5. /'^f .S f I y- . r i\UOVI AIXIVALI SCIENZE NATURALI Serie II. Tomo V. |Gennajo 1846.) ( pubblicato il G Febbraio amo sudd. ) BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIE. Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo dei giornale, e quando Io richiegga la materia sarà corr redato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d'ogni annata verrà fornito di un frontispizio , ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all' atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all' estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8. 05 : non comprese le spese di dazio e porto che stanno a ca- rico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via AUa- bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1." fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato avviso in contrario. ]\UOVI A]\I\ALI DELLE stmsia ii4i%i^^; ^ //^4- MOVI MMll DELLE SCIENZE NATURALI E ijelle sessioni della società agraria, e dell'accademia DELLE scienze DELl' ISTITUTO DI BOLOGNA. ALESSANDRINI Cav. Dott. ANTONIO Prof. d'Anatomia Comparata e Medicina Veterinaria. IJERTOLONI Cav. Dott. ANTONIO Prof, di Botanica. CONTRI Dott. GIOVANNI Prof. d'Agraria. GHERARDI Dott. SILVESTRO Prof, di Fisica. SGARZI Dott. GAETANO Prof, di Chimica Farmaceutica. Serie II. Tomo H. 1846* SOCIETÀ EDITRICE Alessandrini Presidente. Berli Pichat Carlo. Bianconi Dottor Gio. Battista. Bianconi Prof. Giuseppe. Bertoloni Prof. Giuseppe. Breventani Dottor Ulisse. Brighenlì Ispettore Ingegnere Maurizio. Contri Prof. Giovanni. Da Via Marchese Dottor Luigi. Gherardi Prof. Silvestro. Grandi Dottor Giacomo. Pizzardi Marchese Luigi. <' '-f?^ Salina Conte Camillo. /_<• '^^ xi Santagata Dottor Domenico. U ^^^^^ ' Sgarzi Prof. Gaetano. % ' Soverini Dottor Carlo. I componenti la Società Editrice oltreché sostengono le spese della stampa del giornale, che diviene loro pro- prietà , si prestano ancora nella qualità di Collaboratori alla redazione del medesimo. Le materie trattate in questi Annali riguarderanno al solito: 1.° La Storia Naturale propriamente detta, cioè la Zoologia, Mineralogia, Geologìa e suoi diversi rami^ la Geografia fisica, Geognosia e Geogenia^ e la Botanica compresa l'Anatomia e Fisiologia vegetale. 2.° L'Agricol- tura teorico-pratica ; 3.** l' Anatomia e Fisiologia umana e comparata: 4.° la Medicina, la Chirurgia ;, e la Veterina- ria : 6.*^ la Chimica e la Farmacologia : G.** la Fisica , Me- teorologia ^ Astronomia fisica, e Scienze Tecnologiche. BiraCHE EZIOLOGICUE INTORNO AL CRETINISMO MEMORIA Mia nella Seduta delti 23 Marzo 1845 alla Società Medico^Chirurg. di Torino DAL DOTTOR ANTONIO GARBIGLIETTI Membro del Collegio Medico-Chirurgico e Segretario particolare della predetta Società. (Dal Giornale delle Scienze Mediche.) È mio divisamento. Colleghi Ornatissimi, lo intrat- tenervi per poco sopra r eziologia del cretinismo , di quel- la organica degradazione cioè, cui talvolta soggiace l'uo- mo, tanto più lamentevole, in quanto che non si limita solo ad alterarne e difformarne la fisica costituzione, ma ben più il colpisce in ciò che egli ha di più perfetto e sublime, in ciò che il dislingue dal bruto, in ciò che più il nobilita ed il solleva alla conoscenza del suo divin Fattore. Qnal miserando spettacolo sia infatti il cretino, inetto al lavoro, difformato il più sovente da enorme goz- zo, lurido nell'aspetto, scemo di mente, con passioni sfre- nate e talvolta feroci , non è mestieri che io richiami alla vostra memoria. Ben più importante credo io sia lo espor- vi alcuni miei pensamenti sopra quelle infra le influenze cosmico-telluriche, le quali, in mia sentenza, sono da considerarsi le più valevoli a produrre la malattia in di- scorso. Nel che fare mi servì d'incitamento la bella re- lazione che io una delle precedenti nostre tornate leggeva 6 KIGERCIIE EZIOLOGICHE SUL CKETINISMO il socio Dottor Collegiato Demaria intorno alla memoria del Dollore Coli. Borelli sulle febbri tifoidee della citlà di Aosta, in cui toccando questi per incidenza dei cretini e dei gozzuti che in quella valle s'incontrano frequenti, avvertiva come avesse trovato il cretinismo ed il gozzo prediligere il terreno calcare; la quale asserzione del Bo- relli dava luogo, come ben sapete, al Relatore di porre la seguente questione, sino a qual punto cioè possa il gozzo ed il cretinismo dirsi endemico del terreno calcare, mentre per altro lato il dottore Ferraris in altre regioni del Piemonte attribuisce le stesse malattie alla deficienza del principio calcare (1). In verità m'è d' uopo confessare non essere tanto facile lo stabilire quale fra le due oppo- ste opinioni sia da ritenersi piiì conforme al vero; né vo- glio io reputarmi da tanto da poter isciogliere tutte le difficoltà che in frotta occorrono a chiunque aiutato dai lumi della filosofia si ponga allo studio di questo argo- mento. Non fia però che io mi smarrisca d'animo, poiché ov'io mi trovassi men fermo nelle mie indagini, invoche- rò in mio aiuto. Colleghi Ornalissimi , i vostri lumi e la molta vostra dottrina, li quali io spero non mi vorrete ni egare. Egli é oramai fuori dubbio, l'uomo essere vario nel corpo, nel colore, nelle fattezze, nelle facoltà dello spi- rito secondo la diversità del clima e delle terre in cui si trattiene. Né a ciò solo si limita il potere del clima; la sua influenza si estende ancora sino a modificarne gli or- gani , e ad imprimere alle malattie cui egli va sottoposto un aspetto caratteristico e proprio alle singole diversità dei luoghi. La quale verità già conosciuta dal sommo Ippocrate viene tuttodì viemmeglio confermata dall'osser- vazione. Qual differenza infatti tra l'abitatore dei climi (1) V. Giornale delle Scienze mediche , anno vili ^ voi xsii , pag. 502. DEL DOTT. A. GARBIGLTETTI 7 caldi c dei climi freddi , dei climi secchi e dei climi umi- di? Qual differenza tra T abitatore delle sommità delle montagne, e l' abitatore delle profonde valli? Ninno po- trà dissentire che gli uomini nati nei siti aspri e montuosi non sieno pieni di alacrità e di sagacissimo intendimentO) non trapassi nei loro petti un movimento» una baldezza, una celerità che invano si ricerca in quanti dimorano nelle profonde vallee, e nei terreni molli ed acquosi, in cui vi potrà bensì essere (fertilità di prodotti, ma sarà sempre incerta la fecondità degli ingegni, la leggiadria, la svel- tezza, la vigorìa del corpo. Le quali visibili influenze che il clima ed il terreno esercitano sopra l'umano organismo si appalesano in varie maniere più o meno dirette od in- dirette. Imperocché egli è chiaro che alcune di esse sono inlimamente collegale colla struttura e costituzione fisica e chimica del terreno, mentre altre poi provengono dalle diverse forme dei varii luoghi. Fra le prime meritano par- ticolar menzione le influenze derivanti dalle acque , le quali secondo la varia loro scaturigine , e secondo il loro scor- rere nei diversi terreni , tengono sciolti o sospesi principii terrosi di varia natura in maggiore o minor copia; quelle derivanti dalle diversità igrometriche dei varii terreni; quelle provenienti dalle emanazioni di vario genere che dai terreni spesso si dipartono , come per es. i varii ef- fluvii miasmatici, o di gaz acido carbonico, di gaz am- moniacale, di gaz idrogeno, di gaz sulfo-idrico , di acido idroclorico: quelle influenze infine che secondarie dir si debbono, poiché si connettono colla varietà della vegeta- zione, la quale si trova essa pure conservare stretti rap- porti colla diversa natura chimica del terreno. Ma di gran lunga più potenti delle testé enunciale sono, a mio avvi- so, quelle influenze che provengono dalla varia forma del terreno. E qui merita particolarmente di fissare la nostra attenzione la stretta relazione e costante che in generale vi passa tra la costituzione geologica dei terreni e la forma 8 RICERCHE EZIOLOGICHE SUL CRETINISMO delle montagne e colline. Imperocché ben sanno i geolo- gi , come caratteristica sia la forma che ci offrono le mon- tagne granitiche, le porfiriche, le gneissiche, le mica- schislose; come diverso sia l'aspetto delle montagne spettanti alla formazione calcarea giurassica, da qnella delle monta- gne e colline spettanti al sistema cretaceo od al sopracrela- ceo. Infatti mentre le une presentano cime acuminate e sco- scese con valli profonde, altre hanno la forma di coni con valli ora allargate ed ora ristrette, altre senza offrire allo sguardo erte cime, assai strette però hanno le valli, ed al- tre poi ora hanno l' aspetto di vaste pianure , ed ora di vasti altipiani poco elevati , la cui uniformità non è interrotta che da leggiere eminenze e da qualche valletta, e così via discorrendo. Egli è quindi facile cosa il concepire come la forma particolare e costante che offrono le montagne e le colline a seconda della loro costituzione geologica debba influire sulla più 0 meno libera circolazione dell' aria , e sulla direzione dei venti, non che apportare una notevole dif- ferenza nella più o meno abbondante distribuzione di quei tre imponderabili^ vivificatori per eccellenza, la luce cioè, il calorico, l'elettrico. Ed è facile il concepire altresì co- me queste influenze si appalesino eziandio e si esten- \ dano sulle produzioni del regno vegetale, le quali alla lor volta esercitano immenso potere sul!' organismo dell' uomo , cui servono di principale alimento. Accennate così di volo le varie e potenti influenze che i terreni;, giusta la diversa loro costituzione geologi- ca, sono capaci di esercitare sull'umano organismo, più facile ci riuscirà in appresso il ricercare quali siano le condizioni del suolo che debbonsi riputare siccome più valevoli ad imprimere quella profonda modificazione mor- bosa che costituisce il cretinismo. E per quanto spetta ai rapporti che vi passano Ira la natura geologica del ter- reno e la presenza dei cretini, io vi porrò solt' occhio il DEL DOTT. A. GARBIGLIETTI 9 rhuitato delle osservazioni che io ebbi l'opportunità di far», perlustrando il Ducato di Savoia, or fanno due an- ni, paese che ha il triste privilegio di dar la culla, co- me ben vi è noto, a molti di questi infelici. Or bene, dalle molte indagini espressamente da me fatte, ho potu- to rilevare il maggior numero dei cretini trovarsi per Io appunto nelle valli formate da montagne di gneiss e di micasclnisto ; mostrarsi essi più rari a misura che nelle montagne comincia ad apparire più frequente la roccia calcare, e cessare poi affatto in quei luoghi ove questa roccia si fa dominante. Li quali rapporti e coincidenze io ho mai sempre trovati evidenti e costanti nelle varie re- gioni di quel Ducato da me visitate, sì che mi indurreb- bero a forraolare qual legge, stare il cretinismo in ra- gione diretta delle roccie schistose, ed in ragione inversa delle roccie calcari. Che io in ciò asserire mal non mi ap- ponga vi sarà reso manifesto, qualora vogliate meco con- siderare la natura delle montagne della Moriana e della Tarantasia, ove particolarmente abbondano i cretini, e farne quindi il paragone con quelle dei bacini di Ciam- berì, di Aix, di Annecy, e di altri luoghi della Savoia, ove invano essi si ricercherebbero. Infatti nella valle di Moriana, sede precipua del cre- tinismo, una ragguardevole serie di montagne risulta uni- camente formata dallo gneiss, e dal micaschisto, ed an- che in quei tratti di paese ove incontrasi la roccia calcare non vedesi mai questa andare disgiunta dalle predelle roc- cie schistose. Parimente , percorrendo la valle di Tarantasia co- minciando dall'unione dell'Arco coH'Isera, e procedendo sin olire Moutiers, si presentano le montagne calcari mi- ste sempre alle montagne di schisti micacei. Oltre a ciò mi giova avvertire come il calcare gra- nuloso, che in questa regione della Savoia forma sovenle delle grandi masse , si trovi schistoso e quasi sempre 10 RICERCHE EZIOLOGICUE StL CRETINISMO mescolato con talco o con mica, talvolta con quarzo; e come il calcare compatto, che non forma però raaf in questa valle grandi masse , si trovi anch' esso alcune ''olte mescolato con cristalli di feldspato e di quarzo. Aggiun- gerò ancora abbondare in questa valle lo schisto argillo- so , con talco e mica disseminate , in alcune varietà del quale il talco è talmente abbondante che il rende on;uoso al latto , formando ciò che chiamano i nìineralogi Io stea* schisto. E questa roccia per la sua frequenza liane nella Tarantasia il secondo luogo dopo il calcare grjnuloso, in prossimità del quale mai sempre si trova. Sovente eziandio s'incontrano in questa Valle il quar- zo compatto, talvolta schistoso e mescolalo con mica e talco ; gli schisti micacei la cui massa soventi volte è ter- rosa e di colore oscuro; altre roccie arenacee, quali le pudinghe, le breccie, le arenarie, ed in alcuni siti anche roccie di gesso e di tufo calcare. Dal che ben si scorge come anche in questa provincia la roccia schistosa abbia la preponderanza in sulla calcarea. Ora egli è pure a co- gnizione di ognuno essere appunto la Tarantasia quella regione della Savoia ove, dopo la Moriana, più numerosi sono i cretini. In quei siti poi del Ducato ove la calcarea si fa più abbondante, e dove essa si osserva avere quasi esclusivo predominio, non vi ha più traccia di cretinismo. Nei ba- cini di Ciamberì, di Aix, di Annecy , dove la roccia do- minante è il calcare spettante alla grande formazione del terreno cretaceo, sovrapposta ai più recenti strati del cal- care giurassico , estremamente rari sono i casi di cretini- smo. Non si osservano del pari in Monmelliano, e lun- ghesso la strada che conduce a Pont Beauvoisin, ove tutte le montagne sono calcari ; né manco si trovano lun- go la riva del Rodano , le cui montagne appartengono pur tutte alla stessa roccia. Adunque dagli addotti esempi pare a me dimostrato abbastanza , il calcare , non che favorire. DEL DOTT. A. GARBIGIIETTI 11 essere anzi avverso allo sviluppo d'i questa maialila ; e sotto questo rapporto le mie osservazioni andrebbero in perfetto accordo con quelle fatte dal dottore Ferraris nella Valle di Varaita. Che se poi pongasi mente, che nella Valle di Aosta, paese esso pure ove l'endemia del creti- nismo ha fitte radici , la roccia calcarea va sempre accom- pagnata dallo steascbisto, il quale in alcuni siti si eleva eziandio a ragguardevole poten:{a, chiaro risulta abbiso- gnare ancora di più ampia sanzione l'opinione del Dot- tore Borelli, siccome quella che mal reggerebbe al con- fronto dei fatti testé enunciati. Pertanto posta la coincidenza del cretinismo colle roc- cìe di gneiss e di schisti micacei, dobbiamo tuttavia fare un passo più avanti, ed indagare qual parte alla produ- zione di questa malattia abbiasi veramente la natura del suolo, se vi influisca in maniera diretta od indiretta, se per la natura chimica delle roccie , ovvero soltanto per la forma particolare delle montagne. Egli è noto , come circa le cagioni produttrici di que- sta malattia vadano discordanti i patologi ; chi infatti ne incolpa di preferenza le acque crude, selenilose, terrose; chi il bere l'acqua proveniente dalla neve; chi l'aria non ventilata; chi le mal sane abitazioni, od il sudiciume; chi i patemi d'animo deprimenti; chi l'umidità delle profon- de valli; chi la prava qualità degli alimenti; chi l'abuso del vino e delle acque arzenti; chi la fecondazione mentre avvinazzati si trovano i genitori. E mentre v' ha chi nie- ga il potere di alcune delle suesposte cagioni, altri inve- ce ama meglio considerarle in massa ^ siccome tutte vale- voli qual più qual meno ad imprimere nei parenti e nella progenitura una valida azione depressiva , per cui svolgesi la malattia in grado diverso a seconda della maggiore o minore attività che vanno spiegando le dette cagioni^ e per cui infine l' impasto organico riceve sì profonda mo- dificazione^ la quale poi è capace di trasmettersi eredita- 12 RIGERCBE EZIOLOGICUE SUL CRETINISMO riamente. Troppo a lungo sarei condotto se io volessi sot- tomettere ad un minuzioso esame una ad una coleste va- rie cagioni ; epperò nulla io dirò né della cattiva alimen- tazione; né dell'abuso del vino; né della mal proprietà del vestire e dell'immondezza delle abitazioni; né della cattiva educazione e dei patemi d' animo. Imperocché seb- bene siano esse tutte cagioni capaci a deprimere l'organismo umano, e ad impedirne il regolare sviluppo, debbonsi pe- rò ritenere per sé sole insufficienti a produrre quella par- ticolare degradazione fisico-morale che costituisce il creti- nismo. Inutile sarebbe del resto il ritornare sopra questo argomento stato di già svolto maestrevolmente da molti patologi , ed in particolare dall' illustre Fodere nel non mai abbastanza lodato suo saggio monografico sur le goì- tre et le crétinage. Non mi fermerò eziandio a ventilare le opinioni di Aranzio, di Eistero,di Bourdeau, di Char- meton, di Hamilton, di Eisenschmidt, e di Lalouette, i quali giudicano la cagione occasionale del cretinismo es- sere di natura scrofolosa; come pure passerò oltre su quanto asserirono alcuni autori che all'azione del freddo vorrebbero attribuire lo sviluppo di questa malattia; que- stioni queste già toccate e risolte negativamente dal Wich- mann e dal Fodere. Dirò solo di alcune precipue cagioni le quali a me sembrano avere la massima influenza; ma prima concedetemi un minuto di sosta per trattenermi sulla questione delle acque. Le acque selenitose, o altrimenti cariche di principi! terrosi non paiono manifestare una decisa influenza sul cretinismo; la qual cosa di già avvertita dal lodato Fodere, fu poscia viemmeglio da Humboldt, da Barton e da altri confermata. Si accertò infatti il Fodere col mezzo dell'ana- lisi chimica che le acque a cui vanno a dissetarsi gli abi- tanti di S. Gioanni, di S. Sulpicio, di S. Remigio, di Epierre, ove numerosissimi sono i cretini hanno maggior purezza, e caricano in molto minor copia principii terrosi. DEL DOTT. A. GARBIGLIETTI 13 di quelle che servono di bevanda agli abitanti dell'alta Moriana, ove non alligna il cretinismo: nò prova più con- vincente della poca o ninna influenza delle acque selenilo- se potremmo cercare altrove ; dappoiché cotesti abitanti , così robusti di fisico come forti di animo, dimorano pre- cisamente lunghesso una vasta ed immensa petriera di gesso, la quale si estende dalla base del gran Moncenisio fino a Sant'Andrea, sì che le acque, cui essi vanno ad abbeverarsi , obbligate come sono ad infiltrarsi e scorrere fra mezzo a grandi masse gessose , non ponno a meno di non contenere cotesto sale. Nemmeno all'acqua di neve puossi attribuire l'origi- ne del cretinismo, chechè abbiano in contrario preteso Schelhammer, Selle, Stauton, Prosser, Darwin, Bartoli- no. Bruni ed altri Patologi; se ciò fosse;, come spiegare r immunità dal cretinismo degli abitanti di Bonneval, Bessans , Lansle-Villard , Lans-le-Bourg , Terraignou , Bra- mant, Villarodin, paesi tutti dell'alta Moriana, ove pure si beve l'acqua di neve? Come spiegare la presenza dei cretini a Sumatra, dove non nevica mai, e la loro man- canza nella Lapponia e nella Groenlandia, dove la neve disciolta forma la sola bevanda di quelli abitanti? Il bere l'acqua disossigenata sarebbe ancora al dire di Boussingault la cagione precipua del cretinismo ende- mico; come anche , secondo il dott. Bally, il sarebbero le acque crude, dure, limpide, sottratte alla salutare in- fluenza del sole e dell'aria, e zampillanti dalle caverne dei monti, o dalle profonde viscere della terra. Le quali opinioni però, convien dire, sono tutt' altro che dimo- strate ; essendo anzi alla portata di ognuno il verificare come non vi abbiano cretini in molti villaggi della Fran- cia, ove pure si usano esclusivamente le acque crude an- zi notate; e come per lo contrario abbondino essi in al- cuni paesi nei quali tuttavia l'acqua mostrasi assai impre- gnata di aria atmosferica. 14 RICERCHE EZIOLOGICHE SUL CRETINISMO Adunque ben si appongono, a mio avviso, coloro i quali alla natura delle acque ogni potere niegano nello svolgimento di questa malattia- Vediamo ora se con mag- gior ragionevolezza questo potere attribuire si possa di- rettamente alla natura geologica del suolo. Da quanto ho io superiormente esposto intorno alla costante coincidenza del cretinismo colle montagne di gneiss e di micaschisto, parrebbe a prima giunta legittima l' illazione che il fareb- be provenire dall'influenza diretta di queste roccie sull'u- mano organismo. Eppure se ben riflettasi che il cretinismo non si osserva altrove che appo gli abitanti delle ime valli e che quelli che hanno fìssa la loro dimora o nelle valli superiori o nelle alture delle montagne ne vanno assolu- tamente immuni; se ben si considera che tanto gli uni quanto gli altri calcano l'istesso terreno, sarà forza allora lo sceverare eziandio dal novero delle influenze dirette la natura geologica del terreno. Tuttavolta, sebbene la costituzione geologica del ter- reno non eserciti un'influenza diretta, in quanto ai suoi componenti chimici, una però ne esercita indiretta bensì, ma assai più potente, a mio giudizio, relativa cioè alla forma propria e caratteristica delle montagne. Ed è appunto cotesta forma particolare delle montagne di gneiss e di micaschisto che debbesi ritenere quale cagione potente, benché indiretta del cretinismo. Per verità le montagne del terreno schistoso non ofi"rono in generale cime tanto ele- vate e scoscese quanto quelle di altre formazioni, i loro contorni sono piuttosto rotondati e terminano sovente in altipiani; ma hanno però assai strette le valli, e i loro fianchi sono solcati da numerosi burroni. Lfionde egli è facile il rappresentarsi alla mente come, per la partico- lare conformazione di queste montagne , l' aria atmosferica imprigionata per dir così nella ristrettezza delle profonde e tortuose valli , e delle gole, con istento rinnovar si deb- ba, e si trovi abitualmente pregna di particelle acquose, DEL DOTT. A." GARBIGLIETTI 15 nonché di temperatura alquanto elevata, per la riverbera- zione del calorico dalle circostanti roccie. Ora il perma- nente caldo umido dell' atmosfera di queste basse regioni costituirebbe precisamente, giusta le osservazioni del pre- lodato Fodere, la principale cagione dell'organica degra- dazione di cui ci occupiamo ; la quale dottrina eziologica trovò nella scrittura testé citata di questo illustre medico sì ampio sviluppo, e tale un grado di dimostrazione, che oramai viene senza esitanza dalla maggior parte de' Pa- tologi ricevuta. Il perchè io mi credo eziandio dispensato di entrare a questo proposito in più minuti particolari, specialmente poi avuto riguardo alla condizione del dir breve prefissami fin dal primo momento che dava di pi- glio alla penna. Solo mi limiterò a richiamare alla vostra attenzione un'altra maniera d'influenza, finora non abbastanza av- vertita, ch'io mi sappia, da quanti scrissero su questo argomento; influenza che va pure strettamente connessa colla particolare conformazione di questo genere di mon- tagne, e che di conserva con le or ora mentovate mani- festa un immenso potere nella produzione del cretinismo; voglio dire la scarsa distribuzione della luce. Né qui cer- tamente é mestieri che io spenda più parole nel porvi sot- t' occhio come questo imponderabile sia anch'esso neces- sario per risvegliare l' attività degli organi , per imprimere in essi novella energia, per eccitarli, per conservarli in somma nel dovuto grado di tonicità, e come per la sua mancanza o la scarsa sua distribuzione si osservino dete- riorare e deperire le generazioni del regno animale non solo , ma quelle ben anco del regno vegetale. Queste cose adunque avute per dimostrate, io vi prego di riflettere farsi meno questo benefico influsso della luce solare nelle ime valli e nelle strette gole, ove si osservano i cretini. Imperocché molli paesi e villaggi sona in sifl"atta maniera oollocali, che solo per brevi ore ricevono in maniera di- 16 RICERCHE EZIOLOGICHE SUL CRETINISMO retta i raggi luminosi; epperò quello scarso beneficio di luce che godono, il più sovente ad essi non perviene fuo- richò in maniera riflessa. Molli anzi di questi villaggi, addossali siccome sono alle montagne, e posti al Nord, non vengono direttamente nella stagione invernale irrag- giati dal sole, e ciò per un lungo lasso di tempo, perfino di quattro, cinque o sei mesi. Che se a ciò aggiungasi la forma, la tessitura, l'aspetto, il colore fosco delle roc- cie schislose prestarsi meno delle roccie calcari a riper- cuotere efficacemente i raggi del fluido luminoso, avrassi allora un'idea di quanto gli abitatori di quei luoghi di- fettino della salutare impressione di questo potentissimo agente. Per la qual cosa noi amiamo anche di considerare la scarsità della luce solare diretta quale una delle cagioni principali che molto potere esercita nel favorire lo svilup- po del cretinismo , e la quale se pur non mostra maggior vigore della poca ventilazione e del calore umido perma- nente dell'atmosfera, è certamente capace di pareggiarli. Gran conforto poi riceverebbe questa nostra asserzio- ne dalle osservazioni che nei paesi a cretini della Moriana ebbero occasione di fare alcuni reverendi Curati , in unio- ne dell'ottimo mio amico il dott. Mottard, dimorante in S. Gioanni , il quale gentilmente a me le trasmise , e dalle quali risulterebbe, farsi un ragazzo cretino in diverso grado allorquando il seno materno divenne fecondo in quei mesi per lo appunto, in cui il paese è orbato della luce diretta del sole. I più esatti computi per essi espressa- mente fatti in sui registri delle nascite, che sì conservano nelle singole parrocchie , avrebbero sempre dimostrato coin- cidere costantemente il cretinismo colla fecondazione av- venuta a quell'epoca. Irapertanto di qual peso siano questi fatti per dimo- strare la molta parte dovuta alla scarseggiante luce nella produzione di questa malattia j ognuno di leggieri il rav- DEL DOTT. A. GABBICLIETTl 17 visa; siccome pure, dalle cose superiormenle delle, egli è facile cosa il darsi ora ragione del come colla loro forma caraUeristica le montagne vi esercitino una grande influen- za, sebbene in maniera indiretta. Né ci sorprenderà più il vedere diminuito il numero dei cretini e quindi poi ces- sato affatto a misura che dal terreno schistoso ci avanzia- mo verso il terreno calcare. Le profonde, tortuose e stret- te valli, proprie solo del primo, il fosco colore delle roc- cie per cui e scarseggia la luce, e conserva l'aria diffi- cilmente rinnovata un permanente stalo di umido calore, ce ne porgono ampia spiegazione. E qui porrò fine al mio dire, persuaso del resto che un argomento di tanta importanza, come il presente, a- vrebbe dovuto esser trattalo con molto maggior ampiezza di dottrina che io per la deficienza dei miei mezzi noi feci. iN. Amn. St. Maiiu, Sekie II. Tom. 5. DESCRizioiE mmu DI PARECCHIE DEGENERAZIONI ORGANICHE SINGOLARISSIME DEL CUORE DEGLI ANIMALI MAMMIFERI DOMESTICI. del professore PARTE III. Letta all' Àccad. delle Scienze dell' Istituto nella Sessione delli 10 Febbrajo 1842. Mancando per la lettura della Sessione d'Oggi altro Accademico che meglio, e più utilmente possa richiama- re l'attenzion Vostra, o Colleghi umanissimi, mi farò io a dar compimento alla descrizione anatomica dei piii in- teressanti pezzi d'anatomia patologica esistenti in questo Gabinetto di Anatomia Comparata, e risguardanti le ma- lattie del cuore dei Bruti Mammiferi domestici. Già nel- l'anno accademico ultimo passato fu da Voi benignamente accolta la prima parte di questo lavoro, e furono trovati meritevoli di prender posto nella Storia della Scienza ana- tomica i casi diversi che allora descrissi (1). Una seconda (1) La prima parte del lavoro sulle malattie del cuore dei bruti è inserita nel Tom. II. 2.^ Serie di questi An- nali pagina 161.- la seconda parte nel IV Tomo pagina 456. SI la prima che questa terza parte , sotto forma di due Me- morie distinte , trovansi ancora , tradotte in latino , nei Tomi VI e VII dei — Novi Commentari] Academiae Scientiarutn In- stituti Bononiensis — unitamente alle tavole che loro appar- tengono. MALATT. DEL CUOnE , PROF. A. ALESSANDRINI 19 parie, che abbraccia però soltanto le varie qualità di le- sioni organiche prodotte da una sola causa, l'introduzione cioè di corpi estranei pungenti per le strade della deglu- tizione, ed il loro passaggio nella sostanza stessa, o nelle vicinanze del cuore, fu da me esposta nella l.'^ Sessione del corrente anno Accademico dell'illustre Società Agraria di questa nostra Città, Sessione che ebbe luogo nel gior- no 6 del p. p. Dicembre. E credetti più utile ed acconcio il far parola di siffatte lesioni al nominato Consesso per- chè, raccogliendo nel proprio seno i più distinti agrono- mi del Paese^ e buona parte dei più ricchi Possidenti, e di quelli in singoiar modo che , trovando un' utile e dilet- tevole occupazione nel visitare per loro stessi i proprii possedimenti campestri , sono ancora in circostanza di po- tere, colla loro influenza e vigilanza, rimovere, o rende- re almeno non tanto frequente l'azione di una causa mec- canica esterna, che costa tante vittime alla miglior parte del bestiame addomesticato il Gregge bovino. Parlerò quin- di oggi soltanto di quei vizii organici del cuore che col nome di A?ieurismi sono dalla generalità degli Autori in- dicati. Trovandosi 1' anatomia patologica comparata , come V ho pur detto e dimostrato più volle, quasi ai primordii di sua instiluzione ; od almeno i materiali diversi che co- stituir devono questa Scienza importantissima essendo an- cor sparsi;, e quasi direi perduti, in una infinità di scrit- ti poco noli , e difficili quindi e a raccogliersi e a consul- tarsi, pochissimo di interessante può offerire la storia di ciò che fin qui si è notato intorno una qualità di lesione non frequentissima nell'umana specie, piuttosto rara nei bruti, od almeno non debitamente avvertita e descritta. Tuttavia gli antichi Medici, e Naturalisti Greci allorché genericamente accennarono alle malattie del cuore cui va soggetta r umana specie dissero ancora di cuori volu- minosi , di cuori laceratisi per l' assotligliameulo delle pa- 20 MALATTIE DEL CUORE reti delle loro cavità ; casi notati a quei tempi , in cui era interdetto all' anatomico di spingere le sue indagini negli umani cadaveri ^ principalmente nei bruti ; anzi a tal pro- posito il celebratissirao nostro Scarpa nell'aureo suo Trat- talo dell'Aneurisma avverte — non essere da maraviglia- re se non si trovano notizie sull'aneurisma interno nelle Opere degli antichi Medici greci ed arabi, perchè proibi- ta prssso queste Nazioni la dissezione degli umani cada- veri, esercitavansi soltanto nell' anatomia dei bruti nei quali questa malattia organica delle grandi arterie inter- ne è estremamente rara — La rarità però di queste os- servazioni tanto riguardo agli aneurismi delle maggiori arterie^ quanto rispetto a quelli che si stabiliscono nel centro stesso dell'apparecchio circolatorio sanguigno, non è già dovuta alla mancanza di siffatti morbi nel bestiame addomesticato; ma piuttosto, il ripeto, dall' essersi ben di rado dei Medici, dei Veterinari^ degli Anatomici profon- damente dotti nella Scienza applicati con sufficiente esten- sione e frequenza a siffatto genere di ricerche. Una prova ne sia la frequenza anzi colla quale siffatte osservazio- ni sono registrate dai Moderni scrittori, dopo che, singo- larmente nelle più accreditale Scuole di Veterinaria , che oggigiorno dir si possono florenlissime presso le più colte Nazioni d'Europa, si costuma di assoggettare a scrupulo- se indagini non solo i cadaveri degli infermi che perirono nelle Cliniche, ma molti ancora di quelli che furono vit- tima di oscuri morbi presso i particolari , o che destinansi alla morte per essere da diuturni irreparabili mali resi innelti al lavoro. Tra i molti esempi che potrei citare a conferma di questa mia asserzione mi basterà quello della generale proposizione emessa intorno all' aneurisma in- terno del cavallo dal celebre Professore della Scuola Ve- terinaria di Stuttgarda il Sig. Hering (1); che cioè ì'ane- (1) Récueil de Medéoine Vétérinaire T. 7. 1830. p. 433. PROF. A. ALESSANDRINt 2l urisma Interno costituisce neiruomo una malattia quasi sempre gravissima ma rara; nella specie cavallina si os- serva il contrario, vale a dire che l'aneurisma interno non è né raro né pericoloso: e certamente, avverte egli^ le osservazioni pubblicate per l' addietro non appoggereb- bero abbastanza siffatta proposizione, per cui ne dimostra l'aggiustatezza e la verità riferendo le proprie dalle quali ne risulta : che in brevissimo spazio di tempo e sopra un numero non molto esteso di cavalli sezionati ha formato una lista di sessantacinque casi di aneurisma interno, il minor numero dei quali però nello stesso tronco dell'aor- ta^ stabilendosi per la massima parte invece nella mesen- terica maggiore , ed in alcuni dei principali rami di essa diretti agli intestini tenui, al colon ed al cieco, essendo questi ultimi rami di grosso calibro nel cavallo onde prov- vedere del necessario alimento i vastissimi colon e cieco di questo animale. Ed appunto dal manifestarsi questo vi- zio organico a preferenza nelle nominate arterie , la lesione delle quali non può apportare gravissimo pericolo, riceve a parer mio conferma la seconda parte della proposizione dell' Hering, che cioè l'aneurisma interno non sia nel cavallo pericoloso. Se non con tanta frequenza, come si è detto avvenire in certe grosse arterie interne, certamente molto più spes- so di quello siasi fin qui avvertito accadono nei Bruti an- che le diverse qualità di aneurismi del cuore ; e nella par- ticolare esposizione di alcuni dei più interessanti casi di questa natura che conservansi nel Museo Zootoraico accen- nerò le analoghe osservazioni registrate principalmente da recentissimi Scrittori. Pariando ad un Consesso di Dotti, per la mag- gior parte profondamente instrutti in siffatte materie , trovo inutile , anzi fuor di proposito , il ricordare le di- verse distinzioni ammesse non solo negli aneurismi io genere, ma applicate ancora a quelli del cuore, e che 22 MALATTIE DEL CUOKE dcsumonsi e dalla forma del tumore , e dai cambiamenli e lesioni avvenute nelle pareli delle cavità rese aneurisma- tiche; e questo è tanto meno necessario ancora nel presen- te caso in cui intendo di esporre , non già una storia com- pleta di tutte le diverse qualità e forme di aneurismi del cuore;, ma semplicemente la descrizione di alcuni fatti di questo genere che ebbi comodo e di osservare e di con- servare ^ e che posti in cumulo cogli altri già noti potran- no in seguito , meglio ordinati , e con viste generali insie- me collegati;, prestar fondamento ad un, Trattalo delle ma- lattie del cuore anche nel Bestiame addomesticato. Va il cuore soggetto ad una qualità di generale alte- razione di tessitura, di forma e di mole per la quale in- granditosi in tutte le sue dimensioni si disse da parecchi scrittori di siffatte materie affetto da aneurisma attivo ge- nerale; quando invece da altri si vollero piuttosto appli- care a questo modo di alterazione i nomi di Ipertrofia eccentrica del cuore o di Cardiogmo. Per me definita bene la cosa parrai che sia indifferente il servirsi dell'uno o dell'altro nome: tuttavia seguendo anche in questo il pa- rere del profondo mio Maestro il Prof. Testa adotterò l'ultima denominazione di Cardiogmo perchè con questa, e senza bisogno di aggiugnere altre parole, si risveglia il concettto di un vizio dell'organo in cui contemporanea- mente all'ampliamento delle di lui cavità è avvenuto T in- grossamento delle loro pareti, e quindi ad un tempo l'ac- crescimento della mole o volume e della massa dell' orga- no stesso. Parecchi esempi offre il Museo d' Anatomia com- parala di una tal forma di ingrandimento del cuore, a produrre la quale è necessario però vi concorra, oltre r ostacolo al libero passaggio e circolazione del sangue , causa ordinaria degli aneurismi delle dilui cavità, e puos- si dire ancora d' ogni altro tumore aneurismatico , uno slato di stimolo permanente il quale^ se non è a tal grado da produrre infiamiiiazione decisa , esalti però in modo PROF. A. ALESSANDRINI 23 particolare la forza di nutrizione e di assimilazione di gui- sa che l'azione combinata, ed a lungo continuala, di que- ste due cause basta, a parer mio, per dare una spiega- zione plausibile del singolare fenomeno , dell'ampliamento cioè simultaneo delle cavità del cuore, e dell'ingrossamen- to proporzionato delle loro pareli. E quanti altri esempli tolti e nello stalo fisiologico e nel patologico dalla mac- china animale vivente non potrei io addurre in conferma di quanto asserisco? L'utero allorché racchiude il prodot- to del concepimento se si presta al meccanico allargamen- to della propria cavità operato dal crescere continuo del feto incluso, sopraccitato ancora dall'insolito stimolo rad- doppia la vigorìa del circolo ^ richiama a sé maggior co- pia del liquido riparatore, ed offre esso pure il singolare fenomeno d'una cavità enormemente ingrandita, e di pa- reli di tale grossezza e vigore da bastare all'effettuazione del parto. Nell'apparecchio uropojelico ho io molte volte veduto, e con me lo videro certamente coloro tutti che di siffatte ricerche si occuparono , per un irapediraenlo al li- bero passaggio delle orine ampliarsi enormemente il cali- bro dell'uretra, della vescica, degli ureteri, della pelvi stessa dei reni, e tutto questo non solo senza che si in- debolissero le membranose pareli di siffatti organi, ma accadendo anzi lutto il contrario, raddoppiandosi la loro grossezza j più apparenti e robusti divenendo i fasci fibro- si della tonaca muscolare del nominato recipiente: e qui a produrre un tale effetto si combinano pure l'azione mec- canica distendente del fluido incarceralo, e lo slimolo, od azione irritativa permanente , che non arriva mai al grado da produr flogosi decisa, ma che basta per esaltarne la forza di nutrizione, l'atlività riproduttiva. A tal proposi- to, abbenché questa non fosse occasione del tutto oppor- tuna per parlare di siffatte abnormità, non posso a meno di sottoporre all' osservazion vostra o Signori un caso che rappresenta esattamente l'indicato deviamento del sistema 21 MALATTIE PEL CUORE uropojctico, e che da parecchi anni conservasi pure in questo Gabinetto di Notoniia comparata. Un individuo ma- schio della specie porcina, in forza di costruzione anor- male dell'uretra, estremamente angusta e tortuosa presso l'estremità dello sbocco esteriore, non potè mai fin dalla nascita vuotare del tutto la vescica, orinando, come suol dirsi dai chirurghi, soltanto per sopraccarico. Questo in- comodo abituale non disturbava in verun modo la salute, tutte le altre funzioni eseguivansi normalmente, di guisa che, pervenuto verso il compimento dell'anno, fu coi so- liti metodi impingualo e destinato al macello. 11 mio Dis- settore il valentissimo Dottor Notari veduta la mole enor- me della vescica delle orine fu sollecito di eslrarre con di- ligenza dal cadavere l'intero apparecchio uropojetico, che qui vedete preparato, e che in sommo grado presenta la doppia alterazione, dell' ampliamento di tutte le cavità percorse dalle orine , e del proporzionato ingrossamento di tutte le pareti delle cavità stesse , ed in singoiar modo della vescica , le fibbre muscolari della quale esser noe pos- sono ne più evidenti ne più robuste. Ora pertanto anche nel cuore , e più spesso nei bruti di quello che avvenga nell' uomo , le due cause descritte sì associano nel produrre e l'aneurisma od ampliamento delle diluì cavità, e l'ipertrofia delle loro pareti. In un buon numero delle osservazioni patologico-anatomiche da me raccolte onde dimostrare, principalmente nella specie bovina, l'influenza dei corpi estranei pungenti nel pro- durre gravi lesioni al cuore , trovai questo viscere ipertro- fizzato in tutta la sua sostanza, ed aneurismatico princi- palmente nella cavila, sia ventricolare, sia auricolare , nel- la quale erasi insinualo il corpo estraneo. E questo avvie- ne allorquando il corpo pungente non trattenuto, o dalla sua forma, o dal modo di introduzione^ in parte fuori dell'organo, ma anzi del tulio immerso nel medesimo può vagare con certa libertà per la grossezza delle di lui pa- PROF. A. ALESSANDRINI 25 rcli , od anche penetrare interamcnle jrj cavità. L' azione del corpo irritante in tal caso non è tale da svegliare ga- gliardissima infiammazione che porti poi agli esiti rovino- si di estesissima suppnrazione, e di profonda esulcerazio- ne, basta però per indurre quel grado di sopraecitazione nella parte che ne aumenta la vegetazione, e ne fa cre- scere in grado notabilissimo la grossezza delle pareli, di modo che è questa la principale cagione dell'ingrandita mole dell'organo, dissi la principale cagione, ma non già l'unica, perchè quella cavità del cuore, che suol essere molto spesso il ventricolo aortico, nella quale protubera o viene anche del tutto ad insinuarsi e cadere il corpo estra- neo, impedito da questo il contraersi naturale ed esatto delle pareti nella sistole, la cavità non può vuotarsi del tutto come dovrebbe , ed il nuovo sangue che vi è spinto dal corrispondente sacco auricolare tende a produrre mec- canicamente la lenta ampliazione della cavità, quella for- ma cioè di parziale aneurisma del cuore il quale, asso- ciandosi alla maggior robustezza delle pareti, fu perciò appunto denominato attivo, singolarmente dal celebre Cor- visart. Le preparazioni dei numeri 2755, 2961 e 2962 fan- no vedere ad un grado notevolissimo questo modo di or- ganica alterazione; a produrre la quale però, singolar- mente allorché si estende a tutta la massa del cuore, ed alle diverse sue cavità, vi contribuisce potentemente anche il lento processo flogistico sveglialo e mantenuto da cause comuni. Merita a tal proposito di essere particolarmente de- scritto il pezzo patologico conservato nel Gabinetto solto il N. 1647. È questo il cuore di un cane a me diretto dal valente veterinario Sig, Vincenzo Muratori li 10 Novembre 1835. Ila quasi il volume del cuore umano abbenchè l'in- dividuo cui apparteneva fosse di piccola statura, essendo un Levriere della razza mezzana. Questo cane vivacissimo e for- nito in grado rimarchevole dell' istinto di inseguire alla 26 malattìe del cuore corsa il Lepre di, guisa che, quantunque abbia cessato di vivere pervenuto appena all'undecimo mese di età aveva già fallo preda in diversi incontri di tre di sifTalli animali dei più adulti e leggeri alla corsa, fu addestrato troppo giovine ancora a così faticoso esercizio. Infatti fino dalla prima volta in cui ebbe a sostenere la lunga corsa per raggiu- gnere il Lepre appena afferratolo, cadde senza lena al suolo, e con difficoltà si riebbe dallo stato quasi di sin- cope che durò parecchi minuli: tuttavia il brio di gioven- tù rianimò ben presto le perdute forze , e solo provava violenta palpitazione di cuore, accompagnata da respira- zione breve ed ansia, qualora abbandonavasi con qualche violenza alla corsa , essendo sempre predominato dall' istin- to di inseguire e raggiungere gli altri animali. Sui primi del novembre 1835 dopo un violento esercizio di caccia mostrossi più del solito ammalato ed inquieto; abborriva il cibo e la bevanda^ addentava invece con violenza i corpi solidi circostanti a tale che svegliossi nel padrone il sospetto che trattar si potesse di rabbie, delerminossi quin- di a farlo uccidere sul compiersi del secondo giorno da che mostrato aveva i morbosi fenomeni descritti, ma intan- tochè si preparava un veleno alto a produrre in breve questo effetto, l'animale cessò di vivere naturalmente. La diligente sezione del cadavere istituita dal lodato Veteri- nario nuli' altro fece vedere di preternaturale tranne gli indizii di leggera, ma lenta ed antica infiammazione di cuo- re, la quale prodotto aveva la generale ipertrofia del viscere, associata ancora al proporzionato ingrandimento di tutte le sue cavità , giacché occupando il medesimo la più gran parte del cavo toracico, non potendosi adequatamente di- stendere 1 pulmoni, un sopraccarico di sangue rimaneva di continuo nel cuore e ne ingrandiva insensibilmente le ca- vità. Pare anzi che il lento circolare del liquido attraverso delle destre cavità dell'organo producesse quella copia di concrezioni fibrinose che furono trovate nelle cavità stesse. PROF. A. ALESSANDRINI 27 e che interrompendo il circolo produssero l' istantanea mor- te dell'animale. Questo caso combina perfettamente con quello citalo ad esempio dell'aneurisma generale attivo del cuore uma- no dal Bouillaud nella sua osservazione cento venticinque- sima, e conferma la proposizione generale emessa da Lui rapporto all'aneurisma attivo generale del cuore, che de- nomina ipertrofia con dilatazione; vale a dire, che allor- quando l'ampliamento delle cavità non è considerabilissi- mo, la nutrizione esaltata pare abbia seguito le stesse leg- gi che governano lo sviluppo normale del cuore. Diffatto nell'accrescimento graduato e regolare di questo organo nel caso descritto, abbenchè ecceda di tanto le naturali dimensioni, si è mantenuta la simultaneità e la proporzio- ne di aumento nella massa, e di ingrandimento nella ca- pacità delle cavità diverse, circoscritte tutte da grosse e robuste pareti ; è insomma un esempio di regolare ingran- dimento di un organo in ogni sua parte , conservate sem- pre le debite proporzioni tra loro. Abbenchè questi esempi di generale ipertrofia del cuore, congiunta ad ampliamento aneurismatico delle sue cavità, esser debbano frequenti negli animali domestici, avendo sui medesimi grande e continua influenza le cause principali che da tutti i pratici si annoverano come le più opportune a produrre siffatto genere di lesioni, quali so- no in singoiar modo le corse violente, i grandi e conti- nuati sforzi della muscolatura nel portare, sollevare o tra- scinar pesi non proporzionati alle forze dell'individuo: pure non trovo che fino al presente sia stata in Veterina- ria registrata veruna osservazione che rassomigliare si pos- sa completamente a questa da me descritta. Nei pochi ca- si di ipertrofia di cuore registrati dai Zoojatri trattasi sempre o di vizio parziale, odi quella forma di ipertrofia generale che va congiunta ad impiccolimento delle cavità dei cuore, e che è prodotta costantemente dalla lenta car- 28 MALATTIE DEL CUORE dite. Tali sono per lo appunto , per citarne alcuni , i fat- ti narrati da Dandrìeu (1), Rìss e 3Iayev (2) e dal Ja- cob (3). Questo silenzio degli scrittori di Medicina pratica veterinaria in un argomento di tanta importanza potrebbe dipendere ancora , e dal non essere tanto facile che l' iper- trofia del cuore arrivi nei bruti a tal grado da produrre improvvisamente od in breve spazio la morte ^ nei quali casi soltanto si suole praticare con diligenza la sezione dei cadaveri; e dalle grandi difficoltà che s'incontrano nello stabilire il naturale volume del cuore, e quindi un dato certo da cui partire onde giudicare poi del vario grado di ipertrofia, in tanta varietà di razze che s'incontrano negli animali domestici i più utili e comuni, e per le quali va- rietà la statura e mole del corpo si mostra sotto tanti di- versi aspetti in una medesima specie d'animali, come ne offre un esempio comunissimo quella del cane. Mollo più conosciuta , e notata anche dai Zoojatri, si è l'altra qualità di aneurisma del cuore, sia parziale sia generale, che va congiunta all'atrofia od assottigliamento delle pareti delle dilui cavità, essendo questo vizio e mol- to più frequente, e congiunto quasi sempre alla lesione più 0 meno grave di altri organi, di altre funzioni essen- ziali alla vita, che il più delle volte viene ad essere im- provvisamente troncata da cotesto genere di organiche lesioni. A produrre l'aneurisma passivo vi influisce princi- palmente, ed in molli casi unicamente, un ostacolo che si opponga alla libera circolazione del sangue, sia che poi questo ostacolo esista nel cuore stesso, o nei visceri vici- ni e principalmente nel polmone. Tuttavia a rendere più facile e pronto lo sfiancamento del cuore e l' assottiglia- (1) Rècueil de Mèdecine Vetèrinaire T. 3. p. 486. (2) Ivi T. 8. j). 484. (3) Ivi T. II. f. 222. PROF. A. ALESSANDRINI 29 mento delle pareti delle dilui cavità vi può avere molta parte la nutrizione e 1' assimilazione o deficiente o per- vertita; ed un modo particolare di alterazione di tessuto, e singolarmente del muscolare, che è pure talvolta l'eiTet- to 0 l'esito di un dato grado e qualità di lenta infiamma- zione, voglio dire il rammollimento e quasi semifusione della fibra muscolare. Abbenchè i bruti sieno molto meno dell'uomo soggetti all'influenza di quelle labi umorali, di quelle cause morbose generali che rendono più facile uq tale pervertimento di tessuti, tuttavia non ne vanno del lutto esenti, principalmente allorquando sieno scarsamen- te alimentati, o si faccia uso di cibi non addattati, mal preparati e di nocive qualità forniti. Ma gli esempi di aneurismi passivi del cuore che io pos- so qui presentare , esistenti nel Museo Zootomico , ebbero tutti per causa prossima un meccanico impedimento alla libertà del circolo, il più delle volle esistente nel cuore stesso. Non s'incontrano così facilmente negli animali do- mestici gli indurimenti delle valvole, le ossificazioni, le morbose vegetazioni che tanto frequentemente nell'umana specie opponendo gravissimo ostacolo al circolo divengo- no la causa più comune degli aneurismi del cuore: e que- sto perchè, trattandosi principalmente di ossificazioni, è ben raro il caso che siffatti animali sì lascino pervenire a quei periodi di età molto inoltrata nei quali siffatte dege- nerazioni con tanta facilità si formano nell'uomo. Tutta- via siccome tali abnormità sono pure il prodotto della in- fiammazione, cosi non mancano esempi, anche nei bruti, di ossificazioni, e talvolta molto estese, in diverse regio- ni del cuore. In tutti i casi però che saranno in questo luogo accennati l'impedimento al circolo era prodotto o dal vero polipo del cuore che otturava quasi completa- mente il foro ventricolo auricolare destro, 0 più spesso an- cora da concrezioni fibrinose producenti lo stesso elfclfr» or nell'uno or nell'altro dei fori pei quali entra od eice 30 MALATTIE DEL CUORE il sangue dal cuore. E relativamente al vero polipo carno- so dissi di già , e dimostrai nello scorso anno , cbe un tu- more di questa natura formatosi nella destra orecchietta di un cuore bovino, e disceso pel corrispondente foro di communicazione nel sottoposto ventricolo, opponendosi al facile passaggio del sangue per l'arteria polmonare, pro- dotto aveva un ampliamento notevolissimo della detta ca- vità, congiunto all'assottigliamento, pure in grado nota- bile, delle muscolari pareti: ma questi casi dir si posso- no rarissimi, molto piii spesso avviene che l'ostacolo al circolo sia prodotto da quel genere di concrezioni fibrinose, che pure presso taluno conservano il nome improprio di polipi, e che non sono sempre il prodotto della lentezza del circolo che suol precedere di poco la morte. Dei pez- zi patologici di questa qualità che possedè il Gabinetto due soltanto ne sceglierò ad esempio essendo uno di essi stato cagione dell'aneurisma passivo nel sinistro ventrico- lo, e l'altro prodotto avendo un effetto analogo nella de- stra cavila del cuore. In un cuore bovino N. 2958 affetto da lenta flogosi, in forza sempre di corpo pungente arrivato fino ad immer- gersi profondamente nella di lui sostanza: oltre diverse al- tre qualità di lesioni già descritte in quella parte di que- sto lavoro che esposi alla Società Agraria , offerì una vi- stosissima concrezione fibrinosa , la quale abbarbicatasi me- diante molte sottili produzioni filiformi ai tendinetti^ co- me diconsi, delle valvole mitrali, colla parte più grossa e più consistente discendeva nel ventricolo aortico, sotto le contrazioni delle pareti del quale era spinta verso l'a^ pertura ventricolare di quest' arteria ; opponeva quindi per tal modo un ostacolo gravissimo al passaggio del sangue, che affluendo di continuo per le vene polmonari verso la stessa cavità prodotto aveva un notabilissimo ampliamento (Iella medesima, congiunto a tale flossezza di pareti da farle apparire ancor più deboli e sottili di quello lo sieuo PROF. A. ALESSANDRINI 31 Dello Stato naturale le simili pareti del ventricolo destro o polmonare. Né certamente era da dubitarsi , che questa fosse una concrezione di recente formazione perchè offre il fenomeno, rarissimo in questo genere di morbose pro- duzioni^ di un consolidamento a foggia di vera sostanza ossea e quale si forma talvolta ^ come dissi poco fa, nelle cellulose del cuore e nelle pareti delle più grosse arterie. Questa parte di concrezione polipiforme singolarissima ri- mossa dal posto io cui si era formata conservasi nello spi- rito sotto il N. 2960. L'altra osservazione analoga alla descritta, ma che si riferisce alle destre cavila del cuore, mi fu ultimamente comunicata da un giovine Toscano , Alunno studiosissimo di questa Scuola Veterinaria, il Sig. Onorio Da Barberi- no, inviandomi nello stesso tempo il pezzo patologico che qui vedete sotto il N. 3107. È questo il cuore di una pe- cora la quale senza aver dato in antecedenza indizio certo di malattia , una sera , come asserì il pastore che la cu- stodiva^ tornò dal pascolo con grave affanno di respiro, e la seguente mattina fu trovata morta nell'ovile: avvertito del caso il lodato giovine fu sollecito di istituire sul ca- davere le più minute indagini onde scoprire la cagione di questa morte quasi improvvisa. Le principali alterazioni furono trovate nell'organo polmonare, la massa destra del quale era quasi totalmente epalizzata, e la sinistra forte- mente infiammala. Le pseudo membrane dense e robuste , che in molti punti univano strettamente i polmoni alla pleura costale , dimostravano di già che da qualche tempo il processo flogistico sordamente serpeggiava nel viscere. Ma quello che fissò maggiormente T attenzione dell'os- servatore fu lo stato del cuore: quest'organo come pre- sentavasi al primo aspetto, disteso ancora da notabile co- pia di sangue aggrumalo , aveva un volume doppio almeno del naturale: rimosso poscia dalla sua posizione ed aper- to colà dove appariva più rigonfio ed aneurismatico si vide 32 MALATTIE DEL CUORE chiaramente, che l'accresciuta mole dipendeva precipua- mente dall'allargamento delle cavità costituenti la sezione del cuore venoso, e più del ventricolo che dell'orecchietta. Rimosso il sangue che manteneva distese le pareti di queste cavità, e ben ripulite con acqua, il cuore si mostrò in allora quasi più piccolo del naturale ;, giacché per la flos- sezza è sottigliezza estrema le pareti delle nominate cavi- tà cadendo sopra se stesse, rientrarono per così dire e si depressero nella cavità che circoscrivevano. Sollevate in allora, e prolungata la sezione dall'apice alla base del cuore per tutta l'estensione delle due cavità, apparve chia- ramente che l'assottigliamento delle pareti del destro ven- tricolo, e l'ampliamento della diluì cavità, occupava non solo la parte esteriore o periferica di esse pareti , ma si estendeva ancora sul corrispondente sepimento interventri- colare, il quale, invece di mostrarsi convesso, e protube- rante verso la cavità del destro ventricolo, come natural- mente avviene , era quivi profondamente incavato , respinto quindi verso il sinistro ventricolo del quale impiccoliva così in modo notabile la cavità. Ma non era soltanto la configu- razione di un tale sepimento che subito aveva così nota- bile alterazione, la stessa sua sostanza, molle ed assotti- gliatissiraa, era del tutto diversa da quello che suol essere uaturalmente. Non mi estenderò in una minuta esposizione dei diametri di questa cavità tanto ampliata, o delle mi- sure della grossezza di tanto diminuita delle sue pareti : avendo sott' occhio il pezzo patologico una sola occhiata, meglio che una lunga e tediosa descrizione, potrà servire a fornire un' idea esatta della singolarità del caso. Mi fa- rò piuttosto a parlare dell'ostacolo in forza del quale, trattenuto il sangue nelle destre cavità del cuore, ne ave- va cosi stranamente alterata la forma, le dimensioni, la struttura delle pareti loro. La profonda ed estesa epatiz- zazione del destro polmone svela la prima causa che in questo caso ha influito nel ritardare il corso del sangue rnor. a. alessandriisi 33 nelle destre cavila del cuore, e ncll' accumularne cerla copia nelle racdesinie : rallentato così il circolo, e trovandosi l'animale sotto l'influenza del processo flogistico lento e latente bensì, ma abbastanza forte per produrre l'ordina- rio fenomeno del sovrabbondare della parte fibrinosa del sangue, e della tendenza sua a formar coaguli ; delle con- crezioni fibrinose bianche, durissime, quasi direi semior- ganizzate, hanno cominciato a formarsi presso la base del destro ventricolo , principalmente verso l' apertura di sboc- co dell' arteria polmonare , mandando tutto attorno dei lunghi funicoli o cordoni cilindrici i quali, diretti in par- te verso la regione inferiore del ventricolo fissano la con- crezione principale ai tendini delle valvole tricuspidali; e per altra parte ascendendo attraverso del foro venoso, pe- netrali nella corrispondente orecchietta, alcuni nascondonsi e si fissano al fondo della cieca appendice di essa;, mentre molti altri insinuansi in tulle le strade per le quali il san- gue venoso aflluisce verso questa cavila : e quindi due gros- si cilindri, prolunganlisi a notabile distanza dal cuore, se- guono l'andamento del calibro delle vene cave; un ter- zo si insinua nell'apertura della vena coronaria; e degli esilissimi filamenti si insinuano persino nelle boccucce del- le finissime vene che , serpeggianti nelle pareti della destra orecchietta sboccano direttamente nella di lei cavità , e che dall'illustratore Adamo Cristiano Tebesio (1) furono de- nominale vene o fonti Tebesiani. Questo caso patologico anzi dà una completa dimostrazione della reale esistenza di tali vene anche nei bruti, che furono pure revoca- te in dubbio da qualche Scrittore di cose anatomiche ; e si aggiugne così una nuova prova alle molle altre di già esistenti , dell' utilità dell' anatomia patologica non solo per illuminare il pratico sulle sedi e sulle cause (1) DisscH. ìMdica de sanguinis circulo in corde. Ici- dac 1708. N. AXN. Su. Kaiui'.. S£IH£ Il Tom. 5; 3 34 MALATTIE DEL CUORE delle raalaltic, ma per far progredire ancora l'anatomia fisiologica, piirchò siffatte deduzioni sieno entro i giusti limiti mantenute , potendo condurre a gravissimi errori la poco ponderata e troppo eslesa applicazione di ciò che è effetto di malattia e di abnorme formazione e sviluppo di parti, all'intelligenza e spiegazione della normale costitu- zione e sviluppo delle pareti stesse. Ma passiamo per ultimo a dire di un caso singolare della forma più rara degli aneurismi del cuore , di quelli cioè che per la loro figura e modo di formazione diconsi parziali o saccati;caso tanto più meritevole di essere no- tato e descritto in quanto che dimostra, contro il parere di alcuni dottissimi ed espertissimi anatomici e chirurghi , che anche questa qualità di aneurismi può formarsi e cre- scere a mole vistosissima per semplice ampliamento delle pareti della cavità colla quale comunicano , e senza che perciò abbia luogo in verun modo la rottura o parziale,© generale, o interna o esterna dei varii strati o tuniche for- manti le pareti stesse. Questo pezzo patologico interessantissimo che conser- vasi nel Gabinetto sotto il N.** 1929 mi fu diretto sul fi- nire di Luglio del 1838 dal diligente Veterinario Sig. Fe- lice Parmeggiani, che esercita con molla lode l'arte sua a poca distanza da questa Città nel Comune di Anzola. Accompagnò il dono con una breve storia delle cose prin- cipali offerte dall'animale prima di morire, e dalla quale credo bene di estrarre le seguenti notizie. Un vitello lattante di mesi quattro, di proprietà del Sig. Angelo Pavesi , Agente Zarabeccari , ed esistente pres- so il colono Angelo Mentori in un podere del Comune d' Anzola denominato il Martignone ivi preso, ventidue giorni innanzi l'epoca della sua morte, da fenomeni di indigestione cui tenne dietro una diarrea ostinata che durò per circa quindici giorni, ad onta che un pratico mani- scalco gli soraniinislrassc adattali rimcdii ; ed anche cessala PROF. A. ALESSAISURliSI 35 questa le funzioni del tubo gastro-enterico non si riordi- narono completamente, durando sempre ;, ed anche in gra- do notabile, la timpanite, il che però non impediva che il vitello seguisse il rimanente dell'armento al pascolo, prendendo, oltre il latte, certa copia ancora di foraggio verde; e vagava appunto libero per la campagna e col- l'aspetto di salute quasi interamente ricuperata, quando nel giorno 20 Agosto dell'indicato anno cadde morto d'im- provviso. Invitato il Parmeggiani ad istituirne la sezione del cadavere notò delle traccie della preceduta affezione in- testinale nell'arrossamento ed ingrossamento della muco- sa, e molla copia di aria accumulala tanto negli intestini stessi quanto nello stomaco. Quello però che fissò mag- giormente l'attenzione del pratico si fu il notabilissimo volume del sacco del pericardio, la cavità del quale senii- vasi ripiena e distesa da copia notabile di denso liquido. Aperto infatti il detto sacco ne uscì gran copia di sangue in parte aggrumalo per cui, giudicando trattarsi di rottura di cuore, senza progredire oltre nelle ricerche il Parmeg- giani diresse tosto a me questo pezzo patologico perchè con ogni comodo e diligenza potessi esaminarlo e giudicare della qualità di lesione avvenuta. Spogliato del tutto il cuore del pericardio mi fu facile vedere trattarsi di un aneurisma saccalo del medesimo, lace- ratosi verso il centro della sua porzione più protuberante, dal che la mortale emorraggia; e per la sua posizione comu- nicante probabilmente colla cavità del sinistro ventricolo. Onde meglio assicurarmi di questo , tagliai a tutta sostanza dalla base fin presso l'apice del cuore la parete del nomi- nalo ventricolo , e dedotti i lembi della sezione , e collo- calo il cuore su di un piano inclinato lo feci delineare di naturale grandezza , onde sulla figura poter meglio descri- vere e dimostrare la particolarità di questo vizio organico singolare. La figura prima pcrtaDlo rhc avete soli' occhio, o 36 MALATTIE DEL Ct'ORE Signori rappresenta il cuore colla sua faccia posteriore rivolta all' avanti, aperte e dedotte le pareti del ventrico- lo aortico, ed in parte ancor quelle della sovrapposta orecchietta. A sinistra di chi osserva la figura vedesi sor- gere sulla base del cuore, esteriormente al lobulo, o cieco fondo della sinistra orecchietta , l' ampio sacco aneurisma- tico, di forma irregolarmente sferica, il quale, contratto ed avvizzito nelle sue pareti , ha la notabile periferia di 29 centimetri, sulla sommità è visibile l'irregolare lacerazione dei diversi strati delle sue pareti , ed attraverso degli strati pili esterni si vede pure protuberare l'interna tonaca del sac- cOj irregolarmente ripiegata sopra se stessa. La parte del tu- more che più s' accosta all' aorta solleva in alto e comprime fortemente il cieco fondo della sinistra orecchietta, la ca- vità del quale in forza della sofferta compressione era in gran parte obliterata. La sezione delle pareti del ventri- colo fa vedere la straordinaria loro ipertrofia congiunta a notabile impiccolimento della cavità in parte occupata dal- l'enorme ingrandimento dei muscoli papillari : l'ipertrofia si estende ancora alle pareti della sovrapposta orecchietta ;, e principalmente alle valvole mitrali , ed ai cordoni me- diante i quali aderiscono ai nominati muscoli papillari. Il cavo auricolare presenta ancora l'anomalia della non oc- clusione del foro ovale, contro il quale però l'interna tu- nica forma una piega serailunare a foggia di valvola^ fis- sata nel centro da un cordone del tutto somigliante a quel- li delle valvole mitrali. Ma questa sezione del cuore non fa ancora vedere l'apertura mediante la quale si passa dalla cavità ventricolare a quella del sacco aneurismatico : soltanto fra i tendini della porzione di valvola mitrale che è fissata sul grosso muscolo papillare che si vede di fronte nel fondo della cavità, esiste un tumoretto che si prolunga a foggia di piccolo polipo carnoso verso il cen- tro della cavità ventricolare: dirigendo uno specillo lungo il picciuolo del tumore si passa facilmente mediante angu- sta apertura entro il sacco aneuiisraatico. PROF. A. ALESSANDRINI 3? Onde meglio dimostrare però la forma, posizione, cil estensione di questo foro si presenta sotto un altro aspet- to il cuore nella seconda figura, lo questa inclinala la base, e sollevato l'apice del cuore, aperta del tutto la sinistra orecchietta, troncati i tendini e rimossa la por- zione della valvola bicuspidale che, nella naturale po- sizione nascondeva il foro di comunicazione tra la cavi- tà ventricolare ed il sacco aneurismatico , scopresi esso foro di figura irregolarmente circolare , e del diametro appena di otto millimetri. L'orlo di questo foro, o piuttosto bre- vissimo canale, che corrisponde alla cavila del ventricolo, è mollo più irregolare ed alquanto più largo di quello che mette nel sacco aneurismatico, essendoché il primo è circondato da papille o prominenze di diversa mole e for- ma, e la maggiore delle quali prolungantesi quasi a fog- gia di piccolo polipo, indicai anche nella descrizione della precedente figura. Osservando con ogni diligenza questo canale fui pienamente convinto ^ e lo può essere chiunque osservar voglia il pezzo patologico, che l'interna sierosa del cuore V endocardo di Bouìllaud si continua senza in- terruzione dall' interna faccia del ventricolo , attraverso del detto canale, per tutta la periferia del cavo aneurismatico: e confrontate fra loro la tunif interna del sacco, e quella della cavità ventricolare si vede soltanto che quest'ultima, cioè r endocardo, conserva la naturale sua sottiglieza e co- lore fin presso il ripetuto foro^ ma nel percorrere il ca- nale comincia ad ingrossarsi , a farsi più consistente e di color bianco fosco , caratteri che divengono sempre jiiù apparenti mano a mano che dal fondo del sacco dove esi- ste r apertura si ascenda verso la volta del tumore. È dun- que indubitato che la tonaca interna del cuore, senza la- cerarsi, e cedendo grado grado all' urto del sangue, si è dilatata a foggia di ampia vescica non solo senza perdere nulla della propria grossezza, ma anzi divenendo sempre più grossa e robusta come avviene negli aneurismi attivi parziali o generali del cuore. 38 MALATTIE DEL CUORE Ma non solo l'interna membrana del cuore si è con- formala , senza rompersi , in un sacco aneurisraalico cir- coscrillo, Io stesso è avvenuto di lutti gli altri strali clic costituiscono la grossezza delle pareti del cuore, e quelle in singoiar modo del sinistro ventricolo, come vado a di- mostrare. Nella terza figura il cuore si è collocalo in modo da presentare di prospetto il sacco aneurismatico aperto to- lalmenle nella sua regione superiore più prominenle, di- latando la nalurale apertura formatasi allorché si ruppe il sacco slesso. Questa sezione fa vedere prima di tutto che le pareti sono molto disuguali in grossezza nelle diverse regioni del tumore, e che dovunque sono facilmente se- parabili in più strali, come lo sono anche nello stato na- turale le pareti stesse del ventricolo , colle quali sono pu- re in perfetta continuazione anche quelle del sacco aneu- rismalico. Nella parte media del tumore dove le pareti del sacco vedonsi più grosse e robuste sono facilmente se- parabili i seguenti strati, enumerandoli dall'interno verso l'esterno. — I."* La sierosa continuazione dell' endocardo, leggermente ingrossata e facilmente separabile dallo strato che segue avendo quasi l'aspetto, e la facilità dello stac- carsi dell'epitelio dei primi sacchi dello stomaco dei ru- minanti, al quale epitelio rassomiglia ancora per la nota- bile sua consistenza. — IP La membrana cellulose-vasco- lare, sotto-sierosa dell' Haller, la quale, anche nella con- dizione naturale delle pareti^ si interpone tra il sottilissimo velamento interno dell' endocardo , la sierosa propriamente detta, e gli strati delle fibre muscolari. Egli è singolar- mente in questo tessuto intermedio che serpeggiano in co- pia , formando delle reti finissime , i vasi di diversa qua- lità che mostransi poi injettatissimi ed ingranditi nella endocardite, qualilà di morbosa apparenza che può esten- dersi non solo ai vasi sanguiferi ma al sistema ancora dei linfatici, come ho io pure dimostralo in uno dei cuori PROF. A. ALESSANDRINI 39 bovini affclli da grave cardite in forza di lesione mecca- nica. Cuore che qui o Signori potrete osservare contraddi- stinto col N. 2958. Questa membrana intermedia , nel sac- co aneurismatico è dessa pure quanto mai ipertrofizzata, facilissimamente separabile in un colla sierosa dagli strati muscolari, dalla quale disposizione ne risulta che, tra- pellato essendo lentamente il sangue attraverso della rot- tura del sacco, anche perchè trattenuto dal pericardio, la contrazione delle robuste fibre muscolari , riducendo a molto minor mole il tumore, le due tuniche interne de- scritte sonosi irregolarmente ripiegate precisamente come avviene della mucosa e vascolare dello stomaco allorché, non più disteso dal cibo, può la membrana muscolare ri- durre a minor dimensione la di lui cavità. Il terzo strato delle pareti dell'aneurisma, di tutti il più robusto, si com- pone delle fibre muscolari della base del cuore, esse pure iperlrofizzate, in perfetta continuazione con quelle del cuore stesso nei contorni del canale di comunicazione tra aneu- risma e cavità ventricolare. Soltanto si vede che le fibre muscolari nello straordinario ingrandimento del tumore non si sono ugualmente distese sopra tutta l'estensione delle sue pareti, ma piuttosto vedonsi raccolte in grossi fasci formanti come dei cerchi attorno al tumore, e lasciando tra loro degli spazi, però non molto eslesi, nei quali il sacco manca di questa tonaca muscolare: e fu per lo ap- punto in uno di questi spazi che l'urto del sangue incon- trando mollo minor resistenza ruppe la tonaca interna, trapellò per la molle cellulosa costituente in questo luogo la maggior parte della grossezza della parete del sacco , lacerando per ultimo l'esterna sierosa ma in una posizione che non corrisponde all'interna rottura, di guisa che, co- me dissi, il sangue trapellò lentamente attraverso di que- sta apertura, permettendo che mano a mano che si anda- va vuotando il sangue, ridur si potesse, per Ja forza di contrazione dei fasci muscolari , a molto minor mole l' a- 40 MALATTIE D'EL CUOr.E ncurtsma- Il quarto strato delle pareti del tumore j esso pure disuguale di grossezza nelle varie posizioni del sac- co, si compone di denso panicolo pinguedinoso nel quale l'ipertrofia mostrasi in grado massimo. Siccome il tumore sorge dalla base del ventricolo, collocandosi nel solco che lo separa dalla sovrapposta orecchietta ; e siccome in que- sto luogo più che altrove, anche naluralmeilte, abbonda di pinguedine, così egli è principalmente alla base del tu- more che grossissimo si mostra Io strato pinguedinoso , di guisa che colà dove è raddoppiato anche dalle cinture muscolari la parete del tumore offre la grossezza di più di tre centimetri- Negli spazi poi interposti ai fasci mu- scolari la pinguedine va a contatto della tonaca cellulo-va- scolare e quivi anzi per la sua morbidezza e duttilità ri- tiene le impressioni dei ripiegamenti della doppia membrana interna , sollevata la quale, la massa pinguedinosa mostra in allora l'aspetto delle intercapedini e circonvoluzioni in- tesliniformi di un emisfero cerebrale. Per ultimo l'esterio- re sierosa del cuore costituisce il quinto strato della pa- rete del sacco, e si mostra essa pure alquanto più gros- sa del naturale, facilmente separabile poi dagli altri strati a motivo dell'insolita vegetazione del sottoposto tessuto pinguedinoso. Per questa succinta descrizione delle pareti di questo aneurisma è dunque, a parer mio, abbastanza dimostrato potersi anche gli aneurismi saccati del cuore formare ed acquistare una mole notabilissima senza lacerazione di pa- reti , e quel che è più senza assottigliamento delle mede- sime; anzi con certi indizi di ipertrofia, e come avviene nell'aneurisma attivo delle stesse cavità del cuore. Non è dunque sempre vera la generale proposizione emessa dal- l' illustre Breschet nella interessante Memoria (vedi Andrai Compendio d'Anat. Patologica p. 353 vers. italiana) che raccoglie tutti i fatti di questo genere pubblicati da diversi osservatori , che gli aneurismi saccati del cuore sieno sempre PROF. A. AIESSANDHINI 41 consecutivi alla rottura dell' interna membrana, o secondo la denominazione ricevuta nelle scuole, aneurismi falsi. Di già anche il Regnaud, come riferisce Andrai, dopo la pubblicazione della Mem. del Brcschet, notalo aveva un caso interessante di simil genere ncll' umana specie , nel quale l'interna sierosa del cuore, senza rompersi, formato ave- va una borsa alla base del sinistro ventricolo , comunicante per angusto foro colla di lui cavità, e di tale capacità da contenere una noce: in questo caso però la borsa nel di- rigersi verso l'esterna faccia del cuore dedotti aveva senza romperli, almeno sensibilmente, gli strali muscolari piut- tosto deboli colà dove il ventricolo si congiunge all'orec- chietta, e così la membrana interna del cuore era slata portata a contatto dell'esterna mancando in tutta la peri- feria il sacco aneurismatico di strati muscolari: sarebbe questa insomma una varietà di aneurisma saccato parago- nabile a quello trovato nell'aorta umana dal Gerdy , de- scritto dal Malgaìgne, e del quale un esempio interessan- tissimo fu in questo stesso luogo esposto dal dotto Colle- ga il Prof. Calori (1). Nuovo adunque, se non erro, è il caso da me descritto in cui anche gli strali muscolari del cuore si sono lasciati distendere ad un grado così notabile senza rompersi, anzi senza perdere della naturale loro forza contrattile , e dico questo perchè una circostanza im- portante si verifica in questo aneurisma dalla quale viene comprovato, che le di lui pareli seguivano i movimenti di contrazione di quelle del ventricolo col quale comunicava il sacco. In tutti gli aneurismi saccati, massime pervenuti che sieno a certa mole, si è sempre notato che pel lento movimento del sangue in essi , degli strali fibrinosi a fog- gia di pseudo membrane ne raddoppiano nell'interno le pareti , nel caso descritto la sierosa del sacco nella super- (1) Memoria inserita nel Tomo I della 2.'' Serie di que- sti Annali pag. 401. \ 42 MALATTIE DEL CUORE ficie libera ha la stessa levigatezza di quella del cuore, dunque tutta la massa del sangue contenuto era in conti- nuo movimento, sempre fluente, e tale conservossi fino al momento della morte, perchè, come dissi j nel cadavere le pareti del sacco furono trovate contratte , e libera la di lui cavità anche da quei coagoli poco consistenti che quasi sempre si formano entro le cavità stesse del cuore nel len- tore del circolo che accompagna l' agonia e di poco prece- de la morte. A compimento della storia di questo caso patologico interessante rimarrebbe a dirsi delle cause che possono aver prodotto un'aneurisma tanto voluminoso in così breve spa- zio di tempo: siccome però le indagini fatte a tal propo- sito presso il custode dell' animale nulla hanno svelato di interessante, così piuttostochè perdermi in poco fondate ipotesi m'affretterò di conchiudere, anche per non abbu- sarmi più a lungo o Signori della vostra sofferenza, che non dassi vizio organico descritto nel cuore umano di cui non si possa trovare l' analogo anche nei bruti addomesti- cati: che frequentissime e variatissime di forma sono an- che in questi le malattie del cuore ed i vizii organici del medesimo; e che perciò lo studio dell'anatomia patologi- ca comparata , non solo può apportare grande utilità alla veterinaria pratica, ma può servire altresì potentemente ai progressi della Medicina pratica e della stessa Anatomia umana si morbosa che fisiologica. '"'"'^^iQSShG' TESTUfifill FOSSILE (IICAHTESCA (Dagli Annali e Magazzino di Storia Naturale di Londra N. 93. Dicembre 1814. pag. 501. Tom, XIV, e pag. 55. Tom. XV.). Dal Dottor Falconer fu Ietto alla Società Zoologica nella seduta delli 24 Marzo 1844 un rapporto sopra uno scritto del Capitano Cnutley e dello slesso relatore, con- tenente i caratteri osteologici, e la storia Paleontologica del Colossoclielys Alias, Testuggine fossile di grandezza enorme rinvenuta negli strati terziarii de' monti Siwalick nel nord dell'India, catena terziaria formala per quanto sembra dai controforti della catena dell' Imalaja. Copioso numero di grandi frammenti appartenenti a tulle le parti dello scheletro, eccettuato il collo e la coda, furono de- lineati in una tavola che illustra un diagramma del Sig. Scharf e che rappresenta l' animale intero nella grandezza naturale. La relazione comincia col dar conto delle forme dei rettili, scoperti ne' terreni nominati, delle diverse tribù co- nosciute, come Y Iguanodon, Megalosaurus , Labyrin- thodon eie, comprese molte altre forme o tipi di questa Classe j le di cui specie ora più non vivono, quali sono gli Enalìo-Sauri ed il Pterodactyles. Verun fossile delle Te- studinata rimarchevole per grandezza o per le forme nuo- ve , era peranco stalo rinvenuto. Il Collossochelys riempie sotto il primo aspetto un tal vuoto, mentre, riguardo alle forme, differisce così poco dalle Testuggini di terra nella generale costruzione dello scheletro osseo , che appena si è in diritto di formarne un soltogenere della Testudo. La regione sternale è quella che presenta i principali 44 TEST. FOSS. GIGANTESCA caraUeri distiutivi. La porzione epistcrnalc nell' adulto è di sei pollici e mezzo in grossezza, è ristretta arrivando solo al diametro di otto pollici; ed è bifida nell'apice, e sostenuta da un compatto e cuneiforme tubercolo nel suo lato inferiore: questa porzione costituisce una delle principali forme caratteristiche del fossile. La porzione en- dosternale presenta esattamepte la forma propria della Te- stuggine , dicasi Io stesso della porzione episternale , e po- steriore. Il piastrone , o sterno , nell' adulto fu valutato es- sere lungo nove piedi e quattro pollici. Lo scudo della medesima coincide esattamente colla forma generale propria delle grandi Testuggini di terra fra le quali essa non rappresenta che un notabile ingran- dimento ; appianato alla sommità e verticale ai lati^ col margine incurvato. Lo scheletro esterno, o cassa solida, fu stimato essere dodici piedi e tre pollici in lunghezza, otto in diametro e sei in altezza- Le estremità sono esattamente come nella Testuggine di terra nella quale il femore e l'omero sono distinti da particolari caratteri. Queste ossa nel fossile erano di mole enorme , corrispondente al volume dello scheletro esterno. L'osso ungueale indicava un piede grande come quello del più smisurato Rinoceronte. L'omero era più incurvato, il capo articolare di esso più rotondeggiante e sferico, per cui da ciò si deduce che il Collossochelys poteva portare gli arti anteriori molto all' indietro, cosa che non si veri- fica nelle testuggini tuttora viventi. Le affinità che questa enorme Chelonia ha mostralo colla Testuggine terrestre furono pure rinvenute relativa- mente alla costruzione del capo , osservato in un piccolo esemplare che fummo indotti a sospettare avesse apparte- nuto ad un giovane Collossochelys. Mancando le vertebre cervicali , non possiamo dare contezza della lunghezza del collo, che fu costruito nel Diagramma sul tipo analogo della Testudo indica. L'intera lunghezza del Collasso- TEST. FOSS- GIGANTESCA 45 chclys Alias fu ragguagliata a circa 18 piedi, e l'altezza forse (li sei piedi. Il nome generico fu dato per denotare la grandezza dell'animale, e lo specifico in senso mitologico, giacché la testuggine, secondo la Cosmogonia indiana sosteneva il Mondo. CARATTERI ZOOLOGICI — Genere TESTUDO. Sottogenere Colossocuelys. Testa solida, immobilis, sterno antica in collum val- de incrassatum , subtus carina crassa cuneiformi instructum angustato. Testudo terr estris , statura et mole ingenti ( in- de nomen Collossochelys) sui Tribus prodigium! Olim in Indiae orientalis provinciis septentrionalibus degebat. Colossocuelys Atlas. 11 primo avanzo fossile di que- sta colossale Testuggine fu da noi scoperto nel 1835 negli strali terziarii dei Monti Sewalik propagine della catena dei monti dell' Imalaja. Questi avanzi erano misti ad al- tri avanzi di Mastodonte, Elefante, Rinoceronte, Ippopo- tamo, Cavallo, Anoplolerio, Camello, Giraffa, Sivalherium, unitamente a quelli di altri Mammiferi, comprese ancora quattro o cinque specie di Quadrumani. La Fauna di Sewalik, comprendeva ancora un gran numero di Rettili, come Cocodrilli e Testuggini. Alcuni dei primi apparten- gono a specie estinte, ma altre appariscono assolutamente identiche colle specie ora viventi nei fiumi dell'India. Fac' clamo allusione al Cocodrillo Longirostro le di cui forme esistenti non si allontanano punto dalla specie de' Monti di Siwalik. 11 medesimo risultato risguarda anche VEmys tectum , specie comune in tutte le parti dell' India. Un per- fettissimo esemplare fossile, che presenta colla massima evidenza gli scudi epidermoidei , certamente non ha nulla che lo renda diverso dalle forme viventi. Il Prof. Bull di 46 TEST. FOSS. GIGANTESCA celebrata autorità, dopo esame accurato, conferma li ri- sultati della nostra osservazione; perciò mancano dei ca- ratteri nel fossile per giustificare la sua separazione dal vivente Emys tectum. Vi sono altri esempi che sembrano condurre ad uguali risultati , ma però non permettono di giudicarli fin' ora di eguale identità. Gli avanzi del Colossochelys furono raccolti durante un periodo di otto a dieci anni entro l'estensione di otto miglia di quel paese montuoso. Per la qualità dei terreni nei quali questi avanzi vengono raccolti, non è a sperare di poter ricavare un completo scheletro; nulladimeno si deve rammentare che gli avanzi di molti animali che si dis- sero associati al Colossochelys sono stati scoperti lungo le sponde dell' Irravvaddi , dell'Isola Perein, e del Golfo di Carabay, addimostrando cosi che la medesima fauna estinta fu un tempo sparsa su tutto il continente Indiano. Il ter- reno è evidentemente del più recente periodo terziario. Sonovi indicazioni relative alla cognizione dell'epoca in cui questa Testuggine gigantesca venne a perire? op- pure vi sono argomenti per far valida l'opinione, che questa fosse contemporanea all' Uomo? Che questo anima- le così fortemente sproporzionato colle specie estinti po- tesse essere contemporaneo dell'Uomo^ verun fatto lo con- traddice, giacché le altre specie di Chelonie che erano con- viventi col Colossochelys nella medesima fauna sono ancora esistenti , e ciò che è vero per questo riguardo di una spe- cie in una tribù, può essere egualmente vero di ogni al- tra posta sotto le medesime circostanze. Gli avanzi che a quando a quando vengono dissotterrati non provano però questo con evidenza, come pure manchiamo di qualsiasi isto- rica testimonianza; ma vi sono delle tradizioni che stanno in relazione colle teorie cosmogoniche di quasi tutte le Nazioni Orientali, le quali rendono positiva l'esistenza di una Testuggine gigantesca. Relativamente a tale esistenza, leggiamo nella cosmo- TEST. FOSS. GIGANTESCA 47 gonia Pilagorica che il Mondo ne' primi momenti di sua esistenza, viene rappresentato, essere slato posto sul dor- so di un Elefante al quale serviva di base un enorme Te- stuggine. La mitologPa Indiana narra egualmente di questa Testuggine di forma colossale, la quale fu veduta da un Milo ad un certo lago ove si era azzuflata con un Elefante. In queste narrazioni prese da Pitagora e dalla Mito- logia Indiana noi abbiamo l' idea di una Testuggine gi- gantesca paragonabile alle proporzioni dell' Elefante. Da ciò ne nasce la domanda, se tale idea si debba collocare nel novero dei voli poetici come lo sono il Minotauro, la Chimera , il Drago , owero àarh alcun valore di verità. Li mostri 'Greci e Persiani, sono composti da strane e fantastiche combinazioni di differenti parti di noti ani- mali in proporzioni chimeriche, ma nella cosmogonia In- diana noi troviamo un' immagine di possibilità circondata però da un forte grado di esagerazione. Noi abbiamo l'Ele- fante, quale lo vediamo vivente, il più colossale fra gli animali, essere sufficiente sostegno del Mondo nascente; nel Serpente Asokee, possiamo descrivere un rappresen- tante del Gigantesco Pitone Indiano ; e nell' Uccello-Dio Garuda , noi vediamo il cranio gigantesco della Cicogna dell'India (Ciconia gigantea). Nello stesso modo, il Co- lossochelys sarebbe un rappresentante della Testuggine che sosteneva l'Elefante e con esso il Mondo. Ma se noi dobbiamo supporre che la nozione mitologica della Te- stuggine fosse derivata (qual simbolo di forza) da alcuna di quelle piccole che ora esistono nell'India, allora l'ar- monia della idea e l' unità della rappresentazione cessereb- bero ad un tratto. L'analisi delle ossa fatta dal Signor Middleon, die- dero forte quantità di Fluorina^ e li suoi costitueoti sono li segueuti. 48 TEST. FOSS. GIGANTESCA Fosfato di Calce 64,96 Carbonato di Calce 22,36 Fluorida di Calcio 11,68 Ossido di Ferro 1,00 Traccia di cloruro di soda . . 