltanto da certe superfi- ciali alterazioni ne' medesimi osservate , che esso attri- buiva a Piriti già cadute in efflorescenza . 1^3. Ma il fumoso Lazzaro Spallanzani fu quegli che più profondamente e più attentamente d'ogni altro siasi oc- cupato di questo argomento . Egli non solo studiò il suolo che era culla dei Fuochi e delle Salse dell' Apen- nino modenese, ma istituì le più belle ricerche sul Gas che dai medesimi perennemente si svolge (2). L'esame dei Gas e la considerazione dei dati locali gli suggeri- rono non una ma più opiiiioni intorno alla causa gene- ratrice del Gas medesimo . Questo insigne Naturalista aveva notato che il Gas dei Fuochi di Barigazzo e con- torni era leggermente solforato e che per contrario quello (1) Journ. de Pliys. T. 29 pag. 187. (a) Viaggi T. V. 172 TERBEMI ARDENTI, SALSE EC. (Ielle Salse era or più or meno carbonato . Si per- suase egli quindi che ciascun fenomeno avesse una '^ausa peculiare , e modificata ne' suoi effetti dalle so- stanze particolari di ciascun luogo , e sull' apparire o scomparire di questa modellava diversamente la sua Teorìa . Nel primo caso opinò che le Piriti le quali andavansi mostrando attorno ai Fuochi di Barlgazzo , e che sup- poneva in copia assai più grande nelle viscere del Mon- te , scomponendosi pel contatto dell' Acqua che s' infil- trasse , somministrassero l' Idrogene solforato , 11 quale salendo per le fessure del terreno ed attraversando ric- che vene di Petrolio , che ivi pure a qualche indizio si manifesta, ne contraesse l'odore e certo Imbrattamento ( N. y. ) , atto per suo avviso e procurargli quel Gas acido carbonico , che appariva all' atto della artificiale combustione , e la Fuliggine che si attacca alle pietre lambite dalle Vampe . Quand' anche in questa opinione tutto corresse bene riguardo al prodursi per questo mez- zo il Gas di Barigazzo , desidererebbersi tuttavia prove più convincenti della abbondanza delle Piriti in que' fondi , e di abbondanza tale che fosse corrispondente al peren- ne sviluppo per tanti secoli del Gas che mantiene tut- tora que' Terreni ardenti . Nel secondo caso il Petrolio che mostrasi a fior di terra nella Salsa della Maina nel Modenese , e di cui suppone larghissime vene sotterranee , crede che basti da solo per fornire 11 Gas della Salsa (i). „ Per esso, egli dice , soggiacente al calor sotterraneo avrassi la formazione del Gas Idrogene carbonato , che sappiamo ottenersi appunto dalla distillazione di esso , o isolato , o con l' argilla formante il litantrace „ — Quivi non aveva trovato le Piriti , e non le ammise quindi a far parte di questa teorìa : le rinvenne bensì abbondanti (i) Pag. aoo. DEL DOTT. G. BIANCONI 1^3 nella Salsa di Sassuolo e per questa compose una Ipo- tesi che era un misto delle due precedenti , ed in cui piucchè nelle altre figurava il calor sotterraneo „ La presenza del Petrolio (i) in questa Salsa ci suggerisce quella medesima spiegazione intorno alla sostanza gene- ratrice di cotesto Gas , che è stata da noi addotta ra- gionando della Salsa della Maina. Se non che io penso qui concorrervi un altro elemento cioè i solfuri di ferro sì numerosi in questa Salsa , dalla cui decomposizione ven- ga ad accrescersi il medesimo Gas , sì copioso nella Salsa di Sassuolo sopra quello della Maina nella quale diffatto non ho saputo trovare un solo di questi sol- furi ... Se sussistono se non in tutto , nelle cose al- meno più principali le riportate relazioni di antichi in- cendj avvampanti talvolta nell'aria aperta, egli è chiaro che questi sono una derivazione di quelli che si sono accesi nell' interior della terra per la conflagrazione del solfuri di ferro, e del Petrolio, o nel naturale suo sta- to , od in quello di litantrace . Oltre adunque ad un grande sviluppo di Gas Idrogene che in simili casi dee ne- cessariamente prodursi, ne concorre un altro non inferiore, il calorico . . . Somiglianti formidabili accensioni non sappiam però che all' età nostra siano accadute , e ciò probabilmente per essere state in gran parte consunte le materie alimentatrici , sopratulto il Petrolio per la grandissima estrazione che dal prossimi pozzi di M. Zi- bio da lunghissimo tempo ne vien fatta incessantemente „ La celebrità di cui meritamente gode questo grand' uo- mo, cui le Scienze naturali van debitrici di molti lumi, non ci impedirà di chiedere a lui , che obbiettava al Volta la mancanza di calor sotterraneo per la scomposizione di Corpi organici , quali prove egli avesse di questo Calore che non doveva essere di piccol momento, giacche do- veva non ridurre in vapore il Petrolio , ma scomporlo , (i) Pag. 328 1^4 TERRENI ARDENTI, SALSE EC. e svolgerne il Gas Idrogene ond' è composto . Non aveva certo la temperatura del fango che saliva entro 11 cratere delle Salse che egli trovò i gr. e 3j^ sotto la temperatura dell'Atmosfera (N. 36). Non T alterazione , o cottura delle pietre , o delle argille eruttate mentre egli stesso altrove dice (i) che „ ha fatto sul luogo della Salsa di Sas- suolo le più accurate ricerche , se vi siano corpi che manifestino la sofferta azione del Fuoco . Ma nulla di ciò vi si osserva , o a dir meglio vi si osserva tutto il contrario. I semplici carbonati calcari , gli Spati mesco- lati a diverse colate sono conservatissimi , quantunque sia noto come presto si risentano al fuoco . L' Argilla che per esso facilmente indura , e diventa rossa conser- vasi intatta. Lo stesso è degli abbondanti solfuri di ferro sì facili a scomporsi dal fuoco ^ eppure lutti questi cor- pi diversi sono stati nelle ejezioni vomitati dalle viscere della Salsa „ . Le Piriti inoltre che sembravano essere la cagione da cui volesse egli principalmente ripetere questo Calore ( opinione che invero poco si accorda col passo qui riferito ) e che per lui dovevano essere la principale sostanza cui porre attenzione , e mettere in vista per favorire la sua teoria , le esclude ragionando sulla origine del Gas nella Salsa della Maina, e ne tace allorché riepilogando le sue osservazioni sulle Salse, re- gistra le sostanze che nelle Salse sono come insepara- bili , In diretti ed immediati rapporti , e forse come es- senziali P Argilla , il Muriato di Soda ed il Petrolio . E V argomento degli incendj antichi non ha , ci sembra , gran forza di piìi . Imperocché egli che omal conosceva che nelle Salse tutto é gioco dell' Aria inflammbile , e che l' Aria infiammabile non si accende se non è me- scolata coli' Aria atmosferica doveva bene entrare in sospetto che li decantati incendj non fossero che super- ficiali anzi esterni alla Salsa , sospetto tanto più ovvio {i) Pag. 323. DF.L nOTT. G. BtAIICOTII 1^3 qnnnfocliè ninna estrinsoca apparenza dinotava la recente, o l'antica azione del l'uoco sopra i corpi che cuopri- vano il snolo . 174- Abbiamo veduto che il Fisico Alessandro Volta stava dichiaratamente contro la sentenza che il Petrolio o nel suo stato naturale o in quello di vapore fosse r alimento dei Terreni ardenti , ora e' incontreremo nel Naturalista Canonico D. Serafino Volta il quale si fa sostenitore di questa opinione (i^ySi.) Centro delle sue osservazioni , e scopo della sua Teorìa erano i Fuochi di Velleja nel Piacentino (i). L'analisi e le osservazio- ni da lui istituite sulla terra de' Fuochi gli avevano mostrato il Petrolio nell' odore delle fiamme e della ter- ra , nel colore di questa e nelle circostanti sorgenti bi- tuminose . A tali dati non seppe egli negarsi di attri- buire tutta la causa di questo fenomeno al Petrolio . Confessa che il fluido aeriforme che esce dalle fenditu- re del terreno ha tutte le apparenze dell' aria infiam- mabile propriamente detta , ma sostiene che invece è una sostanza oleosa in essenza non dissimile dal Petro- lio , ma ridotta dalla Natura all' essere di vapore elastico permanente , ovvero di puro spirito . E questa opera- zione della Natura la spiega dietro alcune chimiche con- siderazioni supponendo in prima origine col Prof. Al. Volta Vegetabili ed Animali sepolti , dalla fermentazione de' quali si produca una sostanza oleosa il Petrolio ^ che questo soggetto al calor sotterraneo si distilli e di- venga Nafta , e che per una Nuova elaborazione passi allo stato di un vapore elastico permanente , accensibi- lissimo , che abbia le sembianze del Gas infiammabile , ma che conserva ancora la vera natura oleosa , poiché a suo dire tinge in nero , e da odor bituminoso alla terra che esso attraversa, perchè a somiglianza degli olj (i) Opuscoli scelti T. Vili. pag. i54. e Antologia T. 7. p:igina ?iyZ. I j6 TERRENI ARDEUTl , «ALSK EC. cotesto vapore ricusa di unirsi coli' acqua , perchè di- battuto con questa la rende untuosa , perchè abbrucia con fiamma simile a quella degli olj , e spande un odo- re bituminoso , e da fuliggine etc. Forse le notizie sui Gas non erano ovunque ancora bastantemente conosciu- te , ed i bei lavori del testé citato Spallanzani hanno in- direttamente dato risposta a questa parte della presente teorìa , mentre le altre dei Vegetabili sepolti , e del calor sotterraneo trovano già qualche riflessione in pro- posito nei commenti alla Teoria del Fisico Volta , e dello Spallanzani . 1^5. Al nomi celebri sin qui registrati in questa storia, possiamo ancora aggiugnere quello del Lalande il quale nella narrazione del suo Viaggio fatto in Italia nel 1790 parla dei Fuochi di Pietramala, e sembra propendere ad ammettere che siano un effetto della Elettricità , at- teso P odore che la nostra Laura Bassi dissegli ravvisare in quelle fiamme analogo a quello delle sperienze elet- triche, e perchè crescono di vigore allorché il tempo è disposto a burrasche , 176. Ognuno si era sin qui persuaso che quanto veniva portato al giorno di Gas o di sostanze terrose , tutte preesistessero nel seno della terra , o quivi si ela- borassero mercè le materie ivi stesso nascoste ^ e pare- va che il buon senso conducesse a cosi pensare . Pure ben altro era il modo di vedere del Sig. Patria (1800.) il quale stabilisce che (1) „ le eruzioni de' Vulcani fan- gosi non sono certamente provenienti da materie terrose preesistenti nel seno della Terra, ma bensi da una com- binazione chimica di diversi fluidi gazosi ... E egual- mente assurdo il dire che tutte le materie terrose vo- mitate dai Vulcani di Macaluba esistevano in massa nel seno del globo : come il dire che tutte le acque del (i) Nota alle Lettere a Sofia sulla Fisica, Chimica e St. Nat. del Sig. M.irfin. DEL DOTT. G. BlAnCORI lijfj Tevere dal cominciaraento del mondo diffuse , erano state simultaneamente contenute nello stesso serbatojo . . . dobbiamo ritenere che queste ejezlonl terrose dei vul- cani fangosi erano , come le acque delle fontane il pro- dotto di una circolazione , che le suppliva a misura che esse sortivano dal seno della terra . Ma siccome le ma- terie terrose non potrebbero circolare dall' atmosfera nel seno della terra sotto la figura , che in esse noi ravvi- siamo , così è duopo riconoscere che i loro elementi erano sotto forma gazosa , e confessare che essi hanno acquistate tutte le proprietà dell' Argilla per mezzo di chimiche combinazioni e per 1' efl'etto potente dell' assi- milazione minerale . I Vulcani fangosi hanno evidente- mente una origine simile a quella degli ignivomi , e tale analogia è sì grande che si vedono questi pure sovente gettare immensi torrenti di fango . Nessuno vorrà imma- ginare , prosiegue egli , che queste masse incalcolabili di materie fangose sieno formate da rocce fuse , né gene- rate da strati abbruciati di carbon fossile , o di Piriti , e ciascuno non prevenuto si avvedrà che le lave , le ceneri , e tutte le altre ejezionl vulcaniche non hanno esse pure un' origine così poco verosimile . Imperocché se ciò fosse sarebbero necessariamente accaduti i più grandi sconcerti ^ gì' immensi vani che sarebbero quindi nati minaccerebbero l' esistenza del paesi vulcanici , molli già più non sarebbero , Roma e parte d' Italia sarebbe scomparsa . „ Ma è pure Palrin istesso che confessa ( e ciò che è più nello stesso lavoro ) che „ se si conside- rano i Vulcani ralativamente all' immensità del Globo terrestre , di leggeri si scorge eh' essi sono mollo meno considerevoli in suo confronto di quello che non sarebbe per rispetto al corpo umano l' eruzione di una pustola ipercetlibile „ . E senza ciò non è egli chiaro che le rocce nel Vulcani ignivomi , e nei fangosi ( le quali per mille prove si conosce ridursi in lave e scorie negli uni, in fango negli altri ) vanno soggette ad una somma 1^8 TEREEm AR0E>T1, SALSE EC. dilatazione negli uni pel calorico , negli altri per V ac- qua? I Graniti per es. non dovranno per lo meno du- plicare di volume in passando dalla loro natia compat- tezza alla porosità delle lave, e delle scorie in cui venissero convertiti ? E versata una corrente di lave sulla faccia terrestre , non ne resterebbe altrettanta ad occupare lo spazio in cui era il Granito, ed a reg- gere , raflVeddata che fosse , ottimamente la crosta ter- restre sovraincombente ? Rientriamo nei nostri contini . ÌVon abbiain già veduto che 1' argilla in cui lavo- rano i Vulcani fangosi è suscettibile di dilatarsi som- mamente assorbendo l' acqua , e che disseccandosi di bel nuovo conserva sempre un volume maggiore del primitivo ? Un cilindro di Argilla inserito in un vaso di capacità corrispondente , imbevendosi di acqua , gonfia , cresce , e si spande in parte fuori del vaso , e con tut- tutociò il vaso resta pieno. Argomentando a pari l'in- terno de' Monti divorati e sciolti da Vulcani fangosi conterrà argilla diluta , e quindi argilla espansa , e ad onta delle grandi eruzioni resteranno pieni. Che mai è infine una anche immensa corrente fangosa messa a confronto colla più piccola circostante collina ? Quanto maggiore non si comprende che riuscirebbe una cor- rente prodotta da una di coleste picciole eminenze sciol- ta e ridotta in un fango scorrevole ì E forsechè sotter- ra mancheranno materiali da emulare e da sorpassare i Colli ed 1 Monti? Le decomposizioni chimiche servono comodamente al sig. Patrin per fare produrre il Petrolio e per ridurre questo in Gas che s'infiamma etc. Non più ci fermere- mo a far rivivere queste ipotesi in parte obliate, e che sono già 5late vigorosamente combattute (i). (i) G. A. De-Luc, Examen de recherches sur les Vul- cans de M. Patria. ( Joiirn. de Physiq. Tom. 5i. i8oo. pogine 4ofj.) . DEL DOTT. G. BIANCONI 1^9 1^7, Il pìcciol ramo della Storia Naturale che in que- sto lavoro andiam coltivando , ha ottenuto dall' ingegno del sommo Pallas , e dalle sue ricerche molti soccorsi , avendo egli (1811) trattato assai bene dei Vulcani fan- gosi della Crimea (i). Ivi riscontrò ed accuratamente descrisse il Sale in efflorescenza sulle argille e sciolto nelle acque dei Vulcani fangosi , delle Sorgenti e dei Laghi : il Petrolio nella terra ed in molti pozzi circo- stanti -, le Piriti in glebe ed il Gesso in Pseudo-cristalli isolati nel corpo di certe Argille da lui egregiamente descritte (V. N. ii4') che j)er ogni carattere, e per ogni analogia colle altre somiglianti degli altri paesi , si davano a ravvisare per le argille salifere . Quantunque Pallas si fosse posto con questi preliminari sul cammi- no che naturalmente conduce alla conseguenza che dai medesimi ci sembra discendere cioè della probabile esi- stenza di una estesa miniera di Sale soggiacente a trat- to di questo paese, egli invece si diede a supporre un deposilo di Carbon fossile che trovandosi in combustio- ne producesse le salse che sopra vi osservava , e così si esprime „ a me sembra verosimile che un banco di Carbon fossile o di scbisto bituminoso abbruci ad una profondità considerabile sotto l' Isola di Taman , e sotto una parte della penisola di Rcrtsch . L' acqua del mare o dei golfi di questa spiaggia hanno trovato il mezzo di penetrare nelle cavità . . . donde ha dovuto venire un enorme sviluppo di vapori o di Gas di tutte le specie .... ed il fango derivare dalla mescolanza del- le ceneri coli' acqua del mare Di qui pure nasce il principio salino di questo fango , non che le radici di che le acque del mare hanno mescola- to a questo fango (2) ,, . Convien dire che Pallas (i) SeconHit-me Voy. e Tableau de la Tniuide. (a) Tom. IV. pag."33. i8o TEERENi Ardenti , salse ec. sostenesse assai decisamente questa opinione presso gli abitanti di qaei paesi , poiché molti mostravansene tanto persuasi da parere disposti a fare degli scavi per rintracciare il Carboa fossile ancora molti anni dopo cioè nel i834 allorché il Signor Verneuil visitò quelle regioni. ( sarà continualo ) SYSTE»IATIS ICIITHYOLOGl i: CAROLI LUCIATVI BOIVAPARTE MIIXIINIANI I>niKCIPIS Pisces sunt Ànimalia vertebrata sine pulftionibus ; branchiis respiraatia , sanguine frigido , rubro , ovipara vel ovovivipara , nalantia : cor uniloculare , uniauritum : dentes fere in omnibus : corpus vel squamosum vel Ui- berculosum vel nudum ; collum nuUum : planae loco ar- tuum. Quartana Provlnclae Vertebratorum et totius Regni animalls classem coastituunt. SUBCLASSIS 1. ELASMOBRANCHII Branchiae fixae , haud operculatae , lamellares , ra- dlls verticalibus paucis rariscjue superextcnsam membra- nam mucoso-vascularem minute plicaiam sustlnenllbus : cranluni non suturatum. Copula gaudeut. SECTIO 1. PLAGIOSTOMI Sceletum carlllaglneum , granulosum : ossa maxillari)> et interuiaxillaria connata : carlilaglnes labialcs iu pluri-. N. Anb. Se. NATua. Anno 2. Tom. 4- ••* l8a SYSTEMA ICHTHYOLOGIAE bus : dentes maxlllis non infixi , sed cute tantum adjun- cti , cum eaque nutaates ; os transversum , latum : cor- pus aut tuberculatum aut nudum. Ordo I. Selacha. Branchiae penitus fixae : fissuris utrlnque S-j. Familia I Rajidae. Cartilago peculiaris interior a nasali parte cranii ad principium pinnae pectoralis descen- dens : palpebrae adnatae : corpus depressum , dila- tatum , plerumque nudum , pinnis amplissimis pecto- ralibus inclusum : analis nulla : branchiarum fissu- rae inferae. * Jfìaj. veri. Corpus in forraam caudae abrupte deficlens. Subfamilia i. Cephalopterini. Caput truncatum , appendlcibus utrinque foliaceis tanquam bicorne: pinnae pectorales latissiniae , in longissimos apices productae : cauda tenuissima , elongata , pinna dor- sali et aculeo utrinque serrato munita : dentes mi- nuti , serratim positi . Subfamilia 2. Mjliobatìni. Caput ovatum , llberum a pinnis pectoralibus latissimis acuminatis : cauda tenuissima , elongata , pinna dorsali et valido aculeo utrinque serralo miunita : dentes grandes , compla- nati , tessellati ad instar operis musivi. Subfamilia 3. Anacanthini. Caput pinnis pectoralibus amplis praecinctum : cauda tenuis , nec dorsali pinna nec aculeo munita : dentes minuti , tesselliformes , in quincuncem positi . Subfamilia 4- Trjgonini. Caput pinnis pectoralibus amplis praecinctum : cauda tenuis aculeo valido utrin- que serrato munita : dentes minuti , tesselliformes , in quincuncem positi . Subfamilia 5. Rajini. Corpus rhomboidale: caput pinnis pectoralibus amplis praecinctum : cauda te- nuis , elongata , pinnis dorsalibus duabus ; dentes txjgui , numerosi , polymorphi , in quincuncem positi. e. L. EONAPARTE 1 83 ** Raj. anomali. Corpus in formam caudae gradatiiu deficiens. Suhfaniilia 6. Torpedinini. Corpus orbiculare, lae- ve : caput plnnis pectoralibus amplis praecinctum ; cauda crassa , ad baslm depressa , mediocriter lon- ga , pinna apicali ingente , triangulari : dentes mi- nuti , acuti : apparatus electricus a capite inter bran- chias pinnasque pectorales. Suhfaniilia 7. Rhinobatini. Corpus rhomboidale elon* gatum , rostratum : cauda crassa carnosa ; pinnae dorsales duo , remotae : caudalis apicalis . dentes mi- nuti , tesselliformes , in quincuncem positi. Subfamilia 8. Pristidini, Corpus elongatum , antica depressum : roslruni longissimum , planum , osseum, utrinque spinatum : dentes granullformes , in quin- cuncem positi. Familia. 2. Squalidae. Cartilago peculiaris interior pror- sus nulla : palpcbrae liberae : corpus elongatum , subteres , saepius tuberculosuin ; tnberculis squa- miformibus, minutis , plerumque integris , siibova- tis: pinnae pectorales mediocres ; branchiarum fis- siirae laterales. * Sq. anomali. Corpus depressum : pectorales amplulae. Subfamilia g. Squatinini. Spiracula : pinna analis nulla, **■ Sq. veri. Corpus elongatum , teres : pectorales congruac. Subfamilia io. Spinacini. Membrana niclitans nulla : spiracula: pinnae dorsales antica aculeatae j analis nulla : dentes compressi, secantes ; mandibularcs cul- tro horizontali , margine laterali interno integro, ex- terno cuspidato : tnberculi squamiformes , tricuspides. SubJaniHia 11. Scyninini. Membrana nictitans nulla; spiracula : pinnae dorsales inermes ; analis nulla : dentes triangnlares , maxillarcs lesiniformcs , pluri- soriales , mandibularcs basi lata , uni - \el bi-seriales. Subfamilia 13. Notidanini. Fissurae brancbiarum l84 SVSTEBU ICnXHYOLOGUE utrlnque ultra qulnque ! membrana aictltaiis nulla : spiracula mioima : plana dorsalis unica : analis : deu- tes maudibulares compressi , latissimi , pectiniformes j maxillares falciformes , apicibus ad angulum oris re- clinalis : tuberculi scjuamiformes , tricuspides : lin- gua adnata ! Subfamilia i3. Odontaspidini. Membrana nictltans nulla : spiracula parva : branchiarum fissurae maxi- mae , omnes ante pinnas pectorales sitae : pinnae graadiculae : analis : caudalis lobo superiore elonga- to , superius minime excavata : dentes longi , acuti , utrinque denticulo uno , vel bino. Siibfamilia 1 4» Lamnini. Membrana niclitans nulla , spiracula exigua : branchiaruni fissurae maximae , omnes ante pinnas pectorales sitae : secunda dorsa- lis et analis parvae , oppositae ; caudalis lunata , bine inde carinata , superius excavata : dentes saepius acu- ti : valvula intestinalis spiralis. Subfamilia i5. Alopiadini. Membrana nictitans nul- la : spiracula minima: brancbiarum fissurae parvae, ultima super pectorales sita ; dentes simplices. Sabfamilia i6. Sqiialini. Membrana nictitans : spira- cula nulla vel parva : fissurae brancbiarum ultima , et saepe etiam penultima , supra pinnas pectorales sitae : dorsalis secunda anali subopposita : dentes compressi, triangulares , acuti. Subfamilia 17. Mustelini. Membranae nictitanlis ru- dimenlum : spiracula magna : pinnae dorsales iner- mes : secunda opposita anali : dentes parvuli , obtu- si , in quincuncem positi. Subfamilia 18. Ccstracionlini. Membrana nictitans nulla : spiracula grandicula : fissurae brancbiarum parvae , ultima supra pectorales sita : dorsales antice aculeatae ; analis : maxillae cxporrcctae : dentes in quincuncem positi , mediocres , parvi , acuti , late- rales latissimi. Subfamilia 19. Triaenodonliui. Membrana nictitans! spiracula vcl nulla , \e\ mediocrìa : branchiarum Cssura ultima , et saepe etìam penultima , supra pin- nas pectorales sltae : secunda dorsalis anali opposi- ta : dentes acuti , denticulis utrinque muniti. Subfamilia 20. Scjllini. Membrana nictitans nulla : spiracula amplula : pinnae dorsales ambae ventrali- bus non antepositae ; dentes parvi , acuti , denticu- lo utrinque uno , vel pluribus : tuberculi squamifor- mes tricuspides : valvula intestinalis spiralis. Ovipari ! Ordo 2. HolocepHAla Brancliiae partim tantum marglnibus fixae ; forami- nibus quinque intcrioribus in imo fissurae utrinque uni- cae : operculo tantum abortivo , sub cute latente : maxilla cura cranio connata. Familia 3. Chimaeridae. Corpus vel laeve , vel exiguis aculeis bispidum : dura loco dentium senta , supra quatuor , infra duo. SuhJ'ainilia 21. Cliitnaerim. Rostrum prominulum , anilce foliaceum, : plunarum dorsalium prior valido aculeo armata. SUBCLASSIS 2. LOPHOBRANCIIII Branchiae liberae , palmiformcs , radio verticali uno palmato in singulis arcubus : operoulum unicum magnum membrana undique obseratum , parvo tantum juxta nu- chani foramine relieto : cranlum suluratum. SECTIO 2. SYNGNATHI Sceletum fibroso-osscum ; maxillae perfectae , liborae. Ordo 3. Osteodermi Corpus loricatum , angulosum. Familia 4- Svngnathidae. Corpus scutalum. 1 86 SYSTEWA ICHTHYOLOGIAE Subfainilìa 11. Pegasini. Os inferum ad basim rostri. Subfamilla lò. Sjngnatìiini. Os terminale in apice rostri, Subfamilia 1^. Hippocampini. Os terminale : corpus fere nudiim. SUBCLASSIS 3. POMATOBRANCHII Branchiae liberae , operculatae ; radiis verticalibus nunierosis in formam pectinis compositi , horizontalique lamellularum duplici serie infra supraque pectioulatis : cranium suturatum. SECTIO 3. PLECTOGNATHI Sceletum fibroso-cartilagiueum : maxillae imperfe- ctae , non liberae : opercula sub cute latentia : tissura branchialis utrinque parva. Ordo 4* Sclerodermi Dentes distincti. Familia 5. Balistidae. Rostrum conicum , productum : os exiguum. Subfamilia aS. Balistini. Corpus compressum , squa- niis magnis duiissimis rhomboidalibus teclum. Sitbfainilia 16. Ostraciontini. Corpus polyedrum . cataphractum. Ordo 5. Gvmnodontes Rostrum corneum intrinsecus laminosum, loco et vice dentium. Familia 6. Tetraodontidae, Corpus inflabile, plus minus spinosum. Subfamilia 27. Tetraodontinì. Maxilla utraque rostri bipartita, vel saltem superior, marginibus obtuse den- ticulatis : aculei corporis breves. e. L. BONAPARTE 1 8^ Subfamìlia 28. Diodontini. Maxilla utraque rostri sim- plex , integra : aculei corporis longi. Familia 7. Orthragoriscidae. Corpus noa inflabile , haud spinosum , admodum compressura , postice trunca- tum , pinna caudali profunda , brevi : ventralibus nul- lis ; anali valde retroposita. Subfamilia 29. Orthragoriscini. Sceletum omaino car- tilagineum : pinnae cute communi tectae. Subfamilia 3o. Molini. Sceletum sub-osseum ; pinnae cute peculiari tectae. SECTIO 4. MICROGNATHl Sceletum cartilagìneum , processubus transversis os- seis : vomer cum cartilaginibus frontalibus protractum: maxilla parva rudimentaria : craniuiu intrinsecus haud su- turatum. OuDo 6. Stcriones Os labiis carnosis exiguum , retractile. Familia 8. Polyodontidae. Corpus laeve : dentes minuti, numerosi. Subfamilia 3 1 . Poljodoritini. Rostrum longissimum , dilatato - foliaceum : opercula longissimo mucrone munita. Familia q. Acipenseridae. Corpus scutatum : dentes nulli: rostnim medlocrlter longum , modice angustum : o- percula incrmia. Subfamilia "òi. Acipenserini. Spiracula: truncus pin- na terminatus. Subfamilia 33. Scaphirhjnchini. Spiracula nulla : truncus postice fìliformis , nudus. SECTIO 5. TELEOSTOMI Sceletum fibroso-osseum : maxillae perfectae , libe- rae : ctanium intrinsecus suturatum : dentes infixi : cor- pus plerumque squamosum. I 88 SYSTEiUA IClll UYOLOGIAE Ordo 7. Ganoidei Squamae cortice vitreo , stratls infra lamellaribus , integris vel denliculatis , subpositis. Familta io. LoRicAp.iDAE. Corpus scutis osseis tectum : OS inferutn : opercula branchialia immobilia : ossa intermaxillaria parva , maxillaribus transversis haud contiguis : primus radius pinnarum dorsah's , pecto- ralium et ventralium validiis aculeatus , caeteri moUes. Siibfamilia 34- Loricarini. Pinua dorsalis unica , se- cunda quandoque exigua. Familia II. SiLURiDAE, Gorpus nudum : ossa intermaxil- laria maxima marginem maxillae constituentìa , ma- xillaribus subabortivis , aut in cirros coaversis : pinna dorsalis postica plerumque adiposa : primus dorsi radius atque pectoralium passim aculeatus arlicula- tus , caeteri moUes : pinnae ventrales infra pectora- les sitae : os terminale: opercula branchialia mobilia. Sabfaniilia 35. Callichiini. Os parvum : dentes fere incoaspicui : series laminarum quatuor ad latera : cor- poris nudi pinnae dorsales duo; secunda radio unico. Subfainilia 36. Pirnelodini. Os modicum : dentes for- ma et loco varii : latera vel inermia , vel una tantum laminarum serie : pinnae dorsales duo, secunda adiposa. Subfamilia 3^. Silurini, Os amplum ; dentes nume- rosi : corpus omnino nudum : pinna dorsalis unica , exigua ; analis longissima. Familia la. Lepidosteidae. Corpus squamis lapideis : o-i mnes pinnarum radii moUes : pinnae ventrales post pectorales , non appensae ossibus pelvis. Subfamilia 38. Lepidosteini. Rostrum intermaxilla- ribus , maxillaribus , palatinisque ossibus cum vomere atque ethmoideo connatis, membrana branchiostega triradiata: dorsalis prima ac analis pariter valdeque retropositae : radii pinnarum primi squameo-serrati. Subjamilia 39. Polypterini. MaxIlla margine immo- bili, intermaxillaribus mediis , maxillaribus laterali- e. L. BOWAPARTE I 89 liiis : mombrnna branchiostega unlradlata : plnnae dorsales numei-osae , singulae aculeo munitae. Famiua i3. TetrAvjonuridae. Corpus squamls grandibus, asperls , ciliatis , cuti adbaerentissimls : dentes vali- duli , acuti : pinnae dorsales duo ; antica radiis spi- nosis longa , humilis : ventrales paullo post pectorales. Siihfarnilia ^o. Tetragoniulni. Cauda utrinque crista- ta : labium inferius intus carinatum. Famtua i4- Macrouridae. Squamae duriter asperae : os inferum : pinnae ventrales infra gulam sitae , acu- ininatae : omnes pinnarum radi! molles. Subfnmilia ^i. Macrourini. Corpus elongatum, terc- ticulum , postice compressum , attenuatum , antice roslratuni : os inferum : pinnae dorsales duo , posti- ca elongata caudalem acuniinatam cum anali con- junclaui attingens. Ordo 8. Ctehoidei Squamae asperae , margine postico ciliato , stratis lamellaribus denticulatis subposilis. Familia i5. Pleuronectidae. Corpus eximié compressum: caput non symmetricnm : oculi unilaterales : radii omnes pinnarum molles : pinnae ventrales sub pecto- ralibus: pelvis ossibus bumeralibus appensa. '• Suhfaniilia 4^- Soleini. Maxilla longior mandibula : oculi parvi : nares imilaterales •" praeoperculum ab operculo non distinclum : pinnae pectorales parvulae aut nullae : squamae laminala pedunculalae : linea la- teralis recta. SuhfamiUa 43. Pleavoneclini. Mandibula longior ma- xilla : oculi grandcs : narcs bine inde binae : lami- nae operculares distinctae : pinnae pectorales congruae: squamae scssiles : linea lateralis antice arcuata. Famtlia i6, CnAETOBONTmAE. Corpus compressum: pala - tum cdentulum : dorsalis pinna atque analis aeque ac truncus squamis magna snltem ex parte oble- ctae , radiis spinosis pluribus: ventrales unico. igo SYSTEMA ICDTHYOLOGIAE Suhfamìlia 44* Pìmelepterinì. Deotes sectorll. Subfainilia 45. Chaetodontini. Dentes setacei , con- ferii in utraque maxilla. Colores admoduin vii>i. Familia ly. Anabantidae. Cellulae in pharyngeis ossibus superioribus ab eoruni foliolis irregularibus disper- titae : radii piunae dorsalis et analis plures spinosi. Diu extra aquam vivere valent. Subfamilia 46. udriahantini. Corpus teres : caput la- tum ; rostro brevi obtuso : squamae solidae j linea lateralis interrupta. Familia i8. Acanthuridae. Corpus ovale , compressum , squamis ruvidis : os parvum : dentes ossJum inter- maxillarium et maxillarium inferarum uniseriales j palatini nulli. Subfamilia ^yj. Acanthurini. Radii dorsales spinosi a Tnollibus band distincti : pinnae ventrales thoracicae_ Familia ig. Fistularidae. Rostrum tubuliforme, ore exiguo terminali : radii spinosi plures in prima saltem dorsali. Subfamilia 48- Caproidini. Corpus subrotundum , compressum : rostro brevi. Subfamilia 49- Centriscini. Corpus ovale , compres- sum : rostro longissimo. Subfamilia 5o. Fistularini. Corpus elongatum, cylin- draceum : rostro longissimo. Familia 20. Maenidae. Os valde protractile : palatura dentibus instructum , vel ( praeoperculo marglnae denticulato) edentulum : radii spinosi plures in pinna dorsali ac anali , unus in utraque ventrali. Subfamilia 5t. Maenini. Pinna dorsalis non squamosa. Subfamilia 62. Caesionini. Pinna dorsalis squamosa. Familia 2 1 . Sparidae. Laminae operculares integrae , spi- nis carentes : os non protractile : palatum edentu- lum : squamae grandes : pinna dorsalis squamis de- stituta , radiis spinosls pluribus ac in anali : ventra- les unico. Subfamilia 53. Obladini. Dentes sectorii uniseriales ; molares hemisphaerici nulli. e. L. BONAPiRTE IC)I Stthfamilia 54- Cantharini. Dentes numerosi , con- ferii , teiiuissimi. Subfaniilìa 55. Lethrìnini. Denles interdum molares hemisphaerici , uniseriales : genae sine squamis. Suhfarnilia 56. Denticini. Dentes omnes conici , non- nulli ex anterioribus produca , incurvi : genae squa- mosa e. SiihfaniiUa 67. Sparini. Dentes molares hemisphae- rici : genae squamosae. Familia 22. Chromididae. Laminae operculares integrae: spinis carentes : labia carnosa duphcata : dentes in raaxilhs nec non in tribus ossibus pharyngeis : squa- mae grandes : pinna dorsaHs unica , radiis 61amen- tose appendiculatis spinosis pluribus ac in anaH ; ven- trales unico. Suhfainilia 58. Chromidini. Corpus oblongum : dentes maxillares et pharyngei tenuissimi , conferii, praepo- sita conicorum majorum serie. Suhfarnilia 59. Cjchlini. Corpus elongatum : dentes omnes tenuissimi, conferii. Familia 23. Sciaenidae. Laminae operculares margine denliculatae aut spinosae ; genae non loricatae : os prolractile : vomer et ossa palatina dentibus desti- Ituta : plnnae vertlcales saepe squamosae, radiis spi- li nosis pluribus ; vsntrales unico. t Subfamilia 60. Pomacentrini. Cranlum minime tu- I mens , nec ossibus cavernosis coustans : linea latera- m lis sub pinnae dorsalis termino interrupta. WkSubfaniilia 61. Sciaenini. Cranium tumens, ossibus, cavernosis conflatum : linea laleralis continua. Familia 24. Percidae. Laminae operculares margine den- ticulato aut spinoso : genae non loricatae : dentes in maxiliis , in vomere, et fere semper in ossibus pa- latinis : pelvis ossibus humeralibus appensa ; radii spinosi plures in pinnis dorsi et anali , in ventra- libus unicus. Snhfaniilia 62. Percini. Pinnae ventrales quinque-ra- i»^5k SYSTEiMA ICHTnVOI.OGIAE diatae sub pectoralibus : membranae branchiostegae radiis septem vel minus. SubfaTìiilia 63. Holocentvinl. Plnnae ventrales radiis plus quam qulnque , sub pectoralibus : membranae branchiostegae radiis plus quam septem. Siihfamilia 64. Polynemini. Pinnae ventrales post pe- ctorales : rostrum tumidum : pinnae verticales squa- mosae : radii pectoralium plures , liberi , filiformes. Familia 2 5. MuLLiDAE. Praeoperculum margine integro: genae non loricatae : os parvum dentibus tenuibus : cirri duo sub mandibula retractiles ; capitis et trunci squamae latae , facile deciduae : radii spinosi plures in pinna dorsali antica ; unus saltem in anali , et in utraque ventrali. Suhfamilia 65. Midlini. Pinnae dorsales binae distinctae. Familia 26. Triglidae. Genae loricatae (laminae subor- bitales genam utramque partim obtegentes cum prae- operculo connexae ) : radii spinosi , plures in pinnis dorsali et anali , in ventralibus unicus. Suhfamilia 66. Triglini. Pinnae dorsales duo : caput parallelepipedum. Suhfainilia 67. Scorpaenini. Pinna dorsalis unica. Subfamilia 68. Cottini. Pinnae dorsales duo : caput vel rotundatum vel depressum. Familia 27. Gobidae. Pinnae ventrales infra pectorales ortae, conjunctae saltem ad basim in formam discl: radii spinosi pinnae dorsalis graciles , flexiles : fis- surae branchlales parvae : corpus elongatum , parunx compressum , antice incrassatum : squamae minutae : Appendix tubulosa conica post anuni in utroque sexu. Subfamilia 6g. Gobini. Pinnae ventrales conjunctae : membrana brancbiostega radiis quinque. Subfamilia 70. E le otri d ini. Pinnae ventrales separa- tae : membrana brancbiostega radiis sex. i e. li. BONAPARTE igS Ordo g. Gycloidei. S({nainae laeves , slratls lamellaribus intcgerrimis sub- posi lis. I'a.milia 28. CyclopteridAe. Pìnnae ventrales infra pecto- rales sitae, in discum suctorium conniventes : radli f oranes pinnaruin molles : corpus nuduni , lumidum. Stthf umilia 71. Cyclopterini. Pinnae pectorales jugu- lares latae, membrana junctae: operculum exiguum. Familia 29. Blennidae. Pinnae ventrales ante pectorales, distinctae , didactllae : radii spinosi pinnae dorsalis graciles , flexiles : membrana branchiostega radiis sex : corpus elongatum , compressum, mucosum. Appen- dix tubulosa conica post anuin in utroque sexu. Suhfaviilia 72. Blennini. Pinnae \entrales bene expli- catae, didactilae : corpus nudum : dentes uniseriales, conformes : radiI spinosi pinnae dorsalis flexillimi. Suhfaniilia 78. Anairliichadini. Pinnae ventrales pa- rum explicatae , vix didactylae , aut saepe etiam mo- nodactylae , aut nullae : corpus valde compressum , squamulosum : dentes saepius pluriseriales , difformes: radii spinosi pinnae dorsalis numerosi pungentes. Subfainilia 'j\. Opistognathini. Pinnae ventrales quin- qiieradiatae , sub pectoralibus ! Familia 3o. Gallionymidae. Pinnae ventrales infra gulam inscrtae , remolissimae , pectoralibus ampliores : ra- dii spinosi pinnae dorsalis graciles , flexiles : apertura brancbialls ulrinque prope nucham cxigua : membrana brancbiostega radiis sex vel septem : corpus vix com- pressum, antice incrassatum uudum. Appendix tu- Imlosa conica post anum. SnhJ'ainilia 7 5. Callionyviiìu. Os tympanicum postice elongatum , aculcatum : oculi snperi , approximali. Familu 3i. LoPHifìAE. Pinnae pectorales pednnt ulatae : apertura sulitus brancbialis utrinque cxigua operculis cute conterlis : radii anteriorcs pinnae d'f <■:'■ : Scielgonsi prima fra le piante raccolte due o tre , od anche plìi, di mezzana grossezza per ogni tornatura , che dedicar vogliasi a questa coltivazione, per ritrarne nel- 1' anno successivo il seme , giacché quello che alle volte si ottiene nel primo anno di vegetazione non è buono ^ diligentemente conservinsene le radici in inverno in luogo non umido, e difeso, onde non gelino, ed affidinsi di nuovo in primavera alla terra , avendo cura in seguito di sostenerne con ramuscelli le braccia , che portano i semi , che raccoglier si devono a mano a mano , che maturano , gittando quelli delle estremità , ne' quali il ger- me non è ben formato . Alle altre piante poi destinate per foraggio si levano immediatamente con un coltello le foglie , ed anche se- condo alcuni il cuore , e l' estremità della radice , ope- razione, che secondo il superiormente esposto, credo, po- trebbesi più vantaggiosamente risparmiare : si puliscono alla meglio dalla terra , non però troppo scrupolosa- mente, onde non offenderle, o farle soflVir contusioni, e quindi si ripongono con diligenza , guardandosi d' ur- tarle le une contro le altre . La vastità , o per dir meglio il lusso de' nostri fab- bricati rustici non meno che la limitata coltivazione se servir debba la Barbabietola ad uso solo di foraggio mi dispensa di qui enumerarvi i mezzi adottati per conser- varla in inverno ove mancano gli opportuni edifizi . Da noi credo esser le debba assegnato un posto nel fenile , o sotto il portico della cascina ove ammucchiata sia poscia a diffenderla da geli ricoperta di paglie o di stra- me . Fa di mestieri però il visltnrla non di rado , e se DI LUIGI DAVIA 3-29 si scorgesse qualche principio di fermentazione , devesi immediatamente stendere alF aria , se pure non fosse gelo tale da nuocerle , e lasciarvela per qualche tempo . Prima d' apprestarla al bestiame convien tagliarla in pezzi con un coltello , o meglio con apposita macchi- netta , della quale venni in cognizione per cortesia del urbanissimo Sig. Generale Talon , onde più facilmente venga dal bestiame mangiata . La quantità poi da som- ministrargli giornalmente esser deve regolata dall' agricol- tore a seconda della quantità raccolta e serbata , onde averne se fosse possibile fino al raccolto del foraggio fresco di primavera , avvertendo però che può formare parte assai rilevante , ed anche fino alla concorrenza di una metà del nutrimento del bestiame. Né qui vi rechi meraviglia , discrettissimi uditori , se per anco non feci parola intorno all' uso delle larghe foglie di questa pianta come alimento del bestiame , del che sembrar potrebbe v' avessi dovuto intrattenere allor- quando v' additava quali fossero le cure da apprestarsi alla nostra pianta nel tempo di sua vegetazione^ come però concordi sono gli agronomi tutti nel consigliare a non isfogliarla se non soltanto al momento del raccolto, cosi ho creduto dovermi riserbare a farlo solamente dopo avervi di questo parlato. Egli è vero bensì , che il consi- gliare a trascurar la raccolta di un foraggio, che conti- nuamente perisce , contrario sembra all'agraria economia , e mal a proposito in chi appunto ha cercato mostrarvene la necessità^ ma da tutti ci viene così prescritto , e ci assicura il Dombasle che reiterate esperienze lo hanno convinto che ,, queste foglie formano un cattivissimo nu- ,, trimento pel bestiame bovino , e che lo sfogliamento ,, quantunque moderato diminuisce d' assai il prodotto ,, delle radici „ oltre di che riflette Taher , che richic- desi molta mano d' opera per raccoglierle a dovere per cui non dubita dire che ,, una mancanza di qua- .. iunque altro foraggio in quest' epoca può solo gin. N. \sx. Se. Maiub. Alino 2. Tom. /(, i5 a3o UTILITÀ DELLA BARBABIETOLA „ stìficare questa operazione sotto i rapporti economici . „ Ma ove il bisogno ci forzasse ciò non ostante ad ap- profittarne , non dovrebbesi però giammai cominciare a sfogliarle che un mese circa prima del raccolto , e dopo che sia stata riattivata dalle pioggie autunnali la vegetazione della pianta , e non levando ancora in tal caso che le sole foglie esterne , che piegano sulla ter- ra , tagliandole immediatamente sulla radice , senza lasciar- vi parte del gambo , né ripetere V operazione che dopo almeno quindici giorni . Allorché poi sia giunto il tempo del raccolto possonsi tutte somministrare al bestiame , e qualora si avessero altri migliori foraggi o fossero in si grande quantità da non potersi consumare , prima che s' infracidiscano si stendono sul campo e si sotterrano coli' aratro , assicu- randosi che ove fossero tutte sovesciate nel solo campo ove vegetavano , verrebbero ad equivalere ad una buona mezza concimazione . Né stimo di dover passare sotto silenzio come pen- sarono alcuni a conservarle per foraggio verde in in- verno ponendole in tini alternate con islrati di sale ,. progetto però , che per la spesa , che richiederebbe , credo più presto giudicar si debba come pensiero chi- merico , e fatto pili per passatempo , anziché di pratica esecuzione pel coltivatore . Vi accennai che la straordinaria quantità di foraggio , ottenibile dalla Barbabietola , fu la causa principale che m' indusse a parlarvene . Né qui voglio vantarne il pro- dotto coli' enumerarvi i vari pesi di oltre 3o , e ^o lib- bre per ogni radice , che ottenuti sonosi da alcuni miei amici , che la coltivarono , e ben lungi sono ancora dal volere basare i miei calcoli su quello di 2 5 libbre, peso al quale non poche giungevano fra quelle da me poste in un podere situato sul monte detto dell'Osservanza in annate sfavorevoli , ed in terra di collina . Credo però non sarò tacciato di esagerazione ne! supporre , che in DI LUIGI DAVÌA 23 1 \\n buon terreno se ne possono ottenere circa 2 a mi- gliaja per tornatura , giacché calcolata la distanza (Va r una e l'altra pianta di piedi 2 ve ne saranno 36oo , ed in tal caso libbre 6 peso medio per ogni radice ver- rebbe a formare V anzidetta quantità . Ma qui anzlcchè con supposte cifre meglio amerei di persuadervi di un tale prodotto col fatto , narrandovi come io stesso l' avessi ottenuto ^ ma nello scorso anno unico nel quale mi fossi proposto di verificarlo una di- rottissima pioggia caduta sul dianzi accennato podere ne fece, come già dissi, perire un buon terzo. Pesai nulla- dimeno le rimaste, e ne ebbi in ragione di libbre 12000 per tornatura , le quali se supporremo essere state rac- colte in due terzi soltanto della estensione che occupa- vano , giacché realmente nell' altro terzo mancavano , ne verrà , che dovrà considerarsi esserne stato il peso non di sole libbre 12000, ma bensì di libbre 18000 per ogni tornatura ^ abbondante raccolto se considerar si voglia , che la stagione fu sfavorevolissima per soppraggiunta osti- nata siccità , e molto più , che fu ricavato in terra di collina , della quale ognuno ben sa , come meschini ne siano i prodotti paragonati a quelli delle pianure . Quivi di fatto in un solo luogo, ove le feci coltivare, erano di una vegetazione assai più lussureggiante e promettevano più ubertoso raccolto , quando a mia insaputa furono dal colono private affatto di foglie , per cui quasi tutte perirono . Ma fin ora solo vi parlai di peso , ne è già il peso dei foraggi , che cercar devesi , ma la loro proprietà per nutrimento del bestiame paragonati col Geno , ed ò appunto coli' indicarvela , che ve ne voglio fare mani- festo il vantaggio . Né qui è a dissimularsi come avvolto ancora sia in densissima oscurità il modo con cui le diverse sostanze agiscono come nutrimento , e conseguentemente come fi'a loro instituire non si possa un esatto paragone . Ma aSa UTILITÀ DELLA bARBABIETOLA ciò , che non ci è dato il sapere mediante l' analisi Chimica , che non potrebbe se non lasciarci nell' incer- tezza , non ci è tolto di conoscere approssimativamente con esperienze più dirette e di fatto . Non mancarono alcuni fra i più accreditati agronomi di dedicarsi a ricer- che di tal genere , e furonvi fra questi Pabst e Dom- basle , il primo , che nel Istituto agrario di Hohenheim lo esperimentò replicatamente ed in grande , il secondo che instituì a Roville giudiziose esperienze sul bestiame pecorino. Né molta discordanza fra loro trovai nel nar- rarci gli ottenuti risultati , avendo l' uno giudicato , che libbre 280 di Barbabietola, 1' altro che libbre 220 vengano ad equivalere a libbre 100 di fieno, discre- panza non massima , e che in gran parte potrebbe di- pendere , e dalla varietà dei terreni , e dalle circostanze atmosferiche , che avessero contribuito a rendere più acquose le une delle altre , e sopratutto poi dalla qua- lità dei fieni presi per punto di paragone^ o dall'avere sottoposti all' esperimento due diverse varietà di Barba- bietola . Quest' ultima circostanza specialmente se disgiunta non sia dalle altre , può dar causa a diversissimi risultati , per cui non è a meravigliarsi , se Thaer , che prese ad esame la Rosea del Palatinalo non dubitò di asserire , che la proprietà nutritiva della Barbabietola stava a quella del fieno nel rapporto di io a ^6. Dietro sì fatti riflessi credo non andare errato se a- dottando la coltivazione della Barbabietola bianca di Si- lesia usata nell' esperimento da Dombasle venga a basare i miei calcoli sopra i di lui risultati ^ e tanto più mi conferma in questa mia opinione il riflesso sulle parti- colari circostanze di questa nostra provincia, nella quale lina umidissima temperatura in inverno seguita da ab- bondanti pioggie in priufiavera fino quasi alia falciatura de' fieni , deve naturalmente renderli di minore sostanza forniti , allorrhè trattisi di paragonarli con prodotti , che DI LUIGI DA VÌA 233 (ompiono quasi interamente il corso di loro vita in e- stiile da noi generalmente accon)pagnato da gravi calori e da ostinatissima siccità . La coltivazione adunque di questo prezioso vegetabile ci somministrerà un prodotto eguale a libbre loooo di Ceno per tornatura , prodotto massimo , e che da niun altro giammai potremo sperare di ottenere. E d'altronde le spese , che richiede non sono tali , che contrabilan- ciate col prodotto non lascino una abbondante rendita netta , come forse taluno potrebbe darsi a credere , giac- ché supposto ancora per peggiore ipotesi , che obbligati si fosse ad assegnarle un terreno reso sterile dalle pre- cedenti coltivazioni, si potrebbero al sommo richiedere carra 5 di concime per ogni tornatura , o mezza bifol- ca , le quaU valutate a scudi tre sarebbero Se. 1 5 — Più l'importo delle rifenditure in . . . „ — ^5 dell' opera de' bovi paj. 2 e mezzo pel ravaglio. „ 2. 5o di opere dieci da braccio per lo stesso lavoro „ 2 — di altre opere dieci per seminarle. . . . ,, 2 — jìer cui le spese di coltivazione amonterebbero in tutto a Se. 22. 25 Abbiamo supposto esserne il ricavato di libbre 22000 circa di radici , alle quali assegnando un prezzo propor- zionato alla sostanza nutritiva che contengono , equiva- lente a libbre loooo di fieno, valutato a soli baj. 3o il cento avrebbe un valore di Se. 3o e conseguente- mente una rendita netta di Se. 7. 'j5 per tornatura . Questa sarebbe di per se stessa bastevole a dichiararne utile la coltivazione , ma molto più ce ne persuaderemo al considerare che abbiamo assegnato a questo foraggio il prezzo degli altri , mentre possiede delle proprietà sue particolari , che lo rendono di un pregio assai maggio- re, e molto più, che i bonifici fatti alla terra, e con- siderati a totale suo debito rimangono in gran parte , a benefizio delle successive raccolte . Figurano fra que- sti , e la distruzione delle gramigne ed altre piante e- a 34 UTILITÀ UEI.LA BARBABIETOLA fttranee^ il profondo lavoro, e T abbondantissinia conci- mazione solo in parte goduta dalla Barbabietola per cui que' campi , che le furono dedicati ricevono quasi gli stessi vantaggi , che dalla coltivazione del mellone ot- tengansi , vantaggi tali , che quantunque in molti luoghi si bilanci in perdita viene ciononostante ogni anno in più grande estensione adottata , e non può non riconoscersi come uno de' più efficaci mezzi di migliorare il terreno. Ma se persuasi del mio ragionare y ormai giunto al suo termine , della utilità in genere del proposto vege- tabile , alcun dubbio pur vi rimanesse , che per la limi- tala coltivazione , che saremo per adottare , non potremo somministrarne a tutti i nostri bestiami se non che una sì scarsa giornaliera porzione da non apportare la spe- rata influenza a mantenerli in uno stato più prospero di salute in inverno, credo vi verrà ben presto tolto dall' idea di serbarla soltanto pe' vitelli , o per qualche vecchio bue destinato al macello , in ambedue le quali età del bestiame si richiede un nutrimento adatto al lo- ro stomaco meno attivo alla digestione , ed alla assimi- lazione. E che le piante in istato di freschezza siano perciò le migliori ben si conosce dal riflettere che 1' al- bumina vegetabile coagulandosi non viene sciolta , oppu-^ re difficilmente si scioglie nei succhi gastrici , e che la fecula ed il glutine dotati in grado eminente di proprietà nutrienti , qualora uniti siano all' acqua di vegetazione , vengono dal bestiame più facilmente digeriti , e non hanno bisogno di soggiornare molto tempo nei ven- tricoli per essere convertiti in materia nutritiva . Oltre gli anzidetti bestiami , di grande utilità è pure per le vacche lattanti , e molto vantaggiosa perciò in quelle lo- calità ove il mungere è ramo di molta rendita ^ giac- ché è bensì vero , che ci viene da alcuni additata come sostanza più presto atta all' ingrassamento , che alla pro- duzione del latte , ma ciò intender sì deve in paragone ad altre radici , delle quali noi fin ora manchiamo , non DI LUIGI DAVI A 235 mai rapporto al fieno come replicate esperienze mi han- no con certezza comprovato . Me fortunato se il mio , benché rozzo ragionare po- trà almeno vantarsi d' aver dato causa , che avendo voi su le discorse cose rivolta cortese l' attenzion vostra , vengano di più maturate osservazioni da voi avvalorate con certissima utilità della rurale economia. ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Giornali Annals or Natural History — Annali di Storia ISaturale di Londra Quaderno XXIX. Aprile 1840. Indice . SciiLEiDEN DoTT. M. I. Sulla struttura della membrana cellulare dei muschi e delle epatiche . Tu ìMPSON GuGL. — Sulla piccola alga che colorisce le acque del lago di Ballydrain nella contra di Anlrim . Dello stesso — Illustrazione de' Molluschi nudibranchi e tunicati del- l' Irlanda ; aggiuntovi la descrizione di alcune specie di invertebrati credute nuove . Le nuove specie descritte in questo interessante lavoro che occupa 16 pagine sono le seguenti . Molluscbi del Gen. Doris la D. affìnis ,- D. mblaevis; D. elongala. Gen. Tritonia. T. Lactea. Gen. Euploca- tmis . E. plumosus. Gen. Polycera.- P. quadrilineata var. non li- neata ; P. typica. Gen. Rissoa: R Barveyi; R. excavata; R. tristria- ta ; R. Balliae. Gen. Turritella ; T. fulvocincta . Echinodermata. Ophiocoma Ballii -, Holothuria Drommondii -, Boi- Hyndmani -, Si- puncuhis papillosus. Zoophyta. Flustra stellata, Membranipora stellata. La maggior parte di queste specie è rappresentata nelle un- dici figure comprese nella tavola che va unita alla Memoria . Forbes Odoardo — Intorno ad alcune nuove e rare specie di molluschi inglesi . Otto sono le specie descritte in questo articolo, e la maggior parte figurate nell' unita tavola, e cioè: I. Doris Argo. II. D. Maura. III. Nov. Gen. Goniodoris : Gon. emarginata. IV, Montagna viri- dis. V. Rissoa rupestris. VI. Pleurostoma Smithii. VII. PI. coarctata- VIII. Patella ? ancyloides . Gray. I. E. — Catalogo delle specie di Rettili raccolti in Cuba dal Sig. Mac-Leay , con alcune note sulle loro abitudini . Le specie nominate in questo catalogo compreso in sette pagine sono le seguenti . Gen. Cyclura ; C. carinata, Barlan. Gen. F.eiocephalus ; L. carinatut, \ Al^JfUJiZI DI nuovi LIBRI aS^ (iray. Gen. Tropidurus ; T. i^Leiolaemus) , Cubentis n. 8. — Gen. Ano- lius , [ter rendere più facile la cognizidne delle molte specie comprese in questo genere lo suddivide in VI. sez. o sotlogoneri come segue . 1. Xiphosurus , Fitzinger. 1. X. velifer ; 2. X. Ricorda, 11. Dactyloa. I. D. Edwardsii ; 2. D. equestris. III. Chamaeleolis , Cocteau ; Ck. Fernandinae. IV. Anolis ; I. A, maculatus , 2. A. occipitalis ; 3 A- similis; 4. A. Alligator; 6, A. porcatus. 6, A, Richardii ; 7, A. pun- etatus ; 8. A. nebulosa-, 9. A. lineatopus; IO. A. maculatus-, il. A. Henodactylus ; 12. A. reticulatus ; 13. A. aeneus. V. Draconura Wagler,Z). nitens , Wagler. VI. Norops , Wagler; N. anratvs,Vfì- gler. Gen. Amieva ; A. trilineata. Gen. Alligator-, A. fissipes. Gen. Testudo ; T. Polyphemus. Gen. Amphisbaena -, A. punctata . LiNDLET — Caratteri di cinque nuove specie di piante Orchidacee della Dominica . I. Stelis scabrida ; 2. Pleurothallis aristata ; 3. Cama- ridium inflexum. 