iiC^ I\[IOVI A]\NALI deiic SCIENZE NATURALI Serie II. Tomo X. (Luglio 1848) ( pubblicato il 15 Gennaio anno 1849. ) BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADESIE. Ogni mese verrà regolarmente pubblicalo un fascicolo del giornale, e quando lo richiegga la materia sarà cor- redato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispizio , ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8. 0^^*. non comprese le spese di dazio e porto che stanno a carico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alta- bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.° fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av- viso in contrario. ]\UOVI AIVXALI DELLE ^■li8U. MOVI AMALI DELLE SCIENZE NATURALI E REMDICOIVXO DELLE SESSIONI DELLA SOCIETÀ AGRARIA, E DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELl' ISTITUTO DI BOLOGNA. ALESSANDRINI Cav. Dott. ANTONIO Prof, d Anatomia Comparata e Medicina Veterinaria. BERTOLONI Cav. Dott. ANTONIO Prof, di ìIotanica. CONTRI Dott. GIOVANNI Prof. d'Agraria. GHERARDI Dott. SILVESTRO Prof, di Fisica. SGARZI Dott. GAETANO Prof, di Chimica Farmac eutica. Serie U. Tom. X. 1848. SOCIETÀ EDITRICE Alessandrini Presidente. Berti Pichat Carlo. Bianconi Prof. Giuseppe. Bertoloni Prof. Giuseppe. Breventani Dottor Ulisse. Brighenli Ispettore Ingegnere Maurizio. Contri Prof. Giovanni. Da Via Marchese Dottor Luigi. Gherardi Prof. Silvestro. Grandi Dottor Giacomo. / Pizzardi Marchese Luigi. Salina Conte Camillo. Santagata Dottor Domenico. Sgarzi Prof. Gaetano. Soverini Dottor Carlo. I componenti la Società Editrice oltreché sostengono le spese della stampa del giornale, che diviene loro pro- prietà , si prestano ancora nella qualità di Collaboratori alla redazione del medesimo. Le materie trattate in questi Annali riguarderanno al solito: 1.** La Storia Naturale propriamente detta, cioè la Zoologia, Mineralogia, Geologia e suoi diversi rami^ la Geografia fisica, Geognosia e Geogenia^ e la Botanica compresa l'Anatomia e Fisiologia vegetale. 2.'^ L'Agricol- tura teorico-pratica; 3.° l'Anatomia e Fisiologia umana e comparata: 4.° la Medicina, la Chirurgia^ e la Veterina- ria: S.** la Chimica e la Farmacologia: 6.° la Fisica, Me- teorologia ;, Astronomia fisica, e Scienze Tecnologiche. eOUSIDERAZIOJII INTORNO ALIA SCPE8FETAZ10SE DEL PROFESSORE DOTTOR GIUSEPPE GENERALI ( Lette all' Accademia delle Scienze dell' Istituto di Bologna nella Sessione delli 22 Aprile 1847 , e giudicate meritevoli di stampa nella Sessione delli 7 Giugno anno corrente. ) ( Continuazione, vedi T. IX. pag. 401) XXXII. La Signora Gaetana moglie del Sig. Luigi Bavulli di Modena in varj anni di raatriraonio ingravidò sei volle, e partorì ad ogni volta un figlio: ninno di essi sopravisse lungo tempo: in tutte le sei gravidanze si ebbe la parti- colarità che erano accompagnale da forti disturbi riferibili specialmente allo stomaco, di malacie, di vomiti ecc. Dopo la sortita del bambino si dovè sempre ricorrere all'estra- zione della placenta, nella quale manuale operazione non si ricorda che s'incontrassero difficoltà o particolarità di conformazione. Impregnò nel 1816 per la selliraa volta: questa gravidanza non fu accompagnata dai soliti distur- bi , anzi percorse i suoi periodi col più florido stato di salute della pregnante: quando era già inoltrala di parec- chi mesi la gravidanza, ed il ventre si mostrava molto tu- b INTORNO AllA SUPIRFETAZIOWE mefatto avverti il raariio una marcata divisione lungo la linea mediana, che sì fece di maggior rilievo nel progre- dire, senza clie vi fosse tensione straordinaria della linea alba: si prediceva già un parlo gemello. Nel giorno 16 febbrajo 1817 alle ore le pomeridiane previa i consueti dolori di non lunga durata mise alla luce un bambino vi- vo, vispo, e con lutti i caratteri di essere a termine, anche per il calcolo presuntivo che fanno le donne dal momento della cessazione delle regole, e della comparsa di alcuni piccoli incoramodi: non si riscontrarono in questo bambi- no particolarità di sviluppo da metter dubbio sulla sua perfezione. Poco dopo la sortita del feto, venne in questo parto espulsa spontaneamente la placenta, a differenza di quello che era avvenuto le altre volle; senonchèallo sba- razzarsi delle secondine non susseguirono li solili espur- ghi uterini, né sanguigni, ne siero-sanguinolenti; i dolori cessarono affatto; le mammelle non si fecero dolenti, né tu- mide come soleva avvenire dopo gli altri parti, sebbene non avesse mai potuto balire gli altri suoi bambini: per tali ragioni dopo essere slato portato alla Chiesa per le consuete cerimonie religiose del battesimo, fu trasportalo in campagna. In questo mentre si accorse che il ventre non si era di molto abbassato, e si attendeva la sortila di un secondo bambino, ma inutilmente: il ventre intanto da un lato si depresse, dall'altro si mantenne nell' islesso stato, anzi si accrebbe, i movimenti fetali seguitarono a farsi sentire distintamente. Seguitò in tale stalo di ben es- sere, ma d'incertezza fino ai 14 marzo 1817 nel qual giorno rinnovatisi i dolori uterini, e dopo breve periodo alle ore IO antimeridiane partorì un secondo bambino vi- vo, vegeto, e robusto, senza imperfezioni, e a termine: sortì poco dopo spontaneamente la placenta , ne successero gli espurghi uterini consueti, ed abbondanti, poi si gon- fiarono le mammelle, si fece secrezione in copia di latte, ma al solito non potè balire il bambino che fu esso pure PROF. G. GENERALI 7 trasportato alla parocchiale di S. Vincenzo per esservi bat- tezzalo per andare poi in campagna; a questo fu posto il nome di Giovanni, ed al primo di Gaetano, come risulta dai Libri battesimali da me esaminati. Di questi due indi- vidui il primo visse 46 giorni , ed iHsecondo morì al 62". Fin d'allora il caso eccitò le meraviglie nella città, ed interessò parecchi Medici , anche esteri fra ì quali il Tora- masini, che visitò egli stesso la Bavutti, e scrisse più volle al marito per minute informazioni specialmente delle dimensioni in lunghezza dei due bambini , del loro peso , particolarità che non furono avvertile, né determinate. Fra i Medici del paese, quegli che molto se ne occupò fu il diligenlissimo Prof Bignardi , ottimo mio maestro , al quale professo un'eterna riconoscenza, e gratitudine. Fino dai primi anni del mio medico tirocinio, mi descrisse l'istoria del fatto, mi fece conoscere la Bavutti, e mi ripetè piiì volte che questo doveva considerarsi un vero caso di su- perfetazione, in conseguenza di deformità uterina, e che era necessario quando avvenisse la morte della donna in- slituirne la dissezione per verificare il fatto ; che lo riguar- dava come analogo a quello descritto da Cassan: egli ab- bracciava l'opinione di questo scrittore , che cioè non po- tesse darsi vera superfetazione senza deformila dell'utero. La Signora Bavutti nel 1822 ingravidò di nuovo; e par- torì una bambina che vive tuttora: questa che fu l'ulti- ma gravidanza fu accompagnata dai solili disturbi delle sei prime, e quando ebbe a portorire fu d'uopo anche questa volta e&trarre la placenta. XXXIIL Memore dei ricordi datimi da quell'illustre Professn- re,e nella sua ultima malattia ripetutimi, in quesl' anno 1846 essendo venuta a morte la Bavutti il giorno 16 settembre in seguito di breve malattia, e violenta apoplessia, prò- 8 INTORNO ALLA SUPERFETAZIONE curatomi un necessario permesso dalle autorità per Sfiio- nare il cadavere mi portai il dopo pranzo del giorno 17 settembre 1846 al Cimitero di S. Cataldo, ed in apposita camera eseguii la dissezione. Senza occuparmi della ricer- ca della cagione della morte mi contentai di aprire il bas- so ventre praticando un taglio semicircolare delle sne pa- reti anteriori rasente il lembo cartilagineo delle costole, e discendente rettamente ad ambi i lati nelle regioni lombali fino alle creste anteriori degli ilii;, e poi lungo il lega- mento faloppiano. Fiovescìale in basso le dette pareti si misero a scoperto i visceri addominali, che si videro in istalo naturale;, si ritirarono in alto gli intestini, e si mi- se in vista l'apparato genitale interno, il quale alla sem- plice ispezione, e più poi all'esplorazione della mano diede indizio di costruzione deforme. Fu allora estratto dal ca- davere l'utero, e i suoi annessi con porzione di vagina per poterlo esaminare con diligenza, come feci la mattina del giorno seguente nel laboratorio anatomico, dove lo fe- ci trasportare, e dopo averlo lasciato nella notte in con- serva in un vaso di spirito di vino diluto per preservarlo dalla putrefazione. Dall' instituito esame rilevai le seguenti particolarità. Quel pezzo di vagina (Tav. I.) della lunghezza di quasi un pollice che si estrasse insieme a tutto il rimanen- te apparato si presentò dell'ordinaria dimensione, a parete interna liscia , piuttosto pallida, e sparsa di molte punteg- giature^, orifizj delle glandulette mucose sue proprie: que- sto canale vaginale abbraccia in alto nel modo consueto la parte inferiore del collo della matrice dell'ordinaria grandezza; le labbra del muso di tinca erano liscie bian- chiccie, non molto rilevate, e piuttosto floscie circoscriventi la bocca dell'utero che non presentava alcuna particola- rità: ne seguiva un corpo corrispondente al collo dell'u- tero, di tre quarti di pollice di lunghezza, di quasi altret- tanto di larghezza , ed appena di mezzo pollice di gros- sezza: si continuava questo al di qua, e al di là con due PROF. G. GENERALI 9 corpi presssochè cilindrici della grandezza di un grosso dito pollice, che si allungavano ben presto in altri due corpi che all'aspetto esteriore si sarebbero detti due grosse ovaje, dei quali però il destro è di un terzo più piccolo del sinistro. Questi avevano una figura ovale trasversalmente, an poco schiacciati dall' avanti all' indietro. Alla loro estre-. mità laterale esterna ognuno si continuava in un cordone fibroso corrispondente alle tube faloppiane , piuttosto corte , e terminanti nelle solite fimbrie : a questa estremità esterna , ed un poco anteriormente, e al di sotto delle tube si par- tiva dai detti corpi un altro cordone fibroso corrispon- dente ai legamenti rotondi , ed in mezzo alla piega peri- toneale rappresentante i legamenti larghi dell'utero, si trovavano le due ovaje piccole, avizzite, quasi atrofiche. In tutte queste parti potevansi rilevare abbastanza distin- tamente i vasi arteriosi, ed i nervi bene sviluppati, e numerosi. Eseguita questa prima , ed esterna osservazione ho spaccata colla forbice anteriormente la vagina, ed in- trodotto una sonda scannellata per la bocca dell' utero , ho aperto il suo collo, si vide allora l'albero della vita, e molti delli così detti ova del Naboth , della grandezza di un grosso grano di miglio, semitrasparenti, e ripieni di una limpida mucosità. Si presentarono pure in alto, ed ai lati due canali, introdotta la sonda s'insinuava nei due corpi ovali laterali, che furono aperti lungo la scannella- tura della sonda: questi due canali arrivati nel mezzo dei due corpi che dissi rassomigliare a due grosse ovaje si allargavano e rappresentavano due ben distinte cavità uterine, ricoperte dalla loro membrana mucosa. Ad ognu- na di qnes'e cavità corrispondeva un esile pertugio che si continuava nelle rispettive tube Faloppiane. La super- ficie inierna delle cavità era di un bianco rossigno,il tes- suto di questi corpi spugnoso , e quale si addice alla so- stanza propria dell'utero, pallido gialliccia, coi seni ute- rini: la grossezza delle pareti corrispondeva a circa tre 10 INTORNO ALLA SUPERFETAZIONE linee. Le dissezioni furono eseguite alla presenza del va* lentissimo incisore Anatomico Dott. Gioachino Sereni, ed il pezzo mostruoso lo consegnai al Prof. Gaddi da conser- varsi nel Museo Anatomico. È questo un caso del così detto utero bifido. Ho fatto eseguire il disegno dal egregio giovine pittore, e disegnatore Sig. Simonazzi, quale si po- trà osservare in fondo a questo scritto. XXXIV. Ed ecco con questo fatto riempito il vuoto che la- mentavano gli Henke, i Richerand, e gli Orfila, ed ecco arrichita con esso la scienza di una istoria che serve di suggello a spiegare la superfetazione. E la considero ben più pregievole, e nitida di quella citata dal Cassan, per- chè nella prima di esse i feti sortiti erano abortivi, nella seconda si trattava di una mola trovata nella seconda ca- vità uterina, nella terza sebbene ragionevoli le illazioni della Boivin , pure la dissezione non diede compimento al- l' istoria del fatto. Per le quali ragioni avvisai di dichiarar- lo pregevole, perchè serve a legittimare le argomentazioni, le deduzioni che a buon diritto i fisiologi , e gli ostetrici facevano sulla superfetazione avvenibile nella circostanza dell'esistenza del così detto utero doppio. Se non che non posso trascurare alcune altre considerazioni su questo im- portante argomento, e sulla questione se in caso di ben verificata superfetazione debba sempre ammettersi la coin- cidenza di utero deforme , oppure se possa dessa avvenire indipendentemente da questa mala conformazione dell'or- gano principale della gestazione, e dirò che: XXXV. Ancorché gli esposti ragionamenti sieno così legittimi da condurre ad amettere l'impossibilità della superfeta- PROF. G. GEKERALt 11 Zinne in utero semplice, e la spiegazione di questa invece possibile, ed incontrastabile colla coincidenza della defor- mità dell'utero, pure ai ragionamenti deve cedere il fatto, qnando questo sia bene verificato. E come rifiutare il caso di Marianna Bigaud riferito dall' Eisenman , e nella quale dai Eisenman slesso si trovò l'utero in istato naturale, e come si trova ordinariamente conformato nelle altre don- ne? A questo pure devonsi aggiungere gli altri quattro casi citati dal Fodere nella sua Medicina legale di Bosquet, e di Millot di Lione riportati nel Journal generale de Me- dicine, i quali sebbene io non abbia potuto per mancanza di quel libro esaminare , pure li accetto sulla testimonian- za, e l'autorità del chiarissimo autore che li cita. Se an- che esaminando queste istorie si potesse avvertire col Hal- ler che =: non solent semper scrìptores ea omnino nos docere, quae ad firmius judicium ferendura pertinent ==, ap- punto parlando della superfetazione al §. 18 che porta per titolo = Cur superfoelatio adraitti possit= a pag. 216del tom. 10. della sua grande fisiologia ;, pure non si possono assolutamente negare que' fatti , e conviene anzi esaminare colla più diligente critica, se pure possa aver luogo la superfetazione anche a conformazione naturale, ed ordi- naria dell'utero, se possa, o debbasi amettere, e credere vero quanto disse il citato Mailer a pag. 219. tom. 10. della citata fisiologia che cioè ■=. neque solae foeminae superfeta- bunt quibus uterus duplex fuit, etsi ejusmodi fabrica uti- que secundo conceptui favet. rr Intorno alla quale impor- tante questione m' è d'uopo trattenermi alcun poco. XXXVI. Parlai altrove in questo scritto della possibiltà della superfetazione in genere, e m'occorre adesso richiamare per alcun poco l'argomento. Ripeterò frattanto che in molti casi di superfetazione riportali dagli autori , necessiterebbe 12 INTORNO ALLA SUPERFETAZIONE avere indicazioni precise per escludere, che i bambini ve- nuti alla luce in tempi diversi, a distanza di due, tre, quattro, ed anche cinque mesi l'uno dall'altro, erano ve- ramente ciascuno rispettivamente a termine novimestre di vita intrauterina;, e non riferibili piuttosto a concepimenti gemelli con vario grado di sviluppo di essi. Questo so- spetto di scambio di parto superfetato col gemello è tor- nalo alla mente a non pochi autori, ed in ispecie fra quelli che si rifiutarono ad ammettere la superfetazione. Fra que- sti citerò quanto scrisse il Geloni nella sua chirurgia Fo- rense alla pag. 44 del Tom. 2, il quale appunto non av- visando possibile la superfetazione^ e d'altra parte non potendo contraddire ai fatti riportati da tanti, di bambini nati ad intervalli diversi da un istessa madre, nel corso di pochi mesi, diceva = Io sono dunque di parere che questa superfetazione altro non sia , se non se un più tardo sviluppo di un feto contemporaneamente generato, e che col nome di parto secondario mi piacerebbe chiama- re. = Il Nannoni Anat. tom. 2. pag. 196 avvertiva, che = ti sono degli incontrastabili esempj di alcune donne che hanno partorito parecchi figli nel medesimo tempo, quali erano a proporzione piccoli, cosa che non è ordi- nariamente quando due, o tre feti soltanto sono nell'u- tero , mentre ciascuno di loro sorpassa spesso in grossez- za un solo a termine. La gravidanza di più feti non bi- sogna confonderla colla superfetazione, quale certo se- gue facilmente fra i quadrupedi. = XXXVIl. Se dunque si attenda diligentemente ai casi di super- fetazione a parere di dotti uomini se ne troveranno molti da togliere dalla numerosa lista, e ne diminuirà molto il numero. Tuttavia ve n' hanno degli incontrastabili. Seb- bene come avverte Plinio al Lib. 7. cap. 11 = In fuor PROF. G. GENERALI 13 della donna pochi altri animali usano il coito quando sono pregni, e solamente uno, o due figliano sopra il primo = pure vi sono fatti parecchi di superfetazioni in animali , i quali casi si spiegano benissimo colla conformazione par- ticolare del loro utero, amettendo diversi accoppiamenti successivi, e del pari fecondi. = Nell'Istoria dell' Acca- demia di Parigi leggesi che una giumenta si era nel me- desimo tempo sgravata di un cavallo , e di un mulo. In questo caso non è possibile di ricusarsi dal credere, che la giumenta avesse avuto commercio con due padri diffe- renti. Vediamo quotidianamente le cagne partorire dei ca- gnolini di vario colore qual è riferibile a quello dei varj cani coi quali hanno avuto commercio. =: Ma riferendo il discorso all' umana specie , che non debba dubitarsi della superfetazione fra i molti si può ricordare il fallo ripor- tato da Buffon, e ripetuto da tulli gli autori, che di que- sto argomento trattarono. Ci racconta egli , che = la mo- glie di Carlo Town nella Carolina Meridionale partorì nel 1714 due gemelli, i quali nacquero di seguito uno dopo l'altro. Si vide che l'uno era un bambino negro, e l'al- tro bianco, il che sorprese molto gli astanti. Questa te- stimonianza evidente dell' infedeltà di questa donna riguar- do a suo marito la sforzò a confessare che un negro che la serviva era entralo nella sua camera un giorno che suo marito era partito, e l'avea lasciata in letto, aggiunse per iscusarsi che questo negro l'avea minacciala di ucciderla, e che ella era stala costretta a soddisfarlo. :== Così nella medicina legale di Fodere. In questa circostanza è ben certa cosa che il bambino negro era slato concepito, do- po il concepimento del bianco, ossia che era avvenuta vera superfetazione. Ma di questo fallo, e d'altri di simil natura si trova la facile spiegazione, giacché si disse che rovo fecondato non discende nell'utero che dopo sei, olio, ed anche piiì giorni dopo il concepimento, nel quale frat- tempo può avere realmenle luogo una nuova concezione. 14 INTOHnO ALLA SUPERFETAZIONE Quanti parli gemelli non soii forse da annoverarsi fra le superfetazioni, e massime quando hanno una doppia ben distinta placenta? Questa specie però di superfetazione non può aver luogo in tutto il frattempo che occorre per la discesa dell' ovo nell'utero, perchè anche prima che que- sto accada, la matrice si oppone al nuovo concepimento per la formazione della membrana caduca, la quale essa stessa non si crea istantaneamente al momento della con- cezione, ma v'impiega alcuni giorni. = Questa membra- na, al dire del Gendrin, è formata alla fine della seconda settimana dopo il concepimento: essa aumenta di densità, e di vascolarità fino al principio della quarta settimana :ir Med. prat. tom. 1. artic. 1416. Per la quale osservazione dell'esistenza della caduca nell'utero, anche prima che l'ovo discenda nella sua cavità ametterei con qualche re- strizione, quanto il Verheyen dice, che per la mancanza dell' ovo nell'utero, e per la poca sua grandezza possa avvenire un secondo concepimento anche dopo parecchie settimane, caso che egli impropriamenie considera di con- cepimento gemello, essendo invece vera superfetazione nel- lo stretto senso della parola = At ceteris omissis, egli scrive, quod hic tantum sit aliqua apparens diflìcullas (sulla superfetazione) circa inilium , dum scilicet ovum nondum decessit a testiculo, quia post modum illud in uteri cavitate existens facile occludit vias , perquas aura seminalis transiret ad tubas faloppianas, per easque ad ovarium. Ncque refert quod cavitas uteri appareat ipso ovo notabiliter major, quin equidem latera illius sunt collapsa, aut potius versus invicem contracta. Haec solu- tio si alieni non satisfaciat admittere debet ovum in utero non din subsistere quin aucta magnitudine repleal totani ejus cavitatem. Si vero paucis diebus, imo secunda, ani terlia septimana a prima foecunditate , fiat iterata conce- ptio non existebit forraara superfoetationis, sed potius parlus gemini, quia foetus parum distans a termine facile PROF. G. GEIGER ALI 15 ejicietur cuna maturo, ncque magna inter ulrumcjue ap- parebit differentia =. L'Haller nel tom. X. pag. 219 del- la fisiologia dice egli pure z= Nihil ergo repugnat, quo tempore ovura nondum pergrande est, quia nova placenta ad aliam sedem uteri se adaptet,novusque eo loco foetus subnascatur. Non ideo fraudem nonnunquam subfuisse re- pugno =: e nelle Prelecl. Acad. in Boherave toro. V. pari. 2. ver. 16. Non credo hanc fieri posse (superfoetalio) nisì eo tempore, quo ovum in uterum receptum, adeo parvuni est, ut nondum accre-verit uteri cavae superfìciei =; . XXXVIIL Tralasciando pertanto questi fatti interessa il discor- rere delle altre vere superfetazioni nelle quali son venuti alla luce bambini a tempi diversi di distanza di uno, due, tre, quattro, o più mesi. Nel più volte citato articolo del Dizionario delle scienze mediche scritto dal Fodere si rac- conta di Benedetta Trunquet moglie di Raimondo Villard, erborista di Lione, la quale partorì il 20 gennajo 1780 una bambina setlimestre, ed il 6 Luglio dello stesso anno 1780, cinque mesi e 16 giorni dopo il primo parto, mi- se al mondo un'altra bambina gracile sì, ma in buono stato, ch'ella allevò col proprio seno. Fatto comunicato al Fodere dal Dott. Desgrandes di Lione che fu testimo- nio del caso. Per garantirne l'autenticità ne fu fatto pub- blico rogito da due notari di Lione. Di questa istoria però che mostra vera superfetazione non può escludersi asso- lutamente che la donna non presentasse qualche deformi- tà all'utero, perchè non è indicato che la sezione fosse eseguita nella circostanza della di lei morte. L'istessa os- servazione si può applicare al caso della medesima natura registralo negli Annali Universali di Medicina del Dottor Omodei Anno 1825 Voi. 35. fase 100-101 pag. 282 ri- cavato dai Giornali Inglesi , e riferito dai Doli. Norton , e 16 INTORNO ALLA SUPERFETAZIONE Slearns. = Il 20 ottobre 1823 il Do». Norton fu chia- mato per Maria Jonhson donna negra di 24 anni , di co- stituzione robusta, che da due ore stava sotto il travaglio del parlo. Ella fu facilmente sgravata da un bambino af- fatto negro di otto mesi , giusta i calcoli della madre. Il bambino non visse che due ore. Volendosi dal Doti. Nor- ton introdurre la mano per estrarre la placenta , egli tro- vò la va§:ina così contratta che non ha potuto mandare ad effetto quell'operazione. Passate sei ore si chiamò io consulto il Dott. Slearns , ilquale consigliò la segala cor- nuta, che tosto produsse i solili effetti sull'utero. Uscì primieramente gran copia d'acqua, e quindi un feto ben conformato evidentemente di quattro mesi, e interamente bianco. Il cordone umbilicale era separato, e il bambino dava leggieri segni di vita. La placenta non tardò ad uscir fuori, e la donna prestamente si riebbe. Il Dott. Norton conserva ambìdue i feti, e mostratili a molti medici di New-Yorch , tutti convennero rispetto all'assoluta differenza del colore , della grandezza , dello sviluppamento delle parti, delle epoche del concepimento (con intervallo al- meno di quattro mesi), e finalmente dei padri loro, del- l'uno essendo stato un bianco, e dell'altro un negro, rr Nello stesso giornale anno 1823. fase. 79 Jjag. 145 si ri- trova un altra storia di superfetazione ricavata dalla Revue medicale , Fevrier. = Una donna divenne gravida per la terza volta. Al quarto mese sentì distintamente i movimenti del feto che a poco a poco andarono indebolendosi e ces- savano infine del tutto senza manifesta cagione. Sette set- timane dopo provò nuovamente tutti i sintomi di un inci- piente gravidanza. AH' epoca ordinaria del parto si sgravò alla presenza del Dott. Crochard di un bambino maschio , picciolo, ma assai robusto, che vive tuttora. Qualche tem- po dopo il parto, l'ammalata ebbe nuovi dolori mercè cui espulse dall' utero molte masse nere, fra le quali eravi un feto quadrimestre di sesso femminile assai bene con- servato. = PROF. G. GENERALI 17 XXXIX. Le riferite istorie non provano se non se la superfe- tazione possibile, ed avveduta, e verificata incontrastabil- mente. Ma interessa sapere se possa questo fenomeno spie- garsi in circostanza di utero semplice. Si è detto, e gio- va ripeterlo, che si desidererebbe per parte degli autori che hanno citati casi di superfetazione, e di contempora- nea esistenza verificala di utero semplice maggiore esat- tezza nelle loro descrizioni, eppure come rifiutarsi ad am- melterc il caso riferito dall' Einsenman, e dal Lachausse. Mi pare troppo ricercato il ragionamento del Cassan per indurmi a convenire con lui che in quella circostanza uno dei bam- bini sia nato settimestre, e l'altro parto serotino di oltre 11 mesi. Meno ripugnante al mio modo divedere sarebbe l'opinione di Adelon, non accettata, anzi rifiutata assolu- tamente dal Cassan, che esistesse nell'utero di Marianna Bigaud un tramezzo, che poi fosse scomparso. Quanti au- tori antichi hanno convenuto che si trovano traccie di que- sto tramezzo fino ad ammetterlo nello stalo naturale, e ira questi ve ne sono pur dei celebri. Avea già detto l'Ein- senraan che =: multi receniiorum unicam quidera in ute- ro cavilatera agnoscenles, eamdem tamen vel septulo, aut semiseptulo, vel mediante linea aut sutura in dextram si- nistramque parte dipesci docuerunt, Fernelius de part. corp, hum. descript. Gap. VII. pag. 16 et sequent. , duos sinus utero largitur, sed nullo septo discretos. =: Nelle tavole anatomiche dell' Haller Fase. II. fig. 2 trovasi deli- neato l'utero sezionato di una bambina di poche settimane nella cavila del quale alia parte posteriore si vede un setto prominente che la divide in parte. Nella spiegazione del- la detta figura si dice = septum uteri ex tribus jugis compositum =, e sotto vi è la seguente annotazione = bujusmodi septum uteri in ipso corpore haclenus nondum N. Ann. Se. Naiu». Seuib II. Tom. tO. 2 18 INTORNO AtLA SUPERFETAZIOPCE videram et excuso anlem veteres,qui magno consenso ule- rum seraibifidum , inque in duos sinus divisimi fecerunt. Conf. Comraent. in Boherave V. p. II. pag. 42. = Qnal meraviglia che data questa speciale conformazione uterina non potesse avvenire la superfetazione, e per lo sviluppo dei feti nella necessaria distensione delle pareli uterine avesse potuto scomparire quell'incompleto tramezzo? So- lo troverei giuste le riflessioni che a questo proposito si potrebbero fare, e ricavale dall' Einsenman, che in tal circostanza pare impossibile come alla sortita del primo non succedesse immediatamente quella del secondo feto. Quest'Autore difatti dopo di avere esaminati gli argomenti addotti dal Littre, e da noi esposti, comprovanti a parer suo l'impossibilità della superfetazione così soggiunge = Sic posset in slatu extraordinario , absenlibus aut non satis validis tribus modo dictis (di Littre) iteratae conceptionis impedimentis, uno foetu in utero sedem suam jam Agen- te, nova aliquol septiraanis, aut raensibus elapsis fieri conceptio, et una in utero haerere duo foetus, diversìs, et remotis temporibus conceptis. Sed rarissimum hoc es- sel, et sì unquam ejusmodi superfoetatio fieret, aut facta fuisset, probabile non est, foelum hac ralione superfoe- tatum debilam corporis sui mensuram in utero acquirere, ila ut sub partus laboribus, vel panilo post parlum prius concepii foelus e sede sua non extraheretur, sed justum, età natura constilulum tempus expectans, maturus, vi- talisque in mundum prodiret. In hoc ergo sensu posset, licet rarissime, et modo quam maxime insolito, exquisila superfaelatio quidem admitti sed ambo foetus ad plenam raaturilatem ad vilalem parlura necessariam non perveni- rent, sed unus maturus lucem vilalem aspicerel, alter im- maturus taraquam aborlus ejeceretur. = Il fatto quindi di superfetazione citalo dall' Einseman deve avere altre spiegazioni , oltre al quale se pur si trovasse di dar ra- gione in uno dei modi suesposti , come schermirsi dagli rnOF. G. GENERALI 19 alili (li cui la scienza si arrichisce voglio dire elei quat- tro di Botisquet e di Millot, che ammello sull'autorità di Foderi^, giacché noti ho potuto consultare i Libri che li re- gistrano. Cercasi adunque se colle cognizioni che si han- no fino al giorno d'oggi possa spiegarsi la superfetazione in utero semplice. XL. Quelli i quali hanno studiato la natura dei cambia- menti che succedono nell'utero, e suoi annessi, o direni meglio nelle parti sessuali interne della femmina, in con- seguenza di una copula fecondante, hanno osservato dei fatti i quali logicamente conducono ad ammettere che im- possibile sia la superfetazione quando la matrice è nello stato normale, perchè assolutamente la bocca dell'utero si chiude, non tanto per il ravvicinamento delle labbra del muso di tinca , quanto per la formazione nella sua cavità della membrana caduca. Ma il ragionamento non regge, che quando le cose, o i fenomeni procedono nel modo ordinario, naturale, fisiologico, ma la superfetazione è fe- nomeno straordinario^ raro. Perchè quindi accada bisogna che avvengano dei cambiamenti nella disposizione delle parti della generazione ben diversi dagli ordinarj; se pu- re deve aver luogo la superfetazione. Fra questi fatti , o cambiamenti particolari non vi potrebbe essere il distacco parziale accidentale di una porzione della caduca uterina, per cui poi per questa via potesse introdursi la semenza virile, progredire lungo l' utero , insinuarsi nella tuba, fecondare un secondo ovo che poi discendesse nell'utero, e vi trovasse posto in quella porzione di sua cavità dove la caduca s'era accidentalmente staccala ?Qual ripugnanza ad ammettere questo cambiamento nel modo di procedere della caduca hunteriana? od amesso questo qual diffìcollà ad accettare i! fatto d;'!Ia superfetazione in utero semplice? 20 INTORNO ALLA SUPERFETAZIONE È vero che il Cassan rifiutasi a questa spiegazione anche con asprezza laddove dice=:Pour que la semence, puisse se frayer un chemin jusqu'à l'ovaire, il faul supposer decollemenl de la decidua;, depuis l'orifice utérin jusqu'à ceiui de là trompe, ou le fluide fecondante doit pénétrer pour se rendre à l'ovaire. Celte suppusition n'esl pas sou- tenable, puisque la nioindre altéralion dans les adheren- ces de cetle membrane avec l'ulérus détermiue l'héraor- ragie, et la contraclion de 1' utérus. Il faut s' étonner de voir des auteurs graves prèler l'appuideleur noras a une semblable teorie, pag. 44. =: Una tale spiegazione però non è meramente ipotetica , ma trova appoggio in molti fatti. Non è vero che al distacco di una porzione di ca- duca succedano embrraggie le quali dieno luogo alle con- trazioni uterine, ed all'aborto: quante gravide non pre- sentarono il fenomeno di queste emorraggie, eppure colla cura opportunamente praticata in molte possono sospen- dersi j fenomeni morbosi , e progredire fino al termi- ne della loro gravidanza. Non vediamo alcuna volta don- ne ancorché incinte, ne' primi mesi almeno della gravidanza, avere le loro purgazioni mensili, ed in tale circostanza il sangue menstruo sorte dall'utero. = La sede dell'esala- zione sanguigna menstrua, dice il Gendrin, è quasi sem- pre alla superficie interna dell'utero: Haller, ed Osiander I' hanno riconosciuto per mezzo dell' osservaziooe diretta in casi di rovesciamenti dell' utero: noi pure abbiamo avu- ta una simile occasione di assicurarcene. Med. prat. art. 1 101 lom. 1. = Se dunque il sangue menstruo nelle accennate circostanze trova una via da uscire, perchè non potrebbe trovare la via d'introduzione un altro fluido: nel primo caso bisogna che sia pervia la strada, e non occorre che questa circostanza perchè avvenga il secondo. Aggiungasi che a quanto ne riferisce il Zacchia le donne che super- felarono presentarono appunto la particolarità di essere menstruale durante la prima concezione, finché furono t>nOF. G. GEKERALI 2l siiperconcette. Sod queste le sue parole zz Cum superfoe- tantes mulieres multo sanguine abundare soleaul, unde eliamsi utero gerani, tamen menslruas purgationes patiun- tur, ut testatur Avicenna 21. tertii traclati 1. cap. 17. et confirmat Marinelli de morbis raulieb. lib. 3. cap. 4. et Hailer lib. 3. de sterilitate cap. de superfoetatione = p. 74. XLI. Gli antichi anatomici, e fisiologi fin da quando non conoscevano le conformazioni degli uteri biloculari, bi- partiti ecc. ed ammettevano nullamenno la superfetazione, consideravano sempre il caso come straordinario, ed avve- nibile nella possibilità che la bocca dell'utero in alcune circostanze avesse ad aprirsi per l'introduzione della vi- rile semenza, ed una di tali circostanze la ritenevan quella di una coptila mollo viva, di una donna molto sensibile, di un desidesio straordinario di accoppiamento. = Orifi- cium uteri, diceva il Dieraerbroek. Anat. p. 153. Orificium uteri interius a principio conceptionis coarclalur, et loto gestationis tempore arde connivet, atque viscoso quadam muco occludilur, ita ut uihil ex utero effluere, nec quid- quam extrinsecus in eum intromitti possit, né forte cura in coitu admodum libidinoso dehiscens, et seraen admifens^ su- perfoetatio fit, quod rarissime contingit. =: Anche le super- fetazioni, conviene il Vallisnieri, a meraviglia si spiegano, mentre quantunque nel tempo della pregnezza si chiuda l'utero, può però accadere che maturando allora altre ova , e lussureggiando la donna , nell' allo dell'unione col marito, di nuovo s'allarghino alcun poco le parti, e lanto almeno che posssano ammellere infra le membrane inter- ne dell'utero, e l'esterne dell'embrione quell'aura sotti- lissima che dicemmo volare in alto, e portarsi all'ovaja. = Islor. della gener. par. II. cap. 17. art. 15. Né per que- ste parole del Vallisnieri si dovette credere facile e comune 22 INTORMO ALIA SUPBBFETÀZIONB la superfetazione, perchè oltre all'opporvisi il fatto da unti ammesso della rarità del fenomeno, lo spiega ancora Io stesso autore laddove a poche pagine avanti cap. 20. art. 2. aggiunge = Se dunque così va la facenda chiara- mente apparisce j quante resistenze debba superare lo spi- rito per ascendere^ quante difficoltà debba incontrare l'ovo per discendere, quante in abbarbicarsi, e quanto debba tutto il meccanismo dell'utero, contro le leggi ordinarie in uno istante cangiarsi per abbracciare un ospite nuovo. := Avvertiva pure questa particolarità del chiudersi la boc- ca dell'utero nello slato naturale di pregnezza, e del suo aprirsi sotto particolari eventualità, il Benedetti nella sua Anat. cap. 24. quando lasciava scritto = Locorura ostium in conceplu aperitur, et exinde clauditur, nec araplius recluditur nisi mulier su|ierfoetet, vel fliixionibus labore! , vel si menses fluanl: os ideo occlusum est ut aer subire nequeat. zz E così dicasi di tanti altri le cui parole con- fermanti questa opinione potrebber riportarsi a corredo di vana erudizione, e non a consolidare la forza dell' ar- gomentazione. X L li. Neil' amettere però questi fatti non mi troverei disposto a convenire col Fodere, caldo sostenitore della superfeta- zione ad utero semplice, il quale a spiegare più presta- mente il fenomeno va troppo oltre nel voler ammettere co- stantemente circostanze che sono accidentali: egli così si esprime := Gli avversarj della superfetazione si fondano particolarmente sull'opinione che dopo il concepimento l'orifizio dell'utero è chiuso: opinione gratuita che non è fondata sopra alcuna osservazione rr Esagerazione del Fodere alla quale si può opporre le osservazioni riportate più sopra in questo scritto, è tanto falsa questa proposi- zione, che l'autore conlradice se slesso nel proseguire a PROF. G. GENERALI 23 dire che = sì è scoperto infalli da lungo tempo che al contrario vi resta sempre una leggier apertura più, o meno grande, riempita da un umor viscido che difende l'en- trata di questo viscere all'impressione dell'aria, senza impedire Io scolo di umori bianchi , o coloriti la cui sor- tita è qualche volta necessaria. =: Il Vallisneri in propo- sito avea detto già mollo tempo prima che = le superfe- tazioni, benché rare, perfettamente si spiegano , imperoc- ché nonostante che sia un feto già colle sue radici abbar- bicato nell'utero, e quantunque si chiuda, non può però mai tanto esattamente restringersi , e combacciarsi o rara- marginarsi la bocca di lui , che alcuna scissura, o piccolo forellino non resti per cui un vermicello di cosi enorme sottigliezza dotato penetrare non possa, e lunghesso le pareti interne dell'utero inerpicarsi fino ad una tromba del Faloppio , d'indi all'ovaja, insinuarsi in un ovo di- sposto, e fecondarlo. z=: Storia della gener. pari. I. cap. 8. art. 16. Senza volere pertanto negare il fallo osservato, ad almeno indicato dal Fodere, siccome attissimo a pre- starsi alla spiegazione del fenomeno della superfetazione, ricercherei immediatamente a questo autore la ragione del perchè restandovi sempre un apertura nell'utero, e que- sta polendo servir di strada allo sperma perchè ne avvenga la superfetazione, pure questo fenomeno è tanto raro, e straordinario: v'è ripugnanza nella conseguenza, biso- gna dunque che vi sia difetto nell'uno, o nell'altro dei fatti, e che l'uno, o l'altro sia da ritìutarsij il secondo cioè il fatto della superfetazione no certamente, dunque il primo: l'osservazione quindi riportata da Fodere con tanto interesse per ispiegare il fenomeno in discorso è leg- giera, insusistente, contradditoria al fatto, è solo l'espres- sione di una mente che persuasa di un fatto vuole ad ogni costo indagarne ed indicarne la cagione. Dalle quali con- siderazioni mi pare si passa conchiudere che può pure aver luogo la superfetazione in una donna che presenti 24 INTORNO AllA SUPERFETAZIONE l'utero semplice nello stato normale, e quale descrivono ordinariamente gii anatomici nelle femmine. E senza a- mettere questo modo di superfetazione come potrebbe spie- garsi il fatto riportato da Vallisnieri, anche ammettendo l'utero deforme, nella dama di Castello maritala in Firen- ze, che partorì tre figliuoli, uno li 13 Giugno, l'altro li 24 dello stesso mese, e il terzo li 10 Luglio, che da al- tro l'origine loro trarre non possono che da ova uno do- po l'altro nello spazio di detti giorni fecondate. =z Os- servazione però, lo confesso ingenuamente , che meritereb- be maggiori ragguagli particolarizzati per dargli la debita importanza. XLIII. Conveniamo adunque da tutto il sin qui discorso che la superfetazione , sebbene fenomeno straordinario , e ra- ro, pure non può negarsi, ed è forza ammetterla per l'au- tenticità di fatti che a rigettarli bisognerebbe rinunciare alle più grandi verità, ancorché questi non combinino coi ragionamenti. Lo disse anche l'Einsenraan più volte citato = Ncque tamen non obslante trium modo recensiiarum ra- tionum (quelle già esposte dal Littre)veritate inconcussa, piane negareln, naturam uti in aliis rebus ad sJruclu- ram parliura, et aeconomiam corporis humani spectanti- bus, ita etiam in primis in generatiotiis, et conceptionis negotio tales effectus producere, taliaque phaenomena ex- hibere, quae nisi ipso facto se probarent, virorumque fide dignissimorura testimoniis corroborarentur, si qui so- lis ratiociniis procederetur, omni veritalis specie carerent. z=. X L I V. Questo fenomeno però benché straordinario e raro, pare per i progressi dell' Anatomia, e della fisiologia trova mezzi a spiegazione soddisfacente. PROF. 6. GINERALI 35 1." Quando l'ovo prima fecondato non è ancor di- sceso nell'utero, talché in questo frattempo la semenza maschile possa per la di lui cavità introdursi, e fecondare un secondo ovo. Questo caso di superfetazione è provato dai parti di bambini bianchi, e neri, e molte volte può essere confuso col parlo gemello. E se a distinguere l'uno dall'altro possa servire in qualche modo il fatto delle pla- cente ben distinte nei due feti, da sospettarsi allora su- perfelali , pure questo criterio non è suflBciente a stabilire affermativamente il fenomeno. 2.° Può accadere la superfetazione, quando vi è nella donna la conformazione dell'utero deforme sia bilocula- re, sia bipartito, sia bifido ; questo caso di superfetazione ammesso dalla pluralità dei fisiologi, e degli ostetrici, se non avea sin qui la sanzione dell'autopsia cadaverica, la riceve in quest'oggi nel fatto che ho esposto a me pre- sentatosi, e che ha servito di invito, o di allettamento a stendere questo scritto. 3.° Infine può accadere la superfetazione anche senza deforme disposizione dell'utero, come lo provano i casi riportati di Lachausse , di Bousquet , e di Blillot ; e que- sto modo di superfetazione ha luogo quando le parli ge- nitali interne per qualche accidentale circostanza si tro- vano in istato di deviazione dall'ordinario, dal naturale nei loro progredimenti di metamorfosi nello slato di gra- vidanza, della quale opinione è pure il Tiedemann. Ritengo poi meramente ipotetica l'opinione emessa dal Meckel il quale opina che la superfetazione dipenda principalmente da che una sola copula fa entrare in atti- vila generatrice più vescichette, le quali non giungono insieme allo stesso grado di esaltamento vitale, non allri- menii che negli uccelli un accoppiamento solo basta per ft'contlare un numero considerevole di tuorli, i quali dif- feriscono d'assai gli uni dagli altri riguardo allo sviluppo. 26 INTORRO AllA SUPERFETAZIONE XLV. Avrei desiderato di avere l'opera originale di Lachausse ed i libri dove sono registrate le storie di Bosquet, e di Millot: non m'è stato possibile nel breve tempo che ho impiegato a stendere questo scritto il procurarmeli, e questo sarà forse un argomento di più d'imperfezione di questo scritto nel quale interrogando le opinioni dei molti autori sui vari punti di discussione, ho procurato colla guida dei fatti di fare risaltare quelli che al mio debole giudizio lo meritavano di piii, senza forse aver mai detto cosa nuova. Che che ne sia si può bene assicurare il giu- dice forense che torna inutile al giorno d'oggi il tratte- nersi in dispute sulla superfetazione, argomento che ha intertenuto in altri tempi tanto a lungo le dispute dei giuristi , e che per assicurare che questo fenomeno sia av- venuto in tal donna, anche senza attendere di potere isti- tuire la dissezione del cadavere, interessa sommamente l'esaminare il grado di svilippo dei bambini nati, tanto per il peso, per la lunghezza, e per la perfezione delle parti, per non confonderli coi feti gemelli usciti dall'ute- ro a diversi periodi di sviluppo. Modena li 26 Novembre 1846. ^^'^^Q^^^Q^^^V^ Se il mare abbia in tempi antichi oc- cupato le pianure d^ Italia 9 di Cìre- cia, dell^Asia minore ecc. DISSERTAZIONE. IL DEL PROFESSORE G. GIUSEPPE BIANCONI {Letta all' Accad. delle Scienze dell'Istituto di Bologna nella seduta delli 14 Marzo 1844.) Io mi credeva. Dottissimi ed Umanissimi Accademici, di potermi sciogliere in quest'oggi dall'impegno che nel- l'anno scorso verso di Voi contrassi, di compiere cioè quanto mi ero proposto di dimostrare, che il terreno che cinge attorno attorno il lido del Mediterraneo, e conosciuto dai geologi col nome di Marne bleu, non sia già un ter- reno che appartenga ad epoche antidiluviane, come gene- ralmente si pretende, ma bensì essere di tempi più mo- derni, e tali che le antiche Storie ne tengan parola. Vi venni allora accennando che effettivamente parecchie te- stimonianze de' più antichi, e meglio accreditali Storici ricordavano ne' modi li più espliciti, e l'alto livello del nostro mare, la sua insidenza sopra alcune coste, ad es. quella dell'Italia al Monte Circello, della Grecia, del- l'Asia sino alle mure dell'antica Ilio, e dell'Africa nel- r Egitto , ove montava sino ai monti sopra la celebre Menfi , e il suo versarsi nell'Eritreo, etc. Venni per altra parte sponendo che dopo l'apertura dello stretto di Gibilterra che sembravami cadere circa qualche tempo prima della 28 DISSERTAZIONE guerra Trojana, il popolamento delle coste Me(|iterranee fu rapido quasi al prodigio, e che per l'opposto non ave- vo trovalo menzione di alcuna Città che in tempi an- teriori sedesse sotto il livello dell' inallora allo Mediter- raneo, e delle odierne Marne bleu. Ma confessai aperta- mente però, che le mie ricerche non eransi eslese a tanto da poter negare asseverantemente l'esistenza di questo li- vello di ogni antica Città, Pago, o abituro, un solo de' quali avrebbe bastato per rovesciare tutto il mio edifizio. E m'avvidi ben tosto che ove io l'avessi asserito sa- rei caduto in fallo. Giacché hannosi memorie di una Città posta sul margine dell'odierno Mediterraneo, ed ivi esi- stente e celebre, bene cito secoli prima della guerra Tro» jana. Per questa indicazione la cosa mi si faceva stringente e decisiva. Provata che fosse la sua esistenza, veniva di un sol taglio a troncarsi il filo delle mie ricerche, e bi- sognava conseguentemente rinunziare all'assunto. E ciò tanto più quantochè la Storia che ci ha con- servato l'indicata positiva memoria, non lasciava luo- go a concepire alcun dubbio. Era questa la Storia di Mosè. Lascio affatto in disparte il carattere sacro che la distingue; ma essa gode di tutti i caratteri di cre- dibilità: scienza cioè^ veracità , ed autenticità. Essa per que- sti tre capi regge al Saggio della critica più severa; e mentre considerata unicamente come documento storico sta al pari di ogni altro ; lì supera poi lutti in quantochè essa sola rimonta ad epoche assai più remote. Or voi ben vedete. Accademici prestantissimi, che dietro queste premesse mal si potrebbe da me revocar in dubbio una attestazione di tal documento. Or ivi appunto si legge che li flagelli dell'Egitto operali da Mosè alla presenza del Faraone allora regnante accaddero nel terri- torio di Tanis ; e la Città che noi oggi conosciamo sotto questo nome giace come apparisce sulla Carta che io vi DEL PROF. G. G. BIANCONI 29 offro, sull'ullimo margine del basso Egitto pressoché a livello dell'odierno Mediterraneo. Quindi ne venne la co- mune credenza che in questa Tanis fosse ai tempi di Mosè la residenza del Re di Egitto , e che nei suoi contorni av- venissero li celebri prodigi. D'altra parte se niuo dubbio può cadere sul documento 'storico, non v' ha poi alcun fondamento per dubitare della esaltezza della sua espres- sione. Noi egli è vero, non abbiamo dalla Storia Ebraica se non che la voce Ti^oam, che niuna attinenza a noi nota lega colla Tanis , neWsi quale è poscia stata traslatala, ma la versione merita tutta la fiducia dacché essa fu eseguita da' comunemente detti 70 intt. in Alessandria, ove i To- loraei avevano unito tutto il possibile della scienza Egi- ziana, e Greca. La versione come è noto fu fatta dall'E- braico al Greco: lo fu da persone che avevano perfetta cognizione della Lingua Greca, e dei luoghi dell'Egitto. Egli è adunque oltremodo inverosimile che si desse il no- me di Tanis ad una città che non avesse tal nome. Dun- que egli è forza confessare che il nome di Tanis compete precisamente alla Città, alla quale venne da 70 intt. as- segnato. Se la Tanis della Storia Ebraica celebre sino otto se- coli prima della guerra Trojana , e fondata come ivi dicesi (1) forse non più di 3 secoli dopo il Diluvio Noetico , è quel- la Tanis che oggigiorno conosciamo sul basso Delta che resta egli a difesa del mio assunto? Non v'ha alcun mez- zo per conciliare la testimonianza di questa Storia colla mia ipotesi. Non v'è modo di accordare questa colle altre Storie che pure mi dicevano essere stato il basso Egitto sin sopra Menfi tutto mare. Adunque dovevo io abbando- nare l'assunto? Doveva io spacciare per tante favole le indicazioni di Omero, di Erodoto, di Aristotile^ di Plato» ne, di Strabone, di Plinio e di altri? (1) Num. 13. 23. 30 DISSERTAZIONE Due ragioni mi raltennero da questi estremi, e mi confortarono anzi a persistere nelle ricerche ed a penetrare più addentro nella questione: 1.° II contesto della mede- sima Storia Ebraica che in molti luoghi sembra accennare a tult' altra Città, che alla Tanis del basso Egitto; 2.*' l'autorità di qualche dotto che appunto trovando inam- missibile pel racconto Mosaico^ la Tanis del Delta, cre- dette dovere sostituire altra Città dell'Egitto; e le diffi- coltà, e le stirature cui eran ridotti quelli fra' moderni che pure sforzavansi di porre gli avvenimenti alla Tanis del Delta. Delle tre grandi Capitali dell' Egitto note per le Sto- rie, e pe' Monumenti Tebe, Memfi, Alessandria, il Tre Sicard scelse Memfi. Ma Memfi soffre molte obbiezioni che esporrò a suo luogo. Alessandria è sommamente mo- derna a confronto dell'età di Mosè. Resta adunque l'an- tica Tebe. Ora può essa soddisfare al quesito, di essere cioè la Tanis de' 70 intl. ? Sotto tre punti di vista può essere considerala la que- stione che io qui propongo. Primanienie se abbiavi ma- niera di conoscere che sotto il nome Tanis, si celi il no- me di Tebe. Secondo, se le Storie in genere, compresa quella degli Ebrei , ed i monumenti provino che Tebe e non Tanis del Delta era la Regia de' Faraoni di Giuseppe e di Mosè. Terzo se le osservazioni del suolo di Egitto provino similmente che a Tebe, e non a Tanis del Della, può convenire la narrazione di Mosè. Darò intanto principio al mio dire toccando alcune cose che stimo opportune alla intelligenza del soggetto. Qual è il Paese su cui si aggirano le nostre ricerche? Qual è la somma de' fatti che in esso avvennero? Eccovi due questioni alle quali conviene prima porre attenzione. Lo sguardo che oggi v'invito a volgere sopra l'Egit- to è assai grande: comprenderà tutta intera questa regione. DEL PROF. fi. G. BIANCONI 31 ed in oltre dovrera passare alla adiacente Arabia. Servirà quindi a maggiore chiarezza, io credo, l'esporre qui la natura e le partizioni del campo sul quale dobbiamo ag- girarci. L'Egitto veramente tale altro propriamente non è che il suolo bagnato dalle innondazioni del Nilo; l'Oracolo dì Giove Ammone disse = Aegyptus esse eam quam Ni- lus super gressus irrigai (1) = cominciando dalla linea tro- picale, sino al Mediterraneo. Ma geograficamente all'Egitto appartengono le due catene di Monti che fiancheggiano la lunga vallata del Nilo, una dalla parte della Libia o Libica, l'altra detta Arabica parallela all'Eritreo oggi detto Golfo Arabico, e vi appartiene ancora tutto il litto- rale di questo mare, e seguendo la stessa linea, una parte dell'istmo di Suez sino al Mediterraneo. Li confini per- tanto dell'Egitto sono a occidente la Libia, a mezzodì l'Etiopia mercè della linea tropicale: a levante l'Eritreo e l'istmo di Suez, a settentrione il Mediterraneo. Il Nilo vi corre per mezzo e lo divide superiormente in due metà; al basso come vi è noto in molti rami diviso bagna la va- sta pianura conosciuta con nome di Della. Inoltre seguen- do il corso di questo fiume si divide in alto Egitto quello prossimo alla Etiopia in cui è l'antica Tebe; in medio Egitto 0 Eptanomide in cui figurò presso alle Piramidi l'illustre Memfi , ed il basso Egitto o Delta nel quale oltre ad Alessandria ebbe sede la Città su cui cade la nostra questione Tanis. In questa parte appunto del basso Egitto si fu dove dicesi che avvennero li fatti narrati da Mosè , e de' quali richiamerò alla vostra memoria i principali , quelli cioè che dovranno esserci scorta nel nostro cammino. (1) Erodoto 2. j>ag. 95. 