S \\z^■ ri NUOVI AlVIVAE.! SCIENZE NATURALI ANNO 1842 LUGLIO (pabblicato li 2 Agosto) Prezzo del presente bai. 25. Tatto qaanlo riguarda questo Giornale deve es- iere spedito al Presidente della Società Editrice Pro- fessore Antonio Alessandrini, Via Altabella M." 1637. BOLOGNA PEI TIPI DI JACOPO M ARSIGLI 18Ì-2 IVUOVI AlVIYALI DELLE SCIEJVZE MATURAI.I 0.HSU- RfUOVI AMMALI DEIiliE SCIENZE NATURALI PUBBIilCATI JJat Stflnort ALESSANDRINI Gàv. Dott. ANTONIO Prof, di Anat. Comparata, e Medicina Veterinaria BERTOLONI Cav. Doti. ANTONIO Prof, di Botanica GHERARDI Dott. SILVESTRO Prof, di Fi- sica SGARZI DoTT. GAETANO Prof, m Chimica Farmaceutica ANIVO IV. TOMO Vili. ii3 © a (D (a s? >^ PEI TIPI DI JACOPO MARSIGLI 1842 Residenti in Bologna Aroadel Dott. Amadeo — Bagni Dolt. Gaetano — Baratta Dott. Qulnco — Bertelli Prof. Francesco — Bertoionl Dott. Giacomo — Bertoloni Prof. Giu- seppe — Biagi Dott. Clodoveo — Bianconi Dott. Giuseppe — Bianconi Dott. Gio. Battista — Bre- ventani Dott. Ulisse — Calori Prof. Luigi — Contri Prof. Giovanni — Davia Marchese Dott. Luigi — Muratori Dott. Paolo — Ranuzzi Conte Annibale — Salina Conte Camillo — Santagata Dott. Domenico — Soverini Dott. Carlo. La Materie trattate in questi Annali risguarderanno al solito: i.° la Storia Naturale propriamente delta, cioè la Zoologia:^ Mineralogia* Geologia e suoi diversi rami, la GeograGa Gsica, Geognosia e Geogenia-, e la Bot.uiica, compresa 1' Anatomia e fisiologia vegetale : 2.° V Agri- coltura : o." i' Aiialonìia e Fisiologia umana e compa- rata : 4-° la Medicina, la Chirurgia, e la Veterinaria: 5.** la Chimica e la Farmacologia: G.'- la Fisica, Meteorolo- gia , Astronomiia Fisica e Scienze Tecnologiche . DI STATISTICA MINERALOGICA DELLA TOSCAIVA PER SERVIRE AI POSSIDENTI, AI MEDICI, AGLI ARTISTI E MAÌVIFATTORI , ED AI COMMERCIANTI PROFESSORE DI STORIA NATURALE DELL,' IMP. E R. CNI- VERSITÀ DI SIENA , MEMBRO DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA DI FRANCIA, CORRlSrONDERTE DELl' ISTITUTO DELLE SCIENZE DI BOLOGNA, E DI MOLTE ALTRE ACCADEMIE SCIENTIFICHE , E LETTERARIE d' ITALIA , ED ESTERE . 3nìvoì^nzmt La giacitura del suolo del Granducato di Toscana non è eguale , anzi è variatissimo , e nella sua superficie di mi- glia quadrate 7957, soltanto il quarto circa è pianura, gli altri tre quarti sono composti di Colline , di Monti , e l'alta Giogana degli Appennini ne forma quasi esclu- sivamente le Montagne . Da questa disposizione del suolo , ne viene che il medesimo ha delle valli le quali ricevono varj corsi d' acque , e questi principalmente formano delle natu- rali divisioni come vengan queste aumentate da un monte /; b STATISTICA niINF.rwVLOGICA e ja un promontorio separati dalla catena degli Ap- pennini , e varie Isole formanti il così detto Arcipela- go Toscano . Questa fìsica disposizione presenta un modo facile per distribuire la superficie del Granducato in tante parti flistinte . 1 . Valle Teverina . Corso d' acqua famoso in tutto il mondo è quello del Tevere , che ha origine in To- scana al di sopra del Villaggio detto le Bahe , e pre- cisamente nel Monte fumajolo , percorre una piccola par- te di questo stato , e poi passa in quello Pontificio , e per questa ragione noi abbiamo preferito la Valle Te- verina ad ogni altra , e P abbiamo posta la prima. 2. Si sono prescelte le Valli situate al di là dell' Ap- pennino dette per questo transappennine , e sono quelle ove sorgono il Metauro , la Foglia , la Marrecchia , il Savio, il Bidente , il Rabbi, il Montone, il Lamone , il Santerno , il Senio tributario del Pò di Primaro^ ed il Ileno Bolognese . 3. Valle di Magra , nasce questo fiume nella parte est , del Monte Orsajo in Lunigiana che bagna dei ter- reni ora spettanti alla Toscana , ora alla Lunigiana e- stense , e finalmente termina nel Mare il suo corso do- po aver traversata una piccola pianura del E.egno Sar- do , ove era l'antica Limi. 4. Valle di Serravezza , prende il suo nome dai due Torrenti Serra e Trezza , nasce il primo nel Monte al- tissimo , e l' altro nella Pania , ed uniscono poi le loro acque presso la Terra di Serravezza , ed il nuovo fiume conserva qnest' ultimo nome , e sbocca in Mare nel lit- tnrale Lucchese . Queste ultime due valli sono separate dal resto del Granducato. 5. Valle, di Serchio , questo fiume ha origine nel Du- cato di Lucca nel Pisanino , i primi terreni irrigati da esso sono disgiunti dal resto del Granducato . La parte media è unita al medesimo , e vi scorre uno dei raag- GIULJ rj glori suoi influenti la L'ima che scalurisce nelle parli meridionali di Monte Lungo , e l' ultima parte del Ser- chio sbocca sul liltorale Toscano , 6. Valle d' Arno Casentinese , ha origine 1' Arno nella Fallerona formante una delle prominenze dell' Appenni- no , e scola poi nella Provincia del Casentino le sue acque . 7. Val di Chiana, influente nella sinistra dell'Arno, l' acque irriganti questa provincia si uniscono nel così detto Canal maestro ^ il quale ha cominciamento dall'ar- gine di separazione situato al confine della Toscana collo stato Ecclesiastico , e vi influiscono molti torrenti. 8. Valle d' Arno di sopra detta così per essere sopra a Firenze, ha cominciamento, ove v'influisce la Chia- na, e termina all'Incisa. E formata la parte più bassa di questa valle da terreno d' Alluvione antico d' acqua dolce . 9. Val di Sieve ha principio alla metà del Poggio della Golaja in distanza di un terzo di miglio da Monte Cuccoli , ed entra in Arno sulla di lui destra . 1 o. Val di Greve , questo fiume ha origine dai Monti di Radda verso Maestrale, e termina sulla sinistra del- l'Arno^ comprende anche quei terreni bagnati dall'altro influente detto l' Ema , in questa Valle vi figura anche Firenze . 1 1. Valle di Bisenzio , e Ombrone^ nella parte orien- tale dell' Appennino di S. Mommè vi nasce il Torrente di Trogola ^ il quale si unisce al Rio di Canta gallo ^ nella già Contea di Vernio ed il nuovo corso d' acqua prende il nome di Bisenzio , e si getta poi in Arno sulla di lui destra presso il Ponte a Slgna . L'Ombrone ha origine presso i Lagoncelli di S. Mom- mè, passa presso Pistoja , e sì scarica nell'Arno dalla parte medesima doli' altro fiume sotto Artùninn . 12. Valle di Pesa ed Elsa :^ il primo fiume ha origi- ne noi Chianti pressoi il così detto Pian ò!' /Ilbola'^ e 8^ STATISTICA railVEr, ALOGICA mette foce nella sinistra dell' Arno presso Monte Lupo. L'Elsa poi nasce nella Montagnola di Siena in luogo detto Onci ed è alimentato in principio dal maggior Pozzo Artesiano naturale che si trova in Toscana, e presso la Bastia sulla sinistra dell'Arno ti scola le sue acque . i3. Val di Nievole . Il fiume irrigante questa Valle sorge presso Prunella in quella parte dell' Appennino in cui al Nord ha origine il Reno Bolognese , e dopo aver traversata una bella pianura si getta nel Lago di Fiicecchio sulla destra dell' Arno , scola pure in questo Lago la Pesc'ia che sorge nei Monti Lucchesi presso Castel V^ecchio , e le acque sovrabbondanti del Lago per mezzo di un Canale artificiale detto 1' Usciana sono versate in Arno dirimpetto a Pontedera. i/\. Evola ^ ed Era. L' Evola nasce da una fon- te che si trova nel Monte del Cornocchio , passa ricino al Castagno, traversa la pianura di S. Miniato, ed entra sulla sinistra in Arno, non distante dalla Parrocchia del- l'Isola. UEra ha origine da due Torrentelli, situato il primo nella pendice di Pignano è detto Era-viva : l' al- tro è detto Era-morta che viene fuori fra S. Anastasio , e Spicchiajola alla base di Monte Miccioli , ed entra in Arno , passata di poco verso il Nord , la terra che dal Ponte costruito sopra questo Fiume si dice Pontedera . Tutti i Fiumi, e Torrenti irriganti le dette Valli sono influenti nell' Arno , ed anche alcuni terreni attigui a questo Fiume in certi punti sono considerati come fa- centi parte delle Valli che vi versano le loro acque. i5. Val d'Arno inferiore comincia dalla bocca d'U- sciana &ulla parte destra , e sulla sinistra ove le acque non scolano nell'Era, e termina al mare, i6. Valle di Cecina. Fiume che nasce nei Monti di Gerfalco nel Senese e tributa le sue acque al Medi- terraneo . 1 7. Valle di Cernia . Ha origine nei Monti de! Volterrano, ed enlra in Mare al Sud-Ovest dì Piom- ùi/io . 18. Valle della Pecora. Viene dai Monli di Massa Marittima , e dopo breve corso entra nel Mediterraneo. 19. Valle dell' Arbia , e Ombrone. Si estende questa Valle dalla prima scaturigine di delti Fiumi nel Chianti fino al punto ove l' Arbia entra nell' Ombrone , e pro- segue fino air influenza della Merse . 20. Valle di Merse. Ha origine nei Monti di Prato ^ ed entra nell' Ombrone passalo il Mulino di Pari. 21. Val d' Orcia . Questo Fiume viene fuori presso Radicofani , ed entra nell' Ombrone sulla sinistra, la- sciando a mano destra il Poggio alle Mura ed a sini- stra Monte Nero , ove tuttora si indica al Viaggiatore la casa, che una volta servi di Villa al celebre Ristora- tore della Botanica Andrea Mattioli. 22. Valle dell' Ombrone inferiore è chiamato quel tratto di questo fiume al disotto dell' influenza in esso dell' Orcio fino al Mare . 28. Le Valli dell'Oca, e Òq\^ Albegnn ^ la prima ha origine nei Monti al Nord del Castello di Montiano:^ la seconda dal Monte Labro , ed ambi scendono fino al ftlare tra loro separati . 24. Il Promontorio Argentale è unito alla terra fer- ma per mezzo di due Istmi assai ristretti che emergono poche braccia al di sopra del Livello del Mare , uno ha comlnciamento presso la Torre delle Saline chiamato il Tombolo'.^ e l'altro principia presso le rovine dell'antica Casa chiamala attualmente ydnsidonia , e si conosce col nome di Feniglia . 25. Il Monte Amiata, o Montagna di S. Fiora è un Vulcano spento , ed è situato tra le Valli dell' Orcia , dell' Albcgna, ed Osa, e dalla sua base Sud vi ha ori- gine la Fiora , 26. Val di Fiora. La Fiora scaturisce sotto T Altare della Chiesa dedicata alla Santa che le dà il nome da I O STATISTICA MIKERALOGICA un gran Pozzo Artesiano naturale , e dopo aver corso per molto tratto di Paese in Toscana, ed aver due volte servito di confine collo Stato Pontificio, si introduce in- teramente in quest' ultimo Stato , e presso Montalto en- tra nel Mare . l'j. Valle di Paglia. La sua scaturigine resta al Nord del Monte Amiata , questo Fiume fra la detta Montagna, e 1' altra dì Radicofani , è ingrossato dal Rigo , ed al di là di quest' ultimo Paese , e ricevuti altri tributar) , sotto Orvieto^ versa le sue acque nel Tevere nello Slato Ecclesiastico, molte miglia al di sotto, ove quest'ultimo Fiume ha abbandonato la Toscana . Le Isole dell' Arcipelago Toscano sono: i." Le For- miche e Giannutri . 2.° il Giglio . 3," L' Elba , ed Isole dipendenti cioè Cerboli, e Palmajola . 4-° Monte Cristo. S.'' Pianosa , e Gorgona , alla prima di queste danno fama i ruderi degli antichi Bagni d' Agrippa , la cui Pianta fu da noi pubblicata negli Atti della Società di Corrispondenza Archeologica di Roma , e 1' altra per la pesca abbondante delle Acciughe che vi si fa nella state . Queste Valli , ed altre divisioni o sezioni fisiche delia Toscana contengono un numero discreto di specie Mi- nerali , ma per rendere utili alla Società tali prodotti conviene notare le varie località, ove tali materie si tro- vano ripetute . Al Mineralogista teorico tal metodo non è gran fatto gradito , ma per quello che desidera co- noscere la scienza dei Minerali per l' utile che ne pos- sono ottenere gli uomini , è quello della Statistica dei medesimi per ogni divisione , e a parer nostro ci è sembrato anche il migliore . È vero che si vedono ri- petute le indicazioni di molte specie minerali nei vari siti di ciascheduna Valle , o Sezione , ma il possidente sa la località, ove nei suoi possessi esistono tali pro- dotti , il medico le sorgenti minerali delle varie provin- cie , e qual uso ne può fare nelle diverse malattie per GIULI 1 I il l)cn' essere «lei suoi clienti, T artista coiiogce i Iuoì;1iì ove può trovare i marmi , ed altre pietre , il pittore diverse tinte , e così dicasi degli altri ^ il nianil'altore cioè il fornaciaio , la pietra da calcina ^ il fìgulo le varie terre ec. ed il negoziante i minerali più economici pei* r escavazione , il trasporto ec. , e per il credito che ri- scuotono nel gran mercato del mondo . Con questo sistema tutti conoscono le varie località, ove li possono, trovare, e possono insieme sciegliere quelle che, tanto per la vicinanza , come per la facilità por poterli trasportare da un luogo all' altro più loro convengono. Il metodo che seguiremo nelP esposizione di questa Statistica mineralogica sarà il seguente : ogni Valle pre- senterà i minerali solidi , friabili , e gassosi , e nella loro classazione si seguirà il metodo di Beudant . Si discor- rerà prima delle Specie Minerali notando quelle che si trovano nelle parti più elevate della rispettiva divisione, ma per non ripetere la stessa indicazione della specie , quando avremo parlato d' una che ha le istesse caratte- ristiche , si accenneranno le altre località soltanto , ove simili varietà si trovano , e ciò formerà la parte dell' O- ntlognosia . Si indicheranno pure le principali Rocce o Sassi che regnano nelle rispettive valli , ed altre divi- sioni , e si darà così anche un cenno della Geognosia . Vi si aggiungerà il nome triviale, quando sarà possibile. In questa seconda parte seguiremo il metodo di AVerner, perchè la carta geografica mineralogica, di cui si par- lerà in seguito, è stata fatta dietro i princìpi di questo autore , vi aggiungeremo una sesta classe , in cui figu- reranno le acque minerali , che esse pure sono segnate sulla carta suddetta, [e seguiremo la classazione abbrac- ciala nella nostra opera sulle acque minerali di Toscana. La presente lettera A. indicherà il minerale, o la Roccia adoprali attualmente . B. Sarà il segno di quelli clip potrebbero essere utili se fossero adoprati . Quelli o che souo in quantità piccolissime , e servir la STATISTICA MINER ALOGICA possono soltanto per le dimostrazioni scientifiche , o che per ora non se ne è fatta alcuna applicazione anche iti altri paesi saranno contrassegnati colia lettera C. Ogni divisione sarà indicata col N.° e col nome che le abbiamo dato ^ in seguito si accennerà, se le materie di cui si farà parola , spettano all' Orittognosia , o Geo- gnosia , poi vi sarà V indicazione delle classi , delle fa-v miglie , dei generi , e delle specie , e vi saranno i nu- meri d' ordine della collezione generale , ed in altra colonna quelli dei Minerali e Roccie trovate nella ri- spettiva sezione, e sarà preceduto il nome della sostan- za minerale dall'indicazione precisa ove è il luogo, in cui si può trovare . Notiamo soltanto i Minerali da noi trovati, come le località, dove li abbiamo raccolti, on- de possano averli quelli che volessero trarne profitto. Nelle escursioni fatte abbiamo notate dette località in una Carta Topografica della Toscana , e distinti molti del Minerali semplici con dei segni particolari , ed i grandi spazi occupati dai vari terreni o rocce con dei colori , di cui in margine , tanto del segni , che dei colori vi è notata la spiegazione . Abbiamo chiamata la Carta in questione Carta Geografica di Mineralogia uti- le della Toscana per i Possidenti^ Medici^ Artisti^ Ma- nifattori, e Negozianti. Molti punti del nostro paese sono a confine cogli al- tri Stati d'Italia e noi facemmo eseguire delle Carte ove 1 punti suddetti erano a contatto con vari Stati Esteri , e ci favorirono varie notizie 1 Signori Ingegneri delle Miniere Baldracco residente a Genova , l' altro del Du- cato di Lucca , ed il Sig. Conte Giovanni de' Brignoli di Brunnhoff Professore di Botanica , ed Agraria nella R. niversità di Modena , il quale riempì i vuoti , che si vedevano nella parte della Carta spettante alla Lunigia- na Toscana in cui sono intersecati molti paesi da altri appartenenti al Duca di Modena , e trovò che la na- tura del terreni a contatto non solo a detti Paesi, ma / eiuLj 1 3 Anche al rfeslo della linea di confine dell' appeuuino eran quelli notali nella nostra Carta . Non potemmo fare altrettanto per gli Stati di Parma , e Pontifici . Avevamo pubblicato un progetto di questa Carta prima a Venezia nel i834, e poi in Siena nel j835 a cui unimmo in litografia un Saggio delP Isola dell' Elba , clie non riuscì per la parte artistica , come la desideravamo . Con tutto questo il Consiglio delle JVIiniere degli Slati Sardi residente a Torino sulla nostra proposizione diretta a formare una Carta geologica d' Ita- lia emise la seguente deliberazione : „ ArJcnda Generale dell' Inlerno 1/ divisione; Boschi^ „ e Miniere. Oggetto. Proposizione del Sig. Giuseppe „ Giiilj Professore neW Università di Siena per la Jbr- „ inazione di una Carta Geologica . Tonno „ estratto dal Registro delie Adunanze del Consiglio ,5 delle Miniere. Adunanza del di 28 Aprile i836. „ // Consiglio. ., Udita lettura della Relazione del Sig. Professor „ Sismonda sulla domanda del Sig, Giuseppe Giulj Pro- „ fessor di Storia Naturale neirUniversilà di Siena , colla 5, quale esternò il suo desiderio , ofiìucbè qualora deb- „ basi compilare una Carta Geologica dal nostri Inge- 5, gnerl delle Miniere sia messa d' accordo col progetto 5, della Carta Geognostica , ed Oritlognostlca della To- „ scana da esso compilato, e trasmesso a quest'Azien- 5, da , nella parte però che i R. Stati confinano con 5, quel Ducato , se pure non si reputasse conveniente di „ estendere 11 di lui proposto metodo , anche in mossl- ,5 sima alle altre parli -, prega il Sig, Presidente dei „ Consiglio di far conoscere al Chiarissimo Sig. Prof. „ Giulj il sommo pregio in cui tiene il progetto della „ Carta suddetta , come quello che tende ad applicare „ la Tecnologia alla Geologia , ma che uou essendosi l4 "" STATISTICA M1^E1\AL0GICA ,, finora definitivamente piantate le basi da adottarsi per ,, la formazione della citata Carta . „ E di parere che intanto sia fatta facoltà al Signor j, Baldracco Ingegnere delle Miniere del Circondario di j, Genova a somministrare al prefato Sig. Professore „ quei schiarimenti di cui può abbisognare per il nii- „ glior successo delle di Lui intraprese . Intanto co- „ gliendo l' occasione di parlare della convenienza di „ formare una Carta regolare Geognostica , ed Oritto* „ gnostica di tulli gli Stati di S. M. crede che sia ne- j, cessarlo , utile , e decoroso fra mezzo all' operosità j, spiegala nei vicini paesi per l'avanzamento dello stu- „ dio della Geologia , di fare una proposta a tale ri- ,, guardo alla R. Segretaria di Stato . Il perchè si prega „ il Sig. Presidente a volere scegliere nel seno del Con- „ siglio alcuni Membri , i quali formata una Commis- „ sione abbiano a referire nella prima seduta sul pro- 5, getto della citata proposizione , prevalendosi anche „ delle Istruzioni già slate diramate dall' Azienda ai „ Signori Ingegneri su quell' istesso oggetto , e dei ri- „ scontri , e relazioni pervenute dai medesimi in dipen- ,5 denza della Circolare dei venti Maggio i835. N. 5562. „ Sottoscritti all'Originale li Signori Cav. Avv. Marone „ Presidente ^ Cav. Sobreo ^ Vincenzo Barelli^ Despine ^ „ Mattieu ^ Sismouda^ Ragazzoni^ e Giuseppe Anselmi „ M." Ud. primo Segretario . Per estratto conforme Cav. Vincenzo Barelli La Carta tutta della Toscana sopra i princìpj di so- ^..a accennali è ultimata fino dal i838, e vi si vedono indicati i principali luoghi nei quali si trovano i Mine- rali , e Rocce formanti la presente Statistica, che potrà servire per indicare le ricchezze Minerali che sono pro- prie della Toscana . pra GIULI I 5 Incoraggialo dalle testimonianze dì un certo incontro per porte di quelli che l' hanno esaminata • io mi pro- pongo di puhblicare la sopra indicata Carta , quando avrò combinato un numero di soscrittori , i quali mi garantiscano il rimborso dell' esecuzione , che avrà luogo per mezzo dell' iucisiooe , o della litogra6a . {sarà continuato) STORICO STATISTIVO-IflEOrcO E TV, DI FRAlVCJBiiCO liA^'ZA {Continuazione^ vedi T. VII. pag. 35o. ) Capitolo Secondo. Iscrizioni di Narona inedite. Avendo impreso a trattare in questo saggio di ogni cosa che al paese di Narenta si riferisca , parrai non doversi o- niettere di fare alcun cenno di que' pochi monumenti anti- chi , che soli testimoni rimangono ancora della trascorsa floridezza di Narona. E qui non imprenderò io a descrivere 1 più minuti avanzi, mutilati ed erosi dal tempo, che tro- vansi qua e là suU' antica terra dispersi ^ né mi darò a ripetere quanto altri già dissero di quegli oggetti che dissotterrati a Narona furono poi trasportati a decorare > più ricchi musei . Io mi limiterò unicamente a porge- re alla mente de' dotti le principali tra quelle lapidi the rimasero ancora inedite, le quali aveano servito un tempo di base a qualche statua , di freggio ad alcuu DI F. LAISZA 17 tempio o ad altro pubblico ecliGzio , e che ora fram- mezzo a luride pietre veggonsi adoperate , non più che pel puro valor di un sasso , a guarnire le pareti de' rozzi casolari di Viddo , o?'ergevasi un di la sublime città. N.^ M . LVS TROFIMS M . LIB limi Vll\ M . M . OB H Marcus hVSius TROFIMAS Marc/ LìBerhis Se\lK Ma^ister Mercurìalis OB Honorem . ^ Trovasi questa lapide nella casa del parroco di Viddo , ed è di qualche importanza per la notizia lo essa ripe- tutaci di quella carica sacerdotale propria soltanto di Narona ed indicataci con la formola 5ei'/V inagislcr mer- curialis oh honorem-^ per cui è dessa d'aggiungersi alle precedenti , già pubblicate dal Biaggi ( Monwn. graec. et latin. ) e qui riportate al capo antecedente . Senjbra che questo Lusius Trofimas sia quello medesimo di cui si fa menzione in altra lapide riportata dal PauloMch {Mannara Macarensia edit. sec. p. ^2). Esso era un liberto , che nella sua prima condizione servile portava il nome di Trofimas , corrotto da Trophiinas , voce gre- canica molto usitala presso i servi con la desinenza m US , cioè Trophimiis . K. Ann. Se. Natur. Anno 4' Tom. 8. a i8 SULLA CITTA m NAROPiA N.° 2. DIANAE NEMORES SACRVM TI . CL^VDIVS QAVD AWVS . PRAEF . COIIR . I BRACAR . AVGVST EX VOTO SVSCEP DE SVO DIANAE NEMORES/ SACRVM Tlberius CLAVDIVS QVADRfl?/ANVS PRAEFec/w^ COHoRtó pHmae BRA- CARwHz AYGYSTanorum EX VOTO SUSCEPto DE SVO. La forma «lei caratteri e la irregolarità con cui vedasi espressa nel marmo questa iscrizione , servono a quali- ficarla siccome appartenente a' bassi tempi delP impero. Essa è situata in vicinanza della prima , ed immurata sopra una esterna parete della casa medesima . Interpellato da me il celebre ab. Furlanetto sulla in- terpretazione di alcune voci oscure di queste lapidi, ecco ciò che a questo luogo io raccolgo , da quanto egli mi scrive , e da cui rifulge quella erudizione che rende que- st'uomo tanto illustre e benemerito delle scienze archeo- logiche : „ La voce NEMORES , die' egli , dovrebbe leg- 5, gersi NEMORESI, perch' è assai frequente la sincope „ della n negli oggetti di tal desinenza , e sembra di- 5, pendere dalla pronuncia del volgo che in tal caso la DI F. LAnzA 19 „ ometteva^ quindi il nostro Veronese, Cremonese, dal ,, latino Veronensis ^ Cremonensis-^ anzi nella beila iscri- „ zione recata dal Grutero al T. I. p. 4 ' • N. 7 , e che „ ora trovasi nel museo Capitolino , leggesi egualmente „ Dianae Nemoresi Vestae sacrum . Conviene adunque „ supporre che a Narona si venerasse Diana secondo il 5, rito di Diana taurica , ossia della Crimea , ove sole- „ vansi immolare vittime umane , ed alla stessa raanie- „ ra che nella Crimea e nel tempio di Diana Nemo- „ rense , ossia di Nemi presso Aricia , si eleggesse sem- 5, pre per suo sacerdote un fuggiasco , che fosse riuscito 5, di uccidere il suo antecessore , il quale , per ciò che ,, narraci Strabone nel lib. 5 p. i65, stava sempre colla „ spada sguainata per difendersi dall' assalitore . „ ,, Quel Tiberio Claudio io sospetterei che avesse a- ., vuto il cognome di Quadratianus ^ usato da Tito Fla- ,, vio nella iscrizione presso il Grutero al T. I. p. 47* „ N. 5. Leggo poi senza esitanza praej'ectus cohorlis pri- ,, mae Bracarum Aiigustanoriim : dalle quali parole ve- („ niamo ixi cognizione della coorte prima de' Bracari ?",, Augustani , qui solamente nominata^ mentre conosce- ,, vamo soltanto la coorte seconda , della quale si fa ,, menzione in una iscrizione presso il Muratori ( Tlie- „ saiirus inscrìpt.) al T. I. p. 78 N. i. e nella Gru- „ teriana al T, I. p. 367. N. 6 • la terza nella iscri- ,, zione presso lo stesso Muratori alla pag. 5 26 N. 0 ^ „ e la quinta in una presso il Fea (Fasti conso/. p. 85), „ ove si legge RI. STLACCIVS. C. F. COL. COKANVS „ PRAEF. con. V. BRACAR. AYGVSTANORYM . ,, Ora è già noto che Bracara Aiigustana chiamavasi „ la città del Portogallo presentemente detta Braga , tra „ il Duero e il Minho . Cosichè vediamo che Tiberio „ Claudio Quadratiano comandante la prima coorte ^*i „ Bracari Augustani, per voto fatto, eresse del proprio „ suo denaro una statua a Diana Nemorcnse , che pi c- 5, siedeva ai boschi . ,, aO SULLA CITTA -DI N ARON A N.° 3. DIVO. AVG. SACR Q. SEXTILIVS CORimVS C. TERTINIVS SYNEGDEM/ L. VIBIVS AMARANTHVS L. AQVILLIVS APTVS L. TITVS. I. DIVS. CHRYSEROS C. VALERIVS HERMA Inni VIR M. M. OR H -DIVO AYGuslo SACKum Qmntus SEXTILIVS CO- RINTHVS Cajus TERTINIVS SYNEGDEMVi Lucms VIBIVS AMARANTHVS Lucius AQVILLIVS APTVS hudus TITVSIDIVS CHRYSEROS Cojus VALERIVS 'BERMA 5eVni/ Magistri Mercuriales OB Honorem. Interessante mostrasi questa iscrizione , in cui vedesi nuovamente ripetuta la memoria de' seviri di Narona adetti al sacerdozio di Mercurio , e qui tutti per esteso nominati . Rilevasi pertanto che questi eressero un mo- numento , e probabilmente una statua , in onore del Divo Augusto, per dimostrare la contentezza loro di essere stati ammessi a quella carica sacerdotale . I co- gnomi di costoro li dimostrano liberti , come anche os- servasi di quegli altri di cui ci fu conservata memo- ria nelle lapidi narentine per lo innanzi già pubbli- cate dal Passeri, dal Biaggi e dal Paulovich . Il primo di questi seviri avea ritratto il proprio cognome dalia patria eh era Corinto ^ il secondo dalla voce greca GVviyJr,[/.oq che significa il compagao di viaggio , il veni mecwn , DI F. LANZA 2t composto dalle preposizioni avv assieme , ed é/. da e diilla voce ùriixoq popolo. Nella ultima edizione del Le- xicon ForceUiniano .^ il chiarissimo ab. Furianelto ha già recato questo stesso cognome siccome appartenente ad altra persona . Sorpassando poi gli altri cognomi che spesso trovansi ripetuti negli antichi marmi , quanto a quel L. TITVS. I. DIVS CHRYSEROS , non potendo lo garantire sulla esattezza della copiata iscrizione , che seb- * bene da esperta mano ritratta ed inviatami , avrei desi- derato poter io medesimo confrontar nuovamente col- r originale esistente a Viddo , io mi uniformo al riputa- to parere esternatomi dallo stesso ah. Furlanetto , il quale inclina a leggere Li. Fitusidiiis Cliryscros , per non attribuire due cognomi ad un liberto , che tale lo di- mostra certamente la voce Chiyseros , portata nel sud- detto Lexicon per il cognome di un C. Valerio , e che significa auri amator^ da XP^^'^'^ aurum ed epw5 amor. N." 4. T. HATE RIVS RVS OB HNO REM Tihis HATERIVS RYS ( 0 forse anche RVS//cw ) OB Honorem . SULLA CITTA DI >'AIVONA Sebbene questa rozza iscrizione sia ci' altribiiirsl a' tem- pi in cui le arti erano nel massimo decadimento , pure è singolare il cognome di Riis che sembra avesse quel Titus Haterius e che non vedesi altrove usato^ per cui è da sospettare fosse quella invece un'abbreviazione di Rusticus. La offerta poi che qui viene da lui fatta ad una ignota divinità , potrebbe riferirsi a quel medesimo sacerdozio già più volte indicato e che trovasi forse sottointeso nella sola espressione ob honorem . K 5. TEMPLVM LIBERI PATRIS ET LIBERAR VETVS TATE DILAPSVM RESTITVIT GÒH. I. BLG ADIETIS POR TICIBVS CVRAM AGENTE EL VICTORE S. LEG. L AD P. F. SEVERO ET POMPEIANO II. COS TEMPLVM LIBERI PATRIS ET LIBERAE VETV- STATE DILAPSVM RESTITVIT COHor^ prima BeL- G/ca ADIETIS PORTIGIBVS CVRAM AGENTE EL/o (corrotto invece di Aelio) VICTORE ^tipendiarìo LE- i'.'hnis prlmae ABj'utrici's Viae Fidelis SEVERO ET POMPEIANO secundo COnSuBus. DI F, LAIVZA 23 Da questa bella lapide impariamo , che un tempio £;ià caduto per vetustà ricostruì in onore del Padre Li- bero (Bacco) e della dea Libera (sorella di lui) la coorte prima he\^\ca^ ossìa Be/gurum ^ che trovasi men- zionata in altre due sole lapidi dalmatine . La prinìa di queste ci viene recata dal Biaggi, come esistente nel mu- seo Nani di Venezia ( Monum. graec. et latin, mas. Na- nii p. 177.), e dal Donati a p. 47- N. io. j come tro- vata nell' isola Brazza ^ ed è la seguente : NYMPHIS . S Q . SILVIUS . SP . F CENT . COH . I . BELG CUR . AGENS . THEAT D . D L'altra prodotta dal Paulovich {Marm. Macar. p. 38) e trovatasi a Vergoraz , villaggio situato alcune miglia lontano dal luogo ov' era P antica Narona , suona così ; I . O . M SVLPICIVS . GAL VIO . C . LEG . I . M . PR AEPOSITVS . CH O . I . BELG . HOC . IN LOCO.MAIESTA TE . ET . NVMIN3 EIVS . SERVAT vs ^ 2 4 Sl'LLA CITTÀ DI ?( AROMA da cui rileviamo che Sulpizio Calvlone centurione della prima legione Miuervia , e pria comandante della coorte prima Belgica , eresse una memoria a Giove Ottimo Massimo nel luogo stesso in cui dalla maestà del nume era stato salvato. Ritornando poi alla nostra inedita iscrizione , vediamo che la suddetta coorte avea aggiunti due portici al tem- pio , e probabilmente lateralmente al medesimo , per cura di Elio Vittore stipendiarlo , ossia soldato della stessa legione prima Adjutrice pia fedele , che fu si be- ne illustrata dal Gay. Conte Borghesi ( V. Annali del- l'InstituL Archeologi. 1889 p. i4i e 14^)5 *' quale dimostrò come questa legione soggiornato avesse in Dal- mazia circa al tempo indicato dalla data de' due con- soli nominati in fine della nostra lapide ^ dovendosi in- tendere che qui si parli di M. Aurelio Severo e di Ti- berio Glaudio Pompejano ^ i quali furono consoli per la seconda volta nell'anno lyS di Gristo sotto l'impe- ratore M. Aurelio Antonino . Questo Pompejano fu il padre di quel Tiberio Claudio Pompejano , console nel 209 , di cui fassl menzione nella iscrizione seguen- te . Egli avea sposato Lucilla figlia del suddetto im- peratore M. Aurelio , relitta vedova per la morte di L. Vero imperatore • ed era stato due volte console , co- me ci racconta Sparziano nella vita di Caracalla , al e. 3. Occidit etìam Pompcjanum , Marci nepotem ex filia natum et ex Pompejano , cui nupta fuerat Lucilla post mortem Veri imperatoris , quem et consulem bis feccrat. Del quale secondo consolato di questo Pompejano fassi pure menzione in un'ara trovatasi nell'isola di Arbe in Dalmazia, che fu eretta alle Ninfe sotto il consolato medesimo, e già illustrata dal Biaggi {Iscriz. graec. e latin, del museo Nani p. 182 ) : ed ora poi ne abbiamo qui luminosa conferma . DI F. LAIVZA ^5 N.° G. D. O. M. PRO SALVIE. I^PP. SEVER ET ANTONINI AVGG ET GETAE. N. CAE. ET IVL. AVGVSTAE. MTR AVGG ET CASTRORVM G. STATIVS TASITIIMVS BF. COS LEG. XlllI G V. S. L. M POMPEIANO ET AVITO COS Deo Opimo Maxmo PRO SALVTE MPcraforum SE- VER/ ET ANTONINI AVGustorum ET GETAE No- liUsslmi CAEsaris ET IVL/ae AVGVSTAE MflTRw AV- Gustorum ET CASTRORVM Gajus { ossia Cajus) STA- TIVS TASITIANVS BcncFlciarms COnSuIis LEGionis decimne quartae Geminae \oto Suscepto Tuibens Clorito POMPEIANO ET AVITO COnSulibus . 26 SlJLLà CITTÀ DI PfARONA D' importanza pari alla precedente è questa iscrizione , che tuttora conservasi a VIddo in vicinanza alle altre qui riportate , e dalla quale veniamo a rilevare che nel- 1' anno 209 , essendo consoli Tiberio Claudio Pompejano , figlio di quello antecedentemente nominato , e Lolliano Avito , Cajo ( ossia Gajo come sovente vedasi espresso questo prenome nelle lapidi de' bassi tempi dell' impero) Stazio Tasiziano , beneBciario del console nella legione deciroaquarta Gemina , eresse una statua a Giove per la prosperità degl' imperatori Settimio Severo e Antoni- no ( Caracalla suo figlio), e di Geta Cesare, e di Giu- lia Augusta madre di essi e degli accampamenti . E questa poi una di quelle rare iscrizioni in cui non venne raso il nome di Geta , come suole ossservarsi "in quasi tutte le altre lapidi che lo menzionarono , dacché nel- l' anno 212 di proprio pugno dal fi:alello Caracalla fii ucciso . {sarà coritinuato) SEGUITO ALLA NOTA SUL TERRENO DI TRASPORTO NELLA COLLINA PESARESE LA TOMBA {*) DEL SION. rnOFESSOBE eoivvi: Ci. MABiiAivi deIìI^a bovebk Dopoché la mìa Nola sopra un singolare terreno ò\ Irosporto nella pesarese collina la Tomba ebbe posto ili questo reputato Giornale per le Scienze Naturali, credo non possa agli amatori di cotesti studi , ed a coloro che bramano geognostlcamenle descritto il nostro suolo italiano , non possa , io dico , né debba esser discaro il vedermi riandare quell'argomento^ e senza temerità di giudizio , senza pretesa scientifica , una qualche breve considerazione in sul proposito accennare . I fatti sono quelli che io mi diedi carico di esporre minutissimamente nella Nota , e noù avrei per ora cosa alcuna da aggiungervi . La somma diversità , che corre fra loro e quelli del nostro Trebhiantico , consiste nel rinvenirsi in quest'ultimo luogo i ciottoli primitivi a me- diocrissima elevazione sul mare , nel vederli per entro ad un terreno puramente vegetale , e senza veruna trac- cia di animalità , e dell' antico Soggiorno del mare . Ve- demmo già il contrario per quelli della Tomba •, ed ivi essere manifesta la irruzione di quei frammenti di rocce primigenie entro ad un mare che vi avea fatta dimora, e ncU' atto slesso in che vivevano nel di lui seno rac- (*) V. A:in. Tomo VII pag. 402. 2 8 DI UN SINGOLARE TERRENO colte le arche, i pettini, i dentali, le nerltl e le volute. Ora io tra me diceva ^ starà questo terreno fra i semplici terziari! subappennini in generale , o fra quelli che il dotto Savi ( per alcune località toscane ) chiamò terre- ni terziari! ofìolkicì ^ cioè con ciottoli di serpentino, d'enfotide, di prasopiro? (i). Farmi che no, tanto ri- spetto agli uni, quanto riguardo agli altri-, non fra i pri- mi , giacché qui vi hanno ciottoli primitivi , arenarie , fossili marini , e noa marne calcari , o sabbionose , e disposizione indicante un deposito tranquillo nelle acque dolci o comuni- non fra i secondi, dappoiché questi terreni nostri non sono dipendenti^ o annessi alle masse serpentinose ^ come il sono quelli di vari luoghi toscani dallo illustre Professore Pisano indicati . La corrente a- dunque, che ha trasportato i nostri ciottoli, doveva esse- re, come si esprime il De La Béche, diluviana o cata- clistica , e venuta dopo che il mare già posava tran- quillamente e dava stanza alle conchiglie , ora in istato fossile . Che se questo autore esternava (2) 11 desiderio che un qualche geologo visitasse le colline, che da An- cona si stendono dolcemente al ridosso degli Appenni- ni fino al punto in cui s' immergono nell'Adriatico , af- frettiamoci di compiere il suo voto : vediamo se sussiste avere noi molti terreni i quali e per la loro struttura, e pel loro modo generale di deposizione , anche indipen- dentemente dalla concordanza de' fossili , formino una parte di qualche gran tutto -, vediamo se ponno stabilirsi facilmente (come egli dice), ed in un modo generale, alcuni fatti che osservausi nel grande golfo dei terreni sopracretacei stendentisi fra gli Appennini eie Alpi, per ottenere così una conoscenza intima di tutta la massa . Ma prima d' ogni altra cosa stabiliamo i caratteri pre- cisi del nostro terreno della Tomba-^ quindi paragoniamo (i) Due Memorie Geologiche sui terreni stratificali della Tosca- na pag:. 55. (2) Manuel Gèologique, Edlt. de Bruxelles iSSj, pag. 147-143. DEL C. G. UAMIAM Ò^ il fililo geologico coi falli simili dell' Italia e di fuori ^ da ultimo rifleltiamo su quello che fino a qui ne discorsero i geologi nazionali e stranieri. Il terreno della Tomba^ giusta il sistema del Brongniart (i), è del periodo saturnio, nella classe quarta, e preci- samente fra i cUsmi o diluviani . Si riferiscono a quelli i terreni de transport , d' alluvion , d' atterìssemcns et diluviens del De Bonnard^ porzione del diluvium del Buckland e del Sedgwick ^ 1' aufgeschwemtes gchirg del Kefferstein ecc. : sembrami qbe il nostro terreno appar- tenga al secondo gruppo, cioè a quello dei detntici^ risultanti dallo sfasciamento in pezzi o frammenti di aU cune rocce antiche ^ di fallo qui si hanno i ciottoli , o pezzi trovantisi^ le ghiaie conciligli/ere , le sabbie silicee ecc. E ad esso somigliano (se non erro ) quelli delle col- line Benano , Viano , Maranello nel Modenese, ove l'il- lustre Brignoli ha rinvenute non meno di i3 specie di ciotloli granitosi , 8 sieniti , 2 leplinili , 2 enrili , 3 en- fodili , 6 amfiboliti , 3 gneiss, i fillada , i steasclsto, 9 offiolili , I diallaggio , 2 vacchiti , 2 varioliti ecc. , eoa moltissime altre rocce di aggregazione (2) . Che se vor- remo stare alla descrizione datane dal Brocchi , egli aflVrma i monticelli che sì stendono lungo i dipartimenti del Reno^ del Rubicone^ del Musone^ del Tronto essere composti di sedimenti dell'antico mare* formarsi di due generali deposili, che si sono succeduti in breve inter-» vallo di tempo , l' uno di marna , che occupa il posto più basso , l' altro di- sabbia calcarea o silicea sovrap- posto al primo ^ ambedue contenere rimasugli di esseri organici marini ^ altri depositi parziali avere avuto luogo nelP epoca stessa , composti di /rammenti di rocce parti' colari a certe situazioni (3) . (i) Tableau des terr.iins qui composenl l'écorce du Globe, Paris etc. (2) Bri-jnoli e lle^gi. Saggio di Storia Nalurale degli stali Esten- si pag. i5i . . . iGo, 161. (i) Conchigliologia fossile subappennina pag. 03,76, 78. 3o DI UN SI^GOLAF^E TEKRENO Ed irt Italia dove si rinvengono i depositi de' ciottoli primitivi? In moltissimi luoghi-, più celebri però quelli della collina di Superga presso Torino , dei piani lom- bardi, e specialmente di Desio, osservati dall' Amoretti , delle vicinanze a' laghi di Como e di Lecco , dei mon- ti S. Primo e S. Mercurio , nel circondario medesimo di Como , delle colline modenesi ecc. Ma quei depositi hanno per loro derivazione prossima i massi alpini , e quindi non è a maravigliare se siano e tanto copiosi, e tanto vari ne' piani, o ne' colli a quelle cime sottopo- sti. D'altronde, al dire del Brocchi (i), le rocce primi- tive non compariscono se non che alle due estremità op- poste della gran catena appennina^ nel Genovcsato^ cioè^ e nella Calabria^ mentre del tutto mancano nella parte intermedia^ che comprende uno spazio di oltra 4 gradi ^ a non confonderle mai con que' vasti depositi di ciottoli calcari in Toscana , nell'Umbria , nel Napolitano, e eoa gli altri, di sterminata congerie, in più parti della Roma- gna (2) . Di dove adunque probabilmente vennero i no- stri ciottoli primitivi? Dalle più prossime formazioni pri- migenee , e quindi dalle cime alpigiane de' paesi lom- bardi . Como infatti dista da noi per miglia italiane 240 circa- ed un pari fenomeno lo abbiamo ne' ciottoli rac- colti dal Demerson vicino a Parigi (3) ^ in quelli presso a Ginevra , analoghi alle rocce che si trovano solo nel Vallese ^ in quelli delle vallate sì del Reno, che del Ro- dano;^ finalmente nei celebri depositi di La Cran, in Pro- venza , adunati su quel famoso campus lapideus a più di cento leghe dalle rocce loro naturali , ivi trasportati sicuramente da una impetuosa irruzione acquea, che dal- l'alto dell'Alpi si andò a gitlare nel bacino mediterraneo. Abbiamo adunque fenomeni analoghi e nelle pianure lombarde, e in quelle della Provenza: ma per li primi (i) Loco cit. pag. 33. (2) I.]. pa-. 57. (3) La Geologie eie. pag. 33o e 33i. DEL C. G, MAMIAKI 3i non è difficile assegnarne la derivazione, stante la vici-) nanza delle Alpi ^ pel secondi è nota quella osserva- zione del De La Dèche essere il fine di un gran tra- sporlo di massi erratici (i). Presso di noi non ha luogo né l' uno, nò l'altro appiglio. Per noi non sorge dubbio se fossero distaccati a poco a poco dalla loro roccia originaria, e trasportati dal corso dell' acque attuali , ov- vero balestrati dall' azione più generale di una grande massa di acqua, che fosse passata sul nostro suolo (2). Per noi conviene spiegare e come vennero , e come tro- vlnsi amalgamati ai depositi seliciosi , e agli animali marini . Ma il De La Bèche pel primo ci dice (3) : „ non „ pare fattibile il dare oggi una soluzione del problema „ de' massi erratici ( e noi estendiamo il discorso anche „ acciottoli): le spiegazioni generiche, che ci sforziamo „ di assegnarne , debbono essere considerate unicamente ^, come altrettante congetture, che ponno apparire più o „ meno probabili „ . Ed il slgn. Ella De Beaumont crede che si possano riconoscere in Europa almeno dodici epo- che principali di dislocamento, le quali sarebbero state se- guitate da altrettante mutazioni nei depositi sedimentari di questa parte del globo. Più tardi lo stesso De La Dèche asseriva (4) i massi erratici dover essere provenuti in due epoche diverse, ma ambidue comparativamente recenti^ una dalla catena delle Alpi, come centro ai due versan- ti di quella catena stessa , 1' altra dal Nord verso il Sud deir Europa ^ ambidue sicuramente in epoche geologiche assai vicine, perchè quei massi giacciono sopra terreni comparativamente poco antichi . Ed il Bouè (5) dice : le alluvioni antiche ebbero una estensione , ed una po- (i) Art d'obscrver pag. iSa. (2) Idem Idem. (3) Munuel de Geologie pag. 1^9. (4) Reclierches sur la partie eie. pag. 278. (5) tiuide du Géologue - voyag. Voi. 2. pag. 48, 58, 62 ; 65. 02 DI UN SINGOLARE TERRENO lenza, che non hanno le alluvioni moderne^ qualche volta compariscono ad altezze considerevoli^ in alcuni casi pa- iono anteriori alla formazione di certe valli, e sono in gran parte composte di avvanzi di rocce , che non tra- ransi nella contrada ^ le sabbie ed ì ciottoli formano la loro massa maggiore ^ talvolta racchiudono degli strati subordinati di grès^ di puddinghe risultanti dalla cemen- tazione delle parli per lo più sciolte o movibili^ le sab- bie, ed i ciottoli non formar sempre una zona continua- ta , ma per lo più vedersi distribuiti a diverse livellazioni* rinvenirsi oltre a ciò sopra colline molto elevate, e ^re- sentar roccie assai lontane dal loro luogo nativo . E dun- que chiaro , conchiude il Bouè , che la distribuzione de' massi erratici è relativa positivamente alla catena d' on- de provennero , e che nulla è più idoneo a mettere tali masse in movimento , e in sensi determinati , quanto il sollevamento delle montagne accompagnato dagli sposta- menti analoghi delle acque : ma restano , dice Egli , an- cora molte cose a chiarirsi. E fra le altre, dirò io, se questo sollevamento , oggi divenuto cardine principale d' ogni sistema geologico , se questo sollevamento siasi o no operato nelle montagne, che diedero ai nostri ciot» Ioli origine' se valse a distaccarne massi, e ciottoli infi- niti, nell' atto stesso della loro formazione •, se gli sposta- menti delle acque furono ad esso contemporanei, o poste- riori^ se vuoisi, o no riferire a quelle epoche geologiche assai vicine , che accennava il De La Béche, A questa teoria de' sollevamenti non partecipante 11 nostro Broc- chi, dopo averci descritto tutto il suolo subappennino, e averci qua e là indicate le sue formazioni più comu- ni , lo stato de' fossili , i prodotti delle acque generali , le sabbie, le marne, e gli altri deposili accidentali^ conchinde : „ le acque del mare, dopo il suo ritiro dal- „ la cima degli Appennini , e che depositarono 1 terreni ., subappennini , si sono ristrette nelP alveo attuale in 55 di>crsi intervalli di tempo; e ciò si dice a causa dei DEL C. G. MAUIini 33 j, grossi ciottoli , che si osservano spesse volte a clivcr- „ se altezze Delle colline , e che sembrano essere stati „ trasportati da successive irruzioni „ (i). Ed io , ponendo fine al mio discorso , pregherò i cor- tesi lettori a rammentare tutte le circostanze geognosti- che, che già descrissi (a) , ed a fare delle indicate teo- rie al deposito della Tomba una opportuna applicazione. (i) Conchigltol. fos. subappen< Voi. i. pag. n8. (2) Vedi la Nota suddetta . N. Anh. Se. NAToa. Anno 4. Tom. 8. REIVDICOIVTO DEI,LE SESSIONI DELl' ACCADEMIA DELLE 3CIENZE dell'istituto DI BOLOGNA { Continuazione f vedi T. VII. pag, 4^6) Il Dottor Giulio Beclettì, ora appartenente alla Classe «legli Accademici Ordinari, dà conto di una Memoria manuscritta , già presentata all'Accademia nella Seduta precedente dal lodato Prof, Gherardi in nome dell'Au- tore Prof. Pietro Gallegari di Ravenna , e che porta il titolo z=. Di alcun uso della sottrazione e divisione al- gebrica*, e della facile dimostrazione di alcune proposi- zioni , che ne deriva zzz , S'ella è cosa gloriosissima, dice il Bedetti, l'arricchire le scienze e le arti di nuovi trovati mirabili o per u- lililà , o per sottigliezza d' ingegno , non è però di mi- nor gloria il disporre le verità, da altri trovale e dimo- strate, con tale ordine , che tutte come rivi da una me- desima fonte discendano : nel quale ordine si contiene veramente la perfezione della scienza , e direi quasi 'a DEL PBOF. A. ALESSAI^DBmi 35 scienza medesima . E che altro fa che gli Elementi di Geometria de', moderili cedano in gran parte agli anti- chi , e si abbiano quasi in minor pregio , se non per l'ordine mirabile che fu seguito da Euclide? Della qua- le cosa ci fanno pienissima testimonianza alcuni dei pri- mi Geometri del secolo XVII , e del XVIII ^ i quali sperimentandosi di stringere entro più brevi confini P an- tica Geometria , senza toglierle l' antico rigore , abban- donarono per disperata la impresa . Ma non solo è ne- cessario r ordine nella scienza intera , che ben anco ri- chiedesi in ciascuna delle sue parli : ciò che non ve- desi di spesso nelle cose analitiche , le quali essendo state trattate da dieersi autori , io diversi tempi , e sparse essendo in varie opere e raccolte accademiche , se ne stanno l' una dall' altra disgiunte o perchè le dimostra- zioni loro camminano per vie diverse , o perchè fanno capo da diverse parti delle matematiche discipline. A rac- cogliere buon numero di verità , che non avevano alcun nesso tra di loro, intende P Autore di questa Memoria, alla quale mise in fronte P umile titolo : „ Di alcun uso „ della sottrazione, e della divisione algebrica^ e della „ facile dimostrazione di alcune proposizioni , che ne „ deriva ,. . Ma dalla umiltà del titolo male si argo- menterebbe la qualità delle cose ^ che ben tutl' altro che elementari sono le questioni , che per entro la Memoria si agitano . §. I. — Nel §. I. stabilisce l'Autore un principio generale, da cui, come rami da tronco, derivano le verità che ne' seguenti paragrafi si espongono . — Ec- covi brevemente e , quanto io mi potrò , chiaramente la sostanza di questo principio — . Sostituendo in un' equa- zione del grado m le sue m radici ad una ad una, si avranno m equazioni identiche formate degli m coefficienti della equazion primitiva , e delle sopradelte radici , che sono pure in numero m , ciascuna delle quali si troverà sola in ciascuna delle equazioni. Tra queste equazioni si 36 BENDICOKTO ACCADEMICO , . m(m—l) .... . ,. . „ , . potrà m — - — modi diversi eliminare 1 ultimo coef- c • 1 1 mim—l) . , . 1. ... .1. . nolente , e le — risultanti saranno divisibili per la differenza di quelle due radici, che entrano nelle due equazioni usate per la eliminazione . Onde ciascuna delle risultanti divisa per consimile differenza conterrà due ra- dici, ed (m — i) coefficienti. Chiaro è che replicando ,, m{m—l) . . ,, 1 • sulle — equazioni ottenute quella medesima ope- „o,-„ 1 m(/n— l)(m— 2) razione, se ne potranno ottenere altre —— -^ — , in ciascuna delle quali entreranno tre radici , ed un nume- ro (m — a) di coefficienti ^ e che ripetendo un numero r di volte la stessa operazione , i coefficienti delle risul- tanti saranno {m — r), eie radici (r-j-i) di numero. Io questo risultato generale viene utilmente introdotto òa\- l' Autore un nuovo simbolo, a foggia di quelli di J^ander- monde e di Kramp^ 11 quale si presta ad esprimere como- damente gli {m — r) polinomli funzioni delle (r-f-i) radici, che compongono quella risultante generale. Il simbolo è formato da due di quelle parentesi , che chiamano rettan-. gole, entro le quali sono chiuse le (r-f-i) radici unite col segno -{-• e superiormente ad esse sono scritti ordina.» tamente gl'indici {m — r) , (/n — r — i) , ... 2,1 per li primi {m — r) termini. Resta solo da aggiungersi che il primo termine ha per coefficiente la unità ^ li successivi hanno que' medesimi della equazione assunta, A , A ,...A ^ 1 2 m-r-\ e 1' ultimo termine è semplicemente A . E qui sarà m-r bene porvi innanzi la formola , la quale si è . . . rm — r -j r- m—r — 1 -1 a-i-a-t-...-^a \-\-A\ a-i-a-*-...-i-a l-f-- -A^ =:o, u i i-i-l z-f-rj IL i i-i-l i-*-rJ "^-f e che essendo moltissime volte da lichiamaisi , si indicherà DEL PROF. A. Ar.ESSAWDEl.^l 3 7 hrevemenle con (A) . — Col simbolo poi . . . r " 1 . . 1 a-i-a ■+■ a-*- . . . -+-a j sì deve intendere . . . Li 2-4-1 i-4-2 i-hrj „., r 1 -1 n-.r 2 -| „.3r a n i . I a-t-...-+-a \-{-a . I aH-...-+-a \-\-a . a-+-.,.-t-fl ! LiH-l i-i-rj z LiH-l i-t-rj / Li-4-1 i-f-rj . . 4-fl . fl-*-...-+-rt +1 a-H...-+-a U formola / Li-t-l i-j-rj Li-+-1 j-i-rj che, ben intesa questa maniera di sviluppo, può conver- tirsi in altre, ed altre nuove, contenenti tra le parentesi rettangole (r — i) , (r — 2) , . . . radici , 6no a tanto che si risolva in un polinomio ordinario . §. II. — Nel §. II. si suppone sulle prime, che la quantità x della equazione del grado n, non privata del coefficiente del primo termine , debba essere variabile •, e sostituite in suo luogo due distinte serie di valori in numero /i, e formatene le due risultanti che contengono tutte le n radici, ed i primi due coefficienti, l'Autore elimina il secondo, e prova cosi, che il coefficiente del primo termine , cioè di a;'*, deve essere nullo . Quindi con simile processo segue a mostrare il noto principio Cartesiano ne' polinomii di un numero indeterminato e finito di termini . a.° In ima equazione del grado m supposte tutte le radici eguali ad a , si ricava dal principio del §. I. che la derivata prima deve essere rr o , e che avrà (m-i) radici tutte eguali ad a. Fatto poscia arr — i , la deri- vala moltiplicata pel fattor lineare (x-\-i) avrà, come la proposta, 771 radici eguali tulle all'unità negativa ^ e però li coefficienti dovranno essere eguali, ciascuno a ciascu- no . Dalle quali eguaglianze si determinano i coefficien- ti , e conseguentemente lo sviluppo del binomio Newto- niano , e le formole delle combinazioni . - Fa notare 38 RENDICONTO ACCADEMICO V Autore che questa dimostrazione è in sostanza quel- la di Landen . 3.° Dalla formola (A) , fatte tutte le radici eguali alla unità, e sostituito mano mano r.=.m-i^zz.m-2^=:m-3y:=i...j 1 r (1) (2) (r+l)-| SI ricavano le somme j 1 -t-l-f-,..-+-I J, 2 3 r (1) (2) (r+l)-] r (1) (2) (r+l) "] donde, per induzione, si trae, che lo sviluppo [ m—r (1) (2) (r-Hl) -1 1 ^1^...4.1 j ha tanti termini, quanto è il nu- mero delle combinazioni di m cose ad r ad r, ed è eguale al numero medesimo . 4.° Per questo ultimo teorema si determinano i ter- mini generali de' numeri figurati de' varii ordini , e si conchiudono molti altri teoremi , de' quali mi fermerò ad esporre soltanto i principali . - La somma degli m numeri figurati di un dato ordine è eguale al numero jT^etimo ^jgj nunjgri figurali dell' ordine successivo. - La somma de' prodotti .... i-2.3...«4-2.3.4...(/j-l-i)-j-3.4.5...(n-fa)-}-....+7n...(M-l-n-i) ,. m{m-^-\)..{m-\-n) - , „ eguaglia ; . - La somma deeh m numeri (nn-l) " figurati di un dato ordine n è eguale al (/j-j-j)^^'""' numero figurato dell'ordine m: il quale teorema è do- vuto a Fcrmat. - lì numero de' termini della poten- za m^'""" di un polinomio, che abbia n termini, è (/w+l)(»24-2)...(OT-4-n— 1) ,, . . — r ^- — — . - Una equazione completa DEL rnOF. A. ALESSAnDRinl Sg dtil grndo n fra m incognite , ha 11 medesimo numero di termini , che una equazione del grado m fra n inco- gnite: teorema del sign. Fornier. -JJn numero figurato ^esimo pt-eso dall'ordine n, è lo stesso che il numero figurato n"'""^ dell'ordine m . - La somma de' pro- dotti degli {m-\-i) coefficienti del binomio elevato alla potenza m^'''"" , moltipllcati ordinatamente per li pri- mi (m-f-i) coefficienti della potenza n"''"'^ dello stes- so bmoraio, eguaglia -- — :P ^riormola di- ^ ^ '> 1.2 n mostrata da' signori Lentheri'c , e J^allés . - Se si prendono (;?-|-0 "'^'"^" figur^^t' dell'ordine (n-\-py"""^ successivamente, incominciando dal (m+i)'^"""' discen- dendo , e si moltiplicano rispettivamente pei termini dello sviluppo (i — i)P,siha il numero figurato {m-\-\y"""* dell'ordine n. - E tanti, e tant' altri teoremi bellissimi sui numeri figurati, che, per non dilungarsi da vantaggio, e nialvolontieri si tralascia di registrare. Non tacerò nulla- meno di annunziarvi tre ploblemi , che l' Autore risolve con molta felicità . Il primo si è : esprimere il prodotto {x-\-y){oc-\~y-\-i),..{x-\-yr\-n—i) per mezzo de' prodotti a; ,x (x+ 1 ) , x(x+j )(a;4-2),... • j,r, j(jrH- 1 ),r (r+ 1 ) (r4-2)v- il secondo : qual è il numero de' termini negativi di una potenza di un polinomio , che fra i suoi termini ne ab- bia un dato numero di negativi \ il terzo infine consiste nella determinazione de' modi di ripartire un dato nu- mero di cose tra un dato numero di persone . §. III. — 1." Comincia l'Autore il terzo paragrafo col ripigliare la soluzione del problema : determinare la equazione che abbia per radici un numero n di ter- mini successivi, presi da una progressione aritmetica. Fattosi strada delle proprietà già dimostrate intorno a numeri figurati, risolve l'Aut. il problema mediante una formola , dalla quale si possono determinare ad uno ad UDO li coefficieoti A , A , A , . . . , A della equazione 12 3 n 4o RENDICOWTO ACCADEMICO richiesta. Prova poi , che se la progressione aritmetica sia m,2.m,3my..^nm^ i coefficienti della equazione, che avrà per radici quei termini, sono tutti, ad eccezione dell' ul- timo, divisibili per {n-\-i) ^ se (n-(-i) sia numero primo. Neil' ultimo coefficiente o termine è riposta la dimo- strazione di un celebre teorema di ff^ihon . In questa stessa ipotesi di progressione aritmetica, deduce l'Autore i (n-l){n-2)...(n-r) ) ... .... essere < — - — ; -^ — n*^ > numero divisibile ( 1.2.... (r-Hl) ) per («-{-i) numero primo, qualunque siasi r, purché minore di n. 2." Posto che la progressione aritmetica sia la se- rie de' numeri naturali, cioè am,ar=a,air:3,...a r=: «, 12 3 n elegantemente conchiude dalle cose sopradette che la r """"^ 1 . espressione simbolica j «•4-a-j-...-t-flf | è divisib «attamente per (n-f-i) numero primo. E sollevandosi a maggiore universalità dimostra che ciò tiene ancora , ove a^a ,...,« siano numeri qualunque, purché non i i~h 1 i-\-r multipli del numero primo (n-l-i), e purché divisi per {n-\-i) diano tutti un quoto diverso. E qui piglia 1' oppor- tunità di trarne, come caso particolare, il celebre teorema di Fermat^ di cui fece parola sul principio*, cioè che la quantità {y^ — i) è divisibile per (/2-f-i) numero pri- mo, qualunque sia j^, intero, o fratto, purché non multiplo di (n+i). 3.' Finalmente il teorema dimostrato intorno alla ... . r ''~'' 1 . quantità simbolica a-^a-^-.-^a j viene esteso anco- ile e- n — r ra alla reciproca / — -+-—-H. ..-«-— / , e, ciò eh' è più, a a a ì i-t-1 i-i-r. DEL FROF. A. ÀLESSANDRIIVI 4' ..ili f alla formola unif ersalissJma / a-i-— .-h-,-*- a-t-..A , pur- j è a a g \ che siano (r-|-i) i termini chiusi tra le parentesi rettan- gole , e si soddisfaccia a quelle condizioni , che furon dette di sopra. §. IV. In questo ultimo paragrafo 1' Autore ci mostra come il suo calcolo simbolico possa applicarsi ancora alla determinazione del limite maggiore delle radici po- sitive di una equazione . E chiude il discorso osservan- do che, dalle cose esposte, si può alcuna volta glugnere a scoprire se una data equazione numerica contenga radici imaglnarie^ e che, se si hanno risultati positivi per la sostituzione nella proposta e nelle sue derivate di un qualche coefficiente negativo ( prescindendo dal segno ) aumentato di una unità , non se ne può fermamente conchiudere che la proposta abbia tante radici positi- ve , quante vengono indicate dal numero de' termini più uno , che conseguono quello , a cui appartiene il coefficiente adoperato : le quali due osservazioni con- ferma con esempi numerici. §. V. Finalmente l'Aut., a modo di Appendice, aggiugne il seguente teorema, in quella guisa che un bel fiore ser- basi a compiere , ed a rendere più grata ooa ghirlanda. „ Essendo z ed U due numeri qualunque, non però mul- „ llpli di a, il binomio (/^ J""*^ ) sarà esatta- „ mente divisibile per o'', se (x — li) sia esattamente di- ,, visibile per a „ . Dalla quale proposizione Egli ri- cava due teoremi del sign. De Paoliy inseriti negli Opu- scoli matematici e fisici stampati a Milano nel 1882: servendosi poi dei teoremi di ff^ilson , e di Binet , la sua proposizione lo guida quasi per mano a dimostrare due altri bellissimi teoremi numerici . 4 a BEP(DICONTO ACCADEMICO i5. Sessione. 17. Marzo i84a. Viene ofTerta in dono all'Accademia in nome del- l' Autore Prof. Pietro Peretti Accademico corrispondente una sua Memoria che contiene zzz Delle nuove ricerche sull'acido Lattico ci: mera, che fu letta li 18 settembre 1841 alla terza adunanza degli Scienziati tenutasi in Firenze . Poscia l'Accademico Prof. Vincenzo Valorani comunica all'Accademia la =: Storia di una singolare malattia da Lui osservala Jino dal i838 in una Signora di Jesi :z=. Tva- sferitasi questa in Bologna onde consultare ed assogget- tarsi alla cura che le verrebbe prescritta dal nostro Ac- cademico, vi pervenne nel giorno 8 di Luglio del detto anno. Veduta la difficoltà del caso, e la gravezza della malattia, volle avere compagni in questa cura i Signori Professore Gio. Battista Belletti, e Dottor Vincenzo Ga- jani. Era l'inferma, dice l'Accademico, in sull'anno ventisettesimo : aveva ereditato da' suoi un sano e vigo- roso temperamento , e non vi voleva meno di profondi e lunghi studi, di smodate fatiche di suono e di canto, arti nelle quali era valentissima , di ninna cura , anzi dispregio del proprio ben essere , ed altre forti e gravi cagioni , per predisporla lentamente ad un genere di mor- bo , a cui non era in niun conto dalla natura informa- ta . Contava allora cinque mesi di malattia , ed il più attento esame delle cose e passate e presenti faceva ben conoscere trattarsi di una cronica quotidiana remittente , consecutiva d' una lenta bronchite. Regolata debitamente la dieta, e procurando all'inferma quella tranquillità d' animo di cui molto abbisognava , dotata di tempera- mento sensibilissimo , e facile essendo a concitarsi an- che sotto l' influenza delle più leggere cagioni , dichiara- tesi anche meglio le offese della trachea e dei bronchi DEL PROF. A. ALESSANDRINI 4^ si tro\ò giusto (11 dar mano alla ipecacuana a piccole ed c'picraticlie dosi , non che all' acqua seconda di calce allungata con una decozione di polmonaria , e nel tem- po stesso ad una pomata di cicuta da valersene per unzione alla parte anteriore ed inferiore del collo . A questi medicamenti furono in seguito aggiunti o sostitui- ti , un lambitivo di mucilaggine di gomma arabica , sci- roppo d' ipecacuana , e d' altea , e d' acqua coobata di lauro ceraso , aggiungendo ancora nella mattina una leggiera decozione di lichene e di china , che , nel men- tre non discordava colle altre vedute , favoriva diretta- mente quella importantissima del rinutrire : a rieccitare poi l'azione nervosa agli arti inferiori, che per molte ore del giorno si rimanevano sensibilmente freddi , fuori an- cora di quei momenti ne' quali si rinnovava il brivido febbrile , fu giudicato conveniente di sottoporre ogni mattina le gambe alla urtlcazione . Le quali pratiche seguitando , ed al giusquiamo con- giungendo in appresso il solfuro di potassa in luogo del- l'estratto di Scilla, le cose dell'inferma andarono mano mano prendendo aspetto migliore , e ricomparvero per- fino 1 mensili ripurghi che da cinque mesi erano del tutto cessati . Fidandosi però di troppo l' inferma nel sensibilissimo miglioramento abusando alcun poco del cibo , travagliata da patemi d' animo non leggeri , man- cando dei debiti riguardi durante uno straordinario abbassa- mento di temperatura che in quei giorni canicolari cal- dissimi sottrasse d' improvviso 1 4 gradi di calore , ricad- de in uno stato anche più allarmante e pericoloso di quello in cui trovavasi un mese innanzi quando s' inco- minciò a curarla . Non credendo sufficienti i mezzi per l ' addietro im- piegati , e coli' idea di moderare quel fuoco febbrile che consumava l' inferma , e che si era veduto riprodursi quotidianamente anche quando le condizioni dell' orgnno del respiro vestivano l' aspetto della calma , e della più 44 RENDICONTO ACCADEMICO consolante remissione , progettossi di ricorrere al solfato di chinina . E se il sapere che tanto questo rimedio , quanto le polveri del Peretti , di che aveva fatto uso l'inferma prima di recarsi in Bologna, avevano prodotto piuttosto male , che bene , sembrava allontanar dovesse da questa idea , rimaneva però a ritentarsi lo stesso sol- fato in alcuna guisa modificato , e si venne infatti nel divisamento di somministrarlo col metodo di Confani, e il giorno 22 d'agosto di buon mattino se ne fece la prima somministrazione nella seguente forma . Un grano di solfato di chinina disciolto in una goccia d' acido solforico coli' aggiunta di un' oncia e mezza d' acqua di- stillata semplice, da prendersi a cucchiai alla distanza di un ora 1' uno dall' altro . Questa dose si aumentò grado grado arrivando fino ai quattro grani, e si persistè 28 giorni nella sola amministrazione di questo farmaco , eccetto un qualche sorso d' infuso di quassio , che l'am- malata appetiva , e che soleva prendere nelle ore piìi' aflalicate della digestione. JVIaravigliosa fu in questo caso l' azione della mistura del Confani, giacché non appena somministrata la pri- ma dose del rimedio, quel si grave e desolante aspetto di morbo mutò incontanente. In quel primo giorno me- desimo la febbre si mostrò piìi mite , e i sintomi stessi relativi alla località diedero manifesto segno di allenta- mento , e questo miglioramento fu sempre costante e pro- gressivo in modo, che pervenuti alla metà del settembre l' inferma dichiarar si poteva già quasi completamente ristabilita in salute . Temendo in allora che l' incostanza della temperatura del nostro clima potesse influire su di lei sinistramente, gli si permise di restituirsi al proprio paese il che venne tosto effettuato nel giorno 22 dello stesso mese, eccitandola però a continuare nell'Ignazìa amara della quale Ella allora faceva uso , e che anzi pareva mostrarsi più efficace del solfato di chinina a raffrenare i movimenti periodici del sistema circolatorio, ULL. l'UOF. A. ALESSinDRini ^5 che quantunque resi assai miti , e assai brevi , tuttavia non mancavano di affacciarsi da presso a poco alle so- lite ore ogni giorno . Seduta straordinaria delli 19 Marzo 1842. Convocati gli Accademici Pensionati o Benedettini per elee^ere un Accademico del loro Ordine in sostituzione OD del Chiarissimo Sig. Prof. Cav. Dionigio Stroccbi, pro- mosso Accademico pensionato onorario nella seduta delli a3 p. p. gennajo, il Presidente, dichiarata legale la Sessione, trovandosi presenti più dei due terzi dei Mem- bri non legittimamente impediti, e fatto leggere 1' articolo ai dello statuto che prescrive le regole da seguirsi nel procedere a questa nomina^ raccolte le schede e posti separatamente a partito secreto tutti i soggetti proposti, risultò eletto l'Accademico Ordinario Prof. Vincenzo Valorani . 16. Sessione. 3i Marzo 1842. Sono offerti in dono all' Accademia in nome degli Au- tori i seguenti Libri. 1. Namias Dottor Giacinto — Di alcuni effetti del- l' elettrico sopra l' animale economia , e segnatamente nelle umane infermità. Venezia i84i j in ottavo di pa- gine 33. 2. Savini Dott. Savino — Dell' ajuto che si debbono reciprocamente le Università italiane. Nota letta all'A- dunanza degli Scienziati in Firenze li aS settembre i84i. ivi ia 16.° di pag. i3. 3. Maggiorani Prof. Carlo — Sulle funzioni della milza annotazioni. Roma 1842, in ottavo di pag. 70. Il Presidente consegna quesl' ultima opera al Alunno Dott. Carlo Soverini incaricandolo di leggerne no sunto in una delle prossime Sessioni . 46 RENDICONTO ACCADEMICO L'Accademico Sig. Marchese Prof. Massimiliano An- gelelli legge poscia una dottissima ed eruditissima sua Memoria che intitola rr DeW idroscopia di Sinesio de- scritto nella Lettera XV^. a Ipazia z^ Fra gli argomenti che mantengono la sanità degli a- nlmali , dice l' Accademico , non è di poca rilevanza l' acqua potabile . Pindaro comincia la prima delle sue sublimi poesie paragonandola all' oro : perocché siccome questo a vivere agiatamente, quella giova a viver bene. Tra le varie qualità dell' acqua poi gli antichi tennero in pregio la leggerezza di essa , onde cercarono e mo- strarono, a loro potere, ì modi da conoscere questa particolarità . Ippocrate , negli aforismi , tiene essere leg- gerissima quella che presto si raffredda e presto si ri- scalda . Galeno , quella che meno pesa nel ventre e più presto passa . Celso , quella nella quale più presto si cuocono i legumi . Se non che , ponendo quest' avver- timento per discernere la bontà delle acque che sono appunto di peso uguale , dà a conoscere che usavano argomenti della scienza meccanica per pesarla . Intorno la qual cosa , sono parole dell' Accade- mico , Plinio toglie ogni dubbio affermando che rz; {juidam , staterà , jiidicant de saluhrilate rr: per la qua- le sentenza pare il lettore debba entrare in dubbiez- za se , per la voce Staterà di Plinio , sia da inten- dere una bilancia comune o vero una maniera di areo- metro o pesa-liquori . Ateneo che visse presso che un secolo e mezzo dopo Plinio , paragonando 1' acqua della fonte di Amfiarao , con 1' acqua della fonte di Eretria , l' una delle quali non è sana e l'altra è buona , dice che non v' è tra loro differenza in quanto al peso : ma non fa parola del modo onde avessero di ciò pigliato cognizione . Certa cosa è che le ragioni al- meno di costruire un islrumento acconcio a pesare le ac scic. 2 e 3. ivi 1841 ia 4'° Memorie dirette all'Accademia Imp. delle Scienze di Pietroburgo da diversi Dotti , e lette nelle sue Assemblee. Pietroburgo 1841 , in 4-" Tomo IV. fase. 3 e 4- {sarà continuato) - DISCORSO SULLA GISnOKDinA ( I ) DF.L SIGnOR KOIiELL ( GIORNALE d' ERDMArfN TOM. VII. ANNALES DES BimES. TROISlÈlHE SERIE, TOM. XVII.). TRADUZIONE DAL FRANCESE DEL DOTTORE DOMENICO GALVANI j CON NOTE. Dopo tanti sentimenti controversi intorno alla vera natura della Gìs mondina-^ dopo le moltiplicl analisi di valentissimi uomini , fatte in quasi tutte le principali e più conspicue città ove con fama , e con profondissimo sapere insegnasi la Chimica , e la Mineralogia , abbiamo finalmente la dolce compiacenza di presentarne a' nostri leggenti una del Sig. Robell , la quale di tutte ci pare la più vera , e la più convincente. Non si sgomenti l' Au- tore della proposizione del celeberrimo Beudant, che in favellando della composizione della Gismondina così si espresse : Ef^U è impossibile di stabilirla ^ giacché vcdesi^ dalle analisi^ che la calce o la potassa sostituiscono la barite , in una sostanza analoga alP Armotomo pe' suoi caratteri esteriori^ e che contiene anche un bisilicato di (i) La Gismondina è xm minerale cristallizzabile, che fu, dallo scopritor suo Gismoiida Carlo Giuseppe professore di Mineralogia in Roma, denominato Abrazite , (come rilevasi dalle = Osservazio- ni, di questo illustre Mineralogo , sopra alcuni minerali dei d^ in- torni di Roma , lette aW Accademia de'' Lincei , óra Pontifìcia Ac- cademia de' Lincei, li 22 agosto i8i6 = Biografia Universale stam- pata in Venezia); in seguito, l'egregio Sig. Cavaliere K. De Léo- nard, attuale professore di Mineralogia, e Geologia nella Univer- sità di Eidelberga, nel Granducato di Baden , voile denominarla Gismonda o Gismondina^ dal cognome del suo scopritore. 