4. Rodriguezia cochlearis -, 5. Pelexia bursaria . informazioni risguardanti dei Zoologi e Botanici viaggiatori — Spe- dizione del Sìg. Gould per esaminare la Zoologia dell' Australia — Giornale del Sig. Griffith della Missione a Bootan. Notizie Bibliografiche — Rendiconto delle sedute delle Società Scienti- fiche. Società Linneana , sedute delli 18. Febbrajo , e dell! 13. e 17. Marzo. Società di Fisica e di Antiquaria di Tweedside. Società di Sto- ria Naturale di Orkney. Società microscopica di Londra ; seduta del- li 18 Marzo . Società Zoologica ; Seduta delli 8 Ottobre 1839. MiscELLA>EE — Yarrel s. B. Birds. II. p. 275. Birundo purpurea spe- cie da aggiugnersi alla Fauna d' Europa , creduta Gn qui propria del- r.4merica e presa In Bretagna — TROScnEi , Notizie risguardanti r.47n- phipeplea glutinosa , Nilss. ( Limneus glutinosus , Drap. ) — Goep- FERT , sul Pinus pomilio , HK. — Sui nidi del Gasterosteus Spina- chia di Linneo — Sul Vespertilio aedilis , Jenyns — John E. Grat, Nuovo animale marsupiale , Perameles Tuckeri n. s. dell'Australia — VoN Olfers , fragmenti di una nuova specie di DelGno fossile ( Del- phis Karstenii ) offerti all' Accad. R. delle Scienze di Berlino nella seduta delli 19 Dicembre 1839 . — Ehre>berg. C. G. su di nn mine- rale chiamato Dysodil come prodotto della sillice contenente infnso- rj , dagli Annali di Poggendorf. Osservazioni meteorologiche di Febbrajo 184). Rf.cceil db Medecine Yétérinairb . . . Raccolta di Medicina Veteri- naria pratica ; Febbrajo e Marzo 1840 — Berger , Nefriti e para- plegie complete od incomplete prodotte da congestioni sanguigne- In questa prima parte dell' articolo 1* autore dopo aver parlato delle cause che possono aver predisposto parecchi individui della specie Ca- vallina alle suddette gravi e pericolosissime malattie , o che fa 238 ANNUNZI DI NUOVI LIBRI consistere principalmente nella quasi assoluta quiete durante l' io- Terno ; neir uso di un cibo sovverchiamenle nutritivo, e per molti individui l' averli ancora ammassati in stalle troppo anguste e non ben ventilate ; riporta per esteso le due seguenti osservazioni pratiche. I. Nefrite iperacuta terminata in gangrena . Un cavallo da sella di razza Normanda di 14 anni fu preso li 22 Febbrajo 1839. da dolore alla regione lombare, che manifestava coi movimenti frequenti ed irregolari degli arti posteriori , e l' intolleranza della pressione nella detta regione : nella notte questi sintomi si fecero notabilmente più gravi , percuoteva con violenza il suolo cogli arti posteriori , di quan- do in quando sedeva sulle natiche a foggia del cane , svilnppossi dif- ficoltà di respiro e febbre con polsi pieni e duri: condotto 1' animale alla infermeria camminava con passo incerto e frequente tenendo de- dotte le zampe posteriori e poggiando sulla punta dell' unghia col ga- retto rivolto all' infuori. Si conferma la diagnosi di una nefrite inci- piente per cui si ripete un secondo salasso di sei libbre , essendone stato eseguito un altro simile al primo manifestarsi del male . L' in- fermo frequentemente fa degli inutili sforzi per evacuare le orine e le feci , si prescrivono perciò tre libbre d' olio d' ulivo , dei clisteri , e delle bevande ammollienti , ed un largo empiastro sui lombi : sotto r uso di questi rimedi! si manifesta una certa calma , la quale però nella mattina del giorno 23 è seguita da nuovo innasprimento del ma- le ; le poche orine emesse sono di color rosso tendente al nero , non si ottengono che scarse dejezioni di ventre e l'esplorazione pel retto fa sentire un calore molto intenso ma non raccolta di feci . A nulla giovano i salassi che si van ripetendo Gno al numero di cinque , e r infermo declinando sempre in peggio cessa di vivere la notte del 25 alle ore undici . Fatta la sezione del cadavere nella seguente mattina gli organi digerenti trovansi sani : la vescica , gli ureteri e r uretra pure nello stato normale , ma i reni diminuiti di mole più di un terzo , neri quanto l'inchiostro e rammolliti al punto da cadere a brani al minimo toccamento , alterazioni che mostravansi in grado maggiore nel destro rene — 2. Osserv. congestione sanguigna inte- stinale. Cavallo di 5 anni di piccola statura notabilmente pingue : il I. marzo è preso da tristezza, completa anoressia; si sdraja e si rialza alternativamente : la respirazione è brevissima e frequente ; il polso forte e teso, arida la bocca. Dei lavativi emmoUienti, il moto , le fri- zioni secche al ventre non producono dejezioni : alle cinque ore del mattino seguente i narrati sintomi s'aggravano ; il polso diviene piccolo e profondo , la respirazione precipitata . Salasso di sei libbre che non apporta sollievo ; passata d' olio di tre libbre , i soliti clisteri e le be- vande ammollienti : l'animale si agita sempre di più 4 il suo ventre si fa timpaoitico . le congiuntive s' inOUrano e si coloriscono in rosso. A Arcwrnzi ui «uovi libri 289 mezzo giorno dclli -i. secondo salasso di Ire libbre : un' oncia d' etera in una libbra d' acqua fredda che si deve far passare per lo cavità nnsali , essendo impedita la deglutizione per le strade naturali . Ap- pena somministralo il rimedio la respirazione si fa più frequente e so- spiriosa , l'animale vacilla sulle zampe, e sembra prossimo a cadere in sincope ; a poco a poco però si ristabilisce la calma che è seguita ' da frequenti rinnovazioni degli stessi fenomeni : malgrado la piccolez- za del polso e la debolezza dell' infermo apronsi le due safenc , te- • mendo di congestione sanguigna sul colon ed ai reni, e ne escono da i 5. libbre di sangue: ma l'agitazione cresce sempre più, i sudori sono copiosissimi e freddi , nei frequenti premili per emmettere le feci e- scono soltanto delle mucosità : le orine sono scarse ma naturali . I quali sintomi aggravandosi sempre di più 1' animale muore trascorse appena 24 ore dall' invasione del male. Fatta la sezione del cadavere I nella mattina seguente (rovasi congestione sanguigna intensissima per tutta l'estensione del mesenterio: mucosa di una parte del colon I di color rosso evidentissimo. Reni anneriti in molti punti, colla sostan- ' za corticale profondamente rammollita: copia straordinaria di gas nel tubo digerente ed estrema tendenza alla putrefazione . TissERAND G. Epilessia essenziale acuta seguita da guarigione in nn pu- ledro di tre anni : e tetano generale pure essenziale guarito colla cas- trazione — /. M. Eléouet . Rapporto al Ministro d' Agricoltura e Com- mercio in nome della Società Agraria del circondario di Morlaix sulla necessità ed il modo di migliorare le razze dei cavalli nel Dipartimento di Finisterre — Mignon , Analisi di un opera recentemente pubbli- - cala da Lnssaigne professore di chimica , di Gsica e farmacìa nella scuola R. d' Alfort e che porta per titolo — Dizionario dei reattivi chimici impiegati in tutte le esperienze , nelle lezioni pubbliche e private, nelle ricerche medico-legali , perizie, saggi, nelle analisi k qualitative e quantitative dei corpi semplici e de' loro composti utili sia nelle arti , sia in medicina — Dulreilh : Risposta alla cri- tica di E. Bouley sull' articolo che ha per titolo — Del ciamorro con- siderato nelV aspetto della sua diffusione nei corpi di cavalleria in Francia — Renault E. Parere intorno alla quistione agitata nel processo d' Arpajon , e proposta dai Farmacisti , se cioè i Veterinarj approvali abbiano il diritto di preparare e di vendere medicamenti pel bestiame — Programma di concorso ad un premio da decre- tarsi li 15 maggio anno corrente dalla Società di Medicina Veteri- naria del Dipartimento de l' Ueratdt — Determinare quale sia la par- te d' influenza che lo slahilimento delle scuole di Veterinaria ha e- sercilala sulV agricoltura in genere: sull' economia rurale e L' in- dustria agricola in particolare — Una medaglia d'argento coli" efi gic di Bourgeiat , e portante il nome iel premialo e l' iscrizione della 24 0 ANNUINZI DI nUOVI LIBRI Società, sarà dccrelata all'Autore della 3Icin. coronata cui saranno dati ancora i due volumi in quarto grande formanti la beli' Opera di Giuseppe Roques intitolata Phytographie medicale , ornata di 180. figure colorate. Le mera, scritte in lingua francese dovranno essere dirette innanzi il l. maggio e colle solile regole al Sig. Miqueì Vete- rinario a Bèzicrs Presidente della Società. Quaderno di Marzo. Berger, Continuazione e fine dell' articolo sulle nefriti e paraplegie prodotte da congestioni sanguigne. Riferisce altre due osservazioni analoghe a quelle già di sopra indicate e 1' ultimo caso soltanto é stato seguito da guarigione — Breschet e Bayer , Del ciamorro nell'uomo , nei solipedi, ed in alcuni altri mammiferi ; e- slratto di una Mem. letta all' Accad. delle Scienze li IO febbrajo 1840. In questo lungo ed interessante articolo, che occupa 15 pagine di ca- rattere compatto, i due celebri Medici Parigini mettono fuor di dubbio r esistenza del ciamorro anche nell' uomo come puossi rilevare dal seguente riassunto col quale terminano il loro lavoro „ In conclu- sione tutte le lesioni osservale nel ciamorro acuto e nel cronico nel cavallo si sono riscontrate anche nell' uomo . Le differenze consistono in ciò , che uell' uomo avvi minor copia di escrezione di marcia dalle narici ma invece le materie escono spesso collo spulo,- è più frequente r eruzione pustolosa e gangrenosa della pelle , rare e quasi mancauti le tumefazioni delle glandole: il che sembra dipendere dalle differenze non meno notabili che si incontrano nella struttura ed estensione del- le parti affette paragonate nei solipedi e nell' uomo . Il diagnostico del ciamorro acuto non presenta oggidì maggiori difficoltà ed incertezze nell'uomo che nei solipedi . In un' epoca in cui i me- dici non sospettavano l' esistenza di siffatta malattia , e quando non si costumava nelle sezioni dei cadaveri di osservare le fosse nasali , il ciamorro acuto confondevasi il più delle volte colla pnstula maligna ; ovvero designavasi sotto il nome d' affezione carbonosa con eruzione anomala . Ma il ciamorro acuto f arcinoso , ( cioè con ingorgo glan- dolare ) differisce per molti caratteri dalla postula maligna : nel cia- morro i sintomi generali d' affezione precedono l' eruzione alla pelle ; invece 1' affezione carbonosa è primitiva , e da prima locale nella pu- stula maligna . In quest' ultima non si osservano né i moltiplicati abscessi farcinosi , né l'eruzione nelle narici caratteristiche del ciamor- ro : insomma il ciamorro acuto farcinoso dell' uomo è forse tra tulle le febbri emllive quella , il diagnostico della quale sia il più facile j e questo è tanto vero che non ci è stato un solo errore di diagnosi so- pra quindici casi che in brevissimo tempo si sono osservati negli spe- dali di Parigi . Neil' uomo degli abscessi numerosi ed una eruzione pustulosa e gangrenosa alla pelle sono spesso i primi segni positivi dell'infezione del ciamorro, e sono bene apparenti iananzicrbè possa ì AHHUnZl DI NUOVI LIBRI 2^1 essere comprovata l'eruzione e lo scolo dello fosse nasali. Nel cavallo al contrario la certezza del diagnostico riposa singolarmente sul!' esi- stenza dello scolo , e sopra quella di una eruzione puslulosa e gan- grenosa nelle fosse nasali , eruzione facile a vedersi sul sepimento. La diagnosi del ciamorro cronico è molto più facile nel cavallo che nel- l'uomo. Infatti toltone il piccolo numero dei casi in cui un corpo e- straneo introdotto acidentalmente nelle fosse nasali , od una degenera- zione cancerosa delle stesse parti determina uno scolo abituale per le narici , qualunque altro caso di scolo nasale cronico con ingorgo glan- dolare appartiene al ciamorro cronico . In somiglianti casi i Veterinarj non hanno nemeno il pensiero di assicurarsi , come pure far si deve neir uomo , se le ulcerazioni sieno mantenute , piuttostocchè dal cia- morro , da labe venerea o scrofolosa . Tanto i Veterinarj quanto i Medici hanno fino al presente innutilmente prescritto molti e diversi metodi curativi del ciamorro. Pei solipedi la ■ malattia , sia acuta sia cronica, non è guaribile nel maggior numero dei casi , e nell' uomo é costantemente mortale . Quello che importa dunque nello stato attuale della scienza si é di prevenire lo sviluppo del pericoloso morbo , nei solipedi allontanando tutte le cause che lo possono produrre, o favorirne la trasmissione per infezione o per con- tagio . Quello che interessa più d'ogni altra cosa si è 1' astenersi dal propagare il dubbio sulla proprietà contagiosa di questa malattia; pro- prietà contagiosa provata dalle stragi che fa ordinariamente il cia- morro fra i cavalli di uno slesso stabilimento introdotto che vi sia: dai danni che arreca nelle caserme dell'armata francese dove i rego- lamenti sanitari sono incompletamente applicati : contagione dimo- strata senza replica dalla trasmissione del ciamorro cavallino all' uomo e dalla propagazione della malattia mediante l' innesto : contagione in tino provata da tanti fatti, da tanti esperienze, da tanti testimoni che fa duopo assolutamente cessare dai dubbj , dalla irresolutezza quan- do il ben' essere del bestiame , la ricchezza del commercio , la saluto slessa dell' uomo sono cosi da vicino compiomessi Sunto della difTesa di M. Vanier pronunciata davanti il Tribunale di Corbeil neir affare dei Farmacisti contro i Velerinarii che vendono medicamenti pel bestiame — Bernard , sulla quistione medico-legale se il rovesciamento o prolasso della vagina debba risgìiardarsi sem pre come cavsa di azione redibitoria m caso di contratto , con alcune riflessioni dei Direttori del Giornale — Terrat, lettera in ri- sposta all' articolo di Bonletj B. { vedi p. 155 di questi Annali ^ sul- lo specitìcodi propria invenzione Topique Terrat contro il farcino ( in gorgo glandolare ) : anche qui si parla degli efTelti del rimedio senza dir nulla della sua composizione, e ben poco del modo di applicarlo — Àuouimo , I.clUra al Kcdatlorc del Giornale in diflesa AUurtrM a^iì ANNWZI DI NUOVI LIBRI <1' Arboval acremente criticalo, nell' articolo Sabol della seconda edi «ione del suo Dizionario , da un antico Maniscalco ferratore ( vedi Recueil ec. 1839 p. 655 ) — Statuti della Società di Medicina Veteri- naria di Lot-et Garonne . Anndnzi. Patologia bovina, o Trattato completo delle malattie del bue , di /. B. Gellè professore alia scuola R. Veterinaria di Tolosa . PitLA Leopoldo — Studi di Geologia, ovvero Conoscenze Elementari della Scienza della Terra : opera divisa in tre parti , ed ornata di figure. Parte I. Trattato mineralogico delle rocce . II. Trattato di Geognosia. 111. Trattato di Geogenia. Si è pubblicata la parte prima . — Prospetto — Il posto nobilissimo che ha preso a questi ultimi tempi la Geologia tra le altre scienze è così apparente che certo a nessuno può essere nascosto . Nessuno può ignorare le grandi e maravigliose verità che alla mente dell' uomo ha dischiuso ; nessuno gli utili ed eminenti servigi che ha renduti e rende tutto giorno alla Società . E quali vantaggi non promette ella ancora nell' avvenire ? Riguardiarbo un poco a noi dintorno : veggìamo quali sono i prodotti di natura più necessari ai nostri bisogni , quali i corpi che posti tra le mani dell' uomo del secolo XIX giungono ad operare prodigi non mai veduti innanzi . Chi non li conosce ? Chi ha bisogno di sapere che so- no di tal novero i prodotti dei campi, il ferro, il carbou di terra? Or bene : se la Geologi? chiarisce la natura del suolo dove allignano i pri- mi , se ci aiuta a trovare le riposte vene de' secondi , per ciò solo questa scienza è asscciala ai primi bisogni dell' uomo . Ed ecco perché ella si gode di uno speciale favore presso tutte le nazioni colle, e gran- demente sì promuove il suo studio , e s' intende a renderlo popolare . il quale esempio si va seguitando in ogni paese eh' è in via di pro- gresso . E perchè mai quello delle Due Sicilie deve tenersi indietro dagli altri in sì nobile arringo? Non ha natura qui sparso a piena ma- no ricchezze geologiche di ogni sorta? Non veggiamo genti trarre dal- le più remote parti del Mondo a studiarle? E che non promettono le speculazioni de' geologi al nostro beatis^mo suolo ? Soiira le quali cose avendo lungamente ragionato in più mie scritture non mi tratterrò a dire altro in questo luogo. Laonde poiché nel nostro paese manca un' opera elementare di geolo- gia , ho tentato a questo difetto di provvedere . So bene che ardua è la mia impresa e piena di diffìcoUà . Pure che non può la speranza ne' petti umani , quando è nudrita da ardente desiderio dì fare il be- ne ? E la speranza mi ha sostenuto nella dubbiezza , e mi ha incorag- giato all' opera : se bene o male , noi so . Ad ogni modo ecco che ne vien fuora la prima Parte , augn-randonii che vogliano accoglierla di htioii grado lutti coloro che amano i progressi de' lumi nel nostro ANRunzi DI nuovi libri 2^3 paese . Mon dirò come io abbia soddisfatto e possa soddisfare nell' av- venire al carico assunto . Chi tutto si adopera a fare quello che può, ancorché poco faccia , parmi sia sempre degno di lode ; ed in ogni caso è meglio il poco che il niente ; che ( duole il ripeterlo } nessun trattato elementare di geologia ci ha presso noi , anzi in tutta Italia , che si accordi alle condizioni presenti della scienza . Della mia fermez- za nel proposito non avrò bisogno di dare sicurtà , perchè confido di aver ciò provalo in più occasioni , anzi in tutto il corso de' miei studi. Mi rimane quindi di far conoscere il disegno dell' opera , ed il modo com' ella verrà a luce . Gli argomenti di Geologia possono essere ridotti ai tre seguenti : l. na- tura delle sostanze onde sì compone la corteccia del Globo; 2. loro ordine di soprapposizione ed età relativa ; 3. loro origine. Perciò in Ire parli ho 1' opera divisa . Nella prima delle quali si dà un Tratta- to mineralogico delle rocce-, nella seconda un Trattato di geogno- sia, il quale sarà arricchito di tavole ; nella terza un Trattato di geogenia . Questi Trattali si possono considerare indipendenti 1' uno dall altro, e però ciascuno può essere utile innanzi che l'Opera giun- ga al termine . Condizioni — L' Opera si dà per soscrizione a' seguenti patti. Ciascuna Parte verrà composta di 10 fogli circa di stampa. Il prezzo di tutta l'opera , senza le Tavole , è di carlini sedici : de' quali se ne pagheranno otto alla consegna delle Prima Parte, e quattro per volta alla consegna delle altre due Parli . Il prezzo delle Tavole, le quali si daraimo in fine dell' ultima parte, sarà computalo secondo il numero con modica proporzione. Chi prenderà in una volta IO copie , avrà 1' undecima gratis. Uopo la pubblicazione della II. Parte sarà chiusa 1' associazione , ed il prezzo dell' Opera sarà aumentato . Le soscrizioni si ricevono in Napoli in casa dell' Autore , Strada fuori porta S. Gennaro ai Vergini, num. 10, ultimo piano-, presso il Direttore del Giornale il Lucifero , strada dell' Egiziaca a Pizzo- falcone, niim. 75 , primo piano; e nell'uflizio dei Signori Cotterell e Igulden neir ingresso della Villa reale . fiNVlIÉBATIOM DES POISSONS FOSSILES D> ITALIE Lettre adresse'e à Messieurs les memhres du Congrès scientifique d' Italie, re'unis à l'urin en Septembre 1840. Messieubs Depuis que je m' occupe de Poissons fossiles je n' ai negligé aucune occasion d' étudier les nombreuses espè- ces , si intéressantes , que fournissent les différents gUes à fossiles d' Italie et en ^articulier la mine inépuisable de Monte-Bolca*, cependant n'ayant point encore pu vi- siter moi-méme les grandes coUections de ce beau pays , je suppose qu' il y existe beaucoup d' espèces qui ont échappé à mes recherches et qu' il m' importerait de pouvoir comprendre dans les dernières livraisons qu' il me reste à publier de mon ouvrage . En conséquence , Messieurs , je prends la liberté de solliciter vos Commu- nications sur ce snjet , et afm d' rvitor des cjìvoìs inulilcs j ConMztont htìi* TLasotmmt Ogni mese vmi regolarmente ^ nfablicato un Fascicolo di questi nuovi Annali, e quando Io richiegga la materia, sarà corredato delle opportune Tavole. Ciascun Fascicolo sarà composto di cinque fogli di stam- pa; il primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata verrà fornito di un Frontispizio e di un Indice per la serie de' Volumi, e le Tavole di un'annata saranno dodici ali' in- circa . Il prezzo d'ogni Fascicolo è di Baiocchi 25 Romani, pari ad Ital. Lir. 1. 34, e sarà pagato all'atto della con- segna del medesimo. Per li Signori Associati all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che sarà di Scudi Romani uno, e baiocchi cinquanta, pari ad Italiane Lire 8. 05 non comprese le spese di dazio, e posta. La presente Associazione si ritiene obbligatoria per un anno. Le Associazioni si ricevono in Bologna dalla Società Editrice di questi Annali — in Via S. Stefano N. 90. — e dalli distributori di questo Programma sì in Bologna, che fuori, ed all'Estero. Il 26 Febbraio 1840. INDICE IIV aVEi§iTO FASCIOOIiO UEMORIE ED ARTICOLI OBIGUSALI BiAivcom DoTT. G. Sui fenomeni geologici operati dal gas idrogene, (continuazione) . . . pag. i65 BoNAPARTE Principe Carlo. Prodromus Syslematis Ichthyologiae ........... i8i Bertoloki Cav. Aht. Risposta alle critiche del Prof. De Visiani „ 197 Da- Via Marchese Dott. L. pdla utilità della Bar- babietola come foraggio, e sua coltivazione . ,, 2o3 EnuMÉRATiON des Poissons Fossiles d' Italie . , „ 235 Anhcnzi di Nuovi Libri Annali di Storia Nat. di Londra jj ^^7 Raccolta di Medicina Veterinaria. . . . . „ a38 Pilla. Studi di Geologia 7j ^4^ '^'•i\P^r/>^^B. MUOVI AlVI^TAliI SCIENZE NATIJRAU A IN IVO 184 0 (pubblicato li 20 Novetn) Prezzo del presente bai. 26. BOLOGNA TEI TIP[ DI JACOPO MARSIGLI 18 4 0 AVVISO I Direttori di questo Giornale, nel pubblicare il Fasci- colo di Gennaio pel corrente 1840, hanno creduto di conservare , si nella copertina che nel Frontispizio, la nu- merazione progressiva dei Fascicoli e dei Tomi in relazione a quelli già venuti alla luce negli Anni 1838 e 1839. perocché portano essi fiducia, che que' Signori Soci, i quali favorirono in allora l'edizione di questi Annali, sie- no per continuare anche al presente nell'associazione: ovvero che quelli, i quali si sono novellamente associati, possano fare acquisto de' precedenti due Volumi dalla So- cietà Editrice , che dietro richiesta li rilascierà loro a mo- dico prezzo. Ma potendo a taluno de' nuovi Signori Associati tornare a grado d'avere solamente i Fascicoli dell'associazione in corso , così per provvedere al comodo di questi, senza porre d'altronde un'interruzione nella serie da principio nomi- nata, si avverte che d'ora innanzi si modificheranno op- portunamente le copertine de' Fascicoli mensili , e si darà pei singoli Volumi un duplice Frontispizio , cioè uno re- lativo all'intera edizione di questi Nuovi Annali, e l'altro solamente appropriato alla pubblicazione di ciascun' Anna- ta, curando inoltre che ogni Anno contenga possibilmente delle produzioni non interrotte. d' iixiAX a^^ jc joins ìci une liste de toutes les epèces d' Italie que j' ai eu l' occasion d' examiner moi-mèrae et qui sont déjà en partie decrites dans ies premières livraisons de mes Recherches sur les Poìssons fossiles . Pour faciliter la détermination des espèces , je cite Ics figures qui en ont déjà paru , soit dans l' IttìoUlologia veronese , solt dans mon ouvrage . J' ajouterai qu' il est un moyen bica simple de communiquer des renseignemens très-exacts sur les espèces qui pourraient paraìtre nouvelles ou douteuses , e' est de les calquer à l' encre sur un papier transpa- rent. De cette manière on peut reproduire très-nelte- ment et sans beaucoup de peine jusqu' aux moindrcs détails de leur organisation , qui sont conservés dans un exemplaire . La seule précaution à prendre , consi- ste à éviter les restaurations artiGcielles , faites pour la plupart par des ouvriers ignorans et qui niéritent rarc- ment la coufiance du savant . L' étude des Poissons fossiles n' ayant d' ailieurs pas fait des progrès aussi rapides que les aulres branches de la paleontologie , j' ai pensé qu' un catalogne nussi complet que possible des espèces d'Italie ne sarait pas sans interèt pour vous. Les espèces de Castelamare sont les plus anciennrs que je connaisse , j' en ai dcterminé trois es[K;ces , ap- partenant à P ordre des Ganoides , ce sont les (i) PvcjiODUs Rhombiis Agass. Poiss. foss. voi. 3 Tal). ^2 fig. 5-7 de la (amille dos Py- cnodontes. NoTAGOGUs Pcnllandi Agass. Poiss. foss. voi. 1 Tab. /|9« NoTAGOors major Agass. Poiss. foss. voi. 2 T;il). 49 de la fami Ile dos Lcfiidoklcs. (1) Les noms de»; genrc» cu petiles cjpitides indi/j!u.'4>t que Ics genies soni nouveaux. /'v^^^V^T^ >. A^^•. Se:. Natcr. Anno 2. Tom. \. 1 ..< l>?Vtì'*^,"'3 '•'^ a46 PESCI FOSSILI Je ne connais qu' une seule espèce des gypses de Sinigaglia , e' est le Lebias crassicaudus Agass. Poiss. foss. voi. 5 Tab. 4i fig. ii-iadela famille des Cyprinodontes. Les espèces de Monte-Bolca sont de beaucoup les plus nombreuses , en voici la liste : I .re Famille: PLAGIOSTOMI Cuv. Galeits Cuvieri Ag. -- Squalus Carcbarias , Itt. ver. Tab, 3 , fig. I. — Squalus fasciatus , Itt. ver. Tab. 67. — Squalus innominatus, de Blainv. Ichth. p. 82. — Squa- lus glaucus de Blainv. -- Scortigagna , lettre à M. Faujas. — Squalus Catulus de Blainv. p. Sa. — Bronn Ital. n.° 3 , 4 et 5. Carcharias sulcidens Ag. — Itt. ver. Tab. 3 , fig. 2. Torpedo gìgantea Ag. — Raja Torpedo , Itt, ver. Tab. 61, — Narcobatus giganteus de Blainv. Ich. p. 33. — Bronn It. n.° 7. Trygon Gazzoloe Ag, — Raja muricata Itt. ver. Tab. 9. — Trygonobatus vulgaris de Blainv. Ich. p. Sa. —• Bronn It. n.° 9. Trygon ohlongus Ag, ~ Trygonobatus crassicaudus de Blainv. Ich, p, 33, Bronn It. n.^ 8. Narcopterds bolcanus Ag, 2,rae Famille: PYCNODONTES Ag. Pycnodus Platessus Ag. Poiss. foss. voi, 2 , Tab, 72 fig. 1-4. — Coryphaena apoda Itt. ver. Tab, 35 fig. 1 et 2, — Zeus Platessus de Blainv. Ich. p. 3 a, — Diodon reticu- latus Itt. ver, Tab. 20 , fig, 3 , jeune. Bronn It. n,^ 1 1 et 60, Pycnouus orbicularis Ag, Poiss. foss. voi, 2. pag. 17. — Diodon orbicularis Itt, ver. Tab, 4o. — Palaeobalistum orbiculatum de Blainv. Ich. p. 34. —Bronn. It, n.° i5. d' ITALIA 247 3 me Fasulle : GYMNODONTES Cuv. Diodon tenuispinus Ag. Poiss. foss. voi. 2, Tab. n^. fìg. 2 et 3. — Tetraodon hispidus Itt. ver. Tab. 8 , Cg. 3. — Tetraodon Honkenii Itt. ver. Tab. 8. fig. 2 — de Blainv. Ich. p. 34- -- Bronn Itt. u.° 12 et i3. 4.n>e Famille: SCLERODERMI Cuv. Ostracion mìcrurus Ag. Poiss. foss. voi. 2 , Tab. n^ fig. 4 et 5. — Ostracion turritus Itt. ver. Tab. 42, fig. 1. ~ Cyclopterus Lumpus Itt. ver. Tab. 65 , fig. 2. — Balistes dubius de Blainv. Ich. p. 33. — Bronn It. n.° 14. Blochius longirostri Volta. Itt. ver. Tab. 12 et no. — Synbranchs immaculatus Itt. ver. Tab. 55, fig. i. — de 131ainv. Ich. p. 54 et Sy. — Bronn Itt. n.° 3i. — Elsox Belone , Fortis. Riiinellus nasali's Ag. Pegasus lesiniforrais Ilt. ver. Tab. /v . y 39, fig. I. — de Blainv. Ich. p. 36. 5.me Famille: LOPHOBRANCHI Cuv. Calamostoma breviculiim Ag. Poiss. foss. voi. 2 , Tab. 74 •> fig- I- — Pegasus natans Itt. ver. Tab. 5, fig. 3. — Syngnathus breviculus de Blainv. Ich. p. 35. Syngnathiis opìsthopterus Ag. — Syngnathus tj'phle Itt. ver. Tab. 58 , fig. 1. - de Blainv. Ich. p. 35. - Bronn It. n.° 16. 6.me Famille: PERCOIDEI Cuv. Enophsus py-gopterus Ag, Poiss. foss. voi, 4 , Tab. 9 , fig. I . — Scoiiiber ignobilis Ilt. ver. Tab. 1 4 , fig. i . — de Blainv. Ich. p. 41. - Bronn It. n.° 53. 248 PESCI FOSSILI Holocentrum pygacum Ag. Poiss. foss. voi. 4? Tab. 14. — Holocentrus Sego Itt. ver. Tab. 5i fig. 2. -- Chae- todon Itt. ver. Tab. 72 , fig. 1. — Ghaetodon saxatilis Itt, ver. Tab. 64 , fig. i • — Holocentrus macrocephalus de Blainv. Ich. p. ^5. — Ghaetodon saxatilis de Blainv. Ich. p. 49- ~" Bronn. It. n." 4'- Holocentrum pygmaeum Ag. Poiss. fiass. voi. 4 5 Tab. i5, fig, I. Myrìpristris leptacanthus Ag. Poiss. foss. voi. 4 •, Tab. i5. — Perca formosa Itt. ver. Tab. 17, fig. 2. — de Blainv. Ich. p. ^"ò. ~ Bronn Itt. n.° 44- Myrìpristris homopterygius Ag. Poiss. foss. voi. 4 » Tab. 1 5. — Polynemus quinquarius Itt. ver. Tab. 36 ( les petits individus ) . ~ Perca Itt. ver. Tab. ^2, fig. 4- Gyclopoma Gigas Ag. Poiss. foss. voi. 4 > Tab. 2. — Labrus Turdus Itt. ver. Tab. 49- — ' de Blainv. Ich. p. 46. — Bronn Itt. n.'"' 35. Cyclopoma spìnosum Ag. Poiss. foss. voi. 4 j Tab. i . — Scorpaena Scrofa Itt. ver. Tab. 34- — Scorpaena Itt. ver. Tab. 'j^. — Sceleton Itt. ver. Tab. 76. — Labrus? de Blainv. Ich. p. 4 5. Lates gracìlis Ag. Poiss. foss. voi. 4 > Tab. 3. — Ho- locentrus calcarifer Itt. ver. Tab. 1 7 , fig. 3. — De Blainv. Ich. p. 44^ pensa que e' est plutót le Lutjanus Ephip- piuni que le Holocentrus calcarifer. Lates gìbbiis Ag. Poiss. foss. voi. 4 ? Tab. 4» ~" J-'"" tjanus Ephippium Itt. ver. Tab 56, fig. 4- — De Blainv. Ich. p. 44- "" Bronn Itt. n. ^o. Lates notoeus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 5. SwERDis micracanthus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab, 8 , fig. 1 et 2. — Holocentrus maculatus Itt. ver. Tab. 56, fig. 3. — Amia indica Itt. ver. Tab. 35 , fig. 4- ~ De Blainv. Ich. p. 4 3 et 45. Smerdis pygmaeus Ag. Poiss. foss. voi. 4 j Tab. 8 , fig. 3 et 4. Apogon spinosus Ag. Poiss. foss. voi, 4 j Tab. 9 , o' ITALIA 2 4 9 Cg. 2 et 4- " Holocentnis lanceolatus III. ver. Tab. 56, fig. 2. -- De Blaiiiy. Ich. pag. /\5. PnisTir.EPiYS mncroplhalmm Ag. Poiss. foss. — Chae- toJoii strialus Iti. ver. Tal). 20 , fig. 2. — Chaelodou suhstrìalus de Blainv. Ich. p. ^9. — Bronn Itt. n. 67. Labrax lepidotus Ag. Poiss. foss. voi. 4 •, Tab. 1 3 , fig. I. Labrax schizurus Ag. Poiss. foss. voi 4? Tab. i3, Cg. 2 et 3. Dulcs temnopterus Ag. Poiss. foss. voi. 4 ? Tab. 2 1 . — Sciaena Plumieri III. ver. Tab. 4^ , fig. 2. — De Blainv. Ich. p. ^'ò. -- Bronn II. n. 45. Dules medius Ag. Poiss. foss. voi. 4 •> Tab. i3 , fig. ^. Peìafes quindecimalis Ag. Poiss. foss. voi. 4 7 Tab. 22. Serranus ventralis Ag. Poiss foss. — Sparus Chromls Itt. ver. Tab. 32, fig. i. — Lutjanus Luljan ? de Blainv. p. /^6. Serranus microstomus Ag. Poiss. foss. Sparus Brama Itt. ver. Tub. 4^, fig- 3. — Sparus vulgaris de Blainv. Ich. p. 4^- ~ Bronn It. n. 3 9. Serranus occìpilalis Ag. Poiss. foss. voi 4 5 Tab. 23. 7.rae Fanille: SPAROIDEI Ccv. Denlex ìeptacanlhus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 26. — Lutjanus Lutjanus Itt. ver. Tab. 54. — Scomber de Blainv. Ich. p. 44- Dentex crassispìnus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 24 , Dentex breviceps Ag. Poiss. foss. voi. 4? Tab. 27, fig. 3 et 4- Denlex microdon Ag. Poiss. foss. voi 4 5 Tab. 27, fig. 2. Pagellus ìiiìcrodon Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 27 , fig. I. Si'.vR^iODrs macropìitìiaìinus Ag. Poiss. foss. voi. 4 •> Tab. 28 , fig. 3. ~ Sparus inacrophlhalmus Itt. ver. 2 5o PESCI FOSSILI Tab. 60, fig. 2. — Cyprinus Iti. ver. Tab ^3. — Sparus vulgarls de Blainv. Ich. p. 45. — Bronn It. n. 89. Sparnodus m^alis Ag. Poiss. foss. voi. 4, Tab. 29, fig. 2. ~ Sparus dentex Itt. ver. Tab. i3, fig. i. — Sparus sargus Itt, ver. Tab. 17, fig. i . — ( Ges deux figures sont dessine'es d' après le méme originai^ et doiveut ce- pendant repre'senter deux espèces difierentes ! ! ! ) — Spa- rus vnlgaris de Blainv. Idi. p. 45. -- Bronn It. n. 89. Sparnodus altìvelis Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 29 , fig. 3. — Sparus erythrinus. Itt. ver. Tab. 60 , fig. 3. — Sparus vulgaris de Blainv. Ich. p. 46. — Bronn It. n. 89. Sparnodus micracanthus Ag. Poiss. foss. voi. 4 j Tab. 28, fig. 2, et Tab. 29, fig. i. Sparnodus elongatus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 28, fig. I . — Perca Radula Itt. ver. Tab. 3 1 , fig. i . — Sparus Salpa Itt. ver. Tab. 56 , fig. i. — Sparus vul- garis de Blainv. Ich. p. 45 et 43. -- Bronn It. n. 89. 8.rae Famille: COTTOIDEI Ag. Callipteryx speciosus Ag. Poiss. foss. voi. 4) Tab. 33, fig. I. — Gadus Merluccius Itt. ver. Tab. i5. — Trigla Lyra Itt. ver. Tab. 3 o . — De Blainv. Ich. p. ^i. et 58. — Bronn It. n. 28. Galliptervx recticaudus Ag. Poiss. foss. voi. 3 , Tab. 33 , fig. 2. Pteuygocephalus paradoxus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 82, fig. 5 et 6. — Labrus malapterus Itt. ver. Tab. 55 , fig. 3. — De Blainv. Ich. p. 47- 9.™e Famille: GOBIODEI Ag. ( Exclusis Blennioideis. ) Gobius macrurus Ag. Poiss. foss. voi 4 5 Tab. 33 , D ITALIA ajl fig. 3 et 4' ~ Goblus barbatus Iti. ver. Tab. ii , fig. i. ~ Gobius veronensis , Ibid. fig. 2. — De Blainv. Ich. p. 54. — Bronn It. n. 84. Gobius microcephalus Ag. Poiss. foss. voi. 4 j Tab. 34, fig. 2. lo.me Famille: SCIAENOIDEI Cuv. Prìstipoma furcatum Ag. Poiss. foss. voi. 4 ? T:ib. 39, fig. I. Odokteus sparoìdcs Ag. Poiss. foss. voi. 4 ■> Tab. 89 , fig. a. II. me Famille PLEURONECTI Cuv. Rhomhus minimus Ag. Poiss. (oss. voi. 4 ? Tab. 34 , fig. I. ~ Pleuronectes quadratulus Itt. ver. Tab. 63 , fig. 3. ~ De Blainv, Ich. p. 53. -- Bronn It. n. 29. 12. me Famille: CHAETODONTES Cov. Semiophorus velifer Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab 3^ a. ~ Rurtus velifer Itt. ver. Tab. 7 , Cg. i et 2. ~ Chne- todon velifer de Blainv. Ich. p. 5i. -- Bronn Itt. n. 69. Semiopuorus velicans Ag. Poiss. foss. voi. 4 7 Ttib. 3^, — Rurtus velifer Itt. ver. Tab. 7 , fig. 3. — Chaetodon velicans de Blainv. Ich. p. 5i. — Bronn It. n. 70. Ephippiis longipennis Ag. Poiss. foss. voi. 4 •, Tab. 40- — Chaetodon niesoleucus Itt. ver. Tab. i o , fig. i . — Chaetodon Chirurgus Itt. ver. Tab. 43- — Chaetodon Rhombus de Blainv. Ich. p. 49- — Chaetodon Chirurgus de Blainv. Ich. p. 49- ~ Bronn It, n. 60 et 74- Ephippus ohlongus Ag. Poiss. foss. voi. f\ , Tal». 3y , fig. 3. — Chaetodon aspcr III. ver. Tab. no. fig. 1.— Chaetodon substriatus de Blain\. Ich. p. /j.S. -- Bronn Ilt. n. 6-. aSa PKsci TOSSII. I Scatophagus frontalis Ag. Poiss. foss. voi. 4 ^ Tiih. 89 , fig. 4. — Chaetodon Argus Ilt. ver. Tab. 10, tìg. a. — Cuv. et Valenc. Hist. nat. des poissons toin. 7 , p. 145. — De Blainv. Ich. p. 49- — Bromi It. n. 71. Zanclus brevìrostris Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab, 38. — Chaetodon canescens Itt. ver. Tab. 26 , fig. 2. — De Blainv. Ich. p. 49* Pomacantlius subarcuatus Ag. — Chaetodon arcuatus Itt. ver. Tab. 8 , fig. i . — Chaetodon subarcuatus de Blainv. Ich. p. 48- ~ Bronn It. n. 66. Platax altìssìmus Ag. Poiss. foss. voi. A •> Tab. ^\. — Cuv. et Valenc. Hist. des poiss. tom. y , p. 289. — Chaetodon pinnatus Itt. ver. Tab. 4- — Chaetodon pin- natiformis de Blainv. Ich. p. 47> -' Broun It. n. 64. Platax macropterygius Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 4 1 a. — Cuv. et Valenc. Hist. des poiss. tom. 7 , p. 289. — Chaetodon Vespertilio Itt. ver. Tab. 6. — Chae- todon sub vespertilio de Blainv. Ich. p. l{%. — Bronn It. n. 68. Platax papìlio Ag. Poiss. foss. voi 4 5 Tab. ^0.. — Chaetodon papilio Itt. ver. Tab. 26, fig. i. — De Blainv. Ich. p. 5i. ~ Bronn It. n. 63. Toxotes antiquus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 43. — Sciaena jaculatrix Itt. ver. Tab. 45, fig. 1. — Lutjanus Ephippium de Blainv. Ich. p. 43. PvG/Eus Gìgas Ag. — Sparus bolcanus Itt. ver. Tab. 59. — Labrus rectifrons de Blainv. Ich. p. 47---(Lcs originaux du Labrus punctatus Tab. 46 , et du Labrus ciliaris , Tab. 66 de l' Itt. ver. , manquent à la vérité au Musèo de Paris ^ mais ils me paraisscnt appartenir à cette espéce.) De Blainv. Ich. p. 47 5 "• ^9 et 60. — Bronn It. n. 36 et 38. (Sarà conlinualo) ,j De gìandidarum secernenlliim strucfura penitiori „ earuinque prima Jbrinatione in homine alijiie ani- „ malibus . Commcntalio anatomica : scripsit Johaw- „ nES MuELLER . „ (Continuazione dell Estratto , vedi T. III. p. A0\ . giugno i%M.) Libro V. SnW inlima tessitura delle mammelle . Due forme principali di struttura ammette l'Autore ili questi organi , una molto semplice scoperta dal illustre G. F. Meckel nell' Ornitorinco (i), e consistente nel coadunamento di molte cieche appendici , quasi brevi intestinuli in forma di clava , la parte più assottigliata de' quali costituisce l' estremità del canaletto galatoforo (Tav. II. fig. 1.). Non è questo il solo esempio nella classe dei mammiferi di così fatta costruzione , giacché somigliantissime a quelle dell' Ornitorinco sono , in quan- to alla loro tessitura , le mammelle dei cetacei come lo dimostrò De Baer nel Delfino Focena (2) , e fV, f^rolick (i) Ornilhoa-hynchi Paradox! descrivilo anatomica . Lipsiac i8a6 fol. (2) Dopo la pubblicazione delP interessantissima monogra. Ga del Meckel siili' Oraitorinco il celebre GeoflVoy Saint-Ili. lairc inserì negli Annali delio Scienze Naturali di Parigi To. nio 6 pag. 457 anno i8a6. Tomo 18 pag. iSj anno i839_ N, A.N». Se. Natl'r. Anno 2. Tom. \. iQ* 2 54 STRUTTURA DELLE GLINDOLE nella stessa specie di cetaceo non solo , ma pur anche nella così delta Balena a becco =r: Baìaena rostrata Camper^ Dclphynus ffyperoodon Desmar. z=. . La secon- da forma poi di struttura delle mammelle è molto più complicata come lo dimostrarono di già in parecchi bru- ti Duvernoi , Buffon , e lo comprovarono nella stessa specie umana le felici injezioni a mercurio di Mascagni e Cruilishank (i) . Le particelle elementari degli organi in discorso consistono in piccole vescichette unite in lo- buli o masse mediante i minimi tubetti lattiferi, quasi come i granelli dell' uva sono disposti sull' grapolo : molti di questi canaletti riunendosi compongono i condotti ga- latofori comuni , i quali o terminano perforando sepa- ratamente il capezzolo , come avviene nel maggior nu- mero delle specie , ovvero raccolgonsi prima in un seno comune entro il capezzolo stesso , come si vede nei degli articoli nei quali cerca di provare che l'organo glandoloso trovato dair illustre Alemanno non è altrimenti una mam- mella, ma bensì una glandola somigliante a quella che e- sisle sul fianco di certi soiici. Tra gli argomenti citati in prova della sua asserzione enumera anche quello della tes- situra della pretesa mammella dell' Ornitorinco del tutto di- versa , secondo lui, da quella propria dello stesso organo negli altri mammiferi. Questa prova però è vittoriosamente combattuta dalle citate osservazioni di De JBaer e J^rolick le qiiali dimostrano una tessitura somigliantissima a quella descritta dal Meckel anche nelle mammelle dei Delfini . La Mem. di De Baer, e le riflessioni del Meckel sul primo ar- ticolo di Geoffroy , sono inserite negli Archivii di Anat. e Fisiol. dello stesso Meckel delP anno 1837. ( Nota del Red. ) (i) Sul proposito dell' intima tessitura delle mammelle dell'umana specie meritano di essere citati ancora gli inte- ressanti lavori di Santorini , Covolo e Girardi = Jo. Dom. Santorini Septemdecim Tabulae ec. Parmae ^jyB. {Nota del Red.) e. mììllf.r • afìS ruminanti . Le figure 2 e 3 della Tav. II. mettono soli' occhio la descritta struttura nella mammella del Riccio Europeo . Libro VI. Struttura delle glandole succenturiate agli organi de' sensi. i.*^ Glandole Meibomiane. Anche queste glandolette si presentano sotto due diverse forme nei mammiferi : nel cane e nel vitello , dove sono state diligentemente stu- diate dall' autore , sono folicoletti cilindrici semplici , a pareti esterne levigate , disposti in linea paralella , situati tra la congiuntiva e la faccia interna dei tarsi: nell'uo- mo invece questi stessi folicoli , in proporzione molto più allungati , hanno acquistato un grado di complica- zione nella struttura perchè internamente mostrano delle cellulosità, ed al di fuori dei rigonfiamenti quasi altret- tanti piccoli acini r^lobulosi ed incavati ^ la quale tessi- tura fu ultimamente dimostrata dal celebre Professore di Lipsia Ernesto Enrico Weber ( i ) mediante l' inje- zione a mercurio delle nominate glandolette . 2.° Glandola Harderìana . Negli uccelli questa glan- dola , situata all' angolo interno dell' occhio , versa me- diante largo condotto un umore piuttosto denso e vi- schioso al di sotto della membrana nictitante . Compli- cata si è la struttura di questa glandola componendosi di moki acini vescicolari uniti insieme dai canaletti e- scretori per cui è la di lei tessitura paragonabile a quella delle mammelle rappresentala nella figura 2. Tav. IT. Tessitura analoga si trova nella stessa glandola anche qualora si osservi nei mammiferi : il lepre tra le specie più comuni la presenta sviluppatissima . 3. Glandola Lagrimale . Complicatissima ed elegante si è la struttura di questa glandola esaminata negli am- fibi . Nella Testuggine mida mostrasi evidentemente lo- bulare :, i lobuli sono di forma clavata , fra loro innestati (1) AiT.liivj di Anat. e Fisiol, del Meckel 1827 p. 285. 2 56 STRUTTURA DELLE GLANDOLE per la parte più sottile : diviso orizzontalmente uno dei lobuli , ed esaminata la superficie della sezione al micro- scopio si vede che quei lobuli, i quali ad occhio nudo apparivano semplici vesciche , composti sono di un largo canale centrale , e di una grossissima parete che costi- tuisce quasi il parenchima della glandola , giacché nella grossezza di questa parete è collocata una quantità sor- prendente di minimi tubi ciechi , uniti in fascetti e co- municanti tutti col canale centrale . Le sole figure pos- sono fornire una esatta idea di questa struttura , la quale è rappresentata nella Tav. II. fig. 4 5 5 e 6 dimostranti la glandola in discorso come si presenta nella tnstuggl- ne mida , di grandezza naturale nelle fig. 4 ^ 5 , e di- viso ed osservato al microscopio uno dei lobuli ingran- dito circa otto volte nella fig. 6. Negli uccelli la struttura della stessa glandola è più semplice , composta cioè dì canaletti ramosi terminati in vescichette globulari , Nei mammiferi adulti, non potendo injettarsi i minimi condotti escretorii di questa glandola, fa duopo ricorrere alle osservazioni istituite sul feto non molto innoltrato nello sviluppo, e queste dimostrano che ì canaletti ra- mosi terminano , verso la superficie della glandola , in vescichette allungate ed ovali , come lo ha veduto l' Au- tore in un feto di pecora lungo 4 pollici dall' estremità del muso all' ano . 4. Glandola nasale . Stenone osservò pel primo nella pecora entro le cavità nasali , e presso la regione ante- riore del sepimento delle narici , un' ammasso di folicoli i quali , mediante un comune condotto , versavano ab- bondantemente il muco sulla pituitaria . Il Jacobson in seguito (i) insegnò, che questa glandola Irovavasi quasi costantemente nei mammiferi e negli uccelli , e che il (i) Nouveau Bull, des Sciences par la Soc. Pliilomalique de Paris T. III. 6, annè pag. 267. O. MÌÌLLER 2 57 di lei condotto escretorio aprivasi presso l'estremità ante- riore del turbinato inferiore : non la rinvenne però nel bue, ed il cavallo e l'uomo fecero vedere soltanto nel luo- go della glandola dei folicoli separati. Nilzsch negli Archivi! di Meckel, Tom. VI. pag. 234, dà una accuratissima mo- nografia di questa glandola esaminata negli uccelli . Dalle quali osservazioni guidato il nostro Autore ha verificato nell' Oca , che la glandola in discorso forma il margine inferiore dell'orbita, dove è coperta da robustissima mem- brana fibrosa , ed il di lei condotto discende per un lungo solco al di dietro dell' osso lagrimale nel naso : la di lei struttui'a gli è sembrata somigliante a quella delle glandole salivali della stessa classe d' animali , non avendo potuto injettarne i condotti escretorj . Originali poi e nuove sono le descrizioni e le figure che dà di questa glandola nei serpenti , avendola trovata ugualmente nelle specie velenose e nelle innocue : occupa lo spazio che rimane tra gli ossi mascellare , lagrimale e la pa- rete laterale delle narici . La fig. y. Tav. II. fornisce un idea esatta non solo della glandola di cui si parla , indi- cata colla lettera h , ma di tutte le altre ancora esistenti nella testa di parecchi serpenti : questa fig. appartiene alla specie denominata Trigonocephalus rmdus . La spie- gazione delle tav. , che si troverà in fine dell' estrat- to , spiega tutte le parti rappresentate in questa inte- ressante figura . Libro VII. Intima tessitura delle glandole salivali. 1° Glandole salivali negli insetti. Come tutti gli altri organi secerncnti anche le glandole salivali formate sono negli insetti di vasi o di tubuli ciechi aventi forme di- versissime. L'Autore ne descrive e delinea diverse qua- lità servendosi delle osservazioni di liamdhor e di Lcnn- Dlijnìir . 2."' Nei Molluschi. Struttura più complicata, mostrano queste glandole nei nominali animili! , assumendo tal- volta (juella di tanti tubuli ciechi aggregali . come nel 258 STRDTTURA DELLE GLANDOLE Polpo volgare, o l'altra di ceilulosità o concamerazioni composte e comunicanti , come nel Murice Tritone . 3.'^ Nei Serpenti , Tra le glandole salivali enumera an- che le velenifere : abbenchè questi organi sieno stati fin qui diligentemente studiati da molti e chiarissimi anato- mici, pur tuttavia pocchissimo sonosi i medesimi occupati nel rintracciarne l'intima tessitura. Nel Trigonocefalo muto , Tav. IL fig. 7 k , liberata dalla doppia vagina aponeurotico-muscolare , e fibrosa /, f, subito appare di- visa in laminette o foglioline ovali sostenute dal loro condotto , e terminate nel lembo loro da tante cieche appendici , o sacchettini , il che si dimostra gonfiando la glandola con aria , mentre la sua morbidezza non regge alla pressione del mercurio . Nel Naja egiziano la tessitura della stessa glandola è alquanto diversa , com- ponendosi di tubuli cilindrici disposti verticalmente sul comune condotto escretorio . Nella Vipera Redi la par- te più grossa è divisa in tre lob^cini a margini seghet- tati , e tra i lobi si insinuano profondamente^] altrettanti sepimenti prodotti dall'inviluppo fibroso. Le glandole salivali ordinarie dei serpenti hanno una tessitura molto più semplice : le sublinguali , e quella de- scritta dallo Schlegel nelle specie a denti solcati poste- riori , hanno un cohdotto escretorio comune , il quale si ramifica nelle minutissime cellule composte che costi- tuiscono il parenchima glandolare . Le labbiali poi , su- periore ed inferiore, {g fig, 7. Tav. IL) sono divise in tanti lobi, strettamente addossati, ed internamente ca- vernosi , quanti sono i pori e canaletti distinti che ver- sano l'umore preparato nella faccia interna delle labbra. Negli altri amfìbii , i saurii cioè e le testuggini , ad eccezione della struttura glandolosa della lingua, già de- scritta da Cuvier , l' Autore non ha trovato vere glan- dole salivali . Nella testuggine mida la lingua levigata 1 presenta soltanto dei folicoli dispersi , somiglianti ai mu- cipari semplici . Nella testuggine europea la superficie G. MÌÌLI.EU 2 59 della lingua, abbenchè coperta di lunghe e spesse laniinette e fimbrie , tra queste rimane una tessitura cellulosa reti- colare che aumenta le superficie sccernenti . Il solo Mo- nitore , secondo Cuvier , presenta delle glandole labbiali somiglianti a quelle degli ofidii . 4."^ Glandole salivali degli Uccelli. Enumera nel con- torni della cavità della bocca di questi animali sette qualità diverse di glandole, parecchie delle quali sono ud' aggregato di folicoli mucipari , le altre vere glandole salivali. Alla prima categoria appartengono i.° La serie dei folicoli situati al lati della cavità buccale , i quali folicoli , trovati da Stenone nel Cigno , sono stati veduti dall' Autore anche nell' Occa , nel Corvo , nella Gallinel- la comune: 2.° Le cripte coadunate visibili nell' occa ed in altre specie nel lembo posteriore del palato molle . 3.° Le consimili esistenti tra la lingua e la laringe. Tutte queste piccole masse glandolari mostrano il comune ca- rattere di non riunire i loro condotti in un canale c- scretorio semplice . Possono rlsguardarsl quali vere glan- dole salivali 4''^ La massa glandolare compianata , visi- bile , singolarmente nel gallinacei e nei palmipedi , presso 1' angolo mentale della mascella inferiore , e che con doppia serie di fori versa l' umore preparato nella re- gione anteriore della bocca, una tal massa Infatti ha co- munemente il nome di glandola sottomascellare . 5." La glandola sottolinguale comune a parecchie specie , e che versa la saliva nella bocca mediante un semplice canale aperto presso 1' apice del becco inferiormente . G."" La parotide . 7.° La sotto-orbitale trovata da Perault e Tiedemann negli uccelli predatori al di sotto della mem- brana palatina presso le aperture nasali interne , il con- dotto tenuissimo della quale scorrendo all' innanzi si apre nella regione uncinata del rostro . Relativamente poi all' intima tessitura di queste glan- dole , mostransi sotto tre forme diverse , cioè o di fbli- cnli senipllcl, di tubi cioè non ramosi ( Tonio III. lav. IV. aGo STRUTTURA DELLE GL.INDOLE fig. 2.)', di condotti ramosi a pareti cellulose, ma di- stinti^ ed infine di condotti ramosi muniti di incavature spugnose , e disposti intorno ad un canale escretorio comune come nelle parotidi, nelle sublinguali di alcune specie , e nelle palatine o sotto-orbitali . 5,° Glandolo salivali dei mammiferi. La densità di questi organi non permettendo che se ne possa esatta- mente distinguere la tessitura nell' adulto fece si che gli anatomici la rintracciassero principalmente nel feto . In questo , come l' autore Io ha veduto nel feto bovino e pecorino ( Tav. III. fig. i ) . La parotide si riduce ad un semplice condotto ramoso che si forma e ser- peggia nel blasfema , o tessuto mucoso primordiale , né si prolunga j come lo pretesero alcuni , dalla cavità della bocca , terminando in piccole vescichette di dicotome . Fra i mammiferi adulti il Criceto volgare è quello che meglio fa vedere una tessitura analoga alla descritta, di condotti cioè terminati in cieche appendici ramose verso la superficie della glandola . Il Weber in un neonato ottenne , mediante l' injezione a mercurio del condotto Stenoniano , di potere dimostrare la struttura vescicolare dell' estremità dei minimi condotti , come si vede nella fig. 2 della citata Tav. III. Libro Vili. Intima tessitura del pancreas. I .° Pancreas dei pesci. La Roja e gli Squali muniti so- no di vero pancreas parenchimatoso ^ negli altri pesci ne fanno le veci le appendici piloriche variamente confor- male le quali , incorporate in una massa comune nello Storione costituiscono il passaggio tra le appendici distinte degli altri pesci ed il vero pancreas parenchimatoso (i) . (i) Fino dal i835 , e quindi paco dopo la pubblicazione di quesl" Opera , lessi alla nostra Accademia delle Scienze deir Istillilo una Meni, sul pancreas dei Pesci , mem. che > ide poi l;i luce nel i836, nel Tomo III. pag. 335 dei CommenUiii fieli Accad. stessa. In quesla dimostro che lo G. MULLKll aGi In questo articolo l' Autore poco aggiugne del proprio , e le figure stesse ( 1-6. della Tav. 7. della di lui Opera ), che illustrano la struttura di quest' organo , sono tratte dalle Osservazioni anatomiche del Collegio privato di Amsterdam , e dal Monrò . 2.° Pancreas degli Ainfibii. Elegante si mostra la strut- tura di questo viscere esaminato nei girini dei rospi , delle rane , e nelle larve delle salamandre , giacché si vede in allora composto di sole vescichette peziolate unite in' acervuli, ed addossate al comune condotto: il cieco fondo di tali vescichette è apparente nella super- ficie esterna dell' organo . 3.° Pancreas clegìi Uccelli . Esaminato nei teneri em- brioni , la forma elementare degli acini del pancreas si compone di minimi cilindri od oltricelli allungati , tra loro uniti come le barbule sullo stelo di una penna , al- largandosi talvolta alcun poco nel loro fondo qualche volta bifido . L' illustre E. E. Weber riuscito essendo a riempiere felicemente il pancreas di un occa , spin- gendo la injezione a mercurio pel condotto , vide che questo si divideva prima in molti rami , e che gli ultimi canaletti terminavano in una infinità di vescichette le (juali nascondevano 1' unione dei vasi stessi . Tentato avendo T autore* F esperimento nell' anitra e ncU' occa l' injezione riuscì solo in quest' ultima , però spingendo col sifone aneliano anche dell' acqua dopo che i condotti niostravansi turgidi di mercurio , 4.'^ Nei Mammiferi. Se si osservi il pancreas nel feto poco sviluppato si trova composto di canali ra- mosi terminati in vescichette a spica in un blasfema h)- bulato. Procedendo oItr<; lo ^viluppo accostansi di più i storione, oltre la massa analoga alle appendici piloviche ag- gregate, è mimilo anche di vero pancreas parenchimatos') , organo die trovai pure nel Luccio . ( A. Alessandrini ) N. Ass. Se. ^A1L'R. Aiu»o a. Tom. 4, ij a6a STRUTTURA DELLE GLANDOLE minimi canaletti per cui ne nascono dei minutissimi lo- buli , del tutto separati tra loro emulanti la forma di una foglia di brassica , e riuniti mediante i condotti escretorii . Libro IX. Intima tessitura del fegato. I ° Vermi. Alcuni accreditati scrittori sono d' avviso che un primo rudimento di fegato ammetter si debba anche in questi animali, considerando sotto questo aspetto le cieche dilatazioni intestinali della sanguisuga , e le appendici intestinali ramose delle Planarle e dei Distomi. 2.° Insetti. In questa classe d'animali le appendici intesti- nali , bene apparenti in moltissime specie , sono di due qualità : quelle soltanto che giacciono in vicinanza , o sullo stomaco membranoso , e che per lo più hanno la forma di larghi e brevi sacchi , possono essere paragonate ad un fegato rudlmentario , giacché le appendici , talvolta lunghissime e complicate , che seguono il tubo digerente detto intestino tenue , e che sono meglio conosciute sotto il nome di vasi Malplghiaul , sono piuttosto para- gonabili ai reni , avendo i celebri chimici Wurzer , Bru- gnatelll e Chevreull confermata in essi l' esistenza del- l'acido urico. Le descrizioni e le figure di questi parti- colari apparecchi sono state tolte dall'^Autore dal lavori pubblicati da Ramdhor , da Meckely da Dugès e da Straus . 