32 DISSERTAZIOnE Giuseppe comprato da mercanti Israeliti, o Madiani- ti (1) che portavano aromali in Egitto; fu venduto ad un principe dell'esercito di Faraone (2) , e quindi passò come è noto nelle carceri di slato (3) , che pare fossero nella Città reale. Dico della Città reale perchè spiegati li so- gni di due inservienti alla casa stessa del Re seco lui car- cerati (4), fu poi per questo saggio chiamato subitamente (5) a manifestare la visione dello stesso, Faraone allora regnante. Elevalo quindi al supremo comando in ammini^ strazione di tutto l'Egitto ne visitò tutte le regioni (6), fece (7) durante gli anni di abbondanza e di carestia quelle raccolte, e quelle distribuzioni che condussero a lui tutti gli abitatori dell'Egitto e delle adiacenti regioni ancora (8). Fu allora che stretti dalla fame che infieriva anche nell'Asia (9), li suoi fratelli abitanti la terra di Canaan accorsero a lui senza conoscerlo nell'Egitto, e dopo di- verse vicende Giuseppe loro manifestatosi^ chiamò a se il vecchio suo Padre Giacobbe con tutta la sua Famiglia, andò ad incontrarlo a Gessen (10) e gli assegnò per suo soggiorno la terra stessa di Gessen, (ll),oGoshen nella quale era Ramesse (12) ottima per quanto sembra (1 3) mas- (1) Gen. 37. v. 28. (2) Id. 37. 36, e 38. 1. (3) Id. 38. 20. (4) Jd. 40. 1 e 3. (5) Id. 40. 14. (6) Ecce constituitc super universam terram Aegypti. Gen. 41. — 41 e 44 etc. 45. 9. (7) Gen. 41. 46. (8) Id. 41. V. 67 et 42. 5, (9) Id. 42. 5, et i3, et 47. 13. (10) Id. 46. 28. 29. (11) Id. 47. 27. (12) Id. 47. 11. (13) Id. 47. 6. DEL PROF. r.. 0. BIANCONI 33 sirae per la pastorizia (I) *^ Poco distante dalla Capitale in cui risiedeva Giuseppe (2). Eotrati gl'Israeliti pertanto in E,;;illo in numero di sole 72 persone, moltiplicaronsi sominanienle, e in questo mentre montalo sul trono di Egitto un re, forse di nuova dinastia (3) cominciò la schia- vitù, e l'oppressione del Popolo Ebreo. Giacché intimorito il Governo del suo accrescimento populus filiorum Israel multus, et fortior nobìs est dicevansi, sapienter oppri- tnamus eum (4) , fu condannato ai lavori , ed a fabbricare due Città forti Philom e Ramesse (5) non che a comporre i mattoni di terra cruda con paglia trita (6), e fra le bar- bare leggi a suo danno quella pur v'ebbe che i neonati dovessero esser gettati nel fiume. Mosè preservalo dalle acque a cui era già stalo consegnato fatto adulto, e com- mosso in favore di un suo confratello ebreo percosso da un Egiziano, uccise questi, pel qual fallo vedendosi in pe- ricolo fuggi a Madian, ivi sposò la figlia del Sacerdote Jelro, menava a pascolo il suo gregge nel monte Horeb (7) ove ricevuto l'ordine di andare a liberare il suo po- polo e di condurlo a questo stesso Monte dopo uscito dal- l'Egitto (8) tornò a Faraone che indusse coi celebri fla- gelli a concedere finalmente la partenza degli Ebrei. Que- sti in numero immenso (9) con gregge, avviaronsi verso il Sinai, da Ramesse dirigendosi a Socoth (10) lasciando (1) Gen. 46. 34. (2) Gen. 45. 10. et Exod. (3) Exi. 1. V. 8. (4) Ex. 1. 9. 10. (5) Ex. 1. 12. (6) Id. 5. 7. (7) Id. 3. 1. (8) Id. 3. 12. (9) Id. 12. 37. (10) Id. 13. 17. 18. N. Ann. Se. Natur. Siìrir li. Tomo 10. 3 34 DISSERTAZIONE la Strada che passa per la vicina terra de' Filistei , e se- guendo invece quella della spiaggia del mar rosso, tocca- rono Elham, Phiairoth, Magdalo, e Beelseplion (1). Inse- guiti dall'esercito Egiziano, Mosè aprì le acque del Mare, v'entrarono gli Ebrei, passarono al di là, e dopo tre mesi di lungo viaggio giunsero al fine al Monte Sinai. Noi non li seguiremo più oltre, non prestandoci il resto del suo cammino verun lume alle nostre ricerche- Ora volgiamo uno sguardo generale sull'antico Egitto. Portandoci a rintracciare la Storia di tempi, che per noi sono in una estrema lontananza, mi si perdonerà s'io tal- volta discenda a raccogliere alcune minute circostanze, che per un lato potranno dare qualche luce in mezzo a tante tenebre, e per l'altro torneranno assai proficue in piò di un luogo del nostro argomento. Quale idea possiamo noi formarci della Monarchia Egi- ziana per le parole di Mosè? Se Mosè visse a tre secoli avanti la guerra Trojana^ conforme alla sentenza comu- nemente ricevuta, il quadro che egli ce ne fornisce si ri- porta a ben quattro secoli prima, vale a dire ai tempi in cui Giuseppe figurò nell'Egitto. Ora 7 0 8 secoli avanti l'eccidio di Troja era tutto l'Egitto (s'io non prendo abbaglio) sotto il Dominio di un solo Re. E primamente col nome di Re di Egitto viene chiamato il Faraone di Giuseppe Pincerna regis aegypti (2). Se più Re fossero stati ad un tempo in Egitto poco rettamente avrebbe lo storico degli Ebrei appellato l'un d'essi Re d'Egitto: qual voce importa com'è palese. Re di tutto l'Egitto, 0 Re solo in tutto l'Egitto. In oltre il suo potere si estendeva realmente su tutto quanto l'Egitto; come lo provano moltissime espressioni dello Storico. Erigendo il Faraone al grado di suo mini- stro Giuseppe Ecce, gli dice, constitui te super univer- si) Ex. 13. 20, e 14. 1. (2) Gen. 40. 1. DEL PROF. G. G. BIANCONI 35 sam terram Aegypù (1), àbsque tuo imperio non move- bit qiiisquam manum aut pedem in omni terra Aegypti. E Giuseppe stante l'autorità ricevuta dal suo Re ed a disimpegno del suo ministero perlustrò tutto l'Egitto =: Egressus ad terram Aegypti cìrcuivit omnes re- giones Aegypti (2). Quando poi la farae infierì sulla Terra specialmente di Egitto, ed in Canaan (3), dice lo Storico Ebreo che venit cuncta Aegyptus ad Joseph (i) olive alle nazioni all'intorno sino a Canaan, ma non fa motto di veruno che suddito di altro Re Egiziano a Giuseppe ac- corresse. Per l'opposto egli narra che Giuseppe vendendo il grano agli Egizj Emit omnem terram Aegypti subjecitque eam Pharaoni, et cunctos populos ejus, (e perchè non resti alcun dubbio che qualche angolo dell'Egit- to si eccettuasse a tale sudditanza, si specifica nel più lato senso) a novissimis terminis Aegypti usqiie ad extremos ejus. Infine tutto l'Egitto sentiva le leggi dello stesso Fa- raone, essendoché la Genesi ci rammenta come in seguito della fame fu introdotta la legge del quinto sulle rendile per r Erario Ex eo tempore usque in praesentem diem, in universa terra Aegypti regibus quinta pars solvi tur , et factum est quasi in legem (5). Tulio il contesto di questo libro è sul linguaggio dei passi arreccati. Niun luogo a me noto vi ha che lasci so- spettare eccezione. Tutto infine chiaramente conduce a ve- dere un sol Re sopra tutto l'Egitto, che era a lui sog- getto da un estremità all'altra = a novissimis terminis Ae- gypti , usque ad extremos iines ejus = . Né quattro secoli appresso avevan cangialo aspetto le (1) Gen. 41. v. 41. 44. (2) /d. 41. 45. 46. (3) Id. 47. 13. (4) Id. 47. 15. (5) Id. 47. 26. 36 DISSERTAZIONE cose. Diasi che durante questo intervallo avvenisse un can- giamento di Dinastia, come alcuni suppongono da quelle parole Rex novus qui nescìebat Joseph (1) ma il linguag- gio di Mosè, è qual era prima Rex Aegypti è detto il Faraone di Mosè Ingredere et loquere ad Pharaonem re- gem Aegypti (2) Totam terram Aegypti, o universam terram Aegypti dicesi quella che fu colpita dai celebri flagelli , qualcuno dei quali segnatamente si eslese in cun- ctis finibus Aegypti. Ora se più regni fossero stali allora nella Terra di Egitto, poca credenza invero avrebbe procacciata alla sua Storia Mosè, se narrando come miracolosi li 10 flagelli diretti a percuotere il re oppressore degli Ebrei, avesse poi confessato, che ferivano altresì li regni vicini i quali ninna parte avevano in della oppressione. Mosè intimava al suo Faraone o la dimissione del popolo Ebreo, o un flagello sul suo stalo: come avrebbero dovuto soffrirne al- tri re, cui la intimazione non fosse stala falla? A che per questi le alternative di disastro e di liberazione , se non era in loro , 0 la colpa o la scella ? Questa universalità di flagelli avrebbe mostralo parrai, che erano avvenimenti naturali per tutta la terra d'Egitto, né il Faraone di Mosè avreb- be creduto avvenire per se solo que' flagelli che avesse veduto piombare anche sopra altri regni: e non sarebbe giammai disceso a pregarne da Mosè la liberazione. Li flagelli adunque non potavano cadere che sul territorio del Re oppressore: e se il flagello era esteso a tutta la terra di Egitto, ne consegue che tutta la terra di Egitto era sog- getta all'unico Re oppressore. Se poi qualche altro regno egiziano fosse slato eccet- tualo de' flagelli, falsa sarebbe la espressione in universa terra Aegypti, o in cunctis finibus Aegypti. Non rinvengo (l) Exod. 1. V. 9. (2) Id. 8. 11, e 1. 15. 17. 5. 4 et seg. DEL PROF. G. G. BIANCONI 37 alcun luogo nell'Esodo che lasci sospettare che altro Re vi fosse in Egitto oltre a quello di Mese. Dopo queste che pure sono attestazioni esplicite e chiare, fa meraviglia invero come qualcuno abbia potuto opinare che due regni, e due re distinti esistessero allora in Egitto uno nell'alto Egitto come tutte le Storie ed i mo- numenti apertamente lo mostrano, l'altro nel Della ap- poggiandosi alla Tanis della Scrittura. La Capitale poi di questo regno fu , parrai similmente unica. Prova ne sia che Mese giammai pronunciando il suo nome, l'appella per antonomasia, come Roma i Romani, Città: jamurbe exìerant (I) Cum egressus fuero de urbe (2). Non che in Egitto molte Città non fossero sin d'al- lora , che nella Genesi si dice Omnis frugum àbundantìa in sìngulis urbibus condita est (3). Ma la residenza reale pare che fosse in una sola Città nella quale abitavano il Faraone di Giuseppe, e quello di Mosè; e dal racconto dello Storico Ebreo si raccoglie che Giuseppe ebbe sede nella capitale, e presso l'abitazione del Re, e che la sua dimora fu stabile nello stesso luogo (4). Nulla fa credere che due o più Città reali esistessero allora in Egitto; ma per contrario una soltanto. La civiltà e le arti erano pur allora nell'Egitto, a quel che sembra, in istalo prospero e forse elevato. Pochi tratti egli è vero ne ha lasciato lo storico ebreo, ma ba- stano pertanto a fornire argomenti, che valgono a darcene una idea vantaggiosa. La società aveva già distinzioni: ma come le relazioni di Giuseppe e di Mosè cogli Egiziani non erano che colla classe suprema, così è di questa che ab- biamo speciale notizia. E nel mentre che ignoriamo li co- (1) Gen. 44. 4. (2) Ex. 9. 29. (.3) Gen. 41. 35. et 48. (4) Genes. passim. 38 DISSERTAZIONE Sturai del basso popolo, Mosè ci ha tramandato memorie della Corte, dell'Esercito, e di alcuni ofiìcii. Non era la milizia un'orda di armati che seguissero un capo senza ordine e disciplina. Sappiamo per contra- rio che aveanvi distinzioni di corpi e di gradi. Distingue- vansi li Principi dell'esercito. Piitiphar . . . prìnceps exer- cìtus Pharaonis (1); così pure il militare di alto rango decus totius exercìtus (2). Aveanvi il Corpo di Cavalle- ria = Omnìs equìtatus . . ■ Pharaons (3) equìtes cuncti exercìtus Pharaonis (4) = ed il corpo de' Carri in uso già nell'antico guerreggiare z:: 0?77nw equìtatus et currus Pharaonis (5) zz. Il qual corpo comprendeva 600 carri nell'occasione dell'inseguimento degli Ebrei = Tulitque Pharao sexcentos currus electos e te. (6). Ignoriamo li distintivi della dignità reale : ma qual- che cosa ci è noto delle primarie dignità. Uno tantum re- gni solio te praecedam (7) diceva il Faraone, a Giuseppe, allorché lo innalzava al grado di primo ministro nell' Egit- to: ed in ciò dicendo per insegna delia sua carica gli die l'anello che si trasse dal dito, gli pose al collo una col- lana d'oro, e lo vestì dì una stola di Bisso r= Tulitque Ph. annulum de manu sua et dedit eum in manu Joseph: vestivitque cum stola byssina, et collo torquam auream circumposuit (8) =. Quando il Re fece quest'atto verso Giuseppe era circondato da' suoi ministri (9) e V aula (1) Gen. 39. 1. (2) Ex. 14. 7. (3) Id. 14. 9, (4) ìd. 14. 28. (5) Jd. 14. 9. (6) Id. 14. 7. (7) Gen. 41. 40. (8) Id. 41. 42. (9) Id. 41. 37. DEL PROF. G. G. BIANCONI 39 regìs , pare che fosse quel numeroso seguilo , e corteggio , che riempie le sale de' Principi = Jj/diwm mostra in gran lontananza un deposito visibile pel suo color rosso, che sembra essernul- l' altro, che una roccia di Serpentino cangialo in Diaspro e penetrato di molto ossido di ferro, e il quale si trova di nuovo e più chiaramente sviluppato al Vulterrajo. In estensione più limitata offresi quello alla pendenza sinistra della Val del Piscatojo più prossima al Monte Grosso, e che si dee passare andando verso Rio e in cui si vede assai chiaramente la trasformazione del Serpentino che of- fresi alla base. Da questo punto si innalza propriamente la catena che si estende sin a Lungone. Ad ambi i pendii si mostra il Serpentino in continuazione non interrotta; sopra di questo e formante la cresta offronsi roccie diori- tiche. I vertici innalzati più altamente >si mostrano variati, quelli più bassi lasciano travedere lo scisto dipartilo in dischi sottili. Un deposito di calcare di color oscuro tro- vasi sulla strada che dal M. Grosso ne passa la cresta verso Rio alto, ed uno al Monte la Sera, come spesso negli strali di Macigno senza orma di mutazioni per quanto scorgesi da una piccola peiriera. Le roccie dioritiche di questa cresta si lasciano rico- noscere perfettamente sulle più alte cime al S. di Rio alto, inoltrandosi sulla strada che conduce a Porto Ferrajo. Que- ste roccie, in masse irregolari , non offrono traccia di strati. La sua massa principale forma una roccia verde, para- dell'isola d'elea 135 gonabile allo scisto siliceo del Harr, della durezza del feldspato, di grana fina, anco compatto, senza lasciare travedere nella sua massa le particelle distribuite; offre talor delle vene di Pistacite, accompagnate di Quarzo, e talor de' piccoli cristalli d'ambo i Minerali. Il vertice più alto di questa catena, il M. Castello, è formato da una roccia simile al Diaspro di colore gial- lastro, separato in forma di piastre e con vene di breccie di quarzo. Questo vertice, e le sue creste di rapida disce- sa si mostrano nelle forme dentate , rotte senza vegetazio- ne e riempiono le valli piccole interstizie con una quan- tità di frantume. Queste forme grottesche si veggono solo in piccolo circuito e nella stessa roccia, benché questa sia sparsa per l' isola , non si offre più ; si rinnova solo nel terreno di granito alla parte occidentale dell'isola. Una divisione di scisto di poca potenza forma il me- dio tra la roccia dioritica ed il Diaspro, da essa si può riconoscere un passaggio chiaro al Diaspro coli' accrescere di durezza. Tutti questi depositi però non si trovano più nella loro situazione primaria, tutti hanno sofferto un cambiamento. Il Serpentino, causa di questi disturbi, si lascia ve- dere al pendio orientale. Dal Monte Grosso trovasi il pri- mo a S. Catterina di qualche estensione; è una bella roc- cia scavata già dagli antichi Romani e portata a Roma; quivi gode il nome di Marmo mischio; essa è un Serpen- tino di color verde oscuro, passato a rete dalla Calce car- bonica bianca, senza che questa abbia d'apportar danno alla durezza ed utilità della roccia. In quel scavo piccolo si mostrano delle traccie scarsamente filiformi di Rame. Rio alto giace per la maggior parte sul Serpentino; all'ultima casa sulla strada verso porto Ferrajo è denudato un profilo, il quale mostra il Serpentino e gli scisti da lui innalzati, con filoni di quarzo contenente Pistacite, e i quali non passano in linea dritta, ma al confine d'ambo le roccie si estendono per poco trailo. 136 DESCRIZIONE GEOGWOSTICA Quasi inleiToUamenle continua il Serpentino lungo il sentiero che conduce a Porto Ferrajo, sin all'altura e vi discende all' altra parte. Interessante è vedere come più o men grossi massi di roccia dioritica siano inchiusi nel Ser- pentino, di cui se ne veggono degli eserapj sulla strada da Porlo Ferrajo a Lungone. Su questo Serpentino conglomeraliforme vi soprasta una rupe grottesca, denominata Vollerajo, che porta le rovine d'un castello, consta d'un Diaspro rosso caratte- ristico, il quale, benché di mollo denudato, non fa ve- dere traccia alcuna di strato , ma piuttosto delle segrega- zioni in parte colonniformi. Seguitando il Serpentino più a lungo verso i Magaz- zeni mostra egli qualche volta una struttura colitica di colore rosso ferrugineo. I grani evidentemente segregati sono colorati più a chiaro che la massa. L' influsso del Serpentino si estende sin alle roccie provenienti presso i Magazzeni, esse sono distaccale in strali grossi un pollice, talora curve, di color grigio, di durezza feldspalica, co- sichè somigliano alla rupe d'Erlan in Sassonia. Anche questi strati potrebbero essere una roccia della formazione apennina trasmutata- li Serpentino contiene quivi numerose sorgenti d'ot- tima acqua, di cui principalmente tre riescono di sommo interesse e per la sua posizione, e per la sua quantità; l' una trovasi presso S. Catierina ancor al disopra della divisione superiore, 600 piedi sopra il mare della miniera di ferro, da cui non è divisa da vallata alcuna e perciò con poche spese potrebbe venirvi condotta nella miniera, senza dover spender somme enormi pel trasporto dell'acqua e pei lavori e per bevanda. La quantità dell'acqua, uguale sì d'inverno che d'estate come in altri siti, va perduta ìnulilmenle, abbenchè esse ne sia sì grande, che tempo fa mise in moto de' mulini. La sorgente principale dell' Lsola trovasi in Rio alto dell'isola d'elba 137 slesso. L'acqua, della temperatura di 20° R. sorte con tale veemenza , che tostamente potrebbe muover un molino ; la pendenza d'essa sin allo sbocco, distante un miglio, è tanto grande, che vi giacciono 20 molini uno dopo l'altro. Anche questa sorgente passa per la miniera di ferro senza che vi si faccia uso. Una terza sorgente pure di rimarco trovasi in Val d'Orlano al di sotto di Rio quasi a livello del mare; ab- benchè essa sorta dal Calcare, pure è fuor di dubbio, che essa appartenga al vicino Serpentino; si tentò di rac- coglier l'acqua in un bacino per potervi piantare un mo- lino, ma l'acqua si innalzò solo sin al livello del bacci- no, poi si perdette, ciò che fa dedurre uno scolo sotter- raneo nel mare vicino. Se dopo il principio delle nostre escursioni ritorniamo a Rio e ci volgiamo verso Sud , troviamo poco lungi dal paese, alla spiaggia, una formazione di deposito che ra- chiude la Lievrite. Il sito è accessibile con fatica , ma pure talmente denudato da poter riconoscere le propor- zioni del deposilo. Gli strati di scisto micaceo cadono verso 0. N. 0. a 15° e contengono un deposito di Slrahlite di molla estensione, pieno di druse, le di cui pareti abbondano di cristalli in prismi quadrilateri con terminazione diritta. In queste si trovano qua e là dei cristalli di Lievrite, che derivano dalla massa principale , la quale passa pel Slrahlite in filone di rilevante potenza. La Diorite è qui di color nero, è radialo e di rado offre una terminazione piana. Nella di- visione superiore e di più nell'Orniblenda ritrovasi del ferro e dell'arsenico solforalo , come pure del Calcare sac- caroideo. Questo filone a deposito di Lievrite si estende per in su , almeno pare che quello proveniente al Monte fico ne sia una continuazione, giacché vi si offre in uguale direzione; anco quivi viene limitato dall' Orniblenda. Il 138 DESCRIZIOOE GEOGNOSTICA Lievrile è q»iì di colore piutlosto bruno e in cristalli per- fettamente sviluppati ; il possessore Morell impedisce ai Mineralogi di raccorne a piacere e vi pose un custode. La formazione di questi depositi corrisponde a quella del Serpentino, il quale li rachiude nelle divisioni supe- riori e che per la maggior parte costituisce il Monte Fico; esso passa pel Monte Arco in direzione quasi parallela con quello che proviene al piede della catena media e va sin a Lungone, e principalmente sulla strada da Lungone a Rio offre esempio del passaggio dagli strati apennini nello scisto micaceo. Il Serpentino offre nella Val d'Orlano delle segrega- zioni in forma di lamine. Al Porticiolo, alla spiaggia e al piede orientale del M. Fico, sorge dal mare un deposito di Calcare saccaroi- deo, il quale sempre più ingrossandosi si estende sin al piede meridionale del Monte Arco. A principio è questo Calcare di colore verdastro dipendente da particelle d'Or- niblenda riconoscibili appena ad occhio nudo. Questa va- rietà di Marmo conoscesi in Italia sotto il nome di Cipo- lino ed esso ne viene lavorato per diversi oggetti. La roc- cia accessoria è un scisto micaceo ripieno d' Orniblenda , e il quale passa qualche volta in un scisto amfìbolico. Nel- la Val d' Orlano invece dell' Orniblenda offresi il calcare. Alla metà del M. Arco vi sono due scavi di questa Calcare; quivi è piuttosto lamellare che granulare, di co- lor bianco puro; offre qua e là delle fessure riempiute di breccia. Lo scavo più meridionale è coltivalo con più ener- gia e il suo materiale, il quale sdrucciola da sé quasi sino alla spiaggia, viene usalo per fabbriche a Roma, Fi- renze eJc. Nell'Arenaria di questo deposilo si scavò una grotta fonda 39 piedi per difender i lavoratori dalla pioggia. Il deposito calcareo si estende sin verso la baja di Lungone, senza però arrivarci. Alla costa di questa baja dell'isola d'elea 139 signoreggiano gli schisti con Pistacite e Amfibolo sin verso Terra nera. Quivi avvi un deposito di ferro, benché meno esteso degli altri tre, pure potrebbe abbastare nell'uso dì vari secoli. Il ferro specolare trovasi alla piaggia in masse compatte e lungo essa sparso in ceppi numerevoli staccali; gli strati superiori sono cangiati in Ocra, il quale di co- lor giallo e rosso , viene usato qual materiale di colore e messo in commercio. Una partita di scoglj divisa dalla spiaggia, e a cui sì perviene solo a mare quieto , consta di scisto micaceo ricco di quarzo, con una rete di ferro specolare in più o men grandi pezzi. In mezzo a questo deposito di ferro si innalza un cal- care, appartenente alla catena proveniente a ponente dal M. Arco, e la di cui massa è qua e là mista a ferro e perciò trasmutala in dolomite di congregazione cavernosa. Esso appoggia su una massa scistosa dioritica, assai de- composta, brecciforme e racchiudente molli fragraenti del Calcare. A ponente del deposilo di ferro avvi uno scisto micaceo con filoni di quarzo regolari e di una grossezza di varj piedi. Questi tìloni di quarzo sembrano rimpiazzare i filoni di granito, i quali più verso ponente nei contorni di Lun- gone scorrono nello scisto. Sulla strada a Porto Ferrajo presso il Capo di S. Giovanni si innalza un tal filone a 100 piedi e vi sta denudato. I graniti si presentano o in ceppi ramificati a rete, come al Capo stesso, ovvero in quadralo, simile ad una scacchiera, come vedesi alla stra- da vicina al fine della baja. In questo granito primeggia il feldspato di color car- neo e qualche volta in cristalli rilevali. Qualche volta rin- viensi anco irregolarmente distribuita, la Turmalina in piccoli cristalli neri. Gli scisli si fanno, in parte nelle vi- cinanze del granito, Dioritici. — Questi filoni si mostrano pure belli sulla collina, ove trovasi la fortezza di Lungone 140 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA Questa rocca venne fabbricala 150 anni fa con palazzi, strade selciate di marmo , con 4 porte ; ed ora 6 in rovina come se vi fossero trascorsi già molti secoli ; 30 soldati colle loro famiglie trovano ora quivi appena abbastante refugio. Questi graniti si ripetono lungo la strada che da Lungone conduce per la baja al Capo Liveri. Quivi si concentrano e si estendono a ponente verso la spiaggia e a occidente verso il M. Succale sin alla massa da cui tutti i graniti si diraggiano. La struttura di questa massa ^ i cristalli di feldspato che vi sono in modo porfiroideo in- chiusi, mostrano un'evidente conformità colla massa, che abbiamo ritrovata nella parte centrale dell'isola. Una pic- cola partila di scisto, la quale si mantenne nella loro for- mazione originaria, soprastà a questo granito, così pure su questa è fabbricala la parte occidentale di Capo Liveri, sotto le di cui case appajono chiaramente gli strati , i quali verso il M. Succale , il di cui vertice consta di gra- nilo, racchiude varj banchi d'un calcare nero. Il M. Calamita consta quasi del tutto di un scisto mi- caceo più 0 men caratteristico, in cui primeggia il quarzo e la di cui superficie è coperta saldamente di terra vege- tale incoltivata, solo alcuni cespugli servono di dimora alle lepri ed altro selvagiume. La deposizione di ferro al Capo Calamita dà a questa parte dell' Isola sommo interesse ; essa si innalza dal mare, ove è al più eslesa, sin all'altezza di 900 piedi e copre una superficie di quasi un miglio quadrato. Alla superficie si mostra il deposito per lo più in forma di manganese ed Ocra, che però sicuramente verso la profondila si can- giano in ferro specolare. Ceppi grandi, parte isolati, parte ancor attaccali mostrano la circonferenza grande della de- posizione di ferro, alfa di cui parte verso S. 0. proviene la Calamita. Il terreno non da a divedere più da vicino i rapporti dell'isola d'elba 141 del giacimento di essa Calamita, pezzi d'essa grandi co- me un pugno sono sparsi intorno , dolati con più o minor forza magnetica. Semiopali di colore giallastro 'e rossigno giacciono anco d' intorno. Queste calamite naturali formano un piccolo ramo di commercio; a Lungone e Livorno le si legano e si arma- no ai suoi poli. Alla Cala della Grotta, al W. de' deposili di ferro, si trovano dei filoni di Glorile terrosa, con entro inchiu- sovi una quantità di Pyritoedri di ferro solforato. La spiaggia è coperta anco quivi di masse del miglior ferro; in questo punto ^ e a Terra nera e a Rio Albano vi sono delle guardie, per impedire il trasporto di queste massi isolati. I posti di questi due luoghi sono conformi allo scopo, ma al M. Calamita abitano due vecchj da 60 70 anni sulla cima del Monte, il quale quasi tutto l'anno è involto fra nebbie , e da cui un uomo vigoroso abbiso- gna una mezza ora per discendere sin alla spiaggia, così che lo scopo della guardia ne riesce inutile. Con questo sarebbero conchiusi i fenomeni dell'Isola orientale a cui gli succede la miniera di ferro alla Marina di Rio, ma di questa si parlerà separatamente. Ora pene- treremo alla parte centrale dell' isola. Questa parte consta principalmente d'un granito por- firoideo, di diverse varietà e che occupa quasi tre quarti di questo spazio. Al limite della catena orientale si mostrano roccie melamorlìche; alla parte di S. W. e W. rinvengonsi strati di macigno in forma primaria , che probabilmente si allungano sotto la pianura di Campo e si mostrano di- rimpetto in quel rapporto al granito, il quale viene se- parato più dai suoi componenti, di quello che dalT età da quello della parte centrale dell'isola. Questi scisti sono limitati ad un piccolo spazio, e si mostrano per lo più ne- gli intagli delle valli allorché si discende dalle cime dei Graniti, ovvero presentansi in ispecie di piccole isole sulla 142 DESCRIZIONE CEOGNOSTICA cima dei granili; così per es. ne è formato il vertice più aito di questo terreno medio granitico, il M. Succarelli, di una tal isola di scisto. Questa divisione media viene inoltre separala da quella orientale mediante un intaglio che scorre attraverso l'isola, tra il Golfo di Porto Ferrajo a N. e il Golfo della Stella a Sud. Questa estensione in direzione diritta è di due mi- glia e forma così la minoie dell'isola dal N. verso Sud. Viene attraversala dalla strada che conduce da Porto Fer- rajo a Lungone; al N. e al S. viene limitata dal mare per mezzo di ripidi scogli, eccettuata la baja di Porto Ferra- jo, che divide dalla catena de' monti la pianura di S. Giovanni con belle fabbriche e belle Ville, e che si in- terna nella Val Martino, fu villeggiatura di Napoleone. Verso W. viene separata dalla catena alfa sull'isola per mezzo della pianura profondamente furcata, e la quale giace tra il Golfo di Prochìo e quello di Campo, i quali ambedue vengono posti in comunicazione per una strada, or ora in opera. Il Gfilfo di Prochio e suoi contorni posseggono un suolo sabbioso e fertile, mentre la pianura meridionale di Campo, la più grande dell'isola, è atta sommamente alla coltivazione delle viti. Due catene di Monti incrociano ad angolo retto questa parte d'isola; quella dal N- al S. ha la più lunga; inco- mincia al N. al Capo d'Infoia, che si interna nel mare con una sottile lingua di terra e alla sua estremila forma il M. Infoia, che si innalza a cono per 69 tese. Questa catena si innalza a piano da qui e scorre sopra il M. Suc- caretti, alto 160 tese e coperto di scisti sin al M. Ponza alto 151 tese, da cui discende erto al mare presso il Capo di Ponza. Folli cespugli, quasi impenehabili, vegetano con usura dapertutto e lasciano al geognosta pochi punti da esaminare. Questa catena di colline consta d' un granito porfiroideo, il quale in alcuni siti racchiude innumerevoli cri- dell'isola d'elba 143 stalli geminali di Feldspato, in altri dei piccoli perfetti Diesaedri di quarzo. A Lungone si innalza la seconda ca- tena sin al M. Lorcllo allo 193 tese, e si estende sin al M. Snccaretti, senza però traversarlo. Le roccie sono dio- ritiche, appartenenti al Serpentino e alla formazione a- pennina. Le escursioni per questa parte d'isola incomincieremo da Porto Ferrajo, capitale dell'isola e perciò punto più noto e più frequentato. Giace verso S- e S. O. su una rupe che si innalza ertamente dal mare, che si appiana verso terra ferma o verso la baja d'attorno; e dona perciò alla città un aspetto ridente. Le roccie che si presentano al limite di N. O. , sono serpentini, che racchiudono quivi grandi masse di roccie Dioritiche rossastre, con filoni ric- chi di granato, i quali per lo addietro furono posti in smercio per smeriglio. La pendenza settentrionale di queste rupi è formala da un Serpentino nero verdastro con piccole partite di Diallagio e trasportato da filoni grossi un piede e più, composti da due specie di Minerali, denominati da Kobell Conikrite e Pyrosklerite. La prima è la massa che primeggia, di color bianco, granulare, di rado inclinante al lamellare; di durezza dello spalo fluore; il peso spe- cifico è di 2,91 e consta secondo Kobell di 35,69 silice; «7,12 argilla, 22,50 talco, 12,60 calce, 1,46 ossidulo di ferro , 9,00 acqua. La Pyrosklerite giace inchiusa nell'anzidetta, è la- mellare, di colore verde chiaro fin al bianco; durezza come l'altra specie, durezza specifica 2,74 e contiene se- condo l'analisi di Kobell 37,03 silice, 13,50 argilla , 1,43 òssido di cromo, 31,62 talco, 3,52 ossidulo di ferro, 11,00 acqua. La Conikrite sembra esser nuli' altro che un talco in- durito; e la Pyrosklerite un Diallaggio sottoposto a rau- tamenlo. 144 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA La parte occidentale della città posa sii un Calcare del gruppo apennino, il quale manca quasi tutto di strati, è di colore carneo , si interna al N. nel mare e in una lon- tananza di due terzi di miglia si innalza, forma l'isola Scoglietto e poi discompare. Una piccola pianura alla spiag- gia, coperta di ciottoli di porfido bianco, macchialo a nero separa il suddetto calcare dai porfidi granitoidei che si estendono a W. , i quali constano di un feldspato com- patto bianco, con poco quarzo e mica, e che qua e là ha pure macchie nere d'una massa simile al Lydite. I for- ti S. Ilario e Albano giacciono sulle due colline vicine formate da questa roccia. Il porfido del Monte Albano of- re i più bei dendriti, i quali e per le forme gentili e pel contrasto dei colon gli danno un sorprendente aspetto. Più avanti verso Eufola si cangia la struttura di que- ste roccie; esse si fan di grana grossa, i 3 componenti moslransi più chiari e distribuiti regolarmente, il feldspato però mostrasi oltre le partile cristalline ancor più com- patto, attraversa la roccia e ritiene la sua qualità porfi- roidea. Lungo la costa presso Eufola sin al golfo dì Pro- chio mostransi gli scisti alternanti con strati d'arenaria partite numerose, ma di poca estensione. Così pure rin- vengonsi al Golfo di Viticcio e a quello di Biodola le nuove roccie, di cui si fece menzione al Capo Castello; qui con- stano di strati soffici quasi friabili, con cemento sabbioso invece del calcareo, con un potenza di 30-40 piedi e a- scendenti a 250 p. sopra il mare. Piccoli e innumerevoli frammenti di Conchiglie si trovano quivi sparsi e diferisco- no perciò dalle formazioni della parte orientale dell'isola. Seguitando dal Golfo di Prochio la strada di Marcia- na a Porto Ferrajo, si veggono gli strati apennini pri- meggiare e in istato immutato. Scisti neri che si avvicinano secondo l'aspetto ai scisti argillosi antichi; Calcari di co-' lore uniforme o grigio alternano con arenarie più chiare e per lo più in filoni grossi un piede. I calcarei sono per dell'isola d'elea 145 Io più lordati da componenti argillosi, come lo sodo gli altri calcari di quella formazione su quest'isola, per cui non vengono usali per calcinare , eccetto uno scavo a Ba- gnaja, poiché abbondanti sono i Calcari puri, granulari. Le arenarie sono per lo più ricche di mica e somigliano all'arenaria de' Carpazj che proviene a Nussdorf presso Vienna, e all'arenaria di Keuper dei dintorni di Wirzburgo, talmente che messi insieme i pezzi di questi tre sili riesce impossibile di distinguerli secondo la loro località. Ove la già detta strada perviene all'altezza della cre- sta e su questa per qualche tratto continua, appare il por- fido granitoideo ; riempiuto di Diesaedri di quarzo ; in esso trovansi dei filoni di quarzo con simili cristalli limpidi talor iDchiusovi una goccia d'acqua. Alle pendenze meri- dionali di questa roccia rinvengonsi anche di questi cristalli di quarzo, così pure nella Valle di S. Maria, ove dicesi aver ritrovato grandi cristalli con molta acqua inchiusevi. Venendo lungo la spiaggia dal S. della pianura di Campo verso 0. appare per qualche tratto una roccia sci- stosa, attraversala da un filone potente di granito^ di cui varj frammenti si iniernano nello scisto. Questi scisti ca- dono verso W. con 60° d'inclinazione, si mostrano verso il loro limite in parie silicei, e di spesso offronsi quali scisto siliceo , il quale in fessure irregolari , fa vedere del ferro solforato in stato di sublimato. Il colore degli strati è principalmente nero, ma pure si mostrano qua e là co- lorili di rosso in conseguenza dell' ossido di ferro. I frara- menii che intersecano in varia grossezza questa roccia , constano per lo più di quarzo amelistino in piccoli cristalli, essi passano dal granilo nello scisto senza interruzione. Le pareti di questo porfido granitoideo mostrano, nominata- mente ove da molti secoli, vengono bagnate dalle onde marine, una quantità enorme di cristalli di feldspato bene conservali, lunghi talor 4-5 pollici , in forma semplice, ge- melli e trìgemelli, e sì forlemenle incbiusevi nella roccia N. Ann. Se. ^AT. Serie U. Tomo 10, 10 146 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA da riuscir difficile il scioglierli, se anco sporgono per tre quarti della lunghezza. Indi trovansi distribuite in questa massa anco delle turmaline, in cristalli piccoli, neri, varj uniti, e pure sì difficili a sciogliere come i cristalli di feldspato. Lo scisto argilloso trasmutasi, come vedemmo, di spesso in scisto siliceo, e l'arenaria che vi alterna, si cangia spesso in roccia quarzosa, come scorgesi alla par- te occidentale dei scisti in varia grossezza. La pendenza ripida della spiaggia da qui verso O. sin alla baja d'Ancona consta inferiormente di tali strati apennini, mentre la parte superiore della pendenza viene occupata dal granito. Ove queste due roccie girano intor- no al Capo di Ponza, si può osservare assai bene il loro rapporto di giacitura, in una parete perpendicolare alta 200 piedi. Gli strali apennini, scisto, calcare ed arenaria alternano in istato immutabile e cadono con 25 d'incli- nazione verso W. j il granito vi sta sopra in segregazione irregolare, e copre la spiaggia di innumerevoli massi di- staccatisi dalla rupe. Ove questo granito si appiana, vi si trovano più o men estesi depositi di sabbia prodotti dalla sua decompo- sizione, così pure alla spiaggia d'Ancona. Nella Val di Cambia trovansi sparsi e ferro specolare e molte scorie, traccie di antiche fornaci, le quali fan conchiudere , che per lo avanti venne condotto quivi da Rio la miniera e fusa. Anche in altri siti dell'isola trovansi di tali fornaci, ma di ninna importanza. D'interesse è il vedere il Porfido al M. Lucia, col- lina mediocremente alta nella pianura di San Giovanni, alla parte settentrionale vicino al vertice, segregato in colonne. La roccia è di color rossigno^ e pieno di pori riempiuti di ossido di ferro. Il monte Lucia forma il Capo quasi d'un braccio, che si trae dalla catena metamorfica di W. 0. o quivi si dell'isola d'elba 147 unisce, ove il taglio più profondo serve per condurne la strada da S. Giovanni ad Ancona. In questo taglio si limitano ambo le roccie; strati appennini si traggono dal Monte Lucia sopra il porfido e sull'altezza della stra- da si estendono in un deposito grosso , il quale consta di Calcare grigio chiaro e qualche volta viene posto in uso. In questo luogo dice il Pr. Savi aver ritrovalo il Fucus Targioiiii, il quale abbonda in altri siti, come nei dintorni di Firenze, Canapirola , Vienna etc. A me però non riuscì né quivi, né in altri punti dell'isola, scoprire avanzi né d'animali né di piante, per quanto me ne sia presa fatica. Nel discendere sulla strada che conduce a S. Giovan- ni si trova di nuovo del Serpentino, che ci venne sott' oc- chio di già dal Monte Grosso sin ai Magazzeni e che con- tinua interrottamente sin a qui e di poi scompare; scorre sotto il porfido e si innalza in due rami divisi ai bagni presso Marciana e a S. Pietro nella parte occidentale del- l'isola. Questo Serpentino termina presso la Grotta di S. Giovanni in un piccolo Capo, e forma l'unico innalzamento sporgente entro l'estesa baja di Porto Ferrajo. Una quan- tità di ruine provenienti dai tempi dei Romani, fra cui scorgonsi ancora alcune muraglie ben conservate si mo- strano su questo Capo, ed il nucleo consta di Serpentino oscuro ricco di Diallagio di segregazione lamellare. La strada che sopra d'esso conduce a Lungone scoperse il profilo e si vide che le roccie inchiuse nel serpentino sono una Diorite compatta, talvolta un Diaspro ed Elio- tropio , anco con macchie rosse in bei colori ; queste sono tutte di forma rotonda e si separano sin al centro in for- ma di guscio. Ascendendo da qui verso" il M. Lorello scompajono i Serpentini sempre più, e le roccie che prima eran inchiu- se in forma di palle ora si estendono in masse. La cima più vicina al M. Lorello consta d'un perfettamente svilup- palo Diorite, il quale sporge da varie rupi che senza traccia 148 DESCRIZIONE GEOGROSTIGÀ di Strato è connesso aderentemente sotto dì sé e rinchiude molti cristalli di Piròsseno? verde nerastro. Questa roccia caratteristica, che non trovasi in niua altro luogo dell'isola sì sviluppata, passa pel M. Loreto, dà alcuni rami verso Sud e al W. si appoggia ad un cai* care, di cui si fece menzione al M. Lucia , il quale si in- nalza ertamente e dal cui piede si estende un ramo ver- so Sud. Le roccie Dioritiche che vi si mostrano sono co- perte alia loro superfìcie di bei e grandi esemplari del- l' Asphodelus raraosus. Ritornando alia strada verso Lungone e seguendo questa, trovansi roccie scisto-micacee. Riescono di sommo interesse per un deposito sotto ordinato assai ricco di cal- care saccaroideo bianco, il quale è assai sviluppato al confine della Comune di Lungone e di Porto Ferrajo. Il calcare trovasi in uno scavo antico di due varietà, l' una è di grana fina e dolomitica ; l' altra è a lamelle gran- di simile a quello dal M. Arco. Questa qualità non vien posta in uso , perchè appartengono ambedue al Sig. Morel di Firenze. Formazioni amfiboliche, caratteristiche per strati intermediarj tra il Calcare granulare e lo scisto micaceo, mancano quivi del tulio. Questo deposito scorre sin al gol- fo della Stella, ma variatamente or di poca grossezza, e or ne primeggia il calcare lamellare pieno di ocra di ferro e in conseguenza di questo di color bruno. Le sue rami- ficazioni poco lungi dalla spiaggia d'Orsi nella Baja della Stella sono più istruttive, quivi i passaggi del calcare apennino in queste masse granulari sono denudati assai chia- ramente mentrecchè un' altra parte ricevono una durezza silicea. Gli scisti e le arenarie che li accompagnano pas- sano in una massa quarzosa compatta, grigio nera; così pure si fa vedere ed Amfibolo e Pislacite. Il Serpenlino che formò queste Metamorfosi, si estende di mollo lungo la parte S, W. del Golfo della Stella e viene accompa- gnato dall' Asbesto e dal Talco. Gli strali Dioritici che dell'isola d'elba 149 appoggiano a ponente sono riempiuti di Pistacite di strut- tura piuttosto granulare, che radiata. Queste roccie metamorfiche si innalzano in forma di isola, mentre il serpentino non supera il livello del ma- re, di nuovo nel monte della Piastrice, le quali si inter- nano in una lingua di terra tra il Golfo della Stella ed Ancona, s'innalzano a 400 piedi e terminano col Capo della Stella. Concludiamo le osservazioni su questa parte media dell'isola e volgiamoci alla parte occidentale, più ricca in fenomeni interessanti. Fra le roccie componenti primeg- gia il granilo. Si fa vedere qual roccia bella ^fresca; in cui i tre componenti sono distribuiti regolarmente. Il feld- spato è di colore bianco e viene o accompagnalo o rap- presentato dall' Albite; la struttura è a grana fina e ora a grana grossa. Componenti e struttura restano in generale eguali in ambo le varietà; in una mostransi delle turmaline nere e verdastre, formando così un quarto componente, e rac- chindendo pure dei bellissimi cristalli di berilli, turma- line, feldspato, granato ecc. Forma de' filoni di poca esten- sione, non ascendono sin alla metà, ma circondano le falde del monte. Roccie Dioritiche io vicinanza del Serpentino sono li- mitale ai contorni della marina di Marciana e la piccola spiaggia tra il Capo Pomonle e la Punta di Fotanaja. Roc- cie appartenenti al gruppo apennino formano il piede orien- tale della massa del granito, e costituiscono una piccola serie di colline, la quale poco lungi dalla Punta di Ca- voli separala mediante un profondo intaglio dal granito, forma il limite ripido occidentale del golfo di Campo e nelle colline del M. delle Sere si innalza a 6-800 piedi. Olire queste roccie scopresi in tre luoghi il Calcare granulare; il deposito più ricco forma il limile occiden- tale del golfo di Prochio; di minor estensione è alla Punta 160 DESCRIZIONE GEOGNOStlCA di Mortigliano, e ancor minore la è alla Punta di Cavoli. La superfìcie viene stabilita da una serie di colline che incomincia a Prochìo, si innalza nel centro al monte Ca- panne alto 616 tese e da queste discende ertamente verso la spiaggia diviso in quattro ramificazioni precipue. Una quantità di valli profonde giacciono tra loro e in esse scor- rono torrenti con squisitissima acqua. Le discese erte di tali ramificazioni rendono talor faticose le gite da un punto della spiaggia ad un altro vicino; così per esempio si è costretto di fare il viaggio dalla marina di Marciana al paese S. Andrea, distante in linea diritta sole 2 miglia sopra una cresta transversale alta 2000 piedi , in caso non si volesse scegliere la strada ancor più faticosa, benché più vicina alla spiaggia, per monti bensì alti da 100 a 1000 piedi , ma ogni tratto ascendendo e discendendo. Tutta la parte occidentale dell'isola è sì disuguale , perciò assai diserta ed incognita, così molti abitanti de' luoghi più vicini , non ne san dar retta. Le regioni più alle del mon- te sono prive d'ogni vegetazione e mostrano il granito in forme assai grottesche. In queste creste e sulle pendici vicine ofFronsi all'oc- chio massi di granito arrotondati , di gran dimensione e talor in forme mirabili gli uni sovrapposti agli altri. Si può conchiudere che prima della formazione del serpen- tino 0 del nuovo granito in filoni, questi massi rialzati fossero stali già per lungo trailo di tempo esposli all'in- flusso del mare alla spiaggia nella forma arrotondala. Dei molti punii che alteslano quest'idea sono da pre- ferirsi la catena del M. Capanne e che finisce al S. An- drea passando pel M. Giove, di poi i gruppi delle rupi sopra il ciraiterio di S. Pietro. Nelle roccie che si innalzano alla parie occidentale di questa baja sabbiosa, troviaiuo un rapporto di giacimenlo tra graniti e calce granulare, atlraversalo da filoni di me- tallo e di masse di granilo recente. dell'isola b*'EtÉK 151 il granito si mostra quivi segregalo in masse, sopra ài esso un calcare saccaroideo, tinto in verde dall' Arafi- bolo, dì tessitura compatta, in alcuni siti di gran poten- za. Queste due roccie non si toccano immediatamente, ma fra d'esse avvi uno strato largo 6 piedi j il superiore di Manganese con ocra di ferro, e l'inferiore di ferro spe- colare in piccole porzioni. Inoltre trovansi ramificati nel vecchio granito de' filoni di più recente, senza passare nel calcare, ma seguendo al limite. Quello consta princi- palmente di feldspato bianco con turmaline nere. A questi quattro prodotti vi aggiungo un quinto, un filone di quarzo, grosso, in diametro, un piede, impre- gnato di Arsenico solforico contenente dell'argento. Dietro l'osservazione dì Plaltner un centinaio di Arsenico solfo- rico contiene 0,6 oncie d'argento. Antimonio solforico ca- pillare rinviensi pure quivi. In poca lontananza verso ponente si offrono all'oc- chio de' filoni l'uno sopra l'altro ad angolo retto di gra- nito nuovo nel Calcare saccaroideo, il quale quivi contiene molto Amfìbolo e i di cui strati vicini al granito sono as- sai curvi. Questi graniti sporgono di spesso molti piedi dalla roccia accessoria. Più verso ponente abbondano le masse granitiche, alternano col Calcare in banchi di molte tese e finalmente scacciano del tutto quest'ultimo. Vicino ai Bagni di Marciana si presenta il Gabbro ac- compagnalo scarsamente dal Serpentino ; di poi mostransi strali apennini e finalmente roccie metamorfiche. I punti di contatto di questi anelli col granito non si marcano, in parte sono essi divisi li metamorfici dagli erullivi, e parte sono i loro limili coperti talmente dalla vegetazione da non poterli seguir coli' occhio; lungo la pendenza settentrio- nale del Monte Guardia si innalza a 1000 piedi. La strada da Poggio a Prochìo passa per questa formazione ed è atta per tale osservazione. Il gabbro si mostra quivi in 152 DESCRIZIONE GBOGNOSTICA varietà a lamelle grandi, in cui primeggia il Diallaggio or di color verde or bruno, e il Labrador sempre bianco, o dislribiiilo regolarmente o in filoni rettifomi. Il serpentino il quale vicino alla spiaggia accompagna questo Gabbro, è ornato di bei disegni, accompagnalo da Amianto bruno con Pikrolite. Le roccie metamorfiche, Dioritiche trovansi or in masse attraversate da molla Pistacile, o in strati, immutati apennini, i quali si estendono qualche volta tra loro, ma principalmente più a ponente tra le due Marcia- ne. A Marciana alto e a Poggio ottengono il loro maggior culmine, mentre nella valle posta fra loro il granito si innalza più verso la pianura. Queste roccie apennine com- ponenti come altrove in quest'isola li strali di scisto, are- naria e Calcari , non mostrano traccia alcuna di mutazio- ni sofferte. Seguitando dalla Marciana superiore la strada verso la spiaggia occidentale si perviene, al suo punto più alto di 2000 p. , ad una Madonna, la quale a motivo dei molti miracoli , gode presso gli isolani di molta adorazione. Que- sta strada è nominalamenle in giorni caldi esiivi assai fa- ticosa, e pure i Pellegrini la fanno senza nutrimento e soccorso alcuno con somma speranza di veder esaudiìe le loro preghiere. La chiesa è bella e assai ricca a motivo de' molti do- ni ; ha un piccolo cortile, dalle cui tre pareli scorre un acqua fresca , pura ; i vicini castagni offrono i frulli contro la fame; questi fruiti vengono raccolti sì negligentemente che lungo tempo dopo la raccolla (in ottobre) se ne tro- vano ancor sparsi sul suolo in abbondanza. Discendendo verso Ponente si perviene a S. Andrea e a Patresi la Zanca, due siti di poco rimarco, ma il suolo trovasi in buona collivazinne di vignette. Un miglio al Sud di Patresi il granilo viene limitato da roccie, le quali han.-io molla analogia con quelle che provengono iulorno i bagni di Marciana. Gabbro con Cai- dell'isola d'elba 153 care saccaroideo e con scisti metamorfici trovansi alla spiaggia di Morligliano ben distinti e si innalzano in for- ma di pareti quasi perpendicolari all'altezza di 1500 piedi. 11 calcare grossolano confina quivi in masse grosse col Gabbro, il quale ne' suoi caratteri somiglia a quello di Marciana: il Calcare si offre qual massa regolarmente tinta di verde e talmente indurito da far passaggio in una pietra uguale alla igiada come si vede alla Corsica. Or- nibienda e strati di scisto ricco di granati si mostrano ai limiti unitamente a scisti di colore grigio, i quali sono riempiuti di numerosi grani oscuri , che però a motivo della loro piccolezza non posson venir determinati. Questi scisti hanno nel loro aspetto a provenienza una somiglianza mirabile con quelli di Heinrichsburg al Harz, ove scisti e roccia iperslenica si combaciano e da Zinken vennero denominali Spilosite; là trovasi con essi una varietà simi' le, in cui i grani si stendono a nastro e si disperdono e che Zincken chiamò Desmosite; questa varietà mostrasi quivi pure al Sud del Capo Poraonte. Entrando nella Val di Poraonte il paese perde il suo carattere sterile; questa Valle è la più larga e la piiì bella di tutta l'isola, viene traversata da una corrente ricca di acqua, e al cui sbocco una quantità di scorie attesta, che questo sito venne frequentato per lo addietro molto di pili che al presente , ove poche capanne sono sparse^ e i loro abitanti tengono cura di coltivare la più parte della Valle. Serpentino al finire del pendio a destra si estende verso quello a sinistra e viene separalo dal Granito per mezzo di scisti, che corrispondono per lo più colla Desmosite, e di spesso vengono intersecati da filoni di Pistacite e granali. Anco filoni di granito recente ricco di turmaline traversano queste roccie. Dalla punta di Fetonaja sino alla punta di Cavoli for- ma il granilo il limile esclusivo della costa , la quale con- tiene alcune baje sabbiose , in cui trovasi una quantità di 154 DESCRIZIONE GEOGNOStfCA pomice, probabilmente trasportata quivi dalle Lipafi. Il granito vicino a Cavoli forma un punto degno di esser vi- sitato, poiché da qui vennero presi i graniti per le fab- briche di Roma nei primieri tempi. Oggetti mezzo termi- nati, come colonne, capitelli etc. giacciono a centinaia sparsi intorno. Non si comprende come quegli oggetti dalla bensì vicina cava vennero trasportati per strada di- suguale sin alla spiaggia. Alcune di queste colonne ven- nero in questi ultimi tempi condotte a Firenze. Diverse iscrizioni fan chiaramente conoscere che anco i Pisani nel fiore del loro dominio fecero lavorar qui; istrumenti, or- nati etc. di ciascuna età vengono spesso scoperti. Sopra la casa della guardia del Lido alla punta di Cavoli trovansi un deposito di Calcare saccaroideo nel gra- nito in poca lontananza del serpentino e degli scisti aperi- nini. Questo piccolo deposito viene rinchiuso immediata' mente da scisti, che si avvicinano al scisto micaceo, in poca distanza però si disperdono nelle roccie apennine. Il Serpentino si estende da qui sin a Villa in forma d'un nastro stretto tra il granito e gli scisti , contiene del Ma- gnesite, il quale si raccoglie e si vende a Firenze per uso tecnico. Roccie della formazione apennina forma il pie orien- tale del M. Capanne, che va discendendo verso la pianura di Campo; constano principalmente di Calcare e non mo- strano trasmutazione alcuna. Oltre il M. delle Serre, di cui femrao di già menzione, formano un altro gruppo piccolo sotto San Pietro , in cui distinguesi il Monte Ca- stiglione e per la sua forma conica e pel suo vino squisito. Un piccolo deposilo di Manganese ocralo divide queste roccie al N. verso la Baja di Procchio dal Calcare sacca- roideo. Il giacimento del serpentino in rapporto ai due gra- nili osservasi meglio a S. Pietro, nominatamente alla strada che conduce alla marina; le masse antiche di granito si dell'isola d'elsa 155 mostrano distintamente alzate dal serpentino, mentre il più recente o alterna in depositi o la taglia in filoni, dai quali si diramano alcuni riempiuti di Magnesite. Il serpentino è sempre decomposto, nel centro di co- lor oscuro, verso le parti più chiaro; nel suo discendere viene accompagnato da una quantità di formazioni Diori- tiche, le quali constano principalmente di amfibolo lamel- lare. Granato e Pistacite. Queste roccie si mostrano in forma di Diorile assai caratteristico in un piccolo colle, il quale confina all'O. col cimitero di S. Pietro; contiene un minerale della specie della Tremolile, ciò che dona alla roccia una gran durezza , così che è difficile scieglier degli esemplari dalle sue pareli piene di più belli cristalli di Turmalina. Rapporto al nuovo granito e agli oggetti che esso as- sai spesso racchiude, che trovansi assai perfetti intorno a S. Pietro; esso si mostra a filoni nel più antico. Dife- riscono per la struttura a grana grossa dal nuovo ;, per la maggior quantità di feldspato, per la distribuzione rego- lare del Turmalino, per la maggior inclinazione a decom- porsi. Il Tenente Ammanati che visse a Porto Ferrajo, scoprì nella Valle al N. di S. Pietro un ammasso di 44 braccia in circonferenza, che era ricco di Berilli, Turma- lini e feldspati di forma e colori assai interessauìi; nel Maggio 1825 lo fece saltare in aria e da esso raccolse un numero straordinario di esemplari con cristalli eie. descritti da Targioni Tozzetti e comperati dal gran Duca di Toscana. Da quel tempo venne l'isola visitata e nei contorni di S. Pietro e di S. Ilario, principalmente da un certo Cervello fino, il quale vive a Porto Ferrajo e tien commercio di minerali. Una collezione perfetta però venne in questi ultimi anni raccolta dal foriere Giuseppe Pisani , il quale viene presso suo Padre , il Capitano Pisani e che mostra gran zelo per lo studio di mineralogia. Questa collezione com- 166 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA prai io nel Gennaio 1840 e trovai così occasione di far conoscere ai Mineralogi le varietà sorprendenti di questi minerali. I minerali (1) che trovansi nei filoni o nella massa di granito a S. Pietro sono i seguenti: 1. Feldspato. È il minerale che abbonda più d'ogni altro, ed è anco di somma distinzione. È bianco, intra- sparenle, ovvero trasparente debolmente ai canti, ordina- riamente di superficie uguale, cosichè i cristalli più pic- coli sì addattano ad esser misurati col goniometro di Ri- flessione. I cristalli sono sempre in prismi simmetrici a sei lati; per Io più semplici, ma non di rado anco rego- larmente congiunti e di poi sempre seguendo quella legge, come nei cristalli gemelli di Karlsbad, cosichè i cristalli sono uniti per i piani secondi di spaccamento, o clivaggio (M. ) e i loro piani primi di spaccamento (P.) pesano alla parte contraria. Il granito d'Elba diferisce da quello di Ba- veno al Lago maggiore, poiché questo contiene quasi sempre cristalli gemelli quadrati. I cristalli di feldspato d'Elba sono ordinariamente piccoli o di grandezza media, ma qualvolta anco di 4 pollici. 