99,99 Analizzate altre ossa fossili di Sewalik , come ilfasfo- don defantoides , Camelus sivalensis , Cavallo , Ruminan- ti, diedero li medesimi risultati , e la proporzione di fluo- rida di Calcio di 9 ad 11 per cento. Questa è la quantità media trovata nelle ossa fossili; la massima si rinvenne nelle ossa ^qW Anoplolhenum del bacino di Parigi 14 per cento. Annali e Magazzino di Storia Naturale di Londra Febhrajo 1845. pag. 121. Nel sunto del Rendiconto delle Sedute della Società R. di Edinburgo si legge questo interessante articolo del Doit. Starle sull'esistenza di un apparato elettrico nella Ilaja Batìs. In una Memoria letta a quella dotta Società, l'Autore descrive un organo singolarissimo che, per la sua situazio- ne e struttura ;, crede esser possa un organo elettrico. Que- sto è collocato lungo 1^ regioni laterali della coda dell' ani- male, formando un piano disteso su ciascuna faccia dei mu- scoli ivi collocati. Quest'organo lo trovò molto più svilup- pato nella Raja Batis , di quello lo sia in altre specie di Razze. La minuta struttura del medesimo è descritta co- me composta di numerose sezioni, che si prolungano nel- la direzione longitudinale di esso, formando dei coniai quali vengono distinti mediante sepimenti intermedi, che irradiano in opposta dilezione;, cioè trasversalmente. Gli spazi che questi sepimenti intercettano sono pieni di so- stanza gelatiniforme, che l'Autore descrive come somi- gliante a quella dell'organo elettrico della Torpedine e di altri pesci elettrici. I nervi che vanno a quest'organo de- rivano dall'ottavo pajo, ossia dal gran nervo laterale, ed i filamenti terminali formano grandi e regolari anse, che stanno come sospese nella materia gelatiniforme. N. A.NS. Se. Natur. Serie IF. Tom. 5. RE]^DICO]\[TO DELLE SESSIONI DELLA SOCIEtI AGRARIA Setr* it/t^oviMoia, Cu lìholoawa.. ANNO ACCADEMICO 1839. Sessione straordinaria delli 12 Maggio 1839. Il Presidente raduna il Corpo Accadenaico nella propria abitazione in Sessione straordinaria per render conto delle cose operate negli ultimi scorsi tre anni, e partecipa con molta compiacenza, che per la generosità dell' Illustrissi- mo Consiglio Provinciale furono in questo corso di tempo esauditi i voti, e le istanze della nostra Società, dirette ad ottenere un assegnamento con cui far fronte alle annue spese d'Ufficio, e per provedere decorosamente alla distri- buzione di premj, all'istituzione di sperienze, non che alle occorrenti pubblicazioni. Il quale assegnamento se- condochè ne avvisa l'Illustrissima Commissione Ammini- strativa della Provincia è ora in corso , ed è messo alla disposizione della Società. Dopo la quale partecipazione, che ridesta nell'animo degli Accademici nuove speranze, lo stesso Presidente av- visa ancora che, animato Egli pure dal buon successo di quelle istanze, si era indotto a promuoverne altre presso S. E. il Signor Marchese Senatore, onde ottenere un locale di stabile residenza per la Società o nell'antico Archigin- nasio ove ora va a collocarsi la Biblioteca Magnani insieme ad altri Letterari, e Scientifici Stabilimenti, ovvero in alcun altro luogo dipendente dall' Illustrissima Magistratura DEL PROF. G. CONTRI 51 Comunale. E questa risoluzione presa dal Presidente è pie- namenle approvata, e commendala dal Corpo Accademico, il quale sente eziandio con moltissima soddisfazione rife- rito dallo stesso Presidente , che la prelodata Eccellenza Sua ha bene accolto l'istanza^ e ha dato fondate speranze dell'esaudimento. In seguito il Presidente medesimo dichiara ai Socj che le molte sue occupazioni gì' impediscono di attendere agli affari della Società con quella cura che è necessaria, e perciò li prega a voler accettare la sua dimissione, e procedere alla nomina di un nuovo Presidente. La quale dichiarazione è intesa dagli Accademici presenti con mol- to dispiacere. Per la qual cosa unanimi essi promuovono le più vive istanze, perchè il Sìg. Conte Luigi Salina con- tinui nella carica da Lui occupata, fin a tanto almeno che arrivi il tempo di rinovare le altre cariche ancora; vale a dire a norma de' Regolamenti fino al Decembre. Ed alla domanda degli Accademici Egli gentilmente acconsente. Il Vice-Segretario fa presente che per la morte accaduta delli Signori Professore Pietro Caturegli , Dott. Angelo Fe- licori , e N. U. Giuseppe Zucchiui si trovano tre posti va- canti nella Classe de' Socj Ordinarj , e perciò si passa, secondo la prescrizione de' Regolamenti , alla proposta dei Signori Prof. Silvestro Gherardi, Conte Camraillo Salina, e Dott. Paolo Muratori, i quali vengono eletti con favore- volissimo partito. Dopo questa nomina^ e presa da essa occasione, diver- si Socj fanno mozione di passare ad eleggere qualche So- cio Onorario. La qual mozione viene approvata , ed in se- guilo della medesima sono proposti li Signori Ing. Dott. Amadeo Amadei , N. U. Alessandro Zucchini , Marchese Francesco Cesare Rusconi, Marchese Dott. Luigi Da-Via, ed Ing. Prof. Gregorio Vecchi, che vengono lutti eletti Socj Onorarj con simile partito. Li Direttori dell'Orto Agrario Ing. Francesco Monli, 62 REISDIGONTO ACCADEMICO ed Ing. Giuseppe Aslolfi presentano il Rendiconio di quel- l'azienda, e si ordina che venga trasmesso alla Censura pel relativo esame a norma de' Regolamenti. In seguito di clie l'Ing. Dott. Francesco Maranesi,che dal Presidente aveva avuto l'incarico di visitare quel fon- do, descriverne le coltivazioni, e proporre in unione ai Direttori predetti que' miglioramenti che si reputassero convenirgli, presenta al Corpo Accademico la seguente Re- lazione in forma di lettera , che deposta in Atti viene indi trasmessa alla Censura per le risoluzioni da prendersi in- torno alla sistemazione di detto Orto , e Podere. ILLUSTRISSIMO SIG. CONTE PRESIDENTE )) Con molto piacere ho soddisfatto alla incombenza )) che Ella si compiacque addossarmi nel mese passato » comandandomi di visitare il Podere della Società Agra- )) ria, e riferirlene lo slato presente. Ho avuto occasione ì) con questo di vedere un fondo d'ingrato terreno, e di )) povere rendite che incomincia a mutare aspetto per cu- )) ra degli attuali Direttori nostri Colleghi ;, ai quali non )> manca T animo, né l'intelligenza per ridurlo piena- « mente a quella condizione migliore che per l'utilità del- )) la Provincia potrassi desiderare. E debbo rendere grazie )) al Sig. Ingegnere Giuseppe Aslolfi , uno dei Direttori, )) il quale mi accompagnò nella visita , e mi fu cortese » d'indicarmi le migliorìe introdotte, ed i proggetti del- » le cose da farsi per compiere la sistemazione del pre- n dio suddetto ; cosicché non altro verrò esponendo a Vo- w stra Signoria Illustrissima in questa mia, che le cose » che mi ha mostrale il Sig. Astolfi, e quelle che da Lui )) ho udite nell'atto della visita che fu alli 19 del passalo )) Aprile. Ed eccole in breve lo osservazioni fatte. » Alla distanza di un miglio dalla Città, sulla destra )) della strada di Toscana , è il Podere della Società Agra- DEL PROF. G. CONTRI 53 ;) ria , che viene diviso in due disiiguali parti dal Canale M di Savena. La parte più piccola, di due tornature e » mezzo, è coltivata ad Orto. La map^giore, comechè di » sole sedici Tornature , ha diverse coltivazioni. )) La prima porzione che è situala a Levante fra la w strada di Toscana , ed il detto Canale è V Orticello della )) Società. Esso s' irriga mediante chiavica posta nella w sponda destra del nominalo Canale , e vedesi diviso in )) ajuole, che si coltivano ad erbaggi secondo l'usanza; w sul lembo delle quali furono piantale nella Primavera )) quattordici cenlinaja di piccole piante di frutti selvatici, )) che verranno in opportuno tempo innestati con delle spe- w eie forestiere. » Neil' uscire dell' Orto trovi il ponte situato dalla )) parte occidentale di esso. Si entra di là nella porzione M maggiore del pendìo^ che occupa due lati di un pog- » getto alquanto rilevato, che dalie colline sovrastanti a w Camaldoli vien giù al piano dinanzi Bel Poggio de' Prin- w cipi Hercolani. Sulla costa orientale di quel poggetto, )) che discende con dolcissimo pentife verso il Canale di M Savena, si veggono in due morelli sette pianlamenli , )j che sono di fruiti , ed iin filare di Pioppi lungo il Ca- » naie. Que' Pioppi sono Cipressini di due anni , e settan- )) ladue di numero. I frutti sono centotrenlacinque della )) stessa età dei pioppi, tutti di nuova specie in provincia w e ci pervennero per cura del Sig. Astolfi dai Brolli di » Maupoil al Dolo, e di Bourdin maggiore a Milano. )) Montando il poggetto rimane a mezzogiorno la Vi- )) gna che occupa due tornature di terreno, ed è vecchia, w e quasi infruttifera, con alcune piante di Mandorli, ed w Ulivi framezzo; tutte di poco valore. A settentrione del- w la Vigna veggonsi sei giovani pianlamenli con viti a » rendila; altri due simili sulla costa occidentale, e un M filare di dodici Noci sul confine superiore Hercolani. M Ma più che d'uva, e di frulli sarà meglio fornito 64 RENDICONTO ACCADEMICO )) fra alquanti anni il predio nostro di foglia di Gelso che )) si coglierà da siepi, da ceppaje, e da alberi; tutte re- )) centi piantagioni. Coniai quarantasei alberi di gelso M d' uno 0 due anni , collocali parie in due filari sulla lingua w di terra, che si avanza entro i terreni Hercolani, ed )) altri sulla riva verso il confine col Sig. Marchese Maz- M zacorati , e presso la siepe che divide il nostro campo n da quello del Sig. Gaetano Rasori. Fra que' gelsi ve ì) n' ha alcuni delle specie conosciute sotto il nome di ì) Morettìana , e di Bianca '■, e hnono tratti dall'Orto Bo- » tanico di questa Città. Non mancano poi Gelsi delle Fi- w lippine, anzi abbondano più che in quel piccolo predio w non potrebbe aspettarsi; ma vi sono coliivati a ceppaja, » e se ne contano da centocinquanta collocali nei varchi M dei filari de' frutti, e gelsi soprannominati, ed hanno la ìì stessa età di quelli. Sono altresì di questo, o dell'anno » passato le giovani siepi di gelsi che crescono presso il )) Canale per tutta la lunghezza del Predio, e lungo la )ì strada maestra per quanto l'Orto vi ha fronte. Cosicché )) fra otto 0 dieci anni potrà governarsi nel Predio della » Società una qualche quantità di Bachi colla foglia che ì) produrranno. M Ho detto fin qui del soprasuolo', restami a parlare )) del suolo, ed in fine dirò della casa. Oh! potesse il w terreno della Società rispondere alle cure dei Direttori! )) Fosse di tal fatta che la sola mancanza di concimi in )) passato l'avesse reso poco produttivo. Ma le analisi del )) Collega Sig. Prof. Sgarzi ci avvisano che il suolo è po- )> co fertile per natura, abbondandovi soverchiamente il M Solfato di Calce, e la Silice con pochissima mescolan- )) za di Allumina. Per la quale composizione ^inetta a ri- ì) tenere l'umidità, sarà povero terreno sempre, e quello » della parte in pendìo specialmente ; che è pure la raag- M gior parte. n Ma per quanto questa sia povera non sarà tuttavia DEL PROF. 0. CONTRI 56 ì) affatto inetta a mantenere la Lupinella, amica del ter- M reno calcare ; ed in fatto non è mal cresciuta quella che )) vi fu seminata: onde savissimo consiglio a parer mio » ne dà il Sig. Astolfi di sostituire per tutto la Lupinella )) alla cultura del Grano. E che fare, mi diceva Egli, di » quella vecchia vigna la quale più costa che non rende? w Mettasi a Lupinella anch'essa, e le piante che si atter- M rano pagheranno in parte le spese. Onde, seguendo l'av- )) viso del lodato Direttore, stenderassi la coltura di quel » foraggio per tutto il predio a ponente del Canale, me- w no che nel pezzo boschivo di mezza tornatura o poco » più, nei laterali dei piantamenti, e in due o tre fette )> da coltivarsi in giro a Grano, e Marzuoli, per far luogo » alla rinovazione della Lupinella. Con ciò non manche- )> ranno mai dieci o undici tornature coltivate a quel fo- w raggio, e potranno essere sufficienti, unite alle paglie » del Grano, ed ai fusti de' Marzuoli, per alimentare nel- » la stalla un pajo di giovani Tori di Ijella specie, che )) potrebbero tenersi per fornire il mezzo di migliorare le )) razze ai coltivatori diligenti. E questo a me pare savio )) divisamente per la parte a ponente del Canale; poiché )) la coltivazione si uniforma alla qualità del terreno. Noa )) però egualmente è da coltivarsi il terreno dell'Orlo, w che rimane a Levante del Canale. Maggiore utilità po- )) tra aversene col ridurlo un Brollo di frutti, come già j) si è incominciato, ed il suggerisce il Direttore mede- )) Simo. w Diecimila pianticelle di frutti selvatici possono ca- w pire a un incirca nel terreno che ora si coltiva ad or- ìì lo ; e quelle potremo innestare ripartitamente in tre an- )) Di con marze delle nuove specie che era crescono nel )) predio, ovvero delle più belle che si conoscono in pro- ì) vincia ; e fornirassi cosi comodità ai coltivatori nostri di » acquistare dalla Società Agraria piante pregiate di frut- )i ti, che potraDQO loro fornirsi con certezza delle qualità 56 RENDICONTO ACCADEMICO » che vorranno scegliere sugli elenchi dei Direttori. I,a )) quale certezza di qualità non si ha mai, o quasi mai )) nell'acquisto che si fa di frutti dai non curanti ortolani w del territorio, i quali affidano per solito l'operazione » dell'innesto a giornalieri egualmente non curanti del M propagare le specie migliori. )) Ella pure, Sig. Conte Pregiatissimo, vedrebbe con w piacere che il piccolo podere della Società Agraria, il ì) quale al presente per qualità di terreno è degl'inferiori w in provincia, venisse chiaro di nome fra gli agricoltori, » ed utile ad essi per due rami importanti di migliorìe, )) che pur si desiderano: nelle razze dei bovini cioè, e » nelle specie delle frutta. La situazione di quel Podere )) è poi tale per la vicinanza della Città, che presto sareb' )) be noto, siccome quello che da ognuno può essere vi- » sitato, qualunque volta gli piaccia fare una non lunga w passeggiala per l'amena strada che conduce a Firenze, w E non mancheranno i Socj Nostri Colleghi a farla per » ! primi, e forse fin d'ora desterassi in loro la voglia di w vedere questo povero fondo, e consigliare i modi di w migliorarlo. » E per loro tutti han pur anche ripulita ì nostri » Direttori una capace stanza nel pian terreno della casa; w ed in quella hanno raccolto alcuni modelli di Macchi- » ne Agricole (Aratri principalmente) che risveglieranno M la mente a pensare se pure qualche altra migliorìa con- w venga introdurre negli strumenti campestri usati in que- )) sta nostra Provincia. Vedranno alcuni Modelli di nuove » Arnie ancora usate da coltivatori oltremontani.. V'è lo » Spolveratore Svì-^v^ero ; sonovi le Arnie dell' Uber , che )) furono descritte dal Sig. Aslolfi in una sua Memoria )) stampata nel Fattore di Campagna. )) E non solo compiacerannosi di queste cose, ma sa- )) ranno rallegrali altresì dell'amena vista che si ha da » quel luogo, cui fanno corona le magnifiche vicine ville, DEL PROF. G. CONTRI 57 » e prospetto la ridente pianura nostra, e la Città. Sarob- w be un giorno di lieti auspicj quello in cui piacesse alla )) Società intera adunarsi nel suo Podere : sarebbe quello M il giorno nel quale meglio che in altri potrebbe risol- )) versi della futura coltivazione del Predio, e del provve- )) dere ai mezzi che occorrono per eseguire i lavori che » vi sono necessarj. Ed io sperando che questo giorno M venga non aggiungo altre parole. Vedranno allora i Col- )) leghi se il Brollo e le Frutte, se i Tori ed i Bachi )) daranno 1 prodotti che a me paiono più convenire a quel )) predio, aderendo alla opinione del lodato Direttore, che » merita per le cose sin qui fatte le buone grazie della » Società. » E parendomi aver soddisfallo all'avuta incoraben- )) za mi pregio ripetermi con profondo ossequio. Di Lei Sig. Conte Presidente Bologna 10 Maggio 1839. Umilissimo, Devotissimo Servitore FRANCESCO MARANESI Riporta questo scritto la generale approvazione dei Socj , i quali per esso tuttavia sempre più si confermano nel sinistro concetto che di quel fondo si erano già forma- ti da più anni per la naturale sua meschinissima condizione^ e non rimanendo in quesl' oggi altro oggetto da trattare la Sessione si scioglie. Sessione straordinaria del 15 Dicembre 1839. Espone il Presidente d'aver egli radunato il Corpo Accademico per l'adempimento di quanto è prescritto nel XVIII Art. de' Regolamenti intorno la elezione alle cari- che, ed alla nomina di nuovi Socj. Perciò formate primieramente le schede, e messo il 58 RENDICONTO ACCADEMICO solito partito per la rinovazione del Presidente risulta con unanimità di voci eletto S. E. il Sig. Marchese Commen- datore Senatore Francesco Guidetti Magnani. Poscia passando al rinovamento della Censura, con- sideratosi che tutti gli attuali Censori erano già in carica da oltre a tre anni , tempo prefisso a ciascun d' essi nell'Art. XIII di detti Regolamenti per la durala del loro incarico, si riconosce necessario di rinovare l' intera Censura. E pe- rò formate, ed aperte le schede, indi procedutosi al re- golare scrutinio segreto riescono eletti li Signori Bertoloni Prof. Antonio, Muratori Dolt. Paolo, Maranesi log. Dott. Francesco, Pancaldi Ing. Ispettore Pietro, e Bertelli Dott. Francesco. Di poi alla carica di Tesoriere è nominato con parti- to unanime il Sig. Conte Camillo Salina. Nella Direzione dell'Orto Agrario risultano con tutti i voti favorevoli confermati in carica gli attuali Direttori Ing. Francesco Monti, ed Ing. Giuseppe Astolfi. Per la nomina di nuovi Socj vengono proposti, ed eletti con pieno partito favorevole nella Classe de' Corri- spondenti li Signori Marchese Cosimo Ridolfi di Firenze, Michele Saint-Martin di Torino, e Prof. Carlo Orraea pa- rimenti di Torino. Perviene lettera dell' Erainenlissimo Legato relativa alla compilazione del Codice Agrario, e si ordina che ven- ga rimessa alla Commissione incaricata di quell'affare, in- di si scioglie la Sessione. (sarà continuato) Intorno la sfrenata libertà della RncisioNE degli Alberi, Memoria postuma dell' Avvocato Lui- gi Parenti. Quantunque lo scopo della Società nostra (1) abbia per mira principalmente il miglioramento dell'Agricoltura nel nostro Dipartimento, non reputo però alieno dal nostro Istituto, 0 eruditissimi Socj, di tenervi proposito, per la prima volta clie ho l'onore di parlarvi, di un disordine che tende a distruggerla;, e che prendendo da se medesi- mo sempre più rapidi e larghi progressi, richiama, a mio avviso, la nostra sollecitudine per un forte e adequato ri- paro. Egli è la recisione e l'abbattimento degli alberi e delle selve, onde i proprietarj, ora piucchè mai^, fanno abuso sì grande, a danno non tanto di se medesimi, quan- to del corpo sociale ; il quale disordine raffrenato che sia con savj provvedimenti, compatibili colla libertà civile de' possidenti, lascerà luogo per noi e per la posterità ad un sicuro e permanente vantaggio, che non è sperabile da qualunque immaginabile miglioramento. (1) Questa Memoria fu letta il 26 di Giugno 1806 alla Società Agraria del Dipartimento del Panaro, e vide la lu- ce soltanto nello scorso 1845 in Modena. Essendo ricca dì quella bellezza , e di quelV interesse che non vengon mai meno cogli anni , si è creduto che essa possa tornar grata , ed utile a quelli che amano V Agricoltura , ed a quelli segnatamente di questa parte d' Italia , i quali troveranno forse che oggi an- cora appo noi tornano opportune le rette osservazioni e sug- gerimenti in essa memoria registrate. (I Redattori) 60 DELIA RECISIONE DEGLI ALBERI Entro dunque tosto nella materia , spartendola per mi- glior chiarezza in sei paragrafi, che tanti sono a mio in- tendimento li più notevoli pregiudizj provenienti da que- sto abuso, cioè: 1." La scarsezza del legno combustibile, e da lavoro; 2." La introduzione e la maggiore azione de' venti; 3.° La diminuzione dell' umano alimento, e la con- seguente spopolazione; 4.0 La estenuazione progressiva delle sorgenti e l' au- mento delle frane e delle innondazioni^ 5.° Il sopraccarico nella prediale del provvido possi- dente ; 6.° La privazione all'aere viziata d'un mezzo di ren- dersi sana. Indi conchiuderò con proporre il rimedio. §. L Intorno la scarse^'^a del legno combustibile e da lavoro. Quando un cittadino, o un abitante del piano, per improvvida e spensierata condotta, trovasi nelle angustie del bisogno, immagina per pronto e clandestino ripiego la vendita del piiì grosso legname de' suoi poderi. Chi ne co- lora l'abbattimento sotto l'apparente vantaggio di sempli- ficare li fossi doppj , chi sotto il pretesto di levare o di- minuire l'ombra nocevole ai campi, chi sotto l'aspetto specioso di sostituire piante più regolari e diritte ai curvi e nocchierosi quer^agni. Si atterrano pertanto le più uti- li piante da frutto e da legno, sovente in fraude dei cre- ditori, e sempre poi in danno dei successori ^ e della so- cietà intera, che risente una diminuzione di fondo, non riparabile che col giro de' secoli. Intanto ognuno sente rincarare d'anno in anno la legna da fuoco, non ostante la decrescente popolazione fra noi; e vede scemare di giorno MEM. dell' AVV. L. PARÉNTI Gì in giorno nel nostro Dipailiraenio, per mancanza di gliian- de, il numero degli animali suini, clie formano uno dei rami più sicuri ed estesi del nostro commercio; ed ormai siamo privi del legname di rovere che alligna in pochi luoghi del nostro piano, tanto ricercalo per li vasi da vi- no, ed alla cui preservazione vegliavano le leggi del pas- sato Ducale governo, che ne limitavano il taglio, e ne vietavano la vendita all'estero, quando non fosse prima ridotto in lavoro. — Gl'inconvenienti di questa natura so- no sì da vicino soggetti alla nostra osservazione, che ba- sta pure accennarli. S. II. Intorno la introduzione e la maggiore anione de' venti. Non v' ha chi non sappia per esperienza quanto la furia dei venti siasi aumentata, da pochi lustri addietro, nel nostro Dipartimento. La montagna in particolare ne ha troppo convincenti prove; imperocché in molti di quo' villaggi , dove per lo passato reggeva la paglia per coper- ta dei tetti, ora appena bastano le tegole, e dove basta- van queste, vagliono appena i lastroni; dove le biade e le uve pervenivano sicure alla falce ed alla vendemmia, ora non di rado la forza del vento scuote al suolo, peg- gio che grandine, la matura speranza dell'anno. Fra le tante beneficenze di posizione e di qualità, con cui la Provvidenza ha distinto il nostro suolo di Lombar- dia, una delle più notate è quella di averlo difeso dalla rabbia di Borea colla barriera delle Alpi , e dagl' impeti di Libeccio, Austro e Sirocco colla corona degli Appennini. Sono le Alpi estranee alle nostre ispezioni; parlo solo de- gli Appennini. Le sommità di queste montagne, dove per la loro elevazione non permelton la vita alle piante da tron- co, servono colla loro altezza d'invincibil riparo alla in- 62 DELLA RECISIONE DEGLI ALBERI troduzione dei mentovati tre venti ; e dove avvallano , ivi di origine primigenia erano cresciute e si mantenevano ad insigne altezza e densità le selve di faggi ed abeti, quasi- ché la natura medesima fosse stata intenta con questo mezzo a rendere equabile e perpetuo il riparo. Ma noi con colpevole oscitanza abbiara tollerato, e toUeriam tuttavia che venga diminuito, anzi tolto quest'obice, coli' impune abbattimento di tali selve. Io non sono già del numero di que' tali opinanti che le due grandi strade di comunicazione con Massa e colla Toscana, aperte dal Duca Francesco III sul dorso del no- stro Apennino, l'una verso il mezzo, l'altra sul decli- nare del secolo precedente, abbiano col loro taglio ma- teriale portata la manifesta alterazione de' venti a nostro svantaggio , perchè , a mio avviso , siffatta opinione cam- minerebbe del pari con quella che volesse ripetere l'aria importuna d'una platea da due fori d'ago nella sommità del sipario: ma vado bensì bastantemente persuaso che queste due strade siano state la cagione occasionale di quest'aumento. Sono queste in alcuni luoghi state aperte e spianate attraverso di boschi così scoscesi ed inaccessi- bili, che gl'ingegneri ed i primi operaj doveansi sostene- re con funi affidate ai tronchi degli alberi. Questa posi- zione, preservandoli naturalmente dal taglio della scure e dai morsi del bestiame^ lasciava a loro un sicuro mezzo di conservarsi perpetuamente col riprodursi. Ma appena spianate le dette due strade, e così introdotto ove non era, ed agevolato a più doppj ove esisteva, il mezzo del trasporto e delle condotte, quegli abitanti hanno saputo prevalersene a loro e nostro gran pregiudizio. Hanno essi aperto a destra e a sinistra più strade di comunicazione colle due sopradette, ed abbattuto ad un insigne laterale distanza le antichissime selve di faggi e d'abeti. Oltre le braccia impiegate nelle tante manifatture, si sono ivi introdotte le seghe ad acqua e le tavole; e li travi di MEM. dell' AVV. L. PARENTI 63 abete, e gli utensili ed attrezzi di faggio sono stati tra- dotti nei circonvicini Dipartimenti a costo dei nostri bo- schi. Né contenti di questo , si sono avanzali , per agevo- larne il trasporlo e il consumo, a ridurre il faggio in carbone a comodo dei focolari e delle fucine dei limitrofi Diparlimenti del Reno, del Basso Po, del Mincio e del Croslolo. Da ciò ne deriva la vera ed unica cagione dell'au- mento della forza de' venti, la quale progredirà a misura che andransi abbattendo le selve che restano ; perchè spo- gliate le sommila e le pendici de' loro boschi, si è aper- to 0 almeno abbassalo l'adito ai venti, l'azione de* quali è tanto più forte perchè più rasente il suolo, e perchè non inlerrolla, come per l' addietro^ dagli ostacoli delle interne boscaglie: appunto come il canale di Linguadocca avendo causalo lungo il suo corso la devastazione de' bo- schi ^ si è introdotto in quella provincia il vento Maestro, sconosciuto prima da quegli abitanti. Così lo sterminio sempre maggiore dell' arboralura nel piano e nel monte dal furore degli uragani, si deve ripetere dalla detestata devastazione. Dirà forse taluno che non bastando gli albe- ri a raffrenare gli uragani, è dunque frustraneo il con- servarli per r oggetto proposto. Dunque, io rispondo, perchè l'acqua alle volle sormonta gli argini, si dovrà trascurare di mantenerli? (I) (1) Parecchi anni appresso alle rimostranze dell' osserva- tor modenese , ripeteva Giuseppe Gautieri , C. R. Ispettore ge- nerale de' boschi del Regno Lombardo-Veneto, nella sua Me- moria sopra l'influsso de' boschi ecc. « Non è certamente da » credersi che le due grandi strade di comunicazione tra il » Modenese e la Toscana e Massa, aperte da Francesco III, » duca di Modena, V una verso la metà e l'altra verso il de- » clinare dello scorso secolo , abbiano col taglio loro materiale » apportata V alterazione dei venti a svantaggio di quel paese ; 64 DELLA RECISIONE DEGLI ALBERI §. III. Intorno la minor a'^ìone dell'umano alimento, e la conseguente spopola^ione. Ma si fosse pure limitato il furore di abbatter le piante alle querce, alle roveri, ai faggi, agli abeti, che il danno sarebbe pur grave per li mali spiegali, ristretto per altro agli alimenti de' bruti che cibansi di ghiande e di foglie. L'avidità del guadagno, l'ingratitudine, la improbità della presente generazione ha esteso la manìa di abbattere e di distruggere perfino alle selve dei ca- » ma esse furono certamente V occasione della medesima. In » fatti quanti boschi, i quali erano da secoli rimasti illesi e » abbandonati , si abbatterono non tanto per dar luogo a co- » deste due strade , quanto per formare quelle molte strade se- » condarie che dai comuni e dai casolari conducono alle me- > desime ! Per la facilità dell' asportazione non si pensò che » ad abbattere il legname; quindi molti travi di faggio e di » abete passarono dal Modenese a Massa e nella Toscana: il » varco ai venti , e in ispecie all' austro e al libeccio , vi si » è pertanto facilitato; e questo è il motivo per cui vi sono i> essi al presente più imjìetuosi di prima, dachè non essen- » dovi resistenza sulle falde de' monti, piomban essi piìi, fu- » riosamente sul piano. È noto che il canale della Linguadocca, » per avere causata lungo il suo corso la distruzione delle B selve , ha introdotto colà il vento maestro , ivi da prima sco- » nosciuto. Il Modonese ha già cangiato temperatura : nei co- » muni di Montecucolo , Renno , Gajato , Montecenere, Monzo- » ne , Miceno , Lavacchio , Montebonello , Montohizzo- e Monte- • festino , ove per lo passato reggeva per coperta dei tetti la » paglia , per testimonio delV Ispettore Cedrelli ora appena ba- j stano le tegole; e nei comuni di Sestola , Roncoscaglia , BU' MEDI, dell' A VV. L. PAIIEMTI 65 stagneli. La materia^ o Socj ornatìssimi , inerita la vostra attenzione sopra quanto sto per esporvi. II nostro Dipartimento, montuoso nella sua maggior parte, cominciando dalla sommità delle sue colline sino alle falde della più alta corona dell' Apennino, era coper- to, ed è tuttavia in parte, di fertilissime selve di casta- gneti, il frutto de' quali era il più sicuro, e quasi gra- tuito mezzo di sussistenza a quegli abitanti, per la mag- gior parte dell'anno. Gli antenati di que' paesi, cono- scendone i molliplici pregi e l'utilità, atterravano soltanto per uso del fuoco, e per ridurre in carbone quelle pian- te, che di mera decrepitezza, o per qualche infortunio aodava^no a perire, riparandole o col piantare, o col » rigazzo, Serpiano, Trentino, Sassostorno, Mocogno, Cadt- » gnano , Polinago , Tagliole , Frassinoro e Sani' Anna , ove » baslavan le tegole, bastano ora appena i lastroni. Nei comuni » soprannotati appena possono sostenersi le biade; e appena » possono le biade e le uve sostenersi nei comuni di Monte- » rastcllo, Verica, Olina , Camatta, Sassoguidano, Niviano , » Iddiano , Lavacchio, Montar so, Vallio, Valdalbero, Gombola » e Montecreto. Anche il Reggiano , per con fessione , tarda sì, » ma spontanea de' montanari, e al riferire del professore » Re e dell'ispettore Ferretti, va soggetto a venti, quaranf » anni fa sconosciuti. » Raffrontando questo tratto al §. Il della Memoria del Parenti, se ne può dire propriamente M»i sunto, lasciando stare la speci ficazion de' luoghi, la quale non sappiamo se il nostro osservatore avrebbe ammessa al tutto senza ecceziotie. Agostino Cedrelli divenne ispettore da' boschi ne' cantoni di Modena , Sassuolo e Carpi, col distretto della Mirandola, verso la fine dell'anno 1811. Puossi congeU turare , che per le sue relazioni colla Società agraria , pren- desse da quegli atti anche la notizia di sì ojìporluna Memoria , e se ne giovasse por le osservazioni e li rapporti di suo isti' luto. N. A.N.N, Se. ISatl'k. StAiE II. Tonno 5. 5 66 DELLA RECISIOME DEGLI AL6EUI difendere dal bestiame li gelli delle ceppaje. Dopo aperte le accennate due grandi strade, e così agevolato per ben sette doppj coir introdotto tiro dei birocci il precedente trasporto a soma, era riservato all'odierna generazione il misfatto di stendere con mano rea la scure e la zappa allo sterminio de' castagneti. Le comuni in particolare di Pazzano, di Granarolo, di Ligorzano, di Sassomereo, di Pompeano, di Brandola, e di Miceno, dopo avere pressoché distrutti i loro boschi di cerri pel traffico della scorza ad uso della concia del corio, ed avere in gran parte disfatti anche quelli di quercia, che sostenevano colle ghiande i majali al pascolo, e servivano ad ingrassarli quando chiudevansi, presentano l' indegno spettacolo d' ampj tratti del loro territorio ora nudi e sterili , e che da pochi lustri addie- tro erano vestiti di utilissimi castagneti. Il contagio oggi- giorno si sta avanzando nelle comuni di Montecucolo e di Monzone; e quando non venga arrestato, prenderà forza sempre maggiore da' suoi progressi , e non cesserà finché vi saran castagneti in dominio di stolidi ed ingordi pro- prietarj Alcuni di questi tali li distruggono essi stessi per ridurli in carbone; altri, ed in maggior numero, condot- ti da cieco interesse, vendono a taglio le selve intere alli carbonaj , che con più vero nome si possono chiamare i carnefici dei castagneti, anche questi per convertirlo in carbone, del quale, come migliore per la fucina, ne fan- no traffico ne' mercati di Modena, di Sassuolo, di Carpì, e della Mirandola, poco coi nostrali, e molto cogli este- ri. — Così adunque si sono vedute , e si veggono alla giornata atterrale le intere selve dei castagneti, con ingiu- ria patente dell' Autore della natura, senza distinzione dal- le giovani piante alle vecchie, dalle selvatiche alle inseri- te. Con inudila balordaggine ed ingordigia, molli di co- storo si avanzano a cavare col ceppo perfin le radici, a fine d' averne schegge ; fru^tpndo così a tanto benemerita MEM. DELL'AVV. l. PARENTI 67 |)iaiila il suo istinto di riprodursi e moltiplicare dalle cep- l)aje; e in un suolo ^ in cui, non già come in Francia, per allesfalo di Rozier, fruttifica alternativamente in due anni, e rade volte due annate di seguito, ma radi sono quegli anni fra noi , in cui non sia feracissima. Annientata in tal modo una parte della sussistenza di quegli abitanti, n'è provenuta una corrispondente di- minuzione di famiglie, ridotte dall'indigenza o a perire di stento nelli precedenti anni di fame, o ad emigrare, senza che resti speranza che gli spazj del suolo rimasi nudi di castagneti possano col benefizio del tempo ripa- rarsi, con produzioni procurate o spontanee, della fatta perdita, perchè la natura sempre operosa, e ad un tem- po economica, aveva fatto nascere e prosperare queste piante in un suolo composto di sassi e di sabbia, e per lo più inclinato al settentrione ^ cosicché e per la pro- prietà del terreno e per la sua posizione non è praticabi- le altro compenso colla coltura, fuorché il riraoto e ne- gletto del ripiantare. Eppure, se vi era pianta da essere non solo conser- vala e difesa, ma protetta e moltiplicala, era certamente il castagno. Imperciocché, oltre il realizzare fra noi la seducente immagine dell'età dell'oro col porgere il suo frullo nullo poscente, essa é, come si è dello, che pre- sta un alimento sostanzioso e salubre alla maggior parte della montana popolazione, e che ridotto in farina conser- vasi perfetto per un triennio; oltre lo smercio che si fa del suo frutto fresco , particolarmente della specie dei marroni , nelle città e nelle pianure. Essa ha il vanto d'aver servito di cibo ai nostri progenitori^ prima che Cerere e Tritlolemo introducessero l'arte di seminare il frumento; essa oltre la durala di tre in quattro secoli^ ha il pregio di rinnovarsi dalie radici ; essa colla potatu- ra , che desidera ogni cinque anni ,, somministra il combu- stibile al proprietario, colle foglie olliuio Ictlo al bestiame. 68 DELLA RECISIONE DEGLI ALBERI coi cardi o ricci l'ingrasso al suolo che T alimenta, e fi- nalmenle col legname imperfetto il piìi pregialo carbone da fabbro, e col sano travi e tavole di durata e resistenza lunghissima alle vicende della pioggia e del sole, ed attis- sime per li vasi da vino. Che se la considerazione di al- cune delle tante doti di questa pianta indusse il celebre Mitterpacher ad esclamare sembrargli strano che un arbo- re, sì utile a tanti titoli, venga trascurato; che non direbbe di noi al vederlo perseguitato e distrutto? §. IV. Intorno la diminuzione delle sorgenti, e l'aumento delle frane e delle innondazioni. Per li risultati della giornaliera esperienza, è convin- to ognuno che le montane sorgenti vanno progressivamen- te diminuendosi con danno notabile per la irrigazione del- le sottoposte pianure, e delli tanti slabilimenli che esigo- no il soccorso dell' acqua. A ragione ne viene incolpala la diminuzione de' boschi sul dorso de' monti; ma po- chi, a mio credere, hanno penetrato nella precipua cagion produttiva- Il celebre e tanto benemerito dell'agricoltura ab. Rozier, declamando sopra pari diminuzione di acque nella Francia per l'abbattimento de' boschi, opina che le selve abbiano la proprietà di attirar colle foglie, e di te- ner sospesi ad un'altezza mediocre i vapori acquosi, sol- levali per l'azione del sole dal mare, dai laghi, e dalla superficie della terra , e di rimetterli poi al basso conver- titi in rugiada, in nebbia, ed in pioggia minuta, per cui si alimentano le sorgenti. Sarà vero anche questo; ma vi sono cagioni più immediate di questa diminuzione, e che sto per esporvi, come le ho rilevate coli' esperienza. Quando un bosco indigeno è intatto, col giro dei se- coli ha formato sotto di se un allo letto, ossia strato, di MEM. dell' AVV. L. PARENTI 69 terriccio (humus) coli' annua cadiila e dissoluzione delle foglie e de' rami secchi , de' frulli , de' gusci e de' calici. Sopra questo letto cadendo la pioggia, la quale sempre vi discende sparsa e minuta, per la frazione nelle foglie e ne' rami degli alberi, che per conosciuta proprietà, qualunque sia la figura e la inclinazione del suolo, sem- pre crescono a perpendicolo dell'orizzonte, l'acqua ve- nendo assorbita o ritenuta da questo strato bibulo e pe- netrabile, ed impedita di scorrere al basso, ha tempo e quiete per filtrarsi , e penetrare negli interni ristagni de' monti che prestano alimento perenne alle scaturigini ; an- che le spesse radici degli alberi, col trattenerne il decor- so, facilitano l'interna discesa; e vi contribuisce assai l'ombra coU'impedire il rapido evaporamento dell'umido per l'azione del sole e del vento, e col conservare una lenta ed equabile liquefazione della neve, che ne' boschi di faggio, li più ubertosi di sorgenti, dura per mesi do- po di aver rimesso le frondi. Per l'opposto, tagliato, e peggio, cavato che sia un bosco, ai primi piovali che sopravvengono, l'acqua cadendo dall'alto dell'atmosfera con tutta la forza della sua gravità, e prendendo vigore dalla sua copia, solleva e trasporta al basso tutta la ma- teria friabile, scopre e dilava il terreno, lo solca in pro- gresso profondamente, e lo trae seco ne' torrenti, indi ne' fiumi , con tanti danni e reclami delle basse pianure per l'interrimento sempre maggiore dei loro letti, e per le frequenti innondazioni (1). (1) I danni derivati dall' imiìrovvido dissodamento de' terreni montuosi itidttssero il Duca Rinaldo d' Este a far pub- blicare , nel marzo del 1699 : La Grida sopra il uon far ronchi o ridurre a coltura ceiti siti della Montagna alta , confer- mata, nel 1755, dal suo successore Francesco HI. Si noti certi siti, perchè il divieto riguardava espressamente i terreni a quel tempo incolti , non già quelli che si trovavano già ri- 70 DELLA RECISIONE DEGLI ALBERI La diversità è tanto evidente da non aver bisogno di essere dimostrata, essendo naturale che il fondo dei bosco scambia, dopo il taglio, tutti li mezzi e i vantaggi di poter tramandare nelle sue viscere, come prima, l'a- cqua piovana e di neve, nel discapito di lasciarla scorre- re in sua balìa con furia al basso. Io stesso sono stato a portata di fare il confronto oculare di sì fatta diversità. Dopo gli estivi acquazzoni, portatomi ad osservare il bas- so di una intatta foresta a piano inclinato, ho veduto dotti a coltura ; e fra gV incolti specificava quelli che servi- vano ad uso di prato, di boschi j o di pascolo, non toglien- do alV umana industria di potere esercitarsi in altri fondi sterili ed abbandonati , da' quali senz' alcun pregiudizio han- no saputo non rade volte i privati conseguire colla sagace e paziente coltura meravigliosi vantaggi. E vaglia il vero , quan- do si parla di certe montagne, come le nostre, mal potremmo ad esse rigorosamente adattare i consigli di qualche odierno scrittore per l' imboschimento d' altri paesi. Imperocché daW im- pedire il disertamento dell' arboratura all' inselvatichire un territorio ed imbarbarirne i civili e strenui abitatori , è siri- levante la differenza , che il più sistematico avversario della coltivazione debbe necessariamente apprenderla e valutarla. E qui gioverebbe rettificare le idee di certi proprietarj del pia- no , i quali pajono riputare creato il rimanente del mondo a loro riguardo, ed ignari forse che le vaste paludi sopra le quali abitano debbono le colmate , la pinguedine e V irrigazio- ne a' superiori terreni, e che perfino il prodotto del censi- mento di questi si converte per ordinario a tutto profitto de- gl' inferiori , esigono i benefizj come un tributo, e si adon- tano degV incomodi , pur naturali ed inevitabili , siccome di quelli che veramente fossero ingiuria o sopruso. (Laheo ait... hoc incommodum naturalitcr pati inferiorem agrum a supe- riore , compensarique debere cum alio commodo : sicut enim MEM. dell' AVV. L. PARENTI 71 scorrervi pochissima copia d' acqua , e presso che limpi- da; laddove tornatovi, in pari circostanza, alcuni anni dopo ch'era stala abbattuta, ho veduto il piano inclinato ridotto in fossati pieni d'acqua torbida, e che strascinava seco sassi, terra, radiche^ ed altre vegetali reliquie. Di non minor conseguenza è il pregiudizio delle smotte o lavine, prodotte anche queste dal taglio dei boschi. Sol- cato il terreno che serviva di fondo alle selve ed alle fo- reste, e facilmente lasciandosi trasportare dalle acque, per essere nudo d'erbe, e privato di radiche, e raan- omnis pinguitudo terrae ad eum decurrit , ita etiam aquae incommodum ad eum defluere. Digest, lib. 39, tit. 3,1. 1. §. 23 ) . Anche in sul dorso de' nostri feracissimi e deliziosi monti si presentano estesi pianori , valli naturalmente Uberto^ se, e dolci declivi, dove la coUtira, ah immemorabili prati' cala, anzi che promuovere il dilavamento ^ le frane ed il trasporto del terreno, lo sostiene, lo conserva, e lo ripara da' guasti che il tempo suole operare in altri luoghi abban- donati a sé stessi. Infatti sopra campioni ed altri documenti antichi non è strano riscontrare campi denominati e confina- ti , da tre , da quattro ed anche da cinque secoli ., come al presente sì trovano. E quelli che ora ci vivono sanno ad imi- tazione de' rimoti loro antenati , provvedere con ritegni e ri- levati alla stabilità del campo, sanno fargli corona e soste- gno col mantenimento o piantamento degli alberi adatti al luogo, ed anche in mezzo ad esso lasciare o far crescere al- beri fruttiferi che di loro natura non vi avrebber messo ra- dici , ma per la cura dell' arte vi allignano e prosperano a grandezza , robustezza e durata meravigliosa. Oltre di che , la giudiziosa coltura di simili fondi imporla di necessaria con- seguenza il regolamento delle acque , le quali sogliono essere trattenute , condotte e distribuite per maniera da togliere o minorare gli effetti delle loro precipitose irruzioni. 72 DELLA RECISIONE DEGLI ALBERI cando T appoggio diagonale che il sosteneva, egli è forza che si smuova a larghi tratti, e scorra ne' torrenti per es- sere trasportalo a danno delle pianure. E questa verità è tanto palpabile, che gli attenti proprietarj impediscono o rattengono le lavine, che minacciano o intaccano i loro terreni, con piantarvi prontamente salici, ontani, pioppi, vitrlci, ed altri arbusti che allignan nell'umido. Né man- cano autori moderni che inveiscono contro questo disor- dine. {sarà continuato) ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Bibliothéqne Conchyologique . • . . Biblioteca Conchiologi- ca del Signor Chenu Dottor medico, conservatore della parte zoologica del Gabinetto del Barone Beniamino Delessert. (Pa- ris, Franck. 1845.). Delle tante opere che oggidì escono alla luce intorno alla Storia Naturale, molte sodo assai dispendiose, ma non tutte egualmente lodevoli. Alcune per la loro stessa natura sono sontuose e grandi, ad es. molte Iconografie de' Mammiferi, degli Uccelli, degli In- setti etc. ove il numero, il colorito, e l'eleganza delle tavole le rende inevitabilmente costose: ma pel grande servigio che queste opere prestano alla Scienza , esse sono indispensabili per un lato , mentre per l' altro compensano in gran parte il sacri- fizio, e lo sproprio che s' incontra nelP acquistarle. Altre pubblicazioni invece date in luce dalla avidità commerciale e dalla speculazione portano in fronte un mentito sembiante di amor della Scienza; e con titoli nobili, ed inte- ressanti si stampano opere che sono stivate di lusso e di ac- cessorj affine di renderle merce quanto più si possa lucrosa. Per queste altro non v' ha che deplorare la condizione de' nostri tempi, ne' quali si deprime la nobiltà della Scienza sino a farla servire di mezzo, e di laccio per un vile guadagno. Se le Opere del primo genere sono e saranno sempre care alla Scienza perchè fornite di un merito reale, non è poi a di- re quanto benemerito della scienza si rendesse quegli il quale cercasse di rederle più accessibili a tutti, togliendo di mezzo due dilficoltà che pur v' hanno , cioè quelle della Lingua in cui fossero scritte, e l'altra del grave lor costo, e talor della estre- ma lor rarità. 74 ANNUNZI Avventuratamente per la scienza questa idea è stata colti- vata , e si è posto mano al lavoro. Il Sig. Chenu conosciuto già per altre opere intorno alla Conchiologia, si propone di pubbli- care col nome di Biblioteca Conchiliologica una raccolta di ope- re di grave entità, e più necessarie al coitivamento di questo ramo, quali Donovan , Martyn , Leach, Montagli etc. riprodu- cendole in edizione per quanto si può economica (I) e facilitan- done l'intelligenza col portarle in una lingua oggi generalmen- te conosciuta, la Francese. Essendo mosso il Sig. Chenu unica- mente dall'amore della Scienza, siamo certi che renderà le versioni esatte e sicure j ma come in Opere di questo genere una parte essenzialissiraa, se non talora principale, hanno le Figure di cui sono corredate, cosi giova sperare ch'egli avrà rivolto a queste particolarmente le sue cure per rendere le tavole fedeli e precise, e quali con ogni fondamento possono attendersi da' valentissimi artisti, per le cose naturali, che oggi sono in Parigi. La Biblioteca Conchiliologica si pubblica per diverse serie: eccone il prospetto che si legge nella Revue Zoologique (1845. N. 7. pag. 256.). PRIMA SERIE 1. Tomo Donovan — British shells 5, voi. 8. e 180 tav. ri- dotto a I voi. in 8. e 48 tav. Questo volume è pubblicato. Il testo è fedelmente tradotto : le 48 tavole contengono 587 figure di conchiglie perfettamente riprodotte, 17 figure di tubi di an- nellidi , e 20 di cirripedi , totale 624 figure; 20 fogli di testo, ed una tavola alfabetica in 2 colonne, l' una si riferisce al nuo- vo volume, l'altra al titolo , alle tavole, ed alle figure dell'ope- ra originale; cosicché potrà citarsi quest'ultima con ogni si- curezza. 2. Tomo. Martvn — Universal conchologist, 4 voi. fol. e 161 tavole ridotto a 1 voi. 8. e 56 tavole. 3. Tomo, composto di 1. Leach — Parte conchiliologica del- le Zoological Miscellany 3. voi. in 4. e 26 tavole. (1) Vidi calcolato che le tre Oliere Donovan , Montagu, Martyn costino circa un 8j0 fr. La nuova edizione le porta a soli 90 l'r. DI NUOVI LIBRI 75 2. Conrad — Nonvcllcs coquilles d' eau doucc des Etats-Unis. 1 Tol. in 18. ed 8 tavole. 3. Raffinesque — Monographie des Bivalves de l'Ohio. 1 voi. 8 e 3 tavole. 4. Say. — .American conchology. 1 voi. 8. e 48 tavole. Questi G volumi sono ridotti in un volume 8. e 34 tavole. Questi tre tomi sono in vendita. 4. Tomo. MoisTAGU — Testacea Britannica. 3 grandi voi. in 4. e 30 tav. ridotti in 1 voi. 8. e 12 tav. (sotto i torchi). / SECONDA SERIE. 1. Tomo. Transactions of the Linnean Society of London. Tut- te le memorie sulla conchiologia contenute nelli 18 volumi pub- blicati in 4.; riunite in un solo volume 8. (si sta traducendo ). 2. Tomo. Transaction de la Sedete Zoologique de Londre (sotto i torchi ). 3. Tomo. Journal de la Société d'Hist. naturelle de Boston (si sta traducendo) etc. etc. Un Redattore. Nella nostra Stamperia si è pubblicalo, ed anche ia altre principali Stamperie si vende il Systematisches Verzeichneiss Catalogo sistematico di tutti i Mammiferi finora conosciuti , ossia Synopsis Mammalium secondo il sistema di Cuvier , del Dolt. H. Schinz. Tomo 1. (1844) contenente 38 fogli in 8. grande. Prez- zo 4 fiorini e 48 kreuzer — 2 talleri, 20 grossi. Quest' opera è divisa in due Tomi : il primo contiene gli Ordini dei Quadrumani, dei Chiropteri , delle Fiere, e dei Mar- supiali. Gli altri Ordini sono contenuti nel secondo Tomo, il quale sortirà immancabilmente nella prossima fiera di S. Miche- le. Ciascun tomo sarà seguito da un doppio Indice onde facili- tare le ricerche. Questo catalogo sarà sicuramente accolto con compiacenza da tutti i Mammologi, poiché sono giù scorsi 15 aoDi dacché 76 AlNNVNZr fu stampata la Synopsis mammaliuìn di Fischer , scnzachè sia mai stata pubblicata veruna nuova Synopsis che dia conto dei meravigliosi progressi e delle scoperte fatte anche in questo ra- mo di Zoologia. Speriamo pertanto che questo libro potrà riem- pire quel vano già da tanto tempo sensìbile ai Zoologi. Jent et Gassmann a Solothubn. Mémoires .... Memorie della Società di Fisica e dì Sto- ria Naturale di Ginevra Tomo X. Parte II. Ginevra 1844 in 4. Stamperia di Giulio-Gugl. Fick. Wartmann Elia — Memoria intorno al fenomeno singolare offerto da alcuni individui, anche nello stato di perfetta salute, di percepire la sensazione dei colori in modo abnorme, qualità dì vizio al quale l'Autore dà il nome di Daltonismo , perchè l'il- lustre Fisico Ballon notò sopra se stesso diverse singolarità a tal proposito, pag. 275-326. Dufour Colonello, Ingegnere Cantonale — Sulle alte acque del Lago Leman. pag 327-343. Plantamour E. Prof. d'Astronomia nell'Accad. di Genova. — Kisultati delle osservazioni magnetiche fatte a Ginevra, negli anni 1842 e 1843. pag. 343-394. Duby J. E. — Memoria sulla famiglia delle Primulacee. pag. 395-437. Choisy — Nota sulle Convolvulacee del Brasile, e sopra la Marcellia nuovo Gen. di questa famiglia, pag. 439-444. Plantamour E. — Osservazioni astronomiche fatte all' Osser- vatorio dì Ginevra nel 1843. pag. 445. IL MESSAGGIERO SETTIMANALE. Nel 1831 è noto , come in questa Capitale il Cavaliere Adó- ne Palmierj era Estensore del Giornale Medico-Chirurgico l'E- SCULAPIO DEL TEVERE. Ora viene riassunto simile Foglio dietro DI NUOVI LIBRI 77 Superiore autorizzazione ottenuta li t4 Maggio 18 Ì5, e si oc- cuperà di svariate materie, ed in ispccie vi saranno indicate le Vacanze ed i Rimpiazzi non solo dei Medici e Chirurghi, ma eziandio de' Alaeslri di Scuola, di Banda ^ di Cappella, di altri Salariati, come Segretari, Ragionieri, Esattori, Veterinari, Le- vatrici, Flebotomi etc. ed anche nel ramo giudiziario, cioè Go- vernatori, Cancellieri, Sostituti, Uditori Legali; ed intorno a ciascun paese, cui è relativa la vacanza, noterannosi le più par- ticolari cose che vi si rinvengono, la qualità del clima, e del- l'aria che vi si respira, per darne idea agli Aspiranti; e tali cenni saranno estratti in succinto dalla Topografia Medica Sta- tinlica, che va compilando l'islesso Palmierj. Ad appagare poi il desiderio di sapere di ogni colto indivi- duo, non si mancherà d'inserire nel MESSAGGIERO suddetto, tutto ciò che in proposito di nuove scoperte nelle scienze, arti industriali , agricoltura etc. , meriterà di essere portato a pub- Mica notizia, facendosi anche sunto dei migliori Giornali Medi- ci, e Letterarii che circolano. — I Signori Gonfalonieri, e Prio- ri delle Comuni, associandosi, potranno gratis farvi inserire tutte le vacanze, elezioni, e rimpiazzi de' loro Salariati; e gli Aspiranti con tenue retribuzione occuperanno l' Estensore del Foglio per qualunque onesta Agenzia , per Interinati , e com- missioni per l'acquisto di scelti medicinali, botaniche piante, e tutt' altro che gli venisse quindi richiesto. Il prezzo del Foglio di Otto pagine di carattere, sesto, e carta simili al presente Manifesto, è di Scudo Uno all'anno, e però di baj. 50 per sci mesi, che si pagano ANTICIPATI , e che si dovranno in adesso spedire a Roma al Dottore Adone Palmierj; ricordandosi (chi trasmetterà il denaro ) di segnare entro il pacco , il proprio No- me, Cognome, Tìtoli, e Domicilio, affine di averne con pre- ' stezza quietanza. — Le Lettere non affrancate, si rifiuteranno co- stantemente. — Ad ognuno de' primi cento Socj si darà in do- no la seconda edizione di altro scritto dell' istesso Palmierj ; av- vertendo, a quei che volessero personalmente parlarci, che egli è reperibile nel mattino nella Farmacia del Ch. Sig. Prof. Pc- rctti a S. Andrea della Valle , o nella Spezieria Valori in Piaz- za Madama a mezzodì , ed alla sera nella Tipografia del Signor Giovanni Olivieri in piazza di Sciarra al Corso N. 33G, e clm 78 ANNUNZI gratuitamente si presta in Medicina ed alta Chirurgia a chiun- que ritrovisi in istato di positiva povertà. DI Roma 15 Giusno 1845. MANIFESTO D' ASSOCIAZIONE Per S. Michele dell'anno corrente, nella nostra Fonderia si pubblicherà il Viaggio nelle Indie Orientali di Leopoldo Orlich, in forma di lettere dirette ad Alessandro Humboldt e Carlo Itit- ter. — Opera dedicata a Sua Maestà il Re di Prussia , Federico Guglielmo IV^ ed adorna di incisioni in rame, in pietra ed in legno. Formato in quarto. Prezzo di associazione Talleri 20. L'autore favorito da parecchie fortunate circostanze, ha po- tuto gettare uno sguardo sul meraviglioso terreno delle Indie Orientali, sguardo non per anco concesso ad alcun Tedesco ed anche a pochi Inglesi. Il suo viaggio incomincia dalla partenza da Southhampton , passando da Alessandria, dal Cairo da Suez, pel mar rosso fino a Bombay . Di qui per la catena di Ghat, si portò a Puna e poscia ritornando a Bombay s'imbarcò allo sbocco dell' Indo per Kurachy ed intraprese quindi il viag- gio da Tatta sull'Indo per Heiderabad, Sewan , e Sakkar. Da qui prosegui il suo viaggio per terra, ora attraversando le fo- reste, ora costeggiandole, \erso Bewalpur e Ferospur. Dopo es- sere ivi rimasto alcune settimane, come addetto alla più grande armata briltanica , che siasi mai raccolta nelle Indie , andò am- basciatore straordinario a Lahore. Più tardi prosegui il viaggio verso Delhi coli' armata. Di là passò ad Agra attraversando il paese di Rago , da Bftwrfpwr passò a Cawnpurnel regno di Aude e poscia alla capitale del medesimo Lacknan. Percorse finalmente Allahabad, Benares , Calcutta ed i suoi circondari, intrapren- dendo poscia il viaggio di ritorno ; per Madras, l'Isola Ceylon, Maldive, Aden ed attraversando l'Egitto. Quest'opera è corredata di oltre 40 tavole incise in legno, rappresentanti le usanze, i costumi ec. degli Indiani; di nove tavole in pietra, colorale, rappresentanti le fabbriche più me- DI NUOVI LIBRI 79 ravigliose del Mongol, e sei solennità : la festa del Moharem,\a processione ad una Satty; quella di un fidanzato ; la predica in una Moschev ; una danza dei ^ajaderew indiani incise in rame, ed alcune piante di edifizi. Gli editori porranno ogni loro cura nel corredare conve- nientemente quest'opera, onde possa essere messa a livello delle più ricche e sontuose edizioni delle opere di Viaggi si tedeschi, che inglesi e francesi. I nomi degli Associati saranno pubblicati nei primi fogli dell'Opera; si prega quindi a non ritardare le firme almeno ol- tre la fine di Agosto. I principali Librai d'Europa sono incaricati delle Associa- zioni. Per Zurigo - Anselmo Orell e Comp. Lipsia 1 Aprile 1844, MAYEa e WiGAND. Si è pubblicato nella nostra Stamperia (1844) Io Specchio dei Rhynchoten { Hemmiptera Linn. ) comuni nella Svizzera, di L. R. Meyer. Tom. 1. che contiene la Famiglia dei Capsini. 15 fogli di testo, e 7 incisioni in pietra benissimo colorite; in 4.° grande. 3 fiorini, 36 soldi: o 2 talleri e 4 grossi. Il Sig. Professor Schinz così parla di quest'opera: Il Sig. Meyer riesci a scoprire una quantità di nuove specie, ed a da- re perciò un ricco catalogo delle specie della Svizzera che vuol rendere note agli Entomologi. Il suo lavoro è corredato di tavo- le altrettanto belle che fedeli , le quali additano in lui un vero maestro ed osservatore. Questo è quanto parmi poter asserire per mio pieno convincimento. Quest'opera è fra le più diligen- temente elaborate , e migliori , e sarà certamente per tale rico- nosciuta e stimata dagli intelligenti. Jent et Gassmann in Sololhurn. 80 ANSIUNZI DI NUOVI LIBRI Letellier — De l' in/luence ec Sull'influenza delle temperature estreme dell'atmosfera nella produzione dell'acido carbonico nella respirazione degli animali a sangue caldo. — Dagli Annali di Chimica e di Fisica T. Xlll. p. 478. In questo lavoro 1' Autore confronta la quantità d' acido car- bonico prodotta dalla respirazione del porchelto d'India, della Tortora , del Verdone e del Falco tinnuncolo sotto l' influenza di una temperatura di cinque gradi sotto zero a tre sopra zero, e la elevatissima di 28 a 43 di calore : ha 1' esperimentatore trovato che nell' aria fredda la quantità d' acido carbonico esa- lala è in genere almeno dupla di quella che si esala in un' aria caldissima. MÈMOiRES ecc. ; . . . Memorie dell' Accademia delle Scienze dell' Istituto di Francia. Tomo XIX. Parigi 1845 in quarto. La maggior parte di questo volume è occupata dalle inte- ressanti ricerche del Sig. Breschet intorno alla gestazione dei Quadrumani ; argomento trattato tanto anatomicamente che fisio- logicamente ; la Memoria è corredata di otto tavole rappresen- tanti il sistema uterino nei vari periodi della gravidanza. ■<^r INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Garbigiietti —• Ricerche eziologiche intorno al Cre- tinismo. pag. 5 Alessandrini — Malattie organiche del cuore nei mammiferi domestici. Parte III. . ...» 18 Falconeh — Testuggine fossile gigantesca. . . » 43 Stare — Apparecchio elettrico nella Raja Batis . » 49 Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria della Provincia di Bologna » 50 Parenti — Intorno la sfrenata libertà della recisìO' ne degli Alberi » 69 Annunzi di Nuovi Libri » 73 l^UOVI A]\]\ALI SCIENZE NATURALI Seuie II. Tomo V. Febbrajo 1846.) ( pubblicato il G Marzo anno sudd. ) BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIE." Ogni mese verrà rcgolarmcnic pubblicalo un fascicolo del giornale, e quando lo riehiegga la materia sarà cor-< redalo delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispizio , ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all' atto della consegna del medesimo. Bagli Associati all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8. 05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a ca- rico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alta- bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.*' fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato avviso in contrario. Uemarqves cxtraUes do V ouvrage ìhèài Géognosie paléozo'iquc des Àlpes Véniliennes de Mr. le Prof. Catullo j avcc qualre planchcs. Les fossiles , doni j' ai dócrit et figure les cspfices , apparlienncnt au Icrrain tiiasiquc et plus parliculièrenient aux formalions du Kcupcr, du calcane coquiller el du firós pócilicn o\\ bicrarró. L'cxislcnce de ce dernier dans le Ilaul-Bellunais serali encore problématique, si la roche (|ui le représenle ne renfermait pas des débris de planics conifùres, propres à ce grès. Dans aucun endroil de l'Ita- lie, le terrain tiiasique ne se présente aussi compiei et aussi développé, que celui qu'on observe dans le Haut-Vi- cenlin , car, en comraencant par la fomiation psaniraéritique jusqu'à la Keupérienne, Ics roclies paraisseul successive- menl dans l'ordre que voici: l.« grès rouge avec litban- irace, qui est conche sur le micascliisle; 2.c calcaire raa- gnésifòre (zechstein) el ses marnes; 3.« grès bigarrc avec calcaire oolitique rouge, analogue à celili de Filarlungo; -i.» calcaire coquiller ( muschelkalk ) avec fossiles caraclé- risliques de celle formalion; 5.« grès Keupérien auquel est superposé le terrain jurassique, el qui s' associo au calcaire prccédcnt, dans tous les endroits oiì il esiste. La nelleié de ces formalions démonlre combien est peu fon- déc l'opinion de ceux qui supposent, que la serie des ro- ches de sédiment, anlcrieures au terrain jurassique, ait élé supprimèc dans les Alpcs Véniliennes, et fait connaitre à la fois , que , dans les Alpcs du Vicentin, se répèlent,avec lemèmc ordre de succcssion , les roclics mèmes qu'on observe dans l'AUemagne sepicnirionale. N. ky-x. St. Natib. Serie K. Tomo 5. 6 82 ItELLE ALPI VENETE La zone psamméritique , comrae nous l' avons d^-jà fait connaìtre à la Sociélé géologique de France (Séance du 3 Mais 1845) reparaìt dans la Province de Feltre, et précisément dans la Vallèe du Miss, où elle fait voir sa connexion concordante avec le calcaire coquiller superposé, et non pas avcc le calcaire magnésifère (zechstein), qui manque entièremenl dans le Haut-Bellunais. De là elle passe dans le voisinage de Vallalta, pour s'eriger en pré- cipices fort élevés et étendus. lei elle se présente, tantót plus , tantót moins riche de cinabre , et prend l' aspect d' un congloméré compose de fragmenls très-massifs de raicaschi- stes. En se tournant vers la Vallèe delle Monache , on la voit au contact du porphyre rouge quartzifère , si répandu dans le Tyrol voisin. Quelques-uns ont place ce porphyre enlre le micaschiste inférieur et le grès supérieur, en le croyant ainsi plus ancien que le muscheikalk, au lieu que M.r Fuchs dans son ouvrage récent sur les Alpes Vèni- tiennes parait fort indécis sur son àge relatif, en compa- raison de celui du grès rouge de Vallalta. Effectivement l'apparition du porphyre rouge ne remonte pas à une epoque aussi reculée qu'on voudrait le croire, quoique son éraersion ait précède la comparution du porphyre py- roxénique. En voici des exemples. A Lavis le terrain tria- sique, parliculièrement le muscheikalk a élé fort raodifiè par la masse fondue du porphyre rouge , qui y coula par- dessus; et la mèrae altèralion eut lieu chez le calcaire jurassique, dans tous les endroits où il est en contact de la dite roche ( Valle della Brigida ). De mème^oùle grès, d'après l'assertion de quelques-uns, serable ètre au dessus du porphyre (Ann. de Chiraie, tom XXIII), on voit au contraire, que ce dernier est adossè au premier, et par cette raison il appartieni à une epoque plus recente. Au reste, ce n'est pas mon dessein de m'occuper, dans ccs reraarques abrègées , des effets produils par les voches éructives sur les anciens sèdiraenfs; mais je pense DEL PROF. CATULLO 83 sculemeQl de soiiniellre au jiigement nun ile la Sociótó Géologique de Franca^ les espèces fossilcs qiron iroiive dans le tcrraìn Iriasiqiic , doni j' offre les dessins. Par là on poiiira i^lre persuade que, dans les Alpes des Provin- ces VéDìticnnes, il y a réellement un ensemble de forma- tions mariaes anlérieures à la déposilion du terrain ju- rassique. Fossiks de la formatìon pècìlìenne (grès Ugarré). J'ai dlt que dans le Vicenlin le calcaire magnésien (Zeclistcin) scmble rccouverl par le gròs bigarré dépourvu de fossiles, roche qui jusqu'à présent n'a pas élé bien dislinguée dans le Bellunais, à cause du défaut de ce cloi- son calcaire, qui la séparé du grès rouge place au dessous. Il semble cependant que dans quelque endroit un calcaire uiarneux s'interpose parmi ces grès (Falcade); tandis qu'aillcurs les deux roches arénacées pourraient par hazard ciré couchées l'une sur l'aulre, et ne formerqu'un seul dépòl, corame on observe dans le sud-ouesl de l'Alle- raagnc. Dans la Vallèe Iraperina le grès bigarré est représen- lé par une marne gypsifère fort modifiée, doni je donne- rai à sa place la description. Les plantes renfermées dans celle marne apparlienneul à la famille des conifères, et se rapportent au genre Folt'^ia [de Brongniart;, si com- mun dans le grès bigarré de Sultz-les-Baios , duquel MM. Vollz et Murchison les ont extraiies. J'y ai reconnu la FoH':{ia brevifolia (1) , changée en une espèce de bitu- me bien peu terreux et fori Uiisant (pi. 2. fig. 6). (1) J'omcts, lìour ahrèger , la dcscrijìtion des espèces. Pour ce qui regarde la Vollzia , je dirai que M.r Unger Prof, de Botanique à Gratz, auquel fai fait voir divers cxem- plaires de celtc piante, a eie d' avis de lui appliquer le nom 84 itELLE ALPI VENETE Par les obscrvalious qiic nous venons d' exposer , on aurail de la pvopcnsion à penser , que le calcaire dii Moni impenna, quoique dépourvii de fossiles^ soit un des re- présentants du muschelkalk; mais le jugeraent eii serail fautìf, puisque, le long de la droite de l' Impenna, od aper^oit éviderament son immediate connexion et dépen- dance,quile lient avec le calcaire jurassiqiie de la vallèe contigue, dans laquelle colile le Cordévole. Cependant, dans plusieurs endroits du Bellunais, où le grès rouge est visible, le calcaire qui y est dessus,esl toujours le muschelkalk; et cette aflirmation o'a point d' Àraucarites , dans la persuasion peut-élre de son intime co- gnation avec Z'Araucaria excelsa ou Pin de Vile de Norfolk dans V Australie ; mais les feuilles de l' espèce fossile soni cour- Ics, obtuses, et pas aussi longues et aigues comme celles de la piante qui existe. Les parties méme de la fructification , comparces de cette manière , sont différentes. Les fruits de la Vollzia brevifolia cueillis par Murchison et comparés par JBrongniart avec les fruits de V Araucaria excelsa coltivée dans les jardins de Paris , étaient tout-à-fait différents. C est pour- quoi je conviens avec Brongniart sur la dijference réelle , qui existe entre le genre Voltzia créé par lui-méme et le genre Araucaria, auquel M.r Unger semble dispose à rapprocher V espèce doni nous nous occupons. M.r Fuchs indique la Vollzia de l' Agordin sous le nom de Lycopodolilhes arboreus, peut-étre à cause de la ressem- blance que lui semola d' apercevoir entre cette espèce et la fi- gure appliquée par Schlolheim à son Lycopodolilhes arboreus. Si, outre la planche XXll «.° 2 de Schlotheim, M.r Fuchs avait eu aussi sous les yeux la figure de Brongniart , je pen- sò qu' il n' aurait pas long-tcmps hésité à piacer les phytolites de la Vallèe Jmpérina dans le genre des Voltzies ; aussi frap- pante est la correspondance que ih ont avec la figure et la descripiion de V uutcur. DEL PBOF. CATULLO 85 d' cxceplions , à moins qu'on ne vcuille dérogcr à l'au- lorité des faits, que nous offre la paleontologie. Celui qui visite Ics Alpes Bellunaises, ne doil pas se laisser séduirc par la présence du grès rouge couchó sur le micaschiste , pour jugerdel'age relalif du calcaire qui le recoHvre; car alors on le prendrait pour du calcaire al- pin, et à cette détermination s' opposeraient les pétrifica- tions qu' 11 renferme. EUes indiquent clairement au paléon- tologue que celle roche-là, loin d'èlre conlemporaine du Zechstein, duquel elle simule le gìsemenl, elle appar- tieni au conlraire au calcaire coquiller ou muschelkalk des allemands, Dans la Zoologie fossile, en m'altachant aux cara- clères géognostiques, j'ai applique le noni à^ Alpin au calcaire doni il est question , quoique dès lors et nuV me auparavant ses fossiles me le fissent connaìfre pour du calcaire coquiller. Qu'en soli la preuve mon Ménioire inséré dans le tome XL du Journal de la Littérature ita- Henne pour l'année 1823, dans lequel je tàclie de dé- monlrer l'analogie zoologique enlre le calcaire suppose alpin et le muschelkalk de l' Mlemagne ; analogie tirée de la ressemblance des fossiles du premier avec ceux attri- bués par Schlolheim au second. M.r Maraschini^ qui a mal interprete ma pensée, croyait que j'eusse eu l'in- tentìon de rapprocher à la formation du muschelkalk le vrai calcaire alpin du Vicentin et du Nord de l'AlIema- gne, et ne s'apercul que dans ce Mcmoire-là, à tori je déduisais du gìsement l'àgerelatif du seul calcaire Belhi- nais et non pas de celui d'autre pays. {Saggio sulle for- ma'^ioni del Vicentino, pag. 87. 182). Quittant pour le moment les considórations géogno- stiques sur le terrain iriasique et revenant aux fossiles, je dirai que les mollusques et les crinoides, que j'ai tirés du muschelkalk des Alpes Vicentines, ont cffeciivemcnt leurs analogucs dans le muschelkalk Bcllunais- lls sont 86 DELLE Airi VENETE quelqiicfois, corame parlout ailleiirs, aocompagncs par quelque rare espèce, qui se rcpòte aiissi dans les roches supéricures, les plus prochcs du muschclkalk. Espèces fossìlesdu calcane coquiller desAlpes Vénìticnnes- PI. iJe fig. 5. a, b.c. (1) Terchratula macrocephala Nob. Testa siibrotundata , utrinque convexa; valva majo- re in umboncm medio cannata ; nate elevata , incurva ; foramine magno. Elle est la plus grande des lérébratules que j' ai trou- vées jusqu'à présent dans les anciennes formalions mari- nes des Alpcs Véniliennes. Farmi les fossiles qui ont élé décriles par les auteur , il n' y en a aucune qui puisse la surpasser en volume. Seuicment la terchratula tetragona de Push peut lui èlre comparée en grandeur. La face ven- trale ne décroit pas de dimension dans la rcgion du cro- chet come on observe dans la Ter. ovoides de Sowerby. On n' y voit pas mèrae les plis transversaux ; mais seule- ment on distingue avec la loupe quelques rides, qui sont les raarques de l'accroissement, laissées par le valves dont a cesse l'existence. Par ce défaut on ne peut pas distin- guer celte petite portion de la coque , qui forme la partie inférieure de l' ouverture circulaire qu' on a nommée Del- tidium. Fossile dans le muschelkalk du Cadorin entre Saint Vito et Borea, où soni mème fréquentes les tiges de V Encrìnus liliiformis , aussi abondanles dans la roche analogue du Vicenlin. (1) Voyez les planches insérèes dans le volume 24 des Actes de la Sociité Italienne qui est proche de parattre. IIEL PROF. CATULLO 87 Terebratula aculeata. Nob. PI. l.« fig. 6. a,b,c. Testa subtetraedra, subglobosa, utrinque costata; 4 costis crassis , ad apicem subtilis; margine sinuoso-defle- xo, quadripunctato ; nate in apicem incurva; f or amine canaliculato. L'une et l' aiUre valve sont convexes , garnies de qiia- tre cótes, grosses inférieuremenl,ei terminées supérieurc- ment par une aréte aigiie, les quelles se prolongent au-tlelà de la marge sous la forme de poinles très-fines. La plus grande porte dans le sommet cardinal un petit bec qui se prolonge visibleraent au-dessus de la valve ventrale, et ter- mine par un trou parfaitement circulaire, qui n'est pas anguleux comme celui, qu'on reraarque dans la Terebra- tula trigonella, à laquelle manque aussi le petit bec ou à peine on y en voit les traces. Cette coquille est très-commune dans le muschelkalk du Vicentin (Rovigliana), mais il n'est pas aisé de la détacher enlière du pian des couches, sur lequel ordinai- rement elle se trouve raèlée à plusieurs autres espèces du mème genre. Terebratula trigonella Schlolh. PI. l.refig. 7. a,b,c. Elle a quatre còtes fort tranchantes et amincies au sommet , deux plus longues au milieu , et deux plus cour- tes à coté de chaque valve, corame on remarque dans la Ter. acideata. Cependant elle est raoins renflée que cette dernière et d'une forme plus allongée; ni ceux-ci sont les seuls caractères plus rcmarquables , qui dislingucnt 88 DELLE ALPI VENETE l'ime de l'autic. Dans la T. trigonella le sommet du crochet de la valve plus grande s'éloigne à pcinede Tura- bone de la valve ventrale, et il y manqne le petit bec. Le trou du soranict est grand et parait anguleux non senio- nient dans le grands , mais aussi dans les petits individns, pourvu qu'on les exposé à un reflet favorable de lumière On trouve cette espèce dans le rausclielkalli Vicentin , partoul où existe l'espòce précédente. M.r De Buch dit qu'on a retronvé cette Tcrébratule dans les couches jn- rassiques supérieures, aussi que dans le muschelkalK (Mém. de la Soc. gcolog. de France, T. III. pag. 190), Terebratula elongata Schlolh. \ Pctrcfli. 1. Tab. XX. fig. 2. - Buch, Mém. de la Soc. géoL Tom. III. lab. XIX fig. 10. Parmi les individus de celie espèce que j'ai recueillis cn 1812 à Rovigliana et à Récoaro, il y en a quelqucs Urta plus petits que les autres: tous néannioins se ressem- blcnt dans la forme, dans la struclure du crochet, et dans les autres caractères qui servent à distinguer cette espèce. Les petits soni tout-à-fait lisses, au lieu que les adultes paraissent légèrement marqués par des rayures transversales , comma on l'observe dans les figures cilees. Remarques. Parmi les brachiopodes que j'ai recus en échange par M.r Bouchard Chantereaux, tirés du calcaire dévonien de Boulogne-sur-raer , j'en ai trouvé quelques-uns qui équivalent aux espèces renfermées dans le rauschelkalk des Provinces Vénitiennes et des Alpes Tyroliennes. Du norabre des premières je rappelle ici la Terebratula elorv gaia, et parmi les sccondes y'vtià\(\mV Ortliis clegans ^M DEI rHOF. CATUILO 89 mr'mc Boiichard, qiicj'ai troiivé adhórcnl au muschelkalk de Levinallungo { Duchcnstein) , plein d' arliclcs de Y En- crìnìtcs liliiformis, dont fait menlion Bone dans le Biil- Ictin de la Socióió géologiqiie de Francc (Scance du 6 Décembre 1841, p. 81). Terebratula vulgaris Schlolh. PI. 11. fìg. 1. a,b,c. Biich. Mèra, de la Soc. géolog. T. III. lab. XIX flg. 1. Elle est plus communc que Tespiicc précédenlc , et on la trouvc fori frc((ucmracnt dans le rauscliclkalk de la Comonda el dans celili de Rovigliana dans le Vicenlin. Par- mi les excmplaires de celle bivalve que j' ai eus entre mes mains, je n'cn ai pas vu aucun qui ne s' uniforme parfai- tcmenl à la figure citée par De Buch. ; quoique tous soi- enl un peu plus pelits qu' elle (1). Bronn appliqua à celle Tórcbralule la figure 6 a , b ( lab. XI ) de la Lethaca , mais à dire vrai, elle ne convieni pas à la nutre, la forme cn élant plus allongée et portant deux plis longiludinaux sur la valve ventrale, et un plus grand sur la dorsale, qui manquent cntièremcnt dans la figure de De Buch. La Terebratula vulgaris abonde dans le muschelkalk de plusieurs pays d'Allemagne, et point dans d'aulrcs roches ; e' est pourquoi on la relicnt une des coquilles Ics plus caractéristiques de cette formation. (1) A'prcs avoir redige la dcscription de celle espèce, j' ai trouvé dans le mtischelkalk du Cadorin deux individus remar- quabletnent plus grands que ceux rencontrés dans la roche analogue du Viccntin, et je les indique ici pour démontrer toujours davantage la corrcspondancc zoologique quii y a cntrc le calcaire coquillcr d'un pays et celui d'un auire. 90 DELLE ALPI VENETE Terehratula amygdala Nob. PI. IV. fig. 2. a,b. T. ovato-elongata , subcompressa laevì; striìs con- centrìbus rcmotìs; nate producta, non incurva. Celle espèce a qualre cenlimètres de long^ et deux de large. La valve venlrale dans la panie la plus proclic du crochet, se raonlre un peu renflée, puis elle s'apla- nit, à mesure qu'elle s'approche à la raarge inféiieure, et e' est là le seni caractère qui lui soit comraun avec la Ter. ornithocephala de Sowerby, que M.r De Buch a décrite et figurée (Tab. XIX fig. 9). Dans chacune des valves on apercoit les traces de plis transversaux concen- triques , qui confluent vers le crochet , comrae on l' obser- ve aussi dans l' Ornithocephala ; avec celle différence , que dans celle dernière , la marge inférieure devient tle- xueuse, landis que dans celle que nous décrivons man- que tout indice de flexuosilé. Dans la nólre, le sommel de la valve dorsale ne se replie pas sur la venlrale, et le trou du crochet est par conséquent fori éloigné du soramet de la valve opposée, et non pas contigu, ni aussi grand que celui de la T. Ornithocephala. La T. Cymbula de Puchs dont j'ai par devers moi la figure (Po- lens, Paleont. pag. 25. tab. 4 fig. 11) pourrait, plus que tout autre, élre de premier abord confondue avec la nò- tre; mais la structure de la marge ;, qui est flexueuse dans la Cymbula, ne laisse rien à douter sur la différence qu' il y a entre ces deux espèces. Fossile dans le muschelkalk du Haut-Agordin. Terehratula Cassidea, Dallraan. PI. 4. fig. 4. a,b,c,d,e,f. Celle espèce, comme l' a reraarqué aussi M.r De Buch , DEL PROF. CATULLO 91 est tantòt plus larpe que Ion{3[uc, tantòt plus longuc que large, selon l'àge de l'individ». Dans les moins àgés chcz lesqucls la largeur surpasse la longueur , la valve ventra- le parali beaucoup renflée dans la panie plus proche du crochet, qui termine en un petit bec un peu relevó, cour- be, et gami d'un trou capillaire. Lune et l'autre valve ont trols ou quatre rides transversales , qui n' arrivent ja- mais jusqu'à la région du cardine, mais disparaissent avant qu'elics parviennent à la raoitié de la longueur des valves mi^incs- Ce testacó a él6 trou ve au teraps passe au dedans du zechslein de Salza en Prusse, mais on le renconlrc aussi dans le muschelkalk du Haut-Àgordin , où j'ai pu en cueillir quatre exemplaires de l'un et de l'autre age. Avìcula Socialis , Bronn. n. 2. fig. 2. Dans la Zoologie fossile (p. 118) j'égalais au genrc i?/t/- lilus les bivalves qui dans le sens deleur longueur saillenl de la masse du muschelkalk de Récoaro, auquel elles adhèrent d' une tclle ténacité, qu' on peut les réputer incorporées avec le mórae. Plus souvcnt l'espèce est sans coque, et offre seule- roent la moule intérieure ; quelquefois, on la volt sous les apparences de siraples impressions, qui représentent les traits extérieurs tanlòt de la coque, tantót de la moule. A cotte espèce se rapportent peut-étre les moules d'une bivalve très-commune au Trelto et mème au Pont de Ghirlo près de Cencenighe dans le Haut-Agordin. V Aviciila socialis est une espòce esclusivenienlc propre au muschelkalk. 92 DELLE ALPI VENETE / Myophoria curvìrostra, Biono. PI. 2. fig. 3. Goldfuss Petref. Germaniae , Tab. 135. fig. 15. e. Il me semble de reconnaltre celle espèce par la res- semblance frapparne quelle parail avoir avcc la figure cìléc de Goldfuss, quoique les originaux que j'en ai cneillis dans le muschelkalk de Rccoaro, ne soient que des mou- les sans coque, et par conséquenl dépourvus des cordons transversaux qu'on voit dans la figure. Trois soni les cò- tes fori saillantes, qui du sommet du crochet se prolon- genl jusqu' à la marge, et chacune termine à la moilié de la valve, l' autre moilié étant tout-à-fait lisse^ ou sans còtes. Les Myophories du Vicentin ne soni jamais délachées de la roche, et les cxemplaires, que j'ai pu découvrir, m'ont laissè toujours ignorer si l' inflexion du crochet éiail plus apparente que celle que l'on peul apercevoir dans l'individu doni j' offre l'image. Posidonomya Becherì, Bronn. PI. 2. fig. 4. Goldfuss Petref. Germ. Tom. 2 pag, 119. lab. 113. fig. 6. b. Les exemplaires, que j'ai rencontrés dans le muschel- kalk du Bellunais et du Vicentin, ont une forme compri- mée, un peu renflée vers la région du crochet, corame on r apergoil aussi dans la figure de Goldfuss que j'ai allé- guée. Celle dernière ne diffère que par un plus grand nora- bre de cordons transversaux, qui de la marge succèdcnt DEL rnOF. CATULLO 93 l'UQ à l'autrc jiisqu'aii somnict du crochet; au licu qiic dans les individns fossiles ils ne parvicnnent jamais au sommet, mais ils fìnissent un peu au dessous- C est ce que fait connaìtic le dessin quc j'ai donno de celle Po- sidoDomya. Brongniart lui assigne pour place le schisle de Werden et les ampélites de Dìllenbourg, roches qui soni anlérieu- res à la forraation du muschelkalk ( Tableau des terrains , pag. 428); tandis que Bronn el Goldfuss la rapporlent au tcnaia Iriasique, c'esl-à-dire au Liass schisteux (Lias- schiefer) et au raeschelkalk. Dans les Alpes Véniliennes on l'a Irouvée seulement dans celle dernière roche et ja- mais avec celle fréquence doni paraissent quelques-unes des espèces précédemment décriles. A Récoaro el à Tretto je n'en ai Irouvé que qualre individus seulement^, et un seul j'cn ai cueilli dans le Cadore entre Pcajo el San-Vito. Moins dépourvues de Posidonomyes som les couches de calcaire coquiller de Cencenighe dans l' Agordin , doot je dois parler plus en avant. Posìdonomya radiata y Goldfuss. PI. 2. fig. 5. Goldfuss Tab. 114. fig. 2. magnitudine naturali. J'étaits indécis, si celle Posidonomya on devail la rapporter à la radiata ou à une aulre espèce; car, en la comparant avec la descriplion et la figure de Goldfuss, je Irouvais entre elle et raon originai quelque différence. D'abord j' élais incile à la croire une variété remarquable de la Posidonomya Beclieriy quoique la forme de celle derniòre soit moins longue, et ses cordons transversaux soicnt pins nombreiix que ceux qu' on observe sur les val- vcs de Tindividu que nous décrivons. lin cffet dans la P. 94 DELLE Airi VENETE Bcclieriàìx soni ìes cordons, tanclis que dans notre indivi- ihi , on n' y en compie que six. Meme dans la figure , al- tribuée par Goldftiss à la P. radiata, les cordons soni plus nombieux , et je me scrais gardé d' égaler ma coquille à celle espèce , si les valves n' avaient élé marquces sur la longueur par des rayures fori apparenles, puisque sans elles, on ne penserai! pas à la piacer parmi les individus de r espèce susdite. Fossile dans le muschelkalk du Cadorin, de l'Agor- din et dans celui à leinle jaune de Trelto dans le Vi- centin. Gervìllìa angusta ,ìl[\m^ìex et Lima gibbosa, Sowerby. PI. 4. fig. 1. a , b , e. Deux autres bivalves j'ai pu distinguer, parrai les nombreuses, que je me suis procurées dans le Haut-Agor- din , savoir la Gervìllìa angusta et la Lima gibbosa. L' une et l'autre adhèrent à la roche de manière que tout art serali inutile pour les délacher. Le muschelkalk, qui s'é- lève près du Pont" du Canal d'Agordo, renferme en nora- Lre les individus de la Gervìllìa angusta, et ils se répè- tent aussi dans la roche analogue du Wurterabergois et «le S. Cassano du Tyrol. Cenx de la Lima gibbosa soni uès-copieux, et ils existent plus fréqueramenl sous la for- me de raoules , disposées sur le pian des couches, et non pas au-dedans d' elles. Je ne neglige pas d'indiquer celle circonslance , car elle se vérifie aussi dans le muschelkalk d' autres pays^ et particulièrement dans celui du Vicen- lin (fig. 1. b.)- La Lima gibbosa est coramune de mèrae dans le muschelkalk de Durara cnlre Zoldo et Agordo, et si r on se rapporte à ce qu' en dil M. Sowerby , elle a été découverle aussi dans les ooliles inférieurs de l'Anglelerre et de la Franco , avcc la Pholadomya Murcìiinsoni. DEL PnOF. CATULLO 95 Parmi les Iragmenls (Ics coques des bivalves renfermces (lans le calcaire coqiiiller, qui s'cliivc à la gauche du Ciois, j'y ai aper^u les valves de la Posidonomya ra- diata et les débris méconnaissables de quebjue teslac«3 univalve. Tellina canalensìs , Nob- PI. 4. fig. 4. Testa ohlonga , valde compressa, antìce sìnuato-an- gulata, subtilissime transversìm striata. Elle est peut-òtre la seule espèce du genre Tellina, qu'on alt trouvée jusqu' à présent dans le terrain triasi- que des Alpes Vénitiennes. Elle ressemble à la Tellina obliqua de Goldfuss (Tab 147. fig. 12), élant cependant UD peu plus pelile. Ses deiix cólés soni arrondis; l'inflé- xion du coté anlérieur est fort marquée , et le crochet n'est pas au milieu de la valve, mais plus proche ducu- te postérieur. Les rayures transversales paraissent plus «•levées près de la raarge inférieure, que dans le reste de la coquille. Celle espèce est fort commune dans le calcaire marneux coquiller de Canal près du pont de Ghirlo, et toujours l'accompagne une rauliilude d'indivi- dus de la Gervillia angusta et de la Posidonomya minu- ta, déjà représenlés dans la figure. Crinoìdes. Les crinolides existent dans les calcaìres de chaque fornialion, en commencant par le muschelkalk, qui cn abonde davanlage, et terminant par le calcaire grossier, qui en renferrae un plus petit noinbre que les autres. La présence des Pcniacrinites dans le terrain tertiaire, il y a plusicurs années que jc l'avais jugéc toul-ù-faif ncuvc ; ni 96 DELLE ALPI VENETE me rappclant tVavoir lu auciin auteur qui ics eutaper^us avant quc raoi , je vouliis dès V an 1823 en annoncer la dé- coiiverte dans les journaux scieiilifiques de Padoue et de Pa- vic (Férussac, Bull. Tom. IV pag. 35). Les tiges fori gros- ses quc je Irouvai dans le calcaire miocène dii Véronais, ne soni jamais accorapagnées par les plaques costales et scapulaìies , qui forment le bassin de ces animaux. Cet élat de mutilation chez les crinoides Véronais , fail penser qu'ils aient élé exposés à l' action violente des vagues ma- vines, avant d'avoir pu se déposer là où on les trouve maintenant. (Novere, Quinto, eie.)- Fragmeniées ou di- visées en un plus grand nombre d'arlicles me parurent les tiges des Penlacrinites de la craie et du calcaire ju- rassique, et je ne sus jamais apercevoir dans ces roches aucune trace des plaques ci-dessus rappelées. Seulement dans le rauschelkalck du Vicentin j'y trouvai au dedans empàtés des fragments tantòt cunéiformes, tantut d'une figure qui s'approche du carré, ayant un cóle courbé en are, et le cóle oppose plus large et plus convexe que les autres, qui se font connaìlre pour autant de parties du bassin globulaire place sur le sommet de la tige. Il est utile de remarquer que là où existent ces corps, les tiges qui y sont proches , paraissent cylindriques , caraclòre qui les rapproche du genre Encrinites , corapris dans la pre- mière seclion de la famille des Crinoides créée par Mai- ler et à la quelle devraient appartenir aussi les fragments susdits. PentacrinUes scalaris, Goldf.' PI. 3. fig. 1. Les tiges pentagones de ce crinoidc onl les faces ex- tcrlcures avcc des papilles transversales , disposées en dcux séries , qui se icunissant quelqucfois ensemble prennent la DEL PROF. CATULLO 97 forme de cordons parallèles entre eux. La surface inlé- lieiire des articles garde à peine les raarqiies de l'étoile qu'ordinairement on admire dans les tiges des espòces du moine genre, et à l'endroit du Irou centrai s'élève une pelile saillie forraée par la nialière calcaire, qui pénélra au moyen de l'eau à travers les jointures naturelles de la tige. Il me semble qu'à celle espèce on peut égalerlenom- bre un peu grand de bras digitiformes que je garde sur deux morceaux de niusclielkalk délachés du Sasso della Limpia, qui est aussi l'endroit où j'ai trouvé les tiges ci-dessus décriles (lig. 2). Remarques. A Rócoaro oiì je ra'en vais chaque année, j'ai cueilli avec r espèce susdile quelques tiges d' un autre crinoide, qui a plusieurs rapporis avec le Pentacrinites cingulatus de Miinster. Les còles transversales et saillantes de ces tiges se répètent souvenl, corame on l'observe dans la fig. l.i'e de la pianelle 53 de Goldfuss, allribuée à celle espèce. Je rappelle aussi, qu'il y a d'aulres endroils du Vicentin ou la chaìne du muschclkalk renferme des nombreux exem- plaires du Pentacrinites cingulatus, car j'en ai trouvé plusieurs dans celui de Treilo. Pentacrinites basaltìformis , Miiller. Il correspond parfaitement à la figure 12 de la pian- elle 17 de la Lethaea de Bronn appliquée à celle espèce, c'est-à-dire, il senible qu'elle ait les arétes de la tige arrondies , les articles brefs et les étoiles formées par des rayons pélaliformes fori éiégants. Les tiges ou colonnes du Pentacrinites basaltìformis existeut dans le niusclielkalk du llaut-Agordin près du iS. A.N.N, Se. Natur. Serie II. Tom. 3. 7 98 DELLE ALPI VENETE Pont de Ghirlo, un mille au-dessous de Cencenìghe et plus fréquerameni on les renconlre dans le muschelkalk de la Vallèe de Levinallungo et en d'autres endroils du Ty- rol (S. Cassano). Pentacrìnìtes^ subteres, Miinsler. PI. 3. fig. 4. a,b. D' après Goldfuss et Bronn j' applique aux tiges cy- lindroides, que j'ai cueillies à Récoaro, le nom de Pent. subteres à l'appui des figures qu'ils ont donées de cette espèce, quoique jusqu'à présent on n'ait pas trouvé au- cune panie du corps, qui renfermaìt l' animai. Il pourrait ètre aussi qu'elles appartinssent à un Encrinìtes à cause de la ressemblance frappante qu' elles ont avec les tiges de ce genre. La colonne de l' Encrinìtes lìliìformìs est en gran- de parlie cylindrique, et c'est pourquoi que les tiges ainsi conformées pourraient représenter tour à tour tanlót l' une tantòt r aulre des deux espèces indiquées. Les articles que je décris ne se joignent pas entre eux par des sutures ser- rées, comme ceux en general des tiges des encrinìtes par- mi lesquels cependant il y en a quelques-uns, qui ont le bord de la suture tout-à-fait lisse. Les faces inlérieures pré- sentent cinq rayons linéaires, non pas pétaliformes , cora- me r on observe dans quelques-unes des espèces ; qui ont été décrites précédemment. Le Pentacrinìtes subteres a élé trouvé aussi dans le muschelkalk de Saint Cassano (Bronn) et peut se répéter mème dans les roches inférieures du terrain jurassique. DEL PROF. CATULLO 99 Tetracrinites Recoarensìs, Nob. PI. 3. fig. 6. Tetracrinites columna acute , qmdrangularì ', cinga- lata ; articulis subaequalìbus. Parrai des tiges norabreuses de crinoldes déterrées du Sasso della Lìmpia j' en ai irouvé quelques-unes de lélragones avec les faces lógèreraent creusées et les arctes aigues. Elles sont rayces à tiavers par des cordons fori proches entre eiix, et les surfaces inlérieures des articles uianquent de 1' éloile parce qu' elles se sont enllèremeat spalliifiées. La plus grande longueiir de la colonne ne sur- passe pas Irois centiraèlres , et 1' une des faces est un peu plus large et moins creusée que les autres. Remarques. En 1824, honoré à Vicence par une visite de M.r Bronn Professeur d'Heidelberg je voulus l'informer des tiges innombrables de crinoides que peu de jours aupara- vant j'avais recueillies sur les Alpes de Récoaro, parrai les quelles celles de figure carrée ont forme le principal sujet de notre enlretien. M.r Bronn , d'ailleurs naturali- ste très-expert et à qui la paleontologie germanique est beaucoup redevable, ne put pas se persuader, que parrai les crinoides anguleux, il en pouvait exisler quelqu'uQ tetragone, et pouréviler les doules, nia tout droit le fait. C'élait-là le parli si non le plus satisfaisant, du moins le plus désembarrassant. Je ne pouvais à Tinslant le con- vaincre de la vérilé de raon asserlion, en faisanl lui voir des exemplaires, car la caisse qui les renfermait, ne m'é- tait pas encore parvcuue de Récoaro. Trois ans après je 100 DELLE ALPI VENETE donnai une descriplion détaillée des Tétraciiniles Viceniins , et en me rappelant l' opinion contraile emise par M.r Bronn , je citai les auteurs^ qni plus d'un siècle auparavant s'é- taient chargés d'illustrer dans leurs ouvrages ces mèraes fossiles (Zool. fossile, pag. 121 et suiv.), mais mèrae par ce moyen, je ne pus pas alteindre mon bui. Il contìnua nonobstant à douter de l'existence des crinoldes quadran- gulaires, en les ayant omis enlièreraent dans la liste des Èchinodermes pédicillés, qui a été insérée dans la Lethaea, parue en 1837. Néanmoins, l'exeniple de ce respectable paléontologiste n'a pas été suivi par le Prof. M.r Pusch de Varsovie, qui dans son ouvrage estiraable sur les fossiles de la Pologne presenta les figures de quelques crinoì'des quadrangulaires, et les accompagna d' observations judi- cieuses et détaillées (Polens, palaontol. pag. 8. Tab. 11. a,b,c,d. Stuttgart 1837 in 4.). Encrìnites lìliìformìs , Schl'oth. PI. 3. fig. 6. Les colonnes, cu tiges cylindriques de ce crinolde, sont les plus longues que j'ai trouvées jusqu'à présent dans le muschelkalk des Alpes Vénitiennes, car elles atlei- gnent la longueurde Irois pouces et demi, ayant la gros- seur d' un centimètre. Les arlicles sont exlérieiirement con- vexes, égaux entre eux, sans ètre enlremèlés d'articles plats, comme l'on voit ordinairement chez plusieurs in- dividus de cette espèce. Je dois remarquer cependant, que dans le raorceau mème de la roche, qui contieni la tige dont j' offre la figure, on y voit cà et là des articles plats un peu plus minces que ceux que je vais décrire. La sur- face intérieure de chaque article est gamie de l'ouverture centrale corame à 1' ordinaire, dans laquelle, d' après quelques-uns , l'animai devait pénélrer avec une panie de DEL PROF. CATULLO 101 som corps. De ce trou , on ne volt pas toujours s' élever les sillons en forme d' étoile, lesquels dans plusieurs tiges du mi^me genre, se dirigenl dii cenlre à la circon- férence de chaque arlicle ; mais dans qiielques-uns la sur- face paraìt lisse et sans rayons. Cette différence derive de l'élat divers de fossilisation dans lequel se Irouvent les encrinites^ ayant raainles fois observé que ces sillons man- quent dans toutes les tiges, qui ont élé non seulement pe- trifiéeSj, mais aiissi changées en chaux carbonate spalhiqne laminaire, donée d'un éclal nacré, et seinblable à celui que présente la coque des échinides fossiles de plusieurs pays. Les tiges renferraées dans le muschelkalk Cadorin soni spathifiées, de la plus longue desquelles j'ai donne le dessin (fig. 6). On y compie Irenle articles garnis du trou centrai, qui manquent, comrae je l'ai dit, de sillons ; au lieu que les tiges analogues que j' ai déiachées du muschelkalk de Récoaro {Sasso della Limpia) sont très- courtes, composées toni au plus de qualre articles d'aspect terreux, et par conséquent avec la face inlérieure gamie de rayons plus cu moins parfaits. D'autres articles, au lieu de l' étoile, présentent des zones concentriques com- posées de granulalions moniliformes; d'autres ont la sur- face centrale lisse, avec la raarge rayée à l'entour par des rayures tantót d'une forme un peu renflée, tantòt à peine visibles sans le secours de la loupe, et tous ont un trou au centre. Je ne saurais pas décider si ces diverses confl- gurations des faces intérieures des articles, on doit les compter pour des différences spécifiques ,comnie M.r Miil- ler a du penchant à supposer à l'égard des tiges cylin- driques des Rhodocrinìtes ; cu si l'on doit les attribuer à l'àge des individus, qui dans l'état de jeunesse offrent des caraclères doni les adultes manquent. Mais quelque soit l'opinion qu'on embrasse, il est cerlain que ces dif- férences sont évidentes dans les tiges que j'ai devant moi et doni j'ai cru à propos de donner la figure dans la plan- che indiquée ci-dessus (fìg. 7). 