3.° Aracnidi. Più complicati si mostrano in questa classe di articolati gli organi secernenti la bile, giacché in cinque luoghi distinti dell'intestino da ambi i lati si staccano vasi blHferi prolungati in forma di grapoli verso il corpo adiposo dell' addome . 4.° Crostacei. Abbenchè nelle piccole specie di questa classe non sia per anche dimostrata l' esistenza del fe- gato , tuttavia , in molte s' incontrano delle appendici cieche analoghe ai tubi biliferi degli insetti. Nelle maggiori specie poi , come le squille , avvi un fegato voluminoso e complicato l' esatta descrizione del quale . unitamente e. SliÌLLEK U63 alle figure che ne dimostrano l' intima tessitura , è per esteso esposta dall' Autore . Quantunque questo fegato non abbia , come nei vertebrati , tessitura parenchimatosa è però diviso in lobuli occupanti tdtta la lunghezza del- l' addome , ed aventi nel centro l' intestino entro il quale per una infinità di piccole aperture o pori , viene versato 1' umor biliare : ciascun lobulo si compone di molte cel- lule visibili alla di lui superficie anche ad occhio nudo per cui dire si possono di struttura vescicolare . Nei crostacei , se si eccettui il Paguro che ne mostra un rudimento , si perdono i vasi Malpighiani , 5.* Molluschi. Dal fegato delle Squille, compo- sto come si disse di folicoli ramosi , si passa natural- mente a quello dei Molluschi nei quali è comune quasi a tutte le specie la struttura vescicolare racemosa -, anzi in tutti gli acefali , ed in molti gasteropodi, da ciascun lobulo i dutti biliferi , come nelle squille, passano di»- rettamente nell' intestino . L' intima tessitura del viscere di cui si parla è stata dall' autore esplorata nella Lumaca atra , nell' Elice pomazia , nel Murice tritone e nelle Seppie. La struttura vescicolare a grapoli è visibile an- che ad occhio nudo allorché sia stata spinta dell' aria pei condotti i quali in genere sono molto ampli . Nelle Seppie 1' inviluppo peritoneale assai robusto del viscere nasconde in parte la di lui tessitura , 6.° Pesci. Confessa l' autore di non aver potuto isti- tuire un numero sofllcicnte di osservazioni microscopiche onde dimostrare l' intima tessitura del fegato in questa numerosissima classe di vertebrati : essendocchè nella di- visione dei pesci ossei è molto difficile il procurarsi de- gli embrioni e dei feti di sofficiente mole , e nel carti- laginei il viscere in quella tenera età si risolve quasi per intero in particelle oleose . Nel fegato degli adulti poi la superficie del viscere veduta col microscopio mo- stra soltanto delle figure in forma di stella o pinnatc . Più distintamente nella superficie del fegato dello Slorioue 264 STRUTTURA DELLE OLANDOLE vedoDsi delle piccole panicele pinnatlfide mediante il mi- croscopio , ma r aria spinta e pei vasi sanguigni , e pei dutti escrettori , quantunque faccia crescere la mole del viscere , non arriva però a distendere le più piccole e- stremità dei canaletti biliari in modo da dimostrarne la contìgurazione . ^.° Amjìhn. Tra i batracini le uova delle Salamandre, e della maggior parte dei rospi non sono le più oppor- tune per istituire osservazioni embriologiche a motivo del color nero che molto per tempo assume l'embrione, togliendo così la necessaria trasparenza all' uovo , il quale inconveniente non accade nelle uova delle salamandre acquatiche e del rospo ostetrico , delle quali si è servito il nostro autore per queste osservazioni. Nei primordi dello sviluppo gli acini del fegato sono rappresentati da tante piccole vescichette conformate a foggia di intestinuli ciechi e troncati , riuniti tra loro per l' innesto della parte più ristretta dell' intestinulo m un comune condotto : nei vani interlobulari scorrono poi le diverse qualità di vasi del viscere . Nelle larve delle rane siffatta struttura è visìbile mediante il microscopio a mano composto di tre lenti finché nelle larve stesse incominciano a spuntare le estremità posteriori . Qui l' autore ( pag. 78) entra in una lunga digressione intor- no la circolazione del sangue veduta nel fegato delle gio- vani larve delle salamandre acquajuole , sempre mediante il microscopio a mano , e deduce da siffatte osservazioni la conseguenza della diretta comunicazione delle arterie colle vene anche nei visceri parenchimatosi . 8.° Uccelli. Vani sono riusciti fino al presente tutti i tentativi diretti a dimostrare la tessitura , 1' andamento , ed il modo d' incominciamcnto dei minimi condotti bi- liari delle due classi di vertebrati superiori , gli uccelli cioè , ed i mammiferi . La compatta tessitura del visce- re , la delicatezza delle pareti dei vasi biliari , l' anda- mento inti-icatissimo dei sanguiferi oppongonsi a siffatte G. MULLER U.(J5 ricerche , e a nulla giovano tutti gli espedienti posti in pratica dagli anatomici onde dimostrare 1' intima tessitura degli altri organi glandolosi . Codesti ostacoli però non si aQ'acciano qualora tali ricerche si tentino negli emhrio- ni principalmente della classe degli uccelli . Infatti le osservazioni su tal proposito istituite dall'illustre de Baer nel 1828 mediante le uova delle galline sottoposte a covatura dimostrarono al medesimo, che nei primordj dello sviluppo il fegato è rappresentato da un doppio cono incavato , formato dalle pareti intestinali spinte al- l' infuori . Poco a poco le basi dei coni rivolte verso la cavità dell' intestino si uniscono formando così Io sbocco di un unico canale , invece il rimanente della cavità dei coni diviene ramosa e complicata , s' ingrossano in pro- porzione le pareti dei coni stessi , e si compone per tal modo la sostanza parenchlmatosa del viscere . ( Tav. III. Gg. 3. ) . Le quali osservazioni verificate furono dal no- stro autore nella primavera del 1829 e seguì poi accura- tamente ancora le fasi o cambiamenti che subiva questo viscere nel progressivo suo sviluppo esprimendole con e- leganti ed esatte figure . Osservata col microscopio la superficie di questo fegato tanto semplice , arrivato l' em- brione al 4'° giorno dello sviluppo, ha l'apparenza di una bacca granellosa , rassomigliante al frutto della rosa canina , o ad una fragola { Tav. III. fig. 4- ) Progre- dendo lo sviluppo gli acini mostransi anche piìi promi- nenti , incavati , e le loro cavità rivolgonsi verso la ca- vità comune che assottigliandosi costituisce poscia il con- dotto epatico : la qual cosa fu pure osservata dall' illustre Malpighl , il quale dice espressamente „ Post diem se- „ ptimum jecur ipsum , subluteo interdum suffusum co- „ lore , quandoque cinereo , auctius et solidius videbatur, „ et ipsius glandiilae non omnino rotimdam et sphacn'cam „ rcferehant Jìgiiram , sed ohlongìores et quasi coeciilos ,, utriculos , ductuì hopntico apponsos repracsentabant „ . Le cieche estremità dei pori biliari, durante la vita aGfi STRUTTURA DELLE GLAISDOLE dell' embrione , rimangono visibili e distinte framezzo alla sostanza primigenia , ed al tessuto vascolare sanguigno del viscere variando però di figura nei varj periodi della vita embrionale , e nelle diverse specie d' uccelli . La fig. 5. Tav. III. può fornire un'idea abbastanza giusta dell' esterna apparenza del fegato , e del modo di ter- minare dei pori biliari alla di lui superficie in otricoli , o cieche appendici allungate , e talvolta ramose . g.'' Mammìferi e uomo. Negli embrioni dei mammiferi si dimostra facilmente la struttura della superficie del fegato descritta negli uccelli , ma in individui giovani , singolarmente dell' ordine dei roditori p. e, lo scojatolo, il porchetto d' india è visibile anche alla superficie del viscere la disposizione delle cieche estremità dei canaletti biliari rappresentanti ciechi intestinuli raccolti in panicole ed emulanti la forma della foglia di felce, E ben pro- babile che sifiatta struttura sia propria anche del fegato umano , di maniera che indarno colle più diligenti ricer- che microscopiche ha procurato l' autore di trovarvi la struttura descritta , e figurata dal Mascagni nel prodro- mo della grande anatomia stampato a Firenze nel 1819, ammettendo Egli , il Mascagni che i canaletti biliari termi- nino negli acervuli delle cellette a guisa de gambi nei gra- nelli dell' uva , e che le pareti di questi tubi e cellette composte sieno di più tuniche , e rivestite da reti finissi- me di vasi sanguiferi e linfatici - ( Sarà continuato ) GEOGNOSIA LETTERA DEL SIGNOR PROFESSiORE CATUI.E.O fiflluno t2 ©ttobre t840. Negli alti del Congresso Pisano testé usciti alla luce v' ha un prospetto delle osservazioni fatte dal Signor Pasini intorno alla costituzione geognostica delle alpi Lombardo-Venete , le quali , se per un verso mostrano la perspicacia di un ingegno intento a rannodare ì fe- nomeni puramente geologici , per trarne poscia una qual- che plausibile conseguenza , per l' altro debilitano , e poco men che non dissi distruggono le osservazioni di fatto , che sullo stesso argomento ebbi il campo di fare io medesimo pel corso di oltre venti nove anni. Né mai crederà il Signor Pasini , che prendendo io qui a dif- fendere le combattute mie proposizioni, voglia per ciò stesso gettare il guanto nella lizza , e venire seco lui a tenzone , conoscendo egli molto bene quanto io pregi la versatilità del suo ingegno ed in qual conto io tenga l'amicizia che da gran tempo si compiace dimostrarmi. Senza entrare in discussioni sopra quanto egli dice aGS GEOGiSOSlA, LETTERA ti' ipotetico sulla geognosia delle provincie Venete e sin- golannente della Gamia , io terrò soltanto a difendere alcuni punti che mi furono controversi in fatto di orit- tognosia , e pei quali , stando al dettato del Pasini , non avrei saputo distinguere una marna induritissima da una roccia composta , apparentemente omogenea , né un' arenaria da uno schisto nero siliceo , né tampoco una roccia nettunica da una roccia pirica e via dicendo . E quanto alla supposta marna ecco ciò che dice „ La pietra verde di Peajo^ e di altri luoghi del Bellunese descritta dal Prof. Catullo è una marna induratissima del sistema calcareo-arenaceo .^ la quale passa tanto all'a- renaria che al calcare. Il Boué dodici anni avanti del Pasini mi ha fatta la stessa osservazione , e qualificò quella pietra une marne fortement endourcìe ( Bull, di Ferussac T. V. pag. 188), senza però darsi il disturbo di vederla in posto , e stando al soli caratteri minera- logici de' pezzi erratici da esso veduti sul letto del Cor- derole . Dell' origine ignea di questa pietra credo di aver parlato abbastanza nella Zoologia fossile, né ci'edo prezzo dell' opera riprodurre qui le ragioni che mi hanno de- terminato a considerarla una roccia pirica , solo dirò che a' suoi caratteri geognostlco-orittognostici , già pub- blicati , aggiungerò quando che sia 1' analisi eseguita con somma cura nel 1828 dal rlputatissimo chimico G. M. da cui ognuno potrà apprendere, che l'indole della sua composizione è al tutto analoga a quella delle rocce pi- rosseniche . Narra il Pasini che la giacitura di questa pie- tra sta in armonia con la posizione delle rocce calcareo- arenacee , come prima di ogni altro ho osservato io stes- so ( Zool fossile pag. 66 ) », ma si astenne dal dire che il più delle volte esiste ora in filoni, ora in enormi cu- nei che tagliano in diversi sensi le formazioni di sedi- mento. Di questo suo silenzio spiegherò in altro scritto /a cagione, e dirò chi fu il primo a vedere le dike di pietra verde nell'agro Bresciano, permettendomi inlral- TEL rnor. c.vtullo 269 tanto di fargli osservare , che infiniti sono gli cscinnii di strati nrttunici che alternano con gli strati di rocce piriche, né più giova ricorrere ai passaggi araraessi da Werner e dalla sua scuola per ispiegare la genesi di quelle rocce intermedie , cui il Conte Marzari applicò molto acconciamente il nome di ammalgame ignee . Senza usare veruna riserva , e con quella sicurezza di giudizio che tanto disdice in geologia, vuole il Sig, Pa- sini che la roccia doleritica della valle di Rumiano sia un' arenaria , e propriamente P arenaria rossa antica , quella stessa della quale ho dato con molta cura la geografia , notando le diverse maniere di tessitura e di colore che presenta , non che P indole singolare delle specie organiche fossili che per entro vi si trovano ( Zool. fossile p. 4^ ) • Sarebbe ben singolare che la più bassa delle rocce di sedimento inferiore si trovasse al di sopra <3i ogn' altra , e a foggia di turrita muraglia coronasse gli strati calcareo-marnosi che un grande sollevamento ha raddrizzati presso Peajo , sulla sinistra sponda del Boite! l'atto sta poi che la creduta arenaria è invece una do- i<;rile assai bene caratterizzata , di cui ho reso conto nella Biblioteca Italiana (Marzo i838)^ e sorprende che il Sig. Pasini non abbia saputo vederla nella forse troppo precipitosa escursione da esso fatta nel i83y sulle alpi cadorine . Per un indirizzo a chi volesse recarsi sul luogo onde verificare il fatto , devo qui avvertire , che senza in- nalzarsi alquanto sulla china del monte è impedito al- l' osservatore di poter sceverare dal basso la roccia in posto , o distinguerla dalle altre che ad essa soggia- ciono. Però , se al Sig. Pasini era di disagio arrampi- carsi su quelle cime come ho fatto io in compagnia dell' ingegnere Sig. Lorenzoni , doveva almeno onorare di un' occhiata i pezzi erratici di dolerite coi quali il mio amico Sig. Tallachini eresse il muro a secco , che in quei punto fiancheggia la grande strada di Jjamagrra. Per ultimo il Sig, Pasini arrischiò dire che ai piedi di Vl'JO GEOCNOSIA LETTERA monte SerVn nel Bellunese non vi ha alcuna sorla de schisto siliceo , giacché sarebbe questa una sede troppo lontana da quella che ragionevolmente dovrebbe avere ,• via vi si osserva solo un terreno calcarco-arenaceo con piro- maco . La roccia di tinta nera eh' io appellai schisto si- liceo , schizza scintille coli' acciajo ove sofferto non abhia principio alcuno di decomposizione : ha una tessitura ove piti ove meno sfogliosa , e mostra di avere molti rapporti di somiglianza con lo schisto nero di Riva , eh' io per- severo a considerare una lava spinta su dai sollevamenti occorsi nell' Ugerdino . Lo schisto siliceo giace bensì ai piedi del Serva , e qualche volta s' intromette sotto forma di filoncelli nel calcare , ma non pel verso in cui Pasini si fece a rintracciarlo , giacché sporge effettivamente dalle radici del versante nord , dove il monte è tutto pieno di precipizi , e di rovine . Vi si arriva per sentieri inospiti, e attraversando un ponte formato di un solo trave , che mette spavento a chi vi è sopra , per la grande ed oscura profondità che sotto si apre . Passato quel ponte , che a buon dritto ha il nome di Mortis , si cala nella valle ov' è lo schisto , il quale si vede in ambi i lati , e me- glio in quel tratto di rupe in cui gli strati calcarei si torcono in maniera da figurare tanti circoli spirali- ca- rattere che in unione a quello del bitume che spalma le facce inferiori dello schisto , mi ha fatto credere che sotto gli strati neri vi esista un gran deposito di vero litantrace . Da un altro mio libro il Signor Pasini ap- prenderà in quanti altri luoghi della provìncia Bellunese il fenomeno degli strati contorti a spirale vedesi ripetu- to , e molto potrà dire sul proposito de' limiti entro i quali vorrebbe circoscrivere la formazione del micaschi- sto . La Valle del Maè non dista in linea retta che un miglio o poco più dalla valle dell' Ardo ^ e da questo cenno el conoscerà se troppo lontano sia lo schisto del Sertftì dall' ordinaria sua sede , il quale modificato in varie guise ha potuto sollevarsi fino al punto in cui ora DEL rnOF. CATULLO 2 7 I lo vediamo . D' altronde la formazione dello schislo fon- damentale è tanto estesa nelle provincie Venete che se ci fosse dato di spazzar via tutte le deposizioni fatte dal mare nelle diverse epoche geologiche , non altro si ol- frirebbe ai nostri sguardi che micaschisto . Molti poi so- no i paesi citati dai naturalisti ne' quali questa roccia vedesi ricoperta immediatamente da sedimenti più moderni del terreno calcareo-arenaceo antico , tante volte nominato dal Sig. Pasini nella sua relazl^e . Finisco col dichiarare, che parecchi esemplari delle rocce sumentovate saranno fra pochi giorni inviati ai due Istituti di Milano e di Venezia^ alle I. R. Univer- sità di Pavia e di Padova , non che all' Istituto di Bo- logna , ed alle Società geologiche di Parigi , affinchè ogni qualunque cultore della sana geognosia possa col- 1' esame di essi giudicare s' io debba o no stare contento alle decisioni orittognostiche del Sig. Pasini . SYSTEMATIS ICHTHYOLOGI^ {continuazione , vedi T. tr. pag. 181.^ Familia 4i- Salmonidae. Pinna dorsalìs antica radiis om- nibus mollibus ; postica parva , adiposa , minime ra- diata : intestina cacca plurima : corpus valde squa- mosum: pel vis ossibus humeralibus non appensa. Subfamilia gB. Scopelini. Margo maxillae ab ossibus maxillaribus ex loto constitutus : rictus amplissimus : dentes minimi : lingua et palatum edentula : radii brancbiales minus quam duodecim : squamae gran- des , laeves, deciduae : pinnae ventrales postpositae; pinna dorsalis postica fere semiradiata. Subfamilia g^. Aulopodini. Margo maxillae ab ossi- bus maxillaribus ex loto constitutus : rictus amplis- simus : dentes numerosi , acutissimi , vel in lingua et ossibus pharyngeis : radii brancbiales plusquam duodecim ; corpus iindique squamosum : squamae grandes , adhaerentes , ciliatae : pinnae ventrales prae- positae. e. L. BOrfAPARTE 2n3 SiihfamiUa pS. Stemoptjginì. Margo maxillae ab os- Sihus maxillaribus partim constltutus : rictus verlica- lis : corpus compressissimum , securiforme : membra- nula humillima, pretensa , loco plnnae adlposae | Subfamilia 96. Salmonìni. Margo maxlIIae ab ossibus maxillaribus partim constitutus; rictus amplus : den- tes saepius acuti , serie unica vel duplici in ossibus maxillaribus , intermaxillaribus , palatinis , mandibu- laribus et pharyngeis , in vomere et in lingua : squa- mae parvulae , integerrimae ; pinnae ventrales post- positae. Ad hos spectant perfectissimi Piscium quoad dentes. Subfamilia 97. Milelidini. Margo maxillae ab ossi- bus maxillaribus partim constitutus : dentes obtuse prismatici , corona tricuspide : rictus parvus : lingua et palatura edentuli. Subfamilia 98. Hjdrocionini. Margo maxillae ab os- sibus maxillaribus partim constitutus : rictus amplus; dentes conici vel acuti : vomer et lingua edentuli : genae a lamina suborbitali protectae. Familia 42. EsocTDAE. Pinna dorsalis unica , radiata , re- troposita , radiis spinosis nullis , ac in caeteris pln- nis : intestina cocca nulla : maxillae margo ab inter- maxillaribus constitutus , aut maxillaria edentula oc- culta sub labiis : dentes in maxilla ac in longiori mandibula nonnulli acuti : corpus parce squamosum : pelvis ossibus bumeralibus non appensa. Voracissimi. Subfamilia 99. Esocini. Pinnae pectorales congruae: dorsahs et analis breves , rotundatae : corpus parce elongatum , cylindraceum , profundulum : squamae durae, grandiculae : linea lateralis unica : rictus am- plus : mandibulae latae , haud rostratae 5 margo ma- xillae a vomere et ab exilibus intermaxillaribus an- tenus constitutns , in ramis a maxillaribus olonga- tis : dentes plnriseriales in vomere , palato et lingua, uniseriales in intermaxillaribus et mandibula ; pha- ryngeorom acuti. 2^4 SVSTEWA ICIITIIYOLOGIAE Subfamilia loo. Belonini. Pinnae pectorales con- gruae : dorsalis et analis longae , f alcifomies : corpus valde elongatum, gracile, subquadratum , lineis la- teralibus duabus ; squamae rarae , tenues : rictus par- vus ; mandibulae longissimae , angustae ,' in rostruni actum protractaej margo maxillae ab intermaxilla- ribus unlce constitutus : dentes infra supraque uni- seriale , in palato et lingua nulli ; pharyngeorum hemisphaerici. Subfamilia loi- Exocetìnì. Pinnae pectorales maxi- mae , volatui aptae, Familia 43. Sphyraenidae. Pinnae dorsales duo remotae , radiis spinosis pluribus ac in anali ; ventrales unico : intestina cocca plurima : dentes tantum in maxillis et in ossibus palatinis : canini plures valde acuti : corpus elongatum: laminae operculares integrae: pel- vis ossibus humeralibus non appensa. Subfamilia 102. Sphyvaenini. Pinna dorsalis postica congrua. Subfamilia io3. Pavalepidini. Pinna dorsalis postica exillima. Familia 44- TrAchinidAe. Pinna dorsalis unica elongala , radiis spinosis pluribus ; unus saltem in anali et in utraque ventrali; dentes in maxillis , in vomere, et saepe in ossibus palatinis ; operculum aculeatum : pinnae ventrales ante amplas pectorales : pelvis os- sibus humeralibus appensa, Subfamilia 10^. Trachinini. Genae simpllces. Subfamilia io5. Uiaìioscopirri. Genae pseudo-lorica- tae (laminae suborbitales latissimae posterius conne- xae ossibus tympanicis , minime vero praeoperculo). Familia ^S. Teuthididae. Corpus compressum , oblon- gum : OS parvum , non protractile : dentes sectorii in utraque maxilla uniseriales ; palatum et lingua edentuli : radii spinosi plures in pinna dorsali , unus saltem In anali et in utraque ventrali. Subfamilia iu6. Tcuthjdini. Pinna dorsalis unica. I e. L. EOKAPAUTE 2^5 Familia 46- EcHENEiDiDAE, Caput supcrac complanatum in disco ovali laminoso : pinnae ventrales infra pe- ctorales : pelvis ossibus humeralibus appensa : pin- narum radii omnes molles. SiihfaniiUa 107. Echeneidìni. Corpus fusiforme elon- gatuni ; squamae vix conspicuae : pinna dorsalis a- nali opposita. Familia 47- Mormyridae. Corpus compressum , oblon- gum , squamosum : caput ultra opercula cute crassa obvolutum ; os minimum : fissura branciiialis parva , verticalis ; intestina cacca duo : pelvis ossibus hume- ralibus non appensa ? radii pinnarum omnes molles. Subfamilia 108. Mormyrini. Pinna dorsalis unica. Fashlia 48. Gasterosteidae. Genae loricatae (laminae suborbitales genas partim obtegentes cum praeoper- culo connexae): radii pinnarum aliquot aculeati: pelvis ossibus humeralibus appensa. ! a'^ Sul}faìnilia 109. Yasterosteini. Aculei aliquot liberi loco pinnae dorsalis anticae. Familia ^c). Scombkidae. Corpus quasi laeve , squamulis parvulis : laminae operculares integrae : cauda robu- sta : pinnae verticalcs squamis plerumque destitutae , radiis spinosis pluribus , ventrales unico. Subfamilia no. Centronotini. Aculei aliquot liberi loco pinnae dorsalis anticae. Siihfamilia in. Carangini. Linea lateralis loricata. Subfamilia 112. Xiphiadini. Pinna dorsalis unica, continua : rostrum ensiforme. Subfamilia 1 1 3. Bramini, Pinna dorsalis et analis aeque ac truncus squamis partim obtcctae : corpus compressum : palatura dentibus armatum. SubJ'amilia 11 4- Stromaleini. Pinna dorsalis untca , elongata , post pectorales orta , radiis spinosis inter- dum mollibus ? corpus valdc compressum : squamae cxiguae : capitls vertex subrolundus. Subfamilia 11 5. Coryphaeriiìii. Pinna dorsalis unica longissiraa , radiis spinosis intcrdum mollibus, dorsuni 3^6 SYSTEMA ICnTIlYOLUGIIE universum fastigians ; corpus cylindracco-compressum, elongatum : squamae exiguae : capilis vertex acutus. Suhfamilia n6. Zeini. Pinaa dorsalis uuica : corpus Yalde compressum , vix squamulosum : os valde pro- ( tractUe. Subfatnilia 117. V^omerini. Pinnae dorsales duo : cor- pus valde compressum , vix squamulosum : capitis 1 vertex aaceps. Suhfamilia 118. Scombrini. Pinna dorsalis antica con- tinua 5 postica in plures pinnulas spurias dirempta aeque ac pars respondens analis: corpus fusiforme. Subfamilia 119. Trichiurini. Pinna dorsalis unica, continua : aculei multi , exigui , liberi , in locum pinnae analis saltem partira : corpus praelongum , ^., valde compressum : rostrum elongatum : os profun- . de fissum. Familia 5o. Cepolidae. Corpus praelongum , valde com- pressum : squamae minutae : rostrum brève; os par- vum , parum aut oblique fissum : radii spinosi plures in pinnis dorsali ac anali , unus in ventralibus. Suhfainilia 120. Cepolim. Pinna dorsalis unica , lon- gissima. Familia 5i. OrmoinAE. Corpus ensiforme, lubricuni : opercula manifesta : fissurae branchiales grandes : squamae parvulae cuti intrusae : omnes pinnarum radii moUes : pinnae ventrales nullae. Subfamilia 121. Ophidini. Rostrum oblusum , non extensile : pinnae dorsi , ani et acuta caudae omnes conjunctae. Subfamilia 122. ^mmodytini. Rostrum acutum; ma- xilla extensilis ultra longioremj mandibulam : pinna dorsi longa , ani , et bifurca caudae , omncs distinctae. Familia 52. MorAenidae. Corpus praelongum , cylindra- ceum , lubricum , opercula parva , sub cute latentia ; fissurae branchiales minimae : squamae tenulssimae . cuti intrusae ; pinnae ventrales nulIac : omnes pin- narum radii molles. e. L. BONAl'ARTE 2'J'J Suhfamilìa 12 3. Muraenini. Aperturae branchiales tubulatae. Subfamilia 11^. Gjmnonotini. Aperturae branchiales ante pinnas pectorales , membrana partim tectae-. Subfamilia 12 5. Sjnbranchini. Apertura branchialis foramine unico subgulari : pìnnae verticales sub- adiposae. Subfamilia 126. ^pterichthini. Aperturae branchiales subgulares proxìmae : pinnae vel fere vel omnino nullae. SUBCLASSIS 4. MARSIPOBRANCHII Branchiae fixae , haud operculatae , bursiformes , radiis vix ulUs , membrana mucoso -vasculari superex- tensa contectis : cranium non suturatum. SECTIO 6. CYCLOSTOMI Sceletum membranaeeo-cartilagineum : maxillae con- natae : dentes non infixi : corpus nudum. Orbo 10. Helminthoidei Os annulare, carnoso labio suctorio. F AMILI A. 53- Petromyzonidae. Corpus elongatissimum , cy- lindraceum , uudum; pinnae sine radiis. Subfamilia 127. Petromjzonini. Foramina branchia- lia ad colli latera utrinque septem. Subfamilia 128. M/oTimm. Foramina branchialia bi- na gularia. N, Abk. Se. Natur. Anno 2. Tom. 4- 18 SUI FENOMENI GEOLOGICI OPERATI DAL GAS IDROGENE DEI. DOTT. Ci. BIAIV€0]VI (Continuazione V. Fase, dì Settembre 1840 pag. i65. ) 178. Più In conformità alle osservazioni locali, edalle circostanze mineralogiche giudicava Brocchi ( 1 8 1 4 ) il quale per riguardo ai Fuochi di Barigazzo opinò ed espose (i) come semplice congettura, che se il Manga- nese ossidato , il quale sparso si mostra su quei terreni , abbondasse veramente nelle viscere di questo Monte, po- trebbesi attribuire al medesimo mescolato al Petrolio r esalazione del Gas pascolo delle Fiamme . Appoggia- tasi egli alla chimica operazione di Rirwan , la quale però e differisce alquanto nella natura degli elementi , e non corrisponde ( per le esperienze fatte sinora ) alla applicazione proposta . Ed inoltre per ammettere tale opinione fia d'uopo poter affermare con più di fonda- mento che nel M. di Barigazzo abbondi effettivamente r Ossido di Manganese , giacché per mantenere una e- salazione perenne di Aria infiammabile sarà indispensa- bile una ragguardevole copia di cotesto ossido ^ né li (1) Conchiologia fossile Tomo I. pag. 19. DEL DUTT. 0. BlARCOni 2 79 fatti che Brocchi ci porge bastano per darcene sicurez- za . Ove poi ragiona dei Lagoni dei Volterrano ( feno- nieoi ancor questi che per la parte che in essi tiene l' Idrogeno solforato , meritano , come altrove si è detto di essere aggiunti agli altri eft'etti di cotesto Gas , che qui ci . occupano ) opina diversamente , e così si esprii- mc (i) „ E più che probabile che il Gas Idrogene sol- forato che si svolge da quelle pozzanghere provenga dalla decomposizione delle piriti , di cui esistono copiosi cu- muli sotterra, e che si manifestano anche alla superficie del suolo nella Marna turchina della Toscana . „ Broc- chi fu però preceduto in questo suo pensare dal Santi (2) che dalle Piriti in decomposizione faceva derivare l'Idrogeno solforato che distinse egli ancora nei Lagoni suddetti . I ^9. Una riservatezza sommamente rara frai Geologi , se non senza esempio , si è quella che ha seguito il Sig. Menard-la-Groy , che forse più di ogni altro e con una esattezza ed erudizione assai pregevoli, ha trattato di que- sti Fenomeni (i8i^). Descritti diversi Terreni ardenti e molte Salse da lui visitate con un dettaglio minutissi- mo : raccolte e riprodotte le descrizioni fino allora note di simili fenomeni da altri Naturalisti descritte ^ munito quindi di una quantità di materiali e di notizie , risia nullameno dal proporre spiegazione veruna , e cosi con- chiude „ Io penso che in questa circostanza , come in molte altre e segnatamente per riguardo ai Vulcani, alle acque Termali , ai Fumaroli , ed alle altre mofette , ciò che vi ha di meglio da fare , si è di sospendere ogni spiegazione sino a nuovo ordine ,, 180. Scipione Breislak (iSiS) lasciò travedere la sua opinione su questo soggetto incidentemente in vn luogo (i) Conch. Foss. T. i pag. 68. (3) Viaggi per le Provincie Senesi Pisa 1806 Tomo ). pag. 253. aSo TERRENI ARDENTI , SALSE EC, delle sue istituzioni geologiche in cui parlando dei Fuo- chi di Velleja espone che la origine più probabile del Gas Idrogeno carbonato che quivi si svolge , sembragli essere la decomposizione del Petrolio , che insieme al- l' acqua salata trovasi attorno ai Fuochi , Gli elementi , osserva egli , che costituiscono gli olj , tanto vegetabili , che minerali , sono l' Idrogene ed il Carbonio , ed è presumibile che le piriti che abbondano in queste mon- tagne contribuiscano alla decomposizione del Petrolio . Non è meraviglia se questo valente geologo tanto , e forse più del giusto attribuisca ai bitumi per riguardo ai Terreni ardenti, mentre era persuaso che il Petrolio fosse la causa e P alimento ancora dei Vulcani ignivomi . i8i. Il Sig. Beudant giustamente celebre per gì' in- teressanti lavori dei quali la Mineralogia del pari che la Geologia gli vanno debitrici , si presenta assai di buon ora (1824) (i) con alcune idee molto precise intorno alla orig'ne del Gas Idrogeno operatore dei Fenomeni Geologici . 5, Non si sa ancora positivamente , egli dice , in quale specie di terreno questo Gas prenda origine , ma tutto concorre a provare , che viene al più dagli ultimi depositi intermediari da cui pure non si è giam- mai veduto sortire immediatamente . La presenza del Sale nelle materie terrose , che esso Gas seco trascina , o che lancia alla superficie della Terra , conduce natu- ralmente a cercarne 1' origine nei terreni in cui il Sale si trova ordinariamente e per conseguenza nella parte media dei terreni secondar] o nella loro parte inferiore nelle vicinanze dei terreni carboniferi . La presenza del bitume può ancora condurre in parte allo stesso risul- tato 5 ma questo potrebbe similmente conduri'e all' idea di una k)rmazione terziaria ( poiché il bitume abbonda nella Mollasse ) . Del resto egli è possibile che se ne formi in molte specie di terreni „ — Il Sig. Beudant (1) Traile élémenl. de Minerai. Paiis 1824. DEL DOTT. C. BIANCONI 28 I per primo ha fissato P attenzione sul Sale dei vulcani fangosi , ma non dice come il Gas possa svolgersi da questo terreno. In quanto poi al bitume ecco una rifles- sione , che ci sembra opportuno di fare in questo luogo. Che il Bitume si trovi in diverse sorta di terreni e fre- quentemente nei terziarj , egli è un fatto -, che sia pro- prio e caratteristico di questi stessi terreni ciò è in que- stione . Imperocché il Bitume liquido prodotto da un terreno può scolare attraverso ad un altro : questo è il caso dei Pozzi di M. Zibio , nei quali scola il Petrolio da terreni marini terziarj , mentre deriva incontrastabil- mente dalle Argille salifere bituminose, in cui lavora la vicina Salsa di Sassuolo . Possono inoltre le acque in alcuni casi farlo montare e comparire fra terreni super- ficiali , che cuoprono quelli da cui trae esso la sua ori- gine : quando poi il Petrolio non fosse altro che un I- drogene carbonato fatto liquido dalla compressione , co- me è parere di qualche Naturalista , ognun vede che qualunque terreno e massime i più superficiali potrebbero contenerne , ma lo conterrebbero accidentalmente , cioè quando l' Idrogene carbonato ascendente trovato un o- stacolo insuperabile alla sua salita fosse costretto ad ammassarsi , a costiparsi ed a sciogliersi in Bitume. Non altrimenti il Gas Idrogene se esce da diverse fatta di terreni , non è sempre che provenga dal terreno ivi ap- parente, ma la sua origine discende talvolta a terreni inferiori . 182. Il bel principio accennato dal Sìg. Beudant por riguardo ai Vulcani fangosi , che metteva sulla via di fare ulteriori scoperte, non fu seguito se non assai più tardi, e frattanto altri Geologi abbandonavansi a teorie, per nostro avviso, molto meno soddislhcenti . Il Signor Grandpré {i8a5) accorda (i) che il fango gorgogliante (1) Abn'gó ólómentnire tle Géogrnpli. physiq. Pmis iSaS. 283 TEHREM ARDENTI, SALSE EC. delle Macalube in Sicilia è freddo , che l' Aria sola sembra tulto operare ^ ma si persuade essere manifesto , che il motore che la impulsa sia un fuoco ascoso ad una gran- de profondità . „ Questa eruzione fangosa , ei dice , sem- bra avere un principio lontano , e che durante 1 riposi del Vulcano, agisca sopra la fanghiglia con isforzi che la distanza affievolisce, e che non si manifestano che per intermittenza . . . Noi attribuiamo al fuoco , che rare- facendo l' Aria la sforzi ad aprirsi un passaggio a tra- verso di questo fango , nel quale si raffredda attraver- sandolo ctc. „ Se è pur vero che in fatto di scienze tanto vale l' autorità quanto le ragioni che la appoggia- no, chiederemo al Sig. Grandprè quali prove egli abbia di questo lontano fuoco che ninna esteriorità addimostra. E poiché niun dato egli ci somministra per supporlo , non ci fermeremo neanche a considerare quali siano le sue idee intorno alla sede , alla origine , ed al pascolo che alimenta questo Fuoco . Abbiamo già veduto che le considerazioni dei dati locali fatti intorno ad un fenomeno solo , o sopra alcu- ni fenomeni di una sola località hanno portato spiega- zioni o Teorie diversissime , conseguenza necessaria della mancanza dei confronti i quali mettano in vista qual sia quella circostanza che in ogni parte del Globo si ripe- ta , ed abbia quindi la maggiore influenza , o la mag- giore affinità coi fenomeni stessi , per cui meriti di es- sere prescelta allorché si tratta di indagare la origine di un tale ordine di Fenomeni . Altri esempj ancor ci rimangono . i83. Il Daubeny (1826) al vedere che la Sicilia è ricca di Zolfo , massime non lungi dalle Salse di questo paese immaginò che la combustione di quello fosse la cagione delle Macalube , nelle quali poi , come riflette benissimo il Prof. Brignole , non sapi'cbbesi come potesse procedere dallo Zolfo in combustione il Gas Idrogeno carbonato che quivi si svolge . DEL DOTT, O. BUItCOHI lì 8 3 184. Tutt' altra sentenza espose il Li-Volsi (i) par- lando di uno de' Vulcani fangosi parimenti di Sicilia , (jucllo di Teirapilata . Egli pensa che le acque incon- trando nel seno della terra il Ferro allo stato metallico , si scompongano a contatto di esso , e che mentre il suo ossigene converte il ferro in ossido , l' idrogene rimasto libero si esali in Gas. L' ossigene che nell'acqua faceva parte di un composto liquido , passando nelP ossido di Ferro allo stato solido , deve mettere in libertà del ca- lorico ... al quale attribuisce la scomposizione del carbonato di calce, da cui crede provenire il Gas acido carbonico , il quale unendosi ad una parte dell' Idrogene formerebbe ciò che egli chiama Gas Idrogene carbona- to . — Contro questa opinione è già stato mosso qual- che dubbio (2). i85. Il Petrolio fu rimesso in campo dal Dott. Luigi Valentin (1826) che ragionando dei Fuochi di Pietra- mala (3) così conchiude „ Egli è adunque un immenso serbatoio di Bitume e di Petrolio combinato con del Carbone che produce entro la terra il Gas Idrogene , cui per tal ragione si aggiugne l' epiteto di Carbonato . „ 186, Uno dei piìi celebri e più profondi Geologi dei nostri tempi il Sig. De-Labéche , tocca può dirsi alla sfuggita 1' origine del Gas Idrogene , di cui molte ema- nazion\ egli registra nel suo Manuale , e nella sua Art (T observer en Geologìe. „ Alcuni getti di Gas infiam- mabile, egli dice, sono prove irrecusabili di decompo- sizioni chimiche che si operano a certe profondità . . . Giacché il Gas Idrogene carbonato si svolge nell' interno delle Miniere di Carbon fossile , si deve aspettare di vederlo scattare alla superficie del suolo ^ ciò è diffatto quello che accade , ma si osservano dei getti dì Gas (i) V. Bullet. de Ferrus. T. 14. pog. igS. (2) Ibid. (3) Voynge en Italie. 284 TERRENI ARDENTI, SALSE EC, infiammabile in alcuue località in cui non v' ha ragione alcuna per supporre l' esistenza di depositi di Carbon fossile^ un esempio si ha a Pietramala „ — Le osser- vazioni che abbiamo riferito nella Geografia fisica dei fenomeni dell' Idrogene fanno conoscere che hanno ge- neralmente li medesimi relazione più colla Formazione salina che colla Formazione carbonifera . Quand' anche ciò non bastasse a dover volger l' occhio piuttosto a quella che a questa , si potrebbe poi dubitare che natu- ralmente il Gas Idrogene si svolgesse dal Carbon fossi- le , come se ne sviluppa allorché nelle miniere viene questo minerale frantumato , e messo a contatto cogli agenti atmosferici che ne sprigionino i Gas. Imperocché in un deposito di Carbon fossile ascoso ne' profondi inaccessibili all' Uomo , su cui gli agenti atmosferici non possono esercitare la loro distruggitrice azione , su cui 1' acqua non si sa che possa operare alcuna alterazione , stenterebbesi probabilmente a spiegare come potesse il Gas Idrogeno carbonato sbarazzarsi dal seno del Carbon fossile , in cui si trova racchiuso . Ma di questo più op- portunamente altrove . Le Salse poi sono dal Sig. La-Be'che credute effetto di „ una azione chimica durante la quale si fa un gran- de sviluppo di Gas „ (i). iSy* Al chiaro nome di questo Geologo inglese, ci gode di potere avvicinare quello di un nostro illustre Fisico il P. Piancìani , il quale é benemerito della Geo- logia ancora , pei brevi ma scelti trattati che ha pub- blicato su di alcune parti della medesima , e pei solidi principi in molte di esse stabiliti ^ in particolare poi nei Terreni ardenti , e nelle Salse , dei quali quanto succin- tamente , tanto dottamente ha scritto . Chiamati ad un compendioso confronto li Terreni ardenti , e le Salse conosciute , trovò che il bitume accompagnava con (1) Art d' observer eti Geologie Paris i838, pag. lao. DEL DOTT. G, DUNCORI 285 rimarchevole costanza tanto gli uni che le altre, come con altrettanta frequenza si mostrava il Sale nei Vulcaiìi fangosi . Protestando di volere soltanto porre in vista i motivi conducenti alla cognizione della causa di questi fenomeni , accenna primamente che più cause ponno es- sere generatrici dei Gas in genere , che svolgousi dal seno della Terra, come la decomposizione delle Piriti, la separazione dell' Acido carbonico dai Carbonati calcari •mediante il calorico, o l'acido solforico etc. Ma con- cause più prossime alla origine dei Terreni ardenti e delle Salse sembrano essere il Petrolio , ed il Sale . Quello se venga scomposto per mezzo dell'Acido sol- forico, o dell'ossido nero di Manganese, o per altra cagione, potrà dare Idrogeno e Carbonico combinati fra loro , o con altri principi : questo', che conforme alla bella osservazione di Dumas contiene qualche volta rac- chiuso in pori invisibili del Gas Idrogene , e che lo la- scia svolgere nell' interno delle sue miniere , non è im- probabile che sciolto nell' acqua delle Salse somministri ad esse parte dell' Idrogene . Non possiamo che vivamen- te applaudire a quest' ultima spiegazione che per le ra- gioni addotte , e per quelle che verremo aggiugnendo ci sembra la più verosimile e la meglio fondata . 188. La eruzione della Salsa di Sassuolo del i835 forni al eh. Prof. De Brignoli di Brunhoff l' occasione di produrne una interessante relazione, nella quale prese parte a questa disputa , dichiarandosi per la opinione del Prof. Aless. Volta , cioè per quella della decompo- sizione delle sostanze animali e vegetabili ^ si protesta non alieno dal considerare le Salse come Vulcani igni- vomi incipienti , e che non disapprova del tutto 1' opi- nione di coloro che ammettono 1' azione dell' acqua sulle basi metalliche delle sostanze terrose , ma osserva , che „ ninna di queste ipotesi vale da se sola a rendere com- piuta ragione de' fenomeni che nelle Salse si vedono , mentre è molto probabile che più cause vi concorrano aSG TERRENI ARDENTI , SALSE EC. insieme , e che vi sia duopo di applicarvi più d' utiu delle Ipotesi accennate „ Dietro la osservazione dell' al- zamento di temperatura riscontrato nel fango superficiale della Salsa (N. 36) pensa che alla profondità dove e- siste la fucina della Salsa tanto calore vi sia da superare di gran lunga la incandescenza : crede che la sede dello sviluppo de' Gas di questa Salsa a forza di mandar fuori materie sotterranee sia discesa fino presso alla formazione Ofiolitica , giacché in quest' ultima eruzione furono ejet- tati ciottoli ofiolitici ^ ed opina che il Sale che nella medesima Salsa si mostra derivi o dal Mare per sotter- ranea comunicazione , ovvero dalla esistenza di depositi di Salgemma sottoposti conforme furono di parere i celebri Molina e Cortesi . Sono ben lieto che anche il Prof. De-Brignole venga in appoggio col suo giudizio alla opinione già superiormente esposta , che cioè sotto questa parte dell' Apennino si celi una Formazione Sa- lina . Attendiamo la sua Storia Naturale degli stati Esten- si , in cui speriamo trovare nuovi argomenti in conferma di questa supposizione , come pure ulteriori osservazioni sui Fuochi , e sulle Salse di che vanno sì ricche la montagna Modonese e la Reggiana , i8g. La moltitudine e la divergenza delle opinioni che compongono questa Storia , offre a dir vero una considerazione un po' umiliante per la Geologia , ma ninno forse d' altronde sarebbesi aspettato che un argo- mento di non grave momento quale è quello dei Fe- nomeni dell' Idrogeno , che è non di rado passato sotto silenzio nei trattati di Geologìa avesse potuto dividere gli scienziati in tante diverse sentenze . Pure ancora altre nuove opinioni andiamo ad incontrare , e que- ste tanto pili singolari , quantochè danno un' impor- tanza , forse superiore al loro merito , a questi feno- meni , sia col porli in serie frai vulcani ignivomi , sia col farli derivare da una causa rilevantissima , il pre- teso Fuoco centrale . DEL DOTT. G. BUnCOI» a 87 Il Signor Boiibce (i) distingue sette sorta di Vulcani i.° Vulcani di Lave. 2.° Vulcani di fuoco. 3.° Vulcani di fango. 4- Vulcani di Bitume. 5.° Vulcani di Zolfo. 6.° Vulcani di acqua. y,° Vulcani di Aria. Non ci fer- meremo che su quelli che e' interessano . I Vulcani di fango sono le Salse il cui carattere è di non gettare ne fiamme , ne ceneri ^ ma fanghi , acque sovente salate, materie sulfuree , bituminose, e dei Gas : li fanghi formano sovente dei crateri . Li Vulcani di Bitume sono le sorgenti di bitume ed entrano in questo novero li placidissimi pozzi di Petrolio del Modenese . Li Vulcani d'aria sono semplici sviluppi di Gas (acido carbonico. Azoto, Idrogene carbonato, solfor. etc.) pro- venienti dall' interior della Terra , e che sfuggono pe- rennemente da fessure o aperture del suolo . es. Baku. „ Li caratteri egli prosiegue, da noi imposti a questi vulcani d' aria non permettono di assomigliar loro i Gas clie emanano accidentalmente nei lavori delle miniere , né quelli delle aeque stagnanti, „ Trova il Sig. Boube'e in questa serie , che li vulcani della prima sezione , contengono tutti gli elementi delle sei susseguenti : che quelli della seconda contengono gli elementi di tutte le cinque seguenti , e così sino all' ul- tima composta di un elemento soltanto , cioè di puro (ias- dimodoché risalendo per la serie non vi ha che una composizione , una mera complicazione di questo primo elemento che collega insieme tutti questi Vulcani , li stabilisce in una sola famiglia , e li deduce tutti da una sola sorgente o cagione . Infatti la causa principale dell' abbondante produzione sotterranea dei vapori , e dei Gas che danno origine ai fenomeni dei Vulcani , delle Acque termali , dei terrc- remuoti , dei sollevamenti delle montagne, è per noi, dice il Sig. Boubée , l' infiltrazione pura e semplice delle (1) Couis Abrégé de Geo). P;uis tS3G. 288 TERKENI ARDENTI , SALSE EC. acque nelle profonde cavità del Globo . . . Infatti que- sl' acqua sarà subitamente ridotta in vapori dal Calore centrale, e se venga ad essere scomposta in parte, o in tutto , ne risulterà dell' Idrogeno , e dell' ossigene ^ ma quest' acqua non è pura etc. . . . Un Vulcano in- fine è ogni eruzione naturale , e più o meno persistente del suolo , riferibile a questa causa di già studiata , e che deve esserlo ancora, il Calore centrale. — Atten- deremo adunque che venga ulteriormente studiata cote- sta causa affin di sapere se possa credersi che esista o no , per dire se possa o no esser cagione di questi fenomeni . igo. Altro sostenitore di questa opinione è il celebre Sig. Lecoq (i838) il quale similmente opina che gli sviluppi di Gas , e di Bitume sieno prodotti da cause pari a quelle che creano le acque termali , vale a dire dal discendere l' acqua nei protondi del nostro globo , ove sono ridotte in vapori dal Fuoco centrale etc. (i). 191. Ma un altro illustre geologo de' nostri tempi il Sig. Rozet si allontana da questo principio , cioè il Fuoco vulcanico , e per rispetto alle Salse così si esprime „ Tutte le circostanze che hanno accompagnato la origine delle Salse novelle , e le eruzioni delle altre possono spiegarsi supponendo amassi di Gas entro a cavità si- tuate ad una piccola profondità al disotto della super- ficie terrestre , la pressione de' quali sempre crescente , finisce coli' acquistare tanto di intensità che sollevano le (1) Elémens de Géol. et d' Hydrographìe. Propendono a questa opinione ancora il Sig. Omalius d'Alloy (Eléna, de Géol. ) : ed il Sig. Lyell , il quale entrando a parlare dei contorni del Caspio dice che ivi riscontransi „ numerose e- ruzioni vulcaniche, Sorgenti termali, Emanazioni gazose , ed altri segni della auone delj^uoco. ( Principles of Geolog. London i838 T. 2 pag. 102.) Per quel che si può racco- gliere da due proposizioni messe alla sfuggita , sembra che DEL DOTT, G. BIANCONI 289 Rocce sovrastanti e vi aprono delle fessure per le quali i Gas trascinano seco il fango che trovavasi nelle ca- vità e quello che mescolato di Sale e di Bitume incon- trassero lungo il loro viaggio „ (i) Questa opinione che La il vantaggio di escludere in tale qulstione una Causa cosi poco provata qual' è l' azione del Fuoco , lascia però inesplicato il quesito della origine di questi cumuli di Gas nelF interno della crosta terrestre , e ci sembra non totalmente esatta allorché considera come acciden- tah nei Vulcani fangosi il Sale ed il Bitume , che una osservazione anche per poco estesa mostra la costante compagnia che mutuamente si fanno , e quindi l' intima relazione che tengon fra loro . 192. Il Sig. Verneuil che parlò delle Salse della Cri- mea nel i838 (2) dice che la questione sulla causa delle Salse è sommamente rischiarata dalle teorìe moderne sui Vulcani : che si considerano le Salse come manife- stazioni dell' azione Vulcanica sopra la terra , e che esse presentano la maggior parte dei Fenomeni vulcanici , Sospetta ancora che forse non potessero essere le Salse della Crimea gli estremi sintomi di vita della energica azione che elevò 1' asse trachitico del Caucaso all' al- tezza di 1 5 mila piedi . Questa sì stretta analogia di sìntomi e di fenomeni frai Vulcani fangosi e gl'ignivomi non ci sembra ancora tanto provata , da poterne argo- mentare una pari analogìa di origine e di cagione. ig3. Il Sig. Gòbel perfine sembra ricalcare le peda- te del già celeberrimo Fallas , col supporre la derivazione ancora il Sig. Lenz attribuisca ad agenti ignei le Sulse di Jukmaly, ed altre dei paesi vicini a Baku. ( Vedi Frugai. Asiat. par Humboldt T. i pag. 174 e 179). (1) Traile élcment de Géol. Paris 1807 2. me part. pag. 202. (2) McQiuircs de la Soc. Gcol. T. a. pug. 8. ago TERUENI AKDENTI , SALSE EC. del Gas delle Salse di Crimea da sottoposte miniere di Carbon fossile ( i ) . 194. Per rendere meno mancante che era possibile questa Storia delle Opinioni che sono venuto a nostra notizia , o che abbiamo .creduto di maggiore interesse dovremmo aggiugnere quelle di due valentissimi Viaggia- tori naturalisti li Signori Dubois-de-Montpereux , ed Ei- cliwald , i quali , per ciò che ci è noto debbono avere trattato profondamente la questione della origine dei Vulcani fangosi e dei Fuochi della Crimea , e delle rive del Mar Caspio . La latitudine che i medesimi hanno dato alla osservazione di questi paesi , danno a credere che similmente abbiano trattato questi argomenti con estensione , e di proposito • e d' altronde il conosciuto sapere di entrambi ci assicura della importanza dei loro lavori. Inutilmente però abbiamo sperato che ci perve- nissero le opere di essi in tempo debito per poterne qui parlare ^ ove esse ci giungano ne riferiremo le opi- nioni in una appendice . Intanto alcuni cenni che abbia- mo potuto raccogliere (2) ci indicano che il Signor Eichwald ha mostrato la grande relazione che passa fra i fenomeni Vulcanici in genere ed il Salgemma e che considera le Salse dei contorni del Caspio „ come pic- coli vulcani reali a cagione dei loro prodotti , dei loro efletti , e dei massi eruttati di rocce antiche „ . (1) Neues Jahrb. fùr minev. eie. von Leoiihurcl utul Brono. J. 1889 p. 4^8. (2) Fragmen. Asini, pnr Humljoldl . e Dullel. de la Soc. Géol. T. 2. [)i!g. lOy. DEL DOTT. BU^CONI 2QI Congetture sulla origine del Gas Idrogenc. I^aturalem causarn (i) » Ingentes venti aliquando orinntur ex cavernis illisj loca nonnulla inveniuutur vaporibus bituminosis oppleta ita ut neino illuc audeat movere passum cuoi aperta lucerna , ne forte flammam vapores concipiant. „ Hist. Reg. Polon. Tract.. I. Sec. VI. pag. 56. (2) Journal des Mines. T. 23. pag. 90. (3) » Il y a , de temps à autre dans ces mines trés se- ches , des dégagemens d' hydrogène . . . ces phénomènes durent quelquefois long-temps » (Journal de Géol. T. 1. pag. 345 ). (4) » Derrière la source ( salée ) N. 2. . . il y a méme une ti'ès grande masse de ruc noir : mais corame 1' air ia> UEL uuiT. a. BUMtuni 39:) ila Huller (i) e da Beaiiuiout (2) e nelle miniere di Sale di Ludovici , di Szlatlva , di Zugo , di Goltest»abe (3) etc. Dunque , conchiusi , quale difficoltà che una ve- na d'acqua penetrando sino a questi banchi di Sale lo sciolga , e ne sprigioni per tal guisa il Gas Idrogeno carbonato che vi stesse racchiuso ? 202. Né oggidì potrà dirsi con verosimiglianza che l' Aria infiammabile che avvampa nelle miniere di Sal- gemma , sia in queste arrivata casualmente , partendo da terreni inferiori che la somministrino ^ oggi cioè , che siamo in possesso della bella osservazione fatta dal Sig. Dumas dei Sale decrepitante (4) . ,, Da lungo tempo flammable occupe toutes ces régions , je ne puis parler plus positivemeat „ ( Lettre a M. Struve. f^. Recueil de Meni, sur les Salines par Struve. Genève i8o3. pag. 109. (1) „ Cette mine (Bex-vieux) a été sujette à des vapeiirs inflamaiables ; et il vit encore une couple d'anciens mineuis qui ont été brùlés par cette vapeur, qui prit feu à la lumière de la lampe ... le méme malheur est encore arrivé en 1758 dans le nouveau boyau de Chamosaire, et a endom- magé quelques travailleurs ^, (De Haller. Salines d'Aigle. Yverdoa 1776 pag. 37.) — „ Tout le devant (mine de Cbamosaires ) était ea 1760 une caverne où la lampe du mineur prit feu , et où les travailleurs avaient été brùlés ea 1759. „ (Ib.) (a) „ Le Gas hydrogène s' échappe quelguefois des fentes du rocher ( dans la mine de Bex ) en assez grande abon- dance , et dans une assez grande pureté pour preodre tea à 1' approche d"' une lampe, et produire , pendant un teraps consìdérable un jet de fiamme. „ (E. de Beaumont. An- iiales des Min. T. IX. png. 696. (5) Ann. des M. Ser. 2. T. i. p. aSo. V. addietro N. 1 ij. (4) La relazione del Sig. Dumas si legge negli Ano. ile Chìmie. T. 4^ pi'g. 5 16 per Tanno i83o e negli Aiiu. des Mioes Ser. 3. T. i. pag. 420. 