2. Albìte. È più raro che il feldspato e non bello; comunemente in piccoli cristalli di color bianco di neve. 3. Quarto È di nessun rimarco, i cristalli sono per lo più piccoli e di mediocre grandezza, ordinariamente bianchi , o bianco verdastri e traslucidi , e anco trasparenti, di rado bruni. Di rado sono i cristalli rombi e trapezj, qualche volta sono le terminazioni di splendore opaco (co- me i cristalli gemelli descritti da Haidinger). 4. Mica Lytìùon. Il granito compatto contiene sola- mente una mica nera, in sottili lamine brune-tombaco; è scarso , e non trovasi mai in cristalli ; invece di questo (1) Queste annotazioni furono aggiunte da G. Rose die- tro gli esemplari portati da Kranz dall'Elba. dell'isola d'elea 157 appare in tal granito ia 3Iica Lythion. Si mostra questa in tavole congiiinle a sei lati, talor della grandezza d'un pollice, pili comunemente più piccole, o anche in con- giunzioni scagliose, come la Lepidolile della Moravia. 6. Granato. In piccoli cristalli , in parte dodecaedri , e in parte Leucitoedri e di colore tra il rosso giacinto e il giallo miele. I cristalli sono scarsi e per lo più cresco- no separati sul feldspato bianco, si trovano accompagnali anco molte volte colla Turmalina nera e col quarzo. 6. Berillo. 1 cristalli sono per lo più Prismi esaedri, come per solito osservasi nel Berillo, sono quasi sempre limpidi, di poi di color rosa chiaro, di spesso del color stesso della Turmalina con cui è accompagnato il Berillo; anco di color viola chiaro, bianco verdastro, celesti, le quali ultime varietà non sono come le altre, trasparenti, ma comunemente un po' lattei. I lati sono lisc.j come alle terminazioni, cosa che li fa differire dai Berilli di altre località. Sono di diversa lunghezza , per lo più però sono piccoli, ve ne sono però anco alcuni cristalli lunghi un pollice e grossi più di mezzo. Qualor sono in essi nella roccia ai lati , così che si possono veder ambo le termi- nazioni. In generale è il Berillo assai scarso, e trovasi solamente in cristalli separati su Quarzo e su feldspato. 7. Turmalina. È assai distinto nel granito di questi filoni , non tanto per varietà rare di cristalizzazione , quanto per la gran diversità di colori. In quanto alla forma tro- vasi solo il prisma esaedro secondo. I lati sono più o me- no fortemente striali perpendicolarmente ; sono di diversa grandezza, per lo più piccoli , talor però lunghi 3 pollici, annessi qualche volta anco sui lati , da veder ambe le e- slremilà del cristallo ; qualche volta i cristalli sono an- nessi gli uni colla terminazione elettronegativa, e gli al- tri vicini a questi, colla terminazione elettro positiva, cosa che si osservò anco in turmalina d'altre località. In quanto al colore , i precipui di questo sono il nero, verde e rosso. 168 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA I primi sono intrasparentì, gli ultimi traslucidi sin ad es- ser perfettamente trasparenti di rado sono i cristalli d'un colore regolare, per io pili constano di varj colori, o se- parati 0 passanti da uno in l'altro. I cristalli neri e rossi sono regolarmente colorili , dei verdi non ne osservai mai. Secondo il colore si possono distinguere forse le seguenti 5 varietà. 1. I cristalli sono neri, intrasparenti e limitati alle estremità coi Romboedri , principalmente col Romboedro principale sono annessi ai lati, e talor aggruppati. 2. I cristalli sono rossi e colle estremità diritte o rom- boedre; il colore è in generale rosa non mollo intensivo; verso la estremità va impallidendosi , così che qualche vol- ta sono del tutto scolorati. Altri sono di color grigio ver- dastro, in altri rari hanno uno strato rosso chermisino oscuro ;, il quale troncasi all'estremità scolorata. I Iati son più 0 meno striati. I cristalli o sono separati o a gruppi, sottili, aghiformi; e questi per lo più con Albite, Lepi- dftlile e Quarzo. 3. I cristalli sono all' estremità inferiore neri , nel centro verdi giallastri e all'estremila superiore rosa, in questi due ultimi colori trasparenti. I primi colori si tron- cano, gli ultimi fan passaggio vicendevolmente. I lati sono striali fortemente; son di grandezza di più pollici; po- trebbe darsi che i cristalli suraenzionati siano le estremità superiori di questi , poiché non mi venne mai dato a ve- dere cristalli del tutto rossi innessi nella roccia. 4. Questi cristalli sono all'estremità inferiore di color rosa , impallidiscono verso la parte superiore , poi si tingono di verde oliva chiaro e all' apice sono coperti con uno strato nero, grosso al più mezza linea , il qual è troncato verso il colore inferiore. Questi cristalli sono piiillosto grandi , il più grande che io vidi , aveva due e mezzo poli. ; i lati sono striati, e le superficie romboedro della termi- nazioni sono assai liscie e splendenti. dell'isola d'elba 159 6. I cristalli sodo alla parte attaccata alla roccia di color verde nerastro, che però passa subitamente al verde oliva e nel limpido; la terminazione aguale al N. 4. Al- cuni cristalli annessi ai lati mostrano nella metà una tinta verde nerastra, e verso le estremità poi quelle variazioni di colore. I cristalli più grandi sono striati di più che i piccoli; le superfìcie romboedre sono liscie. Lo strato su- periore nero passa qualche volta in uno limpido per mezzo d'uno strato sottile verde oliva oscuro. Quanto singolari siano anco le ultime varietà , pure il color roseo distingue la lurmalina dell'Elba, non tro- vandosene in niun altro luogo un simile. E perciò sono il Felpspato,la Tormalina e il Berillo che distinguono sommamente i filoni di granito di S. Pietro. Nella sua natura ha molta somiglianza col granito di Morne in Irlanda e di Baveno, ma pure ciascuna da que- sta località offre qualche particolarità. Il granito di Morne contiene lo stesso feldspato bianco , non però di tale gran- dezza, Albite piccolo, Quarzo ^ Mica Lythion, Berillo, ma d'altri colori che all' Elba , cioè il quarzo bruno ga- rofano, la mica grigia verdastra, e il berillo verde e ce- leste, invece del Tormalino trovasi un topazzo bianco in piccoli ben determinati cristalli. — Il granito di Baveno contiene principalmente feldspato di color carneo e con cristalli gemelli ad angolo retto, di più quarzo, più gran- de però i cristalli che a S. Pietro , e Albite , pure in cristalli irregolari come all'Elba, copre qualche volta il feldspato ed è connesso regolarmente con questo. Gli altri minerali sono più rari e sono: Epidoto in piccoli cristalli disordi- nati, spato fluore in cristalli ottaedri di color viola e bian- co, e in Clorite e Laumoiiite, due sostanze di rimarco per l'acqua che contiene. Non meno interessanti sono pic- coli cristalli di calce carbonata in forma di tavole, i quali coprono il feldspato e il quarzo, interessanti dico perchè non suole provenire nel granito la calce carbonata, e il 160 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA calcareo non forma nemmeno un componente de' minerali, di cui consta il granito. La miniera di ferro di Rio. Questa cava celebre giace alla spiaggia orientale del- l'isola, tra il Monte Fico e il Monte Giove ad una colli- na, il di cui pendio orientale e settentrionale-orientale con- sta di scisto micaceo più o meno caratteristico, ed il pen- dio occidentale;, ed occidentale-settentrionale di calcare a- pennino. Le roccie trasmutate in scisto micaceo vicino alla Ma- rina di Bio, non possono scoprirsi di molto sulla strada verso la miniera; esse offronsi sotto l'influsso di due for- mazioni eruttive in uno stato assai variato, poiché mentre più in su mostrasi il ferro specolare, il fondo vien for- mato dal Serpentino; il quale mostrasi nominalaraente alle case settentrionali della Marina, e si innalza pochi piedi sotto il livello del mare. Da ciò si può conchiudere eoa certezza che la formazione del serpentino venne preceduta da quella del ferro specolare, poiché lo schisto micaceo innalzato contiene molto ferro specolare, ed il serpentino ne va privo. (sarà continuato^ mti 3es X Annali Serietà':! N:AiiLLali Tav:lll. m- jj;AiiLiali Serie 2=T:X Tav.m. r f i ì\ c^.^ r Belhin a.s. f./^ .- .A,f ,.; 1,^ Tav. ACIA i medesima. La Farri I Media ^^ ^wa/i servono alla cura od all' alle- via: uiiauu< sonovi alcuDe condizioni indispensabili alle volte erchè l' Azion Chinoica abbia luogo e si eser- iti , e senza le quali si rimane in assoluta inef- icacia. neir esercizio dell' Azion Chimica operano delle issenziali modificazioni certe influenze di Corpi, quali per Io più rimangono stranieri ai risnl- ati, oppure entrano dippoi a far parte dei com- )osti che ne vengono formali. (*) aggiore ilìlucidazione veggasi la mia Memoria — Pensieri mll' Azion Chimica, nel Tom. VII dei Nuovi Annali delle Scienze Naturali di Bologna. INTRODUZIONE ALLA FARMACIA che contiene i Principj Fomlameìdali della medesima. Famuxcia traila della preparazione e dell' appreslmnenlo dei medicamenti. più modificale dall' arte . le quali i Medicamenti sono quelle Sostanze somministrate dalla natura , e per viamento delle malattie. Sei Medicamenti è osseivcAile sopratutto la forma e /' attività. j[/a Forma presiede e conduce principalmente = loro forroazio Difeslazione ed il risuliamenl) di quelta fi I che fu della Affinila , che TMede oppni Ime molecole dei corpi, e la quale porla I ? ed i siasi mmamenlo oei medesimi può avvenire. Per agevolare poi rinlelli^eoza e la'spiejj'azione dei fatti principali che la compon- gono, e dei fenomeni die l'accompagnano, e U susseguono: si considera in l.** luogo l'Atomo materiale alla maniera dei Filo- soO , e dei Naturalisti, i quali pensano che Io spezzarsi ed il di- vidersi degli aggregali corporei scioslie hensl l'unità relaliva ma non l'assoluta dei loro eUmenli perchè mai non si verrà a capo di sciogliere e separare l'una dall'altra certa estensione, certa figura, certa solidtlà, che anzi invece di separarle, la divisione le ripete e molliplica immensamente. Che se 1' esperienza non giunge alla percezione diretta degli Atomi, la ragione ci persuade della perseveranza necessaria della di loro unità; poiché la divi- sione protraila eziandio all'infinito non potrà mai fare che l'esteso corporea non sia sempre tale, e quindi che l'Atomo o l'ultima molecola dei corpi non sia un continuo figurato, impenetrabile, e dotato di certa attivila. In 2.° luogo si considera la suddetta forza, ossia V Jf/inilà , uccome appunto questa attivila od una virtù che risiede in ogni |iiinta materiale cosiituenie l'Ente Ato- mistico, 0 la Molecola, rappresentata perii io essa molecola da una forza unica applicala ad un certo punto, e la quale esprime la risultante di tulle le azioni dei singoli punii materiali suddetti, cosicché quest'unico punlo si óeQota\nì Centro d'attività dell' Ato- mo alla guisa medesima che i meccanici riguardano il centro di gravità di un corpo quel punto per cui passa sempre la linea di direzione del suo peso. Conscguentemente per ogni specie d'Ato- mo è diverso il puulu d'applicazione della risultauie, come pure diversa in ciascun Atomo eterogeneo la grandezza e l'intensità di questa forza propria dell'Atomo, varia essendone naturalmente la forma, l'estensione, la massa. Ed olire a ciò si ammette che il centro d' attivila atomistico, e quest'unica forza che esprime la risultante di tutte le forze od attivila proprie dell'Atomo, ha certe determinate relazioni, o maniere d'essere cogli altri atomi le quali relazioni necessariamente varicranno a seconda pure della natura loro. E dclermìnata questa potenza o allivilà negli Atomi s' infonde in e«si una speciale attitudine per li quale quelli della materia ponderabile con cene leggi si attraggono , mentre gli Atomi della materia imponderabile tendono invece a repellersi, ma si gli uni che gli altri sono coordinali per certi rapporti in virtù dei quali si rende ragione delle modificazioni diverse quali va soggetta forza:allratliva degli Atomi ponderabili. (') 1. Che lAzion Chimica mn S efficace che alle minime 2. Che l'Azion Chimica si esercita fra le m..lec<.le e- lemeaiari si omogenee che elcrogenee. Ibe nel suo esercizio 1' Azioo Chimica manifesta gradazioni diverse d'attività che non si raisura- nn dall'energia colla quale sì uniscono gli elc- inenli dei corpi , bensì della tenaciià con eli e re- , Qiianilo trattasi di omogenei )' Azion Chimica i serba alcun limile nelle uoinni.dovecliè quando trattasi di eterogenei obbedisce a certe leggi di proporzione, e nella varietà delle unioni fra i medesimi principi si osservano dall' Azion Chi- mica progressioui aiitmeliche invariabili e co- fi. Che i modi d' unione che 1' Azion Chimica produce diversificano grandcmenle tanto fra le palliceli-- omogenee quanto fra le eterogenee. 6. Che r Azion Chimica non sempre cresce d' iulensilà in ragion diretta del numero degli Atomi che si uniscono come avviene fra gli omogenei , ma liallandosi d' eterogenei la maggiore inteasi- lù ora sta in ragione di certe proporzioni ora in ragione di certe qualità di corpi che ne ri- 7. Che ìonovi alcune condizioni indispensabili alle volle prrchò r Azion Chimica abbia luogo e si cser- (ili, e seiiia le quali sì rimane in assoluta toef- llcacia, 8. Che neir esercìzio dell' Azion Chimica operano delle essenziali modificazioni certe inllucnze di Cori ì quali per lo più rimangono stranieri ai ri^n Uli, oppure entrano dippoi a far parte dei coi posli che ne vengono formati. (*) alle ACIA a medesima. Al tali condizioni, il termale insomma piut- tosto della medesima primaiiameote, o secondariamente trovasi tolto, e mosso dalla normalità. ^\Xione suddetta inserita fra quelle della So- IINTRODUZIOME ALLA FARMACIA che eontienc i Principj Fondamentali della medesima. All' Attività dà luogo ^ ed apre i adito totalmente : i Mei ! è la I Di festa- il risuKametilo di una forza virlà particolare, di cui sodo dotate ce le &o<ìlanze oatiirali od arlilìciali , e per la quale sì riparano le alterazioni della fiblira vi?a indottevi da cause morbose ? comechè queste alterazioni possono dar lell ) contatto della Qbbra , Icun cbe di loro mate- ) che un'impressione di- depresj'O, trovandosi perturbato, in istato d' irri- tazione. 0 in alcuna guisa mndlQcato, riescono conseguenlernenie quamio slimotanti , quando dc- primenri, miaiidd peTtujbanU, quando modìfi- ' I. Che riguarda soltanto il dinamisiiìfi della L libbra. \ 2. Che i relaliva alla qualità della medesima. ' 3. Cbe SI manifesta con cambiamenli nello ec- ' 4. Che vale appunto dove questo i cssenxial- e tolto dalla normalità. Azione D'AssiaiLAzione, che si appalesa allorquando la libbra o perchè difella 0 percliè soprablonda dei proprj elemen- ti è alterala nella sua compage ,e male o alTalto non si presta ai processi di nutrizione, di se- crezione, di riproduzione, cosicché ' »"-''■"- t dati. libbra , composizione della libbra medesima mediante as- similazioDe, per cui d'assimilazione appunto dicesi quest'azione, la quale naluralmele ha i manifesta con intrinseci cambiamenti i terìali, e moleculari. ion serve che dove questi per essere di s' 1 Mutamento. Inlendesi per essa quel mutamento che si opera nella flbbra; allorachè con mezzi chimici vi si uniscono dei principj nuovi affatto ed estranei , che perù s'internano in essa, sembrano modi- ficarne ìd certa guisa la composizione; allorachi^ con meni pur chimici si alterano o si distrui;- gODO aoclie totalmente lì tessuti organici per mn- Sochi nel riordinarsi vengono mutati; ed allo- rachè con mezzi fisici si cangiano nella fibbra.e i tessuti le condizioni di temperatura, di umi- dità, di liiOYiiucui. ui^.,-"...., y. --- ■■■■■■ delle di loro molecole materiali e formali ; '. manifesta quindi per reazioni chimiche , per c"" ne od alterazione di sostanza delta libbra, a mutamenti di sue fìsiche condizioni , e I. Che è giovevole ed utile iute questo stato,, tali condizioni, il formale insomma pint- losto della medesima primanameoie, o gecondariamenle trovasi tolto, e mosso V dalla Dormalilà. N. B, P,r ,c,,ar..e.,o. ci .U.iou spusa,me sull'uvee Me,ic.^nma veii la ™a - Motoria - ,««■.,»-. >^-Ocm . ctetà Medico-ChirurgUa di Sologna nel Kol. 6. pag- 168. fra quelle della So- Ta officin- f Laboratorio. . I Magazzeni. V Dispensatorio. ìta'^iane 1 •( Sali. Ossidi, Fiori , Panacee. Preparati Metallici diversi. Prepari MctXi Polveri. Raspature. Ossidi, Calci Metalliche. Basi Alcaline, Sali, Ceneri. Radici , Fecole , Semi etc. Uslnlali. Semi, Frutti, Scorze, Cor- pi Contusi. Radici , Legni , Scorze , Sti- piti eie. Incisi. Caratteri. Alterazioni. Sofìsticamento. FARMACIA GENERALE Officina FarmacaitìCa dislinld in Materiali che servono alla preparazione dei Medie I Indigeni j ' ESO li ci * Preparati Medicinali che sì (JilTerenziaDO Ì Forma \ Opcra'^ioni >ii DcììominaT^wnei Casosi I Vaporosi ' I Gas Semplici e Compost ( Vapori Ji vario genere. per Spremitura , e Depurazione . r Succhi- < Olj Vogeiabiti. Essenze, ed Arr Acque Di^lillate ' Alcool , Eleri. , TriluTa:iione ' Dibattimento per Evaporazione, o Ridu%ione\' per Impastamento Emnlsic Brodi. Infusi, Dibilc Thcifor Tinnire , Sciroppi , Mieliti > Liquiili Conserve, HoU. Con rei! ioni. I Elclluarj. ' Polpe. I Succhi Conerei! , Eslralli. Gclalinc. Pasti glie. Tavolelle. , Pillole. ^ Cataplasmi. Cernili, TafTellà, Carle, Tele. Grassi. Ungiienli , Pomate. Fosforo, e preparati. per Raspatura . . Raspa ' per Torrefazione. per Contundimenio Radici , Fecole , Ser ,,,■:. ™...>.-.->,»t».i- . . ... Semi. Fruiti, Scorze, Cor I Pezzetti j '' "l'i Contusi. [ per Incisione . • ■ Radici .Lfgni , Scorie. Sii- reparati Medicinali che ! i/fì,, di Conservatone dei Prcparatt Medmnalt il aa,uism che officmalt. .A 'armaceutia, sione ( Calmante / Hata .... Veicolo. ( Rinf'-escanti^ per impres- rico .... Controstimolante Disinfettante - per specifi- cità. f Controstiraolante - per im- i pressione. / Antisettico - per assimila- ' 7Ìone. loiico. . . . Caustico per niulamenlo FARMACIA INORGANICA strano mezzi medicamentosi sono . L OssiGEno. Gas pefinanemc. scitlwrato in Acido Solforico . Solfìdricii, 0 Idroscì fon co Fi 'armaceutici di loro Anione eÀmmoDiacale- , Controstiroolanli I per impres- JADtispasmodici.) ^'^"^ Ammoniacale (Antisetlici . /Detersivi per assimilazione igno stagno Stagno gno Antelmintici - per specificità. Antisettici - per mutamento. FARMACIA INORGANICA Fra i METALLOIDI : l'tfpaTiUt Fatmacnitict L'JoDio — Corpo solido, io piccole lamine alqaaDlo brillanli^ e grigio oerasiroco- me la PiombaggiDe. Il suo odore è ana- logo a quello del Cloro, il sapore par- licnlare, acre, ed un poco asiringenle. Egli è. fragile, del peso specifico di 4,9-16, si riduce racilmente in vapore violel- 10 carico, ed as»ai bello; si fonde a -t-.t07 C°, bolle a -*- 175 C, e cri- 1 ollaedri regolari od irrego- lari a base romboidale. Il Bnooo. — Liquido rosso-bruno io mas- si a , rosso-giacinto in sonile slrato, d'o- dore fortissimo e disgustoso, di sapore della densità di 2,966. spandendo vapori ros- raffreddaio a — 20 C Bolle a -t- 47 C spandendo vapori so-aranciati, e raffreddato a — 2C _ si fa solido, grigia, di aspetto crislal' - '"gilè Cromo , — Solido, di iiD grigio d'ac- assai fragile, brillante se è su- fa speccbio sul fondersi a -t- 180 C° /^"f"'*^ ed Ossigeno Egli è raro in natura Irovandovisi sem- \ . Acido Ars DiOSO Ac. Arsenioso,eP.i assa. Arsenito i Pota Sesiiuisolfuro . Orpimeni Prolosolfuro , . Rcalgar Simo, e malleabilissimo; die si fonde al 32'^ dol Pirometro di We'lgwood, e cristallizza in piramidi quadrangolari. La sua densità i' 19,268 sipido, ed inodoro; assai briilanle, dut- tile, e malleabile; di forte tenacità, delta densità di 10,170, e fusibile al Oro Oro diviso .... jConlroslimulanti -per iuipres- (Protossido d'Oro . ■ j sione. Oro, ed Ossigeno ,.(.-. , -, , (.Perossido d'Oro, Acido Aurico. l Anliseltici - |ier asBimilazionc. Oro. e Cloro . Pcrcloruro d'Oro . . lAnlisifillilioi - per srcciflcilÈ. Oro . Cloro , e Sodio Cloruro d' Oro , e di Sodio . / Argento, e Cloro Cloruro d' Argento - . . .Controstimolanie > \Ossido d'Argento, ed Acido Mti (Nitrato d'Argento . . / Antispasmodico. ( fuso - Pietra Infernale- Caustico - per r 8 87» che si fonde al 27" del Pi rome- tro sudd,, e allora cristallizza nel raf- /Rame. Cloro, ed Ammoms freddarsi a piramidi quadrangolari " a [ ■ i . ■ Si, mentre prj^cipilato dalle soluzio- l Ossido di Rame, ed Aedo ■ — ■ , ed Acido Acetico Stagno. - Solido bianco-argcntmo, mol- lo brillarne, di durezza media, ed at- niianlo malleabile, e duttile. La sua den- siià .^ di 7.-10I , si fonde a •*- 228 C^ non ^ volatile ■ e può cristallizzare coj raffreddamento. Questo metallo è assai noco tenace, ed il cric che fa intende- re nel piegarlo lo distingue, quantunque non esclusivo per esso .... Cloruro di Rara.Ammoniacalc. Coniiosli(nolanli| p^^ j^^,^^^. Solfato di Rame ■ ■ JAntispasraodici - ' • Solfalo di Rame^ 'Ciipro .* Acetato di Rame iiiacale iAntiseltì . , Detersivi no Staglio granulalo . ed Ossigeno Protossido di Siain" . e Solfo Prntosolfuro di S'igna i Proiocloruro di Sugi" Antelmintici - |>er speciJicilà. Fra II Farmaceutici 0 erro . >mbaggine Ferro di loro Anione 'Controstimolanli - per impres- sione. ^Tonici-fibrillari - per assimi- lazione. ubo . a aturno urno . hilon Detersivi Aslrinsenti per mutamento. ' Controstimolante Ng^i^pres. «Deslruente. . j ^'"°®' >come li Saturnini suddetti. FAMACIA INORGANICA '*■ ^11^^- -Solido grieio-bluastm. bhl- tanle se è puiilo elaslico, sonoro, ed , Ferro assai duro; il più malleabile, i| più /"""• duKi e, Il p,ù (enace fra ì melalli. La -, soa tessmira è Rranulosa io forma di cuh. oppure fibbrosa, la densilà di e 7,790. e non SI fonde che al 130" del \ l Piromelro sudd. L'essere atlratto dalla 1 calamila, e l'ailivilà magnelica di cui 1- «. e snscellibile grandemenie lo distinguo- ) e Cianogen L ( ed Acido Carbonico iProlossidodì Ferro' Solforico / ' Latlico . Ptcparatt Farmaceuiict (Proiocloruro . vPercloruro Joduro Carbonaio Con(roslimnlanii - per impres- 3 denstlà di 6.703 riscaiaaio in ^asi chiusi si fonde i -*- 140 C°, e lascialo raffreddare cri siallizza ifi otiaedri , quando però sì de cant. il ceniro ancora fuso, allrlmenl SI consolida in una massa alla cui su perflcie si presenlano apparenze crisial ionio, e Solfo =Proiosolfuri 05sisolfuro d* Anlimiinio 1 Prillo, e Deulo-Solfurod'Amiraón Tartaro Emelici; Slibio DJaforelic slillare. ErIi ^ bianco bluaslro . densità di 13,688, e la sua dilalabiirlà sensibilmenle ref-olare lo rende i / e Sugna. . . ecorae i Sali di Potassa sudd. FARMACIA INORGANICA Lo Zinco. — Solido bia s né malleabile a fred- " caldaio a -I- 70 C > si fn a -t- 200 C -f-374 C al calili- ros,'o ■iUWizzà , ed allora può crjsldl- 3 poliedri . , ed Ossigeno = Ossido di Zin Cloro . . . . (ossido di Zinco, ed Acido Soirorico . .-, ed Acido Acetico , ed Acido Valerianico. Pieparalt FaTmacetilici vAslringenii (Anlispasmodico } di 9,822, M f„nde a -,- 247 C- e len- lamrnle raffreddalo si crislallizza a cubi che num-ndiiH foiinano una piramide quadrangolare rovesciala. Al 30 * del Pi- ■ — Solido io gioielli (trigio- Aniisiiasraodico - per impres- ì bisosna coosertarlo nell'Olio di Natia.' Maogaii , ed Ossigeno Perossido di Mangan 1 Coolruslimolanle - per impress. ed Acqua = Protossido Il Potassio— Egli è di una solidiià moli arpeniini. brillan le, diillile.del peso ■*■ 16 C^ A 7ero m I nell'Azoto si Tolalilizza in vapori , e Solfo = Solforo di Potassa Potassio , e Cloro = Cloruro di Potassio , Pi-oloss. di Potassio, e Cloro = Cloruro di Potassa Potassio, e Jodio ^ Joduro di Potassio ' , e Bromo = Bromuro di Potassio /ed Acido Carbonico ^ed Acido Solforico sido di Polassio /=■' *''•'" ^'•"''" ■ jed Acido Acetico . Potassa Caustica Fegato di Solfo Idrociorato di Potasi Ipoclorito di Potassa Idriodato di Potassa I Carbonaio ( Bicarbonato Solfato di Potassa Nitrato di Potassa = Nil I di Poiassa . to di Potassa = Cremo- Caustico - per mulamcnlo. |ConlrostimolantÌ-per impres- . Conlrosliraolanti - per impress. Il Sodio. — Di eguale solidità del suddetto. Sodio, e Cloro = Cloruro di Sodia bianco leggermente bluastro brillanlis- 1 Simo, dutlile;no c<>l1. Amari, ptr un Principio Eslratlivo-Amaro. per un Acido libero, o un sale Acido. opimre seiiii-l-cenienie .Iqun'aiT; e che' 1 i conslano di pjil pniici'j o lualen^li . dalla CUI prevalenza si possono divide- JAciilo-Acri J Iper no Principio Volalìle.od Aromalico ' Muciiaginoso-AlbumiDosi, per Princ. di tal geo. dì Painpani di Acclosella di IVasluizio Acquai d'alile Crticifere . \ di BeccabuDga. j d'Urlica. \ d'OrcLiella Le Gomme, — Corpi Idrnfieno- Carbonaii Ossi^.n.i. .!,.■ .... ,1, H.menli dei Tessiti \ _ ! ' ■ . ^ ...iimorlaBO per semplice disposiz VBassorina, Draganlina >n- JDeslrina f i Fecola . ( ', Cellulosa/ . Gomma Arabica ( del Senegal . del Paese, o Fruì /Deslrina > 'Cellulosa ) ! lo s Semi di Psillio. di Collogoi . di Lino - di Fien Greco. Fiori di Malva. e Radici d'Allea L'Amido di Grinu - di Palale. L'Arrowroot . ni Manioc 111 Sagù . . ■ L'Orzo, il Riso e E li slessi principi modificali in Liclienina eie. . Il Licliene Islanilic con Jodurì . Il Fticus Crys|iiis Analoghi princip] coniar '') per assimila- Emollieoli -per impr( lospessanli - per assimilazio \n3leplici-per Glucosa, e Ciilariosa \Manniie, e Culariosa Zucchero di Cania, Harbahie Uspccialità Cassia ^ Fr Farmaceutici \ )rle dolci . 0 . . . 1 Tiliiim . zia 0 di Euforbia Moscata >oda . ino i Drago di Guajaco . di Giallappa di loro Anione Emollienti > Purgativi I Drastici Deostruenti (Stagnoltico .\ p^j. ^j^a, ) ^1 -,1 ( mento l Tonico-fibrillare; /Conlroslimolante-per impress. lAntiseltico-per assimilazione. Conlrostiraolante' ■ (d, raslico per impress. FARMACIA ORGANICA Fra le VEGETABILI : I Ou. — Combioazioni Salice complesse risullanli da on Idrocarburo che è la base, e da varj Acidi con&iMenti Ìd uq' Idrogeno Carbonaio Ossigenalo. La ba- > il Margaric L' Acida Margarilico. il Ricci L'Acida Oleico, il Margari co, e rOleoricinicci I , ed il Croionico . ed uo" Acido Volaiile lo Stearico, ed uà poco il Margai' " " > ed il Mirìsiico. I Acido Oleico, e Margarico : t'Oleomargaralo di Sod; ( e Slearico: l' Olcoslearalo di Soda . /L'AnÌseno,nia ini I l'Aniso) die i^ \ carburo Ossidai un Idrocarburo iiuale< Il Cinnameno, ma col Ci mol o Idn a di Cin Le Resine. — Composi plessi, nei quali senze Ossigenale, Essenze frequenlemeole cosliluiscono le | basi. Queste Basi inoltre sono¥Ì ancbe [ da, 0 con reazione basica, od indilTe- reoli e neutre, quindi di composizìDOe svariale siccome quando lilo, cbe si fa Acido /Il CamfoI, il Borneol I Borneol provenienu l'Acqua, insieme all'Aci- do Valerìanico derivai da! Valero] per mei dell'Aria illCarinniol.oCarioHllii coll'Acido Eugi veniente dall' EugenioI Principj analugbi ue)l isa guisa Preparatt FavnaceinUi Olio d'Olive • . di Haotlorle dolci Riccino , o Sapone di Soda . Amigdalinu Essenza di Ctdro d'Arami. di Ginepro di Cannella La Canfora Essenza di Valeriar I idrocarburo Azo- lalo.eSoIfora- > di Benzoilo, cbe Il Solfocìanuro d'Alilo, o Acido Sinapico, o Miro- nico prnvenienlc dall'I- ] Principio Aci 1 Prindpio Acre u- oe) Sangue di Drago nella Resina di Guajaco . ella Reìioa di Gialtappa > I ■ 1 Drastici lUubefaccDti - per mutamento. Stimolante - per ìmprcss.-, ma pei'CbC troppo enurgica, e perdili sì volatilizza sirtlvaen- do calore, riesce Iniluiitc. ed apparisce Coolrostimolanic. Specie d'Anodino -per ìmprcss. Caustico - per niutamcoio. Stimolami. .\ Controstimolanti-per impress. Detersa, j P" assimilazione. (Stagnotlico ., p„ muia- (Tontco-flbriliarc) ""*" " /Cootrnstimolanie-per ìmprcss. (Antisettico -per assimilazione. (CoDlrostimolante; , ] per impress. y Drastico . ■ ' in[DI€E DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLif Bianconi — Se il Mare abbia in tempi antichi occu- pato le pianure d' Italia , di Grecia , dell' Asia minore eco pag. Dello stesso — Nuove specie di Rettili del Mo* %ambico « Oavara — Di un raro exar trema del piede. . » Kranz — Descrizione dell' Isola d' £Wa ...» Sgarz[ — Programma del Corso di Farmacia Teo- rico-Pratica Tai delie SCIEME NATURALI Serie II. Tomo X. (Ottobre e Novembre 1848) ( pubblicato il 4 Giugno amo 1849. ) r- • 'jf? ^--^ BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIE. Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo del giornale, e quando lo richiegga la materia sarà cor- redato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispizio , ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire I. 34: e sarà pagato all'atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani pari ad Hai. lire 8. 05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a carico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alta- bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.° fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av- viso in contrario. ty&c f^^at'tdàitno t/eanof PROFESSORE G. H. RROIXIV DI EIDELBERGA / ??:ft ■;.? Padova 20 Decembre 1848. Solo nel 1846 venni a cognizione dell' esistenza di una memoria epistolare concernente la mia raccolta di fos- sili italiani, e per ciò solo pregai in quello stesso anno la gentilezza vostra a volermi additare il Giornale scien- tifico tedesco nel quale è stata pubblicata. Voi foste solle- cito ad incontrare le mie brame; non così lo fu il tipo- grafo di Stuttgard editore del giornale suddetto, avendo egli lasciato correre una buona metà del 1848 prima di soddisfare alle ripetute mie inchieste ^ e ricevuto che l'eb- bi gettai tosto gli occhi sullo scritto del Girard, il quale non solo oltrepassa i limili d'una critica puramente scien- tifica, ma sente eziandio del doloso artifizio di nuocere all'altrui riputazione. Non polendo io permettere che un tale attentato, benché di vecchia data, rimanga senza di- fesa, mi prendo ora la libertà d'inviarvi le considerazioni che in leggendolo mi vennero alla penna, confidando che vi compiacerete inserirle ne' Nuovi Annali ^ di cui siete be- nemerito collaboratore. N. Ami. Se, Natdr. Sbku II'. Tom. 10. 11 162 LETTERA ALLE OSSERVAZIONI CRITICHE DEL SIGNOR 6IR1RD DI BEHLINO 1. II Sig- Girard, uno degl' inlervenuti alla quarta Riunione degli Scienziati italiani tenuta in Padova pubblicò uno scritto nel Neues Jahrbuch di Leonhard per l'anno 1843 in cui tocca l'accaduto nella sezione di Geologia in proposito degli argomenti ivi trattati nelle diverse sedute, e mette innanzi tutto in avvertenza i leggenti alemanni del divario che v' ha fra le Riunioni scientifiche tedesche e quelle dell'Italia. Sarebbe una stucchevole occupazione il seguire passo passo l'autore nelle cose tutte che va di- cendo, e molto meno di seguirlo nelle osservazioni da esso fatte ai giudizii del Marchese Pareto e del Pasini, il primo sul valore ancora molto incerto dei caratteri paleontolo- gici; il secondo sull'identità di alcune specie di Jmmoni- tes della creta Vicentina con quella del lìas , quindi , la- sciando ad altri il pensiero di rispondere alle censure con- cernenti le discussioni geologiche, torrò soltanto a scolpare dalla taccia d'inesattezza alcune delle mie classificazioni ^ ed a far conoscere ad un tempo al giovane sig. Girard il giusto mio risentimento, per essersi tanto scortesemente comportato verso chi gli fu largo di notizie e di doni, e verso chi gli apriva l'adito d'intrattenersi molte ore di ciaschedun giorno sulla collezione de' fossili raccolti per mia cura sulle alpi venete. 2. Incomincia il critico a osservare che una Terebra- DEL PROF. CATULLO 163 tuia (T. macrocephala Cat.) (1) la più grande trovata finora nel veneto , portava nell' iscrizione volante il nome di Spirifer integrus Cat- Poco importa indagare il secreto motivo che indusse l'autore a fingere di non accorgersi che uno scambio di etichetta avea prodotto lo sconcio nei nomi delle due specie, d'altronde collocate sul medesimo scaffale e tra di loro vicinissime : sconcio che ognuno dal Girard in fuori, avrebbe attribuito ad un'accidentale inav- vertenza del bidello, destinalo a pulire dalla polvere la collezione. Lo Spilifer di Roviglìana spettante alla fami- glia degli Alali di de Biich, cui io applicava nel 1839 la denominazione di Spirifer integrus, sarebbe tuttavia una specie inedita se il Mwchinson non l'avesse mollo tempo dopo pubblicata sotto il nome di Spilifer Vernevtlli, di cui parlerò nell'opera che sto per pubblicare. 3. Medesimamente alla pagina 478 m'incolpa d'aver lasciato senza nome la Tcrebratula Blantelliana di Sower- by , pel solo motivo di non averla saputa riconoscere , quasi che le specie anonime che osserviamo con frequenza nelle raccolte di cose naturali siano una prova dell'igno- ranza del collettore, e non piuttosto una conseguenza del bisogno in cui siamo di consultare buon numero di descri- zioni e di figure prima di proferire un definitivo giudizio sulla specie cui appartiene una conchiglia. — Del resto il fossile di cui si parla è stato da me pubblicato l' anno 1845 nel voi. XXIV delle memorie della Società Italiana, cioè tre anni prima che mi giungesse alle mani il Neues Jahrbuch, nel quale Girard ha inserita la sua critica, ed è appunto nella descrizione relativa alla Tcrebratula 3Ian- (1) Il Bouchard Chanteraiix , stando alla semplice ispe- zione del disegno di questa Terebratula , che gli ho inviato a Boulogne sur mer , seppe distinguere che l' individuo figu- rato mancava del guscio , circostanza non avvertita dal Girard, che potè a suo bel agio esaminare per tutti i versi l'originale. 164 LETTERA telliana che Girard troverà , meglio eh' egli Don fece , indi- cata la pratica assegnata da Schlotheim a questa specie (1). 4. È noto che fino dal 1827 io pubblicava la figura e la descrizione della Terebratula Antinomia (Zool. foss. pag. 169-248. lav. V. fig- 1), e che negli Annali di scienze naturali di Bologna (anno 1829) diedi fuori con questa figura quella ancora di altre Terebratule , ìe (\ua\i ad onta della loro somiglianza con la prima, m'apparirono nulla meno differenti (Alti dell' Accad. di Padova T. V. tav, 11 fig. 1. 2. 3. 4). — Girard, facendo eccezione di quanto scrissi intorno a questo Brachiopodo, gli applicò a dirittura il nome di Terebratula diphya: conchiglia non mai trovata finora da nessun naturalista moderno, ma che soltanto ve- desi figurata ndV Ephasis di Fabio Colonna, sotto la de- nominazione di Concila diphya. Il celebre de Buch col sussidio del disegno pubblicato dal Colonna nel 1616 sta- tuì che la Terebratula Antinomia non che la Ter. deltoidea di Lara, e la Ter. tfiquetra di Parkinson non sieno che varietà della Concha diphya di Fabio Colonna: ravvicina- mento al quale mi sono vigorosamente opposto nella me- moria inserita nel volume più sopra citato dell' Accademia di Padova. Negli anni successivi al 1843 io inviava ai pa- leontologi francesi li disegni della Terebratula antinomìa, perchè volessero avere la cortesia di dirmi ciò che pensano circa la convenienza della mia scoperta, ed il Sig. Bou- chard-Chanleraux , quello stesso che dimostrò non ha guari la necesità di staccare dalle Terebratule la Ter.pumila di Lamarck per collocarla, contro l'avviso di de Buch, nel genere Megas di Sowerby (2) , mi scrive in proposito ne' (1) La terebratula in discorso é stata nel Veneto rinve- nuta per la prima volta nelle vicinanze di Lugo, paese del- la Valle Pantena , non già presso il Lago di Verona ! ! come stortamente asserisce Girard (2) Bulletin de la societé géologique de France, Seance du t7 Janvier 1848. DEL PROF. CATULLO 165 seguenti termini « Je désirerais tout particuliérmem la )) Terebratula triangulus , Ter. diphya et antinomìa : ré- ì) lativement a ce dernier je partage entìérement votre n maniere de voir , et je suis come vous convaincu que J» dans leurs formes percées vers le centre, ilya pleusieurs » especes avec les quelles on peut former un grupe « charment » • 6. Incerto del genere al quale potevano appartenere impressioni di un' altra bivalve , applicai sopra i pezzi del Keuper che la contenevano, il nome di Productus , ag- giungendovi il consueto segno (?), per indicare li miei dubbii circa il genere cui si riferiva quel fossile, ed an- che in questo caso la smania di screditare la fama altrui tolse al Girard la facoltà di vedere nell'etichetta sotto- posta a quelle impressioni il segno dubitativo, per darmi un'appuntatura. Sappia egli però, che non ad un Avicula, com'egli crede, ma ad una specie del genere HaloUa quella conchiglia appartiene (1). 6. Viene poscia il Girard ad esporre li suoi dubbii sopra la classificazione di una serie di ammoniti, per la più parte descritti nel giornale di Brugnatelli per l'anno 1820 (Bini. VI), e trova che li nomi da me applicati alla specie 22 anni addietro abbisognavano di raddrizzamento, quindi alla vieta classificazione si consigliò di sostituirne un'altra che meglio si attagliasse alla forma e caratteri delle specie , ma sfortunatamente non riuscì nel suo intento. Gli esami severi per me instituiti in questi ultimi tre an- ni sopra tutti li politalami della collezione, e li riscontri fatti eoa le figure e descrizioni esibite dai moderni pa- leontologi ^ mi fecero accorto degli equivoci ne' quali in- (1) Cioè all' Halobia pectiniformis {Catullo Prodr. di geognosia paleozoica Tav. 1 fig.it) che per essere più lunga che larga non si affa coW Ealohìa Lommellì figurata da Mun- $ter {Pectref. 4 Beitrage Tab. XVI. fig. 11). Ì'B6 LETTERA DEL PROF. CATtrtu ciampò il troppo franco classificatore, imperciocché delle diverse specie per lui definite, una sola è slata a dovere determinata , cioè V Ammonìtes perarmatus di Sowerby , tanto frequente nelle Alpi dell'alto Veronese. Io non seguirò il critico annoverando gli altri molti sconci ne' quali cadde quasi ad ogni passo della sua me- moria , ma lascio agl'intelligenti di panteologia il far ra- gione imparzialmente se nel dar tanto carico alle mie clas- sificazioni, non abbia egli lasciato travedere più animosi- tà che non rettitudine di giudizio. Prof. Catullo di Padova. DESCRIZIOffl GEOGMSTICA DEH' ISOLA D' ElBA DEL SIGNOR KRANZ (Continuazione e fine, vedi pag. 122) Lo scisto micaceo offresi al confine col serpentino qual roccia or molle or argillosa, or calcarea, a breccia, di color pallido, ed irregolare nel suo stato stratiforme. Quanto più si avvicina al ferro specolare, tanto minore si rende la sua durezza. Sinché si cangia in un margone giallo , il quale si offre or qual ocra di ferro rosso o giallo secondo che vien più a contatto col ferro. Nel piano delle fabbriche, in cui si arriva prima che si ascenda alla Mi- niera ;, e ove di certo venne dapprima scavato il metallo, trovasi l'abitazione del Caporale, il manicalco e il car- pentiere delia miniera. Il ferro a cui trovasi unito il quarzo è inabile alla fusione, almeno per quanto abbonda il ma- teriale migliore e si scavò di esso sotto il dominio di Na- poleone per farne regalo a persone di rimarco; al pre- sente è proibito dal Governatore, ma dietro permesso del intendente della miniera di Rio se ne possono cogliere ad libitum. — Ad un altra parete mostrasi il ferro men ricco 168 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA di quarzo e più allo alla fusione ; i crislalli sono un rom- boedro piano tabulare, appannalo color di rame, ovvero del tutto neri splendenti. Ove avvicinansi e scisto e ferro offronsi molle cavità , le di cui pareti lian un aspello quasi di fusione. La parete verso ponente, divisa dalla setten- trionale per mezzo d'uno scisto micaceo bianco, dello perciò Ripe bianche, si appiana, mentre le altre stanno perpendicolari. Nella divisione sua superiore è ricca di buon materiale; consta però per lo più di un scisto mi- caceo molle verdognolo, il quale passa 0. a W. in linea diritta in forma di un ricco deposito, accompagnato da ferro micaceo, Il quale contiene del bellissimo ferro sol- forato in cristalli Pyritoedri in combinazione coli' OUaedro e Triakisoctaedro. I più belli trovansi al Piano della Trin- cera; ma distribuiti sì irregolarmente che in primavera del 1835 non potei ritrovare cristallo alcuno, e nel 1839 e 1840 al contrario ne rinvenni a migliaja. Più verso il pia- no delle fabbriche si concentra il ferro solforalo più a formazioni amorfe^ qua e là, e nominatamente sotto la rotonda mostrasi in piccoli cristalli ottaedri, privi di splen- dore e disperdesi sotto ì frantumi di ferro e gli strati di sabbia: che copre il così detto piano dalle fabbriche. La decomposizione di questo ferro solforico potrebbe acca- gionare i diversi componenti d'una sorgente calda 15" R., la quale esce pigramente dalla parte meridionale di que- sta pianura all'altezza dì 36,25 lese e la di cui acqua viene usata dagli abitanti vicini e lontani qual medicamento universale. Secondo l'analisi fatta da Lampadio consta que- st'acqua di acido solforico, traccia d'acido idroclorico , argilla, traccia di magnesia, di calcare, ossido di ferro. Le roccie che si offrono quivi sotto scisto micaceo conlengono le masse di ferro , queste formano il colle dello miniera di ferro per | dell'altezza, e solo il pendìo a ponente consta di calcare, in cui si interna il ferro, l de- positi più ricchi raostransi al presente nelle parli superiori dell'isola d'elba 169 aperte dal colle, e poi al pendio N. E. coperto di viti, mentre il pendio meridionale non offre metallo alcnno , ma già da 200 anni tutto il materiale inutile, come conti- nuasi ancora al presente di gettar tutto a questa parte. Di quanta altezza siano i muccbj di questi frantami non bassi ancor potuto osservare; piogge formano de' solchi innumerevoli, profondi 24 e più piedi,!' un vicino all'al- tro e tutti terminanti nel fosso della Valle; i materiali vengono trasportati in tal modo nel mare, il quale in tem- po di burrasca separa le parti di ferro specificamente più pesante dalle leggiere e le depone alla spiaggia, come quasi artificialmente, cosicché raccolgonsi due sorta, di cui quella più grossa (sin alla grandezza di pisello) dicesi ferrino, e la più fina Pulelta; per ciascun carico a 666 | libbre pagasi una lira. Anco alla parte orientale innalzan- si di questi frantumi ; diconsi gettate vecchie e si diminui- scono sempre più, poiché le pioggie li trasportano verso il piano. A S. W. confina questa deposizione di ferro col M. Pietamoni allo 59,8 tese, il quale superiormente é annesso alla Miniera stessa; possiede bensì questo del ferro, ma in poca quantità- Le roccie del pendìo a N. e al N. 0. sono ricche di quarzo; il ferro abbonda, ma in stato di decomposizione perlopiù in forma di manganese; e questo viene scavato con zelo, a motivo della sua fusione più facile. Al punto ove al S. verso il M. Pietamoni si uniscono a Manganese, Calcare e scisto, offresi un ocra di varj co- lori. In questa scopronsi due grotte rimarcabili per la loro profondità; l'una è posta sopra l'altra. Il calcare è sempre compatto, mai granulare, in par- te assai duro e perciò dolomitico, di spesso tinto in rosso dall'ossido di ferro; formansi pure due specie di breccia; il cemento d'una è il ferro in stato di Manganese; r altra che forma il passaggio nel calcare puro , si mo- 170 DESCRIZIONE GEOGNOSTICA slra quasi priva di ferro; frammenii di calce ocracea so- no uniti per mezzo d'una massa più o men compatta; questo cemento decomponesi facilmente e forma delle pic- cole cavità. 11 ferro specolare in stato suo più puro, e di mag- gior massa trovasi alla Cava del filone. Cava dell'Anten- na e la Botte, e per lo più mancante di quarzo. Con sommo dolore devesi osservare con qual irrego- larità vengono intrapresi questi scavi ; questi sarebbero atti di esser migliorati e il prodotto del metallo riuscireb- be più ricco. il personale dell' intentendenza superiore, che ha' se- de alla Marina di Rio, consta d'un intendente, d'un com- putista ed un cassiere; d'un copista, magazziniere, il quale sopravede ai magazzini e principalmente al frumen- to , che comperato a Livorno dal governo a prezzo più che basso, viene dato al personale della Miniera senza provigione e detratto dal loro soldo; dipoi avvi un'ajuto, un Caporale, e sorveglianti; indi finalmente sei capi di posti, dieci picconieri, otto rompitori, dicianove minatori, cinquantacinque zappatori , centodieci carrettai , centosei sommari; questi ultimi trovaronsi in tal numero nel 1834, nel 1839 vennero ridotti quelli a centottanta, e i sommari a sessanta, benché lo scavo fosse più abbondante del 1834. Molti miglioramenti devonsi all' Intendente Raffaello Si- vieri, il quale studiò col granduca a Wurzburgo, e si applicò di molto alla lingua tedesca, la quale gli servì di molto in un impiego di tanto rilievo. Dieci anni fa il Granduca fece venire da Freyberg un certo Dorell, ma essendo questo mancante della lingua italiana, e non es- sendo possibile per mezzo d' un interprete partecipare ai lavoratori le parole tecniche, perciò lo scopo non riuscì di veder introdotto un miglioramento. Il metodo di far saltare in aria le masse di ferro mediante lo scoppio della polvere, consuma molta per- dell'isola d'elba 171 dita di tempo e molto materiale va perduto che potrebbe esser ancor di sommo vantaggio. Sarebbe veramente di sommo bisogno che in tali miniere fossero impiegati la- voratori tedeschi, e principalmente di quelli stali occupati nelle miniere di Freyberg in Sassonia, Scheranitz in Un- gheria etc eie. Già altrove parlando delle miniere di ferro del Parmigiano annotai quanto Io studio degli scavi sia di mollo indietro, e che invece di operare all'aperto si dovrebbe formar de' condotti etc. La di cui spiegazione più esatta non può aver luogo quivi, perchè di troppo si dovrebbe estender tali articoli. k-g^Hil — w^ RElVDlCORfTO DELLE SESSIONI DELL* ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' istituto di BOLOGrNA* ^nno Accademico 1848 al 1849. PRESIDENTE Seduta straordinaria del I." Novembre 1848. vjonvocate per ordine del Presidente dell'anno acca- demico ultimo passato Prof. Gherardi le due pri»iie Classi dell'Accademia per eleggere due Accademici non pensio- nali, onde coprire i posti resi vacanti nella Classe stessa per la morte dei benemeriti Dott. Giovanni Battista Bian- coni ed ingegnere Dott. Francesco Maranesi , risultarono eletti a pieni voti i due Alunni della Sezione Matematica Dottori Giuseppe Fagnoli e Giacomo Grandi. Dovendosi ancora procedere al completamento del- l'Elenco dei Corrispondenti Italiani il Presidente stesso nomina a tal uopo una Commissione composta degli Ac- cademici Professori Piani Domenico, Bertoloni Giuseppe, e Bianconi Gio. Giuseppe, alla quale Commissione i Mem- bri tutti costituenti , le prime due Classi dei Pensionati e non Pensionati potranno proporre quei Soggetti che cre- deranno meritevoli dell' onoriflca distinzione, e l'Elenco dei quali verrà poi , come lo prescrive il Regolamento , sottoposto all'approvazione dell'intero Consesso. DEL PROF. A. ALESSANORini 173 1. Seduta Scientifica. 9 Novembre 1848. Il Segretario perpetuo dell' Accademia Professore Cav. Giovanni Battista Magistrini partecipa lettera di rin- graziamento del Dott. Pietro Garaberini delii 7 andante per la sna aggregazione nella classe degli Alunni. Altra simile delli 8 del Dottor Giuseppe Fagnoli pro- mosso ad Accademico Onorario; come pure del Dottor Giacomo Grandi in data d'oggi stesso per l'ottenuta simi- le onorifica promozione. Il Presidente presenta all'Adunanza in nóme dell' Aut. Prof. Cav. Antonio Cavara la sua Memoria d'obbligo, nella quale tratta = Della cura delle varici. = Memoria che verrà letta in una delle prossime sedute. L' Accademico pensionato Prof. Cav. Michele Medici incomincia la lettura dell' Elogio di Jacopo Bartolomeo Beccari , alla quale dà poi compimento nella seguente seduta. Nacque il Beccari in Bologna li 25 Luglio del 1682: mostrossi fino dai primi studj d'acuto intelletto, di felice memoria, di viva brama d'instruirsi. Giovine di 15 anni inoltrossi al coltivamenlo delle filosofiche discipline, mas- simamente alla fisica ed alla chimica. Dopo di che fu am- maestrato nella medicina da Jacopo Sandri, e nell'età di 22 anni gli venne onorevolmente conferita la laurea in Filosofia e Medicina. Fu uno dei principali promotori e sostenitori dell'Accademia degli Inquieti, procurandogli in seguilo più degna e durevol sede in questo celebre Isti- tuto delle Scienze, e quel che è più intrattenendo il Cor- po Accademico con dolte ed elaborate Dissertazioni pa- recchie delle quali somministrarono materia agli antichi Comenlarj della nostra Accademia. Nei quali sludj acqui- 174 RENDICONTO ACCADEMICO Sto in breve tanta fama che, allorqtiando nel 1714, inau- gurato solennemente il nostro Instituto, trattossi di erigere una cattedra di Fisica sperimentale non trovossi soggetto più addatto del Becari a coprire l'onorifico impiego, nel quale durò per 20 anni giacché trascorso un tale periodo avendo il dottissimo Marc' Antonio Laurenti rinunziato alla cattedra di chimica, in questa bramò di mutare quella di Fisica il Beccari. Pervenuto poi all'età di 67 anni, e com- piuto il quarantesimo di Lettura venne dispensalo dalle fa- tiche della cattedra ottenendo l'intero onorario. Esposta la parte storica della vita del Beccari passa l'Accad. alla parte scientifica cui appartiene lo sponiraento delle osservazioni e scoperte operate da Lui, le quali per essere moltissime e di grave importanza narrare non si potrebbono senza lungo discorso. Laonde, prosegue a dire l'Autore^ le molle d'argomento puramente fisico-chimico e mineralogico farò poco più che indicare, stendendo al quanto le parole a quelle che colla medicina hanno più o meno strette attenenze. Dopo la quale erudiiissima e succosa esposizione , e narrate ancore le onorificenze e di- stinzioni ottenute dal celebre nostro concittadino sog- giunge l'Accademico: = Così in patria, così in tutta w Italia, così oltre l'Alpi e le Marine riverito, ed ono- » rato il Beccari trasse i suoi giorni fino alia notte dei ì) 18 ai 19 Gennajo del 1766 dopo 83 anni, 6 mesi, » 24 giorni di vita. Desiderabile e rara longevità. E tanto » era l'amore di lui all'istruzione della gioventù, che » durò sempre nello studio, e nella fatica j e cinque gior- }) ni innanzi la sua morte diede lezione in sua casa, sic- M come da tempo lunghissimo, e con somma puntualità » e diligenza solca fare: alla guisa del suo antico com- w pagno, ed amico G. Battista Morgagni, il quale oltua- )) genario, dettava ancora anatomia in Padova: estremo di » compiacenza, cui pervenire non punte la brama, tuttoché w ardente, d'essere utile agli altri, se non le dà fonda- » mento una robusta e felice complessione del corpo w. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 176 Viene parlecipato ancora al Consesso il seguenle Elen- co delle Opere e Memorie pervenute in dono all'Accade- mia nel corso delle ferie estive. Società Editrice — Nuovi Annali delle Scienze Na- turali. Quaderni di Marzo, Aprile e Maggio anno corrente. Accademia R- delle Sciente di Brusselles. — Blè- moires Memorie della R. Accademia ec. Tomi XIX e XX. Brusselles 1845 al 1847. in 4. Della stessa — Memorie coronate e dei Dotti Stra- nieri. Tomi XIX. XX. XXF. Brusselles 1847 in 4. Della stessa. — Bulletìns .... Bulletlini dell'Ac- cademia Reale di Scienze e Belle Lettere di Brusselles. Tomi Xir. XIII e XIV. Prima parte. Ivi 1845 al 1847 in 8. Della stessa ~ Annuaire Diario dell' Accad. R. di Scienze, Lettere, e Belle Arti del Belgio. Anni XII e XIII. Brusselles 1846 e 1847 in 12. Rapporto ulteriore della Commissione sulle malattie mentali, diretto al Lord Cancelliere, presentate ad ambe- due le Camere del Parlamento- per ordine di S. Maestà. Londra 1847 in 8. Società medico-Chirurgica di Bologna — Bulleltino delle Scienze Mediche. Aprile alT Agosto 1848. Della stessa — Memorie della Società Medico-Chirur- gica di Bologna. Voi. V. Fase. 1. Bologna 1848 in 4. Società R. degli Antiquari del Word. — Mèmoires... Memorie della Società R. ecc. Copenhaguen 1844 e 1847. Tomi due in 8. Della stessa — S\x\\q antichità Nordiche raccolte dalla Società. Copenhaguen 1836, 1837 Fascic. 2. in 8. Rafa Carlo Cristiano Segret. della ripetuta Società — Antiquités Antichità americane secondo i monu- menti storici degli Islandesi, e degli antichi Scandinavi, pubblicate sotto gli auspici della Socieià. Copen. 1845 in quarto con tav. Rossi Prof. Gabriello — Sulla condizione economica 176 RENDICONTO ACCADEMICO e sociale dello Stato Pontifìcio. Bologna 1848. Tomi 2 in 8. Flora Baiava di Jan Kops Corrispondente , ed I. E. van der Trappcn. Fascic. 162. Contiene le figure e descrizioni delle seguenti piante. — N. 766 Convolvulus Soldanella. L. 767. Chondrilla juncea L. — 768. Typha Latifolia L. — 769. Agaricus velulinus Pers. — 770. Boletus cyanescens, Ball. Versarì Doti. Camillo Corrispondente. — Commen- tariolum phlebologicum. Dalle Memorie della Società Me- dico-Chirurgica di Bologna. Voi. V. 1848 in 4. 2. Seduta. 16 Novembre 1848. Il Vice Presidente Prof. Gherardi partecipa al Con- sesso la seguente lettera a Lui diretta durante le ferie esti- ve dal Sig. Duca di Rignano D. Mario Massimo. Le due colonne coeliti di Roma;, Antonina l'una, Trajana l'altra, sono ambedue di marmo, e terminate in cima da una colossale statua di bronzo , con una ringhie- ra di ferro, avendo inoltre delle grandi staffe pure di fer- ro, collocate nella interna loro chiocciola, per la stabile connessione delle loro parti. Le indicate statue di bronzo rappresentano, una S. Paolo con in mano la spada, l'al- tra S. Pietro con in mano le chiavi. Questi preziosi monumenti pertanto^ e per la natura deferente del metallo in essi contenuto; e per la grande massa di questo ; e per la sua forma , e pel suo isolamento quasi perfetto , perchè prodotto dal marmo ; e per la eleva- zione considerevole del metallo stesso , vengono riconosciuti dagli uomini di scienza in circostanze fìsiche tali , da do- vere probabilmente attrarre il fulmine, e da doverne rice- vere assai danno, in caso che questo si precipiti sui me- desimi. A ciò si aggiunge che due volte certamente fu la co- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 177 lonna Antonina colpita da siffalta meteora elettrica, e l'ul- tima delle due fu la mattina del 23 settembre 1841, quan- do il fulmine schiantò una tavola di marmo assai erta dell' imbasamento di questa colonna. Riflettendo a tutto ciò il ministero del commercio belle arti ecc., e stimolato da varie persone regguardevoli a provvedere alla salvezza, non solo dei citati monumenti, raa eziandio delle circostanti abitazioni^ decretò che quelle due colonne coeliti fossero difese dal fulmine , mediante un filo conduttore metallico, di sufficiente grosse^^^'^a , il quale secondando l'andamento della interna scala a chioc- ciola di questi monumenti, e ciò per non deturparli me- nomamente all'esterno , ponesse in perfetta comunicazione le loro statue, ringhiere , e staffe di ferro col sottoposto suolo costantemente umido. Inoltre il ministero medesimo ordinò che questo lavoro si eseguisse con tutte le regole prescritte per la difesa degli edifici dal fulmine, e pubblicate nel to- mo 26 pag. 258 dell'opera intitolata — Annales de Chimie et de physique par M. M. Gay-lussac et Arago. Appena conosciutosi dagli archeologi tale decreto, su- bito questi mossero delle obbiezioni contro quanto aveva il governo su ciò disposto; e l'accademia delle belle arti di S- Luca richiamò l'attenzione di questo ministero sul pe- ricolo maggiore in che potevano le colonne trovarsi , quan- do fossero munite di un filo di salute, come sopra è di- chiarato , quantunque costrutto secondo i dettami della scienza. Proposero quindi alcuni di essi archeologi che dovevasi, per difendere sufficientemente le nominate colonne, armare soltanto di parafulmini quei fabbricati più eminenti, e più vicini alle colonne medesime. Non abbracciò il ministero questa proposta perchè la medesima non assicurerebbe cer- to quei monumenti pei seguenti motivi: 1. Perchè il raggio di azione difensiva di un paraful- mine, si è riconosciuto limitato al doppio della sua spranga N. Ann. Se. Nat. Sehie 11. Tomo 10, 12 178 RENDICONTO ACCADEMICO elettrica, e le colonne rispetto ai fabbricati più vicini che le circondano sono fuori di questo raggio di azione. 2. Perchè si trovano le colonne sormontate da una enorme massa metallica, fornita di angoli, di spigoli, e di punte, la quale anche nel caso dei vicini parafulmini, farà pure per questo maggiore invito all'elettrico , di quello facciano essi. 3. Perchè se il raggio di azione dei parafulmini posti sulle fabbriche più vicine alle colonne si volesse far giun- gere sino a queste , sempre per una legge sanzionata dalla pratica, si dovrebbe riconoscere necessario porre il me- tallo delle colonne in comunicazione col conduttore di quei parafulmini , lo che certo non può eseguirsi altro che applicando alle colonne medesime un filo di salute, come aveva proposto il ministero. 4. Perchè sebbene il presunto modo di difendere dal fulmine le colonne fosse consentito dalla scienza, che certo non può esserlo, tuttavia non sarebbe praticabile, poiché primieramente non potrebbero i proprielarii dei fab- bricati vicini a questi monumenti obbligarsi a permettere che sieno costruiti dei parafulmini sulle proprietà; secon- dariamente perchè non potrebbe la necessaria conserva- zione dei medesimi parafulmini esser certa , ed essere ba- stantemente vigilata. 6. Perchè dimostrata come oggi è la efficacia dei pa- rafulmini, meglio sempre sarà difendere con questi mezzi dilettamente le colonne, di quello sia indirettamente; tanto più quando questa difesa indiretta è dimostrata inu- tile dai principi della scienza. Il sottoscritto per tanto stimando altamente colesta celebratissima accademia di scienze, e valutando assaissi- mo un suo giudizio, sulla esposta quistione, interessa vi- vamente V. S. Illustrissima perchè, facendo parte di que- sto dispaccio a quell'eminente consesso di dotti, lo pre- ghi nel tempo stesso a compiacersi rispondere, se stimi [»EL PROF. A. ALESSANDRINI 179 ulile 0 no difendere dai danni del fulmine le due colonne codili mentovate con un solo filo conduttore interno alle medesime, come sopra è dichiarato, e se creda ulile o no apporre anche ad ogni angolo delle ringhiere una punta me- tallica, ovvero se invece di così difendere le colonne creda meglio apporre solo dei parafulmini sulle fabbriche più vicine alle colonne stesse. Sperando il sottoscritto di essere favorito del richie- sto valevolissimo giudizio ha l'onore profferirsi con sen- timenti della più distinta stima Di V. S. UliTia Roma li 14 Settembre 1848. Dev. Obbligatissimo Servitore Duca M. Massimo. Il lodato Prof. Gherardi avverte sul proposito di que- sta lettera di avere egli, appena ricevuta la medesima, cioè nel successivo 18 Settembre, incaricato i Professori Orioli e Brighenti che trovavansi ambidue in Roma , a portarsi dal Signor Duca, e professandogli da parte del- l'Accademia ogni disposizione a servirlo, tosto che que- sta avrebbe le sue adunanze , pregarlo ad ajutarli per raccogliere certe notizie di fallo sull' altezza delle colonne e delle fabbriche circostanti, e sulle distanze tra l'una e l'altre. Il Signor Dnca rispose all'Orioli, che, al bisogno, sarebbesi nuovamente rivolto all' Accademia , ma che al- lora il progetto di cui trattasi era sospeso. 3. Seduta. 23 Novembre 1848. Da parte dell'Autore Doti. Pietro Garaberini sono of- ferii al Consesso le due seguenti sue produzioni rese pub- bliche per la stampa. 180 RENDICONTO ACCADEMICO Il Medico degli Asili Infantili. Bologna 1848 in 8." di pag. 40. Manuale delle malattie veneree. Bologna 1848. un vo- lume in sedicessirao. Società Editrice — Nuovi Annali delle Scienze Na- turali. Quaderno di Giugno 1848. / Redattori — Confederazione Ippocratica. Anno I." Dispensa ottava 13 Novembre 1848. L' Accademico pensionato prof. Francesco Rizzoli nella sua Memoria comunicata oggi al Consesso discorre = Su alcune particolarità riscontrate in un' ernia inguinale con- genita nascosta ed incarcerata =:. Formava quest'ernia un tumore delia grossezza di un'ovo di pollo nel destro canale che fu attribuito da prima all'arresto ed infiam- mazione del corrispondente testicolo, ma che il nostro Accademico per l' imponenza e qualità dei sintomi che vi si assocciarono in seguito, essendo di già questo indivi- duo pervenuto con tale inormalità al 23.° anno, credette con fondamento derivare dal trovarsi strozzato dall'interno foro inguinale porzione di intestino, e che si trattasse quindi di ernia inguinale congenita incarcerata , chiamata nascosta, già conosciuta dal Chopart, dal Desaiilt e dal Monteggia, la di cui esatta descrizione dobbiamo al Du- puytren. In seguito di che incalzando maggiormente i fe- nomeni morbosi , ad onta dei più validi mezzi curativi im- piegati , ed essendo gravemenie minacciata la vita stessa del paziente, giudicai conveniente, prosegue l'Accademico, di scHoprire ed incidere quel canale inguinale, di mettere a nudo le parti nel medesime contenute, onde assicurarmi così se avevo colpito nella diagnosi. E qui l'Accademico descrive il seguito nell'operazione, il risultato della quale fu per lo appunto la piena conferma del sospetto nel quale era entrato, per cui tolta la strozzatura nei dovuti modi gli fu facile di rendere libera la piccolissima porzione DLEF PROFr A. ALESSAnDRINI 181 d*ansa intestinale che offriva ostacolo insormontabile al progredimento delle materie contenute. 4. Seduta. 30 Novembre 1848. Viene partecipata al Consesso Lettera del Segretario della Società R. di Londra Sig. Edoardo Sabine, in data delli 10 p. p. Agosto, nella quale accusa il ricevimento del tomo VIll-° dei Nuovi Comentari, e ne ringrazia l'Ac- cademia in nome di quel celebratissimo Corpo Scientifico. Sono offerti in dono i seguenti libri: Società Medico-Chirurgica di Bologna. — Bullettino delle Scienze Mediche. Quaderni di Settembre e Ottobre 1848, coir Indice. Accademia R. delle Sciente di Napoli — Rendiconto delle Adunanze e dei Lavori ecc. Quaderni 37 al 40. Gen- najo all'Agosto dell'Anno corrente. Società R. di Londra — Catalogo delle stelle conte- nulo nella Storia celeste francese di Girolamo Delalande. Eseguito per ordine ed a spese dell'Associazione britan- nica per l'avvanzamento delle Scienze, sotto l'immediata sorveglianza del defunto Fr. Rally. Londra 1847 in 8.° Idem — Catalogo di 9766 stelle dell'emisfero austra- le che comincia dall'anno 1750, osservate dall'Abate De Lacaille al Capo di Buona Speranza negli anni 1761 e 1762, fatto a spese dell'Associazione predelta, sotto l'immediata sorveglianza del defunto Prof. Henderson, Di- rettore del R. Osservatorio di Edimburgo , a spese del Go- verno di S. M. sotto la direzione del defunto Raily, con una prefazione del Sig. l. F. W. Herschel. Londra 1847. in ottavo. Idem. — Osservazioni magnetiche e meteorologiche fatte al R. Osservatorio di Greenwich nell'anno 1845 sotto la direzione di Giorgio Biddell Àiry , Astronomo reale. 182 RENDICONTO ACCADESICO pubblicale per ordine del Consiglio dell' Ammiragliato. Londra 1848 in 4. Idem. — Riduzione sulle osservazioni della Luna fat- te al R. Osservatorio di Greenwich dal 1750 al 1830. Cal- colate per ordine dei Lord Commissario della tesoreria sotto la sorveglianza di Giorgio Biddell Airy Astronomo R. — Tomo I. Contiene l'introduzione e le investigazioni dell'ascensione retta della Luna. Londra 1848 in 4." — Tomo li. Investigazione della distanza polo nord della lu- na ; paragone delle lune osservate, e delle tabelle. Lon- dra 1848 in 4." Pubblicati per ordine ed a spese del Con- siglio dell'Ammiragliato. L'Accademico pensionalo Prof. Fulvio Gozzi partecipa al Consesso delle sue = Annota-ioni pratiche sopra il metodo di Baynton per la cura delle ulceri croniche del- le gambe -=. Riferiti parecchi casi di simili malattie sta- bilisce l'autore che la fasciatura di tela spalmala con ce- rotto diapalraa può avere grandissima utilità non solo nel- le ulceri , ma ancora in altri mali esterni. In falli non solo ha per se stessa una forza compressiva maggiore delle fa- sciature falle con semplice tela, e flanella; ma olire co- desia azione meccanica ne possedè del pari un'altra chi- mica, qual è l'astringente, propria del cerotto diapalma medesimo. Per tale proprietà la fasciatura con cerotto, ol- tre le ulceri, particolarmente degli arti inferiori, è di grande utilità ne^jli edemi, nelle varici ed in somiglianti morbi. 6. Seduta. 7 Dicembre 1848. Il Presidente offre all'Accademia in nome del Corri- spondente Prof. Civiale la di lui VI Lettera sulla litotri- zia , diretta al Crampton , stampala a Parigi nel decorso dell'anno e formante un volume in S° di 16 pagine. Il DEL PROF. A. ALESSANDRINI 183 doùo è accompagnata dalla lettera manuscrìtta che qui si riproduce. Monsieur le Président. Une discussion sur la valeur respective de la Taille et de la Lithotrilie vieni d'avoir lieu a l' Académie Royale de Médecine. La plupart des journaux iraprimés à Paris, qui rendent compie des séances de V Académie ont à peine menlionné les raoyens que la défense de la Litho- trilie a fait valoir a fin de repousser les altaques dont celle nouvelle méthode avail élé l'obijel, tandis que ces altaques ont recu une certaine publicité. 11 m' a paru utile de faire un lirage è pari du bulletin de l' Académie qui avail fedèlement reproduil celle panie du débat. La réa- nion des discours que j'ai 1' honneur de vous adresser, Monsieur le Président, en vous priant de la mellre sous les yeux de 1' Académie. J'ai l'honneur d'èlre avec la plus houl estime, Mon- sieur le Président, Paris 30 Janveir 1848. Votre tré-ohéissant serviteur CiTIALE. A Monsieur le Président de l' Académie des Siences de Bologne. Il Cav. Prof. Antonio Bertoloni ha letto le sue Mi- scellanee decime. Nella prima parte delle medesime espone le sue osservazioni fatte in più viaggi da Bologna a Fi- renze per r Apennino del Covigliaio, e della Futa, e que- ste osservazioni si aggirano sopra cose appartenenti alla Storia naturale , alla Fisica, ed all' Agricoltura. Le arenarie. 18-1 BENDICONTO ACCADEMICO i macigni , le conchiglie fossili , i gabbri , la calce carbo< nata, le piante appartengono alle prime, i fuochi di Pie- Iramala alle seconde, le coltivazioni di ques'o Apennino alle terze. Nella indicazione delle numerose piante da lui osservate primeggiano quelle del monle Beni vicino a Pie- tramala, e del monte Sassocastro sopra al Covigliaio, i quali due monti sono i punti culminanti di questa parte dell' Apennino. Nel generale poi l'elenco delle piante è corredato di particolari osservazioni utili alla scienza, qua- li sono quelle intorno al Senecìo teniiifolius Jacq., alla Viola calcarata^¥\. Ital., al Cnicus eriophorus W:, alla Centaurea paniculata ^ maculosa Beri. , e ad altre assai. Vi descrive altresì una specie nuova di Isidium da lui tro- vala nelle rupi di monle Beni, e caratterizzata così: Isidium gregarium: crusla tartarea, late effusa, lute- scente; podetiis numerosissimis, teretibus, apice rima transversa dehiscenlibus^, intus lamina proli- gera nigra , denium proluberante. Nella seconda parte l'Autore segue a dare la descrizione di piante dell'Alabama, cinque delle quali sono specie nuove, le altre , tuttocchè note, pure abbisognavano di schiarimento, perchè i Botanici le hanno indicate con cen- ni così succinti, che non riesce facile il riconoscerle. Tutte le sopradetle piante Alabamesi sono caratterizzate nel modo seguente : 1. Hedyotis fasciculata: glabra; caule tetragono, erecto, ramosissimo; foliis ovato-lanceolalis, acutis; stipulis interfoliaceis profunde bifldis ; flcribus fasciculatis , lerminalibus proximeve axillaribus; calycibus pilo- sis. Ann. 2. DioDiA Auricolosa: caule adscendehte, tetragono, an- gulis spinuloso-ciliolatis, foliis oblongis, basi connalo- vaginantibus , supra scabris , subtus pilosis ; stipulis in- terfoliaceis linearibus, subquaternis; calycibus ulrin- DEL PROF. A. ALESSAMDBIiyi 185 que qaadWcostalis , sulcatis, apice tri-quadrìauricu- latis. Perenn. 3. Stylisma evolvuloides : piibescens ; Caule prostralo ; foliis breviler peliolalis, inferioribus subrotiindis, su- perioribus oblongis ; pedunciilis axillaribus uni-pauci- tìoris , folio sublongioribiis ; foliolis calycinis ovalo-lan- ceolalis , aciilis ; corolla exliis angnlis villosa. Pere^zn. S. evolvuloides Ve Cand.. Prodr. 9. p. 450. 4. Sabbatia simplex: caule erecto, tetragono, simplici , glabro; foliis lanceolalis, trinerviis, internodio lon- gioribus; cyma terminali abbreviala; calycibus floris tubulosis, laciniis corolla raiillo brevioribus; segmen- lis corollinis ovatis, basi angusfalis. Perenn.'^ 5. LoBELiA brevifolia: scabrinscula ; foliis brevlbus, ob- longo-Ianceolatis, acute serralis; racemo spicaeformi , laxo , secundo ; tubo calycino hispido , laciniis profunde peclinatis, auriculis baseos tubum le^enìihus. Perenn. L. brevifolia De Cand. Prodr. 8. sect. post. p. 377. n. 108. 6. LoBELiA amaena :caw\e erecto, angulalo, ramoso; foliis carnosniis, lanceolalis, obiler denticnlalis; racemis spicaeformibus, t E. repens Sp. pi. p. 565. 16. Eijphorbia maculata: caulibus prostratis, rosulalis, ramoso-divaricatis , pubescenlibns ; foliis opposilis , bre- viler petiolatis, semicordatis, obiongis, ovalisve, ser- rulatis; floribiis exigiiis, solitariis, axillaribus; pe- rigeuii segmentis subrolundis, anguste marginatis. Ann. E. maculala Sp. pi. p. 652. 17. EuPHORBiA coronata: caule ereclo, simplici, piloso; foliis allernis; supremisve opposilis, obiongis: obtu- sis, concoloribus; umbella bi-trifida, elongata^ radiis dichotomls; perigonii segmentis grandiusculis, pela- loideis. Perenn. E. coronala Sp. pi. p. 658. 18. Euphorbia discolor: caule ereclo^ simplici, pubescen- te; foliis linearibus, breviter petiolalis, discoloribus; panicula terminali, dichotoma, elongata ; perigonii segmentis grandiusculis, pelaloides. Perenn. Le specie nuove saranno rappresentate con figure. 6. Seduta. 14 Dicembre 1848. Si legge la memoria , già presentata nella prima seduta scientifica del corrente anno dall'Accademico pen- sionato Prof. Cav. Antonio Cavara impedito per malattia dall' intervenire alla Sessione. Tratta l'interessante argo- mento = Della cura delle varici =: Parla da prima dei fenomeni morbosi cbe accompagnano lo sviluppo della malattia , considerandola nello stato d'acutezza, massime 188 RENDICONTO AGCADEniGO nelle gravide, e riferisce il risultato della sezione del ca- davere di parecchi individui periti nell' infierire del male, e nei quali trovò nelle vene sfiancate manifesti indizi di forte infiammazione, talvolta passava persino all' esito della suppurazione. La sola cura antiflogistica però, che sembrerebbe essere richiesta dallo stalo delle parti infer- me, non basta a vincere il male, o ad impedirne almeno il sollecito progredire verso un esito funesto; fu d'uoprt combinarla prudentemente colla moderala compressione esercitata sugli arti infermi mediante appropriata fasciatu- ra, estesa a tutto l'arto, e che si va grado grado strin- gendo, a norma della tolleranza dell' infermo, e degli effetti salutari che ne risultano; avvertendo di essere molto sol- leciti nell'applicazione di questo ripiego meccanico, essen- docchè pervenuta la malattia a certo grado di forza e di intensità non è più tollerata la compressione ancor- ché leggerissima. Corrobora l' Autore questa sua opinio- ne riferendo parecchi casi pratici nei quali il metodo da Lui impiegato riuscì ad esilo fortunatissimo. 7. Seduta. 28 Dicembre 1848. Da parte dell'Autore Dottor Attilio Tassi sono offerti al Consesso i due seguenti libri. Discorso sulla utilità ed i vantaggi apportati dalla botanica. Firenze 1848 in S.^ Sui Cini delle cucurbilacee, nuove osservazioni. Sen- za data, 4 pagine in ottavo. Il Presidente invita alla lettura l'Alunno dell'Acca- demia Doti. Francesco Pistocchi, il quale tratta =: di una singolare degenerazione scirosa osservata nello stomaco di una vecchia di 70 anni , e compendia esso stesso il suo la- voro nei seguenti termini : Se lo stalo organico de' corpi vivi si svolge e per- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 189 dura in virlù de' processi organici o riproduttori , i mu- tamenti d'organizzazione, e le vegetazioni morbose ezian- dio hanno da dipendere da processi medesimi; i quali poi- ché hanno inlima e necessaria rispondenza, e mutua di- pendenza colle attivila dinamiche, però i morbi che siffatti mutamenti apportano devono essere essenzialmente ricono- sciuti per dinamico-organici. Ma siffatti processi, nota il Doti. Pistocchi adempiersi la mercè degli organi, degli apparati e de' sistemi che ne sono come gl'istrumenti, i quali mentre pe' morbi stessi vanno appunto soggetti a mutar di forma e a rendersi per ciò non solo disacconci, ma talora incapaci ancora agli uffici loro, la provvida na- tura dispose che ad ogni alterazione di un organo o di un apparato eie. possa il più contemporaneamente , o succes- sivamente modificarsi la organizzazione o lo stato organi- co degli altri coagenti o cooperanti cogli alterati cosicché si crei 0 si svolga alcun organico salutare compenso alla continuazione degli atti vitali necessarii, e quindi alla con- servazione della vita. Dietro colali principii il Pistocchi si fa a discorrere di una forma del tutto nuova cui per lo appnnto compen- salivamenle, a suo avviso, pigliò lo stomaco di una Si- gnora rachitica vissuta sempre pingue e di gran pasto fino a seltant'anni, nell'ultimo de' quali dopo una serie di fenomeni progressivamente aggravantisi e negli ultimi quat- tro mesi di un vomito ostinato invincibile, e di rapidissimo merasraa morì come per sfinimento. E per regolatamente progredire in colale storica narrazione tocca egli da prima le principali circostanze della vita di lei riferibili al pa- tologico lavorio nelle tre precipue età, l'infantile e gio- vanile, quella di mezzo, e la vecchiaja; poscia descrive, avvenuta la morte, in che stato si trovò le altre viscere tutte delle due cavità la media, e l'addominale di un tale proposito oltre il marasma comune a tutte, fa menzione del cuore rimasto contratto anche dopo morto, e osserva- 190 RENDICONTO ACCADEMICO to di forma non conica ma globosa. E venendo a ciò che più gli importa allo stomaco, il mostra e nelle tavole e nella preparazione naturale [distintamente in dne sezioni diviso: una destra che comprende il cardius , il fondo cie- co e la gran curvatura con di più un prolungamento in basso e cui di sacco, di novella, o avventizia formazione costituente l'apice di questa sezione medesima; sezione cui trovò disposta verticalmente col cardias in alto e l'a- pice notato in basso dentro la cavità addominale. Questa sezione la dimostra integra nei suoi tessuti anzi in rigo- gliosa vegetazione, o iperlrofizzata precipuamente nella tunica muscolare. L'altra sezione, la sinistra^ che com- prende tutto l'antro pilorico e la piccola curva gastrica è arcuata a cono ricurvo colla base continua all'altra sezio- ne, e coir apice terminante in alto nella valvola pilorica. Nelle sue pareli è compresa questa sezione da vegetazio- ne scirrosa che tulle fuse le sue tuniche: l'interna delle quali offre anziché ulcerazione un ramollameuto gelati- noso che a mano a mano vidde comunicarsi a strati scir- rosi più profondi e esterni i sotto peritoneali, e che a prima vista si palesava senza più per una fusione o di- scioglimento della sostanza scirrosa. Nota però che facea eccezione a ciò la parie interna della piccola curva dov'era un infossamento a intonaco nero o melanolico duro e con- sistente. Benché questa sezione fosse così dura ed irrigi- dita, pure mostra il Pistocchi che per lei era libero pur sempre il passaggio del chimo; in quanto che la sua parte anteriore era disposta ad arco tutta quanta dal suo principio dove offriva una fessura delimitata da due grosse labbra coperte dallo strato gelatinoso, alla valvola pilori- ca integra ma imbevuta di sostanza raelanotica. Tutto l'altro intestino e dentro e fuori non da altro era affetto che da avvanzatissimo generale marasma. Gli omenti ga- stro-frenico , gastro-epatico , e gastro-colico erano essi pure attaccati dallo scirro; e l'ultimo anziché costituir la rete, DKL PROF. A. ALESSANDRINI 191 o l'epiploon a disposizione saccaia presentava un tomento con all'apice un piccolo cui di sacco libero spinto sotto l'ipocondrio destro, nel quale maraviglioso era il visibilis- simo disporsi de' vasi gastro epiploici così da portarsi colle sue fine diramazioni a tntti i glomeri o le cisti scirrose. Lo svolgimento dello scirro, il descrive però manife- stamente cistico dovunque, e ad ogni cisti descrive come aper- tamente si portavano i vasi arteriosi e venosi, anche ne- gli altri omenti , e notabile fino a un certo segno fra le pareli gastriche medesime. Lo stomaco benché sì ampio, il fegato, la milza e in gran parte l'epiploon eran nicchiali sotto la volta fre- nica sporgentissima quindi nel torace dove stavano i pic- colissimi polmoni e il piccolissimo cuore. Tulio ciò mi- nutaraenle descritto, dice che osservata col microscopio dell'Ili. Sig. Cav. Amici la sostanza scirrosa, la gelatinosa e la melanode all' ingrandimento progressivo di molti diametri unitamente al eh. ed ili. Prof. Calori si manifestò la prima per composta di cellule a varie forme irregolari , nucleate però tulle, semplici e composte, la seconda per composta di sola sostanza oleaginosa con poche delle cellule descrit- te nuotanti, la terza per composta di cellule uguali ma mescolate ad infinita quanliià di granelli o molecole ne- re, melanoliche, le quali schiacciate fra i vetri dell'op- ponente faceva sentire lo scrichiolamento de' grani di sab- bia. Trattato l' intonaco nero col fuoco si separò in car- bone animale, e in granelli calcari color [di mattone, e né sull'nuo né sugli altri mostrò alcun azione la calami- ta. Da ciò cava il Pistocchi argomento sulla dissomiglianza bensì della sostanza melanotica con quella del nero pim- mento (errore in cui cadde altra volta supponendole omo- loghe) e cava ancora argomento in conferma all'opinione già emmessa nella sua memoria dedicala al eh. ed ili. sig- Cav. Prof. Alessandrini, che cioè la radanosi derivi da 192 RENDICONTO ACCADEMICO granelli inorganici separandosi in virtù di lavorio dinami- co-chimico (processi quasi come a dialesi dissolutiva del- l'illustre Bufalini) forse più che per dinamico-organico, i quali granelli inaurandosi ed insinuandosi ne' tessuti 0 nelle cavità dove si affondano, siano siffatti tessuti di nuova 0 di antica formazione, organizzati o no, di rego- lare 0 di inormale vegetazione, e forse mescolandosi ne' liquidi stessi, dura loro il nero coloramento; insomma che sia la melanosi un quid omologo all'annerimento del- le ghiandole brenchiali , e le molecole melanoliche siano senza più, molecola di sostanza carbonosa o carbonizzala. Dopo di ciò lo scrittore si da a disaminare la cagione delle nuove forme assunte dallo stomaco e dall'epiploon, e la trova in parte meccanica dipendente dalla particolare ubicazione delle viscere slesse, in parte dinamico-organica dipendente dal processo morboso dello scirro; cui egli prova nulla essere più che un processo organico o ripro- duttivo 0 lo si consideri nella identità di sua evoluzione, 0 nella natura sua anatomica, o nella chimica o nella microscopica stessa; e dalla microscopica medesima cava anzi la ragion scientifica perchè lo scirro se non si estirpi inlegralmente in sulle prime di suo sviluppo si rigeneri da se poiché consta di cellule nucleale, o proligene atte ad essere assorbite, e disseminate nel misto generale. Per la quale etiologia egli nota venir distrutta la sentenza di coloro i quali fanno stima in alcun particolar organo do- versi ricevere e risiedere come il precipuo fomite dello scirro. E finalmente considerando come in onta di tanto per- mutamento certo ben antico e di siffatto lento lavorio or- ganico benché in codesto stomaco si venisse ad alterar l'or- ganizzazione, ciò nullameno potè la Signora bene nutrirsi e digerire per quasi i settant'anni, ne trova chiara |la spiegazione nello slesso ampliamento, nella novella forma ed ipertrofia muscolare precipuamente della sezion destra ventricolare onde potè questa sola sezione per organico DEL PROF. A. ALESSANDRINI 193 meraviglioso compenso adempiere l' uffizio dello stomaco intero. Ma ciò finché non ebbe luogo la degenerazione scir- rosa interna della sezione pilorica o la fusione, e l'aprirsi del cancro: d'allora dubbitando egli accadesse il vomito con- tinuo, si effettuasse il marasma , e si desse luogo alla morte. Ma, domanda egli da ultimo, in qual posto della clas- sificazione nosologica sarà da porre cotal processo morboso? La flogosi considerala nel concetto filosofico degli illustri Tommasini, Medici, Pucinotti , Meckel , Chelius e Bufa- lini stesso nulla essendo di più essenzialmente che un processo dinamico-organico o di vegetazione o riproduzione in eccesso di esercizio, egli crede il processo dello scirro non potersi meglio collocare che nella generale categoria de' processi infiammatori. Non così pensa della fusione ge- latinosa notata, o nel cancro aperto, almeno in alcuni casi; nel quale nulla vede egli di più che una decomposizione chimica modificata dalle azioni vitali, in seguito di effetto d'irrigamento sanguigno, o d'influenza organica o ripro- duttiva e d'attività nervea o d'influenza dinamica, omo- loga per alcun verso a ciò che accade nelle cancrene spon- tanee da intercettamento di circolo e d'innervazione. Le quali dottrine sembra a lui escire così consen!anee col vero che trova essere sempre state quelle cui profes- sarono i sommi maestri dell'arte benché in modi svariati e vaghi le significassero. Portando a conforto di ciò la sen- tenza dell'immortale Willis nel suo trattato De Fermen- tallone che « non tantum ralione fermentorum nascimur et vivimur sed et morimur: quilibet enira morbus ratione fermenti cujus libet suas excitat tragedias. )> Seduta straordinaria delli 31 Dicembre 1848. Convocati gli Accademici d' ambi gli Ordini ad eleg- gere un Accademico non pensionato in sostituzione del de- funto Professore Ulisse Breventani , e per la partecipazione N. Ann. Se. Natlr. Seuie II. Tom, 10. 13 194 RENUICONTU ACCADEMICO dei nomi dei Soggetti proposti ad Accademici Corrispon- deoii dalla Commissione nominata nella seduta straordina- ria del 1. p. p. Novembre. Dichiarata legale l'adunanza, e letto dalla nominala Commissione il rapporto, trovasi che la lista dei proposti si compone di soli Matematici e Naturalisti : nel desiderio che sieno inseriti ancora nomi di Medici e Chirurghi distinti sì italiani che esteri, il Pre- sidente, sentito il parere degli Accademici, aggiunge alla Commissione i Professori Rizzoli e Paolini affinchè com- pletino il rapporto nel senso richiesto, da parteciparsi poi in altra seduta straordinaria. Passando alla proposizione di un Soggetto al posto di Accademico Onorario, il Presidente nomina il più an- ziano degli Alunni , il Dottor Gaetano Scandelari , che viene eletto a pieni voti. Per ultimo si comunica una lettera inviata da Roma dal Pensionato Prof. Gherardi nella quale annunzia di aver procurala la sollecita spedizione del permesso di stampare nei Comentarii anche le memorie scritte in lingua italiana: infatti pel canale dell' Eminenlissimo Sig. Cardinale Arci- cancelliere dell' Università è pervenuto all'Accademia il Dispaccio di Mons. Muzzarelli Ministro dell'Istruzion Pub- blica delli 23 Dicembre 1848 N. 301. relativo a tale per- messo , che viene tosto partecipato al Consesso. 8. Seduta scientifica. 4 Gennajo 1849. Il Presidente invita l'Accademico pensionato Prof. Mar- co Paolini a leggere la Memoria presentata nell'ultima se- duta del p. p. anno Accademico dall' ora defunto Onorario Prof. Ulisse Rreventani , nella quale tratta =zDi un caso notevole di febbre tifoidea con alcune considerazioni sul valore che attribuire si debbe agli alteramenti che ne' morti per essa d' ordinario si osservano ne' folicoli in- testinali = . DEL PROF. A. ALESSANDRINI 195 Trattasi di certa Francesca Simoncini giovinetta irilu- slie, accolta nello Spedai Maggiore della città li 11 Set- tembre 1847 in sellima giornata di malattia con gravi fe- nomeni di prevalenza al tubo gastro-enterico, fenomeni che crebbero fortemente per abnso dietetico commesso an- che nello Spedale, di guisa che nel giorno 11 di malattia fu colta da violento acutissimo dolore di ventre verso la regione ileo-cecale, che in onta dei rimedii più opportuni apprestati il male incalzò di guisa, che nella mattina susse- guente fu trovata immobile, con fisonomia contrafatta, pol- so piccolo, freddo alle estremità , bassovenlre grandemente meteorizzalo, dolentissimo, intollerante della pili lieve pressione: non si desistette per questo del continuare nel- l'uso intorno degli oleosi, dei minorativi , delle deplezioni sanguigne generali e locali mediante copiose sanguisughe applicate all'addome, dal quale metodo lungamente conti- nuato si ottenne un progressivo miglioramento, di modo che li 5 del Novembre seguente era in procinto di uscire dallo Spedale del tutto ristabilita. Ma d'improvviso nel giorno seguente, 6 Novembre 72" dal principio del male, e probabilmente per la solita causa dell'abuso di cibi per copia e qualità innoportuni, si rinnovarono i fenomeni imponenti di gravissima riaccensione del morbo a tale che nel giorno 15, 81° di malattia, cessò di vivere. Treni' ore circa dopo la morte fu eseguita la sezione del cadavere dall' inallora Medico-Assistente alle Sale Fisi- che Dott. Enrico Veniuiini. Il bassoventre, sede principa- le del male, presentò una raccolta di liquido, del peso di circa due libbre mediche, sieroso-Sanguinolento ; l'omento aderente strettamente nella regione posteriore al peritoneo jiarietale; sugli intestini qua e colà traccie decise di sofferta grave infiammazione, vale a dire rubori, infezioni di san- gue, Irassudamenti fibrinosi. Oltre l'omento trovossi ade- rentissimo al peritoneo parte ancora dell'ileo che in quel luogo, come nel rimanente, non mostravasi molto disteso 196 RENDICONTO ACCADEMICO da aria. Slaccala la parete addominale in un coli' intestino che vi aderiva , e che non lasciava vedere traccia veruna della sospettata erosione, mediante injezione d'acqua si fece palese la rottura già formatasi in prossimità del luo- go di aderimento. Qualità di patologiche notevolissime al- terazioni che vennero espresse in tre figure a colori , ese- guite sulle naturali preparazioni , e che trovansi unite a que- sta importante dissertazione, la quale ha servito d' argomen- to per la lettura tanto in questa che nella vegnente seduta. 9. Sessione. 11 Gennajo 1849. In nome dell'Autore Alessio Perrey Professore sup- plente nella Facoltà delle Scienze di Dijon sono offerte all'Accademia le seguenti Memorie stampate. Ducuments Ducumenti sui terremoti al Mes- sico nell'America centrale ». Dagli Annali della Società d'Emulazione des Vosges. Tomo VI. 2. fase. 1847 in 8. « Sur les Tremblemens Sui terremoti della Penisola Iberica » . Mem. presentata alla Società R. d' Agri- coltura, Storia Naturale ed Arti utili di Lyon, nella .se- duta delli 30 Luglio 1847 in 4. di pag. 54. (f Mémoìre . : . . Memoria sui terremoti della Peni- sola Italica ». Presentata alla seduta delli 8 gennajo 1847 dell' Accad. R. delle Scienze del Belgio. Estratla dal Tomo XXII delle Mem. premiatele dei Dolti stranieri della det- ta Accademia. In 4. di p. 145 con tavola incisa. Si dà compimento alla Lettura della Mem. del Prof. Breventani, e della quale già si espose il sunto nella pre- cedente Sessione. 10. Sessione. 18 Gennajo 1849. L' Accademico Pensionato Prof. Domenico Piani depone sul banco della Presidenza la sua Mem. d'obbligo, la quale porla per titolo zz D'alcune linee a data rela'^ion di di- stanza con linee e punti dati z=. , esponendone per sunto al Consesso il contenuto. Il primo problema di questa spe- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 197 eie, dice l'Accademico, fu risoluto dal greco Nicomede, la cui concoide è appunto una linea a costante distanza da una data linea retta, contando la distanza sulla retta che passa per un dato Punto; cita dei lavori recentissimi sopra un tale soggetto, trattandolo in otto distinti Problemi, e conchiude il suo lavoro colle seguenti parole « Ho colto varj fiori in un campo immenso, che abbandono a geo- metri migliori di me , di cui V Italia nostra , come in ogni tempo, è oggi ben provveduta w. Anche l'Alunno dell' Accademia Doti. Ferdinando Ver- rardini riferisce un caso di acuta malattia di petto in un giovine d'anni 20; alla quale nel progredire del male si associarono fenomeni nervosi singolari, cui amerebbe as- segnare il nome di Stato di Estasi-Catalettica incompleto. 11. Sessione. 25 Gennajo 1849. Il Professore Giuseppe Bertoloni, Accademico pensio- nato , legge una sua =i Illustrazione dei prodotti naturali del Moy^ambìco =:. Dissertazione 4." Insetti Lepidotteri. DIURNI. 1. Charaxes Jasius Recent. — Alis bicaudalis, fuscis, postice hitescentibus sublus fascia characheribusque albis. = L'Autore ha ricevuto da Inhambane due va- rietà di questa specie cioè il Papilio Pelias Cramer. ed il P. Brutus Cramer. e considera pure quali semplici varie- tà della stessa specie il P. Castor , il P.Pollux,ed il P. Eurialus dello stesso Cramer, e fa notare che il P. ÌV/5M5 ed il P. Pirrhus Cramer, hanno pure molti rapporti colla specie e colle dette varietà. 2. Papilio Antheus Cramer Pap. Exot. Tom. 3. p. 71. B. C et pi. 234. B. C — Alis caudalis, fuscis, fasciis maculisque viridibus, poslicis lunulis rufis. — È in- digena ancora di Ambuina. 3. Pap. Demoleus Linn. Syst. Nat. ed Langii Tom. 1. p. 465. n. 35. := alis dentatis fuscis maculisque fasciaque 198 RENDICONTO ACCADEMICO maculosa flavis, poslicis occellis binis. — Specie eslesa a tutta la zona intertropicale del nuovo ed antico mondo. 4. Pap. Nìreus Linn. Syst. Nat, p. 750. n. 28. = alis den- tatis nigris, fascia inaurata viridi , subtus nigricantibus. Abita ancora le coste occidentali dell' affrica. 6. Vanessa Cardai Och. Scbniett. von Europ. 1. p. 102. rr alis dentatis (rubro) fulvis, albo nigraque varie- gatis; posticis subtus oceliis quatuor. — Uno dei po- chissimi animali che secondo l' A. ha per patria il mondo abitando i climi freddi e caldissimi. 6. Van. Clelia Seba Mus. 4. Tab. 14 Fig. 13-14 = alis dentatis, fuscis, anlicis fascia transverva interrupla, alba, omnibus supra oceliis duobus, posticis macula caerulea subrotunda. 7. Heliconia Cephea Cramer Pap. Exot. Tom. 4. pag. 18. pi. 198. D. E. = alis inlegris, fulvis, nigro macula- tisi anticis apice, posticis margine exlerno nigris. — È indigena anche dal Capo di Buona Speranza e della costa del Coromandel. 8. Danais Chrysipus L. S. N. 2. p. 767. n. 119. == alis inle- gerrimis fulvis margine nigro albo punctato, posticis disco punctis nigris. — Estesamente indigena anche dal- l'Asia non che di altre provincie del continente Africano. 9. Thecla Elolus Cramer Pap. Exot. Tom. 3. p. 28 PI- 208. fig. E. F. var. Mozambica z= Supra ad ba- sim alarum cyanescens; subtus albescens. — La specie si trova sulle coste del Coromandel. 10. PoNTiA Achine Cramer Pap. Exot. Tom. 4. p. 94. PI. 338. ■=. alis integerrimis, fusco variegatis, prioribus apice fulvis. — Indigena anche dei climi caldi e del- l'Africa, e dell'America. 11. PoN Agalina Cramer Pap. Exot. T. 3. p. 76. PI. 237. fig. E. D. =: alis integerrimis, albo flavis, apice ni- gris, margine punctisque nigris, subtus croceis. — Si trova ancora nei dintorni di Batavia nell' isola di Giava. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 199 12. PoN. Severìna Cramer Pap. Exot. Tom. 4. p. 95. PI. 338. = alis rolfindalis, flavis, margine late nigro, apice puctis flavis. Abita ancora al Capo di Buona Sper. 13. PoN. Hecabe L. Syst. Nat. 2. p. 763. n. 96. = alis inte- gerrimis, rotundalis , flavis, extimo nigris, subfiis fiisco punclalis. Si trovaa ncora sulle coste Indiane e Cliinesi. 14. PoN. BTarcellìna Fabr. S. E. 2. p. 49. n. 2t4. — alis iutegerrimis rotundalis, flavis, singulis subtus punclo gemino argenteo. Si trova pure al Surinam. 15. Hesperia inconspicua Bert. z: alis concoloribus, oli- vaceo fuscis , anticis macnlis odo albo pellucidis, an- gulosiS;, in circulura dispositis, posticis punclis quìnque diaphanis, subtus visibilioribus. CRESPUSCULARI 16. Symtomis Eumolphos Cramer Pap. Exol. Tom. 3. p. 8. Tab. 197. fig. D. := alis concoloribus, integerri- rais, luteo maculalis; cingulo abdominali supra ru- bro, sublus albo; pectore maculisque albis. Abita pure la Guinea. 17. Macroglossa Pìcus Cramer Pap. Exot. T. 2. p. 83. PI. 148. fig. B. ■=. alis vitreo-trasparenlibus, ante- rioribus margine antico fusco; pectore albo; abdoraine castaneo, sericeo. Abita anche al Coromandel. 18. Deilephila Nerii Linn. S. N. 2. p. 798. n. 5. =. alis viridibus, fuscis, variis, pallidioribus, saturalioribus, flavesceniibusque. Estesamente indigena dell' Asia , del- l'Africa e dell'Europa. 19. Dei. Celerìo Linn. S. N. p. 800. n. 12. var. inlertro- picalis :ir vitta alba marginis exlerni alarum mini- ma et vix perceplibili. Indigena dell'antico mondo. 20. Dei. Ran-^ani Bertol. z=. olivaceo-fusca, alis anlerio- ribus zonis transversalibus flexunsis , obscurioribus, raaculis Iribus candidis , fere centralibus, postica ma- jori angulosa; posterloribus margine externo abscurio- re, abdomine sopra zonis fuscis albisque alternalis. 200 RENDICONTO ACCADEMICO 22. AciiERONTHiA AiTopos Lìpr. S. N. 2. p. 799. n. 9. = alis anticis ftiscis, nigro luleoqiie variis, punto cen- trali albido; posticis IiUeis, fasciìs duabus nigi'i's;ab- doinine luteo, cingulis nigrls. 12. Sessione. 1. Febbrajo 1849. L'Accademico corrisponderne Prof. Tortolini manda in dono all'Accademia i suoi seguenti libri. Sulla riduzione di alcuni integrali definiti ai trascen- denti ellitici , ed applicazione ai differenti problemi di geo- metria e di meccanica razionalo. Roma 1848 in ottavo di pagine 80. Nota Sdir equazione della curva piana, luogo geome- trico di un \)ut\io tale, dal quale condotte due tangenti ad un'ellissi data, l'angulo delle medesime sia costante. Dalla Raccolta Scientifica. Anno IV. N. 17. In 8. di p. 5. Nota sull' PsiMcssione del volume terminalo dalla su- perficie di quarto ordine , luogo geometrico della projezione ortogonale del centro dell'iperboloide a due falde su i piani tangenti. Dal Tom. XXIV. delle Memorie della Società Ita- liana. Modena 1848 in 4. di pag. 12. L'Accademico pensionalo Prof. Luigi Calori espone tre osservazioni anatomico-patologiche falle sopra un feto ectromelico femmina, la prima delle quali consiste in una rara conessione delle milza, e specialmente dei vasi san- guiferi spiccici con le appendici uterine sinistre, e con le diramazioni dell'arteria e vene ovaricbe corrispondenti sparse fra lo due lamine del legamento lato : la seconda osservazione ò sopra un'anomalia del peritoneo, la quale consisteva nel rimaner svestita la faccia posteriore dello stomaco, l' anteriore del ^duodeno e del pancreas del ve- lame peritoneale, nell'essere incompleto il mesocolon del colon trasverso, nel mancare il grande epiplon: locchè DEL PROF. A. ALESSANDRINI 201 tutto rappresentando manifestamente un difetto di forma- zione e di sviluppamento mette l'accademico a confronto colla teoria del Muller sul modo con che lo stomaco è primordialmente abraccialo dal peritoneo, e come si for- mano gli epiploon, e trova, onde dubitare grandemente del- l'esistenza di un mesogastro , che da principio veli lo sto- maco nelle sue due faccie allora destre e sinistre, e fa vedere come l'anomalia ha avuto luogo ^perchè la lamina destra dell'epiploon gastro-epatico, non si è sviluppata e prolungata a coprire le indicate parti viscerali, o visceri, e come per il semplice svilupparsi e crescere ed allungarsi di della lamina duplicala s'intenda il modo con che lo stomaco rimane coperto nella faccia posteriore dal perito- neo, e il duodeno ed il pancreas nella loro faccia anteriore, e si completi superiormente ed in avanti il raesocolon tra- sverso , e si formi ad ultimo il grande epiploon. La quale esposizione affinchè riesca più chiara, è stala dall'Accade- mico illustrata con parecchie figure dimostranti 1' anoma- lia predetta non che delle sezioni teoriche della medesima, e del successivo vegetare ed allungarsi della prefata lami- na. La terza osservazione finalmente è, che quantunque mancassero gli arti inferiori, e fosse mozzo l'arto supe- riore sinistro alla estremila inferiore dell'omero, cionon- ostante esistevano nella midolla spinale le intumescenze cer- vico-dorsale, e dorso-lombare ben sviluppale, massima- mente la prima, la quale non era sensibilmenle diversa di volume esaminala nella metà sinistra e nella metà de- stra corrispondente all'arto normale: i soli nervi che com- pongono il plesso bracchiale sinistro erano atrofizzali: i soli nervi lombari e sacri lo erano parimente: i vasi san- guiferi partecipavano alla medesima atrofia: onde conclude non tornare sempre vera la sentenza di coloro , che hanno stabilito, dia nella Eclronielia o biloracica, o bisadominale la midolla spinale non si rigunlìa nelle delle intumescen- ze, anzi in corrispondenza di esse è più sonile, e che 202 RENDICONTO ACCADEMICO trattandosi di vizi di conformazione, di difFelli di forma- zione e di sviluppamelo degli apparecchi degli arti non sia scevra da eccezioni quella legge Serriana, che le no- minate intumescenze della midolla spinale stiano in quanto a sviluppo in ragione dello sviluppo degli arti stessi, po- tendo, come lo vediamo in molli altri incontri, formarsi e svilupparsi una parte senza che le altre con le quali si trova in relazione a perfetto sviluppo , si formino o si svi- luppino; polendo una parte di un apparecchio completarsi mentre le altre rimangono rudimenlarie. 13. Sessione. 8 Febbraro 1849. L' Accademico pensionato Doti. G. Giuseppe Bianconi Professore di Zoologia, Mineralogia, e Geologia in que- sta Università, legge la sua Memoria di turno che intito- la Spicilegia Zoologica Mozambicana. Fascicuhis IH. È questa la terza Dissertazione che egli dedica alla illustrazione degli animali, che il Fornasini va mandando alla sua Patria dal Mozambico ove dimora. l'Accademico nell' indicare che l'invio ultimamente arrivato, è il più ricco di tutti, non lascia per la prima cosa di encomiare l'amore patrio del Fornasini, che ha fatto rivivere gli esempj degli illustri avi nostri i quali tanto operarono por l'incremento delle Scienze naturali. Le antecedenti due memorie, furono lette a questa Accademia il 4 Febh. 1847, e 16 Marzo 1848; delle quali non essendo slato dato dettagliato estratto in questo rendi- conto, se ne premette un breve sunto, a complemento della presente. La prima (4 Febb. 1847) comprende la descrizione di due specie nuove del gen. Typhlojys il T. Fornasini, e r. Schlegelii , e la indicazione di altre specie; già note ai naturalisti. DEL PROE. A. ALESSANDRINI 203 RETTILI 1." Chamaeleo Dilepis Leacb. 2.° Typiilops Fornasinì. Bianc. (gen. Ophtalmidion. Bibr.) = T. corpore parvulo cylindrico supra albido , ventre , capite, et cauda flavescentibus. Sento verticali ma- gno ovali, antice lato. Cauda brevissima vix acu- minata. = La Tesla coperta di scudi è alquanto depressa , ma anlerioiraente molto rotondata, ed ottusa. Narici margi- nali. Scaglie mediocri posteriormente rotondate, disposte in 22-24 serie longitudinali. Lunghezza totale poli. 2. lin. 4. Coda. lin. 0 3/4. 3.° Typhlops Schlegelii. Bianc. (gen. Onychocephalus. Bibr.) = T. caudd brevissima apice aculeata. Scuto verticali ovali , antice apertissimo. Corpore antice vix depres- so, postice crassiore; supra viridi-nigrescente , in- ferne flavescente , lateribus colore dorsi maculatis. La Testa anteriormente assai depressa termina collo scudo rostrale piegato sotto il mento ; e sul margine del muso, sottile e tagliente. Scaglie del corpo Irasversalmen- mente romboidali , piccole , disposte in circa 40 serie. Lun- ghezza totale Pie. 1. poli. 7. Coda Un. 4. — Grossezza nel collo lin. 5, nella coda lin. 7. 4.° Typhlops Eschnchtii. Schleg. 5.° Amphisbaena punctata. Bell. 6.° Naja rhombata. Sebi. 7,^ Vipera arietans. Sebi. - giovane individuo. 8." Euchnemis viridiflavus. Bibr. - varietà. PESCI. 9." Ostracìon cornutus. Linn. 10." Ostracion Fornasìnit Bianc. (Ostr. cornutus var?). = 0. tetragonus spinis quatuor huriiontalibus , dua- bus ad anum ; aculeo verticali retroverso in dorso. Tale specie è proposta dubitativamente, non essendo an- cora nota la costanza, e l' importanza del tubercolo dorsale. 204 RENDICONTO ACCADEMICO CONCHIGLIE. Turbo marmoratus. Linn. T. opercula. — Cy- praea tìgrìs. Linn. — C. Onyx. Liun. — C. caput serpentìs. L. — C. carneola. L. — C. caurìca. L. — C. Isabella. L. — C Helvola. L. — C. vìtellus. L. — C. arabica. L. var. — C. moneta. L. — C. Lynx. L. — C erosa. L. — C. milliarìa L. — Terebra di- mìdìata' Lk. — T. Lamarkii- Kiener. — Dolium po- mum. Lk. — D. galea. Lk. — Harpa ventricosa. Lk. — Triton variegatum. Lk- — Pterocera truncata. Lk. — Pt. aurantia. Lk. — Pt- chiragra. Lk. Nella seconda memoria 28 Gennajo 1848. sono de- scrille allre tre specie nuove di Rettili cioè V Euchnemis Fornasini , V Euc. Salinae , e Dendrohates Inhambanensìs, non che indicale parecchie specie conosciute. RETTILL 1.** Agama aculeata. aculeata. jun. 2.° Hemidactylus mabuya. II dorso e quattro estremità di questo H. mabuya, è coperto di squame granuliformi piccole, eguali, fra cui sorgono molti piccoli tubercoli , conici disposti in circa 8 fila longitudinali. Ventre coperto di squame esagone col margine posteriore libero denticolato. 34 scaglie quadri- lateri criplose corrono da un ginocchio all'altro. Pollice breve, con sole 4 o 5 squame sotto dilatale cordiformi. Simili, ma in maggior numero sotto l'altre dita. Coda circondata da semianelli di 6 spine solcale; con 2 tuber- coli all'ano. È prossimo quindi a\V H. mabuya, ed all'IT/, frena- tus. Poste a confronto le rassomiglianze e le differenze di queste specie, cogli individui del Mozambico; e ricordalo che Cuvier accenna trovarsi al Rengale eie un Hem. si- milissimo al Blabuya, dopo eslesa discussione conchiude l'Accademico così = Dalle quali cose raccolgo che l'in- DEL PROF. A. ALESSANDRINI S05 dividilo inviatoci dal Fornasini, è un Hem. mabuya, il quale partecipa anche dell' H. frcnatus , e forma anello fra amendue le specie ; talché possa credersi che in se- guito di più estese osservazioni abbiano ad essere riunite in una sola specie. r= 3. Typhline Cuvìerii. ■=. Wieg. 4. Lycodon Hebe, Boje. var. et junior. 6. Psammophis moniliger. Sebi. 6. Vipera arietans' Schl. — adulta. PESCI. 7. Pteroìs volìtans. Valenc. 8. volitans. Varietas. CROSTACEI. 