5 2 DISCORSO allumina (i): ma coraggioso Intraprese il suo lavoro, tlando la forinola di detta sostanza. Si vale , il Sig. Robell, per viemeglio corroborare le sue prove , anche de' ca- ratteri fisici , singolarmente de' cristollografici , che in accordo colla Chimica , genitrice , come l' appella l' illu- stre Rirwan (2) , della Mineralogia , può ritenersi per vero ciò che qui verrà narrato , stabilendo la vera dif- ferenza tra la Gismondina , e 1' jérmotomo . " La Gismondina è un minerale conosciuto da molto tempo , e su la natura del quale non sono stati , né lo sono attualmente , d' accordo i raineralogi . Secondo il cavaliere Monticelli la Gismondina di Capo di Bove , ha per forma i' ottaedro , e il dodecaedro romboidale , che si allunga sovente in prisma a quattro facce . Il professore di Mineralogia e Geologia nelPArchigiaaasio Romano signor Carpi , l' ha trovata composta di Silice 4^54 Calce 48j6 Allumina 2,5 Magnesia 1,5 Protossido di ferro ... a, 5 96,5 In seguito il sistema cristallino di questa specie , se- condo il sig. Broocke , è un prisma a base quadrata sormontato da una piramide , gli angoli di cui sono di i22°54' 3^1^ sommità, e ai lati 85°2'. Dopo la scoperta ^dV Armotomo (3) calciferoj si è (i) Traile Elémentaire de Mineralogie. Deuxiéme edit. Tom. II. pag. 191. Paris i83o chea Verdière, Quai des Augustis N. 25. (2) Éléraens de Mineralogie , traduits de 1' anglais par M.r Giblen. Paris 1785. pag. XVII. (3) Harmotomum voce greca, introdotta nel linguaggio minera- logico dal famoso Hauy, è composta di due -vocaboli harmos giacitura, e temnò tagliare, indicare volendo che si divide nelle sue giaciture (Dizionario Tecnico-Etiiaologico-Filoiogico dell' Abate SULLA GLSMO?)DI?(A 53 compnralo sovente la Gismondina a questo nùncrale . Ginelia l' ha compresa in questa specie , conchiudendo, dalle sue chimiche ricerche, ch'essa apparteneva alla Zeognnite^ ed d\V Abrazite. La identità di questi ultimi minerali, come altresì AqVì' Àricite (i) e Filipsile colla Gismondina ^ è stata dimostrata dalla parte cristallografi- ca , dal signor Brooke •, dimodoché la più parte dei mineralogi , riguardano la Gismondina , come una verità dell' Armotomo calci/èro . Io riconosco dalla bontà di Monsignor Don Lavinio De Medici Spada, lo avere potuto esaminare una bella e ricca Collezione di tutte le varietà di Gismondina che trovaosi a Capo di Bove nel Lazio (i), ed ho fatto un' analisi quantitativa sopra un campione sufficientemente puro . I cristalli di Gismondina sono brillanti , e afìbtto simili a quelli dell' Armotomo , con questa differenza pec altro, che mai si rimarcano gli angoli rientranti sul lato, che può essere riguardato siccome semplice congiungi- mento . Gli angoli della piramide a quattro facce sono di circa lao*^, come quelli deW" Armotomo. Per essere i cristalli della Gismondina composti di molti angoli , e mai regolari , avviene che questi non possono mai essere misurati esattamente . Marchi) , Si è qui riportata questa spiegazione e per l'analogia Jelle forme cristallografiche Ira la Gismondina, e V Armotomo , e per sapere che anche nelle opere più recenti di Mineralogia, e lino in quella di Haiiy suaomiuato, non trovasi siifalta etimologica spie- gazione . (i) Credo che l'Autore avrà voluto significare la Ercim'te , per- chè in nessun' opera di Mineralogia ho potuto rinvenire siff.ilto no- me : ho quindi sospettato sia stalo uno shaglio di stampa ; ecco la ragione per cui ho sostituito al nome di A ricite <\at\[o liì Ercinite , nome che ho ritenuto abbia voluto indicare il Sig. Kobell. — Vedi Brochaut. Éltments de Mineralogie. Tom. I. pag. i54. Beudanf. Traile Elémentaire ecc. Tom. II. pag. loo. (0 Vedi in questi Nuovi Annali ecc. una Lettera Illastratoria del Gabinetto Cristallografico del prelodato Monsignore, indiretta all'in- signe professore Abate Monsignor Camillo Ranzani in data di Ro- ma, Voi. V. Anno III., Aprile 1841, pag. 'j.\i. Oq DISCORSO La durezza della Gìsmondina è quasi come quella del quarzo , cioè fra 7 , e 7,5. Quella dell' Armotomo cai- c'ifero fra i 4 5 e 5. Il suo peso specifico è di 2,18. Disciogliesi la Gìsmondina completamente e con somma facilità nell' acido idroclorico . La media di due analisi mi ha dato : Silice Allumina Calce Potassa . Acqua . 42,72. 25,77. 7.60. 6^28. i'7,66. Ossigeno 22,18. 7 12, o5. 4 2,l3)^ i,o5) i5,6g. 3 Ciò che dà la formola seguente RSi^-f-2CSi-'+i 2ASÌ+1 5Aq, oppure ^ J Si'+4ASi+5Aq. »' ' E quindi evidente che il sumenzionato Sig. Prof. Carpi ha analizzato un' altra sostanza , o che la sua analisi è falsa . Noi abbiamo molte analisi dell" Armotomo calcife- ro'^ eccone qui tre^ le prime due sono di Gmelin , e di Kobell sulla varietà di Marbourg^ la terza è di que- st' ultimo sur una varietà di Canel . 128 Silice 485O2. 50,445. 485^22 Allumina 22,61. 21,788. 23,833 Calce 6,56. 6,5oo. 7.222 Potassa 75^0. 3,949. 3,889 Protossido di ferro. . . 0,18. „ „ Acqua 16,75. i6,8i5. 17, 555 101,62. 99,492. 100,221 SULLA GISMONDINA 55 La forinola quindi che se ne può trarre è la se- guente : ^ l Si*-t-4ASi*-l-6Aq. Non puossi dunque confondere la Gismondina^ col- P Armotomo , quantunque sia essa al medesimo vicinissi- ma . In quanto alla cristallizzazione può forse apparte- nere al prisma a base quadrata ^ però quantunque essa sia di molto somigliante a quella à^W Armotomo^ non è per niente provato che le piramidi formanti le punte della Gismondina sieno avvenute per congiungimento^ ed essendo , come ho detto , mancante degli angoli in- treccianti , che copiosamente si mostrano nell'^r/wo/o- mo , e che ne caratterizzano la sua forma „ . DEG LI IJCCEILI.1 EUROPEI Carissimo alessandrini Quando nel i838 mi pregiai mandarvi, come è sempre delle coserelle che vado pubblicando, la mia ,, Geogra- phical and comparative List of the Birds of Europe and N or th- America ,, , voi mi deste un segno di vera a- micizia desiderando riprodurla in cotesti Annali di Scienze Naturali . Mi dolse dovessi per allora tenermi al niego a cagione che voleva innanzi portare in quella edizione di Londra molti cangiamenti e miglioramenti , soprattutto ne- gli Habitat, che frequenti ve ne mancava , e persino ve n'era degli sbagliati. Questo in parte avvenne , che non avendo potuto io assistere alla stampa mi riposi nel sa- pere di un provato amico , il quale o non potè o non fu sollecito adoperarsi a tenore delle mie istruzioni. Sic- come però i vostri desideri mi sono comandamenli, e me stesso regalo ogni volta possa offrire a voi , ho sempre inteso 1' animo e lo studio all' antica promessa , di che vengo ora a sdebitarmi in parte mandandovi il Catalogo già pronto degli Uccelli d' Europa. Potete bene antivedere, che per tal lungo tempo, di molte cose miglio- rate o nuove sarà fornito questo lavoro , e vie piià che a DFX pn. r.n^APAr.TE 5n stendere di fresco la Iniroduzione alla Classe Uccelli della mia Fauna , mi è slato mestieri ristudiare con assai at- tenzione la intera Ornitologia massimamente di Europa. Non tacerò che mi ha valuto non poco utilmente il bel libro del Keyserling e del Blasius sui Mammiferi e gli Uccelli Europei . Ho contrassegnato di asterisco tutte le specie italiane onde si avesse doppio Catalogo utilissimo a una volta tanto alla Ornitologia della sola Penisola , quanto a quella di Europa intiera . Senza molto andare in lungo vi rimetterò eziandio la seconda edizione del Catalogo degli Uccelli americani per servire di confronto , cui tardo a dare , desideroso arric- chirla di quei del Messico . Alla redazione di siffatte li- ste per ogni parte di mondo non mancherò stimolare l' o- peia dei più valenti , perchè facilissimamente si verrebbe per via di quelle nella intrapresa di una Ornitologia gene- rale , della quale come meglio sappia andrò io stesso occupandomi . Il mio Systema Avium avendo subito non leggieri mutamenti dalla sua pubblicazione ho cre- duto bene preporne rettificatamente lo scheletro a questa Lista. Vedrete che delle sole Famiglie e Sottofamiglie che non caratterizzai nel Voi. HI. p. /^/\o. di cotesto Giornale stesso , do qui i caratteri ; e ciò per non allungare in ri- petizioni ; cosi pure ho tralasciato altre minori rettifica- zioni , che avrei bene introdotte se tutto si fosse dovuto ristampare il Sistema. Il numero 62 delle Famiglie è oggi asceso a 70 , mercè l' adozione di quella dei Todidi rollocata, fra' Coraciadidi e 1 Prionitidi , la separazione d^l Promeropidi dagli Upupidi , e la formazione di quel- la dei malamente dispersi Menuridi racchiudenti tre di- stinte Sottofamiglie, Menurini , M alunni , Troglodjlini y nei Passeri ; di quella dei Talegallidi nelle Galli- ME ; dei Dididi , degli ^pterigidi negli Struzzi e dei Palamedeidi nelle Gralle . E le i5o Sottofamiglie, già salite a i55 in una più recente edizione, sono ora pervenute a 180. Se i numeri non si succedono pro- gressivi In esse Famiglie e Sottofamiglie dipende dal- l'intervallo delle intralasciate non Europee, 1 pochi can- 58 CCCErXl EUROPEI glamenti nella nomenclatura, come per es. il genere Tin- Tiunculiis , Vieiil, invece di Cerchneis , Boie , e la specie Phaenicopterus roseus, Pallas, invece di Ph. antiquorum Temm. sono da attribuire ad avere riconosciuto poste- riormente alla prima edizione essere legìttimo per ante- riorità il nome sostituito . Se voi^ cultore dottissimo delle cose naturali, questo giudicherete buon seme che frutti vantaggio alla Scienza , io ve ne verrò somministrando per le altre tre Classi , Mammiferi, Amfibi , Pesci. La prima, non meno che questa degli Uccelli , aveva già in pronto gran tempo innanzi potessi giovarmi a perfezionarle di recenti la- vori , i quali a dir vero non mi scemarono la fatica del comporre questi Cataloghi , ma soltanto valsero a veri- ficazione . Sto pur preparando una seconda edizione del- la Lista Generi delle quattro Classi , aggiuntevi le rispettive specie tipiche , Prodromo necessario al mio Svstema Ver- TEBRATORUMj della quale a mano a mano riceverete. Fa- tevi certo che terrò sempre la mente a discolparmi del- l' obbligante rimprovero abbia io trasandato il vostro Gior- nale, e n:ostrare anche per tal modo, che se l'amore che porto agli sludi naturali mi occupa ad apprenderlo mag- giormente dai Professori italiani o per corrispondenze di- vise , o in Riunione scientifica congregati , non trascuro affatto la mia Zoologia . Questo vi dichiarerò eziandio che mi è sempre dolce manifestarmi sollecito di quella Bologna , ove ben voleste voi rimanervi , non cedendo , con raro esempio, agli allettamenti di miglior fortuna che si porgevano al conosciutissimo vostro merito . In quelli che veracemente lo ammirano abbiatemi sempre Firenze 5 Aprile 18 42. affezlonatisslmo e obbllgatlssimo Carlo L. BonAparte Principe di Canino. SPECCHIO GENERALE DEL CliAJSSIS a AVES SUBCLASSIS I. ICVSESSORES ORDO I. PSITTACI Fjuiliae Svsfamiliae I. PsiTTAClDAE. I. Macrocercinae. 2. Psittacinae. 3. Platycercinae (a). 4- Pezoporinae. 5. Lorinae. 6. Plyctolophinae. ORDO 2. ACCIPITRES *2. VuLTURiDÀE. *']. Vullurìnae. 8. Cathartinae (b). *9. Gypaetinae . IO. Gypohieracinae (e). 3. Gypogeranidae. II. Gypogeranlnae (io L'CCiai.I EUUOPEl *4. Falconidae. 12. Polyborlnae . *i3. Aquiliaae . *i4. Buteoninae . *i5. Milvinae . *i6. Falconinae . *iy. Accipitrinae. *i8. Circinae. "5. Strigidae. *i9. Surninae . *20. Buboninae . *2i. Ululinae. *22. Strigiaae. ORDO 3. PASSERES. ^rtbHS t, ^Imbulatores *6. Gaprimulgidae. 23. Podarglnae . *24. Caprimulginae. *25. Scotornllhlnae . *7' Cypselidae. *i6. Cypselinae. *8. HiRUNDINIDAE *27. HIrundininae. *9- GoRACIADIDAE. *28. Orlolinae. *29. Coracladìnae; 3o. Steatornithinae (d) . IO. ToDIDAE. (A) 3i. Eurylaemiuae. 32. Todinae (e). 1 1. PrionitidAe 33. Prionitinae. 12. Algedinibae. 34. Dacelinlnae. *35. Alcediiiinae. DIiL rU. COSil'AUTE 6 *i3. MenopiDAE. *36. Mcropinae. *'4. Upupidae. *h' Upupinae. i5. Promeropidae.(B) 38. Promeropinae. (f) 1Ò\ Paradiseidae . 39. Paradiseinae. »7- TftOCHILtDAE 40. 41. 42. Trochillnae. Phaetornithinae (g). Lampornithinae (h). 18. Caerebidae. (C) 43. 44. Nectarininae. Caerebinae. »9- Melliphagidae. 45. Mellithreptinae (i). 46. Melliphaginae. (k) 47- Myzomelinae (1). *20. IMejnuridae. (D) 48. 49. *5o. Menurinae (m) . Malurinae (n). Troglodytinae (0). *2l. CerthidAe. *5i. 53. 54. 55. *56. Cerlhinae. Tichodrominae. Furnarinae (p). Ànabatinae. Dendrocolapiinae (q). Sitlinae . *a2. Paridae» *57. Parinae. a3. Tanagridae. 58. 59. 60. 61. Piprinae . Tanagrinae. Pytilinae (r). Phytotominae . *2Ì Alaudidae. *62. Àlaudinae. 62 *a5. Motaciludàe. *26. TURDIDAE . *2y. MCSCICAPIDÀE. *28. Ampelididae. "20. Lanidae. ^70. ►72. UCCELLI EUKOFEI *63. Anihinae (s). *64. Motacillinae. *65. Cinclinae. 66. Myiotherinae 7 67. Timaliaae. "68. Ixodinae. *6g. Turdinae; Calamoherpinae." Sylvinae. Saxicolinae. 73. Sylvicolinae. *74. Muscicapinae. 75. Taeniopterinae. 76. Tyranninae. 77. Psaridinae. 78. Vireoninae; ' 79. Liothricinae. *8o. Ampelidinae. Si. Cotinginae. 82. Gymnoderinae. 83. Ceblepyrinae. 84- Edolinae . *85. Lanìnae. 86. Tamnophlllnae. 87. Baritlnae. *òo. CORVXUAE. *3i. FrihgillidAe. Sa. COLIDAE. 33. BuCERONTIDAE. TEL VR. BONAl'AKTE *88. Garrulinae. 89. Glaucopinae. *90. Corvinae. 91. Coracininae. *92. Sturninae. 93. Lamprotomltliinae. 94. Quiscalinae. g5. Icterinae. 96. Ploceinae . *97. Emberizinae. 98. Geospizinae (t). *99. Flingillinae. *ioo. Loxinae. loi. Colinae. 102. Bucerontinae. 63 ^ribus 2, 0fans0rf0» 34. Ramphastidae. io3. Rainphasti(linae7 *35. CuCULIDAE. io4- Saurotherlnae. io5. Phaenlcophaelnae (u) 106. Crotophaginae. 107. Indicatorinae . 108. Centropinae (\). * log- Cuculinae. lio. Goccyzinae. *36. PlCIDAE. *iii. 112. *ii3. 114. Yunginae. Colaptidinae (x). Picinae. Picumninnc. (y). 64 3y. BOCCONTDÀE. 38. Capitonidae. 3g. Galbdlidae. 4o. Trogonidae. 4i. Musophagidae. UCCELLI EUROPEI 1 1 5. BucconJnae. ii6. Capitoninae . 117. Galbulinae. 118. Trogoninae . iig. Musophaginae. 120. Oplsthocominae (z). ORDO 4. COLUMBAE. *42. COLUMBIDAE. 121. Treroninae (aa). *122. Columbinae. 123. Gourlnae (bb). SUBCLASSIS II. GRALLATORES, ORDO 5. GALLINAE. *43. Pteroclidae. 44» Ghionididae. 45. Megapodidae. 46. Penelopidae. *47. Phasianidae. 124- Syrrhaptinae. *i25. Pteroclinae. 126. Thinocorinae. 127, Chionioae. (E) 128. Talegalllnae (ce). 129. Megapodinae (dd). i3o. Penelopinae. i3i. Cracinae (ee). i32. Pavoninae. *i33. PhasJaninae. DEL TR. BONAPAIITE *48. Tetrio5iuae. *i34. Tetraoninae. *i35. Perdicinae. *i36. Turnicinae. 49- Cryptubidae. 187. Grypturinae. ORDO 6. STRUTHIONES. 5o. StruthionidAe. i38. Struthloninae. 5i. DiDiDAE. (F) i3g. Didinae, Sa. Apterygidae. (G) i4o. Apteryginae. ORDO 7. GRALLAE. *53. Charadridae. *54. ScOLOPAClDAE. *55. Recurvirostridae *56. Phalaropodidae. *S'j. Rallidae. 58. Palamedeidae.(H) *59. Psophidae. *i4i' Otidinae. *i42' Charadrinae. *i43. Vanellluae (ff) . *i44' Haematopodinae. *i45. Scolopacinae. *i46. Tripgiaae. *i47. Recurvlrostrinae. *i48. Phalaropodinae. *i49. Rallinae. i5o. Araminae (gg). i5i. Parrlnae. «52. Palamedeinae. i53. Psophiaae(bh). *i54. Gruinae. K. Ann. Se Nìtcb. Anno 4 Tom. 8. 5 6G UCCELLI EUROrCI ®ribus 2» 2lnsfracfrtf. *6o. Akdeidae. *6i. Tantalidae. *62. Px-ataleidae. (I) *63. Phaenicopteridae. *i55. Ardeinae. *i56. Ciconinae. 157. Gancrominae. i58. Dromadinae (li). *i59. Tantalinae. *i6o. Plataleinae ì * 1 6 1 . Phaenicopterinae . ORDO 8. ANSERES, *64. Anatidae, "65. Pelecanidae. *66. Laridae. *6y. ProcellAridAe. ■=162. Cvgnlnae. "163. Anserinae. "164. Anallnae. ^i65. Fuligulinae. "166. Merginae. 167. Heliornilhinae (kk) 168. Plolinae. *i69. Pelecaninae. *i7o. Sterninae. 171. Pthynchopinae, *X72 Larlnae. *X73. Lestrlnae. *I74 Pl'ocellarinae. *C8. CoLTMBIDAK. *6g. Alcidae. 70. vSpheniscidae. DEL rn. BOWAPARTE *ij5. Podiciplnae. *i'j6. Colymbinae. *iyj- Urinae. 178. Phaleridinae. *i79. Alcinae. 180. Spheniscinae. 67 * Familiae Eur. ^3. Subfamillae Sur. 8 a. ( sarà continuato ) ni sii:rAiiiiUBGiA galvaivo-eiiEttrica DEL DOTTOR ( Continuazione , vedi T. VII. pa». 4'<^') Sezione terza. Diverse applicazioni del lavoro dei metalli coi mezzo dell' elettricità galvanica . Incisione . Fra i diversi processi d' incisione che conoscono per agente Y elettricità , sia per produzioni originarie , che per la riproduzione di già fatte , ripetei pel primo quello del Sig. Spencer riferito nel giornale privilegiato di Luc- ca N. 86, del 1841, ed in questi Annali T. VI. pag. 38 1 , il quale consiste nel valersi della forza decompo- nente della corrente elettrica in sostituzione all' acqua forte per incidere i rami da stampa . Cercai di attenermi più fedelmente che fosse possibi- le a ciò che venne accennato in quel giornale , e mi credetti di riprodurlo approssimativamente operando nel modo che segue. Esperienza settima. La lastra di rame disegnata stava al fondo di un vaso orizzontalmente immersa in una soluzione di sai DEIi DOTT. G. B. BIANCOIVI 69 comune da me fatta arbitrariamente nella proporzione di una di sale, e 5o d'acqua. Quivi essa faceva l'uf- ficio di anode nel mentre che corrispondevagii per ca- tode un disco di rame quasi di egual superficie. Esso le insisteva parallelamente a poca distanza , ma da lei di- viso con tramezza porosa, stando in uno scompartimento riempito di soluzione di solfato di rame. Stabilite conve- nientemente le comunicazioni con una debole pila di una sol coppia , mi parve di doverla lasciare così du- rante 24 ore . Al termine di questo periodo trovai l' in- cisione profonda più del conveniente, nonché accompa- gnata coi seguenti diffelti . i.° col solchi che eransi al- largali, notabilmente: 2.° che eransi allargali ed appro- fonditi più alla periferia che al centro della vignetta : 3° che erano rimasti occupali , ed ostruiti con soda fatta libera per la decomposizione del suo muriate . Stu- diai le cause che presumibilmente li produssero , e cer- cai di oppormivi in altre esperienze coli' introdurvi le seguenti modificazioni, i.° col far soggiacere all'azione elettrica per minor tempo la lastra preparata: 2.° col- l' adoperare per catode un disco di molto minor dia- metro , e di collocarlo ad una distanza sensibile dalla lastra disegnata: 3.° coli' Impiegare una soluzione d'aci- do solforico invece di quella di muriato di soda . Ma ecco come condussi una delle ultime di tali esperienze anzi quella che produsse l' incisione che è in questo fa- scicolo . Esperienza ottava. L' eleltromottore consisteva in una pila di una sola coppia , 1 di cui elementi erano due dischi uno di rame , e l' altro di zinco del diametro di o'"o32 collocali in faccia alla distanza di o'^ooS , ed immersi in una solu- zione formata di una parte d'acido solforico, e 200 d' acqua . La piccola lastra di rame disegnata era quasi al fondo di un vaso riempito di una solu- yO UETALLURGU GALVANO-ELETTRICA zlone di acido solforico ed acqua colla proporzio- ne di i a zoo. A mela circa del vaso stavano tre sostegni per reggere un tamburello cou vescica, riempito di una soluzione di solfato di rame . In questa era im- merso appena sotto al livello del liquido un disco di rame del diametro di o'"o22 il quale risultava distante dalla lastra di rame o'"i35. Stabilii questo disco, e questa lastra in comunicazione colla pila alla maniera della prece- dente esperienza, e lasciai operare tale sistema elettrico per r intervallo di tre ore e mezzo . Allora levata la la- stra , coprii con vernice quelle parti del suo disegno che credevo abbastanza corrose, e che dovevano essere meno forti nel disegno. Rimessa nella condizione di pri- ma , acquistò il suo compimento persistendo all' azione corrosiva un'ora e mezzo 5 dopo di che, lavata con alcool, fu pronta pel Torchio. Le copie, da lei ricavate, hanno di particolarità di offrire molta nitidezza ne' segni , ma forse niun' altra superiorità sopra quelle ricavale da lastre incise ad acqua forte coi metodi ordinari . Però se gli artisti si famigliarizzassero con questo nuovo me- todo , probabilmente dietro una lunga pratica sentireb- bero il vantaggio di potere disporre per le sue incisioni di una forza corrosiva molto regolare , con effetti pro- porzionali al tempo che agisce , misurabile al Galvano- metro , meno capace di alterare la vernice che copre la lastra disegnata , e che si sottrae dall' influenza di tan- te cause d'errori che accompagnano il metodo d'incisio- i^e ad acqua forte . Questa tavola offre parimente un saggio benché pro- Oiiscuo delle incisioni fatte in lastre di rame galvano-pre- cipitato , perchè appunto è stata tale quelli che de- stinai per l' anzidetta incisione elettrica . In altre espe- 1 rienze nelle quali avevo impiegato per incisione ad acqua forte comune, ed a bulino lastre di rame galva- 1 no-precipitato potei rilevare che desse per la sua strut- j tura fisica sono idonee , per le due uomiuate maniere DEL DOTT. G. B. BIAKC05I '] l d'incisione, al pari delle migliori lastre di rame incru- dite colla battitura a freddo. Già il rame galvano-pre- cipitato gode di un certo grado di rigidità , che perde esso pure come quello battuto allorché viene ricotto . Specchi metallici galvano-precipitati , Benché sia manifesta la grande esattezza colla quale si riproducono in rame certi oggetti di metallo col me- todo del Sig. Jacob! , tuttavia poteva dubitarsi che il ra- me , così precipitato sopra forme levigatissime , acqui- stasse esso pure quel pulimento a cui non è suscettibile volendoglielo procurare per le vie ordinane , che ten- gonsl per pulire i metalli . Altresì non avendosi fatti in contrario per togliere il dubbio , instituii varie espe- rienze dalle quali mi sembrò risultare che effettivamente il rame precipitato sopra forme forbite acquistasse il lo- ro stesso grado di pulimento . Dal che ne inferiva che si potrebbero estendere utilmente le applicazioni dell'in- venzione del Jacob! alla costruzione dei riverberi del lu- mi , dei fanali , degli specchi curvi etc. quando le qua- lità della superficie del rame fossero compatibili coll'uso a cui si destinano questi nuovi oggetti , oppure quando si modificassero convenientemente in qualche guisa . E dico utilmente perchè sarebbe vantaggioso poter rispyr- miare il penoso lavoro che è necessario per condurre alla conveniente curva , e pulimento la superficie degli oggetti notati : ma ripigliando in considerazione gli osta- coli, che si affacciano contro l'esecuzione di questo pro- getto , si vede che essi principalmente consistono , per una parte nell' inattitudine della superficie del rame a mantenersi non ossidata , e nel cattivo effetto che può apportare il color rosso del rame nel servire da river- bero, e per 1' altra parte nella difficoltà fin' ora , cred'io, non superata o non bastantemente vinta (i) di precipl- (i) Alcune mie esperienze mi hanno condotto ad ollenere un pre- ya METALLURGIA GALVASO-ELETTRICA tare per via galvanica un altro metallo felicemente come il rame ma di color bianco e riflettente. Con tntto ciò non credo di dover riguardare inutile il potere ottenere con facilità riverberi in rami dotati di una superficie regolare e pulita quanto il tipo , mollo più dopo i mi- glioramenti introdotti dal Sig. De Ruolz (i) nell' arte di rivestire metalli con altri impiegando l' elettricità , poiché gli oggetti in discorso inargentati col suo metodo con- servono tali buone qualità anche dopo inargentati , da meritare che venghino presi in considerazione dagli Artisti sotto l'aspetto delle leggi fisiche che adempiono, e del travaglio economico che esigono. Così ho costrutti varii specchi pittorici , e dettagliatamente nel modo che segue. Esperienza nona. Da un piatto concavo di ottone forbitissimo ho levato un altro convesso di rame galvano precipitato , il quale ho soggettato in un apparato semplice a ricevere la pre- cipitazione elettrica dell'argento ridotto per la decompo- sizione di una soluzione formata di cianuro d'argento di- sciolto nel cianuro di potassa (2.) . Quivi dimorato pochi minuti si è estratto di un color d' argento pallido , si è passato in una soluzione di tartaro, e quindi sciacquato in acqua pura , ed asciuttato, si è compito con fregarlo dolcemente con pelle , e con un poco di colcotar. cipitato d' argento fonaanle uno sitalo sottile , che ingrossaro con rame, e staccavo felicemente daHa forma , offrendomi una superficie coir aspetto di un argento purissimo; il risultato restava però ;ilquan- to incerto in guisa che m'obbliga a lacere ancora sul loro processo. (i) Mcmorial encyclopédique T. XI. pag. 701 , 717. Repertorio d'Agricoltura eie. di R. Ragazzoni T. XV. pag. 21 5. (2) Ho sostituito al cianuro d' argento l'àmraoniuro dello stesso metallo, il quale poi ho Iraltafo parimenti col cianuro di potassa. Se con un esame rigoroso delle inargentature ottenute cou queste due soluzioni si rinvengono identiche, come a me sono sembrate, 1 Artista per non compromettere la sua salute potrà attenersi a fab- bricare l'amiuoniuro piuttosto che il cianuro d'argento. ACIDEJIIE BOTALE DES SCIENCES DE TURIIK — CLASSE DES SCIENCES mVSlQUES ET lUATUÉlUATlQUES — QUESTIOW DE rUYSlQUE. La Classe des Sciences Physiques et Malhématiqiies du l' Academie Royale des Sciences de Turin par son Programme du 21 avrii i83c) avait propose' pour sujet . 7^ m — ji IVUOTI AIVTVAIil DELLE SCIENZE NATURALI ANNO 1842 AGOSTO (pubblicato li 6 Settembre) Prezzo del presente bai. 25. Tulio quanto riguarda questo Giornale deve es- sere spedito al Presidente della Società Editrice Pro- fessore Antonio Alessandrini, Via Altabella N." iGSj. lì BOEOÓNA PEI TIPI DI JACOPO AIARSIGLl 1842 J^TOStJVO STATIJSTMVO'IfMEnMVO ETV, DI FRAIVCESCO I.AIVZA (Continuazione^ r>edi pag. 16.) CàriTOLO III. DeW antico porlo de narentìni. Ma ed è forse lutto l' immenso tratto paludoso che ora vedasi a Narenta , e che abbiamo espresso nella u- nita carta topografica , il quale un tempo venia messo a coltura ^ o tale n' era sempre ancor prima lo stato ? Parrai che no . Ove s' abbia riflesso al livello del mare poco declive al letto del fiume ^ ove sì osservino le a- cque del primo rimontare sovente e ricuoprire vasti tratti delle paludose maremme che appunto nel mare si perdono -, ove partasi da congetture basate sui pochi cenni tramandatici da un qualche storico degno di fe- de ', io credo su tale riguardo doversi pensare diversa- mente da quanto fin' ora forse generalmente si era cre- duto . Al quale proposito giova fermarsi un' istante su quanto ne dice il sommo istorico delle repubbliche del medio evo , Sismondi , il quale scrivendo de' popoli U. A»N. Se. Natur Anno 4- Tom. 8. G Sa SULLA CITTÀ DI NAROHA narentini cosi si esprime : e' étoit un peuple de race e- sclavonne , qui aprés s' élre emparé d' un port de mer , s' éloil adonné à la piraterie , et qui e'tendoit ses depre- dations sur toute la mer adriatique. La ville de Narenta étoit aussì forte que son port étoit sur (Histoire des re- puhliques itaìiennes du moyen age. Brux. 1826 T. I. pag. 216). Dal cui dello si potrebbe inferire , che a quell'epoca il porlo già fosse la cosa più importante agli interessi ed alla maniera di vivere de' narentini , dediti alla pirateria eh' estendevano lungo tutto l' adria- tico . Il terrore poi che questo popolo per sì lungo tempo aveva incusso a tutte le città e piccole repubbliche del littorale , dee fare al certo supporre che considere- vol fosse la forza di mare de' narentini , e che quindi anche il loro porto , oltreché sicuro, dovess' essere am- pio bastantemente ed atto a contenere numerosa flotti- glia . Imperocché numerosa dovea essere senza dubbio la flotta che avea intimorite tutte le popolazioni del- 1 Adriatico ^ che imponeva tributi e teneva soggette pres- soché tutte le città littorali della Dalmazia e dell'Istria- e che giunta era persino a destar gelosia alla stessa Venezia . Ove dunque trovare oggi le traccie di questo porto ampio e sicuro ? Ben altro che sicure possono dirsi le basse maremme e quel tratto di spiaggia ove oggidì con più foci il Narenta sì riversa nel mare! Al- tri porti d' altronde non vi si veggono , cui attribuir si potessero i requisiti necessari al primo mestiere do' naren- tini. Noi veggiamo anzi che per l' attuale condizione del paese, tutto contornato di bassi fondi, le sole barche di cui oggidì quegli abitanti si servono sono le così dette laggie e truppine , meschini legni di poche tavole roz- zamente costrutti, che appena potrebbero ricordare la prima infanzia della navigazione -^ essendo atti a nulla altro che ad attraversare il fiume ed a solcare piccoli stagni • tanto è lungi che fossero idonei ad aflìontare i flutti de! mare nel duro mestiere dell' armi , DI F. LAINZA 83 Ove si getti poi uno sguardo sul grande bacino pa- ludoso circondato da erti monti , per entro a cui con tortuoso cammino scorre il Narenta , che bipartito si versa nel mare , abbracciando un' isoletta ov' è piantato Fort' Opus , se si osservino le manifeste traccie locali di allontanamento del mare istesso prodotto dagli inter- ramenti alluvionali tanto del fiume che della terra ve- getale delle sovrastanti montagne , trasportatavi dalle a- cque piovane lungo il decorso di tanti secoli^ se si pren- dano ad esame gli effetti manifesti di queste alluvioni , ossia le moltiplici stratificazioni del terreno, fra cui una specie d' argilla e di sabbia che trovansi a poca profon- dità con entro crostacei marini pseudo-fossili ^ e se poi si paragoni lo stato presente del territorio , già in par- te migliorato per cosi fatti interramenti , con quello in cui Irovavasi alcuni anni addietro ^ potrassi arguire ab- bastanza fondatamente, che tulio quasi l'accennato ba- cino fosse un tempo coperto dal mare , e che almeno gran parte di esso costituisse in allora l' antico vasto e sicuro porto de' narentini dagli storici ricordalo , il quale presentando un solo ingresso ^ ponente , circon- vallato essendo per le altre parti da monti , sarebbe stalo il solo capace di offrire opportuno asilo alle tanto temute navi de' narentini pirati . L' ab. Fortis nel suo viaggio in Dalmazia si diede premura di riconoscere mediante uno scavo praticato espressamente nell'isola di Fort' Opus , l'innalzamento prodoUo dalle accennate alluvioni , eh' egli trovò a quel- l' epoca già di ben io piedi superiore all' antico piano , avendovi trovati alla della profondità rottami di vetri e di stoviglie romane . Senonchè panni eh' egli non giu- stamente la pensasse nello stabilire che quelle stratifica- zioni avessero coperto il terreno campestre antico. Con- ciossiachè se anche oggidì, che per la successione di queste deposizioni alluvionali il suolo medesimo dcv' es- sersi innalzato più di quanto lo era già 68 anni addietro, S.\ SULLA CITTA DI MARONA epoca in cui Tab. Fortis scriveva, si volesse scendere I o piedi sotto la superficie del suolo j andrebbesi ad una profondità inferiore forse allo stesso livello dell' al- veo del fiume , oltreché la qualità stessa di quelle stra- tificazioni , di natura come si disse alluvionale e sovra- stanti ad un fondo patentemente marino , esclude la pos- sibilità di un terreno ivi anticamente abitato od anche gemplicemente campestre. Gli è dunque a ritenere piut- tosto che quel suolo fosse già stato ricoperto un tempo dalle acque , e che tutti quei rottami di vetri o di al- tri oggetti di uso, appartenuto avessero ad epoche mol- to meno remote , Ed ammesso poi che ivi fosse stato il porto celebrato de' narentlnl, sarebbe a supporsl che que' rottami venissero gettati nelle acque e rimanessero quindi al fondo commisli al fango che lentamente suole imbonire tutt' i porti frequentali, vicini a luoghi abitati e soprattutto alle imboccature dei fiumi , mercè una se- rie di lente stratificazioni spontanee . La prolungazione delle foci de' fiumi d' altronde sta sempre in ragion di- retta dell' atterramento de' boschi e denudamento de' monti ^ e ciò pur troppo vediamo a Narenta in eminente grado . Sappiamo pur dalla storia che molte altre città le quali eran prima floridi porti di mare , trovansi pre- sentemente da quello molto discoste . Ravenna che al dir di Strabone a' tempi d'Augusto comprendevasi nelle lagune dell' Adriatico , trovasi presentemente più miglia fra terra : ed Adria stessa che die nome al mare di cui 20 secoli addietro n'era il porto principale, ora dista dalla sua riva per più di sei leghe . A Narenta noi potremmo applicare ciò che il filosofo della statisti- ca disse di Frejus : il mare sì è ritirato ^ o per dir me-' glio il terreno si è avanzato ... e col mare scomparve il commercio , /' abbondanza e la popolazione . ^cqiie stagnanti riempiono una gran parte dello spazio che il mare occupava , e spargono d^ intorno germi di febbre e di morte . DI F. LANZA 85 Risulta già provato dalle osservazioni di molti naturalisti un progressivo lento innalzamento nel mare Adriatico, che il chiarissimo prof, Catullo ha dimostrato evidentemente citando le più luminose prove a sostegno del fatto (Trat- tato sopra la costituzione geognostico-fisica dei terreni at- luviali o postdiluviani delle provincie venete pag. 3 1 o e seg. ) . E se , come veniamo assicurati da' più recenti idraulici e naturalisti, questo innalzamento possa ritenersi accrescere di mezzo piede per ogni secolo , rimontando a aS secoli addietro, epoca in cui Scilace scriveva (V. Gap. I. p. 356 T. VII.) , dovressimo avere all'imboc- catura del Narenta un'innalzamento di livello nel mare per oltre ad 1 1 piedi . Ora se ad onta di ciò ivi osserviamo invece quei bassi fondi , ed il manifesto allontanamento del mare istesso dalla primitiva sua spiaggia , cui di tratto in tratto sormonta e lambisce, possiamo dedur- re quanto considerevole sia stato l'imbonimento pro- dotto dalle sedimentazioni alluvionali , mercè di cui si formarono le basse maremme , le quali bagnate si- multaneamente dalle acque del fiume e da quelle del mare, vengono dagl'indigeni soline iu lingua slava de- nominate, ch'equivale all'italiano saline^ appunto pegli strati di muriato di soda e di calce che osservansi cri- stallizzati alla superficie al ritirarsi delle acque durante la state. Circostanze tutte che fra loro formando con- trasto presentano imponenti ostacoli al sollecito asciu- gamento di quelle paludi . Dalle quali cose meglio ponderate e confrontate sul luogo , e dalla ormai chiarita discrepanza tra le distan- te assegnate da Scilace e quelle riportate da Plinio , di cui fecesi menzione al Capo I. , puossi a mio credere fondatamente stabilire , che dunque l' antico porto di Narenta fosse una volta esteso a tutto quello spazio che oggidì comprende l' isola di Fort' Opus , la quale altro non sarebbe che un prodotto delle sedimentali depcsi- zioni delle acque operato dal tempo ; ed ove dalle le-. 86 SULLA CITTÀ DI RAROHA lazioni che abbiamo sembra che circa due secoli addie- tro quivi appena eretta si fosse la prima casa . Ed è in vero ben a sorprendere come l' erudito ab, Fortis , il quale in una sua memoria ha tanto ragionalo sugli ef- fetti delle alluvioni che allontanarono successivamente il mare dalle primitive spiaggie , non abbia ciò ravvisato a Narenta , e non abbia Fort' Opus attribuito ad uno di que' luoghi abitati che, per le accennate cause co- in' egli si esprime , caddero nelle sciagure deW insalubri- tà e della spopolazione ( Saggi dell' Accademia di Pado- va T. I.). li Sig. Boué dice: A V embouchure des rivieres dans la mer^ il se produit journdlement des hancs de sables et de lìmons , qui devicnnent plus tard des iles et des deltas ( Guide du Geologue-voyageur. T. IL p. 88 ) . E realmente non altra origine devesi attri- buire all' isola di Fort' Opus , che puossi considerare in fatto siccome un piccolo delta ^ con che andrebbesi a coincidere perfettamente coli' autorità del geografo gre- co , il quale come abbiam veduto ad 8o stadi , cioè a io miglia italiane, fissa la distanza di PJarona dal ma- re, e che appunto sarebbe tale precisamente, ove di tanto si ritenesse a quell' epoca internato col mare W celebrato porto di quella grande città commerciale . Capitolo IV, Transunto Statìstico . Articolo i .^ Superficie territoriale del distretto^ La superficie territoriale del distretto di Narenta com- plessivamente si calcola di jugeri GGSgS e Riafter qua- drati 5no , e si divide conforme al seguente prospetto. DI F. LANZA 87 Qualità dei fokdi Es Jus klaft. quad. Arativi semplici. Vigneti Risf saje. Orlaslie, brolli Prati naturali Pascoli spontanei Boschivi Stagni , peschiere Paludi Ghìajosi, o maremmosi incolti . Fabbricali Somma 5572 i684 201 94 I79I3 2338o 4656 7754 5547 89 66895 147 1467 1014 854 786 i465 537 1 562 58o i58 570 Di tutta questa superGcie quella che spetta puramente alla gran valle paludosa di Narenta , esclusi gli spazj oc- cupati dagli alvei de' fiumi, si calcola di jugeri igSoo, e dividesi come segue : Terreni coltivati jug. 2600 Paludi e pascoli falascosi „ 14800 Laghi, stagni o peschiere „ 2100 Somma „ iqSoo Dietro a rilievi fatti sopra luogo dal già nominato espertissimo Sig. Ingegnere Dott. Matteis , e da quanto egli mi ha comunicato , sembra che il migliore anzi P unico mezzo d' adottarsi per l' asciugamento di quelle paludi sarebbe quello per colmate , ossia mediante la spontanea sedimentazione delle acque del fiume , che converrebbe raccogliere in ampj ed appositi bacini , al- l' epoca delle sue grandi e torbide piene invernali. Per- ciocché la poca pendenza del fiume stesso di confronto 88 SULLA CITTÀ DI WAR0Pf4 all' attuale livello del mare , non lascierebbe luogo aJ altra sorta di radicale idraulica operazione , tranne quella di sopra accennata ^ per cui converrebbe dar luogo in parte anche all' azione del tempo . Il bonificamento poi che per tal guisa potrebbesi ottenere dai paludi e pascoli spontanei surriferiti viene calcolato a jugeri iiooo circa ^ i quali dati che fossero pienamente all'agricoltura, e valutati sopra il prezzo minore usato pei buoni fondi da semina per lo meno a fiorini 25o il jugero, offrirebbero un capitale di Sj^SojOOO fiorini di Augusta . Ora sottoposte a ma- turo calcolo tutte le operazioni che per il detto asciu- gamento si richiederebbero , comprese le rettifiche dei fiumi , si è trovato eh' esse importerebbero la spesa di circa i,25o,ooo fiorini : la quale detratta dal valore capitale complessivo assegnato a' fondi rivendicati , se ne dedurrebbe un'utile reale approssimativo di i ,500,000 fiorini . Ritenuto poi finalmente che a j'ug. 11 000 circa a- scendesse tutta la parte riducibile a piena coltura , co- me sopra ^ ed ammesso che per lo meno io staja di grani assortiti vi si avessero a ricavare di annuo pro- dotto lordo per ogni jugero, ne deriverebbe all'erario, secondo l'antico piano decimale , il considerevole annuo reddito di circa 11 000 staja di grani ^ che valutati al prezzo medio di fiorini 2:80 per stajo importerebbero la somma vistosa di fiorini 2^,500. Da tutto ciò quindi , senza calcolare gì' innumerevoli altri vantaggi che terrebbero dietro alla salubrità del clima ed all' incremento della popolazione , puossi di leggieri comprendere quanto grande sarebbe l'utile die deriverebbe alla provincia ed allo Stato dall' attivazione sollecita degli accennali lavori. DI y. l.A.\ZA 83 AuTlCOLO 2.*' Fiumi e Lag/li . Il fiume principale del distretto è quello che dà il nome al paese, e che Porfirogenito chiamava Orinzv^ mei)tre invece da tutti gli altri geografi e storici antichi e moderni vedasi denominato Naro ^ Navone^ Narenta. Questo fiume trae le sue scaturigini dalle montagne del- la Bosnia e propriamente poco lungi da Crupaz sopra Cagniz alle falde del monte Annobe ( in lingua slava Bitovgnia ) , 80 miglia geografiche circa , lungi dal mare. Attraversa la Erzegovina passando presso Mostar sotto maestoso ponte di pietra , mirabile avanzo di ardita ro- mana impresa , e con tortuoso cammino scende nella gran valle di Narenta , ove ricevendo altri confluenti , s'ingrossa e bipartito va poi a scaricarsi nel mare vici- no. Convlen credere però che una volta questo fiume, prima di giugnere a bagnare la bassa terra di Narona , attraversasse un vasto lago ^ il quale probabilmente era situato ove trovasi presentemente il grande bacino palu- doso di Mostar nell'Erzegovina turca, da quegl' indigeni chiamato Mostarsho-blato ^ che appunto anche oggidì viene attraversato dal Narenta . Leggiamo di fatto in Scilace : Supra ìd Emporium ( che abbiamo veduto al e. I. così egli chiamasse Narona ) vastiis est lacus , qui pertingit usque ad Autarialas , gentcm illyricam . Et in- sula in hoc lacu est sladiorum 120. Cujus agri ad co- lendum perquam commodi sunt . Ab hoc lacu Naro Jlu- vius projluit {Geograph. graec. minor. Parisiis 1826. T. I. pag. aSo). 11 padre Farlati {Illyric. sacr. T. I. p. i38) che non si è fermato ad esaminare il paese con l' occhio indagatore del naturalista , non ha preso a considerare a questo luogo i progressi ed il modo di formazione dei terreni alluviali^ cosa troppo iudispensa- t)0 SLLLA tITT4 DI KAROSA bile per chi ragiona di un paese siffattameiUe soggetto alle innondaziooi fluviatili , da venirne col progresso dei secoli cambiata interamente la condizione e l'aspetto. Volendo egli quindi rintracciare il lago di cui intende parlare il geografo greco , e credendo rinvenirlo tale qual' esser doveva niente meno che 28 secoli addietro, parvegli che questi avesse voluto riferirsi al lago d'Imo- schi^ cosa cui Scilace al certo nemmeno sognava^ né poteva mai errore così madornale attribuirsi a lui , che fu d' altronde preciso assai nel descrivere i luoghi da esso medesimo visitati. Eì quindi si fece bea a torto a censurarlo , senza ponderar prima meglio quali essere doveano gli effetti delle già esposte circostanze locali , durante sì lungo lasso di tempo. L'erudite ricerche de' moderni geologi e quelle sopratutti dell' esimo Professore Catullo, tanto benemerito alle scienze naturali (v. op. cit.), ci hanno svelata una quantità di laghi oggidì affatto e- stinti , e di cui se n'erano perdute anco le traccie, tro- vandosi ormai convcrtiti in altrettante amene popolate pianure ^ e ci hanno fatto conoscere innollre dover que- sto avvenire più facilmente ove alla formazione di alcu- no di siffatti laghi vi concorra un fiume che lo attra- versi , e ciò in causa delle deposizioni alluviali operate dal fiume istesso entro al bacino lacustre , ove il corso delle acque confluenti si arresta , mescolandosi a quelle del Iago . Certo è poi d' altronde che tali deposizioni , o stratificazioni alluviali succedendosi più o meno lenta- mente , a seconda delle circostanze locali , anche l' a- sciugamento corrispondente di questi laghi , che ordi- nariamente non è se non 1' opera dei secoli , deve sem- pre seguire per gradi , essendo indispensabile il passag- gio intermedio allo stato paludoso , che rendesi poi sta- zionario per un tempo indeterminato, e la cui più sollecita riduzione allo stato coltivabile può dipendere ' dall'industria dell'uomo, il quale sa convertire a pro- pria utilità le inclinazioni favorevoli della natura. Avuto '■ DI F. LARZA 91 riflesso dunque a tutto ciò, io non esito a ritenere die la estesa pniiide di Mestar , la quale trovasi appunto più miglia sopra il luogo dell' antica Narona , costituisse un tempo il vasto lago di cui fece menzione Scilace , il quale non essendosi di troppo internato [ad esaminare il paese , limitossi ad indicare solamente uscire dal detto lago il fiume Narone o Narenta , senza spingere le pro- prie indagini a discoprirne le prime foci oltre il lago medesimo , cui lo stesso fiume rendevasi probabilmente confluente ed emissario ad un tempo ^ contribuendo poi coli' andare dei secoli ad operarne l'asciugamento, mer- cè i depositi seco portati dalle vicine montagne , dalle altre terre cui lambisce , e dai confluenti eh' esso rac- coglie per via . Uno de' principali confluenti del fiume Narenta è il Trcbìsat^ che mette foce in esso poco sopra di Citluk. Segue poscia il Norìn che scaturisce nelle vicinanze di Viddo , e dopo il placido corso di circa 8 miglia, presso la torre di Norino si versa nel primo . Alquante miglia più in basso ancora il Narenta riceve in sé altro ruscello, che sotto il nome di Desanska-voda nel suo nascere e poi di Zerna-rica , dà sfogo al piccolo lago di Desne , situato alle falde meridionali di alcune montagne di Desne e di Plina , e nel quale sembra che per sotter- ranei meati si scarichino le acque del più grande lago del distretto , eh' è il Jezero di Vergoraz , su cui par- leremo in appresso . Oltre a questi poi vi sono altri piccoli rigagnoli , che provengono da stagni e dalle mol- te sorgenti a pie de' monti circonvicini , e che però non meritano se ne faccia parziale menzione , venendo già nella unita carta esattamente indicati . Tra tutt' i laghi del distretto , il suaccennato Jezero di Vergoraz merita sopra ogni altro si tenga discorso . Trovasi esso fra le alpestri settentrionali regioni del pae- se circuito dalle montagne di Vergoraz, Ottrich , Stru- ghe j Passicina e Plina . Stando a quanto asseriscono i 92 SL'LLA CITTA DI HARO.NA vecchiardi del luogo , sembra che a questo lago dia formazione un fiume eh' essi chiamano maltizza , ossia matrice, il quale dovrebbe sorgere da un'appendice me- ridionale de' monti di Vergoraz , attraversare per tutta la sua lunghezza il grande bacino del lago medesimo , e scaricarsi poi entro alcune caverne situate alle falde de monti di Piina ^ le quali non presentando a quelle acque bastantemente libera uscita, avrebbero queste for- zate ad una escrescenza perenne massime durante le piene invernali , d' onde ne nascerebbe l' ampio lago già nominato . Le sue dimensioni , desunte dalla carta della Dalmazia pubblicata nell'anno i83i dal R. istituto geo- grafico di Milano, sono in lunghezza di klafter ayoo , equivalenti a miglia geografiche ^ ^[i circa ^ e nella maggiore larghezza di kl. 2000 , ossia m. geogr. 2. Se- minato qua e là di piccole isolette o scogli tappezzati di agnocasti , di ginepri , di carpini e di altri frondosi arboscelli , questo lago ti presenta una scena quanto mai pittoresca, e però mista di maestoso arido aspetto, per le alternantisi nude roccie calcari delle sovrastanti erte montagne . Le acque ne sono limpide , potabili : coli' avanzare della state queste sì abbassano , lasciando ai bordi del lago estesi tratti arativi ubertosissimi , di cui ne approfittano gli abitanti de' contorni a mano a mano che le acque medesime vi si ritirano . Il fondo di questo lago offre una superficie limacciosa cretacea , un po' fornita di sali calcari . V hanno alcuni che si ricordano come in certa epoca lontana , 5o anni circa addietro, questo Iago si fosse intieramente diseccato, o rimanesse allora soltanto visibile il fiume accennalo che vi scorre nel mezzo . Mantiensi poi tra que' villici una tradizione antica , cui però non saprei quanta fede pre- stare si debba , che il lago medesimo non avesse già sempre per lo innanzi esistilo. Raccontano essi che sino all' epoca dell' ultima dominazione de' turchi fosse ivi ubertosa e ricca pianura j bagnala per tutta la sua DI F. LANZà gS lunghezza dal fiumicello descritto ^ e che quando questi luiono costretti a ritirarsi da quelle terre , inalizlosa- luente otturati avessero in parte i naturali assorbenti o scaricatoi di quelle acque , le quali non trovando come si disse più libero sfogo , s' innalzassero ad inondare così perennemente quella estesa fertil vallata. Dicesi innoltre che nel prossimo castello turco di Gliubuschi si conser- vino ancora gelosamente alcuni documenti scritti , che farebbero prova di questo fatto , e ne' quali sarebbe in- dicato precisamente il luogo del praticato otturamento . Ed è appunto dietro tali supposizioni , ad oggetto di procurare sufficiente sortita alle acque del lago , che sotto il cessato regime francese praticaronsi alcuni scavi nella località detta Czernivir , ov' esiste un'ampia caverna entro cui vedesi profondamente l'acqua, che senza dubbio parte dal Jezero e va poi a scaricarsi nella valle di Vrater e quindi nel Norin^ e non già nel lago di Desne, come parve di vedere all' ab. Fortis ( Viaggio in Dal- mazia T. II. pag. 148). Imperciocché alla formazione di quesl' ultimo concorrono piuttosto le acque che dallo stesso Jezero si versano in altra caverna nella località di Kertinovaz , d' onde per sotterranei meati passano ad alimentare il detto lago di Desne , il quale come si è di già avvertito , mediante il fiumicello Zerna-rica va poi a vuotarsi nel Narenta , due miglia circa prima che questo metta foce nel mare . Poco più al Nord del Jezero , ed ancor più d' ap- presso a Vergoraz, evvi altro piccolo lago detto Jezeraz^ molto minore in ampiezza del primo , e però situato a più elevato livello . Le acque di questo secondo lago provengono dalle circostanti montagne di Vergoraz e di Gliubuschi , d' onde scendono durante le pioggie inver- nali e si raccolgono in quel naturale bacino, si disecca- no poi quasi ogni anno al sopravvenir della slate •, ed allora tutte quelle terre che costituivano il fondo del lago vengono messe a coltura e seminale a grani. Dalla 94 SULLA CITTÀ DI NAROKA direzione che mantiene il fiume del Jezero che sorge poco sotto al Jezeraz ^ ed osservato che le acque del primo incominciano a calare col disseccarsi di quest' ul- timo , potrebbesi dedurre che questi due laghi trovinsi fra loro in una qualche sotterj'anea comunicazione , e che forse le acque dell' uno immediatamente dipendano da quelle dell' altro . I prodotti di questi due laghi , quanto alla pesca , può dirsi che si limitino puramente alle anguille , che servono al consumo degli abitanti di que' contorni . Circa la quantità di grani poi che vi si raccoglie annual- mente, dipendendo questa dal più o meno sollecito ritiro delle acque , ciocché varia sommamente , nulla potreb- besi dire di preciso , E però certo che in ciò massi- mamente riposano le speranze di tutti gli abitanti de' villaggi circonvicini , non avendo esso quasi altre risorse con che affrontare i bisogni dell' anno , in fuori delle terre arative dei lagbi , che all'atto dell'asciugamento vengono tra essi convenientemente divise . Coli' abbas»- sarsi delle acque le spiaggie ai bordi si trovano in gran parte coperte dalla paludìna impura^ che vedremo a suo luogo nominata fra le conchiglie di acqua dolce . Tutto il rimanente del territorio circonvicino è montuo- so e sterile, allo solamente alla pastorizia, la quale però trovasi affatto trascurata , come lo è in tutte le altre parti del distretto , Tra i laghi e stagni da cui vedesi ricoperta la gran valle di Narenta, e che nell'annessa carta furono dili- gentemente indicali , uno ve n' ha situato nella parte sua superiore , il quale come il primo porta il nome di Jezero e comunica con l' altro lago di Cidli^ mediante un canale che pur chiamasi Zerna-rica , ad imitazione di quello che dà sfogo al lago di Desne . Nella parte poi inferiore della valle meritano men?- zione due grandi sacche di mare che s'introducono fra terra a guisa di lagbi . le cui acque si mescolano alle DI t. Ì.AHIA. g5 «lolcl provenienll dal Ouuie. L'una di esse chiamasi Modfich , l' altra Parile , e sono ambidue rinomate per la gran caccia delle folaghe eh' effettuasi durante l' in- Articolo 3.'^ Dtvìsìone j popolazione , luoghi del distretto ed usi degli abitanti. A seconda della naturai divisione operata dal fiume i principale, trovasi ripartito il distretto di Narenta nelle I due comuni di Fori' Opus e di Metcovich. Apparten- I gono alla prinja tutt' i villaggi situali alla destra del I lìume , cioè Rervavaz , Desne , Comin, Rogotin , Plina, I Passicina , Oltrich , Strughe , Borovzi , Yiddo e qualche altro casolare sparso qua e là poco distante dagli ac- ' cennali luoghi ^ ed alla seconda quelli a sinistra , e so- I no Dubravizza , Dobragne, Viddogne, Slivno, Rlek, I Ossin . - Tulli questi villaggi sono abitali da soli 67 5o abì- lanli , che costituiscono la popolazione complessiva del j distretto; fra cui 244 sono greci non uniti, gli altri tulli cattolici . Fori' Opus è il capoluogo del primo comune non meno che di lutto il distretto . La sua popolazione è di 65 1 abitanti. Vi risiede una pretura politico-giudi- ziaria di seconda classe e la podesteria . La posizione di Fori' Opus è infelicissima . Piantato sopra un' isolet- ta che viene abbracciata da due rami del fiume e cir- condata per ogni parte da paludi , l' aria n' è sempre umida, pesante, impregnala da esalazioni malsane, per cui sommamente nociva si rende segnatamente per quelli che non ne sono indigeni •, ed è per ciò appunto che ivi osservasi maggior quantità di malattie che in tutto il resto del paese. q6 SULLA CITTÀ m nARONA MelcovJch è H secondo luogo , ma il più popolato ed il più importante di tutto 11 distretto . Vi si contano 85 7 abitanti. Risiede in questa borgata un'ufficio sin- ducale , da cui dipendono gli altri villaggi addetti a quel comune . Per niente inferiore in grandezza , anzi più e- steso di Fort' Opus , Metcovich è situato in posizione più assai del primo salubre^ sopra una estremità del monte Predolaz, che guarda il mezzogiorno, ed ove si allarga la semicerchio convesso lungo la sinistra riva del fiume , un solo miglio distante dal confine ottomano . Poco più in là della borgata, e più d' appresso il con- fine , nella località di Orassina in riva al fiume , sta piantato un lazzaretto campestre costituito da sei caselli e destinato ad accogliere i contumaclantl che dalla tor- chia limitrofa vogliono accedere alla nostra parte . Alla opposta sponda , dirimpetto a questo lazzaretto e pre- cisamente al confine che separa dalle nostre terre la provincia turca della Erzegovina , nella situazione di Unca è collocato il fastello sanitario , ove gli ottomani acce- dono quattro volte per settimana ad un mercato ( haz- znro ) . Essi ricevono colà il sale proveniente dalle sa- line di Stagno e dalla Sicilia , che loro si rende per conto dell' erario , il quale annualmente ne ritrae dai 90 ai 100 mila fiorini. Meschini però sono ivi gli altri oggetti di traffico ^ e questi riduconsl a poche frutta e mignatte che i turchi vi trasportano alcune volte in vendita . Le abitudini e gli usi de' narentlni trovansl in a- perta opposizione ai comodi della vita, al proprio ben' irssere , ai progressi dell' Inclvilimeuto degli altri popoli. Ei vivono come suol dirsi alla giornata, senza minima- mente curarsi di migliorare la propria sorte. Dotati per lo più di un temperamento collerico ed ottuso , che in- loro si origina e si accresce a poco a poco per effetto delle stesse circostanze locali ; sordi alle passioni d' af- fatto j e proclivi a quelle di'll' ira ; può dirsi che si DI F. LAKZA 97 distinguono da tutte le altre popolazioni della Dalmazia per una specie di misantropia e poca ospitalità verso il f'orastiero , che ordinariamente è mal veduto o trovasi a tale partito , da non poter ottenere talvolta né allog- gio né alimento a verun prezzo . Io medesimo più volte intesi quella gente ad esprimersi essere ad essa propizie quelle palustri esalazioni non meno che il flagello delle zanzare ( culex pipiens ) , perciocché tengonsi da ciò lontani i foraslieri , che diversamente ne verrebbero ad innondare il paese . Credesi comunemente , da chi non ha esatte cogni- zioni locali , che a Narenta non si conosca povertà , e che invece tutti sieno benestanti . A Narenta può dirsi non esservi né povertà né ricchezza: non povertà, per- ché la natura del paese è tale che offre a quegli abi- tanti volatili e pesci in abbondanza, potendo essi ad ogni ora del gioruo procacciarsi da sé il bisognevole alimento mediante la caccia e la pesca , per cui real- mente non sentono il bisogno della fame : non ricchez- za , perciocché non havvi famiglia tra quegl' indigeni , cui gì' individui d' ambo i sessi non si dedichino a fru- gare il proprio vitto giornaliero fra gli stagni e le pa- ludi . Da pochi anni a questa parte però l' attivazione del commercio delle mignatte , di cui parlerassi ad altro luogo , costituì a Narenta notabil sorgente di denarosa importazione. Questo commercio introdotto primieramen- te ed attivato per qualche tempo da' soli foraslieri , oggidì é soggetto quasi al monopolio di tre o quattro indigeni speculatori, che si arricchirono con esso gran- demente , e che non per questo abbandonarono le so- lite rozze native abitudini . Tutti gli abitanti però indi- stintamente si dedicano a questa sorte di pesca ^ e so- lo da ciò e da qualche altro genere di minor entità , come sarebbe a dire dalla così delta brula eh' estraesi dallo scirpuf holoschoeniis , e dalle anguille ritraggono essi qu<:l po' di denaro di cui abbisognano per [lolersi A. An.s. Se. >VTi R. Ann. '. T..:ii S. <)8 SL7XA CITTÀ DI i\AnO?«A provvedere di tiltri generi , de' quali manca il paese slesso, tuttocchè potrebbe somministrarne di ogni sorta ed oltre il bisogno della popolazione, secondalo che venisse da un po' d'industria degli abitanti. Semplicissima e particolare del tutto è la costruzione delle barche di cui li narentini si servono : queste però sono ben adattate alle condizioni locali ed agli usi loro. \e n' hanno di due sorta, come si è già altrove ac- cennato: le così dette lagie e le truppine. Non saprcb- besl dar meglio un'idea delle prime senonchè raffigu- randole ad un guscio di tartaruga rovesciato , la cui lunghezza varia ed è dai 5 agli 8 piedi . Sono affatto vuote internamente , senza palco da caminarvi sopra e senza zavorra : a ciò supplisce un po' di paglia colloca- ta nel fondo ^ volendosi con ciò mantenere la maggior possibil leggerezza , onde poter facilmente solcare i can- nali , gli stagni ed i bassi fondi che intercetterebbero diversamente le comunicazioni fra molti luoghi abitali ed altri soggetti a coltura , Le truppine poi sono di forma più svelta ed assai più leggiere ancor delle pri^ me : non consistono che di tre semplici tavole unite in- sieme per modo che l' una di esse serva al fondo a guisa di piatta carena, venendo i lati formati dalle altre due che si riuniscono in ambo l' estremità ad angolo acutissimo. Non havvi quindi palude o pelo d'acqua | per lieve che sia cui venga impedito di attraversare a queste barchette , la cui leggierezza permette altresì che possano facilmente a schiena d' uomo venir qua e ! là trasportate . Se ne servono gì' indigeni giornalmente per la caccia e per la pesca, ragion per cui si rendono indispensabili ad ognuno di essi, e ve n'ha quindi uà numero infinito . Altre barche di lungo corso e di gran» de cabotaggio vi niaDcano del tutto « DI r. Loz.v 99 Capitolo V. Produzioni del suolo Articolo i.° F'egctabili I principali prodotti vegetabili del distretto di Narenta , calcolati annualmente al termine medio in un decennio , ofTrono i seguenti risultati . Prospetto annuale delle produzioni vegetabili. Qualità dei cEitEai Misure O PESI Quan- tità Fruniento. . . Segala . . . Avena ... Formentone . . Miglio . . . . Sorgo . . . . Riso . : . . Fagiuoli . , . Fava . . . . Palate . . . , Peri ... Prugne. Cipolle ed aglio, Rape . . . . Lino . , , . . Fieno falascoso , Paglia . . . . Olio . . .• . Vino . . . . Aceto . . . . Acquavite . Legna da fuoco. IVIetzen 55 5) 5? 5) 55 55 55 55 Fumi 55 55 55 55 Quintali Banlli 55 55 RI after 1678 377 760 6579 283o 6418 10 452 35i 623o4 2400 5oo 418 I2l3 5oo 423 4200 29 20997 1 10 1180 5o5o lOO tVLVK CITTA DI KARONA Oltre gli accennati prodotti si può calcolare a Narenta un introito annuo di circa fiorini 3ooo per la brula che si è veduto ritraersi dallo scirpus holoschoenus ^ pian- ta che spontaneamente vi cresce per tult'i luoghi palu- dosi ed incolti . Se si eccettui questo ultimo prodotto che viene ogni anno esportato pel regno di Napoli e per le altre par- ti della nostra provincia , gli altri tutti sono appena suf- ficienti ai bisogni degli abitanti . Tra le granaglie i così detti grani minuti e specialmente il formentone o grano turco {zea mays) ed il sorgo (sorghum vulgare e s. sac~ charatum ) trovansi coltivati a preferenza , siccome quel- li che meglio d'ogni altra specie di cereali all'umilio suolo di Nap£nta convengono . La straordinaria vegeta- zione però del paese, superiore a quella d'ogni altro punto della Dalmazia e non inferiore alle parti più fer- tili della stessa Italia, potrebbe offrire anche nello stato attuale delle risorse infinitamente maggiori, qualora, ri- peto , i favorevoli doni della natura venissero meglio se- condati dall'industria degli abitanti. Ma questi allettati forse dalla spontanea feracità del suolo , ed oppressi con- tinuamente da mali fisici originati dalle insalubri circo- stanze locali, si accontentano piuttosto di vivere meschi- namente , per nulla curandosi di que' vantaggi- che lor potrebbero procacciare un miglior avvenire . La è una curiosa osservazione in fatto il vedere in generale quanto sieno diversi gli effetti che la fertilità o la sterilità del suolo sogliono indurre nell' uomo . Conciossiachè mentre la prima ordinariamente serre ad ammollirlo ed a ren- derlo infingardo , la seconda efficacemente lo spinge al lavoro per cui Teocrito a ragione si espresse : 'A TTsui'a, Aiócpocv^e , (jlovoi xàq tijyaq iyeipei. AuT« Tw [xóy^oio ùtùdmocXog f etc. (Idyll. XXII.) DI r. t-AlNZA \V«.lIarno invece i innllosi nhitanti uno sterile suolo , ninlarsene persino in Sicilia a caricare i loro navigli di buona terra , con cui ricoprono le proprie aride rupi abbrustolite dal cocente sole dell' Africa , e da essa poi convertite in altrettanti fertili giardini . La coltivazione del lino , il quale a Narenta riesce a meraviglia , e che però fin' ora non si effettuò che in piccolissima quantità , per soddisfare a' puri famigliari bi- sogni, animata che venisse, potrebbe diventare un'og- getto di esportazione della più grande utilità . Dicasi egualmente delle risaje che facilmente potrebbonsi qui introdurre , e su cui vedesi appena rozzamente applicare da qualche anno con tenuissimo assaggio il parroco di Viddo , il cui esempio in ciò sarebbe desiderabile venis- se imitato da' suoi vicini . Ogni sorta di erbaggi ad uso di cucina , che vi pro- spererebbero a meraviglia e tanto utili si renderebbono all' umana economia , può dirsi che trovisi affatto sco- nosciuta . I narentini altro non ne conoscono che il ca- volo vergatto ( brassica oleracea var. ) , unica pianta di cui riempiono le loro numerose ortaglie . accontentan- dosi di questo solo annuo raccolto , di questa meschina e per essi quasi maggiore risorsa , per soddisfare alle bisogne del verno . Eppure le loro terre di promissione sarebbero capaci di oflVire centuplicati prodotti durante le stagioni tutte dell' anno . I fagiuoli ( phaseolus vulga- rìs ) , le zucche ( cucurbita lagenaria e e. pepo ) , che ordinariamente vi vengono seminate frammezzo a gigan- teschi formentoni, i pomi di terra {solanum tuberosum) e la cipolla ( allium cacpa ) sono gli altri pochi articoli di tal genere che da alcuni si coltivano ancora a Naren- ta, però in piccolissima quantità e non già ad uso di commercio , ma pel puro bisogno domestico , come puossi bene dedurre dal precedente prospetto . L'agricoltura quindi, come vedesi, trascurata già in tutta la Dalmazia è trascuratissima a Narenta , trttocbè SVLLA CITTA DI NAROJiA questo paese sia slato fornito dalla natura di tutte le condizioni propizie e necessarie per la vegetazione di ogni sorta di piante. Sappiamo in fatto che i terreni più fertili sono appunto gli alluvionali , perchè abbon- danti di terriccio {humus) che proviene dalla putrefa- zione e decomposizione delle radici di piante , dell'erbe e di parti animali trasportate e deposte dalle acque . E la gran valle di Narenta per lo appunto appartiene a questa classe di terreni che oltre all' aver in se tutto il iiulriinenlo necessario per una prospera vegetazione , son tali altresì da lasciare facile passaggio alle radici , perchè possano dilatarsi e procurare anche da lungi 1' alimento proporzionato e bisognevole al più sollecito incremento delle piante stesse . È d' altronde provato che anche un forte grado di calore congiunto all' umidità dell' atmo- sfera , sia una seconda circostanza sonmiamente impor- tante alla vegetazione , che in tale congiuntura sviluppa- si col massimo lusso. Perciocché, come osservò Senebier, i vasi, delle piante dilatati per effetto del calore , ricevo- no allora una maggior quantità di alimento , che pene- tra con più abbondanza per tutti gli organi ore dev' es- ser elaborato ^ e quindi più facilmente ne viene da per tutto alimentata la vita , e ne deriva così una sorgente più energica di accrescimento (Senebier Meteorologie pratìque. Paris 1810. p. ^3 e 74)* ^^ ^ questa una circostanza quasi perenne a Narenta , ove il calore di estate giunge persino ai 3o e 33 gradi di Reauni. all'ombra, com'io stesso ebbi ad osservare ne' 18 e i^ di luglio dell'anno scorso, e malgrado a ciò mantiensi nell'atmosfera una certa umidità eh' è rimarcabile in ogni stagione , sotto ogni temperatura , ed è poi ecces- siva durante l' inverno . Ragione per cui è del tutto fal- lace la invalsa generale credenza , che affatto innocua si renda l' aria di Narenta durante la invernale stagione . Io sarei anzi per credere che molte di quelle malat- tie le quali sviluppano al comparir della primavera e DI F. I.A1NZ4 io3 flclla state, non siano che il prodotto d'influenze mor- bose invernali lentamente assorbite. Perciocché prescin- dendo dall' azione, forse direttamente nociva, di alcuni principi eterogenei all'aria pura che sarebbero il pro- dotto di evaporazioni estive palustri su cui tratteremo ad altro luogo, è certo noto ad ognuno quanto morbo- samente influisca dovunque sull'umano organismo un troppo continuato umido stato dell'atmosfera: e se ciò si osserva anche nei luoghi i più sani , non dovrà es- serlo a Narenta , ove in ogni tempo dell' anno fiorisce la muCfa sui calzari di cuojo e sulle vesti lasciate in di- sparte*, ed ove gli istrumenti chirurgici persino racchiusi ne' proprj astucci e per ben custoditi che siano vengo- no presi dalla ruggine? Un ramo di albero fìtto in terra a guisa di palo nel soffice terreno di Narenta , ed ab- bandonato alla natura , vi attecchisce e vi prospera me- glio assai che non lo farebbe altrove ben radicala pian- ticella custodita e governata con le cure volute dal- l'arte . Ad onta però di tutti questi vantaggi per la coltiva- zione delle terre la gran valle di Narenta , come tutto il restante del distretto , trovasi aQ'atto sprovveduta di alberi, e forse ancor più che non lo sieno le altre par- ti della slessa Dalmazia . Eppure alle vistose piantagioni utili non meno all' economia rurale che alla pubblica salute , le quali offrirebbero il mezzo più semplice , for- se il più efficace , a migliorare le condizioni dell' aria e del suolo , indipendentemente a' già progettati lavori idraulici , non si è pensato giammai. Fu già provato dai fisici come ogni pianta giornalmente assorba per alimen- tarsi una quantità d' acqua uguale alla metà circa del proprio peso^ ed è per ciò che gli alberi furono sempre considerati siccome il mezzo più potente , tuttoché forse assai lento, pel disseccamento delle paludi. A ciò solo ^ voglio dire alle vistose piantagioni , debbono la loro sa- lubrità le parti più basse delle Fiandre , alcune vaflu 1 o4 SLLLA CITTÀ DI NAKOKA regioni della Russia dominale dalle acque , e molti allrl luoghi dell'Europa e dell'Asia soggetti alle medesime circostanze . Oltre a ciò 1' agricoltura richiede 1' uso di pali a sostegno delle viti ed a molte altre operazioni rurali ^ il bestiame abbisogna di foglie segnatamente in Dalmazia ove mancano buoni pascoli e scarseggiano i foraggi durante l'inverno^ gli usi domestici, quelli delle arti e della marineria esigono continuamente legna da fuoco e da costruzione : dal "che tutto risulla la grande necessità di vistose piantagioni di alberi e della forma- zione di boschi a Narenta , ove questi mancano intiera- mente . L' ulivo ( oìea europaea ) vi prospera celeramente più assai che nelle altre parti della provincia^ e di questa pianta cotanto preziosa, originaria della Grecia e del- 1 Asia minore, se ne veggono appena pochi residui spar- si qua e là frammezzo all' umida pianura di Narenta , che isfuggirono alla barbara mano del villico , e che ri- cordano le trascorse e deluse premure di un zelante amministratore del distretto . Senonchè io stenterei ad approvar l' uso di piantare l' ulivo nelle località umide o paludose , come sono quelle di tutto il piano di Na- renta , ove se ne fecero per lo innanzi alcuni assaggi • risultando già provato dall' esperienza che il frutto ne riesce acquoso e troppo scarso della parte oleosa . Molte avvertenze bannosi ad osservare per una ben regolata piantagione , e tra queste sopra tutto devesi avere particolare riguardo alla esposizione ed alla natu- ra del suolo , non ogni località sendo suscettibile di e- guale coltura . Anzi la prima indicazione cui devesi por mente in ciò consiste nel saper adattare le piante alla qualità del terreno , avendo di mira oltre la quantità anche la qualità del frutto e per non impiegare il ter- reno male a proposito . La influenza eh' esercita la qua- lità del suolo su tutti i vegetabili è tale eh' essa cangia persino la natura delle frutta . Quanto all' ulivo meglio 1>1 F. LAN7.A lOJ .'iss.ii tjuiiiJi sarebbe il riserbare questa pianta pei luo;;lil asciutti , quali sono per esempio tutte le nude costiere dei colli e de' monti del distretto , che pur costituisco- no una superficie estesissima oggidì sprovveduta di qual- siasi coltura ^ destinando poi per le cime di questi più battute da' venti l'acero, il faggio, il pino Silvestro, il rovere , la quercia , i carpini che abbondano per tutta la Dalmazia, e che quasi ad ogni terreno convengono. Né basti relativamente all'ulivo l'aver di mira gli ab- bondanti prodotti^ ma sarebbe anche desiderabile che i proprietarj dirigessero piìi attente cure alla qualità stessa dell' olio . Se l' arte fra noi secondasse le circostanze della natura , che in tutto il paese nostro concorrono a favorire la coltivazione di questa pianta , gli olj della Dalmazia non avrebbero che invidiare a quelli della Provenza e della Toscana . La loro inferiorità in con- fronto di questi non dipende da altro che dalla mancan- za delle attenzioni necessarie d' aversi nella raccolta delle ulive e nella loro pressione. Da ciò appunto il degrado nel prezzo eh' ei conseguisce in confronto a quello de- gli altri paesi della Francia e dell' Italia . Altronde la somma importanza di questo prodotto per tutta la no- stra provincia, di cui costituisce la principale anzi l'uni- ca risorsa , renderebbe indispensabile che inculcate ve- nissero le avvertenze necessarie da usarsi per migliorar- ne la qualità . Su di che sopra tutto hanno decisiva influenza l'epoca e la maniera di raccogliere le ulive, nonché il tempo di spremerle . Eppure convien dirlo , queste due circostanze sono in Dalmazia le più trascu- rate e quelle sulle quali vi è meno uniformità . Non puossi di molto anticipare o differire l'epoca della loro maturità onde raccoglierle , senza portare gravissimo nocumento e alla qualità ed alla quantità dell' olio. Tutti gli agronomi che si occuparono di queste ricerche han- no messo fuor di dubbio che il raccolto prematuro ne pregiudica la quantità, il ritardato la qualità e quantità. 