102 DELLE ALPI VENETE A Récoaro, corame j'ai reraarqué ailleurg, oo trouve,' qiioique rarement, les plaqiies d' autres crinoides, qui comparées avec les figures données par Goldfuss et Bronn, se conforraent aiix scapulaires , c'est-à-dire, à ces parties destinées à soiUenir les bras digités de l'animai. Je rap- pelle particiilièrement ici le corps enliei' de V Encrìnites Uliiformìs , dépourvu de la tige que j' ai trouvée dans les couches inférieures dii muscbelkalk Cadorin, ne ra'élant pas connii que d' autres en aient vu dans nos montagnes. Il appartieni à un jeune ìndividu, n'étant pas plus long que quatre centimètres , ni plus gros que deux. Aussi roin- ce, en proportion du volume du corps, doli avoir élé la tige dont restent encore les traces. On y voit les plaques bien assemblées entre elles: des supérieures représenlant les épaules, s'élèvent cinq bras articulés qui se divident en doigts tentaculaires coraposés eux-mèmes d' un grand nora- bre d'artìcles et liés ensemble autour de' l'ouverture de la bouche placée aii centre. J'ai donne la figure de cet encrine dans le sens aussi de la base, afin de rendre vi' sibles les trois séries de plaques, qui composent la parlie inférieure du corps (fig. 8). Rhodocrinìtes verusf Miiller. PI. 3. fig. 9. C est la plus grosse des tiges que j' ai devant moi ; et elle a la longueur d' environ trois centimètres. L' épais- seur des articles est bornée par des sillons fort minces, qui conviennent aux crinolides placés par Miiller dans la section des demi-articulés. Le trou du centre est plus grand que celui des tiges ci-dessus décrites; et la face intérieu- re des articles parait obscuremeat rayée. Ce dernier DEL PROF. CATULLO 103 caraclère, que l' on remarque à l'aide d' une loupe, se répète dans lous les individus que j'ai recueillis dans le rau- schelkalk de Bellunais. Le canal n'est pas entouré de si- nuosilés pétaloidées 5 corame celui du Rhodocrinìtes verus, et les liges sont parfailement cylindriques. J'en ai trouvé un seulement de figure subpentagone, qui, étant casse dans le sens de la longueur, laisse voir la marche des ra- yures transversales du dehors en dedans. On les voit clai- rement dans toule la grosseur de la tige^ c'est-à-dire, dès la face exlérieure jusqu' au trou du centre, qui parait obslrué de malière calcaire blanchàtre inlroduitelà-dedans par l'eau (fig. 9. b.). Sur les faces intérieures des arli- cles, hormis les rayures capillaires, que sans le secours de la loupe on ne peut pas discerner, je ne pus aperce- voir aucune des plusieurs saillies, configurées d'une ma- nière variée , que Miiller a observées et qui peuvent,àson avis, ètre des marques excellentes pour accroltre le nom- bre des espèces, qui se rapportent au ^tme Rhodocrinìtes créé par lui-raème, quoique vraiment il n'en ait distin- guée qu'une seule. Pour reconnatlre ce genre , je me suis uniquement at- taché à la forme cylindrique de la tige, à la grosseur uniforme des articles et aux rayures radiées des faces in- térieures, n'ayant jaraais trouvé aucune des plaques du bassin, pour y pouvoir répéter mes observations et mes comparaisons avec les figures qu'en ont données les au- leurs. Il est inutile de remarquer que ce crinolde n'est pas exclusivement propre du mountain lìmeston ou calcai- re des montagnes place au-dessous de la grande formalioo carbonieuse de l' Anglelerre , car , corame nous l' avons vu , il existe dans le muschelkalk des provinces Véniliennes, et on le trouvé aussi dans celui de la Pologne. ( Pusch , Polens PalUont. pag. 8. tab. 11. fìg. 7). 104 DELLE ALPI VENETE Cyathocnnìtes rugosus^ Miiller- PI. 3. fig. 10. g,h,i. Il a la forme cylindrique d'un tronc, avec la face exté- rieure marquée liansversalement par des raynres équidislan- tes un peu fléxueuses, et avec la surface inlérieure de cha- que arlicle gamie de cercles concenlriques, qui s'amincissent de plus en plus, à mesure qu'ils s'approchent du cantre, où est l'ouverture. Tous ces caraclères m'ont déterminé à regarder mon fossile comme une espèce de Cyalhocrinites, quoique il offre quelques differences, si on le compare avec les figures appliquées par Goldfnss à ce genre (Goldf. tab. 59). La figure 1 ra.,atlribuée au Cyathocrìnìtes ru- go sus , convient mieux que tonte autre à notre originai, aussi pour la forme generale que pour l'ampleur du troii orbiculaire du centro, mais elle diffère par d'autres points et principalement par les raynres radiées du pian circulai- re, qui raanquent dans mon indlvidu, et parco qu'elle n'a que trois cercles concenlriques seulement, tandis que dans l'originai il y en a un plus grand norabre. On trouve les orìginaux de ce crinoide un peu fréqueniment dans le rauschelkalk du Haut-Agordin à l'endroit appelé Valt, à peu de distance de Canes, qui fautivement dans l'Atlas géographique du Royaurae Lorabardo-Vénitien a été écrit Vaile. Dans quelques endroits le calcaire de Valt parait cri- blé par des trous cylindriques qui pénètrent fort audedans du bloc, sur les parois intérieures desquels subsistent ce- pendant les empreintes articulaires des Cyatocrinites qu'ils renferraaient. L'exemplaire que j'ai figure représente aus- si la niche vide qu'un individu de la méme espèce jadis occupait , et aussi grande qu' elle peul renfermer le pouce de la main. DEL PROF. CATULLO 105 ylmmonìtes nodosus, Bruguìère, Encycl. raélhod. T- 1. N. 22. PI. 4. fig. 5. a,b,c. Au dos gami d'une large carène, à la forme ci à la disposiliou des noeuds inlórieurs et extérietirs du pre- mier tour, à l'ampleur el forme de l'ouverture aucun ne se refuse de reconnaltre dans le fossile, que j'ai devanl moi, un iudividu de V Ammonìtes nodosns , doni M.r de Haan créa un genre parliculier sous le noni de Cératites. Notre exem- plaire comparée avec la figure appliqnée par Bronn à celle espèce (lab. XI fig. 20. a ,b.) y répond exaclemént, exceplé que dans la forme deslobes, qui paraissent dentelés dans la figure, au lieu que dans nolre Ammonìtes ils soni ronds et enlièrement lisses. Tout le monde est d'avis que les Amraonites compris dans la Section des Cératites, ont les selles sans denielu- res, mais on n'esl pas d'accord que la panie inférieure des lobes en soit destituée, corame on l'observe en effet dans r espèce que nous décrivons. Par conséquent on ne peut pas douler que dans quelques individus de Y Ammonìtes nodosus les lobes sont sans dentelures et qu'ils apparlien- nent cependant aut Cératites et non pas aux Goniatìtes, parce que dans ces derniers les lobes lerminenl en poinle à la base, et jamaìs ils ne sont arrondis comme ceux de nolre fossile. Dans les années passées j'ai trouvé ce céphalopode parmi les roorceaux de pierres qu'on exporlait au dehors des mines de la Vallèe Inferna (Zool. foss. pag. 81); eu- suile je l'ai trouvé encore dans le musclielkalk de la mon- tagne contigue de Sovelle, entro Fornesighe el les mines susdiles. Dans la Zoologie fossile j'ai associò à tori celle 106 DELLE ALPI TENETE roche au calcaire alpin , corame je disais plus en avant , ce qui a été la cause de la diversilé de posìlion que j'ac- cordais à cette epoque à V Ammonìtes nodosus, en le re- gardant coramun à deus roches zoologiquement différen- tes; au lieu que je devais le retenir corame une des espè- ces les plus caractérisliques et les plus distinclives du mu- schelkalk. Je n'ai pas élé le seul qui est tombe dans cette équivoque, car à la mèrae epoque M.r le Baron De Buch qualifiait pour Zechstein le calcaire de Durrheira , place au nord de la source du Necker quoique à cause des fos- siles trouvés par Walchen, il se fit reconnaìtre pour du muschelkalk (Zool. foss. pag. 82). Cìstoseìrìtes nutans? Sternberg, PI. 4. fig. 6. Ce fucoìde seraìt parfaitement représenté par la fig. 8 de la pi. 14 de Bronn , si les parties qui ont l'aspect de feuilles etaient dans la figure plus brèves et un peu plus grosses et raoins pointues. Elias dans notre fossile passent le long des branche et de la tige , corarae on observe dans le dessin de Bronn. Je detachai il y a quelques années ce phylolile du muschelkalk de Bovigliana , et il est très-res- serablant à un fucolde que j'ai vu sur un fragraent de la mèrae roche gardé dans la Collection géognostique que possedè le Doct. M.r Biagi médecin à Recoaro. Quelques géologues sont d'avis de regarder les fu- coides corame des plantes caractéristiques de la craie, quoi- que on n' ignoro pas que l' on a trouvé le Fucoides Brardii dans les roches inférieures au terrain cretacé de Pisalpinson et aussi dans le schiste cuivreux de Frankeen- berg dans la Saxe (Journ. de Géolog. N. 2. 1830). DEL PROF. CATULLO 107 Voilà les obscrvalions de simple zoologie géognostiqiie qaej'aifait sur des fossiles de grès bigarré et sur le cal- caire coquiller qui le recouvre. A present il ne resterai! qu'à parler du Keuper, e' est-à-dire, de la roche plus recente du terrain dont j'entrepris la description; mais ayant dcpuis peu de jours publié les observations qui regardenl cel- le roche, je pense au contraire de soumettre 1' opuscu- le mèrae au jugemenl miìr de la Société de Geologie de Franca. Intorno la sfrenata libertà della Recisione degli Alberi, Memoria postuma dell' Avvocato Lui- gi Parenti. (Continuazione e fine vedi pag. 69.) s. V. Intorno il disordine in polìtica pel sopraccarico del provvido possidente nella prediale. Da quest'abuso della proprietà col taglio delle selve in montagna, di qualunque specie, ma in particolare di quelle de' castagneti , ne deriva un inconveniente de' piti ruinosi del sistema politico, siccome vi sarà chiarito dal solo esporvelo. Tutte le Comuni montane del nostro Di- partimento chiamansi composte, perchè da molti anni ad- dietro, mediante una perizia del rispettivo loro territorio, preso in complesso senza rapporto alli singoli, si compo- sero col Governo di allora in una proporzionata quantità di soldi d'estimo, da non alterarsi per qualunque caso fortuito, toltone quello dello sconvolgimento del territo- rio per frane o lavine. Questa composizione serve tuttavia di base all' odierno Governo per lo scompartimento delle imposte dirette e comunali, restando però, come prima, alle Comuni composte la libertà, anzi l'obbligo di rinno- vare, almeno ogni vent'anni^ il catasto de' loro beni, a fine di ripartirne il soldo composto fra i singoli possiden- ti a misura della rendita dei rispettivi terreni. Dalle cose premesse, voi Socj egregi;, ne derivate per voi medesimi il grave assurdo che per la rinnovazione dell'Estimo ne MEM. dell' AVV. L. l'AIlENTI 109 proviene dal taglio de' castagneti e de' boschi. Allora ne verrà che il possidente, il quale avrà conservato i suoi castagneti, i suoi boschi, o dovrà soffrire di essere so- praccaricato della porzione di soldario di quelli che sono stati distrutti, e così l'iniqno riparlo che il provvido pos- sidente debba portare il carico della proprietà distrutta dal- l'infingardo, perchè i periti operando materialmente col- l'attribuire il cento di fondo per ogni cinque di rendita, poco 0 niun valore daranno al suolo privato di arboratura e di rendita; oppure che lo stesso possidente, per ben in- tt.'iizionato che sia, vedrassi costretto, per mettersi al li- vello di condizione cogli altri, di vendere ancor egli le sue selve di castagneti, e i suoi boschi da tronco alli car- bonaj, e così di rendere universale la distruzione dell' ar- boratura , che occupa ben quattro quinti della montagna ; concorrendovi ancora l' allettamento, che i carbonaj con- tando sul pregio dell'opera, pagano assai più le selve pel taglio , che non farebbe un confinante per conservarle da frutto; e questa disuguaglianza del prezzo si farà sem- pre maggiore, quanto più sarà per durare la distruzione, motivo che per se solo farebbe urgenza per un sollecito provvedimento. §. VI. Intorno la privazione all'aere viziata d'un meii^o di rendersi sana. Si è detto che l'abbattimento delle foreste ha favorito l'ingresso ed aumentata la forza interna dello Scilocco. Questo vento , per sua peculiare proprietà conosciuta dai naturalisti e dai medici, irae seco una quantità prodigiosa di effluvj che spossano le sostanze organizzale viventi , e che proraovono ed accelerano la putrefazione di quelle già prive di vita; esso per conseguenza è pregiudiziale alla 1 10 DELLA RECISIONE DEGLI ALBERI salute degli uomini e degli animali- Di gran momento sa- rebbe ancora se questo stesso vento, come ha preteso di dimostrare il signor Selmi in una sua ben ragionata me- moria, fosse il produttore di una malattia alle pianticelle di frumento di fresco nate, cui fa succedere l'invasione e il pascimento di una specie particolare di vermi, distinta da quella con esimia profondità ed erudizione esaminata e descritta dal chiarissimo nostro Consocio, sig. Abbate Bonaventura Corti. Ora, per ben fondata dottrina d'uomini grandi nelle scoperte della natura , essendo manifesto che le piante as- sorbiscono colle foglie l'aria sparsa di effluvj nocivi e pu- tridi, e per la forza della vegetazione la rendono all'at- mosfera purgala e salubre ; noi coli' abusivo taglio de' bo- schi aumentiamo la cagione del male, e ad un tempo ne minoriamo il rimedio. Un grave riguardo ancora per la conservazione degli alberi e specialmente di quelli d'alto fusto in prossimità dei casolari e villaggi, importerebbe l'opinione di alcuni, se venisse verificata o resa probabile ; cioè che la cima de- gli alberi 0 col contatto per l'altezza, o per la virili d'at- trazione, attiri a sé il vapore elettrico, come l'apice me- tallico d'un conduttore, divertendo così la folgore dalle abitazioni campestri. Conchiusione. Esposti i mali, almeno i più gravi, dell'arbitraria libertà di distruggere l' arboralura , vengo ora a proporvi il rimedio. La Società nostra , per arrestare i progressi di questo contagio sterminatore, ove non lo possa d'autorila propria, dovrebbe con una specificata rappresentanza pro- curarsi dal governo una legge, che sotto pena da rispet- tarsi vietasse a chiunque il taglio degli alberi, oltre il suo bisogno pel combustibile o per lavori, senza il pre- MEM. dell' AVV. L. PARENTI 111 ventivo nostro permesso. Siffalla legge non attenta peif nulla alla civil libertà, come non l' offende quella che vieta il distruggere la propria abitazione in città: e le Nazioni più incivilite dell'antichità, e de' giorni nostri, come li Greci , i Romani ( presso de' quali — Nec for- tuitum spernere cespitem — Leges sìnehant ) (1) , la Fran- cia, la Toscana, e il passato nostro Governo ne autoriz- zan l'inchiesta. Ottenuta che siasi questa legge, da dira- marsi ad ogni Comune , parmi espediente che dalla So- cietà nostra si dovesse affidarla ai Socj corrispondenti per (1) Se le antiche leggi esigevano riguardo pel cespite fortui- to, quale non sarà stata la loro vigilanza e rigidezza per la conservazione degli alberi collocati espressamente ad oggetto di pubblica utilità F Se ne può avere un'idea dalle pene ful- minate nelle Pandette (lib. Al , tit. 11, L 10) contro a chi avesse offeso le piante che per virtù del loro fondamento ed intreccio fortificavano gli argini ond' era sostenuta V escre- scenza del Nilo fino a dodici cubiti; oltre alla quale altezza elevavansi tuttavia gli argini stessi , quanto fosse necessario a regolare gì' incili che distribuivano alle campagne la benefica inondazione. La qual pratica degli Egizj , necessariamente pe- ritissimi dell'idraulica^ ne par degna d' essere considerata^ anche ne' tempi nostri , da chi studia in queste materie. Che , se i moderni sistemi delle arginature hanno consigliato di ri- moverne i grossi alberi, non si vede come gli stessi motivi si potessero estendere all' estirpazione di tante piante fluviali che , per evidente lunghissima prova , giovavano così ad im- pedire la corrosione e lo sgretolamento delle sponde , come a temperare V effetto delle piene precipitose , massimamente nelle così dette berleté. Forse che, dopo le osservazioni del Poeta agronomo , la natura ha cessato di darne all' arte il sugge- rimento ? Fluminibus salices, crassisque paludibus alni Nascuiitur, stcrilcs sasosis montibus orni. 112 DELLA RECISIONE DEGLI ALBERI l'osservanza, con istruzioni analoghe, riguardo al pas- sato, d'indurre li proprietarj, che hanno reciso le sel- ve, qualunque siansi, a rimetterle o con piantamenti, o con difendere li getti dal bestiame ; ed intanto di poterli obbligare a sostenere gli oneri diretti e comunali del ter- reno nudato, come li portava vestilo degli alberi; e per l'avvenire di resistere sempremai al taglio dei castagneti; perchè non vi può essere né veduta, né compenso di do- verlo permettere ; e che ove trattisi di domanda di recisio- ni di qualunque altra sorta di piante oltre il bisogno, dovesse precedere alla concessione una visita dello stesso Socio corrispondente per restringerla al puro bisogno, e farla cadere sopra le piante raen dannose ed in decaden- za, da distinguersi preventivamente con un marchio, od altro apparente segnale. Ma pressa il bisogno di sollecitare la legge, perchè quanto più il taglio delle foreste si lascia al capriccio dei possidenti, tanto più cresce la manìa e l'esca di estender- lo; imperocché la minorazione del genere ne aumenta il prezzo; e la moltitudine sconsigliala gioisce del momento, e del bene presente tramandatoci dai nostri maggiori, sen- za rapporto di gratitudine per gli antenati, e di beneficen- za pei posteri; motivi per cui li Socj corrispondenti do- vrebbero diffidarsene, guardandosi dalle sorprese; ed ove fossero provocati dai possidenti, usar precauzione e co- stanza, affinchè la legge, o per frode o per insistenza non fosse la soccombente. 'i~i^'i~5t'y"i>'?"nRgr5^rr^ .^.rv del' ptoPe G. GIUSEPPE BIANCONI al e)boti* Il)oi«o SIGNOR CONTE CAMILLO SALINA Venerati ssimo Signor Conte Fra' doni che Ella di recenle ha fatto a questo Mu- seo di Sioria Naturale, con oggetti mandati dal Mozambico dal non mai abbastanza encomiato Cav. Carlo Fornasini, trovo un Pesce, il quale offre alcune particolarità che lo distinguono da' suoi congeneri , e merita quindi di essere fatto conoscere. Nel darne a Lei notizia , intendo di pre- stare pubblicamente un allo di riconoscenza per l'amore che Ella dimostra per questo Museo ^ e per le Scienze Naturali. Il Pesce indicato appartiene al genere Ostracion, ed a quella sezione che comprende gli Ostr. quadrangulari di Cuvier. Sommamente prossimo a\V Ostr. cornutus di Linn. ha come esso 2 spine avanti agli occhi;, e 2 all'ano; la faccia ventrale più larga di tutte, e la dorsale più an- gusta d'ogni altra, (v. fig. 1. Tav. I.). 11 numero altresì de' raggi alle pinne è uguale in amendue contandosi alle Pettorali 11 , alla Caudale 10, alla Dorsale e Anale 9 (v. Bloch Pari. 4. p. 111.)- Ma ne differisce per avere uà N. A>N. Se. Nati ti. Serie li. Tomo 5. 8 114 LETTERA DEL PROF. G. BIANCONI forte aculeo rivolto all' indietro , sul dorso, posto poco prima della pinna dorsale; ed in oltre per essere propor- zionatamente molto più corto, e molto più grosso del Cornutus; il quale come dice Bloch (p. 112) ha la coda, e la sua pinna estremamente lunga , e la sua figura n.° 133 lo mostra con tutto il corpo molto allungato in proporzio- ne al suo perimetro. Un aculeo dorsale si trova e grandissimo suU' Ostr. Turrìtus', ma oltreché questo Pesce ha le spine della te- sta verticali e retrocurve, sembra poi incredibile che possa andar soggetto a tanta modificazione, da ridurre la gran- de gibbosità del dorso , a quasi nulla, e da lasciare come nel nostro l'aculeo ricurvo piantalo sul piano dorsale. A compimento della esclusiva ùqW Ostr. turrìtus si noti che questi manca delle 2 spine anali , e n' ha invece quattro su ciascuna delle creste latero-ventrali. Il Gronovio aveva descritto ( Zooph. n.° 175) come specie distinta un' Ostr. che ai caratteri del Cornutus ag- giungeva l'altro di portare 3 forti aculei sul dorso, e due a ciascun Iato dei margini inferiori. Cuvier ( R. A. 2 p. 375) giustamente avverte che non si è ancora ben certi , che non vi abbiano delle differenze fra' sessi ^ sul particolare delle spine, e delle forme del corpo. Sicché egli è possi- bile che qualcuna di queste appendici altro non sia che una conseguenza o del sesso o dell'età. 11 Bloch (p. 112) appunto aveva giudicato come un maschio od una sempli- ce varietà l'individuo descritto dal Gronovio. Aggiugne poi (pag. Ili) che neirOif. cornutus, su' due margini su- periori si vede nel mezzo una punta corta, e fra di loro una terza. La Tavola 113 che egli ne dà, ne mostra invece una per ogni spigolo, e due nel mezzo sul piano dorsale. In due piccoli individui infine, che a secco si conservano in questo Museo di Stor. Nat. trovo un indizio di un tu- bercolo nel piano dorsale e di uno sul mezzo de' margini lalero-dorsali. Le quali cose farebbero credere ^he appunto \ AL N. V. C. C. SALINA 115 variabile e iDdetcrminato fosse il numero, e Io sviluppo degli aculei, o tubercoli sul piano dorsale. Per queste considerazioni non ardisco affermare cbe la presenza di un quinto aculeo dorsale, benché mollo elevato , congiuntamente con proporzioni più abbreviate del corpo, basti a stabilire una specie distinta, anche nel sen- so il più comune. Quando bastasse potrebbe meritamente appellarsi Ostr. Fornasinì, e la frase sarebbe — O- te- tragonus spinis quatuor liori\ontalibm , duabus in fron- te , duabus ad anum ; aculeo verticali re traverso in dorso. Ma se è una semplice varietà dell' Ostr. cornutus Linn. è per altro assai pregevole. Essa anderà a fianco di quella descritta dal Granovio: ne differirà pur sempre per avere un unico aculeo molto elevato, e per proporzioni ed un taglio tutto particolare. A togliere le incertezze in cui ci troviamo spero che gioveranno le ricerche e raccolte di cui ho pregalo l'ot- timo Fornasini ; il quale trovandosi in caso di veder molti individui potrà dirci se sia cosa che varj coli' età, o per sesso, ovvero se sia carattere costante, e, come dicesi, speciGco. Ho r onore etc. Devotissimo Obbligatissimo Servo G. Giuseppe Bianconi. DEI VANTAGGI DELL' ELLEBORO «ERO PARTICOLARMENTE CONTRO LA MANIA E LA MELANCOLIA DISSERTAZIONE Professore di materia medica nella Pontificia Università DI BOXOGIffA Letta all' Accademia delle Scienze dell' Istituto li 19 Novembre 1840. L'andare in traccia di nuovi medicamenti per curar malattie, contro cui non valsero i moltissimi, che posse- diamo, è laudevole cosa, anzi necessaria; ma il vanlarne altri meno efficaci, o meno sicuri da sostituirsi ai com- provali da lunga esperienza è origine di confusione^ di errori, e di grave danno nell' esercizio delle arti salutari. Non ha molto infatti, a cagion d'esempio, che do- vunque si decantavano antelmintici d'ogni genere pel ver- me solitario, ma niuno alla perfine si riscontrò più valido, ed insieme più innocente della da gran tempo obbliata scorza della radice di melogranato , secondo che con tutta esattezza A. C Celso tanti secoli prima chiaramente ci espose. Lo stesso riferir si dee ad altri medicamenti in addietro provati utilissimi , e di presente non curati, e po- sti perfino in ridicolo. Purtroppo la novità adesca or più che mai i medici, i quali mossi dai mirabili avanzamenti della storia naturale e della chimica, che offrono di con- tinuo nuovi oggetti, e nuovi preparali, si danno senza indugio e senza consiglio a valersene , confidando venir in essi altrettante panacee, e come tali a gran fretta, e fuor di ragione magnificandoli. DISSERT. DEL PROF. F- GOZZI 117 Queste e somiglianti considerazioni mi determinarono, 0 A. P. , a dir in breve di un medicamento dai moderni a torto trascurato, benché riconosciuto validissimo sin dai più vetusti tempi. Quello di cui intendo parlare è l'Elleboro. E di vero non ve n' ha verun altro, che presso gli antichi sia stato più in uso, e più in famaj per lo che è de' più acconci a dimostrare i principj , sui quali diriggevansi nella cura di molle infermità particolarmente croniche. E appunto perchè si trattava d'un rimedio validissi- mo, e frequentemente da essi adoperato;, ne conoscevano così bene gì' inconvenienti , che han potuto stabilire non l)oche regole, ed avvertenze indispensabili per ammini- strarlo con sicurezza e profitto. Per cotal guisa vi ricorre- vano in certe pertinaci, ed inveterate malattie, come so- gliono essere l'epilessia, le febbri quartane , le erpeti, le idropisie, ed in particolare la mania, e la melancolia. Da quanto gli antichi ci asseriscono a questo proposito, par- tendo da fatti irrefragabili, ed innumerevoli, non è lecito il negare molta efficacia al suddetto medicamento, il quale si mostrò non rade volte superiore in virtù ad altri non pochi, benché molto riputali nelle sopraindicate infermità. Concedo di buon grado che i mezzi ausiliarj e cor- rottivi impiegati dagli antichi per rendere l'elleboro più sicuro, e meno pericoloso abbiano contribuito a' suoi feli- ci successi: faccio però avvertire, che d'ordinario si pra- tica lo stesso per tanti slimati riraedj , senza che perciò la riputazione loro credasi diminuita; e nel nostro caso basterebbero le sole qualità emeto-drastiche e fortemente irritanti troppo manifeste per essere annoverato tra medi- camenti eroici. II trattamento infatti di certe malattie croniche , ed in ispecial modo della mania, e melancolia comprendeva presso gli antichi non solo la scelta, la preparazione, e ìa vetta amministrazione dell'elleboro medesimo, ma eziandio 118 DISSERTAZIONE l'uso preventivo, simultaneo, o successivo di altri mezzi propri a secondarne l'azione, e ad impedire gli effetti perniciosi die potevano succedere: lo che costituiva V elle- borismo propriamente detto, il quale, sotto tal vista con- siderato, formava uno dei punti capitali dell'antica tera- peutica. Né solo i medici ebbero in gran pregio, e preconiz- zarono l'elleborismo segnatamente nella mania, e melanco- lìa , che i poeti e gli storici amarono del pari di celebrare le guarigioni maravigliose operale per di lui mezzo se- gnatamente neir isola di Anlicira, dove questa pianta si riputava essere della migliore e più perfetta qualità. Do- po di che non è a stupire se Erofìlo, Attuario, Celso, ed altri partigiani della medicina greca siano molto prevenu- ti in favore di lei ; e se gli Arabi ad imitazione dei Gre- ci ne abbiano parimente fatto un grande uso, quantunque ne conoscessero abbastanza l'azione molto violenta. Non ostante e per sì fatta azione, e per gl'inconve- nienti, che può indurre, e per l'indole delle malattie, in cui fu raccomandato l'elleboro, e per altre cagioni, come vedremo in appresso, decadde successivamente dall'alta ri- putazione, in cui era, finché si vide richiamato in uso da Antonio Brasavola alla metà del secolo decimosesto, acquistando nuova fama, dachè questo celebre medico guarì con tale sussidio un maniaco della famiglia dei Ma- jalesti. Laonde come suole accadere, molti altri, e nomi- natamente Pecklino, Lorry, e Vogel ne esaltarono le vir- tù nella mania, ed anche nella raelancolia. Eppure nem- nien ciò valse ad impedire, che in seguito non fosse di nuovo trascurato, e quasi del tutto dimenticato! Tale fu la sorte dei più eroici medicamenti, ora pre- conizzati e tenuti quali panacee, ora vilipesi e disusali. La qual cosa è in ragion diretta del progredire massima- mente delle scienze ausiliarie della medicina, di modo che gli antichi^ benché eccellenti osservatori, ma troppo DEL PROF. F. COZZI 119 fautori di semplicità ne' loro metodi curativi , poco o nul- la si curavano della ricerca di nuove sostanze medicinali , paghi di ciò, che possedevano; quandoché oggi giorno si tocca l'estremo contrario. Questa smania di novità ha bisogno di essere mode- rata e a giusti termini ridotta da tutti coloro, ai quali stanno a cuore i veri e reali avanzamenti dell'arte no- stra. Ed uno dei principali mezzi per giungere a questo scopo utilissimo, quello si è di richiamare in uso, ciò che a torto venne dimenticato, mostrando l'errore gravis- simo di mettere in non cale medicamenti efficaci, ed in pratica ben conosciuti. Ondechè ho fiducia , che voi o Si- gnori, di buon grado mi permetterete, che a conferma della mia asserzione io venga esponendo alcune osserva- zioni , per le quali ho credulo di dover molto valutare il sopraddetto medicamento. Dovendo trattenermi in Modena l'estate e gran parte dell'autunno del 1804, mi portava ogni mattina allo spe- dale per assistere alla visita degli infermi, che il mio amico Sig. Professore Bignardi faceva. Nel luogo destinato alla cura dei dementi v'era da quasi due anni certo Ca- solani uffiziale, poco al di là del sesto lustro ^ di robu- stezza atletica, affetto da mania. In quello spazio vennero impiegati i più validi metodi deprimenti, ed in particolare i salassi universali, e locali, compresa l'arteriotomia, ed i drastici , ma con poco , o niun profitto : per lo che giu- dicato morbo incurabile si limitarono i medici ad un me- todo di cura palliativa. Informato dal suddetto Sig. Professore dei rimedj ado- perati, non potei trattenermi di far le maraviglie, che^ essendo Egli grande fautore, e seguace della medicina ip- pocratica non avesse giammai pensalo di provare l' elleboro in un caso, dove gli antichi l'avrebbero senz'altro am- ministrato. Facciamo anche questo tentativo, ei soggiunse, quantunque , a dir il vero , mi rimanga poco o nulla a 120 DISSERTAZIONE sperare. Usala ogni scrupolosa indagine sulla perfetta qua- lità della radice d'elleboro, fu esebita di buon mattino, e a digiuno ridotta io fina polvere alla dose di uno scropo- lo. Poco stante il malato provò qualche leggero conato di vomito, e da quanto parve qualche dolor di ventre, ed appresso ebbe una copiosa scarica alvina. Confrontando poscia il passato col presente stato di lui si notarono più lunghi intervalli di calma. Esplorata così la tolleranza dell'individuo si credè dopo due giorni di dover ripetere il medicamento in quantità maggiore: io lo proposi a mez- za dramma, ma il Bignardi , avuto riguardo alla robustez- za dell'infermo, ed all'indole della forma morbosa^ giu- dicò meglio di prescriverlo a due scropoli in una sol vol- ta amministrati come sopra. Il Casolani si vide successivamente oppresso da nau- sea, conati di vomito, voraiturizione, e termini; poscia ebbe scariche alvine alquanto atre, e per ultimo tinte di sangue. All' indiraane la calma era tale da poterlo slegare: in seguito cominciò ad alzarsi, a chiedere il cibo, a gu- starlo, e divenne abbastanza ragionevole. Ma non erano scorse due settimane, che improvvisamente ricadde^ e peggio di prima. Richiamando alla mente i vantaggi otte- nuti, anziché intimorirci, stabilimmo dì fare l'ultimo ten- tativo con quel coraggio , che in simili casi gli antichi hanno raccomandato , ordinando la radice medesima ad una dramma da esebirsi nel modo sopramentovato. Gli effetti , che ne successero , non tardarono a dive- nire alquanto gravi e pericolosi. A dir in breve l'infermo sembrava assalito da cholera, le materie in quantità ribut- tate per vomito, e per secesso erano per lo più atre, e sanguinose, in fine quasi di puro sangue. Travagliato in cotal guisa per alcune ore si procurò di possibilmente soc- correrlo, finché a poco a poco diminuirono gli effetti del rimedio, e si ottenne la calma, ed il sonno. Il dì vegnente trovandosi molto abbattuto , si cercò ristorarlo con brodo. DEL PROF. F. GOZZI 121 che di buona voglia bevca, e con cibo leggiero, ed adat- talo, che moslrava di aggradire. Dopo r accaduto andava di giorno in giorno miglio- rando, ed in maniera che tenutolo in osservazione per un mese, si giudicò necessario di trasportarlo in una sala dello spedale tra gli altri infermi, dove rimasto per oltre due mesi, e ben ristabilito, potè riprendere il servizio militare. Seppi di poi, che avea sempre goduto buona salute, comportandosi da bravo, ed assennalo guerriero, finché dopo ire anni circa morì valorosamente combattendo ferito da un colpo di metraglia. Ritornato a Bologna mi capitarono due casi di melanco- lici, che mi faccio succintamente ad esporre. Il l.** appartie- ne a certa Signora C. Marchesini d'anni 17 non mestruata, di gracile costituzione, e di temperamento nervoso assalila da forte melancolia sul principio dell'estate a cagione di patemi d'animo. Un mio stimatissimo collega la sottopose mano mano per piiì di due mesi ai purganti, particolar- mente drastici, alle sottrazioni di sangue universali, e locali, ai nervini, ma senza profitto, in vista di che si adoperò a persuadere i parenti esser miglior consiglio di sospendere per qualche tempo ogni rimedio, aggiungendo un pronostico infausto. Abbandonata l'inferma dal medico io fui invitato a visitarla, e parendomi caso da provare il valore dell'elleboro, ordinai pillole composte per ciascheduna di due grani della radice s. p., prescrivendo di esebirne una la mattina a digiuno, e l'altra la sera; poscia avanzai il numero sino ad otto pillole per giorno epicraticamente, e secondo il bisogno amministrate. In meno di un mese ot- tenni la guarigione dell'inferma, l'alvo si mantenne libe- ro: non osservai, che qualche disturbo di stomaco, e di basso ventre, secondo i quali effetti principalmente io pro- porzionava la dose del rimedio. L'altro caso risguarda il Sig. Gaelano Bacchetti di 122 DISSERTAZIONE mezza età, di buona costituzione, impiegato nelle Finanze, il quale da varj anni era soggetto a melancolia intermit- tente nel modo, che mi fo a descrivere. A primavera avanzata incominciava a divenir serio, e taciturno, fuggiva la compagnia, rifiutava per solito il cibo ed il vino ; interrogato o non rispondeva , o solo con difficoltà, mostrando per lo più idee disordinate e confuse; e rimaneva in questo stato sino ad autunno inol- trato, riacquistando allora a poco a poco la sua gioviali- tà, essendo di carattere assai gajo e sollazzevole. E così andò ogni anno peggiorando di guisa, che si rese inabile, durante la melancolia, a soddisfare ai doveri annessi al suo impiego. Fu da prima assoggettato a purga rinfrescante in pri- mavera, ed a salassi universali e locali, poscia ai nervi- ni, ed ai drastici ripetutamente, e con coraggio adoperati, senza che arrestar si potesse il corso ordinario della me- lancolia. All'apparire dei sopramentovati sintomi invitalo verso la metà d'Aprile a visitarlo, incominciai la cura con pil- lole composte per cadauna di quattro grani della suddet- ta radice s. p. da prenderne una la mattina appena sve- gliato, e l'altra la sera prima di coricarsi. Successivamen- te accrebbi il numero sino a sei pillole date a più o me- no lunghi intervalli secondo l'opportunità. Col mezzo di questo solo rimedio mi fu dato d'arrestare il progresso della melancolia, e di vincerla in modo, che ben ristabi- lito il Bacchetti potè ai primi di giugno riassumere il pro- prio impiego. L' anno prossimo avendo tardato a comparire la me- lancolia, e comparsa, sperando che presto e da sé termi- nasse , non fui chiamato per trascuratezza di chi lo tenea in pensione, che sul finire di maggio, e quando il male era giunto al massimo grado. Quantunque grande fosse la difficoltà di fargli ingojare DEL PROF. F. GOZZI 123 medicine, pure valendomi delle avvertenze e dei modi indicati dagli antichi, ottenni non poco vantaggio, coli' es- sersi ridotta la melancolia a semplice apatia ; e tolta quin- di certa tendenza al snicidio, della quale in passato non aveva mai dato alcun indizio. Probabilmente sarei riuscito a superare la malattia, proseguendo a dare il rimedio in dose maggiore, ma il timor mi trattenne d'indurre vomito ed altri sconcerti, essendo egli affetto da voluminoso oscheocele irreduci- bile. L' altro vantaggio ricavato si fu, che la melan- colia ebbe un corso più breve, perchè incominciò a de- clinare sul finire dell'estate, ed in pochi giorni di poi cessò del tutto. Non ho mancato nella primavera susseguente d'aver cura dell'infermo sin dall'invasione del morbo; ed ho potuto col medesimo rimedio arrestarlo e guarirlo in modo, che per varj anni consecutivi noi vidi più assalito da melancolia. Dopo questi falli non mi sono rimasto dal prevalermi dell' elleboro ;, e di proporlo confidentemente non solo nella mania e melancolia, ma ancora nelle quartane ostinate, e nelle erpeti, e debbo dire per la verità, che secondo la mia sperienza mi sono sempre più confermato nel giudi- carlo uno degli eroici presidj dell'arte nostra particolar- mente nelle sopraddette infermità. Ed a ciò mi sono con- fortato, leggendo nel recente Dizionario di Terapeutica ge- nerale, e materia medica dei Signori Mérat e de Lens quanto segue: « Questo medicamento, che Ippocrate usa- » va quotidianamente , e che prescrive in ogni pagina )) delle sue opere, è ai nostri giorni caduto nella mag- 1) gior dimenticany^a. Non può dirsi , che ciò dipenda da M inattività. A noi sembra che un tale abbandono debba » attribuirsi a varie cagioni » le quali vengono da que- sti illustri autori accennate, e che stimo dover brevemente esaminare al vostro cospello- 124 DISSERTAZIONE 1.° All'incertezza del metlicaraento che si adopera. Si crede che noi manchiamo della specie d'elleboro usata dagli antichi, e perciò non si prescrive temendo, che non abbia le stesse virtiì. Questa obiezione mossa segnatamente ai nostri tempi è slata dai moderni botanici confutata, e sopra ogni altro da Siblhorp il quale ha veduto, che l'elleboro nero cresce in Grecia nella Laconia, e sul monte Allhos; e Belon r ha osservato sul monte Olimpo. Dal che bisogna infe- rirne, che r Helleborus niger L. ha potuto essere adope- rato dagli antichi , siccome 1' Helleborus orientalis L. , il quale si credeva il solo da essi segnalalo. A togliere ogni dubbiezza, e senza ingolfarsi in vane disputazioni conveniva invece procurarsi 1' orientale, o propagarlo nell'Europa meridionale, affine di verificare, se gli effelli , che suol produrre, o le virtù attribuitegli fossero conformi, ed identiche a quelle dell'elleboro nero il solo da noi impiegato. Ma in realtà così falli esperimenti non mi sembrano necessar j , avvegnaché esaminando ciò , che sopra questo rimedio ci narrano, e fedelmente espongono gli antichi, e confrontandolo con quel, che ne dicono i medici poste- riori sino ai nostri giorni, chiaro apparisce, ch.e non v'ha dilTerenza notabile di virtù tra le due suindicate specie, e quindi che ponno indistintamente adoperarsi. 2.° Le radici d'elleboro, che si hanno comunemente nelle Farmacie , posseggono azione variabile per le altera- zioni dipendenti dall' essere invecchiate e guaste dal tar- lo; 0 perchè altre non poche radici vi si sostituiscono, o mescolano per ignoranza, o per frode, cosa non agevole a distinguersi, avendo tra loro grande analogia, e somi- glianza nelle qualità fisiche, non già nelle medicinali, che esser debbono naturalmente diverse. È questa una delle più frequenti cagioni d' errori in pratica, conciossiachè quale giudizio può mai darsi della I»EL PROF. F. GOZZI 125 virtù d' una pianta senza bene assicurarsi prima della sua (jiialilà, e senza averne un'esatta e compiuta conoscenza! 3." Taluni troppo entusiasti fautori dell' antica medi- cina hanno creduto di dovere unicamente prescrivere l'el- leboro secondo le indicazioni degli antichi, e per avven- tura in casi di malattie, dove per circostanze particolari poteva riuscire nocevole; lo che avrà del pari cooperalo a denigrarne la fama, e a porlo in disuso. Bisognava piuttosto istituire un esame diligenlissirao dei fatti morbosi, raccogliere gì' indicanti e controindican- ti, e nel determinarsi all'uso di questo o d'altro rimedio approfittare degli avanzamenti accaduti in progresso per quanto specialmente risguarda le azioni dei rimedj, Irape- j rocche non alle sole facoltà emeto-drastiche attribuir si dee la virtù dell'Elleboro;, ma eziandio ad altre modalità non \ abbastanza finor dichiarate e specifiche, benché dai pratici I in addietro risentile, e dai moderni tenute nel più esatto I e giusto conto. 4.° Si è temuto, soggiungono per ultimo i prefati il autori^ di giovarsi d'una sostanza cotanto energica, ma in cambio era meglio moderarne e diminuirne la dose , e bene proporzionarla al dato infermo. Questo però, come ognun vede, sì riferisce a qua- lunque valido medicamento, la cui amministrazione conve- niente, riuscendo d'ordinario malagevole, diviene spesse volle cagione precipua di discrepanze, di critiche^ e di contraddizioni. Tuttavia arreca non poca maraviglia, che ai nostri • tempi siasi temuto perciò di far uso dell'elleboro, nel mentre che si danno frequentemente in dosi generose e straordinarie sostanze più energiche, e diciamolo pur an- che d' avvantaggio pericolose. Per la qual cosa era d' uopo se non altro di riserbarlo ad imitazione degli antichi ai casi di cura assai difilcile, ed ogni qualvolta i più comuni e meno violenti rimedj non giovano ; come suole osservarsi 126 DISSERT. DEL PROF. F- GOZZI nelle sopraddelte malattie, ed io ispecial modo nella ma- nia ^ e raelancolia,, qualora siano a stato cronico pervenne te. Queste e consimili cagioni avranno senza dubbio con- tribuito a trascurare per una parte l'uso dell'elleboro, e per r altra a correre in traccia di medicamenti d' ogni ge- nere, vantandoli poi in que' mali, dove fu con maggiore profitto , e con tanto successo adoperato 1' elleborismo. Lochè vale a dimostrare, o Colleghi Sapientissimi, che i medici non rade volte incontrano la sorte dell'avaro « po- vero sempre , benché possessore d' immense ricchezze w. REi\DICO]\TO DELLE SESSIONI DELLA SOCIETÀ. AGRARIA ( Continuazione , vedi pagina 50. ) ANNO ACCADEMICO 1839-1840. Sessione straordinaria delti IO Maggio 1840. S. E. il Sig. Marchese Senatore Presidente apre la Sessione col partecipare di aver destinato Vice-Presidente il Cav. Avvocato Luigi Salina, e che questi ha dichiarato di accettare l' incarico. Indi lo stesso Presidente avvisa di aver oggi radunato il Corpo Accademico nella propria residenza provvisoria- mente, coir intendimento che la mancanza di un locale as- segnato per residenza stabile della Società non debb' esse- re più oltre motivo, il quale impedisca alla medesima di ripristinare il corso interrotto delle sue ordinarie Sessioni. Aggiugne di più che, in seguilo delle istanze fatte all'Ec- celsa Magistratura per ottenere questa slabile assegnazio- ne, Egli va a proporre all'Illustrissimo Consiglio Comu- nale di concedere un qualche locale nell'Antico Archigin- nasio ; e che nella fiducia che il detto Consiglio sia per ac- cogliere favorevolmente una tale proposta, crederebbe op- portuno di nominare fin d'ora una Deputazione, la quale fosse autorizzala dal Corpo Accademico a stabilire colla prelodata Magistratura le condizioni , e gli accordi neces- sarj. Questa comunicazione è accolta dai Socj coi dovuti Beniimenli di gratitudine, ed è approvalo il divisamento 128 RENDICONTO ACCADEMICO del Presidente ; in conseguenza di che si forma la Deputa- zione predetta, ed il Vice-Presidente Conte Luigi Salina, ed il Vice-Segretario Marchese Nicolò de Scarani vengono eletti a comporla. Si passa a destinare il corso delle Sessioni Ordinarie pel venturo Anno Accademico 1840-1 841 _, e fissato il gior- no di radunanza nella prima Domenica di ciascun Mese a norma del prescritto nell'Articolo XVII del Regolamen- to, prevalendosi della graziosa esibizione di alcuni Socj presenti si procede altresì alla destinazione di quelli che leggeranno nelle Sessioni di ogni Mese rispettivamente, secondochè viene indicato dalla seguente nota. Pel Decembre 1840. — Bertoloni Prof. Giuseppe. Gennajo 1841. — Muratori Dott. Paolo. Febbrajo » — Maranesi Ing. Dott. Francesco. Marzo » — Astolfi Ing. Giuseppe. Aprile M — Bourgeois Davide. Maggio )) — Berti Ing. Giuseppe. E perchè queste letture accademiche da lungo tempo interrotte avevano lasciato in tutti vivo desiderio di ripi- gliarle anche nel corso dell'anno presente, quindi per non tralasciare affatto così utile esercizio almeno in questa Ses- sione, risaputosi che il Socio Onorario Marchese Dottor Luigi Da Via serba una sua Memoria intorno alla Colti- vaT^ìone, ed alla utilità della Barbabietola come foraggio, e che acconsentiva di prestarsi alle richieste preventive di alcuni Socj col farne la lettura in quest'oggi. Egli viene introdotto in Sessione, e trattiene gradevolmente, ed util- mente il Corpo Accademico, comunicando le sue osserva- zioni, ed i suoi esperimenti relativi all'argomento predet- to. Terminata la qual lettura, e consegnato agli Atti lo scritto si scioglie l'adunanza. DEL PROF. G. CONTRI 129 ANNO ACCADEMICO 1840-1841. 1. Sessione straordinaria del 6 Decemhre 1840. II Presidente annunzia che, per risoluzione della Ma- gistratura del Comune di Bologna approvala dall' Eccelso Consiglio, viene accordato alla nostra Società un locale per sua Residenza nell'Antico Archiginnasio, e questo gratis- simo annunzio viene anche seguito dalla presentazione del- l'Atto formale di assegnazione stipulato il 5 Decembre cor- rente. Il che muove il Corpo Accademico a rinnovare que' sentimenti di gratitudine e di riconoscenza verso l'Eccel- lenza Sua che le sono ben dovuti per aver avuto tanta parte nel procurare alla Società questa così necessaria, e decorosa concessione. Le quali doverose manifestazioni ol- tre averle espresse in voce il Corpo Accademico ordina altresì che le vengano significale per lettera d'Ufficio an- che per quel riscontro che alla sullodata Magistratura è regolarmente dovuto. In seguito si passa alla rinnovazione delle cariche og- getto prescritto dal Regolamento per l'odierna Sessione. E quanto al Presidente è acclamato, e confermato in ca- rica S. E. il Sig. Senatore Marchese Commendatore Fran- cesco Guidoni Magnani il quale immediatamente nomina, e conferma nella carica di Vice-Presidente il Sig. Conte Avv. Luigi Salina. Quanto alle altre cariche osservati i re- lativi articoli del Regolamento si vede non aver luogo rin- novazione veruna. Indi il Vice-Segretario comunica una lettera officiosa a lui diretta dal Sig. Ormea di Torino, dalla qual lettera è accompagnala una scattola contenente mezz'oncia di una semenza dei Bachi da Lui sperimentati, e che Egli nota essere voracissimi, ma corrispondere poi ancora con un abbondantissimo prodotto. Aggiugne quindi che crede di N. A.^M. Se. NATua. Seuic 11. Tom. 5. 9 130 RENDICONTO ACCADEMICO far cosa grata coli' inviare in dono il seme , perchè ven- ga sperimentato, e prega di un riferimento in riscontro per sapere quale ne sarà stalo l'esito. Manifestano i Socj il loro gradimento pel ricevuto dono, ed incaricano il det- to Vice-Segretario di dar risposta al donatore ringrazian- dolo. In appresso diviso il seme in porzioni eguali fra cinque di essi questi assumono di farne sperimento a suo tempo. Si legge di poi altra lettera del Vice-Presidente del- l'Accademia di Agricoltura di Pesaro, colla quale viene domandato alla nostra Società se siasi preso deliberazione, 0 espressa massima intorno alla quantità di semenza del grano che occorre per ogni Tavola Censuaria secondo le qualità diverse, e la diversa posizione dei terreni. Quindi osservati gli Atti , e riconosciutosi che il Corpo Accade- mico non è mai stato intorno a ciò interpellato, e non ha esternato in proposito parere veruno, viene stabilito di riscontrare in conformità l'Accademia Pesarese, avvisan- dola inoltre per semplice notizia che in questa Provincia la Giunta di Revisione adottò per quantità occorrente in un rettangolo di Venti Tavole Censuarie Rubbia 1 per la pianura, R. 1 1?10 pel Colle, R. 1 1/8 pel Monte. Esibitosi il conto di cassa, e riconosciuta la necessità di sussidiare in via straordinaria 1' Azienda del Podere di Bel Poggio, onde intraprendervi que' lavori di migliora- mento che furono già progettati dai Direttori, come risul- ta dalla Relazione dell' Ing. Dottor Francesco Maranesi, riferita nella Sessione 12 Maggio 1839, si determina di domandare all'Illustrissimo Consiglio della Provincia un sussidio di Scudi Duecento. Il Presidente nutifica che alla Commissione incaricata di redigere lo Statuto Rurale venne rimesso questo impor- tante lavoro, dopo che l'Illustrissima Prolegazione, in se- guito di alcune modificazioni, e consulte, aveva in addie- tro ritornato alla nostra Società il piano di esecuzione. DEL PROF. G. CONTRI 131 Avvisa inoltre che in conseguenza di ciò la detta Commis- sione aveva poc'anzi trasmesso alla Società medesima un Progetto di Statuto compilato, e redatto per opera del Capo di essa Commissione Sig. Avvocalo Francesco Lisi. 11 quale Progetto, per l'opportunità del trovarsi ora radu- nato l'Illustrissimo Consiglio della Provincia, e per ser- vire alle premurose istanze di esso Consiglio, era stato a Lui presentato, affinchè potesse avere una positiva notizia (li quanto si era operato, e potesse formarsi una qualche iilca di tale Progetto. Avvisa in fine che il prelodato Con- siglio, mentre aveva dimostrato mollo gradimento per del- la presentazione, si era nel tempo slesso reso sollecito di iilornarlo alla nostra Società, perchè dovesse poi a Lui nuovamente trasmetterlo dopo la necessaria approvazione. Conosciute le quali cose dal Corpo Accademico viene presa unanime deliberazione , che il Progetto sia passato in esame alla Censura, affinchè, falle le sue osservazioni intorno adesso, si possano in seguito prendere dalla Società quel- le determinazioni, che saranno giudicale necessarie. Non rimanendo altro a trattarsi si scioglie la Ses- sione. 2. Sessione Ordinaria 13 Decembre 1840. Il Socio Ordinario Prof. Giuseppe Berloloni legge una Memoria Sul Trapìantamento degli Alberi nella quale dimostra i difelli, e i danni dell'ordinaria pratica in ciò seguila , indicando insieme i miglioramenti che vi occor- rono (1). (1) Di questa Memoria non si dà verun estratto, perchè ora già jnibblicala colle stampe, ed inserita nel Voi. i.*^ delle Memorie della Società Aoraria della Provincia di Bologna. 132 RENDICONTO ACCADEMICO Il Socio predetto presenta alcune spighe di un Grano nuovo fra noi , avutone il seme dall' Orto Botanico di Praga sotto la denominazione di Triticum Cevallos. Coltivato dal Prof. Berloloni ne' colli di Zola Predosa ha prodotto circa tredici sementi, è del numero di que' Grani che vol- garmente diconsi Duri, o di Puglia, e si riconosce nel medesimo un eccellente Farro. Similmente vengono da detto Socio presentati alquanti granelli di un nuovo Frumentone mandato a Lui in dono dal Professore Cavaliere Bonafous di Torino, e che di- stinguesi dal comune per aver il seme di forma acumi- nala, onde ha il nome di Zea mays rostrata. La diffe- renza del carattere è tanto notabile che il nostro Socio opina doversi riguardare per una specie particolare, o almeno per un insigne varietà del Frumentone comune, dal quale cred'Egli ancora che differisca per un mag- gior peso. Per ultimo dal Professore medesimo vengono messi sott' occhio agli Accademici alcuni esemplari secchi del Sor ghiim halepense pianla indigena della nostra Provincia, e già illustrata dal nostro Accademico in una sua Lettera diretta all'altro Chiarissimo nostro Socio Prof. Alessan- drini, ed inserita nei Nuovi Annali delle Scieri'^e Natu- rali Anno 1840, quivi proponendo agli Agricoltori Bolo- gnesi di coltivarla particolarmente nei luoghi bassi infe- stali dal Covone (Equisetum fluviatile) onde ricavarne un foraggio, se non ottimo, almeno di qualche utilità, e non dannoso, come quello che per l'ordinario si raccoglie in siffatti fondi paludosi. Di detta Lettera presenta Egli an- cora alquanti esemplari dei quali vien fatto dono ai Socj presenti. Indi il Socio Onorario Marchese Dottor Luigi Da Via parimenti presenta molti esemplari a stampa della sua Me- moria intorno alla Barbabietola per foraggio Iella alla So- cietà nella Sessione precedente ^ e di cui non si dà estrallo DEL PROF. G. CONTRI 133 avendosi inserita nel Tomo IV di detti Nuovi Annali pag. 203 (I). Fatta di poi dislribuzione ai Socj presenti degli esem- plari predetti, e dato lettura delle lettere di ringrazia- mento pervenute da' nuovi Socj Onorarj Conte Annibale Ranuzzi, Carlo Berti-Pichat , e Dottor Giacomo Grandi per la seguita loro nomina, il Presidente dichiara sciolta la Sessione. 3. Sessione Ordinaria 3 Gcnnajo 1841. Il Socio Ordinario, e Censore Dottor Paolo Muratori trattiene in questa Sessione il Corpo Accademico colla Proposta di un tentativo per determinare la fertilità del suolo sen^a ricorrere all' Analisi Chimica. La Memo- ria in cui r Accademico descrive il suo tentativo è accom- pagnata da un piccolo modello della maccliinella da Lui immaginata per ridurre alla pratica il metodo proposto. Il quale modello rimane in proprietà della Società, e la Me- moria è consegnata in Atti (2). Si leggono lettere di ringraziamento per esser stati eletti nuovi Socj li Sig. log. Dott. Pietro Pallotti , Ing, Dott. Gaetano Bagni, ed Ing. N. U. Dott. Francesco Gui- dalotti, dopo di che si scioglie l'adunanza. 4. Sessione Ordinaria! Febbrajo 1841. Legge in questa tornala il Socio Ordinario , e Censo- re Ing. Dott. Francesco Maranesi una sua Memoria in cui tratta del Miglioramento delle Fornaci da Mattoni, il (1) Leggesì altresì inserita nel Voi 1." delle Memorie della Società Agraria della Provincia di Bologna. (2) Leggesi questa ancora inserita nel Voi. i.'^ di dette Memorie. 134 RENDICOÌSTO ACCADEMICO quale scritto insieme al disegno in pianta e spaccato di una Fornace di nuova costruzione viene trasmesso agli At- ti; (1) in seguito di che il Segretario presenta le lettere di ringraziamento dei due nuovi Socj^ non ha molto eletti^ Sig. Dott. Amadeo Amadei nella Classe degli Onorarj, e Sig. Cav. Rafaele Badini in quella de' Corrispondenti, e con ciò termina la Sessione- 5. Sessione Ordinaria 7 Mar%p 1841. Il Socio Ordinario j e Direttore dell' Orto Agrario Ing. Giuseppe Astolfì legge la sua Memoria di turno, nella quale espone le utilità che provengono ai terreni dal di- sporre, e sistemare i campi in una superficie convessa con pendenza regolare, ossia come noi diciamo colmar lE FETTE, perchè abbiano perfetto scolo, e dà a conosce- re di quale importanza sia questo lavoro, in cui già si vede quanto abbia progredito fra noi la coltivazione , pur- ché si faccia il confronto delle piantagioni eseguite tempo addietro con quelle di oggi giorno. Consegnata la Memoria (2) agli Atti, il Segretario pre- senta a nome del Sig. Prof. Ingegnere Giacomo MafFei al- quanti semi di Bladia saliva pervenuti da Firenze per par- te del Chiarissimo Sig. Marchese Cosimo Ridolfi Socio Corrispondente, onde farne la semina nell'Orto Agrario della Società. Il Corpo Accademico incarica il Segretario di rendere le dovute grazie, e consegnati i semi al Diret- tore Aslolfi per l' oggetto indicato si scioglie 1' adunanza- (1) Tutto ciò fuò vedersi inserito neW Opera suddetta Voi. l.o pag. 53. (2) Si legge stampata fra le Memorie anzidette Voi. 1." ingina 63. DEL PROF. G. CONTRI 136 6. Sessione Ordinaria 12 Aprile 1841. Due letture hanno luogo nella presente Sessione. La prima del Socio Ordinario Davide Bourgeois intorno alla preservazione delle botti da Vino dalla muffitura , dal secco, e dall' inacetire, ed anche intorno alla coltiva- zione della Lupinella', l'altra è una Relazione del Socio Ordinario Professore Giuseppe Berloloni intorno a qua- rantatre varietà di Riso novellamente venute dalla Chi- na, 0 dalle Indie, e spedite all' Orto Botanico della P. Università dal QAu Prof. Cav. Giacinto Moris di Torino. I quali due scritti vengono consegnati agli Alti, indi la Sessione si scioglie (1). 7. Sessione Ordinaria del 2 Blaggìo 1841. Il Socio Onorario Conte Annibale Ranuzzi legge una Proposta per la nomina di una Commissione incaricata di presentare un rapporto sullo stato Economico Agrario della Provincia. Proposta che è universalmente commen- data dagli Accademici presenti. In seguito di che, passata la Memoria (2) agli Atti, il Vice-Segretario per parte del Chiarissimo Sig. Professore Doli. Rocco Ragazzoni Segre- tario della Reale Società Agraria di Torino presenta il primo Volume degli Annali di detta Società. Pel quale gradito dono s'incarica il Vice-Segretario predetto di ren- dere i dovuti ringraziamenti , e con ciò termina la Ses- sione. (1) Ambedue questi scrilli si leggono stampati fra le pre- dette Memorie Volume 1.° j)C9- 71 , e pag. 79. (2) Leggesi stampata fra le Memorie predette Volume 1.° pagina 87, 136 RENDICONTO ACCADEMICO ANNO ACCADEMICO 1841-1842. 1. Sessione straordinaria 29 Novembre 1841. Il Presidente apre la convocazione dichiarando di aver radunati i Socj in Sessione straordinaria per diversi ogget- ti, e primieramente per adempire quanto è prescritto nel XVIII Art. del Regolamento organico intorno al rinova- mento delle cariclie, ed all'elezione di nnovi Socj. Proposta la nomina di un nuovo Presidente essa non ha luogo, perchè con voto unanime è confermato in cari- ca S E. il Sig. Marchese Comm. Francesco Guidetti Ma- gnani, il quale parimenti conferma in quella di Vice-Pre- sidente il Sig. Conte Avv. Cav. Luigi Salina. Quanto alla Censura non cade in quest'anno rinnova- zione veruna, e similmente continua in carica il Tesoriere. Per la seguita rinunzia alla carica di Direttore del- l' Orlo Agrario per parte del Socio Ordinario Ing. Giu- seppe Astolfl occorre la sostituzione, e perciò formate, ed aperte le schede, indi posto il solito partito, risulla a pieni voti eletto il Prof. Giuseppe Bertoloni. Riferisce il Presidente che per V accaduta morte del So- cio Ordinario Prof. Frane. Rosaspina, e perchè l'altro So- cio Ordinario Dott. Ignazio Benoli è passato ad abitare in altra Provincia , si rendono necessarie due nomine di Socj Ordinarj a completamento del Corpo Accademico. Egli in conseguenza passa a proporre il Sig. Prof. Antonio San- tagata, ed il Socio Onorario Sig. Marchese Dottor Luigi Da Via; la quale proposta è con pieno partito favorevole approvata tanto per l'uno quanto per l'altro soggetto. E per quello che riguarda il trasferimento del Sig. Dottor Ignazio Benoli^ esaminato il contenuto degli Articoli 111, e IV di detto Regolamento , si riconosce eh' Egli passa di pieno diritto dalla Classe dei Socj Ordinarj a quella dei Corrispondenti. DEL PROF. G. CONTni 137 Poscia S. E. il Presidente propone alcune nomine di Soci Onorar] e di Socj Corrispondenti, e quanto alla pri- ma riescono eletti con pieno partito li Signori Marco Min- ghetti, e Giuseppe Mattei; quanto alle altre con eguale partito li Signori Prof. Cav. Giuseppe Gazzeri di Firenze, Ab. Rafaello Lambruscliini egualmente a Firenze, Cano- nico Angelo Bellani a Milano, e Dott. Francesco Gera a Conegliano. La Censura secondo il disposto nell'Art. XIV del ci- tato Piegolamento propone il piano delle spese per l'en- trante anno accademico, e preso in esame il preventivo che lo riguarda, indi posto il partito, risulla approvalo con tutti li voti favorevoli. In seguilo di che il Presidente esibisce la Nola degli argomenti che la Censura propone al Corpo Accademico per la scelta di quello che dovrà formare il soggetto del Premio d'incoraggiamento per l'anno 1842 già assegnato nella somma di Scudi 30, e come viene stabilito nel Pre- ventivo anzidetto. Messi a voto i tre Quesiti, portali dalla riferita Nola, risulta per maggioranza approvato il seguente: A chi pro- verà di avere introdotto con profitto una concimazione più economica di quella che d'ordinario si pratica, e particolarmenie nelV ingrasso del Catiapajo. Di poi lo stesso Presidente continuando i riferimenti della detta Censura , e consideratosi quanto possa essere ntil cosa, e decorosa insieme iper la Società il provedere fin d'ora all'assegnazione di qualche Premio d'incorag- giamento dell'industria agraria per gli anni successivi, pas- sa Egli a proporre un'altra nota di argomenti a ciò rela- tivi, e l'assegnazione di un Premio di altri Scudi 30 sui fondi dell'anno 1845, per chi abbia in quell'epoca soddi- sfallo alle richieste dell'argomento che risulterà prescelto. Perciò posto primieramente a partito la massima, que- sta viene adottata con unanimità di voci favorevoli. Indi 138 RENDICONTO ACCADEMICO messo egualmente il partito per la scelta del soggetto, rie- sce per maggioranza assoluta destinato quello che è espres- so ne' termini qui appresso. A chi dimostrerà col fatto di avere accresciuti, e migliorati i lavori delle terre, o colla correzione dell' Aratro presentemente in uso in que- sta Provincia, a colla sostituzione al medesimo di altro aratro di nuova foggia. Dopo di che viene commessa al Vice-Segretario la redazione, e la pubblicazione a stampa del relativo Pro- gramma da distribuirsi ai Socj, e viene stabilito inoltre che a norma del disposto nell'Art. XXII de' Regolamenti esso Programma venga inserito solamente ne' Fogli Pub- blici, e ne' Giornali della nostra Provincia , giacché il con- corso ad arabidue questi Premj è riservato ai soli abitanti nella Provincia medesima. Per ultimo il Presidente chiude la Sessione col riferi- mento di quanto ha operato la Censura per la pubblica- zione delle Memorie lette dagli Accademici negli Anni 1840 e 1841 , e propone la dichiarazione da premettersi ad essa pubblicazione relativamente alla responsabilità del Corpo Accademico in quello che riguarda il contenuto di dette Memorie. Tale dichiarazione formolata ne' seguenti termini — A senso della risoluzione presa dalla Società Agraria nella Sessione 29 Novembre 1841 si dichiara, che la Società medesima non si rende malevadrice delle Memorie pubblicate , dovendo ciascun Autore rispondere per se stesso dei fatti che si sono esposti — ottiene con regolare partito l' unanime approvazione , e l' adunanza si scioglie. 2. Sessione Ordinaria 5 Decembre 1841. Il Socio Ordinario Prof. Cav. Antonio Alessandrini legge la sua Memoria di turno, nella quale prende ad esporre alcune nuove, ed interessantissime Osservazioni EEL PROF. G. CONTRI 139 anatomico- Patologiche comprovanti la frequenta delle lesioni organiche del cuore prodotte da corpi pungenti introdottisi per la strada della deglutt'^iotìe particolar- mente nella specie bovina (1). A questa lettura vien dietro quella di un'altra Me- moria presentata dal Socio Ordinario Marchese Doti. Luigi Da Via in cui l' Accademico tratta dei Vantaggi della Col- tiva^ione del Trifoglio pratense. Per ultimo il Socio Onorario Conte Annibale Ranuzzi presenta e legge un Discorso Accademico Intorno alla opportunità di una Pubblicazione periodica di Agricol- tura (2). Questi due scrini vengono depositali negli Atti , e di poi vien fatta lettura di due lettere di ringraziamento , la prima del Sig. Marco Minghetti nominato Socio Onorario, l'altra del Marchese Doti. Luigi Da Via sudd. , che dalla Classe de' Socj Onorarj fu trasferito a quella degli Ordi- narj ; consegnate le quali lettere parimente agli Atti il Presidente dichiara sciolta la Sessione. 3. Sessione Ordinaria 2 Gennajo 18i2. L'Ing. Giuseppe Berli Socio Ordinario legge il suo Discorso turnale Intorno alla utilità di diminuire le se- mine dei Cereali, e delle Civaje per dar luogo alP au- mento dei Prati Artificiali nei Poderi , e dà a conoscere come per tal mezzo, ed in che misura, e vincendo quali ostacoli si possa con ciò provedere alla scarsezza di be- stiame, e d'ingrasso, che è il principale miglioramento (t) Questa Memoria leggesi pubblicata per estratto fra quelle della Società Voi. i.'^ pag. 105; e per intero in questi Nuovi Annali ec. Ser. II. Tom. IV. pag. 456. (2) Queste ultime due Memorie leggonsi stampate nel Voi. 1.° di quelle della Società Agraria alle pag. 93 e 113. 140 RENDICONTO ACCADEMICO che possa farsi al giorno d'oggi nella collivazione della Provincia. Consegnalo questo inleressante scritto (1) agli Atti termina la Sessione. 4. Sessione Ordinaria 6 Febbrajo 1842. Il Socio Ordinario, e Direttore dell'Orto Agrario Pro- fessore Giuseppe Bertoloni espone nella sua Memoria di turno Un Primo Tentativo di Coltivazione di molte va- rietà di Riso introdotte nel 1841 nel Territorio Bolo- gnese, e dimostra con qual esito poco favorevole, da Lui, e da qualche altro coltivatore sieno state coltivate dette va- rietà, e specialmente quelle intorno alle quali tenne Discor- so il nostro Socio nella tornata del 12 Aprile del p. p. Anno. La Memoria è passata agli Atti (2). A questa lettura succede quella di un altro Discorso Accademico presentato dal Socio Onorario Ing. Dott. Ama- deo Amadei , il quale assume ad esaminare^ e a discutere l'antica questione intorno all'influenza della Luna nel ve- getare delle piante. Consegnato lo scritto agli Atti viene nel momento restituito all'Autore per istanza del medesi- mo, il quale avendo dichiarato non esser questa che la prima parte della sua Memoria , promette di compiere in una seconda parte la trattazione dell'argomento. Con ciò si chiude la Sessione. 5. Sessione Ordinaria 6 Mar^o 1842. Il Marchese Dott. Luigi Da Via Socio Ordinario espo- ne i vantaggi che l'Agricoltura Bolognese ricava dallo (1) Stampato in seguito , si trova inserito fra le Memorie della Società alla pag. 125 del Voi. 1.° (2) Si legge ora stampata fra le Memorie predette Voi i." pag, 145, DEL PROF. G. CONTRI 141 Strame che naturalmente prodiicouo i luoghi in cui rista- gna l'acqua, ovvero in quelli in cui essa vi è trattenuta arlificialmente; e però l'Accademico, sviluppando il suo assunto in tulli i rapporti che ha lo strame colle altre parti della coltivazione secondo il nostro sistema, mette per argomento alla sua Memoria le seguenti parole — Siil- V influenza dello Strame Fallivo nella coltivazione della Pianura Bolognese — (1). Terminata questa lettura, e passato lo scritto agli Atti il Socio Onorario Ing. Doti. Luigi Pancaldi legge altra Me- moria cui intitola Cenno dei miglioramenti dell' Agricoltu- ra del Piano Bolognese , e del modo di predisporli al 3Ionte col me^^o dell'Acacia ( Robinia Pseudoacacia ) (2). Consegnata ancora questa Memoria agli Alti, indi fat- ta lettura del riscontro di ringraziaraenlo che ne ha rimes- so da Milano il nuovo Socio Corrispondente Canonico An- gelo Bellani, si passa alla distribuzione del Programma pel concorso ai Premj d' incoraggiamento pubblicato il 26 del p. p. Febbrajo, e con ciò chiudesi la Sessione. 6. Sessione Ordinaria 3 Aprile 1842. Il Segretario Contri legge un breve scritto in cui trat- ta Della necessità di estendere gli esperimenti in Agri- coltura, e di migliorarne i metodi. Trasmesso il qual scritto agli Atti (3), e stabilitosi che questo debba esser preso in esame dalla Censura, perchè vegga se le massi- me esposte dall'Accademico possan dar motivo di proporre alla Società una qualche istituzione sperimentale, ha luo- go una seconda lettura per parte del Socio Ordinario Prof. (1) Leggesi nel Voi. 1," pag. 155 delle Memorie della Società. (2) Stampata ora fra le dette Memorie Voi. 1.° p. 179, (3) Ora è stampato fra le dette Memorie Voi. i.° p. 205. 142 RENDICONTO ACCADEMICO Gaetano Sgarzi , il quale nella sua Memoria espone Alcu- ne idee sul Sovescio , e sulV assorbimento delle piante- (1) Consegnalo agli Atti quesl' altro scritto la Sessione si scioglie. 7. Sessione Ordinaria 1 Maggio 1842. Il Socio Ordinario, e Censore Ing. Ispettore Pietro Pancaldi propone una sua Idea di Progetto di una sup- posta strada ferrata nella Provìncia di Bologna forman- done così argomento pel turnale discorso accademico , che viene trasmesso agli Atti (2), ed alla lettura del medesimo vien dietro quella di un altro Discorso presentato dal So- cio Onorario Carlo Berti-Pichat , che nel suo scritto espo- ne varj suoi pensieri intorno a molli bisogni della nostra Agricoltura , e ne fa proposta al Corpo Accademico opi- nando che a questa spetti V interessarsi , perchè ai mede- simi sia preveduto con efficacia di mezzi. È consegnata la Memoria agli Atti (3), e termina la Sessione, ultima delle ordinarie nell'Anno Accademico 1841-1842. (sarà continuato) (1) Anche questo scritto si legge stampato alla pag. 189 1 del Voi. 1.° di dette Memorie. (2) Leggesi di presente inserito fra le dette Memorie Voi, i." pag. 213. (3) Ora stampata nel Voi i." pag. 233 di dette Memorie. AlCl'NE COSE DI CHIMICA FISIOlOGICiV KACCOLTE E COMENTATB 5)ii aa^s3(sa3(3(D aaasaa Daremo corainciamenlo a questo articolo, nel quale si ricorclano varie esperienze recenti fatte intorno del san- { glie, col fare onorevole menzione del Trattalo di chimica organica e di Fisica medica , che attualmente si pubblica a Firenze dal Professore Gioacchino Taddei. Serbandoci a parlare dell'intero lavoro nella parte Bibliografica degli I Annali diretti dal Prof. Majocchi, quando sarà totalmente 1 Tenuto in luce, diremo brevemente qualche parola intorno all'esposizione della storia chimico-analitica, fisiologica, patologica del sangue, sul quale il Ch. Autore si è piena- . mente intrattenuto nel suo dotto lavoro (1). Il Taddei ha riferito e riassunto quanto d'importante venne scritto e comprovato coli' esperienza sul fluido che circola per le nostre vene; scrivendo lucido e conciso istrui- sce il medico e lo guida ad apprezzare il valore di que- gli studii e di quelle prove che ebbero ed hanno eziandio per taluni io Italia poco merito, perchè uscirono da un (laboratorio di chimica e si compirono col mezzo di rea- lgenti e di determinazioni numeriche dedotte dalle analisi j quantitative. L'autore aggiunse anche del proprio alle cose altrui, e specialmente si fermò a ben decifrare le qualità di po- (1) Trattato di Chimica organica e di Fisica Medica del Prof. Gioacchino Taddei Firenze 1844-45. Un voi. diviso in circa 24 fascicoli al prezzo di Centesimi 35 V uno. Ne sono ìutciti 7. 144 ALCUNE COSE DI CU- FISIOL. 1 sizione della ematosina, dimostrando con opportuni cimenti che essa possiede le facoltà di vero acido, perchè neutra- lizza le basi e forma composti stabili,, e mutandole perciò il nome^ la chiama acido emaplastico. E rifacendosi sulla questione insorta fra i chimici, se l'ematosina possegga il color rosso che le è proprio in virtù del ferro, che essa contiene in combinazione, ovvero per natura dell' aggregazione dei principii metalloidici on- d'è composta, riporta quanto venne detto e sperimentato da ambedue le parti contendenti, riepilogando eziandio gli ultimi cimenti dello Scherer, il quale s'avvisò di provare la seconda opinione, sottraendo il metallo dall' ematosina^ senza toglierle perciò il colore. A parere del Taddei, che sottopose a verificazione esplorativa gli asserti dello Sche- rer, questi non avrebbe spogliata la sostanza suddetta di lutto il metallo, ma le ne sarebbe eziandio rimasta una certa porzione perlocchè rimarrebbe sempre il dubbio, se il coloramento persistesse colla persistenza del ferro. Non tralascio frattanto di manifestare come il problema non sia risolto, e come possa benissimo appartenere alla moleco- la organica privata del metallo, la facoltà di ripercuotere il raggio rosso della luce. Nel che ha dimostrato molta perspicacia, parendo dalle recentissime esperienze di Mul- der che realmente abbiano ragione coloro che tenevano per l'opinione seconda. Riputando vantaggioso il notare tali esperienze, ne daremo ora il ragguaglio, con quella maggiore ampiezza che l'indole del giornale può com- portare. Mulder prese l' ematosina pura , la cui formola è : Q44 JI44 J^6 Yc. la fece digerire per varii giorni nell'acido cloridrico pu- ro, scaldato a gradi 80 C, e fino ai 100°, e trovò che l'acido non discioglieva neppure una traccia di metallo, quando la sostanza era stala ben preparata e non conteneva ossido di ferro in mescolanza meccanica. DI F. SELMI Uà Cssicata a 120** raoslrò contenere q , uq p,c di ossido di ferro. Per avere la separazione del ferro, Mulder tritò l'emalosina mollo suddivisa, coli' acido solforico puro e concentrato (0'S-+-OH) lasciò la mistione in vaso chiuso per lo spazio di parecchi giorni, e poscia la diluì coli' ac- qua. Si svilupparono bolle di gas idrogeno in quantità notabile; reazione dalla quale si prova che il ferro esiste ncir ematosina in tale slato da eccitare la scomposizione dell'acqua per potersi ossidare. Il liquido filtrato posse- deva il colore rosso chiaro, e denotava al cianuro ferroso- potassico di contenere molto ferro in soluzione. La polvere insolubile, di colore intenso, raccolta sul feltro, lavata con acido solforico allungato e poscia col- r acqua finché i lavacri non asportassero più indizio di ferro sciolto , fu seccala a 120" e sottoposta all' analisi. Diede una cenere contenente la metà circa del ferro pro- prio all' ematosina non cimentata , di guisa che si conob- be avere l'acido solforico estratta la metà soltanto del metallo. Frattanto le proporzioni del carbonio e dell' idrogeno erano rimaste inalterate ; il ferro era stato staccato senza disturbare la molecola dei princìpi metalloidi, perlochè olibe nuova conferma che quel corpo le si trovava combi- nato in istato metallico. Porzione dell' ematosina, già liberata dalla metà del ferro, fu riposta in digestione coli' acido solforico concen- iiaio, agendo nella maniera descritta di sopra. Mulder ot- to Mie svolgimento di altre bolle d'idrogeno; ed un liqui- do che conteneva mollo ferro disciollo. Il residuo indisciolto, colorato sempre, ben lavalo, j dissecato a 120*^ non conteneva più che una quantità quasi impercettibile di ferro e sottoposto all'analisi, diede i se- I guenti numeri Questa ematosina dev'essere risguardala come priva N. Ann. Se. Natik. StniE 11. Tom. 5. 10 146 ALCUNE COSE DI CH. FISIOL. di ferro, i quattro elementi metalloidici vi rimangono sen- za alterazione , mentre il loro ferro è tolto dall'acido sol- forico senza sostituzione. L'eraalosina ferruginosa differisce dall' emalosina ul- tima, per la composizione, nella mancanza di un solo atomo di ferro,, e per le proprietà nella solubilità minore della prima a paragone della seconda quando si trattino coir alcool solforico od ammoniacale. Il colore resta però inlatto, e dipende dalla associa- zione degli elementi organici e non dalla presenza del fer- ro; la tinta è il violetto cupo. Il celebre Liebig si oppose già al Muldcr, quando questi j antecedentemente alle esperienze ora riportate, aveva già affermato che il ferro si trova combinato nel- l'eraatosina in istalo di metallo, e rammenta a sostegno della sua opposizione la reazione che si osserva fra il sangue ed i solfuri alcalini od il solfido idrico, notando come quel liquido si colori al loro contatto, prima in ver- de-, poscia in nero a modo degli ossidi di ferro. Questa obbiezione del Liebig non ha tutto il valore di cui direbbesi fornita a primo aspetto, poiché dalle mie osservazioni risulta che il ferro metallico, può pro- durre coi solfuri alcalini disciolti un liquido verde, il quale si fa torbido e nero, con posatura di solfuro nero di ferro, liquido identico a quello che si forma digerendo il perossido di ferro cogli stessi solfuri. Neil' ematosina esiste il ferro estremamente suddiviso; qual maraviglia se si solfora presto per [mezzo dei solfuri alcalini o dell'idrogeno solforato , e genera il doppio solfuro ferroso-alcalino, di co- lor verde scomponibile dall' ossigeno e dall'acido carbonico? Euderlin, Baurahuner , ed Hermann hanno annalizza- to separatamente il sangue, il primo e l'ultimo quello dell'uomo, il secondo quello del bue. Le ricerche di Eu- derlin meritano in ispecialità d' essere conosciute per le belle osservazioni delle quali sono accompagnale. L'albu- DI F. SELMI 147 mina non è disciolla nel sangue nò da alcali canstici nò dui carbonati, perchè il sangue non contiene né gli uni nii gli altri; il solfato sodico tritassico è il vero solvente dell'albumina, oltre alla quale rende solubili eziandio i due solfati di calce e di ferro. Il cloruro sodico, dopo il solfato tribasico dello stesso alcali è il sale più importan- te del sangue , al quale fanno seguito , per l' importanza loro, l'ossido di ferro ed il fosfato di ferro. Gli altri sali cioè il cloruro potassico, il solfato potassico etc. , sebbene favoriscano la soluzione dell'albumina, tuttavia non sono essenziali al sangue. Il cloruro potassico nel sangue di alcuni animali surroga il cloruro sodico^ il fosfato di magnesia potrebbe sostituire il fosfato di calce, il solfalo di potassa quello di soda etc. L'acido lattico, i carbonaii, i sali ad acidi grassi, i sali ammoniacali non sono proprii del sangue normale, secondo l'opinione di Euderlin, e pajono esistervi in certi casi di malattie, fallo che deve interessare grandemente alla medicina. Alle volle Euderlin ha riconosciuto nelle ceneri del sangue la presenza di tenui dosi di solfato di calce, il «luale vi sarebbe stato introdotto, già formalo col mezzo delle bevande. Dunque l'acido solforico unito alla calce non deriva dall' ossidazione del solfo delle sostanze sol- furo-azotate, e se ne accertò in due modi, dal non avere riscontralo in tutti i sangui questo sale, e dall'avere ve- rificalo che il solfo della materia organica, durante la de- composizione si trasforma per intiero in solfuro d'ammo- nio ed in solfito d'ammoniaca. 11 fenomeno più singolare che ci sia offerto dal san- gue, quello cioè del suo coagularsi, non venne frattanto posto a convenienti indagini , sebbene importasse tanto di renderlo in qualche luce, al che forse contribuì la difficol- tà somma della cosa, e l'opinione invalsa che provenga inlcrauicnle dalla mancanza della forza vitale col sangue 148 ALCUNE COSE DI CH. FISIOL. estratto dalle vene, forza da cui sarebbe liquefatta e di- sciolta la fibrina nel fluido vivente. Eppure vi ha qualche probabilità di credere che la coagulazione del sangue av- venga per r opera di agenti chimici , il cui modo d' essere nell' animale vivo, subirebbe una profonda alterazione quando cessano di far parte del circolo , per la deficenza di taluna di quelle circostanze il cumulo delle quali sol- tanto può trattenere in una normale condizione principii delicatissimi, sensibili alle influenze le più leggiere, e mu- tabili con rapidità tolti dal mezzo omogeneo in cui si con- servavano inalterati. Lo studio del latte mi ha condotto ad alcune congetture sulla cagione onde il sangue si rapprende, delle quali fa- rò esposizione senza loro attribuire però grande valore, con proposito frattanto di cimentarle all'esperienza, per investigare se abbiansi a riputare un segno, ovvero se deb- basi loro prestare qualche attenzione. Prima di tutto , dirò brevemente che ho riconosciuto nel latte le seguenti proprietà. 1.° la sua coagulazione col presame si compie in pre- senza dei solventi alcalini e dei solventi acidi, indipenden- temente dalla saturazione del corpo alcalino od acido che libero vi si trova; "2.° La caseina sola, senza lo zuccaro di latte, che non prende parte alcuna alla coagulazione, ridisciolta da uno di essi acidi acetico, tartrico^ cloridrico, è rappresa dal presame; 3.° La coagulazione del latte si effettua anche a fred- do, (3 gr. R.) a capo di parecchi giorni, col caglio sen- za che il latte inacidisca distintamente. 4° I sali che impediscono o ritardano la coagulazio- ne del sangue operano in modo somigliante sul latte col presame scaldato a 40*^ R. I sali che disciolgono la fibri- na, disciolgono ancora la caseina; 5.° 11 principio attivo del caglio si riproduce e molti- DI F. SELMI 149 plica trasformando le sostanze azotate disciolte nel latte in materie coagulalricl , tanto a freddo quanto a mite calore ; 6." Vi ha ogni ragione di ritenere che la caseina gon- fiata e fluidicata nel latte, sia un corpo nentro, dotalo di certa contraltibililà, separabile dal veicolo per l'influenza di molecole in movimento di soluzione, di combinazione 0 di alterazione, le quali toccandole nelle membranelle sottilissime le fanno corrugare, restringere e disgiungere dal liquido in cui stavano distese. Il latte senza dubbio ha molti punti di rassomiglianza col sangue, ambedue contengono due sostanze azotate, afllni ma non identiche , disciolle col mezzo di un prin- cipio alcalino, l'una delle quali separabile per coagula- zione spontanea od indotta, l'altra che resta in soluzione nel veicolo; ambedue hanno sali di consimile natura, e mantengono nel loro seno emulsionate alcune materie gras- se; ambedue abbisognano di organi viventi nei quali an- nidarsi per non subire rapide e profonde alterazioni, a cui soggiaciono inevitabilmente quando ne siano usciti. Le diversità maggiori che si riscontrano fra i due fluidi sono: 1.° la presenza nel latte di un materiale organico non azo- tato e fermentabile, di cui va privo il sangue; 2.° la fa- cile e prontissima coagulazione spontanea di questo fluido lasciando un siero alcalino^ mentre l'altro liquido non si coagula da sé che a capo di certo tempo, a debito grado di calore, con previa acidificazione del veicolo. La prima differenza non è tuttavia notabile quanto pare all'apparenza, poiché vi può essere latte senza zuc- chero, come quello di cagna (Simon e Dumas), di guisa che il materiale zuccherino direbbesi piuttosto effetto del- l'alimento di quello che principio essenziale alla costitu- zione del fluido. La seconda differenza, senza dubbio è più conside- revole e meao conciliabile quando si guardi il fenomeno 150 ALCUNE COSE DI CU. FISIOL. del rapprendimenlo nella sola sponlaaeilà del suo effet- tiiarsi. Ma le cose mutano d'aspetto allorquando la coagula- zione del latte operata dal presame si paragona a grado a grado al rapprendimento del sangue. Diffallo il latte col- r infusione di presame si coagula per influenza del solo presame; senza intervento della lattina, senza saturazione dell'alcali, e può lasciare un siero alcalino in cui vi sta sciolta l'albumina del latte, la caseina rappresa, analoga per molte proprietà alla fibrina, si raccoglie al fondo stra- scinando con sé i corpi sospesi od emulsionati nel veicolo, e nulla toglie dei principii disciolti. Il rapprendimenlo si compie sì a caldo che a freddo, con tempo più lungo nel secondo caso , è vero , ma non in forza della produzione dell'acido lattico ^ la cui quantità formatasi in tale circo- stanza è inferiore di molto a quella che si esige per pre- cipitare da se solo la caseina. La coagulazione del latte, indipendente da reazione della lattina, generata dalla sola commozione delle mole- cole in metamorfosi del presame diversifica dalle fermenta- zioni in ciò, che queste danno luogo a scomposizione di una 0 più sostanze, ovvero colla loro trasformazione iso- merica, mentre il presame non fa che raggrinzare la ca- seina e di gonfiala tramutarla in cellule maggiormente costipate. Se noi immaginiamo nel sangue un principio azotato, alterabile quando gli manca l'insieme delle circostanze dalle quali dipende la sua conservazione, di prontissima e rapidissima alterabilità, a qualsivoglia grado, dallo ze- ro ai 60' R; principio che nello scomporsi produca movi- menti sommamente sensibili alla fibrina fluidificata nel sie- ro , perlochè essa si raggrinzi e si costipi , noi abbiamo l'immagine perfetta di ciò che più lentamente si effettua nel latte col presame. L'esistenza dei principio alterabile nel sangue, seb- /DI F. SELMI 151 bene dod dimostrata direttamente, tuttavia è assai proba- bile ed anzi quasi certa , arguendola dai fenomeni ai quali il fluido vivo dà nascimento. Si sa che le molecole orga- niche in decomposizione (contagi) intromesse nel circolo per mezzo dell' assorbimento inducono malattie nel san- gue, le quali si trasmettono in altri individui, per la ri- produzione a spese dei materiali del sangue stesso di mo- lecole alterate, somiglianti e fors'anco identiche alle pri- me, dalle quali la rigenerazione è realmente provenuta. La fibrina, l'albumina, l'ematosina potranno sì agevol- mente riprodurre il contagio per la presenza del principio contagioso? Quando noi consideriamo che la metamorfosi di tali materie per opera di un fermento dipende dall'esi- stenza simultanea di un principio non azotato esso pure in istalo di scomposizione, e che non accade poi tanto sollecitamente ma esige uno spazio conveniente di tempo; quando nell'analisi del sangue non riscontriamo materie analoghe allo zucchero ed al legnoso , ed invece vi trovia- mo solo le sostanze azotate, ben difficilmente ci potremo persuadere che la propagazione dei contagi si effettui nel medesimo in virtù delle condizioni onde il fermento si ri- genera nella birra. Se non si ha nel sangue il corpo che equivalga allo zucchero nelle fermentazioni, conviene sup- porre adunque che vi sia un principio che provocato si alteri e riproduca molecole somiglianti a quelle della so- stanza alterata , senza 1' uopo d' un intermezzo o d' un coa- djutore principio che agendo alla maniera del presame, tenda in istato di speciale scomposizione, a raggrinzare le vesciche della fibrina fluidificata, ossia a coagularle, scom- posizione avvenibile però fuori dei condotti entro ai quali il fluido si muove e circola. Forse gli stessi condotti pos- sono avere altitudine a conservare inalterata la soluzione della fibrina di guisa che non s' addensi nel loro interno anche nel caso di una siffatta metamorfosi del principio alterante onde il materiale fibrinoso sia eccitato a rappren- 152 ALCUNE COSE DI CU. FIS. DI F. SEUII dersi. La circostanza della proprietà conservatrice dei ca- nali venosi ed arteriosi non è indispensabile a spiegare la non mai accaduta coagulazione del sangue entro l'ani- male, poiché se il coagularsi veramente dipendesse da speciale alterazione del principio suddetto, potrebbe essere che condizione indispensabile all'effettuarsi della medesi- ma fosse r uscita del liquido dai vasi organizzali ove è contenuto. Ammesso nel sangue il principio di facilissima meta- morfosi, si dilucida chiaramente per qnal ragione i mia- smi, e contagi, certe sostanze venefiche a tenuissima dose non affini per la fibrina e l'albumina del corpo animale si riproducano nel sangue , Io alterino profondamente^ ca- gionino io breve malattie gravissime e spesso la morte. Le presenti congetture manifestate come un semplice sospetto, nate dall'analogia di fatti incontravertibili , quin- di non partorite da sola fantasia di mente, prego siano lette con benevolenza, accordando frattanto a me lo spa- zio opportuno per sottoporle ad alcune prove le più di- rette e concludenti che in simili casi si possono tentare. DI GIUSTINIANO NIGOLUCCI CUI utore^^oce ANTONIO ALESSANDPxINI SULLE LOBULARIE , E SULLA STRUTTURA DEI DENTI NELL' U0.1I0 Chiarissimo Signor Cavaliere Egli è molto tempo che io, pubblicando ne' suoi An- nali delle Scienze Naturali (Aprile 1844) alcune brevi os- servazioni sulle Lobularie del golfo di Napoli, descrissi ancora una specie nuova che denominai Irachionerythra mirando al bel colore porporino dei polipi in essa nidu- lati. Alcuni mesi di poi (Dicembre 1844 e Febbrajo 1845) si pubblicarono le eccellenti memorie del Dott. Nardo su gli Zoofitarj , in una appendice delle quali si mostrò dub- bioso quel naturalista valentissimo a quale dei due generi da lui stabiliti dovesse riferire la nuova specie da me de- scritta; imperocché Ella sa, che il Sig. Nardo ha forma- to, a scapito del genere Lobularia, l'altro genere Exos, il cui carattere sono i tentacoli pìnnati dei polipi, mentre i tentacoli papillosi sono distintivi , secondo lui , dell' an- tico genere Lobularia. Io aveva già detto ( p. 244 ) essere 164 LETT. DI G. NICOLUCCI pinnati i tentacoli delle due specie di Lohularìe del golfo di Napoli, e ciò sarebbe bastato a disporre fra gli Exos anche la mia nuova specie, ma poiché io ho ripetute le osservazioni sui polipi anche della specie comunemente detta digitata, che il Sig. Nardo ritiene come sola specie dei genere Lobularia, e gli ho trovati pinnati e costante- mente pinnati, così debbo confessare che la distinzione fra le Lohularìe e gli Exos non regge, e che quest'ulti- mo genere deve tornare a far parte dell'antico Lobularia il quale è già da lunga pezza introdotto nella scienza, e comunemente adoperato dagli Zoologisti. Il veneto naturalista conserva la specie detta Alcyo- nìum étoilé dal Milne-Edwards ; ma se l'abito dello indi- viduo è il primo segno specifico nelle classificazioni natu- rali. Ella converrà meco V Alcionio stellato non essere punto diverso dal palmato, ma esserne una semplice va- rietà. Come varietà di questa specie medesima io ritenni le Lobiilarie arborea ed asbestìna , ma il Sig. Nardo ha for- mato della prima il suo genere Dendridium al quale ha dato tre specie , e della seconda il genere Asbestia con una specie sola {Asbestia typica). Ma le vi dirò le ra- gioni che mi fecero abbracciare quella sentenza. La Lo- bularia arborea non per altro differisce, secondo la de- scrizione dello stesso Laraarck, dalla Lobularia palmata , se non per la grandezza, giugnendo fino all'altezza di cinque piedi, mentre la Lobularia palmata di rado sor- passa il piede , e quasi sempre è al disotto di esso. Non volendo considerarla come varietà di questa ultima specie, potrebbe ritenersi come specie diversa, e ciò secondo la maniera di vedere in Zoologia ; ma in riguardo allo allon- tanarla dal genere Lobularia, io mi permetto di credere altrimenti dal Signor Nardo , e di non essere autorizzato dalla natura a dividere un gruppo così naturale di specie. Questa differenza di statura scomparisce nella Lobu- AL PROF. A. ALESSANDRIiNI 155 laria asbestina , e la descrizione di essa, tal quale la die- dero Pallas, Lamarck, 1' ed Ellis avvicina naturalmenle alla Lobularia palmata. Cosiffatti ravvicinamenti sono viemaggiormenle sentiti ponendo mente al colore dei polipi, che io credo essere nn carattere adattato per la distribuzione specifica delia fa- miglia delle Lobiilarie; imperciocché qualunque altro ca- rattere volesse adottarsi menerebbe ad una divisione e ad una riunione di specie che sarebbero molto lontane da quella naturale classificazione alla quale debbono mirare costantemente gli Zoologisti. A Lei noi dobbiamo, chiarissimo Sig. Professore, la bella esposizione della Odontografia dell' Owen da cui mollo possono apprendere gli anatomici, moltissimo gli Zoologisti. In unione del mio amicissimo Prof. Leonardo Dorotea , io feci nello scorso anno delle osservazioni sui denti dell'uomo delle quali fu fatta partecipe la Sezione medica del VII Congresso degli scienziati italiani^ incari- candosi il prof. Dorotea della parte, dirò, di ragionamen- to, ed io della anatomia microscopica. Poiché quelle os- servazioni raffermano in molti punti le dottrine da Lei e- sposte dell' Owen, così io mi permetterò di comunicarglie- ne i soli risiiltamenti. 