9. Palìnurus ornatus. Bosch. CONCHIGLIE. Turbo coronatus. Gm. — Trochus Pharaonìs. Linn. — Nerita exuvìa. L. — N. plìcata. L. — N. albìcìlla. L. — Conus striatus. L. var. a. — C. yexillum. Mar- tini. — C. hebraeus. L. — C. Kebr. varietas. — C. gubernator. Hevass. — C. litteratus. L. — idem va- rietas. -^ C. geographus. — Oliva- infiala Des. va- rietates plures. - Ovula oviformis. Lk. - Mitra pa- palis. Lk. — Buccinum corronatum. Brug. — Do- lium maculatum. Lk. — Cassis cornuta. Brug. — C. rufa. Brug. — Cerithium procerum. Kien. — Ranel- la crumena. Lin. — Strombus lentiginosus. Lin. La odierna memoria infine si estende ad altri rami ancora del Regno animale, e comprende tre specie nuove di Rettili, cioè V Acontias plumbea, Dendrophìs pseudo- dipsas , e Naja ftìla-fiìla; e più la indicazione ed illustra- zione di altre specie già note. UCCELLL 1. Cynniris discolor. Vieill. ( Cer t àia sene galensìs. Grael.) Parlando di questo bellisssirao uccelletto, che rappre- 206 RENDICONTO ACCADEMICO senta sul vecchio conliiienle, i Tiochili del nuovo mondo, l'Accademico fa notare che rr esso non indossa il magni- (ico suo vestilo se non che nella stagion delle nozze. In questo stato egli ha la lesla superiormente di nn verde smeraldo splendenlissiuio ; la gola di un verde erba un po' velato, e doralo, è fiancheggiala in ogni lato da una larga linea del colore del vertice, che scorre sotto agli occhi; ed una piccola fascia violetta la cinge di sotto. Il resto del collo, ed il petto sono del più bel rosso scar- latto, cosperso di molli cerchietti di un vivace color vio- letto, che si manifestano più o meno a seconda della in- cidenza della luce. Una macchia di questo colore purissi- mo, è sull'angolo superiore delle ali. Superiormente tutto il collo e il dorso, sono di un color nero bruno sotto un punto di vista, e sotto un altro cangiano in un bel porpo- rino cupo: il ventre è nero con oscuri riflessi violetti. Ali e coda brune, con riflessi di bronzo, zz: La femmina è ovunque di un bruno chiaro, macchiet- tato di bianco sporco. 11 giovane, avanti la prima muta, somiglia alla Fem- mina nel di sopra, ove è tutto bruno chiaro inclusive alla cervice. Nella golii hannovi alcune pennuzze del verde er- ba, il collo, ed il principio del petto tengono molte penne rosse, e alcune violette; il restante che in progresso di- viene poi rosso, è varialo di biancastro e di nero. Il ven- tre giallognolo pur macchiato di nero. Ravvisasi quest'uccello, dice l'Accad. , quasi per in- tero nelle Tavole di Audebert e Vieill. (Ois. Dorés) e nelle descrizioni che danno li Zoologi del Cynniris discolor', nelle quali soltanto manca l'indicazione della macchia vio- letta dell'angolo delle ali. Intorno alla quale mancanza difficile è persuadersi che li Zoologi non l'abbian veduta, 0 l'abbian trascurata, come é difficile il credere che que- sto carattere solo si presenti qui isolato a distinguere una specie nuova, che poi in tutto il resto è similissima al . Cyndiscolor- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 207 2.° Opaetus africanus, Vieill. (Ciiculus persa. Lino.) RETTILI. 3." Acontìas plumbea. Bianc- ■=. A. capite postice latissimo, depresso, ante oculos ad apìcem attenuato. Corpore undique crasso, bre- vi, depresso: Cauda conica, brevi, apice truncata. Squamarum series 18. in trunco. Color, mento excoe- pto, undique plumbeus. Lnnghezza totale poli. 17. 9. — della Testa poli. 1. 3. della coda 2. 9. Grossezza del tronco 1.1. 4.° Dendrophis pseudo-dipsas. Bìanc = D. capite brevissimo; supra ex viridi fuscus , sub' tus ex flavido nebulosus, gula, et lateribus subocu- laribus albidis , caeteris capitis partibus brunneis — Scutis ventralibus 1 87 , subcaudalibus .... Squam- marum linear ium dorsi series 14 et duo hinc inde ad latera squamar, rhomboidalium. =. Si ferma lungamente l'Accademico intorno a questo Serpente, per riguardo al genere cui esso appartenga ^ a- vendo egli la forma assai prossima a quella dei Dipsas , ed Herpetodryas , e facendo eccezione ai Dendrophis per la forma abbreviatissima del capo. Ma egli crede essere certamente del gen. Dendrophis per queste ragioni; 1. la figura allungata degli scudi cefalici. 2. la sottigliezza e lunghezza del corpo, e quindi la forma assai svelta. 3. scudi ventrali circa 180. 4. Squame dorsali lunghe lineari , poco numerose, e sottoponentisi per ritiraraento della pel- le. 5. Testa molto distinta dal collo; questo assai sottile, compresso. 6. Occhio assai grande che porta declività an- teriormente nel capo, propria dei Dendrophis. 7. un so- lo scudetto preoculare ^ uno scudo frenale. 8. Apice del muso troncato, e scudo rostrale largo depresso. Infine narici laterali, presso l'apice del muso: e Fisonomia dolce. 208 RENDICONTO ACCADEMICO 6. Naja fùla-fùla. Bianc. = N. capite brevissimo, turgido, scuto rostrali la- tissimo , superne rotundato , laterihus liheris , squa- mis rhomboedris , antice laevibus , postice carinato- tuberculatis. Cauda brevissima mucronata , conica ; 'Cinerea maculis transversis in dorso nigris. In mezzo forse a lulto l'ordine degli Ofidj , dice l' A., si distingue questo serpente per la singolare conformazione dello scudo nasale, che sommamente dilatato resta disco- sto, e non aderisce coi lati verticali; superiormente è ro- tondato. CONCHIGLIE. Bulla ampulla. Linn. Natica melanostoma. Lk. — N. mamìllata — Mitra episcopalis. Lk. — M. cardinalis. Lk. — Terebra maculata Lk. mas- — id. foem. — id. junior. — T. muscaria Lk. — T. duplicata. Lk. — T. crenulata. Lk. — Dolium pomum. Lk. — id. var. minor. — Mu- rex inflatus. Lk. — id. junior. — Buccinum arcu- laria. Linn. Gm. var. — Cerithium procerum. Lk. — Triton pileare Lk. — Tr. Lampas. — Pyrula citri- na Lk. — Strombus gibberulus. Linn. — S. auris Dianae. Linn. decolor cum Vioa. — Pterocera chi- ragra. Lk. jun. — ZOOFITI. TuUpora musicalis. Linn. Vioa terebrans — in strombo. Rimette l'Accademico ad altra tornala il dire di altri de' molti animali che ancora gli restano da illustrare. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 209 Seduta straordinaria delti 16 Febbraio 1849. Il Presidente ordina che sia partecipalo l'Elenco dei Corrispondenti italiani e stranieri preparato dalla Commis- sione a tal uopo nominata nella seduta delli 31 p. p. Qen- najo. Aperta intorno a ciò una lunga discussione l'Acca- demia risolve di approvare in complesso l'elenco medesi- mo, incaricando il Presidente prò tempore di dar corso alle relative lettere di nomina mano mano che si verificheran- no dei posti vacanti , non intendendo di aumentare sovver- chiamente il numero dei Corrispondenti , abbenchè il Re- golamento non ponga verun limile ad un tal numero. {sarà continuato) N. Ann. Se. Natur, Sebik \\. Tom. 10. 14 liettera del dottore IVIicheIìE Colmeiro prof, di liotauica a Barcellona - Intorno agli orti botanici in Ispa- gna - tradotta dallo spagnuolo per opera di doTAiviifi veP Bricmvoli di Brunuihoff. Barcellona 20 Dicembre 1843. Il primo orto che in Ispagna fosse dedicato all'ama- bile scienza, è dovuto a Filippo II, il quale sull'istanza del celebre Medico-Naturalista i^gw/za , con suo chirogra- fo datato da Amberes a' 15 di Settembre del 1555 desti- nò una parte dei giardini di Aranjuez alla coltivazione scientifica. Ebbe questo breve durata, imperocché scopo principale di quel giardino era il diletto. Alcuni anni appresso in un giardino suo proprio , che aveva a Siviglia coltivava il Tovar molte piante ame- ricane, di cui diede notizia al Clusio, e fu primo a far conoscere il Tuberoso ( Polianthes tuberosa, Linn.) co- municandolo ai Paludano. Nel secolo XVIII , vera eia media per le scienze in Ispagna, non esistevano ancora orti botanici: e solo abbia- mo contezza che Diego di Cortavilla coltivava in Madrid un orticello botanico, di cui parla il traduttore spagnuolo di Plinio. È però d'uopo portarci alla fine del secolo per trovar in Ispagna un orto botanico degno di tal nome. Ja- copo Salvador compagno ed amico del Tournefort , Io sta- bilì in San luan d'Espi, alle sponde del fiume LIobregal, LETT. DEL DOTT. M. COLHCIKO 211 poco lungi di Barcellona, ed il di Ini figlio Giovanni , al- levalo alla scuola del medesimo Tournefort, indi membro della spedizione per la Spaj^na di Antonio e Bernardo de Jdssieu , conlribnì a renderlo il primo giardino che in Ispagna fosse veramente dedicato allo studio delle piante. In esso formaronsi varj botanici, fra' quali il Minuart ed il Bolós , che sluiliarnno le piante di Catalogna; servì in- oltre di modello ad alcuni altri giardinetti che in que' giorni si costruirono. Oggi vegonsi ancora alcuni rima- sugli dell'orto botanico de' Salvadores rispettati da Cere- re e da Pomona , comechè queste abbiano ora invaso il suolo che i restauratori della Botanica in Catalogna ave- vano di preferenza consacrato a Flora. Ai tempi di Filippo V la scuola medica di Siviglia fondò un orto botanico, che poco appresso cessò di esi- stere, imperocché bastava per supplirvi la ricchezza ve- getabile del paese, cui molli già prima avevano esplorato, quali nel 1-555 il Fragoso e V Hernande%, poi VAbat, il suo discepolo i?orfrfgue:j (Giuseppe Demetrio), e pa- recchi altri. Il Rìqueur speziale di Filippo V fece in Ma- drid a Mìgas calientes wn orticello, e dappoi un altro migliore nel luogo di Sani' Ildefonso , al solo oggetto pe- rò di coltivare alcune piante officinali, e lo stesso fece V Abolin, che aveva pure in Madrid un simile orticello. Fu veramente il Quer quegli che restaurò la Boianica a Madrid incominciando dal coltivare alcune piante nella Beai Casa de Campo e nel giardino del Duca d'Alrisco, finché riuscì a formarsi un orto proprio, origine dell'orto botanico di Madrid. Ferdinando VI ordinò poi che se ne stabilisse uno nel suo giardino di Migas calientes cui il Riqueur gli aveva lascialo in legalo, il che fu eseguilo nel 175.5 col trasportarvi tulle le [Mante che costituivano il giardino del (^uer, e qnesli ebbe la gloria d'inaugurare nel maggio del 1758 l'insegnamento in qualità di primo Professore, avendo per ausiliare il Mìmian col carattere 212 LETTERA dì secondo. Studiarono entrambi di preferenza le piante spagnnole, e specialmente quelle del circondario di Ma- drid, unendosi ai loro sforzi quelli del Fele^,e la valida prolezione deW Ortega (Giuseppe) speziale di Ferdinando VI. Mancato il Qiter nel 1764, gli succede il Barnades , a cui la morte interruppe nel 1771 di dare compiutamente alla luce i frutti interessanti de' suoi studj intorno a molte piante di Spagna. L'orto botanico stabilito in Migas calientes non era degno abbastanza della Capitale di Spagna, né soddisface- va interamente alle brame degli uomini, che animali da zelo scientifico , dirigevano in quel tempo i destini della dappoi tanto sventurata nazione. Riguardando a\V Indice de las plantas sembradas , che nel 1772 pubblicò il Go- me^-Ortega , si vede di fatto che la ricchezza dello sta- bilimenlo non era grande: e per formarne uno che gareg- giasse cogli altri di quell'epoca, questo Professore e Di-i rettore dell'orto botanico di Madrid andò a visitare i più ragguardevoli d' Europa. Dopo il viaggio di questi fu nel 1781 fondato Torto che oggi esiste , nel Prarfo di Madrid, e nulla fu omesso per dare alla scienza tutto quello splen- dore che merita la sua importanza, ed un elenco del nuo- vo giardino fu pubblicalo nel 1796- Era il Pa^aw secondo Professore, e le sue cure unite a quelle del Gom^::j-Orfe|:a, influirono vantaggiosamente ad acquistare in seguito molti cultori della botanica in Ispagna. Quindi è che in quel tempo surse un bastevole numero di botanici spagnuoli per esaminare le più lontane regioni dell'antico e del nuo- vo mondo, cioè in 3IiUis e lo Zea, il Rui^, il Pavonei il Taf alla, \\ Sessé ,'\\ Mocino ed \\ Cervantes, il Boldo, il Cuellar, il Pineda ed il Nee ,non che per occupare le cattedre e dirigere gli orti stabiliti in Saragozza (1796), in Cadice, in Valenza, in Cartagena, in Barcellona ed altre città di Spagna, senz'annoverar quelli che esercita- rono simile incombenza ne' giardini che vennero istituiti di là del mare. DEI. DOTT. M. COLMEIRO 213 L'antico orlo botanico di Saragozza ora non esiste più. Là si disfinsero il Decano Hernande'^ da Larrea pei saggi che diede nel 1797 a vantaggio del pubblico intorno alia coltivazione de' Cereali, e V Echeandia per le sue erborizzazioni; V Asso per altro fu quegli che principaN mente occupossi delle piante di Aragona, continuando così uno studio già incominciato sin dal 1508 pel Gimenes Gii. Nell'Università evvi non ostante una cattedra di Botanica. per la erborizzazione in que' dintorni il Sanche'^ e V Ar- jona, esiste attualmente colà l'orto della scuola Medico- chirurgica. 11 giardino botanico di Valenza contò fra' suoi disce- poli nel 1796 il La-Gasca , che poscia nel 1799 incomin- ciò vaste escursioni botaniche. I Barrerà, Gii, Villanova, Lorente, Po\o, e particolarmente il Cavanìlles occiipa- ronsi delle piante di Valenza, cui già V Esteve sin dal secolo XVI aveva impreso ad isludiare. Esiste oggi in Va- lenza un orto abbastanza buono con due Professori uno di Botanica ed uno d' Agricoltura. L'orto botanico di Cartagena fu distrutto nel 1808. in quei dintorni erborizzò il Varas. Il Marchese di Ciutadìlla fondò in Barcellona l'or- to che oggi esiste: lo cede all'antica scuola Medico-chi- rurgica;, che destinollo all'insegnamento della botanica, e alla coltivazione delle piante officinali; ma per cam- biamenti fatti al piano d'istruzione, cessò l'orto d'es- sere necessario, e passò sotto la direzione della Giunta di Commercio , che nel 1814 stabilì in esso la scuola at- tuale Botanico-agronomica. Furono qui Professori prima il Bas della scuola Medico-chirurgica, poi il Bahi della Giunta di Commercio, morto nel 1841 ; ora è l'autore di questo scritto. Esistè inoltre un orto botanico a Santo Domingo di Silos sotto la direzione del Saracha maestro del Nee e del Rodrigue:^ (Emmanuele) il qnale coltivava a Leon 214 LETTERA molte piarne di quelle montagne, esaminale dappoi dal La-Gasca nel recarsi alle Aslnrie. Erborizzarono poi ne* diniorni di Santiago il Camma, nell' Estremadura il Vii- lalobos , in Caslellon il Gimenes , ecc. Occupala la direzione del primo orlo botanico di Spa- gna nel 1801 dal Cavanìlles , continuò a prosperare rac- cogliendo egli ancora tulio ciò ch'esisteva nelle Provincie. L'elenco che egli ne pubblicò nel 1803 fa vedere che i! numero delle specie interessanti coltivale nell'orto di Madrid era considerabile, ed il di lui Hortus Regius Ma- tritensìs scritto nel 1804, che rimase inedito, contiene molte di quelle. I fratelli Boutelou , il Garda.. \\ Clemen- te :, il RodrìgucT^ (Giuseppe Demetrio) ed il La-Gasca erano quelli che, dopo morto il Cavanìlles, doveano es- sere chiamati a sostenere la botanica spagnnola. l'ameri- cano Zea occupo per alcun tempo la cattedra del Cava^ ììtlles, nella quale troppo tardi, cioè solo nel 1813 fu collocalo il La-Gasca come direttore dell'orto, essendone stato prima del 1803 Vice-Professore, e dal 1807 in poi Professore di Botanica medica. Un nuovo elenco dell'or- lo, precisamente l'ultimo che esiste stampato, fu pubbli- calo nel 1816 dal Za-Ga^ca , e questo è notevole non so- lo pel numero delle specie che contiene (da 4 a 5 mila), quanto per le molle nuove, o poco allora conosciute, che Irovansi caratterizzale nell'opuscolo che v'è annesso. Già ila parecchi anni, cioè sin dal 1801 il La-Gasca aveva descritto, insieme col Rodrigue%, alcune piante dell'orto di Madrid negli Anales de Cencìas naturales , come avea pur fallo il Cavanìlles; fìnaltnonte le opere di questo e ([uelle del GomeT^-Ortega contengono parecchie di tuli de- scrizioni. Air insegnamento della boianica neUIorlo di Madrid fu annesso nel 1S07 anrhe quello dell'agraria, cui sncces- sivanienie diressero il Bouielou (Stefano), V Arias nel 1816 e V Ascnsio attuai Professore; e in San Liicar de DEL DOTT. M. COLMEIRO 2l5 Barrameda fu stabilito nel 1805, sotto la direzione del Clemente, un orto sperimentale e d'acclimalizzazione, che nel 1808 venne distrutto. Nuovi orti doveano stabilirsi nel 1818 secondo le di- sposizioni del Governo Spagnuolo, non già esclusivamente botanici, ma botanico-agronomici, in Burgos, Siviglia, Toledo, Valenza, Badajoz e Leon : lo furono però soltanto nel 1820 in Toledo, Siviglia e Valenza. A Vagliadolid e- rasi affrettato sin dal 1803 a formarne uno il già Decano, poi Vescovo Hernatide^ de Larrea: in Alicante formollo nel 1816 la Giunta di Commercio , dove il ^om^c/om (Clau- dio) diresse l'insegnamento sino al 1819: ed in Barcellona la Giunta di Commercio formò il già mentovalo. Stabili- rono inoltre i loro giardini botanici le scuole di Farmacia di Madrid e di Santiago. Finalmente in Muchamiel nel 1810, in Pegnacerrada nel 1814, in Pugol^ ed altri luo- ghi esisterono giardini particolari dei quali il La-Gasca parlò con elogio in uno scritto da lui pubblicato in Lon- dra durante la sua emigrazione (1). Nella di lui assenza stette l'insegnamento botanico nell'orto di Madrid a cari- co del Rodrigue^, del Soriano e del Quìntanilla, finché lo diresse di nuovo il medesimo La-Gasca restituito alla sua patria nel 1834, che poi lo perde nel 1839 per non più ricuperarlo. Gli successe il Rodrigue'^ che attualmente trovasi alla testa dell'orto botanico di Madrid. Dal premesso abbozzo isterico si può dedurre esser tre gli orti botanici che in Ispagna conservano in giornata la maggiore importanza, cioè quello di Madrid, quello di Valenza e quello di Barcellona. I a»:>>««C'C'g ' (1) Sketches of the Botanical , Horticultural , Àgronomi- cal and Rural circumstances of Spain - ihe Gardener's Ma* gazine, 1827. STATUTI SOCIETÀ CONTRO IL MALTRATTAMENTO DELLE BESTIE (1) S. 1. Lo scopo cui tende la Società si è d'impedire per quanto è possibile il maltrattamento delle bestie. §.2. Per raggiungere questo scopo verranno posti in opera lutti i mezzi, che suggeriscono la Legge, la Morale, e la Religione. (1) Il Sig. Ignazio Francesco Castelli di Heiligenkreu- serhof secretorio della Società, premette agli statuti un in- vito nel quale si leggono le seguenti espressioni , che servono a far conoscere alquanto meglio lo scopo della Società; sco- po che , in mezzo a tante questioni relativamente alla natu- ra dei Bruti , poteva desiderarsi più chiaramente specificato. zz: Vengano adunque lutti quelli che hantio senlimento per le bestie , loro compagne di Creazione. Noi ci uniamo per por fine alle loro sofferenze, od almeno per diminuirle, per quanto ci sarà possibile.... Possono e debbono unirsi tulli quelli cui Dio ha posto in petto un cuore sensibile. Indirizziamo poi principalmente le nostre preghiere al bel sesso, perchè dotato qual fu di molta sensibilità, voglia procurarci molti soci pel nostro lodevole scopo. = STATUTI DELLA SOCIETÀ ECC. 217 I §.3. Quindi ogni membro delia Società si obbliga. a) Di non maltrattare le bestie, d'impedire che da altri siano maltrattate, e 1' autorità dei Padri di famiglia, sopra i figli, i dipendenti;, i servi;, ed i giornalieri potrà in ciò principalmente influire. b) D'impedire il maltrattamento delle bestie, addimostran- do quanto ciò sia contrario alla Religione, alla Mo- rale, alla Legge, e con ciò fare muovere altri ad en- trare nella società, e e) Quando riesca priva di buon effetto ogni ammonizione contro il maltrattamento delle bestie se ne dovrà ren- dere avvertito un membro della deputazione, o la di- rezione della Società, o la competente superiorità. §. 4. I La Società cercherà di diffondere nel Popolo nobili sentimenti per le bestie , e pel ragionevole modo di trat- tarle coir inserire ne' pubblici fogli tendenti a questo fine, e con ogni altro mezzo pecuniario che sia in suo potere, essa cercherà altresì di prestare a.julo alli Organi gover- nativi per l'adempimento delle stabilite leggi, ed al biso- gno ne proporrà altre nuove che per la sua esperienza troverà necessarie. Ognuno della Società cercherà di pro- muovere;, col consiglio, e coir opera altre simili istituzioni. §. 5. Potrà divenir membro della Società, ognuno che si assoggetti alli obblighi espressi dal §. 3 e che offra allo scopo della Società una contribuzione annuale dell'am- montare almeno di 20 Krenlzer moneta di convenzione. Si 218 STATUTI DELLA SOCIETÀ potranno ammellere nella Società senz'obbligo di pagare persone , le quali per la loro posizione sociale , o per la loro influenza, possono giovare al fine della Società, ed a queste verrà dato un Diploma d'onore. S. 6. Chi desidera far parte della Società deve scrivere nei suaccennati fogli il proprio Nome, condizione, e domici- lio, e l'annua contribuzione che intende portare in socie- tà. All'atto della sottoscrizione si pagherà la contribuzio- ne pel primo anno , e per gli altri anni successivi sarà sempre pagabile il 1 Gennaro. Quelli che per tal guisa entrano in Società ricevono un' esemplare degli Statuti segnato col loro nome. §.7. Non cesserà di far parte della Società alcuno, se pri- ma non ne otterrà dalla Direzione una relativa dichiara- zione scritta: e chiunque non pagherà la sua contribuzio- ne entro il corso dell'anno in cui è dovuta, cesserà di far parte della società , come se per dichiarazione scritta della Direzione ne fosse stato escluso. §. 8. Sarà escluso dalla società chiunque si trovi colpevole dì maltrattamento verso le bestie, tosto che per alto della deputazione sia sufficientemente provata la colpa. §.9. Si pubblicheranno di quando in quando i nomi di quelli che saranno ammessi alla società, come di quelli che cesseranno di farne parte. CONTRO IL MALTRATT. DELLE BESTIE 219 §. 10. L' unione sarà soggetta ad un protettorato , e sarà vappresentata da una deputazione^ o da una direzione. §. 11. La Deputazione consisterà in 60 individui del sesso maschile, venti dei quali apparteranno alla città, e 40 a' sobborghi. §. 12. Dovranno principalmente appartenere alla deputazione que' Socj che formeranno il Comitato, cui saranno affi- dali i preliminari ordinamenti della Società^ ed avranno ìJ diritto di elezione , per compiere il prescritto numero de' deputati. §. 13. Ogni anno una terza parte, cioè 20 soggetti della De- putazione, cesseranno dalle loro funzioni: pei primi due anni saranno estratti a sorte, in seguito in ragione del tempo del loro ingresso, li Comitato poi si renderà nuo- vamente completo colla scelta di 20 altri individui da ef- fettuarsi fra tutti i soc.i ; quindi è che quelli che avranno cessato di farne parte potranno essere nuovamente eletti. §. 14. Quindici soggelii scelti fra i deputati formeranno la direzione delia Società, le cui attribuzioni consisteranno in quanto se^ue = Di regolare tutti li affari della Socie- 220 STATUTI DELLA SOCIETÀ tà, di rappresentarla in faccia ai terzi. Spetterà alla Di- rezione la scelta di un Cassiere cui sarà affidala la cassa insieme ad uno della deputazione. Li documenti che ver- ranno dati dalla Società dovranno essere emessi dal Pre- sidente, dal suo rappresentante, o da uno dei deputati, b) Questi quindici scelgono fra di loro il Presidente, il suo rappresentante, ed il segretario, per tre anni, e) Quattro delli altri dodici cesseranno ogn'anno di far parte della Società, per i primi due anni questi sa- ranno estratti a sorte, in seguito in ragione del tem- po che vi appartengono. d) La deputazione sarà poscia completata per elezione, quindi quelli stessi che hanno cessato dall'incarico possono essere di nuovo eletti. e) Dopo tre anni il Presidente,, il suo rappresentante, ed il Segretario lascieranno i loro posti , perciò avrà luogo la scelta di sette membri della direzione, e tra questi si nominerà il Presidente, il suo rappresentante, e Segretario. Questi pure possono essere rieletti. f) Seguendo la partenza di uno de' nominati soggetti nel corso de' tre anni, i deputati sceglieranno un nuovo membro della direzione, perchè compia in unione alli altri due la rappresentanza del direttore partito, e scorsi i tre anni|tutti tre cesseranno dalle loro funzioni. §. 15. La direzione si unirà ogni qualvolta il richiegga il Presidente, o il suo rappresentante. La deputazione si uni- rà ogni tre mesi per tenere discorso intorno alle fatte e- sperienze, e per registrare l'incasso, e le spese. In casi d'importanza si potranno ancora chiamare ad adunanze straordinarie. CONTRO IL MALTRATT. DELLE BESTIE 221 §. 16. Una volta V anno si darà contezza alla Società espres- samente radunata intorno all'operato dalla Direzione, co- me pure dei buoni risultamenti ottenuti dalla medesima. §. 17. Tanto presso la Direzione , che presso la Deputazio- ne verranno decise le vertenze dalle rispettive pluralità di voti. §. 18. Nel caso ctie insorgano liti fra li Socj intorno alli affari della società, sarà messa pace da delli arbitri. A questo fine ognuna delle parti litiganti si scieglierà un ar- bitro; e questi debbono chiamare un sopraintendente, e se non si trovino d'accordo nella scelta di questo, se ne caverà a sorte uno fra li proposti. §. 19. Si potranno fare proposizioni relative alla istituzione anche da chi non ne fa parte , e queste si parteciperanno alla Direzione in voce o in iscritto. S. 20. Lo scioglimento della Società, come pure qualunque variazione ne' relativi statuti, non potrà effettuarsi senza il concorso della deputazione o della direzione, e la plu- ralità di voli dovrà assolutamente decidere. Nel caso dello scioglimento della società, si dovranno 222 STATUTI DELLA SOCIETÀ ECC. pareggiare lutti li conti; e dopo T adempimento di tutti lì obblighi di essa , la rimanenza del denaro sociale sarà ero- gata in cose di pubblica utilità. §. 21. Le variazioni negli Statuii non potranno essere in vi- gore, che dopo ottenutone il permesso dalle locali Au- torità. ■ I O i^|iik_i !■ De Filippi DoU. Filippo Professore di Zoologia nella R. Università, e Socio Corrispondente della R. Accademia delle Scienze di Torino. = Sopra un nuovo Genere (Haementeria ) di Anellidi della Famiglia delle Sanguisu- ghe. = Torino 1849 in 4. di pag. 14 con lav. in foL Chiamalo a succedere, dice nel preambolo l'illuslre zoologo ed anatomico, al defunto cav. Gene, di sem- pre cara ed onorala memoria, negli ufficii del Museo e della scuola, la mia curiosità fu parlicolarmenle eccitata da que' varii oggetti, che di fresco pervenuti al Museo non avevano ancora chiamata l'attenzione del lodato mio antecessore. Di questo numero sono appunto gli oggetti recati da Vittore Ghiliani , spedito nel 1846 a proprie spese dal ricco negoziante di Genova Musino nell' America Me- ridionale alla ricerca di prodotti naturali , e fra i quali rinvenni la gigantesca sanguisuga, che forma tema della presente comunicazione. L'individuo vivente allungavasi fino a misurare un piede parigino; la tinta generale di esso era un intenso verde con macchie rosse contornate di nero. Il carattere che subito lo distingue dai generi finora conosciuti , con- siste nella posizione della bocca, la quale, invece di tro- varsi nel centro della ventosa anteriore, si apre nel mar- gine superiore di questa , con semplice forellino circolare pel quale sporge una breve appendice non retrattile. In corrispondenza del 28 anello esiste lo sbocco degli organi sessuali. I segmenti del corpo sono 72 , e ve n' ha 224 MUOVO CERERE DI SANGUISUGHE dì due sorta, alcuni divisi nella faccia ventrale da solco longitudinale, altri semplici: ad ogni due dei doppii se ne interpone uno semplice. Pei caratteri anatomici , con molta diligenza e perspi- cacia indagali dall' Aul. , ed espressi mediante addattate fi- gure, è stato indotto a creare un nuovo genere di Anelide che denomina Haeraenteria, che deve prender posto fra le Clepsine e le Sanguisughe a sangue rosso , i quali caratteri riassume poi in fine nelle seguenti frasi : Genus HAEMENTERIA. Corpus depressum, latum. Acetàbulum anterum impervium : os supra illud positum. Maxillae nullae, proboscis exertilis nulla. Foramen genitale unicum, in verruca suctoria. Haem. Ghilianii. ViridiSf maculis ruhescentihus sparsa, nigro marginatis. Habitat in flumine Amazonum. ^ABBA^TiNi Ilott. Pietro — Storia di un vasto aneurisma spurio delF arte- ria femorale. Imola 1S4S. Presento al Lettore la storia di un Aneurisma esterno ed accenno alla meglio i sistemi curativi usati per questa organica affezione. Prima di raccomandare un processo fra i tanti praticati onde compiere con speranza d'esito felice tale importante ed ardua operazione, se mal non m' appongo , devonsi porgere le ragioni , le quali appaghi- no i dubbi che si affacciano alla mente del Chirurgo, quando al letto de' dolori si cimenta per le incerte con- seguenze che purtroppo ne risultano. Toccati di volo i vari metodi mi fermerò su quello dell' Anel riformato da esimi chirurghi , e specialmente dall'illustre Desault. Aven- domi corrisposto in questo caso con tanta felicità mi piace tribuirlo alla sua facilità, e raccomandarlo a quanti Chi- rurghi si troveranno nella circostanza di allacciare aneu- rismi. L'indicazione curativa per quest'affezione organica ha sempre per iscopo l'obliterare quell'arteria che gli co- sliluisce , e ciò colla maggior prontezza, sicurezza e mi- nor possibile dolore all'infelice. Egli è perciò che si tentarono molti svariati metodi, quali più 0 meno corrisposero tanto a seconda dell'alte- razione quanto anche per l'individuale costituzione più o meno buona. Nel caso nostro che parliamo di aneurisma esterno trascurerò lutto quello che internamente venne ' raccomapdato dal Valsava, e dall' Albertini, e ciò anche perchè se pure qualche volta riuscì diminuire la quantità del sangue , non che la forza , e la frequeoza delle pulsa- zioni del cuore , col favorire così la formazione del coa- N. Ann. Se- INatur- Skrii; U. Tom. 10. 15 226 STORIA DI UN VASTO ANEURISMA gn!o enlro il tumore aneurismatico interno , mai giovò e- slernaraente ;, anzi mal verrebbe a chi volesse persistere troppo alia lunga avendo la pratica esperienza di lutto maestra riconosciutone il danno. Mi occuperò adunque ad accennare i mezzi esterni proposti : 1.° I così detti refrigeranti, o slittici, ossiano appli- cazioni topiche, mezzi sempre inefficaci per ottenere un felice successo. 2.° La compressione mediala od immediala che si fa con adattali compressori, ora sopra il tumore, ora sotto, ora anche metodicamente su tutto l'arto affetto. A confes- sione però di distinti Pratici questo metodo fu molte vol- te cimentato senza esito alcuno in bene, ed anzi dopo re- mota ed incerta lusinga Io si vide causa di gravi e mor- tali sconcerti. 3.° Colla cauterizzazione, la quale viene usata in due modi , 0 col cauterio potenziale aprendo il tumore e riem- piendolo di trocisci escarotici, o dopo avere con ferro can- dente aperto cauterizzarono il cavo dell'ascesso, ed il punto rotto dell'arteria. Qualcuno anche dopo spaccato il tumore v' introduceva delle file, o stoppa imbevute negli acidi concentrati , ora però non sarebbe in alcun modo giustificato quel Chirurgo che anche, con risultalo propizio, avesse con simili mezzi eseguita questa operazione. 4.° L'elettricità. Ella si era guadagnata gran rinonjanza per la curazione dell'aneurisma. S'impiantavano nel tu- more degli aghi metallici da quasi trapassarlo , ed a cui si attaccava una catenella per trasmettere una scarica elet- trica, 0 correnti galvaniche. Velpeau non appoggia que- sto metodo, forse perchè mancante di ulteriori sperienze. E. di fatti la conficazione dell'ago potrebbe chiudere l'ar- teria giungendo ad interrompere gradualmente la circola- zione, e così portare l'otturamento col fermarsi insensì- bilmente il circolo. È questa un ipolesi, ma non è punto contro ragione. DEL UOTT. P. SABBATINI 227 5." Finalmente la legatura. Fra tutti i mezzi dì risa- namento egli al certo è il più sicuro ed efficace. Onde però eseguirlo è duopo d' una operazione cruenta , la quale interessa tessuti nobili, delicati, ed alla salute non solo, ma alla vita importanti, e perciò sempre si fecero e si fanno tentativi per sostituire a processi conosciuti nuovi ^metodi. Percorrendo i fasti dell' antica scuola chirurgica si rileva che fino quasi all'epoca nostra si adoperarono fili di lino, 0 di canepa rotondi od a forma di nastro, cerati 0 senza. Qualche volta anche di seta. Scarpa vuole che si usino composti di sei fila, e vuole pure che di due deb- basi far uso, poiché Egli così intende chiudere l'arteria senza strozzarla, e metterla in contatto nelle sue pareti per l'estensione di quattro, o cinque linee, ed intende an- che che fra queste legature e l'arteria, sì metta un pic- colo rotolo di tela lungo sei linee, e largo tre. Parecchi chirurghi per avere un'unione immediata suggerirono la sostituzione ai fili vegetabili di cordoncini di materia ani- male capace a sciogliersi e ad essere assorbiti dalla nostra fibra. Ricorsero a fili d'intestino di gatto, di baco da seta ravvolti, a rotonde costruite con pelle di daino. Altri meglio credettero che l'oro, l'argento, il platino,, il piom- bo non irritando che poco o niente le parti con cui sono a contatto , e che anzi fabbricandosi a loro spese una ci- sti che a guisa di borsa le contiene , potendo in simile guisa star per lungo tempo ne' tessuti senza danno, intra- presero con que' metalli le legature dell' arteria. Doven- dosi accordar preferenza ad uno degli accennati mezzi da- rebbesi a quello di sostanza animale, perchè concedendo un unione immediata sarebbe più facile e di gran sollievo nella Pratica, ma alcuni inconvenienti e fatali hanno la- mentato altamente la perdita di soggetti portati quasi a guarigione, e perduti per la smania male intesa di fare sperimenti. Ne sia esempio il caso riferito da Cramplon che quando credeva aver prolungato la vita ad un ìnfeli- 228 STORIA DI UN VASTO ANeBRISMA ce, a cui aveva fallo legatura con un laccio composto di budello di gatto, quando l'infermo pareva star bene per improvviso violentissimo sgorgo di sangue dalla ferita fn tratto a morte in poco meno di un minuto, e l'autopsia cadaverica mostrò che la legatura d'intestino di gatto dal calore e dall' umido della ferita era stata disciolla; e fuor^ espulsa prima si fosse compiuto 1* otturamento del vaso, 0 l'aggrumarsi del sangue contenuto nel punto dell'ane- urisma. Con un laccio di filo quella vittima polca salvarsi. Accordiamo adunque la preferenza al filo. Il nastro formato con questo sia più o raen largo, le tuniche in- terne siano 0 no rotte ^ che le rotture di queste non possono portar danno di sorta, i vasa vasorum siano piìi o meno stretti ed anche lacerali credo che il risultato sarà eguale. Non metto la stessa indifferenza rapporto ai corpi estranei messi frai vasi , e la legatura delle arterie. Tutti io li vorrei rimossi, ed anzi totalmente esclusi. Le legature poi si eseguiscono in tre modi. Legatura permanente, d' aspetia'^ione , e temporaria. La legatura prima si fa mediante le accennate sostanze, e stringe tal- mente il vaso da impedire il passaggio del sangue nell'ar- teria. Essendo i fili vegetabili corpi stranieri bisogna che sonino, e ciò accadrà tagliando il vaso allacciato. Tulli vedono ad evidenza la necessità di chiudere solidamente, e di obliterare il vaso per evitare alla caduta del laccio una emorragia consecutiva che porterebbe pericoli sempre letali all'operalo. L'osservazione ne ha addimostrato che in un vaso bastantemente sano dopo quattro giorni dall'allac- ciatura l'arteria è obliterata, non cadendo pericolo alcuno a quella d'essere segata dal laccio, né che questo si stac- chi anche fosse stato con tutta forza stretto, sempre però dall'epoca testé indicata. Come venghi poi a chiudersi l'ar- teria ella è cosa ancora in quislione frai Patologi, ed il riferirne qui tulle le opinioni porterebbe questa mia sto- ria a troppo lunga estensione. Rimando adunque il Lellore DEL DOTT. P. SABBATINI 229 voglioso d'erudizione ai trattati siili' aneurisma di Scarpa, Vacca, Guallani, Hunler, ed altri molti egregi Scrittori sì italiani che esteri. Se per disavventura poi il vaso da malattia fosse ram- mollito, sleatomatoso , od attaccato da lento processo flo- gistico, in qnesti casi l'allacciatura tornerebbe inutile. La pratica c'insegna che per la pressione esercitata dal laccio il vaso si divide quasi solt' occhio, e ciò pure accadrà nei soggetti vecchj , ove le arterie sempre si riscontrano dure, od attaccate da concrezioni calcari. Il processo inflamma- lorio indispensabile per l'esito fortunato dell'operazione perchè produca lo spandimento delle materie concrescibili sì all'interno che allo esterno sarà quasi sempre troppo debole, ed è perciò che sortendo la legatura quantunque tardi potremmo nullameno avere un emorragia gravissima consecutiva. Ebbero in pensiero i Chirurghi per ritnediare a questi sconcerti di far uso delle legature di aspettazione, 0 di precauzione, ed ecco come si eseguiscono. Si applica un filo che circonda il vaso senza strin- gerlo qualche linea sotto la legatura principale , al di so- pra se ne poneva un altro composto di due nastri, l'in- feriore de' quali si annoda a modo di stringere l'arteria quanto è necessario per diminuire lo sforzo che esercita la colonna sanguigna contro il punto che s'intende chiu- dere, una terza legatura è poi situata più in alto ancora, e questa come la metà superiore della precedente era la- sciata libera. Ora sul supposto che la principal legatura non avesse effetto per arrestare l'emorragia tosto si agiva sul primo nastrino delle legature d'aspettazione superiori, e così successivamente in tutte le altre in caso d'occorren- za. Operavasi di egual modo colle legature inferiori , sco- po di cui era vietare il riflusso del sangue. Questo pro- cesso praticato già da Monrò, Guattani, Hnnter, Desault, Deschamps, Pelletan, Boyer, è totalmente abbandonalo dall'odierna pratica siccome difettoso e pericoloso. Difalti 230 STORIA DI UN VASTO ANEURISMA hon può a meno d'irritare, olire la ferita il vaso slesso, e come ben l' hanno mostrato il Dupnylren, ed il Beclard l'arteria dietro questo processo infiammatorio si alleggia di lieve a lasciarsi tagliare; e così addiviene incapace soste- nere l'azione di un laccio di qualsiasi sorta. Non solo poi si esulcera, ma sìbbene dividesi con tanta facilità che si può tagliare come lardo o caccio ogni qualvolta vi si apponga la piiì leggiera costrizione. Per questi ragionali riflessi si vollero proscritti i lac- ci di aspettazione; e si vorrebbe pur anche tentare, se fosse possibile senza danno all'esito dell'operazione, togliere l'unico laccio di cui ci serviamo prima che avesse avuto tempo di tagliare il vaso. Ed eccoci finalmente alla legatura temporaria costituita da questo metodo. Sono 40 e più an- ni che si agitò l'esame di tal quistione in Inghilterra. Da- gli sperimenti di Jones risulla come Ei disse che rompen- do sopra tre, o quattro punti a qualche distanza l' une dalle altre tonache interne e medie di un'arteria con al- Irellante legature sottili si produce uno spandimento di linfa bastevole per determinare la richiesta chiusura riti- rando i lacci dopo qualche minuto. Confermano questa pratica i risultali di Hutchinson. Non quelli però di Dal- rympe, Hoysdon e Travers. I tentativi di questi furono sopra cavalli e montoni, e non si ottenne mai l'ottura- mento dell'arteria, e solo la si vidde «n poco ristrelta quando ammazzarono l'animale, e ciò dopo 13, 15, ed anche 18 giorni. Tullavolta Travers credè modificare que- sta idea col non ritirare l'allacciatura che dopo un lasso di tempo assai considerevole affinchè il grumo o coagulo e linfa plastica eff'usa acquistassero una certa solidilà per resistere all'urlo del sangue. Lo stesso Travers abbandonò tal metodo, ed i Francesi all'esempio del Beclard non lo misero in pratica. Mentre poi la legatura temporaria cadeva in discredito nella Francia, e nell'Inghilterra, i Chirurghi nostri se ne DEL DOTT. P. SABEATINI 231 impadronirono, e Scarpa sforzavasi di ergerla a metodo. Si applicarono alle carotidi di montoni legature piane an- nodale su di un piccolo cilindro di tela rivestito di cerot- to che ritirate al quarto giorno o quinto produssero mai sempre la solida chiusura del vaso. Eguali cimenii ripe- tuli sui cavalli da Mislei Veterinario in Milano ebbero con- formi risultali. Non meno furono felici sull'uomo mentre il Paletta ne comunicò due esempi allo Scarpa. Nel primo trattasi di un individuo suU' età di 40 anni circa che avea un aneurisma poplileo da tre mesi. Gli venne applicala sull'arteria femorale la legatura temporaria il giorno 8 Gennajo del 1847 , e levala il giorno 12 dello slesso me- se. Il secondo un malato di anni 60 con aneurisma alla piegatura del braccio, in cui una legatura situata sull'ar- teria omerale fu tolta il quarto giorno avendo l'operazio- ne in ambo i casi un esito felice. Anche il Biraghi eb- be un aneurisma poplileo coronato di egual fine ai pre- detti con questo metodo. Nello Spedale di Pavia Molina, Fenini , Falcieri, Uccelli, Giuntini, Malagò usarono la le- gatura temporaria con successo fortunato. Non ostante fuv- vi chi all'incontro opinava, e di essi il Vacca, dicendo che per togliere questa legatura non si può evitare la se- zione dell'arteria. Sebbene tale riflesso sia gravissimo pu- re la legatura può praticarsi^ e la sua diflìcollà sta nel ritirarla senza stirare l'arteria, e disunire i labbri della ferita. Francesco Garuffi di Bagnara 5 colono di temperamento linfatico pervenuto all'anno Irenlesimo incirca di sua età si presentò a questo nostro Spedale per essere curalo di un vasto tumore alla parte interna ed inferiore della co- scia sinistra con edema generale di lutto l'arto. A suo di- re erano da quaranta giorni quando per passare in ora not- turna un campo fu per errore ferito da un colpo di ar- chibuso nella parte esterna e posteriore della coscia. Colpo che gli perforava la spessezza della medesima alla parte 232 STORIA DI UN VASTO ANEURISMA sua anteriore ed inleroa. Potè senza disagio proseguire il cammino, e giungere al suo domicilio, ove chiamò i soc- corzi dell'arte. Il Sig. Dottor Morosini cousultato lo rieb- be in pochi giorni dalla sofferta lesione, e per la conve- nevole prestata cura ritornò agli usati campestri lavori. Aggiunse poi che poco tempo dopo sentivasi un cupo do- lore gravalivo nel centro della ferita, con qualche spes- sezza, 0 inturgidimento nella parte. Li quali sconcerti e per la difficoltà al camminare, e pel cruccio doloroso che gli recavano il fecero sollecito ricorrere di bel nuovo al Medico stesso, che tosto s'argomentò di quanto realmente accadeva. Difatli Egli lo trattò col metodo antiflogistico il più energico ed aggiunse i ripercossivi astringenti. Mal- grado però li prestali sussidj il tumore crebbe con tale e tanta forza da occupare tutta la parte posteriore della coscia, 0 fossa poplitea. Fu allora che io fui chiamalo a visitarlo e riscontrato il tumore dell'indicala estensione, la sua situazione, le disuguali luilsazioni che si scorgevano e coir occhio non solo, pure anche al tatto mi fu agevole la diagnosi, e non esitai a consigliarlo portarsi in Imola, per quivi soggettarsi a chirurgico trattamento. Presentossi di fatti come io dissi a questo Spedale, e nel secondo esa- me fallo co' miei Colleghi ne venne convenienza di parere sulla natura della malattia, né esservi migliore od altro spedienle dell'allacciatura della crurale, onde strappare possibilmente una vittima ad una sicura [prossima morte. ^ La mas?a degli operatori non trovasi in accordo rap- porto all'obliterazione del lume delle arterie dopo la su- bita allacciatura. L'osservazione come dissi superiormente mostra che al cominciare del quarto giorno dall'epoca del- l'operazione il lume del vaso siasi obliterato, tanto per l'adesione scambievole delle sue pareti prodotta dalla in- sorta adesiva infiammazione, quanto pel grumo sanguigno cotennoso che si forma singolarmente per la parte del vaso che guarda il cuore. Egli è perciò che gridano inutile, ed DEL DOTT. P. SABBATINI 233 anzi vogliono, dannoso manlenere più a hmgo stretta l'ar- teria, nel che non devesi convenire troppo alla cieca. D'al- tronde altri avendo osservato che dietro la legatura de' vasi arteriosi ne segue sempre ed anche con prontezza il pro- cesso esniceralivo della medesima, per assicurarsi possibil- mente dell'emorragia secondaria prescrivono di togliere il laccio solo quando S|)ontaneamente cadadietro la totale recisione de! vaso allacciato. In tale disparità di voleri di tanti celebri chirurghi benemeriti alla scienza per la pro- fondila de' loro scritti, ed a cui l'umanità deve obblighi infiriiii pel loro valore di mano, io mi rimasi perplesso ed incerto a qual partito attenermi, e solo dopo aver com- pulsato le diverse storie di questa affezione mi parve che il metodo ultimamente accennato, e cioè quello dell'allac- ciatura immediata del vaso dovesse preferirsi , siccome più idoneo a frequente sollecita guarigione. Non dubbilai più oltre ad adottare il metodo di Anel , metodo, facile per non comprendere nell'allacciatura che il tronco arterioso, e per evitare nervi e vene, e tutti gli altri tessuti, lo stroz- zamento de' quali potrebbe mettere più o meno in pericolo l'esito dell'operazione, che si farà nel punto del vaso ove riesce più idoneo e più superficiale. Difalti questa opera- zione si riduce semplice di piano e breve eseguimento, as- sai meno dolorosa, e la ferita che ne risulta è semplicis- sima, di poca estensione , perchè i fenomeni generali sono lievi, con piccolo periglio, e con prontezza quella si cica- trizza. Infine siccome l'arteria non è stata aperta, e si è allacciata in luogo perfettamente sano, le emorragie secon- darie riescono meno frequenti , e per conseguente meno temibili. Avvertii che interessando si poco la continuità de' tessuti con questo processo operativo, non essendo il Chi- rurgo astretto ad alcuna manovra sul vaso allacciato non ne vengono distrazioni , e lacerazioni con risentimento del- l'universale, perchè per questo metodo egli dopo aver al- lacciala e stretta l'arteria se ne sta placidamente ad alien- 234 STORfA DI UN VASTO ANEURISMA dere la caduta del laccio senza cagionare alcuna alterazione alla parte, il generale poco se ne risente, e per ciò il cir- colo si ristabilisce senza ostacolo pei collaterali al di sotto della legatura, e ne emerge che poco temerassi la cancre- na dell'arto. Non trovando ragioni contrarie a tutto ciò mi convinsi maggiormente del reale vantaggio di questo metodo, e me ne convinsi ancora guardando con occhio indagatore a quanto ne disse il famigerato Vacca. Nel giorno pertanto dei 27 Luglio 1847 alle otto del mattino presenti li eccellentissimi Signori Dottor Morosini, Dottor Lolli astante, Dottor Casati, Dottor Conti ed altri molli eseguii questa operazione nella seguente maniera. Allogato l'infermo disteso sopra un letto colla gamba cor- rispondente all'aneurisma flessa sulla coscia, e questa sul bacino, praticai un incisione nella parte media anteriore, e qualche poco interna della coscia lungo il bordo interno del Sartorio dell'estensione di qnaltro dita trasverse, il che comprendeva il tegumento, ed il tessuto cellulare. Incisi poscia l'aponeurosi del fascialata con tutta la più possi- bile delicata precauzione, discoslando il bordo interno del muscolo sarloriano, e così mi viddi facilmente scoperta l'arteria crurale, che mediante una spaloletta potei di lieve separare dalle vene e nervi. Isolala per tal modo , col mez- zo di un ago fisso sul manico, smusso e crunalo alla sua estremità libera, vi passai un cordoncino composto di più fila di seta cerate, e quindi passatolo ne presi i capi e ne allacciai il vaso costringendolo a modo, come usasi nell'al- laccialura delle arterie per amputazione. Non sentendosi più pulsare il tumore aneurismatico fissai i capi del cor- doncino alla parte esterna della coscia mediante una lista di cerotto. Ciò eseguito riunii la ferita di prima intenzio- ne, sovrapponendovi quindi delle compresse, e lenendo il lutto fisso con una fasciatura espulsiva sull' arto , per dare indi ajulo al circolo, ed all'assorzione. Scorso poco tem- po dall'operazione il tumore si avvizzì, quasi per nulla DEL DOTT. P. SABBATIHI 235 diminuissi il calore nell'articolo. Ciò nuli' ostante prescrissi fosse mantenuta la parte calda, ed assoggettai l'operato ad una severa dieta assegnandogli a bibita semplice limo- nea. Nel corso della giornata il calore si ristabilì onnina- mente con diminuzìene dell'edema. Verso alla sera mi fu dato sentire sensibilmente le pulsazioni della tibiale poste- riore. Passò la notte abbastanza tranquillo, e nel mattino susseguente Io ritrovai con pochissima febbre, e di umore gioviale. Lo purgai coli' unire alla limonala il sale catar- tico. Nella terza giornata più non eravi febbre, l'edema dell'arto diminuito. Dalla limonea catartica si ebbero va- rie ed abbondanti scariche ventrali , e la sospesi sostituen- dovi la semplice, e formando nuovamente la fasciatura espulsiva. Nel quarto giorno fu rifatta trovando un miglio- ramento gradatamente progressivo. Lo stato generale del- l'infermo non poteva essere di più bella soddisfazione, che il tumore aneurismatico sempre più decresceva, nes- sun segno manifestava ad allento esplorare, di pulsazione al medesimo, il calore uniformemente graduato su lutto l'articolo. Nel dì quinto feci la prima medicatura, e sfa- sciata la parte trovai la ferita interamente cicatrizzata, meno il punto ove esisteva il laccio, che si scorgeva co- perto ed intonacato di linfa plastica. Non aggiunsi al fatto che qualche abluzione per semplice polizia. Rimisi i ce- rotti coir apparecchio di pezze e sua fasciatura. II van- taggio mi fu continuo, e giunsi all'ottavo percorrendo questo tempo il mio operalo senza che alcun fenomeno spiacente ne turbasse la calma. In questo giorno di bel nuovo medicai la forila, e piocurai qualche stiramento sul cordoncino allaccialo. Tulle le funzioni normalmente si ef- fettuavano, e per lo stato suo soddisfacente non mi accorgeva aver io nella mia sala chirurgica un infermo di sì grave importanza. Ne' giorni successivi la condizione generale nulla lascia ad eseguire non solo , ma bensì a desiderare, ed a maggior mio conforto si riscontrava l'arto diminuito 236 STORIA DI UN VASTO ANEURISMA SÌ j)er l'edema, come pel tumore aneiirisraalìco. Svanito era pure quel senso di formicolìo , o torpore patito dall'ar- to. Pervenuto al dì sedicesimo dopo l' operazione e conti- linnando sempre il miglioramento mi compiacqui della ca- duta del laccio , quale mi procurò a pochi giorni la cica- trice totale della parte. Nel periodo susseguente fino al Irentesimoquinlo giorno ed ultimo di sua dimora in que- sto nostro Spedale, in ogni mattino si ripetè la sua fascia- tura espulsiva, ponendo un semplice cerotto alla cicatrice, onde garantirla mentre l'operato avea già lascialo da va- rio tempo il letto, e fatto qualche cammino per la Sala. Lieto e coraggioso pe' primi tentali passi e certo oggimai di perfetto risanamento affettuosamente accomiatandosi partì florido della ricuperata salute e di sé , e di noi tutti contento. Nel tessere questa storia mai ho pretèso porgere un lavoro completo a chi lo degnerà di una lettura. Il mio solo scopo egli è stalo di mostrare la felicità del successo per me ricavato dalla semplicità del metodo di Anel , e di far conoscere, che quanta nell'esercizio dell'arte nostra, spessissimo ardua e difficoltosa, è maggiore la semplicità, quasi sempre l'esito di lieto evento corrisponde al Chi- rurgo operatore. Lode adunque all' Anel primo trovatore di questo metodo fortunato, e lode a Lui si gridi senza mancare di ossequioso tributo, e di grata onoranza a quanti in questa affezione hanno dato l'opera loro, e di senno, e di mano a sollievo degli infelici sofferenti. Poivzi Prof. Oiijseppe — Osservazioni geologiche fatte da Boiua a Mon- tecassiuo. — Roma 1949. Occupato da qualche tempo a formare una carta geo- logica di quella parte degli stati romani che versa le acque nel mare mediterraneo, e occorrendomi visitare la provin- cia di Prosinone , volli consacrare alcuni giorni dell'autunno dell'ultimo passato anno in percorrerla. Questa escursione ha avuto per iscopo non solamente conoscere la natura fisica di quella regione, ma eziandio la soluzione di alcuni pro- blemi geologici, insorti l'anno scorso nelle conversazioni da me tenute col celebre geologo SiriZorfericA; il/wrc/i/^ow. Tali problemi riguardavano particolarmente il conoscere l'indole speciale di quelle calcaree contenenti ippuriti, che costituiscono alcune serie di colline indipendenti dal resto degli appennini. E siccome la catena dei monti dei Volsci nello stato romano continuata con quella degli Aurunci nel napolitano, a quella serie appartengono, formando parte della provincia succitata ; così credetti o|iportuno prolungare le mie osservazioni fino a Montecassino e li piani di