1 oO SULLA CITTÀ DI KARONA Gli è dunque dì sommo interesse il conoscere il vero punto iu cui convenga raccogliere questo importante prodotto . Nel nostro paese il tempo da eseguire siffatta opera- zione è dalla mela di novembre alia metà di decembre. In questo periodo le ulive hanno acquistalo già quel colorilo nero-violetto , che in unione alla loro molle consistenza costituisce il carattere della completa loro maturila . In generale però è sempre meglio anticipare piulloslo che lasciar oltrepassare quest' epoca . Elle si devono quindi spiccare con la maggior possibile solleci- tudine , mentre nulla più contribuisce a rendere P olio cattivo j quanto lo spremere insieme ulive raccolte in diversi momenti . Kè vi può essere cosa più irragione- vole e che dovrebbe venir proscritta , quanto il metodo che si pratica in alcune località , di attendere la loro caduta per opera dei venti . Kè meglio sarebbe da con- sigliarsi l' uso di battere i rami , come fanno taluni , mentre in questa guisa , oltre che molte frutta riman- gono ammaccate , ne soffrono le piante per guisa , da venir pregiudicate nei successivi prodotti . Sarà quindi preferibile sempre di spiccarle a suo tempo a mano , come si pratica delle ciliegie e delle prugne , e come usano fare i ragusei , l' olio de' quali appunto per ciò viene preferito in commercio a quello della rimanente Dalmazia . Rimandiamo quindi li nostri connazionali ad imitare l' esempio di quella parte più colta della nostra provincia , ove la coltivazione delP ulivo non lascia cosa a desiderare . Il gelso ( morus alba ) , il pioppo ( populus alba e p. nìgra) ^ il salice (salix alba), sono le piante che me- glio di ogni altra si adatterebbero all' inondato suolo di Narenta , ove le pochissime che osservansi d' intor- no ad alcuni luoghi abitati , acquistarono in breve tem- po uno straordinario incremento . Ma tutta la nostra pianura , su cui queste piante potrebbonsl distribuire a DI r. LANZA 107 filari ed a centiiiaja di mìgliaja , se ne trova iovece spiuv- veduta del tulio . La coltivazione de' bachi da seta è quivi ancora nella primissima infanzia , ed è trascurata sì per la quan> tilà che per la qualità. Poche famiglie a ciò si dedica- no , e più forse per oggetto di trastullo e per supplire a' secondar) bisogni , di quello che per vista di specu- lazione , che pur dovrebbe prevalere trattandosi di ge- nere cosi importante , capace di costituire una sorgente d' immense ricchezze , non altrimenti che lo vediamo ia Lombardia ed altrove . Non havvi per anco alcun Cla- tojo , e la gente affaticasi a trarre la seta greggiamente a mano ed a freddo . La gaietta che potrebb' essere di primissima qualità, non lo è per solo effetto di trascu- ratezza nella scelta della semente e della foglia . La vite che dovrebbesi riservare pei luoghi di costie- ra incolti ed asciutti , vedesi invece coltivata a Narenla framezzo a' giunchi ed alle canne palustri de' più mor- bidi campi ^ ed a rozza imitazione del resto della Dal- mazia viene tagliata a basso fusto e piantata per ogni dove a ceppaje . Sebbene sappiasi ormai generalmente che la vite non abbia prodotto giammai né uve né vini squisiti ne' luoghi bassi paludosi e non ventilati , pure sembra che anche con questa pratica mal' intesa non altro si studi a Narenta che di togliere all' aratro quel po' di terra che viene talqualmente rispettato dalle a- cque . I rigogliosi tralci spesso natanti sull' acque cerca- no invano per inerpicarsi le alte cime de' pioppi di Capua e del pisano , degli aceri della Marca , de' salici degli olmi, de' frassini e delle noci delle altre colte terre d' Italia . Non appena questi veggono il corso d' una stagione, che recisi dalla mano del narentino vengono dati alle fiamme od impiegati a tesserne pareti e ad uso di cordaggio nell' interno de' rustici casolari ^ ed intanto il ruvido tronco ingigantito quasi per la fertilità del suo- lo , è suscettibile di offrire centuplicato prodotto con SULLA CITTA DI riAl'.O.'VA maggiore risparmio di terreno , coltivato che fosse ad alto fusto ed al solo bordo de* campi , mutilato bar- baramente vien destinato ad occupare spazj preziosi che dalla natura sortiron più assai propizj alla coltivazione de' grani. Chi non è poi che non sappia quanto le uve si guastino stando continuamente adagiate sur un' umido suolo e celate a' raggi del sole pel sovrastante spesso fogliame ? Misero paese che in onta ai più favorevoli doni del cielo ed alle provvide intenzioni del tuo Mo- narca , se' condannato da un fatale destino ad espiare le colpe de' tuoi primi arditi abitatori ! Il tuo suolo già dilavato col sangue da ripetute calamitose vicende , or- mai più non presenta che la più squallida rimembranza di una floridezza perduta , e forse per sempre . Tuttavia popolato di piante che venisse il suolo di Nareota , e distribuite che fossero queste con sagace accorgimento , a seconda delle circostanze e della natura de' luoghi , in pochissimi anni 11 paese dovrebbe can- giare del tutto l' aspetto . Perciocché oltre la ricchezza di tanti nuovi prodotti che andrebbero ad introdursi , l' annuale caduta delle foglie lentamente fornirebbe la terra di strati vegetali, che in concorso alle solite allu- vionali deposizioni del fiume durante le torbide piene del verno , produrrebbero di anno in anno un sensibile innalzamento del suolo , e quindi a poco a poco un' a- sciugamento graduato delle frapposte paludi . Chi è poi che non conosca gli effetti salutari delle piante a depu- rare 1' atmosfera delle mefitiche esalazioni di cui è dessa impregnata? Sa ognuno essere le foglie delle piante altret- tanti organi destinati ad assorbire, mediante la loro parte inferiore , le emanazioni del suolo e gli altri principj atmo- sferici , e ad esalare invece dalla superiore levigata su- perficie, per la influenza della luce il gas ossigeno, eh' è il principio più sottile dell' aria , indispensabile alle fun- zioni dell'organismo animale ed a sostegno della nostra esistenza. Ed è appunto dalla scarsa quantità di questo Di V. L&NZX IP9 principio ia un volume delP aria atmosferica di Narenta , paragonato ad altro simile di aria pura , che a parer mio più che da altra cagione dipendono tutte le organiche alte- razioni che quivi si manifestano , e che stabiliscono una condizione costituzionale morbosa locale , dominante su tutte le classi degli abitanti , come vedremo in appresso. Il distretto di Narenta poi , a preferenza di tutte le altre parti della Dalmazia , è feracissimo di piante si utili alla medicina che alP economia manifatturiera , le quali vi crescono spontaneamente . Le principali di que- ste sono le seguenti Juncus acutus e scìrpus holoschoenus . Queste due specie che a Narenta crescono in grande quantità ed occupano vasti tratti di terra incolti e paludosi , vicini al mare ed ai bordi delle stradicelle campestri , ove ren- donsi molto incomode a' viandanti per le foglie loro appuntite e pungenti, somministrano la cosi detta brida ^ per la quale , come abbiamo indicalo , i narentlni an- nualmente introitano migliaia di fiorini . Serve la brula a legare le piante^ a formarne sporte per la pressione delle ulive , rozzi cordaggi , canestri , stuoie ed altri og- getti simili per gli usi rusticali e domestici . Aìlhaea ojfic'malis . Nel terreno umido e grasso di Narenta cresce oltreraodo e vi è propagata dovunque . I narentinl trattano- questa pianta alla slessa guisa della canape , formandone tessuti poco inferiori a quelli che ottcngonsi da quest' ultima . Gìycirrhiza echinata . Questa specie potrebbe surro- gare benissimo la glycìrrhiza glabra , da cui si ricava il succo di liquirizia. E per il fatto anche quello che ci proviene dall' Aslrachan non viene estratto che dalla prima. Nymphaea alba , e n. lutea ( chiamate dagl' indigeni slavi plutnjak ) . Da queste due belle piante acquatiche trovansi ricoperti pressoché tutt' i paludi , gli stagni eil I ri^njjnoli di Narf^nta . I^r loro foclio univano nd ima I I O SDLLA CITTA DI 5AR0N4 grandezza veramente straordinaria, ed in primavera quan- do si trovano in istato di piena fioritura , presentano sulla superfìcie delie acque tappeti variopinti di rara bellezza . Tamarìx africana ed alnus glutinosa . Il tamarisco africano e l' ontano guarniscouo a Narenta pressoché tutte le rive de' fiumi . Artimisla naronilana . Questa nuova pianta sembra indigena soltanto di Narenta , per cui anche venne cosi denominata dal chiarissimo Professore de Visiani , che fu il primo a riconoscerla , e che ne dà esalta descri- zione nella sua interessante flora della Dalmazia , che ora stampasi a Lipsia . Molle altre piante erbacee crescono spontaneamen» te a Narenta come : la iris Jlorentina , tanto lodata si- no dai tempi di Plinio , il quale si espresse : Iris laudatissima in lUyrico , et ibi quoque non in marininiis , sed in silvestrihus Drilonis et Naronae ( lib. 21 C. VII. scz. 19)^ perchè infatto essa trovasi comunissima lungo i bordi di questi due fiumi: il cynanchum acuminatum-^ r astcr tripholium •, la sida abutilon •, il dactylis litoraìis ^ lo xanthium strumarium'^ il chenopodium ambrosoides ^ il viscum oxycedri'^ il palipagon monspdiensis '^ la pe- riploca graeca'^ la sature/a montana'^ lo gnaphalium angustifolium ^ l' euphorbia lucida •, P e. spinosa ^ 1' e. characias'^ la salvia officinalis ; la conyza candida j il dephinium staphysagria '^ il cyclamen hederapfolium'^ 1' n- rum dracunculus-^ \' asparagus aculijblius '^ la campana-^ la pyramidalis\j lo cnicus acarna'^ li Icontodon tubero- sumi^ il /. palustre'^ il /. taraxacum ^ che costituisce a Narenta la unica gradita insalata che mangiasi cotta , ed è molto salubre contro gli effetti della costituzione morbosa ivi dominante^ V onopocdon illyricum-^ \a parie- taria difusa ^ la inula viscosa ; V eryngium maritimum y Vagava americana',^ ed infinite altre di minore interesse pel botanico . ni F. LAiVZA III Gli alberi di alto fusto e gli arbusti clic s' incontrano più fi-equentemenle pei monti del distretto , sono : il qiierciis robiir ed il q. pedunculata ^ il Jraxìnus ornvs ^ il pìstacìa ìent'isciis'^ il p. tercbìnthus '^ V arbuius unedo'^ V erica verticillala'^ il pallurus austraììs-^ la philly rea me- dia'^ il juniperus oxycedriis'^ il j. pjioenìcea'^ il jnyrtus communìs'^ il c'istus salvij'olius '^ il e. viìlosus eie. Articolo a*** Animali Tutte le produzioni animali di Narenta , che servono ad uso degli abitanti o di esportazione , considerate al termine medio in ud deceoDÌo , riducousi alle seguenti : Ila SULLA CITTA DI IfARORA Prospetto delle produzioni animali. Generi Numero e Peso Quan- tità Asini Cavalli , cavalle e poledre . . . Muli Bovini Pecorini Caproni Porci Oche domestiche ...... Anitre domestiche Polli d'India Anitre e folaghe selvatiche, come prodotto della caccia invernale . Mele che se ne ricava Cera idem Bozzoli da seta Mignatte Trotte , cefali ed altri pesci di mag- nelle sue foci N.° 55 55 55 55 55 57 55 55 55 55 55 Fuati 55 55 55 55 55 i4o 439 3 2749 «2994 i3io5 762 67 219 611 62 5 1 i438 2951 35i i5o 4000 872 5oooo .. Tra gì' indicati generi , quelli di cui si fa un' attivo smercio all' estero , sono le mignatte e le anguille . Da 1 5 anni addietro ebbe principio l' attivazione del commercio delle mignatte, le quali si pescano in presso- ché tutte le stagioni dell' anno , eccettuati i soli più rigorosi mesi del verno . La niuna riserva giammai adotlatasi però nel tempo della loro fecondozionf . influì DI F. LAIN7-A ii3 talmente sin' ora alla minorazione della specie . anzi quasi direi alla loro distruzione in que' naturali vivaj , che mentre ne' primi anni se n' esportavano da oltre I2000 funli all' anno , e si pagavano da 6 a io caran- tani il funto, presentemente la loro esportazione non arriva pure alla quarta parte di prima •, ed il prezzo , benché varii secondo le stagioni , può dirsi che da ca- rantani siasi ridotto a fiorini . Delle anguille poi, tanto rinomate, se ne fa come vedesi immensa pesca ^ la quale assoggettata a' diritti erariali viene ogni tre anni per solito appaltata , e 1' era- rio presentemente ne percepisce l' annuo contingente di fiorini 690. Essa incomincia sul fare dell' autunno e con- tinua per tutto l'inverno-, calcolandosene l' annua media esportazione a funti 3oooo circa , oltre al grande con- sumo che ne fanno gì' indigeni cui le anguille costitui- scono il cibo giornaliero - La pastorizia, prima base di una buona agricoltura, vi è del tutto negletta , sebbene per la naturai condizio- ne del paese , in parte palustre ed in parte montuoso , un tempo eh' era qUesto boschivo costituisse il principa- le mestiere de' primissimi abitatori di queste terre. Gli antichi davano sempre a quest' arte somma importanza , siccome quelli che da un buon sistema di agricoltura faceaa derivare la prosperità maggiore de' popoli . Sap- piamo dalla storia che Giacobbe , mercè di un naturale artifizio , giugnea persino a variare il colore alle lane de' suoi agnelli . I pascoli a Narenta sono girovaghi , come in quasi tutto il resto della Dalmazia , uso che viene proscritto da ogni codice rurale , non essendovi cosa più dannosa di questa alla prosperità del bestiame ed ai progressi dell' agricoltura ^ e ciò maggiormente ne' luoghi paludosi che offrono al bestiame poco nutritiva ed anzi nociva pastura , per la quantità di piante acqua- tiche insalubri che vi alignano , fra cui specialmente il ranunculus sceìcratus , da cui vedesi tappezzata a Na- N, A»[f. Se. Natur. Anno 4- Tom. 8. 8 I 1 4 SULLA CITTÀ DI NAEONA renta pressoccliè tutta la superGcie de' campi . In que- sto paese , suscettibile di offrire le più belle praterie spontanee , ed ove potrebbonsi vedere incitati gli estesi prati artificiali di Lombardia, non havvi un solo campo di terra che presenti salubre foraggio . I cavalli ed i bovi , de' quali ve n' hanno sì pochi che neraraen bastano ai lavori delle scarse terre messe a coltura , consumata che hanno sul principiare del ver- no la poca paglia rimasta al raccolto de' grani , altro foraggio non trovano che quello che loro presentano i giunchi , le canne palustri ed il falasco frammezzo agli slagni , e questo medesimo alimento sono costretti a buscarselo sempre immersi nell'acqua, ove trovansi con- dannati a girovagare abbandonati a se stessi per lult' i Diesi dell' anno . Ed è Invero compassionevol cosa il ve- dere questi poveri animali , tanto utili ai bisogni del- l'uomo, durante l'inverno in parte deperire dall'inedia, ed in parte ridotti altrettanti scheletri ambulanti , anela- re un'aura di primavera e la precoce vegetazione, che arrivano a sottrarli dalla morte che li minaccia . Chi '1 crederebbe 1 a Narenta , nel luogo che sarebbe capace di foraggiare la intera Dalmazia, chi volesse mantenere convenientemente un cavallo , sarebbe costretto di ri- volgersi ad altri punti della provincia od al vicino stato ottomano , per provvedersi del bisognevole foraggio ^ cosicché la spesa di trasporto supererebbe quasi l' ira- porto del genere . In conseguenza di ciò anche il latte , che vi potrebbe stabilire un' articolo importantissimo di economia e di commercio , per la produzione del burro e del cacio , scarseggia talmente eh' è raro di ottenerne anche a prezzo eccedente ^ oltrecchè per effetto della pessima pastura è cattivo , indigesto e quindi poco sa- lubre . Non essendovi poi né un ponte né una barca pel tragitto di quegli animali che per andare al pascolo devono passare il fiume , sono essi costretti di farlo a nuoto, sì neir andata che nel ritorno. Mentre dall' uo DI F. LAnZl I I 5 canto ciò sembra un bene, perciocché l'acqua giornal- mente •depurandoli dalle immondizie supplisce al difetto della striglia e delle altre precauzioni volute da un buon governo , ed ivi trascurate del tutto ^ d' altra parte non rade volte arriva che taluno di essi affoghi e trasportato venga dalla corrente delle acque durante la intemperie del verno . Degli animali caprini e lanuti veggonsene qua e là pochi branchi dispersi di cui non se ne può fare cal- colo veruno di traffico. Merita però che a questo luogo si faccia menzione di una specie distinta di capre , che trovasi indigena de' luoghi montuosi di Narenta , come lo è anche di altre parti della Dalmazia, e che sembra forse originarla del Tibet o del Gascemir . Essa distin- guesi dalla specie comune { capra hircus ) per essere al- quanto più piccola e piia snella di questa^ e pel suo colore fulvo nelle parti superiori e laterali del dorso , nero pretto o macchiato di bianco , od anche sempli- cemente fulvo al collo, al mento ed all' estremità, le cor- na più diritte che nelle altre specie ed un po' curvate all' indietro ^ il pelo estremo ruvido ed ordinariamente meno lungo della specie comune che serve di tipo. Sotto di questo pelo esterno, e specialmente alla regione dor- sale , dei fianchi e del collo , evvi una lanuggine finissi- ma, la cui morbidezza supera quella di qualsiasi aUro lanaggio e non è per nulla inferiore alla stessa bomba- ce ^ per cui è suscettibile de' più fini e dilicati lavori di tessitura. Le femmine se ne trovano più abbondante- mente provvedute dei maschi ^ e però da ogni capra non se ne può ricavare più di mezza libbra . Di questa lanuggine per l' appunto vengono tessuti li più preziosi shalls o schawls del Gascemir , che costituiscono uno degli oggetti più costosi e ricercati dal lusso ne' femminili adornamenti . Dal che vedesi di quanta importanza sa- rebbe il propagare e promuovere il miglioramento di •queste razze , le quali però sembrano un po' forse de- Il6 SULLA CITTÀ DI NARONA generate dalla primitiva loro originalità , pegl' incrocia- menti con la specie comune , da cui non si ebbe giammai la cura di separarle . Allignando quindi esse così bene in questo paese , potrebbero certamente offrire un ricchissimo nuovo ramo d' industria e ui commercio, tra noi . Eppur sin' ora qui non si seppe che impiegare il lungo pelo de' caproni , per filarlo e tesserne una ordinaria rozza stoffa , della quale si fanno alcuni sac- chi preferibili a certi usi in confronto di quelli di lana e di canape , perchè più forti e più durevoli dei primi e raeno permeabili di entrambi dall' acqua . Circa la ve- ra ed originaria provenienza di queste capre , non ab- biamo alcun dato positivo da eruirne precise notizie . Sappiamo tuttavia che molti anni addietro 1200 capre del Thibet o del Cascemir furono per mare trasportate a Marsiglia , e di là poi propagate per tutta Francia , ove andarono a poco a poco deperendo •, sicché ora ivi non ne rimangono se non pochissimi avanzi del tutto infermicci . Se poi le nostre capre thlbetane provengono da quella o da altre importazioni , o sieno piuttosto , come sembra, una specie consimile o sotto varietà di- stinta, ma indigena ed originaria della stessa Dalmazia, la sarebbe quistione non facile a risolversi , senz' aver prima l'agio di sottomettere ad esatto confronto la no- stra con la specie originale del Thibet . Gli è però cer- to che sino da' più remoti tempi , le capre nfel nostro paese e specialmente nelle isole vicine furono tenute in sommo pregio . Il clima , la qualità del suolo e le pian- te che spontaneamente vi crescono , sono opporlunissi- me , ed in molti luoghi affatto esclusive alla pastura di questo animale, che, dalla natura e dall'arte seconda- to , potrebbe attingervi il maggior grado di perfeziona- mento . E noto l'elogio fatto da Plinio all'isola Brazza ed alle altre a questa vicine, per le capre di cui eran desse feraci ^ ed è parimente rimarchevole il rovescio delle auliche monete di Lesina e di Lissa ( Pharus ed DI K. LAINZA Ijy Issa ) , che porla P impronta d' una copra ; e da cui an- zi la città di Traù ( Tragurìum ) eh' era un tempo co- Ionia lissana , derivò il suo nome, che ancora ritiene, dal greco vocabolo rpàyog , caper. Lo stesso Plinio poi racconta come l' ulivo non possa venire avvicinato dalle capre senza perire ^ ed è osservabile a questo luogo co- me nell' isola Brazza , da non molti anni addietro sia stata introdotta la coltivazione di detta pianta , che per lo innanzi vi mancava , ed ora ne costituisce il più im- portante e più ricco prodotto . A Lissa però , ove la capra era tenuta, per così dire, in venerazione, que- st'albero non vi potè prosperare giammai, quasiché il suolo medesimo si riGutasse a nutrirlo, sembrando dalla natura esclusivamente destinato per questo bestiame . In generale a Narenta il numero de' quadrupedi è ristrettissimo^ e ciò segnatamente di quegli che rendon- si all' uomo di qualche utilità . Il porco ( sus scrofa ) è uno de' pochissimi che forse meglio degli altri vi s' an- nida • ed è quasi accarezzato da quegl' indigeni , per il suo facile mantenimento . Anche questo animale viene lasciato a pascolo girovago, nutrendosi delle abbondanti radici di piante bulbose , frammezzo a paludi , e delle frutta del moriis alba e del m. nigra che si trovano nelle vicinanze di alcuni luoghi abitati . L' abbondanza del resto la troviamo nella specie dei ratti {mus rattus)y che , come nelle Anlille , talmente si propagarono da non esservi abitazione che vadi esente da' loro guasti. Nella classe dei volatili , oltre agli usuali domestici , quali sono le oche, le anitre comuni, le galline e i polli d' india che si allevano si nella pianura che nei luoghi montuosi , evvi a Narenta un vasto campo d' at- tirar l' attenzione di tutti gli ornitologi . Gli uccelli prin- cipali , quelli cioè che a me slesso fu dato d'ivi racco- gliere in pelli , e de' più rari de' quali ho anche for- nito parecchi musei , sono i seguenti . 1 1 8 SULLA CITTÀ ni NAROITA Avoltoj T^ultur cìnereus. Avollojo nero d'Egitto. Questo raro volatile abita le cime delle più alte montagne che di- vidono la Dalmazia dallo stato Ottomano , ove fa suo nido frammezzo alle fenditure delle più erte'dirupi , de- ponendovi per ordinario due o tre ova . È uno de' più grandi e nello stesso tempo il più fiero de' rapaci che sianvi tra noi . Gli avoltoi di questa specie vanno so- vente accoppiati a due a due^ e mi fu raccontato il caso in cui «no di questi si fosse avventato contro un cac- ciatore morlacco , il quale ne avea ucciso il compagno. Dicesi persino che in alcune località questo avoltojo ten- tato avesse di rapire un qualche fanciullo . Io n' ebbi parecchi individui. Si distingue dalla specie comune [vul- tur Jìilvus)- pel suo colore quasi nero del dorso, aflii- micato nelle partì inferiori ^ per una lanuggine folta bru- no-oscura ed a guisa di parrucca sopra l' occipite •, e per una piccola barba setolosa al di sotto della mandi- bola inferiore . Quanto agli altri caratteri sì di questo che degli altri generi e specie susseguenti , per non di- vergere troppo dallo scopo prefisso, io rimando il let- tore all' opera interessante del prof. Schinz di Zurigo- i { Europaische Jaima. Stutlgard 1840), eh' è la più re- ■ cente , la più concisa , e quella che , nel più semplice riordinato sistema , racchiude in estratto quanto ne dis- sero Meyer e Wolf, Latham , Gmelin, Brehm , Tem- 1 niinck , Savi , Ranzani , Gould ed altri moderni ornitologi. Vultur fuhus . Avoltojo fulvo. E molto più comune 1 della specie antecedente . Ve n' hanno in Dalmazia due \ varietà , 1' una di queste , ossia la specie tipo , trovasi 1 avere alla base del collo un collaretto a guisa di palati- na , costituito da finissime pennuzze bianche filiformi ^ r altra tiene invece questo collaretto formato da penne più forti lanceolate, più lunghe e di colore fulvo lionato DI P. LA!SZA 119 consimile al rimanente del corpo . Sebbene a questo proposito sienvi lutt'ora delle discrepanze fra i più mo- derni ornitologi ^ alcuni de' quali , non escluso lo slesso prof. Schinz , non ammettono differenza tra le accenna- te due varietà, facendo derivare tali variazioni unicamen- te dalla diversa età, dalle qualità de' luoghi e de' cibi, ciocché fu anche soggetto di discussione nell' ultima riu- nione degli scienziati a Firenze-, tuttavia chi ebbe occasio- ne com' io di osservarne molti individui nel medesimo luogo e per tutte le gradazioni della loro età , non può certamente muuveie alcun dubbio sulla costante , né mai accidentale diversità di questi due rapaci ^ che non sono tra loro da confondersi , dovendosene stabilire , se non due specie affatto distinte , per lo meno due affini varietà . In fatto seppure l' età fosse per esercitare in ciò una qualche influenza , é certo che l'abito o colla- retto bianco dovrebbe spettare all' individuo più adulto , e l' altro piuttosto ai giovani o non ancora giunti a certo grado di vecchiaja •, perciocché le pennuzze bian- che da cui è formato il collaretto della prima varietà non è già che consistano in una semplice lanuggine , eh' è spesso indizio della prima età , ma sono desse altrettan- te penne filiformi già formate , sbarbate , setolose , e quasi che fossero incanutite , o così ridotte dalla vec- chiaja . Or d' onde avviene che gì' individui di questa varietà , oltre che presentano un colorito meno vivace , più sparuto e sudicio , segnatamente nelle regioni supe- riori del corpo , si mostrano ordinariamente di mole al- quanto minore , meno pesanti , e nelle forme più svelli di quelli dell' altra varietà ? Converrebbe dunque suppor- re che questa specie coli' avanzar dell' età avesse a di- minuire di mole e a perdere nel colorito : cose troppo inverosimili da non poterlesi ammettere . Né punto a muover dubbio varrebbe se si volesse asserire , trovar- sene alcune volte degl' individui che partecipano dei ca- ratteri dell'una e dell' alua di cssc^ conciossiacchè sono I20 SULLA CITTA DI NAROWA conosciuti abbastanza gli effetti degP incrociccbiamenll Ira le diverse specie de' volatili . Gli è da tutto ciò quindi che meglio mi piacerebbe il distinguere tra loro con nomi diversi queste due sorta di avoltoj , adottando per la prima specie , a collaretto bianco , la denominazione di vuhur leucocephahis (di Mcyer) , riservando soltanto per r altra quella di v. fuìvus^ che oggidì vedesi per en- trambi adottata , Cathartes percnopterus. Avoltojo aquilino bianco d' E- gitto . Gli è raro d' averlo adulto in abito perfettamente bianco : mentre più comuni si mostrano ì giovani che non hanno compiuto per anco il terzo anno di età . Gypaetus barbatus. Avoltojo barbato^ e meglio a mio credere , avoltojo aquilino barbato. Abita desso le cime delle più alte montagne della Turchia limitrofa. Duran- te gP inverni più rigidi , e soltanto rarissime volte , lo credo che taluno se ne possa introdurre nel territorio alpestre di Narenta che sta più d" appresso al confine , ove dagP indigeni viene contraddistinto con la slava de- nominazione di lirstasc. E difficilissimo quindi poterlosì avere : io ne ho veduto un solo individuo , pervenutomi dalla vicina Erzegovina , il quale misurato fra li due a- pici delle ali spiegate , dimostrava una distanza di ben 9 piedi e 4 pollici . Quest' è il più grande , il più ri- cercato , 11 più raro del volatili di rapina che s' incon- trino in tutta la Dalmazia . Si riconosce a prima vista per la lunga barba che tiene sotto il mento rivolta al- l'innanzi, e formata da penne filiformi a barbe finissime, brevi ^ pel suo colorito grigio-fosco sul dorso , bianco aranciato , o giallo lionato nelle altre parti del corpo ^ per le tibie tutte pennute sino agli artigli^ e per altri caratteri propril sì agli avoltoj come alle aquile, i quali esso riunisce in se ^ per cui facilmente distinguesl dal vidtur cinereus ( niger di Gmelin e Latham ) , che da taluni , e dallo stesso Temrainck , fu ritenuto erronea- . mente per un giovane della presente specie . DI F. LAISZA lai F A L C H I Falco ossìfragits. Aqnllla reale comune. ìì leucocephalus. 33 „ a coda bianca. 5) imperialis. 33 imperiale. 5) naevius. 33 anataria. 5) halìaclus. 33 pescatrice. ?J lagopiis. Falcone a piedi pennuti. 5) biileo. 33 pojana. 5) apivorus. 33 apivoro. ">•> milvus. 33 nibbio. )5 ater. 5) atro. 5? palumbarius. 33 astore. 5? nisus. 33 sparviere^ 5? subhuteo. 33 lodolajo. ?7 aesalon. 33 smeriglio. 33 tinnimcuìus . 33 gheppio 5) cenchris. )) grillajo. 35 riijìpcs. 33 a piedi rossi. 33 riifiis. 33 rosso-bruno. 33 cineraceus. 33 cinericcio. 33 cj'aneus. )J albanella. •)1 pal/idus. Feldegù. 53 pallido . Il mio distinto amico Sig. colonnello bar. di Feldegg , rinomato cultore della scienza ornitologica , il quale pos- siede la più ricca privata raccolta d' uccelli eh' esista in Europa , fu il primo ad osservare questa ultima specie in Dalmazia^ e me ne rese avvertito con sua lettera scrittami a Narenta , ove io ne rinvenni un solo indi- viduo . I caratteri di questo falco potrebbono dirsi in- termedi tra quelli dell' albanella e del cinerlcio, con cui venne prima confuso , e dai quali principalmente distin- guesi per un colorito grigio-bruno vivace sul dorso, ti- rante quasi al giallognolo^ quando invece nei prece- denti il colore dominante sulle parti superiori del dorso SrLLA CITTA DI NARONA è griglo-cinerlccio j a diverse gradazioni, un po' tirante al cilestro . Rapaci notturni. Slrix aluco. Barbaglani. j, flammea. Allocco comune. j, passerina. Civetta comune. „ brachyotas. „ brachiota. „ OtllS. Guffo. „ biibo. Gran-gufFo. ,j scops. Assiolo, piccola civetta dalle corna. Cor Corvus corax. corone. Corvo imperiale. „ maggiore. Cornacchia dal tabarro. cormx. frugilegus. „ nera. pica meìanoleuca. Gazza comune. garoliis glandarlus. Ghiandaja comune. pyrrhocorax alpinus. Gracchio, piccolo corvo a pie- di rossi e becco giallo. coracias garrula. Ghiandaja marina. Passeri. Lanius excubitor. „ meridionalis, ,, minor. Muscicapa grisola. „ albicollis. „ parva. 5> lucluosa Averla maggiore. „ forestiera. „ cinerea mezzana. Pigliamosche propriamen. det. „ dal collare. „ minore. Aluzza di color bianco. DI F. LAT\ZX 123 Oriolus galhula. Rigogolo comune j pappafico volgare. Stiimus viiìgarìs. Storno comune. „ roseus. „ color di rosa. Impropriamente questa ultima specie era stata attribuita dai più degli ornitologi al genere turdus^ e da Temminck a quello di paslor ^ a ciò espressamente da lui institoito, e adottato da Schinz e da altri recenti autori . Io ebbi occasione di osservarne molti individui negli anni i833- 34-35-36-3^ , durante le quali epoche parecchi stormi di questi graziosi augelli fecero loro passaggio quasi in ogni primavera , nei contorni di Spalato , ove aveano cominciato ad annidarsi e si sarebbero forse anche per- petuati , qualora non fossero stati distrutti dall' insistente persecuzione de' cacciatori . Ne potei avere persino al- cuno di vivo 5 che mantenni per più mesi ^ erasi addi- mesticato , e cibavasl di farina di formentone , di carne , di piccoli vermi e di more , del qual frutto questo uc- cello è ghiottissimo : ne ho potuto quindi udire il can- to , che imita quasi perfettamente quello della rondine rustica , hirundo rustica ^ e ne ho studiate anche le al- tre abitudini , che trovai affatto simili a quelle dello storno comune , da cui diversifica unicamente pel colo- re , e per l' elegante ciufifetto che porla sul capo e gli pende dalla nucca . E tali sono anzi i rapporti di so- miglianza che passano tra queste due specie di storni , uel pedonare, nella qualità del volo, nel girare a stor- mi , nella predilezioue de' cibi ecc. , che i più rozzi nostri villici fallacemente suppongono , e pretendono tuli' ora , non altro essere lo storno roseo se non il comune , così vestito in ispoglia di primavera . Gli è per ciò quindi che ho creduto meglio collocare quella se- conda specie sotto il genere sturnus ^ come parve ancor prima egregiamente al solo Scopoli , che dagli altri or- nitologi non venne in ciò secondato . 124 SULLA Turdus vtscìvorus. 55 pilaris. 55 miisicus. 55 ìliacus. 55 torquatus. 55 Naumanni. 55 merula. 55 saxatilis. CITTA DI NARONA Tordo maggiore. „ giiieproue , gazzaro. ,, cyaniis. Saxìcola oenanthe. j, stapazina. j, aurita. „ rubetra. Sylvia arundinacea. Getti cislicola. luscinia. philoniela. attricapilla. melanocephala. hortensis . cinerea, phoenicurus. riibecola. lippolais. trochilus. riifa. oUvetoriim, accentar montaneìhis, Motacilla alba. • jjiH boarula. 55 ■ fl'^'va. Anlhus aquaticus. 5, campestris. jj pratensis. comune , lualvizzo. del pino, dal collare, dalmatino. Merlo comune. Passero reale , codirosso de' monti. „ solitario. Culbianco comune. 5, a gola nera. Monachella. Stiaccino. Beccafico di palude grigio. Rosignolo di palude, Beccamoschino. Rosignolo comune. „ maggiore Capinera. „ nera. Beccafico cenerino. Sterpazzolina. Beccafico volgare. Pettirosso. Beccafico canapino. Regolo cinerino. „ comune. Beccafico degli ulivi. Motacilla montanella. Spazzacoda cutrettola cinerea. Boarina cutrettola. 5, di primavera. Allodola oscura. „ de' campi. Prispola comune. PI F. LAIVZA laS Anlhus riifoguìaris. Prispola a gola ruglne. „ arboreus. Prispolone. Regidus Jloricapillus. Regolo col ciuffo. „ modestiis. „ senza ciuffo, dalmati- no e volgarmente anche detto da taluni repipino. Que- sta nuova specie sembra indigena soltanto della Dalma- zia , ove r ebbe osservata pel primo 11 già nominato Sig. barone di Feldegg. E questo il più piccolo degli uccelli del nostro paese, e trovasi ordinariamente fra- mezzo a' boschi d' ulivi . Il colore della parte superiore del dorso è verde olivastro^ sopra la testa vi sono tre fascie gialle , di cui le due esterne , che scorrono so- pra gli occhi, sono di un colore più vivace*, la coda è leggiermente forcuta, bruna come le ali, ed ai lati gialliccia ^ sopra le ali veggonsi due strisele giallo-sbia- dile ^ le parti inferiori sono di un bianco verdognolo ^ il becco ed i piedi bruni. Troghdytes viilgaris. Reattino , re di macchia. Alauda calandra. Calandra. „ crisfata. Capellua. „ arvcnsts, Lodola comune. ,, arborea. „ de' prati. Parus major. Cinciallegra maggiore. „ coeriileus. „ piccola. „ caudatus. Codibugnolo. „ pcndnlinus. Fiaschettone. „ lugiibris. Cinciallegra dalmatlna. Quesl' è pure una delle specie più rare, indigena sola- mente della Dalmazia e della Grecia. Abita i luoghi al- pestri e boschivi , ove fa sentire sovente iu estate il suo flebile monotono canto. Emherizza melanoccphaìa. Ortolano dalla testa nera . „ hortulana. „ comune. ,, eia. „ mucialto. Loxia ciirvirostra. Becco in croce. Pyrrlmìa vulgaris. Cinfolotto. V V 3) 5) laG SULLA Frìngilla coccoihraustes. chloris. domestica. montana. coelebs. montifringilla. carduelis. cannabina. -mi 55 serìnus. " „ spìnus. Hìrundo rustica. - ; 55 urhica. iJ><-5, riparìa. Cypselùs alpìnus, ,, murarius. Capriniulgus europaeus. Cuculus canorus. .nJuwBtij it> o; CITTA DI N4R0:^A Frisone comuoe. Verdone. Passero nostrano. „ montano. Fringuello comune. „ montano. Cardellino. Fanello. Vergellino. Lucarino. Rondine domestica. j, cui bianco. 5, delle riviere. ,, di mare. Rondone comune nero. Succiacapre , tettavacca. Cuculo cinerino. Ficus marlius. „ vìridis. Pichio nero. ,, verde. ,5 minor. Yunx torqidlla. Sitta caesia, europaea. 5, saxatilis Naumeyeri. major. „ rosso maggiore. medius. 5, mezzano , variato a te- sta rossa. 5, minore a cui rosso. Torcicollo. Picchiotto muratore. ,5 sassirampa. ,5 sericea, „ dalmatino- Specie nuova indigena della Dalmazia, i cui caratteri principali sono: le parti superiori del corpo di un bel bru- no turchino vivace-, la fronte e le sopraciglia bianche^ le redini nere, le quali passano sopra le orecchie e si ri- curvano ai lati del collo^ le parti inferiori bianco-argen- tine^ le penne del sottocoda rosso-fosche con gli apici LANZA lenne laterali grigie^ P con una macchia bianca nel mezzo 127 della coda e bianchi '^ remiganti nere alla base l' apice grigio ^ becco e piedi nerastri. Certhia Jamiliaris. Picchio passerino. Tichodroma phoenicoptcra. „ murajolo ad ali rosse. Upupa epopus. Galletto di monte. Merops apiaster. Merope. Alcedo ispida. Piombino. \m\smo»\'> PlCCIOKl. Columha palumhus. 5, oenas. ,, tur tur. Colombaccio. Palombella. Tortora comune. Gallinacei. Perdix francoìinus. Francolino. Vive nelle più alte montagne boschive della Turchia limitrofa , ed è assai raro che s'introduca nel nostro paese. Perdix saxatilis. Coturnice. ,, cinerea. Pernice comune , starna. „ coturnix. Quaglia. Gìareola torcjuata. Rondone di mare. Cursori. Otis tarda. Otarda. Rarissime volte comparisce sol- tanto di passaggio a Narenta e durante i maggiori fred- di . Più facilmente s' incontra in inverno in alcune lo- calità boschive della Buccovizza nel contado di Zara , ove forse discende dalle alte montagne vicine della Croazia . Otis tetrax. Gallina pratajaola. kIjii» »;!!')?> »''•••«! 3 uss-jir SULLA CITTA DI KARONA G R A L L E. .;»» ostralegus. Calìdrls arenaria. Calidrìa, . r.iiVvxoO Simantopus melanopterus. Chiurlino a piedi lunghi san- guigni. Beccaccia di mare j ostricajo. Piviere dorato. Corriere piccolo. Pavoncella. Grìi comune. Airone cinerino comune. ?5 Charadrius auralus. 5, minor. J^ancUus cristatus. Grus cinerea. Ardea cinerea. „ purpurea. „ egretta. egrettoides. „ purpureo. 5, bianco grande piuma- to sul dorso, mezzano senza piume. Questa specie , ultimamente distinta , era stata con- iùsa sia' ora con -le. femmine e gì' individui giovani della precedente , di cui è anche meno rara. Airone bianco piccolo. Sifarza cinerina : è conosciu- ta dagl' indigeni sotto il nome di pupar. Sgarza ciulFetto , airone lio- nato piccolo con ciuEfo. Ardea garzella. jj nycticorax, Ardea raltoides. „ stellaris. .: „ minuta. Tarabuso. Aironcino minuto o piccolo Ciconia alba. gracco. Cicogna bianca comune. „ nigra. Plataka leucorodia. Ibis fulcihellus. Recurvìrostra Avocetta. Sifumenius aduata. „ nera. Spatola. Ibis 5 mugnatajo , chiurlo ca- stagno. Avocetto o becco storto. Chiurlo maggiore. ^■j phaeopus. „ piccolo. Numennts tenuìrostris. Tringa suharquata. „ variahìlìs. „ cinerea. „ minuta. Totanus Juscus. „ calidrls. slagnatills. „ ochropus. ,, gìarco/a. 5, ìiypoleucos. Limosa melanura. Scolopax rusticola. _- 55 galìinago. ■Di ,, gallinula. Rallus aquaticus. Gallinula creoc. „ chloropus. „ porznna. ^^ pUòillu. „ pyginaca. Fiilica atra. Podiceps crislatus. ,, auritus. DI F. LARZA 129 Chiurlottello , fischione ter-^ rajolo . Piovanello o chiurlino pancia rossa. j, bruno comune. „ maggiore. Chiurletto. Chiurlino , chiò-chiò. j, gambetta. 1 ,j albastrello piro-pi-' ro a gambe lun- ghe. - „ cui bianco. i j, minor. Colymbus glacialis. v 55 Pantana Plro-plro boscareccio. 1 piccolo. verderello. Pittima reale. Beccaccia. Beccanotto. Beccanella , o beccaccino mi- nore. Gallinella. Re di quaglie. Gallinetta di acqua. Voltolino. Gallinetta palustre piccola. „ pigmea. Folaga comune. Mangia pallini grande con ciuffo. jj j^ piccolo orec'ii' chiuto. „ ,j comune tuf- fetto. Colimbo grande forestiero dal collare. N. Ank. Se. Natur. Anno ^. Tom. 8. g l3o SULLA. CITTÀ DI NARONA Colymhus arcticus. Colimbo grande a gola vio- letta. Queste due bellissime specie di colimbi, impropria- mente presso di noi conosciute sotto il generico nome di smerghi , sebbene indigene puramente de' paesi più settentrionali dell' uno e dell' altro emisfero , sembra che in Dalmazia facciano alcune volte loro passaggio verso la primavera , Della prima io non ne vidi sin' ora però che un solo individuo, ch'era stato ucciso nel mese di febbrajo dell' anno scorso presso le foci del Narenta : della seconda poi n' ebbi tre individui , uno de' quali giovane , gli altri due adulti ed in perfetto abito d' amo- re^ e questi erano stati presi qualche anno addietro pure in febbrajo nel canale delle castella di Spalato , poco lungi dalla foce del fiume Salona. Pelecanus onocrotahis. Pellicano comune. „ crìspus^ Feldeg- „ dalmalino. gìi^ daìmatinus. La seconda di queste specie , di cui venne recente- mente arricchito il catalogo de' volatili mentr' era per lo innanzi sconosciuta e venia confusa con la specie tipo , fu rinvenuta a Narenta dal barone di Feldegg, di cui anche porta 11 nome . Differisce dalla prima pel colore bianco argentino di tutto il corpo •, per un lungo ciuffo di penne finissime sericee che pendono dalla nuca e da tutta la parte superiore e posleriore del collo ^ pegli oc- chi alquanto più piccoli con r iride gialla;^ il sacco sotto il becco eh' è di un rosso sanguigno più o meno viva- ce secondo la età^ le penne del petto alquanto giallic- cie , liscie , forti , elastiche , lunghe , rotondate nell' api- ce ^ la grandezza dell' individuo poi è rimarchevolmente maggiore della prima specie . Il prof. Gouid , direttore del museo di Londra , fu il primo che avesse pubblica- to una dettagliata descrizione di questo nuovo pelicano, nella magnifica sua opera ornitologica recentemente stam- patasi . Io potei avere 1' anno scorso undici individui di 01 F. LinZA questa specie, che nella primavera furono colti alle fo- ei del Narenta . Questo grande volatile comparisce ivi nel mese di marzo in branchi numerosi , che trovansi di mattina di buon' ora sui banchi di sabbia in riva al mare ed alle foci del Burae, ove riposano dopo la pe- scagione ch'essi fanno di notte. Verso le ore io o ii antimeridiane per solito ei riprendono lentamente il volo, innalzandosi spiralmente sino ad elevata altezza^ raggiun- ta che hanno la quale rimontando il fiume , dirigonsi verso la provincia turca limitrofa dell' Erzegovina , ove in alcune lande paludose stanziano e nidificano . Asse- riscono que' paesani che questo volatile vedesi proveni- re dalle parti della Puglia . Tale passaggio diminuisce col progredire della state ^ ma poi nuovamente si accre- sce in agosto, in cui però più frequentemente s'incon- tra il pelecanus onocrolalus. Carbo cormoranus, „ pxgmaeus. Sterna canescens. jìccolo. ì hirundo. 1J anglica aranea. r> ìeucopareja. n ìeucoptera. 5? nlgra. minuta. 1' \arus marinus. J5 argentatus. ti mdanocephaìus. Corvo marino. " . " . P' Rondinella di mare a becco nero con la punta gial- la e piedi rossi. Rondinella di mare a becco rosso con l' apice nero e piedi rossi. Rondinella di mare a becco e piedi neri. La medesima tutta di colore piombato. „ a becco nero e piedi rossi. „ tutta nera. „ minuta , molto più pic- cola delle precedenti. Cocale a schiena nera. „ marino pescatore. .. a testa nera. SULLA CITTA DI NARONA Larus ridibundus. Cocale a testa bruna. ,j cinereo maggiore, gabr „ mìnufus. Puffìnus cìnereus. Cignus musicus, Anser segetiim. Alias boschas. Berta ma biano. minore, iore. J5 ■acuta. 3? penelope, clypeata. quarquedula. 53 crecca. 33 35 55 53 nigra. fuligula. leucophthalmos. fusca. 33 35 35 33 35 55 53 55 53 Cigno selvatico. Oca selvaggia comune. Anitra selvaggia comune, maz- zorino. a coda lunga, fischione, mestolone. o sarsagna marzajola. o piccola sarsagna d'in- verno, nera coli' iride bruna, nera col ciuffo, tabaccata. nera coU'apice del bec- co giallo-aranciato', una macchia bianca dietro gli occhi e l' iride rossa. Smergo propriamente detto , Seghetone maggiore. serrator. Seghetone comune, li anifibj , il ranocchio ossia la rana comune ( rana esculenta ) vi è propagata all' infinito : ne abbon- dano gli stagni , le paludi e le rive del fiume . Essa giunge ivi ad una straordinaria grandezza , è saporita e costituisce un cibo gradito agli abitanti , ma però non troppo salubre, perchè aggravante le vie digerenti^ e ciò segnatamente per quelli che non sono indigeni del paese ^ migliori poi e meno nocive sono le ranocchie pescate nelle acque correnti . Tra le lucerle ho veduto a Narenta la Incerta vìridis^ che trovasi specialmente nelle regioni montuose boschive Mergus merganser. 33 Tra DI F. LAIVZA l33 di Plina • la /. salamandra che predilige i luoghi umidi boschivi ed i fossati^ e la /. agilis già come per tutta la Dalmazia. Dei serpi sonovl le seguenti specie : Coluher quatuorstriatus ^ in lingua slava liravosciaz , che giugne alla lunghezza di 5 piedi . C. natr'ix. Ne abbondano le acque del 6ume , degli stagni , e tutti i luoghi paludosi del Distretto . C. vivax. Questa specie non è troppo comune a Na- renta e rinviensi per solito d'appresso gli oliveti. C leopardinus. Incontrasi abbastanza frequentemente ne' luoghi montuosi . {sarà continuato) I Catalogo Metodico degli Uccelli Europei» ( Continuazione j vedi pag. 56. ) i]¥de:i: SUBCriiASiSlS I. IIVSESSOBES ORDO II. AGCIPITRES FamILIA a. VCLXURIDAE Suhfamilia 7. Fulturinael GENtS I . MeOPHKON , Savg. Pennoffrut, CuV. *i. N. PERCNOPTERus, Sovg. Fultur ptrenO' Calidior. Orbi» pterus, L. Gouid lab. 3. antiij. S. Gtps, Sttvff, *a. G. puLTcs, G. Graf, Vulturfuhm, Br. Enr. occ. BO.Afr. /^. leucocephalus , Meyer, GoulJ tab. i. Hai. rar. *3. G. TULGARis, Savg. /^. percnopCerus, Pali. Sardin. Enr. or f^, indicus, Savi. V. kolbi, Temai. Ropp> Afr. As. occ. Alias, tab. 32. aec Auct. 3. Aegtpius, Savg. *4* S,. ciKEREDs, Bp. Fultur cinereus., L. Enr. ra.or. Afrìc. Aegjfpius niger, Sayg. Gould tab. 2. Aj. DEL PR. BO.^ APARTE i35 4. YOLTUB, L. Ofojspt, Gr. *5. V. AtTHicoLAiiis, Dand. P^. aegyptius s. Graecia , AlVic. Oricou, Temm. t. col. 407. llalia accid. Subfamilia 9. Gypaetinae. 6. GyPAEICS, Ray- Phn», Savg. •6 G. BARBATus, Cuv. Z'. larbotus , L. Ph. Pyraen. Alp. Si- ossifraga, Savg. Gould t. 4- tir. SarJ. Pe- dern. a,, occidentalis, major obscurior. AIp.Eur.As. Afr. ^. orientalis, minor magis fulvus. Sard. Pyraen. o- ptima sp. di- stinctissimus a G. meridiona- U Afr. Familia 4' Falconidae. Subf. i3. Aquilinae. 6. AQtiLA, Briss. *>), a. rvL\k,Si\g.F.chrysaetosetfulvus, L. Eorop. nnifers. A. nohilis, Pali. Gould. tab. 6. A$. ». Am. •8. A. HELiACA, Savg. F. Imperialis, Bechst. Eur. m. Afr. j4. chrysaetos, Leisl. Gould, tab. 5. *g. A. NAETiA, Br. F. naevius et maculatus, Eur. or. Sibir. Gm., A. clanga. Pali. Gould tab. 8. acc. Ital. •10. A. BOiTBLLii, Bp. F. boneUi, Temm. GoulJ Sard. Gallia m. tab. 7. Afr. 5. A». II. A. PENNATA, Cuv. F. pennatus, Gmel. Eur. m. ad or. Gould tab. Africa. [36 UCCELLI EUROPEI 7. Haliaexus, Savg. *i2. H. ALBiciLLA, Sai^g. Falco albicilla et os- Eur. uniy. As. s. sìfragus , Gm. Gould t. io. i3. H. LEUcoCEPHALus, Savg. Falco leucoce- Am. s. Norvegia, phalus, L. Gould t. ii. qualenus var. 12. prò am. avi non habeatur. 14. H. leucortphA, K. et Bl. Aquila leuco- Eur. or. As. occ. rjphay Fall. ad mare Gasp. 8. Pandion, Savg. *i5. P. HALIAETUS, Cuv. Falco haliaetus, L. Tot. antiq. orb. P. Jluviatilis , Savg. Gould t. 12. 9. CiRCAETcs, Tieill, *i6. C. GALLiCDs, Fielll. Falco gallicus, Gm. Eur. m. et med. Ay. brachidactyla , May. et W. Gould t. i3. 17. C. HYPOLEucos, J£. et Bl. j4ccipiter hy- Junior praece- poleucoSf Pali. denlis ? Suhfamilia i^. Buteoninae' IO. BCTAETES, LesS. Anhiluteo, Brehm. *i8. B. lAGoptis, £p. Falco lagopns, L. Bu- Eur. univ. As. s. teo lagopns, K. et Bl. Gould t. i5. Afr. acc. Ital. II. BcTEO, Bechsl. *19 B. TULGARis, Bechst. F.buteo, L. B. mu- Eur. univ. As. tans et fasciatus , Vieill. B. pojana , occ. Afr. Savi, Gould t. 14. DEL va. BONAPARTE l3n 12. Pernis, Cuv. *20. P. APivoBns, Cm: Falco apivorus, L. Eur. univ. As. ^cc. lacertarius, Pali. Gould t. i6. occ.llal. migr. Suhfamilia i5. Milvinae. ■ ' 13. MiLvus, Beehst. *2i. M. NiGEH, Br. F. ater et aegyptius, Gm. Eur. or. Sib. As. j4cc. mihus , Pali. GoulJ t. 29. centr. Afr. *22 M. REGALis, Br. Falco milms, L. Mil- Eur. med. etm. nis ictinus , Savg. Gould t. 28. 14. Nacclerus, Vig. 23. N. FCRCATos, Fig. Falco furcatuSy L. America s. accid- Gould t. 3o. Anglia. 15. ElANI'S, Leach, Elamides, Vieill. 24. E. MELANOPTERDs , Leach, Falco melano- Afr. acc. Eur. e. pterus, Daod. Gould t. 3i. Suhfamilia 16. Falconinae. 16. Falco , L. a, Hierofalco , Cut. 25. F. GYRFALCo, L. Falco islandicus , Br. Russia s Scand. Hancock , Gould t. 19. Scoi., Island. 26. F. CANDicANs, Gm. F. groenlandicus, Han. GroenI.,Sibiria. ^ b. Falco, Cut. Shyneodm, Nitzscb. 27. F. LANARius, L. Lanarius, Gesn. F. la- Eur. m. ad or. niarius , Pali. Gould l. 20. As. occ. *28. F. pp.REGRiNus, L. F. peregrinus , Br. Eur. nniT. As. Gould t. 21. A£r« l38 CCCELLI EUROPEI c. Lit Ilo falco , Bp. •29. F. AESAtoN, Giti. F. lii/iqfalco, Gm. Eur. unir. A». F. regulus. Pali. Gould t. 24. Afr. d. Dendrofalco, Br. Bypotrionhit , Boi». *3o. F. suBBUTEo, L. Gould t. 22. Tot. orb. aniiq. 3i. F. coNcoLoa, Temm. F. ardoslaceusl Africus s. acc. Vieill. Gould tab. 25. Eur. tn. *3a. F. ELEON011A.E, Gene, Bp. Icon. I. t. i.At. Sardinia, Afrie. As. occ. e. JSrythropus^ Brebm. Panm/chùtet, Kaup. . •33. F. VESPEKTiKus, L. F. rufipes, Besecke. Eur. orient. m. Gould t. 23. As. occ. 17. TlNNONCDLCS , Bf. Cnt\nn» , Boi*. *34. T. CF.NCHRIS , Bp. F. tinnunculoides. Nati. Eur. m. Afr. F. cenchris, Naum. Gould t. 27. *35. T. ALAuDABiDs, Br. F. tinnunculus , L. Eur. univ. A». Cerchn. tinnunculus, Boie, Gould t. 26. Afr. Suhfamilia 17. Accipitrinae. 18. ACCIPITER, Ray. Spani»», TieilU *36. A. Hisns, Pali. Falco nisus, L. jÌcc. Eur. uni?. A». J'ringillarius, Ray. Gould. t. 18. Afr. 19. ASTCR , Bechst. Bcudalion, Savg. •37. A. PALUMBARius, Gm. F. palumòarìus, h. Ear. univ. As. ». Gould. t. 17. Suhfamilia t8. Circinae. 20. GiRCDS, Br. a. Circus, Bechst. •38. C. A.ziiV6n?; 32. SiRlX, L. *56. S. FLAMoiEA, L. Gouid t. 36. Eur. As. ORDO lU. PASSERES 0ectt0 T, 3lmhilat0rfs Familia 6. Caprimoj,gìdae., i ..v , Suhfamvlia 24. Caprimulginae. 33. Catrimclgiis ,L; ♦57. C. EtinoPAEDs, L. e. punctatus, Meyer. Eur. et As. s. ex Ilirundo capriinulgus, Pali. Gould. t. 5i. Afr. aest. luigr. 58. C. BUFicoLLis, Temm. Gould t. 52. Hisp. m. ex Afr. Suhfamilia 25. Scotornitliinae. 3i. SCOIORNIS , Sw. Sg. S. CLiMACURus, S>^^' . e. longìcaitda , S\t<^\i. Afr. acc. Gallia C. c///«ac/ew, Vici 11. Gali. t. laa. merid. l4a UCCELLI EUBOFEI Familia 7. Ctpselidae. Suhfamilia 26. Cypselinae. 35. Cypselcs , III. if^u, Scop. *6o. C. APns, III. Hlrundo opus, L. Micropus Ear. Sibir. m. murarius , Mey. Gouid t. 53. f. r. *6i. C. MELBA, 111. H. melba , Gm. H. alpina, Europ. m. Àfric. Scop. GouId t. 53. f. 2. As. occ. FamILIA 8. HiRUNDINIDAE. Suhfamilia 27. Hirundininae. 36. Chelipon, fioie. *62. C. iTRBiCA, £oie. H. urhica, L. £F. la- Europa As. (. gopoda, Fall. Gould t. Bj. Africa s. 37. COXYLE, Boie. SMà, Lai. *63. C. HiPARiA, Boie, H. riparia, L. G. t. 58. Ear. nniy. As. s. *64. C. RUPESTRis, Boie, H. rupestris et mon- Eur. m. As. occ. tana, Gm. Gould t. 56. Afr. s. 38. HiRUNDO, L. Cnropù, Soit. *65. H. ALPESTRis, Pali. ff. capensis, Gm, IT. As. or. Afr. acc. daurica, S&y . H. rufula , Temm. G t. 55. Eur. ni. 66. H. BoissoHEAu, Temm. Hispan. Graecia Afr. s. •67. H. ansTiCA, L. H. domestica Pali. G. t. 54. Eur. As. Afr. Oc DEL PR. BORA? ARTE l^Z FamILIA g. CORACIADIDAE. Suhfamilia 28. Oriolinae, 39. Oriolds, L. *68. O. GALBULA, L. Coractas galb. Br. G. t. jt. Enr. As. Afr. «. Suhfamilia 29. Coraciadinae. 40. CORACIAS , L. '69. C. OAKauLA , L. Gouid t. 60. Europ. As. occ. Afr. Familu 12. Alcedinidae. Subfamilia 35. Alcedininae. 41. CerTLE, Boie. /«;'tda, Su. *50. e. ECDis , Boie. Alcedo rudis^ L. G. t. 62. As. Afr. Eur. or. 42. Alcedo, L. iitpida, Àwt. *7i. A. ISPIDA, L. Gould t. Gì. Eur. As. Afr. s. k^ Familia i3. Meropidae. Subfamilia 35. Meropinae, 43. MeROPS, L. Apiatter, Br. •72. M. APiASTEB, L. GouId t. 59. Eur. m. Afr. s. *'jZ. M. AEGTPTius, Forskh. nec Licht. iV. ;jer- As. Afr. occ. sica. Pali. IH. superciliosus , Lalh. IH, Eur. m. jaw"g«/,LevailI. Bp Icon. I. At. t. 2. i^^ UCCELLI EUROPEI Familia 1 4. Upupidae, Suhfamilia Sy. Upupinae, 44. Upupa, L. *74' U. EPop», L. Gould t. 238. Eur. Ks. Afr. e. Familia 20. Mendridae. ,. Suhfamilia 5o. Troglodjtinae. 45. TrOGLODTIES, Yieill. Anorthura, Renn. *j5. T. EUROPAEPs, Cuv. Motacilla troglody- Europ. univers. tes, L. Tr. regulas, Mey. Gould t. t3o. A», occ. Familia 2 1. Certhidae. .!<• •JllL'I i. . Suhfamilia 5i. Certhinae, 46. Certhia , L. *76. C. FAMiLiABis, L. e. scandalosa, Pali. Eur. unir. As. s. GoulJ t. 237. Suhfamilia 52. Tichodrominae. . , . , , 47. TlCHODROMA , 111. Petrodroma, rieill. .?'iu -II. *77. T. MURARIA, 111. Certhia muraria, L. Eur. m. As. occ. 2*. phaenicoptera, Temm. Gould t, 239. DEL PB. EOCIAPiBTB 145 Suhfamilia 56. Sitlinae. 48. SiTTA , L, *j8. S. STBiiCA, Ehrenb. S. rupestris, Cantr. Ai. occ. Eur. m S. rtijescenf, S. neumayeri, Michab. iS. ad or. • saxatilis , Schinz , Gould t. 235. *jg. S. EOROPAEA, L- S, cassia, Wolf el Mey. Eur. univert. GouIJ t. 234- 80. S. URALBNsis, Licht. S. eur. var. sibirica, As. s. accid, Eu- Pall, S. sericea , S. asiatica , Tetnn». popa or. G t. «36. FiMILlA 22. ParIDÀE, Suhfamilia 67. Parinae. 49, LoPHOPHAMES, Eaup. 6(. L. BtcoLoH, Bp. Parus bicoìor, L. Goald I. i5a. *83. L. CRisTAxns, Kaup. Parus cristalus, L. Gould t, i56. Ara.s.acc. Scan- diti, nisi tan- tum Groenl. Eur. s. et ecc. acc. ni. et or. 60. Parus, L. •83. P. CTAsni, Pali. Gould t. i53. *84. P. CAERULEus ; L. Cyanistes caentlea , Raup. Gould t. i54. *85. P. MAJOR, L. Parus Jringillago y Pali. Gould t. i5o. *8G P. ATER, L. Parus earbonarius , Pali. Gould t. i55. f. I. N. An». Se. Natur. Anno 4- Tom. 8. As.s.hyem.Eur. bor. ad or, Eur univ.As.s. et or. Eur. univ. As. s. med, et or. Eur. As, etiam l46 CCCELLI EUROVEI •Sj. P. PAL0STRIS, L. Paec//e palustris , Kaup. Eur. et As. i. Gould t. i55. f. 2. *88. P. siBiRiCDs, Gra. P. lugubris , Zetlerst. A« •*. et Eur. or. Gould t. i5i. f> I. 2« etiam m. 51. MECISTURA, Leach. OriUl, MoeSr, 89. M. CAUDATA, Leach. P. caudatus, L La- Eur. m. As. 1. nius biarmicm, L. Fn. S. Gould t. iBj. et ori 62. PaNTIRUS, Koch, Calamofhilìit , Liath, *Q0, P. BiARMicus, Koch, P biarmicus, L. Europ. univers, P. harbatus, Br. Gould t. i58. As. «.et or. 53. ìEgITHALUS, Vig. Panida, Koch, *9i. M. PENDCLiNDs, Vig. P. pendulinus, L. Enr. mei cerilr. Gould t. iSg. As. occ. Familu 24. Aladdidae. Suhfamilia 62. ^laudinas, 54. MeLANOCORYPHA, Boie, landra, Sykei. 92. M- TATAHiCA, Boie. j4l. tatarica. Fall. Eur. m. or. et Tanagra sibirica, Spìrrm. Saxilauda tar- As. finit. tarica, Less. Gould t. 161. *gZ. M. CALANDRA, Boie. ^l> calandra, L. Eur m.As.occ* Londra calandra, Sykes. Gould t. 162. Afr. s. 55. OlOCORIS , Bp. Phylamnui , G. Gr. *94' O. ALPESTRis, L. ^l. alpestris, L. ^l. Eur. et As. ber. nivalis, Pali. Gould. t. 164. acc Italia. 95 O. SCRIBA, Bp. P/tìleremos scriba, Gonld As. m Eur. m, Proceed. Zool. Soc. ad or. DEL FR. BOrtAPiRTB l'^J SS. Calandrella, Kaup. 96. C LEucoPTERA, Bp. A. len-coptera , Pali. Eur. or. A», s. A . sihirica ? Gm. et occ. •97. C ARENARtA, Bp. A. calandrella, Bon. Eur. m. et Ai. A, arenaria ,\ieì\l A. pispoletta. Pali. occ. j4 ■ hracltidactyla , Leisl. Gould t. i63. j4l. ioUfi, Temm. est monstr. 57. Alauda, L. *98. A. CANTARELLA, Bp. Italia. •93. A. ARTENsis, L. jé.caelipeta, Pali. G. t. 166. Eur. As. Afr. •. 58. GaLERIBA, Boie. Lululla, Kaup. *ioo G. ARBOREA, Boie Jolanda arhorea, L. Eur. As. occ. A. nemoraìis , Gm. Gould t. ifì^. *ioi. G. CRisTATA, Boie Alauda cristata, h, Eur. med. et m. A. galerita, Pali Gould t. i65. As. Afr. s. 102. G. isABRLMNA, Bp, A. deserti? Licht. Graecia, As. occ. A. isabellina, Temm, pi. col. 224. f- 2. Afr. or. 59. CerTHILACD.A, Sw. Àlaemon, K. et B(. CorydalU , Temm. *io3. C. DUPONTI, Sw. A. duponti , Vieiil. As- occ. Afr. f. Fn Fr t. 36. f. 2.R0UX 0/rt. /Vof. 186. Eur. m. *io4 C. DESERTORDM , Bp. A- dcsert. Stani. Afr. s. Arcipel. A. bifusciata, Licht. G. t 168. acc. Sic. Hisp. Gali. ra. x48 CCCELLI EUROPEI FaMIUA 2 5. MoTACILLIDAE, Suhfamilia 63. Anthinae, 60. CORTDALLA, Vig. *io5. e. EiCHiRDi, Vig. Anthus rhhardi, Vieill. Ear. m. et occ, A. rupestrìs, Mén. nec Auct- G. t. i35. As. occ Afr. 61. Anthus, Becbst. a. Agrodroma, Sw. *io6. A. CAMPESTRI», Mey. Alauda campestris, Eur. pr. or. A». Bechst. A. rufescens, Temm. G. t. 187. occ. Afr. ad or. b. Anthus, Kaup. Spipola, Leach. *iOj- A. spiifOLETTA, Bp. A- aquaticuf , Bechst. Eur- m. et cenir. Alau. spinoletta, L. Buff. pi. enl. 661. f. 2. As. occ. 108. A. OBscDRDs, K. et Bl. Al. ob scura , Eur. s, Penn. A. petrosus , Anglor. A. rupe~ stris, Nilss. A. liltoralit , Br. A. aquuf ticus. Gould t. i38. e. Leimoniptera , Kaup. 'log. A. CERViitns , K. et Bl. Mot. cervina, Eor. or. A», t. Pali. A. pratensis, Eversai. A. cedili, Afr. occ. Aud. A. rufogularis, Brehm. G. t. i4o. no. A. PRATENSIS, Becljst. Al. pratensis, L. Eur. tota pola- Gould t. i36. rem usque. d. Pipastes , Kaup. *iii. A- ARBOHE0S, Bechst. Motacilla spipola, Eur. As. Afr. s. Pali. Al. turdinact Scop. G. t. iSg, DEL FR. BOI^APAHTE «49 Suhfamilia 6^. Motacillinae. 62. BcDTTES, Cut. •iia B. PLATA, Cuv. Mot. flava et boarula, L. Eur. As. Afr. $. M. flava , Gesn. M- flaveola , Pali. ]U- neglecta y Gouid t. 146- •ii3- B. ciNEBEOCAPiLLA, Bp: M.flavayzT. R. Eur. m. As- Afr. et Bl. M. cinereoc. Sayi. Bp. Icon. I. *n4. B. MELANocEPHALA, Licht. IH- flava Tar. Eur. m. As- Afr. R. et BI. M- melari. Savi. Bp. Icon. *ii5. B. CAMPEsTRis, Bp. Mot. flava, 'R.a-j. M. As. s. et Eur. or. flaveola, Temm. nec Pali. Budytes rayi, aest. Ins. Brit. Gould t. 145, *n6. B- ciTREOLA, Bp. M. citreola, hinc ci- As. s. Rossia or. trinella. Pali. Gould t. i44- Europ. reliq. accid. 63. MOTACILLA , L. a. Calobates, Raup. nec Aact. *n'j.M. snLPHnREA , Bechst. Mot. boarula, Eur. m. el cenlr. Penn. nec. L. M. melanope. Pali. G. Ins- Brit. Afr. t. 147. As. e. Oc? h. Motacilla, Cur. *ii8. M. ALBA, L. Mot. albeola. Pali. Gould Eur. univ. As. t 143. Afr. occ. *ii9. M. TARRELLi, Gould M. alba, Tar. Reys. Eur. s. pr. Ins. et BI. Gould t. i4i. Brit. acc. It. •120. M. LuGUBRis, Temm. Mot. albeola, var. Afr. or. acc. Eu- Pall- Gould t. 142. rop. m. {sarà continuato) ,j Sul fenomeno morboso del vomito osservato in una giumenta. Brano di Lettera diretta, da Barberino al Prof. Alessandriki in data delli 21 Luglio p. p. dal Veterinario Sig. Okoeio Da Barbekiko. „ Or sono scorse alcune settimane che fui chiamato a soccorrere una Somara, la quale , da circa otto gior- ni , presentava il singolare fenomeno di vomititre tutto quanto assumeva di cibi e bevanda j essendo il vomito sempre preceduto da urti di tosse non forte. Durando, come si è detto, da non breve spazio di tempo la ma- lattia, era l'animale ridotto a tale stato di sfinitezza da far conoscere chiaramente che poteva rimanere in vita an- che per brevisimo spazio di tempo, e che 1' arte medi- ca in quell' estrema agonia non avrebbe potuto presta- re verun utile soccorso . Il possessore dell'animale ave- va , qualche tempo prima , ricercato per esso l' assi- stenza di alcuni maniscalchi che si erano limitali ad or- dinare il rimedio solito ad applicarsi indistintamente m tutti i casi di malattie del bestiame, un setone sullo sterno, prescrivendo ancora di fare deglutire forzata- mente il cibo e la bevanda , abbenchè sapessero di già che pochi istanti dopo verrebbe restituita per vomito . Giudicando adunque irremediabile il caso fui sollecito soltanto d' indagare le cause che potevano aver prodot- to un tale fenomeno , ed il modo col quale si era da prima presentato, onde formarmi un' idea dell' alterazio- ne che poteva essere avvenuta o nello stomaco o nel- 1 esofago capace di produrre 11 vomito, fenomeno tanto raro io questo genere d' animali , sicuro di potere poi ARTICOLO DI VETERJIVARIA 1 5 I iti breve mediante la sezione del cadavere o confermare o distruggere le mie conghietture . Dodici giorni fa , mi disse il padrone della bestia , partorì felicemente in modo che ventiquattro ore dopo fu mandata secondo il solito al pascolo : trascorsi però appena due giorni si vide per la prima volta che, trat- to tratto improvvisamente cessava dall' addentare le er- be , era presa da urli di tosse poco profonda e subito dopo emetteva per vomito porzioni di cibo inalterato . Manifestatosi un tale fenomeno cessò naturalmente quasi del tutto dal mangiare, ma, come si è detto, facendo- glielo deglutire forzatamente lo restituiva subito senza che fosse giammai mescolato a succhi e sostanze che mostrassero d' avere soggiornato , anche per breve tem- po , nello stomaco . Accaduta come si era predetto la morte dell'animale, ne eseguii con sollecitudine la se- zione del cadavere, rimanendo sempre in me il dubbio, che in così breve spazio di tempo si fosse potuta for- mare una insaccatura nell' esofago o qualche vizio di stomaco, come vien detto avvenire il più delle volte in somiglianti casi ^ né potendo spiegare il sintomo co- stante della tosse che precedeva il vomito se non col supporre anche offeso il diafragma, od il polmone, del che se ne era potuto ricavare qualche indizio dal mo- do di respirare dell' inferma , dalla qualità del suo pol- so , e forse delle prove anche più dirette si sarebbero potute accumulare visitando l' inferma innanzicchè fosse ridotta agli estremi del viver suo . Aperto prima di tutto l' addome , i visceri di questa cavila, compreso lo stomaco, furono trovati nello slato normale , tuttavia era il detto organo meno volumino- so di quello suole apparire naturalmente anche vuoto che sia di cibi , dei quali infatti non sì rinvenne in esso la più piccola porzione . La causa adunque della ma- lallia e della morte con molto maggiore probabilità suppor si doveva , e come si era dubitato vivendo an- 102 ARTICOLO DI VETERmAEIA cera l' animale , nei visceri del petto . II polmone infaUì mostrava evidenti gli indizi della sofferta flogosi , passato essendo il suo tessuto in parte a quel grado di altera- zione denominata dal Laennec affogamento di Bayle ^ in parte alla vera epatizzazione ^ superficialmente poi il viscere stesso presentava in molli punti quel trassuda- men o fibrinoso che tanto facilmente degenera nelle pseuuo-merabrane , che insieme saldano le pleure pol- monare e costale allorché il processo infiammatorio in- veste le nominate sierose . Cercando infine d' assicurarmi dello slato della regio- ne toracica dell' esofago lo trovai pieno di cibo, legger- mente allargato fio presso il suo passaggio attraverso del diafragma , le carni del quale , rigide ancora e in- durite , comprimevano il tubo in j^uisa da obliterarne quasi del tutto il lume, mostrandosi l'interna sua mem- brana tutta longitudinalmente ripiegata , ed il canale ri- dotto appena al diametro di quello di un' ordinaria pen- na da scrivere . Il fatto anatomico adunque pare confermi il so- spetto emesso innanzicchè avvenisse la morte dell' ani- male, che cioè l'infiammazione del polmone e delle pleu- re , diffusa al diafragma , sia stata la vera causa della spasmodica contrazione dei grossi fasci muscolosi circon- danti 1' esofago , in virtù della quale , fortemente com- presso il canale, era tolta al cibo la facoltà di progre- dire verso lo stomaco. Che se fino dal primo irrompere del male si fosse potuto soccorrere l' infermo cogli op- portuni salassi e con metodo deprimente energico , di- rigendo allo stomaco , piuttostochè dei cibi densi e ri- scaldanti , delle bevande diluenti e rinfrescative , il vo- mito sarebbe facilmente cessato , o per meglio dire no» si sarebbbe probabilmente manifestato . ^^S:3•S:3^'^::^5^:3'22Si NUOVI LIBRI Matteccci DoTt. Carlo — Lezioni di Fisica date nell' Imperiale e heale Universila di Pisa. Tomo III. Pisa Tip. Nistri 1842. di pag. 339. con tre tav. in foglio incise in rame. Questo terzo tomo dà compimento all' interessantissima Opera del ce- lebre Professore, la cjUale, abbenchè redalla in così breve spazio di tempo , avendo noi annunziato la pubblicazione dei due primi tomi nei quaderni di maggio ed agosto di questi Annali dell'anno p. p., racchiu- de tuUoció che di più importante si è detto e fatto fln qui nella Scien- za più vasta , più interessante e più estesamente coltivata Ira tutte quelle che costituiscono l'umano sapore. Onde aver si possa sufficiente cogni- zione della qualità ed importanza degli argomenti lattati dall' Autore nelle veni' otto Lezioni comprese in questo tomo ci limiteremo, come praticossi anche per gli altri volumi , a trascrivere i titoli o l' indice delle singole Lezioni. Lezione G9. Del calore — Strumenti misuratori della temperatura — Pile termo-elettriche e termo-moltiplicatore. L. 70. lì. Dilatazione asso- luta del mercurio — Leggi generali della dilatazione de' liquidi e de' solidi — Pendoli compensatori — ' Termometro di Breguet — Dilatazio- ne dei gas — Termometro e Pirometro a gas — Movimenti nell'.iria prodotti dal riscaldamento. L. 72. Passaggio dei corpi dallo slato solido al liquido , ed all' aeriforme — Ebullizione — Ghiaccio artificiale nel vuoto. L. 73. Formazione, e fenomeni prodotti dai vapori — Differenza fra i vapori ed i gas. L. 74 e 75. Miscuglio dei vapori coi gas — E»a- poraziouo — Pentola di Papin — Macchine e riscaldamento a \apore l54 ANNCNZl DI RUOVI LIBRI L. 76. Calorico specifico — i.eggi e metodi di misura del medesimo. L. 77 al 80. Calorico raggiante — strumenti per la misura di esso — Leg- gi di sua emissione e trasmissione — Dialermaneità — Termo-croologia — Equilibrio mobile di Pi-evost — Raffreddamento dei corpi. L. 81. Della comunicazione del calore nei corpi solidi. L. 82. Sorgenti calori- fiche — Calore animale. L. 83. Calore solare — Calore degli spazi pla- netarj — Calore della terra e sue modificazioni. L. 84 e 85. (Condensa- zione del vapor acqueo dell' atmosfera e fenomeni relativi — Variazioni nella pressione atmosferica — Venti — Trombe. L. 86 al 96: In queste undici ultime Lezioni è compreso tutto l'importantissimo Trattato della luce dove parla ancora estesamente della visione e dà una breve descri- zione dell' occhio umano notando le differenze che l' anatomia compa- rata dimostra in alcune parli costituenti quest'organo, cioè la lente cri- stallina, la cornea lucida e la coroide. Notizie interessanti. 1 Congresso Scientifico di Francia. — Decima sessione, che si apre a Strasburgo li 23 del prossimo Settembre e che durerà dai dieci ai quindici giorni. Tutti quelli che s'interessano, dice il Programma , delle Scienze, delle Lettere e delle Arti , e più specialmente Coloro che di già assi- stettero ai Congressi Scientilici delle precedenti Sessioni, sono invitati ad associarsi ai lavori anche dì questa decima Adunanza. Le Accademie poi , e le dotte Società di Francia sono pregale a voler comunicare al Congresso la Slalistica dei loro lavori facendosi rappresentare nel mede- simo da uno o più de' suoi membri. I Lavori del Congresso saranno ripartiti nelle otto seguenti sezioni. 1. Storia Naturale. 