^»;5Xv.;.' ..■{ ' fv. \ ' ) / 4 J*. fffò . 7, /■, NUOVO GIORNALE D ITALIA SPETTANTE ALLA SCIENZA NATURALE, E PRINCIPALMENTE ALL'AGRICOLTURA, ALLE ARTI, ED AL COMMERCIO. TOMO SECONDO. In seguito alu Dodici Tomi , che formano LA Prima Collezione col Titolo di GIORNALE d'IT A LIA IN V E N E Z I A, MDCCLXXVIir. Apprefro Benedetto Mi toc co in Merceria. con LICEnZ^ DE' SVTEKIORI, E TRJFiLEGL^ v N. I. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . = ' ' ' ' ■ ' V i6. Luglio 1777. INTRODUZIONE. EL dar cominciamento dX Dccimoquarto Volume di quefto Gior- nale , eh' è il Secondo col titolo di Nuovo Giornale ec. , lìamo in dovere di ringraziare il Pubblii:o j^cnciuib del co- fìante compatimento, con cui finora ha graziofamente queft* Opera ricevuta . La grandezza , la importanza , la univeifale utilità degli oggetti , a' quali fu iftituita , ne produflcro quelT efito for- tunato, che pel lungo corfo di ben tredici anni fi è fempre mantenuto ed accrefciuto > e le procurarono quel fommo grado di eflimazione a cui ^ giunea non folo nella Italia noftra , ma ancora preflb tutte le più còl- te Nazioni di Europa. Un fucceflo così profpero , « in vifta d' infinite altre Opere periodi- che letterarie e fcientifiche in quello tempo medefimo intraprefe e ab- bandonate 3 forprendente e raro , è principalmente dovuto a quegli Uo- mini di merito , a quei veri Letterati , a quegli ottimi Cittadini a que- grilluilri Corpi Accademici iilituiti nelle Città fuddite di quella Serenif- fima Repubblica, i quali non i sdegnano , ma anzi a gloria fi afcrivono Ài applicarfi a quegli Stud;, da cui le più fané Difcipline , la Scienza Maturale, e fegnatamcnte l'Agricoltura, le Arti ed il Commercio, uni- che forgenti della vera e foda Felicità de' Popoli e degl'Imperi , trag- gono il loro incremento, e viemmaggiormentefiorifcono . Concorfero que- fìi a foftenere colle dotte loro Produzioni, e con interelfanti Notizie un sì utile imprendimento, degnandofi comunicarle, affinchè veniffero a co- mun benefizio per mezzo dell'Opera ftefla pubblicate e dilFufe : e in ciò non poco merito acquiftaronfi eziandio quei dotti Soggetti , che nella compilazion di quello Giornale fonofi per l'addietro occupati , impia- gando ogni loro diligenza ed attenzione nella buona e imparziale fcelti de' Materiali , e nel difporli con quella commendabile varietà , che atta foffe a foddisfare il genio , e le ville particolari de' Leggitori ì come purè nel dar pronta notizia delle nuove Opere che ufcivano alle luce , relative agli oggetti del Giornale medefimo, facendone inoltre delle più 7iuovo€ioraa/ed'IfaLTorr),ll, A inte-! intereflfantì un giudìziofo cftràttò . Altrettanto promettiam noi di ofTer- var air avvenire , confidati però nel fervore , e zelo patriotico di tutte le Perfone ftudiofe , che vivamente fupplichiamo a volerci graziare dei loro Lumi , Notizie , OfTervazioni , Scoperte , onde mediante la con- tinuazion del loro favore vieppiù interefifante nel fuo progreflo divenga qucfta utile Collezione, la quale nel tempo fteffo rendendo celebri nei più rimoti Paefi i Nomi loro rifpettabili , fervirà altresì a comprovare , quanto il talentò e il gufto per le Scienze , per le Arti , e per ogni altro utile Studio ed Efercizio fiorifcano preflo ia coltiffima Italiana Na- zione . « Due Lettere Orittohgiche del Signor Giovanni Federico Guglielmo Charpentier , Trofejfore di Mi- neralogia ec. ne II' accademia 'Elet- torale di Frevbers , e Conjìgliere delle Cf>>x>M)Jfio>}i delle M'inere nella Sajfonia , al Signor Giovanni Ar- duino , Soprintendente Tubblico all'agricoltura in quejla Capitale , tradotte dal Francefe , con la B^if- pojìa alle medefìme. LETTERA PRIMA Pregiabiliflimo Amico . Freyberg li jS. Febbrajo 1777. Quantunque pafTato fla un anno, da che mi trovo fenza voftre Lettere di rifpofta all' ultima mia , e di nuove della voRra falute, mi lufingo nondimeno d'eflTere ancora nella voftra memoria , e quinci ofo d'incomodarvi nuovamente con quello Foglio. Due dei noftriMinerjfti, flati corti chiamati pel lavamento di Mi- nere , dimani partiranno di qua per Venezia , ed io non fo fare ad effi migliore fervigio , che quello di rac- comandarli alla voftra grazia e bontà. Accordate loro accoglienza favorevo- le , e fpero che li troverete buoni la- voratori e da bene . Permettete che al cafo di bifogno s'addirizzino a Voi, Signore ; e fé per avventura non fi. «A trovaffero forniti di tutte le notizie e^^ informazioni , in rapporto al loro me- ftiere , ed ai lavori che loro veniffe- ro prefcritti , attenderò gli ordmi vo- ftri per fomminiflrar loro i lumi , de' quali abbifognaflero . Nel tempo , in cui fono ftato pri- vo della voftra corrifpondenza , ho aumentate di molto le mie offervazio- ni per l'Iftoria mineralogica della Saf- fonia j che fenza dubbio farà pub- blicata al termine dell'anno corrente. Tra le pii\ degne di attenzione io con- to le due feguenti . Ho trovato degli ftrati di Marmo calcarlo dentro e tra gli ftrati del noftro Kneus , o fivvero Schifto quarzofo, ma però fenza Pie- trificazioni ; e quefti alla profondità di venti fino a trenta pertiche ( Exa- peda ). Nel difotto di tali ftrati tro- vafi in molti luoghi della Galena , della Blende , della Pirite , e altri Mi- nerali ; e li Filoni gliattraverfano me- defimamente che gli ftrati delle altre pietre. La feconda , non meno im- portante j è la pofizione alternativa del Granito col Kneus , o degli ftrati del primo e fopra e folto il fecondo. Quefte , ed alcune altre offervazioni mi fanno prefumere , che il Granito ed il Kneus fienfi formati in un iftef- fo tempo; e che il Kneus non fia che un Granito modificato , o alterato , forfè nella formazione dei Minerali . Gli ftrati calcari erano dunque ugual- mente primitivi con le Montagne me- talliche; e tutto ciò s' accorda benif- fimo con le voftre proprie offervazio- ni . Se voi lo permettete , io ve ne parlerò più ampiamente in altra del- le le mie Lettere: li miei affari mi co- ^ fottili, e ct^e invece di Teldfnato , Lv urineoiio a ternrirtare . Onoiatemi ore ni.\ a, Arrr.ii, r.tr^.^^ ,,.......-_ ftringoiio a ternrirrare . Onoiatemi pre ft» con voftie nuove; quelta è Ja pre- ghiera unica che qui aggiungo . Per altro fiaie perfuafo che noucerterà di effere coit la più perfetta ftima, e conr aiiiÌGÌ2Ìa inalterabile Voftro ecr Char^entier, LETTERA SECOxVDA. En,imabiIi(Iìmo Amico ► Freyberg li tj Maggio 1777, DOpo sì lunga privazione di vo- ftre nuove vorrete credermi, eh' 10 ho letta la cara voftra Lettera delli T5. Aprile con piacer tale , che non potrei defcrivervij trovandomi cosi af- ficurato di voftra falute , e che mi confervate ancora 1' onore della voflrs amicizia . Rendevi mille e mille rin- graziamenti di quanto avete fatta a favore de' noftrid^Minerifli, ebramo ch'eflì facciano il loro dovere da buo- ni Artidi con foddisfazione della S.R. PafTando alle dotte queftioni da Voi fattemi toccante la mia fcoperta della Calcina , che trovafi e dentro e fotto il Kneus ( Schifto quarzofo ) , io cer- cherò di rifpondere alle medefime, af- finchè fopra di ciò non vi refti dub- bio alcuno. Prima di tutto però m'è d'uopo di farvi la defcrizione del me- dsfimo Kfieus . Lo ripeto ancora eh' e{{b non è che un Granito cangiato , o modificato ; colla , come il Grani- to , di Quarzo , di Mica , e di Feld- spato j o di Argilla i ma quelle par- ticole vi fi trovano in una pofizione più regolare che nel Granito . Elfo e d'ordinario difpofto a foitili ftrati , o a sfoglie imitanti lo Schifto . Il fuo colore è quafi Tempre il grigio, ogri gip verdaftro, e raramente il roffo com' è il Granito . Se le fue particole-tut te divengono ancora più tenere, e' più I * più di Argilla , fiffaito Kneus s' ap- prodi ma ancora più allo Schifto , t)el quale va infine a terminarfi . Il Qra- lì.to ha pure di comune col k^kus , che invece del Feldfpato vi 11 trova dell'Argilla , o della terra da Porcel- lane . Gli Scharli , e le Granate fer- ruginee fono parti etorogenee , che trovanvifi qualche volta mefcolate. Il Kneus trovali fovente cangiato , fe- condo che la combinazione di quefte parti folla.iEiali, o le parti medefime fono alterate; equindi viene che fpefTo fi conta di avere differenti fpecie fot- to il nome di Kneus , le quali non Ilo fono che alla villa; poiché venen- do bene efaminate , trovanfi fempre compofte delle parti anzidette. Se vo- ' gliafi avere il £wg»j- il più puro , uo- po è di jcetcarlo nelle Cave delle pie- tre^-e" non già nelle Minere, o a can- to ai Filoni , perchè ivi è fempre , o quafi fempre alterato , o impregnato di parti eterogetlee . Il Granito e Knetts di quella natura fono le pietre princi- pali , delle quali tutte le nollre Mon- tagne metalliche fonocompofte, o for- mate . EflTendo dunque di una mede- fima maflTa di parti foftanziali di un* ifleflfa natura , non farà forprendente, che trovinfi infieme combinati, e che il Kneus pofìTa e/Tere ugualmente be- ne tanto fotto , che fopra il Granito, come in fatto lo ho io trovato. Dentro quello Kneus , e nelle no- llre Montagne metalliche, trovanfi an- che gli ftrati calcari, de' quali vi ho fatta menzione , e che vi fpiegherò prefentemente più a lungo. Elfi ftrati calcari fono in più luoghi di quefte Montagne ; p. e. a Memmendorf vi- cino a Freyberg , a Braunsdorf , a Langefeld vicino a Marienberg, a Eh- renfriedersdorf , a Rothefehm , a Ba- renloh e Crotendorf nei contorni di Anneberg e Wiefenthal , a Scheinben- berg , a Langenberg , a! Furftenberg, ed anche in altri molti luoghi. Sono elfi d'ordinario coperti di ftrati di Kneut da tre , cinque, venti, e fino a tren- ta e più pertiche ; ed è perciò cha A z da da alcuni traggèfi la Calcina come dal- «^ le comuni Latomìe , e per alcuni al- tri coperti in altezza di venti , fino I in trenta pertiche di fìratidi Kfteus^s'è dovuto cavare dei Pozzi di .tale profon- dità per giugnere alla Pietra calcaria . Gli ftrati calcar} variano fovente in groflfezza , e fonvene d'uno in due piedi, fino di due, di tre , e fino di cinque pertiche .Egli è affai comune di trovare fotto uno ftrato calcario, di un piede di groffezza , uno ftrato di Kneuj groffo una pertica , e di nuovo altro ftrato calcarlo di più d'una per lica , alternativamente 1' uno fotto l'al- tro . Nslle Cave , dalle quali eftrag- gono quefte pietre , hanno fatti efca- vamenti di dugento in trecento piedi e più, tanto in larghezza che in lun- ghezza; e vi fi ravvifa diftintamente la pofizione degli ftrati , eh' è tutta Cmile , e eh* eflì s' inclinano nel mo- do medefimo del K»eus , o della pie , tra > da cui fono coperti, o che loro A Muovo Giot^n.dlttd'I.JlTlS ferve di bafs \ Le feffure orizzontai! feparanti gli ftrati calcar; da quelli di KnQtis non fempre fono bene diftinte, veggendovifi talvolta al contrario una miftione e paffaggio impercettibile dell' uno nell'altro ; ed allora il Kneus trovafi impregnato di molte particole calcarle. Che poi quefti ftrati calcar) non fia- no a marte irregolari dentro il Kmus è dimoftrato dalli fatti efcavamenti . Qui a Memmendorf p. e. fi è lavora- to in differenti Latomìe per ui>' eftert- fione lineare di più di un miglio , e fonvifi trovati per tutto gli ftrati di una medefima natura , inclinazione e direzione. Li Filoni metallici traver- fano quefti ftrati calcar) , ma d' ordi- nario ivi fono fenza Minerali , benché dove efiftono tra il Kneus ne conten- gano . Trovanfi però dei Minerali an- che negli ftrati calcar), ma nel modo che fono per ifpiegarvi col qui aggiun- to difegno rapprefentante lo fpaccato» di una fiffatta Montagna ^ 'Kkkk, fono gli ftrati drx»?«jp. B, tino ftrato calcarlo . C , un Filone traverfante tutti quefti ftrati . Li punti neri DD, nella parte inijma dello ftra- to calcarlo, indiirano il fito, ttel qua* le trovanfi d' ordinario dei Minerali; che non ifcuopronfi nel Kmus , e nep- .^ pur nel Filone . Tali Minerali , - * q_ual in qualche ftrato fono della Galena , che dà un'oncia in due e mezza di Ar. gento per ogni centinajo ; della Piri te di Rame ; della Blende bruna ec. ; in alirj io ho trovato della Minerà di Ferro fcagliofa (Ved. Cronftedt f.20^. tiLim. 4. ) i le picciole fcaglie vi fono difpofte , come la Mica nel Kfìeus , parallele le une fopra le altre . Ma perdonate. Signore; la mia Let- tera fi avvicina infenfibilmente a una DiflTertazione ; e pure ho bifogno di dirvi ancora qualche cofa della predet- ta Pietra da Calcina . EfìTa in genera- le è un vero Marmo , che qua e là varia in durezza , ma che in diverfe Cave é fufcettibile di belli/fimo puli- mento , come p, e. nelle Latomìe di Crotendorf , e quello di Furftenberg . Del primo cavanfi pezzi confiderabili per farne Statue , ed altri ornamenti; e farebbe atto a quefli ufi anche quel- lo degli altri Luoghi funnominati , fé non fo/Te quafi per tutto troppo fcre- polato . Nella frattura égranulofo, o fia halomorpho ( Salz.Schlae ), di un grano più o meno fine . Ho 1* onore di aflìcurarvi che il Marmo diPurften- berg forpaffa in finezza digranoquel- lo di Carrara , e che punto non gli cede m bellezza del color bianco. Gli altri fono pur bianchi, e di rado un poco roflìccj o verdaftri . La Mica, e una fpe- 2ie di Schcerl verde fonvi talvolta mef- colati . Ho veduto in una Cava a Rothe- fehm che gli fìrati sfendevanfi in is- foglie della grofTezza di un pollice più o meno, e che le fenditure eranvi ri- piene d'uno ftrato fottiliffimo , cioè di circa nn feflo di linea , di Mica bianca, o verdiccia; per altro il Mar- mo ivi è lucido , e mezzo trafparen- te . Con gli accennati fegni caratte- riftici il noftro Marmo diftinguefi da tutte l'altre noftre pietre e Montagne calcane , che abbiamo nelle altre Pro- vincie della Saffonia , dove la Pietra calcarla è fempre di un grano indi- fcernibile, e di colore grigio ofcuropiù o meno carico, e ripiena di Pietrifica- ti , che non fonofi mai trovati nei Mar- ini delle noftre Montagne metalliche . # 10 bramo, ftimatimmo Amico, che quefta defcrizione foddisfaccia allevo- ftre ricerche ; ma per fupplire a ciò che poteffe ancora mancare , vi fpe- dirò la mia defcrizione della SalTonia tofto che l'avrò terminata , ed infie- me con un Efemplare della medefima anche una picciola collezione di tutte le noftre Roccie, Graniti, Kneus, Pie- tre calcarie ec, e allora da Voi fteffo giudichereie fé le mie olTervazioni, e deftrizioni fieno confone alla Natura, o al contrario: ftate di me ficuro che non mancherò alla mia parola . Ma non penfate che le mie ofièrvazioni vi oppongano : io fono da me ftefìfo con- vmto , che non fiavi alcuna contrad- dizione adottando che alla formazio- ne, e forfè alla primitiva, delle Mon- tagne di Granito , e di Granito mo- dificato in K»eus , abbiano nel mede- fimo tempo avuta origine anche le Montagne calcarle, e gli ftrati di Mar- mo calcarlo, che tra il Kneus efiftcH no . Chi mai è flato prefente a que- fta formazione > Chi fa fé quefti non fiano effetti fimultanei del Fuoco , e dell'Acqua , o forfè ancora di un al-' tro Elemento a noi ignoto, ch'abbia ce/Tato di agire ? Troppo , ve lo con- feflfo, fono timido per pronunciare fo- pra la formazione delle Montagne , a delle Cofe. Troppo poco ho veduto, e non conofco a baftanza li forpren- denti effetti del Fuoco, cui attribuif- co operazioni^ così potenti come all' Acqua. Egli è perciò che io bramo più che mai di vedere l'Italia, per effere teftimonio oculare di quei fenomeni, che non trovo in neflun altro luogo . Ma chi fa fé quefto riufcirammi mài! Qui termino la prefente Lettera , ef- fendo imperdonabile di abufar fi così lungamente della voftra tolleranza . Onoratemi ben pretto di rifpofla , e credetemi che Perfona non può enun- ciarfi con amicizia econfiderazionepià perfetta che 11 voftro ec. Charpentier . La Hifpojìa nel prcjpmo Foglio l Sulla / Sulla coltura delle macerie o rimafugU delle cave di Ardelìa : Memoria del Signor Sartre. IO propongo un nuovo articolo di coltura , che ha per oggetto di metter in valore gli ammaffi delle ma- cerie , che fi fon fatti , e che gior- nalmente fi fanno nello fcavamento dell* ardefia.- Cotefte vecchie elevazio; hi di terra , e le recenti occupano i contorni della Città di Angers; mol- ti terreni , W cui fondo è perduto V^I Pubblico e pei Proprietarj , fono ab- bandonati, e fi riguardan come fterili e impraticabili in riguardo alla natu- ra delle materie che formano la loro elevazione: non pertanto- la più fem- plice efperienza dimoftra , che quefte macerie fono fufcettibili di differenti colture , il cui prodotto può- compen- fare la perdita della fuperficie del ter- ren- naturale . Efaminandofi quelli ammaflì vi fi trova almeno un terzo di terra vege- tabile , fia che quefta partecipi dell' argilla , e delle fabbie grafìe , che fi contengono nelle cave y. fia che una parte dell' ardefia , efifendo fiata di- ftrutta , fiafi convertita in una fpecie di argilla ; fi fa che Tardefia è una pietra molle e fcagiiofa , la qual fidi- lata , fi sfoglia , e finalmente fi di- fcioglie mediante 1" impreffion dell' aria e delle pioggie , ed altre umidi- tà , principalmente nell'inverno. D'altronde , le pietre più groffe e le più dure , che potevano fare ofta- eolo alla coltura di q^éfti nuovi mon- ticelli, ne fono fiate, ca,vate per fab bricare : e la maggjbr parte di detti nionticflli non prefetita io oggi , che una fuperficie unita e uguale . Non occorre dunque che un med4ocre la- voro, ma feguito e regolare, per met- terli in coltura . Quanti piccioli giar- dini e verzieri non fi fon fatti , e pian- tati con buon efito fopra un fondo di macerie , ai quale fi è data un fuper- * I \ % fide artificiale di circa dlclolto pollici di terra vegetabile» Niente di più feraplice , quanto il metodo di coltivar fimilmente quefli grandi ammaffi ; niente di più utile nel tempo fteflb , quanto il cangiar qusfiie macerie in colline, che l'arte e la natura pofibno render fertili e ag- gredevolir In alcuni luoghi à\ quelle elevazio» ni veggonfi diverfe foita di alberi pro- dotti a cafo , che vi crefcono fenza coltura ; la quercia, il fraflìno, l'ol- mo vi fanno tanto e maggior progref- fo, che nei migliori fondi di terra: il caftagno tra tutti gii alberi è quello ^ che meglio riefce in quefte macerie .• Vicin le antiche cave di Mafclou fi vede ancora un caftagno ,. il cui tron- co ha più dì quindici piedi di circon- ferenza: tuttti quelli che fi fon ritro- vati, o che fono fiati piantati in qual- che fito di quefte elevazioni , riefco- no meglio , che in qualunque altro terreno ,. Quindi il caftagno farebbe l'albero, che meglio converrebbe nel diflToda- mento di quefti monticelli ; potrebbefi in feguito variar le piantagioni . I meno erti farebbero piantati di alberi d' alto fufto ; quelli più elevati dica- ftagni propri da tagliarfi per farne dei ctrch] . Tra un grandiflìmo numero di tali ammaffi di macerie fé ne trovan di vecchiflàmi , i quali fono i più propr) per ricever la coltura ch'io propongo : quelli , che fon fatti da venti anni a quefta parte,, richiedercbbono maggiori preparazioni j e più fatica . Per piantar il caftagno ad alto fu- rto, dopo avere fcavato il fito, eaver- vi fatto un'apertura di quattro piedi in quadrato , convien farvi; un letto di terra forte bene fminuzzolata , di diciotto pollici di altezza , fu! quale fi eftenderanno efattiflìmamente le ra- dici : indi fi cuopriranno di terra del- la fteffa natura, e alla medefimaquan- tità : per empir la folTa fi prenderà indiftintam-nte tutto ciò che fr tro- verà fuUa fuperficie , le zolle di terra qua- qualùnque , il colico , e i pezzetti d*~i|^-fe zolle e i! colico in forma di som ardefia infranti : in tale flato l'albero r^on richiederà neflfun' altra coltura , né lavoro^ E* indifpenfabile di portar nelle foffe una certa quantità di terra ve- getabile , per afficurar la riufcita del- la pianta: le particelle della terra che ritrovafi in quella macerie non fono pieghevoli e molli abbaftanza . Le ra- dici devon fubito efifer comprefle da una terra molle, la quale avrà mag- gior proprietà , e più forza per far- ne nafcer di nuove \ in feguito la u- midità contribuirà eflTenzialmente alla loro vegetazione ^ e al Joro accrefci- mento .. La pietra di ardefia conferva in que- fti ammaflì la fua umidità eflTenziale, e fé coli* andar del tempo fi decom- pone , ella è convertita in una fpecie di marna, tanto più fertile, che par- tecipa della umidità dell'ardefia , e de* fali che efla contiene. Finalmente il mefcuglio , e la po- fizione delle materie formanti quefti monticelli facilitano , e favorifcono 1* accrefcimento degli alberi che vi fi piantano: vi fan delle radici più pro- fonde , che in una terra forte e com- patta : le finuofità che ritrovanfi in quella maffa compofla di corpi ftra- nieri , danno alle radici più libertà di eftenderfì, e fono come altrettanti ca- nali che le umettano.. I caftagnelti da taglio farebbero dun- que il genere di coltura chepotrebbefi fceglier preferibilmente , per mettere a profitto quelle nuove colline: l!e ne conofce tutta la utilità in unpaefedi vigneti come l'Anjou.. II metodo di Xeminarli farà più fa- cile e men difpendiofo di quello che fi pratica per piantar gli alberi d'al- to fufto . Per feminare un caflagnet- to , balla femplicemente aprir la fu- perficie del terreno , farvi dei cana- letti di un piede di profondità , dove fi metterà qualche poco di terra buo- na per involgere i caflagni : fi avrà attenzione di metterli a due a due ; _ m feguito fi appreflerà fu j canaletti ^ glio, e dalla polvere» bina . Non fi deve abbandonar i luoghi infeminati come gli alberi di alto Tu- lio : deefi nei primi anni farchiarli , e liberarli dalle piante parasite che poflbno loro nuocere , e infeftarli . £* d'uopo foprattutto avere una maffima cura , che i befliami non frequentino più quelli terreni , qualunque fia la fpezie di produzione , di cui il voglia arricchirli. I cavoli diPoitou , tanto utili pel befliame , vi riefciranno beniflìmo: fa ne hanno delle fperienze fopra i ter- reni di natura fimile j e fé fi piantaf- fero nel mefe di maggio , vi fi femi- nerebbe delle fave per traverfo. Si potrebbe ugualmente feminar del- le ghiande fu quefti jnonticelli , per aver della legna da tagliare : la vite. vi riufcirebbe mirabilmente bene , fé il paefe poterte comportarne una mag- gior quantità \ ma ve ne fono anzi troppe . Io mi propongo dì far la pruova d* una piantagion di Mori bianchi ad alto fufto fui giogo , e fulla grande elevazione della cava diPigeon: fpero che riufcirà , o/Ter vando il metodo fo- pra efpoflo : efTa farà comune per tutte le fpecie di alberi, che fi vorrà pian- tar fu quelle eminenze* Metodo ficuro per ben confervare il Frumento y de/ Signor Makcet. Sragionato full' aja il frumento a fegno, che facendolo cadere dall* una all'altra mano renda un fuano quafi criflallino , il Signor Marcet io fa trafportare in una gran fala , che ha le fineftre a Levante e a Mezzodì aperte , e lo fa ftender fui fuolo be- ne fcopato air altezza di due buone dita , e poco dopo lo fa crivellare per mondarJo dal grano minuto , dal lo- * Al- Allertiti d' ìndi i faccKi dì «rtevae: ciò fìtto , bagnati in una forte lifci- va , nella quale fìen bolliti dei maz- zetti di vinco, li fa empire di grano tutti a una data mifura, o pefo; ben legati i facchi , fi fchierano nella fa- Ja diverfi cavalietti alti tre piedi , il traverfo fuperiore dei quali ha otto pollici di larghezza , ed è di figura rotonda. Sopra ciafcuno di quelli ca- valietti fi pongono prima fei facchi di grano per traverfo , dittanti mezzo braccio 1' un dall'altro , poi cinque , d' indi quattro , tre , due, uno, fem- pre ponendoli negl* intervalli , che la- fciano i fottopofti , di modo che ven- gano a formare a un di preffb una pi- ramide. Ordinati in quella maniera i facchi, il Signor Marcet fa chiudere diligen- temente le vetriate , e le porte fino al Marzo futuro , nel qual tempo fa di nuovo crivellare il fuo grano , e poi lo ripone come prima j e fulla fine di Giugno fi contenta di far paf- fare il grano da un facco all' altro . Con quello metodo egli I* ha confer- vato fino cinque anni. *ilohzìe htorno air^lbero chiamato Acacia Siberica , tirate da un Trai- tato fuUa maniera di coltivarlo ^ pub- blicato dal Signor Eckleben prima Giardiniere della Imperatrice delle Rtijfie . QUeft' albero refifle talmente al freddo, che gl'Inverni del 17051. • e del 1760. non danneggiarono neppure i piià giovani virgulti . II ter- reno fabbionofo è il più conveniente per eflb. Alla fine di tre anni produ- ce un* abbondante femenza , la quale fi raffomiglia alla tefla d' un bello fpa- •j^ragid ; ed è di US òttimo hutrimeR3 to per gli uomini , e per gli anima li . Si cuoce in varie maniere . macinarla , e convertirlo in il quale è fano , e faporito . farebbe un beli' acquifto per Paefi d' Europa , poiché qui tratta d' adottare una coltura Si può pane » Quello diverfi non fi , che ne fcacci un'altra più utile , mentre quefl' albero può effer piantato in un terreno , ^ve non ne nafcono che quegli non atti a darci fimiii foccorfi . Se ne può fare facilmente 1' acquiflo, poiché per quello bafla procurarfi il feme, dal quale fenza degenerare na- fce r albero . Della legittima diflrihuzione de* Corpi Minerali : Saggio epifiolare del 5"l- j«or Francesco Demesher, ec. /» Venezia , 1777. in quarto, NEIla fomma varietà di Siflemi pro- dotti dai celebri Naturalifti Mi- neralogi Linneo , Brame/ , VFallerio ^ FFoltersdorff , Cartheufer , Giufti , Fogel , ed altri parecchj, rapporto al- la diflribuzione de' Corpi del Regno Minerale , noi non poflìam certamen- te determinarci a decidere, quanto ef- fer poffa legittima quella , che il Si- gnor Dertìbsher in quello fuo Saggio or ci prefenta . Lafciamo agi' Inten- denti di quella Scienza formare di ta- le legittima diflribuzione quel giudi- zio, che crederanno convenirle; e fen- za che noi e' inoltriamo a recar qui un* idea di quello nuovo Siflema , li rimettiamo alla lettura del Saggio me- defimo, il quale è comprefo in un vo- lume di ventiquattro pagine , beniflì- mo fcritto, ed elegantemente Ram- pato . ♦ N. II. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. ^ v; ■%* 2. Agofto 1777. RISPOSTA Del Sìinor Giovanni Arduino alle due precedenti Lettere Orittologkhe del Signor Charpentier. Illuftriflìmo, e Celebre Signore , Amico Pregia tifs. Venezia li io. Giugno 1777. LA dottlfipma Lettera , con la qua- le V. S. Uluarifs. s' è degnata onorarmi in data delli 15. dello fcojfo Maggio , mi è gratiflìraa , e tanto da me fi pregia per le interefìTanti noti- zie, che mi reca , delle fue fcoperte e ofTervazioni orittologiche in coteQe Montagne , che fonomi prefo libertà di comunicarla, unitamente alla pre- cedente delif 28. Febbraio, all' attuale Compilator di quello Giornale d' Ita- lia', affinchè ridotte ammendue al no- ftro Idioma , ci fiano inferite a van- taggio degli Studiofi della Fifica fot- terranea . Io la ringrazio con fenti- menti di vera riconofcenza eh' abbia voluto darfi la pena di parteciparmi sì belle ed iftruttive rifleffioni , e lu- mi intorno alla natura delle pietre di cotefli Monti , alla loro rifpettiva po- lizione , ed ai fenomeni che prefen- tano agli occhi de' Naturalifti . Ora che parmi di comprendere a un di preflb cofa fia il Kneus della SafiTonia , 0 che fo eflere un vero Marmo falino, o fia alomorfo, le pietre calcarle da Lei . Tiuovo Giornale d' Jtah Tom, IL ^ olTervate a ftrati alternati tra quelli dello fteflb Kneus , e prive affatto di qualunque fona di Pietrificati , ceflf* il mio ftupore per tale fenomeno . E per dirle con filofofica libertà ciò che io penfo in quello propoC- to , mi fo a confiderare in primo luogo , che il Kneus j o Schifto quar- zofo, tramezzato da ftrati marmorei, di cui mi parla , da me credefi diver- fo , per più rifpetti , dal noftro ; da quello cioè che opinai eflere uno dei materiali di primeva formazione , re- lativamente ad altri molti di quelli vifibili nel Globo che abitiamo , per- chè la fua fituazione mi apparve fem- pre inferiore a quella degli altri ge- neri lapidei , quanto alla fua deriva- zione dal profondo della Terra , e per altri fuoi propri particolari caratteri , Dì quefti caratteri, e di quelli di altri Schi- (il micacei, fimili bensì, or più, ora meno, al medefimo , ma non pertan- to differenti , ho già parlato, fpecial- mente nel fecondo articolo del mio Saggio di Lfthogonta e Orognosìa; co- me ancora dei fegni, pe' quali quello genere da me fifolpetta di p/rica ori- gine , e non di acquea formazione ; e però farebbe fuperfluo di farne qui ri- petizione alcuna . Solamente le dirò , che Io Schi fio quarzofo- micaceo , e talvolta quafi non altroché pretto Quarzo , ch'io ho cre- duto ragionevole di annoverare tra le materie primigenie dei Monti appar- tenenti alla prima delie due divilloni, folto alle quali ho comprefo tutti li B Monti Monti primari , non contiene vlfibUi ^ parti calcinofe , e nemmeno Feldfpa- to j e ch'efTo non è difpofto a (Irati regolari , né foftenuto , né tramez- zato da pietre calcarle . Ciò è alme- no quanto ho io veduto in quefte no- ftre parti, dove in molti, luoghi fo- novi vafti tratti di Monti formati del niedefimo, ed anche delle intere alte Montagne, come nel Tirolo, nelPrin cipato di Trento, nel Brefciano, e nel Bergamafco ; e per aflerzione di alcu- ni Orittologi miei Amici , molte più ancora nel Milanefe , negli Svizzeri , nel Piemonte , nella Savoja , ed al- trove . L'idea che dalla fua defcrizione del Kneus di cotefti Monti metalliferi poflb concepire , e la memoria di ciò che fopra tale fuggetto ho io fteflb vedu- to, m' inducono a credere , cheli Monti medefimi poflTano appartenere alla fe- conda divifione del mio Ordine pri- mario ; in quelle loro parti almeno , nelle quali il Marmo trovafi tra^ gli (Irati del Kneus . Ella però, che sì di- ligentemente ha vifitato ed efaminato le Montagne della Saflbnia Elettorale, e di altri Stati circonvicini , per oc- cafione della defcrizione mineralogica che ne fta eflendendo j e che delle materie foffili , e della loro natura , differenze, e fenomeni ha efquifitaco- nofcenza; e cui in oltre il citato mio Saggio è preferite, potrà fondatamen- te giudicare , fé quella mia opinione fia ragionevole , o vana , e fmentita dai fatti , che a' fuoi occhi la Natura coflì prefenta . Se ofo di farle quelli riflefll , ciò certamente non deriva da uno fpirito di Siftema , conofcendo affai bene la brevifìfìma ellenfione de' miei lumi , e la denfa caligine , che fpeflTiffimo ci occulta le origini delli tanti e così di- verfi materiali componenti le parti vi- abili di quello terracqueo Pianeta, ed i mezzi e modi dalla Natura impie- gati , e le precife Epoche , dentro le quali eflì furono modificati e difpofti come ora efiflono. Lo fcopo , cui mi- ro, fi è quello di procacciarmi dal va- fio fuo fapere nuove iftruzionl ; come vo facendo con altri dotti Contempla- tori del Regno lapideo , cgni qual volta occafione opportuna mi fé ne prefenti . Qualche faggio di Kfjsus , che tro- vafi nella ferie di Minerali fpeditami dalla Boemia dal celebre Mineralogo Signor Cavaliere Ignazio di BornCoa- figliere attuale delle Minere R. L Ap. , e le defcrizioni , che ho udite, e let- te, delle pietre così dinominate, m* inducono a credere che fotto un tal nome fiano comprefe pietre di fpecie , che abbiano bensì tra di loro delle raflfomiglianze j ma anche delle diffe- renze effenziali , per le materie ag- gregate che le compongono , e pei tempi diverfi della loro fucceffìva for- mazione , apparenti dalle rifpettive loro fituazioni, e fenomeni. Ho io ifteffo veduto in più luoghi Schilli micacei di varie forti ftratificati tra pietre calcarle, e di altra natura, o alle medefime foprappofti , che a prima villa raffomigliano alle roccie quarzofo-micacee di quel genere che, fia a ragione , o a torto , ho confiderato primigenio, o uno almeno dei primi- tivi , nel fenfo che già fpiegai . Ma quelli , bene confiderati , fi conofco- no eflferne differenti , o per avere , in luogo di Quarzo , lo Spato ] e per effere midi di altre foflanze calcarle ; o perchè fono pietrofi aggregati ri- compoftì , evidentemente rifultati da confufo mefcuglio di fquamette mi- cacee , e di fabbia e frammenti di Quarzo , e di varie altre eterogenee materie ; o perchè coftano di mar- morea foftanza infetta di particelle , e di venamenti di Mica . Le pietre di tal fatta a me fembrano di pofle- riore formazione , relativamente al fuddetto primo genere, e trovanfi fo- vente in quei Monti, e parti di Mon- tagne , che alla feconda divifione del mio Ordine primario fono riferibili . Quando però io venilfi accertato, che n* efiftano anche di fotto giacenti a quelle del prefato genere , abbando- nerei ben toflo quello parere , abbor- lendo fendo la pertinacia di voler foflenere ^ opinioni fmentite da fatti certi, e da indubitabili dimoftrazioni. Quanto poi a ciò , che mi dice in- torno al G anito , le è già noto cti' io fono del medefimo fuo fenti mento ; cioè cin' eflb fia contemporaneo di for- mazione con le pietre del genere quar- zofo micaceo, che ho tra li primitivi confidcrato compleflìvamente in tutta la ferie delle innumerabili fue genui- ne varietà . Sono certo eh' Ella in tende di parlare del vero Granito; cioè di quello dei Monti primar), o fivvero minerali , come io intendo parimen- te : poiché certi Granitelli apparente- mente prodotti da' Vulcani , de* quali abbonda in varj luoghi la noftra Ita- lia , da me fi credono di etadi mol- to meno antiche , trovandofene di foprappofli alle llratifìcazioni calcarie formate dalle Acque nei fecoli più ri- moti . Belliffime fono le fue OlTer- vazioni del pafTaggio del Granito nel Kneus , donde argomenta che il fe- condo non fia che una variata modi- ficazione , o alterazione del primo . Sopra di ciò niente porto aggiugnere, non m' effendo accaduto di vedere un fimile fenomeno, e neppure fimiglian za tra li Graniti e Granitelli con gli SchiPti micaceo-quarzofi dei noftri Monti minerali . Parlando in ultimo luogo della ter- ra calcarla, rifpetto alla fua antichi, tà , io feco fono perfuafo eh' elTa fia elementare , e longeva quanto qualun- que altra . Ciò fembrami innegabile; perciocché quella terra alcalina entra nella compofizione. di moltifllmi e la- pidofi , e terrei materiali anche delle piA annofe Montagne , o vifibile in | forma fpatofa ec. , o indifcernibile , e ^ da non vi fi poter difcoprire, che col^ mezzo delle Analifi chimiche . Non fo in modo alcuno darmi a credere che, fé anche foffe un rifultato dalla trafmutazione di altri Elementi, eflTajfia tutta un prodotto derivante dal Regno animale , e particolarmente da' ma- rini Teftacei , come infegnano cele- berrimi Natoralifti, li Cavaliere C^r/» di £;»H^'d ice efpreflfa mente: Citlxomnis isn Creta e Tefiis isn Coralliis Fermiutn prodiit , ettam illa , in qua nulla ve» fiìgia animalium ( i ) . Dello fteflò pa- rere fi è pure dichiarato il Signor Con- te di Buffon nella fua Iftoria naturale, è nel fupplemento alla medefima , in cui adduce le confiderazioni più atte a conciliargli credibilità ( 2 ) . Così penfa anche il Signor Baumé ,' come rilevafi dalla fua Chimica efperimen- tale e ragionata ; e non difcorda daj Signor di Buffon, fé non chefolamen- te nel credere che fia t€rra vetrifica- bile , elementare , e primitiva , quel- la fofianza , che in natura calcarla fi converte dentro i corpi de' predetti A- nimali, e non già 1' acqua con l' aria, come vuole il primo. A propofito del- ia produzione della terra calcarla egli cosi fi efprime ; La J^ature emulo te y pour y parvenir , tous les infeBes de mer qui Je forment dei niches pierreU' fes , i^ tous les poiffons teflacées ou a coquil/es . Tout ce qui exifìe de teryg calcaire a eté fait par ees animaux , comme l' a demontrè M. de Buffon . Cefi un des plus beaux ^ des plus grands moyens , iy le feul que la J^a^ ture emploie pour changer l'Element ter- reux , isr>c. ; e poco dopo : Toutes les pierres calcaires , comme le remarque tres bien M. de Buffon , font formìis de coquilles brisèes , detruites , redui- tes meme en puffiere , ec. ( j ) . Io onoro e rifpetto veracemente B 2 quelli ( 1 ) Caroli a Litinèe Syft. T^at. Tom. UT. pag. 40. Holmia 1758. (2) Suppkment à l'Hifiotre l^at. par M. h Comte de Buffon . Tom. prem. seconde Tartie . ( 5 ) Cbymie experìm, is^ raìfonnè , par M, Baumè . Tom. prem. pag. 162. 1^5. li quefti gran Gen}, per le fatiche e Rad] sfe dei quali le Scienze fifiche hanno fat- to infigni progreflì ; ma effendo certo che , come fi efprime un erudito Fi- lofofo , veritas nulli tempori , aiit lo- co , ve l perfori a efi alligata (^j) , mi farà lecito di manifeftarmi diflenzien- te da quefto loro fentimento. L'enor- me , e per così dire , immenfa copia di fiffatta terra univerfalmente diiTufa fopra la faccia del nollro Globo , e fino nelle di lui Acque ; li vaftiffimi tratti , dove totalmente , dove quafi per intero di eflfa formati , che fi fa tiovarfi in ogni Parte del medefimo, in cui tante Ifole , e Scogli , e Pog- gi, e Monti , e lunghiffime ampie ca- tene di eccelle jMoxLtagneveggonfi com- pofte per laiirtaflìma parte dicalcinofi anateriali , f(i^ncl cofe che mi ributtano perfino dal foff^ettare che la materia calcarla tutta fia una foflanza divenu- la tale per alterazione fofferta nei Corpi animali . Se quella terra altro non foHe , come il vuole , che un rifaltato dal disfacimento dei gufcj di Conchiglie . e di "Polipi j e d' altri fimili Ammali ; come mai troverebberfi tante, e cosi eflefe , e così alte ftratificazioni di Marmi alomorfi , e di altre pietre calcarle onninamente prive delle loro reliquie ^ Io certamente , per quante diligenze abbia ufate, noa ho mai pò tuto vedere, né rilevare che da altri, degni dì fede, fia fiata veduta gufcio alcuno, e neppure indizio di quefti G di altri Animali , nei tanti fucctffi vi (Irati di Marmi falini ( 5 ) , che foprappofti immediatamente allo Shi fto quarzofo- micaceo , formano gran parte delle Alpi Pannie , (opra Pie- tra flanta , Serravezza , eMaflfadi Car | j-ara ec. , nella Tofcana . Lo fleflo è pure di quelli della Montagnuola di Siena a Montarenti , e di alcuni altri Luoghi di quel Granducato. Di Mar- mi fimili, venuti d* Oltramare, molti ne fono in quella Capitale, nelle Chie- fe e Fabbriche nobili; io gli ho mol- tiflìme volte efaminati : ma le repli- cate mie indagini per ifcoprirci alme- no qualche indizio di Croftacei , o di altri refti di viventi marini , o terre- ftri , fonmi riulcite affatto vane. Nel tempo di mia dimora nello Stato di Siena ho attentamente fcrii- tinato , tanto li materiali di natura vitrefcente dei Luoghi metalliferi , per indagare le loro minerali produzioni; quanto le pietre calcarle, e fopra , e d' intorno a' rnedefimi ftratificate , per contemplarne lecaratterilliche differen- ze e fenomeni . In quelle che potei offervare nella vafta eftenfione di Monti appartenenti alla Città di Malfa di Maremma, ed alli Caftelli di Montie- ciano , di Giusdino , di Travalle , di Montieri , di Bocchejano , di Prata j, di Gerfalco , e di Monterotondo; co- me pure nei Poggi detti la Monta- gnuola , e nella Contea di Santa Fio- re , ed in parecchie altre fituazionì, dove effe pietre fono di quelle ;, come li Marmi falìni foprammentovati, che, a mio credere, appartengono alla fe- conda divifione delle Montagne e par- ti primitive della Terra , a fenfo del citato mio Saggio ; in quelle io dico mai non mi riufcì di ravvifare ne re- di , né indizi di Animali acquatici , e nemmeno di altri Efferi organizzati. Le pietre calcinabili dei Luoghi pre- detti, prefcindendo dai Marmi di ap- parenza fa! ina , e dagli Spati , che colà abbondano , poffono confiderarfi di due generali fpecie , benché diftin- te in numerofe varietà . Una di que- fte fpecie fi conofce da que* Popoli fot- io il nome generico di Albazzano, P altra ( 4 ) Edmund. Pure hoii 1 Infiit.ThUofoph. Tom.fecund. in Trafióìione ai Vhyfcain. (5) Volgarmente chiamiamo Marmi falini quelli alomorfi 0 fia fimili in af' parema ai Sali ( Marmora halomorpha ) = altra fotto quello di Travertino . La SR prima è di particole appena difcerni- bili , e molto coiTìpatta, e per lo più di colore cenericcio, o piombino , or più , ora meno carico ; e la feconda fuol eflTere di un bianco fudicio , e tutta bucherata e fpugnofa . Li Marmi, e l'altre pietre calcarle dei Luoghi fopraindicati non fono le fole 5 dentro alle quali io non abbia potuto fcoptire neppure un menoraif- fimo fegno de* prefati Corpi : lo ftelTo ho parimente ofTervato in quelle a groffì ftrati , che in grande quantità furono , e vengono tuttavia qua con- dotte dall' Iftria per ogni forta di fab- briche ; ed in quelle pure delle più bafle ftratificazioni delle Montagne e Alpi calcarle di quello Stato , e del Principato di Trento. In quelle leim- preflTjoni, e le fpoglie di marine Con- chiglie , per quanto vidi in moliiilì me fituazioni , principiano a mani- fellarfi , ma molto rade , folamente negli (Irati fuperiori , efiftenti a certe altezze ,• e aumentandofi in quantità , € variando di generi , e di fpecie da (Irati a (Irati, come feci noto al chia. riflìmo noflro Amico Sig. f^r^er mentr' egli era qui , più che fi faie verfo le fommità, più fogliono apparire copiofe: talmentechè incontranfi delie ftratifica- zioni così delle medefime ripiene , che quafi d'altro non fembrano formate. Dalle enunciate olTervazioni parmi ragionevole il credere che la terra al- calina , detta calcarla , fia di tutta antichità," e che li primi incroflamenti e (Iratificazioni , formate dalle Acque fopra le primitive folide mafìfe vetri- ne del Globo con la medefima terra , in effe allora copiofiffimamentedifciol- ta , dove per criflallizzamento fpati- forme, o fìvvero alomorfo , dove con torbide dcpofìzioni , fiano di origine anteriore , fé non alla prima appari- zione , almeno alle grandinìi me mol- tiplicazioni fucceffe poi progrefllva- menie delle Conchiglie, dei Polipi , e di altri tali marini Animali , da' quali fj vuole oggidì ripetere i' origine di tutte le calcinofe materie. Con quefla ipotefi fembrami alme- no fpiegabile il perchè non trovinfi redi di Croflacei nelle fummentovate prime (Iratificazioni calcarle , li quali efiftono in tanta copia in molti(rime delle pofieriori, fino ad effere li prin- cipali ingredienti di vadi montuod tratti . Il formarfi che fanno detti A- nimali i loro gufcj di fodanza calci- nofa efpreffa dai loro corpi , e quella che trova fi , e proviene da altri Ef- feri organizzati , a me non pare di- modrativa Jprova che fia una terra trafmutatafi in natura calcarla per mo- dificamento e alterazione dentro di elfi fofferta . Parmi molto più credi- bile che tale preefida come Elemento, e che ne'medefimi entri con 1* acqua, e co* loro alimenti . Comunque fiafi però del principio,' da cui deriva la calcinofa materia co- diluente i gufcj de' marini Crodacei, l'afpetto delle nodre Alpi calcarle ba- da , anche da fé folo , a perfuaderci effere inconcepibile come mai l'antico Mare abbia potuto codruire così am- pia lunghiffima ferie di eccelfe moli di drati fopra drati a mille a mille, compodi di pretto cemento delle di- drutte fpoglie di fiffatti Animali, fen- za mefcolanza apparente d' altri in- gredienti . Io certamente , per quanto abbia fu di ciò meditato , non ho per ancora potuto trovare ragioni valevoli a perfuadermene , anzi ne ho alcune altre in contrario , oltre le già efpo- de , che potrei qui aggiugnere . Ma quello è un argomento , che per dif- cuterlo a pieno ci vorrebbe ben altro che una Lettera , e molto più d* in- gegno e di eloquenza, ch'io non ho. Per una rifpoda epidolare, ho già ol- trepaffati di molto i limiti convenien- ti ; e però termmo , alTicurandola che^ la mia gratitudine per la cordiale fua Amicizia, e la mia dima e riverenza verfo la dottiflìma e celebre fua Perfona faranno inalterabili , e profeffandomi. Di V.S. Illudrifs. Divotifs. Obbligatifs. Servitore , e affezionatìfs. arnica Giovanni Arduino . Def 14 Defcrizìofie dì una Macchina inventa- ta dal Signor Lombard, per alzare fon poca fpefa da ma Conferva una gran quantità dt acqua , capace di fervire a molti ufi economici e dilet- tevoli . Confitte quella macchina in un fub- bio imperniato orizzontalmente, che fulle due eftremità , le quali pof- fono efifere fuori dei pern) (fup ponen- dolo incaffato in due afifoni traforali , o foftenuti da due bracciali fcavati a mifura ) ha una porzione di rocchet- to dentato, che incaftra in altri denti anneflì al fufto dello ftantufFo di due trombe da acqua , collocate accanto ai detti rocchetti ; ficchè agitaudofi il fubbio , i denti del rocchetto alzano e abbaflano il rifpettivo ftantufFo , fa- cendo giuocare con taleofcillazione le due trombe, che da una eftreraità all' altra poffono moltiplicarfi , con ag- giugnere al fubbio altre fimili p'.rzio- ni di rocchetti, che fìano di un'otta- va parte della circonferenza . Quffto moto di ofcillazione fi fa facilmente col fupporre infilzata al difotto del fubbio una pertica con una palla , o lente pefante , a guifa di pendolo d' eriuolo , che può effer fatto agire da un fol uomo , tenendolo in continue bfcillazioni , per le quali fi alzerà , e abboffila lo ftantufix-) di ogni tromba. 11 Signor Lombard Ci ferve di due uo- mini , che alternativamente fi ripo, fano , e così la macchina fempre la- Tora j e con due trombe tira fu ogni minuto quaranta barilli di acqua all' altezza di fedici braccia. Con tale e- Jevazione , e caduta , ognun vede non folo quali irrigazioni, o giucchi d'ac- qua fi poffono fare ; ma quali mulini € macchine fi poffono muovae una fotto l'altra alla riva di bghi, e fiumi di poco declivio . La macchina fi fup- pone per ora ideata , ma non è certo che anrora fia ftata me(Ta in opera j effa pf^raltro , fecondo il di lei detta- glio 3 può ridurfi a maggior fempli- ^ cita . Etfa però non é paragonabile colle trombe a fuoco nella macchina ridotta a tanta agilità , e femplìcità dal Signor Dignf per ufo delle Saline di Groffeto;^ ma non oftante l'inven- zione del Signor Lombard è da valu- tarfi per quei luoghi, ove non fi può avere il comodo di tante legne, quan- te ce ne vogliono per quelle delie Sa- ' line . Ombrello di nuova invenzione del Si' gnor Bakdeu di Bourc , per diferr- derfi dai Fulmini. LA coftruzione di quefl' ombrello è fondata fulle ultime fcoperte del- la Elettricità . Non è diverfo dagli ombrelli comuni : vi è aggiunto al difopra un apparecchio , che fi pu6 adattarvi al bifogno , e torre quando non è neceffario . Quello apparecchio confifle ili una punta di ottone , che per mezzo di una vite s' infinua fuila fommità dell'ombrello , ed a cui per mezzo di un facile meccanifmo co- munica un cordone d'argento, il qua- le pende dall'ombrello , e ftrafcica fo- pra il terreno . Qiiefio ftrumento fi può, fecondo l'ufo degli altri ombrelli comuni , ripiegare , e portare in taf-*: fa . Può fervire per ombrello comu- ne , e vi fi adatta il defcritto appa- recchio quando il Cielo minaccia ful- mini . Con effo ben montato può un uomo camminar fenza timore fotto delie nuvole tempeiìofe , poiché egli è certo , che allor quando fi avvici- nerà alla diftanza del colpo, la pun- ta fuperiore metallica attrarrà tutto V elettrico fuoco , che farà condotto innocentemente per la lunghezza dei Conduttore d'argento a f:-aricarfi pa- cificamente fui terreno; e non nepaf- fera la minima parte a traverfo della feta , che forma il coperchio dell'om- brello . In meno di utvminuto fi può adattare all' ombrello il defcritto mec- ' canifmOo . * m- Metodo breve , facile , e dì lìsviffima fpefa di preparar la fernenza del Frumento , acciò non rejìi attaccato dalla golpe , cjfta carbone . LA Società d'Agricoltura di Gori- zia tra i molti metodi praticati da diverfe Nazioni , per garantire i feminati frumenti dalla golpe, afiku- rata delle felici riufcite d'uno de" pre- detti metodi, preferire la feguente ma- nipolazione ♦ Scelgafi una femente di frumento efquifita , cioè frumento recente , non replicatamente feminato fopraunoftef- fo campo , e d' una terra piii inagra di quella ove deve feminarfi ; d' un frumento non molto tempo tenuto con le fpighe ove fuol fermentare, ma per tempo battuto , perchè il germe nel- le ammaflTate fpighe rifcaldato in par- te non fi corrompa ; finalmente quel frumento , che dopo battuto, nell'at- to della ventilazione arriva più lon- tano dalle mani del Ventilatore , co- me pili pefante e foftanziofo . Scelta adunque una buona femente di fru- mento , s' immerga nell* acqua piova na , e rimefcolata , fi levi come fu perfluo quello che foprannuoterà ; in- àì verfata queft' acqua , fi rifondi fo- pra il frumento rimaflo dell'altra acqua piovana , in cui però , pria di rifon- derla fopra il frumento, fiavi immer- fa della calcina viva in dofe di una parte di calcina fopra dieci di acqua. Così preparata qutfta feconda acqua piovana , e rifufa , come fi diflTe , fo- pra il frumento lavato, vi fi lafci per lo fpazio di circa dodici ore ,; più o meno , finché fi veda alquanto gon- fiato efTo grano : poi fi cavf^ori , fi afciughi all'ombra quanto occorre per poterlo feminare ; e nella rimafta ac- <|ua di calcina fi potrà imporre una feconda porzione di frumento in quan- tità tale , che arrivi circa a quattro dita alla fuperficie dell'acqua, e que- ilo iftefl^amente fi prepari come il prir JTio per il medeiìmo inxenio. Quedo maggiormente conferma l'u- tilità di preparare la femente del fru- mento con l'acqua di calcina , fu- periormente a qualunque altro meto- do dei tanti che trovanfi infegnati prin- cipalmente dagli Autori Francefi . II chiarilTimo Pubblico ProfeflTore d'Agro- nomia neir Univerfìtà di Padova Si- gnor Tietro Arduino avea di già ia- fegnato Io (teflTo metodo appoggiato a replicate fperienze , e pubblicate^ cinque anni fono in quefto Giornale raedefimo ; e a maggior comodo uni- verfale Rampato anche in un Libret- to feparato, intitolato; Modi di pre- parare la femenza per prefgrvare ti formento dal carbone , e che trovaiì preflo il Librajo Aiilocco. Troblenta propoflo dalla Società for. matafi in Amfterdam per t avanza- mento dell' agricoltura , per /' ^nn$ 177S. ,, /'"XUali fiano le proprietà delle „ V^ differenti fpecie di Equifetum ,y ( cuda di cavallo ) ì In che confi- ,, ftano la natura e le qualità delle „ fue parti fruttificanti , e della fua ,, propagazione > Qual danno arrechi ,, quefl'erba alle terre da pafcolo , o „ da lavoro? Qual fia il rimedio più ,, approvato dall' efperienza per di- ,, ftruggerla nella maniera meno dif- „ pendiofa > *' Il premio che farà accordato all'Auto- re della miglior Rifpofla a quello Pro- blema , confìfterà in una Medaglia d' Oro del valore di cinquanta Ducati . Le Memorie faranno indirizzate pri- ma di Luglio 1778. , con le confue- te cautele e formalità, al Signor Gi- rolamo de Bofch feronimofz Segretario della detta Società , e potranno efi'ere fcritte in Ollandefe , in Latino , in Francefe, in Inglefe, 0 in Tedefco. * MsZ' le Mstzo per tenere lontani dai ietti le pulci y ed i cimici . Avendo un Medico di Lorena of- ferva^o, che di rado trovanfi pul- ci, e cimicf nelle coperte di lana tin- te in verde ài^SafTonia , s'è informa to da un Tintore, quale foflTe la bafe di quello colore , ed avendo faputo efìTer quella formata d' indaco , e di olio di vitriolo , a cui talvolta ag giugnefi del cobalt , ha giudicato, che quelli due ultimi ingredienti potefle- ro colla loro virtù cauflica , e cor- rofiva allontanare quelli nojofi, emo- lefli infetti . S'è contentato di fare una prova colla diflfoluzione del vi- triolo di Cipro , dal quale ricavali r olio di vitriolo , ha con quello flro- picciato delle tavole da letto , ed al- tre maflerizie infette di cimici , e in pochi giorni non fé n' è più veduto alcuno. Da quella efperienza ricavali ; I., che negli Ofpitali conviene ante- porre le coperte di lana tinte in ver. de di SaflTonia a quajfivoglia altra; 2. , che fi può con piena ficurezza , e fiducia ftropicciare le tavole , e gli altri legni de* letti coi\ una femplice diflbhizione di vitriolo fetiza temere di verun inconveniente per gli am- malati. Sul governo dei Gel fi malati » Articolo tratto da un* Opera periodica , L E piante fono EflTeri viventi, or- ganizzati , compofti di folidi , e 3? fluidi I e foggettl a delle malattie cò- me gli ammali . Siccome importa la moltiplicazione delle piante utili, cosi dee premere anche la loro conferva- zione, ed è benemerito chi infegna la maniera di curarle , e prefervarla dalle malattie, che le afTalgono, e le diftruggono. UnGeorgofilo ha prefen- tata all' Accademia di Agricoltura dì Vicenza una Memoria fulle malattia de' Gelfi , la quale merita che fé ne faccia menzione a pubblica utilità . OlTerva egli che i Gelfi principiano % patire in un ramo, e poi appoco ap- poco negli altri, e finalmente vanno in malora affatto . Si crede di rime- diarvi col tagliare di mano in mano il ramo che patifce , ma così non fi ripara alla corruzione , che poi ne fegue di tutta la pianta . Egli adun- que preferi ve, che al primo ramo cha fi vede patire dall' impaflire , ingial- lire, e cadere delle foglie fuori di fla- gione , fubito fi taglino tutti i rami circa due braccia dittante dal tronco dell'albero ; indi nel tronco fteflTo fi faccia collo fcalpello un taglio che ar- rivi fino alla midolla , oppure fi tra- pani da parte a parte con un fucchiel- lo grolTo quanto il pollice della ma- no , ed afficura , che quanto più di umore colerà da' tagli de* rami , e dal foro del tronco , tanto più prello, e con più vigore fi rillabilirà 1* albe- ro , adducendo per prova l' efperienza da elfo fatta per quattr' anni continui a molti Gelfi di tal condizione, fenza che alcuno gli abbia fallito. Con que- lla notizia bifogna non lafciarfi acce- care dall' interefle fallace di non per- dere la foglia dell* anno di poi , col recidere il folo ramo infermo, e fal- vare gli altri , portando il vero in- tereffe che fi taglino tutti a villa per confervarne la pianta , ^ 1? K. II r. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Art;, ed al Commercio. 'V 9. Agoflo 1777. Osservazione Intorno a/ governo de' Bachi da Seta; de/ Signor Domenico qu; Antonio Furian da Vigonovo, L* Impegno e il diletto che fonofi introdotti nelle petfone nobili e coke, riguardo alla educazione de'J3a chi da Seta , han fatto fcoprire mol te regole per la nutritura di quelli pre ziofi infetti, molto utili; e quelli che ultimamente meglio fi fono impiagati nelle oflTervazioni ed efperienze , fu- rono il Signor Francefco Locatelli Bcr- gamafco , e dopo lui iJ Signor Arci- prete Bruni di Manfuè nel Friuli ; e abbiamo di efll alcuni importanti fcrit- ti pubblicati già colle ftampe : meri- tan efll tutta la lode , tanto per Je loro oflervaz'oni e fcoperte , quanto per averfi prefo il penfiero di pubbli- carle a comun benefizio. Malgrado però la da effi ufata di- ligenza nello fpiegar tutto minutamen- te , furono tuttavia prefi degli sbagli enormi da chi vollero imitarli , ben- ché quefti folTero perfone intelligenti, niente meno che gli Autori medefi mi ; e benché ofTervafTero fcrupolofa^ mente tutti iloro precetti fenza omet- terne neppur uno. Ma oltreché fi dan circoftanze ta- li j che talora conviene levare o ag- giungere alle regole fleffe qualche ope- razione ; come accade quando flraor- dinarie finn le flagioni , o calde , o fredde , o piovofe; oppure fecondo la "^uovo Giornale d' Ital. Tom. II. Sjdiverfità delle fituazioni e danze itt CUI fi allievano i Bachi ; convien poi intendere quello che qui fafò per di- re, in propofito del fuoco dafsrfv^tti luoghi ove fi educano i Bachi : ne re- chi ftupore fé io fcopra le mancanze o gli sbagli di coteftì feguaci del Lo- catelli e del Bruni, poiché fuol dirfi, che ne fa più il Filofofo e la fua fer- va, che non ne fa il Filofofo fo!o. Tutti quelli , a me noti , che fin ora hanno prefo a coltivar Bachi fe- condo gì* infegnamenti de' fummento- vati Autori , fi fon fortemente ingan- nati , e ciò per non aver ben fatto rifleflb agli effetti del fuoco , eppure alla fituazione in cui furono tenuti li Bachi a educare. Lo sbaglio principale eh' io ho ve- duto a prendere , è .flato quello di fupporre li fuoco necèffario ai Bachi, fciltanto riguardo al fuo calore , cicè per rifcaldare la fìan?a di e(fi , come vien fiflato dagli Autori fuddetti un calore a gradi 19 del Te'm imeir.i Re- aumuriano . Ma la cofa va altrimen- ti , benché né dal Locatelli , né dal Bruni ne venga refa ragione ; imper- ciocché altro non ia il pù o meno di caldo, ( eccettuando 1' ecceffo ), che render la vita dei Bachi più lunga , o più breve , fapendofi che eflì , più che non fi crede refiftono al caldo ed al freddo, come è (lato da molti fpe- rimentato . Quello dunque, che è la niorte dei Bachi , fi è r aria pregna di efala- ^ zioni umide, o putride, cioè un'aria V C grcffa. i5 grolfa , grave , in fomma quell' aria !fc che diciamo firoccale , o di firocco , come fuccede fovente alla ftagione in cui fi allievano iB-, continua inquietudine; conviene in- ,, dovinare i loro tentativi, i lorocom- ,, plotti , fare ogni cofa per efigere ,, tema, rifpetto ed amore , affinchè ,, o non vi abbandonino in mezzo a ,, una felva , o non vi fcannino tra j, gli orrori di un bofco defolato . Un j, folo Europeo deve trovarfi nel mez- ,, 20 di dieci , o venti perfone arma- ,, te, le quali il conducono, e (ì que- j, relano d':l trattamento degli Euro. » pei . " „ A fiffatti pericoli , che rendono „ così malagevoli le erborizzazioni , ,, fi aggmgne inoltre una moltitudine ,, di confiderabili incomodi : vi ha il ,,, contiguo martirio delle zanzaie, del * * ;, le vefpeì dei pulci à' ^goutl , dei „ calabroni, delle api , delle niofche, „ e di alcuni tafani particolari, i morfi „ dei quali producono bene fpeflTo deU „ le ulcere, ed impedifcono di profe- „ guire il cammino. Ora fi prova ur» „ calore eftuante efoffogativo; ora fi ,, trema fotto pioggie dirottiffime, le „ quali abitiiahnente vi cadono molto „ maggiori delle pioggie più procel- ,j lofe d'Europa . Frequentemente s' „ incontrano degli alberi altiffimi, fo- „ pra dei quali non fi può afcendere ,, per la troppa levigatezza dei loro „ tronchi e della mancanza di rami „ fino alla lor fommità: fa d'uopo ta- „ glìare talvolta un albero a forza di „ colpi di fcure , onde procurarfene i ,, femi ed i fiori ; ed è una fortuna, „ ogni qua! volta fi po/Ta giungere ,, ad acquiftare quefte parti cffenziali , ,, che vi fi cercano , dacché affai fo- ,, venta fono effe cadute per la fta- ,, gione , oppure fono fiate diftrutte ., dagli uccelli, e dagl'infetti.'' Quello ritratto non è certamente il prodotto della efagerazione ■? s'iegli non é opportuno per determinarci Bo- tanici ad andarfene in traccia di co- gnizioni fra que" paefi difabitati , ci fomminiftra peraltro una buona idea del coraggio del noflro Autore, gliaf- ficura un diritto incontraflabile alla ri- cognizione dei Naturalifli, e decide in favore dalle di lui intraprefe fatiche. Noi ci limiteremo a compendiare il piano della di lui opera ; e perciò ci faremo a compendiar le memorie , col- le quali ha egli formato il fecondo vo- lume. Parecchi Naturalifli hanno fatte del- le efcurfioni del nuovo mondo; mala Botanica non ha poi fatti col mezzo loro dei progreffi confiderabili, e man- ca nelle defcrizioni loro e nelle figure ogni dettaglio elfenziale . I Signori Browne, Loefling , Jtìcquin fono i foli tra i Viaggiatori , che abbiano offer- vato , defcritto e delineato in con- formità del bifogno e dei defiderj dei Botanici una porzione dei vegetabili di varie Ifole dell'America , Dietro ail' efem. efeimpio dì cfìl , ed impiegando tutti que' mc22Ì , che f> richieggono per la maggiore utilità , il noftro Autore ha compufta quella colIei;ione di piante. L'opera comprende Jecrborizzazioni da -lui fatte pel corfo di due arni nella Guiana francefe , vale a dire le pian- te del continente , quelle dei litora- li , e quelle delle ifole dell* accennata contrada . I generi e le fpezie delle Piante, che fi rinvengono delineate e defcritte in qutft' opera , non fi fono inai conofciute , oppur fi conobbero folamente in una maniera molto im- perfetta , onde non fofie qui neceflario il farne di nuovo le tavole e le def- crÌ2Ìoni . Quanto poi ai generi ed alle fpezie ben determinate e ben fi- gurate , l'Autore fi è contentato diri- ferme i nomi più cogniti infieme col- le frafi dei Botanici, e di additarne le figure . L* articolo di ciafcheduna fpe- zie vien terminato dal compendio de- gli ufi, ai quali le varie Nazioni, clie abitano la Guiana Francefe, i Calibi, o i Naturali del paefe , gli Europei, i Negri dell' Africa impiegano le va- rie parti di una tal Pianta . Tutte le defcrizioni e le fpiegazio- ni delle figure fono in francefe e in latino , affine di render l'opera di ima utilità piÌ4 generale e di un ufo più agevole a tutte le Nazioni d'Europa, dove i Naturalifti ed i Curiofi inten- dono r una , o 1* altra lingua . Eer- nardo de Jujfteu , le cui vafte cogni- zioni in qualunque ramo della Storia Naturale , la cui fagacia celi' ofler- vare , la cui prodigiofa memoria ha verificate tutte le defcrizioni , tutti i difegni e tutte le delineazioni full' er- bario, ha aflìcurate la finonimìa e le differenze delle citate figure; finalmen- te ha egli medefimo voluto ftrvir di guida aiTAutore , onde rendere i det- tagli delle Piante nei termini d'Arte, ed intelligibili ai moderni Botanici. La maggior parte dei delineatori è folita a procurare delle tavole piut- tofto aggradevoli , che corrette. Que- fti non hanno il cofiume di delincare le Piante con quei grado di efatiecza, «r ^ eh* è neceflTaria per la Botanica . Per- ciò l'Autore é flato coftretto a rego- lare il fuo Artefice, acciocché rappre. fenti tutte le parti della Pianta quali la natura le moflra a un Botanico di tal maniera , eh' è affai difficile il ri- trovare una collezione cosi rifleflìbii di tavole tanto eflefe, e tanto fdrupo- lofaraente rapprefentate al naturale . Del redo , fé pur vi fono alcuni difet- ti, dichiara modella mente TAutore , che non fi pofibno attribuire , fuor- ché a lui fteflb ^ indi prega il Lettore a credergli , eh" egli per la fua parte non ha mancato né a diligenza , né a zelo per.ifcemarne il numero . Im- piegato dal Governo della Guiana fran- cefe , e ad iflanza del Conte d'Ejlaìng in S. Domingo , e dalla Compagnia dell' Indie nell' Ifola della Francia , il Signor ^.ublet ha incontrate parecchie contraddizioni, alle quali ogni uomo, che defidera il bene , deve prepararfi, e delle quali riferiremo in quefìo luo. go due efemp; come prova della co- flanza dell'Autore , coflanza invero , che fi richiede in tutti quegli uomini, che fanno preferire la comune utilità ai ptivati e particolari intereffi di al- cuni pochi . Durante il di lui fog- gicrno nell' Ifole della Francia egli vi ha ftabilite alcune vantaggiofe coltu- re , ne conferve molte altre , che fi voJevan diflruggere , e rimife in ufo que' medicinali, che fi facevano a gran- diffimo coflo venire dalla Compagnia, e che non vi giungevano, fé non al- terati, o prontiffimi a guaflarfi , Egli ha quindi foftituiti dei rimedj oppor- tuni ed attivi , tratti dai vegetabili indigeni all' Ifola , i quali poco più importavano della loro preparazione ^ Malgrado però tanti beni , quegli uomini , i quali perdevano il frutto dei lor raonopolj , o delle loro rapine per mezzo di una condotta sì nobile, fi querelavano giornalmente della di- rezione del Signor ^ublet \ e molti- plicarono finalmente a fegào le loro lamentazioni, che la Compagnia fi è nfolta d' inviare alcuni Deputati per far la vifita nei magazzini è neaii e- iabu- laborato) del porto . Ella infatti cre- deva dalle querele afcoltate, che mari- caflfero totalmente i rimedi nelle Apo- teche ; né dubitava, che le accufe na- fceflfero dalla verità. Con tuttoqueflo fu appieno giuftificata la direzione del Signor ^ublet \ ma fé il fofpetto non difonora l' onefl:' uomo , aliii^na Io df gufta : ed il nodro Autore norx tarjò guari ad abbandonare un pollo , in cui il bene, ch'egli procurava , gli facea nafcere tanti nimici , quanti eran quelli , ne' quali vi avea mtereflTe nel pi ofegui mento del male impunico. Egli adunque ritornò in Francia , d* onde poi il Miniftero lo ha fpedito in Ca Jenna per inv<:'ftigare i vantaggi , che fi poteflfero ricavare dalle naturali prò duzioni di quella Colonia . Da molti e molti anni fi fparciava nel paefe, ed anche per tutta la Fran eia, e fingolarraente in Verfagha, che vi aveHTe nella Ca Jenna una minerà di argento vivo : per comprovazione della efiftenza di una tal minerà pre ziofa fi riferiva , che l'acqua di una fontana fcorrea qjaalche volta fram mefcolata a quello minerale, e che un tal fenomeno principalmente oflerva- vafi nelle ftagioni molto piovofe . Le più rifpettabili autorità rendevano te- {limonianza di un (ìmil fatto ; ed era perciò neceffario il farne un efame , dopo di cui non redafTe più verun dub bio . Le prime oflfervazioni , che fu ron fatte fui luogo e fenza efcavare il terreno, fecero affatto fvamre qua- lunque Infinga di un fofllle così uti- le . Ciò nonoftante l'Autore non fi è fermato in quefle foperfìciali indaga- zioni , e pafsò più oltre . Fec' egli adunque fcavar delle pozze nella for- gente medefima ed intorno ad effa ; e ai ogni piede prefe in efame gli (Irati ed i pezzi lapidei , che fi eftraeva- no dai Minatori . Tutti quelli pezzi lapidei fi confervano al giorno d'oggi nel giardino reale , dove furono tras- feriti ; e ficcome a qualunque profon- dità fi fono fempre trovate le mede- fime flratificazioni di terre e di pie- tre fenza neppure un atomo di raer- i^ curio , così ha egli abbandonato il lavoro per la certezza di profcguirc del tutto invano qualunque fuo eipe- rimento . Coloro però , eh' erano lu- fingati dal pregiudizio contrario , ve- dendo affatto diftrutte le loro fperan- ze , gridarono amaramente contro il Signor ^uh/et , e fi affomigliavano a quei celebre Cittadino d' Ar;:o , il quale per via dell' ellèboro fu guarita dalla fua diuturna melanco'ìa di tro- varfi continuamente al teatro ed allo fpettacolo delle tragedie: .... Vo/] me occidiflis , amici .... Et demptus , per vint , mentii ^raùjfunus error. Q V E S l T o Tropofio dalla Tubblica accademia. degli Afpiranti dt Cdnegliano per l'anno 1777. D * Ata una Provincia di terreno fe- race e ben popolata, abbondante „ oltre il fuo confumo di Bade e „ di Vini , ma mancante di Fieni e „ di Foraggi , e in conf guenza di „ Bovini, diflintamente da aratro, „ e molto più da macello, fi ricer- ,, ca , quale potrebbe eflere il prov- ,, vedimento più proprio e più effi- ,, cace ad ottenere la moltiplicazia- „ ne delia fuddetta Specie , e che „ infieme col vantaggio pubblico po- „ teffe combinare il prefentaneo in- j, lerefle individuale de'PofflJenti . II premio farà una Medaglia d' oro de! valore di dodici Z-cchini all'Au- tore di qurlla Memoria , che a giu- dizio del Corpo Accademico fuJdisferà intieramente , e meglio d' ogni altra al Quefito medefimo. Gli Autori concorrenti al premio a- vranno tempo di fpedire le loro Me- morie fino al fin di Novembre proilì- mo venturo , e le indirizzeranno fran- che di porto al Signor Francefco MO' lena 2.4. iena Vice-Segretario, contraflegnandole con qualche Motto , e accompagnan- dole con un Biglietto figillato , e le- gnato di fuori col Motto ifteffo , den tro al quale fcriveranno i loro nomi , cognomi , condizioni , titoli , e di- more. . ' Sarà efclufa dal premio ogni Me moria , di cui l'Autore fi averte dato in qualfjfia maniera a conofcere prima della decifione. ^ , ,• . Sarà pubblicato il nome folo di eh avrà riportato il premio , e fenza a- prirle fi brucieranno in prefcnza de gli Accademici tutte le Cedole degl. altri nomi . Si farà (lampare la Memoria mco- ronata, da fpedirfi col premio all'Au- tore , infieme colla Patente di Acca- demico , fé non lo fofle. Trezzì Correnti de' Granì, Addì 2S. Luglio 1777- Venezìa a peso diLib. 152. lo Stara !fc Udine a misura Veneta." Formento- Ju Tiazza Mercantile ■ S inule ■ Da Vifiori Sim7Ìe Da Fo>ni Si mi /e ■ • L. li? -L. 20 • L. i«>: •L.21 . L. 15) -L. 15 12 IO : 5 : 5 In Tuhb/ico da Fonttci'— — L. 20 S imi/e L. 15) ; Sùygo Turco ■ - ■ ■ L- 12 : — L. — : *— Legnaco a misura veneta. formento Simile Sorgo Turco— —^' -L. 18 ; -L. 15) 6 : — 12 ;^ — »- L. 1 1 : .— L. iz: ^ : Simile ' Sorgo Turco — — L.20; 18 L. «— : — L. 12:5 L. »— :-- Miran a misura Veneta. Formento Simile ■ Sorgo Turco" L. 17 -L. 15? -L. — L. — Treviso a misura Veneta. Formento Simile ■ Sorgo Turco ■L. 15; 4 L. 16 ; IO L. j 1 : 5 L. IO : 15 Brescia a misura Veneta. Formento Simile- Sorgo Turco -L.20: 16 : — — L. 22: 12 ;■ ■— 1. II ; IO :■ L. li ; 12 ; Bassano a misura Veneta. Formento Simile • Sorgo Turco -►— L. 15? : 5 — L. 18 : 4 — L. 12: 18 L. 15 : 16 Vicenza a misura Veneta. -L. 21:8 ■L.i5?:i5 -L. 14: 10 L. 12: 4i Fermento ■ — Simile ■ Sorgo Turco—— PIAZZE ESTERE. Genova a misura Veneta. F or mento- ' Simile Sorgo Turco—"-' 1.2S: — L. 26 : 14 * ^s ,N. IV. NUOVO GIORNAI^E D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, g principalmente all' Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. 1(5. Agofio 1777. Modi di aumentare i BESiiAMt , ;ji; fenza danno della coltivazione del- ie Terre a Grani , con l' ufo del Gesso nell'agricoltura. , efpofti alia 'Pubblica accademia Georgica di Pa dova da Gio: Antonio Giacomel LO Socio delia medejìtna, ed agente alla Miana diC afletjranco Trevigia no dell' Eccellentijfìrno Veneto Senatore Signor Giacomo Miani. Comraunis utilitatis dereliilio contra raturam eft . M. T. Cic. de Ólficiis.^ lib. III. C. VI. CErto eflendOj illuflri dottiflìmi Ac- cademici , che il tenere occulte le utili fcoperte , dalle quali la co- mune Società ritrarre potrebbe rile- vanti vantaggi , è contrario , come infegnò il grande Oratore, e Filofofo Cicerone , ai naturali doveri , ed in- giuftoj io non debbo difpenfarmi dal prefentare alla voflra Adunanza que- lla Memoria fopra un oggetto dei più importanti nella Ruflica Economia , affinchè , fé dal giudicio veltro farà conofciuto poter effa contribuire al be- ne nazionale , poffiate alToggettarla ai fapienti rifleflì dell' Eccellenti ili mo Magiftrato , e Deputazione che all' Agricoltura precede , e renderla an- che pubblica colla (lampa ad univer- fale giovamento . Il foggetto fopra cui eÌTa verfa fi è il GelTo , Follile dimoftrato da molte , e replicate fpe- lienze efficaciflìmo per fertilizzare le terre , particolarmente a foraggio , e ^ JiuovifCifrHa/ed'Jta/.Tom.ll, Sp per quindi aumentare la fpecie bui- na , e gli altri BeftiaAii j fenza detri- mento , ma anzi con maggiore uber- tà degli altri prodotti. Il Quefito , propoflo , per la fecon- da volta , dalla rifoettabile Pubblica Società Agraria di Vicenza nel giorno 17 Maggio del corrente anno 1776 m' ha invogliato ad eftendere quefto fcrit- to ; perciocché , quantunque la me- defima non riferiflfe le ricercate iftru- zioni , che ai bifogni della propria Provincia, l'argomento intereflfa ugual- mente la voftra , e quella, in cui io dimoro, e varie altre del Veneto Do- minio. La predetta Società richiedeva, che venilTero additate le caufe della fcar- fezza di animali buini, e pecorini nel fuo Diftretto ; e che fofìTero fuggeriti rimedi valevoli ad ottenere 1' aumen- to , fenza danno della neceflaria col- tura della terre a grano. Riflettendo io dunque, che la fcar- fezza di detti animali é pur troppo comune anche alle altre Provincie , e che fimili ne fono le caufe, ed ugua- le il bifogno di procurarne l'aumen- to , mi lufiago , che a tutte riufcir poflfa giovevole quanto fono per pro- porre da praticarfi; locchè piacemi di fare in forma di rifpofta al Qj-iefito anzidetto . Quanto alla prima parte del mede- fimo j cioè rifpetto alle cai^fe della co- irrnne fcarfezza di detti animali , in- utile farebbe \\ parlarne diffufamente ; noto e/Tendo pur troppo che quelle maf- Ì> fima- binamente con fiftono nella fcarfezzadi ^ pafcoli , di fieni , e d' altri foraggi per alimentarli . Molto pure vi con- tribuifcono gli ufi , e molto più an- cora gli abufi dei così detti Tenjlona- tici , e Tnfcoli d'Erba morta , per- ciocché da quelli , che ne approfitta- no, e particolarmente da' Partorì mon- tani , foliti difcendere dalle Monta- gne co' loro armenti molto prima del tempo loro prefcritto, e ad ufcire dal- le Campagne del Piano molto più tar- di , togliefi a* Proprietar) , eJ Atfit- tuali delle medefime 1' erba neceflaria al foftentamento dei proprj animali , sì ne' prati , che nei campi a coltu- ra, ed in ogni altra forta di pafcoli. Le fcorrerie di tanti beftiami , conti- nuate pel corfo di molti mefi , di- flriiggono col calpeftlo, e guada no col pecorino ammorbamento affai più di erbe di quelle eh' eflTi mangiano : ed inferendo danni rilevanti ai prati, ai feminati , alle fiepi , ed alle novelle , e giovani piantazioni , difanimanogli Agricoltori dalla migliorazione dei cam- pi , e dall' accrefcere i loro animali. Influifcono inoltre all' accennata fcar- fezza gli aggravi , the da moItifTime Comunità s'impongono fopra il be- ftiame , e particolarmente fopra quel- lo buino; e varie altre difficoltà, che al di lui aumento fi oppongono , le quali fono già comunemente note. Quanto alla feconda parte di detta •Accademica ricerca ; cioè ai modi op- portuni per aumentare le prefate fpe- zie di animali , ionon fuggerirò, ben- ché molto approvi, qiae' tanti mezzi, che da molti dotti Agronomi fono più, e più volte (lati fcritti , e pubblicati. L'introduzione di nuovi foraggi, l'a- dattamento de' medefimi a quelle fi- tuazioni, e terre , che all'indole del- le rifpettive loro fpeciepiù fi affanno; r ampliazione , e più difcreta diftri- buzione delle irrigazioni , la molti- plicazione di Prati naturali , e arti- ficiali ; la riformazione della coltura delle Campagne più confacenteall'au- mento dei grani nfieme e di forag- gi , ed in confeguenza a quello dei^ grofiì , e de' minuti armenti, l'Indu- llriofa moltiplicazione de' concimi j la migliorazione delle terre con mefcu- gh di materie terrefln di natura dal- la loro diverfai il follevamento degli animali da qualunquegravame; le fa- cilità , e premj adattati ad incorag- girne i' aumentazione, ed altre fimiii cofe , fono mezzi innumerevoli volte ricordati , ed ormai generalmente pa- lefi . La loro pratica però, per quan- to ad evidenza effer dovrebbe efficace e vantaggiofa , incontra tante diffi- coltà o per le cofe in fé ftefife, o per l'inerzia e volgare ortinato attacca- mento alle vecchie coftumanze , che appena in qualche parte vedefi fare qualche lentiffimo progreffo . Io propongo, e fuggerifco un mez- zo da procacciarfi abbondevoli forag- gi , faciliffimo 5 di tenue fpefa , e di pochiffimo imbarazzo , e fatica , ed in confeguenza quello di accrefcere i beftiami buini , pecorini, edialtrefpe- cie erbivore, le quali certamente mai non poflTono aumentarli , fé non fé a proporzione dell'aumento de' necefìfar) loro alimenti . Qutfto fi è il Geffo comune detto da prefa , che impie- gafi nelle fabbriche, ed in varie arti, il quale ufato, come fpiegherò, fopra i Prati naturali, o fia perenni, e fo- pra quegli artificiali , o temporanei , e fopra piante leguminofe , e d' altre varie fpezie, opera in modo cosi fer- tilizzante , che reca ftupore . Se le mie prove e di altri diverfi non foflero di pai anni ; fé da mol- tiffimi non ne fofiero già flati offer- vati con maraviglia gli effetti; fé no- ta ormai non folte , almeno in que- fti circonvicini Paefi , la grande fua efficacia ; fé ognidì fempre più non s' aumentaffe il numero de' Pioprie- tarj , e Agricoltori , che convinti dal fatto della vera fua utilità , in copia fé ne procurano ; temere dovrei di muovere a rifo la Società , come fe- guì in quella celeberrima di Berna , quando udì leggerfi , iieUa Memoria di Gio: Francefco Mayer , Paftore Ec- clefiaftico a Kupferzell nella Franco- fi ia. nla , li prodìgiofi effetti di quedoFof- ?