S. Germano, onde conoscere tutta la loro na- turale disposizione. A meglio comprendere pertanto ciò che con linguaggio geologico io sono per esporre , stimo op- portuno premettere alcune necessarie nozioni sull'andamento del terreno da Roma a quell' estremo da me stabilito, che comprende tutta la valle latina. Avanti di raggiungere la provincia di Campagna si trascorre la superficie del suolo romano, largamente on- dulato, indicante a colpo d'occhio la sua origine, di es- sere stato cioè un fondo marino dell'epoca terziaria. Le valli risultanti da una tal forma sono in genere scavale in 238 OSSERVAZIONI UCOLOGIGHB ' profondi solchi per il diuturno passaggio delle acque , che le percorrono, e che spesso vi produssero scoscesi burro- ni. Allraversato questo suolo a levante di Roma, si rade il lato settentrionale del gruppo dei monti laziali , attorno dei quali il terreno come per una zona circolare diviene quasi piano, e le acque vi scorrono in leggieri fossati; se non che dove più accostasi alle colline si fa scabro, per- chè la via passa su di un cratere di quel sistema vulca- nico, che costituisce il laghetto della Colonna o il lago Regillo degli antichi. Oltrepassati quelli monti il suolo ri- prende l'aspetto della campagna romana;, e guida il vian- dante verso i monti prenestìni e lepìni che a sinistra e a destra gli si presentano, fra i quali s'introduce per modo da interromperne e discioglierne la continuila. Da un lato e l'altro queste eminenze si prolungano in distese catene, lasciando fra loro una lunghissima depressione percorsa dai fiumi Sacco e Liri , protraili fino a S. Germano ove termina la valle. Questa è la valle latina, perchè compren- deva l'antico Lazio, ora occupala per la maggior parte dalla nostra provincia di campagna, contigua a quella di Terra di lavoro che nel regno di Napoli occupa il confine suddetto. La catena di sinistra formasi dei monti preneslini, dalle montagne del Serrone e del Piglio, dai monti di Guarcino e di Trisulti , da quelli di Alatri , Veroli , e Monte S. Giovanni nello slato nostro: dai monti di Arce, Rocca Secca, PalazzolO;, Piedimonle e Monlecassino nel regno napoletano. Quello di destra componesi di catene minori aventi tutte presso a poco la medesima direzione, ma non coniinue. La prima di rincontro ai monti preneslini pren- de da Monte fortino fin verso Piperno, e questi sono i monii lepini : la seconda costituisce i monti Ausoni e con- tiene le eminenze che dominano Supino, Prossedi, e Pis- lerzo: la terza quelle di Castro Falvaterra, il Pico, e i monti di Ponlecorvo, ove era il paese degli Aurunci che DEL PROF. G. PONZI 239 si protrae fino aireslremo di questa grande valle nel re- gno di Napoli, per farsi limitrofo dei Campani. Quasi tulia questa regione fu abitala dai Volsci , meno quella degli Ernici che occupavano i moderni monti prenestini fìno ad Anagni, e quella degli Aurunci di cui ora ho parlato. Il suolo di questa spaziosa vallala mostra varie acci- dentalità dipendenti dalle fimbrie protratte dei monti cir- costanti, avvegnacchè ora si distende in pianure, ora si fa gibboso, ora montuoso. Ciò nondimeno i fiumi che vi scorrono non sono molto serpeggianti, e tendono sempre a gettarsi verso la catena destra; indicando essere quella parte più bassa e appianata della valle. Il fiume Sacco (Trero o Talero degli antichi) prende origine dietro le eminenze di Palestrina e di Poli, e pas- sando dietro quelle di Capranica e di Cavi, per Gennaz- zano entra in questa valle dove per minute spire, ma in direzione quasi retta vi procede. Trascorre prima l'osteria bianca, poi tra Gavignano e il Castellaccio, passa sotto la Scurgola e Morolo, e lascia a destra Supino e Patrica. Qui giunto si arricchisce delle acque della Cosa, fiume di minor conto che traendo la sua sorgente dalle alture di Guarcino scorre sotto Vico, Collepardo, Alatri, Pignano, Veroli e Prosinone, dove incontra il Sacco. Si conduce questi sotto Ceccano, quindi fra le eminenze di Castro e Pofi, e radendo i monti di Falvaterra sul confine delle pianure di Ceprano, arriva all'Isoletta nel regno di Na- poli ove si fa tributario del Liri. Il Liri poi ha il suo principio dalle vicinanze di Cap- padocia, nel Napolitano, e ancor esso in un corso più o meno diretto si conduce dietro e lungo la catena dei monti di sinistra fino a Sora. Qui si ripiega e l'attraversa per una interruzione; ed entra nel nostro stato presso monte S. Giovanni , trascorrendo quelle roccie appennine con grandi spire. Introdottosi nella provincia di Campagna va a Ceprano, e quindi all'Isoletta, dove unite le sue acque 240 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE a quelle del Sacco, nieltesi nella direzione di questo, e per Pontecorvo e S Ermete arriva al confine della valle Ialina , ove accoglie nel suo seno il Gari. Quest'altro fiu- me di qualche considerazione, nato ancor esso dietro la catena appennina, entra all' estremità della grande valle, e girando attorno il Montecassino per S. Germano attra- versa l'estremo di detta valle ad incontrare il Liri. Tutte queste acque attraversati i monti Aurunci si assocciano a quelle di un'altro fiume che si denomina Giano^ e così dai nomi di Gari, Liri e Giano, prendono quello composto di Garigliano, che poi mette foce in mare aldi là del golfo di Gaeta. Maravigliosa è la fertililà di questa regione abitata da uomini intelligenti e itidiiAtriosi , ma sventuratamente privati di ogni maniera di civile coltura, lo chiamo in te- stimonio di ciò tutti coloro che si fecero a visitare que- sto paese, e possono giudicare di quanto vantaggio tor- nerebbe alla comune patria un suolo così fertile e dovi- zioso, qual'è quello di cui parlo. Conosciute le superficiali disposizioni del terreno, prendo a considerarne la sua fisica costituzione. E primie- ramente discorrendo alcun poco intorno quanto si osserva avanti di arrivare alla provincia di Prosinone, di volo di- rò che neir attraversare la campagna romana si percorre quel suolo vulcanico composto di materie eruttate dai cra- teri sottomarini posti al N. 0. di Roma. Queste materie vi furono trasportate e diffuse dalle acque del mare ter- ziario, e orizzontalmente depositate fin dove giungevano le acque medesime. Scorie vulcaniche, ma meglio i lapil- li originarono i tufi e le pozzolane che vi si riscontrano; i primi decomposti e impastati si convertirono in istrati solidi di materie indurite e più o meno omogenee, i se- condi restati incoerenti si adagiarono in letti fra loro , tal volta ancor molto potenti per dare origine ai depositi di pozzolana romana, così riputata nelle arti murarie. Queste PROGRAMMA DEL CORSO DI FARMACIA TEORICO-PRATICA PROGRAMMA aeo (^ctróo cu FARMACIA TEORICO-PRATICA NELLA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA PROF. «AETAIVO S«JlRZI ESPOSTO IN TAVOLE SINOTTICHE 5paa ^s® sacaaa as^iDasr^a Bologna Tipografia Sassi iicìlo ^padetie. PREFAZIONE Hjgli è gran tempo che il mio dovere, e più ancora il desiderio mio mi sprona a com- pilare un Manuale di Farmacia Teorico-Pratica a comodo , e guida degli Studenti , perchè nella varietà dei Trattati, e delle Farmacopee che si hanno, o non vi sono le dottrine elementari ^ e fondamentali che occorrono allo studio scolastico di questa Scienza salutare , o sonovi insegnamenti troppo speciali, di sola teorica, oppure di sola pratica, o finalmente non vi si dà la forma, e V andamento che è addottalo , e che a me sembra il migliore per le Lezioni neW Università. Ma es- sendoché la Farmacia non è che un' applicazio- ne della Chimica alla Medicina; essendoché la Chimica non rallenta il corso de' suoi progressi , i quali anzi continuano rapidi e di tal natura da recare sempre notabili ed essenziali cambia- menti di teoriche , e di scientifiche deduzioni ; es- sendoché primo pregio di un Testo di insegna- mento quello esser deve di mostrarsi al livello della scienza che vi si tratta ; egli è facile com- prendere da un lato le difficoltà di bene adope- rare in così vasto cumulo di cognizioni ^ sia vo- lendo rannodare a sommi capi le sublimi verità , e le splendide scoperte continue dall' odierna Chi- mica , sia dovendo riportare ai singoli preparati medicinali le nuove , e spesso varianti teorìe che li riguardano, sia occorrendo fare scelta fra mille processi , che incessantemente si pubblicano, del più opportuno e preferibile pei preparati me- desimi ; ed è a maggiore evidenza facile il vedere dall' altro lato la possibilità di errare neW in- tento , di fare cosa troppo presta a divenire in- completa , e quel che è più di offrire ad ogni modo un Manuale Farmaceutico di effimera utilità; imperocché nel periodo stesso della compilazione^ nel lungo tratto necessario alla edizione, o pò- chissimo dopo V escita alla luce , possono avve- nire mutamenti di tale interesse , e di tanto mo- mento da togliere affatto o menomare il qualun- que pregio dell'Opera per la mancanza degli tdtimi varianti^ e pel difetto dei documenti che fossero di recente data, e comunicazione. Quindi nella necessità che risulta di atten- dere un tempo più favorevole y quale sarebbe quello di qualche stazionarietà, e può dirsi ancora di\ confermata positività nelle teoriche della Chimica, e della Farmacia , per dare mano alla pubblica- zione del Manuale già ideato, e che tengo quasi del tutto in pronto , rinnovandosi ogni giorno l'inchiesta degli Studenti per avere in ristretto una qualche direzione neW applicare alla Farma- cia Teorico-Pratica , ho pensato di premettere intanto il Programma del mio Corso , ed ho idea- to di farlo in Quadri Sinottici a fine che agevol- mente sia conosciuto e il materiale che è il prin- cipale della lezione , e li preparati che di esso vengono usati , ed insieme la di loro composizio- ne ed attività. Con questo , se non m' illude il desiderio di soddisfare, provvisoriamente alme- no, a sì giuste e commendevoli dimande , io ho ferma speranza di somministrare ai Giovani suf- ficiente scorta, perchè congiuntovi un Trattato Chimico-Farmaceutico eletto fra i molti che ono- rano l' Italia ed altre Nazioni , siano a portata di apprendere il metodo , e le poche particolari- tà del mio insegnamento , e quello che importa sapere intorno ai Rimedj , che egualmente, e senza varietà trovasi esposto in ciascuna delle Opere pubblicate. Li Trattati ai quali accenno, e che molto utilmente si presentano alla scelta sono quelli di Taddei, di Gazzeri, di Purgottì, di Gallo, di Lupi,, nonché le Farmacopee del Bru- gnatelli^ del Campana, del Ferrarini, di Del Bue, di Ruspini, fra noi; li Trattati di Las- saigne, di Soubeiran, di Bouchardat, di Le- Canu, di Merat e De-Lens, e li Codici Farma- ceutici di oltremonte. Quando tale pensiero in effetto corrisponda^ siccome alla mia, all'altrui fiducia; quando il Programma che esibisco venga accolto colla be- nevolenza che le auguro; quando contr' esso, che è puranco il Piano del Manuale futuro , non insorgano opposizioni, cui nel caso saprei dare il meritato valore , nuli' altro mi rimane ad at- tendere , ogni mio voto è compito , e nel frattanto che giunga l'anzidetta opportunità, cercherò di continuare assiduo il lavoro al quale ora soltan- to si fa preludio , al quale spetterà più interes- sante scopo , ed al quale per comparire in pub- blico forse più di coraggio sarà dato ! ■aoi^aaiBa^ T^^ Farmaceutici di loro Anione Slimolanti -per impressione. 1 ''Conlrostimolanti per impress. Anliscorbulici >Anliseltici 'AstriD2:enli ITonici-fibrillari per assirailaz. per mulam. FARMACIA ORGANICA Fra le VEGETABILI : Preparati Farmaceiiitc Balsahi. Sono veraniRnle Sali doppj , posti cine di Sali d' E- di Rei sempre l'Àci l'Essenza, pre JD quelli ej q\ìaU Sali però si trova Benziiico in quelli del- Acìdt) Cinnamico miaM sera- delie Resine. lafallj. I Idrocarburo, coIl'Acido Benzoico = Essenza. I Resina Alfa, fiera, Gamma = Resine ildrocarbuio=Siiro|=conAc.Ben2oìco=Essenza I Idroearbui la Resina , e Ossidato . .1 Stiracina . a Acido Cinnamico] ilo, con Aedi Benzoico = Essenza. /Acido Cinnamico . iSlimci|aDli-per impr( ) Ossidalo^ Mi-) " ' Mii nospen Balsamo del Perù I icl Balsamo del Tolù« di lia-É, SlCCn|Mper impressione. (Anodino .1 VAniiputrido - per mutamento. reparati Farmaceutici di loro Anione I /Conlroslimolanle per im- [ pressione. *^'^ ; Antisettico- per assimila- Acetico ] zione. Acelo Disinfettante - per mula- >, mento. FAR3IAGIA ORGANICA IFra le VEGETABILI = , Che se si fa agire un'Acido sopra l'Alcool, quest'Acido a seconda di sua nalara o altera la composiziooe dell'Alcool «ot- iraendovi dell'Acqu- ' riduceodolo ad atiro Corpo delio Etere, oppure la rea- zione dell'Acido impiegalo s' estende pili olire percliS costituisce dell'Etere nna base cui resta unito l'Acido stesso for- mando un Sale d'Etere, che in alcun caso anche si raddoppia- In generale pe- rò non si usa che la più semplice di tali produzioni portata dall'Acido Sol- forico; che nominasi semplicemente Ete- re, e cbe può essere rappresentata die- tro le accennate ipotesi da queste for- cole Lo stesso Alcool nell'allodi sua formazione nel Mosto delle Uve, perchè basico, resta unilo ad Acidi Organici diversi in ìslato di Sali d'Alcool; oppure per la reazione dei detti Acidi, e di altre Ma- terie anco Azotate procedendo la fermen- fazione è convertilo in ispecie d'Eteri; cosicché per le une, e per le altre di tali condizioni sì hanno delle varietà di Corpi che sono misti .... Acetica. — Quando l'Alcool segnata- mente dei Vini, per l'azione dell'Aria e di un fermento, perde non solo deN l'Acqua d'idratazione, ma porzione di suo Idrogeno convertenlcsi in Acijiia per l'Ossigeno dell'Aria; e quando lo stes- so Ossigeno dell* Aria s' agfiiqgne al Corpo che rimane, si da orìgine ali* Aci- do Acetico che può considerarsi e come proveniente da un Radicale detto Acelite Ossidato, ed Idrato, e come un'Ossido maggiore d'Aldeide parimenti Idrato; ciò che chiaramente risulta dalle for- molc P''pttrati FarmacfUlici ldrogenoBicarboDaloPrnloidralo=C4 118 -+-112 0:= Ci 1110 0 = Ossido d'Etile. . . =C4HI0O =c.) 1110 0 = Idruro d'Aldeide . . =C4H6 0 -t- IH =C4 1110 0 = /Slimolante \ \ per impr j Anodino ' VRaffrcddanle per volai d'Alcool, dì Sali d'Alcool, d'Eteri parlìcolai ed Acidi Organici Tannino . Materie Coloranti iGUjadina. 'Bilartralo di Potass Ullrì Sali . : Vini. Stimolanti per impress- fa) C4 H8 — H2 -t- 03 = C4 H6 03 ■+■ Acqua (6) C4 HIO O — H4 -(- 02 = C4 HG 03 -f- Acqua /Conlroslimolante per im- I pressione. ; Acido jAntJseiiico-per assimila- , = < Acelico \ zione- N Acelo \(c) C4 HO 0 -t- lU — H4 -I- 02 = C4 H6 03 ^ -\cqua Tav. XV. FARMACIA ORGANICA Fra le VEGETABILI = Preparati Farmaceuiki di loro À:{ione I Prodotti Pihogenici. - Catrame. — I Cor- pi Organici Vegelabili, e parlicolarmenle i Legni per l'azione del Calore nella disiìllazione a secco, sì risolvono por essi nei di loro elementi , i quali non più sono l'influenza della Forza Orga- nica, ma per l'Azion Chimica propria si ricongiungono in diversi gruppi ori- ginando Sostanze Casose, Liquide, e di consistenza oleosa e densa. Questi nuovi composti pirogenici sono Btnarj , 0 Teroarj, si comportano da Acidi, e da Basi, e dislioguonsi in Acido Car- bonico, Ossido di Carbonio, Idrogeni Carbonati, Acido Pirolìgnico, Lignone, Xìlile, Mesile, e Calrame che solo vie- ne osato, e che consta esso siessso di. Creosota , Paraffina, Enpione . Picamaro, Capnomoro, Pitiacat Cedrirele, Pirene, Chirsene Dal quale ultimo prodotto , ossia dal Catra- me, se si sottopone a nuova distilla- zione, e (ratiamento colla Potassa si se- para la Creosota, parimenti usala, e la cui composizione è ■ . ■ . SAnlisetlici per assimilazione. CI4 HI6 02 Creosota . I BtTL'Hi. — Sono questi pure prodotti di un cambiamento negli elementi dei Cor- pi Organizzali Vegetabili, ina per un processo di spontanea dissoluzione in causa d'essere aitati per Cataclismi del Globo infossali in terreni , dove non acqua , non aria potevano influire. Qui- vi, perchè tolto fra essi elementi il le- game della vita , ed ubbidendo alle leg- gi della Forza propria , o dell' Azion Chimica, collegaronsi in altre combi- nazioni d'Idrocarburi 0 d'Essenze, d'I- drocarburi Ossigenati o di Resine, quin- di in Corpi Basici, Acidi, o Salini in tulio analoghi alti precedenti. Due so- lamente di questi Bitumi servono, che sono un misto /Il Nafta \ |llNafleno(= Nafta, o Petrolio lilNaflole/ Antelmintico per specificità- un Sale Rcsinic un'Essenza d'Acido Sui \d' Acido Resinrc Succino Antispasmodico per impress, Pra l\eparati Farmaceutici di loro J:rio„e Al( •ugna jevo . /per impress. >EmoIIienlis' Spermaceli. vper raulamen. Tav. XVI. FAMACIA ORGANICA fra re ANIMALI soraminislrano mezzi medicameoiosi = PrepaTati Farmaceutici di loro J^ione Alcwsi Tersiti — La base fondamenlale di limo l'organismo animale è una Materia composla di Idrogeno, Carbonio , 0*-m- geno, Azoto, Solfo, e Fosforo, la quale costituendo la molecola organica ani- male trovasi in diverM stali laggrcgaiivt di cui sono tipo l'Albumina, e la Pi- brina. Questa materia proteiforme , delia jicrciO Proteina sotto l'influenza della l'orza Organica cnJI' aggregarsi e di- sporsi in |iìù maniere di fili da ori- gine alle Fibbre, e queste ai Tessuti Cd Organi che differiscono conseguen- leraente fra di loro per sola disposi- zione organica, per le proporzioni di una Sostanzia Grassa in mito analo- ga agli Olj, e per l'aggiunta di po- chi Sali Minerali sopralutto Fosfati, e Carbonati di Calce. Un* Albuminoide a- dunque sotto forma di filetti , di cellule, di maglie, di Cubi, di fascelti, di la- mine ; una Materia Grassa; ed alcuni Sali Inorganici somministrano tauio le Fib- bre , le Cellulari , le Membrane , i Vasi , i Muscoli, quanto le Glandolc, \ per irapress. .Antispasmodico/ XVffl FAR.AIACIA OR(iAMCA l'I I' «SfM»U = Frttmmi fl>— HBfiii (•Ul hniK ai' Mari'» d'I° • mmibiiiia or upr/u molile !■ .opetOei» loHrm, Bl If duf prrdflrr milrrte eht »j iJuriojjaftOA 10 (Inncu, ed in ^ui//o drlll'oio. !■ (irt- mi • rivni di uttit di Miro . di Gnt- •o, • di i)iialclir .Sair * puro Halartil* Pmlclto loiiofoion d'Albiimina.ineoI I [ i ve n' ha por/litoc lo ludioiniio di or. | Carbonaio' di Magvnia Raniriafione rrllulair; la ^conila non ^ che uo Materiale Graiui lo pane mo- diOralo. e eome aiiolM In una «petie 1)1 lettini) protenlenleda un'AlbuiDilMii- de, con due Sotlanie Coloranti analo- Rhe I iguelle del Sangue, e della lille: ciò die iliulta eildeotemeDIe della di loro eompotiiione che i Foiralo Iti Calce I Carbonato 'di Magi [Haieria Oisinlca. lAIbaralna quati pa Vilellioa . /Acido Margini Oleica Alnlriu . jAcido Harganco Oleico [ Foifo-Rlieericc Malerta Coloranit ! uotll aU'Outdo di Glicenlo \oalrpllc Auortnie \ Aiiirachllico' Inioltente . AnUdoio ' '|Kr lutimiluioof. RiHU delle l'ori Dinrti Sali ' Tracce di ►> Il Mncnlo — Se»re/i.>oe rarlieulare che .1 opera Del Mi*tchin Monhtferut Ljnn f che »i raccoglie in una bortella che tla tono l'umbillC'i , e |>re««o le parti geni- tali. Il tangtte che.drl pan che 10 lolle le •lire tecrriinni . ~>oiniini>tra a ijortla Il naieriali, ti t inleranenle malato per ooa pane, ed egualmente la Uatena Gratsj , poich* gli AlbominiNdi 11 ti Irtt- riDo conterdll in un Sale Ammoniacale ti io Maletie Indelerainlle. la Mari;a- rìoa io Coletlrina . e ti ha di più un" F.^ Miua Tolalìlittlisa, nella quale j ripotla luUa ratlltiU medicajiicfllo»a. Pel mio eccoDC l'inai iti . . . Albumina Fibrina GeUuna MaUfW indoecmiule Eivua parlioUrr Olw Aci*> CM Al AotoOkica CaictlnM Sali liTcìM. eaU'Oaidn di Glicenlo rmaceutici di loro Anione , Vescicanti per mutamento. FARMACIA ORGANICA Fra le ANIMALI = Preparati Farmaceutici Il Castoro. — Altra secrezione in lutlo ana- loga alla precedente, che si opera mi Castor Fiber Linn. e che si raccoglie ìd borse situale agi' inguini ilell'aoima- le. Nel Castoro si rimarca parimenti l'Essenza di suo genere, ed una Mate- ria Grassa detta Castorina. Gli altri prodotti , quali la Resina, l'Acido Uri- co , r Acido Benzoico, l'Ammoniaca lian- Do la stessa provenienza, e solo è a no- tare qui che r Aroma distinliYo di que- sto prodotto, quello pure di consimili secrezioni, quello che tramandano altri umori, parti, o animali interi, e che dal più al meno tutte in certo modo sembra distinguerne le specie, è proba- bilmente una sostanza di natura acida cbe forma combinazioni saline con di- versi corpi basici nell'organismo, o ne- gli umori, di cui sono esempj molli Dello slesso regno vegetabile, e cbe per , Albumina essere volatilissimo sfugge, e si cela pur j j^j^.^ anco alle chimiche indagini. Certe Es- senze, od Olj Volatili segnatamente che [Essenza particolare nell'eltluvìo si appalesano differentissimi, iGrasso mentre sono identici di composizione ne I sono una prova. Il Castoro intanto al- p^sina l'analisi, somministra .... /castorina \ Castoro. ICarbonato d'Ammoniaca .... furati [ fienzoati 1 I di Potassa \ Solfati \ ( di Soda Le Caktabidi — In questo Coleoptero è no- tevole l'esistenza del principio acre uren- te , di misteriosa origine , nominato Can- taridina, e che ne costituisce la par- te attiva. Nel rimanente non si hanno che prodotti di metamorfosi albuminoì- de , quali sono le due Materie Gialla, e Nera, e l'Osmazoma, gli Acidi Uri- /Materia Giallo-viscosa .... co, ed Acetico cbe in parte possono / ,.,. , ru- ^fra provenire dal processo analitico; la Chi- tina coi Fosfati spellanti allo scheletro l Osmazoma dell'Insetto che sono del tipo di forma- Iq|jj,jpj zione; oppure dei prodotti di mutamen- I to della Materia Grassa in due Olj Gial- jCantaridina lo . e Verde ; quindi nelle Cantaridi tut- T ,.^ ^^^^^^ ^.^^^^ to si riduce a s ), Cantaridi ■ concreto verde lAcido Urico Fosforico Acetico (di Calce \ Fosfati '.di Mafnptia II^DICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Sgarzi — Programma del Corso di Farmacia Teo- rico-Pratica Tavole Catullo — Lettera di argomento geologico . pag. 161 Kranz — D€Scrt:{ione dell'Isola d'Elba . . . m 167 Alessandrini — Rendiconto delle Sessioni dell'Ac- cademia delle Sciente w 172 CoLMEiRo — Intorno agli orti botanici in I spagna- n 210 Statuti confro il maltrattamento delle bestie. . w 216 Db Filippi — Sopra un nuovo genere di Jnellidì- m 223 Sabbatini — Aneurisma spurio dell' arteria femo- rale » 237 Ponzi — Osservazioni geologiche w 237 Sene SCIENZE NATURALI Serie II. Tomo X. Dicembre 184B ) ( pubblicato il 9 Luglio anno 1849. ) BOLOGNA TiroenAFiA sassi nelle spaderie. Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo del giornale, e quando Io richiegga la materia sarà cor- redato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8. 05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a carico degli Associali. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alta- bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società stessa , V Elenco dei quali si legge nel 1 P fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av- viso in contrario. DEL PROF. G. PONZI 241 roccie sono piene di amfigeni farinose, pirossenì e feld- spati, e così letti di tufi rossi veggonsi fiancheggiare la strada da Roma a Torre nuova ^ e moltissime cave di poz- zolana scorgonsi aperte fra essi; da cui si ricava l'ingre- diente delle nostre malte. A Torre nuova benché il terreno si appalesi della stessa natura vulcanica, pure è da notarsi che i materiali sono diversi. Ciò dipende dall'entrare che si fa in quella zona circolare che cinge i monti vulcanici del Lazio, forma- ta di elementi eruttati da quelli ^ e composta di ceneri incoerenti di un color grigio, prive affatto di feldspati, ma contenenti amfigeni vetrose, pirosseni, bombe vulca- niche, frammenti di lave amfigeniche, pirosseniche etc. A Pantano accostandosi la via alle falde di que' monti, le ceneri si convertono in lapilli decomposti, e prendono r aspello di roccie tufacee di color giallastro poco o punto coerenti per non essere stati impastati dalle acque come i terziari , ed avere appartenuto a vulcani assolutamente atmosferici. I ciottoli di lava e le bombe si fanno molto più spesse, e le scorie che vi si aggiungono indicano la prossimità di una bocca ignivoma. Avanti di arrivare alla Osteria della Colonna entrasi nella regione delle lave , e il terreno leggiermente elevan- dosi sale il dorso di un cono vulcanico molto depresso. Una corrente di lava basaltina scorre lungo la via, e per un certo tratto ricomparisce di quando in quando ai lati di essa. Questa conduce al laghetto ora detto della colon- na, prima lago Regillo , posto a sinistra della via, e riem- pilo di detriti per modo che nella state è quasi in secco. La forma circolare, le eminenze che lo cingono, e le lave circostanti non lasciano alcun dubbio essere stato quello un piccolo cratere, comparso nel lato settentrionale, e alla base del gran cono esterno. Quelle ingenti masse di lava squarciale sono dalle mani dell'uomo per l'estrazione dei N. Ann. Se. Natur. Suue II. Tom. 10. 242 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE materiali a formar selci per lastricare le vie, o altri usi. L'osteria della Colonna è posta alle falde delle colline su cui è fabbricato il paese di questo nome (l'antico Labico), consiste tutto da lapilli e scorie in disfacimento e attra- versate da filoni di lave. Nel decorso di quella strada si manifesta l'ordine inverso delle roccie che abbiamo notate,, concossiachè ricom- pariscono le scorie e i lapilli sempre meno cariche di bombe e ciottoli di lava. Trascorso il casale di S. Cesareo un'altra corrente di lava attraversa la strada, e perdesi nei tufi vieppiù disfatti e colti, fino a divenire polverulenti. Dopo la traversa di Zagarolo queste roccie si convertono di nuovo in ceneri simili a quelle che osservammo fra Torre nuova e Pantano. A Lugnano si è già fuori dei de- positi di questo sistema perchè si osservano di nuovo i tufi della campagna romana , sopra i quali sorge quel pae- se. Questi tufi vulcanici, rossi e tenaci al segno di divi- dersi in masse prismatiche o poliedre, giungono fino a Valmontone, e s'introducono fra i monti prenestini e le- pini per affacciarsi in quella grande depressione del suolo che abbiamo detto formare la valle latina. Nel prendere ad esame quelle serie di monti io deb- bo primieramente far conoscere come esse non sono pa- rallele ma alquanto divergenti. Questa cognizione è neces- saria per islabilire una differenza fra le due catene , ricor- renti una a sinistra l'altra addestra. Quella di sinistra ad eccezione dei monti prenestini posti al principiare di essa, spetta al sollevamento appennino diretto come ognun sa da N. O. a S. E. quella di destra non può con questa con- fondersi perchè è fornita di tali caratteri particolari da es- serne assolutamente distinta. I monti prenestini benché a sinistra di coloro che si portano nella provincia di Cam- pagna spettano alla catena destra, da cui vengono sepa- rati solo dalla interruzione per cui passa la via. Essi rap- DEL PROF. G. PONZI 243 presentano l'origine della divergenza, o il punto di con- tallo di due linee non parallele. La catena di destra mollo si ravvicina al N. , di modo che se la sinistra o l'appen- nina declina da quello per gradi 45, questa non è che per gradi 11^ che è lo stesso che dire essere diretta da N. i N. O. a S. i S. E. Questa differenza fin' ora presso di noi non fu notala da alcuno , ed è perciò che mi si potrebbe opporre essere quella una catena collaterale appennina , se a questo no- stro giudizio non venissero in soccorso le osservazioni pra- ticate sulla natura delle roccie coi fossili che le compon- gono , e sul loro modo di spostamento dalla orizzontalità. Ambedue le catene sono formale di pietra calcare e insieme congiunte dal macigno, che a più basso livello costituisce il fondo di quella lunga depressione. Non v' ha dubbio al- cuno che le calcaree della sinistra catena siano quelle stes- se che osserviamo ne! restante degli appennini per rap- resentarvi parte del sistema cretaceo , e che si compongono di calcaree bianche candide , giallognole, tinte leggermente di grigio , litografiche, di tessitura compatta o arenosa, più 0 meno tenaci. Contengono poi al solito nuramuliti e fo- coidi , fra le quali distinguesi quella roccia che i nostri dotti geologi Spada e Orsini osservarono negli appennini delle Marche, e denominarono cerrogna, contenente pel- tini ed altre conchiglie cretacee. Le calcaree al contrario che formano la catena destra, si offrono con un aspetto peculiare e diverso. Se ne rin- vengono delle argillose bigie o verdognole, non già per imbibizione di dorile come avviene nelle appennine, ma per principio colorante originario. Spesso si fanno bianche 0 brune , variegate di rossastro , e in alcuni luoghi si ca- ricano di una Unta corallina e brecciata, e così belle a vedersi che si eslraggono come marmi da decorazione. Al monte di falvalerra (Fabrateria) si osserva in esse la se- 244 OSSERVAZIONI fiEOLOGICHE guenle progressione: alla base del monte gli strati calca- rei sono argillosi di colore oscuro o verdastro su cui scher- zano venature spaticbe candide, simili alla calcarea della Tolfa ; sopra di esse al Convento di S. Sosio si fanno bian- che 0 grigie; nelTaUo acquistano un color carnicino, o sono variegate di rossastro. In queste calcaree si conten- gono ippuriti, talvolta di una mole gigantesca, candide e spatizzale, di cui possiamo citarne esempi a Rocca di Ca- vi sui monti prenestini, a Sermoneta, Rocca gorga e Pi- perno sui lepini. Tali caratteri mi sembrano abbastanza dimostrare, queste calcaree della destra catena essere d' una origine più antica di quelle della catena sinistra, e rap- presentare almeno un terreno della formazione liasica- I macigni che frapposti trovansi a quelle catene sono precisamente gli stessi che vien fatto riscontrare alle falde -delle eminenze calcari appennine , dove sempre depressi danno origine a tutta la valle dell'Umbria. L'aspetto di queste roccie arenarie è presso a poco simile a quelli , e contengono eziandio letti di combustibili, da taluni stimati vere antraciti, più o meno facili ad ardere. Io non ho an- cora potuto rintracciare da quali vegetabili vennero essi prodotti, ma seppure vogliasi congetturare dalle vestigia che si rinvengono di essi, disseminate nei macigni della salita di Torrice, o in altri luoghi; io non troverei diffi- coltà di stimarli analoghi a quei di Cerano, di cui sono continuazione, dove nella roccia arenaria veggonsi sparsi tronchi carbonizzati colle impronte della corteccia , chiara- mente dimostranti avere appartenuto a piante fanerogame, e forse monocotiledoni. Passando ora alla direzione e inclinazione delli strati di queste roccie, devo notare la coincidenza della catena sinistra colle altre roccie appennine delle quali fa parte. Alla montagna del Serrone, alla Rocca d'Arce, a Mon- tecassino li strati calcarei in genere sono diretti dal N. O. DEL ^tldF. G. fONZI 24$ al S. E. cioè più o meno concordano colla direzione dei monti, pendono a S. O. e sono elevati a N. E. All'oppo- sto nello destra catena a Montefortino , a Castro, a Falva- lerra^ al monte dei Cappuccini di Pontecorvo, la direzione degli strati calcarei è quasi dal N. al S. la inclinazione a E. e sollevati a 0. Le roccie arenarie di macigno poi in- termedie tanto dall' un lato che dall'altro sì adagiano sui letti calcarei, e si adattano al loro andamento di direzio- ne, risaliscono alquanto sul loro dorso per emergere ai lati della grande valle, ma più al sinistro che al destro lato. Il punto di divergenza che risulta dalla loro diversa maniera di comportarsi è lungo il maggiore fondo della valle ingombro da terreni terziari e quaternari , per cui la differenza non si manifesta che ai lati di quei terreni che ne celano il contatto. Dimostrata la differenza di queste due catene io non saprei stabilire ora a quale di esse spetti la priorità del sollevamento, mancando ancora di ulteriori osservazioni; solamente sospetto per la diversa direzione di quelle roc- cie, esistere sui macigni nell'imo fondo di quel lungo avvallamento una longitudinale frattura con disloccamento (faille), attraverso del quale si aprirono la via le materie vulcaniche che in seguito vi eruttarono, e su cui scorren- do il mare terziario vi depositò in lista longitudinale quel terreno che ora la cela. Posto dunque i monti degli Au- runci , Ausoni , Lepini e Prenestini formare una catena distinta dall' appennina, che dirò dei monti di Civitavec- chia, e della catena dei Mariani ancor esse formare tutto il lato esterno della valle dell' Umbria ripiena di macigni, composte di calcaree ippuritiche, e nella stessa direzione? Io per me sono d'avviso che ne siano prolungamenti, ma questa opinione ha bisogno ancora di essere corroborata da ulteriori osservazioni, che saranno rese di pubblica ragione allorquando mi sarà dato portare nuove indagini su quei monti. 246 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE Avanti di abbandonare quelle roccie secondarie io non posso rimanermi di non accennare gli effetti del plutonisrao a ciii andarono soggette. Rispetto a roccie eruttive, sui monti di Guarcino si riscontrano filoni di ferro ossidato, per una epigenesi passato allo slato idrato, intieramente analoghi a quelli che infiltrarono la catena appennina, e che in quantità così prodigiosa in varj punti di essa si appalesano. Non istarò io qui a dar contezza di questo fer- ro, avendolo già fatto in una relazione pubblicala dalla Società romana per l' escavazione delle miniere di ferro. Ignoro però se su di quelle cime rirtvengansi bacini ferri- feri, come sugli altri appennini, già sede di antiche acque lacustri , che scolanti dalle circostanti eminenze vi trasci- narono quel metallo , e lo depositarono nel fondo sotto forma di ferro limonitico. Né qui debbo tacere una imbibizione bituminosa che si rinviene nelle roccie della catena destra che formano le colline sottoposte a Castro sulla sponda destra del Sacco. Quelle roccie, siano calcari o di macigno, poste a nudo so- no di colore oscuro e duranti i calori estivi lasciano tra- sudare un'asfalto semisolido e nero, che si raccoglie in masse nella terra vegetale. Così fatto bitume era tenuto altre volte in conto, ed adoprafo in medicina sotto il nor me di pece di Castro: la di cui celebrità però si è oggi ristretta ai contadini di quel luogo. Simili emanazioni bi- tuminose si riscontrano eziandio sulla catena sinistra presso Monte S. Giovanni e Filettino. La dolomizzazione è comu- ne ad ambedue le catene, perchè le roccie calcari si mo- strano ordinariamente cristalline e tenaci, ma ciò non to- glie che vi si rinvenghino di quelle che conservano ancora il loro originario tessuto. Passati a disamina i terreni secondari di quella estesa regione, fa di mestieri portare l'attenzione agli altri che nelle epoche più prossime ne modificarono l'aspetto. E DEL PROF. G. PONZI 24? in primo luogo rararaenierò come il terreno terziario su- bappennino vi fu depositalo in una lunga zona, che ne dimostra l'andamento del fondo per tutta la sua lunghezza. Esso prende origine da quello stesso che vedemmo nella cam- pagna romana introdursi fra i monti prenestini e lepini. Il mare che depositò questo terreno adattandosi all'anda- mento di superfìcie diede a quella lista dei confini irrego- lari, avvegnaché i terreni ghiajoso sabbionoso e marnoso circondano la base di quelle eminenze per prolungarsi fra loro in lingue o in piccioli golfi. Tali sono quello di Mon- telanico nella interruzione fra Giuliano e Prossedi^ la lin- gua che dai piani di Prosinone conduce verso Tichiena, la dilatazione verso lo sbocco del Liri e il prolungamento attorno il Montecassino per incontrare il Gari- Fra le ac- cidentalità di questo terreno io noterò un isola di roccie secondarie formata di calcarea e macigni , e situata di rim- petto ai monti di Arce, allungata nel senso della catena sinistra, di cui rappresenta una parte, e circondata intie- ramente dal terreno subappennino. Attorno di questa gira la strada postale, e dal lato dei macigni trovasi il posto doganale di Napoli detto Collenoci. Ne debbo intralasciare nel territorio di Ponlecorvo alcune altre piccole isole che sbucano dal territorio terziario, le principali delle quali sono il Monte di S. Leucio e il colle dei Cappuccini spet- tanti alle roccie della destra catena. Circa la natura del terreno terziario subappennino , io non ho trovato differenza alcuna da quello che si mostra nel restante dell'Italia, costituito essendo dalle solite mar- ne turchine, di cui i figulini fanno stoviglie, e dalle ghiaje e sabbie gialle di Brocchi, quali si rinvengono al Monte Mario presso Roma o al monte su cui è fabbricata Peru- gia. I loro strati sono sempre orizzontali e rettilinei , e contengono i soliti fossili. Lo strato vulcanico sotto mari- no poi che ricuopre questo terreno nella campagna roma- 248 OSSBRYAZIONI GEOLOGICHE na, formato dalle materie derivate dai Cimini , s' introdusse in questa valle per la interruzione preneslino-lepina, ma non oltrepassò i limiti di Anagni , del Caslellaccio , di Ga- vignano , e Segni. Il terreno diluviano o quaternario ebbe luogo nella valle latina per i fiumi che la trascorrono, e col ristagno di acque che più non esistono , ma di che restano i de- posili , testimoni della loro stazionaria esistenza in quel- r epoca. Gli alvei dei fiumi non sono, come al solito, che ampie fosse ripiene di ghiaje fluviali e fiancheggiate da travertini incrostanti vegetabili di quei tempi. Fra l'oste- ria di Anagni e i piani di Prosinone le acque che scen- devano dai vicini monti impaludarono, perchè alcune colli- ne di macigno gli facevano barriera al fiume, similmente a ciò che avvenne nei piani di Tivoli coll'Aniene. Si de- positò quivi un'esteso letto di travertino che ricuopre le pianure di Anagni e di Ferentino , gira attorno al monte su cui è fabbricata questa città, e distendesi attorno le falde del monte radicino tra Ferentino e Prosinone. Nei confluen- li dei principali fiumi da che è scorsa la provincia di Cam- pagna ebbe effetto la stessa dilatazione delle acque, e così ebbero origine le pianure di Ceprano che si distendono da questo paese alle falde de' monti di Palvaterra. Ma qui non si depositò il travertino come nella citata laguna, av- vegnaché incontrandosi le due correnti ^ e le acque man- tenendosi continuamente agitate non potea effettuarsi la deposizione del principio calcare, che richiedeva la tran- quillità del principio solvente, end' è che vi furono lascia- te sabbie e ghiaje con tutte le altre materie di trasporlo con esse associate. Queste breccie contengono ossa di Ele- fanti 5 e di Cervi rotolate e disperse , e da esse proviene una gigantesca testa del Bove primigenio che io conservo nella mia collezione, di cui diedi conto nel congresso di Genova in una memoria sulla ossa fossili che si rinven- DBL PROF. G. PONZI 249 gono nel suolo romano. Altra laguna deve avere esistito nelle vicinanze di Ponte Corvo (Pons curvus), giacché lungo la via che dalla strada postale di Napoli porta a questa città, si rinvengono i medesimi letti di travertino di Anagni e Ferentino. Nello stato napoletano poi dovreb- bero probabilmente apparire ancora le vesligie di altri stagni, perchè è quella la parte più bassa della valle do- ve le acque scolano, e il suolo è molto ondulato. Certa- mente nel confluente del Gari nel Liri si sarà ripetuto ciò che si osserva del Sacco col Liri stesso presso Ceprano. Né questa regione fu esente dall'essere tormentata da Vulcani, noi ne abbiamo chiare testimonianze a Polì e a Tichiena dove sorgono distinti crateri accompagnati dai soliti deposili di materie eruttate e da correnti di lave. Il vulcano di Pofii è costituito da quel monte isolato su cui siede il paese. Il monte è presso a poco conico e pende tutto all'intorno, cioè è privo dì quel cono esterno deno- minato da molti cono di sollevamento. Sul dorso di que- sto monte si veggono alcune escavazioni che portano i di- stintivi di crateri: sulla strada che sale per menare al paese scorgesi una platea circolare con eminenze all' intor- no che la cingono a modo di anello: dal lato che riguarda Amara v'ha un'apertura per cui le acque scendono, la quale ha tutte le apparenze di essere un cratere demolito. Tutto questo monte e parte all'intorno della sua base so- no formati dì materie ejeltate;le ceneri i lapilli e le sco- rie gremite di bombe vulcaniche che sempre più crescenti di mano in mano avvicinansi alla loro sorgente, danno ori- gine a tutti quei tufi friabili variamente tinti di ocra gialla e rossa che veggonsi sui fianchi. Delle correnti di lava hanno eziandio corso alle falde di questo monte , e che è facile incontrarne degli esempi sulla strada della mola, che da Castro mena a Polì. Dalla mola poi a questo paese, percorso il terreno subappennino , si entra in una zona che 260 OSSERVAZIONI dEOLOGIGHE i cinge quel monte non altrimenti che ì monti del Lazio j formata di ceneri tinte di un color rosso carico a cagione della quantità di ossido di ferro che contengono. Di mano in mano che la via ascende queste ceneri si convertono in materie tufacee evidentemente formate di lapilli e scorie in decomposizione e poco coerenti, e che sono tinte di vivi colori pel molto ferro ossidalo e idrato, e distinti in strati corti embricati e pendenti. Associate quindi a bombe vul- caniche in decomposizione terminano col divenire queste bombe medesime il principale elemento componente la roc- cia , come avviene scorgere sotto il paese. Si trascorre quindi una corrente di lava basaltina discendente lungo la via, e altre correnti parimenti basalline si appalesano alle falde meridionali del monte , in prossimità della strada provinciale, come altresì dal lato rimpetto all'Amava fra ponente e settentrione. Sebbene non abbia potuto a lungo trattenermi per istudiarli con maggior diligenza;, non ho mai rinvenuti in questi depositi cristalli di feldspato, uè le pomici che da esso derivano, né amflgeni. Il celebre Brocchi che visitò ai suoi tempi questo vulcano notò ancor egli tali mancan- ze, solamente ebbe dubbio essere amfigeni certi minutissi- mi punti bianchi che in alcune lave si ravvisano, quali io ora non saprei ben definire. Abbonda però di pirosseni in cristalli isolati, e che si trovano mescolati tanto nelle lave quanto, nelle scorie che nei lapilli. Passando ora al Vulcano di Tichiena che sorge sul piano terziario che per i piani di Prosinone si distende fin colà, non dobbiamo dimenticare un bel cratere attorno di cui sono disposte molte correnti di lava. Io son d'av- viso che a queste correnti debbasi riferire ancora quella che si rinviene alla distanza di un miglio da Ferentino a destra della via che conduce a Prosinone e che si taglia per lastricare la strada. Il Brocchi fra le altre correnti di DEL PROF. G. S'ONDI 251 lava basaltìna che vi incontrò cita una corrente di lava spe- rone simile a quella del Tuscolo, la quale è tutta grana- tica. Lo stesso autore asserisce avere veduti solamente in una di quelle lave dei cristalli di feldspato: ma amfigeni giammai. È al certo maraviglioso come questo minerale tanto frequente nei vulcani d'Italia e che sembra averne prodotti a preferenza di qualunque altro, in quelli della provincia di Campagna non si rinvenga mai. Questi vulcani sembrano tutti dell'epoca diluviana o quaternaria, egualmente che quelli dei monti laziali coi quali offrono la maggiore analogia e somiglianza. La loro giacitura, la maniera di stratificazione delle materie ejet- late, la loro estensione, coerenza, e infine gli elementi che vi si notano tutto indica l'identità delle circostanze che l'accompagnarono. I crateri della provincia di Cam- pagna sono situati nel terreno terziario subappenniuo come può dirsi di quelli del Lazio, e i loro prodotti giacendo su di esso, possono con certezza dirsi depositati posterior- mente, cioè rappresentare il terreno quaternario. Questi vulcani furono assolutamente atmosferici come i laziali, e non sottomarini come i cimini, perchè le loro eminenze, essendo cumuli di materie lanciate, le stratificazioni sono inclinate a seconda delle loro naturali pendenze, caratteri che non si ravvisano mai, allorché consegnate alle acque queste la depositano in banchi orizzontali. Le onde marine per la loro fluttuazione, resa tanto più energica dall'azio- ne vulcanica eruttante dentro di esse, nei vulcani cimini trasportarono le materie eruttate fin dove queste giunge- vano e ne segnarono vastissimi confini. Niente di questo si osserva nei vulcani della provincia di Campagna, come lo fu ancora di quelli Laziali ,conciosiachè le materie cir- coscritte sono dentro certi limiti e disposte tutte all'intor- no delle loro sorgenti , e a livello anche più basso dei ter- reni circostanti che pur sono marini. La coerenza che pre- 252 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE sero le materie corrose e impastate dalle acque terziarie che le abitavano per formare i tufi litoidi della campagna romana, è straniera ai depositi vulcanici della provincia di Campagna: le ceneri i lapilli e le scorie di che sono formati , sono tutti friabili a modo, che colla massima facilità si sgreto- lano colla mano A questi diversi caratteri aggiungasi quel- lo della qualità delle materie, che a mio credere è il più distintivo, perchè si riferisce alla diversità di quei labora- tori chimici. I nostri vulcani non diedero feldspati sotto qualunque forma , e se il Brocchi ne trovò alcuni cristalli in una lava li dobbiamo considerare come cosa ecceziona- ria, riflettendo che non vi si riscontrano mai né trachiti , né lave feldspatiche , né pomici, tanto frequenti nei vulcani ciminì di un'epoca anteriore, ma invece lave-granitiche, quale è lo sperone visto da Brocchi , analogo a quello del Tuscolo. Io porto opinione perciò che le eruzioni ignee comparvero in questa nostra regione, allorquando le acque terziarie eransi ritirate e lasciarono in secco, il terreno co- me avvenne dei vulcani del Lazio coi quali sembrano con- temporanei , cioè diluviali. Se si riguardi la disposizione di tutti i vulcani italia- ni, si scorgeranno disposti un dietro l'altro e correre in linea longitudinale nel senso degli appennini. Questa è la zona vulcanica notata dal de BucK ed accolta nella scien- za, perchè verificata in moltissimi luoghi tanto in Euro- pa che in America, tale nostra zona scorre in genere dal lato della catena appennina che pende verso il mediterra- neo, a meno del vulcano del Vulture e quelli dei colli Euganei che sbucarono negli estremi dal lato opposto. Essa passa per la valle latina, perchè i vulcani tanto di Pofi che di Tichiena s'incatenano con quelli del Lazio, e quel- li di Rocca Monfina, continuati dall'uno e l'altro lato. Io sospetto che questa catena di crateri abbia origine da quella faille che abbiamo osservata esistere fra le due catene. DEL PROF. G. POMZI 263 operata nei macigni , prolungata qual frattura della crosta terrestre lungo la catena appennina. Non intendo stabilire un giudizio definito su di ciò, ma bensì affacciare un sem- plice sospetto considerando che questa zona vulcanica si tiene sempre fra le due catene di monti in tutto il decor- so del nostro Slato. Le minute particolarità dei vulcani della provincia di Campagna saranno meglio conosciute allorché se ne im- prenderà un più accurato esame, e mi serbo darne un diffuso ragguaglio, conoscendo bene di quanta importan- za essi siano a dilucidare la storia fisica delle nostre con- trade componenti l'Italia centrale. Nel parlare dei terreni diluviani, io non posso rima- nermi dal fare una qualche menzione della famosa grotta di Collepardo, che rivaleggia con quella di Antiparos in Grecia. Questa spelonca è vastissima ed aperta nelle roccie di calcarea cretacea appennina, che forma la catena ri- corrente a sinistra della valle latina. La parte superiore e laterale di essa è rivestita di concrezioni calcari stallatli- tiche e stallammiliche cristalline che ne ingombrano il va- no. Le varietà di forme che al solito assunsero queste gi- gantesche concrezioni hanno resa oltremodo celebre la grotta presso quelli che con genio artistico la visitarono. Ma noi riguardandola sotto l'aspetto scientifico la desi- gniamo come spelonca ossifera, perchè tutta la parte in- feriore è ripiena di un travertino terroso , ma litoide e compatto, di un colore rossastro, entro cui sono racchiu- se ossa di animali mammiferi intiere e bianche. Mancano ancora osservazioni su di queste ossa , ma quello che posso con certezza fin qui notare si è che molte di esse spettano a dei ruminanti e forse alla famiglia dei Cervi. Di queste grotte nel nostro stato non è sola quella di Collepardo, rinvenendosene eziandio sui monti di Sabina, e sul Soratte di cui conservo saggi contenenti ossa dello stesso genere, ?54 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE associate alle conchiglie terresti i, e di acqua dolce helix e limnaea. Rinvengonsi inoltre nella provincia di campagna , sor- genti di acque idrosolforose , e credo principalissima quella di Ferentino. Dopo la discesa verso Prosinone, e a un miglio da questo paese, nella contrada designata col nome di fontana alente, vedesi una grossa polla di acqua sul- furea attraversare la strada jier raggiungere il Sacco. Que- sta scaturigine sprigiona vapori idrosolforosi , tali da of- fendere forse troppo l'odorato del viandante che la Ira- passa- Da tutto il fin qui discorso credo poter con ragione conchiudere che la regione contenente nel nostro stato la provincia di Campagna, e quella di terra di lavoro nel napoletano: l.*' nell'epoca secondaria emerse dalle acque per il sollevamento delle due laterali catene di monti cal- cari: l'appennina a destra, quella degli Eurici, Volsci^ Àurunci a sinistra, lasciando fra loro tutta la valle latina ingombra di macigno , attraversato per lungo da un dislo- camento che néj determina il fondo: 2.° che nell'epoca terziaria,, il mare l'attraversava per una lunga zona su quel dislocamento, e vi depositò il terreno subappennino, unico deposilo terziario che vi abbiamo osservato fin qui 3." che ritirate le acque e lasciati allo scoperto quei de- positi nell'epoca quaternaria, i fiumi scendenti dalle cir- costanti eminenze vi scavarono quei grandi alvei , entro i quali ora ristretti uè percorrono il fondo, e in varie ma- niere v'impaludarono depositando ghiaje e travertini: 4.** che in questo medesimo tempo vi si manifestò il vulcani- smo, che produsse i crateri di Pofi e Tichiena con tutte le loro dipendenze. INe deduco infine, che tali fenomeni di fisica storia diedero a tutta questa regione una immensa ricchezza di inorganici prodotti , dalla provvidenza desljnali al bénes- DEL PROF. G. PONZI 256 sere della umana specie. La calce e le pozzolane, elementi per la costruzione della dimora degli uomini vi sono in grande copia diffusi: lave e ghiaje per lastricare le vie: argille per opere figulinarie: combustibili fossili, ferro, bitume, e acque minerali, che messe in uso potrebbero migliorare di tanto la condizione degli abitanti : finalmente la stessa fertilità del suolo negli organici prodotti, tutta di- pendente dalla natura di quelli stessi terreni. Roma 15 Decerabre 1848. Giuseppe Ponzi. RENDICONTO DELLE SESSIONI DELl' ACCADEMIA. DELLE SCIENZE dell' istituto DI BOLOGNA. {Continuazione vedi pag. 172) 14. Sessione. 1 Mar:{0 1849. Il Segretario offre all' Accademia in nome degli Au- tori^ e di Corpi Accademici i seguenti libri. Jan Kops — Flora Botava, Fascicoli 153. 64 e 55. Contengono le figure e descrizioni delle seguenti piante: N. 771. Friodia decurabens, Pai. de Beaw. — 772. Eryn- gium campestre, L. — 773. Epilobium hirsutum, L. — 774. Raphanus raphanislrura, L. — 775. Agaricus mel- leus, Vahl. — 776. Chenopodium murale, L. — 777. Oe- nothera biennis, L. — 778. Gnaphaliura luteo-albura, L. — 779. Aspleniura Trichomanes , L. 780. Agaricus ostraea- lus, Jacq. — 781. Rumex Scutatus, L. — 782. Colchi- cum aulumnale, L. — 783. Potentina verna, L. — 784. Agaricus vaginatus, Bull. — 785. Clavaria striata, Pers. Accademia R. delle Scienze, Lettere ed Arti del Bel- gio — Mémoìres Memorie dell'Accademia ecc. Tom. XXI e XXII, Bruxelles 1848. in 4. Della stessa — Mémoìres Memorie premiate, e dei Dotti stranieri. Bruxelles 1848 in 4. Idem. — Bulktim BuUellini della R. Accad. DEL PROF. A. ALESSANDRim 257 delle Scienze, Lettere ed arti del Belgio. Tom. XIV. Parte 2.^ Brusselles 1847. in 8.° — Tom. XV. Parte J.^ ivi 1848. Idem — Annuaire Diario della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti del Belgio pel 1848. Brussel- les 1848 in 16." Volpicelli Prof. P. — Teorica elementare dell'urlo dei corpi, qualunque sia la Natura e la forma dei mede- simi, supposti perfettamente liberi. Nota. Roma 1848 in 8.