2. Scienze Fisiche e Matematiche. 3. Scienze Mediche. 4. Agricoltura , Commercio , Industria , Statistica , Scienze eco- nomiche. 5. Archeologia, Filologia, Storia. 6. Filosofia, Educazione, Morale, Legislazione. 7. Letteratura francese, e Letteratura straniera. 8. Belle Arti, Architettura, Storia dell'Arte. Segue l'esposizione delle discipline da praticarsi nelle sedute, el' enu- merazione dei Soggetti destinali alle cariche di Segretario generale. Se- gretari aggiunti, Segretari di Sezione, di Membro del Cernitalo di Ri- cevimenlo e della Commissione centrale ec. ec. proponendosi inline una lunghissima serie di temi o quistioni da trattarsi nelle singole sezioni, A^.llInZl DI NlX)Yl LIBRI I 55 e che liiU' insieme ascendono al vistoso nuoiero di 24C. Trascriveremo ad esempio quelli sollanlo che appartengono alla Sezione di Storia Na- turale divisa nelle sottosezioni di I- Zoologia — li. Botanica — 111. Mi- neralogia e Geologia. 1. ZooLOGi.\. 1. Della natura e delle funzioni delle glandole di Pejcr nell' uomo. 0 negli animali. 2. Ricercare nella storia dello sviluppo dei denti quali polrel>bero essere gli usi dei canali dentarii scoperti dai Signori lldzius e J'ur- kinje ■ 3. Stabilire i limiti del regno animale e del regno vegetabile , e far conoscere se esistano, come si è preteso degli organismi intermedii. 4. I filiti dei quali è attualmente in possesso la Scienza confermano abbastanza la proposizione tanto controversa dell'unità della specie umana ? 5. Dare il loro giusto valore ai princìpi sui quali si fondano presen- temente i princiiiali sistemi di classilìcazioue del regno animale proposti dai moderni zoologi. 6. É egli necessario ridonare alla classe degli annelidi il nome di l'ermi addottalo dal Linneo riportando alla medesima altri animali ver- miformi, per esempio gli Entozoarii? Ovvero gioverà meglio conserva- re la detta classe come fu proposta dal Cuvier? 7. Preparare i materiali di una Fauna della vallata del Reno pre- sentando al Congresso la Lsla delle diverse produzioni appartenenti al regno animale raccolte in una qualunque circoscrizione di essa vallata. 6. Le penne degli uccelli possono esse servir di base ad una classi- licaziohe ornitologica? 9. Entomologia. Quali sarebbero i mezzi di sempliOcare e regola- rizzare la Sinonimia? 10. Tratiare il piano d'una distribuzione gcograGca, botanica e geo- logica degli insetti. il. BoxAMCA. I. Qaal è il modo di formazione delle cellule, o quale l'uso cui serve la sostanza intercellulare nella loro formazione? 2. Quale è l'origine del carbone nelle piante? Esame delle dottrine del Signor Ltebig comparativamente a quelle dei Signori Meyen e Mi- Ischerlick- i 3. Gli ovuli sono una produzione laterale (appendicolare) o del- l' asse? 4. Qual ò la significazione del frutto nei muschi? Può esso essere ronsiderato come un verticillo saldato? Come si dorrebbe allora impie- gare il numero 33 che si ripete nei denti, e la formazione delle sporu- le nelle cellule madri? i. Delcrniinare la natura flsiologica e chimica del contenuto nclio AnlcriJie otricoli spcrmalofori). l56 NOTIZIE INTERESSANTI «. Qiial è il valore morfologico della scaglia nelle Conifere. 7. Esistono piante esclusivamente proprie di certe costitazioni geo- logiche, e quali sono? 8. Come si deve costruire il fiore delle Crucifere? 9. I progressi che la botanica sistematica ha fatto da 25 anni in poi^ e i limili diversi entro i quali sonosi circoscritte le famiglie confermano, o combattono la teoria dei rapporti esistenti Ira le forme e le proprietà delle piante? 10. Le Agame indicate col nome di Entofiti meritano esse un tal nome ? Quali cause le propagano ? Si possono far nascere a piacere ? I loro germi circolano nella pianta per dirigersi alla periferia? Le radi- chetle le trascinano nel torrente della circolazione dopo averle ricevu- te coli' acqua che aspirano dalla terra ? IIL Mineralogia e Geologia. I. Qual è 1' origine dei depositi er- ratici e diluviani che si estendono sopra una parte del Globo? Vantag- gi e difiicoltà che presenta la teoria delle ghiacciaje come è stata recen- temente immaginata. 2. Le molte varietà di depositi metalliferi possono essere raccolte in un piccolo numero di gruppi naturali dei quali si propone di precisare i caratteri distintivi, e le analogie. 3. Delineare i traiti generali della struttura geognostica della cate- na de Vosgi; precisare mediante osservazioni le principali fasi della for- mazione di questa catena. Analogie e differenze che esìslooo tra queste montagne e la foresta Nera. 4. Classificare le diverse rocce plutoniche che entrano nella compo- sizione della catena de Yosgi , basandosi sui loro caratteri mineralogici e geognostici. 6. Quali sono i caratteri chimici e geognostici delle rocce conosciu- te sotto il nome di porfido feldispalico ? 6. Presentare delle monografie delle diverse regioni del baecino del Reno , e particolarmente della Minette del Sig. VoUz e del Loess. 7. Qual è il modo di formazione e di riproduzione della torba , e da che deriva l' influenza degli Sphagum nella produzione di questo feno- meno? 8. Per qual ragione il salgemma è costantemente accompagnato dal solfalo calcico anidro , o idrato. 9. La produzione dei combustibili minerali si deve attribuire d dell» formazioni analoghe alla torba, o non piuttosto a dei depositi legnosi? L' intero Programma , che riempie due fogli in quarto di minutissi- ma stampa , è firmato dal Sig. G. Pn. Heppe Segretario generale del Con- gresso, Professore nella facoltà Legale di Strasburgo, e fu pubblicato in essa città li G aprile del corrente anno- PROcnAMMà iSy Regno Lombardo-Veneto — Imperiale Begio Istituto di Scien- ze Lettere ed Arti Piacque all'Eccelso I. R. Governo di accogliere ed approvare la proposizione del Signor Ingegnere Carlo Paganini , direttore dell' I. R. Scuola Tecnica, membro efTetlivo dell'I. R. Governo nella ricorrenza dei premj d' industria , perchè fosse aggiudicata dallo stesso I. R. Isti- tuto alla migliore Memoria che avesse adequatamente soddisfatto al se- guente quesito. Torna desiderabile che venga ad erigersi nella provincia di Milano da una pia associazione una Casa di rieoyero pei poveri contadini afletti da mali cronici; e ritenutosi che siflalto ricovero sia capace di 100, 200 O 300 individui da stabilirsi in paese già provveduto di medico-chirurgo 9 di farmacia; il concorrente dovrà presentare. 1. Un ragionato prospetto delle spese occorrevoli nei tre soprad- detti distinti casi pel primo impianto di detta Casa, pel manteni- tnento dei ricoverati, i quali vi debbono essere provveduti in ogni vero loro bisogno , e per gli onorari ai diversi impiegati , contempla/- ta anche l'assistenza spirituale. 2. Un piano disciplinare e amministrativo che discenda a tutti i particolari pel buon ordine della Casa. Sono ammessi al concorso tutti i dotti del Regno Lombardo- Veneto , eccettuati i Membri effettivi del- l'L R. Istituto. Le Memorie saranno scritte in italiano, e dovranno essere rimessa franche di porto, entro lutto l'anno 1842, alla Segreteria dell'I. R. Istituto residente in Milano nell'I. R. Palazzo delle Scienze ed Arti di Brera , e giusta le norme accademiche saranno contraddistinte da un'e- pigrafe ripetuta su di una scheda suggellala che contenga il nome, co- gnome e r indicazione del domicilio dell' autore. Non verrà aperta se non la scheda dello scritto premiato, il quale rimarrà di proprietà dell'I. R. Istituto anzidetto, e gli altri scritti colle rispettive schede suggellate saranno restituiti sulla domanda e presenta- zione della ricevuta di consegna nel limitato periodo di un appo dopo V aggiudicazione del premio proposto- Milano 30 Maggio I8ì3. Il Presidente CARLINI Il F. F. di Segretario. Labls. l58 AmM,'KZl 1)1 ISL'OVr MBKI Veterinaria ' IlEcrEiL ec. Raccolta di Medicina veterinaria pratica- Sunto de- gli articoli più interessanti contenuti nel I. semestre I84I di questo gior- nale, (continuazione vedi il precedente fascic- p- 18.") Elogio di Tessier. Il celebre Segretario perpetuo dell'Accademia R. dì Medicina di Parigi il Sig. Pariset lesse nell' annua seduta pub- blica di quel Dotto Consesso delli 17 Dicembre 1840 nn eloquentissinio e dottissimo elogio del piìi laborioso e valente agronomo francese Enri- co Alessandro Tessier. Nacque egli li 16 ottobre I74I ad Angerville presso Chartres da parenti non ricchi, esercitando il di lui padre onde man- tenere ed educare una numerosa famiglia l' arte notarile. I talenti non comuni mostrati nei primi studi dall'egregio giovine gli procurarono dall'Arcivescovo di Parigi una pensione pel collegio di Montaigu dove continuò a distinguersi fra i più studiosi allievi, riportando dei premi in tutte le classi. Uscito di collegio dedicossi alle scienze naturali e princi- palmente alla medicina nella quale sostenne diverse tesi scritte in ele- gante lingua latina per essere insignito colle più onorifiche distinzioni dei gradi accademici. La prima tesi esposta sotto la presidenza del cele- bratissimo Vicq d'Azir riguarda le somiglianze che presentano nel modo Bi loro riproduzione i vegetabili e gli animali : una seconda lesi tratta la seguente quislione — La tranquillità e posatezza d' animo può ri- guardarsi come potente cagione di ialute ? — vi risponde coli' affer- mativa, e fu sempre esso slesso la parlante dimostrazione della verità , del suo assunto nei novantasctte anni di vita trascorsi godendo sempre della più perfetta salute, abbenchè non cessasse mai dagli studi più intensi e faticosi. In una terza tesi sostenne la proposizione, che nelle febbri intermittenti ordinarie non può essere salutare il cercare di sopprimerle con soverchia sollecitudine. Finalmente in un'ultima disa- prova altamente l'uso inconsiderato dei cauteri dei quali tanto si ab- busa principalmente in Oriente. Nei quali importantissimi sludj perve- nuto di già all'anno 35.° ottenne nell' 1776. la laurea dottorale in Me- dicina. Neil' anno precedente, dietro invito del Blinistro delle finanze, gli Intendenti delle Provincie avevano diretto ai medici della Francia delle domande o quisiti risguardanti la temperatura e le costituzioni epidemi- che dei quattro ultimi anni trascorsi innanzi un tale invito: arrivarono dai diversi punti del Regno molte risposte , fu dal Governo creata una Commissione destinata ad instituirne l'esame; Vicq-d'Azir ebbe la su- prema direzone delle epidemie, ed il 29 Aprile 1776 un decreto del Con- siglio, o piuttosto un atto spontaneo del Sovrano, eresse la Commissio- ne in Società' Reale di Medicina. Tale fu l'origine di questa dotta ANNUSZl DI NUOVI MKRl 1 59 Società cbe ha lasciato negli animi cosi grandi rimembranze, che pe* snoi studi , pei lumi , talenti ed attivila dei Membri che la compone- vano acquistossi tanta celebrità. Quasi lino dalla prima sua iitituzione il Tessier appartenne alla Società reale la quale gli diede l' incarico di trasferirsi in Sologna onde studiare la produzione mostruosa , clie si ma- nifosta facilmente nelle spiche della segala e che porta il nome di se- gala cornuta (ergot). Li 13 Dicembre del successivo anno Mll espose alla Società uno Stato esatto della qualità dei terreni, delle coltivazioni, dei miglioramenti di cui abbisognava la Provincia percorsa , e relaliva- meule alla segala notò essere la Sologna il paese in cui più si coltivava questo cereale costituendovi molto spesso la quarta, ed anche la terza parte dell'intero raccolto, e relativamente alla malattia, o degenerazio- ne , di cui si è detto di sopra raccolse tultociò che di più interessante dir si poteva sulle cause della medesima , sulla di lei natura , sugli efl'etti prodotti e nell'uomo e negli animali dal servirsene come cibo, e sul modo di moderarne lo sviluppo , di guisa che il lavoro del Tessier sul proposito abbenchè, scritto 63 anni addietro, può essere utilmente letto anche al presente dopo che tanti uomini di chiaro nome e di profondo sapere sonosi nei diversi paesi occupati dello stesso argomento. Gli studi di Tessier sullo sperone della segala lo condussero a delle interessanti e generali ricerche sulle malattie dei grani. Nel l"83. pub- blicò infalli un traltato completo intorno a questa materia, trattato che gli agronomi e veterinari consulteranno sempre con molto profitto, giacché siffatte ricerche lo misero ancora sulla strada delle inleressanti osservazioni isliluile sulle malattie dei bruti; e fino dalli 25 novembre M'n. espose alla Società una Memoria sulle malattie degli animali do- mestici , preludio di un Opera molto più eslesa che alcuni anni dopo rese pure di pubblico diritlo. Lavori tanto utili e ben falli gli aprirono la strada airaggrega: C wiGRiFRONs, Bp. Sjrh.nigrijrons, Boie. Gerraan. rariis. £9. ÀGROBATES, Sw- ^don, Bai», ni Twiit. *i4>. A.otLkCTODzs,Bp.Sflv.galactodes,Temm. Às. Afr. «ccid. Turdus ruhiginosus, Mey. Sylvia fami- Eur. m. liaris, Wénétr. Gould t. iia. •70. CISTICOLA, Less. *i48. C. scHAENicoLA, Bp. S. cisticola fTemm. Eur. m. Afr. «. Gould t. ii3. 71- Calamodvta, Bp. a. Calamodfta , Meyer. *i44- C. MELANOPOGON, Bp. Sflvia melanopo- Eur. m. et or. go«, Tenoni. Lusciniola melanopogon, Gr. S. bonelUi, Brehm, Gould t. iii. f. 2. *i45. C AQUATICA, Bp. S. scliaenobaenus , Scop. Eur. occ. et m. S. aquatica, Lath. alis, L. E. mon- Boreal. utriusq. tana et mas te lina, Gm. Gould t. 170. cont. h.acc.m. *244' P- LAPPORiccs, Selby. Eringilla lappo- Boreal. utriusq. nica, L. Fr. calcarata. Pali. Emb. cai- cont. hyeme carata, Terara. Centrophanes calcara- acc. m. tus, Kaup. Gould t. iGg. (a) E. byperborea, pusilla, spodocephala, rutila. Pali, sunt spe- cies Asiaticae forsan in Europa orientali accidentaliler occurrenles. É74 DCCELLI EUROPEI Suhfamilia gg^ Fringillinae. m. Edspiza, Bp. *245. E. MELANocEPHALA, Bp. Emi), melano- Eur. or. As. ecc. cephala, Scop. Tanagra melanìctera , GulJerisl. Xant/iornus caucasicus , Pali. Fringilla crocea , Vieill. Emberiza gra- nativora, Ménétr. Gould t. 172. 112. StrCTHCS, Boie. p. tfiphaea, iuduh. 246. S. HTEMALis, Bp. Emheriza hyemaìts, L. Ara. s. acc. Eur. Emh. nivalis, Wils. Fr. hudsonia, Forst. bor. Gould t. igo. 113. MONTIFRINGILLA , Br. Oritei, K. et Bl. *247. M. NivALrs , Br. Fringilla nivalis , L. Fr, saxatilis, Kocli. Plectrophanes Jrin- gilloides , Boie. Passer alpicola , Pali. Gould t. i8q. Alp. Eur. Can- cas. etCeraun. 114. Fringilla, L. Stmthua, Boù. »48. F. MONTiFRHTGitLA, L- Fr. lulensìs, L. Eur. As. «. etiam Passer montifringUla, Pali. G. t. 188. or. 249. F. CAEiEBs, L. Passer spiza, Tdll. Frin- Eur. As.s.etocc. gilla Sfida , Scop- Fr. spiza , Remi. Afr. bor. Ins. Fr. nobilis, SchrauJi, Gould t. 187- Madeir. US. COCCOTHRATJSTES , Br. *25o. e vuLGARts, Ray. Loria coccotliraustes, L. Eur. univ. As. s. C. europaeus., Selby. C. deformis, Kocb, eliam or. Gould t. 199. DEL PR. BOWAtlRTE 176 118. PtRGITA, Cut. Parser, Br. •aSi. P. SALICABIA, Bp. Fr. salicaria, VieilJ. Fr. liispaniolensis ., Teram. Fr. sardoa, Savi, Passer salicarius , K. G. t. i85. f. i. *352. P. iTALiAE, Bp. Fr. ìtalìae, Vieìll. Frin- gllla cisalpina^ Temm. Passer italicus, K. et BI. Gould t. i85. f. 2. *253. P. DOMESTICA, Cuv. Fr. domestica. Li. Passer domeslicus, Gesn. G. t. iS^- f- i- *254- P. MONTANA, Cu'v. Fr. montana , h. Pas- ser montanina. Pali. Fr. campestris, Schr. Lox'ia hamburgia. Gin. G. t. i84- i. 2. Ins. medit. Afr. s. As. etiamor. Ocean. Ital. CarinlLia. Eur. (vix Ilal.) As. Afr. s. Europ. As. s. etìam or. 117. PeTROXIA, Bp. Pyrgila, S. et SI. *255. P. STULTA, Kaup. Fringilla petronia L. Eur. m. Ins. Te- Fr. stalla, Gna. Petronia rupestris, Bp. neriff. As. occ. Passer petronia , Koch, GouIJ t. 186. acc. Eur. s. 118. CHLOROSPIZA, Bp. Xijurt'nu», Eooh. net Àut. Eur. m. *256. C. ii^CEKTA, Bp. Fringilla incerta, Roux. le. Faun. It. At. lab. 8. *j5']. C. CHLoRis, Bp. Loxia cltloris ,Ij. Frin- gilla chloris, Mey. Coccothraustes cltlo- ris, Pali. Serinus chloris, Boie, G. t. 200- Enr. As. s. eliam or. 119. SeRI^ICS, Bp. Dryotpiia, K. et SI. *258. S. NERiDiosALis, Brm. Fr. serinus, L. Eur. m. Afr. s. iS. hrumalis. Stridii. S. hortulanus , Koch. acc. Eur. med. S. Jlavescens, Gould t. ic)5. •269. S. isLANDicns, Bp. Fr. islandica , Fab. Islandia. Loxia serinus , Prodr. Orn. Isl. iy6 OCCELLI EUROPEI 120. Citrinella , Bp. Dtyospiza , Gr. ntt K. «i si. *26o. C. ALPINA, Bp. Fr. citrinella, L. Chi. £ar. ni.tco.Eur. citrinella, R. et Bl. Fring. brumalis , mcd. Bechst. Fr. alpina, Scop. Serinus ci- trinella, Boie, Dryospiza citrinella, Gr. Gouid t. ig8. 121. CHRTSOUIXRIS , Boie. Spinua, firm., itjunnu*, Br. *26i. C. spiNos, Boie, Fringilla spinus , L. Spi- Ear. iis.*. eroporzione mirabilmente risponde a quella delle csten- yon\ delle regioni, che versano le sue acque nell' un liiime, e nell' altro. Già da gran tempo chiedevasi , quanta fosse la parte doli' acque pluviali , che torna pei fiumi al mare. Intorno DEL PROF. A. ALESSA.'SDRINI l83 0 che non si potrà stabilire alcuna cosa di certo , se non se per mezzo di osservazioni di molti e molli fiumi per lunga serie di anni . Per quello , che riguarda il Tevere , 1' Autore ha determinalo , quanto sia il rappor- to ordinario delP acqua di pioggia all' acqua portata dal fiume, e quali siano i limiti della variazione di esso. A questo giunge moltiplicando l'altezza media dell'acqua di pioggia caduta in un certo numero d'anni per la su- perficie , dalla quale scendono le acque al Tevere ; e paragonando il prodotto colla mole media dell' acqua trascorsa pel fiume in quel medesimo numero di anni . E qui non è da tacersi , che per altezza annua dello pioggie si serve della media di quelle, che si osservano a Perugia , e nel Collegio Romano . Così per replicati confronti bellamente conferma ciò , che altre volte pose , e concluse^ cioè: i.° Che dell'acqua di pioggia vanno ordinariamente tre quinte parti al Tevere^ le altre due si disperdono, o fermandosi sotterra , o passando in vapori oell' atmo- sfera . 2." Che quanto minore è la quantità della pioggia , tanto maggiore è la parte di essa, che scende ai fiumi, e viceversa : della quale meravigliosa osservazione spiegò con tutta probabilità le cagioni in nna delle parti pre- cedenti di queste Effemeridi ( Vedi Novi Comment. T. II. pag. io3. ). 3." Che negli anni abbondantissimi di ploggle , P a- cqua scorsa pel Tevere può quasi salire a due terze parti dell'acqua caduta sulla region Tiberina. Per ultimo l'Alunno Doti. Gio. Battls'a Bianconi leg- ge una interessante Memoria che intitola zzi articoli di metallurgia galvano-elettrica zir. nella quale, oltre le mol- le cose da Lui con diligenza raccolte dai molti scritti fin qui pubblicali sopra tale argomento, aggiugne dei pro- prj esperimenti che illustrano ed cslcudono cotesto re- 1 84 hesdicorto accademico cenlissiino ritrovato della Fisica . lissendo P iutera Me- moria già pubblicata nel quaderno di giugno anno cor- rente di questi annali ci dispensiamo dal parlarne più a lungo . 2 1. Sessione. 12 alaggio 1842. Il Consesso Accademico sente ricordare in quest' oggi le lodi del celebre naturalista che , nato ed educato nel jNuovo Mondo prescelse per seconda Patria Bologna dove visse per molti anni esempio e modello d' ogni virtù sociale , e dove arricchì i diversi rami della storia na- turale di opere e memorie che renderanno per sem- pre chiaro il di lui nome fra i Dotti : questo sempli- ce cenno è sufficiente per richiamarci alla mente il ce- lebre Abate Molina , 1' elogio del quale , scritto in ele- gante lingua latina, è slato pronunciato dall'Accademi- co pensionato Prof. Antonio Santagata. Siccome un tale interessantissimo scritto verrà tra non molto per ordine dell' Accademia pubblicato per intero , così è inutile il tentare di darne in questo luogo un sunto che non po- trebbe riuscire che insufficiente ed incompleto . 22. Sessione. 19 Maggio 1842. Il Presidente legge una obbligantissima lettera del- l' Accademico corrispondente Sig. Commendatore Vin- cenzo Antinori, in data delli 10 corrente dall' Imp. e Reale Museo Fisico di Firenze , nella quale ringrazia pel dono inviatogli di un' esemplare delle Opere dei Galvani in testimonianza dell' aggradimento mostrato dal- l' Accademia nel ricevere da Lui in dono il magnifico volume degli Alti dell'Accademia del Cimento, ristam- pato per ordine Sovrano nella circostanza del convegno ilcgli Scienziati in Firenze, ed arricchito di nuove giunte t" di una elaboratissima e dottissima prefazione dello stesso Antinori . DEL PROF. A. ALESSASDRINI l85 Questa nostra Società Medico-Chirurgica offre la conti- nuazione delle sue produzioni Scientifiche, vale a dire il ("ascicolo 10 delle sue Memorie , ed il quaderno di ft.b- brajo e marzo anno corrente del Bollettino delle Scien- ze Mediche . Anche il Sig. Dolt. Ambrogio Fusinieri dirìge all'Ac- cademia una Memoria che porta per titolo ir: Difesa de' miei principi di meccanica molecolare tratti dall' e- sperienza rr: Memoria inserita nel quaderno del V. bi- mestre 1 84 1 degli Annali delle Scienze del Regno Lom- bardo-Veneto. L' Accademico pensionalo Prof. Domenico Gualandi legge la sua Memoria d'obbligo nella quale parla zrz Di un caso singolare di demenza , del risultalo della necro- scopia , del soggetto che la presentò y e della costruzione ed uso di un nuovo craniometro da Lui immaginato m . Certo Carlo Colliva bolognese di robusta complessio- sione , e vissuto sanissimo fino all'età di 27 anni, fu in quest'epoca, in forza di violento accesso di collera, improvvisamente aggredito da grave insulto epilettico che Io lasciò per delle ore in uno stato quasi di apoplessia dalla quale fu riscosso mediante due larghi salassi. Ces- salo il morboso parosismo , la salute di quest' uomo , dice l'Accademico, non si ridusse più allo stalo di pri- ma : passava le notti inquiete ^ era frequentemente mo- lestato da cefalalgia , e talvolta , massime nei plenilunj , la notte , dopo aver parlato forte dormendo , emetteva gridi di spavento , sbalzava dal letto mostrando di fug- gire, con faccia rossa, occhi fissi , sguardo cupo, bocca alquanto contorta , tremore agli arti , i quali sintomi duravano sei 0 otto minuti secondi , poscia ricomponevasi perfettamente , dimandava con meraviglia ciò che fosse accaduto , e ritornato in letto placidamente dormiva . Chiesto consiglio ad un medico , i suggerimenti di asti- l86 11EP?D1C0IST0 ACCADEMICO nersi dal vino , di mangiare parcamente , di far uso con qualche frequenza di purganti , ed un copioso salasso apportarono una calma che durò più di un mese : ritor- nato però alle solite sue ahitudini di inten)peranza ri- comparvero i descritti fenomeni notturni i quali qualche volta degenerarono in decisi e gravi accessi di epilessia: ben presto lo assalirono anche di giorno con grave spa- vento di chi gli si trovava vicino , il che costrinse le Autorità politiche a farlo rinchiudere nello Spedale di S. Orsola, e questo avvenne nel giorno 2,5 Agosto del 1826. Visitalo il giorno dopo dal nostro Accademico, alla Direzione del quale è quel Manicomio affidato, mo- slrossi tranquillo , non ricordava bene i passati accessi , solo interrogato sul proposito lo tollerava di mala vo- glia e disimpegnavasi col dire che non ne sapeva nulla. Gli fu amministrato un purgante ed incaricossi persona che invigilasse continuamente su di lui e riferisse i feno- meni che fossero per manifestarsi. Nel giorno 26 e 27. gli accessi furono rari e leggeri , ma nella notte di que- st' ultimo giorno ebbe a soffrire un gravissimo insulto di epilessia , e nella seguente mattina fu trovato ancora molto abbattuto , con faccia turgida e rossa , intenso calore alla fronte , polso frequente , vibrato e pieno per cui fu fallo un salasso dalla jugulare , che venne ripe- tuto due giorni dopo ^ gli accessi epilettici si fecero più rari , ma divennero frequenti anche di più gli insulti di passaggera mania . Tormentato da fame insaziabile cer- cava in ogni modo di procurarsi del cibo, né giovavano le più forti ammonizioni che pazientemente sopportava, però senza correggersi . Tuttavia sorvegliato con molto rigore, abbattuto da frequenti salassi, dall'uso dei pur- ganti di diverse qualità e di parecchi altri medicamenti della classe dei deprimenti , che troppo lungo sarebbe volerli qui tutti enumerare , si ottennero tratto tratto dei lunghi periodi di calma a tale che li 12 Aprile del 182J gli si permise di uscire dallo Spedale godendo DEL rnOF. A. ALESSASDftmi I 8^ (nh (la più di 2 0 giorni peifella salute. Da quest'epo- ca fino alli 3i agosto del i83o si mantenne guarito, ma ricaduto nei soliti ed anche più gravi accessi e di epilessia e di mania, venne di nuovo chiuso nello spe- dale dove i salassi, la dieta ed i soliti rimedi produsse- ro nuova calma , e nel giorno 8 del seguente Ottobre gli si permise di uscire. La stato di quiete fu questa volta molto più breve perchè nell'Aprile del i83i rivide l'Ospitale, e queste alternative di temporaria quiete, susseguile da ricadute sempre più gravi si rinnovarono in seguito , ed a non lunghi intervalli, fino alli 3i maggio del i834. nel qual giorno entrò per l' ultima volta nello stabilimento e a nulla giovarono e i salassi e la quiete e il regime e ì medicamenti tulli che altre volte avevano portalo tanto alleviamento al suo male : gì' insulti epilettici continua- rono , gli insulti convulsivi simulanti un brevissimo ac- cesso di mania divennero frequenti , anzi abituali e con- tinuò in uno stalo può dirsi quasi uguale fino al iSSg nel qual anno le cose si dichiararono rapidamente in peg- gio^ gli accessi epilettici si fecero forti e lunghi in mo- do da mettere ad ogni momento in gravissimo pericolo la di lui vita , ed infatti li 29 maggio del dello anno nell' ingruenza dell' itìsullo epilettico del mattino cessò miseramente di vivere. Istituita nel seguente giorno, e precisamente 32 ore dopo accaduta la morte , con ogni diligenza la sezione del cadavere , e rivolle prima di tulio le indagini al cervello , fu trovata straordinaria injezione in tulli i va- si sanguiferi della pia madre, tanto arteriosi che venosi^ nel cervelletto però le vene apparivano molto più turgi- de delle arterie . Estratto dall' ossea teca il cervello ed osservato alla base si vide, che dal punto d'unione dei nervi ottici a lutto il terzo anteriore della protuberanza anulare sollevavasi P aracnoide , lasciando al di sotto un notabile spazio, e mantenendosi in tale slato sopra tulio l88 KENDICO.NTO ACCADEMICO 11 cenli'O Inferiore del cervello per un area circolare del diametro di quasi due pollici . Le parti del cer- vello comprese in questo spazio sembrava che fossero state dilavate e lungamente immerse nell'acqua. Ri- mossa facilmente questa porzione di sierosa cerebrale , anche la pia madre sottoposta , corrispondentemente ai contorni dei corpi candicanti ed al lembo interno delle gambe del cervello , fu trovata distaccata dalla sostanza dell' organo ed in parte sollevata , lasciando sotto di sé bianco e levigatissimo questo spazio del cervello . Ta- gliata e ripiegata ai lati anche la pia madre , subito al davanti dei corpi mamillari apparve una piccola aper- tura di forma triangolare per la quale si discendeva nel terzo ventricolo . JNè era da supporsi , come pure tal- volta avviene , che questa apertura fosse stata prodotta dalla lacerazione della parte del fondo dell' infundibolo che aderisce alla glandola pituitaria^ poiché questa pro- duzione del cervello esisteva molto più all' indietro, ed alla distanza di ben cinque millimetri dalla nominata apertura . Continuando a distaccare e sollevare la pia madre attorno ai nervi ottici , e rovesciando questi al- l' indietro , trovossi che il tratto dei medesimi denomi- nato aja quadrata offrivasi assai largo , e che ascende- vano dalla base del cervello verso i detti nervi due fa- scetti fibrillari , uno per ciascun lato , di color tendente al cinericcio, i quali senza decussarsi , come si pretende dai più che avvenga, almeno in parte , dei fasci fibrosi, dei nervi ottici nell'aja quadrata, dirigevansi ciascuno al ner- vo del proprio lato , costituendo una singolarissima ano- malia di struttura e di origine in questo secondo pajo dei nervi cerebrali . Penetrando per la base del cervello nei ventricoli la- terali furono trovati dilatatissimi , contenenti ancora no- tabile copia di siero limpidissimo , abbenché la maggior parte di esso fosse uscita portando il cervello fuori del cranio e troncando quindi la midolla allungata . Tro- DEL rr.OF. A. ALtSSATVDRIM 1 89 vossì quiiifli in questo modo spiegazione alle cose no- tate alla base del cervello rapporto allo spostamento dei di ini membranosi invilnppi più profondi la sierosa cerebrale e la pia madre , giacché le acque raccoltesi in tanta copia nella cavità encefalica , per la descritta aper- tura esistente nel piano inferiore del terzo ventricolo era discesa e si era in copia acumulata tra P esterior faccia del cervello e la pia madre , tra questa e l' ara- cnoide . Questo copioso versamento d'acqua non aveva portato rammollimento nella sostanza encefalica colla qua- le Irovavasi in contatto , anzi tutta la sostanza dell' or- gano, e quindi tanto la midollare che la cinerea, aveva consistenza maggiore del naturale e come si osserva il più delle volte nei dementi . •> E da notarsi che la facoltà visiva di quesl' uomo y che nei nervi ottici presentava la singolare anomalia de- scritta , innanzi agli accessi epilettici e convulsivi nulla aveva presentalo di straordinario, durante poi la malat- tia , gli organi dei sensi esterni avevano otìtrto soltanto quelle comuni anomalie che sogliono alle dette funzioni associarsi . I visceri delle altre cavità con diligenza esaminati non presentarono cosa meritevole di rimarco e che potesse essere in relazione coi strani fenomeni da quesl uomo per più anni consecutivi e quasi di continuo provati. Non seguiremo l'Accademico nella minuta e diligen- te descrizione delle anomalie od irregolarità della (orma , esteriore , e dell' interna capacità del cranio di questo ' soggetto, per dire soltanto del craniomclro da lui in questa circostanza progettato onde procurarsi un risul- I lato di misure più esalte e più copiose di quelle fin I qui ottenute coi metodi di Camper, di Spix , di Gali e Spurzheim eie. etc. di tutta l' interna capacità del cranio, e quindi ZA 229 Duplice pertanto è l' influenza che 1' aria atmosferica esercita dovunque sull' organismo animale : 1' una è mec- canica , e si determina sulla cute in virtù della pressio- ne ch'essa mantiene sopra la superficie del corpo*, l'al- tra è dinamico-chimica, e questa agisce direttamente so- pra la massa del sangue , in forza de' suoi principii componenti , per mezzo delle funzioni della respirazione cui è destinato l' organo polmonare , e per mezzo de' vasi inalanti ed esalanti della cute esterna •, sembrando che que' principii servano anche per quella via alla de- carbonizzazione del sangue , come dietro all' esperienze di IVIilly e di Turine ha opinato il celebre Tommasini {Lez. critiche dljisioìog. e patolog. Bologna i835 p. 238). E siccome agli effetti di questo alterato processo chi- mico-animale spettano puramente, a mio avviso, tutte le morbose affezioni che hanno formato il soggetto delle presenti osservazioni ^ per ciò noi ci faremo a conside- rare , innanzi ogni cosa , in che consista l' azione chi- mica che 1' aria esercita sulla ematopoesi del sangue , e quali ne siano gli effetti sulla circolazione ^ per poi de- durne le conseguenze patologiche , le quali necessaria- mente deggion' originarsi per causa di una costituzione atmosferica difettiva^ stabilirne la vera essenza e la pri- maria sede^ e fissarne da ultimo i mezzi curativi e pro- filattici . Non è dubbio che l'aria inspirata sia il priimo stimo- lo della vita:, perciocché il sangue acquista per essa la proprietà sua stimolante , eh' esercita sulla interna parete de' vasi , e per cui viene messo in circolazio- ne e va poi ad alimentare tutte le diverse parli del corpo . Questa proprietà viene al sangue impartita dal- l' ossigeno dell' aria soltanto ^ e dovunque egli si trovi in una debole proporzione , relativamente al volume d' aria inspirato ed alla corrispondente colonna di san- gue affluente nell' organo polmonale ad ogni singolo atto inspiralivo , e prevalga invece quella di altri principii 23 O SCLLA cittì DI SAROPCA commisti all' aria medesima , questa si rende meno confacente alla respirazione- imperfetto ed alterato ri- sulta il processo della sanguificazione j e più rallentata quindi anche la circolazione. Sappiamo che l'aria, la quale dopo essere penetrata nell' organo polmonale si evacua per la respirazione , contiene una quantità d'ossigeno molto minore di prima* e trovasi invece sopraccaricata di gas acido carbonico , dipendente dalla combinazione di una porzione dell'os- sigeno dell'aria con il carbonio del sangue venoso^ e di vapori acquosi , che risultano dall' unione di altra parte di ossigeno con l'.idrogene e col carbonio , portati dal sangue medesimo reduce dalle diverse regioni del corpo . Ora senza entrare nella difficii questione di un supposto assorbimento di materie miasmatiche sospese nell'aria delle paludi, e che taluni vogliono risguardare siccome causa che valga direttamente , in via specifica , a determinare Io sviluppo delle malattie di cui verremo a trattare , alla stessa guisa che vediamo de' contagi , il cui vero modo d'agire ci sembra tuttora coperto da densissimo velo , vediamo se , prendendo minutamente ad esame il processo della sanguificazione e la qualità ed il grado dell' alterazione cui trovasi questo soggetto , per l' influenza dì un' aria impura , possa spiegarsi la genesi delle malattie stesse , considerando quella siccome inerente alla condizione alterata del sangue, e queste coni' effetti necessariamente da ciò derivanti , negli or- gani che sembrano destinati esclusivamente a raccogliere il sangue stesso in maggior copia , a convertirne il pla- sma venoso in arterioso , e a fornir questo di tutti que' caratteri che sono indispensabili alla sua crasi vitalizzante e riproduttiva . Dietro ai progressi della scienza fisiologica de' nostri tempi è noto , che il plasma venoso sanguigno già ela- borato dagli organi dell'assimilazione, dell'ematosì e del sistema glandulare linfatico , pergiunto all' organo polmo- DI F. LA.IZA 2 3 naie dalle diverse parti del corpo ^ e nelle minime estre- mità de' bronchi venuto a conlatto coli' ossìgeno dell' aria atmosferica, cede ad una parte di questo, come si è già prima avvertito , il carbonio e P idrogene che tro- vasi possedere ^ i quali due prlncipii , per la massima parte introdollisi mercè gli alimenti , nuovamente si espellono così per le vie della respirazione , sotto le indicate for- me di gas acido carbonico e di vapori acquosi ^ mentre un' altra porzione di ossigeno allo stato libero combinasi al sangue istesso, come sembra provato dalle analisi di Magnus, Macaire e Marcet^ e ciò serve poi in parlico- lar modo ad impartire al plasma sanguigno quel grado di saturazione e di omogeneità, eh' è necessario al per- fezionamento della sua crasi arteriosa. Per questo mezzo si accresce la proporzione de' globelti , che serve di compenso a quella parte di essi che nel processo della circolazione erasi consumata , per andare a vitalizzare le diverse parti dell'organismo: il sangue diventa quindi un fluido omogeneo , più rutilante, vermiglio, spumoso, meno denso e meno pesante, come lo dimostrarono Hammerschmidt , Davy ed altri ^ acquista un odore piii sensibile ed un aumento di calore , da uno a due gra- di, come risultò dalle esperienze di Scudamore, Rrimer, Davy e Schwenker^ nel coagularsi presenta maggior so- lidilà e volume , quindi maggior copia di globelti e di fibrina e minor quantità di siero . Finalmente per la quantità di emalosina di cui si carica appena venuto a conlatto con l'aria atmoferica nell'apparato respi- ratorio bronchiale, il sangue acquista quella proprie- tà sua stimolante , che venne provata dalle esperienze di Humboldt, e che, per le leggi deirirratibilità, co- me si spiega il chiarissimo Bufalini , e per quella pro- prietà esclusiva di reagire ad ogni stimolo , ed attribuita da Gaubio ad ogni organica struttura , serve ad eccitare la contrazione de' vasi entro cui scorre. La quale fun- zione , d' accordo alle altre condizioni chimico-animali , SULLA CITTA ni KAnONA ed alla espansibllilà propria del sangne stesso, e compro- vata dagl' ingegnosi esperimenti di Rosa ( Lettere estem- poranee) e di Wilson {^Ricerche sulle forze motrici im- piegate nella circolazione del sangue ) , costituisce la dia- stole e la sistole delle arterie ^ da cui l' importante pro- cesso delia circolazione, e auindl la nutrizione e ripa- razione di tutte le parti del corpo. Tal' è dunque l'influenza dell'azione elaboratrice del- l' apparato respiratorio sulla circolazione del sangue ^ checché ne dicano que' moderni fisiologi, i quali fon- darono le leggi di questa importante funzione animale, sugli eÉfetli di una ipotetica elettricità del sangue ^ con-' siderando questa siccome la forza produtrice della di lui espansione , della diastole e quindi del polso 5 e conce- pendo la strana , sebbene ingegnosa , teoria , della po- larità elettrica del sangue stesso ^ dietro a cui si verreb- be a stabilire, che la contrazione del sistema vasaio fosse determinata dall' elettricità dinamica , somministrata dai nervosi filamenti suoi propri! ; e che la diastole do- vesse risguardarsi com' efietto del predominio alterno dell' espansione o tensione incessante del sangue , pro- mossa dall'elettricità statica sua propria {Schina. Rudi- menti di fisiologia generale e speciale del sangue. Tori- no 1840. T. II. p. 309). Wè meglio vorremo noi soffer- marci sopra l'idea di coloro che, camminando sopra le antiche orme di Haller e di Spallanzani , farebbero dipendere tutto il processo circolatorio unicamente dal- l' azione meccanico-dinamica aspirante e premente del cuore ( Magendie. A/r /e5 phénoméncs physiques de la vie)., escludendo qualsiasi facoltà impellente nelle membrane de' vasi , che si risguardarono non più che come una semplice condensazione o coagulazione della materia or- ganica, contenuta negli elementi di cui è formato il san- !4ue , ed affatto analoga all' epidermide , e mancante per CIO m generale di attività vitale ed in particolare di lui za motrice sua propria : e ciò ad onta dell' evidenti DI F. LIINZA a33 contrarie diinoslrazìonl di Whylt {Dii mouvement des vaisseaux sangiiìns ) , Hunter ( Traile du sang. ) , Soeni* meriiig [Fabbrica del corpo limano)^ Darwin [Zoonomia)^ Dumas (Princip. de pliysiolog.) ^ Riclierand (Nouvcaiix clém. de physiol. de la circuì. ) etc. i quali tutti trova- rono doversi ammettere che , oltre all' azione impulsiva del cuore , i movimenti di diastole e sistole debbano at- tribuirsi , in parte , anche all' irritabilità , contrattilità ed elasticità , di cui soii dotate le membrane tutte della ramificazione arteriosa , per cui viene il sangue spinto fino alle estreme parti del corpo , ove per mezzo di al- tra classe di vasellini tenuissimi , chiamati intermedi, co- me dimostra il prof, Berres ( ^natom. microscop. corpo- ris Immani) , trovasi posto a contatto col parenchima degli organi , d' onde nascono i misteriosi processi del- l' assimilazione , della nutrizione e delle secrezioni ^ e di là poi dopo avere nelle infinite evoluzioni dell' albero circolatorio risarcite le parti e gli organi tutti del ne- cessario nutrimento , mediante le vene , rlconducesi al centro comune , come si è già detto più sopra . Premesso tutto ciò e ritenuto che , allorquando 1' aria atmosferica si troverà commista ad una sovrabbondante quantità di principii eterogenei alla sua purezza, un vo- lume di essa , paragonato ad altro simile di aria pura , conterrà una quantità minore di gas ossigeno, certo ne verrà di conseguenza , che , questa scarsa quantità di ossigeno , non sarà mai bastante per 1' acidificazione ga- sosa della quantità di carbonio , che viene giornalmente somministrato dagli alimenti , e che pegli organi desti- nali all' assimilazione passa nel sangue . Quindi la quan- tità di ossigeno con 1' aria inspirato non sarà mai suffi- ciente all'organica metamorfosi della corrispondente quan- tità di sangue, venuta con l'aria stessa a contatto nel- l' apparato bronchiale ; e ciò poi tanto meno s' essa tro- ' verassi caricata di principi! carboniosi , che tanto più andranno ad aggravare , per assorbimento diretto , la con- 234 SULLA CITTÀ DI NAROITA dizione carbonlosa del sangue medesimo. Perciocché sebbene noi respiriamo sempre , in islato di salute , sol- t' ogni temperatura e sotl'ogni altra circostanza esterna, un eguale volume di aria atmosferica , certo è però che questo volume varia nella sua densità secondo lo stato dell' atmosfera ^ cioè secondo la temperatura stessa e la quantità de' principii eterogenei che trovansi all' aria commisti. Con il caldo l' aria si dilata, e con il freddo si condensa ^ e questa diversa rarefazione o condensa- zione dell'aria sta non solamente in ragion diretta del calore , ma ben' anco di quegli altri principii che si è detto trovarsi nell' atmosfera sospesi ed immedesimati , quali sono appunto quelli provenienti dall' emanazioni pa- ludose ^ i quali per poter essere accolli nel fluido ae- reo, in via di sospensione o di meccanica mistione j uopo è che 1' aria si dilati ^ alla stessa guisa che vedia- mo aver luogo nell'acqua raccolta in un recipiente qua- lunque, il volume della quale si dilata in proporzione del peso delle sostanze immersevi, tuttocchè il fluido acquoso resti sempre il medesimo ne' suoi principii ove però non abbiano luogo azioni decomponenti di chimi- ca affinila tra i principii componenti l' acqua e quelli delle sostanze immerse . Quindi tanto nelle regioni pa- ludose quanto nelle asciutte si respira bensì un eguale volume di aria atmosferica , ma non già una quantità o peso eguale di ossigeno , che dovrà senza dubbio , per le ragioni esposte , essere minore nelle prime . La quantità dunque di questo gas vitalizzante che ad ogni atto inspiratilo introducesi per l'^organo polmonale nel- l'organismo di tutti quelli che abitano regioni palu- dose , non potrà mai essere sufficiente alla metamorfosi chimico-animale della rispettiva colonna di sangue , af- fluente nell'atto medesimo all'organo stesso: e ciò mol- to meno in quegli individui che sortirono da luoghi sa- ni, e furono quindi dotati dalla natura di una struttura corrispondente al fluido che prima li circondava ^ il quale DI F. LAISZA 235 formando 11 principale sostegno della organica vitalilà, per prima condizione delia vita , dee slare in propor- zione all' esigenze del processo respiratorio eh' esso ali- menta , e viceversa. Indipendentemente adunque dal possibile assorbimen- to dei così delti principii miasmatici , di cui l' aria si trovasse impregnata , e dell' azione loro specificamente nociva e sconosciuta , come ho già altrove avvertito , per la sola mancanza di quantità necessaria di ossigeno nell'aria inspirata, il sangue venoso non potrà mai per- dere quella quantità di carbonio di cui trovasi soprac- caricato, e che in mezzo all' aria pura suole sprigionarsi per le vie della respirazione e della cule^ non potrà imbeversi di quella porzione di ossigeno allo stato libe- ro, che sembra sia l'alimento della sua espansililà e della sua facoltà irritativa , nella interna parete de' va- si^ quell'etere, quell'elemento, che da tutti i fisiologi viene detto il pascolo della vita , la prima fonte del calore animale . Minorandosi quindi la facoltà irritativa del sangue , minore dovrà essere la reazione corrispon- dente della tunica musculare de' vasi entro cui scorre* minori quindi le contrazioni di questa , e più lenta la circolazione. E tali anche esser deggiono poi a mio avviso i primi effetti eh' esercita sul nostro organismo l' aria impregnata puramente di vapori acquosi : da ciò quello slato di spossatezza e di abbattuta energia vita- le , che ognuno più o meno prova al dominare de' tempi sciroccali , nebulosi o piovosi , e che non d' altro sembra dipendere , se non da rilasciatezza della fibra organica per mancanza di sufficiente stimolo nel san- gue o di queir etere inerente al sangue stesso a cui Ro- sa , forse in troppo elalo senso , attribuisce tutta la sua facoltà espansile organico vitale , che io non saprei me- glio ravvisare se non nell' ossigeno . Quanto più il sangue poi si allontanerà dal suo cen- tro impulsivo, eh' è il cuore ^ quanto più andrà perdendo 2 3G SULLA CITTÀ DI NABONA per via quel poco di ossigeno che gli rimane ancora , sopraccaricandosi di nuovi principii carboniosi ^ quanto più dalle minime estremità della circonferenza si andrà concentrando in vasi maggiori , tanto più se ne rallen- terà il suo corso 5 a quella guisa che ce lo provano ia pratica le stesse ordinarie leggi dell'idrostatica. E che infatti ciò sia il primo eflfetto che l' aria paludosa di Narenta generalmente induce su quegli abitanti lo ve- diamo comprovato sì dallo stato del loro polso , che in tutti osservasi d' ordinario lento e pieno , quanto dalla qualità stessa particolare del sangue estratto mediante i salassi , e che sott' ogni diatesi , sott' ogni condizione flo- gistica , attiva o passiva , si dimostra sempre straordina- riamente denso, nerastro ed evidentemente sopraccaricato di sostanza colorante giallo-biliare , e di altri principii carboniosi , diffettando di siero , di fibrina e di sali. Per cui a ragione Chaptal insegna , che il colore del san- gue tanto più si dimostra vermiglio quanto più pura è l'aria locale [Chim. appìic. alle arti T. II. art. 2.). Troviamo però un divario, quanto alla patente sua iden- tità , dalla classificazione recente offertaci dal Dottor Denis , il quale nel contemplare il sangue umano sotto le varietà più notabili della sua crasi fisiologica , e di- videndo queste in quattro classi principali , alla prima , che comprende la minor densità, di i,o45, attribuisce il sangue di quelli che vivono sotto condizioni quasi consimili a quelle de' narentini', laddove parmi dovreb- besi questo collocare piuttosto nella quarta classe , che presenta la densità maggiore, cioè di 1,070, cui ap- jiartiene il sangue del cordone ombilicale ( Essai sur /" application de la chimie à V étiide pliysiologicjiie du song de /' hornme ) . La quale maggiore densità poi non ve- desi né meno stare in proporzione del coagulo , che presenta il sangue stesso poco dopo eh' estratto sia dalla vena ^ uientr' egli si rapprende bensì , ma lentamente , ed in una massa picea , come appunto venne osservato DI F. LA^ZA 23 7 nel sangue degli attaccali dal cholera-morbus e dalla l'ebbre gialla ( Thackrah. Inqiiiry info the nature of the hlood p. q4' Hecker: Literarische annalen des Hellkunde. T. XVIIl. p, 3o3)', cioccbè anche in questi casi, sic- come originati a mio credere dalle niedesime cause , non ad altro devesi attribuire se non ad una scarsa quantità di ossigeno e di Gbrina •, checche ne dicano que' nuovi riformatori che anche in ciò non altro ravvisano che il potere dell'elettricità. Ora i primi efl'etti morbosi derivanti da una rallentata circolazione del sangue , dovranno senza dubbio deter- minarsi a carico del sistema venoso epatico , essendo ji fegato P organo secretorio che a preferenza di tutti gli altri riceve una grande quantità di sangue , per mezzo dell' arteria epatica e della vena porta . Oltre a ciò , come fece osservare Portai , le vene che ne danno u- scita , non sembrano essere proporzionate bastantemente all' ampiezza de' vasi conduttori , per cui è anche desso 1' organo che più di tutte le nostre parti del corpo tro- vasi esposto agi' ingorghi sanguigni ( Observations sur la nature et le traitement des nmladìes du foie p. 66. Tal' è la sola via per cui sembrami possa arrivarsi a spiegare la genesi di tutte le malattie che vediamo in- sorgere ed assumere la forma epidemica nei luoghi pa- ludosi , ed ovunque all' umidità dell' aria e del suolo si combini un calore cocente nell' atmosfera , che valga a favorire maggiormente la evaporazione ed evoluzione di que' principii eterogenei all' aria pura . Il celebre Tommasini , il quale, senza negare la possibilità dell a- zione specifica elettiva di un veleno , di un miasma , o di qualsivoglia altra potenza nociva sopra le funzioni del sistema epatico, in quanto però alla genesi delle febbri biliose , opinò contro P inDuenza miasmatica og- gidì sostenuta dai più , dopo aver detto : qualunque ne sia la cagione , egli è sicurameute un fatto , che un for- te calore unito a' vapori paludosi autunnali .^ injlmsce 238 SULr,4 CITTÌ Di WiKORA particolarmente a sconcertare le funzioni del fegato , e ad alterare le secrezioni della bile ( Sulla febbre di Li' vorno del i8o4^ sulla febbre gialla americana e sulle malattie di genio analogo. Bologna i834 ^. *'io3), soggiunge ad altro luogo : Io non so per quale maniera la suddetta combinazione di umido e di calore torni tan- to dannosa al fegato ed alle prime vie, ed alteri tanto la secrezione della bile e de' suclii alla digestione desti- nati (Op. cit. p. 354). Per tal modo escludendo egli in questa sorta di malattie l'azione di un miasma, si limita ad attribuirne la origine a pure cause costituzio- nali di umidità e di calore nell' atmosfera , senz' andare pili in là ad indagare 11 vero modo di agire di queste stesse cause , ed il perchè spieghino desse costante- mente un' azione morbosa elettiva sopra di un organo piuttosto che sopra degli altri . Ed invero mi reca me- raviglia , come quel sommo ingegno d' Italia che tanto si diffuse nelle sue Lezioni critiche di fisiologia e pa- tologia , sopra P azione dell' ossigeno dell' aria sull' uma- no organismo , prendendo ad esame gli esperimenti che dalla maggior parte de' fisico-chimici furono eseguili sull' argomento , e le diverse teorie che ne derivarono i fisiologi nel processo della circolazione , mi reca me- raviglia, ripeto, coni' ei non siasi fermato un'istante su- gli effetti morbosi che deggiono attaccare primieramente le funzioni della sanguificazione e conseguentemente quel- le degli organi a ciò destinati , subito che per le accen- nate cause ( caldo ed umido , e quindi vapori acquosi sospesi nell' aria atmosferica ) , il volume di aria eh' en- tra nell' organo polmonale ad ogni singolo atto inspira- tivo, contenga una quantità di ossigeno minore di quan- to lo richieda la rispettiva colonna di sangue venoso, portatavi dall'arteria polmonale a subire quei cambia- menti e ad acquistare quei caratteri, che sono indispen- sabili al sostegno normale della organica vitalità . Ma gli effetti di questa imperfetta sanguificuzione oltre DI F. LAKZl a 39 al fissare la prima sede morbosa a danno del sistema epatico , è chiaro dover anche sommamente influire a sconcertare le funzioni stesse dell' organo polmonale , aventi somma anzi primaria influenza sulla condizione del sangue . Mentre per l' accennato difetto di ossige- nazione , riuscendo il sanque arterioso non abbastanza fornito di quella proprietà sua stimolante , che dev' es- sere proporzionata alla irratibilità propria de' vasi cor- rispondenti 5 ne viene di conseguenza , come accennam- mo , che minor esserne dovrà la reazione vasale , e quindi più lente e ritardate le impulsive contrazioni del cuore e delle arterie , e rallentala l' accoglienza che sarà per fare il ventricolo sinistro del cuore alla colonna di sangue portatagli dalla vena polmonale, onde poter es- sere poi nuovamente spinta in circolazione. Da ciò quin- di, a mio avviso, dovrebbe insorgere quasi un lento ri- gurgito, o meglio direi una locale ripienezza vasale ed anzi uno stato subcongestivo abituale, che, fino dal- l' infanzia , contribuirebbe negl' indigeni a produrre una qualche dilatazione negli organi del petto , oltre a quelli dell' addome , che varrebbe ad imprimere loro anche una struttura fisica ed abito corrispondente*, vale a dire piccola torruta statura , ed ampio torace . E questo fa sì , che la generalità di quegli abitanti , conservi una marcata disposizione alle flogosl polmonali , che , alla più piccola causa durante f inverno, facilmente degene- ra in malattia, ed assume quasi l'aspetto epidemico. Per le quali cose adunque sembra evidente , che il difetto di ossigenazione nel sangue , e la conseguente sua rallentata circolazione ed accresciuta densità , deb- bano , per le surriferite ragioni , determinare or nell' uno ora nell' altro degli accennati due sistemi , epatico e pol- monale , degl' ingorghi e delle stasi sanguigne , da cui , a seconda dell' individuale suscettibilità delle diverse stagioni , delle vicissitudini atmosferiche o di altre in- fluenze di agenti esterni , saranno per derivare tutte Si/\0 SL'LLi CITTÌ, DI ViROSX quelle morbose afFezioni , che sotto moitlplici forme , sebbene sempre di fondo identico , si dlmostnmo indi- gene a Narenta , come anche in ogni altra regione umi- da ed a pari circostanze soggetta. Da ciò appunto pro- viene la maggiore mortalità che annualmente riscontra- si a Narenta in confronto delle altre parti della Dalma- zia • come lo è dell' Olanda rispetto a tutte le altre re- d'Ei in causa della sua idità ; locchè fece dire a taluno , essere l' igrometro la misura pili esatta di longevità per differenti paesi , stando sem- pre questa in ragione inversa della predominante umidi- tà neli' atmosfera. Fissate queste preliminari vedute sulP azione imme- diata che r aria delle paludi esercita in generale sul pro- cesso della circolazione , passiam' ora a trattare delle malattie di Narenta che da ciò derivano , e che , sotto pari circostanze , anche in altri luoghi endemicamente si riproducou ogni auDO , colla riproduzione delle mede- sime cause . ( sarà conlinuafo ) iEonhmùxti htW ^ssocmione Ogni mese *vwrà TegdaTmente pobblicato un Fascicolo di questi nuovi Annali, e quando Io richieggà la materia, sarà corredalo delle opportune Tavole. Ciascun Fascicolo sarà composto di cinque fogli di stam- pa ; il primo ed il settimo Fascicolo d^ ogni Annata verrà fornito di un Frontispizio e di un Indice per la serie de* Volumi , e le Tavole di on' annata saranno flodid air«i- circa . II prezza d'«gni Fascicola è di OKaioochi 25 Romani, pari ad itaU Lir. 1. 34, « sarà pagato all'atto della con- segna del medesimo. Per li Signori Associali all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato , che sarà di Scudi Romani uno, e baiocchi cinquanta, pari ad Italiane Lire 8. 05 non comprese le spese di dazio, e posta . Le Associazromfi si rrcevóno in Bologna -dalla Società Editrice di qivesti Annali — Via A'Uabella JV.° 1637. — •e dalli distributori di «questo FrogEamma «i in fiologoa, che -fitopi , ed all'Estero. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Dicembre non siasi dato avviso in contrario . // 31 Gennaio 1842. INDICE I»EIil.E UATERIE COMTEIVUTB IIW QUESTO FASCICOIiO UEIIORIE ED ARTICOLI ORIGINALI INEDITI BoxAPARTE Principe Carlo , Catalogo metodico de- gli Uccelli Europei pag. 16 1 Alessandrini , Rendiconto delle sedute dell' Accade- mia delle Scienze dell' Istituto di Bologna . Ba- RiLLi , degenerazioni patologiche del sistema os- seo — Mondini , Di una abnorne conformazione delle, parti genitali muliebri ~ Vekturoli Gius. Ephemerides Tìherinae — Bianconi Dott. Gio. Battista , Articoli di metallurgia galvano-elettri- ca — Sartagata, Elogio dell'abate Molina — Gua- landi , Di un caso singolare di demenza , ed uso di un nuovo craniometro » ^77 Pascucci Dott. Luigi, Di una tisi pulmonale . „ 198 Bertoloni Prof. Antonio , Osservazioni sopra al- cune specie di Cyclamen „ 2o5 Lanza Dott. F. , Saggio storico statistico-medico sopra la città e territorio di Narona . . . ;) 217 Ristampe ed Annunzi NicoLUcci G. , Sul sistema nervoso e circolatorio della Salamandra acquajola ,, aio Memorie di Matematica e di Fisica della Società Italiana v ^9^ m ' il SCIENZE NATURALI ANNO i842 Ottobbe ( pubblicato li 19 NoTembre ) Prezzo del presente bai. 25. Tutto quanto riguarda questo Giornale dere es- sere spedito al Presidente della Società Editrice Pro- fessore Antonio Alessandrini, Via Altabella M." 1637. -^^ BOLOGNA PEI TIPI DI JACOPO M ARSIGLI 1842 GiTALOGO Metodico degli Uccelli Europei. ( Continuazione , vedi pag. 1 6 1 . ) 124. ErTTIIROSPIZA, Bp. Baemon-hous , Sw. Carpodacua p. Kaup. Eiir. finitim As. occ. Afric. or. accij. Eur. m. As. s. ad or. acc. Eur. or. Eur. or. As. ». acc. etiam io Eur. m. a68. E. pnAENicoPTERA, Bp. Linaria phaenl- copCera, GoulJ. *2Gq. E. GiTHAGiNEA, Bp. Fr. gltfiagtnea, Licht, Pyrr. githaginea, Tecam. Gould t. 208. a^o. E. ìiosEA, Bp. Passer roseus , FaU. Prin- gilla rosea, Pali. Carpodacus roseus, Kaup. Pyrrhula rosea ^ Temm. GoulJ t. 207. •a^i. E. ERYTHRiNA, Bp. Loxiu erytJirìna, Pali. Fr. eryUirina , Mey. Pyrr. erythrina^ Temm. Fr. rosea, Lalli. Loxla cardi- nalis , Beseke. Corythus erythrinus , R. et Bl. Erytlirothorax rul/rifrons , Brm. GoulJ t. 306. 125. CrAGCS , K. et Bl. Carpodacus p. Kaup. a^a. U. stBiRiCDS, K. et Bl. Pyrr. longicau- As. s. ad or. »ec. da, Temm. Lox. sibirica, Pali. Pyrr. cau- Eur. or. data. Pali. Cor. sib'iricus, Bp. Pyrr. sibi- rica, R. et Bl. Gould t. 2o5. Subfamilia 100. Loxinae. I2G. Pyrrhcla , Br. IjS. P. vuLGARis, Br. Pyrr. rubicilla. Pali. Lox. pyrrhula , L. P. europea , Vieill. Lox. atra. Brunii. P.rufa, Koch. F/iib. coccinea, Sarider. G. t. 209. 127. CORYTntS, Cut. StnhiUphaga , VùM. >74' C- RUBICILLA, Bp. Loxia rubicilla , Gul- deiist. Coccothraustes caucasicus , Pali. Pyrrhula caucasica , li. et Bl. N. Ass. Se. Natur. Anno 4- Tom. 8. Eur. As. f.ctiacx or. As. occ. ci fiutt. Eur. or. 24^ UCCELLI EUROPEI *2']5. C ENUCLEATOR , Cuv. £. enucleato r , L. Bor. Europ. As. L. psittacea. Pali. Fr. enucleator, Mey. Am.s. acc.Eur. P. enucleator, Temm. G. t. 204. m. med. 123. LOXIA, Br. Crucinstra, Cut. *276. L. PTTiopsiTTACos, Bcchst, £. curviro- Eur. s. et med. stra. Otto. Cr- pinetorum, Mey. L. curv. acc. II. s. major, Gra. Gould t. 201. •277. L. cuRviROSTRA, L. L. crucirostra, Pali. Eur. univ. praes. L, vulgaris , Ranz. Cr. vulgaris , Daud. s. As. s. ad or. C. abietina, Mey. Gould t. 202. 278. L. TAENioPTERA , Glog. Cr. bifasciata, Eur. s.As.s. acc' Brm. G. t. 2o3. Eur. med. FamiLIA 35. CuCCLIDAE. Subfamilia 109. Cuculinae. 129. OSTLOPHDS, Sw. Coccystet, Glog. •279. O. GLANDARins , Bp. Cuculus glanda- As. Afr. Hisp. no. rius , L. C. pisanus , Gin. C. macru- acc.It.ets.nidif. ras, Brm. Gould t. 241. 130, CuccLus , L. •280. C. CANORus, L. C. rufus, Bechst. C. bo- Eur. As. Afr. s. realis , Pali. C. cantor , 111. C. cine- reus, Besek. C. hepaticus , Sari. G. t. 240. 131. CUREUS, Boie. Ptoyo, Lm. 281? C. AMRBicANDs, Bp. Cuculus america- Amer. s. accid. nus, L. Coccyzus americanus,\ìeìU. £ry- Eur. s. trop/irys americanus , Svv. Gould t. 242. DEL FB. BOniFARTE 2^3 FamILIA 36. PlCIDAE. Subfamilia iii. Yimginae. 132. YUNX, L. •aSa. Y. TORQuiLLA, L. Ficus yinx , Pallas. Europ. As. s. ex GoulJ t. 233. Africa. Suhfamilia ii3. Picinae. 133. GeCINCS , Boie. Brachylophut , Sw. *a83. G. rfRivi', Boìe. Ficus viridis. II. G. l. 22.6. Eur. As. occ. 284. G- CANDs, Boie. F. canus ,Gm. P.chlo- Eur. med. et or. ris , Pali. P. non^egicus, Lalh. P. cani- As. s. ceps, Nilss. P. viridi-canus, 3Iey. G. t. 237. 134. DrYOCOPWS, Boie. Dryotomta, Sw. *285. D. MARTius , Boie. Ficus martius , L. Eur. As. s. Gould t. 225. 135. PlCDS, L. Dryobatei, Boie. Dendwcaput, Koeh. •286. P. LEUCONOTUS , Bechst. P. cirris. Pali. Europ. s. et or. Dendrodromas leuconotus, Kaup. GoulJ As. s. lab. 228. •287. P. MAJOR, L. Ficus cissa, Pali. G. t. 229. Eur. As. s. *a88. P. MEDius, L. P. cynaedus. Pali. G. t. 23o. Eur. *289. P. MINOR, L. P. pipra , Pali. G. t. 23i. Eur. As. s. 136. APlERTiCSj Sw. Pieoidet, Ijuèp. •390. A. TRiDACTVLus, Sw. F. tridactflus , L. Eur. s. roont. Dendrocopus tridactjflus , Koch. G. t. 23a. Eur.med.As.s. «44 UCCELLI EUBOPEI ORDO IV. COLUMBAE, FamILIA 42. COLUMBIDAE. Suhfamilia 122. Columbinae. 137. COLIMBA , L. *29i. C. PAi.uMBus, L. GoulJ t. 243. *29a. e. AENAs, L. Fn. Suec. Gouid t. 244- 'agS. C. LIVIA , Auct. Columba aenas, L. Co- lumha domestica, Gm. GoulJ t. 245. 138. TURTCR, Ray. Veristera, Bom 294. T. sF.NEGALENsis , Bp. C. scnegolensis, L. C. cainhayensis et aegyptiaca, Lath. C senegalensis et cambayensis, Temra. C testaceo-incarnata, Forsk. C. maculicol- lis, Wagl. •295. T. AURiTDS, Ray. C. turtiir, L. Per. turtur, Boie. Tur. migratorius , Selb. Gould t. 246. 296. T. msoRius, Selby. Columba riseria, L. 139. ECTOPISTES , Sw. 297. E. MIGRATORIUS , Sw, Columba migrato- ria et canadensis , L. Wils. Ara. Orn> t. 44. f. ,. Eur. etiam s. Asv s.hyem. Afr. s. Eur. etiam s. As. occ. Afr. s. Eur. etiam s. Afr. s. As. s. As. m. Afr. unde Gr. Arcip. Europ. etiam ». As. s. Thrac. As. etAf. Am. s. acc. irv Ins. Brit. DEL m. BOIVAPARTE 245 fSUB€IiASS»IS II. CBAI-IììIlTOBES ORDO V. GALLINAE. Familia 43. Pteroclidae. Suhfamìlia 12 5. Pteroclinae. 140. PterOCLES, Temm. Omas, Yteill. *2f)8. P. ALCHATA, Licht. T. aìcliata , L. T. Eur. m. As. occ. caudacutus, Gm. T. chata , l'ali. Pt. Afr. s. setarius, Temm. Pt. caspius , Mén. G. t. 258. *299. P. ARENARins, Temm. T. arenarius , Pali. Eur. m. eliam ad Perdix aragonica , Lalh. Oenas arena- occ. Afr. As. rius, Vieill. Gould 25j. occ. Familia 47* Phasianidae. Suhfamìlia i33. Phasianìnae 14 1. Phasianes , L. •3oo. P. coLCHiCus, L. GoulJ l. 247. As. occ. et finit. Eur. Corsie. Familia 48. Tetraonidae. Suhfamìlia i34. Tetraoninae. 142. LAcopus , Vieill. a. Lagopus^ Kaup. 3oi, L. BRAcniDACTTLus, Gould. Tetrao brada- Eur. or. et Aj. dactylus, Temra. Gould t. 25G. max. bor. 2 46 UCCELLI EUROPEI *3o2. L. MUTUS , Leach. T. lagopus var. mi- F.ur. bor. et Alp. nor alpina, L. L. alpina, Nilss. T. ru- Eur. med. pestris , Gm. Z. vulgaris , Vieill. L. ru~ pestris , Boie. G. t. 253. 254? 303. L. ALBDs, Bp. T. lagopus, L, T. cachin- Eur. As. et Am. nans'ì Retz. T. albus , Gm. J". salice- bor. f/, Terara. Z. saliceti, Sw. Z. subalpi- na, Nilss. Gould t. 255. 6. Oreias , Kaup. 304. L. scoTicus, Vieill. 7e(/-ao ì^co/Zcmj, Lath, Insnl. Brltana. Bonasa scotica, Br. Gould. t. 253. 143. Tetrao, L. a. Tetrao, Kaup. lyruru», Sui. *3o5. T. TETRix, L. Tetrao hetulinus? Scop. Eur. et As. s. et Gould t. 25o. mont. acc.Ap. Hybridus cura seq. T. urogallides, Kilss. Eur. et As. s. T. medius. Leisl. T. hyhridus , Sparrm. T. intermedius , Langsd. G. t. 249. Hybridus cura Lagopodis albi foera. T. la- GOPiDEs , Nilss. T. tetrix, mas. var. Sparr. cum. fìg. b. Urogallus , Kaup, Tetrao, Sw. *3o6. T. uROGALT.us, L. Grygallus, Gesn. Te- E.el As. s. mont. trao eremita''. Thunb. Gould l. 248. acc. Alp. m. 144. Bonasia , Bp. Tetrasua, K. et Bl. *3o7. B. SYLVESTRis, Brm. T. Bonasia, L. Te- Eur. s. et med. trao canusl Sparrm. B.betulina, Strickl. As. ecc. B. europaea, Gould t. 25 1. DEL PR. B05 APARTE 2^1 Suhfamilia i35. Perdicìnae. 145. FrANCOLINUS, Steph. AUagm, K. tt SI. *3o8. F. vcLGARis, Steph. T. francolinus , L. Sic.Melil.Arcip. Chaetopus francolinusl Sw. G. t. 259? Afr. As. 146. PerDIX, Br. CaccahU, Eaup, Chacura, Badgi. •Sog. P. GRAECA Br. P. saxadlis, Beclist. P. ru- As. occ. Gr.It.m. fa, S. G. Gni. Tetraorufa, Pallas. Cita- et occ. Cors. ct^a graeca, Gr. GoulJ t. 261. lìg. 2. Gali. m. Helv. *3io. P. RUBRA, Br. Perdix ruja , Gesn. Te- It.,GalI.m.Hisp. trao rufus, L. GoulJ t. 260. Ins. Jersey et Guernes. *3ii. P. vt.TRosk^'Laih. Alectoris petrosa, Kan'p. Risp.Ins Balear. Gould t. 261 f. I. SarJ. Afr. s. 147. Starna , Bp. Perdix, Gr. *3i2. S. PERDIX, Bp. T. perdix, Ij. P. dama- Europ. As. occ. scena, Lath. P. cinerea, Br. P. mon- Afr. s. tana^ Lath. GoulJ t. 2G2. ' 143. OrtyX, Steph. Colimi, Leèi. 3i3. O. TiRGiNiANA, Bp. T. virginianus et ma- Ara. s. onde in rilandicus,L. P. borealis,Ttmm. O. bo- Eur. Angl. realis, Steph. Aud. Am. t. 7G. 149. COTCRMS, Bonn. Onygion, K. et Bl. *3i4. e. coMMUNis, Bonn. r. coturnix, L. C. Eur.As.eliamor. major, Br. P. coturnix, Lath. C. dacty- hyeni. Air. s. Usonans , Mey. C. europaeiis, Sw. C. vul- garis, JarJ. GoulJ. l. 268. 248 UCCELLI ECROPEI Suhfamilia 1 36. Turnicinae. 150. TuRXix , Bonnat. Onygk, m. *3i5. T. GiBRALTARicus , Bonn. Tetrao andalu- Hisp. Sic. Afr. •. sica et gibrallarica, Grn. Hemipodius ta- acc. Galli» m. chydromus et lunatus , Temm. G. t. 2G4. ORDO VII. GRALLAE. ^ribus !♦ (^aUtnaccae. ♦ FamiliA 53. Chakadrida.e. Subfavìilia i^i. Otidinae. 151. Otis, L. a. Otis , Leach. *3i6. O. TARDA, L. Gould t. 267. Eur. p. or. A*. h. Tetrax , Lcacli. *3i7. O. TETRAX, L. Tetrax campestrìs , Leach. Eur. SnrJ. Sic. Gould t. 2G9. As. ecc. Afr. «. e. Ifoubara , Bp. Chlamydotis, le»». 3l8. O. HOUBARA , Gm. Chlamydotis liouba- Afr. s. As. occ. ra, Less. O. macqiieeni,Q, O.Gr. Hou- ad m. acc. Eur. Lara undulata , G. R. Gr. Gould t. 268. Subfamilia x^i. Charadrìnae. 152. jEdicxemus, Temm. *3i9. lE,. CREPiTANs , Ternni. Charadrius aedi- Eur. etiam. s. As. cnemus , L. Gould t. 288. occ. Afr. t. DEL ri. BORAPARTE a49 153. ClRSORIUS, Lalh. Tachydromtu , 111. *ò-jm, C. GkLLtct]s,Bp. Charadrius corrìra , Bonn. Afr. t. As. océ. C/i. gallicus, Gai. Curs. europaeus, LhIIi. acc. Eiir. iii. C. isabetlinus , Mey. Gould t. 2G6. 154. GLAREOLA,Br. Traoìulia, Stop. *3ai. G. PBATiNCoLà , Pali. Hirundo pratinco- Eur.praes.or.As. la , L. Gì. austriaca , naevia et senega- occ. Afr. s. et lensis, Gm. Gì. torquata Mey. G. t. 265. occ. 3aa. G. kordmanni, Fisch. G. /j/a^i'/zcoAi, PhII. Eur. or. As. occ. 155. CBARÀDRICS, L. JBgialitet, Baie, Iliaticula, Moehr. *3a3. C. Bi\Ticvi,A, Li. ^gialites /iiaticula,Bo\c, Eur. As. «liaiu Hiaticula annidata, Gr. Gould t. 296. or. Afr. s. •Sa^. C. cuRONicus, Beseke. Ch, hiaticula, VaW. Eur. As. i. Cli. Jluviatilis , Bechst, Cli. minor, Mey. Ck. intermedius , Ménélr. Gould t. 297. *325. C. CANTiANus, Lalh. Cli. alexùndrìnus , Eur. As. .' Hasselq. CIt. littoralis, Bechst. C/i. al- bifrons , Mey. Gould t. 298. 32O. C. yr&naoTHo&AX, Temm.Ch.jugularis! As. occ. Eur. or. Wagl. Gould t. 299. ad m. 156. ElDROMIAS , Boie. Monnellus, (Irm. *3a7. E. MoaiNELLus, Bole, 67i. morinellus , L. Eur. praeserlini Ch. tataricus. Pali. Gould t. 295. or. hyera. m. 328. E. AsiATicus , K. et Bl. C/i. asiaticus et As. occ. et finii. caspius. Pali. Eur. or. 157. PlUVIALIS, Br. Charadnialis et apri- Eiir.As.Afr.aest. carius , L. Pluviatis aurea, Br. G. l. 294. bor. iiycu». ui. N. Ahr. Se. Natur. Anno \, Tom. 8. l6* aSo UCCELLI EUROPEI 158. Sqiatarola, Cuv. *33o. S. aEL\ETjc\ , Cuv. Tringa helvetica, L. Boreal. hyem. Fanellus helveticus , Br. Tringa squata- peruniv.Eur. rola, Gm. GouIJ t. 290. Subfamilia i43. J^anellinae. 159. HOPLOPTERDS, Bp. Philomachue, Gr. 33i. H. spiNosns , Bp. Charad. splnosus, L. As.caliJ.Afr.Acc. Gould t. 293. £ur. or. ad m. 160. Chetxcsia, Bp. *332. C. GREGARIA, Bp. C/i. gregarius, Pali. As.occ. el exlre- Tr. ieptuscMa, Lepech. T. fasciata, Gm. mit.or.Eur.m. C. waglerì, Gray. GoulJ t. 292. acc. Ital. 161. VanELLUS , Br. Cavia, Klein. *333. V. CRisTATUs, Mey. Tringa vanellus , L. Eur univ. Afr. F. gavia, Steph. Gould t. 291. As. occ. Suhfamilia i44' Haematopodinae. 162. StREPSILAS, 111. Cinclm, Moehr. *334' S. iNTERPBEs, IH. Tringa interpres , L. Boreal. hyem. Charadrius cinclus. Pali. Str.^ collaris , Eur. m. Temtn. C. morinellus , Gr. G.t. 3 18. 163. HAEMATOPUS, L. Oetralega, Br. *335. H. osTRALEGus, L. ff. hypoìeuca, Pali. Eur. As. $. ad Gould t. 3oo. occ. byem. m. ibr. ' DEL PH. BÓ5APAKTE SSl FamILIA 54. ScOLOPAaDAE. Suhfamilia i45. Scolopacinae. 164, SCOLOPAX, L. RuHicola, Moehr. *336. S. BusTicoLA, L. Busticola vulgaris, Vieill. Eor. et Às.unÌT. IGoulJ t. 3 IO. Afr. s. ICS. EnALICS , Kaup, Xyloeota, Bp. Bomoptilura, Gr. 33^, E. sABiHit, Ka»p. Scolopax sabinu,\ig. Acc.Ins.Bntann. Gould t. 321. f. I. unde? 166. GaLLINAGO, Sleph. Telmatìas, Baie, Àscotopax, K. «t BU a, Gallìnago , Erra. Tfummìus, Gr. *338. G. MAJOR, Bp. Se. major, Sav. Se. me- Eur. praes. or. dia , Fr. Se. paludosa , Retz. Se. pala- As. Afr. s. stris, Pali. G. t. 320. 339? G. MONTAGui, Bp. Se. major. Moni. Eur. s. et med. *34o. G. BREHMi, Bp. Se. bre/imi, Iv.;iup. Pe- Eur. med. et m. lorychus hrehmi, Kaup. le. Faun. II. I. *34i. G. scoLoPACiNus, Bp. Se. gallìnago, L. Eur. As. s. Gould t. 321. f. 2. b. Lymnoeryples , Kaup. Philolymnus , Br. *342. G. GALi.iNCLA , Bp. Se. gallinula , L. Eur. As. s. Gallìnago mìnima , Ray. Gould t. 322. 167. MaCRORAMPHCS, Leach. XymnoJromu» , Wied. 343. M. GHisEus, Leach. Se. grìsea et novebo- Am.s. acc.Eur.s. racensìs, Gm. Se paykuUi, Niiss. G.t. 323. :%ja UCCELLI EUROPEI Subfamilia i^6. Tringinae. 168. Limicola, Koch. rakineiiu», Kaup. *344i L. PYGMAEA, Koch. Num. pfgmaeui, Lafh. Eur.or.et lu. .