|j file , riputato fempre , per 1' addie- tro, nemico, e diftruggitore , anziché un ajuto della vegetazione. Ma a' no- flri tempi il proporre ilGeflfocome un valido concime più non può forpren- dere, come fece allora, li faggi Agro- nomi , qual novità inaudita , e con traria alle preconcette idee : le fpe- rienze fatte dappoi , per ordine dell' iftefTa Bernefe Società , da parecchi de' fiioi Membri , con maiavigliofo riufcicnento , furono già pubblicatc nella Raccolta di fue Memorie, e no te fono agli fludiofi dello cofe G-^or- giche ; e di quelle inflituite con pari, fé non maggiori fuccefìfl , in quelle noflre parti , odefi ormai molto dif- fufa la fima. Animato dunque dalle prem effe con fìderazioni , e moltiffimo più ancora dalla certezza dei fatti, mi accingo a trattare il mioalTunto, con quella mag- giore precifione , e chiarezza , di cui è capace Io fcarfilfimo mio intendi- | mento. Dichiaro però primamente, „ eh* IO non m'arrogo il merito dell' in- venzione.- elfa è dovuta agli abitan- ti del Diretto di Kupferzeil j lama, nifeflazione al Paftor Mayer, e la con- fermazione, per via di nuraerofi ef- perimenti, alla Società Economica dì Bc'na . Nondimeno è però vero che, contuttociò , quefta pregiabiliflìmafco- perta rimaneva negletta , e può dirli iconofciuta in Italia ; almeno non è noto , che nel corfo di più anni dal- la fua pubblicazione , alcuno fi po- neffe a farne prove . Come in quefts noftre parti io foOì poi il primo , e qua- le ne fia flato il movente, fu già pub- blicato neir opera periodica , intito- lata Giornale d' Ttalia , ftampata dal Milocco in Venezia, in una mia Let- tera , inferita nei Tomo X. N. LII,; ^d in una Memoria del Tomo XII. al Num, XIII. (*) . La felice introdu- eione di qualche ntilifìTima pratica io- efliera , dalla cui univerfaìizzaziona lo Stato può ritrarre grandi , ed im-' portanti vantaggi, farebbe a mio cre- dere quafi da compararfi all' inven- D 2 210- (*) Oiiantitnque fino dall' anno 1767 il Sig>ior Ciò; Francefco Mayer , P^- ftore Ecclejtaftico di Kupferzell nel/a 'Pranconia , avejfe data notizia dell' intro- duzione dell' ufo del Ceffo nell'agricoltura in quella fua Diocefi , e degli ottimi effetti di quejìo Foffile , con la dt lui Memoria coronata in efjo anno dalla So- cietà Economica di Berna , indi dalla fiefx pubblicata nella ^.accolta delle fits Mimorie e Offervazioni ; con tuttoriò non fi fa che di qua dalle ^Ipi alcuno finfi pofio a farne fperimenti avanti il 1774. Lette dal Signor Giovanni Ardui- ro le due Memorie fopra queflo fuggetto degli accademici BernefiKxcherhsrgMet e Tfchiffeli , inferite nella prima Tarte della predetta [{accolta per l'anno ij-71 ; e confidente le varie fpeneme da efft fatte , e con precifione riferite , confer- manti a maraviglia la virtù fertilizzante del Ceffo aferita dal Signor Mayer , credette dovere del proprio Uffìzio di Soprintendente Vubblico alle Cofe agrarie di queflo Stato di procurare^ che anche ne' noflri Tae/ì ne fofjero fatte prove . 7/ primo , cui egli fi rtvotfe a tale oggetto , fu l'Eccellenttfs. Veneto Senatore Sig, Giacomo Miaiii, il zelo del quale pel miglioramento dell' .agricoltura è notifftmo. Egli non tardò punto a provvedere di Ceffo cotto , e polverizzato il fuo agente i'/pnor Gì acoroel lo, ed a commettergli dì efperunentarlo a norma delle inviategli iftruzioni . adempì effo Giacomello gli Ordini del Proprio Tadrone con quella intelligenza e pratica, che tanto tra gli agricoltori lo difimguono ; e fu ap. punto neir anno 1774 <^^^s «t^ f^c^ i P""»^ esperimenti , dall' efito felice de' quali fu mcoragzito a proseguire con quei modi e fuccejfi che da quefia fua Memoria fono fpiej'tfi. ( // Ctornalifla ). i8 zione ; e può per avventura meritar anche maggior pregio, fé l'Introdut- tore più dell'Inventore contribuifca a diffonderla con effettiva milita . Con quella lufinghevole perfuanone , che al mio modo di concepire le cofe pa- re molto ragionevole, paflb alla ma- teria . Il Ceffo è una pietra comunemente nota , per 1* ufo frequente, che da di- verfi Artefici fé ne fa , avendo effo la particolare, e fpecifìca proprietà di calcinarli faciliffimamente , e d'indu- rirfi , polverizzato che fìa dopo il calcinamento , e con acqua impaRa- to . A noi ne viene in gran copia , ed a viliffìnio prezzo , per mare dai monti della vicina Romagna ; e ne abbonda lo Staio nei monti di Schio , di Recoaro , di Pofena , e di Arfìero nel Vicentino ; e di Cadore , e della Carnia , e di diverfi altri luoghi. Il modo di prepararlo per 1' Agri- coltura è il medefimo, che quello ti- fato per altre Arti . Li grcflì pezzi^ di Ceffo crudo riduconfi con martelli in piccioli pezzetti, non maggiori di grofTe noci , quando voglianfi cuocere nei forni da pane . In quello cafo , fpezzato che (ìa , come fi è detto , fi pone dentro il forno , fcaldato prima alquanto piiji che per la cocitura del pane non fuol farfi , e ben chiufa la bocca, vi fi lafcia per lo/pazio di die. ci , o dodici ore : tempo folitamen- te fufficienle a ridurlo bene calcinato . Bifogna però avvertire di non pcrve- ne tanto che troppo riefca alto fopra r area del forno , nel quale , fé fia della grandezza ordinaria , che dalle groffe Famiglie coflumafi , fé re fa- ranno entrare alia fiata da libbre tre cencinquanta , in qnattrocento, e più o meno , a mifura della fua ampiezza . Q'iando poi fé ne voleffe calcinare molta quantità infieme , fi forma una fornacetta , di quella capacità , che più piare , e fimile a quelle da cai Cina. Dentro di effa fi adatta ilGeff/ in pt:zzi di difcreta groffezza ; dif- ponendolì , ed alzandone la ferie cir- colarmente , e chiudendo i! circolo a * volta , colla bocca libera da potervi far fuoco . Sopra alla detta volta fi pongono pezzi minori , della groffez- za all' incirca di pani ordinar) , e fi va riempiendo la fornacetta di quelli gradatamente pu"i piccioli , fino a ri- colmarla del minuto tritume : locchè tutto fi fa in modo onninamente fi- mile a quello praticato nelle fornaci da calcina, dette volgarmente calcare. Chi voleffe fottrarfi dall'imbarazzo di fiffatto adattamento, potrebbe for- mare il fuo fornello con volta piena di buchi , a guifa di fornace da ter- raglie ; oppure con grata di grofli ferri da farvi fiìoco fotto ; riempien- do poi , per ogni calcinazione , il va- no fuperiore alla grata , o volta , di Ceffo rotto in pezzi non maggiori d' uova d'oca a un di preffo e fempre collocando il più minuto nella fom- mità. In qualunque fiafi di dette fornacet- ta , facendo fotto al Ceffo fuoco for- te a fiamma di legne , o d'altre ma- terie combuflibili, nello fpazio di quat- tro , o cinque ore , o più , o meno, a proporzione della grandezza del for- nello , effo Ceffo farà calcinato . Ma per non errare , con pericolo di ca- varlo ancora in parte crudo , prima di levargli il fuoco, fé ne cava qual- che pezzo dei più groffl dalla fommi- tà , e fi offerva , fpezzandolo , fé il calcinamento fia penetrato in ogni fua parte fino nell' interno. Ciò è molto agevole da conofcerfi, perciocché tutti i Ceffi , tanto quelli comuni e rozzi , quanto li gentili e rari , come fi è quello , che dicefi fpeculare , o fca- gliola , il fibrofo , 1' alabaflrino ec, , quando fono bene calcinati , più non hanno la primiera loro nativa appa- renza, e compattezza; ma fono mol- to più porofi , afpri , e friabili , e di un bianco calcinolo totalmente opa- co ; bianco però , che varia da qua- lità a qualità fecondo i gradi di mag- giore , o minore purezza , e fecon- do la natura delle materie eterogenee, che fpeffo vi ^\ trovano intiiiiamente mefcglate, dalle quali derivano li tau- -9 ti , 'e così diverfi colori , che in va. * il quale, fa invece d'elTere di cuojoi - -■ ~ ■- farà formato, di filo di ferro, o di ra- me , o di ottone , farà di lunga d*i- rata. La polvere di Ceffo non fi fotter- ra , come fuol farfi de' comuni in- cerarti ; ma fi fparge ordinariamente fopra le piante nate : e ciò può farfi in autunno, in primavera, ed anche in altri tempi ; come fpiegherò con efempj di ciò , eh' io fteflo ho prati- cato. Pochiifima quantità della mede- fima polvere, rifpcttivamente a quel- la del terreno da concimarfi , effendo bifognevole , d'uopo è di mefcolarla con altre terrofe materie in tanta co- pia , che formi un volume fufficiente- da poterfi fpargere a piena mano, per lungo, e per traverfo , ed ugualmen- te, fopra l'intiera eftenfione del cam- po , o prato, che fé ne vuol conci- mare . Per li terreni argillofi , e tenaci fi accrcfce il volume delGelTo polveriz- zato mefchiandolo con fabbia afciut- ta , o con polve di terra ben cotta , o di pietre calcarle ; per quelli fab- biofi , e fciolti , con polvere di cor- tili, o di ftrade, o di altre terre pin- gui , o tenaci ; e per li prati infetti di miifco , con cenere . La calcina ridottafi in polvere all'aria ; la fina belletta de' torrenti , e de' fiumi , e varie altre fimili materie poffono util- mente a tal uopo impiegarfi . Non è però da credere , che il GeflTo abbia bifogno di fiffatti ajuti per ifpiegare la fua virtù fertilizzante, locchè può fare ottimamente da fé folo ; né per altro efli fono bifognevoli , fé non fé per renderlo più voluminofo, più di- vifo , e più facilmente, e più ugual- mente fpargibile. Ho però con prove rilevato , che mefcolandolo con bel- letta , calcinata in forno , derivante da' monti di pietre calcarle , fi può rifparmiare , particolarmente fopra i trifogli , quafi la metà della folitadi lui dofe , fenza diminuzione dell' ef- fetto . Lo fpargimento del GeflTo deve farfi ^a terreno afciutto , ed in tempo, che ^ * fia rie forti di quefto Fofiile fi ravvi fa- llo . Quanto effo è nativamente più puro , tanto maggiore è la bianchez- za che acquifta n^lla cottura, o cal- cinazione ; e quello purifiTimo , quafi come neve fi fa bianco. Da ciò anche gì' inefperti potranno facilmente co- rofcere li gradi dj^ bontà di qualunque GeflTo , che ragioi-jevol mente debbonfi Credere proporzionali a quelli della pu- rità. Cotte che fiano a dovere le pietre geffofe in qual più piaccia , o riefca comodo, degl* indicati, o di altri mo- di , fi polverizzano o alla Pila , op- pure in mulino fimile , o lo fteflo , che ufafi per macinare la linofa , ed altri femi per trarne 1' olio . La pol- vere indi fi pafla per ftaccio , o per crivello, fecondo i bifogni , e le cir- coftanze , come farà fpiegato in fe- guito j ripefiando , o rimacinando il gro/To frantume , che non può paflTa- re , fino che tutto pei forellini di tali ftrumenti abbia fatto padaggio. Avverto, che la cottura del GeflTo non è neceflTaria , fé non fé per difporlo a più facile polverizzamento , e che non nuoce fé riefca più del bifogno calcinato , quanto agli ufi Agrarj ; come in tal cafo riufcirebbe aif.itto inutile per quelli delle fabbriche , poi- ché il troppo bruciamento lo priva della proprietà di far prefa . Quelli fono i modi di preparare il GeflTo per farne ufo nellecoltivazioni dei legu- mi, e del trifoglio, dell'erba medica, e di altre piante da foraggio de' be- ftiami, e fopra le praterie. Volendofi fervire di quello concime minerale per l'erbe annuali, che una fol volta fi fegano , giova che fia (tacciato affai fino ; affinché ridotto in minutiffime particole , venga nella terra più pron. tamente dall'umido difciolto , e più celere in confeguenza riefca la fua at- tività fertilizzante . A'quanto meno fine può ufarfi fopra li prati artifi ciali che fuffifter debbono più anni ; e quanto a quelli naturali , balla che fia vas'iato con crivello da migiio ; s Ca quieto ', e non ventofo , al primo ^ relativamente a* fuoi particolari bi germinare delle piante , o poco pri- ma j né mai mentre fono fcgliofe , e alte , o bagnate , acciocché alleftefre non s' attacchi , e di dura eroda non le cuopra . Nel terreno coltivato a gombine, o porche , deve fpargerfì fui colmo delie medefime; nelle terre uguali , e piane , per tutto ugual- mente, come ho già detto; e nei Col- li , e Monti , duopc è che fia diftri- buito più copiofamenteneir alto, che nel baflbjdove pur troppo verrà dalle acque trafportato. La dofe non può al giuRo determi- narfi, per le tante diverfìtà da terre- no, a terreno , e da fpecie , a fpe- cie -di piante. Ciocché pofTo dire, col fondamento di molte, e replicate fpe- rienze il è, eh' in quelle parti fopra ogni campo di buon fondo, di tavole 1250 a mifura di Trevifo libbre grolle i/|o circa di buon Ceffo preparatone mo- di fopra indicati , fono fufficienti; e che ne abbifognano libbre 300 ed an- che più fé il terreno fia di trifta , e poco feconda natura ; e 200, poco più, poco meno fé fia mediocre . General- mente parlando , li fondi denfi, e te- naci lo efigcno fine, ed in minor do- fe^, e li porolì , e fciolli in maggio- re, e più groffamente polverizzato» Le doli accennate convengono alli legumi , e foraggi annuali , ed alli prati artificiali ; ma fopra quelli na- turali duopo è di fpargerne maggiore quantità ; e fé fono affai magri', e coperti di erbe dure , e di trifta qua- lità , libbre /toc circa di Ceffo non faranno troppo . Nei prati vecchj la virtù del medefmo produrrà più tar- di il fuo I ff'.tto , che ne' novelli ve- drà ffi più pronto . Mi lufingo , che quefti cenni , rif- petto alle dofi, poffnno effere fufficien. ti a fervire di qualche norma agli ef- per imentatori , ciafcuno dr' quali, co- nofcendo la qualità e le circoftan- ze delie proprie terre , e le fpecie di prodotti , che coltiva, farà in breve dall' offcrvazione , e dalla pratica am- maeflrato a meglio p'-cporzionarle , ^r- fogni , Quanto poi alli modi di fervirfi di detto fcfllle nell'arte Ceorgica, edal- la fua utilità , credo efpediente di difcendere a più particolari, e piùpre- cifi dettagli : in un argomento così intereffante , ciò , che ferve a diluci- darlo , non può riputarfi faperfluo , e fpero, che qualche ripetizione mi fa- rà perdonata . Diffi , che per certi bifogni la pol- ve geffofa deve effere fina , e per al- tri alquanto meno . Quella fina con- viene alle fave , alla bifotta ( T'fus arvenfts ) alle veccie , ed all' altre piante leguminofe , molte delie quali fervono anche di alimento a' beftiami . Fatta , che ne fia la feminatura , ed erpicata la terra , vi fi fparge fopra il Cedo , e lo ftefTo può farfi fopra il trifoglio feminato tra il frumento nella primavera , come io medefimo ho fatto in quella dell'anno corrente, e con fucceffo veramente mirabile , benché il terreno non aveffe avuta quella precedente coltura , che alla profperità di tale foraggio è neceffa- ria , quando GtfTo non vi (i getta. Li trifogli poi feminati in autunno col frumento non debbono allora gef- farfi, perchè riufcirebbono troppo an- ticipatamente vigorofi e morbidi con nocumento di effo grano ; e conviene di farlo folamente fubito dopo che , raccolto il frumento, fìafi fegato, in- fìeme colle ftoppie , il trifoglio. Se però quefto fi lafcia per pafcolo degli animali , può geflarfi al principio di Novembre , oppure nella fufìeguente primavera circa alla metà di Febbraio , approfittando della ftagione più oppor- tuna : fu di che debbo avvertire, che quanto più pretto vi fi fpargerà il Cef- fo, tantopiù anticipate , ed ubertofe riufciranno le prime falciature. Nelli prati naturali puòfpargerfi la polve di Ceffo in qualunque ftagione, purché fieno afciutti , e non abbiano l'erba alta ; ed a' medefimi meglio conviene quella vagliata con crivello da mig'io , che la troppo fii-'s : n^a il tempo tempo pili opportuno per quefla con- cimazione (ì è il Novembre, termina- to che fia il pafcolo . Può efeguirfi anche in Marzo , o alquanto prima, avanti lo fpuntare dell' erbe, o quan- do principiano a muoverfi , ed a ger- mogliar, i ma in tal cafo , per le of- fervazioni da me fatte , il primo fie- no riefce fcarfo , e più tardivo; dan- no però che viene ncompenfato dalle pofteriori raccolte. Ho detto che li prati vanno geHati in tempo afciutto ; ma avverto che non debbe farfi quando per troppa ficcità trovanfi pieni di grandi cre- pature , perciocché il GefTo , cadendo nelle medefime, verrebbe a perderli in buona parte fenza alcun profìtto . Ef- fo , a differenza de' comuni ingraflì , per agire con tutta la fua efficacia , debb' effere fuperficiale ; e farebbe grande errore fé dopo fparfo fi co- priffe con terre di foffs , o con altre materie. Bifogna pure aftcjaerfi dall' irrigare le praterie , dopo che vi fi è fparfo il Gelfo , perchè l'acqui ne af- porterebbe la più fina e migliore fo- Itanza . Dopo però che fia padato buon tratto di tempo ^ da chi ha Pop portunità delle acque potrà ufarfi 1' ir- rigazione , nei cafi di foverchia ari- dità , ma in modo , che l'acqua con moto lentiiTimo fi diffonda , e dal pra- to non efca . Chi ha il comodo di dare l'acque torbide a' fuoi prati , Io faccia nell' inverno ; e circa alla metà di Feb. brajo , o verfj al fine , vi fparga il G^^lfo , e più non irrighi . Qiie- fla minerale foflanza opera con mira- bile efficacia fenza ajuto d'irrigamen- to anche negli anni fecchi , purché cadano rugiade , le quali lentamente fciogliendola , e recandola alle radici ilell'erbe , moltilTlmo contribuifcono alla profpera produzione de' fuoi ef- fetti . Andando fredda e fecca la primave- ra 1' erba vegeta , e crefce con mol- to maggior v'gore nei prati geffati , che in quelli irrigati ; e così parimen- ti fuccede «i trifogli , I; quali , sì a * 3» . me , che ad altri privi di acque irri- ganti, fono riufciti nella ftagione pre- corfa , e nelle antecedenti, molto pia belli e copiofi di quelli delle terre ir- rigate . Egli è un fatto certo, e na- to in queftì contorni , che il trifoglio raccolto nel corrrente anno , in terre a noi vicine , e delle noftre affai mi- gliori, e beneficate da copiofi irriga- menti , non è riufcito proporzional- mente, che appena un terzo del mio, ed anche inferiore di bontà. La virtù del Geifo può durare nei campi da tre in quattro anni, ed an- che più ; fé però per un tale fpazio di tempo fi lafcino in ripofo a fola produzione di foraggio , come fuoi farfi di quelli a prato artificiale , di trifoglio , d' erba medica , e di altre fpezie d' erbe : ma a quefl* oggetto effo non deve effere ridotto in polvere troppo fottile, acciochè più lentamen- te vadafi difciogliendo. Da quello av- vertimento non deve però arguirfi , che detto concime introdotto che fia dall' acqua delle pioggie ec. , dentro la terra, o dalle coltivazioni colla ftef- fa mefcolato , ceffi di produrre utili effetti ; effo vi continua ancora, fino che non fia diflrutto , a giovare alla vegetazione ; ed eccone in prova al- cuni efempj. La fava , e la veccia feminate in quell' anno fopra porzione di un cam- po , alla quale io avea dato del Geffo fupra il frumento nella primavera del 1775 , fono riufcite affai più belle , ed ubertofe di quelle del rimanente non geffato del campo medffimo. Così in altri campi, ch'ebbero G^^ffo fopra il trifoglio negli anni fcorfi , in que- llo ho raccolto molto più di frumen- to di quello dei rimanenti dell' ifteffa qualità, e fiati parimente a trifoglio, ma non geffati . Il frumentone giallo cinquantino di diverfi coltivatori no- firi vicini , feminato dove era flato fparfo di quello follile fopra leveccìe, fi fa vedere molto più vezeto , e vi- gorofo di quell' ifiieflb delle terre ben letamate. Tanta è la forza del Geflò nel fer- tiliz- r- tiiizzare i prati, e nell* aumentarne il fieno, che per leofTervazioni da me fatte finora , quelli di buon fondo , e che hanno trifoglio perenne, ed altre fpe- «ie di piante tenere e ramofe , e li novelli particolarmente ,* maggior co- pia produrne non potrebbono , fenza che r erbe fi proftrafTero , e marcif fero. Quelle praterie, che fogliono dare circa un carro di fieno, fé vi fi fparga il GeflTo a S. Martino , o poco prima , con mano non avara , ne producono circa due nel primo anno fuflfeguente, e da tre nel fecondo , e fino a quattro in certi prati. Qui pe- rò debbo avvertire, che li prati vec- chi , magri , [e di erbe dure , e di trifta qualità, fono lenti al migliora- mento , ed efigono maggior copia di GeflTo ; 1* ottimo efpediente per rin. giovanirli , farebbe quello di diflbdar- li , di ridurli a coltura , e poi ri- novarli con l'ajuto del Geflfo . Ciò nondimeno , replicandovi fucceffiva- mente queflo concime , ma in dofe minore della prima , fi ridurranno a tale fertilità , che farà ftupire gì* in creduli , come a moltiflìmi è fuccef. fo qui , dove cogli occhj proprj han no ammirato tale miglioramento , fi- no fopra le magre parti erbofe delle ftrade . Gli accennati buoni effetti fi ve- dranno molto più prefio , fa per lun- go , e per traverfo fi erpicheranno i prati con erpice a denti di ferro , fatti a coltello , che taglino , e fi profon- dino nella terra almeno circa tre onciej | ^'é dopo fi cuopranó di terra trfta , ^é pingue di foffe, o di fiume, o di altra fimile , in altezza di due dita a un. di preflTo , feminandovi poi fopra del buon fiorume di fieno, e fé piace, an- che di quella polve di crivellature di grani, qui detta Ouagini^ e final men- le il GeflTo . Quello è il modo miglio- re , e più pronto di cangiare da tri- lla in ottima la cotica erbofa , e di ridurla a dar fieno in abbondanza , e di perfetta qualità. A tal uopo io mi fervo di un iflru- mento di mia invenzione , che confi- le in un legno di conveniente grof- fezza , e lungo come un erpice or- dmario , in cui fono fitti fette col- telli , tanto lunghi ch'entrano nella terra da due oncie e mezza all' incir- ca . Al legno ifteflTo fono adattati due manubrj a guifa di aratro , per reg- gerlo , e premerlo più o meno fecon- do il bifogno , onde li coltelli nel terreno fi profondino; al quale ogget- to lo carico anche con pietra pefan- te, quando me ne fervo. EflTo ha in- oltre un timoncello , con cui fi at- tacca al biruoto , tirato da' buoi co- me gli aratri . Così ho fempre pron- to all'occorrenze uno ftrumento fem- plice, facile a formarli, ed al maneg- gio , di poca fpefa , e che mi lufiHr go anche di poter migliorare Si profeguìra , * 5T K. V. NUOVO GIORNALE D*ITALIA Spettante alla Sciemza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commek,gio. v: 'V %l. Agofto 1777. Seguito della Memoria del Signor «j; GiACOMELLo full' ufo delGusso fieli' agricoltura 3 ec, TVite le fperienze, fattefi fino a queQo tempo nel noftro , e nel li vicini Paefì, ed anche in una Provin eia a quefta contigua , e fino nel Ber- gamafco , non mi lafciano timore d' ingannarmi nel fuggerire, come io, a tutti gli Agricoltori di approfittarfi di quefla vantaggiofirtìma fcoperta , col mezzo della quale, fervendofene giu- diriofamente , e ciafcuno adattandola ai proprj bifogni , potranno agevol- mente , e con poca fatica , e difpen- dio , procacciarfi copiofi foraggi , e quindi allevare e mantenere numerofì animali i non folamente fenza danno della coltura delle terre a grano , ma anzi con infigne miglioramento della medefima , e con molto aumento de- gli altri prodotti . E?li è ben vero che chi non ha per quell'uopo prati naturali , e pafcoii a Sufficienza non potrà ottenere (ìfFatto vantaggio, fenza impiegare convenien- te porzione delle fue terre arative a prati artificiali ; ma è certo altresì che ciò può confeguirfi fenza diminu- zione delle folite rendite a biade, an- zi con accrefcimento delle medefime . Qiiefto è flato già folidamente infe- gnato , e dimoftrato da alcuni dotti Membri di varie Accademie Georgiche dello Stato, con zelanti Memorie pub- blicate , e da altri molti fi è dato , e fi dà annualmente a conofcere in- ,^ 'HU0V9 Gì ornale d' Ital. Tom. II. y^ fatto colle ben intefe utiliflime Iqio pratiche. Io non entrerò nel dettaglio dei mo- di di riformare li volgari difettofi me- todi delle coltivazioni , coli* ordinare e diftribuire le terre in guifa , che li prodotti a grano , ed a foraggio al- ternatamente e regolarmente fi f ac- cedano , onde li beftiami venganfi a moltiplicare, e le biade s' accrefcano, anziché diminuirfi . Tuttociò farebbe certamente fuperfluo di ricordare ad una Società che , colle dottrine , e con gli efemp) ne ha date , e ne dà prove le piCi convincenti , Solamente dirò con coraggio che ,s'E(fa s' im- piegherà fervorofa mente , come con- fido dal diftinto fuo zelo , a far sì , che 1' ufo del GelTo fia aggiunto allt metodi profittevoli del così detto Ta- relliano coltivamento , ftati riforma- ti , e adattati alle circoftanze , e bi- fogni de' noftri tempi, e porti in pra- tica , ne vedrà effetti corrifpondenti al plaufibile fcopo di fue applicazio- ni , e molto maggiori dì quanto fé ne può credere in prevenzione . Li frettolofi però di vederne il fucceflb , alle prime fperienze, fé ne troveran- no poco contenti , fino a tanto che V erbe non fianfi alzate a fegno di ben cuoprire e far ombra denfa colle foglie al terreno ; ma dopo ne giudi- cheranno ben diverfamcnte, e con lo- ro piacere , purché il GsflTo fia di buona qualità ; cioè non infetto fo- verchiamente di materie eterogenee , In maggiore comprovazione dell'uti- £ lità "54 lità di queflo mio ricordo ] tanto in riguardo all'aumento di foraggi da be- fìiami , che ali'accrefcimento delle ren- dile 4», ^rani , credo ben fatto di ag- giungere alle premeffe alcune altre ef- perimentali oflervazioni. Nell'Aprile dell'anno paflàto 177S feminai del trifoglio in certi campi, ed eflendo in molti fiti perito , per ficcità , quafi tutto , vi ho fparfo del GeflTo nello fcorfa Marzo , coll'a- juto del quale vi ècrefciuto tanto tri- foglio perenne , che diciamo felvati- co , ed altre varie fpecie d'erbe, che nel prodotto di fieno hanno quafi pa- reggiato quello del trifoglio fativo, fé fofTe bene riufcito . Mi fono quindi determinato a lafciare eflì campi pra- tivi per fette in otto anni , rinovan- do rin^eflàmento dopo li due, o tre primi; certo eflendo di averne copiofi foraggi , fenz' altri ingraflì, ed anche diverfe abbondanti raccolte di frumen- to e di altre biade , ripriftinati che faranno a coltura . Cosi penfo di fa- re con molto vantaggio in altri finiili cafi ; dove però non efiftono fpefle piantagioni di viti novelle , che ne fofferirebbono affai ; e fé altri faran- no lo fteflfo , vi troveranno molto be- ne il loro conto , regolandofi però a niifura dei proprj bifogni ecircoftanze. Io ho, nelle coltivazioni da medi- rette, dei prati naturali vecchj , e no- velli in quantità; ma con tuttociò, do- po la felice introduzione dell' ufo del GefCo , molti ne ho fatti , e ne farò fempre di artificiali , per la molto maggiore utilità che così danno, tan- to in fieno, fino che redano prativi , che in frumento , fegale , frumento- ne , legumi , ed altre biade , quando ritornanfi arativi - In quefto ho il fat- to p'^r guida; perciocché da quei cam- pi, che non potrei cavare annualmen- te , affittandoli , più di lire quindi ci , e la metà dell' uva , feniinan doli a trifoglio , e geflfandoli , vengo a ritrarre lire cento nette da fpefe , oltre a tutta l'uva. Ogni campo fuol darmi , in due fcgate , quattro carra di trifoglio fecco , col difpendio di jl^' circa lire dìecifette in dugentofeflfanta libbre di Certo ; prodotto , che fa- rebbe ancora maggiore, fé poteflì au. mentare la dofe dell' ingeifamento , fenza pericolo, che il trifoglio , per troppa morbidezza , fi proftrafle , a marcifle . Li prati naturali, con l'ufo di lib- bre quattrocento circa di GefTo per ogni campo , vengono a rendermi il triplo di fieno per ogni fegata di più che non facevano; quantità , che nel fa- condo anno riefce ancora maggiore . A quello propofito addurrò le feguentl efperienze , fatte qui con ogni poffi- bile efattezza a mifura , ed a pefo. Sopra ventiquattro tavole di terre- no prativo fonofi fparfe libbre dodici Idi GelTjalli 26 del partato Noven)bre; e pefata 1' erba della prima fegata, fi trovò elTere libbre 2P4. Altre venti- quattro tavole del terreno medefimo , con la flefla quantità di G-ffo , fpar- fovi nel palTato Marzo , hanno refo libbre 242 di erba ; quando quella di altre tavole ventiquattro non gefifate non fu più di libbre 8^. Il fondo, fo- pra il quale fonofi fatti quelli efperi- raenii , è tutto di un'iftenfa qualità , argillofo , e di confiftenza mediocre tra il forte ed il leggiero . In tavo- le diciotto di terra argillofa leggiera, fenza GsfCo , fonofi raccolte libbre 48 di erba ; ma quella di pari quantità dell' ifteffa terra, con libbre feidiGef- fo , fi è trovata del pefo di libbre 14S. Non riufcì di fare confronto di que- lìs efperienze anche a fieno totalmen- te fecfo , perché 1' erbe vennero poi confiife dagli opera; , che pochilfimo fi curano di fiffatte efattezze. Di verfi Coltivatori, coli' ufo del Gef- I fo, hanno raccolto in quell'anno un i terzo più di veccie , a confronto di quelle letamate . Anche il frumento- ne cinquantino , feminatovi dopo la raccolta di detto legume , moftra at- tualmente all' occhio fimile differen- za, e l'effetto del G^flb maggiore di quello dei l'tami di Halle . I loro tri- fogli gffati fono riufciti triplicatamen- ijj^te, a un di predo, più copiofi di quelli "Hr fenza fenra GelTa ; eS un nobile Soggetto interrogato da Veneti Patriz) , loro teftificò , che colla fpefa in GefTo di cinque lire, un mezzo campo di ter- ra , meno tavole 107, gli ha prodot- to un carro ed un quarto e mezzo dì trifoglio fecco , mifurato da pub bitco Perito , quantunque falciato im maturo; e che certamente fenza l' in- geflamento refo non ne avrebbe che circa mezzo carro. II predetto forag- gio è anche riufcito a due Atfittuali affai più bello dove lo avevano geffa- to 5 che dove pofero della fuliggine ; ed uno di eflì in un campo , meno tavole fettanta , con libbre 217 di Ceffo , ne ha raccolto , in due lega- te, cinque carra. In fomma , tanto chi vede refta con- vinto dall' evidenza dei fatti , che di recente fono (late prefe inveftitu- re di Minerà di Geffo nello Stato ; e le provvifioni , a molte migliaja di libbre, di quello Foffìle , e le ricerche femprepiù crefcono. Io ne ho prefen- temente da cento e diecimila libbre, e ne attendo in molto maggiore quan- tità dai monti di Cadore , e da Cer- via . Un Senatore Predanti ffìmo, per genio, e per attenzione, ed efperien- aa nelle cofe Georgiche molto diftin- "to , poffeffore in quella Provincia di valla eflefa di unite campagne , da cffo arricchite di copiofe acque irriga- torie, tanto è reflato perfuafo dell'u- tilità dell' ufo del Geffo , dopo di ef- Xerfi replicatamente portato ad offer- varne gli eff" tti in più luoghi dique fla , e delle vicine ville , che ne ha commeffa copiofa provvigione , ed ha fatto coftruire una fornace per cuocerlo , ed un mulino adacqua per macinarlo. Potrei qui aggiugnere i modi da me inventati di comporre altri concimi di molta efficacia , per accrefcere i fo raggi , e le biade ; ma ommetto di farlo , giacche il Geffo è di tutti il più facile , e piià attivo . Sodamente credo utile di appalefarne un altro di recentiflìma fcopena, benché certo io fia , che affai più del Geffo farà da- gl' increduli dileggiato. ^ Quello è lo Zolfo, potverizzato fino, e fparfo alla maniera della polvere geffofa , fopra gli erbami nafcenti ; Dichiaro però ingenuamente che non. fé ne fono fatte , che picciole prova* in queft' anno , le quali non ballano per afflcurarcij che poffa fempre , ed in ogni luogo produrre un medefimo effetto. Nedo notizia alla Società ad oggetto unicamente, eh' efifa poffa far- ne replicare gli efperi menti , non ef- fendo materia di molto valore, e che, quando fi trova iTe coUànte ed uni- verfale la fu a efficacia , non Reche- rebbe maggiore fatica e difpendi«? del Geffo , abbifognandone minor copta in pari quantità di terra. Le accennate prove fonofi fatte di Geffo , di Geffo e Zolfo mefcolati , e di folo Zolfo; tutte tre feparatamen- te , e fopra pari quantità di un me- defimo terreno a trifoglio . Non fi è avuto riguardo al pefo rifpettivo de* detti materiali , ma fola mente al lo- ro valore : cioè , che tanto coftaffe il mefcuglio di Geffo e Zolfo, fparfo fo- pra una di dette porzioni di terra , e così lo Zolfo folo fopra un'altra, quan- to il Geffo puro , impiegato fopra la terza . II fucceffo di fiffatte efperien- ze è flato maravigliofo ; il trifoglio in tutte tre è riufcito molto più bel- lo e copiofo del rimanente dello ftef- fo campo ; non fenza forprefa nel rav- vifare nella polve fulfurea tanta for- za fertilizzante. In feguito io farò anche dello Zol- fo prove in grande , e decifive , in modi e dofi variej attendendone buo- na quantità dalle minere delCefennà- te , dove fi vende il non raffinato a viWTimo prezzo . Avendofi offervato, nelle fperienze accennate, che il mef- cuglio del medefimo col Geffo fa ef- fetto ancora maggiore di effi due ma- teriali , ufati feparaiamente, io mol- to ne fpero , particolarmente nei prati infeftati dal mufco. Efpofto quanto m' è fembrato con- ferente al mio affunto , non mi re- tta che 1* ardente brama ,' che que- lla mia Memoria , benché femplice e E 2 priva I * ^1< priva ^i quelle erudiaioni e dottrine , e di quell'ordine ed eleganza, di cui 'gii fcriui di tal fatta fogliono oggidì •comparire adorni, abbia la buona for- te d' incontrare il benigno accogli- siento e l'approvazione di così dot- ta e valorofa Georgica Adunanza . Qutfto argomento fi troverà ( ne fo- no certo) da altri trattato ampiamen- te , con tutte quelle vifte, confidera- 2Ìoni , e rapporti, co' quali può con- templarfi relativamente aiioltato, bi- Ibgni, e circoftanze delle direrfe Pro- vincie ; ma mi lufingo che da nif- funo fi vedrà ancora fiato propoltoun mezzo così femplice, facile , ed 'in- cace , né così adattato ad ogni fitua zione , ed a qualunque fona di ter- reno , eccettuato l' umidi/Timo, il pa- luftre , ed il troppo foggetto ad efle- re frequentemente dilavalo dalle acque ; e neppure così proficuo alla fertilità ed aumento degli alimenti de' befìia- mi , anche nelle annate fecche , nelle quali, con danni graviflìmi della Na- zione j tanto fuol penuriarfi di fo- raggi . ^ ^ Degli altri modi e mezzi di ac- crefcere i buoi , le pecore , e gli al- tri domeflici animali erbivori, è flato trattato da numerofi valentiffimi uo- mini 3 sì dì <3uefto Veneto Dominio , che di altre parti di Europa; ma quel- lo da me fuggerito è per J' Italia una nuova fcoperta. Egli è ben vero che, appimto per quefìo , dovrei temere ch'elfo (offe per efiere derifo efprez- zaio , anziché applaudito e ben ac- colto; ma troppo la certezza dell'ef- fettiva fua utilità é ormai divu'gata , perchè in me più non debba aver luo go quefìo timore» Non debbo mai credere che fìa per «iTervi qualcheduno che mi condanni , fKTChè , dopo di aver tanto lodato e rarcomandato 1' ufo de! GelTo , come efficac (Timo concime, non entro adif- iertare fopva la fua natura , e prin- cipi coftituenti , e fopra !e caufe di fua "iX'irtù fecondatrice . Qi-i-fta non é ;meflf-' .ài chi, come me., è fiato fem- ore j «d iè di continuo intera raente \ occupato nell' efercJzio ; e nelfa pra- tica della Rurale Economìa; e nien- te, o almeno pochiXfimo importa agli Economi di fapere Je teotiche ragioni, erronee fpeffiffimo j che taluno fi per- fuade di avere , per ifpiegare donde la virtù e l'efficacia delle materie fer- tilizzanti ptopriaraente derivino. Ciò, che deve intereflare il popolo coltiva- tore , e quelli , che dall' au-torità le- gislatrice fono defiinati a cercare ftu- diofamente di contribuire ai migliora- mento delle cofe Agrarie , per mag- gior bene della Nazione , fi è di co- nofcerle , e di faperie preparare ed ufare nei modi più profittevoli . Egli è inoltre ancora molto ofcuro^ ed in- certo il perchè , ed il come il GeHb tanto contribuifca al crefcimento del- le erbe da foraggio, e delle piante le- guminofe, e di diverfi altri prodotti, come ce ne avverte il valenti ffimoBer- nefe Accademico T^ic. ^nt. K'^clu berguer, nella feconda Parte della mol- to pregiatile fua Memoria fopra gli efperimenti efeguiii da eflb, e da al- tri con quefto Foflìle, non fenza mi- rabili fuccefll j inferita nella Raccol- ta delle Memorie ed Ofiervazioni di quella Società Economica, per l'anno 1771 Parte prima . Quelli che fi ftu- diano d'intendere , e di trattare l'A- gricoltura con principi fifico-chimicì , li quali veramente non fono in gran numero, leggendo detta Memoria , vi troveranno cofe molto infiruttive fvi quefto propcfitOo Ma per dar fine a quefto, forfè or- mai troppo lungo e nojofo difcorfo , lo termino con <)uefti rifteflì . Gli a- nimali buini , e pecorini , e d' altre fpecie , efTere nonpoflbno, in ne/Tuna Provincia 5 fuperiori di ntjmero alla quantità eh' effa produce di alimenti neceffarj al loro foftentamento ; pre- fcindendo da efierni focrorfi . Suppofto dunque 9 com' è pur troppo certo a che ora io Stato non abbia masgioi copia di foraggi e di pafroli di quan- to è neceffario al mar.tenimento an- nuo de' befiiami , che attualmente vi efiftonoi quefti .mai non potiusnn© «£= ifere fere anmentatl , fé non proporzional- mente all' aumento di efiì pafcoH e foraggi : verità per fé patente , e che non abbifogna di prove , Li mez2 , fiati fino a quefto tempo fuggeriti per accrefcere gli armenti groifi e mimi ti , fono forfè tutti , chi più e chi meno, foggetti a fpinofe difficoltà , e non Dochi moralmente inefeguibili in ^nefto Stato . Quello da me propoflo è tacile , di tenue fpefa , e pratica- bile in qualunque luogo , e da ogni anche più rozzo coltivatore j ed in- oltre uno dei più efficaci e vanta g- giofi , che finora flenfi efperi mentati , per la produzione di copiofl fieni , e e di ottime pafture danodrire e man- tenere molto maggiore quantità de' predetti animali , fenza danno della -coltura del!e terre a grani , ma anzi coti maggiore ubertà dei loro prodot- ti , pel mj^'lioramento che dal GelTo jicevono . Mediante Teflficaciffima virtù fecon- datrice del -GeiTo fi potranno avere foraggi "in abbondanza in preflòché tutte le ■fituazioni , e fino nei terreni coitivabili più aridi e magri : « ciò rnaflì ma mente, fé fi farà ufo , dove non può bene allignare il trifoglio o l'erba medica, di altre forti di pian- te , che poffano profperamente riu- fcirvi , delle quali non manchiamo l^^ ) fc ne fparge alla quantità di „ otti Sri , mifura del diametro di un ,, piede di Norimberga e tre pollici , „ e di otto pollici in altezza ; e queft* ,, ingraffo produce il migliore forag- jj gio, ed il migliore trifoglio che poffa „ immaginarfi. Quando s' impiega cal- „ cinato fa maggiore effetto; ma ciò, ,, che è ancora meglio , fi è di fare „ un raefcuglio a ragione di otto Sri 5, di Geffo, e di due di cenere di legno, ,, con otto buoni pugni di fale, tutto ,5 umr-ttando con mezzo fecchiodiac- ,, qua di letame . Si mefcolino be- ',, ne infieme quefle materie , fi la- ,, fcino in ripofo otto giorni ; dopo i ,, quali , rimeftate ancora due o tre „ volte , fi fpargano fopra il fondo „ che fi vuole fertilizzare. ,, Li Conciatori di pelli in Francia j, fann'ufo della farina di Cello, per ,, la proprietà eh' e fifa ha di attir.ue „ a fé r olio , ad oggetto di purgar- ,, le dal graffo , niente effendovi di „ j»iù atto a tal uopo. ,, Si polverizzi un pezzo di Gef- j fOj e pongafi all'axia in un vet'-o ; f'' 33 33 » J3 33 33 33 J3 33 33 3> 33 33 33 33 33 3> 3 > 33 33 33 33 33 33 53 33 33 33 i3 33 33 33 33 3> 3 3 33 >3 33 3) -» 33 33 33 4^ , . fé due giorni dopo fé ne prenda , e ^ pongafene fu la lingua , fi fentirà un giiftj finilTimo. „ Io palTai , già qualche giorni , per un luogo , la fuperficie del qua- le fecemi giudicare che vi fofife del Ceffo occulto: vi fi vedeva per tut- to una bianchezza come di neve ; alTaggiai la crolla del terreno, e to- rto vi fentii un gufto di nitro; dal che fi conofce donde deriva la pro- prietà che quefto Fofiìle ha d' in- graffare . Vegganfi le Lezioni della Natura di Kreger , Jf. ^^.j ,pag.525). ( Krosgers Tslatur-Lehre ) , 3, Quefto è un grande vantaggio per un Podere . Le noftre genti fempre più ne approfittano , e l'efperion- za di due anni ha giuftificato i pri- mi loro faggi . Queft' ammigliora- zione é ficura , e cofta poco . In qualche luogo hanno del GelTo in abbondanza , e preziofiflìmo . E(Tb può nondimeno nuocere fovenie al fondo , fé fé ne carica troppo, per- chè gii fomminiftra troppa abbon- danza di fall, j, Qiiindi rifulta chiaramente che il Geflo polverizzato è incomparabil- mente più utile fopra le terre che gli fono analoghe ; come fopra le bianche , sì leggiere , che forti ; e che talvoka è contrario a certe pra- terie 5 e a certi fiti fterili. „ Dopo che fi è bene convinti, co- me non può concepirfi altrimente, che tutte le piante della terra fono compofte di fale, d' olio , e di ter- ra 5 faià facile di peiTuaderfi che la farina di GeiTo , femmata fopra il frumento , l'avena, l'orzo , e fopra i legumi , deve produrvi li medefimi effetti delle altre materie impinguanti , e che fanno fruttifi- care tutte le terrrftri produzioni . ,, Se n' è di già fatta efperienza . Le lenti , ed i ceci , -p. e. , fopra alli quali fi è fparfo di detta farina geflofa , dopo feminati, hanno pro- fperato , e fono riufciti di perfetta bellezza . ^^ Il trifjgi'o di Ollanda ,• feminato .^ ,, feminato fopra un fondo dei più tri- ,, fti , e tale che neflfuna fpecie di ,, pianta , e neppure 1' avena più ,, non poteva crefrervi, è divenuto s\ „ bello con l'ajuto del Ge/Tb , che fi. ,, è alzato una canna (aune) e mez- „ za ; e fi è potuto ftgarlo tre , ed „ anche quattro volte in un Eftate . ,, Il foraggio verde dello ftefìfo tri- „ foglio è lenza dubbio il più nutrien- ,, te; ma volendolo feccare pel V^r- „ no 5 deefi ufar attenzione di voi- 55 tarlo col raftrello , la mattina e la „ fera , quando e(To trovafi umido di jj rugiade; perciocché , fé ciò fi fa- ,, celfe durante 1' ardore del Sole , e ,, dopo lo fvaporamento dell' umidi- „ tà , perderebbe le foglie , e non fé „ ne raccoglierebbero che i fu fti . ,, Bifogna avvertire che lo fpargi- ,, mento della farina di Ceffo fopra i ,, prati , e fopra i trifogli ec. , dee ,, farfi avanti il germogliare delle pian- „ te ; ed il tempo a ciò opportuno j, fi è il Marzo fino a' primi di Apri- ,, le . La ragione decifiva del prefato ,, avvertimento è querta , che la fa- ,, rina geffofa , fparfa quando 1' erbe „ fono fpuntate da terra , loro fi at- ,, tacca sì fortemente , che neffuna ,, pioggia può farnela cadere; e fé il ,, beftiame allora ne mangia , effa fi „ agglutina talmente nelle pliche del- ,, lo fiomaco, che può farlo lofio pe- „ rire. ,, Ma niente di ciò è da temerfi ,, quando fi fparge dentro il mefe di ,, Marzo ; perocché col mezzo delle ,, pioggie dolci effa penetra infenfibil- „ mente nella terra , e così cefia tale ,, pericolo . " ( Vegg. Mei^oires Ì2^ Ohfert:atipns recueiliics par la Societè Oiconomiqus de Berne , 176S pre'u. partie , pag. pz — ^j. ) Dj quanto ho riportato pafTa il Si- gnor M'j;'^'" alla defcrizione del fuo Mu- lino da macinare il Ceffo, la quale da me fi omette , effendo noti e faci- lif^fimi i modi di polverizzarlo; e ter- mino riflettendo che di tanti foraggi, flati finora fertilizzati con eifoFoflìle, non ho intefo mai che alcuno abbu jcc-iia recato nocumento agli animali; e che ^ jiei luoghi gedati di frefco non fi dee Jafciarli^pafcolare, anche per ogn' altro jiguardo , e regola di ben intefa Eco- nomia Rurale. "innova Compofiziorte per far dei p'uittì ■ detti dì peltre , con alcune rifiejftoni [opra la hga comunemente praticata: del Signor dk Giusti . DI tutte le ricerche, che farfi pof- fono da' Filofofij ninna ve n'ha per certo , che meriti di efTer avuta più in pregio , e in confiderazione ^ quanto quelle , che riguardano la fa- nità , e la confervazione degli uomi- ni , efTendo quello il fommo e prima- rio oggetto nella vita , da cui dipen- dono , e al, quale fono tutti gli altri fubordinati . Quindi noi giudichiamo di recar utile infieme e piacere al Pub- blico riportando qui alcune offervazio- t\\ fatte da un celebre Chimico Tedef- co, per nome il Signor de Gìuftì , fo- pra le diverfe maniere comunemente ufate da' Vafaj di ftagno per allegare quello metallo , e farne poi piatti ed altri vafi infervienti alla cucina, e al- la tavola , da lui per la maggior par- te reputate nocive , e pregiudicevoli alla fa'ute . Egli ofTerva adunque , che le difFe- jenti foflanze metalliche , colle quali i Vafaj di ftagno allegano d'ordinario quello metallo, fono o del piombo, o del rame, o dell' ottone, o tombaco, o ferro , o zinco , o bifmuto , ovvero anche regolo d'antimonio. Alcuni fan- no entrare uno o molti di quelli me- talli , o di quelli tenui metalli nella loro lega , ed ognuno cela ed occulta la fiia , credendola la migliore d'ogni altra. Dall'efame fattone il Signor de Gìufl! ha conchiufo. Primo. Che il piombo dovrebb' ef- fere interamente bandito dalle leghe di (lagno; poichC* in effetto, quantunque egli renda i vafi di llagno men cofìofì , e più facili da lavorare , il piombo e ^ cagione che Io (lagno efpoflo all' aria anneri più predo . Ma quello , eh' è ancora di maggior momento fi è , che il piombo dee riguardarfi come un vero veleno: tutti i fali , e tutti gli acidi operano fopra di lui , e lo fan palTare infieme con gli alimenti nello floma- co , dove può cagionare forami e gra- vifllmi fconcerti . Il Signor de Ciufli riferifce un fatto , del quale fu egli medefimo tefttmonio di vifìa, e che fa vedere il pericolo, che fi corre ferven- dofi di vafi di ftagno allegato col piom- bo. Dice, che in Saffonia tutta una famiglia fu attaccata da una lunghif- fima 5 e particolarifllma malattia, che i Medici non feppero per lungo tem- po conofcere, quando alla fine fi vsn- ne a fcoprire, che quefta malattia era ftata cagionata dall'aver mangiato del burro, che aveafi confervato in un va- fo di ftagno allegato con del piombo. Secondo . Che il rame tanto puro, come ingiallato collo zinco , rende bensì lo ftagno fonoro, e gli comunica foli- dità , e confiftenza, fé fé ne mettano da due in tre libbre fopra cento di fta- gno, il quale diventa perciò fomiglian- te all'argento; ma eh' efTendo l'ufo del rame perniciofiffimo in tutti i vafi de- ftinati alla tavola, e alla cucina, così anche mefcolato collo ftagno può pro- durre de'peflìmi, e dannofiiTimi effetti. Terzo. Che la lega dello ftagno col- lo zinco non è nemmen effa efenteda pericolo , non potendo quefto femime- tallo a meno di effere pregiudicevole alla fakite , attefo che , fecondo che il Signor de Ciufli medefimo ha., colle fue proprie efperienze fcoperto , con- tiene in fé una foftanza arfenicale; a fegno che alcuni grani di fiori di zin- co internamente prefi baftano a pro- durre un graviffimo difordine nel cor- po umano. Inoltre lo zinco Ci fcioglie con fomma facilità in tutti gli acidi , ed anche in tutti gli aceti . Infine lo zinco efTendo volatiliffimo fi fepara, e ^i difTipa ogni volta che fi fa fondere lo ftagno, con cui è ftato allegato. Pofto ciò , le foftanze che fi potran- no fenza verun pericolo far entrara nella 4? . , nella lega dello (lagno fono : Primo. II ferro , che come fi fa non ha qua- lità , che fieno noove all' uomo , e che anzi per contrario è in certi cafi un ottimo rimedio ; e perciò, quantun- que quefto metallo venga intaccato dai fall, non potrà generare alcun male . Secondo . Il regolo di antimonio , che fi può fenza temer di nulla allegare collo ftagno, perchè i fall, ch'entra no negli alimenti, non lo difciolgono. Terzo. Il bifmuto. Qiiantunqae l'ufo interno di quello femi- metallo non fia del tutto efente dal pericolo, egli non può tuttavia produrre neffun cattivo effetto nella lega dello ftigno, perchè non fi difcioglie che con fomma diffi- coltà negli acidi anche, più forti e ga- gliardi. Fondato fu quelle rifleflìoni il Signor de Giufti propone la feguente lega per io ftagno da adoperarfi ne' piatti e ne' vafi inferrienti agli ufi domeftiici. Pigtieraflì una libbra di regolo d'an- timonio ; vi fi aggiugnerà una libbra e mezzo di limatura di ferro ben la- vata , e in apprelTo feccata . Si mef- c'oleranno bene quefte due materie do- po averfe polverizzate; fi metteranno m un crogiuolo , che s'empirà fino a men di un pollice; copriraflì il ero- giuolo con un coperchio , e mette- raflì in un fornello . Come il mefcii- glio farà liquefatto , il che avverrà più o men predo, fecondo la gagiiar- dìa , e la forza del fuoco , vi fi ag giugneà una libbra di bifmuto , e fi attizzerà il fuoco perchè le foftanze jnfieme mefchiate perfettamente fi fon- dano ; allora verferaffi la materia li- quefatta in un cono ed avraflì una lega di color bianco e lucente , che peferà daccirca a tre libbre. Si aggiu- gneranno quelle a cento libbre di fta- 5fe gno , fi faranno ftruggcre infieme, ed avrafll una lega di uno ftagno folido, fonoro, di un colore quafi altrettanto bello che l'argento, in fomma che non farà punto inferiore allo ftagno il più pregiato d'Inghilterra. La Filofofia per le Dame . ui Sua Ec- cellenza la Signora PulifTena Conta- rmi Cavaliera Mocenigo . In Vene- zia 1777. Tomi 5. in ottavo , prejfo Benedetto Milocco . NOn inferiore a parecchie altre Ope- re, pubblicate fullo fteffo argo- mento, è quella che ora annunziamo: ella è anzi per molti riguardi migliore. La fcelta degli oggetti più intereffanti e più curiofi della Metafifica e della Fi- fica , le fode dottrine, i migliori e più applauditi fiftemi fu i quali fono ap- poggiate ; le offervazioni e le più re- centi fcoperte de' più celebri e più ac- curati Olfervatori , e de' Filofofi più accreditati del noftro fecolo ; la chia- rezza e la precifione nella efpofizion© delle cofe più difficili , nel che 1' Au- tore ha creduto di poter meglio riu- fcire per via del Dialogo , ch'egli ifti- tuifce tra le due fuppofte Perfone di un Conte che fa da Maeftro , e di una Marchefa che vuole iftruirfi ; rendono al fomnio preeievole e raccomandabile l'Opera prefente , la quale è affai be- ne e convenevolmente adattata all'iflru- zione del Bel SefTo , e di chiunque al- tro voglia , fenza impegnarfi ex pro- felTo nello ftudio delle Scienze filofo- fiche , acquiflare agevolmente, e con diletto le più neceffarie, e le più im- portanti nozioni . # ^9 N. VII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente aLL* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 'V 6. Settembre 1777. Ragionamento intorno ai Fiumi del Fe- ronefe , Tolefne , e Tadovano . Tn Padova 1777 , in quarto di pag. 40 ; con due gran Tavole incife in Ra- me, delle quali una è la Carta idro- grafica delle fuddette tre Provin- cie , che dimoftra lo flato attuale de' loro fiumi ; l'altra prefenta il Difegno di Regolazione ec. ; e col feguente motto dietro al frontifpirio ~ Magni amnes materias procul fé runt in mare , Ì3r> prope terram ma re efi profundum ; minores vero amnes iyt leniter fiuentes materias prope deponunt Ì2r> ipfa ofiia cumulis cb ftruunt . = Polibio lib. iv. QUefto Ragionamento è dedicato all' Eccellentifs. Veneto Senatore Signor Andrea Me miao , che fu Provveditore elìraordinario di Padova , ed ora eletto Bailo alla Porta Otto- mana , Cavaliere di eminenti Virtiì , di genio elevato , e di raro talento fornita , come fi diede a conofcere in tutti gli Uffizj dentro e fiaori in fer- vigio della Patria foftenuti . L'Autore n' € il chianffimo Signor Dottor Gìo. vanni Abate Coi, Segretario della pub- blica Società georgica di Padova , la dottrina del quale , le vaQe cognizio- ni , r ingegno , e tutti quegli altri pregi che coftituifcono l' uomo vera- mente dotto , chiaramente fi manife- ftano nell'Opera medefima di cui ora parliamo. Neflro iftituto non è di vo- ler giudicare delle Opere ch'efcono in luce , ma folamente di farle in qual- X^v'i'o Ciornaìe d' Ita/, Tom. II. !fc che maniera conofcere, dando una fuc- cinta idea di ciò che in efle fi tratta, lafciandone il giudizio agl'Intendenti e allePerfone dell'Arte. Nonpertanto, riguardo al prefente Ragionamento , tali elogj ne abbiamo intefo da mol- tifilmi dotti e illuminati Soggetti, che potremmo quafi avanzare , effere [il progetto dell* Autore , principalmente in quella parte che riguarda la Brenta e il Bacchiglione, il più ragionevole, il più femplice , il più ficuro , il più. durevole, il più benefico, il men dif- pendiofo fra quanti ne fono ftati fin- ora immaginati, e con geometrici in- numerevoli calcoli dimoftrati dai più celebri Matematici , talvolta lontani, fenza la perfonaieofiervazionedei luo- ghi , „ Mi fu agevole comprendere, ,, dice l'Autore , che gli ftudiofi dif- „ corfi non erano per fef efficienti fen- j, za la cognizion dei luoghi , onde ,, mi rivolfi a cercar lumi e notizie „ di quelli . In breve potei conofcere, „ che né le florie fcritte , né le car- „ te difegnate , né le altrui relazio- j, ni, da me con induflria raccolte e ,, confiderate , non erano ballanti fen- 5, za la perfonale o/Tervazion dei luo- ,, ghi . Perciò moffo dal buon defìde- „ rio , prima mi traffe la neceiììtà a 5, un luogo , e poi a un altro , dai ,, più vicini mi guidò la naturai con- ,, neflìone ai lontani , e da quefìi ad „ altri , finché io mi venni avvolgen- „ do per tutti i fiumi del Padovano, „ del Polefine, del Verpnefe; mi con- ^3, duflì per le valli, per gì' intimi fe- NF G ., ni. 5'^ „ ni , e lungo gli fcoli , per ofTerva- ,, re la vaila indole dei canali, e dei 5, terreni , per comprendere le diver- „ fé affezioni dì elfi , e per rilevare 3, le naturali cagioni dei loro danni , 5, e vantaggi . Pollami innanzi alla j, immaginazione la reale coftituzion „ di quefli luoghi, e confiderai idan ,, ni prefenti , e i noftri civili bif'gm, j, mi parve che fofTe poffìbile un pia- 5, no di regolazione che togliefìfe gli j, uni , e provedelTe agli altri, il qua 5, le mi venne fatto di formare, e che „ ora prefento al Pubblico." Due cofe ftabilifce egli neceflarie nella regola zione dei fiumi : hverità dei principe e la certezza dei fatti . Oflerva che „ quelli che conofcono i principi , de „ diti agli ftud) e alle applicazioni ,, fcientifiche , per lo più ignorano i „ fatti , e per la confuetudine della „ vita fono poco atti ai metodi labo- „ riofi di conofceili : quelli poi eh' j, hanno le notizie dei luoghi , av- „ vezzi a una vita dura e campeflre j, per lo più ignorano i principj delle ,, fcienze ; onde due parti necefTarie „ d" ordinario fi trovano difgiunte, e j, difficili a unirfi infieme ; perchè i „ pratici non intendono iragionamen- j, ti dei teorici , e quefli o non cu- j, rano o non comprendono interainen- j, te le relazioni di quelli : e di qui j, nafce il primo grado della difficol- ,, tà mnffima nella regolazion dei fiu. , mi . Qiiffla poi viene accrefciuta , dalle diffi'-oltà proprie e particolari, , tanro d'una parte , quanto delT al- tra . Rifpetto la prima , i principi „ chiari e certi fono dedotti da efpe- ,, rienze di acque mifurate, in canali ,, artefatti , con inclinazioni note e ,, coflanti, e con refiflenze certe; ma „ la applicazione di elfi è a quantità j, ignote , in piani varj , e a canali „ di refiflenze incerte, onde i minuti „ computi , e gli ajuti fpeciali dell' „ arte , hanno poco luogo , per la ,, mancanza e infulfifl^nza dei dati . „ Rifpetto poi la feconda parte , le j, perfone d'ordinario hanno cognizio- „ ne dei luoghi proprj o dei vicini '^ „ e non degli altrui e dei lontani; o „ fé conofcono gli effetti, ignorano le „ caufe locali , fpt-iTo rimote ed ofcu- „ re ; o fé conofcono molte parti , ,, r una fcparata dal!* altra , igaora- „ no la mutua conneflìone ed influeii- „ za fra loro , ove fono congiunte ,, inlìeme , e coflituifcono un corpo ,, folo , cerne nelle pianure ora prefe ,, a confiderare . Quindi facilmente fi ,, comprende, che in ogni regolazion „ di fiumi è neceffaria la teorica e la ,. pratica , che la prima è certa pei „ principi , e pericolofa per la adat- ,, tazione ; la feconda laboriofa e no- ,, jofa per le minute olTervazioni . "^ Riguardo ai principi fcientifici , il no- flro Autore fi nflringe in dire ,, che ,, tutto il buon fiftema dei fiumi di- ,, pende dalla velocità di effi , e che ,, la velocità dipende dal pendìo e „ dalla altezza viva dell'acqua, e che ,, per confeguenza giova ai fiumi la ,, brevità della linea , la rettitudine ,, dell' alveo , e T incaffamento della „ acque . " Paffa poi a recarci con molta erudizione le più fondate noti- zie intorno allo flato antico dei fiumi che bagnano la pianura tra il Mincio e il Mare , pofla tra il Pò e la Bren- ta , la quale eftenfione di Paefe forma I' oggetto del fuo trattato. Sono que- lli filimi il Pò , il Tartaro il quale alla Canda perde il nome ed entra in Canal bianco, l'Alige, il Gorzon , il Uacchiglione e la Brenta , oltre i mi- nori influenti nei medefimi. In quefto luogo però il Signor Abate Coi tratta più particolarmente dei primi quattro che bagnano il Veronefe e il Polefine, rifervandou parlare in apprelTopiù dif- fufamente degli altri due del Padova- no . Con pari erudizione va in fegui- to riferendo le varie operazioni efegui- te ne' fiumi medefimi ., i tagli , i di- verfivi, ec. giudiziofamenfe ragionan- do fu i buoni o trifti effetti da tali operazioni , o toflo o in progreffo di tempo occafionati. Riguardo ai diver- fivi dell'Adige, i quali , in numero di otto e abbondanti, talmente Io impove- rifcono, che fmembrato e divifo giuru gè al mare con dsbolifilma foce e in- icrrata , dice il noflro Autore: ,, ap- „ pena pare ad alcuni credibile, che il „ Vò eiTendo molto maggior fiume, l'cor- „ rendo vicino e alla Cavantlla preiTo „ il Canal bianco un quartodi miglio, 3, fenza diverfivi , vada unito e inc:;f „ fato in terra ; e l'Adige eh' è quafi ,, nello ftefTo piano , con tanti diver- „ fivi 5 fia tutto fofpefa in aria , e „ colle fue innondazioni tenga in con- „ tinui danni e timori il Polefine e il „ Padovano. Ma a ben confiderare ap- „ parirà facilmente che i diverlìvi {teili, 5, i quali formano una notabile difte- j, renza fra eflo e il Pò , fono la ca- 3, gion principale del fao diforJine . ,, L'Adig'? fotto a! Caftagnaro è in un „ piano poco declive , e più a bado 3, poco men che orizzontale ; perciò „ tutta la fua velocità dipende dall' ,, altezza viva dell' acqua , la quale 55 reftando da tanti diverfivi diminui- „ ta , non è meraviglia fé il fiume 5j divien lento, fé riftagna, fé il let- 5, to fi alza , ec. " Ciò che qui avan- za il noRro Autore è appoggiato al principio indubitato , comprovato da molti efemp) , e troppo funefìamente dai noftri , che le acque comprefe in un alveo , fé fi dividono in due, non pofTono più contenerfi in tutti due , perchè più Ci perde di velocità in tutti due gli alvei, e di profondità nel pri- mo , che non fi acquifta di capacità col nuovo alveo formatovi , come fra gli altri dimoftra il celebre Cuglielmi- nì nel fuo Libro della Telatura dei jìtt- ini . Dopo un' efatta defcrizione dello ftato attuale della fuddetta pianura, e in quello luogo diRintamente del Po- lefine e del Veronefe, conforme al di- fegno efprtfT^.) nella prima Tavola, vie- ne il Signor Co7 a cercarvi il rimedio, fui piano -generale da lui fuperiormente ftabilito 3, il più femplìce e adattato 3, agli ufi prefenii, il quale avtffe ri 3, guardo alla ficurezza dei fiumi , ai 53 ritratti delle valli , e alla naviga- 5, zione ; e non forfè ne troppo lon- 5, taao dall' ordine confueto dellecofe, „ né molto oppofio ai fini particcla- 51 ;j^ „ ri 3 né oltre modo gravofo . " Ma "^ noi non poifiamo difpenfarci di racco- mandare la lettura dell'Opera fteflTa del l Signor Abate Coi , per non avere a riportar qui tutte lecere alfommo in- tereffanti che trovanli dalla pagina 22 fino a tutta la 2S. ; Dopo di chepada il noftro Autore a recarci le più certe notizie riguardanti 1' antico corfo dei due fiumi del Padovano , Brenta cioè e Hacchiglione , e in feguito riferifce le, operazioni praticatevi j la pre- fente loro attuale condizione , di cui qualche cofa avea egli Jetto anche fuperiormente j e finalmente ne propo- ne il rimedio ; ma anche a quello palio è d'uopo aflfolutamente ricorrere all' Opera fteffa , per leggerne quanto il noflro Autore ne dice, non con una fludiata pompa di geometriche diino- ftrazioni , generalmente non intefe, e che applicate al fatto per lo più non j corrifpondono; ma con un metodo di ragionare il più femplice , e con una Ij evidenza così naturale , che nulla più lafcia a defiderare per la certezza del fuo progetto . In generale , ftabiliti fuperiormenre i tre principi , brevità della linea , rettitudine dell'alveo , a incaffamento delle acqu^e^ coli* oggetto della ficurezza dei fiumi 3 dei ritratti delle valli , e delia navigazione, vuo- le il Signor Coi che fi chiudano alcu- ni diverfivi , che fi facciano fepara- tamente correre i fiumi minori d'i cor- fo placido, da quelli maggiori che han- no natura di torrente , come Adi^e e Brenta, e che Ci tolganole volte," fui qual ultimo articolo , rapporto all'A- dige 3 dottamente ne ha fcrirto il Si- gnor Dottor ^«^o«;o Abate iW/o.'?; nella fua Opera intitolata dell\Adige e [mi diverfivi ec. ftampaia nel 1774. ^ fui propufito dell'indicato taglio delle vol- te 3 enerva il noRro Autore , che il folo tratto delia Brenta dal Doloa Li- mena , che per le fue tortuofità è di undici miglia, fi ridurrebbe, mediante tale operazione , a fole cinque ; ed ugualmente confiderabile farebbe la bre- vità della linea che col taglio delle fue ^ volte avrebbe l'Adige dalla Badia fino Gì a Tv>r t 'a Tor nova . Onerva parimente ciré il Ponte del Dolo', o come egli lo chia- ma „ il foftegno in forma di ponte 5, con dieci grofTe pile,, febben fatto con „ fomma induftria, fi moftra per l'ef- 5, perienza dannofo , poiché nelle ml- 5, time piene autunnali 1* acqua era 3, appoggiata per tre oncie alle travi 3, delie pile che foftengono il tavolato 5, del Ponte . Perciò fi tolga prima ,, quello impedimento j e poi fi retti- „ fichi r alveo , ec. " La breve idea che abbiamo data dell'Opera del Si- gnor D )ttor Giovanni Abate Coi può effer fufficiente per farne in qualche maniera conofcere il pregio, e quanto effa meriti di effer letta ponderatamen- te ; e farebbe a dcfiderarfi che fé ne fentiffero quegli ottimi effetti , che dalla generale regolazione dei fiumi delle tre indicate Provincie fi può ra- gionevolmente fperare* DAIla Rpale Accademia dei Geor- gufili di Firenze , nel giorno 6 dello fcaduto Agofto è flata coronata ]a Differtazionecontraflegnata con quel detto di Tacito ( Annal. Lib. I.) Optii- me rebus mortahum confuluiffe naturam, ^ua [uà ora fiuininibus , fuos cnrfus , ntque originem , ita fines dederit . A- pertofi il viglietto, fi è trovato effer- ne l'Autore il noftro dottilTimo Signor Abate Antonio Dottor Belhm , noto abbaflanza per le Opere date in luce, tra le quali abbiamo quella intitolata dell'Adige e fuoi diverfivi ec. In quefta occafijne Egli ha ripor- tato doppio Premio , attefochè il Pro- blema fu due volte prodotto , prima nei 1774 , poi nuovamente nel 1776. Il Problema è quello = ,, Se gli Ar- „ gini lungo i Fiumi , che corrono 3, incapati nel terreno, fieno vantag- „ giofi , o prea[iudiciali alle pianure 3, adjacenii : nel ^afo che fi p ovino 3, vantaggiofi , indicare le ragioni -e- 5, conomic-he che poffnno avere mflui to ad arginare l'A-no, tanto fopra, , che fotto Firenze ; e fé da tale o- . perazione ne poflano ridondare dei 3> Si ■:j» „ bent che conguaglino i pregiudìzj; ,, e ritrovandofi i pregiudizi maggio. „ ri , proporre quei rimedj , che fof- j, fero opportimi per prevenirli." Molte furono le Dirtertazioni che concorrerò al Premio , e fra le altre una del Signor Abate Leonardo Xime- nes attuale Matematico di S. A. R. , la quale riportò \' Accejftt . Quella del Signor Abate Dottor Bilioni fi fiampa in Firenze a fpefe della fuddetta Ac- cademia , e quando ci capiterà noti mancheremo di darne in queRi Fogli un eftratto, da cui apparirà di quanta fcienza fia fornito l'Autore , il quale ( contrario già alle Colmate ) , feb- ben non efiftente fulla faccia di Ar- no , ha faputo rifpondere a tutte le parti del propofto Problema, con pie- niflìma foddisfazione di quel rifpetta- bile Accademico Confe/fo. LETTERA nel 'inabile Signor Co; Giovanni BuTOViCH , all' I/luflrifs. Signor Dott. Saverio Manetti Segretario dell' Accademia de'Georgofili di Firenze. Iliuftr. Sig. Sig. Patr. Colendifs. Dicembre fpirante è il termine pe- rentorio prefiflTo alla folnzion-? del problema propofto dalla ncflra Ac- cademia de' Ceorgofili nell'anno 177J fulla utilità delle coltriate, e della ar- ginazionede'fiumi . Dopo aver io man- dato in Tofcana tnefi fa , il Profpet- to di alcuni Tenfieri fui diritto affo- luto indipendente di Jirginazione , poi aV. S. Illuflnfs. una Offervazione fulla necejfità che ha la Repubblica di Fé- nezta di riiHìlgere le applicazioni del fuo Governo ai fiumi ; e la Prefazione di un altro Opufcolo , fulla baffezza del Retratto Cottoni di Caerle , Cagioni , e Himedf ; non poffo dinìmulare di aver una opinione forfè nuova fu que- llo argoiTiento , e le ■confeffo , die 4a principio il problema propofto imi «rft fembrato occafione opportu-na ài <:&' ai uni- t munìcarla all' Accademia . Ma ricono- fciu'olo meglio, I' ho trovato una Spe- culazione propofta a peilone efiftemi filila faccia di Arno , ed intelligenti (. 5., e 4. j e Cap. 5. §.z., e 3.) §. 5. Che quello grado di altezza è fuperiore al livello del fiume a co- mune . (^Cap. I, §. 5.'?>{. 4. ; e Cap.^, s. 5. ) §. 4. Che quelli orizzonti aperti pof fedono uno fcolo permanente nel fiu- me in ogni di lui flato di acqua ma- gra , media e piena a comune. {Cap. 3 ' .(T. 5- ) jT. 5. Che lepipne ellraordinarie ef fendo rare , fuccede di raro che quelli orizzonti aperti reflino innondati dal fiume . ( Cap. 5. jf. 5. ) jT. 6. Che quando il fiume gonfio arriva a quelli piani alti , li oblima di una torbida pingue. {Cap. $. §. <^.) §. 7. Che neir occafione dell' eie vazioni eflraordinarie del fiume, que fli Piani alti , per l'ordinario , non reflano coperti di fabbia . ( Cap. ^. §. 5?, ) JT. 8. Che le piene eflraordinarie del- la Livenza durano uno , due o tre giorni al più . jT. 5?. Che anche durante il periodo dell' elevazioni eflraordinarie , molte 5^ ^ volte fuccede che nelle ore del rifluf- j, fo del Mare , quelli orizzonti aperti reflano liberi dalle acque. ( Cap. j. JT. iS. ) JT. IO. Che gli orizzonti formati dall' elevazioni eltraordinarie delia Livenza, fi cuoprono di foraggio e di bofco . ( Cap. j. jr. 5. ) §. II. Che l'elevazioni eflraordina- rie, le quali pervengono fopra 1 Piani più alti, non d flriìggono le vegetazio- ni ne del bofco , né del foraggio. §. 12. Che r acqua dell' efcrefcen- ze eflraordinarie , quando anche per- viene a quelli Piani alti, non diftrug- ge i feminati . ( Cap. 5. §. 18. ) Orizzonti interni. §. 1$. Che quel terreni folamente , ne' quali il fiume non ha potuto arri- vare per impedimento , fono rimafli profondi . ( Cap. ^. jT. io. 11. e 12. ) jT. i^. Che la vegetazione della can- na e dell'. ^■rbe pa'uflri , febbene ri- mafla per la maffima parte fui ter- reno fenz' effsre raccolta , non ha e- levati gli orizzonti fopra il livello dei recipienti. ( Cap. ;. /. 15. ) /. 15. Che la canna e l'erbe palu- flri, marcendo nell'acqua, non fi ter- rificano; ma fi convertono in un iiii- paflo neutro tra la canna e l'acqua , il quale fi denomina volgarmente Ono- ra. { Cap. $. $. 16.) ^ §. 16. Che gli orizzonti interni di tutte , e ciafcheduna Prefa , fi fono abbaffati in varie proporzioni. ( Cap. 3. S. ip. ) Condotti interni. i". 17. Che li condotti interni di fcolo fi fono refi inutili, tanto perde- prefljone degli orizzonti, quanto per elevazione e replezione totale dei re- cipienti. {Cap. 3. §. 26. 2J.2S. ) .Alvei dei Recipienti . Jf. iS. Che in foli venticinque ait- ♦ ni 5 cioè da! i(Sc?5 , al 1720 , la Li- ^ - venza ",6 _ . za ha interrato colle fue alluvioni molti fpecchj profondi di acque , e molti dei canali interni delle Prefe . ( Cap. i. ) §. 19. Che in quarantotto ann;fuc- ceflìvi- ; cioè dal 1720 al lyóS»., il fiume fteflb ha interrato colle torbide altri tre dei fuoi rami vivi , cioè il Canal di Braghezzane , dei Mulini , ed il Canal delle Braghe , e li ha in- nalzati a fegno di farli più alti del livello degli orizzonti delle Prefe ag giacenti . ( Cap.^. jT. 25. 28. 25), ) S. 20. Che la Natura indica di vo ler interrare o 1" uno , o l'altro delli due tronchi mferiori ; cioè o il Canal di Bizzarrera, o il Canal delle Navi. ( Cap. s. jf. $0. ) §. 21. E perchè la Natura è''agen te il quale ha operate l'immutazioni fuddette con quella forza viva prò grelTiva , che moltiplicata per il tempo diventa infinita ; la ragione ha giù fio diritto di prefagire il deperimen- to totale del noftro Retratto, quando rimedio conveniente non lo prefervi. Qual pofla efTere cotefto rimedio lo riconofceremo dopo che avremo pro- vato , che la cagione originaria del- la baflezza attuale del Retratto me- dcfimo è la dottrina della fua coftru- zione , e della fua prefervaziona col meccanifmo di argini e condotti in- terni di fcolo ; il che fpetta alla fé- conda Parte di dimoftrare. 1^ t* « Saggi dì Gottardo Ganciani VdU nefe [opra la Legislazione propria alle ^rtì dell' ^Agricoltura e della. Economìa , premiati dalla Società agraria dì Udine l'anno 1772. Udi-r ne , 1776. in ottavo. IL Nobile Signor Abate D. Gottardo Canciam pubblicò con le (lampa nel 177J la fua dotta e intereflfanta Memoria refponfiva al Problema pro- poflo dalla Pubblica Società Agraria di UJine , e dalla medefima corona- ta . Gli applaufi che univerfalmenta rifcoffe, e il giudizio che riportò da- gl' Intelligenti , col fentimento del Magiftrato Eocellentiffimo de' Prove- ditori fopra li Beni Incolti e Depu- tati all' Agricoltura , impegnarono la Sovrana Munificenza dell' Eccellentifs, Senato a decorare con Dcreto dei 20 Maggio 1775 '^ benemerito Autore col titolo e grado nobile di Conte . L' Opera che ora annunziamo è la Memoria fleffa riprodotta con qviefto nuovo titolo ,• per lo che , effendofe- ne diffofamente parlato in altri fogli di quello Giornale , è fuperfluo ag* giugner qui niente di più a quanto al- lora fu detto. * SI N. Vili. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente aLL* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 13. Settembre 1777. LETTERA Del T^ioBi/e Stgfior Gì AiAiArriST\ Bar- baro fu del N. U. f . Bernardo , a/ . Signor Giovanni Arduino Soprin- tendente all' agricoltura ec. m Ve- nezia . Illuflrifs. Sig. Padr. ed Amico pregiatiCs. Gavarzere 5. Agofto 1777. SE non mi trovo nella Dominante non vuol dire eh' io perciò man- chi dal mondo ; anzi fempre più vivo nella perfetta mia fervitù verfodiLei, come pur negli ftudjagrar), unico mio trattenimento.* e che fia il vero , dal- la pianta che le trafmetto di frumen- to il tutto rileverà ; non intendendo mai con quella dar legge ai dotti Agri, coltori , ma fola mente far conofcere col fatto, che non fono ingannato né nel quantitati^'o difemenza che getto, né per la coltura che conofco necefla- ria per un sì generofo prodotto . Da un folo grano quefia è fortita , benché lìa madre di novantanove fpi- che che la onorano ; né altra coltura ella ebbe , fé non che in Aprile fu ricalzata con quattro dita di terra . Tre foli germi fono affatto troncati , e fono fegnaii di roflfo , periti efifendo per la nebbia che vi è ftata più volte, e che per più di un terzo ha tolto nelle fpiche tutte la loro fertilità, co- me ben lì vede j e la picciola fpica J^v.ovo Giornale d' Ital, Tom. II, 51; fegnata non ferve ad altro , che per far tacere quelli , i quali non conof- cono che fuperlicialmente le cofe , e fanno dire , che i germi che nafcono in Maggio non fono entrata del Pa- drone , benché quella fofTe nel dì 7 Giugno fepolta nella fua botticella . Defjderofo di faperne il numero dei grani efifi:enti< , non fu indifferente la pazienza di contarli ; ma ne rimali alla fine molto contento, allorché fom- mando vi trovai la pingue rendita di i79i gfani , i quali formano circa quat- tr' oncie , contenendo un'oncia groffa circa 1000 grani , come con replicate fperienze oflervai. Per poter dire (gual- che cofa , ftabilifco dunque che tooo grani .formino un* oncia j dunque dirò che di tre oncie è il prodotto della pianta , alla quale dò generofamente un piede quadrato di terreno , per po- ter dire che tre libbre di grano fono fufficienti per la feminatura di un cam- po padovano che confifte in tavole S40, o piedi quadrati 50243. Se il mio con- teggio é fallace, non potrò dire che la rendita di un campo dev'e/Iere di fet- tanta flaja Venate incirca; ma fé non fallo , oh povera Agricoltura! L'otto per uno negli anni più fertili nelle mani degli Agricoltori comuni in ge- nerale è la rendita ; e la femina fua ordinaria nelle terre preparate é ài libbre So di grano ; ed io feminando- ne, come fono folito, quaranta libbre, farò trattato da pazzo da molti ; ma quelli tali non fanno che il campo for- ma oncie quadrate 45545^0, echeper * H ogni ogni piede quadrato quaH 16 grani dì ^ frumento io femino, non comprefo il terreno dei folchi che deve efler vuo- to; e che poco più di nove oncie qua- drate dò alia feiTiina di un grano . Sì , jni fento dire, il gelo , i vermini , gli animali nfpetteranno la voftra femi- na ; ed io rifpondo che dei fuddetti fedici mi bafta che quattro foli grani mi fiano rifpettati , quando peraltro le mie poche terre non perdeflTero la naturale loro fecondità . Il gettare il fuo fenza piacere, per divenir poveri, mi pare una grande ftolidaggine; e fé l'jAgricoJtore non faprà adaltarfi alla forza del fuo campo, e della ftagione in cui femina, refterà fempre povero . Su talpropofito tralafcio ora di fcri- vere , perchè confeflb di effere ancora col velo agli occhi , e piuttofto le pre- fenterò altra materia molto utile . Nel corfo di 21 anno , e con continuate efperienze , alla fine pien di coraggio prefenterò al Pubblico un prodotto , eh' io polTo nominare il rifugio del povero Agricoltore , e l'unica via di fecondare la terra, perchè per tre an- ni farà tale , lo prometto , oltre al rifcuotere nel primo anno due terzi almeno di entrata di biada ; e può ricavare beniflìmo dalla terza porzione, che azzarda, tanto foldo, quanto va- lerebbe il campo fteflo . Il Cocomero efila l'Anguria farà il prodotto , di cui tratterò con quell' impegno che ben vuole l' animo mio (Incero, e ri- ' durrò perfuafo il timido Agricoltore , il qual era fcufabile nel tempo'.fcorfo fé lafciava all'eflero quello vantaggio, con eftrazione di danaro dal noUro Stato, e col foloarrifchiare flerili cam- pi, che con ciò rendeva fertili , go- dendone a noflre fpalle. Per fine della mia Lettera tolleri ancora la breve informazione del va- lore dell' erpice mio cattapa^s ridot- to al'a fua perfezione , il quale ope- ra perfettamente tutto ciò che fono per efporle ; ed in arbitrio fuo farà il vederlo lavorare in Padova ancora , fé farà il fuo piacere ; oppure in Ve- |» la fenza 1' effetto , quando ^ non vi foffe che il folo genio dì ve- derlo ; al qual fine le fpedifco due denti , uno incifore , 1' altro tritore , che attenderò mi fiano rimandati eoa follecitudine . 