1.° Lo smalto dei denti si compone di fibre che han- no tutta l'apparenza di tubulini o canaletti i quali in for- ma concentrica dalla base della corona del dente si vol- gono verso il suo apice. 2.'' Lo avorio, ola dentina dell' Owen, è formato di strie longitudinali che sembrano canaletti raggianti dal centro del dente verso la periferia, e paiono ripieni di una sostanza terrosa , irregolarmente cristallizzata che si discioglie negli acidi nitrico e cloroidrico. ZP Né le fibre dello smalto, né i canaletti della den- tina si dividono, secondo asserì il Retzius, ma sono sem- plici in tutto il loro tragitto. 156 LETT. DI G. NICOLUCCI AL PROF. ALESSANDRINI 4." La sostanza intermedia che unisce i canaletti del- la dentina si compone di un plasma a granulazioni quasi invisibili. Non vi ho mai rinvenuto il tessuto fìbrillare dello Schwann. 5.° Il cemento dei denti risulta da un tessuto retico- lato in mezzo del quale sono deposte sostanze terrose. 6.° Il dente nel formarsi trae origine dalle cellule del- la membrana preformatrice che allungandosi prendono l'aspetto di sostanza fibrosa. 7.*^ V Organon adamantinae àeWavMnje è unamem- branella tenuissima che a guisa di cuffia ricopre tutta la parte del germe dentario destinata a rappresentare la co- rona. S.° La polpa dentaria non è formata , come dice l'Henle, di tenui fibre a piccoli granelli, ma di una rete ammirabile di vasi sanguigni , in mezzo alle maglie della quale sono effusi e contengonsi nocciuoli di cellule quasi sempre sferici ed è rivestita di tenuissima membrana. Ella mi perdoni il tedio che forse le avrò recato con la presente, e mi conservi sempre l'amor suo, perchè io sono immutabilmente Di Lei Di Napoli 10 Febbraio 1846. Obb. Servo ed Amico Àffe^ionatissimo Giustiniano Nicollcci ANNUNZI DI NUÒVI LI3RI Transactions of the ecc. . '. . . Transaz-.oni della Sociclà per le osservazioni microscopiche istituita a Londra. Tomo I, che comprende i lavori degli anni 1842 al 1844. Tra le memorie contenute in questa nuova Collezione scien- tifica, spettanti all'anatomia ed alla Zoologia^ citeremo le osser- vazioni di Bowerbank sulla struttura delle spugne ; un lavoro dello stesso Autore sull'intima tessitura delle conchiglie; una nota di Carpenter sulla minuta anatomia del guscio delPovo, e della membrana dell'albume; una Memoria di Quekett sulla disposizione dei vasi sanguigni nel natatojo dei pesci; ed un ar- ticolo di Busk sopra una specie i' Ixode del Brasile. Descriptive and illustrated .... Catalogo descrittivo ed illustrativo degli avanzi organici fossili di Mammiferi ed Uccelli che si conservano nel Museo del Collegio Reale dei Chirurghi di Londra. Un volume in 4.° con dieci tavole. Londra 1845. Il Museo Henteriano, la descrizione ed ordinamento del quale si deve al celebre Owen, contiene gran numero di fossili curio- sissimi, quali sono per esempio il Mylodon robustus , il Glypto- don clavipes specie di Bradipo gigantesco la solida armatura del quale ha cinque piedi e sette pollici inglesi di lunghezza, tro- vandosi in uno stalo di perfetta conservazione ; ed il Dinornis uccello ad ali rudimcntarie , le ossa del quale da pochi anni so- no state scoperte alla Nuova Zelanda e la di cui statura supe- rava della metà quella degli struzzi i più giganteschi. 158 ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Anatomical ..... Osservazioni anatomico-patologiche di John Goodsir ed Harry Goodsir. Edinburgo 1845 in 8.°. L'opuscolo contiene parecchie interessanti Memorie sulla struttura cellulare di diversi tessuti, e delle nuove idee sulla teoria della secrezione e della nutrizione. MuELLBR I. — Manuale di fisiologia tradotto dal tedesco da lourdan. Parigi 1845 presso I. B. Baillière. Quest' opera compresa in due volumi in ottavo. Sarà pubblicata in sei fasci- coli, tre dei quali sono già vendibili. L'Opera è ben degna dell'illustre Anatomico e Zoologo di Berlino, e la conosciuta abilità del lourdan è sicuro garante dell'esattezza della tra- duzione. Lepeletier de Saint-Fargea.u — Histoire Nat. ...... Storia Naturale degli Imenotteri. Tomo III. Parigi 1845. Que- st'Opera forma parte dei Continuatori del Buffon edizione di Roret, ed il volume contiene le famiglie dei Crabonidi, Sfegidi e Scolidi. Walckenaer — Hist. Nat. : ". . : . Storia Naturale degli Insetti apteri. Tomo III. Parigi 1845. Appartiene alla suddetta collezione, è redatto dal Gervais e contiene la storia degli Scor- pionidi^ Acaridi, Tisanuri ec. Hannover Adoleo — Recherches microscopiques .:".'. Ricer- che microscopiche sul sistema nervoso. Copenhaghen 1844 in 4. con sette tavole litografiche: presso S. G. Philipsen. L'Opera è vendibile ancora a Parigi ed a Lipsia dai Librai Brockhaus ed Avenarius. Questa interessantissima ed estesa Memoria, componendosi di 84 pagine , oltrecchè tratta in genere della struttura micro- scopica del sistema nervoso studiato nelle varie classi del Regno ANNUNZI DI NUOVI LIBRI 159 iinimale, e nelle diverse qualità di cordoni ed espansioni ner- vose, occupasi poi in modo particolare della relina. Le figure disegnate colla massima diligenza e precisione dall'Autore me- desimo, Allievo della celeberrima scuola anatomica di Berlino, sono riprodotte in litografia coli' ultima perfezione, ed in modo veramente ammirabile. Descrizione Geologica della Russia Europea e Monti Urali, corredata di Carte Geologiche e Prospetti, illustrata dalli Si- gnori R. I. Murchison, E. de' Verneuil Conte di Keyserling. Quest'opera estende la classificazione sistematica degli stra- ti , determinata dalle ricerche della moderna Geologia nelle Isole Brittanne ed Europa Occidentale, alla Russia Europea e Monti Urali. Il l'rimo Volume, composto dal Sig. Murchison, è formato dalle sue note particolari e da quelle de' suoi Coadiutori; que- sto è diviso in due parti. La prima delle quali nel descrivere la struttura Fisica e la Geologia positiva della Russia Europea, comincia con un cenno sulle più antiche roccie della Scandina- ria , e descrive la graduata successione di esse colli più recenti depositi terziarii del Mar Bianco nordico^ come pure delle Step- pe Asiatiche e Caspiane del Sud. La seconda Carta , è una descrizione generale dei Monti Urali, e comprende osservazioni sulla struttura loro minerale, li cambiamenti che hanno sofferto, la grande quantità d'oro che contengono, e sugli antichi suoi abitanti, come li Mammutli etc. Da ultimo viene aggiunta dal Conte Keyserling, una descri- zione dei Monti Urali o della Catena del Timan. Dopo un rac- conto de' fenomeni superficiali che comprende il traslocamen- to de' blocchi dalla Scandinavia verso 1' Europa Nordica , e Terra Nera della Russia, termina questo Volume con un rias- sunto delle addizioni alle cognizioni Geologiche, ed una Appen- dice, che comprende alcuni cenni di certi Sauriani del Prof. Owcn e di Coralli del Sig. Lonsdale. Il secondo volume, in idioma Francese, comprende in modo particolare Io studio degli avanzi organici della Russia, e del- le Roccie Paleozoiche j del Signor de' Verneuil, e quella dei IGO ANNUNZI DI NUOVI LIBRI fossili Giurassici e Cretacei del Sig. D' Orbigny. Le Piante Fos- sili , sono descritte dal Sig. Adolfo Brongniart, ed i pesci fossili dal Prof. Agassiz. ILLUSTRAZIONI 1. Tavole cinquanta per gli avanzi Organici. 2. Mappa Generale colorita della Russia e Monti Urali, con una Tavola di tutte le Formazioni. 3. Una Mappa geologica speciale della Catena Urale^ mappa composta dal Sig. Murchison ed Arrowsmith. 4. Cinque Tavole colorite, della struttura dei Monti Urali e Timan. 5. Settanta incisioni in Legno. 6. Dodici Litografie che comprendono delle vedute Pittoresche degli Urali e Steppe dei Bashkiri, Kirchis etc. Opera pubblicata da Giovanni Murray in Londra incomiih ciando dal 1 Maggio 1845. »e.^^riteìr s:Annali.Scrie2rr.V. Cy^y. Tav:I X\\ Bethiii ■^' H DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Catullo — Osserva'^ioni estratte dall' Opera inedita sulla Geognosìa PaleoT^oica delle Alpi Vene- te ... > pag. 81 Parenti — Intorno la sfrenata libertà della recisio- ne degli Alberi » 108 Bianconi Prof. Giuseppe — SuW Ostracion Fornasinì nuova specie di Pesce del Mozambico, Lettera al Sig. Conte Camillo Salina » 113 Gozzi Prof. Ful\io — • Dei vantaggi delV Elleboro nero particolarmente contro la Mania e la MC" lancolia » 116 Contri — Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria della Provincia di Bologna . . . « 127 Selmi — Alcune cose di Chimica fisiologica . . » 143 NicoLucci — Sulle Lobularie, e sulla struttura dei denti dell'Uomo, Lettera al Prof Alessandri- ni : w 153 AwNUNZi di Nuovi Libri w 157 ]\UOVI A]\MALI 3eue SCIENZE NATURALI Serie II. Tomo V. Marzo 1846.) {pubblicato il 6 Aprile anno sudd. ) BOLOGNA TlrOGRAriA SASSI NELLI; SPAPEniE. Ogni mese verrà regolarmenic pubblicalo un fascicolo del giornale, e quando lo richiegga la materia sarà cor- redalo delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispìzio , ed il sesto e dodicesimo dell'in-^ dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all' atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all' estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipalo, che importerà paoli quindici romani pari ad Hai. lire 8. 05 : non comprese le spese di dazio e porto che stanno a ca- rico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alta- bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.° fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato avviso in contrario. Di alcuni materiali per la Sloria della Facoltà Male malica nelV antica Università di Bologna, composti nelV opportunità di stendere delle no- tizie sul P. Bonaventura Cavalieri. — Discor- so letto idV Academia delle Scienze dell'Isti- tuto di Bologna nelle Sessioni dei 9 e 23 Mag- gio 1844 — Del Prof. Silvestro Gherardi. L'amore per gli sfiidj biografici, in rae suscitalo al- l'occasione di dare raggnaglio dei MSS. e delle Opere del celebre Galvani, fu cagione che, non ancora compiute le mie fatiche intorno a Lui, facessi scopo di simili sludj qualclie altro specchialo ornamento di questo Archiginnasio. L' uomo cui Galileo appellò — ingegno mirabile — e — alter Arcliimedes — , Stefano Degli Angeli — ercole Geo- metrico— , il Viviani — Geometra acutissimo — , il Tor- ricelli — apritore di una via veramente regia né" ma- tematici spineti — , Hobbes — pari ad Archimede e Apol- lonio — , ed altri con altri titoli d'onore e di riconoscenza, fu il primo a fissare il mio pensiero, e ad avere poscia la maggior parte degli ozj che le ordinarie occupazioni mi lasciavano. Frugai in opere d'ogni falla a rinvenirvi cose meno note di lui che degne fossero d' un richiamo alla memoria de' presenti. Frugai ancora nelle Carte, ne- gli Atti, e ne' Libri MSS- dell'antico Studio di questa Città (i quali, non nella sede della moderna Università succeduta allo Studio, e non Dell'Archiginnasio, venerala sede di quello, ma sibbene nell'Archivio della Eccelsa Legazione si custodiscono ) per ritrovarvi notizie di lui che N. Ann. Su. Nati'h. Seuie II. Tuiu. 0. 11 162 DISCORSO fossero sfuggite a' suoi biografi , o che valessero a relli- ficarne alcune da essi tramandateci. — E qui non so trat- tenermi di palesare che fui tanto fortunato in queste ul- time ricerche da rinvenire, tra parecchi interessantissimi documenti, una vera gemma: un preziosissimo Capitolo di lettera del gran Galileo, stato esibito al Reggimento di Bologna a testimonio de' meriti del P. Cavalieri, al- lorché aspirava alla Lettura, che poi ebbe ed illustrò so- pra ogni dire; testimonio che sapevasi esistito, ma che nessuno aveva veduto prima di me (1) — . Feci anche cer- care e copiare, cercai e copiai io stesso per due volte dal commercio epistolare del Galilei, conservato nell'I. R. Pa- latina di Firenze, certe lettere che tornavano acconce alle mie indagini (2). Finalmente nulla omisi per iscoprire se una qualche memoria d'onore, com'è a dire una meda- glia, un ritratto, un verso almeno sopra una pietra (3) (1) Non m'ingannai no nel reputare assai prezioso questo documento. Si vegga il medesimo, e il gran conto che ne fe- ce il cel. Sign. Piota ( a cui Io communicai in un cogli altri documenti cavati dal suddetto Archivio , e colle notizie e lettere delle quali appresso si parla ) nel cospicuo suo Elogio del Ca- valieri ( Elogio di Bonav. Cavalieri recitato inaugurandosi un monumento alla memoria di lui all'occasione del sesto Congresso Scientifico Italiano ecc. di Gabrio Piola Presidente dell'I. R. Isti- tuto, Milano 1844, pag. XI dell'Elogio, e pag. 12-13 ecc. del- le Note ecc. ). — Voglia il lettore considerare che questa nota , e tutte le consecutive dell'esordio sonosi aggiunte all'atto della stampa, mentre il testo fu dettato prima che uscisse il mentovato Elogio — . (2) Queste lettere per la loro importanza furono la mag- gior parte publicate interamente o in sunto dal lodato Sign. Don Gabrio Piola , e si ponno vedere sparse nelle Note, ed una, singolarissima ;, nella Postilla matematica III del citato suo Elo- gio (pag. 113 ecc.). (3) Si vegga alle pag. 76-77 delle Note al cit. Elogio del Cavalieri Targumento eh' io trovai dell' esistenza un dì in quc- DEL PROF. S. GHERARDI 163 od un muro avesse, o avesse avuto mai in qualche luogo della CiUà il Geometra, non secondo ad alcuno de' Lei- tori , 0 Professori che maggiormente dilatarono la fama dell'Archiginnasio, e superiore incomparabilmente a mol- tissimi nell'Archiginnasio istesso insigniti di monumento. Delle sole scritture e notizie, quantunque numerose ed importanti, per queste vie raccolte da me, io non avrei mai pensato a comporre un lavoro, a meno di non desti- narlo come accessorio od illustrazione a qualcheduna delle migliori Vite che si hanno del sublime Gesuata, e pro- vedendo così al necessario rannodamento delle notizie e scritture medesime, per lo più assai disparale e slegale fra di loro. Questo appunto io divisava di fare, con agio. Presceglieva all'indicato fine il profondo ed energico Elo- gio di lui che 06 lasciò la rinomata penna del Frisi (1), sta Parochiale Chiesa della Mascarella d' una memoria in la- pida al Cavalieri , e dove fosse poi rinvenuta la lapida , e il tenore della sua iscrizione, e infine l'iscrizione che la doveva aceompagnare secondo il progetto fatto subilo, ma rimasto an- cora un progetto, di rialzare la lapida in luogo dicevole. Io debbo aggiungere che fu l'egregio Ch. Sign. Dott. G. B. Bian- coni , un de' compadroni della mentovata Chiesa , che rinvenne la lapida, dietro le mie indicazioni e istigazioni onde la ricer- casse. (1) Questo Elogio del Cavalieri era certamente il migliore che si possedesse avanti la comparsa del suddetto, dettato dal Piola; durerà si immortale e per essere stato il primo al loda- to condegno, e per singolari suoi pregi di dottrina, di episodj istorici (chechè pensar si possa sulla imparzialità d'alcuni di questi), di vivacità, e splendore di stile: ma esso resta molto eclissato, specialmente sotto il rapporto scientifico, dal men- tovato del Piola, che appaga e supera tutte le brame; che di- mostra il Cavalieri maggiore di quel che si credeva fin qui; molto maggiore forse di quel che potevasi giudicare a' tempi del Fri- si ; ne' quali ancor si desideravano nella superiore analisi alge- 164 DISCORSO non senza fiducia che il mio accessorio fosse per accre- scervi un qualche pregio: imperocché a non dubbj segni io scorgeva che (cosa veramente incredibile) né il Frisi, né alcun di coloro che lo precedettero , o lo seguirono Dell'onorare d'Elogio il Cavalieri s'eran dato pensiero dì consultare i documenti di questo antico Studio lui riguar- danti, ne' quali io avea pur ritrovato da far tesoro; scor- geva io egualmente che nessun d'essi aveva vedute, o de- bitamente valutate parecchie lettere del suddetto epistolare commercio, di sommo onore e interesse pel Cavalieri, e per la sua biografia; che loro erano rimaste ignote una certa Orazione funebre, una raccolta di versi, publicale qui in Bologna per la morte del Cavalieri;, ed una quan- tità d'altre cose più o men degne di commemorazione. Ma ecco che nell'estate prossimo passato la risoluzione presa a Milano, sotto la promozione e gli auspicj di quel- l'I. R. Istituto, di erigere un monumento d'onore al Ca- valieri , e di donarne un novello Elogio ( da inaugurarsi , e da recitarsi nella Solennità del sesto Congresso scienti- fico italiano, cui la detta Città accoglierà nel pr. v. Set- tembre) venne a mutare il mio divisamento nell'altro di brica certi avanzamenti, sia nella parte del pretto calcolo ;, sia in quella della metafisica, col confronto de' quali il novello Cavalieri milanese seppe far spiccare tutta I' originalità , la giu- stezza , e latitudine dell' analisi geometrica del Cavalieri antico. I veri genj come cotesto precorrono a gran pezza, nella pro- fondità del sapere, i loro tempi, e ci vogliono i secoli di pro- gresso nel sapere istesso per poter misurare esattamente tutta quanta la loro potenza. Ma ci voleva ancora tutto il sapere e l'amore di un Piota a farlo adesso pel Cavalieri. Or si può di- re finalmente che questi è stato misurato; che la misura, nella sua interezza, se n' ha nell'Elogio del Piota: monumento que- sto più prezioso dell'altro, tuttoché laudabilissimo, della statua marmorea inalzata allo stesso grand' uomo ! DEL PROF. S. GHERARDI 1G5 porre ad arbitrio dell'illustre scrittore dell' Elogio tutte le prefate scritture e notizie. Sollecitato a questo da parte dello stesso scrittore, prima ancora che gliene communicassi la proposta, secondai fìn qui, per quanto era in me^ il nuovo divisamento e le accennate sollecitudini col rispon- dere a tulle le dimando del medesimo che io poteva chia- rire co' miei documenti , col ragguagliarlo di alcuni, nuo- vi affatto per lui» che mi cadeva a toccare nelle risposte, e infine coli' inserire alcune delle mie notizie in un articolo u- scilo nel fase. Nov.-Dic. 1843 di questi -Ami. delle Scìen. Nat.-, ove rivendico in parie al Cavalieri la Tromba ad ac- qua così delta alla Diet%, , articolo di cui avea già stampata la tavola delle figure avanti che nota fosse quella applaudi- tissima risoluzione dell'I. R. Istituto Lombardo (1). Tutte (1) Avvertii ciò perchè se la tavola predelta , e tutto, quan- do giunse a mia notizia 1' accennata risoluzione , non fosse già stato disposto per la stampa dell'articolo, questo pure avrei messo a libera disposizione del Ch. scrittore dell'Elogio, sicco- me aveva fatto, o feci per lettere, e verbalmente ( essendomi recalo anche per questo a Milano) diluiti i miei studj sul Ca- valieri. Occupandoci ambidue dello slesso soggetto, concorrem- mo per lo più nelle slesse vedute , negli stessi giudizj , nelle stesse illazioni (intendo bene, in quanto a me, di riferirmi alle sole cose che la mia piccola mente potea arrivare ) ; del che e nella nostra lelleraria corrispondenza , ed a viva voce eb- bimo spesso a compiacerci scambievolmente. Ma quanto allo speciale argumento dell'articolo medesimo, che imaginammo, senza sapere T un dell'altro, e trattammo pel primo, il nostro accordo non poteva riescire più perfetto. E qui senio di dover rendere grazie all'illustre matematico italiano della maniera di preferenza che volle donare al prefalo mio articolo, in quel luogo dell'Elogio Cavalicriano {Note ecc. pag. 29-30) nel quale, toccando del relativo argumento, invia il lettore appunto all'ar- ticolo slesso, con termini assai obliganti per me, in vece di 166 DISCORSO queste scrillure e notizie communicate, e da commiinicar- si vennero da me nudamente distese a guisa di annotazio- ni ai varj punti degli scritti, della vita, e delle opera- zioni del Cavalieri ai quali si riferiscono. Ma nel com- porle così, per qnanto io procurassi di non scostarmi da esse, dovetti cedere alla necessità di andarvi innestando delle notizie più generali, delle notizie sulla Facoltà Ma- tematica nell'antico Studio Bolognese. Materia questa am- plissima, ed ardua da trattare, possedendo le altre Uni- versità Italiane ciascuna la sua istoria a stampa condotta più 0 meno vicino a noi , ma la celeberrima di Bologna avendo soltanto quella del Sarti e del Fattorini dal secolo XI al XIV (De claris Archìgymnasii Bonon. Professori- bus etc. ), la quale, pel bujo di que' secoli, sarà lauda- bilissima, profittevolissima pur anche in riguardo a' ve- tusti famosi studj legali e analoghi^ ma pei matematici, come pei più giovani ancora delle principali scienze d'os- servazione non giova puuto , o poco. Vedrà quindi ciascu- no , io spero , come procedendo nella compilazione delle mie notizie sul Cavalieri mi dovesse parer conveniente di accompagnarle al Ch. Presidente dell' L R. Istituto Lom- bardo (scrittore appunto del suddetto novello Elogio) con un sunto tale di notizie intorno alla Facoltà Matematica neir Archiginnasio , che equivalesse come ad uno sguardo sulla Facoltà medesima per riconoscere meglio il posto che vi occupò il Cavalieri , e quel che vi operò. Ma il sunto richiedeva primieramente l'abbozzo di un lavoro più vasto dello stesso genere, da cui poterlo ricavare. Ora gli è appunto un cotale abbozzo che m' ingegnai di for- mare, che oggi imprendo a presentare all'Accademia, pro- ducendone innanzi quella porzione, assai piccola , che po- proseguire a farci copia in proposito dell'articolo suo proprio. Ma dubito forte che il cambio non sia tornato buono pel let- tore. DEL PROF. S. GUERAROI 167 tei condurre a qualche compimento, e che in progresso (li tempo, ed in più volte (com'è richiesto dalla ampiez- za del lavoro, che cresce enormemente tra le mani) io mi propongo di esporre nel suo intero. Confido che non soltanto alla pochezza dell'ingegno, e alle molteplici oc- cupazioni , remote da questi studj , ma ancora alla gravez- za del soggetto, e ad altre diffìcollà di simigliante lavoro si vorranno perdonare le imperfezioni del saggio che ne produco, alcune delle quali io già veggo, e potrò a mi- glior tempo sperimentarmi a correggere ^ se l'Academia crederà di fare un qualche conto del medesimo. Nel di- stendere così il nominalo abbozzo di storia, come il pre- sente saggio io ho in sulle prime servito all'oggetto che vi diede occasione: quindi mi sono fermato maggiormente su quelle cose, d'onde agevolmente si ponno trarre utili confronti col Cavalieri , schiarimenti e dati intorno a qui- stioni promosse rispetto a lui. Tuttavia più ho progredito nella mia fatica, e più le mire sonosi rivolte ed estese a lutti li particolari del generale soggetto ; onde ho toccati _, e diffusamente ben anco discussi de' punti d'ogni manie- ra interessanti per la storia della suddetta Facoltà, e per quella altresì della scienza, come spero che apparirà ezian- dio da questo primiero scritto. Per la qual cosa aggiun- gendo al medesimo altri tre o quattro scritti simili, se ne comporrà, non la storia piena, un Prodromo sufficiente- mente lato della storia dell'insegnamento matematico nel- lo Studio di questa nobilissima Città. Avanti però che il Prodromo non sia slato fornito , e communicato all' Aca- demia, io ne intitolerò le parti , siccome ho fatto di que- sta prima , — 3Iateriali per la Storia della Facoltà Ma- tematica nell'antica Università di Bologna — ; intitola- zione che è buona se non è soverchia; e soverchia non mi pare, e non mi parrebbe quando pure la proposta del compimento del Prodromo andasse fallita ; nel qual caso (che, quanto starà in me, non si darà) lo scritto, o li 168 DISCORSO scrini parziali communicati somministrerebbero pur sempre materia adunata per quella Storia, e sarebbero quindi di qualcbe utilità per chi si accingesse a comporla. Ad ap- prestare r abbozzo del Prodromo, che, come ho annunzialo," già compilai , bastava giovarsi de' fatti più splendidi della nominata Facoltà, i quali, giusto pel loro splendore, sfug- gire non potevano agli storici delle scienze matematiche, e nò pure ai tanti scrittori di nostra letteratura, e molto meno a quei che ci tramandarono delle memorie sui Lettori di questo antico Studio; fatti oltracciò per massima parie raccommandali all'immortalila, dall'immortalità degli scrit- ti di que' Lettori che ne furono i promotori , o precipui autori. Ma per approntare dall'abbozzo il Prodromo uopo è ingolfarsi in una moltitudine di speciali ricerche, ana- loghe a quelle che accennai sul Cavalieri; alcune delle quali , le spettanti ai tempi più remoti, tornano penose per l'oscurila e la scarsezza delle memorie che se ne conser- vano ; altre , quelle cioè che sono di tempi più vicini , riescono laboriose , per somma abbondanza di materia ; tutte poi lunghe e difficili da maturare, coordinare, e ran- nodare in uno scritto storico. Fra le molte ricerche di tal fatta, già intraprese da me, piacemi di menzionare quelle che si riferiscono al grande Cassini; il quale, quanto al- l'onore compartito alla Facoltà Matematica dell'antica Uni- versità dai singoli successori del Cavalieri , può dirsi il primo tra essi, e per ordine cronologico, e per grido. Io le incominciai tempo fa ^ mentre trovavami già avanti nella raccolta delle notizie sull'antecessore, e le proseguii con ardore, perchè secondate da singolari frutti, di cui feci tesoro, quantunque lo scopo di valermene pe' materiali , che ho impreso a communicarvi, non si fosse ancora alla men- te presentato. Me conlento se queste fatiche potranno es- sere condotte al termine che ho indicato!; e se allora rac- commanderanno , e gioveranno abbastanza la ridetta Sto- ria, che questa si possa indi ollenere compiuta e perfella I I DEL PROF. S. GIIERARD1 1^ ila qualcuno clic le maturi ed illustri; da qualcuno for- nito dell'ingegno, degli studj di scienze e buone lettere, del fervore, della pazienza, e degli occhi pur anche che sono da ciò. Tornando ora un istante a ciò da cui ho dato prin- cipio, ossia alla mia parziale fatica delle notizie sul Ca- valieri, alla cui età il presente saggio resta ancor lontano, dirò, senza tema di ostentare, che, pensando allo splendo- re eh' esse acquisteranno nella regale corona che impor- rà a lui un Piola, ne sento già un compenso al di là d'ogni brama (1). Colleghi Prestantissimi, ho voluto apertamente di- chiarare in questo esordio , a cui do fine , come io sia slato condotto al lavoro che vi porgo , perchè ciò tornava utile all'intelligenza e al giudizio del lavoro istesso. Ma non so nascondere un'altra, e forse maggiore sollecitudi- ne che ebbi a colale dichiarazione; quella surta dalla fi- ducia che a grande grado udiste un de' vostri concorrere , tullochè poveramente, all'opera di onorare il Cavalieri, opera dovutagli da tutta la Nazione, ma singolarmente da (0 Non fa mestieri che soggiunga nulla in confermazione (li cotcste mie espressioni, anteriori di quattro mesi alla stam- pa publicata del novello Elogio Cavalieriano, dopo ciò che in una delle antecedenti note ho detto di questo magistrale capi- talissimo lavoro, cosi stimato da chi ha ben altra autorità di giudizio della mia. Certo non mai avrei io saputo da' miei stu- dj sul Cavalieri cavare il partito, che, in augumento del co- stui nome, e delia scienza, ne cavò il eh. Piola. Per questo duplice motivo fui adunque lietissimo d' averli ceduti a lui; che oltracciò li lia più che retribuiti col modo onde volle parlarne nella sua Opera, framcltendoli alia ricca snpellcllilc, assai più sostanziale e preziosa, degli studj suoi proprj. Ma a questi mo- tivi di lietezza mia non posso non aggiungerne un altro: il I pregiatissimo dono dell' atTeltuosa e protettrice amicizia del riola. 170 DISCORSO Milano sua patria di nascita, e da Bologna sua patria di Cariche, e de' maggiori studj. Ci faremmo un'idea molto inesatta, e, sotto certi ri- guardi, anco falsa dello stato, in qual si voglia tempo, e de' cambiamenti, da un tempo all'altro, di una qua- lunque delle Facoltà degli studj nelle antiche Università, desumendoli unicamente, o principalmente dal numero e dalla qualità delle Letture, così pure dalla divisione de- gli insegnamenti , spettanti a quella tale Facoltà , che dai Botoli delle medesime Università appariscono, insieme co' nomi de' Lettori, e coli' orario delle lezioni. Per quanto i progressi di ciascun ramo speciale di scienza nelle stesse professato sieno stati lenti , a prendersi dai tempi più lon- tani e venire verso i nostri , furono però assai più solle- citi in realtà, che non s'inferirebbe, generalmente,, dai Rotoli ; veggendosi in questi inalterati quasi gli stessi cor- si di lezioni per secoli e secoli , e ben lardi farvisi ragio- ne , coir aggiunta di novelle cattedre , o con una maggio- re distribuzione dello insegnamento proprio a ciascuna scienza, degli avanzamenti nelle stesse scienze già acca- duti. Né sarebbe lecito concluderne che cotesti avanzamen- ti fossero sempre , o il più spesso occorsi fuori delle Uni- versità, per opera cioè di sapienti ad esse estranei; oche le scienze dentro di esse, quasi rimorchiale dalle scienze coltivale fuori, queste avessero seguite alla lontana. Come ciò, se gli uomini che si veggono successivamente figurare quali Lettori di Università furono in gran parte que' medesi- mi che si posero alla testa de' movimenti delle scienze verso un miglior avvenire , cogli scritti e colla voce li diressero, DEL l'ROF. S. CHERARDt 171 li dominarono^ vennero e vengono tuttavìa riveriti autori precipui degli stessi avanzamenti? La discrepanza tra ciò che furono in effetto gli studj nelle Università , e ciò che si parrebbe che stati fossero, stando ai Rotoli, proviene senza fallo da questo: che, per un lato, l'economia del publico erario, col quale gli Archiginnasj , se non al loro nasce- re, al loro crescere vennero mantenuti, ma più la solita, e non sempre biasimevole disposizione a conservare, come tutte le cose vecchie, così gli antichi piani d'istruzione, con cui gli Archiginnasj medesimi sorsero o vennero sta- biliti, congiunta colla difilcoltà assoluta di cambiare util- mente, ad ogni passo anche notevole delle scienze, gli stessi piani , fecero andare molto a rilento nella creazio- ne, e addizione di novelle cattedre; ma, per altro lato, ì professori successivi delle vetuste e lungamente staziona- rie cattedre, sia dal naturale stimolo di communicare il proprio sapere, conforme Io stalo attuale della scienza, sìa dal premio che ne ritraevano dai numerosi discepoli , e sìa ancora pei patti stipulali nelle scritture di loro Con- dotte, erano portati ad operare, ed operavano in effetto assai oltre gli oblighi apparenti dai titoli de' rispettivi in- segnamenti, montati ed appellati all'antica. Comprende- vano essi ne' loro corsi publici , agli Archiginnasj , ma specialmente ne' privati , alle proprie case, le materie nuo- ve volute dagli aggrandimenti delle professate scienze. Chi dubiterà di questo, anche senza il corredo di certissime prove che se n' hanno, massime in riguardo a que' molli Lettori di Università, cui va debitrice la scienza di crea- zioni intere , o di progressi , o di qualche passo importan- te? Chi si darà a credere che abbiano eglino potuto rima- nersi fra i ristretti confini della istruzione assegnata loro dai Rotoli, forse osservali appuntino da qualche mediocre antecessore? Conseguiva Galileo, del 1589, la primaria cattedra di matematica nello Studio di Pisa (coli' annuo trattamento 172 DISCORSO di 60 Scudi ! ) , alla quale era annesso l' impegno di spiC" gare, in un biennio, gli Elementi di Euclide, le Sferiche di Sacrobosco e di Teodosio, ed il Quadripartito di Tolo- meo (Fabroni Hìstorìa Academiae Pìsanae , Voi. '2P pag. 392). Chi s'avviserà che attenuto siasi, egli, alla gret- tezza di cotale istruzione, egualmente assegnata, ne' più antichi Rotoli di quello Studio, a tutti i Lettori — Ad Matliematicam — ? Ma se fu appunto per essersi cimenta- to a svincolarsi un po' troppo da coleste pastoje, col ri- chiamare dottrine più gravi, e più profonde dell' antica sa- pienza matematica, coli' introdurre le nuove Mecaniche di Guid' Ubaldo, e maggiori novità altrui e proprie, che, compiuto appena un triennio di lezioni, videsi costretto a rinunziare la Cattedra del patrio Ateneo? Egli fortunato però allora, se non contento!; che le traversie, e il di- sprezzo, onde videsi travagliato ed offeso, gli furono scala a passare nell'Ateneo più libero di Padova, a coprirsi po- scia , e a ricoprire V intera Nazione di onori e di glorie non periture. Ma qual n'ebbe occasione? Forse una scuola a bella posta creata per lui, e per le sue novità? No no: egli andò a succedere al Moleto nella cattedra, che, se- condo il prescritto dal Rotolo patavino, avrebbesi dovuta esercitare alternando annualmente Euclide con Sacrobosco, o, al più, con quel cotale Quadripartito Tolemaico. — Per le stesse ragioni, dal vedersi nel Rotolo del 1629 di questo Studio di Bologna notato per la prima volta = Ad. R. P' Bonaventura Cavalerìiis 3Iedìolanensis Ordinis Jesuatorum S. Hieronymi — Ad Blathcmaticam — Icgnt Euclidem =. chi vorrà trarne che puramente con questa umile lezione il P. Bonaventura si piacesse di aprire la sua carriera nel celebre Archiginnasio (quantunque in una lettera (1) di lui medesimo sia scritto — mi vado prepa- (1) È questa una delle lettere communicate da me al Ch. Sig Don Gabrio Piola , e può leggersi per intero nell'Elogio cit. ( pag. 16 , 17 Note ecc. ). bEL IT.OF. S. GHERARDI 173 rando per principiare a leggere Euclide ecc. ) , egli giuntovi con tanta aspettativa di tutti , egli fattosi pre- cedere dal manoscritto della sua famosa Geometria, in cui r infinito primieramente compariva sotto forma sistematica razionalissima , accompagnava ne' più ardili e difficili voli la scienza , come ne' passi più agevoli, e ne padroneggiava tutta quanta la vastità, egli alla per fine che sentir doveasi il Galileo delle matematiche più pure? D'uopo è adunque guardarsi assai nel percorrere la serie dei suddetti Rotoli, di arguire il valore de' lettori, e delle date lezioni da' titoli sotto cui in essi ci vengono indicate. Ivi i professori sono spesso spesso superiori alle cattedre assegnate: e non sempre^ anzi di rado, le altre carte conservateci degli antichi Sludj , come le suddette scritture di Condotta di ciascun professore , ponno utilmen- te soccorrere in ciò a' Rotoli. 11 simile s'intenda per chi desumere volesse la portata d'un insegnamento, e dell' in- segnante dallo stipendio relativo, senza conoscere tutte le regole, ed i moltiplici riguardi con cui i trattamenti delle Cattedre, nelle vecchie Università, venivano fissati, aumen- tati , diminuiti , e senza badare ancora al calo progressi- vamente accaduto, venendo verso noi ^ nel pregio, o valore effettivo del danaro cambiato colle altre cose. Da ciò dovrebbe apparire, s'io non erro, che, senza trascurare i due criterj discorsi per riconoscere la qualità ed il merito de' professori delle antiche Università , e il merito che si fecero colle Università istesse^ bisogna tut- tavia a questo oggetto valersi maggiormente del grido che si acquistarono colle opere composte, colle importanti in- venzioni attribuite loro dai contemporanei, colla moltitu- dine degli uditori , e colla chiarezza così degli allievi , come di coloro che ebbero compagni o adjulori ne' loro privati studj. È poscia coH'ajuto di tutti questi e simili dati, allenenti a' Lettori, che la qualità, il numero delle Letture^ lo spartimenlo degli insegnamenti qualunque spel- 174 DISCORSO tanti ad una Facoltà^ che stanno descrìtti ne' Rotoli, ed anco la misura degli stipendj concorrono a rappresentarci esattamente lo stato, in un certo tempo, e le variazioni, da un tempo all'altro, della medesima Facoltà. Questi ul- timi dati ponno allora disporsi a formare come il primo ordito istoriale di essa Facoltà, mentre quelli, coi ragio- namenti cui danno luogo, ne formeranno quasi il ripieno. Su queste tracce , che mi sono fatte percorrendo pri- ma, senza il loro ajuto, le centinaja di Rotoli, vengo sen- za più a' miei materiali per la Storia della Facoltà Mate- matica nello Studio di Bologna. E dico che mi par da di- stinguere nella medesima sei Epoche più o meno cospicue, in ciascuna delle quali T influenza benefica ditale Facoltà, pel mantenimento e aggrandimento delle matematiche di- scipline in Italia e fuori, andò sopra del commune , resesi sensibile alle più lontane ed incolte contrade, massime quanto alle Epoche più antiche, e meritò che durasse eterno nella riconoscente memoria de' posteri l'onore di tale Facoltà. Alla quale, io non vorrei asseverarlo, ma non credo in effetto che s'abbia veruna Facoltà analoga delle avite Università da contraporre, che sia stata tanto illu- stre, e tanto benemerita quanto dessa, considerata nel- J' intero delle sei gloriose sue Epoche. Prima di farmi ad esporre le due più antiche di esse ( perocché a queste due soltanto si stende il presente scritto) vo' dir brevemente del mio metodo che tengo. Nomino primieramente in ciascuna Epoca i più illustri lettori che la contrasegnano, non senza notare, colla maggiore esat- tezza , gli anni in cui esercitarono le loro letture. Ricordo quindi d'ognuno quel che mi sembra più essenziale per la storia che ho in mira, dicendo più diffusamente di co- loro verso i quali la posterità scarseggiò di riconoscenza, DEL PROF. S- GHERARDI 175 0 fu larga a biasimi ;, e producendo intorno a qualcheduno riflessioni nuove, o rettificazioni di altrui sentenze. JNon ometto di menzionare altri lettori che accompagnarono, 0 da vicino precedettero ovver seguirono i suddetti. Enu- mero poscia i più chiari nomi de' dotti di Bologna, od in essa dimoranti, che, nel periodo d'ogni Epoca, colti- varono le matematiche, e che, quantunque non ascritti tra i lettori della sua Università, vi accrebbero il lustro di questi studj. — Tutti questi lettori primarj , e secon- darj , e dotti matematici non lettori si vedranno distribuiti opportunamente nel Quadro delle ridette Epoche , che unirò al mio lavoro, compiuto che sia — . Ma la compo- sizione^ l'organizzazione dello insegnamento, tulli gli stali in cui durò, lutti i mutamenti anco i più minuti che su- bì , nel corso degli anni , formano un argumento princi- pale ne' miei materiali, sia perchè mi parve, come ho accennato di sopra , dover esso scorgere o dare materia alla prima orditura della nostra istoria, sia per l'opportunità che mi somministrò di tor via certe inesattezze, ed erronee 0 strane opinioni, che intorno all' argumento medesimo vennero pronunziate da gravi scrittori. Di questa parte mi occupo segnatamente nel discorrere sugi' intervalli che se- parano r ud' Epoca dall' altra. EPOCA PRIMA. La prima Epoca della Facoltà Matematica dell'antico Studio di Bologna per me è costituita e segnalala da un solo uomo , Hi Cecco d' Ascoli , ossia Francesco di Simone Slabili, che per tre o quattro anni, dal 1322 al 1325, qui professò Astrologia (1). Il principio d'essa rimonterebbe (t) Alidosi Li Dottori forestieri che in Bologna hanno letto ecc., sollo Cecho da Ascolo, pag. 16. 176 DISCORSO a 75 anni avanti, nella sentenza di coloro che dicon(t intorno al 1250 essere stalo Astrologo in (|iiesto Studio il famoso Guido Bonatti di Forlì, come egli si fa, o di Fi- renze, come altri il vogliono. Ma di certo posteriormente al 1325 la stessa Epoca poco s'estende, non vedendosi, per molti anni dopo Cecco, raccoramandato questo inse- gnamento dell'Astrologia ad alcun nome veramente precla- ro. Se si eccettui forse il Pelacani , detto Biagio da Par- ma (aut diabolus est, aut Blasius Parmensìs , così dis- sero di lui i Parigini), che dal 1380 al 1384 tenne qui in prima l'anzidetto insegnamento, e poscia quel di Filo- sofia , e che, come in altre maniere di studj , così ne' ma- tematici fece autorità , lasciando di sé certo grido , massi- me per essersi occupato delle Statiche e Prospettive a que' tempi ancor bambine (1). La medesima Epoca però, appresso l' infelicissimo Ascolano , se non appunto con es- so lui, un novello e realissimo lustro avrebbe acquistato. Imperocché sembra risalire soltanto fino a que' tempi l'isti- tuzione d'una nuova Cattedra fermamente aggiunta all'A- strologia, della Cattedra cioè di Aritmetica e Geometria, coir assegnarla ad appositi dottori , a parecchi insieme il più spesso, inscritti ne' Rotoli, i quali però non sempre soli, ma talvolta congiuntamente cogli Astrologhi la esercitava- no. — Che r Astrologo od Astronomo facesse qualche anno le parti dell'Aritmetico, io lo deduco da questo, che nel llotolo del 1466 il Fondi , segnatovi , come ne' Rotoli precedenti e ne' consecutivi;, == Ad Lecturam Astrono^ miae =, è propriamente destinato a leggere = lìher Algo- ri) Alidosi Li Dottori Foresh'cri ecc. solto Biagio da Parma pag. 12: Cossali Origine, trasporto in Italia ecc. dell' Algebra ecc. Voi. 2. pag. 107 : Franchini La Storia dell' Algebra ecc. in Supplemento al suo Saggio id. , pag. 40 : Libri Ilisloire des Scien- ces Mathématiques en Italie Tom. 2. pag. 208-9. DEL PKOF. S. GIIERARDI 177 iiiiiìii de minutis et ititegris =; il che avrà egli fallo nell'anno di scuola l'iGG-C7j sapendosi che tulli i Rololi di questo antico Studio portano la data dclli primi d' Ot- tobre di ciascun anno , e che l' anno scolastico inlendcvasi incominciare il 6 dello stesso mese, e terminare colle va- canze estive dell' anno consecutivo ( cose che dovranno aver- si presenti, tutte le volle che io menzionerò le annate de' Rololi e delle Letture) — . Certissimo poi che fin dal 1383 s'incominciano a conoscere, in questo Studio, rinomali lettori di Abaco, d' Aritmelica, e Geometria, e che in ap- presso ne va sempre riccamente fornito. Ma di ciò più estesamente a suo luogo. — Di Guido Bonalli , il quale passò pel primo uomo del suo secolo, cui Dante pose tra la perduta gente {Inkrno C. XX sulla fine), benché all'ultimo del viver suo si fa- cesse Frale Francescano, e per umiltà limosinasse il pa- ne a uscio a uscio (1), non dico altro, siccome a me non consta per nessuna prova, e non sembra che sia mai stalo professore in questa madre degli studj — . Di Cecco d'A- scoli, assai più celebre, fino a sei anni da questo giorno, per la sua tragica lamenlalissima fine, che per l'Opere sue, dirò imprima che, fiorilo molto vicino a Sacro Bosco, fu tra' primi commenlalori della Sfera di lui ; libro che parca doversi perpetuare nelle Scuole d'Astrologia o d'A- stronomia, al par che l'altro d'Euclide nelle Scuole di Geometria, ma che invece a capo di qualche secolo, all'av- venimento , e riconoscimento de' reali progressi nell' Astro- nomia, ne fu sbandito per sempre (differenza di sorte fra i due libri che, senza più, mostra la grandissima diffe- renza fra lo stalo dell' Astronomia e lo stalo della Geome- tria presso gli antichi, comparativamente a quel che di- (I) Monsignor Bernardino Baldi Cronica de' matemalici sot- to Guido Donato, pag. 81 : Libri Ilistoire cit. Tom. 2. p. 5i ecc. N. Akn. Se. Nail'u. StiijE II. Tom. i. i- 178 DISCORSO vennero dopo la restaurazione degli sludj matematici ) . Si hanno a stampa gli accennati Commentarj di Cecco sulla Sfera di Sacro Bosco, che egli diede alla luce primiera- mente qui in Bologna. Essi , non a' tempi suoi , anzi as- sai dopo, vennero generalmente vilipesi, poiché s'impu- tarono imbrattali di vanità astrologiche, di magia, negro- manzia (e peggio), alle quali tuttavia s' ha fondato mo- tivo di credere che le lezioni di lui medesimo in questo Stu- dio dovessero in parte la moltissima fama, l'universale applauso, ond'è certa memoria che fossero ricevute (Ali- dosi loc. cit. ). Di che argumento sicurissimo ancora sa- rebbe il fatto, che si riferisce, ch'ei venisse eletto a pro- fessore in questo Studio dalla stessa scolaresca {De cla- rìs Archigymn, Bonon. eie. Tom. 1.", P. l.'^ pag. 435); elezione che però avrebbe avuto luogo nella gioventù di Cecco, forse nell' uscire egli con grande onore da queste scuole , e che dovrebbesi quindi accuratamente distinguere da quella che lo portò alla Lettura di cui ragioniamo noi : colesta, invero indubitabile , fu della sua vecchiaia. Fra l' al- tre Opere che si registrano di lui (e son nove o dieci), esistenti la più parte soltanto in MSS. , io non debbo ta- cere affatto le due intitolate = Praelectiones ordinarìae Astrologiae habitué Bononiae z=, ed = Epistola seu Tractatulus de qualitate planetarum — , delle quali l' Au- tore parla nell' esordio de' suddetti Commentarj , asseren- do in oltre, circa la seconda, di averla mandata = Ad publicum Cancellarium Bononiae ut scholaribus suis tra- deret =. (documento forse non trascurabile dell'esistenza fin da que' tempi della dignità del Cancellierato presso lo Studio di Bologna). Merita poi speciale menzione quel- l'Opera di Cecco che è stata richiamata in memoria dal Ch. Sig. Prof. Libri (Hist. cit. Tom. 2." pag. 200, n. 2.^), e il cui titolo manifesta la sua importanza — Historìa de Insulìs in Oceano et Mediterraneo sitis — . Ma l'Opera veramente immortale di Cecco è V Acer- DEL PROF. S. GHERAHDI " 179 ba, scientifica enciclopedia in versi volgari, originale più di qualunque analoga opera di quel secolo, in quanto contiene sulla Meteorologia e sull'Ottica, come sulle altre parti della Fisica, sulla Zoologia, Mineralogia, Fisiologia, e su lutti i rami in somma delle Naturali Scienze, molte nozioni che mirabilmente s'accostano ad alcune fondamen- tali delle nostre. Dei venti scrittori, e forse più, che in passato si occuparono particolarmente di Cecco e delle cose sue, niuno aveva analizzata a dovere l'Acerba, sotto il rapporto scientifico. Sciolse questo obligo, sei anni fa, il prenominato celebre Libri nel 2.° Tomo della sua Storia delle Scienze Matematiche in Italia (dapag. 191 a 201), Opera in cui tante corone, tante glorie ha rivendicate od accresciute alla Nazion sua. Opera da cui il fomite^ e la scorta maestra in questi nostri studj riconosciamo. Ei lo sciolse, giustamente rampognando i dotti numerosissimi in sì lunga posterità di non aver vedute colali , e colante preziosità patentissirae nell'Acerba, e stimolando i presen- ti e futuri, massime italiani, a reputarle una volta. E senza dubbio , colle predette nozioni (il più bel saggio se ne vegga presso lo stesso Libri), alcune delle quali se ri- Irovansi tra le analoghe di più antichi filosofi ne sono il fiore, mentre altre non hanno assclulanienle le analoghe che nelle opere del più moderno sapere, l'Astrologo pri- sco dello Studio Bolognese precorse di gran lunga al suo secolo. Infinitamente inferiore come poeta , e come scrit- tore al gigante cui ebbe a discepolo, a Dante, lui superò come fisico , perchè meno metafisico di lui , e di maggiore originalità ed inventiva nelle naturali discipline. Forse che la stessa originalità grande, in rispetto a coleste discipli- ne, dell'Acerba, non fu l'ultima cagione del lungo ab- bandono in che giacque. Per altro nel secolo della scoperta della stampa, e sul principio del consecutivo, essa fu ono- rata di molte edizioni, e di un commento; siccome era stala prima di quella scoperta, e venne snche dopo diffusa 180 DISCORSO in moltissimi Codici- Taluno la esaltò del titolo di Opera divina. Il titolo non attaccò perchè esagerato, e perchè non raccomraandato a buoni e numerosi studj sulla mede- sima; studj che le mancarono per l'anzidetta cagione, ma ancora per quest'altra, eh' è buona, — perchè suoi versi (a orecchio dei più difficili letterati, come dei più facili) non son belli — . Monsignor Bernardino Baldi non nomi- na r Acerba che per tacciarne di goffissimi i suoi versi {scrisse, ei dice di Cecco, un libro di cose naturali, e meteorologiche in versi goffissimi). Però egli non seppe comprenderne l' ottimo sostanziale, come non abbastanza comprese il Tartaglia, disconobbe molto Giovan Battista Benedetti (di cui Galileo è figlio di studj (t), se pur l'è (1) Questa cosa, che viene suggerita dalla nuova e splen- dida analisi del Libri sulle Opere del Benedetti (Op. cit. T. 3. pag. 121 e seg. , e pag. 161 nota 2.^^) fu esplicitamente pronun- ziata da quel grave e benemerito ingegno di Michel Angelo Ric- ci, in una sua lettera del 14 Novembre 1666 al Principe Leo- poldo di Toscana. A confermazione, per questa parie , dell'ana- lisi stessa , ed a prova de' buoni studj che di que' tempi face- vansi in Italia sui matematici nazionali recenti, mi par di ri- portare le proprie parole del Ricci, che non so se siano mai state avvertite da alcuno; eccole: — Sono usciti gli Elogi di „ uomini letterati di Lorenzo Crasso, e dove parla del Galilei „ mi ha mosso a compassione il vedere, che egli distingua le ., stelle Medicee dai pianeti Gioviali : che rappre- „ senti il Galileo tanto timido in dar fuori i suoi primi senti- „ menti circa la filosofia naturale , i quali vuole che gli cavas- „ se da Celio Calcagnino, e dal Patrizio, tacendo il Benedetti „ che gii aprì la strada più che ogni altro, e forse fu solo a lui „ scorta nel suo filosofare ;, come avrà ben notato V. A. parago- „ nando i concetti dell'uno e dell'altro, che sono tanto con- „ formi ( V. Fabroni Ang. Lett. ined. di Uom. illustri, Tom. 2. ,) Firenze 1775, pag. Ii2 ) — . A compatire in qualche guisa DEL PROF. S. GHERARDI 181 (l'alcuno), non menzionò per niente il Cardano, il Ferro, Ferrari, Bonibelli, ed altri preclarissirai ingegni de' suoi tempi (s' intende nella citata sua Cronica): ma a compren- dere e giudicar giusto ciascun di cotesti non era assai l'essere letteratissimo, e dottissimo, e peritissimo ne' ma- thematici veteres , com' egli avea apparalo alla grande scuola del Commandino. Lagnasi il Libri che l'Acerba sia stala, e sia tuttora Iella poco , aggiungendo che forse sarebbe letta di più , ove se n'avesse una edizione almeno passabile; che tutte le edizioni ch'egli n' ha vedute (e la meno vecchia, e la migliore citala da lui è del 1510) sono detestabili, il le- sto v'è alterato ad ogni verso (Op. e T. cil. pag. 194-95 nota 2.*). Ei non conosceva adunque la nitida e bella edi- zione in 8." dell' Acerba , fatta a Venezia dall' Andreola nel 1820, per cura di lodevolissimi editori di un Parnaso Italiano, i quali, nell'avviso al lettore di questo volu- metto dell'Acerba (che è il XII dell'anzidetto Parnaso, Secolo II, Didascalici Primi) , rispondono con tutta ra- gione alle detrazioni altrui, circa la nobile loro impresa^ colle seguenti parole: — Chi vede il nostro Parnaso ha » la soddisfazione di poter leggere ciò, che leggibile non » era finora ( pag. XIII) ». In questa edizione io ho po- tuto riscontrare, senza fatica, tulli i passi e sensi dell'A- cerba citali dal Libri (colla prenotala edizione del 1510, l' ultima delle tre mende del Crasso, notate da quell' illustre Por- porato, può rammentarsi che Celio Calcagnini die in luce il suo Traltatello intitolato — Quod Coeltim stct , terra autem movea- tur — avanti del 1543 , in cui fu publicata l' immortale Opera del Copernico — De Revolutionibus orbium coclcslium — ( V. Ti- raboschi Storia della Leti. Hai. T. 8. P. 2. Apvcndicc al Capo 2. Menwria 1.^; e Calcagnini M. Tommaso Guido Della Vita e de- Uli scritti di Celio Calcagnini , Commentario , Roma 1818. pag- 30-31). 1 8'2 DISCORSO e coir a,j Ilio di varj Codici): e non avendo io ritrovato dif- ferenza alcuna di rimarco, ciò ho avuto ad argiimenlo dell'accuratezza degli editori veneti sulodali, siccome quel- la del Libri in simiglianli materie è accertatissima. Tre bei Codici del poema in discorso esistono nella Biblioteca di questa P, Università (1). Il Ch. Bibliotecario Sig. Dottor Veggetti (a cui si va debitori di un ultimo e- salto riscontro , e ordinamento de' numerosi Codici e MSS. della slessa Biblioteca) me ne avvertì, e me li porse da osservare, allorché, colla guida del mentovato volume del Libri , feci qualche studio suU' Acerba , che m' invogliò a ricercarne un Codice. Degna , e dicevole opera sarebbe per noi. Colleghi prestantissimi, che ne approfittassimo, sulle tracce, e cogli stimoli del sommo matematico e som- mo dotto; di lui, al quale cotesti, come tanl' altri minuti e fastidiosi riscontri, tornarono piacevoli, pel nobilissimo genio di ristabilire in tutti i suoi dritti l'avito sapere. Solo ignoranza , o compiacenza di sofisticherie hanno potuto suggerire ad alcuni critici, e far valere presso al- tri la frivola congettura che lo strano nome, sotto cui s'ò perpetualo il Poema dell'Acerba, derivasse dalla mira del- l'Autore di prevenire che quest' Opera fosse un frullo de- gli acerbi o giovanili suoi sludj ; e ciò in osservanza cieca del titolo — Liber Acerbae Aetatis magistri Cechi de (1) Eccone le indicazioni, desunte dall' antico catalogo della slessa Biblioteca. — l. Cecco d' Ascoli Tractatus qui dicitur Ac~ cerbadus, volgarmente V Acerba ecc.: nel fine è scritto — Finis Laus Beo 1462 die duodecimo mensis Augusti per me Joannem de Fabis Notarium transcripttts — : Codex chartaceus An. 1462. fol.. — li. Il medesimo col titolo Àcerbattas ( Tractatus qui dici- tur Acerbattas) — : Codex chartaceus Saeculi XV fol.. — IH. II medesimo col titolo Liber Acerbae Aetatis — -. CoJex chartaceus Saeculi XIV AP. — È notevole che mentre il primo ed il terzo sono scritti a sestine, il secondo invece è scritto a terzine. DEL PROF. S. GUERARDf 183 Eschulo — , che leggesi, a rao' di frontispizio, in cerli Codici, 0 edizioni antiche dell'Acerba, fra le molte pas- sale in rivista dai benemeriti Quadrio, e Mazzuchelli, e da altri. Oltre la gravità dell' Opera ;, non pochi luoghi della medesima , che , scorrendola , saltano agli occhi , persua- dono che se anco l'Ascolano la imprende da giovane, v'in- trodusse di certo la sostanza, e la sottopose alla lima da maturo, pieno d'esperienza e dottrina. Ma quei versi co' quali apostrofa irosamente Bologna O Bolognesi , o , anime di foco A picol tempo ueneriti al punto Che cadera Bologna apoco apoco Or uè ricordi, cornei divin archo One peccato con la pena a giunto Et aspectando assay più se fa carcho (1), versi (goffi no certo) onde ha principio il Capitolo XV del Libro 11 dell' Acerba , molto verisimilmente furono dettati da Cecco dopo che rimase mal contento di Bologna (2); (t) Abbiamo copiata letteralmente questa sestina dal più an- tico dei suddetti Codici della P. Bibliolcca. A tenore di questi, i nominati editori Veneti dell'Acerba sarebbersi presi una qual- che licenza nel secondo, e nel sesto verso, ch'essi stamparo- no cosi : — In picciol tempo arriverete al punto —, — Ed a- spettando più, più si fa carco — . Imperocché, in lutti e tre i Codici , invece della preposizione In Icggesi A , ed invece di ar- riverete leggesi ueneriti, voy verete , vui uerete ; cosi in tutti e tre , in cambio del primo ìHù dell' ultimo verso si legge assay , che però nel meno antico è scritto assai. (2) Si sa che i primi guai , radice del suo estremo male , li soffri in questa Città , per gì' intrighi , vuoisi , d' un Tommaso Del Garbo medico Fiorentino , e suo rivale nel concorso alla Cat- tedra in questo Studio ( Alidosi loc. cit. ; Mazzuchelli Gli scrit- tori d'Italia Voi. 1. Par. 2. pag. 1151 ecc., sotto Ascoli {Cec- co 0 sia Francesco d')). l 84 DISCORSO non prima adunque del 1322, che non era ancor venuto ad esercitarvi la lettura più prossima al processo che il rovinò, se non l'unica che qui tenne: è poi notorio che del 1327 fu fatto morire a Firenze in età di 70 anni. Anzi pel breve intervallo fra il suo ingresso all'indicala lettura e la sua morte, è lecito arguire ch'ei componesse parie dell'Acerba durante la stessa lettura, e che la ponesse a profitto degli uditori suoi. Queste congetture poi ricevono molta forza dall' arguraenlo , che il Poema in discorso mo- strasi non compito, coli' ultimo libro di una brevità che lascia desiderare moltissimo per giudicarlo finito, coli' ul- timo capitolo sospeso, ecc. (Libri Hist. Tom. 2. pag. 194 nota 1.^). Verisimilissima torna l'opinione di altri critici, più ingegnosi e giusti degli accennati , che con acervo , o acer- bo, cambiato poscia (per ignoranza di copisti) in acerba, Cecco si proponesse di significare quel cumulo, od acer- vo di cognizioni e d'ardite sentenze, su lutto quasi lo sci- bile, che la sua Opera è (1). (1) Questa opinione suggerita da una sensatissima critica primieramente al P. Quadrio (Z)eto Stona e rfe??« Ragione d' ogni Poesia, Voi. 4. pag. 38 a 41, ediz. di Bologna; Libri Tom. cit. pag. 192-93, n. 2.'') non può non essere assentita subito. Ma come poi spiegare l' intrusione del suddetto titolo — Libcr Accr- bae Aetatis — , e di altri analoghi ? Assai verisimile reputa quel dottissimo scrittore che il titolo autografo del Poema fosse Li- bcr Acervatus , dimostrante, secondo lui, più da vicino la inten- zion del Poeta , e che da esso titolo si passasse , a furia di slroppiature ognor maggiori degli ammanuensi , a' titoli Libcr Acerbatiis , Liber Acerbaltus , Libcr Acerbae Aelalis , Acerba Aetas, ctc..„Nel vero, egli soggiunge (p. 40), di tanti Manoscritti, che „ ho osservali di quest' Opera , quo' che hanno questi ultimi j, titoli sono tutti posteriori di tempo a quegli altri, che porta- „ no per titolo Acerbattus „ . Ducimi che questa riprova dai tre DEL PROF. S. GIIERARDI 185 Non tanto l'Astrologia e Magia prette che deturpino l'Opera stessa, checliò siasi asserito, quanto la nomina d'Astrologo e Negromante smaccato del suo autore con- tribuì a screditarla anco presso i moderni , ed a non farla leggere. Ma non son più a gran pezza tempi i nostri , la Dio merco, da lasciarsi allucinare da consimili prevenzio- ni, da non accogliere e non raccommandare per lume i raggi che ne appariscano in mezzo a tenebre eziandio le più folte , che non fan più paura a nessuno. E perO ebbi ben a maravigliarmi , alcun tempo addietro , che un nostro eru- dito Italiano, cui manifestai qualche mio cruccio perchè in certa sua opera letteraria non avesse menzionato punto punto Cecco, e la sua Acerba, rispondesse franco: — mi )) accenna di non aver trovata alcuna menzione ( nella » opera sua) dell'Acerba di Cecco d'Ascoli; ma a me M parve di non dover ricordare un libro che può dirsi » lavoro da Astrologo, piuttosto che da giudizioso scrit- M lore — . Se avessi stimato che il parere valesse la pe- na d' una replica , questa sarebbe stata : che così per altro non venne giudicato il Z^jyoro (sotto lo stesso rapporto pel quale io l'avea raccommandato all'erudito) né dal Crescim- beni, né dall' Appiani, né dall' Antonelli, né dal Quadrio, né dal Mazzuchelli, ecc.. Tutti questi scrittori , di ricono- sciuta autorità, come concedono a Cecco un valutabile o- nore di lettere^ in considerazione del suo Poema, e di nominali Codici della P. Biblioteca venga disdelta. Imperocché, come si sarà rilevalo dalla relativa nostra nota , il più antico di essi è appunlo quel che porta il titolo Liber Acerbae Àetatis , che, alla maniera d' argumentare del Quadrio, dlrebbesi essere stalo poscia convcrtito nei titoli Acerbattas , Accerbntlus degli altri due Codici. Potrebbe supporsi però che questi fossero stali trascritti da un Codice ancor ^iù antico di quello , e portante l'intiiolazionc Acervatus, o simile. 186 DISCORSO alili saggi in rima composti da lui (1), così si alzano a difenderlo, colla più lodevole umanità e ragionevolezza, da quelle accuse, appiccicate a' pensamenti e a' trattati astrologici di lui, che portarono l'acerbissimo suo fine. In quest' opra meritoria maggiormente si distinsero l' An- tonelli ascolano^ ed il P. Appiani della Compagnia di Gesù , colle loro Vite apologetiche di Cecco. Circa al qua- le , ed al ridetto suo fine noi termineremo di scrivere col riportare un periodo del Quadrio (altro ornamento della stessa Compagnia), che ne sembra verissimo, ed ac- concio assai a caratterizzare i tempi di Cecco : Erano que' i^empi, dice adunque il Quadrio (Voi. 4." cit. p. 39), così dall'ignoranza ingombrati, che ogni uomo, un tan- tino delle matematiche sciente, e della filosofia naturale informato , era tostamente per Mago diffamato presso le Genti , e per giunta carcerato e giustiziato. E con questo do termine pure al mio discorso sulla prima Epoca , e passo tantosto alla seconda , non aggiun- gendo per ora nulla alle poche cose di già notate in ri- guardo al tema della qualità;, del numero, delle vicende degl'insegnamenti nella nostra Facoltà. Cotesto tema ho an- nunziato di voler trattare, colla dovuta estensione, nel ragionare segnatamente degl'intervalli fra un'Epoca e la consecutiva. Ma le materie che mi fu dato di raccogliere in proposito, circa alle due Epoche più antiche, atten- gonsi mollo più alla seconda , ed allo spazio fra questa e la terza, di quel che alla prima; onde la trattazione ne sarà con vantaggio posposta all' altra dei Lettori della stessa seconda Epoca. Anzi viene da me posticipala ali! presenti materiali, o differita ad altro e miglior tempo. (!) Cecco d'Ascoli è creduto inventore di quel metro cai no- minano le Zingaresche ( Quadrio Op. cit. , del Voi. 2. Lib. 2. , pag. 284 , edizione di Milano ) . DEI PROF. S. CHERARDI 187 Imperocché li presemi materiali mi crebbero fuor di mi- sura tra le mani, quanto ai ricordali Lettori, causa un relativo soggetto storico importantissimo , che sembrommi di dover sviscerare da tutti i lati. Che se la prolissità in CIÒ non saputa schivare mi rende già assai peritoso a sperare da Voi , Colleghi umanissimi , il cortese dono del- l'indulgenza ad ascoltarmi, non vorrò demeritarla mag- giormente coir estendermi a dir più. (sarà continuato) >-^?-ag"GsaM Vocabolario de' Sinonimi Classici dell' Ornitolo- gia Europea presentalo ( in MSS. ) al Settimo Congresso dei Scienziati Italiani da Antonio SCHEWBRI. PAROLE DELL AUTORE ALLA SEZIONE ZOOLOGICA DEL SETTIMO CONGRESSO DE' SCIENZIATI ITALIANI- \joncìossiachè Voi^ onorevoli colleghi, nel più bel proposilo dell' Uomo , mi concedete in questo giorno la vostra attenzione, io mi prometto di non tediarla senza scopo , e avendo a parlare di un lavoro che intiero non si puole qui leggere , vi dirò solo quello che io per il pro- gresso della scienza guidato dall'amore di essa ho fatto. Imperciocché;, mi veniva per l' addietro, nella mente, co- me andava aumentando il numero di cultori delle Scienze Naturali , e questo mi portava a pensare come i costoro studii presentandosi sotto la forma della loro varia intel- ligenza portarono fra noi diversi sistemi. Mi parve che ogni scrittore andava proponendo nuove classazioni, non che apponendo nuovi nomi , invece di accettare quelli con- venuti, e forse non inutilmente, e infine quando si oppo- se al corso della mia mente un dubbio intorno un nome VOCABOLARIO DI OBniTOLOGlA 189 se si riferiva allo stesso individuo che un altro, mi man- cò dove mettere mano a un vocabolario de' Sinonimi Clas- sici d'Ornitologia Europea. Questo intoppo io vedo che si presenta in tutte le Scienze Naturali, ma più che nelle altre nell'Ornitologia. E ove la fortuna e la providcnza mi avesse dato ingegno più vasto io non mi sarei solo trat- tenuto in questa e avrei abbracciato anche le altre, ma in oltre, le circostanze mi negano il tempo e l'agio. Adun- que, io mi gettai nel laberinto dei nomi, e vestendo ogni individuo dell'Ornitologia dei suoi vari nomi, li ridussi lutti alfabeticamente come si suole fare in Vocabolario. Ma per giungere a ciò , mi convenne che tra i vari sistemi che mi fornirono i termini della mia Sinonimia , io pre- ferisca uno che mi servisse come primo anello della cate- na della varia nomenclatura che rinvenni per ciaschedun genere e specie riportata dai vari autori Ornitologi che ho consultato, e ragionando e pesandole tutte mi parve il più adatto e il più stimabile quello del nostro Presidente Principe Bonaparte, riportato nel suo Catalogo Metodico degli Uccelli Europei, che Voi pur troppo conoscete, e perchè esso è quello che più si approssima alla natura e più la copia , osservando le sue graduazioni e i suoi pas- saggi , e perchè a me pare come pure parve allo Strickland nel suo Report on the Recent progress and Present sta- te of Ornìthology , che esso sia per essere perennemente adatto, e credo che da qui a non molto sarà consideralo come codice dell'Ornitologia Europea. Questo lavoro, col- leghi , io spero che voi lo accettiate , se non perchè ha merito, almeno poiché vi renderà meno duro e faticoso l'esercizio e lo studio della Scienza Ornitologica, e lo presento qui perchè so che i frutti del mio studio sono i migliori tributi che io possa offerire a questo Settimo Con- gresso per rendere onore al vostro amore pel progresso della Scienza. Del resto io so che avvi qualche imperfe- zione nel numero dei Sinonimi, e se alcuno di Voi o 190 VOCABOLARIO Scienziali non sdegnasse, lo invito a coniplelarlo e correg- gere qualche involontario errore incorso nella redazione ; se poi a mia imitazione compiute saranno le altre branche del sapere di Storia Naturale con simili Vocabolari lascio a Voi colleghi il decidere del dono che si farà alla Scienza (1). (1) Dopo proferite queste parole, il Sig. Filippo de Fi- lippi gentilmente mi esibì l' Opera di Schlegel su gli Uccelli Europei, dalla quale ho arricchito di molti sinonimi questo Vocabolario. DI ORNITOLOGIA 191 VOCABOLARIO dell' ornitologia europea A. Acanthis^ K. e Bl. v. Cardiielis, Briss. Acanihis, Gesn. v. Chrysomitris , Boie. Acanthis, Gesn. v. Clirysorailris spinus Boie. Acanihis Arislotelis^ Gesn. v. Chrysomitris spinus Boie. Acanlhylis, R'^ac. v. Chrysomitris spinHS Boie. Accentor, Bechst, Bonap. , Duraz. ,Ranz. , Meyer , Vieill ; Cuv., Less.j Temm., Savi, Benoit, Crespin, ec. Curruca, Briss., Willugh. , Rzac, Frisch. Motacilla, Linn., Gmel. , Pallas. Muscicapa , Jonst. Passer, Charlet, Linn., Aldrov. » Prunella, Vieill, Gesn. Jonst. Rzac. Spipola, Aldrov. Sturnus, Linn. , Gmel., Lath. , Scop. Sylvia, Lath., Kleio. Accentor, Temm. v. Calliope, Gould. Acceolor Alpinus, Bechst. , Bonap. , Duraz., Ranz. , Less. ; Eyton, Crespon, Cara, Savi, etc. Motacilla Alpina, Linn., Gmel. Spipola Major, Aldrov. Sturnus Collaris, Scop., Linn., Gmel. ^ Lalh. Sturnus Maritanicus, Lath. Sturnus Maritanus, Linn., Gmel,, Lath. Sylvia Alpina, Lath. 1 92 VOCABOLARIO Accenlor Calliope , Temm. , v. Calliope Camlschalliensis , Strickland. Accenlor Modularis , Cuv. , Bonap. , Diiraz. , Temm. , Ranz. , eie. eunuca Eliotae, Willugh. , Raj. Curruca Fusca, Frisch. Curruca Sepiaria, Briss. Motacilla Modularis, Linn. cur Gmel. Magnaniua , Aldrov. Magnanina vulgo dicla, Aldrov. Magnanina Aldrovandii, Willugh. Muscicapa altera, Jonsl. Muscicapa quinta , Jonst. Passer Canus, Linn. Syst. Nat. Passer Rubii, Aldrov. Passer Sepiarius, Chacht. Prunella, Gesner, Jonst., Rzac. Sylvia Gula Plumbea,, Klein. Sylvia Modularis, Lath. Sylvia Schaenobanus, Lath. Accenlor Montanellus, Temm., Bonap., Ranz., Less. eie. Molacilla Montanella, Pallas. Sylvia Montanella Lath. Accipiler^ Ray.;, Bonap., Duraz. , Pallas, Eylon, Briss., Gesner., Rzac, Chacht etc. Falco , Linn. , Grael. , Temm. , Savi , Ranz. , Cresp. , etc. Moschelus, Linn. syst. nat. Nisus, Cuv., Less. , Gesn. , Willugh., Rzac, Frisch. V. Accipiter Nisus, Pallas. Sepiarius, Vieillot. Accipiter, Briss. v. Accipiler Nisus, Pallas. Accipiler, Gesn. etc. v. Aslur, Bechsl. Accipiter, Scliwenck. v. Buteo, Bechst. Accipiter, Pallas, v. Circaetus, Vieill. M ORNITOLOGIA 193 Accipilei-, Pallas , v. Circus, Briss. Accipiler, Rzac. eie. v. Falco, Linn. Accipiter, Pallas, v. Milvus, Bechst. Accipiler, Pallas. v. Pernis, Cuv. Accipiter, Briss. v. TinnunculuS;, Briss. Accipiler, Bell., Jonst. v. Vullur, Linn. Accipiler .lìgypticus, Bell., Jonsl. , v. Vullur Auricula- ris^ Daud. Accipiler JEsa\o , Charlet , v. Falco ^flsalon, Linn. Accipiler JEsaìon, Sibbald. v. Falco yEsalon, Linn. Accipiler Alaudarius, Briss. v. Tinnunculus Alaudarius. Accipiter Buleo^ Schvv. v. Buteo Vulgaris, Bechst. Accipiler Circus, Charlet, v. Accipiler jEruginosus. Accipiter Crislaredda , Cupanl , v. Tinnunculus Alau- darius. Accipiler Cyanopus, Rzac. v. Falco Lanarius, Linn. Accipiler Erylhrorynchus Sw. v. Aslur Gabar, Sclil. Accipiter Freli Hudsonis, Briss. v. Circus Cyaneus, Bechst. Accipiter Fringillarius, Raj, v. Accipiler Nisus, Pallas. Accipiler Fringillarius Tunesinus, Cupani, v. Falco Sub- buteo. Linn. Accipiler Hypoleucos, Pallas, v. Circaelus Hypoleucos, K. e Bl. Accipiter Ignavus, Rzac. v. Milvus Regalis, Briss. Accipiler Ignavus, seu Lanarius rubeus Alberti, Schwnck. V. Milvus Regalis , Briss. Accipiter Lacerlarius, Pallas, v. Pernis Apivorus, Cuv. Accipiler Leporarius , Rzac. , v. Falco Lanarius , Linn. Accipiler Maculalus, var. Briss. v. Accipiler Nisus, Pal- las. Accipiler Major, vel Accipiter, Gcsn. v. Aslur Palumba- rius , Gmel. Accipiter Merularius, Charlet, v. Accipiter Nisus, Pallas. Accipiler Milvus^ Pallas, v. Milvus Niger, Briss. Accipiter Minor, Gesn. v. Accipiler Nisus, Pallas. N. Anm. Se. ISatur. Serie II. Tom. j. l.i 194 VOCABOLARIO Accipiter Muscetum^ Stor. degli Ucc. v. Accipiler Nisiis, Pallas. Accipiter iNisus, Pallas, Bonap. , Duraz. Accipiter, Briss. Accipiler Fringillarius, Ray. , Aldrov. , Gesn. , Schvv. , Jonst.^ Charlet, Willugh. , Eylon. Accipiter Maculatiis, var. Briss. Accipiter Merularius , Charlet. Accipiter Minor, Gesn., Rzac Astur Nisus, Schl. Daedalion Fringillarius, Savig. Falco Nisus, Lino., Gmel.,Temm. , Savi, Ranz. Falco Nisus Major , Becker e Mencler. Moschetus, Linn. Syst. Nat. Nisus Recentiorum, Gesn., Willugh, Rzac. Nisus Sagitatus, Frisch. Nisus Striatus, Frisch. Nisus Vulgaris, Risso. Accipiter Nisus Alaudarius, Charlet, v. Tinnunculus Alau- darius, Briss. Accipiler Palumbarius , Gesn. , v. Astur Palumbarius , Grael. Accipiter Regalis, Pallas, v. Milvus Regalis, Briss. Accipiter Rubetarius Turneri, Schwench. v. Milvus Rega- lis, Briss. Accipiler Stellaris , Schwenck. v. Astur Palumbarius , Gmel. Accipiter Variabilis, Pallas, v. Circus Cyaneus^ Bechst. Aciti , seu Aqueus Lepus, Fern. v. Podiceps Cristalus, Lath Acitili Hernandezii, Rzac. v. Podiceps Cristalus, Lath. Acitili Mergus Amerlcanus, Hernand. v. Podiceps Crista- lus, Lath. Acototloquichll, seu Passer Aqualicus , Jonst. v. Chala- moherpe Turdoides, Boie. Aciedula, Rzac. v. Anlhus Bechst. DI ORNITOLOGIA 195 Acredula, Rzac v. Anthus Carapestris Mey. Acredula, Rzac. v. Philomela Luscinia, Sw. Acridolheres, Ranzani, BoDap. , Savi, Cresp. , Cara, Benoit etc. Boscis, Brehra. Gracula, Cuv., Linn., Gmel. , Glog. Merula, Briss., Aldrov. , Willugh., Joost., Char- let, Naiira. Nemodiles, Peleniz. Pastor , Temm. , Eylon. Pecuarius , Teram. Psaroides, Vieill.^ Less. SUirnus, Aid., Scop. Threinophilus, Macgill. Turdus, Linn, Gniel., Lath. Acridolheres Roseus, Ranz. , Bonap., Savi^ Ben., Duraz. Avis Ignota, Briichm. Boscis Rosea, Brehra. Gracula Rosea, Glog. Menila Rosea , Briss. , Aldrov. , Willugh. , Jonst., Charlet, Naum. Paslor Roseus , Teram. , Eyton. Pecuarius Roseus, Temra. Sturnus Murinus, Aldrov. Slurnus Roseus, Scop. Turdus Roseus, Linn., Grael., Less. Thremophilus Roseus, Macgill. Turdus Seleucis, Linn., Gmel. Neraodites Roseus, Peteniz. Psaroides Roseus, Vieill. Acrocephalus, Naum, quid? v. Chalamoherpe, Boie. Actilis^ Boie, Bonap. Gallinago, Cupani. Gallulus, Cupani. Guinella, Briss., Gr. 196 VOCABOLARIO Totanus, Temm. , Nils, Ranz., Savi, Ben. , Cresp., Cara. Tringa, Lino., Temm., Gmel., Willugh. , Raj, Charlet, Pallas, Less-, Eyton. Tringoides, Bp. Turdus , Briss. Aclilis, Naura. v. Aclilurus, Bonap. Aclitis Barlramia, Naum. v. Actiturus Bartramicus, Bonap. AclUis Bartrami, Schl. ^ v. Actiturus Bartramicus, Bonap. Actitis Hypoleucos, Boie, Bonap., Duraz. Gallinula Hypoleucos, Jonst. Gallinago minor marina, Cupani. Gallulus Aquaticus, Cupani. Guinetta, Briss. Hypoleucos, Gesn. , Linn. Motacillae genus, Gesner. Motacillae, seu Cincli genus, Aldrov. Pluvialis Fusco-cinerea, rarior species? Marsil. Totanus Hypoleucos, Temm., Nils, Ranz., Sa- vi, Benoit. Tringa Hypoleucos , Linn. , Lath. , Less. Tringa Leucoptera , Pallas , Tringa Minor, Willugh, Raj, Charlet. Tringa Quinta, Jonst. Actitis Macularia, Schl., Boie^ v. Actitis Macularius, Bonap. Actitis Macularius, Bonap. Tringa Macularia, Linn., Gmel-, Lath., Temm. Tringa Macularius, Eyton. Totanus Macularia, Temm. Turdus Aquaticus, Briss. i Actitis Macularia, Sebi., Boie. Actitis Rufescens, Schl. v. Tringa Rufescens. Vieill. Actiturus, Bonaparle. Actitis , Naum. Bartramia, Lesson. DI ORNITOLOGIA 197 Totaniis , Wils. , Temm. , Less. , Vieill. Tringa , Wils. , Nils. , Bechst. Acti((irus Bartramicus, Bonap. Actitis Bartrami , Schl. Actilis Bartramia, Naiim. _ Totanus Bartramia , Wils. , Temm. , Less. v Totanus Campestris, Yieill. m,'' Tringa Bartramica, Wils. ^' Tringa Longicauda , Bechst. Actodromas, Kaup. v. Pelidna^ Cuv. v. Pelidna Minuta, Cuv. Aciis Marina, Cupani, v. Hiraantopus Candidus, Bonn. Adophoneus, Kaup., Bonap. Nìsoria , Bonap. , Durazzo. Sylvia, Bechst., Savi, Temm., Ranz. , Lesson. Adophoneus Nisorius, Kaup., Bonap. Nisoria Undata, Bonap. , list. sp. Europ. 111. Du- razzo. Sylvia Nisoria, Bechst., Savi, Temm., Ranz., j Lesson. I Adornis, Gray. v. Curuca Briss. I Aedicnemus , Bonap. v. Oedicnemus , Auct. I Aedon , Boie^ v. Agrobates, Sw. I Aedon ^ Rzac. , v. Philoraela, Briss. ' Aedon ^ Rzac. v. Philoraela Luscinia Sw. I Aedon Galactoles, Boie, v. Agrobates Galactoles, Bonap. I Aegialites, Boie, v. Charadrius, Linn. j Aegialites Cantianus, Bp. v. Charadrius Canlianus, Lalh. Aegialites Hiaticula, Boie, v. Charadrius Hiaticula, Linn. I Aegialites Inlermedius Bp. , v. Charadrius Curonicus , Beck. I Aegialites Minor Bp. v. Charadrius Curonicus , Bccke. I Aegialites Pyrrholhorax, Bp. v. Charadrius Pyrrhothorax , I Temm. Aegialites Sepleulrionalis, Brehm. v. Charadrius Hiaticu- la , Linn. 198 VOCABOLARIO Aegypius, Savignay, Bonap., Durazzo. Gyps, Sav., Bonap. Vultur, Linn. , Briss., Aldrov., Gesner, Schwenck'; Jonst. , Willugh. , Charlet, Bzac. , Moehr. , Gmel., Less.jSavi, Temra., La Peyrouse eie. Aegypius Cinereus, Bonap., Durazzo. Aegyphius Niger, Savig. Gyps Cinereus, Sav., Bonap. list. sp. Europ. 4. Vullnr;, Briss., Aldrov.^ Gesn. , Schw. , Jonst., Will. , Bzac. , Charl. , Moehr. Vultur Arrianus, La Peyrouse. Vullur Bengalensis, Gmel. Vultur Cinereus , Linn. , Gmel. , Less. , Savi , Teram., Aldrov. Vullur Monachus, Gmel. Aegypius Niger, Sav. v. Aegypius Cinereus, Bonap. Aegyllialus, Vigors, Bonap., Boie, Gesn. Paroides Kock. Parus, Linn. et Auct. Pendulinus, Cuvier. Acgylhalus major, vel Parus, Gesn. v. Parus Major, Linn. Aegylhalus Pendulinus, Vig. , Bonap., Boie, Durazzo. Parus Lilhuanicus, Klein. Parus minimus, Titio. Parus minimus, Bemiz., Pendulinus, Dau. Parus narbonensis, Gmel., Linn., Lalh. Giovine] che non ha mutato ancora le penne. Parus nidura suspendens, Rzac Klein. Parus Pendulinus, Linn., Gmel., Briss., Ranz. , Savi, Less. eie. Parus Polonicus, sive Pendulinus, Briss. Aegythus, Rzac. v. Linota, Bonap. Aegytus Bellonii, Rzac. v. Linota Cannabina, Bonap. Aegocephalura, Bell. v. Limosa Aegocephala, Bonap. Aegocephalus, Will. v. Limosa, Briss. DI ORNITOLOGIA 199 \cgocephalus Bellonii, Will. v. Limosa Aegocephala Booap. Aegolius K. e Bl. v. Otus, Cuv. Aegolhalcs, Gesner, v. Capriraulgus, Linn. Aegolhalis Caprimulgus, Klein, v. Capriraulgus Euro- paeus, Linn. Aenas, Briss. v. Ectopistes, Sw. Aenas Americana, Briss. v. Ectopistes Americana, Sw.' Aesalon , Gesner. v. Falco Aesalon , Linn. Aesalon Aldrovandii, Willugh. v. Falco Aesalon, Linn. Aesalon Aristotelis, Gesner, v. Falco Aesalon, Linn. Aesalon Bellonii, Bzac. v. Falco Aesalon, Linn- Aesalon Plinio, Rzac. v. Falco Aesalon Linn. Aethia, Bell., v. Utamania, Leach. Aethia, Bell. v. Uiaraania Torda, Leach. Aethyia, Gesner^ v. Colyrabus, Linn. Aetliyia, Gesner, v. Colymbus Septentrionalis ^ Linn. Agrobates, Swainson, Bonap. Aedon, Boie. Erythropygia, Smith. Bonap. list. gen. 66. Sylvia, Teram.j Less., Mènètr. , Drummond. Tiirdus, Meyer. Agrobates Galactotes, Bonap. Aedon Galactotes, Boie. Erythropygia Farailiaris, Bonap. list. sp. Eur. 86. Erythropygia Galactotes^ Bonap. Salicaria Galactotes, Schl. Sylvia Farailiaris , Mènètr. Sylvia Galactotes, Temm. 5 Less. Sylvia Rubiginosa , Temm. , Drumm. Turdus Rubiginosus , Meyer. Schlegel distingue dall' A. Galactotes una spe- cie che chiama Salicaria Familiaris, alla quale appone per sinonima la Sylvia Fa- miliaris di Men. Agrodroma, Sw. v. Anthus. Bechst. 200 VÒCÀUbLAMO Aix, Boie, Bonap. Anas, Linn. , Briss. , Klein, Temm. Cosraonessa, Kaup. Lampronessa , Wagl. Dendronessa , Svv. , Richards. Aix Sponsa, Boie, Bonap. Anas Aestiva, Briss. Anas distala Americana, Klein. Anas Sponsa, Linn., Temm. Dendronessa Sponsa, Richards. Alauda, Linn., Bonap. et Auct. Aulhus, Linn., Gmel., Lalh. Giarola, Jonst., Aldrov. , Raj, Willngh. Alanda, Briss. v. Alauda Arvensis, Linn. Alauda, Auct. v. Calandrella, Kaup. Alauda, Auct. v. Certhilauda, Sw- Alauda, Aldrov. Cynchramus, Bonap. Alauda, Auct. v. Galerida, Boie. Alauda , Linn. , v. Melanocorypha , Boie. Alauda, Linn. v. Olocoris, Bonap. Alauda, Ray. v. Plectrophanes , Meyer. Alauda Alba, var. Frisch. v. Alauda Arvensis, Linn. Alauda Alba sine crista, var. Barr. v. Alauda Arvensis, Linn. Alauda Alpeslris, v. Otocoris Alpestris, Bonap. Alauda Arborea, Linn. v. Galerida Arborea, Boie. Alauda Arborea seu Sylvatica Rzac. v. Galerida Arborea , Boie. Alauda Arenaria, Vieill. v. Calandrella arenaria, Bonap. Alauda Arvensis, Linn., Bonap., Eyton, Sebi. eie. Alauda , Briss. , Aldrov., Jonst. , Charlet , Mochr., Gesner. Alauda Alba, var. Frisch. Klein. Alauda Alba sine crista var. Barr- Alauda Arvorum , Frisch. DI ORISFTOIOGIA 201 Alaiula Caelipeta, Schwenck, Pallas. Alauda Candida var. A Briss. Alauda Italica, Gmel. , Briss., giovine avanti la prima mula. Alauda Nigra var. B Briss. Alauda non Crislala, Aldrov., Jonst. , Linn. , Bzac. Alauda Simpliciter, Klein. Alauda sine crisla, Gesner^ Barr. Alauda terrena , Rzac. Alauda vertice Plano, Schwenck. Alauda vulgaris, Briss., Ray. ,Willugli ,SibbalICO]X[TO DELLE SESSIONI DELLA SOCIETÀ. AGRARIA Oet/t'a. ^tovuioia, tìv liocvaatiix. ( Continuazione , vedi pagina 127. ) ANNO ACCADEMICO 1842-1843. 1. Sessione straordinaria 4 Decembre 1842. Si raduna il Corpo Accademico in Sessione straordi- naria per dar esecuzione alle cose prescritte nel XVIll Art. del Regolamento pel rinovarsi delle cariche, pel com- pletamento della Società , per la nomina di nuovi Socj , e per la proposta delle spese. Ma prima che si venga a questo S. E. il Presidente verbalmente informa il Corpo Accademico intorno ai varj oggetti cui fu dato corso dopo l' ultima Sessione straor- dinaria, ed in seguito di quanto venne stabilito nella me- desima. Per la quale informazione risulta. 1." Che per adempiere quanto è prescritto nell'Art. IV del Regolamento si è formato il Piano di divisione del- la Provincia lenendosi possibilmente all'antica Dislrettua- zione; onde è derivato il riparto in 22 Sezioni, per cia- scuna delle quali un Socio Ordinario è incaricato di pro- porre alla Società quegli individui che reputerà idonei ad essere nominati Socj Corrispondenti Sezionali destinati a verificare le sperienze, ed a riferire al Corpo Accademico qualunque cosa occorra ali medesimo di conoscere intorno allo stato delle coltivazioni nella Sezione rispettiva. 2.** Che il Progetto di Statuto Rurale compilato dal Socio Ordinario Avv. Francesco Lisi , rimesso per infor- DEL PROF. G. CONTEI 209 luazione alla Censura nella Sessione 6 Decembre 1840 era ■ stato individualmente esaminato dai singoli membri di detta Censura. La quale però riassunti gli anteallì , dopo vatie proposizioni , e discussioni , aveva opinato , che prima di passare ad alcuna deliberazione fosse necessario di rimet- terlo all'esame della Consulla di Legazione, e del Tribu- nale di Prima Istanza, onde a mezzo dei loro rispellivi incaricali si vegga se, nel generale, sieno stale seguile le viste suggerite dai medesimi nelle loro informazioni del 10 Maggio 1839 N. 3125, ed annesso Rapporto 11 dello; dandone parte nel tempo slesso all' Erainenlissimo Legato, ed alla Illustrissima Amministrazione Provinciale. Il che fu fallo con lettere loro dirette nel giorno 28 Maggio del- l'anno corrente. 3.*^ Che in seguito di una richiesta della Congrega- zione di Governo avendo la della Amministrazione doman- dalo quale sia stato 1' uso de' fondi assegnali alla Società dalla Provincia, venne data regolare evasione ai desiderj esternali dalla Congregazione predetta e nella stessa cir- costanza furono indicati i bisogni della Società medesima pel 1843 , e per provedere ad essi era già stala scritta let- tera all' Illustrissimo Consiglio Provinciale diretta ad otte- nere il consueto annuo assegno. AP Che invitata la Società dall' Erainenlissimo Legalo con suo Veneralo Dispaccio N. 2348 a proporre un qual- che mezzo valevole a reprimere le ruberie frequenti della foglia di Gelso : sentito il parere della Censura, si era da- to prontamente riscontro proponendo l'imposizione dell'ob- bligo della denuncia all' Autorità locale per tutti quelli che intendono al governo de' Bachi da seta , e che non sieno 0 proprielarj di Gelsi , o coloni di alcun possessore di es- si. Il qual metodo, già praticalo in qualche altra Provin- cia, si riputava idoneo a prevenire, ed a minorare al- meno il disordine. bP Che in seguilo di premure falle dal Socio Ordi- N. Ann. Se. Natia. Serie II. lomo 6. li 210 RENDICONTO ACCADEMICO nario Sig. Davide Bourgeois , perchè fosse presa di nuovo in esame una sua Memoria presentata Ano nel 1829 (1), e «relativa all'uso del sale pei bestiami, il Presidente fece richiamare dagli Atti tale Memoria insieme alla posizione relativa , e fu passata per esame , e relazione al Socio Cen- sore Sig. Dott. Paolo Muratori. Ond'è che trovandosi presente in Sessione il Signor Muratori viene dal Presidente interrotta la informazione intrapresa , per dar luogo alla relazione che il detto Cen- sore presenta nel proposilo, ed in risposta ai due quesiti che erano stati a lui fatti , e cioè 1.° Se il sale misto alla fuliggine in ragione del 2 per cento, come propose il Sig. Bourgeois possa nuocere all'uomo, ed ai bestiami. 2.° Se tale miscela sia depurabile con mezzi facili. E relativa- mente al primo, per sentimento del Sig. Muratori, risul- ta che, eccettualo l'inconveniente dell'amarezza comuni- cata dalla fuliggine, non possa esser nocivo alla salute l'uso di tale imistura. Relativamente al secondo appari- sce che l'estrazione del sale depuralo sia facilissima. Rese le dovute grazie al Relatore della sua ragionata relazione, ed in attenzione di quel riscontro che si attende alla fatta domanda, consegnata la medesima agli Atti il Presidente ripiglia l'ordine dell'incominciala informazione. 6.** Presentato il piano formato dalla Censura per pro- vedere alle occorrenze, ed alle proposte tanto relative in genere all'esercizio dell'entrante anno accademico, quan- to al particolare dell'azienda dell'Orto della Società, vie- ne portalo a cognizione del Corpo Accademico tutto lo slato dell'intera azienda. E quindi dopo la necessaria di- scussione sul Preventivo compilato dalla detta Censura, e messo a voli parte per parte ciascun ramo del medesimo risulta unanimemente approvato. (1) Vedi Rendiconto delle Sessioni della Società Agra- ria ctc. dal 1807 al 1839 pag. 170 e 178. EEL PROF. G. CONTRI 211 7." Riassume di poi il Presidente le determinazioni pre- se dalla Società nella Sessione ordinaria del 3 Aprile p. p. relative alla proposta fatta dal Prof. Contri per istabilire un metodo da seguirsi, onde estendere, e moltiplicare le sperienze agrarie nelle diverse parti della Provincia, e ri- ferito intorno a ciò ancora il parere della Censura, pro- pone di nominare una Commissione, la quale si occupi del relativo piano, e riferisca al Corpo Accademico. Posta perciò a partito la massima, ed approvata que- sta con partito pienamente favorevole, si procede altresì alla nomina della proposta Commissione, destinandola di cinque Socj , e cioè li Signori Marchese Dott. Luigi Da Via , Ing. Ispettore Pietro Pancaldi , Prof. Giuseppe Ber- toloni, Ing. Giuseppe Berti e Prof. Gio. Contri. 11 che tutto viene egualmente approvato con unanimità di voti. 8.° Per ultimo, ed a compimento della sua informa- zione il Presidente presenta le produzioni Scientifiche per- venute in dono alla Società dal Giugno scorso fino al mo- mento presente e sono le seguenti. Il Volume 2.