\». N, pusillus , Bechst. Tr. platyrhync- //a,Temtn. Tr. pygmaea, Sav. L, pla- tyrhyncha , Gr. Gould t. 33 1. 169. PeLIDNA, CuV. Schaenieliu, Moehr. a. Actodromas, Kaup. *Zt(ó. P. MiNOTA, Cuv. Tringa minuta, Leisl. T. cinclus, Pali. T. pusilla, Mey. G. l. 332. b. Leiinonites , Kaup. *346. P. TF.MMINCK.I, Cuv. TV. pusìllo, Lcisl, Tr. temmincki, Leisl. Gould. t. 333. e. Pelidna . *347. P. MARiTiMA, Bp. Tr. rnaritiina, Brunn. Tr. nigricans, Mont. Tr. arquatella , Pali. Gould t, 334. 348. P. PECTORALis , Say, Tr. pectoralis , Bp. Gould t. 32J. 349. P. scHiNzi, Bp. Tr. schinzi, Bp. Aiu. Orn. Gould t. 33o. *35o. P. CINCLUS, Cuv. Tr. einclus et alpina, L. Numenius variabilis , Bechst. G. t. 329. d. Ancylocheilus , Kaup. *35i. P. .'»iT.r?\ur. or. giosaì Cur. 2,6o UCCELLI EUROPEI 203. PlEGADIS, Kaup, FeUcirullut, Gr. nec Àuot. Tantalidce, Wagl. *4o8. P. FALCiNELLUs , Kaup. T. falcinellus, L. Eur. As. Afric. N. igneus? Gm. 2Y. \>iridis et castaneus, Ocean. Br. J. falcinellus, Vielll. G. t. 3oi. Familia 62. Plataleidae. SuhfamiUa 160. Plalaleinae. 204. PlATALEA , L. Platea, Br. ^409. P. LEucoRODiA, L. Gouid t. 286. Eur. As. Afr. s. Familia 63. PhAenicopteridAe. Subfamilia 16 1. Phaenicopterinae. 205, Phaenicopxertjs , L. *4io. P. ROSEUS, Pali. Ph. ruber fh. pari. P/t. Eur. m.praes.or. antiquorum, Temm. Gould t. 287. As. occ. Afr. s. ORDO Vm. ANSERES. Familia 64. Anatidae. Subfamilia 162. Cjgninae. 206. OLOR, Wagl. Cygnm, Gr. *4ii. O. MANSOETUS, Wagl. A. olor , Gm. C. Eur. or. ,^ sibilus , Pali. C. g'/iif/j, Bechst. C. 7«a/2- suetus, Ray, C. olor. 111. Naum. t. 295. G. t. 354. 12. O. iMMDTABiLis, Bp. C. imiTiutahiUs , Eur. s. Yarr. III. p. i3i. fi^^ I DEL PR. BORAPAUTE 261 207. Cygsus, Mey. Olor, Gr. *4i3. C. Mcsicus , Bechst. j4. cygnus, L. C, Eur. As. ferus, Ray. C. olor. Pali. Olor fsnis, Gr. C. melanor/iynchus, Mey. C, xanthorhi- nus , ISautn. t. 296. G. t. 355. 414. C. MINOR, Pali. var. ^. oloris, C. lewicki, Eur. s. As. s. Yarr. C. musicus ? Fab. C. islandicus , Br. C. melanorlùnus , N. l. 297. G. t. 356. Subfamilìa i63. Anserinae. 203. Ctgnofsis , Brandt. 4i5. C. CTGHoiDES, Brandt, y^rta^cjg'rtojrfei', L. As. s. et finit. jénser cygnoides ,Va\\. Anser guineensìs, Eur. or. Br. Bufr. pi. enl. 346. 4iG. e. CANADENsis , Brandt, Anas canaden- Ano. s. Acc. Eur. sis, L. Bu£f. pi. enl. 346. boreal. 209. Coen , Boie. 417. C. HTPEEBOREA , Boic. Anas hyperborea , Gra. A, nivalis , Forst. Anser hyperbo- reus , Pali. Gould t. 346- Boreal. tot. orb. hyem.Eur.med. 210. Anser , Br. *4i8. A. EBYTHROPUs, Flem. .^«a5erj///;"o/>Hj, L. Boreal. hyem. Anser albifrons , Bechst. Gould t. 349. etiam Italia. Naum. t. 289. 419. A. BRUCHI, Brm. A. albifrons, Fab. A. Eur. s. Island. medius? Tcrain. jun. A. intermedius , Acc. Germ. Nanna, t. 288. 420. A. BREViRosTEis, Hcclc. A. hrevìrostrls , Eur. s. ad or. As. et cineraceus , jun. Brra. A. minuliis, s. Acc. Germ. Kauni. t. 290. 262 UCCELLI EUROPEI 421. A. BRACHTRHTKCHos, Baili. A. phaeìiico- Enr. s. Island. ^«j', Bartlett, ^. èrewVoj'/m, Thienenj. A. Scotia accid. rufescens? Brm. Yurr. Br. birds fig. Eur. med. *422. A. SEGETHM , Mey. Anas anser, L. Fn. Ear. As. s. A. segetum , Gm. Ans. sflvestris, Br. Gould t. 348. *423. A. ciNEREus, Mej. A. anser,lj. Ans.vul- Eur. As. s. garis, Pali. A. pallustris, Flem. G. t. 347. 211. BerNICLA, Steph. Bimta, Br. 424. H.ievcovsis, Steph. A naserythropuSjGm. Eur. As. Am? s. Anser bermela^ Pali. Gould t, 35o. *425. B, BRENTA, SlepL. Alias bermela., Gm. Bor. tot. orb. A. torquata, Belon, Ans. brenta , Pali. Anser torquatus ., Fisch. Gould t. 352. *426. B. RuFicoLLis, Stepli. v^rtffj' fo/<7«o?a, Gm. Eur. s. pr. ad or. Anser ruficollis , Pali. Gould t. 35 1. As. s. 212. PleCTROPTERUS , Leach , Anaùgrnlla, Lafr. 427. P. GKì'ì^t.ssis.;\je-àc\\.Anasgamhensis,\j. Afr. acc. Europ. Anser gambensis, Br. Lath. Syn. t. 102. etiamIns.Brit. 213. Chenalopex , Steph. 428. C. AEGYPTiACA, Steph. Anas aegyptia- Afr. Eur. or. m. ca, Giva. Anser varius , Schn. G. t. 353. Acc. Ins. Brit. Subfamilia 164. Anatinae. 214. Tadorna, Leach. Fu/poMe?-, K.ei Bl. *^2Q. T. VDLPANSE.1 , Flem. A. tadorna, L. A. Eur. As. s. cornuta, Gai. CT. bellonii, Steph. G. t. 357. 215. Casarca, Bp. *43o. C. RUTILA, Bp. Anas rutila, Pali. A. ca- As. s. Eur. fere sarca , L. T. casarca, Steph. G. t. 358. accid. DEL PR. BONAPARTE nQB 216. AlX, Boie. Dendronetsa , Sw. Lampronesaa , Wagl. Comna , Kaup. 43i? A. SPONSA, Boie, Anassponsa, L. Wi's. Afa.s.acc.Eur.ab Am. Orn. t. 70. f. 3. aiariis aufuga? 217. MaRECA, Sleph. Penehpo, Anliq. •432. M. PENELOPE, Bp. u4nai penelope, L. Eur. As. Jffareca Jìstularis , Steph. Gouid t. 359. 433. M. AMERICANA, Steph. j4. americana, 1j. Am. s. Acc. Ins. Wils. t. 69. f. 4. Brit. 218. DaFILA, Leach, Phasianurm, Wagl. Trachelonetta, Kaup. *434. D- ACUTA, Leach. A nas acuta, 1j. j4. caii- Eur. As. Am. s. dacuta,V&\\. A. longicauda, Br. G. t. 365. 219. QUERQCEDULA, Sleph. Tfettim, Kaup. *435. Q. ANOTJsTiRosTRis, Bp. A nas angustiro- SarJin. Afr. s. stris, Ménétr. Anas mormorata, Temm. As. oca. Dafda marmorata, Eyt. Goulrl t. 373. 436. Q. FORMOSA, Tip. A. formosa, Gtor^.A. As.s.Acc.Eur.or. torquata , Mess. A. pietà. Steli. A. gloci- tans, Pali, nec Gm. Brandt. le. Ross. t. 4. 437. Q. BiMACuLATA, Bp. ^. ijwacw/aia, Penn. Britann. accid. A. glocitans, Gm. nec Pali. G. t. 363. *438. Q. CRECCA , Steph. Anas trecca , L. Boreal.antiq.orb. Gould t. 362. Afr. s. 220. PteROCYAREA, Bp. Ci/anoptenu, Eyt. Qiurquedula, Kaup. *439. P. ciRCiA, Bp. Anas querquedula , et Eur. As. Afr. s. circia, L. Gould t. 364- 221. RffVNCBASPIS , Leach. Spatula, Boxe, Clypiata, Brm. *t\l\o. R. CLYPEATA, Leach. Anas clypeata, L. Heraisph. arctic. Gould t. 36o. a64 cccELLi EunepEi 222. CnAlXELASMlS , Gr. KUnorhynehtu , Et/t. .! ;. in '. . */)4i. e. sTBEPERus, Gr. y4nas streperà, L. Eur. As.s. Ani.s. GouIJ t. 366. 223. AnAS, L. Bostha», S». *I\t^2. A. BosCHAs, L. j4nas arfwnca, L. monslr. Hemisph. bor. var. Gould t. 36i. A. PBRPUREO-viHiDis , Schiiiz. hybrida cum sequente. 224. CaIRINA , Flem. Mottlunlxts, Leu. 443. C. MoscHATA , Fiera. Anas mnschuta , L. As.occ.acc.Eur. Culf. pi. enl. or. hosp. per Eur. uni?. Suhfamilìa i65. Fuligulinae, 225. SoMATERiA, Leach. l\t\t\. S. MOLLissiMA, LeacL. Anas moUissi- Arclic. li. Eur. Vìa, L. Anser lanuginosus , Br. Anas bor. cuthherti , Pali. Gould t. 3^5. 445. S. sPECTABiLis, Leach. Anas speciali- Arct.pr.As.liyem lis , L. Gould t. 375. Eur. s, 226. OEdEMIA, Flem. Melanetla, Soie. a. Pelionetta, Kaup. 446. OE. vi:v.svicuA.kT A,Y\iim. A . perspicillata, Am.s.Acc.Eur.s. L. Mei. perspicilluta , Boie, G. t. 3j6. b. Melanetta , Boie. p. *447' OE. FuscA, Fkip. Anasfuscu, L. A. car- Bor. Eur. et A.s. ho , Pali. Melaneltafusca, Boie, G. t. 377. li.E.eliara ra- DEL TU. BOKAPAKTE 265 c. Oidemia , Flem. p. *448. OE. RiGRA, Fiera. Anas nigra, Li. /4. atra, Bor. Eur. et As. Pali. Melanetla nigra, Boie, G. t. 3j8. lijretn. Eur. m. 227. ErISHATVRA , Bp. Cereonectes , Wagl. Vndina , CouU. *4/}9- E. i,EiicocEPHAT,A, Bp. Anas mersa,Fa\\. Eur. or. As. Ins. j4. leucocephala , Scop. GoiilJ t. 383. et liti. Meil. 228. Brama, Boie. CalUehen, Bm. Netta, Kaup. Mcrgoides , Eylon. V|5o. B. RUPiNA , Boie. Anas rufina , L. C. Eur. or. et m. ruficeps , Brm. F, rufina, Bl. et. R. As. ecc. G. t. 369. 229. AviHYA , Boie. */|5i. A. FERINA, GoulJ. Anas ferina, Jj. Fui. Eur. As. ber. ferina , Bl. et R. Nyroca Jerina , Gr. GoulJ t. 367. *452. A. MARiLA, Bp. Anas murila, L. Fuli- Bor. h. etiam m. gula inorila, Steph. Gould t. 3^1. Eur. et As. 453. A. MARiLoiDEs , Bp. A. mariloìdes , Vig. Ara. s. Acc. Ins. Yarr. Br. Birds III. p. 247. cutn. fig. Britann. 230. FCLICLLA, Steph. Fuìix, Sundev. 454. F". coLLARis, Bp. Anas collaris, Donov. Ara. s. Acci J. Ins. A.fuligula, Wils. t. 147. A. rufitor- Britann. ques , Bp. *455. F. CRisTATA , Rny. Anas fuligula, L. Eur. As. eliam A. coljrmbis , Piill. Gould t. 370. maxira.oricnt. 231. NvnocA, Fiera. *456. N. LF,TicoPHTHAi,iARO.NA si , e prodotti anche questi dalla combinazione dell' os- sigeno dell' aria con l' idrogeno somministrato pure dalle sostanze alimentari . Ne viene quindi che la quantità di alimento di cui abbisogna il nostro organismo dee stare in ragion diretta dell' ossigeno inspirato , e viceversa . Perciò un' aria atmosferica la quale contenga , relativa- mente al proprio volume , una scarsa copia di questo gas , esige anche una parcità proporzionata negli ali- menti ^ laddove il maggior consumo di carbonio e d' i- drogene animale in un'aria fina e bene ossigenata , esi- ge invece maggior copia e consumo di alimenti : e dif- latto l'appetito, che appunto da ciò ne deriva, ne ac- cenna ben' anco il bisogno . In mezzo all' aria poco ossigenata di Narenta rendesi dunque necessario , per prima condizione profilattica , di osservare costantemente una parca dieta . Ogni pic^ colo disordine per questo conto serve non solamente a favorire uno sbilancio in quel processo chimico animale di sanguificazione , che è il principal sostegno dell' or- ganismo , ma in via meccanica serve anche ad accre- scere l' affluenza del sangue al fegato , per efl'etto della compressione operata dallo stomaco dilatato sopra la milza ^ per cui le arterie di questo viscere venendo com- presse , una porzione del sangue eh' esse dovrebbero con- tenere , si rigurgita nel fegato per mezzo dell' arteria e- patica . Sarà da consigliarsi quindi un metodo di vita sobrio , e quegli alimenti che sono di piìi facile dige- stione , meno caricati di principi carboniosi :^ e che pos- sono favorire 1' assottigliamento della massa umorale , una maggiore ossigenazione e decarbonizzazione del sangue , e quindi una più libera circolazione . Si renderà inoltre proficuo di mantenere sempre attivate le funzioni della cute , affinchè un disordine o sospensione di queste non vada a carico degli organi destinati alla respirazione , alle secrezioni ed all'assimilazione umorale ^ ma si favo- risca invece anche per quella via la decaibonizzazione DI I\ I.A.NZV 293 del sangue, mediante il processo d'inalcizlone ed esala- zione cui ò destinato l' organo cutaneo . Siccome poi dall' esperienze di Dumas , Prévost ed altri ancora [Ann. de chìm. ci de phys. T. XXIII. p. 5o) venne già provato che il sangue degli animali che si ci- bano di erbaggi sia meno fornito di globetti , e quindi meno denso di quello che osservasi in tutti coloro che usano puramente di carni, s'intenderà da ciò quanto errassero tutti quelli , i quali , proscrivendo come asso- lulameote- nocivo a Narenta l'uso di ogni sorta di er- baggi e di frutta , consigliavano piuttosto di cibarsi uni- camente di carni ^ di usare di liquori spiritosi , del vi- no^ locchè tutto certamente non può che maggiormente accrescere la condizione carboniosa del sangue -, la sua densità^ e quindi gl'ingorghi agli organi del petto e del basso ventre, già predisposti per l'azione specifica del- l' aria palustre sul sangue. E ciò è anche appunto in perfetta concordanza con le più recenti analisi delle so- stanze alimentari ^ mentre le frutta fresche e gli erbaggi ordinariamente non hanno mai offerto più del 12 per cento di carbonio ^ laddove invece le sostanze animali , e segnatamente le grasse , i pesci delle paludi e le an- guille , ne contengono ben' oltre alla metà del proprio peso . Chi vuole adunque rendersi più sopportabile l'aria di Narenta e delle paludi in genei-ale , dee far uso il meno che sia possibile di carni grasse , salate , arrosti- te, di selvaggina di ogni specie, e di pesci di acque stagnanti ^ ma prediligere invece moderatamente le car- ni allesse di animali domestici commiste ad erbaggi e frutta cotte e specialmente al Icontodon taraxaciim (detto volgarmente radicchio, ed a Narenta cornunissimo ) , ed alle prugne , usando del vino allungato con acqua , e fuor di pasto di bibite diluenti , rinfrescanti , subacide . A miglior mezzo precauzionale poi, oltre a ciò, io vor- rei suggerire un' abituale applicazione di mignatte ai va- si emorroidali, sul fare della primavera e dell'autunno^ 29.4 sn.i.A cm.v DI >Ano:^A e l'uso giornaliero, speciaimciile in quella prima sta- gione , della decozione di tarassaco , che ivi sperimen- tai di mirabile salubrità , attesa la quantità di sali neutri solubili di cui quella pianta si riconobbe fornita . Non saprei approvare poi la pratica di coloro che credono potersi preservare dalle influenze palustri di Narenta , col far uso giornaliero di piccole dosi di china o di altri amari. Oltre che con ciò non si hanno per niente di mira le vere cause locali e le prime conseguenze organiche , le quali stabiliscono il germe delle varie forme morbose descritte, non si fa che abituare l'organismo a rime- dj , che in caso di bisogno poi non offrono veruna efficacia , ed anzi non si fa che agire quasi direi pal- liativamente contro alcuni effetti , a maggior danno pe- rò della causa principale ^ voglio dire della condizione carboniosa del sangue, e delle congestioni organiche da ciò derivate . Perciocché le replicate osservazioni mi hanno fatto conoscere , che tali rimedj presi abitual- mente , sebbene possano forse valere ad impedire o ri- tardare lo sviluppo delle febbri accessionali , contribui- scono grandemente però d' altra parte ad aggravare lo stato congestivo delle funzioni epatiche , per guisa che ne insorgono poi pia tardi e d' improvviso epatiti oc- culte , o febbri biliose pertinacissime , di assai difficile guarigione . E sembrami abbastanza chiara la cosa , ove si rifletta ai soliti effetti derivanti dall' abuso della china e del chinino nella cura delle febbri intermittenti: men- tre sebbene questo specifico spieghi un'azione elettiva a vincere i sintomi di periodicità, è già noto d'altronde quanto favorisca le congestioni e gì' infarcimenti de' vi- sceri addominali , eh' esiggono poi sempre una lunga e lìen adattata cura consecutiva . Questa quasi apparente contraddizione poi svanisce, subito che si attribuiscano tali sintomi di periodicità, come si è detto ad altro luogo , all' influenza vicendevole del sangue sul sistema nervoso: per cui duplice sarebbe da risguardarsi l'azio- ne del chinino sul nostr' organismo ^ l' una speciale , che (liteltainentc agisce in un modo non ancora bastan- temente determinato sul sistema de' nervi ^ l' altra ge- nerale coogestiva , che si determina a carico della massa del sangue, e quindi sugli organi che sono destinati ad accogliere questo fluido in maggior copia . Le quali congetture qui soltanto genericamente ed in succinto e- sposte , sarebbe desiderabile venissero prese in più mi- nuta ed attenta considerazione dai fisiologi, onde po- terne eruire , con l' appoggio di fatti ulteriori , utili co- gnizioni ai progressi delle mediche discipline . Ho detto. ( Vedi la carta topografica della Valle di Narona col- locata infine ) . Al cnunissiMo signor ARAGO segr. terpetuo dell'accademia delle scienze Parigi È già un anno daccliè io mi diressi alla S. V. cliia* rissima per annunziarle quei più rimarchevoli fenomeni atmosferici, che in questa contrada eransi mostrati o fre- quenti , o di un grado superiore all' ordinario. Oggi mi permetto di fare altrettanto pel tempo consecutivo a quel- lo in allora abbracciato . ed imploro altresì l' indulgenza e bontà di Lei. L'agosto 1841 andò tutto uniformemente con venti di sud-ovest , o di ovest assoluto , con una temperatura media di 22.° reaumuriani : ne' dì aS, 26 e 2^ furo- no pioggie copiose e dirotte , per le quali la tempera- tura abbassò di tre in quattro gradi, e si mise in quello stato temperato , che noi diciamo di autunno . Nel gior- no 2 1 settembre si vide sui colli la prima nebbia , e nel susseguenti avemmo pioggia con isviluppo di elettricità . Alla mezza notte del 19 ottobre sentimmo una leggera scossa di Iremuoto ondulatorio , che replicò alle 5 an- timeridiane del giorno 20, ma senza il menomo danno. I giorni 25, 26, 27, 28 del detto mese furono pio- vosissimi, con abbassamento barometrico fino ai 2yJ"-'* : 4^ ayP"'- : 3, 2 yP"^' : 2, col termometro al i5.°, e con ven- to siroccale • e nel predetto di 28 diedesi forte squili- brio elettrico , che per noi, a quell'epoca, si può dire straordinario . Per altro la temperatura fu così dolce . LEM. AL CU. Sir.N. Ar.ACO 2()J c coslanle in tutto il mese , che vedemmo rifiorire nl- cuni alberi con assoluta formazione di capsule e peri- carpio , ma senza bastevole copia dì succhi per la ma- turazione del frutto . Nel di 3 novembre apparve sullo colline circostanti la prima tieve , che fu leggerissima • una forte brina si ebbe in Città nella mattina del gior- no q ^ e nel dì 1 5 ( previo i' abbassamento del baro- metro a i'j^'°'':Z) fu turbine con gragnuola, e pioggia per poco tempo ^ e nella notte del 22 nebbia densissi- ma con tuoni e baleni. La temperatura, all' incomincia- re di dicembre, fu ai io.°, con l'igrometro del De Lue a 88.°, ed il barometro a 2nP^^':io. Rimarchevole fu il tepore di tutto questo mese, non minore mai di ^.°, ed arrivato perfino agli ii.*^: soli 8 giorni ebbe piovosi. Il dì 4 gennaio 1842 diede neve alla Città in quantità di due pollici circa: quindi nel giorno 8 pioggia ed al- Ura neve: segnò il termometro pel massimo -4-5.°, pel minimo — ■- i.''. Dal giorno io al i4 marea, gelo e piog- gia con nebbia a riprese: dal dì 18 al 26 pioggie quasi 'continue : all' albeggiare del 28 piccolo tremuolo ondu- latorio, e alla sera tre pollici di neve nella Città. L' c- -clissi lunare del 26 fu a noi invisibile per lo stato del- l'atmosfera : i giorni 29, 3o , Si rimarchevoli per le dirotte pioggie , le quali accrebbero oltre modo il cor- so , e le piene dei fiumi locali . Il cominciare del feb- braio, che in Pesaro non meritò alcuna speciale osser- vazione, fu segnalato altrove, e non molto lungi , perla grande quantità di neve caduta , specialmente sull' ap- pennino , tale da togliere le comunicazioni , e da reca- re molti danni agli uomini ed alle abitazioni. Noi avem- mo nel detto mese di febbraio 4 giorni di pioggia , 5 di gelo • il barometro altissimo fino ai 28'''''' : 3 -, il termometro pel massimo a -f- 6.°, pel minimo a — 3.°, pel medio fra il 2.° ed il 3."^ sopra lo zero. Il dì 20 marzo mostravasi un' altra fiata la neve sulle colline , che noi diciamo siibappennine : ciò verificossi altresì nel ac)8 LETi'Er.à giorno 9 di aprile : alle ore 6 e mezza antimeridiane del di 2 0 dello stesso mese provammo piccolo tremuoto , che parve diretto dal nord al sud. Giunti al maggio , furono i primi tre giorni piovosissimi , con grande stra- ripamento del fiume , ed altri undici giorni di pioggia piij o meno abbondante , senza altre circostanze note- voli. Soli 5 giorni avemmo nel giugno di un piovere di- screto^ barometro in altezza quasi costante fra li a^?"^*: 7, e li 27?°'.: 6, temperatura media di 20.°, massima li 25.° nei giorni 17 e 18. Pel luglio farò notare li due giorni di pioggia moderata alli y e i3- barometro in altezza media di ayP^^'rG^ igrometro a 78.°^ termometro in media fra li 24 e 25.°. E per altro da avvertire come nei gior- ni 19 e 20 il termometro all'aria esterna, dalla parte del mare, segnasse 26.*^^ come nel dì 21 infuriasse un libeccio fortissimo , e assai molesto , talché la tempera- tura s'innalzò fino al 28.°, ricordando per tal guisa il celebre simum^ o vento affricano del 18 luglio dell'anno trascorso 1841 : questa coincidenza additerebbe forse qualche periodo di venti meridionali dominatori ? Non parlerò dell'eclissi solare avvenuto la mattina del dì 8, dappoiché nessuna delle sue precipue circostanze astro- nomiche potevasi notare , per la totale mancanza de' re- lativi istromenti : dirò bensì come il termometro si ab- bassò per due in tre gradi alla massima oscurità^ come questa venne da ognuno paragonata al crepuscolo della sera^ come il disco lunare apparve imperfettamente sferi- co, e con qualche visibile prominenza^ come rimanesse per noi splendente una sola lunula dell'astro maggiore slmile a quella che veggiamo nei primi giorni del no vilunio . I giorni 3o e 3i luglio, ed il i.° agosto furo no assai piovosi , e spirò un vento boreale gagliardo con abbassamento barometrico ai 271^°'* : 3. La tempe^ ratura si rimase costante in questo mese di agosto fra Il 23 e 24.° pel massimo , senza alcuno sconcerto at- mosferico. Nella sera del io, e più nella notte, osservai AL CU. SIGIN. ARAGO '99 un granJissimo numero dì stelle cadenti ^ tulle dirette dal nord al sud , con forte strascico di luce , e all' altezza delle maggiori costellazioni , che sono sulla via lattea . Un forte vento del nord dominava nel giorni 12, i3, i4, ma senza pioggia di sorta : finalmente dal dì 29 al 3 1 inclusive si ebbe acqua dirottissima , e due scosse di terremoto, una il dì 3o, alle 3 pomeridiane, l'altra il dì 3 1 , alle 1 1 e tre quarti antimeridiane , alquanto ri- sentita , e procedente dal nord al sud. Questi fenomeni preludevano forse alle terribili inondazioni dei primi gior- ni di settembre ^ del che lo Le terrò In altra mia un più esteso discorso . Frattanto valga la presente a mante- nermi nella sua buona grazia^ e ripetendole i sensi del mio profondo ossequio , ho per sommo onore di pro- testarmi Della S. V. Chiarissima Pesaro il io Settembre 1842 Umil.mo , Dev.mo , Ohhl.mo Servitore GicsErrE MàiiiAm Dfxla Rovere RENDICONTO DELLE SESSIONI DELl' ACCADEMIA DELL9 BCtEUZt dell'istituto di BOLOGNA ( Continuazione , vedi pag. i y 7 ) L' Alunno Dottor Carlo Soverlni incaricato in una delle precedenti sedute di esporre all' Accademia un sun- to dell'Opera dell'illustre Prof. Romano Sig. Carlo Mag- giorani n: Sulle funzioni della milza rr: ne la oggi la lettura , e relativamente alla parte dello scritto che rì- sguarda gli argomenti anatomico-fisiologici tendenti ad illustrare gli uffici dell' organo problematico li riduce il relatore, sempre dietro la scorta dell'Autore, ai se* guenti sommi capi — i.° La milza comincia a mostrar- si ne' vertebrati unitamente al sangue rosso ed alla vera carne inzuppata di materia colorante — 2.° Un vero apparato urinario non comincia a mostrarsi che ne' ver- tebrati , non trovandosi che alcune traccie di esso negli animali privi di cervello e midollo spinale. Si rammen- ti che questo apparato è 1' emuntorio dell'azoto residua- le e che questo principio abbonda nel sangue — 3.° Lo sviluppo della milza è proporzionato alla copia del san- gue e al rubore de' muscoli nei diversi animali — 4-° La milza somiglia grandemente nella struttura e sostanza DEL rnOF. A. ALESSANDRINI 3oi alla placenta organo di sanguificazione — 5.° la tortuo- sità dei vasi splenici partecipa loro maggior forza ad a- gire sul fluido contenuto , e rendendoli meno subordi- nati all'impero del cuore, invita ad ammettere un ufli- cio speciale di questi vasi sull' umore contenuto — G."^ Le osservazioni di Hewson , Tiedemann e Gmelin favo- riscono i' idea che la milza serva alP ematosi . Mentre il pritno dei detti Autori vide globetti rossi tornare per i linfatici della milza ^ i secondi poi trovarono nei mede- simi uu fluido rossastro , che raccolto si coagula senza siero !, e nel dulto toracico di una cagna cui avevano estirpato questo viscere osservarono meno colorito , e meno coagulabile il chilo — 7." Mayo ed altri affer- mano , che facendo una sezione netta di questo viscere tolto di recente ad un gatto o ad un cane , esso mo- strasi sparso di piccole cellule conlenenti un fluido den- so , viscoso , bianchiccio . Home inoltre ha osservato , che quando l'animale è stato lungo tempo senza nutri- mento, le cellette della milza sono quasi sempre vuote. Questa connessione fra l' assorbimento dell' umor nutrizio e la pienezza delle ajuole spleniche concilia favore al- l' idea , che l' ufficio di esse sia quello di elaborare il chWc^ in sangue — 8° Finalmente le vene che sovrab- bondano nella milza si allargano nelle loro diramazioni in modo da conciliare a questo viscere la struttura degli organi delti cavernosi. Inoltre secondo le recenti indagini di Hake si prova , che le cellule spleniche sorgono dalla membrana interna della vena splenica , come pure che la tonaca fibrosa della milza , e i dissepimenti che se ne spic- cano, sono formati dalla seconda tonaca della vena istessa. Questa disposizione di struttura dimostra , secondo 1' au- tore, due cose: i."^ che essendo la milza un viscere essenzialmente venoso la sua funzione dee appartenere a questo sistema: 2.^ che ci oflVe un bel tratto di somiglianza collo svolgimento delle radici venose sulla membrana vitel- lina del pulcino ove apparisce in prima il sangue rosso. 3o2 RENDICONTO ACCADEMICO Tralascierò di dire degli argomenti patologici e chi- mici pei quali il celebre citato autore corobora grande- mente r opinione da Lui sostenuta , con molti altri fi- siologi ed anatomici , della tessitura essenzialmente va- scolare dell' organo , e della di lui influenza sull' alto della sanguificazione, argomenti esposti tutti eoa bell'or- dine, con molto discernimento , e parecchi dei quali e- rano stati o dimenticati o troppo succintamente ed oscu- ramente esposti per l' addietro, di guisa che si può (ran- cainente asserire avere il Maggiorarti non poco illustra- to un punto d' anatomia e di fisiologia del massimo in- teresse , e della più grande difilcoltà . Seduta straordinaria delli 29 Maggio 1842. Convocati i primi due Ordini dell' Accademia onde procedere alla nomina di due Accademici non pensionati in sostituzione dei Signori Professori Vincenzo Valorani e G, Giuseppe Bianconi passati nella prima classe dei pensionati o Benedettini , fiirono scelti a questo posto i Signori Dottor Giulio Bedetti già Alunno, e Profes- sore Francesco Rizzoli , 23. ed ultima Sessione ordinaria. 2 Giugno 1842. Il Presidente partecipa all' Adunanza il seguente Programma di concorso ad un premio straordinario di franchi 5oo per l'anno i843, ultimamente pubblicato da questa illustre Società Medico-Chirurgica. Programma . Un chiarissimo e benemerito nostro So- cio corrispondente, che non vuol essere nominato, ha stanziato la suddetta somma da darsi in premio a quello fra gli italiani che avrà meglio sodJisfato ad un Quesito DFX rnOl'. A. ALESSA^DlUrSI 3o3 proposto da' Membri residenti di questa Società , entro il termine di un anno dalla pubblicazione del presente Programma. Radunatosi pertanto nelle Sale della Società il Consi- glio di Censura scelse fra i proposti il seguente TEMA. ESrOREE QUALI SIEIVO LE ALTERAZIORI PATOLOGICnE TRO- DOTTE dall' ARTERITE : E SEGNATAMENTE RICERCARE T.° In quale membrana abbiano la loro sede. 2.° Se l' injìammazione deW arteria possa produrre la litiasi^ e se ogni litiasi arteriosa sia effetto d' infiam- mazione . 3,° In fine con osservazioni ed esperienze determinare con maggior precisione quali sieno i caratteri che distin- guono il rossore dell' interno dell' arteria , che è V effetto d* infiammazione^ da quello che è avvenuto dopo la morte ^ chiamato per imbibizione cadaverica ^ e quali sieno le cir- costanze atte a produrre quest' ultimo con maggiore o mi- nore sollecitudine . > Condizioni i.° Il concorso è aperto a' soli scienziati italiani ^ so- no eccettuati i componenti il Consiglio di Censura . 2.° Le memorie saranno scritte in italiano , o latino ^ taceranno il nome dell'Autore, ma avranno in fronte un'epigrafe, cbe corrisponderà ad altra simile scritta so- pra una scheda sigillata che accompagnerà la memoria , entro cui sarà notato il nome , cognome , e domicilio dell' Autore , il quale avrà cura di non darsi a cono- scere in modo alcuno nel contesto del suo lavoro , 3." Le dissertazioni non dovranno essere slate ante- cedentemente stampate, o presentate ad alti' Accademia, 3o4 RENDICONTO ACCADEanCO e di ciò l' Autore farà solenne protesta nella scheda indicata. 4.° Le Memorie o saranno consegnate a mano al Segretario , o si faranno pervenire al medesimo per la posta , franche da qualunque spesa ^ nel primo caso il Segretario farà al consegnatore una ricevuta, e nel secondo si procurerà dall' ufficio postale una dichiara- zione che indichi la data dell' arrivo , ed il giorno in cui il pacco fu consegnato. 5.° Il termine stabilito alla consegna delle memorie in risposta, è il giorno i5 maggio i843 • passala que- sl' epoca le memorie saranno sottoposte all' esame del Consiglio di Censura , il quale colle norme prescritte dallo Statuto della Società pronuncierà il suo giudizio non più tardi della fine dell' anno . 6.° Nessuna memoria per quanto sìa di grandissimo merito potrà ottenere il premio se non avrà interamen- te adempito alle condizioni tutte del quesito . y° Le memorie che non conseguiscono il premio pos- sono però essere riputate degne di onorevole menzione e di stampa^ in tal caso il Presidente, colle regole pre- scritte dallo Statuto , interpellerà l' Autore onde sapere se acconsente alla pubblicazione della sua memoria , e del suo nome. 8.° Si aprirà dal Consiglio di Censura la sola scheda , la cui epigrafe corrisponderà a quella della memoria premiata , e tutte le altre , meno quelle relative alle me- morie lodate , verranno bruciate . 9." Le memorie spedite alla Società , trascorso il tempo stabilito dal presente programma , si riterranno fuori di concorso. Tali memorie però verranno lette nei modi ordinarli dai Revisori della Società , e quando ne trovassero qualcheduna degna di stampa se ne doman- derà il permesso all' Autore nei modi fissati all' Arti- colo 7.° IO." Le memorie premiate, o lodate si pubblicheranno DEL PBOF. A. ALESSANDRini Oo5 nelle Memorie dulia Società con in fronte V estratto del giudizio dato dal Consiglio di Censura, e se ne tireran- no a parte 5o esemplari da regalare alP Autore . ii.° I Concorrenti non potranno farsi rcslituire i lo- ro lavori , che in originale debbono rimanere negli Ar- chivi della Società , e soltanto si permetterà loro , in ca- so che Io richieggano , di farsene fare una copia a pro- prie spese. Tale copia verrà autenticata dalle Crnìe del Presidente, e del Segretario. Bologna addì i5 Maggio 1842 Pel Presidente Cav. Bartol. Panizza il vice Presidente Prof. Gius. Bebtoloni. il Segretario Dolt. Ciod. Biadi. Sono lette le lettere di ringraziamento dirette all' Ac- cademia dai Signori Prof. G. Giuseppe Bianconi , Prof. Francesco Rizzoli , e Dott. Giulio Bedetti promossi , il primo ad Accademico pensionato j ed i due ultimi ad Accademici Ordinari. Il Presidente comunica all'Accademia la seguente Nota dei più- interessanti pezzi di anatomia patologica compa- rata ricevuti ultimamente in dono , esponendoli nello stesso tempo tutti alla vista ed esame degli Accademici radunati . Oltre i pezzi patologici , dice egli , offerti in dono al Gabinetto di Anat. Comp. dell' Università , e che non è molto ebbi 1' onore di presentare a questo illustre Con- sesso , molti altri , ed ugualmente interessanti , sono in seguito pervenuti allo Stabilimento stesso , dei quali mi permetterò ora di leggere il solo catalogo. Sono questi: I. Un fegato di mostruosa mole, e dell'enorme peso di ^4 libbre mercantili bolognesi, trovato in una vaccina uccisa nella macelleria di S. Lazzaro , ed ofl'erto in dono dal Veterinario Sig. Giacomo Giordani . La causa di N. Ann. Se. N.\TUR. Anno 4- Tom. 8. 20 3o6 RENDICONTO ACCADEMICO questa alterazione del nominato viscere trovossi negli enormi echinococchi sviluppatisi nella di lui sostanza , parecchie vesciche dei quali aperte conservansi nello spirito . 2. Un cuore bovino, dato dallo stesso veterinario, air apice del quale sta aderente un tumore di tal mole da superare quella del cuore stesso : anche questo tu- more è prodotto da echinococchi , parecchi dei quali conservansi nello spirito in vaso a parte. 3. Un vitello per abnorme sviluppo affetto di even- trazione completa , e quindi di oppistotono permanente , mancando i muscoli della spina dell'antagonismo degli addominali . Fu estratto a gravidanza già compita , me- diante r operazione del parto forzato , che riuscì feli- cemente , dal Veterinario del macello comunale della città Sig. Angelo Puglioli . 4. Un cuore vaccino profondamente alterato dagli esi- ti di lenta infiammazione prodotta da un ago inserito nella grossezza dell' esteriore parete del sinistro ventri- colo . Dato dallo stesso Puglioli . 5. Altro vitello mostruoso del tutto simile a quello indicato al N." 3 , regalato dal Veterinario Sig. Serafino Tavani. 6. Un gatto mostruoso , bicorporeo monocefalico , dono del veterinario di Lojano Sig. Giuseppe Maestrani. ^. Un pezzo di reticolo bovino contenente una for- cella da testa , che con una delle sue punte dirigevasi attraverso del diafragma verso il cuore , dono del Ve- terinario Sig. Gaetano Pelagatti . 8. Parecchie glandolo linfatiche tolte dal mediastino vertebrale di un Bue ucciso nel macello di S. Gio. in Persicelo, enormemente ingrandite da enfisema in forza di principi gasiformi sviluppatisi spontaneamente nel loro tessuto . Dono del Veterinario Sig. Gio. Battista Gotti . 9. Un anguilla che mostra i corpi frangiati , ovaje del Mondini , enormemente ingranditi, qualità di altera-. DFX PnOF. A. ALKSSANDnlRI Zoj zioiie prodotta da insolito sviluppo di grasso , avendo il microscopio mostrate le uova dello stesso volume che presentano nello stato naturale di queste parti . g. Altra anguilla con idrope saccata nell'addome. io. Un terzo individuo della stessa specie di pesce con tumore folicolare presso l' esterna apertura bran- chiale sinistra . Questi tre oggetti interessanti sono stati inviati in do- no dal Veterinario, ora domiciliato in Comacchio, Sig. Giacomo Chersoni . In assenza del Segretario perpetuo Prof. Cav. Gio, Battista Magistrini legge la sua Dissertazione d' obbligo , inviata da Roma all'Accademia e consegnata nel gior- no 22 del p. p. maggio, l'Accademico Dolt. Giulio Bedetti . Tratta in questa il Magistrini — DcIP estrazio- ne delle derate montane per mezzo delle piene dei tor- renti — ed in conferma dell' utilità e non difficile ap- plicazione del proprio sistema cita degli esperimenti ten- tati sul torrente Idice, L' Accademico pensionato Prof, di Zoologia e Mine- ralogia T)ott. G. Giuseppe Bianconi legge una Memoria che risguarda — Le distinzioni e V ordine dei Marmi — distribuzione la quale dovrebbe godere del doppio van- taggio di essere per un lato consentanea a principi scien- liGci mineralogici e geologici , e per l' altro di essere disposta e caratterizzata in guisa da potersi accomodare ai bisogni dell' arte e della società . Una difficoltà s' incontra in questo lavoro secondo r Autore e cioè la copia de' marmi che è esuberante tanto per le innumerevoli cave degli antichi , che per quel- le aggiunte dai moderni. Lo che rende la suppellettile di questa parte della Storia Naturale Applicala ricchissima in vero , ma ancora per avventura alquanto indigesta . La parola Marmo, egli dice, comprendeva presso gli 2o8 RENDICONTO ACCADt.UICO antichi tutte le pietre di decorazione , e di ornato che ricevessero un bel pulimento ^ e quindi vi entravano tanto li marmi Calcari , quanto le serpentine , li Gessi , li Basalti , 1 Graniti , 1 Porfidi , 1 Diaspri etc. Oggigior- no regna ancora presso gli artisti una simile riunione , quantunque la scienza abbia già indicato che come Mar- ini si devon distinguere quelle sole pietre che, formate di Carbonato di Calce, fanno effervescenza cogli Acidi , che percosse dall'acciarino non danno scintille, e che sono capaci di ricevere pulimento (Corsi. Piet. antiche). Per la quale definizione la Mineralogia , e la Geologia col- loca in sedi convenienti , e separa moltissime pietre dal Marmi calcari , nel quali distingue altresì le seguenti . qualità , cioè : Calcare lamellare , Cale, compatto , Cale." argilloso, Cale, concreto, e la Breccia calcare. Ciascuna qualità o specie mineralogica però è per P artista un ag- gregato di moltissimi oggetti che sono per lui tutti di- versi . In particolare poi il Calcare compatto ci fornisce foi'se della maggior parte de' Marmi . Esposte compendiosamente le classificazioni che alcu- ni scienziati hanno proposto fondandosi o sul colore , o sull' uso , o sulla distribuzione geografica', o sulle qualità geologiche de' Marmi , ed osservato altresì come distin- guano i marmi gli Artisti , passa l' Aut. a discorrere di alquante considerazioni relative al soli Marmi compatti . Invita egli ad osservare, che li marmi compatti sono composti ora di una, ora di due, ora di più paste d'ordi- nario assai distinte e palesi^ che quando vi ha una sola pasta , dessa suol essere uniforme , uguale , continua in tutto il corpo del marmo ovvero raccolta in grumi o pallottole l' una all'altra appressate ed unite senza ce- mento : che ove due o piìi paste si trovano Insieme sì osserva quanto segue cioè: i.** che ambedue le paste si dispongono in vene serpeggianti incurvate etc. con mar- gini compenetrantisl , ed incerti: 2.° che una delle paste costituisce una specie di fondo o cemento che circonda DEL PROF. A. AM:SSAPìDRIKI SoQ o lega r altra pasta disposta a brani , a globi , a vene , ma aventi sempre margini fusi insieme non nitidi , non angolosi : 3." che una pasta costituisce 11 fondo , il qua- le lascia fessure e lacerazioni in ogni senso angolose , col margini distinti corrispondentisl per gli angoli , e per gì' incavi , riempite da una pasta ordinariamente bian- ca , semidiafana , spatica etc. Oltre le particolarità della pasta, altre ne offrono an- cora li colori , le quali tutte fan sospettare che in mol- ti casi le diversità accennate di sembianza possano es- sere dipendenti da diversità geologica di origine de marmi stessi . Così le distinzioni di questi marmi avreb- bero il lor fondamento sopra principi geologici, mentre per l'altro canto avrebbero i lor caratteri palesi ed a- dattati ai bisogni dell' arte . Parrebbe adunque che i marmi , ne' quali domina una sola pasta uniforme e di uniforme colore ^ potes- sero essere que' calcari di sedimento acqueo che non sentirono, o sentirono uniformemente l'azione del ca- lore, o l'infiltrazione di acque alteranti^ e che in quelli in cui il calore era di varia intensità, o vario. yi si mo- strava y^ fossero que' calcari che come le pietre runifor- rai , avessero sofferto l'azione del calorico, o provata l' influenza di principj infiUrautl carichi di qualche ossi- do metallico colorante, p di sostanze atte .ad immutare le tinte preesistenti sul marmo ^ che ne' marmi la cui unica pasta è raccolta in grumi, se(nbrl avere agito non una deposizione tranquilla, ma bensì un ravvoltolamento della pasta ancor molle: che i marmi aventi due o piìi . paste disposte entrambe in vene , o una lo cogoli , e l'altea iu cemento etc. fossero que' calcari, ne' quali le paste componenti si trovarono entrambe nello stalo di morbidezza, allorché si unirono, si mescolarono, si ravvolsero , e si compenetrarono Insieme nei margini : che alla perQne per que' marini sui quali si mostra un fondo penetrato nelle fessure, angolose da vene o mac- 3 1 O RENDICONTO ACCADEMICO chic , come sopra si è descritto si potesse ragionevol- inenle supporre che P una delle paste già allo stato so- lido , fosse screpolata , e spezzata per qualche sconcerto, o per semplice ritiramento (cosa che viene indicata dal- la corrispondenza degli angoli , e dei seni sui margini opposti ), e che l'altra pasta vi fosse depositata da un liquido che potesse insinuarsi per le preesistenti fessure. Sbarazzato così in qualche maniera il grande miscu- glio dei Marmi compatti , e dietro alquante altre consi- derazioni concernenti gli altri marmi, passa l'Accademi- co ad accennare una prima idea di una classificazione dei Marmi di cui qui esporremo il principale riparto. Lapides qui ad aedes construendas alque exornaudas inserviuntj sunt i.° Calcares , a.° non Calcares. GoUFLEXIO FRIIdA Lapides calcares , sive Marmora. Character. Effervescentia cum acidls. Sectio 1 ." Marmora lamellaria . ( Marmor Parium , Sta- tuario di Carrara eie. ) Sectio 2." Marmora pellucida seu Alabastrites ( Alaba- stro orientale ) . Sectio 3." Marmora omogenea. Compacta , pulte unica omogenea Constant non convoluta. (Nero antico , Giallo aulico eie. ) Sectio 4»* Marmora conglobata . Comp. pulte unica con- globala Constant. ( Giallo di Verona, Ros- so di Verona ) . Seclro 5." Marmora coalita . Pulte duplici aut ultra Con- stant , sunt autem a,. Venosa . Duo pultes simul ita dlscarrunt ut vena simuller efficiant : quae serpent , ' incurvantury aggregantur multis in modis , ( Persichino ) . DEL PBOF. A. ALCSSAnOntni 3 1 t ^. Glohulosa slve hrecciformìa . Una pul. ba- sini quasi statuii aut coementum , in qua dislribuuntur globuli alterius pultis. ( Mi- schio di Serravezza ) . Sectio 6." Mormora infarcta . Una pul. basìm statuii in cujus rimis angulosis inseritur quasi in- jectìo pultes altera saepe spathosa ( Bian- co e nero antico ) . Sectio j." Marmora aggregata vulgo Brecce. Fragmen- ta angulosa colligata a coemento (Brec- cia dorata ) . Sectio 8.* Marmora glareosa . ( Gompholites monoge- nicus Auctor). Sectio 9." Marmora testacea . ( vulgo Luraachelle , Stei- larìae etc. sunt a. Conchytes . Conlinent conchylla univalvia Tel bivalvia . ^, Madreporites . Gontlnent Madreporas En- crinites etc. Sectio I o." Marmora rudìa ( Travertino , Tartaro ) . Sectio II." Marmora argillifera. (Paesina di Firenze etc) Sectio -12.'* Marmora mìxta . Basis calcaris , aliis inter- mixtis substantils utplurimum talcosis ( Ver- de antico, Cipollino. Marmora incertae sedis. Sunt illa vulgo dieta Diaspri teneri di Sicilia. COUFLEXIO SECCNDi. Lapides non calcares , sive Granìtes. Gharacter. Efiervescentia cum acidis nulla . cuna Lapides hi qui sequuntur in operibus xnineralogi- cis et geologicis descripti slnt , eorum nomina heic tan- tumodo recensentur . — Ophytes , Euphotis , Graniles , . Syenitesj Porpbyrites, Trachytes, Basaltes, Pudingus etc. 3 I 2 RE.^DlCOnTO ACCADEMICO Anche l' Alunno Dott. Domenico Santagata legge il Rapporto di cui fu incaricato nella Sessione delll 28 p. p. Aprile sopra i diversi Artìcoli stampati che furono inviati in dono dall' Accademia degli Aspirarti Natura- listi di Napoli , che qui si riporta per esteso . Ho Ietto attentamente, dice il Dott. Santagata, gli o- puscoli scietitiBci mandati in dono da Napoli a questa nostra Accademia dal eh. Prof. Oronzio Costa , dei quali dovendo dare contezza per ordine del Sig. Presidente dirò : che gli Autori sono giovani cultori delle Scienze Naturali dallo stesso Prof Costa in quella città riuniti in Accademia, la quale modèstamente s'intitola degli Aspi- ranti Naturalisti , e che nel leggere i delti opuscoli ho ammirata la importanza degli argomenti, la maniera con che sono trattati, la dottrina e virtù che per essi s'ad- dimostrano in quei giovani valorosi . Ha incominciato appunto in quest'anno quell'Acca- demia la pubblicazione degli estratti delle memorie lette dai Soci e del ragguaglio delle cose migliori comuni- cate loro da altre Aricademie e però ha mandali a noi i primi due numeri di questa pubblicazione chiamala Bulletlino. Oltre a questo ha mandato la prima parte del secondo volume delle Esercitazioni deW Accademia ossia della Raccolta delle memorie intere dei Soci la quale è tutta ordinata a formare la Statistica Fisica ed Economica dell' Isola di Capri. Avvi di più la Storia dei lavori Accademici degli Aspiranti Naturalisti dal maggio 1841 al gennajo 1842, ed infine un breve Discorso del direttore Prof. Costa da lui pronunciato nella solenne e pubblica adunanza deW Accademia nql giorno io gen- najo 1841. I due ■ bumferi del Bulletlino da noi ricevuti conten- gono il rapporto di dieci Sedute dell'Accademia dal primo gennajo di quest' anno al 24 febbrajo, in ognuna delle quali, fatta lettura degli Atti, uno o più Soci han- no ordinatamente letta una memoria sopra qualche sog- DEL rnoF. A. iLcss^iNonini 3i3 getlo di Storia Naturale •, ne io potrei senza man- care al mio uffizio di relatore tralasciare l' indicazio- ne di questi soggetti per la quale possiate voi, Acca- demici prestantissimi, farne giudizio, ed io il farò colle pili br<èvi parole possibili . Nella prima seduta adunque il Segretario Sahatore Tommnsi in un suo discorso intorno alla città di Plinio il naturalista dà giudizio del merito di questo antico maestro e lo mostra in questi studi molto superiore ai suoi tem- pi ed utile a studiarsi ancora oggigiorno per innumere- voli notizie delle quali senza luì mancheremmo. Nella seconda il Socio Giulio Avellino sostiene che i caratteri de' fiori e del frutto del Sideroxilon inerme^ che per la prima volta ha fruttificalo presso di lui , es- sendo in tutto somigliante a quelli delle Bumelie , deve essere posto nell'ultimo genere di queste e non farsene un genere nuovo , siccome ha fatto Meisner chiaman- dolo Heeria ìnermis . Nella terza ( che fu pubblica adunanza ) il Presidente Pietro Corigliano ragiona dello slato attuale delle Scien- ze Naturali e ne commenda specialmente il carattere loro proprio%di volgere alle cose positive e distrarre alquan- to le menti degli uomini dalle troppo sottili e spesse volte vane speculazioni . Il socio Giuseppe Pasquali vuol mostrare che i Cirri a J^iticci sono organi destinali alla locomozione delle piante cui appartengono, appog- giando il suo discorso a tutti i modi di agire di queste parli nelle piante vive ed alla ispezione anatomica di esse, per cui vi distingue una estremità speciale e varia nelle varie piante cirrifere che chiama mano^ ed il corpo del cirro che chiama braccio^ composto per questo di due lamine distinte una più lunga dell' altra . Il Direttore con affettuoso discorso raccomanda l'Ac- cademia ai benemeriti e benevoli di queste Scienze . Nella quarta il Dott. Dorotca espone i suoi lavori a- nalomici sulle fovee cutanee del Camoscio eh' egli dichiara 3 I 4 UEPfDICOUTO ACCADEMICO impervie e cosperse di glandole mucifere , congellurando che servano a secernere una sostanza muschiata nell' e- poca degli amori per incitare a questi nelle selve gl'in- dividui di sesso diverso . Nella quinta il Presidente de Martino legge una parte di sua memoria sulP anatomia di alcuni organi delle rane della quale si aspetta il seguito per parlarne. Nella sesta il direttore Prof. Costa presentando la monograBa del Genere Fierasfer verifica l' antica opinio- ne posta in dubbio dal Colonna che il piccolo pesce Fierasfer Fontanesii dimori dentro le Oloturie e forse in esse si generi avendolo trovato fra il convoglio inte- stinale e l'involucro del corpo nella Oloturia tuhulosa senza poter scorgere alcuna via tenuta dal pesce per giungervi . Conferma inoltre che la Noctiluca Tintiuna- bulum del golfo di Napoli è diversa dalla Noctiluca mi" litaris di Suriray. {sarà continualo) INIEZIONI ANATOMICHE. {Àrtic. estr. dal n. 138 del Foglio di Modena.) Pochi giorni innanzi che il chiarissimo cavaliere e professore G. E. Amici da Modena si partisse per re- carsi al Congresso degli Scienziati in Padova , essendo- mi seco lui trattenuto in discorsi scienliBci mi espresse il suo desiderio di vedere injettata la membrana inter- digitale della rana , per confrontare col sussidio del mi- croscopio l' ottenuta injezione colla distribuzione naturale dei vasi, osservati col microscopio stesso, nelP animai vivo . Mi proposi fin d' allora di tentare in diversi modi l' injezione in quest'animale riflettendo meco stesso, che ove potesse eseguirsi questa anatomica preparazione nel- P animale vivente , avrei avuta maggiore probabilità di penetrare col liquore artificialmente introdotto nelle più fine raijglie capillari , Non ignorava , che alcuni fi:a i sommi Anatomici s'eran prevalso di questo mezzo, al- l' oggetto di conseguire prove incontrovertibili della cir- colazione sanguigna, e specialmente del passaggio dei li- quidi dalle arterie alle v^ne , e che questo sperimento fu tentato da Walleo , da Regnerò de Graaf , da Bar- tolino nel cane vivo , nel qutile injettarono nell' arteria crurale dell' acqua tiepida , che videro ben presto sorti- re a getto continuato dall' aperta omonima vena. Riflettei quindi, che per raggiungere il desiderato scopo, la rana poteva servire all'uopo, perchè la di lei vita è assai te- nace , e quest' animale può resistere per certo tempo alle molte lesioni , che su di esso devono praticarsi per la necessaria manovra^ e perche co' suoi moti violenti non alterasse e non disturbasse i' opra , ricordai i suggerimeoli O I b ISJESIOKI ANATOMICHE inilicaticl dal mio collega Prof. GrlmeUl (Elettricilà Me- dica^ pog. 65) di rendere, dirò così, soporosa la rana coli' azione dell'alcool, per ridurla nello stato più op- portuno ai cimenti ed alle prove sperimentali. Provvisto pertanto d'alcuni di questi animaletti , gl'immersi per qual- che minuto nell' alcool , e ne distesi uno supino su di un'assicella, assicurandovelo con aghi alle quattro zampe. Incisi la cute lungo la linea mediana, afferrai con una pinzetta una piega fatta alle pareti addominali , in vici- nanza alla piatta e cartilaginea appendice posteriore dello sterno , piegando un poco a sinistra per iscansare un grosso vaso sanguigno , che scorrente lungo la linea al- ba, distaccasi da questa in quella regione, per insinuar- si nel fegato. Praticata una piccola apertura in tal pun- to, introdussi la lama di una forbice, e tagliai in avan- ti per un certo tratto dai due lati dello sterno , levan- dolo in gran parte, e mettendo allo scoperto il cuore, che pulsava regolarmente: lo denudai privandolo del pe- ricardio , , lo isolai sbrigliandolo da un legamento , che trovasi nella sua parte superiore , incisi di poi obliqua- mente la parte carnea di questo viscere corrispondente ai due ventricoli , che la rana non ha il cuore univen- tricolare come asseriscono ancora alcuni moderni natu- ralisti, ed anatomici (Hollard), e penetrai con il sotlil tubo dello schizzetto d' Anellio lungo uno dei ventricoli lino nell' aorta ^ assicurai il tubo allacciandolo così intro- dotto , ed addossatavi la parete arteriosa , cominciai la manovra col premere leggermente sullo stantufo : alcune goccia del liquore artificiale injettate in quel condotto , furono a vista spinte in avanti dall' azione sistolica e dia- stolica delle pareti arteriose , e proseguendo lentamente in tal maniera , vidi , anche ad occhio nudo , injettarsi primieramente il pulmone ( che 1' arteria pulmonale è di- ramazione dell' aorta ) , e l' iniezione riescire così com- pleta da fare rapidamente passaggio nelle corrispondenti vene , come ne persuadeva il riempirsi del liquore iuf OÌLL PROF. U. GENERALI 3 1 ^ jettato l' orecchietta del cuore , e da questa regurgitan- do lungo le vene riempire i vasi del legato. Proseguen- do in siffatta manovra , non tarda , ove le pareti vasco- lari resistano alla pressione , ad injettarsi completamente ogni viscere , ogni organo , ogni parte dell' animale , e persino penetrare nei più lontani e sottili vasi della mem- brana interdigitale. Soddisfatto da queste prove , che ri- petei più volte , talché in pochi giorni sacrificai più di un centinajo di rane , m' adoperai a tentarle ancora in altri animali a sangue freddo , e mi servirono opportu- namente la comune testuggine terrestre, la lucertola, e r anguilla. Questi fortunati tentativi m' invogliarono a met- tere alla prova , anche gli animali a sangue caldo , e primamente rai servii del coniglio, che disteso, ed assicura- to in una tavolozza , ne scopersi l'arteria e la vena crura- le , ed injettai la prima dirigendo la corrente del liquore verso l'estremità: dopo quattro minuti secondi compar- vero le bolle nella vena, che se ne riempì ben presto, ma giunte in certa quantità al cuore , 1' animale morì in brevi istanti . Altra volta assopii con alcool un viva- ce falcone , introducendogli forzatamente nello stomaco dello spirito di vino- scopersi indi la vena jugulare, in- trodussi per essa il liquido oleoso, che giunto al cuore uccise 1' animale , talché ritenni tornassero vane più ol- tre tentate queste prove nell' animale a sangue caldo. Tali sperimenti furono parecchie volte eseguiti alla presenza di alcuni miei Colleghi , il prof. Grimelli , ed il prof. Gaddi il qual ultimo li ripetè , e li variò con buon suc- cesso , aumentando cosi i pezzi del nostro Gabinetto Anatomico con vaghissime injezioni. E furono inoltre te- stimonj oculari di tal procedimento , alcuni miei valenti amici , e distinti scolari della nostra Università , che re- starono meravigliati dei bellissimi risultamenti ottenuti. Il liquore di cui mi sono servito, è 1' olio d'ulivo colorito col vermiglione , come da qualche tempo si pratica nel nostro Gabinetto, per le ragioni in altra circostanza cspo- 3l8 IKJEZlOni ANiTOUlCIIE ste , intorno al qual liquido avvertirò alla sfuggita , che avendolo talora colorito coli' azzurro di Berlino , in tal circostanza m' accorsi che si sospendeva quasi all' istan- te 1' azione vitale del sistema vascolare , Sono ben persuaso , che , accennando questi fatti, non vi sarà, almeno fra i Medici, alcuno che ardisca avan- zare la proposizione , che nessun vantaggio da questi ne può ridondare alle scienze Medico-chirurgiche , perchè sarebbe questa una troppo palese confessione della loro ignoranza del sommo vantaggio che dall' Anatomia Com- parata ne ricava l' antropotomia , mentre chi appena ha delibate le prime pagine della storia delie scienze fisiche non può ignorare che le grandi scoperte , ed i più utili miglioramenti dell' Anatomia Umana , specialmente in questi ultimi tempi , sono dovuti ai progressi dell' Ana- tomia Comparata. Mi basti qui accennare , che con que- sto mezzo si può colla lente vedere il passaggio del li- quido dalle arterie alle vene , riconoscere e distinguere l' arborizzazione aciniforme dei vasi del fegato , e de' re- ni , la varietà di disposizione vascolare nei diversi orga- ni ^ che con questo mezzo si ottengono risultati tali da somministrare argomento a spiegare la forma elittica , che prende la pupilla ad iride rigonfiata in alcuni ani- mali , a sciogliere la questione della vascolarilà della mem- brana jaloidea ec. Conservo una piccola raccolta di pez- zi così preparati e visibili a chiunque, e mi piacque an- nunziare per ora queste poche cose, perchè essendo già state da molti vedute e divulgate, posson esser ripetute, il che può farsi con facilità da tutti ^ la quale facilità dell' esecuzione e del ripeterle , non valga a scemare in me il coraggio di novelli tentativi , di ulteriori conside- razioni, ed utili corollari che fra non molto mi lusingo potere esporre al pubblico giudizio . Generali prof. Gioseppe. PROQRAIMLMA DELL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA PEL CONCORSO AL Apri questa Accademia nell' anno prossimo passato per la prima volla il Concorso ai Premi Aldini col fare soggetto del medesimo un tema sul Galvanismo, uno dei due rami delle Fisiche , che il benemerito Fon- datore si propose di animare colla istituzione de' suoi Premi. Di presente per le risoluzioni dell' Accademia conformi alla volontà dello stesso fon- datore deve la medesima , pel Concorso al Premio dell' anno prossimo venturo, prendere di mira l' altro soggetto prescritto da Lui, quello, cioè, dei mezzi di salvezza e difesa negli Incendi. Pertanto l' Accademia rende pubblicamente noto ai cultori tutti si italiani , che stranieri di questo ramo di Fisica applicata , che assegna il Premio d' una medaglia d'oro del valore di cento scudi romani all' Au- tore dello scritto, che, a giudìzio dell' Accademia medesima , e colle in- frascritte condizioni soddisfaccia adcquatamente al tema, che segue: Dare la storia , ed apialisi ragionata di tutti i mezzi tanto fisici , che chimici , e meccanici fin qci proposti in difesa e sal- \xzza delle persone^ e sostanze, e degli edifizi negli incendi. Si dovranno paragonare tra di loro tali mezzi in riguardo ai vantaggi , e difetti , che in pratica presentano , colla vista di rivol- gere lo studio ed i tentativi di ulteriori perfezionamenti sui più, effi- caci, ed opportuni, o di contribuire alla scoperta di mezzi anche piìt acconci, onde progredire possa una parte tanto utile di Fisica tecnica. Le Memorie dovranno pervenire franche a Bologna entro il mese di Novembre dell'Auno 1843 con questo preciso indirizzo — Al Segretario dell' Accademia delle Scienze dell' Istituto di Bologna — Un tale ter- mine è di rigore ; e perciò non sarebbero ricevute pel Concorso le Me- morie, che pervenissero all'Accademia spirato l'ultimo giorno dell'in- dicato mese. Potranno essere scritte o iu italiano, o in latino, o io 'Ò20 PROGRAMMI francese. Ciascuno, cui torni grado d'as^pirare a questo Premio, dorrà contrassegnare con una epigrafe qualsiasi la sua Memoria , e accompa- gnare questa d' una scheda sigillata , la quale racchiuda il nome del- l' Autore e l' indicazione del luogo di sua dimora , ed abbia ripetuta air esterno la predetta epigrafe. H nome dell' Autore non deve in nes- suna guisa farsi conoscere per alcuna espressione della Memoria istessa, o in qual si voglia altra maniera, sotto pericolo di esclusione dal Con- corso. Verrà aperta la sola scheda appartenente alla Memoria giudicata meritevole di Premio , e del Premiato sarà tosto pubblicato il nome. Finalmente la Memoria , che avrà conseguito il Premio dovrà uscire sollecitamente ne' Commentari dell' Accademia : sarà però obbligo del- l' Autore , se essa non sia già stesa in latino di procurarne la versione all' Accademia stessa in questa lingua, 1' unica ammessa pe' nominati Commentari. L' Autore avrà diritto a 30 esemplari della sua Memoria con ispeciale frontispizio. Bologna, dalla Residenza dell' Istituto , li J5 Novembre 1842 Prof. Silvestro Gherardi Presidente Prof Gio. B, Magisxbimi Segretario. /^\'>f.^' feV ^(^ K(^A> H BOLOGNA PEI TIPI DI JACOPO M ARSIGLI 1842 RENDICONTO DELLE SESSIONI DELL ACCADEMIA OELLI 6CIEI1ZE dell'istituto DI BOLOGNA (Continuazione^ vedi pag. 3 co) Nella settima il Socio Achille Costa in una prima parte di un suo lavoro che ha per titolo = Osservazioni Ento- mologiche sul successivo sviluppo degl'insetti ne' contor- ni di Napoli r=: commenda l' utilità dello studiare la schiu- sura degji insetti come indizio delle differenze di clima fra paese e paese . Nel mese di gennajo ha trovato il Pro- gnathus ^cornis proprio solo fin qui del Nord della Francia e dell' Inghilterra e ne nota le differenze. La Bi- torna contrada Fab. , una nuova specie di Nitldula che chiama Affinis perchè vicina alla l\pustulata ^ e insieme lo Stenngaster tardiis non mai trovato in quel regno . Il Sig. Angelo Fajola da Caivano legge la biografia di Nicolò Brancei suo concittadino ^ Uomo di costumi integerrimi e botanico e medico solertissimo , stato pro- fessore di botanica nella Università di Napoli. Nella ottava il Sig. Luigi Patalano propone la col- tura delle canne come buono e sicuro mezzo per cor- reggere i terreni sterili argillosi. Il Sig. Domenico Ceraldi in una sola memoria discorre N. Ann. Se. Natur. Anno 4- Tom. 8. m Saa REKDICONTO ACCAUtMlCO le cose principali della organizzazione, e modo di vi- vere degli idrofili dei mari di Napoli , dei quali presen- ta il catalogo e vi aggiunge le proprie considerazioni . Princìpi immediati in questi esseri la gelatina e l' albu- mina : Io zucchero, la gomma, il glutine, l'amido, le ' secrezioni vegetali. Il tessuto cellulare solo comporre gli idrofili compresi fra le oscillarie ed i cerami ed altra sezione di idrofili esser formata di tessuto vascolare variamente intreccia- , to. E quanto ai caratteri di loro vitalità nota negli ar- ticolati alcuni movimenti di contorsione e di raddrizza- mento od in forma spirale . Nella nona il Sig. Gius. Pasquali descrive la spiaggia; Cumana, luogo di bellezza incantevole e in ogni stagione deir anno lieto di bella vegetazione e di piacevole clima. Il Dott. Dorotea comunica un caso di ammorbamento prodotto dai vapori del Tasso baccato sopra due uomini , che dormirono una notte sopra le foglie di questa pianta dei quali l'uno si riebbe dopo gravi e lunghe malattie esan- tematiche e di genere speciale, T altro soggiacque infine ad una tisi, per cui esorta di ritentare l'uso di questa pianta come mezzo terapeutico. Nella decima il Sig. Cav. Vincenzo Tenore rettifica alcuni fatti intorno alle fumarie. La Fumaria detta pal- mata dal Gasperini perchè creduta nuova esisteva già nell' erbario berolinese sotto il nome di F. Alessandri- na. La Fumaria major trovata da Gasperini ne' campi di Rossano nasce ancora sui muri dell' orto Ix^anico di Napoli, ha molta somiglianza colla F. medica e poco dif-^ ferisce dalia parciflora. j Il Sig. Pasquale La Cava studiata geologicamente l' ul- tima Calabria ne produce la relazione . Prima si occupa del granito di Bagnara che è molto esteso ed è di va- ria struttura : in esso ritrovasi incassato il gneis , onde si chiede se siano le due roccie di una medesima ori- gine pei rapporti ch'egli trova fra il gneis e le roccie DEL rnop. A. ALESSArtonini SaS di transizione^ Io dichiara d'origine acquea, lo che, dic'egli, ▼iene oggi ammesso da tutti i geologi, ciò che io dubito alcun poco inesatto , e considerato il granito di origine ignea, crede il La Cava, che lo gneis potesse dall'acqua o dal fuoco ugualmente generarsi . Esamina il passaggio del granito a micaschisto e viene al discorso di un ba- eino terziario al di là e sopra del granito detto da lui della chiana^ premettendo però le osservazioni proemiali, relative cioè alla disposizione di quel suolo , dei fiumi o dei torrenti che vi serpeggiano, delle acque minerali , tutte sulfuree , che vi sgorgano , e alla condizione in generale dell'acqua e dell'aria in quel luogo. Annunzia l'esistenza di un banco di terreno agglomerato d'allu- vione ch'egli dice detritico ^ della potenza, nel massimo, di 45o piedi , composto di ciottoli di gneis , di quarzo gras&o , di schistomica , di anfiholita etc. il quale si ve- de in molti punti laterali e pochissimo nella piana gran- de . Egli distingue il terreno terziario del bacino in due età in superiore ed in inferiore , il primo è formato da arene , ghiaja , gres , puddinghe conchiglifere a strali paralleli e non tutti egualmente inclinati all' orizzonte verso NO. e le conchiglie bivalvi sono frequenti , ra-» rissime le univalve . Il terreno dell' età inferiore o l' età inferiore , com' egli dice , è occupato da un solo letto di marna argillosa di color grigio turchiniccio , che pre- senta alcune leggiere differenze. Il terreno superiore è formato di frantumi delle roccie primitive che mancano nell'inferiore: ed infine promette parlare delle conchiglie trovate, ciò che molto interessa, e di mostrare che l'al- terata direzione degli strati che suole attribuirsi a solle- vamento , proviene spesso da abbassamento o , com' egli dice, da smottamento. Il Sig. Dott. Prudente , che è intorno ad un lavoro sul sistema nervoso dei molluschi diretto a determinare tutti i fenomeni che costantemente si osservano nella for- mazione di quel sistema , ha notificati i primi risulta- 3^4 BENDICONTO ACCADEMICO menti di tale fatica pei quali stabilisce le forme remote prossime dei ganglj e meglio di quei che attorniano l'eso- fago, nei quali ripone le forme primitive della formazio- ne cerebrale , poscia i loro involucri in rapporto col ganglio ed in rapporto alla formazione della vertebra cranica e degli organi della circolazione ganglionare. Dalla seconda Operetta poi meglio apparisce ancora l'in- tendimento e la valentìa di quella Scienti6ca Società, ordi- nata a modo che le forze dell'uno si colleghino in tutto eoa quelle dell' altro per produrre insieme risultamenti di grande utilità alle Scienze ed allo Stato . Giace come ognun sa a poca distanza di Napoli nel mare mediterraneo l' isoletta di Capri abbondevole , vaga ed amena per posizione geogra6ca e per sufficiente quali- tà del terreno, la quale non essendo stata per anche e- sattaraente considerata nei suoi rapporti fisici , morali , economici , vi si accinsero ad esercizio della mente gli Aspiranti Naturalisti . Si divisero per tanto fra loro le cariche e le indagi- ni pratiche e speculative da farsi, e propostisi di cono- scere 1' ordine dei terreni , i minerali , le piante , gli uc- celli , i pesci , gì' insetti , i molluschi , i crostacei , i zoo- fili , le pratiche agrarie , e le disposizioni de' coltivatori , e la parte economica , e la meteorologica di quell'isola, scelta ciascuno quella parte di studio che gli conveniva, entrarono nell' isola, vi stettero, e ritornati a casa, ne pub- blicarono poscia il rapporto di cui discorriamo . Questo ha per titolo Statistica Fisica ed Economica dell'Isola di Capri ^ è diviso in capitoli secondo l'ordi- ne suddetto , questi subdivisi in più parti e non forma che un piccolo volume di i4o pagine pinguissimo però di cose e di idee siccome quello in cui sono compresi in brevi parole i risultamenti di lunghissimi studi. Della Geologia di quell' Isola non si avevano che po- che insufficienti ed inesatte notizie , comecché da uomi- ni valenti . Ora rettificate le osservazioni sappiamo che DFX FBOF. A. ALESSANDHINI SsS il terreno di quest' isola e le altre sue geognostiche con- dizioni SODO in tutto consimili al terreno del continente vicino , per cui si conferma la congettura già emessa , che l' isola non sia che una continuazione di questo e perciò della stessa epoca e formazione senza che per se sola sia stata spinta fuori dal mare, essendo il terreno in strati potenti orizzontali . Vi esistono molte materie vulcaniche esse pure in strati orizzontali , per cui , man- cando ancora ogni indizio di vulcano spento nell' isola , sono provenienti forse dal Vesuvio che ha cacciato in addietro anche a maggiori distanze delle sue materie . Né si può dire l' epoca precisa di queste materie per certo molto in antico là depositate . Avvi in un luogo un calcare che per le osservazioni del giovane geologo trarrebbe origine da trasmutazione della colestrioa e del picromele di vecchi escrementi di capra, dai quali argui- rebbe ancora potersi trarre l' acido benzoico , avendolo esso tratto da quel bitume , ma non sapendo noi di quale vecchiezza e di qual epoca siano quegli escremen- ti ( che non pajono certe antichi rimanendo ancora nei 'terreno circostante i rimasugli di sostanze vegetali indi- gerite attribuite a quegli escrementi ) , ne sapendo quali condizioni dell' atmosfera o dei corpi adiacenti abbiano potuto favorire quella trasmutazione di cui non si cono- scono poi i passaggi di lei, alquanto ipotetica rimane quel- l'opinione, e ad ogni modo l'acido benzoico si trarrebbe bensì da quel materiale bituminoso ma non per ciò a rigore dallo sterco caprino invecchiato. Seguono le descrizioni dei fossili trovati in quell' isola e le osservazioni critiche importanti a stabilirne bene la natura, i quali prima non erano stati indicati in quell'iso- la e sono dissegnati nella prima tavola dell' atlante che è aggiunto all' opera . Più ricca ancora di scoperte è slata la investigazione della Flora dell' Isola . Premesse alcune osservazioni sulla topografìa botanica di Capri per cui sono dichiarale le SsG RENDICONTO ACCADF.MICO tliflcrenze di piante fra l' esposizione settentrionale e la meridionale e fra V oriente e l' occaso , e la stazione delle piante alle varie elevazioni del mare seguita il ca- talogo di tutte le piante fin qui rinvenute nell' isola del- le quali vi sono loo specie non prima state riferi- te a quell'isola, benché moltissime ve ne riferisca il Prof. Bertoloni nella sua Flora Italica , riferendo forse le al- tre ai luoghi vicini, 21 non ancora riferite alla pro- vincia di Napoli e 6 non ancora al regno di Napoli. Dei Mammiferi scarsissimo è il numero così selvaggi che domestici, per mancanza di selve, per la natura delle coltivazioni e per la scarsezza degli armenti . Belle sono le osservazioni che mostrano P utilità di studiare gli uccelli in quell' isola per la quale passano tutti quel che trasmigrano e che insieme là riuniti pel poco spazio vi si riposano come ad una prima stazione dei lunghi loro viaggi ed a cagione delle epoche di tali passaggi vi si presentano con varietà di colori e di pen- ne che in altri momenti dell' anno non presentano . Dalla indicata Ornitologia di quel luogo vedesi, che cinquanta sono le specie di uccelli che ivi si rinvengo- no , e quasi tutte con nome volgare indicate dai ter- razzani ^ e sopra alcune di queste sono state trovate e descritte notabili varietà . Dei rettili , niun esempio di cheloni , la soia lucerto- la dei muri e lo stellione ( Gccko parietum ) , dei Sauri , il solo Coluber atrovirens^ del serpenti il Liuto vuìgarìs e qualche rarissimo individuo del variahilis fra i batracini. Tutti i pesci del mediterraneo tragittano per le acque di Capri ;^ difficile perciò distinguerli dai stazionari e di questi parlasi di un solo pesce nuovo appartenente al genere dei Lepadogaster che stanno fissi ne' scogli e che è nell' opera chiamata Lepadogaster urifasciatus . Singolare poi è 1' abbondanza dei molluschi in que- sl' isola favoriti forse dalia tranquillità delle acque , dal cnlcar€ cavernoso che li annida , e da altre molte cir- 11F.L PROF. A. ALF.SSASnniNl 32 n costanze. E de' terrestri e di quelli di acqua dolce sono slati là trovati per la prima volta la Corocoìla elata e la Testacella liaìiotidea specie molto rare ed un Ancy- ìus molto lontano pei suoi caratteri dai conosciuti e che nominano margaritaceus . Segue il catalogo delle specie numerose di questi ani- mali trovate in Capri con la nota delle circostanze della loro vita e la descrizione delle più rare e nuove , le quali ancora sono benissimo disegnate nelle tavole del- l' atlante . E tanto dicasi degli Anelidi, dei Crostacei, degli A- racnidi , degli Echinodermi , dei Zoofiti e degli Insetti '^ dei quali ultimi specialmente dimoranti in quel luogo non era stato punto parlato ed ora, in grazia delle re- plicate escursioni dell'entomologo di quella compagnia per raccoglierne in vari tempi della loro vita , già gran- de ne è il novero e di più ancora se ne promette co- munque l'isola non abbia acque e stagnanti e correnti, sia priva di boschi e tutta intorno lavorata, per cui manca a molti la postura, ed alla più parte la quiete desiderata. Il quarto capitoto dell' opera è inteso a spiegare l' a- gricoltuca dell'isola, distinta in tre sezioni che compren- dono : i.