11 Sig. Eot^é, al quale è dovuto il merito di queslii scoperta , avendo egli mandati» alcuni saggi di Sale decrepitante al Sig. Dumas perchè os 296 TERRENI ARDENTI, SALSE EC. si distìnguono a Wlellzka in Gallizia diverse sorta di Sa- le ^ r uno di questi di un aspetto cristallino particolare , e meno deliquescente degli altri ha la proprietà di la- sciare sfuggire delle bolle di gas allorché si discioglie nell' acqua . Siccome questo fenomeno è accompagnato da una specie di piccola detonazione , se gli è dato il nome di Rniestersalz , ossia Sale decrepitante . Egli era probabile che questo gas fosse un Azoto, o un Idrogeno carbonato . Il Sig. Dumas ha voluto accertarsene , ed ha trovato diffatti che questo sale conteneva circa la metà del suo volume d' Idrogeno leggermente carbonato . La detonazione o crepitìo , è prodotto , secondo ogni appa- renza , dal rompersi le pareti delle cavità impercettibili racchiudenti il Gas , e che si assottigliano a misura che l' acqua scioglie il sale . Questo fenomeno sembra simile a quello che si osserva sia in Transllvania , sia nel Marmarosch , in Ungheria , e negli Stati uniti , sia sopra diversi punti dell' Asia , e specialmente in alcune Provincie Chinesi . Allorquando le miniere sono secche , il Gas non manifesta la sua presenza , ma se l' acqua arriva a penetrare nei letti di sale , lo sviluppo è molto considerabile ... ed ecco perchè questo sviluppo è in generale istantaneo . „ 2o3. La osservazione del Sale decrepitante era cer- tamente bellissima , ma verosimilmente non apparteneva esaminasse il Gas , riprodusse la relazione di un tal fatto con alcune aggiunte nel suo Journal de Géoh T. 1. pag. 98. per l'anno i83o. che qui s'inserisce. — Recentemente poi il Sig. Rose operando sopra maggior quantità di cotesto Sale ha confermato le osservazioni del Sig. Dumas (Neues Jahrb. fiir Minér. von Leonhard etc. 1840 pag. 4^9) ^'"O ^l" l'epoca di questa pubblicazione (i 83o), il Sig. Dumas espo- se l'opinione, che il Sale decrepitante potesse molto contri- buire alla spiegazione del fenomeno delle Salse ; e ciò qui si noti, per supplire alla ammissione fatta nella Storia, di questa opinione . I UEIi DOTT. G. BUNCOni SQ^ al secol nostro . Imperocché ci pare di trovare nelle opere degli antichi qualche cosa di questo tenore . Sai agri- gentìnus dice Plinio ( i ) , ignium patìens ex aqua exsiliit. Né solo Plinio ma Solino ancora (2). Salem agr'igentlnum sì igni junxeris solvitur ustione , cui si liquor aquae pro- ximaverit crepitai velati torreatur. Si noti la parola cre- pitai , identica coli' odierno vocabolo . Riferiscono questa particolarità S. Agostino (3) Isidoro (4) Agricola (5) Renio (6) e Cesio (7) , il quale al riferire le obbiezioni fatte da Mazzonio per la esperienza negativa de' suoi giorni , si protesta che piìi facilmente crederebbe che pel lasso di tanti secoli avessero cangiato alcune qualità di quel Sale , di quello che fosse non vero questo rac- conto , che è sostenuto da tanti e tali autori . Non ab- biamo potuto rinvenire alcuno de' moderni geologi che parli di questa singolarità del Salgemma dell' agro di Girgenti , né ci è stato ancora possibile ottenere notizie positive intorno a ciò , onde trarre dal rango di sem- plice congettura l' opinione, che gli antichi avessero co- gnizione di un Sale decrepitante analogo a quello os- servato dal Dumas. ao4. Intanto se questo è, ne consegue che il Sale (i) Nat. Hisl. Lib. 3i. e. 41. (2) Gap. XI. (3) De Civit. Dei. lib. 21. e. 2K. — AgrigentÌDum Si- cillae salem perhibent cuna fuerit aclmotus igni , velut in acqua fluere; cum vero aquae, velut in igne crepitare. (4) Lib. 16. e. 2. — • Agrigentinus Siciliae flammae pa- tìens , in aqua exilit , in igne fluit contra naturam — (5) Lib. 3. pag. 2o3. de Nat. fossil. — et lib. i. pag. 95 De natura eorum, quae effluunt ex terra. (6) Apud Jacobum Mazzonium lib. 3. Apologiae prò Dante cap. 4' . . Salem namque illum solvere fiamma Unda solet crepitus illi conjuncta movere (7) Bernardi Caesii. Mineralogia. Lugduni i636. p. 3o6. agS TERRENI ARDENTI , SALSE EC. Jecrepitante non è poi ristretto ai depositi superiormen- te nominati di Wlelizcka , della Transilvania , di Marma- rosh etc. , ma questa proprietà sarebbe comune ancora al Sale del territorio Agrigentino sul quale stanno le- Macalube , ed altri fenomeni operati dal Gas infiamma- bile^ lo sarebbe al Salgemma di Rosow (i), a quel- lo di Hallstadt {2), del Cheshire (3) della Meurthe (4) etc. ella sarebbe proprietà comune alle cave di Salgemma in cui si aduna il Grisou . Può essere per conseguenza comune a tanti altri depositi di Salgemma , ed a quelli segnatamente che si ha motivo di credere sottoposti alla Crimea , ai lidi del Caspio , ai pozzi della China e del Giappone etc. Può essere una qualità più generale, che non si crede , ma non conosciuta , perchè la non si è ancora bastantemente studiata. 2o5. La notizia adunque del Sale decrepitante venne opportuna a confermarci nella congettura preconcepita , a dare nuovo vigore al ragionamento che la reggeva , ed a chiarire le idee che avevamo in proposito. Allora ci fu manifesto che l'Idrogena, che si svolgesse da una Formazione salina apparteneva esclusivamente ad essa sola , non a terreni inferiori , od al Fuoco centrale che per ispiragli l' avessero tramandato sino ad essa . AUor ci fu chiaro il perchè ove si presenti il Sale , presen- tisi frequentemente ancora 1' Idrogene ^ e ci sembrò assai naturale che risiedendo il Gas Idrogeno imprigionato (i) Lyll de Lilienbach. Mém. de la Soc. Géol. T. i. pag. 25 2. (2) " M. Schroder communique la decouverte qui a été faite dans le dépót salifere de Hallstadt , dans V Autriche sup. d' un Sei décrépitant corame celui de Wieliczka. Il est occupé à analiser ce sei , qui renferme une quantité très notable de gaz. ( Bullet. de la Soc. Géol. i833 p. 97-) (3) W. Nicol. Annal. des Min. Ser. 5. T. i. pag. 161. (4) Ann. des Mines Ser. 3. T. VI. pag. i/^i- DEL DOTT. G. BIAnCOIII 2gg in seno al membro il più nobile della fokniazione sali- na il Salgemma , dovesse questo ovunque mauifestarsi ove si palesano fenomeni dell' Idrogene , e che questi fenomeni per conseguenza dovessero mostrarsi sovra- stanti , od in grembo alla Formazione Salina ( N.° 1 3 1 e i58.) 206, Quando sarà ulteriormente confermato che la qualità del Salgemma gasifero , o decrepitante sia efl'et- tivamente abbondante ed estesa nella crosta del Globo nostro , ecco col supporne ( in seguito delle considera- zioni geologiche superiormente addotte Parte 2. ) un de- posito sotto i luoghi ove accadono fenomeni dell' Idro- geno , quanto semplice diventi la spiegazione di tutti questi stessi fenomeni non che delle loro singolari mo- dificazioni . 207. Se penetrando attraverso le fessure dei terreni che circondano il masso salino , una vena d' acqua arrivi ad attaccarlo ed a scioglierne una parte , sarà sviluppato del Gas infiammabile che per la sua leggerezza tenterà di montare attraverso alle fessure dall' arido terreno che gli stesse sopra , e giunto alla superficie della Terra , o si disperderà inosservato nell' Atmosfera , ovvero gorgo- glierà fra l' acque de' rii , e degli stagni , ovvero pren- derà fiamma, mescolatosi coli' aria atmosferica, all'avvi- cinarsi di una face , od al vicino strisciarvi di un Ful- mine : e brucierà perennemente , ed uniformemente, per- chè la sua sorgente è costante , e perchè meati sempre uniformi lasciano passare una sempre uguale corrente di Gas, Superiore alle intemperie delle stagioni reggerà alle piogge , alle nevi , alle nebbie , perchè per esse non viene tolta la continuità fra il Gas sgorgante dalla terra e l'avvampante-, ma si spegnerà per le sbufiate del vento, come per la interposizione di qualunque corpo che in- terrompa cotesta continuità. Arderà una fiamma espansa e voluminosa quantunque il Gas che la pasce sia in non grande copia , perchè dessa ha un volume circa decuplo di 30O TERRENI ARDENTI , SALSE EC. quello del gas conforme la osservazione riferita del ccl. Spallanzani (N. 7.). Ecco i Terreni Ardenti (N."' 14. e seg. ) . 208. Se poi per condizioni Idrostatiche l'acqua che ha sciolto il Sale , o altra acqua incontrata dal Gas du- rante il suo viaggio , sia da lui sospinta ed obbligata ad ascendere seco , avranno così origine Sorgenti Gazose infiammabili che saranno tumultuose o tranquille a se- conda del mezzo che debbon percorrere^ cioè per fes- sure di terreni solidi e compatti le prime , per terreni arenosi e sciolti le seconda (N.° 20 e seg,) 209. Ove però la soluzione si operasse jin grande , ed abbondante conseguentemente fosse il cumulo di Gas, sopra cui stesse un tetto impermeabile di terreni strati- ficati e solidi , qualora la mano dell' Uomo col metodo Chinese o Artesiano arrivasse ad aprirgli un uscita, in allora furioso il Gas sospingerebbe avanti a se 1' acqua satura di Sale , ovvero sortirebbe esso solo , avvampan- do all' appressar di una face , con una fiamma che sta- rebbe lontana , o prossima all' orifizio del tubo in ragione della maggiore o minore veemenza , con cui sortisse il Gas {N.° 7.), ed in una parola formerebbe uno de' tanti pozzi idropirici ( N.° 26 e seg.) 210. Ma supponendo che il banco di Sale soggetto a scioglimento fosse coperto dall' Argilla salifera { come spesso succede ) , essa lungo i meati pei quali avesse suo corso il Gas e 1' acqua da lui sospinta , ridurrebbesi in fanghiglia , che sempre crescerebbe pel gonfiamento cui va soggetta l'Argilla umettata (i)j e quindi sortirebbe (i) Abbiamo indicato N. 102 e i45 la proprietà di cui gode questa argilla , cioè di dilatarsi imbibendosi d' acqua , in forza di che mantiene perennemente nuovo fango entro J il cono dei Borborismi , e dei Vulcani fangosi . A questa un altra considerazione vuoisi qui aggiugnere . DEL ooTT. G. sunconi 3oi al giorno commosso e rigurgitato dal Gas un fango salsugginoso che diseccanJosl produrrebbe i coni dap- principio descritti . Ma poiché fra l' Argilla si contengono pietre o massi , ognun vede che qualcuno di queste ( al- lorché r argilla si scioglie in fango ) riunenlosi attraverso alla strada che suol percorrere il Gas, op)orrebbero un ostacolo per cui questo sarebbe obbligati ad accumu- larsi , e costiparsi per la pressione che scffrisse , sinché acquistato tanto di lena da sforzar la bairiera s' alzerà furibondo levandosi in capo que' massi ed il fango , e lanciandoli a grandi distanze, ovvero verstndoH in am- pie correnti giù per la China del Monte (i\. Può essere Sembra a primo aspetto che il Gas in tanto naggior copia si svolga dai Terreni ardenti che dalle Salse; e può esser così effettivamente: ma può essere ancora che sotto questa apparente disparità , ascendano due eguali cornuti di Gas. Imperocché nei Terreni ardenti monta di sottera compresso unicamente dalla pressione atmosferica , ed ov giunga alla superficie esterna è moltiplicato può dirsi dalle 'ampe, che lo manifestano con un volume all' incirca decupb . Laddove per le Salse il Gas ascende attraverso ad una colonna di fango la cui profondità è ignota ma che certamnte gravila e con grandissimo peso le bolle gazose che trovinsi al fon- do, ed in grado sempre minore quelle che succssivamente più si avvicinano alla bocca del cratere. Ma peò sempre la pressione che quivi soffre il Gas . è tanto nuggiore di quella dell'Atmosfera, e debbe per conseguenza mostrarsi in uo volume tanto minore, non in corrente contiiuata, ma interrottamente , ed in bolle. Trovansi i Fuochi • le Salse agli estremi opposti ; negli uni il Gas naturalmente espanso è moltiplicato dalle fiamme , nelle altre è costipato e ri- stretto dal peso del fango . Non è quindi da far meraviglie se quantità uguali di Gas figurino tanto diversamente nei Fuochi e nelle Salse. (i) L aumento di volume che acquista l'Argilla sallf. per la umidità (N. 102) persuade che ad onta delle ejezio- ni dei Borborismi e dei Vulcani fangosi , non debbano re- 3oa TERBEITI ARDENTI , SALSE EC, allora scossa la terra , e se la massa eruttata ripiom- bando sugli alunameuti inferiori del Gas eserciti su di questo una sttaordinaria pressione , analoga a quella del- l'accendifuoco pneumatico di Moullet ovvero se qualche scintilla si sve5li per l'urto reciproco delle pietre ascen- denti contro le discendenti all'atto della eruzione (i), non sarà imp)ssibile che compajano quelle fiamme ve- dute più d'uia volta nelle eruzioni delle Salse. Si avrà con ciò uno di que' parosismi che qualificauo i Vulcani fangosi (N.° 29 e seg, ) {sarà continuato) stare grand caverne o grandi vacui nell' interno dei Monti che li potano , sintantoché regna in que' fondi l' umidità che mantène in istato di sempre progressiva dilatazione 1'' Argilla alif. Così dopo l'eruzione della Salsa di Querzola abbassato improvvisamente il terreno , si rialzò poi lenta- mente dcpo certo tempo ; vale a dire dopo quel!' intervallo che era lecessario perchè altra argilla sciogliendosi si dila- tasse rimpiazzando il posto di quella che era stata eruttata. — Ricorderemo qui ancora quanto fu detto (N. 102) che l'Argilla salif. diluita e rimpastata perde seccandosi la strut- tura scagliosa , la lucentezza e le macchie , lo che servirà opportunamente nell' esame dei contorni delle Salse, per distinguere il terreno eruttato da quello che ancora intatto costituisce il Monte. (i) Menard-la-Groy. Op. e. T. 86. pag. 428. RENDICOIVTO DELLE SESSIONI DELL^ ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL^ ISTITUTO DI BOLOGNA {Continuazione. Vedi T, IV. pag. i36.) Al secondo e terzo quislto poi risponde ampiamenle e dottamente il Glvinini colla esposizione dei moltissimi esperimenti di injezioni di uteri gravidi eseguite e nella specie umana, ed in quelle di molti bruti mammiferi, «•sperimenti che per la moltiplicità loro , T industria am- mirabile colla quale sono stati eseguiti , la maggior par- te in pubbliche adunanze, e sotto gli occhi delle persone più perite e più dotte sì iiell' arte Medico-Chirurgica che jiella Fisica e nella Notomia , meritano certamente tutta la fede ed i più grandi elogi . La maggior parte del pezzi preparati risultanti da queste esperienze e dai più lini , variati , ed industri metodi d' injezione dall' Autore praticati , conservansi nel Museo Fisio-Patologico Pisano che per le indefesse cure , ì ben diretti lavori del Prof. Civinini , e la singolare protezione accordatagli dal Mu- nificenlìssimo Prìncipe che presentemente regge i destini della Toscana , cresce di giorno in giorno a maggiore celebrità . Un buon numero ancora dei preparati de- scritti in questa Memoria è poi diligentemente rappre- sentato nelle molte figure comprese nelle quattro tavole che seguono le prime due, rappresentanti , come si disse, alcuni disegni del Biancini. Dalla serie quindi imponente dei fatti ed osservazioni esposte dal Civinini nel suo in- teressantissimo lavoro forza è conchiuderne avere Egli 3o4 REPIDICOSTO ACCADEMICO vittoriosamente cambattuta l'ipotesi del Biancìni risguar- dante l' esistenza di una diretta comunicazione vascolare sanguigna tra madre e feto mediante l' inoscularaento de' suoi vasi utero-placentarii , e placento-utermi , e reso sempre piìi certo e sicuro il sistema , dalla maggior parte dei fisiologi e degli anatomici seguito , di una comuni- cazione operantesi mediante un tessuto sui generis , e nel quale per trasudamento e per assorbimento ha luogo non solo lo scambio reciproco del liquido riparatore tra madre e feto ma una particolare elaborazione ancora del medesimo di guisa che , il sangue del feto , aderente ancora mediante i propri inviluppi all' utero materno , è assolutamente diverso da quello della madre, anzi da quel- lo che circola nelle stesse placente uterine . Dirò infine che a favore di questo sistema parlano altamente i mol- tissimi preparati che da ventidue anni vado accumulando in questo nostro Museo di Anatomia Comparata , e pei quali si dimostra che giammai nelle più fine e meglio riuscite ìnjezloni mi è avvenuto di far passare la mate- ria injettata pei vasi dell'utero a quelli del feto, o vice- versa da questo a quello , a meno che la vitalità delle parti , non del tutto estinta , non abbia sulle materie e- stranee prodotto quello stesso fenomeno di trasudamento e di assorbimento che naturalmente avviene col sangue, o la forza colla quale fu spinta la injezione non avesse aperte delle strade che naturalmente non esistono. Fatta questa partecipazione il Presidente invita l'Ac- cademico pensionato Prof. Fulvio Gozzi alla lettura della sua Dissertazione d' obbligo che risguarda il seguito della storia d' una singolare neurosi^ di cui lesse la prima parte nell' anno accademico ultimo passato sessione delli 3i gennaio iSSg. Nella prima parte di questa storia interessante l'Ac- cademico si estese particolarmente nell' esporre i feno- meni e gli effetti soliti accadere nell' infermo pel salasso DEL l'ROF. A. ALESSANDRIP»! 3o5 universale praticato nelle vene del braccio , fenomeni che non si osservavano pel salasso locale colle mignatte : dal che credette poterne trarre alcune deduzioni di molto rilievo per la pratica medica , e chirurgica . Ora col se- guito delle stesse osservazioni ed esperienze non solo ha potuto confermare le deduzioni medesime , ma è per- venuto ancora ad aggiognerne delle altre di non minore importanza , vale a dire , che può esservi grandissima differenza tra la flebotomia del braccio , e l' altra del piede, come meglio apparirà dalla succinta esposizione dei fatti . Dal mese di giugno i838 sino al marzo del passato anno , dice 1' Accademico , l' infermo non si vide obbli- gato a chiedere l'ajuto particolarmente del chirurgo, ma in quel tempo credendo d' abbisognare di un salasso volle sentire prima il mio parere ed accusommi di pro- vare vertigini , peso e dolore alla testa , sonolenza , tor- pore negli arti , e gravezza universale. Gli occhi erano lucidi ed injettati , la faccia rubiconda , il polso pieno , duro , vibrato ed alquanto frequente . Spesso si vedeva sorpreso da tremori e moti convulsivi generali o par- ziali , tanto di giorno che di notte , non mancando qual- che accesso più forte e somigliante a quelli nella prima parte della Storia narrati . Abbenchè i descritti feno- meni dimostrassero la necessità di un salasso che in al- tre simili circostanze prodotto aveva notabilissimi van- taggi , tuttavia resasi d' improvviso molto rigida la tem- peratura credei di doverlo differire per alcun tempo e dalli 3 del mese di marzo si pervenne così fino al giorno 26. Nella sera di quest'ultimo giorno trovatolo in letto, perchè più del solito tormentato dai fenomeni morbosi descritti , feci incidere la vena mediana del braccio si- nistro , e poco dopo comparvero i soliti fenomeni ed efletti , cioè movimenti strani , grida ec. , però con mi- nor impeto e violenza di quello erasi manilestalo molle altre volte in simili circostanze . Uscite tre in quattro 3o6 BENDlCOnTO ACCADEMICO once di sangue feci cenno al chirurgo SIg. Dott. Feli- ce Masina di tener chiusa col pollice la vena , nel nien> tre che il Signor Doti. Giulio Govoni punse pronta- mente 1' altra corrispondente del braccio destro con larga apertura e tosto accadde un cambiamento ne' moti delle due braccia^ quelli dell' ultimo salassato di voltontarj che erano divennero involontarj , quelli del primo per 1' opposto dall' essere volontarj si fecero involontari . Estratte altre due once all' incirca di san- gue dal braccio destro , si lasciò contemporaneamente uscire il sangue dalle vene d' ambedue le braccia , le quali immantinente rimasero immobili . Ma subentra- rono invece gagliardi movimenti , e strane agitazioni del capo , della faccia , e degli occhi con qualche risalto convulsivo di quando in quando negli arti in- feriori , e più nel destro . E in questo mentre l' am- malato or gettava strida , or borbottava parole oscure , or comandava gli esercizi militari , e faceva altrettali stranezze , senza poter mai disporre della sua volontà . Lo stato di lui insomma divenne tale da obbligarnii , levate poche once di sangue dalle due aperture , di farle chiudere prontamente . Dopo di che parve sulle prime calmarsi , ma poco stante ci offerse tutti i fenomeni della catalessi , non dando mai argomento di credere a coloro che lo assi- stevano , o che erano presenti , che avesse piena cono- scenza di quanto succedeva . Ma il fatto era che egli comprendeva tuttoché si diceva , e si stabiliva di prati- care sopra di lui , dappoiché cessato il parosismo cata- lettico , che durò quasi tre quarti d' ora , seppe narrare esattamente le cose dette:, e seppe annoverare le soife- renze che gli si erano a bella posta procacciate , solle- ticandolo sotto la pianta de' piedi, e mettendolo in po- sizioni molto incomode : le quali cose non avrebbe po- tuto tollerare trovandosi nello stato naturale , il che c- sclude il dubbio che nei narrati fenomeni ci potesse aver DEL PROF. ▲ ÀLEssArroRini ao3 parte della simulazione . Avendo io , continua sempre r Accademico , avvicinato il lume agli occhi spalancati , immobili e fissi, osservai essere la pupilla assai contrat- ta, e disposta soltanto alcuna volta a seguitare il moto del lume . L' infermo poi ci fé noto , che per tutto il tempo dell' accesso non distingueva gli oggetti , ma solo avvertiva un pò di splendore allorché si accostava all' oc- chio il lume . Onde si fa manifesto, da quanto si ebbe ad osservare ed esperimentare nel nostro infermo , che egli nello stato di catalessi , ed in qualunque grado di essa , ha tutte le facoltà dell' animo integre e perfette , forse più che nello stato sano , all' infuori della volontà , la quale rimane inerte , ed impotente ad eseguire le solite sue funzioni ^ eccettuato però , come si è veduto , la parte salassata durante 1' operazione . Notabile fu il miglioramento prodotto dal salasso pra- ticato nel modo descritto , non cessarono però del tutto i movimenti convulsivi , i quali erano più forti e più frequenti nel destro braccio, e l'infermo attribuiva questo fenomeno all' avere dal braccio stesso estratta minor copia di sangue che dal sinistro, per cui instava affinchè si rinnovasse il salasso. Trovato avendo che il polso si manteneva duro, pieno, vibrato ed alquanto frequente, convenni coli' infermo nel bisogno di nuova sanguigna ma volli differirla alla sera dello stesso giorno ventisette persuadendolo che sperar si poteva maggior vantaggio dal salasso del piede , immaginandomi che gli effetti riuscir potessero diversi e meno incomodi. Quindi verso le ore sette pomeridiane venni a lui coi medesimi Dott. Masina e Govoni onde praticare il richiesto salasso. Immerso il destro piede nell' acqua calda fin sopra i maleoli , i moti convulsivi dell' arto si arrestarono quasi del tutto , ed in cambio si accrebbero grandemente , e divennero permanenti quelli dell' arto superiore dello stesso lato , massime nella mano che rotava con molta 3o8 »ENDICO?(TO ACCADEMICO e straordinaria celerità-, e questo ebbe pur luogo levata che fu la gamba dall' acqua e legatala sopra il maleolo. Si procurò di distrarre, e d'ingannare l'infermo fin- gendo anche d' aver punta la vena : finalmente appena incisa la safena sopra il maleolo esterno con apertura non molto larga cessò immantinente, con grande mara- viglia nostra e di lui, qualunque movimento convulsivo, e l' arto superiore cadde all' istante rilasciato sul letto. L' infermo tosto esclamò Ah son guarito ! e successe in lui un cambiamento cosi pronto e tale da farlo ap- parire del tutto ristabilito nel breve periodo in cui dalla praticata apertura della vena ne uscirono circa nove once di sangue. Una calma di questa natura era per l' infermo cosa del tutto nuova giacché dal momento in cui aveva incominciato a patire le affezioni nervose descritte, giammai erasi praticato un salasso senza sveglia- re in lui turbe morbose più gravi e sofferenze indicibili. La notte che tenne dietro al salasso del piede fu tranquillissima, tale si manteneva pure il giorno dopo mostrando soltanto desiderio che si praticasse un nuovo salasso dal braccio onde assicurarsi se la guarigione era veramente completa e durevole . Il giorno seguente ( 29 marzo), continua l'autore, quantunque non avessi os- servato cambiamento notabile nel malato , tuttavia mi determinai di soddisfare alle sue brame , di aprire cioè la vena del braccio sinistro , avendo sentito che il suo polso era tornato alquanto pieno , duro e vibrato , oltre la comparsa di turgor vascolare accresciuto , di rossor negli occhi , e di altri segni denotanti il bisogno di qual- che sottrazione di sangue . Onde la sera alia solita ora fu eseguita P operazione nel braccio sinistro dal suddetto Masina trovandosi presenti anche i Signori Dottori Go- voni e Francesco Lorenzini . Aperta la vena mediana con taglio abbastanza largo, l'infermo tosto impallidì, la faccia divenne contralta , si fece serio e mesto, mostrando le sembianze d'uomo DEL PUOI. i. AI.KSSAINIJKINI OOf) grandemente sorpreso . Non tardarono guari a comparire convulsioni alla gamba destra, e quindi al braccio dello stesso lato, mantenendosi i movimenti volontarj in tutte le parti del lato opposto e salassato . Queste convulsioni si accrescevano a misura che usciva il sangue , accom- pagnate da urli , finché sopravenne forte trismo con voci lamentevoli , sorde , profonde . Levatene tutto al più cinque once indicai al chirurgo di chiudere la vena col pollice . Nel momento successe qualche calma , ma ben presto si alternarono grida terribili , trismo, catales- si , moti convulsivi , segnatamente al braccio destro , i quali arrestandosi all'improvviso ei cadeva in completa catalessi . Ordinai che si chiudesse il salasso. In questo insulto di breve durata ciò che si ebbe a notare si fu il trismo con minaccie e segni d' avverti- mento per allontanarsi , cercando di offendere i vicini e di balzar dal letto , arrestandosi però ogni qualvolta , af- ferrato pei carpi, gli fosse imposto di contenersi. In breve ebbe fine il parosismo , lamentandosi l' infermo soltan- to di un forte dolore alle mascelle e di freddo universale. Il giorno dopo lo trovai rimesso in perfetta calma , e potè in seguito ritornare alle proprie occupazioni senzachè fino a questo momento siasi più rinnovato veruno dei fenomeni convulsivi che tanto lo molestavano, e senza aver avuto bisogno di nuovi salassi , o di verun altro medicamento . Dalle cose esposte e nella prima e nella seconda parte di questa Storia di singolare neurosi , 1' Accademico ne deduce : i.° Che può esservi grandissima differenza tra il sa- lasso praticato dal braccio , e l' altro dal piede . 2.° Che nel presente caso il salasso dal braccio ca- gionò perturbazioni ed inconvenienti talvolta gravi ^ però sempre con vantaggio successivo ^ nel mentre che il salasso dal piede apportò all' istante , e senza molestia vantaggio immediato , e probabilmente la guarigione dell' Inlerino . N. Ann. Se. Natcr. Anno 2. Tom. ,'1. ao • .> 1 O REWDIC05TO ACCADEMICO 3.° Che la prontezza e rapidità con cui si svilupparono gli effetti sopra descritti , punte le vene delle iDraccia : e la cessazione del male tostochè fu aperta la safena , confermano , se mal non rn' appongo , quanto altra volta ho detto, cioè che nella flebotomia oltre la materiale sottrazione del sangue ha parte grandissima un altro ele- mento , il quale con tutta probabilità appartiene al ge- nere degli imponderabili. 4." Quindi che le piccole cavate di sangue , e direi quasi, che la semplice apertura d' una o d'un altra ve- na , particolarmente degli arti superiori ed inferiori , sono circostanze che meritano d' esser meglio studiate princi- palmente nelle neurosi , potendosi così ottenere quell'ef- fetto che d' ordinario innutilmente s' aspetta dai copiosi e troppo frequenti salassi. 5.° Che quand' anche nascano efifetti molesti per la flebotomia , non conviene desumerne che sia assoluta- mente controindicata ^ ma piuttosto fa duopo tentarla in altre parti onde si abbia l' utile senza l'inconveniente , siccome il caso riferito sembra averci dimostrato . 6.° Finalmente , che il salasso universale tanto temu- to dal volgo, e da non pochi medici nelle affezioni ner- vose, può non solo calmarle, e diradarne gH insulti ma eziandio vincerle totalmente , e senza 1' uso di medica- menti per solito molesti e dannosi ad individui così mo- bili e sensibili quali sono la maggior parte di quelli op- pressi da simili infermità . io*Sess{one. 28 Gennajo 1840. Il Presidente partecipa all' Accademia Lettera del Sig. Conte Cav. Jacopo Gràberg da Hemsò , Console Gene- rale di S. M. Svezzese , Ciaraberlano di S. A. I. e R. il Gran Duca di Toscana nella quale , in nome dell' Ac- cademia delle Scienze di Lisbona , mediante il Segreta- rio della medesima S. E. il Sig. Commend. Gioacchino 1>KL l'I'.OK. A. AI.lSSANUimi Giuseppe Da Costa de Macedo , domanda di ripristina- re r antica corrispondenza scientifica col nostro Istillilo delle Scienze. Viene incaricato il Segretario a risponde- re di conformità accettando 1' onorevole invito . L' Accademico Doti. Amadeo Amadei legge una sua Memoria che intitola =:= Della curva della tangente rr: In questa Memoria l' Autore si è proposto di risolvere un Problema di Geometrìa superiore , secondo lui da niuno finora né risoluto né proposto — ., Condotte „ tutte le possibili tangenti ad una curva , e di queste ,, presa una lunghezza costante , determinare la curva -, che passa per tutti gli estremi di queste eguali tan- ,, genti „ Il Problema può enunciarsi ancora in altri termini , che corrispondono più direttamente alla nuova maniera , onde piace all' Autore di considerare questo ramo difficile di Geometria „ Supposto che una taii- ,, gente di determinata , e costante lunghezza slriscii ., lunghesso il perimetro di qualsivoglia curva conser- ., vandosi sempre tangente determinare la curva descril- ., ta dal viaggio dell' estremo libero della tangente „ — Presa pertanto per origine delie coordinate rettangole quella stessa dèlia curva primitiva trova il valore delle coordinate dell' estremo libero della data tangente , per le quali perviene poi all' equazione differenziale della curva cercata , che riesce di molta eleganza . Abbenchè questa da principio prometti le più facili applicazioni alle diverse famiglie di curve , e del pari eleganti , e j>ronti risultamenli , nullameno l'opposto succede, sic- come si è fatto a dimostrare in progresso . E dlfl;itti essendosi l'Autore proposto di farne nella sua Memoria applicazioni soltanto alle curve di 2." ordine non gli i: stato concesso di giugnerc a pronto risuUamento che pel circolo ^ imperocché per le altre tre sezioni del cono le equazioni gli sono riescile di una straordinaria complica- /.ione di termini — Però mediante molti arlilì/.i analitici 3 I 2 RE^D1C0P^T0 ACCADEMICO è pervenuto ad ottenere per esse 4*° C'irve equazioni , che pienamente s'accordano con tutto che la sintesi può dimostrare — Egli ha dimostrato pertanto col calcolo come nel circolo la curva della tangente sia un' altro circolo , e che la zona compresa fra il circolo primiti- vo , e quello della tangente equivalga all' area d' un cir- colo , che abbia per raggio la data tangente : che la curva della tangente nell' Ellisse , e nell' Iperbole è una curva di 4-° ordine simmetrica somigliante alla curva primitiva : che la curva della tangente nella Parabola è di 6.° grado — Si propone finalmente di sperimen- tare in seguito a compimento di questo nuovo Pro- blema tutte le altre curve si algebriche, che trascen- denti affine di scoprirne , se fia possibile , eleganti , ed utili proprietà della curva della tangente . II. Sessione, 23 Gennajo i84o. Si partecipa all' Accademia il carteggio avuto coli' Illu- strissimo ed Eccellentissimo Sig. Dott. Gaetano Mattioli per chiedergli comunicazione di quella parte dei inanu- scrittl del celebre Luigi Galvani , che per eredità erano passati nelle di lui mani, e mancavano perciò nella serie lasciata per disposizione testamentaria all' Accademia dal Prof. Cav. Giovanni Aldini . Con Lettera delli 2 1 cor- rente il sullodato Sig, Dottore approva che sieno affi- dati alla Commissione dell' Accademia , incaricata dell' e- same dei manuscrltti del celebratissimo Fisico , e del progetto per la completa edizione di tutte le di lui Ope- re edite ed inedite , anche quella parte di essi manu- scrltti che Egli possedè, onde vengano accuratamente esaminati, aggiugnendo che „ gli sarebbe oltremodo gra- „ to se fra essi Manuscrltti alcuna cosa si ritrovasse „ importante , e che a lustro tornasse di quel grand' Uo- „ ino , cui reputo a gloria ( sono sue parole ) la mia „ famiglia per vincoli di parentela appartenga „ . Ur.L l'ROF, A. ALESSAr'01C0?(T0 ACCADEiaiCO ed Immediati di una speciale forza plastica , sembra a lui una dottrina , la quale ponga in accordo tutti i di- versi fatti finora cogniti , ed appaghi a sufficenza il no- stro intelletto . l3. Sessione. 6 Febbrajo 1840. L' Alunno Dott. Giulio Bedetti espone al Consesso Accademico una sua Memoria ■=! Del Piano Tangen- te =r: In questa si propone di dare una compiuta Dot- trina delli piani tangenti le superficie^ considerando il piano tangente e come a contatto di primo ordine , e come il luogo geometrico delle rette tangenti la super- ficie nel punto di contatto . Si prendono quivi ad esame li tre diversi modi di posizione del piano tangente ri- spetto alle diverse superficie toccate ^ e si assegnano li caratteri analitici per li quali si dimostri : o se il piano tangente all' intorno del punto di contatto lasci la su- perficie dalla medesima parte di sé stesso •, o se la ta- gli per guisa , che la superficie sia parte sottoposta al piano tangente, e parte lo sormonti^ o se infine il con- tatto si estenda lungo una linea . Dalle quali considera- zioni intorno al solo piano tangente scende , quasi co- rollario , la divisione delle superficie in quelle tre grandi classi , cui Meusnier , Monge , Dupin furono condotti dalli contatti del secondo ordine , dalli raggi cioè di curvatura : per lo che dove prima erano le tre classi distinte 1' una dall' altra , per avere la superficie o due raggi di curvatura uno massimo ed uno minimo di segni eguali, o questi due de'segni fra loro contrarj , od un raggio solo finito e minimo \ ora a questi tre caratteri si ver- rebbe a sostituire quegli altri tre precedentemente indi- cati , li quali possono reputarsi pivi elementari , e più geometrici . Li caratteri poi di ciascuna classe si sono con maggior esattezza distinti e determinati^ e quindi è che vengono attribuite alla prima e seconda le curvato- DEL mOP. A. ALESSAI1Dni!<(I 'il^ re delle superficie in certi punti , nei quali l' incurva- mento di esse sarebbesi annoverato nella terza classe . E presa occasione di aggiungere alcune parole intorno alle superficie , che il piano tangente tocca lungo una linea ^ da ultimo si deduce dalle cose esposte la teorìa de' massimi , e minimi delle funzioni di due variabili ^ non tralasciando l' obbjezlone di Francais contro la ge- neralità della teorìa di La-Grange. {sarà continuato) ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Zoologia Progetto per la redazione di una Bibliografìa Malacólogiea espo- sto alla Sezione Zoologica della seconda Adunanza dei Naturalisti Ita- liani in l'orino, giorno 19 Settembre 1840. FroBlto dell' occasione di questa Scientìfica Adunanza per esporvi il progetto di un nuovo lavoro , ed invitarvi onde per la vostra coopera- zione venga efl'eltuato . Già alcune delle branche nelle quali suddividesi la zoologia possedono parziali e recenti Bibliografie . Quanto tal genere di opere profitti agli studiosi economizzando loro il tempo e sussidiandoli nella conoscenza di quanto è noto per dirigerli sicuramente nelle nuove indagini , é indu- bitato . Ma la branca Malacologica n' è tuttora sprovvista — Chi ad essa si dedica solo in parte può travvedere la ricca suppellettile che ne forma il retaggio , dietro la scorta di generali ed antiche bibllograGe , e per ciò stesso che antiche insufficienti, o per le note poverissime e spesso scorrette le quali trovansi pressoché in ogni trattalo . Sperimentala l'incapacità di questi mezzi si è allora forzati a raccoglierà indici a proprio uso , ailrontando , con lungo dispendio di tempo e di cure , penose ricerche nelle raccolte d' Opuscoli , negli atti Accademici , Annali e pubblicazioni periodiche di ogni maniera , talune di esistenza pressoché municipale , altre estranee pel loro carattere alle Scienze , e nelle quali , ad azzardo , vennero depositate notìzie di fatti interessanti , e di preziose osservazioni . Si aggiungano a queste , la difficoltà del conoscere , non che ìnspe- zionare le memorie pubblicate in scarso numero di copie, e dagli autori unicamente donate agli amici , la non comune conoscenza delle lingue, anco primarie , nelle quali i diversi lavori sono originariamente estesi ; l'esserne generalmente sprovviste le pubbliche Biblioteche, ed altri nu- merosi ostacoli , e non meno gravi . Le forze di un solo , per quanto attivamente e conscienziosamente adoperate basteranno elleno a superar- li ? lo non lo credo . AKWUKZI DI nuovi LIBRI 3^1 La cooperazione di molti soccorre invece a rendere facile tal genera di opere , sicure e suflìcienti . Ed è ad una associazione di lavoro diretta a tale scopo che ora vi invito . Ali sia permesso 1' esporvi brevemente le traccie , dietro le quali po- trebbe venir disposta questa BibliograGa , e farvi conoscere con quali mezzi io possa sin d' ora contribuirvi . La quadruplice ordinazione di tutti i materiali in Alfabetica, Meto- dica, Geografica e Cronologica già da alcuni impiegata, soddisfa pie- namente ad ogni esigenza. E come la serie Alfabetica è quella la quale , ripetendo con facile ordine la totalità delle altre serie, più comunemente soccorre al bisogno di consulta , devono in essa comprendersi tutte le notìzie parziali a cia- scun autore e ad ogni lavoro , e quindi : 1. Gli autori vi saranno successJvamente numerati , e le opere loro verranno contraddistinte con lettera alfabetica- 2. Un cenno brevissimo di biografia illustrerà il nome di ciascun autore. 3. Il titolo de' lavori sarà rapportato nella lingua originale, sottopo- nendo ad esso la traduzione latina . 4. Onde questa Bibliografia non venga a residuarsi ad una raccolta di aride citazioni sarebbe conveniente il riassumere nelle forme le più cer- te e brevi ognuno dei ricordati lavori , formolandone il principio se l' in- dole loro è sintetica ; presentando i risultati se sperimentale od analìti- ca ; trascrivendone l' ordine se metodica , o citando infine i fatti se pu- ramente descrittiva . La seconda serie , quella Metodicamente ordinata comincierebbe dal ricordare le opere generali dì storia naturale, indi le zoologìcbe, e successivamente quelle spettanti ai soli invertebrati , nelle quali la par- te Malacologica La decìso valore sia dal lato storico, che da quello po- sitivamente scientifico . A queste susseguirebbero le opere onninamente malacologiche, e dai trattuli generali discendcrebbesi per ordine meto- dico a quelle destinate all' illustrazione di un semplice fatto, o di un'u- nica specie. Nella moltiplicità dei sistemi attualmente accetti ci si presenta opportuno per semplicità ed aggiustatezza di forme quello del Lamarck , e tanto più è a preferirsi che per l'ultima edizione AcW'Histoire ualuretle des animaux sans vertibres edita dai signori Deshayes e Mil- ne Edwards è facile 1' allogare in esso le scoperte tutte delle quali la Scienza si é sino ad oggi arricchita . I Bibliografi e gli illustratori di Musei formerebbero un appendice a questa serie . (^ome le dettagliate notizie intorno alle opere , ed ai rispettivi autori vennero già inserite nella serie Alfabetica basterà il qui ricordarne i nomi , e riprodurre il numero che gli controdistingne. l u lai modo di cilaziune sarà pure suQliciente nelle due serio suskc- Saa AnnuNzi di nuovi libri guenti disposte geograficamente V una ; e 1' altra cronologicamente — Fernssac ci lasciò traccia dell' ordine geografico a seguirsi mediante quel- la parte dell' articolo ce Geografie « inserito nel « Diclionaire Classiqut d'histoire naturelle » la quale spetta ai molluschi ed ai conchiferi. Posso anticipatamente offrire per questo laToro 1,500 note all' incirca, da me estratte da opere 'ed opuscoli , o raccolte compulsando trattati e pubblicazioni periodiche , né mi sarà difficile 1' aumentarle in numero. Ad ovviare poi all' inutile ripetizione di questi materiali , ed a renderli compiuti , 0 rettificarne alcuni ( che non mi fu possibile l' inspezionarli tutti originariamente } io sono pronto a communicarli , stampati a mio carico , a coloro i quali disposti a concorrere in questa redazione , vo- lessero meco intendersi per ulteriori misure, od inscrivere il nome loro ed indirizzo presso il Segretario di nostra Sezione . — Cominciando dal prossimo gennaio essi ne riceverebbero un foglio ciascun mese, e cosi sino a che ambedue le serie , Geografica e Sistematica vengano esau- rite , lasciando loro il carico di rimettermi le aggiunte , e necessarie rettificazioni . Coi materiali dei quali compongonsi queste due serie , mi sarà facile ordinare le altre. Alfabetica e Cronologica le quali non ne sono che la ripetizione. Sarà di comune interesse di divulgare un tal progetto , ed aggregare ad esso il maggior numero possibile dei cultori di questo ramo di "zoo- logia , onde tutti uniti, adoperarci a che nel venturo Congresso siasi raccolta tanta suppellettile da potersi prender misure intorno alla pub- blicazione . Questo che vi propongo è lavoro al quale mancano le seduzioni del- l' amor proprio , ed il brillante dell' originalità . Ma 1' utile suo è incon- cusso , ed il bisogno generalmente sentito . E ciò basta perchè lo ri- tenga a voi raccomandato e non dubiti vederlo per cooperazione vostra messo ad efiello . Milano , Contrada S. Giovanni alle 4 Facce N. 1803. CARLO PORRO Annals or Naturai Uistory ec. Annali di Storia Naturale . Mag- gio e Giugno 1840 Indice. Walpers H — Sulla forma irregolare del Fiore della Papilionacee — Schleiden M. I. Sulla struttura dell'Ovulo nelle Piante — Owen Riccardo. Intorno uno sconosciuto Uccello Struzzo di forte dimensione proprio della Nuova Zelanda — Johnston Giorgio Miscellanee Zoologiche — Forbes Edoardo Sulle Actinie In- glesi — Li?iGwooD iJrcve cenno sulla Fauna della Contea di Hereford — Shlckard Gì gmelmo. Monografia sulle Doryli'le della famiglia Hi- ncnoptera IIcli;rogjiia — Scuombvrur Robeiito. Descrizione dcll'Allicro, ANNUNZI DI NUOVI LIBRI 3 2$ Moce-serpente della Guiana . Informazioni che hanno rapporto ai viag- ^giatori Botanici — Griffixh Giornale della Missione a Boatan. Notizie Bibliografiche — Meven Prof. Rapporto sui progressi della Fisiologia Vegetabile durante l'anno 1839 , traduzione del Sig. Francis- — Gray Giorgio Roberto Lista di generi di Uccelli con una indica- zione de' tipi delle specie di ciascun genere. Prosegclmento delle Sedute delle Società' - Società' Zoologica. Fraser Collezione di Uccelli del circondario di Erzerum . Hiscellahee. Informazioni Botaniche — Unio Itineraria — Thompsok Nota suir Arguhts foUaceus. — Jcrine Animaletti Infusori scoperti — Meteorologiche osservazioni unite ad una Tavola. N. XXXI. Giugno 1840 — Giracd Herbert Sulle moderne dottrine della Embriologia Vegetale — Pfeiffer L. D. Osservazioni sulla Fami- glia Helicidae, e descrizione di un nuovo Genere — Gray Edoardo Al- cune osservazioni sulla precedente nota del Sig. Pfeifier , particolarmen- te sul Clausium della Clausilia — Thompson Guglielmo , Aggiunte alla Fauna di Irlanda — Gray Giovanni Edoardo Sul Thelidomus del Sig. Swainson — Shuckard Guglielmo Monografla della Dorilide , fami- glia del Hymenoptera H terogyna — Johnston Giorgio Miscellanee Zoologiche , Beania mirabilis un Nuovo Genere di Zooflti — Curtis Giovanni Descrizioni di alcuni interessanti Insetti indigeni — Schom- bukgk Avvisi che hanno rapporto ai Viaggiatori Botanici e Zoologici . Recente spedizione nella Guiana . Lontra della Guiana. Notizie Bibliografiche — Tcrton Guglielmo Manuale delle Con- chiglie di Terra e di acqua dolce , delle Isole Britanniche . Continuazione di dotte Società' Società Werneriana di Storia Na- turale — Traill Prof. Sul nutrimento e struttura degli Uccelli Ron- zanti. — Microscopica Società'. Lindley D. Sugli animaletti della Anteridia del Polytrichum — Miscellanee — TctirsoN Guglielmo Sulla Torpedine presa sulle Coste dell'Irlanda — Osservazioni Meteo- rologiche — Tavole Meteorologiche . AcDovix Victor , Memhre de l Jnstitut etc. JJistoire des Insectcs nuisibles ce Storia degli Insetti nocivi alla vile , ed in particolare della Pirale della vite Pyralis vitana Fab. che devasta i vigneti di parecchi Dipartimenti della Francia Opera pubblicata sotto gli auspici di M. Mar- Ti> Dv Nord Ministro dei lavori pubblici , dell'Agricoltura e Commercio, e dei Membri dei Consigli generali dei Dipartimenti infestati , colla indi- cazione dei mezzi da impiegarsi per opporsi , ad un tale disastro. Quest'Opera formerà un grosso volume in 4. in caria velina , acroiu- pagnalo con un quaderno di 23 tav. colorate , i disegni delle quali sono eseguiti con ogni diligenza sopra le naturali preparazioni. Verrà data in luce piT fascicoli, il mimerò de' quali sarà di cinque o sei, al prezzo di dieci franchi l' uno Parigi presso Crochard et C 1810. 3^4 A:S!ìVK7A di KUOYI UIlRi É troppo uola la bravura dell'illustre Scienziato Parigino , in nome del quale viene annunziala quest'Opera interessante, perchè ci crediamo di- spensati dal tesserne le debite lodi. Basterà dire che lo studio della ento- mologia è una delle parli della Zoologia alla quale più di proposito si è Egli applicato , e che le sue osservazioni sono il frutto di ripetuti viaggi e del piofondo studio del nocivo insetto, in tutti i suoi diversi stati, fatto nei luogi stessi nei quali a preferenza estende le devastazioni tanto nocive all' agricoltura . L'esposizione dei titoli dei sommi corpi nei quali è divisa r opera fornirà un' idea sul&ciente della sua estensione ed utilità . Introduzione : in questa si fanno conoscere le circostanze nelle quali ricerche relative alla Pirale sono slate intraprese, continuate e compiute. Prima Parte. Storia naturale che tratta della classificazione, dell' or- ganizzazione e dei costumi dell' insetto -^ Gap. I. Considerazioni generali sui caratteri della classe, dell'ordine, della famiglia e del genere nei quali è collocata la Pirale, e descrizione della Specie ~ Gap. 2. Della Pirale nello stalo di farfalla: interna ed esterna struttura dì tutte le sue parli; de' co- stumi, dell'accoppiamento; della disposizione delle uova ~ Gap. 3. descri- zione dell'ovo; fenomeni che avvengono nell'interno del medesimo, e suo totale sviluppo - Gap. 4. Pirale nello stato di Sarva o Bruco: sua anato- mia ; abitudini , cangiamenti di pelle; metamorfosi in crisalide - Gap. 5. De- scrizione delle diverse parti della crisalide; cangiamenti dì colore; dura- ta di questi stati ; fenomeni che precedono lo sviluppo della farfalla . Seconda Parte. Epoche nelle quali si è mostrata la Pirale; sua distri- buzione geografica : circostanze naturali che possono favorirne lo sviluppo 0 promovernela scomparsa - Gap. I. Epoche nelle quali si è mostrato que- sto disastro,- sua durala; sue alternative esattamente determinate -- Gap. 2. Distribuzione geografica dell'insello; sua presenza dimostrata in nove di- partimenti ; estensione che occupa in ciascun punto ; preferenza che dà a certe località ed a certe varietà di viti - Gap. 3. Influenza che esercitano suir insello certi fenomeni atmosferici, la natura, la forma, l'esposizione del suolo , il modo di coltivazione della vite; andamento che segue questo flagello " Gap. 4. Dei diversi animali nemici della Pirale, e sopralulto degli insetti; servizj importanti che possono rendere all'agricoltura; descrizione e storia di questi insetti. Terza Parte. Importanza delle perdite prodotte dalla Pirale; mezzi per combatterla ; e di quelli che piìi conviene d'impiegare - Gap. I. Ignoranza, apatia , pregiudizj , resistenza dei vignajuoli; confidenza loro nel ciarlata- nismo - Gap. 2. Esame dei diversi mezzi adoprati per combattere l'insetto . e ricerche sperimentali sui processi più elBcaci per distruggerlo nei diversi suoi slati . - Quarta Parte. Insetti diversi della Pirale nocivi alla vite. Qdinta Parte. Note sopra ciascuno dei Dipartimenti infestati , e che pre- sentano documenti amministrativi ed altri relativi alla gravezza , all'cslen- eione del guasto, ai tealalivi fatti per coinbaUere tale disastro ec. ce. Catiì>t2t0ni MV ^fi^ùciaiìont Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un Fascicolo di questi nuovi Annali, e quando Io richiegga la materia, sarà corredato delle opportune Tavole. Ciascun Fascicolo sarà composto di cinque fogli di stam- pa; il primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata verrà fornito di un Frontispizio e di un Indice per la serie de' Volumi, e le Tavole di un'annata saranno dodici all' in- circa . Il prezzo d'ogni Fascicolo è di Baiocchi 25 Romani, pari ad Ital. Lir. 1. 34, e sarà pagato all'atto della con- segna del medesimo. Per li Signori Associali all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che sarà di Scudi Romani uno, e baiocchi cinquanta, pari ad Italiane Lire 8. 05 non comprese le spese di dazio, e posta . La presente Associazione si ritiene obbligatoria per un anno. Le Associazioni si ricevono in Bologna dalla Società Editrice di questi Annali — in Via S. Stefano N. 90. — e dalli distributori di questo Programma sì in Bologna, che fuori, ed all'Estero. // 2G Febbraio 1840. INDICE BEIiliEl HATEBIE COIVVEIVUTB IN «IJE»VO FASCI€OI ^7^ Bianconi Dott. G. Sai fenomeni geologici operati dal gas idrogene, (continuazione) . . . . 55 278 Alessandrini. Rendiconto delle Sedute dell' Accad. delle Scienze dell'Istituto di Bologna. . . ,> 3o3 Estratti ed Annunzi di Nuovi Libri ittuELLER. De glandularum secernentium struttura penitìoii • • • • 53 ^^"^ Porro. Progetto per la redazione di una Bibliogra- fia Malacologica 53 ^20 Annali di Storia Nat. di Londra ,,022 ÀuDOViN. Storia degli insetti nocivi alla vile . „ 020 » '■ n IVUOVI AIVIVAIil SCIENZE NATURALI ANNO 1040 SOTEHBRE E DICBHBaB (pubblicato li 14 Gennaio 1841.) Pi-ezzo del presente baijlj. ! ■' > «" ■ \ Z.K'- BOLOGNA PEI TIPI DI JACOPO AURSIGLI 18 4 0 AVVISO I Direttori di questo Giornale, nel pubblicare il Fasci- colo di Gennaio pel corrente 1840, hanno creduto di conservare, sì nella copertina che nel Frontispizio, la nu- merazione progressiva dei Fascicoli e dei Tomi in relazione a quelli già venuti alia luce negli Anni 1838 e 1839. perocché portano essi fiducia, che que' Signori Soci, i quali favorirono in allora l'edizione di questi Annali, sie- no per continuare anche al presente nell'associazione: ovvero che quelli , i quali si sono novellamente associati , possano fare acquisto de' precedenti due Volumi dalla So- cietà Editrice , che dietro richiesta li rilascierà loro a mo- dico prezzo. Ma potendo a taluno de' nuovi Signori Associali tornare a grado d'avere solamente i Fascicoli dell' associazione io corso , così per provvedere al comodo di questi, senza porre d'altronde un'interruzione nella serie da principio nomi- nata, si avverte che d'ora innanzi si modificheranno op- portunamente le copertine de' Fascicoli mensili , e si darà pei singoli Volumi un duplice Frontispizio , cioè uno re- lativo all'intera edizione di questi Nuovi Annali , e l'altro solamente appropriato alla pubblicazione di ciascun' Anna- ta , curando inoltre che ogni Anno contenga possibilmente delle produzioni non interrotte. EMITMÉRATIOM POISSONSFOSSILES D? ITALIE Lettre adressée à Messieurs Ics memhres dti Congrès scìenti/ìrjfue d'Italie, reunis à Turin en Septembre i84o. fcontinuauone , vedi T. tv. pag. 2!\t^.) Pygìeos nohills Ag. Poiss. foss. voi. 4 •> Tab, 44 -> ^'o* 6 et 7. — Chaetodon canus Itt. ver. Tab. 55 , fig. i. — De Blaìnv. Ich, p. 5o. -- Bronn. It. n. ^3. Fyg^os dorsalis Ag. Polss. foss. voi. 4 , Tab. 44 5 ^S- '• Pygsds nuchalis Ag. Poiss. foss. voi. 4, Tal). 44 5 ^S- ^• PvGiEcs oblongus Ag. Poiss. foss, voi. 4 5 Tab, 44 7 6g. 3 et 4* Pyg^ds Cohanus Ag. Poiss. foss. voi. 4? Tab. 44? ^S ^* I iS.meFAMiLLE TEUTHYEI Cuv. Acanthurus tennis Ag. Poiss. foss. voi. 4 ? Tab. 3G , . I. — Chaetodon lineatus Itt. ver. Tab. 3i, Cg. 2. — De Blainv. Ich. p. 5o. — Bronn Itt. n. 72. Naseus nuchalis Ag. Poiss. foss. voi. 4 ? Tab. 36 , fig. 2, — Chaetodon nigricans Itt, ver. Tab, 22 , fig. 1. — De Blainv. Ich. p. 49- N. A115. Se. Natur. Alino 2. Tom. /). 21 3aQ FESCl FOSSILI Naseus recUfrons Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab, 36 , tìg. 3. ~ Chaetodon trlostegus Itt. ver. Tab. 33. — De Blainv. Ich. p. 5o — Bronn It. n. 76. i4.meFAMiLLE: AULOSTOMI Cov. Amphisfle longirostrls Ag. — Gentriscus velitaris Itt. ver. Tab. 63 , fig. 2. ~ Gentriscus longirostrls de Blainv. Ich. p. 35.^— Bronn It. n. 85. Aulostoma bolcense Ag. Poiss. foss. voi. 4? Tab. 35, fig. I. — Fistularia chinensis Itt. ver. Tab. 5, fig. i. ~ Fistularia bolcensis de Blainv. Ich. p. 36. — Bronn It. n.° 80. Fistularia teniiirostris Ag. Poiss. foss. voi. 4: Tab. 35, fig. 4- — Esox Belone Itt. ver. Tab. 5, fig. 2 — Esox longirostris de Blainv. Ich. p. 3^. — Bronn It. n. 22. Ramphosus aciileatus Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 32, fig. ^. — Uranoscopus Rastrum Itt. ver. Tab. 5, fig. 4- -- Gentriscus Itt. ver. Tab. ^5 , fig. i. — Gentriscus aculeatus de Blainv. Ich. p. 45. — Bronn It. n. 82. \iv,osvvL^^ fistularis Ag. Poiss. foss. voi. 4 5 Tab. 35, fig. 6. — Fistularia tabacaria Itt. ver. Tab. 29 , fig. 4- — Fistularia dubia de Blainv. Ich, p. Sy. ~ Bronn It. o. 81. i5.me Famille SCOMBEROIDEI Guv. Gasteronemus rhombeus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 2. — Scomber rhombeus Itt. ver. Tab. 18. — Zeus rhombeus de Blainv. Ich. p. 52. -- Bronn It. n. 61. Gasteronemus ohlongus Ag. Poiss. foss. voi. 5, Tab. i. AcANTHONEMUs Jilamenlosus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 3 et 4- — Zeus Gallus Itt. ver. Tab. 19. — De Blainv. Ich. p. 5i. — Ghaetodon aureus Itt. ver. Tab. 5 1 , fig. 3. — Chaetodon Orbis Itt. ver. Tab. 48, fig. 4? Chae- todon macrolepidotus Itt. ver. Tab. 29, fig. 3? — Ghae- 1>' ITALIA 'Ì2.J todon roslratus Ilt. ver. Tab. 65, fig. 3? — Bronn III. 11. 62. — Chaetodon ignotus de Blainv. Icli. p. 5o. — Chaetodon subaureus de Blainv. Ich. p. 5o ^ — et de Blainv. Ich. p. 5o , n. y6. f^omer longìsp'mus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tal). 