° degli Annali della Reale Società Agra- ria di Torino. Dono di essa Società. Sull'influenza del tempo nell'accoppiamento delle Far- falle per la perfezione de' bachi da seta. Memoria di An- tonio Fineo. Padova 1842. Dono dell'Autore. Nozióni sullo stato agrario ecc. nella Provincia Ferra- rese. Opuscolo di Andrea Casazza. Rovigo 1842. Dono del Socio Sig. Ing. Aslolfi. Posto termine alle informazioni suindicate, ed alle relative disposizioni S. E. il Presidente invila il Corpo Accademico a dare esecuzione a quelle cose che vengono prescritte dal Regolamento come oggetti speciali di questa prima adunanza nell'incominciamento del nuovo anno ac- cademico. E primieramente nella rinnovazione del Presidente viene eletto per maggioranza di voli l'elluale Vice-Se- 212 RENDICONTO ACCADEMICO grelario Marchese Nicolò De Scarani. Il quale affaccia al- cuni giusti motivi d' impedimento ad accettare la nuova ca- rica, e dichiara la sua intenzione di voler continuare a prestarsi nella carica di Vice-Segretario. E però accettatasi dal Corpo Accademico una tale dichiarazione e rinunzia, ed aperto un nuovo scrutinio^ è nominato Presidente il Marchese Pietro Da Via, che accetta colla condizione di potersi far coadiuvare nel disimpegno delle incombenze dal proprio figlio March. Doti. Luigi. La qual condizione vie- ne regolarmente ammessa a norma dell'Art. VI del Rego- lamento, e perciò il March. Doti. Luigi Da Via è nomi- nato Vice-Presidente. Osservatosi il contenuto dell'Articolo XIII di detto Regolamento per ciò che riguarda il rinovarsi della Cen- sura, e veduto per l'atto di nomina, che i due Censori Ing. Ispettore Pietro Pancaldi, ed Ing. Dottor Francesco Bertelli ottennero parità di voli nella loro elezione, a de- cidere quale dei due debba al presente uscir di carica ven- gono messi alla sorte i nomi di ambidue , ed estratto quel- lo dell'Ispettore Pancaldi cessa questo dalla carica. Poscia formale, ed aperte le schede per la sostituzio- ne, indi procedutosi alla nomina col consueto scrutinio, quivi pure si ricorre alla sorte, perchè, nella proposta i due Socj Prof. Michele Medici, ed Ingegnere Giuseppe Berli avendo ottenuto maggioranza, e parità di voti, la sorte in fine decide a favore dell' Ing. Berti, che perciò resta eletto Censore. Dovendosi poi, a senso del XII Art. del citato Rego- lamento, rinnovare anche il Tesoriere è con voto unanime confermato in carica il Conte Camillo Salina. Sentitasi con dispiacer grave di tutti la perdita fatta dalla Società per la morie del Socio Ordinario Prof. Dott. Luigi Pislorini viene proposto in sostituzione la nomina del N. U. Sig. Alessandro Zucchini , la quale con parlilo interamente favorevole è approvata. DEL PROF. G. CONTRI 213 La stessa cosa ha luogo , e con eguale partito per la nomina di due nuovi Socj Onorarj il Signor Marchese Camillo Pizzardi, ed il Sig. Conte Commendatore Segre- tario Gamberini , e per quella di Ire Soej Corrispondenti il Sig. March. Pietro Revedini, il Sig. Doti. Ing. Andrea Casazza, ed il Sig. Gaetano Recchi tutti di Ferrara. Coerentemente al disposto dell'Art. XX del Regola- mento, e successive deliberazioni del Corpo Accademico viene approvata la nota proposta dalla Censura per le let- ture nelle singole Sessioni Ordinarie dell'entrante anno. Trovandosi però necessario di avere chi supplisca nel cor- rente Decembre al Dott. Bertelli, il quale avvisa di essere impedito da molte occupazioni, ed al defunto Dott. Pisto- rini pel prossimo Gennajo, pregati i due Socj presenti in seduta Ispettore Pietro Pancaldi, e Prof. Gaetano Sgarzi, accettano anibidue T incarico il primo pel Decembre sudd. e l'altro pel successivo Gennajo. Leggesi lellera del Socio Ordinario Ing. Giuseppe Astolfi colla quale egli accompagna altra lettera del Socio Corrispondente Dott. Francesco Gera da Conegliano , in cui si accenna il Progetto di pubblicazione di un Giornale Agrìcolo-Tecnologico , ed in cui si dimostra il desiderio che anche la nostra Società concorra colla somministrazio- ne di materiali a delta pubblicazione ; ed il Corpo Acca- demico stabilisce che le due lettere sieno passate alla Cen» sura, perchè proponga il dovuto riscontro. A piena evasione degli oggetti espressi nel preindicato verbale riferimento di S. E. il Sig. March. Gnidotti Pre- sidente vengono invitati i Socj presenti in sessione a fare le loro proposte per le nomine dei Socj Corrispondenti Sezionali. Essendo però alquanto ristretto il numero di detti Socj presenti , e questi pure non avendo lutti in pron- to le rispettive proposte, viene stabilito il diiferimento di ciò alla prima straordinaria Sessione , onde si passa per ultimo a destinare che nell' entrante Anno Accademico 214 RENDICONTO ACCADEMICO 1842-1843 le Sessioni Ordinarie si terranno nelle terze Domeniche di ciascun Mese dal Decembre corrente fino al Maggio 1843 , e con questa risoluzione termina l'adunanza. 2. Sessione ordinaria 18 Decembre 1842. Il Socio Onorario Dott. Araadeo Aniadei legge una Memoria Sulla necessità d'ìnstruire ì Coloni, e sul più conveniente modo di farlo , e dimostrata l' importanza dell' istruzione modestamente propone al savio giudizio degli Accademici alcune sue idee intorno ai modi della me- desima. La Memoria (I) che riscuole le lodi di tutti per l'utilissimo suo scopo è consegnata agli Alti. Seguita questa lettura quella di un altro Ragiona- mento Presentato dal Socio Ordinario Ing. Ispettore Pietro Pancaldi , Intorno alle Piene del Reno , ed ai disordini che ne derivano. E 1' Accademico si ferma particolarmente a considerare due delle cause alle quali viene attribuita la straordinarietà di dette piene , e dopo avere discusso r entità di queste due cause, espone la sua opinione in- torno alla possibilità di ridurre Io stato del fiume Reno in una condizione migliore. Consegnato anche questo scritto agli Atli, e lettosi un foglio del Socio Onorario Ing. Dott. Gaetano Bagni, col quale chiede il differimento fino al Marzo della lettura che eragli assegnata pel prossimo di Gennajo, al che si condiscende dal Corpo Accademico, il Presidente dichiara sciolta la Sessione. (1) Si legge pubblicata fra le Memorie della Società Agraria ecc. Voi. 2.'' 2^"9' *• DEL PROF. C. CONTRI 215 3. Sessione ordinaria 13 Gennajo 1843. Il Socio Onorario Prof. Gaetano Sgarzi , avendo as- sunto di supplire in quest' oggi al defunto Accademico Dott. Luigi Pistorini colla lettura dì un qualche Ragiona- mento, avvisa di essersi rinvenuto fra gli scritti del lo- dato Defunto alcune memorie di sperienze relative all'uso dell'acqua de' maceri per ingrasso delle terre, e che tro- vavasi notato essere quelle memorie da lui serbale per il suo Discorso Accademico di quest'oggi. Per la qual cosa il Prof. Sgarzi servendo insieme all'intenzione del Defun- to, e alle occorrenze della Società, presenta, e legge il suo Ragionamento compilato sulle dette memorie^ cui pre- mette un breve elogio del Pistorini, ed in fine aggiugne alcune interessanti rillessioni intorno alla nocuità dei Ma- ceri. Consegnato questo scritto (1) agli Atti si passa alla lettura di altra Memoria pervenuta alla Società per parte del Socio Corrispondente Marchese Francesco Baldassini di Pesaro autore della medesima, ed in essa si ragiona diffusamente dell' iulroduziooe del Gelso delle Filippine, e del vario successo della sua coltivazione, e dell'uso della sua foglia. Trasmessa agli Alti questa Memoria (2) ancora, e (1) È stampato fra le Memorie della Società Agraria Voi 2.*^ pag. 13 col titolo Dell'Applicazione dell'acqua dei Maceri alla Concimazione dei Terreni. Esperienze, ed Os- servazioni del Dott. Luigi Pistorini, e Riflessioni sulla no- cuità dei Maceri del Prof. Gaetano Sgarzi. (2) È ora pubblicata fra le dette Memorie Voi. 2.° pag. 29 col titolo seguente Alcuni cenni slorici sul Gelso delle Filippine in riguardo allo allevamenio de' Cachi da seta, e sulla causa probabile del contrario successo che ora si ottiene. 216 KENDICONTO ACCADEMICO datosi lettura delle lettere dì ringraziamento dei nuovi Socj Corrispondenti Marchese Revedini , ed Ing. Casazza , 1' ultimo de' quali vi unisce in dono alcuni esemplari della sua Opera stampata col titolo di Nozioni sullo stato agra- rio, e su la condotta dei fondi nella Provincia Ferra- rese; indi presentato al Corpo Accademico per parte del Sig. Cav. Capitano Oreste Brizi di Arezzo nn esemplare dell'Opera da Lui data alle stampe sullo stato dell' Agri- coltura della Republica di S. Marino, il Presidente dichia- ra sciolta la Sessione. 4. Sessione straordinaria 29 Gennajo 1843. II Presidente in seguito della lettura, ed approvazione dell'Atto di Sessione per l'ultima straordinaria 4 Decem- bre 1842 e dopo aver rammentate le disposizioni date nella Sessione ordinaria 3 Aprile di detto anno, prega la Cora- missione incaricata di esaminare la Memoria presentata in detta Sessione dal Segretario , e concernente la proposta di un piano di sperienze , a voler riferire le sue osservazio- ni, e deduzioni. A nome della quale Commissione il So- cio Ordinario , e Censore Ing. Berti in qualità di relatore legge il seguente Rapporto ad evasione dell'ordinato ri- ferimento. RAPPORTO DELLA COMMISSIONE INCARICATA ECC. )) La Commissione destinata a riferire sulla Memoria n del Ch. Sig. Professore Giovanni Contri risguardante la » necessità di estendere, e migliorare i metodi di speri- » mentare in Agricoltura, si è occupata del diligente suo )j esame. Soddisfa pertanto all'onorevole incarico col di- » chiarare alla Società che il Piano ideato dal detto Sig. M Professore non può non ravvisarsi della massima utilità : » avvegnaché per esso facile , largo e sicuro campo si offre DEL PROF. G. CONTRI 217 M ad Ogni sorla di agrarie sperienze quando, siccome vie- » ne proposto, si prendano in alTitto sull'intera Provincia » Bolognese opportuni appezzamenti di terreno , e per va- » rio tempo secondochè i particolari casi richiederanno. » Né alcuno in vero moverà dubbiezza sulla facile M applicazione della indicata pratica;, perocché qualsiasi n Proprietario sarà pronto al concedere il proprio terreno, » allorché, retribuitogli l'annuo reddito da esso ricavabile, )) il vegga destinato a sì vantaggioso fine: ed anzi se egli M è, come debbe credersi, zelante del progresso di nostra » Agricoltura, coopererà al benemerito scopo con ogni » suo potere. w Né pure si dubiterà della vastità, e varietà delle M sperienze, perchè in ogni parte della Provincia si do- M vranno intraprendere, ed essa che discende dall'alto Ap- M pennino sino all'ima palude, presenta diversità di cli- n ma, di terra, e di particolari circostanze; che è quanto n a punto si può desiderare ne' campestri sperimenti. M Oltre di che quanto non è da apprezzarsi la elBca- )) eia, la pubblicità, e la economia con cui tali sperienze » potranno eseguirsi, mentre saranno fatte in concludenti M modi , sotto gli occhi per così dire di tutti , e senza » dispendio di amministrazione, valendosi dell'opera degli » attuali Socj Corrispondenti, e degli altri da scegliersi )) con ogni avvedutezza in tutto il Territorio: circostanza w che mirabilmente dovrà servire al felice successo del- » l'impresa? M Laonde la Commissione con unanime volo non esitò M per tutti gli esposti motivi di riconoscere il Piano del M merilissimo Segretario della nostra Società il più atto )) a conseguire il fine principale delle nostre istituzioni; » quello cioè di sperimentare in Agricoltura, e quindi Io » dichiarò degno di essere mandalo prontamente ad effetto. » Dopo di che la Commissione si occupò di stabilire M le norme principali che a suo sommesso avviso sareb- 218 RENDICONTO ACCADEMICO )) bero da seguirsi in questo argomento, le quali sono le ì) seguenti. M 1." La Società nominerà una Commissione, di sette w individui almeno, incaricata di proporre, sorvegliare, « e redigere per processo le sperienze da intraprendersi. ì) Questa Commissione verrà rinnovata a sorte estraendo w in ciascun anno due dei componenti^ i quali però po- iì Iranno essere rieletti. La rinnovazione poi comincierà so- w lamente compilo il terzo anno. M 2.*' La Società stessa inviterà i singoli Socj tanto » Ordinar] , quanto Onorarj , e Corrispondenti della Pro- M vincia a proporre quegli oggetti che si crederanno più )> utili ad essere sperimentati , e verrà per tal mezzo pre- )) parato alla Commissione il necessario materiale. Sarà i) poi cura della Commissione medesima di riandare gli h Atti, e le Memorie della Società stessa per riconoscere w se vi fossero temi degni di essere messi ad esperimento. w 3.° Saranno nel tempo stesso invitati i membri di )) ciascheduna delle tre Classi di Socj ad esibire quelle )) porzioni di terreno proprio,, o di altrui che intendes- )) sero di mettere alla disposizione della Società, indican- ì) done la natura, l'estensione^ la località precisa, ed i )) confini. )) 4." La Commissione, sotto la riserva dell' approva- w zione del Piano Sperimentale, dipendente dalla Società, » come più avanti al §. 6.°, stabilirà la durata delle so- » pradette cessioni di terreno in corrispondenza della na- w tura, e tempo degli esperimenti, e stabilirà eziandio gli )) accordi e condizioni relative alla detta temporanea ces- ì) sione, il tutto da farsi per atti privati. )) 5." La Commissione medesima sopra tali dati for- M mera un doppio elenco , tanto cioè degli oggetti di e- w sperienze, quanto dei terreni posti alla disposizione del- )> la Società , e sopra questi registri in ogni anno si com- )) pilerà, per così dire, il Piano sperimentale. DEL PROF. G. CONTRI 219 M 6.'' Questo Piano Sperimentale oltre il comprendere )) gli oggetti, i luoghi delle sperienze, ed altro relativo, ì) dovrà contenere ancora il preventivo delle spese presu- n mibili tanto per indenizzi o altri compensi , quanto per }) lavori, ingrassi, visite ed oggetti simili. Il detto Piano )) dovrà essere proposto immancabilmente ogni anno dalla ì) Commissione alla Società in una Sessione straordinaria w da tenersi nel Mese di Febbrajo, perchè poi in altra » da tenersi entro Marzo venga approvato dalla Società, w ai cui singoli Socj Ordinarj sarà stato in quella di Feb- w brajo per iscritto , o stampa comunicato. Per questo » primo anno però non potendo essere in pronto quanto M concerne la formazione del piano sperimentale , dovrà n necessariamente ritardarsene l'esibizione , ma dovrà pro- )) curarsi che non sia più tardi dei primi di Aprile. w 7.° Ottenuto che abbia il Piano Sperimentale la M sanzione della Società allora cominceranno ad avere il M loro effetto li prestabiliti accordi, o condizioni, e la «"^Commissione vi darà esecuzione mediante ciascuno de' )) propri membri , che in unione de' Socj Corrispondenti w delle rispettive Sessioni si occuperanno della consegna n degli appezzamenti, daranno le disposizioni, ed ordini ») occorrenti , faranno le necessarie visite, e di tutto si re- n digerà regolare processo. M 8.° Due Membri della Commissione saranno auto- w rizzati a ricevere in consegna ^ ed a garantire a nome » della Società la conservazione, e la restituzione del ter- ì) reno nello stato in cui fu consegnato , eccettuale però )) quelle variazioni, le quali per le viste sperimentali, e col w consenso del Proprietario dovessero aver luogo per l'e- w seguimento delle esperienze. i) 9." 11 processo abbraccicrà tutte le circostanze del- M lo sperimento ili modo, che da esso si possano ricavare » quelle conseguenze scientifiche ^ e pratiche a cui è direl- w to. Tali processi costituiranno gli atti della Commissio- 220 RENDICONTO ACCADEMICO )) ne che ne compilerà i risultati finali , ed i notevoli par- » licolari, al fine di presentarli all'intera Società, che li » farà, se lo stimerà conveniente, di pubblico conoscimento, » nello scopo di servire alia istruzione, ed al progresso » dell' Agricoltura Bolognese. )) La Commissione si onora di rassegnarsi coi senti* )) menti della più distinta stima, e considerazione m. Per la detta Commissione GIUSEPPE BERTI. Segue l'approvazione di tutto questo per voti sedici favorevoli , e due contrarj. E per procedere immediata- mente alla nomina dei Membri componenti la nuova pro- posta Commissione, riflettendosi che per dar opera ad eslese, e concludenti sperienze l'impresa è vasta, e di mollo indaginosa, viene stabilito che i detti componenti sieno in numero di nove, e non già di sette come era stato proposto al §. 1.°. Indi formate le schede , e posto il solito scrutinio risultano nominati Membri della Com- missione predella li Signori Marchese Dott. Luigi Da Via, Dottor Paolo Muratori , Ingegnere Dottor Francesco Ber- telli, NobiI Uomo Alessandro Zucchini, Professore Giu- seppe Bertoloni , Ingegnere Giuseppe Berti , Dottor Filip- po Guermani, Ingegnere Ispettore Pietro Pancaldi, Prof. Giovanni Contri. Si passa di poi alla lettura di un foglio del Sig. Gio- vanni Moreschi il quale esprime il suo desiderio di esse- re trasferito dalla Classe dei Socj Ordinarj a quella dei Corrispondenti. Esaminato il contenuto dell'Articolo IV del Regolamento il Corpo Accademico acconsente alla do- manda , e propostosi in sostituzione dal Presidente il tra- sferimento del Socio Prof. Gaetano Sgarzi dalla Classe DEL PROF. G. CONTRI 22 t dei Socj Onorarj a quella degli Ordinarj la proposizione è approvata con partito unanime. Per ultimo vien dato lettura di un Dispaccio dell' Erai- nentissimo Legato 17 Decembre 1842 N. 10198 diretto alla Società in riscontro alla partecipazione fattagli della rino- vazione delle cariche, e della nomina di nuovi Socj, da cui risulta la piena soddisfazione dell' Eminentissimo Por- porato. Dopo di che il Presidente dichiara sciolta la Ses- sione. (sarà continuato) TTTi^ ^& iTTTn REJ\[l>ICOJ\fTO DELLE SESSIONI DELl' ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' istituto DI BOLOGNA. ANNO ACCADEMICO 1845 AL 1846. Presidente eletto per la nona volta ANTONIO ALESSANDRINI 1. Sessione Ordinaria- 6 Novembre 1845. I. Li Presidente proclama il nome degli Scienziali che, durante le ferie eslive, ottennero la Superiore sanzione per la loro aggregazione alla Classe dei Corrispondenti italiani dell'Accademia: furono questi i Signori Giorgi Padre Eusebio — Caliegari Prof. Pietro — Mel- loni Prof. Macedonio — Corridi Prof. Filippo — Mossotti Prof. Ottaviano Fabrizio — Barsotti Dott. Giovanni — Par- latore Prof. Filippo — Poletti Prof. Lionello — Flauti Dottor Vincenzo — Ridolfi Marchese Cosimo — Tonello Prof. Gaspare — San Martino Agatino — Giulio Prof. Ignazio — Grimelli Prof. Geminiano — Pilla Professore Leopoldo. Il Segretario presenta al Consesso le lettere di rin- graziamento dei singoli sopraindicati chiarissimi Soggetti , che accettano l'onorifica promozione, e protestano di con- tribuire coi loro sludi e colle Opere all' ampliaraeuto delle Scienze Naturali e delle Matematiche, scopo al quale fu diretta la istituzione di questa celebre Accademia. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 223 Viene deposto sul banco dell'Accademia il Catalogo delle Opere e Memorie offerte in dono dai singoli Autori e Corpi Scientifici nel corso delle ferie estive, e che qui si trascrive. R, Accademia delle Scienze di Torino — Memorie della ecc. Serie 2.^ Tomo VI. Torino 1844. in 4. Società editrice — Nuovi Annali delle Scienze Naturali quaderni dal Maggio all'Ottobre anno corrente. Orti Manara Conte Giovanni^ Accad. Corrispondente — !I Poligrafo , Giornale di Scienze e Lettere. Novembre 1844 al Febbrajo 1845. Verona in 8. Piola Prof. Gabrio, Corrispondente — Sul moto perma- nente dell'acqua. Dal Volume II delle Memorie del- l'I. R. Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti. Milano , in 4. Società Medico-Chirurgica di Bologna — Bullettino delle Scienze Mediche. Maggio all'Ottobre 1845. Ferro Dott. Augusto — Volo Medico-Legale. Bologna 1845 in 4. Dello slesso — Alli Signori Dottori Giacomo Asiari e Roberto Trasarti a difesa del voto anzidetto. Bolo- gna 1845 in 4. Il Duca di Northumberland — Account of the Northnm- berland .... Descrizione dell' Osservatorio Equa- toriale di Northumberland unito all'Osservatorio di Cambridge, dell'Astronomo Reale Sig. G. B. Airy. Cambridge, Stamperia dell' Università 1844 in 4. di pag. 39 e lav. XIX. Alessandrini — Atti legali per la fondazione dell' Insli- tuto delle Scienze. Bologna 1728. fol. Società Medico-Chirurgica di Bologna — Memorie della Società. Voi. IV. Fase 2. Bologna 1845. in 4. Farini Dott. L. C. — Sulle quistioni sanitarie ed eco- nomiche intorno alle Risaje. Firenze 1845. in 8. di pag. 199. 224 RENDICONTO ACCADEMICO De La Rive — Dìscours ecc Discorso pronun- ciato all'apertura della trentesima Sessione della Società Elvetica delle Scienze Naturali riunita a Gi- nevra li 11 Agosto 1845. Ivi 1845 in 8. di pag. 39. Pacini Dott. Filippo — Nuove ricerche microscopiclie sulla tessitura intima della retina nell'uomo, nei vertebrati, nei cefalopodi e negli insetti, precedute da alcune riflessioni sugli elementi morfologici glo- bulari del sistema nervoso. Bologna 1845. in 8. di pag. 82. con tavola. De Brignoli di Brunnhoff, Corrispondente — Intorno alla Dea Flora degli Antichi, Lettera al chiarissimo Sig Avv. e Prof. Dott. Jacopo Bongiovanni. Modena 20 Luglio 1845 in 8. di pag. 23. De Zigno Achille — Sopra due Fossili rinvenuti nella calcarea dei Monti padovani. Padova 1845. in 8. di pag. 8. con tav. D' Hombres Firmas M. Le Baron , Corrispondente — Mem. de Meteorologie, Mèlanges. Tom. V. Alais 1844 in 8. Accademia degli Aspiranti Naturalisti di Napoli — An- nali dell' Accademia. Volume 2. fase. 1. al 8. Na- poli 1844. in 8. Porta Avv. Leonardo — Il Progresso italiano nella Scien- za di Diritto. Napoli 1841 in 8. di pag. 32. Dello stesso — Discorso pronuncialo nella Sezione di Geologia e Mineralogia del IP Congresso degli Scienziati italiani radunati in Napoli, nella tornata delli 24 Settembre 1845. Napoli 1845. p. 19. Perrelti Prof. Pietro, Corrispondente — Delle orine in un febbricitante, dell'urea, nuove ricerche sopra le orine dell'uomo e del cavallo. Dai Voi. XI e XII degli Annali Medico-Chirurgici. Roma 1845. in 8. di pag. 24. Fusinieri Dott. Ambrogio , Corrispondente — Confulazio- DEL PROr. A. ALESSANDRINI 225 ne di pretese esperienze recenti per sostenere l'ipo- tesi di Wels sulla causa della rugiada- Vicenza, dagli Annali delle Scienze 1845. in 4. Il Presidente nell' annunziare che trovasi presente al- l' Adunanza il Sig. Dott. Salvatore Alessi , Prof, oculista di Napoli , offre in di lui nome all' Accademia una sua Ope- ra che ha per titolo : — Memoriale di Otlalmologia — Na- poli 1843 un volume in 8. Presenta ancora una Memoria manoscritta inedita in- viata dal Sig. Dott. Giuseppe Generali Prof, di Clinica Chirurgica nella R. Università di Modena, nella quale tratta — Bella struttura e del y^ 'dQ^,d' agire dell' iride — e che verrà letta in una delle pru^.ime Sessioni. Secondo il costume seguito dall' Accademia fra le Ope- re e Memorie offerte in dono ne irasceglie parecchie , che distribuisce agli Alunni afhnchè espongano il sunto del contenuto nelle medesime nelle seguenti Sessioni. Al Sig. Dott. Ferdinando Verardini l'Opera del Fa- rini — Sulle quistioni Sanitarie ed Economiche intorno alle Risaje — . Al Sig. Dott. Enrico Giacomelli la Mem. del Pacini — Sulla intima tessitura della retina — . Al Sig. Dott. Domenico Magistrini la Mem. del Prof. Piola — Sul moto permanente dell' acqua — . Al Sig. Dott. Gaetano Scandellari l' Opera or ora ci- tata del Prof. Alessi di Napoli. L'Accademico pensionato Prof. Cav. Antonio Cavara nella sua Mem. d'obbligo espone — Delle Osservazioni sulla formar^ionc di alcune straordinarie vcgcta':{ioninel- /' utero e in altre parti , e sui metodi curativi praticati — ■ Uapporto alle morbose vegetazioni dell' utero tratta l' Au- N. Ann. Se. Naiik. SUxit li. Tomo 0. 15 226 RENDICONTO ACCADEMICO tore soltanto di quei tumori, o masse formale da un tes- suto per lo più rossigno, poco o niente vascoloso, somi- jgliante alla sostanza muscolare, detti perciò polipi o tumo- ri fibrosi. Queste masse sembrano composte per la mas- sima parte di fibre o lamine coriacee e filamentose in aN cune regolarmente disposte, in altre confusamente. Pro- pende l'Aut. ad ammettere che le morbose vegetazioni in discorso traggano origine da una alterazione delle cripte mucipare, ponendo sede quasi esclusivamente nelle mu- cose: passa in seguito a discorrere delle cause che pro- dur possono siffatta alterazione, dei segni atti a farne co- noscere indubitatamente l'esistenza, e dei metodi in uso presso i Chirurghi onde operarne la sollecita demolizione. A questo proposito riduce Egli a quattro siffatti metodi, e cioè l'applicazione del caustico, la torsione, la legatu- ra e la recisione: i due ultimi melodi sono generalmente preferiti dai moderni stante i molti inconvenienti che possono essere prodotti dai due primi, l'applicazione cioè del cau- stico e la torsione. Ma anche la legatura e la recisione non sono indifferentemente applicabili a tutti i casi, al qual proposito l'Autore riferisce il caso avvenuto in una gio- vane affetta da polipo di mediocre grandezza esistente en- tro la cavità della matrice , sul quale essendo stata appli- cata la legatura mediante un filo d' argento condotto e ser- rato dalla cannula doppia di Leuret , e ritardando mollo tempo a staccarsi il tumore per torsione stringevasi gra- datamente la legatura, ma senza effetto, fin tanto che ri- svegliatasi molesta sensazione alla parte, né potendosi più sciogliere o rallentare l'applicata allacciatura svilupparon- si convulsioni sotto le quali miseramente perì questa in- felice. Caso luttuosissimo bastante a dimostrare la neces- sità di applicare l'allacciatura in modo da potere al bi-* sogno facilmente stringerla^ od allentarla e rimoverla an- che del lutto , qualora la durezza della parte compresa nel nodo sia tale da opporsi alla facile e pronta troncatura DEL PROF. A. ALESSANDRINI 227 (Jel peduucolo del polipo. Iiifalli la sezione del cadavere nel caso narralo fece vedere un polipo fibrinoso il di cui peduncolo era duro in modo da emulare la più compatta sostanza tendinosa. Il metodo però cui l'Autore crede si debba dare la preferenza è sempre la recisione, abbenchè seguendo an- cora uu tal metodo, incorrere si possa negli inconvenienti della emorragia, il che avviene però di rado, e della dif- ficoltà di far discendere il tumore per modo che lo stru- mento tagliente arrivi a recidere facilmente, e senza pe- ricolo di ledere altre parti , il peduncolo del tumore. Onde ottenere più facilmente un tale risultalo costuma l'Acca- demico di applicare sul peduncolo stesso un nodo scorso- jo fatto in modo, che stirando sul cordone del quale è formato sempre più si serra e restringe il nodo stesso- Stretto per tal modo l'attacco del tumore, ciò che in pra- tica non riesce di grande difficoltà, resta allora a sceglier- si dall'Operatore il partito a cui si voglia appigliare per distaccarlo, vale a dire se per morliflcazione avendo già eseguito la legatura, o se col taglio, potendo, stirando convenientemente col cordone in basso il tumore, farlo discendere senza l'ajuto di altro strumento. Qualora nel- la operazione si temesse di incontrare emorragia , basterà recidere più in basso del sito ove si sente inserito il nodo, lo stringimento del quale si opporrà certamente all'uscita del sangue- Con un tal metodo, dice l'Accademico, e servendomi delle sole mani, riuscii a fare la legatura di parecchi po- lipi uterini , e fra gli altri di uno il volume del quale su- perava l'ordinaria dimensione della testa di un feto matu- ro , operazione che sortì un esito felicissimo. Anche dei polipi fìbi'osi delle fosse nasali sono stali felicemente tolti mediante così fatta legatura, portando il cordoncino dalle aperture esterne nasali alle interne colla sonda di Bcl- loquc. 999 RENDICONTO ACCADEMICO 2. Sessione 13 Novembre 1845. Si legge lettera di ringraziamento del Doit. Gio. Bai- lista Ercolani per la sua promozione ad Accademico Ono- rario. In nome dell'Autore Sig. Dottor Domenico Galvani, presentemente ascritto fra i Corrispondenti dell' Accade^ mia, viene offerto un esemplare della sua Memoria che porta per titolo — Illustrazione delle Conchiglie fossili marine rinvenute in un Banco calcare madreporitico in S. Filippo inferiore presso Messina — letta a questa Acca- demia nella Sessione delli 24 p. p. Aprile, ed inserita nei quaderni di Agosto e Settembre seguenti di questi Annali. Alla Memoria andava congiunto ancora il dono degli esem- plari dei fossili nella medesima illustrali ; collezione inte- ressante che venne dal Presidente consegnata al Prof, di Storia Naturale dell' Università , perchè fosse conservata nel Museo degli Oggetti Naturali alla di lui Direzione af- fidato. Qui appiedi si trascrive la Nota dei fossili rilascia- ta dal lodato Professore. Corpi organici fossili di S. Filippo inferiore presso Messina in Sicilia deposti in questo Museo di Storia Na- turale dalla Accademia delle Scienze dell'Istituto per do- no fattone alla medesima dall'Illustrissimo Sig. Doti. Do- menico Galvani. 1. Terebratula ampulla. Lk. 2. n ampulla compressa. 3. » M depressa. 4. )) caput serpentis. 5. )) vitrea. Lk. 6. w dctruncata. Filippi i t)EL PROF< A. ALESSANDRIISI 229 7. Terebratula truncata. Lk. 8. Rissoa costala. Desraarets. 9. Liilorina Basterolii. Payr. 10. Pleiirotoma plicata? Lk. il. Pecten raiillisUialus ? Lk. 12. Turbò terebia. Lk. 13. » erythrypus. Doderlein. 14. Buccìnum serratura? Broc. 16. Echinoneus ovatus. Munsi. 16. Calaraophora polyraorpha. 17. Dendrophyllia. 18. Calcareus madroporiticus includcns Polypia- rìum familiae Madrepbylliae. Blainv. 19. Trochus striatus. Linn. 20. Turbo erylhrynus. Doder. — Fossilis in mon- lìb. mutinensibus- 6. Decerabre 1846. Prof. G. Giuseppe Biancone Direttore del 3Iuseo di Storia Naturale^ Furono regalati all' Accademia anche ì seguenti Libri. Orli Manara Conte Giovanni, Corrispondente — Il Po- ligrafo Giornale di Scienze e Lettere. Verona 1845. Voi. L fase. 2. Voi. II. fase. 3. in 8. Società R. di Londra — Magnetìcal eco Osser- vazioni magnetiche e meteorologiche falle nel R. Osservatorio di Greenwich negli anni 1840 e 1841. Londra 1843. in 4.'>. Società R. di Edinburgo — Astronomìcal ohservations ecc Osservazioni astronomiche falle nel R. Osservatorio di Edinburgo nell'anno 1839 da Tom- maso Hendcrson. Edinburgo 1843. Tomo V. 230 RENDICONTO ACCADEMICO L'Accademico pensionato Prof. Michele Medici conti- nuando nel suo divisamento di tessere l'Elogio degli Ana- tomici che illustrarono il nostro Studio dopo quelli ricor- dali del Guglielmini espone oggi l'Elogio di Matteo Baz- zani. Nato in Bologna li 16 Aprile del 1674, arrivato agli anni maturi mollo Egli operò;, e pervenne a meritata fama non che come medico ed anatomico, ma come filo- sofo e scrittore. Per quel che spetta ai lavori di medico argomento li primi notati dall'Accademico sono tre con- sultazioni fisico-mediche, o medico-forensi , la prima delle quali;, scritta in lingua volgare fu pubblicala nel 1712; la seconda, in lingua Ialina è dell'anno 1736; la terza appartiene al 1739. Ma qui non consistono tulli i travagli medici del Bazzani; prese Egli parte ancora nella disputa, fra i medici delle più dotte nazioni allora fervente, intor- no r antinevrotica virtù della china china adoprando il rimedio con fortunato esilo in una giovinetta trilustre che giaceasi con pericolo di vita oppressa da febbre allora chiamala maligna, o nervosa, ed associata a gravi ed eslese degenerazioni cancrenose della pelle sì nel luogo degli applicati vescicanti alle coscie, come in diverse altre parli ancora. E prima di favellare del Bazzani come ana- tomico, voglio, sono parole dell' Accademico , toccare bre- vemente di certi suoi scritti di medicina non pubblicali. Tralascio i consulti, dicendo solamente, che utile opera sarebbe, se essi, e gli altri molti lasciatici da illustri Me- dici nostri predecessori , e che si conservano nella biblio- teca di questa Universilà, venissero esaminali, se ne sce- gliessero i più importanti, ed alle stampe si consegnasse- ro, e farò piuttosto breve motto di una Disseriazione del Bazzani meno conosciuta, che porla per titolo de Balsa- mo Tolutano, recitata a questa stessa Accademia li 23 Febbrajo 1747, la prima parie della quale è dilettevolis- sima, ed istorica non solamente rispetto al balsamo tolu- tano, ma eziandio risguardo agli altri balsami; più grave MI PROF- A. ALESSANDRIA 231 è la seconda parte, in cui esamina quel balsamo chimica- mente;, e suggerisce le forme più acconce a somministrar-' lo come rimedio: lavori ne' quali ebbe a compagni due uomini dottissimi di quel tempo Giuseppe Monti e Jaco- po Zanoni. Passando alle cose anatomiche è a dirsi di una lette- ra cni egli nel 1719, a nome della nostra Accademia* della quale allora era Segretario^ indirizzò al dottissimo Antonio Pacchioni , che aveala richiesta di giudizio intor- no le sue dottrine anatomiche e fisiologiche sopra la dura meninge, e nella quale manifestò il parere del Valsalva e dello Stancari addottato dall'Accademia stessa: rispetto poi alla parte della dottrina del Pacchioni non approvata dall'Accademia , seppe il Bazzani combinare felicemente due cose di malagevolissima combinazione: intimare sentenza contraria, ed intimarla in modo che non offenda colui contro il quale è proferita , anzi gli piaccia, e se ne mo- stri contento. D' importanza maggiore è il lavoro del Bazzani intor- no la proprietà singolarissima della radice di robbia di tingere le ossa degli animali che se ne cibano; proprietà la quale trovata da prima, per quanto sembra, da Anto- nio Mi7,aud medico parigino , era del tutto caduta in dimen- ticanza quando due secoli dopo ricomparve accidentalmente agli occhi del Belchier chirurgo di Londra , che la comuni- cò al Presidente della Società di Londra stessa, il quale la volle inserita nel voi. 39 (1736) delle Transazioni filoso- fiche , rendendone consapevole il Geoffroy di Parigi ; ed il Duhamel collega di quest'ultimo imprese a ripetere le esperienze. Del che Samuele Sharp fece partecipe il nostro Pier Paolo Molinelli, il quale non potendo occuparsi delle inleressanii ricerche ne commise l'esecuzione al suo ami- co e compagno Bazzani. Per tal modo il Duhamel in Pa- rigi, ed il Bazzani in Bologna furono i primi a trattare scientificamente quella materia , senza che l' uno sapesse dell'altro. 232 RENDICONTO ACCADEMICO L'ullimo lavoro del Bazzani spettante all' anatomia ^ la descrizione di un mostro singolarissimo. Una bambina venuta alla luce mancante di tutto il braccio sinistro, ed avente, invece del destro un breve moncone terminato in un apice alla foggia di cono. Morì il Bazzani li 29 Dicembre del 1749 nell'età di anni 76. La sua mortale spoglia ebbe sepoltura nell'arca, che nel 1677 il padre di lui Carlo preparò per sé e per quelli del suo casato nel Tempio de' Padri Carmelitani fuori di Strada Maggiore, detto gli Scalzi. La morte sua fu cagione, conchiude l'Accademico, di universale dolore, e di lagrime universali: tributo di riverenza e d'amore giustissimamente dovuto ad un uomo delle Scienze e delie lettere oltremodo benemerito. ( sarà continuato ) ,^£i.s;:rs3'c*3'3s:3'S35:2C£> Trattato d' Idrometria ad uso dcgV Ingegneri del Prof. Domenico TunizzA. Padova coi tipi del Seminario 1845. Questa nobile fatica del Ch. Turazza gioverà non solamente agli allievi della Università di Padova , nella quale Egli legge in Geodesia e Idrometria^ ma a tutti gl'ingegneri d'Italia; ed anco agli esteri , se questi non vorranno preferire l' opera del d' Au- buisson , che lo precedette nella simile trattazione dello stesso argomento^ allargandola anche alle macchine, che il nostro A. ha ommessc. Egli si è tenuto nei confini della Idrometria propriamente detta, che abbraccia gli efflussi dalle piccole luci, il moto delle acque per i lunghi tubi , e per gli alvei artefatti o naturali -. e tutta questa materia ha partita in tre libri ; nel quarto ha dato le applicazioni alla dispensa delle acque, ed ha compito il suo volume , di 315 pagine , con due appendici, la prima sull' Idro- grafia del Regno Lombardo- Veneto , 1' altra sulle principali disci- pline, alle quali sono ivi sottoposte le acque. Nella prefazione l'Autore dichiara che intende a dare una idraulica sperimentale , e che si serve del calcolo unicamente per tradurre i fatti in questo conciso linguaggio, e derivarne speditamente le correlazioni conseguenti. Nò ommette di avver- tire, ch'Egli è dell'avviso di coloro che tengono; non potersi dall' idraulica razionale ricavare sufficienti ajuti per le pratiche applicazioni , e le soluzioni teoriche fin qui conosciute, alle quali 234 TRATTATO d' IDROMETRIA prese parte anch'esso, fondarsi tutte sopra ipotesi troppo lon- tane dal vero, talune delie quali introdotte senz' avvedersene. Sentenza questa assai grave, e contemporanea fra noi alia pri- ma soluzione del più semplice caso del moto delie acque a tre coordinate. La quale è oggi quasi generalmente ricevuta, e ri- chiamando gli studi dalle astrattezze all'osservazione, gioverà ad accrescere il patrimonio, tutto italiano, delia scienza de' fiumi; e l'approveranno anche gl'ingegni speculativi, perchè sopra la cre- scente copia dei fatti caveranno più salde fondamenta alla teo- rica ; ne farà insuperbire gii empirici non usi a generalizzare, e però atti a promuovere tutto al più le pratiche, e non la scienza. Il Prof. Turazza con rettissimo giudizio si propone inoltre di stabilire il grado di fiducia che le osservazioni e le ipotesi più ricevute posson meritare ; e con queste premesse definisce nella introduzione la natura dei fluidi, la proprietà che hanno di tra- smettere la pressione per ogni verso; quindi mostrato il modo di misurarla, richiamate le nozioni delia meccanica , e l'espres- sione numerica delia gravità, e delle quantità che gli bisogne- ranno, procede all'esposizione del 1.*^ Libro sugli eflussi dalle piccole luci. Nella prima sezione di questo libro supposto il vaso costan- temente pieno, considera gli eflussi praticati in lastra sottile, indi muniti di tubi addizionali, poi gli stramazzi a fior d'acqua a sgorgo libero, o impedito. Nella seconda, ammessoli battente variabile , calcola il tempo delio abbassarsi dell'acqua di un va- so che si vuoti , ed estende la ricerca anche al caso che v' in- fluisca nuov' acqua senza turbamento delia superficie, e che le bocche di erogazione siano impedite in modo variabile. Final- mente risolve il problema anche per i vasi comunicanti, ambi- due di livello variabile. Tanto nell'una che nell'altra sezione il nostro Autore ha dottamente raccolte l'esperienze fatte in Francia, in Germania, in Italia sugli eflussi, determinati i coefficienti dell'erogazione secondo la forma, l'ampiezza e il diverso battente delie luci, ed applicate le forniole ad esempi frequenti nell'esercizio dell'In- gegnere. Onde non esitiamo a dire, che questa parte dell'idro- metria del Turazza ci pare la più compita che si trovi nei irat- DEL PnOF. D. TURAZZA 235 tati fin qui pubblicati. E non vi noteremo altro se non che a- vrcmoio voluto più ampiamente discorsa la materia dei tubi ad* dizionali , tanto importante all'arte del fontaniere. Egli coi francesi attribuisce l'aumento della portata e l'ingrossamento del getto nei tubi cilindrici o divergenti all'adesione, e all'at- trazione molecolare. Ammette la contrazione della vena nei tubi cilindrici, e non s'intende, come quelle forze alle quali attribuisce lo sgorgo a bocca piena non bastino a diminuirla , o a distruggerla ; ammet- te che il tubo conico divergente possa aumentare la portata teo- rica del foro scolpito nella sottil parete del vaso nella ragione di 1:2,4; e come intendere allora , che una forza ritardatrice, qnal è nel caso nostro l' adesione, o l'attrazione molecolare, possa far crescere l'erogazione dovuta all'intero battente? Si meraviglia d'Aubuisson, che una forza sì piccola come qnell' attrazione molecolare val^a ad aumentare il battente d' un quarto del peso dell'atmosfera. E n'ha ben d'onde; perchè nei cannelli del diametro di due o tre centimetri non se ne sarebbe sospettato l'effetto, e non potrebbe mai esser tanto. Finché non sia bene accertato che i fenomeni dei tubi ad- dizionali continuino tuttavia nel vuoto, noi li attribuiremo alla pressione dell' aria ambiente ; essa accresce il battente alla se- zione della vena contratta, tanto nei tubi cilindrici come nei conici divergenti, secondo che mostrano l'esperienze; e però aumenta l'erogazione. E poiché le stesse sperienze fanno vedere che le pressioni si mantengono minori dell'atmosferica fino alle sezioni prossime allo sbocco, cosi non vi ha difficoltà di compren- dere l'ingrossamento della vena, d'intonachi alle pareli interne che impediscono questo ingrossamento , non bastano ad esclu- dere l'effetto della pressione dell'atmosfera; perchè essi agevo- lano il ritorno dell'aria espulsa dal cannello sul principio del mo- to, e quindi il riprodursi della solita forma del getto che sbocca liberamente dalla parete sottile nell'aria. Segue r Autore nel secondo libro a trattare del corso del- l' acqua pei lunghi tubi , e premette la classazionc delle resi- stenze che incontra per 1' attrito, per le risvolte, per l'improv- viso mutamento della sezione, per le diramazioni, e per la per- dita dovuta ali' erogazione. Quanto alla resistenza dell' attrito 236 TRATTATO D' IDROMETRIA determina colle più sicure osservazioni i diversi coefficienti della formola di Coulomb , sopra una scala di diametri da 1 a 13 centi- metri, e accenna come se ne dilunghino quelli di Prony e di Eytclwein per qualunque diametro; modifica quindi, anche pel caso che si voglia prescindere dalla mutazione del diametro, e compone la sua formola che rappresenta meglio i fatti osservati. Traccia similmente rispetto alle risvolte il modo di valutarne l'effetto, e assegna il coefficiente di queste resistenze per ogni risvolta 0 gomito, avvertendo che varia secondo l'angolo della risvolta , e il diametro del tubo. Le incertezze di valutare l'impedimento delle strozzature e delle varici , e molto più la perdita dovuta all' erogazione sono messe in piena luce dall' Àut., il quale con esempi di tubi sem- plici e composti dimostra il grado di fiducia che posson meri- tare le soluzioni dei problemi pratici ajutate dalle discorse de- terminazioni. Parla quindi dei piezometri, e della grossezza da darsi ai tubi di condotta, poi dei getti delle fontane, e finisce il libro colla teoria dei sifoni additando le cautele per adoperarli. Crescono le difficoltà al nostro Autore nel libro seguente sul corso dell'acqua per gli alvei naturali ed artefatti, e sulla fisica dei fiumi. Ond' egli le agevola, quanto è possibile, racco- gliendo le osservazioni , e i principj ricevuti più comunemente. Considera prima il moto uniforme , e riguardando il corso del- l'acqua animato dalla gravità e frenato dalle resistenze, pone la nota equazione, della quale prende a determinare i coeffi- cienti. Addottando per l'espressione delle resistenze il concetto del ladini , coli' aggiunta del termine proporzionale alla velocità semplice, distingue le velocità inferiori ad un metro, quelle fra uno e due metri, e le superiori a questo limite; e mostra come alle migliori esperienze soddisfacciano valori diversi dei coeffi- cienti per ciascuna di queste velocità. Compone anche una for- mola da valere per qualunque velocità , i coefficienti della quale sono alquanto diversi da quelli di Eytelwein, e più atti ad e> sprimere il fatto. Le dotte ed accurate ricerche dell'Autore mostrano, che i fatti confermano la regola del Castelli per il moto lento, e pel veloce quella del Guglielmini , come notava il Venturoli ; sicché la formola di Coulomb, che ammette anche il nuovo concetto del DEL PROF. D. TURAZZA 237 ladini, comprende quelle due antiche regole, e abbraccia i oasi intermedi. Rimane sempre qualche dubbietà nella determinazio- ne della sezione e del perimetro bagnato , o dell' altezza dell' acqua viva, e non diminuisce che nei casi di deflusso costante per i tronchi regolarissimi de' fiumi o de' canali. Quindi è che progre- dendo dal moto uniforme al moto permanente le incertezze si fanno maggiori, e il nostro Autore non le dissimula, quantunque ottenga , dalla formola che Io rappresenta , la puntuale corrispon- denza con alcune sperienze di Punk sul Veser e sull'Elba. Sono per altro di grande momento e conformi al vero le conseguenze che dalla stessa formola ne deriva, fra le quali citeremo questa. „ Che quando la velocità media cresce a seconda della cor- ,, rente, il pelo d'acqua converge col fondo, e quando cala di- „ verge da esso „ . Per mostrare in seguito come si ottenga la stima elTettiva delle velocità, imprende a parlare dei tachimetri, e annovera i principali siano galeggianti , o a centro fisso ; poi tocca de' rego- latori, e mostra per tutti il modo da tenersi negli sperimenti , e nel calcolo. Appare che tutti presentano qualche difficoltà nell'a- doperarli, e lasciano più o meno desiderare maggior precisione nei risultamenti. Conviene attenersi ai più semplici, e nei grandi fiumi ai galeggianti. E se le amministrazioni idrauliche, oltre i' uso di quest' istrumenti , ordineranno contemporanei, diligenti e diu- turni registri degl'incrementi e decrementi dei fiumi, nei tron- chi più regolari di capacità, esattamente determinata per suffi- ciente lunghezza (a modo cioè che ad ogni grado d'incremento d'altezza agi' idrometri estremi, si conosca la capacità che si riempie e si vuota, e il tempo impiegatovi), si giungerà a co- noscere ogni elemento del moto colla maggior possibile esattezza. Il nostro Autore raccogliendo intanto le più accreditate spe- rienze fatte coi tachimetri , e coi regolatori compone l' espres- sione più atta a stabilire il rapporto fra la velocità superficiale e la media. Poi, lasciato il corso regolare delle acque, si fa stra- da alle indagini sul corso impedito, e quindi a parlare dei ri- gurgiti , nei quali cerca l' altezza , il profilo e l' estensione. La ricerca dell'altezza riguarda all'ingombro dei piloni di un pon- te , di una diga munita di scaricatori , o che s' alzi sul fondo per l'intera larghezza dell' alveo i e per ognuno di questi tre 238 TRATTATO D' IDROMETRIA casi r Autore dà le formole che posson servire di qualche guida a determinarla. Quanto al profilo osserva come , attesa la discontinuità del movimento , non sia da fidarsi della teoria del moto permanente, e neppure delle formole empiriche di Punk e di Guilhem, e però come la scienza sia manchevole in questa parte. E ninno potrà contraddirgli : solo quando si tratti di ostacoli che non alterino di troppo il corso lineare dell'acqua, crediamo che possa esse- re eccellente la curva del pelo d'acqua determinata la prima vol- ta dal Prof. Venturoli nel 1823 , poi riprodotta in Italia e fuori. L' ampiezza del rigurgito in questi casi è matematicamente in- definita, fisicamente sta fra r ampiezza idrostatica e quella della regola di Punk; e quest'ultima misurasi accorcia notabilmente allora solo, che il corso delle acque venga bruscamente inter- rotto, come risulta dagli esperimenti del Bidone. Non resta del terzo libro al nostro Autore che la fisica dei fiumi. Ne possiamo dissimulare che ci duole eh' Egli se ne spe- disca in quattro brevissimi articoli, della loro origine, della for- mazione degli alvei, delle materie trasportate, e delle piene. La mole vastissima dell'argomento, che ha dato tanti volumi all' Ita- lia, non poteva comportare si angusti confini; e scuserà il Prof. Turazza al nostro desiderio , che da un suo pari fossero mae- strevolmente guidati anche in questa parte gl'ingegneri, ai qua- li intitola il suo Trattato. Nel poco che ne ha detto si comprendono però gli elementi generali per intendere i fenomeni dei fiumi : e noi non richia- meremo l' attenzione dei lettori che sopra due ; e sono , la di- sposizione delle foci dei fiumi d'Italia dipendente dal moto lito- rale , e il progressivo alzamento delle piene per l' improvviso sbarbicamento delle montagne. Geminiano Montanari fece l'ingegnosa ipotesi che per effet- to del moto radente , sboccando un fiume sulla spiaggia occiden- tale dell' adriatico, si crei uno stagno a destra , ivi si depongati le torbide , e s' ingrossi la spiaggia a modo che sia forza al fiu- me di ripiegarsi sulla sinistra. Ma ognun s' accorge come que- sta teorica vacilli, considerando che il fiume nell' entrare in mare conserva per qualche tempo la direzione del corso prece- dente, non ha ragione di spandersi, come fa in forma di vcn- DEL PROF. D. TURAZZA 239 taglio, |>iìi (la una parte che dall'altra; onde il moto radente, che vicn da sinistra, potrebbe tutto al più impedire o ritardare l'espansione da questa parte, lasciandone libero il corso a destra; il deposito dovrebbe allora succedere a sinistra ; e quindi parreb- be che dovesse il fiume inclinarsi piuttosto a destra. Senonché il fatto mostra, che quando le foci non sono in direzione del corso precedente , ubbidiscono all' impeto delle burrasche preva- lenti piegando sopra-vento; onde la forma dell'ultimo tronco del vaso, e la direzione delle traversie dominanti rendono faci- le e naturai ragione della direzione delle foci in mare ; le quali appunto per la varia direzione delle burrasche, massime nello spiagge sottili, mutano bene spesso la direzione e il sito. E queste cose diciamo, colla debita riverenza alle autorità contra- rie, appoggiati alle altrui osservazioni, e alle nostre. Simil- mente toccheremo, come altra volta abbiam fatto, che ci sem- bra avere prevalso troppo nell'universale l'opinione che il di- boscamento abbia cagionata la maggior altezza delle piene odier- ne. Perchè troviamo, nei ricordi delle piene maggiori dei torren- ti non arginati, che quell'altezza non ha mutato; e che l'es- sere cresciuta nei tronchi arginati è provvenuto in generale dal- l'allontanamento delle foci, dal chiudimento delle casse di col- mata, nelle quali una grossa parte delle acque si spandeva, e dal perfezionato arginamento. Il fatto del diboscamento non è stato abbastanza precisato nei casi particolari per dedurne con fiducia se, e quanto possa avere influito sull'altezza delle piene. Ancora crediamo che nien- te più nuoca al progresso delle scienze fisiche, quanto l'acco- gliere senza riserva le cause indeterminate, specialmente allor- ché al primo aspetto hanno per tulli grande apparenza di vere, come questa. Nel quarto ed ultimo libro l' Autore tratta distesamente del- la dispensa delle acque. Posto il problema fondamentale delle derivazioni e dei partitori , ne presenta la soluzione, indi espo- ne le pratiche usale in Italia, rilevandone il grado di bonlà col solito accorgimento. In fine gli viene opportuno l' argomento dei fontanili, e propone una sua ingegnosa soluzione per misu- rarne la portala. 240 TRATTATO D' IDROMETRIA Ci sembrano utilissime anco le due appendici; e nella pu- ma^ oltre le notizie idrografiche della Lombardia, esimio lavoro del Lombardini, avremmo vedute assai volentieri le tiberine ef- femeridi del Venturolij, che principiano dal 1822 e vengono fino a noi; nella seconda son raccolte le principali discipline intor- no alle acque , la cognizione delle quali è di tanto interesse per gì' ingegneri. Concludiamo che la somma perizia nel calcolo, e l'eccel- lente giudizio dell'Autore in tutta l'Opera, la raccommandauo, senz'aure nostre parole, a tutta la Nazione. B. -omM5-, che, secondo l'iscrizione, piansero ama- ramente la morte del Novara), e per conseguire mezzi a coltivare la parte soda della scienza; risponderò pur an- che , coli' appoggio de' riportati passi ( e coloro che sanno a quale intendimento principale si facessero servire le in- genti fatiche sulle Direzioni, e sulle Radiazioni mi ca- piranno), che costui, in suggetti astrologici, poggiò alle stesse cime di un Keplero: è adunque gratuita e non vera l'asserzione, che in ciò si confondesse col volgo (1). pur essere sbaglialo, lo sbaglio fosse caduto nel secondo, cioè che nella lapida fosse sculto MDIV. Se il ritrovamento di es- sa, o di quaich' altro documento rendesse certo ciò (il che io m'aspetto forte), i 50 anni di vita di Domenico Maria inco- mincerebbero due lustri prima che non s'è ritenuto fin qui, e l'autorità di lui sul giovine Copernico, alla venuta di questo ia Bologna, sarebbe stata maggiore; cosi ancora renderebbesi più credibile quel che se ne conta , e che ci fu tramandato da que' tempi. — Da ultimo il Vossio ( G. 1. Vossii Op. cit. Gap. 35 , §. 45 ) accennò di Domenico Maria cosi : Anno 1450 in Italia da- ruit Dominicus Maria Bononiensis, Copernici Praeceptor. Non toccando del bononiensis , che, a ragione, spiacque ai Ferraresi, siamo contenti d' osservare che se ammettasi la morte del Novara nel 1504, piuttosto che dieci anni dopo, lo sgarro del- l'anno 1450 recato dal Vossio sarebbe minore; da nulla poi ove quel ciaruit potesse riferirsi al nascere , anziché al fiorire dello stesso Novara. (1) L'illustre Tiraboschi invece di dare qui (come in altri casi analoghi) suoi pareri, senza sufficiente cognizione di cosa; e colla curiosa prevenzione di giudicare gii uomini del mondo DEL PROF. S. GHERARDI 25! Veniamo al Dal Ferro, ed al Pacioli. Non sì tosto io lessi nel Rotolo del 1501 — D. M. Lucas de Burgo Sati Sepulchri Ordinis Minorum — , che restai maravigliato (per un riflesso che a ciascun verrà nella mente tra poco) co- me nessuno dei matematici, che ragionarono sulle invenzioni di Fra Luca , e del Ferro , avesse ricordata , e con nota di im^o/arz/à, la Condotta di quello in Bologna, benché d'un anno solo, un degli anni però della lunga Condotta dell'altro. Quindi il pensiero di confermare subilo intorno a ciò la testimonianza del Rotolo, quantunque per sé stes- sa autorevolissima, e certo superiore a qualsivoglia altra. Nella - Tavola dei cognomi delli Dottori et Rettori - , che si trova sulla fine del citato Libro dell' Aiidosi — Li Dot- tori Forestieri che in Bologna hanno letto — , non ri- scontrandosi né Pacioli, né Da Borgo San Sepolcro, né Fra Luca, sulle prime stimai che al detto Aiidosi fos- se sfuggito questo singolare Lettore Forestiero. Ma do- po 5 frugando nel corpo del Libro , ve '1 trovai menzio- nato a pag. 50 (1). Poscia da un amatore di simili ricer- trapassato colle idee del mondo d'adesso, avrebbe dovuto piut- tosto favorirci il frutto di quuicbe indagine sugli scritti lasciali dal Novara, cosa affatto da lui, e dell' instituto suo. Queste mende nel principe degli storici di nostra Letteratura noi noliamo liberamente, ma senza mira di scemargli nell'universale quella grande slima e venerazione che gli si debba, e che gli profes- siamo noi pure, quanto cbichesia, anche a titolo di riconoscen- za per questo nostro lavoro. (I) Luca da Borgo S. Sepolcro dell'Ordine Minore del 1501 leggeva Matematica. Ha in stampa una Somma d' Aritmetica , et diGeomet.. — La svista dell' Aiidosi di non porre ad indice nella suddetta Tavola la menzione fatta di questo Lettore, ma di por- la invece, e soliamo, nella Tavola consecutiva delle Provincie, Città, e Luoglii de' Dottori , et Rettori, in cui realmente quella menzione trovasi citata sotto la parola — Borgo San Sepolcro — (notisi che un tal Milani, esso pure da Borgo San Sepolcro, 252 DISCORSO che (1) ebbi, che nella Biblioteca della P. Università serbavasi una nota MSS. de' Minori Conventuali di S. Francesco che tennero Cattedra nelF antico Studio di Bologna, e, con- sultala la nota, raccolsi questo: — che il Padre Maestro Luca Pacioli da Borgo San Sepolcro fu eletto Lettore di Matematica nell'anno 1501, secondo i monumenti di que- sto Convento di San Francesco; che lesse tale scienza an- che in Roma del 1489, e che parlan di lui il Possevino ( Appar. Sacr. ) , ed il Vv'adingo ( De Script. Ordìn. Min. ) — . È perciò indubitabile che il Pacioli venne in Bologna, e lesse nello Studio suo l'anno 1501-1602. Pe' riscontri che potei fare sulla vita di lui parrebbemi che vi fosse venuto nel fuggire, all'arrivo dei Francesi in Lom- bardia, dalla corte di Lodovico il Moro, insieme col gran Leonardo da Vinci suo intrinseco, e compagno di fatiche e d'onori nella corte istessa. Allora egli aveva già date al- la publica luce tutte le sue Opere, eccetto la Divina Proporzione, che nel 1509 dedicò a Pietro Soderini , gon- faloniere a vita della Republica Fiorentina; Opera questa sistematica , che ha il rarissimo pregio delle figure incise da Leonardo, e forse di qualche altra sua cooperazione, e dopo la publicazione della quale sembra che Fra Luca morisse subito (Libri Hist. cit- Tom. 3. pag. 133, ecc. )• I meriti eminenti, e moltiplici di questo grande col- lettore della matematica sapienza mal soffrirebbero di es- è citato nell'una, e nell'altra Tavola), dev'esser stata la ca- gione che né il Tiraboschi, ne altri abbiano annoverato Fra Lu- ca nella serie de' professori di questo antico Studio. (1) Il Sig. Serafino Mazzetti, Archivista Arcivescovile, che nelle sue Memorie Storiche della Università di Bologna , di già publicate, ed in altro lavoro simile, in cui si sta affaticando, ha rettificato, e rettifica, coli' appoggio degli opportuni docu- menti, molti errori sfuggiti all'Alidosi, al Fantuzzi, e ad altri analoghi scrittori nostrali. DEL PROF- S. GUEBARDI 253 sere ritratti in un quadro angusto ; ma un competente noi non possiamo destinarvi qui, e forse non dobbiamo, stan- te il brevissimo concorso del Pacioii ail'aggreganza d'esi- mj matematici, ond'è distinta la nostra seconda Epoca. Quindi rimellendoci interamente su di ciò agli storici delle Matematiche, singolarmente al Cossali ed al Libri, passe- remo ad un notevole parallelo riguardante lo stesso Pacioii e il Dal Ferro ; e sarà questo un immergerci quasi subito nello storico suggetto accennato nel chiudere il discorso sulla prima Epoca. Adunque quegli che , nella sua - Summa de Arìthme- tica Geometria-, stampata primamente nel 1494, schie- rando equazioni superiori al 2.° grado possibili a scio- gliersi per regola generale, a fianco di due, che si ridu- cono a queste, fx^-\-gx=:n, fx^-^-n=:gx, aveva scrit- to — impossibile — (1);, ritrovossi qui, sette anni dopo, a professare nella stessa Facoltà col genio, ch'era già, o fu ben tosto in possesso della chiave per sciogliere appunto simili equazioni^ le equazioni sulla risoluzion delle quali cadeva la sentenza d' impossibilità dati dal grande Aritme- tico, Algebrista, Geometra Fra Luca. Comprendono tutti che il disegnato genio era Scipion Ferro, al quale correva allora il sesto anno dell'umile Lettura di Aritmetica e Geo- metria, umile appetto di quella — Ad 3Iatliematicam — conceduta al venerando veterano. Le parole che questi ag- giunge alla sua sentenza d' impossibilità circa la solu- zione generale delle suddette equazioni, colle quali paro- le, accennanti idee vaghe, mal determinate, quasi di- rebbesi metafìsiche, confusamente fa sentire che per la pro- (I) Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni et Pro- portionalila ecc.. Prima parte principale, distinctio odava, Tra- ctatus scxtus, Art. 2, facciata l.'^ della carta 149 dell'edizione di Tuscuiauo 1523. 254 DISCORSO nunziata impossibilità intende non un'impossibilità asso- luta, ma bensì relativa allo stato d'allora della scienza, non potevano in realtà prestare conforto alcuno per met- tersi al cimento di quella generale soluzione. Imperocché in fatto vi si dice che per la soluzione di colali aguaglia- menti .... non si pò dare regola generale , se non ale volte a tastoni .... in qualche caso particolare, e che la indagine della regola generale medesima va posta nella stessa linea della quadratura del circolo : — E pero quando in li toì aguagliamenti te ritrovi termini de diversi inter- valli fra loro dispropor^ionati (il discorso viene appli- cato da Fra Luca alle due riferite equazioni di 3.° grado), dirai che lane ancora a tal caso non a datto modo , si commo ancora non e dato modo al quadrare del cerchio. Siche iSTA STANT siMVL cliel caso sia possibile, e per anco el modo absolverlo non sia dato per la impropor- tìonalita che e cativa (1). Ben a ragione quindi (Libri Hist. eie. Tom. 3. pag. 151) il grande Cardano nella sua Arte Magna poteva scusarsi ( che che siasi asserito dal Cessali (2)) di non avere egli prima applicato alla solu- (1) Summa id. id. id. Àrticulus quartus — De modo for- mandi plura capitula secundum exigentiam casuum — , sulla fine, facciata 1.* della carta 150, ediz. suddetta. (2) Il Cessali, nel riportare il passo di Fra Luca qui sopra allegato pure da noi , dopo le parole — al quadrare del cer- chio — aggiunge, tra parentesi , — pertuUi i philosophi maxi- me Aristotile scibile —, accennando che queste altre parole le piglia dal medesimo Fra Luca^ alla pag. 106 della sua Summa ecc. . Con ciò il Cossali volle certamente comprovare che a quel modo che Fra Luca riguardava scibile , o ritrovabile la quadra- tura del circolo, cosi inducesse a riguardare scibile, e ritrova- bile la risoluzione generale dei suddetti capitoli ( Origine ecc. dell' Algebra ecc. Voi. 2. pag. 97 ) . Ma è tuttavia chiarissimo- che con una simile comparazione Fra Luca non poteva intende- re di escludere dal concetto della sentenziata impossibilità altro' DEL PROF. S- GUEBARDI 355 zìone dell' agnagliamento di cubo e cose al numero (così esprimevasi allora 1' equazione della forma ac*-+-pjc=:<7, l'incognita x nomandosi cosa) coli' addurre il notevolis- simo senso: — Deceptus enìm ego verbi s Lucae PacioUy qui ultra sua capitula , generale ullum aliud esse posse negai {quanquam tot iam antea , rebus a me inventis (1), sub manibus esset) desperabam tamen invenire, quod quaerere non audebam — ( Ars 3Iagna Gap. I sul prin- cipio); senso che suona pure la somma osservanza all'au- torità di Fra Luca; che svela quanto mai inaspettata fos- se allora la suddetta general soluzione; quanto il tentarla pur solo desse indizio di spirito ardimentoso ; il riuscire che, 0 poco più che l'idea di un'impossibilità metafìsica. La re- motissima possibilità, che, per sifTatta esclusione, rimaneva, spariva quasi alla mente di qualunque geometra severo, e non sofista ; il quale dovea tosto rivolgere le parole di Fra Luca di questa guisa : è vano cercare regola generale per trattare quei capitoli, come saria vano cercare l'esatta quadratura del cerchio. Del resto il passo intero, da cui il Cessali estrasse le riferite parole, è questo: — Ars imitatur naturam in quan- tum potest. Non pero a tutte cose operabili si pò dare modo si per carentia de termini a noi ignoti, si anche perche lo per- scrutare humano ( finora ) non a tinto ci fine del suo desiderio : comma per tutti phylosophi , maxime Aristotile , de la quadratura del cerchio se dici esser scibile, avenga che fin mo per nullo sia precisamente trovata. Quantunclie per Archimede Siracusano et modo pratico operativo a sua dimensione con certa aproximatione a noi sia dato ecc. ( Id. id. Distinctio septima , Tractattts secun- dus , Arliculus quintus , face. 1.* e 2.'^ della carta 106 della citata edizione ) . (t) Sotto questa parentesi per altro si contiene un vanto assai esagerato, una falsità dell'autore, che ciascuno gli sco- prirà dalle cose che seguono, e che non isfuggi ai rimproveri e sarcasmi del Tartaglia ( V. Opere del Tartaglia, Venelia 1606 — Quesiti et Invetttioni diverse, Libro nono, Qucs. 38., pag. 27,3 e 274 ) . 256 DISCORSO poi a scoprirla, argumenio certissimo di genio profonda- menle investigatore, e promotore della scienza. Ma nulla può pareggiare l' espressione enfatica che si ha di tutto ciò nella stessa Arte Magna: — Scipio Ferreus Bononiensis capitulum cubi et rerum numero aequalium invenit , rem sane pulchram et admirabilemi cum omnem humanam suhtilitatem , omnis ingenij mortalis claritatem ars haec superet, donum profecto codeste, experimentum autem virtutis animorum , atque adeo illustre , ut , qui haec at- tigerit , nihil non ìntelligere posse se credat. Huius aemu- latione Nicolaus Tartalea Brixellensis , amicus noster , cum in certamen cum illius discipulo Antonio Maria Flo- rido venisset, capitulum idem, ne vincer etur , invenit, qui miìii ipsum multis precibus exoratus tradidit — ■ ( Ars Magna loc. cit. )• Questi sensi dall' uomo che trasse da la scoperta il maggior partito, ad incremento della scienza, fecondandola;, estendendola alla sua scuola , ma sopra tutto avviandovi il discepolo Ferrari, altro singolarissimo genio Bolognese, che vi colse le maggiori e più difficili palme, bastano senza più a convincere in che modo Scipione Fer- ro, per quella scoperta, soprastasse a' maggiori ingegni de' suoi tempi, e benemeritasse della scienza (Libri loc. cit.)- Prima di lui gli algebristi di maggiore inventiva, ci- mentatisi colle equazioni di ZP grado, incapparono, senza avvisarsene, in soluzioni false (Libri Hist. Tom. 2. pag. 213); e li algebristi della più soda e vasta dottrina, non meglio rappresentabili, lutti insieme, che da Fra Luca, pronunziarono non possibili, come s'è visto, colali solu- zioni, se non che a tastoni, in qualche caso particolare. Primo il Ferro abbattè una sbarra che già repulavasi in- superabile; sbarra olir' a ciò d'un sol passo separala da quella, cui tutti gli sforzi d'un Lagrange, e de' più mo- derni non hanno valuto ad atterrare , e su cui sembra scrit- to indelebilmente — non valicabile — ( Libri Hist^ T. 3. pag. 148 e 151)., DEL PROF. S. GHERARDI 257 Ma che via leune il Dal Ferro , qiial novisiimo meto- do ioventò, e il condusse alla peregrina scoperta? Quale si fu la regola trovala da lui per la soluzione generale di quelle equazioni, quale la dimostrazione della regola? Le professò in iscuola , le stese in iscritto, le publicò, le communicò , le confidò ad alcuno ? E noi potremo pur sog- giugnere: Fra Luca scoprì cui aveva a fianco nello Studio di Bologna, o questi si scoperse a lui, mettendolo a parte del suo giojello, o de' tesori necessarj al suo pos- sesso? Udite prima, per tutta risposta a queste e simi- gliaiiti inchieste , una dogliosa negativa! (Libri T. 3. pag. lòO nota 1.^); la negativa grave ed eloquente di un La- grange nelle Memorie dell' Academia di Berlino ( Ann. 1770, pag. 135-36): avanti di elargirvi le sue nobilissime fatiche sulla risoluzione algebrica delle equazioni, loda egli debitamente li analisti connazionali del XVI secolo, che la promossero col massimo successo , ma fa scorgere il suo rincrescimento che non si conosca la primitiva ri- soluzione di quelle di 3." grado, il cammino cioè, il me- todo con cui vi si arrivò (I). Scorrete poscia la larga storia di questo gigantesco passo dell'Algebra appresso il Cessali (Origine, Trasporto in Italia, Primi Progressi (l) L'incomparabile analista, dopo di avere accennato che la risohizione delle equazioni di 3.*^ e di 4.° grado venne pu- blicala primieramente dal Cardano, e che, riguardo alla risolu- zione delle equazioni letterali, allora non si era punto più avan- ti di quel che si fosse a' tempi di questo, aggiunge: Les pre- miers sitccès des Annlistes Italiens dans celle maliere paroissent avoir èie le terme des decouverles qu' on y pouvoit faire. Indi, accingendosi a trattare le equazioni di 3.° grado sotto la forma ac' -t-nj; -+-2)zzo , dice: C est dans cet état que les equations du troisieme degré ont étè d' abord trailées par Scipio Ferreo , et par Tarlalea à qui otU doit leur résoluliom juàjs oa' itixORB le CREMI S QUI LES Y A COyoUITS. M. Kxy, Se. Natur. Seivic li. Tom. ó. 17 258 uisGORSO in essa dell' Algebra , Storia crìtica ecc. Voi. 2. Gap. 2. da pag. 96 a 145); raccoglietene il sunto dall' Op. del Ch. Libri (T. 3. da pag. 148 a 154, ecc.), e dagli altri scrit- tori versati in simile materia; e ad ogni soddisfazione delle preposte inchieste doviete star paghi del pochissimo che scorge ad esse nel racconto seguente, da me slesso compi- lalo dopo aver letto, ed avvertito il tulio. Un tal Antonio Maria Del Fiore (quegli detto FZorirfui dal Cardano), cal- colatore di pratica , vagando per Italia a propor problemi da sciogliere a' matematici con cui s'imbatteva, s'imbatte, nel 1530, a Brescia con un Zuane De' Tonini da Coi (detto dal Cardano Ioannes Colla), e più tardi, sulla fine del 1534, a Venezia, con Nicolò Tartaglia, i quali in tali città tenevano scuole di matematica, e li sfida a di- sputa sopra problemi che, intavolati, conducevano ad equa- zioni di 3.° grado. Il De' Tonini si rivolge al Tartaglia subito in Verona, e poscia in Venezia, prima e dopoché questi fu sfidato direttamente dal Fiore, e, assumendo egli pure l'aria di sfidatore, cerca di cavare da quel grande ingegno armi a difendersi , e ad offendere. Ciò che indi in- terviene tra il De' Tonini ed il Tartaglia fa poco adesso per noi. Fa invece molto a sapere che il Tartaglia, in sul- le prime, stimò che l'unico fine de' sfidatori fosse d' im- porgli , di farsi credere capaci a risolvere eglino , per re- gola generale, que' problemi, benché consapevoli e per- suasi dell'impossibilità della cosa, secondo il giudicalo di Fra Luca, e di altri (Tartaglia Op. cit. Ques. ecc. Lib. 9., pag. 223-224, 228-29, 235 e 237). Ei sprezzò quindi in prima le provocazioni del Colla , e massimamente quelle del Fiore, nel quale non riconosceva nulla più che un mate- riale calcolatore, quantunque di gran pratica. Ma quando sentesi assicurare che un gran mathematico già da trenta anni aveva mostrato al Fiore quel secreto, quella general regola di risoluzione degli astrusi problemi , il possesso della quale, vantato dal medesimo Fiore, egli lenea per DEL PROF. S. tiUERARDI 2ó9 una falsissima sua millanteria, s'applica subilo a ricercai- la, a spuntarla di sua nienle, e la rinviene;, tenendosela pe- rò nascosta, e solo valendosene a confondere l'anzidetto avventuriere. Il Tonini poscia, roso di non aver potuto trarre né dall'uno uè dall'altro la general regola, o for- mola risolutrice di cubo e cose eguali a numero (1), va a (I) A' tempi del Tartaglia, ed anche posteriormente, per un bel pezzo, le equazioni a;' ■+-px-zzq, x^=zj)x -t-q, x^ -t-q^=ipx trallavansi parlitamente, e si assegnava a ciascheduna la sua regola 0 foroiola risolutrice; imperocché non era allora un sem- plice affare di cambiamenlo di segno ne' coeincientip,*/ il pas- sare da un caso agli altri casi, od il comprenderli tutti in un solo. Il Tartaglia , dopo aver trattata e risoluta generalmente l'equazione cubica sotto la forma x^ -t-pxzzq , alia quale con- ducevano tutti li quesiti algebraici propostigli dal Fiore, subi- to la trattò e risolvette egualmente sotto le altre due forme. Tuttavia io qui, e progredendo, parlo della sola equazione x^ -^pxzziq , e dell'unica relativa regola, per questi motivi: per brevità ; e perchè il nucleo di tutto , o la vera difficoltà da superare riducevasi anche allora a risolvere l'equazione sotto una delie tre forme ; ed eziandio per ragioni che appariranno procedendo nello scritto, ma singolarmente nell'apposita nota (6) alla fine di questo. Analoghi motivi mi hanno persuaso a non far parola, nel testo, dell'equazione x' -hmx~ ^zn, che il Tar- taglia effetlivamenle trattò 4 in 5 anni avanti della x^ -^px-=:q, questa racchiudente i quesiti propostigli dal Fiore sulla fine del 1631, come s'è avvertito, e quella alcuni de' quesiti diretti- gli dal Colla nel 1530. Fu il Tartaglia stesso che ci narrò d'a- ver trattala, non solo, ma risoluta generalmente l'equazione aj' -t-tnx-'rzn anni prima dell'altra x^ -^pxz^q ; cosa cole- Sta ch'egli asserì, e si credè, non per un istante, come taluno ha riferito, ma per lungo tempo, anzi sempre, pur troppo, poi- ché ci commise in ciò error grande , rilevatogli dal Cossali (Op. e Voi. cil. pag. 98-99, 105-06, 113), ma forse non abbaslan- xa ( nella ricordata nostra nota {b) tornasi opporiunameute so- 260 DISCORSO Milano, manifesta al Cardano che questa formola è sco- perta, che lo scopiliore ne fu Scipion Ferro bolognese, che allora era posseduta dal Fiore e dal Tartaglia, e lo pone per tal guisa in grandissima smania di conoscerla. pra questo argiiraeuto ) . Il che tocchiamo qui al principale scopo (li smentire tosto un altro vanto del medesimo Tartaglia, cioè che fosse stato per lui faccenda di breve tempo, di giorni, il ritrovare con ogni suo studio, cura et arte regola generale al- l'equazione a;^ -i-pxz:zq; vanto eh' egli studiasi d'insinuare fin dal principio della Storia del Quesito XXV , e che pronunzia poi nel verso — Questi trovai et non con passi tardi — del suo Capitolo rimato concesso al Cardano, e altrove (Tartaglia Op. cit. id. pag. 234-35, 266, ecc. ). Ma gli anni che si affati- cò a ritrovar regola generale alle equazioni cubiche della forma a;' -i-ma;^rzn, benché non vi riuscisse, non gli vanno forse messi in conto di tempo speso all'effettivo ritrovamento di quel- la delle equazioni stesse, ma delia forma ;»' -t-pa^n^? Adunque non con tanta celerità poi, non in pochi di , ma in meno no di quattro o cinque anni ei giunse a trovarla dì nuovo, dopo il Ferro ; quantunque si voglia concedere che la disfida immediata del Fiore sia stata per essolui il maggiore incentivo a questo ritrovalo. E soltanto dopo averlo fatto , riprendendo egli a trat- tare sopra una via retta, non torta come la primiera, l'equa- zione x^ -i-mx^zrn sarebbe in realtà arrivalo, mandandogli buoni tutti i suoi racconti, a scoprire eziandio la regola di que- sta: e la via retta par che fosse, come sarebbe anche adesso, di trasformare, e ridurre prima l'equazione stessa x^-i-rnx^^n alla fondamentale x^ -t-pxzzzq (Cessali id. id. pag. 157 ecc.). Ho premesso — mandandogli buoni tutti i suoi racconti — ; poi- ché a me sembra che il sospetto di poco genuini, ed artefatti a suo prò ( senza alcun dubbio poi vanitosi ) avesse dovuto ca- dere su di essi, per varie considerazioni; la più evidente delle quali ( eppure sfuggita al benemeritissimo Cessali ) si è la se- guente : che il Tartaglia die fuori questi racconti anni ed anni dopo le dispute e coramunicazioni sue col Colla, col Fiore, e col Cardano, a cose fatte e strafatte, e sopra tutto a publica- DEL PROF. S. GUERARDI 261 Il Cardano fa chiedere , e cliicde direttaiDenle egli me- desimo, con lettera del 2 Grnajo 1539, al Tartaglia la desideralissima regola. Ciò che di poi ne seguì: la ri- chiesta in prima repulsa, e indi alquanto esaudita colla zione avvenuta dell' Ars Magna Cardaniana , da cui potè pren- dere moltissimo, assai assai più di quel ch'egli aveva dato, e di quel pure che avesse scoperto nel tempo delle dispute e com- niunicazioni medesime {V Ars Magna usci sul principio del 1545, e li Queliti et Inventioni diverse del Tartaglia videro la luce nell'anno consecutivo 1546 (*)). Voglio in One avvisar lutti d'una cosa. Stando attaccati rigorosamente a quanto ci narrò il Tartaglia, nel Libro nono de' suoi Quesiti ecc., circa alla risoluzione prima delle equa- zioni cubiche, si direbbe, ed è stato detto, e passato come in rejudicala che il Colla chiamasse a tenzone il Tartaglia, sopra problemi conducenti a queste equazioni, di moto proprio, senza altrui istigazione, od occasione avuta di far che la sfida vertes- se intorno a problemi appunto dell'indicata sorte. Invece io ho asserito che, innanzi di sfidare il matematico bresciano, fosse stato egli stesso sfidato dal Fiore intorno a simili problemi. Se (*) Lagrange, fiìemplarissimo per l'amore cui po5e sempre alla parie Storica di tutti gli argiimenti trattati da lui, prorrrì che queste due Opere erano state publicate nello stesso tempo ( - Lezioni elementari tulle Matema- tiche date alla Scuola Normale di Francia l' anno 1795- trad., Milano 1839, Les. terza, pag. 46). E in fatto cos'è mai la dìflTerenza di un an- no in circa nella publicazione di esse , per non dirle contemporanee? Ma pel rispetto sotto cui le guardiamo qui , una differenza pur minore sarebbe sem- pre considerabile. In viriti di essa potea il Cardano sostenere col rivale : da voi il Capitolo in rima , o, se volete, la formola risolutrice dì cubo e cose e- piiali a numero, nulla di più, riconosco; ma voi foste da me prevenuto in tulio il rimanente. Da me, dalla mia Arte Magna potete aver pigliata molta sostanza da impinguare li vostri vecchi Quesiti, quelli specialmen- te avuti con vostri amici ; per esempio il Quesito che ci descrivete sotto il numero 42, colla data del 15ìt, propostovi dal vostro compare Vrnluorthe {Tartaglia Op. cil. pag. 279 a 28i). Colale ()uesi7o conterrebbe , secondo il Cos- •ali(V. la nostra nota (/')cit.), la risoluzione retta delle equazioni dilla l'orma.. 2tì2 DISCORSO denatura del famoso Capitolo in versi =r Quando che 7 cubo con le cose appresso — Se agguaglia a qualche numero discreto r= ecc. , previo giuramento proferito dal Cardano di non palesare giammai la regola sotto que' ver- ohiedasi perchè io m'allontani in questo dalla coramune opinio- ne , rispondo nel modo che passo ad esporre. Primieramente non si negherà che nella credenza a que' tempi radicatissima, anche presso matematici di gran mente e dottrina, dell'impossibilità di trovar regola generale per la risoluzione delle equazioni cu- biche {*) , non appaja stravagantissimo ed incredibile che il Colla, matematico si di valore, ma non grande, abbia potuto promuovere dispute, con un Tartaglia, basate giustamente sopra l'esistenza di cotal regola, senza tampoco sapere che fosse già stata scoperta; dunque se è facile che il sapesse avanti d'invi- tar il Tartaglia a disputazione , è ancor facile che l'avesse im- parato dal Fiore. Rispetto a costui il discorso torna a rovescio. Fosse pur egli di ninna scientia , di ninna theorica, conforme ce 'I dipinse il Tartaglia ; ei possedeva la regola , ed anche con meno di pratica, che questi non gli negò, allegramente sfidar polca, e battere la frusta di qua, e di là. Ne s'opponga che li quesiti coi quali il Tartaglia venne provocato dal Colla iradu- consi nelle equazioni x^ -t-mx^ z=.n,x^ -t-rx^ -i-sx^zt,più diffìcili, 0 più strane, come disse un tratto l'algebrista brescia- no, dell'equazione a; ^ -+- pam: 9, rappresentante li problemi a questo medesimo diretti dal Fiore. Imperocché potrebbe esser stata questa una facile arte del Colla d' impegnare il bresciano coi capitoli più strani, per tentare di trarne la regola pel ca- pitolo meno strano ; oppure non sarebbe fuor del verisimile che (*) Per chi avesse bisogno di novelle prove della suddetta radicata cre- denza, si potrebbe addurre il titolo apposto dal Tartaglia al Libro nono deUi Quesiti ecc. ; eccolo : Sopra la scientia Arithmetica , Geometrica , et in la pra- tica speculativa de Algebra , et Almucabala , volgarmente detta Begola de la cosa , ouer Arte maggiore , et massime della inventione de C?tpHoli de Cosa , e Cubo egual a numero, et altri suoi ederenti et dependenti. Et simelmenle de censi ( ossia quadrati dell' incot DEL PROF. G. CONTRI 277 setto che danneggia la Canapa denominato dai Naturalisti Botys Silacealìs. Si leggono lettere di ringraziamento dei nuovi Socj Corrispondenti Pedrazzi Vincenzo, Roggeri Dott. Ignazio, Menarini Dott. Gio. Battista, Sassoli Vincenzo, e Guer- mani Dott. Ignazio , e terminata questa lettura il Presidente dichiara sciolta la Sessione. 8. Sessione ordinaria 23 Jprile 1843. Legge il Socio Onorario Marco Minghetli un'interes- santissima Memoria nella quale si ragiona della Proprietà Rurale , e dei patti fra il Padrone , ed il Lavoratore. Consegnata questa Memoria (1) agli Atti il Presidente ordina al Vice-Segretario la lettura di un foglio a lui in- viato dal Socio Ordinario Davide Bourgeois in aggiunta a quanto Egli aveva precedentemente esposto intorno all'uso del Sale pei Bestiami. )) Con altra mia Memoria (dice l'Accademico) intesi )) a far conoscere i grandi vantaggi che si sarebbero otle- M nuti dall'uso del sale marino per i Bestiami, massima- » mente per i ruminanti, e proposi al fine di ottenere il » sale suddetto ad un prezzo minore dell'ordinario dal- )) l'Amministrazione cointeressata, e per garantirla che il n sale ottenuto a un prezzo basso servisse soltanto all'uso )) indicalo, di unirlo alla fuligine. Ma essendosi col mez- » zo di esperienze istituite a tale oggetto, per cura della M nostra Società di Agricoltura conosciuto che una tale )) mescolanza non garantisce abbastanza gl'interessi della )) Finanza , la cosa rimase vuota del desiderato effetto. Io u però sempre persuaso della grande utilità dell' uso del (1) Ora stampata fra quelle pubblicate dalla Società Voi. lì. pag. 125 col titolo Della Proprietà Rurale, e dei Patii fra il Padrone ed il I.avoratore. 278 RENDICONTO ACCADEMICO w sai marino per ì bestiami , e desiderando pure di Irova- w re qnalclie sostanza da mescolarvi senza offendere l'in- M leresse dell' Amministrazione;, né danneggiare la salme M del bestiame, ho interpellato su tale proposito il parere w di alcuni chimici;, e fra gii altri il Sig. Dott. Muratori , )) il quale mi ha suggerito di mescolare al sale l'orina » umana. A questo modo possono essere assicurati gì' in- » teressi della Finanza, giacché trattandosi di sostanza » schifosa, e che per l'ebullizione sviluppa odore, e sa- » pore disgustoso, non vi ha dubbio che possa servire agli n usi domestici, e di più è molto gradito dal bestiame, M essendo ormai noto a tutti che le bestie mangiano con )) avidità i foraggi, e le biade innaffiate coli' orina umana, w Non si ha poi pericolo che l'orina mescolata al sale » passi a putrefazione essendo che il sale serve ad irape- M dirla per la proprietà antisettica di cui é dotato. w La mescolanza deve essere di dieci libbre per ogni M cento libbre di sale convenientemente asciutto all' oggetto )) che meglio s'imbeva dell'orina. )) A provare maggiormente l'utilità che ne può veni- » re all'Agricoltura aggiugnendo ai foraggi una tale me- w scolanza riferirò ciò che ne dice un accreditato Autore )) di Farmacologia veterinaria, il Sig. L. Moiroud Profes- )) sore di Patologia , e di Terapeutica alla Scuola Veteri- )) naria di Alfort. )) // Sai marino ( Cloruro di Sodium ) sommìnistra~ M to alle bestie a dosi discrete, e ripetute (dóses fractio- w nées) stimola lo stomaco risvegliando la sua anione, » provoca l'appetito, ajuta le digestioni. Se è impiega- )) to in quantità di sette, o otto onde irrita la superfi- ì) eie gastro intestinale, e provoca delle evacua'^ioni al- » vine talvolta abbondanti. Questa sostanza è suscettibi- » le di passare nel sangue per assorbimento , e di dare » a tutti i tessuti energia, e vigore: per l'effetto di ì) questa generale influenza essa dà una nuova attività DEL PROF. G. CONTRf 279 » al sistema linfatico. Gli animali che ne usano sono più » vivaci, vigorosi, robusti, e vanno meno soggetti alle )> malattie verminose , non che alle infiltra'^ioni sierose, i) Nella Classe dei Ruminanti si riscontrano meglio i sa- li lutari effetti dell'uso del Sai marino. Contribuisce ef- » ficacemante a distruggere la cattiva influen-^a delle » stagioni piovose, dei pascoli umidi, e quella dei fo- ì) raggi deteriorati di qualità. Somministrato alle bestie » che si vogliono ingrassare questo sale comunica un sa- n pore migliore alle loro carni , e dà al loro grasso mag- )) giore co7isisten^a. La Terapeutica fa uso del sai ma- ì) rino nelle affe^^ioni adinamiche nella cachessia, ed in » alcune irritazioni croniche unite a degli imbaroT^r^i nei » vasi bianchi , come nella scabbia ; valendosene per la- M vativi esso irrita per breve tempo la superfìcie degV in- » testini, e provoca talvolta delle eje^ioni, può quindi » usarsene come evacuante , ed anche per traslocare de- )> gli ammassi di umori che si portassero verso la testa , )) 0 pure sul tessuto reticolare del piede: serve ancora n nei pediluvi e per fare delle lo:^ioni detersive , e re- » percutive. » Nella Svizzera, paese in cui l'educazione delle be- ì) stie è pollata a gran numero, ed in allo grado di per- » fezione, il prezzo venale del sale è più basso che nello )) Stalo Pontilìcio: però siccome ivi è nolo quanto n' è » utile l'uso per i bestiami, le Amministrazioni dei ri- w spellivi Governi ne somministrano tanto ai possidenti di )) terre, quanto ai proprietari di mandre non possidenti » di terre, la quantità da loro richiesta, a metà del prez- » zo, e ciò dietro semplice denuncia del numero delle be- )) stie alle quali essi intendono di somministrarlo. )) Dalle cose esposte essendo manifesta l'utilità del- » r uso del sale per il buon mantenimento del bestiame ne M consegue naturalmente il bene dell'agricoltura , e quindi » una maggiore agiatezza nei possidenti. 280 RENDICONTO ACCADEMICO » Lo Slato Poniifìcio è stante la fertilità del suo sno- w lo, e per la dolcezza del clima onde esso gode, essen- w zialmente paese agricola. I prodotti della terra bastano » abbondantemente a nutrire le sue popolazioni: poche w manifatture impiegano una parte degli abitanti delle cit- )> là, e borghi: nelle campagne stante la bonlà del clima )) sono pochi i giorni in cui gli uomini non possono fare M lavori in terra: nell'Inverno le donne lavorano ai tes- )) suti per l'uso della famiglia, e cose simili. Con questo M ordine naturale viene preservato lo Stato da que' difetti » ai quali vanno esposti i paesi di manifatture molto in- » dusiriosi. w Ora che le Nazioni gareggiano di attività per mi- w gliorare la loro agraria condizione, si deve in questo V Stato ancora applicarsi ad ogni perfezionamento, prose- w guendo con assiduità i miglioramenti in corso: al qual )> fine gioverà mollo l'uso di dare del sale al Bestiame. » Così nel favoreggiare l'agricoltura, l'Amminislra- » zione verrebbe a incassare molle migliaja di scudi nel- » r esitare una parte dei grandi amassi di sale ora gia- » centi ne' suoi magazzini. M Incominciato che sia l'uso di dare del sale alle be- M stie, e conosciutone praticamente l'utilità^ questo uso M si estenderà in tutto lo Stalo con grande profitto dell'a- » gricoltura, non che del Pubblico Erario. D. BOURGEOIS. Consegnato agli Alti questo foglio, il cui contenuto è accollo dagli Accademici col dovuto interessamento, si passa il medesimo alla Censura per averne ragione in ag- giunta al ricorso fatto alla Legazione onde ottenere dalla Amministrazione Cointeressata una facilitazione nella ven- dita del sale. Indi si leggono lettere di ringraziamento pervenute DEL PROF. C. CONTRI 281 parie di alcuni Socj Corrispondenli di nuova elezione, e cioè li Signori Filippo Biirlani, Ing. Lorenzo Lorenzini, Nicola Torcili, Doti. Pietro Bragaglia, Gaetano Pasi , Lui- gi Frontini, Francesco Cassarini, e con ciò termina la Sessione. 9. Sessione straordinaria 7 Maggio 1843. Si apre la convocazione colla lettura degli Atti del- l'ultima Sessione straordinaria avutasi il 12 Febbrajo scor- so, i quali atti vengono approvati. Il Professore Cav. Alessandrini dà a conoscere quanto sia cosa necessaria , ed importante di aggregare alla Clas- se dei Socj Corrispondenti alcuno de' Yeterinarj esercenti la professione in qualche punto principale delle campa- gne della nostra Provincia, e riconosciutosi da tutti una tale importanza è con pieno partito favorevole adottata la massima. In conseguenza il Vice-Presidente in assenza del Pre- sidente, e secondo il disposto dell'Art. VI del Regola- mento passa a proporre la nomina dei Signori Dott. Eu- genio Notari per Bologna e suo Distretto; Gotti Gio. Bat- tista per S. Giovanni in Persicelo ; Pelagatti Gaetano per Minerbio; e Giuseppe Massa per Pianoro. I quali lutti posti separatamente a partito vengono eletti con voto fa- vorevole unanime. La Commissione incaricala della direzione e sorve- glianza alle sperienze, secondo le risoluzioni prese dalla Società nella Sessione straordinaria delli 29 Gennajo anno corrente, fa per mezzo del Segretario un estratto verbale de' suoi Atti accompagnandolo col Prospetto di quegli espe- rimenti che vengono proposti da alcuni Socj , e dei ler- reoi da essi esibiti a tale oggetto in riscontro alla seguente Circolare che sotto il giorno 16 Febbrajo scorso era stala inviata ai Socj di ogni Classe. 282 RENDICONTO ACCADEMICO LA SOCIETÀ AGRARIA DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA Al ecc. » La nostra Società Agraria in seguito di Memoria ì> letta nella Sessione Ordinaria delli 3 Aprile 1842 del w Segretario Prof. Giovanni Contri , e riguardante la ne- )) cessila di estendere gli esperimenti in Agricoltura, e di )) migliorarne i metodi , che è il precipuo fine proposto w dalle nostre istituzioni all'Art, l.*^ del Regolamento or- » ganico, adottò, nella Sessione straordinaria del 4 suc- )) cessivo Decembre, la massima di dare pronta, e piena ì> esecuzione al nuovo progetto col formare un Piano Spe- w rimentale , che in qualche modo comprenda 1' intera )) Provincia; al miglioramento della quale debbono essere » più particolarmente diretti gli studi di essa Società. )) In conseguenza di che nella Sessione straordinaria » predetta venne nominata una Commissione incaricata » specialmente di proporre quanto possa occorrere alla )) formazione di detto Piano sperimentale , ed essa soddis- M fece al ricevuto incarico, come risulta da ben ragionala )) Relazione, che venne presentata dalla medesima al Cor- ì) pò Accademico nella Sessione straordinaria delli 29 p. )) p. Gennajo, e che ottenne piena approvazione. M Della quale Relazione essendo necessario che gli )) Articoli principali sieno portali alla cognizione non solo )) de' Socj Ordinar] , ma ben anche degli Onorar.) , e de' » Corrispondenti Sezionali , affinchè concorrendo essi al ì) lodevole fine della proposta possano conoscere i fonda- M menti, e le condizioni del relativo Piano, perciò alla w S. V. Illustrissima viene fatta comunicazione de' se- » guenli Articoli. DEL PROF. G. CONTRI 283 M Art- 2." La Società inviterà i sìngoli Socj , tanto M Ordinari, quanto Onorar} , e Corrispondenti della Pro- )) vincia, a proporre quelli oggetti che crederanno più )> utili ad essere sperimentati; venendo per tal me\7fl M preparato alla Commissione il necessario materiale. » Ari. 3.