° la descrizione del terreno ^ la natura, vegeta- zione , parlimento dei poderi ^ il genio agricolo de' Ca- presi : 2.° le coltivazioni in specie , e proprio delle gra- minacee leguminose , e tintorie : 3." la coltivazione degli alberi , e della vite . Soggetti tutti trattati con tale accortezza , dottrina , e concisione che mal si potrebbe ragguagliarne più in bre- ve . Il terreno e 1' atmosfera con li suoi accidenti non sono tanto confacevoli ad una felice agricoltura ma vi supplisce l' intelligenza , l' industria e la perseverante pa- zienza de' Capresi , che sono ad un tempo valenti agri- coltori , marinari , e cacciatori . Essi coltivano con le pratiche più usuali le migliori varietà di frumento , la pannrì/a ( varietà del triti'cum coeritlcsccns ) la majnricn , 'ò'iH nF.r?nicoNTO accademico In caroscUa , Il cicirello { varietà del triticum sativum ) e due varietà del Farro [triticum spelta) e ne scernono be- ne le semenze . . Le fave , i piselli , i fagioli , le lentichie , le cicerchie vi si trovano per tutto . Per la fava usano speciali av- vertenze : la seminano in novembre ed anche in decem- bre e riesce buona usanza quando più della pianta si faccia calcolo delle grana e la seminano a solchi e più spesso a fossetta con profonde e diligenti lavoragioni, e quando non nasca , la riseminano con proBtto, ciò che altrove non è molto in uso . Coltivano pure la segala, l'orzo, il Inpino, che fan nascere ancora sopra certi muricci alzati a sostegno del- la terra in pendio . Il lino, la patata e la reseda luteola, o erba raggine o guadarella , di cui fanno molto conto pel color giallo che ottiensi , compiono la serie delle erbe coltivate spar- tite in rotazioni di due o di tre anni che pure sono indicate. Degli alberi fruttiferi si coltivano specialmente i fichi e più quelli su' quali per le scarificazioni artificiali de' rami si fissa il Calypticus tesludlneus Costa , insetto chiamato pidocchio . 11 fico d' india vi è comune e spontaneo . L' ulivo vi trova quanto desidera , vi prospera a me- raviglia ^ non è impedito dalla vicinanza dei legumi che vi si fan crescere a lato né dalla vite che si alterna con esso con suo proprio beneficio . Hanno a questa pianta molta attenzione, ma la pos-- sono anche meglio dirigere e ragionare e sono a ciò precisati gli avvertimenti. La vite è quasi sempre palizzata , ed in file diritte e parallele , alzata da terra soli 6 palmi , poche volte maritala ai pioppi perchè l' alimento sia tutto suo , raa- ntnndola è piantata lontano dall'albero quattro palmi, nel che facciamo anche meglio noi che ve la teniamo i)EL raoF. A. ALEssANDniRi 329 discosta palmi , e gli alberi , ossia gli olmi , l' un dal- l' altro . Ai soli individui molto vigorosi lasciano nel po- tare due capi , e agli ordinari uti solo che avvitticchia- no al palo del ceppo anteriore nella stessa fila sicché restino tutte scoperte al sole . Hanno tre modi di pro- pagare la vite, a magliuoli, a propaggini, ad innesti, ed è frequente ah antiquo quel modo descritto già dal Da- Tanzati nel 1 606 , che i francesi chiamano innesto Oli- vier de Serres , spacciandola francamente per loro pro- pria produzione novella , come accade un pò troppo spesso non tanto per malizia di quegli scrittori quanto per ignoranza in essi de' nostri, essendoché gl'italiani non hanno mai scritto per far chiasso e molto meno quando mancavano i giornali che oggi ponno dirsi le trombe della fama . Il quinto Capitolo comprende la statistica economica dell' Isola . Precedono alcune brevi ed opportune notizie storiche ed in tanti articoli speciali concisamente si di- scorre Io stato fisico degli isolani • la quantità e distri- buzione di essi , il movimento della popolazione , le loro applicazioni alle arti , ai mestieri , alle arti liberali , ed i mezzi^ che hanno di trasporto nell'interno e nell' ester- no dell' Isola , le loro qualità intellettuali , le morali , le religiose , l' istruzione pubblica , i costumi , la tran- quillità pubblica , i pubblici stabilimenti , le abitazioni e le strade , 1' economia , i prodotti dell' agricoltura , della pastorizia , della caccia , della pesca , delle industrie , le paghe e le imposte annuali , le importazioni pel vitto , per la pastorizia , per le industrie , e pel vestito che troppo lungo sarebbe qui sminuzzare . Dal che insieme si raccoglie eh' essa è una gente di buona natura , vi- gorosa , intelligente , costumata , bene operante in più mestieri ad un tempo , sobria , tranquilla , e lieta del- l' onesta e meschina condizione in che è posta dalla sua medesima pochezza e dal piccolo profitto che dalle industrie ricava, essendo in tutto 3,217 individui che 33o prsDicoRTO accademico por soddisfare ai loro annuali bisogni non hanno che 81,291 ducati piìx 2,5oo ducati provenienti dalla pesca del corallo . Finalmente termina l' opera con un articolo intorno alla meteorologia dell' Isola e con un altro intorno ai miglioramenti che vi può ricevere ancora l' agricoltura , ì quali si riducono a moltiplicare di più , l' ulivo , il carrubo , il fico d' india , ed i faggi , piuttosto che la vite ed i prati , per imboschire , sostenere ed assodare i terreni elevati che franano, e di più introdurre le api ed accrescere la coltura dei gelsi e l'educazione dei bacchi da seta . La storia dei lavori accademici è un compendio delle numerose memorie lette da quei giovani , dal maggio del 1841 al gennajo del 1842 , sulla Botanica , la Chi- mica, la Geologia, la Mineralogia, l'Agricoltura, l'A- natomia Comparata , la Fisiologia , e le Biografie de' naturalisti , le quali tutte riguardano oggetti importanti di queste Scienze , e vi sono trattati coi più sani prin- cipi della filosofia sperimentale , in special modo , se- condo me , quelli di Anatomia Comparata e Fisiologia, coi quali s' internano nei più sottili e gravi problemi di queste scienze, come sono, per esempio, l'uso dell'iride uella visione, le dottrine dell'intermittenza de' battiti del cuore, il sollevamento e tensione delle valvole aurico-ven- tricolari del cuore, l'esistenza dei nervi simpatici nelle salqmandre acquaiole , del sistema simpatico nelle sala- mandre, di quello delle vene afierenti renali e della ve- na porta addominale , muscolo cutaneo di Jacobson , da essi trovato nelle Razze , nelle Torpedini e negli Squali. Sulla microscopia del sistema nervoso , sulla imperfezio- ne della classificazione de' tessuti nel regno animale di Bichat , sulla circolazione del sangue nelle rane , dei quali soggetti è a desiderare vederne intere le memorie. Rimane in ultimo il discorso pronunciato in una so- lenne pubblica Adunanza degli Accademici dal Fonda- DEI. rnoF. A. ìlessìndrini 33 1 tore e Direttore di essa il Prof. Costa , che, compreso deir obbligo dì maestro , e pieno della grave sentenza pronunciata ancora da un potente Sovrano d' Europa , che la istruzione dei popoli è il fondamento migliore di felicità pubblica, pensò raccogliersi intorno i meglio di- sposti giovinetti suoi discepoli, e fuori ancora della scuola continuamente da maestro e da padre dirìgerli ed eser- citarli , acciocché pervengano a que' gradi onorati che furono tenuti dagli antichi nostri sapienti , ed anche il sono dai loro odierni emulatori, i quali di giorno in giorno si perdono . E rallegrandosi con que' giovani della alacrità e sollecitudine loro a compiere il suo di- vìsamento porge un premio a coloro che in quella gara scientifica sono de' primi , affinchè con questo s' accresca a tutti la lena . Col quale intendimento poi termina il suo discorso ponendo que' giovani nella protezione del Re , de' Magistrati , de' Dotti , e de' Signori , ai quali indirizza affettuose e calde parole perchè conoscano quali piante ei coltiva , e che bel frutti ne danno e ne pro- mettono e gli prestino ajuto in sì grand' opera , che non può giungere a perfezione , senza che la mano del prin- cipe es la cooperazione dì molti la sostengano . Né le mie parole bastano ad encomiare lo zelo incredibile del Prof. Costa e l' amor eh' egli porta alla patria che vuole onorata colla Scienza e col bene de' cittadini ^ coi quali affetti, superando gli ostacoli della avversa fortuna e pri- vando se stesso d'ogni comodo e d'ogni opulenza, con faticose ricerche , con acquisti , con viaggi , va di con- tinuo dietro al suo scopo . Per cui non è maraviglia se ne' compagni dovunque trovi lode e ammirazione , e ne' suoi giovani corrispondenza d' affetti e di virtù. Nei quali invero non saprei che cosa fosse a desiderare , se non forse una maggior cura nell' arte del dire : alla cui per- fezione debbono essere sospinti gli Scienziati Italiani dal- la bellezza del linguaggio , e dall' esempio de' nostri an- tichi scrittori : e dove quesl' ornamento si aggiunga alla 33^ RF.^niCONTO ACCAnEMICO importanza degli scritti di que' giovani valorosi ne usci- rà pari all' utilità , il diletto , e le loro opere universal- mente saranno cercate e gradite. Annunzia infine il Presidente, che, seduta stante, fu presentata in nome dell' Accademico pensionato Cav. Prof. Paolo Baroni la sua Dissertazione d' obbligo, della quale comunica il titolo che è il seguente rr/«- torno ad una nuova maniera di supplire aW operazione della pupilla artificiale colla recisione dei muscoli delP oc- chio =: • siccome poi l' ora molto inoltrata non permette che se ne possa fare la lettura , e siccome d' altronde è questa l' ultima delle sessioni ordinarie del corrente anno accademico , così depositata la Dissertazione nel- r Archivio dell' Accademia verrà poi letta in una delle prime sessioni dell' Anno Accademico prossimo venturo. Seduta straordinaria deìli 5 Giugno i84a. Convocata la Classe dei Benedettini onde stabilire r ordine col quale dovranno succedersi le Sessioni e Let- ture ordinarie del nuovo anno accademico , come pre- scrive l'articolo 19 del Regolamento, risulta distribuito l' Albo delle sedute come segue: DEL PROF, A, ALESSANDRINI 333 ALBUM ACADEMIAE Dierutn scilicet, quibus luterana exercitia de anno 1842 in annum 1843 habenda sunt. Mmiabmxì Novemhris 1842 Die 10 Jov. Bertoloni Art. 1 7 Jov, Cavara 24 Jov. Gozzi Decembris I Jov. Magistrini 1 5 Jay. Venturoli Jos. 22 Jov. PlSTORlM 29 Jov. Alessandrini Januarii i843 5 Jov. Casinelli 1 2 Jov. TOMHASINI if) Jov. ScniAssi 26 Jov. Gualandi Februarii 9 Jov. Bianconi iG Jov. Valorani Marta Die a Jov. Baroni 9 Jov. MoNDINI 16 Jov. Bertelli 2 3 Jov. Barilli 3o Jov. Medici Aprilis 6 Jov. Gherardi 20 Jov. Bertoloni Jos. 27 Jov. Contri Mail 4 Jov. Santagata 1 1 Jov. Venturoli Matth. 18 Joy. Sgarzi 334 RENDICONTO ACCADEMICO Il Presidente richiama il disposto nella sessione deili 3i gennajo i84i relativamente al Regolamento da sta- bilirsi per r esame delle Memorie che verranno presen- tate al concorso del premio Aldini , ed ordina che a tenore di quanto fu progettato in quella seduta , la Com- missione che stese il Programma del concorso si occupi ancora della redazione del Regolamento , da presentarsi all' approvazione dell' Accademia sul finire del prossimo agosto . Seduta straordinaria delìi 9 Giugno 1842. Convocato l'Ordine dei Pensionati o Benedettini per designare il Presidente del nuovo Anno Accademico, e per nominare un Alunno in sostituzione del Dott. Carlo Bedetti promosso al grado d'Accademico Ordinario, ri- sulta eletto alla prima Carica, quella cioè di Presidente, l'Accademico pensionato Professore di Fisica Dott. Sil- vestro Gherardi ^ a coprire poi il posto di Alunno vie» ne chiamato il DotU Gio. Battista Ercolaui, UNA PASSEGGIATA GEOLOGICA AD ARQCA NE' COLLI EUGAISEI. Durante ! lavori del Congresso di Padova la Sezione di Geologia , seguitando il suo istituto , propose una gita in qualche luogo del territorio padovano che più utile materia offrisse alle indagini della scienza . Non poteva cader dubbio sopra la scelta del luogo . I colli Euganei sono tanto famosi in geologia che porgeano alla Sezione il campo più acconcio che si avesse potuto desiderare. La gita ebbe effetto il dì ai Settembre-, e perchè mag- giore ne fosse il proBtto si collegarono insieme la Sezio- ne di Geologia e di Zoologia . Fu scelto P andare a Teólo , 'dove le formazioni geologiche degli Euganei si presentano così distinte che meglio non si veggono al- trove . Ma le pioggie che in tutto quel mese caddero dirotte , turbarono ancora la buona riuscita della córsa. Un'altra ne fu tentata negli ultimi giorni del Congresso, ma per la ragione medesima venne meno . Sciolta la Riunione , e trovandosi insieme a Padova dopo alquanti giorni , alcuni geologi che facevan parte della Sezione , divisarono compiere ciò che innanzi non era stato possibile efl'ettuare. Il loro desiderio fu appieno soddisfatto, e poiché la córsa riuscì ad un tempo piacevole ed istruttiva , hanno stimato non disutile opera pubblicarne breve re- lazione, la quale sarà una specie di supplemento a' la- vori della Sezione di Geologia . 336 t«A FASSEGGUTA GEOLOGICA Era la brigata composta de' Signori Conte da Rio , Achille de' Zigno , Leopoldo Pilla , e Conte Tomaso Lauri. Scelsesi l'andare ad Arquà, per conseguire dop- pio vantaggio , osservare cioè la struttura geologica della contrada , e visitare la casa e la tomba del gran Cigno che immortale ha fenduto quel luogo , Si fece la gita il dì rj Ottobre , e fu accompagnata da benigno sorriso di cielo . In quello che la brigata procedeva verso Battaglia , la forma in cui si presentano i colli Euganei a picciola distanza diede origine ad una quistione che assai rileva nella scienza . Il Conte Lauri dimandava sapere ^ se , ponendo riguardo alla forma che que' monti hanno di còni e di cupole riunite alle basì e saparate negli àpici, e poi alla massa interamente trachitica onde sono com- posti , potevano essere stati prodotti da Volcani simili a quelli che àrdono óra alla superhcie del Globo , ov- vero da un ordine di cose diflerente . A tale domanda rispondeva il prof. Pilla , essere la prima opinione so- stenuta da que' pochi geologi , i quali ridur vogliono i fenomeni passati del Globo a quelli che continuano ad operare al presente : ma parer manifesta ad ognuno la falsità di questa opinione , applicata a spiegare le forme degli Euganei . I Volcani in qualunque forma si trovino , ovvero attivi ovvero spenti , conservati o sdru- sciti , presentano sempre vestigia di crate'ri , e, che più importa , contengono le lave con le loro forme distinte e ben conosciute , le quali ripetutamente alternano con letti dì conglomerati e di tufi. Niente di tutto questo nella forma dei monti Euganei si osserva*, quindi la loro disposizione e la loro struttura non si può spiegare che per efl'etto di azione plutonica, secondo il significato che oggidì si accorda dai geologi a questa espressione . II prof. Pilla disse della identità de' colli Euganei e delle isole Ponze, e fece notare che in dette isole i còni trachitici sono stati rotti , divisi e sviscerati dai fiotti marini, e nondimanco nel loro interno i còni non pre- sentano adatto quella struttura che ne' còni eziandio sdrusciti de' Volcani si vede . Il Conte da Rio , il quale in tutta la sua vita ha inteso sempre allo studio di que' monti , intrattenne piacevolmente la brigata sopra le opinioni che i geologi avevano avuto intorno alla loro natura da Arduino a noi , Passato il borgo della Battaglia , si pose piede su la regioiie de' colli : e prima a farsi innanzi agli occhi della t>rigata fu la^ scaglia , la quale fa come corona ai monti trachìtici . È in quel luogo la scaglia una roccia calcarea marnosa , di colore quasi sempre rosso carni- cino , di grana fina e terrosa , contenente numerosi noc- cioli di selce bruna , ovvero rossiccia : è priva del tutto di fossili, se non che in qualche luogo si a'cdè vedere qualche traccia mal riconoscibile di fuco . Ella è di- stintamente stratificata , e gli strati , i quali non hanno molta spessezza , si mostrano poco disturbati dalla loro naturale positura , con una inclinazione la quale non va oltre a 6 gradi. Si appoggia in quel luogo la scaglia al piede del còno trachitico detto Monte Ventolone . A circa mezzo cammino tra la fonte minerale Rame- fiana ed Arquà , e propriamente nel luogo detto Cal- varina si trova una piccola rupe di scaglia , la quale presentò un fatto molto importante agli osservatori . La roccia calcarea è , come al solito , stratificata a strati orizzontali , e giustamente nel suo mezzo è traversata da bellissima diga verticale di trachite , la quale rileva agli occhi del geologo anche di lontano , e porge bellissimo esempio di una roccia pirica traversante rocce stratifica- te . La trachite è di color grigio , ed è terrosa ed un poco rilassata , e contiene nelle cellette globicini spatici. Osservabilissima è la natura della roccia calcarea in con- tatto con le pareti della diga : perocché laddove in tutta la rupe quella roccia presenta i caratteri detti din- nanzi, nell' approssimarsi poi alla diga si vede ridotta K. Anr. Se Natur. Anno 4- Tom. S. 22 338 TJNA TASSEGGUTA GEOLOGICA in una vera creta bianca , terrosa , sporcante , ed ha jjercluto ogni vestigio di stratiGcazione. Nella salbanda a tìinistra gli strati calcarei si veggono leggermente piegali in su dall' urto sofferto della diga. La brigata stimò cosa conveniente prendere il disegno di quel luogo . Si accompagna la scaglia ìnfino ad Arquà , il quale villaggio vi è fabbricato sopra. La compagnia essendosi recata a venerare la tomba del Divino Cantore, il Sig. da Rio fece osservare alcuni cipressi che vi erano din- torno , i quali vi furono fatti piantare dal celebre Faujas de' Saint Fond in una gita che molti anni addietro vi fecero insieme . Di che la compagnia molto si compia- cque , veggendo quel luogo che parla tanto alla fantasia onorato dalla scienza ^ mentre poi fu presa da sdegno di vedere orribile sfregio fatto da mano sacrilega stranie-» ra al busto del poeta . Dalla tomba si ascese alla casa del Vate , ove sono venerate le reliquie che ricordano la memoria di quel Grande , si passò a rimirare la veduta geologica che di lassù si apre allo sguardo . La quale è bellissima . Pe- rocché si scorgono bene e distintamente le relazioni della scaglia e della trachite : quella in forma di umili colline di color bianco rossiccio , questa a foggia di pinàcoli , e di còni di colore scuro , e sempre la scaglia in for- ma di cintura dintorno alla trachite. Da Arquà ripiegò la brigata alla volta della villa del Cataio . Cammin facendo lambì le falde del còno tra- chilico dimandato M. Piccolo^ sopra le quali si appoggia la scaglia . Sono le falde di quel monte ricoverte di molta terra vegetabile , la quale non lascia apertamente vedere la roccia che ne forma il nucleo j ma dove essa comparisce si vede essere una trachite omogenea . Fu notato come gli alberi di castagno si compiacciono de* terreni volcanici ^ perocché in quel luogo se ne veggo- no di ben grossi sopra la terra che deriva dallo sfaci- incnlo della Irachite, e nessuno sopra quella che ricopre AD AHQUÀ 339 la scaglia . Lo stesso fatto si osserva nei terreni volca- nici di Napoli che sono in contatto co' terreni calcarei. Finalmente la compagnia traendo al Cataio osservò le piante lacustri che crescono nelle acque stagnanti de- gli Euganei , le quali poi danno origine alla torba che si produce e raccoglie in quella regione . Il Sig. Zigoo fece vedere che le piante principali che in quegli stagni si trovano sono marsilce^ salvinie ^ levine ec. La giornata fu chiusa con la visita della Reale Villa del Cataio , dove non mancò materia alle eeoloeiche esplorazione^ perciocché comparisce quivi la perlite , su la quale la Villa è fabbricata, ed appartiene a quella varietà detta perlite litoide. Così la brigata benedicendo la scienza ed i piaceri innocenti e compiuti che all' pomo procura , fece lieta- jaente ritorno a Padova sull' imbrunir della sera. SOPRA UN NUOVO ANTAGONISMO D]EL MIDOLLO SPINALE NELLE RANE DI LIOIVEI^LO POLETTI (Presentate aW Accademia Medico-Chirurgica di Ferrara nellq. se(i^t(f del a Agosto 1842.) Fondò e sostiene tutt' ora 1' antagonismo de' cordoni del midollo spinale un celebre Italiano Carlo Bellingeri. Ma un' altro antagonismo fra la metà superiore e la inferiore lo ha, non è molto, proclamato l'illustre Engelhardt da lui scoperto nelle rane. Questo fatto lo annunziava egli nella Rivista Brlttanica nel Luglio del i84i dove è scritto e con esperienze dimostrato , che le lesioni della midolla dalla prima alla quarta vertebra eccitano negli arti la flessione ; dallo spazio tra la quarta e quinta sino alla line dell? colonna eccitano la estensione (i) , Non è raro che nelle scienze sperimentali un fatto stesr so si mostri ad un tempo a più osservatori ed in luoghi diversi senza che le orme dell' uno abbiano servito di guida all' altro : e veramente nel cadere del Novembre di quel medesimo anno, e sul principio del Dicembre succes- sivo , ignaro della scoperta di Engelhardt divulgata poi ne' riputali Annali dell'esimio Sig. Dott. Calderini , verificando sulle rane gì' insegnamenti di Miiller e Marshal-hall , e indagando eoa sessioni reiterate se ogni punto del midollo (i) Vedi gli Annali Omodei =: Calderini novembre e dicembre 1841 pag. 626 = Sulle rispettive funzioni della mela superiore ed inferiore della midolla spinale, e della relazione che queste hanno coi muscoli ilessori ed estensori delle membra del Dott. Engelhardt, ESl'EIl. DI L. POLETTI 34 I sia Ugualmente e per se solo capace di riflessione , ve- deva anch' io avere esso nelle sue metà una opposta in- fluenza sui moti degli arti inferiori (i). E già compreso di meraviglia ne teneva discorso con un mio dotto col- lega , Io annotava nel mio giornale , e quasi dubitando di me stesso , proponevami su di ciò nuovi studj , sì to- sto come , ritornata la primavera , i Batraclni riprendes- sero vigore. E dissi , de' soli arti inferiori , imperocché sebbene troncando il midollo al disotto de' superiori scor- gessi anche in quelli dei movimenti , non ricordo però che mi curassi allora di defluire se fossero e quando fossero di flessione o di estensione (2) . E poiché per (i) In tutto questo scritto, per non generare confusione, mi aJ- datlerò al linguaggio del Sig. Engelhardt chiamando superiore ciò che avrei più volentieri chiamato anteriore; inferiore ciò che avrei piuttosto chiamato posteriore, (2) Io ed Engelhardt abbiamo eccitalo de' movimenti negli arti Superiori irritando la parte inferiore del midollo. Su ciò da me pure confermalo nella testuggine, farò qui una breve annotazione. Che negli arti superiori od anteriori di un animale possano ve- nire provocali dei movimenti muscolari per azione retrograda della midolla spinale , è uno de' nuovi fatti che dobbiamo agli studj dei moderni dai quali risulta, che in tre modi si può diflfondere pel mi- dollo la forza nervosa eccitante la contrazione del sistema locomotore (a) in, direzione longitudinale centrifuga, l'unica ammessa per lo '"addietro nelle scuole. (I)) in direzione longitudinale centripeta» (e) in direzione trasversale. Questo terzo modo apparisce ne' fenomeni comunemente noti di azione nervosa riflessa ; e ognuii sa che irritando per esempio un arto pelvico destro si risvegliano contrazioni di muscoli nel sinistro e irritando questi reagisce quegli, anche quando non vi abbia di midollo che quell'unico segmento, da cui partono i nervi che vanno ai due arti omonimi. Il secondo apparisce pure più chiaramente sotto irritazioni immediale. Ma a questi tre conviene aggiugnerne an quarto non avvisalo sin qui , e che io chiamerò in direùone diagonale . Decapitata una rana o tagliata sotto il capo In midolla, si collochi 1' animale sul ventre : si tagli in croce la cute del dorso e la si ro- vesci, sicché rimanga scoperta la spina fino a tutta l'estremità coc- clgea. S'irriti allora l'arto superiore destro, il quale movendosi di moli riflessi, e senza che altri muscoli reagiscano da quel lato, si addurrà ritirandosi sotto il tronco. Ma si guardi in quello stesso il coccige, e lo si vedrà volgersi a sinistra per la contrazione a si- nistra de' muscoli sacro , ed ileo-coccigei. S' irriti l' arto superiore o43 r.srr.RiF.izE r accidentale uniformità dei nostri risultati avrebbero po- tuto i fisiologi più presto persuadersi di un vero, d'on- de non tarderanno ad emergere utili deduzioni , così nella tornata di febbrajo in quest' essa Accademia mi affrettava di narrare i miei , i quali di tanto maggior fede sono de- gni , quanto è maggiore la credenza dovuta a quelle co- se , che nello sperimentare ci si mostrano non cercate , e a cui per avventura ci abbattiamo con animo intento ad altre . E diceva i/' Che recidendo in più rane il midollo spinale sotto 1' occipite , od anche decapitandole , aveva sempre osser- vato gli arti inferiori ritirarsi j flettersi le zampe sulle gambe , le gambe sulle coscie , e queste sul ventre , e quella flessione durare anche poi. 2.° Che facendo un secondo taglio un poco più giù , aveva veduto gli arti inferiori quando languidamente e- stendersi , ma ben presto flettersi di nuovo j quando alla sinistro, e si \eclrà a sinistra reagire esclusivamente l'arto irritato ; ma nel medesimo tempo, pel contrarsi a destra i sacro ed ilso-coc- cigei , a destra volgersi il coccige. La conseguenza non può essere che una; irritazione da un lato e superiormente: reazione nel lato opposto ed inferiormente : dunque diffusione diagonale. La possibile diffusione trasversale distrugge quel perfetto isolamento tra le due metà destra e sinistra del midollo, su cui fu comune in ogni tempo il consenso de' fisiologi . La possibile diffusione diagonale estende al midollo quella influenza crociala che da Galeno sino a noi si è tenuta proprietà esclusiva del cervello. Perchè si è tanto e propala- ta e difesa l'azione crociata de' lobi cerebrali, di quelli del cer- velletto , e delle due metà della protuberanza? E non fu appunto perchè le irritazioni esercitate sulla metà destra del ponte, sul de- stro emisfero cerebrale, sul destro lobo del cervelletto, fanno con- vellere a sinistra i muscoli del tronco e degli arti e per contrario? E bene l' azione della midolla , nell' esperimento che citai , non promossa da potenza direttamente ai)plicata : gli è bene un parteci- pare, ch'ella fa all'azione de' nervi incidenti dell'arto, che men- tre per una parte ritorna sui riflessi dell'arto medesimo, per l'al- tra si propaga lungo lei ; ma dovrà essere per questo diversa la induzione? Che se nell'ordinamento delle fibre midollari non tro- viamo la ragione anatomica del fatto, come l'abbiamo per la in- fluenza crociata del ponte e degli emisferi , si rammenti che manca liilt'ora per quella del cervelletto in onta a forti obbiezioni dalla fisiologia sperimentale, e dall'anatomia patologica dimostrate. DI L. rOT.F.TTI 3/\'^ flessione alternare parecchie volte una debole estensione poi ritornare lo stato primitivo di flessione permanente . 3." Che istituendo una terza sezione .incora più sotto aveva veduto costantemente quegli arti , che prima erano flessi , passare allo stato di estensione tetanica , ponen- dosi in linea retta col tronco, paralelli, inflessibili e pas- sarvi ora immediatamente ora dopo brevissimi istanti, e sempre feon violenza , con impeto repentino , quasi direi a maniera di scarica , e quello stato mantenersi per al- cun tempo , quindi a poco a poco la contrazione de' muscoli rimettere , finalmente cessare o rimanendo le fi- bre rilasciate , fiacide o non presentando piìi che una in- terrotta palpitazione. E se compiuto il rilasciamento, o subentrata la semplice palpitazione fibrillare , io faceva da indi in giìi delle ulteriori sezioni , ad ognuna si ac- compagnava o succedeva nuova e violenta estensione , che dopo un graduato infievolire, si risolveva poi come le altre . 4." Che fattomi ad indagare il punto nel quale s' in- verte il rapporto coi due ordini di movimenti , lo aveva io pure trovato a livello dello spazio tra la quarta e quinta vertebra , dove , le quante volte , premessa sempre o la sezione i^nfraoccipitale o la decapitazione, eseguissi 11 taglio , costantemente o nell'alto stesso o di lì a un pochissimo di tempo scoppiava la tetanica estensione, siccome la si ri- peteva procedendo di là con nuove sezioni verso 1' estre- mila coccigea della colonna . 5.*^ Che ciò mi si era pure offerto tagliando e levando colle forbici 1 corpi delle vertebre dalla prima all'ultima, e irritando contemporaneamente il midollo , che giunto al confine indicato, quelle irritazioni, che piìi sopra pro- vocavano flessione, suscitavano per contrario moti co- stanti di estensione. 6."^ Che questo particolare rapporto della meth inferiore del midollo con que' dati movimenti , che viene ora a spiegarci perchè nelle rane preparate alla Galvani , ed elettrizzate , le convulsioni siano sempre nel senso della estensione , 1' aveva anch' io notato nei nervi lombari se- 3/|'j F.srr.niErszE parali dall' asse midollare , quindi o recisi nella parto congiunta agli arti o stretti o schiacciati colle pinzette , ovveramente stirati . 7." Che quanto ai due fatti aggiunti in prova da En- gelhardt : I." che tagliato il midollo nel segmento su- periore alla quarta vertebra , i moti , che pizzicando una zampa si possono eccitare in amendue gli arti inferiori sono di sola flessione : 2.'' che reciso fra la quarta vertebra e la quinta non sono piìi che di sola estensio- ne , le mie rane mi avevano diversamente risposto , per- chè se dopo la sezione infraoccipitale , irritata una zampa , amendue le membra reagivano con flessione , persistendo però nell' irritare ed irritando più forte, eseguivano de* moti ripetuti di estensione o intermetteva alla flessione una estensione violenta , repentina , fugace : fatta invece la sezione fra la quarta e quinta vertebra e provocando movimenti riflessi, li aveva bene veduti in senso pure di estensione , ma più. spesso in quello di flessione . Né taceva che diversamente da quanto ha il Sig. Engelhardt osservato , mi avevano pure le mie rane risposto in que- sto , che mentre egli assicura i moti di riflessione scom- parire quando tronchisi il midollo fra la quinta vertebra e la sesta , io li aveva risvegliati , sebbene il taglio fosse caduto più in giù. Se quelle cose però Io mi affrettava di narrare quali le aveva osservate , e quali le rinveniva nelle mie anno- tazioni per non frapporre indugio a corredarre di prove un principio nuovo nella Scienza , 1' antagonismo da' segmenti trasversali dell' asse rachideo , a meglio giu- dicare delle osservazioni di Engelhardt era d' uopo ri- peterle in quella stagione, in che pare le abbia egli Isti- tuite , -vò dire la estiva , e questo Io feci nel decorso Luglio , e confesso che in parità di circostanze mentre colle irritazioni della metà inferiore della midolla gli arti inferiori continuano ad estendersi e proprio In quel mo- do che descrissi più sopra , colle irritazioni della metà superiore, sino all'Intervallo cioè fra la quarta e quinta Acrtebra, non solamente si ritirano, come aveva veduto DI L. POLETTI 34 Ò nell' autunno , ma si rovesciano sul tronco con le gambe estese del pari sulle coscie , e le zampe sulle gambe , o soggiacendo queste ad alternative di flessione ed esten- sione quasi vogliano colpire la mano o l'istrumento che ferisce. Se non che laddove irritando la prima , il com- portarsi degli arti è invariabile, irritando la seconda of- fre le sue anomalie. Inoltre bene studiando i moti , che dalle varie irritazioni risultano, è forza persuadersi che quelle della metà superiore non eccitano già la sola fles- sione , ma una Jlessione con abduzione , quelle della inferiore non la sola estensione, ma una estensione con adduzione. Imperocché sotto le une non vedi gli arti rove- sciandosi tendere a cadere paralleli sulla faccia anteriore del tronco , ma portarsi ad un tempo all'innanzi ed all'in- fuori , e perciò allontanarsi mutuamente circoscrivendo uno spazio triangolare allungato. Sotto le altre, come li vedi estendersi , li vedi anche ravvicinarsi tra loro e ritornare paralleli. Ciò è conforme alla natura de' movimenti di que' rettili j che una esclusiva flessione non la compio- no mai, quella flessione, io intendo, per la quale noi portiamo la coscia all' insù ed all' innanzi facendo angolo della sua faccia anteriore con 1' anteriore del ventre, ma compiono sempre una flessione mista di abduzione , sic- ché le coscie flettendosi amendue, circoscrivono sul ven- tre uno spazio triangolare , il di cui apice riesce alla e- stremità coccigea del tronco. Ciò era richiesto dalla loro naturale giacitura : ciò dipende dalla maniera con che le loro estremità sono articolate al catino , e dalla partico- lare direzione ed inserzione dei muscoli flessori . E doveva pur anco richiamare al confronto di nuove esperienze ciò che Engelhardt scriveva degli arti supe- riori . Ma in queste , sebbene fatte ad altissima tempe- ratura , sono venuto a diversi risultati . Tagliata la colonna fra la ottava e nona vertebra , in- trodotto nel cavo vertebrale un filo di ferro e spintolo a riprese dal basso all' alto , i moti che ho eccitati negli arti superiori sono stati costantemente di abduzione , e non solo sino a divenire le estremità perpendicolari al 3^tì ESPERIE W.F, tronco , ma si bene sino a rovescinrsi all' insù . Giunto quindi in prossimità ai nervi bracchiali , ho veduto l' ab- duzione mutarsi in adduzione e gli arti stringersi sui lati del tronco. Ho inoltre cercato cosa avvenisse per il taglio infraoccipitale della midolla ; cosa introducendo nel cavo vertebrale il filo di ferro dalla parte superiore e spingendolo dall' alto al basso , ed ho veduto nell' atto del tagliare , negli arti superiori avvenire 1" abduzione ; e cosi nelle prime spinte del filo _; ma nelle altre , sino ad avere oltrepassato i nervi bracchiali, V adduzione. Dopo ciò mi sono valso di tagli successivi. Ho tagliato con forbici immediatamente sotto 1' occipite , ed ho ot- tenuto abduzione . Ho tagliato sulla prima vertebra . e si è ripetuto lo stesso. Ho tagliato quindi sulla secon- da, e 1' abduzione si è istantaneamente mutata in ad- duzione , la quale si è ripetuta e tagliando a livello de' bracchiali , e più stringendo colle pinzette i nervi. Ho invertito allora la direzione de' tagli. Ho tagliato sulla ottava vertebra : e fermi gli arti superiori , si sono este- si e addotti gl'inferiori. Ho tagliato quindi sulla settima , poi sulla sesta e sulla quinta : e continuando a ripeter- si negl' inferiori la estensione e la adduzione , i superiori si sono sempre con violenza abdolti. Ho tagliato sulla quarta e si sono flessi e abdotti gì' inferiori , ma ne' su- periori si è ripetuta I' abduzione. Ho tagliato sulla ter- za , poi a livello de' nervi bracchiali ; e continuando a rinnovarsi la flessione e 1' abduzione degl' inferiori , Vab- duzione de' superiori si è costantemente e violentemen- te conversa in adduzione, A tal che è manifesto: i.o Quanto agli arti superiori non esistere 1' antago- nismo fra la metà superiore della midolla e la inferio- re , ma sibbene fra quel tratto che corrisponde alla se- conda e terza vertebra e il resto dell'asse midollare. 2.** Non essere 1' antagonismo in rapporto coi moti di Jlessione ed estensione , ma con quelli di abduzione e adduzione . L' inganno di Engelhardt riconosce due cause : i." l'es- m L. roLKTTi 347 sersl rimnslo a considerare gli effetti delle irritazioni ascendenti dalla ottava vertebra ali' insù senza curarsi delle discendenti dalla prima alle successive: 2.° il non avere bene analizzata la natura de' moli. Imperoc- ché non può dirsi estensione , ma ò invece abduzione quegli in cui 1' omero si allontana dal tronco descriven- do colla estremith inferiore un tratto di cerchio dall'indentro all' infuori e dal basso all'alto , quel moto , che nelle rane ^. opera di un muscolo, che per l'uomo ò abduttore, voglio dire il Deltoide . Non può dirsi Jlessione , ma è invece adduzione quegli , in cui 1' omero allontanato dal tronco si avvicina e stringe a lui , descrivendo colla estremith inferiore un tratto di cerchio dall' infuori all' indentro e dall'alto al basso, quel moto che viene effettuto da mu- scoli , che per 1' uomo sono adduttori , il grande petto- rale , il grande dorsale , e 1' analogo del sotto-scapolare. La flessione si mostra nell' antibraccio , e per lo più , qualunque sia il luogo della irritazione, sicché la vedi persi- stere tanto nell'abdursi quanto nell'addursi degli arti. Fatto curioso, se gli contraponiamo l*altro, che qualsivoglia punto della midolla s' irriti , purché sia piena la vita degli ani- mali , si ha per lo più nelle gambe costante estensione . Conchiudlamo adunque : i.° L expe'riences une déviation qui a elfe, dans l'unCj dirigée (i) Archives de 1' Electr. T. TI. pag. 229. DEL PROF. A. MAZZOLI 355 de manière à prouver un courant du chaud aii froid , dans /' autre dans le sens contraire. Cela est arrive' quand , en enlevant la porte cu le diaphragme^ les nivcaux n' e'tant pas egaux ^ on vayaìt le mercure des tubes baisser oii s' dlever . 5. Anche il sign. Vorsselman de Heer ha fatto la stessa esperienza del sign. Malteucci, ottenendo però sem- pre qualche corrente ^ ma ciò deve essere avvenuto , se- condo me , per aver egli , senza avvedersene , riscaldato il mercurio più in una parte che nelP altra . Ecco in qual modo ei conduce Tesperimento. Escava in una tavola un piccolo canale di uno o due decimetri di lunghezza, in mezzo al quale forma una vaschetta rotonda di due pollici di diametro, ch'egli poi chiude al di sotto con una lamina di ferro o di vetro . Sotto questa lamina alloga una lucerna per far bollire il mercurio, che riempie la vaschetta, e il canale^ entro questo sono collocati i fili del galvanometro. Con un pezzetto di legno , o di carta separa il mercurio , che è a destra della vaschetta , da quello , che è a sinistra . Allora egli riscalda il mercu- rio della vaschetta , poi rimette a contatto il mercurio freddo '~col caldo , togliendo la parete di separazione , ed ottiene tosto la corrente termelettrica. Qui mi si op- porrà che il punto riscaldato è nel mezzo del canale , ed equidistante dai fili del galvanometro , per il che non si dovrebbe suscitare alcuna corrente : ma io farò os- servare che il sign. Vorsselman divide il mercurio da una sola parte della vaschetta , per cui , quando riscal- da il mercurio in essa contenuto , il calore dee tosto propagarsi in quella parte del canale , ove non è fatta separazione , e quindi in questa parte il riscaldamento deve avvicinarsi al filo galvanometrico più che nell' op- posta, e, a norma della indicata legge, dovrà svolgersi la corrente. Inoltre è da notare che il sign. Vorsselman non ha mai ottenuto correnti molto forti : la deviazione dell'ago non ha oltrepassato lo"^ e ciò appunto doveva 356 CORRENTI TERMELETTItlCnE avvenire, a tenore di quella legge. Io ho modificato que- sta esperienza , e ne ho ottenuto delle correnti , che facevano deviar l' ago di 60'', e più ancora . Ho pre- parato un canale nello stesso modo , lungo circa ven- titre centimetri , e della larghezza di tre in quattro mil- limetri : in primo luogo ho fatto uso di una sola metà di esso , e della vaschetta , riempendo questa di mercu- rio , il quale poteva scorrere e scorreva realmente in una metà del canale , non già nell' altra , che doveva rimaner vuota. Dopo ciò ho posto un filo del galvano- metro nella vaschetta , e 1' altra a quella estremità del canale , che comunicava colla vaschetta ^ quindi ho di- viso il mercurio di questa da quello contenuto nel hrac- cio del canale , e finalmente ho riscaldato il mercurio della vaschetta . Mettendo allora in comunicazione questo mercurio col mercurio del canale ho ottenuto una de- viazione di 55" : la corrente in tal caso non poteva mancare , poiché il riscaldamento era stato eseguito presso una delle due estremità del mercurio . Quando poi ho riscaldato il mercurio della vaschetta separato da quello , che si conteneva in ambedue le braccia , ristabilendo la òomunicazione, ho ottenuto la corrente ogni volta che le braccia erano disuguali in lunghezza , poi- ché allora il riscaldamento era più vicino ad una estremità che all' altra . Ma quando ho impiegato tutto il canale , cioè , ho posto in comunicazione il mercurio caldo della vaschetta col freddo , che era nelle due braccia eguali del canale , non ho ottenuto deviazione alcuna dell' ago . Questo è il caso dell' esperienza del prof. Matteucci . 6. Dovremo perciò concludere che il mercurio pos- siede la proprietà di suscitare correnti termelettriche come gli altri metalli . Questa è la conseguenza che si dee ricavare così dalle mie sperienze ed osservazioni , come da quelle del sign. Vorsselman . Tal verità poi fu posta , è direttamente provata con varie esperienze DEL PHOF. à. MAZZOLI 35" dal già lodato Prof. Gherardi (i) . Per esempio, osservò egli che il mercurio in coppia termelettrica col rame tiene le parli or di metallo negativo , ora di positivo secondochè il riscaldamento è moderato , o tanto ele- vato da portare il rame stesso alla roventezza^ che men- tre , nel mettere direttamente a reciproco contatto i due capi liberi di un filo di rame e di uno di ferro con- giunti oolLlo del galvanomctro, sì ha una corrente dal primo al secondo , o dal secondo al primo giusta che il riscaldamento preventivo di essi capi è mediocre , od alto, si ha invece sempre una corrente dal primo al se- condo quando vi è il mercurio di mezzo , anche soltan- to nella piccola quantità d' una j;occia , o d' uno strato sottilissimo , e quando pure i suddetti due capi , uno di rame , l' altro di ferro , nell' atto in cui vengono im- mersi , o portati a toccare il mercurio ( impedito ogni toccamento immediato fra di essi) , siano incandescenti . Questi risultati sarebbero per certo oscurissimi , od ine- splicabili volendo concedere al mercurio il solo uffizio di conduttore ne' circuiti termelettrici , dei quali faccia parte ^ e questa strana opinione venne di già rimossa dal professore di Bologna insieme con una analoga di M. Becquerel (2), secondo la quale parrebbe che cer- ti metalli , finché in un circuito termelettrico , nel quale entrano il rame ed il ferro , si trovino di mezzo a que- sti , non dovessero avere altro uffizio che quello di con- durre la corrente eccitata coli' immediato contatto di que- sti medesimi . Dopo tutto ciò io sono d' avviso che il chiarissimo professore di Pisa si vorrà ricredere coli' an- noverare il mercurio, questo metallo liquido, tra gli elet- tromotori termelettrici . (i) Nov. Commenl. Acad. Scient. etc, Fascic. I. Tom. IV. pag. 104, «i4> 126-27, '29- K^endicon. delle Sess. dell' Accad. ecc., Sess. del IO Nov. i83G pag. 259. (2) Traile exp. de l'électr. et du magnéf. Torà. II. pag.46-/|7 e So- Nota del Phofessoee Gherardi Neil' accogliere pe' nostri Annali questo Articolo del bravo ed egregio Professore di Fisica in Pesaro , e nel ringraziarlo dell' onorevole menzione , che ha creduto do- ver fare de' miei lavori sull'argomento, stimo convenien- te d' aggiunger qui una Nota, in primo luogo per torre di mezzo un equivoco , a cui forse l' Articolo stesso po- trebbe dare origine , in secondo luogo per fare un' one- sta reclamazione di ciò , che sul!' argomento medesimo io penso appartenermi. Se il Matteucci si limitasse a sostenere clie il mer- curio da se solo , o per se , o con se stesso non si ma- nifesta termo-elettrico , al modo che si manifesta rame con rame ( rame caldo con rame freddo ) , platino con platino , ecc. , io giudico che egli avrebbe tutta la ra- gione , nella sua disputa col Vorsselman de Heer , an- che a senso delle precedenti esperienze del sign. Prof. Mazzoli . Imperocché dire che , ove il solo mercurio si trovi di mezzo ai due capi del filo del galvanometro , si ha corrente soltanto allorquando il riscaldamento per esso mercurio giunga ad uno dei capi , o , giungendo ad ambedue , li affetti diversamente ( due unici casi , ne' quali io sappia, per molte e molte esperienze mie pro- prie , aversi corrente in questa maniera d' operare ) , è lo stesso che dire , che si ha corrente soltanto quando il mercurio non si può più considerare come unico e solo nel circuito , ma che anzi fa coppia , od agisce in concorso con un altro metallo , con quello di cui è formato il nominato filo . Rispetto alla legge , o princi- pio enunciato nel §. 4 <^ell' Articolo si può vedere Becquerel — Traile de P électr. et du magnét. Tom. II. pag. 37-88. — . Del resto io fui il primo ad annunziare che il mer- curio non sì mostra termo- elettrico da se solo ^ dietro KOTA DEI. rHOF. tinPRARDI 3.^y molli esperimenti istituiti con due apparecchi diversi, uno de' quali è molto simile a quello impiegato ultimamente da altri ^ ciò puossi verificare guardando i Rendiconti delle Sessioni di questa Accademia dell' Istituto , ne' luoghi di già citati nell' Articolo , e particolarmente i Commentari della stessa Accademia - Tom. III. pag. 124-25 , e Tom. IV. pag. loo-ioi , ecc.-: ma io mi guardai bene di concluderne che il mercurio , anche congiunto cogli al- tri metalli , non agisca come termo-elettromotore , ossia che nei circuiti termo-elettrici , ne' quali entri , esso faccia la parte di puro conduttore ^ le prime esperienze su questi circuiti , e le più semplici considerazioni rela- tive mi distolsero tosto da una simile idea. Al contrario pare che il eh. sign. Prof. Malteucci l'ammettesse come naturalissima , e la seguisse confidentemente fino dai pri- mi suoi lavori sull' argomento , i quali sono quelli , se non erro, che uscirono coi Fase, di Nov. i83y , Genn. e Dicemb. i838 della Bibl. Univ. ò'i Ginevra (Tomi 12.° pag. 211, i3.° pag. 199, 18.° pag. 353 della Nuova Ser. ) . Tanto egli , quanto il eh. sign. j4. d. l. R. , che stese il secondo di questi tre Articoli, sembrano aver dato un gran peso , anche in appoggio della massima di riguardare il mercurio come semplice conduttore nei circuiti anzidetti , alla seguente osservazione : se il capo riscaldato di un filo di uno di questi metalli — Anti- monio , Platino, Rame, Zinco , Ferro , ecc. — sì porti direttamente a contatto col capo non riscaldato di un altro simile filo ( congiunti già i due fili simili , per gli altri capi , col filo del galvanometro ) , si ha una cor- rente che, per alcuni di tali metalli , è diretta sempre dal capo caldo al capo freddo , per altri sempre dal freddo al caldo, e per altri ora dal caldo al freddo , ora dal freddo al caldo , a seconda del grado del ri- scaldamento , che si suppone farsi all' aria ^ mentre a- dunque , in tal caso, manifestasi tanto disordine, o di- versità nella direzione della corrente , siffatta direzione è 36o KOTi invece unica e costante sia per ciascun metallo , sia pas- sando da uu metallo all'altro, se, anziché portare diret- tamente a contatto il capo caldo col capo freddo , questi Tengano ìiamersi separatamente in due capsule piene di mercurio, comunicanti fra di loro per mezzo del mer- curio contenuto in un tubo di vetro , ed in una delle quali il metallo liquido è caldo , nelP altra è alla tem- peratura dell'aria^ in questo caso la corrente va sempre dal freddo al caldo, pel mercurio . Ma che meraviglia!, dico io (e diceva ne' miei relativi lavori , esponendo esperimenti analoghi) ^ il mercurio occupa uno de' primi posti tra i termo-elettromotori, ove questi, notati di segui- to l'uno all'altro, siano tali che il primo spinga la cor- rente nel secondo , attraverso della comune giuntura ri- scaldata , il secondo nel terzo , e così successivamente , avendosi , giusta questa norma , la serie , o scala — Bi- smuto , Mercurio , Platino , . . . . Rame , . . . . Zinco , Carbone, Ferro, Antimonio — (finché il riscaldamento non oltrepassi certi limiti, altrimenti alcuni di questi cambiano posto): voi dite che nella precedente espe- rienza la corrente va sempre dal freddo al caldo , pel mercurio ^ ed io dico che va dal mercurio al platino , o al rame , o a qualunque degli altri metalli su nominati , dalla parte della giuntura od unione dei due metalli ri- scaldata , unione in cui per ciò , pel riscaldamento , av- viene l' elettromnzione efficace tra l' uno e l' altro : so- stituite al mercurio della esperienza una verga , o lista di bismuto riscaldata ad un solo estremo , e ripetete ap- puntino l'esperienza medesima^ avrete una corrente dì- retta sempre dal bismuto a ciascuno de' vostri metalli , dalla parte dell'estremo caldo, ossia, nella vostra ma- niera di dire , diretta sempre dal freddo al caldo , pel bismuto intermedio ^ ma per questo , per essere cioè unica e costante la direzione della corrente col bismuto di mezzo , mentre essa è varia quando i capi caldo e freddo de' diversi fili si toccano immediatamente , argui- DEL rnoF. GnERAnm 36i reste mai che quella sia la naturale o vera direzione della corrente di questi meialli , e che il bismuto qui non intervenga che in qualità di condultore? .... Perchè, nel- r esperienza col mercurio , usando il bismuto invece di uno qualunque dei delti metalli, si ha una corrente, che, nella vostra maniera d' esprimervi , va dal caldo al freddo , pel mercurio , cioè in senso opposto della costante ed unica direzione, che tiene cogli stessi metalli? Ma per- chè , a senso mio , il bismuto essendo piìi elettro-nega- tivo del mercurio, questo deve ricevere da quello la cor- rente , nella unione di essi riscaldata . Sostituite , nella medesima esperienza col mercurio, a questo l'antimo- nio, una lista d'antimonio calda ad un'estremità, ed alla temperatura ambiente nell' altra estremità : cogli stes- si fili di platino , di rame , di zinco , di ferro trove- rete una corrente diretta sempre , non più dal freddo al caldo , per 1' antimonio intermedio , ma sibbene dal caldo al freddo, vale a dire, da uno qualunque ditali metalli all'antimonio , nel luogo riscaldato, all'antimonio, il quale è più elettro-positivo di qualsisia de' medesimi. Perchè , immergendo P uno dopo deJl' altro in mercurio caldo due fili di rame , o di ferro , o di zinco , o d'an- timonio , ambedue all' ambiente temperatura , si ha una corrente (i) costantemente diretta dal filo immerso per l'ultimo al filo immerso pel primo, attraverso sempre del mercurio intermedio? Delle due uuìodl o congiun- (i) Bibl. Univ. Nov. 1887600., primo Articolo cit. del Prof. Mat- teiicci. Più volle ho ripetuto questo ingegnoso esperimento adope- rando altri metalli ancora, e tra questi il platino, ed il bismuto: col primo ho sempre ottenuta la corrente diretta come ne' su nomi- nati rame, ferro ecc., cioè dall' immerso di poi all'immerso da pri- ma , pel mercurio , mentre col secondo ho sempre veduta la cor- rente diretta in senso opposto, vale a dire, dall'immerso da pri- ma all' immerso di poi. La direzione della corrente in queste espe- rienze, come in tutte le altre analoghe, si è mostrala indipendente afiatto dallo stato della superficie de' metalli impiegati, dall'essere n no bruniti, politi, ossidati , contro ciò che ripetutamente fu in- {;iiiiit« dal Prof. Matteucci . 363 NOTA zioni tra mercurio e filo , che sì hanno nell' atto in cui comparisce questa fugace corrente , è certamente più calda quella, che venne stabilita da prima ^ dunque do- vremo guardare ad essa per fissare, analogamente ai ri- portati esempi , la direzione che dovrà avere la cor- rente , e per essa di certo la corrente va dal mer- curio al filo , o , se piace , dal filo fi-eddo all' atto di sua immersione , al filo già caldo per la sua immersio- ne precedente .... Prima d' ogn' altro io scoprii , e pub- blicai nel i836 (V. cit. liendic. pag. aSg) che, scal- dando forte il rame, all'atto di sua immersione nel mercurio si ottiene una corrente da esso a questo, in- vece della corrente opposta, diesi ha scaldando poco, o mediocremente ^ concludetti che la coppia mercurio- rame s' in verte per forte riscaldamento, nella scala dei termo-elettromotori formata al modo detto , come s' in- verte la coppia rame-ferro , inversione che era già stala scoperta da M. Becquerel : egualmente trovai che s' in- vertivano le coppie carbone-ferro, carbone-antimonio^ e così le coppie formale da ognuno de' seguenti metalli -oro, ottone, argento, zinco - congiunto col ferro. M'ac- corsi pure pel primo della inversione ancor più singo- lare di corrente , che, per varialo riscaldamento , avvie- ne in alcuni de' circuiti più semplici , quelli cioè fatti con un solo metallo , e notai in particolare , e pubbli- cai fino dall'anno i835 {Rendic. pag. lyS) quella del rame in fili , dicendo che con un galvanometro a do- vere sensibile si trova sempre una corrente dal capo freddo al capo caldo , se il riscaldamento è piccolo , come invece se ne ha una dal capo caldo al freddo , per un riscaldamento maggiore^ e notai, e dissi questo quando il cel. Becquerel credeva di poter stabilire , che coi fili di rame, bene bruniti, non si ottiene mai corren- te di sorta per piccoli riscaldamenti (i).Nel consecutivo (i) Traile de 1' élecfr. et du niagnét. Tom. II. p.np. 89. DEL rnoF. oiiEnAnDi 3G3 anno i836 {Rcndic. pag. 286) pubblicai di nuovo la prefata osservazione coi particolari, che la riguardano, ed aggiunsi che col platino in laminette, tagliate da un medesimo pezzo, si otteneva una corrente dal freddo al caldo per riscaldamento moderato , e dal caldo al freddo per uno grande ^ che collo zinco in laminette , nel- le stesse circostanze, la corrente era diretta rispetti- vamente dal caldo al freddo , e dal freddo al caldo , ecc. . Il fatto dell' inversione della corrente tra rame e rame fu messo in campo dal Blatteucci per la prima volta nell'Articolo suo inserito nel Fase, di Dicembre i838 della Bìbl. Univ. . Io non sono d' accordo seco lui so- pra alcune condizioni e ragioni di questo fenomeno (co- me non combino con lui nel credere che la corrente vada dal freddo al caldo, in quanto alio zinco, ed in quanto al carbone, fino a che il riscaldamento , coli' a- zione dell' aria , non abbia indotto ne' medesimi cam- biamento alcuno ) : ma , a parlare schietto , egli è anche assai meno d' accordo con se medesimo , sopra questo soggetto*, imperocché nel Fase, di Kov. i83^ della me- desima BiBl. Univ. stampava, al bel principio del suo Ar- ticolo , — Tutte le volte che un Jilo di rame congiunto col galvanametro , e ben brunito , è messo a contatto con un altro Jilo simile , e similmente brunito j ma riscaldato per mezzo d' una lampada , si ottiene una corrente elet- trica , che va dal capo caldo al capo freddo — . Io tronco qui la Nota , e non produco altri partico- lari de' miei lavori suddetti, e molto più m'astengo di produrre le mie idee sulla vera influenza , in simili e- sperienze , degli strati di ossido , o di altra fatta , che I naturalmente od artifizialmente vengono interposti ai ci- mentati metalli , poiché gli uni , e le altre si potranno , consultare ne' lavori stessi , ed anche perchè la Nota j non riesca più sconvenientemente lunga , di quello che ' già è , riguardo all' Articolo , al quale è stata aggiunta. Ma vedendo io che tali lavori , pubblicati in latino nei 364 ViOtX DEL FROE. GHERAROI ricordati Commentari ^ passarono fin qui ignorati (benché, come si sarà rilevato , non ne siano mancate comuni- cazioni per via di sunto in Opere periodiche, e benché io non abbia mancato di far parte a colleghi delie stampe che li contengono ) per coloro , i quali pareva ne dovessero fare qualche capitale ( essendosi posterior- mente occupati del soggetto de' lavori medesimi , ed avendo pubblicati de' risultamentì analoghi ad alcuni in essi contenuti , tuttoché li abbiano presentati sott' altra forma , o con altro giro di parole ) , io mi risolverò for- se a stamparli di nuovo , in italiano , quantùnque , per- ché fossero riconosciuti dai più , ed anche da alcuni italiani , converrebbe forse che uscissero in francese. La quale cosa io posso esprimere con tutta verità , e quin- di senz' ombra d' insolenza , rispetto ad un tale di questi , che nel suo Corso di Fisica, stampato ne! i84i-4^} '^^ avuto in qualche conto la mia nota sulle correnti elet- triche per attrito di metalli , che il cel. sign. De La Rive mi fece l'onore d'inserire nella Bihl Univ. (i), pren- dendola da questi Annali (2), mentre non ha fatto al- cuna menzione del mio lavoro sulle esperienze termo- elettriche , del quale lavoro la nota medesima , ne' sud- detti Commentari e Rendic. , non è che una breve ap- pendice . (i) Voi. 25 pag. 159, Genn. i84o. (2) Tom. II. An. T. pap. i34. NOTA HETE OROLOGIC A M' SEGB. FEBr. EIUEBITO DELL^iCC^D. LABBORICA DI UVOBNO Il Sig. A. Perrey , nel Tomo i3. p. 901 elei Com- ptes Rendus de V Académìe dcs scicnces etc.^ presentò un Quadro di terremoti , dal quale apparisce la maggior Irequenza loro nel verno che nella state. Essendosi te- nuto esatto conto a Comire in Scozia per due anni delle scosse di terremoto , divenutevi frequentissime, il N.° 247 di esse scosse provalevi , si divide come appresso , se- condo il sign. Milne {Bill. Univ. Jiiin 1842 p. SgG): 171 Scosse per il semestre di verno j da ottobre a marzo , 76 per il semestre di estate, lo che dà il rapporto di i a 0,44- Occupatomi da lungo tempo di una raccolta crono- logica di fatti attenenti alla Meteorologia, ed avendone stesa nell'anno scorso una recapitolazione a tutto il 1840, trovo che 23i5 giorni di tremoto, da me registrati , si dividono in ... . 1229 giorni pei mesi freddi, ottobre a lutto marzo, 366 ROTA METEOROLOGICA 1086 giorni , per i mesi caldi, da aprile a tutto settembre , e ne emerge il rapporto di i a 0,88. Il mio resultato dunque conferma quelli dei Signori Perrey e Milne sulla maggiore frequenza dei terremoti nel verno (i) . Credo che non dispiacerà il seguente Quadro, compren- sivo il numero dei giorni per ciascun mese, in cui, secondo la mia raccolta, ebbero luogo dal princìpio dell'Era Cri- stiana a tutto il 1840 , oltre ai terremoti , le Aurore bo- reali , gli Aeroliti , le Piogge terrose , le Meteore lumi- nose, Bolidi, ed una maggior frequenza di stelle cadenti. Prevengo che pel fenomeno delle stelle cadenti non ho contemplate le apparizioni periodiche de' 9 e 10 agosto, e de' 12 e i3 novembre, come due dati fissi, e però da non valutarsi nel mio Quadro . Prevengo pure che tutte le date hanno riceYuta j ove occorreva , la corre* zioae Gregoriana. (i) Questa confermazione è molto all'ingrosso, dandosi tra i Jue rapporti recali dall' Aut. la differenza dal 2 all' i (Nota dei Di- rettori) . DI F. F16X0LESI 367 V a 0 •3 "5 — 1 r V 0 ja . -.2' , luglio, e sel- e a J 4> Ìì olio m., ci un. , g2j 0 0 V V 5 - a. = 6C U ^ H^ e e > at e «— s 31 es — Rapporti fra il verno e la 00 0 0 in 0 00 co 0 0 0 Ci 00 0 CO 0 state !S =9 a ti CIS ' m 0 Cl^ VJ- CI m Totali 0 in 00 00 va- cn CI CI et ci Dicembre v9- 0 ex co s co Novembre ? 2 c5 = 00 co vd- Ottobre CI CI -a- 0 CI Ci 0 Hi pi w co Settembre 0 tu 00 Ci 0 0 in CI 0 00 ^ „ in 00 00 Agosto co v3- H« c^ CO " " Luglio c> 0 in 0 co co CI Giugno M C) in in fi CN t^ va- ti Maggio (S ti in c^ in CD 0 <7> ^ ^ 0 ^3" „ 0. „ 50 Aprile C5 00 M n Marzo fi in 00 d M t> 0 d CO Febbraio 0 CO ex co d fi Qennaio 0 CI 0 tO OS »a* Ci !> M Ht "" M ;"; V "i-T ■^ "a w Q 0 0 B u 0 ^. 0 Ih V E- 3 0 a hi 6C 0 JJ v •< au *; V fcl H 0 0 ^ 0 — - 'Ì>. ■£ r^. S tAj .r 368 NOTA METEOROLOGICA t, Apparisce dal Quadro: ! i.° Che i Terremoti , le Aurore boreali , le Piogge terrose, e le Meteore luminose o Bolidi hanno luogo più irequentemenle nei mesi del verno che in quelli della state ^ 2.° Che l'inverso, e in assai piìi forte proporzione, avviene per le stelle cadenti . Da ciò sorge chiaramente la conferma che questi uU timi fenomeni sono del tutto indipendenti dai primi. Lasciate pertanto da parte le stelle cadenti , le quali quanto meglio sono osservate , tanto più compariscono effetti cosmici , diremo che la maggior frequenza nel verno sì dei fenomeni atmosferici , come dei terremoti , è un fatto importante , perchè designa 1' azione del sole non solo sulle operazioni dell' atmosfera , ma anche su quelle della terra , come sono ì terremoti. Il raziocinio non rifugge a comprenderne la causa , attesa la probai- bile identità del calore colla luce, e coli' elettrico. Rima»- ne per altro alla scienza da spiegare perchè tanta uni^ formità siavi nei rapporti di frequenza fra il verno e la state pei Terremoti , per gli Aeroliti , per le Piogge terrose e per le Meteore luminose, mentre il rapporto differisca quasi della metà dai predetti per le Aurore boreali . Nel rimetterci al dotto Aat. per l'esattezza dei numeri da lui raccolti a compilare il precedente Quadro, non possiamo rimetter- ci a lui in quanto il considerare indubitatamente ^ siccome sembra eh' e' faccia, le Bolidi, le Aurore boreali ecc. quali fenomeni afwo- sferici. Del resto la prima conseguenza , relativa alle stelle cadenti , e l'ultima, riguardante l'Aurora boreale, ci paiono giustissime, come ci pare importante, degno di considerazione " J' .