5 et 6. — Zeus Vomer Itt. ver. Tab. 35, fig. 3. — Zeus triurus Itt. ver. Tab. 44 5 ^S- ^' ~~ ^^ Blainv. Ich. p. 5i, — Bronn It. n. yy. Trachìnotus tcnuiceps Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. y. — Chaetodon rhoiuboidalis Ilt. ver. Tab. Sg, fig. 3. -- De Blainv. Ich. p. 52. Carargopsis maxìmus Ag. — Scomber glaucus Ilt. ver. k Tab. 21. — De Blainv. Ich. p. l^i. ~ Bronn It. n. 54. CiRANGOPSis latior Ag. — Polynemus quinquarius Ilt. ver. Tab. 36. (le grand poisson ) — Mugil brevis de Blainv. Idi. p. 40» — Bronn It. n. 4^- Carangopsis dorsalis Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 8 — Sciaena undecimalis Ilt, ver. Tab. 53 , fig. 1. — De Blainv. Ich. p. 44- Carangopsis analis Ag. — Polynemus Itt. ver. Tab. 75, Cg. 3 — Scomber Iti. ver. Tab. 69, fig. i. DucTOR leptosomus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 12. /* — Callionymus Veslenae Itt. ver. Tab. 32, fig. 2. — Gobius smyrnensis Itt. ver. Tab. 58 , fig. 2. — De Blainv. Ich. p. 54 e 55. Lichia prisca Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 11 et 12 a. -- Scomber pelagicus Itt. ver. Tab. 16. — Scomber Cordyla III. ver. Tab. 28. — Coryphaena Ilt. ver. Tab. (')8. — De Blainv. Ich. p. 4» «t 4^. — Bronn Itt. n. 49 et oS. Platinx Gigas Ag. — Monopterus Gigas Itt. ver. Tiib. 47. — Bronn It. n. 26. — De Blainv. Ich. p. 53. Platikx chngntiis Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 1 4 — Esox niacroplerus de Blainv. Ich. p. 38. -- Brouu lu. n. 25. CoELOGASTER Oìialis Ag. A 3 28 PESCI FOSSILI Amphistium paradoxum Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. i3. — Pleuronectes Platessa Itt. ver. Tab. 44? ^g- ^• — De Blainv. Ich. p. 53. Orcynus lanccolatus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. aS. — Scomber Alalunga Itt. ver. Tab. 29, fig. i. — Sal- mo cyprinoides Itt. ver Tab. 52. — Clupea cyprinoides de Blaiav. Ich. p. 89. — De Blainv. p. ^i. — Bronn It. n. 48. Orcynus latior Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 24. ~ Scomber Orcynus Itt. ver. Tab. 55, fig. 2. — De Blainv. Ich. p. 42. — Bronn It. n. 5y. Cybìum speciosum Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab 2 5. — Scomber speciosus Itt. ver. Tab. ^i. — De Blainv. Ich. p. 4^' — Bronn It. n. 54. Cybium tenue Ag. Thynnus propterygìus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 2^. — Scomber Pelamys Itt. ver Tab. i4 , fig- 2. — Scomber trachurus Itt. ver. Tab. 29 , fig. 2. — Ophi- cephalus striatus Itt. ver. Tab. 48 5 fig. 1 ? — Labrus hifasciatus Itt. ver. Tab. 5o , fig. i. De Blainv. Ich. p. 4i (bis) et 47' — Bronn It. n. 47 et 5i. Thynnus bolcensìs Ag. — Scomber Thynnus Itt, ver. Tab. 2y. — De Blainv. Ich. p. ^i. — Bronn It. n. 5o. Rhamphognatus paralepoides Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 38, fig. I. -- Esox saurus Itt. ver. Tab. 5o , fig. 2. — Esox Sphyraena Itt. ver. Tab. 24, fig. 2. — Am- modytes tobianus Itt. ver. Tab. 28 , fig. 3. — De Blainv. Ich. p. 38. Mesogaster sphyraenoìdes Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 38, fig. 2. — Silurus Bagre Ilt. ver. Tab. i4 , fig- 3. — Esox Sphyraena Itt. ver. Tab. 24, fig. 3. — De Blainv. Ich. p. 89. —• Bronn It. n. 28. Sphyraena bolcensìs Ag. Poiss. foss. — Esox Sphyraena Itt. ver. Tab. 24, fig. i. — Perca punctata Itt. ver. Tab. 5i , fig. I. ~ Esox Sphyraena de Blainv. Ich. p. 87. — Ophicephalus? de Blainv. Icb. p. 43. — Bronn It. n. 3o. D^ ITALU 3^9 Sphyraena graciìis Ag, Sphyraena maxima Ag. — Esox Lucius III. ver. Tab. Ga. (Le poisson est renversé dans la figure!!!) De Blainv. Ich. p. 3 7. XiPHOPTERUs Jalcatus Ag. — Esox falcatus Ilt. ver. Tab. 5^. ■— De Blainv. Ich. p. 3 7. — Brouo. It. n. 24- iG.rae Famille LABROIDEI Cov. Labrus J^alenciennesii Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 39, fig. 2. — Labrus Merula Itt. ver. Tab. Z'j. — De Blainv. Ich. p. [\^. — Bronn It. n. 3 7. ij.meFAMiLLE MUGILES Ag. { MCGES ET AtHERINES CuV. ) Atherina macrocephala Ag. — Silurus Ascila Itt. ver. Tab. 48 5 fig. 3. -- Silurus cataphractus Itt. ver. Tab. 35, fig. 5? — De Blainv. Ich. p. 39 (bis). Alherina minutissima Ag. iS.me Famille CLUPEOIDEI Cov. (Les Salmones et les Clupéoides doivent proprement ètre réunis dans une seule famille , pour laquelle je pro- pose la denomination de Halecoideì) . Engraulìs cvolans Ag. — Exocoetus evolans Itt. ver. Tab. 22 , fig. 2. — Silurus Catus Ilt. ver. Tab. 39 , fig. 2 — Clupea evolans de Blainv. Ich. p. ^o. — Exo- coetes exiliens III. ver. Tab. 39 , fig. 5. — De Blainv. Ich. p. 4o et 39. — Bronn II. n- 21. Clupea leptostea Ag. — Esox Vulpes Iti. ver. Tab. 64 , fig. 2. — Clupea de Blainv. Ich. p. 3 7. Clupea macropoma Ag. — Clupea sinensis Itt. ver, Tab. ^5^ Cg. 4- — Clupea Tbrissa Ilt. ver. Tab. 20^ 33o PESCI FOSSILI fig. I. — Clupea cyprinoides lu. ver. Tab. a5 , Gg. 2. — Salmo Maraena Itt. ver, Tab, 48 , fig. 2. — Clupea muraenoides de Blainv. Ich. p. 89. — Clupea thrissoidrs de Blainv. Ich. p. 89. — Bronn It. n. i8, 19 et 20. Clupea catopygoptera Ag. Clupea minuta Ag. iQ.me Famille ESOCES Cuv. HoLosTEUs esocìnus Ag. Polss. foss. voi. 5 , Tab, 43 , fig. 5. ao.mc Famille BLENNIOIDEI Ag, ( Exclusis GoBlIS ) SpiNACANTHUS hlennioides Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 89, fig. I. — Blennius ocellaris Itt. ver. Tab. i3 , fig. 2. — Blennius cuneiformis de Blainv. Ich. p. 58. — Bronn It. n. 33, 21 me Famille LOPHIOIDEI Cdv. Lophius hrachysomus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 40. — Lophius piscatorius Itt. ver. Tab. 4 2 5 fig- 3. — LoricarÀa Plecostomus Itt. ver. Tab. 20, fig. 4- "~ lo- phius piscatOMus var Ganelli de Blainv. Ich. p. 36. — Aussi de Blainv. Ich. p, 88. aa.me Famille ANGUILLIFORMES Cuv. Enghelyopus tìgrinus Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 49. — Ophidium barbatum Itt. ver. Tab. 38 , fig. 2. — De Blainv. Ich. p. 56. Ophisurus acuticaudus Ag. ~ Muraena Ophis Itt. ver. Tab. a3 , fig, i. -- De Blainv. Toh. p. 56. oor Spliagebranchiis formosissimus Ag. ~ Ophidiuin bar- haturn Itt. ver. Tab. 38 , fig. i. ~ De Blainv. Ich. p. 56. anguilla inlerspinaUs Ag. Anguilla latispina Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 4^ \ fig. 4- Anguilla Icptoptera Ag. — Muraena Conger Itt. ver. Tab 23, fig. 3. — De Blainv. Ich. p. 56. Bronn It. n. 32. Anguilla hrancìiiostegalis Ag. Anguilla ventralis Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 4 3 , fìg. 2 et 3. Anguilla brevicula Ag. Poiss. foss. voi. 5 , Tab. 43 , fig. I. Leptocephalus gracilis Ag. — Itt. ver. Tab. 23 , fig. 2. — De Blainv. Ich. p. 56. Leptocephalus inedius Ag. — Muraena cocca Iti. ver. Tab. 53 , fig. 2. -- De Blainv. Ich. p. 56. Leptocephalus Toenia Ag. On voit par ce résumé , i .° qu' aucune des espèces de Monte-Bolca n' est identique avec des poissons vivaus de DOS jours*, 2.°qu'on ne trouve à Monte-Bolca aucun poissons d' eau douce^ 3.*^ que sur 12^ espèces ap- partenant à 77 genres , il y a 81 espèces qui appar- tiennent à 89 genres ayant des représentans daus la CH'alion actuelle ^ et 4^ espèces qui appartienneut à 38 genres actuellement éteints ^ 4''^ 1"^ '^^ espèces établies jusqu' ici , rangées d' après leurs synonymes , se rèduisent à 90 , dont une seule peut conserver la dénomination qu' elle avaitrecue^ 5.° que ce tableau renferme 3 7 espè- ces absolutnent nouvelles ^ 6.° que cette intéressante loca- lità offre maintenant en totalité 12^ espèces mieux con- nues et plus exactement observées*, 7.° que la zoologie systématique se trouve enrichie de 27 genres nouveaux^ et 8.'^ enfia , que 39 genres pnraissent ici pour la pre- mière fois , comme ayant aussi des espèces fossiles . Ce données introduites dans la comparaison des fossiles de 332 PESCI FOSSILI d' ITALIA Moiite-Bolca avec ceux des dépòts plus anclens et plus récens , conduisent à des résultats géologiques intéressants. Quant à la questlon de savoir si ces poissons se trou- vent aussi ailleurs , uous ferons observer qu' il existe en effet une grande lacune entre les poissons de Monte- Bolca et ceux d' autres gisemens , surtout relatlvement au nombre des espèces , à leur association et à leur accumulation dans une localité aussi peu étendue , et a leur affinité avec les espèces actuellement vivantes . Ce- pendant , ces fossiles se rapprochent le plus , par leur caractère ge'néral et par les rapports numériques des familles entr' elles , de ceux de Sheppy ^ quelques espè- ces voisines ont été trouvées près de Paris dans le cal- caire grossier , et au Liban :, enfin , il y a à Monte-Bolca quelques genres qui rappellent les célèbres poisson de Glaris , et qui pourraient faire envisager le gite de Mon- te-Bolca corame T étage le plus récent des formations crétacées , Ces espèces et les treize-cent autres poissons fossiles que je connais de toutes les parties du monde seront de'crits et figure's dans mon ouvrage intltulé : Recherches sur les poissons fossiles , texte in 4-° 5 planches in-folio , dont il a déjà paru treize llvraisons. Agre'ez , Messieurs , l' expression des sentimeDs de hau- te considératioD , avec lesquels je suis votre très-humble et très-obéissant scrviteur L. AGASSIZ. Neuchatel en Juilkt i84o. „ De glandulanim secernentium structura peniliori „ earumque prima formatione in homine atque ani- „ malibus . Commentatio anatomica : scripsit Johar- ,, ISES MUELLER. ,, (Continuauone delV Estratto -, vedi T. JF.p.i53.) Libro X. Intima struttura dei reni. 1 . Organi orini/eri problematici negli invertebrati. Il così detto sacco calcare dei molluschi si è creduto P analogo dei reni dei vertebrati , del qual parere furono prima d' ogni altro Wohnllch e Stiebel , ed in seguito Jaco- bson e de Blainville confermarono codesta ipotesi tro- vando nella sostanza preparata dal detto sacco l' aci- do urico . I vasi Malpighiani degli insetti , cioè le lunghe ap- pendici collocate presso l' ultima regione dell' intestino , e talvolta vicinissimo all' ano , credute per l' addietro appendici biUfere, voglionsi dai moderni piuttosto ana- loghe ai reni , perchè situate in luogo dove la forma- zione del chilo non può accadere^ perchè si rinviene nell' umore elaborato l' acido urico come lo dimostraro- no gli esperimenti di Brugnatelli , Wurzel , Chevreuil . e perchè nei ragni coesistono coi veri vasi biliferi , ed in parecchi crostacei simultaneamente al fegato . 2. Intima struttura dei reni nei pesci . Rathke anno- verare si deve tra i più diligenti osservatori di cotesti organi nei primordii del loro sviluppo . Esaminati nei feti degli Squali musteius e canicula , e nelle Lamprede vide che si componevaoo in gran parte di tubuli ori ni fori 334 STRUTTURA DELLE GLAISDOLE cilindrici ripiegati sopra se stessi a foggia di sotlilissinil intestinuli . Queste osservazioni ripetute dall' autore in parecchie specie di Razze , di Squali , nello Storione , nelle Lamprede, e tra i pesci ossei nel carpione, con- fermarono l' opinione emessa dal primo , dimostrando che i reni nei pesci si compongono per la massima parte di canali di uguale diametro , lunghi , e talvolta lunghissimi , nati o dai rami dell' uretere , o dallo stesso tronco di lui a foggia di fascetti paralleli , scorrenti ora in linea retta , ora contorti ed anche tortuosi , indivisi per tutto il loro corso , separandosi in due rami di u- gual grossezza solo presso la loro cieca estremità . Le figure 16 2 della Tav. IV. forniscono un' idea suffi- cientemente esatta della struttura di questi organi tanto nei pesci cartilaginosi quanto negli ossei . 3. Negli Amfihii. Tra i batraccini le piìi giovani larve delle rane , delle salamandre e dei rospi presentano presso i lembi dei reni , ai primordii di loro formazio- ne , dei piccoli corpiciuoli vescicolari addossati , visibili però solo mediante il microscopio : tale struttura appari- sce anche nelle salamandre, e neil'^xo/ofe messicano. Pa- re che in genere in questi Rettili i condotti oriniferì si formino mediante le dette vesciche alla periferia e nella sostanza primigenia amorfa , dirigendosi poi coi loro piciuoli più o meno allungati e distinti, ed inserirsi negli ureteri : a compiuto sviluppo i piciuoli diventano tubuli assai lunghi colle cieche estremità capitate . Nel Proteo anguino adulto sono questi tubuH più lunghi di quello si osservino in qualunque altro animale se si ec- cettui la torpedine . Nei serpenti due embrioni di Boa della lunghezza di sei pollici mostrarono i reni , osservati col microscopio, composti da innumerevoli tubetti diretti senza ripiegarsi, e trasversalmente , dall' uretere al lato opposto del rene. I serpenti adulti hanno i reni lobulati nei quali i tronchi dei condotti oriniferi si fanno ramosi ed attortigliati I DI S1ULLEH 335 rjnasl a spisa dei condotti seminiferi . La fig. 3. Tav. [V dà un'idea esatta di questa struttura, la quale mo- strasi uguale in tutte le specie esaminate , che furono : il grande colubro , il trigonocefalo lanceolato , 1' amfi- shena fuliginosa , e 1' anguis fragilis. Tuttociò non s' ac- corda colle osservazioni , per molti altri punti esattissi- me, di Iluschke il quale considera i condotti oriniferl dei serpenti come pinnalifidi ( vedi Isis 1 828 §§. V. e VI. pag. 56'^. ) * Negli embrioni delle lucertole sono i reni somiglianti a quelli dei feti del boa. Nel cocodrillo i reni sono lobu- lari , nel centro di ciascun lobulo scorre un ramo del- l' uretere che sparge da ciascun lato verso la superficie del lobulo stesso dei tubetti rettilinei^ la quale struttura è propria ancora delle testuggini . 4. Negli uccelli. Molto esatte ed in vario modo ri- petute sono le osservazioni dell' autore intorno ai reni di questa classe . Negli embrioni appariscono da prima nella superficie della materia primigenia delle vescichette prolungantesi con lungo collo verso il centro della no- minata sostanza ; si accostano in seguito , e col crescere dell' età ciascun lobulo del rene mantiene la forma di <[uesle vescichette pinnatifide , le quali nell' adulto , in- iettato singolarmente il rene mediante 1' antlia pneuma- tica , vestono alla superficie dei lobuli la forma di ca- naletti ramosi e larghi . L' estremità di ciascun ramo pare abbracci a modo di calice una sottile papilla che si risolve in una quantità di esilissimi tubuli uriniferi , disposizione di già osservata da Ferrein. Le fig. 4^5 Tav. IV. e fig. I della Tav. V. serviranno meglio che una più minuta descrizione a dare una esatta idea di questa struttura , e dei cambiamenti che la medesima subisce nelle varie età dell' animale . 5. Neil' uomo e nei mammiferi. Esaminati col micro- scopio i reni ai primordii di loro formazione negli em- brioni della pecora mostrano dei fascelti di vascelini 336 STRUTTURA DELLE GLANDOLE ascendenti della incavatura verso la superficie del viscere dove divergono tra loro in forma d'archi, e terminano allargandosi a foggia di vescichette piriformi ( Tav. V. Cg. 2 ) . Relativamente poi agli individui adulti , i reni dello scojatolo , del cavallo , del delfino sono quanto mai idonei a mostrare la tessitura e disposizione dei tubuli orinlferi , singolarmente se distesi con adattata injezione di glutine , e mediante l' antlla pneumatica come fece pel primo Husclilie ( ueber die structure des JSleren. Isis 1828 p. 56o ) le osservazioni del quale, confermate in gran parte dall' autore , hanno dimostrato che i tubuli da prima rettilinei nelle papille si fanno flessuosi nella sostanza corticale dove arrivano alla superficie del rene e terminano biforcandosi in canaletti ciechi a foggia di brevissimi intestinuli : la quale struttura è elegantemente rappresentata nelle figure 3,4^5 della Tav. IV. I cor- piciuoli , o glomeruli Malpighiani appartengono al si- stema vascolare principalmente arterioso , né certamente comunicano coi tubuli orinlferi : la loro posizione è di- mostrata nella fig. 5 , è è Tav. IV. L'insieme delle quali e- sattìssime osservazioni ed esperimenti sulla struttura dei reni , l' autore lo riasume nei seguenti termini . i." I vasi secernenti dei reni in tutti gli animali sono in forma di tubuli scorrenti ora in linea retta ora tor- tuosi , di diametro pressocchè uguale per tutta l' esten- slon loro e terminati in cieche estremità biforcate . 2. ° Costantemente questi tubuli formansi da princi- pio a guisa di vescichette peduncolate . 3.° Varia è la relazione tra i tubuli orinlferi ed i condotti escretorii delle diverse classi d' amimali. 4.'' In alcuni pesci , e battraccini per esempio i tu- buli quasi paralleli , rettilinei o poco incurvati , poggiano lateralmente sull'uretere , terminando con estremità cieche rotondate, uguali al rimanente, o ben poco rigonfie. 5.° Somiglianti sono negli altri pesci e nei serpenti, ma i tubuli conlorconsi e si raccolgono tratto tratto in lobuli. DI MÌÌLLER 337 6 ° Nei cocodrllli e testuggini avvi un' nretere ramo- so : questi rami dirigonsi verso la superficie dei lobuli sporgendo da ciascun lato minimi vasellini che terminano ciechi, troncati , ma non ramosi. 7.° Negli uccelli i dutti oriniferi sono raccolti in pi- ramidi gli apici delle quali aderiscono ai rami dell' ure- tere, e le basi si dirigono alla superficie dei lobi ter- minando con estremità cieche, rotondate, non tumide. 8.° Nei mammiferi e nell' uomo i tubuli oriniferi nati nelle papille ascendono in linea retta per la sostanza midollare , ripetutamente biforcandosi , finché nella so- stanza corticale diventano tortuosi , essendo la sostanza stessa unicamente formata dai giri tortuosi di questi con- dotti , le estremità dei quali cieche spesso si biforcano irregolarmente , ne mostrano veruna comunicazione né coi vasellini sanguigni , né coi corpi Malpighiani. 9.° Nei Mammiferi aventi reni lobulari analoga è la struttura , e ciascun lobulo poggia sopra di un ramo dell' uretere dilatato a foggia d' imbuto . 10° In certi vertebrati inferiori tutta la sostanza del rene , per l' andamento tortuoso dei tubetti oriniferi , é somigliante a quella dei testicoli , nei quali però i rav- volgimenti dei canali seminiferi sono visibili ad occhio nudo , laddove quelli dei tubetti oriniferi appariscono soltanto mediante le lenti : solo nelle razze hanno que- sti lo stesso diametro dei condotti seminiferi del testi- colo umano. ii,° I condotti oriniferi hanno un diametro molto maggiore dei sottilissimi vasellini sanguigni i quali com- pongono delle reti intrecciandosi tra quelli senza comu- nicare seco loro. Quindi questi tubuli a guisa di con- dotti seminiferi preparano essi stessi 1' orina . 12.° Oltre le reti vascolari sanguigne, dei ramuscelli arteriosi maggiori dirigonsi a dei corpiciuoli rotondi , cavi , vescicolari situati nella sostanza corticale , entro i qnali può raccogliersi e soffermarsi alquanto il sangue . 338 STia'TTL'U4 DELLE GLAWDOLE iS." Questi corpiciuoli, detti Malpighiani , non sono glandole, molto meno poi appartengono ai tubuli oriniferi. 14.° D'altronde questi corpiciuoli, o ricettacoli si rin- vengono nei reni di diversi animali , essendosi trovati nelle rane e rospi, nelle testuggini, negli uccelli, nei mammiferi, nell'uomo stesso. Fino ad ora non si sono trovati nei cocodrilli , nei serpenti , nei pesci . Libro XI, Intima tessitura dei testicoli Tra gli animali articolati gli insetti hanno i testicoli di forma variabilissima abbenchè quasi sempre sieno tu- bulosi . L' autore enumera ventidue varietà delle pre- dette forme desumendole in gran parte dalle osserva- zioni di Swammerdam , Leon-Dufour , e Succow dai quali autori copia ancora le figure rappresentanti le for- me principali di questi organi , Nei molluschi più uniforme si è la struttura dei te- sticoli , che ridurre si può a due tipi principali ^ di ve- scichette cioè racemose unite ai ramuscelli del dutto de- ferente, quali li rappresenta Treviranus nella lumaca^ e di otricelìi ramosi allungati , divergenti a foggia di raggi verso la superficie dell' organo , come li delinea Cuvier nella Seppia . Nei pesci i testicoli quasi sempre si compongono di tubuli seminiferi variamente configurati : più di rado for- mati sono di granelli , o particelle solide mancanti di canaletti interni e di condotto deferente, e che versano quindi il seme preparato entro il cavo dell' addome , dal quale esce mediante un foro semplicissimo. Le anguille e lamprede hanno questa struttura , e tanto lo sperma quanto le uova , versate nell' addome dagli organi pre- paratori , ne escono all' uopo per la semplice apertura , il che fu dimostrato da Rathke (1) e confermato dal nostro autore . Singolarissima poi è la struttura dei te- fi) Neuste Schrlften der naturforschemleiì Geseìhcìiafl iM Danzig T, I II, 3. ilallc i8a4' {i;ij;, 'S3. ì DI MÙLLEU 33q sticoli nelle razze e negli squali componendosi , come già lo dimostrarono il Cuvier , e G. R. Treviranus , di minimi granellini senza traccia di canali seminiferi e di condotti deferenti : ma di più un' altra voluminosa glan- dola occupa la faccia inferiore dell' organo , creduta dai sullodati autori l' epididimo . Questa si compone di soli condotti serpentini ravvolti mirabilmente sopra se stessi , ed ha nel centro un largo condotto escretorio esatta- mente descritto da Treviranus . Però non essendosi per anche dimostrata veruna comunicazione tra quest' organo ed il vero testicolo Mueller crede che esser possa una glandola succenturiata del testicolo stesso , piuttostocchè il suo epididimo . Ma mancando il dutto deferente come può il seme essere eliminato dal corpo ? Probabilmente per quella strada medesima dalla quale esce nelle anguille e Lamprede dopo che i granelli de' testicoli lo versarono entro il cavo addominale . Relativamente ai testicoli degli amfibii lo Swammer- damm li ha esattamente delineati nelle rane (Biblia Na- turae T. II. pag. 794 tab. XLVII fig. i.) nelle quali compongonsi di ciechi tubetti che dirigonsi dal centro alla periferia dell'organo dove terminano ciechi , e tal- volta ramosi , formando quasi dei piccoli globicini male a proposito creduti dal Cuvier solide particelle , od a- cervuli di globicini. Treviranus {Zeìtschrift fùr Physìoìogìc T. II. ) li ha esaminati nelle testuggini nelle quali il ca- nale tortuoso, denominato epididimo anche dal Bojanus, è a parer suo la vescichetta seminale . l canali seminiferi negli uccelli sono assai più piccoli di quelli dei mammiferi , non avvi , come si pretende , nemmeno in essi un' epididimo distinto . La struttura di questi organi nei mammiferi e nell' uo- mo è di già a suflicienza nota, distinguendosi in questi i canaletti seminiferi ed il dutto deferente per la stra- onlinaria loro lunghezza , e pel meraviglioso ripiega- in.-nlo . 34© STRUTTURA DELLE GLANDOLE Libro XII. Riepilogo delle osservazioni anatomiche sulP intima struttura delle glandole. Libro XIII. Sistema naturale di distribuzione delle glandole secondo i loro caratteri anatomici. In questo libro il Mueller fa una lunga e metodica enumerazione delle varie qualità di glandole di già de- scritte e rappresentate nel corso dell' Opera raccoglien- dole in nove ordini distinti , ciascuno dei quali poi si compone di più generi e specie . Per fornire ai nostri lettori un'idea di questa giudiziosa ed interessante clas- sificazione basterà il nominare le varie qualità di glan- dole raccolte in ciascun Ordine. Ordine i.° glandole semplici sotto forma di cellula , di folicolo , dì intesti- nnlo cieco o di tubetto pure cieco ( vedi la fig. i . Tav. IV. Tomo III. di questo estratto). 2.° Glandole aventi le medesime forme, ma alquanto complicate, ossia ap- pendicolare (fig. 4. Tav. V. Tomo HI). 3.° Glandole composte di diversi elementi colle forme del secondo ordine , confluenti entro una comune cavità ( fig. 5 Tav. V, Tomo III. ) . 4'° Glandole formate da un tessuto di cellule variamente disposte , ed in diverso modo comu- nicanti col condotto escretorio ( fig. 5. Tav. IV. Tomo III ) . 5.° Glandole lobulate risultanti dalla riunione di ciechi intestinuli sarmentosi ( fig. 7. Tav. II. del Tomo IV. ) . 6,° Condotti escretorii ramosi dell' incominciamen- to fino all' estremità circondati da particelle elementari (fig. 4, 5 e 6. Tav. II del Tomo IV.). 7.° Glandole lobulate coi condotti escretorii ramosi composti , e l' Cf stremità degli ultimi tubuli vescicolari (fig, 2. Tav. III. del Tomo IV ) . 8.° Ramificazione composta irregolare dei condotti escretorii in glandole non lobulate , coli' e- stremità dei canaletti cieche o vescicolari ( fig. 5. Tav. III del Tomo IV. ) . 9.° Glandole composte di tubetti e di vasi ciechi non ramosi (fig. 3. Tav. IV. del Tomo IV). Libro XIV, Carolarii desunti dallo sviluppo e prima Jormazionc delle glandole negli embrioni. DI &IÙLLBR 341 Anche questo libro contiene soltanto una sommaria e- sposizione delle cose estesamente narrate nei precedenti libri parlando della prima apparizione dei diversi organi glandolar! negli embrioni delle varie classi del Regno animale , e principalmente di quelle della Provincia dei vertebrati . Libro XV. Corolarii fisiologici della secrezione^ prin- cipalmente delle glandole. Definisce l'autore la secrezione una metamorfosi della materia animale y che il sangue in vario modo subisce circolando pei diversi organi. Il sangue in tutti gli or- gani per le minime reti dei vasi sanguiferi passa dalle arterie nelle vene , di modo che in verun luogo esistono estremità libere di sifl'atti vasi . I sottilissimi circoli di sangue scorrenti per queste reti non sono ancora circo- scritti mediante proprie pareti (i), ma contenuti soltan- to entro solchi scavati nella sostanza del viscere che pare si addensi alquanto sui limiti dei solchi stessi : per tal modo si vanno formando sempre nuovi rivuli come lo mostra l'osservazione non solo nell' embrione ma nel- l' adulto ancora , e la sostanza dell' organo trovandosi ad immediato contatto col sangue assimila a se stessa quei principi che sono più confacenti alla propria natura ed ufficio , e sempre diversi nelle varie qualità d' organi sccernenti. Triplice poi si è la metamorfosi della sostanza in questo singolare contatto: i." il sangue trasmutasi nella materia stessa dell' organo per servire alla nutri- zione del medesimo : 2." o il sangue stesso permutasi (i) Questa opinione abbenchè conti in proprio favore dei nomi celebri , tuttavia non è generalmente ricevuta , anzi è più grande il numero di colo,ro che ammettono vere pareti colà dove esistono correnti di sangue . Vedi a tal proposito Berres Osserv. uiicioscopiche trad. del l'rof. Cor- tese. Venezia i858. ^. /alessandrini N". \ss. Se. Natur. Aimo 2 Tom. ^. 22 34^ STRUTTURA DELLE GLANDOLE * in una sostanza più fluida che trapela per le pareti del- l' organo secernente , il che denominiamo secrezione : 3.° ovvero la sostanza , nello stesso modo trassudata , subito indurisce formandosi per tal modo i peli, le pen- ne , le unghie , le scaglie e simili . Qualunque secrezio- ne perciò si opera sulla superficie delle pareti dell' or- gano secernente , sieno queste membrane semplici , co- me le mucose e le sierose , o pareti composte ed interne conformate in cellule od in canali come nelle glandole. Sopra di queste membranelle secernenti serpeggiano le reticelle dei vasi sanguigni ^ inibevonsi quelle di san- gue in guisa , che premutato nel modo di sopra indica- to trassudano dalla faccia libera della parete le varie materie che dai diversi organi si elaborano . Cade per tal modo l'antica ipotesi dei vasi liberi arteriosi secernenti , né ad intendere il meccanismo delle secrezioni è neces- sario l' ammettere con Mascagni i pori inorganici nei va- si , giacché sulle membrane secernenti i rivuli retiformi del sangue , come già è slato detto , operano questo portentoso lavoro . Falso è pure che le secrezioni ab- biano luogo solo nelle cieche estremità de condotti, ri- gonfie e conformate , come vuoisi , a foggia di globuli od acini : oltrecché questa disposizione manca nella mag- gior parte dei visceri secretorii , è evidente che tutto l' andamento del canale escretorio , mostrando analoga struttura e gli stessi elementi di organica composizione , deve in qualunque punto, e non già solo all'estremità, servire alla secrezione . Per la stessa ragione P elabora- zione del muco ha luogo e nel folicoli mucipari , e nella semplice tonaca mucosa, ed è giustissima l'espres- sione del Weber , che cioè cotesta membrana meriti un tal nome non perché contenga le cripte mucose , ma piuttosto che queste stesse cripte abbiano un tal no- me perché compongonsl dell' eutroflessione e ripiegamen- to delia membrana mucosa , jNon è dunque necessaria ad ottenere una secrezione ' DI MULLER 343 r esistenza d' una glandola , parecchie hanno luogo me- diante membrane semplicissime , come per esempio il succo gastrico nello stomaco umano . Queste superficie secernenti però mostransi sotto diversi aspetti , varia- mente si conformano , sempre per acquistare maggiore estensione , le quali forme principali ridurre si possono a tre i .° di pareti piane levigate foggiate a sacchi ampii , come lo sono le membrane sierose , le mucose , il na- tatojo de' pesci • 2.° di glandole variamente complicate che nell'interno aumentano le superficie secernenti per le varie modificazioni dei condotti escretorj ^ 3.° di organi quasi direi rovesciati che pure aumentano , ma esterna- mente, queste stesse superficie, le branchie, per esempio, i processi follati e cellulari della lingua , di alcune te- stuggini e delle lucertole, che fanno le yeci delle glan- dole salivari . Ad ottenere i vari prodotti della secrezione non in- fluisce, come dal maggior numero dei fisiologi si è pre- teso , o la varia costruzione dell' organo , o il variato meccanismo del circolo sansuisno, o la diversa struttura degli ultimi rarauscelli del sistema sanguifero , contro le quali ipotesi varj e concludenti argomenti riporta l' au- tore esponendo infine la propria opinione colle seguen- ti parole . „ Itaque natura secretionis a sola diversa organica „ substanlìa ejusque virtute dcpendet, ex qua canales „ secernentes aut cellulae formatae sunt, quaeque eadem ,, permanere potest, in diversissima compositione et fa- „ brica canalium , maximeque variare potest, ubi fabrica 5, canalium discrcpat minime. Perinde secretio ex iisdem „ causis fluit , quibus diversitas nutrltionis et formatio- 5, nis in ceteris etiani organis innititur . Solaque dille- „ renila intercedlt, quod hlc permutatus sanguls Organon ,, solummodo nutriat , llluc vero nutrltum Organon in 5, permutatam singularem materiam secretione delique- ,, scat . Etiam diVersac sccretiones corum sunt , quae 344 STRUTTURA PELLE GLAKDOLE 5 ad organisinura totum conservandum , tanquam con- , stituentes partes totius , requiruntur . Hinc non solum 5 ab organis peculiaribus secretiones dependent, sed uti , inltlo omnia organa et vlrtutes ex comuni germina , totius organismi procreantur, sic etiam omnia simul- , que secretiones ex toto organismo tanquam partes , constituentes regenerantur . Non mirum inde, si post secretionem aliquam suppressam , in alio organo similis ,, secretio obveniat , quin tamen materia secreta ex al- tero in alterum locum migraverit. Hoc certe tam , necessario fit , quam partes constituentes rei alicujus rem totara efficiunt , tam necessario , quara organismus dyscrasia quadara laborans , post extirpationem organi , dyscrasicam materiem excernentis , e. g. post extirpa- 5 tionem ulceris carcinomatosi, secretionem ad dyscra- siam pertinentem partem constituentem organismi dy- j scrasici alio loco regenerat. Jam vero diu evictum est, , omnia fere secreta a quacumque organo secretorio , morbose interdum secerui , quod Hallerus jam Elem. , physiol. II. p. 3 69-8 j» 4 ingenti exemplorum copia , confirmavit. „ De influxu nervorum in secretiones proprio modo , parandas et permutandas dlcturus , nil certi me sclre 5 ingenue malo fateri , quam in fine operis , meras ob- , servationes continentis , hypotesin proferre . „ ( Antonio Alessandrini DI MÌÌLLER 345 Spiegazione delle figure spettanti a questo Estratto dell' Opera del Mucller — De glandularum secernentlum stru- clura ec. Tavola IV. del ToiMO III. Fig. I. Glandola auricolare della Salamandra mac- chiata, divisa perpendicolarmente, ed ingrandita del doppio. Tav. I. fig. I . dell' Opera . Fig. 2. Folicoli mucosi aggregati dei lati della bocca AqW J[nas anser^ Tav. I. Cg. 3. Fig. 3. Glandola del prepuzio del Mus rattus ^ di- visa perpendicolarmente ed ingrandita. Tav. III. fig. iG. Fig. 4- Glandola dello stomaco del Castoro Bivaro veduta esternamente e di grandezza naturale in a : uno dei folicoli diviso perpendicolarmente ed ingrandito in h. Questa figura è tolta da Home Lectures on compa- rative anatomy. Tav. XIII. fig. 3 , e nell' Opera corri- sponde alla fig, 10 della Tav. I. Fig. 5. Prostata dell' uomo tagliata perchè appari- scano distinti i tronchi dei condotti efferenti, ed il tessuto delle cellule in cui finiscono. Tav. III. fig. ij5. Tatola V. DEL Tomo III. Fig. I . Stomaco del Miosso moscardino « , ventricolo glandolare^ /9 , regione cardiaca dello stomaco musculoso secondo la Cg. 5. Tav. XIII. di Home 1. e. Tav. I. fig. 9. dell' Opera . Fig. 2. Porzione di una glandola di Peyer dei tenui del gatto domestico , tolti i villi che coprono le papil- le, ed ingradita. Tav. I. fig. 11. Fig. 3. Glandola secernente la materia acre dell' in- setto denominato Chìaenius vestftus , secondo Leon-Dii- fntir. Tav. I. fig. 17. 346 STRUTTURA DELLE GLA?)DOLE Fig. 4- Glandola femorali del Pollerò marmoralo , tagliate ed ingrandite alquanto. Tav. I. fig. 22. Fig. 5. a. Porzione della borsa dell' ano della Jena femmina , h , uno dei lobetti della medesima di gran- dezza naturale. Tav. II. fig. 6. a. fig. 6. h. Fig. 6. Parti genitali mascliili del Topo ratto. A , ve- scica orinarla. B, intestino retto. C. testicolo^ a , a^ ve- scichette seminali , h , prostate anteriori ^ e , e , prostate medie : (/, prostate anteriori •, e , glandolette situate pres- so r estremità dei dutti seminiferi ^ /,/", questi stessi condotti. Tav. III. fig. 11. Tavola II. del Tomo IV. Fig. I. Mammella dell'Ornitorinco paradosso, secondo la fig. del Meckel , diminuita della metà della naturale grandezza . Fig. 2. Lobulo composto della mammella del Riccio Europeo , rappresentato di grandezza naturale , ma col condotto lattifero injetato a mercurio . Tav. IV. fig. 6. Fig. 3. Uno dei lobuli minimi della stessa mammella del Riccio , che mostra ingrandite le vescichette estreme separate fra loro ed unite solo dai minimi condotti lat- tiferi . Tav. IV. fig. 7. Fig. 4- Glandola lagrimale della testuggine mida. Tav. V. fig. 3. a. Fig. 5. Duo del lobuli isolati della stessa. Tav. V. fig. l.h. Fig. 6. Lobulo della medesima glandola tagliato oriz- zontalmente , e veduto al microscopio , ingrandito circa otto volte. Tav. V. fig. l\. Fig. 7. Sistema delle glandola della testa nel Tri- gonocephalus mutus-^ a, ossa nasali-, i, frontali ^ e , pa- rietali ^ e/, mascellare superiore^ e, lagrimale^ /", fossa facciale", g-, glandola labiale superiore^ /« , glandola na- sale^ I5I, vagina aponeurotica interna della glandola DI MÌÌLI.ER 3^7 vc^Ieiiii'cra : A, questa stessa glandola-, /, il suo con- dotto ; nij vagina del dente velenifero^ «, il dente stes- so . Tav. VI. Ug. I . Tavola III. del Tomo IV. Fig. I. Prima apparizione della parotide in un feto pe- corino lungo due pollici , rappresentata maggiore del na- turale . Tav. VI. fig. 9. dell' Opera. Fig. 2. Lobulo minimo della parotide di un neonato, ingrandito cinquanta volte ( Dalle fig. di Weber negli Archivj di Meckel 1827. Tav. IV. fig. 17). Fig. 3. Rudimento del fegato in un' embrione di gal- lina al quarto giorno di covatura , unito all' intestino . Tav. XI. fig. I .** . Fig. 4' Origine del fegato dalla parete intestinale in un embrione di gallina al quinto giorno di covatura ^ a , il cuore : b ^b l' intestino sciolto dalla carena ^ e , porzione dell' intestino rovesciato all' infuori , dalla quale pullula il fegato ^ J, questo viscere giacente sulla ridetta porzione conica intestinale • e , ombelico intestinale do- ve l' intestino passa nello strato mucoso del blastoderma. Fig. 5. Porzione di fegato di un' embrione di cotur- nice veduta al microscopio. Tav. XI. fig. 5.b. Tavola IV. del Tomo IV. Fig. I. Parte superiore di un rene di torpedine mar- morata alquanto ingrandita afiìncliè più distintamente si vedano i canali oriniferi serpentini componenti i lobuli della sostanza del viscere. Tav. XII. fig. 2. Fig. 2. Particella di un rene di ciprino carpio- ne rammolita e dilavata nell' acqua , per separare i con- dotti oriniferi che vedonsi contorti e biforcati all' estre- mità osservata al microscopio. Tav. XII. figura /j. a/jS STRUTTUUA DELLE GLANDOLE Fig. 3. Porzioni del rene di un grande colubro eso- tico osservate col microscopio m A , dalla superficie appianata dove divergono i condotti oriniferi •, a , tronco vascoloso sanguifero ^ b , uretere 'i e ^c fascetti dei condotti uriniferi nz B , dalla superficie lobulata dove i condotti oriniferi spargonsi con andamento serpentino^ i, urete- re^ e ^c^c^ fascetti dei condotti oriniferi. Tav. XII. fig. 16. dell' Opera . Fig. 4- Particella di un rene di embrione di uccello ni primordi di formazione, veduta col microscopio. Tav. XIII. fig. I. Fig. 5. Diversi lobi dello stesso rene ad un grado maggiore di sviluppo . Dalla Tav. XIII. fig. 6, Tavola V. del Tomo IV. Fig. I. Fascetti piramidali uriniferi poggianti sui rami degli ureteri , osservati nel colombo , secondo Ferrein ( Mém. de l'Accademie des Se. de Paris in^^. Tav. XVI. fig. 7.) Fig. 2. Parte del rene, di una linea di grandezza, di un feto di pecora divisa orizzontalmente e veduta col microscopio . Tav. XIV. fig. 1 dell' Opera . Fig. 3. Estremità distinte e cieche dei condotti ori- niferi alla superficie dello stesso rene . Tav. XIV. fig. 6. Fig. 4- Condotti oriniferi serpentiniformi dei minimi lobi del rene di un feto di Delfino , veduti col micro- scopio. Tav. XIV. fig. i3. Fig. 5. Vasi sanguigni minimi reticolati della sostanza corticale del rene umano coi corpiciuoli Malpighiani , secondo una preparazione di Lieberkuhn conservata nel Museo di Berlino , moltissimo ingranditi ^ « , a , e , le reti vascolari ^ è , A , i corpiciuoli Malpighiani. Della Tav. XIV. fig. 9. dell' Opera . N. Annali ;r. IV. F. 3. F. 2 i.a Bauni. <#• F.3. F.5. Lit.Be^tmi. NAnnali.T.IV. Tav IV Lit.Bettmi. N Annali. T IV F.i. C Bellini .1 ,1 La. Bollini SUI FENOMENI GEOLOGICI OPERATI DAL GAS IDROGENE DEE. DOTT. Ci. BlilIVCOMI (Contimiaùone e Jìne V, Fase, di Oltohre 1840 pag. 278.) 2 11. Per contrario se il Gas e l' acqua solvente il banco salino , dovessero attraversare montando un ter- reno solubile , che non contenesse ne pezzi di pietra né massi solidi (per esemplo Marna Bleù subapennina), le vie percorse dal Gas non verrebbero impacciate se non che dal fango derivante dallo scioglimento di tal terreno . Sospinto dal Gas , eruttato a bolle ed a spruz- zi , accumulerebbesi disseccandosi il fango in coni si- mili a que' delle salse , su cui mostrerebbesi qualche fio- ritura salina . Questi bollirebbero placidamente , non andrebbero soggetti a crisi veruna , perchè non sareb- bervì ostacoli al viaggio del Gas , e costituirebbero 1 Borborismi propriamente tali ( N. 44 ^ '^^S* ) 212. L'emersione di una collina, o di un isola sa- rebbe dovuta a gran quantità di Gas , oppresso da al- trettanta quantità di terreno mobile (N. 4^)' 21 3. Certe scosse di terremoto, si dovrebbero a grandi cumuli di Gas stretti fra le angustie di un terreno, che loro negasse ogni uscita { N. 47 e seg. ) . 35o TERRENI ARDENTI , SALSE EC. 214. Il Feu gr'izou è troppo chiaro come sì formi per doversene quivi occupare ( N. 5 1 e seg. ) . 2 1 5. Abbassamenti infine accadono pure in prossimità di cotesti fenomeni (i): ma dipendenti meno dal Gas Idrogene, che dal Terreno donde nasce, e dal modo onde supponghiamo che esso abbia origine. Diffatti allorché un banco di sale è stato sciolto , e trasportato fuor della Terra da numerose sorgenti salate che per molti secoli non han cessato di scorrere abbondantemente , egli è chiaro che indeboliti, o distrutti per tale lenta erosione i punti di ap- poggio che reggevano il sovrastante terreno , può , o deb- be divallare il suolo e nascerne laghi ordinariamente salati, ovvero essere ingojato dal mare . Se ciò è , non a torto potrebbesi temere per quelle regioni , i cui fondamenti sono insensibilmente logorati da questa tacita mina (2) . 216. Ci resta ora a vedere se la causa che qui pro- ponghiamo sia congrua all' effetto che se gli assegna . Ed invero lo sviluppo di Gas in alcuni casi è sorpren- dente. Già si è notato che alcuni getti di Gas Idrogena hanno luogo da secoli molti-, si è già veduto che mol- tiplicatissime talvolta si presentano tali emissioni gazose su picciol tratto di terreno , come li dieci e più mila pozzi idropirici della Gina raccolti sopra un area di cir- ca i o leghe , e di 4 o 5 in larghezza ^ già si è detto come gigantesche correnti siano durate per lungo tempo ad esemplo il celebre pozzo Chinese (N. 27 e i24-) (i) VeggasI Ferrara , Campi Flegrei pag. 53. — Frag- mens Asiat. par Humboldt Tom. i, pag. i3o. — Pallas. Sec. Voy. Tom. 3. pag. 366. (2) » La degradation de V ile de Taman paraisse aussi visiblement provenir de 1"* affaissement du sol, que des éru- ptions de T intérieur de la terre, des innondations de la mer , et des debordemens du Ruban 5 il est méme proba- ble , que ces causes lui feront encor subir d' autres chan- gemens par la suite. (Pallas Voy. T. 3. pag. 366.) DEL DOTT. O. felAWCONl 35 1 senza contarne tante altre . Or pure ai^glugnercmo co- me non si sappia, clie quasi alcuno di questi fenomeni noto alla antichità, sia cessato oggigiorno. Tutto quindi concorre a persuadere , anzi ad esigere una cagione e- stesissinia , possentissima , continua , inesauribile • 2iy. Ma buon per noi che non a caso ponemmo già un cenno ( N. i3G e i3y) di quel che si valga una Formazione salina : l' immensità per estensione in quella che Gancheggia i Carpazj , la profondità in quella di Wielizka , benché non ancora per intero esplorata. Que- sti sono dati ben sufficienti per far comprendere che per tuttociò che può risguardare estensione di paese ed abbondanza di materiale , nella Formazione salina si tro- va anche ad esuberanza •, e d' altra parte poi la Teoria che stabilisce nel Salgemma la origine del Gas , si tro- va in condizioni sempre superiori a quello che lo siano le Teorie del Petrolio , delle Piriti , dell' ossido di Man- ganese etc. (i). 2 1 8. La continuità poi e T abituale lentezza dello sviluppo del Gas Idrogene nei descritti fenomeni , è cosa che merita particolare osservazione . Annunzia questo già una Causa che agisce costantemente, e con un mo- do sempre ( paucis exceptis ) uniforme. Il eh. Sig. Boue'e (2) si domanda se „ le scoperte recenti sulla liquefa- zione dei gas non servano esse a spiegare meglio lo svolgimento regolare e contìnuo di tali getti gazosi ? „ Senza negare valore a questa opinione faremo, in quanto (i) Se qualcuno accordando T immensità della Formazio- ne salina , intendesse poi opporci la pochezza del Sale ga- sifero o decrepitante finora osservato , lo pregheremo a ri- flettere , che la osservazione del Sale decrepitante è nascente, «?he in questi pochi anni si è già aumentata (N. 2o4) , che va giornalmente estendendosi , e che non vi è alcun futto in contrario che possa distruggere la probabilità che si deb- ba ancora scuoprire in molti altri luoghi . (2) Guide du Géol. TERREM ARnENTl , SALSE EC. a noi, notare che questa continuità e lentezza di svilup- po , si accordano sommamente bene colla idea della so- luzione di un banco salino gasifero . Imperocché imper- meabile alle acque il masso salino , ed attaccabile quin- di soltanto nella superficie , la loro azione non può es- sere moltiplicata , né accresciuta al segno di produrre il Gas in copia straordinaria in uno , o in un altro i- stante . Mentre per l' opposto limitata 1' azione solvente delle acque al solo esterno del masso salino , non ponno logorarne che poco per volta , lentamente , e quindi debba restare materia a lungo e continuato lavoro, a lungo e continuato svolgimento di Gas. Questo adunque non può se non che affluire perennemente , perché ne è causa una operazione semplicissima della Natura i di cui elementi non ponno mancare, il Sale , e l'Acqua che lo scioglie ^ non può inoltre affluire se non che regolarmente perchè é una operazione non tumultuosa, ma tranquilla e lenta , i di cui agenti si attaccano vicendevolmente sem- pre uniformemente . Giònonpertanto havvi di questo uniforme sviluppo una cagione perturbatrice , che ora passeremo a studiare. 218. Fra le curiose singolarità dei Fenomeni dell' I- drogene che abbiamo inserito in varj luoghi di questo scritto , dobbiamo fare ritorno sopra quella , che concer- ne il predire che fanno questi Fenomeni i cambiamenti delle stagioni coli' alterarsi in uno , ovvero in altro mo- do . Ci resta quindi ad esaminare più di proposito il come , ed il perché i Terreni ardenti esaltino la loro fiamma all' approssimar della pioggia , perché più abbon- danti scorrano in tali occasioni le vene d'acqua gazose, perchè i Borborismi , ed i Vulcani fangosi risentansi dei cambiamenti atmosferici , perché infine Io stesso Grlzou sia più terribile in tempi di orages. Questa osservazione sì universalmente , e si costantemente ripetuta da tutti quelli che avvicinano , ed hanno in pratica cotesti feno- meni , porterebbe troppo alle lunghe , se la si volesse DEL DOTT. O. IIUNCONI 353 qui convalidare colla adduzione di tutte le autorità che abbiamo . Imperocché dai più antichi tempi insino a' nostri giorni si tenne conto di questa singolarità, e si notò per esempio che la Camma dei Terreni ardenti j, alitur pluviis . . . augelur imhrihus „ ( Plin. 1. 2. e. 1 06 ) che „ in tempi umidi , piovosi , e tempestosi ven- gono aumentati fuor del consueto „ (Boccone Osserv. p. 19, di que' di Barigazzo ) che „ cette fiamme est vive surtout quand le temps est pluvieux „ ( Lalande Voy. p. i35 di que' di Pietraraala ) che „ lorsque les flammes sont plus considérables , plus vives , et s' ele- vent à douze ou quinze piéds elles annoncent las pluie „ (Valentin Voy. pag. 198) che „ ces feux n' étoient ja- mais plus beaux , ne paraissoient plus anime's que quand il faisoit de la brune , qu' il neigeoit ou méme qu' il pleuvoit „ (Menard la Gr. Journ. de Phys. T. 85. pag. 238 ) etc. etc. Si notò fra le Sorgenti Gazose che una, che meritò il nome di Fonte profetico „ mìrum hahet cum caelesù natura commerciwn ^ coeh enim sereno limpichis est^ nuhilo iTif'uscatur „ (Vallisnieri T. 2. pag, 129) che,, non solum praescntes niihes ìntelligity sed etiam mox venturas praemonstrat „ (ibid) che un altro fonte o Fos- sa „ imminente pluvia sponte turhatur . . . futura vero serena tempestate darà atque limpida redditur „ che ,j alio infante surgunt , imminente tempestate ^ copiosae bui- ìae , et supereminet spuma subflava „ ( Scheuchzerus epist. ad Vallisn. J^. pag. i34) che „ nel Bagno a Baccanelle si sente un gran fetore che si spande lonta- no , quando vuol piovere molto „ ( Targioni Viag. T. 1. pag. 195. ) etc. Si notò che i Borborismi „ allorquando succedono mutazioni grandi nell' atmosfera , o per efletto di burra- scose meteore estive , o di copiose nevi , o di pioggie dirotte , ianno sentire al di sotto dei crateri costanti rumori sotterranei , i quali sono accompagnali . e sussc- 354 TERREUl ARDENTI j SiLSE EC. guiti da un più alto , e più ioipeluoso scoppio della stemprata argillosa brodiglia ( Angeli . pa-^. II.) etc. Si notò che li Vulcani fangosi si esaltano „ impenden- tibus preacipue magnìs temporum rnuiationibus „ ( Ra- mazzini pag. 12.) che „ quando più dell' ordinario bol- lono , e s' infuriano predicono sicuramente mutazioni di tempo ,, ( Vallisnieri T. 2. pag. 66 ) che „ ogni volta , che vuole mutarsi il tempo , più strepitosa si fa sentire la Salsa di Querzola „ (Id. pag. 70) che „ il loro in- furiare accade se non sempre , talvolta almeno sendo prossima , o cadendo attualmente la pioggia „ ( Spallan- zani T. V. pag. 293 ) che „ il tempo delle violenti eruzioni è al venire delle pioggie (Ferrara C. Flegrei pag. 48) etc. Si notò infine che del Grisou „ les accidentes e'toient plus frequens dans le temps d' orage „ ( Baillet Journ. des mines T. 3 pag 3. ) che „ il devient plus abbon- dant , et plus dangereux , à ce qu' on pretend dans les temps d' orage „ ( Brard N. ;Dict. d' Hist. Nat. Paris 1817 art. Grisou ) etc. Né solo i fenomeni dell' Idrogene risentonsi dei can- giamenti atmosferici ^ altri ancora che hanno con questi relazione, ovvero che per qualche parte li rassomigliano secondano più o meno le variazioni del Cielo . Dai La- goni del Volterrano esala di continuo un vapore „ il quale serve a' paesani d' indizio infallibile delle mutazio- ni del tempo „ { Targioni Viagg. T. 3. pag. 4^^') ?? quand le temps est èpais et brumeux le sources de Naphte jaillissent beaucoup plus haut „ ( Pinkerton Ge'ogr. pag. 116.) „ dan les mines d' Auvergne l' écoulement du Gas ac. carbonique étoit plus fort dans les galeries par le vent d' Ow , ou par les temps orageux „ (Four- net. Bull, de Feruss. T. 18. pag. 332) „ Quand on ob- serve de très grandes differences dons Ics caux de Mont- dor ( qui exhalent grande qnantitc d' Ac, carboniq. ) on BENDIC05T0 ACCADEJIICO peut élre assuré qu' un orage est prochain • et qu' il sera d' autant plus violent que ces slgnes précourseurs ont été plus manifestes „ ( Cuvier rapport. 1817 T. i. pag, 287 Brux ) . „ Lorsque le Geyser jaillit 1' eau plus haut qu' à l' ordinaire , et que cet élancement est accompagné d'une epaisse fumee, et un grand bruit souterrain e' est un signe de pluie et de vent „ (Voy. en Isl. T. V. pag. 84.). 219. Dopo tutto questo, chi ora potrà revocare in dubbio la verità di questo fatto , e chi potrà sospettare che non vi sia ragione diretta , che permetta di sup- porre che esista qualche rapporto fra lo stato dell' At- mosfera , e l' intensità delle emanazioni gazose ? ( Brei- slak T. 3, pag. 44o)- ^^ ^^'^'o ^ troppo ben convalida- to da un numero ancor assai più grande di autorità ommesse , e la sua verosimiglianza è posta in luce dalla spiegazione che ne davano alcuni , e che non avreb- bero dovuto ignorare il Breìslack stesso , il Volta , e lo Spallanzani . Il celebre Vallisnierl (iyo6) deduce (i) queste va- riazioni „ dal minor peso dell' aria che piombi allora sopra le Salse , come si osserva ne' Barometri , che ne' tempi piovosi s' abbassano , e ne' sereni s' innalza- no : cioè compressa e calcata dagli aerei cilindri , mi- rabilmente elastici , ed oltremodo pesanti la superficie delle Salse , e le loro interne miniere , vien impedi- to che s' alzino , si dilatino etc ^ come al contrario , quando 1' aria si fa più leggera , e meno elastica , si dà campo a' sotterranei fuochi d' alzarsi , dilatarsi , espandersi eie. E nel 1769 un altro non men chiaro Italiano il Targioni , così scriveva ne' suoi Viaggi T. 3. pag. 4'' ,, Il celebre Dott. Plamminio Pinelli colla facile teoria della maggiore o minore gravità dell' Animosfera , e colle (1) Opere T. 1. pag. i3i. ttliz. Foi. 356 TERRENI àRDEHTI , SALSB EC regole del Barometro, spiegò felicemente la ragione per la quale l' Esalazioni Acqueo-sulfuree de' bagni di Petriuolo nelle costituzioni di aria serena si sollevano in alto , e poco si fanno sentire nel vicinato , ma in costituzione piovosa si trattengono al basso , si spandono per il lar- go, e si fanno sentire molto lontano , e più acute per delle miglia ^ ci somministra il mezzo sicuro per inten- dere anche la ragione , per la quale i Lagoni in costi- tuzioni piovose tramandano assai piìi fumo , spandono più lontano esso fumo , ed il puzzo sulfureo , e fauno maggior fracasso . „ Direbbesi che queste dottrine fossero cadute in per- fetta dimenticanza ai giorni dell'insigne Volta (i^84) il quale confessando 1' aumento de' fuochi di Pietramala , ne dà una spiegazione totalmente diversa , né sappiamo quanto plausibile . Egli pensò che l' acqua delle pioggie insinuandosi per le fessure donde sorte il Gas , andasse ad occupare le di lui posizioni , e quindi lo costringesse a sloggiare uscendo in maggior copia di prima . Fecon- dissimo come egli era di belle invenzioni , immaginò una esperienza nella quale Irrorando con un inalfiatojo la superficie bucherata di una cassa contenente aria in- 6ammabile , faceva aumentare , o diminuire le fiamme a misura che abbondante o scarsa era la pioggia artifi- ciale che vi faceva sopra cadere (i). Questa spiegazione sarebbe sino a certo segno ammissibile se 1' animarsi dei citati fenomeni susseguisse sempre la pioggia ^ ma quando la previene , e ne annunzia la prossimità come lo avrebbe egli spiegato ? Lo Spallanzani poi quasiché non dovesse conoscere le opere di Vallisnierl e più particolarmente poi quella parte di esse che più davvicino interessavano l' argo- mento che trattava , cioè le Salse , iiatle tutt' altra car- riera , dimentico della Opinione di (jutslo illustre suo o di cosa 3^0 TEBREHl ABDE^iii , SALSE EC. Gnidius Ctesias tradii. Eadein in Lycìa HephaesHi mon- ^es taeda Jlammante tacti, Jlagrant adeo y ut lapides quoque rivorum f et arenae in ipsis aquis ardeant (i): Nella stessa Licia i monti Efestii, se fiati tocchi da face accesa, ardon per guisa che s' investali del fuoco persino le pietre de' Rii , e le stesse arene che sono fra P acque che per se, è un po' lontana dal genere di queste osserva- zioni. Per contrurio oltreché il fango coeiium soddisfa al- l' oggetto , è poi una di quelle cose che ponno essere sem- pre prae manibus dei Geologi, e massime in vicinanza dei terreni ai-denli . Narra una cosa di siuiil genere Strabona lib. i6. pag. y43 ( edit. Casau. ) cioè, che P acqua essendo inetta ad estinguere la vampa della Nafta , usasi il fango , coenurn ; e qui Slrabone non adopra già la voce (pB^t/'TBii che lascierebbe nella incertezza di prima, ma si vale di nrnXof ■, che significa incontrastabilmente coe7i«»2 , Z/whs , lulum, terra aqua irrigala: donde ne viene che questi scrittori dell' antichità inlendevano certamente di parlare del fango , che uno espresse con vnXoi altri con (pofvm; etc. In quanto poi a Plinio credo benissimo eh' egli traducesse il luogo di Ctesia colla parola coeno ^ ma che in decorso di tempo per errore degli Amanuensi venisse poi con facilissi- mo scambio mutata la e in y e si scrivesse Joeno. Scambio poi tanto più verosimile quando si rifletta alla somiglianza che avevano presso gli antichi la G e la F. ( V. Buonarroti Yetri Cimiier. etc. (*) (i) L' espressione lapides ardent è quella altresì della prima idea che corre alla mente di chi, non prevenuto os- serva il fenomeno per la prima volta : gli sembra che ar- dano le pietre, le arene etc. mentre è la fiamma del Gas che le circonda e serpeggia fra le medesime. (*) Debbo le indicazioni di Esichio, e del Buonarroti, non che altre relative a questa appendice, alla cortesia ed al profondo sapere del eh. Prof. Celestino Cavedoni , al cui giudizio sottoposi il progetto di questa nuova lezione di Plinio ; e godo qui di trihutargliena pub- blico segno di riconoscenza. DEL DOix «i. i;u:^coin 3^1 ulllurque ìgnts ìUe pluviis ( i ) . Bacalo sì quìs ex iìs aC' censo traxerit suicns ^ rlvos igniiim (2) scquì narrant. Flagrant in Bactris Cnphanti noctlhus vertex. Flagrai in Medis (3) , et Sittaccne conjìnio Pcrsidis . Susis cjiii- dem ad Turrim aìbam e 1Ì.V camìms , maxiino eorum et interdlu. Campus Babyloniae flagrata quadam ve- liiti piscina j'ugeri magnitudine . Itein ylcthiopum juxla Hesperium monlem j stellarum modo campi noctu nitent . Pascono questo fuoco le piogge. Se partenclo dal luogo ardente con bastone ivi acceso si vada segnando de' sol- chi In sul terreno , dlcnn venir seguendo rivi di fuoco . Fiammeggia nottetempo la cima del monte Cofanto nella Ballrlana . Fuoco v' ha in Media, e nella Sittacene sul confine di Persia . Fuoco sorge ancora nella Susiana alla Torre alba da quindici spiragli, 11 maggiore de' quali si vede pur anche di giorno . Un campo di Babilonia arde in una specie di Piscina ( stagno ) dell' estensione di un jugcro . Così nell' Etiopia presso il M. Esperio , splendono di notte alcuni campi quasi fossero stellati . (i) ^lllnr. Accrescere T alimento; aumentare le vampe. (2) La traduzione per così dire di questo luogo di Plinio sì riscontra nelle relazioni di alcuni viaggiiitoii, che avevano osservato la cosa stessa, e che certamente scrivevano senza avere presenti queste parole di Plinio . Ciò può ve- dersi in Dielric ( Feiber Leltres sur la Minerai, de V Italie Strasbourg 177G) „ Lorsqu' on tire doucement avec le but d'une canne la terre hors dii circuii ardent , les flanimes suivent souvent cette terre à la distance d'un pied ou en- viron „ Così Boccone pag. 21. Spallanzani pag. 124 ^ seg. Bianchini , Fougeroux etc. Tanto si accostano le espressio- ni, quando le idee sono simili fra loro ! (3) Veggasi più avanti air articolo Flagrai in Mcdis. 