1. Nel carruolo del comune aratro quello lavora, e.quattro fole vacche fo- no fufficienti all' ordinaria fua forza, benché il pefo maggiore o minore del medefimo fia in arbitrio del bifolco . 2. Lavora la terra alla larghezza di fei piedi, e la fcioglie per quanto grandi fieno le glebe j bafta folamente che non fiano impietrite dal Sole . ^. Manda il terreno da qualunque forta d'erbe nocive , ammucchiando- le a gran fafci ;; e quelle , che il ra- ftrello non ricere , le efpone alla fu- perficie , e lo fteffo farà delle pietre . 4. Arate che fiano le carreggiate , o cavedagne , trafporta la terra ove abbifogna, e uguaglia qualunque pro- minenza nella fteflTa , otturando an- cora i folchi con fom ma facilità, cofa molto utile per le praterie artificiali . 5. Leva il mufco alli prati , e li rinova col tagliar le radici , gettan- done di nuove , e per pulirli , il che è molto elTenziale. 6. Per disfare una prateria fenza mol- ta fatica, ne cavar le folite glebe, ma in minuti pezzi ridurle , per render facile al gelo il fuo disfacimento , ba- lla varie volte ordinatamente tagliare il cotico con detta macchina , onde avere il fuo intento. Di più in prefente non efpongo , perchè ad altre cofe non ho ancora l' efperienza ; ma non mancherò mai di cercarne il fuo valore. Perfuafo delia fua tolleranza farò fcu- fabile nel lungo mio fcrivere ; e poi era di dovere, che dopo tanto tempo, che non ho l'onore di carteggiare con Lei , una mia Lettera fupplifie alle mancanze. Mi continui la fua buona grazia , che collante prometto farà quella fervitù in me che mi fa eflcrs Di V. S. Illuftrifs. eChiarifs. -.t b; 1 VmUìfs. divotifs. fervit. ed^<ìmìco GlOVAMBATTtSTA BARBARO f.i del N.U. ^.Bernardo. Sul Sul pre.iiud'aicche la Capra cagiona all' ^gricolnira ^ a'ia Vropagazione dell' Vomo t e fi quèUci de' Bejitami . Memoria Dtì s'ignori DE FONTENAY, 0 DES Mazcs , prefentata alla Società '^e- già di ^/igrjcoltura di Maiis . LA capra procura alcune dolcezze e alcuni vantaggi alia gente di campagna con la fua fecondità, e con V abbondanza del fuo latte ; ma fé fi volefTe confiderare i danni eh* eiTa ca- giona efifenzial mente all'Agricoltura , per farne il confronto colla poca fua utilità, la fi proferi v^rebbe affatto da tutti i luoghi coltivati e piantati. Tutti i Proprietarj illuminati, e in. tenti al miglioramento dei loro fon- di , fono cosi convinti di queftaj ve- lila , che hanno una grandiilima at- tenzione di efprimere chiaramente, ne- gli ftrumenli di affittanza che fanno dei loro teni , la condizione che i loro Affittajuoli non nutriranno ne al- leveranno neffun becco , neffuna ca- pra in qualunque maniera fiafi; altri mea rigorofi non lo permettono , che per una fola capra , a condizione di tenerla legata nella ftalla , o fempre condotta col guinzaglio quando efce , in qualunque ftagione ciò fia. Siffatte «cautele non fpno giammai cotanto utili a queftiPropfietarj quan- to fi propongono, per la confervazio- ne del loro patrimonio .Quelli ani- mali diftruttori delte-iiepi , degli al- beri , e delle biade , tollerati da al- tri vicini Proprietarj meno attenti ri- guardo agli animali iteffi , diificiliffi. mi ad e/Tere cufìoditi e chiufi , ef- fendo lafciati in libertà , vagano per tutto, e arrampicandofi fu per le mon- tagne più erte , faltano con facilità i migliori foiTi , forano le fiepi piià folte € vive , pafcolano tutto , e fo- mento fi gettano nelle biade , nei bof- j chi j e fanno per tutto dei pregiudizi a, 5^ irreparabili j diventando in tal guifg il flagello dei vicini. Pretendefi aver ofTervato , mediante un* efaitiflìma combinazione, che una capra nel co/fo di un anno mangi più di un carro di legno , o di germogli di ogni fpecie , e che il fuo dente mortale , arredando 1' effetto dell' ac- crefcimento negli alberi ch'eflapafco- la , fa un danno di più ài dodici o quindici carra nello fpazio di fei aii- ni , eh' è il termine più breve delle affittanze, e il t-nipo ftabilito per la riparazion delle fiepi , che gli Affit- tajuoli fono obbligati a rimettere di legno nuovo i che quefìe medefime fiepi roficchiate di nuovo s' impove- rifcono, e perifconoi di maniera che il Colono , non ritrovando più legno capace d" indennizzarlo della reftaura- zione delle fiepi e dei foflì, li trafcu- ra, e fucceffivaraenteperifconole chiù- fure . La mancanza di chiufura ob- bliga alla cuftodia dei beftiami , e per confeguenza ad una fpefa di più in quei luoghi , dove fi poti ebbe rifpar- miarla ; e malgrado tutte le precau- zioni poffibili , fovente rifultano dei guaiti grandi , delle perdite , e dei motivi di contefe tra i vicini. Un Affittajuolo non riguardando mai , aitefa la breve durata della fua affittanza , i fondi eh" ei coltiva con r occhio medefimo , come dovrebbe fare il Proprietario flefTo, va men cer- cando i mezzi d'un miglioramento ii quale non torna in fua attuale utili- tà , che a non curarfi di certi danni i quali non fono di fuo proprio pre- giudizio, o dei quali non fi può pre- tender contro di lui rifarcimento , al- lorché egli ne ritrae qualche picciolo benefizio , qual è quello della capra. Sovente anche queflidanni,equefti!gua- fli gli prefentan l'occafione di ottene- re una diminuzione di prezzo fuUa nuo- va affittanza . Le fiepi rovinate dalla capra fi attribuifcono a difetto di fon- do , il che egli fi ftudia di far cre- dere in tali circoRanze j !• afpetto di una pofTeffione fpoglia di chiufura fi rapprefenta fempre male per I' inte- H 3, tefljs teffe del Proprietario, al cafo di cam. l)iare Afiittuale : il Colono che fi prefenta per Aifittuale di cotefla ter- ra j prende pretefto da fifFatta circo, ftanza , per avvilirne il prezzo . Un altro inconveniente ancora ne rifilila fopra gli alberi , che in loro giovinezza sfuggono al dente della ca- pra . Il Colono non li lafcierà mai tagliar dal piede per far venir dei ce- fti d'alberi; egli li lafcia crefcer fino all' altezza di fette od otto ed anche dieci piedi , e più della portata della tefta della capra: ei gli fcapezza allo- ra affin di procurarfi in feguito un ta- glio di legna dai loro rami , che fi lafciano agli Affittuali . E.:i!i fa be- niflìmo non pertanto, che fé fi avef- fe fubito lafciato venir quell'albero in modo di erter immune dal dente della capra , gli produrrebbe in quattr' an- ni un legno p'ù forte di quello , che in fei anni fi può aver dalla fommi- tà ; e non ignora che quelli alberi fcapezzati perifconofovente prima dei cinquanta anni , mentre lafciati ve- nire nell'altro modo durano per pa- xecch) fecoli . Siffatta precauzione dell' Affittajuolo in favore dell' educazion della capra, cagiona una perdita confiderabilifìTrTia nella coltura e nella produzion delle ter- re arative , con 1' "mbra che fanno le grofle tefte di quefti alberi di baflfo tronco 5 i quali cuoprono e fofFoga. no le biade molto addentro in un pez- zo di terreno ; le biade non granifco- no per mancanza di aria ; e quantun- que fiafi pretefo che i ripari iiano fa- vorevoli alla coltura delle terre, una continua , e generale efperienza fa abbandonar fiffatta idea ; e l'abbon- danza delle raccolte nei paefi in pia- nura lo dimoftra evidentemente : fi- nalmente quefti alberi contribuifcono ancora con la capra a far perire il fondo dei recinti . Quelle perfone , le quali con più precifione confiderano 1* economia ru- rale , non rillringono i pregiudizi del- la capra femplicemente ai danni e agli abnfi indicati^ ma vanno più innanzi. * t e pretendono th' eCCà influifca ezian- dio fulla buona coflituzion degli altri befliami , e ' perfino fu quella dell' Uomo . L?. maggior parte della gente ài campagna , che mantien capre , fepa- ra i fuoi vitelli , e le fue giovenche, togliendoli alla madre dopo che gli ha partoriti , per approfittarfi del latte della madre a farne butirro ec. Con- tinuano a nutrire i nafcenti col latte delle capre , il quale non edendo a- nalogo a tal genere di befliame , lo fmagrifce , ne impedifce il fuo cre- fcimento , o lo rende lentilTimo . Il beftiame mal nutrito crefce difficil- mente , è fempre piccolo , fecco , de- bole ; e fa fuccelfi va mente una catti- va razza contraria alla rurale econo- mia , e all'Agricoltura. L' abufo del latte della capra II più importante , poiché interefla 1' uma- nità , confifte in ciò, che la maggior parte delle donne di campagna , per poter attender di più alle faticofe oc- cupazioni del loro mefliere, o per al- tre ragioni , fi aRengono volentieri al giorno d'oggi dall'ufo naturale di al- lattar i loro bambini, e vi fupplifco- no col latte di capra , che fuppongo- no più favorevole alla loro nutrizio- ne, che quello di vacca . Siffatta con- fuetudine è perniciofiffima per la pri- ma educazion de' bambini ; ed ofler- vafi comuniffimamente , che coloro , i quali nella loro tenera infanzia fono Rati nutriti con latte di capra , fono di un temperamento delicato, debole, e foggetto a delle malattie 3 che quan- do paÌTano all' adolefcenza fono ma- gri , fecchi , e poco robufti ; dal che fi dee conchiudere, che il latte di ca- pra, impiegato per allattar i fanciulli, è contrario eziandio alla buona popo- lazione così utile all' Agricoltura e allo Stato. Quella ultima offervazione merita di effere approfondata , Si fa che il latte di capra è ammeffb in Medicina per alcuni cafi, ma puòefifere ancora che ne venga profcriCto 1' ufo in altri, e principalmente ia quello ; ùffaita ma. Ifria feria motto ratevefìTatite è a proporfi ai signori della Facoltà di Medicina. Checché ne (la , non fi può nega- re , che in generale la capra fia con traria e pregiudicevole all'Agricoltura , e che farebbe cofa utilifìTuna il prof criverla , e rinovare a quefto effetto le r-ntiche proibizioni fotto pene pe- cuniarie , e confifcazion dell' animale fleflfo ; e a fcasifo di formalità e di di- lazioni , farebbe ancora piià utile il permettere ad ogni Proprietario di far inan-baffa di quelle capre che trova/Te fulle fue proprie terre, nelle flrade ec. vicino e in faccia ai fuoi beni, conte- ftando antecedentemente con teftimo- nj (per non renderlo giudice in caufa propria ) il danno eh' elleno gli fa- rebbero. Alla din.ruzione della capra fi oppor- rà , fenza dubbio, le piccole dolcezze che la gente di campagnaritrovanell' allevar queft' animale, che moltiplica affai , e abbonda in latte . Si dirà , che in molti luoghi egli è utile nelle flalle degli altri befiiami , per purifi- csrne P aria , e prefervarli da malat- tie : che la fua carne , e quella del capretto , fempre a prezzo vile , fo- no una ri fot fa pel bafìfo popolo : che la pelle della capra , e quella del ca- pretto formano un ramo d' induftria , e del commercio dei Conciapelli. Io credo di aver fufficientemente di- Jncflrato , che i profitti , che la ca- pra apporta alla gente di campagna, non poflano riparare i pregiudizi eh' e/Ta cagiona , La utilità chs fi s' immagina di trovar nella capra o nel becco , che s'introduce nelle dalle, non è fempre collante, e molti anche la efcludono. In alcuni luoghi fi attribuifce la ftef- fa vinti ali' afino ; fupponendofi ta- le , fi potrebbe foftiiuirlo: quefto a- nimale è infinitamente più utile pel fervigio dell' Agricoltura ; fi mantie- ne con poca fpefa , e non fa ne.OTun male. La carrie di capretto ènei noftricli- mi di cattiva digeftione ; e per con- fegusnza di mala nutrizione : forfè fa- 6f 5fj rebbe meglio profcrivcrla . Quella del- la capra ancora più indigefta , tolle- rata per le campagne , dovrebbe ef- fere sbandita dai ntiftri macelli, dove ferve alle frodi venendo fempre ven- duta per carne di caltrato , e inai per capra. Fmal mente fi coaviene, che la pel- le della capra , e quella del capretto fanno un ramo d* indullria e del coni, mercio dei Cor.ciapelli , che fi afpor- ta fuori: il pelo di capra può fervire eziandio per alcune delle noftre mani- fatture; ma non quello della fpecis di capre dei noftri climi. Noi abbiamo nell* interno del Re- gno , e in molti luoghi di frontiera , delle montagne incolte , fuile quali fi mantengono delle greggie di capre ; fi può moltiplicarle colà fenza pregiudi- zio , per fupplire a quelle che fanno ftrage nelle noftre campagne . Converrebbe ancora formarne delTe greggie intiere in certe lande, e terre inutili, che non meritano di efTer col- tivate, e accordare agl'Imprenditori le fteffe immunità , di cui il Gover- no ha favorito i^iifoda menti con l'Ar- reflo delConfrglio dei lé Agofto 17Ó1 , come fi pratica in Inghilterra per le greggie di daini in certi cantoni : fi fanno anche paflfare in alcune pianure coltivate, immediatamente dopo la rac- colta. Bassiani Carminati Lfluclenjìs , de ^nìmaììum enc Mephitil>us , isn fio- xiis hnlitibus Interitu, ejufque prò- pioribus coiiffìs : Libri tres . Laude Pompeja 1777. in quarto grande, di pagme 218 , oltre la Dedicatoria , e r Indice dei Capitoli . Ued' Opera , dedicata al chia- riiTimo Signor Brainbif/a Chirur- go di Sua Maeftà l' Imperatore ^ è divifa in tre Libri , e ciafcun Libro in Capitoli . Qitelli del primo Libro " fono = I. De fulphurea Mephiti = 2. ^ De fuhsrg pnh =; 3. Ds M^pl^'^' ^- cido nitri e ferro excitetta " 4. De ^/ir fenico =5 5. /)e Carboniim J^idcre ~ 6. Ou<€ritur utrum Mephitici ha/i, tiis fola refpiratiofiis via perniciem cfferant . Il fecondo Libro contiene i feguenti Capitoli = i. De ^r.imaltum in aere tum puro , tum refpiratione vitiato incluforum Interitus caujfis ^ 2. De piitribus halitibus rr 3. De halitibus e vinofa , ^ acida fermen- tatione evólutis . I Capitoli del terzo Libro fono ~ i. De Oppii incenfi in ^nimalrbus ejfeBibus , mox de Oppio eisdem intrinfecus dato zz 1. De Tabjci fumo ~ $. De Camphora fumo ; de ejusdem effluvio', ac de eadem intrin- fecus data . Benché ilJuftri Fificlogi abbiano a- naìogamenteoffervato, pvire quelli ten- tativi del bravo Signor Carminati han- no infiniti vantaggi fopra gli efperi. menti flati fatti finora. Molti già fo- no affatto nuovi , e iftituiti da Lui per la prima volta . Il metodo poi de- gli altri tutti , benché non nuovi , -è diverfo affatto . Egli fa delle fco- perte nuove nella Fifica Animale , e fono da lui enunciate con tuono il più modefto , che i foli Intendenti fé ne accorgeranno . Altre fcoperte di proprietà delle fibre animali o fi con- fermano 5 o fi rifchiarano : altre fi confutano in guifa , che quei Dotti , a cui vien contraddetto , non fé ne potranno dolere ; ed altre che fono , o pajono fra loro contrarie , o difcre- panti , fi conciliano , e fi affegna la cagione di tale difcrepanza . Infine tutto fi applica agli ufi della pratica Medica , e al bene della Umanità, che è lo fcopo a cui mirar dovrebbero tutti quelli 3 che pel pubblico fcri- vono , * R ELA2IONE Del Fu/mine caduto ne/Conduttore del- la Torre di Tiazza della Citta di Siena, feruta dal Signor Domenico Bartaloni Dottore di Medichici , Tubblico l^rofejfore di Fifca nella IJnjTerfità di Siena, e Segretario per- petuo della Beale accademia delle Scienze della fieffa Città ; indi dall' ^utor medefimo accrefciuta , e in- dirizzata al Signor Sigismondo Fr- KETTi Trovvedttore del Magijìrato di Biccherna : fi aggiunge una Lettera del T. G. li. Beccaria delle Scuole Vie T. T. in Torino , con la Rif- pofta dell' autore , nella quale altri f chiarimenti fon dati ec. Illuflrifllmo Signore. Siena io Giugno 1777. G * lacchè V. S. Illuflriflìma m'inca- rica , che le faccia circoflanzia- ta relazione del Fulmine , che il dì iS. del mefe d'Aprile ad ore 5 di fera invefìì la noflra torre di piazza, e che pontualmente feguì le tracce del Con- duttore , mi darò l'onore d'efporle quanto fegue. Bifogna prima rammentai fi per in- telligenza del noRro racconto , che il Conduttore dall' alta cima della torre é guidato internamente in un angolo della medefima , fino al caftello dell' orologio , per lo fpazio all' incirca di braccia 100 ; trapaffa poi rettamente nella flanza di fotto , dove s' allun- gano i pefi dell' orologio medefimo , ed ivi il torce andando a dritto ad una picciola fineftra polla fra tramon- tana , e levante. Efce poi al di fuoii piegato lungo il muro per braccia 40 in circa, reftando alla fcoperta , e vi- lla d' ognuno j e giunto all'altezza di braccia 6. fopra la flrada detta di pef_ cheria , refla incanalato nell* interno della muraglia, e fi profonda fotten-a ifflt m un condotto d'acqua, dlftante dai ^ fondamenti della torre. PremelTo tutto ciò eccoci al fatto . ! Poco dopo la caduta del fulmine mi : portai ad iftanza di molti per fentire \ le maraviglie del fucceffo , accaduto in una pubblica piazza, alla vifla di qualche centinaro di perfone . Ritro- vai colà molta gente d* ogni ordine , e condizione , accorfa , conforme è folito , per la curiofità d' informarfi d' un fatto per le circoftanze alTai ri- marcabile. Sentii uniforme da tutti la relazione , che è quel!' indizio ficuro della verità de' tatti ofTervati ocular- mente da molti. Contemporaneamen- te al tuono fu veduta adunque una ftrifcia , o corrente di fuoco lanciarfi dov'è la cufpide aguzza del Condut- tore nella fommità della torre, equafi in un fubito dalla fineflra fuddetta do- ve fporge in fuori il ConduttorCj par- ve gettarfi la corrente del fuoco , fe- guendolo per tutte le già annunziate bracciale fino all'apertura, che l'in canala fotterra , alla quale altezza fpar- ve di poi l'ignita corrente. Per afficurarmi con tutta certezza della verità de' fatti , la mattina fe- guente interrogai feparatamente tutti i mercanti delle botteghe intorno piaz- za, da dove veder fi poteva di profpetto ftrifciare fui Conduttore la corrente del fuoco . Interrogai prima gli Idioti per fentir parlare colle voci della natura fenza prevenzion d'opinioni ; mi vol- tai pofcia ai più culti per confronta- re , e confermare il fatto colle più precife circoftanze , né trovai alcuno, che difcordaffe dall'altro . S' efprelTe- ro in varie maniere colle firailitudini per darmi ad intendere la figura , e la grandezza di quella mole di fuoco, ■' ed i fuoi andaraenli . Raffomigliava fecondo alcuni ad una quantità di car- boni accefi gettati in un gruppo dalla già detta fiaeflra , ferpeggiando , e fcintillando fui Conduttore. Altri dif- fero , che parve appiccarli il fuoco ad una quantità di razzi dalla men- tDvata fiiieflra , e che la corrente fi avvolgeva al Conduttore , gettando ^ 'i i-.ujvnoj Negli 'anni poi , in cui la" Prima; vera anticipa , ed i Mori cominciano a gettare i loro germogli al principio mente , e collo fmuoverli fpeffo fo- ^d'Aprile , o poco dopo , ficcome i^ ^ foglia foglia è efpofta alle brine , che non rare volte fopravvengono, così è prii- -denza il differire a mettere gli uovi a covo per qualche giorno dopo che la foglia è anche alquanto crefciuta , per non foggiacere poi al grave dan- no d' una brina , la quale col togliere la foglia de' Mori ci coftringa a get- tar via i Bachi già nati per non fa- pere con che cibarli. Quanto al modo di far tiafcere la Temenza, quefta fi divide in tante on- cie , che fi ripongono in altrettanti pezzi di tela piuttcfto rara , ed ufa , ta , formandone così de' pacchetti , i quali fi legano in maniera di lafciar- ■vi un poco di luogo vuoto per poter rivoltare , e fmuovere di quando in quando gli uovi , ed evitarne la fof- focazione , per. la quale i vermi naf- cono infermi , e fé non muojono ap- pena nati , perifcono però quafi fem- pre a poco a poco nelle varie mute. I piCi efperti in tale materia met- tono sì fatti pacchetti alla fera fotto il raateraffo del letto, ove dormono , all' edremità delle gambe, ed alzatifì dal letto la mattina , li avanzano al luogo , ove giacevano colla fchiena, e li ripongono poi ancora alla fera nel primo flto , e ciò per tre giorni ; do- po i quali li mettono parimenti alla fera , e per altri tre giorni fotto le gambe fteffe , ed alla mattina al luo- go della fchiena . PafTato tal tempo continuano a ciò fare tre altre gior- nate , avanzando i pacchetti fotto le ginocchia , e fempre la mattina al luogo della fchiena , con ofTervare in lutto il tempo delle dette operazioni, che fé fra '1 giorno fi raffreddi total- mente il letto, conviene allora d'in- tepidirlo un poco col mezzo d* uno fcaldino , dandogli quel grado di ca- lore , che colla mano fi conofce effe- re prcffo a poco eguale a quello, che fi laffia folto la fchiena nel levarfi dal letto . Così con graduato calore nafcono felicemente i vermi in nove, 0 dieci giorni , e non più preflo. Al contrario effendo forzati a nafcere con ecreiTivo calore mediante il fuoco, o « * 79 col tenerli fotto la fchiena giacendo in letto , o nel feno , particolarmen- te allora quando fi fatica , o fuda, fi veggono i Bigatti a nafcere infermi , e morire nelle diverfe mute. Conviene inoltre fmuovere , ed a- prire di quando in quando i pacchetti degli uovi , e maflìme negli ultimi giorni, non folo per riconofcere quan- do fono vicini a nafcere , il che fi fa palefe dal rifchiararfi, ed imbiancarfi de' medefimi ; ma ancora perchè ef- fendo fingolarmente in tal tempo pii\ forte , ed abbondante la trafpirasio- ne , fé non fi fmuovono gli uovi , i Bigatti , che ne nafcono , più facil- mente foggiacciono a quelle malattìe, che in altro Articolo avremo luogo di deferi vere . Giova pure il qui avvertire , che fé molta è la femenza da mettere a co- vo , e poche le perfone deftinate a cuftodire i Bigatti; quella fi divide ia due parti, che poi fi mettono a nafce- re in due tempi diverfi, affinchè i Bi- gatti medefimi ripartitamente allevati poflano effere cufloditi con quella cu- ra , di Cui abbifognano, maflìmamen- te neir ultima loro età , nella quale per poco che fieno trafcurati fi va a rifchio di perdere in gran parte il frut- to deli' attenzione , e diligenza fino a quel tempo ufata . A R T I e O L O V^. Maniera di allevare i Bigatti dopo nati . Dal colore ne' Bachi appena nati rilevafi la buona , o cattiva qualità de* medefimi. Quelli di color ceneric- cio fono i buoni. Il color nero in al- tri fa prefagire una mala riufcita, ef- fendo quelli fottopofli alla malattia volgarmente detta àe'Gialdoni . I peg- giori di tutti fono quelli di color rof- fo , che tali appunto divengono per l' ecceffivo calore, con cui fono for- zati a nafcere. Allorché una buona parte di det- ti B achi è già nata, fi diftendono i pac- So pacchetti degli uovi fopra de'cufcmi, che o fi tengono in una camera al- quanto calda , o fi efpongono al So- le, ed in tal cafo fi riparano con pan- nolini foftenuti da un crivello, oppu ra da uno (laccio ( fedazzo ) . Sopra i pacchetti aperti fi pone una carta traforata con buchi larghi , e fpeflì , aitraverfode' quali i Bachi poflanopaf- farvi comodamente . Ricuoprefi indi la detta carta di piccioli, e teneri pol- loncini , o fia butti di Moro, i quali torto che fono mediocremente caricati *di Vermi, fi levano delicatamente, e ' fi trafportano nel mezzo de' panieri , il di cui fondo fia ricoperto di carta ordinaria , acciocché i piccioli Bigatti non fi perdano tra le fefifure di quelli, diftribuendoveli però talmente rari , che vi reftino de* vuoti tra di loro, e non occupino fé non la terza parte incirca del fondo de' panieri mede- fimi . Coftumano alcuni di mettere i pa- nieri de' Bigatti fotto le coperte del Ietto , altri prima di ciò fare lo in- tepidifcono alquanto, ed altri in altro modo li ricuoprono . E' però da av- vertire , che tal coftume facilmente produce una pericolofa foffocazione d' aria , maffimamente fé fi rifcaldaffero j panni , con cui veni/fero coperti . Egli è pertanto miglior configlio il te- nerli allo fcoperto in una camera tem perata, e difefa dall' aria, ofìTervando di difporre i panieri fopra una banca gli uni vicini agli altri, ed alcun pò co lontani dal fuoco per non rifcaldarli di troppo . Così levati , e diftribuiti i Vermi nati prima , fi rimettono a covo gli ■ altri , che rimangono a nafcere , e^ quefti pur nati fi allevano , e gover- nano egualmente che i primi. Ella è utile , anzi neceflaria offet'- vazione da farfi , che i Bachi nati in diverfo giorno fi pofiTono eguagliare in modo tale" , che in progrefTo erti mangino , dormano , mutino la pel- le , e vadano al lavoro tutti unita- mente. Quefta eguaglianza fi ottiene col mezzo del calore e del cibo . La fperienza ci dimoflra, che dagli uovi di buona qualità , e di perfetta covatura nafcono i Bigatti in uno , od al più in due giorni . Que* , che nafcono nel terzo , fono men prege- voli , e que' , che nafcono dopo, fo- no infermicci , onde non è da preti- derfi nemmeno la pena d'allevarli. Supponendofi adunque, che erti naf- cano in tre giorni , fi poffono como- damente pareggiare in quattro da com- putarfi da quello della nafcita de' pri- mi , col feguente metodo. 1 nati nel primo dovranno avere un fol palio di foglia al dì in tutti e quat. tro i giorni, e tenerfi più lontani dal fuoco. Ai nati nel fecondo, fi darà un foI palio tanto nel med'-fimo, che nel ter- zo giorno, e fi terranno anch' erti e- gUalmente lontani dal fuoco. Nel quarw to giorno poi avranno due palli , e s' avvicineranno alquanto al fuoco . Finalmente ai nati nel terzo giorno fi daranno due palli si in quello dì , che nel quarto col tenerli collantemen- te anch' erti alquanto vicini al fuoco. Così pareggiati fi devono cibare tutti egualmente , e tenere in una medefi- ma temperatura d'aria. Si prùfeguira» Si N. XI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' aqricqlt9r.a p alle arti , ep a1^ commercio f v: 'V i|. Ottobre 1777. Fiftff iella ISTRUZIONE f EL GOVERNO DE* BaCHX DA SeTA CC. Articolo VL Usi mode dì cibare i Bigatti nelle varie loro età, DAHa maniera di cibare i Bachi nelle varie loro età dipende iff^ gran parte la felice riufcita de' niedeiìmi. Dalla loro nafcita fino alla feconda muta convien cibarli con foglia fmi nuzzata , e che fia della più tenera , e novella. PafTata la feconda muta loro (ì dà la foglia intera tal qual fi coglie , e di raano in mano che eifj crefcono , ed ingroffano, fem|>rc la più matura j al qual fine i più diligenti ferbano per 1' ultima età di effi Bac|ii i Mori più groffi , e di vecchia potagione. Tutta la foglia dev' eflfere fempre fana al poffibile, non gialla , né gtia- fta , annebbiata , arrugginita , mac- chiata , ne impolverata . Dev' efl'ere aJtresi ben afciiUta , e perciò racco- gliefì , allorché il Sole l'abbia afciu- gata dalla rugiada , o nebbia . All' occafione poi d' una lunga , e dure- volle pioggia , fé fi dovelTe per ne- ceflìtà raccoglierla bagnata, fa d'uo- po diftinguere J' età de' Bigatti in due tempi. Ai Bigatti fino alla quarta mu- ta affolutamente non conviene fom- miniflrare foglia bagnata , eflTendo ad elfi molto dannofa per la loro ancor yjwvo Giornale d' Ita/, Tom. IL Ifc debole compleflìone ; e però fi avrJt in tal (afo l'avvertenza di diligente- mente afciugarla, tanto più che l'o- pera non farà di gran fatica Jjer U poca quantità , che ne confumano . Ciò fi ottiene , leggermente compri- mendola , o agitandola in mezzo a* panni lini , o fcuotendola ben bene en- tro cefti , o canedri « <:ome appunto fi fa all' infalata . Ma qualora fi tratti dell' ultima età de* Bigatti , o fia quando, come vol- garmente fi dice, mangiano della grof- fa , ficcorae non fi può giammai fa- ziare l'ingorda lor fame, per la qua- le arrivano nel breve lor giro di fette in otto giorni a confumare due vplte più di foglia di quello cheabbianacon- fiimato nell' età precedenti ; così fa- rebbe quafi impoifiijiled'afciugarne tan- ta copia, quanta e/T giornaìmente ne fmaltifcono . Dall'altra parte fé fon», fani ., la foglia bagnata non li pre- giudica quafi mai , come dall' efpe- rienza rilevafi : il che fuccede tutto air oppofto fé fono ammalati . In tai cafo fi fanno digiunare piuttofto che dar loro la foglia bagnata , e molto più eflendo il digiuno uno de' rimedi più atti a rifanarli . Dalla nafcita fino alla terza muta fi fomminidra a' Bigatti la foglia ap- pena fpiccata dair albero , dopo che però ella abbia perduta la troppa fua frefchezza dannofa molto al loro filo- maco , onde almeno per un quarto d* Il ora prima di dargliela fi tiene la me- ^dcfima nella camera, ove fi allevano. nF l Sì:' Simile precetto farebbe molto utile d* *f* oflervare, fé fi poteffe, anche in. tut- f to il reflante tempo della lòrvita. Tuttavia fi può fomthimftrare a* medefimi dopo la ferzai muta la fo- glia raccolta un giorno prima . Ma perchè efla non appaflìfca , il che la renderebbe difficile ad eflfere corrofà dà* Bigatti j e nemmeno fobboll'ifca , il che produrrebbe in fofo unafurtediar-' rea ;. conviene confervarla diligente- mente , e fmuoverla fpeffo in. qual- che fito ben chiufo e frefco. Rifpetto alla quantità di foglia,, che dar fi deve ai Bigatti,, e d'avvertire^ che febbene fiena dalla natura portati a cibarfi quafi di continuo ; pure man- giano fempre in proporzione del ta- iore del luogo, in cui; vivono j^. e tah mente è necefiaria l'oflervanza d' una fiffatta regola, che, fé il cibo fofle mi- nore del'bifogno, intificherebbero con- traendo il male , che volgarmente fi denomina delle vecchie ; e , fa: fofle maggiore , loro avanzerebbe molta fo- glia , che rifcaldandofi, ed anche muf- fando produrrebbe in efl"r la folTocazio- ne , e morte quando fono piccioli, ed in qualunque tempo la malattìa da noi comnneraente conofciuta fotto il no- me di gialdoni i della quale fi parlerà a fuo luogo.. La vera regola di cibare \ Ba;ht è di loro fomminiflrare poca foglia per volta j ma egualnienie a tutti dop>o i quattro primi giorni, in. cui fi fono pareggiati , ed ogni qualvolta abbia- no interamente mangiata la prima . Che fé quefla venifìTe da loro rifiuta- ta per effere cattiva , ben {i compren- de , che conviene tofta mutarla . Allorché poi cominciano ad entrare in muta , o fia a dormire , fi deve dar loro il cibo più fpeflb, e conmen foglia di prima per non caricarne an che quelli , che già dormono , ed in tal cafo è pur neceffario d' acerefcere un poco nella camera il calore, men- tre così tutti più prefVo entrano in rifiuta .. Lavati però da quella non fi pafceranno finché tutti , o quafi tutti non r abbiana terminata ; e quefto è ^ un altro cafò , nel quale accrefceir* dofi qualche poco il calore nella ca- mera fi: giunge a follecitare il compi- mento di detta operazione nei tardi- vi . Il che ferve appunto a tenerlt fempre eguali , come iH è raccoman- dato più fopra . Né fi creda già , che patifcano a non cibarli fubito levati dalla muta . Egli è un errore manife- ftarhente' dimoftrato dalfa fperienza . ■ '" Articolo VII. Del governo' de^ Bigatti nelle varie d : Z '\ Iwo età . Xa pulizia nella cuflodia de' Bigattii ré" uno de* principali oggetti delia lo- • ro educazione^v Qi»indi, è che- per re- gola generale bifogna levare loro di fotto il letto prima , e dopo ciafcuna muta . Efeguendo ciò innanzi la mu- ta , fi deve por mente che alcuni tra i roedefimi Bachi non foffero per ac- cidente entrati in effa , ed aveffero già diftefi , ed attaccati que* fili , che abbiamo veduta effere per loro tanto- neceflarj , per poterfi cavare dalla pelle r perchè togliendo in tal cafo loro di fotto it TèTtej-q4ieRi fi rompe- rebbero , e rotti. , in vano- fi sforze- rebbe il Verme di fpogliarfi della pel- le, la quale pofcia feccandx)fi fui cor- po , ed impedendo i di lui uffizi, lo farebbe morire foffocato . Cosi pure, avanti di levare il letto dopo la dor-; mita vi vuole la precauzione di ci- barli almeno per un giorno tanto che acquiftino quel vigore , che nella fa- tica della muta hanno perduto. Egli è d'uopo altresì di togliere al difotto de' Bigatti il Ietto , ogni quarl- volta la quantità de' frantumi delle foglie mifii co' lor« efcrementi lo efi- ge , oppure qualora il letto fia umi- do, o rifcaldato: il che ficonofce in- troducendovi i a- mano. La maniera di togliere loro al di fotto il letto è diverfa fecondo l'età de* inedefimi . Cominciando dal tem- po , in cui fi ripongono ne' panieri fino alla feconda muta, il miglior me- j\ ':>.x.\\ teda todo è quello di fpargere Copra i BL jfc gatti de' potìoncint di Moro; fu' qua- li , quando ;eflì fieno Ialiti , iinnie- j diata mente , e di mano 'in .niatio ii ■ trafportano , e -fi didribuifcono ben allargati , e rari in aJtri panieri nel modo già indicato all'Articolo V. Sviluppaiidofi ., e crefcendo a poco a poco i Rachi hauno ognora bifogno di maggiore ;fpa2Ìo,-e libertà.. A fine adunque di fupplire 'iielle fuddettedue •prime età a qucfta ^occorrenza, la qua- le naturalmente li porta Jempre ad al- largarfi , fi avrà la cura di ifpezsarej € dividere delicataa-ìente loro il Ietto colle dita , o col mezzo di Junghi fpilli. Se crefcono talmente , che vengano ad empiere il paniere , allora per di- radarli fi leveranno qua e là de'pic- xioli pezzi di letto con fopra i'Bigatti - riponendoli in altro paniere, -Tempre pe- TÒ allargati , e rari., e coma fi è av- vertito di fopra. ■Levati dalla rfeconda muta fono tal- mente grolTi , che conviene ,, dopo d' averli cibati -per un giorno ., -trafpor- ìtarJi da' ^panieri 'fopra de ^arelle , ^le •:quali fi terranno ricoperte da -un pan- | nolino fin dopo la terza muta.. '! -Qiiefto trafporto fi efeguifce collo ■:fpargere fopra i Bachi ne'.pantóri .del-; la foglia intera, alla quale appena che fi fono attaccati , s' infinua =^con bel modo la marro tra lo ftrato fuperiore dei ietto carico di Bigatti, ^e lo Arato inferiore , che tocca il paniere,, e di- 1 vifo quindi con 'Ogni diligenza il det- to (Irato fuperiore intantirpezzi, que- fti fi trafportano , e fi diftribuifcono fopra r arélla per guifa ;tale , che , fé ella è picciola, fi formi -nel foloiwez-- 20 di efìTa un diritto ^filare^ di 'Bigatti, e fé è grande •, ^forminfi 'due filari ai; lati foltanto -dèlia ^medefima, lafclan- dola vuota -nel mezzo .Cibandoli in feguitoifi^'dave -loro apprèftare 'la fo-i glia in maniera, che di mano in ma- no che .effi ..crefcono , ed ingrodano, >fi venga a -poco a poco acuoprire in-; flteramente tutta l'arella di foglia , di Oitto , < .di Bigatti . Così avrafli un W ./IO vaiitaggìo , cioè che i Sa chi non .faranno giammai troppo fpeifi fu- pva r.arella ; e che ,(otto i medefimi non ;fi farà gran copia di letto . Se n6° panieri [ofCsvo rimafti altri Bigatti qua,, e ià fpaifi , quefti fi raccolgono con altre -foglie -intere , e -fi trafportano pa- rimenti fopra r arella, ilnnanzi , e dopo da tgrza muta.fi leva il sietto .a',Bigatti medianteil me- todo medefimo , che fi è qui defcrit- t0 3 'ficcome ancora avanti la quarta,, dopo iaquale conviene regolarfi in al- tra maniera . Parimenti fé nell' intervallo .di tem- po , ,che vi :pa{ra tra una muta di letto all'altra, faceffe d'uopo di dira- darli., jn tal cafo fi ofìTerverà il me- todo prefcritto di fopra perfìmile oc- correnza ,, allorché .li .tengono ne' pa- nieri .0 PafTata la quarta muta iBI^atti fo- no ormai talmente groffi , che diffici- le è di -togliere lor di folto il letto medianti le regole aflegiiate per 1' età antedori.. E' meglio pertanto,, che due perfone fi mettano ai iati dell' arelle I' una in faccia all'. altra , ed inco- minciando da un capo delle medefime prendano delicatamente colle mani -i .Bachi infieme 'Con quel poco di letto, a ^c ut fono attaccati., li ripongano po- :fcia • in poca quantità fopra un piattq, e li.diftribuifcano con bel modo fopra un' altra arelJa . .Terminata la qualfi operazione fi dà rpoiil letto, e nel diradarli torna bene il feparare da' fa- ni gli ammalati, che fi conofconodal 84 '• lucido , e molle lor corpo, ed anche dall' attaccarfi debolmente alia foglia , alle dita , ed altro . Quelli fi metto- no a parte, fi lafciano digiuni, fi fprur- zano con acqua frefca , e fi profuma- no con incenfo , od erbe odorofe. Le camere , ove fi allevano, devon tenerfi ben nette , ed ofcure , illumi- nandole folo ali* occafione di cibarli , e mutarli dai letto. La lucenefa am- mucchiare troppi infieme , non meno della foglia mai dìdribuita , del ven- to , che fofFj lor fopra , e del gran freddo, o caldo . Conviene però nelle camere così chiufe rinnovare di quando in quando i* aria , aprendo per breve fpazio di tempo le porte, e le fineftre . Ciò fi fa maffime alla mattina e nella fta. gione calda a fine di fcacciare 1* aria fiata rinferrata nella camera durante la notte. Articolo VIIL J3e' Bofchi , e del modo dì mettere al lavoro i Bigatti» Poco dopo l'ultima muta comincia- no i Bigatti a preparare entro di loro la materia , con cui deggiono forma- re la Galletta . Divengono allora pii'i chiari , cambiando il verdaftro colore degli anelli in un giallaflro dorato . Vicini poi alla maturità , ofia al tem pò di filare, s* impiccolifcono alquan- to , mutano ancora il color dorato in quello di carne trafparente , tra man» dano dalla bocca de' fili di feta, s'at- tortigliano alle dita , vanno qua , e là fmaniofi fenza cercar cibo, e s' ar- rampicano fulle colonne de' Barichel- li , ed ovunque loro fé ne appretti il comodo . Tali fono i fegni neceflarj ^a oflervarfi per poter riconofcere i Bi- gatti , allorché fono proflìmi al lavo- aro , e per formare a tempo il Bjfco. Le materie piò atte alla coftruzio- «e de' Bofchi fono le fcope felvati- «he qui volgarmente dette ^rfl»eng;otto gbrte> ecfora roffe; ingiallifcono,.verfano marcia dal cor. pò, e fporcano l'arella,, la foglia, ed anche gli altri con non Ueve lor pre- giudizio , finalmente impiccici ifcono , e muoiono quad fempre neli' età fuc- cefTìva . La feconda fpecie di Cialdoni , che vìen propriamente chiamata giallume, e accompagnata dai medefimi fegni delfa crafllzie, differendo in quefto , cioè che fi manifefta foltanto nell'ultima età , ed i" Bigatti comparifcono affai piògonf], e' gialli. II qual colore fi ofTerva pri- ma tra le ftimate , che fono quelle macchiette laterali , che hanno alla lun- ga del corpo, indi falle zampe di die- tro , le quali fi fanno più corte , e fi ritirano verfo il corpo; eftendefi pofcia agli anelli, i quali perciò divengono più rilevati a guifa d'un cordone; e finalmente fi diftribuifce fopra tutta la pelle . Tal malattìa vieneattribuita inpar- te alle caufe , da cui fi penfa procede- re la tifichezza ; e per quefta ragione fembra richiedere i rimedj per quella fùggeriti di fopra . Il freddo, e il troppo caldo, la fo glia dura, e indigena, l' umidità dell* aria , maffimamente fé proceda dal letto troppo folto , ed in atto di fer mentare , e mufFarfi , poffono edere altre cagioni di queflo male, Rifpetto al freddo , ed al caldo , fi deve regolare l'aria della camera coli' ufo del fuoco , e del Termometro , o colla ventilazione in conformità del fopra indicato. I letti fi muteran loro fecondo il bifogno . Finalmente fi ci- beranno con foglia fempre proporzio- nata alla di loro età . Il calcinamento de' Bigatti in fine è im' altra malattìa , che fi chiama e- ziandio mal del fegno , o mal roffo , e da noi volgarmente calcinacci , ed anche ge(fi . Ordinariamente li attacca nell'ultima loro età, e principalmente allorché fono vicini ad andare al la- voro , o che già fono fui Bofco . I primi fgni di tale malattìa confìfiono in alcune macchiette livide , o nere , e quefte fi muftì ano prima fullatefta, indi fulle zampe, e lungo, le ftimate, e pofcia fi eftendono fopra tutta la pel- le . Morti che fono , fi diflFeccano, e indurano , coprendofi d' una polvere fina , fecca , e bianca . Circa le fua caufe affai diverfi fono i pareri, attri- buendofi a fame-patita nel!" ultime due loro età , a foffocazione d'aria, alla ftagione troppa calda,^ all' infelice fitua- zione delle camere , e finalmente alla qualità della foglia troppo morbida, e latticinofa , unitamente al calore del- le camere medefime. Qualunque però ne Ca la caufa , I' efperienza ha moftrato , che a pre- venire tal male , o vincerlo ne' fuoi principi , giova ufare le cautele già defcntte contro la foffocazione fuddet- ta , fomminiftrare affiJuam nte ai Ba- chi quell* alimento , di cui in quefta età fono tanto avidi, e bifognofi, con dar loro la foglia faenconfiftente, e ma- tura , tenerli ben netti, e rari, e get- tarli pochi per volta nell' acqua fref- ca , ed ivi diguazzarli per qualche i- ftante, rimettendoli pofcia fopra le a- relle prima ben ripulite da ogni im- mondezza ; il che non fi può credere quanto di forza, e fanità in loro pro- duca • I Conclusione. Dalla ferie di quefta breve iftru- zione fi potrà facilmente fcorgere quanta attenzione , ed affìduità con- venga impiegare pel miglior governo, e prodotto de* Bachi da feta. La qua- lità delle ftanze bene intonacate, o fia ftabilite y afciutte, a buon afpètto ; la qualità degli uovi di fcelta generazio- ne, ben confervati , e tenuti in covo colle dovute cautele ; la qualità della foglia correlativa all'età de'Bigatti , e fomminiftrata a mifura del bifogno ; il tenerli eguagliati per mezzo del ca- lore, e del cibo; il calore fteffo rego- lato coli' ufo del fuoco, e del Termo- metro; il modo di levar lor di fotto ^11 letto, di ventilarli, profumarli , e S8 iiiffarli anche in acqua frefca nelle va- rie loro occorrenze ; e finalmente la maniera di formare i Bofchi , fono cofe tutte utiiiflìme a faperfi , ed a jtietterfi ad effetto , onde ricavare il maggior frutto poffibile da quella im- portante parte dell* induftria naziona- le . Chiunque però in pratica faceffe delle oflervazioni degne di riguardo , e tendenti a migliorare il propofto fi- ftema , farà cofa affai grata all'Unio- ne Agraria , prendendofi la cura di comunicargliele: mentre la medefima non lafcierà di farne l'ufo corrifpon- dente a vantaggio del Pubblico, effen- do quello l'oggetto d'ogni fua premu- ra in coerenza di quelle della magna- nima Augufta lnftitu.trice, e Sovrana . « M « « % Jtletoio fempììcìjfimo per difendere dal- le Ttgtiuo/e , dette volgarmente Tar- me , i Drappi dì Lana , ed i Li hfi» Tev i Drappi di L^ffa * Blfogna primieramente difgraffare le Lane , che fi vogliono adope- rare per fare il Panno, indi fipafTano # nell* olio di Terebentina, dopo di che fi mettono in tintura. Le Lane vi per- dono l'odore forte e penetrante che avea lor dato l'olio fuddetto , e pren- dono meglio il colore di quelle cho non hanno avuto fiffata preparazione*^ La Perfona , a cui fiamo debitori di quella utile fcoperta , ha efpofto per un anno intiero dei Panni di Lana cosi preparati alla irruzione di una moltitudine di tignuole raccolte efpref- famente per quell'oggetto; e non fo* tamente vi fono tutte morte fenza re- care neffun pregiudizio al Panno, ma nedun altro infetto è aixdato a depor^ vi le fue uova. Ter i Libri, Quando ci accorgiamo che qualche Libro o nelja coperta , o nel corpa del V«l«me è attaccato da tignuole » bifogna verfarvi fopra della polvere dì Goloquinta , che fi conferva a quell* effetto in una picciola botteglia chiu- fa con un pezzo di pergamena con molti fori . Bifogna altresì di tempo in tempo battere i Libri per farne u- fcire la polvere, ? replicare la Qo\ in quarto grande , di pagine 156 ol- tre la Dedicatoria aS.E. il Signoria. ione de Sperges ec. con una Tavola in rame. 9 "Problema ah ^cademìa Mantuana propofitum ad annui» 1774 ( " ^'^' blem,< è il furriferito ) . Dìjfertatio Joannis Andres Hifpani abeadem Aca- demia fecundo loco probata . Mantnae 1775 ; in quarto , di pagine 40 , con una Tavola m rame . ■ Differtazione [opra il Qitejtto zz Di- moftrare , die cofa foli:.' , e quanta parte avefTe la Mufica nell' Educazio ne de' G^'eci , qual era la forza di una fìflfatta iftituzione, e qual vantaggio Iperar fi potefiTe , ^ fé foflTe introdotta nel Piano della moderna Educazione = prefentata dal Signor Francefco Maria Colle de' Nobili di S. Ha'-tolommeo de Colle , e de' Conti di Cefana , Bella nefe , Socio dell'Accademia Letteraria e Georgica di lìelluno , al concorfo dell'anno 1774; e coronata dalla Reale ^c^ade^mia di Scienze e Belle Lettere j|f di Mantova .' la Mantova ; 177 $• If> quarto , di pagine 140. L' onor letterario della noflra Italia ci obbliga ad annunziare, febbene un po' tardi , le, indicate tre Opere, sfug- gite alla diligenza de' dotti Soggetti che ci hanno preceduto nella compi- lazione di quefto Giornale. Nell'anno medeGmo 1775 > '"^ picciolo volume in qua;to di quattordici pagine, e (la- to pubblicato un i Ragguaglio delle Funzioni fattafì in Mantova per celebrare /' Inaugurazione della nuova Fabbrica della Reale ^/tc- cademia delle Scienze e Belle xArti . QiicRa grandiofa Fabbrica , fin da allora interamente compiuta, era fia- ta incominciata nel 1772. Sulla ma»- llofa Facciata d'Ordino Jonico leggefi la feguente Ifcrizione , fiata mandata da Vienna , di lettere quafi cubitali gettate di Bronzo , e indorate a fuo- co = SCIENTIIS ET BONIS ARTI- BUS — JOSEPHUS II. MARIA THE- RESIA kA. — ANNO CHR. AER. MDCCLXXV. Qiiefta Facciata fi ve- de ddmeata fui frontifpizio di detto B^agguaglioec. , nel difegno ivi irapreflTo della Medaglia , che in tale occafione fu diflribuita , eflTendone ftate manda- te da Vienna molte , parte in argen- to , parte in metallo bianco , o in ra- me bronzato , oltre due grandi in oro per li due Signori Prefetti , uno delia Società delle Scienze e Belle Lettere, e l'altro delle Belle Arti. Nel diritto di quelle Medaglie vedefi 1' Effigie di S. M. con intorno M.THERESI A AU- GUSTA ; e nel rovefcio la Facciata dell'Accademia , con fopra in giro ALENDISCIVIUM STUDIIS, e fotto MANTUANA ACADEMIA NOVIS INsTITUTIS AUCTA ci occlxxu. Piincipiarono le Funzioni nei di ii Giugno, e continuarono nei giorni iz, 15 , 1%]. , 16 , 17- Nei primo giorno radunatifi gli Accademici , alfine di co- minciare con un atto di Religione, fi portarono n- Ha contigua Chiefa di S. Maria del Popolo, flau prima vaga- rne me tnenté apparata J dove dlopo breve Sin- fonia il Signor Canonico D. Dionigi "Pavefi recitò un'eloquente Orazione, indi con ifcelta Mufica fu cantato il Te Deum , e dipoi celebrata AleiTa fo- lenne. Nella fera di detto giorno eb- bero principia ie funzioni nel Teatro dell'Accademia , vagamente illumina- to, come lo erano tutte le altre llan- 26 , addobbate inoltre giudiziofamen- te j ciafcuna con ciò che appartiene a quegli Stiidj pei quali è desinata ; le quali reftarono aperte al Pubblico in quei giorno dalle ore 14 alle i3.,. e dalle 20 alle 2? e mezza . Furono in tal fera difpenfali i Premj delle due fovrannunziate Dflertazioni già coro- nate, e furono premiati varj Artefici Mantovani , de* quali nel Libro fteffo trovanfi i nomi e le opere . Sì nella fera fuddetta , che nei giorni apprefiio furono da parecchj Soggetti , tutti Ac- cademici , recitate Orazioni , Poefie j lette Memorie , Diii'ertazioni fu varj argomenti , e principalmente fu gli oggetti intererfanti di Scienze e Belle Arti conforme ali' Ifiituto dell' Acca- demia medefima . In tale faufta oc- cafione furono aggregati in Socj , o Accademici Onorar) , Ordinar] o at- tuali, e Candidati per la Società delle Scienze e Belle Lettere parecchi illu- ftri e celebri Soggetti ed alcuni per la Società delle B*lle Arti . Tra i primi abbiamo la foddisfazione di vederci il tioflro dottiamo Signor Giovanni ^r. duino ^ e il Nobile Signor Abate Fra» cefco M. Colli di Belluno Autore della Dijfertazione fulla Mufica de' Greci fia- ta coronata dall'Accademia. Tremio prop.ofio d-alla Società Economi- ca di Berna , per l anno 1775». UN Amico della Umanità^ ha fat to pervenire alla Società Econo, mica di Berna un Premio di cinquanta Luigi d'Oro nuovi , in favore della Memoria che dalLa Società niedeiìma 9f 5ft farà giudicai la migjìore , fopra il feguente foggetto: "Comporre e for- „ rtiare un Piano compiuto edettaglia- „ to di Legislazione fopra le Materie j, criminali fotto quefti tre punti di j, viltà ; 1. Dei delitti , e delle pene j, proporzionate, che conviene appli- ,, care a quelli . IL Della natura e „ della forza delle pruove edellepre- „ funzioni . III. Della maniera di „ ottenerJe per via della procedura crì- „ minale , ficchè la dolcezza della „ idruzìone e delle pene fìa concilia- ,, ta con la certezza di un calligo „ pronto ed efemplare , e la Società „ civile ritrovi la maggior poflìbile „ ficurezza , combinata col maggiore „ rifpetto poflìbile per la libertà , e „ per la Umanità." Quantunque fino al prefente la So- cietà fiali applicata più particolarmen- te alla Fifica e all'Agricoltura , elfa non pertanto è talmente inclinata al- la ricerca del vero e dell'utile in tutti i generi , che con piacere s' incarica della pubblicazione di una queftione cotanto interefìante per tutte le Na- zioni, e che tende afpargere dei nuo- vi lumi fopra una delle più importanti* parti della Legislazione . II Premia farà aggiudicato alla fine dell'anno 1775». Le Opere per il concorfo al Premio devono effere indirizzate franche al Signor Dottore Tribokt Segretario per- petuo della Società , e faratino rice- vute fino al primo di Luglio dell'an- no raedefimo 1779. Potranno effere fcritte in latino , in francefe , in te- defco 5 in italiano , o in inglefe * II nome dell'Autore farà chiufo in. uà biglietto figlila to, il quale avrà la ftefla marca, o contradegno che avrà la Memoria a cui farà accompagnato* i # •»'. •' « w * Trem) propojfi àaìV accademia delle Scienze , Beffe Lettere ed ^rti di Befanzone per t anno 177S. PEr rifloria ; ,, Qua! fia l'Origine „ dei diritti delle Mani- Morte „ nelle provincie che hanno comporto „ il primo R'-gno di Borgogna . " II Premio delle Arti farà dato n= uffa migliore Memoria [opra la Mtne- rahgia di un BaiUaggio della Franca- Contea^ a fcelta degli Autori, i quali fano invitali ad accennare efattamen- te i luoghi, dove fi trovano le foftan- ze , di cui parleranno ; a cercare i mezzi di trarne il partito il più van- taggiofo j e ad aggiungere alle loro Opere degli fquarci ben contrafifegnati di ciò che potrà meritare una più par- ticolare attenzione. Le Memorie faranno indirizzate fran- che di portola! Signor Z)rdzGonfiglie- re del Parlaménto, e Segretario perpe- tuo dell'Accademia, prima di Maggio 177S , con la formalità folite in tali occadoni , rapporto alla fegretezza del nome ec. Maniera di cuocere il Butirro , ficchc con fervi t odore, 9 il fapore del Bu- tirro frefco . SOno note le maniere da tutti tifa- te per fonfervare il Butirro, cioè l'infalarlo e il cuocerlo , che comu- nemente fi dice gittarlo . Benché que- lle fieno le pratiche comuni , non fo- no però le migliori, almeno per ave- fc un Butirro di grato fapore , odore, • che equivalga al frefco , Ecco il modo , col quale fi potrà confervare il Butirro frefiro per tutto quel tempo che abbifogna. Nella Pri- mavera fi prenda del Butirro frefco, e fi lavi con l'acqua tante volte, quan- te abbifogna, fino che l'acqua ne ven- ga chiara . Si riponga il Butirro così lavato in una pentola di terra ben cot- ta 3 e betì verniciata, avvertendo pe- rò di non empiere affatto la detta pen- tola , lafciandovi alla cima un pò di fpazio vuoto . Si ponga la detta pen- tola contenente il Butirro in un altro vafo molto più grande, e con entro tanf acqua , che fuperi 1' altezza del Butirro contenuto neil' immerfa pen- tola . Ciò fatto , fi rifcaldi , il più len- tamenxe che fi può , 1' acqua tanto che giunga a intiepidirfi , ed acqui- ftare quel calore , che ha il latte ap- pena munto ; ed affine di confcrvarle il detto grado di calore, tengafi pron- ta dell' acqua calda , che fi verferà nel vafo , levandone quando occorra della già raffreddata. Col tiepido così continuato il Butirro a poco a po- co fi fcioglierà , e fi vedrà che ande- rà deponendo al fondo tutto ciò che di umido e di pefante contiene; cofic- chè il Butirro fuperiore refterà puro 0 chiaro quanto mai . DepoRe dal Bu- tirro tutte le fue impurità , fi cavi fuor del vafo girande la pentola , e fi metta in luogo frefco dolcemente fcuo- tendola fino a tanto che il Butirro vuol cominciare a indurirfi. Allora Ci coli la parte chiara del Butirro invali ben mondi , e finchè4e-ite vorrà far ufo , fi confervi in luoghi opportuni. Tutta quella faccenda fiefeguifce nel- lo fpazio di fei ore. La principale at- tenzione fi dee porre nel grado di ca- lore, il quale non deve eflere più che tiepido. Allorché i* acqua divenifTe cal- da , il Butirro perderà il guflo di fref- co , e acquifterà l'ingrato fapore del cotto , o gittata . Se poi fi volefìTe rendere un tal Bu- tirro fomigliante al Butirro frefco, ba- da di batterlo con Fatte frefco , dan- dogli quella forma che fi vuole, 0 la- fciandolo indurire al frefco . ♦ '.iliU'.t Metodo *' ,« Metodi per confervar frefche tutto /' an/to le foglie , di cui fi nutrifcoiio i Beftiami: del Signor Cavalcaeo. NOn può negarfi che la povertà, di cui fi attribuifce talora la caufa , e difetto alla natura, non naf ca da mancanza d' induUria . Noi la- nciamo inutili molte cofe , che la na tura ci dà feparate , perchè trafcuria mo di unirle. Se l'uva di più viti non fi unifce in un tino ^ non fi avrebbe di efla alcun utile nel refto dell' anno. Così accaderebbe del fieno , fé non fi feccafle e ammontafie con arte ; così di altri frutti , che fi confervano , e di carni, che fifalano. Manca a molti il pafcolo neir inverno per pecore ed altri animali , e lafciano andar male tante foglie, che cafcano feparatamen- te dagli alberi de' loro campi , e de' loro bofchi . Un ncftro Italiano , il Signor Cavalcato pubblicò un' iflru- zione per confervar frefche tutto l'an- no tali foglie , e ne prefcriffe il fe- guente metodo. „ Prima , che le fo- „ glie incomincino neil* Autunno ad j, ingiallire , quando le piante prin- ,, cipiano a non dar loro più fugo , „ fi colgano in ore , che non fieno „ bagnate da guazza o pioggia , e in „ tempo , che non fieno guade o in „ cotte dal freddo , e fi Rendano fu „ qualche pavimento, ove giuochi 1' „ aria , perchè fi profciughino , fe- „ parando quelle , che follerò unite „ in ciocche da confervar l'umido . „ Si abbia poi all'ordine una botte o ^, tino di legno ben cerchiato come fé „ doveffe tenere il vino , e fi collochi „ in qualche luogo fotterraneo , che j, fia frefco e afciulto, né si facile a „ fentire le variazioni del caldo, e del ',, freddo , né da tirar 1' umido , ii „ quale comunicato al vafo potrebbe „ paffare alle foglie . In effo fi met „ tano dette foglie pigiandole più che „ fia poffibile , calcandole occorrendo , anche co* piedi . Poi fi ponga fn. 9$ ♦jj „ fo con della terra ammontata per „ impedire ii corfo all' ai ia ; così fi „ confervano fempre verdi ,' e fé iti „ detti vafi è ftato ii vino, fono pia „ gradite a^lle beftie. " Quefto meto- do fi comprende meglio da altre ma- niere ufate da alcuni Paftori , che ri- porta 1' iftefib Autore. Alcuni fanno una fofia in terra al coperto ove non batta il Sole , non piova , e il terre- no»non fia penetrato dal'* acqua, e vi ammontano e pigiano dette foglie , e fopra vi mettono delle frafche o fa- fcine , e poi delU: creta a un'altezza competente . Altri fanno la ftelTa futi zione in campagna aperta fenza altri difefa , che di calcarvi e ammontari fopra della terra cretacea , e argillo fa. N»n mancano le buone invenzio ni ; manca bensì la volontà per pre valerfene. Maìihra praticata dagli abitanti a. Tour! per feccare le Vere , delle quali hanno poi un grarde fpaccio SI colgono le Pere prima che fieno affatto mature , e fi mettono ir un paiolo d' acqua bollente . Quan do fono mezze cotte fi fanno fcolarc fopra un graticcio ; indi fi sbucciane e mondano fenza levar loro il gam bo , e fi mettono fovta de' piatti , « tegami , ove buttano un fugo che pa re un fciroppo , che con tutta di!i genza fi mette da parte . Si pongont poi fu de' graticci , e fi mettono ii. forno , dopo che n" è levato ii pane, lafciandovele fino che il forno fi raf freddi 4 In quefto mentre fi raduna i fopraddetto fciroppo fcolato dalle Pe- re , e per ogni libbra vi fi mefcola mezza libbra di zucchero con un po- co di cannella , e alcuni garof^ni , e il tutto fi ftempera con una foglietta di acquavite, tenendo il tutto infie- me fulla cenere calda per dieci o do- dici ore . Le Pere cavate dal forno fi tufferò in quefto liquore, e fugli ftelfi 5, pra il coperchio, turando ogni i^^-'^ graticci fi jipongono in forno caHo * re nifi tome la prima volta ^'of |?ambo in St alto , e fen^a che tra loro fi tocchi no . Profciugate che fono, fi tuffano un'altra volta nello fteffo fciroppo, e fi ripongono colla fteffa diligenza nel forno , ma non tanto caldo , quanto le due prime volte ; e vi fi lafciano finché non fono abbaftanza fecche ; il che fi vede dal colore che han prefo di caffè chiaro , dall'eterne la polpa diventata foda, e quafi trafparente . In quei paefi dove le Pere vengono in grande abbondanza , piirttofto che gittarle , o darle a* porci , con un tal metodo fi potrebbe ritrArae «n. nota- bile profitto. •■^> '->-; ,q r •■ ni " •'. * • « * * 'Maniera di eflrarre un olio ài Mtmo fapore dalle fememe del Ravizzone e del QoMii i del Signor ^bate Ro- 2IER, IL celebre Signor Abate i?ot/Vr , Au- tore del tanto pregiato Giornale di cjJervazioKi /opra la Fijìca , la Storia 'Maturale , e le ^Arti , è dopo molte ricerche da lui fatte , giunto a ritro- vare la maniera di eftrarre dalle fé- menze del Ravizzone e da quella fpe- 2Ìe di cavolo , che fi addimanda col- fat , un olio fpogliato interamente del fuo cattivo fapore, e dell'ingrato, e fpiacevole fuo odore . Noi la farem qui conofcere colle proprie parole dell'Autore tratte dall' Opera da lui ultimamente pubblicata a Parigi intorno a quefto foggetto . Per fare , die* egli , il buon olio , è d'uopo conofcere i principi , che con- corrono alla fnà formazione, e come quelli principi fi difpieghino , e can- girfi invecchiando. Non fi ricavano olj graffi fé non dal regno vegetabile , e dalle femenze o frutta emulfive. Le femenze emulfive fon quelle , che rendono 1' acqua lat- ticiircfa quando fi macinano o fi tri- I tane con quefto veicola. Quefle femen- ze , colla fola preifione , variando i me- todi, e le maniere fecondo le cirpo- ftanze, danno degli oli graffi i il che gli fa chiamare olj perefpreflìone, per diflinguerli dagli oli efiénziali , detti eterei, che non fi cavano per^ efpref- fione. L'olio graffo è un mifto tanto effen- ziale alle foftanze vegetabili emulfive, quanto 1' olio detto effenziale lo è ad altre parti ò€ vegetabili . Quefl' olio e in tutta la foftam^a del vegetabile, ec- cetto che nell'oliva, il cui olio è nella polpa , che fta d'intorno al nocciolo. Gli oli eterei per contrario , fono in- differenttmente collocati nelle fcorze o gufci delle femenze , ne' calici , ne* petali , nelle foglie , nelle radici; do- ve fono fovente combinati in uno fla- to refinofo, e refino gommofo ; ragio- ne per-la quale Ci fa ufo piuttofto della diflillazione , che deli' efpreflìone . Gli oli graffi di colfat e di ravizzo- ne al loro olio effenziale hanno anco- ra congiunto uno fpirito rettore, e una foflanza gommorefinofa , principi «^sl fapor acre e pungente , e dell* odore ingrato. Ora uno de' mezzi per levar via in parte quefto fpirito rettore fi è il feminarli e fargli venire in un ter- reno fabbioniccio ; ma il mezzo fem- pre ficuro , e fempre efficace per di- ftruggere quefli nocivi principi fi è far- ne macerar le femenze in una lifciva alcalina , la quale corregge leduefor- genti dell'acrimonia di quefli oli. Dopo jó o ^S ore di quefla mace- razione fi laveranno quefie femenze, e dopo uìetterannofi per io, o 12 ore dentro ad un'acqua alluminata. Quefl* acqua dee formontar le femenze all' altezza di \\n pollice . Dopo quefla doppia operazione fi laveranno con di- ligenza nell'acqua comune , fi difien- deranno , e fi metteranno a feccare intìno al tempo di portarle fotto allo firettoj.o ; ma fa d'uopo che quefla predone non indugi di molto dopo che le femenze faranno feccate. 'r.'j n rj N. XIII. ^ tJoYò Giornale d* i t a lì'a Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti , ed al Commercio., ... , '•\^ .. ^ *4 ^ ^ • J J 'V 18. Ottobre 1777. NElla pubblica Adunanza dell'Ac- cademia Agraria degli Afpiranti di Conegliano delli 27 Giugno 1777, i benemeriti Accademici Nobile Signor Francefco Antonio Corradinì , Signor Ciovanbattifla Otto/ini , e Signor Ciò: fiattifta Graziarli , hanno letto le lo- ro ofTervazioni fopra gì' Infetti dan nofi nell'Agricoltura, e i modidiefir parli . Le Di/Tertazioni del primo e del terzo di detti Accademici , feb- bene eruditiffime e intereflfanti , cl'dif penfiamo per ora di pubblicarle , ri- flringendoci a inferire in quello foglio foltanto la breve Idruzione del fe- condo . Modi fuggeriti dal Signor Giovanbat TISTA Ottoiini , Socio della "Vub- bltca accademia di agricoltura de- gli afpiranti di Conegliano , per eftirpare quegl' Infetti dannri/ì/fmi al le l^itì , nominati Torcali in quel Ter- ritorio , ed altrove ) Picicarolli, Ro- vigliuoli , e Roviglioni , ec. NotifTìmi fono univerfalmente gl'In- fetti Roviglioni pel guaito che fanno dei teneri pampini delle Viti nella Pri- mavera , ed in confeguenza dell'uva , traforando effi pampini , ed attorti- gliandone le foglie , mentre fi fecca- 110 , e dentro nafcondervi le loro uo- va . Per tliftruggerli quanto è pofTìbi- le , uopo è d' ufare le feguenti dili. genze. I. Levare nell' inverno dal tronco e fpecialmente dal pedale degli alberi '}^!!r.T^ Giornale d'ital. Tom. II. ^ delle Viti , e di altre piante I' Edera j e il Mufchio, detto volgarmente Lop- pa , per trarne quinci i Torcoli , cha in quella ftagione ftanno là dentro co- me addormentati . Così pure levare dagli fcrepoli delle Viti , e degli al- tri alberi tutto ciò, che vi fi ritrova in mezzo, e in detta ftagione ferve quafi di letto a molta quantità di tali In- fetti . II. Vifitare giornalmente le Viti da quando cominciano a germogliare fino agli ultimi di Maggio , per raccoglie- re dalle medefime i Torcoli , che le vanno infetta ndo , prenJriidoli fulle ore calde femplicemente rolle m.^ni, e fulla mattina e fulla fera farcadoli ca- dere in lenzuoli diftefi per terra fot- to alle Viti fteffe , i rami delle quali ^\ andranno a queflo effetto fcuotendo leggermente. III. Raccogliere agli ultimi di Mag- gio , o al più ai primi di- Giugno sì dalle Viti , che dai "Veraj e Talponi tutti quei ^'Vc/ di foglie pendenti, do- ve vi fono le ova dei Torcoli, i quali verfo la metà del detto Giugno fé ne nafcono, per ritìrarfi poi fui far dell' inverno nella Loppa» come fopra. 4. Perché giunga in queftt) propofito qualche Provvidenza Sovrana , impe- gnare i Contadini a praticare efaita- mente quanto (la efpofto di fopra, coli' addofTar loro nelle Affittanze 1* obbli- go di portare ogni anno ai loro Pa- droni tante determinate centinaia di Torcoli , e di Ricci , fempre relativa- . Irniente alla maggiore o minore eflen- ^ " N fioiie 95 {Ione delle rcfpettlvè pòffeflioni ; àfle- gnando inoltre ai Contadini diligenti una determinata mercede, perefempio di foldi 5 per ogni centinajo patuito nelle Affittanze , e di foldi 15 per ogni centinajo , che portaflero di fo- prappiù ; e taffando egualmente i ne- gligenti di foldi 15, o pili fepareffe, per ogni centinajo , che mancafle del numero fiflatto nelle dette Affittanze . 'artìcolo di unn Lettera del Signor R.D. , in cui trov0jì efpoflo il Metodo da tjfo praticato per fare una quantità iii Letame artìfiziale , 4» VEnendo di prefente allarìchie- fìa che mi fate toccante il me- todo da me ideato e praticato per ac- Crefcere la quantità de' miei letami , eccomi prontiffimo a compiacervi . Po- co prima dell'Inverno , cioè verfo la metà del Novembre , faccio ben net- tare Taja , la corte, e l' ingrefTo del- la cafcina , unendo e raccogliendo la fcopatura , Oltre al nettare, fo anco levare la fuperficie fteffa della corte frequentata da' beftiarai e pollami, te- nendola nello ftefTo tempo lifcia ed uguale. Mando pofcia a far fegare ne' fiti incolti quegli erbaggi ed arbiifli filveftri , che vi nafcono naturalmen- te , e non trovandone, mi valgo , in vece di elTi , di paglia , di fegale, o di ftoppie. • Faccio (tendere i detti erbaggio pa- glia nella corte , e nell' ingrefTo della Cafcina all' altezza di due oncie , e foprà vi faccio collocare la fpa zza tu- ra della corte e dell' aja con una quan tità di glebe fatte levare ne' luoghi incolti , o nelle tettate de' campi , o dietro le fiepi * Lafcio che per quin dici giorni quefti due flrati di paglia e di terrà fiano calpeflati dal beftia me , dai carri , dagli uomini ec. , f frattanto ordino che tutte le immon dezze della Cafcina , e le fcopature della cucina vendano gittate fui leta- TTie artifiziale.' Hit Se nei quindici giorni fuddettl fo- li pravviene una pioggia , faccio fortir ■ dalle dalle il beftiame , e a colpi di frulla ve li faccio correr fopra , tanto da ftritdare e mefchiare la paglia con la terra , In poco tempo lo flrato fo- vrappoflo diviene una fpeci* di fan- go , che faccio adunare con adattati illromenti ; e cafo che fofife troppo liquido , ordina che venga meflb in piccioli mucchj , affinchè abbia luo- go di afciugarfi . Afciugato che fia lo faccio trafportare in una buca da le- tame formata in luogo afciutto , e meflb- uno ftrato jd' quello letame ar- tìfiziale , ve ne fo metter fopra un altro di letame ordinario, e cosifem- pre alternativamente. In quefto modo fi può quadruplica- re la quantità del concihfie, e in tale opera , che cade in tempi di pochif- fime facende , fi poflòno impiegare e '' le donne, e i fanciulli .'* I Benemeriti Socj della Pubblica Ac- cademia degli tAtjiftamici di Bel' /uno non mancano certamente di cor- rifpondere alle provide paterne mire del Principe; e da patriotico zelo ec- citati fi adoperano , Q con utili efpe- ri menti , e con iflruttivi fcritti , al fempre maggiore avanzamento della Scienza Agraria . Le molte Memorie in varj tempi lette nelle pubbliche A- dunanze di quell'Accademia , e che trovanfi inferite nei volumi di quello Giornale^ ne fanno chiara teftimonian- za . Le due dotte e intere/Tanti Dif- fertazioni , recentemente pubblicate dall' iiluflre Serio dell'Accademia me- dtfiina Signor \yoiiQr'PietroTrcris , ne fono una nudva riprova. Sono quelle, a maggiore comodo univerfale, flam- pate anche feparatamente , e in tale occafione dedicate alMagilliato Eccel- lenti fs. de' Vroveditori fopra li Beni Incolti e Deputati all'agricoltura . Per non lafciare interrotta la ferie delle accademiche DiflTertazioni e Memorie che leggon fi nella prefente Opera pe- rio. rìocfica 'i abbiamo giudicato di dover- cele inferire , omettendo però tutto quello che v'ha in efife di erudizione medico-iftorica , e ritenendo foitanto ciò che rifguarda la pratica della co- gnizione e della cura delle malattie degli animali bovini , che fono 1' og- getto importante di quelle due Dif- fertazioni . Dissertazione I. Del Signor Dottor Pietro Trois, Su i Morbi degli animali, Medicus vero Tiquidem fufFecerit ad cognofcendum , fufficiet adfanandum. Hippocr. de .Arti^^. xx. T. i. Ma prima di efporre le oflTervaz io- ni dirette alla conofcenza delle diver- fe malattie , cui frequentemente va foggetto l'animale , jepr.to mio do- vere di defcrivervi a buon conto un T3ue ne! fuo perfetto atletico flato di falute . La natura , giuHa i gradi di perfezione , che vuol comunicare a' corpi , difpone con faggio provvedi- mento delicatamente a grado a grado le parti in ragione , che vanno cre- fcendo , e infieme fi perfezionano ; il che fa che maggior fenfo in effe vi fia fecondo appunto le civerfe incom- benze , delle quali deve quel corpo ef- fere fufcettibile ; e cotefti animali fi chiamano i più perfetti . In altri poi nati ad altro uopo generofa fi rende Ja natura in fomminiftrare ad effi in poco tempo atte , e folide parti ; e quelli pretto pervengono alla matura jifpettiva età ; come appunto vien ri- putato il Bue allorquando è nell'anno quarto, in cui folFre il giogo. Inque- flo flato andrò confiderandolo , pa/Ta- Xo il quale addivien, che vada decli- nando , e che fofFra ^juel mancamen- to, che è proprio ài tutti arrivati al fommo. J:_gli dunque aver iee Is. tcfta cor- ^9- * ta , e ben hita. , con hitigbi peli fra le corna, le quali dovranno elTerc cor- rifpondenti al reftante del corpo, me- diocremente falcate , di bruno colore, lifcie , forti — la fronte fpaziofa eoa rilevate ciglia — l'occhio groflb, ne^ ro, largo , piano , grave , ma noa mefto — r orecchio grande , pelofo , JrLtto , ed a qualunque evento pron- to — il mufo , e le narici grofTe , a- perte , tendenti allo insù — le labbra nere — groflfo il collo, e fotto d'e/To cadenti le paleari — le fpalle , e il petto larghi, e mufcolofi —- forte, e largo di reni — diflefe le corte , la fchiena lunga, l'anca larga , e roton- da la groppa ■ — corte , e nervofe le gambe — le cofcie , e 1' unghie lar- ! ghe r— lunga , fetolofa , e di molti peli fornita la coda — morbida la pel- le, di fpedì lucenti peli adorna, e a| ceder facile. In fomma quella flruttu- ra abbia, che , al dir volgare, figni- fica efifer doppio di membra . In que- lla maniera refifterà alla fatica , farà docile , allo (limolo fenfibile , avrà una mediocre grandezza, farà pronto a cibarfi , ed a bere a fuo tempo. Qualità tutte, che ad un perfetto Bue richiedonfi , e mancandone alcuna fa- rà riipettivamente imperfetto, e fors* anche cagionevole nella falute . Tra- fandati alcuni fegni defcrittivi nel Bue, avraflì arlcora una Vacca per la gene- razione forte e fana. I forti da' forti fon generati , Poco però gioverebbe aver ritrova- to , e pofTedere un Bue con tutte le qualità defcritte , fé attenta cura noti fi ponefle a confervarlo . Rimangono a defcriverfi le varie fpezie, e cagio- ni de' morbi , di cui eloquentement® ne cantò il Fracajìoroi Ergo hp morborum , quontam mn omnibus -una J^afcendi efi ratioy factlis pars ma^ xima VI fu efi ^ £t facìlet ortus habet , is* frinior^_ dia prjefto , Harius etmrgunt alii , ^ pojl tent* pare lonzo JSf ì Vi^> # lòo Diffic'tìes caufas \ {s^ matr'tcahìte ^ jfatum , Et fero potuere altas fuperare tene bras , Prima però mi fi permetta di efporre ciò che fia di fondamento allaconfer- vazione di effì Buoi particolarmente. Si terranno perciò nella rigida fla- gione in iftalla , qual fia calda , e quanto po(TìbiI fia afciulta — il letto fia preparato di fecco ftrame • — Di quando in quando fi facciano de' pro- fumi o di bacche di ginepro , o di penne , di fcheggiette di corno , o d* ung,hie , odi coramev Quelli allonta- neranno gli animaletti , che ad efll fono nocivi o col fiato , o col morfo: rifaneranno l'aria putrida , e corrotta, Ja quale alla fua elafìicità tornando , omogenea fi rendei à , e falubre si refpiro de' fuddetti animali . Non rief- can gravi quefti precetti a chi ne ha cura di effi . Anzi dovrà ogni matti- na tutto il corpo fìregghiare , accioc- ché effendo rifiretti i pori della cute o da troppo umido aere, o da fover- chio freddo , o da una vifcida ontuo- 'fa trafpirazione j diafi moto libero ad „«jIterior materia trafpirabile , l'impe- dimento della quale potrebbe effere o- rigine , o cagione del maggior nume- ro de' mali epidemici . Fondato anco- ra fu' miei riflefil , e fopra non deboli ragioni , non vorrei vedere prefiTo le fìalle certi ricchjj ne' quali confervanfi lumache. Dovrà ancora di frequente lavar loro l'unghie, acciocché fi con- fervino fané , e forti ■ — Abbondante- mente fi prefti loro del fa no e buon fieno . — Sieno condotti a limpide e 'frefche acque , come più facili alla di- gcftione — Il fale in mediocre dofa è ad eflì falubre — Adoperati che fiano dopo il lavoro non fi chiudano in ae- re caldo, ma pimtoftofrefchetto — Se a loro daraflì una purga avanti d'in- cominciar le lunghe fatiche , e dopo ancora, riflorandoli pofcia con buon nutrimento, faraffi per mio parere una ^"cofa lodevoliflìma . Cflèrvando quefti precetti , il Bue # fi confervtfrà fii quell'ottimo flato di falute, che folo dal corfo degli anni fterminalore potrà e/Tergli .toUo .-. Se però o pofti. in npn cale quefti precet-S^ ti , o per qualche altra ragione verr^' fturbato da quello ftato perfetto , é4, incomincierà ad eifer tocco da qualche' rio malore , farà: conofciuto da' fe- guenti fogni . .,, ;^, . ì Si noterà , che malament'e, ò'tvo- gliatatìnente mangia , ed o -affai più del folito, o niente beve — Il corpo non gli fervirà a dovere ^— Il cibo non corrifponderà al guflo — Benché libero e fcioito dal giogo apparila iti eflb un non fo che d' inufitata "melìi- zia — Poco , o nulla dormuà ^— Ter- rà chino il capo ■ — Il corpo fé gl.i renderà pefante — Poferà il piede cotj poca fermezza — Suderà or poco , e nul/a , ora. foverchiamente — Sbadi- pjierà di fovente ■ — Sternuterà di fpef- fo — Sarà pigro, e fvogliato nel.