° Saranno nel tempo stesso invitati i Mem- » bri di ciascheduna delle tre Classi di Soci ad esibire n quelle porzioni di terreno proprio, o di altrui, che w intendessero mettere alla disposizione della Società » per istituirvi le sperien'^e, indicandone la natura, » l'estensione, la località precìsa, ed i confini. )j Art. 4." La Commissione medesima sotto la rìser- w va dcir approvazione del Piano Sperimentale , dipen- » dente dalla Società, stabilirà la durata delle sopra- » dette cessioni di terreno in corrispondenza della natu- » ra,e tempo degli esperimenti, e stabilirà eziandio gli n accordi, e condizioni relative alla detta temporanea » cessione il tutto da farsi per atti privati. )> Art. 5.*' La stessa Commissione sopra tali dati for- w mera un doppio elenco, tanto cioè degli oggetti di » sperienza, quanto dei terreni posti alla disposizione )) della Società, e sopra questi registri in ogni anno si n compilerà il Piano Sperimentale. » Queste disposizioni pertanto mentre a Lei serviran- » no per istruirla delle risoluzioni prese dalla nostra So- I) cielà intorno a questo rilevantissimo oggetto , le saran- » no pur anche di norma, e d'invito, tanto per la propo- » sizione di argomenti, e di quesiti onde procedere ail'e- » sibizione di qualche parte di terreno in cui porle ad » effetto. )) Lo zelo ond' è animata la Sig. Vostra Illustrissima » per l'avanzamento dell'Agricoltura, e per cui Ella fu » chiamata a far parte della Società medesima ne dispensa )) dall' aggiugnere verun eccitamento per determinarla a I) volere in questa guisa concorrere ad una impresa che è 284 RENDICONTO ACCADEMICO )) interamente diretta a procurare il maggiore progresso dcl- » V industria agraria nella Provincia di Bologna. E perchè » la sopradetta Commissione è in dovere d'improntare il )) Piano Sperimentale entro il prossimo mese di Marzo, )) Ella è pregata a voler favorire un suo riscontro non M più tardi del 15 di detto mese. » In attenzione di che ho l'onore di rassegnarmi a » nome della Società Agraria Devotissimo Servitore PIETRO DA VIA Presidente. Conosciutosi quindi dal Corpo Accademico il conte- nuto degli accennati riscontri, ed approvate le proposte re- lative di detta Commissione, viene ad essa commessa l'e- secuzione delle progettate sperienze, incaricandola insieme di riferirne alla Censura , e di poi alla intera Società i ri- sultaraenli a tempo opportuno. In seguilo di ciò viene presentato dalla Censura il Con- suntivo dell'anno scorso, intorno al quale non cade ve- runa osservazione^ ed approvato si passa agli Atti. Indi si presenta parimenti dalla stessa Censura il Preventivo pel venturo anno, intorno al quale dopo matu- ra discussione sopra ciascuna parte, fatte le modificazioni stabilite dal Corpo Accademico risulta unanime l'approva- vazione. E su di essa viene incaricato il Segretario di mi- nutare l'analoga lettera di preghiera da presentarsi all'Il- lustrissimo Consiglio Provinciale onde ottenere il necessa- rio annuo assegnamento. Detta lettera previa l'approva- zione della Censura , si determina dover essere accompa- gnata da altra lettera officiosa diretta all'Illustrissima Com- missione Amministrativa della Provincia, rimanendo anche per dare esecuzione a questo incaricata, ed autorizzala la Censura medesima : al quale effetto si prende ora dal Corpo Accademico questa unanime risoluzione. DEL PROF. G. COMRI 285 Una pari risoluzione viene anche presa per quello clie riguarda il proseguire le disposizioni occorrenti a dare esecuzione al Piano delle sperienze nel venturo 1844, per- ciiè ne resta pienamente incaricata la Commissione Speri- mentale, previo il solo esame ed approvazione della Cen- sura, onde non avere per ora a convocare la Società in Sessione straordinaria per un oggetto, il quale d'altronde di natura propria si rimane bene affidato a quelle due Se- zioni Accademiche. Dopo di che il Vice-Presidente avvisa lo scioglimento della Sessione. 10. Sessione ordinaria 21 Maggio 1843. II Prof. Giuseppe Berloloni altro de' Direttori dell'Or- to Agrario presenta il Rendiconto Accademico di tutto l'operalo nell'anno 1842 nel Podere S. Silverio a Bel Poggio, ossia Orto Agrario della nostra Società. La quale circostanziata P»elazione scientificamente esposta dal Cb. Autore tiene luogo di quella Memoria che a Lui corre obbligo di leggere nel presente giorno (1). Avvisa il Vice-Presidente che non avendo in pronto il suo scritto l'altro Socio log. Doti. Gaetano Bagni destina- to a leggere in quest'oggi, si è creduto opportuno di supplire colla lettura di alcuni brevi Articoli di argomen- to vario inviati alla Società dall'altro nostro Socio Ing. Giovanni Brusa impedito dell' intervenire alle adunanze dalla sua mal ferma salute. E poiché tali articoli, essendo molti, e quantunque brevi il tempo assegnato all'adunanza (t) Questo scritto leggesi pubblicato nel Voi. IL pag. 169 delle Memorie della Società ecc. col titolo di Rendiconto in- torno a ciò che si è fatto nel corso dell'anno 1842 nel Podere di S. Silverio della Società Agraria della Provincia di Bologna. 286 RENDICONTO ACCADEMICO non essendo sufficiente alla lettura di tutti, quindi è che ne vengono trascelti quattro ne' quali l'Accademico tocca per alcuni cenni di osservazione del Maggese, del Avvicen- damento, della Mezzadria, e del Bestiame. Ove tratta dei Maggesi dichiara che il vederli lutt'ora frequenti nella nostra Provincia, ed anche in luoghi di qualche notabile fertilità » esprime evidentemente una V cultura difettosa, una deficienza di letami, di bestia- )) mi, di prato». Riconosciuto così il difetto, ed il gra- ve danno che proviene dalla pratica del Maggese soggiu- gne w Ma come sopprimerlo nell'attuale condizione agri- )) cola, ed economica dei Poderi? Rispondo ad una tale w obbjezione con le parole del Ch. Re (1) . . . . nel Reg- ì) giano molti campi si coprono ogni anno di )) Trifoglio, di Feccia, e simili dove prima erano con- )) dannati ad inutili maggesi. Riducete a Prato Artificiale M quel terreno che lasciate incolto per un anno, ovvero w ciò non potendo ;, lasciatelo stabilmente prato Naturale. )) In luogo di una misera produzione di Grano alternata ì) di uno scarso pascolo, otterrete un prato fruttifero, col ì) quale nudi irete meglio il bestiame, e sarà così questo ì) prato principio attivo di una maggiore produzione del )) podere un forte ostacolo alla soppressione del )) Maggese deriva dal non appartenere generalmente il be- w sliame bovino al proprietario del podere; in modo che ì) questo preferisce uno scarso raccolto di grano ad uà i) prato che anderebbe a nutrire un bestiame che non è « suo. Sia dunque il bestiame del proprietario del terreno, » ed il dannoso maggese resterà soppresso aaturalmenle, )) come in parte lo è stato. Nell'Articolo in cui T Accademico espone alcune savie riflessioni intorno al nostro biennale avvicendamento , dopo (1) Nuovi Elemenii di Agricoltura. Milano 1815 Voi. li pag. 245. DEL PROF. G. CONTRI 287 averne liconosciiile le parti lodevoli in ciò che riguarda la coltivazione del frumento , della Canapa , e della Fava , soggiugne n questo nostro sistema di vicende w è incompleto, non facendo entrare nella rotazione che w scarsamente le Piante Leguminose, ed il Prato artificia- w le; cosicché renderebbesi l'avvicendamento o triennale, w 0 quadriennale, e più completo. Rimane adunque anche n in questo rapporto da fare non poco. Mi si dice, che M una riforma tale sìa diiTicile od impossibile nella sua u esecuzione. Si ritorni al sistema degli antichi Italiani; M di coltivare poco, cioè, e bene, ed abbondare di prato; w e questa è la riforma. Intorno alla Mezzadria accenna i principali vantaggi di essa, e nel tempo stesso né vien notando alcuni difel- li, e poi in fine del relativo Articolo conchiude l'Ac- cademico colle seguenti parole jj E vi è questo male an- M Cora nella Mezzadria, che il Proprietario riposando sul- w l'interesse che naturalmente ha il Mezzadro di ottenere » la maggior possibile produzione del Podere, non si dà n pensiero alcuno delle sue campagne, non le visita, non >ì le conosce, e sdegnando, forse per ciò solo, l'Agricol- w tura, vive oziosamente nella Città. Ma non si riflette )) che la molla dell'interesse è senza azione fra le mani )) povere, ed ignoranti ; e che luti' al più il Mezzadro non M tende che ad ottenere un utile momentaneo. Nell'articolo riguardante il Bestiame Egli muove giu- ste querele contro gli errori volgari che più nuocono a questo ramo principale d'industria agraria, perchè molto radicati fra grandi Proprietarj : intorno a che merita di essere riferito il passo seguente: w Ma non è egli forse » vero che prevale nel nostro paese il pregiudizio, o per D dir meglio l'errore, che il Proprietario di terra non » dee possedere il bestiame che la lavora, e la ingrassa, » giacché questo capitale si riguarda come pericoloso, e » perdente? Non è egli vero che sono pochissimi i posscs- 288 RENDICONTO ACCADEMICO » soli di terre che Io abbiano? Non è egli vero che, in )) seguito di un tal errore, i stabilimenti di Pubblica Be- w neficenza ( e sono fra le proprietà più notabili del pae- » se) hanno posta innanzi la massima erronea di non do- w ver possedere il bestiame che lavora i campi da essi ara- w ministrati? Quasiché chi può reggere da sé le terre, e )) correre lutti i rischi delle coltivazioni non possa posse- )) dere il primo e più necessario strumento della coltiva- )) zione medesima, il Bue. E che invece debba essere loro ì) permesso di rinunziare ai certi vantaggi di una coltiva- n zione, alla quale sia congiunto il possesso del bestiame, w per arricchire dei terzi capitalisti che lo somministrano w alle loro terre. Ma pur troppo tutto questo è vero, e » le radici di questo errore sono così profonde, e sono )) così ingegnosamente coltivate dai sofismi di coloro, i )) quali ne ritraggono profitto, che non è molto da spe- M rare a sradicarle. E sì che é pur un tratto evidente del- w la Providenza che il bue, inseparabile alleato della terra )) che coltiva, non sia un oggetto di perdita al Proprieta- ); rio, come tanti altri, e tuttavia indispensabili lo sono, )) ma lo sia per lo contrario di utilità , avendo sempre il )) bue un valore vero, e realizzabile. E se così non fosse, j) ognuno ben vede che vano sarebbe ed assurdo presu- w mere di trovare de' capitalisti i quali fornissero di be- » stiame gli altrui terreni. Ed è appunto perchè è utile che M vediamo forse tre quarti del bestiame del paese nelle }) mani di una classe di capitalisti, i quali perpetuando la )) miseria nelle coltivazioni anche per la scarsità , e la cal- ì) tiva qualità dei buoi aratori che il loro interesse inlro- » duce nei poderi, si fanno ricchi a carico dei Proprie- w tarj ciechi, e dei miseri contadini che demoralizzano w colle loro angherie: classe di capitalisti, che sfugge » all'occhio finanziere del Governo, e che indebitamente » rimane privilegiata. L'esperienza dimostra che dovunque w il bestiame è bene nudrilo, porta sempre un abbondante DEL PROF. G. CONTRT 289 » lucro, anche relalivamenle al capitale di costo. Ma se » bene si considera la cosa, 1' utile del bestiame non si dee » derivare isolatamente, ma cumulativamente al fondo sul w quale si trova. Ossia al valore del fondo va congiunto » il valore del bestiame, e deesi considerare, e paragona- u re il netto che ricava il Proprietario del suo fondo sen- M za bestiame suo, con quello del fondo proprio con pro- » prio bestiame: nel che si troverà sempre, come ben lo w dimostra la sperienza, che l'aumento della produzione w segue il possesso con bestiame proprio. Se il nostro w paese arriverà a scuotere questo pregiudizio, questo dan- » nosissimo errore, la nostra agricoltura, senza altro aju- » to, si spingerà tanto avanti da emulare le rinomate cul- M ture del Belgio, e dell'Inghilterra nelle quali il bestia- » me forma sempre un capitale congiunto alla Proprietà M Fundaria ». La lettura degli altri Articoli egualmente interessanti viene diferita ad altra adunanza per essere l'ora troppo avanzata onde il presidente dopo aver presentato al Corpo Accademico un Opuscolo intitolalo — Cenni sull'uso del Grano — trasmesso alla Società dai Signori Fratelli Ru- vinelti , e dopo aver altresì presentato le lettere di ringra- ziamento di nuovi Socj Corrispondenti Sezionali Signori Ferraresi Luigi, Rigosi Massimiliano, Rivani Pietro, e Ber- nardi Giuseppe, dichiara sciolta la presente Sessione ulti- ma delle ordinarie del corrente anno. (sarà continuato) N. Anm. Se. Matvr. StHie 11. Tom. i. 19 VOCABOLARIO DE' SINONIMI CLÀSSICI DELL' ORNITOLOGIA EUROPEA ( Continuazione , vedi pagina 188. ) Ampelis, Lion., Bonap.^, Ranz. , Teram. Mochr. Bombycilla, Briss. , Schwenck, Vieill. , Ranz., Less. , Savi , Temm. , Bonap. list. Eylon. Bombyciphora , Meyer. Bombycivora , Meyer, Temm. Gnaphus, Gesner. Garrulus , Gesner, Aldrov. , Linn. Lanius, Linn. Parus, Pallas. Turdus, Klein, Frisch. Ampelis, Mochr. v. Ampelis Garrulus, Linn. cur. Gmel. Ampelis Aldrovandi, Gesner. v- Ampelis Garrulus, Linn. cur. Gmel. Ampelis Caerulescens; alis caudaque nigricanlibus, Linn. V. Lanius Excubitor , Linn. Ampelis dorso griseo macula ob oculos longitudinali, Linn. Y. Lanius Collurio, Linn. v. Lan. Rufus, Briss. Ampelis Garrulus, Linn. cur. Gmel. , Bonap. , Less. , Lalh. , Scili. Ampelis, Mochr. Ampelis Aldrovandi, Jonst. Ampelis remigibus quibusdam apice membranaceo terminalis, Linn. F. Suec. Bombycilla Garrula , Vieill. , Savi, Temm. , Ranz. ; Schl. , Sw. , Bonap. , List. TOCABOLARIO DI OENITOLOGIA 291 Bombycilla Bohemica, Briss., Eyton, Steph. Bombyciphora Garrula, Brehra. Borabyciphora Poliococlia, Meyer. Bombycivora Garrula, Teram. , Selby. Bombycivora Poliocephala, Meyer. Galerita varia, Rzac. GnaphuSj Gesner. Garrulus, Gesner. Garrulus Bohemicus , Gesner, Aldrov. , Linn. Syst. nat. Lanius Garrulus, Linn., Scop. , Brunn. Microphenix Fabri , Paduani, Schwenck. Parus Bombycilla, Pallas. Picae Glandariae genus tertium^ Gesner. Turdus Bombycilla Boemica, Briss. Turdus Cristalus , Frisch. , Klein , Wirsing. Turdus cristalus ;, roslro brevi ad ortum Iato, Eu- ropeus, Klein. Turdus Cristatus seu Bohemicus, Frisch. Ampelis, Remigibus, quibusdam apice membranaceo ter- minali Linn. V. Ampelis Garrulus, Linn. Anas, Linn.j Bonap. eie. Boscas, Raj , Jonst, Sibbald, Briss. Boschas, S\v. , Aldrov., Briss. Anas, Linn. v. Aix, Boie. Anas, Linn. v. Anser, Briss. Anas, Linn. etc. v. Aylhia, Boie. Anas, Gmel. v. Bernicla, Steph. Anas, Linn. eie v. Brauta, Boie. Anas, Linn. v- Cairina, Flcnira. Anas, Linn. v. Casarca, Bonap. Anas, Linn. v. Chaulelasraus, Gray. Anas, Gmel. v. Chen, Boie. Anas, Gmel. v. Chenalopex, Steph. Anas, Liun. v. Clangula Flemra. 292 VOCABOLARIO Anas, Linn. v. Cygnopsis , Brandt. Anas, Lina. v. Cygniis, Meyer. Anas, Linn. v. Dafila, Leach. Anas, Pallas. v. Erismalura, Bonap. Anas, Linn. etc. v. Fuligiila, Steph. Anas, Linn. v. Harelda, Leach. Anas, Linn. v. Mareca^ Steph. Anas, Willugh. v. Mormon, Illiger. Anas, Linn. v. Nyroca, Flemra. Anas^ Linn. v. Sedemia, Flenom. Anas, Linn. etc. v. Olor, Wagl. Anas, Jonst. etc. v. Otis, Linn. Anas, Linn. v. Plectropelrus^ Leach. Anas, Linn. v. Pterocyanea, Bonap. Anas, Linn. v. Querquednla^ Steph. Anas, Linn. v. Rhynchaspis, Leach. Anas, Linn. v. Somateria, Leach. Anas, Pallas. v. Stelleria, Bonap. Anas, Linn. v. Tadorna, Leach. Anas Acuta, Linn. v. Dafila Acuta, Leach. Anas Mgypliaca, Linn. v. Chencilopexiìlgyptiaca, Steph. Anas iflstiva , Briss. v. Anas Sponsa, Boie. Anas Adunca var. Linn. v. Anas Boschas, Linn. Anas Africana Grael. v. Nyroca Leucophthalma, Flemm. Anas Albella, Klein, v. Mergus Albellus, Linn. Anas Albeola, Linn. v. Ciangula Albeola, Bonap. Anas Albifrons, Linn. v. Anser Erythropus, Flemra. Anas Americana, Linn. v. Mareca Americana, Steph. Anas Americana Moschata, Barr. v. Cairina Moschata , Flemra. Anas Anguslirostris, Menetr. v. Querquedula Angusliro- stris^ Bonap. Anas Anser, Linn. v. Anser Cinereus, Meyer. Anas Anser, Linn. v. Anser Segetum , Meyer. Anas Anser Ferus, Linn. v. Anser Cinereus, Meyer. DI ORNITOLOGIA 293 Alias Artica^ Clus. Exot, Willngh. v. Mormon Arclicus, Illiger. Anas Atra, Pallas. v. Oedemia Nigra, Fleram. Anas Baroiiri, Ridi. v. Clangiila Glaucion, Boie. Anas Baroiiri, Rich. v. Clangiila Islandica , Bonap. Anas Berengi, Lalb. v. Stelleria Dispar^ Bonap. Anas Bernicla, Gmel. v. Bernicla Brenta , Slepli. Anas Bernicla, Linn. v. Bernicla Leucopsis, Slepb. Anas Bimaculala , Penn. v. Querqiiedula Biniaculata, Bonap. Anas Boschas, Linn., Bonap, Sdii. etc. Anas Adunca var, Linn. Anas Fera, Briss. , Aldrov. , Charhl. , Rzac. Anas Fera Prima , Scliwenck. Anas Fera quarta, seu juncea, Schwenck. Anas Fera terlia, seu major, Schwenck. Anas Fera Torquala minor , Gesn. , Schwenck. Anas Lunaris , Fern. , Hist. Nov. Hisp. Anas Torquala minor, Aldrov. Anas Silveslris, Cupani , Rosp. Alp. yìlgypt. Boscas major, Raj, Aldrov., Jonst. , Sibbald. , Boscas major grisea var B , Briss. Boschas major Naevia var C, Briss. Anas Brachyrbynchos, Besckc , v. Harelda Glacialis, Leach. Anas Brenta, Pallas. v. Bernicla Brenta, Sleph. Anas Brenta, Aldrov. v. Bernicla Leucopsis, Slepb. Anas Bucepbala, Linn. v. Clangula Albeola, Jengus. Anas Cairina, Aldrov. v. Cairina Moscbala , Flemm. Anas Campestris, Jonsl. v. Olis Telrax , Linn. Anas Cana, Lalb. v. Casarca Rulila, Bonap. Anas Cauadensis, Linn. v. Cynopsis Canadensis, Brandi. Anas Capite Rufo major, Ray- v. Brenta Rufina, Boie. Anas Garbo, Pallas. v. Oedemia Fnsca. Flemm. Anas Casarca, S. G. Gmel. v. Anser Erytbropus, Flemm. Anas Casarka , Linn. v. Casarca R-iiila, Bonap. 294 VOCABOLARIO Anas Cauda acuta, Linn. v. Dafila Acuta, Leach. Anas Cauda forficata, Linn. v. Harelda Glacialis, Leach. Anas Candacula, Gmel. v. Dafila Acuta, Leach. Anas Caudata, Pallas. v. Dafila Acuta, Leach. Anas Caudata Harelda, Ray. v. Harelda Glacialis Leach. Anas Caerulescens, Gmel. v. Chen Hyperborea, Boie. Anas Cesarina pede rostroque rubra , Cupani. v. Branla Rufina, Boie. Anas Cineraceus, Bechsl. v. Oedeniia Nigra, Flemm. Anas Cinerea, Ranz. v. Anser CinereuS;, Meyer. Anas Cinerea, S. G. Gmel. v. Oedemia Nigra, Flemm. Anas Circia, Linn. v. Pterocyanea Circia, Bonap. Anas Cirrhala, Gesner. v. Fuligula Cristata, Ray. Anas Clangosa, Barr. v. Mareca penelope^ Bonap. Anas Clangula, Linn. v. Clangala Glaucion , Boie. Anas Clangula, Fab. v. Clangula Islandica, Bonap. Anas Clypeata, Linn. v. Rhynchaspis Clypeata, Leach. Anas Clypeata Mexicana, Briss. v. Rhynchaspis Clypeata, Leach. Anas Clypeata ventre Candido, Briss. v. Rhynchaspis Cly- peata, Leach. Anas Collaris, Donov. v. Fuligula Collaris, Bonap. Anas Colymbus, Pallas. v. Fuligula Cristata, Ray. Anas Crecca, Linn. v. Querquedula Bimaculata, Bonap. Anas Cristata, Ray. v. Fuligula Cristata, Ray. Anas Cristata Americana, Klein, v. Aix sponsa, Boie. Anas Cristata Flavescens, Marsil. v. Brania Rufina, Boie. Anas Cuthberti, Pallas. v. Somatria Mollissiraa Leach. Anas Cygnoides , Linn. v. Cygnopsis Cygnoides, Brandt. Anas Cygnus, Linn. v. Cygnus Mnsicus, Bechsl. Anas Dispar, Sparm. v. Stelleria Dispar, Bonap. Anas Dominicana, Cupani. v. Tadorna Valpanser, Flemm. Anas Erylhrocephalos, Rzac. v. Branta Rufina, Boie. Anas Erylhropus, Linn. v. Anser Erylhropus, Flemm. Anas Erylrhropus, GmeL v. Bermela Leucopsis, Sleph. DI ORNITOLOGIA 295 Anas Facie Nuda Papillosa^ Linn. v. Cairina Moschala, Flemra. Anas Farnensis, sive SM Culberli, Willugh., Raj, v. So- nialria Mollissima, Leach. Anas Fera , Briss. v. Rhynchaspis Clypeata , Leach. Anas Fera capile subrufo major, Willugh. v. Clangula Glaucion,. Boie. Anas Fera Decimaquarta seu minor secunda, Schwenck. v. Pelrocyanea Circia, Bonap. Anas Fera Deciraaquinta seu minor lerlia, Schwenck. v. Pe- lrocyanea Circia, Bonap. Anas Fera Decimasepiima, seu minor quinta, Schwenck. V. Rhynchaspis Clypeata, Leach. Anas Fera Decima seu Streperà, Schwenck. v. Cbaulela- smus Streperus, Gray. Anas Fera Decimasexta, seu minor quarta Schwenck. v. Querquedula Crecca , Steph. Anas Fera Decìmatertia, seu minor prima Schwenck. v. Querquedula Crecca Steph. Anas Fera Duodecima Schwenck. v. Datila Acuta, Leach. Anas Fera Fusca, Aldrov. v. Aylhya Femia, Gould. Anas Fera, Briss. v. Anas Boschas, Linn. Anas Fera Fusca Alia, Aldrov. v. Aythya Femia, Gould. Anas Fera Fusca major, Willugh., Air. v. Clangula Glau- cion , Boie. Anas Fera Manna, Gesn. v. Datila Acuta, Leach. Anas Fera Moscata, Cupani. v. Aythya Femia, Gould. Anas Fera Nona ;, seu Erythrocephalos secundus, Schwenck. V. Branta Rutìna, Boie. Anas Fera Octava seu Erythrocephalos primus, v. Aythya Femia, Gould. Anas Fera Prima, Schwenck. v. Anas Boschas, Linn. Anas Fera Quarta, seu Juncea, Schwenck. v. Anas Bo- schas, Linn. Anas Fera Quinta seu media, Schwenck. v. Pelrocyanea Circia , Bonap. 296 VOCABOLARIO Aoas Fera Septima, Schwenck. v. Pelrocyanea Circia, Bonap. Anas Fera Sexta, seu Cristata, Schwenck. \. Clangiila Glaiicion, Boia. Anas Fera Tenia, seu Major, Schwenck. v. Anas Bo- schas, Linn. Anas Fera Torqnata minor, Gesn. v. Anas Boschas, Linn. Anas Fera Undecima seu Canora, Cbart, v. Mareca Pe- nelope, Bonap. Anas Ferina , Linn. v. Aythya Ferina , Gonld. Anas Ferruginea, Gmel. v. Nyroca Leucophtalma, Flemm. Anas Fistularis, Briss. v. Mareca Penelope, Bonap. Anas Formosa, Gurg. v. Querquedula Formosa, Bonap. Anas Fraenata , Sparm. v. Aylhya Marila , Bonap. Anas Fieli Hudsonis, Briss. v. Somaleria Speclabilis, Leach. Anas Fuligula, Wils. v. Fuligula Collaris, Bonap. Anas Fuligula, Linn. v. Fuligula Crislata, Raj. Anas Fuligula Alia, Aldrov. v. Clangula Glaucion, Boie. Anas Fulva, Gmel. v. Aylhya Felina, Gould. Anas Fusca, Linn. v. Oedemia Fusca, Flerara. Anas Fusca, Jonst. v. Aythya Ferina, Gould. Anas Fusca Nigra, Raj. v. Oedemia Fusca, Flemm. Anas Gambensis, Linn. v. Plectropterus Gambensis, Leach. Anas Glacialis, Linn. v. Harelda Glacialis, Leach. Anas Glaucia Fera, Barr. v. Clangula Glaucion, Boie. Anas Glaucion, Pallas. v. Leucophlhalma, Flemm. Anas Glaucion ;, Linn. v. Clangula Glaucion, Boie. Anas Glaucion Minor, Briss. v. Fuligula Crislala, Raj. Anas Glaucium , merus slriatum , Briss. v. Aythye Mari- la, Bonap. Anas Glocitans, Pallas. v. Querquedula Formosa, Bonap. Anas Glocilans , Gmel. v. Querquedula Bimaculala , Bonap. Anas Grisea, Cupani. v. Mareca Penelope, Bonap. Anas Hybernea, Briss. v. Clangula Albeola, Jengus. Anas Hislrionica, Linn. v. Harelda Histrìooica, K. e Bl. DI ORNITOLOGIA 297 Anas Hyemalis, Pallas. v. Clangala Glaiicion , Boie. Anas Hyemalis, Linn. v. Harelda Glacialis, Leach. Anas Hyperborea, Gmel. v. Clien llyperborea, Boie. Anas Indica, Gesn. , etc. v. Cairina Moschala, Flerara. Anas Indica Alia, Gesn. eie. v. Cairina Moscliata , Flcmm. Anas Indica Altera, Jonst. v. Cairina Moschala, Flemm. Anas Indica Prima, Jonst. v. Cairina Moscliata, Flemm. Anas Indica Quarta, Aldrov. v. Tadorna Viilpanser, Flemm. Anas Indica Tertia , Aldrov. etc. v. Cairina Moschata, Flemm. Anas Islandica, Gmel. v. Clangala Islandica, Bonap. Anas Islandica, cauda pretensa, Klein, v. Harelda Glacia- lis , Leach. Anas Lalirostra , Schwenck. v. Rhynchaspis Clypeala , Leach. Anas Lalirostra Americana , Klein, v. Rhynchaspis Clypea- ta Leach. Anas Lalirostra Major, Gesn. eie. v. Rhynchaspis Clypea- la, Leach. Anas Lalirostra sive Clypeata , Frisch. v. Rhynchaspis Cly- peata , Leach. Anas Lalirostra lertia Fusca, Frisch. v. Rhynchaspis Cly- peata, Leach. Anas Leucocephala, Scop. v. Erismalnra Leucocephala , Bonap. Anas Leucocephala, Bechsl. v. Harelda Glacialis, Leach. Anas Leucophthalma, Bechsl. v. Nyroca Leucophlhalraa^ Flemm. Anas Leucopsis, Naum., v. Nyroca Leucophthalma, Flemm. Anas Longicauda, Briss. v. Dalila Acuta, Leach. Anas Longicauda ex Insula Terrae Novae, Briss. v. Quer- quediila Bimaculata , Bonap. Anas Longicauda ex Insula Terrae INovae, Briss. v. Harel- da Glacialis, Leach- Anas Longicanda Islandica, Briss. v. Harelda Glacialis, Leach. 298 VOCABOLARIO Anas Longirostra^ Ge?n. v. Merganser Serrator, Bonap. Anas Longiroslra Prima, Schwenck. v. Merganser Ser- rator, Bonap. Anas Longiroslra Quarta, Schwenck. v. Tadorna Vulpan- ser, Flemra. Anas Longiroslra Quinta, Scinvenck. v. Mergus, Linn. Anas Longiroslra Secunda, Schwenck. v. Merganser Ser- ralor, Bonap. Anas Longiroslra Seplima, Schwenck. v. Mergus Albel- lus, Linn. Anas Longiroslra Terlia, Schwenck. v. Merganser Serra- tor, Bonap. Anas Lunaris, Fern. v. Anas Boschas, Linn. Anas Lybica, Jonst. eie. v. Cairina Moschata, Flemm. Anas Marila, Linn. v. Aylhya Marila, Bonap. Anas Marila, Wills. v. Aytiiya Mariloides, Bonap. Anas Marila Americana, Sebi. v. Aylbya Mariloides, Bonap. Anas Mariloides j Vig. v. Aylhya Mariloides, Bonap. Anas Marittima, Gesn. eie v. Tadorna Vulpanser, Flemm. Anas Marittima Rondeletli, Jonst. v. Tadorna Vulpanser, Flemm. Anas Marraorata, Teram. v. Querquedula Angustirostris, Bonap. Anas Media , Schwenck. , Rzac. v. Aylhya Ferina , Gould. Anas Mediocris, Gesn., Klein, v. Pelrocyanea Circia, Bp. Anas Mersa , Pallas. v. Erismatura Leucocepbala, Bonap. Anas Mexicana, Gmel. v. Rhynchaspis Clypeata , Bonap. Anas Miclonia, Bord. v. Harelda Glacialis, Leach. Anas Minuta, Linn. v. Harelda Histrionica, K. e Bl. Anas Mollissima , Linn. v. Somaleria Moliissima, Leach. Anas Moscata, Linn. v. Cairina Moschala, Flemm. Anas Muscaria, Gmel. v. Rhynchaspis Clypeata, Leach. Anas Muscipela, Barr. v. Rynchaspis Clypeata, Leach. Anas Muscovitica, Charlet. v. Cairina Moschata, Flemm. Auas Nigra, Linn. v. Oedemia Nigra, Flemm. DI ORNITOLOGIA 299 Anas Nigra Major ;, Briss. v. Oedemia Fusca, Flemm. Anas Nigra Major Freli Iludsonis, Briss. v. Oedemia Ni- gra, Flemm. Anas Nigra Minor, Raj. v. Oedemia Nigra, Flemm. Anas Nivalis, Forst. v. Chen Hyperborea, Boie. Anas Nyroca, Giildenst. v. Nyroca Leiicophthalma, Flemm. Anas Obesca, Auct. v. Clangula Glaiicion, Boie. Anas Olor, Linn. v. Oior Mansnetiis, Wagl. Anas Parva Mustelaris , Raj. v. Qiierquedula Crccca, Steph. Anas Penelope, Briss. v. Ayihya Ferina, Gould. Anas Penelope, Linn. v. Mareca Penelope, Bonap. Anas Penelope Mexicana , Briss. v. Aylbya Ferina, Gould. Anas Peregrina, Schwenck. v. Cairina Moschata, Flemm. Anas Perspicillata, Linn. v. Oedemia Perspicillala , Flemm. Anas Piela, Sleph. v. Querquedula Formosa, Bonap. Anas Platyrbynchos , Aldrov. v. Rhynchaspis Clypeata , Leach. Anas Platyrbynchos Alter, Raj. v. Rbynchaspis Clypea- ta , Leach. Anas Platyrbynchos Erylbropus, Willugh. v. Rbyncha- spis , Leach. Anas Platyrbynchos Gesneri , Mus. Worm. v. Clangnla Glancion , Boie. Anas Platyrbynchos Minor, Aldrov. v. Fuligula Cristala, Raj. Anas Plathyryncbos minor alter, Aldrov. v. Clangula Glan- cion , Boie. Anas Platyrbynchos rostro nigro et plano , Aldrov. v. Cbau- lelasmus Slrcperus, Gray. Anas Platyrbynchos, Aldrov. v. Clangnla Glancion, Boie. Anas Purpureo-viridis, Schinz. Ibrida dell' Anas Boscbas con la Cairina Moscbala, Flemm. v. Bonap. Cat. Met. degli Uccelli Europei pag. 72. Anas Querquedula, Linn. v. Petmcyanea Circia, Bonap. Anas Querquedula Carolinensis, Briss. v. Clangula Aibeo- la, Jengus. 300 TOCABOLARIO Anas Querquedula feraensis, v. Harelda Glacialis, Leach. Anas Querquedula Ludoviciana, Briss. v. Clangula Albeo- la , Jengus. Anas Querquedula Secunda^ Raj. eie. v. Crecca, Sleph. Anas Raucedula^ Gesn. eie. v. Merganser Caslor, Bonap. Anas Rostro seraicylindrico^ cera flava ^ corpore albo, Linn. V. Glor Mansuetns, Wagl. Anas Rubens, Gmel. v. Rbynchaspis Clypeala, Leach. Anas Rufa , Linn. v. Aylbya Ferina, Gould. Anas Ruflcollis, Linn. v. Ruficoliis, Sleph. Anas Ruficoliis Scopoli, v. Aylhya Ferina, Gould. Anas Rufina, Linn. v. Branta Rufina, Boie. Anas Rufilorques, Bonap. v. Fuligula Collaris, Bonap. Anas Rutila, Pallas. v. Casarca Rutila, Bonap. Anas Rutila, Lath. v. Clangula Albeola, Jengus. Anas Scandiaca, Linn. v. Fuligula Cristala, Raj. Anas Schellaria, Rzac v. Rbynchaspis Clypeala, Leach. Anas Segelum, Linn. v. Anser Segelum, Meyer. Anas Speclabilis, v. Somateria Mollissima, Leach. Anas Speclabilis, Linn. v. Somateria Speclabilis, Leach. Anas Splendens seu Pepatzca Fern. v. Querquedula Crec- ca , Sleph. Anas Sponsa, Linn. v. Aix Sponsa, Boie. Anas Stellata, Klein, v. Mergus Albellus, Linn. Anas Stelleri, Pallas. v. Slelleria Dispar, Bonap. Anas Streperà, Linn. v. Chaulelasmiis Slreperus, Gray. Anas SylvestriS;, Cupani. v. Anas Boschas, Linn. Anas Sylveslris Imperialis, Cupani. v. Chaulelasraus Stre- perus , Gray. Anas Sylveslris magnitudine Anseris, Marcgr. v. Cairina Moschata, Flemm. Anas Sylveslris minor, Rzac. v. Querquedula Crecca, Sleph. Anas Sylveslris Nigra, Aldrov. v. Oedemia Fusca, Flemm. Anas Sylveslris omnibus minima, Cupani. v. Plerocyanea Circia , Bonap. DI ORNITOLOGIA 301 Alias Tadorna^ Linn. v. Tadorna Vulpanser, Flemm. Alias Torquata, Aldrov. v. Bernicla Leiicopsis, Steph. Anas Torquata, Mess. v. Qiierqiiedula Formosa, Bonap. Anas Torquata, Bellon, v. Bernicla Brenta, Steph. Alias Torquata, S. G. Gmel. v. Bernicla Ruflcollis, Steph. Anas Torquata ex Insula terrae-novae, Briss. v. Harelda Ilistrionica , K. e Bl. Anas Torquata minor, Aldrov. v. Anas Boschas, Linn. Anas Varia, Bechst. v. Chenalopex iEgypiiaca, Steph. Anas Virescens seii capile virescenle, Marsil. , Klein, v. Rhynchaspis Clypeata Leach. Analrigalla, Lath. v. Plectropterus, Leach. Ancylocheilus, Kaup. v. Pelidna Cuvier. v. Pelidaa Subar- quata, Cuv. Anaelhelus, Browne. v. Anous, Leach. Anaelhelus minor fuscus vertice cinereo rostro Glabro, v. Anous StoliduSj Gray. Anolhura, Renn. v. Troglodiles, Vieill. Anous, Leach. 5 Bonap. Cat. Met. geo. 246. Steph. , Eylon. Anaelhelus, Browne. Gavia, Briss. Larus , Raj. , Klein. , Barn. Megoloplerus, Boie, Bonap., List. gen. 303 p. 61. Passer, Raj., Jonsl. , Willugh., Charlet. Sterma , Linn. eie Anous Niger, Steph. v. Anous Stolidus, Gray. Anous Stolida, Eyton. v. Anous Stolidus, Gray. Anous Stolidus, Gray, Bonap. Cat. Met. sp. 490. Anaelhelus minor fuscus, ventre cinereo, rostro glabro, Browne. Anous Niger, Steph. Anous Stolida, Eyton. Gavia Fusca , Briss. Larus Americanus, Barr. Larus Americanus minor stolidus, corporc fusro, rubenle, vertice albo, Barr. 302 VOCABOLARIO Lariis CaslaneuS;, Barr. Larus Hiiundo Marina major capite albo, Klein, Raj. Megalopleriis Slolidus , Boie , Bonap. list. sp. Eu- ropei 451. Passer Stullus, Raj., Jonst. , Wiliiigh., Charhf. Sterna Cauda cuniformi, corpore nigro, fronte al- bicans, Linn. Syst. INat. Sterna Philippina, Lath. Sterna Stolida, Linn., Grael,_, Temm. , Ranz. , Schl. Anser, Brisson, Bonap. etc Anas, Linn., Tarara. Anser, Linn. v. Alca, Linn. Anser, Pallas. v. Bernicla , Steph. Anser, Pallas. v. Chen, Boie. Anser, Schw. v. Chenalopex, Schwenck. Anser, Sibbald. v. Colymbiis, Linn. Anser, Pallas. v. Cygnopsis, Brandt. Anser j Klein, v. Cygnus, Meyer. Anser, Gesner, eie. v. Olor. Anser, Rzac. v. Platalea, Linn. Anser, Briss. v. Pleclopetrus, Leach. Anser, Briss. v. Soraaleria, Leach. Anser, Raj. v. Sola, Briss. Anser iEgyptiaciis , Teram. v. Chenalopex ^gyptiaca , Steph. Anser Albifrons, Bechsl. v. Anser Erythropus, Fleram. Anser Albifrons, Fab. v. Anser Bruchi, Brehm. Anser Arborura, Gesn. v. Bernicla Leucopsis, Steph. Anser Arvensis, Brehra. v. Anser Segetnra, Meyer. Anser Bassanus, Raj. v. Sula Bassana, Briss. Anser Bernicla, Pallas. v. Bernicla Leucopsis. Steph. Anser Brachyrhynchus , Baili , Bonap. , Temm. , Schl. Anser Brevirostris, Thienm. DI ORNITOLOGIA 303 Anser Phaenicopus, Bartlett. Anser Riifescens? Brehm.^ Yarrell. Teraminck nel Man. d'ornilli. parte 4.* pag. 621 è dell' opinione che il suo Anser Me- dius, e quello di Meyer appartengano al- l'A.Brachyrhynchus, Baili., della quale opi- nione non sembra essere il Principe Bo- naparte. Anser Brenta, Selby. v. Bernicla Leucopsis, Steph. Anser Brenta, Klein, v. Bernicla Brenta, Steph. Anser Breviroslris, Keck. , Bonap. , Brehm. Anser Cineraceus, Brehm. È un giovane. Anser Minulus , Naum. Anser Temrainckii, Boie. Isis 1822. Anser Brevirostris , Tien. v. Anser Brachyrbynchus, Baili. Anser Bruchi , Brehm. , Bonap. Anser Albifrons, Fab. Anser Intermedius, Naum. Anser Medius? Teram. giovane. Anser Canadensis Fuscus maculatus, Linn. v. Anser Firy- thropus, Flemm. Anser Chilensis, Klein, v. Plectropetrus Gambensis, Leach. Anser Cineraceus, Brehm. v. Anser Brevirostris, Keck. Anser Cinereus, Meyer., Bonap. ^ Temm. ;, Savi, Schl. Anas Anser, Linn. Anas Anser Ferus , Linn. , Gmel., Lath. , Temm., Lesson , Bevvi ck. Anas Cinerea, Ranz. Anser Ferus, Aldrov. , Gesn.' Anser Pallustris, Flemm., Silb. , Eylon. Anser Vulgaris, Pallas. Anser Cochlearis, Rzac. v. Platalea Leucorodia, Linn. Anser Cornuta, S. G. Gmel. v. Tadorna Vulpanser, Flemm. Anser Cristatus , Briss. v. Anser Segetura , Meyer. Anser Cygnoides , Pallas. v. Cygnopsis Cygnoides , Brandi. 304 VOCABOLÀRIO Anser Cygnus, Gesn. etc. v. Olor Mansueliis, Wagl. Anser Cygnus, Klein, v. Cygnus Musicus, Bechst. Anser Domeslicus, Bn'ss. v. Anser Segelum, Meyer. Anser Domeslicus Rusticus, Klein, v. Anser Segelum, Meyer. Ansar Erylhropus, Flemm., Selb., Eylon., Bonap. Cai. Eiirop. sp. 418. Anas Albifrons, Linn., Gmel., Bewick., Teram. Anas Casarca S. G. Grael. Anas Erylhropus, Linu. Anser Albifrons, Bechst., Temm., Savi, Less., Bonap. List. Europ. 397. Schl. Anser Canadensis Fuscus maculatus^ Linn. Syst. Nat. ed. 10. gen. 61. Sp. 7. var. 3. Anser Septentrionalis Sylvestris, Briss. Lesson sembra non ammellere come un mede- simo Uccello r Anas Albifrons, Linn. e r Anser Erylhropus Fierara. giacché nel suo Man. d'Ornilh. voi. 2. pag. 408 de- scrive le due specie separalaraenle. Anser Ferus, Selby. v. Anser Segelum^ Meyer. Anser Ferus, Aldrov. v. Anser Cinereus, Meyer. Anser Ferus Sylvestris vel immansuelus, Gesn. v. Anser Segelum Meyer. Anser Gambensis, Br. v. Pleclropterus Gambensis, Leach. Anser Grandinis, Schwenck. v- Chen Hyperborea, Boie. Anser Guineensis, Briss. v. Cygnopsis Cygnoides, Brandt. Anser Hispanicus parvus, Raj. v. Chenalopex^gyptiaca, Sleph. Anser Hyperboreus, Pallas. v. Chen Hyperborea, Boie. Anser Inlermedius, Naum., v. Anser Bruchi, Brehm. Anser Lanuginosus, Briss. v. Somateria Mollissima, Leach. Anser Medius? Temm. v. Anser Bruchi, Brehm. Anser Medius , Temm. v. Anser Brachyrhynchus , BaiU. Anser Magellanìcus , Linn. v. Alca Impennis, Linn. DI ORNITOLOGIA 305 Anser Minutus, Naura. v. Anser Brevirostris, Keck. Anser Nivaeus, Briss. v. Chen Hyperborea, Boie. Anser Nostralibiis , Sibald. v. Colymbiis Glacialis, Linn. Anser PalluslriS;, Flemm. v. Ansar Cinereus, Meyer. Anser Phaenicopus , Barlel. v. Anser Brachyrhynchus , Baili. Anser Plalorhyncos, Rzac v. Plalalea Leucorodia , Linn. Anser PJumis, Linn. ^ Klein., Willugh. v. Someteria Mol- lissiraa, Leach. Anser Rufescens, Brehra. v. Anser Brachyrhyncluis, BariK Anser RufìcoIIis, Pallas. v. Bernicla Lencopsis, Sleph. Anser RufìcoIIis, Pallas. v. Bernicla Riificollis, Stepli. Anser Segetum , Meyer. ^ Bonap. ^ Bechst. , Savi, Teinm., Sebi. ;, Eylon. Anas Anser, Linn. Anas Segetum, Linn., Gmel. , Temm., Ranz. , Less. , Ben. Anser Arvensis, Brehra. Anser Crislalus ;, Briss. Anser Domesticus, Briss., Gesn., Schw. , Jonst., Willugh., Raj. , Sloane, Sibbald. Anser Domesticus Rusticus, Klein. Anser Ferus, Selb. non Aldrov. e Temm. Anser Ferus Sylvestris, Briss., Fiisch. Anser Versicolor cirratus , Barr. Anser Versicolor non cristatus, Barr. Anser Vulgaris, Linn. Sysl. Nat. ed 6. Gen. 48. specie 4. Ansar Septentrionalis, Sylvestris, Briss. v. Anser Erythro- pus, Flemm. Anser Sylvestris, Briss. etc. ?. Anser Segetum, Meyer. Ansar Sylvestris Frati Hudsonis, Briss. v. Chen Hyperbo- rea, Boia. Anser Temminck , Boie. v. Anser Brevirostris , Keck. Anser Torquatus, Frisch. v. Bernicla Brenta, Sleph. Anser Tonpiatus, Bechst. v. Bernicla Leucopsis, Sleph. N. Am». Se. Natir. Sebie II. Tomo j. 20 306 VOCABOLARIO Anser Torqiiatus, Faber. v. Bernicla Ruficollis, Sleph. Anser Variiis, Schw. v. Chenalopex JEgyplìacA, Steph. Anser Versicolor Cirratus, Barr. v. Anser Segeliim , Meyer. Anser Versicolor non Cristatus, Barr. v. Anser Segetura, Meyer. Anser Vulgaris^ Pallas. v. Anser Cinereus, Meyer. Anser Vulgaris, Linn. v. Anser Segetum^ Meyer. Anlhropoides , Vieill., Bonap. Ardea, Linn. Grus, Briss., Pallas, Temm. Olus , Barr. Scops, Moehr, Gray. Tetrapteryx, Ihiinl. (sarà continualo) -"sSi^^Q^&^iSs* SOPRA gl'interrimenti CUE HANNO ALZATO IL SUOLO DI MODENA (1). Nell'Agosto dello scorso anno 1844, scavandosi il terreno per le fondamenta della ricostruzione che si fa al sud est di Modena, presso le mura, lunghesso la contra- da che si disse del Pelatojo, il Sig. Prof. Costa, architet- to della nuova sontuosa fabbrica che si erige a spesa del Ministero di Pubblica Economia ed Istruzione, nel mettere le Palafitte, ebbe osservato come in certa situazione in linea retta, i pali giunti ad una data profondila, che ad un dipresso veniva a corrispondere a quella del piano del- l'antica Modena, d'altronde nota, trovando un forte osta- colo si rintuzzavano per modo che non potevano altrimenti conficcarsi per intero. Dovendo poi scavare a maggiore (1) Non è nuovo V argomento degli interrimenti che hanno alzalo il suolo d'Italia, e notissimi sono li fatti e le osservazio- ni recate in altri tempi dal Ramazzini dal Valisnicri etc. Ma sempre giovevole egli è il raccogliere nuovi fatti in questo genere, i quali se interessano per un lato la Geologia della nostra peni- sola , sono per l' altro meritevoli di molta considerazione nelle que- stioni di Geologia generale sul punto dei terreni formati nel Pe- riodo moderno. A questo fine rechiamo alcune parti di un erudi- tissimo lavoro del celebre Prof- C. Cavedani che porta per titolo Ragguaglio archeologico iulorno agli scavi fatti di recente in Modena I.Si.3 in 8.^, il quale mentre illustra di nuovo dottamen- te la Storia della sua Patria, pone in vista ancora il prodigioso interrimento die ha alzato questa parte di Lombardia , entro un lasso di tempo di non inolio grande estensionej e sopra paesi che non furono giammai abbandonati dall' L'omo. Li Redattori. 308 NOTIZIE SOPRA GL INTERRIMENTI profondità, per fare un pozzo entro l'area della ridetta fabbrica , si tenne nella direzione di quella linea ove aveva osservalo che i pali si rintuzzavano; e continuata l' esca- vazione sino alla profondità di braccia 10,6 (m. 5,49), venne a scoprire de' grossi e grandi macigni che da prima parvero come il principio d'una scalea o gradinata; allar- gatosi indi lo scavo , chiaro si vide, che era il piano d'una strada Romana selciata di grossi macigni , munita d'ambo i lati da suoi margini, o vogliara dire marciapiedi, e di- retta da settentrione a meriggio. Il selciato della delta stra- da era largo braccia 9,6 ( ra. 4,87 ) senza i marciapiedi , i quali non erano perfettamente tra loro eguali, mentre quello del lato d'occidente è largo once 11 (m. 0,479), e l'altro d' oriente non misura che once 10 e un terzo ( m. 0,45) in larghezza. L' altezza loro è di once 1 ( m. 0,30), ma non sopravanzano che solo oncie 6 ( m. 0,26) il piano del selciato della strada. Questa era alcun poco fastigiata nel mezzo ed aveva sembianza di una di quelle vetuste costruzioni a massi poligoni, ovvero à' opera in- certa, consistendo di macigni di varie forme e grandezze rispianati nella parte lor superiore e alcun poco ne' lati, e acuminati nella parte inferiore sì che meglio provar po- tessero nel sottoposto strato di ghiaja. La parte però su- periore, specialmente de' pezzi minori, trovossi sì logora dal lungo e continuo attrito, che i macigni slessi avean preso l'aspetto come di sassi di fiume o di torrente riton- datisi nel rotolare. 1 macigni poi dei marciapiedi^ ovvero margine, sono riquadrali in forma di parallepipedi, assai meno logori e molto maggiori di quelli del selciato, cui servivano di rinforzo. Uno di essi è lungo m. 2,20, largo m. 0,45 e grosso m. 0,30 siche può dirsi cfjU«^/a/or X/^or (cf. Muller Handbuch, S. 105, 269) sì gli uni come gli altri sono di una trachite de' colli Euganei, assai più du- ra di quelle dei nostri monti dell' Apennino; di che si ha ima prova novella dell'opulenza e splendidezza di Modena DI MODENA 309 Romana. Essi dovelfero trasportarsi per acqua dalle parli di Padova ovvero d'Esle, insieme co' grandi e bei matloni delle officine Cartoriane, di cui diremo qui appresso. Dal Iato occidentale, alligno al margine delia strada, si alza- va un muro di ottima costruzione, composto di mattoni del genere dello Lydion^ larghi cioè un piede Romano (m. 0,30) e lunghi un piede e mezzo ( m. 045 ). La por- zione di esso muro, che rimaneva intera a suo posto, aveva 27 once ( m. 176) di grossezza, e i fondamenti as- sai profondi : onde appartenesse a qualche grandioso edi- ficio pubblico. Dal lato orientale non trovossi che un in- dizio di muro a secco, di costruzione secondaria, che in parte poggiava sopresso il margine della strada ; ed ivi presso molli pezzi di raarogna ossia corpo morto di mi- niera di ferro, con carboni che diedero luogo a sospetta- re di una ferriera. In tutta la larghezza della strada ve- devansi gli avanzi di un grosso muro crollalo o rovescia- to sopr'essa per modo che nel mezzo formava come un arco, forse perchè quando venne a cadere, il piano della strada fosse già ingombro da altre materie trasportatevi dalle acque. Un palmo al di sotto del lastricato della stra- da trovossi una fistula acquario, ossia tubo di piombo, che attraversandola di sghembo, andava a terminare poc' ol- tre il margine della strada dalla parie d'oriente. Questo tubo consiste di una lamina di piombo grossa circa un centimetro, ripiegala in se stessa e poi saldala a stagno nell'unilura, che forma uno spigolo: ha forma alquanto stiacciala e misura centimetri 20 nella periferia esteriore. Alla profondila di braccia 2,9 ( m. 1,43) al disotto del piano della strada Romana, apparve la volta di un gran- de condotto di espurgo (Cloaca struclilis) costrutto di mattoni, in parte apposiiamente falli a cuneo; il cui pa- vimento, inclinato dal sud al nord, rimaneva circa brac- cia 4 ( m. 2,61 ) al disotto del livello della strada. L'in- terno del condotto medesimo misura braccia 2,3 (m.l, 176) 310 NOTIZIE SOPRA Gl' ir^TERRIMENTT ili larghezza e braccia 2,6 (m. 1,306) in allezza. I mal- toni con cui fu costrutto, sono lunghi m. 0,35, e larghi m. 0, 295; sì dal lato orientale della strada, come dal- l'occidentale alcuni condotti minori, di forma quadrango- lare, mettevano nel ridetto condotto maggiore, alla pro- fondità di braccia 3,6 (m. 1,82) al disotto del piano della strada. I mattoni , che li componevano, sono lunghi m. 0,45 e larghi m. 0,36. Il terreno da cui erano ricoperti questi avanzi dell'an- tica Modena consiste di quattro strali diversi. 11 primo di essi, allo circa braccia 2 (m. 1,04), è di terra vegetale di trasporto (1). Il secondo alto braccia 2,3 ( m. 1,17), è di argilla palustre e di color bigio giallastro. Il terzo alto braccia 2,8 (ra. 1,39) è di terra argillosa calcare, per- meabile all'acque, e perciò poco o nulla consistente (2). 11 quarto alto braccia 3,7 (m. 1^86) è di terra di allu- vione mista a frantum.i laterizii, marmorei ed altri, con ossa di animali diversi, specialmente verso l'imo, ove si converte in terra di alluvione sciolta (3). Quest'ultimo slra- (1) Alla profondità di braccia 1,6 ( m. 0,73 ) nel silo corri- spondente alla contrada detta del Pelatojo era uno strato di ghia- j(ji allo due palmi. Forse dee riportarsi all'anno 1262, memora- bile nelle nostre cronache, perchè in esso — evacuata fuit civitas Mu- tinae de omni laetamine , et contratae fuerunt englaratae , et multi porlicus salegati ( Annales Vit. Mut. Rer. Jtal. Script. T. XI , p. 66 ). Il sottoposto strato di argilla bigio-giallastra potrebbe for- se ripetersi dalla precedente grande innondazione dell'anno 1193; poiché nel dì della vigilia di San Barnaba di quell' anno, — factum est diluvium magnum per totani Lombardiam et civitas Mulinae fere precipitata est in aqua ( Chronic. Mutin. Bazani. Rer. Ital. T. XV. col 5.57, cf. Raynaldus, Ann. 1280 n. I, II). (2) In questo strato trovassi anche ima conchiglia fluviatile con reliquie di giunco palustre. (3) Vuoisi pure avvertire come questi quattro strati dell'in- terrimento dell'antico nostro suolo, avuto riguardo alle diverse DI MODENA 31 1 io era ingombro per tutta la larghezza della strada, dalle ruine del muro dalla parte occidentale, che in parte, e segnatamente nel mezzo della strada, rimase come curva- to in arco. Una seconda escavazione, fatta nella direzione della suddetta strada Romana, un 30 braccia ( m. 16 circa) al disopra della prima, verso il meriggio, ne accertò come il selciato della strada medesima protendevasi almeno fin là, ove per altro mancava il margine occidentale; e parve che da quel lato il selciato si dilatasse in più largo spa- zio, oppure si congiungesse a quello di una strada late- rale alla prima (cf. Bullet. Archeol. Napolet. Anno I, p. 2,3; Anno II, p. 1,5,7 ) il selciato di questo nel bel mez- zo, ivi era interrotto da due lastroni di pietra Costoza, lutt'insieme lunghi br. 2,3 ( m. 1,17) e larghi br. 1,3, ( m. 0,57 ) amovibili ; e mostra servissero per dare accesso al sottoposto condotto espurgatorio, qui sopra descritto. Sovr'esso il margine orientale della strada era fondato un pilastro largo br. 2 ( ra. 1,04) grosso 1,3 ( m. 0,65) ed alto br. 4 (m. 2,08) con piccolo aggetto nel mezzo verso la strada, di poco solida costruzione e fatto con mattoni per lo più non interi. Ivi presso giacevano due grossi travi di rovere, sufficientemente conservali; una delle quali era lunga br. 14 (ui. 7,30). Ivi pure gli ultimi strati del ter- reno erano ingombri da frantumi di cornici e di lastre di marmo, di mattoni, di tegole, e d'embrici, e da ossa di situazioni , assai bene corrispondono a quelli del terreno che rico- priva le rovine dell' antico teatro di Parma scopertesi anch' es- se nello scorso anno {Lopez, Lettere p. 19) consiste anch'es- so di quattro strati diversi: è notevole segnatamente il secondo alto m. 1,13, tutto di sabbia del vicino torrente Parma; e l' ul- timo, alto Vi. 1,30 prodotto dai calcinacci e dai frantumi del ro- vinato edificio. Per riguardo al terzo che è di terra nerastra non taprei accostarmi all' opinione del eh. Lopez {p. 29 ) . 312 NOTIZIE SOPRA GL' INTERRIMENTI animali. Fn tre altre escavazioni, che si vennero poscia fa- cendo l'ima dopo l'altra da lato alla prima, verso po- nente, per l'estensione di circa br. 25 (m. 13 circa) nel- la linea da levante a ponente, e di br. 17. ( m. 9 circa) in quella da settentrione a meriggio, alla profondità di br. 9 ( m. 4,60) dal suolo attuale, apparvero gli avanzi di due solidi muri, quasi paralleli l'uno all'altro, che nella direzione da ponente a levante pare andassero a con- giungersi ad angolo retto al primo muro laterale alla strada Romana discopertasi nel primo scavo. Il maggiore dei ridelti due muri paralleli è grosso br. 2,3 ( m. 1,17) e poco meno l'altro; e dislacco l'uno dall'altro br. 5 ( m. 2,63) all' incirca. Di mezzo ad essi era un condotto laterizio quadrangulare che scolava verso la strada. Alla distanza di br. 5 ( m. 2,60 ) dal maggiore dei suddetti due muri , verso settentrione , si scoperse parte di un muro curvilineo, grosso br. 1,9 (m. 0,915) anch'esso di ottima costruzione laterizia. La sua direzione mostra che andasse a congiungersi al grande muro laterale alla strada; e a- avrebbe avuto una corda di br. 15 ( m. 7,72) all'incirca, nella fronte sua interna. In tutti questi tre scavi, alla pro- fondità di br. 9,6 ( m. 5 circa ) ed a br. 1,7 ( m. 0,82 ) al disopra del livello della strada Romana, era un balluto di calce bianca mista a frantumi di selce trachite e di marmo grosso once 5 ( m. 0,217) che nel mezzo aveva un po' di fastigio 0 colmatura. Sopr'esso per un'estensione di br. 15 ( m. 7,82) da mattina a sera, e di br. 16 (m. 8,34) da meriggio a settentrione, s'alzavano spesso pilastrini dispo- sti in file, alti br. 1,3 ( m. 0,653 ), grossi once 4 e mez- zo ( m. 0,20) e distanti 1' uno dall'altro once 9 (m. 0,392). Consistevano per la più parte, di matloncelli palmari qua- dri, l'uno all'altro sovrapposti, dieci componevansi di maltoncelli rotondi, ed alcuni altri erano tutti di un pez- zo. Il numero loro telale era forse di 200; e dal Iato di selienlrione continuavano anche oltre 1' area dell' escava- DI MODENA 313 zione, che ivi non potè continuarsi. Sopra questi pilastrini posar dovevano certi grandi mattoni quadri, lunghi e lar- ghi once 13 e mezzo ( m. 0,588) e grossi un'oncia e tre quarti ( p. 0,076 ) per la maggior parte improntati col bollo dell' officina Cartoriana , che Irovaronsi caduti fra mezzo ai pilastrini medesimi. I detti grossi mattoni veni- vano così a formare un grosso tavolato, che sostener po- tesse un pavimento da soprapporvisi , i cui avanzi parimenti Irovaronsi caduti fra mezzo ai pilastrini. Questo pavimento consisteva di tesselle ossia dadi di marmo bianchi, con pochi neri, soprapposti ad uno strato di arena e calce, poco tenace, che formavano un musaico grossolano. Esso veniva a restare circa br. 3 (m. 1,56) al disopra del pia- no dell'antica Strada Romana. A br. 1,8 (m.0,87) al di- sopra di questo, nel quarto scavo, era uno strato di terra vegetale, con alcuni ceppi di arbori che in parte conser- vavano le loro radici, e tracce altresì delle vile da esso lor sostenute. In tutti tre questi scavi, del pari^ che nei due precedenti, Irovaronsi copiosi frammenti di mattoni, di tavole, cornici di marmo, d'intonachi di muro di ma- niere diverse; e inoltre, molti frammenti di anfore ed altri vasi fittili, di lastre di vetro quadrate per le finestre, uno schcggione di grande colonna scanalata, di Costoza de' colli Euganei, ed altri avanzi di ornati architettonici, con qualche frammento scritto e figurato. Due altre escavazioni furono fatte nel così detto Piaz- zale della Gatta morta, distante metri 159, ossia brac- cia trecentotrè, once undici dal centro dei primi scavi, andando verso il settentrione. Ivi pure si osservarono i dì- versi strati del terreno ;, presso a poco corrispondenti a quelli de' primi scavi: 1." cioè di terra vegetale di tra- sporto alto br. 1,3 ( ra. 0,658); 2." di argilla palustre, di color bigio-giallastro, intatta alto br. 2,6 (ra. 1,307); 3." di argilla mista a molli frantumi di mattoni Romani, smossa, alta once 10 ( m. 0,435); 4.° di argilla nerastra 314 NOTIZIE SOPRA GL' INTERRIMENTI mista a frantumi di mattoni Romani, di marmi lavorati,' carboni, ecc. allo br. 2 ( m. 1,04); 5." di argilla bleu- astra, mista essa pure a qualclie frantume di mattoni di marmi, ecc. alto br. 2 ( m. 104); G.° di argilla bleiiastra, ovvero crelone, alto br. 1,6 (m. 0,78) , con avanzi di con- dotti quadrangolari composti di mattoni Romani, clie sco- lavano da ponente a levante verso il suddetto grande con- dotto sottoposto alla strada Romana. Questi ultimi condot- ti trasversali erano alla profondità di br. 10,1 ( m. 6,27 ) sotto il piano attuale della Città. Nel primo di questi due scavi trovaronsi gli avanzi di due muri fatti di mattoni Romani non interi, di costruzione poco solida, fondati alla profondità di br. 8 (m. 4,184); e nel secondo » circa alla slessa profondità, buon numero di mattonelle esagone di varie grandezze. In ambedue le ridette escavazioni trova- ronsi i soliti frammenti di cornici , lastre ed altri pezzi di marmo, di mattoni, di figuline e di vetri, e qualche avanzo di oggetti di ferro e di piombo. La decadenza e ruina di questa forte ed ampia città Romana, a parere del grande Sigonio , ripeter dovrebbesi in prima dall'armi di Costantino, che nell'anno 312, mo- vendo contro Massenzio, l'oppugnò, e poscia da quello di Odoacre allorché nell'anno 476 egli invase le belle no- stre contrade ( v. Tiraboschi, Slor. di Nonant. T. I. p. 17: Marmi Mod. p. 48). Il Raronio ed il Muratori consideran- do la fierezza di Magno Massimo e le profonde ferite che dall'invasione di lui ricevette l' Italia nel 387, furono d'av- viso che dall'invasione stessa ripeter si debbe la mina di Modena ed altre vicine Città. Il Tiraboschi però, seguendo r anonimo autore della descrizione di Modena, che scrisse in sul principio del secolo X, fu d'avviso che non le guerre né il furor militare , ma bensì l' impeto delle acque, che innondarono queste contrade, fosse la cagione preci- pua della ruina e desolazione di Modena antica ( Tirab. I. e. p. 17-18): e la sua sentenza veggiamo ora pienamente DI MODENA 31 o Confermala dalle recenti escavazioni fattesi in Modena. La qualità dei diversi strali del terreno, a tanta altezza cre- sciuto sopr'esso il piano di Modena Romana, e la varietà e giacitura degli oggetti frammisti agli inferiori strati di alluvione, a parere del lodato Sig. Prof. Costa e di altri dotti in iscienze naturali, ne insegnano, quasi a chiare lettere, che Modena Romana fu ab antico sommersa e rui- nala da impetuosa e lunga innondazione, indi in parte ri- costruita co' materiali degli edifizj minali, e non mollo dopo di bel nuovo distrutta e desolata per altre vie più forti innondazioni. Resta ora ad indagare il tempo in cui verisimilmente avvenne quella mina e desolazione. Se Modena sofferse qualche danno dalle armi di Co- stantino nel 312, ne fu però ristaurata durante l'impero di quel beneflcenlissimo monarca ( Nazar. Paneg. n. 27). 11 magnifico sarcofago posto presso Modena da L. Nonio Vero a Vicinia Marciana sua Consorte e a due suoi figlinoli (v. Marmi Mod. p. 163) intorno all'anno 330, mostra che a que' tempi la nostra Città non fosse altrimenti così desolala come parve al Sigonio. Ma nell'anno 377 le no- stre contrade erano già sì desolate ed incolte, che Frige- rido, duce dell'armi di Graziano Imperatore , avendo vinto i Taifali collegati in guerra coi Goti mandò quelli, che a lui si resero, ad abitare e coltivare le campagne d'intorno a Modena, e Reggio e Parma ( Ammiam. Marceli. XXXI, 9). Il miserando stalo di queste, ed altre vicine Città, ci vie- ne posto come sottocchio da Sant'Ambrogio (A. I, Epist. XXXlX,3)che dieci anni appresso, scrivendo a Faustino, le appella semirutarum inbìum cadavera, terrarumque sub eodem conspeciu exposita funera. Tale e lanta desolazione vuoisi adunque ripetere da una o più forti e generali ca- gioni di decadenza , che a mezzo il secolo IV o non molto dopo affliggessero queste contrade. A desolare le nostre campagne potè concorrere la grave pestilenza sì negli uo- mini come negli animali, ricordala da Sani' Ambrogio 316 NOTIZIE SOPRA GL' INTERRIMENTI medesimo intorao all' anno 386 (S. Ambros. in Lucani. X, 10; cf. Baron. anno 386, VII): ma la mina delle città in prima fiorenti, vuoisi più verisiniiiraente ripetere dal- l'impeto delle innondazioni alle quali andarono sempre soggette queste basse regioni , e più allorché per le pub- bliche calamità non potea regolarsi il corso de' fiumi. Non trovo memoria di straordinaria innondazione a que' tempi: ma quivi al difetto delle memorie scritte supplisce l'osser- vazione di fatto, gl'indizi manifesti cioè di una forte in- nondazione che cagionò la prima ruina di Modena osservali ne' recenti nostri scavi. I desolati abitatori dovettero rifug- girsi allora in luoghi più elevati e non mollo lontani, sic- come fecero poscia in altra simile contingenza. Cessata quindi l' innondazione ed il ristagno delle acque, e pro- sciugatosi col tempo e sufficientemente rassodatosi il terre- no, essi, tratti dalla carità del natio loco ed invitati dal comodo de' materiali pronti, tornati in sul luogo della Città minata, od ivi presso, si saranno studiati di co- struire alla meglio novelle abitazioni di lavoro subitaneo, mettendo in opera i ruderi degli antichi ediflcj minati, ed usando particolari precauzioni per ripararsi dall'umidità del suolo e premunirsi contro altra innondazione che so- praggiunger potesse; siccome fecero in quella casa di co- struzione secondaria e pavimento sospeso e sorretto da spessi pilastrini , che si scoperse nelle nostre escavazioni. Questa novella Modena, costruita sopr'esso le mine del- l'antica, od ivi intorno, si sarà probabilmente a poco a poco innalzata in sul finire del secolo IV o in sul princi- pio del susseguente, poiché se circa all'anno 387, per fede di Sani' Ambrogio, Modena aveva l'aspetto di un co- me cadavere di città, nel 452 secondo un'antica pia tradi- zione, un distaccamento dell'esercito del furibondo Attila, passò per mezzo a Modena senza vederla né recarle danno di sorta , ad intercessione del nostro santo Vescovo e Pro- lettor Geminiano ( v. Tiraboschi^ Stor, di Nonant. T. I. DI HODENA 317 p. 14; Mem. Stor. Mod. T. I p. p. 40). In sul finire del secolo VI Modena novella non pur sussisteva, ma doveva esser cinta di mura o d'altro forte riparo; poicliè Mauri- zio Imperatore, in lettera diretta a Childeberto re de' Fran- chi, fra le altre felici sue imprese contro i Longobardi pone : Deus , prò sua pietate vestrìsque orationibus Mu- tinensem cìvitatem nos pugnando ingredi fecit. Poco stante però Modena fu di bel nuovo rovinata e sommersa da un innondazione forse anche più veemente di quella di prima; e i nostri scavi ci mostrano come il terreno che ricoperse queste seconde mine venne, almeno in parte, ridotto col tempo a coltivazione (1). Il Tiraboschi a tutta ragione opi- nava che la seconda mina e desolazione di Modena fosse cagionata dalla grande innondazione, di cui ci lasciò me- moria Paolo Diacono (Stor. di Nonant. T. I, p. 19, Mem. Stor. Mod. T. I. p. 61 ). Egli però prese abbaglio ripor- tando all'anno 600 all' incirca, la sovra indicata grande innondazione, per non avere fatto il debito riscontro del luogo di Paolo Diacono con altri di S. Gregorio Magno e di S. Gregorio Turonese, dai quali chiaramente racco- gliesi che esso avvenne un dieci anni prima, cioè nel 589 ( cf. Pauins Diaconus, de Gest. Longob. 111^ 23: S. Gre- gorius M. Dialog. IH, 19: S. Gregorius Turon. Gest. Francor. XI; Baronius T. X, Ann. 589 S. LUI, LV). (1) Che questa seconda ruina fosse cagionata da improvviso impeto di forte innondazione, sembra evidente a chi consideri lo tirato di terra di alluvione mista a' ruderi delle case minate, fra' quali si rinvenne anche uno scheletro di donna giovine, che dalla giacitura delle ossa mostra restasse oppressa semigiacente sott' esso le ruine delle sue stanze. E tanto si conferma per la memoria che V' ha di una boltegha intera da fabbro ferrajo con tutti gli stru- menti di queir arte scopertasi circa il 1664 nello scavare le fon- damenta della Chiesa di S. Carlo annesso al Collegio nostro de' Nobili ( Minghelli Memor. Mod. MSS. Est. VII, p. 15 ). 318 NOTIZIE SOPRA GL' INTERK. DI MODENA L'innondazione fu sì grande e generale per tutta Italia che vien detta aquae diluvium , quale post hoc tempus creditur non fuisse ( Paiiliis Diaconus 1. e); susseguita poi da una fiera pestilenza inguinaria, che concorrer do- vette anch'essa all'estrema desolazione dell'antica nostra Città. E qui ne giovi finire considerando con S. Ambro- gio la caducità delle cose di quaggiù; Tot igitur semiru- tarura iirbium cadavera terrumque sub eodem aspectu po- sita funerea non te admonent et praeserlira cura illa in perpetuami prostrala ac diruta sint (S. Ambr. 1. e.)- PROPOSTA D' UN ANNUARIO CHIMICO ITALIANO In Italia, ove i cultori delle scienze non sono adunati in un eentro solo, ove l'insegnamento è diffuso in tante università, ove ogni capitale, ogni città di Provincia, diremo quasi, hanno il proprio giornale Letterario-Scientifico d' onde si fanno pubbli- che le scritture dei dotti che in ciascun luogo hanno dimora, le let- Icrc e le scienze pajono alle volte più povere e sterili della realtà, giacché malagevolmente, coi mezzi di propagazione adoperati, quelle scritture possono diffondersi in tutta la penisola, entrare in tutte le Biblioteche, ed in tutti quei ricetti nei quali gli uomini si raccolgono a prendere conoscenza di quanto di nuovo si diede a luce presso noi e fuori. Laonde la necessità che taluno si prenda cura solerte ed assidua di raccozzare le tante sparse cose, di clas- sarle, unire le alfini, sciegliere la parte che gì' importa per darne acconcio ragguaglio in un libro solo, il quale racconti le investiga- zioni, le note, le scoperte fatte sparsamente, ne mostri l'essenzia- le , e ad un tempo rappresenti in compendio la condizione scien- tifica per quel dato ramo della patria comune. Noi abbiamo divisalo di compiere ciò, se le forze non ci ver- ranno meno, per la scienza professata dai Bizio, dai Pirla, dai Ma- laguti, dai Taddei, dai Cantù, dai Sobrero e da altri valorosi , noi intendiamo di pubblicare un Annuario Chimico del 1845, e così degli anni avvenire, in cui con brevi e succosi compendii sia dato conto dei lavori, delle esperienze e delle osservazioni dei Chimici italiani tutti , al doppio intendimento di offrire agli stu- diosi della Chimica, in Italia, quanto ivi fu operato, e di ram- mentarne agli stranieri la storia completa ed in uno compendiosa. Se molte e belle cose avremo a riferire, ne verrà lustro ed onore al paese j se poche e modeste ne sentiremo stimolo per in- cedere a più gloriosa meta e per sollevarci al paro delle altre nazioni. Ma non potremo mai giungere all' intento propostoci , se i Chimici connazionali non vorranno esserci larghi delle loro com- municazioni ; egli è perciò che li inviliamo e sollecitiamo a farci copia delle loro opere, memorie e dissertazioni edite durante lo 320 PROPOSTA d' un ANN. CU. ITALIANO scorso anno, sia in istampa che in manoscritto, valendosi delia posta, ed indirizzandole a Reggio al Direttore e Proprietario Prof. F. Selmi, francandole quando sia possibile per alleviarci le spese, 0 mandandole anche colla sola afTrancazione fino ai con- fini^ quando non si possa in altra maniera. Noi ci daremo ogni premura alKnchè il presente maniresto sia diramato in ogni Stato d'Italia, conosciuto dai Chimici tut- ti, perchè niuno rimanga defraudato dei diritto che ha d'esse- re ricordato debitamente nell' Annuario. Nessuna polemica sarà accolta nel libro nostro; nessuna critica per parte dei compilatori vi sarà inserita od intromessa ; la polemica è lasciata a chi ama di moverla e rinfocarla, la cri- tica è spettanza del lettore. I compilatori protestano fino da questo punto che, mentre si credono tenuti a parlare delle scritture spedite dagli autori alla Direzione in Reggio, non si reputano poi obbligati a rife- rire di quelle che non furono direttamente mandate; volendo evitare cosi ingiusti e molesti reclami per parte di chi inter- pretasse sinistramente se^ senza loro colpa ^ tacquero di lavori che loro non vennero fra mano. La spedizione delle Memorie riuscirà piii gradita quanto più sollecita ; nel caso in cui qualcuna arrivasse troppo tardi ( il tempo è limitato fino al maggio venturo), si aspetterà a tener- ne discorso fino all'Annuario del 1846. L'Annuario sarà pubblicato in un discreto volume, di for- mato economico, entro l'agosto, di guisa che possa distribuir- si al Congresso Italiano radunato in Genova: i Compilatori ne consacreranno un conveniente numero di copie perchè siano in- viate alle Accademie estere col mezzo di quei rappresentanti del- le medesime che saranno concorsi al Congresso. Reggio, il 10 Febbraio 1846. Direttore e Proprietario Prof. FRANCESCO SELMI. ÌDott. Giuseppe Parmeggiani. Giovanni Giorgini Assistente alla Cattedra di Chimica nella R. Università di Modena. I II^DICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Gherardi Prof. Silvestro — Di alcuni materiali per la Storia della Facoltà Matematica nelV antica Università di Bologna pag. 241 Selmi — Qualche altra parola su V Ematosina . » 269 ScHEMBRi — Vocabolario de' Sinoìiimi Classici dell' Ornitologia Europea w 272 Contri — Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria della Provincia di Bologna ...» 290 Cavedoni — Notizie sopra gli interrimenti che han- no aliato il suolo di Modena » 307 Selmi — Proposta di un Annuario Chimico Italia- no ^ w 319 3eue SCIENZE NATURALI Serie II. Tomo V. Maggio i8^6 ( pubblicato ti 4 Giuono anno sudd. ) BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADEBIE. Ogoi mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo del giornale, e quando Io richiegga la materia sarà cor-^ redato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'in-' dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34; e sarà pagato all' atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato^ ohe importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8. 05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a ca- rico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alla- bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società slessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.** fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato {ivviso ìq contrario. Di alcuni materiaU per la Storia della Facoltà Matematica nelV antica Università di Bologna, ecc. — Discorso letto alV Academia delle Scien- ze dell'Istituto di Bologna ecc. — Del Prof. Silvestro Guerardi. ( Continuazione : Vedi pag. 241 ) Nessuno degli storici su lodati cercò di vedere, o vi- de in effelto i suddetti Cartelli, a stampa, della matema- tica tenzone accaduta tra il Ferrari, ed il Tartaglia. Però l'assai benemerito nostro Fanluzzi , in prima nell'Articolo — Ferrari Lodovico — delle sue — Noti'^ie degli Scrit- tori Bolognesi — , fa mollo di qiie' Cartelli, benché am- biguamente, in tal guisa: — // citato P. Abate Cassati (1) dice di aver veduto nella Biblioteca Belgio- josa in Milano le memorie delle quistioni avute dal Fer- rari con il Tartaglia, in questi termini'. » Quaeslionuni )) monunienta, quas cum Tartalea babuit (il detto Fer- ii rari) impressa inspexi in libro Bibliotbecae Belgiojosia- » nae ; Iialicus liber est, unam si excipias latinam Epi- (I) FranciKCi Citerei Epistolarum Lìb. XU cìc.Wxhno 1782, T. I , p.ig. 5'J e 62 , Epistola X , nota 2 : è questa nota del Cas- sati, editore delle lettere del Cicereo (il quale fu discepolo del Ferrari in Milano), clic contiene il consecutivo passo latino ri- guardante a' nominati Cartelli. H. A.\M. bc. Natl'r. Skrie II. Tomo 5. 21 322 DISCORSO » stolam Ferrarli ad Tartaleara Mediolatii dalam Kal. Apri- » lis 1547, ac parlini Venetiis excusiis per Octavianiim )) Scottum, et parlim , ut videtur, Mediolani. Initio libri, w italiciim est Carmen MSS. Joannis Antonii Cazzuli qui ia M lileratis raediolancnsibus est apud Picineilum, et Argela- » tum » (Fantuzzi Op. cit. T. 3. pag. 322). — Peccalo ! che il Libri, in causa di essere slato alla prima e più sem- plice interpretazione di questo lesto del Cassati , sug- gerita pur anche dal contesto Fantuzziano, abbia preso quel Quaesiionum monumenta per una relaT^ìone delle disfide accadute tra il Ferrari ed il Tartaglia, e non abbia sospettato che si trattasse de' Cartelli stessi originali di disfida (proposte, e risposte), da una parte e dall'altra prodotti a publica luce successivamente, tra il 10 Febrajo 1547, ed il 24 Luglio 1548^ e raccolti poscia da qualche intelligente a formare quel tal libro della Biblioteca Bel- giojosiana veduto e descritto dal Cassati. E così peccato! che il medesimo Libri abbia preso la Lettera Ialina del Fer- rari al Tartaglia, menzionala singolarmente nel testo del Cassali, per una delle lettere del Ferrari inserite nella detta rela'^ione , e non piuttosto , come è, per un de' Car- telli stessi di disfida , tutti sotto forma di lettera ( come porta il senso che annettiamo, in simili casi, al vocabo- lo Cartello), componenti da sé, senz' altra relazione, quello stesso libro (1). Se nell'animo di lui fosse entrato (1) — On n^ a imprimé de lui (di Lodovico Ferrari) que des lettres insérécs dans la relation de la grande querelle qu' il eut avec Tartaglia — ( Libri Ilist. etc. T. 3. pag. 181 , e citasi in nota il luogo surriportalo del Fantuzzi, come pure un luogo del Cardano nella Vita del Ferrari, che qui appresso ripor- teremo testualmente ) . Del resto anche il Tiraboschi pigliò quel monumenta quaestionum etc. del passo del P. Cassali per una relazione, o Atti delle dispute ecc., e non per gli scritti stessi delle dispute ecc., come significa ancora la parola monu- menta, troppo generica, e perciò mal scelta dal Cassati. Ecco DEL l'ROF. S. GUERARDI 323 il mentovato sospetto^ è a credere che di liillo avria fallo per procurarsi l'esame d'un sì prezioso documento, anzi cumulo di documenli — . Ma lo slesso Fanluzzi una se- conda volla, e questa volia chiarissimamente e ampiamen- te, tratta de' suddetti Cartelli. Nell'ultimo Tomo della sua Opera già citata, il quale contiene — Aggiunte e Cor- rezioni — al corpo principale della medesima, aggiunge egli quattro carte intere al prefato articolo — Lodovico Ferrari — , su di cui si era alla prima spedilo con una carta sola ( T. 9.,dapag. 99 a 106). Nolo innanzi lutto questa particolarità perchè rende più strano il concepire come l'aggiunta possa essere sfuggita ai suddetti storici , i quali in fatto danno segni certi di non averla osservata. Essa è interessante oltre ogni credere. Contiene un sunto, con pez- zi originali, di ■.ulti i sei Cartelli , o risposte del Tartaglia ai sei Cartelli, o proposte del Ferrari , ed un sunto pure del quinto Cartello di questo. 11 Fanluzzi dice che questi varj fo- gli di stampe delle sfide tra il Ferrari ed il Tartaglia gli ca- pitarono alle mani , terminata V opera sua , e che crede far cosa grata al lettore a riportare nelle sue aggiunte il ri- stretto di questa querela, benché gli vad,i\c\\\x\o le proposte del Ferrari ( una però la vide , e ne dà poscia il sunto , come s'è avverino ); ma, soggiunge egli con ragione, dalle ri- Sposte del Tartaglia si può dedurre non ostante quanto scrivesse il Ferrari. Non conobbe il Fanluzzi ( e a lui non si può fargliene torto) la somma rarità, e l'altissima importanza di simili stampe, tanto in senso bibliografico, quanto in senso scientifico; altrimenti le avrebbe riprodotte integramente , senza levarne , seuza sostituirne parola , mas- il luogo relativo del Tiraboschi : Nella sceltissima biblioteca del Sig. Principe Iklgiojoso in Milano si conservano stampati gli Àtri delle Dispute del Ferrari soslemttc contro il Tartaglia, come hn avvertito l' eruditissimo P. ab. Cassali ecc. ( St. Leti. ecc. T. 7. P. 2., L. 2., C. 2., S. 44, noia («)). 324 DISCORSO sime per rispetto a quella del Ferrari ch'ei potè osserva- re, formante da sé sola un opuscolo di 28 carte in -4. commune ( sesto di tulli i Cartelli), o avrebbe dato opera che non dovessero smarrirsi, depositandole per esempio in qualche publica Biblioteca (inutilmente le abbiamo cer- cate, e ricercate nelle publiche e private biblioteche, e li- brerie di questa Città). Sembra che egli non s'accorgesse uè pure di possedere nelle medesime stampe bella mano di que' monumenta Quaestionum, sui quali si aggira il riferito passo del Cassati, ed a' quali deve per certo al- ludere, in parte, ancora il Cardano, nella Vita del Fer- rari dettata da lui, là dove dice: Inde statìm .... cer- tavit cum Joanne Colla et post cum Nicolao Tartalea — mathematìcis sui temporis clarissimìs , publiceque eos su- peravit- cujus^ rei adhuc extant monimenta piblica (T. 9. pag. 568-69 della Race, delle Op. del Cardano). Né il Fantuzzi poi, né alcun matematico, che io sappia, ha ponderati due singolarissimi luoghi de' suddetti Cartelli, che avrebbero meritato tutta l'attenzione in riguardo di Scipione Ferro, luoghi originalmente riprodotti, ne' ram- mentali sunti, dallo stesso Fantuzzi: non questi, perchè se ne sarebbe valuto a rifondere ed accrescere il suo magro articolo sopra — Scipione Ferro — , che invece lasciò tal quale gli venne alla prima; non i matematici, perchè, non ch'altro, la storia della prima risoluzione delle equazioni cubiche si conterebbe diversamente da quel che si conta, ed il Bolognese Algebrista dell'Epoca seconda della Fa- coltà Matematica nello Studio di Bologna verrebbe mag- giormente, e con più fondamento, onorato nelle scuole, e ne' trattati di Algebra e Geometria. Riproduciamo noi i due luoghi, a' quali ci siamo riferiti, come que' di tutti i Cartelli spogliali dal Fantuzzi che più direttamente ap- partengono all'anzidetta Epoca. Il primo è àcUa — Secon- da Risposta data da Nicolò Tartalea a Messer Lodovi- co Ferrara delle Blatematice Lettor Publico in Melano DEL PROF. S. GIIERARDI 325 ecc. — ; si lepfge alla pag. G." dell'originale, alla pag. 102 del T. 9. del Fanlnzzi , ed è concepito così : = Dapoi consequcntemcnte diceti, che me aprovareti tal cosa non esser mìa invcntione (la risoluzione generale dell'e- quazione x^ -^px:=zq) , nt leu lo che %a cinque anni essen- do voi insieme con el Cardano a Bologna un Anibale della nave ìiuomo ingcnioso , et hiimano , elquale 'vi mostro un libro de man dun Scipione ferreo suo Socero, inelqual questa medesima inventione elegantemente, et dottamente ìiaveva anotata. Questa particolarità non mi par cosa licita a dover- la desputare ne manco negare, perche saria presuntione grandissima la mia a darme ad intendere quelle cose che da me sono state ritrovate che per altri tempi le non potesseno esstr state ritrovate da altri, et sìmelmente che per lavetiire altri non le potesse ritrovare, Anchor che dal detto Signor Hìeronimo (Cardano), over da me non fusseno state in luce poste ecc. =. (1). A schiari- menlo del passo, ed in appoggio delle considerazioni che abbnndanienienle ne discendono, avvertirò che il Cartello del Ferrari, a cui riferisce la suddetta seconda risposta del Tartaglia, fu dato del l.° Aprile 1547; onde cade nel 1542, cioè tre anni avanti della prima edizione dell'Ars Magna del Cardano, la notevolissin)a presentazione fatta a questo ed al Ferrari del libro vergato di pugno di Sci- pion Ferro. Or si vuol egli sapere chi si fosse il presen- tatore Annibale Dalla Nave^ Fra le note da me trascrit- te da' Rotoli dell'antico Studio di Bologna, tengo la se- gnenle: ìì nel Rotolo del 1526, eh' è il primo in cui man- chi Scipione Del Ferro, è segnato per la prima volta, ed alla medesima Lettura dello stesso Ferro, Annibale Dalla Nave = Ad Arithmeticam et Geometriam - Hannibal Na- vius - =; si continua poi a vederlo ne' Rotoli, sempre (1) Vedi la nota (a) in fine del Discorso. 326 DISCORSO per la stessa Lettura, fino a quel dell'anno 1658 inclusa vamente ». Ecco adunque la peregrina invenzione del Ferro, non che nata, vissuta qui, nella scuola matematica dello Stu- dio, oltre un mezzo secolo: per cinque lustri circa, vi- vente e leggente l'inventore istesso; per altri sei, e più, ner libro di sua mano , in che l'invenzione istessa era dot- tamente, ed elegantemente dichiarata — in quo istud in- ventiim eleganter et docte explicatim tradebatnr — ( con- forme pur si riscontrerà in un altro documento, che ri- porteremo più avanti); libro, a non dubitarne, per com- munanza di studj e di patria, ma più forse per parente- vole onorandissimo amore, passato dall'autore e maestro ;, al discepolo e successore di cattedra, dal suocero al genero. Il quale, essendosi cortesemente prestato a farne copia a cotali, a cui^ se mai ad alcuno, l'avrebbe voluto con ogni gelosia nascondere, die così a divedere qual uso si tenes- se egli chiamato a farne (e n'ebbe forse dallo stesso in- ventore raccommandazione ), in benefìzio della scienza, e degli studiosi. Da tutto ciò, e dal riguardo che in que' tempi allo Studio di Bologna le miliiaja e niilliaja di di- scepoli e sapienti da tutto l'orbe convenivano, e rinova- vansi in parte annualmente, ondechè una communicazione orale, una lezione in un'aula dell' Archiginnasio potevano risonare, e diffondersi quanto le più solenni nostre publi- cazioni per le stampe ( cose da aversi presenti sempre nella storia di tutti gli antichi Slndj , segnatamente pe' Lettori, i cui scritti non pervennero sino a noi, od ebbero una tarda publicazione ) , si arguirà un poco se possa reg- gere , se regga che 1' originale scoperta del Ferro non u- scisse di Bologna che a quello stentato ed accidentalissimo successo, che si ha dal soprascritto racconto^ se possa reggere , se regga che nascesse qui quale una pianta ne- gletta in islerile od ingrato terreno, come dallo stesso racconto facilmente s'inferirebbe. Io non verrò adesso ri- DEL PROF. S. GHERARDI 327 spendendo a tulli li diibbj che sulla materia in discorso potrebbero promuoversi , alcuni de' quali forse sorgono accanto alle stesse mie ultime parole. A modo d'esempio: come intendere, dietro queste parole appunto, che la sco- perta del Ferro rimanesse ignota affatto in que' treni' anni, portali dal racconto, a capo de' quali soltanto sarebbe la medesima comparsa casualmente ad accreditare le sfide del Fiore, ed i quali vedemmo poscia corrispondere pressoché all'intero spazio di tempo che quegli durò nella sua cat- tedra, dopo arrivato alla scoperta stessa? Senza respinge- re il sospetto, da qui discendente, che il Ferro possa a- ver custodita con certa gelosia la scoperta sua ( maniera di riservatezza a più titoli molto più scusabile in lui che nel Tartaglia, che sappiamo indubitatamente aver voluto usarla), osserveremo: esser lecito di credere che sia an- data smarrita la memoria di altre communicazionì della scoperta fatte dal Ferro nel ridetto intervallo di tempo ; durante il quale, non ignota del tutto, ma fosse anzi co- nosciuta , e propalala quel tanto che poteva esserlo una sco- perta della sua altezza , e della relativa qualità di sludj, nelle condizioni non propizie del principio del XVI secolo. È le- cito di credere, lo ripetiamo, che fosse conosciuta e propa- lata, se non molto, di più certamente che non sembrereb- be prestando intera fede a' relativi scritti del Tartaglia, e del Cardano; scritti che, ricercati a dovere, massime col riscontro de' Cartelli, appalesano contradizioni, reli- cenze, ed altri indizj di poca veracità, e di spirilo grandis- simo di parte. L'essere stato riserbato a noi di trarre quasi dal sepolcro , dopo tre secoli ! , così i Cartelli , come il primo compitissimo argumento di una delle suddette com- municazioni , della principale forse, non autorizza a so- spettare l'esistenza di altre al pari trascurate, o perdute di memoria, ed a sperarne anche il ritrovamento, investi- gandole col dovuto impegno? Ma lasciamo altrui di trat- tare meglio r argumento (al quale però non manchiamo 328 nisconso di avere occhio, ad ogni opportunilà, nello scritto susse- guente), coli' addurre esempi di scoperte non meno capi- tali di questa, non men di questa eziandio riuscite inaspet- tate, le quali ed i loro autori incontrarono la stessa, o peg- gìor sorte; e medesimamente non per colpa di questi, non per colpa de' paesi che le videro nascere, sibbene per un cumulo di accidenti avversi, che non sempre sono assegna- bili tutti, causa, per lo più, la magrezza di studj su cui s'è voluta erigere qualche parte della vasta storia della scienza; di simili esempi non si ha purtroppo scarsezza! Veniamo finalmente al secondo dei due luoghi de' Cartelli del Ferrari e del Tartaglia, che abbiamo promes- so di riprodurre dal Fantuzzi: questo luogo, e così il pri- mo, già riprodotto, doveansi leggere nel Tom. 9. dell'O- pera citata, uscito nel 1794, cioè cinque anni avanti che il Cossali publicasse la profondissima , e repulabilissima sua Storia; suona puntualmente come appresso: =: Io m'allegro, Messer Nicolò (è il Ferrari che scrive all'av- versario , nel suo quinto Cartello ) , che in questi vostri que- siti , m' fiabbiate dato materia di giovare a quei che si di- lettano di Geometria , et di Arithmetica , non essendo tuttavia pervenuti anchora al colmo delle predette scien- te. E questo, percioche ne' vostri primi diecesette que- siti si contiene quella bella ìnventione di operare sen-^a mutare l'apertura del compasso, la qual io non so da chi si havesse principio , ma io so bene , che da circa a cinquant' anni in qua molti bei ingegni si sono affaticati per accrescerla, fra quali, in grati parte e stato la feli- ce memoria di messer Scipione dal Ferro cittadino Bo- lognese (1) (fin qui dal Fantuzzi, Tom. cit. pag. 106, e (1) Ma d'onde apprese il Ferrari l'esistenza di queste spe- ciali geometriche faticlie dell' ilUistre compatriota? Anzi come le conobbe, ed esaminò, al punto da poterne dare un giudizio di sì distinta lode? Eran forse comprese nell'Opuscolo steso di DEL PROF. S. GHERARDI 329 dì qui avanti dal Cartello originale). Io dunque voglio esser quello, che a tal inventione dia tutta la perfeitio- ne, che può havere , dimostrando per questa via, non solamente alcune propositioni, trovate da nostri maggio- ri, ma etiandio tutto Euclide {\)=.. Fu stampalo il Car- tello, a cui questo passo appartiene, colla data di Milano e del mese di Ottobre 1547. Adunque sul principio del XVI secolo, per quel che ci narra il Ferrari, Scipione Dal Ferro grandemente accrebbe quella maniera di geo- niPlrici studj , sui quali poscia e il Cardano, e il Tarta- glia, ed esso Ferrari, e il Benedetti, l'uno dopo dell'al- tro, si esercitarono , e dei quali s'è pur veduto, in tempi prossimi a noi, piacersi il bell'ingegno del virtuosissimo Mascheroni (Lilri ecc. Tom. 3. pag. 122 ) (2). Non abbia- pugno del Ferro, posseduto dal Della Nave, o trattate a parie ili un secondo Opuscolo dello stesso Aut., comniunicato, egualmen- te che il primo, al Ferrari ed al Cardano? L'uno, o l'altro di questi suppositi, o qualche cosa simile deve ritenersi; poiché, noia la vita del Ferrari, è inammissibile il dubbio eh' ci potes- se acquistar contezza degli studj del Ferro dalla viva voce del medesimo. (1) V. pag. 2.J del Cartello originale, che porta questa in- titolazione : Quinto Cartello di Lodovico Ferrara contr' a Mesxer Nicolò Tartaglia , nel quale si dichiara come detto Mexxcr Nicolò s' è disdetto ecc. : con la Rcprovatione del medesimo Lodovico ( alle risoluzioni contenute nella quarta Risposta di Messer Ni- colò ) : oltre di ciò con la Risolutione fatta integramente dal me- desimo Lodovico alle trentuna dimande (dell'altro). L'allegalo luogo è appunto sul principio di questa Bisolutiune, che è so- prascritta così : — Risolutione fatta per Lodovico Ferrara a i trentaun quesiti mandatigli da risolvere per Slesser Nicolò Tar- taglia — . (2) Nella terza Epoca della Facoltà Matematica dell'antico Studio di Bologna dovremo parlare singolarmente del Ferrari, dell' Epoca stessa primo ornamento , benché per brevissimo lem- 330 DISCORSO mo da nessuna storia , da nessuna memoria gli anni de Canrf- Prorfr. 5. p. 334. ;z. 37. 8. Sol. obovata Beri, caule erecto, puberulo; foliis sca- bris, inferioribus obovalis, acute inaequc^liler serralis, superioribus oblongo-lanceolatis, subinlegris; racemo elongato, angusto, inlerruplo, parliaiibus ereclis, sub- corymbosis, bractea longioribus ; cephalis exiguis, sub- decemradiatis. p. racemulis inferioribus longiusculis, spicaeformibus. Valde proxima Solìdagini lepidae De Cand. Prodr. 6. p. 339. n. 70. 9. Sol. genistoides Beri, glabra; caule erecto, simpli- ci ; foliis subcoriaceis , lanceolatis, aculis, inleger- rimis, uninerviis, margine scabris, superioribus mino- ribus, sessilibus; racemo angusto, parliaiibus bre- vìbus, paucifloris, erectis; squamis calalhi oblusis; ligulis radialibus subseois, disco paulo longioribus. DEL PROF. A. ALESSANDRint 363 Media Inter Solidaginem strktam , el erectam. De Cand. Prodr. 6. p. 340. n. 82-83. 10. EuTUAMiA tcnuìfolìa. E. tenui folla Nut. Gen. Amer. 2. p. 162. Solidago tenuifolia Torr. Comp. p. 303. De Cand. Prodr. 6. p. 341. n. 88. 11. AcTiNOMERis alata. A. alala Nut. Gen. Amer. 2 p. 181. DeCand. Prodr. 5. p. 676. n. 7. 12. RuDBECKiA nudiflora Bert. hispida; caule decurabenti- -adscendenle, subsimplici, monocephalo,peduncnlo lon- gissirao; foliis radicalibus late rhonibeis, triplinerviis, remote denticulalis^ caulinis inferioribus opposìlis; ra- dio siibnullo. 13. RuD. lanceolata Bert. hispido- scabra; caule ereclo, simplici, monocephalo ; foliis caulinis allernis, lanceo- lalis, trinerviis, iniegerrimis; squaaiis calalhi recur- valis, exiernis disco longioribiis. Proxima Rudbeckìae discolori Pursch., sed diversa fo- liis non spalbulalo-lanceolatis, sqnamis calalhi nec ovalis, nec oblusis, paleis receplaculi non acumina- lis, nec apice tìmbriatis. 14. Helianthcs gracilis Bert. caule erecto, sinoplici, mo- nocephalo, sparse piloso; foliis radicalibus oblongis, rosulalis, caulinis lanceolalis, opposilis, omnibus sub- triplinerviis, inlegris, ciliatis, supra hispidis, scaber- rimis; calalho discum subaequanle, squami* lineari» bus; ligulis radialìbus duodenis; achenio glabro, bia- ristalo. Ab Heliantho atrorubente L. diversus, licet proximus. 16. CoREOPsis callosa Bert. caule tetragono, erecto; foliis siibcoriaceis, oblusis, integerrimis, uninerviis, inferio- ribus oblongis, lanceolatisve , superioribus linearibus; calalhi sqnamis strialis, coloratis, externis rhombeis , internìs oblongis; ligulis radialibus suboclonis, apice grosse , obtuseque iridentatis. 364 BENDICONTO ACCADEMICO Appropinquaret Coreopsìdem angustìfoliam Ait. , si ba- berel omnia folia alterna, et lanceolato-linearia. 16. Cor. heterophylla Bert. caule tetragono, erecto, op- posite ramoso; foliis ternatis, inferiorum foliolis ova- lis, serralis, superiorum lanceolatis, aciiminaiis, sub- integris; squamis calatili biseriatis, serie singula oclonis; achenio elliptico-oblongo, glabro, bialato, apice bidentato. Appropinquaret Coreopsìdem trìchospermam Michx. , cu- jus esemplar possideo ex New- Jersey missiim ab ili. Coopero; sed in bac folia sunt quinalo-pinnata, folio- lis Iribiis supremis basi confluentibus, calalhi squamae externae patenles, lineari-oblongae, et velali oblon- go-spalhulatae. 17- Cov.. jasminifolia Bert. caule tetragono, dichotomo; foliis impari-pinnalis, foliolis ovaliS;, lanceolalisve, integris, basive denlalis, impari elongato, acuminato, simplici , triseclove; calalho ordine duplici, singulo octophyllo ; achenio cuneato-oblongo, compresso;, bi- alato, apice hirtulo, emarginato-bidentato. 18. Cor. cuspidata Bert. caule tetragono, erecto; foliis simplicibus, ternatisque, foliolis ovalis, lanceolatisve, serralis, impari longiore, peliolulalo ; achenio cunealo- -oblongo, compresso-tetragono, pappo quadridentalo, pubescenli-ciliato. Proxima Coreopsidi muticae De Cand- Prodr. 6. p. 671. n. 11. 19 ViGuiERA glandulosa Bert. glabra; caule erecto sim- plici; foliis alternis, radicalibus lanceolatis, caulinis lineari-subspalhulalis, omnibus infegerrimis, obtosis; squamis calalhi imbricalis, disco brevioribus, exlernis squarrosis. Haec species conjungit in se characleres Vigueriae, Leicluae , et ifarpa/j; ideo haec genera in unum con- jungenda mihi videntur, de qua re jam suspicatus fuerat CI. De Candolleus in Prodr. 6. p. 680. DEL PROF. A, ALESSANDRiM 36o Le nuove specie sono al solilo rappresentale in molle (avole coir ordinaria leggiadria e precisione. 5. Sessione 4 Dicembre 1845. Il Segretario partecipa al Consesso una lettera olTicio- sa dell' Astronomo della nostra Università Sig. Prof. Abate Ignazio Calandrelii, nella quale ringraziando l'Accademia per la sua recente aggregazione alla Classe dei Benedettini 0 Pensionati ofTie ancora in dono i seguenti suoi scritti già resi di pubblico diritto colle stampe* Il primo riguarda la bella Cometa apparsa nel Marzo 1843, e in questa Memoria sono dall'Autore riportati mol- ti passi di un manoscritto del celebre Cassini il quale nel 1668 osservò una Cometa somigliantissima a quella nell' Osservatorio di questa Università. Questo prezioso mano- scritto gli fu gentilmente comunicato dal fu Doti. Ceschi ultimo suo predecessore nella carica di Direttore del sud- detto Osservatorio. La Memoria è stampata in Roma 1844 in 4." di pag. 79. L'altro lavoro contiene alcune riflessioni sul calcolo dell'orbila elittica di una piccola Cometa scoperta in Ro- ma nell'Agosto del 1844. Si passa alla Lettura della prima parte di una Me- moria manoscritta inedita inviata all' Accademia dal Signor Doli. Giuseppe Generali Professore di Clinica Chirurgica nella R. Università di Modena , Memoria che porla per titolo — Ragguaglio di studj anatomico- fisiologici sulla struttura e fun-{ioni dell' iride — e della quale se ne darà conto compita che sia la comunicazione dell'intero lavoro, diviso dall' Autore in tre Parti distinte. 