'Òrja XEllRENl ARDESTI, SALSE EC. Similiter in Megalopolitanorum agro: tametsì internus sit ìlle^ Jucundus y Jrondcmque densi saprà se nemoris non adu- rens ( i ). Et juxta gelidum fontem semper ardens Nym- phaei creder dira (2) /ipolloniatis suis portendit^ ut Tlieo- ■pompiis tradidil. ^iigetur itnbrihus , egeritque bitumen tem-' perandum fonte ilio ingiislabili : alias omni bitumine di- lutius Maximo tamen ardet incendio Theon o~ cJiema (3) dictum , ^ethiopum jugum^ torrentesque solis ardoribus Jlammas egerit. II s'unii avviene in una campagna di Megalopoli , quan- tunque 11 fuoco ivi sia recondito , piacevole , e coperto di denso bosco, ch'esso colle sue fiamme non brucia. Narra Teopompo che presso un freddissimo fonte il cra- tere di Ninfeo sempre infiammato predice sventure a quei di Apollonia suoi vicini. S'accresce per le ploggie: e tramanda bitume che va a diluirsi in quella fonte in- gustabile : bitume d' altronde liquido per sé più d' ogni altro. Inoltre con grandissimo incendio arde l'Etiopico promontorio, così detto Carro de' Numi , e caccia fiam- me cocenti in mezzo a quegli ardori del Sole . (i) Questa è una delle proprietà delle emanazioni gazose ardenti, il non estendersi colla loro azione a grande lon- tananza . Erbe o coltivate o spontanee vegetano a pochi palmi dal fuoco . Herbas arboresque etiam pone ignein ger- minantes (terra) edit. Dio. L. l^i.pag. ly^- La neve ed i ghiacci circoscrivono assai dappresso l'area dei fuochi etc. (2) Era tradizione presso gli Apolloniali , secondochè ri- ferisce Eliano lib. XIII. e. 16. e Dione 1. ^i pag. 174» che questo fuoco si spegnesse una volta in tempo ch'essi erano in guerra cogli Illiriesi . Quindi colP estinguersi piut- tosto , che coir ardere era per essi segnale di sinistro augurio. Vedi anche Plutarco ( in Sylla pag- 4^^* ) (3) Probabilmente questo era un vero vulcano, non uno dei Terreni ardenti. La voce maxima incendio^ Tessere in principio di questo capo T Etna , ed il sapere che in quella costa d'Africa sono diversi Vulcani, appoggiano questo sospetto. i)F,L Dorr. G. mAKconii 3^3 Caput CVII. . ... In Nymphaeo exit e pctra Jlamma ^ quae pln- viis accenditur. Exit et ad aquas Scantias. Hacc quidcm invalida j cuni transit iiec longe in alia materia diirans ( I ) . Viret aeterno hiinc J'onlem igneum contegens Jra- xinus . Exit in Mutinensi agro statis Vulcano diebus (2). Reperitur apud aiictores subjectis Ariciae arvis si carbo deciderit f ardere terram (3). In agro Sabino ^ et Si- Capo 107. Sorte nel Ninfeo in fra le pietre una fiamma, che per le piogge si avviva. Altra pur n' esce all' acque Scantie : vampa debole quando lambisce , né per molto tempo si apprende ad altri corpi. Perpetua verzura conserva uà Frassino che cuopre questo fonte infiammato. Sorge un fuoco nel territorio Modenese ne' giorni sacri a Vulcano. Trovasi presso alcuni scrittori come nelle campagne sot- toposte ad Arida , cadendo una bragia prenda fiamma la terra : come nell' agro Sabino , e nel Sidicino avvam- (1) Chi meglio avrebbe potuto descrìvere la qualità della fiamma dei Terreni ardenti? Essa è debole sol quando di passaggio viene a contatto dei corpi , che lascia poi come illesi : mentre per V aspetto direbbesi fiamma ben vigorosa. Similmente la vampa che per lei si comunica ai combusti- bili, non può essere di molta durata : imperocché non attac- candoli col suo debol calore che nella sola superficie ester- na , si spengono tostochè ne sono estratti. (2) Il fuoco di Barigazzo (che pare quivi indicato) è perenne come gli altri, e spegnesi soltanto qualche volta per forti intemperie ; ma non ha intermittenze costanti che ab- bian potuto dar fondamento a questa favola . (3) Il solo carbone acceso può bastare per accendere il Gas idrogene carb. ,, M. Volta a allume le gaz hydrogcnique N. Ann. Se. Natuu. Anno 2. Tom. 4> ■^^ .1^4 TERRENJ ARDE1.MI5 SALSE EC. dicino unctum Jlagrare ìapìdem ( i ) : in Sulentìno oppido Egnalia , ìmposito Ugno in saxum quoddam ibi sacrum protinus Jlammam existere etc. ,, pi una cotal pietra bituminosa ^ e come al castello di Egnatia in quel di Salento , siavi certo sasso quivi ve- nerato cui soprapposto un legno, immediatamente na- sca una fiamma etc. (2) . Passiamo ora ad indagare , per quanto è possibile , quali nomi oggigiorno corrispondano ai paesi indicati da Plinio, ed a raccogliere qualche notizia sulle circostanze geologiche che accompagnavano li predetti Fenomeni, (3) des marais avec du charbon de bois, du fer rougi à blanc etc. „ ( Ménavd la Groy. Not. 21) „ La fiamma si anima col carbone infuocato, colla scintilla elettrica... „ (Angeli Luigi. Be'" Bollitori di Bergullo e suoi fanghi. lygS. ). Ad alcuni peraltro non è riuscito questo tentativo. (i) Par difficile che questo passo di Plinio abbia ad es- sere tradotto „ que les pierres frottées d'' huile , ou de graisse brùleut comme feroit du bois etc. „ come leggesi nella versione francese (Paris 1771). Una pietra bituminosa può dirsi con tutta verità pietra untuosa , poiché il bitume liquido è ancora chiamato oleum petrae , ossia Petrolio . (2) Havvi chi interpreta questo luogo di Plinio col supporre che quivi fosse un simile di quegli spiragli, che iocontransi viaggiando intorno al Vesuvio , dai quali sorte un vapore sì caldo che mette il fuoco al legno sovrappo- stovi . Potrebbe ancora essere un quid simile di quello che acccade in Persia per relazione di Pallas (Journ. de Phys. T. 22. ) Il sort continuellement des crevasses ouvertes un vapeur subtil , trémulant au soleil et d'une chaleur brillante insupportable au tact , et qui allume des copeaus de boi- leaux bien secs en peu de minutes „ E ciò sia detto uni- camente per mostrare la possibilità del futto narrato da Pli- nio, e del quale Orazio si rise Satir. V. v. 97. (5) Non abbiamo potuto cousullare li riputalissimi lavori di Geografia tonip.iiata del Mannert. DEL DOTT. G. BIA?(CO?(I 3y5 Annovera egli 3 sorgenti di Bitumi e i o Fuochi natu- rali dell' Asia , a dell' Africa , e 8 dell' Europa. Asia. r .... Ju\>at inlegros accedere Jontes Atque haurire. Lucr. I. I. V. 926. I. Et Comagenes urbe Samosatìs. La Comagene , secondo Tolomeo , regione di Siria , era presso l'Eufrate. Fu detta perciò Eufratense. Con- finava colla Cilicia, colla Cappadocia, coli' Eufrate , colla Celesiria , e colla Seleucia (Bunon), Aveva per capitale Samosata , Comagenes caput Samosata (Plin. V. 28 )j situata alla destra dell' Eufrate , ovve oggidì sono le sue ruine j ed una città per nome Scempsat , o Semisat 2. Circa Babyhnem, Le ruine di questa celebre città sparse sulle rive dell' Eufrate nel territorio dell' odierno Bagdad , e presso la città di Hillah, ricordano colla loro estensione l'ampiez" za della medesima , e segnano senza incertezza il luogo indicato da Plinio per le sorgenti di Nafta , e come sede di fuochi naturali. Isidoro Characeno (pag. 186. ) nota, che nei contorni di Babilonia scaturiva copiosamente il bitume. Strabone ancora lib. 16. pag. ^4^ ^^^^ ^' ^" sprime a questo proposito. In Bahylonia etiam bitumen multum irmascitur ^ de quo Eralosthenes dicit^ ìiquidum^ guod naphtani vocant ^ in Susiano agro nasci, aridum vero guod congelascere potest in Babylonio , citj'us Jons est prope ipsum naplitam . . . Sunt qjii Uquidum cliam in agro Babylonio innasci dicant. De arido quidem dictum est y quod praeserlim ad aedijicia valet . . . Posidonius dicit ex fonlibus Naphtae Bahyhniae quosdam nignim 3^6 TERRENI àl'.UElNU j SALSE EC. rinphtam f (juosdam album producere etc. Nel Babilonese parimenti , ( ovvero nell'Assiria secondo Tolomeo ) Stra- bone segna ancora altro fonte di Nafta e Fuochi ( lib. jc). p. y38 ) . Regio ipsa Àrtacena dicitur. Circa Ar- itela est urbs Demetrias. Postea est Jons , qui naphta fluit j postea ignes etc. Il sale era pur comune nel Babilonese per attestazione di molti , e di Plinio poi in particolare che dice • Sai jit et e puteis in salinas in" gestis. Prima densalio Babylone in bitumen liguidum co- gitur , oleo slmile .... hoc detraete subest sai. ( Lib. 3i. e. 7.) 3. Astacenls Parthiae. In molte edizioni di Plinio si legge Astacenls , mentre in altre si ha Austacenls, Astacene. Di una Astacene di Partia parla Isidoro Char. Il luogo di Strabone (lib. XX. p. 698. ) Post Coplien Indus Jìuit. Regionem Inter haec duo /lumina mediam habent Astaceni^ indica un paese troppo distante dalla Partia, perchè credere si possa che di esso parli qui Plinio . Onde converrà dire che cotesta Astacene fosse regione , paese , o distretto di poca entità della Partia , di cui Plinio facesse menzione casualmente per trovarvisi una fonte di Nafta , trascu- randola nella descrizione geografica di questo regno , a un dipresso come sono registrati dai Naturalisti Monte Zlblo , JMlano etc. per consimil motivo , nomi che poi indarno si cercherebbero nelle descrizioni geografiche . Gli antichi confini della Partia secondo Tolomeo, erano la Media e la Ircanla a Sett. , l'Aria ad Oriente, la Ca- ramania deserta al Mezzodì, e secondo altri la Pare- tacene all'Occidente. Pare quindi che oggi vi corri- sponda una parte del Rhorasan , il quale comprende ( dice Malte-Brun ) la Partiana , l' Aria , e la Margiana . I vìzh DOTI. G. Bi.iNcoKi 3yy 4. In Phaselide Mous Chimaera. Alcuni detti di Livio, di Strabene, e di Pomponio Mela fanno conoscere che la Faselide era situata frai confini della Licia, e della Panfilia. In conjìnio Lyciae et Pam- p/iyliac Phasclis est ( Liv. 1. 3j. p. 456). Post Phase- lidem est Olbia Pamphyllae initium ( Strab. 1. XIV. pag. 667.) Phasclis finis Pamphyliac^ Lycia continuo etc. (Mela I. I. e. VI). E controverso se la Faselide fosse territorio da se, ovvero se facesse parte della Panfilia, oppur della Licia ^ ma pare che appartenesse piuttosto alla Licia, poiché Plinio, dopo aver detto qui sopra che il M. Chimera era nella Faselide , nel 1. V e. 28. dice In Lycia mons Chimaera : e seco Strabone ( 1. XIV. p. 665. ) In Lycia est Cragus qui promontoria octo ha- bet .... hicfiibulas de Chimaerae montibiis confingunt. E troppo noto che la Licia era quel tratto dell' Asia minore sul littorale del Mediterraneo al di qua del M. Tauro, in cui era città cospicua Patara (PI. 1. V. e. 27 e 28.) che conserva ancor oggi il suo nome pressoché inalterato nella città di Patera, piazza della Turchia asia- tica sulla costa di Caramania. La Chimera è una delle Montagne della grande ca- tena del Tauro , catena , che ricevendo nomi diversi a seconda dei paesi pei quali passava , pel tratto lungo la Licia dicevasi Cragus : e sembra dal passo superior- mente riferito di Strabone che otto eminenze principali si distinguessero in essa parte , una delle quali fosse la famosa Chimera. Delle sue fiamme hanno parlato i Poeti ed i Geografi. Fra' moderni il capitano Beaufort visitò il M. Chimera nel 181 1 , e non vi trovò, se non che un monticello composto di frammenti di Calcare, e di Serpentino , sul quale dagli avanzi di un antico fabbri- cato sortiva una vampa senza fumo. (Ann. de Chim. T. 2 2. pag. Ilo.). '3y8 TERREPil ARDENTI j SALSE EC. 5. Eadem in Lycia ffephaesfii monles. Non ben si conosce la precisa situazione dei Monti Efestli , e del paese di questo nome celebrato pei fuochi naturali che vi ardevano . Il vocabolo Hephaestion suona in Greco quel che presso noi sarebbe Vulcanico , o terra del Fuoco . E noto soltanto che era ancor questo luogo nella Licia. Seneca che parla di questi Fuochi nella Lettera yg in sul principio , così si esprime , In Lycia regio notissima est, Hephaestion incolae vocant , p^^fi- ralum plurihus locis solum quod sine iillo nascentium damno ignis innoxius circuit . Laeta itaque regio est et herhida , nil flammis adurentibus , sed tantum vi remissa ne languida refulgentibus . Torna a nominarli Plin. 1. V. 27. 6. Flagrai in Bactris Cophanli .... La Battrìana confinava all' occidente colla Margiana , a Sett. e Levante col fiume Oxus, a mezzodì coli' Aria e Paropamiside ( Tolora, ) Sembra che corrisponda al- l' odierno paese di Balk , in cui la città di questo no- me situata sul fiume Bactrus vuoisi essere la stessa an- tichissima Bactra . La Battriana era ai tempi di Plinio ricca di miniere di sale , poiché si legge , j^pud Bactros amnes Ochus , et Oxus, ex appositis montibus defcrunt salis ramenta , • . • Sai rufus est circa Oxum .... in Bactris duo lacus vasti , alter ad Scythas versus, alter ad Arios sale exaestuant. ( lib. 3i. e. 7.) 7. Flagrai in 3Iedis. Troppo generale è la espressione in Mcdis^ per po- tere stabilire in qual punto questo fenomeno si fosse di una regione tanto estesa quanto era la Media. Aveva DEL DOTT. G. BlAJICOrtI 3^9 <'ssu per capitale la superba Echalana . Echatana caput Mediae ( Plin. VI. ), sulle cui luine oggidì s'innalza Ha- luadan. Secondo Tolomeo terminava da Settentr. con parte del Mare Ircano cominciando da Sannlna al di sopra del f. Cambise , da Occid, con la grande Armenia e con l' Assiria , da Mezzog. colla Persia , e da Lev. con l' Ircania e colla Partia . Sembra quindi che comprendesse 1' odierno Chirwan ( Cluver. ). Ciò po- sto non sarebbe inverosimile che in questo passo di Plinio venissero accennati i fuochi del territorio di Baku, il quale trovasi nella Media citeriore ( Roerapf. Am. Exot. pag. 274') 5 ^"^ littorale S. O. del Caspio , nello Chir- wan. Inoltre, il nome Aderbijan, o Azerbaidjan, dato a questa parte di Media , che sembra essere in rapporto colla religione di Zoroastro ( 1' adorazione del fuoco ), si- gnificando in lingua antica Persiana Paese o luogo del Fuoco {\)\ le Arae Sahaeae collocate da Tolomeo ( quasi ad indicare che il Sabeismo , o supposto culto del fuoco, aveva quivi o Tempio, o Altare o culto se- gnalalo) presso allo sbocco del f. Cyrus , oggidì Kour, le quali potrebbero forse riferirsi (in via di mero sospetto) al celebratissimo Tempio in cui i Guebri avanzo degli antichi Ignicoli , vi adoravano un Fuoco sacro , che di- cono vedersi tuttora ardere (2) : sono questi tutti argomen- ti che appoggiano la congettura che gli antichi scrittori a- vessero notizia dei Fuochi naturali dello Chirwan , e che Plinio alludesse anche a questi ove dice Flagrai in Medis. Alle notizie del giorno che abbiamo sull'abbondanza di acque salate di questi paesi , aggiugneremo quanto dice (i) . . . L' Azerbairljan qui est T Aderbaldian du Zentl- Avesla , et V Atropatene des anciens : ces nonis signifient Pays du feu , soit . . ., soit parce qu'elle comprenait jadis le districi de Bakou. (Malle-Brim Prccis.) (2) Chardin Voy. en Perse ; riferito dal La-Martiiiicit Dlct. Voce Azer-baijnn. 380 TERKESl ARDERTI , SALSE EC. Plinio I. 3i. c. 'j. Sed et stimma fliimina dcnsantur in salem amne rcliquo veluli sub gela fluente , ut apud Ca- sptas portas j quae snlis Jlumina appellantur. Li Fuochi di Media souo ancor memorati nel lib. de Admir. Audlt. 8. Et Sìttacene (i) conjinio Persidìs. Nel libro De Admir. aiidit. si riferisce la stessa cosa in questo modo . Et in Media , et in Pisttacene Persi- dis ignes ardent , quorum hic quidem in Mediis minus y qui autem in Psittacina viagis , et sincera Jlamma ar- dete qua de causa Persarum rcx ad lume culinas mo- litus est } uterque vero locis planis nec inaequalibus inest. Caeterum Iios quidem interdai noctuque percipere licet . Secondo il testo di Plinio la Sittacene sarebbe stata sul confine della Persia : e secondo quello del supposto A- ristotile avrebbe appartenuto alla Persia medesima. Per contrario lo stesso Plinio allontana la Sittacene dalla Persia infrapponendovi la Susiana ( lib. VI. 26. ) (1) Sittacene . . . oppidum ejus Siltace Graecorum (Plin. lib. III. e. 27.) Straboue ha awmKvv» ( P'^g- 744) Senofonte trvmx» (De Exped. Cyri 1. 2. pag. 285. Francof. 1696.) L'' aut. de Admir. audit. ^t/riaxwvif . Tale discordanza non è di gran momento . Ne abbiamo di assai maggiori ai nostri dì, per riguardo ai nomi di paesi remoti. Ben mag- gior divergenza havvi nelle varie edizioni di Plinio , in al- cune delle quali leggesi , Cestia g-e/zfe in luogo di Sittacene ; e negli antichi M-S, de' quali, al riferire dell' Harduin , uno spettante alla R. Biblioteca di Parigi legge in Medis et cii- tigenfe confinio Persidis , un secondo contigente . Ei fu dietro a questo che nella traduzione di Plinio pubblicata a Parigi nel 1771 si pose „ dans la Medie, et dans la partie de la Perse qui confine aux Medes „ II dotto P. Harduin ha fondato la sua emendazione nel riferito passo dell' A. de Adm. audit., che sembra, come esso dice, es- sere stato tradotto da Plinio . DEL DOTT. G. DUNCOai 38 1 Hahct Media ah orla Caspios et Parthos ^ a Merìdie Sillacenen et Siisianen , et Persida. Similmente Tolomeo descrive la Sitacene ( lib. VI. Tab. V. Asiae ) come quella parte d' Assiria che stava presso alla Susiana , e che toccava la Susiana al mezzodì, e la Media al Levante, confinando l' altra parte di Assiria con la Mesopotamia air Occidente, e coli' Armenia al Settentrione . Così Stra- bene segna la Sitacene vicina a Susa , Siisidi ea pars Babyloniae pwxima est ». . quae Sitacene est apcUata. (lib. i5. pag. ySa ) . Plinio fa menzione di Sittace ancora nel lib. 12. e. 1 7 e dice essere situata presso il M. Zagro , il quale , Inter Medos Adiahenosque veniens (1. VI. 27) era di confine fi-a la Media e l'Assiria, e forse con quella parte di Assira che nomavasi Sittacene . Strabone dice ancora che viaggiando da Babilonia a Susa traversavasi la Sita- cena „ Ex Balylonia Susa euntibus totum iter per Sita- cenam est (1. 16. pag. 744-) Consegue da tutto ciò che Sittacene non aveva punto alcuno di contatto colla Persia per cui potesse dirsi o Sittacene conjìnio Persidis , o Sittacene Persidis . Il eh. Bruzen-Ia-Martiniere frattanto stabilisce „ Sitaca ville de la Perside ^ Xcnophon la mette a XV stadcs du Tigre au voisinage de la ville de Babylone „ quan- tunque avverta che vi sia sembianza che il territorio di questa Sitace ( che secondo Stefano dicevasi Sitacena ) fosse una stessa cosa colla Sittacene di Assiria. Il tes- to peraltro di Senofonte , che ha servito di fonda- mento a questa opinione , emmi y)aruto così oscuro da lasciare ancora totalmente in dubbio se per esso debba dirsi che Sitace appartenesse alla Persia o no. Imperoc- ché dal detto luogo (de exped. Cyri 1. 2. p. 282) ri- levasi unicamente , che li celebri Dieci-mila partiti dal Muro di Media arrivarono a 1 5 stadi dal Tigri , ove trovarono una popolosa città nomata cvrttxn , presso la quale fermatisi una notte , passarono nella mattina se- 382 TERRENI ARDESTI , SALSE EC. gueute il Tigri sopra 36 navi , e poi pervennero ad Opis cittadella del Babilonese emporio del commercio di quei contorni , secondo Strabone . Qualunque peraltro siasi la conseguenza che trar si potesse dal luogo di Senofonte , egli è certo che non proverebbe mai che due Sittacene fossero in Asia mas- sime sì presso l'una all'altra- bensì piuttosto che in un tempo Sittacene avesse appartenuto alla Persia, mentre in un altro ne fosse stata separata . E la ragione è ben chiara . Imperocché basta riandare colla mente quanti cangiamenti di governo successero nelP Asia in quei gior- ni , quante conquiste , le dilatazioni di ahuni regni , gì' impoverimenti e la scomparsa di alcuni gltri , per con- vincersi facilmente che quello che jeri fu Medo , oggi era Persiano , Assiro o altro . Mentre scriveva Senofon- te , r impero Persiano era ancora nel!' allo di sua gran- dezza , ed i suoi confini erano , a quanto pare , l' Indo ed il Tigri . Tutta la Susiana per conseguenza , la Sitta- cene a lei vicina, e tante altre regioni appartenevano alla Persia, che prima o poscia ne erana separate (i). Era dunque naturale che Senofonte avesse ascritto la Sitacene alla Persia. Per simil ragione Aristotile (sup- posto autore del lib. de Adm. audit. ) poteva benissimo scrivere anche più chiaramente di Senofonte Sittacene di Persia (2) . In quanto a Plinio non rechi meraviglia se in un luogo abbia registrato Sittacene sul confine di Persia, ed in altri 1' abbia disgiunta dalla medesima colla inter- (i) Susiana olim pars Persidis. Strab. (2) Aristotile fu contemporaneo alP auge ed alla caduta deir Impero Persiano . La ritirata dei dieci-mila avvenne Circa nell'anno del mondo 36o5 ; l'Impero crollò in faccia di Alessandro coli' incendio di Persepoli circa nel 3674* Aristotile cominciò la sua luminosa carriera nel 365G { Calmet Cren. ) . DEI. DOTT, G. BUNCOr»! J83~ posizione della Susiana . Egli che trattanJo dei Fuoclii naturali trascriveva, per quanto pare, le parole del supposto Aristotile , fu per così dire , in necessità di addottarc il suo linguaggio, e di avvicinare il confine Persiano a Sittacene , Siltacenc confìnio Persìdìs , e ciò tanto pili facilmente quantochè ricordavasi che, vctiis regia Persarum Sitsa (I. VI 27). Ma quando dettava le descrizioni dei luoghi come Geografo dei tempi suoi, egli dovette uniformarsi alle notizie del giorno, ed allon- tanare la Sittacene dalla Persia separandola colla Susia- na , Sittacenen ^ Susìanen ^ Persida. La vicinanza della Susiana alla Sittacene , e l' essere stata Susa un tempo sede del Re Persiano , rende an- cora soddisfacente interpretazione del passo surriferito (de Adm. audit. ) Persarum rex ad /urne [ignem) cu- linas inolitiis est. Or che per le addotte ragioni sembra fissata l' unicità della Sittacene , e conosciuto ancora che la sua ubica- zione ( ai tempi di Tolomeo ) era nel!' Assiria meridio- nale a contatto della Susiana al mezzodì , della JMedia al levante mediante il M. Zoastro , e del Tigri all'occaso da cui la Città Sittace distava i5 stadj , ci resta ad in- dagare quale regione , quale paese , o città esista oggi- giorno sul luogo delle sue ruine . La Susiana e Susa pa- re che abbiano conservato qualche cosa dell' antico no- me nelP odierna voce Susistan e Suster , o Chousislan , e Choustcr , e convengono i Geografi che il Chusistan corrisponda in tutto o in parte alia antica Susiana. Chu- ster , oggi grande città Persiana ^5 leghe all' Ovv. di Tspahan . Ora pertanto superiormente al Chusistan vi è il Kurdistan che por la situazione corrisponde all' incirca all' antica Assiria . Il Kurdistan Turco è contrada della parte orientale della Turchia Asiatica bagnata ali* Ovv. dal Tigri . Pare che nelle vicinanze di questo fiume 1 5 stadi al levante debba essere l'area occupata dall' antica Sittace , e non lungi da lei li Fuochi naturali menzio- nali da Plinio. '384 TERREM ARDENTI , SALSE EC. 9. Susìs ad Turiin albam. L'odierna Chustcr cnpitale del Chouslslan ha preso il luogo dell' antica Susa , le cui rovine giaciono poco lontane dalie sue mura (Levass. ). La Susiana territorio a lei soggetto era di mezzo all' yVssiria ed alla Persia la prima all'occidente, 1' altra al levante^ al Nord la Media (Piin. VL 26). Nella Susiana erano sorgenti di Nafta come riferisce Strabone 1. 16. p. 74^* IO Bahy^lonìae campus, V. sopra N.° 2. Africa. I. Hesperium montein. Non si sa da quale scorta guidati alcuni Geografi moderni diano l' interpretazione di Sierra Liona , di Ca- bo-bianco, di Cabo-Verde , e di Gap Tagrin, all' He~ sperium montem ossia all' Hesperion xejaj di Plinio. Le notizie che ci hanno lasciato gli antichi a proposito di questo paese, sono bene insufficienti per farci cono- scere il vero posto del promontorio Ilcsperio. Pare che molto abbiano deferito al giudizio di alcuni naviganti . Plinio ci dice che il M. Esperio era nell' Etiopia (1. 2. e. 106) che era sulla costa d'Africa lontano dal Theon Odierna quattro giorni di Navigazione . Ma ove fosse il Theon Ochema ò un altra questione non meno spinosa della presente . 2. Theon Ochema . Questo nome dei Greci , equivale al latino Deorum VEL VOTI. a. iìum:om 385 currus , ed era per una montagna della Libia , che Pli- nio dice Aelhiopum jugum (I. 2. e. 106) monte altis- simo , che guarda sopra il mare , ed arde di continuo , . . . a quo nm'ì'gatio quatridui ad promontorium quod Hesperion ceras vocatur^i confine Africae juxta Aelhio- pas Hespcrios ( 1. VI , 3o ) . Tolomeo nella 4- tav. di Libia, trattando della Libia interiore, dice che dal mon- te che si chiama Carro degli Dei nasce il fiume Massi- tolo , ed ha gradi l'j. 5o. o. Alcuni fra' moderni hanno ravvicinato il Teon Odierna alla Sierra-Liona sulla co- sta di Guinea , altri al Cabo das Palmas , nella stessa costa ^ ma probabilmente non sono che semplici con- getture , e resta sempre a desiderarsi quel corredo di autorità e di prove, che mostri la relazione che passa fra r aDtico nome , a quel d' oggidì . E e n o p A. I. Megalopolitanorum ager. La campagna megalopolitana apparteneva all'Arcadia ( PI. I. IV. e. 6 ) che formava parte del Peloponneso ©""idi Morea . '00' 2. Nymphaeum crafer. Appartiene all' Apollonia secondo Plinio e Slrabone , Dire Apolloniatis siiis porlcndlt (1. 2. e. 106.) — In ipsis Apoìlonialariun Jìnibus celeher locus exlat^ qucm ISyiii" pìiaeum vocìtant : ibi vero et petra est igncin cvovicns , cui Jònlcs suhsunt ^ qui aquas tcpidas hilumenque scaleni etc. (Strabone 1. y. p. 3iG). E inoltre fra le tante Apollonio quella di Macedonia oggi Albania , perchè secondo lo stesso Strabone è quella non lungi da Du- r:i7.7.o città di Albania : Dyrrachium . . . dchinc Apsus aiìinis et Àous , super quod Apnìlonia civitas citai . . . 3 86 TEiuvi:;:yt akuì..» h , salse ec, in ìpsis Apollonialarum Jinìbiis etc. E Plutarco in Svila . Prope Dirrachiuin est Apollonia et in vicino Nymphaeum , sacer locus y qui ex virenti valle et pratis ^ ignis venas dispersas perpetuo manantis eructat . Ne ha parlato an- cora Dione 1. 4i- pt^g- 174- ( Hanoviae ) . DicesI che sulla destra del fiume Aoo trovinsi ancora le ruine di Apollonia sulle quali è sorto il celebre Monastero di Pollini , e che è a 5. leghe da Durazzo . Sembra che il Signor Virlet abbia visitati e descritti questi luoghi nel suo viaggio in Grecia , che sino ad ora non abbia- mo potuto consultare . 3. Scantias. Della Scantìa poco si sa di preciso. Si crede che fosse nella Campania . Cicerone nomina le Selve Scantie nella oraz. I. de lege agraria Cap. i. Sy-lvam Scanliam vendas . Plinio (1. XIV. 4-) riferisce che Varrone di- stingueva certa qualità di Vite Amminea col nome di Scantiana: e Plinio stesso nomina Scantiana Poma (XV. 14.). Catone de Re Rustica G. ^. nomina sovente Po- ma Scantiana^ Uvae scanlianae. E Macrobio (3. Sat. e. 19) ricorda pure Malum Scantianum-^ donde pare potersi inferire che questa fosse una fortunata terra in cui, oltre ai boschi ed alle fonti abbondassero Pometi e Vigne che per le loro particolari qualità meritassero di essere distinte fra le altre col nome della terra che li nudrlva . Celebre adunque la Scantia per pregi non d' armi , ma di agricoltura , e di suolo , ognuno sarà facilmente portato a ravvisare in essa uno dei luoghi che Plinio sì elegantemente descrive della Campania fe- lice ( lib. 3 ) . Hinc felix illa Campania est. Ah hoc si- nu incipiunt vitiferi colles . . . atque summum Lìberi Pa- tris cum Cerere certamen . . . Haec litora fontibus cali- dis rigantur . . . Nusquam generosior oleae liquor etc^ DEii ooiT, e. suncorri 38 j 4. In Mullnensi. Il luogo che Plinio indica in questo passo sembra potersi riferire a Barigazzo , perchè i fuochi che ivi ardono sono noti ab immemorabili , e sono i più co- nosciuti di quel circondario . 5 Arida, Tolomeo segna l' Arida nel Lazio . Era sulla via Appia i3 miglia da Roma {Bunon. ) 6. Sabino. L' agro Sabino cui Plinio assegnava per confini ( 3. e. 12), Infra Latiiim est , a Intere Pìcenum , a tergo Umbria , ^pennini jugis Sabinos iilrinque vallantibus , conserva anche oggi il suo nome, e vien detto la Sabina nello stato della Chiesa . 7, Egnatia. L' Egnatia trovavasi sul littorale del mare Tonio di mezzo a Brindisi ed a Bari , secondo Tolomeo ( Eur. T. VI.). Egli la mette nella Puglia Peucelia, e Plinio la dice nel Salenlino : ma questi si mostra persuaso che la Peucentia fosse del territorio di Salento , perchè (1. 3. e. 10.) Peiicetia a Peucetio Oenolri jratre in Salent'ino agro. Caduta Egnatia , JMonopoli citlà sul!' a- driatico , gli sulxnitrò come capo luogo della Terra di Bari nel regno di PSapoli . Vuoisi che Egnatia fosse ove ora trovasi la Torre di Anasso o di Adanasso villaggio a 5. miglia all' E. di Monopoli e di mezzo fra Brin- disi e Bari . 3.88' XEmi£i'(l AiUÌUi^il , SiLSE £U. 8. Sìdiclno. L' agro sidicino apparteneva alla Campania ed avea per capitale Teano . Plinio (1. 3. e. 5 ) lo ricorda , Theanum cognoniine Sidicinwn. Teano oggidì Tiano è città della Campania sulla destra del fiume Saona. ( V. Breislak Voy. dans la Camp. T. i. e. 3.) Oltre a queste indicazioni di Plinio delle quali ci siamo principalmente occupati , citeremo ancor le se- guenti . Strabone llb. XII. pag. 538 afferma che in una selva del M. Argeo in Cappadocia veggonsi delle fiamme , la descrizione delle quali lascia molto incerto se debbano dirsi di un Terreno ardente , ovvero di tutt' altro feno- meno . ( Altre indicazioni di Strabone sono distribuite nelle illustrazioni geografiche precedenti. ) Pausania 1. 8. pag. 3i5. Trans Aìpheum ager est Trapesuntius . . . .Fons ibidem est^ Olympias appella- tur . . .^ proxime ignis erumpit. — L'Alleo era fiume notissimo del Peloponneso, B Ap PENDICE Ulteriori osservazioni intorno al Sale decrepitante di Agrigento. Ci sembrò opportuno di fi:egiare questo nostro lavoro, col mettervi in fronte due passi, P uno di Plinio, l'al- tro di Solino , indicanti una qualità del Salgemma Agri- gentino , per cui molto si avvicina al Sale conosciuto col nome di Decrepitante , che è stato la base ed il cardine della nostra Teoria . Ora in conferma che que- sta proprietà esaminata oggidì , ma conosciuta probabil- mente sino ai tempi di Plinio, fosse efietlivamente nel DEL DOTT. G. BUNCOWI 889 Sale di Agrigento , abbiamo la compiacenza di poter recare le parole di alcuni testimonj oculari di tempi a noi men lontani, nutrendo sempre la speranza che qual- che odierno osservatore ci sonimini„tri l'ultima prova per questa Filologica , e Geologica congettura . Fazellus pag. 19 (i). uégrigentinus sai ad Borangium agrum^ igne solvitur ^ aqua crepita t. -- ed a pag. 12 5. ^ger alius est ^grigentl p. m. 8. ab urie ad aquilonem etiam recedens^ Aborangius appellatiis : in quo salis est minerà naturavi a caeteris discrcpantem habens. Si enun igni jungitur ^ calore solvitur-^ sì aquae durescit crepitatque ^ cujus Plin. l. 3i. e. y. et Solinus meminerunt , et nos fidem probavimus. Il Cluverio (2) pag. 871. Hodie secturae huj'us salis { de quo Plin. et Solin. ) extant in agro Borangio p^III milUa pass, ab urbe Agrigentina versus septentriones dissito . E Mario Aretio (3) pag. Sga. — Nec multum ahsunt ( a Machalubis ) mirandae naturae Salinae ( Cantarellae Salinas hodie vocant. ) quae salem qui in igne solvìtur^ densaturque in aqua ^ gignunt. (i) Sicularum rerum scriptores Francofurti iS^gl fol. (3) Sicilia antiqua. Lugduni Bat. i6ig. (3) Chorographìa Siciliae . V. Sicularum rerum script. N. Ak«. Se. Natl'r. Anno a. Tom. ,^. a5 DELL' AZIONE DELLE FORZE MOLECOLARI NELLA PRODUZIONE DEI FENOMENI DI CAPILLARITÀ DEL PROFESSORE FABBRIZIO OTTAVIANO MOSSOTTI (*) 1. La teorica delle forze molecolari applicata alla spiegazione degli efFetti detti di capillarità costituisce uno dei rami più delicati della fisica meccanica . I fe- nomeni capillari esposti da prima da Hauksbée davanti la Società reale di Londra , furono teoricamente discussi dallo stesso Hauksbée (i), da Newton {2), da Jurin (3) , da Vietbreclit (4) , da Segner (5) , da Clairaut (6) e da altri . Il dottor Young , una delle menti piìi (*) Ci siamo resi solleciti di ristampare la seguente lezione , e- stratla dal corso di fisica matematica che il Mossotti detta nell' Uni- Tersità di Corfìi, e che Egli medesimo comunicò ai Direttori della Biblioteca Italiana, spinti a ciò dal potere la suddetta lezione ser- vire di utile supplemento alla teorica dell' azion capillare del Dott. Young , e di Poisson , e dal potere noi aggiugnerle una Nola Origi- nale dal Ch. Autore comunicataci intorno un fenomeno capillare osservato dal Dott. Joung. ( / Direttori) (i) Hauksbée . Sperienze Jìsico-meccaniche. Firenze mdccxxi. (2) Newtonis Optices. Quaestio 3i. (3) Lecons de physique expérimentale par Còtes , pag. 410 et sui^. (4) Tentamen theoriae quae ascensus aquae in tubuUs capillari- bus explicatur. Comm. Ac. Petrop. Tom. Vili, e IX. (5) Commentarii Soc. Reg. Scientiar. Gottingensis. Tom. 1. (6) Théoric: de la figure de la terre, pag. io5 e seg. DEL PROF. niOSSOTTI 89 1 sogiici che abbiano avuto i tempi moderni , fu il pri- mo che diede una teorica incompleta sì in alcuni prin- cipi fondamentali, ma giusta di tali fenomeni (i). La teorica del dottor Young fu adombrata da una più co- spicua , ma meno esatta di Laplace , che apparve poco tempo dopo (2) . Finalmente Poisson , nella sua opera Nouvelle theorìe de V action capiUaire , ha tolto i difetti che ancor rimanevano alla teorica di Laplace , deducendo la spiegazione dei fenomeni capillari da una discussione esatta delle azioni delle forze molecolari che vi concor- rono . La teorica di Poisson è però appoggiata ad una analisi astrusa , che malamente può essere tradotta in linguaggio ordinario per un' intelligenza più comune . Spero quindi che riuscirà accetto , che , partendo dalle nozioni più recenti , che già abbiamo esposto , sulla vera costituzione de' liquidi, riconduca la spiegazione dei fenomeni capillari alle ingegnose idee emesse dal dottor Young. 2. Il fenomeno di capillarità più facile ad osservarsi s' ottiene immergendo un cannellino di sottil diametro (in circa da o.'"'"5 a 3."'™o) in un liquido. Se il liqui- do è di natura tale da bagnare le pareti del cannellino , si vede la colonnetta fluida prendere nella sua super- ficie superiore una forma concava all' esteriore e mon- tare ad un' altezza maggiore che non sta il liquido al- l' esterno ^ se invece il liquido è di quelli che non s' at- taccano alle pareti , la colonnetta interiore presenta nella superficie supcriore una forma convessa, e sta più bassa . Paragonando fra loro le elevazioni o depressioni delle colonnette liquide prodotte in tubi di diverso diametro , si trova che esse stanno , assai prossima- mente, nella ragione inversa dei diametri dei tubi im- (i) Young. An essay on the cohesion ofjluids. Phil. Trans. Dee. 20, 1804. (2) Supplement au deux'Ume livre de la Mécanique ce'léste et Supplement à la théorie de V action cnpillaire. Voi. IV. Sga FEROMEKI CiPILLARI piegati . È appunto dalla sottigliezza dei diametri di questi cannelli paragonabili ad un capello , che questi ed altri fenomeni , dipendenti dalle stesse cause , hanno preso il nome di fenomeni capillari . Non è necessario che il liquido che si eleva sopra o si abbassa sotto il livello esteriore sia contornato da strette pareti , come quelle di un cannellino . Basta im- mergere due piani a piccola distanza fra loro , che si vede il liquido elevarsi od abbassarsi fra essi -, ma le elevazioni o depressioni non sono, in questo caso, che circa la metà di quelle che si ottengono con un can- nello di diametro eguale alla distanza dei due piani . 3. A prima vista pare che queste elevazioni o de- pressioni facciano un' eccezione ai principi generali che abbiamo esposti nell' idrostatica , dai quali risulta che il liquido deve porsi allo stesso livello in vasi comuni- canti . Ma nel dare quelle dimostrazioni non abbiamo avuto riguardo ad una circostanza particolare , che non c'interessava allora, e la quale, ora introdotta, ci pa- leserà chiaramente ehe queste variazioni di Hvello , anzi che fare eccezione , sono una conseguenza diretta dei principi secondo i quali sono state caratterizzate le forze molecolari , che ci hanno condotto a riconoscere la trasmissione dell' egualità di pressione per ogni verso. Vedi la nota (i) a png. 4o4' Abbiamo visto allora che immaginando condotto un piano attraverso la massa liquida, e sopra questo piano un piccolo prismetto fluido che gli sia perpendicolare ed alto quanto si estende l' azione molecolare , se 11 li- quido non è soggetto ad alcuna pressione esteriore , le sue molecole si trovano a tali distanze che la somma delle repulsioni di quelle al di là del piano su quelle del prismetto rispettivamente piìi vicine , è per l' ap- punto eguale alla somma delle attrazioni delle stesse molecole del fluido al di là del piano su quelle del pri- smetto rispettivamente più lontane . E così che addi- DEL rnor. mossotti 3^3 TÌonc che il prlsmelto non hn nessuna Icnrlenza a pe- netrare nel piano o a scostarsi da esso , e che il fluido è in ogni luogo in equilibrio e senza pressione . Questo tale per ogni parte del fluido posta ad una distanza dalla superficie più grande di quella alla quale sì esten- de l'azione molecolare. Ma se immaginiamo il piano secante condotto parallelamente alla superficie fluida , che ora supporremo orizzontale ed indefinita , ad una profondità minore del raggio dell' azione molecolare , e si considera il prismetto elevato perpendicolarmente su questo piano verso la superficie esterna , questo pris- metto , essendo troppo corto , non offrirà un numero sufficiente di molecole lontane per equilibrare l' azione repulsiva delle più vicine , esisterà quindi un eccesso di repulsione su queste molecole , ed esse dovranno allon- tanarsi fra loio. L'allontanamento delle molecole sarà maggiore , più il piano sarà condotto vicino alla su- perficie del liquido , così che andando verso questa superficie , s' incontrerà un decrescimento rapido di den- sità che sarà regolato dalla legge, che l'azione repul- siva del fluido sottoposto al piano sulle molecole della porzione di prismetto , che ancor rimane per arrivare alla superficie, sia sempre contrabbilanciata dall'azione attrattiva delle parti reciprocamente più lontane , onde la pressione si mantenga nulla per ogni piano . L' altezza dello strato , in cui succederà questo de- crescimento rapido di densità , sarà sottilissimo , per- chè l' azione molecolare non si estende che a distanze insensibili , ma noi potremo col pensiero dividerla in tante falde tenuissime , in ciascuna delle quali la den- sità potrà considerarsi come uniforme , o sia le mole- cole potranno considerarsi come equidistanti fra loro . Mentre dunque , nelle vicinanze della superficie , 1' equi- librio delle molecole nel verso verticale esige che il fluido vada decrescendo rapidamente di densità , quello nel verso orizzontale sussisterà , ancora , benché le mo- 394 ^' FENOMr.M CAriLLARI lecole siano compartite con una densità uniforme in ciascuna falda , perchè ogni molecola si troverà sempre in mezzo ad un numero d' azioni orizzontali tutte egua- li , provenienti dalle molecole che la contornano . Ma r esistenza di quest' equilibrio individuale delle molecole , dipendente dalla loro uniforme scomparlizione , non porterà seco la condizione che la trazione nel verso orizzontale delle diverse parti del liquido tra sé stesse sia nulla. Anzi trovandosi, nelle falde superficiali, le molecole a maggiore distanza fra loro che non istanno, quando il fluido è nello stato naturale , o nell' interno del liquido, ove la pressione è nulla, ne segue, secon- do i principi che abbiamo esposti nell' Idrostatica , ve- di in fine la suddetta nota (i), che condotto per un punto qualunque della superficie un piano verticale, un filo di molecole , perpendicolare a questo piano , situato in una delle falde suddette e lungo quanto si estende l' azione molecolare , sarà attratto verso il piano . Esi- sterà quindi in ogni punto , lungo la superficie del li- quido , una trazione reciproca fra le parti , dalla quale ne proverà come una forza contrattile superficiale^ for- za che Segner , Monge e Young hanno bene previsto , ma della quale non era loro facile di assegnare con pre- cisione la causa . 4. Limitiamo ora l' estensione indefinita della super- ficie liquida , e supponiamo che , da due lati opposti , termini in due piani perpendicolari ad essa e formati da materie solide . Se l' azione d' uno qualunque di questi piani sopra un prismetto fluido perpendicolare ed alto quanto si estende l' azione sensibile molecolare potesse essere eguale a quella del liquido , evidente- mente non ne seguirebbe alterazione veruna vicino a questo piano . Ma 1' azione del piano sul liquido è ge- neralmente diversa da quella del liquido sopra se stes- so . Se essa è minore , la superficie del liquido in vir- tù della sua forza contrattile si staccherà dal piano, DEL PUOI'. UOSSOTTl 89 J e se è maggiore , il fluido sarà attratto e compresso verso il piano e montersi lung' esso. Consideriamo que- sti due casi a parte. Nel primo caso il fluido , staccandosi dal piano , estenderà , in continuazione delle parti staccate , la sua superficie libera , nella quale si creerà successivamente una trazione eguale , e se l' aaione del piano solido sul liquido fosse nulla , questo scostamento durerebbe fino a tanto che la superficie cilindrica e libera del liquido , divenuta convessa , piegherebbesi tangenzialmente sul piano : al disotto il liquido rimarrebbe contiguo col piano, e godrebbe tutto lungo di esso di una trazione eguale a quella della superficie libera , poiché l' azione del piano sul liquido è supposta nulla . Se invece 1' a- zione del piano sul liquido sarà qualche cosa , la tra- zione della superficie liquida attigua al piano riuscirà minore , perchè ivi il liquido si troverà meno rarefatto , e si presente bene che esso si staccherà dal plano fino a tanto che la componente verticale della sua trazione , nella superficie libera , sia eguale alla trazione della superficie in contatto col piano. Allora queste due forze si equilibreranno , e la superficie libera si unirà a quella attigua al piano sotto un certo angolo che , come ve- dremo in seguito , riesce costante per ogni sostanza so- lida con un dato liquido . Quello che succede da una parte vicino alla super- ficie di uno dei due piani, deve egualmente accadere dalla parte opposta vicino all' altro piano . La superfi- cie cilindrica libera del liquido si troverà così come attaccata nelle sue estremità alle due superficie piane contigue coi plani solidi , e come esiste lungo di esse e nei loro punti di giunzione colla superficie libera una forza contrattile , questa superficie sarà tirata in basso , comprimerà il fluido sottoposto ; e se i due pia- ni sono assai vicini , quest' efletto risulterà mollo srnsi- bile j ed il liquido s'aljbasscrà (ra i due pljul, ai uisullo 3^6 SUI TEllOMEiM CAriLLARI del livello esteriore , sino a tanto che le suddette forze di trazione saranno equilibrate dall'aumento di pressione che il liquido , più alto esteriormente ai piani , esercita in virtù del suo peso . Nel secondo caso , P azione attrattiva dei piani so- lidi sopra il liquido contiguo essendo maggiore di quella del liquido sopra sé stesso , il liquido contiguo verrà compresso e monterà lungo le superficie dei piani , che verranno così coperte di una cappa fluida , ciascu- na delle quali si unirà in basso colla superficie libera del liquido ^ le due parti formeranno congiuntamente una superficie continua libera, concava per infuori, che terminerà tangenzialmente sui piani j e nella quale esi- sterà una forza di trazione . Questa forza nelle due e- stremità opposte trarrà verticalmente verso l'alto la su- perficie concava del liquido , tendendo a staccarla dal liquido sottoposto ^ le particelle contigue inferiori si di- raderanno quindi un poco , il liquido adiacente acqui- sterà quindi una forza di trazione per se stesso , e se- guirà il movimento ascensivo della superficie libera . Quando il peso della colonna liquida elevata equilibrerà lo sforzo di ti-azione delle due falde laterali , allora il movimento si arresterà e sussisterà l' equilibrio . Sono le condizioni dell' equilibrio del liquido in que- sti due casi ed in altri consimili , che la teorica del- l' azione capillare si propone di determinare . 5. Per dare un' idea del modo con cui queste condi- zioni devono essere considerate , conviene premettere alcune nozioni sulle proprietà delle superficie curve che sostengono una pressione o tensione . Si dimostra nella statica che , se una superficie è animata in tutti i suoi punti da forze che le siauo perpendicolari questa su- perficie sofi"re una pressione o tensione costante in tut- te le sue parti , e la forza da cui è animata in ciascun punto è uguale al prodotto di questa tensione per la somma dei valori inversi del raggi di massima e minima UEL PROK. MOSSOTI! ZqJ curvatura , od in generale dei raggi di curvatura di due sezioni normali fra loro . Onde schiarire con un esempio questa proposizione , supponiamo che sopra una superlicie solida cilindrica sia tenuta tesa una tela o superficie flessibile per mez- zo di forze applicate alle sue estremità , perpendicolar- mente all' asse e tangenti alla sua superficie. Basterà per questo caso considerare F equilibrio di una sola zona , o sezione fatta perpendicolarmente all' asse ^ che quello che si dice di questa sezione sarà egualmente applica- bile ad ogni altra , e quindi alla tela intera . Sia dun- que A M B , fig. 2 , questa sezione , P la forza applica- ta in A ed in B tangenzialmente , che tengono tesa la benda di tela corrispondente : come questa benda non può premere che perpendicolarmente sull' arco sotto- posto , la sua tensione dovrà essere costante in tulla la sua estensione ed eguale a P , e la forza di pres- sione , che essa esercita in ciascun punto M dell' arco A M B , sarà in ragione inversa del raggio C M del cir- colo osculatore alla curva nel punto M ^ l' altro rag- gio di curvatura essendo in questo caso inGnito, è per- ciò nullo il suo valore inverso . La tensione di questa benda offre un'immagine del- l' azione contrattile della superficie di un liquido in una sezione contenuta fra due pareti solide , piane , parallele e vicine fra loro , e fatta perpendicolarmente ad esse . Siccome l' azione molecolare non si estende che a distanze insensibili , se noi immaginiamo che in un punto qualunque M , fig. 3, di una tale sezione, e ad una distanza sensibile dalle pareli , sia descritto un circolo osculatore , tutte le molecole che nella slessa sezione hanno un' azione sensibile su di un filetto fluido perpendicolare , nel punto M , alla superficie , potran- no considerarsi comprese in questo circolo^ e come la densità lungo la superficie , ad una distanza sensibile dolile pareti non varia che per gradi insensibili la ri- ìS. A\« Se. ^iAlUtt. Aimo 2. iouj. ^. ai* 3c)8 SUI FENOMENI CAPlLLAfìl sultante delle azioni di tutte queste molecole dovrà es- sere nella direzione del raggio osculatore C JVI , o sia perpendicolare alla superficie , poiché tutto potrà con- siderarsi simmetrico da una parte e dall' altra . Di qui ne segue dunque che la trazione del liquido nella su- perficie , proveniente dalla maggiore rarefazione delle molecole , sarà in ogni luogo la stessa , e la risultante a cui dà luogo l' eccesso di attrazione fi-a le parti del fluido sopra la ripulsione , combinato colla curvatura della superficie , sarà in ragione inversa del raggio di curvatura . La trazione non potrebbe neppure risultare diversa da una superficie all' altra per uno stesso liquido , per- chè le forze molecolari non estendendosi che a distanze insensibili , la risultante delle forze corrispondenti ad un punto della superficie non potrebbe variare , tutte le volte che la disposizione del liquido intorno a quel punto fosse eguale , e perciò tutte le volte che 11 rag- gio di curvatura venisse ad essere lo stesso , Basterà quindi che due superficie s' incontrino ad avere , ia uno dei loro punti , due raggi di curvatura eguali , af- finchè la trazione venga ad essere la stessa nelle due superficie . La trazione è dunque indipendente dalla natura della superficie , ed è eguale a quella che ab- biamo visto sussistere in una superficie piana . Indiche- remo con T il valore di questa trazione . 6. Ciò posto , prendiamo ora in considerazione il caso in cui il liquido si trova depresso fra i due piani. In questo caso 1' azione della sostanza delle pareti sulle molecole del liquido deve essere minore di quella del liquido sopra se stesso . Se la sostanza delle pareti a- vesse la stessa azione , il liquido contiguo alle pareti avrebbe la stessa densità che nell' interno •, se quella sostanza non avesse azione alcuna, il liquido lungo le pareti avrebbe lo stesso stalo di rarefazione che nella superficie libera . L' azione delle pareti rssendo iulcr- DEL TROr. MOSSOTTI OC)CJ media fra questi due limiti , la cappa liquida contigua acquisterà un grado intermedio di rarefazione, e quindi godrà di una forza di trazione intermedia . Denotando con 0 la diminuzione di trazione che soffre la cappa contigua del liquido per l' azione delle pareti , T — O sarà l'espressione della trazione che possiede questa cappa. Al luogo di giunzione della superficie libera del li- quido colla superficie contigua alle pareti , il passaggio si farà ancora per una curva, ma la curva torcerà ra- pidamente . La risultante delle attrazioni su d' un pri- smetto nella superficie libera non sarà più perpendi- colare ad essa , perchè questa risultante sarà influen- zata dall' azione delle pareti , e la trazione passerà ra- pidamente dal valore che ha luogo nella superficie li- bera a quello che ha luogo lungo le pareti . Ad una distanza appena sensibile dalle estremità dell' arco di giunzione le forze torneranno ad essere perpendicolari alle superficie , e le due trazioni costanti . Ora , sicco- me la risultante delle azioni delle pareti su ciascuna molecola dell' arco di giunzione è sempre evidentemente perpendicolare alle stesse pareti , e d' altronde il li- quido nell' intcriore non fa che comporre la sua den- sità in modo da resistere alle azioni che si esercitano sulla sua superficie , potremo paragonare 1' equilibrio dell' arco di giunzione a quello di un pezzo di cate- naria di una densità variabile animato da una gravità perpendicolare alle pareti , e si sa che, in questo caso, la tensione del punto infimo e la componente, perpen- dicolare alla gravità , della tensione nell' estremità della curva devono essere , per l' equilibrio , eguali . La com- ponente della trazione della superficie libera , nella di- rezione verticale dovrà dunque essere eguale alla tra- zione della cappa contigua alle pareti , e detto « V angolo che la tangente alla superficie libera nel- V estremità superiore dell' arco di giunzione fa colle pareti , si dovrà avere questa prima equazione 4oO SCI FEiNOMr.NI CAriI.LAIÌI (a) . T COS. « = T — 0 . Ora T — 0 essendo costanti per uno stesso liquido e una stessa sostanza delle pareti , anche CO dovrà es- sere costante qualunque sia la superficie libera del li- quido . Una forza contrattile eguale a T — 0 opererà an- che dall'altra parte contigua all'altra parete, e la su- perficie libera sarà portata in giù da queste trazioni sino a tanto che la pressione idrostatica, proveniente dal peso del liquido che conserva una maggiore altezza <'stenormente , sarà in grado di equilibrarle . Se si chiama P il peso del liquido che potrebbe riempire le pareti interiormente sino all' altezza del li- vello esteriore , cioè il peso che potrebbe equilibrare la pressione esteriore , questa sarà la misura delle due trazioni verticali ^ e detto s" lo spessore della sezione nella cui lunghezza la trazione T — 0 è esercitata , si dovrà avere (i) P = 2(T — 0).s. = 2T.cos.