•~.;t"-:-"- tutto il presente lavoro (Nota dei Direttori). d' imitazione PROCESSO GALVANICO PER/INCIDERE LK TAVOLE DAOUEnREOTIPE ( Estratto dì un artìcolo del Bulletìno Scientifico del- t Accademia delle Scienze di Pietroburgo^ f. IX. N. iS j 1 6 , intorno ad una lettera del Sig. W-Il Grove al Sig. Jacobl ^ letta alla detta Accademia li 8 ottobre 1841.) II Sig. Grove, essendosi occupato in rlpelere il Pro- cesso del Sig. Dolt. Berres di Vienna per incidere con un reagente chimico le Tavole daguerreolipe, dice di a%'er trovato molte didlcoltà nell'esecuzione del medesi- mo processo , e qualche imperfezione nella riuscita dei suoi prodòtti (l). Espone perciò un suo metodo in pro- li) 11 Sig. Berres, quando il Sig. Grove scriveva questa lettera, jirobabilroente non aveva falli quegli avvanzaoienli in questo espe- rimento per incidere le Tavole daguerreolipe, che gli si allribui- scono nella Gazzetta di ÌVJilano N. 20G, 18^2, e pe' quali gli si concede una priorità nell' invenzione del metodo dei oig. Dollor Heller , oppure non erano giunti a notizia del Sig. Grove , o in realtà non gli sono mai appartenuti. Poiché il Sig. Grove espone che quel fisico di Vienna otteneva l' incisione delle Tavole daguer- reolipe preparandole con uno strato di vernice di gomma arabica, ed assoggettandole all' azione d' un acido ; il quale processo è ben differente da quello del Sig. Heller, come ciascuno potrà scorgere, essendoché io riproduco qui il processo di quest'ultimo, non tan- to per isviluppo del propos».o confronto, quanto per esporre ciò, che ha meritalo di venire menzionato mollo favorevolmente in va- ri! giornali . Il Sig. Dolt. Heller assoggettò alla precipitazione galvanica del rame una Tavola comune daguerreolipa , con che ritrasse un depo- sito, il quale, quando fu separato dalla forma, offri una superficie levigata , e senza una visibile impressione del disegno daguerreotipo, ma nel tempo stesso nella Tavola originale scomparse il disegno. N. An!». Se. Nator. Anno /}• Tom. 8, 2^ 3 170 INCISIONE posilo , che lo ha condotto a migliori risultati , e che può essere esercitato anche da chi non ha tutta la pra- tica nel maneggio degli agenti chimici . L' esperimento , Egli dice , di cui ci servimmo , il Sig. Gassiot ed io , nel Lahoratorio dell' Università di Londra , era il se- guente : Fu costruita una cornice rettangolare di legno con due solchi lungo essa, distanti fra di loro oP°^'-,2, dentro ai quali vennero disposte la lastra da incidere , ed una egualmente grande di platino. La faccia posteriore , ed i lati della lastra daguerreotipo erano coperti con una dissoluzione di lacca , eccettuato un luogo nel quale si potesse applicare il conduttore. Questo telaio di legno colle due lastre fu introdotto in un vaso di vetro riem- pito di una soluzione d' acido muriatico , formata nella proporzione di due parti in peso di acido , ed una di acqua , cosicché il liquido aveva la gravità specifica di 1,1. Due grossi fili di platino per uno estremo ter- minavano in una coppia di platino e zinco caricata con acido nitrico , e coli' altro estremo rispettivamente toc- cavano il perimetro delle lastre. Un Ajutante numerava i secondi durante 1' operazione , che ordinariamente non oltrepassava i 3o''. Allora la lastra daguerreotipa estratta dal liquido veniva lavata diligentemente con acqua distil- lata , e se il metallo di cui era formata era omogeneo offriva una bella pittura di colore di terra di Siena , il quale derivava dal!' essersi formato un sottile strato di ossi- cioruro d'argento. Questa tavola era poscia passata in Operò in seguito sulla lastra di rame con una tintura di jodio, colla quale fece comparire tutt' ad un trailo il disegno che prima era sulla lastra d' argento; ed avendo osservato che untale disegno si era internalo nella massa della Tavola di rame a qualche pro- fondità sottomise questa lastra all'azione d'un mordente, cosicché l'ebbe in pochi minuti incisa, e, come dice la Gazzetta di Milauo N. 234, 1842, l'ollenne incisa abbastanza profondamente da potere ricavare fante copie quante si hanno da una lastra incisa a bulino. ( ù'ola dell' Estensore ) . DELLE TAVOLE DlGCEnnEOTIPE 3'Jl un recipiente , che conteneva una soluzione estremamente debole d' ammoniaca , e soffregata dolcemente con bom- bace finché tutto il precipitato fosse disciolto. Da ultimo, estratta essa eoa sollecitudine , veniva lavata con acqua , e diligentemente asciugata. Con ciò il processo riceveva il suo compimento , poiché la lastra mostrava il disegno originale esattamente inciso . Un' impressione a stampa di una tale lastra è un' im- magine positiva, dove il lume e le ombre sono disposte come in natura , ed è corretta più dell' immagine da- guerreotipa , in quanto che gli oggetti non appariscono rovesciati, cioè stando a sinistra quello che in natura è a destra , e viceversa . Perciò lo scritto può essere let- to , ed un ritratto si trova col lato destro e sinistro del volto nel posto naturale. Questo processo però è soggetto alle seguenti diffi- coltà. Se la lastra è incisa tanto profondamente, quan- to è necessario per ottenere buone impressioni , accade inevitabilm^te che alcuni dei tratti più fini djell' originale concorrano assieme ^ conche è distrutta la bellezza prin- cipale di queste preziose immagini. Che se, dall'altro lato , il processo continua soltanto fino al punto , che il disegno si trovi inciso esattamente , cosa che può ot- tenersi con un grado eminente di perfezione, il tiratore delle copie già distrugge la loro bellezza nel pulire gros- solanamente la lastra . In oltre , quando i granelli del più fino inchiostro da stampa sono più grossi delle ca- vità formate coli' incisione , non potrà ottenersi che un imperfetto lavoro di stampa.... Però questo processo ci offre il mezzo di potere moltiplicare i Daguerreotipi colla Galvano-plastica. Poiché se si sottopone la lastra daguerreotipa , senza aver subito il processo indicato , alla precipitazione galvanica del rame , si ottiene una debolissima impressione , la qóale non si può moltipli- care , e si guasta in pari tempi 1' originale. Ma una la- stra incisa come anode voltaica , permette di ricavare con essa un numero di copie a pi.icimcnlo. Sya INCISIONE Per dare adesso un'idea della perfetta esattezza di queste copie , voglio narrare , dice il Sig. Grove , che sopra una di tali lastre di rame si trova la copia di una Insegna, la quale è lunga io|,oq, e larga 6/^^^^^ di polli- ce, sulla quale le cinque righe che vi stanno scritte pos- sono essere lette chiaramente col microscopio. L' Autore fra le molte viste teoriche e pratiche , che espone , relativamente al descritto esperimento , racco- manda in modo particolare che la lastra d'argento da- guerreotipa sia omogenea , poiché le strie , nella detta lastra appena percettibili , appariscono sensibili per mezzo della forza decomponente elettrica. Stabilisce leggi , che riguardano la quantità della corrente elettrica da impie- garsi , la sua intensità , la distanza fra V anode ed il ca- tode , la durata del processo e la qualità del liquido impiegato . Termina poi il suo scritto facendo la rifles- sione , che il narrato processo può essere come un e- sempio dell' azione degli imponderabili , in concorso coi ponderabili , cosicché per 1' avvenire , invece di scrivere su di una lastra da stampa „ disegnato , ad esempio , da Landsee , ed inciso da Cousin „ ^ si dovrà dire : „ disegnato dalla Luce ed inciso dall' £/e/^r;ciV^ „ . PROGETTO ■n Le fleoTe dej Amazónes est le plas grand qu' il y ait sur le globe..., et il aura la plus grande influence sur la prosperile et sur les destinées futures de l'Amérique meridionale, puisqu'une fregate considérable pourrait le remonler l'e- space de cinq cents lieues, et faire retentir son artillerie jusque dans les échos des Andes. » WalcUnrCosmol. C. XIV. S. II. "^ i Di tutti i progetti più vasti che sino acl ora siansi agitati , due principalmente hanno richiamato i'attenzion generale : quello che avrebbe per effetto di riunire il Mediterraneo al Mar Rosso , attraverso l' istmo di Suez , r altro che congiungerebbe l' Atlantico al grande Ocea- no mediante P istmo di Panama. Ora , noi verremo a dire brevemente di un terzo progetto di comunicazione , il quale , se per avventura è men conosciuto, e in certo modo men popolare dei due precedenti, ha dal canto suo il vantaggio di essere forse il più praticabile e il meno dispendioso : quello che avrà per effetto d' introdurre la navigazione sul più grande dei fiumi , e di aprire all' attività commerciale dei due mondi, una via novella e del più alto interesse. Allorché si riguarda alla fìsica configurazione dell' A- 3^4 rnOGETTO DI KAVIG AZIONE nierica meridionale, ella ci si presenta siccome una gran- de massa solida compatta nella quale non sono né i grandi golfi dell'Asia, né i mari interiori dell'Europa, né gli ampi laghi dell' America del Nord. Però nella sua enorme struttura ci dispiega delle forme che hanno as- sunto le dimensioni più prodigiose . Colà le Andi , e- Dorme massa di montagne , che si protendono dall' un capo all'altro del continente, e corrono a. poca distanza dalle sue coste occidentali ^ quivi le due grandi vallate dell'Amazzone e della Piata , che s'interpongono, que- sta fra le Andi stesse e il sistema montuoso Brasiliano: quella fra il sistema Brasiliano medesimo e il sistema della Parima o della Guyana : ambedue le quali racco- gliendo in se le copiosissime acque che discendono da quei diversi gruppi montuosi , danno luogo a due dei più grandi sistemi fluviali di tutta la Terra , e costitui- scono le vie più facili e naturali per le quali è dato penetrare dall' Oceano nell' interno del continente , e risalire dalle coste dell'Atlantico, per entro il Brasile, la Bolivia, e il Perù, sino ai piedi orientali delle Andi. L' Amazzone o Maranon , è per la lunghezza del suo corso , il volume delle sue acque , P importanza dei suoi affluenti , il più grande fiume del mondo, talché può dirsi senza esagerazione , un mare d' aeiqna dolce che attraversa la quasi totalità del continente , per una esten» «ione di ben oltre a looo miglia. ,. •. . ; ^ > Il Beni o Rio Paro, discendendo dalle Andi della Bolivia,, va a formare congiunto con altri fiumi il ramo (principale dell' Amazzone , 1' Ucayale . Questi unite che ha le sue acque a quelle del Tunguragua , altro princi- pale ramo superiore' del nostro fiume ,' costituisce la grande corrente dell'Amazzone, la quale si fa a svol- gersi maestosa dall' O. all' E. , sul territorio della Co- lombia , e attraverso alle selve e alle sterminate pianure del Brasile . Nel lungo suo corso , riceve numerosi e importanti affluenti , fra i quali il Javary , . la Madeira , DI A. KAKU7.Z1 3 "5 che stanno a fronte dei più grandi fiumi : il Topayos e il Xingu : il Putumayo, il Yupura , il Rio Negro, in cui si confondouo le onde del Cassiquiare , e del Rio Branco . Però la importanza di un fiume sì ragguardevole non poteva a meno di non richiamare la comune attenzio- ne a questi tempi : e tanto più ragionevolmente in quan- to che , in epoche precedenti quel grande fiume me- desimo , e i suoi diversi affluenti , e le contrade vastis- sime che percorre , erano già state soggetto di vari ten- tativi , e di svariate ricerche . Imperocché senza risalire a Orellana e a Fedro de Ursua , che fiirono fi-a i pri- mi , nel secolo XVI , a discendere il Maranon , e a raccontarne cose meravigliose (i): senza riportarci a Cri- stoforo d' Acuna , e a Manuel Rodriguez , che nel se- colo XVII. avevano scritta, quegli ,, la sua ricercatissima Storia della scoperta del gran rio delle Amazzoni y que- sti , la sua Storia del Maranon^ senza dire di La Con- damine , che nel secolo appresso lo aveva esplorato , e desoritto nella sua Relazione dell' interessantissimo suo J^iaggìo nell' interno delP America meridionale , potrem- mo bene accennare altre fonti più vicine a noi, dalle quali sarebbe per apparire la somma importanza del grande fiume americano. Però fra coloro che più particolarmente rivolsero (;) Lei relazione della spedizione di Ama§ua e di JDora- do di Fnjif CESCO f^^SQVEZ , intrapresa da Pedro de Ursu d per ordine del marchese di C^ìseté- \>icerè del Perà, era ri~ masta sino ad' ora inedita ; ed' oggi solo abbiamo la traduzione di questo interessante MS. che si conserva nella Biblioteca del Signor Tersaux C'o,v^.^.YS, tanto benemerito delle scienze geogra- Jìche , e sì versato negli studi che han principalmente per oggetto la geografia storica del nuovo Mondo. „ Jt Maragnon dice la re- laziOTie di Francesco Vas^vez ., al dire di coloro che vantansi di conoscerlo , ha più di 1600 leghe, dalla sorgente al mare. Esso è si grande, e svolge un tal volume d'acqua, che è impossibile cosa il ben descriverlo ; in alcuni luoghi , all' epoca delle sue pie- ne, sommerge , fuori del suo letto, oltre a cento leghe di pianure all' intorno. - i ^ 3^6 PROGETTO Dt n.VVJGAZIOWE l'animo a questo subbietto è il dolio SIg. Hoenke, il quale nelle sue belle ricerche sui Jlumì navigabili che prendono origine nelle montagne del Perù, e della Bo- livia y e si versano nel Maranon , trattò già diffusamen- te di quel progetto appunto che oggi si mira a mettere in pratica ^ mostrando così eoo belle osservazioni e con fondati ragionamenti , come ta via dell' Amazzone fosse la pili facile e la più naturale a stringere rapporti dì interesse e di commercio fra i popoli d'Europa e d'A- merica . La dotta memoria del Sig. Hoenke, scritta nel 1799» dimenticala negli archivi di Buenos-Ayres , ad onta della sua somma importanza, non vide la luce che nel i833 , per opera del Sig. Arenales , che la pubblicò sotto il titolo che superiormente notammo . Però alcuni anni prima che il progetto, cui accennava il Sig. Hoenke, venisse a pub- blica cognizione, il Sig. Lister Maw lo aveva messo ad esecuzione , mediante un viaggio da esso condotto a termine nel 1827, dal Perù all'Oceano Atlantico, nel quale aveva disceso i diversi affluenti del Maranon , e seguitato quel fiume sino alla sua foce. La relazione di quel viaggio comparve già , son parecchi anni , sotto il titolo di Journal of a passage from the Pacific io the Atlantic , Crossing the Andes in the Northern Provinces of Perù , and descending the great Ttiver Mafagnon . Più tardi quel medesimo viaggio di esplorazione fu intrapreso dai Signori Smith e Lowe , del pari che il Sig. Maw , officiali nella marina britannica . Partiti da Lima nel i834, e attraversate le Andi , discendevano per il Pachitea e l'Ucayale nell'Amazzone , e su questo si conducevano sino a Para nel Brasile. Lo scopo della intrapresa era di provare la esistenza e la facilità di una comunicazione per acqua , fra il Perù e 1' Ocea- no Atlantico . La relazione da essi pubblicata comparve nel i836 sotto il titolo di Narrative afa journey from Lima io Para across the Andes and down the Amazon ecc. DI A. RilNCZZI 3^^ La possibilità cTi una tale comunicaziooe era adun- que pienamente dimostrata , e la utilità di questa no- vella via di commercio ne appariva evidente , quando la quistione della navigazione dell' Amazzone ( che già ave- va occupata la mente del più grand' uomo che 1' Ame- rica del Sud abbia prodotto ) , è venuta qui da ultimo a risvegliare l' attenzione dei diversi governi americani '. Pertanto il Capo del governo del Chili prendendo l'iniziativa in questo aliare, ha promosso un congresso a cui si propone che intervengano ì commissari di tutti gli stati interessati alla libera navigazione dell' Amazzo- ne . Per negoziare questo affare si manc^ irebbero depu- tati a Rio Janejro , e si tenterebbe ofi, »ratica per ot- tenere dal governo brasiliano una ••ìuurioia formale a qualsivoglia monopolio su questo fiume . Ora veniamo a ricercare brevemente quali effetti sa- rebbero per conseguire dall' aprimento del Maranon alla libera navigazione che gli Stati d' America s' apparec- chiano a Esclamare . Due gravissimi e fortissimi ostacoli hanno sin qui con- trariato le relazioni commerciali dell' Europa coli' Ameri- ca del Sud. Per l' una parte la lunga e pericolosa na- vigazione che le nostre navi son tenute affrontare , col far il giro del Capo Horn , per toccare a Valparaiso , a Lima , a Guayaquil , ha fatto sì che quell' importan- tissimo trafllco non sia di quella attività , e di quella efficacia che potrebbe avere , ove a quel traffico stesso fossero dischiuse altre vie. Per l'altra parte, l'altissima e impenetrabile cordilliera delle Andi , innalzando un insuperabile barriera fra le coste del Chili e del Perù , ba- gnate dall'Oceano Pacifico, e le fertili e ricche regioni che si dispiegano all'È, del versante orientale delle An- di , è stata causa sin qui della quasi niuna comunica- zione fra le coste medesime e l' interno del continente. E nondimeno le ampiissime provincie che si stendono all' oriente della cordilliera, tutto il territorio fra il 3y8 TROGETTO DI NAVIGAZIONE Piirìiguay e i Chiquitos, quello che sì stende dal Moxos all' Amazzone . e ' all' Ucayale , i paesi che giaciono fra r Hùallaga . e . la Madeira , e quelli situati sulle rive settentrionali dell' Amazzone : tutte queste vaste e fertili contrade abbondano di numerosi e ricchi prodotti. 1 Che di tante ricchezze vegetabili di cui riboccano /quelle vergini terre , ci limiteremo a nominare 1' eccellente «cacao della ; Bolivia , e di tutte le foreste che si stendo- i%-,.n\o;> ■•'>•• (I) //j una società democratica, quale è ausila degli Stati Uni- ti d' America , dove tutto il sistema polìtico riposa sopra un prin- cipio di libertà, al di dentro , e di pace, al di fuori, tutte le forze, tutte le risorse nazionali possono essére applicate in grandi opere produttive , in grandi lavori di pubblica utilità . Però non deve recar meraviglia che dei piccoli stati dell' Unione americana , la cui popolazione è al di sotto di quella di molte provinole della nostre monarchie , abbiano potuto intraprendere , e condurre a termine delle opere pubbliche, siccome canali navigabili, strade di ferro , e altre vie di circolazione , le quali sorpassano tutto quello che è stato fatto sin^ ora di simile da molti dei nostri governi del Continente. Le repubbliche dell' Unione americana non hanno d' uopo per mantenere il loro sistema politico, di due o tre milioni di armati , e di una somma annua di due miliardi : apparecchio militare eccessivo , esorbitante , che meritre assorbe tutte le ricchezze dello stato , e rovina i popoli , mantiene fuori del campo della produzione, tante migliaia d'uomini, i più roi/usti ed operosi della specie. Così , gli Stati Uniti, hanno impiegato somme vistosissime al particolare intento di ottenere un Ubero e sicuro corso nelle loro 38o PROGETTO DI WAVIGAZIOHE Per altra parte le rive dell' Amazzone , tutte vestite di selve e di legname da costruzione, sembrano pro- vedute j al dire di Smith e Lowe , di inesauribili depo- siti di carboQ fossile , di qualità stupenda , che assicu- rano sempre più il buon esito della oavigazione a va- pore stìl nostro fiume. Adunque gli ostacoli che potrebbero attraversare io qualche modo la recente risoluzione degli Stati ameri- cani SODO forse di tutt' altra natura , siccome quelli che potranno avere per fomite prlocipale le gelosie e le pre- tese del governo brasiliano . Ma la posizione delicata di quest'ultimo, a fronte delle Repubbliche americane , e gli imbarazzi che la parte repubblicana vien suscitandogli nel suo interno : il grande interesse che hanno alcune di quelle , in parti- colare la Bolivia., alla pronta esecuzione di quel vasto progetto da cui ella si ripromette larghi e durevoli be- liefizi^ l'interesse stesso delle nazioni Europee, e so- grandl vie df navigazione , siccóme eia apparirà chiaramente dalle cifre che qui riportiamo , e che furono accordate dal Congresso , dal 1830 al 1838, onde conseguire questo importante risultamento , nellix navigazione principalmente dell' Ohio e del Mississipi, i83o 266,667 fr i83i 1,066,667 i833 266,667 i833 266,667 i834 266,667 i835 538,331 i836 720,000 i837 1,162,667 i838 746,667 .^Totale 5,296,000 Pei principali affluenti 3,124,000 Totale generale 8,420,000 DI A. RANUZZI 38 I pratutte della Francia , al cui commercio s' aprirebbe un beli' avvenire nelP America meridionale , e per la quale la sua colonia della Guyana acquisterebbe una sempre maggiore importanza : questi ed altri potenti motivi , dovranno concorrere ad appianare le difli- coltà che possono opporsi all' apertura di una via com- merciale , che diverrà pei tempi avvenire una delle vie più attive e più frequentate del mondo. agosto 1842. Ann. Raruzzi DI UN FRAMMENTO DI DICEARCO DI MESSINA CHE TRATTA DEL MONTE PELIO Memoria letta aW Accademia Benedettina il giorno 4 Marzo i84i. DdL a ARC H ES B SOCIO DI DETTA ACCADEMU E PROFESSORE DI LIWGUA GRECA E DI STORIA PROFANA DELLA FOnTlFICIA VniTERSlTA UfEzio è d' uomo veramente amico ai buoni studi cercare e raccogliere le scritture degli antichi di famo- sa nominanza e queste ritornare in luce come che non intere o guaste dalle offese del tempo . Perchè in tali frammenti si trovano spesse volte notizie di gran pregio , le quali o ci ammaestrano di cose ignote o dichiarano sentenze poco chiare di altri scrittori o diventano ad essi utile commento. Se non che, intendendo massima- mente a quest' opere uomini , il più esercitati negli studi di filologia , usano l' arte della critica per emendare i testi e ridurli a probabile lezione quanto alla gramma- tica ^ e , solleciti anche per avventura di ciò che può fare utile a coloro che studiano nella storia o nelle let- tere o nella morale filosofia^ meno curano di aprire, per modo sufficiente , l' intendimento delle cose che ri- sguardano alle scienze naturali . Seguitò di questo che molte notizie sposle dagli antichi furono, lungo tempo, tenute fole, sin che la DEL rnOF. M. AKGELELLI 383 dottrina di alcun filosofo non mostrò che si vuole far di esse giudizio con senno e cautela maggiore , né si dee rifiutare , senza distinzione , il detto d' uomini di grande autorità e dottrina per questo solo che non si pare , nella prima vista credibile . Omero, primo pittore delle antiche memorie e dopo Mosè il più antico dei noti scrittori , dice in alcun luogo de' suoi poemi che il leone conforta se medesimo a combattere , sferzando con la coda , i fianchi e le cosce dall'una e dell'altra parte (i), e sopra l'autorità di lui, Eliano , nella storia degli animali, riferì questa particolarità del leone . Lo scoliaste del Codice Veneto e Didimo , commentatori di Omero, chiosarono a que- to luogo , che il leone porta all' estremità della coda , fra i peli , un piccolo stimolo nero a guisa di corno . I critici e gli eruditi , che venner dopo , tennero in po- co conto questa notizia e la trascurarono, sì che fu poi generale opinione dei lettori di Omero , eh' egli sposto avesse questa concetto più con fantasia di poeta che con mente di filosofo. Se non che nell'anno iSaS si parve, nel giornale di Firenze chiamato l'Antologia sotto il mese di Agosto , un articolo che dice così „ Due leoni „ morti, da alcuni mesi, nel serraglio del giardino del „ re di Francia, hanifo somministrato l'occasione di j, verificare un fatto curioso indicato in alcune opere j, antiche, ma che gli autori moderni hanno generalmente „ ommesso nelle opere loro . Il fatto è che esiste , a\- „ l' estremità della coda del leone , una piccola unghia j, nascosta in mezzo al ciuffo di lunghi peli neri che vi si „ trovano : essa è una produzione cornea , lunga circa „ due linee, che si presenta sotto la forma di un pic- „ colo cono un poco ricurvo sopra se stesso e che a- j, derisce , colla sua base, alla pelle sola e non ali'ul- „ lima vertebra , che ne è separata da uno spazio (i) Iliaci. Lib. XX. T. 170. 384 SUL MONTE TELIO jj di due o tre linee . Questa piccola unghia esiste oe- j, gl'individui d' araendue i sessi. „ E più innanzi. „ Blu- ,5 menbach ha veriBcala, alcuni anni addietro, l'esistenza ,j di quest' aculeo , ma la piccola stampa , nella quale 5, ha consegnato le sue osservazioni , era rimasta ignota „ ai naturalisti . „ E finalmente ; „ Quest' unghia , che „ aderisce soltanto alla pelle per la circonferenza della „ sua base , si distacca da essa facilissimamente . Però 5, ordinariamente non se ne trova traccia alcuna ne- „ gì' individui impagliati . ,, Adunque , poiché nella sposizione di tali antichi testi dalla parte della filosofia naturale , uopo è dell' esperienza di coloro che le virtù dell' ingegno solennemente impie- garono in questo studio , stimo , dottissimi Accademici , che debba parervi onesta preghiera che io vi richiegga di por mente a uq frammento di Dicearco di Messina, discepolo di Aristotele , amico e condiscepolo di Teo- frasto e di Aristosseno , nel quale tocca di alcune par- ticolarità del monte Pelio di Tessaglia taciute dagli altri storici e geografi e però degno alla vostra atten- zione , a fine che vediate se in esse alcuna cosa si trovi buona alla Storia delle Scienze naturali : ond' altri , che possa, entri in voglia di porre nuovo studio nel com- mento e nella sposizione di questo testo per ridurre a buona lezione le voci guaste dal tempo o dai copiatori , per vedere, fra le cose quivi narrate, quali siano con- fermate dall' esperienza e sino a quali termini , o final- mente per cercare donde siano procedute le popolari opinioni per le quali erano attribuite ad alcune piante e ad alcune erbe virtù mirabili e non credibili . E qui, dinnanzi da Voi, non rileva far menzione delle molte opere di Dicearco di geografia , di storia , di me- tafisica , di dottrina civile e di varia erudizione : mi ba- sterà ricordarvi che Strabone il mette fra i più illustri geografi e Cicerone , che molto si dilettava della lezio- ne delle opere sue , ebbe a dire ad Attico ,, O , magnum DEL PBOF. U. ARGELELLI 385 „ homiaem et a qao multo plura didicerìs , quam de „ Procilia. Mihi credes : leges : baec doceo , mirabilis vir „ est „ (i). /^ Ora venendo al principale proposito , questo non mi par da tacere che il framn:iento , di che ragiono , fu pri- inierainente tradotto in latino da Gio. Alberio Fabri- zio che 1' ebbe dalla biblioteca del Gudio , e trovasi nei geografi minori pubblicati dall'Hudson nel i^oS: ap- presso nel 1819 Guglielmo Manzi, prefetto della biblio- teca barberina , pubblicò il solo testo greco di questo medesimo frammento , con altri codici di geografia che furono di Luca Olstenio : e nell' anno stesso fu pure pubblicato a Lipsia dal Marsio , per cura di Federico Creuzer , sopra un codice della biblioteca di Monaco , uè l' uno di questi editori fa menzione dell' altro . Fi- nalmente nel 1822 Celidonio Errante mise fuori: a Pa- lermo, i frammenti di Dlcearco , li tradusse in italiano e li commentò : né vide , forse , le edizioni del Manzi e del Marsio 4^1Le quali non fa parola . Sopra questi testi da me veduti , guasti tuttavia , non ostante le cure dei dotti predetti , m' ingegnerò di ren- dere il senso della parola di Dicearco , più chiaramente che potrò , lasciando nella lingua originale que' nomi che io stimo bisognosi di spiegazione , e notando par- ticolarmente quei luoghi che più mi paiono degni alla vostra attenzione , per lo fine discorso nel principio del mio ragionamento, E senza porre più tempo in altre parole, il testo di Dicearco, comincia così. 1° ,, Il monte chiamato Fello è grande, selvoso, con „ ogni maniera di alberi fi-utliferi, che si convengono „ a luoghi colti . La maggiore radice del monte più „ erbosa e coperta di virgulti, di lungi è dalla città sette „ stadi per la via di mare : venti stadi per la via di (1) Epist. Lib. II. N. AwB. Se. Natur. Anno 4- Tom. 8. a5 386 SUL MONTE TELIO „ terra . Tutto il monte è di terreno raolle , con vari „ rialzamenti a guisa di colli e così ferace che produce „ ogni generazione di piante . Qui abbonda V ossia e ,j l' abete : lo sfendamno o la zigia e ancora il cipresso j, e il cedro „ . Sopra queste prime parole del testo, sarà da dire primieramente che la città di che parla Dicéarco è, per avventura, Demolriade fabbricata, secondo che dice Slra- bone, da Demetrio Poliascete (i), la quale dava age- vole via ai monti Pelio ed Ossa ed era luogo di grande rilevanza per la sicurezza della Macedonia sin che durò in istato di regno (2). Appresso questo è da notare che Teodoro Gaza , traducendo TeolVasto , rende la greca voce c^ua per la latina scìssima (3): il quale Teofrasto pone essere X' os- sia in tutto siuiigiiante all'abete. Dove il Bodeo dice: 5, non satis inter recentiores convenit , quae pianta o^u« „ dici debeat (4) ,, e Dicéarco pure nel nostro testo fa menzione spartitamente dell' ossia e dell' abete . Né qui voglio tacere 1' opinione di alcuni grammatici ed eru- diti, i quali, commentando il verso 5o del Lib. V. del- l'Iliade di Omero, tengono che 1' aggiunto dell'aggettivo, dato dal poeta all'asta di Menelao , che uccide' il figlio di 3trosio , sia da derivare dalla radice hìyoc'-^ sì che il poeta intenda a mostrare che l' asta dèli' Atridé , era fatta di questo legno, ed era fortissima ^ piuttosto che acuta , come spiegano altri grammatici traendo da altra radice la voce usata da Omero j il quale' volendo , in altri luoghi, significare l'abete, lisa fà voce • pròpria : liilchè si vede che non pone una per l' altra , senza al- cuna distinzione . La voce ossia dura tuttavia presso i 1; ■ :*/('i) Lib. IX. pag. 436. ■ (2< id. rag. 438. (3; Hist. Piantar. Lib. IIL cap. io, (4) iJ- Pa?- «71- DEL PROF. M. ANGELELLI 38^ greci moderni che l' usano per signiGcare il Aiggio , 0 Strabone aOerma che i Lidi davano a quesl' al- bero il nome di misa (i) . Per le quali cose un dotto medico moderno ed ellenista dottissimo (2), con- ghietturò non fosse ì'ossia quel medesimo che i Turchi oggidì chiamano /no«M, spezie di faggio, delli cui rami formano quegli arnesi onde sorbiscono il fumo del la- bacco . Sopra queste notizie potrete conoscere se al- l'o^m bene si convenga il nome di Quercus Cerris di Linneo , com' è sentenza di alcuni moderni (3) . La voce sfendamno rendesi nel nostro volgare per acero . Ma due e anche tre maniere di aceri tiovL'ra Teofrasto , P una delle quali è la zigia. Tiene il Bodeo , che per questa voce, la quale interjìretata lilteralmente suona conjugalc sia da intendere il carpino , del quale erano fatti gioghi, onde si uniscono i buoi (4). Si legge in Vitruvio" che , „ carpinus habet utilìssimam traclabi- „ htatem .... Itaque graeci , quod ex ea materia juga „ jumentis comparant , quod apudeos juga i^vyà. , voci- „ tentur : item et eam zigiam appellant (5) „ . Plinio dice che gli aceri sono dai greci distinti , secondo il sito ove si trovano . Ecco le sue parole : ,, Campestre „ candidum esse, tìec crispum-, quod glinon vocant : ,, montanum vero crispiiis duriusque .... Tertium genus „ zigiam ruhentem , fissili ligno , corticc livido et scabro. „ Hoc alii generis proprii esse malunt , et latini carpl- ,, nura appellant (6) „ . Io non sono da tanto da co- noscere se la zigia si possa convenientemente nomare carpinus betulus , secondo che tengono alcuni più mo- derni scrittori . (i) Lib. XII. pag. 572. (2) Kor.111. Not. al Lib. rit. (3) Creuzer Melet. Antiquat. Par. III. pag. 199. (4) Thophras. Lib. HI. e. li. (5) Lib. II. e. 9. (G) Lib. XVI. cap. 26. 388 SUL MONTE PELIO II. Ora , tornando al testo , seguita Dicearco : „ Sono „ pure in questo monte fiori, e quelli chiamati gigli „ salvatichi , e licnidi . Qui nasce anche l' erba , nei „ luoghi massimamente incolti , e la radice di quel!' al- „ bero , che sana i morsi dei serpenti più dannosi ^ e j, dove nasce gli caccia lontano per l'odore, e se pure 5, si accostano gli fa divenire stupidi e slorditi , privan- j, dogli d' ogni virtù : o se la toccano muoiono per l' o- j5 dorè, il quale essendo contr' essi , di tanta efficacia, „ è nondimeno gratissimo agli uomini e somiglia all' o^ „ dorè di timo fiorente: anzi ministrato col vino sana „ chiunque è morso da qualsivoglia serpente „ . La licnide è posta da Teofrasto fra le rose della sta- te ed è chiamata fiore di Giove (i). Plinio, trattando delle rose , così dice : „ Nec odore nec specie proba-» „ bilis est , quae graeca appellatur a nostris , a graecis „ lichnis, non nisi in humidis locis proveniens, nec um-? j, quam excedens quinque folia , violaeque magnitudine, 5, odore nullo (2) . Vedrete , dottissimi Accademici , se tale sia V agrostemma coronaria di Linneo, Degna a più sottile considerazione è la radice dell'air bero che sana i morsi dei serpenti . I tre testi di Di-r cearco , da me veduti , portano tutti questa lezione . I| solo Gudio, per suo ingegno, fece una emendazio- ne, e in luogo della voce divSpov { albero ) lesse àpou : talché il testo di Dicearco darebbe questo senso: chp il monte Pelio produce la radice dell' aro , che ha la predetta virtù . Dice Teofrasto che v' ha una maniera d'i dracunculo j chiamato aro, che non si usa per cibo, ma nondimeno è buono in medicina (3) . E quest' ara di Teofrasto è nomato dallo Sprengel arum colocasìa : da altri arum italicum . Trovo in Plinio che i greci: (1) Lib. VI. e, 7. (2) Lib. XXI. cap. IO. (3) Lib. VII. e. II. DEL PROF. M. AKGELEr.LI 889 jj aron miris laudibus cxtulere „ e questo „ laucJavit „ Cleophantus et prò antidoto contra venena „ ed oltre altri molti pregi „ serpentes nidore , quum crematur , j, privalimque aspides fugai aut inebriai , ita ul torpen- 5, tes inveniantur. Perunctos , quoque aro e laurino oleo „ fugiunl (i). Queste particolarità dell' aro si convengono veramente alla pianta di Dicearco . Se non che , incerto forse il geografo del nome di essa pianta, che per avventura , non aveva veduto , si stette contento a narrarne le vir- tù sotto generalità : massimamente qui descrivendo , più come storico che come filosofo , il monte Pelio , La quale mia conghiettura piglia alcun colore di verità so- pra il testo di Plinio il quale, prima di parlare dell' «ro, dice: „ his subtexemus ea quae graeci, communicatione „ nominum , in ambiguo fecere , anne arborum essent „ (2) „ . Adunque, senza fare alcuna mutazione nel te- sto né apprendersi alla emendazione alquanto sforza- ta, come che ingegnosa, del Godio ^ parmi che si otten- ga senso probabile , togliendo una sola virgola del testo e di due sentenze facendo una sola , di che viene questa lezione : „ quivi , nei luoghi incolti massimamente , na- „ sce r erba e la radice di quell' albero che sana i morsi „ dei serpenti „ dove la particella congiuntiva è usata, secondo il modo dei greci , per particella dichiarativa : onde , Dicearco , secondo la proprietà della favella nella quale scriveva , rimette , per la congiunzione e , nel giu- dizio del lettore , V assegnare luogo alla detta pianta o fra le erbe o fra gli alberi. E qui non posso tacere che mi fa maraviglia il si- lenzio di Nicandro intorno l' aro , il quale jNicandro , come v' è noto , fece per versi una scrittura , in cui mo- strò le medicine contro i morsi dei serpenti e degli ani- (i) Lib. XXIV. e. 93. (2) Id. cap. 80, SgO SUL MOINTE PELIO mali velenosi . E certamente Nicandfo fu dopo Dicearco e Teofrasto , come quello che viveva ancora nell'anno 187 innanzi l'era volgare. Ma Plinio che fiorì durante l'impero di Tito, tocca pure delle particolarità di que- sta pianta : talché sarà da credere che Nicandro o la chiamò con altro nome, o vero, così com'era nativo di Colofone nell' Asia , descrisse le piante del suo paese né , per avventura , conobbe l' aro del monte Pelio , posto nella Tessaglia . IH. ,, Nel quale , seguita Dicearco , nasce anche il j, fruito dell' flc««to simigliante ai bianchi mirti ^ di cui, „ sottilmente pesto , se altri porli il corpo cosperso , non „ sentirà, o per poco almeno, la forza del freddo del- „ l' inverno , né del caldo pure della stale , facendo ri- j, paro la densità di questo rimedio contro l'impressione „ dell'aria esterna. Rado si trova questo frutto che nasce ., nei luoghi aspri e scoscesi : onde non si può coglie- „ re agevolmente per lo pericolo di sdrucciolare per le „ pietre e minare in basso . Dura la sua virtù un an- „ no : appresso la perde ,, . Di questa virtù dell' acanta né Teofrasto, né Dioscoride, né Plinio , per quel che io mi sappia , fanno parola . L' editore di Palermo cita un luogo di Plinio , che dice : „ acanthos est topiana et urbana herba : elato longoque „ folio : crepidines marginum adsurgentiumque pulvino- „ rum toros, vesticus (i) „. Non veggo l'utilità di que- sto testo per dichiarare il luogo di Dicearco . Oltre a ciò il geografo nomina questa pianta in genere fem- minino , come che i greci abbiano ancora la voce acanto nell' altro genere : né so se questa osservazione grammaticale sia degna all'attenzione dei botanici. IV. Ma tornando subito al testo, narra Dicearco che : „ due fiumi corrono per questo monte: l'uno, chia- „ malo Crausindon^ bagna i terreni colti del Pelio; fr) Plin. Lib. XXII. e. 34. DEL PllOF. U. A>Gni.Er.LI 3f)T ), l'altro, detto Bricon^ trapassa il bosco del monte e 5, mette in mare . Sulla cima più alta del monte v' ha 5, una spelonca nomata Ch'ironia e il tempio di Giove jj atteo , sul quale, al nascere della canicola, quando 5, il caldo è più forte , ascendono i più notabili cittadi- 5, ni e di fiorente età , eletti dal sacerdote , vestiti di „ nuove pelli ben lanate , per cagione del freddo di „ queir altura „ . Dei fiumi e del tempio qui menzionati non saprei dare alcuna storica notizia, i quali, per avventura, non ci sono noti che per questo frammento di Dicearco . Dell' antro di Chirone sarà da dire alcuna cosa , com- mentando l' ultima parte del testo , nel quale si legge così. V. ,, Un lato del monte guarda sulla Magnesia e la „ Tessaglia ed è volto verso ponente e verso zefiro . „ L' altro che si stende sino al monte Ato e al seno j, detto macedonico , guarda sulla marina e 1' aspra re- „ gione verso la Tessaglia. Molti rimedi da questo monte 5, o di molti o vari effetti , buoni a coloro che li sanno „ conoscere e usare , poiché 1' uno ha una virtù : 1' altro „ l' ha dissimile . Quivi nasce anche l' albero , che non „ si leva da terra più di un cubito, di color nero, la cui „ radice si stende sotterra altrettanto la quale , soltil- „ mente pesta e applicata sul corpo , rimuove il trava- j, glio della podagra e impedisce V infiammazione dei „ nervi . La corteccia polverizzata e bevuta col vino sa- „ na la soperchia flussibilità del ventre : e , delle foglie j, trite , cospargendo i panni lini , si rimuove agevol- „ mente il pericolo di perdere la vista, da coloro, che „ sono travagliati da oftalmia per cagione di flussioni : „ talché si pare quest' impiastro impedimento alla flus- „ sione di calare agli occhi . Una generazione sola di „ cittadini sa le virtù di queste piante , e si dicono es- 5, sere i discendenti di Chirone . Il padre le insegna al ,5 figlio , e così dura tale cognizione , della quale niun Sga SUL Mo:^TE pelio „ altro cittadino ha notizia . Licito non è ministrare , a j, prezzo , questi rimedi agi' infermi . Tale adunque è la ,j condizione del monte Pelio e di Demetriade ,, . E con questo ha fine il frammento di Dicearco. In- torno r albero , che ha tante virtù , non ho trovato j presso i commentatori da me veduti , alcuna probabile conghiettura . Come poi il geografo abbia chiamato al- bero una pianta che sì poco levasi da terra , si conosce per queste parole di Salmasio (i), il quale afiferraa che la voce albero : „ antiquissimi graeci sepe usurparunt de „ maioris incrementi fruticibus et herbis : onde si fa piti chiaro il testo di Plinio sopra citato, dove nota P am- biguità dei greci nel nominare alcune piante. Dell' antro di Chirone nel monte Pelio , fa menzione anche Pindaro , nella terza delle odi pizie , dove mani- festa il suo desiderio di rivedere in vita il centauro , a fine che sanasse il morbo , ond' era molestato Jerone di Siracusa: il quale Chirone celebrarono gli antichi , co- me gran maestra in medicina che insegnò ad Achille , ad Escolapio e a Giasone (2) . Mostra l' etimologia che il suo nome viene dalla voce greca , che significa mano e di essa procede pure il nome dell' arte che dicesi chi- rurgica . E qui mi occorre , al proposito , un luogo d' Igino che dice (3) : „ Chiron Centaurus , Saturni fi- „ lius, arlem medieinam chirurgicam ex herbis primus „ ìnstituit „ E Plinio mette avere trovato „ herbariam et 5, medicamentariam Chironem „ (4). E veramente a fornire questa materia medica era acconcia, non meno che l'Egit- to, la Tessaglia lieta e fertile, secondo che narra Stra- bone (5) , in mezzo la quale correva il Pene'o , che ri- ceveva in se molti altri fiumi dai quali era bagnata . (i) De Hyle Jalrìc. pag. iS. (2) Pindar. Nem. III. v. oS. (3) Fab. 284. (4) Lib. VII. e. 57. (5) Lib. Vili. p. 43e. DEL rnOF. M. AKGELELU SgS E questo mi basti aver detto per revocare alla men- te vostra essere stata operata l' antica medicina per la mano del medico e per la cognizione delle erbe e delle piante , tenute di tanta rilevanza , che Plinio disse : „ ple- j, rosque ita video existimare , nihll non herbarum vi „ effici posse,, (i). Le quali parole , come che non siano da intendere litteralmente , nondimeno deggiono in se contenere parte di vero, se non è falso ciò che dice Quintiliano : „ medicinam ex observatione salutarium „ atque bis conlrariorum repertam esse, e, ut quibusdam j, placet , totam constare experimenlis „ (2) . Per le particolarità narrate da Dicearco del monte Pelio e per la storia poetica che pone aver posto sede in esso Chirone , stimato presso che trovatore della me- dicina , si vede che doveva essere in gran pregio , pres- so gli antichi , questo suolo per la natura e qualità delle erbe e delle piante che vi nascevano . E perocché fa pure scienza la storia della dottrina e delle opinioni degli antichi , ho stimato non altro po- tendo io , tra per la pochezza dell' ingegno e il breve tempo concedutomi ad ordinare , in qualche modo , que- ste notizie da me già raccolte con tuli' altro intendimen- to che di porgere materia alle considerazioni d' uomini dottissimi quali Voi siete : ho stimato , dissi , poter alme- meno conferire alla storia della naturale fìlosoBa lo sporre dinanzi da Voi un testo poco , per avventura , noto di un uomo dottissimo, discepolo di Aristotile e compagno di Teofrasto, nel quale testo sono discorse singolari par- ticolarità di un terreno producitore di più argomenti buoni alla salute e a molti bisogni della vita umana. E , a seguitare questo consiglio , m' ha confortato il saggio ammonimento di Bacone che tiene forte impedi- mento all' augumento delle scienze così l'amore soverchio (i) Lib. XXV. cap. 5. (a) Instit. Lib. II. e. 17. 3c)4 ^^^ MO?ìTE PELIO alle cose antiche, come l'amore soverchio di novilà. Qua in re, dice Egli, temporis filiae male patrissant. Ut enim tempus prolem deverai , sic et se invicem : dum antiquitas novis invideat augumentis , et novitas non sit contenta recentia adiicere , nisi vetera prorsus eliminet ac reiiciat. Certe consilium Prophetae , vera in hac re , norma est. State snper vias antiqnas et vi- dete quaenam sit via recta et bona et ambulate in ea. Antiquitas eani meretur reverentiam , ut homines aliquando gradura sistere et super eam stare debeant, atqne undequaque circumspicere, quae sit via optima. Quum aulem de via bene constiterit, tunc demum non restilandum , sed alacriter progrediendum. Sane, ut verum dicamus, Antiquitas saeculi , Juventus mundi. Nostra profecto sunt antiqua tempora , cum niundus iam senuerit , non ea quae computanlur, ordine re- trogrado, initium sumendo a saeculo nostro „ (i). Adunque , chi mai può trovarsi più acconcio a cerca- re queste vie e mostrare ad altrui dove siano da fer- mare i passi, dove da trapassare , che Voi, o Signori, nei quali è gravissima autorità, intera discrezione di giudizio e somma dottrina? (i) De auguraenl. Scientiar. p. 20. INTORNO AD ALCUNI FILI ARTICOLARI DEL RAMO PROFONDO DELLA BRANCA PALMARE DEL NERVO CUBITALE — LETTERA AL PROF. ALESSANDRINI. Chiarissimo Signor Direttore Ripassava nella scorsa estate per alcuni fini particolari i nervi della mano , quando mi avvenni in un filo , che dalla concavita della curvatura del ramo profondo della branca palmare del cubitale , saliva alla faccia anteriore del carpo scorrendo sotto i tendini dei flessori. Ne fui maravigliato. Consultai Swan e Cruveilher^ e noi rinven- ni. Noi rinvenni in Blandin , in Broc , in Mascagni , in Ippolito Cloquet , in Béclard , in Lauth ; non in Meckel , in Bichat, in Soemmering , in Boyer , in Cuvier 5 non in Caldani, in Loder, in Sabatier, in Winslow; in Sa- batier, a cui i nervi delle articolazioni non isfuggivano, e sino da suoi tempi ci descriveva i rami del cubitale per 1' articolazione del gomito , i fili ^la sua branca dorsale per i legamenti dell' articolazion*dell' antibraccio colla mano , il ramo dell' ascellare per la capsula del- l' articolazione scapulo-omerale. Mi posi quindi a sezio- nare quante mani potei avere , e da ciò che vidi allora , ed ho potuto in appresso verificare , mi sono convinto , che quel filo non manca mai , ed è in generale costante per derivazione, per andamento, rapporti , terminazione. Emula la grossezza dei fili destinali ai lombricali. Od ha origine dalla concavità della curva , o dalla sua faccia posteriore. Quando ne esce appena oltrepassato il mar- gine inferiore dell' apofisi dell' uncinalo , quando piìi ol- tre: ora con due radici, che presto s' incontrano ad an';- 3q6 SUL NERVO CUBITALE golo , più spesso con una sola. Scorre compagno alla branca ascendente del vicino arco arterioso ; e quando superficiale , quando profondo per mezzo alle fibre de* legamenti anteriori superficiali del carpo. E dati alcuni fili secondar] , che si consumano al difuori , giunto d' in- nanzi all' articolazione fra uncinato e capitato s' insinua per il legamento interosseo , e va a gettarsi nella sinovlale. Ma appunto percorrendo le opere di tanti ragguarde- \oli notomisti, maravigllavami pure di non trovarvi alcun nervo per le articolazioni de' metacarpi. E veramente che ogni articolazione possegga i suoi , è forza 1' ammetterlo per induzione anatomica e fisiologica. Hanno i loro quelle dei metatarsi , e ne ricevono dalla branca terminale pro- fonda del [plantare esterno , che è 1' analogo del ramo palmare profondo del cubitale. Di questi adunque mi sono dato a seguire con piti diligenza le divisioni , e mi è riuscito agevole lo scuoprire , che da ognuna delle tre branche perforanti parte un filamento articolare. Ne par- te uno dalla interna e corre all' articolazione fra quinto e quarto metacarpo. Uno parte dalla media e si reca all' articolazione fra il quarto e il terzo. Uno dalla ester- na e va all'articolazione fra il terzo e il secondo. Sono fili assai tenui , e ne' soggetti gracili di tale esilila , che sfuggono facilmente. Partono dalle branche perforanti, ma talora derivano Immediatamente dalla curvatura. Scor- rono compagnj^lle propagini delle branche perforanti arteriose devoliro alle stesse articolazioni , prima sepolti nell'adipe, poi tra i muscoli interossei. S'insinuano ra- mificandosi per canaletti esistenti fra le fibre de' lega- menti , e vanno a perdersi nelle sinoviali. A tal che ; i.° Le articolazioni del carpo non ricevono nervi sol- tanto dal radiale e per la faccia dorsale, ma si anche dal cubitale e per la faccia palmare. 2.° La esistenza di nervi per le articolazioni de' me- tacarpi è un fatto positivo, non una semplice induzione. 3." I fili articolari del ramo profondo del cubitale , non sono i soli descritti da 'Swan per le articolazioni metacarpo falangee. DI L. POLETTl 397 4.** Hanno i loro nervi satelliti anche la branca ascen- dente dell' arco arterioso palmare profondo , e le propa- gini articolari delle perforanti . Ho io veduto fili nervosi, che ninno vide prima di me ? o , se pure da alcuno descritti da tutti gli altri di- sconosciuti ? Comunque sia , queste mie osservazioni po- tranno giovare la scienza , e però supplico Lei , Ch. Sig. Direttore, a volerle inserire, se ne le stima degne, ne' suoi celebrati Annali di Storia Naturale. Una esposizione completa mi serbo a pubblicarla quando ne avrò di nuovo riveduto i materiali : quando avrò confermato o distrutto il sospetto , che talune dissezioni m' inspirarono , di fila- menti diretti dallo stesso ramo cubitale profondo al pe- riostio de' metacarpi ; e quando potrò con tavole accn^ rate aggiugnere chiarezza alle descrizioni in parole. '"' Pieno del più profondo rispetto mi ratifico Di, Lei Ch. Sig. Direttore, Da Ferrara i Dicembre 1842. Urti.'* DevJ* Obb° Servo -'.l Lionello Poletti CrYPTOGAMAE NilGHERIENSES, SEU PLANTARUM CELtllLARIUM IN MONTIBUS PENINSl'LAE INDICAE NeEL GhERRJES -fVj i> DiCTIS, A Cl. Perrottet COLLECTARUM " " ENUMERATIO, AUCTORE C. MONTAGNE. I monti Niigherry il cui nome significa montagne az- zurre, sono uno dei principali rami orientali delle Ghatte occidentali , dalle quali sì dislaccano verso le frontiere del Malabar. La loro lunghezza dall' E. all' O , è di circa 20 le- ghe, e di 8 la loro larghezza dal N. al S. Elleno for- mano un altipiano, in qualche modo isolato, fra le Ghatte dell' E., e quelle dell' O. e le loro più alte ci- me s'innalzano a più di 1,200 tese sul livello del mare. Leschenault de la Tour era forse il solo che avesse studia- to in parte la vegetazione di questo gruppo di monta- gne, allorquando il Signor Perrottet fu inviato nel 1884 dal governo francese siccome botanico-agricoltore nelle Indie Orientali , ove quel dotto naturalista venne dan^- dosi a profondi studi sulla botanica di quella contrada, ed in particolare su quella dei monti Niigherry, da esso esplorati durante due anni: Quivi egli potè riconoscere ricchezze vegetabili del più alto interesse , raccogliere preziose collezioni di piante, studiare sotto i suoi diversi jispetti una vegetazione , che egli trovò avere a grande sua sorpresa , molte analogie con quella di Europa , e numerosi rapporti in ispecie , colla vegetazione del Jura, e delle Alpi . Due regioni bene distinte , trovò il Sig. Perrottet , caratterlzzara ì Niigherry : la regione delle montagne in- feriori , e quella delle montagne superiori . Nella prima AnXICOLO KOTANICO 899 s' incontrano la maggior parte delle piante dell' India tropicale ^ nella regione alpina , o delie alte montagne , si trovano delle Ranunculacee j delle Genziane , delle Ombcllifere , ecc. Ora il Sig. Perroltet , continuando in nuove ricerche , raccogliendo nuove collezioni, viene sempre più a com- pletare la flora di quella interessante regione dell'India e a rendersi ognora più benemerito della scienza. L'o- pera che qui annunziamo sia una DOTella prova che con- ferrai queste nostre parole. ASH. B.ARCZZI Annali e Magazzino di Storia Naturale di Londra, ncuero ^xxyi. noveubre i8i0, N. XX. AI.LMAN Giorgio — Lettera al Vice presidente della Spcie* tà di Storia Naturale di Belfast Guglielmo Xhqmpson — Sulla proprietà di pungere del pesce Trachinus Vipera . XXL Hill Hassall Arturo — Catologo de' Zoofiti Irlandesi (eoa tre tavole) . XXIL Grat Giovanni E- Custode della Collezione Zoologica nel Museo Britannico — Synopsis del Genere e Specie della Classe Hypo- stoma (Asteriai di Linneo ) . XXIII. Stkicklacd Ugo — Sa di un metodo sicuro per iscoprire un sistema Naturale di Zoologia e Botanica. XXIV. Thompson G. — Catalogo dei Molluschi terrestri ed acqua- tici dell' Irlanda (continuazione^ . XXV. BowMAN I. E. — Discorso su di alcune obbiezioni fatte con- tro la Teoria , che attribuisce all' azione dell' acqua, la formazione de' naturali ripiani sulle colline di Eildon. Notizie Bibliografiche. Baines Enrico — La Flora della Contea di Jork — Leiglfion W. A- Una Flora della Contea di Shrop. Continuazione dei Rendiconti delle Società Scientiflche — Società Zoologica e Società i o re _ o w -3 Nome dei Paesi c^e si trovano Nelle Valli o Sezioni DESCRIZIONE DEGLI OGGETTI Valle Teverlna Vicinanze di An ghiari. N. A»!». Se. Natub. Aiiiiu 4 ORITTOGNOSIA ' Classe I. Gìssoliti FaUIGLU I. DEI SlLIClDI GErsERE II. Silicati Silicati cT allumina Argille diverse. A. Argilla comune gialla ter- ra da stoviglie. Toui. 8, aG STATISTICA MINERAI-OOICA 402 I. ( Traile Teverina Anghiari presso il Tevere. 6. 7- 8. 9- 10. II. 12. i3. 4- 5. 6. 7- 8. 9- IO. II. 12. Via di Lippiano a Monterchi. Sommità dell'al- pe di via Maggio. iGaWro. A. Argilla comune bigia fer- ra da stoviglie. C. Idem bigia idem. Silicati magnesiaci diversi B. Serpentino comune o Salita diviaMag gio al di là del 1' Alpe. Vicin. di Mon^ tanto. Idem, Anghiari Monte Castiglione, Anghiari Madon- na delle Grazie. Pieve a S. Stefa- no agli alberini. Ponte alla Piera presso alla Chie- sa . Idem sulla sini- stra della Sova- ra. Vicin. di Mon- lauto . B. Idem verde erba idem. B. Idem nero idem. B. Idem verde con istrìscie bianche idem. B. Idem con mica idem. B. Idem nero con mica id. C, Dlallagio metalloide. A. Steatite schistosa pietra da sarti. B. Idem compatta idem. A. Idem sopra serpentino id. / GltLJ 4u3 I. Falle Teverma Sotto Genere Amjibola. i4 i4 Pieve a S. Ste- C. Amianto. .in ij. fano Alberini. i5 i5 Vicin. del ponte alla Piera. G. Idem. , i6 16 Pieve a S. Ste- G. Asbesto biancastre. ■ n ■ ' ■ fano Alberini. , ' ■ 17 17 Montauto Letto della Sovara . G. Idem verde. 18 18 Vicin. di Mon- G. Idem verde cupo, e mon- tauto. te di .Castiglioni presso An- ghiari. 19 19 Ponte alla Piera. G. Idem verde gialliccio. Genere II. Cakeuri. 20 20 Fungaja Comu- G. Grizij. Idrogeno semicar- nità presso laPie- burato. ve a S. Stefano. Pam. III. Gen. VII Carbonati. Calcarea. ai 21 Sommila dell'Al- G. Calce carbonata fibrosa pe di via Maggio bianca. alla Pieve S. Ste- fano luogo detto 22 22 Fungaja. C. Idem color di rosa. 23 23 Tra la Pieve S. B. Idem a strati, anche al Stefano, e la Sel- Ponte alla Piera, e nel monte va Perugina luo- Citerone comunità di S. Ma- go d. fortacci. ria presso il confine Toscano. 4o4 STATISTICA MINERALOGICA 24 26 27 29 3o pialle] Tcverina 1 24 Pieve a S. Stefa- B. Calce carbonata compatta bianca alberese^ pietra litogra- fica'^ ed' è anche nel monte Citerone^ come Qel monte S. Maria. ' i B. Idem verde- 3i 32 no presso gli Al- berini. 25 Vicin. dell' Alpe di via Maggio, 26 Caprese all' a- cqua acidula det- to della Selva Perugina. Pieve a S. Stefa- no dalla parte dell' Apennino. B< Idem giallastra, e nel mon- te di Lippiano, \, • , , i B. Calce carbonata lamellare biancastra, ed a Montauto let- to della Sovara, 28 Monte della Cai- B. Calce carbonata granulare vara presso il.bigiastra, come tra la Pieve a monte S. Maria. S; Stef. e la Selva Perugina. 29 Ponte alla Pieve letto della So- vara. 30 Vicin. di Mon tauto. 3i ■3a "Viòin. di MoD- tautò^ i'i; vJii' Idem. ;iaoT3ii. j ii oz?,yv B. Calce e. granulare rossa, e aderente al serpentino. B. Malachite setosa, o rame carbonato verdc^ presso pure il Ponte alla Piera* nel Mon- ti Rognosi di Anghiari* IL" Cava dei contorni del Monte di Castiglione in vicinanza del medesimo Paese. B. Idem. B. Idem concrezionato al Ponte alla Piera 1/ Galleria^ come nella seconda. Falle Teverina Presso il paes( di Caprese " j ;■' u 0 , Ol- ii ! rigip'ìr'. 34'PIeveaS. Stefa- Ino luogo d. fuu- gaja._ 35 3Ionti Rognosi sulla via di An- ghiari sinis. della Sovara. 36 Vi'cln. di Mon- taulo. 37 Ponte alla Piera 38 Vicin. di Mon- lauto. . Oj;.'.f;r:i<>r' ( 4oS FaM. dei SULFURIDI GeW. II. Solfuri C. I. Sotto specie. Pirite cri- stallizzata. Classe III. Croicoliti. Fam. DEI MaNGàNIDI. GeN. I. MaK- GANOSSIDI. C. Braunlle, manganese ossi- dato nero. Sapone dei vetro/. C. Idem. Fam. dei sideridi Gen. Side- E OSSIDI. B. Limonite, ocra gialla^ o terra gialla. B. Idem. - Fam. DEI CcTRiDi Ge:^. Rame. B. Rame nativo. 4o( 3 STATISTICA MINERALOGICA I. Falle Teverina GEOGNOSIA. Classe I. Roggie Primitive Specie Serpentino. 39 39 Monte degli Al- B. Serpentino verde con dial- ^n .•■ berini presso la Pieve S. Stefano. laggio, e giada violetta gab- bro . 40 40 Pieve S, Stefano B. Serpentino rosso con mac- luogo detto Ger- chie verdi, gabbro. .' -, ■ ^'! bajola. 41 41 Idem. B. Idem con macchie verdi e bianche idem. Classe II. Roccie di Tran- sizione. 42 Spece grigiovacchio , 0 ma- 42 Monte Fumajolo cigno pietra serena. B. Idem. orig. del Tevere. 43 43 Letto delTevere. B. Idem, schìsloso idem. 44 44 Alpe della Rocca B. Grigiovacchio, 0 macigno . 45 45 presso il bosco S. Sepolcro. Monte S. Maria. celestognolo compatto , e schistoso pietra serena. B. Schistoso gialliccio pietra morta. 46 46 Monte di Lip- B. Idem pietra morta. 47 47 piano. Valle del Cerfo- B. Idem compatto con mica ne lungo il fiume di detto nome. pietra serena. 48 48 Idem. B. Idem giallo con mica pie- tra morta. Giir.j 407 I. Falle 49 49 II. Valli 5o I 5i 2 Teverìna Selva Perugina, Tramappennine 52 Mont. Beni Cora, di Firenzuola sul- la via che con- duce a Bologna. Monte di Castro Comunità idem. Sestino tenuta di Cassale e jMarti- gliana. 53 54 Vicin. di Pietra- mala. Idem S. Maria in Bagno. Sestino sasso di Simone. Classe IV. Acque Minerali. Geìv. Acque acidule fredde. A. Acqua acidula ferruginosa^ e si trova pure a Sigliano , Pieve a S. Stefano ; ed a Verrazzauo Comunità di An- ghiari. ORITTOGNOSIA Classe I. Gassoliti Fam. dei SiLiciDi. Gen. I. Silice. C, Quarzo jalino cristallizza- to diamante di Pisloja. C. Idem in cristalli isolati idem. C. Calcedonio agata in pic- coli pezzi pietra focaja. Gen. II. Silicati d' Allumila. B. Argilla comune bigia. Ter- va da Stoviglie. B. Argilla gialla Tripolo , o terra da pulire ì metalli. B. Idem rossa. Bolo. 4o 8 STATISTICA MISERALOGICA IL Valli Transappennine Silicati magnesiaci 56 7 Firenzuola tor- B. Serpentino, rosso, e ver-!- rente Vialla. de gabbro. 57 58 8 9 Idem. Monte Beni fia B. Idem paonazzo idem. B. Idem verde con diallagr- Bolognese. gio idem. Sotto Gen. Amfhola. 59 60 IO II Monte Beni via Bolognese, Idem. C. Asbesto sopra serpentino. C. Asbesto compatto. Legno di Montagna. Fam. III. DEI Cakbokidi Gen. Carboìne 61 12 Dovadola Valle B. Lignite terrosa ^ si trova di S. Raffaello. pure nella medesima Comu- ' nità Valle di S. Giacomo^ ed a Galeata nel Bidente. 62 i3 Pietramala ter- B. Nafta si trova pure a Por- reno ardente. tico in terreno ardente. Gen. II. Carburi, 63 i4 S. Maria in Ba- B. Grizìi. Gas idrogeno car- gno stanza del burato cbe sembra proveni- Bagno di S. A- gnese. re dalla decomposizione del Nafta. 64 i5 Pietramala luogo B. Grizìi Gas idrogeno car- dett. acqua buja. bonato traversante un bulli- carne . GIULI 65 66 67 68 70 409 Falli ^7 Transappennine Firenzuola letto della Vialla. Sestino presso Maestà dei Bar- boni. »9 20 Genere VII. Carbonati. C. Acido carbonieo, Mofeia. C. Calce carbonata romboi- dale Tarzo-^ è pure a S. Ma- ria in Bagno luogo detto Piombiserra-, ed a Cancella- sto com. dell'Abbadia Tedal- da^ fra Galeata, e la Rocca S. Casciano sommità dell'Al- pe tra Palazzuolo:, ed a Fi- renzuola, Sestino luogo ò. B. Calce carbonata compat- Casale. ta verde , e presso Verghe- reto con istriscie rosse. S, Maria io Ba- B. Calce carbonata compatta gno. bianca. Pietra litografica. Alpe di Bagno. [B. Idem, bigiastra . idem. 21 ìMontagn. diCan- da presso Pietra- mala. 22 S. Maria io Ba- B. Idem, giallastra, idem. B. Calce carbonata stallatti- gno, Bagni di S. tica. Tartaro dei bagni^ Tra- Agnese. Marra di vertino. minerale acqua del Fossino nel 28 Palazzuolo jSalterno. 24 Pietrainala ter reno ardente. C. Idem gialliccia . idem. C. Idem gialliccia . idem. N. Ans. Se. Natur. Aimo 4 Tom. 8. 4 if^ STATISTICA MIKEUALOGICA 11. y'^alH 74 75 77 78 79 80 81 25 a6 27 28 Transappenn in e Sestino Maestà del Barboni. Idem. Idem, Firenzuola luogo detto Casanova 29 'Monte Granati strada Bolognes. 3o Monte Beni stra- da Bolognese. Fam. dei Zolforidi Gen. II. Solfuri. Specie I. Solfuro di Ferro sotto specie Pirite. B. Pirite di rame. B. Idem gialla mamlllare cal- carea. B. Idem di forma colica. B. gialla e rossa. 3i Sestino ai rapi- nacci sotto Bo- schino. Idem. Sestino M. sale. Cas- B. Idem gialla a cristalli mi- nuti . Geneee III. Solfati. B. Gesso, calce solfata cri- stallizzata, specchio d'asino* si trova a Modigliana presso il fiume Marzeno . Classe III Croicoliti. Fam. dei Mangainidi Gen. I. Man- GANOSSIDI. B. Braunite manganese ossi- dato friabile. Sapone dei ve- t aji) come a! Sasso di Si- mone, Abbadia Tedalda ^ Sommità deWÀlpe di via nnig- /.l IL Falli Tramappennine glo ^ in vicinanze di S. Maria in Bagno ^ Podere delia stra- da a Verghereto. 82 33 S. Sofia alpe del B. Idem manganese. Sapone Maggio. dei vclraj\ ed a Firenzuola torrente Vialla*, a Pietrama- la terreno ardente. FaM. dei SiDEBlDI GE^. II. SlDEROSSIDI. Ferro oligisto non metalloide. 83 34 Seslino serra di B. Ferro oligisto litoide mi- Cassale. niera di ferro rosso sinopia. 84 35 Vicin. dall' Ab- C. Limonile ocrosa, ocra gial- badia Tedalda. la Terra gialla. GEOGNOSIA. Classe I. Roggie Primitive. Specie Serpentino. 85 3G Monte Beni via B. Serpentino verde , e ros- Bolognese. so Gabbro. 86 37 Idem M. Beni . B. Serpentino verde con gia- da bianca. Idem. 87 38 Idem. C. Idem con steatite, idem. Specie Porfido. 88 39 Idem. Eurite verde. 4' 2 STATISTICA miSERALOGICA IL Falli Transappennine Classe II. Roccie di Tran- sizione. Specie Grigiovacchio 0 Macigno. 89 40 Alpe della Luna. B. Macigno celestognolo. Pie- tra serena. 90 41 Valenzano press. A. Idem gialliccio . Pietra Seslino. morta. 91 42 Sestiao M. Cas- sale. A. Idem, rosso . idem. 9^ 43 Abbadia Tedal- A. Id. Schist090 celeste, pie- da. tra serena • come anche nel Monte del Giardino presso il Monastero di Caraaldoli ^ Montagne di Calcata :^ attor- no alle montagne di Mar- radi^ Castrocoro^ Tredosio^ Palazzuolo •, Posta delle Pia- stre lungo il Reno Bolognese. Clas. III. Rocce Stratiformi 0 Terziarie. 93 44 Plelramala ove è A. Calce carbonata strati- |Ia Cura. forme bigia colombina . 94 45 Montagna della A. Idem verdastra , pietra da Radicosa. calcina , si trova anche alla Futa. Classe IV Roccie d' alluvione Specie Brecce. 95 46 Firenzuola nel B. Breccia mista di Cogoli , fiume Santerno. di Serpentino uniti da ce- mento calcareo. GIULJ 4.3 Falli 47 Transappennin e 48 49 Classe VI. Acque Miiserali. Gen. I. acque acidule fredde. Dovadola Ponte deir ADDunzìata Varlungo Com di S. Maria in Basno. 5o S. Maria in Ba- gno, Bagno di S. Agnese. DoTadola acqua B. Acqua acidula alcalina far lei Dott. Bar- boni. Taluro , e destra del mede simo Com. di Marradi , Fi- renzuola , torrente Vialla , Rocca S. Casciano , e Mon- te Colombo. Gen. il acque iodiche fredde. B. Acqua jodica salina • co- me pure sulle ripe del Rio sordo ^ e a Castro Caro i.'' 2.'^ e 3.'' sorgente^ e nel me- desimo luogo alla Casa stron- chino . Ger. III. Acque solfueee fredde. B. Acqua sulfurea, e alcalina. Gen. IV. AcQ. TERMALI CALDE. A. Nella gran vasca del Ba- gno gr. 32 R. pseudo sulfurea. 4i4 STATISTICA MINERALOGICA II. Falli Transappemi ine GeN. V. AcQ. MOLTO CALDE. 100 5i Wem detto Trombone, del A. Sulfurea alcalina di gr. 4o. m. Fai di Serchìo ORITTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Fam. I. SiLiciDi. Gen. I. Silice. Specie Quarzo. lOI 52 Montag. del Cro- A. Quarzo jalino cristalliz- cicchio Cora. dì zato. Diamante di Pistoja. S. Marcello. I02 53 Barga Botro Giuuceto. di A. Calcedonio opaco , dia- spro calcedonio , con fondo rosso sanguigno , e macchie bianche , diaspro fiorito di Barga. io3 54 Barga Botro Giunceto. di A. Calcedonio opaco diaspro a nastri rosso, e bianco. io4 55 Idem. A. Idem diaspro rosso con venature bianche cerebrili- che , diaspro fiorito di Barga molto rinomato. io5 56 Idem. B. Opale comune sopra pe- troselce. Pietra del Latte. io6 57 Comunità dì Ti- Idem. glio Poggio del- la Canala. 111. [o8 109 1 12 Val 58 114 di Serchio. Barsa Poggio dì Loppia. 59 Boscolungo nel fosso. 60 Barga Poggio di Gragoona. 61 Idem. ! 62 Idem Poggio di IS. Maria di Cor- fenna. 63 Veccbiano nei Monti sulla de- 'slra del Serchio. 64 Idem. 65 Popiglio Cave di Giumeglio. 4i5 Gen. il Silicati d' allumiìna. B. Trlpolo di color giallo . Terra da pulire i metalli. Fasi. Cabbonidi. Gen. VII. Cakbokati. A. Calce carbonata compat- ta grigia , alberese alhalsano. B. Idem verdastra alberese idem. B. Idem paonazza con den- drite idem. B. Id. verdastra idem idem. A. Idem nera. Marmo nero. A. Idem, con venature gial- le e bianche , come nel mar- mo di Porto Venere. 3Iar- mo nero venato. FaM. dei SLXrURIDI. Ge;S. Sl'LFLRI, B. Galena argentifera , è sta- ta tentata 1' escavazione , ed abbandonala per non es- servi interesse. 4i6 STATISTICA MINERALOGICA III. Falle 66 ii8 »i9 67 68 di Serchio Boscolungo som- mità dell'Appen- nino destra delle piramidi. Barga Botro di Giuaceto. Id Ganala Poggio delU 69 Montagna di Pi Istoja Ponte a Se- stojone . 70 Barga Botro d Giuncete. Boscolungo som- mila dell'Appen- nino. Classe III. Cboicoliti Fam. DEI Manganici. B, Braunlte manganese nero sopra pietra calcarea, sapone dei vetraj'^ è anche presso il confine Toscano. FaM. dei SlDERlDI GeN. II. SlDEROSSlDI. B. Limonile , ferro Idrato rosso . Ematite rossa ^ e Pog- gio della Canala . B. Idem Ematite bruna . GEOGNOSIA. Classe I. Roccie Primitive Gen. ScHisTi Argillosi. B. Schisto argilloso bigio Pietra coltellina . B. Idem violetto , idem. Classe IL Roggie di Transi- zione Sp. Macigno , o Gai- GIOVACCniO. B. Macigno celestognolo eoa mica . Pietra serena. GIULI 417 III. hi 2 a ia4 125 IV. Falle 72 73 126 127 •74 75 c/i Serchio Ripe del Sesta- Jone . Comunità di S Marcello Ponte alla Lima. Barga Poggio di Gragnona. Idem Botro di GiuQceto. 76 Idem. Falle di Seravetza. Pietra Santa a Gallena. Idem Monte Al- tissimo Cave del marmo idem gai- fi. Idem cupo. idem. B. Idem giallìccio con mica Pietra morta. Clas. IV. RocciE n'ALLuviorfE. Specie Brecce. B. Breccia silicea rossa scura. B. Idem rossa scura, e bian- ca composta di Quarzo, Pie- troselce , e calcedonio dia- spro . B. Idem rossa e bianca . ORITTOGNOSIA. Classe I Gassoliti Fam. dei SiLiciDi G. I. Silice. B. Quarzo jafino in parte ri- coperto dall' ossido rosso di ferro. Diamante di Pisloja. B. Idem. Diamante di Pi- stoj'a. N. ena. Cava di S. Bar-lB. Idem ed in parte smor- berà, fo con piccoli cristalli dì sol- furo d' Antimonio . ,;nn. Se. Nati'r. Anno /j Tom 8. 27 4i8 STATISTICi MIRER ALOGICA IV. 129 i3o i3i 182 Valle 4 i33 i34 [35 di Seravezza Vicluanzedi Se- ravezza. Idem. 8 Gallena Cava di S, Giuseppe. 9 Idem di S. Bar- bera. IO R. Idem amorfo con tracce di mica argentina è usato dai fabbricanti di Cristalli , si conosce da loro col nome di Turzo. A. Idem con macchie gialle idem. C. Idem luogo detto Pancola. C. Idem. Cava del marmo della Cappella e Pietra San- ta Val di Castello. Fam. II. Silicati. Gen. Sili- cati ALLUMINOSI MAL COKOSCIU- Tl DI BeUDANT. C. Clorlte sopra Quarzo. C. Idem, e micaschisto , e nella Cava del Bottino. Val di Castello Comunit. di Pie- tra Santa. Gen. Silicati corpi a base di CALCE DI MAGNESIA E DI PEROS- SIDO DI FERRO. Sotto Gen. /imfbola. C. Legno albesto bianco gial- lastro legno di Montagna. Falle di Seravezza Levigliano Mon- te Rosso. Gallena Cava di S. Barbera. Vicariato di Pie tra Santa, Sera vezza , MoDtal- tissioio. 4'9 FàM. DEI ClEBOmOl Gek. Carbone. B. Grafite, carburo di ferro Lapis piombino. Geit. Cabbcrossidi. Caebowati DI Calce. Prima sotto Sp. Calcarea. C, Calcarea cristallizzala rom- boidale . A. Calcarea bianca saccarol- de , marmo statuario ^ si tro- va pure in diversi punti in quel monte , cioè Cava della Valle morella^ della Polla-, e in qualcuna di tali Cave vi sono dei Marmi anche ve- nati , e però inferiori , e mol- to ordinar) ^ alla base nella Cava della Cappella , e di Trambiserra vi è del marmo statuario , ma meno bello di quello del Montaltissimo^ alla base del-^nonte della Cap- pella vi è anche del marmo bigio ordinario , e precisa- mente dirimpetto a Trambi- serraj presso Levigliani luogo detto Costa degli Asini , è bianco non perfetto , ed è simile a quello , che si tro- 4^0 IV. STATISTICA niirSERALOGlCA Falle 189 14 di Seravezza Mootaltissimo. va alla base dell'Alpe della Pania, poiché è tendente al bigio, e pare quello che si trova nel Monte al di so- pra del Paese del Pruno ^ e nella Cava spettante a S. A. I. e R. il Gran Duca di Toscana a Seravezza. Il mar- rao lamellare bigio con ve- nature bianche si trova ia diversi punti ed è conorciu- to col nome di Bardiglio . Il comune è nel monte della Cappella Cava Fortini- Mon- taltissimo alla Morella , ed alla Polla, inferiore al mar- mo statuario . Il Bardiglio fiorito , o nobile è nella sa- lita di Stazzema ^ al Ponte Stazzenese presso il Molino^ nelle vallate della Pania, ed a Relignano . Carbonato di Rame. C. Malachite, carbonato ver- de di Rame . IV. i4o i4i i4: pialle di Seravezza i5 Gallena Vicaria to di Pietra San la , Cava di S. Giuseppe. 16 Nelle Miniere ci tale nel numero antecedente vi è pure. 421 Fam. dei Solfcridi. Gen. II. Solfuri. Solfuro di Piombo. A. Galena o solfuro di piom- bo argentifero ^ si trova pu- re nella Cava del Bottino di S. Barbera • nella grotta del Ferrajo presso Pietra Santa. Negli atini decorsi queste cave furono tenute in attivi- tà ^ si vantavan esser profit- tevoli : l'accomandita formav ta per sostenere tale specu- lazione fallì ^ se ne è crea- ta un'altra, e dicono (1842), che porterà vantaggi ai so- ci . Si vedrà in seguito se è vera questa asserzione , ed ora si proclamano , come miniere ricche d'Argento. Vedremo. Solfuro di Zinco. B. Blenda , o Zinco Solfo- rato. 17 Leviglianì. Solfuro di Mercurio. B. Cinabro bigio con solfu- ro di ferro . 42a Iv. STATISTICA MINEHALOGICi 143 144 145 146 '47 Falle 18 19 20 ai di Seravczza Cava superiore Cora, di Pietra Santa Corvaja. Gallena Cava del Bottino. Gallena Cava del Bottino. Idem Cava di S. Giuseppe. Levlgllanì Cava di Sotto. A. Idem in steaschisto^ sem- bra dover essere profittevole P estrazione del mercurio . Solfuri Ferruginosi. C. Pirite, ferro solfurato in un micaschisto , ed in mol- ti altri luoghi o sola , o uni- ta ad altri minerali , di che per la poca importanza del minerale non staremo a par- lare. Solfuro di Molibdeno. C. Mollbdite, Molibdeno sol- furato. Solfuro di Antimonio. B. Stilbina Antimonio solfo- rato, si trova anche nella ca- va di S. Barbera sotto di- verse forme di cristalli , e fra queste vi si conta la Capil- lare , e la Raggiata . Classe II. Leucoliti . Fam. DEGLI loBALGlBlDI. B. Mercurio nativo dentro delle cavità naturali del Quarzo amorfo . GIULJ 4^3 IV. Falle di Seravezza Classe III. Croicoliti Fam. DEI SiDERIDl GeK. II. •• SlDEROSSIDI. i i48 23 Pietra Santa M. A. Ferro oligisto , 0 ferro ! di Farnocchia. speculare j vena di ferro. i49 24 Idem Val di Ca- stello. A. Idem. i5o 25 Idem. A. Idem. i5i 26 Idem Monte di Idem , vi sono mescolate Farnocchia. altre specie di ferro come r ossido rosso di ferro ^ 1' 0- croso compatto che si tro- vano in tutte le altre minie- re di ferro della Toscana , ed anche in queste son riu- nite. GEOGNOSIA. Classe I. Koccie Pbiuitite. Specie Gneisso. l52 27 Montaltisslmo in B. Gneisso sotto il Marmo basso . saccaroide. Sp. Se/listi argillosi. i53 28 Levlgliani . C. Micaschisto giallo, e bi- i54 29 Seravezza Monte della Cappella di S. Martino . gio. G. Idem bigio verdastro. i55 3o Id.aMartigliano. C. Idem giallo . 4^4 STATISTICA MliNF.RALOGICA IV. Falle di Seravezza Specie Steaschisto. i56 3i Seravezza a Pan- C. Steaschisto bianco argen- cola. tino con patina gialliccia si trova anche a Corvaja nel Monte ove è la Cava del Cinabro . Specie Calcarea granulare 0 saccaroide. 15; 32 Monte Altissirno A. Marmo etatuario si trova vii sua parte supe- riore . ■iii.ì i\\ >■ pure tra Levigliani , e la fon- te di Muceta-, nell' Alpe del- la Pania, e nei Monti di Seravezza . Specie Quarzo. i58 33 Monte di Gal- leaa. G. Quarzo giallo. oraicM li olJ'o8 o&r {^sarà continuato) Catalogo Metodico degli Uccelli Edbopel (Continuazione^ vedi pag. 24 1. ) 253. LeSTRÌS , 111. Sfereororiu» , Br. Catarracta , Bruna. ^SiS. L. POMARiNA, Tenoni. Catarractes parasi- Bor. hyem.etiam tica , Tar. camtschadca , Pali. Lestris Ilal. - ' sphatriuros , Brm. GoulJ l. l\l\o. •5i4' L. PARAsiTA, K.elBl. Cat. parasita, Brunn. Mar. bor. liyein. Pali. Lestris ric/iardsorii , S\v. G. 44'- eliaco Ilal. ■ 5i5. L. CEPuus, K. et Bl. Cat. cephus, Brunn. Mar. arci. hyem. L. parasiticus , S\v. L. crepiJata, Brm. Eur. med. , Jj. bufoni. Boia, Gould l- 44^- Familia 6y. Procellaridae. Subfamilia 17 4- Procellarinaei 254. DiOMEDEA , L. Aìhatrua , Br.' 5i6. D. EXULANs, L. Buff. pi. eiol. 287. Ali. et Pac. acc. Eur. 255, Procellaria, L. Wa^ellua, Ilay, Fulmam, Lcach, Rliantislt!, Kaap. 5ij. P. GLACiALis, L. glacialis et /tjemalis , 3Iur. arci, hjfiu. Brtn. Gould t. ^^G. Eur. vix.med. 256. TlLALASSlDROMA , Vìg. UydnbalM , Boìc, Procellaria, Kaup. a. Oceanites , K. el Bl. 5i8. T. wiLsoNi , Bp. Pr, pelagica, "Wils. Pr. Atlant. eur. afr oceanica, Licht. Hydr, oceaneus? Brm. am. Audub. t. 270. i. Tìialassidroma, K. et Bl. 519. T. LEACni, Bp. Pr.f arcata^ Gni. Pr. leu- Ali. eur. afr. ara. c/li , Temm. Pr. bullocki, Selb. Hydr. lea- chii, Brra. Gould t. 447- ^- '• *52o. T. PELAGICA, \'ig. Pr. pelagica , 1j. Jlydr. Mar. heniisph ferroensis el pelagicus, Brm. G. t. 447- f- 2. arct. Medit. N. Anh. Se. Natub. Anno 4- Tom. 8. ay* 4a6 CCCELLl EUBOPEI c. Bulweria, Bp. 5ai. T. BULWERi, Bp. Pr. bulweri, Jard. Ali. enr. praes. Gouid t. 44^- merid. 257. PcFFINCS, Br. Thielltu, Glog. 522. P. MiJOB, Fab. Pu^. J'uliginosus, Slrickl. fioreal. Am. s. nec Pr. f uliginosa , L. jun. *523. P. ciNEREus, Sie^\\. Pr.puffinus , Temm. Mar.Eur.s. Me- nec L. Pr. cinerea^ Gm. Gould t. 445- diterr. •524. P. ANGLORUM, Ray, Pr. ;3j^««j, L. Brunn. Oc. eur. Medit. Pr. arcticus, Fab. Gould t. t^l^Z. etiam orient. *525. P. oBscuBDs, Sleph. Pr. obscura, Gm. Medit. Ali. praes. VieiU. Gould t. 444' Americ. Familia 68. Alcidae. Suhfamìlia 175. Alcìnae. 258. Alca , L. Pmjumu», Saim, 526. A. iMPENNis, \a. Alca major., Br. G. t. 400. Mar. arclic. 259. UtAMANIA , Leach, lorda, Dumér. *52'}. U. ToRDA, Steph. Alca tarda el pica, L. Boreal. hyeni. A. minor, Br. Gould t. 401 • Eur. m. 260. MORMOK, 111. Fratertula, Br. Larva, VuHl. 528. M. GLACiALis, Leach, Gould t. 4'>4' Boreal. ulr.Hem. •529. M. ABCTicus, III. A. arctica, L. M.fra- Boreal. utr.Hem. tercula , Temm. Landa arctica , Pali. Medilerr. Fratercula arctica^ Cuv. Gould t. 4o3. DEL PB. BORAPARTE Suhfamilia 177. Urinae. 261. MerGCLVS , Ray, Antica, Mothr. 427 53o. M. ALLE , Alca alle , L. Uria minor, Br. Boreal. h. Eur. Uria alle, Lath. Gould t. 402. med. Am. s. 262. GrTLLB, Braodt, Cepphut, Pali. Uria, Gr. 53i. G. coLCMBA, Bp. Colymhus grylle, L. Ur. grylle, Lath. C. columla, P;ill. C. grjlle , '•■ Cuv. Grylle scapiiIaris,Slepìì. Ur. groen- landica, Gr. Gould t. Sgg. 532. G. CARSO, Brandt. 533. G. u&NDTi, Bp. Uria mandti, Licht. Mar. boreal. Bor. Eur. or. Aj. Bor. Eur. et A<. 