-tra. vagliare . — Gli occhi (\ faranno lagri- mofi, e meO.i ; greve il refpiro , e tardo, o affai frequente con unofpeffo batter di fianchi — Gli anderannpca- dendo fuperfluità dalle narici) o troa- po fi vedranno aride, ed aperte. ScoV- gendofi tali fegni negli animali , fa di meflieri levarli dal confueto luogo , lino a che abbian riacquiRato il pri- riiiero fiato di falute . Imperciocché pericolo farebbe al certo , che ftjmdò ntlla vicinanza degli altri , a quelli ancora comunicar poteiTero i loro mali per le pclìilenziali moibofe efalazio- ni , che dal lor corpo fvaporano , u- nendoìì a'I'aere, che uniti refpiranó . • Anzi neppure chi li cura dovrà entra- re nella llalla dei fani , acciocché nep- pur eflb abbia a comunicare i cattivi miafmi ai fani. Oflervato il lUie non più eflere nel fuo felice fl:ato , è mio impegno di- moflrare da qual malore fia oppreffo ; cofa infatti difficile perchè nafcofia ; effendo che al dire à" Oppiano . ^Abdita non poffunt human a voci re ferri . Tuttavia , fé alla tìieta prcHlfi noti riu- X9^ VTufcirammì di arrivare felicemente ,»jsj' di-, ed aeee/ì gli occhi : fé. pel paflag. : avrò almeno incominciata una ftiada , f la quale potraffì calcare da altri più del mio valorofi ingegni , e con più certezza di ofTervazioni ancora; al fa- re le quali non m'è mancato né tem- po, né genio ,. .né difpofizione, n\a.jl benigno permeflTo in materia anatomi- ca , che ad altri qualora venga cun- ceffo , farà fcoprire altre cagioni , al- erte artezioni , e però altri morbi , eJ altri rimeJj. ■ I. Ora riconofceralTi un Bue da feb- bre attaccato più o meno di maìigoo carattere fecondo eh- piùomena avrà que' fegì-ii , che fon ora per defcii ve- re . Sa efTendo flato per alquadto tem- po a ripofo avrà il capo oltre alcoii- fueto caldo»— Se terrà la bocca aper. ta , e manderà un CG:itinuo , ed umi- do fiato, battendo di frequente i fian- chi ~ Ss dimcRrerà la lingua afpra più del folito — Se avrà le orecchie or affai calJe, e diaieil":?, oraiTai fred- de — Se le corna faraniio molto cal- de vicino alla radici — Se la pelle fta- rà di foverchio attaccata — Se diftefa terrà tra le gambe la coda — Se l'ef- cremento farà or troppo liquido , ora •Sanguigno , ed ora qual d'animale non -feffo il piede ^ — Se l'orina faràotrcp- •po fpefifa, ed acquofa, ofanguigna . — 'Se miiggendo divincoleraflfj fenza tro- var ripofo , effetto de' dolori intefti- •nali ' — Se 1' occhio principe, e fpec- ,chio d' ogni membro , per cui fco- pronfi di leggieri gì' interni effetti , fi "inoftrerà o troppo accefo , e lucido, o troppo mefló, e iagrimofo , caden- ■■ào bene fpeflo la fuperior palpebra . Tanto, diffi , farà il male di più ma- ligno carattere , quanto piìi farà ac- compagnato da tai fegni . II. Che il medefimo fia tormentato •da faftidiofo dolor di capo , quando non per altra via, per quefti feguenti .fegni lo comprenderemo certamente. Egli niente , o fvogliatamente poco ■mangerà ■ — L'orecchio fi farà caden- te — DimeHa fi fcorgerà l' inferior palpebra . Se ciò avverrà dal troppo gio dal caldo al freddo, e.l umido ae- re farà raffreddato, foffrirà un efpur- go di materia più del confaeto o dal nafo , o dagli occhi , o dalla bocca , dalla quale ufcirà copiofji fchiuma. III. Comprenderà (Ti elìcer il Bue, af- fetto nel ventricolo- dall' avére'ilupi. li gli occhi, dal non niondarfi la lingua, dal non ruminare , dalle fètide eCila- zioni , da certe torture di capo , dal malamente digerire . IV. Conofcerallì il ma!e qui detto^ Storno, fé il Bue avrà troppo più def confueto dilatata la pupilla dell'occhio — Se fempre gireraflì, ed anderà tor- to da una parte — Se anderà tento, ne per le vertigini, che foffre . Que- llo morbo n.ifce da vizio del cerebro, da certe vefcichette, che fembrano ri- piene di animaletti natanti nel rinchiu- fo liquore, come poc' anni fa fi è of- fervato. Sviluppandofi quefti roderan- no le cervella con morte irreparabile. Il fuddetto male per altro ha origine ancora , come , non è molto , offer- vai in un vitello di fei meli , da e- flravafati umori vicino alia midolla fpi- nale ; e ciò nafce o da mala confor- mazione , o dal dargli fra le corna , o dal troppo flirarle, o finalmente dal comprimere col pollice fra le vertebra del collo , e della nuca; diabolica ini venzion.e degli afiuti villani per gode-- re del latte, e delle carni dello Ileffo vitello. V. Da flemperatezza di capo nafca quel male detto C'tctmoro . L' animale patifce alla bocca, ed alle narici con- tinue diftillazioni . Gli è di naufea il cibo. VI. Se avrà Iagrimofo 1* occhio , « fé gli ^\ fcorgerà dinanzi una fperia di velo, agevolmente fi conofcerà qual male vi fia. " VII. Il mandare fpeffi fofpirì , é non mangiare , pendendo alcun poco or dall' uno , ed ora dall'altro Iato riguardante la parte ofFefa , e caden- do dalla bocca continua faliva accom- pagnata da cattivo odore , indicherà ■efferfi aflfaticato , fcorgerannofi torbi- «fr aver il Bue qualche tumore o n<^l pj- ri fòi* Iato, o preflb alle radici della lingua , o fotto d'effa : e quefto malechiamafi ulcere fageden'rco 3 o comunemente <•«/»- ero vohme di peffima natura , e che fi rende irremediabilej fé la cura non e follecita. Vili. Comprenderemo eflTer il Bue mal affetto nella tefta , fé avrà que- Ra gonfia , la porterà china e malin- conica, fé gli occhi faranno focchiufi, e lagrimofì , fé ufcirà umore bavofo dalla bocca, e fé ricuferà con naufea il cibo . IX. Si conofcerà il morbo detto Po/- monera , fé avrà gli occhi languidi, e incavernati, le orecchie cadenti, aper- te le narici ; fé farà anfante con tof- fé, e naufea di cibo ; fé avrà la pel- le attaccata ; fé farà torpido più de! confueto , movendo a ftento le gam- be anteriori ; fé avrà la coda cadente fitta tra le gambe; fé il pelo pertut- to il corpo gli diverrà riccio, ma par- ticolarmente dietro le fpalle ; fé for- merà di orrido tefo ofcuro pelo ui.a quafi cinta larga quattro dita all' in- torno fotto il |3etto ; e fé gli fi vedrà fcabra la lingua , tenendola in parte fuor della hocka. . Tali fegni dunque indicheranno quella confiderabile, fre- quente, quafi epidemica , o almeno endemica malattìa. X. Ci accorgeremo e/Ter moleftato da dolori di pancia ogni qualvolta lo vedremo muover di continuo la coda, ^andofi alle volte de' calci nel ventre, avendo nel tempo fiefTo gonfj i fian- chi , dimenandofi fpefTo , e rivolgen- dofi , o confricandofi or fopra un la- to , or fopra l'altro, privo affatto di quiete. XI. Se nella primavera o dalla ftan- chezza, o dall'abbondanza di fangue, o d' altra cofa , lo vedremo gettarfi , e traboccare a terra grondante di fu- dore , come fé fi foffe tuffato in un fonte, gemendo, e dimenando la te- fta ; riconofceremo il male àtW^nco, o diremo Bue che trema. Xir. Chiamerai il mal della M/7. 2fl, o del Morbido allorché improvvi- faraetite , o a poco à poco gonfieraHì ?fe l' Epa ; ed fi Bue malinconico oltre I*- ufato moveraflTi ancora di mala vo-, glia . Starà dimeflTo , fiaterà fovente, o più der Confucio ; avrà il pelo te- fo, ed afpro; fquallidi incavernati gli occhi; diverrà di giorno in giorno più fmunto ; farà dalla finiftra parte più gonfio , né fi potrà coricare fopra di cfTa . Qaefto morbo al Bue fpofiato , e magro porta la morte , ma meno; celere , che al vegeto, e pingue. XIII. Patirà il morbo detto Feruta t. fé avrà le cofcie di dietro deboli , e fiacche , a flento movendole , ftrafcir nando i pie per terra , tenendola grop- pa incurvata , e alzandofi con fatica da terra . XIV. Conofcerà ffi poi il male det- to della L.ova , fé avrà calde le orec- chie, e dimeffe -— Non mangerà — Terrà la coda fra le gambe — In una o nell'altra parte del corpo fé gli fcor- geranno picciole depreffe puflule di co- lor pallido , livido , o nero ; tagliate le quali non ufcirà marcia alcuna, anzi la parte diverrà arida, ed attac- cata 5 indicando infiammagione' — Ir» tagliandole non moftrerà fe^f.^2 ione al- cuna, né fi alzerà la pelle fé ncnfem- brando unita affatto a' inufcoli — Ab^ cuna volta dalia bocca ufciragli fan- gue nero , e quefto appoderagli im- minente la morte . Se quefto malore arriverà ad attaccargli il collo , nel!*- ederno di effo fi faranno vifibili al- cuni buboni , o ancor fotto le fauci , o fotto le orecchie, o fotto la afcel- le . Si vedrà ancora dalla bocca ufcir nel tempo fteffo bava vifcofa , gialla , o verdafira , che coli' aumentarfi il male , calando nel petto , fenza nep- pin- accorgerfi , recherà la morte . E' necefTaria però ogni circofpezione pof- fibile nel medicargli , acciocché 1' uo- mo alla cura deflinato non inf. Ili fé ftelTo da morbo sì rio ; come maneg- ?ìzndo le morte carni , non è guari , Ci ha veduto qui in Belluno , alcuno effer forprefo da que" buboni , o car- boni , che così vengon chiamati , XV. Per ultimo defcriverò i fegni ., del morbo delto fcara^zi^ . Q.aefto é # un fen morto jrfia minatorio ; ^tiè ktt&cci le fauci , e le parti vic'ne « Conofce- raiTi allora che il Bue terrà la tefla diftefa , allungando, per così dire, il aiufo per la difficoltà, che foffrenell* inghiottire . Starà colla bocca aper- ta • — Porterà la lingua in fuori pen- dente — Refpirerà difficilmente <— Be- vendo l'acqua , gli ufcirà alcuna fia- ta per le narici . Appariranno gonfie, e rofTe le parti interne, non che tal- volta r efterne ancora , ce. ec. Avviso «/€/// Difettanti de/ Giardinaggio ^ e de- gli ^fberi dn frutto . A Damo ryolfgango FP^interfchmidt, Incifore e Mercatante di Stampe e di Mufica a T^crimberga ^ annunzia al Pubblico un'Opera originale , per tutti i riguardi interefTantiffiraa, della quale il Primo Volume, eh' è già u- fcrto dal torchio , ritrovafi non fo- lamente a "ì^orimberga preffo V Edito- re , ma ancora preOTo l* autore a yyurzhourg , al prezzo di quindici Fio rrni . Il titolo fi è : Pomona Fnnconica, cjfia rapprefen- fazione naturale e defcrixìone delle mi- gliori e principali fpecie di fruttici e di alberi da frutto che fi coltit'ano nel Giardino della Corte a' Wurzbourg , con le più importanti offervazioni in- torno alla maniera di coltivarli , an- neflarli e governarli , del Signor Gio- vanni Mayer Giardiniere della Corte di S. ift'n'if. qus ejì hic quoque falis caluii jìiccus , così neir edizione di Tournes in Lio- ne 1625. cosi in altra del Rubeo il Venezia 149^. in quella però del Co- minv) in Padova 1750. fèa fcritto cosi: Effìc acijjì^nufque eft hic quoque falem ca- l'idis cum f.xccelUs fuperponere . Q^iefto rimedio vien ancora da chiariffimo re- cente Autore confermato aiTai giove- vole . La feconda fpezie , che appor- ta maligna febbre con frequenti polfi, e baffi , fi chiama Squinanzìa cancre- nofa . Appena quefla attacca le parti del collo , inforge violenta infiamma- zione in moJo cheli tumori, che pri- ma nel Bue fi vedevano, difeccati fva- nifcono . Che direbbe qui C(^//o ? fé l\h fentenziò chQ : inflamma:am par' tem nihil intutmfcgre propriu.n effe cor- poris emortui E derivando quefto cru- del morbo quafi feaipre dalle corrotte acque , e dall'aria principal cagiona di quefia , e di mill' altre malattie, co- me aticfta il celebre Fracafioro ; ^er quippe pater rerum sjl , Ì3^ originis au^or , Tde>n fdipe grava morbos morta-' libus affert j giudiziofamente dirà il dotto Boerhaa" ve y cha e ogfiof ci tur faci/e, curatur dif- iìculter . Quefto male fi fa conofcere da un primo grado di putrefazione ne- •^ gli organi inferyienti alla degluzione. ed al refpiro con tumefazloti dei va fi, e lividura delle parli iromediate. Co nofciuto tal male in qualcuno , fi fe- pari dagli altri , acciocché i fani non abbiano a contraerlo . Se gli dia un folo falalTo alle jugulari per dar mo- to all' ingorgato fangue . Per ifgom- brare i focchiufi condotti , fé gli por- ga la fopraddetta bevanda ; fi muti la corrotta aria nell'ore migliori, ca- gione bene fpefìTo del mantenimento, e non di rado dell' accrefcimento del male ; fi procuri perciò un luogo più ariofo , ed afciutto, che fia poìfibile. L' acqua , che fervir gli deve di be- vanda ordinaria , fi corregga con al- tra acqua ,[~ove fia bollito il trifoglio ecetofo, e un poco di aceto. Il corpo fi tenga libero dàgl' impuri efcrementi coi purganti furriferiti nel curare il morbo della Lova femmina. In quella maniera più facilmente riacquifteranno il ior primiero (lato di fa Iute, ec.GC. ^om: comunemente ufati da'Contadini (del Bellunefe ) d'alcuneTiante, che fervono per le defcritte malattie de- ^li animali* . „4ffc^ZÌ9 ^cetofa agarico lAglio ve (faro Bardana erbero Sienr . Pan,e puc.Erba dolza, Fong^ de Lares. A]' Baccarà . Slavazze^ Scarpin. * Ifopo Iperici lYide Lauro Malva Me li loto Menta ortenfe Ononide Origano Tarietaria Tepe Tndiano Semprevivo mag- giore Satureja Trifoglio aceto fo Tujftlagine Centaurea w/^ore Semenzina . Cattapucia Celidonia C'tprejfo Elleboro nero Cazzapuzza • Erba da lat zal . Er- ba da Naol. Arciprete. CalifTon . Radis da Radiggiar. Elleboro bianco Arias. Graziola ^ogratia-Slàncar^nàn. dei Erba dei Prà . Anziana . Lilli . Margarite. Zenever . Erba dai Boccalet. Di Santa Polonia . Gramigna Genziana Gigli convalli Ginepro Jofciamo 111 Sedolìa falvarega . imperito.Erba daTau Erba dalle Spade .i,^ Orer . Malva. Galur da Prà. Punici. Spiti de Prà. Punioi falvareghi . Veriola. Peveron. Arcichiochi falvare- ghi. Erba dal Tori. Sedolìa mefiega . Barelle da Preve. Pecche de Mus. AL principio di quefl' anno fi è cominciato a pubblicare a Bruf- feles un Foglio periodico col titolo di Bulletin du Commerce de l'Europe . Per dare una idea di quella interelìante in- traprefa , non polliamo che riferirei, qui ciò che dicono gli Autori mede- fimi nel loro piano . j, Tutte le Nazioni dell'Europa noti t'ormano al dì d'oggi , per così dire, che una fola Repubblica unite tra lo- ro col Commercio , il Commercio di ciafcuna d' effe le interefTa tutte . Una tale confiderazione ci ha fatto intra- prendere quello Foglio periodico , al quale abbiamo dato il titolo di Vi- glietto. Conterrà elfo, giorno per gior- no , per quanto farà pofllbile , Io (la- to del Commercio di ciafcun paefe ; alcune volte altresì delle ofiervazioni fopra gli avvenimenti che potranno produrre delle rivoluzioni nel Com- mercio . Niente fi ometterà , per ren- der utile il Figlici to del Commerzìo , non folamenle ai Negozianti , ai Mer- catanti, ai Fabbricatori , agli Armato- ri , ma ancora a tutti gli altri Or- dini di Cittadini. Vi fi troverà il prezzo del cambio, del nolo , della ficurtà , del magaz- zinajo e della commiUìone, in tutte le Città commercianti e marittime ; quello delle materie prime , dti coni- .meri- Ili meftibili e delle bevande in t ulti jtaer-ljfc' Non fi ricéverà nefllina memoria J cati ; la partenza e 1' arrivo de' va- / fcelli in tutti i porti ; dell'Uffizio de' Meflaggieri , delle pofte , delle dili- genze , delle vetture in tutte le piaz- ze i il nome dei principali Negozian- ti , dei Commiirionarj più noti , dei pila valenti Artefici e Manifattori , e dei Banchieri più accreditati, i diritti di entrata e di ufcita ; i pefi e le mifure; e finalmente tutto ciò che può facilitare le fpecolazioni del Nego- ziante , aflìcurar la condotta del Mer- catante nelle fue vendite e nelle fue comprede . D'altra parte , il Nego- ziante , il Commiflìonario ec. potran- no , per mezzo del FigHetto , farfi conofcere , e in tal modo eflendere il loro Commercio di efportazione. Il yìglìetto del Commercio ufcirà due volte alla fettimana , e fi difpen- ferà , principiando al mefe di Gen- naio 1777 , il lunedì e il giovedì , a BrulTelIes al Banco generale del yì- glietto medefimo , e del Cotrier Let. terario , oppure appreflb il Signor Hor- gNÌes . Ciafcun foglio farà comporto di quattro pagine inquarto; e al tem- po delle vendite delle Compagnie dell' Indie di Francia , d' Inghilterra , di Olanda ec. , e delle Fiere principali , come quelle di Francfort , di Lipfia fi darà un fupplemento che conterrà i differenti articoli che comporranno que- lle vendite. Il prezzo d'afTociazione è di dilet- to lire di Francia ali* anno , franche di porto, per tutti i Paefi Baffi Aa ftriaci , Paefe di Liegi , e tutta la Germania ; e di lire ventiquattro pu- re di Francia per la Francia , Inghil terra , Spagna , Ollanda ec. neffun awifo che non fia indirizzato al Signor Horgnies ; né s' inferirà nef- fun articolo che poffa pregiudicare ia ' riputazione o il commercio di chi fi fia . Sono invitati i Negozianti , i Banchieri , gli Artefici , i Manifatto- ri ec. a contribuire alla riuscita del Righetto , facendo giugnere frequen- temente ai fuoi Raccoglitori degli av- vifi e delle memorie che fiano utili al commercio de' particolari , e a quel- lo delle Nazioni . Si pagherà dodici foldi di Francia per ogni notizia di dieci linee che fi rorrà farvi inferire , e due foldi per ogni linea fopra le dieci prime . Que- fto danaro ugualmente che le notizia faranno rimeffe ad uno dei Banchi di diftribuzione che faranno Rabiliti nel- le differenti Città, dove fi potrà farfi afcrivere neirAflfociazione: Il Banco generale a BrufiTelles nella firada della Maddalena, preffo J. L.de Boubers Stampatore dell'Accademia. Si può eziandio fofcrivere prefTo il Si- gnor Horgnies Spedizionero delle Gaz- zette foreftiere , al quale fi deve in- dirizzar le memorie e gli avvifi che fi vorrà farvi inferire. " Nel tempo ftefTo fu pubblicato al- tro Manifefto di un'altra Opera perio- dica col titolo di Corrier Letterarie dell Europa compofto da una Compagnia di Letterati , il quale efce due volte alla fettimana, il mercordì eilfabba- 10 , confiftente ciafcun foglio di otto pagine in quarto , in due colonne. I ricapiti e i prezzi per quefto fono i l|medefimi che pel Figlietto di/ Cor»- ^mercio . NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienz-a Naturale , e paiNciPALMENTE all* Agricoltura, alle Artk^ e& al C&MMERCiot '« » v: I. Novembre 1777. NVOVA ISTRVriONE per coltivare il Colfat , e per cavarne Olio da' fuoi Semi , IL Colfat è una fpecie di cavolo fel- vatico , che dà molto feme , di cui fi fa olfo. Dagli antichi Romani è chiamato Brajfica ^grefits , Lamp- fana Germanica vulgaris . I Tedefchi in oggi lo chiamano Kol/evat t I Fran- cefi Colfat , 0 gli Oland^fi Coolfaat , gi'Inglefi Coalfeer. Il Paefe dove iì Colfat fi coltiva con maggiore indiiflria e profitto , è la Fiandra r nel folo territorio della Città di Lifle fi raccoglieranno ogni anno fopra cento mila botti di detto dììo 'y alfe fue porte vi fono piiS di "cenro macine a piftoni impiegate a frangerne i femi , ed altrettanti flret- toj per cavarne 1 ofio. La coltivazione del Colfat pratfca- ta in Fiandra, e da alcuni anni in qua ftabifità con ottimo fuccertb nello Sta- to Pontificio, è la più regorare e plau- fibile . Sua A. R. il Serenifs. Gran Duca di Tofcana Tietro Leopoldo volle, che fé ne introduceffe la coltivazione nel- la Sua Reale Fattorìa detta delle Ca- fcine , e dopo varj fperimenti fece pubblicare in Firenze nel lyji una Ìf!ruzione per animare i fuoi Sudditi a coltivare il Colfat, in vifta de' ri-le- vanti vantag^gi che fé ne ritraggono , ed allo fleflb fine dalla munificenza di S.M. rAuguftiffima Imperatrice Regi- "ì^uovo Cromale d'Ifal. Tom. U. 9^ na fono flati afTegnati de'ca>mpt alla I Colonia Agraria di Mantova. Nella prefente iflruzione voglionfi prefcrivere le regole nvigliori , e piCt adattate al clima lombardo ,. avendo- le fuggerire la fperienza inCeguito aF- la coltivazione praticata con efito fe- lice l'anno 1773 nella Signorìa diVa- refe , ed in altri territori del Ducato^ di Milano neiranno i774» Càp. I. Scelta del Seme, Non potendofi avere fi vero feme del Colfat dalle FiandrCj o dairoian- da , farà bene procurarne del miglio-: re Che Ci raccolga ne' noflri Paefi ; * tafe eletto quando G tagliano » e G maneggiano Te piante del Collàt con- verrà fottoporre dei panniFini per rac- cogliere qijeHa femenza nwtura che cade fpontaneamente, e dt' queffa va-v; lerlì per fa féminatura ► . 1 Si potrà conofcere la bontà dei fe-^ mi , £e queSi faranno pefanti , e di ; un bel colore marronato fcuro, e no» ; nericcio, e fé fchiacciandoli coli* ugna , fen vegga ufcire umore abbondante .;. Per due anni di feguifo, fi può far ! ufo della femente raccolta ne* proprf campi, ma nel terzo anno farà ben* cambiarla ,. regotandofì in tal partica- lare come /I cofluma pep la ferain» del frumento , e di altri prodotti ac* ciocché non degenerino r Cap.ft II J'4 Caprll. Timpo della femìnaziùne e preparazione del terreno . Il tempa opportuno di feminaté il Colfat, comincia dalla metà del tne- fe d'Agoftó i e dura ifìnó a* primi di Settembre , E' d'avvertirfi che, il ter- reno deY'efTere alquanto umido, e fé tale non fofle ., bifognetà,aXpettaj-e i] beneficio- rfi • •q^ualch'e pioggia, tardando quella femente a fchluderfi , ed„9 ger- minare in terra afciufta. Il terreno deve in primo luogo ef- fere profondamente lavorato , e ben ingraflato nella ftefla manièra, che fi cofluma' per la canape,. Sul fine adunque del mefe di Lu- l^io arifi^ quello fpazio di terra, dove i\ vuol femrnare il Colfat, ad effetto che l'erbe nocive fi fecchino al Sole, "è concuocendofi pofcia , e marcendo entro il terreno rivoltaioappd'rtino un tnaggiore ingrafTb. Si dovrà quindi di bel nuovo arare e fptànare il campo, prrma della feminagione ,, avvertendo che farà d'uopo purgare il campo di tutte l'erbe, che di nuovopoflTano ef- fervi nate. Perchè poi le piogge iton anneghino ir Colfat farà neceflario far dei folchi j^cfondi in diftanza di braccia cinque 0* circa l'uno dall'altro tutto al lun- go del campo, accio'ccbè' le a^ccjue ab>. bi^ano un facile fcolo. "Due oncié d'i femente balleranno a feminare una" pertica di terreno , ma per una più ecorromica diflribuzione , farà bene mefcolare il feme con terra afciutta , ovvero arena, come fi pra- rfca "dagli Ortolani per ruti'i femi mi- nuti , acciocché riefca la feminatura ugnale , rara , e ben diffribaifa .■ Se- iTÌìnaro che Ha il Colfat deve coprirfi col raft'rello nella fteffa guifa che fifa con le fcmenti d'ortaglia.. Il Colfat così feminarodevelaftiarfi crcfcere fino al principio , ed al piiì fardi fino alla metà d' Ottobre , nel qual tempo le pfantkèlle faf^no &è- fciute all'altezza di un palmo in cir- ca. Allora dovrasno levarfi tutte quel- •jj la piante \ che faran nate troppo vi- cine , diradandole in maniera , che quelle , che refteranno, fieno diftanii r una dall' altra un iKaccia, o circa, e polle in fila piiV che fia poflìbile . Nell'alto fte/To diflruggerannofi tutte le inutili erbe inforte nel campo , e zapperaffi leggermente il terteno. Le piante levate dal terreno , come fopra , potranno ripiantarfi in altra campo preparato nel modo già detto, e faran pofte nella diflanza accennata d'un braccio, poco pi ir poco meno, l'una dall'altra, fruttando quelle noa men che le altre lafciatenel natio ter- reno . Tanto è fucceduto, febben con minore profitto, a chi le ha ripianta- te fui Cominciare di Marzo, Sul principio della Piimavera devefii rincalzare la tèrra, ed accollare ai fu-- lli d' ogni pianta , avvertendo di fra- dicar dal terreno tutte l'erbe nocive, affinchè non privino le tenere piante del Colfat del neceffario nutrimento: le medefime diligenze fi rinnoveranno ;al tempo della fioritura, AHor che le piante faranno crefcitr- te a conveniente altezza vanno di ma- no in mano maturandofi i loro femi ,, e fé accadefle in tal tempo pioggia dirotta, o impeto di vento , farebbe «lanneggiato di- molto il raccolto pel pericolo , che le piante fiano gettate a terra , averrdo qxiantità di filique pendenti da'fuoi rami tutte ripiene di femi ; farà pofFo riparò a quello: in- conveniente Ck>ll' adattare alle piante fleffe vicine alfa maturanza , dillanti. qualche poco f'uno dall'altro, quegli appoggi, che volgarmente chii^naiana» frafcoKu. ' ' , , 'A Cs^, ni. Kaccoth dei Co Nel mefe di f^iugno e più tardi ancora fecondo la qualità de' terreni ,,• e del clima ,• q^^ando le piante faran- no arrivate a piena maturità, non ir dovranno già fvellere dal terreno,, ma b«nsì tagliare dal piede con- picciol* falce ritorta , e ben tagliente , av- ,♦. vertendo di fcuoterne il meno che fi« ' • pcifi* 1 f^ffibite i rami, arcioó-M il fetne non ^fca dalle cafelle de' piccioli baccelli troppo maturi , e cosi venga a per- derfi . Tanto nel lagHare Le piante , quan- «to nel collocarle fui carri, deveavver- ùrti di fcegliere Je prime ore dei mat- tino , quando cade la rugiada , ovver .della fera , quando ù ha la guazza. , perchè cosi in-umidile , farà men 'fa- cile ," che s'aprano le cafelle, e quin- di molto minore farà la perdita del Xstne .. •>^> fj Tagliate "le piante del Colfat ^ e jaccolte io manipoli -fi trafpoiteranno fopra carri coperti di tela, o di itoje, affinchè non vada perduto il feme nel trafportOj e d'.indi aranoniicchiate in iìto coperto j fi lafcieranno (lare in tal guifa alquanti giorni, acciocché fi fecchino bene prima di batterle, ciò, .che fare Ci deve jn luogo fel ciato ^ o veramente mattonato . j3attuto il feme del Colfat fi dovrà crivellare e mondare nella forma fieSa, •che Sì £i il miglio , fervendofi di un .crivello, che abbia i fori più minuti . - Egli è importante di avvertire, che raondatofi il feme .novello del Col- fat , bifogna tenerlo ben diftefo , e più raro , che far fi poflfa nel grana- io , acciocché non foifra rifcaldamen- 10 ; fé ciò accadefre fi avrebbe molto minore quantità d'olio, e il feme non farebbe buono per l'annata vegnente. Si diftenderà pertanto fotiilmente fui fuolo, e fi ri moverà ogni giorno con tn raftrelJgi., fino a che fia perfetta- jnente ftagionato , praticando la me- defima diligenza con quello che re- -fta ammucchiato ^ acciocché noa ier- menti.. ^Cap. jy, :M'>d7 a y:uì puì prvìrg. L'olio del Colfa^t Serve per le con-' eie de' cuc) , per folare i panni di lana , e per la fabbrica da' faponi , Serve inoltre per ardere .nelleJuceme, ed ■ha jquf-Lio di .particolare , .tfbe -fi coiìfiicia -molto meno i« para-gone di quei d* ulivo , e di noce: ofTervaiì pa- rimenti , che fpegnendo la'iucerna, iij rui arde i'.olio del .Colfat, noji fa al- run cattivo odore, -Uddove il car-bon- xello formaio da quel d'olivo fa mol- to fumo , e quando il fpegn.e rende un odore ingrato.. yenendo fui particolare deli' impor-i tante .ufo di coudire le vivande eoa il predetto oliò .;, i d' avvertirfi che non s'adoperi fuoco quando .fifpreme da* femi infranti ^ dovendo eHere que-- ili .mondi al poflibile , e bene .ftagio- nati: riufcirà l'olio in tal guifa lim- pido e .chiaro^ Per ifpogliarJo poi dell' odoreingra- to , che per l'ordinario fuo! ^ritenere/ fi fono penfaii, e ,fi praticano varj mez^- z\ , ira j quali .uno .fi .èquello di. frig- gere quell'olio , e quindi mettervi en- tro delle fette di pane^ di pera , di mela j de' ramofceJli di rofmerino , o veramente d'altre erbe aromatiche j, Tuui quelli mez2Ì però correggono in parte, e rendono meno fenfibila il cat- tivo odore in quell'olio ; ma nonglie<- lo levano affolutamente, . Si potrà pertanto ottenere 1* intento neUa feguente maniera.» Si penda una pentola,, o altro vafo di 'Tame ilagnaio di quella grandezza, che più tornerà xomodo , purché ab^ bia il fuo manico fatto in modo che pofia feaza pericolo trafportarfi quafi pieno d'olio bollente .dal .focolare io altro luogo . Si metta in quedo vafo tant'.olio che giunga alla diflanza di tre dita dalf orlo ,^ e poi ,fi adatti fo- pra un fornello , e fi Ufci al fuoco fin tanto che cominci a bollire; allo- ra fi trafporti la pentola in luogo a- perto, e fi fpruzzi con aceto gagliar- do replicata mente ; vedrà (fi in tal pun- ,j5>,to falla fuperficie dell' olio niedefimo W J? i .utU ì •Mia denfa fpuma ; quefla Imtnealata- :|t mcme fi levi colio fchiumatojoj e l'o- W ìio , poiché farà raffreddato e ripoCato alquanto, noa avrà più alcuno fpiace- vx>le odore • Cap. VI. Fantag^ì « utili , (be rifai- tAnù dalla c^ltivaxiong del Colf at. Una pertica di terreno èen ingraf. fató j e ben lavorato darà per lo me- fio quattordici flaia à\ feme Cagiona- to j uno. ftajo pefa per lo meno lib- are quindici , e da quefto fi potranno *icavar€ lifcbrje cinque t satzzo d'olio in circa , Le panatelte , dalle quali fi e fpre- «)ulo ToliOj forniCcono un ottimo ali- tnenlo per ijigralTare ogni forta di be- fiiame , e fpe^rialmenie i biioi , ed i vitelli àA lati*, e poffoiìo ancora fer- vire ad ingraflfare i campi. Le foglie del Colfat nella priirave- va , vale a dire prima che crefcendo f* indurino , fono di un fano e buon aliiMcnio al Coatadino così in mine- fira condite con lardo o butirro, co- «ne a foggia d' infalata preparata con If-olio raedeiìnno ; volendofi però rac- cogliere le foglie per farne queft* ufo f d' avvertire che non fi devono ta- gliare , ma ebbene fchiantar con la mano, perché la pianta altri memi (of- frirà detrimento. 1 tronchi e.i rami delle piante fec- caii che fieno, e ridotti in fafci, fer- irono a rifcaldare i forni da cuocere il pane. Il miglior ufo però chepolTa farfene da' noflri Contadini , è quello ài fervirfftie pe* bofch^ti , come vol- garmente chiamiamo queir ammaffo di ramofcelli , ne* quali fogliono i vermi da feta teiere i loro l>oz2oli . Cap. Vn. ^vverfenze da ufarfi mi- la coltivazione d»l CoJf-at . E' flato oflTervato da' pratici Agri- coltori che le lepri , ed i conigli tofto «he le pianticelle del Colfat fono cre- sciute a convenieiue aliezra ne divo- iwj)0 2yÀ;iaineaie le cime, U d' \io-po * pertanto tener lontani fiffatti animali,-" o veramente non' confidare qiiefto fé- • me a* terreni , dov* e(fi abbiado i \ot covaccioli. ' Allorché ilColfat t vicino alla raa- turezza bifogna farne guarda^re icam.'< pi , maflìmamente fé nelle vicinanze vi (ìano colombaie ; queflo feme ren- de la carne de* piccioni che fé ne paf- cono d' uB fapore affai difgiiftofo , e loro cagiona una fpecie di lebbra ; c-9 nullaoftante ne fono ghiotti per mo- do , che al maturarfi de' baccelii ne difiruggono una gran parte , fé non vi fi mette riparo. Quefìo feme pia- ce altresì generalmente agli altri vo- latili, onde farà bene provvedervi. Non vaolfi finalmente lafciar di fug, gerire 1' utile impiego, che fi può far del terreno , da cui fi è raccolto ii Colfat. Polfono introdurfi in elT) montoni ed altre fimili beftie a pafcer l'erbe, che vi troveranno in abbondanza ; fi romperà pofcia la terra col zappone , arrovefciando fo(fopra le radici rima- rle in efifa delle piante raccolte ; que-- fte marcendo, e fermentandoli fervi- ranno in parte ad ingraffarla , e fe- condarla - Lavorato quindi attenta- mente il terreno potrà nel feguente Ottobre feminarfi di frumento , o ^1- tre biade quando non credafi più op- portuno lafciarlo in ripofo. In talcafo farà utile metterlo a prato artifiziale, feminandovi trifoglio , od altre fimili erbe a nutrimento de'heftiami. Altre piante ancora coUivanfi , dai fetni delle quali fi eftrae olio infer- viente a varj ufi . Il Ravizzone, cosi detto volgarmente, ovvero fia il Na- po falvatico , è di un prodotto, uber- tofiffimo . In alcuni luoghi chiamaG anche Ravettone . Il ce1e1>re Profeflb- re di Agronomia nell' Univerfità di Padova Signor Tietro ^rdutni , in fe- guito alle fperienze da eflb fattene ne' campi di quella pubblka Scuola , ha pubblicata un'iftruzione full» col, tura del Ravizzone e fulla maniera di fpremerne e di raddolcirne l'olio , t« quale è conìprefa nelprimo^Tomo d«L M le fue Memorie ti OrTervaticmi ec. Del Ravizzone e del Colfat unita- nìsnte , dal Signor prcincefco Gnf^li^ ni è fiata data lin'Iflruzione , inferi- ta già nel VoIumeVL di quefto Gior-, naie, e ftampata anche in Libretto fe- parato chp v€iidefi da! Librajo Mìlocco . L'Erifmo detto da alcuni Senape d' Inghilterra , è un* altra pianta ottima a tarne o' io. Nel foglio feguente da. remo un Saggio deJla manieri» di rol- tivarla. Dei farcì che àevaflano\ te campagne , * metodo per dijìruggerli ; con alcu- ne offervatàoni intorno alla maniera di feminare ec. Molte fono le liscie di forci caia- ^pagnuoli, tutte ugnalmente no- cive , rn^ che fi può diftriiggere con «n medefimo m^zzo. I terreni fecchi vi fono pili foggeiti cfie gì i ùmidi: il metodo di feminare fotto i1 folco è fa- vore voi idi nr0 a quelli animali , perchiè a mi fura che le gombine danno gi-ù, eflì fé ne fanno un ricovero, e fanno al coperto un guailo terribile. - Seguendo neHe loro operaz leni coteRe picciole beflie, chs /anno le loro tane e i loro grana) fotto a! coperto delle gombine , vi fi troverà una quantità à\ femenza fufficiente per cuoprire un grande fpazio di terreno . Quindi fi Scorge tutto il pregiudizio che rifui ta dal feminare fetto il folco , e quanto -fiano a temerfi qwefti nimicidoraeftici per chi 'fiegu« im tale metodo. Quando il terreno è infenainato ed arpicato fecondo il metodo comune, i forci durano più fatica ^er arrivare *lla loro preda ; peraltro non v' ha a- fiimale più induftriof» e più oftinato nel lavoro; egli non cefla di fcavare, « finalmente v^iene a capo di diftrug- gerc quantità di femenza ^"^ -''^ Allorché fi femina fotto ^Ifélcio, co- ltelli anirtulr^ttaccano il grano fubito ■che é in terra ; ma quando il campo ^€rj)icato, effi afpetiano chele pian •^ te comincino a fpuntare. In tal cafi» fi ha almeno il vantaggio di fapere il tempo in cui quelli animali attaccana le raccolte , e di poteriì difendere dai^ danni che pjifijno cagionare^ Peralt-rxj non fi deve ^fpettare che 4 caiapi Gano coperti delle navelle piante per preparare adiftryggerg iforci. iim- no eglino rnigliori occhi che noi noa abbiamo; e veggono le nafcenti pian- ticelle un giorno o due prima che noi : poflSamo diflinguerle. Conviene dun- que prendere prcveijtiva mente le fae precauzioni . ' Invano fi tenterebbe la loro diflru- zione per via di trappole .: non v' ha che A veleno pervenirne a capo, N^ terreni foggetii a cotefti animali devefil i evitare di feminare fotto il folco, per- I che eflì fanno ii fatto Jorofotto terra , e in tal gulfa sfuggono il veleno che vi fi fparge falla fuperficie. AK'oppo- ì fio, nrif ordinario metodo difeminare ■ ed erpicare, fono effi obbligati a ve- nire fuHa fuperÉcie per ifcavare , a» vanti che poflTano arrivare alla femen- za ; e qwello precifamente è il tempa in cui , incanirando il veleno fparfo- vi , lo mangiano. 1^ compofizione del veleno è la fe- guente. Si mefcolino infìeme iue lib- bre e mezza di farina d'orzo , una lib- bra di radice di ell^oro bianco, quat- tr' oncie di flafifagra ; fi pafiS il tutta per un grofifo tamifo , poi vi fi ag- giunga mezza libbra di mele , e una quantità di latte fuiEcieate per ridur- re il tutto in pada . Rompa'fi quefla palla in molti picv cioli pezzi ; fi fpargaoo fui campo al- lorché fi fa che i forci fono per com- parirvi . "Enfi ne mangieranno , e in- fallibìlt^ente creperanno : occupati 19 raccogliere avidamente quefta palla , non Hicaveranno H terreno per giugne- re alle tenere pianterei le , e prima d* potervi arrivare farantl) già diftrutti. Siffatto metodo è utiIifEmo nel tem- po del pericolo ; ma quando i campi f»no infetti di cotefli animali , devefi penfare a diflruggerli nel maggior cai» ^ do delia IUte« % for-^ - A. J fonci moltiplicano aflTai ; fanm i st faaipagite . Ella € él filo ii^ forro; la imo fiidi a non molta profondità. Un n tavola, che ferve di fondo è montata ipicciolo buco i-otondo ferve loro di pafTaggio n€Ì nidi^ e que^r burhi fo- no viiibiliiTìmi in tempo di feccore j e quello appunto è il tempo , in £ui ; fi dee vifitare i campi, e mestiere, in ■ ciafcun ibtico , uno o due peizi iella fuindicali pafla ^ Co« fifiaiia atten- iione , praticata di quando in quan- do nel maggior caldo dtli" eilate , fi J311Ò eifere ficnri di aon aver pi^i a te- Ijhere qnefli nemki delle raccolte- Per effere ancora più rerxi ili .pois- re siffa-ito difiru£gere qut-fìi pe-rniciofi ^nimali , fi può far ufo , nel tempo medcfmio , anche deJla iJe^iieiJte in fu fio ne, Si fàccia bollire he a tlcoTwens«- .,- . Non £ fuor di jpropoiko il .riferire i^uì .La codriizions d\ wm iiuova trap- |M)Ja» di CAii fi potTà iir ufo nei gra- aiajj, neuc cafc ^ ed zndhe nelle fleflfe !^' fopra due piccioli perni che fono fer- . mari in un cerchio di legno, il qua^ le cinge tutto alf' intorno la ir^ppo- la, MetteG quella macchiiu in un va- fo qualunque ripieno di acqua: il for- cio entra per 1* aperitura Nordinaria per. cogjiei£ J'efca, e cade e fi fprofjnd* nel vaio mediante rcqitiiJihrio che ha il fondo deJJa .trappola , il quale pe^ fando o a delira o a finiilra fi abbuf- fa e fi rialza ai minimo raovi mento, L'Inventore acceria che in una foia notte furono prefi con quefta macchi- ru xrentairè forci .. OffervazioBJ jutorao alla Gramigna, Vendo la Società, Economica di _/j^ Annover gratificalo con una me- daglia un abitante del territorio di Bergen, che con un iilrumento ha e- fi;irpata tutta la gramigna di un fuo campo , per Ja qual fatica e flato an- \ che rimunerato dalla natura con ab- bondante raccolta , un Accademico del- la Società della Slefia , fenza difap- provaxe la cura di purgarne i campi per la fementa ^ hiaiìma però il. co- fiume di ammontarla e bruciarla fen- za portarla fuori del campo per farne qualche ufo .. DilJa facilità, con cui. le differenti fpecie di quell'erba fi pro- pagano fulJa terra ., ne deduce , che la natura con tal fua prodigalità ci dia un avvifo di fare il dovuio conto di quefto fuo dono, e jnveftigare tutti quegli ufi j a* quali ci può fervir-e* No^ matKa di Tifletter£ .^ che fé n« cava molto .utile in medicina j che la fua farina ha luogo nel pane e al- tri cibi j e che i Pruffiani e Polacchi ne "ión'mano var^e vivande ; fichentief- colandola con .i luppoli fé ne ia -ufla buona Sjiyra .. Palfa poi a trattare del vantaggio che fé ne cava i\ quando è frefca , che fecca per alimento d«- gli anitnaii > desila bontà del conci» che può produrre ffentfendola nette (taf- jjj cioè una Medaglia d'oro del valore dì le , dell' ufo che £e ne può fare nel ^.j vetuiquaMro zecchifli. cuoprire.,le capanne ,8 in alcuiii- ar- ,nefi rtiftici ,, e analmente, n^sil'-, a ccen- d£re il fuoco . Per ortirpare i fuccJa- meli f» già penfato dì dichiararli biio- nr a mangiarfi ; contuttociò ninno vn a fvelterli per ricavarne il frptto :, così con tutti git elogi che, . dà , r EpoBoni'f SUjidfio . alla gramigna , non cr©di,afflg che > Contadini fi muoverajiiio ó, a coltivarla , o a fperderla per tal ma- tivo . Non fi poHàno invefligare uuti i firti della natura; aia fratta ojtO; ella ci è prodiga di altre erbe , e .jflfWti , che non ci arrecano che danno- e mo- ltii\A ', ondò poco ci appaga e convin^ ce il fuo argomento^ #'ié* «^fisnr.'l nun è- r\; I PUÈ S I r>È NTf £ Con figlio di Go'?ern(} della Tubblìc-a Società ^iraria di y'iceht4 ' l^-h ; r:i tlo^ì.r ib . ■■If. oDr:£^ .:. X,' Anno uni verfaTmente nato f. chs JJ7 dal generale Configlio Accademi- co non è ftata coronata veruna ideile MeiTiarie pofte allaf concorr^tiza .et«rtnii«H-e U'. piò ragjarrevoh; „ pratica di d*re a lavoro te PolTef- ,, fioni tanto alla parte quanto ad af- ,, fecto , sì riguardo ai Pfoprietari ^ „ che ai Coloni-... , - Si riceveranno» te OiflTertaff'fofli » Memorie fupra queft' ultimo argamea* to per tutto l'Agofio 177^. Ognuno potrà concorrere ,. é l'Au-* t.c;^ della Memoria coronata avrà in pr&tnio, jma medaf»,!!* ,d'.oro> dsì va- lor&àl fe-di£i> .^ecdiiui ^:eduna del va- lore di otto aeccbini farà dataall'Au- ■ core della Memoria. ^ che riporterà i* Gli Autor? confcurenti. al premio contraflegneranno le loro E>iflfertaz'ióni con qu-afche- Motto , e le accontp»- gneranno con un viglietto figillaio , fegnato efternamente conl'ifteflb Mor- to; f entro cui fcriyeranno i laro no- mi ,, cognomi , dimora , cottdizioni- e fitòli , facendole giungere per via fictìrar e frartche di p<)rt<>aU'irtfrafcrit-! to Segretario^ , Saranno efclufe dal numero defrc concorrenti al premio tutte, le DiflTer- taaiorw di > N. XVI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V 8. Novembre 1777. LETTERA Del 'inabile Signor Giovambattista Barbaro fu del N. U. ^. Hernardo, al Chiarijfimo Signor Giovanni Arduino Soprintendente all'agri- coltura ec. in Venezia . lUiiftrifs. Signor ed Amico Colendifs. 'Cavarzere 25; Settembre 1777. IL fregio che riceve la umiMfTìma mia lettera per eiTere (lata inferita nel Giornale d' Italia (^or ^bate Coyer deìle ^ccads:>n!e di Ts^ancy , di B.oma e di L'Andra . ^i T/arigi , 2 Foiuìni in S. 1776. IL Signor Abate Coyer , giud cando che la comparazione delle Legjii criminali dell' Inghilterra , e que-iie della Francia , non pofla che edere e- Ibemamente vantaggiofa alla fua Na- zione , fi è determinato ad arricchire la Letteratura francefe della traduzio- ne del Comoientario fui Codice crimi- nale d' Inghilterra del celebre Signor B/ackeJIone . Egli Ci e accinto alla fua fatica con tanto maggior fiducia, per- chè ha creduto che le attuali circo- la nze fiano le più favorevoli alla fua intraprefa . ,, L'avvenire non prefen- ., terà quafi mai, die' egli , occafioni „ più favorevoli per riformare il ma- j, le , ed operare il bene , di quelle „ nelle quali per ifpeciale bontà della „ Providenza ora ci ritroviamo . Dei ,, Parlamenti , i quali efperi mentati dalla difgrazia , impiegando la du- rata del loro efilio nel meditare ful- le Leggi in mezzo ai difagi e ai patimenti , hanno ancora meglio imparato a compatire quegl' infelici che vengon condotti dinanzi ai Tri- bunali : dei MiniRri che nelle loro rifpettive fonzioni (ì applicano a raddrizzare tutto ciò che ha tra- viato dalla regola ; un Re al quale la Natura ha dato il perfetto difcer- nimento del buono , del giuflo e dell' onefto , e il quale fi fa bene- dire dal fuo Popolo in una età da cui non fi fuole ancora attender niente . Vogliamo noi penfare che fé r Opera che noi pubblichiamo prefenta ad efil ilmodel'o il più vi- cino ad una vera Legislazione cri- minale , ricuferanno di appropriar- lo alla Nazione > No certamente; la cofa non farà cosi . L^ recenie ,i abrci- >j "^'^ abrogazione della barbara legge di ,, morte contro i difertori ce n' è un „ mallevadore ficuro. " Quefl' Opera tratta in generale del- ia natura dei delitti, e delle pene che fono inflitte ai delinquenti ; del delitto di lefa-maeftà ; della legge di premu- nire ', dei delitti contro la pubblica e la privata tranquillità ; e finalmente degli attentati contro la proprietà de- gl' individui . Le leggi inglefi definif- cono perfettamente i delitti . Effe la- fciano ali' accufato il privil:-gio di ef- fere pubblicameme giudicato dai fuoi pari , e di difenJerfi o da fé Reffo , o per mezzo d'Avvocati. I faggi Le- gislatori hanno preferito le pene leg- giere alle pene rigorofe , perchè han- no riguardato le punizioni come men proprie a far efpiare i delitti che a prevenirli. Hanno fentito che Leccef- fìvo rigor delle leggi è il principale oftacolo alla loro efecuzione . Hanno sbandita la tortura , la quale ad onta della Umanità è ancora in ufo in Francia. Finalmente hanno voluto che la pietà illuminata dei Giudici tempe- raffe il rigor della legge con dei mez. zi , che fono dalla legge ftefTa auto- rizzati. I vantaggi del Codice crimi- nale deir Inghilterra fono mirabilmen- te fviluppati nell' Opera del Signor Blackfto»9 . Ecco alcuni efempj di quella mode- razione che i Tribunali pofTono pra- ticare nelle punizioni dei rei. Un la- dro fpinto dalla fame è punito men rigorofamente di quello che ruba fen- za bifogno, per cupidigia, o per abi- tudine . In Francia è punito di morte il furto fulle ftrade maeflre, fìa o no feguito afìTaffinio ; in guifa che il la- dro èiin certo modo in neceflìtà di commetter 1' afTaffinio per cuoprire il fuo delitto di un velo più diffìcile a fvilupparfi . In Inghilterra la fenten- za di morte non è pronunziata che contro 1' aflafiiìno ; il femplice ladro ,è trafportato nelle Colonie . Pobabil- mente fuccedono meno furti in Fran- cia , ma vi fono meno affanìnamenti tra i nolìri vicini . Nella China la tt ReiTa moderazione della ifgge produce il medefimoi effetto j eiTa condanna gli uccifori ad edere tagliati a pezzi ; i ladri non vi fono puniti di morte, e perciò non alTalTìnano quafì mai. Una legge , la quale dovrebbe ef- fere generale , e quella che riguarda i Magiftrati . Un Giudice inferiore , convinto di cHerfi lafciato corrompe- re , perde il fuo Orifìzio, diventa in- capace d' efercitarne nefTun altro , « paga un' ammenda tre volte più gran- de di quello che ha ricevuto , S' egli è un Giudice di una Corte fuprema , il delitto è più grave . Si ha l'efem- pio di un LordGran-giudice d'Inghil- terra , il quale fu appiccato fotto il Regno di Eduardo III per aver rice- vuto dei regali dai fuoi clienti. Quale differenza tra quelle leggi fag- gie e moderate , e 1' atrocità dei Co- dici criminali che ancora fi feguono in certi paefi dell' Europa ! L' iftru- zione mifteriofa dei proceffì , le infi- die tefe all' accufato per farlo cadere in contraddizione , la crudeltà delle torture , fono tanti orrori che fanno fremere la Umanità . Se 1' accufato non può effere convinto da pruove e- videnti , gli fi fanno f©ffrire tormenti inefprimibili : alcune volte I' ecceflb del dolore gli ftrappa la confeflìone di un delitto eh' egli non ha commeflo; fé a fronte d' ogni tentativo , rimane dimoftrata la fua innocenza, quale ri- farcimento gli verrà dato per le fue membra fracalTate , per la fua fanifà perduta ì Di quante vittime infelici non hanno elleno quefte leggi crudeli fatto fpargere il fangue? Non ancora s' intende bene eh' è meglio falvare dieci rei di quello che afTaflìnare giu- ridicamente un folo innocente , E co- me mai fi trovan Giudici dove efijiono leggi sì dure ì * Metodi. Jì6 ¥ * ♦■ « * ^letodó per curare , « pre fervere i Ge/Jt , j ojfia Mori B'^fJcbi , da quella maini- t t;a, per cui i» quefli ultimi anni ne perirono mo/tijfimi , PRla di tutto convieii avvertire , toflo che i GeKì cominciano a dar qualche fegno d' infi'zione interna, lo che fi defiime dal prematuro cader del- le foglie, dall' ingialiiiTienlo delle me defime , dall' aflfideramento , e fec chezza dei rami er. e quindi toflo co deftì rami fgcchi fi recidano fino a! vivo del legno, e quando fi teme con fondamento, che tutta la pianta pofìTi perire vi fi taglino tutti i rami alla difianza di tre , o quattro piedi da! tronco , indi nel tronco fleffo fi fac eia aprire con forte conio una fendi- tura penetrante fino al midollo : più di frequente però fi fa forare da par- te a parte, ed obbliquamente il tron- co medefimo con groffa trivella de! diametro di circa un'oncia , e qnefio in qualunque Ragione 3 coprendo però j rimarti avanzi dei rami recifi , con terra , paglia j ficcome coftumafi. per oftare a codefte difgrazie dell' infezione de' gelfi , con maggior ef- ficacia da qualche teorico Agricoltore s'aggiunfe a quanto fi è efpofto la fé gucnte ulterior operazione. Dopo recifi i rami infetti , e fefo jl tronco del gelfo ammalato vi fi fac- cia aprire all' intorno delk radici un picciolo fofTo . finch^^ quelle del tut- to quafi fcoperte vi fi pofTano atten- tamente vifitare , ove trovandofi per avventura degli infetti corrodenti vi s'uccidano ; i rami radicali appaffiti , corrofi , e fracidi fi taglino , e vi fi Jafci il rimanente fatto, e pulito; poi vi fi rimetta la terra frammifchiata con altra più morbida, e foftanziofa , corretta pure fé fi vuole da poca cal- ce viva ; in tal maniera 1' applicazio- ne agraria riufcirà più ficura. «K-^^i^iV Monterà di confervxre le Uova frefchi per lunghijf\ino tempo . L'Uovo , come è ben noto , per- de la fua frefchezza col trafpi. rare . Il fuo gufcio , che pare unito e folido , è quinto un crivello pie uj d' innum-revoli buchi , per li quali efce continuamente un umore acqueo . L' ufcita di quell'umore produce nell* [Jjvo del vacuo , il quale dà luogo jila fermentazione, anzi la foiìeciia . Chi ritrovaffe il modo d' impedire una tale trafpirazione , otterrebbe 1' in- tento . Ciò fu quello che ftudiò il celebre Signor Renato di Reaumur . Egli tro- vò , che ogni fona di vernice com- pofla con Io spirito di vino , tutte le ^,omme , come l'arabica , la colla di pefce ec. , ed anche la cera , intona- andone , o verniciandone rU>vo , turavano molto bene i pori del gu- fcio , e lo confermavano frefco . Ma le vernici e le gomme non fono così comuni , che il Contadino le poflTa avere a fua difpofizione, e la cera co- da di troppo . Conveniva dunque ri- trovare una materia comune , e poco jifpendiofa . Qiello che fi accomoda alla fempli- cità e alla povertà dei Contadini fi è il fevo di Bue o di Caflrato , il qua- le fa lo fleffo effetto della vernice, e poche libbre di effo ballano ad inca- miciare un buon numero d'uova, che fi conferveranno frefche , feuza che vi penetri dentro nefiftjn odore di fe- vo, come potrebbero temere certi pa- lati troppo fenfitivi e delicati. Tutto Ila che la faccenda vuol ef- fer fatta intanto che I' Ujvo è frefco e il gufcio deil* Uovo vuol efTer co- perto in ogni fua pa-'te . Q.iefl'op3ra , che par taciliffima a tutta prima, non è tale venendo all' efecùzione . Per immergere l' Uovo nel fevo tiepido , e liquefatto, bifogna prenderlo in qual- -he maniera , e il fito , in cui fi tie- ne non refla coperto dal fevo . L' ufo di due mollette che toccano l'Uo- vo folamente in due punti , ha anch' effo i fuoi inconvenienti . La via più facile fi è quella di legar l'Uovo con un filo , e prefi i capi di eflb filo , immerger 1' Uovo nel graffo . In fif- fatto modo fi potranno confervare fref. che le Uova non folo pel corfo di varj mefi , ma per anni ancora. rimedio praticato mila ultima Epi- demia de' Bejliami che fu in Francia , L'Orribile epizootìa , che ha in quelli ultimi tempi defolate le Provincie meridionali della Francia, ha fatto nafcere una memoria molto in- flruttiva , nella quale fi accerta, che fa di meftiere impiegar contro di que- fta funrfla malattìa i rimedj rinfref- canti , e non i cordiali . Subito che fi conofce che gli animali fono attacca- ti dal male , convien mettergli alla dieta , e non nutrirli d' altro che d' acqua bianca , nella quale abbiafi di. fciolto una certa quantità di falni- tro .• quefto fale è un eccellente diu- retico , tiene il ventre libero , e rin- frefca . Si può ancora mettere a que- ii7 !ji:fl:i animali de' ferviziali rinfrefcanti , j perchè il gran calore condenfa , e dif- 'fecca gli alimenti nello flomaco. L'ano- nimo fa dare alle beftie ammalate 2 oncie di fiori di zolfo e un' oncia di falnitro in bevanda per tre giorni. Si continua l'ufo dell' acqua bianca, del falnitro , e de' ferviziali rinfrefcanti . Se formanfi delle depofizioni, fi apro- no con un rafo;o ; fi applica fopra la piaga un unguento fuppurativo, com- porto di trementina , un' oncia di ce- rufa polverizzata , di cera in pezzi, di olio di lino , o dì oliva , eh* è ancora migliore , di ciafcuna di que- lle fcftanze 2 oncie , e refina in pol- vere , un* oncia , che fi tiene fopra un fuoco dolce . Si riduca quello un- guento in rotoli , quando è quafi fred- dato , e fi può anche farne ufo per le ferite del corpo umano. Trincipes de la kgislation Scc. Trìn. cip) della Legislazione univerfale . Amfterdam 1776 , 2. Volumi in §. DI quell'Opera eh' è al fommo \n' terefTante ci Hferviamo^ dare un eftratto in altro foglio, per farne ca- nofcere il inerito , e la utilità. t 128 PREZZI CORRENTI DE' GRANI. Venezia a pesodiLib. ij2, lo Staro. Ih T tazza Mercantile • Simile ^—— ha 2'iflori Simile Da Forni " — ' Simile • -L. 21 : 10 -L.'i8|; 15 -L. 20: IO -t.22^: IO -L. — ; — i -L. — ; — InTubblico da Fontici'- L. 20 : — Simile- ■ -i ■ L. 21 : 5 Sorgo Turco- — l. 12 : 10 L. II : IO Lecnaco a misura veneta. Tormento' « Simile - Sorgo Turco -*■ -T-L. 20 : — — 1. is;.-^ ■^-L. 10; 5 L. — ; — Vicenza a misura Veneta. Formento ■ Simile ■ Sorgo Turco • ■ -L. 17: s ■L.21 : IO -L. 15: 15 L. la: — t ìi y. Bassano a misura Veneta. Formentor Simile • Sorgo Turco -»— L. 1 8 : 3 — L. 21 ; — — L. 15: 5 L. 14; 5 Mirano a misura Veneta. Formento Simile ■ Sorgo Turcor. - — L. i^ — L. 21 — L. — L.. — ili Brescia a misura Veneta.' Tormento- Simile • Sorgo Turco -L. 25 : 1 2; — ; •L. 21 ; 15 : — • L. 1 2 : — : T— L. 12; io: — Desenzano a msura Veneta . Formento Simile ■ Sorgo Turco -L. 21 ; — ;■ • 1. 1 1 ; 1 1 : ■ Iseo a misura Veneta. Formento — Sorgo Turco- L. 2S : 5 : • 1.15:5: Pxscgne a misura Veneta. Formento — Sorgo Turco- • • «• - L. 2^ : 4 : L. 16: 15:1 PIAZZE ESTERE. RiMINI A MISURA VENETA.' Tormento- Simile Sorgo Turco 1 •L. 16 : — •L. 17: IO -L. p ;— L. 5) : IO Ravenna a misurta Veneta. Formento- Sorgo Tiixco' L. i8\' — ; ■ T 1 • ._ • \ 119 N. XVI I. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. ■ « « V jj. Novembre 1777. P'arìe maniere di pefcaie ', praticate prejfo dtverfe "inazioni ; T^otizie trat- te dall' Opera di Monf. M. J. E. Bertrand. SUIIe cofte della Linguadoca e del- la Provenza , in quei fili dove fi trovano dei grandi flagni pieni d'acqua falfa , che conìunicano col mare per via di canali , fi fa unapefca abbon- dantifiTima . Si è oTfervato che in una data ftagione dell' anno il pefce Ci af- fretta di pafTare dal mare' in quefti (lagni per deporvi Je fue uova j e al- lorché comincia a far fi fentire là fta gione frefca , ne efconp'per ritornare al mare in piena acqua . AUa entra- ta del pefce non fi oppone neflTun o- ftacolo , ma si bene alla fua ufcita , coftruendo una fpecie di naffe , o ber. tovelli grandiflìmi , detti colà boiirdì gues, e chiudendo qualunque altro paf faggio, fuorché quello che prefenta la loro apertura . Una tale pefca parti- colarmente fi fa nella Camargue. Cre- diamo dover trattenerci alcun poco fo- pra quefta ifola , e prefentare ai no- ftri Lettori una fuccinta idea della fua Storia naturale , quale ritrovafi nell' Opera del Signor Bertrand. La Gamargue è un terreno compre- fo al levante e al ponente tra due brac- cia del Rodano, e che fi eftende fino al mare verfo il mezzogiorno , for- mando una piaggia ; e il rimanente è frammifchiato di ftagni e di paludi. "NjUQvo GtorKafe d' Ital. Tom. II. 5K: Queda ifola C\ è formata e ingrandita dai recrementi del Rodano , e ancora più da quelli del mare, tanto più che il fondo n' è falfo , a riferva d'un leg- giero ftrato di terra alla fua fuperfi- cie , e che le fponde dell' ifola fono più alte di quello che il fuo mezzo. Quefli {lagni , e qiiefle paludi produ- cono delle erbe falmaflre ; e fenza le operazioni che vi fono fiate fatte, non conterrebbero che acque falfiffime, per- chè quando limare fi gonfia, e i ven- ti foffiano verfo la cofta , 1' acqua del mare cuopre tutta la piaggia , e (1 comunica nei luoghi baffi . Ss adun- que le cofe foiìero ri mafie nello fla- to loro naturale , 1' ifola non potreb- be nutrire befliami , per mancanza di acqua dolce onde abbeverarli ; né vi farebbero pafcoli proprj per eflì ; e ì pefci d' acqua dolce ne farebbero re- flati efclufi per fempre. Si è rimedia- to a fiffatti inconvenienti , introdu- cendo le acque dolci del Rodano ne- gli flagni , per mezzo di piccioli ca- nali artificiali che diconfi robines . La profondità di quefli canali è determi- nata dal livello della maggior magree- za di acque di queflo fiume; e la lo- ro larghezza è proporzionata alla gran- dezza dei baffi fondi dove devono met- ter capo. Ma ficcome una troppa quan- tità di acqua potrebbe diventare pre- giudicevole , così , al principio d'ogni canale , fi fono flabilite certe caterat- te, che fi chiudono, o interamente o folo in parte, allorché fi vede che la ^ corrente aumenta , e diviene più ra- ^ R pi- pidà . In tal girifa , ad ogni poco dì pioggia che cade , e con 1* ajuto dei- canali ben tenuti , fi giugne ad ave re dell' acqua dolce neirifofa , onde abbeverare i beftiami , e far crefcere dell' erba; tanto più che l'acqua dol- ce réfla al di fopra della falfa , la quale è fpecificamentis più pefante. Si fa inoltre che fé 1' acqua marina pu- ra fa perire tutte le erbe in quei luo- ghi eh' efTa innonda , l'acqua fempli- cemente falmaftra ne accrefce la loro fertilità . Con tali mezzi i Proprietarj del terreno delfa Camargue fono perve- nuti a formarvi delle razze, e a man- tenervi delle numerofe greggiis di a- nimali a corna , i quali non eflendo a^oflumati cogli uomini , contraggo- no un carattere di fòlvatichezza , che al-cune volte fi dura fatica a fer loro perdere • Ma in cotefli ftagni cesi raddolciti fi alleva una enorme quantità di pe- fci di acqua dolce, principalmente di Jucci , di tinche , di anguille , che t^al Rodano pafTano negli ftagni per d'eporvi le loro uova . E ficcome nei calori dell' eSate (ì fa una grande e- vaporazione dì acqua dolce, cade po- ca pioggia , ed effendo bafTe le acque del Rodano i canali ne fornifcono poca-, quindi gii (lagni diventano falfi, e i pefci ne efcono per guadagnare il fiume . In qùefto doppio paffaggio di e(!i fé ne prende una quantità immen- fa, ftabilendo delle naffe o bourdi^^ues nei canali , coi loro imbuti , e con le loro palizzate fatte di canne . Bi- fogna lafciarie aperte nella flagione in cui i pefci vengono a popolare glifta. gni . Oltre quelli canali , (i coflruif- cono , in mezzo alle grand' erbe del- le paludi , diverfi fentieri ben netti che i pefci fi compiacciono di fegwi- re , e nei quali fi tendono le reti de flinate principalmente a prendere le anguille , che non p-ofTono elTer trat tenute dalie canne. , Sulle corte della Provenza fi fa an- cora una pefca famofa , che appella fi U mctdrcigue y offia la tonnara. Si dà , %i propriamente una tale denominazione a un gran parco di reti tefa al mare fenza piuoli né pertiche . Quelle reti danno aflfoggettate al fondo da un pefo enorme di ftive di pietre , e fo- ftenute verticalmente da molte ftoje di fugherò, ciafcuna delle quali è in gran- dezza di un piede quadrato . Le pa^ reri fono aificurate da un gran nume- ro di eorde lunghe dalle quaranta alle cinquanta braccia , attaccate da una parte a quella che contorna la rete , e dall' altra ad un' ancora eh' è im- merCi nel fondo del mare. L'oggetto di quefta pefca fi è di fermare i ton- ni , e alcune altre fpecie di pefci, che girano lungo le co^ìq medefime , co- ftringendo gli uni e gli altri ad en- trare nella tonnara, per mezzo di una gran caccia di reti , che talvolta è lunga fino a mille braccia . Non v' ha neffuna invenzione di tal genere , la quale meglio della mitdrague pruo- vi fin dove può arrivare la rnduflria dei pefcatori ; ed è uno 'fpettacolo cu- riofiiTrmo il vedere alcune volte fette in ottocento pefci , de* qxiàli alcuni pefano fino a cencinquantalibbfe, rac- colti in uno fpazio di poca eftenfione,. e che fanno i maggiori sforzi per fug- gire ,o per difenderfi coìitro i pefca- tori che vogliono prenderli . I pefca- tori fi gettano nelle reti dove fono l tonni , per lanciare ad eftì la fiocina» accopparli, o prenderli a forza di brac- cia. Una folla di Spettatori accorre a vedere quello combattimento di un ge- nere flraordinario ; e l' attività dei pefcatori provenzali rende una tale fce- na ancora più dilettevole . EUaé cofa Sorprendente che di fòle corde fi abbia potato formare degli (labilimenti di una t.ìle eftenfione, e forti abballanza per refillere ai Venti , alle correnti , e gli sf)rzi di cotefli grotTipéfci. Con- viene inoltre che il parco fia efatta- mente chi ufo , onde non pófTa fca-p- pare n':irun pefce ; imperciocché iti tal cafo egli farebbe feguito d* tutti gli altri, fecondo il naturale iftinto di quefti animali . Allorché I" accjua é bafifa fi pefca. a piedi ( a piedi, a roano ; o con dei ra- «ftreili , con forche, o fiocine . In tal jguifa raccolgonfi Ije conchiglie che fi attaccano alle roccie, oallegroPTe pie- ire , come pure parecchie Ip^cie di .croftacei che fi ritirano nelle roccie, e certi pefci che fi cacciano nella fab- t)ia , o che r-eftano nel pantano allor- ché non e interamente fecco quando il mare ètaflTo^ Nei Juoghi dove fi può ficilmente ammucchiare la f»b- iia , i giorani pefcatori prendono un doppio uncino- gueruito di un manico di cinque o fei piedi , e paffandolo tra ie loro gambe, fi mettono a ccnrere di tutta forza l 1' uncino rovefcia -la faib- bia ; degli altri uomini che vengono dietro raccolgono le conchigUe , ed i pefci che fi trovano nella labbia così rovefciata . Per abbreviare -quefta fa- 4ica s' impieganq fovente dei raflreHi -che hanno fino a quindici denti di ierro . Verfo la metà del manico èa- ■ dattato un pezzo di legno di due o ire piedi , che il pefratore tiene con una mano per appoggiare fui raflrel- ■Jo nel mentre che lo trafcina . Qtiefla pefca diftrugge molto pefce minuto j E' riufcixo addeftrarli a pefcare per \' «omo . Il Cormora- no , petecanus ccwbo di Itinnio , è un uccello più grpffo di un' anitra mufca- ta . Quando egli e adde^rato fi facon efTo delle buone pefche .. Per tale ef- fetto gli fiftringe il collo inferiormen- re con una fpecie di legaccio, per im- pedirgli che in?;oj interamente il p«- fce,; indi lo fi lafcia andare all'acqua, dave va cacciando il pefce , nuotan- do con celerità , e immergendofi fino al fondo . Ingoja ei!,li il pefce , ma non lo fa pafTare nello ftomaco a ca- gione del detto legaccio . Quando ha 1' efofago pieno , egli ritorna a rag- giugnere il fuo padrone , il quale gli fa rigurgitare il pefce' full a fabbia,. Trova ndofene che fia fiato pregiudica- to, lo fi getta all'uccello , il quale è pronto a riceverlo . Egli lo prende per aria nel modo fleftb che un cane pren- de un pezzo di pane . Se lo prende per la coda , o per me2;zo del corpo, egli ha la deftrezza di gettarlo in aria, e di riprenderlo per la teda^ onde in- gojarlo . Se 1' uccello vuole avanzarli per prendere un pefce dalla mano del padrone y qucfti non manca di repri- merlo con ungran[co|po di bacchetta.. Ss l'uccello fteflb ch'è voraciffirao ve- nire a prendere il dito nel becco, po- trebbe portarlo via . I Cinefi fanno una'pefca ; prefìTc' a a: poro Hmile con un uccello da tflìchia.|j tn?,iD lao fu , che Linneo crede edere { una fpecie di cormorano , pelecanus pifccitor ( ho veduto j die' egli , un carpione ac- correte dal fondo dell' ac<}ua alla vo- ■ce del fuo padrone , il quale folo a- veva il privilegio di farfi ubbidire . Bolle riferisce un' efperien2a preflo a poco fimile . Evvi a Genova , dice quello celebre Fifico, un giardino do- ve fi vede uno (lagno , il cui argine è così alto , che non fi può effere veduti dal pefce ch'è nell' acqua . Una perfona degna di fede ha veduto fre- ■quentiiTimamente "dei pefci adunarfi a im certo llrepito che faceva il Giar- diniere , fenza che quelli animali po- teflèro vedere chiunque fi foffe. « « « 133 llGentiluìrno Co/tiv.itore , 0 corpo cor»- p'tuto d'agricoltura ad ufo della Tsl^a- zions Italiaìì.a , tratto dagli autori, che meglio hanno fcritto [opra tutti i rami di quefi'.yirte . =: Omiiium rerum , ex quibus aliquij, acquiri- tur , nihil eli Agricultura melius , nihil uberius , nihil homine liber.o dignius . CtCER. de Ofji:. Lib.i. r; In Venezia 1777, in Bvo , Volumi nono e decimo . IL diligente ftampatore e librajoA//- lacco ha recentemente pubblicati quelli due volumi , e fappiamo che attualmente va flampando l'undecimo, effendo egli determinato di profeguire con tutta la poffibile foilecituJine la edizione di quella celebre Opera , che fi è meritamente acquiftita 1' appro- vazione univerfale. Al pregio intriii- feco dell'Opera (l^iTa , egli non ha mancato di aggiugtteté quello eziandio di un carattere nitidiffimo , e di una carta fina di perfetta qualità , ufando inoltre tutta 1' attenzione perchè a fif- fatti- pregi corrifponda l'efattezza del- la correzione, cofe tutto che fono ab- baftanza note , ficcome altresì è noto che il prezzo d" affociazione è di Lire tre Venete al Voi u me- li Volume nono contiene la parte quar- ta e porzione della quinta del fedo libro . N-lla quarta fi tratta delle diverfe ma- niere di ferainare . Ella e divifa iti quindici capitoli , che fono i feguen- ti . I. D-'lla maniera di feminare in generale . 2. Della profondità alla quale fi dee feminare . 3. Metodo pra- tico per trovare la profondità che con- viene alle femenze . 4. Della quantità di femenza che fi fparge nella coltura ordinaria , e di quella che s' impiega col feminatore . 5. Della differente quantità di femenza relativamente al- la natura diverfa dei fuoli . 6. Del vantaggio che la coltura col femina- tore riceve dall' aratro detto il colti- vatore . 7. Del cambiare la femenza, 8. Del pretefo caagiameaio delU fps- ^ de. ^4 eie , e dell'orzo di Psttify . o. Dell' j|^ •effetto dei fuoli fui crefcmiento delie piante . i,o. Del feminatore e dcJ col- [ tivatore . ir. tofa fìa ilfeminare con' r aratro a feminatojo . 12. Del colti- •vatore . ij?. Dei vantaggi rifultanti dai ' lavori profondi che fi danno col ^o/ti- tviitor-e . 14. Della differente comparfa ^elle produzioni . 15. Dell* aratro a iappa detto il co/iivci'tor^e . Negli undici capitoli della quinta par. tCj comprefì in queftoVolumej fi trat- ta della coltura dei turnìps , del iru- mento e d-el fain-foin, praticata coffe-. «iinatojo e col co/ti-vutore , dinnoftian- dofi i gran vantaggi che ritraggonfi dall' ■ufo di detti ftrumenti nella <:oltiira 4elle indicate produzioni . Nel primo capitolo fi efpone la maniera di far ve- nire i navoni offia turnips con 1* ufo del feminatojo e del coltrvcttore , indi- -candofi nel fecondo la maniera di dif- yorli nel terreno , e nel terzo le re- gole da offervarfi nei lavori che fi dan- no a quefla produzione col cohìvato- re; e finalmente nel quarto trovafi af- fegnata la quantità di femenza eh' è jd' uopo fpaigere, efìefpongono i van- ftaggi della produzione medefima - Nel •q-tiinto capitolo fi trova indicata la ma- niera di far venire il fru-mento col fe- iminatojo , e con l'aratro a zappa , clfìa co/tie ne dipendono . In mezzo alla piazza pubblica v' ha ana bella fontana , che riceve le fue acque dal monte Hyme- te per via di un largo acquidotto . I Turchi hanno in Atene parecchie raof- chee, e dei bagni pubblici . Vi fi ve- de quantità di Chiefe e di Monafleri sì di uomini che di vergini , dove fi celebra il fervizio divino , fecondo il rito greco , con molta pompa e rego- larità. Tra le moltiffime curiofità antiche che veggonfi in quello paefe , e che J trovanfi defcritte nella relazione del Signor chandier , vi fi trova una o due fedie di marmo , le quali verifi- milmento hanno appartenuto al gin- rafio o al teatro . II quadrante folare della cattedrale è un pezzo rimarcabi- le . Da una ifcrizione che v' è ineflb rilevafi il nome dell'artefice che V ha coflrutto , e eh' é il famofo Euclide . Vedefi ancora nel Palazzo arcivefcovi- * f« un vafo di tnarmo ^r {omnta, bel- lezza : fembra che fia flato tagliato in forma di bacino -per ricever d^ll" acqua ; ma in oggi, non ferve ad al- tro ufo che di modello, omifura pub- blica . La maggior pane delle ftatue che trovanfi nella Città tion fono che dei bulli polli fopra delle bafi quadrango- lari', con tede di rame. Gli Ateniefi i quali furono gl'inventori di un tal genere di ftatue , non le imp-iegava- no a principio che per rapprefentare Ermete , cui co.llocavano nei fepolcri come cuftode delle ceneri dei loro pa- dri . Ma in feguito fi ornò di fimili bulli le principali cafe d'Atene , e v^ fi foftitutroiTo l=e immagini d«i perfo- !iaggi celebri benen^riii della patria. Allora qusfta Città offeriva un afpet- to venerabile per la moltitudine di fi- gure di Eroi , di donne illuflri , e di Semidei , che fembravano proteggerla ancora dopo la loro morte. La Cittadella , che un tempo ap' pellavàCi ^cropolts , o Città di Cecro- pe , riguardato comunen^ente come II fondatore di Atene , -altro «on è in oggi che tma fortezza difefa da un ricinto irregolare e groffolano. Il for- te è coflrutto full' orlo d* un precipi- zio ; nel mezzo del fuo ricinto evvt una gran piazza due volte più lunga che larga ; alcune porzioni .dell'anti- co muro di fortificazione , demolite nella parte efteriore , fono Rate in molti luoghi riparate con dei rimafu- gli di colonne , e di pezzi di marma prefi dalle rovine. La guarnigione con- fifte in alcuni Turchi che >ìfiedono nella fortezza con le loro famiglie . I Greci li chiamano cafiriaai, o guar- die del caflello. L'entrata del famofo porto di Pire» è flrettiffima ; ella è formata da due roccie puntile , delle quali una ter- mina il promontorio di Etiche, 1* al- tra quello d'Alcimo. Acropoli fornifce un vaflo campo alle ricerche degli An- tiquar; . Ella è ancora piena di mo- nimenti della gloria d'Atene; e quan- do fi confideri la lunga ferie d'anni che fono paflTati dopo la fondazione di qiefta quefta Città \ e le rivoluzioni alle Ik quali andò eflTa foggetta , non fi può reftare abbaftanza maravigliati , che tante porzioni dell' antica Città fiano rimafle immuni dal faccheggio e dall' avidità dei diverfi popoli , che hanno devaflate quelle contrade . In quanto a quello che riguarda lo flato dell' antica Attica , &li ufi e i coftumi dei fuoi abitanti ( il che oc- cupa una gran parte della relazione del Signor ChatrdJer ) quelli che fono a portata di leggere Taufania , Dio doro, Strabone ed altri , troveranno in quefti Autori dei dettagli più fod- disfacenti che nell'Opera di cui par- liamo. Ci difpenferemo ancor piià vo- ientieri dal feguire l'Autore nelle fue differtazioni , perchè malgrado le di- ligenze da efib ufate per illuflrare la topografia dell' antica Attica, non pro- duce alcuna delle autorità , che po- trebbero foftenere le ragioni eh' egli ha di ftabilire la fituazione delle an- tiche Città , e dei moniraenti celebri che vi hanno efiftito . Noi oflervere- mo folamente che nella defcrizione eh* egli fa del teatro di Lodra , non va d' accordo né con fé fteflb, né con yitruvio che ci ha lafciato delle me- morie molto pofitivefopraquefto con- fiderabile edifizio. Peraltro fi troverà nei Viaggiatori Ingl-ifi parecchie curiofe defcrizioni , ficcome fono quelle del Monte Elico- na , del Bofchetto delle Mufe , della Fontana Aganippe , di Epidauro do- ve fi trova il Bofchetto di Efculapio, alcuni interefTanti dettagli intorno al Monte Parnaso , la Fonte Cartai ia , e il famofo Oracolo di Delfo . Nel viaggio al Zante hanno eflì olTervato delle forgenli di catrame che fono ve- ramente degne della curiofiià dei Na- turalifti . Hanno vifitato, il Monte Imete, la Pianura di Maratona , Sa- lamina , Corinto , Nemea , Argos e Anticira . Ma allorché furono arriva- ti a Palrartb , invano s' informarono delle antiche Città del Peloponnefo , ugualmente che del famofo tempio eretto a Olimpia in onore di Giove Olimpico , di cui non refta che il nome. Qpefta relazione può eflere u- tilifllma a quelli che non hanno Iet- to né le Memorie del Conte di Cay. lui y né gli Autori antichi de' quali fuperiormente abbiamo fatta men- z ione . M7 N. XVIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. 'V ZI. Novembre 1777. Metoddo facile di foggiare e compartire in claffi le Sofianze minerali fenza un compiuto apparato Chimico , f Del Signor Forster Membro della Società Heale di Lon- dra ec. Articolo I. Defcrizione dell' apparato necejfario , e delle cautele da ufarfi nel fare ■gli efperimenti . Poiché lo fcopo delle mie mire fi è quello di rendere agevole al maggior fegno poflìbile il metodo di faggiare, affinchè ognuno anche di non grandi talenti forniti pofla al bifogno diflribuire tutte le minerali foftanze , che incontra o nel paefe proprio , o viaggiando , così ho creduto necef- fario il dover limitarmi ad un pic- ciolo apparato . Egli farebbe peraltro divenuto ancora più breve , fé aveffi giudicato opportuno 1' Elaboratorio da tafca del Signor Engftroem , il quale Elaboratorio fingolarmente confifte in un giudiziofo maneggio della canna da vento , ed edge quindi non poca efperienza e molt'ariej nuocendo in- oltre infallibilmente a chiunque non "ì^uovo Giornale d' Ital, Tom. II. ^ fia faniflìmo de* fuoi polmoni . Oltre a fiffatte difficoltà vi ha anche quel- la j che chi fia giunto ad una certa età non può egli acquiflare l'affiiefa- zione di adoperare acconciamente un iftromento confimile ; e quando non fi ufi una maffima diligenza egli è fa- cile il deglutire que' fiumi , che efa- lano durante la operazione , i quali il più delle volte fono arfenicali , o di qualche altra indole perniciofa . Perciò fu mio avvifo 1* evitare accu- ratamente tutte le operazioni , che poteflero generar grave incomodo} ed ho fatto il poffibile , affinchè il mio apparato non aveffe a riufcir di mo- leflia né in una breve efcurfione, né in un lungo viaggio. Con tutto que- llo non farebbe fé non conveniente il provvederfi anche dell* apparato del Signor Engflroem , in cui fi contengo- no parecchj ordigni da me medefirao raccomandati j vale a dire un mar- tello , un acciajno , una calamita , una lima , una piaflra di acciajo per battervi fopra e (tritolarvi le foftanze foflili , una lente , un picciolo ma- traccio j un truogoletto per lavare le minere ec. Io vorrei aggiungervi in- oltre una fcatoletta con entro alcu- ne boccettine , nelle quali fi conte- neffero i feguenti liquidi , cioè dell' acido concentrato di vitriuolo , dell* ^cido di fale marino e dell* acido di nitro, una caraffa piena di acqua re- gia , la quale è un compofto di due terzi di acido di nitro e di un terzo di i acido muriatico , e qualche volta di ^ S parti ■■<■■ Jfi 15 g- partì uguali di ciafcheduno : poi una jjj ze , Sarà danqne necenfario fai^giare foluzione di fale di tartaro , dello fpirita di corno di cervo , ovvero deli'^alcali volatile, una caraffa di li- quore' da provare il vino , un po' d' olia di uliva , oppure di femi di li- no , che è meglio . Vorrei aggiunge- re altresì alciinipezzoiini di calce vi- va dentro ad un vetro ben chiufo per pffier fare al bifogno una foluzione di calce : poi una caraffa ripiena di argento vivo j e finalmente un buon pezzo di fucco di girafoiecondcnfato, ed alcuni cenci di pannolino refi por- poreggianti collo ftrofinarli fulla fo- fìanza della bietarapa . L'acqua da ufarfi negli efperimenti dovrà efferediftillata e puriffima , per che non fi potrebbe giudicar diretta- mente delle parti, onde faranno com- pofte le foftanze da efaminarfi , ogni qual volta fi adoperale negli efperi- menti un' acqua , che folle impre- gnata d» varie particole eterogenee . . L' Operatore dovrà fempre attenta- mente badare a sfuggire il fumo, che fcaturifce dalle foftanze efpc-fte al fuo- co ; e perciò aver deve o un cammi- no , che lo riceva, o dovendo lavo- rare all' aria aperta fi dovrà egli col- locare in tal guifa, che il vento glie- lo porti lontano . Io fiipponpo , che verrà impiegata la parte più pivra di. quelle foftanze , che fi vogliono cimeniate , e che fi uferà diligenza nello fccgliere le più cmogen^e , perchè fono effe le più op- portune agli efperimenti, e perchè fon le più atte ad sfEcurarci della quali- tà di qiiel^ fo:ffh;e', che fi efpone alle prove . Ho detto parecchie v<e in altri luoghi , che {\ deve fare più di un efperimento fopra un medefimo foflì- le i e ho detto queflEo , perchè non iT7Ì fembra , che un qualche carar- tei'd , il quale rifnlta da un tfp^ri nrìento folo= , pofla bcìftare a mettere fo©r di dubbiezza la qualità di una data foflanza , ovvero allorché nel't- circoftanze medefimefi cff'rono gli fielìì jf : fefiomeni da' varie e di^renti foftan L'' un foflìle in tutti i modi poffìbili , prima di claffificarlo . Talvolta però ho infegnati varj metodi , acciocché in mancanza di uno , o di un altro materiale , che fia indifpenfabile per efeguire un dato efperimento , non mancaffe all' Operatore il mezzo di fcuoprire quanto fi comprende in una fconofciuta foftanza ptfr urr altro ap- parato e per un' altra ftrada . Articolo IL Sopra le feftanz-e fojfilì in generale • Efperimento- L Verfate dell' acqua dìflìllata fopra il minerale , che volete efaminare ; fé effa lo difcioglie o tutto , o in parte, o a fieddo, o infufo iir acqua tiepida , o calda , riponetelo in un vafo fopra la fabbia vicino al fuocor per digerii lo , oppur fatelo bollire : fé 1' acqua per un tal mezzo s' im- pregna di particelle , le quali riefca- no fulla lingua di un fapore afpro e, pungente, il minerale è di natura fa' lina , o del genere dei fali. E neceffarto offervarfi , che la mag- gior parte delle foffanze faline fi di- fciolgono prontamente rìell' acqua , fuorché unicamente le feleniti e l'ar- . fènico, i quali fi fviluppano foltanto' colla bollitura; e che le foftanze chia- mate coHìunemente minere , quando vengano infufe nell' acqua, vi lafcia- no le loro particole faline , purché precedano alcune operazioni da infe- gnarfi in feguito . Le foftanze mine- rali da fottoporfi all' efame devono fempre edere infrante, rj-f/iì Le miterie feline pofte fui fuoca , 1 ordinariamente fi fondono; alcune di effe crepitano , ed altre al contrario in tempo della fufione bollono e fpn- mesgiano . Da tutte però durante là^ operazione efce più , o rasno di fu- mo»- tC' Efperimento II. I minerali , i quali non fi difciol- gono nell'acqua ftillata o interamen- te , o almeno in parte , come nel!' efperimento precedente, fipofTono far bollire nell' olio di uliva , o in quel- jo di femi di lino; quando fi ftempe- rano in fiffatti fluidi , fono effì di una natura bituminofa ^ o bitumi , o minerali infiammabili , Per accertarfene maggiormente fi ■devono gettar le foftanze fopra J car. boni accefi ; e quando ardono fenza r aggiunta di altra materia , e quan- do ne! tempo ifteflb fi prova nell* odo- rato un' aggradevole fenfazione di ef- fluvi balfamici , ovvero un odor djf- guftofo j egli è certo , che quelle fo- Itanze iaranno bituminofe. Efperimento JII. Que' minerali , che polii fui fuoco offrono finalmente dopo un violento grado di calore nella loro eliquazione .una foflanza pefante e lucida , ora più , ora meno duttile , che può ve- :nir decompoila o in un fuoco lunga- mente continuato , o coli' aggiunger- vi un acido; e che può di nuovo coli' addizione di una follanza infiamma- bile riacquillare il fuo priftino flato nella fufione, fono eglino foftanzew^- talliche , o metaUi ^ prefi in un fenfo , generico . Quelle follanze minerali , che nel- le mentovate circoftanze confervano Ja loro originai teffitura nel fuoco , nell' olio e nell' acqua , fono efife di un principio terreo ; e quando fono friabili , e quando mefcolandole all' acqua formano una fpezie di palla , •hanno il nome di terre : fé fono più falde e più dure, fi chiamano col no- me di pietrg . Generalmente egli è da oflTervarfi , «che le Xoftanze metalliche fono elleno •comunemente non poco pelanti , lu- cide , talora di una ftruttnra affai re- ;golare, e di un color vivo. Ttitti i minerali adunque fi/poffono Sfc ridurre, fecondo gli efperimenti ac-; cennati, alle feguenti clafll ; I. terre » le quali comprendono le terre propria, mente tali, e le pietre: II. fati ; III, fojlanze infiammabili ; IV. metalli . Le pietre , ovvero i corpi terrei mefchiaii con delle particole faline , o infiammabili, o metalliche, fi chia- mano minere , le quaJi ora fono com- pofte di terra , o di una fola , o di due , ovvero anche talvolta di tutte e tre ie mentovate materie. In fimilì cafi ha luogo le regola : a potiori fit àenominat'to , la quale redola fi può applicare e alla copia maggiore , ed al pregio Jella foflanza predominata» Articolo III. Sopra le fofianze terree p petrofe . £fperi mento I V. Se dopo di a-vefdiilillate alcune goc^ eie di un acido minerale , cioè vi- triuolico , O flitrofo , o muriatico fo. pra una terra, o una pietra , l'acido ifteffo jncomincia a difcio^lierla con ebullizione, la foftanza i calcarea. Si potrà dedurre la confeguen^a medefima , quando un pezzolino di terra , o una pietruzza fi lafci cad€- •re in un acido ^ e in effo fi ftemperi con ebullizione e fpuraa. Talora 1' ace-to gagliardo produca un effetto confìmile a quello degli a- cidi minerali fciogliendo le terre e le pietre calcarle. Conviene però avver- tire , che gU acidi minerali più forti non fono fempre i pie idonei a far nafcere una foiuzione, avvenendo nao rar-e volte , che im acido allungato operi con ;più efficacia di un acido concentrato. £gli è meglio nonoRante aver feco degli acidi concentratiffimi, perchè fi poffbno indebolire al bifogno coir ag^giungervi un poro d'acqua. .Oltre al metodo , che fi è accen- ■nato di faggiare le io^Sinze calcaree^ ve ne ha un altro , il quale coafide jt.nel mettere un /rammento jdella msj- ^ ;S .2 lerij 140 teria foprà «Ha paletta di ferro ■j-;»^;^: verte » ed efporla a! fuoco j imper- ciocché-fé la materia è veramente cal- carea , fi converte in e a/ce viva , fi sfarina , fi ftritola , ed àfpergendola con dell' acqua , fi fcalda > bolle , e per ultimo diventa c/i/ce ammorzata . La folnzione della calce viva nell" ac- x^ua porta il rome di acqua di calce , ed^accrefce al fommo la forza urente delle foluzioni de'fali alcalini , o del fale dì tartaro, che fi defideri aggiun- gervi . Dopo la evapoiazione di una tal miRura , quello che refta fi è la pietra infernale , vale a dire il iapii caufiicus , che fi adopera dai Chi- rurghi . Alcune materie calcaree fono accop- piate o ad una foHanEa acida, o ad una fonanza infiammabile ,0 ad a- mendue nel tempo medefimo , o a particole metalliche j e in tutti quefti cafi effe non fanno effervefccnza co- gli acidi . Con tutto quefto fi potrà -difcuoprire la loro indole nella feguen- te maniera - I. Se la foflanza calcarea è mefco- lata con un acido , non fi deve far altro , che metterne una porzioncel- la fopra dì una paletta , ed efporla 3i\ fuoco : fé dopo di eflTerfi rifcalda- ta fi difrompe , ed inipaflata coli' ac- <^ua fi unifce in una raaila folida, eiTa è di una natura gejfofa , o fia gejfo . Tutte le fofìanze geffofe fi fciolgono •nell'acqwa , purché vi bollano dentro a lungo. 