«. y. Il secondo caso , in cui l' azione delle pareti sul liquido essendo maggiore di quella del liquido sopra sé stesso , il liquido viene compresso e monta su per le pareti , è più semplice a considerarsi . La cappa liquida che viene a coprire le pareti forma uua continuazione del resto della superficie libera del liquido , che va co- sì a terminare tangenzialmente sulle pareti. Come quella cappa ha sempre uno spessore maggiore della distanza insensibile in cui operano le azioni molecolari , acqui- sta nella sua superficie esteriore un decrescimento ra- pido di densità ed una trazione eguale a quella della superficie libera . La superficie libera viene cosi a ri- sentire dai due lati una trazione verticale che la sol- leva in alto . Al suo elevarsi le molecole sottoposte si rarefanno, acquistano una forza di trazione per la su- perficie libera che ascende e ne segnono il movimento , DF.L rnor. jiossotti ijoi « questo movimento s' arresta quando i! poso della co- lonna liquida innalzata equilibra le due trazioni late- rali . Se dunque sì chiama ancora P il peso di questa colonna , si do?rà avere (i') P = aT. r 8. Già possiamo da queste due equazioni, segnale (i) e (i'), dedurre la legge sperimentale, che abbiamo enunciato in principio , che le elevazioni o depressioni di uno stesso liquido fra due piani sono in ragione inversa delle distanze dei piani . Sia infatti d la distanza dei due piani , a la depressione od elevazione del liquido interno, sotto o sopra il suo livello esteriore, come la distanza d è supposta assai piccola , ed il peso del liquido che formerebbe la convessità o riempirebbe la concavità dell'estremità superiore della colonna è tras- curabile, sarà, detta g la gravità, e /\ la densità del liquido , il peso P espresso prossimamente da g. ^. ^ . d. a ^ G \q equazioni (i) e (i') daranno così g t^^da:=:i{T — ©) j-rziaT 5. cos, a> g ù.^da — aTg- dalle quali sì ricava 2(T-0) -r 2T X Il coefficiente di -r essendo costante , in tutti i casi , per uno stesso liquido e per pareti di una stessa so- stanza , le depressioni od elevazioni a saranno dunque prossimamente in ragione inversa delle distanze dei piani . 9. L' equazione (a) è una di quelle che i geometri chiamano un' equazione ai limiti , e vale pel contorno della superficie libera. Per avere l' equazione corrispon- dente ad un punto qualunque dì questa superficie , prendiamo a considerare l'equilibrio di un filetto fluido 4oa SUI FENOMENI CAniXAKI cilladrlco , che parte dalla superficie esteriore , discende nel liquido ad una profondità maggiore dei due piani , poi si torce e rimonta verticalmente fra mezzo ai due piani ad una distanza sensibile da essi ( fig. 4^5). Arrivato vicinissimo alla superficie, supponiamo che il filetto si pieghi per terminare perpendicolarmente ad essa . La pressione sulla superficie esteriore essendo supposta nulla , il filetto descritto non sofiiirà nella sua estremità , in questa superficie piana , pressione alcuna . L' azione delle molecole del liquido interno che forma il canale in cui il filetto è racchiuso , sarà pure nulla sino nelle vicinanze della superficie inte- riore, perchè dividendo questo canale in tanti anelli, ciascun anello produrrà due forze eguali ed opposte sulla massa del filetto fluido . Così prescindendo dal- l' azione nella superficie libera interiore ai piani , il fi- letto fluido non sente che la pressione idrostatica pro- veniente dal peso ^ e se chiamiamo z la differenza di livello fra l' estremità interiore ed esteriore del filetto fluido , a- r area di una sua sezione , A la sua densità , questo filetto sarà spinto da una forza g /^ e z ^ verso V alto o verso il basso , secondo che l' altezza del li- quido esteriore sarà maggiore o minore che nell'inte- riore dei due piani . Ora abbiamo visto di sopra che r attrazione delle molecole nella superficie libera inte- riore combinata colla sua curvatura , fa nascere una fiDrza che spinge la porzione di filetto fluido , perpen- dicolare alla stessa superficie, per indentro o per in- fuori , secondo che la superficie è convessa o concava esteriormente , forza che è misurata in ogni punto da T . . — , p indicando il raggio di curvatura '^ si dovrà dun- tjue avere j per l' equilibrio di questo filetto , 1' equa- zione . DEL PROF. UOSSOTTI /{oS L' ordinata z essendo contata positivamente dal livello esteriore verso 1' alto , si dovrà prendere f j positivo o negativo , secondo che la superficie libera è concava o convessa esteriormente . Le considerazioni che ci hanno condotto a questa equazione sono indipendenti dalla supposizione che la superficie sia cilindrica^ se dunque si estendono al caso più generale di una superficie qualunque , rammentan- doci che allora la forza perpendicolare alla superficie interiore che anima la porzione di filetto fluido che termina perpendicolarmente ad essa è misurata dalla trazione moltiplicata per la somma dei valori inversi dei raggi di curvatura di due sezioni normali fi-a loro , avremo quindi indicando con f' 1' altro raggio di curvatura. ••OS" oe SI pone per maggiore semplicità — m — , t essendo una quantità costante per ogni liquido , la pre- cedente equazione prende la fi^rma semplice W-^(7+7')- Le due formole (a) e (h) , la prima delle quali si ri- ferisce al contorno della superficie libera , la seconda ad un suo punto qualunque , costituiscono le basi di tutta la teorica dell' azione capillare . L' applicazione di queste equazioni ai diversi casi non esige più che dei processi di calcolo integrale , piuttosto semplici per chi è un po' versato in esso. Contenti d'aver esposto i principi meccanici su cui questa teorica si fonda , e di aver dato un' idea precisa del modo con cui i feno- meni capillari si producono , ci limiteremo a riunire in una nota (2) a png. ^\oQ . le formole che Puisson ha 4o4 SU) l°£r■> dall'orientazione degli assi della sua figura. Queste forze agi- v) scono dunque egualmente tutt' all' intorno di ciascuna molecola, M e non sono variabili che colle distanze ; ed affinchè un fluido n non soggetto a forze esteriori, sia in equilibrio ad una profon- « dita sensibile nel suo interno, per le sole azioni delle forze mo- « lecolari , vale a dire, affinchè una molecola qualunque si ritrovi •» sempre in mezzo d' un numero simmetrico d' azioni , e non sia •!■> attratta o respinta più in un verso che in un altro, converrà ■n che le molecole siano tulle uniformamente distribuite le une in- n torno alle altre, e che quindi la densità del fluido sia uniforme. « Per concepire come in una massa di un tal fluido possa esi- ■n slere una pressione o trazione, immaginiamo condotto attraverso « di essa un piano fig. I, e sopra un elemento di questo piano, e 5) perpendicolarmente ad esso un pìccolo prisma del liquido , allo « soltanto quanto si estende 1' azione sensibile delle molecole poste ■n dall' altro lato del piano . L' equilibrio non sarà tolto se suppo- ni niamo che per un istante questo prisma venga a consolidarsi . 1) La somma delle azioni che le molecole poste dall' altro lato del « piano esercitano sopra tutte quelle del piccolo prisma, sarà va- « riabile secondo che il fluido sarà in uno stato di pressione o di •>■> trazione. Se le molecole si trovano a distanze tali che le azioni ■>■> ripulsive del fluido al di là del piano sulle molecole del prisma, « che sono rispettivamente più vicine, siano eguali alle azioni 55 attrattive nelle molecole rispettivamente più lontane, il prisma 5) non é né respinto, né attratto verso il piano; ed in questo caso 51 il fluido è nello stato naturale, non soggetto a pressione o tra- 55 zione veruna .Se il fluido é compresso, le sue molecole si avvi- 5) ciiiauo, benché impcrcellibilmcnle: e come per questo avvici- DEL PROF. M0S5OTTI ^o5 ;i naraento le forze repulsive, fra le molecole rispettivaraenle più » vicine, crescono in maggior ragione delle attratlite fra le mole- » cole rispeltivamenle più lontane , il prisma si trova respinto ; ■n con questa repulsione resiste alla pressione che tende a farlo n passare al di là del piano, e così questa pressione viene ad es- n sere contrabbilanciata dall'azione slessii del fluido (a). Se il llui- » do è stirato, le sue molecole si allontanano ; coli' allontanarsi , le ■n azioni attrattive sul piccolo prisma vengono ad occorrere le re- n pulsive, le quali decrescono più rapidamente coli' aumentare delle « distanze reciproche delle molecole, e per mezzo di un tale ec- » cesso di attrazione il fluido distrugge 1' azione che tende a stac- " care il prisma dal piano . Quest' ultimo eccesso è sempre assai » debole nei liquidi , perchè essi non oppongono che poca resi- •» slenza ad essere divisi; pure esiste, e varii fenomeni si conosco- « no in cui i liquidi manifestano un' attrazione sensibile prima n d'essere separati dal resto della massa. » Da queste considerazioni dobbiamo quindi conchiudere, che ■>■> esiste per ogni fluido una certa distanza fra le molecole, nella " quale le diverse parti del fluido non si attraggono nò si respin- »> gono fra loro, e nella quale il fluido non sostiene più pressione « o trazione alcuna , ed è costituito in quello stato che chiamiamo n Sfato naturale . Se questa distanza viene a diminuire , le parti 5» del fluido si respingono reciprocamente, e sostengono una pres- « sione; viceversa se viene ad aumentare, le parli del fluido si ■n attraggono reciprocamente e resistono ad una trazione n . (a) Quelli che conoscono il calcolo differenziai»! ed integrale scor- geranno in questo posso la ragione per cui , nella valutazione delle risultanti delle forze molecolari , non è lecito sostituire gli integrali alle somme delle azioni die le molecole esercitano fra di loro . In- fatti, se si considerasse il liquido come una massa continua, per un aumento o diminuzione della sua densità le risultanti delle forze attrattive e repulsive sul piccolo prisma crescerebbero o diminuireb- bero tutte nella stessa proporzione , c/ie è quella del quadrato della densità , e non ne potrebbe mai risultare un eccesso di repulsione o di attrazione per resistere alla pressione o trazione a cui il pris- metto fosse soggetto . Lo stesso non avviene quando si considera la massa come discreta o formata da molecole separate . Le repulsioni ed attrazioni delle molecole essendo funzioni delle loro distanze, un avvicinamento od allontanamento delle molecole ha un effetto molto pili sensibile sulla somma delle azioni delle molecole rispet- tivamente pili prossime , che sono quelle che si respingono , che non sulla somma delle azioni delle molecole rispettivamente più lonta- ne , che sono quelle che si attraggono , e perciò la ripulsione sul prismetto viene a sorpassare od a restar al di sotto dell' attrazione , tosto che le molecole si avvicinano o si allontanano . 5' intende altresì come le considerazioni delle molecole separate , o V impiego delle somme in luogo degli integrali sia richiesto dalla circostanza , che le forze cambiano di se^no col variare delle distanze , come Poisson lo osservò per il primo . M. Ann. Se. Natub. Anno 2. Tom. 4- 36 4o6 SUI FENOMENI CAWLLAJll Nota (2) . Formole pel calcolo di alcuni fenomeni di capillarità : 1." L' altezza a, a cui si eleva un liquido fra due piani verticali paralleli e vicini, che sono bagnati dal liquido, è data da -r^ «B* . ar essendo la distanza dei piani, e ir il rapporto della circonfe- renza al diametro . 2." La depressione — a di un liquido fra due piani , come i pre- cedenti , ma che non sono bagnati dal liquido , è data da — a = — — r(y sin. 2 « n 7 — cos. «) : tt essendo l'angolo del contatto del liquido colla materia dei piani, misurato da quello che la normale , dalla parte esterna alla super- ficie del liquido , fa colla perpendicolare alla parete più prossima . _ 3." L' altezza di un liquido , in un piccolo tubo cilindrico e ver- ticale, è espressa da — 11 — -^- essendo r il raggio di nna sezione orizzontale del tubo . 4>"' Se il tubo è un po' ampio , così che sia nna frazione , r allora si ha , _ —l\/~^ azz ^ — ~ — e ' 1-4- 1/2 essendo ; = r-*-(i/2 — 1)t. 5.° La depressione in un piccolo tubo cilindrico verticale, non bagnato dal liquido, è data da t'i cos. u r 2 2 6." Se il tubo non è molto sottile, allora si ha la depressione dalla formola , 1/3. — a = 4'^'^i^a • [/Ti .sìnO g r ' I -t- COS. Q DEL PROF. nOSSOTTI 4o7 essendo / = r-*-(l — COS. 0)T|/^;»= - »^2©. 7.° Per una goccia di nn gran diametro, 2r5~di un liquido cha non bagna il piano orizzontale su cui è versata, si ha l'altezza espressa da a = • |/^ a COS. - 0» -+- • (1 — sin.3 • ), 3 / COS. — < ot 2 essendo /=r-t-(^7 — 1)t: 8." L'altezza massima a, a cui si può sollevare nn disco appli- calo ad un liquido, senza che questo si stacchi e ricada nel vaso, quando il liquido è di natura da bagnare il disco, è espressa da ór Il peso del liquido sollevato è, in questo caso, dato da r essendo il raggio del disco, ed m il peso di nn cubo del liquido che abbia per lato l'unità con cui sono espressi r e r . 9." Se il disco non è bagnato dal liquido, allora è a2 = 2T'Jsin.2Ì m — r~7zr --il — C0S.3 4 «) f 1 - !Lk-i cos. | ^) p zz.mar -^ vmf'^r sin. ». IO." Per l'acqua, nella temperatura di S'tS centigradi, sì ha, secondo le esperienze di Gay-Lussac, t = 3'"'",8888, il millimetro T essendo V unità lineare : ed è t2 = 2 , A dinotando la densità SA del liquido, g la gravità, T la forza contrattile della superficie libera dell' acqua . Pel mercurio si ha , secondo le esperienze dello stesso fisico , nella temperatura di ia°,5 centigradi, T=a,554G; e per l'angolo del contatto •s=45° 3o'. ]VOTA SOPRA UN FENOMENO CAPILLARE OSSERVATO I. Mi sono procacciato ne' giorni addietro l'onore di presentare a varii membri di questa sezione un esemplare di una lezione testé pubblicata nel tomo 98. della Biblio- teca Italiana , sulla teoria dell' azione capillare . L' og- getto di questo presente fu di cbiamare l' attenzione vostra sulle nozioni semplici, dalle quali la detta teoria è stata dedotta , per applicarla ora alla spiegazione di un fenomeno che , parmi senza successo , è stata inve- stigata dall' illustre Poisson nell' esimia sua opera Nou- vellc Théor'ie de P action capillaìre pag. i^i. Il fenomeno a cui alludo appartiene all' equilibrio di due liquidi sovrapposti in un cannellino capillare , ed è quello memorabile , che il Dott. Young ha prodotto contro la teorìa di Laplace . Quel fisico , come è noto , osservò che , se , in un cannellino immerso nell' acqua ed in cui questo liquido già si sia elevato all' altezza dovuta, si fa discendere una goccia d'oglio, il livello della superficie esteriore dell' oglio si abbassa sensibil- mente al dissotto dell' altezza primitiva a cui si trovava (*) Letta, per estratto, nella Sezione di Fisica, Chimica e Ma- tematica della seconda riunione dei Naturalisti italiani in Torino nel Settembre del 1840. DEL PROF. MOSSOTTI 4^9 l'estremità superiore della colonnetta d'acqua. Le for- molo di Laplace , non che quelle di Poisson identiche tra loro , non s' accordano a dare un tale abbassa- mento, e solo l'ultimo di questi autori si limitò a far osservare , che la superficie superiore della colonnetta liquida può offrire sul!' asse una piccola depressione di livello per causa di una maggiore concavità, che ac- quista la stessa superficie . Una così tenue depressione però non può essere quella che ha accompagnato il fatto riferito dal Dott. Young , perchè questo filosofo , parlando del vedersi la colonnetta liquida discendere , usa la parola conspicuosly ^ cioè in un modo cospicuo, o notabile . a. La causa principale da cui traggono origine i fe- nomeni capillari è quella trazione o forza contrattile che acquistano i liquidi nella loro superficie , e che ho di- mostrato dipendere dalla rarefazione rapida che soffrono gli stessi liquidi nelle vicinanze di esse . Quando la su- perficie del liquido è libera , questa forza contrattile è massima , perchè il liquido si rarefa sino al punto , che la somma delle azioni repulsive ed attrattive delle mo- lecole interne è nulla su di una molecola posta nella superficie. Se la superficie del fluido non è libera, ma esiste un altro fluido ad essa contiguo , la forza contrat- tile è minore , perchè la rarefazione del liquido in cui le forze molecolari sono più energiche si fa soltanto sino a che la somma delle azioni delle molecole inter- ne su di una molecola posta nella superficie di separa- zione dei due fluidi sia eguale alla somma delle azioni che sulla stessa molecola esercita il fluido in cui le forze molecolari sono meno energiche . E per mezzo di que- sto rapido decrescimento di densità nelle vicinanze della superficie di separazione dei due liquidi che si fa il passaggio dallo stato più energico delle forze molecolari del primo liquido , a quello meno energico del secondo senza che 1' equilibrio totale delle masse sia alterato . 4 IO SUI FEKOMEm CAPILLAEl Questi rlsultamenti sono conseguenze necessarie della teorìa che abbiamo sviluppato nella citata lezione per ispiegare i fenomeni capillari . 3. Secondo questi princìpi rappresentiamo con T , la forza costante di trazione che risulta nella superficie di separazione dei due fluidi per causa del suddetto decre- scimento di densità , ed immaginiamo un filetto fluido , ad una distanza sensibile dalle pareti di un cannellino cilindrico , che termini interiormente alla superficie su- periore del fluido sovrapposto ed esteriormente alla su- perficie libera del liquido inferiore. Divisa la parte inter- na del filletto fluido corrispondente al liquido superiore in due fragmenti , sarà facile di vedere, seguendo gli stessi ragionamenti che abbiamo impiegato nel N.*^ 9 della citata lezione, che' le equazioni per l'equilibrio particolare di questi due fragmenti saranno ^A(s— ^.)-4-^A^^.-4-0=T. (r!"^^.) 5 dinotando 1' altezza , sopra il livello del liquido este- riore , del punto di divisione dei due segmenti , e © la pressione o trazione a cui è soggetto il liquido nello stesso punto . Le altre lettere hanno lo stesso significato che nella citata lezione, e l'indice sottoposto serve per indicare le qualità analoghe nel liquido inferiore . La sezione orizzontale della colonnetta liquida fatta all' altezza s essendo una superficie di livello , perchè la risultante di tutte le forze le è perpendicolare , la quan- tità 0 sarà costante in essa per tutti i filetti che la attraversano ad una distanza sensibile dalle pareti. Po- nendo quindi O-h- g AS=.C le due precedenti equaziooi diverranno (1) DEL PROF. MOSSOTTl 4ll le quali sono identiche con quelle dell' articolo 69 de la Noiwelle Théorie de V action capi/Zaire. A queste equazioni conviene aggiungere quelle che sassistono nei contorni. Se si denotano con J' e F/le trazioni che possedono rispettivamente i due fluidi nelle porzioni delle loro superGcie che scorrono lungo le pareti del cannellino o parallelamente ad esse , e con tt ed (u, gli angoli sotto i quali queste porzioni vanno a congiungersi colle altre concave o convesse in cui terminano superiormente le due colonnette liquide , si avranno , giusta P esposto del n.*' 6 della citata lezione , le altre due equazioni r = Tcos. « Ty^T, COS. «, (3) Trattando ora queste quattro equazioni collo stesso pro- cesso seguito da Poisson (*) si arriverà alle due seguenti (*) 11 processo seguilo dall' autore citalo è il sejruente che rife- riremo per comodo del lellore . Si sosliluisca nelle equazioni (/) per la somma dei valori inversi dei rafipi di curvatura la sua espres- sione, che per le superficie cilindriche riferita al suo asse di figu- ra, come asse delle ordinate s si riduce a £5^ 1 rf^. rf^. dove t dinota la distanza deli' ordinata » dall' asse a cui è ^larallela . 4ia SUI FENOMENI CAPILLARI che fanno conoscere le altezze h ed A, sopra il livello flioltiplicansi indi 1' una e l'altra per tdt, e s'integrino, si avrà dt ' ci t^ gli integrali ya ^ rf t efzjtdt essendo nulli quando t = o. Osservando ora che si ha d_z d^, dt dt 2g (à,—^)f^ tdt-i-ct'^ = le equazioni (2) prenderanno la forma <" ' dt' at V ^^2 ed esse sussisteranno perf— «, dinotando con a il raggio del cannello . I segni da prefiggersi ai radicali in queste equazioni sono i me- desimi di quelli delie equazioni precedenti . Se dunque si fa in ,.,... dz dz, „ esse t = a, e che si eliminino — e -—■ fra queste quattro equa- zioni , si avrà (3) 2g(^,-à)J^^itdt-¥-c»''^-h2«T^=0 Chiamansi h ed //, le ordinate verticali dei centri delle due super- VEL. mOF. MOSSOTTl 4'^ de! I jquiclo esteriore dei due centri , o punti sull' asse ) delle superficie superiori ia cui termìba la colonnetta ficie capillari, cioè i Talori di s e *, che corrispondono a t =: o . In questi punti i due raggi di curvatura di ciascuna superficie sono eguali e dello stesso sej(no . Se dunque si fa f = g'= j. j p = p/c=y, , per f=so, in virtù delle equazioni (i) si avrà 2T gAh — CZZ « Ora per una prima approssimazione, alla quale basterà fermarci » possiamo supporre che te superficie capillari coincidano colle loro sfere osculatrici nei punti dove tagliano il loro asse di fignra , e di cui le coordinate sono rispettivamente h ed A^ . Avremo in que- sto caso ^ = /i -H r — |/y2 -f2 cj. = K -+- r. — \/^? "i^ . I radicali essendo rispettivamente dello stesso segno che hanno i valori di ^ e y^; cioè positivi o negativi secondo che ciascuna su- perficie volge 1.1 sua concavità verso l'alio e verso il basso. Sosti- tuiamo questi valori di z sotto i segni integrali delle equazioni (3), ed eseguiamo le integrazioni , risulteranno le due equazioni g A[(/i H- y) «2 ^.| (^2 _«2 ) _ I y 3 ] _ ^«2 ^2«r =0 o pure per causa delle equazioni (4) 11 raggio « essendo supposto molto piccolo , quando Ter, non siano contemporaneamente pure molto piccoli; si dedurrà per ap- prossimazione r, T, «^ 2i,r3 L ' ' 3^ • "' 3 -J Se, ora, si denota con or «2 g il volume del liquido superiore, che deve essere dato, si avrà N. Ann. Se. Natur. Anuo a. Tom. 4. atì* 4l4 SUI FENOMENI CAPILLARI eli ciascun fluicJo in funzione delie trazioni T Ty* T/F, , e delle densità A e A^, rispettive dei due liquidi, del raggio a del cannellino , e del volume del liquido su- periore espresso da ,„ cP t Queste due equazioni differiscono dalle analoghe tro- vate da Poisson in quanto che abbiamo escluso P im- piego di un'equazione che egli denota con F — F'mR all' articolo 69 della sua Thèorìe de /' action ec. , e che giudichiamo inammissibile in questi casi. 4. Applichiamo le trovate equazioni agli esperimenti fatti dai Fisici , cioè quando 1' uno dei due liquidi ba- gna ^ od intonaca tutte le pareti del cannellino , ne' quali cosi solo parrai che si possano facilmente avere degli effetti costanti . Perciò osservo che se è il fluido superiore quello che intonaca le pareti , la sua superfi- cie interna essendo da per tutto in contatto col liquido inferiore , la trazione nella superficie di questo dovrà essere eguale tanto nelle parti parallele alle pareti, quan- to nella parte superiore , in contatto col fluido sovrap- posto , la quale perciò sj unifà alle prime^ piegandosi o vero secondo le equazioni (3) «it — ^'*^(-^ ^ \ ^ " / r, __ r V da dove si ha A (A, — Ai 2 X _ <. ^ = g^ A "-^^(r(A.-A)-r.A). Sostituendo questo valore Ji e non che i precedenti di —1 ed -< 7 y. nelle equazioni (4) si conchiuderà come sono le equazioni del testo. DFX TROF. MOSSOTTI 4 '5 verso 11 basso tangenzialmente alla direzione delle pare- ti e sarà «i = o. Se per lo contrario è il liquido in- feriore che bagna le pareti , la trazione nella snperG- cie di separazione dei due liquidi sarà ancora costante , ma questa superficie si piegherà tangenzialmente alla di- rezione delle pareti volgendo la sua concavità verso r alto , e perciò sarà a», :z=: ir . Questi risultamenti sono concordi con quelli che Poisson ha dedotto da altri prin- cipii all'articolo ^3, 5. Stabilite le regole che dobbiamo seguire nell' asse- gnare il valore di «,, ci resta ancora, per possedere tutti i dati numerici da Introdursi [nelle due equazioni (rt) di conoscere il valore di T^ che rappresenta la tra- zione dell' acqua In contatto coli' oglio . Onde ottenere questo dato mi varrò di un esperimento , che l' illustre nostro consocio il Cav. Avogadro ha fatto di ragion pubblica nel ^o. volume delle Memorie dell'Accademia di Torino, e negli Annales de Chimie et PJvysìcjue Avrìl i83y. Avendo egli intonacato d' oglio un cannellino di cri- stallo di un millimetro !di raggio lo introdusse verti- calmente in un bagno d'acqua. Questo liquido si elevò nel cannellino all' altezza di 5"'™, 34 sollevando sulla sua superficie superiore una sottile falda d' oglio , di quel poco che veniva staccando dalle pareti . Il peso speci- fico dell' oglio usato era A rz: 0.908, quello dell'acqua essendo supposto eguale all' unità . La trazione nella su- perficie libera, od in contatto coli' aria , di quest' oglio, calcolata , giusta la teoria , con un esperimento dello stesso autore, doveva essere T "=. 3,8i.g'A Ciò posto , se si osserva che in questo esperimento la superficie superiore dell' oglio era tangente alle pareti colla concavità volta verso 1' alto , e quella del liquido inferiore o dell' acqua doveva , secondo i prlncipli esposti essere nel suo contorno pure tangente alla direzione delle pareti ma colla sua concavità rivolta verso il basso 4l6 SCI FENOMEm CAPILLARI si avrà « z:z t , «, zz: o , e perciò dalle equazioni (a) risulterà r =: - T «, rr: T, Introducendo questi valori nella seconda delle equa- zioni (fl) si dedurrà dalla quale si ricava A «2 Trascurando in quest' equazione la quantità « g ^ -f- ^ , il valore di s non essendo neppure slato indicato in que- st' esperimento, come troppo piccolo e trascurabile, e T sostituendo 3,8i a - ^ OjQO^ ^i ^ ^j 5'n™,34 ad A^ e Punita ad «e , si troverà ^'/ = 0,79 g' Al, che sarà l' espressione della forza di trazione della su- perficie dell'acqua in contatto apparente coll'oglio^ A ^ es- sendo la densità specifica dell' acqua presa per unità , e l' unità lineare essendo il millimetro. 6. Conseguito questo dato veniamo ora all' esperimen- to del Dott. Young. In un cannellino immerso in parte nell' acqua , ed in cui questo liquido , per effetto di ca- pillarità si teneva elevato quasi sino alla bocca superio- re del cannellino, il detto filosofo fece cadere una goc- cia d' oglio , e vide la colonnetta d' acqua nel cannelli- no discendere sensibilmente . Per calcolare quest'esperimento osservo che la goccia d' oglio venendosi a sovrapporre all'acqua deve pure piegarsi in modo che la concavità delle sue superficie siano rivolte verso l' alto, e terminino parallelamente 4l7 SUI FENOMENI CàPILLARI allo pareti . In qni'sto caso si avrà dunque contempora- neamente ft) :~-- V ft>, ::z; ìga(cl!e , o tagliaticci da canepa , siccome altri li chia- 444 RENDICOirrO ACCADEMICO mano j ì quali ne' mesi di Giugno , e di Luglio , allor- ché le piante sono ben alte da terra ne rodono il fusto internamente , lasciando intatta la sola corteccia , e por- tano tale guasto da distruggere , nelle annate nelle quali meglio e piii copiosamente si sviluppano , fino il terzo del prodotto . Coli' idea di cercare un mezzo valevole a distruggere , o minorare 1' influenza di questa causa tanto nociva mi diedi da prima , continua sempre il Bertoloni , a cercare a qual specie appartenesse quel bruco devastatore , intorno al quale a mia saputa non era stato scritto da alcuno. Infatti nel giorno 19 di Luglio del i838. mi si presentò la favorevole circostanza di trovare ne' canepai delle vicinanze del Meloncello molti de' predetti bruchi benissimo sviluppati , ed alcuni di già passati in crisalidi dalle quali ottenni facilmente lo sviluppo anche dell' insetto perfetto , e perciò potei acquistare cognizione della specie , la quale è una pic- cola farfalla appartenente alla famiglia delle Pyralidi , e chiamata dai naturalisti Botys sìlacealis. L' autore passa quindi a descrivere minutamente l' in- setto nei tre diversi suoi stati o gradi di metamorfosi , rappresentandolo ancora con esatte figure colorite al na- turale . Nello stato di bruco vive circa sedici o venti giorni nascosto entro Io stelo della pianta corrodendone la parte legnosa in modo da farla in breve perire ^ e l' epoca nella quale sviluppasi detto bruco è diversa nelle varie posizioni del nostro territorio , perchè il Bertoloni nella passata calda stagione del 1889 trovò i primi bruchi già sviluppati ne' canepai delle colline del comune di Gesso alla metà di giugno , mentre quelli della pianura fuori di Porta S. Donato non davano ancora indizio di quel danno . Anche nella medesima posizione i ripetuti animali non si sviluppano tutti in una volta , né in giorni successivi , essendosi gli ultimi nati nella detta località di Gesso covertiti io crisalide soltanto verso il 2,0 di Luglio . DEL PBOr. A. ALES3ANnni:^I 44^ La crisalide formatasi entro la pianta passa dieci o dodici giorni in questo stato y dopo i quali trasformasi in insetto perfetto . Non seguiremo 1' autore nella minuta descrizione dell' animale , giacché male questa si potreb- be intendere senza 11 soccorso delle figure , ma osser- veremo col medesimo che , dalle molte indagini fatte sul proposito e da lui e da periti agronomi del nostro paese , ne è risultato che la qualità , e la esposizione diversa della terra dove si coltiva la canepa rende la pianta piìx o meno sottoposta al guasti prodotti da que- sto insetto : quanto più i terreni sono pingui e confa- centi alla vegetazione della canepa , tanto più ne riman- gono danneggiati. A cose pari l'animale si sviluppa molto più abbondantemente ne' canepai novelli che negli antichi : ed è anche un fatto conosciuto, che il prodotto di questi novelli canepai , d' altronde rigogliosissimi , riesce minore della metà di quello degli antichi , e che a misura che cresce il numero degli anni della loro coltivazione a canepa se ne aumenta gradatamente anche il prodotto, di guisa che alla fine il canepajo rimane pochissimo danneggiato . La circostanza di uno stelo più rigoglioso e tenero è, giusta l'opinione dell'Autore, la cagione sola per cui esso sia prescelto dalle femmine per de- porvi le uova . Per ultimo i' Accademico passa ad esporre il me- todo che crede efficace , se non ad annichilare , al- meno a diminuire lo sviluppo di sì nocivo animale. Consiste questo principalmente nello svellere da Canepai tutte le piante oflcse, e nell'epoca in cui soggiorna entro di loro il bruco, o la crisalide , cioè fra il giugno ed il venti di luglio , la quale operazione non è di ninna difficol- tà , che anzi richiede diligenza e fatica molto minore di quella delle consuete zappature , o roncature della canepa , e se vi è difficoltà questa consiste solamente nel persuadere ai contadini la necessità di cotale ope- razione , pel cui felice effetto è necessario che dessa 44G RENDICONTO ACCADEMICO sìa generalizzata in tutta la Provincia , e che sia per- fettamente finita prima dello sviluppo della farfalla , poi- ché altrimenti questa deporrebbe le uova per la succes- siva generazione . Appena poi che si sono svelte tutte le canepe danneggiate di un canepajo si devono riunire in fasci e bruciare , acciocché i bruchi non abbiano tempo di fuggire . Con tal metodo seguito a tutto ri- gore io penso, conchiude l'Autore, che si perverrà a minorare d' assai un tanto danno , sebbene forse non si riuscirà a distruggere la specie perché essa é indigena del- l' Italia , e vive sopra altre piante nostrali , qual è il Luppolo, come riferisce il Treistche, ed io opino altresì che viva entro 11 fusto delle ortiche , tra il folto delle quali P ho veduta volare frequentemente negli anni ad- dietro ^ oltre che abita entro altre piante coltivate este- samente in Italia e principalmente entro il culmo mi- dolioso del formentone •, ma ciò succede in un epoca più tarda di quella della generazione avvenuta entro il caule della canepa , lo che mi conduce a credere che in uno stesso anno si rinovellino più generazioni di questa spe- cie . Il primo che fece la scoperta dell' essere questo animale nocevolissimo al formentone fu il Signor Cesare Pananti di Monta in Toscana: il Sig. Carlo Passerini poi nel i833 giunse a determinare la specie dell'inset- to, e trovò di più che il bruco sverna in Toscana den- tro i culmi spugnosi del frumentone che si usa lasciare ammassati nei campi , la quale circostanza deve rendere noi pure avvertiti di abbrucciare questi culmi , massima- mente nelle nostre pianure , affinché gli animaletti che contengono non passino poi nella stagione opportuna a danneggiare la canepa : ed io ho osservato , continua sempre 1' Accad. , abitare il vermetto anche entro la racchide crassa e spugnosa della spica (impropriamente detta panocchia dal volgo), che durante l'inverno si con- serva appo noi ne' granai per trarne la semente nel principio di primavera', per lo che si vede necessario DEL PnOF. A. ALESSANDRINI 44? di cavarne presto i semi e poi bruciarne le rachidi. 16. Sessione. 5. 3Iarzo 1840. Si legge dal Segretario la Dissertazione d' obbligo dell'Accademico pensionato Prof. Cav. Dionigi Strocchi, che fu presentata al Consesso nella seduta delli 12 Di- cembre 1889. L'Accademico intitola il suo lavoro m; Congetture sul modo di agevolare alla puerizia la cono-> scenza della lingua latina. Dimostra egli sul principio del Discorso con sodi ar- gomenti , e con molti esempj ricavati dai più accreditati scrittori, che la lingua dei Latini come fenice rinata dal proprio cenere , o nave sorta da naufragio in porlo sotto mutate forme in sua sostanza vive fra noi in guisa forse non dissimile a quella , che si fa sentire tuttavia nella bocca e negli scritti di tarda successione di gente Greca , alla quale più che ad altra Nazione è agevole l'apprendere il linguaggio di Omero, di Demostane . Per lo che facilmente s' intende come fra gli autori di qual- sivoglia nazione moderna ninno adeguasse la eccellenza e la fama degli Italiani nel valore di scrivere latinamen- te. Bla, conchiude l'Autore sul finire del suo discorso , forse taluno domanderà a che prò questa diatriba . In tempo che nulla si ascolta nulla si apprezza , che non conduca a progresso d'industria, a beneficio della uma- nità, io non avrei tolto a trattare questo spinoso ar- gomento , se non avessi sperato di potere in qualche ancor che picciol modo agevolare la conoscenza di quella lingua , della quale né le scienze nò le lettere possono star senza . Girolamo Gigli a togliere quegli indugi , e quelle pene a fatica della prima età imaginò il sussidio , e l' opera di balia latina : latine balie io crederò potersi trovare in que' maestri , che bene sper- ti delle due favelle , lasciate da parte , quanto possibile è più , le ambagi grammaticali non introduchino nò loro 448 RENDICONTO ACCADEMICO dettati altre voci dì nomi e di verbi , che non abbiano in amendue le favelle un medesimo suono , un medesi- mo significato . Quindi agevole si aprirà a giovinetti la via di mettersi dentro ai misteri dell' aurea latinità sì necessaria a scrittori Italiani , che siccome in passato , così in avvenire oratore o poeta non può prendere fidu- cia di salire sulle ultime cime dell' Italiano Parnaso , se prima non siasi proveduto di buon remigio di ali latine. II Presidente invita poscia il Signor Dottor Enrico Giacomelli a leggere una sua Memoria — Sulla Pioge- nesì 5 0 formazione del pus nella macchina animale vi- vente — la quale fii presentata all' Accademia nella Sessione delli 6 giugno iSSg. Il Pus generalmente par- lando , dice 1' Autore , è un prodotto morboso quasi sempre generato dalla flogosi, ed è perciò che volendo studiarlo nella sua genesi , è duopo esaminare li primi moventi morbosi i quali , mano mano aumentando al- terano e scompongono in modo il tessuto organico , da convertirlo in un liquido che pei caratteri particolari che presenta vien detto Pus. Questo prodotto morboso si mostra sotto l'aspetto di un liquido opaco, giallastro j di sapore dolce , come dicono, inodoro , non filamentoso, non separantesi in piii parti col riposo . Veduto al mi- croscopio ha 1' aspetto di un liquido untuoso con glo- buli vescicolari simili a quelli del sangue , differenti pe- rò da questi per tre caratteri importanti , cioè per es- sere opachi o di color giallastro, per essere di maggior volume, per corrugarsi appena esposti all'aria. Tali ca- ratteri non sono però costanti , ora ne varia il colore , ora 1' odore , ed ora la consistenza , Questa diversità di apparenze occupò moltissimo li Medici , giacche era di gran vantaggio alla pratica medica , l' avere un dato certo onde constatarne od escluderne la di lui presenza . Di- fatti molti furono quelli che si occuparono nello stabilire i caratteri distintivi del pus, dal sangue, dal latte, e dal DEL TROF. A. ALESSANDRim 449 muco . Alcuni vollero che per distinguere il pus dal- l' albumina e dal muco si lavasse reiteratamente nel acqua, aggiungendo il carbonato di calce onde facilitare lo scioglimento dell' albumina , e produrre un sedimento pulverulento nel fondo del vaso , qualora il pus real- mente esistesse unito alle nominate sostanze. Altri pen- sarono che per distinguerlo dal sangue era sufficiente lo agitare il liquido con un bastone di vetro , e qualora questo si vesta di una membrana elastica bianco-gialla sarà prova positiva di sua esistenza, perchè in caso con- trario si osserva soltanto un' ammasso filamentoso fran- giato . La Chimica pure venne chiamata in soccorso onde scoprire li principi componenti di esso pus , ma sfor- tunatamente , conviene pur dirlo , che quante furono le analisi altrettanti furono i risultati diversi che si ottennero riguardo ai componenti di questo liquido. Se per le co- se esposte si dimostra che il Medico non ha segno certo distintivo del Pus, pure servendosi collettivamente dei mezzi indicati, si può giudicare con qualche fonda- mento dell'esistenza o mancanza di esso nei casi dubbj. Molte furono le ipotesi immaginate onde spiegare la for- mazione del pus*, lo Gendrin colla scorta delle osservazioni microscopiche pretende di dimostrare, che il pus sia l'ef- fetto di una alterazione chimico-vitale eflettuala dalla stasi de' principj coagulabili del sangue nei tessuti in- fiammati. Ciascun vede quanta importanza acquisterebbe nella scienza un siffatto modo di osservare , e fu per questo che mi determinai a ripetere i tentativi dell'illustre francese , e nell' esperimenlare mi valsi ancora dei con- sigli dell' anatomico comparato della nostra Università il Prof. Alessandrini. Collocata debitamente una rana sotto il microscopio umettavo la membrana interdigitale di un piede coli' acqua comune alla temperatura di /\o gradi del Termometro di Reaumur e scorgevo sul istante un rapido movimento di globuli , im accorrere da' vasi pic- coli ai maggiori , quivi soffermarsi , in fine prendere tutti I 45o RENDICONTO ACCADEMICO una direzione medesima e convenire al punto irritato . Al punto irritato poi vedevo rallentarsi il modo di pro- gredire de' globuli ^ dopo pochi minuti vedevo un globu- lo soflfermarsi quasi appiccicato alla parete del vaso j dipoi per l' urto dei sopravegnenti progredire di nuovo nel suo corso , di nuovo arrestarsi e con esso molti altri globuli : in fine non vedevo che un movimento complessivo di ondulazione . Accaduta tale immobilità li globetti perdevano il loro volume e forma ordinaria, e non si scopriva che un ammasso senza forma rego- lare , ed il tessuto circumambiente farsi opaco. A capo di due ore vedevo nella stessa parte delle molecole ros- sastre , irregolari di forma, applicarsi alla parete de' vasi e versarsi negli interstizi frapposti ai medesimi . Passate le 2 0 ore aveva luogo la esalazione di una materia che si conformava a foggia di lamine^ scorse 5o ore non piìi si vedeva il fluido contenuto nei minimi vasi sanguiferi di colore rossastro , ma invece di questo appariva una sostanza albuminosa la quale si colorava in fosco. Dal 5 al 6 giorno io vedeva a poco a poco come dei punti isolati aventi un colore giallo rossastro , di poi qualche oscillamento nel liquido , in fine una forma distinta di glo- buli di pus riconoscibili per li caratteri detti di sopra. Que- ste osservazioni confermano in genere quelle di Gendrin, e quando una maggiore varietà di prove ne avrà di- mostrata 1' esattezza penso essere ragionevole 1' opinione che ammette doversi il pus considerare come 1' effetto di una secrezione morbosa che effettuasi nei tessuti in- fiammati . Veduti i caratteri fisici e chimici del pus ^ studiato il modo più facile di distinguerlo dagli altri u- mori, comprovato con esperimenti il modo piìi probabile di sua formazione penso di non dover passare sotto si- lenzio un fatto osservato frequentemente , del vedere cioè che alcuna volta nella macchina umana avvengano tali morbose coudizioni per le quali anche senza il con- corso della infiammazione si generi pus. Io qui non e- DEL PBOP. A. ALESSAr^onim 4^1 spongo i moltissimi fatti che appoggiano un tale sup- posto ma solo dirò che nella stessa guisa che viene ri- conosciuta la diatesi, o disposizione scrofolosa, la scor- butica , la rachitica ec. , non trovo irragionevole V ammet- tere ancora la Piogcnetìca^ e difatti, se pure avvenga al pratico di osservare raccolte di pus dove per la più accu- rata analisi razionale si dimostra che non precedette verun segno di infiammazione, è lecito di inferirne che colà an- che senza il concorso del processo flogistico potè formarsi siffatto umore morboso . Questo sospetto darebbe qual- che fondamento a credere non ripugnare alla ragione clinica che , anche senza flogosi possa il sangue per al- tre cagioni valevoli a produrre lo stesso effetto , e tut- tora nascoste , trasmutarsi in pus : abbenchè questa opi- nione sia ben lontana ancor dal potersi considerare co- me cosa dimostrata , penso però che per la sua , al- meno apparente , probabilità sia tale da svegliare il dubbio che il pus non sia sempre 1' effetto necessario e costante della sola flogosi . i^. Sessione. la. Marzo 1840. Il Presidente offre all' Accademia in nome degli Au- tori i seguenti Opuscoli . 1. Sandi A. F. Intorno ai metodi di solidificazione dei corpi organici dei Signori Bartolomeo Zanon , ed Angelo Comi. Belluno i83g in 8,*^ di pag. 4'. 2. Crescimbeni Dottor Giulio — Sopra un caso di Idrofobia, lettera seconda. Fano i83c). in 8." di pagine 24- 3. Freschi F. — Sunto delle cose risguardanti la medicina esistenti nel Tomo III. dei Noi'i Commen- tarii Acmi. Scient. Institnti Bononiensis — dagli Annali d' Oniodei. IVIilauo 1889 iu ottavo di pa- gine 54. 4Ó2 RENDICONTO ACCADEMICO La Memoria d'obbligo che legge l' Accademico pen- sionato Prof. Gioachino Barilli porta la narrazione di un fatto di molta importanza per la patologica , non meno che l' anatomica , e la fisiologica scienza . Perchè men- tre è comune il lamento degli studiosi di notomia patologica di non trovare quasi mai nelle dissezioni la ra- gione giustificativa dei sintomi delle neurosi , qui egli par- la di un guasto organico che può dirsi svelare con esatta misura il motivo del forte , lungo , e in molte guise va- riato soffrire della infelice che fu vittima di una fero- cissima Prosopalgia ( tic doloroso ) . E dippiù siccome ì nervi tocchi dal guasto organico si distribuiscono rego- larmente dentro ai muscoli che qui erano compresi dalla malattia, così, dice l'Ant. , quella anatcìfi^ica distribu- zione scoperta già dall' illustre chirurgo e anatomico Palletta , e seco la fisiologica attribuzione di essi nervi riceve dalla malattia accennata un argomento di con- ferma molto opportuno , Soggetto della storia era stata una donna di 4^ anni di regolare e robusta costituzione , che aveva sortita grande squisitezza di sentire , e che fino dalle prime età era stata colpita dagli infortunii, onde fino da quel tempo fu afflitta da patimenti nervosi, sempre poi come turbe isteriche affatto negletti . Per nuovo gravissimo patema , e lunghi disagi nel Gennajo i838 ebbe una infiamma- zione , parve meningea , principalmente al lato destro , al finire della quale cominciò mano mano a svegliarsi la sintomatologia neuralgica al lato pure destro della faccia : ehe sempre si alteneva alla forma di accessi , i quali erano annunziati nel principio da un senso di aura scorrente (^alla tempia alla guancia: in seguito da formi- colamento nella stessa direzione. Altre circostanze da no- tare , per ciò che si dirà, erano :r: Che nel forte del do- lore sentivasi , mettendo la mano , sussultare in forma clonica fortemente il muscolo temporale , e spesso anche il buccinatore nr Che al finire dell'accesso l'inferma si DEL PROF. A. ALESSilTDRmi > 4^^ lagnava spesso di dolore , e qualche volta di un senso di gelo ai denti — Che il senso del gusto era , massi- me nel tempo dell' aggravamento maggiore , perduto adatto . Ed è di osservazione assai degna una fase di tal malattia , che nei due anni che durò , non ostan- te il guasto organico che la manteneva , essa ebhe due intervalli di sospensione z:^ Uno di 3 mesi neli' estate i838, nel qual tempo, insorta una forte flebite emor- roidale , la neuralgia non diede che di quando in quan- do leggerissimo sentore = Un altro di 5 mesi dall'Aprile alla metà del Settembre 1889, in cui per la quiete quasi totale del sintomo doloroso , la riordinazlone delle purghe mensili , la restituzione del gusto e dell' appe- tito , la rinutrizione delle membra , il ritorno dell' aspet- to florido , ognuno la credeva guarita : quando nel venire dell' aulutuio straordinariamente piovoso tornò quasi tutto a un tratto in iscena il dolore che presto divenne gran- dissimo: svegliò le fortissime convulsioni al muscolo tem- porale , e a tutta la guancia destra , rendendola stabil- mente retatta , e in mezzo ai patimenti più atroci la uccise ai 28 di Gennajo i84o: inutili essendo tornate tutte le maniere di tentativi che l' autore fece per pro- prio e per consiglio di parecchi colleghi dell' Università chiamati in soccorso , fra i quali artiCzii non erano stati dimenticali né il galvanismo, uè il mangnetismo . Passando a dar conto della sezione nulla diremo di alcuni disturbi organici di data manifestamente recente che furono rinvenuti nel polmone sinistro , lato sul quale 1' inlertna era stata fissa per gli ultimi due mesi a causa del suo male nel destro : disturbi organici proporzionali appunto ai sintomi che negli ultimi giorni di vita si ag- giunsero a peggiorare le condizioni dell' inferma . Nulla pure diremo di alcuni indurimenti antichi cartilaginosi che qua e là si rinvennero nell' utero : quello che mag- giormente importa essendo le cose osservate nel capo . Aduncjue prima di tutto aperto il cranio è da dire M. An.v. Se. ?ÌATun. Anno a. Tom. ^, :<9 454 RENDICONTO ACCADEMICO come apparissero i vasi dalla dura meninge molto turgidi di sangue, e più quelli del destro lato: che scolò molto siero al taglio di esse meningi : rimosse le quali si vi- dero tutti i vasi cerebrali essi pure assai turgescenti . Alzando poi con diligenza dalla base del cranio il cer- vello , venne solt' occhio una gonfiezza o piccolo tumore che videsi rimanere aderente ad essa base , e che alzavasi contro il margine anteriore della gamba destra del cer- velletto , tanto che aveva respinta indietro essa sostanza cerebrale corrispondente e formatavi una infossatura , ove era ricevuto 1' apice del tumore predetto . Esso tumore era di forma poco meno che sferica, de! diametro di due terzi di pollice, colla base alquanto appianata, e fortemente attaccata alla lamina posteriore-superiore del tentorio vicino alla sella equina, avente in essa base una piccola laminetta ossea involta nei suoi sepimenti membranosi , e perciò staccata affatto dal vicino mar- gine superiore dell'osso petroso cui esso tentorio aderi- sce . Fattavi una sezione dall' apice alla base si riconobbe essere tulio composto dei detti sepimenti membranosi ingombri di una sostanza polposa, anche attualmente discernibili , conservandosi questo pezzo prezioso nelP al- cool nel museo patologico della Università. Poste le quali cose l'aut. giudica il tumore un fungo della dura meninge : nel che stima di doversi scostare dall' opinione del Walther e degli altri che pensano ap- partenere sempre tali funghi alle ossa del cranio per le seguenti apprezzabili ragioni : per essere questo fungo mobilissimo : essere affatto staccato e fuori della esten- sione dell' osso petroso : mancare ogni indizio di sca- brosità in esso osso, scabrosità dagli autori suddetti asseri- ta costante e posta per caratteristica della ossea pertinenza suddetta : infine per la struttura membranosa di questo, insignemente diversa dalla struttura dei veri funghi delle ossa del cranio. Por le istesse ragioni egli ragionevolmente pretende pure la esclusione del fungo attuale da quelli di spettanza del Pericranio , DEL PROF. A. ALESSAPCDRIM * 4^5 Ma il maggiore argomento di rarità del caso attuale emergeva dalla corrispondenza che i sintomi dolorosi e gli altri spasmodici osservati avevano col fungo : sulla quale corrispondenza passa a ragionare l'autore. Ricorda adunque da prima che il ramo minore che nasce dalla 3"' branca del 5." pajo, cioè il ramo mo- torio che si divide nei 5 noti rametti, masseterico, due temporali , huccinatorio , e pterigoideo , giusta la distri- buzione loro nei rispettivi muscoli , per la osservazione dell' illustre Anatomico e Chirurgo Palletta si insegna ( cosa non detta prima di lui ) derivare precisamente dai due fili, che, nati distinti dal margine anteriore della gam- ba del cervelletto, danno origine all'accessorio del 5. paio: in grazia di che tale accessorio venne chiamato da esso Palletta nervo crotafitico-buccinatorio . Ora il fungo na- scendo ed elevandosi nel luogo sopradescrilto aveva gran- demente sconvolta la regolare posizione di questi nervi; perchè insinuandosi fra la faccia posteriore dell'osso pe- troso e 1' armilla di Malacarne , 1' aveva contorta dall' in- dietro pel lato interno all' avanti : onde il lato poste- riore ed esterno dell' armilla che si continua colla 3. branca era portato all' avanti e all' interno : e pii^i poi l' accessorio di essa , di interno e posteriore che è re- golarmente , era , come vedesi nella preparazione , por- tato tutto all' avanti e all' esterno , e quindi grandemente tirato lungi dal foro ovale per cui esce naturalmente : e di più era , atteso l' angusto spazio , compresso e strozzato fra esso tumore e 1' apofisi clinoidea posteriore . Ciò premesso si comprende , prosiege 1' aut. , come la molestia, piuttosto che dolore, che l'inferma accusava quasi continua al lato destro del capo procedesse dalla distrazione che in grado minore di quella delle branche del 5." risentiva la gamba del cervelletto contro cui fa- ceva compressione l' apice del fungo . Più fortemente distratta era l' armilla : tuttavia siccome il fungo rimane- va un poco all' esterno di essa , così nel rivolgersi che ( 456 RENDICONTO ACCADEMICO faceva dall' indietro all' avanti veniva a distribuirsi la ri- cevuta distrazione alle 3 branche che ne derivano in grado ineguale . La prima branca poco era distratta , sì perchè era tirata poco lungi dalla sua uscita , e perchè la lunga fessura sfeno-orbitale prestava spazio alla dire- zione verso cui essa era tirata. Ed ecco perchè , fuori di qualche bagliore all'occhio destro, mancasse ogni altra offesa alla visione. La seconda branca era distratta più dell' oftalmico , perchè tirata in senso contrario alla sua uscita : e perchè questa uscita per lo stretto foro ro- tondo non poteva consentire quello che permetteva la fessura sfeno-orbitale . Ed ecco perchè bene spesso fos- sero compagni della neuralgia i sintomi dolorosi e gli spasmodici ai muscoli cui il ramo infraorbitale si distri- buisce . Grandemente poi era distratta la terza bran- ca : e al massimo grado eralo l'accessorio di essa , per- chè, portato più del resto all' avanti , era più allontanato dal foro ovale sua naturale uscita . Ed ecco la spiega- zione del dolore intenso e poi del senso di gelo ai denti specialmente della mascella inferiore nel lato destro , e delle forti convulsioni dolorosissime al crotailte , al bucci- natore , al mussetere . Ed ecco infine come per questo avvenimento si dimostri vera la asserita dall' Illus. Pal- letta origine , o vogliamo dire spettanza del ramo mo- torio della terza branca ai due fili distinti attaccati al margine anteriore della gamba del cervelletto : e come questi fili appunto siano per massima probabilità da a- versi per quelli pei quali il potere mentale della voli- zione è precisamente amministrato ai muscoli crotafìte j buccinatore , ec. A questa descrizione e razionale interpretazione del fatto aggiugne l'autore quale opportuna appendice due osservazioni che possono essere preziose per la tera- peutica di tanto grave infermila , che qui non vogliamo trapassare . Primo. Avendo egli osservato per un numero seguilo DEL PROF. A. ALESSANDRim 4^7 di giorni che gli accessi dolorosi , lasciata P inferma in discreto stato le ultime ore della notte , infieri- vano poi nel corso della mattina , sebbene lo facessero in modo erratico rispetto alle ore, ed anche ai giorni, giacché la assalivano ora due volte nella stessa mattina , e qualche volta lasciarono libero un giorno intero , pen- sò di aggiugnere alla cura T antiperiodico . E dicesi ag- giungere , perchè erano resi vivi di nuovo i sintomi feb- brili , e di torpore sanguigno al capo , onde era d' uo- po spesso ricorrere alla sanguigna . ColP antiperlodico adunque egli giunse a trattenere indietro per 4 volte gli accessi : e non un giorno solo , ma parecchi giorni di seguito . E le 4 volte che essi tornarono fu appunto quando , mancati gli accessi alcuni giorni , si sospendeva il farmaco, perchè P intronamento alle orecchie, il ba- gliore , la sete , l' ardore delle orine , ec. , incomodava l'inferma. Con che fu fatto palese, che, mentre nessun altro dei molti rimedi! , compresi i preparati stessi del- l'oppio , giovava, 11 solo solfato di chinina aveva dimo- strata potenza efficace sulla cagione permanente della neuralgia. L'altra osservazione anche più apprezzabile della pre- detta riguarda il galvanismo. Memore delle chiare espe- rienze del Marianinl , già indicate prima dal Volta , e da Galvani rispetto alla più opportuna direzione da dare a una corrente onde ottenere le contrazioni elettro-vita- li . Non meno memore delle bellissime osservazioni del Nobili rispetto alla continuità o discontinuità delle cor- renti adoperate nelle cure delle nervose , si risolse 1' au- tore di adoperare la corrente continua : e questa vol- gere in direzione contraria alle nervose ramificazioni . Onde a cute sana applicò lo zinco alle parti inferiori del tronco , e il rame superiormente più che si poteva presso le diramazioni del 5° paio . E siccome all' atto della applicazione l' ammalata era in un momento d- calma , perchè nclP accesso le sue agitazioni non per 458 RENDICONTO ACCADEMICO mettevano di farlo •, cosi fu osservato che P accesso tar- dò ben 5 ore, mentre erano più di 24 ore che essi non le avevano lasciata più di una inezz' ora di quiete. Di più tentò di fare 1' applicazione ( giacché negli agi- tamenti convulsivi si scomponeva l' apparecchio) nel mentre dell' accesso : e realmente in un accesso non fortissimo, ottenuto di farlo, vide egli, e i circostanti all' atto di chiudere il circuito col rame alla guancia fermarsi la convulsione e calmare il dolore . Ciò gli successe due volte . Ed ebbe in qualche modo anche l'argomento di controprova della cosa osservata: per-' che vedendo che più non giovava quel metodo nem- meno a cute scoperta pel vescicante , tentò l' applica- zione secondo la naturale distribuzione dei nervi. Ma, dice egli , non 1' avessi mai fatto : perchè , al chiudere il circuito col rame al poplite , gettò la povera inferma strida spaventose , balzando per le convulsioni divenute foi tissime ed universali : onde tosto si levò l' apparec- chio. Con che si dimostra essere questo fatto molto op- portunamente concorso nella conclusione alla quale fu condotto 11 chiarissimo Marianinl : avvantaggiata per avventura in ciò , che qui non solo diminuì , ma si so- spese per due volte la morbosa contrazione. Fiducia la quale, se per ulteriori esperienze si confermasse di po- tere avere nel galvanismo , sarebbe reso quant' altro mai insigne servigio alla medicina clinica , la quale in siffatte urgenze è ordinariamente incapace di recare il deside- rato sollievo . 