° di pagine 21. Idem — Determinazione tanto dei rapporti fra i gradi delle varie scale termometriche, compresavi quella del pi- rometro di Wedgwood ; quanto delle forme per la ridu- zione di qualsiasi temperatura, da una scala in qualunque altra. Dalla Raccolta scientifica, Anno IV. N. 11 di pa- gine 12 in 8.° Idem — Sulla integrazione delle equazioni differen- ziali di primo grado ed ordine, a tre variabili. Nota. Dalla Raccolta Scientifica, anno IV. N. 13 e 14. Idem — Necrologia del Prof. Francesco De Vico. Letta all'Accademia dei Nuovi Lincei. Roma di pag. 4. Idem — Sulle azioni molecolari omogenee; sul tri- plice stato della materia; sulla porosità^ densità, e sul volume dei corpi. Dalla Raccolta Scientifica. Anno IV. N. 17 e 18 in 8.° di pag. 20 Società Medico-Chirurgica di Bologna. Bullettino delle Scienze Mediche. Quaderno di Novembre e Dicembre 1848. L'Accademico pensionato Doti. Gio. Battista Cornell/, Prof, di Clinica Medica dell'Università, tratta nella Me- moria letta nell'adunanza d'oggi — Delle ìntermìtleìili che hanno regnato presso noi nell' autunno ultimo pas- sato. — Manifestatasi estesamente la malattia sopra gl'in- dividui appartenenti ai diversi Corpi militari che avevano soggiornalo nelle Provincie venete, mostrossi oslinatissima, perchè assocciala quasi sempre a profonde alterazioni ai N. Ann. Se. Natlr. Serie II. Tom. 10. 17 258 RENDICONTO ACCADEMICO visceri degli ippocondrii , od al tubo gaslro-enterico , di guisa che la china ed i suoi preparati appena bastavano ad interromperne per breve tempo gli accessi, e si dovette aver ricorso alla classe dei più energici deostruenti a forti dosi e lungamente continuati. L'attivila dei quali rimedi fu anche resa più efficace presso noi della stagione, che nell'inverno corse assai temperata ed asciutta, per cui la maggior parte degli infermi fu restituita in salute, con- tandosi una proporzione nella raorlalilà più che discreta. 15. Sessione. 1. Mary^o 1849. L'Alunno Doti. Francesco Sarti Pislocchi in una sua memoria = Caso di sinfisi totale cardiaca complicata con vegetazione di ossei scudetti confluentìssimi fra le to- nache delle arterie e del cuore stesso, e con produzione di due terzi circa di una costa o controcostola interna accidentale interpleuritica =: narra la Storia della ma- lattia oscurissima onde accadero siffatte morbose vegeta- zioni. Cotale morbo ebbe luogo nella prima gioventù di un campagnuolo meccanico robustissimo e di forme colos- sali ; il quale visse poscia dopo questa lunga malattia fino ai cinquant'anni circa indefessamente lavorando nella fab- bricazione de' bigliardi. La malattia essenzialmente infiam- matoria e idiopatica del cuore (endocardite ed esocardite) con diffusione alla pleura costale sinistra e alle arterie tutte, precipuamente ai tronchi e rami centrali fu giudi- cata ed avuta per una pleuro-pneumonite ; e lì dolore pun- torio restò sempre fisso nel luogo dove si manifestò da prima e dove Irovossi dopo la morte un ammasso informe di sostanza calcare donde parca come nascere la porzion di costola avventizia lunga la metà circa delle vere infe- riori di forma e tessitura in tutto regolari. Cessato lo stato di acutezza passò la malattia a quello di cronicità onde fu a mano a mano ridotto l'infermo al più alto grado di DEL PROF. A. ALESSANDRlNr 269 tabe, che si erodeva una tisi pulmonare. Quando empiri- camente cimentati i bagni freschi, qnasi per incanto l'in- fermo cominciò a riaversi e dopo un anno rinudritosi al- quanto e ripigliale le forze perdute potè tornare all'eser- cizio dell'arte sua. Ma robustissimo, nerborato, e vigoroso qual era slato prima della malattia non ridivenne giammai: e ciò non di meno i gravissimi guasti antichi tali quali li descrive accuratamente il narratore, e li mostra nella pre- perazione a secco , sono tanti e di cotal natura in tutto il sistema centrale arterioso da parer quasi inconcepibile che esistendo essi potesse un uomo non dirò esercitare una fa- ticosa arte meccanica, ma continuare a vivere. Detto po- scia storicamente de' primi che parlarono di sinfisi car- diaca, e mostralo il gravissimo errore in che caddero quel- li i quali confusero colai patologica alterazione coW ape- rìcardia, nota il Pislocchi avere osservali negli ultimi 7 ad 8 anni di vita ch'egli ebbe ad assisterlo le seguenti particolarità : 1.^ Non avere giammai tollerato siffatto infermo l'azio- ne dei farmaci che apertamente debilitano l'attivila o reat- tività de' vasi arteriosi (la digitale, ad es. l'atropabella- donna, il lauro ceraso, gli acidi minerali allungali etc ); e per lo contrario aver sempre trovali giovevoli i tonici (i marziali, gli amari e specialmente la corteccia peru- viana). 2.* Aver desso avuto sempre necessità di cibarsi con alimenti mollo nutritivi, e di facile assimilazione, e di usare di vini generosi ma parcamente , perchè potesse ben digerire, e conservare sufficiente vigoria muscolare. 3.* Essersi mostrata e mantenuta in lui costante, do- po la malattia, l'impotenza a compir gli alti conjugali: cadendo coslantemente in mortale lipolimia nel punto del- la ejaculazione. 4.^ Essersi osservata in esso maravigliosamente costante la tolleranza della fatica anche prolungala a lungo : e per 260 RENDICONTO ACCADEMICO lo contrario facilissimo il risentirsi e Io abbattersi delle forze fisiche per le più lievi commozioni di animo di qua- lunque natura si fossero. 5.° La suscetlivilà per gli affetti i più teneri e deli- cati essersi offerta in lui somma dopo T antica sofferta malattia, da indifferente e non commovibile che mostra- vasi innanzi per essi. Lo che viene in conforto della sen- tenza de' medici e filosofi sommi, fra' quali è da ricordare l'immortale G. A. Testa, che osservarono l'influenza di quest'organo somma sull'animo nostro. 6.'' La dispostezza a versamenti scierosi, le idropi, che si osservò sempre nell' infermo per le più piccole indispo- sizioni fisiche in che cadesse, e che si verificò nell'anasar- ca stesso onde morì. Dispostezza che fu osservato da quelli che scrissero delle malattie del cuore, avverossi il più nelle affezioni esocardiche specialmente se organiche, o a processo organico. 7.^ Finalmente aperto essersi addimostrato in cotale infermo lo stato di antitesi riproduttiva fra il cuore atro- fizzato altamente nella sua sostanza muscolare, le arterie grosse indurate e attenuate nelle tonache loro da un lato, e i rami o tronchi minori e capillari ampi e di pareli ro- buste dall'altra: onde si parea chiara la ragione per la quale in onta di tanti antichi guasti centrali potè conser- varsi ed adempiersi in esso la circolazione sanguigna. Così è che hanno luogo, dice l'autore, durante la vita ed a conservazione di essa que' meravigliosi compensi organici, 0 dinamico-or ganìci onde natura provvidamente mette riparo alle alterazioni più o meno gravi ed estese cui inducono le malattie a morboso processo riproduttivo nelle parti invase da esse; e ciò per quelle stesse attività e processi plastici onde nello stato di sanità si svolge e riproduce il misto organico medesimo continuamente; al quale studio de' compensi organici da anni lo scrittore intenda. Egli è così, chiude Egli la sua memoria, che si con- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 261 ferma tiiUodì da* medici filosofi la verità della classica sentenza dell'immortale G. A. Testa ::=: non bastare al bi- » sogno di morire l'alterazione anche gravissima di un n organo per importante che siazr; il più avvenendo che Dell'effettuarsi di un'alterazione organica o effettuata ap- pena che sia per esito di processo infiammatorio ^ ad es. , natura provvida vi mette riparo compensativamente modi- ficando ed innovando lo stato organico , o dinamico-orga- nico degli organi e delle parti cooperanti o consenzienti. E così spiega il Pistocchi perchè a piccoli guasti organici può talora immediatamente tener dietro la morte, se non abbia luogo la effettuazione de' provvedimenti compensa- tivi, mentre tal' altra anche dopo guasti organici gravissi- mi si ripristina e riordina una lodevole salute- 16 Sessione. 8 Mary^o 1849. Il Segretario perpetuo dell' Accademia Prof. Cav. Gio. Battista Magistrini;, essendo per malattia impedito dall'in- tervenire alle Sessioni, il Presidente incarica temporaria- mente l' Accad. pensionato Prof. Domenico Piani ad occu- parne il posto. Si legge lettera, in data delli 28 p. p. Febbrajo,del Sig. Principe Michelangelo Caetani , Comandante il Corpo de' Vigili in Roma, nella quale ringrazia 1' Accademia pel dono inviatogli di un' esemplare della Memoria di Del Giudice =: Sui me-^Tj, di difesa contro la calamità degli incendi ■=. premiata dall'Accademia. L'Accademico Onorario Sig. Doti. Giovanni Gualandi legge la Memoria, già presentata al Consesso nella seduta delli 31 Maggio dell'ultimo passato anno, la quale con- tiene una = Proposta di riforma a favore dei Pa^-^i = Per dare un'idea a sufficienza esatta di questo lavoro tra- _r 262 RENDICONTO ACCADEMICO scriverò le parole stesse proferite dall' Autore nel pream" bolo della Memoria: « Eccovi pertanto l'argomento del mio » odierno discorso, discutere cioè i fondamentali prlncipj, w su cui è duopo basare una riforma durevole e com- M pietà: il che, siccome già toccai altra volta, consiste nel )) modificare sostanzialmente le leggi che riguardano i » pazzi; anzi nel crearne di nuove e affatto speciali, ove w si tratti degli stati italiani:© in altri termini, redigere, » presentare , e far sanzionare ai nostri Governi un ordi- to namenio per lo quale ai pazzi sia provveduto nel mo- to do, che esigono i loro bisogni, e le loro circostanze, to e che è indicato dai lumi odierni della scienza, da cui » I direttori della cosa pubblica debbono essere ammae- )) strati, per sollevarli e difenderli. Se questo solo ci av- M venisse di conseguire , terrei che la causa fosse già vinta; » che ogni miglioramento d'ogni altra cosa, anche la più » piccola 0 accessoria a questo delle leggi è legato e coor- ì) dinato in guisa chC;, ottenuto il primo, non potrebbe » mancare il successivo e sollecito conseguimento di tutti )) gli altri. Al quale proposito emerge dalla natura stessa M del mio assunto , che le leggi in discorso vanno distinte » in due grandi categorie, che ne costituiscono come i M due rami o titoli universali: la prima comprende i provve- M dimenìi amministrativi , che considerano il pazzo in quan- to to al bisogno che ha di essere umanamente trattato, e » con tutti i mezzi possibili alla priuiiera salute ristabili- to to ; la seconda contiene i provvedimenti giudiziarj, che to considerano il pazzo in quanto al pubblico e alla socie- M tà di cui è membro, e ne dichiarano e ne pongono in to sicuro i diritti. Di quesl' ultima riserbandorai di parlare to in una terza memoria, che darà termine e compimento to al mio tema, credo che la prima categoria avrò a sulfi- to cienza esaurita nella memoria che son per leggere; nella to quale alla esposizione se non diffusa, almeno per tratti to complessivi e per brevi cenni e riepiloghi degli elementi DEL PROF. A. ALESSANDRinl 263 i) che sono la sostanza e l'anima per così dire di questa w parie di legge ho cercato di unire per paragrafi ed ar- }) ticoli la relazione concreta di tutte le disposizioni me- » dico-politiche, che ne formano l'espressione immediata, M ossia la parola. Il qual metodo, a mio avviso, tien volte M e fisse a un punto solo le idee, taglia fuori buon nume- n ro di tfuistioni troppo lontane, o leggermente le tocca, M le prossime e indeclinabili fa conoscere ed agita in suc- » cinto, le materie colloca in ordine più limpido, ed apre » la via alla deduzione di corolarj retti e precisi, dalla » teorica tosto applicati alla pratica m. 17 e 18 Sessione. 22 e 29 Mano 1849. In queste due sedule scientifiche l'Accademia, dietro invilo del Presidente, ammette alla lettura il Sig. Dottor Pietro Gamberini , il quale in una sua interessante memo- ria tratta ^ Velia Prostituzione nella Città di Bologna e di un Piano di legge amministrativa e sanitaria per toglierne o diminuire i perniciosi effetti ». Allorché la Società è colpita da sventure che non si possono scansare, dice l'autore nel preambolo del suo discorso, quando gli uomini devono soffrire un male che non possono o non vogliono respingere, in allora corre l'obbligo sì a quella che a questi di trovar modo onde moderarne le conse- guenze, ed in ispecie onde restringere il più che sia pos- sibile la cifra delle vittime; e qui dietro la scorta prin- cipalmente del celebre Parent-Duchatelét ( De la prosti- tution dans la Ville de Paris) espone estesamente dei cenni storici sulla prostituzione e sulle prostitute; parla delle leggi emanate nei diversi paesi , e nei vari tempi so- pra questo interessante soggetto; dell' ufiìzio di polizia am- ministrativa; dell'uffizio di amministrazione medica; della legge dì sorveglianza, dei modi per iscoprire la prostitu- zione; delle misure addottale contro la propagazione delle 264 RENDICONTO ACCADEMICO malattie veneree, esponendo in fine un metodo di dennn- cie e di ispezioni medico-politiche applicabili anche alla nostra città, e che per la massima parte furono di già in uso sotto il cessato Regno d'Italia. 19. Sessione. 12 Aprile 1849. In nome dell'Accademico pensionato Sig. Prof. Mau- rizio Brighenti viene presentata la di lui Memoria d'ob- bligo dove tratta =: Delle Effemeridi del primo anno re- lative alle acque eh' ebbero corso nel nostro Reno. =: Lavoro che tra non molto sarà per intero pubblicalo dal- l'Accademia, e del quale si espone qui soltanto il titolo, non prestandosi per la sua natura ad un sunto od estrat- to. Consegnato lo scritto all' Accademico Prof. Domenico Magistrini , da leggersi poi l'elaborato Rapporto, che va unito ai Quadri o Tavole, nella prossima seduta. Lo scrivente Alessandrini Presidente dell'Accademia, legge un suo scritto nel quale tratta — Dello scheletro di una nuova specie di Foca da lui denominata Foca dell' Albino. — Questo scheletro fu mandato con molti altri oggetti zootomici al Museo d'Anatomia Comparala dell' Universilà dal Mercante Naturalista di Amsterdam sig. Frank, colla semplice indicazione che appartenesse alla specie denominata da Fed. Cuvier Calocephalus barbatus. Confrontalo però questo scheletro colle descrizioni che si hanno della nominata specie facilmente m' avvidi essere slato un tal nome non giustamente applicato all'oggetto, il quale prestar poteva fondamento sufficiente a stabilire nna nuova specie nel Gen. Phoca , assegnandogli i seguenti caratteii osteologici. La piccolezza della testa, che entra nove volle nella totale lunghezza del corpo; l'andamento quasi rettilineo del margine libero delle ossa palatine; i molari deboli, a cuspidi poco prominenti, non molto acuti, equidistanti in DEL PROF. A. ALESSANDRINI 265 modo che, addotte le mascelle, i molari delle due serie, superiore ed Inferiore, iosinuansi a vicenda gli uni fra gli altri; deboli i canini; la poca rilevatezza delle creste oc- cipitale,, temporali e parietali: la non grande differenza tra il volume degli arti anteriori, e dei posteriori; l'es- sere le dita dei primi regolarmente decrescenti dal pollice al mìnimo; e nei piedi posteriori più lunghi e robusti gli esterni^ più brevi e deboli gli intermedii; il centrale dei quali diviene fra tutti il minimo. Vive questa specie principalmente nei mari settentrio- nali d' Europa , frequenta le coste di Olanda , e fu , prima d'ogni altro, egregiamente rappreseiitala e descritta dal ce- lebratissimo anatomico Bernardo Sigifredo Albino = Ac- cademicariim annotationum -, Lib. JIL Gap. XV. pag. 64. 20. Sessione. 19 Maggio 1849. L'Accademico Prof. Domenico Magistrini legge la Me- moria del Pensionato Prof. Maurizio Brighenti, e della quale si tenne discorso nella seduta precedente. 21. Sessione. 26 Aprile 1849. Il Presidente legge una lettera, in data di Liverpool 10 corrente , diretta all' Accademia da certo /. P. Lichtfield unitamente ad un breve scritto che tratta zz De Haschisch Cannabis Indicai:: viene il tutto consegnato all'Accade- mico Sig. Dott. Giovanni Gualandi perchè dia conto del contenuto in una delle prossime sedute. Libri offerti in dono — Società Medico- Chirurgica di Bologna. Bullettino delle Scienze Mediche. Quaderno di Gennajo e Febbrajo anno corrente. Pon^i Prof. Giuseppe, Corrispondente — Osserva- zioni geologiche fatte lungo la Valle Latina. Roma 1849 in 8.° di pag. 19 con tavola geologica colorita, in fol. Il Pensionato Sig. Professore Gaetano Sgarzi legge la memoria seguente che permette sia per intero inserita nel Rendiconto. 266 RENDICONTO ACCADEMICO ALTRA OSSERVAZIONE INTORNO ALLA MATERIA CONCRETA DELLE TERME POBRETTAHfE pò SU£&A FORMCAZIOMi: SEX OOaPI Tiene Platone (1) essere questa legge posta alla natu- ra di tutte quante le cose e però così all' Uomo, come agli altri animali e alle "piante, e insomma a tutto ciò che ha generazione o nascimento: che ciò che si fa, si faccia per lo suo contrario. Il maggiore viene dal minore: il giusto dall'ingiusto: il caldo dal freddo: così per lo contrario, il minore viene dal maggiore: l'ingiusto dal giusto: il freddo dal caldo. Ma nell'ordine di questo mutamento, sono da consi- derare tre stali. Il primo, dal quale si allontana la cosa mutala: il secondo, per Io quale passa la cosa mutata: il terzo al quale aggiungne la cosa mutata. Colui che s'ad- dormenta passa dalla veglia al sonno. E qui gli slati sono due, il primo di veglia, il terzo di sonno. Ma fra que- sti v'ha un secondo stato, onde si passa dal primo al ter^o; che è V assonnare: si come tra il sonno e la veglia, v'ha il dissonnare. E que&lo secondo stalo chiama Platone congiun'^ione ài contrarj, e CoUimella dìscordantium com- parationes (2). (1) Nel Dialogo intitolato Fedoni. Cap. 15 e 16-. (2) De re rustica. Lib. II. Cap. 2. DSL PROF. A. ALESSANDRINI 267 Di qui prendo le mosse o Signori onde richiamare, per la terza volta, la vostra cortese attenzione sulla Ma- teria Concreta delle Terme Porrettane , essendomi avve- nuto di osservare un fatto, certamente non comune, nella medesima. Rammenterete che vi notai (1) che serbala questa ma- teria concreta in vaso chiuso , quantunque molle ed inzup- pata dell'Acqua Minerale, si mantiene intatta non alteran- dosi per nulla anche pel tratto di molti mesi;, dovechè immersa nell'acqua, sia distillata , sia comune, in vaso aperto oppure chiuso , sempre passa più o meno presto allo stato di vera putrefazione, annerendo di colore, di- venendo puUacea di consistenza, e tramandando fetidissimo odore. Ora invece tutto il contrario è accaduto; mentre quasi dimenticata la stessa materia nel vaso, per averla veduta alterata in guisa non prestarsi più oltre alle osser- vazioni microscopiche delle quali era soggetto e come per ca- so caduta di nuovo sotl' occhio, fummo sorpresi coli' ottimo mio Prof. Alessandrini di trovarla oramai rigenerata qual era prima, e passato alcun altro poco di tempo , aggiuntavi sola- mente discreta quantità d'acqua distillata, di rinvenirla anzi così perfettamente repristinata da presentare non pure il co- lore, e r odore suo proprio, ma bensì le Conferve , le Palmel- le, li Vibrioni di che suole far mostra, e che nello stato di putrefazione erano scomparsi. E si noti di più che avuta occasione in seguito di portare dalla Porretta o di fare ve- nire di tale materia, se questa in parte si fosse alterata o nei serbaloj in cui si deposita e da' quali viene ricavata , 0 nel viaggio, basta Io infondervi dell'Acqua sia comune, sia distillata o della stessa Fonte del Leone, siccome ho (1) Sulla Materia Concreta detta volgarmente Albumina delle Acque Termali della Porretta. Memorie i.^ e 2." inse- rite in questi Annali. Tom. 1. pagine 161 e 220. 368 RENDICONTO AGGADBItlIGO esperimentalo, e sempre sì ricompone strato per strato dalla superficie al fondo, e sempre ritorna alla sua primi- tiva condizione. Una sostanza che in vaso a tappo smerigliato succes- sivamanie passa dallo stato d'integrità a quello di putre- fazione, e da questo pel solo intervento dell'Acqua riede al primo stato; una sostanza la quale ora vedi siccome un vivajo marino per l'odore che tramanda, ed in cui guiz- zano Anguillule, s'ingenerano Conferve, diverse specie annidano d'Esseri organici viventi, ora ti sembra un se- polcro pel fetore che esala , e nel quale conseguentemente tutto è in dissoluzione, tutto è incadaverito, tutto è pu- trido; una sostanza che ha in sé gli elementi per compor- si, scomporsi, e ricomporsi, che riunisce le condizioni di nascimento, di vita, di morte, e che quasi in miniatura rappresenta le rotazioni, le metamorfosi, l'andamento del- l'universo; questa sostanza sembrami, se non m'inganno per ciò ancora, degna d'ulteriore pensiero, che molto ab- bia del particolare, e che apra l'adito a considerazioni , e se non altro a congetture intorno al profondo mistero della formazione de' corpi organici. s Lasciamo a parte l'antecedente osservazione, che al- l'imprevista di quanto fu dato verificare di poi, venne fondata sopra circostanze erroneamente considerale , vale a dire, l'imputridirsi della nostra Materia Concreta Por- rettana allorachè è immersa nell'acqua, e che si ammise siccome uno dei caratteristici della medesima. Simile con- traddizione all'essersi invece esperiraentalo che l'acqua vi mantiene l'integrità, può avere sufficiente ragione nella trascuranza ed abbandono assoluto in che fu lasciata la detta materia così alterala, nell' avervi infusa dell'acqua a fine di poi gettarla e pulire il vaso, e nell' intempestivo gettarla sempre prima che fossevi avvenuta la metamor- fosi che il puro caso ci disvelò posteriormente. Quello che è certo ed indubitato per ripetuta esperienza, e che me- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 269 rila veramente studio e meditazione, si è il ricondursi della medesima materia dall'imputridimento alla perfetta integrità pel solo mezzo/ dell'acqua. Imperocché egli è na- turalissimo che l'acqua serva allo sviluppo d'infiniti es- seri organici egualmente che alla formazione di molti cor- pi inorganici; egli e naturalissimo che l'acqua necessiti alla conservazione alla vita dei primi, a certe condi- zioni , a certi stali dei secondi ; egli è pure naturalis- simo che r acqua, siccome può in alcune circostanze essere cagione di scomponimento negli organici privati della vita, così possa in altre circostanze concorrere a comporli ed a portarvi anco l'esistenza; ma che l'acqua in un corpo putrefatto, ferme le condizioni ambienti, dis- sipi ogni traccia di dissoluzione^, vi riconduca il riorga- nizzarsi delle Criptogame , e presti mano al risorgervi de- gl'Infnsorj di mezzo ai rispettivi cadaveri _, quale si finge la Fenice dalle sue ceneri; non è cosa, a parer mio, che s'incontri facilmente in una medesima materia, non è fatto che comunizzi con quelli che osservansi in altri cor- pi contenenti pure produzioni vegetabili, ed animali d'in- fime specie, non è fenomeno che sia da ricordare sempli- cemente senza prestarvi attenzione, come quello che si porge vestito di apparenze le quali in verità hanno dello straordinario e del particolare, esaminato sempre nel li- mite della sola ed istessa sostanza. Certamente che nell'universo, quantunque imponente ed ammirabile, è però conosciuto l'andamento di rotazione dei corpi e degli esseri che lo formano, per cui vedesi che tutto vi ha nn' origine, uno slato, una distruzione, per cui ciò che esiste oggi , jeri si può dire non era che in principj , e di- mani torna in elementi, per cui la formazione degli inorga- nici e la nascita degli organici precedono l'esistenza degli uni la vita degli altri, egualmente che queste l'analogo disfacimento e la morte, per cui in fine si avvera in cer- to modo la specie di congiunzione di contrarj e la sentenza 270 RENDICONTO ACCADEMICO di Platone,, non che T accordo fra i discordi di Columella ; ma simile circolo delle molecole materiali da elementi in aggregali, e da aggregali in elementi che nell'universo si manifesta, per poco che lo si esplori nella singolarità dei corpi, trovasi che avviene dall'uno in un'altro, non già nel medesimo corpo, siccome sembra avvenire nella Ma- teria della Porrei la. Che se vi si aggiunga inoltre il mantenersi questa materia intatta ed imputrescibile per lungo spazio di tem- po e per l'acqua della Fonte medesima, ciò che pure in addietro, e poco sopra fu ricordalo, la differenza che la dislingue tocca l'estremo; tanto più che tale incorrutibili- tà ha luogo sia che la materia conti una perenne conser- vazione dal punto che fu depositata nei serbatoj , sia che dopo la putrefazione allo stato primitivo trovisi ridonata. Ed abbiatene o Signori una prova in quella che vi pre- sento, la quale da ben oltre un'anno mi giunse per metà alterala corrotta e non avente traccie di criptogame e d'in- fusori ; e che mediante l'infondervi dell'Acqua del Leone lentamente si reprislinò quale la vedete, e peranco man- tiensi in un colle Conferve, Palmelle, Anguillule che di- poi tornarono a svilupparsi, ed a formarvisi. Se non che riflettendo intorno a questa materia, ed in rapporto al fenomeno di ricomponimento che dessa sin- golarmente offre, e volendone indagare la natura, ago- gnandone pure una spiegazione, parmi che fra le molte idee che si affacciano alla mente, la prevalente sia che tale sostanza, appunto come si pensò da prima, non è che una congerie di molecole organiche, e vegetabili, ed animali, provenienti da scomposizione d'esseri altra volta viventi, e che perirono per catastrofe probabilmente avvenuta nel profondo da dove si formano oppure trapassano le Acque Porretlane, cosicché vengono trasportate e depositate nei luoghi in che le troviamo ammassate sotto forma di magma 0 materia gelalinìforme; quindi il risultamento dell* analisi DEL PROF. A. ALESSANDRINI 271 chimica diggià pubblicalo. Ora questa materia nelle dette località, sembra certamente costituire il terreno e la culla per lo sviluppo e la nascila delle criptogame, e degl'in- fusorj che vi si rinvengono, e che quivi hanno le condi- zioni necessarie alla rispettiva esistenza fintantoché però la materia si mantiene in un certo stato di mollezza ed umi- dità, poiché secondo tutte le apparenze, se questo stalo manca , muojono gli animali, periscono le piante; quindi dalla di loro putrefazione e dai di loro cadaveri una parte del fenomeno ripelularaente osservato. Quando poi il so- praggiungervi dell'Acqua e questa segnatamente minerale, scioglie ed assorbe ogni prodotto di scomponimento e di corrulela, prestando forse l'opportuna condizione a nuovi sviluppi ed a nascite nuove, ecco ricomparire l'aspetto primiero nella materia, ecco le Conferve, le Palmelle, li Vibrioni; quindi constatata in essa e per sé la promulgata imputrescibililà, verificato e realizzato il ritorno degl'in- fusorj e delle criptogame, egualmentechè l'altra parte del fenomeno un tempo all'osservazione sfuggito, di presente ricomparso e scorto. Non è egli facile o Signori che una congerie di mo- lecole sebbene organiche, ma perchè non costituenti un corpo organizzalo, come si può prestare a farsi sostegno e culla ed anco a nutrimento di Esseri viventi, così non possa essere suscettibile di alterazione e di pulrefazione? Non è egli facile che tali esseri viventi , fintantoché avvi acqua, prolunghino la di loro esistenza, ed in mancanza della data quantità di questa muojano, si facciano cada- veri, passino alle putredine? Non è egli facile che al ri- torno dell'acqua subentri di nuovo la voluta condizione perché riordinati i scomposti elementi, non diano essi stes- si origine alle novelle esistenze, bensì altra condizione fa- vorevole somministrino allo sviluppo e nascimento d'allri Esseri che ricompariscono e sorgono a vita? E qui a dilucidare in alcuna guisa il pensiero per me 272 RENDICONTO ACCADEMICO concelto, mi fa d'uopo azzardare il passo nel mistero della formazione dei corpi , ritoccare ed estendere delle idee altra volta espostevi ed altronde pubblicale (1), pas- sare ad argomento troppo superiore alle mie forze, e nel quale lo s|Barrirmi fia l'esito inevitabile, e l'imprudenza il solo merito che può incorrermi. Se non che trattasi di un'opinione in cosa oscura affatto e buja, si tratta di un fatto stupendo che fa grande la stessa natura, ed in cui sommi ingegni poco avanzarono e progredirono;, si traila di fare scelta fra molte ipotesi che combattonsi ancora per la vittoria, e che fin qui lasciano dubbia la concessione della palma. Il perdermi quindi può essere scusato qual si perdona a debolezza impotente; e l'ardire può trovare compatimento nel desiderio ginstificalissimo di pur inten- dere e spiegare l'ammirabile andamento con che ne ven- gono prodotti li svariali corpi che abbelliscono l'universo. E per altra parte, nel manifestare il mio pensamento, non ho per cerio che il prefisso di comunicarvi, come mi figuro che si potesse congetturare il modo di formazione dei corpi, e l'artificio della natura in sì subblime lavoro; non ho che la speranza , che mi vogliate graziare di con- siglio;, di schiarimento , di ajuto in tanto bisogno di scien- tifica curiosità. Dissi nelle antecedenti Memorie a Voi offerte o Si- nori, or' ora citale, che considerando gli effetti dell'Affi- nità, che preferisco chiamare Azion Chimica, il meglio che mi sembrava pensare si è =: che il Supremo Autore, della natura, nel creare la materia, la volle distinta in (1) Pensieri sull' Azion Chimica — Memoria letta all'In- stituto li 26 Genn. 1842. Vedi questi Annali. Tom. VII. pag. 81. Dell' Azion Chimica considerala sotto l'influenza della Forza Organica — Memoria letta all' Instituto sudd. li 27 Aprile 1843. Vedi questi Annali Tom. X. pag. 5. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 273 due maniere d'essere ponderabile cioè; imponderabile, del pari che due forze assegnò, vale a dire V attrattiva per l'una, la repulsiva per l'altra, che ne distinguesse- ro le proprietà, dirigessero i movimenti, costituissero i rapporti caralterisiici, ed i fonomeni particolari. La male- ria imponderabile non è ben noto se sia di una o più specie, suscettibile perciò di concepire svariate vibrazioni , oppure dotala di diverse qualità che sempre la distinguono per fatti diversi in Calorico, Luce, Elettrico eie, do- vechè la ponderabile è conosciuto che è variala in altret- lanle specie quanti sono gli elementi o corpi elementari finora scoperti, e quali sono distinti in Metalloidi, ed in Metalli. Per poi trovare ragione dei fatti , e delle leggi del- l'Affinità 0 dell'Attrazione moleculare, onde devenire alla spiegazione degli Aggregali, e dei Composti , parvemi do- vere ricorrere all'idea; che come il Creatore aveva sta- bilito gli Atomi 0 le ultime particelle della materia pon- derabile di diversa natura , così poteva avere dotalo cia- scun atomo di una forza propria o di una attività, di genere attrattivo, applicala ad ogni punto della sua massa, manife- stanlesi però in ognuno degli atomi in un dato lato o pun- to relativo alla figura assegnala alla propria massa istessa, che rappresenia la risullanle delle forze dei singoli punii materiali, e che costituisce, alla guisa del cenlro di gra- vità, il centro ài quell'attività attrattiva dell'atomo. Per la qual cosa ne risulta che l'ente atomistico benché for- mato di punti materiali è nullameno indivisibile ed inse- cabile, conseguentemente a buon dirillo chiamalo atomo; ma nello slesso tempo quantunque dotalo di forza attrat- tiva, non la esercita che nel senso del suo cenlro d'atti- vità; e siccome varia questo pel variare della forma in ogni atomo di diverse specie , dappoiché gli atomi di eguale natura esser debbono di eguale figura ancora, e mollo più varia nell'atomo composto e sopracoraposlo per la slessa N. An:x. Se. Katl'R. Serie II. Tom. 10. 19 274 RENDICOI^TO ACCADEMICO ragione della differenza degli atomi uniti, ed avvi conse- guentemente diversa tensione e centri diversi negli atomi di diverso genere; così si spiega facilmente perchè gli uni attraggono meno degli altri , e perchè alcuni anziché attrar- si sembrano respingersi fra di loro, dappoiché non com- binano le linee dei rispettivi di loro centri d'attività. Inoltre la forza attrattiva per tal modo dichiarala pro- pria di ciascun atomo e come polarizzata ad un punto ed avente tensione particolare, mentre tende ad unire gli atomi eguali e formare gli aggregati o i Corpi Semplici, oppure gli atomi differenti e costituire i Composti ; essen- doché di certo è stabilito per tulli questi corpi un Tipo soltanto di forma pei primi ossia pei Corpi Semplici, sic- come un Tipo di forma e di composi'^ione pei secondi o pei Corpi Composti ; egli è perciò che le unioni di quelli possono darsi in tulle le proporzioni, e le unioni di que- sti non si fanno che io proporzioni delerminale; quindi la spiegazione di certi arcani dell'affinila rispetto a saturazio- ni , neutralizzazioni , precipitazioni etc. eie. ; ma nello stes- so tempo ancora bisogna che tutte le delle unioni fra ato- mi si facciano nella direzione della linea che congiunge i rispellivi centri d' attivila ; quindi la ragione della forma speciale che in lutti i corpi si osserva e si ammira. Conseguentemente nel volere caratterizzare l' effetto della forza di Affinità, ovvero la manifestazione dell'Azion Chimica, dovetti dichiararla quale espressione di una for- za Tipo-diatesica; avvegnaché mi sembra veramente una forza propria degli atomi, particolare, ed insita alla na- tura di loro, distinta dall'Attrazione Universale, non già dalla Coesione , stanlechè ciò che si reca a far diversiO- care questa dall'Affinità è da attribuirsi alla qualità ed al modo dell'unione degli atomi, alla forza che la produce, e la qual forza perchè non tende semplicemente a colle- gare gli atomi per formare le molecole, e queste per co- stituire i corpi ma lo fa in quelle proporzioni , ed io qqel- DEL PROF. A, ALESSANDRINI 275 l'andamento che determinano ad un tipo prestabilito di composizione, e di forma o figura ; così si verifica attrat- tiva e dispositiva ad un tempo, e tale si appalesa da con- venirle appunto il nome sopra indicalo. Che poi si diano li tipi di composizione e di forma basta a provarlo la costante proporzione degli elementi che si osserva e si richiede nei composti naturali ed artificiali, basta il vedere che nel perenne ricomporsi degli inorga- nici, e nel successivo svilupparsi degli organici sempre si mantengono quelle date specialità di figure, quelle forme caratteristiche delle famiglie e delle razze. Anzi tanta è ia verità che traspare da queste sempiterne figure, ed è tanta l'analogia che in simile rapporto si ravvisa fra gli organi- ci e gl'inorganici, fra i minerali^ le piante, gli animali, che io sarei indotto a credere che vi fosse eguale anda- mento nella formazione degli uni e degli altri, che una medesima forza ne fosse il movente , e che la diversità delle cagioni influenti fosse unicamente 1' effettivo principio da cui dipendono le modificazioni di sua direzione! Egli è vero che in quanto alle apparenze esterne non pure , ma in quanto alle proprietà, e più ancora in quanto alla vita di cui sono dotali gli organici e privi gl'inorga- nici, assurdo quasi ed inconcepibile si presenta simile pen- samento; a tal che la formazione degli uni ritiensi gene- ralmente affidala all'Affinità o Forza Chimica, la forma- zione degli altri alla Forza Organica, ne dimandansi prove od assentimento di autorità in un fatto che all' evidenza per sé si pare addimostralo. Tutlavolla qualora si faccia astrazione da ciò che è vita o cagione vitale, da ciò che è il subblime della creazione, e che la fralezza di nostra mente non può giugnere a comprendere, da ciò che non riguarda insomma il materiale dei corpi, e si consideri ristrettamente ciò che a questo solo appartiene, ciò che sta nel dominio dei nostri sensi , ciò che possiamo fare goggelto di osservazione, e d'indagiai; ogni corpo esistente 276 RE^DICOINTO ACCADEMICO in natura è collegato cogli altri; per grandi rapporti si ravvicinano organici ed inorganici ; la di loro formazione può muovere da una stessa origine , da una medesima causa, da una comune potenza. Infatti tutte le opinioni e le ipotesi intorno allo sviluppo e la generazione delle piante e degli animali che hanno che fare colle cose spet- tanti alla vita? Il prestabilismo e l'occasionalismo, la Palingenesi, e V Epigenesi prendono di mira la vita degli Esseri nascituri, oppure la preesistenza o la posformazione dei di loro germi? Qualunque sia la condizione dei corpi in natura , ed il posto che occupano nella scala del crea- to , si desume questo forse dal modo in che si formano le di loro masse, o non piuttosto dai caratteristici e dagli attributi veramente distintivi che loro si assegnano dacché sono formali ? Non è dunque fuor di proposito il considerare l'es- senza materiale dei corpi tutti della natura nella stessa categoria di aggregali e di composti che vengono da ele- menti ; l'indagare se una medesima o due diverse forze portano questi elementi , all' unione trattandosi dei corpi inorganici oppure degli organici ; Io studiare la di loro formazione nel puro aspetto della materialità di suo an- damento, non nel riguardo della condizione minerale de- gli uni, vegetabile od animale degli altri, ossia di suscet- tibilità, 0 non suscettibilità a vivere che alla formazione medesima è posteriore. Ed in tale intendimento continuando l'azzardato cammino, dopo il sin qui detto intorno agli Atomi , ed alla forza Tipo-diatesica conviene soggiugnero ;= che neir unirsi gli atomi onde procedere ad originare i corpi , mentre si hanno i tipi di forma , cui benissimo spiega il potere attrarsi fra loro non indifferentemente per ogni lato , ma per quello solo che corrisponde al rispettivo centro d'attività; e si hanno i tipi di costituzione cui pro- va assolutamente la legge delle proporzioni determinate , e cui servivano anche in passato le dottrine delle afiìnìlà DLÈF PROF. A. ALESSANDRINI S?7 eleltive, di concorsole dei punti di saturazione; fa d'uopo che innanzi lutto si formino delle molecole e dei gruppi preventivi quali sono ad esempio Acidi, e Basi da un la- to, Materiali immediati dall'altro lato in relazione ai sali ed agli organici che debbono venirne; ciò che l'esperienza d'assai tempo ha già posto in chiaro^ e fuor d' ogni dub- bio. Però in questo, onde coordinare i fatti della forma- zione dei corpi a seconda della opinione che io professo , due cose mi sovvengono di particolare idea che moltissimo possono agevolare, e confortare l'opinione medesima. Quando più atomi si uniscono allora è che si forma- no le molecole, e qui non può esservi opposizione alcuna; ma queste molecole, altra volta distinte unicamente in inte- granti 0 costituenti, vogliono essere considerate in quanto alla foT'^a di che sono dotate , ed in quanto alla di loro natura e qualità. In quanto alla /br::{a, subitochè le mole- cole risultano dall' unione di atomi che posseggono ciascuno una propria e singolare attività attrattiva^ egli è facile com- prendere , che deve necessariamente aumentare la di loro tensione e variare anco conseguentemente questa in ragio- ne diretta del numero e della specialità degli atomi; per lo che non è in colai guisa fantastico l' ammettere delle gradazioni di attività nelle molecole risultanti da più atomi quantunque di qualità pressoché uguale. Ne valgano ad esempio i composti numerosi ^ di caratteri, e di apparenze svariatissimi dell'Idrogeno e del Carbonio, del Carbonio e dell'Ossigeno, dell'Ossigeno e dell' Idrogeno nel regno mi- nerale; i composti dell' Ossigeno, dell'Idrogeno, e del Car- bonio nel regno vegetabile; i composti dell'Idrogeno, del- l'Ossigeno, del Carbonio, e dell'Azoto nel regno animale. Dal che inoltre, ed egualmente ne consegue in quanto alla natura e qualità delle molecole, che per ogni serie di corpi, vale a dire pei corpi minerali, vegetabili, ed ani- mali a molecole elementari sono destinate molecole sempli- ci 0 binarie pei primi , molecole ternarie pei secondi , mo- 278 RENDICONTO ACCADEMICO lecole qiiadernarie pei terzi. Così a mio avviso non appa-i risce tanto immensa la differenza delle azioni, delle rea- zioni, dei fenomeni chimici moleculari di tali corpi, non astruso tanto rimane il collegarne ad una stessa cagione la formazione. Né questo pure basta a condurre alla sufficiente spiega- zione dei fatti molti che demarcano sì fortemente la forma- zione dei corpi negl'inorganici, e negli organici. Olire le mo- lecole hannovi i gruppi che dalle molecole derivano, e che sono altrimenti a considerare nel senso nostro, relativamente all'idea accarezzala circa la formazione isiessa. Imperoc- ché altro é vedere nei gruppi per es. di certi Sali, dei semplici componenti che uniti differenlemenle recano le differenti varietà di terreni, di roccie, di prodotti minera- li; nei gruppi di principj gommosi, resinosi, legnosi dei semplici materiali che somministrano in diverso modo con- giunti la diversità delle fìbbre, delle membrane, dei tes- suti vegetabili; nei gruppi d'elementi albuminoidi dei semplici fondamenti degli organismi animali che in ispe- cialilà raccozzati ad ispecialità di conlesli danno luogo; ben altro sarà il ritenere che simili gruppi a misura della qualità e della proporzione degli elementi di che consta- no, ed in vista dell'accumuiarsi delie potenze di ognuno di tali elementi, deggiono manifestare delle attività superiori, a ridoppio energiche, e moltiplicate, che sempre però di genio attrattivo, tendenti e dilette sempre a tipi di com- posizione e di forma, hanno a seguire tale un'andamento da mostrarsi, quale di fallo apparisce, complicatissimo, ed ammirabilissimo nelle successive combinazioni. ^ Che se nel nostro caso necessitano tali considerazioni sugli atomi, sulle molecole, e sui gruppi onde giustifica- re per una gradazione della medesima forza la sommità degli effetti che tante ragioni attribuiscono a tuli' altra forza, quale si è la forza organica; mi é per ultimo sfor- zo occorrente il dire : che influenze particolari , circostanze DEL PROF. A. ALESSAnDRINl 279 speciali, e delle singolari opporltinità esercitano ed ope- rano polenti modificazioni nella formazione dei corpi* Troppo è noto come il Calorico, la Luce, l'Elettrico, la Materia Imponderabile insomma colla sua forza ripulsiva de- termini i più rilevanti cangiamenti nelle composizioni, scomposizioni , reazioni dei corpi ; è noto come i diffe- renti slati degli elementi^ delle molecole, dei gruppi in causa della slessa materia imponderabile, in causa di so- luzione, divisione meccanica, in causa di addatti artifici, prestino facilità, oppure difficullino, od anche impediscano affatto le unioni; è noto come l'avvenire di queste unioni in certe occasionalità e condizioni ambienti , in presenza 0 no di corpi stranieri , direttamente o per intermedj , di- versifichi grandemente,, ed immensamente il risultato di esse. I falli della Chimica a dismisura comprovano che simili influenze, circostanze, opportunità determinano, se non spesso V effettuarsi o nò delle formazioni di certi cor- pi , sempre però e costantemente ne modificano l'andamento cosicché diverse specialità di forme segnatamente da que- sta influenza dipendono. Nel regno inorganico Ossidazioni, ed Acidificazioni, Basi e Sali, sopralutlo Fermentazioni e Cristallizzazioni a patenlissimi esempj si possono citare di queste dottrine. E nel regno inorganico pure abbiamo arcani di forma- zioni , li quali sarebbero inesplicabili senza il soccorso di misteriose influenze; siccome quella del Diamante e del- l' Oro che sono sovente fratelli nella giacitura geologica e dei quali ignorasi l'origine, d'onde ne derivino gli ele- menti, e massime come avvenga il consolidamento del Carbonio; quella dell'impasto dei Marmi, e segnatamente del trovarsi nei Marmi calcari saccaroidi di Carrara de' cristallini di Quarzo purissimo immersi nella pasta total- mente calcare; quella delle Etiti o delle Pietre Aquiline etc. eie. Quindi nel regno organico perchè tutto il diver- so, tutto il particolare, tutto il mirabile delle formazioni 280 EENDICONTO ACCADEMrCO che ci slnpisce, non può dipendere del pari daiin'influeft- za, rimanendo alI'Azion Cliimica l'onore della causa di esse formazioni organiche simiimenle che Io è delle inor- ganiche? Se vi degnaste o Signori di riandare le cose per me esposte nella citata Memoria z= DeW J'^ion Chimica considerata sotto l'influenza della Fory^a Organica := (1) oltreché rinverreste l'analogia che sembrami essere fra i corpi organici ed inorganici nei rapporti delle molecole, dei modi coi quali si uniscono, della qualità dei compo- sti che ne risultano, vi si parrebbe innanzi ancora non ri- fiutabile la probabilità, che prescindendo dagli attributi vitali, e considerando gli organici in serie coi corpi tutti della natura, potessero avere analoga l'origine cogli inor- ganici;, comune la causa, eguali le leggi e l'aridamenfo della formazione. Sì 0 Signori pronunciai allora ed oso ripetere ades- so, che in seguito delle idee concepite intorno alI'Azion Chimica, ed ai suoi caratteristici; in segnilo delle consi- derazioni sull'andamento di suo esercizio in gran parte patente nella costituzione degl' inorganici ; ed in seguito del non trovare differenza tale negli organici che altra ca- gione assolutamente esprima circa il modo di accozzarsi ed informarsi del di loro materiale; quanto è dichiarato effetto della Forza Organica sembrami potersi avere effetto solamente d'influenza della medesima ; quanto è veramente distintivo degli organici dagl'inorganici si è ciò che è vi- tale 0 non vitale, siiscetlibiiilà o non suscettibilità di vi- vere; quanto è relativo alla di loro formazione come cor- pi , sia devoluto ad una medesima forza quali si è quella che è espressa dall' Azion Chimica. Ed a dilucidazione di questo pensamento, ed in pro- va della molta probabilità che sono portato a ravvisare in esso mi basterà pur solo qualche confronto fra' corpi (1) Memoria citata. Tom. 10. pag. 5. di questi Annali. t)EL PROP. A. ALESSANDRINI 2^Ì all'una, ed all'altra classe appartenenti. Prendo anzi uni- camente una naassa salina in soluzione da un lato, alcuno degli umori 0 delle linfe plastiche dall'altro lato. Osservo che trovansi sparse e confuse le molecole saline nel liqui- do che le scioglie, ma data la condizione del necessario ravvicinamento fra di loro, perchè le molecole siano nél- r attitudine di attrarsi, ecco che si riuniscono separata- mente non solo : ma quelle dei Carbonaii , per es. a rombi , quelle dei Solfati a prismi , quelle dei Cloruri a cubi. Osservo d'altronde che datosi del trasudamento di liquido in un moncone ad es. , in una cavità da ulcerazione e da suppurazione, in un'articolo di Entelminto o nella scis- sione di un Annelide; ecco che da quel liquido, perchè di natura plastica, ne vengono laminelte che sovrapponen- dosi ed allungandosi danno delle ossa, ne vengono bot- toncini e globetti che riunendosi in fili e questi a fascel- ti, a tubi, a maglie danno muscoli, vasi, e cellulari, ne vengono degli arti , delle membra, individui interi, e nelle Najadi la scissione perfino si opera spontaneamente, e di mezzo alla diafaneità del loro corpo vedesi spuntare il ru- dimento dell'Essere nuovo che ne sorge. Qui abbiamo da ogni parte molecole sospese in un liquido; abbiamo gruppi da molecole semplici nei Cloruri, da molecole binarie nei Solfati e nei. Carbonati, da mo- lecole quadernarie nei Liquidi albuminoidi; abbiamo in ogni caso tipi di composizione egualmentechè di forme. Ora quella stessa ragione che unisce il Cloro ad un me- talloide 0 ad un metallo per costituirne un Cloruro, che unisce l'Ossigeno al Carbonio ed allo Solfo per averne gli Acidi Carbonico e Solforico, e questi poscia ed Ossidi per darne li Carbonati e li Solfati; quella stessa causa che determina simili unioni nelle date ed immutabili pro- porzioni d'elementi, a quelle assegnate e costanti forme di rombi di prismi, e di cubi in questi inorganici; quella stessa ragione e quella slessa causa non può essere la me- 282 RENDICONTO ACCADEMlCe desima che unisce gli elementi dell' Albuminoide nelle proporzioni, e nelle forme dei rispellivi tipi nei corpi or- ganici sopra notali? Vi è egli veramente bisogno di pen- sare che di tutt' altra Chimica siano lavoro le produzioni ossee, carnee, d'arti e di membra di quella che produce la composizione dei Cloruri, dei Carbonaii, dei Solfali? È egli di necessità assoluta l' ammettere che una forza diversa ingeneri i corpi organici, e gl'inorganici, che per questi siavi l'Azion Chimica, che per quelli intervenga la Forza Organica? O piuttosto dal momento che possiamo figurarci un' attività propria negli atomi, che si manifesta per un cen- tro, che nelle molecole varia e cresce in ragione della varietà e del numero degli atomi concorrenti a formarla, e che nei gruppi successivi di molecole può giugnere a gradi assai superiori e forti, e i fatti della Chimica ciò appoggiano grandemente e favoriscono ; dal momento che vediamo che esistono certamente dei tipi fissali sia per la composizione sia per la forma dei corpi tutti che furono, sono, e saranno, ed i fatti della natura di ciò persuadono e convincono appieno; dal momento che abbiamo soli' oc- chio di continvo le modificazioni, le particolarità, li can- giamenti che operano le influenze degl' imponderabili, del- le condizioni ambienti , dei corpi estranei nelle formazio- ni degl'inorganici cui presiede l'Azion Chimica, e gli esempj di ciò sono ovvj e riconosciuti; perchè nelle for- mazioni degH organici anziché il concorso della Forza Or- ganica non possiamo ritenere l'influenza della medesima? Quest'unità d'idea intorno all'universo dei corpi, che diggià traspare dalle dottrine stesse dei dotti della Ger- mania, mi lusinga, il confesso, per guisa da farmi sor- montare l'immensa superiorità dell'idea contraria per le due forze, e tanto più mi trascina in quantochè porla ad un opinione la meglio addatta e preferibile , secondo ne penso , intorno al velato arcano della generazione. DEL PROE. A. ALESSANDRini 283 Voi sapele Signori che avvi chi vuole la Preesìsten':{a del Germe, e questo nel!' Ovario delle Femmine dagli Oi;i- sti fra i quali Swammerdam , Malpighi, Vallisneri,Haller, Bonnel, o nello Sperma dei Maschj dai Spermatistì siccome era d'insegnamento d'Aristotile, e lo seguirono Hill, Mohren- heim, Sanlanelii, ed i fautori degli animaletti spermatici De Hammen , Hartsoeker, Boerhaave, Keil, Cheyne^ Crèlien Wolf, Lieutand, Leeuwenhoek; oppure che i germi esi- stano in materia, ed in forma e che nell'alto della pro- creazione non fanno che svilupparsi, quindi la dottrina della Preforma^ione professata pure da alcuni dei sud- delti, da Spallanzani, e da Croone; oppure che non esi- stano che in materia ed è la procreazione che loro fa as- sumere la forma, quindi la teoria delle Metamorfosi di cui segnaci furono Democrito ed Heraclito in antico, il celebre Buffon, Needham, Treviranus in appresso; oppure che esistano formati ero ae/erno dal principio dell' esisten- za della specie, da cui la Syngenesi degli stessi e di Oken ; oppure si formano negli individui procreatori, ma ante- riormente alla procreazione, ciò che costituisce la Epige- nesi che riconosce per principali fondatori Wolff, e Blu- raenbach, ed alla quale inclina lo stesso nostro chiarissi- mo Fisiologo il Prof. Cav. Medici. Avvi poi chi si attiene alla dottrina della Posfor magione o nuova creazione, la quale può essere Materiale o Dinamica , \a\G e dire ilfa- tcriale quando si aramelte con Empedocle, con Hoesch, con Ackermann che il germe del nuovo individuo è for- mato da individui già esistenti in virtù di un cangiamento materiale per una operazione chimica, cosicché le sostan- ze procreatrici si distinguono dalle altre sostanze organi- che per le loro qualità fisiche, e le loro proprietà chimi- che ; ed esse debbono subire un cambiamento di compo- sizione perchè nasca il novello individuo che sia egual- mente composto di materie organiche diverse. Dinamica quando qon Harvey, con Wolff, con Zanders si opina 284 RENDICONTO ACCADEMICO che il materiale della vila e della generazione è diretto da una forza essenziale a congiungersi onde originare gli esseri (1). Non oserò istituire critica e pronunciare giudizio in questo grave argomento, non essendo lecito ad un pro- fano oltrepassare il limite di recinto, ed entrare li sacri penetrali di sì augusto tempio, ed essendo questo già sta- to fatto nella guisa la più ingegnosa, e quale le è pro- pria, dal nostro sommo suUodato Fisiologo (2); ma co- mechè di baldanzoso e di ardito m' ebbi già la taccia nell'avvanzare parole sulla formazione dei corpi , così non ristarò dal dire, però riservatamente, che nel concetto dell'esistenza dei tipi di composizione e di forma prestabiliti dalla natura , e nell' opinamento dell' Azion Chimica influen- zata dalla potenza organica, io scorgerei una via preferi- Dile per giugnere con qualche facilità alla spiegazione dei portentosi fatti della generazione, e a diradare un pocolino il denso velo che la ricopre. Grandi ragioni oltre l' ibri- dismo, la riproduzione di parti, gl'innesti si oppongono all'abbracciare le opinioni della Palingenesi; molle diffi- coltà s'incontrano nell' indagare come si raccozzano gli elementi, vengano formandosi i germi, indi si sviluppino gli esseri nelle svariate ipolesi della Epigenesi; ed un in- dizio puramente di causa ne somministra la for'^a essen- :{iale di Wolff, il nisus formativiis di Blumenbach, la generatrice, la produtrìce, la vegetativa d'altri. Ora in pensando che il Creatore Supremo informata la materia ponderabile e fissali li tipi dei corpi destinali a venirne, tanto voluti per un genere di esistenza, quale si è quella dei minerali, quanto adatti per l'altro genere di esistenza (1) Burdach = Tratte de Physiologie. Chapitre HI. Ré- sumé des considerations relatives à la procréation. (2) Medici == Manuale di fisiologia. Dal Cap. 43. al Cap. 48. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 285 che dicesi viia^ quale è propria degli organici =: trovo in conformila clie conseguentemente abbia corredati gli ele- menti dell'attività che è necessaria non solo ad attrarsi fra loro, ma a farlo nel grado, nella maniera, e nella direzione che ai detti tipi conduce; quindi la ragione, io penso, non pure della diversità delle materie; ma dei cen- tri attrattivi negli atomi, delle proporzioni determinate, delle leggi tutte che caratterizzano l'Azion Chimica = trovo consentaneo che in vista di tali tipi , a coadjuvare dirigere modificare l'azione attrattiva o l'azion chimica degli atomi medesimi, sianvi le varietà di natura o le sem- plici vibrazioni diverse della materia imponderabile ripul- siva, nonché le molliplici condizioni, e le tante influenze sì patenti che arcane che concorrono ed hanno luogo nelle formazioni, onde risultino le qualità, gii stati, le forme relative dei corpi; quindi la ragione, a mio parere, suf- ficienlissima non dico delle differenze virtuali fra minerali ed organici, ma di quelle differenze materiali, formali, e di produzione fra essi stessi, che ne costituiscono ogni distintivo di classe, d'ordine, di specie =i trovo per ultimo a seconda di questi tipi l'andamento di apparenze così va- rio delle formazioni, degli sviluppi, delle generazioni tut- te, e mentre lo veggo analogo per lo scopo, lo veggo che si opera dai medesimi elementi, lo veggo che consiste in un lavoro soltanto più o meno complicato, posso ancora arguirlo effetto di una sola ed unica causa; quindi la ra- gione, a senso mio, di non ammettere altra potenza che l'Azion Chimica, di riconoscere questa siccome la pro- duttrice dei corpi dell'universo, e di ritenere la Forza Organica nella produzione degli organici esercitante una influenza, quale si è quella degl'imponderabili od altro nella produzione degli inorganici. Egli è vero che in fondo, stando ai vegetabili ed agli animali, il volere piuttosto l'influenza di quello che l'es- senzialità della Forza Organica, torna precisamente lo 286 RENDICONTO ACCADEMICO Slesso , siccome r idea di ammetiere la preesistenza dei tipi, la quale equivale all'idea della preesistenza dei germi, ed il supporre l'unirsi delie molecole, benché diretto a tali tipi, che per nulla si scosta dalle dottrine dell'Epi- genesi ; ed è appunto questo che mi dà animo a manife- starne il pensamento. Tultavolta mi sembra che il figurarsi nel polline, nello sperma, negli umori prolifici da un lato, nei semi, nelle ovaja, nelle gemme , nei bottoncini dall'al- tro lato, e così in ogni organo , parte , o mezzo inserviente alla generazione ed alla riproduzione, delle molecole aventi in sé medesime l'attitudine di attrarsi e di unirsi per sensi diversi, a norma della diversità dei rispettivi centri, in ragione della qualità e proporzione degli atomi che le com- pongono, non alla rinfusa, ma direttamente a certi deter- minati gruppi a certe determinate forme, sia un agevolare l'intendimento di siffatto misterioso lavoro; il figurarsi per tal modo simili molecole provenienti da eguali elemen- ti, e perchè in proporzione e tendenza di tipo differenti, appalesano diversità di energia e di direzione nell'attitu- dine medesima , cosicché debbano quasi a forza venirne differenti li gruppi le forme suddette, sìa di maggior chia- rezza che l'esistenza dei germi, o la nuda di loro forma- zione senza ulteriore corredo d'idee preludenti; il figu- rarsi un'uniformità di causa e di potenza movente le unio- ni delle prefate molecole, dove non v' ha discordanza di effetti, e di risultaraenli, mentre sempre ne vengono dei corpi , la cui varietà ha la sua ragion sufficiente nel nu- mero e qualità di elementi, nell' esservi o non esservì dei gruppi preventivi di costituzione, nel più o nel meno di complicazione, sia assai consentaneo ai fatti, e corrispon- dente alla potenza creatrice meglio che ammettendo ad un tempo r azion chimica, e la forza organica. Da una suprema causa è follia prescindere nelle me- raviglie della natura tanto se si discende dall'Uomo al Po- lipo^ dalla maestosa Palma all' impercettibile Conferva, DEL PROF. A. ALESSANDRINI 287 quanto se si passa dal Granito al più comune Calcare ;, dal Diaspro al granello di Sabbia; l'andamento dell'universo considerato nella generalità dei fenomeni di che fa tanto sublime quanto bella pompa, disvela tale un'intelligenza cui non si può giugnere che coli' ammirazione e col culto; la scala dei corpi tutti non è che una serie immensa di combinazioni, di aggregazioni, e di composti dei quali picciol numero per semplicità di forma e d'impasto puossi farne la sintesi, ma dei piiì non è lecito che l'analisi, in tutti v' ha grande artificio, stupendo lavoro, ed in tutti la formazione o la riproduzione è egualmente tanto pro- fonda quanto arcana e misteriosa. Dunque tentarne di que- sta formazione o riproduzione un dilucidamento è il ma- ximum degli sforzi umani; il farlo mediante supposizioni è r unico mezzo che è dato ; il riescirvi con qualche faci- lità tutto può esserne il merito. Per lo che il concetto esposto, poggiato sulla semplice idea: che materia ed at- tività sia in ogni atomo; che queste si accumulino ed au- mentino nelle molecole e nei gruppi di essi; che vi siano prefissi li tipi d'ogni unione, d'ogni composizione, d'ogni forma, ai quali tipi servano e conducano entrambe; che una medesima forza determini e diriga-tali unioni intuiti i regni della natura; che influenze, e circostanze ambienti molto ne modifichino l'andamento; questo concetto come si rimane assai giustificato nella formazione e produzione degl'inorganici, cosi può bene adattarsi alla formazione e generazione degli organici; con questo concetto come si fa alquanto chiaro l'avvenimento delle molecole e dei grup- pi a tipo, nel polline, nello sperma, nei liquori prolifici, del pari che nei semi o nelle gemme, nelle uova od in qualsiasi parte della generazione, piuttostochè l'avveni- mento di germi, di filetti, di punti o cicatricole, egual- raentechè di elementi non bene deffmiti; così si ponno accordare le leggi ed i fenomeni tanto delle formazio- ni dei minerali, quanto dello sviluppo e generazione dei 288 RENDICONTO ACCADEMICO vegetabili e degli animali; questo concetto in fine come unifica la produzione di tutti i corpi ascrivendola all'ef- fetto di una sola ed unica forza, vale a dire, all'Azion Chimica, così armonizza l'universo identificandone gli es- seri, siccome ne magnifica e subblima la potenza del Creatore. Che se astruso in conseguenza non riescirà poi tan- to simile pensamento in abbozzo e nudamente delineato ; ho ferma la speranza che verrebbe concreto, e per tutto quello che è possibile dimostralo, quando si riandassero, e di- cifrassero minutamente le ragioni e le cose che vi sono relative, e vi appartengono. Ma oltrecchè ciò ingrandireb- be all'estremo la vostra noja o Signori, né converrebbe in un solo discorso, in una tornata sola; a Voi che siete tanto innanzi nella scienza e negli arcani della natura, non credo sia necessario l'ulteriore disviluppo; anzi trovo che diverrebbe assolutamente uno spreco l'aggiugnere pa- role al cenno che vengo di darvene. E per compiere l'as- sunto finirò col dire: che dopo tutto l'espoi^io, il feno- meno di ricomponimento della Materia della Porretla dalla sua putrefazione, spiegato quale espressione, siccome ac- cennai, della rotazione dell'universo, e cioè che in questa materia essendovi molecole d'ordine vegetabile ed animale insieme all'acqua, ed alle condizioni opportune, vi si in- formano criptogame e vibrioni, esseri naturalmente d'in- fime specie, perchè da molecole di certa semplicità di na- tura, e non da gruppi di allo e complicalo rapporto pro- venienti; vi crescono tali esseri e vivono di vita perenne e duratura finché vi sono dette condizioni , altrimenti vi ranojono ed imputridiscono; e per trovarvisi sempre in mezzo allo sfacelo dei viventi alcune delle molecole a tipo, al rinnovarsi delle prefate condizioni , vi si rinnovano e repristinano le formazioni, gli sviluppi degli esseri stessi, il primitivo stato di apparenza e di integrità; il fenome- no dissi di essa Materia Porreltana, perchè spiegato in DEL PROF. A. ALESSANDRINI 289 simile guisa, diventa un fenomeno dell'ordine comune di tutte le origini dei corpi ; che interessa la Chimica insie- me e la Fisiologia; che desta grandissima curiosità d'in- vestigarlo, 0 desiderio di studiarlo; e che riceve certo tal qual lume dalla manifestata opinione intorno alla produ- zione degl'inorganici, ed alla generazione degli organici ; la quale opinione se non alza il velo del mistero della na- tura, lo dispiega e dirada d'alcuna guisa ^ giugnendo al limite che all'osservazione, all'induzione, all'ingegno anche il più ferace non è concesso di oltrepassare. Io sono in tale persuasiva rapporto al fatto impor- tante, di cui ho trattato, ed al grave argomento che a forza ne è conseguito: però nella mia meschinità tanto ho detto, e tanto ho azzardato sapendo che vado incontro al disinganno od alla convinzione, quando la vostra sa- pienza ne degni dell'esame e del giudizio, e giammai a severa critica od a derisione, quando al tribunale cui mi rivolgo presiedono la bontà, la cortesia, la gentilezza vostra. 22. Sessione. 3 Maggio 1849. Impedito, per indisposizione di salute, l'Accademico pensionato Sig. Prof. Antonio Sanlagata dall' intervenire alle sedute, manda la sna Dissertazione d'obbligo nella quale tratta = Della Pietra del Monte Armato di que- sta Provincia =: e che viene letta dal di lui figlio il Prof. Domenico , che ha pure avuto parte nel raccogliere e nell'esperimenlare sulla pietra slessa. Negli Opuscoli scientifici di Bologna dell'anno 1817. trovasi, dice l'Accademico, una memoria dell'illustre e benemerito Prof. Francesco Coli nella quale si da notizia di una Pietra del Monte Armato di questa Provincia; che avendo apparenza lofacea è dotata però di proprietà così singolari che impegnarono quel Professore a ricercarne coir analisi la chimica composizione. N. Km. Se. Natur. Serie II, Tom. IO. 19' 290 RENDICONTO ACCADEMICO Quella pietra, è detto ia quella Memoria, può es- sere facilmente lavorata al Torno, ridotta in vasi e uten- sili di forme vaghe ed eleganti , e qualora sia posta in una fornace, e cotta al calore e modo stesso in che sono colte le terraglie acquista durezza e colore diasproidi di rosso vivo tendente al giallo, conserva le proprie forme solo al- cun poco e uniformemente ristrette , e lavorata alla ruota de' pietrai acquista uno stupendo pulimento. Per la chi- mica sua composizione la denominava il Coli = Pietra sillico-alluminosa-calcarea , cori ossido di ferro minore = ma l'Autore crede che mineralogicamente le sia più ad- dattato il nome di rr Silicato di allumina di calce e di protossido di ferro. =. Questa Memoria poi non porge che un cenno di quanto si richiederebbe sapere intorno alle utilità industriali e scientifìche che da questa pietra si possono trarre; alla quale ommissione intende ora di riparare il nostro Accademico ricercando se tutto il depo- sito della terra di Monte Armato nel luogo detto della Rambalda sia uguale ed uniforme tanto nei caratteri fisi- ci, che nella composizione chimica; se sia grande o in poca abbondanza ; se passando la prima scorza del poggio si faccia la terra più compatta e tenace che non è al di fuori; se tratta dall'interno possa tagliarsi prestamente e facilmente; se in pezzi maggiori di quelli ben piccoli ne' quali da se medesima si divide nella superficie: poscia è da ricercare se l'effetto che si ottenga dai lavori praticati su questa terra sia tale da compensare le fatiche e le spese che possono importare , e infine se con nuovi saggi ed esperimenti si possano ricavare da questa pietra nuovi risultaraenti a prò dell'industria o della Scienza ; argo- menti interessantissimi che l'autore tratta e discute parti- tamente nel decorso della memoria. L' Accademico Sig. Dottor Giovanni Gualandi legge il seguente Rapporto: DEL PROF. A. ALESSANDRINI S91 Consegnatomi, nella Sessione Accademica prossima passata dal Chiarissimo nostro Presidente lo scritto invia- to a questa Accademia del Dott. Litchfield onde io ne ri- ferissi a voi, 0 Accademici, il contenuto, eccomi pronto ad esporvi quanto sopra il medesimo mi è dato di potere osservare. Questo scritto di IO pagine di carattere sì rado da va- lutarsi appena per quattro pagine comuni è intestato così. Dell' Haschiscli (Canabis indica) I. B. Litchfield Dottore in Medicina primo medico d'una Casa de' Matti ex Ispet- tore Generale degli Ospedali della Provincia di Australia (Sud) — Scritto con parole che hanno spesso la desinenza italiana, ma che non ne formano quasi mai la sintassi è, si può dire, inintelligibile tanto piiì che il traduttore;, o la traduttrice (giacché vi si scorgono tutte le caratteristi- che calligrafiche dello scrivere di una donna, o di un ra- gazzo, 0 almeno di chi non scrive che assai di rado e con poca pratica) ha lasciato uno spazio bianco in luogo di tutte quelle parole di cui non conosceva l'equivalente italiano invece di meltervele almeno nella sua qualunque lingua nativa. Però mi è riuscito d'intendere abbastanza per potere fondatamente assicurarvi che le prime pagine accennano appena ad alcuni scrittori che hanno trattato recentemente dell' Haschisch, fra i quali Moreau de Tours, e alle esperienze di quesl' ultimo fatte insieme con Auberl Roche; ma ciò in modo, da potersi appena congetturare averne l'autore lette le opere, o meglio gli annunzj sol- tanto delle medesime. Le ultime pagine poi non sono che pessima traduzione litterale di alcuni brani d'uno spiri- tosissimo articolo di Teofilo Gauthier inserito nel 1843 a divertimento dei lettori di feuilletons. 23. ed ultima Sessione- 31 Maggio 1849. In nome della Società Editrice viene offerto all'Acca- 292 RENDICONTO ACCADEMICO demia il quaderno di Agosto e Settembre 1848 dei Nuovi Annali delle Scienze Naturali. Il Chiarissimo Sig. Professore Francesco Luigi Botter manda in dono le seguenti stampe. Piano per la Festa Agraria d'Incoraggiamento dell'Isti- tuto Agrario di Ferrara. Ivi 1849. in 8." Cui va unito il Programma della festa ^ che contiene la distinta dei varj premj da distribuirsi. Il Presidente presenta e legge la Memoria d' obbligo del Pensionato Sig. Prof. Vincenzo Valoraui, impedito per malattia dall' intervenire alla seduta, nella quale parla = JDi una singolare cefalea da Lui recentemente osservata = Trattasi di certa Signora Teresa Broglio Cervigni di Tre- ja d'anni 37 diretta al Professore dal Sig. Dolt. Felice Aventrani onde lo consultasse intorno una grave cefalea che da parecchi anni , e con certa frequenza la molesta- va. Indagate le cause e remole e prossime del rinnovarsi e dell'infierire del male, e presa a calcolo singolarmente la soppressione, da lungo tempo avvenuta, di abituale epistassi, la procurata scomparsa di cronico esantema, i facili e frequenti abusi ed irregolarità nel regime igienico, concerta col medico curante un piano di cura tendente a rìmnvere possibilmente le cause del male ed eliderne o moderarne i perniciosi effetti. Per quel che spetta al trat- tamento igienico lo vuole condotto in guisa da rimovere qualunque eccesso e mantenerlo nella massima regolarità, trattandosi in singoiar modo delle azioni ed abitudini che favorir potessero il concorso e la stasi del sangue al cer- vello: relativamenie ai compensi terapeutici poi suggerisce r applicazione a quando a quando di mignatte ai vasi emor- roidali; un metodo purgativo discreto mediante il diagridio e la scialappa; ogni dieci o dodici giorni propone di ag- giungnere alla detta polvere il mercurio dolce, non tra- scurando al manifestarsi del turgore ai vasi cerebrali Tap- DBL PROF. A. ALESSANDRINI 293 ptìcazione di qualche mignatta alle pinne del naso. Onde prendere di mira ancora nel trattamento cnralivo la di- sturbata azione nervosa suggerisce la somministrazione dell'infusione dei fiori d'arnica, e per attivare l'assorbimento oltre i purganti il solfato di marte coli' estratto di scilla, procedendo poi in seguito ad attivare la pelle mediante opportuni epispatici , e mostrandosi il male ribelle oltre ai suggeriti rimedi concorrerebbe anche nell'idea di coloro che suggerirono il settone alla nuca. Ma non fu d'uopo ricor- rere a questi ultimi più validi sussidi medici , giacché dal metodo da prima suggerito e posto in pratica rigorosa- mente ottenne l'inferma in breve la totale sanazione, co- me ne Io avvertiva il Dottor Avetrani con sua lettera delli 14 Luglio t848 e nella quale assicurava^ essere stato per la Signora Cervigni un rimedio eroico l'applicazione di due sanguisughe alle pinne del naso; poiché non è più soggetta alla cefalea, o ben rare volte; e basta lo sgorgo di poche gocce di sangue per farla cessare. Dato compi- mento all'esalta narrazione del caso l'Accademico passa infine a delle importanti e gravi considerazioni patologico- cliniche, estendendosi principalmente sull'utilità in molti casi di indurre la così detta rivulsione e derivazione, ed osservando opportunamente come a torto le scuole che vennero dopo la Boerawiana dimenticassero, anzi avesse- ro in dispregio, cosifatte dottrine. L' Accademico pensionato Sig. Professore Domenico Gualandi proseguendo nel trattare l'interessante argomento dei miglioramenti da introdursi nella cura dei pazzi par- la oggi = Della costruzione di un Blanicomio pubblico = alla descrizione esalta delle diverse parti che costituir deb- bono questo che egli denomina Pubblico Manicomio-Mo- dello vanno unite due grandiose tavole archiletoniche della progettata fabbrica, essendo stalo l'accademico coadiuvato nel suo lavoro dall'opera dei propri figli il Dottor Gio- 294 RENDICONTO ACCADEMICO vanni medico, ed Onorario dell'Accademia nostra, che si è occupato principalmente di siffatti sludi visitando anche parecchi dei principali manicomii d'Italia , ed il Dottor Francesco esperio e valente Ingegnere Archilello: ma di questo importantissimo lavoro, come ognun vede, e im- possibile fornirne una esalta idea mediante una notizia compendiala, ed attenderemo che per cura dell'Accademia sia per esleso reso di pubblico diritto, il che avverrà tra non molto. Sessione straordìnoria delti 10 Giugno 1849. Convocala la Classe dei Benedettini ad eleggere il Presidente e stabilire l'Album delle sedule scientifiche del- l'anno accademico pross. v. , intervennero i Signori: 1. Sgarzi — 2. Piani — 3. Alessandrini — 4. Calo- ri— 5. Berloloni Antonio — 6. Bianconi — 7. Gozzi. Dichiarata legale l'adunanza, a norma del prescritto dal Reg. , verificandosi l'assenza o l'impedimenlo di tredici dei Membri della Classe, si procede loslo all'estrazione a sorte dei nomi dei Pensionati , disponendoli come segue nel Registro delle sedule; giacché si addotta pure di pieno consenso il parlilo di pubblicare d'ora in avanti in italia- no il cosi dello in addietro J/6wm delle sedute, dopo che si ottenne di inserire nei Commentari anche le memorie scritte e recitale in lingua italiana. DEL PBOF. A. ALESSANDRINI ACGADEmA DELLE SCIENZE REGISTRO Dei giorni delle Adunante scientifiche, e degli Accademici pensionati che in esse leggeranno. 1849i Novembre 8. Contri. 15. Baroni. 22. L' Astronomo. 29. Bianconi. Gennajo i8S0< 3. Valorani. 14. Santagata. 10. Berioloni Ant. 21. Alessandrini 17. Barilli. 24. Brighenti. Aprile 31. Magistrini. 4. Venturoli. 11. Medici. Febbrajo 18. Sgarzi. 26. Orioli. 7. Piani. 14. Rizzoli. Maggio 21. Cavara. 28. Gualandi. 2. Gozzi DiGBItIBRB 6. Bertoloni Gius. 13. Calori. 20. Gherardi. 27. Comelli. Marzo 296 RENDICONTO ACCADEHIGO Passando alla nomina del Presidente, letti gli arti- coli del Regolamento che risguardano tale elezione, si rac- colgono le schede , dallo spoglio delle quali risultano pro- posti : Alessandrini in sei schede — Medici nella settima- Posti i due nomi separatamente a partito secreto ri- sulta designato Presidente pel venturo anno Alessandrini a voti unanimi. Seduta straordinaria delli 17 Giugno 1849. Convocate le due Classi dell'Accademia ad eleggere un Accademico non pensionato in sostituzione del defunto Monsig- Farini intervennero dodici individui. Dichiarata dal Presidente legale l'adunanza, essendo intervenuta la metà dei Membri non legitimamenle impediti, legge l'articolo del Regolamento che risguarda la nomina ai posti vacanti Della classe degli Accademici non pensionali, proponendo ad Accademico il Sig. Dottor Paolo Predieri. Raccolti i voti , quasi all' unanimità viene il medesimo eletto Acca- demico- «^^^©«ìSJiMS»©^^ Sui depositi delle ossa fossili esistenti nelV Ima lese. (Lettera del eh. sig. prof. Giuseppe SCARABELLI al ch. Sig. pPOf. ANTONIO ToSCHl)- Caritsimo Amico Mi chiedete nella vostra lettera se io abbia mai sod- disfatto ad un piccolo debito ch'io avea contratto verso gli studiosi della natura allorquando col pubblicare negli Annali delle Sciente Naturali di Bologna ( Fase, di Ago- sto 1846) un'arido Catalogo delle ossa Fossili dell'Imolese io loro prometteva di dichiarargliene in altro mio scritto, e le condizioni di giacitura, e l'epoca di loro deposito. Ora io vi rispondo francamente che no affacciandovi per tutta validissima ragione dì scusa, che occupazioni di più grave momento me lo vietarono. Però sendo voi uno fra i cultori delle Naturali Scien- ze, quello che per legami di antica amicizia, e per istu- dj praticali in questi dintorni può meglio di altri col per- donare la brevità di una relazione supplirvi altresì colle proprie osservavioni fatte^ così io non esito di tosto ap- pagare il vostro desiderio, e mi servirò a maggiore chia- rezza di una piccola figura tolta da' miei appunti geolo- gici redatti sul luogo. Primieramente dirovvi sembrare risultato di lunga e- sperienza che le Ossa fossili del nostro paese rinvengonsi solamente in quella serie di piccole eminenze , le quali , li- mitate da una parte dal Fiume Santerno, dall'altra dal Rio di Bergullo, non sono che le ultime propagini delle Colline Subappenine. Può essere che questa circoscrizione del terreno ossifero altro in realtà non sia che apparente , e solo dipenda dal non essersi altro ve in pari circostanze Ì298 SUI DEPOSITI rinvenuti di tali fossili, però alcune particolarità mi é sembrato scorgere in quei luoghi ove giacciono le Ossa Fossili, le quali non si affacciavano ove esse mancano, per modo che a cause, dirò così limitale e circoscritte, devesi piuttosto riferire la dispersione nei colli nostri delle Ossa Fossili , anziché ricercarle colla teoria alla mano , in cause generali aventi simultaneamente esercitato una vasta sfera di azione. Le collinette nostre siccome tutte le altre di questi paesi, hanno come ognuno conosce, alla lor base le argille turchine conchiglifere, stratificate orizzon- talmente 0 leggerissimamente in pendio verso la parte pia- na della contrada. Immediatamente sopra di queste qualche leggero strato si succede che tenendo in parte alla natura medesima delle argille ne porta un somigliante colore, e partecipa della qualità sabbiosa di quelli che li ricuoprono. Questi strati adunque mineralogicamente parlando, sono di argilla sabbiosa turchina e formano il graduato pas- saggio fra le Argille Subapennine, e le pure conosciuiis- sime sabbie gialle conchiglifere. È in questa sorta di ter- reno che preludiano le ossa di Vertebrati , e dorè fu rin- venuto un Dente molare superiore di Rinoceronte (Rio Pratella). Per un fatto permanente esclusivo alle nostre Colline ossifere, e più particolarmente ancora ove trovasi la maggiore copia di resti fossili (Colle della Sganga) sopra alle argille sabbiose non seguono le sabbie gialle, ma bensì voi vi trovale un grosso banco di Puddinga Cai- - care con qualche raro frammento di Conchiglia marina, spessi vestigi di vegetabili, e avanzi di Vertebrati. Detta puddinga si compone per la massima parte dei varj Cal- cari di cui abbonda l'Apennino nostro, e contiene ben anche ciottoli di grès, e di silice. Il cemento che lega lutti quasti elementi, ed i varj fossili è formalo da un calcare grossolano giallastro che tale è reso dall'abbondante sabbia che vi si mescola e che riempie i vani esistenti fra ciottolo e ciottolo. Altrove (al monte DELLE OSSA FOSSILI 299 Caslellaccio , alle così dette Lastre del Santerno) questo stesso deposilo per un'attenuazione dei suoi componenti appare sotto fornoa di grossolana Arenaria discretamente consolidata, ed anche in questo stato oltre alle conchiglie marine che più spesso ed intatte contiene, ha sommini- strato qualche frammento di ossa entro di essa impastato. Per lo contrario sotto alla Chiesa Parrocchiale di Bergullo presso ai conosciuti Bollitori (Salse, Vulcani Fangosi) si vedono i medesimi ciottoli , componenti la succitata pud- dinga j quasi tutti disgregali , e disciolti gli uni dagli altri formare un mobile deposito di ghiaja. Non so se precisamen- te si possano assicurare provenienti da quel luogo alcune ossa raccolte in quei dintorni ; egli è però molto probabile. Una particolarità degna di rimarco , che qui cade in ac- concio di menzionare parlando di questa ghiaja, si è la grande abbondanza di ciottoli silicei, e come questi sieno quasi tutti ripieni di Nuranjuliti. Il Professore Collegno collega nostro condotto da me in un'escursione colà, tro- vò il fatto degno di tutta l'ailenzione de' Geologi, si per- chè avendogli significalo che in molli altri luoghi si ripe- teva, ne veniva a provare l'importanza sua; come anche in questo ci accordavamo che fin ora nell'Appennino no- stro (luogo da cui certamente provenivano detti ciottoli) non erano siali rintracciali Nummulili nella Silice. Di so- miglianti saggi Silicei nummolitiferi è dtiopo che voi sap- piate esisterne osservati dal Cortesi nel Parmigiano, e que- sto Autore ne' suoi Saggi Geologici persisteva a manife- stare l'opinione sua che i Nummulili impastati nella Sili- ce non sieno che particolari cristallizzazioni di una qual- che minerale sostanza!!! Ma ritorniamo in argomento. So- pra la puddinga calcare che per un'anomalia puramente locale separa l'Argilla Sabbiosa dalla vera Sabbia gialla nella collinetta disegnala nella unita figura trovasi i\n mi- sto di sabbia gialla e piccoli sassettini selciosi i quali non più grossi in generale di un' avellana , o di una mandorla 300 SUI DEPOSITI sono qualche velia di vaghissimo aspetto , e non rare agate i e corniole somministrano al cercatore naturalista. Qui pure ossa si trovano, e rarissimi frantumi di conchiglie. Viene appresso per lo spessore di un 2 metri una marna scisto- sa giallognola, poco consistente, la quale oltre alcune im- pressioni di foglie appartenenti a piante terrestri tutt'ora viventi in queste contrade, presenta qualche raro bensì, ma ben caratteristico avanzo di conchiglie d' acqua dolce. Superiormente a questo; sempre alla Sganga, eccoci final- mente alla ben nota sabbia gialla, la quale a banchi è sovente consolidata in fragile molassa ed ha per fossili suoi caratteristici sole alcune specie di Ostree, Dentali, Serpule, e pettini. Questo deposito ha circa 15 metri di potenza ed appena si ravvisa stratificalo visto in grandi masse; e poi voi vedete che sebbene questo faccia segui- to alle marne turchine, ed appartenga per la concordanza di sua stratificazione, pe' fossili, e pei suoi mineralogici passaggi all' epoca medesima , segnandone l' ultimo periodo, esso però ne diversifica per tali suoi caratteri, dirò ne- gativi (la scarsità de' suoi fossili, la poco chiara stra- tificazione) tanto eh' io mi penso dovere ascrivere la sua origine a quell'azione combinata, e del mare, e dei venti, che produce pure a dì nostri lungo le coste di molli mari polentisssime dune, o almeno estesissime alle spiaggie tulle sabbiose, e malpiane. Qualche osso è stato trovalo in questa sabbia, ma temo che per la facile mobilila sua non siasi preso qualche abbaglio dai racco- glitori ; però quando anche questo fatto fosse ben provato, non mollo altererebbe 1' opinione che mi sono formala' circa le cause che trasportarono nei colli nostri le ossa de' Vertebrati. Vi ho accennato che locali, e non molto estesi sono i deposili (dal basso in allo coniando) della Pud- dinga Calcare, delle sabbie, e ciottoli silicei, della Mar- na Fluviatile; ora adunque riassumendo , io penso, che DELLE OSSA FOSSILI 301 il complesso di questi tre membri altro non costituisca se non se il materiale strascinato da un gran fiume che di- scendeva dall'Appennino nostro e gittavasi nel mare Plio- ceno, seco traendo come è naturale le spoglie di quegli animali che incontrava nel suo corso, e che in quel tem- po popolavano quelle contrade. Questo riconosciuto vero, io spiegherei benissimo come in contatto delle argille sab- biose che si depositavano nel fondo del mare Plioceno ve- nissero in seguito a formarsi alle spiaggie i banchi del- la sabbia gialla in tutti quegli altri luoghi ove non esi- stendo influenti al mare , non potevansi creare depositi in- termediì. Così una volta che questo fiume ebbe per qual- che circostanza abbandonato il suo letto mentre rimanevano immutate le condizioni del mare, questo doveva, come osservasi nella figura, seguitare a spargere sopra l'abban- donato letto le sabbie gialle, quelle stesse che altrove stendeva ed accumulava. Oscillando poscia in tempi più recenti entro certi limiti il vario girovagare di questo fiume, e precisamente quando il mare prendeva il luogo che tuli' ora tiene ^ eccolo solcare (al Castellaccio sulla strada che conduce alla Villa Balladelli) la superiore parte delle sabbie Gialle, e portarvi quanto prima non aveva po- tuto nei suoi antichi corsi (perchè non comparse sull'Ap- pennino) rocce Ofiolitiche, Diaspri, Spiliti, e dare ori- gine ad un deposito àeW Epoca diluviale. F\ni]men[e nel- l'attuale periodo, questo corso d'acqua diminuito d'assai per le più numerose Valli di denudazione formatesi, ai tempi nostri chiamossi Santerno, e ben sanno i limitrofi suoi se egli ora trasporti ed accumuli nel mare i materiali che caratterizzeranno V Epoca attuale. Imola 5 Febbraro 1849. Fostro Affmo Amico e Collega Giuseppe Scarabelli. 302 SUI DEPOSITI DELLE OSSA FOSSILI NUOVA SPECIE DI VOLUTA 303 Broderip W. J. — Descrizione di una nuova spe- cie di Voluta. » Voluta signifer. Voi. testa ovato-fiisiformi;, longitudi- » naliter creberrime lineala, subflava ^ sìgnis spadi- M ceo-bninneis ìrregularibus inlerruptìs vinata; spira » mediocri, siibtumida, apice subacuto-mainaiillari , )) glabro; anfraciibus 3;, ultimo longe maximo, sub- )) ventricoso;coIuraella quadriplicata, plicis magnis. u )) Long. poli. 3 5/8, lai. 1 5/8. » Hab. in Oceano Orientali? The Annals Annali di Storia Naturale di Londra , quaderno di Novembre 1848. Serie 2. Tom. 2. pag. 366. B AL ARDI NI Loti. Lodovico — Casi di sifilide nei cavalli. È noto come la sifìlide^ o lue venerea cavallina, la quale da qualche tempo erasi manifestata in alcune parli della Germania ^recandovi non pochi danni ^ si fosse fino dall'anno 1838 estesa anche a taluna delle provincie della monarchia austriaca quali la Boemia e la Stiria. Ed è pur noto come poco dappoi si riconoscessero infelli da tale morbo alcuni stalloni erariali e privati, e non poche ca- velle indigene nello stesso Regno Lombardo-Veneto, e sopratulio nelle provincie di Treviso e di Udine. Ad ovviare al qual male, e ad una propagazione fra noi, del nuovo conlaggio venne istituita una Commissione 304 CASI DI SIFILIUE NEI CAVALLI Veterinaria, la quale, percorrendo le provincie, visitava tutte le cavalle e i cavalli, e somari da monta, e dispo- neva ben anco pel sequestro e per la opportuna cura sino a totale guarigione delle beslie che si scoprissero infette. Cinque cavalle soltanto si rinvennero ammalale coi caratteri della sifilide nella provincia bresciana, le quali furono anche sequestrate e fatte curare; ne piiì si ebbe sentore di lai morbo per qualche anno. Quando nell'Aprile del 1847 (poco dopo che il Co- mando degli Stalloni in Cremona avea partecipalo essersi trovati affelti da ulceri veneree alcuni stalloni reduci dalle monte) il veterinario distrettuale Pedroni riferiva alla De- legazione Provinciale di Brescia avere scoperta l'esistenza del morbo in discorso in Ire cavalle state di recente sotto- poste al salto nel comune di Manerbio. Il che conosciuto, la Delegazione, per avviso dello scrivente, ordinò tosto una visita generale in ogni distretto ai cavalli interi e so- mari da monta e alle cavalle, dalla quale risultò trovarsi guaste da mal venereo N. 6 cavalle nel comune di Ma- nerbio; 3 nel comune di Cignano; 2 in Osflaga, e 5 in Ve- rolanuova, in lutto 16 beslie: emerse avere propagalo il morbo uno stallone di proprietà di un Vergani da Cre- mona , condoUo da certo Balestrieri , che aveva da pochi giorni fallo il giro di quel circondario. Non tardò la Delegazione di Brescia a rendere edotta quella di Cremona dell'avvenuto per le indagini e misure da addoltarsi verso lo stallone propagatore del contagio, e dispose immediatamente per l'isolamento e la cura delle cavalle ammalate. La malattia si presentava con ulceri eslese, più o meno confluenti, sulla esterna superficie della vulva, ed anche oltre le grandi labbra, con fondo giallo pallido lar- daceo, accompagnale da qualche stillicidio puriforme e tumefazione, ed in taluna bestia benanco da tumore ghian- dolare, 0 bubbone all'inguinaglia, con tumefazione ede- GASI DI SIFILIDE NEI GAYALLI 305 matosa [estendentesi alle poppe, e qualche volta fino ai garetti. La cara consistette in un trattamento antiflogistico ge- nerale e locale|mediante qualche salasso; bibite diuretiche e rilassanti j lavature mollilive ed infezioni raucilaginose nella vulva ripetute più volte nella giornata. Nei casi più gravi, ed ove eravi bubbone fu duopo ricorrere a risoK venti energici e specifici , quali sono i mercuriali , le pre- parazioni di jodio, che corrisposero efficacemente e por- tarono ben presto la risoluzione. La cura durò per oltre 40 giorni. La guarigione par* ve radicale, essendo scomparsa ogni alterazione, ne in seguito più apparso indizio del superato malore. {Dalla Ga%':{etta Medica Lombarba N. 26. 3 Giugno 1849.) N. Abn. Se. Natur. Skrii II. Tom. IO. 20 A]\]\U]\ZI DI NUOVI LIBRI Mémoìres . . . . Memorie dell* Accademia R. di Scien- ze, Lellere e Belle Ani del Belgio. Tomo XXII. Briissel- les 1848 in A° Tavola delle materie contenute. Classe delle Sciente. Dumont A. — Memoria sui terreni ardennesi e renani delle Ardenne^ del Reno, del Brabante e del Condros. Di pag. 451. Nist N. P. — Prospelio sinoUico e sinonimico delle spe- cie viventi e fossili della famiglia delle Arcacee, col- la indicazione dei deposili nei quali sono state rac-^ colle. Di pag. 79. Mémoìres .... Memorie premiate, e dai Dotti slra- Pieri pubblicate dall' Accad. R. di Scienze , Lettere a Belle Arti del Belgio. Tomo XXII , che contiene le memorie del 1846 e 1847. Brusselles 1848. in 4.'» Classe delle Sciente, Sckaer — Memoria sulle integrali euleriane e sulla con- vergenza di una certa classe di serie. Di pag. 25. l,e Francois — Soluzione di un problema di calcolo in- tegrale. Di pag. 24, ANNUNZI DI NUOVI LIBRI 307 Perrey Alessio — Sui lerreraoli della Penisola italica. Di pag. 145 con tav. in fol. Donny F. — Sulle principali soffislicazioni delle farine, e del pane. Di pag. 28. con tavola a figure colorate. Verrhaeghe — Sulla causa della fosforescenza del mare nei paragi d'Ostenda. Di pag. 31 con tavola in 4." Poelman C. — Nola sull'organizzazione di alcune parti dell'apparecchio digerente del Python bivittatus. Di pag. 14. con due tav, in 4.** Schuermans T. — Descrizione di un quadrumane della fa- miglia dei Lerauridi , del Cen. Moki (Lemur), o scimie a muso di volpe, conservate nelle collezioni del Museo R. Di pag. 6 con tav. in 4.''. La nuova specie è denominata Lemur chrysampyx. Bulletins . . . ■ Bullettìni dell'Accademia R. di Scien- ze, Lettere e Belle Arti del Belgio. Tom. XIV. Parte 2.* Brusselles 1847. in 8.° Id. Tom. XV. Parte l.'' Brusselles 1848. in 8.° Annuaire .... Diario dell'Accademia R. di Scienze Lettere e Belle Arti del Belgio. Anno XIV. Brusselles 1848. in sedicesimo. Mémoires Memorie dell'Accademia R. di Scienze , Lettere e Belle Arti del Belgio. Tom. XXI. Brus- selles 1848. io 4.° 308 ANNUNZI Tavola delle materie contenute. Classe delle Sciente. Tìmmermans — Ricerche sugli assi principali d'inerzia, e sui centri di percussione. Lette nella seduta delli 19 Maggio 1847. Di pag. 33. Meyer A. — Memoria snll' applicazione del calcolo delle probabilità alle operazioni di livellamento topografico. Presentala nella seduta delli 6 Febbrajo 1847. Di pa- gine 23. Dello stesso — Memoria sullo sviluppo in serie di quat- tro funzioni ecc. di pag. 23. Van Beneden — Ricerche sui Briozoarj fluviatili del Bel- gio, di pag. 36 con due tav. in 4.*^ colorate. De Selys - Longchamps — Sunto delle osservazioni sui fenomeni periodici del Regno Animale, e particolar- mente sulle emigrazioni degli Uccelli nel Belgio dal 1841 al 1846 di pag. 88. Fenomeni Periodici. A. Osservazioni regolari sulla meteorologìa e la fisica del Globo- 1. Sunto delle Osservazioni sulla meteorologia^ la tempe- ratura ed il magnetismo della terra, fatte nel 1847 all'Osservatorio di Brusselles e comunicate dal Diret- tore A. Quetelet. 2. Sunto delle osservazioni meteorologiche fatte a Lovanio nel 1847 da /. G. Crahay. 3. Sunto delle osservazioni meteorologiche fatte a Gand nel 1847 da Dupre^. 4. Osservazioni meteorologiche fatte a Swaffham-Balbeck nel Cambridgeshire nel 1847 da Leonardo Jenyns. DI NUOVI LIBRI 309 Osservazioni meleorologiche falle al Giardino bolanico di Monaco nel 1847 dal Doli. Haébert. Osservazioni raeleorologiche falle a Slellino nel 1847 da Hess e Dohrn. B. Osservai{ioni dei fenomeni periodici naturali. Sulla messa e caduta delle foglie, la fìorilura, la frut- tificazione, falle nel 1847 nell' Osservatorio di Brus- selles, ed in diversi altri luoghi d'Europa. Osservazioni zoologiche fatte nel 1847 nel Belgio, ed in diversi paesi d'Europa. Osservazioni sull'uomo fatte dal Prof. Gluge. Di pa- gine 98. Memorie di matematica e di fìsica della Società Italia- na delle Scienze residente in Modena. Tomo XXIV. Parte 1.^ Modena 1848. In questo volume sono contenute le seguenti Memorie spettanti alle scien^^e Naturali. Catullo Cav. Tommaso Socio attuale — Memoria geogno- slico-paleozoica sulle alpi venete, pag. 187-342. con XI tavole litografiche. Tenore Cav. Michele — Della Macria nuovo genere di piante, pag, 362. Bertoloni Cav. Antonio — Manipolo primo di piante del- la Liguria. Pag. 368. 310 ANNUNZI Novi Commentarli Accademiae Scìend'arum Instìlutt Bononiensis Tom. IX. Bononiae 1848-49. in 4.° Angelelli Marchionis Maximìliani — An veteres Italiae phi- losophi nuilam de vi electrica ac de fulminuni potis- sitnum proprielatibus scientiam lenerenl . pag. 6 Alessandrini Antonii — Observationes analomico-pa- thologicae ad illustrandum textuni intimimi prò- prium membranis serosis m 11 Calori Aloysii — Animadversiones analomicae de ter- gemina alresia , nimirumoris, ani, et vaginae in humano foetu inspecta » 29 Giacomelli Henrici — De singiiiari cordis, vasorum- que parietum ossìfìcatione » 57 Cavara Eq. Antonii — De lumoribus elephantisia- cis - .... M 66 Soverini Caroli — Degenerationum quarundara sysle- matis cardiaci arteriosi n 77 Bettolonii Josephi — Historia Lepìdopterorura agri bononiensis u 97 Bertolonii Antonii — Miscellanea Botanica VII.* • w 185 Id. — Serrao de Robigine Tritici m 229 Bertellìi Francisci — De rationibus quae intercedunt inter pluvias eie m 233 ^gtìiriji Cajelani — De Lini fìbrillarum , alque Gos- sypii staminum intima structura .....)> 255 Tortolinì Barnabae — De formatione quarundam ae- qiiat. algebraicarum n 283 Calori Aloysii — De origine et connexionibus acces- sorii Willisii n 301 Alessandrini Ani. — De intima squamarara lextura pisciura, deque scutulis crocodili alque Arma- dili w 371 Jd. — Slructura integumenlorum Armadili ...» 393 Medici Michaelis — De Vita et scriplis Patri Nannii. » 41 1 DI NUOVI LIBRI 31 1 Èianconi J. Jos. — De Mari olim occupante planities et coUes Italiae, Graeciae eie pag. 433 Bedettii Julii — De raaxioais atque minimis dìsiantìis a dato putido ad lineam datam n 456 Fagnoli Joseph! — Specimen criticae analysis de pro- prospectiva teoretica n 553 Bertolonii Ant. — Miscellanea Botanica VIII.^ . » 673 Dal Catalogo di Libri di Storia Naturale di I. B. Baillìére a Parigi del Giugno 1847. De Blainville H. et F. L. M. Maupied — Histoires des Sciences de l'organisalion et de leurs pro- grès comme base de la pbilosophie. Paris 1845. 3 voi. in 8. prezzo i . Fr. 18. Geoffroy Saint-Hilaire I. — Vie travaux et doctrine scienlifique d'Etienne Geoffroy Saint-Hilaire. Pa- ris 1847 in 12.0 M 8. 50 Jckermann P. — Considérations anatomico-physiolo- giques et hystoriques sur le Coipo du Chili. Paris 1844. in 4.° de 16. pag. et 3. tav. . » 3. J^MÒar — Ostéographie de la Baleine èchouée ài' est du pori d'Ostende, en 1827, précedée d'une Notice sur la dècouverle et la dissection de ce cétacé. Bruxelles 1828 in 8.° fig. . . . . m 6. Duvernoy — Résumé sur le fluide nouricierer son mouvement , dans tout le règne animai. In 8.'^ » 1. 25 Id: — Sur les dents des Musaraignes , considérées dans leur composition et leur structure intime. Paris 1844. in 4. et 4. pi. color. ... : m 7. De Fremery P. I. I. — Specimen zoologicura , si-* slens observationes praesertiin osteologicas de Casuario Novae Hollandiae^ Trajecti ad Rhenum 1819 in 8 w 3. 312 ANNUNZI Treviranus G. R. — De Protei anguini encepbalo et organis sensuiim disquisitiones zootomicae Got- tingae. 1819. in 4. de 8 p. et v. pi. . . Fr. 1. Bakker G. — Osteographia piscium. Groningae 1822. in 8. avec atla.s in 4.** de U pi m 20. .BMroM) — Mèmoir sur le syslème vasculaire des pho- ques in 8.° de 14 pag w 1. Trapp H. A. — Simbolae ad anatomiam et physio- logiam organorum oculi bulbum adjiivantinm et praecipue menibranae nictitantis. Turici 1836 in 4 ° 2. pi „ 3. Riidolphì — Entozoorum sive ve.rmium inlestinaliura bisloria natiiraiis. Amsferd. 1808. 3. voi. in 8. » 36. Bernhardt A. — Simbolae ad ovi mamraalium histo- riam ante pregnationem. Vratislaviae 1834 in 4.° de 47 pag. et 1 pi m 3. Breschet G. — Recherches sur diffèrenles parties du squelette des aniraanx verlèbrès encore peu con- niies, et sur plusieurs vices de conformatim de OS. Paris 1838 in 4. avec 1. pi m 2.50 Id. — Recherches anatoraiqiies et physiologiques sur la gestation de quadrumanes. Paris 1845 in 4.° de 90 pag. et 14. pi » 12. Dethardìng — Historia partns monstri bicorporei monocephali , accedit dispulatio de raonslro sine cerebro. In 4. 18 pag » - 75 Guillot — Exposilion analomiqiie de l'organisation du centre nerveux dans les qiialre classes d'ani- maiìx verlébrés. Paris 1844 in 4.° de 370 pag. avec 18 pi «16. LerehouUet A. — Anatomie comparèe de l'appareil lespiraloire dans les animaux vertébrés. Stras- bourg 1838 in 4 M 6. Meckel I. F. — De duplicitate monstrosa conimen- tariiis. Halae 1815 in fol. avec 8. pi. . . « 12. DI NVOVI LIBRI 313 Pouchet F. A. — Théorie positive de 1' ovulation spontaDè et de la fècondalion. Paris 1847. 1 voi. in 8." et Atlas in 4 » 36. Wrolik W. — Disquisitio anatoraico-physiologica de peculiari arteriarum extremitatuni in nonnuUis animalibus dispositione. Àmstelod. 1826. . » 2. 5»a®(aia^sasaa sa s>aasaa Società Medico-Chirurgica di Bologna — Pro- gramma di Concorso ad un Premio straor- dinario di Franchi 500 per /' anno 1850. Non avendo avuto luogo nel Concorso aperto da que- sta Società con Programma 6 Maggio 1846 la distribuzio- ne del Premio straordinario di Franchi 500 fondato dal fu Cav. Prof. Lorenzo Martini di Torino, il Consiglio di Censura della medesima ha decretalo di rimettere ad un nuovo concorso lo stesso tema modificato nel seguente modo : Raccogliere i principali fatti conosciuti di morbosi- tà tanto del nervo gran simpatico, quanto del pneu- mogasirico verificate dalla seT^ione dei cadaveri: distin- guere colla maggior diligen:{a le une dalle altre: esa- minarne rispettivamente i fenomeni, od i sintomi che presentaronsi nel corso della malattia: e per tal mo- do ( anche coli' ajuto di proprie o^erva':^ioni ) accu- 314 Ì>R0GRA1II«I DI PREMI mutare prove patologiche tendenti a chiarire la diagnosi delle morbosità stesse, ed a svelare le /Mn^ioni dei pre- detti nervi. CONDIZIONI 1-° Il concorso è aperto per qualunque scienziato ita- liano 0 straniero : sono eccettuali tutti i componenti il Con- siglio di Censura. 2.° Le memorie dovranno essere scritte in italiano, latino, 0 francese, in caratteri chiaramente leggibili- 3° Taceranno il nome dell'Autore, ma avranno in fronte un'epigrafe, che corrisponderà ad altra simile scrit- ta sopra una scheda sigillala, che accompagnerà la me- moria. Entro tale scheda sarà notato il nome, cognome e domicilio dell'Autore, il quale avrà cura di non darsi a conoscere in modo alcuno nel conlesto del suo lavoro. 4." Le dissertazioni non dovranno èssere state antece- dentemente stampate, o presentate ad altra Accademia, e di ciò l'Autore farà solenne protesta nella scheda indicata. 6.° Le memorie o saranno consegnate al Segretario, 0 si faranno pervenire al medesimo per la posta, franche da qualunque spesa ; nel primo caso il Segretario farà al consegnatore una ricevuta, e nel secondo si procurerà dal- l'ufficio postale una dichiarazione che indichi la data del- l'arrivo, ed il giorno in cui il pacco fu consegnato. 6.° Il termine stabilito alla consegna delle memorie in risposta, è il giorno 3t dicembre 1850; passala que- st'epoca, le memorie saranno sottoposte all' esame del Con- siglio di Censura, il quale colle norme prescritte dallo Statuto della Società pronuncierà il suo giudìzio. 7.° Nessuna memoria, per quanto sia di grandissimo merito, potrà ottenere il premio se non avrà interamente adempito alle condizioni tutte del quesito. 8." Le memorie che non conseguiscono il premio pos- PROfiRAMMI DI PREMI 315 sono però essere riputate degne di onorevole menzione e di stampa; in tal caso il Presidente, colle regole prescrit- te dallo Statuto, interpellerà l'Autore onde sapere se ac- consente alla pubblicazione della sua memoria e del suo nome. 9." Si aprirà dal Consiglio di Censura la sola scheda, la cui epigrafe corrisponderà a quella della memoria pre- miata, e tutte le altre, meno quelle relative alle memo- rie lodate, verranno bruciate. 10." Le memorie spedite alla Società, trascorso il tem- po stabilito dal presente programma, si riterranno fuori di concorso. Tali memorie però verranno lette nei modi ordinari dai Revisori della Società , e quando ne trovas- sero qualcheduna degna di stampa , se ne domanderà il permesso all'Autore nei modi fìssati all'Art. 8. 11.*^ Le memorie premiate o lodale si pubblicheran- no nelle Memorie della Società, premesso l'estratto del giudizio dato dal Consiglio di Censura^ e se ne tireranno a parte 50 esemplari da regalare all'Autore. 12.** I Concorrenti non potranno farsi restituire i loro lavori, che in originale debbono. rimanere negli Archivi della Società, e soltanto si permetterà loro, in caso che lo richieggano, di farsene fare una copia a proprie spese. Tale copia verrà autenticata dalle firme del Presidente e del Segretario. Bologna il 12 novèmbre 1848. Il Presidente Prof. Cav. MICHELE MEDICI // Segretario Dott. Giovanni Brugnoli. 316 PROGRAMiai DI PREMI AccADBiniA Medico-Chi isjRGic A di Ferrara — Programma di Concorso al Premio Provin- ciale di una medaglia d'oro del valore di scudi cento. — Tema per Vanno 1849. = Monografia della febbre tifoidea. = , COINDIZIONI 1. È aperto il concorso a tutti i cultori delle Scienze Mediche italiani e stranieri, eccettuati i Membri del Con- siglio di Censura. 2. Ciascuno de' Concorrenti dovrà contrassegnare con un'epigrafe la sua Memoria, e unirvi una scheda o lette- ra sigillata, al di fuori della quale sarà ripetuta la me- desima epigrafe, e nell'interno sarà notato il nome, il co- gnome e il domicilio dell'Autore, essendo assolutamente vietata qualunque espressione che possa farlo in altro mo- do conoscere (§. 36 del Regolamento). 3. Le Memorie dei Concorrenti dovranno pervenire franche di porto a Ferrara entro il perentorio termine del giorno 31 Dicembre 1849 con questo preciso indirizzo — Jl Segretario dell'Accademia Medico-Chirurgica di Fer- rara — . Questo termine è di tutto rigore (§. 37). 4.° Le Memorie dovranno essere inedite, né mai an- tecedentemente presentate ad altre Accademie; e potranno essere scritte in una delle tre seguenti lingue — Italiana, Latina, Francese — (§. 38). 5. Le Memorie pervenute al Segretario saranno con- segnale ai Censori; e poiché questi avranno giudicato quale sia degna di premio, si aprirà la scheda corrispon- dente, e le altre schede verranno immediatamente abbru- ciale (§. 39). PROGRAUni DI FREHI 317 6. L'Autore giudicato meritevole della Medaglia d' oro otterrà in dono 24 esemplari della sua Memoria , la quale verrà pubblicata a parte, o in uno de' più accreditati gior- nali d'Italia (5- 41). 7. Ove nessuno de' Concorrenti abbia nel modo il più soddisfacente risposo al predetto Tema, l'Illustre Con- siglio Provinciale di Ferrara vuole che si conceda una Medaglia d'argento d" incoraggiamento a quello che me- glio vi si sarà avvicinato {§. 42). 8. Non potranno i Concorrenti farsi restituire i loro lavori, i cui originali debbono serbarsi nell'Archivio del- l'Accademia. Si permetterà loro solamente, ove il richieg- gano, di farsene fare a proprie spese una copia, la quale verrà autenticala dalle firme del Presidente e del Segretario. Ferrara dal Civico Ateneo li 30 Novembre 1848. Il Presidente ELIODORO GUITTI Il Segretario GIROLOMO GAMBARI. DEL TOMO X. SERIE II. MEMORIE ED ARTICOLI ORIGINALI Generali — Considera'^ioni intorno alla superfeta- zione pag. 5 ScHEMBRi — Vocabolario de' sinonimi dell' Ornito- logia Europea » 63 Bianconi — Se il Mare abbia in tempi antichi occu- pato le pianure d' Italia , di Grecia , dell' Asia minore ecc pag. 81 Dello stesso — Nuove specie di Rettili del Mo- zambico w 106 Cavara — Di un raro exartrema del piede . . w 110 Sgarzi — Programma del Corso di Farmacia Teo- rico-Pratica. Tavole sinnotiche N. XIX. Catullo — Lettera di argomento geologico . pag. 161 Alessandrini — Rendiconto delle Sessioni dell' Jc' cademia delle Sciente » 172. 266 Scarabelli — Sui depositi delle ossa fossili esistenti nelV Imolese w 297 Ristampe ed Estratti Kbanz — Descrizione dell' Isola d' Elba • . . » 167 Colmeiro — - Intorno agli orti botanici in /spagna, w 210 INDICE / 319 Statuti contro il maltrattamento delle bestie. . » 216 Db Filippi — Sopra un nuovo genere di Anellidi. n 223 Sabbatici — Aneurisma spurio dell' arteria femo- rale » 226 Ponzi — Osserva-^ioni geologiche m 237 Broderip — Nuova specie di Voluta .... » 303 Balabdini — Casi di sifilide nei cavalli , . , » m Annunzi interessanti- Annunzi di Nuovi Libri pag. 80. 306 PsoGRAmiui di Premj » 313. 316 «^^j©^iaiMs»©v>^ f'' :mi mmcE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Ponzi — Osserva'^ioni geologiche pag. 241 AtESSAWDRiNi — Rendiconto delle Sessioni dell' Jc- cademìa delle Sciente w 256 ScARABELti — Sui deposìtì delle ossa fossili esistenti neW Imolese m 297 Broderip — Nuova specie di Voluta ....,» 303 Balabdini — Casi di sifilide nei cavalli . . . m w Annunzi di Nuovi Libri m 306 Programmi di Pretnj « 313 I