2. Se la foflanza è mefcolafa fol- ■tanto con particelle infiammabili, ov- vero con infiammabili e con acide in un tempo ifteflb ,, bafta per accertar- fene flrofìnare la pietra , la quale nel primo cafo trafmette un fetore nau- ■ feofiffinK) , fimile a un di preflo a quello dell'orina di gatto, e poffa il nome di p-ietra fetente ; e nel fecon- do cafo manda una puzza confinile alle ova fracide , e vien detta fegato di zolfo. j. Se poi la miftura contenga de- gli atomi metallici , le foftanze cal- caree fono cileno per l'ordinario mol- to pefanti/ed offrono fpe'JTe volte uti colore più j 0 meno vivo . -,11 ferro fegnata mente , il rame ad il piombo fi accompagnano alle foftanze calcai ree : il primo il più delle volte è giallo , o del colore dell' ocra , tal- volta di un colore di arancio , tal- volta rollo , bruno , nero , e talvol- ta bianco : il rame le comunica uti dolce color di turchino ,0 di nero ; ed il piombo le dà una tinta bianca, o giallognola dilavata, e qualche ra- ra volta anche roffa , oppur verde. Ancorché alle foftanze calcaree? fia mefcol/ìta una copiofa quantità di particelle argillofe , come per efem- pio nelle marne, effe con tutto que- llo fanno effervefcenza cogli acidi, e fi fpezzano collo ftarfene qualche tem- po efpofte all'aria aperta , quantun- que fiano talvolta dure incredibilmen- te e di natura lapidea , mentre (\ e- ftraggono dalle vifcere della terra, o mentre efiftono unite naturalmente ai loro flrati. Efperimento V. Se una terra , o una pietra non può aver luogo fra i corpi calcarei , giù- fta r efperimento precedente, conver- rà triturarla , farne infafione con uti acido , e mettere il vafo fulla fabbia vicino al fuoco per digerirla . Ciò fat- to, fé avvenga, che la foftanza o per la maggior parte , o interamente fi ftemperi , e che aggiungendovi una folnzione di fale di tartaro ella offi a una fpezie di precipitato , il quale do- po varj lavacri moftri d'eflfere una ve^ ra magnefìa^ , o fia una terra ajfor' bente , che coli' acido divitriuolo for- mi il vtxo fale d' Ebfom y la foftanza polla al cimento fpetta a quella claf- fe , in cui fi comprendono 1' amian- to, l'asbefto , il talco , le varie mi- nere di pietre diari, la pietra ctiojo montano, la ferpentina , la nefritica. Efperimento V I. Prendafi una pietra , o una fo/laiir sa ra terrea, la quale fecondò gli efpé- rimenti IV. eV. fiafi manifeftata non cfTere né calcarea ^ ne con baie di inagnefia , fi trituri., e fi lavi la ter- ra diligentemente , feparatìdone tutti i faffolini e la fabbia , e^ s* infonda la terra afciutta , o !a pietra tritura- ta neir acido di vitriuolo . Se una parte di effa , o tutta ù eliqua , e dopo di avervi ftillata fopra alcune goccie di foluzione di fate di tartaro, la foluzione medefima quando è decan- tata e fvaporata lafcia un a/ume , in un tal cafo la follanza è di natura argillofa . Efperi mento VII. Tutte le terre e le pietre argillofe acquidano confidenza e durezza col venire efpofte al fuoco; ed alcune ve ne guadagnano un grado tale , che fcintiilano alla percoffa dell' acciajno. Ma fé una pietra' né calcarea , né con bafe di magnefia , né argillofa, efpofta al calore del fuoco vivo fi fpezza e va in minuzzoli , facendo un certo remore fìridoio , elTa è un jluore , o fia uno fp^tto fufibile . Il Signor Scheele ultimamente ha fcoperto , che quella fpezie difpato , o fia di fluore confida in una terra comune calcarea mefchiata ad un a- cido di genere proprio , o fia ad un tìcido di jìuore , il quale ha minore affinità colla terra calcarea di quello, ■che ne abbia veruno dei tre comuni acidi minerali ; perciocché fé fi verfi ■un acido fopra il fluore in minuzzo- li, e fé fi efponga la miftura al fuo- co per diftillarla , fi fpt-igiona un a- cido dotato di proprietà fingolari , fra le quali tiene il primo luogo quella à\ formare un quarzo col vapore dell' acqua . Efperi mento Vili. Battete coli' acciajno nna pietra , • la quale non pofla appartenere agli -efperimenti IV. e VII. Se dalla per- • co0à nafce il fuoco , e fé la pietra 141 (Irofinata fui vetro Io folca , effa è di natura felciofa , o una felce . 'Alcune pietre di quefta clafTe han- no ■ una figura angolare e regolare , fono trafpareati , tinte di colori affai vivi e diirilfiaie ; e in un tal cafo portano il nome di gemme . I dia-, manti , che a motivo dello fplendor loro e della fomma loro durezza , la quale non cede né a lima , né a bu- lino , né a qualunque altra foftanza , fuorché alla propria polvere , hanno il primo luogo m quello genere di pietre . Ciò nonoftante in mezzo ad nn fuoco violento e per lungo tempo continuato incominciano a farfi opa- chi , quindi fisfogliano in lamine, e finalmente divengono volatili afegno di fvanire interamente. l\ rubino vìqa dopo il diamante per la durezza; ma è malterabile quanto alla forma , al colore ed alla tefiTitura. Le altre gem- me fono raen dure , e talune cedono anche alla lima , come fono lo fme^ raldo , il crisolito , 1' ametìfio , il giacinto , il beri//o e il granato ; an- zi vi ha fra quelle chi perde il colo- re e la testura in un fuoco violento. Il quarzo è una delle pietre felcio- fe , ed è fecondo gli efperimenti ac- cennati un compoflo di acido di fluo- re e di vapori acquei incontratifi in- fieme . Ella e adunque cofa probabi- liffima , che i diamanti fiano anch' effi formati di un foitiliflìmo vapore acqueo e di un acido di fluore, giac- ché fono tanto volatili in un fuoco violento e per lungo tempo conti- nuato. Le pietre luflre e fatte a foglie, le cui laminette fono comunemente pie- ghevoli , e le quali fecondo gli efpe- rimenti IV. edVIIL reggono alla for- za degli acidi ed alla violenza del fuoco , mentre le laminette medefi- me perdono folamente la loro pie- ghevolezza , e fi fuddividono in fo- glie più fottili , vengono denominat« pietre micacee , o fia miche . Vi ha un numero grande di pietre, le quali anche a prima villa fi rico- nofcono compojie . Egli è impoflìbile r in- 14* •Uiafegnare vtn metodo, facile e. brcv-e; di raggiarle in un trattato fommario e generico com'è il prefente , Le pie- tre e le terre o del tutto omogenee,' o quafi laij, fono le più adattate a|;;li efp.^rinienti : per quelle poi, chefo- fio evidenten)£nte compofte di parti- celie di una , o di due , di tre , o di più foftanze o terree , o pietrofe , fé le loro molecole fooo fol tanto fel- ciofe e picciole , hanno il nome di ■pietre arenarie ; fé fono calcarle e compofte di grani rotondi , fi chia- mano pietre lìtuicolari , ovvero oo/iti ; le fono grandi e di naitjra felciofa , e quafi inrollate 1' una full' altra , fi dicono breccia , che dagl' Inglefi nel- la lor lingua è chiamata pudding fio- ne 'y « fé le parti integranti fon va- rie, hanno il nome di pietre di roc- €a , al qual genere fpetiano ancora i graniti ed i porfAi ^ i quali fono real- mente della fteÌTa natura , né varia- no dalle pietre accennate, fé non per la lor tefiìtura pili fottile. Se le terre , o le pietre fon figura- te , e fé molto fomigliano a qualche foftanza o animale, o vegetabile , por- gano il nome à\ pietrificazioni, le quali fi pofiTono dividere in pietrificazioni reali , in incroflaiTìenti , in impronte ed in jfcì>erzi della natura , in pro- porzione che la fofi:an2a -animale , o vegetabile fia ella o realmente cam- biata in pietra , o fia ftata foltanJo coperta, -o fi trovi veftita di una fal- da di materia lapidea , o sbbia tini- cartiente bfciato il fuo impronto fo- pra la pietra prima della induraeione A\ ,efla , oppure. abbia la pietra m.ede- ilma una qualche accidentale rafìfo- miglian^a con un animale, o con un vegetabile o intero , o con qualche parte di elfo. Articolo IV. Sopra le fofiame fafjne . Le foftanze [aline , o fia i {ali , foflo elleno -di unfapore,tfrr5, e di una 4^«il4tà cofirofiya , iomuneraooie in !fc- forma ìflulcja , ^ntantoehè' foao^puri \ ed in tal cafo hanno il nome di aci- di ; ovvero hanno effe un fapore a- maro , difguftofo , e talora foddolcej ed allora fi chiamano alcdli , o ai^ e alini . Tutto il vallo regno ddla natura non offre alcun acido nel fuo flato di purità , fuorché in alcuni vapori mi- nerali ] ed anche allora é egli accop- piato all' acqua , ad una foflanza in- fiammabile , o a qualche altro prin- cipio volatile. Si offerva però fpeffe volte al contrario , che gli acidi fo- no mefcbiati a delle particole terree, bituminofe, alcaline e metalliche , e che da quèftefoflanze compofte fi pof- fono eff] eftrarre nello ftato loro di purità, cioè ridurli alla maggior [pu- rezza poflìbile. Infatti ficcome la lo- ro coftante apparenza fi è fotto la forma di fluidi , così devono effere mefcelati , o poco , o molto a delle particelle acquee . .£fperi mento I X. Varfate alcune (lille del fluido, che fofpettate effere acido minerale , fo- pXfi un po' di fciloppo , o di tintura di viole ; fé il colore (i converte ia roffo , il fluido k un acido infdllibil- mente , La tintura di fiord i 1 i^io ,f>^««/ j ovvero il fucco del gicafole , hanno la medefima proprietà . Egli e perp meglio valerfi della bietarapa^ comune, e foffreaare colla parte porporina del- la radice di quefta pianta alcuni cenci Ji pannolino in tal guifa , che poffa- no veftirne il colore . Se viene a ca- dere una filila di acido qualunque fo- pra un colore di quefta fatta , in un iftante roffeggia e divien come rif- plendente . Lo fciloppo di viole fer- menta con troppa facilità nei climi caldi ; e perciò farà meglio prowe- derfi di un pezzo di facco condenfa- j to di girafole, -od«i cenci .mentovati ( per farne ufo nel viaggio , non ef- i I"endo cofa più agevole del fare un»-°- ^ tintura di girafole con un po' d'acqua. "Convi'erté pèriàlt'i'o riflettere, che un ^^ ac/do vOi'atMe" zolfùreo di'ftfugge i co- f lori.", e' che urà fòtuzfónè di alumfe prodùce qualche volta " g fi fife (Ti' effèt- ti , che'fi ptodutòn dagli' acidi , va- le a dire che muta in roffo il color tùrc'hinóe'il'pàfpureo eftratto dèi vege- tabili^. ' ^^': E'rperimetito" X; ' Se* avete un fale atcaiino , per e- fempió il fale di' tàrtaro' , o lo fpi. riró di' còrno di cervo , e volete con effó efaminàre un fiitido ad cggerto di aincurarvi ; s' egli fia-arido ,, o no ■, verfate una foluzione del voflrn* fale fopra il medefimo j e fé il tìuido è acido , ne' nafcefà fubito la tfftrve- fcenza . Seguitando poi ad aggiunge- re la fóluzionei gi'adatamente, fintan fóchtì fiafto fvanitf la ebullizione , il calore j e i vapori, fi avranno allora fàtUrati , o }:igutta'ìzzatì \ Wqnox'x y o fi faranno condotti al punto di fàtu- Tazione; e poiché farà fvaporata l'ac- qua fuperflua , il fale neutralizzato comparirà' di" fi^ul-a regoisre , fi crr- ffalliszefà , e di'verrà \xt\ faie neutro. Efperinientd X'IL ^45 Efperinìento XI. Se lo fciloppo , o la tintura di vio- le , o quella del fìordiligio , o il fuc. co-di gi^rafole , o i cenci tinti in por- porino mentovati nell'efperi mento IX. diventano verdi dopo di avervi Pilla- ta fopra la foluzione di una foflanza falina fconofciuta , quella deve eflere di natura alcalina. E' necelTario rimarcare , che una foluzione di aliime rende talvolta ver- de lo fciloppo di viole j ma il fapo- re aftringente di una tale foluzione , tanto diverfo dall' amaro e calido, tutto proprio degli alcalini , può ba ftare a togliere ogni dubbiezza. L' odore volatile orinofo , fìmile a quello dello fpirito di corno di cer- vo , è pili che fufficiente per far di- ftinguere gli alcali fifli dai volatili . * Si^■v€^f? un acido fop«-à la foftanz»^ fatinà , di ciii fi' vuol fare= la prova r fé quelli liquori fàljtii ftnno efferve-^: feerza infieme , e fé dòpo la èva pò- -^ ragione formano criftalli di ulia figa-» raangolofa regolare, la fóftanaa mef-sj colata coir acido è un fah alcalino. "> t Ivarj comporti di aèidi e di altre-'ì fofiànze minerali hanno prodotte det-ft le miflure cost difFereftti nella nstu-a ra , che farebbe imprefa troppo ardua- il volerli tutti' diftìngiaefe con qualcho*- grado di certezta in quefto trattatolo compendiofiffimo. Ba-flerà adunque'di-j'J I moflrare unicamente la maniera di I faggiare i pili ovvii ed i pin'i utili . Efperi mento XIIL Sé {{ abbia- fofpetto , che una mr- nera contenga una materia falina, Q ftritoli e fi efponga al fuoco in un va- fo di terra nuovo non inverniciato, finche- fi converta in calce': fi mef- coli ben bene durante la calcinazione con un filo dì ferro fintantoché man- derà fumo , e fintantoché fiano fva- porate tutte le particelle sol Ri ree , o arfenicati . Quindi fi veffino in una conveniente dofe di acqua diftillata ; e dopoché avrà quefta difcioitè tutte le particole faline della infufa foftan- za , converrà decantarla in un vetro piano , che fi dovrà cuoprire e traf- portare in un luogo caldo , acciocché' fyapori , finché fi veggano a compa- rire i criftalli , i quali {{ conferveran- no per gli efperimenti feguenti. Fa d' uopo guardarfi bene dal met- tere in opera vafi di rame, di ottone, o di ferro per ufo di fciogliere , di far bollire, o di far evaporare in efiì foftanze faline ; perciocché nafce fre- quentemente , che i loro acidi con prontezza fi unifcono alle particelle del vafo , e quindi perturbano l'ef- perimento . Si potrebbe foftituire il piombo ; ma il vetro , la porcellana e i vafi di terra inverniciati fono ot- timi per i piccioli faggi. Si J44 Si può giudicare di molte foflanze, e decidere che fono faline col folo guardarle e guftarle ; e ficcome non vi ha bifogno della calcinazione pre- cedente , perchè non fono unite alle particelle zolfuree , o arfenicali , così fi potrà farne ufo immediatamente ne- gli efperimenti , che in feguito def- criveremo . I meno puri fi pofTono fciogliere anche foltanto nell' acqua , filtrarli per carta fugherà , e quindi efporli ad evaporare , fintantoché fi criftallizzino . Se lo fcioglinìento di cflì non fuccede fpeditamente nell'ac- qua fredda , fi potrà ufare dell'acqua calda , o bollente . Efperi mento XI V» Se i falicriftallizzati, che fieflrag- gono da una minerà col metodo già defcritto nell'efperimentoXIII. hanno uà fapore aClringente, e fono o bian- chi , o di color di rofa , o verdi , o turchini , e fé la loro foluzione tin- ge una infufione o di te , o di galle in color di porpora , o nero , egli è evidente , che fono effi vitrìuolico- metallici . Nel primo e nel fecondo cafo contengono eflì zinco ed acido vitriuolico ; nel terzo fono comporti di ferro e di acido vitriuolico; e nell' ultimo il rame e 1' acido vitriuolico fono le di' loro parti integr2^i>ti .. Il primo e il fecondo fi dice viti^iuo/o dì zinco: il terzo fi chiama vitriuo/o di ferro i e 1' ultimo è il vitriuolo dì rame ^ ìli: Pochi fono gli efempj di un metal- lo , il quale ^i trovi naturalmente u- nito ad un acido diverfo dal vitriuo- lico j e però fi potrebbe conclude- re con qualche grado ben rifleffibile , di certezza , che que' fali metallici , i quali hanno le riferite qualità , fono efll vitriuolici . Vi ha nonoftante piCi di un efempio ' di fali metallici vitriuolici , la bafe dei quali è più di un metallo. In un cafo di quella fatta i colori dei fali portano in mezzo una tinta ombreg- giata del colore originario del fale , allorché il fale ifleflfo contiene un me- tallo folo. Efperimento XV. Se un fale trovato nel fuo ftata puro e nativo , o la minerà , in cui è contenuto , verrà gettata fulle brà- gie ardenti , o polla fopra una palet- ta di rame rovente ; e fé i fumi , eh* efaieranno ^ fpireranno un odore di aglio , e fé fopra la paletta reitera una macchia bianca, o fé i fumi rac- colti fopra una laflra di rame averan- no la fembianza di una polvere bian- ca , egli è certo , che il fale , o la minerà in tal modo efaminata è rfr- fenico . Si profeguhh». * -1^'! M5 N. XIX. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Natorale , e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: V 29. Novembre '1777. The rfe/ M E T o d' o facile t(ì foggiare e compartire in chjft le Softame minerali ee.'j Del Signor Forster ec, Efperimento XVI. SE fi fofpettì , che una foluzione contenga [ale ài Glauber , o fia [ale mirabile , fi verfi fopra di eHa. alquanto fpirito di vino . Quando con un tale procedo precipiti al fondo una polvere bianca, è d' uopo concludere, che la prefata foluzione contenga ef- fattivamente dentro di fé il mentova- to fale dì Glauber, Efperinìento X/IÌ. Se fi mefcoli una foluzione falina con una di calce nell* acido nitrofo , e ne precipiti al fondo unzfelenite y il fale della foluzione farà il fale mira bile , o fia il fale di Glauber . Il li- quore, che refta dopo di averlo fepa- rato dalla felenite precipitata , può edere decantato ed efporfi alla eva- porazione , perchè fi criftallizzi ; ed il fale j che ne nfulterà , farà nitro cubico , ovvero quadrangolare ,, oflfer vabiliffimo per i fuoi cridalli cubici. Il fale mirabile , oltre alle mento- vate proprietà , ha anche quella di formare criftalli romboidei troncati, i quali in un grado moderato di calo- re divengono opachi e fcoppiano in Innovo Giornale d" Ital, Tom. II. Sì? pezzi . In un grado di calore piiSi a* , vanzato ti fale fi fonda; ed in utt grado di calore violento egli trafora il crociuolo . Il fapore di quello faig è amaro. Efperimento XVIII, > Se una foflanza falina forma cri- flalli prifmatici di fei fafcie, i quali gettiti fui fuoco ardano vìvamenta con fiamma bianca, e polli in un va- fo aperto con un calor moderato fi fondano , poi nuovamente fi rappi- glino raffreddati in una mafia confi- ftente , fonora e mezzo pellucida , quella foftanza o è nitro , o è fai pietra . Il nitro fi cava comunemente da uti terreno impregnato di parti orinofe , o di altre parti animali combinat© coir acido univerfale , flandofi efpo- fte air aria ap^^ta per lungo tempo , Quindi le campagne abbondantemente concimate , ì campi di battaglia , i cemeteri, il fango raccolto dalle^ftra- de delie città popolofe ec. fon tutte cofe utilmente impiegate per trarne il nitro . Le particelle acido-nìtrofe fi eftraggono col verfarvi addolfo unaco- piofa quantità di acqua calda j e coli" aggiunta di una foluzione di cenere di Spagna, o di fale di tartaro, fi ottie- oe il nitro, dopo di aver fatta boi-! lire e fvaporar la miflura . Il nitro nativo criftallizzato è (lato fino ainon ftri giorni trovato in parecchi luoghi.' * Efpe-^ 1^6 Efperimento XIX. Se una foluzione falina forma cri- ftalli cubici , e fé venendo gettata fulle bragie ardenti fcoppiétta , e fé efpofla al fuoco in un vafo fi fonde dopo di eflerfi arroventato , poi fi condenfa in una maffa del tutto opa ca , il fale in effa contenuto è ntu- riatìco , o Ca fai comune . Il fapore di quefto fale è tanto noto alla parte civile del genere umano , , che è quafi fuperfluo accennarne i ca- ratteri fenza rimettere l'Operatore ad affaporarlo*. . Si cava dall'acqua del mare , da quella di alcuni pozzi , di alcuni laghi , e non di rado fi trova raffodato e diflefo a fl:rati> nelle fedi- ne. Se mai qualche volta, benché af- fai di rado , fucceda, che quefto fale fia frammefchiato a della terra , o a delle foftanze lapidee , fé ne può fa- rè una infufione con dell' acqua cal- da, decantarla , farla fvaporare e far la ridurre nuovamente in criftalli . Efperimento X X. ; ;o Prendafi dell'argento fino , il quale il fcpiolga nell'acido nitrofo, riducendo lo però in fottili epicciole particelle e gittandolo nel prefato acido a poco per volta : indi vi fi fliliino fopia al cune goccie di una foluzione di fale, che fi fofpetti effere comune , ovvero muriatico ; perciocché quand' egli fin tale, in un momento s'intorbiderà la miftura , e formerà un precipitato fi- mile al latte rapprefo , il quale dopo di effere feparato dal liquore , che TÌ foprannuota , e feccato ed efpofto al fuoco in iti vafo di vetro , o di terra , fi fonderà , e formerà una ma- teria raffomigliante al corno, per cui vien chiamata col nome di /u;}a cor nea. Efperimento XXI. ■ou . e Se una foftanza falitia forma cri- ftaMi , che fiano fimili alle piume , ed abbia un fspori? calido , orinofo , e fi fonda in uncalor moderato, e dì. ^ 'jlj venga volatile in un calore pii!i gran- de ; e fé dopo di averla pillata e mef- chiata colla calce viva ella efala uno fpirito volatile orinofo, ella farà fen- za dubbio alcuno un fa/e armonìaco . Efperimento XXII. Se una foftanza falina ha ella a pri- ma vifta un fapor dolce ottufo , i! quale tofto fi volga in un cauftico a- maro ; s' ella fi gonfia e fpumeggia nel fuoco , indi finalmente fi fonde e divien trafparente; fé la foluzione di effa rende verde Io fciloppo di viole ; e fé coli' aggiungere alla med^imaun acido ne fuccede per evaporazione e per criftallizzazione prima un fai neu- tro chiamato fale fedativo , poi un altro comporto dell'acido impiegato e di alcali fi(To minerale, eh' è la bafa della foltanza falina , una tal mate- ria é borace . Il borace precipita tutte le foluzio- ni metalliche , e quella eziandìo deli' alume . Nel fuo flato nativo ci viene gli recato dalla Perfia e dalle [Indie Orientali ; ed allora porta il nome di tinca!. Si raffina e fi riduce a borace col verfarvi fopra dell' acqua calda , col quindi decantare il liquore , e col farlo evaporare gradatamente. Efperimento XXIII, Se una foftanza falina ha un fapore aflringente , fé fi rigonfia e fpumeg- gia nel fuoco , e quando fia porta fo- pra un ferro rovente, o fopra le bra- ?,ie ella fi sfarini in una polvere bian- ca ; e fé la foluzione di ella tinge in verde lo fciloppo di viole ; querta fo- rtanza è alumg . Efperimento XXIV, Se una fortanza falina ha un fa- pore amaro , fi può verfare fopra la foluzione di erta una fortanza di al- cali qualunque , che la renderà a bel prmcipio latticinofa , e farà quindi , ch'ella fi rappigli; ed al fineprecipi- terà Il colore dell'ambra è vario a tal ^egno , che i pezzi bianchi , o neri terà una terra bianca . Un tale appa- ^ rato dimoftrerà , che queCla foflanza contiene un fa!e d' Ebfom , il quale è un compofto di acido vitriuolico e di magnefla. Artico LoV. Sopra le foflanzs infi,t)nmcibUi . Efperimento XXV. Se vi avvenite in una foflanza mi- nerale infiammabile , affai trafparen- te , liquida , di un odor fragrante , fommamente volatile , e che attrae l'oro dalla fua foluzione nell'acqua re- gia, e/Ta è nafta, Efperimento XXVI. Se un liquore infiammabile di color j^iallOj o bruno , o anche nero, ren- de un odor fragrante , ma non fi ac- cende a qualche diflanza dal fuoco , rè attrae 1' oro dalla foluzione fatta di quello metallo neli' acqua regia , €gli dovrà elTer petrolio , o fia olio di fajfo. Efperimento XXVII. Se una foftanza infiammabile ha una Imperfetta liquidità, o raffomiglia al catrame , e rende un odor difguftofo , «Ila è pece montana^ Efperimento XXVIIL Se un folido minerale infiammabile ha un color giallo, o rofficcio lucen- te , o fi può lavorare al tornio e pu^ lire , e fpira un odor foave , quando •venga pollo fui fuoco, ed attrae i cor- picciuoli leggieri , che gii ftanno d' in- torno , dopo di averlo ftrofinato, egli è ambra gialla., Efperimento XXIX. T47 non fono punto flraordlnarj; e talvol- ta , benché di rado , fé ne veggono anche di turchini e di gialli . Comu- nemente r ambra è pellucida, e mez- zo opaca ; e qualche volta ella è opa- ca interamente. Ma fa un folido infiammabile di co- lor grigio , infipido , manda un odor grato , fi sbricciola , e piftato non fi attacca al mortajo , e trapaffato da un ago rovente non fi accende , e pollo ad ardere fopra una paletta di ferro rovente manda un leggiero fu- mo , e lafcia poche ceneri , egli è ambra grigia, Efperimento XXX. Se un folido infiammabile , di uà color nero lucente, e trafmette arden- do un odore zolfureo fofFocante , la- fciando una copiofa quantità di ar- gilla , o di terra argillofa , o di ce- neri, egli è carbon fojjile . II carbon foflìle è differente dall' ambra nera ^ogiaetto, e dalla pece mon- tana , o fia asfalto (blamente nel gra- do della durezza , nella confidenza della teffitura e nella gravità fpeci- fica. Efperimento XXXI. Se tma foflanza infiammabile polla fui fuoco vivo trafmette un fumo den- fo e fofFocante, arde con fiamma tur- china, e fpira il noto odore di zolfo, o ella è zolfo effettiva mente, o alme- no ne contiene delle particelle . Si è fpeffa volte trovato dello zolfo nativo, trafparente , fimile all'ambra gialla, graziofamente e finamente co- lorito ; fé ne incontra talvolta fotto la forma di minerà , rifplendente e di figura angolofa e regolare, lucente a fegno di gareggiare, quanto allo fplen- dore, con un metallo brunito j ma i fumi foffocanti , chene efalano, quan- do fia pollo alla prova del fuoco fo- pra una paletta di ferro rovente , nff tnanifellano la fua natura. * T % Ar- ¥4^ Articolo VI. Sopra le foflanzs metalliche . "Riguardo alle foftanze metalliche è JiecefìTario olTervare , che fono effe e pure , e compofie , e che non è cofa difficile , quando fian pure ^ o fempli- ci , il riconofcerne la qualità. Ma do- ve avftenga, eh' effe C\ano compofie , o tnifie 3 e dove per efempio un metallo più nobile fia intimamente accoppiato ad uno di più bafTa lega, o mefcolato con particelle zolfuree , o arfenicali , o d' altra natura, egli èimpoiTibile V infegnar la maniera di fcuoprire ciò, che comprendefi nella minerà , fenza difcendere in una minuta defcrizione di tutta 1' arte di faggiare: il che ci porterebbe troppo al di là dei confini del noflro piano . Converrà adunque contentarfi delle irruzioni adattate ad una mediocre abilità , ed alio fcarfo apparato da noi defcritto nella intro- duzione al prefente opufcolo. Io fuppcngo , che gli efperimenti vengano fatti fopra porzioni di mine- re, 0 di metalli picciole a fegno , che fé la prova riefca male , fia leggiera di molto la perdita . Efperi mento XXXII. Se giungete a fcorgere ad occhio ignudo qualche briciolo d* oro in una minerà , .fatela in polvere, e riponete il tritume in un vafo di legno , o di vetro , o di terra inverniciata : pren- dete qnattro volte di più di mercurio, che non è la fuppofra minerà d'oro: verfateglielo fopra ; e con un piflillo di legno , o di crifiallo andate ftrofi- nandola accuratamente . Q.iando il mercurio fi farà perfettamente unito ^ tutti i minuzzoli dell' oro , colate la maffa , che in quello cafo fi chia- ma aìTtulg^ma , a traveifo di una pel- le^ di; camozza , e ricevete quanto "IrafuJerà dalla pelle in un vafo di vetro , o di porcellana , ad oggetto di farlo fvaporare fui fuoco , perchè il mercurio fé ne volerà tutto , e la- fcierà T oro nd ionio del vafo , Al- 5fe lorchè avrete in quella maniera fepa- "rato l'oro dalla minerà , farà facile il fonderlo coli' aggiungervi nitro e bo- race , e quindi porlo al cimento coli* acqua regia , la quale fcioglie 1' oro , e non 1' argento . Se la quantità d'oro amalgamato coli' argento vivo è troppo picciola, e merita appena di elTer fufa, farà me- glio prendere una ladra terfiflìma di rame , di ottone , o di argento , ba- gnarla coli' acqua forte allungata , o collo fpirito di nitro affai indebolito , potvi fopra 'una porzion dell' amal- gama , finché ne refli uniformemente in ogni fua parte ricoperta lapiaftra , e finalmente pofarla fopra i carboni accefi in tal modo però, che i' amal- gama non li tocchi . Il mercurio fé ne volerà per evaporazione, e lafcie- rà l' argento , o il metallo dorato , il quale avrà bifogno di effere depurato ; e quefèa depurazione fi otterrà col far- lo bollire e col diguazzarlo ben be- ne in una foluzione di fai comune e di tartaro nell'acqua, perchè venga lucido. Efperimento XXXIII. Se potete avvalervi, che una minie- ra rinchiude nel proprio feno dell'ar- gento nativo, feparatelo diligentemen- te dalla pietra e dalle altre folìanze , alle quali è unito , e provate fé egli {\ fciolga neli' acqua forte , o nello fpirito di nitro. La foluzione accade- rà prontamente , fé le particelle fa- ranno baftevolmente fottili e picciole, e fé non fé ne getterà nel liquore una dofe troppo abbondante ad un tempo ifteffo. Fatevi poi cader fopra alcune goccie di una foluzione di fai comu- ne ; e la miftura diverrà fubito tor- bida, e precipiterà al fondo una bian- ca foftanza , confimile al latte rap- prefo. Veggafi l'efperimento XX. Efperimento XXXIV. Oliando fi voglia faggiare una mi- nera qualunque , s' incomincia dallo ^ sbricciolarla minutamente, poi fi cai- ^ óru 149 "ina. fui fuoco in un vafo di terra , ^ le poi , che fono formate di una cal- ie fi tralafcia mai di agitarla con una verga di ferro , fintantoché ceffi af- fatto dal mandar fumo . Efperimento XXXV. Se fi abbia fofpetto , che una mi- nera contenga dèlio flagno , fi faccia roventare una paletta , e fi eftenda fopra di effa la minerà triturata : quan- to meno le particelle minerali fcop- pietteranno , o quanto meno anderà di effe in fumo, tanto maggiore farà la copia dello fiagno contenuto, prin. clpalmente fé per un tale procefTo le particole minerali vertono un color bi- gio tirante al rolfo , e fé fi ricuopro- no di una bianca efflorefcenza arfeni- cale , Si profiegua a calcinar la mi- nera violentemente, fi fepari il ferro, che vi fi potrebbe nafcondere, col mez- zo di una calamita , pofcia s' infonda gradatamente ed a piccioli minuzzoli per volta nell'acqua regia, finché ne lìa baflevol mente faturata , poi fi de- canti. Si lafci cadere una, o duegoc- cie di fohizione di oro nell'acqua re- gia fopra la foluzione della minerà di ftagno ; e s'ella con un proceflfo con- fimile vefte un colore di porpora , il metallo è fiagfio indubitatamente. Efperimento XXXVI. Aggiungete ad una minerà calcina- ta , che bramafle di efaminare , al- quanto carbone ridotto in polvere : ponete la mi fi ara in un vafo di ter- ra , ed efponetola al fuoco vivo di una fucina. Se fi fonde agevolmente, e fé il metallo ottenutone fi fcioglie nell'aceto, e venendo flillate fopra di cffo alcune goccie di liquore per fag. giare il vino , diventa nero inuniftan- te, il metallo è piombo. Le minere di piombo fono comune- mente brillanti , e confiflono in parti cubiche di varia grandezza in propor- zione , che contengono pii\ , o meno di zolfo: quelle, che hanno cubi gran- di, .fi fondono più di leggi-eri j equel- j ce di piombo , fi fondono dopo di ef- fere fiate calcinate efeparate in idra- ti frammezzati da carbone , coma (1 è detto più fopra, e coli* aggiungervi del nitro e del tartaro. Efperimento XXXVII. Al minerale già calcinato aggiunge- te burro , fevo , olio di balena , o altra pingue foflanza animale : quindi calcinatelo una feconda volta, dibat- tendolo continuamente; tentate, fé la calamita attrae alcune particelle della rniftura , poiché in tal cafo il metal- lo faggiato è ferro . Oppure verfate dell' acido vitriuo- lico fopra la minerà calcinata , e di- geritela in un luogo caldo ; s'ella e- fala un odor naufeofo accompagnato > da una fpezie di effervefcenza , e feti tutta la infufione fi colora di un bra- no carico, o rofficcio, ovvero fé que- lla foluzione tinge \x\. nero una infu- fione di te , il metallo è ferro, O finalmente prendete dofe uguale di fangue di bue fecco e di fale di tartaro , abbruciate quelle due foftan- ze in un crocinolo dopo di averle ri- dotte in polvere , e dopo di averle mefcolate ben bene ^ fciogliete le ce- neri in una quantità fufficiente di ac- qua : pofcia fluiate alquanto di que- flò liquore fopra una leggiera foluzio- ne di una minerà , in cui fofpettate contenerfi del ferro ; fs la foluzione diventa turchina, e fé parimenti pre- cipita una polvere turchina , la mine- rà faggiata contiene ferro . Efperimento XXX Vili. Infondete in un vetro la minerà cal- cinata con una foluzione di cenere di Spagna , o di fale di tartaro : mesco- latela colla foluzione di calce viva,,* e lafciatela ripofare in un luogo mo- deratamente caldo ; e fé laminerà fi cuopre di un fino color celefte , la minerà fuor di ogni dubbio contiene rami* Infoa-t 150 Infondate la minerà calcinata e tri- ^ turata con acido di nitro , e ripone- tela in un luogo temperato per dige- rirla. Allungate la foluzione coti una copiofa dofe di acqua, e gradatamen- te aggiungetevi fpirito di corno di cer- io , o alcali volatile : fé la foluzione vefte un color turchino , il metallo è rams. Efperimento XXXIX- Infondete la minerà calcinata con acido vitriuolico , e indebolite la fo- luzione con dell'acqua : fé cade al fondo una polvere bianca , e fé offre in feguito per evaporazione e per cri- ftallizzazione dei criftalli rofll , la mi- nera contiene cobalto. Il bifmuto ed il cobalto per i'ordi- «arie fi trovano accompagnati nelle loro minere : il primo è nativo ; ed il fecondo è mineralizzato collo zolfo e coli* arfenico . La calcinazione fe- para quefte due ultime foftanze, per- chè r una e l'altra fono volatili : le calci del bifmuto e del cobalto riman- gono in ciò y che foprawanza di la- pideo e di terreo. L'acido vitriuolico fcioglie r imo e 1' altro: ma fé la fo- luzione fia indebolita dall' acqua , la calce del bifmuto cade al fondo ; e facendo fvaporare ciò , che refta , fi ottiene il vitriuolo di cobalto, che for- ma criftalli rolli , e perciò le minere dì bifmuio e dì cobalto poflbno affog- gettarfi al cimento tutte e due in un tempo medefimo. Efperimento XL. Se un minerale , prima di efTere calcinato , ha una teffitura fibrofa e fcannellata , probabilmente ella è una minerà di antimotìio. Si ponga adun- que in un vafo , che abbia un pic- ciolo pertugio nella bafe, ripofto den- tro ad un altro vafo , o crocinolo , fan za però , che ne tocchi il fondo , e fi efponga al fuoco di una fucina . In quefta maniera fi otterrà àtW anti- monio crudo'. Se un minerale fortemente calcina» to venga infufo con acido di vitriuo- lo , e f e la foluzione dopo la evapo- razione offra criftalli bianchi , o del colore della rofa , il minerale egli è zinco , ovvero calamina . Efperimento XLI. Se un minerale prima di edere cal- cinato è affai pefante ; fé ha un co- lore di un rofifo tirante al bruno , o tirante al nero ^ s'egli ha una teni- tura fibrofa , la minerà probabilmen- te è di argento vìvo , Potrete di leg- gieri afficurarvene colproceffo feguen- te : alla bocca di un vafellino, ben netto, di terra acconciate colla mag. giore efattezza poffibile una laftra di ferro traforata da varj piccioli pertu- gi : verfate dell'acqua nel vafo all' altezza incirca di due pollici : quindi pofate la minerà fopra la laftra . Po- fcia cuoprite il primo vafo con un fe- condo , e lutate tutti gli fpiragli con tutta la diligenza , ma fegnatamente quel luogo , in cui fi combaciano le bocche dei due vafi . Seppellite il va- fo nelle ceneri , o nel letame , e ri- cuopritelo con delle pietre . Poi cir- condate il vafo fuperiore con un fuo- co ardente , finché fi roventi , e con- fervatelo in uno ftato confimile per lo fpazio all' incirca di una mezz' ora . Dopo una tale operazione l" argento VIVO fi troverà nel vafo difotto , ri- coperto dall' acqua . Il Gentiluomo Coltivatore , ec. In Vene- zia 1777, Volume decimo, in 8vo. N feguito air eftratto del Volume jL precedente di quefta Opera pre- gievoliflìma che abbiamo dato nel fo- glio Num. XVII , recheremo qui un* idea di ciò che fi contiene nel Volume decimo . Comprende quefto i capitoli XII , e XIII della quinta parte del fe- lla flo libro. Nel capitolo XII, divifo '\n :^ fi può, e con poca fpefa in tutti i 36 articoli , trovafi un dettaglio della 7» Vita ruftica, e molte importanti iftru- zioni full'Agricoltura in generale . Il primo articolo è una introduzione a quanto l'Autore viene in feguito a trattare; ragiona in eflb fopra i gravi oflacoli che fi oppongono all'avanza- mento dell'Agricoltura , e fopra alcu- ni provedimenti e regolazioni che fa- rebbero necelTarie; a tutto ciò ha vo luto egli premettere la feguente lette- ra di un fuo Corrifpondente, la quale ci piace di qui riportare. „ Ilmiglio- „ ra mento delle terre, o Signore, è sì „ bene dimoftrato efTeie "di un van- ,, taggio grandiffimo per tutta una Na „ zione in generale, e di una utilità „ fenfibile pei Particolari che fanno „ efeguirlo , che farebbe fuperfluo ed ,, anche impoflìbile 1' aggiungere qual- „ che cofa a ciò, che Voi avete det- „ to fopra nn punto per fefteffo così ,, evidente. ,, Chiunque aumenta i prodotti del- „ le fue terre , aumenta le proprie ,, ricchezze; e ficcome l'opulenza del „ Particolare è intimamente unita „ ( quantunque per legami sfortunata- ,, mente ignoti ai tre quarti dei Cit- ,, ladini) all'abbondanza dello Stato; „ quindi è certo , che migliorando le | „ fue terre , fi viene a procurare un' ,, efiftenza più comoda a tutto ilcor- „ pò della Nazione. Colui , dice un ,, Autore , il quale ha l'arte di far ,, venire due gambi di erba in unfito, ,, dove per 1' innanzi non ne veniva „ che uno, fa un bene allo Stato mol „ to più reale , che non fanno tutte ,, le finezze della Politica la meglio „ combinata ." ; Nei tre articoli feguenti , il noftro .Autore tratta dei miglioramenti da lui detti naturali, e quelli li riduce a fab- briche comode , ma di poco difpen- diofo mantenimento : nel divider le 1 grandi eftenfioni di terreni in porzioni ' più picciole : nel mantenerle di buo- ne chiu'.ure, e moltiplicare, quanto )l più è pofTibile, i ricoveri ; nel procu- \ ' rarfi dell'acqua, e portarla quanto più ^ ^ luoghi della pofleffione che ne hanro bifogno ; nel fare degli fedi nelle ter- re troppo umide , onde fi afciughino al grado proprio per la vegetazione delle piante utili : nel diftnbuire le terre arative e le prative in propor- zione, ficchè da quefte fi abbia con che nutrire gli animali necefìTarj al lavoro e air ingraflTo delle prime j e final- mente nel fare delle ftrade comode , articolo che quanto viene trafcurato , altrettanto è importante , perchè faci- lita il trafporto delle derrate. PaflTa quindi a trattare dei miglio- ramenti artificiali , ficcome fono la calce, il fale , l'abbruciamento sì dei vegetabili che della terra ; e tutte le forta di erbe artificiali, e parecchj al- tri oggetti di fimil natura . Oflferva il noftro Autore i vantaggiofi cangia- menti prodotti in Inghilterra dalle er- be artificiali ; cangiamenti che avve- nire ugualmente potrebbero in qualun- que altro paefe , mediante il nuovo metodo di coltura praticato con I' ufo del feminatojo e del coltivatore . Do- po di avere egli nel fedo articolo con- fiderato l'antico metodo di coltivare le terre , viene nel feguente a ragio- nare della nuova coltura , la quale, die' egli , fi può in due maniere pra- ticare , facendo la diftribuzione delle terre in modo , che nel primo anno fi abbia del frumento ; nel fecondo delle fave, dei pifelli , o dell'avena ; nel terzo del trifoglio oppure dei tur- nips ; nel quarto nuovamente del fru- mento. Secondo un'altra diftribuziona fi avrà frumento nel primo anno; fa- ve , pifelli o avena nel fecondo e ter- zo ; nel quarto dei turnips ; dell'orzo nel quinto ; e nel fefto del trifoglio. Dopo di avere parlato del nuovo me- todo in generale , difcende a trattare della coltura delle varie produzioni iti particolare , fecondo il metodo fteffo. Gli articoli S , ^ , io , 11 , 12 , ij » 14 , 1 5 , 1(5 , 17 , iS , i5> , hanno per oggetto il più preziofo tra i grani , cioè il frumento: vi fi tratta delle va- rie fpecie di elfo , della quantità del fuo fiio prodotto, della fua vegetazione yH: delle preparazioni del terreno pel frn- nnento ; dei modi di preparare il fru- mento fteiìo fecondo la diverfa natii. ira dei terreni ; della maniera di am mollare o conciare la Temenza con vane falamoje , e particolarmente lì confiderà quella praticata dal Colon- nello T*/«wwey ; indi fi verfa fulla ma- niera di feminare il frumento, di trat- tarlo mentre è fui piede, di farchiar- lo, di governarlo dopo eh è mietuto, e di confervarlo lungamente nei gra- na), e nei magazzini pubblici, che T Autore vorrebbe che fi erigefìfero, onde avere un copiofo depofito di quefto grano così necelTario contro le careftie ed al tre eventualità ec. ; e qui principal- mente ha luogo il granaio a ventila- tore di cui trovafi la defcrizione e la figura nel precedente volume. Nell'articolo 20 ci reca un calcolo della quantità di femenza di frumen- to che devefi impiegare allorché fi fe- mina a differenti diftanze, e del pro- dotto che fi può ragionevolmente fpe- rare da ciafcun differente metodo . La maniera di ammollare , o preparare con la concia , tanto il frumento che altri grani , trovafi indicata nel 21 . Nel feguente fi fanno alcune nflefllo- ni fopra il confumo che fa la terra pel nutrimento e pel crefcimento del- le piante ; e nel 2^ fi ritrovano le ricette di alcune concie ofalamoje che fi ufano per ammollare principalmen- te la femenza del frumento. Gli articoli 24, 25, 26, 27 fono '^^ deftinati all'orzo; trattandofi delle va- ^ rie fue fpecle , della maniera di am- mollarlo e di feminarlo , come pure delle preparazioni che dar fi devono al terreno; della maniera di farchiar- lo e di raccoglierlo ; e finalmente fi ragiona fopra il prodotto . e i van- taggi che arreca queRo grano. La fegala forma 1' oggetto dell' ar- ticolo 28. I f-guenti fino al 36 inclu- fivamente, trattano delle avene , de- gli ufi che fé ne fanno, dei fuolipro- prj a quella biada , della maniera di raccoglierla, dei vantaggi che appor- ta , della maniera di confervarla ; e vi fi trova un calcolo delle grandi uti- lità che ritraggonfi dall'avena. Il capitolo XIII tratta delle fave ; è divifo in fei articoli : nel primo fi trovano indicate le varie fpecie di fa- va ; indi nel fecondo , della femen- za , e della maniera di prepararla e di feminaria ; nel terzo , del fuolo proprio per le fave , [e della maniera di prepararlo j nel quarto , del pro- dotto e dei vantaggi delle fave : nel quinto, della maniera di raccoglierle, e nel fello finalmente della maniera di confervarle. Tutte le iflruzioni che l'Autore ci prefenta in tutto il corfo della fua Opera , fono appoggiate alla pratica e all' efperienza ; quindi fi vede di qual pregio , e quanto intereffante ei utile riufcir debba un'Opera di tal na- tura , che defideriamo vedere profe- guita con quella follecitudine e con quell'impegno, che il diligente librajo e flampatore Mtlocco ha al Pubblico proraefTo Nel Foglio precedente , nel bel principio della prima pagina , è corfo un errore in carattere majufcolo. Metoddo con due D non ha luogo né in Cri- ftianità , né in partibus Infidelium . M5, V. X X. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura , alle Arti , eo al Commercio . v: ■V 6. Dicembre X777. Della Recolizia. 1 Coltivazione i ufi ^ e vantaggi dì quefla 2'ianta . Articolo L Defcrizione de//a Tianta ; e nomi coi quali viene chiamata. LA regolizia generalmente viene qui aflai poco coltivata ; e pure ella è una pianta, che può efìfere pei Colti- vatori di una grandiflìma riforfa , ed una forgente di nuove ricchezze , fé vorranno feguire efattamente le iftru- zioni e le regole rifguardanti la di lei coltura . Coltivafi in Allemagna con fomma attenzione, e vi riefce di una utilità confiderà bile. Perchè non fi po- trebbe introdurla anche fra noi , onde , con la piantagione di efTa , mettere a profitto e in valore tanti terreni, che r Egli è preflb che im- poflìbile che nelle pofTeflioni di grande eftenfione non v'abbiano dei fuoli e delle fituazioni , la quali non poflàno efTer favorevoli che a certe date pro- d\izioni , la coltura delle quali reche- rebbe delle immenfe utilità , mentre che fiffatti terreni rimangono negletti e in abbandono, e non prefentano ai noftri fguardi che rovi efpini. Sifve- glino una volta i noftri Coltivatori da quel letargo così funeflo alla loro for- tuna , e così contrario al bene gene- rale ; letargo che tiene aflbggettate le ilfiovQ Giornale d' Ital, Tom. II. ^ loro braccia alle vecchie pratiche dì Agricoltura, riconofciute perniciofiflì- me agli avanzamenti diqueft'Arte, la quale é per fé fteffa fufcettibile d' in- finiti ottimi miglioramenti . La rego- lizia è uno degli articoli importanti , ai quali preftar fi dee molta attenzio- ne . Noi pertanto ne faremo conofcere la fua natura , indicheremo il fuolo che le è più favorevole , ne infegne- remo la maniera di coltivarla , ed ef* porremo tutti i vantaggi che rifultano da quefla pianta. La r golizia , detta dai Botanici ^/y- cyrrhifa filiquofa vel germanica , ap- pellafi volgarmente liquirizia, ed an- che logorizia : effa -è una pianta che getta d^verfi fieli dell* altezza di tre 0 quattro piedi; le fue foglie fowo ob- lunghe, e di un verdebruno, vifchio- fe , difpofte a paja lungo uno dei lati che termina con una fola foglia , di un fapore tirante all'acido. Ifuoi fiori fono leguminofi, porporini j a quefli fuccedono dei baccelli corti , rilevati e piatti, che rinchiudono tre o quattro picciole femenze, rotonde e dure . Le fue radici fono lunghe , ferpeggianti , di colore nero al di fuori, e giallo al di dentro, di un fapore dolciflìmo e aggradevole , Prefìfo i Droghieri e gli Speziali* fi fa un confumo grandiffimo di quefte radici . La regolizia comune viene naturalmente in Allemagna , in Francia, in Ifpagna, in Italia : in In-r ghilterra generalmente non fé ne tro- va ; ma è riufcito ultimamente di col- tivarla in tre provincie , e di procu- V rarfe- M4 rarfene quanta ve ne abbifogna per I' interno confumo che fé ne ta nei tre Regni. Gli Antichi conofcevano quefta pian- ga fotto il nome di ^dìpfos , perchè efla accheta la fa^ne e la fete . Tea fraflo ne fa njenzione. .fotto la deno- minazione di radice di Scizia; éfTen- do la Scizia il paefe dove la regolizia fii à principio coltivata". 'QueftST radfcè e il latte di giumenta formavano l'or- dinario nutrimento degli Sciti. Articolo II. Del fuoio confacente alla Regolizia . Quella pianta richiede un fuolo ric- co e profondo . Il gran pregio di efTa confifte nella lunghezza della fua ra- dice , fa quale non viene diritta fé non nei fuoli profondi : le radici tor- tuofe crefcono più lentamente ; e non fono mai così- tenere, e così piene di fucco come quelle che fono diritte. ' Un fuolo nero , morbido , fugofo , della profondità di tre piedi , fenza mefcugiio alcuno di altra foftanza , è il più favorevole alla vegetazione del- la regolizia . Ve ne fono nonpertanto degli altri , nei quali eflTa riefce be- niflìmo; tale è un fuolo loamofo (^) , ricco e profondo, nel quale non trovili molta argilla , ma che abbondi piut-, tofto di terra molle . I fuoli fabbio- nicci, profondi, caldi ,''e un poco ric- chi convengono ugualmente a quella pianta . Ef-neceffario che tutti tali fuoli ab- biano almeno tre piedi di' profondità, prima che fi giunga al tufo , o alla creta, cppur anche all'argilla la qua- le non contenga molta fabbia : im- perciocché fé il fondo tiene della na- tura_di quelle due ultime terre ,"^^9- fta pianta non vi riefce a cagione def freddo e della umidità : finalmente eflTa richiede quattro cofe per crefcere vi- gorofamente ; la profondità del fuo- lo , per gettarvi le fu« radicj j k^ leg- gerezza , onde vi abbiano elle un paf- faggio libero ;• il calore,, per accelera* re il crefci mento; ,e la ricchezza e I' abbondanza del fugo nutritivo di cui fa eflTa un confumo grandiffinno. Iter- reni che abbiamo indicato poflfeggono fiffatte qualità in diferenti gradi^; ma nejjpur uno di eflì le ha tutte perfet- tamente j e per tale ragione fi può cori 1' arte preparare un fuolo in manie- ra , che divenga più analogo a que- fta pianta . " -, Nei fuoli neri , morbidi e fugofi , alcune volte fi ritrovano la profondi- tà , la leggerezza , e 1' abbondanza dei principi neceffarj ; ma vanno elfi altresì foggetti ad infreddarfi, e quin- di vi manca il calore. La leggerezza , la profondità e il calore non m.ancatjo nei fuoli loamofi-y ma i-C:, - ' ( ^) "N^^ Tom. IL dell'Opera intitolata il Gentiluomo Coltivatore , rt ^<^«'5i» trova fi de feruta quefla fpe^cie- dJ terra , particolare di alcuni fiti dell' Inohilier^ ra , e detta cola l,,«m . EJfa è ùiena di coitchigli"- piane , che raffomigltano a. pezzi dì moneta, e fono perciò dai 'ì^aftiralijìi appellate NwmffìviHuQ , o Num- mifmali . D«i.'^rf terrà è dura come la pietra ; ma efpofia all' aria fi divide fa- cilmente t le conchiglie- fi dlfciolgono , è s' incorporano cosi perfettamente col fuolo , che dopo averla' fpar fa , non fi ravvifa pia . L' ufo di quefia terra nari è comune neppure in Ini>^bilteyra , ed è affolutamente ignoto altrove . Si ojferva che fé non fi efpone all' aria aperta , conferva fempre la fua durezza, li Signor de R anmnr defcrive verti vajìijfimi Itratti della Turrena •, ov^ il fuolo e un comprfio di frantumi di ogni genere di conchiglie marine . Oueflo mefcugiio chia- mafi cola Falum , e ferve mirabilmente d' ingraffo alle terre. E poiché parecchi celebri Umori , de Reaumur , Buffon j,_ Bertrand , Plott , pretendono ejjere la ■y • Marna ma vi manca- bensì ■ !a nece/TarKi fer- tilifà . Uti-iìmìle inconveniente ritro- vafi nei fuoli fabbion-iccj . Il celeber- rimo Signor Hall dice di avere ofTer- vato i differenti avvantaggi e difav- vantiggi del fuolo in quei luoghi do- ve ha v'eduto coltivare: la regolizia . Nei fuoli neri fngofi la regolizia viene groffa e piena di fucco, ma vi crefce lentiffimamente . Nei loamofi vie- ne beni (Timo , n^a non tanto abbon- dante di fucco ; nei fabbioniccj la ra- dice getta prontamente , ma è fecca e fcarfa di quel fucco dolcigno che la ren- de così aggradevole al guflo. Un Coltivatore giudiziofo fa ritro- vare il modo di aggiungere a ciafcu- na fpecie di fuolo ciò che gli manca . Riflettafi che nelle precedenti ofiTerva- zionj noi intendiamo parlare dei fuoli tali , quali fono eflìnaturalmente; im- perciocché egli èimpofljbilèil dareuna efaita idea di un fuolo qualunque, al- lorché per via della coltura viene a ricevere qualche cangiam^'nto . A tutte le indicate differenti fpecie di terreni noi aggiungiamo il fnolo fattizio , che ordinariamente fi trova in vicinanza alle Città . In tali fuoli la regolizia viene per verità affai grof fa , e pieniflìma di fugo j ma Ja fua jadice ha meno confiftenza, e non ha quel bel colore giallo, né quel fapore aggradevole di quella che coltivafinei terreni meno letamati ; e oltracciò am- muffa facilmente . Non fi può negare che fiffatta differenza non fia cagio- nata dal fuolo . Nei terreni fabbio ricci la pianta e affamata ; nei lon jnofi non è nutrita che per metà , e rei fattici , vicini alle grandi Città , 'effa abbonda troppo, di un nutrimento eh' è troppo umido^''' '■'"^- - '• ' \^ * M5 Gl'illuminati Coltivatori fanno benif- fimo quanto facil cofa ella fia il correg- gere i difetti di un terreno mediante il mefcuglio di unaltro. Ora dunque, fé fi ha un fuolo nero , morbido efugòfo nel quale la regolizia crsfce lentamen- te , conviene migliorarlo mefchiianda- vi copiofamente della fabbia , e così egli accelererà il crefcimento di que- lla pianta. Lo fteffo offervifi , a pro- porzione, riguardo agli altri terreni, dei quali abbiamo fatto vedere i vanv taggi e gl'inconvenienti. Giova di qui riferire ciò che il ce- lebre Signor Hall ha praticato con fé- lice riufcita. „ Io ho voluto piantare, ,, die' egli, della regolizia in un terre- ,, no Ioamofo leggiero; ecco come lo „ lo preparai ,• vi fparfi trenta carret- ,, tate di letame vecchio ben mar-. „ cito, e quaranta di fango cavato dal „ fondo di un fiume ; in feguito feci ,, arare il campo parecchie volte finat- „ tantoché quefto concime» fi è bene „ incorporato col fuolo , il quale era ,, prima di color d'arancia , ma me- j, diante quefto mefcuglio divenne ne- „ ro e molle. Qiiefio terreno produATe ,, la più bella regolizia eh' io abbia „ giammai veduta , fé per altro io „ ho veduta tutta quella che coltivali „ in Inghilterra , " Articol.0 III. Della maniera di piantare la He^olizia ^ Quantunque la regolizia fi allevi nei campi , effa richiede nonpertanto una fpecie di coltura fimile preffo a poco a quella dei giardini.. La vanga, per confeguenzas è in quefta coltura più propria e più confacente dell' aratro^ V 2 p€r- Marna formattt Ji conchiglie marine infrante , calcinate e polverizzate- , nuova' mente legate infieme , o con Altre terre , o fempJicemente tra loro , dopo di a'. vere perduta affatto la loro prima figura nel frangerfi e ùolverizzarfi , quindi t Falum della Turrena , e il Loam dell' Inghilterra fi poffono riguardare come due Jpecie di Marna , da impiegar fi utilmente nel me/cu^lio dells tsrre confortnff Alle [finizioni chi trovanfi nell' Opera fuaccinata* x^6 Perchè con effa fi fcava ad una profon- dita a cui non può 1' aratro arrivare. Non fi fi fgomenti di un tal lavoro e della fpefa ch'efìTo efige ; le utilità che rifuUano dalla regolizia fono così «onfiderabili , che non v' ha produzio- fie che vi fi avvicini. Supponiamo ora che abbiafi di già fparfo del letame marcito, e del fan- go per migliorare il terreno che fi de- ftina a quella pianta; è d'uopo rove- fciare, verfo l'autunno , il detto ter- reno con l'aratro, e dargli , nel corfo dell'inverno , altri due lavori. Senza fiffatta attenzione il letame non s'in- corporerà perfettamente col fuolo . Se lo fi lafcia in groffi pezzi , la vanga «on lo dividerà tuttoefattamente; per- locchè, invece di rendere il fuolo leg- gero , fi.caderànell' inconveniente con- trario . Ora , la leggierezza del fuolo è una circofianza eflenziale , ed è la più favorevole alla vegetazione e al crefcimento della regolizia, la cui ra- dice in quel cafo farà tortuofa , atte- fochè non trova un libero paffaggio , € per confeguenza non riufcirà. Allorché il fuolo fia flato trattato con due lavori durante l'inverno, con- viene vangarlo verfo la metà di Feb- braio; è neceffario aver l' occhio fopra i lavoratori , per fare che rompano con diligenza tinte le zolle , affinchè il fuolo fia uguale fuUa fu perfide , e fia , fino a tre piedi di profondità, così sbricciolato come lafabbia . Pre- parato in tal modo il fuolo, vi fi pian- ta la regolizia , il che fi dee fare con molta precauzione . Bifogna fcegliere bene le marze , e piantarle nel ter- reno. Impiegandofi fenoenza , la fi dee fce- gliere faniffima, e ben lifcia ed ugua- le nella fuperficie. Se fi vuole fervirfi dei germogli delle radici vecchie , non fi devono prendere fé non quelli che hanno un buon occhio . Ecco la ma- niera di piantare quelli germogli ver- fo il principio d' Marzo . Prendefi una cordicina , che attaccafi a un capo e all'altro del terreno, un piede e mez- ao in diUanza dall'orlo. Colui che fa i* * la piantagione caccia in terra la zap- pa , la quale deve efTere di un piede e mezzo , quanto più profondamente egli può . Ritirata fuori quella zap- pa , che fi raflbmiglia a un piccone , refta nel terreno un buco di circa fe- dici pollici di profondità. Mettefi leg- germente in quello buco il germoglio, lafciando che la fommità di elfo ri- manga un pollice fopra la fuperficie del terreno, e lo fi ricuopre con del- la terra. Piantato in tal guifa quello primo germoglio , fi continua nel modo me- defimo tutta la fila lungo la indicata cordicina , avendofi attenzione di met- tere i germogli dillanti un piede e mez- zo 1' uno dall' altro . Dopo che fi ha piantato la prima fila, fi trafporta la cordicella alla dillanza di due piedi e mezzo , e fi pianta nella maniera me- defiraa che fi è praticato per la prima fila , offervando efattamenta la llefia dillanza fra una pianta e l'altra ; in guifa però che ciafcuna pianta della feconda fila fia direttamente in faccia al centro dello fpazio che trovafi tra le piante della prima . Si continuano così le file alternativamente ; di ma- niera che finalmente quella piantagio- ne fia interamente uguale a quella che dicefi a quinconce . Dopo aver efpollo il miglior meto- do di piantare la regolizia conforme alle fperienze che ne fono Aiate fatte, indicheremo ora anclie il metodo co- mune , affinchè il Coltivatore fcelga quello che gli fembrerà più comodo , e meglio adJattato alle proprie parti- cojari circoftanze . Per l'ordinario la regolizia fi pian- ta meno regolarmente , e a dillanza minori: fonovi alcuni luoghi dove non fi lafcia che lo fpazio di nove pollici tra le piante nelle file, e di un piede e mezzo tra una fila e 1' altra . In al- tri luoghi fono i germogli didanti , uno dall' altro , un piede per ogni verfo . Seguendo quello metodo , al- lorché fi vuole ajutar la regolizia on- de accelerarne il fuo crefcimento , non Ci ha altro mezzo che quello di zap. pare pare il terreno tra le piante; méntre, nel metodo delle file, fi può vangare gì* intervalli , che fono appunto tra le file fteflfe , il che è utiliflìmo ; e ficcome quefto prodotto non fi vende che a pefo , egli è certo , eh* effendo le radici più piene di fucco e piij grof- fe, renderanno una utilità maggiore di quella della regolizia che farà fia- ta piantata fecondo il metodo comu- ne. Articolo IV» D9Ìltt maniera di trattare la ^e^olìzia mentre è fui piede . EflTendo terminata interamente la piantagione verfo la metà di Marzo , le fommità non tardano a fpuntare dal- la faperficie del terreno,. Verfo la fine della primavera v'ha una forprenden- te quantità dì male erbe negl' Inter- valli, e negli fpazj che fono trai ger- mogli . Quelle degl'intervalli fi di- ftruggono con una fpecie di aratro che fi fpinge col petto ( rt) ; e quelle de- gli fpazj tra i germogli diftruggonfi con la zappa a mano. E' d'uopo per- altro che gli zappatori ufino tutta I' attenzione di non tagliare o alterare le fommità delle piante , perchè un tale accidente ritarderebbe di molto il crefci mento delle radici . Conviene replicare quelli piccioli la- vori ogni volta che le male erbe ri- comparifcono ; ma non è più necefla- TÌo allora fervirfi dell'indicato aratro; "-la zappa a mano è fufficiente fino all' autunno , tempo in cui va ben fatto vangare, dopo la caduta Jelle foglie, gl'intervalli tra le file. Due mefi dopo fiffatta operazione , iì fparge fopra tutto il terreno un po- » >i 9) „ tono in un barile pieno di acqua „ fredda , e vi fi lafciano per due „ giorni i poi fi fanno bollire in un vafo di ferro , finattantochè il li quore lìa divenuto nero ; e quello „ liquore fi chiama fucco di regolizia „ di Spagna. „ Un campo di terra rende ali* in- „ circa cinquemila libbre di radici : ., fuppofto che fi vendano dieci foldi la libbra , il ricavato afcenderà a duemila' cinquecento lire nei tre an- ni , comprefe le fpefe ; Vale ^ -d'ire ottocento trentatrè lire all'anno. Le radici , i gambi e i germogli fi traf- portano facilmente per acqua o per terra , difponendo alternstivamen- te uno (Irato di fabbia , ed uno di regolizia . Ecco rifpofto, o Signore, alle voftre ricerche , che vi fiete ,, compiaciuto di farmiVlo tengo un „ terreno di circa cinque campi oc- cupato fempre da quella pianta , a- vendo la fortuna di efitarne pron- tamente le radici . Se mi riufcirà ritrovarne un efito maggiore , ne e- ftenderò la coltura in maggior quan- tità di terreno . ,, Ma non èfolamente la regolizia, ch'io abbia intraprefa a coltivare nei miei campi . Oltre il frumento, il forgo-turCo, ed altre minute. pro- duzioni comuni in ogni luogo*, io ho del ravizzone, del guado , del ìi 3> 5J >> 1 > J> 3) »» 9> 5» '„ primi di Aprile ; ma va aflai me- jfc' „ glio , e per la regolizia ftefla e pei „ germogli , che quella operazione fi 5, faccia verfo il S. Martino . Svelte „ le radici , fi fa uno ftrato di fab- „ bia leggiermente umettata, fopra la quale fi mette uno Arato diradici; e così fi va in feguito facendo ; la fabbia di roccia è fempre preferi- bile , Riguardo ai gambi e ai ger- mogli , fi può metterli in monte , e „ cuoprirli con delle ftuoje. „ Si fanno poi feccare le radici in un forno da birra , fi riducono in polvere con un mulino, e fi vende quefla polvere ai Droghieri ; oppu- re fi fchiacciano in un albio men- tre fono ancora verdi , indi fi met- i, lino , cofe tutte delle quali é nota „ abbaflanza la utilità . Oltracciò ri- „ traggo un abbondante raccolto di ,, fieno non folamente dai pòchi prati „ naturali che pcflìedo, mamoltopiiV'j ,, da quelli artificiali che mi trovo a-' „ vere ogni anno per turno. Nel de-.* „ corfo anno ho concimato i detti prati ^ „ col geflò, conforme altmetodo pra-' „ ticato dal valente Coltivatore àio:' „ Antonio Ciacomello. „ Potete immaginarvi , o Signore, „ eh' io non farò fprovveduto di ani- * „ mali , giacché ne pofTeggo ilforag-/ ,, gio neceffario. Fino a queft* ora la' „ mia bovaria fi trova arricchita di'- ,, ventiquattro beftiami , mentre alla „ morte di mio padre non ve n' era- „ no che foli quattro . Aumentando „ il prodotto di erba, andrò in propor- „ zione ancora accrefcendo il numero „ degli animali . Tutti i miglioramenti „ praticati, dacché entrai in poireflTo'' „ dei beni paterni , mi collarono non „ poco , ma portò afllcurarvi , e lo „ dico con vera compiacenza , che il „ ricavato é tale, che prendendo in- j, fieme il capitale dei beni, e quello „ dellefpefe di miglioramenti, io ven- „ go a sitrarre netto un frutto dipiiì „ del dodici per cento all'anno; Se „ non vi' riufcirà importuno , mi da- „ rò il piacere di comunicarvi altra „ notizie rifguardanti il mio metodo di coltura , che fi ncera mente defi- dero vedere con pari efito praticato univerfal mente . Io m' induftrio ed opero , é vero , pel mio vantaggio ; ed ho motivo di ederne contento , ma fé la pubblicazione delle mìe pratiche riufcir poteffe anche di be- nefizio altrui, io ne farò ancora pili foddisfatto , Sono intanto con pia- na flima >» }> i> Voftro ec. * i6r N XXI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. V ■ « « 15. Dicembre 1777. NUOVO METODO DÌ formare deilì Sciami artifiziali pe^ mezzo della divijtone degli Alveari , inventato dal Signor J. DE Gelieu , Taflore Eccleftaflico a Lignieres nel- la Contea di Neiifchatel , Membro della Società Economica di Berna (i) . Duo viti a vitanda funi , unum ne in cognita prò cognitis habeamus , hi/ que temere affentiamur . ^ttod vi- tium effugere , qui volet , ( cmnes autem velie debent ) adhibebit ad confiderandas res is* tempus {sr dilt- gentiam . ^yilterum eft vitium , quod quidam nimis magnum ftudium , mul- tamque operam in res obfcuras at- que dìjjìctks conferunt , easdemque non necejfarias . Cicero de Off. Lib. I. ,, Vi fono due difetti da sfug- „ girfi : il primo fi è di credere e J^uovo Giornale d' Ital. Tom. II. ^ ,j di vantarfi di conofcere ciò che ), s'ignora, e di perfaaderfene legger- ,, mente e fenza pruove. Per non ca- j, dere in qiiefto difetto , che ciafcim 5, dee far foiza di evitare , conviene j, lungamente e con applicazione con- j, fiderare 1' oggetto de' fuoi ftudj . L' „ altro difetto di alcuni ( Autori ) „ egli è di confacrare troppa fatica a „ delle ricerche aftratte , difficili , e ,, fenza utilità . " L'Arte di governar ieapi, per lun- go tempo negletta tra noi , noti è ancora giunta alla fua perfezione . Abbandonati, in molti luoghi, a loro fteffì quefti infetti indtiRriofi, non ri- cevono, in altri , che un governo rnsl intefo, il qual è ad eifi funefto . Iftrui- to io da mio Padre in queda parte dell' Economia camp;ftre, ho dato al- cuni avvenimenti pel buon governo, e per la confervazione dei medefi- X mi ( 1 ) Z,' interno confumo , e il Commercio eflerno che facciamo di Cere lavorate velie nofìre Cererie , e il benefìzio fommo che ne avrebbe la 'inazione , fé giù- gneffe a rifparmiare le fomme conftder abili , eh' e f cono annualmente dallo Stato per la compreda delle Cere grezze , ( oltre la gran quantità di Mele che in molti ufi confumafi), fono oggetti gravijftmi , che impegnar ci dovrebbero a ferìamente applicarci alla moltiplicazione , al buon governo , e alla conferva- zione delle Api, infetti y che per la preziofità dei loro prodotti, meritano di ejfere in ugual pregio tenuti , che i Bachi da Seta . I^ot pertanto eccitati dat^ defiderio dt giovare ftngolarmente alla nofira Inazione , abbiamo determinato di dare qui , tradotta in Italiano , la prefente Memoria , tratta dalle Memoires & Obfervations recueillics par la Socieiè oeconomique de Berne , Annèe 1772. fe- conde ì6t mi (i). La Società economica dì Ber- na , le cui fatiche han prodotto tsnti felici cangianìenti , incoraggiando u- giialmentc, che ifiruendo i Coltivato ri , ha onorata della fua approvazio- ne la mia Memoria , e 1* ha fatta in- ferire nella fua Raccolta. Animato dal fuccedb del mio primo Saggio , mi fo ro applicato a cercare unmetodocosì femplice , e così ficuro per moltipli- care le api , come quello che ho da- to per confervarle . Le fcoperle della Società delle ^pt di Lufazia , e quel- le del Signore Schirach mi fonoQate di un grande aiuto: elleno m'han forni- to il principio; io ne ho tirato lecon- feguenze; mi fono ftudiato di fempli ficare e facilitare le operazioni , di di- minuire la fpefa e la fatica , di pre- venire la perdita degli fciami, e di da- re , fopra tutti quefli oggetti , delle regole sì chiare , che ogni Coltivato- re il più ignorante , e il più occupa- to pofTa facilmente intenderle ed of fervarle . Tale è 1' affunto di quefta Memoria. Prima di pubblicare il mio metodo , ho voluto afficurarmene ; 1' efperienza ne ha giuftificata appieno la teorìa . Io non entrerò a riferire le numerofe pruove che ne ho fatto , rè mi tratterrò a defcrivere i differenti alveari, eh" io aveva immaginati dap- prima , ma ch'erano troppo comporti, per effer di un ufo generale ; e che d' altra parte erano fozgetti a^ molti inconvenienti : io mi riftringerò , per evitare la proliffità, alla inaniera la più femplice, alla quale mi fono determi- nato . Nella prima parte di quefla Me moria defcriverò i miei alveari ; in dicherò nella feconda il tempo e la maniera di dividerli, per formare de- gli fciami ; nella terza dimoftrerò il ;fc mio metodo co* princip) evidenti, cTie mi vi hanno condotto ; e finalmente nella quarta ne farò fentire la gran- dirtìma utilità. \ ' " PARTE PRIMA, Defcrizione dei miei ^hearì. Gli alveari conofciuti fino al prc- fent^on fono proprj che per confer- vare Teapi ; i più ingegnofi inventati in quefti ultimi tempi dalla Signora Ficat , dal Signor Valteau , e.dal Si- gnor di Mdffac , e quelli di paglia del Signor de la Bourdonnaje danno la fa* cilità d* impadronirfi delfe provigroni di quefti prcziofi' infetti fenza foffocar- li , ma non ne favorifcono la molti- plicazione . Egli è per verità aflai it non effere obbligati a farli perire, per appropriarfi le loro ricchezze: a quefto ' vantaggio ho voluto aggiugnerequellp di ricavare degli fciami forti eprima- ticcj da tutti i vecchi alveari, che al- cune volte fi oftinanoa non ifciamare. Gli alveari, che a quell'oggetto ho inventati , hanno la forma di una caffa , la quale , mifurata al di den- tro j ha dodici pollici di altezza , no- ve di larghezza, e quindici in diciot- to di lunghezza. Le due prime dimeii- fioni , 1' altezza cioè e la larghezza, devono effere fempre le (leffe; fi può qualche pò o accrefcerne, o diminuir- ne la lunghezza, quando fi voglia ren- dere 1' alveare più grande p più pic- ciolo : fé ne vedranno in feguito le r gioni . Le tavole, delle quali mi fervo per far quefli alveari, fono della groffezza di un pollice e mezzo . Si può im- ^ piegarne di più follili , ma le più. ^ groflè conde Partie , la (imk , a giudìzio dlVomini intendenti ^ e opportUnijfifna ifiruire chiunque ne abbifog^i del metodo il più facile , il pia Jtcuró , è il difpendiofo p3r moltJDhca e gli Sriami . ( Ti Giorn. ) (2) In feguito alla prefente Memoria , daremo /' altra fui governile la co»fervat.t9»& delle tApi.» ;■ iiv pei' mirf fuU II groffe fono le migliori, perchè fensa rajuto di fodera efteriore difendono nìeglio le api dai colpi del Soie, che fondono talvolta i loro favi , e dal gelo che fovente inJurifce il loro me- le , eccome altrove ho già detto . Il coperchio o fondo fuperiore fa'à delle ftelfe tavole : i\ avrà cura di fermar, velo fondamente con chiodi o conca vicchj; ma la bafe, o tavola del fon- do inferiore ch'io chiamerò la tavola, non farà attaccata , e farà Umile in tutto alle bafi degli alveari ordinar). Sopra uno dei lati dell'alveare, ab- balTo , nel fito dove dee ripofar fulla tavola , fj farà un incavo per fervir di porta, targo tre pollici, ed alto un pollice e mezzo incirca . Qiiefto inca vo , fatto abbaflb con la fega , farà precifamente nel mezzo d'uno dei lati più lunghi dell'alveare , che fino ad ora raflTomiglia in tutto agli alveari or- dinar]. Dopo di avere cosi preparata quefta caffa , la fi fegherà dall'alto al balfo ■col fuo coperchio , per dividerla in due parti uguali , di maniera che la fega paflTi per mezzo alla porta , af finché quefta (ìeifa porta fi trovi mez za in una parte dell' alveare ^ e mez za nell'altra^ Si prenderanno due tavole fottilif fime , della groffezza al pift di tre o quattro linee ; quelle picciole tavole, eh' io nominerò lamine ^ o sfoglie dì legno , dovranno elTsre di un pieie in <3uadrato , e ben uguali . Precifamen te nel mezzo vi fi farà un' apertura quadrata di circa tre puMi'i; fi attac cherà ognuna di quelle ifoghe con de' piccioli chiodi , rontro c.afcuna m^ìz dell' alveare , nel fito 'ove fa»-à paf fata la fega . In tal modociafcun mezzo- alveare ripiglierà la forma di una pie •ciola caffa aperta al baffo , che avea l'alveare intiero prima di eflere fega- * I6i, to ; con quefla differenza , che ofìTer- vandofi le dimenfioni che ho date , le sfoglie non difcenderanno fino a baflfo dell'alveare , ma folamente all'altez- za della porta ; fioche reitera ancora un pollice incirca di diftanza fino alla tavola. Così quando le due parti dell' ilveare faranno riunite, le apidiciaf- cuna di effe parti avranno una coma- nicazione facile , non folamente per difotto , ma ancora per il foro qua- drato , che trovafi nel mezzo delle tavole fottili , o sfoglie di legno. JJifogna ben guardarfi dal lafciar là porta aperta ugualmente in ogni tem- po : la fi renderà più ftretfa con dei piccioli pezzetti , o con dei con) di legno , finché lo fciame farà debole, principalmente nella primaver», e nell* autunno, e non fi leverà quelli con), fé non fucceffi va mente ad uno ad uno, a mifura che le api fi moltiplicheran- no , e quanti farà d'uopo per Jafciare ad effe un libero pafTaggio. Finalmente per legare quelli due mezzi-alveari , e per formarne un al- veare intiero , fi pianteranno quattro forti cavicch) a ciafcun mezzo-alvea- re , conficcandoli in maniera , che fpor- 3;ano in fuori un pollice e mezzo. Ve oe faranno due fopra il coperchio, iino fai davanti al difopra della porta , e un altro fui di dietro dell' alveare , Q^iefli cavicchi far;inno a due pollici i.