366 RENDICONTO ACGADEKIIGO 6. Sessione 11 Dicembre 1846. Il Sig. Prof. Gaspero Tonello dirige all' Accademia let- tera di ringraziamento, in data di Trieste 15 p. p. No- vembre , per la sua aggregazione fra i Corrispondenti. È partecipato il Programma di concorso ad un Pre- mio, pubblicalo dall' Ateneo di Brescia li 20 p. p. Ottobre, e che si legge per esleso inserito alla pag. 473 del Tomo IV Serie 2.^ di questi Annali, Dicembre 1845. In nome dell' Accademico Corrispondente Prof. Carlo Ignazio Giulio è offerto il libro seguente. Quarta esposizione d'Industria e Beile Arti al Real Valentino 1844 — Giudizio della Camera d'Agricoltura e di Commercio di Torino, e Notizie sulla Patria industria compilale da Carlo Ignazio Giulio — Torino dalla stam- peria Reale. Un voi. in 8.° di 441 pagine. L'Accademico pensionato Professore Luigi Casinelli legge una sua Memoria — Sulla serie in cui si svolge la tangente di un arco — . Una delle più difficili e laborio- se riduzioni , dalle quali dipende quella trasformazione del- le funzioni trascendenti, di cui tanto si giova il calcolo numerico di tali funzioni per qualunque caso, e per qua- lunque grado di approssimazione, che la pratica possa ri- chiedere, e per la formazione di tavole numeriche corri- spondenti, cosliluisce l'importante argomento trattato dal- l' Accademico. Egli ha intrapreso tale ricerca sui coef- ficienti della serie dati dall' immediata applicazione del metodo Cartesiano, e delle serie noie del seno, e coseno dell'arco stesso. Quanta è la difficollà di tale ricerca, con alirellanto coraggio e perseveranza veramente Euleriana venne affrontala dal Collega. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 367 L'Alunno dell'Accademia Dolt. Ferdinando Verardini incaricalo dal Presidente nella 1.* Sessione del correrne anno accademico di dar conto del contenuto nell'Opera del Sig. Doti. Luigi Farini — Sulle quistioni sanitarie ed economiche intorno alle Risaje — Soddisfa all' assunto impegno leggendo un sunlo dell'Opera stessa che qui si pubblica per intero. Occupasi questo dotto medico, dice il Verardini, solo delle risaje della Romagna, e di quelle di Lucca, delle prime e delle seconde perchè ha potuto di per se ed in luogo attin- gerne le cognizioni essendo slato esercente l'arte salutare nella Romagna^ ed ora pure da varj anni abitante lo suo- lo Lucchese. Descrive dapprima esatlamenle che cosa sia una risaja, e come si faccia non essendo conveniente, dice egli, e logico il pretermettere di dare una cognizione generale delle cose intorno cui la trattazione deve versare. Esatta conseguenza di questa sua descrizione si è di fare conoscere che non già l'acqua delle risaje sia, anzi debba essere di necessità stagnante ed impura, come dice il Puccinotii il quale così si esprime w che la natura es- senziale , inamovibile di una risaja è quella d' essere alimen- tata da acque impure e stagnanti; che la falsa teoria del- le acque limpide e correnti non si ha fallo che la com- provi, ed è un trasognamento menzognero simile a quello che nelle risaje non esistono elementi organici di putrefa- zione » e più oltre n che l'essenza immutabile di una ri- saja è d'essere nudrita e resa pingue nel suo prodotto da acque impure e stagnanti : che da questa sua immutabile natura dipende il suo inevitabile mefitismo, e che nessun governo al mondo avrà mai il potere di conciliare insie- me una risaja colla salubrità: che nessun' altra legge può escludere l'insalubrità fuori che quella dell'abolizione, co- me l'insalubrità di un padule non si toglie che togliendo il padule slesso ; e che essendovi questa assoluta ìmpos- 36S RENDICONTO ACCADEniCO sibilila cade del pari ogni diritto di privilegio per questo genere di putrida ed infesta coltivazione » ma prova il Farini essere corrive e di buona qualità in origine le acque irrigatorie , mentre queste e tolgonsi da' fiumi o torrenti col mezzo di chiaviche , guidansi da un canale , distribui- sconsi in fosse, raettonsi nelle ajuole per fori praticati negli arginetti superiormente, e ne escono per simiglianU inferiori, vengono in ultimo edotte da un fosso comune. Così descritte le risaje e provato il circolare delle acque, arreca il maggior numero delle opposizioni fatte alle risa- je e le ritenute più forti. E qui porta l'opinione del mi- lanese Berrà, di Francesco de Hildebrand , di Rozier, del Gioja, del Ragazzoni, del Decandolle, del Browne, del Bellani^ del Rosnati, del Capei, del Marchese Mazzarosa. Fa note le decisioni tenute nei congressi di Firenze e di Padova di molli medici sulla materia delle risaje^ e no- mina fra questi il Prof. Griffa; fa nota l'opinione del Frank ed altri fisici di molta fama sull'insalubrità dell'a- ria delle risaje. Terminato l'esame degli oppositori passa a contrabilanciare a questi altri nomi illustri che appog- giarono la coltura del riso, e si fecero forti a di lei favore. E qui trovo notati a cagione d'onore il Ghisilieri presi- dente dell'imperiale regia reggenza Provvisoria di Bolo- gna , il Mazzolani, 1' Eminenlissimo Cardinale Consalvi segretario di Stalo, 1' Eminenlissimo Cardinale Laute, r Eminenlissimo Cardinale Amat, l'Aldini, i Professori Matleucci e Belli, Melchiore Delfico, Grasselli. Porta in- nanzi una lite insorta per una risaja costrutta in vicinanza di Conselice dal Sig. Cosimo Morelli in terreno vallivo» imputata di rendere malsana l'aria in quel paese e delle vicinanze, e vinta dal Prof. Angeli d'Imola, d'onorata memoria, che difendeva il Morelli, e molli allri che per brevità lascio di nominare. Ben si vede con quale delicatezza abbia agito il DolN Farini esponendo le sen'c'.jjje a prò e contra delle risaje DEL PROF. A. ALESSANDRINI 369 nulla ommettendo , e non esagerando come suolsi dai più dei d'ilici i quali allettali dall'opinione loro, vanno trop- po olire sagrificando al vero ; quindi anzi a porre questo in maggior luce offre dei quadri statistici dai quali risulta che le morti degli uomini nelle località delle risaje da lui prese in considerazione, sono diminuite, che le nascite ed i malrimonj sonosi aumentati, segno evidente che e la in- salubrità dell'aria non si è accresciuta, e che migliorandosi le condizioni sociali di quegli individui impiegati alla col- livazione del riso più facilmente hanno abbraccialo lo stato conjugale, messi in più sicura via d'aver modo di man- tenere sé e la loro famiglia. Passa poi in rassegna tutte le opinioni dapprima emesse contrarie alle risaje, e di- gnitosamente confutandole riduce con molto ingegno la questione a' minimi termini, rendendo aperto l'esagerazio- ne, 0 trovando nelle espressioni dei contrarj le condizioni eque alle quali esso medesimo s'attiene, e che or ora accennerò. Fa conoscere che alcune epidemie febbrili a cui era stata assegnata qual causa la coltivazione del riso, era piuttosto da attribuirsi a circostanze cosmo-telluriche atmosferiche, ed alla qualità del fondo paludoso, mentre esso giustamente opina, che il fondo così dello nero delle cuore paludose, se venga imprudentemente smosso per la coltivazione del riso, emana tali miasmi morbiferi che inducono realmente mortalità agli uomini ; ed esso ha po- tuto esaminare che in certe annate sulle quali i contrari si appoggiavano per far vedere le cifre numerose dei mor- ii, furono in questi anni appunto portate alla superficie queste cuore putride per cui da ciò e non dalla coltura del riso debbonsi cercare le cause epidemiche, anzi inculca quale indispensabile avvertenza che in queste tali date cir- costanze bisogna colmare lo strato paludoso, al quale sco- po servono mirabilmente le risaje per il che innalzandosi il terreno miglioransi le condizioni delle località, quindi la rìsaja non è assolutamente dannosa alla salute dell' uo- N. Ann. Se. Natcr. Serib II. Tom. i. ìi 370 KENDICO«TO ACCADEMICO mo. Aramene che i lavoratori, in ispecie se montanari od altri che abitino in luoghi asciutti , e d'aria buona, i quali si portano alle risaje o per bisogno, non avendo lavoro, 0 per provvedersi di cose necessarie a loro ^ questi amma- lano facilmente in confronto degli indigeni; tiene per fer- mo essere la risaja dannosa alla salute degli uomini ed all'Agronomia se venga fatta in terreni asciutti ed accon- ci all'ordinaria coltura secca; ed anche che noccia per le arbitrarie derivazioni delle acque irrigatorie, e la improv- vida direzione delle scolatizie; che i fontanili o serbatoj d'acque stagnanti sono perniciosi alla salute, come anche la smoderala coltura del riso. A far conoscere che i quadri statistici sono per la massima parte non veri, e che le cifre a prima giunta, come egli dice, allettano le menti colla loro sempliciià, ma i calcoli falli colle medesime non hanno valore, se non in quanto prendono partenza da elementi chiari e ben de- finiti spende molte acconcie parole, e fa pompa di non ordinario sapere in questo ramo di scienza , e prova ma- nifestamente la fallacia delle comuni mediche statistiche. Egli dice che tre sono gli elementi di calcolo della stati- stica medica, voglio dire la infermità, la guarigione e la morte. Il primo è spesso incerto per le cagioni, spessissime volte complicalo, ed ignoto nell'essenza, e mollo facil- mente può venire male interpretalo da chi lo osserva; il secondo, che è la guarigione, per quanto sembri determinalo e positivo presenta varielà di tempo, di sicurezza e di modo che difficilmente si possono calcolare; e la morte che la negazione della vita rappresenta, e per questa parte è fallo uniforme e determinalo , è sovente non determinato rispetto alla sua cagione che è l'infermità, perchè eziandio colle più minute indagini anatomiche, microscopiche, e chimiche non ci è dato spiegarne il rapporto. Fra le molte imperfezioni de' quadri statistici di cui fanno pompa i me- dici, se ne incontra una maravigliosa ed è questa che ven- k DEL PROF. A. ALESSANDRINI 371 gono sommati gl'infermi, i guariti ed i morti, ed appena de' rimasti in cura si prende nota, ma de' cagionevoli non è molto, non è cifra mai. Eppure de' cagionevoli per col- pa di malattie pregresse e di male acconcie curagioni è fuori di dubbio fra' vivi un numero infinito; e la filoso- fìa della scienza potrebbe per avventura vantaggiarsi più dallo studio su questi che da qualsivoglia altro. Le vivaci orazioni accademiche sul pregio delle statistiche generali mediche che sono in usanza, possono concitare ad un plauso, perchè il cuore dell'uomo balte sempre alla mostra di un perfezionamento, ma chi non va in cerca di gloriuscole e fa risparmio del tempo , vede la necessità di porsi per altra via, onde andare in traccia del buono e del vero an- che con questo mezzo de' sommari confronti e calcoli. Bi- sogna poggiare i quadri statistici primamente sopra quei pochi elementi di confronto che abbiamo fra le cagioni meglio note, gli effetti meglio determinati e gli spedienti curativi più sicuri ; bisogna scendere nel ristretto campo delle particolarità e con pazienza dimorarvi a lungo, sen- za di che non si riuniranno mai i materiali di calcoli e di studi più estesi. Osserva progredendo che in natura essendovi molti luoghi paludosi, dai quali emanano principj contrari alla salute, così detti miasmi, l'unico mezzo di togliere col tempo questi mali, si è quello di formare delle paludi ri- saje , e risaje a colmata perchè queste a poco a poco in- nalzano il terreno, e migliorano come già si disse le lo- calità. Quindi sotto quest'aspetto deve essere favorita la risaja , e proibita solo in tutte le terre naturalmente asciut- te, ed acconcie all'ordinaria coltura. Che deve essere per ^'massima generale proibita anche in quelle basse terre che 5 naturalmente rimangono asciutte in primavera. Che deve «i essere proibita ogni ris.ija, alla irrigazione della quale si facciano servire acque corrotte , e stagnanti derivale da na- turali ed artificiali bacini. Che può tollerarsi la coltivaziu- 372 RENDICONTO ACCADEMICO ne del riso in qualche appezzamento di terreno che si pror scinga in primavera, o sia perennemente asciiitlo, quando questo sia compreso in una superficie di suolo paludoso che viene posto in colmata, e sistemazione. Che non può impedirsi la coltura del riso fatta con acqua di polla ^ o di fiume nelle vere paludi, ma che i governi debbono li- mitarle per giusti riguardi economici in quei territori nei quali si ha già troppa estensione di suolo acconcio a col- tura, a confronto della popolazione agricola. Che a pari circostanze di vantaggi economici deve sempre accordarsi la preferenza alla risaja irrigata da acque di fiume o tor- rente sopra quella irrigala da acqua di polla. Che i Go- verni debbono favorire le risaje in quelle contrade nelle quali la popolazione agricola sovrabbonda ai bisogni ed ai mezzi d'occupazione, specialmente se questa sovrabbondan- za cagioni indigenze ed anche emigrazioni periodiche. Che merita d'essere favorita ogni risaja colmante od in colmata la quale possa servire d' ajuto e mezzo al grande e per- manente beneficio del prosciugamento di vaste perniciose paludi. Che debbono proibirsi le irrigazioni per le risaje fatte con miscuglio d'acqua dolce colla salsa, o d'acque minerali o termali con queste. In fine dà le regole più opportune per regolare la coltura del riso, e propone di tenere a pubblico stipendio una commissione dipendente dal supremo rainisterio, e di costituirla di un ingegnere idraulico, di un medico, e di un agronomo fornito di pra- tiche cognizioni, e di un segretario, i quali tutti secondo la natura dell' ufficio loro dovrebbero giudicare e conosce- re delle speciali cose, relative al generale subjetto , e pro- cacciarne la osservanza dei regolamenti. Oltre di ciò do- vrebbero presentare ogni anno al governo un quadro di- mostrativo dei prodotti sporchi e netti delle umide colti- vazioni ed un altro della qualità e natura delle bonifica- zioni, della estensione dei prosciugamenti, della quantità delle piantagioni, delle fabbriche , e di lutti gli andamenti DEL PROF. A. ALESSANDRINI 373 economici della contrada. Curerebbero per tener dietro al movimento delle popolazioni, alle nascite, alle infermità, alle morti , ai raalrimonj , di chiamare in ajuto i parrochi ed i medici , dai quali dovrebbero richiedere quadri stati- stici, dei quali esso ne dà formole molto giuste e ragio- nate. Finalmente inculca di aver cura di compiere esatte osservazioni meteorologiche da servire allo studio delle an- nue costituzioni morbose dominanti. E couchiudendo dirò, che ritengo, a giudicare col mio poco sapere, che questa sia l'opera la più perfet- ta che intorno alle risaje abbia veduto la luce, e spero che otterrà l'encomio di lutti voi, mentre tenendo la via media fra i due estremi, quello cioè di favorir troppo, e di escludere affatto, esso indica e le circostanze in cui è di danno deciso la risaja, ed ove è di vantaggio, e ridu- ce la conclusione ultima del suo dire a questi sommi ca- pi » non potersi universalmente ed assolutamente proibire la coltura del riso in Italia senza calpestare la giustizia e tutti i riguardi di buona economia » dovere i Governi proi- birla soltanto in quei luoghi nei quali la scienza e l'os- servazione hanno insegnato che necessariamente è pernicio- sa alla sanità ed alla vita degli uomini, ed all'economia dello stato » dovere tollerarla dove un qualche male è compensato da maggior bene w dovere favorirla , dove o senza vcrun disordine presente, o con qualche lieve scon- certo prepara un sicuro beneficio nell'avvenire w in tutte le circostanze poi dover sovraintendervi con savj regola- menti, e provvide disposizioni che prevengano od impedi- scano gli abusi dei quali si è presa cognizione. 7. Sessione. 18 Dicembre 1845. In nome della Società editrice viene offerto all'Acca- demia il quadorno di Novembre p. p. dei Nuovi Annali delle Scienze Naturali. 374 RENDICONTO ACCADEMICO Anche il Direllore dell'Osservatorio meteorologico di Parma Sig. Piofessore Antonio Colla manda in dono i se- guenti due Opuscoli. Cenni sopra le quattro Comete telescopiche apparse nel principio del 1845, in 8.° di pag. 16. Considerazioni intorno ad una Ince particolare che manifestasi con frequenza di notte verso la parte boreale del cielo. Dalla Rivista ligure Fascicolo 1.° 1843. in 8." di pagine 8. Si prosegue la Lettura della Memoria del Sig. Prof. Generali di Modena « sulla struttura e modo d'agire del- l'Iride » esponendone nella seduta d'oggi la seconda parte. L' Alunno dell' Accademia Sig. Doli. Enrico Giacomelli incaricato nella seduta del giorno 13 p. p. Novembre del- l'esame e riferimento sul contenuto nella Memoria dei Sig. Dott. Filippo Pacini di Pistoja — Nuove ricerche microscopiche sulla tessitura intima della Retina dell' uo- mo. Bologna 1845. — che fu dall'Autore offerta in dono al Cdoscsso Accademico, soddisfa oggi all'assunto impegno colla lettura del seguente sunto dell'opuscolo slesso. La Memoria, dice il Giacomelli^ è divisa in tre ca- pitoli. Il primo capitolo si riassume nelle riflessioni prelìmi- nari sugli elementi morfologici del sistema nervoso, o par- ticolarmente della porzione corticale dell'Encefalo. Nell'En- cefalo, nella Retina, non che ne' ganglii periferici^ ri- duce l'autore le varie specie di elementi morfologici, a quattro. 1. Li Ganglii Nervosi. 2. Nuclei Nervosi. 3. Cellule Nervose- A. Corpuscoli gangliari. Di questi elementi ne dà chiara e semplice esposizione, se non che l'Autore si ar- resta a combattere l'opinione del Mandi, per la quale il Micrografo Francese misconosce uno degli elementi il più DEL PROF. A. ALESSANDRINI 375 appariscente, ed il più cospicuo della Relina, voglio dire i nuclei nervosi, confiilazione nella qnale l'Anatomico Pi- stoiese, è riuscito ad addimostrare con molla chiarezza e precisione, la esistenza costante e normale di tali nuclei. Infatti nelle tante indagini microscopiche , ha potuto con- vincersi che li granuli nervosi o nuclei , occupano una lo- calità distinta e differente nella massa corticale, e che questa mentre presenta la slessa disposizione, circa ai cor- puscoli gangliari, ed alle cellule nervose, è differente però da quella del Cervelletto in rapporto de' nuclei nervosi, i quali sono misti insieme e non formano due strali di- stinti come nel Cervelletto; queste indagini vengono raf- forzate dall' osservazione ad occhio nudo dello strato più superficiale della sostanza corticale del Cervelletto, per es- sere formato di granuli nervosi, nulla di lutto questo si osserva nella Corticale del Cervello ove questi elementi si trovano misti. Dopo avere premesso ciò egli riprende a combattere l'opinione del Mandi, dimostrando chiaramente che l'avventizia ed accidentale apparenza de' nuclei ner- vosi volute da lui, tenesse all'esame fatto in differenti condizioni. Nel secondo articolo vengono comprese le nuove ricer- che microscopiche sull'intima struttura della Pielina. Di- chiara dapprima che per le moltissime osservazioni da lui istituite, la tessitura fondamentale della Retina è la stessa in lutti li vertebrali, vale a dire, che essendo costrutta sopra un medesimo tipo essa si compone di un medesimo numero di strati sovrapposti col medesimo ordine, e cosU- tuita della medesima qualità di elementi morfologici. Dopo avere esposto il metodo che egli ha tentilo nelle sue os- servazioni dichiara aver osservato nella faccia concava della Relina una membrana che le è propria, la quale egli mol- to saggiamente denomina Membrana limitante perchè ne segna il limite e ne ricopre la sua parete esterna; questa membrana 1' Henle chiama epidermide solida della Retina, 376 RENDICONTO ACCADEMICO e la riguarda come un epilelio deHa Retina slessa. L'Au- tore la descrive trasparente, ma cimentata coli' acido aceti- co vi compare un delicatissimo epitelio formato di cellule pavimentose avente nuclei , la quale si distende colla fac- cia esterna sui processi ciliari , e nella interna si continua colla membrana jaloidea. Osservata in massa la Retina per mezzo di ingrandimento, essa compare delimitata in- ternamente della membrana delimitante, esternamente dal pigmento nero. Nella disamina istologica istituita dall'Au- tore è composta di cinque strati. 1. Fibre sottilissime nervose che Mandi appella, Gbre a doppio contorno. 2. Strato di cellule nervose. Corpuscoli grigi di Mandi. 3. Fibre grigie tali dette dal Mandi. 4. Nuclei nervosi descritti da Ehrenberg, e da Mandi negate essere normali. 5. Finalmente membrana di Jacob composta dai cilin- dretti 0 coni. Nella disamina del primo strato, egli fa noto quali avvertenze adopera onde questo strato si presenti solo e semplice, massime relativamente all'innalzare ed abbas- sare del fuoco del Microscopio, giacché nell' eccedere di questa manovra le dette fibre si presentano a linea in- crocciala quando che la loro posizione normale è più o meno obbliqua. La spessezza delle fibre di questo strato è estremamenle esile, per cui possono considerarsi le piiì fuggevoli delle fibre bianche del Sistema Nervoso. E qui l'Autore non tralascia di far parola dell'opi- nione de' Micrografi intorno la direzione e terminazione di queste fibre nervose, ed aggiunge che le sue ricerche li danno il diritto di asserire che la direzione di esse, a partire dal centro della relina, sono raggiale, di poi ob- blique, e finalmente paraleile alla zona ciliare dalla quale sono per T intervento della membrana limilanle separate. Dalla direzione di queste fibre che l'Autore così descrive. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 377 Terrebbe a dimandarsi , se queste grandi arcate costituisco- no le così dette anse terminali. La risposta che egli ne dà è dubitativa, diibilaliva perchè egli vide bensì queste anse terminali nella relina, ma siccome in ossa vi è un altro strato di fibre nervose, non potè determinare se all'uno od all'altro strato appartenessero, più ancora, dapoichè tali anse le avvenne due sole volte di osservarle. Tali dub- biezze più oltre vengono meno e le distrugge appena na- te, e se egli dice due volle solamente le vidi, né le rico- nobbi sì numerose, regolari e distinte, che non posso cre- derle normali, e se tanto di rado, egli fu forse per la particolare e limitata regione della trama nervosa che es- se occupano. 2. Strato. Questo è facile a riconoscerlo per la tanta diafaneilà de' suoi elementi morfologici , ed è perciò age- vole il dilimitarlo dal 1.°. Allorquando si prema dolcemen- te sulla membrana delimitante ed il primo strato, questo si rompe e lascia da tale sconlinuo passare molte vesci- chette più 0 meno raggrupale che nuotano nell' umore che bagna la parte, e queste costituiscono il fondamento che li Micrografi allcmanni chiamano corpuscoli globiformi grigi, e che il Pacini appella cellule nervose. Lungo sa- rebbe il volere accennare quali metamorfosi soffrirono sot- to le indagini che 1' Autore vi istituiva mano mano che le esaminava. Solo accennerò una circostanza rimarchevolis- sima, che dessi sono in diretta comunicazione col terzo strato per mezzo di una particolare fibra nervosa, nello slesso modo che la corolla del fiore si impalma sullo ste- lo, e siccome tale osservazione è dubbia per molti, così la sottopose ad indagini comparative e queste corrisposero puramente e semplicemente ne' Mammiferi, negli Uccelli e ne' Pesci. 3. Strato. Questo strato sembra dapriraa problematico, per la sua omogeneità e trasparenza, pure si osserva di un colore giallo rossiccio in tutte le classi de' vertebrati. 378 RENDICONTO ACCADEMICO Nell'uomo qualora si esamini la porzione che è intorno al foro centrale desso è più cupo e costituisce la macchia centrale del Soeramering. Questo strato lo dichiara costi- tuito delle fibre stesse che nel secondo strato si vedono adese alle cellule nervose, e ne dà le dimensioni compa- rative istituite su molli Mammiferi, Rettili o Pesci, e sic- come quivi entra in minuti dettagli sui rapporti di sua connessione col secondo e quarto, e sul loro probabile decHssamento, così riassume queste cose ne' seguenti co- rollari. Che li elementi di cui è composto, sono costituiti di fibre particolari nervose, fasciate da una sostanza amor- fa , però distinte dalle fibre del primo strato. Che queste fibre non terminano ad ansa come la maggior parte di quelle del primo, e che invece il loro esterno periferico va ad aderire alle cellule nervose del secondo, di modo tale che considerando queste cellule quali corpuscoli gangliari semplici , il primo ed il secondo strato riuniti, formerebbe- ro un vero sistema gangliare. Per ultimo siccome le fibre del 1.° e 2." strato nella retina offrono una posizione in- versa di quella che queste stesse fibre hanno col nervo ottico, e siccome nella retina le fibre grigie sono più su- perficiali delle bianche è duopo ammettere secondo l'Au- tore che le due sorte di fibre si decussino nel punto di entrata del nervo ottico nel globo oculare, per cui così imaginata la figura schematica si avrebbe in allora nell'in- tervallo fra le fibre grigie e bianche della retina, le cel- lule nervose del 2.° strato. 4. Strato. Esso è un poco più compatto del preceden- te, ed è composto di più piani di corpuscoli avvertibili alcune ore dopo la morte dell'animale; questi corpuscoli sono li identici descritti dal Ehrenberg nella sostanza cor- ticale dell'encefalo, negali essere normali da Mandi e che l'Anatomico di Pistoja per i loro caratteri di cellula de- nomina corpuscoli gangliari nervosi. Questi corpuscoli li incontrò sempre in serie lineari o paralleli alli cilindretti DEL PROF. A. ALESSANDRrNI 379 della membrana di Jacob, clie formano il quinto strato. Questo sliato che è 1' ultimo della Relina, e che per- ciò ^ in conlalto colla coroide, è formalo dai cilindretti del- la Membrana del Jacob. Questi ciiindrelli che sono traspa- renti ed orizzontali all'asse verticale della Relina, alcune volle si piegano ad arco , e tanto da formare un disco. La somma loro trasparenza e lennilà sembrerebbe chiudere la via a ricercare li suoi componenti morfologici , ma sce- gliendo come lo fece l'Amore la Relina de' Balracci, si vede ad evidenza una infinità di strie trasverse disposte co- me nei fasci primitivi muscolari, per il che si può pre- sumere che essi sieno formali di elementi tennissimi in forma di dischi sovrapposti li uni alli aliti, e tale creden- za si avvalora per li recenti lavori di Bowman e Sladel- mann sui fasci primitivi de' muscoli. Per ciò che si rap- porta alli coni inclina all'opinione di Henle, cioè a dire che questi coni semplici o gemelli sono due formazioni ben poco dissimili, e forse ideniiche sostanzialmente, non in altro differenziando che nella forma esteriore essi pure composti di cellelle nervose, ed analoghi alli cilindretti del- la Membrana del Jacob, membrana che è limitala dal lato della coroide, dalle cellule pigmentarie o nero pigmento. Quivi mi concederete, 0 Signori , di soffermarmi un istan- te per dare tributo giustissimo di priorità a Carlo Mon- din! vero orgoglio della Scuola Anatomica di Bologna. La priorità del lavoro del Mondini si rileva nelle carie de' Commenlarii di questa illustre Accademia volume VII del- l'anno 1791 nel Titolo de Oculi pigmento. Li anatomici di quell'era riguardavano il nero pigmento come una molle pasta, una vernice, un meconio. Il Mondini invece lo di- mostrò essere una membrana avente una ammiranda strut- tura, vagamente ed eleganlemente intessula, composta di innumerevoli globuli rilegati a vicenda fra loro. Questa la studiò in parecchi ruminanti, ne dettò li rapporti di contiguità organica e per ultimo ne stabilì il di lei fun- 380 RENDICONTO ACCADEMICO rìonare fisiologico. Non intendo, o Signori, rammentando quanto al celebre Mondini appartenga il diritto di aver cooperato a questa importante osservazione, proporvi cir- costanza a voi ignota, ma voleva giustizia che io richiamas- si la sempre viva memoria di questo benemerito concitta- dino per rendergli il mio modesto omaggio alla sua in- contestata celebrila. Così delineata la morfologia de' cinque strali, discor- re del foro centrale della Relina Umana, che secondo l'Autore viene costituito dal bordo terminale di tutti li strati che la compongono, mentre la macchia gialla che questo foro circonda si arresta al 3.° strato, il quale nel restante della sua estensione ha un colore particolare, ed in fine descrive la terminazione di tali strati dicendo che il 1.", 4.°, 5.** strato si arrestano al cerchio ciliare, men- tre il secondo ed il terzo si prolungano sul cerchio istesso e forse ancora sull'iride. A conferma maggiore di tali osservazioni comprendeva negli esami microscopici non solamente tulle le classi de' vertebrali ma ben anco le sotto classi de' Rettili e Pesci, e sì in quelli che in questi ne verificava essere la tessitura della retina tipicamente la stessa, e sì fortemente animalo di tanta armonia organica portava le indagini sulle specie più elevate delle grandi divisioni de' Molluschi ed Arti- colati. Tentando ora un qualche rapporto fra il tipo della Retina di questi e quello de' verlebrati l'autore ne rileva che la retina de' primi non contiene che una sola qualità di fibre nervose. Queste fibre che terminano ad ansa cor- rispondono a quello del 1.** strato de' Vertebrali, mentre per la loro costituzione, e per i loro rapporti sarebbero a riferirsi a quelle del 3.". II secondo de' vertebrali lo troviamo rappresentalo da corpuscoli che sono sulla faccia concava della Relina de' Cefalopodi. In quanto al quarto viene rappresentato da numerosissimi nuclei nervosi che DEL PKOF. A. ALESSANDRINI 381 Irovansi dispersi lungo l'andata del nervo ottico. Da ulti- mo pur della Membrana Jacobea l'autore vi troverebbe l'analogo ne' Cefalopodi, e sarebbero certe vescicole tra- sparenti sulle quali si addossano alcuni corpuscoli pigmen- tari di forma semilunare. L'ultimo Capitolo comprende le considerazioni critiche e bibliogralìche costituite sulla tes- situra della Retina de' Vertebrali. L'Autore enumera lutti i lavori sì speciali che complessivi falli sulla Relina co- minciando da Valsalva, Morgagni ed Mailer, e più recen- temente da Henle, Valentin, Hannover e Mandi. Percor- rendo i lavori di questi si vede che mano mano che la Istologia progrediva nuovi elementi si scoprivano in essa, e da Winslow che fu il primo a dubitare ragionevolmente che la Relina a motivo della sua mediocre spessezza con- sistesse nella pura e semplice espansione del nervo ottico, si attendeva già che altri elementi, oltre le fibre nervose, slessero a complicarne la struttura. Infatti un Italiano, il Fontana, fu il primo che nel 1782 distinse uno strato di fibre nervose dallo strato de' corpuscoli nucleari. Per la scoperta di questo Anatomico e Fisiologo si aprì il campo a nuove e più estese cogni- zioni, e ben si può dire che egli diede la mossa alle belle ricerche microscopiche di Wagner, Langenbech , Weber, Mayer, Burrow eie. Falla una analisi complessiva de' la- vori di questi sapienti Allemanni benché conduca a far vedere che lutti li elementi morfologici che l'Autore ha descritto nell'intima tessitura della Relina irovansi chia- ramente espressi da essi, tuttavia era ancora un deside- ralum la coordinazione tanto di elementi quanto di rap- porti , ed ognuno sa come malgrado tante investigazioni fossero incerii li concelli che si avevano sulla tessitura generale della Retina. E a vero dire presi in complesso li Micrografi ammisero li strati retinici descritti dai Pacini, ma mentre l' uno ammetteva il secondo strato negava il terzo, l'altro verificalo il terzo dubitava del quarto, op- 382 RENDICONTO ACCADEMICO pure di questo e dell' ultimo ne formava un solo. Queste incertezza venjjono sgombre dalla scienza per le osserva- zioni del Pacini, osservazioni che gli danno il diritto di aver egli pel primo fissati numericamente gli strati retinici, di- mostrati questi costanti a lutti li vertebrali, e demarcali chiaramente i loro mutui rapporti. Prima di dar termine alle mie parole debbo ancora osservare che oltre il merito scientifico di questa memoria, che ho avuto l'onore di accennarvi, non posso preterire di tributare le dovute laudi per la facilità dello stile, la ricchezza di una fraseologia esattamente determinata , com- binata alla esigenza della concisione Scientifica, sicché sot- to qualsiasi aspetto vogliasi esaminare merita plauso ed ammirazione così per la sostanza come per la forma. Non credo perciò presumere troppo giudicando se per i risul- tamenti scientifici che scaturiscono da questo lavoro oltre portare onore all'Autore rifletta un raggio allo splendore della nostra Penisola la di cui gloria intellettuale, anche a' dì nostri, non manca alla nostra missione di portare alla scienza un ricco tributo. Unita questa alle molte produzio- ni che onorano la scienza valga per una protesta la più legittima contro alcuni rimproveri che non di rado vengo- no ingiustamente diretti al nostro Paese , per la indifi'eren- za che manifesta per i gravi ed utili studi. Non voglio abusare del vantaggio che avrei per convincere d'ingrati- tudine coloro che ingiustamente si attaccano ad una steri- le denigrazione verso questa Terra che per ben due volte fu il suolo eletto a spargere sull' Europa, la più ricca, la più dotta e la più originale civiltà. ( sarà continuato ) INTORNO ALLE SCRITTE COLONICHE L'avere io letto in qualche foglio pubblico riferito in parte il mio sentimento intorno a vorie quistioni agrarie, e particolarmente nel Felsineo del 1.° Maggio 1846 relati- vamente alla proposta (li una Nuova scritta del Bestiame, e nell'altro del 15 detto , intorno all' Z7jo dei Cavalli ncl- l' Jgricollura, mi menerebbe in necessità di rendere piena ragione del sentimento stesso. Ma poiché ben pochi sono quelli ai quali possa interessare di conoscere in ogni parte siffatte quistioni, e poiché d'altronde a me manca il tem- po per occuparmene, io credo di poter bastantemente sup- plire avvertendo che, intorno a (|uest' ultima questione, per dare all'argomento la necessaria chiarezza, sarà suffi- ciente di richiamare sotl' occhio il mio Rapporto pubbli- cato due anni sono per Allegato dello stesso Felsineo, ed ora parimenti citato nel surriferito Foglio del 15 Maggio. Per quello poi che riguarda la questione della 5cri;ra, po- tendo taluno aver desiderio di conoscere come io la pensi in fatto di novità, e di riforme agrarie, reputo non fuori di proposito di pubblicare la seguente lettera da me indi- rizzala il 3 Ottobre 1845. Al Chiarissimo Signor Professore D. ALESSANDRO RUSCONI SEGRETARIO DELLA CONFERENZA AGRARIA DI S. GIORGIO DI PIANO a Cento. Liroiic 3 Ottobre 1855. Io sono debitore di risposta alla gentilissima sua del 23 Giugno, e se nei tre mesi scorsi non fossi stato sem- pre occupatissimo, e per lo spazio di due di essi fuor di 384 INTORNO LE SCRITTE COLONICHE paese io mi vergognerei di adempiere così lardi il mio dovere. Le chieggo adunque perdono^ e la prego di vo- lermi scusare presso celesta Rispellabilissima Conferen- za, clie troppo ha voluto onorarmi mandandomi in do- no un esemplare a slampa dei suoi Pensieri Economi- co-Agrari (1). La prego inoltre di voler rendere alla medesima le dovute grazie, significando altresì ai Signori Componenti di essa di avere io letto con somma compiacenza le mas- sime contenute ne' loro scritti: dai quali ho potuto com- prendere quanto giusti, e ben fondati sieno i loro pensie- ri, e con quanta rettitudine si dirigano i loro sforzi al miglioramento delle coltivazioni, che nelle due Provincie limitrofe sono adjacenli al centro de' loro sludj , e delle osservazioni loro. Avrei desideralo ancora di meditare l'applicazione di dette massime nella relativa Blodula di Scritta Colonica, perchè sono ben persuaso che l'avrei trovala corrispon- dente a tali principj,, ed istruttiva insieme. Ma, oltreché il difetto di tempo me 1' ha impedito, confesso sinceramen- te che le mie scarse cognizioni di pratica ovunque^ e prin- cipalmente in coleste parti, mi avrebbero reso poco profit- tevole l'occuparmene. Per formarsi una giusta idea di que- sta parte tanto interessante della pratica agraria particola- re di un paese , bisogna conoscerne perfettamente le qua- lità fisiche, e le economiche. Ora io poca notizia ho delle prime, ninna delle altre. Dunque è chiaro che il mio di- scernimento in questo non può andare più oltre delle ge- neralità; vale a dire poco avanti. E poi è superfluo che io soggiunga di pili per darle a conoscere, che io non dico questo per complimento, ma per intima persuasione, dapoichè quanto trovo avvertito dalla Commissione di Re- (1) Pensieri Economico-Àgrarii. Cento 1845. Per la Ved. Lanzoni y e Michele Soffriti. LETT. DEL PROF. G. CONTRI 385 dazione nei suoi Cenni riguardanti i pensieri intorno ad una Modula di scritta ecc. (J) ilice precisameiUe, e me- glio di quello che io potessi farlo, tutto ciò clic dire si potrebbe ora da me nel proposito. Permetta tuttavia, Sig. Professore gentilissimo, che io le esponga candidamente una mia riflessione , forse inopportuna, ed erronea, ma però tale credo io da poter stare in linea colle altre molle che si sentono da tanti e tanti, i quali tutto giorno parlano di Agricoltura, ed ecci- tano gli altri a parlarne, e spiegano, e decidono; Dio sa poi come. Oggi in AgricoltlTfa non si parla che di rifor- me; ed i codici, e gli statuti, e le scritte sono argomenti di moda. Particolarmente quest' ultimo è il più prediletto, ed oramai ogni proprietario (al dire di molli) è persuaso (1) Fra questi Cenni che tiovaiisi inseriti nella citata Operetta in seguito dei Pensieri relativi alla Modula ecc. leggesi a pag. 26 il seguente passo. E per antivenire le di- cerìe di chi è uso a guardare dette cose la sola superficie , e quali potrebbero nascere dal vedere menzionale laute Mudule facciamo osservare, che, come dice il Conte Filippo Re, sb è VNÀ PAZZIA IL VOLER CERCARE V!f SISTEUA GEXERÀLE DI AGRICOLTURA egualmente sarà una pazzia il voler proporre una sola Modula di Scritta di Mezzadrìa Colonica; perocché se è vero che una scritta di un Contratto Colonico- Mezzadrile deve essere la espressione dei rapporti, che in ordine sempre alla equità , e alla rurale economia hanno da regnare fra gli Elementi del Contratto , è egualmente vero, che questi rapporti dal punto che possono andare soggetti ad alterazioni indotte , o consigliate da particolari circostanze sia dei contraenti , sia della materia del contratto , fanno che la loro espressione non possa presentarsi sotto un' unica forma , ma bensì setto tali , e tante, quante, e quali sono le alterazioni indotte, o consi- gliate , e perciò che molti formi esser possano le Module delle Scritte. ^. ANN. Se. Natitr. Serie II. Tom. i. 35 386 INTORNO ALLE SCRITTE COLONICHE che senza una nuova scritta di Me^^adria non si possa più tenere a freno ii colono. E certamente fintantoché io pongo mente in genere ai disordini delle campagne non so disconvenire della necessità di mettervi un ordine. Ma quando poi sono condannato a parlare con questi riformatori di leggieri mi accorgo che essi non sono lutti mossi da uno stesso principio, e mi veggo quindi tentato di separarli in più classi, che per esempio si potrebbero ridurre a quattro. Perchè altri per effetto di poltroneria vogliono una scritta precisa, e chiara, pretendendo che un pezzo di carta possa tener luogo di quella attività, e di quella di- ligenza che essi non posseggono, e che pur dovrebbero possedere. Altri l'attendono per potere con una carta alla mano, piena di minutissimi articoli, angariare i loro con- tadini, e vessarli, e smungerli d'ogni part«, persuasi che il profittare smodatamente sopra i sudori de' loro coloni, e Io spogliare questi per vestir sé sia per recar loro maggiore utilità di quella che attendono dal coltivare la terra sempli- cemente da uomini probi, ed onesti, e vivendo in pace, e concordia coi coloni medesimi. Dal quale loro avidissi- mo desiderio tanto sono acciecali, che vorrebbono anche persuadere altiui esser questo il vero mezzo per assicu- rarsi delle proprie rendite senza litigi; ed è quindi del tulio vano il tentare di persuader loro che la cosa in fatto riesce in contrario, e cioè che quella scritta quanto più è minuta più vale ancora a moltiplicare le liti anziché ad im- pedirle. Altri, amatori della agricoltura piultostochè coltiva- tori; bramosi però di grandi rendite, ma senza conoscere la vera strada del conseguirle; forniti fors' anche per lettura di un qualche lume di teorica, ma sforniti delia pratica quanto è necessario per poter dirli in apparenza istruiti in sostanza i- gnoranti, vorrebbono la scritta che portasse per conseguenza ne' loro coloni un tale aumento di attività , e di industria da renderli operatori di veri miracoli jier prodigiose rendile LETT. DEL PROF. C CONTRI 387 ne' lerreni da essi lavorati. I quali indiscreti proprietarj poi non possono avere tanta capacità da comprendere che i coloni non sono né infingardi né trascurati , ma sono in- vece essi medesimi che sbagliano nel non saper valutare la forza delle proprie terre, e della propria condizione economica: per la qual cosa la carta per essi non serve che ad accrescere le molestie, e le noje, ovvero a spa- ventare eziandio, e ad allontanare da' loro poderi i buoni lavoratori. Finalmente altri vi sono che vorrebbono la scritta semplicemente per quieto vivere, perchè troppo li tormenta la dilTidenza, ed il continuo sospetto: e questi proprietarj cli« pur vorrebbono signoreggiare nelle loro terre senza e- sporsi né alla scaltrezza, né alle beffe de' contadini , e che pur s'ajulano coir opera del Mastro di Casa, e del Fattore, ma poi non si fidano né del Fattore , né del Mastro di Casa, né di sé medesimi, implorano inoltre per nuovo rinforzo contro la propria dappocaggine quel pezzo di car- ta; e sono ben da compiangere se non comprendono come quel pezzo di carta non ha, e non può avere una forza magica, voglio dire ch'egli non può a favor loro ispirare ne' coloni il rispetto, e la buona fede; che anzi ad altro non serve che ad accrescere la malizia colonica , e la re- ciproca diffidenza. Ecco dunque poco a poco sviluppata la mia opinione 0 errore che sia ; perciocché troppo io sono persuaso che il miglioramento della coltivazione, l'aumento, e la sicu- rezza delle rendite dipenda, più che dai patti, dalla ele- zione de' buoni coloni , e dal sapersi procacciare la loro benevolenza, la rispettosa loro confidenza. Le quali acqui- stale una volta vidi ancora in più occasioni esser non poco giovevoli a contener ne' limili del dovere quelli che non fossero traviati interamente. Il che tutto in altri termini esposto vai quanto dire che, invece di pensare alla com- pilazione delle scritte, pensar si dovrebbe a divenire iulcl- iigenii , aitivi , ed onesti proprietarj. 388 INTORNO ALLE SCRITTE COLONICUB E già d'altra parie io non credo che una minuta scritta a lutto proveder possa , né credo che nello stender- la lutto si possa prevedere. Ma nna minuta scritta di cerio potrà sempre far questo di male, da rendere cioè giorna- liere, e continue le inquietudini quanto più i patti sono assoluti, e moltiplicati; ed il potare, il mietere, il ven- demmiare, se regna la buonafede, e la confidenza, potran- no bene eseguirsi dal più al meno in modo vario , e tut- tavia senza contese, secondo le momentanee circostanze, ed il buon discernimento. Dovechè invece se manchi la buona fede, e la confidenza, colla minuta scritta alla ma- no sarà sempre aperto il campo, perchè un inquieto, igno- rante, infingardo proprietario chiami davanti al Tribunale il suo contadino per aver tagliato un capo di più o di meno alla vite, per aver mietuto la mattina piultostocliè il dopo pranzo, per aver vendemmiato il giorno avanti an- ziché il giorno dopo la Festa di S. Petronio. Per poco che uno abbia di sperienza in Agricoltura dovrà essere con- vinto, che in atto pratico molte volte quello stesso lavoro che uno ordina in Città, non lo avrebbe né ordinato né fatto eseguire se si fosse trovalo in campagna, presente sul luogo, in cospetto della natura, e delle locali, e mo- mentanee, e direi quasi istantanee occorrenze. Dunque ri- petiamolo la scritta o sta sul generico ed è inutile, o va pel minuto ed è dannosa. Ed è questa la ragione per cui in altra Conferenza, essendo io pure concorso colla mia poca capacità alla for- mazione dei singoli articoli di una scritta, me ne dichiarai soddisfatto, e poi consultato nuovamente intorno ai mede- simi per la loro riunione nella scritta compilata non seppi approvarli. Nel quale mio procedere i meno veggenti tro- varono contradizione, ma non così i buoni pratici, i quali per loro propria sperienza conobbero non essere la con- Iradizione nel mio sentimento, ma bensì nella natura del- ia cosa. Perciocché que' precetti medesimi che staccatamente lETT. DEL PROF. G. CONTRI 389 sono Utili, e savi, riguardali come materia di regola, ed in genere istruttiva, riguardali invece come materia legale, e di patto assoluto cessano di essere tali, per le grandi eccezioni che corrono nel loro complesso, nell'eseguimento simultaneo de' lavori, e nell'intralcio frequente delle sta- gioni; ond'è anzi che per Io più divengono ancora nella loro espressione motivo gravissimo d' incertezza , e di er- rore. Dico io adunque che il vero nostro bisogno, presente, solenne, ed oltre misura grave quello non è della scrina, ma bensì più veramente quello di educazione, e d'istru- zione. Delle quali due cose poiché vediamo sì stranamente basata, e diretta la seconda, e poiché sappiamo che la prima dall'altra interamente dipende, non so quale possa essere l' incamminamento , e l'elfetto. Pensi chiunque che nella mev^'^adria il padrone, ed il conladintì sono due socj; che il contratto si fa dal padrone per una specie di quieto vivere; che in esso contratto il padrone si abbassa (diciara così per seguitare la volgare espressione, ma non il vero) al grado di semplice coltivatore, ed il contadino operajo s'innalza verso quello di proprietario coltivatore; che l'u- nione è formata dall'interesse reciproco, e quindi nasce la quiete, e l'ordine. Ma se tutto questo non è stretto an- cora da un legame più forte, quale si è quello della scam- bievole confidenza, e di una giusta estimazione, io ho per nulla tulle le briglie del diritto, e della autorità. Dunque ripeterò asseverantemente Educazione, ed Istruzione, e vedremo le Scritte ridotte a quella semplici- tà, ed a quella brevità , che sole produr possono la tran- quillità, e l'ordine; primi fondamenti di qualunque Agra- rio Sistema. Perdoni, o Signore, se non avendo l'onore di cono- scerla personalmente , troppo ho abusalo della di Lei bon- tà, e sofferenza. Lo attribuisca, più che all'indiscretezza mia, a quella di coloro che più volte mi hanno interrogato 390 INTORNO ALLE SCRITTE COLONICHE intorno all'Operetta di cotesla Illustrissima Conferenza, e sapendo che io l'aveva ricevuta in grazioso dono, mi han- no voluto far credere che, oltre ad un doveroso riscontro, si attendeva ancora da me il mio parere intorno a quella. Forse essi mi hanno detto cosa che non è , e se ben ri- fletto a qnel che io vaglio realmente non debb' essere. Ma però fra tanto l'aver io esternalo il mio sentimento, qua- lunque sia, ad una persona che molto stimo, sarà per me sempre di una qualche soddisfazione, e mi dispenserà d'ora in poi dall'entrare in discorso intorno a questa materia con persone, le quali pensano troppo da me diversamente, perchè possiamo intenderci , e venire ad una qualche con- clusione. Le massime stabilite in questi Pensieri Econo- mico-.■Sgrani mi hanno ispirato confidenza, e coraggio, poiché, se non erro del tutto, io posso credere che esse non ripugnino alle ciarle di questa lunghissima lettera. Io sono qui a godere un po' d'aria di campagna, e più vicino a Lei di quello che lo sia d' ordinario, stando- mi più spesso 0 in Bologna, o nelle vicinanze. E se qui ancora non fossi tuttavia molto occupato, e spesso in giro qua e là per bisogno, avrei voluto soddisfare il mio desi- derio di recarmi a Cento per procurare a me l'onore del- la sua conoscenza personale. Ma non potendo condur ciò ad effetto, questa mia lettera le attesterà il dispiacere che ne provo , e le protesterà insieme i sentimenti della parti- colare mìa stima coi quali mi dichiaro Suo Devotissimo Servo Giovanni Contri. RELAZIONE intorno a un metodo opportuno per conferire alle elettrodorature la maggiore consistenza ed ele- ganza, presentato dall'Artista Massimiliano Cà- VANi all' Accademia di Scienze , Lettere ed Arti di Modena li 19 Luglio e 30 Dicembre 1844 ^ e dall'Accademia stessa sottoposto al giudizio dei Socj Prof. Cav. Stefano Mari ani ni, e Prof. Ge- JUINIANO GrUIELLI. Dietro le comunicazioni accademiche, e le pubblica- zioni presso noi occorse in ordine ai moderni metodi elet- tromelalliirgici, i più abili artisti orefici ed orologiari di questa Città hanno ben presto dato opera intorno a simili pratiche, rivolte in ispecie alle elettrodoralure. E invero Modena non resta certamente seconda ad alcun' altra Cit- tà per artisti fattisi di buon'ora valentissimi nell'arte no- vella risguardante le dorature elettro-chimiche, delle quali fu pure dato bellissimo saggio alla pubblica esposizione di questa nostra Accademia di Belle Arti nel Giugno 1844. Fra gli artisti modenesi poi, che si sono occupati intorno a siffatta materia, rOrologiaro Sig. Massimiliano Cavani è ricscito ai più interessanti risultamenti nell' impartire alle elettrodoralure la maggiore resistenza ed eleganza, con un metodo fttndato su opportune cognizioni fisico-chimiche e sagacissime pratiche artistiche. Kel quale proposito vuoisi qui in sulle prime avver- tire, per amore del vero e pel reale interesse delle appli- cazioni scientifico-tecniche, che ai diversi vantaggi prege- volissimi delle dorature elettro-chimiche si contrappongono 392 SULLE ELETTRODORATURB alcuni (iifedi assai rilevanti, a fronte di qnelle eseguite mediarne l'amalgama e il fuoco. Infatti gravissimo difetto, ovunque lamentato circa le dorature elettriche, è la poca loro resistenza specialmente alla confricazione, cosicché per l'attrito più lieve di leggieri si spogliano del loro ve- lamento prezioso; mentre le dorature a pari velo praticale mercè il vecchio metodo dell'amalgama affocata resistono assai più alla accennala causa di distruzione, ossia all'uso d'attrito d'ogni maniera. S'aggiunge inoltre che le pre- cipitazioni elettro-chimiche delle molecole d' oro in un colle molecole d'altri metalli, come argento, rame, e le relati- ve gradazioni di tinte, risultano esse pure pochissimo re- sistenti, ed oltremodo labili e fugaci alla confricazione o attrito, e agli agenti chimici ; le quali foggie di tinte rie- scono, e si ottengono quanto resistenti altrettanto eleganti sulle dorature eseguite a fuoco, e trattale colla cera degli indoratori. Ora il nostro valente artista sig. Massimiliano Cavani si è fallo, sovra ogni altro, innanzi con un suo metodo opportuno e valevole per conferire alle elettrodoralure tale resistenza ed eleganza da sostenere e superare ancora il confronto di quelle ad amalgama e a fuoco; del che ha già dato prove raoltiplici negli oggetti da Lui dorali ai suoi c 4-5 Bertolonii Antoni! — Miscellanea botanica V. . . „ G9 Mondini Francisci — ^cscriptio anatomica gravidi- tatis exlrauterinae interstitialis, seu interparietalis. Mem. posihuma ,,85 Bertolonii Jcsepbi — Historia Lepidopterorum Agri Bononiensis „ 105 Memorie della Società Italiana delle Scienze resi- dente in Modena. Tomo XXUI. Parte contenente le Me- morie di ÌMatematica. Lombardi — Annali della Società i pag. (18) Ridolfi Cosimo — Elogio del prof. Gaetano Savi . . „ I Biancbi Prof. Giuseppe — Osservazioni fondamentali per una rivista ed ampliazione al Catalogo delle stelle del celebre P. Piazzi „ 3 Dello stesso — Posizioni medie delle 220 stelle prin- cipali di Piiizzi ridotte al solstizio estivo dell'anno 1850, e Considerazioni intorno ai movimenti proprj di esse j» 54 Santini Prof. Giovanni — Osservazioni intorno alle Comete apparse nell'anno 1843 falle nelP I. K. Os- servatorio di Padova ,,132 Mainardi Gaspare — Di un celebre Teorema di Ahel e Jacobi ;, 171 V:f 400 ANNUNZI DI MUOVI LIBRI Dello stesso — Sul!' Idrodinamica ...... pag. 175 Cocconcelli Cav. Antonio — Intorno la corrosione delle sponde de' fiumi, ed intorno ai ripari che a prefe- renza di ogni altro conviene impiegare per impedir- la ed arrostarla , „ 184 Marianini Prof. Stefano — Sul Magnetismo dissimu- lato, e sopra alcuni fenomeni da esso derivanti. . „ 201 Bianchi Prof. Giuseppe — Di alcune proprietà del- le semplici frazioni continue e periodiche . . . . „ 219 Dello stesso — Origine aritmetica delle serie infinite più elementari, e del binomio Newtoniano . . . „ 239 Baccelli Don Liberato — Sopra una macchina di di- frazione. Mem. postuma „ 256 Matieucci Prof. Carlo — Ricerche elettro-fisiologiche. Mem. tre „ 268 Fusinieri Dott. Ambrogio — Trisezione geometrica degli archi di cerchio, ecc., . * „ 294 Mainardi Gaspare — Su la integrazione approssimata delle Funzioni , . . „ 309 Bianchi Prof. Giuseppe— Riflessioni sopra l'inverno dell'anno corrente 1845 „ 330 Marianini Prof. Stefano — Storia di una sensazione particolare che provava una Paralitica quando ve- niva elettrizzata durante il corso mensile . . , „ 379 I IXDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO 1 Gherardi Prof. Silvestro — Di alcuni materiali per la Storia della Facoltà Matematica nelV antica Università di Bologna pag. 321 Alessandrini — Rendiconto delle Sessioni dell' Ac- cademia delle Scien:!^e dell' Istituto di Bologna. » 357 Contri — Intorno alle Scritte Coloniche. Lettera al CJi. Sig. Prof. Rusconi m 383 Marianini e Grimelli — Rela'^ìone intorno a un me- todo opportuno per conferire all' elettro-doratura la maggiore consistenza ed eleganza . . . w 391 Annunzi di Nuovi Libri » 396 l^UOVI A]\]\AII SCIENZE NATURALI Serie II. Tomo V. (Giugno 1846) ( pubblicato il G Luglio anno sudd. ) BOLOGNA TIPOGRAFU SASSI NEllB SPADERIE. Ogni mese verrà regolarmente [pubblicalo un fascicolo del giornale, e quando lo richiegga la materia sarà cor- redalo delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di slampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispìzio , ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagalo air atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all' estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato;, che importerà paoli quindici romani pari ad Hai. lire 8. 05 : non comprese le spese di dazio e porto che stanno a ca- rico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Àlta- bella N- 1637, e da tutti gli altri componenti la Società stessa» l'Elenco dei quali si legge nel 1 .** fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato avviso in contrario. Di alcuni materiali per la Storia della Facoltà Matematica neW antica Università di Bologna, ecc. — Discorso letto aW Academia delle Scien- za dell' Istituto di Bologna ecc. — Del Prof. Silvestro Gherardi. ( Continuazione , e fine Vedi pag. 321 ) NOTE (a), (6) Queste note sono ad illustrare molti luoghi della se- conda parte del precedente Discorso. Nella prima mirasi specialmente al restaurato tema del- la grande querela del Tartaglia col Cardano e col terrari, e de' relativi Cartelli, che per tutta Italia corsero a' mag- giori niatemalici ed eruditi. Nella seconda cercasi Ji definire, e dimostrare me- glio li pareri manifestati nel Discorso intorno alle più certe ragioni che, sopra Io scioglimento dell'equazioni cubiche, sembrano avere, rispettivamente, il Ferro, il Tartaglia, ed il Cardano: in particolare vengono debitamente circo- scritte su di ciò le pretensioni del Tartaglia, e combattuti gli sforzi del Cossali per sostenerle. Ma nella prima nota io ho disviato molto dal suddet- to tema, col trattare i varj argumenti incidentali presenta- limisi nello scrivere ; il che si potrà forse imputare ad intemperanza di piccola erudizione. Tuttavia io produco la nota tal quale mi venne distesa senza studio di stare, o N. An^. Se. Natir. Serie II. Tomo 5. 26 402 NOTE AL DISCORSO non stare al principale proposito. E voglio poi sperare che non me ne sapranno mal grado né gli amatori di cose erudite, nulla ostante la picciolezza di queste mie, negli altri, poiché vorranno compatirne il soperchio alla forma di materiali di storia del mio scritto. Nota (a) pag. 325, ecc.. Mons. Bernardino Baldi nella Cronica de' Matematici ha detto del Tartaglia questo: Attese così poco alla bontà della lingua che muove a riso taltiora chi legge le cose sue. Invero se il ce!. Abbate , che sentiva sì fina- mente nelle cose della lingua, avesse veduto il riferito passo, anzi qualunque delle Risposte del matemaìico Bresciano a]\e Pro- poste del ^o^offnese, avrebbe largamente trovato di che sostenere il motto suo. Tuttavia da un illustre ed eruditissimo geometra pari suo, e non solamente lelteratissimo, non avrebbe mai do- vuto uscire un consimile sarcasmo contro quel sovrano ingegno del Tartaglia. Soprapiù il sarcasmo è molto men fondato, di quel che si crederebbe stando all'asserto del chiarissimo disce- polo ed emulo del Commandino. Non si guardi no a queste Rispo- ste, che pare, anche da ciò che vi esprime in un tal luogo l'Au- tore, ch'ei si studiasse di tirar giù in pretto volgar bresciano, per venire à noja pur con questo all'avversario. Il quale, al- l'incontro, — blando sermone, ed undequaque ad decorem for- matus — (come giustamente di lui proferi il Cardano ), sten- deva elegantissimamente i Caiielli suoi, cinque nella materna nazionale favella, ed un nella latina, e il quale chiama tarta- gliate le stesse Risposte ( — in risposta deiia mia replica rice- vetti la vostra tartagliata; la quale come che molto lunga et con- fusa sia nondimeno altro non contiene , che nuove ingiurie, ecc. — cosi leggesi sul principio del terzo Cartello del Ferrari ). In ol- tre li errori tipografici in tali Risposte del Tartaglia occorrono in frotta. — Egli è un po' più accurato, quanto a lingua, nelli — Quesiti et Inventioni diverse — , e nelle altre singola- rissime produzioni sue raccolte nel Volume intitolato — Opere del famosissimo l'ortaglia — ( Venezia 1606). Lo è di più an- cora nel — General trattato di numeri e misure — ; e maggior- mente nel suo — Euclide Megarense diligentemente rassettato DEL PROF. S. GUERARDI 403 et alla integrità ridotto ecc. — ; e nel libro che porla per lilolo — Tulle le Opere d' Àrilhmetica del famosissimo Nicolò Tarta- glia — . I» queste due ultime opere specialmente non si vedreb- be come meritato si fosse la taccia d' aver atteso pochissimo alla bontà delia lingua, quando pure per ridurle alla lezione, assolutamente buona, in cui uscirono vivente lui, si fosse egli gio- valo dell' ajuto di qualche perito nella volgare favella, secondo l'uso allora non infrequente anche tra i maggiori fliosofi nostri. Avvezzi eglino a studiare, ed a scrivere sempre opere latine, quella volta che voltano dettare una cosa in volgare^ si trova- vano imbarazzati, non conoscendo abbastanza l'illustre, ossia quel de' più purgati nostri scrittori; s'ajutavano quindi di chi ne faceva professione. Ciò accadeva particolarmente pei Veneti: presso i quali vige anche adesso, allora poi dominava la pre- tensione di essere intesi da tutti gl'Italiani, parlando e scri- vendo in quella, per verità dolcissima e carissima, loro favella, nella quale erano concepite, e promulgate le leggi ed ordinan- ze della fiera Republica. Ma il Tartaglia non si valse per cerio, nelle scritture dei Cartelli, dell'opera di alcun grammatico, o professore di belle lettere. Lo accenna egli stesso nel secondo de' medesimi. Dopo essersi burlato dello scrivere latino dell'av- versario sopra la materia in dispulaziono , nella quale la lingua non c'entrava per niente, e dopo aver fatto sentire che anche egli, se gli fosse paruto, avrebbe sapulo rispondergli latina- mente , viene a queste proprie parole : Io non voglio pero dire che tal mia risposta fusse tanto elegante ne piena de tanti fioriti vocaboli , come che e la vostra ( se tal risposta e vostra cioè da voi coinposla ) onci confesso che la saria mollo di quella inferio- re, il medesimo polria esser farsi questa insieme con lultra mia risposta a voi scritta yjv la mia juatersa lingua volgare , cioè esser farsi mollo inferiore, si in ellegantia , come de più fiorili vocabili toscani, del vostro primo cartello, a me scrino in lin- gua Tosca, perche in effetto, essendo io Brisciano (et non aven- do io ginmai imparato lingua tasca ) Eglie necessario ( A'O.V vo- LENDOStE SERVIRE DI QUEGLI CHE DI TAL LISGUA FASXG PRO- FESSIONE, come fati farsi voi) che la pronontia mia, me ve dia in nota per Brisciano , cioè un puoco grassello di loqnella , come the la natura ne ha dato per privilegio, et inassime a me più 404 NOTE AL DISCORSO Che alti altri j, Patientia et non si può contrastar con la natu- ra. — Fu tartaglione da putto, non veramente per natura , ma pel crudo ferro di soldato francese che gli spaccò la bocca (Tar- taglia Op. cit. Lib. 6. pag. 151-52); forse gli rimase un poco il difetto^ ed a questo volle probabilmente riferirsi colle ultime riportate parole : certo è che il difetto diede origine per esso lui al sopranome, col quale fu conosciuto dai contemporanei, ed è conosciuto dalla posterità — . Del resto non essendosi il Ferrari, nel terzo Cartello, fatto vivo alla toccatina dell' avver- sario,- ch'ei forse si ajutasse a scrivere le cose sue dell'opera di un qualche umanista-, l'avversario istesso torna più vigoro- samente alla carica su di ciò nel suo quinto Cartello ( facciata terza), e parla in questa guisa: Hor vegnamo alle Ialine (let- tere ). Poverelli voi ( intende di parlare al Cardano insieme ed al Ferrari ) non sapeli, che la verità non può stare lungo tempo occulta , in Venetia da tre diverse persone me stato certificato chil vostro secondo Cartello a me scritto in lingua latina ve lo haveti fatto componere da un certo M. Marcantonio Maioroggio Eccellen- te humanisla li in Milano, il medesimo ne stalo referto da alcu- ni quali si trovorno alla presentia quando che quel fu portato da sottoscrivere al Magnifico messer Benedetto lìhamberti ( il primo de' tre testimonj sottoscritti nel secondo Cartello del Ferrari). Il Ferrari gli risponde, nel sesto Cartello (face, prima), così: Che dichiate , die 'l mio secondo Cartello , il guatò io vi scrissi in lingua latina, sia stalo composto non da me, ma a mio nome dal Maioraggio Eccellente humanisla, quando egli lo dicesse, io gli risponderei , come mi si convenisse, ma dicendolo voi di vo- stra inveniione , bastami rispondervi , che in vero io non accetto questa lode , che le cose mie siano simili a quelle de gli humanisti eccellenti: Ma che di voi posso ben dire io, che voi havete com- posto i vostri Cartelli di tal maniera, che io non ho cagione di attribuirgli al Signor Paolo ManiUio , o cero al Signor Mario Niz- zolio, ma sono sforzato a dire che sinno vostri, o, se pur v^ gli havete fatti comporre, che V auttore sia Giorgio Burattino, overo il Fornaio di Bergamo. Non tornerà forse disaggradevole che io menzioni un esem- pio del suddetto uso, di servirsi scrittori nostrali, anco gravis- simi, della correzione di grammatici nel dar fuori qualche loro DEL PROF. S. GlIERABDI 405 composizione italiana; l'esempio notevolissimo che somministra un Opuscolo de! maggiore, e principale avversario dello slesso maleuialico Bresciano, vale a dire del Cardano. Questo Opusco- lo, da me posseduto, deve esser rarissimo; poiché noi trovo ricordato da nessuno, e poiché manca nella Raccolta delle Ope- re di lui. Il titolo suo è il seguente: — Lettera di M.Girolamo Carìlano medico, et filosofo eccellentissimo , nella quale, ad «» giovane sua Creatura scrivendo, i giovani tutti alla virtù , et allo studio delle più lodevoli Discipline wirabilmente eshorta — in Bo- logna per Alessandro Benaccio ( senz' anno): è in - 8, di 30 carte non numerate, |a seconda delle quali occupata da una dedica, data di Bologna atti XXllll d' Aprile 1563, dello stesso Cardano al mollo magnifico Signor Conte Nicolò Lodovigi Decano dell' illustre Rcgimento di Bologna. 11 proemio delia dedica è con- cepito per l'appunto cosi: — Havend' io scritta una lettera, già sono molti giorni, per eshortare un Giovane a gli studij delle di- scipline , ella pervene alle mani di M. Ubaldo Gerardi nostro Mi- lanese, huomo dottissimo nella volgar lingua, non pure nella la- tina, et nella Greca, et perciò stipendiato dalla nobilissima Aca- demia di S. Antonio in Bergamo, et quivi lettor publico. Egli reggendo il rozzo mio stile, co'l quale io spiegava il sentiìnento di quella, da lui slimato però di non poca perfettione , disse vo- lerlo a tulle sue forze vestir di porpora ; il che ha dipoi fatto per mio giudicio si bene , che vìi dò a credere il vestimento esse- re più bello, et piti leggiadro della persona, et gli ne tengo obligo singolare — . Poi coniinua a dire che sotto questa forma ha giudicato non esser fuor di proposito farne copia al mondo, e de- dicarla al Reggimento di Bologna , in segno di sua riverenza e gratitudine, ecc.. E non dicendo per ora altro della curiosa Let- tera che vi segue , soggiungerò, sull' incidentale argumcnto , che se al cel. Sign. Prof. Libri fosse caduto sotl' occhio il riportato proemio del Cardano, avrelib'ei forse esitalo alquanto a scrivere di questo: — on doit le piacer panni les hommes qui ont le mieux écrit en italien sur des matières philosophiques — ; le diulogue intilulé „ Se la qualità può trapassare di subietto in subietto ,, et son „ Discorso del vacuo ,, ( Cardani Opera T. 2. pag. 3G8 et 713) lui assurent vn rang distingue panni les écrivains ita- liens — ( Hist. ecc. Tom. 3. pag. 179 lesto, e nota (3)): im- 406 NOTE Al DISCORSO perocché potrebbe sospettarsi che ancora per queste fatiche si fosse l'autore approfittalo della veste porporina raffazzonata da qualche M. Ubaldo; quantunque la slessa dedica , di cui s'è ri- ferito il proemio, e su cui può ragionevolmente credersi che alcuno non abbia messo mano, sia scrilta molto bene; onde si possa credere che il Cardano, volendo studiarsi di scrivere lode- volmente la materna illustre favella, vi riuscisse. Il suddetto so- spetto però non toglie punto punì® che quelle fatiche in se slesse , fors' anche la Lettera, della quale ho dato contezza, non siano commendabili, commendabilissime, pel rispello sotto il quale le ha guardate il celebre toscano Libri. Ma tornando al Tartaglia, ed al primo proposito di questa nota, non è da omettersi che a lui si va debitori della prima versione d'Archimede eseguita sul testo greco (— Àrchimedis Opera Venetiis 154-5 — : Libri Hist. ecc. T. 3. pag. 156 in no- ta). Cosi non mi par da tacersi quest'altra sua, tuttoché pic- cola, fatica (eziandio perchè non la vedo menzionata da alcu- no): — lordarli Opuscolum de Ponderositate Nicolai Tarlaleae studio correctum novisque figuris auctum — Venet. ap. Curlium Troianum 1565. Nella dedica, dettata da questo Curzio, legge- si : — tibi .... dicare volili hiinc lordarli ingeniosi , et acuti hominis librum de ponderibus , quem milii suis in fragmentis Ni- colaiis Tartalea familiaris incus , vir quidem praeclaris ornalus scientijs excudendum reUquit — (!)• Gli è un libretto in - 4 picc, di 24 carte, l'ultime quattro delle quali contengono l'esposi- zione ( in un volgare , che certo s' accosta più al bresciano o (1) Giordano Ncmnrario (lordanus Nemorariiis) fioii intorno il 1200; scrisse nelle Astrologiclie, Mecaniclie, Aiitmcliclié, Cenmeiriclie , ed Olliclie ( V. losephi Blancani Malhemalicorum Chronologia, Sec. Duodec. a Chris. : Gerar. loan. Tossii De Scieniiis Mathematicis : Bernardino Baldi Cronica de' Matematici , art. Giordano ). Bernard. Baldi nota che Giordano , d' un luo- go dello Bemore , si chiamò Ilemorario. Questo suo Opuscolo De Ponderosilate , 0 De Ponderibus fu publicalo primieramente a Norimberga da Ciov. Petrejo l'anno 1533. Il Clavio ebbe quesl' Opuscolo per un frammento, da cui poco si potesse cavare ( Vossii etc. De Scrip. Mechanices Cap. 48, §. 29). Cui- d' Ubaldo Dil Monte nelle sue Mfcaniclie (della Bilancia) vi tro\ò degli as- sunti falsi {Baldi Crnn. cit. ). Opportuna adtmque tornò la ricordata fatica del Tartaglia intorno a questo Opuscolo del Giordano Hemorario , o Ne- morario. DEL PROF. S. GHERARDI 407 Tcneziano, che a quel del Baldi ) de??e esperienze fatte da Nicolò Tartalea, in varj tempi ( dal 1541 al 1551 ), per determinare le gravità specificlie di diverse sostanze solide , mercè il pesarle nell'aria, e nell'acqua. De' rìsullamenti di tali esperienze ei si vale nel Libro primo della sua Travagliata Invenlione {Dcchia- ratione 9. ) , e nel Ragionamento secondo sopra la sua Travaglia- ta Invenlione, compresi nella suddetta raccolta delle sue Opere. Sui numeri quivi riportati il lodalo Libri fa l'osservazione^ giu- sta , clie per lo più sembrano troppo piccoli ; e quindi mette in- nanzi il sospetto cbe il Tartaglia si servisse forse d' acqua ma- rina ( avendo eseguite le sue esperienze in Venezia ) per unità di misura delle gravità in ispecie {Hist. T. 3. pag. 1C6). Ma il sospetto non sembra poter sussistere ; poiché nelle quattro su indicate carte, coutenenli adunque le originali esperienze, due volle s'avvisa cbe l'acqua impiegata era piovana, cosi - con acqua di cisterna -,- acqua di pozzo Venetiano, cioè cisterna-. l\ che d'altra parte è pienamente consentaneo con un senso che leggesi nello slesso citato Ragionamento secondo , e che è proprio questo: vero è che tutte queste proportioni delti detti corpi ma- teriali con l' acqua sono slate da me ritrovate con V acqua com- niuna de pozzo , cioè dolce e non salsa , e però essendo la salsa alquanto più grave della dolce, varierà alquanto, ma poco ecc. (pag. 31-32 delli Ragion, nel Voi. delle cit. Opere del Tartaglia ). On- de si dovrà assegnare un'altra ragione dell'essere, o del j^orere que' risultamenli un po' al disotto del giusto. La Travagliata Invenlione del Tartaglia ne fa sovvenire d' una spieiata ingiuria scagliatagli dal grande rivale, e siamo poi in- coraggiti a trattenerci alquanto su di essa ( malgrado la lun- ghezza, e varietà soverchie che va ad acquistare la presente nota ), stante l'origine commune della stessa ingiuria, e delie sfide tra il Ferrari ed il Tartaglia ; 1' esilo estremo delle quali si ha anzi dalle prime parole della medesima significato presso a poco qual fu, o almeno qual se 'l figurò il Cardano. Oggetto po- tissimo della Travagliata Invenlione era d'insegnare una regola generale da sulevare con ragione , e misura non solamente ogni affondata nove, ma una Torre solida di mettallo. Il Tartaglia pnblicava questa regola, dandola come un trovalo suo proprio, primieramente nel 1551 ( Venezia in - 4 ); ci non vi menzionava 408 NOTE AL DISCORSO punto punto il Cardano, che da qualche anno, nella prima edi- zione dell'Opera — De Subtilitate — , e propriamente sotto il titolo s Modus quo naves demersae gurgitibus recuperanlur =: ( Liber I De princìpiis rerum), accennato avea ad un'invenzio- ne, ad una regola analoghe. Mancò il matematico Bresciano in- verso del matematico (e medico, e filosofo, ecc.) Milanese; tanto maggiormente mancò, in quanto che allora erano già venuti alle rotte fra di loro, pel negozio più grave della risoluzione del- le equazioni cuhiche. Tuttavia la distanza del cenno del Carda- no, al tutto che il Tartaglia seppe formare, e travagliare di suo nella suddetta invenzione, era grandissima. È perciò verisimile che, senza il forte pungolo dell'altra crucciosa preoccupazione, il primo non si sarebbe degnato di guardare alla mancanza del secondo, mancanza da aversi per involontaria, o lieve si da 'non fiatarne. Tutt' all' opposto quell'iracondo vendicativo, nel Libro — De Libris propriis — , all'occasione di passare in ri- vista tutti i suoi avversar] , coloro che straparlato aveano de- gli scritti suoi, e della sua persona, mette in capo di lista il Bresciano {Nicolaus Tarlaìea , in suis novis inventionibns ) , e prorompe in tal guisa : — Tartalea coactiis est recincre palino- diam (1): sed tamen pxidult eum sfare promissìs , nec quod scri- pserat , delere voluit , sed in amenità perseveravit : corvo jirorsus simills , vivens alienis laboribus , et fur manifeslus alienorum stu- diorum , adeo impudens , ut quod edideram iam publice quadrien- nio ante de expiscandis navibus snbmersis , ipse edito libello , nec rem satis intelligens , suppressa de nobis mentione, inventionem illamj, quia materna lingua Italica illam eimlgovit , ut suam pu- blicavit — ( V. il mentovato Libro, pag. 57 delia su dt. ediz. di Basilea d' Enricopielro ) . Questa contumelia dev'essere paruta tanto più ingiusta, e riprovevole, in quanto che, nell'opinione (fatta commune ed universale per la lunghezza di due secoli e mezzo ) dei torti del (1) È qui di certo che il Cardano vnnl alludere, bencliè , a non dubi- tarne, con troppo vanto, alla scondita fatta toccare dal sno campione Fer- rari al Tartaglia , nella sopra accennata ultima disputa , o guerreggiata Con- clusione , nella Chiesa di S. I\Iaria del Giardino de' Frati Zoccolanti in Mila- no (Cossali Op. e Vol> cit. pag. 132-33 e 13^ ). DEL PROF. S. GOERARDI 409 Cardano verso il Tartaglia, fondali sulla storia della priraa ri- soluzione delle equazioni cubiclic, alia conltinielia slessa non sarebbe mancalo l'orrendo lato della più sfrontata dissimulazio- ne. Come accusare egli il rivale d'essersi fallo bello co' trovali altrui, egli cbc, se noi rubò della capitale scoperta relativa a quelle equazioni > lo defraudò si, a proprio benefizio, della glo- ria della prima publicazione di essa? — mancando poi anche ad un giuramento! — (Cessali hi. id. pag. 130, ecc. ecc.). Però il Cardano, nel prorompere di quella forma contro del Tar- taglia, sapea bene che 1 monimenta pttblica de' Cartelli di sfida tra questo ed il proprio discepolo e campione Ferrari stavan là a comprovare che il suo giuramento di non palesare la scoper- ta, — altronde avuta con islento, enigmaticamente, senza di- mostrazione — , e quasi ogni obligo suo verso il dilficile com- niunicalore della medesima erano rimasti sciolli nel momento stesso in cui , da un' altra parie, anzi dalla slessa primitiva fon- te della scoperta , questa avea egli allinta, e ricevuta senz' ombra di mistero, perfetta e limpida, e colla necessaria dimostrazione. Questo è in fallo quel che si rende manifesto manifestissimo da' suddetti Cartelli, ed anche solo dal poco che ne abbiamo estratto pel nostro scritto, come confidiamo che sia per convenirne chiun- que abbia avuto la degnazione di leggere l' intero nostro scritto. Me il Cardano polca poi pensare che la sorte dovesse tornare tanto avversa a qne' Carlelli, da farli cadere presto, e per si lungo tempo, se non d'ogni memoria, d'ogni considerazione appo i malematici (causa probabilmente, in parte, i vituperj e le goJFe personalità onde sono ripieni, massime quelli, bisogna dirlo, del Tartaglia, e che ne imbrattano il buono e peregrino che c'è — notevole avviso per coloro che nelle dispule letterarie non sono osservanti d'ogni maniera decoro! — ). Vero è che se il Cardano dovea desiderare, per l'indicato riguardo, la conser- vazione de' Carlelli, dovea, per un altro riguardo, maggior- mente desiderarne la cancellazione o distruzione, ed abborrirc la fatale querela per cui vennero in scena. Voglio dire pel si- lenzio serbalo da lui nell'^lrs Magna, e nelle opere posteriori, sul fallo dell'Opuscolo del Ferro messo sotto i suoi occhi in Bologna. Fi doveva sperare che la posterità avesse di leggieri perdonalo i suoi equivoci torli verso il Tartaglia , al merito di 410 NOTE AL DISCORSO riconoscere da lui il secreto di questo, e tutto il rimanente eh' ci seppe dedurne: potea adunque lasciar correre l'apparenza di quelli. Al contrario non potea tampoco lusingarsi che la me- desima fosse per condonargli il suo torto verso del Ferro, quan- do fosse restalo o tornato a cognizione di essa quel singolare fatto, furbescamente taciuto da lui. Ma facendo ritorno all'antecedente argumento, soggiugne- remo che il principale capo d'accusa del Cardano;, contenuto nel riportalo passo dell'Opera — De Libris propriis — , sareb- be, non che andato in fallo, ignominiosamente ricaduto su di lui, se sussistesse che la primitiva slampa dell'altra sua Opera — De subtilitate — fosse apparita soltanto del 1552, sic- come ha congetturato il Libri ( — La dedicace du traile = de subtilitate =: est date de 1552; e' est probablement l' année où parut la première édìlion — Hist. ecc. T. 3. pag. 176 nota (I)). Questo però non sta. Imperocché dalla dedica istessa , del 1552, che leggo nell'edizione del 1554 ( Lugduni apud Philiberlum Rollelium, in-S) dell' Opera ultimamente nominata (face. 2.^* della dedica), e dal Libro s De Libris propriis = ( pag. 28 ediz. cit. di Enricopietro ), e dall'apologia dello stesso Cardano in Calumniatorem librorum de Sublililate ( V. sul principio del- l'apologia) chiaramente traggo che un'altra edizione della me- desima Opera, benché meno copiosa, avea 1' autore publicata pa- recchi anni avanti del 1552, pe' tipi di Giovanni Petrejo Norira- bergese. Io non ho potuto rinvenire questa edizione primitiva di Norimberga. Ria ne posseggo una ristampa del 1551 in - 8 ( Parisiis ex Officina Michoeìis Fezondat , et lìoberli Granlon ecc. ) ; e ne ho veduta un'altra ristampa del 1550 ( in- 12) in questa Biblioteca della P. Università ( Lugduni Pliiliberlus ìiol- lelius). Ponderando il tutto s'inferisce per certo: 1.'^ che la seconda edizione dell'Opera in discorso uscì soltanto sul prin- cipio del 1554, quantunque l'autore ne avesse due anni innan- zi consegnati tutti li materiali allo stampatore, iusiememente colla nominata dedica, data di Parigi sulla metà del 1552 {XI Colendas Maij , anno MDLII Luleliae in itinere); 2P che la prima edizione dell'Opera stessa, meno copiosa della seconda, ebbe varie ristampe, una almeno delle quali anteriore all'anno 1551, in cui venne fuori la rrai'affJiaia intcnnonc del Tartaglia; DEL PROF. S. CnERARDI 411 3.** che, infine, può stare benissimo die la prima stampa sud- detta di NoriuiberRa fosse publicala da quattro anni, allorché il Tartaglia ptiblicò la ripetuta sua Opera; quei quattro anni per lo spazio de' quali il Cardano asserisce, nel riportato pas- so, d'aver prevenuto il rivale, circa all'invenzione di sollevare ogni alTondata nave ecc.. Da ultimo non sarà inutile avvisare che il riferito titolo ,, Modus quo notes demersae gurgitibus re- cuperantur ,, , e tutta la materia che cade sotto del medesimo trovansi identicamente cosi nelle ristampe suddette della prima edizione del Trattato — De sublilitate — , come nella seconda edizione arricchita del 1554, e come pure nella terza ed ultima edizione più perfetta, quella cioè conlenente la prefata apolo- gia di esso Trattalo contro il calunniatore (G. C. Scaligero ); la quale terza edizione pare uscita primieramente nel 1560 ( a Ba- silea per Euricopietro — V. Cardani De Libris ■propriis , eorum- que usu Liber — pag. 69 dell' cdiz. più volle citata ). In con- clusioue: se il Cardano nel riferito passo ha bisogno di compa- timento per essersi lasciato trasportare da animosità, e n' ha in elTelto assai (ma n'ha ancora l'altro), qui almeno non gli può per nissun verso gravare la taccia di quelle contrafazioni, dissimulazioni^ e simili tratti d'aperta mala fede, verso i quali giammai non dee alzarsi grazia, che non furono poi tanto rari nelle letterarie contese anco in tempi posteriori al XVI secolo, e assai più di questo civili ed umani! Ma per finire la nota con argumenti più prossimi a quello, a cui principalmente riguardiamo in quest'ultima parie dello scritto , ci calza di riportare qui alcuni passi de! primo e del secondo Cartello del Ferrari, in due de' quali il Tartaglia viene accusato di furto, di presunzione, ecc., e le risposte a simili accuse contenute nel secondo Cartello di questo. Vertono le ac- cuse sopra le proposizioni di Giordano intorno alla scienza de* pesi, che il Tartaglia sarebbesi appropriale, e che avrebbe mal dimostrate. È stato avvertilo precedentemente, nel toccare del- l'Opuscolo di quell'antico scrittore, commentalo ed accresciuto dal Tartaglia, che nella Travagliata Invenlione, e ne! Ragiona- mento secondo sopra la Trav. Inven. il Tartaglia medesimo avea prodotti i risultati di alcune sue esperienze sulle gravità speci- fiche, le quali trovansi compitamente descritte in quattro carte Z' 412 NOTE AL DISCORSO aggiunte da lui , certo per analogia di materia , al suddetto Opu- scolo; in oltre che questo era venuto alla publica luce, per di- sposizione di lui stesso, sei anni dopo la sua morte. Ora avver- tiamo che j)arle della sostanza stessa dell' Opuscolo avea egli prodotta nei Libro ottavo delli Quesiti et Inveniioni diverse. Pre- messo ciò, s'intenderanno più facilmente le accuse, e risposte mentovale. Ecco i passi del Ferrari: zr Mcsscr Nicolò Tarlalea , mi è pervenuto alle mani un vostro libro, intitolalo Quesiti et inveniioni nuove, nell'ultimo trattato del quale , facendo voi men- tione dell' Eccellente Signor IJieronimo Cardano medico Melanese, il qual è liora publico Lettor di medicina in Pavia , voi non vi vergognate di dir , che egli è ignorante nelle matliematice , ecc. ( è questo propriamente il principio del primo Cartello di disfida). .... Per dirvi il vero, penso che liabbiate fatto questo, sapendo che il Signor Hieronimo è di così felice ingegno, che non solamente in medicina, la qual è sua professione , è di quella sufficienza che si sa , ma anchor nelle mathematice , le quali altre volte egli usò a guisa di giuoco, per pigliarsi alcuna ricrealione et solaz- Zo , è così ben riuscito che universalmente , per parlar con mo- destia, è tenuto fra primi matliemalici .... Per tanto, io «on solamente per difender la verità , ma anchor perche questo tocca a me principalmente , che sono creato suo, essendo sua Eccellentia impedita dal grado die tiene , ho deliberato far publicamente co- noscere , 0 il vostro inganno , over ( come più tosto penso ) la vo- stra malignità. Non col renderxn il contracambio in parole , il che potrei far, non con fittioni {come voi) ma lealmente. Atteso che, olire mille errori de primieri libri di quella vostra opera , havete anchor posto nel libro oliavo le propositioni di Giordano come vo- stre, senza far mentione alcuna di lui: il che Sfida furto. Et facendovi le dimostrationi di vostra testa, le quali perlopiù non conchiudono, fate confessar con gran vostro vituperio all' Illustris- simo Signor Don Diego di Mendozza cose, che so io certo (percioche conosco in parte la sua gran dottrina) che egli non le direbbe per tutto l' oro del mondo : il che dichiara presunlione con ignoran- za ecc. = . Nel secondo Cartello il Ferrari^ prendendo occasio.ne dal silenzio serbato dal Tartaglia ( nella sua prima liisposta ) intorno alle accuse di furto, presunzione, e ignoranza scaglia- tegli colie ultime frasi del riportato passo ^ gliele ricorda in DEL PROF. S. GlIERARDl 413 questi termini : = Praderea , e memoria ne exciderunt farla et er- rala tua, quac ego iam lacessilus iniiiria in vìca provocalione con- numeravi? Te propositioncs lordani suff ur alani , eas sine ulla au- thoris menlione libi vendicasse: quas cum tuis futilibus argumen- tis ridicale concludas , memorabili tavien tuo dedecore Cacsaris legalum dignissimum vinim inlerloculorem, qui eis ut veris et ef- ficacissimis assenliatur , introdu.risse etc. z:. Le risposte poi del Tartaglia alle ripetute accuse del rivale sono queste: = iJ/e re- plicali anchora quello che nello primo vostro Cartello me impu- tasti digando che io tiaveva posto nel vno libro oliavo alcune pro- posilioni di Giordano come mie, senza far menlione alcuna di lui, il che crida furto, et che faccio le demostrationi de mia te- sta le quale la maggior parte non conchindmo. A questo ve rispon- do che in questo caso Jiti basta che voi confessati die faccio le demo- stration de mia testa, et la demostratione {come dovresti sopere) è molto di maggior considcralione , Dottrina, et più scientifica et di maggior di/ficulta , della pura Propositione. Perche ogni pro- positione Malliematica , senza la sua demoslr aliane è reputala de niun valore appresso di cadaun Maltiematico , perche il proponere è cosa facile, et ogni ignorante sapera formar una propositione, ma non dimostrarla. Se adunque la più dottrinata , più islimata, più scientifica parie di tai proposilioni me concedeti , et confirma- ti che la sia mia, come è, non è cosa inhonesta a dir tai pro- posilioni esser mie, et tanto più chcl mio ordine non ha alcuna convenientìa con quello di Giordano ecc. . E di questo tenore con- tinua a difemicrsi , svolp;cndo vie più le addotte ragioni, ed in ultimo aggiungendo: che se non ha menzionato Giordano per quella puoca parte che aveva tolto da lui, è stato per ìion tan- sarlo ( lassarlo, tacciarlo) di non puoca oscurila si nelle propo- silioni, come nelle dimoslralioni =. E cosi liberandosi egli sles- so discrctanienle dalla tansa di furto, tace airulto sopra l'altra della ninna concludenza della maggior parte delle dimostrazioni sue, nelle quali anche Guid' Ubaldo Del Monte (nelle Mecaniehe- della Bilancia-) truova di niancamenli. Sembra tuttavia che questo venerando protettore di Galileo giovine non avesse con- tezza dell'Opuscolo postumo suddetto del Tartaglia; imperocché ci si riferisce, in proposito, solamente alìi Quesiti et Invcnlioni 414 NOTE AL Disconso ecc. del medesimo (i). Cerio è poi che l'avere il Tartaglia vo- luto ( V. più sopra) cLe l'Opuscolo stesso venisse portato alla publica luce, lo assolve onninamente, meglio delle addotte ra- gioni, dalla prima accusa del Ferrari. Sulle quali ragioni non va trascorata la facile nota, che potevano esse in parte venir rivoltale contro l'adducente, rispello al tema principale della disputa a Cartelli: imperocché egli pure aveva data al Cardano la regola per x^ -t-pxzr:q , senza dimostrazione. Finalmente, allo slesso prenotalo scopo, riporteremo anche un passo, che è sul principio del Ragionamento terzo del Tartaglia., nel qual si narra la causa di haver intitulata la sua invenlione , Jnventjon Travagliata. Eccolo; Nic. Ve dirò misser compare (il Ragionamento è steso a dialogo tra lui ed un Ricardo suo compare ) io vi ho posta tal cognome ( alla travagliata invenzio- ne ) , perche quando che ritrovai il principal soggetto di quella , io era nelli maggior travaglij , die mai mi trovasse in tulio il tempo de mia vita. — Rie. À , a , so , so per quella vostra dispulta con cartelli ( i cartelli cerlamente'tra lui ed il Ferrari ), che havevate col Cardano da Milano per havervi stampato il vostro capitolo de cosa , e cubo egual a numero. — Nic. Apunto quella disputta non mi fu de travaglij , anci di appiacer grandissimo. — Rie. Mo in che altri travagli ve ritrovate. — Nic. Ve dirò me ritrovava in Bressa, più che forestiero, ecc. (V. Opere cit. Ragionamenti so- pra la Travagliata Invenlione ecc. pag. 38): seguita indi col raccontare le più vere cagioni de' suoi travagli d'allora, tutte riducìbili a questa -che la patria anche eoa lui matrignò-. Ciu- ci) La prima edizione delle Mecaniclie di Cuid' Ubaldo Del Monte essen- do del 1577 { M echanicorum Liber dicalus ab auclore G. Ubai. etc. Francisco Mariae II urbinatum amplissimo duci : Pisauri apud Concord. 