18. Sessione. 26. Marzo 1840. II Prof. Francesco Mondlni, Accademico pensionato, espone al Consesso la m Descrizione anatomica di una gravidanza esfrauterina interstiziale , od interparietale , con alcune ricerche, e congetture tendenti a rintracciare il DEL PROF. Af ALESSAIVORIi-^I 4^9 modo di formazione di questa specie di gravidanza e- strnuterina rr Fra i molti fenomeni che si presentano nelle disse- zioni del corpo umano quello che reca la più grande meraviglia , dice l' Accademico , e che riesce di non fa- cile spiegazione è certamente Io sviluppo di un germe fra le pareti uterine , ossia quella specie di gravidanza eslraulerina alla quale il Mayer diede il nome di gra- vidanza cstrautcrina interstiziale^ ed il Breschet di gra- vidanza nella sostanza dell' utero . Essendomi occorso di osservare questo fenomeno in un utero gravido che il Signor Dottor Gaetano Gozzi , Medico-Chirurgo della Curia criminale di Bologna , mi favorì , mi sono tosto occupato della preparazione e descrizione del medesimo, ed è il risultato di un tale esame che oggi ho l' onore di esporre all' Accademia . Luigia Molinari d' anni 44 ì moglie di Luigi Salvanini godè sempre la più florida salute . Era già divenuta madre di otto figli quando verso la fine del mese di diceuìbre del i836 cominciò a querelarsi di molesta sensa- zione all'addome , e specialmente alla regione ippogastrica , la quale sensazione era accompagnata da stitichezza , da dolore al capo , dispnea , e senso di stringimento alle fauci , dai sintomi insomma di non lieve affezione isterica. IMalgrado ciò la mestruazione continuò a mostrarsi per due mesi consecutivi regolarmente: al compimento pe- rò del terzo mese, cioè sui primi di marzo i83y, mancò per la prima volta , e intanto i fenomeni di affezione isterica si fecero più gravi , V addome era già divenuto voluminoso , e come avviene sotto la gravi- danza , eranvi ancora frequenti nausee e conati al vomi- to . Nella notte delli aS maggio seguente fu assalita da forti dolori al bassoventre , analoghi a quelli che so- gliono precedere il parto , da fortissima dispnea , ed all' apparire del vomito improvvisamente morì . La sezione del cadavere ordinata dalla Curia , od 46o r.ENDlCONTO ACCADEMICO eseguita dial lodato Dottor Gozzi fece vedere copioso stravaso di sangue nell' addome , in porte coagulalo , e frammezzo ai grumi trovossi un sacco membranoso u- nito all' utero , riconosciuto tosto per un feto contenuto ancora entro i proprii inviluppi interi . L' interessante pezzo patologico j estratto con diligenza e consegnato al nostro Accademico , venne tosto dal valentissimo Pro- settore di Notoniia Umana Sig. Prof. Luigi Calori In- jettato finamente spingendo la materia d'injezione tanto pei vasi del funicolo ombelicale verso la placenta , es- sendo stato staccato il feto , quanto per quelli dell' ute- ro . Disposte così le cose e rimesso il feto di nuovo entro i suoi inviluppi aperti , onde vederlo per quanto era possibile nella naturale posizione , passò il Mondini a descrivere esattamente la preparazione • ma in questa descrizione non possiamo seguirlo senza il soccorso dei disegni che ebbe cura di sottoporre , in un col prepa- rato anatomico, all'esame del Consesso Accademico, per cui qui riferiremo soltanto il risultato finale del- l' interessantissima osservazione servendoci delle parole stesse dell' autore . Da ciò che ho fin qui esposto , dice egli , chiara- mente apparisce che il feto si è sviluppato in una ca- vità formatasi fra le pareti dell' utero stesso , che si tratta insomma di decisa gravidanza estrauterina inter- stiziale , perchè si rileva a chiare note che 1' ovo si è sviluppato nel tessuto medesimo che costituisce la pa- rete dell' utero , fra le tonache che pongon limite alla sostanza fibroso-vascolare intermedia . Ma si presenta tosto alla mente la domanda quale strada ha l'ovo per- corso per entrare nella sostanza della parete dell'utero? E cosa certamente molto difficile , continua sempre il Mondini , 1' accingersi a questa impresa, per cui a ragione il Velpeau nell' esaminare il modo di formazione della gravidanza interstiziale stimò savio partito di confessare francamente, che il meccanismo di questa specie di gra- DEL TROF. A. ALKSSA?fDRlM 4^' viJanza estraufcrina è ancora totalmenfc sconosciuto: tut- tavia spero di non essere tacciato di presuiiliioso , se , dopo quanto ha assento questo uomo sommo , ardisco proporre alcune congetture desunte dal fatto da me os- servato , intendendo con ciò di richiamare soltanto r attenzione dei dotti sopra un argomento tanto interes- sante, pronto sempre ad abbandonarle qualora si giudi- cassero insufficienti . Primieramente mi sembra della massima importanza il riflettere che lutti quanti i casi finora conosciuti di questa specie di gravidanza eslrauterina , che l'Andrai i[\ ascendere a nove , ed il Velpeau a venti o venti- cinque , il nuovo utero , ossia la cavità fra le pareti del medesimo che contiene 1' uovo più o meno sviluppato , si è in tutti i casi rinvenuto in prossimità dell' inserzio- ne di una delle trombe falloppiane : 2.° che nel no- stro caso la tromba falloppiana corrispondente alla cisti in cui l'ovo si è sviluppato non si è tro\ata chiusa come negli altri tutti , ma bensì aperta , come in quello no- tato da Coste , e fornita all' interno della mucosa : 3.** che l'apertura della tromba si efll-ltua nel nostro ca- so nella cisti, ed offre un lembo irregolare e lacero come se la stessa tromba si fosse rotta nell' interna di- lei membrana in prossimità dello sbocco nell' utero. Ora sarebbe egli fuor di ragione il supporre che 1' ovo , mentre si trova nel tratto della tromba falloppiana che scorre per la sostanza della parete dell' utero , non po- tendo progredire oltre ed entrare nella cavità del medesi- mo in causa di qualche ostacolo , come sarebbe p. e. un restringimento della tromba in prossimità dello sbocco nella cavità del viscere • una adesione forte della de- cidua uterina contro all'apertura della tromba, la quale membrana si forma già nella cavità dell' utero stesso prima che l' ovo discenda nella medesima , e non po- tendo retrocedere , spinto dal moto peristaltico del canale si arresti presso il di lui sbocco , e quivi /(G2 RENDICONTO ACCADE3IIC0 sviluppandosi l' uovo poitl P assottigliamento e la rottura della mucosa tubaria e così si faccia strada a penetrare fra la sostanza della parete uterina ? Quel trailo di tromba che si è trovato aperto nella cisti nel nostro caso, con bordo irregolare , come se la tromba stessa si fosse troncata in prossimità dello sbocco di lei nella cavità dell' utero , non darebbe qualche peso a questa conget- tura? La quale ipotesi se da altri fatti consimili trovar potesse appoggio e conferma , si dovrebbe in allora ri- sguardare la gravidanza estrauteriua interstiziale nel pri- mi tempi come una gravidanza tubaria , formatasi in quel tratto del canale che attraversa la sostanza uteri- na , la quale poscia , per la rottura della tromba stessa si fa interstiziale . A questa congettura sono stato con- dotto , concbiude P Autore , tanto dalla anatomica ispe- zione del preparato per me descritto , quanto dall' aver trovato col chiarissimo Breschet all'alto destituite di fon- damento tutte le ipolesi fin qui immaginale onde dare una plausibile spiegazione ad un fenomeno che non la- scia di svegliare il piìi grande interesse nell' anatomico non solo 5 quand'anche nel fisiologo e nell'ostetrlcante. 19. Sessione. 2. udprile 1840. Sono presentate le Opere offerte in dono all' Acca- demia dal Sig. Dottore Filippo Parlatore di Palermo , portanti i seguenti titoli : 1. Trattato teorico pratico del Cholera Asiatico os- servato in Palermo nel i83y. Ivi iSSj in ottavo di pagine 128. 2. Flora Panormitana sive plantarum prope Panor- mum sponte nascentium enumeratio. Panormi iSSg Fascio. I. et IL 8.° cum tab, L' Alunno Dott. Gio. Battista Bianconi , legge una sua DEL PROF. A ALESSA^DRl?rI ^63 rr: Memoria sopra un islrumento per disegnare in Pro- spctliva. „ L' arie d' imitazione , che occupa la maggior parie della classe indiislre viene esercitata sotto molti aspetti, ed è quindi slata soggetta a numerosissime divisioni , e suddivisioni. In una di queste si comprende l' arie di copiare cangiando le dimensioni , ed anche iu questa suddivisione può essa vantare dovizia di mezzi per poter essere esercitata sopra molti oggetti , ed in modi soddisfa- centi ^ con lutto ciò mi faccio ad esporre un' islrumento diretto ad arrichirla anche di un altro semplice mezzo del quale gì' intelligenti approfitteranno , se riconosce- ranno in lui titolo di preferenza per qualche speciale lavoro. Ma prima di descrivere il mio apparalo slimo opportuno di annoverare in succinto quello che concerne a questa sezione di arti. Ommetlo peraltro di nominare quelle varie arti che entrano naturalmente in questa se- zione le quali hanno per prodotto oggetti in rilievo , o ])nsso rilievo , giacche non sono di questa specie quelli che ottengonsi col mio islrumento , e mi limiterò a ri- chiamare soltanto quelli che appartengono al disegno. L' esercizio di un' arte di questa specie forma la oc- cupazione principale del Geografo, dell'Ingegnere civile, e niilltare , cioè il tradurre sulla caria in proporzioni minori esatte i compartimenti dei terreni , dei regni , e del mondo intero. 11 calcolo, e principalmente la trigo- nometria lo soccorrono in queste intraprese • il Teodo- lite, la tavoletta pretoriana , il livello , le pertiche, il com- passo sono gli islrumenti dei quali si serve ^ e adopera le diverse specie di pantografi per traduri-e in altre di- mensioni i disegni già fatti. Non con minore motivo della precedente si deve qui annoverare 1' arte di porre in disegno con modo diretto gli oggctll quali si vedono in rilievo, ciò che chiamasi Prospetllva. Una moltitudine di scienziati si sono ado- perati con mezzi teorici , meccanici , fisici , e fisico-chi- 464 RENDICONTO ACCADEIUICO mici per sussidiare chi si propone di esercitarla. La geo- metria descrittiva è il mezzo principale per ottenere un sicuro intento^ per altro è penosissimo^ il che cono- scendo il eh. Prof. Maglstrini cercò provvedervi esponendo nel i8iy un istroniento da esso chiamato Pantografo-sce- nogralìco , 11 quale come mezzo meccanico unitamente al calcolo agevola di gran lunga questa operazione-, come pure ad un Gne analogo il Sig. Francesco Jaccani ha ideato il suo paralello scenografico , che ha descritto nella sua geometria descrittiva l'anno i8i3. La camera oscura inventata da Gio. Battista Porta fino nel 1607 veniva da esso proposta come mezzo atto per ricavare dei lineamenti di prospettiva , scorrendo con una ematite i contorni degli oggetti , che maravigliosa- mente dipingeva nel suo interno . Nella medesima epoca disegnavasi la prospettiva con mezzi meccanici , come trovasi riportato nelP opera del P. Bottini , intitolata Apiaria universae Philosopliiae , in cui a pag. 35 cap. 4 è la descrizione d'un istrumento scenografico immaginato dal medesimo, all'intento di tra- sportare in disegno con variate dimensioni gli oggetti , che erano in rilievo , o in plano , e di plìi dice che alcuni anni prima erasi operato qualche cosa di simll genere da un Pittore belgico. Una serie poi di altri istrumentl si videro in questi ultimi tempi sotto il nome di fisonotraccia , coordono- grafo , macchine di prospettiva etc. , i quali incorrendo in una dannosa complicazione non permettono che si possano usare colla necessaria facilità. La camera lucida del Sig. Wollaston , e quelle del Sig. Prof. Amici si vedono utilmente impiegate per ot- tenere certi disegni di prospettiva. In fine le belle scoperte del giorno di M. Daguerre, e di M. Talbot sembrano dover mettere in dimentican- za gli altri mezzi fisico-meccanici relativi a questo sog- getto. DEL TROF. A. ALESSArVDRmi 4^^ Or dunque dietro a questo , e dopo tanta dovizia di alili mezzi di disegnare in prospettiva , brevemente da me discorsi potrò io sperare di proporne quaich' altro che meriti attenzione? Ma benché a grande sublimità di lavoro siasi giunto col citato apparato di M. Daguer- re , e col processo di M. Taibot però non essendo a tutti possibile di valersi di questi preziosi mezzi , e quai- ch'altro potendo riuscire non adattato, mi resta quindi ima qualche lusinga che pobsa essere non del tutto inu- tile il senjplice istrumento che presento, col quale anche con mano imperita nel disegno si possono tracciare for- me di oggetti che interessasse di avere. E Inalberato sopra al piedestallo ab e d Tav. ^ , 11 qua- le serve anche di custodia all' istromento una spranga di acciaio, la quale è inserita a guisa di pernio in un lato del parallelogrammo efgh^ il quale è composto di tre spranghe, e di un tubo tutto di ottone^ questo tubo porta le lenti necessarie per formare un cannocchiale, il quale al fuoco dell' occulare è fornito di croce di fili di seta: le spranghe sono unite fra loro, ed al tubo a cerniera in guisa che si trova il cannocchiale libero a muoversi in tutti i sensi. Con tale disposizione , è evidente , che muovendo il cannocchiale si potrà col centro della croce percorrere con sonmia esaltezza i contorni degli oggetti che stanno dinanzi , e se nel tempo stesso una appendice fornita di ematite lascia una traccia del movimento del cannoc- chiale , questa traccia sarà il disegno dell' oggetto che si osserva. Cosi è inlatti , poiché alla estremità del braccio e h vi è il porta-emalite , a cui si pone la mano la quale come dirige il cannocchiale così nel tempo stesso disegna, sulla carta che è dicontro. Il cannocchiale è composto di quattro lenti con tal distribuzione del fuoco di ciascuna lente che non pro- duce quasi alcun ingrandimento , onde con insensibili iimovinicntl degli occulari si adatta per vedere distiula-^ 466 RENDICONTO ACCADEMICO mente gli oggetti vicini , e lontani ^ e si possono anzi copiare oggetti talmente vicini al cannocchiale (ciò che alle volte è necessario per non avere le copie impico- lite eccessivamente) che si ritraggono copie di disegni della grandezza dell' originale. Analogo al presente era l' islrumento sucitato del P. Bettini , ideato duecento anni addietro , senonchè nel mio per la presenza del cannocchiale , pel miglior con- gegno delle cerniere , ed anche per la disposizione del porta-ematite, si può conseguire la copia con maggior esattezza : ma la teoria è la medesima , onde mi dispen- so di produrre la dimostrazione geometrica, per provare quanto sia il disegno legittima copia dell'oggetto copiato, sì perchè nella sucitata opera del P. BelLini a pag. 87 si legge ben completa , e si perchè a colpo d' occhio la si rileva. Intento poi a conciliare in questo istromento altre proprietà le quali lo rendessero servibile ad un natura- lista viaggiatore , a cui se non erro può abbisognare di avere anche 1 seguenti indizi , ho munito il cannocchiale del livello a bolla d'aria Im^ affinché possa riferire ad una linea orizzontale 1 terreni che esplora , ciò che ne- cessita di fissare un braccio a b Fig. 4 col quale potere regolare il livello ^ nonché ho disposto sull' albero ver- ticale il disco e«, al di cui lembo sta una minuta di- visione in gradi da leggersi con l' adattato microscopio fig. 3 (i), colla quale determinare l'angolo che fanno due qualsiansi linee, o 11 rapporto di situazione di qual- siansi punti . Tale congegno serve comunemente per copiare oggetti che sono su di un piano verticale nel qual caso appunto è stato rappresentato nella fig. i ma serve anche per copiare oggetti su di un^piano orizzon- tale , specialmente per tradurre i disegni , ed allora gi- (i) Questo microscopio contiene nel suo interno un filo di seta, e serve allordiè è fissato all' albero nella posiiione p. DEL PROF. A. àLESSANDRINI ^Gy rato tutto l' istromento sullo spigolo e 1' albero princi- pale diviene orizzontale , ed è suscettibile di servire pur- ché si garantisca che non esca dal suo pernio sosteni- tore tulio il parallelogrammo coli' adattarvi la molla oo fig. 2 nella posizione che si vede punteggiata. Non tralascio in fine di dire che leggesi nel supple- inento al Dizionario tecnologico all' arti(?olo Cubigrafo la seguente descrizione r= Cubigrafo . Nome dato da Giuseppe Slòger ad una macchina da lui immaginata per disegnare la prospettiva , e consiste in un cannocchiale che si fa camminare mirando i varii punti d' un oggetto da disegnare , ed in una ematite che segna questi vari punti sulla carta =: la quale descrizione coincide con quella che potrebbesi fare genericamente del mio istro- mento ^ tuttavia essendo così concisa , e per la vastità dei mezzi della meccanica potendo essere che si otten- ghino gli stessi intenti con modi diversi può darsi che per io stesso oggetto siasi ideato un istrumento difle- rente colle stesse parti principali. D'altronde poi an- corché fosse identico mi crederei di dovermi compiace- re di essermivi imbattuto , e spero che potrà ad ogni modo procurarmi compatimento P essermi io occupato di questo tenue lavoro di riprodurre un istrumento che a torto veniva dimenticalo ,, La tavola ^ che rappresenta ristrumento descritto può servire qual saggio dei lavori, che si ottengono con esso , giacché si è adoperato un istrumento di tal sorta per formarla. Lo stesso Dott. Gio. Battista Bianconi anche nella sessione delli 19 Decembre i83c) lesse un breve suo discorso, tendente e richiamare l'attenzione dell'indu- stria manifatturiera sopra un ramo di essa, onde essen- do la di lui coltivazione sussidio notabile a uìolte altre arti, si veda prosperare anche in questo paese , per quanto lo perniellono le coiuli/.ioni in cui esso si trova. Egli é la lavorazione della ghisa 11 soggetto di questo discorso ^ vale a dire di quella materia di che a prelc- 468 RENDICOHTO ACCADEMICO renza di qualunque altra sono formati oggetti, che ogni giorno viepiù crescono nell' uso , e nel numero , e che servono principalmente come macchine, nella maggior parte delle grandi maniratture . E benché la mancanza nelle vicinanze della ghisa di buona qualità, e del Coke, e la posizione entro terra della Città si opponghino al prosperamento di tale lavorazione , pure , egli dice , pre- so a coltivare questo ramo nei liiuiti che le circostanze indicate concedono, può riuscire di vantaggio all'intrapren- ditore , e certamente di gran soccorso a molte arti , le quali devono supplire nei suoi meccanismi con altre materie , o meno adattate , o più costose . Dice in seguito che venendogli indicata la deficienza di questa manifattura nel paese dal valente artista Sig. Gaetano Realli si uni al medesimo per procurarsi le co- gnizioni necessarie per l' intrnprendiinento di questa lavo- razione , e che fatti gli opportuni esperimenti , model- lò il detto fonditore oggetti di ghisa, e specialmente ruote d' ingranaggio i quali furono esposti all' Accade- mia in questa stessa seduta , forniti di caratteri sufficien- ti per potere essere giudicati perfetti . L' Accademico Dott. Giuseppe Bianconi legge il se- guente Rapporto sulla Memoria presentata all' Accade- mia nella Sessione delli ai Novembre p. p. in nome del Sig. Cav. Antonio Niccolini di Napoli, intitolata izr Tavola metrica-cronologica delle varie altezze traciate dalla superficie del mare fra la costa di Amalfi ed il promontorio di Gaeta in dicianove Secoli :z^ Napoli 1839 in 4.° Il traforamento di animali marini fatto sulle Colonne del Tempio di Giove Serapide presso Pozzuoli è una delle questioni di Geologìa a cui hanno preso parte moltissimi Naturalisti non solo , ma gli Antiquarj , gli Storici , e gli Architetti puranco . Trattasi di un fatto in cui sono chiamate unitamente tutte queste scienze^ DEL PKOF. A. ALESSADDBIRI 4^9 ciascuna possiede dei lumi , e dei dati da porgere per l' intelligenza di questo strano Fenonaeno , ma ciascuna vi concorre con sorte ineguale. L'Archeologìa e l'Ar- chitettura determinato che abbiano dalla foggia del la- voro a qual tempo si possa riferire quel monumento, a qual uso fosse destinalo , spiegate le iscrizioni , o recate le memorie che servissero ad illustrarlo , il loro ufficio è già compito . La Storia parimente stabilisce alcune epoche, somministra alcune memorie relative sia all' edificio , sia al Paese , e sia ai tempi diversi , e poi essa non deve di piìi . In questi lavori , il lor piede poggia ordinariamente in sicuro , esse si affidano a do- cumenti certi , progrediscono con dati più o meo po- sitivi . Ma della Geologìa non è così . Essa è chiamata a dare ragione del come le acque del Mare potessero cuoprire le colonne del Tempio di Serapide per tanto tempo , quanto era necessario perchè fossero eseguite quelle foracchiature: viene essa interrogata come le ac- que le lasciassero poi nuovamente allo scoperto . Entra essa in un arringo in cui la Storia principalmente vi deb- bo trovare le sue convenienze, entra in un campo in cui la storia vi segna de' limili fissi dai quali la Geo- logìa non può allontanarsi •, e per fine se anche non bastasse la difficoltà del soggetto istesso , vale a dire , come il Tempio di Giove Serapide stesse un tempo sott' acqua , si aggiugne ancora che si può egualmente supporre che il suolo si sia abbassato , quanto che il livello del Mare si sia alzato . Onde non basta provare che coli' una di queste ipotesi si ottiene la spiegazione del fatto, ma bisogna ancora provare insussistente 1' opposta . Non è quindi a meravigliare se in argomento di tan- ta difficoltà dietro molte e diversissime opinioni siansi divisi i Dotti , molti dei quali però si attennero all' ab- bassamento del suolo ^ ma non è mancato chi siasi fatto N. ÀN». Se. Na'i'uk. Alino ». Tom. ^. 3u 470 RENDICONTO ACCADEMICO sostenitore della opposta sentenza , vale a dire dell' alza- mento del livello del Mare. Uno di questi è 11 Ch. Architetto Cavaliere Antonio Niccolini, del quale deb- bo in quest'oggi riferirvi il rapporto di una interessan- te Memoria che ha per titolo „ Tavola metrica-crono- logica delle varie altezze tracciate dalla superficie del mare fra la costa di Amalfi , ed 11 promontorio di Gaeta nel corso di diciannove secoli „ Il Cav. Niccolini ap- poggiandosi a documenti istorici , ed alle osservazioni de' fatti , si accinge a mostrare che all' alzamento , ed all' abbassamento della superficie del Mare e non a mo- vimenti del suolo di Pozzuoli , è dovuto la sommersio- ne, e l'emersione del Serapeo dalle acque Marine. Entra collo stabilire che niun dubbio v' ha che le numerosissime foracchiature del Tempio di Seraplde non siano r opera del MUilus Uhtophagus . In fatti il celebre Spallanzani , il Brocchi , il Breislak , lo stesso Cav. Nic- colini , e noi aggiugnererao il Ch. Prof. Bertoloni , e- strassero da que' fori i gusci delle predette conchiglie. Indi si fa ad osservare la posizione e l' ordine dei traforamenti , che come ognun sa , si mostrano in una zona di i metro e 949 millimetri situata circa nel ter- zo inferiore delle 3 grandi colonne , lasciando e sopra e sotto gran parte delle medesime interamente intatte . Per la parte superiore inalterata facile era la spiegazio- ne , cioè che l' Acqua del Mare non era arrivata più in alto , ma per la inferiore egli attribuisce agli Interri- menti discesi dalla superiore Collina , l' essere slata di- fesa col loro mezzo dai logoramenti dei Mitili e dei Vermi litofagi , interrimenti che vennero poi sgombrati dall' arte . Sinché altre osservazioni non sì avessero dell' azione logoratrice del Mare che quella sul monumento Puteo- lano in discorso , la opinione dell' innalzamento di li- vello del Mare ^ avrebbe incontrato pochi fautori , poi- ché come mai persuadere che^il mare avesse potuto DEL PROF. A. ALESSANDRIA ^']ì innoltrarsi entro terra a cuoprire e rodere il Tempio di Serapide senza cuoprire al tempo stesso e senza la- sciare r impronta della sua azione su tutto il resto del littorale , e ciò sino ad una distanza sommamente gran- de? Il Gav. Niccolini è andato incontro a questa ob- biezione aggiugnendo alla osservazione fatta dal Broc- chi, che sul M, Gircello a ^o piedi aveva trovato fo- ri e gusci di Mitili , altre proprie fatte sull' una parte e suU' altra del littorale , ove riferisce di avere riscontrato in molti punti della spiaggia le prigioni delle Foladi , e dei Mitili , non solo sulle rocce calcari , ma bensì so- pra molti altri edifizj Romani già caduti in rovina . E su ciò avverte i,° che i fori dei mitili sulle rocce cal- cari ascendono sino a 3oo palmi sull' attuale livello del Mare, 2.° che sugli edifizi Romani le foracchiature mon- tano solo a 4o palmi . 3.° Che queste foracchiature so- no state fatte su questi ediGzj dopo che già erano rui- nati. Distingue egli perciò le foracchiature operate sino all' altezza di 4^ palmi sui ruderi di edificj Romani , e le chiama dei tempi istorici , dalle foracchiature operate sino a 3oo palmi sulle Rocce, che dice del Tempi an- tistorici . Di queste ultime non si dà pensiero , e sol- tanto si fa a trattare delle altre , di quelle cioè dei Tempi istorici , ia cui principalmente figurano quelle del Serapeo. La dissertazione del Cav. Niccolini non C che un compendio, o un frammento di un lavoro ben piìi este- so che si proponeva di pubblicare , e che forse sarà ora uscito alla luce. A quello egU si riferisce soventemente, per cui lascia talvolta in questa memoria senza sviluppo alcune parti , e senza certe prove e documenti che a dir vero sarebbersi qui ancora desiderate. Tuttavia ecco come egli procede nel suo argomento . Nel 1760 l'Architetto Lavega aprì un Canale all'an- golo occidentale del pavimento del Tempio, pel quale sfogarono le acque termali e pluviali stagnanti nel Tcin- 47* RENDICONTO ACCADEMICO pio correndo al Mare alla distanza di 3ao palmi circa , ed il pavimento restò subito prosciugato. Nel 1807 il Cav. Niccolini non trovò , in più volte che il visitò , quel pavimento punto bagnato dalle acque marine , a menochè non infuriassero i venti meridionali . Nel i8a3 quel pavimento restava innondato due volte al giorno dall' alta marea , penetrando 1' acqua pel canale mede- simo che fu aperto dal Lavega per renderlo asciutto . Oggigiorno l'acqua marina si mantiene entro al Sera- peo continuamente : e su quel pavimento in cui nel 1807 non si vedeva stilla di acqua marina in tempodi calma , ora giorno non passa che non vi si faccia ab- bondante pesca di Pesce . Dunque dai giorni di Lavega a noi, il livello del Mare si è evidentemente alzato rela- tivamente alla spiaggia Puleolana . {sarà continuato) ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Zoologia Elenco delle Opere di Storia Naturale del celebre L. Acassiz , estratto dal Catalogo dei Librai Ienx e Gasmann di Soletta in Isviz- sera, pubblicato in Agosto anno corrente. Ricerche sui pesci fossili. Distribnzione I. al 13. testo in 4. tavole in fol. prezzo di ciascuna distribuzione 3G franchi. L' Opera intera si comporrà di 15 distribuzioni 0 fascicoli, e sarà com- piuta entro il corrente anno. Storia Nattirale dei pesci d' acqua dolce dell' Europa centrale. Pri- ma distribuzione 27 tav. in fol. con delle illustrazioni in lingua francese, tedesca ed inglese. Prezzo dell' edizione sopra carta velina 75 fr. — sopra carta velina sopraflìna , tavole ritoccate colla maggiore diligenza , 100 fr. — sopra cartone velino 150 fr. Quest'Opera , che era stata promessa e sì aspettava da quasi dieci anni, vedrà la luce distribuita in sei fascicoli, e comprenderà in tu(to 90 tav. in fol. e due grossi volumi di testo in 8. Il costo delle distribuzioni sarà regolato secondo il numero delie tavole , ed il sesto fascicolo sarà rila- scialo gratis ai soscritlori. La prima distribuzione contiene tutte le specie dei Generi Salmo e Thymallus, vale a dire i Salmoni propriamente detti, le Trolte e le Ombrine. Tulle le ligure sono disegnale dal vivo, ed impresse in colori metallici colia maggior diligenza. La seconda distribuzione comprenderà anche la embriologia dei Salmoni. Monografie di Echinodermi viventi e fossili. La prima dislribnzione contiene le Salénies, 4 fogli di testo e tre tav. in 4. grande : prezzo IO franchi. L' Opera completa si comporrà di IO a 12 distribuzioni , contenenti all'incirca 150 tavolo II prezzo delle sìngole distribuzioni sarà regolato sul numero delle tavole incise colla maggior diligenza, colle ligure delle specie viventi colorate. Abbeachè la storia di questi animali sìa poco conosciuta 1' Autor» •«pera ciò non ostante che l'Opera sìa per incontrare l'approvazione dei 4^4 ANUTUNZI DI NUOVI LIBRI Naturalisti , e questo principalmente perchè il Valentin si è incaricato della parte anatomica di cotesta pubblicazione. La 2. distribuzione contiene le Scutelles , viventi e fossili , in n tav. La 3. tutta opera di Valentin contiene in otto tavole in doppio r anatomia del Genere Echinus, Descrizione degli Echinodermi fossili della Svizzera. I. Parte Spa- tangoidi e Clipeastroidi , 14 fogli di lesto e 14 tav. in 4. Prezzo 15 fr. — 2. Parte Cidaridi; 14 fogli e II tav. 12 fr. Quest' Opera è estratta dal 3. e 4 volume delle Nuove Memorie della Società Elvetica delle Scienze Naturali, ed esiste un piccolo numero di copie a parte. La 3. Parte •vedrà la luce nell' anno prossimo e comprenderà le Crinoidi. Sludii critici sui Molluschi fossili. I. distribuzione contenente le Trigonié del lura e della Creta , con II tav. prezzo 12 fr. — La 2. distri- buzione contenente le Myes sarà quanto prima al suo termine. L' Au- tore possedè dei materiali per comporne dieci distribuzioni. Quest' Opera che si pubblica a fascicoli staccati, ciascuno dei quali forma da se un tutto completo , ha per oggetto lo studio monograGco delle famiglie di conchiglie fossili piii interessanti e dilBcili a conoscersi. Memorie sidle forme ( les moiUei ) di Molluschi viventi e fossili l. Parte. Forme di acefali viventi ; 6 fogli di testo e 12 tav. prezzo 12 fr. É quest' Opera estratta da una Collezione di Memorie non molto co- nosciuta all' estero „ Le Memorie della Società di Scienze Naturali di Neuchatel „ sarà composta di 4 Parti. Il soggetto trattato è completa- mente nuovo ; ed ecciterà certamente un interesse generale intesa che ne sia la di lui importanza per gli sUidii di Paleontologia. Studi sulle ghiacciaie delle Alpi. 32 tav- in fol. col testo in 8. grande , prezzo 49 franchi. Le tavole di quest' Òpera inagniGca sdno state disegnate nell' Istituto litografico del Sig. Nicolet a Neuchatel. Tutte le tavole rappresentano delle vedute tolte dalle più alte regioni delle Alpi , e sono quindi del maggiore interesse anche rapporto alla pittura ed alla prospettiva. 11 testo poi contiene il sunto di quanto è stato fin qui osservato sul conto di questo imponente quadro della Natura. L' Autore vi ha di pivi accumu- lato copia grande di osservazioni e di fatti studiati colla maggiore dili- genza nelle tante escursioni da Lui fatte sulle Alpi , e che lo hanno guidato ad una nuova teoria sul conto di esse ghiacciaie e dell' antica loro estensione. Le Ver a soie 'Il verme da seta Poema di Marco Girolamo Vida, tradotto in versi francesi col testo latino a fronte da Matteo BoNAFODS, dell' Istituto dì Francia. Parigi stamperia di L. Bocchard HUZARD , 1840. in 8. Marco Girolamo Vida , da Cremona , Vescovo di Alba , fu il terzo AWrtWZI DI KOOVI LIBBI 4?^ poeta Intino del secolo xvi , che dedicasse i suoi canti alla mirabile in- dustria dei bachi da seta. Dopo Lui otto altri nobili ingegni Italiani ver- seggiarono sul medesimo argomento in lingua latina od italiana , fra i quali un piemontese, Alessandro Tesauro, pubblicò nel 1585 a To- rino la Seride , ristampala in Vercelli nel 1777, ed un sardo Antomo PuRQLEDDA, autopo del Tesoro della Sardegna ne' bachi e gelsi, pub- blicato a Cagliari nel 1779. Mi niuno fu che, non dico emniasse, ma deanche aggiungesse l'ec- cellenza del Vida , il quale solo seppe vestire di graziose immagini , ornar di drammatiche forme e di episodii gentili la vita di quell' insetto , che piglia sotto la penna del Vida un abito costantemente poetico e sommamente interessante; cosicché l'opera sua può andar del pari coi migliori poemi didattici dell' antichità. Egli è di questo poema che il ca?. M- Borafocs ci ha dato la tra- duzione in versi francesi. Celebrato fra gli agronomi per molte scoperte fatte per opere pubblicate . e specialmente per la classica sua storia na- turale del Mais , tradotta in pressoché tutte le lingue d' Europa , e re- centemente anche in arabo per ordine di Mehemet Ali , il Bonafois erasi specialmente consecrato allo studio dell'industria serica, da lui in molti modi , e con felici successi promossa e propagata. Ts'iuno pertanto me- glio di lui poteva giudicare con quanto conoscimento dell'arte che ce- lebrava procedesse il Vida , e come in mezzo alle poetiche finzioni niuno mancasse degli ottimi precelti che a quel tempo potean darsi sul modo di governarla. Ma per gustar quel Poema dal lato poetico conveniva aver giusto sentimento di poesia , serbar nella mente quella divina fa- villa che a pochi è data , e per osar di recarlo in versi francesi era duopo d' aver la penna molto esercitata nel difficile magistero de' versi. Queste due condizioni non mancarono all'ingegno del cav. Boxafois come ne rende aperta testimonianza il libro che annunziamo ; e seb- bene a noi italiani non s'aspetti di giudicare del merito poetico della versione francese , tuttavia possiamo con maggior franchezza proporre la nostra opinione dopo i varii e tutti onorevolissimi giudizii che ne recarono molti reputati giornali di Francia. {dalla Gazzetta Piemontese N- 218. 24 Settembre 1840) Anatomia e fisiologia McxDER I. A. Tabulai msorum corporis hutnani. Sedie I. fol. Lugd. Litchlmans 1840. prezzo fiorini quattro. PiRor.oF, N. Anatomia chirurgica trunconim arlerialium nec non fasciantm fibrosarum. Tab. XI-XXXV- fol. maj. Dorpat 1840 , j>/i- chelsen. prezzo fiorini 16. I. YAN DER UoEVEN , Recherch^s ... Ricerche sulla storia ualur.ile 4^6 ANWUHZl DI NUOVI LIBRI e l'anatomia dei Limuli. Con 7 tav. Leyden fol. 1840. Luchlm: 9 fiorini. MuELLER. I. , vergleichenden Neurologie etc. Neurologia dei Mi&inoidi , con 4 tavole. Berlino 1840 fol. Diimmler : tre fiorini e mezzo. Sandifort Gerardus , Tabulae craniorum diversarum nationum. Fasciculus I. Lugduni Batavorum 1838. fol. Contine! : lab. I. Cranium Groelandicae — 2. Cr. Romani — 3. Cr. Amboinensis — 4. Cr. Caffri — 5. Cr. Hottentotae — 6. Cr. Boschjesmanni. Fasciculus II. 1839. lab. 7. Cranium Americani Septentrionalis — 8. Cr. Cingalensis — 9. Cr. Chi- nensis * — IO. Cr. Japoneusis — II. Cr. incolae Novae Guineae , vulgo Papous dicti — 12. Cr. incolae Novae Cambro-Britaniae Meridionalis , Tulgo New South Wales. L'Autore si propone di pubblicare per fascicoli, composti ciascuno di sei tavole ed altrettanti fogli di illustrazione, non solo tutta la ricca serie dei Granii umani delle diverse Nazioni conservati nel Museo Anatomico dell'Accademia di Leida, ma parecchi ancora dei più interessanti che si conservano in altri luoghi , in modo da dare una serie completa , la quale riesca , e più ricca di quella di Blumenbach , e più utile j curalo avendo di rappresentare sempre ciascuna testa in due aspetti ; vale a dire di fronte e dal sinistro lato , conservando alle medesime le naturali di- mensioni. I disegni sono eseguiti dallo stesso Sa>difort e le incisioni in rame dell' abilissimo artista D. Weelwaard di Amsterdam. Il prezzo di ciascun fascicolo é flssato a sette fiorini , circa tre scudi romani. 11 numero dei fascicoli non è determinato dall'Autore, le tavole non por- tano un numero progressivo , ma solo la indicazione appiedi della Na- zione cui appartiene il cranio , di guisa che , ad opera compieta , potrà ciascuno ordinarle in serie secondo il sistema che più gli aggrada. Benvenish M- Gangliotum Anatomia. — Dissertano inauguralis. Palava 1840 in 8. di pag. 56. Questa Dissertazione è del massimo intefesse, perchè in poche pagine dà la storia completa e ragionata de' moltissimi lavori che sopra questo interessante argomento furono pubblicati fin qui , estraendo dai mede- simi le cose più interessanti , e che meritano di essere conservate alla Scienza , ordinandole con molto sapere e discernimento , onde prepa- rarsi cosi la strada ad ulteriori e più profonde indagini , senza correre rischio o di ripetere quanto fu già detto da altri , o di perdere molto tempo e fatica in esperimenti ed osservazioni , i risultati delle quali mancassero anche del pregio della novità , e fossero una inutile ripeti- zione di quanto era già stalo tentato per l'addietro. Se tulli quelli che si prefiggono di trattare un dato argomento premettessero uno studio profondo di quella parte della storia che può al medesimo riferirsi , tro- verebbero spesso inutile l'occuparsene, perchè ampiamente e completa- mente discusso da altro scrittore , ovvero , partendo dal punto nel quale St arrestarono gli altri , si darebbe per tal modo alla Scienza un movi- ' ANNUHZl DI JiUOVI LIBRI 4? 7 mento sempre progressivo e tendente al completo suo perfezionamento. Sia lode addunque a questo Egregio Giovine 3Iedico il quale ba inco- minciato la sua carriera scientilìca con un lavoro che fa certa fede del retto suo sentire e del profondo sapere singolarmente nella scienza del- l'organizzazione. Né meno commendevole di questo è l'altro suo Opu- scolo scritto, come Egli dice, lino dal 1837, ma pubblicato solo ia que>t' anno, e che porta per titolo Saggio di Umana Pneumatologia , che venne inserito nel Voi. IV. Fascìc. 3. del Memoriale della JUedicina contemporanea. Venezia 1840. Lecuet Fr. Medico dello spedale di Bicèlre. Anatomie comparée .... Anatomia comparata del sstema nervoso considerato ne' suoi rapporti coir intelligenza , e che comprende la descrizione dell' encefalo e della midolla spinale: delle ricerche sullo sviluppo, il volume, il peso , la struttura di questi organi tanto nell' uomo che nei vertebrati: la storia del sistema ganglionico degli animali articolati e dei molluschi ; e 1' espo- sizione della relazione che esiste tra il perfezionamento progressivo di questi centri nervosi , e lo stato delle facoltà istintive , intellettuali e mo- rali. Parigi presso BaiUiere 1840. Quesl' Opera si compone di due grossi volami in 8. cui vanno unite 33 tav. in fol. disegnale secondo il vero da A. Chazal, ed incise da abili artisti. Sarà pubblicata in quattro distribuzioni, composte ciascuna di un mezzo volume di testo , e di 8 tavole. Ciascuna distribuzione collo ligure colorite costa 24 franchi , e la metà colle ligure in nero. Ecco come si esprime intorno al merito di quest' Opera il Sig. Vil- LER.MÈ in un Rapporto fatto all'Accademia delle Scienze morali e po- litiche nella sua seduta delti 18 Aprile anno corrente — Leuret si è proposto di confrontare in ciascuna di'lle famiglie , ed anche in ciascuno degli individui che compongono la serie animale , lo stato del sistema nervoso e quello delle facoltà istintive , intellettuali e morali per venire in chiaro se una data organizzazione coincida sempre collo stesso svi- luppo di queste facoltà , e se giammai questo sviluppo si manifesti eoa una organizzazione diversa. Coadiuvato dall' amico Glerry ha mi- surato la testa dell'uomo e della donna nello stato normale nelle difTerenti età, poscia quelle dei delinquenti, degli idioti , dei dementi: si/Tatte osservazioni intraprese da prima in Francia le ha poi ripetute io Germania ed in Russia. Più di dieci anni sono stati consacrati alle investigazioni anatomiche, alle esperienze micro.scopiche , ed alla raccolta dei fatti sui quali si fonda la di lui Opera. Ciascuna delle parti della medesima porta 1' impronta di una esattezza, e di una severità d'osservazione che devono renderla quanto mai utile. L'Autore ha proceduto come se nulla per anche fosse stato stabilito intorno allo relazioni che aver può l'intelligenza colla 478 ANNUNZI DI NUOVI LIBRI strultura del sistema nervoso. I lavori di scrittori anteriori non li ha addottali se non per quella parte che si è mostrata all' unissono colle proprie osservazioni ; e Je opinioni , le ipotesi , le teoriche diverse con- frontate col fatto anatomico ha veduto che in piccolissima parte hanno potuto reggere a questo giudizioso esperimento. I di lui studi , come egli medesimo Io confessa , gli hanno servito meno a stabilire nuove verità, di quello che a rovesciare, ed a mettere in chiara luce degli errori di già addottati ; ma nel dissipare 1' errore non si serve potente- mente la causa della verità ? La struttura dei centri nervosi , la disposizione , la natura delle loro fibre sono state il soggetto delle sue ricerche : negli invertebrati ha studiato la catena centrale dei ganglj ; e nei vertebrati l' asse cefalo-spi- nale , parli costituenti per lo appunto i centri cui si riferiscono le di- verse diramazioni dei nervi. In seguito ha confrontato queste parti le une colle altre riunendole in diversi distinti gruppi , secondo le analo- gie d' organizzazione che ha potuto scoprirvi. Più d' ogni altra cosa poi ha avuto in mira di studiare quanta parte aver possa nella manifesta- zione delle facoltà d' ordine superiore nel!' Umana specie la diversa co- struzione e sviluppo della massa encefalica , e se la causa dei disordini delle facoltà medesime nell' ebetismo , nella pazzia , nella monomania possa talvolta risiedere nei vizii di struttura e di sviluppo delle diverse parti del cervello. E poteva infatti il Leuret trovare ampia materia a que- ste dotte sue ricerche essendo da più di veni' anni addetto nella qualità di Medico ad uno dei principali stabilimenti di Parigi per gli alienati Io spedale di Bicèlre ; ed a questi studii, che diremo anatomico fisiologici , ha fatto andar del pari ancora la terapeutica dei morbi costituenti le diverse qualità di alienazioni mentali , avendo in questo stesso anno, e contemporaneamente quindi alla pubblicazione dell' Opera che qui si annunzia , dato in luce anche il seguente Trattato. Dm traitement maral .... Della cura morale della Follia . Opera di F. LEURET Medico dell' Ospitale di Bicélre. Parigi 1840. in 8. presso J. S. BaiUière , prezzo Italiane lire sei. Programmi di Premi proposti dall' Istituto di Francia , Accademia delle Scienze. Grande premio delle Scienze Fisiche , proposto nel 1837 pel 1839, e rimesso al concorso pel 1843. L' Accademia aveva proposto per soggetto del grande premio delle Scienze Fisiche, da aggiudicarsi nella sua seduta pubblica del 1839, il quisilo seguente • Déterminer par des expériences précises quelle est la succession des " changemens chimiques et organiques, qui ont lieu dans l'oeuf pendant » le dèveloppemenl. du footus chez les oiseaus et les balraciens. ANNUNZI DI WDOVI LIBRI 479 » Lps concurrens devront lenir compie des rapporta de l'oBuf avec le ■ milieu ambicnl nalurcl ; ils examincront par dcs cxperiences direcles » r iofluence des varialioDS artiliciellcs de la temperature et de la ■> composilìon cbimique de ce milieu. » In questi ultimi anni gran numero di osservatori si è dedicato a delle ricerche profonde sullo sviluppo del pulcino nell'uovo, e per conseguenza a degli studi analoghi sullo sviluppo del feto negli altri animali ovipari, lu genere si sono accupili di (Jueslo esame in senso anatomico ; taluni però hanno anche toccato di molte delle quistioni chimiche che possono essere da un tale esame risolte. Ammettiamo infatti che si faccia l'analisi chimica dell' uovo nel momento in cui è deposto , che si tenga conto degli elementi che attrae dall'atmosfera, o che dimette nella medesima durante il suo sviluppo ; che si determinino le perdite o gli assorbimenti d' acqua che può provare , con che si saranno riuniti gli elementi ne- cessari! alla discussione dei processi chimici impiegati dalla natura per il mutamento dei materiali dell' uovo nei prodotti ben diversi che com- pongono il giovine animale. Applicando allo studio di questa questione i metodi ora in uso nelle analisi organiche si potrà pervenire a quel grado di precisione che richiede l' importanza del soggetto. Ma se è possibile di dimostrare coi mezzi chimici ordinarìi ì cam- biamenti avvenuti nelle proporzioni del carbonio, dell'idrogeno, del- l' ossigeno, e dell'azoto ; se questi mezzi valgono anche a rendere evi- denti le modilicazioni dei prodotti minerali che entrano nella composi- zione dell' uovo : vi sono altri cambiamenti non meno importanti che non possono riconoscersi che coli' aiuto del microscopio . L' Accademia desidera che lungi dal limitarsi a constatare nelle diverse parli dell'uovo la presenza dei principii immediati che 1' analisi ne ricava , gli autori facciano ogni sforzo per determinare , coli' aiuto del microscopio , lo stato nel quale vi esistono questi principii immediati. Essa spera dei for- tunali risullamenti da questo studio chimico e microscopico dei feno- meni dell' organogenesi. Indipendentemente dallo studio dello sviluppo del feto in queste con- dizioni normali .importa ancora di rilevare i cangiamenti che le modi- licazioni della temperatura , o della natura dei mezzi nei quali questo Sviluppo si effettua vi possono apportare. 1 concorrenti al premio do- vranno dunque esaminare, riguardo alle uova d'uccelli, la loro incu- bazione nei diversi gaz ; per quelle dei balracini il loro sviluppo nelle acque più o meno cariche di sale , più o meno ricche d' aria. Il premio consisterà in una medaglia d' oro del valore di tre mila franchi. Le Memorie dovranno essere consegnate al segretariato dell'.Vc- cademia innanzi il I. Aprile 1843. inscrìvendo nelle solile forme il loro nome in un biglietto eigillalo^ e sarà aperto sollaato quello della me- moria coronata. 48o ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Grande Premio delle Scienze Fisiche , proposto pel 1837, poscia pel 1839 , e rimesso al concorso pel 1843. L'Accademia aveva proposto per soggetto del grande premio delle Scienze Fisiche da aggiudicarsi nel 1837 il seguente quesito. » Déterminer par des recherches anatomiques et physiques quel est » le mécanisme de la production du son chez i'homme et chez les ani- » maux vertébrés et invertébrés qui jouissent de cettc faculté. » Il quesito non essendo stato sciolto l' Accademia lo rimise al concorso pel 1839 riducendolo ai termini seguenti. » Déterminer par des recherches anatomiques , par des expèriences » d'acustique et par des expériences physiologiques , quel est le méca- » nisme de la production de la toìx chez l' homme et chez les animaux » mammifères. » Ma anche ridotta la qaistione a questi termini non si è ottenuta una risposta soddisfac nte. La commissione incaricata del giudizio è compo- sta dai Sig. Savart , Magendie , Breschet , Flourens , e de Blainville re- latore fece il seguente rapporto. Sei Memorie sono state inviate al concorso. Quelle dei numeri 4 e 5 erano stampate col nome dell'autore, né potevano essere ammesse mancando una delle condizioni imposte ai concorrenti, di addottare cioè una epigrafe rimanendo il nome entro biglietto sigillato. Dei quat- tro altri concorrenti due soltanto sembrava avessero compresa la vera natura e diflìcollà della domanda. Ciò non ostante la Commissione noa ha giudicalo il loro lavoro degno del premio mancando di ricerche ana- tomiche , 0 d' esperienze d' acustica suflìcienti. Veduto però quanto sia interessante questo soggetto del Programma , e nella speranza che le persone che hanno di già incominciato un lun- go lavoro potranno perfezionarlo e raggiungere cosi lo scopo, la Com- missione propone all' Accademia di rimettere al concorso per la terza Tolta la stessa quistione dividendola però in due parti; una cioè limitata alla specie umana ed alle sperienze d'acustica e Dsiologiche; l'altra risguardante le ricerche anatomiche comparate nell' uomo e nei mam- miferi. L'Accademia addotta le conclusioni del Rapporto, per cui sono riproposti pel 1843 i due seguenti quesiti. » I. Déterminer par des expériences d'acustique et de physiologie quel » est le mécanisme de la production de la voix chez 1' homme ; » 2. Déterminer par des recherches anatomiques la struclure compa- tì rèe de l' organe de la voix chez l' homme et chez les animaux mam- » mifères. » Le Memorie devono essere consegnate al Segretariato dell'Accademia innanzi il I Aprile 1843 e nei modi già superiormente indicati e gene- ralmente in uso. Ciascun premio consisterà jn ana medaglia d'oro del valore di tremila fr. IIVDICE DEL TOMO I V, MEMORIE ED ARTICOLI ORIGINALI Sgarzi Prof. G. Dì alcuni mezzi che possono promuovere l'industria Italiana . . . pag. 5 BoNAPARTE Princ. G. Systcma Ornitologiae . ,, 24 Mazzoli Prof. D. A. Sulle irradiazioni lumi" uose ,j 34 SciGLiANi Prof. A. Discorso sulP Accad. de^li Aspiranti Naturalisti di Napoli ....,, 4^ BoKAPARTE Princ. G. Prodromus Systeraatis Herpetologiae 55 9^ Spallanzani L. Lettera al Sig. Doti. Floriano Caldani ,,102 BiAj^cONi DoTT. G. Sui fenomeni geologici ope- rati dal gas idrogene. pag. iio, i65, 278, 349 Procaccini Ricci V. Lettera sui vegetabili fos- sili delle colline Siniga^liesi . . . . . j, 127 BoNAPARTE Princ. C. Prodromus Systematis Ich- thyologiae pag. 181, 273 Bertoloni Gav. a. Risposta alle critiche del Prof. De p^isiani j? '97 Da-Via March. Dott. L. Della utilità della Barbabietola come foraggio 55 ^'^^ Agassiz. Enumératìou des Polssons fossiles d'Italie pag. 244 5 ^aS Catlxlo. Lettera d'argomento geognostico . ,,267 Mossotti Prof. Far. Ott. Dei Jenomeni di ca- pillarità •....„ 388 482 INDICE Analisi d' Opere , Memorie ec. Matteucci Prof. C. Saggio sui fenomeni elet- trici degli animali pag. 58 GuERiN G, Sul meccanismo delle esalazioni sie- rose . , 5) S^ Rendiconto delle Sessioni dell' yàccad. delle Scienze dell' Istituto di Bologna — Schiassi , Storia della Zecca di Bologna ~ Medici , Sui pezzi preparati dal Chirurgo Angelo Comi — Cavara , Cura di una esostosi nel- V antro d'Igmoro — Pistorini , Sul J^omito — Alessandrini , SulV organo dell' oljato dei Cetacei — Lo stesso , Sulla Memoria del Prof. Civinini intorno alla comunicazione va- scolare tra madre e feto — Gozzi , Storia di una singolare Neurosi — Amadei , Della cur-' va della tangente ~ Bertelli , Formale u- sate nella meccanica celeste per rappresen- tare il moto rotatorio de' Pianeti ~ Medici , Intorno alcune straordinarie vegetazioni mor- bose — Bedetti , del Piano Tangente — Ber- TOLONi A. , Miscellanea Botanica Prima — Bertoloni G. , del danno che produce alla Canepa il bruco della Bolys Silacealis — Strocchi , Sul modo di agevolare alla Pue- rizia lo studio della lingua Latina — Gia- comelli , Sulla Piogenesi — Barilli , Caso singolarissimo di Neurosi ~ Mondini , caso di gravidanza interstiziale — Bianconi G. B.^ Sul modo di rendere maleahile la ghisa : ed intorno un meccanismo per rendere facile e preciso il Disegno - Bianconi G. Rapporto sulP Opera del Cav. Niccolini intorno le va- rie altezze tracciate dal mare fra la costa di moicE 4^3 Amalfi, ed il Promontorio di Gaeta pa- gine i36, 3o3 5 e ^35 Mdeller. De glandularum secernenlium stru- ctura penitiori pag. 253, 333 Catullo. Acque Termali di Caldiero nel Ve- ronese pag. i58 Annurzi di Nuovi Libri Anatolia e Zoologia, pag. 162 , ^^^^ Sao , SsS Vetebinaru ,5 1 56 Opere Periodiche Atti DelV Accademia dei Curiosi della Natura Tomo XIX. „ i53 Raccolta di Medicina Veterinaria pratica pa- gine >54j ^^7 Ankali di Storia Naturale pubblicati a Lon- dra pag. i56j 236, 322 Pilla, Studi di Geologia 5) ^4^ IMPRIMÀTUR Fr. Petrus Caj. 1 eletti 0. P. Inq. S. 0. IMPRIMATUR I. P