263. Uria, Br. Cataraete$, Gr. ♦534. U. LoMvrA , Brunn. Uria traile , Temm. Ocean.glac. Mar. Cepphus lornvia , Pali. Gould t. 896. s.Am.s.adocc. *535. U. ARRA, Pali. U. traile, Brunn. U. britn- Boreal. h. Eur. nielli, Sabine, U. franosi, Leach , Alca etiain. m. pica, Faber. Cepphus arra. Pali. G. t. 898. 536» U. &1NGTIA, Brunn. U. lacrymans. La Py- Islandia. lage, U. leucopsis, Brm. Gould t. 897. FamILIA 69. COLYMBIDÀE. Suhfamilia 178. Coljmbinae, 264. GOLYMBCS , L. Ctppku», Pali. SudyUi, HI. *537. e. GLACiALis, L. C. torquata , Brnnn. C. iinmer, Brunn. L. Gould l. 898. *538. C. ARCTicus, L. Cepphus arclicus , Pali. Gould t. 894. 539. C. BALTHiccs, Hornschucli, C.macrorhyn- chiisJ Br. Eur. praes. s. As. s. Am. s. Eur. praes. ». As. s. Eur. seplenlr. 428 UCCELLI EUROPEI *54o. C. SEPTERTEioNALis, L. C. lumme, Brunn. Boreal. h. etiam Cepphus septentrìonalis 1 Pali. G. t. SgS. Eur. merid. Suhfamìlia 179. Podicipinae. 265. PODICEPS, Lath. Colymtmt, Bt. *54i- P- caiSTATCs , Lath. Col. criitatus, L. C. cornutus , Br. Pali. C. urinator, Scop. Lophaytliyia cristata , Kaup. G. t. 388. *542. P. LONGiROSTRis, Bp. Compi. Faun. It. t. *543. P. suBCRisTATUs, Jfard. Col. suhcristatus , Jacq. P. rubricollis, Lath. C. cucullatus et /zaefi'jM, Pali. Pedeaithyia subcristata, Kaup, GoulJ t. 38g. 544- P- ARCTicus, Boie. Naura. t. 71. f. 109. *545. P. CORNUTUS, Lath. Col. cornutus et oh- scurus, L. Djtes cornutus, Kaup. G. t.Sgo. *546. P. AURiTus , Lath. Col. aurilus, Br. Proctopus auritus, Kaup, Gould t. Sgi. *547' P- MiNORy Lath. (minime Sylbeocyclus Bp. err. typ.) Col. fluviatili^, Br. Co^. minor et hebridicus, L. Gould t. 392. .K'i>iii,i .J . ■■ '.,>,: ■ : :) .■ 1 1 i.ìSM Non ho incluso in questo Catalogo i seguenti Uccelli perchè non li credo europei sebbene altri li ritenessero tali, ed io slesso per alcuni fossi dello stesso parere. 1. Sylvia, anthoides, Vieill. (pi. enl. ^52. f. i.) che sembra la Motacilla noveboracensis , Gm. dell' America settentrionale. 2. CiNCLus FALLASI, Temm. specie asiatica data all' Europa per er- ror di geografia. 3. TnRDus DUBics, Bechst. specie Teramente dubbia, e se diversa dalle registrate abita esclusivamente 1' Asia settentrionale. 4. MiMDs HCFOs, L. specie americana che si dice talvolta uccisa in Irlanda . 5. Okeocincla vahids, Goald (Turdus varius, Horsf. ) che dalla Nuova Olanda crediamo a stento emigri nel Giappone, ma per niun modo possiamo ammettere a formare una seconda specie europea del genere. 6. Alauda bimacclata, Ultnétr. specie non mai finora osservata den- tro i limiti Europei comunquemente si voglia allargarli. 7. CoBVCS DAURicus, Pali, buona specie dell' Asia d'onde ha scon- finato soltanto per quei naturalisti che I' hanno scambiata con una varietà del Corvus monedula . &• ST&kHAPTRs PARADoxcs, 111. che sembra non uscire dalla Siberia. 4^0 UCCELLI EUROPEI g. Lagopus HnPESTRis, Sabine, seppur buona specie, esclasiva- mente americana . 10. EnnYNORHYNCHus PTGMAEns, Bp. Platalea pygmaea, L. specie Asiatica, per falsa asserzione registrata fra le Europee. 11. Ahdea hehodias, L. specie americana che non crediamo mai volata in Europa . Piuttosto che ammettere come specie d' Europa le antecedenti ed altre o equivocate, o supposte, o ammesse per iiuluzione di vici- nanza geografica , o perchè portatevi dall'uomo, o almeno da qual- che bastimento su cui rlcovrarono in tempesta^ sarei in verità ten- talo di eliminare le specie seguenti . I. Haliaeths LEtrcocEPHALus, Savgn. Aquila d' America, circa la quale vorrei fosse provato che gli esemplari di Norvegia spet- tassero veramente ad essa e non ad una varietà che a cagione del clima abbia il capo più bianco dell' Haliaetus albicilla. ^. Nadclerus fdrcatus, Vig. cui malgrado le potentissime ali, appena vorremo credere europeo per li due esemplari acciden- talmente veduti nella Gran Brettagna nel 1772 e i8o5. 3. Elanus mblaropterus , Leach, nccello africano che tuttavia non si è mostrato che nel centro di Europa, onde si potrebbe sospettare fuggito da cattività . 4. Falco concolor, Temm. pi. col. 33o ugualmente d'Africa, che può essere stato scambiato col Falco eleonorae da chi lo disse europeo . 5. Caprimulgus cliaiacdrus, Vieill. venuto dall' Africa una sola volta in Provenza . 6. TuEDus AUROREus, Pali, il quale, se raramente dalla costa oc- DEL PR. BONAPABTE ^Zl cidentale di America trapassa nella Siberia più orientale, appena può supporsi che tocchi mai i limiti europei. j. Thedus mihor, Gm. specie americana, che per essere stata pre- sa parecchie volte in Italia, in Germania, in Inghilterra, non é a credere sia uscita di gabbia ; quantunque inesplicabile paja che i suoi aiTinìssirai non emigrino come essa in Europa. 8. TuHDns MiGRATORics , L. comunissimo in America, ma forse troppo accidentale in Europa. g. Fards bicolor, L. dell'America settentrionale, e comune in Groenlandia ; onde forse registrato come uccello della mo- narchia Danese , e quindi europeo . 10. Struthcs hyemalis, Bp. Emheriza hyemalls , L. specie am- messa europea come la precedente a cagione senz' altro della stessa geografica estensione politica. 11. Cdreus, meglio però Coccvzns americanus, Vieill. uccello a- mericano, quantunque più volte uccìso in Irlanda. la. EcTOPisTEs MiGRATORins , S\v. che dubitiamo forte non es- servi altrimenti che portato . i3. Ortyx virginiana, Bp. affatto indigena di America, ma in- clusa nel nostro catalogo, per trovarsi del tutto naturalizza- ta in varie parti d' Europa e specialmente in Inghilterra. 14. Otis hocbara , Gm. troppo accidentale dair Africa. i5. CicoNiA americana, Br. Accidentallssima dall'America, e quello che è più dalla meridionale, onde la crediamo sfuggita. 16. BoTAURUs LERTiGiNosns , Montag. certamente identico col Bo- taurus minor, Wils. d'America, d'onde s'ignora come ve- nisse una sol volta in Inghilterra . 432 UCCELLI EUROPEI i;. DiOMEDEA EXT7LANS, L. Le CUI ali benché robustissime appena possono persuadere qualche iuuga volata dai tropici fino alla fredda Norveggia ove soltanlo fu vista. iS. Tachtpetes aquilus, Vieill. Lo stesso dicasi di quest'americana specie veduta una sol volta alle foci del Weser nel geuua- jo del 1772. 19. CrGNOPsis CANADENsis, Brandt, quantunque uccisa più volle nelle Isole Brittaaniche. ::s :)irni^iir. ao. Plectropterus gambensis , Leach , specie africana. 21. Chenalopex AEGYPTrACA, Stcph. come la precedente. 22. Aix SPONSA, Boie, bellissima specie americana. 23. Caihina moschata, Fiera, forse sfuggila da cattività., i^ [sarà continuato) aitniiIlB ivi-n ; b il'liid ailii'/ ni rt Estratto dell^ Opera del signor Gitiale che oa PER TITOLO nr Trattato delle malattie calco- lose zr fatto e co^sEGNATO dall' accademico prof, Antomo Cavara Isella seduta delli i4 maggio 1840., e letto dal aiedesimo all'accademia delle Scieoze dell' Istituto di Bologna nel giorno a8 GENNARO 184I. Anacronismo , dice Civiale nella sua prefazione , e qui notisi la forza del termine , sarebbe 1' enunciare la ci- etotomia come metodo generale, e mette che il pro- blema in oggi è risoluto := Metodo generale è la lito- tripsia =: 1 cibi non influire per nulla nella produzione di quegli acidi , che conducono alla formazione delia pietra . Considera poi lo stato patologico degli organi orinari come una delle cause più efficaci alla secrezione sovrabbondante di quel principj, che costituiscono i cal- coli . Questo stato patologico è risgnardato dall' Autore come una specie di flemmazia , e la presenza della pie- tra già formata è il mezzo più atto a mantenere questo stato abnorme . In questa condizione morbifica degli or- gani uro-pojeticl , i calcoli che si formano constano sem- pre di fosfato di calce , o di magnesia , laddove lo sa- ranno di tutti altri principj , se gli organi non siano ma- lati : fatto costante se ci atteniamo all'Autore. L'esa- me della storia delle affezioni calcolose , o a meglio dire delle diverse composizioni del calcoli , è una cosa tutta sua , e Interessantissima nella operazione della litotripsia. N. An:t Se. Natur. Anno 4- Tom. H. 28 434 SULLE MALATTIE CALCOLOSE Della composizione delle concrezioni urinarie. Dopo questo viene il nostro Autore a dirci , che dle- Iro la scoperta della litotripsia l' analisi della composi- zione dei calcoli ha perduto molto del suo interesse pei medici, (quantunque la litotripsia a preferenza dovrebbe essere in caso di apprezzarne i risultati ) poiché questa operazione non ha bisogno delle analisi della chimica per giungere al suo scopo . In Inghilterra specialmente si sono latte le più grandi ricerche sulla natura de com- ponenti i calcoli , colla lusinga di poter arrivare a sco- prire i sicuri menstrui litontriptici , che li decompones- sero . Le sostanze che si sono finora ritrovate nei cal- coli urinari si fanno ascendere giusta Gmelin a 3 1 ^ annoverando questo chimico di Heidelberg fra esse le diverse sostanze animali e coloranti . In generale però le sostanze più comuni sono: i.° l'acido urico :^ 2.° 1' u- rato di ammoniaca ^ 3.° l' urato di potassa , di soda e di calce ^ 4-° l'ossido xantico •, 5.° l'ossido cistico^ 6.° il fosfato calcare^ 7.° il bifosfato di calce ^ 8." il fosfato di magnesia • g.° il fosfato ammoniaco di magnesia^ io.° il carbonato di calce ^ ii.'' il carbonato di magnesia^ 12.° 1' ossalato di calce ^ i3.° l' ossalato d' ammo- niaca^ 14.° il benzoato d'ammoniaca*, i5.° la silice, iG.** il ferro ^ ly.*^ l' idroclorato d'ammoniaca-, 18." la materia animale , che varia giusta le diverse opinioni dei chimici , e non è essenziale alla formazione dei calcoli ^ 19.° per ultimo i principi coloranti , i quali diversificano essi pure al pari della materia animale , e al pari di quella non bene conosciuti . Dalla enumerazione di que- sti princìpi, e dall'analitico esame delle urine degli uo- mini tanto in islato di salute, che in istato di malattia 5Ì è convinti , che conforme a Vanhelmont noi emettia- mo giornalmente in dettaglio i costituenti la pietra , idea, soggiungo io, già per lo innanzi manifestata ancora da DI CITULE 4^^ Wanswieten allorché disse: omnes calculum mingimus^ sed separatim in niiiiimas partes constituenles, concreluras brevi ^ ad quodcumque corpus insolubile , cui occurrunl . Le analisi instiluite , e pubblicate fino ad ora dai chi- luici sovra ai calcoli orinari si fanno ascendere all'ec- cedente numero di olire a due mila . Delle differenti forme sotto le quali si presenta la materia calcolosa. La materia calcolosa sì presenta sotto molte forme : generalmente però si possono ridurre tutte le varie mo- dificazioni a due forme principali , e cioè , o alla forma cristallina , o alla forma irregolare . Le sostanze cristal- line , che si rinvengono in certi calcoli urinari , e che costituiscono , o l' essenza loro totale , o in parte sola- mente , constano dell' acido urico , di qualche sale , e dell'ossido cistico. L' acido urico si manifesta nelle uri- ne a foggia di pagliette , o laminelte , che si mostrano specialmente al punto in cui l' urina si raffredda , e si attacca alle pereti dei vasi o precipita al fondo , e co- stituisce in allora la cosi delta sabbia : queste laminelte poi riunendosi insieme costituiscono 1 calcoli , il colore dei quali è variabile . L' ossalato calcare è stato rinve- nuto solo allo stalo di perfetta purezza , e cristallizzato nei reni , e negli ureteri . Il fosfato di calce si osserva rare volte, e il Brugnatelli riporta un'analisi da esso lui istituita sopra un calcolo , in cui ritrovò il bifosfato
  • * di calcoli alternanti. Dei nuclei dei calcoli ùrìnari. I calcoli uririari cominciano per l'ordinarlo da un piccolo corpicciuolo , che a poco a poco si accresce in volume ^ ma non sempre però si giunge a distinguere questa prima massa primordiale , poiché in alcuni sem- bra osservarsi una sostanza tutta omogenea , e ciò suc- cede specialmente nelle concrezioni o terree , o cristal- line , nella composizione delle quali entra a preferenza l'acido urico, o l'ossido cistico. Alle volte il nucleo non è unico , ma se ne osservano più d' uno ^ altre Tolte in vece del nucleo si osserva una cavità , che probabilmente era formata o da un grumo di san- gue , o da una sostanza mucosa concreta , attorno a cui si è riunita la materia calcare , e questo grumo o denso rauco , si sono in seguito disseccati lasciando in loro luogo la cavità, che si osserva. Il nucleo le tante volte è di un colore , e gì' inviluppi di un altro. Alcuni pretendono che i nuclei sieno sempre calcoli , i quali discendono dai reni : altri sostengo- no potersi quelli formare ancora entro la vescica. Tutti i corpi estranei, come ognuno ben sa, introdotti in ve- scica, o per la via dell'uretra, o per qualunque altro modo , come per esempio in seguito di una ferita , pos- sono servire quali altrettanti nuclei di concrezioni uri- narie ^ e qui r Autore fa una lunga descrizione dei va- rii corpi , che si sono osservati formar nucleo di cal- coli , il che mi è pure avvenuto di osservare nella mia pratica , e in fra questi citerò il caso di una forcella 01 GIVI ALE 4'^9 di ferro, le cui punte restavano fuori della lunghezza della concrezione urinaria , e ciò produsse qualche im- barazzo al momento dell' estrazione . Questo fallo , che vien [)ure riferito identico da Civiale , a me accadde in una giovinetta in età di 8 anni circa . Dei caratteri Jlsici delle concrezioni urinarie. I caratteri fisici riguardano specialmente il volume , il peso , il numero , la configurazione , la consistenza , e il colore dei calcoli. I calcoli dei reni come quelli del- la vescica variano essi pure in rapporto al loro volume e peso reciproco , passando questi per vari gradi dalia grandezza di una piccola testa di spilla , a quella di un grosso ovo di gallina come riferisce Pohl . 11 peso me- dio però di tali concrezioni è quello di una dramma alle quattro . La grossezza poi dei calcoli della vescica varia anch'essa, e notabilmente, come ognuno ben sa^ ed è questa sopra tutto che interessa maggiormente la pratica chirurgica . Il loro aumento , e il loro volume non istanno sempre in ragione diretta dell' epoca del loro incominciamento , mentre alcuni crescono rapida- mente, ed altri dopo veni' anni di loro presenza in ve- scica non giungono che al peso di poche oncie . Si ci- tano esempi di pietre che ascendevano al peso di oltre a tre libbre e mezza , e ciò riferisce Earle nelle Tran- sazioni medico-chirurgiche , facendo in pari tempo co- noscere il pericolo a cui vanno incontro quegl' impru- denti chirurghi , che si accingono all' estrazione dei cal- coli assai voluminosi . S' incontrano pure calcoli sofler- mali nell' uretra , nella prostata e nel prepuzio ^ ed an- che questi variano assai di grossezza fra loro , ed io ne ho consegnati alcuni al nostro Gabinetto patologico , e- sistenli nell' uretra di un uomo , e che erano di un vo- lume assai considerevole . Riguardo poi al numero dei calcoli ognuno ben sa quanto possa questo variare. Gli 44o SULLE MALATTIE CALCOLOSE esempi riferiti da Desault, e Dupuytren, ì quali estras- sero dalla vescica di un sol uomo più di dugento cal- coli, ne danno una chiara prova. Nella mia pratica mi è avvenuto di estrarne una volta fino a trentadue , i più piccoli dei quali sorpassavano in grossezza le noci mo- scate , e malgrado 1' età pressoché ottuagenaria dell' in- fermo , guarì questi perfettamente . Rapporto alla loro conBgurazione le più variabili concrezioni urinarle sono quelle che si riscontrano nei reni , in fra le quali me- rita di essere annoverata quella , che si cita negli Atti degli Eruditi di Lipsia coi seguenti versi : Monstrum horrendum, informe, ingens, cui qualuor adsunt Rite pedes, gibbumque horrida cauda premit. Scabritie rigida est pellis : dentesque minaces Longior antrorsum , et dira proboscis adest. I calcoli della vescica sono meno variabili . La loro consistenza poi presenta delle differenze infinite, passan- do per gradi da una mollezza quasi fluida alla durezza superiore a quella dei marmi. Quanti colpi di martello, dice 1' Autore , non si sono dovuti impiegare ( e quanti martlrj , aggiungo io , non avrà sofierto il paziente ) dai litontritori per teotare di frangere alcuni calcoli . Il co- lore è di lutti i caratteri fisici dei calcoli il meno im- portante^ alcuni di questi sono gialli, altri rossi , rosei, grigi , bruni , bianchi , nerastri , e per fino del tutto ne- ri. Il che dipende dai diversi loro componenti. Io pre- sentai tempo fa al nostro Gabinetto di patologia alcuni calcoli perfettamente bianchi , da me trovati nella ve- scica di una donna morta di pneuraonite . Il dotto no- stro Signor Dottor Paolo Muratori , ne fece una qual- che analisi , eh' egli si riservò a compiere a suo beli' a- gio . Egli mi assicurò , che constavano di fosfato di ma- gnesia , cosa non comune a parer suo . Nel cadavere di questa donna trovossi pure gran copia di una so- stanza pulverulenla dell' istesso colore e dell' istessa na- DI GIVI ALE 44* tura , che esìsteva nella pelvi del rene sinistro nel corf rispondente uretere , e nella vescica . Deir odore e del sapore delle concrezioni urinarie. Hanno i calcoli urinar! un odore sui generis, per Io più traente all' odor forte nrinoso . Brugnatelli però as- serisce averne rinvenuti alcuni che tramandavano odore di castoro, di menta piperioa , e di tabacco di Spagna, e il Sig. Chevatter cita di aver veduto un calcolo, che esalava P odore del muschio . Sul sapore delle pietre uri- narie poco o nulla evvi a rimarcare . Delle lesioni organiche prodotte dalle ajffezioni calcolose. L' affezione calcolosa , risultante dalla presenza più o meno lunga di un calcolo può produrre alterazione or- ganica nei reni, negli ureteri, nella vescica , nell'uretra , e nei vicini tessuti. Le lesioni dei reni si riferiscono, alla infiammazione , alla gangrena , alla suppurazione , alla ipertrofia , all' atrofia , alle affezioni spasmodiche più o meno intense , e conosciute più comunemente sotto il nome di coliche nefritiche . Le anormali conseguenze negli ureteri, prodotte dall' affezione calcolosa , consisto- no specialmente nella dilatazione più o meno conside- revole o in parte , o in tutta la lunghezza del canale , in una flemmazia più o meno forte di queste parti , a cui ben sovente succede un restringimento abnorne, delle idatidi etc. . La forma della vescica va soggetta non rare volte a mutamenti in causa delle affezioni calcolose: la iper- trofia, e l'atrofia delle sue pareti ne sono pure una con- seguenza , e quindi ha origine l' ampliazione , e la dimi- nuzione della sua cavità . Le vesciche , chiamale comu- nemente col nome di vesciche a colonne , dipendono le tante volle dalle ripetute flemniazie, occasionate per la presenza di calcoli . Trewes ha dimostrato in una 44 2 SULLE MALATTIE CALCOLOSE tavola questo stato patologico , e Morgagni così la de- scrive : „ Hoc viscus , cordis humani magis, quam cy- slidis urinariae, figuram habuit.... ad Internara supertì- ciem numerosi etiarn lacerti , cordis illis non absimiles fuerunt ,, . Da ciò risultano le tante volte quelle cellule, e quei recessi in cui si raccolgono e chiudono i calco- li, e da cui , dice Morgagni , proviene quella somma difficoltà , che incontrano in simili casi gli operatori nello afferrare la pietra , che con tanta certezza avevano ri- scontrata nella esplorazione. La infiammazione, la sup- purazione, la gangrena , la ulcerazionelfiono pure con- seguenze non rare delle affezioni calcolose della vescica. I calcoli che si arrestano nell' uretra possono portare delle uretriti , alle quali succedano i rislringimenti : così la prostata che abbraccia il collo della vescica dalla impressione di questi corpi estranei può essa pure ri- sentire alterazioni patologiche di flemniazia , di ulcera- zioni , di aumento , o diminuzione del suo normale vo- lume . Le parti attigue , e i tessuti vicini alla vescica possono pure venire notabilmente alterati , e noi abbia- mo negli atti di questa nostra Accademia delle Scienze ristoria riferita dal Molinelli di un uomo di 70 anni, che travagliato da lungo tempo dai forti dolori della pietra , fu veduta questa uscire dal perineo , ove si era fatta una via : pesava questo calcolo oltre a due oncia e mezza , e il malatd sopravvisse a un tale emergente per lo spazio di alcuni anni , senz' altro incomodo , che quello di una fistola al perineo. Molti altri esempi si ri- scontrano presso gli autori di pietre spontaneamente uscite o per l'ano , o per altre parti attigue alla vescica, delle quali essi avevano alterati , e corrosi i tessuti organici . / DI CIVULB 44^ Della diagnosi delP affezione calcolosa . Due sono i mezzi , come ognuno sa , di cui si ser- vono i pratici nella diagnosi delle affezioni calcolose : la semeiotica cioè, e la esplorazione diretta. Si chiamano sintomi dell' affezione calcolosa quei fenomeni insolili, che insorgono nell' individuo per la presenza dei calcoli . Variano questi naturalmente al variare del luogo in cui ritrovasi il calcolo , e su questi fino ad ora non si hanno che osservazioni incompiute : laddove ai giorni nostri la esplorazione va del pari coli' anatomia patologica , e som- ministra almeno nei casi di calcolo di vescica , segni diagnostici così positivi quanto è permesso sperare , Dei sìntomi delle aff'czioni calcolose nei reni e negli ureteri. In alcuni individui si mostra non rare voUe la emis- sione della renella e in copia ahbondante nelle urine, senza che diano apparenti segni di alterata sanità. Iti altri per lo contrario qualunque emissione o di renella, o di piccolissimi calcoletli è sempre preceduta, e accom- pagnata da dolori ai lombi, al tragitto degli nreteri,al sacro, a! pube, alcune volte da vomito, da febbre, da soppressioni d' urine e da tutti i sintomi della colica nefritica . Si è fatto , in una parola , dai pratici delle affezioni calcolose renali , come dell' esistenza dei calcoli in vescica una serie inconcludente di sintomi , che tante volte invano si ricercano . Di fatti il precitato Morgagni ha raccolto una quantità di esempi , nei quali , si di- mostra mediante le autopsie cadaveriche instituite , che io molti individui si sono rinvenuti calcoli , esistenti nei reni , senza che durante la loro vita abbiano questi a- vuto alcun indizio della loro presenza . In alcuni altri all' opposto si sono risvegliati sintomi di tuli' altra naturo , 444 SCLLE MALATTIE CALCOLOSE Ulti da far credere anche ai medici più esperiaientali che fossero essi affetti da malattia affatto diversa . Altre volte poi venne fatto di osservare tutta la serie dei sin- tomi , che indicano 1' affezione calcolosa dei reni , senza che questa esistesse per modo alcuno . Tale è il caso di una donna isterica riferito da Sydenam . E quanto si è detto rapporto ai reni vale pure per gli ureteri. Dei sìntomi delle malattie della vescica prodotte dall' affezione calcolosa . L' apparato sintomatico , che risveglia variamente nei diversi soggetti la presenza di un calcolo in vescica ha costituito quel complesso d' indizi , conosciuto dai medi- ci sotto il nome di segni razionali della pietra . Tutti questi sintomi assai variabili fra di loro a seconda delle particolari idiosincrasie degl'individui che possono pre- sentarsi , o anche mancare non ostante la esistenza del calcolo in vescica , rendono per conseguenza i segni ra- zionali molto incerti. Servono essi ciò non pertanto a riconoscere lo stato in cui realmente si trova un mala- to , esista o no la pietra . I principali effetti dei calcoli in vescica sono , di eccitare le spasmodiche contrazioni delle pareti di questo viscere ^ ma sopra tutto la pre- senza irritante di questi corpi si fa risentire sull' orifizio interno dell' uretra , corrispondente al collo della vescica stessa , luogo in cui viene spinto il calcolo ogni qual volta l'infermo è costretto a spandere urine. A misura che la malattia avanza , si accrescono vieppiù maggior- mente tutti i sintomi . I dolori dapprima passaggieri si fanno più forti e prolungati , estendendosi al perineo , all' ano , al pube , ed anche ai reni . Il malato accusa un senso alla regione dell' ano , eh' egli chiama di pe- so : l' urina è mucosa fetida sedimentosa e purulenta . Il menomo esercizio di corpo aggrava questi accidenti . Un numero infinito d' esempi è perciò riferito dagli DI CIVULE 44^ Autori , dietro ai quali apparisce , che moltissimi sog- getti hanno portato in vescica pietre di mole anche assai considerevole, senza che essi abbiano mai risentilo il più che minimo indizio dei sintomi suaccennati. Nella pluralità dei casi però non mancano mai i calcolosi di provare sintomi più o meno intensi , e corrispondenti in parte a quelli di sopra enunciati. L'animale economia partecipando per consenso allo stato in cui si ritrova la vescica ne risente ancor essa danno , ed i visceri in ge- nerale , ma soprattutto il cervello manifesta un particolare simpatico consenso . Il Sig. Civiale annuncia come oa sintomo, fino ad ora non bene avvertito dagli Autori, la intermittenza dei polsi, cui dice egli avere sempre riscontrato nei calcolosi , e specialmente in quelli aOfettt da malattia antica . Ma il volere passare in rassegna , dice il nostro Autore, tutte le particolarità, e anoma- lie , che si veggono svilupparsi nei calcolosi di vescica ella è cosa pressoché ineseguibile. Da ciò ne segue, che per venire in chiaro della esistenza della pietra io vescica fa mestieri rivolgersi alla esplorazione . Della esplorazione della vescica. Il cateterismo , o siringatura non s' impara dai libri . La pratica sola e il continuo esercizio mettono il chi- rurgo in grado di bene eseguirla . La scelta della qua- lità , e forma dell' istrumento non può essere a piaci- mento o a caso . Le siringhe metalliche non cave ne pertugiate sono sempre da rigettarsi perchè non atte a liberare dall'urina la vescica, ogni qual volta il chirur- go trovi il bisogno di farlo . A torto in questi ultimi tempi si sono proposte per la esplorazione le siringhe rette. Sono esse, dice l'Autore, le tante volle le meno atte al bisogno . La ragione fisica , e anatomica vi si oppongono . In generale preferisce egli le siringhe cur- ve , ma di curva diversa a seconda delle circostanze . 446 SULLE MALATTIE CALCOLOSE II cateterisrao pertanto non è mezzo infallibile a rico- noscere la esistenza della pietra, nientrechè molti ed esper- tissimi chirurghi non rare volte sono stati tratti in erro- re : egli è però d' ordinario il meno fallace . E qui il nostro Autore fa gli elogi agi' istrumenti della litrotripsia j siccome i più adatti , e vantaggiosi nella esplorazione della vescica . Per mezzo loro, soggiunge egli, si riscon- tra sempre la pietra, purché questa si trovi in vescica: se ne determina il volume pervenendo ad afferrarla . Afferrata e stretta che siasi , si verrà in chiaro facil- mente se altre vi siano. Se esistono cellule vescicali* e riscontrata una volta la pietra , né più ritrovandola colla seconda esplorazione , o colla terza , se ne posso- no presumere dati sufficienti di probabilità. Si ricono- scono pure facilmente i funghi al collo della vescica , ì tumori della medesima, della prostata etc. . E notisi che tutto ciò si fa per mezzo d' istrumenti di retta Bgura , timto riprovati dall' Autore , come di sopra accennai. Non nfga però egli , che le esplorazioni , fatte con questi strumenti , non possono suscitare gravi infìammazioni di vescica . Delle cause delle affezioni calcolose. Inutile , dice l' Autore , sarebbe il ricercare con pre- cisione soddisfacente, ed assegnare le cause, che indu- cono le malattie calcolose . Quello però eh' egli é certo, a parer suo , si é che la pietra è un risultato di uno stato morboso degli organi urinari , e quindi ha origine, che da molti si ritiene il calcolo come causa della ma- lattia , mentre per lo contrario si dovrebbe risguardare come effetto . Per l' ordinario una delle cause più sod- disfacenti , che assegnare si possano come principio del- la origine delle affezioni calcolose si é la disuguaglianza , o scarsezza delle parti acquose , che si riscontrano nelle urine •, per cui si dà luogo a quelle combinazioni , che DI CIVIALE 447 valgono a formare i calcoli . Io generale Berzelius am- mette , che la principale causa esista nella secrezione renale. Alcuni hanno dato gran valore a certa sorta di alimenti , e di bevande : altri perfino al principio elet- trico . Noi abbiamo già veduto superiormente quanti di- versi principi abbia la chimica rinvenuti nella composi- zione de' calcoli. Egli è cerio però , che i bruti di al- cune specie non vanno essi pure esenti dalle affezioni calcolose urinarie . Ricerche statìstiche sulle affezioni calcolose . Le statistiche , che ci dà il Sig. Civiale , 'rapporto alle affezioni calcolose , comprendono lo spazio di un decennio . Sono esse un riassunto estratto dai documen- ti , che egli si è procurati tanto in Francia , che in moltissimi altri paesi . Quelli di Francia saranno senza dubbio i più esalti , poiché gli ha tolti egli stesso dai vari spedali di Parigi , e mercè una circolare del Mini- stro delP interno se ne è procurato ancora da tutti gli altri dipartimenti , che compongono quel regno . Riferi- sce i quadri statistici, che gli pervennero dalla Germa- nia , e che annunzia per i più esatti , e dettagliati , e che egli perciò descrive separatamente . Nella tavola ge- nerale si può di leggieri ravvisare quanto complessiva- mente sieno mai imperfetti questi quadri . Per addurne una prova basti il dire , che nello spazio di un decen- nio negli stati della Chiesa , eh' egli comprende sotto il nome generico di Romagna , annovera nella totalità qua- rantanove soli pietranti . Presenta oltre a questi altri quadri comparativi fra la totalità dei malati di ogni genere in un decennio parimenti , e quelli che si erano /nostrali attaccati da pietra ^ ma come ripelo i quadri più esatti e compiuti che egli porta sono quelli di Fran- cia . Da essi egli ritrae una conseguenza , che si è , a parer suo j di riconoscere quel paesi , nei quali a pre- 44B SULLE MALATTIE CALCOLOSE ferenza degli altri abboDdano i calcolosi . Ne eccettua però Parigi in cui dice che la fama delia nuova sco- perta della litotripsia ivi attrasse in un decennio amma- lati calcolosi non solo da tutta la Francia , ma ben an- che dall'estero. Ma sopra tre mila ammalati calcolosi, operati in quella capitale in questo lasso di tempo, egli non novera , che circa trecento individui , sui quali è stata praticata la litotripsia^ per cui supponendo io non forse inverisimilmente, che due terzi infra questi fossero tratti dagli abitanti di Parigi , verrebbero ridotti a un centinajo quelli che vennero dagli altri dipartimenti della Francia , e assai pochi forse dall' estero , numero che non farebbe in un decennio di tempo una variaziorie sen- sibile sopra i tre mila pietranti di Parigi . Ma allorquan- do si voglia magnificare la cosa , non mancano parole , benché poi queste non reggano al confronto dei fatti . Porta in seguito il nostro Autore un quadro nominativo dei pietranti operati colla litotripsia . Si fa egli a consi- derare quali siano gl'individui più soltopotsti, a preferen- za degli altri, all'affezione calcolosa, e quindi egli pro- nuncia , che più di tutti ne vanno soggetti quelli che conducono un genere di vita sedentario ^ a provare la qual cosa ci presenta anche su questo un altro specchio nominativo. Nota l'influenza del clima, delle disposi- zioni ereditarie , delle varie età . Considera in seguito la proporzione della mortalità per rapporto ai pietranti operati colla cistitomia , e ciò in vari luoghi , per varie epoche, e con vari metodi. Ma qui incorre pure in una fallacia considerevole a cagione forse della inesatteza dei dati , dai quali è stata questa desunta . Per ultimo egli correda l' opera di alcune tavole , che risguardan le varie figure, e grandezze delle pietre, non che i di- versi aspetti sotto cui si presentano queste concrezioni , e alcune risguardanti lo stato patologico della vescica . Ma io credo che qui assai bene cada in acconcio il fare un cenno delle discussioni che si ebbero all' Accademia DI CiTIlLE 449 Reale di Parigi sopra la cistotomia , e la litotripsia , di- scussioni, che hanno preceduto di tre anni la pubblica- zione di questo trattato delle affezioni calcolose pubblicato dal Sig. Civiale, e di cui ho riportato l'estratto. Un rapporto del Sig. Velpeaù fatto all'Accademia Reale di Medicina di Parigi nel giorno 28 aprile anno i835 sopra un lavoro del Sig. Leroy, che ha per ti- tolo „ Della litotripsia nel fanciulli „ eccitò una serie non interrotta di vivissime discussioni , che furono suc- cessivamente , e senza interruzione continuate fino al giorno 2 giugno dell'anno stesso. I Fautori della lito- tripsia non vi fanno , a dir vero , una bèlla comparsa , e le ragioni colle quali tentano essi di sostenere il nuo- vo metodo male regsorìo al confronto dei fatti addotti dagli oppositori. La litotripsia nei fanciulli, gice Velpea.u, attenendosi anche rigorosamente a quanto espone il Sig. Leroy ha tanti e si gravi inconvenienti , per cui si vede a colpo d' occhio , quanto questa in tali individui si ri- manga al disotto della cistotomia. Essa poi è tanto do- lorosa e i suoi travagli sono così vivi e prolungati, per cui fa duopo usare la forza per ' tener fermò il malato in ogni seduta. Oserò io asserire, continua Velpeau, che lo stritolamento della pietra merita infinitamente mi- nori elogi di quelli, che ora gli si accordano general- mente ? Con tutto ciò gli spiriti sono ancora troppo prevenuti in suo favore , e le pretese meraviglie , ed il prestigio con cui sì seppe circondare questo nuovo me- todo di operare i pietranti , hanno sedotto il pubblico, ed anche una parte dei medici , perchè io possa spe- rare di ridurlo al suo giusto valore , Ciò non pertanto la posterità stupita delle nostre inusìoni non esiterà a portare su questa invenzione un giudizio anche più se- vero del mio . Ciocché diede alla litotripsia tanta im- portanza agli occhi del mondo si è il timore del ferro tagliente. Ma colla litotripsia si pretende forse di evitare il dolore ? Non solamente nei fanciulli , ma ben anche N. Ann. Se. Natur. Anno 4- Tom. 8. 29 45o SULLE MALATTIE CALCOLOSE negli adulti la litotripsia espone a maggiori inconvenienti della cistotomia , ogni qualvolta il calcolo offra conside> revole durezza , ed ecceda il volunae di una noce , ogni qual volta sieno questi in un numero maggiore di uno o due , ogni qual volta gli organi urinari siano malati , che r individuo sia irritabilissimo, che l'uretra e la ve- scica non si prestino alla necessaria dilatazione etc. . La Società Medico-Chirurgica è stata fino ad ora ingannata da fastosi annunzi, ed ha bisogno di essere rischiarata su questo argomento . Da una parte si esagerarono a bella posta i pericoli della cistotomia , dall' altra si am- plificò la innocuità della litotripsia , ma si evitò però sempre di paragonare a circostanze analoghe queste due operazioni . Vi era un mezzo onde riconoscere il va- lore della litotripsia sopra la cistitomia , e cioè di cal- colare esattamente , e positivamente quanti calcolosi ve- nissero a mancare dietro V uno e l' altro metodo di ope- rare. Il lavoro del Sig. Blandin nel suo paralello fi'a la htotripsia, e il taglio riesci favorevole a quest'ultimo per riguardo alla mortalità . Egli è però il solo finora , che abbia osato fare un tale confronto . I partigiani , e fautori di questo metodo di triturare la pietra in ve- scica si sono fino ad ora sempre ricusati di venire ad esperimenti di confronto . Dietro questo rapporto del Sig. Velpeau letto all'Accademia di Medicina di Parigi si eccitò , come dissi , un' accanita discussione , che du-^ rò per varie sedute e per piìi mesi consecutivi . Il Sig. Sanson , il predetto Sig. Velpeau , e molti altri chiaris- simi chirurghi provarono a quell'Illustre Consesso, che molti di quegl' individui stati operati dal Sig. Civiale , e che egli diede poscia per guariti perfettamente mediante la litotripsia nei suoi quadri nominativi , riportati nel suo libro del trattato delle affezioni calcolose , non Io erano siali di fatti , ma che , o morti poco dopo per appo- plessia hanno dimostrato nelle autopsie cadaveriche i frammenti delle pietre tuttora esistenti in vescica, o DI CIVULE ^5l costretti a sottoporsi di nuovo ad altra operazione, cioè a dire al taglio , si sono da questi estratti vari calcoli di varia grandezza , che avevano per nucleo i frammen- ti della pietra triturata dal 6ig. Civiale , e da lui non estratti dalla vescica. In un rapporto dei Signori Percy, e Chaussier si legge : allorquando il Sig, Civiale ebbe dichiarato, che non rimaneva più alcuna porzione di corpo estraneo nella vescica , fu invitato dal Sig. Percy il Sig. Suberbielle ad assicurarsi di questo fatto , e ri- conobbe all'istante, che esisteva ancora in vescica uà frammento di calcolo . E di tali esempi ne sono riferiti moltissimi . In una lettera del predetto Sig. Suberbielle diretta alla facoltà di medicina di Parigi si legge: Quando sorse la litotripsia io esaminai questo processo^ lo studiai più tardi , lo posi anche in opera , e lo consigliai a parecchi calcolosi •, ma dopo essere stato testimonio de- gli accidenti prodotti dalla litotripsia , dopo avere io medesimo verificata la esistenza di frammenti calcolosi nei casi io cui si era dichiarato , cbe non ne esiste- vano più , dopo avere avuto frequenti occasioni di ope- rare dei malati , in cui la litotripsia aveva fallito , rima- si convinto che questo processo poteva tornar utile in picco! numero di casi , ma che la cistotomia restava ancora la più sicura risorsa dei calcolosi : che la cisto- tomia era la regola , la litotripsia la eccezione : doman- dai , ed ottenni dall' Accademia di Medicina la nomina di una commissione incaricata di prendere conoscenza dei fatti , e a questa potei provare , e sostenni , che la litotripsia era un metodo incerto in quanto alla esecu- zione , infedele in quanto alla garanzia della guarigione , pericoloso nelP applicazione , più doloroso che la cisto- tomia , impraticabile in moltissimi casi , richiedente un tempo considerevole, inducente una mortalità maggiore di quella della cistotomia , alla fine esponente ad acci- denti consecutivi più numerosi e più gravi che quelli di quest'ultima operazione. Tutti i fatti da me osservati /[Sa SULLE MALATTIE CALCOLOSE mi hanno convinto della esaltezza di tale mia opinione, ed a provare che questa non è il risultato di una opi- nione preconcepita entrerò in qualche particolarità di fatti . I mezzi preparativi che adoperansi prima di ve- nire allo stritolamento sono annunziati come affatto da non temersi in modo alcuno , ed io vidi parecchi malati sui quali questi preparativi produssero gravi inconvenien- ti . Il Sig. Micali negoziante di Livorno fu da questo solo tentativo ridotto a tale condizione , per cui soggiacque . Il Sig. Ghevals , banchiere a Parigi , soggiacque pari- mente nel corso dei mezzi preparatori. Nel 1824 il Sig. Turgot sottomesso alla litotripsia ebbe l' uretra , e l' intestino retto perforati , e non guari da questa doppia infermità , che mediante la cistotomia praticata dal Sig. Dupuytren . Nel 1826 il Sig. Petiet medico a Gray , scrisse poco prima della sua morte al Sig. Morland Prof, a Bigione in questi termini : Il Sig. Sulaerbielle , la cui riputazione mi è conosciuta è l'uomo dell' arte sul quale riposava tutta la mia confidenza : alcune circostanze in- dipendenti dalla mia volontà furono la causa che io non vidi questo celebre chirurgo a Parigi : io aveva tuttavia esposto il desiderio di vederlo , e ne aveva parlato ai Sig. Magendie , Dubois , Marjolin , Amussat , e ad altri. In appresso il mio stato non mi permise più di visitar- lo , uè di chiedergli consiglio . Amussat m' introdusse il suo strumento di litotripsia per ben tre volte, e non potè afferrare la pretesa pietra, sopravvenne Civiale, che nella sua esplorazione offese particolarmente i vasi sper- matici , donde infiltrazioni , e depositi nello scroto ; cinque di questi tumori furono aperti „ Suberbielle si recò poscia a Gray, ove esplorò il confratello^ e rico- nobbe la esistenza in vescica di un calcolo assai, volu- minoso : la espressione adunque usata dall' infermo di pretesa pietra è erronea. Nel 1828 il Sig. Senécal nei tentativi di litotripsia ebbe l' uretra e un corpo caver- noso lacerati , donde infiltramenti sanguigni , infiamma- DI CI VI ALE 4^^ zione eie. Gosselin nell'anno stesso trattato Inutilmente colla litotripsia ebbe a soQVire gli slessi sintomi. Il Sig. Corrai di Nerves morì frai più vivi dolori dopo dicianno- ve sedute : la sua vescica era sede di una infiammozio- ne intensa . Un altro infermo citato dal Sig. Blondin do- po un tentativo di litotripsia ebbe la vescica infiammata , e morì quindici giorni dopo . Un maniscalco di Puy-de- Dóme , all'autopsia del quale assistette il Sig. Breschet, aveva, in conseguenza dei tentativi di litotripsia, la vescica perforata come da uno stampo , donde risultò una in- 'fìltrazione urinaria , la gangrena , e la morte . Un vec- cbio Ufficiale della guardia imperiale , ma che d' altra parte godeva buona salute, trattalo a Parigi colla lito- tripsia , fu ridotto a tale deperimento , che in breve mancò. Nel 1829 un consigliere della corte Reale di Besancon , era venuto a Parigi , dice sempre Suberbiel- le , per essere operato col taglio da me . Ne fu dissua- so, e lo sottoposero alla litotripsia . Egli morì dopo la terza seduta di cistite e peritonite . Il Barone Fonché dopo alcune sedule fu assalito da forte cistite , e desi- stette dalla intrapresa cura. Un certo Jean dopo la li- totripsia inconlrò un catarro di vescica. Nel 1882 il Generale Rognet ebbe fino dalla prima introduzione del lilolrilore 1' uretra lacerata e un ascesso in conseguenza allo scroto. Nel 1884 il Sig. Ettore Chaussier sotto al- tre sedute di litotripsia , che durarono quasi un anno , ebbe due volte la vescica pizzicata , e due porzioni di mucosa strappate dall' islrumento lilolrilore . Il Sig. Lar- rey cita un certo Lecomte , che nel primo tentativo fu assalito •;•>' "p-,.;! ••-''! ;.-f. a. Phasia Dissimilis Ronda. Mas. Long. Mil." 9-1 1. „n,: Palpi ^ Antennae^ Facies^ Frons^ Thorax^ Alae circiter . ut in mare praecedentis — Abdomen rubeum , basi plus \el minus lutescente — Fascia intermedia sacpe nulla 4^2 OSSERVAZIONI vel luinitna , si raro elongata tunc exilis , marginibus irregularibus , fusca — Pedes saepe nigri, femoribus et tibiis non raro basi rufescentibus . Foem. Long. Mil." 6-8. ladistincta a faeminis praecedentis speciei Habitat ia Italia. 3. Pbasia Taeniata Pz. Meig. Rob. D. Macq. eie. Mas. Long. Mil.'^ 6-8. Palpi ^ Antennae^ Facies^ Frons ^ Teoreta: circiler ut in masculis praecedentium specieruin — Alae basi lute- scentes fascia intermedia , dinudiata , transversa , lata , fusca — Squamae plus minusve rufo ferrugineae — • Ab- domen luteo rufescens fascia longitudinali basi exili apice valde dilatata et extrema segmenta omniao vel fere om- nino tegente , fusca — Pedes nigri , Foem. Long. Mil." 5-^. ladistincta a faeminis praecedentibas. Habitat ia Gailia, Germania, Italia, La nuova specie, Dìssìmiìis mìhi^ cbe non si può confondere colla Dispar , per la minore grandezza , pel colore dell' addome , e per la mancanza totale , o qua- si totale della gran fascia nera addominale nei maschi , potrebbe forse credersi una varietà dell' Ohlonga di Ro- bineau, oppure della Campestris ^ ò^W Arvensis ^ o del- l' Agrcstis dello stesso autore , che forse non sono se non tre differenze individuali della prima specie ^ ma i.° La grandezza della Oblonga è posta come eguale a quella della Crassipennìs Fab. Mas. , e così si dica del- le altre specie, somigliantissime a quella, all'asserzione del Robiueau . a.° Il maschio e la femmina delP ohlonga sì dicono avere eguale il colorito delle ali , e cosi devono averlo le tre altre specie , simiUimae oblongae . 3.° Il colorito dell' addome in tutte quattro queste specie non è distinto da quello del Mas. della Dispar mihi se non se per la totale o quasi totale mancanza della gran fascia nera dorsale, dunque sarà anche in esse di un color giallo fulvo. Per conseguenza i.° La grandezza distintamente minore. 2.° Le diversità esistenti fra l' uno e l' altro sesso e nell' ali e nel restante del corpo . 3,° La mancanza totale o quasi totale della gran fascia nera addominale . 4.° Il colore dell' addome costantemente rosso vinoso o granatino più o meno carico nei maschi , distinguo- no rettamente le specie dissimili dalle congeneri . NECROLOGIA DEL PROFESSOR LUIGI METÀX\ ' 'f> '«» Gravissima perdita haa patito le lettere, le scienze naturali , il nome italiano nella morie del Professore Luigi Melaxà avvenuta nel giorno 24 novembre dopo lunga penosissima malattia sostenuta con esemplare cri- sliana rassegnazione e coi conforti tutti della santa Re- ligione. Il genio , la celebrità di un uomo che ha consacrato tutta la vita alla scienza , posponendo ogni altro inte- resse , e le stesse domestiche bisogne alla pubblica i- struzione , è un virtuoso esempio da offerirsi al pubbli- co, onde inflammar gli animi a calcarne le vestigia. E ben ci duole che T angustia de' prefissi limili non ci permettano riportarne che pochi cenni biografici. Luigi Melaxà nacque in Roma nel i^y^ dalla nobile Maria Ray romana , e dall' Avvocalo Demetrio de' Con- ti Melaxà di Gefalonia . Istituito in questo nostro Col- legio Nazzareno sotto il magistero di que' grandi Pro- fessori , ebbe nutrimento dei più sani precelli di lette- ratura, filosofia e matematica, e i primi semi raccolse che doveano svolgere sì abbondevoli frulli . Molti fra i suoi condiscepoli sono gran parte della gloria italiana , come un Eminenlissimo Sig. Cardinale Pedicini , un Cav. Angelo Maria Ricci, un Conte Giuseppe Albor- ghetti , il eh. Prof. Barlocci , un Avv. Angelo Bonoli , un Gay. Sampieri , ed altri che vanno del pari onornti NECROLOGIA DI L. UETAxl 4^^ per probità , per éenno e dottrina . Imprese quindi nella nostra Università la carriera degli studi legali , dai quali venne interrotto , quando l' Italia fu invasa da estera na- zione . Il Metaxà , tuttoché giovinetto , riparava in quel torno in Grecia , come in più quieto e pacifico asilo . Ripatriato , si volse alle mediche discipline, delle quali non è a dire come in breve tempo s'impadronisse tan- to , che anticipata l' età col senno , già levavasi a rino- manza , e conseguiva il posto di Medico assistente nel- l' Arcispedale di S. Spirito. Fu egli che fin dal 1802 fece conoscere in Roma, con una memoria letta all'Ac- cademia de' Lincei , la necessità d'introdurre e coltivare lo studio della Veterinaria nello Stato Pontificio. Il Go- verno accolse il progetto e volle erigerne una Cattedra , abilitando il Metaxà a studiare per un triennio a Pari- gi^ ma per circostanze di famiglia non potè approfittar- ne . Venuto peraltro in fama di svegliato ingegno, e di persona che già molto avanti sentiva nelle due Medicine umana e degli animali, ebbe la Cattedra di Veterinaria nel Romano Arciliceo . E qui gioverà avvertire come , mercè del suo veggentissimo senno , senza peregrinazio- ni all' estero , senza varcar mari e monti , potè da per se stesso ne' suoi domestici lari far tesoro di quelle di- scipline , che dovea indi a poco largamente prodigare altrui , e nelle sue opere e nelle sue lezioni . Ammirarono tantosto nel novello Professore una fa- condia , un metodo , una chiarezza nel trasfondere la scienza ne' suoi allievi , che in tutti che 1' udirono fece subito presentire qual sarebbe stato in età più matura . Né contento di ciò , dettava la storia degli animali , e da se stesso e a sue spese preparava gli oggetti per la scuola , gettando così i fondamenti del Museo Zoo- logico e Zootomico . Laonde il Governo, volendo anche meglio gratificare al Metaxà , lo prescelse al magistero della Veterinaria nello Stabilimento a tal uopo eretto nel palazzo di Papa Giulio, conservandogli nell'Univer- N. Anx Se. Natur. Anno 4- Tom. 8. 3o 466 NECROLOGIA sita la Cattedra di Zoologia . Roma deve a questo illu- stre scienziato tre Facoltà dianzi incognite , la Veteri- naria , la Zoologia e la Notomia comparativa ^ a lui lo Stabilimento di Mattazione o pubblico macello , di cui era Direttore Sopraintendente^ a lui finalmente due splen- didi Musei che s' ammirano nell' Università , di Zoologia e di Zootomia , eretti per munificenza sovrana . Le molte opere, eh' egli dettò per le stampe, vanno del pari celebrate per la sceltezza della favella e per la profondità delle dottrine . Consegnò a molti riputati giornali d' Italia varie me- morie di Anatomia e Zoologia , di Medicina Umana e Veterinaria . Pubblicò molte consultazioni medico-lega- li , ecc. ecc. Fu aggregato alle principali Accademie italiane e straniere . Esercitò la Cattedra di Medicina legale e quella di eloquenza nella nostra Università , sostenendo con comune plauso ad un tempo il faticoso esercizio di tre Cattedre . Fu onorato dell' amicizia e benevolenza di più distinti personaggi . Fu peritissimo delle lingue dell' antica Grecia e del Lazio ^ di che fan prova molte orazioni scritte con assai eleganza in quello e in questo idioma . Fu egli che propose una nuova teoria sulla genesi dei contagi, alla quale già piegarono le prime celebrità mediche d'Italia, come un Bufalini , un Puccinolti , un Pellizzari , ecc. Si levò ad alta fama come Autore di opere di tanta lena , che pochi han pari vanto . Seppe congiungere al- la severità di questi studi la piacevolezza delle umane lettere italiane e latine. Facile , vivace, espressivo, chia- ro , erudito è il suo stile . Pari all' ingegno e alla dot- trina era la rettitudine del suo cuore , la soavità de' co- stumi . Dotato di singolare modestia ( divisa del vero dotto ) tuttoché di nobile prosapia , non fece mai pompa di titoli , persuaso che le sole virtìi de' maggiori son y DI L. METAXÀ 4^7 poca cosa , dove non vengan confortate dal proprio me- rito . Si distinse in ispecialità nel difficile mestiere di educare le menti giovanili . Posponeva alle scuole ogni altro suo interesse attendendo molto all' altrui , nulla alla propria utilità . BeneGco a tutti , sovvenne anche agi' immeritevoli , ai malevoli . Mantenne a sue spese lungo tempo due suoi allievi. Di ninna cosa raostravasi avaro fuorché della gloria . Il cuore e la lingua erano in lui armonicamente concordi. L'amore disinteressato per la verità fu il suo più gran movente . A niuuo se- condo nell' arte del dire , e nella vivacità dello spirito e prontezza della mente , era ammirato pei suoi eruditi e festevoli ragionamenti , per 1' arguzie de' suoi motti . Fu piuttosto grande e bea fatto , facondo e lieto par- latore : ebbe ferma e robusta salute . Fra i patimenti e le angosce dell' ultima malattia , sempre integro di mente , non sembrò io lui intiepidirsi 1' amore pei buoni studi , dappoiché dettò per le stampe gran parte di una memoria sulla Morva equina^ di cui raccomandò la continuazione al suo primogenito Dottor Telemaco . Da ultimo , tolte le illusioni di questa caduca gloria mondana, tutto assorto nel pensiero di quella piìi nobile ed immortale , confortato dai più intimi veri sensi ed ajuli di nostra augusta Religione , passava di questa vita colla serenità del giusto, lasciando ai figli il più durevole pa- 5 Dal N.° 49 ^<^^^<^ Notizie del giokiso dei 7 DicGmbre 1842. 468 OP. PUBB. DAL PROF. METAXÀ Opere pubblicate dal Professore Luigi Metaxà. 1. Oratio de laudibus Leonis X. habìta in ecclesia Ar- chygimnasii. Roma i8i5. 2. Delle malattie contagiose e non contagiose degli ani- mali domestici i." edizione tom. 2. in 8.° Roma 1816, 2." edizione Roma 1842. 3. Memorie zoologiche in 4-° Roma 1821. 4. Del diritto privativo di vendere la china in polvere. Difesa a favore degli Speziali contro i Droghieri di Roma. Roma 1822. 5. Voto zoojatro-legale intorno una epizoozia di peco- re. Roma 1823. 6. Monografia dei Serpenti di Roma e suoi contorni . Roma 1823 in 4-'* y. Sulla pretesa vita e vitalità di un feto estratto col taglio Cesareo. Roma 1824, altro nel 1826. 8. Dissertazione Medico-Forense intorno ad uno Stupro. Roma 1824. 9. Osservazioni naturali intorno alle cavallette nocive della campagna Romana iJ^ edizione. Roma 1825, 2." e Zf edizione Roma 1839. 10. Sopra uno spontaneo incendio di fieno . Roma 1829. 11. Voto medico-legale suU' adulterazione dei vini in Roma i83i. 1 a. Judicium Physico-Medicum super binis prodigiis . Roma 1834. i3. Regolamenti di Sanità pel pubblico macello. Roma i836 in 8.° 14. Odi alcaiche. Roma i836. i5. L' antrace , i contagi , le intermittenti j lettere al Cav. Prof. Baroni. Roma 183^ in 8.'* 16. Cenni sulle febbri petecchiale e migliare. Roma 1840. 17. Memoria sulle afte bovine. Roma i84i. OPEUE rUBB. DAL PROF. L. DIETAXÀ 4^9 18. Memorie sulle febbri intermittenti. Roma i84i. ig. Oratio de scieDtiarum et litterarum abusu . Roma 1841. 20. Del ciamorro de' cavalli comunicabile all' uomo . Roma 1842. Molte Memorie , ed estratti di opere e giornali inserite nelle Effemeridi scientifiche e letterarie di Roma del 1822, e negli Annali Medico-Chirurgici di Ro- ma del 1839 al 1842. ìRENDICONTO DELLE SEDUTE DELl' IMPERIALE ACCADEMIA DELLE SCIERZE DI PIETROBURGO {Continuazione^ vedi T. VII. pag. 809.) Seduta delli 16 giugno i84i. II SIg. Ostrogradshf incailcato di esaminare una Memoria del Sig. Schulten professore ad Helsingfors sulle refrazioni e riflessioni per dei piccolissimi angoli d'incidenza, ne fa rapporto ra- gionato concludendo che, quantunque un tale esame non abbia fatto scoprire nel lavoro verun' idea di certa entità propria dell'Autore^ tuttavia facendo riflesso che il medesimo contiene quantità di cose utili a sapersi , e che di più si collega con altri lavori dello stesso Au- tore di già inseriti nella Collezione Accademica delle Memorie del Dotti stranieri, anzi serve a completarli, così e per questa ragione , e per essere , come si è detto , la Memoria non priva di interesse si propone che sia pubblicata nella Collezione anzidetta , il qual voto viene dall' Accademia approvato , Anche il Sig. Baer espone un giudizio favorevolissimo sul lavoro del Sig. Reinecke relativo allo stabilire delle marche sulle coste della Finlandia onde misurare si possa l' abbassamento successivo dal livello del Baltico, lavoro eseguito da questo abilissimo uomo di mare per secondare il desiderio esternato dall'Accademia, ed ac- compagnato da una carta e diversi piani. Anche questa interessantissima Memoria verrà inserita tra quelle dei Dotti stranieri. ACCAD. JJFXLE se. IH PIETROBURGO /) J I Seduta del/i 2 3 giugno. Il Sig. JBaer legge una Nota illustrativa sul Canis Lngopus . Sua Eccellenza il Ministro dell' istruzion pubblica an- nunzia all' Accademia , che 11 Curatore del circondarlo universitario di Rasan , domandando 1' autorizzazione di inviare i Signori Ditel e Bérézine ad un viaggio scien- tifico per la Turchia europea , 1' Asia minore , la Per- sia , la Siria , e l' Egitto all' efifetto di prepararli per tal modo alle cattedre delle lingue araba , persiana e turca che dovranno occupare nella detta Università , ha pre- sentato a sua Eccellenza il piano redatto dal Pro- fessore 3Iirza Kasemheg ^ ed approvato dalla prima classe della facoltà ClosoGca della detta Università , e particolarmente dai Professori della sezione orientale , plano nel quale sono determinate le seguenti cose: i.'' la durata e direzione del viaggio egualmente che la di- stribuzione del tempo ^ 2.*^' i luoghi e gli oggetti sui quali i viaggiatori devono dirigere di preferenza la loro attenzione-, 3.° il regolamento delle loro occupazioni, non che il modo da seguirsi nel renderne conto. S. E. il Ministro trasmettendo questo plano all' Accademia l' in- carica di farlo esaminare^ per lo che essa nomina com- missarii i Signori Fràkn e Dorn. Il Sig. Helinersen annunzia all' Accademia essere egli di nuovo incaricato da S. M. l' Imperatore di fare un viaggio nell' estate nei Governi di Tvver e di Raluga on- de verificare l' esistenza dei depositi di carbon fossile . Il Segretario perpetuo dell'Accademia partecipa l'in- fausta notizia della morte del Sig. Buhdingk che nel iSSg fece a spese dell' Accademia un viaggio geo- gnostico in Finlandia e Laponla. Siccome fa duopo tener conto dei giornali d' osservazioni , delle collezioni e di tultoclò che ha rapporto al viaggio del giovine e dotto naturalista , così il Segretario stesso , previe le opportune intelligenze col Sig. Heìmersen^ ha incaricato il Sig. Schòì ^ addetto provisoriamente al IMuseo mine- 47^ ACCAD. DELLE SCIEKZE ralogico dell' Accademia , di ricevere tutti questi oggetti e di stenderne un inventano completo . Seduta del/i 3o giugno i84i. Il Sig. Oustrìaloff ■pve~ senta un manuscrilto in lingua russa intitolato — Biogra- fìa delfeld maresciallo conte Roumiantsoff-Zadounaìzky — . fondata sopra dei documenti autentici tratti dagli Archivi del Ministero della guerra e di altri pubblici Dicasteri. L'Accademia sulla domanda dell' Autore gli accorda 1' autorizzazione di pubblicare quest' Opera . Il Sig. Brandt legge una nota scritta in lingua fran- cese col titolo — Osservazioni sulle specie viventi dell'Or- dine delle AsTEKiNE della classe degli Echinodermi. S. E. il Ministro dell' istruzion pubblica dirige all' Ac- cademia da parte del Principe Ereditario due medaglie, una di bronzo coniata in Roma nel 1889 in memoria del soggiorno che S, A. I. fece in quella Dominante , e 1 altra in argento coniala in Pietroburgo nella circo- stanza delle nozze della prefala Altezza sua . Seduta delli aS agosto 1841. H Segretario perpetuo presenta da parte del Prof. Trautvetter ^ membro cor- rispondente a Riew 5 una Mem. intitolata rr: Middendor- fia _, genus plantarum novum ::= , e da parte di Fischer de Jf^eiller 1= Un nuovo metodo per calcolare le altez- ze mediante il barometro senza logaritmi né tavole qua- lunque rz: Legge poscia diversi rescritti diretti all' Accademia durante le ferie da S. E. il Ministro dell' Istruzion pub- blica e nei, quali domanda il parere dell'Accademia i." sopra un Dizionario manuscrilto calmuco-russo di Gor- sclikoff ^ maestro di lingua calmuca nel seminario d'^- strakliau'^ 2..° sopra un antico crucifisso in serpentino incassato in argento trovalo in Novgorod-, 3.° sopra 12 monete d' argento dissotterrale nel governo di Tcherni- golF' 4'° sugli appunti somministrati da Audinet dietro le osservazioni di Hess e Lenz sul di lui metodo gal- vano-plastico^ 5." sulla iscrizione da collocarsi nel mo- DI PIETROBURGO ^yZ numento eretto a Kostroma alla Memoria dello Czar Michele-Federovltz e del paesano Ivan Soussanine ^ 6.° intorno a parecchie ossa di mammut trovate nel Gover- no di Smolensk. L' esame dei diversi oggetti è affidato alle commissioni cui appartengono . S. E. il Ministro annunzia ancora all' Accademia che il Colonello Peitsch^ il quale dal i8i3 al i8i5 fu me- dico di reggimento nell'armata russa, poscia ufficiale su- periore di sanità al servizio dei Paesi Bassi nelle Indie, all'epoca della sua morte accaduta nel 1889 ha per disposizione testamentaria legato a S. M. l' Imperatore, come attestato di riconoscenza e di attaccamento alla Russia, una collezione di cranii delle razze umane abita- trici delle Indie , come pure 1' altra di teschi di diverse specie di scimie , collezioni che il Dott. Siehold ha con- segnato al Gontr' Amiraglio Liitke durante 1' ultimo suo soggiorno in Olanda. S. M. fa dono dei detti cranii all' Accademia , che incarica Brandt di esaminarli o stenderne rapporto . Il Dipartimento delle colonie militari annunzia all'Ac- cademia che S. M. l'Imperatore ha decretato l'erezio- ne di una Cattedra d' Anatomia comparata e di Fisio- logia per le classi superiori nell'Accademia Medico-Chi- rurgica della Capitale , chiamando ad occuparla 1' Acca- demico Baer. Hess presenta all'Accademia, per commissione del Sig, Fatck addetto al Senato Imperiale di Finlandia, un altro individuo maschio della specie del Canis Lagopus , uc- ciso presso Helsingfors : altri cinque individui furono in seguito uccisi nella slessa posizione : intorno a che Baer legge una nota addizionale alla sua memoria sulla di- "stribuzione geografica di questa specie . Il Segretario annunzia che la collezione di minerali e di roccie formata dal defunto Bótìilingk è stata dai di lui eredi consegnata all'Accademia, che ha pure ricevuto i giornali d' osservazioni , disegni , incisioni ed altre carte 4j4 ACCAD. DErXE SCIENZE relative , le quali sono state consegnate all' accad. Baer che in compagnia di Helmcrsen ne dirigerà la pubbli- cazione . Seduta del i.° Settembre i84r. H Ministro dell' Istru- zion pubblica annunzia all' Accademia , che nelle foreste di pini del Governo di Tchcrnìgoff è comparsa immen- sa copia di una specie di insetto che minaccia di di- struggerli. Dei pini di loo e più anni sono già del tutto privi del loro verde , e la devastazione procede colla massima rapidità: l'animale divoratore, per quanto asserisce il Consiglio di Medicina di quel Governo , è il bruco della Phaìaena bombyx pini Lin. Il Ministro chiede all' Accademia il mezzo più opportuno per oc- correre ad un tale disastro : Brandt e Baer sono inca- ricati di occuparsene sollecitamente . Il Dott. Crassei domanda all' Accad. il permesso di presentarle un individuo al quale ha fatto svanire la ca- tarata mediante il galvanismo . Fatto dagli Accademici l'esame dell'infermo, Baer riferisce d'essere egli stato testimonio di due operazioni di questo genere eseguite dai Professori Pirogoff' e dal Dott. suddetto. Nell'uno e nell'altro caso la capsula della lente fu aperta con inci- sione in forma di croce , dopo di che introdotta una debole corrente galvanica, l'azione della quale durò cir- ca un minuto, quasi istantaneamente la pupilla nella mag- gior parte di sua circonferenza acquistò il color nero ed i malati poterono distinguere gli oggetti che gli si pre- sentarono •, l' assorbimento quindi della catarata , dopo una tale operazione procede colla massima rapidità. Lo stesso Crussel presenta anche un certificato del Dott. Thielemann^ medico in capo dell'Ospitale dei Santi Pie- tro e Paolo, in prova di un'altra simile operazione ese- guita in quello spedale. ACCADEMIA DELLE SCIEIVZE dell'istituto di BOLOGNA Sessione straordinaria dei giorno 8 Gennaio 1843. Convocati i due Ordini dell'Accademia per l'agglu- d.caz>one del I. Premio Aldini sul Galvanismo, prono- sto con Programma di pubblico Concorso del 3 1 Gen- naio 1841 , l'Accademia ha giudicata non meritevole del J^remio e della stampa ne' suoi Commentari 1' unica Me- moria pervenutale pel concorso istesso entro lo stabilito termine del mese di Agosto pr. pass. — Questo annun- zio, per la natura dell'oggetto, si è voluto sollecitare e premettere ai Rendiconti delle Sessioni dell'Accademia deV corrente anno 1842-43, che seguiteranno ad usci- re iQ questo Giornale. Errori Correziow pag. 52. Un. penult. - giacitura giuntura 5, „ „ ultima - giaciture giunture ì) ^^9 :j undici - esplorazione esplorazioni INDICE DEL TOMO Vili. MEMORIE ED ARTICOLI ORIGINALI Giuli Cav. Pkof. G. , Statistica mineralogica della Toscana pag. 5^ 4*^* Lai^za Dott. F. j Saggio storico etc. sopra la città di Narona pag. 16,81,217,2^2 Masiiani Conte G. , Sul terreno di trasporto nella Collina Pesarese la Tomba pag. 27 Bonaparte Princ. G. , Catalogo metodico degli Uc- celli Europei . . . pag. 56, i34, 161, 241 5 4^^ Da Barberino , caso di vomito osservato in una giù- menta pag. i5o Pascucci Dott. Luigi, di una tisi polmonale ^ . ,, igS JMamiani suddetto , Lettera al eh. Sig. ^rago . „ 296 Pilla Prof. Leopoldo , una passeggiata geologica ad Arquà ,,335 Poletti Prof. Lionello, esperienze sopra un nuo- vo antagonismo del midollo spinale nelle rane. „ 34o Mazzoli Prof. D. A., sulle correnti ter mele ttriche col mercurio „ 349 Gderardi Prof. Silvestro , nota sul precedente ar- ticolo „ 358 Angelelli March. Mass. , di un frammento di Di- cearco che tratta del monte Pelio . . . . ,,382 Poletti sudo. , Lettera sopra alcuni filamenti ner- vosi diretti alle dita della mano . . . . ,,395 Rondani Camillo , sulle diversità sessuali di alcune specie di Fasie 53 4 ^^ inoicB 477 ANALISI d'Opere, Memorie etc. e Ristampe. Alessandrini, Rendiconto delle Sessioni dell' Accade- mia delle Scienze. . . pag. 34, 177^ 3oo^ 821 KoBEL, sulla Gismondina, trad. del Dott. Galvani pag. 5 1 Bianconi G. B. , Articoli dì metallurgia galvano-e- lettrica 55 ^S BouLEY JuN. , Introduzione e?' aria nel salasso della iugulare nel cavallo 5? 7^ Rainard , Lavori sulla patologia nella scuola veteri- naria di Lione 5? '^' Pariset , Elogio di Tessìer » *58 NicoLUCci G. , sul sistema nervoso e circolatorio del- la salamandra acquajola 55 ^ ^ o Generali Prof. G. , Injezioni anatomiche . . 55 3 1 5 Processo galvanico per incidere le tavole Daguer- reotipe 55 ^^9 Ranuzzi Conte Annibale , sul progetto di naviga- zione sull'Amazzone „ SgS Cavara Prof. Cav. Antonio , estratto delP Opera del Civiale sulle malattie calcolose ,,4^3 Necrologia del Prof. L. Metaxà^ e catalogo delle di lui Opere „ 4^4 Rendiconto delle Sessioni dell'Accademia Jmp. delle Scienze di Pietroburgo 5? 4;^ Annunzi di Ndovi Libri. Percival , Trattato delle malattie del cavallo . „ 78 BJatteucci Prof. Carlo, Lezioni di Fisica 3.*^ ed ultimo volume 51 ' -^ "^ Memorie di Matematica e di Fisica della Società Italiana « '0^ Annali di Storia Naturale di Londra. . . . 55 4*^*^ 4^8 INDICE Notizie Interessanti. Pbogramma di premio della R. Accad. delle Scienze di Torino pag. ^3 Congresso Scientifico di Francia ^ decima Sessione a Strasburgo „ l54 Programma di premio dell' I. R. Istituto dì Scienze del Regno Lombardo-Veneto 5)1^7 Programma del premio Aldini „ 819 Giudizio dell' Accademia delle Scienze sulla Memo- moria di concorso al i." premio Aldini , , ,, 47^ IMPRIMATUR Fr. H. Vaschettl O. P. V. Gen. S. Off. IMPRIMATUR I. Passaponti Pro Vie» Gen. INDICE BEIil.fi UATERIB C OIV TEIVIJ TE IIV QUESTO FASCICOIiO UEMORIE ED ABTICOLI OBIGinALl INEDITI Giuli Prof. Gav. G. , Saggio di Statistica minera- logica della Toscana ....... pag. 4oi BoRAFARTE Pbinc. Caelo j Catalogo metodico degli Uccelli d'Europa „ /^^Q RonDARi Cauillo, Sulle dirersltà sessuali di alcune specie di Fasie ,, 4^^ Ristampe ed Estbatti. Gavaba Prof. Cav. Anto[«o, estratto dell'Opera del Civiale sulle malattie calcolose ^^ 4^^ Necrologia del Prof. Metaxà, e catalogo delle di lui Opere j) 4^4 Rendiconto delle sedule dell' Accad. Imp. delle Se. di Pielrobui^o 55 47° Notizie Interessanti. Giudizio dell' Accademia delle Scienze sulla Memo- ria di concorso al i.° premio Aldini. . . ?> 47^ ^>.r AVVISO Per rendere sempre più interessante questa Raccolta verrà aumentala specialmente nella parte delle scienze eco- nomiche ed agricole , negli estratti e notizie scientifiche ed industriali per cui ogni fascicolo sarà diviso in due parti ; la prima contenente memorie ed articoli originali inediti pubblicati, come per l' addietro, dai Professori Direttori col concorso dei solili Collaboratori , ai quali altri si aggiun- gono che verranno in appresso indicati: l'altra parte, in forma di appendice, comprenderà gli oggetti nominali di sopra. Questa appendice è affidala alla Direzione del Sig. Carlo Berti Pichal editore e proprietario di questo perio- dico. Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un Fascicolo di questi nuovi Annali, e quando lo richiegga la materia, sarà corredato delle opportune Tavole. 11 primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata verrà fornito di un Fron- tispizio e di un Indice per la serie de' Volumi, e le Ta- vole di un' Annata saranno dodici all'incirca, come i fo- gli di cui si compone ogni volume saranno sempre più di trenta. Il prezzo d' ogni Fascicolo resterà nondimeno di Baioc- chi 25 Romani, pari ad Ital. Lir. 1. 34, e sarà pagato all'atto della consegna del medesimo in città. Per li Si- gnori Associali poi all'Estero o fuori di Bologna si do- vrà pagare un semestre anticipato , che sarà di Scudi Ro- mani uno e baiocchi cinquanta, pari ad Italiane Lire 8. 05 non comprese le spese di dazio, e porto . Le Associazioni si ricevono in Bologna all' uffizio del Felsineo Piazza Santo Stefano N.° 96, al quale sarà diretto quanto è relativo all'amministrazione ed all'appendice, e pel rimanente sì farà recapito al solito dal Prof. Ales- sandrini via Allabella N.° 1637. S'intende che l'associa- zione debba continuare d'anno in anno quando entro No- vembre non siasi dato avviso in contrario» // 14 Gennaio 1843. /