1577 in fogl.. - V. Con. Gius. Mamiani Elogi Slor. ecc., Elng. Sior. di Guid' Ubai. ecc. Pesaro 1828, pag. 50, e 86 noia (13))-, ed il prcfato Opuscolo del Tartaglia essendo liscilo, come si notò, nel 1565, Cuid' Ubaldo avrebbe potuto effettivamente conoscerlo, e perciò farne menzione, o riferirvisi nell' accennato luogo del lodatissimo suo Libro. Ecco adunque verificato , rispetto a tale Opuscolo , ciò che r egregio Sig. Prof. Conte Gius. Mamiani Della Rovere sospicò av- venuto per molti scritti matematici usciti in luce quasi contemporaneamente a qne' dell' illustre Pesarese , vale a dire che questi forse non ne avesse avuto contezza {Blog. cit. pag. 51 in fìne} . DEL PROF. S. GHERARDI 415 qne anni dopo aver dettato questo curioso ed interessante Ra- gionamento j, cioè nel 15u6, dettava la dedica delia prima parte del suo General Trattato di numeri e misure, nella qual dedica (fatta allo stesso Ricardo suo compare) confermava, colle se- guenti parole , quelle che dal nominato Ragionamento abbiamo desunte:... ma credo c/ie in cattiva hora lo incominciasse (il suo General Trattato), perche circa duoi mesi doppo. . . fui da duoi strani accidenti l'uno dietro all'altro, talmente interrotto, et disturbato , clie son stato circa otto anni, che a tal materia giamai ho posta cura j delti quali duoi accidenti , il più piacevole fa di quelli nostri amici di Milano, che m' intertenirno circa un anno a componer cartelli. Il secondo poi , qual mi fu più strano , et dannoso assai ecc. ■ Nola (6) pag. 259, 3.50-51, ecc.. A compimento e dilucidazione della nota (!) posta sotto le pagine 349-50, e delle note delle pag. 259 a 264,347-48, e cosi di altri luoghi del Discorso, ab- biamo stesa la presente. Seguitando adunque il senso con cui la prima delle mentovate note finisce, incominciamo col dire : In effetto il Tartaglia, all'uscire lidV Ars Magna, non si sarebbe trovato sulle equazioni cubiche cosa alcuna di che poter accre- scere la relativa supelleltilc di quest'Opera, se tengasi che le invenzioni di lui sullo scioglimento delle dette equazioni, ed il suo cammino a quelle appariscano dalle analoghe elucubrazioni del Coss;ili (Voi. cit. pag. 145 a 158, ecc.). Le quali invero io mi stimo dover patire realissime ripulse, quanto al preteso merito di originalità del Tartaglia nelle invenzioni slesse, e quanto all'insinuare che da lui il Cardano imparasse più e più che la pura formula o formolo del Capitolo in rima^ ma noa mai quanto all'identità dei primitivi metodi dall'uno e dall'al- tro adoperati a trattare le equazioni medesime, la quale invece sembrami dimostrata incontrovertibilmente dal Cessali. Di forma che , a mio giudizio , coerentemente alle cose proposte nel Di- scorso, il Tartaglia ed il Cardano si sarebbero serviti dello stes- so identico metodo del Ferro ^ dichiarato nel suo Opuscolo, e dal Cardano compreso neli' Arte Magna ; metodo clic , a titolo di 416 NOTE AL DISCOKSO primo inventore, appartiene sicuramente al Ferro medesimo, mentre lice dubitare che, a titolo d'inventore secondo], possa ascriversi ancora al Tartaglia, e mollo più poi che, a titolo d'inventore terzo, possa attribuirsi pure al Cardano. Collo sles- so metodo in oltre, che diremo Fcrriano (non senza sperare che un sentimento di riparazione tanto più giusta, quanto più tarda ti procuri in ciò de' seguaci ) , combina soslanzialmeiUe quel che propose 1' olandese Hudde 139 anni posteriormente all'ars Magna; e se anco vuoisi avere riguardamenlo alla dilFe- renza dei medesimi, che ce ne cade, questa sona in favore del- l'originario metodo italiano, che è più semplice. Onde non pa- re che per nissun verso s'addica in ciò all' Hudde la lode d'in- ventore, che il preclarissiffio Lagrange generosamente credè di dovergli rivendicare, avanti che dal Cessali tutta quanta la oscura vieta materia venisse sottoposta al novello, penoso, e profondo esame , che spesso avemmo occasione di commendare ( Lagrange Mem. dell' Acad. di Berlino loc. cit. ; Id. Lezioni cit. pag. G3 ; Cossali ecc. pag. 146-47; Franchini 5^ dell' Alg. ecc. pag. 46). Ma tuttavia avemmo occasione, di quando in quando, d'accennare eziandio alla parzialità del ricordato esame in van- taggio del Tartaglia, in pregiudizio del Cardano, e altresì in pregiudizio, indirettamente, del nostro Scipione Ferro. Ora cre- diamo pregio del lavoro il fermarci di proposilo su questo punto. La prima cosa però dobbiamo professare: alcuni luoghi del- la laboriosa, e sapientissima Storia del Cossali manifestarci sen- za più ia logica imparzialità di lui rispetto al Ferro, e all' inven- zion sua; ogni probabilità in oltre che, se fosse venuto a notizia di lui stesso il fallo dell'Opuscolo dello sfortunato Algebrista Bolo- gnese, egli avrebbe argumentato presso a poco come noi, intor- no al suggello in discorso, e conformemente modificata la ri- spettiva parte storica (quando mai l'amore pel nostro modo di vedere non ci illuda). Scorrasi questa parte, e parecchi de' mentovati luoghi appariranno a ciascuno. Contentiamoci di fis- sare i due che leggonsi alle pag. 141-42, e 145 ( Voi. 2.*' Op. cit.). 11 primo è in opposizione all'Andres, là ove asserisce' che la regola del Tartaglia aveva il pregio di essere più genera- le, e di comprendere molli casi, ai quali non era applicabile quella- di Scipione Ferreo: ebbene il Cossali soggiunge: Non rimanendoci DEL PROF. S. UUERAROf 417 della regola di questo primo inventore notizia veruna, non veggo con qual fondamento asserir si possa che non fosse ad altri casi oltre quello dell'equazione x^ -^pxz^.q applicabile; l'affinità d' altro canto di questo con il caso massimamente x^zzpx-^-q induce a credere il contrario. Riserve analoghe traspariscono dal secondo de' prefati luoghi. Questi sensi del Cessali includono palesemente la massima (altronde indubitabile) che il tutto, o la somma del negozio consistesse veramente nella risoluzione ge- nerale della equazione a;' -+-;)j:rr 9 , 0, se vogliasi , di una qua- lunque delle tre equazioni che allora si piantavano tra il cubo, la cosa, ed il numero, siccome fu avvertito nella nota della pag. 47. E, d'accordo colla massima, concede Io stesso Ces- sali, senza ombra di dubbio, al Tartaglia che, trovata regola generale all'equazione j;' -t-pa;^: e congetture proposte potranno soffrire. Questa sorte incontra, necessariamente, chiunque riprenda a discutere un te- ma storico vieto, e già controverso, benché valgasi del soccor- so di qualche novella notizia. Al lume di essa spariscono certe oscurità del tema; ma accanto alle sparite ne sorgono altre, per insufficienza dello slesso lume. 11 meglio che in simili fran- genti possa farsi;, non è già di sforzare il raziocinio a darvi la luce della certezza, qui non conseguibile senza ulteriori notizie, SI bene di usarlo discretamenle, al limitato ottenibile scopo di schiarire le surle oscurità. Quindi è che i dettami della critica più semplice , o spontanea, tornano sovente più concordevoli , che non quei dell'artificiosa ed elaborala, colle verità che lo studio ulteriore del suggello vi fa mano mano conquistare. In realtà questo posso sostenere essermi accaduto nello studio del suggello mio: più ho proceduto nelle ricerche , ne' confronti, ne' giudizi DEL PROF. S. GUERARDI 429 che lo riguardano , e più i suggerimenti dcll:i primitiva facilis- sima critica si dilatarono, e vennero conl'eruiati. Porto fiducia che ne converrà chi che sia, il quale abbia avuta la degnazio- ne di leggere il tutto, - testo, note brevi, note lunghe, noie lunghissime - di questi miei troppo variformi materiali. Ma por- gere ne voglio una nuova prova. È per certo ragionevolissimo, fra ì menzionali suggerimenti, quello di supporre che la scoperta del Ferro uscisse di Bologna per quaich' altra via o maniera, oltra le due, ora note, delle dispule del Fiore, e della commu- nicazione dell'Opuscolo dello slesso Ferro, che si procurarono il Cardano ed il Ferrari ( V. pag. 327 , 350 ) ; è supponibilissimo che la scoperta stessa, o almeno la regola rispettiva, non pochi anni avanti che il Cardano, ed il Tartaglia publicassero l' Ars Magna, ed il Libro d.° delti Qucs. d IiiveiU. ecc., fosse conosciu- ta maggiormente che non si presumerebbe dagli scritti di questi Signori, bisognosi ambidue d'ascondere su di ciò la verità, a maggiore loro gloria, ed a conservazione del loro buon nome. Ne discendeva un sospetto; cioè che il Tartaglia medesimo, prima pjre dell'avversario , e indipendentemente dalle confidenze spontanee, 0 inavvedute del Fiore, avesse potuto allignere dell'originale sco|)erta del bolognese Algebrista qualche cosa, se pur non lut- to quello eh' ei ne delle per interamente suo proprio. Abbiamo veduto nel decorso dello scritto, e meglio veggiamo adesso, dalla somma della presente noia, varj raziocinj ben fondati ve- nire in appoggio del sospetto. Ma potrebbe parere che ai razio- cinj medesimi s' avesse a rimproverare il difello di provar trop- po ; perdio troppo sia che riescasi a questo, di torre al Tarta- glia ciò stesso che l'avversario gli tribuì, al tempo dell'ars Magna, il ritrovamento cioè della regola , e di una dimostrazio- ne geometrica della medesima. Ogni apparenza di tal genere decade però assaissimo alla evidente considerazione de' tanti motivi di parziale riguardo dovuti, in quel tempo, al Tartaglia dal Cardano, e certamente osservati da questo, perchè secon- danti il gravissimo interesse del suo proprio decoro; motivi che non starò qui ad indicare, chiari e patenti risultando da |)arcc- chi luoghi del mio scritto. Ecco poi ciò che torna a conferma- cioDe di tutto questo, e che costituisce la nuova prova promes- M. Egli è un periodo del sesto Cartello del Ferrari, iion innanzi 430 NOTE AL DISCORSO d'ora, che sono a queste estreme linee del mio lavoro, scorto da me; segnerò il periodo con carattere majuscolo nell'intero pas- so a cui appartiene, e che riporto, non perchè giovi qui cosi intero, ma perchè gioverà a far conoscere sempre più lo spiri- to de' Cartelli, e forse la bontà del partito di riprodurli compita- mente per le stampe (p3g.333). Per intendere poi meglio il tulio, al passo de! Ferrari dev'essere anteposto quel passo del Tartaglia, nella sua quinta Risposta, al quale si riferisce; eccolo: = Ma più non mi posso io avanlare con verità non solamente voi signor Hieronimo ( Cardano ) esser stato mio Discipulo, ma discipulo de dui mei Discipuli, della qualcosa niuna persona si può gloriar di me ? Clie voi siati slato mio discipulo non mi accade a provar- lo, da poi ette nel principio della vostra Arte magna, (per acquie- tarmi de havermi mancato alla promessa fatta con giuramento ) non solamente lo confessati , ma anchora a carte 16. lo rettificati et narati di quanta imporlantia siano le dette particolarità , che vi ho insignate , et cliel sia el vero qui pongo le vostre parole precise. Cum autem intellexissem Capitulum, quod Nicolaus Tartolea mihi tradiderat , ab eo fuisse Demonslratione inventum Geometrica, co- gitavi eam viam esse regiam ad omnia capitula venanda, etc. (V. di sopra p3g. 344 ). Et così per la virtù et proprietà de tal mia inventione , et per le cose che da quella derivano haveli formata tal opra credendovi per la nobilita della delta mia inventione de far- ve ambidui ( il Cardano ed il Ferrari ) immortali, et per questa avidità non ve seti curato della fede vostra a me impegnata ~ ( facciata terza della Quinta Risposta ecc. del Tartaglia ). = Al- tro di stravagante ( cosi adunque risponde il Ferrari nella fac- ciata seconda del suo sesto Cartello ) non aviso io che vi sia da farvi risposta , che quantunque habbiate scritto che 'l Signor Hie- ronimo vi lodi in una delle sue opere , questo a me non tocca, se non inquanto voi vi dannate da voi stesso. Atteso, cri e poten- do IL Signor Hieronimo attribuire quel capitolo al pri- mo INVENTORE , CIOÈ A 3IESSER SCIPIONE DAL FERRO BOLO- GNESE, ET OLTRE LUI, ANCHORA A MESSER ANTONIO MaRI A DI Fiore, il quale voi confessate nel vostro libro che lo sapeva prima di voi , nondimeno , egli è stato sì cortese , che VI HA VOLUTO CREDERE, CHE LO HABBIATE TROVATO AN- CBOR VOI, SENZA U AVERLO RICEWTO DA ALCUNO DI LORO, 0, DEL PROF. S. GHERARDI 431 DA LORO SCOlÀIÌl, ET VI HA CELEURATO I .\Sl E.VE.VEIfTE CO.Y AJfE.f- DVE LORO. El voi in vece di questo besefiì io : di quegli, che io vi ricordai nel mio secondo Cartello : et di molli altri eh' io ne yosso far testimonio: havetc fuor di proposito scritto di sua Signoria sì villanamente , che parete esser impazzito. Ma io mi godo , che l' hu- manità, la verta et la dottrina di sua eccellenza è si nota a tutto il inondo, che addosso di voi ricade la ignominia di questo sì gentil gui- derdone. Oltre a ciò, quando pur alle giudiciose et alle sue orecchie pervengano alcune di queste vostre maligne et invidiose parole , si hatrà egli da allegrare, che sia dello mal di lui da un vostro pari. Perciò che le lodi , che vengono dalla integrità de buoni: et i biasmi , che vengono dalla malvagia invidia de rei, vogliono u- gualmente, et si debbono spendere per una medesima moneta. Et tan- to sia brevemente dello , per rintuzzare la naturale vostra maledi- ccnza , alla quale quando io , uscendo della naturai 7nia modestia, volessi rispondere, come si richiederebbe a voi , io farei cltiaro al mondo, che voi siete huomo , più per udir male, che veramente vi si può opporre , che per dirlo d' altrui con false inventioni come havete fallo =. Alla leltiira del quale passo non si polraniio non riconoscere nella scriUura dell' autore , già lodata da noi nel ri- portare varj luoghi de' rari Cartelli, oltre a le doli sostanziali, le ornamentali commendabilissime di una colla favella. Ceri') anclie in questo, nell'aver atteso con molla felicità alla bontà dulia lingua, il genio adjutore del Cardano nella composizione dell'. Irs Magna, il risolutore primiero delle equazioni biquadra- tiche si rendette benemerito della nazion sua, ed imitabile agli scrittori matematici de' suoi tempi , Bartoli Cosimo, Danti , Spi- ni, Ijombelli , ed altri, che elfettivamente dettarono con proprie- tà, ed anco con eleganza in volgare. F.e opere d'alcuni di co- sloro vennero poi rimeritale della dillìcile commemorazione della Crusca. Con più di ragione forse l'onore sarebbe toccato a* Car- telli Ferrariani , se presso i letterali , come presso i matemalici una slessa ria sorte non li avesse prestissimo attesi. Grande ventura sarebbe stala che il Libri nella sua celcbra- tissiraa Storia si fosse fermato, od aperto maggiormente sul te- ma speciale della precipua controversia recata a possibile difli- nizione nella presente nota. L'avremmo veduto, cred'io, dis- sentire rispetto a ciò dai Cossali, come l'abbiam veduto rispetto 432 NOTE AL DISCORSO ad altri punti storici della risoluzion prima dell'equazioni cu- biche. E questo mi do a credere^ benché, dal poco che l'illustre scrittore sentenziò intorno al prefato tema, potrebbesi per ve- rità arguire, e credere tutto 1' opposto; imperocché sembrerebbe che nel concedere al Tartaglia fosse stalo anche più largo del Cessali. Qui io mi riferisco a due frasi del testo delle pag. 152 e 153 del Tomo 3. dell' Hist. des Scien. Mathem. en Italie. Ma chiunque ponderi la seconda nota delia pag. 152 ( Id. )> e così la seconda nota della pag. 149 ( a ponderarle bene ajiitandosi per avventura delle cose che in tutta la presente nota abbiamo cercato di mettere in piena luce ) riconoscerà, non vorrei dubitarne, la ragionevolezza dell'espressa mia aspettativa. Finisco con un' osservazione, che spero mi valga eziandio una buona scusa per la lunghezza cosi della presente nota^ co- me della seconda parie del Discorso. Dei due competitori di Scipione Ferro, che la larda , poco diligente, o un po' fantasti- ca storia ha rinvenuti ^ il più temibile, per chi lavorar volea alla colui riparazione, era indubitabilmente Nicolò Tartaglia, dopo pure recuperato il fallo del — iibellum munu Scipionis Ferrei eie. — ; imperocché il fatto riguarda unicamente l'allro competitore , e della gloria unicamente di questo rende parte- cipe il bolognese Algebrista. Adunque il restituire al Cardano le sue buone ragioni , il torre di mezzo le prelese men che rette concedute al Tartaglia ridondava in doppia opera di riparazione pel Ferro. Onde si vegga a che fiore d'uomini valorosi fossero partecipali i Carlelli,ed eziandio perchè il conoscer quelli a nome dlslinlamente, secondo le diverse Cillà nelle quali dimoravano nel tempo che i Carlelli slessi vennero a publica luce, può contribuire al riirovaraenlo di qualche esempla- re di questi , rai sono consiglialo a riportare qui l' elenco dei DEL PROF. S. GUERAROI 433 detti uomini , che si ha nel primo Cartello del Ferrari , ed occupa due carte delle sole quattro che lo compongono. IN ROMA IMitio et Revmo Monsignore Cardinal Sfrondato', Kevtao Monsignor Pliilìppo Archìnto; IlIiTio Sign. Don Diego di Slerido^^a; Mollo Magnifico Sign. Latino luvenal; Revndo Sign. Alessandro Ficcolhomini; Sl^n. Georgio Philandro\ Sign. Luca Gaurico; Sign. Ludovico Luccio. IN VENETIA Illustre et molto Revndo Sign. Gabriel Tadino; Cla- rissimo Cav. Sign. Dominìco Moresino; Clarissirao Sigti. Bernardo Navagiero; Clarissimo Sign. Marco Antonio da Mula ; Mjgnifico Sig. Vmccntio Fedel; Eccellente Sign. Trìphone Gabrieli; Magnifico Sign. Gio. Battista LudO' vici; Sign. Hieronimo Negro; Si^a. Gio. Bernardo Fen- dano. IN MELANO IlIiTio Sign. Benedetto Rhamberti; IIliuo Sign. Nicolò Secco; Magnifico Sign. Bernardo Spina; Revndo Sign. Bonaventura Castione; Magnifico S\s,n. Hieronimo Fircn- %a; Magnifico Sign. Philippo Rainoldo; Ecceino Sign. Gio. Ambrosio Cavenago; Eccente Sign. Gio. Angelo Candiano; Eccenie Sign. Gio. Luca dalla Croce; Eccefi le Sig. i^ra«- cesco d' Ariano ; Sign. Gabrio da Caravai'^o. IN FIRENZE Revndo Sign. P. Francesco Gianbullari; Magnifico Sign. Carlo Fei ; Sign. Christoforo de Vonini ; Sign. Io- sefo de Tani. N. An?i. Se. Natur. Serie II. Tom. S. 28 434 NOTE AL DISCORSO IN FERRARA Eccefite Sign, Antonio Brasatola ; Sign. Xason For- tuese, IN BOLOGNA Magnifico Sign, Cav. achille Bochio; Eccefite Sign, Ludovico Filai; Sign. Bannibal dalla Nave; Sign. Ni* folò Simo, IN SALERNO Siga. Mattheo Mancino. IN PADOVA Eccerao Sign. Marco Antonio Genua; Magnifico et Eccente Sign, Sperone Speroni ; Eccefto Sign, Labaro da Bassano IN PAVIA Eccello Sign. Andrea Alcìato ; Eccenle Sign. Branda Porro; Sign. Ottaviano Ferraro. IN PISA Eccemo Sign. Simon Portio; Sign. Antonio Lapini; Revndo frale Giovanni Carmelitano ; Sign. SonT^ino Ben:{0. IN VERONA Eccemo Sign. Hieronìmo Fracastoro. Notisi che da alcuni luoghi de' Cartelli apparisce che qaesti vennero spediti in molte più Città, ed a molle più DEL PROF. S. GUERAROI 435 persone distribuiti , che non risulterebbe dal riportato elen- co: per esempio, nella facciala nona del Quinto Cartello del Ferrari \e^i;o questo: vi sono diversi Gentil' huomini in Milano, che ne hanno mandato ( de' Cartelli) a sol e miei conoscenti in Napoli, in Roma, 31antoa, FirenT^e, et altri luoghi . . . . i Cartelli publicati ( divulgali ) in Fadoa, tutti gli ho mandati io con mie lettere aW Ec- cellentissimo Signor Marco Antonio Genua , il qual ( per sua cortesia e gentilexT^a ) gli ha distribuiti alle persone virtuose, come io nelle mie lettere il pregava, ecc A comprendere poi che fatta di publicilà avrebbe il Fer- rari stesso desiderata , anzi voluta nella dispula matematica, alla quale invitava il Tartaglia, valgano senza più le se- guenti sue frasi, che eslraggo dalle facciate 7-8 del Car- tello Ialino: Propono quatuor urbes aeque commodas (co- me luoghi per la publica dispula)..., Romum civitatum omnium praestantissiiftam , Florentiam, Pisas et Bono- niam , in quam propter concilmm ibi futurwn scientissi' mi viri undique confluent-... De iudicibus , nulla erit con- troversia , modo contentus sis his , qui in urbe constituta dociiores , et in mathemaiicis peritiores habebuniur. Finalmente riferirò ancora i nomi de' Testimonj sot- toscritti, in numero di tre, a ciascun Cartello. Quelli che si veggono ne' diversi Cartelli del Ferrari ^ono: Benedet- to Rhamberti; Nicolò Secco; Mutio lustinopoUiano', Be- nedetto Pecchio; Giacomo Pirovano; Filippo Rainoldo; e Bernardo Spina. Quelli poi che appariscono ne' Carlelli del Tartaglia sono: Paulo Marescotto; Mario Ni7filio; Tiberio Scardoa ; Annibale Raymondo ; Michele Trame:{- %ino ( libraro alla insegna della Sibilla ) ; Dominico q. Donato Cantor; A gustino Bmdoni {stampatore); P. Jo- seph Rodella, Carpenedulense , Brisciano; Joseph Cigo- la ; Bernardino Piegabosco ditto del mangano ; e Lucio de 436 ^OTE AL DISC. DEL PROF. S. GHERARDI Alenìs. In più Cartelli dell' un conlendenle, e dell'altro è nominalo Ottaviano Scotto stampatore; ma non già come stampatore d' alcun Cartello ( pag. 322 e 335) , bensì come depositario del danaro, che da ambedue le parli si doveva metter fuori (avanti della disputa) a premio della vincitrice, secondo la proposta del Ferrari contenuta nelle seguenti pa- role del primo Cartello: £i acciò che non vi rincresca fatica 0 spesa mi offerisco di giucar , et deporre quanti danari vorrete deporre anchor voi , infino alla somma di 200 scudi , acciò che il vincitor acquisti l' honore , non con danno suo , ma più tosto con avantaggio ( Cartel, cit. face. S.''). E con queste parole del felicissimo inge- gno eli' ebbe coramune la patria col Ferro, ne difese ed ampliò le scoperte, m'è grato di porre l'ultimo termine al lavoro. ■1 — iO»ii»Qi— I RENDICONTO DELLE SESSIONI DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' istituto di BOLOGNA. (Continuazione, vedi pag. 357.) Sessione straordinaria delti 31 Dicembre 1845. Convocate le prime due Classi dell'Accademia onde procedere alla nomina di due Accademici Onorari , resi vacanti due posti per la promozione del Dott. Piani ad Ac- cademico Benedettino, e la morie del Doli. Paolo Murato- ri. Fra i soggetti proposti dal Presidente, a norma del prescritto all'ariic. 23 del Regolamento, vengono eletti Il Doti. Clodoveo Biagi a voli unanimi. Il Doli. Domenico Magistrini, già Alunno dell'Ac- cademia, con onorevolissimo partito. 8. Sessione ordinaria. 8 Gennajo 1846. Si legge una Lettera di Monsignor Pellegrino Farini, Rettore Magnifico dell' Università, nella quale ringrazia l'Accademia pel dono fattogli dalla medesima del 7.° Tomo dei Nuovi Cnmenlarj e della Collezione delle Opere del Galvani dovutigli nella qualità sua di Accademico Onorario. Anche gli altri due Accademici Signori Doli. Clodoveo Biagi, e Doli. Domenico Magistrini ringraziano per Lettera il Consesso per la loro recente aggregazione fra gli Onorarj. Sono olTerti in doDO in nome degli Autori i seguenli Opuscoli. Seramola Doti. Giovanni — Della Cianorina. Napoli 1845. in 4.° di pag. 5. Grimelli Prof. Geminiano, Corrispondente — Lettera al Sig. Michele Cito Principe della Rocca intorno alla For- za elettro-motrice voltaica, e Risposta del Principe. Mode- na Ottobre 1845 in IG.m» di pag. 15. 438 RENDICONTO ACCADEMICO L* Accademico pensionalo Doli. Gio. Batlisfa Comelfi Professore di Clinica Medica nell' Universilà nella sua Dis- sertazione d'obblifjo, letta in questa Sessione, continna a trattare l'argomento già dne anni addietro toccato — Del- l'utilità del solfato di chinina nelle acute reumatiche malattie e nelle Artriti — Numerosissimi, dice 1' Amore, furono i casi che da quell'epoca mi si offersero delle no- minate malattie nei quali ebbi a lodarmi grandemente del- l'efficacia e prontezza d'azione del propinalo rimedio: con- tinuai pertanto a praticarlo, né alla Clinica , né all'Ospe- dale maggiore mi attenni ad altra maniera di trattamento in ogni arlriie che mi si presentava ; e qtial fossesi il sog- getto, quale la entità della malattia , la gravezza e le più temibili concomitanti affezioni, non mi ristetti dal prescri- verlo, dal continuarlo, dal portarlo alle più alle dosi, e sempre, con più o meno pronto felice successo. Non di rado ra' incontrai in gravi sopravennie pneumonili ; vidi l'artrite acuta manifestarsi in Soggetti minacciati da ir- reparabile tisi tubercolosa, e spesso in fanciulle di abito clorolico: vidi associarvisi temibilissimi sintomi di endo- cardite e di cardile, codeste complicazioni non mi spaven- tavano, anzi quando la gravezza era maggiore, quando la febbre era violentissima, e quando i sintomi delle accen- nate complicazioni mostravansi più imponenti, tanto mag- giore era la dose del rimedio che prescriveva con esito ognora felice. Non crediate però, prosegue sempre l'Ac- cademico, che io di lai modo operando dovessi meritare la taccia di cieno seguace delia facile empirica scuola , poi- ché di questo solfato io approfittavo come del più efficace fra gli alteranti ipostenizzanli , e rilenendo i sintomi del- l'artrite, l'acuta speciaimenle, per la più chiara espressio- ne di una vera membranosa infiammazione. Non mi ristavo all'opportiiniià di praticare un qualche salasso, né di rac- comandare le bevande diaforetiche unilamcnie al più stretto e rigoroso regime dietetico. Devo però avvertire che poche t)EL PtiOf-. A. ALESSANDRIA! 439 Volle oltrepassai i due salassi, e che per l'uso ripetiilo e continualo di forlissimc dosi del rimedio giammai sì mani- festarono i perniciosi effeili tanto temuti, massime dal Con- fani , tranne l' incomodo rumore agli orecclii , la cefalalgia , la siirdiià , fenomeni che svanivano sollecilamente sospen- denddlo per un sol giorno. L' Accademico riferisce ancora parlilamente parecchi casi pratici interessantissimi dai quali è dimostrata non solo 1' utilità del rimedio, ma la neces- sità ancora in cui spesse volte si trova il pratico di rad- doppiarne la dose onde superare delle sopravenienli com- plicazioni altrihuile male a proposito al modo d'agire del rimedio, e che invece dipendevano da semplice diffusione del inale stesso. Ad onore del vero però , prosegue 1' A ut. , non sempre si osserva la decantala prontezza del rimedio nel debella- re il male, ed in quella guisa che opera certamente contro la periodicità ed inlermittenza , e parecchi falli stanno gran- demente in appoggio di quanto viene sinceramente asserito dai Medici Lombardi, che cioè talora l' artrite compie il terzo settenario prima di cedere totalmente, e la mia pra- tica mi ha pur afiche fallo conoscere quali siano a prefe- renza quei casi nei quali è a temersi la lunga resistenza dell'Artrite e del Reuma al chinino, quando cioè non oflVono manifeste e chiare cagioni del loro sviluppo, e non sieno delle comuni. Avendo esperimentato il solfato in una malattia, che da parecchi pratici si vorrebbe pure annoverata tra le ar- tritiche e reumatiche, la vera ischiatite postica del Cotun- nio, in due casi soltanto il rimedio, a lungo continualo, produsse effetto salutare, in lutti gli altri si dovette abban- donare non solo pfrchè non se ne vedeva lo sperato van- taggio, ma pel manifesto peggioramenlo del male che non tardava ad ap{iarire. Ma, conchiude l'Accademico, non è soltanto nell' ar- trite e nel reuma che la medicina può giovarsi graDdcmenle 440 RENDICONTO ACCADEMrCO dei chinacei,e del solfalo di chinina principalmente; lullo- giorno si vanno moltiplicando le osservazioni e le espe- rienze, sostenute dall'Autorità dei più illustri medici dei diversi paesi, per le quali è dimostrata la grandissima utilità di siffatti rimedj anche nelle malattie nervose. Io pure da qualche tempo ebbi a lodarmi ora del solfato, ora del vallerianato di chinina nelle convulsioni isteriche, nella chorea, e nell'epilessia slessa. Non è poi a dirsi quanto questi rimedi sieno di nuovo resi di comune uso nel debel- lare i morbi periodici di qualunque natura, gli inlermil- tenli , parecchi generi anche di febbri continue, e qui espo- ne una lunga serie di osservazioni e di fatti narrati da me- dici viventi ripulatissimi , che colla scorta, e dietro l'au- torità di coloro che furono tra i primi ad esperimentare r utilità dell' americana corteccia , ne applicano attualmente di nuovo l'uso, e con molta utilità, in un grandissimo numero di forme diverse di mali, di guisa che è pure ap- plicabile al nostro caso il dello del Venosino — multa re- nascentur , quae jam cecidere- — Anche l'Accademico onorario Do». Domenico Magi- strini adempie all'impegno assunto nella 1.^ Sessione del corrente anno Accademico leggendo un suo Rapporto in- torno una Memoria inviata in dono all' Accademia dal Cor- rispondente Sig. Prof. Gabrio Piola , intitolata — Sul mo- to permanente dell' acqua — il qual Rapporto, consenten- dolo l'Autore, qui si pubblica per intero. Il Padre Castelli discepolo del Gran Galileo, fu il primo, che imprese a spiegare i fenomeni principali del molo delle acque sulla superficie della lerra , e a gettare le prime fondamenta della Idraulica, che in seguilo, ap- plicatovi il Calcolo divenne Scienza; e il moto dell'acqua 0 per vasi, o per lubi , o per canali non è più abbando- nalo a se stesso, ma guidato come per mano dall'esatto, e rigoroso Analista: percioccchè le Scienze Fisiche , e Ma- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 441 tematiche vanno di pari passo nel loro avanzamento, e si porgono scambievole ajiilo. Però rimangono lullora certi dilTicili problemi idraulici ìmpei foltamente risoluti; e la Pratica in casi della massima importanza, non sa trarre ancora dalla Teoria tulli i soccorsi, che le abbisognereb- bero. Ciò avviene, perchè la soluzione analitica di simili problemi dipende da un ramo dell' Analisi superiore , qual' è l'integrazione delle equazioni a difTerenziali parziali, che per molte gravi dilTicollà in pochi casi si sa eseguire. Il molo permanenle dell'acqua è una parte della Idrodinami- ca, che va soggetta a questo difetto. Molli distinti Mate- matici si sono occupati con qualche successo in questa ricerca, ma nessuno per quanto è a mia cognizione, ha presentalo una soluzione del problema con maggiore esten- sione , e con analisi così sottile , ed accurata , come il Chia- rissimo Sig. Piola nella recente Memoria, della quale 1' II- histre Sig. Cav. Presidente mi fece l'onore d'incaricarmi di formare un Rapporto. 1.** L'Autore espone da principio il Calcolo, e for- mole preparalorie per la sua Analisi del moto permanenle, e si mette a rappresentare il fenomeno di esso molo entro correnti chiuse, considerando in uno spazio limitato lo scorrere continuo di un velo fluido , e questo fluido come l'aggregato di lanle Ala di molecole; e ne deduce, che le molecole, le quali si trovano nelle due pareti, che rac- chiudono il fluido in qualunque istante di tempo, vi per- severano per tutta la durata del molo fino all' uscita del velo fluido dallo spazio prefìsso; e che la pressione vi ri- roane costante per tulle le molecole del fluido, che scor- rono in una medesima Irajeltoria, variando dall' una all' al- tra di queste linee; e viene così ad evitare molle obbiezio- ni , che potrebbero insorgere contro la teoria del molo sles- so permanenle data da altri Autori , nella quale non si am- mettono i due esposti principii. Un altro principio del Sig. Piola si è, che tutte le dette irajellorie siano talmente 442 RENDICONTO ACCADEllItCO espresse da ima medesima equazione, che dalla forma di quelle, che coslilniscono le pareti possano conoscersi liille le altre; principio, che dà alle siie ricerche il vantaggio sopra gli altri di condurlo a risultati ben più generali^ che non sono qjielli fin qui contemplali , ai quali si per- viene colla speciale ipotesi delle Irajettorie rettilinee. Al quale è condotto mediante la nota verità, sì fi-conda nel- l'Analisi sublime: che le equazioni differenziali, le quali contengono delle costanti di meno dell'equazione finita, risguardare si debbono come più generali di essa; e ne inferisce, che nei canali aperti di fondo rettilineo si fa sopra di questo un deposilo di fluido staccalo dalla cor- rente principale, il quale o rimane fermo, o prende un moto particolare, e la corrente si crea in un certo senso il proprio f(mdo. La considerazione parimenti di certe quan- tità costanti sotto un aspetto, e variabili sotto un altro, sì è prestata opportunamente all'Autore nella sua analisi per giungere per una via ntiova, assai più breve, e lu- minosa a tulle le conseguenze del molo permauenle. 2." Nel capitolo secoudo presentata l'analisi generale del molo permanente dell'acqua a Ire coordinate; si fa a considerare il moto stesso delle correnti in tubi, o canali chiusi. S'immagina l'Autore, che il fluido si muova in un canale chiuso sopra, e sotto, d'avanti, e di dietro da quattro superfìcie. Lo scorrimento, egli dice, del fluido entro il canale chiuso è costituito dalla congerie di tante fila di molecole, le quali si muovono in linee determinate, e invariabili, che per maggiore generalità supporemo cur- ve a doppia curvatura. Un gran numero di queste fila suc- cedenlisi le une accanto alle altre rimangono sempre alle pareli superiore, inferiore, anteriore, posteriore; talché le estreme superficie del fluido scorrente possono concepirsi formale dall'aggregato di tali fila; e queste Irajettorie al- le superficie simo poi le estreme che tengono in mezzo quelle alUe, dalle quali è riempiuto tulio lo spazio della DEL PROF. A. ALCSSANDRim 443 corrente. Dopo le quali considerazioni assegna le formole generali preparatorie, dediiceiidone intanlo come corollario, che il variale la forma delie sponde del canale produce enVlto sensibile sulla corrente, e passa alle correnti supe- riormente libere, e al caso di un canale fìancl)e},'£;;iato da sponda piana; nella quale ricerca fa uso con mirabile mae« Siria di tutte le risorse del calcolo per dominare le diffi- collà, die necessariamente s'incontrano nel trovare le for- inole, e neir esprimere in linguaggio matematico sì astru- so problema; e con sottili considerazirmi , ed opportune combinazioni di delle formole, lo rende trattabile, mentre a primo aspetto sembrerebbe di una inestricabile complica- zione; ed è in questo modo, che perviene ari ottenere le equazioni finite fra le tre velocità, la pressione, e le Ire coordinale idonee alla soluzione del contemplalo proble- ma; e colle quali dimostra, analogamente a quanto avviene nel moto a due coordinate: che le molecole del fluido ri- mangono per tutta la durata del movimento allre alla su- perficie libera, altre aderenti al piano di sponda. 3.° Dopo avere così estesamente, e con generalità trat- talo del molo permanente dell' acqua in un canale fiancheg- giato da sponda piana, il Chiarissimo Autore si apre nel Capo terzo della sua Memoria campo a molte, e varie ap- plicazioni al molo stesso nei canali aperti, e nei fiumi; dilucidando colla potenza della preparata analisi , quistioni le più importanti della Pratica idraulica, finora non as- soggettate al rigore del calcolo, e appoggiale solo alla semplice osservazione. 4." Tale è il caso, che si pone a contemplare, del molo dell'acqua fra due sponde piane paralelle, dote di- mostra esalta in ttitta la sua estensione la proposizione: che il moto dell'acqua in un canale a sponde verticali , e paralelle può ridursi al moto in un piano. 6" Dimostra parimenti, che la formazione del filone Della corrente dipende dalla diTcrsa ii^clioazione delle spon- 441 RENDICONTO ACCADEMICO de, e che la velocità orizzontale scema coli' avvicinarsi alle sponde inclinate, partendo dal mezzo del canale; rammen- tando in appoggio della scoperta dipendenza la dottrina de- gli Idraulici più accreditati, che insegna, nel caso, che si abbiano a costruire sponde artificiali di fiumi, a dar loro un dolce pendio, immilando ciò, che avviene in natura. 6." Trattando opportunamente l'equazione già assegna- ta della curva, che limila al disopra la sezione trasversa- le del fiume, dà spiegazione del fenomeno noto sotto il nome di colmeggianienlo, dimostrando, che nelle piene dei fiumi l'acqua corrente nel filone è più alta di quella, che corre alle sponde. Qui pure non tralascia di far men- zione dell'altro fenomeno singolare nelle piene dei fiumi, chiamato ventre, che è una protuberanza, che formasi nel lungo del fiume paragonabile alla gibbosità del dorso del cammello, o alla curvatura di un arco, e indica come possa darsi anche di questo spiegazione coli' Analisi , invi- tando altri a dedicarsi di proposilo in sì curiosa, e bella indagine. 7." Altra importante applicazione fa egli delle sue for- molo alla determinazione delle velocità dell'acqua in due diverse sezioni della corrente, nella quale dimostra, che la differenza di livello del pelo dei due punti , nei quali le due sezioni sono tagliale da un piano paralello alla sponda, eguaglia le differenze delle altezze dovute alle due velocità assolute superficiali per gli stessi punti. Po- scia si accinge alla non meno difficile ricerca delle velocità assolute superficiali in due sezioni pei due punti, che coin- cidono successivamente con una slessa molecola; ma le e- quazioni finali , dando infinite radici per un elemento in- determinato, che contengono, non ottiene di determinare delle velocità indipendentemente da sperienze idrometriche, dalle quali fin qui non si è potuto dispensare; egli però ha saputo adottare un metodo misto, che richiama l'at- tenzione degli Idraulici, il quale ha il vantaggio di saper DEL PROF. A. ALESSAISDRini 445 distribuire di sezione in sezione i cambiamenti della velocità superficiale; die per essere tlelerininala , come si usa^ coi gailegianti, o aste ritromctriclie, contiene l'inesattezza di venire considerata costante^ mentre non lo è, per un tratto sensibile delia corrente. 8." Assegnata la velocità per ogni punto della super- ficie della corrente, anche più diflìcile è il problema, del quale addita come possa avviarsi la soluzione. Determinare la velocità orizzontale nel senso della lunghezza del canale per ogni punto di una sezione ad ogni profondità , e ad ogni distanza dalla sponda: e viene a rischiarare un punto della Scienza Idraulica^ sul quale vanno tanto discordigli Autori di essa ; dimostrando, che in ogni sezione verticale, e normale alla corrente la velocità orizzontale secondo la lunghezza del fiume è costante per lutti i punti di una retta condotta da un punto qualunque perpendicolarmente al piano della sponda; e ne deduce pure, che la scala delle velocità secondo le altezze è o continuamente crescen- te, 0 continuamente decrescente; provando in opposizione ad altri valenti Matematici , che nelle correnti ordinarie non vi è massimo nella scala delle velocità, ossia non si dà filone di altezza , il quale diviene solo possibile in qual- che circostanza dei fiumi in piena. E termina col dare eziandio qualche cenno del calcolo, che si deve seguire nel determinare le portate, facendo sentire quanto a que- sto riguardo la Natura sia indocile, e ricalcitrante. Mi si aprirebbe ora. Accademici Prestantissimi , spon- tanea, opportuna occasione di inslituire un ragionato con- fronto della novella Analisi dell'Autore, del molo perma- nente dell'acqua, colle altre fin* ora conosciute, dal quale constasse con ben ponderate riflessioni , se d' essa soddisfa, e in modo più plausibile a tutte le condizioni volute dal generale complicatissimo problema , superando , e appia- nando quelle difficoltà, che tuttora si fanno sentire, quando dalle formole generali d'Idraulica si vuol fare passaggio a 446 RENDICONTO AGCADEHIGO casi particolari ; e se in essi meglio si accordi a quanto esige la Pratica. Questo è assunto, che di gran lunga supera le mie forze, che per essere condegnamente esau- rito richiede ingegno superiore, che oltre alla profondità del calcolo possegga eminentemente tutte le cognizioni i- drauliche. Questi non mancherà, e il Signor Piola, che ha così ulteriormente promossa questa Scienza nei suoi più reconditi fenomeni persisterà certamente col valevole soccorso della sua Analisi in consimili ricerche, che assog- getteranno meglio al dominio del calcolo l'elemento più instabile, e necessario della Natura, e aricchiranno questo importante ramo della Fisica di nuove scoperte. Per me sarò ben conlento. Accademici indulgentissimi , se in que- sta relazione in alcun modo risalterà lo spirito, le novelle vedute, e i risultati più importanti della Memoria dell'in- signe Autore, e ne emergerà l'importanza, la novità, il pregio: onde anche di presente valga per esso l'onorevole sentenza pronunziata dal d'Alembert: Les auleurs Italiens se soni distingués dans celle par- ile, et e' est principalemeal à eux qu'oo doit les progrès qu' on y a fails. (sarà continuato) REi\DICOJ\TO DELLE SESSIONI DELLA SOCIETÀ. AGRARIA (Continuazione y vedi pag. 290.) ANNO ACCADEMICO 1843-1844. 1. Sessione straordinaria 17 Decembre 1843. Il Segretario presenta il Cafalof»o delle Opere, e Me- morie pervenute in dono alla Società nel corso delle ferie «slive, che or qui si dà Irascrilto. Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno Acca- demico 1839. Voi. I Brescia Tipografia della Minerva 1840. Commentari dell'Ateneo suddetto per l'anno 1840. Voi. 1. Brescia alla detta Tipografia 1842. Sopra alcune nebbie e pioggie singolari. Continuazio- ne delie riflessioni relative di Angelo Bellani. Estratto dal Voi. V. della Biblioteca di Farmacia Chimica. Bellani Angelo. Sopra una supposta causa principale della utilità degli avvicendamenti agrarj. Articolo estratto dal Voi. 6.° del Giornale dell'Imp. eB. Istituto Lombardo di Scienze Lettere ecc. Milano. Tip. Bernardoni 1843. Bellani Angelo. Memoria sulla educazione autunnale de' Bachi da Seta. Articolo estratto come sopra ecc. 1843. Bellani Angelo. Sulle Macchie delle foglie del Gelso dette il seccume. Articolo estratto dal Giornale Agrario Lombardo-Veneto 1840. Milano Tipografia Lampato. Fineo Antonio. Memoria sull'influenza del tempo dello accoppiaiuenlo sulla più o meno perfetta fecoQdaziooe delie 448 RENDICONTO ACCADEMICO Uova dei Bachi da Seta. Padova coi tipi di Angelo Sicca. 1842. Massei Avv. Carlo. Ragionamento Istorico dell' Arte della Seta in Lucca dalla sna origine fino al presente. Lucca Tip. Ducale di Felice Berlini 1843. Pelagatti Gaetano. Cenni Teorico-Pralici sui principali fenomeni morbosi che si manifestano ne' Bovini dietro la presenza di corpo straniero ingnjato ordinariamente fra'l cibo. Bologna Tipografìa Tiocchi e C" 1842. De-Vecchi Prof. Domenico. Memoria sull'azione de- gl'Ingrassi, e del loro stato per un più utile impiego. Firenze Tip. Le Mounier 1843. Si passa di poi alla discussione degli argomenti di- versi proposti dalla Censura per l'oggetto del premio d'in- coraggiamento da pubblicarsi in seguilo della compilazione del Programma per l'entrante Anno Accademico. In con- seguenza della quale discussione, e successiva votazione ri- sulla prescelta per argomento di concorso la proposta di un metodo pratico che sia stato concludentemente sperimenla- to utile per distruggere la Cuscuta europea che reca così gravi danni ai prati di Erba Medica. Il Vice-Presidente propone altresì che per l'anno ven- turo 1844-1845 venga falla l'assegnazione di un fondo con cui premiare una Memoria intorno ad argomento da sce- gliersi in appresso come motivo di Problema o Teorico o Pratico; e tale proposizione è approvata dal Corpo Acca- demico a pluralità di voti. A rendere più frequente, e numerose le adunanze vie- ne proposto ancora, che si faccia interpellazione ad alcuni Socj della Classe degli Ordinari i quali non frequentando le Sessioni, perchè impediti dalle loro occupazioni, sup- pongonsi disposti di rinunziare al formar parte di della Classe, e di passare invece a quella degli Onorarj , ovve- ro a quella de' Corrispondenti , secondo il disposto dell'Ar- ticolo IV del Regolamento. E la proposta è approvala per voli dieci favorevoli, ed uno contrario. DEL PROF. G. CONTRI 449 Si procede di poi alla rinnovazione delle cariche se- guendo il disposto de^li Articoli VII , XIII, XVIII di detto Regolamento , e primieramente formate, ed aperte le sche- de per la elezione del Presidente, indi posto il solito par- tilo risulta a tal carica eletto il Prof. Cav. Antonio Ales- sandrini. Similmente formate, ed aperte le schede per la nomi- na di due Censori in sostituzione all'Ing. Dott. Francesco Maranesi , e Dott. Francesco Dertelli, riescono nominali col relativo parlilo il Professore Dott. Michele Medici, ed il N. U. Alessandro Zncchini. In fine conumicate al Corpo Accademico le proposizio- ni di nuove nomine nelle due Classi dei Socj Onorar] , e de' Socj Corrispondenti, vengono eletti per la prima li Signori Agucchi Conte Filippo. Ranuzzi Conte Piriteo. Ranuzzi Conte Angelo. Conti Castelli Marchese Sebastiano. Astolfi Avvocato Angelo. per la seconda li Signori Calderini Prof. Nazareno di Perugia. Calassi Ingegnere Ciro di Rologna. Martelli Ingegnere Dott. Domenico di Bologna. Paloni Ing. Dott. Giovanni di Bologna. Piirgotli Prof. Sebastiano di Perugia 2.* Sessione Ordinaria 31 Decemhre 1843. Lcggonsl lettere di ringraziamento dei nuovi Socj Ono- rarj Conte Angelo, e Conte Pirileo Ranuzzi, e Marchesa Sebastiano Conti Castelli, non che del nuovo Socio Corri- spondente log. Ciro Calassi. Il Socio Ordinario Dott. Francesco Bertelli logge la sua Memoria di turno, nella quale espone Alcune Consi- N. Ann. Se. NàTua. Serib II. Tomo S. 39 450 RENDICONTO ACCADEMICO deraTjoni , e ricerche intorno al fiume Reno , ed alle cam- pagne fra le quali ei scorre (1). Il Socio Ordinario log. Ispellore Pietro Pancaldi , sup- jilendo al Sig. Ing. Dolt. Gaetano Bagni presenta una Me- moria per la quale in qualche guisa dimostra lo slato, e l'andamento della Economia Campestre Bolognese del se- colo XVI , avendo egli compilalo il suo scritto per estrat- ti del Manuscritto di Monsignor Innocenzo Malvasia, noto in parie per la relazione che già ne fece il benemerito Conte Filippo Re, e che venne da Lui inserita negli An- nali di Agricoltura del Regno d' Italia Voi. 2.° pag. 245 (2). 3.^ Sessione Ordinaria del 21 Gennajo 1844. Il Segretario presenta le lettere di ringraziamento, ed accettazione di tre nuovi Socj ; e cioè del Sig. Conte Fi- lippo Agucchi fra gli Onorarj e de' Signori Ingegneri Doli. Giovanni Paloni e Dolt. Domenico Martelli fra' Corrispon- denti. Riassunto quanto altra volta fu stabilito intorno al Rapporto della Censura, che forma base alla destinazione di quelle sperienze, le quali si vanno ad intraprendere in diversi punii della Provincia nel corrente anno agrario, si procede a rinnovarne la lettura; perciocché letto da prima in una Convocazione generale della Società intimata pel giorno 31 Agosto 1843, non riesci legale quella Sessione per difetto di numero. Di detto Rapporto viene ordinala la (!) Pubblicata di poi nel 1845 fra le Memorie della So^- eietà ecc., e leggcsi a pag. 191 del Voi. 2.** (2) Queste ulteriori notizie del Sig. Ing. Ispettore Pietro Panealdi leggonsi pubblicate fra le Memorie della Società A' graria Voi. 2.° pag. 207 col seguente titolo Riferimenlo in- torno ad un Manoscritto di Monsignor Innocenzo Malva- sia ecc. DEL PROF. G. CONTRI 461 pubblicazione per inserto nell'Opera Periodica dei Nuovi Annali delle Scienze Naturali (1). 4. Sessione Ordinaria del 18 Febbrajo 1844. Il Presidente comunica una lettera dell'onorevole Con- ferenza Agraria di Bologna colia quale invita la nostra Società a cooperare, perchè s'intraprenda nella Provin- cia una generale raccolta di cartocci, tele, reti, &o:j:^o- /{, e di ttitl' altro in cui si annida, e si conserva il seme di tanti insetti sommamente nocivi alla coltivazione. Molto è commendata la proposta , e si trasmette la lettera alla Com- missione di Censura per le relative ispezioni , e riscontro. Il Segretario presenta altra lettera a lui diretta dalla Accademia Agraria di Jesi , che ringrazia della trasmissio- ne delle nostre Memorie, ed accompagna alcuni fascicoli de' suoi Annali, ed Atti. Lo stesso Segretario è quindi in- caricato di rispondere, e rendere le dovute grazie a quei Corpo Accademico. Si presenta, e legge Lettera Circolare delli 8 p. p. Gennajo diretta alla Società dal Signor Cav. Vincenzo An- linori Direttore dell' Imp. e R. Museo di Fisica, e Storia Naturale di Firenze; la quale è del tenore seguente. » Fino dalla prima Riunione Scientifica Italiana, ven- » ne richiamala l'attenzione dei Fisici agli studi Meteoro- » logici (2), pei quali da quell'epoca in poi si è andato (1) Questo Happorto che per la riferita disposizione ven- ne allora pubblicalo nel Voi. V. Ser. I. dei Nuovi Ànnoli ecc. fug. 395. Fu in seguito inserito ancora fra le Memorie della Società stessa ecc. Voi. 2." pag. 181. (2) a Vedi la Memoria sidla necessità di stabilire un re- » golare sistema di osservazioni di Fisica terrestre, ed atmo' » sferica letta alla Sezione di Fisica nella prinia lìiunionc » delli Scienziati Italiani stampata in Firenze nel 1840. 4ò2 RENDICONTO ACCADEMICO w risvegliando l'ardore, in specie degli oltremontani: ri- » conosciuta sempre più l' importanza di essi, e la neces- » silà di ridurre, le varie, e vaghe osservazioni che si )) vanno facendo, ad uno scopo più certo, e più utile, w non solo per condurre questa parte della Fisica allo » splendore a cui si sono ridotte le altre; ma perchè po- » tesse appunto dall' attuai progresso di queste pigliar w maggior consistenza; bisognosa come ella è dell' ajuto, i) e del concorso di tutte, fu desiderato un piano generale « in proposito che fosse consentito da tutti gli osservatori, w Ora mentre della compilazione di questo si occupa una ì) Commissione espressamente nominata alla Riunione di ì) Lucca, a promuovere, ed avvantaggiare siffatti studj, noo ì) che a facilitare il lavoro della Commissione medesima, )) e la necessaria intelligenza fra gli osservatori, stimiamo w che possa essere intanto opportuno l'andar raccogliendo w tutte le osservazioni spettanti alla Meteorologia, ed alla w Fisica Terrestre , che si fanno nelle varie Provincie d'Jta- » lia per quindi, riunite, ordinate e ridotte ad una uni- M formità di linguaggio, pubblicarle in tanti Prospetti nu- » merici , e grafici, i quali agevolino il colpo d'occhio )) sull'andamento dei diversi fenomeni in tutta l'estensione )) della nostra Penisola. Questi Prospetti da prima imper- ì) felli , ed incompleti, potranno coli' andar del tempo sem- M pre più perfezionarsi, e completarsi, come quelli che w porranno in maggior evidenza i bisogni della Meleorolo- » già, e suggeriranno il modo più idoneo a soddisfarli, )) avviando così al grado di Scienza anco questa parie del- )> la Fisica importantissima, perchè prende a considerare )) fenomeni, i quali interessano la nostra salute, l'Agri- )) coltura, ed il Commercio; e la quale ci sembra, che » non possa essere utilizzala a dovere, se non quando si )> raccolgano, e si presentino riuniti i risultali delle par- )) ziali osservazioni , fatte sopra una superficie, se non lan- » lo vasta quanto è vastissimo il campo dove si producono DEL PROF. G. CONTRI 453 M i fenomeni dei quali si occupa, certo il più che si può )> vasta ed estesa. » In questo concetto credo far cosa grata annunziando ì) che S. A. I. e R. il Gran Duca di Toscana commelle al w sottoscritto Direttore del Museo di Fisica, e Storia Na- M turale di Firenze d' invitare liilli gì' italiani Cultori delle » Scienze Fisiche, le Accademie Scienlifiche, i Medici, i w Botanici, i Direttori dei Giardini, gli Agronomi , gì' In- )) gegneri , gli Ufficiali delle nostre Marine e tulle quelle » persone che abitano, o si trovano in luoghi importanti )) per la geografica posizione, ad inviare i risultali delle » loro osservazioni di Fisica Atmosferica, e Terrestre a ì) questo Siabiiimenlo Scientifico, il quale si farà quindi I) innanzi depositario di nn Archivio Meteorologico Cen- w trale italiano, siccome lo è di già, e dell'Archivio ge- w nerale delle Uiunioni Scientifiche d'Italia, e dell' Eiba- » rio Centrale, e della raccolta Geologica, e M.neralogica w Italiana ; se non che mentre a rendere utili questi due w ultimi depositi, può quasi bastare la ispezione delle ri- )) spetlive collezioni, l'Archivio Meteorologico lialiano non ì) può essere condotto ad utilità, senza che i falli in esso w raccolti vengano regolarmente ordinati, e resi di pub- n blica ragione complessivamente, colla maggior sollecitu- w dine possibile: e questo è appunto quello che si anderà ì) d'ora in poi facendo, collo scopo, e nel modo che si ì) propone, e con quella frequenza che verrà richiesta dal- w la importanza, e dalla copia dei materiali riuniti, non « che dalla prontezza colla quale ci saranno comunicali. » Non è scarso certo in Italia il numero degli Osser- n valori Meteorologici , ed anzi in varie parti di essa può » dirsi esisterne quasi uno per grado; né solo le osserva- li zioni che si fanno nei locali, e dai Fisici espressamente » a ciò destinali, possono essere preziosissime alla Scien- » za , ma quelle ancora raccolte da persone conscien- w ziose sullo stalo del Cielo ^ dell'Atmosfera, e del Ma- 454 RENDICONTO ACCADEMICO M re (1), sulla forza, e direzione dei venti, sulla durala, n e quantità delia pioggia , sulla comparsa delle nevi, dei w più ovvj fenomeni elettrici, degli aloni, de' parelii, del- )) le iridi, corone, ecc., colle accurate indicazioni di ogni w più particolare circostanza che accompagni questi comuni w fenomeni; non che tutti que' dati desumibili dalie osser- )> vazioni dei fenomeni periodici relativi , che presentano M il regno dei Vegetabili, e quello degli Animali (2). » Finora siffatte osservazioni non furono nò raccolte )) né pubblicate j o Io furono come quelle della massima M parte degli Osservatori Meteorologici parzialmente, ed w in ristretto, valendosi per questo di Gazzette, o di Gior- M nali Politici 0 Lelterarj , cosicché le molte osservazioni ì> non furono né sono il più delle volle curale né lette, e n restarono, e restano inutili, oziose, isolate,^ quindi w infeconde, e più per consuetudine che con interesse ve- )) ro delia scienza continuale. Non così potrà accadere quan- )) do esista un luogo espressamente destinalo a ricevere, M disporre, e pubblicare tutte le parziali, e locali osser- » vazioni meteorologiche^ le quali figureranno in tanti (1) » Jlìspeito allo slato del Ciclo ognun vede quanto pos- » sa essere importante pel nostro scopo aggiugnere alle consuc- » te osservazioni , la figura delle nubi , e la loro posizione re' > lativa ai punti cardinali, specialmente per quelle prossime » all' orizzonte. (2) » A maggiore schiarimento si riportano qui alcuni » dati che per V oggetto che ci proponiamo possono aversi degli » esseri organici ; per esempio V epoca dell' arrivo e della par^ » lenza degli animali migratori, dello svegliarsi, ed assopir- » si dei letargici, delV apparire e sparire di alcune specie, » dello spuntare delle gemme delle piante , della fioritura, del' » la fruttificazione ecc. particolarmente avvertendo il riscon- » tra di quei dettali ammessi come canoni dagli agronomi pra- » tici , e che sembrano figli dell esperienza di più secoli. DEL PROF. G. CONTRI 4o5 » quadri rappresenlanli quegli andamenti , e quelle leggi w ciie potranno col tempo costituire la scienza in questione. )ì Quindi ci lusingiiiamo clie non senza gioja possa )) essere accolta da tulli la notizia che in questo I. e R. i) Museo Fisico, centro di altre acclamate, ed importanti M scienlificlie Istituzioni, saranno ricevute, e raccolle le )> osservazioni di Meteorologia , e Geografia Fisica che si )) fanno in tutta la nostra Italia, e che, citandone scrii- M polosamente la provenienza, e le persone a cui spetta- M no, i risultamenti di esse verranno di tempo in tempo M pubblicali complessivamente nel modo più clìiaro, e più w idoneo a far conoscere il procedimento giornaliero annuo, w periodico, ed accidentale dei fenomeni di cui si fratta, » in tutta la superficie della nostra Penisola^ e del Mare n che la circonda. » Non è da dubitare che non sieno per corrispondere )> volonterosi al nostro invito ed alia illuminata intenzione w del Gran Duca Leopolda li, tutti quelli animi gentili » cui punge l'amor della scienza, e l'onore del loco na- M tivo, i quali inviando le loro osservazioni si compiace- » ranno di corredarle dell'esalta indicazione del luogo ove « sono state fatte, della elevazione di esso dal livello del ì) mare, della estensione dell'orizzonte visibile ( notando il w nome dei principali punti terrestri che lo lirailano ) della )) posizione, e descrizione dei rispettivi istrumenti ; e nei » trasmettere le relative lettere o carte potranno munirle » del seguente indirizzo: — All' Archìvio Meteorologico n Italiano nell'I, e R. Museo di Fisica, e Storia Na- » turale di FirenT^e — sicuri del ricevimento di esse sarà u dato loro pronto riscontro. Dall' Imp. e R. Museo ecc. Li S Gennajo U // Direttore VINCENZIO ANTINORI. 456 RENDICONTO ACCADEMICO Similmente viene presentala una Circolare della Asso- ciazione Agraria di Torino , perchè la nostra Socieià con- corra agli utilissimi lavori Teorico-Pratici da quella intra- presi ; alla qual Circolare sono uniti i due Numeri 1 e 33 della Gazzetta pubblicata dalla detta Associazione, e con- tenenti il Regolamento della medesima, non che un estrat- to degli Atti che si riferisce al Congresso di Alba del 9, 10, 11 e 12 Ottobre. I quali documenti in un colla Cir- colare del Sig- Cav. Anlinori si trasmettono alla Censura per gli opportuni riscontri, e per disporre le risoluzioni da prendere dalla Socieià uel proposilo. Il Socio Ordinario Ing. Giuseppe Aslolfi offre alla Società un Opuscolo del Sig. Ing. Andrea Casazza di Fer- rara relativo ad un piano di Società Colonica, e che ha per titolo Progetto di Scritta Colonica a salario pei fondi nel Ferrarese. Ferrara Tip. Negri 1844. Il detto Ing. Aslolfi è pregato di dar risposta all' Autore ringraziandolo in nome della Socieià. Il Socio Onorario Conte Annibale Ranuzzi legge di poi un'interessante Memoria, in cui espone molte importanti riflessioni intorno alla opportunità, ed alla utilità della coltivazione dell'Olivo nella nostra Provincia, e nel tempo stesso vi unisce un' indicazione ragionata di quelle situa- zioni della Provincia medesima, in cui Egli è di parere che si possa di preferenza introdurre tal pianta, e molti- plicarla con vantaggio. Consegnata questa Memoria agli Atti il Segretario Prof. Contri in un breve Discorso propone alquante consi- derazioni intorno al decadimento delle razze dei Cavalli nel Bolognese (1), dopo di che trasmesso agli Alti il Discorso termina la Sessione. (1) Tanto questa Memoria, quanto la precedente leggonsi pubblicate fra quelle della Società nel Voi. 2. pag. 233 e 241. DEL PROF. C. CONTRI 4ò7 6. Sessione ordinaria 17 Maggio 1844. Mancato di recente ai vivi il Socio Ordinario log. Do!t. Francesco Berlelli, l'altro Socio Ordinai io Avv. Francesco Lisi ne legge l'Elogio Storico. Alla quale lettura segnila quella di una Dissertazione del Vice-Presidente Marchese Doti. Luigi Davia, in cui l'Autore richiama l' attenzione della Società sopra alcuni difetti d'istituzione, che nelle Accadfmie in genere, e nella nostra ancora in particolare rilardano i progressi, e la diffusione dei mezzi pratici di miglioramento agrario. Al quale effetto Egli propone di accrescere il numero dei Soci Corrispondenti , e di forma- re per essi nelle singole Sezioni altrettante Deputazioni Sezionali che si occupino sopra luogo dello stato agrario, e dei bisogni dei rispettivi territori; e che, riunendosi a conferire co' Parochi di ciascuna Sezione intorno ai me- desimi, riferiscano alla Società i risultati delle loro osser- vazioni soggiugnendo quelle proposte di miglioramento ch'essi trovino necessarie. Questa Dissertazione da tutti coniendata si passa agli Atti per Allegato, indi alla Cen- sura, 5'erchè esamini, e proponga se, e come debha porsi ad effetto quanto in essa propone l'Accademico (1). Il Segretario presenta per parte del presidente il dono di una Memoria del Signor Felice Levi ^ nella quale si tratta della Possibilità, e vantaggi delle moltiplicì edu" ca^ioìii dei Bachi da seta in Italia, e con ciò si chiude la Sessione. (1) Nel Toìume 2. pag. 263 delle Memorie della Società eec. si legge pubblicata questa Dissertazione col titolo seguente Pioposta fatta dal Marchese Dolt. Luigi Da Via ecc. per e- slendere l' istruzione Agraria, ed i vantaggi dello sperimen- tare uella Provincia. 458 RENDICONTO ACCADEMICO 6. Sessione ordinaria 21 Aprile 1844. Il Segretario presenta a nome del Socio Onorario Con- te Annibale Ranuzzi l'Anno 1.° dell'Annuario Geografico Italiano da Lui pubblicato, del quale fa dono alla Società; e lo stesso Segretario viene incaricalo di rendere al dona- tore le dovute grazie. Il Socio Ordinario e Censore Prof. Michele Medici legge la sua Memoria di turno nella quale presi ad esame i fondamenti dell'Opera del Conte Filippo Re intorno alle malailie delle piante, e dimostrale alquante inesattezze di principj che si rinvengono in essa manifeste, passa a sta- bilire le prime basi di Fisiologia Vegetale ben dimostrate, ed evidenti , dalle quali Egli si parte per fondare un più ragionato Sistema Patologico, sostituendo al lavoro del Conte Re (sempre peiò lodevole, perchè un primo passo nell'arduo cammino di una nuova, e difficile scienza) altri principj meglio ordinali, e basali del tulio sopra cogni- zioni scientifiche, e sopra pratiche osservazioni (I). Terminata questa lettura, e consegnala agli Atti la Memoria anzidetta, il Socio Onorario Doti. Domenico San- tagata succede secondo l'ordine turnale all'altro Lettore colla prima parte di un elaboralo, ed eruditissimo Discorso di Geologico-Agrario argomento, promettendo di presenta- re a compimento del suo assunto la seconda parte del me- desimo nell'adunanza ordinaria del venturo mese, e con ciò si chiude la Sessione del giorno d'oggi. 7. Sessione ordinaria del 19 Maggio 1844. Il Segretario presenta al Corpo Accademico l'Opera del Sig. Ing. Dott. Angelo Emiliani che ha per titolo (!) Questa Memoria è ora pubblicata fra quelle della So- cietà Voi. 2. pag. 277 col seguente titolo Prime Linee di Fi- siologia, e di Patologia Vegetabile. DEL PROF. G. CONTRI 459 Teorica della Formar^ione de' Censimenti. Bologna 1844 Tipi Tiocclii , e C" della quale l'Autore fa dono alla So- cietà; ed al detto Segretario è commesso di significare al- l'Autore medesimo quanto sia slato gradilo il suo dono. Similmente il Socio Ordinario Prof. Giuseppe Berto- Ioni presenta una Dissertazione da Lui di recente pubbli- cala nei Nuovi Commeniarii dell' Accademia delle Sciente deW Istituto di Bologna Voi. VI pag. 459, nella quale descrive due Inselli che recano danno l'uno all'Olmo, e l'aliro al Pero: denominato il primo Orcìxesthes Alni y Cossus aesculi il secondo; ed il Presidente nel ricevere il dono ne rende grazie all' Autore presente in Sessione a nome di tulio il Corpo Accademico. I due Socj Ordinarj Prof. Dolt. Antonio Santagata, e Doli. Domenico Sanlagata soddisfano l'obbligo della loro turnale lellura, il primo con un suo Ragionamento nel quale richiama l'attenzione dei Socj ai difelli, ed agli abusi della coltivazione del monte in generale, e più par- ticolarmente a quelli che si osservano nella coltiira dei boschi , nel loro taglio , nel pascolo di essi. Cosicché aven- do da principio l'Accademico opportunamente riferito un tratto della Gazzetta dei Diballimenli, il quale dimostra quanto di presente in Francia sia deplorabile lo stato dei Loschi, conchiude in fine con salutari avvertenze raccoman- dando le migliori cure di questa parie principalissima di Campestre Economia, e bene augurandosi di una utile ri- forma, termina il Discorso colle seguenti parole. » Dove M CIÒ ne consegua, e dove, colle già conosciute regole, e )) prescrizioni, se ne adempia il resto, mancar non può )) quella tante volle accennala ricchezza, ottenuta la quale » comincierà a migliorare almeno una parte della montana w cultura, e sempre più sarà da noi lontana la orribile M devastazione Francese, la cui commovente pittura fu di M occasione al mio dire ». L' altro Accademico compie l'esposizione dell' interessantissima sua Memoria, di cui 460 RENDICONTO ACCADEMICO fu Iella la priraa parie nella Sessione precedente, ragio- iiandi) con molla profondila sui rapporli della Geologia coH'AgricolUira. Ambidue i Discorsi vengono consegnali agli Alti (1), e si chiude la odierna Sessione colla lellura di (ina lettera della Socielà Medico-Chirurgica di Bologna, colla quale questo illustre Corpo Accademico ringrazia la nostra So- cieià per l'iuvio fattogli delle Memorie pubblicate da que- si' ultima. (sarà continuato) (1) Leggesi l'una, e V altra alla Memoria pubblicata fra quelle della Società Voi. 2. pag. 299 la prima , pag. 311 /o seconda. VOCABOLARIO DE' mmm classici dell' ornitologi! europei ( Continuazione , vedi pagina 272. ) Anlhropoides , Vieill. v. Balearlca, Briss. Anthropoides Pavonica, Vieill. v. Baleaiica Pavonica, Vigors. Anlbropoides Virgo, Vieill., Bonap. A idea Virgo, Linn. Grns Ntiiniiliae, Klein, Gius Niimidica, virgo niiraidica vulgo dieta, Briss. Gius virgo Biiss,, Pallas, Temin.,Savi, Sebi. OUis Pliimbeus, Barr. Scops, Moehr. Avi. Geo. 84. Scops Virgo, Gray. Anlbus, Becbsi. , Bonap., Meyer, Cuv., Temm., Vieill., Less. , Ranz. eie. Acrediila, Rzac. Agrodronia, Swainson. Alauda, Linn., Becbst.^ Briss-, Willugh., Raj. eie. Boarina , Raj. Galarina, Rzac, Aldrov. Leimoniplera, Kaiip. Motacilla , Pallas, Gmel. Pipasles, Kaup. Spi pota, Leach., Aldrov., Jonsl. Spipolella, Williigh. , Raj. Slroparola, Schwenck, Rzac. Sylvia, Lalh. 462 VOCABOLARIO Anihiis, Linn. , Gmel. v. Alauda, Linn. Anlhus, Gesn. v. Cliloiospiza, Bonap. Anthus, Gesn. v. Clilorospiza Clioloris, Bonap. Anihiis, Vieill. eie. v. Corydalla, Vigors. Anihtis, Linn., Gfliel., Briss. , Lalh., v. Galerida, Boie. Anlhus, Linn., v. Otocoris, Bonap. Aulluis Alpestris, Linn., Gmel. v. Otocoris Alpest., Bonap. Anlhus AqualicHS, Bechst. v. Anlhus Spinoletla, Bonap. Antiius Aqualir.us, Gmel. v. Anlhus Obscurus, K. e. BI. Anthus Aiboreus, Linn. v. Galerida Arborea, Boie. Anlhus Arboreus, Bechsi. , Bonap., Savi, Temm., Ranz. , Lesson, Schl. Alauda minor, Gmel., Latb. , Bewick. Alauda Triviaiis, Linn. cur. Gmel., Lalh., Bewick. Alauda Turdinae, Scop. Anlhus seu Florus, Aldrov. Anlhus Triviaiis, Linn., Eyton. Motacilla Maculala, GraeL Molacilla Spipola, Pallas. Sylvia Maculala, Lalh. Anlhus Arvensis, Linn., Gmel., Lalh., v. Alauda Arven- sis , Linn. Anthus Campeslris , Meyer, Bonap., Bechst., Savi, Schl. eie. Acredula, Rzac. Alauda Campeslris, Bechst., Briss. , Linn. , Sysl. nat. Alauda Gula Pectoreque FIavescente,Faun. Suec Linn. IN. 193. Alauda minor Campeslris, WilUigh. , Raj. Alauda Novalium, Frisch. Anlhus Rufescens, Temm. , Ranz., Less. Anlhus Rufns, Vieill. Galerina Gesneri, Rzac. Galerina Orniihologi, Aldrov. Muscicapa Terlia, Jonst. DI ORNITOLOGIA 463 Spipoletla Florenliae, Willugh. Spipoletla Florentinis, Raj. Stroparola, Scbwenck. Anlhns Cecilii, Aiid. v. Anlluis Cervinus, K. e BI Aalhus Cervinus, k. e BI. , Bonap. Aiilliiis Cecilii, And. Anlhiis Pralensis, Eversm. Anliiiis Pralensis Rnfogniaris, Schl. Anllius Knfogularis, Brelim. , Terara., Bonap. Molaciila Cervina, Pallas. Anlhns Florns, Charlet. v. Clilosospiza Chloris, Bonap. Anthus LiUoralis, Biiss. v. Antluis Obscnriis, K. e BI. Anllius Monlanus, Keck. v. Anilms Spinolcita, Bonap. Anlhus Obscunis , K. e BI., Bonap., Temra. Alanda Obsciira, Gmel. , Temra. Alauda Petrosa, Trans., Linn., Soc. Anllius Aqualicus, Gmel. Anlhus Liltoralis, Briss. Anlhus Pelrosus, Anglor. , Varrei. Anlhus Rnpeslris, Nilss. non Menelr. Anlhus Pelrosus j Anglor. v. Anlhus Obscurus, K. e BI. Anlhus Pelrosus, Flcmm. v. Anlhns Spinolella, Bonap. Àulhus Pralensis , Bechsl. , Bonap. , Ranz. , Less. , Temm. , Srhl. eie. Alauda Campeslris, Lalh. Alauda Minima Locoslaevoce , Raj. Alanda Moscellana, Linn., cur. Gmel. Alauda Pralensis, Linn. cur. Gmel., Lath., Briss.« Charlel. Alauda Pralensis Candida^ var A Briss. Alauda Pralorum , Jonst. , Sibbald, Aldrov. , Willngh. Alauda Pralorum Bellonii, Aldrov. Alauda Sepiaria, Briss. Anibus Sepiarius, Vieill. 464 TOCABOLABtO Boarina Aldrovandii, Raj. Spipola Alba sive Boarina > Aldrov. Spipola Altera , Aldrov. Spipola sive Anduis, Aldrov. Spipola Terlia, Jonst. Spipola Liiiea , Rzac- Anihns Pratenis, Eversm. v. Antlius Cervinus, K. e Bl. Anllius Pralensis Rufogitlaris, Schl. v. Anlhus Cervinus, K. e Bl. Anllius Richardi , Vieill. v. Corydella Richard! , Vig. Anlhiis Rufescens, Teram. v. Anihns Campestris, Meyer. Anihns Riifognlaris, Brehm. v. Anlhus Cervinus, K. e Bl. Anllius Rnfns, Vieill. v. Anlhus Campeslris, Meyer. Anihns Rnpestris, Menelr. vi Corydella Richardi, Vig. Anlhus Rnpeslris, Nilss. v. Anlhus Spinoletla, Bonap. Anlhus Rupeslris, Nilss. v. Anlhus Obscurns, K. e Bl. Anlhus Sepiarìus, Vieill. v. Anlhus Pralensis, Bechst. Anlhus seu Florus, Aldrov. v. Anlhus Arboreus, Bechst. Anlhus Spinolella, Bonap. Alauda Campesiris var B Linn. cur Gmel. Alauda Campeslris Spinolella, Linn. cur Gmcl., Lalh. Alauda Obscura, Linn., Gmel., Lalh. Alauda Petrosa, Irans. , Linn. Son. giovine. Alauda Bufa, Wills. Alauda Spinolella, Linn. Anlhus Aquaiicus, Bechsl.^SavijTemra. , Ranz., Lesson, Eylon., Schl. eie. Anlhus Monlanus, Rock. È un maschio adulto in tempo d'amore. Anlhus Pelrosus, Flemm. Anlhus Rupeslris, Nilss. Ranzani rimarca che il Temminck dà come sinonimo del giovine A. Spinolella Bp. L'A- lauda Obscura Linn., Gmel. quale secondo DI ORNITOLOGIA 465 Ranzani non appartiene al genere Ànlhus: va però nell'opinione col NìIssdu che l'Alau- da Obscura di Laih. sia un vero giovine del- l'Anilius Spinolella, Bonap. Anthus Trivialis , Linn. , Eylon. v. Anlbus Arboreus , Becbst. Apiaster, Briss. v. Merops, Linn. Apiaster, Briss. v. Merops Apiaster, Linn. Apiaster Cbarletonis, seu Merops^ Rzac. v. Merops Apia- ster, Linn. Apiaster Gazae, Rzac. v. Merops Apiaster, Linn. Apiaster Jetrocephalus, Briss. v. Merops Apiaster, Linn. Apos, Aldrov, v. Cypselus Apus, 111. Aplernus, Swainson, Bonap. Dendrocopus, Kock. Picoides, Lacepede. Ficus , Linn. , Gmel. , Ranz. , Temra. , Vieill. , Raj. Tridaclylia, Stephens. Apterniis Arcticus, Sw. v. Apternus Tridaclylus, Sw. Apternns Hirsutus, Bonap. v. Apternus Trydaclylus> Sw. Aplernus Tridaclylus, Sw., Bonap., Schl. Apternus Articus, Sw. Dendrocopus Tridaclylus, Kock. Ficus (Apternus) Arcticus, Sw. N. ZooL Ficus Hirsutus, Vieill., Maschio adulto. Ficus Tridaclylus, Linn., Gmel., Raj. Teram. Ficus Tridaclylus anomalus, Mus. Fetr. 368. Tridaclylia Hirsuta, Stephens. Temminck cita come sinonimo dell' A. Tri- daclylus Sw. il Ficus Hirsutus di Viell. que- sto viene dal Frincipe Bonaparte citato come sinonimo dell' Apternus Hirsutus Bp. il qual uccello è riportato nel List, fra quella della Korth America N. 250 in paralello all' A. Tridaclylus d'Europa N. 270 Fag. 39 per ciò egli dislingue due specie M. Amm. Se. NAToa. Sehie II. Tom. S. 30 466 VOCABOLARIO ApuS;, Scop. V. Cypselliis Illiger. Apus Melba, Risso, v. Cypselus Melba, III. Apus Murarius, Risso, v. Cypselus Apus, 111. Aquila, Biisson, Bonap. , Meyer, Pallas, Vieill. , Klein., Hornsf. , Brehm., Savig. , Eylon , Leisl. eie. Falco, Linn., Temm., Savi,Ranz., Gmel., Raj , Less., Lalh. , Briss. , Birvick. , Bechsl. eie. Aquila, Meyer e Wolf. v. Circaelus^ Vieill. Aquila, Meyer. v. Haliaelus, Savig. Aquilla, Gesner. v. Neophron , Savig. Aquila, Meyer. v. Pandion, Savig. Aquila Albicilla seu Pygargus, Briss. v. Haliaelus Albi- cilla, Savig. Àquila Bifasciala, Hornsf., Brehm. v. Aquila Naevia, Briss. Aquila Bonelli, Bonap., Sebi. Aquilla minima. Celli. Falco Bonelli, Temm., Savi, Ben., Lesson. Aquila Brachydaclyla. v. CircaeUis, Gallicus, Viell. Aquila Bracbydaclylus, Risso, v. Circaelus Gallicus, Cuv. Aquila Cbrysaelos, Eylon. v. Aquila Fulva, Savig. Aquila Cbrysaelos, Leisl. v. Aquila Haeliaca , Savig. Aquila Clanga, Pallas. v. Aquila Naevia, Briss. Aquila Fulva, Savig., Bonap.;, Risso, Sebi. Aquila Cbrysaelos, Eylon. , Duraz. , Bonap. ^ Lisi. Aquila Nobilis, Pallas. Falco Canadensis, Gmel. Falco Cbrysaelos, Linn. , Lalh., Raj, Gmel., Briss., Buvick. JFalco Fulvus, Linn., Wills. , Buvick., Temm. Giovine. Falco Niger, Gmel. Aquila Haliaetos, Meyer. v. Pandino Haliaelus, Cuv. Aquila Heliaca, Savig., Bonap. Aquila Cbrysaelos, Leisl. Falco Imperialis, Bechsl., Sebi. DI ORNITOLOGIA 467 Aquila Heteropus, Gesn. v. Neophron Peronoplenis, Savig. Aquila Leucamphoma, Borkh. , v. Ciicaelus Gallicus , Vieill. Aquila Leucocephala M^yer. v. Haliaelus Albicilla, Savig. Aquila Leucoiypha^ Pailas. v. Haliaelus Leucorypha, K. e BI. Aquila Minima, Celli, v. Aquila Bonelli , Bonap. Aquila mintila, Brehm. v. Aquila Pennata, Cuv. Aquila Naevia, Briss., Bonap. , Meyer, Schwenck, Duraz. , Bisso, Scili. Aquilla Bifasciala, Hornsf. , Brehm. Giovine se- condo Temm. Aquila Clanga, Pallas, Klein. Aquila Clanga, Vieill. Buleo, Frisch. Falco Maculalus, Gmel. , Llnn. Giovine. Falco INaevius, Linn. , Gmel., Teram., Savi. Falco Plangus? Gmel., Ranz. Morphno Congener^ Aldrov. , Willugh. , Raj, Cliarlel. Aquila Nobilis, Pallas. v. Aquila Fulva, Savig. Aquila Pennata , Cuv. , Bonap. , Sclil. Aquila Minuta, Brehm. È un Giovine. Falco Pennatus, Gmel., Ranz., Temm., Less. , Linn. Il Falco Pennatus di Cuvier, Regno Ani- male Voi. 1. pag. 323 non è altro che un Falco Lagopus. vedi Teram. Mau. d'Ornilolo- gia Parte 1. pag. 45. Aquila Pianga, Vieill. v. Aquila Naevia, Briss. Arceuthornis, Kaup. v. Turdus, Linn. Arceuthornis Pilaris, Kaup. v. Turdus Pilaris Linn. Archihuleo^ Brehm. v. Bulaetes, Lesson. Archibuteo Alliceps, Brehm. v. Bulaetes Lagopus, Bp. Archibuieo Planiceps, Brehm. v. Bulaetes Lagopus, Booap. 468 VOCABOLARIO Aicirolta omnium maxima, sive Gallinago Major, Ciipani. V. Gallinago Scolopacinus, Bonap. Arctica, Moelir. v. Mergulus, Raj. Arcuata, Marsigl. v. Plegadis, Kaup. Arcuata Minor puniceo colore, pectore virescente, Marsigl. V. Plegadis Falcinellus, Kaup. Ardea, Linn. , Bonap. ed Autori. Ardeola, Gesner. Botaurus, Steph., Boie, Briss.^ Gmel. Ardea ^ Jonst., Cupani, Briss. v. Ardea Cinerea, Briss. Ardea, Linn. v. Anthropoides, Vieill. I Ardea, Auct. v. Ardeola, Bonap. Ardea, Linn. v. Balearica, Briss. Ardea, Linn. v. Botaurus, Steph. Ardea j Linn. v. Buplius, Boie. Ardea, Linn. v. Ciconia, Briss. Ardea, Auct. v. Egretta, Bonap. Ardea, Linn. v. Grus, Pallas. Ardea, Barr. v. Machetes, Cuv. Ardea, Linn. etc. v. Nycticorax Slephens. Ardea, Jonst. eie. v Platalea, Linn. Ardea Alba, Jonst., Charlet. v. Platalea Leucorodia, Linn. Ardea ^Equinolialis, Mnnt. v. Buphus Russatus , Bonap, Ardea Aiba^ Linn. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Alba Major, Willugh. etc. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Alba Major crisla carens, Rzac. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Alba Maxima, Barr. v. Egretta Garzetta, Bonap. Ardea Alba Maxima, Sloan. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Alba Minor, Aldrov. v. Egretta Garzetta, Bonap. Ardea Alba Minor Cristata, Rzac. v. Egretta Garzetta» Bonap. Ardea Alba Minor Tenia, Aldrov. v. Egretta Garzella, Bonap. I Ardea Alia Alba, Charlel, v. Egretta Alba, Bonap. DI OKNITOLOGIA 469 Ardea Americana , Laih. v. Gnis Leiicogerana , Pallas. Ardea Americana, siibcaslanca, cuculata, Barr. v. Mache- les Piignax , Ciiv. Ardea Aslerias, sive Slellaris, Aldrov. v. Bolaurns Slella- ris , Boia. Ardea Antigone, Linn. v. Grus Antigone, Pallas. Ardea Aiidax, La Peyronse, v. Buplms Comalns , Bonap. Ardea Badia, Gmel. v. Nyclicorax Griseus,, Slrickl. Ardea Boiaiirns, Gmel. v. Ardea Purpurea, Linn- Ardea Rubuleus, Savig. v. Bupluis Russatus, Bonap. Ardea Candens , Fern. v. Egrella Alba, Bonap. Ardea Candida, Briss. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Candida minor ,Cupani. v. Egretta Garzella, Bonap. Ardea Candidissima, Linn. v. Egretta Garzetta, Bonap. Ardea Caspia, Gmel. v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Castanea, Gmel. v. Buplius Comatiis, Bonap. Ardea Cayannensis, Gmel. , Yarrell fa menzione di questa specie come presa in Falmou!h. Schlegel du- bita essere fuggita da qualche gabbia. Ardea Cinerea , Linn. , Bonap. , Laih. , Ranz. , Vieill. Temra., Savi, Lesson , Ben., Eyton. , Rzac. , Schl. Ardea Briss. voi. 6. pag. 392. Femmina, Jonst. , Cupani. Ardea Cinerea, Cristata, Linn. Syst. Nat. Ardea Cinerea Major, Aldrov,, Jonst., Charlet. eie Ardea Crislà dependenle, Faun. Suec. , Linn. Ardea Cristata , Briss. Ardea Major, Gmel., Linn. , Raj. Maschio e Fem- mina che non hanno compito ancora il 3.° anno. Ardea Pulla, sive Cinerea, Gesn. Ardea Rhenana, Sander. Ardea subcerulea, Schwenck, Rzac. Ardeola Pulla vel Cinerea, Gesn. Pella Aristoteli , Gesn. Ardea Cinerea Alia, Jonst. v. Ardea Purpurea, Linn. 470 VOCABOLARIO Ardea Cinerea Greca, dorso virìdanle, Cupani. v. Nycli- corax Griseiis; Slrickland. Ardea Cinerea Cristata, Linn. v. Ardea Cinerea, Linn. Ardea Cinerea Major, Aldrov. v. Ardea Cinerea, Lino. Ardea Ciconia, Linn. v. Ciconia Alba, Bellon. Ardea Ciconia minor, Aldrov. v. Nyclicorax Griseus, Slri- ckland. Ardea Cornata, Pallas. v. Bupliiis Comalus, Bonap. Ardea Coniata var. Lalh. v. Bnpluis Russalus, Bonap. Ardea Cracca, Lalli. v. Nyclicorax Griseus, Slrickland. Ardea Crislà dependenle, Linn. v. Ardea Cinerea, Linn. Ardea Cristata, Briss. v. Ardea Cinerea, Linn. Ardea Cristata, maculosa Fusca, Barr. v. Ardea Purpu- rea, Linn. Ardea Cristata Purpurescens, Briss. v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Dannbialis, Gmel. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardea Egretta, Gmel. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Egretta, Riipp. v. Egretta Naevia, Bonap. Ardea Egrethoides, Gmel. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Egrethoides , Temm. v. Egretta Xauthodactyla , Bonap. Ardea Erythropus , Grael. v. Buphns Comatns , Bonap. Ardea Exolica, aurila, Petii, v. Podiceps Crisfatus, Lalh. Ardea Fusca, nuova specie^ Marsil. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardea Gadenii , Gmel. v. Nycticorax Griseus , Strickl. Ardea Garzella, Linn. v. Egretta Garzella, Bonap. Ardea Gigantea, Gmel., v. Grus Leucogerana, Pallas. Ardea Grisea, Linn. v. Nycticorax Griseus, Stiickl. Ardea Grus, Linn. v. Gius Cinerea, Bechst. Ardea Herodias, Linn. Schinz fa menzione di questa spe- cie come presa in Inghilterra, Schlegel ed il Principe Bonaparle non la riporlano nei loro Cataloghi d'Ornitologia Europea. DI ORNITOLOGIA 471 Ardea Jamaicensis , Lalli. v. Nyclicorax Griseus , Slrickl. Aidea Lenliginosa, Mont. v. Dolaiirns Minor, Bonap. Ardea Maculala, Gmel. v. Nyclicorax Griseus, Slrickl. Ardea Magliari, Linn. v. Ciconia Americana, Briss. Ardea Major, Gmel. v. Ardea Cinerea, Linn. Ardea Marsigli, Gmel. v. Btiplms Comaliis, Bonap. Ardea Maxima, Uilescens eie. Barr.v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Minor, Will. v. Bolaurus Minor, Bonap. Ardea Minor alba eie. Cupani. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardea Minor candida etc. , Cupani. v. Buphus Comalus, Bonap. Ardea Minor fusca Cineraceus Rubra, Cupani. v. Buphus Comalluis, Bonap. Ardea Minor viridacea Cinerea, Cupani. v.Nyclicorax Gri- seus , Slrickl. Ardea Minuta, Linn. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardea Mocoko , Wagl. v. Bolaurus Minor, Bonap. Ardea Monticola , La Peyrouse. v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Naevia, S. G. Gmel. v. Egretta Garzella, Bonap. Ardea Nigra, Linn. v. Ciconia ÌNigra, Bellon. Ardea Nyclicoiax , Linn. v. Nyclicorax Griseus , Slrickland. Ardea Ohj^cura, Lalh. v. Nyclicorax Griseus, Strick. Ardea Orientalis, Gray. v. Egretta Naevia, Bonap. Ardea Pallida, pennis in dorso fulvis, Barr. v. Bolaariis slellariSj Boie. Ardea Palustris vel Arundinum, Rzac. v. Bolaurus Stel- laris, Boie. Ardea Pavonica, Lino. v. Balearica Pavonica, Vig. Ardea Piilla sivo Cinerea, Gesn. v. Ardea Cinerea, Linn. Ardea Piimila, Gmel. v. Bnpluis Comalus, Bonap. Ardea Purpurea , Linn., Gmel., Lalh., Bonap., Ranz. , Temm., Schl., Lesson. Benoil, Eyton eie. Ardea Bolaurus, Gmel. Maschio e Femmina che non hanno compilo ancora il terzo anno. Ardea Caspia, Gmel., Lalh. 472 VOCABOLARIO Ai'dea Cinerea Alia, Jonst. Ardea distala;, raaciilosa fiisca, Barr. Ardea disiala Piirpurescens. Briss. Ardea Maxima^ liilescens, maciilis nigris, sagi- talis densissime aspersa, Barr. Ardea Monticela, La Peyroiise. Ardea Purpiirala, Gmel. , Latli. Giovine che Don ha compilo ancora il terzo anno. Ardea Rnbiginosa, Lalli. Ardea Rnfa, Scopoli, Lalh. Ardea Slellaris Major, Aldrov. , Gesn. Ardea Slellaris Major rubra Alia, seu Crislala, Ciipani. Ardea Variegata, Scopoli, Lalh. Bolaurus Major, Briss. Bolaiirus Purpurala, Gmel., Lalh. Ardea Pnrpiirata, Gmel. v. Ardea Purpurea^ Linn. Ardea Quaiolta, Aldrov. v. Bnphus Comalus, Bonap. Ardea Ralloides, Scop. v. Biiphus ComaUis, Bonap. Ardea Rhenana, Sander. v. Ardea Cinerea, Linn. Ardea Rnbiginosa, Lalh. v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Rubra, Schweock. eie. v. Nyclicorax Grisens, Slrickl. Ardea Rufa, Scop. v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Russala, Wagl. v. Buphus Russalus, Bonap. Ardea Senegalensis, Lalh. v. Buphus Comalus, Bonap. Ardea Squaiolla, Gmel. v. Buphus Comalus, Bonap. Ardea Soloniensis, Gmel. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardea Slellaris, Linn. v. Bolaurus Slellaris, Eoie. Ardea Slellaris var. Lalh. v, Bolaurus Minor, Bonap. Ardea Slellaris altera, Jonsl. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardea Slellaris Major, Gesn. v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Slellaris Major rubra ;, Alia, seu Crislala, Cupani. V. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Slellaris minor, Jonst. v. Bolaurus Slellaris, Boie. DI ORNITOLOGIA 473 Ardea Stellans terliiira genus, Aldrov. v. Ardeola Mina- ta , Bonap. Ardea Siibcernlea, Schwenck. v. Ardea Cinerea, Linn. Ardea Varia, Schwenck. eie. v. Nyclicorax Giiseiis, Suickl. Ardea Variegata , Scop. v. Ardea Purpurea, Linn. Ardea Variegata Charadrnis facie, Cupani. v. Nyclicorax Griseiis, Slrick- Ardea Voranaj, Roux. v. Bnphns Russalus, Bonap. Ardea Verlice, Croceo, Jonst. v. Egretta Garzella, Bonap. Ardea Verlice Papilloso, Linn. v. Grns Cinerea, Bechsl. Ardea Virgo, Linn. v. Anthropoides Virgo, Vieill. Ardea Xanlhodaclyla, Ralf. v. Egretta Alba, Bonap. Ardea Xanthodaciyla ? Raff. v. Egretta Xantodaciyla , Bonap. Ardea Xaniliodaclylos, Gmel. v. Egretta Garzella, Bonap. Ardeola, Bonaparle. Ardea, Auct. Ardella, Gray. Botaurns , Briss., Sleph. , Eyton. Ardeola, Gesner. v. Ardea, Linn. Ardeola, Briss. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardeola, Gray. v. Buphus, Boie. Ardeola Minuta, Bonap. Ardea Danubialis, Gmel. Ardea Fosca, nuova specie, Marsil. Ardea Minor Alba, Cupani. Ardea Minuta, Linn., Gmel., Teram.^ Ranz., Ben., Buvick., Sebi. eie. Ardea Soloniensis, Gmel. Ardea Stellaris Altera, .lonst. Ardea Stellaris terliuni genus, Aldrov. Ardeola, Briss. Ardeola Naevia? Briss. Boiaurus Minulns, Eyton. Botaurus Riifus, Briss. Boiaurus Strialus Briss. sinonimo citato da Gmel. neir Ardea Danubialis. 4?4' VOCABOLARIO Ardeola Naevia, Briss. v. Ardeola Minuta, Bonap. Ardeola Piilla , sive cinerea , Gesti, v. Ardea Cinerea, Linn. Ardeola Railoides, Boia. v. Biiphus Comalus, Bonap. Ardella, Gray. v. Ardeola, Bonap. Arenaria, Meyer. eie. v. Callidris, Illigcr. Arenaria, Yieill. v. Strepsilas, liliger. Arenaria Callidris, Meyer. v. Callidris Arenaria, Bonap. Arenaria Cinerea, Briss. v. Strepsilas Inlerpres, Uliger. Arenaria Grisea, Bechst. v. Callidris Arenaria, Bonap. Arenaria Inlerpres, Vieill. v. Strepsilas Inlerpres, Uliger. Arenaria nostra, Raj. v. Callidris Arenaria, Bonap. Arenaria Variabilis, Risso, v. Callidris Arenaria, Bonap. Arenaria Vulgaris, Sleph. v. Caliidris Arenaria, Bonap. Arqnala, Wills. v. Nnraeniiis, Lalh. Arqnala Cosmi!, Rzac. v. Numenius Arquata, Latli. Arquala Major, Gesn. eie. v. Numenius Arqnala, Lalh. Arquala Minor, Raj. v. Numenius Phaeopns, Lalh. Arquata seu Numenius, Aldrov. v. Numenius Arquala, Lalh. Arquala Sylvalica nigra, Barr. v. Fregilus Graculus, Cuv. Ascalaphia, Is. G. v. Bubo, Cuv. Ascalaphia, Savignay, Is. G. v. Bubo Ascalaphus, Savig. , Bonap. Ascolopax, K. e Bl. v. Gallinago, Sieph. Ascolopax, Bell., Rzac. v. Scolopax Rusticola, Linn. Asilus, Aldrov. v. Pbyllopneuste Bufa, Bonap. Asie, Briss. V. Btibo, Cuv. Asio, Briss., Slrickland. v. Otus, Cuv. Asio Ilalicus, Briss. v. Olus Vulgaris, Cuv. Asio Olus, Strickl. v. Otus Vulgaris, Cuv. Asio Secundus, Aldrov. v. Olus vulgaris, Cuv. Asterias, Aldrov. v. Aslur Palumbarius, Gmel. Asterias, Ardea Slellaris, Charlet. v. Botaurus Slellaris, Boie. Aslur Bochstein , Bonap., Eyton. , Brehm. , Briss., Gmel. DI ORNITOLOGIA 475 Accipiter, Gesner. Schwpnck, Aldrov. , Jonsf. , Williigh. , Sibbald., Raj , Rzac. , Cliaiiet. Daedelion, Savignay. Falco,- Linn., Gmel. , Lalh., Temm. ,Raj., Wil- lugli. , Savi, Ranz. , Frisch. Gyrfalco, Linn. Sysl. Nat. Morpiinus , Risso. Sparvius Vieillot. Aslur,. . . . Briss. v. Asliir Palurabariiis, Gmel. Aslur Gabar, Schl. Accipiicr Eryilirorhynciis, Swainson. Falco Gabar, Lalh., S\v. Nisiis Gabar, Cuv. Asinr Gallinarinin, Brehm. v. Aslnr Palumbarius, Gmel. Astnr Nisiis, Scili, v. Accipiter Nisiis, Pailas. Aslur Palnnibarins, Gmel., Bonap., Brelim. , Eyton., Schl. Accipiler Major vel Accipiier, Jonst. Accipiter Palumbarius, Gesn., Aldrov., Schwenck, Jonst., Willugh. , Sibbald., Raj., Rzac, Charlet. Accipiler Stellaris, Schwenck. Aslerias, Aldrov. Aslur, Briss. Asltir Gallinarium , Brehm. Daedelion Palumbarius, Savig. Falco Gallinarius, Slor. Gmel. Falco Gentilis, Linn. cur. Gmel. giovine del pri- mo anno. Falco Marginalus, Mellerp. Pillar, è da Naumraan considerato come un giovine di questa spe- cie ; Lalham con quelli lo ebbe in conto di specie distinta. Falco Palumbarius , Linn. , Gmel. , Lalh. , Teram. , Raj , Willugh. , Savi , Ranz. Falco Sagillalus, Frisch. 476 TOCABOLARIO Gyrfaleo, Linn. Syst. Nat. ed 6 gen. 36 sp. 10. Morphiuis Palunibariiis , Risso. Pliasicanophonus Colurabicida, Charlet. Sparviiis Palunibaiius, Vieillot. Alhene, Buie, Bonaparle , Dmazzo. Nocliia, Savignay, Alilrov., Jonst. , Willugb., Linn. , Frisck. , Klein. Nyclipeles, Sw. Strix, Temm., Nilss. , Pali., Lino., Frisck., Relz. , Savi, eie. Surnia, Bonap. Alhene , Boie. v. Nyclale , Brehm. ( sarà continuato ) INDICE DEL TOMO V. SERIE II, MEMORIE ED ARTICOLI ORIGINALI Alessandrini — Malattìe organiche del cuore 7iei mammìferi domestici. Parte III. . . . pag. 18 Contri — Rendiconio delle Sessioni della Società Agraria della Provin. di Bologna, p. 50,127,290,447 Catullo — Osservazioni estratte dall' Opera inedita sulla Geognosìa Paleo-^oìca delle Alpi Vene- te M 81 Bianconi Prof. Giuseppe — 5w//' Ostracion Fornasini nuova specie dì Pesce del Blor^amhico , Lettera al Sig. Conte Camillo Salina » 113 Gozzi Prof. Fil\io — Dei vantaggi dell' Elleboro nero particolarmente contro la 3Ianìa e la Me- lancolia m 116 Selhi — Alcune cose di Chimica -fisiologica . . m 145 NicoLucci — Sulle Lobularie , e sulla struttura dei denti deir Uomo , Lettera al Prof. Alessandri- ni M 153 478 INDICE Gherardi Prof. Silvestro — Di alcuni materiali per la Storia della Facoltà Matematica neW antica Università di Bologna . . pag. 161, 241, 3-21, 401 ScuEMBRi — Vocabolario ds' Sinonimi Classici dell' Ornitologia Europea .... pag. 188,272,461 Alessandrini — Rendiconto delle Sessioni dell' Jc- cademia delle Sciente [dell' Istituto [di Bolo- gna pag. 222, 357, 437 ^ttm — Qualche altra parola su V EmatoSina . m 269 Cayedoni — Noti'^ie sopra gli interrimenti che han- no aliato il suolo di Blodena w 307 Contri — Intorno alle Scritte Coloniche. Lettera al CJi. Sig. Prof. Rusconi w 383 Analisi d'Opere., Mem. ec. , e Ristampe. Garbiglietti — Ricerche eziologiche intorno al Cre- tinismo pag. 5 Falconer — Testuggine fossile gigantesca. . . « 43 Stark — Apparecchio elettrico nella Raja Balis. n 49 Parenti — Intorno la sfrenata libertà della recisio- ne degli Alberi w 108 Marianini e Grimelli — Relazione intorno a un me- todo opportuno per conferire alV elettro-doratura la maggiore consisten-^a ed eleganza . . . w 391 Annunzi di Nuovi Libri. Cueau — Biblioteca Conchìologìca .... pag. 72 ScHiNz — Catalogo sistematico di tutti i mammife- ri finora conosciuti m 75 Memorie della Società dì Fìsica e Storia Naturale di Ginevra. Tomo. X. P. IL » 76 INDICE 479 Palmieri — // Messaggìero settimanale. • . pag. 76 Orlicu — Viaggio nelle Indie Orientali ... m 78 Meyer — Specchio degli Emitteri della Svii':{era. » 79 Letellier — Produzione dell'acido carbonico nella respira7,ioìie w 80 Memorie delV Accad. delle Sciente dell'Istituto di Francia » » Nuovi Libri sulla Storia Naturale » 157 TuRAzzA — Trattato d' Idrometria ad uso degli In- gegneri » 233 Selmi — Proposta di un Annuario Chimico Italia- no M 319 Memorie dell' Accademia R. di Sciente, e Belle Let- tere di Brusselles w 396 Novi Commentarli Academiae Scientiarum Instiiuti Bononiens'ts Tomi VIII. Fase. 1 m 399 Memorie della Società Italiana delle Sciente. Tomo XXIIL Parte contenente le Memorie di Mate- matica » M IMPRIMATUR Fr. P. Caj. Feletli 0. P. Inq. S. 0. IMPRIMATUR Can. Casoni Cane. Eccl. iKfDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Gherardi Prof. Silvestro — Di alcuni materiali per la Storia della Facoltà Matematica nelV antica Università di Bologna pag. 401 Alessandrini — Rendiconto delle Sessioni dell' Ac- cademia delle Scien^^e dell' Istituto di Bolo- gna «437 Contri — Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria della Provin. di Bologna .... « 447 ScHEMBRi — Vocabolario de' Sinonimi Classici dell' Ornitologia Europea » 461