ìì tratto della fega che ha divifo 1* alveare {a), e fi corrifponderanno e- fitta mente da ciafcuna parte ; vale a dire , due di quelli cavicch) faranno feinpr" in faccia l'uno all' altro , per- chè fi poflfa attaccarli fortemente eoa del vmco , o con dei vimini di noc- fiuolo, -co'quali fi fanno dei caneflri^ Mediante quelli otto cavjcchj , e le quattro legature, l' alveare farà uni- to qnafi tanto fodamente , quanto fé non foffe flato fegato . Le tavole fot- % a lili. .li.U ->, n,. X") Se ^ conjtcc afferò i a^vìccb} Dia vicino all' orlo , non fi i)>ytrebbi a mea9 di BQn féTìder Ai tavola j e jperciò io ns li tengo lontaai due poJicij, ic$4 tili, o sfoglie di legno , trovandofi a- doffate r una contro l'altra, non for- meranno allora che un folo muro di fe- parazicne tra le due parti dell'alveare, in guifa tuttavia che le api potranno facilmente paflTare dall'una parte nell" altra , e per da baffo , e per il foro quadrato , fatto, come ho detto, nel mezzo. Si collocherà il tutto , come gli alveari ordinar) , fopra un banco o fopra una tavola . Egli è aflblutamente receffario far tutti gli alveari perfettamente uguali , aiiìnchè ciafcnna metà poffa efTere u nita con la metà di qualunque altro: ma ficcome è neceflario aver degli al veari grandi , per ricoverarvi i grofTì fciami , io ho già offervato , che fi può renderli più lunghi a difcrez io- ne , a dritta e a finiftra della porta , purché fi confervi efattamente laRef fa altezza , e la flefla larghezza : la differente lunghezza non impedirà di applicarli 1' uno contro l'altro , e di legarli con dei vinchj. L' inconvenien- te , che rifuiterebbe òa quefla inegiia- glianza degli alveari, fiè, che la di- ■vifione delle api e'delle'provigioni fa- rebbe necffiTsriamente ineguale, quan- \uto. ri ; e non credo che {i poffano fem- plificare d'avvantaggio. La fcarfezza del legname rende affai care le tavole in inolti paefi , dove farebbe a defiderarfi che fi potefTe ini piegar degli alveari di paglia, o diqua- ^ lunque altra materia . Ciò è pofllbi- liffimo , ed anche facilifllmo , come ^i vedrà alla fine di quelta Memoria. Io non parlo al prefente che degli al- veari di legno, perchè fono j foli eh* io abbia provato , e perchè quelli di paglia, eligendo alcuneattenzioni par- ticolari quando fi dividono , potrebbe- ro indurre una certa confusione nel dettaglio, che or pafTo a dare , della maniera di formare gli fciami artifi- ziali. PARTE SECONDA. Del tempo , e della maniera di divi- dere gli alveari , per formare de- gli Sciami, Suppongo che s'abbia già fatto paf- far degli fciami di api negli alveari di legno da me nella prima parte de- fcritti j ch'elleno gli abbiano intera- mente riempiuti di favi; che fienfi ben confervaie nell'Inverno, che al ritor- no della primavera fi trovino ben prov- vedute di viveri, e che le uova nate nei mefi di Aprile e di Maggio abbia- no moltiplicate le api come il folito . E' cofa importantiffinia di conofcere li tempo nel quale fi dovrà dividere queftì alveari per formarne degli fcia- mi : da quefio ne dipende il fiiccenb , e quefta divifione non riufcirà , fé vi n pr( rede o troppo prefto o troppo tar- d:. Nel primo cafo gli fciami rimar- rebbero dcboli(fimi , perchè tali fareb- bero per origine: nel fecondo lo fcia- me che non ha regina , non avrebbe più il tempo di formarfene una. Ec co adunque dei fegni ficuri per fape- re quando fi potrà cominciare quella operazione. Quando il calore e il ronzìo fenfi- bil mente fi accrefceranno in un al- veare , quando quefto ronzio fi fen- tira alla difianza di alcuni pafll , e fi fofterrà anche nella notte ; quando la porta fi troverà proveduta d' una guar- dia numerofa , e molte api vi batte- ranno continuamente leali; finahnen- ^' t« ( e quefto folo fegno è f ufficiente) ^ aWoi- allorché follevando un poco l'alveare fui di dietro, durante la frefcura del- la mattina, fi vedrà ch'è tutto ripie- no d'api, che la tavola, oflìa ia baie ne è ben coperta , e che tatti i favi ne fono coperti fino alle loro eftremi- tà , è tempo di feparar l'alveare per formarne duefciami, quand'anche non vi fi vedefle ancora nefTun calabrone. Due perfone abbifognano per far quefta operazione, la quale non fi dee cominciare (he dopo il tramontar del Sole. Si recherà prirnLeraniente un al- veare vuoto , le due metà del quale non fiano unite con nell'una legatura , e lo fi metterà appreso l'alveare al^i- tato che fi vuol dividere . Indi fi ta- glieranno dolcemente i legami di quel lo abitato , una metà del quale refle- rà fulla tavola , o bafe , nei mentre che fi leverà l'altra metà con tutto -quello che vi è dentro, per collocarla Ibpra un" altra bafe , o tavola, eh* e già allato preparata . A ciafcuno di quefti mezzi-alveari fi dee nel mede- lìmo iflante applicare un mezzo-alvea- re vuoto , € unirli follecitamente con delle legature di fpago o di vinco . Ecco i due fciami ben provveduti , 1' uno e 1* altro , di mele , e di api , e principalmente di covata , che co- mincieranno fubito a lavorar feparaia- niente . Ma nell'alveare divifo non v' ha che una regina; e quello dei duefcia- mi, che ha il vantaggio di pofiTeder la, conferverà fempre una difiinta fu periorità fopra quello che non ne ha. Per bilanciare in parte quefto vantag- gio , fate pafTare un maggior nume ro di api nello fciame ^ che non ha regina. Diftinguereta facilmente quale ne fia fprovveduto , fé lafcierfte per qual- che tempo quefti due nuovi alveari I' uno accanto ali" altro . Quello che ha la regina non tarderà a tranquillarfi ^ un battimento d* ali uniforme e pia -cido annunzierà la firutezza che do- po il primo tumulto fuccede . Per lo contrario le api dell' altro alveare ap- parimono a^itatiifime : voi le vedre- 165 3? te correre qua e là con fomma in- quietezza , fortire , rientrare , cercar la loro regina , che non mancheranno di raggiugnere fubito nella ftella not- te, fé gli alveari fiano vicini a fegno di toccarfi ; oppure ai primo apparir del giorno fé fono poco lontani , ab- bandonando efle il mele e ia covata che lor toccarono in porzione. La cofternazione delle api, o la lo- ro tranquillità vi farà conofcere in men d' un'ora in quale dei due mezzi-alveari fia la regina: trafportate allora fopra un altro banco lontano almeno venti palli r alveare in cui è la regina , e lafciate l'altro nel luogo precifamenta dov'era l'alveare vecchio innanzi la divifione. Quefto alveare orfano ede- Ifolato, riprenderà bentofto coraggio , fi metterà fubito al lavoro , e fi for- merà una regina giovane che farà in iflato di deporre le uova in capo a di- ciotto giorni. Frattanto il numero del- le api fi accrefcerà di molto , e con quelle dell' alveare trafportato, le quali ritorneranno in folla al loro antico luo- go , e con la covata che faranno na- fcere . Cionnonoftante Io fciame , nel quale faravvi la vecchia regina , avrà fempre un vantaggio incontraflabile fopra l'altro , fia che le resine gio- „ vani riefcano men feconde nei primi I tempi della loro formazione , o che un ritardo di diciotto giorni fia trop- po confiderabile per non efifere fenfi- biliflìmo . Si potrà ogn'anno feparare tutti gli alveari, che faranno forti abbafìanza per qufrfta feparazione , la quale (1 farà pi^!i per tempo , o più tardi, fe- condo lo fiato di ciafcun alveare in particolare , e fecondo che la prima- vera farà fiata più o meno favorevole alla loro moltiplicazione. !Non v' hanno ch'Adua rafi , tiei quali convien tralafciare ..fFatto li feparare - i fuoi alveari . I. Qia "ido fi troveranno fprovveduti di m-'e in primavera , e fui punto d' tfìere rfFamati . LI. Q^iaji- do le api non avranno interamente ter- minato , fin da! precedente auf-inno, ♦ di riempir di favi le due parti dei lo- ro alveari . Quella divilìone non pò- itr trebbefi allora fare che aflai tardi, ed è meglio non farla . Non fi perde niente , attefochè non ifciamerebbero effe naturalmente; ed anzi ne faran- no mollo migliori l'anno feguente . Io ho raccomandato che quefta di- vifione fi faccia fubito dopo il tra- inontar del Soie, perchè eflèndo allo- ra le api ben raunate, e quietiiTune , fi può quindi più facilmente ofTer- varle. r- Non converrebbe già trafportave il nuovo alveare , dove è la regma, al- la diflanza di una lega o due , per che dal medefimo non verrebbero pii'i le api a riparare in parte 1' inegua- ! glianza , che v' ha tra quello e 1' al- tro ; non fi deve allontanarli che al più alcuni centinaia di partì. Si vede al prefente il perchè io ab- bia raccomandato che fi facciano gli alveari tutti ugualiflìmi in larghezza e in altezza : fenza quella eguaglian- za non fi potrebbe unire un mezzo- alveare vuoto a ciafcuno dei mezzi- alveari pieni , che fi fono feparati : i quefla unione farebbe per lo meno di f- ficiliflìma , e imperfettiflìma . i Le tavole fottili , o sfoglie di le \ gno adoffate 1' una contro l'altra , e! che formano una parete perpendicolar(- alla porta , fono altresì necefTariffime • per rendere i favi di ciafcuna metà dell'alveare indipenJenti da quelli dell' altra metà: qualunque direzione ab- biano i favi fleflì , non fi è obbligati a tagliarli . Per aver io voluto ren- derne troppo femplice la coflruzione , fopprimendo quefte tavole divift.ne , ho danneggiato moltiffimo gli alveari, fu, i quali ho fatto i miei primi efpc- «imenti . H mio metodo è giiflificafo dall' ef-j perienza , e ciò potrebìie baft^re; nul- iadimeno io palio ora a dimoftrarlo co' principi che mi vi ha tino coiì- douo . Si profeguira , •X 4( « « « Coltura dei Gelfi ufata nel Regno di Valenza della Spagna^ defcritta dal Signor Guglielmo Bowles (*). " tlEnchè nella relazione del vlag- X) gi precedenti abbiamo defcritte qualche particolarità del Regno di Va- lenza , egli è giudo che ci tratten- ghiamo alquanto più fopra un Paefe così bello e sì ricco , per confiderarne r Iftoria naturale. La Città di Valenza è fituata fopra la ripa del Guadalaviar, nel mezzo d* una piantazione immenfa di mori . Per feminare quelli alberi li Lavoratori fi fervono d* un efpediente molto fem- plice . Effi prendono delle more nello flato della più grande loro maturità , e con le medefime sfregano una fune di Efparte , alla quale reflano attac- cati i femi , che le fteife more con- tengono . Indi fofterrano tal fune a due pollici di profondità in buona ter- ra perfettamente (tritolata . Le Pian- tine di Geifi ne fpuntano in quanti- tà; ma fi trafpiantano più rare in al- no terreno , in cui lafcianfi crefcere per lo fpazio di due in tre anni; paf- fati li quali , loro troncanfi i pedali a conveniente altezza per trafportarle nei campi . Qiicfto troncamento fi fa in modo che irami vengano ad eflen- dcrfi più orizzontalmente che fia pof- (ìbtle , onde fia più facile di raccor- ne la foglia : e fé talvolta manca al \ giovine Gelfo qualcheduno dei rami , che dee avere , que' Coltivatori ve lo ine- (*) IntrjduHion a iHiJìoirs naturelle , ÌS" a laGeographie Vhyjì^ue de J' £f- $fl_gm : à Varij i77<5^ OH ineftano con molta facilità nel Gto , in cui conviene ch'efTo fia . Hinno cura di potare ogni due anni i loro Mori, affinchè la foglia de' medefimi riefca fempre tenera . Li Valenziani preten- dono che la loro feta fia più fine, più netta , e più leggera di quella di Mar- cia , perchè li Murciani non mondano i loro Geli] the di tr& ili tre anni : metodo che, fecondo pretendono i pri- mi , rende la foglia più dura , e più fibrofa. Ma quefta confeguenza è fal- f a ; poiché ho io ofTervato che gli a- bitanti del Regno di Granata mai non tagliano i loro Mori , e fono perfuall nonpertanto , e con molta ragione , che la loro feta fia della più fine del- la Spagna . Veramente li Mori di Gra- nata fono di quei neri , e quelli di Va- lenza e di Murcia fono Gelfi bianchi . La femenza dei Bachi da feta di que- lli due ultimi Luoghi, trafportata nel- la Galicia, dove non fi trovano Mori bianchi , non è riufcita , nel tempo che quella di Granata vi ha avuto il più felice fucceiTo , perchè i Bachi vi fi allevano con foglia omogenea a quel- la del loro Paefe natio." •fl6 ib l^^uèvo proceffo , faci/e e breve per ottenere un Etiope marziale con po- ta fp^f^ , ^il Shnor Maret Segre- tario perpetuo della Re. ite ^decade. mia delle Scienze di Digione. UN lavoro full' Alleali volatile , del quale fi era incaricato per il corfo di Chimica il Signor M^ret, gli ha fatto f-uoprire uninez ro di procurarfi faciliffiinamente ed in poco tempo un Etiope marziale. Si fa che il procefTo indicato da Lemery , per la lunghezza e per le diligenze ch'egli efige, rende di prez «o molto caro quello Etiope . Il Si- gnor Legendre , con V ajuto dell'olio, cuoprendo con efTo la limatura di fer- ro , ha refa più femplice ed abbre- viala quella operazione j ma vi ab- 167 5jj bifogna fempre una divifione mecca- nica , difficile e difpendiofa . I! nuo- vo procelTo fembrerà preferibile. Si prende una diffoluzione di ferro fatta per mezzo dell' acido nitrofo ; quindi fé ne fa la precipitazione per mezzo dell' Alleali volatile cauflico , ed il precipitato, lavato ed afciugato all' aria , prefenta un Etiope marzia- le attraibile dalla calamita , e di un nero poco meno cupo deli' Etiope mar- ziale ordinario . Perchè riefca bene qtiefla operazio- ne , è nsceffario adoperare A'kali vo- latile cauflico ; quello che non lo è , dà una calce di ferro rolTallra, e nort attraibile dalla calamita . A prima villa quello metodo com- parifce difpendiofo , ma facendolo in grande , egli non è tale , poiché fi trova l'Alleali volatile per mezzo di un Alleali fiffo verfato in una ftórta fcannellata , e refla un nitro rigene- rato , fé fiafi adoperato 1* Alkali ve- getabile. NEIlo fcorfo anno 1776 è ufcito a Berlino il Volume delle Nuo- ve Memorie di quell* Accademia Rea- le delle Scienze per 1* anno 1774. Vi {i contengono per la Claffe di Filofo- fia fpeculativa ; i. una Memoria ful- la Paralifi tanto mufcolare che ner- vofa , e falla maniera di rimediarvi , traduzione libera della Memoria del Signor Tereboom , del Signor Formey : 2. fulla variabilità delle nozioni mo- rali anneflTe alla diverfità dei fiflemi pficologici , del Signor Beguelin : $. fopra il Problema di Molyneux , del Signor Merian . Per la Claffe di Belle- lettere : I. Memoria del S\ gnor Merian fopra il foggetto = come le Scienze influifcano nella Poefia : 2. Offerva- zioni generali fulla Grammatica e fa le Lingue del Signor Thiebault , f Me- 16S M D O per moltiplicare gli alberi da frutto y propofio dal Signor Pince ron , FAflì un' incifione d'intorno all'al- bero al di fopra di due otre oc- chi o bottoni , ciie dar poflono de' rami , avvertendo diligentemente di non tagliare fé non la corteccia . Da circa un buon dito traverfo al di fo- pra fi fa una feconda incifione nella corteccia dell'albero parallelamente al- la prima , e colle medefime avver- tenze . Levafi via deftramente la cor- teccia , che ritrovafi tra i due tagli , e ricoprefi lo fpazio fpcgliato della corteccia con argilla , cui bifogna te ner ferma, ed aflbdare con una grof- fa tela . Formafi in capo ad un qual- che tempo , in quello Tito , una fpe- cie di callofità : quando fi crede, che abbia acquiftato una certa confidenza , iì lega il tronco della pianta al di fot- te dell' incifioni e per confeguenza al di fotto di quella callofità . Ripian- tafi di poi la parte fuperiore dell' al. bero con alcune cautele. Alcuni Giai- dinieri pretendono , che dalla parte callofa , di cui s'è ora parlato , ef- cano delle nuove radici ; e così , fe- condo quello metodo , fi hanno due alberi a un di prefìTo della medefima groffezza , e in pochiflìmo tempo. Il primo tronco fi rimane in piedi , e ^ dà de' nuovi rami mediante gli oc- chi , che vi fi hanno lafciati intatti, come s' è detto . Per altro il Signor Tmgeron non fi fa mallevadore della riufcita di quello metodo , del quale non è fìato giammai tellimonio ocu- lare . ♦ INtenta la paterna Previdenza dell' Eccellentiffimo Senato ai mezzi più opportuni e più efficaci di promuo- vere fempreviemmaggiormente le Fab- briche dei Panni-lani dello Stato, og- getto importanti Aimo di commercio , ha con fuo fovrano Decreto dei 21 Agofto pafTato confermati perunquin.. dennio avvenire ,da principiare li 3 Marzo 1778, fino alli 2Marzoi7i>j, alla Dita Gio:Eattifia K,ofelli qu: sin- tomo fabbricatrice di' T?anni ad ufo eflero in Verona, tutti i Privilegii ed efenzioni , di cui godette in addietro la Fabbrica Grazzi , paffata poi fotta la Dita fuddetta Rojft ec. Con fuffe- guente venerato Decretojo dello fteflb mefe furono conceffi i foliti Privilegii ed efenzioni e per il corfo di anni 15 alla Fabbrica di Panni ad ufo efiero di DD. Gio: Battifta Chilefotti e Frart- cefco Peretta Compagni nella Terra di Tiene , ficcome precedentemente con altro Decreto 5) Gennaro era fiata gra- ziata la Fabbrica di Z). Antonio l^iC' colmi nella fuddetta Terra di Tiene . n ìrf inR 9I yd N XXII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. » ■ 20. Dicembre 1777. Seguito della Me moria dsl Signor J. de Gelieu , ec. 'cjfta nuovo Metodo di formare degli Sciami artifiziali , ec. PAFvTE TERZA. Triticip) fu i quali è fondato il mio Metodo . LA moltiplicazione degli fciami per mezzo della divifion degli alveari è fondata fopra due principi eviden- ti , dei quali può chiunque facilmen- te aflicurarfi. Primo PRtNCiPio. Le api che non hanno regina , fé an- che non fojfero che al numero di fette in ottocento ', poffono fempre formarfene una , quando hanno del mele , della cera greggia , e tre forta di covai a i cioè uova^ vermini , e ninfe . Queflo è il principio fu! quale nei Circoli dell'Alta e della Bafla SafTo- ^uovo Giornale d' Ital, Tom. II. 5t nia j e principalmente in Lufazia , fi formano ogni anno parecchie migliaja li fciami artifiziali con 1' eftrazione iella covata. Il Signore i'rè/Vrfr/? Segre- tario perpetuo della Società delle ^4pi di Lufazia ha con le ftie ingegaofe ri- cerche perfezionato queflo metodo ( PARTE QUARTA . f^anta^gi ch$ rìfuhétno dal ,MàfoÌ9 fovraefpofìo .. Tutti gli Autori che hanno trattato delle api hanno efaltata i' utilità di quefli infetti preziofi , e per lo Sta- to ., e pei Particolari . Uno Stato , in cui quefto importante ramo della cam- peftre Economia foffe coltivato fopra Kuoni principi , conferverebbe in fé le fomme confiderabili che fi verfa- * I no negli efìeri per laimpor^azion del. I ji j-yj ^ immenfo il confu- la cera mo {d). Qual differenza per unoSta^ Y 2 to. id) Il Signor Palteau a pug. 54? della fua Nuova coftruzione di Alveari di legna, valuta a dieci mila quintali all'. anno il confumo della Cera forejiura in Fraudai.. to , fé vi_ fi face/Te tatua cera, quan- ta baftaifé per l'interno confuaio an- nuo , e por fornirne anche gli efteri ! La cera vi è, e vi è in abbondanza ; non fi tratta che di raccoglierla. La nnoltip'icazione delle api accre- fcerebbe dunque le ricchezze d" uno Stato, e la interna loro circolazione j c/To fi arricchirebbe ancora mediante }1 ben eflere di tutti i Particolari , e principalmente dei poveri Contadini'. Iljmele è troppo a vile tenuto, edif- prezzato , dacché fi ha Io zucchero; nuUaoftante fi trova fempre da ven- derlo : quello e un cibo così piacevo- Je e fanoj entra eOenzialmente in un «umero così grande di rimedj , fé ne fa un idromele tanto buono, e i raer- catanti di vino fanno così bene im- piegarlo , che fé ne avrà fempre dei- Ja vendita ; e quando pur non fi tro- vaffe da venderlo, ogni Agricoltore fi godrebbe di farne banchetto con la fua famiglia; egli: fi" contenterebbe di vendere la cera e gli fciami, da cui avrebbe ogni anno un profitto confi, derabile» nefifuno certamente vi gua- dagnerebbe quanto egli . Infatti , quando ìi vuol mantener •delle greggie , bi fogna poffeder delle terre . Il ricco ha tutto il benefizio , fia che coltivi egli fìeflTo, fia che af. fìtti i fuoi beni , Il povero vive delle fue fatiche, e fi (tima felice fé ha il fuo mifero foRentamento . Qiialora ei vuole nutrire dei buoi , o ingraffai delle pecore , egli dee farlo fui ter reno altrui ; ne pu.oa una groffa ren dita, ,e r utile non è p^r lui * Ma s' egli ha dtlleapi, quefte viveranno fui pubblico ; egli le manderà a pafcere da lungi fu dellecampagne fertili , che non fono fiate coltivate dalle fue ma ni , delle quali neppur un pollice è a fuo carico , e delle quali non paga nefluna rendita . Le fue greggie alatt an 'ranno ogni giorno a farvi per lui fopra i fiori una copiofa raccolta , fenza che neffuno ne abbia danno , ■fenza che vi fi trovi niente a ridire, « fenza eh' egli fia obbligato a divi- dere ron altti l'utilità che ne ricava. ^ Siitbilifca egli alcuni alveari nel fuo picciolo giardino, o davanti alla fua cafuccia ; li governi , fecondo il mia metodo, e la rapida loro moltiplica- zione farà bentofl:o una forgente di comodi per la fua famiglia. Cofa , infatti , abbifogiia per mol- tiplicare le api ; È' d'uopo eh' e/fe efi- gano poche attenzioni , poiché il Con- tadino non ha il tempo di preflarna molte alle medefime ; che gli alveari collino poco, non eifendo egli in ifia- to di f^fferire fpefe grandi ; che tutti gli alveari diano degli fciami ; che tutti quefli fciami fiano forti e pri- maticci, a fine dijraccogliere e di mol- tiplicare affai ; che neflTuno fciame fi perda , né vada , come accade foven- te , ad abitar nelle forefte ; che fi polTa a fuo talento prendere il mele e la cera fenza far perire le api ; fi- nalmente che nefluno fciame perifca di vecchia/a , e che ciafcuno funTifìa quanto più a lungo è poffibile . Nef- fun metodo fino al prefenta ha unito tanti vantaggi ; fi trovano tutti nei miei principi . Primo Vantaggio. Le api richiederanno poche atten- zioni. Egli é aflfolutamente neccfTltrio ve- gliare fopra gli fciami; non s' impie- gano in quello dei fanciulli , perché troppo foggetti ad addormentai fi , ad ailuntanarfi , e a difìrarfi ; e fuppo- nendoli attenti, farebbero effi in ifta- to di raccoglieregli fciami ? E' d'uopo che una perfona di età e intendente Illa .di guardia vicino ad ogni alvea- re : quella continua cullodia é gravo- fiilìma per le famiglie poco numero- fe , e toglie molte braccia all' Agri- coltura . Seguendo il mio metodo non fi £ obbligati a vegliare fopra gli fcuimi , poiché (ì previene la loro u- f'ita formandoli artifizialmente ; ed ecco molte migliaja di braccia refti- tuite ai lavori della campagna, ^ Nei giorni più belli convien rad-] '^ .doppia- doppiare l'attenzione e T aHUaiià . * Quando fa cattivo tempo, efTenJo tut- ta la famiglia raunata , potrebbe allo- ra , fetiza diftrazione aver i' occhio fugli alveari , ma appunto allora gli fciami non fortono . Efcono durante il caldo, quando i Contadini fono oc- cupati affai da lungi , quando i mo- menti fono preziofi ; allora fi è che bifogna abbandonare dei lavori, delle operazioni iaiportanti per raccogliere i fuoi fciami , e per attenderne degli altri che fovente non comparifcono ; da tutto ciò va efente chi fìegue il mio metodo. Supporto ancora che il Contadino fìa a lavorare in vicinanza della fua cafa , bifogna che abbandoni il lavo- ro fubito che uno fciame prende il ■volo ; egli perde cosi la fua giorna- ta , o almeno la miglior parte . De- gli altri alveari replicano la ftjfla fce- na r indimani , e nei giorni feguen- ti: uno ftefTo alveare fciama fino due •o tre volte : quanti momenti perduti pel lavoro ! Si perde da una parte quello che dall'altra fi guadagna . Il •Contadino , feguendo i miei principj , non perderà neppur un'ora; egli non dividerà i fuoi alveari , che dopo il tramontare del Sole : fé ne ha fei li raddoppia allora formanJofene dodici fciami : ne divide uno o due alla fe- ra , quando ha finito il fuo lavoro; cominciando dai piiì popolati , lafcia agli alveari piià deboli il tempo difor- tificarfi , differendo 1' operazione di queftì alla fettimana feguente . Egli afpetta tranquillamente , fi occupa al lavoro fenza diftrazione , tutta la fet- I timana è per lui , guadagna tutto , e non perde niente , Gli Agricoltori , ; quella porzione della Utnatiità così nu- I merofa , così preziofa , e così degna delle noftre attenzioni , troveranno : dunque un graHdiilìmo vantaggio fé ! ^uendo il mio metodo : eglin) non I potranno più dire ; io non ho temoo Ai attendere alle api , qualunque Jta [/ utile che fé ne tragga . Io mi coai j piaccio della mia invenzione, fingolar- \ ' tnenle perchè 1* ho ridotta a portata ^ 17.3 dea,!! AgricoUori , ed è propria per foilevarli , ed aj'.itarli . Mi fi potrebbe ora dimandare, per.- che io non mi attenga al metodo del Signor e 5"f/7/r(ic&, il quale è infallibile , ed efenta ugualmente dal vegliar fo- pra gli fciami > Eccone le ragioni . I. Il fuo metodo efige molta deprez- za : i-n cento Contadini appena due fé ne troverebbero, i quali aveflero tan^ ta cognizione e tanto comodo per e* feguirne le operazioni eh' eflfo richie- de . Qumdi gli abitanti della Lufazia pagano delle perfone efperte, le quali vanno di villaggio in villaggio , per formar degli fciami artifiziali , coma in altri paefi fi pa>^a per caftrare i vitelli e igli agnelli . 2. Il fuo me- todo è pia lungo , e gli fciami non trovando, come trovano i miei , una buona abitazione e bene ftabiiita, una covata abbondante , devono natural- mente arrivare più tardi al punto di accrefcimento eh' io ho diritto di at- tenderne, j. E' più violento : convie- ne fminuir dellie covate , imprigionar delie api in qualche caflfetta , cavar dipoi dal fuo luogo degli altri alveari per trarne delle operaje . ^. Richiede molto tempo , molli preparativi , e una qualche fpefa ; abbifognano dei favi di mele e di cera , delle cafifette con 1* inferriata per fare fchiuder le uova pel corfo di diciaflTette o diciotto giorni, delle gabbie inferriate ( l'è ;/è/- haufgen ) per chiudervi la regina gio- vane per quattro o cinque giorni . 5, Qjefto metodo non ha altro vantag- gio che quello di procurar degli fcia- mi ; non offre la f;KÌlità d' impa- d-ronirfi del -mele e della cera fenza far perire le api . 6. Finalmente non impedifce che gli alveari muojano di vecchiaia. Il mio metodo ha lutti fif- fatii vantaggi fopra quello del Signore Schifaci} , fenza averne gì* iacoave^ nienti ^ SeCohw *74 SfcCONDO Va NT ACCIO, T: tti i mìei cìvztLÙ produrranno degli fciami , Gli alveari i più forti fi ofiinano talvolta a non ifciamare . Le api fé fo.io troppo' in riftretio nella loro abi- tazione , fi ammucchiano di fuori , e formano dei gruppi d' una forpren- dente groffezaa . Alcune volte , quan- do la raccolta è abbondante , vi fab- bricano , e quando non lo è vi refta- ro oziofe . La pioggia le incomoda , il vento le fa cadere , ed elleno ri- mangono intizziriie fulla terra fenza poterfi rialzare : io ho veduto'più d'una volta perire dei gruppi confiderabili , forprefi dai geli che foprawengono nelle montagnedopo delle pioggie fred- de . Si ha un bello ftrin^ere maggior- mente le api, inquietarle, affumicar- le , bagnaile , come alcuni Autori prcfcrivono , ma non fi può sforzarle a formare delle colonie , che indar- no \\ attendono durante tutta I' e- ftate . OiieOo e il difetto fingolar- ment« dei vecchi alveari , e perciò fi stìffOi^ano comunemente incapo ad al- cuni anni. Io sforzo quefti alveari Ra- ri 1 a divenir fecondi , ne cavo de gli fciami i fcelgo il giorno a miopia- cimento ; prendo il mio comodo fen- za confuitare i! loro, e in poco tem pò riempio i miei vafti alveari , rad- doppiandone il numero tigni anno. Se ve ne fono di troppo deboli, la fcio loro il tempo di fortifica rfi , ri- mettendo alla feguente primavera 1' operazione che mi procura uao fcia- me ; ho fatto g à ofTervare che non vi perdo niente, poiché q^iffli a!veari deboli nat'.irii mente non ifciamano. Mi verrà torfa obbiettato che ciaf- cuno dei miei alveari non produrrà che uno folo foia me , mentre ne fan no naturalmente fino a tre o quittro all'anno . Ma quello è precifamente quello ch'io conto affai, e di che fi fi troverà foddisfatti . Io pafTo ora a prò vare, che appunto ciò deefollecltar la UMolliplicazione , anziché ritardarla ; i e io dimjftrerò più compiutamerte al* la fine di quella Memoria . Si profeguira , ♦ * « * « M E T O P O per avere delle Pefche di ottima quti* /ita y e di particolare graffe zza, SI prendano de' Noccioli d'AIbicoc ca , che fieno grofli , e ben con- fervati : fi mettano in infufione nell* acqua comune , con avvertire di mu- targliela ogni giorno , o almeno ogni due. Si lafcino nell'acqua almeno per lo fpazio di un -mefe , per dar luogo allo fviluppamento del germe . A ca- po di tre fettimane fi oflTervi in che (lato fia il germe, e ciò fi faccia col rompere uno de' noccioli . Allorché quelli cominciano ad aprirfi per l' in- groffamento del germe , e della man» dorla , fi mett.mo in vafi , o caffette riempite di buona terra , affinché ger- moglino bene , e producano il loro (telo . Quando quelle tenere piante hanno tre dita d'altezza ; fi levino dal vafo, o dalla caffetta , prendendo infieme quella porzione , o pane di terra , in cui fi contengono le radi- che , in modo che quelle non rice- vano alcuna alterazione . Si ponga ciafcheduna Pianta nel laogo , dove fi è deflinato d'allevare un albero di Pefco . A capo del primo anno, o al più tardi del fecondo, la picciola pian- ta farà in grado d'elTere anneftata en scuffon , cioè a occhio . S' innefli al- lora con una rnazza di Pefca chiama- ta ^rofje mtgfionne , oppure di graffa maddalena ; e fi alìicura che fi ave- ranno a Cuo tempo delle Pefche d'una bontà mirabile, e d" una grofTezza par- ticolare. * aWE. « f « « «I R r.M E D I (^ per guarire e prefervare i befliamì da molte malattie contagio/e i DA molti anni a quefta parte fi è coftantjemente olTervato nelMe- cklemburgo , che i pomi agri fono valevoli non folo a guarire ^ ma an- cora a prefervare il beftiame da mol- te malattìe contagiofe . Quefla ftefTa offervazione è ftaia fatta in alcune al- tre Provincie della Germania , fcoper- ta , la quale , fé venga avverata e realizzata in quella guifa che fi rac- conta , è ficnramente della maggior importanza , e della maggiore utili- tà . Q lefto rimedio per altro , o que- fto prefervativo , ficcome non potreb- befi per ogni dove ufare egualmente, da poiché non in ogni luogo trovanfi pomi agri , fi e perciò dovuto penfare a foftituir loro un prodotto equivalen- te . In SafTonia un particolare ofTervò, che i pomi di terra , o fian Patate , che racchiudono la femenza di quefii tubercoli , acquiftano acidità quando { reftjno per qualche tempo efpoili al \ Sole . Diede a mangiare dì quefii pò- t mi alle fue beflie , nelle quali erafi l'j Epizootìa manifeflata . Molte che ne! erano ftate di già attaccate guariro- no , e molte altre ne furono pre- Cervate. J75 M N A, di liberare dalle Rane le l^afche , 0 Stagni ove ^ con fervano ; Pefci . UN Economo dei contorni di Ko- nisberg aveva alcune Vafche o ftagni di acqua , ove teneva molto pefce , e vedeva , fenza faperne la cagione , che non fruttavano coma prima, e il pefce andava femore man- cando . Vi fi erano ridotti eferciti di ranocchie da lui lafciate vivere in pa- ce , non avendo di loro alcun fofpet- to . Un giorno a cafo, o perchè (lef- fe ad ofTervare , vide che quando le femmine de* pefci avevano gittate l* uova , ed i mafchj le fecondavano, le rane ghiottamente le divoravano , e di più prevalendofi della debolezza de* pefci in detto tempo artaltavano e di- voravano ancor loro . Tanto gli fer- vi per credere di avere fcoperto i ne- mici del pefce negli abitanti delle pef- chiere . Infatti in tal guifa fi perde- vano i nati, e s'impediva che ne na- fceflero di più . Ma a che fervivagli tale fcoperta , fé non fapea come e- ftirpare le ranocchie ì Gli fu infegna- to il rimedio , lo provò , gli fiufci bene , onde ha avuto il piacere di pubblicarlo , fupponendo che debba giugnere nuovo a tutti , come giunfe a lui . Provvide molti granchi vivi , e ne popolò la fue Pefchiere . Qaefti facevano la caccia alle rane , e cosi diftruffe i nemici del fuo pefce , chia- mando in ajuto quefta truppa Araaie- ra toro nemica . s^ 1-76 PREZZI CORRENTI DE' GRANI. Addì II. Dicembre 1777. Venezia a pesodiLib. ij2. lo Staro. In T tazza Mercantile ■ Simile Da Tijlori Simile Da Forni ■ •■ — ■ * Simile ■ -L. 19; — -L. 22 : S -L.22 :. — -L.Z3: 15 -L.2I ; — -L.'20 : — J» Tubblico da Fontici- L. 2 1 ; — Simile' ■ L. 21 ; 5 Sorgo Turco L. i_? : ■ — L. 12; — Treviso a misura Veneta, tormento' Simile ^orgo Turco -L. iS ; 12 -L. 2 1 ; 5 - L. 1 2 ; ^ L. 1 1 : IO Vicenza a misura Veneta. Tormento • — Simile ■ Sorgo Turco — — -L. 21 : 16 -L. iS ; — -L. 12 : 6 L. 1$ : 15 Udine a misura Veneta. Formento- •Simile • Sorgo Turco — ^^7—7- -L. 21': 5: — •L. 21 ;, io : — •L. 12: io:?-i- 1. — ; — : — Mirano A misura Veneta. Tormento— -^ • Simile Sorgo Turco ■ L. 20 ; IO L. 20 ; — PIAZZE ESTERE. Genova a misura Veneta. Tormento ■ Legnaco a misura veneta Tormento Simile ■ Sorgo Turco *^L, 20 ; IO — L. 17: 5 — L. 12 ; 5) L. 11: 17 Bassano a misura Veneta Tormento ■ — ■ Simile • Sorgo Turco-'' — L. 21 ; — L. 18: — -L. 12; S L. 13 : 2 Simile • Sorgo Turco- Tt. -L.26 : 14; — ■L. 25); IO : — r __ • ,^ •• Livorno a misura Veneta. tormento ^— — i. 34 ; — Simile ■ ■ ■ L. jo ; — Sorgo Turco' ♦> • ■ - L. 1 5 ;\i— RiMiNi A misura Veneta. Tormento' Simile Sorgo Tuìrco — — 1. 18: io L. 17; — L.io: IO L. p : IO * I J7T N. XXIII. INUQVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v; 27. Dicembre 1777. 11 I Seguito della Memoria dsl Signor J. DE Gelieu , 6C, offici nuovo Metodo di formare degli Sciami artifìziali , ec. Terzo Vantaggio. Tutti i miei /dami faranno forti e primaticci , IO ho già fatto vedere alla sfiigi- ta la grandezza di queflo vantag- gio ; ora è tempo di entrare fu ciò in qualche dettaglio. Si ha {avente dei piccioli fciami che perifcon di fame per non aver potuto farli le provigioni , o che elTendo trop- po deboli per difenderli , fono flati fjccheggiati neir eftate . Si ha degli fciami tardivi , i quali non fortono che al finir della buona ftagione; quan- do anche folTero fortilTìmi , non han. no pii\ il tempo fufficiente per racco- gliere il lor necelTario. Sarà affai peg- gio , fé nel tempp ftelfo fono e de- boli e tardivi , come lo fono ordina- riamente i fecondi e i terzi fciami . Perciò fi foffocano in autunno , affi ne di prevenir la loro perdita che fi giudica inevitabile , e tutto il pro- fitto che fé ne ricava fi riduce ad al- cune oncie di mele , e a qualche po- co di cera . La perdita di cotefti fciami farebbe poco rincrefcevole , fé non fi trafci- naffe d Tetro la perdita degli alveari dai 7&ov9GÌ9rnalgd'Ital.Tom.ll, ;|; quali fono provenuti. Gli Autori fi ac- cordano nel dire, e 1' efperienza lo ' prova , che quando i migliori alveari producono più di due fciami , quella troppa loro fecondità diviene ad elfi funetla ; poiché fi efaurifcono , e pe- rifcono, o per lo meno fono debolif- fimi e languenti pel corfo di alcuni anni. Gli ultimi fciami fono dunque aborti inutili, ed anche nocevoli ; in- vece di popolare un alveare, non font propr) che a rovinarlo. i Ho detto che 1' efperienza lo provaci' Qual è quel paefe in Europa , nel quale da cinquanf anni in qua il nu- mero degli alveari fiafi raddoppiato , quantunque ve ne fiano alcuni che fci.i- mano fino a tre o quattro volte ? Si vada per le campagne , e vi fi ve- dranno molti alveari fpopolati ; parec- chi Agricoltori che pofledevano venti alveari non ne hanno più che due o tre : ciò non Ci può attribuire fé non alla imperfezione del metodo che fi fiegue per governarli . Molti alveari- non ifciamano punto ; ed altri prò* 4ucono troppi fciami , e perifcon con elfi . Gli fciami forti e primaticci "J^ii quali foli fono gli utili , non fanno? al più che mantener 1' alveare , ripa- rare gli accidenti che fopravvengo- no , e rimpiazzare gli alveari vec- chi che fi affogano per averne il lo- ro melei^^'- *< ;»» Così non avverrà del metodo eh' io propongo. Tutti i miei fciami faran- no forti ; ciafcuno d'effi è formato di un mezzo-alveare già tutto pieno Z di ^7S . di mele e di covata, beniflìmo popo- lato , e che renderà piCi che non ren- dono cinque o fei foia mi deboli . Tutti i miei fciami faran primatic- c) . Quello che ha la regina avanza di quindici o venti giorni gli fciami naturali : anche quello che non ha regina, febbene aflar inferiore al pri- mo , andrà del pari cogli fciami na- tùi^ii per la moltiplicazione , ed avrà un notabile vantaggio per la raccol- ta , poiché non cefiferà d'aggiungere, per più di quindici giorni, delle nuo- ve provvigioni a quelle che già aveva. Ho detto qualche cofa riguardo al vantaggio che avranno i miei fciami di ritrovare, nello ftabilirfi , dei gra- na) interamente coftrutti ; un tal van- taggio è pili grande ancora , che non il penfa . Gli fciami naturali moftra- no di lavorare con molta attività fu- bito che fono ftabiliti : ma fé fi pe- fano fi vedrà che nei primi giorni del- la loro ufcita non raccolgono quafi niente, perchè non fanno dove depor le loro ricchezze: fono obbligati, pri- rna d' ogni altra cofa , ad occuparfi nel fabbricare dei favi . Si aggiunga- no quefti quattro o cinque giorni di ritardo degli fciami naturali ai quin- dici giorni anticipati che avranno già i miei fciami, e tanto meglio fi fen- tirà il vantaggio del mio metodo^ Il difetto dei favi che ritard*^^a rac- colta , ritarda parimente la moltipli- cazione degli fciami naturali ; le pri- me uova della regina fono affatto in- utili , perché la cura della moltipli- cazione cede a quella delle provigio- ni ; le api , mancando loro il luo- go , riempiono di mele gli alveoli dove fono depofte le uova ; ecco un nuovo ritardo , una nuova perdita , ^ che non fi ha a temerfi feguendo i miei principi ( /»). Allorché degli alveari vecchj fono per perire, alcune- perfone ne confer- vano i favi, per collocarvi degli fcia- mi, e rifparmiare loro la fatica di fab- bricare: ma rifultano da ciò due gran- di inconvenienti , i quali forpaffano di gran lunga il vantaggio che hanno quelli fciami di trovare , fin dal pri-- mo giorno, luogo ove riporre la loro raccolta < i. Si rimane privi della ce- ra , la quale è un oggetto non pic- ciolo . 2. Quelli fciami non poflòno fabbricar di nuova , e quindi non a- vranno che dei favi lordi, e molto più predo periranno di vecchiaia. Quarto Vantaggio. i T^on fi perderà neffuno fciami . In un tempo tanquillo e caldo gli gli fciami fi alzano alcune volte a tal fegno, che non Ci può coftringerli ad abbaflarfi ; guadagnano i bofchi , e fi ricoverano negli alberi fcavati . Non paflTa anno che non fi trovino di que- lli fciami fviati , i quali pel Proprie- tario fono perduti : egli ne perderà affai più fovente , e li perderà quafi tutti fé non farà vigilante . Quello è il cafo dei poveri Contadini , i quali, non hanno il comodo di trattenerfi a? far la guardia vicino ai loro alveari , Uno fciame non fempre fi adatta all' alveare , nel quale è flato meffb. Quando 1' alveare ha un qualche cat- tivo odore ; quando non fi ha l'at- tenzione di difenderlo dal Sole;, e prin- cipalmente quand' è troppo picciolo , lo fciame fi alza a volo , e va neU le ;!.-. :. ■ ( a) T^e/ trafportart uno fciame fortijjìmo , ne/ tenzo giorno dopo la, fiia ufcita , una f coffa affai violenta fece cadere un favo cominciato . Efaminandola vi ritrovai delle uova in quafi tutte le cellule , ma nuotanti fui mele , che vi avevano in feguito depoflo /# tperarie ; ed c per ciò che la parte fuperiore dei favi è fempre COSI bianca ., le forefte a ricovrarfi a fuo place- re ( O. Ma fi adotti il mio metodo, e non fi avrà mai a temere una fimile dif- grazia . I miei fciami fi moltiplicano in tempo di notte fenza prendere il volo , e fenza che le api fi fervano delle loro ali; come potrebbero allon- tanarfi ? Una volta ftabiliti , non ab- bandoneranno i loro alveari , i quali fono la mela dei loro alveari nativi . Il mele di cui fono abbondantemente provveduti , e principalmente la co- vata di ogni età che potranno fare fchiudere, echeofifre loro la fperanza vicina di una numerofa pofterità , fo- no allettameatt potenti , che tolgono ad effi ogni defiderio di fcegliere un' altra abitazione; non troverebbero al- trove sì ricchi tefori. Qu iNTo Vantaggio. 1 mìei fciami non periranno di vec- chiaia , e non fi difgufieranno mai delle antiche Uro abitazioni . I favi degli alveari vecchi diven- gono sì lordi, così denfi , e tanto pe- lanti , e le cellule, a forza di fervir di culla alla covata , talmente rifìrin- gonfi , che non potendovi più fchiu- derfi , quella covata e le api perden- do la fperanza di confervare la loro repubblica con nuove generazioni , u- nico oggetto delle loro penofe fati- jche , difertano dai loro vecchj alvea- ri , partono tutte infieme come uno .fciame , e vanno in corpo a ftabilirfi altrove per fabbricarvi di nuovo , e liberarfi dalle tignuole , che devaftano i vecchi favi : fi rimane forprefi di trovare tutto a un tratto fenza abi. tanti alcuni alveari che credonfi ben * . *79 popolati . Mi fé le api per mancanza di coraggio , e per troppo attacco ali* antica loro abitazione non portoti fi- folverfi ad abbandonarla , elleno lan- guifcono e s' indebolifcono a villa d* occhio , perchè la covata non vj fi può più fchiudere per rimpiazzare le operarie che muojono : bentofto le tignuole diflruggono i favi , e le api flraniere vengono a faccheggiarvi il poco mele che ancor vi fi trova ; fi dice allora che gli alveari perifcono di vecchiaia. Per prevenire quella per- dita, fi fofifocano comunemente in au- tunno gli alveari più vecchj , alfine d" impoflrefTarfi delle loro provigioni ; fi foflfocano eziandio gli fciami tar-i divi , che fono deboli e leggeri .... Io non mi fìupifco più che vi fiano così poche api ; mi meraviglio piut- tofto che ve ne fiano ancora . I niiei fciami fabbricheranno di nuo- vo ogn'anno la metà dei loro favi , ne'quali la covata riufcirà beniflìmo; non periranno dunque né per vecchia- ia , né per tignuole , e potendo fem- pre rinovare i loro favi , non faran- no giammai tentati di difertar dalle loro abitazioni . Si cita come un prò-' digio un alveare , che fi dice eflerfi mantenuto quafi cinquant' anni : ciò non è pofljbile , fé non fi avrà meffo in iftato di fabbricare di nuovo , fia fminuendo o caQrando i favi vecchj , fia col renderlo di tempo in tempo più alto. Se s'intendono bene ì miei prin- cipi , fi vedrà che i miei alveari de- vono arrivare comunemente a un tal termine , e che potranno anche paf- farlo ; io aflìcuro a ciafcuno d' effi la più lunga durata poffibile. Mi verrà certamente obbiettato , che fé la metà dei miei alveari fi rinova ogni anno , l* altra metà farà fogget- ta all'inconveniente che ora ho efpo- Z z Ilo, ( ^ ) Vno fciame forte non refiera mai \ìn un alveare troppo picciolo : egli prevede fuhito che non vi potrebbe ratinare delle provvigioni fitfijcieifti , »ì ricovirarfi tutto intero quando farà rinforzato m^ ^o , in quanto che le parti dell* at- sfc veare , eh' io aveva originariamente | civifo j refteranno fempre le fteflTe , quantunque io vi aggiunga dei mezzi- alveari vuoti . Dopo dieci o quindici anni tutti i favi ne faranno sì lordi, che non vi fi potrà più fchiudere la covata ; e tanto peggio farà dopo venti o trenta anni . Ma fi toglie del mele e della cera •anche agli alveari coRrutti fecondo il 'mio metodo , il quale rende quefta operazione facililfima , e ci dà il mez- zo di farla fenza folFocare le api , e fenza gvaflar la covata ; Ci rinoverà ì fuoi alveari prendendo fempre i fa- vi più lordi . Sesto Vantaci io. Si potrà prendere del mele e della cera ♦<■-'■ fenza far perire le api , Òflervo primieramente ctlé non fi ^ee togliere nulla agli alveari, che fi ha desinato di dividere nella feguen- te primavera . Non è poflìbile di aver neir anro (leffo del mele e degli fcia- «ii ; quefti farei bero troppo ritarda- ti, poicFrè non fi dee fornrarne fé non •quando 1' alveare è tutto interamente pieno, e le api hanno rimeffo dei nuo vi fa^r far fare alle Galline delle uova grojfe in ogni fiagione . Scrivono da Saitzburg, che vicino a Nnmeith , fui Confini di quel Principato , evvi un tale, che fa fa- re afié fue Galline, tanto nel Verno, come nella State , étW uova che pe- fano fino a due once e mezzo, e la maggior parte delle quali hanno due tuorli. E' agevole accertarfi di qBefto fatto, fénz'arrifchiar molto, metten- do in opera il metodo da lui ufato , che fi dice effere ilfeguente. Egli pi- glia una qualunque mifura digufcj di femi di lino, li mette afeccare in un forno mezzanamente caldo , li fa bat- tere come il frumento , e pofcia li mette dentro all' acqua bollente . Li mefcola di poi con altrettanto di cruf ca *, o femola di frumento , rimenan- do bene ogni cofa, e vi aggiugne un' ugual quantità di farina di ghianda : forma del tutto una pafta con una propofzionata quantità di acqua , e pafce con quefta le fue balline , le quali ne lo compenfano largamente , e con ufura . Maniera Di prefervare i Pomi dall' infra- cidimento . NOn farà inutile , né difcaro a molte Perfone 1' apprendere la nianiera di prefervare i Pomi dalTin- fracidimento , e di confervarli per un intiero anno . Per ottener ciò , con- viene in prima fcegliere quelli , che fono perfettamente fani , e portargl' in una danza, e quivi metterli fopra a delle gratticchie feparando gli uni dagli altri . Dopo aver chiufa efatta- mente la porta , e le fineftre di que- fta danza , terrartì quivi acccfo per ^ jft cinque giorni del fuoco con fermenti ," o fia rami fecchi di Vite , procuran- do che marnii molto fumo , e che fé n" empia tutta la danza. I Pomi itc- cati da queflo fumo , il quale li co-, prirà nel medefirao tempo di un fa- ie fino , e fottile , ^i me « MANIERA Di confervare per lungo tempo t Fiorì nella loro forma y e con t loro colori naturali. P Rendete della fabbia di fiume : nettatela quanto è poffibile da tutte le .immondezze che può conte- nere , e fatela ben feccare al Soie . Panatela poi per un fetaccio (/ami- fo ) , e adoperate folamente la pm hna . Fate fare una cafìfa di legno , o di ferro bianco ftagnato ( banda ), di quella grandezza che vorrete. Sul ton- do della carta diftendete della fabbia air altezza di tre , o quattro dita. Piantate in quefta fabbia T eftremiia del manico de' fiori in maniera , che ' ftiano dritti fenza punto toccarh 1 uno con r altro , e riempite pur di lab- bia tutto il vuoto all' intorno dei ma- nichi . Quando fono ben piantati met- tete ancora della fabbia all' intorno de' fiori ,al di dentro , e di fopra , e cuopriteli con la fabbia fteffa ali al- tezza di due o tre dita. Mettete que- na caffa in un luogo efpofto al Sole, o.in altro luogo calda , e lafciatela per un mefe . Riguardo ai Tulipani bifogna tagliarvi il piftillo che s in- i * na!za nel m€«o, "è riempirne ifvuo- to di fabbia . Non bifogna mettere troppi fiori in un^caffa, né farla trop- po larga . «»^^ <:^ M E t >o D a. ^ ^^ ■ , , .'..-li 'Per diftruggere quella fpecie di fiori 0 funghi che Jormanft fulle travi ec. LA Società patriotlca di Slefia ha comunicato al Pubblico il meto- do feguente per diftruggere quella fpe- zie di fiori , di funghi , e di efcre- fcenze , che formanfi fopra le travi , ed altri legni umidi impiegati nelle fabbriche . Si fa a tal effetto difcio- gliere del vitriolo turchino nell'acqua calda , e fi bagna , e fi ftropiccia con elfo il legname foggetto a quello ac- cidente dopo averlo ben rinettato ,,. e fpogliato di ogni forta di quelli tali efcrementi . Bafta , fi dice , ripetere per molti giorni di feguito quella o- perazione , perchè più non fi ripro- ducano . oncìnaqmos ol ■j - .oq ^; ili oilo:oi;w lif.oqr.'i no'. 'iÌ03 Bblij! ned aiiavc! loq ,< ;j,. CVOO ti.. .'iftni ; 9lo2 u; -Jl nqì >.). .-ad 3J?fn-ji'i 3 , fiiBÌHo-fiop:>rt ^i 3"3l airiooiJJsi^ 9:bb -cnsla bìijìHd 15VB oqod . iills . ■h -M Tt$ ) '■ :K,.;rii i, ilOVi RN ALE -D'ITALIA Spettante ALLA Scienza Naturale , e principalmente all' t À6RICÒLTDRA y ALLE ArTI , £P AL COMMERCIO . ■^^'y- ' '•''•^- :!■ !(-ì; r'.i " r» ìd iKì j -jaij-i- -M^ i-i I !■> '».» 3, Gennaro 1778. Finì della Me • m ' tP v itt * :^YÌ4ientemente men com- .,PQfti ,, e p^r confeguenea a mi- nor preezo: di, quelli della Signora Fi- cat , del Signor di Majfac , e del S\- gnor Tali e au -y balla paragonarli . Queft' ultimo dìc^e egli mcdefimo, che i fuoi ;)Jveari coftano ciascuno fei lire e die-

'• • , • » • ! • Io non mi fono già fattia iliudone , fapendo beniflìmo che il legname in molti paefi è raro e in prezzo, e che lo diviene fempre più ; e che perciò la mia invenzione noa potrebbe effe- re di un' utilità generale , fa non per quanto fi aveffe la facilità di far fu i principi. medefimi degli alveari di pa- glia , di vinco , o di qualunque altra materia , poiché trattafi principalmen- te di ridurre i miei alveari a un prer- zo sì baffo , che non ecceda le forza del più povero Agricoltore . Avrei po- tuto nafcondere qaefto difetto effenzia- le del mio metodo fotto una lunga e~ numerazione dei vantaggi degli al- veari di legno ; e avrei potuto far offervare , che fé i miei alveari co- ♦ Ilano affai , in contraccambio durano A a di • ìù di più, principalmente quando fi' dipiti- s(^ facile comunicazione tra le due metà gono aoglio, poiché fono men foggetti- agl'infetti, inacceflìbili ai fora, trop^- po peìantl gliando fono^tìieni^J „?,' *-^l effendone le tavole groili (fi me , non poffono efler portati via da mi tadroij il più robufto, ec. A, fiffatti vantaggi, comuni a tutti gli alveari di legno, avrei potuto aggiugnere una pompofa fer4e di tutti qa€Hi Gft€ . ottre il rmo metodo , e che fono ad eflo partico- lari , di prevenire cioè la perdTta de- gli fciami che fi fviano, di trarne di fortifiGmi dai vecchj alveari che più non ifciamatìoea Tutti i miei calco, li, tutti i miei ragionamenti non in- durrebbono giammai rAgricoltore mi- ferabile a fare una fpefa , che in mol- ti paefi farebbe fuperiore alle di lui facoltà ; egli direbbe ferapre , (juejfo. va bene ed è utile j fnct ir-iegname- i troppo cara ytììr'id fiuto in ifliao Ai farne la fpèfa . , - Io ho dunque impiegato tiitta l'at- tenzione Tj^er coftruire degli alveari di paglia, i quali prefentaffera i'itiBdefi-' mi vantaggi , Non renderò confo def primi tentativi .' il loro poco fuccenTcf punto non mi fcoraggiò j ho raddop- piati i miei sforzi , e finalmente ho avuto la fortuna di riufcirvi . Neffu- Ila cofa ho detto finora , eh' io noif l'abbia provata , e provata parecchie volte, e della quale io "non fia perfet- tamente ficuro . Ho voluto piuitofto pubblicare la mia fcoperta più tardi , di quello che prefentare al Pubblico delle femplici fpecolazioni , le quali potefTero efìTere fmentite daill'éfperien- za . Ma la ficcità deli* anno pàìTàto ( 1771 ) che é fiata funeftiffima alle api , avendo in queft' anno ( 1772 ) rcfo gli fciami rariffimi ^ io non ho potuto far la pruova dei miei alveari di paglia , e ciò mi r i (a r-dò troppo * Frattanto la teorìa ne è evidente , e ilfucceffb me ne pare infallibile . Chiuft'- que avrà ben intefi i miei princip) potrà convincerfene . Per formare degli fciami artifiziali per mezzo dellìf divifione degli alvea di ciafcun alveare, in guifa che i fa- vi ne fiano jndiperidenù ^ e. fi polfa fefiararlò ]fef^ t^liar|i \ fehia, ren- dere fatale cotefta operazione ; e que- i fto è V(pJ€lilO' ùòC^ lliiei mezzi alveari,, Ji }f^9 ,t. .Ì^o" è ella cofa facili (fima lo ibtbilire una fimi la comunicazione tra due, alveari vicini, fiano elfi ^j pag4ift y di vinca , tifte»^ ra da vafajo , o di qualfiafi altra ma- teria, e qualunque nefia d'eflì la for* ma l Converrà perciò ; i. fare ciaf- cun di queftralveari da accompagnarfi più ')5Ì;pi^^p'àvVicìnano j-'i'rósvew rà un tubOj 0.W1 ^zro di -legno ■fca--' vato, il qbale iftcàftrato da una par- te è^ dall'' a'hfìS'ne^i -alveari ^^ ibrme-; rà'Aitt éàhafe^dicottìufticazìone tra lo-', ro } alcuni ;pbnici più in %lto fi può' fare ancora un'altra apertura , e a- dattarvi un fimile tubo 0 cannello j un folo tubo di conveniente groffezza potrà ballare fé gli alveari ^orió'bafjii ma qualunqìué folle di effi l'àlteria* io non ne vorrei più di diie^'Si flo|>- ri non fi tratta che di fìabilire ana^ peranno tutti j;li intervalli.^ è tutte le feiTurfi coli fterco di Vacca , e cotlcal- ce, o con argilla , per chiuderne J'in- greflb agi' iafetti... ;.7.^f'i f-r.-J Cirribb-: Uno fciame ripoftó'jii qtiefK alvea- ri fi ftabilità dapprima in 'imo j e fu' bito che lo avrà empiuta fi eftenderà nell'altro per fabbricarvi _i ,1 doro Tavi faranno indjpendeptfc r ^r , akro ficco me le api |iotrann(9 .avervi una coma- iiicazione uguaimerkte facile , come 1' hanno da un favo all' altro' .e come r abbiamo iioi dà una cambra: all'' al Ira j così -élleno fii riguarderebibontf re cjprocarheoteoomfe cittadine.d',u.noftef fo 'alveare , il che avviene ineii.mrer alveari dì legno -• Io non-diibito che dopo là loro feparaz ione non facciano conofcere dà qual parte fia làregii^a, Còme ho g'à deffcritto ilella feconda parte di quefta Memoria i Si vede già come fi debba fareqne- :fta feparàzionei Sì divideranno qnefli à-lveari dopo il tramontar del Sole , i tuW o cannelli leftecanno attaccati a quell'alveare i inel quate fariiipo ^più fortemente 4ncaftrati ; fi idattefahrìo fui fatto qnefti tubi a-degli alveari vuo- ti , uguali o no j non importa , pur- - thè i buchi di comunicazione fiano della liefTa grandez;i:a , e all' altezza tnedefima da una parte é dall' altra : iìòn vi farà bifogno, in. riguardo a ciò , di tutta quella efattezza ch'.è neceffa ria per gli alveari di legno ; e queftó faciliterà anche confiderabilmente la preparazióne ugualmente , che la o- ■pèrazione . Egli è a.prefumerfi -chetfif- fatti alveari a tubi prcienteranno gli 'ftertì accidenti che quelli di legno, in. •torno ai quali ho recate fuperiormen- te le neceffarie idruiioni , tanto per prendere del mele , ,che ,,per.formar de- gli fciami . In quefta guifa i miei alveari faran no a portata di chiunque, e fi pot à ufarlì anche ànqueipaefi, dove lafcar- fezca >del "legname rende le tavole ra riflìme,; e quindi è tolti» il principa- le obbietto che far fi potrebbe al mi metodo . Egli e vero che fi è ohbli- gati ad avere due arnie invece di una ; ma iContaditù^fe U fanno foventeda Sji lor<3 (kffi ; e quando anche lì doveffe j coniperàrle, fono effe dappertutto a sì buon mercato:^ che non meritano al- cun rifl-fìfj ; e poi quella tenue fpefa non farebbe ella, beniofto e largamen- te , compenfata da uno folo dei van- taggi che fi è ficuri di ritrarne? E quanto pia , fé Ji abbracciamo tutti ! !ll rifparmio del tempo , e de! tempo il p ù prexiofo; gli fciami forti e pri- maticci che traggonfi dai vecchi alvea- |ri , i quali naturalmente niente pro- ducono j la confervazione di .tanti fcia- ìnrvi che fuggono ^ la Umghiifima du- rata di ciaicurto fciame in particola- re ; la facilità di prendere il mele e la cera in quella quantità che fi vuo- le j fenza far niorire le operarle.... Non mireflachedi prevenir due fpeciofa obbiezioni j che non fi lafcierebbe di fare ancora contro il mìo metodo. Potrebbefi accufarlodi lentezza, per- chè un alveare non produrrà che un folo fciame .ogni anno. Io hogià pre- venuta :fifFatta obbiezione, allorché ho dimoftiato il terzo vantaggio che provie- ne dai miei principi . U'i femplice cal- colo ballerà per confutarla pienamente* Supponiamo clie un Particolare ab- bia in queft* anno due buoni fciami j eh' egli ii abbia porti negli alveari j fià di legno ^ ,o di paglia , coftrutti fecondo il mio metodo • che quelli fciami -forti e .primaticci abbiano.cm- piiito di favi le due parti di ciafcutl alveare ; egli potrà nel m -fedi Mag- gio proflfìino (epararequeCii due alvea- ri , e ne avrà quattro ^fciami. Vedia- mo quanti ne avrà in dieci anni , Sup- ponendoti tutti biioni , favorevoli , e mediocremente abbondanti di mele. Nel primo antio non avrà che idue fciami , riporti già nei miei alveari;» -N I ff rondo, anno .4 Nel terzo :8 Nel quarto 1$ Nel Nel deci nio 1024 ^ M a ;j .-^i ' •i8S Si detragga ora da quefìa fomma i itiove decimi per gli accidenti che poflTono fopravvenire ; le tempefte , gli anni piovofi e freddi , gli alveari faccheggiati dalie api ftraniere , quelli che non faranno fiali riempiuti nel primo anno ,. quelli che, non avendo regi- na, faranno flati perciò ritardati, ec... Detratti dunque i novedecimi, quefti due, alveari ne avranno prodotto in dieci anni più di cento . Io riduco ancora le cofe al maggior ribaflb , alla peg- gio , per non eflere accufato di efa- gerazione; ne diffalco diciannove ven- teiàmi, e certamente' non fi avrà luo- go di dolerfi ; ietteranno piò di cin- <)uanta alveari a quell'Agricoltore , il quale, diecianni innanzi, non ne ave- va che due ; egli potrà limitarfi ad Miì tal numero ,, fé non ha il como- do di collocarne di piià , e fubito nell' u«decimo anno farà una raccolta ab- bondante di cera e di mele , di cui e d'uopo aflbJutamente ch'egli fi fiafino allora privato. Ma qual paefe , mi fi dirà , po- trebbe nutrire tante api ? ... Io rif- pondo che per mantenerle non abbi, fognano che tre cofe ; dell' acqua , della cera e del mede . Non fi dee temere che le acque manchino ; il più picciolo rufcello , Io fgocciolamento di una fontana , e di qualche cumu- lo di letame faranno fufficienti per ab- beverare le api di un* intera provin- cia . Nulla più fi ha a temere che manchino ad c/Te né la cera né il mele ,: i fiori e gli alberi fcmpre ne fcmminifìreranno loro diecimila volte più , che non potrantio raccoglierne: quanta non ne lafciano effe fugli fla- mi dei fiori , quantunque re abbiano coftanieraente in riferva una confide- rabile provvigione , la quale non fa che imbarazzarle? E inquanto al me- le , egli è in alcuni anni cosi abbon- dante , che le api non ne raccolgono iieppur la millefima parte , Paflfando fotto un tiglio in fiore , o attraver- fando delle praterie naturali o artifi- ciali , fi refpira un' aria imbalfamata 4a quefto fu^o preziofo che evapora;, ìfe ^ e cliC: farebbe, perduto per" le api , fé non jicadeffe con la rugiada: fia egli medefimo una rugiada, fia, fé fi vuo- le , un fudor delle piante, o 1' efcre- mento dei mofcherini , è certo che il- calore lo profciuga , e Io dilTecca, a che la raccolta, ne e più abbondante- la mattina , che dopo il mezzogior-*: no . Abbiate, dunque molte operarle che lo raccolgano innanzi che fia di nuovo diffipato dal Sole o dal vento . In qualiuique numero fiano i vofki al-, veari, eglino troveranno da nutrirfi pe*: gli arniv, nei qu^i- il mele abbonda,;; e negli anni fleriii tanto ugualmente faranno: affamati quattro fciami , quan- to quattrocento : fé v'ha dei viveri per quattro., ve n' ha. per' tutti ; la ricchezza dell'unonon inàpoverifce l' ^ altro . Non fi tema dùnque di molti- plicare i fuoi alveari , finattantochè 1" efperienza afebia dibioftrato , fé ui' certi luoghi icon venga affolutamente limitarne il'' numero .II folo inconve- niente ,. che fecondo, Tìie potrebbe ri*!> fultarne , .fi è il faccheggio degli fcia-"t mi più deboli, che diverrebbe più fre-! quente , e quello è ciò a chs.G do-- vrebbe fare^ :un poco p;ù!di aiten--. zjone'.-- ' ■•"• '■ .'^ >:' ■ " . v ■, . * ■ . Ecco quanto io, aveva; a- idire Intor- no al metodo di formare degli- fciami artifiziali . Nel dettaglio, che ne ho dato 5 ho cercato principalmente la chiarezza e la brevità . Si vede fubi- to , e maglio lo dimoflrerà l'efperien-- za , che non v' ha metodo più fem- pUce , né che prefenti a un tempo iìeffo tanti vantaggi. Con piacere ne rendo omaggio alla Società delle ^pì di iLufazia , e al Signor Schirach ; io fono in dovere di replicare , che loro ne appartiene il fondo ; io ho fabbricato fu i loro principi , e ne ho refo l'applicazione più stile e più ge- nerale . -La Sotietà Economica di Ber- na. , che fi è degnata ricevermi nel nu- mero de' fiioi Membri , vorrà bene , Ilo fpero , aggradire quello tributo del mio zelo, e della mia gratitudine. t DsUs «si lij'iiq Hi Bel/a coltura dei Bofch't e degli al- beri in Bifeaja e Guipufcoa della Spagna j MEMO RISICA-' ; . .>I.'lÌ 'Z , fcSSi.'ls r,fii>f :; iii, • Del Signor Guclfelmo Bowles (*). QUafi tutto il terreno di Bifcaja , di Guipufcoa e della maggior parte della Provincia di Alava <& propria tno per gli Alberi ; ed io ■ punto non dubito ch'efifo non fia (la- to una volta coperto di Bofcaglie im-. penetrabili . La moltipiici^tà delle Fu- cine in quefle Provincie ha caufata' la • confu-maeione delcarbonea fegno^ che i Bofchi naturali cominciano a dive- nirvi rari j e fé il lavoro e 1' indu- ftria non aveflero fupplito a quello vuoto , farebbe flato d' uopo di ab- bandonare la ■pii-i gran p<^^■te delle Fu- cine , che in effe Provincie danno Ja rendita più con-fiderabile dei Maggio- Tati . Gli Abitanti v'intendono la col- tura degli Alberi infinitamente meglio ■che in qualunquealtro luogo della Spa- gna : vantaggio ch'efB debbono alla pratica ed all' efperienza . Seconio le ofiTervazioni eh' io lio fatte in quelli Paefi , i Bofchi pofiTonfi ridurre a tre claifi . Si collocano nel- la prima li Bofchi naturali , o che creicono da fé raedefimi , li quali .fo- no in poco numero , e fono compo- ;fii di alberi falvatici , e fpecialmente di Roveri , di Cerri , ^ di grandi Ar- buti , detti Borto dalli Bifcajni . Si pongono nella clafTe feconda li Bofchi .aperti , comi i viali di caflagni , e ■di roveri bianchi, piantati nei luoghi ricoperti ; e nella terza fi comprendo- ^ 1S9 no i viva; , ed ì Bofclii cedui , d** • quali taglianfi i tronchi . Niente evvi a dire dei Bofchi d'ai- to fufto , perchè vengono e s'alzano come negli altri Paefi ; ma però piii prontamente . Tra i vìvaj , ve ne fo-a no di naturali ; altri fono piantati di ^ roveri , o di caflagni, mefcolati , oy feparati . ! vivaj naturali non fono • così filmati che gli altri , perchè fo- ^ no compofli d' una infinità di fpecie d'alberi , che non fono ugualmente > atti a farne carbone. -Q,uando uno fi propone di piantare dei legni cedui , o delle ferie d* albe-x ri , fi ha cura di formare preventi»' vamente dei viva) di roveri , e di ca- flagni: fonovi anche di quelli che ne formano da venderfi . Io entro a ren- der conto del proceflb il più ufitato in iìmHi cafì ; perciocché quefto è uno degli oggetti più intereffanti per U maggior parte della Spagna. S4 raccoglie in autunno delle ghian^--^ de delli migliori roveri , quando fono ' ben mature , o le caftagne dei cafla- gni falvatici, tra le quali fonvene di così buone come quelle delle pianta ineflate ^ Sonovi multi modi di con- fervare quefle femenze -; ma il mi-i gliore fi è quello di metterle in bar- rrli a flrati fopra (Irati ai-ternati di fabbia pura , e di fementi , fino che il barrile fia pieno. In quella manie»- ra le femenr e conferva rtfi col lorofuc- chio , e trOv^infv pronte a germinare al mefe di Marzo . Se fi feminaffero al cominciamento dell' Inverno , i to- pi dei campi, detti mufaragni, le man- gierebbono . La Seminatura fi fa in- un orto in terra bene impinguata è coltivata ; nella quale fi formano dei folchi , coma fi fa per piantare i ca-i voli, tra fé diflanti quattro pollici /e pro- ( * ) La preferite Memoria é tratta dall'opera intitolata : Introduftion à V Hifloire naturelle & à la Geographie Phyfique de l'Efpagne , Paris 1776, della quale abbiamo fatto menzione nel foglio Nuoi. XXI , riportandons J' >^r^ 'Nicolo riguardante fa aolfunt dei Gel fi» 350 pfofpnd» tre . Si piantano in effì le ^ Dopo otto o dieci anni , gli ai3- ghianàe, o le cafìagne col germe all' in^H'iS € quando il getto comincia a fortire dalla terra , vi fi ufa l'atten- a?ione di eflrrpare tutte l'erbe nate negl' intervalli . Al fine di due anni fi cavano i piccioli àlberi ( chiamati in qwefli Paefi , chirpia ) per trafpian. tarli in altra terra di buona qualità , e che fia un poco pendente ; affinchè non vi fi fermino le -acque . Si fa una chiufura intorpQ a tale terreno j -fi la- vora , e fi letama ; indi vi .fi pianta- no detti arbofcelli a due piedi e mer- zo di diftanza , perchè fé -foffero più vicini , non avrebbono aria , crefce- rebbono rneno ., e s'indebolirebbero. ■Per piantare la .Chirpia , fé ne taglia- no le radici a tre. dita di diftanza dal ■collctto , e lo flipite principale a tre ■e. quattro dita fuori di terra , ed in- teramente li rami laterali . Sono tal- uni che piantano alternativamente nei viva) un rovere ed un caftagno ,; e •T efperienza prova che gli alberi così vengono meglio. Quando il vivajo è ifatio , i\ lavora leggermente la terra di tempo in tempo , ad oggetto di renderla dolce, e di difìruggere 1' -er- be .-Nel fecondo anno, avanti che il fugo metta fi in movimento, fi taglia- no a due dita da terra tutti gli ar- bofcelli con una ferpetta ben taglien- fe.:i,: *5n modo che il taglio ila bene uguale ed alquanto inclinato-, o fiv- ^ero obbliquo . Quefta operazione dà della forza alle radici per penetrare la terra, nel tempo ifteffo ch'efTa difpo- ne il troiKo a gettate delle branche di , più vigorofa refillenza . Tslel mefe di Maggio fi levano tutti i butti all' ec- ceziooe di due j e nel mefe di Ago- Mlo , quando le fibre legnofe comincia- no ad avere delU forza , non fé ne lafcia che un folo . Quella attenzio- ne , congiunta alla cura che deefi a- vcre di tagliare ogn'^nno à ipictiolì rami più baffi , produce degli àlberi dritti 'C iMel fecondo^anju), a Primavera , €i'' fa zappare lungo alle piante ; e que- iìo lavoro fi replica ogni quarto anno pel corfo di vent^-artm . Aggiungo a quéfte diligeri-se quella di contornare di fpini tutti gli arbofcelli quando fi piantano j per impedire alle beftie di fregar vifi. S'egli è vero che i vivaj di roveri e -di caftagni fieno i migliori , non lo. è punto meno che i bofchi , ne' quali queflie due fpecie d'alberi- fono alter- nativamente piantate riefcono molto meglio . Si è anche fperimentato che un caftagno prova meglio nel fito, da cui un rovere è fiato fradicato; e che lo fteffo fucceile al rovere pofto dov' era un caftagno.. Quando i caftagni cominciano ad avere ti n mezzo piede di diametro <;' int-ftano -alla fommiià , a riferva di quelli più alti e più dritti , che rifer- banfi per alberi da coftruzione . Al termine dì veni' anni fi nettano ; e ciò fi ripete in feguito ., di venti in vent'anni. Senza diquefta precauzio- ne , e dopo oin termine jjìù lungo , ii rami dimimiirebbero anzichecrefcere. Anche li roveri 'fi nettano alla mede- fima età , e fé ne levano tutte le bran- che, a riferva del pollone principale; e loro fi fa la medefima operazione o^ni elicci anni , di maniera che , fé svi !# # vi Yonó dei roveri e dei caftagni nel inedefimo bofco, fi, mondano i primi ■Ogni dieci anni, ed i fecondi con tutti gli alberi al ftne.jdei venti anni. Piaf- fato quello periodo, gli accrefciraenti annuali cominciano a diminuirfi , ed il legno non è più di cosi buona qua- lità , fptciaknente quello di rovere » Oliando quefto legno è fatto vecchio è pieno ,4*; «If ido vetriuolico , dì^ "i carboné'duro » e di un flogifta diffi. Cile a ftaccarfene ; locchèj è tutto al contrario quando i rami fono giovani» f (fi danriQ allora un carbone più dol- fPjiM'.'^he rCt>m unica quefta qualità al fyrro mentre io fonde , > . Allorquando li roveri» e li caftagni ■fono in un terreno favorevole , cref- cono , tanto in frutta , che in le- gno, fino alli fettanta o ottantanni. A nonanta o certo comtncia:po a de- gradarfi , e finifcono col divenire net!* interno bucherati » Giò però non fa che alcuni non li lafcino in piedi ; perchè continuano a. dare delle legna e delle frutta . PafTano dei fecoli a- ranti che quefli alberi muojano; ma quelli che vogliono avere i loro bof- chi in buono fiato , gli fvelgono , e ne piantano degli altri. Gli alberi di qualità inferiori , alle- vati in viva) , fervono ordinariamen- te da piantarfi in bofchi cedui in ter- reni chiufi . Tagliandoli folamente a fior di terra, eflì producono delle coc- che di forme irregolari , che manda- no molte branche , le quali taglìanfi tra li fette in dieci anni fucceffiva- mente per farne carbone. Vi fi lafcia- tio però delle piante intatte ad inter- valli , fecondo le ordinanze foreftali , dette Baliveau» , per averne legnami da fabbriche , che non riefcono però mai ottimi. N.B. Il noftro Autore , dopo l'Ar- ticolo , che , tradotto , abbiamo qui fopra riportato , altro ne aggiugne , in Cui indica varie fpecie di Agarici , che crefcono fopra i noveri e altri al- * 191 "tri alberi della Bifcaglia .La foftan- Jta^ che è fotto la pelle di 5]u«lIo del- la prima fpecie , di cui parìa , .dice avere la virtù mirabile di fermare il fangue di qualunqae -veiia e di qua- lunque arteria tagliata j e che ne fu- rono fitti diverfì efpefimenti » per or- dine del Governa , negli Spedali di Parigi , fojMa delle braccia e d?Ue gambe troncate ^ alle quali f'a appli- cata detta foftanza , cui dà ,,il no- me ài Efca , ed in fei o fette mi- nuti , arredò I* emorragìa , e guarì li malati , fenza far loro provare i do- lori della legatura , ne li fuoi funefti effetti . Cita le e: Me^moires de la Sa- aeti de B'fcaye = dell' anno, 1712', dove poflfono leggerfi le cure fattevi con tale Agarico . Aggiugne che Mr, Broffard , Chirurgo ds la Chartrt e» Berry , Autore di così utile fcoperta^ ottenne una penGone ; e che il me- defimo Agarico fi vende in Parigi do- dici Franchi all' oncia , Il fungo pre- detto ha la forma dell' unghia di ca- vallo , dura lungo tempo e s' ingrofla ecceffivamente , fì|iiQ apefate trent^ libbre, ( G,A. METODO Tuhblicitto nella Gazzetta di Agricol- tura di Francia per tener lontani dai Granaj gì' infetti che rodono ti Frumento . BAfta ftropicciar bene quefti luo- ghi con dell' ebbio a un diprefTo come fi fa colla cera per rinettare una tavola di noce , o d'altra fimil fat- ta . Fa di mefliere , che quella erba paffi dappertutto , e in diverfe ripre- se . Il fuo forte ed acuto odore met- te in fuga e difcaccia quell'infetti di- flruggitori , i quali più non ritorna- rì(:ì . Se fi fofTe in vicinanza del ma- re , farebbe bene non impiegare 1* eb- bio. bio, fé nòndopo averlo lafciato a mol- -le nell'acqua marina per ventiquattro ore» li v' -tUp il . « • * t« • -fo ■» M A N I E R A ì*- "' '-- 'J)i drftruggere h Lumache negli orti • iiqqs ' # «^i giardini* OGnuno fa il danno che cagiona- no negli orti , e nei giardini le lumache all' erbe nafcenti . La dili- genza di andarne in traccia per ifpen gerle non è fperabile dagli ortolani , molto più ove regnano certe luma- chette , che appena fi vedono . Non è di gran foggezione un rimedio , che fi affarifce altrove praticato con frut- to . „ Si riduca in polvere la calci- ,, na , e o la fera prima che cada la „ guazza , o la mattina prima che j, ella fi afciughi , fi fparga ful^ luo- „ go la calce viva , cofa che può farfi 3, comodamente con uno (laccio . " Le piante non ne rifentono danno , e le lumache che la toccano muojono . Si aflerifce di più che ne patifcono anche- i bruchi , e che le piante ftef fé vegetano con più vigore . Se non Jfc fopraggiunge pioggia, detta calce Tpof- verizzata fegue a fare il fuo effetto per due o tre giorni , ed è cofa fa- cile il ripeterne l'operazione. :i • ♦■.;.*Df'*i;oi ut'. M E Z O Sicuro e facile per diflrugger0\ » le Volpi, ' "' Portate in un dato luogo un pollo e legatelo ad un palo . Pafìfatevi in una delle fue ali un filo a laccio corrente , lungo quanto balla per e- ftenderlo a fei o fette pafTì ; Montate poi fopra un picciolo albero e tirate di tratto in tratto il detto filo per far gridare il pollo . Le Volpi ficuramen- te capiteranno al luogo del pollo , e voi potrete ammazzarle facilmente. Avvertafidi cangiar luogo ed ora ogni due o tre giorni. a ouoiIt^ov sr . ft. -ior;. • ■ I» 1» * If. jc "s K e: • sa ot'i^ ^ oiir"'oqn < *9i N. XXV. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettìinte alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: jo. Gennaro 1775. RISPOSTA t)el Sìf)ior .... a/fCt queflioni fattegli dal Signor Co: di ... . intorfio ad una malattia del frutto degli Olivi , cagionata da un* fpecie di verme che fta dentro le Olive , col rimedio ficuro per difiruggere cotejio -perni' ciofo Infetto. » Nob. Signore ce. iì D' Èlle cfue parti della richiefla che V. S. fi degna di farmi , noti poflo adequatamente rifpondere che alla feconda , coi piacere peraltro che appunto quefta fia la più interef- fante . Per quante diligenze ed ofler- vazioni fiano (tate da varj Soggetti praticate , per ifcoprire in quat ma- niera fi formaffe il verme nell'oliva , poiché la fuperficie di quefto frutto non Gomparifce alterata fennon qual- che tempo dopo che l' infetto ha fat- to le fue ftragi nelT interno d* effo frutto j nulla fi è potuto finora ritro- vare di foddisfacenie . Ma almeno fi è fcoperta la maniera , e il mezzo ficuro di fargli la guerra , e d'impe- dire che non apporti quel graviflìmo pregiudizio che ne foffrono tutti colo- ro , ai quali non è peranche noto il rimedio infrafcritto . Qualora fi tema d' avere delle oli- ive attaccate da quefta malattìa , è d' uopo aver l'attenzione di prendere del- 'J^wvo Giornale d' Ital, Tom. II. le foglie dell' albero di detto frutto , e ài farle macerare nell" acqua ^ in cui fi mette una fuflfìciente quantità diaf- fenzro , dij aglio , di calce e di fu- liggine . Gettafi di qneft'acqcra, alla quantità di due boccali , pel corfo di cinque o fei giorni a piedi dell' albe- ro , e prendefi una data quantità di foglie di olivo macerate , che fi fot- terrano d'intorno all'albero fte/To , al- la profondità di tre o quattro pollici. Il vero tempo di fare quefta operazio- ne fi è quando fi vede che il fiore è per paflTare in frutto . Io fono debitore di quefta ammira- bile ricetta ad un Signore Spagnuolo col quale ho l'onore di effere in cor- rifpondenza . Mi dò il piacere di co- municarla a V. S. j per corrrfpondere alle fomme obbligazioni che le pro- feffo , mentre fono ficuro , che pra- ticando Ella un metodo sì facile e così poco difpendiofo, avrà la foddisfazio- ne e il vantaggio di prefervare da una tal malattìa un prodotto che Le ap- porta un'utilità confiderabile. Per ciò che fpetta alla quantità de- gl' indicati ingredienti , Le dico efiTere fufficiente un quarto di calce fopra tre quarti di fuliggine; per efempio, fopra cento boccali d* acqua , due quartucci di calce , e fei di fuliggine baftano , con tre o quattro pugni di aglio e di aflenzio. Riguardo poi alle foglie di oli- vo, fé ne può mettere quante fi vorrà. Ecco foddisfatto al mio dovere, che non mancherò di adempire inqualun- ^ que altra occafione mi vedrò onorato ^ Bb de* de* fuoi comandi . Sono intanto con Jt profondo rifpetto Di V.S. Illuftrifs. Vmìlifs. Divotifs. OJfequiof. Servìt. METODO Ter confer'Vare molti anni il Frumento in facchi . LA confervazione del frumento è un oggetto importantiffimo , che merita l'attenzione non folamente de' Particolari , ma del Pubblico fle/To . Il confervare quello grano preziofo , fano e libero dagli animali e dagli infetti rhe ne fanno ftrage , farebbe certamente uno dei mezzi valevoli per opporfi alle carellie. In diverfi paefi , principalmente della Francia , fi è in- trodotto 1* ufo di un granajo detto a ventilatore , dove fi può confervare il frumento perfino ai cinquant" anni . Ma una fabbrica di tal natura non è a portata di tutti j né torna il c»nto incontrarne la fpefa fé non per una quantità grande di grano ; quindi rie- fce gravofa a quei Proprietarj , a quei Coltivatori i quali , non poflfedendo beni di grande edenfione , non fanno per coiifeguenza raccolte tali , che pò f- fano utilmente intraprendere la coftru- zione e l'ufo -di un fimile granajo. Il Signor Marcet ha infegnato la maniera di confervare il frumento in farchi di canevaccio, e ^\ vanta d' a- verlo in tal modo confervato fino a cinque anni perfettamente fano ^ Il di lui metodo fi trova efpofto nel fecon- do Volume del l^miio Giornale d'Ita- lia ec. a pag. 7, Qiii peraltro fi vuol fu^gerire il modo di confervarlo affii più lungamente . Ciò fi fa per mez- zo di una picciola macchina , che fi applica in ciafcun facco. Ella é fem- pliciflìma , e faciliifima , talché non ^ è punto neceflàrio di darne la fi- gura. Chi può procurarfideifacchi di cri- ni, riufcirà aJlai maglio , perché gli effetti del picciolo ventilatore faranno più ficuri , atiefochè l'aria pa fifa me- glio attraverfo i crini, di quello cheat- traverfo i fili della tela , di cui ordi- nariamente fi fanno i facchi. La indicata macchina confile in un tubo di banda (lagnata , che arriva dal fondo del facco fino a mezzo pie- de fuori della bocca. La fi mette nel facco prima di verfarvi il frumento, e quando il facco é pieno, fé ne lega la bocca flrettamente contro il tubo medefiraOé Qiieflo tubo , il cui orifìzio inferio- re dev' edere fatto in forma di cam- mino o. di fpiraglio , vale a dire che dev" efTer più largo dell' orifizio fape- riore almeno fei pollici , dee , nella parte fapsriore, terminare informa di piramide. Vi fi attaccano lateralmen- te degli altri piccioli tubi , i quali , da quello tubo maggiore che fla, nel centro del facco. Ci allungano fino al- la circonferenza , e vanno fempre al- largandofi a mifura che (i avvicinano alla circonferenza medefima . Da ciò fi comprende che quelli piccioli tubi fanno 1' uffizio di fpiragli . Si metto- no in diilanza di fei oi otto pollici r uno dall' altro , fecondo che il gra- no del frumento è grande o picciolo. Se è grande , badano fei pollici : fé all'oppollo egli è picciolo , come lo è quella fpecie di frumento che dicefi conico , la diflanza di otto pollici è afToIutamertte neceflaria. Si pongono nel facco, a mifura che ^i va in eflTo verfando il frumento, fo- pra i piccioli tubi che vanno a met- tere capo con quello del centro, dei piccioli graticci , i quali formano dei piccioli fpazi o tramerzi a traforo, e danno paflfaggio all'aria, che fi fpar- gè nel frumento che trovafi tra i datti tramezzi: riempiuto il primo fpazifl, {{ mette un, altro graticcio , le V» fi verfa ancora del frumento , finché fi arrivi all'altro ordine di tubi laterali, comi- 195 contltiuàfidofj in tal modo fino a tan^ »(• crivello , i cui buchi fono molto più grandi dei grani di frumento , n;l ^.raiiajo inferiore , nel quale a quat- tro o cinque piedi di altezza evvi uri nantice di una data grandezza pro- porzionata a quella dei granaio. Il tu. oo del mantice è adattato ad una pie ^iola cafla di legno efatiilTimamente ferrata , nella quale fi mette un pic- ciolo vafo qualunque pieno d' infafio» le di aflenzio . L' aria, mandata dal to che fi abbia riempiuto tutto il facco. G!' indicati piccioli tubi laterali de vono elTc-re forati tutto all' intorno a piccioli buchi diftanti mezzo pollice i' uno dall' altro . Tutti qucftì piccioli fori cosi iiioUiplicaii portano 1" aria nei frumento , e gì' impedifcono di rifcaldarfi:.. Si ha parimenti 1' attenzione di col- locare ciafcun facco fopra quattro mat toni grolfi tre o quattro pollici , a'f- finchè r aria vi p^ifi per difotto ; e lì ha pure l'attenzione difpargere tut- to all' intorno il facco delle foglie di perfico e d' aflTenzio ben feccatead og- getto di tenerne lontani gl'infetti che po/fono effer prodotti dal tavolato. Giova moltifllmo io fp^rgere nel fru- mento , fecondo che fi va gittando n£l facco, delle foghe di perfico j nu è. d'uopo ch'elleno fianò perfettamen- te fecche; fenza quella precauzione ap. porterebbero maggior pregiudizio j che non farebbero di bene. Per metterfi ancora più al ficuro contro r^ttaccodegl' lefetti Ci può con fervare in cafa una data provvigione di infufione di affenaio , e puoifi , con un àfpergolo , di quando in quando fpruzzare leggermente ciafcun facco. Oflfervifi foprattutto che ifacchifij no alia diflanza di un piedei' unodall' altro, e che nonfiano appoggiati con- tro il muro del granaio . Non fi pò- Irebbe credere quanto pregiudizio pof- fano arrecarvi i muri. Havvi ancora un altro mezzo , a portata di quei Coltivatori che raccol- gono poca quantità di frumento , e che fi troverebbero imbarazzati fé, per confervarlo , foffero obbligati a far coflruire un granajo a ventilatore . Si fanno due grana) , !' uno fopra 1* al tro . In quello di fopra , nel mezzo del tavolato , fi fa una picciola aper- tura,, p-boccaporta della grandezza di un piede quadrato all' incirca. Qiefta fi apre, per difotto al tavolato , me- diante un picciolo ferro che Ci tira : allora il fruioento ois .aXijraverXo un f mantice in quella caffa , s' impregna delle parti dell'indicato liquore, efce per un tubo collocato al lato oppolio a quello del mantice , e fi porta fo- pra il frumento a mifura che cade dall' apertura del granajo fupcriore. S fFatta operazione non efige una confiderìbile fpefa ; uno o due uomi- ii al p ù fono a fufficienza per ven- 'ilare una grandillìma quantità di fru-. ■neiito , attefochè fi può far lavorare I mantice con una macchina fimile nrelTo a poco ad un girarrofto. Ma ficcome , quindici giorni dopo, e mviene far rimontare quello fleffo frumento ne! granajo fuperiore , fi può , per rifparmiare la fatica , fare nel ta- volato che fepara un granajo dall' al- tro un'ap-^rtura grande abbaflanza per lar palTligsio ad un facco che Ci tira fu per mezzo di una girella, la quale ' attaccata al fo.ffitio del granajo Xu- penore. Per rendere ancora più perfetta que- lla ventilazione , fi fofpende al difot- fo della picciola, apertura , per cui Ci fa paffare il frumento una barra di ferro , la quale da un' eflremità fta- attaccsta al tavolato , e per 1' a'tra efl'remità f)flien? una tavola fatta in ufa di parafole , che deve avere un piede e mezzo di circonferenza . Il il umento , fecondo che va ufcendo 'alla boccaporta , cade fopra la det- ta tavola , e fi fparpaglia in guifa , he non v'ha neppure un grano il quale non r«fli colpito dall' aria del ventilatore» * Ub i ^tro ^hro modo di confe>Viire per qualun- que tempo il frumento , allorché non fi ha il comodo del ^raìiajo 4t w«- tilatore. Il Signor Hales propone ancora un altro mezzo affai meno difpendiofo del Sopraindicato , per la confervazione del fru mento -nei facchi. Prendafi , die' egli, una canna vuota delia hinghez- «a di circa quattro piedi, e vi fi at- tacchi air éftremità inferiore d" effa una cavicchia di legno appuntita , ad og- getto di -polerla cacciare pii!l facil- liiente -fino al fondo del facce, echio-' jderne nel tempo fleffo il foio inferio- re ; conviene fare tut-to all' iatorno ■di detta •canna dei •piccio'ìi foreliwi (della granderza di un'ottava part-e di pollice, diftanti Turo da-I-l'alt-r-o mez- xo pollice verfo la parte infeiiore del- la canna , -e ^ maggiori diflanze a raifura cfie fi afccnde verfo la bocc?. del fa eco flefro , in guifa che q Beiti iuchi abbiano a trovarfi verfo quefta p&Tie diftanti V ano dall' aitro alme- nò un pollice . In tal n>odo fi 'porte- la a! frumento eh' è al fondo la fua poreione di nuova aria . All' eflre- anità fuperiore -della canna medefi-ma fi adatta -u-n tubo di cuojo , .che or- dinariamente fi fuol fare della lunghez- za di dieci ■pollici: fi tiene drflefo me- 'diante dei fili di ferro collocativi di diftanza in diftanza nella fua part-e interna t in -cima a qurflo cannello ■di cuo^o fi attacca un anello di legno per ricevere T'edreoiità del tubo di \^n grofTo mantice,. ■Un mantice grande da cucina in- troduce Ed ogni colpo tre boccali d' aria , ma fupponendo che non ne ,-porti fé non due^boccali, trovafi che, a ragione di fefTantaquattro colpi per ininuto , fi può fornire, nello fpazio di due minuti , una quantità d' aria Aìguale alla capacità .di un Tacco , il * quale contìene''più d'uno ftajo emer-'' 20 . GV interftiz) che trovanfi tra i grani di frumento formano la fettim* parte dello fpazio occij-pato dal fru- mento fteflb ; e queft' interftizj fona pieni di aria , di maniera che s' in*; trod'uce tra il frumento tma quantità eguale éT aria nuova in meno éi venti colpi di mantice. Se dopo che fi ha meffo i-I frumen- to nei facchi , vi (i rinuova l' aria , nel modo indicato ,, ogni terzo giorno per lo fpazio di ^un -quarto d'ora , il' fudore eh' é cosi notevole a-l frumen-' to farà in breve talmente profciuga- to -, ciie fi potrà confervarlo con fi- curezza ^ parche abb-iafi 1' attenzione di -replicare d.i ^quando in 'quando la fteffa operazione ; imperciocché fé fi teneffe per lungo tempo fcnza rino- varvi l'aria , fi diirerebbe fatica a le- vargl-i quel cattivo fasore che acqui- fterebbe da un ta'e metodo ; pfr ov-^ via^re d-u-nqu-e filatto iRCOinvc-nie^ìte i' va affai meglio rin-ovar;' fpefTe volte l'aria, dacché fi è verfato il fi omen- to nei facchi» £' d'uopo eziandio col- locare i facchi Si una -q-ualche drftan- za l'uno dall' al-tro , óffiachè i gatti pollano paffarvi iìberacBen-te tramez- zo , onde -impedire che i forci vi fac-^' ciano danno . Ma per diftruggere co-' tefti animali, farà meglio attenerfi al metodo-che abbiaineefpofto altrove (/r). Elfo ^ a portata à-ci poveri Coltiva- • tori.j e mediante il metodo fteflb fi può ' agevolmente, fenza i^mbarazzo e con po^hiffima fpefa , confervare non fo,- lamente il frumento, ma ancora ogni altra fpecie di £rani e di Umenze.. *' &£XL«, l'it ^: la^ %uov$ ciorna^ d'Italia Tom. II, Num. XV. pag. irj. « fegf« jiysLLA Coltivazione delia Canape , M EMO Bj I _A ijf/ Signor -G. P. M.. 'Socio, JL^i^ le .accademie ec. , , *'„.';vìj!oT ]«:, 1^7 t5a fv\i^^>n3b, 3.ÌP5S *1utamertie i miei principe efenepre. vengano i Coltivatori, onde abbagliati dai principj medefuni , non abbiano poi a rifentiine il danno . Efifendo la Canape una materia prinaa , e della prima «eceflìtà , importa tnoltitrimo di nulla trafcurare di tutto dò che ■ p.uò darli? nna qualità fuperiore , e renderla ddla maggiore perfezione. i li !.•' i. ; f.;; JnTRjOJDU^IONE* ,-„,., ; L" Óg^tetto dì ^qùefta Memof ik {: è di proporre il migliore metodo di. (Coltivare la Canape. Siccome io la ho eftefa per iftru^ione della. GpnXe di campagna .„ cosi luiJIa vi jho ioferip, >che non abbia una .rtlazione jnttm^,, ■e diretta alla coltura di quella .^4)ian; 'ta .. Nel primo articolo efamiac^ò ,.la ^ •qualità del terreno che le è confacen- * te e .proprio ; nel jfecondo £ trova- ■ •ranflo j^pofte ;le pre|>ai:aztoni che il ■ terreno fteflb richiede j nel ,ter.?o (ì • dirà quale iìa la migliore femetiza di fCanape da feminar.fi ^ quindi .ù paf- ferà a ragionare, , nel quarto artico lo , del gavernOr >è delle .attenzioni xh' efige la Canape d^rarrte il teoìpo che refta in -terra : nel quinto fi pry- ■j>orranno delle regole per conofcerne Ja maturità , e fi darà un dettaglio ideila nianier.a .di raccoglierla : la ma- -cerazicne. della -Canape farà I' ogget to del fefto articolo ; e nel feltimo -finalmente iì recherà la .vera manieta .di fecrarla . Gli Amatori delle Cofe Agrarie de. -\sonoefrtre certi eh' ,io non "ho man ,cato di ufate'ogni poifibi^e diligenza perchè la mia Iftruziqne abbia .a riu- ifcire della mj^ggiore utilità.. .,Se talvolta mi oppongo ai metodi ♦che trova nfi annunciati in Opere ac- ■creditate , ciò pon faccb giji col fine di proporre un .fiflema, ma folamen- ?te d'indicare il metodo migliore . Non V' ha che 1' efperienza , falla quale fi •porta giudicarne fondatamente,: fé per jrnezzo d* eflà fi vedrà eh' io mi fia jingsnnato , fi abbanctoniiio pure afTo- ArticoloL li 9 -.li Qua/e fia In fpetiè dì terreno pia con^ facente alla coltivazione dfilla C*- nape, l^icefi comunemente che pochi fo- no i terreni buoni per feninarvi la Canape ; ma ficcome fiCitta qualità della terra >è Xempliceraente relativa , quindi non ho alcun dubbio di dire, che non v' ha pofleflìone né luogo » dove non fi pofTa feminare della Ca- nape con fuccefifo. Per levare pertan- to d^llo fpirito dei Contadini una ti- itiidezza , la quale non potrebbe fen? non eHere ad effi di un ma filmo pre- giudizio , :fi può, in generale, avan- zale che per la Canape conviene uà terreno dolce , pingue , fertile , leg- giero e facile a bvorarfi ; ma ficco-' me una tale fpecie di terra non tro- vafi dapperptto , cosi io ne propon. go qui quattro fpecie , alle quali tut- te le altre fpecie 'fi pò (Tono -riferire,' Le .terre fono o forti o legpier^ , e fonò o calde o frédde. Su quefti prin- cipi il Coltivatore efaminerà s' egli abbia nella fua ;pofr'?flìone terreni ai qtiali -polTa egli confidare 'la ,femenza della Canape , avend.o attenzione di fcegliere p'efiribilmente una terra nuò- va , o recentemente diffodata , a quel- la che fofìTe impoverita e fmunta dal- la lunghezza del tennpo in cui arefle prodotto fenza ripolo , o nella quale la mancanza o ia'fcarfe^^^a .dei conci-' mi .averte efapriti e cotifumati tutti '| i principj nutritivi ;' e ciò per la fa- via cagione che la fp.(?f3 dei migliora- menti farebbe troppo gravofa , e fi profitto non corrifn^nÈerebbe alle- fa- 'ti che^ tiché , ^-«.,311' ìnduflfia del Coltiva-, jj» fono che il prodotto degli fcoli, che ?9f^* > li .^rJPer terre forti s'intendono quelle | nelle quali domina 1' argilla , e che fogliono rifliingtifi , fcrepolare e a- prirfi nei teoipi afciutti e caldi , e riftringerfi e condenfàrfi per le piog gie ed anche per le rus,iade , a .legno di ritenere le acque nella loro fupèr- fif le . Le leggiere fono quelle che fono molli , attenuate e rarefatte da parti eterogenee di fabbia , ^ d'altra ma- teria che iii gfle eontienfi., le quali «e aprono i pori a fègno , 'eh* efTe ri- cevono con la medefinia facilità le in- tìuenze del caldo e del freddo , del fecco e delle pioggie . Siffatte terre a^orbcno le pioggie , il caldo troppo grande le rende fìmili al'a polvere , i rigori del freddo non tolgono ad effe la loro mobilità ; ma la imprelfìone del calore diftrugge in effe i fall , e vi eflicgue i principi della vegeia- Eione,.; if^.l^: Le terre calde , fiano effe leggiere oppur forti , fono quelle che hanno o niente o poco di profondità, e che fi trovano fituate fopra delle roccie ; terre che non fono giunte al perfetto grado di petrificazione . Per terre fredde finalmente quelle s' intendono , le quali o pel foggior- no delle acque , o per la troppa lun- ga aflenza del Sole fono refe umide, fa ngofe,, e talvolta ancora paludofe . ' Oltre qu€ (te quattro fpecie di ter. re, havvene ancora un'altra, la qua- le farebbe così propria per la coltiva- zione della Canape , come con l'ef- perienza fi vede efferlo per quella del Lino: ma di tale fpecie non intendo parlare in quefta Mennoria , perchè non fé ne ritrova che in pochi luo- ghi; evvene bensì in parecchj diftret- t\ dell* Inghilterra; trovafene pure in qualche parte d'Italia : in Francia la Loira ne ha formato in tutta la e- ftenfione del fuo corfo . Quel fiume , nelle fue innondazioni , e nei fuoi ri- bocchi depone della fabbia mefcolata e acque def Cfelo vi partano dalle cnwpa^niQ e dalle Città vicine. Que- (ìo mefcngho àt fabbia " e di fa'ngd fo- che fi amalgamano aflìeme: il fango, craffo per fé (leiTo , rianifce e rin- ferra le parti fabbionjccie , le quali, noti' pofentfo per loro natura perwv- trarfi , impedrfòono che''qi>efla compo- fizione non divenga troppo compatta . Le ftccie del fango hanno una eoa gu-' ;lazione che non rimane diflrutta dal- le pioggie; e la raTèià^ione' della fab- bia, non permette, che cotefta terra fia_ giarnrfiai' tanto rjftreftà , òifcte ritene-" re ella poffa l'acqua troppo lungamen- te , oppur anche a fegno di nuocere alla prodtiiione delle piante; . Egli è ■cerio c'he fiflfatta terra è la migHore' per la 'coltura che ora propongo; ma' fìcirotne non dipende dai Coltivatori il procurarfi tale fpecte di terra-,- né per mezzo dei lavori , né per via di miglioramenti e di concimi , poiché non v'ha che la natura fola , la qua- le la produca , così è neceffario efa. minare la propella coltura nelle terre ordinarie , e cercare , fecondo là fii- indicata divifìone , qirale di effe fin la migliore , o almeno quella ndla quale abbiafi a temere meno incora venienti . ' . Tra le quattro fpecie propofle , Ui[ terre calde fono le meno buone . La poca umidità ch'effe hanno efpone la Canape, in tempo caldo , a mille ac- cidenti : fé queOa pianta non fi ab-' brucia , il che è quafi inevitabile,- certamente erta non viene bene ; cre- sce poco , q'fi fecca , e i fuoi fila- menti divetifàhò legnofi , per lo cKe^ riefcono duri ed elaftici , difetti con- - fiderabilf anche per le manifatture kP' pili groffblane . In tale fpecie di ter-- ra tutto è pericolofo , {>erfino i con- cimi medefimi . I lavori , attenuando | quelle terre , ne aprono i pcvri , e fa» j cilitano t'entrata ai raggi de4 Sole , e [ ai venti fece hi, i quali affor^jono coiì j troppa prontezza la umidità nutriti- va , e lafciano la pianta fenaa fuc- antifà fuf- om faiHgo j le quali cofe altro non ^ chiq , o almeno fenza la quantità fi fidente per nntrìrla , e conipr/a alla ^ to di produrre una raccolta abbondan . fua maturità . I concirai vi fono no^ cevoJi , perchè la loro ferpientazio- .»« j il cui efletto è di folleyare la terra , facilita , anche dopo finito il movimento che vi aveano cagionato i lavori , tutti i fopraddefcritti acci- denti : nulladimeno conviene cònfef- fare , che negli anni umidi le terre, calde devono produrr* delle eccellenti; raccolte di Canape . Il calore , una! volta concentrato , vi diventa un a- gente valrdiflìmo j?er lo fviluppamen-^ to dei fughi nutritivi , che i gran caldi avrebbono , fennon eflinti , al- meno refi impotenti j jna.^ntwie tali fono rare ; e quarta è la rag,ione per cui quelli che ne hanno la comodità piantano ordinariamente le loro Cana- paie lungo qualche fiume , o qualche foffb pieno d' acqua , di maniera che l'acqua vi fia ri^' i ib OtBfìi fi JìlfiVOU oìnfi £• .91 fil sdo óoó N. XXVI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale , e principalmente all' AGRICOLTaRA-»,lAi"^E ArTI , ED AL .COMMERCIO . trncn : siisi ^"^ 'Si , Er..';B'> * ■ « « 17. Gennaro 177?. Seguit» della M E M O R ,1 A ;i.t>,'. t Del Signor G. D. M. fulltt Coltiva- zione DELLA Canape. Articolo II. Delle preparazioni che deefi dare al terreno , nel quale fi è deftinato fe- minare della Canape. E Sfendo un punto e/Tengialifllmo lo fminUzzolare bene , e beir? àt'te- nuare le terre , dove fi dee gittare 'la fernenza della Canape, devefi comin- ciare a fare i lavori fin dall' Autun no , vale a dire al Novembre , im- mediatamente dopo le femine dei fru- menti . Quelli lavori fi fanno o con T aratro, o a forza di braccia : quel- li con r aratro , quando la ftagione il permetta , devonfi fare quanto più per tempo fi può : devono eflere prò fondi quanto più è poffibile , affinchè le pioggie , i ghiacci' e le nevi tro. vino una fupcficie più grande' di ter reno da f>oter migliorare e divide- re . Se la fuperficie del terreno è co- perta di colico affai erbofo , è bene ammucchiarne leerbee bruciarle: qua- fto è il mezzo perdiflruggere le pian- te ftraniere e parafiTite , e di rendere la terra migliore ; ma è d'uopo cuo- prire di cenere i mucchj , per difen •derli dalle pioggie , e confervarne i fall. Tlmvt Gior ìtale d' Ital. Tom. II. In capo a fei fettimane (ì può dare il fecondo lavoro ; e il terzo verfo la fine di Febbrajo, o nei primi gior- ni di Marzo ; ma devono i Coltiva- tori avvertire, che farebbe cofa utile che, prima di quello lavoro, i con- cimi fofTero fp^rfi fui terreno, e che queflo lavoro fofTe fatto attraverfo de- gli altri, cioè da Oriente in Occiden- te , fé gli altri due foflTero flati falli da M' zzodì a Tramontana. Una con- dotta tale renderà i letami di tutta quella maggiore utilità di cui effer pofTono , incorporandoli con la terra eh' effi impregneranno di tutti i loro fughi , fenza che il calore , il quale in quella Ragione non, è che debolif- fimo , polTa diffeccarli , o farne eva- porare le parti fpiritofe . Alloraquan- do fi fa quefto terzo lavoro è anche il tempo a propofito , in cui convie- ne, con Ogni poflìbile efattezza, net- tare il terreno da tutte le pietre , e- fiirparne tutte le radici delle erbe, e romperne tutte le zolle. Giunta la ftagione opportuna per feminare, i Coltivatori devono ugua- gliare e appianare le loro terre , il che fi può fare con l'erpice ; e fa- ranno bene , fé eglino Ilertì cuopri- ranno la femenza . Il terreno della Canapaia deve eflere nettiflìmo di pie- tre , benirfìmo uguagliato , e perfet- tamente attenuato e divifo ; ma noti v'ha che la zappa o il piccone cha pofTa produrre quefli tre effetti , e , per così dire , perfezionare i lavori fatti con i* aratro. Ce Ri- iói Kiguàrdo al favori fatti a forza di braccia , quefti fi devono principiare affai per tempo, quantunque diverfa- mente fi ufi nei differenti paefi . In alcuni fi cominciano fin dal mefe di Novembre; in altri fofanrente in Feb- brajo ; ma non v' ha bifogno di mol- ta riflefTione per teiere, che guanto pii!l per tempo la terrai é aperta, fan- to più a lungo effa dee godere dei be- nefìcj dell'atmosfera , i quali fono piCi abbondanti nell' Inverno , che nelle altre flagioni . Quello lavoro fi dee fare con fa zappa o coIpicGone, for- mandone» dei folcbi . Sopra di ciò i Lavoratori non hanno bifogno d* iftiu- zione ; l'ufo infegna ad efiì quali fo- no gli fìrumenti , di cui devonfi fer- vire fecondo la diverfità delle loro ter- re. Alcuni lavorano con fa vanga ; é quefla , fenza oppofizione, è la mi- gfiore maniera di lavorare , ma ella è affai più lunga , e più faticofa del- le altre . Il primo lavoro fi dee fare net modo medefimo come fi pratica àfdre fa prima volta , o rompere fa terrà deflinata a ricevere del frumen- to , ufando attenzione di dargli tutta la profortdità poffibile . Nel fetondo lavoro i the fi dà fei fettimarte dopo il primo i fi attacca dai due lati la gombina che fi e formata col primo lavoro , il che fi fa in due volte; imperciocché non fi riempie il folco interamente, iiia folo per metà pren- dendo della terra dà àmbidue i lati. Fatta quefta operazione , fi porta nel terreno la metà dei concimi neceffarj per quello fpazio dove fi lavora , e fi ricuopre fcavàndo le gombine dai due lati , che fi aprono in guifa ,.fhe il mezzo di quefte gombine divenga il folco del fecondo lavoro . Per fare il terzo lavoro ^ il Lavo- ratore mette uno dei fuoi piedi nel folco, e tenendo 1* altro alzato fopra la gombina , egli la rovefcia nel fui- co , preffo a poco per metà ^ Porta fui terrerìo il refl^nte dei fuoi conci mi e li fuopre con un poco di terra; indi vi getta la femenza della Cana- pe i cuoprendolà di terra, diligente- 3t mente , e a conveniente profondità . E' d'uopo ricordarfi di ciò che fi è det- to fuperiormente , cioè che la terra deve effere bene fminuzzolata e di- vifa ; e , fia che i lavori fiano flati fatti con l'aratro, o a forza di brac- cia , il terreno dev' effere appianata e uguagliato , coinè le ajuole d* un parterre ; non vi deono reftare né zolle né pietre ; e fé Ja_ natura o la Ctua- f zione del luogo efige di effere femen- tato in folchi , e non in gombine , il folco dev' effere fatto con la me- defima proprietà che ho raccomanda- ta per le gombine* V'hanno dei Coltivatori i quali cre- dono che le terre leggiere non richie- dano tanti lavori , e che bafii darne due foli , spargendovi tutti i concimi nel tempo del fecondo lavoro. La ra- gione Ci è, fenza dubbio, perchè, ef- fendo fiffatte terre poco denfe , fi di- vidono e fi attenuano più facilmente j e quindi due foli favori , quantunque leggieri, in tali fpecie di terre , val- gono quanto tre nelle terre forti e compatte. Tutti i concimi che attenuano cren- dono leggera la terra fono buoni per la coltivazione della Canape, avendo però attenzione alla natura del terre- no . In quello caldo o leggiero fono preferibili il letame di Vacca , e ii fango dei pantani del Villaggio, quan- do fiano col tempo maturati; ma nel- le altre fpecie di terre , lo flerco dei Polli, o di Colombo è il migliore quan- do la flagioae è un poco umida. Q^ue- ili due ultimi concimi poffono anche fervire in ogni altra fpecie di terre j n,i£^ .conviene farne ufo ,coji Comma. prudenza , a cagione del gran calore che hanno naturalmente . Le medefi- me due fpecie di concime nonfifpar- gOrto fui terreno fennon ài lenjpo dell' ultimo lavoro i e non ne abbifogna una quaniità cosi grande conse di quello di Vacc? i In uno fpazio di tsrrenp di dieci pertiche quadrate ve ne vo- gliono comunemente venti carichi di Cavallo , offia due carrettate di Ie$ftr me ordinario, ; rnoT >T>A'V» iXftww^ - Terint- W Tertniiratt iqueRi lavori e bene con- dizionati, !a ftagione di feminaxfi tro- vafi più o meno avanzata , fecondo ìa natura iel lerrsno . Nelle terre calde e leggiere fi deefeminare .quan- to )>iù per tempo è poiTibJle , affin- ché b pianta ^.nel fuo crefcimento , trovi con che refiftere ai gran caldi; ma .però feminandoG troppo di buon' ora , fi avrebbe a temere i geli della Primavera , i qnali apportano molto danno alla Canape recentemente Xpun- iata dal terreno . Qaefta operazione, per lo contrario, devefi ritardare nel- le terre fredde . Per poco che il tem- po fia favorevole d'intorno al Mag- gio , Je terre calde fono otttimamen- te in iftato di ricevere la Temenza ideila Canape fino dai primi giorni del- lo fteflfo mefe ; mentre all' oppofto nelle terre fredde fi deve afpettare che i raggi del Sole abbiano potuto diffi- ■pare la troppa umidita che vi hanno ■fatto entrare le pioggie dell'Inverno, 'Je quali , in certo modo , hanno di- fciolte le terre medefime,e le hanno refe incapaci -di ritenere i fali che fo- no i principi della vegetazione ; il che può ritardare le Xemise ;fino al mefe .tii Giugno. Le terre forti e argillofe non fi fe- mentano ordinariamente prima dei 20 del mefe di Maggio . Qui cade in acconcio di fare un' (CnTervazione , a conforto e a confo- lazione de'Coltivatori ; ed è, ch'ella tè cofa affatto indifferente , per la rac- . còlta della Canape, 1' effere Hata effa ■feminata più predo o più tardi ; un attento e diligenteColtivatore non la- fcia paffare 'la Ragione delle femine ; ma quando il tempo Jion è opportu-^ 'tio, egli può differire Ten za alcun rif- Y*jiovRi eù xy\ Per rimediare all' inconveniènte di avere d:-!!a Canape grolTa , gli Autori che hanno Tcritto intorno alla colti- vazione di quefta pianta , raccoman- dano che ({ Temini filTa la canapuccia , Tenza però dare Topra di ciò una re- gola preciTa . L' ecce fio Tarebbe , in qaeRo punto , qiiafi ugualmente peri- coloTo c'ct il rifparmio . II Coltiva- tore , proporzion.^tamente ai Tuoi la- vori ed ai concimi, potrà determina- re la quantità di Temenza che giudi- cherà a propofito di confidare alla ter- ra . Quando il terreno ha della pro- fondità , ed è ben lavorato e ben con- cimato , non v' ha ncffun rifchio a Teminare fiffa la Canape , particolar- mente quella di cui ù. vuol fare delle tele . Le radici 9. cacciano nel terre- no , e.i cff-'ndo impedite dalle loro vi- cine di eiìenderfi , prendono in altez- za quello che non poffono avere in larghezza . Se ne vede un eTempio nelle Forefte , dove gli alberi quanto più Tono fifil , tanto più C\ elevano ; ora ella è cofa della maffima impor- tanza r avere delia Canape lunga . Qiianto più corta ella è , tanto me- no ne refta nelle mani del Pettina- tore , o Funajuolo , andando le due eftremità quafi interamente in calo. ^ Arti- Articolo IV. Ouak governo , e quali attenzioni ri- '^chieda la Canape iinchì è in terra . Allorché la canapuccia è feminata , conviene coprirla con diligenza , il chs fi può fare con un erpice fé la terra è ftata lavorata coti 1' aratro ; oppu- re con un raftrello fé è ftata moda a forza di brarcia . Nonoftante fiffatta precauzione , è d'uopo avere diligen- te cura della Canapaia finattantochè la femenza fia interamente fpuntata, fenza di che una quantità di uccelli , e particolarmente il colombo, diftrug- £ono tutto . E' vero che i colombi, e gli uccelli che non graffiano , non apportano alcun danno alle biade che fono in terra ; ma la differenza che v'ha tra quefte due fpecie di femen- ae fi è , che il grano de! frumento germoglia fenza ufcire dalla terra , mentre che la canapuccia ne efce tutta intera ; e allora i colombi ne fanno il guafto, perchè prendendo cfS la ca- napuccia , fvelgono la pianta , e la fanno perire . Da tutte le indicate precauzioni fi vede feguirne , che !a coltura della Canape efige, molte cure e molte attenzioni ; enulladimeno po- che piante vi fono, delle qaali fi ab- bia meno cura. La maggior parte dei Coltivatori tralafcia di farchiare quella pianta, at- -tefa la fua delicatezza ; poiché la Ca- nape non è buona fennon in quanto il fuo ftelo rimane diritto . Ora , fi avrebbe a temere che coloro i quali fi •occupadero in quella operazione , non ne piegafTero i gambi , o non li tor- cefìTero. Un gambo piegato non fi rad- drizza più , e diventa inutile j per- tanto farebbe cofa utiliffima che , finat- tantochè la Canape avefle acquiflata una certa altezza, e fofTe in iftato di affogare, con l'ombra delle fue foglie, le male erbe che nafcono ai fuoi pie- di, fi trovaffe il mezzo di prefervar- ., la dal danno che le erbe fteffe podo- no cagionarle. Il pericolo che v' ha di farchiarU , 205 qualuirque egli fia , non è qui efpo-' (lo che per avvertire il Coltivatore a non arrifchiare la fua raccolta per vo- ler cercare un maggiore vantaggio : fé egli è in neceflltà di farchiare la fua Canape , non deve affidarne 1' opera-' zione che ad uomini efperti ; la far-'' chiatura , oltre- la -diftruzione delle male erbe , ha -ancora un vantaggio-^ di più , ed è di foljevare la terra •/ di attenuarla e dividerla , e di'accre- fcerne quindi la fua fecondità. 1 Un'altra attenzione devefi ufare al--' la Canape finché (la in terra , ed è di oiTervare che nei gran caldi non perifca . Tutti gli Autori , i quali parlano della coltivazione della Cana- pe , dicono eh" è necefTario femìnarla nelle terre vicine, o inferiori ai foffi , r acqua dei quali C\ tratterrà per mez- zo di picciole dighe j- che fi apriranno nelle fomme ficcità ■, per irrigare la Canapaja , ofìervando eh' tSi fia ir- rigata ugualmente in tutta la fua e- (lenfione , affinchè la Canape venga dappertutto della medefuna qualità . Se queuo metodo è buono, come non fi può dubitarne , egli è altresì vero che il metodo ftefìo è quali fempre im- praticabile , attefo la poca acqua, eh' è pofllbile ritenere in foffi , quan.lo però non fiano da^ Ave Iati rive/tifi di muraglie , e chiafi da argini', o da dighe nelle due eflremità. Ma do- ve trovare quefte comodità , fuorché in alcuni parchi, o nelle poffeffioni, i Propnetarj delle quali fiano tanto ricchi per poter fare fimili fpefe ? Io ferivo per la Gente di campagna , e forfè neffuno di coloro che leggeran- no quefta Memoria avrà una limile comodità ; pertanto fenza fuggerire loro 1* ajuto in un punto metafilico , è meglio dire femplicemente che la- fcino la loro Canape fotto la protezio- ne della Providenza , come Io fono tutti gli altri grani . Che fé peraltro la ficcità è tale , che le loro Canapi languifcano , eglino faranno bene ad irrigarle come fanno i Giardinièri dei loro giardini , di qualunque eflenfìo- ,ne elfi fiano.. Se la Canapaja è graru- de.. de , non avendo effi tutte le riforfe che tfovanfì nei giardini coltivati con diligenza , farà facile di dividerla in due j in tre , o in <)uattro parti , e d'irrigarne una ogni mattina, e 1' al- tra ogni fera . Se hanno l' attenzio- ne di fare l'irrigazione un'ora almeno prima del levar del Sole , non v'ha alcun rifchio di farla anche al tra- montare^ Alcune volte fuccedono alla cana- puccia degli accidenti , i quali fanno che la Canapaia vada chiara j come, fé una parte jdella femenza marcifce in terra feria germogliare ed al^arfi , fé gli uccelli vi fanno troppo guado , allora la Canape diventa groffa e ra- inofa , e per trarne qualche partito , fé anche quefto non confìdeiTe cht Ticlla canapHCcia, Ja quale non farà ■che tniglicre , è btne fsrchiarla , on- de Impedire che non rtili dalle mak- ■erbe affogata . ARTICtDlO V. J)e/Ja maturità 'delU Canapa , « dilla mitmsra dì raccDglisrlti . ■Quefìa pianta ordinariamente fla in terra dal mefe di Maggio fino airAg,o- iìo o al Settembre , V' hanno due fpe- ciediCfinape; Van^da fiori , cocchia- mafì comunemente poi fi diftende per farla feccare . Fi- nalmente fi batte e fi netta la cana- puccia, fventolandola epaffandola per un crivello. Oiieda feconda femenza ftrve a fare dell'olio , e a nutrire i polli. Checché ne fia dei differenti metodi fovraefpofti , io credo che il miglio- re fia quello dell'An/ou , perchè con elfo la feparazione della femenza fi fa da fé ftefia : eccone il proceffi). Uà uomo forte e robuflo fiede in terra , fopra qualche cofa che ne io alzi un mezzo piede, affinchè fi trovi meglio in illato di refiftere alle fcoflfe che dee fufferire . Tiene egli nelle fiie mani due bafloni rotondi , della groflTezza di un polhce , e lunghi all' incirca un piede e mezzo . Una o due per- fone 20? forte fi prefentano a vicenda dinanzi al detto uomo , una per parte, e gli offrono un manipolo di Canape per la parte delia tefta . Egli la ftringe tra i due bafloni : la per fona che gli ha prefentato quel manipolo , lo ri- tira a fé, e refta ferma ; ma egli non ìftringe i due bafloni che ha nelle ma- ni , fennon quanto è neceffario per- chè la tefta della Canape, paffando per eflì , deponga la fua fpoglia . Ciò che fa r una di quefte due perfone , ri- comincia 1* altra , e così fucceflìva- mente: le dette due perfone che pre- fentano la Canape fono feguite da al- tre due , che portano ad effe i fafci di Canape , gli slegano , e prefenta no loro i manipoli , che effe ripongo- no vicino a loro , dopo di averli fpo- gliati deHe loro fen:^enze . Ciò che fi è veduto farfi con l* opera di cinque perfone , fi può fare con tre fole , fe- condo la quantità della Canape che fi è raccolta , e il numero delle perfone di cui fi può difporre. Quefta è la vera maniera di procu- rarfi la migliore femenza da femina- re . Le tefte della Canape, piene della loro femenza , fi mettono in monte in un luogo preparato , dove non fiavi niente di erba . Ogni giorno , una o due volte, fi rivoltano quefte tefte o panocchie di Canape con una forca . .La femenza, che rimane nel fitodov' era il monte nei due primi giorni , è la migliore , e quella che fi dee rifer- vare per feminarla nella feguente Pri- mavera ; quella che viene in feguito, *f* effendo raefcoiata > non è buona , per la maggior parte , che per farne' deli* olio, 0 per nutrire i polli. Sì pTofeguìra^ Giornale aflro-meteorologico ec. contU nuato per l' ^4nno 177S. Venezia , preffo Gafpare Storti alla Fortezza', IL chiariflìmo Signor Profeflbre To^/- do ^ Autore di quefto picciolo , ma iitilirtìmo Libricciuolo , ha voluto in queft'anno dilucidare maggiormente con nuove dichiarazioni la fpiegazione , l* ufo e r applicazione delle Tavole . Sono quefte divife in Colonne, come al folito degli anni fcorfi , e dimoftra- no , in ciafcun giorno, l'ora dell'Au- rora , il Levar del Sole , il Mezzodì , la mezza Notte , la lunghezza del Giorno , i punti di Luna coi giorni o(T«rvabili per il tempo, il Levare, il Tranìontare , e la Età della Luna, il Luogo di effa , e quello del Sole , lo Stato degli altri Pianeti ec. Alla efattezza dell' inftancabile e beneme- rito Autore non ha mancato di cor- rifpondere il diligente Stampatore con la nitidezza de* Caratteri , giufta dif- pofizione, bellezza della Carta, e ciò che più importa , con una fcrupolofa correzione. li 2»9 N. XXVII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* AgRICOLTORA , ALLE ArTI , ED AL COMMERCIO. - A 24. Gennaro 177S. Fine della M E M O R )^"À' '''' Del Signor G. D. M. fuìla Coltiva- zione della Canape . *«*«<€**•)<* 1( ************* Articolo VI. -0; ■Della Macerazione della Canape. L'Acqua dei fiumi è la migliore per macerare la Canape , parti- colarmente quando il ietto è fabbio- niccio ; effendo quefl' acqua chiara, la Canape vi diventa più bianca che al- trove ] e non efTendo il fondo di ma- teria che vi fi pofTa attaccare, la Ca- nape riefce più facile a gramolare , perchè la fua fcorza che produce li filamenti non, ha contratto nefTunapu- trefcenza' la quale .abbia potuto alte- rarne la qu'alità; . Quando dico /"rfffjz/i? dei fiumi , non intendo già l'acqua corrente , e del mezzo del letto del fiume , ma quella delle fponde , la quale per l'òrditiario éun'acquaquafi ftagnante ■. principalmente quando fi trovano ìJellè incavature che formano come delle picciole Baje, dove t'acqua non ha che un moto quafi infenfibi- le , che le viene dato dalla corrente dèi fiume, il quale fluifce dal meazo verfo le fponde, e riftuifce dalìefpon- de verfo il mezzo . ' Neil" acqua cor- rente la Canape non è quafi mai ma- cerata ugualmente , a cagione della ineguaglianza del moto dell'acqua. "iliiovo Giornale d'Jtal. Tom. II. Quando non fi abbia la comodità j dei fiumi, fi fa una foffa di tre o quat- tro pertiche di lunghezza , con due o tre di larghezza , e di tre o quat- tro piedi di profondità, che fi riempie di acqua . Qiiede fofTe fi devono farà in vicinanza d' una forgente , onde pofTano, quando fono ptone , fcar.icarft per mezzo di uno fcolo che fi ha l' attenzione di procurarvi alia fupern- cie . Quando non fi hanno forgenti vicine , in tal cafo è neceiìàrio di mettere la Canape a macerare nei folfi pieni d' acqua , e nelle paludi. Qui è il luogo d'efaminare fé fia meglio far feccare la Canape prima di farla macerare. I Coltivatori , fic- come ho detto fuperiormente , non fono d'accordo fopra quello punto : pretendono alcuni che fi debba mette- re fubito la Canape nell* acqua ; ed altri vogliono che la fi faccia feccare in- nanzi . Nel Berry la fi fa feccare , come fi è già veduto nell'articolo pre- cedente ; in altri Paefi fi fegue indif. ferentemente l'uno o l'altro metodo. Coloro che vogliono che la fi faccia feccare , o che almeno la fi lafci per alcuni giorni fui terreno prima di ma- cerarla j dicono che i filamenti ne riefconò più forti , ma convengono che ne fono meno bianchi . Gli altri , per Io contrario , preferifcono il far- la macerare ancora verde, perchè efce dall'acqua più bianca, e perchè il ti- glio ne è più dolce . La ragione di tale differenza fi è , che facendo fec- ^care la Canape prima di condurla ali* Sp D d acqua , Zìo acqua , I' umore glutinofo , eh* é tra il tiglio e la lifca , Ci attacca ai fila- menti, e li rende più duri e più fortij mentre a! contrario , trovando V acqua la Canape ancora verde , la I\ia azione fepara i filamenti dall' umore medefi- mo , il che fa che, eflTendo e(Tì meno carichi di glutine ,d.ebb^oo .neceiTaria-' mente effere più bianchi e più mol- li . Tali fono gli effetti dell' uno e dell' altro metodo : tocca al Coltiva- tore prefciegliere quello ch'egli crede- rà più utile alle fue vifle o al fuo commercio. Se egli, della fua Canape, vuol fare della tela, è evidente che deve farla macerare fubito che l'ha cavata di terra ; ma fé vuole impiegarla per farne cordami, egli può attenerfi ali* altro metodo , o/fervando peraltro che la Canape più bianca è di un efito più facile. Ciò non riguarda propria- mente che la Canape da fiori ; impe- rocché non e poffibile mettere all'acqua 1' altra fpecie fubito che efce dalla terra , particolarmente quando fé n'é raccolta una buona quantità , poiché è neceffario fpogliarla della fua fe- menza . La Canape fi mette nell' acqua a mucch) rotondi o quadrati : i rotondi fi formano facilmente . Bada mettere le tefte dei fafci nel centro del muc- chio , legandoli dal piede gli uni co- gli altri , con vinchio o con paglia , affinchè non poffano fcomporfi . Si met- tono tanti ftrati di Canape , gli uni fopra sii altri , così difpofti , quanti ne può l'acqua cuoprire. Affinché la Canape fia macerata tutta ugualmen- te , é d'uopo eh' ella fia coperta al- meno da due pollici d'acqua in tutta la eftenfione del mucchio . I mucchj quadrati efigono qualche maggiore at- tenzione . Si intrecciano i fafci di Ca- nape in guifa , che la tefla degli uni corrifponda alla radici degli altri ; da ciò ne fiegue che dalla parte delle ra- dici dei due primi fafci vi deve effe- re un fafcio di più che dall' altra , e che ciafcuno (Irato deve eifere compo- fto di un numero impari di fafci . Si ha cura altresì di legare i fafci dalla 5^ parte della radice, per la ragione ch^ n è teflè efpjfta. Fatto il primo (ira- to , fé ne forma un altro trafverfal- mente , ufanJo delle avvertenze ac- cennate ; e così fi fiegue a fare degli altri [irati, fino a che il mucchio così difooflo non poffa effere coperto fuila fua fupe^-fi^-ie interna che da due otre pollici dell'acqua che dee macerare la Canape. . • Fatti in tal modo i mucch; , fi af- fodano con alcuni piuoli che vi fi mettono d'appreffo , e ai quali fi at- taccano . Si caricano eziandio i muc- chj fteffi di qualche pefo , atfiachènon fi alzino al difopra dell' acqua , cuo- prendoli primieramente di paglia , e particolarmente di quella di pifelli verdi, fopra la' quale fi mette delie pietre o della fabbia, acciocché i mucchj tocchino il fondo dell' acqua '. ma noti devefi mai cuoprire la. Canape di terra , la quale fcìoglìendofi nell' acqua, s' infi- nua tra i fili di Canape , e non fo- lanienté ne impedifce la macerazione, ma ne cagiona la putrefazione , la quale , intenerindo il tiglio , farebbe caufa che molta fé ne perderebbe nel lavare i fafci della Canape fteffa . Qi-iando fi mette i fafci di Canape a macerare in piccioli rufcelli , devefi (lare in attenzione che noti vi fre- quentino le capriuole ; quedi aiiitnali roficano li fili della Canape ,' e YÌca- gionano una perdita condderabile. Ciò che fi è detto intortifl^I-iióti mettere tena fopra i mucchj «IJfCabape,; pruo- v'a altresì effere uit fattivo' metodo il mettere a macerare 1^ Canape nelle paludi, o in buche, fatte appolta per quella operazione, vicine ad un, rufcel- lo , l'acqua del quale fcoli nèllghuche . La Canape , quando fia meffs. nelT acqua con le necreffarie piecauEioni , fé il tempo è favorevole , farà mace- rata più predo di quello che fé non lo è j avuto però riguardp alla diffe-, rente fpecie di Canape . Date tfU^ le cofe ug;uali , ^ Caiiape da finiti, ììì^ un tempo afciutto o caldo , può eflè- re iTiacerata in tre giorni , e quella da ffmfi^^z* fjjman,q,qr|iii;^ari^pien,f p neir. * acf^ua ciiiqne o fei gforni. Se il tem- pò non è favorevole , lìa che il ven- to o la pioggia abbiano raffreddata 1" acqua, l' una e l'altra fpecie di Ca nape ftaranno più lungamente a ma- cerarfi. La prima fp^cie non farà ma- cerata in meno di cinque o lei gior- ni ; e l'altra non lo farà forfè in ot- IO o dieci . Un* altra importante of- fervazione fi è , che la Canape , Ja quale per la intemperie dell' aria non ha potuto venire a perfetta maturità, ficcome anche i piccioli fili che tro- vanfi femore mefcolati con quella che € riufcita la roigliore, richiedono meno tempo per macerarfi di quello , che Ja Canape ben matura. Q^ialunque ragione fi abbia di cre- dere che la Canape fia abbaftanza ma. aerata , il Coltivatore non dee riti- rarla dall' acqua fenza precauzione: egli deve afficurarfi da fé ftefìfo fé la fua Canape fia in iftato d' edere ca- vata dall'acqua , il che conofcerà ti- rando fuori dal mucchio alcuni fili di Canape . Se 1* eftremità della radi- re fi rompe netta , o fé , triiandola ■fra le fue mani, ne fepara facilmente il tiglio in tutta la eflenfione delia lifca , queda è una pruova che la Ca- nape e macerata , e conviene fui fat- ta cavarla dall' acqua : che fé il fuo tiglio non fi fepara ugualmente , ma fi arrefta a quei piccioli nodi che veg- gonfi fopra la lifca , quello è un fé- gno che la Canape non è abbaftanza macerata: è d'uopo, in tal cafo , la- fciarla nell'acqua, ma non fi puòfta- bilire quanto tempo vi debba reftare per efTère ben macerata ; un giorno , e talvolta meno bafta per condurla alla fua perfezione . Q.iefto è il pun- to fui quale il Padrone della Canape deve ftare attento , per non perdere una parte del frutto dei le fue cure e delle fue fatiche ; imperocché iì è ri- conofciuto che la Canape perde molto della fua qualità , quando reità trop- po lungamente in macerazione. L' u- -inore glutinof) che riunifce le fibre dei filamenti fi difcioglie interamente , $ i fi la meati non hanno più alcuna ♦J; fbrra : per Io contrariò , quando li Canape non è reftata nell'acqua a fuf- ficienrà , la corteccia rimane aderen- te alla Jifca , i filamenti fono duri ^ elaftici , e non fi può giammai affi- narli bene . Conviene dunque coglie- re il momento precifi), per cavare op- portunamente la Canape dall' acqua ; e per trovare quefto momento , è d* uopo conofcere bene tre cofe ; cioè la qualità dell* acqua , la temperatu- ra dell'aria , e la qualità della Ca- nape. Egli è certo i, che la Canape ij macera più prefto nell'acqua ftagnan- te che in quella che corre, e chiara; 2. che fi macera più prefto quando il tempo è caldo, che quando è freddo; ^. che quella la quale è fiata alleva- ta in una terra dolce , alla quale norì è mai mancata 1' acqua , e che è fta- ta raccolta un poco verde, fi macera i più predo di quella che è crefciuta in f una terra forte o fecca , e che fi è lafciata maturare affai . Si crede ge- neralmente che, quando la Canape ri- mane poco nell'acqua per macerarfi , i filamenti ne fiano migliori ; perque- fla ragione fi pretende , che non fi abbia a mettere in macerazione la Ca- nape fennon in tempo caldo , e che quando 1' Autunno fia freddo , torni meglio differire alla Primavera la ma- cerazione della Canape da fentenza . Alcuni eziandio preferifcono di ma- cerare la loro Canape nell* acqua (la- gnante piuttoflo che nell'acqua viva; ma per verità io non mi accingerei a dare un tale configlio a coloro che vo- gliono avere della bella Canape. Il Signor Duhame/ , nel fuo tratta- to della Corderia , dice di avere egli mefifo a macerare delia Canape in dif- ferenti acque , e che ha odervato che i filamenti di quella che avea ma- cerato nell' acqua [lagnante erano più dolci di quelli della Canape macerata nell'acqua corrente . Ma ienza con- traddire all'opinione di un Autore, al quale tanto non è debitrice l'Agri- coltura, egli è certo che in un* acqua, la quale non ha nefTun corfo, i fila^ P J j meati \i r 11% menti contraggono «n cattivo ■colore che non fi può più correggere. II co- lete giallaftro delle tele da vela di Bretagna non può attribniifi che al- le acqu< delle (offe , nelle quali , in quella Provincia , fi fa macerare la Canape ; e l'efperienza ci dimoflra che la Canape, macerata in talifofie, non piò divenire giammai biaiiCd ente , purché la fi freghi a mifura che Ci va feccando . Siffatta negligen- za è pencolofa . I. Quello fango de- ve impedire 1' effetto del Sole e dell' aria fopra la Canape , e ritardare il fuo dilfeccamento , e per coiifeguen- za renderla meno bianca di q^ueHo che farebbe , Xe foffe .ftita m«fla a fecca. Te ìli qneHo Rato di nettezza , eh' io non ceflr-=''-ò di racrom.m'iare ai Colti- vatori , atfinchè le noftre Canapi non la cedano , per quefta parte, al'epiù belle che ci pervengono da' Paefì efte ri . II, Cotefti corpi ftranieri e fpor- •chi , difTeccandofi , rePcano attaccati alla corteccia , e producono una pol- vere pericolofiifima ai Cordajuoli , e a tutti coloro che lavorano quefla Ca- nape ; e alcuni eziandio pretendono •che una •tale polvere fia ad eiTi mor- tale . La Canape fi può far feccare dap- ■pertutto dove non fiavi umidità , ec- ■cetto che fulla rerra e full" erba . La umidità della terra può rifcaldarla , e sfarla per fino marcire , fé fopravve- nifie la pioggia . Scegli-efi preferibil- mente la fabbia , a cagione della fic ■cita che le è naturale . Dopo la fab- bia , fi può , con fuccefTo preflfo a pò co uguale, far feccare la Canape fo- •pra una roccia, -e fopra il niufco. Se non fi ha una fimile comodità , fi dee portarla nei campi mietuti recen- temente , Rei quali .fiaavi ancora in piedi le ftoppie. L'altezza delie flop- •pie difende la Canape dalt' umidità della terra . Il colico, l'erba de" pra- ti , e neppure quella delle terre in- cplte , non fono proprj a ricevere la Canape che fi vuol far feccare . Per 'poco che tale erba germogli , efTa in- -tenerifce la lifca , e fa marcir-e il ti- glio . Peraltro, fé il Padrone della Canape non avefTe altri luoghi dove ■farla feccare , egli non deve diften- ■derla , ma può metterla a fafcetti a •peni in forma di coni , e la feccherà 'beniffimo , quantunque un poco più lentamente che fé I' aveffe diftefa ; '-quando però ^eRè terminato , fembrano importanti da pubblicarfi a comune notizia le fe- guenti.. La prima fi è quella della felice riu- fcita , anche a quella parte, de' 'Ceffo nei prati na^turai-i , e particolarmente in quelli artificiali di Piante legumi- nofe . La profpera riufcita dei primi efperimenti , fatti da alcun.i de' fuoi Membri , -ha determinato quell' illu- flre Corpo diefperii vaientiffì n; Geor- gofili ad inftituire nell'annua corren- te una ferie molto più eftefa di prove A;^rarie con detto Fotfile, praticatrian- te fatto conofcere in qneftì Piefi dal Signor _^ntonto Giacomùflo , S>ci.> del- la Pubbl''-a Società 'Gt'orgica rii^P/iio- va , e Agente del P'-eth^i^'iflltTi'" Se- natore Signor G1AC0.M0 MrANi , ze° ;lan- # 2TA lantiffuno Promotore delle Cofe Geo- ponich?. La feconda verfa fopra i Bachi da Seta , o Hvvero Filugelli , Ad onta della pur troppo nota generale fcar- fezza di così preziofo ed importante prodotto di detto arno decorfo , agi) egregi Accadeniici Signor Francefco Mo- éiena , Signor Dottor Filippo Ceroni , e Signor Dottore Antonio Turra ^ Se- gretario di quell'Adunanza, feguendo il metodo infegnato, con Trattato a flampa, dal Reverendi fTìmo Signor Ar- ciprete di Manfuè , Membro dell' an- gidelta Società di Padova , fono i lo- ro Filugelli ottimamente riufciti . Il Signor Modena ha migliorato tal me- todo coir aggiungervi 1' ufo di reti tirate fopra un leli.jo per mutare i Bachi di letto , per allargarli ed u- guagliarli , fecondo i hifogni , e per tradurli al bofco a filare i loro boz- zoli , dal che ha otter.uti molti e ri- fliflìbili vantaggi. La terza r:fguarda le Api . Il di- ligente Arcaden-iico Don Giovambat- lifla Bottene di Tiene fi applica indu- tlriofamente alia coltura di quelli utili Infetti . Egli, f guendo le traccie de' migliori moderni Scrittori, fi ferve di i^Vlveari non comuni , ma di partico- lare flruttura , e raccoglie a" tempi op- portuni il mele e la cera , fenza far perire le fue Api, come fanno gli al- tri crudelmente e con danno in quis- fìi Paefi . E' molto da defiderarfi che il di lui efempio abbia nunierofi fe- guaci , e che così profittevole e lau dabile pr^ìiica in breve fi faccia uni- verfale. Fa veramente vergogna alla ncflri. Nazicne che in un tempo , in cui quelli Infetti con tanto Àudio e cura gc fi coltivano nelle Regioni Oltamont*. ne , dove celebri Fifici vi fi applica- no , e dove fono perfino delle Acca- demie a queft' oggetto inflituite , tra di noi la loro coltura fia ancora sì rozzamente trattata, e che corra tut- tavia la dannofa pratica di ammaz- zarli per loro togliere il inele e la cera . Quella ci priva di quella gran- de moltiplicazione di Api , di cui go- dono 1 Paefi , ne' quali non mai Ci uccidono, anzi dove i loro fciami ar- tificiofamente fi moltiplicano. Un Pro- dotto , che coda così poco per colti- varlo , che apporta riguardevole uti- li là , che potrebbe infignemente au- mentarfi, con rifparmio alla Nazione di raggisardevole quantità del D-ua- ro , che manda per effo annualmente agli Efteri , menta certamente molto maggiore ftudìo e cura della finora u- fatavi molto meritevoli e degni di lode fono quelli che fi affaticano per fervile agli altri di lume e di guida . Brevi offerva7.ìoni intorno alle Api ; articolo eflratto da! Giornale Economico ( *). SI crede , fenza fondamento , che per intraprendere l'educazione del- le api, fia nt-cefìario avere dei giardi- ni fempre pieni di fiori di ogni fpe^ eie , ù che almeno fi abbia ad edere vicini a qualche landa, dove non naf- cano che delle eriche, delle gineftre , ed altri arbufti che fono fempre in fio- re . E' vero che tutte le fituazioni non l^jno ugualmente favorevoli pel -, nutrimento delle api . V'hanno delle ^ fta. ( * ) La importanza del [oggetto ci ha indotti a recare qui anche il prefentg articolo , per maggiormente incoragaiare la gente di campagna ad allevare delle •Api , e a procurare la moltip/icaiioie degli fciami , coiforim alla IftruzioHS che aitiamo pubblicata net fogli precedenti , fenza temsre T t • —- • , RlMINI A MISURA VENETA. Tormento- Simile Sorgo Turco -^ L. iS : IO ■L. 17: IO ■ L. II :■ — L. II : IO Trieste a misura Veneta.' Tormento- Simile - Sorgo Turco- -*- • L.25 : io . L. izj:. — Genova a misura Veneta. Tormento — Simile ■ Sorgo Turco- -•—L.32:^ — L. 28 : — •r-L. li) : »— ^n N. xxviir. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . v: 31. Gennaro 177S. LETTERA ^el signor .... al Signor Co: di intorno alla maniera di formare i colmi di guaime , ojfia fieno di fe- conda e terza fegatura , per confer. vario fenza pericolo che fi rifcaldi e fi guafii . ;, Nob. Sign. e Patr. OlTerv. G li 15. Gennaio 1778. »t TRoppo mi onora V.S. Ili uftrifs. j facendo pubblicare nel Gior- nale d' Italia quelle notizie , che folo per ubbidire ài fuoi comandi mi fac- cio coraggio dì rafìTegnarle . Ma poten- do effe riufcire di qualche utilità , non infido perché Ella le tenga nafcofte , baftandomi che ne celi l'Autore , fic- come lodevolmente ha fatto nella pub- blicazione della precedente mia lette- ra . Vi fono moltiffimi , ed Ella pur troppo ne conofcerà, i quali non cef- fano di mettere in derifione tutti gli Scritti, tutte lefcoperte tendenti a mi gliorare l'AgrcoItura.Per quefta ragione, fenza impedire a quefti tali che ridano a lor talento di tutto quello che viene fcritto e pubblicato fu quefto propofito, defidero che almeno non abbiano la fciocca compiacenza, ignorandolo, di mettere in derifione il mio nome . A quefta condizione io non farò reftìo a comunicare a V. S. Illuftrifs. le mie offervazioni , le mie efperienze , e i rifultati delle medefime, con quella fin- TSJiovo Giornale d'Ital, Tom. II. St cerità che fi richiede , particolarmen- te dove fi tratta del bene de" noftri fi- mili . La notizia , che prefentemen- te le raffegno, l'ho apprefa dal Gior- nale Economico di Tarigi • e avendo cominciato a farne ufo, dieci anni fo- no , ho veduto che, con qualche cam- biamento , avrei potuto arrivare al metodo ficuro di ben confervare il fie- no della feconda e terza raccolta , fen- za che fi rifcaldi , ficcome infatti mi è perfettamente riufcito . La utilità di quefto metodo confifte in ciò , cha fi può ritirare dal prato ed ammuc- chiare il fieno non ancora interamente feccato j per non lafciarlo efpofto pia lungamente alla intemperie e all' inco- ftanza dei tempi, o perchè non perda dei fuoi fall e fughi più nutritivi. Il guaime che fi raccoglie nelle pra- terie è ora la feconda , ed ora la ter- za fegatura che fi fa in quell' anno . A Lei è già noto che il fieno di que- fta fpecie è affai più tenero , e non, ha tanta confidenza quanta il primo ^ e che ne è molto inferiore in bontà , a cagione che non ha avuto il tempo di acquiftare il fuo perfetto grado di maturezza . Sia che lo fi raccolga nei prati baffi dall' erba medica , o dal fain foin , egli è più foggetto a rif- caldarfi e a guaftarfi del primo fie- no , fé non fi ha 1" attenzione di far- lo feccare eflremamente fui prato . Dall' altra parte , fé lo fi fa feccare a quel fegno che deve efferlo per po- ter effere confervato , egli perde , in .A tal cafo , una gran parte dei fuoi fa- Sp E e !i. fi , e dei Cuoi fpiriti che evaporano ; in guifa che diventa, pei beftiami, una paftura di affai mediocre nutrimento. Ecco pertanto i.l modo, di cui mi fo- no' accurato con 1' efperienza , per e- vitare quefli due inconvenienti ugual- mente pregiudifTevoIi. Tutto il fecre- to confifte n.el far fecare fui prato que- fio fieno ^un poco più che a metà , di farlo indi tra.fportare vicino al tenzo- ne , e di formarne un cumulo- nella maniera fagliente . Scegliefi primieramente un terreno un poco elevato, fopra il quale fi di- tiende un letto di fafci di rami fecchi affinché la umidità della terra non pofifa penetrare il fieno del cumulo : fopra quefto letto poi fi mette uno ftrato di paglia di frumento ben fec- ca , e fceltiflìma , al di fopra della quale fi diflende uno ftrato di fieno un poco fottile, della grofTczza per efem- pio di quattro pollici , o al più di fei . Quefto ftrato di fieno fi ricuopre con uno ftrato di paglia ; poi fé ne mette un altro di fieno , e fi feguita così alternativamente finché fi giunga alia fommità dei cumulo. In tal ma- niera fi ha un cumulo tramifchiatodi fieno e di paglia . Devefi ufar 1' at- tenzione di non comprimere troppo quefte materie infieme , II loro proprio pefo le fa dar giù quanto bafta . Fi- nalmente fi ricuopre tutto il cumulo con della paglia comune, la quale fer- ve a difenderlo dalla pioggia , e ad impodire che 1' aria non Io colpifca , e non vi cagioni una diffipazione trop- po grande dei fali e degli fpiriti dei fieno . Peraltro è bene ofTervare, che quefta Coperta di paglia non è necef- faria fennon tre fettimane dopo che il cumulo è terminato , ed ha calato al fegno che deve . Per poco che V. S. Illuftrifs. d faccia a confiderare quefto metodo , Ella com- prende facilmente che la paglia , la quale è fecchiffima per fé fteHa , che ha tanti tubi quanti fono i gambi, ed ha oltracciò una frcfchezza che le è naturale , impedifce al fieno di fer- mentare . La paglia attrae nei fuoi ^ tubi e nei fuoi pori tutta la umidità fuperflua , con una parte dei fali e dei fughi fpiritofi che potrebbero ca- gionare la fermentazione, e farlo cor- rompere ; mentre che , paflfando nel- la paglia che fé ne imbeve, quefti fu- ghi fi filTano in elfa , fenza recarle al- cun pregiudizio, anzi penetrandola la rendono migliore , e le comunicano una qualità ch'effa aveva perdut^ , perchè la fi era lafciata feccareful pie- de per dare tempo al grano di acqui- ftare la fua perfetta maturezza . Que- fta paglia così mefcolata col fieno fa degli effetti maravigliofi : efla impe- difce che non fi rifcaldi , lo conferva nel fuc grado di bontà , e ritiene i fughi fpiritofi e volatili, i quali, fen- za di elTa , farebbero troppo foggetti a difllparfi - Siffatto mefcuglio di pa- glia e di fieno forma un nutrimento eccellente e falubre per le vacche ì ma volendofi renderlo ancora più fa- lubre per tutti i beftiami , bafta far tritare confufamente la paglia col fie- no . Ella vede fubito i buoni effetti che produce un tale nutrimento . Mi pare che quefta notizia poffa meritarli 1' attenzione dei veri Coltivatori; eia comunico a V. S. Illuftrifs. come un mezzo che non è generalmente noto. Si comprende evidentemente che, met- tendo in efecuzione un metodo così femplice , fi ha il gran vaiitaggio di confervare certe pafture che fi raccol- gono verfo la fine dell'Autunno , pel corfo di tutto l'Inverno. Ad altro tempo mi rifervo di render- la informata del rifultato di alcuna fpe- rienze. Sono intanto ec. Di V. S. Illuftrifs* * VmUifs, Divotjfs. Servii» *i ME- MEMORIA De/ Signor GvGzmLMO Bowles fopra il governo ufato mila Spagna delk Te- core che producono la L^na fina, tan- to filmata in ogni parte di Europa . DUe forti di Pecore ha la Spagna; quelle delia prima forte, le qua- li danno la lana comune, vivono do- ve nafcono , non cangiano pafcoli , e rivengono ogni fera al loro ovile . Quelle della feconda , dalle quali fi iia la' lana fina , viaggiano ogni an- no ; e dopo di avere pallata la State fopra le montagne , difcendono alle praterie calde delle parti meridionali del Regno , quali fono quelle della M.incia , dell'Eftremadura, e dell'An- dalnfia . Qiielle di quefta feconda fpe- cie diconf] Pecore ambulanti , e fe- condo il calcolo che fé nefa , poflTono afcendere al numero di cinque mil- iioni. Per l'ordinario ogni truppa di Pe- core è compofta di diecimila di tali animali, la cura della quale viene af- ^data ad un Maeftro Pallore . Egli debb' elTere uomo attivo , conofcitore dei pafcoli , e delle malattie delle Pe^ ;core . Tiene fotto i fuoi ordini cin- quanta Padori , che hanno ftipendj pro- porzionati, e cinquanta Cani per guar- dia di detti animali . Il Maeftro Pa- llore ha millecinquecento Lire di quel- la moneta all'anno , ed un Cavallo. •Quanto a' Paftori fubalterni; li primi hanno annualmente trentafette Lire e dieci folJi ; li fecondi venticinque; li terzi quindici ; e dieci folaraente gli ultimi . Si danno inoltre a ciafchedu- , no due libbre di pane al giorno , ed anche due per ogni Cane , ma però di nn pane inferiore . Si permette a' medefimi Paflori di tenere alquante Ca- pre , e Pecore in proprio ; ma fono obbligati di dare tutta la lana al Pro- prietario della truppa pecorina, e non pofTono vendere fé non fé la carne , e jgli Ajnelli.Ppflfono pure difporre del 219 •(•latte , ma non ne fanno tirare prò,, fitto . In Aprile ed in Ottobre fi dan- no tre Lire a ciafcunPaftorè pel viag- gio, a titolo di gratificazione. Avvegnaché dette truppe aaibulanii fi fpargano in diverfe Provincie , egii è inutile di parlare di ciò , che fi pra- tica in particolare di ciafcuna ; per- ciocché in tutte fi olTervano le meJe- (ivat regole . Q^ianto à m? , egli è fopra la montagna , e a M:>lu-ia di Aragona che le ho più ofl'ervate iii Eftate , e nell'Edremadura in tempo d' Inverno ; eflendo quefti i Luoghi , dove effe Pecore trovanfi in maggiore quantità . Molina (la all' Oriente dell' Eftremadura e del la Mancia; e la mon- tagna fituata al Nord di quello Luo- go è il punto più alto della Spagna , Molina abbonda di Piante aromatiche, delle quali neppur una fi ravvifa fo- pra la montagna. Giunti li Paftori al fito , incuideg- giono paffare la State , danno del fa- le alle Pecore quanto effe ne voglio- no ; eJ a quell'oggetto li Proprietarj delle medefime loro ne danno duemila- cinquecento libbre per ogni raigliajo di effe . Quefto fale viene confumato in meno di cinque mefi ; ed alle fteffa non ne fanno mangiare nell'Inverno, e neppure nel tempo che col mafchia le fanno accoppiare. Per dare il fale a tali armenti , nettano cinquanta o feffanta pietre larghe , e piane, e fo- pra vi ftendono il raedefimo ; indi vi lafclano andare le Pecore a poche pet volta, lafciando che ne mangino quan- tor lor piace . Ciò fi ripete fovente ; ma fi guardano di lafciarle pafcolare in quel giorno fopra terreni di pietre calcarle, e le conducono a pafcere in terre argillofe : e ficcome il fale loro acuifce l'appetito, effe divorano tutta l'erba che incontrano, e ritornano al fale con maggiore voracità . Quando il pafcolo è calcarlo , o mifto di cal- ce , le Pecore mangiano meno di fa- le a proporzione della materia calca- ria che vi fi trova . Io dimandai ad un Paftore la ragione di tale differen- za : mi rifpofe che le Pecore mangia- :E e .3 vanp # tl-O vano meno ài fa'Ie quando pafcolava. ^ Pecore ambulanti fregando loro le re- tio nelle terre da Frumento . Il buon uomo conofceva bene 1* effetto , ma ignorava lacaufa: locchè non mi for- prende . La ragione di quefta differen- za viene dalla quantità di faleche tro- vafi in tutte le materie calcarle, don- de rifulta che, fia che le Pecore man- gino del Cale lecando le pietre, fiache ne mangino pafcolando l' erba , che fé «e trova impregnata per la vegetazio- ne , loro più non refìa il medefimo appetito per quello che loro fi dà col- la mano . Io non ignoro che il fale, che i Chimici traggono dalla calcina , può effere molto differente da quello che le pietre calcarle contengono a- vanti la calcinazione , potendo il fuo- co formare in effe pittre delle nuove combinazioni ; ma r.on e però meno certo che , quando le pecore fi pafco- ro fcpra una terra calcarla , mangia- no minor copia di fale. Può darfiche <]ueÌlo fale, di cui le Pecore fi fazia- «o a fia fale comiine , o almeno l'A- cido muriaiico Ì4i=trodottofi nelle pian- te per la v-egeta^ione- Al fine di Luglio , il Paftore ha cu- ra d'introdurre dei Montoni nelle trup- pe di Pecore: fei o fette mafchj fono l'ufficienti per cento femmine . Quefti Montoni fi fcelgono tra quelli , che tengonfi attruppati feparatamente ; e tollo che le femmine fono divenute pregne , fé ne feparano i mafchj . Li Montoni fono di maggiore rendita a' Proprietari che lePecore-, perché , quan- tunque effe abbiano la lana pii^ fine, li Montoni ne danno in più quantità : tre tofoni -di Montone pefano ordina- riamente venticinque libbre ; ma per averne ugual pefo ce «e vogliono cin- que di quelli di Pecora. La medefima fproporzione fi fa fe-ntire rifpetto all' età , che fi conofce dai denti : quelli del mafchio non ca-dono che a otto an- Xìi i le femmine li perdono regolar- anente alli cinque ; fia per la loro grande delicatezza, o fia pel patimeii- to che foffrono nella riproduzione del- la loro fpecie* Ai mele di Settembre fi tingono le' ! * ni con dell'Ocra roffa ftemperata nel!' acqua - Alcuni dicono che quefla ter- ra s'incorpora col graffume della la- na , e eh' effa forma una fpecie di ver- nice che difende lePecore dalle ingiu- rie del tempo; altri pretendono che il pefo di detta Ocra tiene corta la la- na , e che le impedifce di crefcere , e di aumentarfi in volume ; finalmen- te altri afficurano eh* effa faccia 1' ef- fetto di afforbente , e riceva una par- te delia trafpirazione , la cui foprab- bondanza renderebbe la lana ruvida e groffolana . Al fine di Settembre le Pecore am- bulanti fcendono dalle montagne , e paffano in Climi più caldi . Il loro cammino è regolato con Leggi da tem- pi immemorabili . Tranfitano libera- mente pei terreni comuni delle Ville ,° ma ficcome è indifpenfabile che tra- verfino delle terre coltivate , li Pro- prietarj delle medefime fono obbligati di rifervare un paffaggio per detti A- nimali della larghezza di novanta pie- di j dove però debbono pafl'are pre~ ftiffimamente ; e fanno talvolta fei in fette leghe al giorno per giugnere a luoghi meno riflretti dove poter paf- colare , ed allora rallentano la loro marcia , e fi ripcfano . Nelle fitua- zioni incolte le Pecore fanno d' ordi- nario due leghe al giorno, fempre fe- guendo il Paftore , e pafcolando piiì che poffono fenza fsrnvarfi. Il viaggio, dalla montagna all' interno dell' Èfire- madura , è di circa cencinquanta le- ghe , che fanno in quaranta giorni a un di preffo. La prima cura del Pallore fi è di condurre le Pecore nei pafcoli , dove le fteffe furono trattenute nel Verno precedente ., e ne' quali nacquero per la maggior parte. E' quella una pre- cauzione , che rton dà gran pena al Paftore , poiché , s' egli non ve la conduceffe, vi andrebbono da fefteffe,, tanta è la forza del loro odorato, col di cui a/uto eiì'e riconofcono il loro terreno , quantunque non fiavi alcun fegno che dalle terre circoftami lodi* lingua '. Sùppofto anche che il Paflo- re voleiTe farle pafifare più oltre, que- flo certamente non gli farebbe facile ài effettuare. Giunte che fiano al luogo deila lo- ro dimora, il Paftore comincia a for- mare iParchi , ne' quali lePecore nel tempo di notte fi cuftodifcono . A queft' effetto piantanfi dei pali in terra cir- colarmente in molto numero , e gli imi con gli altri fi fermano -congToffe corde di una fpecie di Giunco ( efpar- -te ) , le quali girano tutto ali* intor- no, e chiudono il Parco (volgarmen- te Mandra ) , in modo che le Pecore non ne poffano efcire , né eflere da' Lupi divorate; al quale oggetto li Ca- ni fanno la guardia al ai fuori ,, Li ■Paftori fi fabbricano una Capanna con rami di alberi e terra ; € per tale bi- sogno , € per quello del fuoco loro neceffario , la Legge permette che pof- -fano tagliare un ramo ad ogni albe- ro. Io credo efifere quefta la caufa per cui tutti gli alberi dei pafcoli d* In- 'yerno delle -Greggie ambulanti fono internamente marci « bucati ; impe- rocché, ficcome le radici fuc-chiano an- nualmente la quantità di fucchio ne- ceflario pel mantenimento e crefci men- to del -pedale , delle ramora, e delle foglie , fiori , e frutta , la porzione dello fleffo fugo , ch'era deftinata ai rami flati tagliati , forma un rifta- gno nel tronco , vi fermenta , e gan- grena l'albero. Poco dopo l' arrivo ai Quartieri d' }Inverno , le Pecore cominciano a par- torire ; e quello è il tempo , in cui j:abbifognano di maggiora attenzione , e che caufa a' Paftori maggior pena . "Si feparano dalle Pecore feconde quel- jle fterili , e conduconfi ai pafcoli più itrifti , rifervando alle prime i miglio- !ri ', ed a mifurachepartorifcono , fan- Inofi pafcere di erbe ancora più buo- ne , cTie fi rifervano a queft* effetto . iQtiegli Agnelli che nafcono più tar- 'divi fono parimente condotti in fiti fe- parati , dove 1' erba è più dilicata , aSìnchè crefcano più prettamente , e 211 divengano forti quanto li nati prim» a poter intraprendere il lungo viag- gio ai pafcoli eftivi . Nel iVlefe di Marzo li Paftori haHr no quattro operazioni da praticare a- gli Agnelli :nati nell'Invernp. La pri- ma è di loro tagliare la coda a cin- que pollici della fua radice , affinchè con effa non s'imbrattino dei loro ef- crementi , e meno di fterco fi cari- chino . La feconda confitte nel mar- carli con ferro caldo fopra il nafo , onde poterli conofcere^ La terza é di fegar loro le corna , perchè non fe- rifcanfi nei loro combattimenti . La quarta fi è di caftrare quelli , che de- vono feryire di guida alle truppe ; e per quefta operazione li Paftori uopo non hanno di fare veruna incifione , baftando che prendano i tefticoli, che gli ftringano con la mano in modo che li vafi fperraatici fi riducano con- torti nello fcroto come una corda:: così reftano caftrtti gli Agnelli fenza pericolo. Al mefe di Aprile , tempo in cui le Greggia fi pongono in marcia per portarfi fopra le montagna , le Peco- re danno a conofcere con diverfi mo- vimenti il defiderio di partire dai paf- coli vernali , e li Paftori debbano al, lora ftare in guardia che non fé ne fuggano, effendafi vedute delle intere truppe fare un cammino di due in tre leghe , mentre li Paftori dormivano ^ E(Te in tal cafo prendono il viaggio che più direttamente conduce ai Toro pafcoli eftivi.. Nel primo giorno di Maggio fem- pre daffi principio a tofare lePecore, purché fia bel tempo ; fé ciò fi fa- cete in tempo umido , e che la lana fi rinferraffe impregnata di umidità,, eflfendo che i tofoni Q velli fi col- locano gli uni fopra gli altri, effa fer- mentando fi marcirebbe . Per evitare tale pericolo fé ne fa la tofatura den- tro luoghi coperti , dei quali fonvene di così vafti , che pofsono contenere fino a ventimila Pecore . La piecau-» zione di non lafciarle efpofteaU' urai" dop ido , meutre fi tofano , è inoltre tie. %? ceflTaria pef confervarle ; perciocché Ja Joro pelle è tanto diiicata , che fé veniflcro a bagnarfi , o a prendere * dell' umidità , o del freddo la notte fubito dopo la tofalura , perirebbero tutte. Gentoventicinque uotnini abbifogna- no per tofare mille Pecore , ciafche- duno de' quali deetofarne otto al gior- no, o cinque Montoni . Quefta diffe- renza deriva non folo dall' elTere il Montone più forte , e più copiofo di lana delle Pecore , ma anche dalla maggiore difficoltà di legarlo sì , che non fi dimeni . Quello animale è così feroce, s'irrita e patifce tanto di fen- tirfi legato , eh' è perfino capace di foffogarfi , Li Tofatori , per evitare tale inconveniente , prendono li Mon. toni mentre fono di buon umore , ed a forza di accarezzarli riefcono di ta- gliar loro la lana fenza legarli. Quando li Pallori vogliono tofare le loro Greggie , le chiudono dentro nna gran Corte , dalla quale per un andito affai flretto le fanno pafliare in una flufa , in cui Hanno fiffamente u. «ite , e fudano molto ; locchè addo!- cifce la lana , e la rende più facile a tagliarfi . Ciò è ancora più necef- fario da praticarfi con li Montoni , perchè la loro lana , effendo più ru- vida di quella delle Pecore , refifte maggiormente al taglio. Tofto che le Pecore fono tofate , fanfi pa/Iare in altro luogo per marcarle , e per efa- minare quelle che la mancanza dei denti deltina al macello ; e quanto all'altre , fi conducono al pafcolo, ■quando il buon tempo lo permette j altrimente fi lafciano al coperto , per accoftumarle a poco a poco all' aria dolce. ■ La Minerà della Platilla avendoci trattenuto niohì giorni nel Territorio di Molina d'Aragona , ebbi occailone di fare delle oiTervazioni fopra le Pe- core ambulanti. Oflervai che , qiian. do il Paftore le lafcia pafcolare a lo- ro voglia , eik cercano diligentemen- te e non mangiano che I' erba fina ; fenza ncppar toccare le piante aroma- tiche, che ivi crefcono in grande ab- bondanza . Quando il Serpillo trovafi mefcolato con altre erbe , effe lo fe- parano deftriffimamente col loro nafo , per non mangiarlo ; e fé fiavi nell' ifteffo fito qualche pezzo di gazone fenza Serpillo, quelli animali vi cor- rono fenza fermarfi altrove. Quando il Pallore vede che il tem- po cangiafi in cattivo per piovere , fa fegno ai Cani di radunare le Pecore, e le conduce al ficuro . Allora, ficco- me effe marciano frettolofamente , e non hanno comodo di fare fcelta dell' erbe , addentano , come poffono , a dritta ed a "finiftra, dello Stecade , del Rofmarino ec. ; e mentre corrono ce- leremente , ed hanno fame , mangia- no indifferentemente di tuttociò che incontrano , e perfino del Giufquia- mo , della Cicuta , e di altre erbe fe- tenti : locchè maflìmamente accade quand' efcono dal luogo della tofatu- re ..Se le Pecore amaffero le pianta aromatiche , ciò farebbe di gran dan- no a quelli che poffedono Alveari , perchè le medefime divorerebbero tut- te quelle che producono il mele e la cera , e le Api morirebbero di fame . Li Pallori mai non lalciano efcire. le Greggie dal Parco prima che il So- le abbia diffipata la rugiada della not- te ; né le lafciano bere in alcun ru- fceilo, o" altra acqua dopo che fia ca- duta della grandine , avendo effi im- parato per efperienza che , fé pafco- laHero erbe con rugiada , o beveffero acqua di grandine farebbero a rifchio di perire. Le Pecore dell'Andalufia hanno tut- te la lana groffa , perchè non cangia- no di Clima ; ed è in grazia di can- giarlo , che quelle ambulanti la prò- j ducono così fina e dolce . Sen^a di | quello cangiamento , io credo che ,1 dopo alquante generazioni , la loro la- na riufcirebbe così groffolana che quel- la delle Pecore dell' Andai ufia : ei forfè , per contrario , fé quelle mu- tàSsro taffero Clima , come fanno le anrBif. lanti , verrebbero a produrre lana di pari finezza (*) • Gli animali che vivono in piena cam- pagna , e che mai non mutano clima, hanno fempre un medefimo colore ; come vedefi nei Majali dell* Eftrema- dura , che fono fempre neri , e nei Conigli falvatici , li quali fono tutti dello ftefiTo colore. Egli non è che tra gli animali domeftici che fé ne trova- no di neri e di bianchi. Delia infilatura delle Velli e dei Cuoj , da praticar fi dalla Genti di campa. gna. NEUe Maflerie groffe non fi ufa vendere , come ordinariamente fi fa nelle picciole , i buoi e le vac che al mercato , oppure al Macella- io , ma fi macellano incafa pel con- fumo della famiglia , e allora fi vendono le pelli e i cuo) crudi . Ma ficcome un tal ufo è fempre a danno del Coltivatore , perchè il Comprato- re fa che il Venditore è coftretto a prendere tutto quello eh' egli vuol dar- gli , piuttofto che lafciar marcire le fue pelli col tenerfele in cafa , così è bene dargli qualche iftruzione per metterlo in iftato di prefervare le fue pelli e i fuoi cuoj dai vermi , e di evitare in tal modo una vendita sfor- zata . La pelle di un animale fi conferva più lungamente in inverno che in e- ^t. 2i 5 fiate . Coloro che fanno qiìefto com- rr.ercio confervano lungamente le pel- li con 1' ajuto del fale . Perché dun- que il Coltivatore non fi fervirebbe di quefto mezzo , onde procurarfi il vantaggio di vendere le pelli a tem- po opportuno , e con maggiore pro- fitto > Si mefcola una quantità tifale con una decima parte di allume polveriz- zato. . Si diftende la pelle fopra uà banco , ed un uomo robufto la frega ben bene con quefìo mefcuglio , par- ticolarmente nei fiti pili groflì , e nelle feffure ; fi piega indi la pelle , e la fi mette fopra una tavola nella cantina . In tal guifa la fi può confervare per alquanti giorni. Ma volendofi te- nerla più lungo tempo ancora , con- viene diftenderla un'altra volta , due giorni dopo la prima infalatura , e fregarla ben bene con fale e falnitro . In tal modo fi può confervare le pelli per un tempo competente. Per fare che il fale entri bene nei pori o interftizj della pelle, fi adope- ra un cilindro fimile preflo a poco a quello dei Pafticcieri , ma piiì pe- fante. In America fi fofpendono le pelli dei buoi falvatici , lontane 1" una dall' altra , in luoghi ariofi , dove fi la- fciano feccare col loro pelo , avendo l'attenzione di afciugarle , e voltar- le frequentemente finché s' indurifco- no . In tale flato fi fpedifcono in Eu- ropa , dove poi fi acconciano . Si fa della pergamena con la pello di pecora , della vitellina con quella del ( * ) In quelli nojlrì Taejt fuccede coflantemente tutto al contrario di ciò , che l'autore di quefla Memoria ajferifce di avere offervato nella Spagna . Le ili ^ofire Tecore producenti lana fina , e perciò nominate Tecore gentili , non ef- cono mai dalle Campagne del Tadovano , del Tolejìne ec. ; e quelle che cangia^ no pMfcoli , paffando la State fopra le montagne , e fcendendo ad alimentt(rfi nel yerno alle pianure , dette volgarmente Tecore montane , danno lana infe- fiore , ruvida , e groffolana , che dalla gentile e fina anzidetta diflinguefi cei nome di lana tofetta » Quale ejfer può mai la ragiona di effetti così oppofiii li'4 del vitello da latte , e dello zigrino Con quella del di dietro dell* afino . Così il Coltivatore può effere fempre ficuro di trovare Compratori per le fue pelli e cuoj di qualunque fpecie ft fìano r Osservazioni Sopra il nutrìmsnto dei Cavalli . LA metà dell' avena che fi dà a un Cavallo trovafi per l'ordina- rio confumata affatto inutilmente , e la ragione fi è , perché l'animale la inghiotte fenza tritarla, e perciò l' in- viluppo corticale del grano ne impe- difce la digeftione ; di maniera che queflo feme pafTa negli efcrementi fen- za avere ricevuta la menoma altera- zione . Per evitare fiffatto inconve- niente , un Particolare , con l' oggetto dr rammollire 1' averta , e di renderla più propria alla mafticazione, ha prò. vato lafciarla a molle nell' acqua Io fpazio di ventiquattr' ore . Con que- fto metodo egli ne ha rifparmiata la metà , ed ha mantenuti i fuoi Caval- li nel loro primiero flato di forza e di vigore ; e il metodo ftefTo ha fer. Vito eziandio a riftabilire parecchi Ca- valli fmagriti. Tutti i Paefi non han- no quella preziofa riforfa che praticafi in Ifpagna , dove quelli animali pof fono nutrirfi di paglia , a cagione che quanto più fi fi avvicina al Nord, tan- to meno i vegetali contengono di par- ti dolci , zuccherofe , e per confe- guenza nutritive. Poiché il nutrimento di un Cavallo coda oggigiorno, inqual- ^ che luogo, tanto è forfè più che queffo* I di un Uomo , egli é fenza dubbio un fervigio importantifllmo, per tutti quel- li che mantengono Cavalli, l'infegnar loro dei mezzi di economia . Il buon fenfo , la Fifiologìa , tutto parla in favore dell'annunziato metodo . In- vano ci verrebbe obbiettato che un tal metodo non fembra naturale. Ma quel- lo di nutrire un Cavallo con dell* a- vena feccata è egli più naturale ì II Cavallo , nello (lato fuo felvaggio , avrebbe egli giammai battuto , cri- vellato , e pollo ne' magazzini quella} feme » per farne il fuo alimento^ it « « «e « LA Società Economica di Berna ; per mezzo dei Signori de Cari' dole , Lavit e Comp. Negozianti di Ginevra, e per ordine di un Viaggia- tore che è ultimamente pafTato per quella Città , ha ricevuto cinquanta Luigi nuovi deftinati all' ufo fteflb che di altra fimile fumma abbiamo annun- ziato nel noflro foglio Num. Xll. in data II. Ottobre 1777. a pag. 5^. Il generofo Anonimo ha lafciato al- la Società medefima la fcelta d* im^ piegare quelli cinquanta Luigi , o nell' aumento del Premio, oppure nella di- flribuzione di ^ccejjit . La eflenfione e la importanza del Soggetto hanno deter- minata la Società a preferire il primo partito . Cento Luigi nuovi faranno dunque aggiudicati ali* Autore della migliore Memoria full'Argomento già propello nel mentovato foglio Num. XIL , nei modi e con le condizioni ift quello efprefle. * 12f N. XXXIX. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 7. Febbraro 177S. Ì)*i modi di riattare le Strade del Verone fs: Disse RT azione t>sl Signor Michelangelo Loc- ca t è l l i approvata dalla Tubblì- ca ^Accademia di agricoltura . Vì S'io m'aveflì a diffondere fopra que* vantaggi , che ridondano al meici- monio dalle Strade facili , e comode, molti riflefiì potrei produrre eccitanti a follecitare 1' opera dell' acconcia- mento bramata come fonte di inelli- mabile vantaggio al benefizio univer- fale ; ma perchè unicamente richieg- gonfi i modi per agevolare tale im- prefa, così a ciò prefentemente m'at- tengo , falla certezza che dai melo- di potrà comprendere ogn' uno le con- feguenze felici, che da fé ftefie riful- tano al maggior impiego del Popolo, ed alla certa profperità della naziona- le Agricoltura. Due flrade confluifcono alla dirama- zione e dilatazioii del Commercio, una del Fiume , l'altra di Terra . Quella del Fiume eli' è fenza efitanza il ca- nale più acconcio che agevola le fpe- dizioni , pel più facile e meno difpen- diofo trafporto de* naturali generi del Territorio , e degli artificiali prodotti del Patfe , non che delle merci fore- fiiere ; ma ficcome della ficura navi- gazione dell'Adige è flato per tutte le vide, fue ampiamente , ed erudita- mente trattato, così per non eRender la mano in altrui meffe , ommetlo di parlar d'una via, che per altro cuna delle fonti più abbondanti del como- do e della ricchezza di Venezia , e di Verona , dove perciò deve eflere impegnata la Pubblica vigilanza a te- nerla fempre aperta , viva , e como- da come oggetto di primaria necef- fità. Pure fé non m'interno ad indagare i metodi faggiamente da molti fugge- riti per afficurare , e facilitare i traf- ^ porti per acqua , non poffo però ta- •^ cere «rere efferS affai defiderabile che efe- ■£uiie vengano a rigore le provvide leggi emanate recentemente per im- 'porre un ben regolato fiftema a'ììjr. •chieri , onde togliere i sì perniciofi ri- tardi , e porre freno all' infaziabilità .del loro guadagno, per cui, empien- dofi i Burchi di un foverchio pefo ec- cedente allo ftabilito dalle Leggi , ca- giona quei frequenti arenamenti , e naufragi , che a tratto a tratto facce- dono con tanto danno . Proibite così daranno ancora quelle remore di pae- ;fe in paefe falle fponde del Fiume per indagar colli , e materia d' accrefcers 1' utilità , le quali producono dimore inafpettate , ritardi eccedivi , e dila- zioni infoffribili , per cui o i generi più dilicati deteriorano , o le merci defiderate e bifognofe non giungono a tempOj con difpiaceree fvantaggio de' Proprie£arj , i quali aggravati da tali difordini fanno paffare le loro merci ■per altre vie più foUecite , o meno difpendiofe : venendo così pregi u:{ica- to il Principato ne' Dazj , e li Suddi- ti in quei vantaggi che tanto inilmf- cono al loro foftentamento. Q.aefli ri- flenì chiamarono la Pubblica Autorità ad imporre quei provedimsnti che, te- nuti in una -vegliante e ficura obbe- dienza 5 varranno in apprefifo a frenare tutti li pafìfati difordini . Tralafciando adunque di parlare del- la tanto vantaggiofaftrada del Fiume, mi riflrignerò alle fole di terra , fe- guendo in ciò gì' inviti della Pubblica Accademia , la qual^ dimanda il mo- do di riattare e mantenere le Strade de! Veronefe,. E qui per arrecare chiarez- za maggiore all'argomento, dividiamo le Strade in Reali , o fieno Corriere ; in Comunali , o fieno così dette di cam- pione, ed in Private , o fieno al fer- •vigio di alcuni Particolari che fi chia- mano Confortive . Non può negarfi , mettendo capo nelle Strade reali i prodotti del Terri- torio che giungono alla Città , tran- fitandovi le merci e le derrate che efcono dai confini , paffando per eflfe -non che i Cittadini .che alle loro * Z27 tenute fi addrizzano , o in altre Cit- tà vanno viaggiando , ma i Corrieri , le Staffette , le Lettere ed i Nobili Viaggiatori, e i iMmilIri che alle pub- bliche commitrioni .fono deputati , a per elle incamminandofi !e milizie, il trafporto de' militari attrezzi , e tutto- ciò che al fervigio del Principe può occorrere, non può negarfi, dico, che non meritino elle la maggior premura per riattarle , la maggior attenzione de' Magiftrati per comandarne 1' efecu- zione , e la più efficace follecitudine per effettuarne l'imprefa. .La Storia , maeftra del configlio e della vita , inceflfantemente .. ci accen- na la diligenza , e lo ftudio di tutti i Principati più gloriofi , e di -tutte le Nazioni più colte fempre intente a rendere^ a.cofto di qualunque difpendio, ficure ed agevoli le Strade loro . Io crederei una vana , ed inutil pompa di erudizione il qui ram;nentare le fag.- ge leggi deit' antica Grecia da Erodoto fu quello punto defcritte , neli' oO'tv- vanza delle quali , allo fcrivere di Strabo/ie , Cartagine fi diltinfe cotan- to . Baderà legger fohanto Grevio , e Grenovio nel Tomo terzo delle Anti- chità , per rimaner forprefi dei tefori profufi ancor dai Roiìiaai per la for- mazione , e manutenzione delle Stra- de, a foto oggetto del pubblico onorCj e del privato comodo de' Cittadini : Maxima Scncttus diligentìa in viis fa- ciendts fuit . Bonis enim B^sipubiicà: temporibus id cigebttnt Trincipes B.o- mani , uthonori publico isnCiviumcom^ modis confulerent , Anzi con tanta magnificenza , e fpe- fa furon eflfe coftrutte, che maraviglia- tofene Giorgio Fabrizio ( in difcri- ptione Urbis 'B.omde ) , dopo il riflelTo di sì moltiplici grandjofe Strade , del- le quali fino al dì d" oggi ce ne re- ftano ancora lunghi veftigj , tutte in terreni infeliciffimi., di groilì , e ben appianati macigni felciate , ebbe ad efclamare unde tanta lapidum copia adve8a fuit ! Sembrandogli qaafi iin- poflìbile come ne' luoghi fenza ghia- ia , fenza faflb , e fsnza fche^gie di . F f 2 monti monti fi poteiTer trovare sì copiofi maffi , t9 moli di pietre , di tre , quattro e fino a cinque piedi Romani in ogni lor diinenfione . Ma dopo molte , e molte miglia due gran monti fvifce- rati reggendo j fé egli ne comprefe il luogo della materia , ne ftupì ancora pel grandiofo , e veramente imperiai difpendio . In C'TtKpania duos montes •vidi , ex quibus faxa ejufmodi ex/eia dii/ìttir , filices lati funt ternos , qua ternofque pedes , {9^ reperi quaqua verfus latos pedes quinque ; onde potè conchiiidere che tra le principali ope- re di quei tempi degna di lode , e à\ Storia, alla Repubblica Romana, non meno onoritìca che vantaggiofa fi fu !a magnificenza delle Strade . Ex epe- TÌhus /nude dignis , ijn IXeiptiblicct: utt- kbus juit viarum magmficenti-a . Ma lafciando i tempi antichi , ne' ù richiederfi per formare un' imprefa che abbia, non dirò a far fronte coll'eter- nità , ma almeno a contraftaré co'fe- coii . Ad efeguire però irn si graniliofo aHunto richiedendoli il ccncorfo di mol- te e molte braccia , trovo fpediente meglio . E per primo fembrerebbero i più opportuni i Contadini , perchè fo- no già affuefatii alla fatica , e perciò fi vedono fempre chiamali agli ufRzj. del Pubblico . Ma quanto ai Villici- egli è qui che non polTo a meno di non irritarmi co' Sindici , o MalTari delle Comunità , i quali ogni qual vol- ta fon dimandati a fomminifiirare qual- che numero di perfone de' loro Conni- ni , ia luogo di obbligare certi vaga- bondi , che infettano il vicinato , per t,i,mor d" incontrare gli sdegni loro, la- fciando poltrir ne' loro vizj i più iner- ti e. i più dannofi , lira p pan dall'ara- tro e dalla falce i più laboriofi , i pia utili alla Capipa^na . Detrattene le condotte de' n'iateriali, e quelle che im^ prefcindibili kuna , fi rifparmi quanto è poffibile , e fpezialmente in certi tempi sì bifognofi al campo, un tal ge- nere -di perfone , le cui braccia fon troppo neceffsrie al foftentamento de' Cittadini , alla coltivazion delle ter- re , all' aumento de' prodotti , che be- iitficando i privati favorifcono il Pub- blico . Mancano forfè altre perfone che a quello oggetto effer potrebbero molto adatte? Sonovi i vagabondi che, giu- rata un' implacabil guerra alla fatica , vivono a fpefe e a danno delle foftan- ze e delle terre altrui : Sonvi gli o- ziofi che per l' infingardaggine loro af- foldaii non fono da verun Condutto- re -, e fon vi ancora que' tanti que- ftuanti, i quali fé inabili riefcono per certi impieghi , effer potrebbero op- portunilfirai in buon numero a! lavo- ro , ed al riattamento delle pubblichs vie. Cosi i primi , o per 1' odio alla fatica , sloggierebbero di per fé, liberan- do dal loro pefo i Territori , eie Cit- tà ; o pel coftiingi mento all' opera , travagliando anch'affi , di nocivi ad- (iiventerebbero proficui ; ed i fecondi a pubblico benefizio impiegati ricom- prerebbero coi loro fudori quel pane , che ora van mendicando a pefo e ca- 5 rico delle famiglie , e di gravofi fi Schierare dinanzi agli occhj varj or- ^^. f^arebbero utili alla Società . Ed ecc» ■^ Ss llZJl ii k fenza diffurbare dalle Iot=o vantagglofe fatiche i Contadini, aperta una copio- fa fonte per render profittevole alla pò- polazione, all'Agricoltura, ed al Com. niercio un genere di perfone , che ora fono fé non fempre di moltilTima ge- lofia , almeno di certiflìmo aggravio. Vi farebbero pure i Condannati , i quali a che vaglion racchiufi nelle Pri- gioni j nojofi a fé fteffi , gravofi al Pubblico , difutili alla Società ? Qjie- fti in pena de' loro misfatti occupar fi potrebbero ad un tale neceHario lavo- ro. Che fé non voglio rammentar gli Antichi che condannavano ide!inq,uen- ti e gli fchiavi o allo fcavo delle Mi- nere , o alla riflaurazione delle Por- tezze, o all'interrimento delle Palu- di , non poflb però tacere il recente compio della pratica odierna . L' uL tiraa famofa Strada che da Napoli fino al Portello per fettanta in ottanta mi- glia, nel 176S, in occafìone del Matri- monio di quel Regnante, fu con tanta magnificenza coftrutta , fu eflà lavo- rata per la maggior parte con le brac- j eia de' Condannati ; e fenza andar sì lungi , paflìamo i confini, e vedremo in tutti i giorni, non oflante le catene 1 alle mani , e i ceppi a* piedi , affati- care que' Condannati a' pubblici lavo ,1 ri . Io però con ciò non ardifco fug. t: gerir leggi , o dettar inafTrme j die» folo a voi Concittadini , che per rif- parmiare la gente di Campagna , per conciliare la minorazion della fpefa , e per trovare lavoratori in numero , que- fto farebbe anche un partito ; oppor- tunamente impetrando dal noRro vi- gilantiffimo Principe il foccorfo , e V opera delle perfone alla Società refe gravofe , Così col riattamento delle Strade fi impiegherebbero gli oziofi , sloggerebbero da loro i vagabondi , o fi adatterebbero all'opera , e giovan- do altrui, a tutti diminuirebbe!] la fpe- fa del Pubblico. Si profeguìra . Mezzo di prtfervare i Bejìiami dalle malattìe contagio fs , (*) SArebbe cofa dell* ultima neceflTità lo ftabilire nelle poneflìoni il ter- reno p:ù elevato per fabbricarvi fo- pra una infermeria , dove fi mettef- , fero gli animali attaccati da qualche ^ malattia contagiofa . In tal modo fi mP^ farebbe ficuri che gli animali fani noa cor- ( " ) V untore di^ queflo artìcolo fogghigns dì avere egli veduta in Fran- cia una di quefte Fabbriche , al "Padrone della quale è riufcito felicemente di falvare con tal mezzo i fuoì Beftiamì , in qtiefli ultimi anni nei quali , come é ben noto , ha infierito la pia terrìbile Epidemìa di animali , che ne ha fpo. gliate le intere Trovìncie di quel Regno ', e ridotti alla mìferia infiniti Abi- tanti delle mcdefime . Qualunque ejjer pojfa la efficacia di un tal mìzzo , pare che non fi abbia a contare niente più che tanti altri innumerabili prefervativi piaticati all' occafione , con affai poco vantaggio . Le malattìe contagiofe tanto ìiegli Uomini , che nei Bsfiiami , hanno un principio Così recondito , e cosi va- ■ rio nelle differenti circoflanze , che 0 non vi fi è peranche ritrovato il rimedio , 0 ritrovatone uno di qualche vantaggio in una data circoflanza , non è riufcito V poi ugualmente in un'' altra . Terciò importa molti ffimo che ne vengano fe>nùr& I cercati di nuovi , che fé ne facciano gli opportuni esperimenti , e che vengano 1 pubblicati ad univìrfale notizia ; e chi fa che col tempo non fi venga a cono- [cere e la vera indole di fijf'atte funefie malattie , e il vero rimedio , 0 preferì vativo 0 curativo , da pratìcarfi con tutta la defiderabile riufcita ? 252- correrebbono neflTim pericolo , purché non fi ometteflTero le neceflarie atten- zioni folite praticaiTi in fimili occa- floni. Quefia fabbrica dunque , che deefì confiderare come una delle più impor- tanti della poffefllone , dev* effere e- retta in quel fito dove Ìl terreno è più elevato , ed efpoffa alia Tramon- tana . Vi fi fa in vicinanza ; ma di- fìaccata , un' altra picciola fabbrica per fervire di abitazione alla perfona incaricata del governo dei beftiami am- malati , affinchè fia effa a portata di preflafe loro il tìcceffario foccorfo. La fabbrica per gli animali dev'ef- fere divifa in parecchie ftanze , aven- ti ciafcuna un' apertura verfo Tra- mohtana . Quefte danze devono efìTe- re perfettamente feparate , affinchè la trafpirazione degli animali , dei qua- li gli uni fono più ammalati che gli altri 5 non fi comunichi . Infatti fpef- fìflìme volte avviene che un bue , il quale, aflìftito e curato a tempo, avreb- be refillito ai funefti effetti della con- tàgione , foccombe a cagione dell' a- ria cattiva eh' efTo infpira da un al- tro bue affai meno diipofto all' effi cacia dei rimedj ; di maniera che la fpefa dei rimedj , il governo , le at- tenzioni fono affatto inutilmente git- tate , a danno del Coltivatore , poi- ^ che egli perde i due animali , men'- tre che, fé ciafcunodi eflìavefife la fua ftanza feparata , fi farebbero forfè ri- cuperati anibidue . Continuazione al Giornale dì Medicina, Tomo Secondo, In quar-, to 177S. QUefto è il Tomo decimoquarto di tutta la Raccolta, principia- ta , e continuata fino al Tomo duodecimo indufivamente col titolo di Giornale di Medicina, Il diligente no- ftro Stampatore e Librajo Benedetta Miiocco non ha mancato della folita attenzione , perchè quello Volume ab- bia a corrifpondere agli altri nella bel- lezza della carta , nitidezza de' Ca- ratteri , ed efatta correzione . A tut- to ciò fi aggiunga il pregio intrinfe- co di quell'Opera, foflenutofempre dal dotto Soggetto a cui n' è affidata la compilazione , e il quale faprà anche in avvenire foddisfare all'efpettazione e al defiderio de' Signori AflTociati, i quali per loro conto potranno moltif- fimo contribuire al maggiore avanza- mento e luflro di un' Opera così itir tereflante. ( : ì'^lklll^ >n 9f?i»' , o' ■n N. X X X. Ì^UOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 14. Febbraro 177S. f /»i? w^-" /ìleo, e continuandofi la diligenza pre- fcritta per qualche tempoamifura che' tutto fi alToda , fi fminuirà fempre più' la fpefa , perchè aflTai minor ghiaja ri- rhiederaffi quanto più fi migliora la fi:rada . Ma perché la fperienza d'ogni dì e* mftruifce come tutte le iraprefe fi co- minciano con calore, fi profeguon poi con tepidezza , e finalmente termina- no nella trafcuranza a fegno di fep- pellirle fin nell' obblìo ; così troppo G g fa- - 5-4 facile eflfendo , che nel fogg^tto ezian- dio di cui parliamo , dopo il riatta- mento priiiiiero , fi negligenti V affare a poco a poco (ino a declinare in una trafcuraggine , o dimenticanza totale, è necelTario prevenire un tal difordme con un provvedimento immancabile . E quale e/Ter pwÀ mai l Inftituire al- cuni Prendenti alle Strade , i quali s! eleggano.gl'Xi)l4)ettorii;ujbaJier.ni. , che accuratamente invigilando non permet- tano o detrimento , o trafcura.nza . Tale fu la condotta della Repulyblica Romana :' P'idrum curandarum munus fuit Cenforibus a S^natu commijjtim j e perché quelli non erano fufficienti per un" òpera sì (terminata , da Ce/are Jfu- guflo furono uniti altri foggetti a fo- praintendere a tali la,vori ; quibus ^4u- guftus Cafar vìarum CUratores addidit ( GeorgiUs Fabffcius tri defcrtptione Urbis ^omce ). Già le Patrie leggi provveduto han- no' ahbafìanza nel!' elezione de' Giu- dici a* Dugali , ed alle Sorti, e nello ftipendio dei due Dugalìeri per ogni Villa . Ma dimoftrandoci la fperienza che una tal ottima provvidenza non è baftevole ( malgrado la vigilanza , e i comandi loro ) , così fenza ripe- tere quanto con patriotico jièlo intor- no quefto gelofo e nobiliflìmo uffizio fcrirfel' immorfaJenoftro MarchefeM^/- fiì , ottimo configlio par che farebbe r.ggiungere a quefti, ad imitazione di Cef are y altri foggetti. E qui per non allontanarfi a rintracciarli , giacché l'Accademia Agraria nel ben intefo fuò Capitolo quarto determinò di dividere il Territorio fra gli Accademici tutti, commettendone agl'Individui un deter- minato diftrettOj acciocché efaminan- do i difordini , che in que' contorni alle Campagne fuCcedono , fuggerifca- no a beneficio dell'Agricoltura i rriez zi , onde rimediarvi ; utile farebbe egualmente il partito d'affiJare all' if- pezione degli Accademici (leffi que'di- (tretti medelìmi a fine d'invigilare di- ligentemente fopra le Strade , onde efég-uito veriifie quanto pel riattamen to , e confervazione delle raedefime jfc foflTe prefcritlo dai fuddetti Giudici ai Dugali i o alfe Sorti . Alteri Tito Livio , che fotto il Con- folato di Marea Emilio cojrvpreadendofi, che poche perfone fufficienti non fu- rono a fopraintendere al rifarcrmento , ed alle fatture che richiedevanfi pei riftauri delle ordinarie vie , deliberoffi affittarfene I* opera, e rilafciarfi come fàol dirfi ad iraprefa . Fias-. ig.itMr » quarum potijftma in iìi ratio efl ha- benda , Marco yEmilio Confule, Cenfores jlernendas, fubjìitue»das, ntarginandaf- que omnium primis locavijfe Jfu^or eji Livius {Bartholomaus Marlianj in To- pographia Urbis liomaf ) . Io non pre- tendo con tale autorità d' infinuare 1" addofiarfi a particolari concorrenti, ed a pattuite convenzioni l'incarico, poi- ché qualche fiata , anzi di fpe/Tc, una tale ftipulazione di contratto deledè la fperata perfezion dell'affare: dico fo- lo che da ciò fi conofce 1' indifpenfa-- bile neceffità delconcorfo di molte per-^ fone , e che con 1* affidare alla vigi-' lanzà degli Accàdeitiici la cuftoJià del- le Strade per riferirne agli Statutari Giudici il difordine, verrebbe la Città ad eflTer meglio airiftita , perchè tutti foggetti elTendo, che non allettati dall' intereffe , ma fpinti dall' amor Pa- trio , ficcome accudifcono al Vantag- giò dell'Agricoltura con (atnfo fludio ^ così con altrettanto zelo ne invigile- rebbero alla manutenzione . La fola emulazione, sì propria degli animi gen- tili e nobili , gareggiar gli farebbe al miglior effere dei lorodiflretti, e l'ef- fetto farebbe V adornarinento ^ e il co- modo del Territorio; Né ciò deroghe- rebbe punto alla pratica , perché gli Accademici fervirebbero a coadiuvare i Giudici nella offervazione dei difor- dini fenza turbar puntò la Statutaria loro autorità. E niuno certartiente più delli foprallodati Accademici riufcir for- fè potrebbe con facilità rriaggiore in tale difegnò j perché deputandofi loro quella fituazione di Tc^rritorio ove pof- feggono effi i loro Beni, attefa la mag- Iflgior cognizione acquiftata dalla lunga ^dimora , e flante anche il vantaggio V che Coli' ufo della ghiaja trafportata perlunghif- fime miglia dalla Secchia, e .col mez- zo di numerofifiTime carra di fabbia , le quali a poco a poco incorporandofi nella terra tenacej ed infinuandofi nel fango cretofo, e continuandofi annual. mente a reiterare, formano un impafto r.efiftente , e durevole, come -veggiamo in effetto negli accennati contorni. Che fé in piagge di terra sì difa- datta , e mal corrifpondente ai lavori^ fi è trovato il modo d' impaftarla , domarla , e renderla refiftente alle gra- vi ruote delle pefanti condotte , e di facilitarne il tranfito, quanto più nel terren Veronefe, nella maffima parte il più opportuno a ridurlo , perchè non mai molto lungi ai luoghi o faffofi, o ghiajofi , o arenofi ., o Xabbionofi ? Anzi tanto più , quanto dove fembra anche men atto , non è ficuramente dell' infelice tempera di molte e mol- te vene di terra 'fino ad ora enuo^ ziate.. Pure-ogni qual volta foffe il terre- no per ifpezie fua di tale peffima mol- le genìa , che dal foverchio pefo del- le Vetture , e de' Carri fi fchiacciaf- fe , e fchizzandofi fuor dalie fpond* s' abbaffaffe pendendo ai lati , allora col riparo di punte pel lungo _in ter- ra , e col foccorfo di Tavolati a tra- verfo, fi foflengano i fianchi infino a :G z .ì tanti) 113^ tanto che d'anno in anno foprapponen- .dovi materia folida e forte , quella ■s' interni , e fonni corpo ftabile , e iduro , onde ver\ga capace a foftenerfi da fé. Tuttavia dar pjtendofi un qualche tratto di Strada di ima natura così perfida , che per eflfere acquitrinofa , le che filtrando affiduamente per oc- cuke vie i t) apeli dell'acque domare «Jion fi; poiTa , né afifodare coli* arte , ..ntceflarie farebbonvi allora alcune ar- -cate di pietra» o almeno di cotto ben .sppianate iù o menò allungat?, omcnetterenon j! dovranno , o dove le vie attraver- late fono da Valli, perchè fenza oPra- colo del paflTeggiere trafcorranno i ri- vi delle naturali fontij e i canali del- le ordinarie pioggie , che mandano i Monti , o dove k Strade iaterlecate vengano da' Torrenti , che nelle pie- ne loro o fono pericolofi , ofono trop- po durevoli . Cautele tutte diligente- fnente da'Romani, allarelazion ó\T/ii. tarco, pofte in effetto. ì^ias Enn,Grac- cum munivjjfe , operibus iniqua .ad(e- qiinntem , Ì3n quantum i's!'es torrea- tefque «brumpòbant ponttbus (Squali al- titudine co^ìjinigentein , iradit Tiutar- cus ( Barth. Mariiani in Topographia Urbis B^cmit ) . Ma ficcorae delle ulti. inamente avvertite provvidenze il Ter- ritorio noflro Veroiiefe non tanto ab- bifogn^., come hanno richiefio le^Stra- 4e ultimamente fabbricate da Modena .nella Tofcana , e da Bologna fino a Firenze, così appena acc4;nnati i nao -di noa mi diffondo più oltre. Sin qui parlammo teorrcamente, ma •compiuta ancora non andrebbe queft' opera , fé non fi difcendefl'e alla prati- ca nell' effettivo esercizio . I metodi fin ora efpofli fono gli unici , i più efeguibili , i più ficuri , ed immanca- i>.i!i , perchè fondati fopra iJ fifiéma 9i •anticamente, ed anche nel fecole no- ftro tenuto dalle Potenze tutte nel for- mar nuove Strade , o -nel riattare le vecchie . Rimane folo a vederfi con qual danaro , con qual fondo, da quali contribuenti efeguir fi debba un tale lavoro. Diftinguafi dunque qui leRealiStra- de dalle comuni , e fi dica , che la coftruzione delle vie Regie , Corrie- re j e pubbliche pare imprefa tutta pro- pria, e degna del Principe . M^r-v/Wir Senatus diligentìa , in viis faciendis fuit .... Bo}iis Heipui/icfie tempori- bus id (Tgebant Trincipes B.omani . Ex operibus Ia:tde dignis {5^ Reipub/ide utì- libus fuit viarum magnificentia (Geor- gius Fabricius ) . Sia perchè tali vie fervano ad ufo del Principato , o fia perchè impotenti fiano le Città pri- vate a fottoflare ad un tal pefo , il decoro, e la magnificenza del primo, la debolezza , e la impoffibilità delle feconde concorrono a flabilira , efiere (iato fempre impegno della Repubbli- ca l'intraprendere 1' cfecuzione delie Strade maeftre . Che fé tal volta in- caricato fu alle Città foggette l'impe- gno , rilafcioffi anch' ad effe qualche Regb tributo per deputarfene provi- fionalmente una regalia tale a tanto oggetto . Ma trattanJofi poi o delia manutenzion delle primiere già coftrui- te dal Principe , o della formazione , e confervazione delle comuni , è do- vere indifpenfabile che concorrere , e cooperare debbano a quefte tutti i. pri- vati , perchè , e nelle pubbliche, e nelle -j-afp^ttiva mente Comuni tutte le particolari territoriali perfone ne go- dono il beneficio , ed il vantaggio ne rifentono, con le formalità dagli Sta- tuti volute. Ni* già quefla farebljs una nuova impofta , perché a fpcfe tali tenute fono le Comunità anche al prefente ; anzi fé un tale aggravio regolatamen- te divifo foffe , e ripartita-, '.non fo- lo giufta rifulterebbe la TalTa , ma eziandio tenue , e mite .. S' attenda folo che niuno dei PolfiJenti fotto ve- run pretefto, ofutterfugio venga efen- ■iisto. tato'. E qui ìnviolabHe certamente ri- • chiederebbefi uno fpecial decreto del Principe Sereniilìmo , onde alcuno fciol- ■'•to non venifle ', e libero da tale in- carico ; eflfendo dovere , che chi go- de del benefizio fenta anche il pefo . Cosi alleviandoli ad ogn* uno propor- aionevolmenta la fpefa ragguagliata .all'Eftimj d'ogni indiiiduo, non fi ri- pugnerebbe allo sborfa della tenue ini- pofta , e fiiTati i limiti nelieRegie Stra- de a quelle Comunità , che confiuif- cono in quella via, conformi alla fua eftenfione o riftrettezza , obbligato fa- rebbe il PoflTefiore a tale, e tanto per- i ticato , il quale , nel fuppofto che -tutti concorrano , nei calcoli conteg- giati verrebbe ad eflere di poco aggra- vio ; come ci mofcra la fperienza di -que' paefi preffo vien efCo abbondevoi mente ricompen •fato d.i moltiplici , e rilevanti van Jtaggi , e per l'Agricoltura e pelCom^ -mercio , de' quali ogn" individuo vie. «e ad elTere partecipe ? Contentatevi .«che qualche parte con 1' clegantiflìmo iScrittor Columeila , \q ve ne efponga . Multuin conferre agris iter comodum . "Priin^m., quod efl maximum, ipfampra. Jent'tam Domini , qui libsntius com -meaturus fit ., rfi. vetiat'ionsm via non -refoi'mide-t . Dii''dj ad invebend.t l^ ■exportitadn itteiìJUia qucff res frugibus -£onditis (tuget pretium , isn minu'n im- penfas rerum t/iveHarum , quia mino- ■ris apportantur , eo quo facili nìfu pervcniiintur ( dà R.K. -iib. I, ). Già il vede il grand' utile delle frequenti v'ìCìte del Padrone ai proprj Poderi ri- petute più volta all'anno , qual ora fpedite , ed agevoli fiano le Strade , ed airoppofto il danno delle ritardate attenzioni , o dirò meglio delle im- pedite revifte , che per la moleflia , e jK'ricoIi delle vie fangofe , e rovinate ^ '"*•■ V ^ ai Proprietari rifulta. Già fi compren^ de il minor prezzo , che coderebbero le derrate , o trafportate vengano al- la Città, o ai Mercati fen vadano , o in qualunque altro luogo trafportinlì", qualora facilitate fofifer leStrade; per- chè foftenendo le condotte un maggior carico , minor numero di animali , minor gente di accompagnamento, femp pre neceflfaria negl' infelici luoghi per evitar il ribaltamento, vi farebbe d'uo^ pò , e tanto tempo così preziofo non getterebbefi nel trafporto di tanti ge- neri , confumandofi più giorni in que* viaggi , che nella ferie di poche ore fpsdir potrebbonfi. Q.aanti fpezzamen- ti di Carri , quante rotture di attrez^ zi , florpiature, e slorai^ature di Be- (lie non eviterebbonfi nelle vie agevo- li , e folide ì Qiante volte condotte da Ruftici dalla Villa alla Città le biade, ritornerebbero dalla Città alla Villa carichi i Carri di letame ? Ma perchè non muojano ft.ìnchi dalla conr dotta, ed opprefTì i Bovi dalla fentita fatica , fi trafcura ed omette di trar durre il concime fopra le terre , e la pinguedine fuUe campagne. Da quello che giornalmente nafce nel Territorio noflro ove le Strade fo- no infelici, ravviferemo evidentemen- te GoH' utilità di racconciarle quanto fia bene facrificato un qualche sborfo. L-*ongari , in grazia di efempio , un Colono lontano fole dodici miglia dal- la Città, di dove i prodotti della di lui coltivata Campagna condur debba al fuo Padrone- QiieRi , qual' ora per iftrade rnalconce tranfit.ìre indifpenfa- bilmente fi debba . iafcia ojziofi ed in- utili per tutto r antecedente giorno nella ftalla i fuoi Buoi , non folo e.- fentandoii per tutto l' intero dì da qua- lunque lavoro, ma alimentandogli an- cora , perchè prendano lena e fianco j del nìiglior fieno che s' abbia ( mate- ria di cui fcarfeggia tanto il Verone- fe ) ; e così tutti gli Animali da gio- go che tiene ed i famigli , che al fuo fervigio ftipendia, tolti fono dall' aratro , e dall' altre opere della Cam- pagna , e confumafi tra l'andata ed il ritofflo «tatta intiera una giornata , fé pur fufficiente ella fia(giacxhènio'I- l« volte abbifogna anche in parte del. ii natte vegnente), e £nalmente in- fievoliti , anfanti , e laflì , incapaci al lavoroanco per il giorno feguente, giun ■gono al loro riiftico tetto gli fventu- jrati Animali fofpirando ripofo . Ed «eco che per una fola condotta fi per- dono t re giornate . Che fé così fuc- ■cede ne' paefi dì Colle , come av- viene appunto ai Villici della Valpo- licella ove le Strade fono bensì mal- conce , ma non in rovina , che fegui- ra. nei mefi del verno ? o viene quafi impoflìbilitato , o del tutto interdet lo lo fmercio delle derrate . Ora confrontiamo tra Strada e\ Stra- da j tra bwona e, peffima gli accen- nati trafporti . Se nelle buone trasfe- rendnfi maggior carico ballerebbero fé- dici Vetture; nei-le pftYìivie con minor trafporto fé ne richiederebbero pel nT=- no venti . Ss nelle buone per ogni viaggio un giorno folo s'impiega; ef- fendo necelT'ario nelle peffime confu- marne ■alrrretio tre per ogni condotta , vi fi perde in luogo di fedici il tiu- «lero (terminato di 60 giornate - Se nelle buone ballerebbero due, o al più in Marzo ; Il Signor Dottor Gaetano Bettinelli ^ Direttore della facoltà Matematica j in Aprile j Il Signor Abate D. Luigi Galla f afi ^ uno de' Cenfori della facoltà Fifica , in Maggio . Oltre le indicate Sefiìoni regolari menfuali ^ fi prefiierà l' Accademia al difcreto arbitrio di ciàfcun Accademi- co , che volefTe produrre qualche al- tra Differtàzione, o Memoria , o che non t non poteffe in una fola efaurire l'Ar- ^ gomento , che fi foflc propofto . \Così pur.e piacendo a' Signori Acca- demici ftianieti , come ne fono viva- mente pregati, di concorrere anch' efli al bene della, Reale Società col man-, dare al Segretario qualche dotta loro Produzione , faranno quelle recitate; nelle Adunanze ,\ corno .fé. gir Auto-|<: ri folTero prefenti' , e regiftrate negli Atti. Gli Autori •delle Differtaaiiofìi men- fuali dovranno , prima d' ufcire dalle SeflìoQi , confegnarle al Segretario j^. ■ Que' Signori Accademici, che fono tuttora debitori de' ragionamenti reci- tati negli Anni fcorfi , fono pregati di non differirne ulteriormente lacon- fègna , affinchè non rcftino gli Atti imperfetti. Dopo l'Epifanìa la Coionia Medico- Chirurgica darà principio alle fue fo- lite efercitazioni da^efeguirfi nella fe- guente forma . II Signor Dottor Fr ànce f co Svigni ^ Medico Collegiato, e Accademico vo- tante , darà un Corfo Anatomico di- ftribuito in 17. Lezioni, all'atto delle quali il Signor Chirurgo ^Angelo Kojft prefenterà le rifpettive preparazioni delle parti. Il Signor Chirurgo Gio: Battifta Concordi , R. Profeffore dell'Arte Ofle- tricià , farà Lezioni fopra alcune parti della Chirurgia , e di mano in malie; ' quando farà neceffario , efe- guirà le corrifpondènti m^gillrali ope- raziònr fopra un Cadavere. ~ Con Avvifo a parte faranno a fuo tèmpo indicati i giorni di tali Lezioni sì Anatomiche che Chirurgiche. Similmente comincieranno vCrfo il ^ fine di Novembre le private unioni Ac- cademiche della" fera alle ore 24, e Ct terranno coli' ordine, e modoprefcrittt nelle particolari Regole dei diverfi Corpi , e giufta il qui fpecificato tur- no ; cioè ; nv-niK, ì\«*t<:\. Il Lunedì la conferenza della Cofo- nia Agraria ; Il Martedì quella della Colonia Me- dico-Chirurgica ; Il Venerdì le private efercitazioni della Filarmonica ( per le pubbliche' da fai fi nel Teatro Scientifico fi darà di mano in mano l'Avvifo a parte ); Il Sabbato le conferenze Scientifiche, e di beIle:Lettere;- t ■; ;, \ .•■'a\ La Domenica quelle, della Colonia delle Arti e Meftieri , ma nelle ore del dopo pranzo. I varj eferciz) poi dell'Accademia delle belle Arti j che fono cominciati fin dal principio di Novembre, fi con- tinueranno per tutto l'Anno , a rifer- va de' giorni di vacanza , fecondo le fue particolari Coftituzioni , e confue- tudini : onde faranno fempre aperte le Scuole di Difegno , e Pittura, col comodo ancora del Modello per copia- re il nudo ; degli Elementi di Geo- metrìa , dell'Architettura Civile , e della Profpettiva ; e degli Ornati per le diverfe profeffioni. Parimenti la Scuola gratuita dlMu- fica sì vocale , che iftrumentale , in- trodotta fin dall'Anno fcorfo per nuo- va beneficenza di S. M. I. e R. A., e fubordinata alla Colonia Filarmonica , profeguirà^ i fupì eferciaj feconda il prefcritto nell'Avvifo iS. Agofto 1777. pubblicato a parte per ordine del Di- rettorio Enarmonico. Ciò: Giro/amo Carli Segre- tario perpetuo. S4ì N. XXXI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 21. Febbraio 177S, LETTERA Del Signor Francesco Griìelini Se- gretario della Società Tatriorrca di Mi/ano , al Signor Giovanni Ar DUINO Soprantendente alfe Co fé ^ grarie negli Stati della Serenijftma Repubblica di Venezia ec. „Illuftrifs. e Chiarifs. Signore , mio rifpettabile e generofo Amico. Milano 28. Gennaio 177S. j^ 1*7 Gli è affai tempo, Chiarifilmo M^j Signore, che non vengo a vi- fitarla con le mie Lettere. Non è pe- rò in nulla fcemato nei mio cuore il fìncero attaccamento alla fua Perfona degmflìma , e la vera ftima che fem- pre ho fatto delle fue eccellenti qua- lità , e di quel fapere , per cui Ella fi diftingue nel mondo de* Dotti , e di quegli Uomini che confagrano i lo- ro ftudj all' aumento del ben civile della Umanità. Serve la prefente per darle notizia, che ai 22. del mefe fpirante fi adunò per la prima volta nel grande Guina- fio di Brera in qwefta Capitale la Rea le Società Patriotica, iflituita efplen- didamente dotata dall'alta Munificen- za di S. M. I. e R. A. , affinchè nel- la Provincia ottengano perfezione ed incremento l'Agricoltura , le Arti , e le Manifatture. La gran Sala era ma- gnificamente addobbata , ed i nobilif- "hUtovs Giornale d'Jtal. Tom. II. V fimi Soc; , quafi tutti Cavai feri de primo ordine , e rifpettabili pei loro lumi e fapere , fi videro onorati dal- la prefenza deirincomparabflf dottillì- mo Miniftro Plenipotenziario S. E. il Signor Conte Cay/o di Firtnian . Dopo fatta da me la lettura del So- vrano Difpaccio , e dal Vicefegreta- rio, S\gnoT KhàX^ Cattaneo: quella del- le Leggi , dalia M. S. approvate, psl regime di un sì illuftre Corpo , S. E. il Signor Conte P/5^>^() /^i?)-rij nella fua qualità di primo Confervatore , ePie- fide della Società medefima , recitò un affai erudito ed eloquente Difcor- fo , che riportò i più finceri applauU di tutti gli aftanti . Conicneva effo una brillante pittura dei fegnalati moltiplici benefizj com- partiti con animo oltrensodo generofo e clement illìmo dall' Augufta Sovrana alla Provincia , affinchè l' Agricoltir- ra , le Arti utili , le nobili e fcien- tifiche Difcipline , ed ogni maniera d' ottimi ftudj fi diffondano in efla con li più poffibili gradi di perfezio- ne , e di lume . Moflrò quanto i Sa - cj, già fcelti dall' illuminato MinifterQ a foftenereil novello Patriotico Iflituto , dovrann' efTere folleciti di corrifpca- dere colle loro applicazioni e zelo al- le vedute Sovrane , per così vieppitì meritarfi l'onorato nome d'ottimi Cit- tadini , e di veri amiri della Umani- tà . Indicò il felice (lato in cui tro- vafi l'Agricoltura Provinciale, il gran- diofo traffico eh* ella fa di parecchi* delle fue derrate naturali , ma no« H h tacque *4-* tacque di che ttiantfà , e d'i che abbi- ^ fognano le fue Arti , le fue Manifat- lure , Ticchè migliorata 1' una , ed aumentate le altre , quindi pervenga Io Stato al punto più defiderabile di civile profperità . Dopo 1 ben dovuti elogj a S. M. , alla graziofiffima Madre de' fuoi Po- poli , e quindi all'Auguftiffimo Impe- radore, nonché al Reale Arciduca ffr- ' dinando Supremo Prefetto della Pro- vincia , fi efaltaron anche dall'Autore i pregi di S. A. il Signor Principe Kaunitz , ed in fine di S. E. di F/>- mJan , Miniftro integerrimo , illumi- naiiflìmo, e fenapre impegnato a pro- teggere ognuno , che con vero zelò i\ eferciti negli ftudj » che tendono a promovere il comun bene. Io , Signore, colfi quella occafione per fare un complimento a tutti i Socj , ed a manifefiare quant* ero pe- netrato di riconofcenza, per efTere fta- to decoralo da S. M, coli' uffizio di Segretario d'un si illuflre Corpo , giun- tivi i generofi emolumenti di cui go- do , e che m' impegnano ad operare tutto mefleiTo per corrifpondere alle grazie Sovrane . Prefentai a S. E. il Signor Conte Miniftro fuddeito un Libro da me dato a ftampa nuova- mente , ed allo fteffo dedicato , dan- done anche degli efemplari ai Socj . Contiene queRo uri Hcigionamefìto fui problema j fé convenga a' Taryochi e Curati rur/li /' ammaeflrars l Conta- dini re'-buoni elementi dell' Economia campeflre , cui t>a aggiunto un piano da 'ferbarfi nella compojìzione d' un' opera mferviente a tuie ifiruzione . \\ Ragionamento è opera già da me^fcrit- ta , è elTai tempo ; il Piano è cofa tutta nuova e adattata allo Stato Mi- lanefe . Le ne accludo una copia , che troverà alla pofta coll'addrizzo a V.S. Ilhrftriflrima , e potrà ^ fé le pia- ce , farla annunciare nel Giornale d' Italia , fé tuttavia fi continui ' quell' Opera periodica* Così terminò la prima Seflìone del- la nodra Società Patriotica , che Ìct\\ come di preambulo a quelle chefian- # eIran tenendo in feguito , per mrtfertf in ordine e fiflemare tutto ciò che po- trà contribuire a rendernela utile e perenne ad un tenip^ fnédtfirno .' Le fue ottime Leggi fi dàraiì quanto pri- ma a ftampa , ed allora entrerà ella in corrifpondenza coi più illuftri Ifli- tuii d' Europa di fimil gènere. Oltre i doni , che da lei faran difpenfati agi' induftri Agricoltori ed ArtiftiNas zionali , affegnerà ogn' anno fplendidi e ricchi premj per la foluzione di tre problemi , uno d'Agricoltura , 1' al- tro fpettante alle Arti , ed il terzo d' Economia civile. I Socj fedenti già fcelti dal Mlniftero fono trentadue. Altrettanti e non più fé ne aggreghete ranno ; e qutftì , fian Nazionali , od Efteri , per godere di tale onore , do- vrann' aver dato pubblici faggi del loro valore fopra alcuno degli ogget- ti , eh' entrano nello fcopo della So- cietà . Oltre le generofe rendite aflTe- gnate alla ftefla dall' Augifftiflìma So- vrana , le ha pur fatto dono di eccel- lenti Libri, e particolarmente dell'in- tera collezione delle Macchine appro- vate dall' Accademia di Parigi , non- ché delle defcrizioni delle Arti , e de* Meftieri date fuori dai Membri di ta- le Accademia ♦ La Società ha tJn terreno perle fpfl- rienze d'Agronomia , per chiunque defideraffe farne, e principalmente pa' Socj ;.,e nell'Aula poi dell'apparta- mento deftinato in Brera alla Società medefima , fi daranno fettimanalmen- te delle pubbliche Lezioni d' Economia rufticala dal Vicefegretario a' Giovarti proprietari de* terreni, ed a* Chierici, che afpirano al grado di ParrOChi , e di Curati rurali . Non tralafcierò , Signore, di renderle conto a fuo tem- po de' progreiTi d' un iftituto sì no- bile , e sì magnificamente piantato , fperànd' io eh" Élla accoglierà quelle notizie , xromeché fopra oggetti che tanto la iniereflTano j attefo l'; uffiaio fuo di Soprantendente all' Agricollurà nello Stato Veneto. Parlandole adeffo della mia partù colar Perfona^ ^ià £lla faa veduto, quant' 'quant'io, per- i pi^cesfefltì viaggi ch«2 5jk fu , favwi fingolariffittìi feci , ero ruinato nella falute al mio arrivo in Venezia neil'Aprife dell' ati- fio fcaduto . Grazie al Cielo, 1' aere falubre di quella Città m' ha giova- to , e adeflb trovomi ia buoniflìmo efTere . Tra le Perfone dotte , Qolle quali ho qui fatto conofcenza , e' en- tra il Reverendo P. E>menegi/do T?im Bernahita , ProfcìTore di. Storia Natu- rale j e ^hs qui ha fatto una. gran collezione di Corpi naturali di tutti ì tre Regni. Ulti ma niente è (iato egli all' Ifola d' Elba, donde, avendo fat- to fare degli fcavi a fue fpefe , ha qui riportato una ftupenda raccolta , e degna del Gabinetto d* un Monarca . Qiiefto Reiigiofjo darà in breve una dcfcrizlone di quell'Ifola, e delle fva- TÌate produzioni marziali deJJa mede- fiaja, e quefte figurate, effendovi del- le criftallizzazioni forprendenti , e di figure curiofiflìme . Io m' impegno^ iign^ore, di farijg tenere quefto Libro. li mio Libro contenente il Saggio del- la Storia Civile e Naturalie del Bui- nato , che ftampafi in Vienaa , ufcirà «el venturo mefs di Marzo . Frattan- to io penfo di produrre colle ftampa di qui quatcì-re cofa riguardante iviag- gi da me fatti , ed i Popoli co' quali ho trattato. Defidero ^ Signore , ch'Ella m' in- formi delle novità della noftra Patria riguardo alle cofe Letterarie » fenza tralafciar di darmi conto delle prefen^ ti utili occupazioni fue, giacché un Uomo , come Ella è , non può ilar fenza penfare od operar cofa in van- taggio dell'Umanità. Ma .la prego di aver cura della propria falute. Se poflb ubbidirla in qualche fuocoma^ndo, ri- ceverò a fommo onore eh" Ella diami motivo di canteftarle che fono e farò fempre con vero oflequio P.S. Qui fi attendono S.S. E.E. il Signor Girolamo Zulian , ed il Signor Gian- iCarlo Grimani , dal qual ultimo rice- "vttl'ì .tre me(ì fa , mentre ancora qui ^ M5 I! Refidenu te mtermale della noflra Sereniflim^ Repubblica Signor Sodsrìni , viene ar mato e (limato moltifllnio da tutti q^efta Nobiltà , tanto quefto bjavo Miniftro va adorno d'ottime doti , e di fvegliati talenti ! Spiace che deb- ba partire nel prolfimo Maggio per an- darfene a Napoli , e più aliai fpiacsr rà a me , che in lui ho un buon Pa- drone , e che mj ricolma di finezze. Spero però di godere oel Signor C»- fare Figmfa della fleffa buotta fojte. Di Lei Chiarifs . Signore e etnico pregiatifs. Uiitilift, Divotiff. Obbligatif. Servii. vgr9 Griselini . METODI £f perì mentati per diflruggere le Talpe , g liberarne i campi e i prati ch$ ne fono, infeftati . LE talpe fono :neraici fotterranei i quali apportano un pregiudizio notabile sì nei prati , che nelle tene feminate a biade . EiTe Ci nutricano delle radici delle piante, e fono avide fingolarraente di quelle dei fruoaento . Mi il fomrao danno chearreca.no non confitte già tanto nella quantità che mangiano , quanto nello fcavare che fanno confìderabil'nente il terreno, c^ che follevano e Xciroprono le radici , le qi^ali , non avendo più confifl.enza, non poSono più fornire alla pianta il fugo nuiritivo che le è neceflario pel fuo crefci mento. Non fi potrebbe cre- dere la ftrage che fa una fola talpa in un campo di frumento . E (fa fol- leva la metà di un campo di terra, in un giorinq , e ciò fa quafi fempre nel tempo in cui il frumento è giunto al- ia metà del fuo crefci meato. Quantunque ì terreni i piìi fecchi fiano i più efpofti alle deva.P.rzior.i .Hh ciie ^ M4.. , che fanno que[?i animali , non manca però che anche gli umidi non ne ri- fentano gli effetti. Non è femprepof- db'ììé prevedere il loro arrivo ; tutta- via è cofa importante l' efaminar -be- re le terre , onde farne la fcoperta più prefto eh' è pofTìbile , per evitar. ne le loro firagi . Tutti i fuggerimen- ti j tutte le iftrnzioni che fi può da- re fopra quefro punto, fi riducono in •configiiaie i Coltivatori a bene offer- vare fé ve ne fiano nei loro terreni al tempo dei lavori, e di tentare og^i mezzo per diflruggerle. Devefi parimente aver {'.attenzione ò' informarfi fé ve ne fiano nelle terre vicine . Se non ve n' ha , fi può fpe- lare di liberarfene , ma non Ci può jTTonfictterfene con (kurezza , perche quefli animali giùngono ralvoha all' iniprovifo , fenza che fi pofìTa imma- ginare da dove ver.g.Yno fuori . Al- cune volte ancora haano già fatta una grandiflìma parte -del male, fenza che il Coltivatore fé ne abbia accorto . Peraltro ■queft* animale è fenza dife- fa , né ha punto di accortezza : egli fi caccia fotto la fu.periìcie delfu.olo; ma il fuo proprio lavoro lo tradifce. £' facile feguire le fue traccie, e tra- paflTarlo con un ferro appuntito nel rnentre che folleva la terra. Si fanno altresì delle trappole per prenderlo . Qiiefto ftruniento è comuniiTìmo , ed effendo facile a farfi , trovafi a buon prezzo . Oltracciò , in alcuni paefi , vi fono degli uomini i quali fanno il m-rfliere di diflruggere le talpe per un prezzo tenuifTimo. Tutta la ciìra dun- que del Coltivatore {] riduce unica- mente a invigilare fulla venuta di quefti animali ; imperocché im^ volta che fianfi fcopertl , la loro diflruzio- ne è certa , ;per poco che vi fi ufi di attenzione. Alcuni praticano difcacciare dai lo- ro terreni le talpe col fumo della pa- glia bagnata e dello zolfo . Ma que- fto è un metodo imperfettiffimo, per- chè in tal guifa non fi fa che cac- ciarle nei terreni dei vicini , i quali poffono ufafe dello (ledo mezzo per 111 farle tornare indietro; ficchè ì' effetto di un tal metodo non è che momen- taneo . Convien dunque valerfi dell' opera di coloro che f^inno il mefliere di diflruggerle , fubito che fi fi ac- corge dell'arrivo di quefti animali. Utiliflìmo egli è parimente un ri- medio comunicatoci da un rifpettabile Perfonaggio, dilettàntiflìmo degli ftn- dj agronomici. Egli ne ha fatto l'ef- perienza , con ottimo fuccefTo . Ecco la compofizione , e il modo di far- ne ufo . Si prendono delle noci con la fcor- za , in quella quantità che fi vuole, e Ci mettono a bollire in unafufficien- te quantità di acqua di lifciva comu- ne, per lo fpazio di tre ore, dopo di che fi cavano fuori , per fervirfene all'occorrenza . Si apre per mezzo ciafcuna noce , e fé ne mette una in ciafcuno dei bu- chi falli dalle talpe; ma abbiafi , fo- prattutto r attenzione di metterne in tutti i buchi . La Perfona medcfima confeffa in- sTenuamente di non fapere peranche , fé quefte noci facciano morire le tal- pe , oppure fé le facciano fuggire : fuppone peraltro che muojano , per- chè la pruova che ne ha fatto fopra una prateria , la quale da tre lati è circondata da paludi e dall' acqua , fa vedere che debbano effer morte , poi- ché non fi è trovato piì^ neffun indi- zio che -abbiano effe fatto alcun male nei luoghi d' intorno, e nemmeno da quella parte per cui poflfono libera- mente fuggire . Quello pezzo di pra- to è terminato, da una parte, da un canale che ha cinque piedi di acqua, e da altre due da paludi e da terre utnide che hanno una profondità gran- de . Da! mefe di Febbrajo 1762 , in cui ne fece la prova indicata , non ha pivi fcoperto il menomo indizio di talpe . De? è « « « V Bel Frumento detto dei Miracolo , ojfia Fruàiento di Smtrne . QUefto grano maravigliofo viene da Smirne : egli rende un pro- dotto talmente ubertofo, che fi è creduto di non poterlo meglio e più convenevolmente indicare, quanto col chiamarlo frumento d'abbondanza , di provvidenza , o del miracolo . EfTo produce una fpica eh' é la principale , con parecchie altre, pofte lateralmente , le quali formano un cefto affai più grande di un uovo ordinario . Si può ben credere che un gdmbo fimile di frumento non può fennon renderà af- fai grano . Imperocché alcuni Autori riferifconoefferfi veduto che fette lib- bre di femenza hanno refo quattro cento trenta libbre di frumento di ot- rima qualità , di cui fi è fatto un pa- ne eccellente. In vifta di un prodotto così confi- derabile , tutto dovrebbe impegnare i Coltivatori a darfi unicamente alla coltura di quefta fpecie di frumento , fé tutte le terre foffero proprie a for- nirgli 'a quantità di fughi eh' eiTo confitma; ma ficcome gli è neceffaria una terra ricca in principj proporziona- tamente al fuo grandiffimo prodotto , così non conviene affidarlo ad ogni fpecie di fuoli . Ciò farebbe un ope- rare a pura perdita . Le fole terre che fono per fé fteffe foftanziofe poffbno ■convenirgli , ed è neceffario eziandio ■Ch'effe fiano ben riftorate , ben con- •cimate , e perfettamente coltivate. Qiiefto grano fi femina in Autunno Come le altre biade d' Inverno . E' d' •uopo foprattutto feminarlo affai più Chiaro delle altre fpecie -, e conviene parimente non impiegarne tanta fe- .•nenza , quanta per li frumenti mar. zvoli; di maniera che uno ftajo al più dì ù'-menza , a mifura Veneta , può veffere ("ufficiente perbenfementarne un campo d! terra j fopra di che è da offèrvarfi cl:'5 quello ftajo difemenia, •i.in;;ento marzuolo . iMja n;on, è così del pefo , perche eccede p«r lo meno di unduo- decimo, il pefo del frumento comune. Écc-o dunq,ue un altro v-antaggiq a^a<- Cora per incoraggiare i Coltivatori a iijtr.aiprender r^e la coltyr^ . Non ye n' h^ q' altr-a fpeci^ chj3 fij3 più vantag- gi ofo pel povero , p^cijè queflo è quello tra tutti che rende di più , e che per confeguena*. QC<;-Uip^: p-iù utii- luentre la tetra . ^ Bel Polli d' India , e d^ j«W«« f fe' ejfi eji^i^m . Subito che fono i\fciti dall' ijq.v^ i piccioli polii d* India , è d' uopo metterli al coperto dal freddo, e ufa- re fomma attenzione, nel maneggigr- li , di non lilringerli troppo vioJente-, mente: èneceffario di non farli giam, mai mancare di nu,trimento ; fono eglino eflremamente delicati , e fonq di così ppca accortezza , che neppu- re la ioro madre fa tenerli difefi on^ de non vengano fchiacciati dai piedi de- gli altri animali . E! la fte/Ia alcune volte gli ammazza, calpeflandoli fot- to i pro,prj piedi , allorché ad efTa ab- bandonanfi ancor troppo teneri . Per prefervare quefti piccioli animali da un tale accidente, fi chiudono in gab- bie con le loro madri , in un fito ri- moto e ben foleggiato ; e fi lafciano così fiaattantochè abbiano acquiflato un qualche vigore. Il freddo ai pieJi è un grandiflfìmOj impedimento al loro crefcere , ed al- tera fommamente la loro falute , per lo che devefi con grande attenz,ion9 evitare di tenerli nelle fianze felciate di mattoni , o nei luoghi terreni cHe; abbiano il pavimento di pietre . Ab- biafi , fecondo le circoftanze del luàhiCb , ó dell'orzo cotto.. Si può dar orò altresì , di quando ih quando, , delle lattughe bollite e tritate aftai mihutamehtè » che fi mefcolano con d'el ^.Iné brlciolato tott il mente, e con del latts rapprefo, o con del formag ^io tènero . Di quando in quando , ili Véie di qiié'ftb regiitie , fi foflitui- fòé d'ella fiip^'a nel vino o nel latte , oìldé ituzzicàr loro 1* appetito : ma quàlndó fiàno erti di tina coflitazibne debole , ò infermict), è d'uopo necef- fàriamertté atleherfi al regime déirolfi d*\io\^à é della mica di pane , con 1' àttènzioiie inóltre ^i ammollare , di qliàndò- iti quando , il loro betfco nel ti'nO è'ér rinvigorirli. Allorché fonò arrivali all' adote- fcenza > il cui principio (ì può deter- minare all'età di quattro mefi , il lo ro nutrimento diventa afdù più faci le , e meno difpendiofo . Si fa bollire delle lattughe , e buona quantità di ortiche coti della crufca di qualfivoglia grano j fi tritano artai minutamente ; e fé ne fanno delle gM>(T3 Italie . Là «lartara , fedendo fulle fue calcagna , tiene quelle palle nelle mani, elepre- fenta ai polli d* India , che fi veggo- no , a gara 1' uno dell'altro, dar di becco in quelle ortiche , e quafi di- vorarle . Finito quefto palio , fi ab- bandonano alla vigilanza della madre che li conduce a camminare qua e là, per ammaeflrarli a cercare il loro nu- trimento ; ben intefoperò che, fé ef- cono dalla corte , abbiano un cuflode il quale abbia la cura di ricondurli a cafa la fera, camminando vicino alle * roiafe Li^S 'V O" Voy/tge en Tortuga/Ì3^ en Efpagne b^c. cioè V':ciy,gio in Tortogallo e in Tf- pagna , fatto negli anni 1772. 177^. da/ Signor Riccardo Twis Genti/- uomo Ing/efe , Membro del/a Socie- tà Rea/e , tradotto del/' Ing/efe in Fr ance fé . ^ Berna 1777. tn otta- vo , con una Carta dei due Re- IL Traduttore di queflo Viaggio av- verte i fuoi Lettori effere effo fla- to fcritto in forma di Giornale , e eh" egli ne ha levato parecchie defcri- zioni poco interertanti , come pure alcuni pezzi rifguardanti la Iftoria di quefti due Regni , tratti da diverfe Opere che vanno per le mani di tut- ti , confervando peraltro tutte le cir- coftanre che fervono a dipingere l'Au- tore medefimo , e V oggetto pel qua- le ha egli viaggiato . E' facile di ri- conofcere , in tutto il corfo di queft' Opera , r Uomo foci ahi le , 1' OfìTer- valore efatto , 1' appafllonato Dilet- tante della Pittura e della Mufica , fornito di uno fpirito gajo e ameno, che fa che leggafi con piacere la fua relazione . Quando anche fi confide- rafTe queft* Opera come un femplice Itinerario , indipendentemente da un •j; gran numero di OlTervazioni curiofa che vi fi trovano , e/Ta non manche- rebbe di effere utilifllma a colora che aveffero il penfiero d' intrapren- dere lo fteffb viaggio , e di fapere iti prevenzione a quali incomodi e di- fagi fi può andare efpofti efeguendo- lo . L'Autore ha offervaie, nelle varie Provincie dei due Regni da lui per- corfe , molte cofé intereffanti , tanto relativamente ai doftumi dei Porto- ghefi e degli Spagnuoli, che full' Ifto- ria naturale di quei Paefi ; né omette di dire, nella fua Opera, alcune fa- cezie fopra quei coftumi ch'egli chia- ma fuperftiziofi. Tra i pezzi piilk analoghi agli og- getti del noftro Giornale , trovafi de- fcritta la maniera con cui fi governa- no in Ifpagna le Pecore . Ma quefto pezzo è quafi affatto fimile alla Memo- ria che abbiamo data recentemente (a) , e che abbiamo eftratta dall'Opera del Signor Gug/ie/mo Bovv/es , intitolata : IntroduBion a t Hiftoire nature//e , is* a /a Geographie phyfìque de /' Efpa- gns , ftampata a Parigi nel 1776. Si crederebbe facilmente che il Signor Twis, toltene alcune piccioliflìme va- riazioni nell' ordine della efpofizione , aveffe ricopiata la Memoria medefima del Signor Bovv/es . * (/») Foglio Num. XXVIII. 31. Gennajo 1778. pag. aiy. l'itivi; \ f4f N. XXXII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Natd-rale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. 28. Febbraro 177S. i ■3 . LETTERA Dèi Signor Gio: Antonio Giacomellc , Socio iella Vubbltca accademia Geor- gica di Tadotìa , al ReverendiJJimo Signor N. N. , nella quale fi recano • > alcune avvertenze rifguardanti l'ufo «J del Ceffo g dello Zolfo nelf ^gri- "^i coltura, ' t i'*i- ■ 'ÀReverendifs. Signor ePatr.Colendifs. (.;.. Miana, a Febbrajo 1778. :> orroJ v] rJÌovlfeJ erlo «tjl fuppoflo cH' Élla fia flato i '■S retite , onde cotefta illuftre Accademia, di cui Ella è degniamo Socio , ab- bia riferito alla Eccellentifs. Deputa- xione fopra le Gofe Agrarie la felice riufcita che fece il GefTo anche in co teda parte , per i prati naturali , e particolarmente in quelli artìfìziali di piante leguminofe , e ciò per la prof pera riufcita che ne hanno avuto al- cuni di colerti illuftri Membri («); e avend'io altresì intefo che cotefto Accademico Corpo ha deputati efperti valentiifimi Géorgofili' , ad iftititire , neir annata corrente , una ferie mol- to più eftefa di pruove col detto Fof. file , che in quelli Paefi ho pratica -< "li^Mvo Giornale d'ital. Tom. Iljra. • .. ■ •' • . :i.) ■ )' 1'-' t\ 3f- # mente fatto conofcere ; mi trovo in dovere di renderle grazie , profeffan- doni pieno di obbligazione , sì a Lei che a tutta cotefta rifpettabile Pubbli- ca Società , la quale, per mezzo dell* accennata relazione all* Eccellentiffiino Magiflrato fopra li Beni Inculti , e Dsputa«ione al-l' Agricoltura , ha vo- luto oltre ogni mio merito onorarmi . Tali ed altri motivi mi animano ad aggiugnere, almeno ad una delle due Memorie, che fuppongo avrà Ella ri- cevute per mezzo del Reverendi flìmo Signor Arciprete di Ri?fe , le infraf- critte avvertenze cavate dal corfo del tempo , con le mie ofTervazionì ; on- de, fé dal favio fuo parere foflfe co- nofctuta cofa ben fatta , potrà ren- derle note alla predetta Società', ac- ciocché i deftinati Accademici posano, con quefti ulteriori lumi , andar pia cauti nel fare le determinate prtiove nei difFeretlti fuoli . Primieramente dico che quanto piiV pretto ( e meglio fubito ) farà pofii mano a ciò che fi deve fare , tanto pia pronto fi conofcerà 1* effetto del Geffo , ed anche dello Zolfo , fé pure di quello ultimò verranno fatte pruo- ve . Riufcirà meglio quelG^'flfo che ," nel calcinarlo , avrà meno evaporato ,■' ed avrà confervato , nell* abbrucia-' mento, il fuo Zolfo. Pef quella ope- rai ns. no:. li' , razio- S^.^ ■ u'rnt ''"t .'-' |<»<-i !• (4) Veggafi il Foglio Num. XXVII. 24. Gennaio 1778. pag. u;. razione devonfi preferire i forni alle ^ cole della terra con la loro fermenta- fornaci . E' bene fapere che i detti due ma- teriali operano afl'ai più nei prati ar- tifiziali , che nei naturali , eflfendo efCi pili analoghi alle piante fuccofc morbide e a quelle che hanno le ra- dici perpendicolari , che a quelle che le hanno fuperficialmente orizzontali; e perchè i materiali medefimi , oltre le altre buone facoltà , hanno anche quella di rifolvere e diridere le mole- * zione . Non operano che nulla o po- chiflìmo fopra i terreni affai porofi ; anzi, fé non vanno accompagnati con molta quantità di polvere di terre te- naci , filtrando giù per la terra come per li forellmi di un crivello , vanno perduti , e reftandone qualche pochi nel cuor della terra , ne accrefcono piuttofto il difetto (J) . Qijaianque Perfona , illuminata nei principi dell'Agricoltura , ben vede che le (b) Ciò non è da temerfi , perciocché il Geffo , coli' andare del tempo < viene nei campi e nei prati interamente difciolto dalle pioggie , dalle nevi j e dall'altre meteore umide . Di ciò non fi ha più ragione di dubitare , dappoi- ché le fperienze di parecchi dei più eccellenti Chimici della noftra Età hanno dimoftrato con certezza di fatto Fifico che il Geffo è una terra calcarla fatu- rata di Acido minerale , o fivvero vetriuolico , e dallo fteffo portata allo flato di fale interamente diffolubile nell' acqua come gli altri fali, fenza ch'effo.ne alteri la trafparenza . Egli è bensì vero che i Ceffi fono di tutte le foftanze faline i più difficili a fcioglierfi ; eh' è d'uopo impiegare quafi feicenco . parti di acqua bollente per difciorne una di Geffo j e che li Foffili di quefto genera poffonfi confiderare l'ultimo termine dei Sali , ed il più proffimo alle Pietre. Ma ciò non fa che il Ceffo , qualunque ne fia la fpecie , non abbia , quanto lilla fua propria foftànza , ed efchife le eterogeneità che talvolta vi fono com- mise , la natura e le proprietà di vero fale diffolubile dall' acqueo eletìlento . Polverizzato che fia e fparfo fopra le terre coltivale e le prative , refta efpo- fto a tutta l'azione delle meteore , concorrenti coli' umidità al di lui fciogli- mento , il quale , benché lento , dee finalmente per intero fuccedere . A mi* fura che fi difcioglie , l'acqua delle pioggie , delle nevi , delle rugiade feco lo mfinua Àejla terra ; e ficcome in tale fiato trovafi divifo in tnolC' ole fomma- mente minute » può allora , combinato con. gli altri principi n«tj'ienti i Vege- tabili , fervire a quefti di nodrimento . Così conftimandofi a poco, a pooo , il terreno in pochi anni ne refia privo ; e quindi avviene che , per rinvigorirlo, d'uopo è di replicarvi 1' ingeffamento , com'è pur neceffario di fare anche qviando fi fa ufo di qualunque altro concime,. •r.jNon-ép! dunque da temere. che 1' icapiego diel Ceffo iieJ l'Agricoltura poffa de* teriorare le terrd , perocché in pochi anni totalmente vi fi confuma ; ; ma vo- lendo anche fupporre che vi rimaneffe ;, quale alterajziiene i^otrebbe mai cagio^ narvi ? Cafa mai fono tre in quattrocento , e fé anche foflero feìcenio libbre del medefimo , fparfe in polvere fopra l'ampia eftéfa di un Campo a mifura J Ci. vuole ben altro per mutare la natura di tanta terra! L'wdirfi poi dire d'un tuono magi.ftrale che 1b teare s, chiS verranno: geffarte > a Itungo andarci di.^J'erratìl*' ro i^etre , ributta il buon fenfo, e non. meriti che yi fii ^ccia- il j|-M'OÌis«a[" ri- flcffo . Tutte le nuove introduzioni , anche le più utili , fono fiate combat- tute dalla prefuntuofa ignoranza per invidia , o per ambizione di comparire fàccente; riià ^ Opìnìonum commenta 3eUt dier, T^atura Judicia con]irniàÌ =3 , come t\nleg^jXj[;df{S.ac<ìi^tMyirul(rmiio, CC«4'}«: ^ t. .. .... :. ; ^5' le piante non poflbno in fiffatti ter- *|» ro vantaggi . Chi nei fuoì beni , fi, ? r Li )_ I 1- »_- _ »-,._^ : j: j:flr .: ..«»., reni profperare , perchè le molecole deHa terra non fi adattano , quanto è d'uopo, alle fottili radici dei vegetabi- li . Un rotolo aflTai pefante per fifTa- re il terreno, eduna abbondante quan- tità di terra tenace e pingue in pol- vere, farebbero il gran rimedio. An- che in quei terreni col fuolo di po- chiflimo fondo , e che hanno lo (Ira- to di fotto contrario alla vegetazio- ne , non potendo le piante penetrarlo con le loro radici , fi avrà una infe- riore riufcita. Parimenti nei prati affai vecchj , fterili , compolli d'erbe dure , magre e che hanno le loro radici fuperficial- mente orizeontali , l'effetto farà te- nue ; perchè queft'erbe , tenendo le- gata la fuperfici€ del terreno con le loro radici , non lafciano che il Ceffo poffa ben penetrarvi a fermentare il terreno , ad onta che accompagnato foffe con dei più eccellenti ingraffi . Sarebbe bene tagliare e bea lacerare , per lungo e per traverfo, la reticella delle fibrille delle piante , fpargendo poi in tali prati dei buoni terrazzi, accompagnati con buoni fiorumi , e finalmente il Ceffo o lo Zolfo, o tutti due aflieme ; e quefto farebbe il loro rimedio, onde, in certo modo, rino- varli . Ma perchè anche quelle fono cofe che richiedono fpefa , difturbi , tempo e diligenze , io configlio piut- tofto, dove il fito lo permetta, adif- fodarii e metterli a coltura , e paffa- to qualche tempo rinovarli , ferven- dofi intanto dei prati artificiali . Chi poffedeffe prati -poco bene inco- ticati , potrebbe tagliarli , o almeno erpicarli bene, fubito paffata 1' Efla- le , fpargendovi fopra del buon fio- rume mescolato con femenza di tri- foglio , cuoprendolo un poco, fé mai fi può, con della buona terra fciolta ; 1 e finalmente vi fi fpar^a il Ceffo . Con un tal metodo , nafceranno i fé- X. la defcrizione di quei' Arte inga- mi da quel tempo , e acquifteran- gnofa , vi ha raccolto tatto quello no piede avanti che le erbe della fé- 1 1 che fi fa di più curiofo e di più cw- puente Primavera fofFochino le nate | j to intorno alla maniera con cai l'Ar. ei bette: e eoa fi goierà predo dei lo- ^^ te caedefiuaa fi efercita nella China , ^ l'x X *n trova avere terreni di differenti natu- re, dia la preferenza, per farne prati d'ogni forte, a quelli di natura for-r te, argillofa , tenace , quando voglia far ufo dei fiiddetti materiali. Lo Zol- fo , provvedendolo di prima mano , non cofla niente più del Ceffo , attefa la quantità minore che fé ne impie- ga; e in tempo umido , mi ha dato pruove di effere migliore del Ceffo » quando però le pruove fiano collanti. - Non manco di avvertire che develi avere tutta 1' attenzione che nei fio- rumi , o femi di trifoglio , erba me- dica ec. , non v' entri cufcuta, detta da noi lovara, per il gran danno che arrecherebbe : è facile conofcerne i fe- mi , effendo quelli affai più piccioli e più neri di quelli di trifoglio . \ Quelli pochi lumi, fé non più, fer- viranno a Lei per rifpondere , occor-» rendo , a quelli che malamente ufato aveffero il Ceffo o lo Zolfo , fé fa- ranno da Lei ricevuti con queir ani- mo fteffo con cui io mi ho prefo 1' ar- dire di indirizzarglieli , per giovare alla noflra Nazione : e con rifpettofo offequio ofo dichiararmi Di V. S. Reverendifs* VmìHfs. Dtvotifs. OblffigatifSf ^Se/Vf^ e vero ^micq^^;< ^ on Gto: Antonio Ciacomello . r;i « « « « « Efirattv d' una Memoria full'^rte dei" U Porcellana . ( De/criptions des Jlrts ìs* Metiersis*^. 1{puvelle edi- tion augtnentèe per M.J.E. Bertrand iS'C, Tom. niL ) n T L Signor Co: dì Mdh , Antere del- in Saffonìa e In Francia 5 Paefi che al giorno d'oggi fornifcorvo la Porcella- na la più bella e la meglio lavorata. Se vuolfiprenar fedeaiChinefi , qaeft' Arte fu Tempre a loro cognizione, fenza però che fi fappia né il nome ée\ fuo Inventore, né l'epoca di que- fta fcopcrta , Si dee credere , che an- che quell'Arte , come tutte le altre, fi farà perfezionata a gradi . Vi ha tutta r apparenza che i Portoghefi , i quali furono i primi a fare il viag- gio della China , fiano altresì ftati i primi che abbiano portata in Europa, quella preziofa fpeciedi ftoviglie j tan- to più che la voce medefima Torcel lana figninca nella loro lingua tdzza o fcx)dellit . Solo n-el paiTato fecolo 1' accidente ftcs fcuoprire inSaflTonia una Porcellana , che non la cede , ne in bellezza né in bontà, a quella che ci Viene dall'Oriente, UnTedefco, chia- ftiato Bokfcher , Speziale di profefl] >. ne, combinando aifieme differenti ter- re per farne dei crocinoli , ritrovò , in generale , fu peri ore a quella della China per k finezza della grana, per la perfezione del lavoro , per la farma e per l'ar- monia dei colori ; ma tutto ciò non {i rinviene perfettamente fé non nei pezzi antichi j imperciocché al di d' oggi ambidue dette Fabbriche vanno jquafi del pari, facendo ambidue ugual- mente dei lavori mediocri . Nulladi- meno la Porcellana , quantunque fé ne fabbrichi una quanti-tà forprenden- te in diverfe Provincie della China, non iafcia di -efifere a un prezzo ca- riffim© ; ri che può procedere da di- verfe cagioni , quali fono, perefempio, >il cattivo fucceffo , eh' è frequentiifi nio , delle infornate, la penuria dei materiali e della legna necerfaria, la diflÌGolià' dì fegiwre efattamente i mo- delli preforitt4 , ii numero grandiffi- nio di Opera), p.'r le raani dei quali dee paflTare ciafcun pezzo , e che a- fcende fino a fettanta er. Si contano fino a tremila fornaci a King-The- Tchin^-, Città della China che ha un raillitìne di abitanti : quella è Ja Fab- brica più grande che l^avi in tutto -q'uell' Impero . Per cuocere la Porcel- lana , la fi mette in certe caffè ., le quali' non pofTono fervire che per tre ,o quattro infornate. Da ciò ne viene la rrhmènfa quantità di rottami, di ■cui fervonfi i Chinefi per fabbricare le loro cafe, e per formare delle nu3- ve fpiagge lungo il fiume che bagna quella Crttà . La Porcellana , allorché riunifce la bellezza e la folidità , è dappertutto in fomma confiderazione . La beliez- xa. confifte nella unione delle qualità •efteriori, quali fono la bianchezza ri- lucente , una vernice brillante fi net- *^5 ;jj ta , dei colori vivi , frefchi è bena . vìniti , delle pitture eleganti e corret- II te, delle forme h°n proporzionate ec. La folidità efìge che un vafo di que» Ha materia poffa , fenza romperli , re- fjftere al fuoco il più violento , paf* fare dal ealdo al freddo , e dal freddo al caldo , e che nella fua fpezzatura prefenti una grana fìailTl ma e bencom^ patta . Quando fi batte un pezzo- in- tero , rende un fuono netto e chiaro" come quello di un metallo , e i fuoi frammenti , folto i colpi dell* accia- io , gettano fcintille vive e numero- fe , ec. ILI Signor Co: di Milly parla , coma di paffaggio , di alcune Fabbriche di Porcellana ftabilite in Germania ,• e che hanno certamente il loro merito. Tali fono quelle di Frankendal nel Palatinato , e di Louisbourg nel Du- cato di Wirtenaberg. La prima è fti- mabile per la bellezza dell'oro , che vi ii applica in foglie con tanta mae? flria , che i vafi che ne fo:io arric- chiti {y prenderebbero per fatti d' oro raafficcio. Secondo il noftro Autore, la Porcellaaa che {\ fa a S^ves è la mi. g,liore del i4ondo , Q.iellafuperba Fab»; br1ca appartiene al Re , e gode per confeguenza di un Privilegio efchifi» vo : agli altri Fabbricatori di Porcel- lana e di iMijjlica , nel Regno , è f3!amente permeffj di continuare la fabbricazione in bianco eynblò, fen- za potervi impiegare aftrì colori , e principalmente l'oro^ Vi farebbe, fen- za dubbio, da fare un guadagno gran- diffirao per 1' Europa , e in partico- lare per la Francia , per mezzo delle fcoperte e di un lavoro di tal gene^ re; ma quella Porcellana è .a un prez- zo ecceffivo , e non fi potrà giam- mai fperare di follevarfi da quella fpe- cie di tributo chfi pagafi all' Afia , fennon qualora la Porcellana di Euro- pa non farà più cara di quella che viene dalla China. Avevafi oflervato che la Porcellana di Seves era infe- riore in durezza a quella di SaiTonia e del Giappone . Gli Accademici, in- #' caricati dal Re a perfezionarne le prò- du- J ■H duzioni , hanno Tccperta una nuova 'ift guifa la patta , conviene compórre U fpccie di terra bianca e fini filma ; e ie prnove fattene corrifpcfero perfetta, niente , per quefìa parte , alle loro fperanze . Ma era neceflaria una for- nace differente da quelle che riadope- ravano innanzi , e il noftro Autore ne reca qui la coftruzione e la maniera di fervi rfene. Ma i due pezzi più curiofi e più interefianti , tra lutti quelli che l'Àu. lore ha raccolto in queft' articolo, fo- no due Memorie , l'uoa delle quali ha per oggetto la fabbricazione me- d'cfima della Porcellana di Safibnia , r altTO la compofizione dei colori di cui fi abbellifce , con la maniera di applicarveli . E' noto quali cautele fi prendano in Germania , in tutte le Fabbriche di Porcellana , per tenere fecrete le preparazioni delle materie ptime, ugualmente che la forma del- ia fornace e le fue proporzioni . Nul ladimeno il Signor Co: > >> >» >> >, ,) >> 5 J ,> ), ,) ,> JJ >> >) >I i> » >» >> }> 9> >> )> }> >) >» >> 5> >J l> *" eeva in Europa di affatto fìmile U quale , non avendo la raedefima e- leganza , era di un ufo univerfale', a vilifTimo prezzo , e a comodò delle perfone anche più povere . Egli è certo che le floviglie di ere, ta renofa ( a ) non fono d' inven- zione moderna ; ed è certo ugual- mente che le ftoviglie di tale fpe- cie hanno tutte le qualità della piA eccellente Porrellana del Giappone i Si prefcinda dalla bianchezza , dal^i. la quale unicamente dipende la femi- trafparenza , e fi paragonino indi tutte le proprietà della Porcellan.t d-el Giappone con quel'e delie no- ftre ftoviglie di creta renof'a , e fi vedrà eh' è impoffibile di rUrovaf- vi la menoma differenza ; fi farà coftreiti a riconofcelc per fuftanze della medefima natura , la ftefTa grana nell' interno , il fuónp nie- defimo nei pezzi interi , la 'fttffa denfità , la forza medefima per fo- ftenere , fenza romperfi , le varia- rioni dal più gran freddo al mn(?ì- mo caldo , e la medefima infufibi- lità alla violenza d'I fuoco . Final- mente , fé le terre renofe proprie a cuocerfi foffero nette di foftanze e- terogenee coloranti, le quali impe- difcono che fiano bianche e femi- trafparenti allorché fono cotte ; fé fé ne fabbricafTero i vafi con l'at- tenzione e con la politezza conve- nienti ; fé quefli vafi foffero rive- ftiti di una bella vernice, ne rifuf- terebbe una Porcellana ugualment* perfetta come quella del Giappone, la quale altro non è realmente che j, una (/i) I Francefi che dicono Grès alle pietre arenarie, chiamano, perHnsilitu- dine , Voterie de Grès quella forta di floviglie , che fono una fpecie di ror«r Porcellana; cioè compofte di Argilla e di Sabbia quarzofa , oppure di Argilla e di Quarzo , o di altre Selci macinate , e poi ridotte con gagliardiffimo fuo- co tanto dure, che fcintillano , percofTe con Acciaro, come le Selci native. Sif- fatte terraglie fono granulate nella frattura a maniera delle pietre arenarie ; e quindi ebbero il nome di Toterìe de Grès . Non fé ne fabbricando in Italia , manchiamo di una denominazione fpecifìca. p* >i ti >> >» ìi Si Sì ìi Si s> Si $i ?» il p l> Si Si Si »» i5^ una fpecie dì noviglie fine di creta renofa bianca . Verifìmilmente le terre à'v tale fpecie fono ugualmen- te così corifiiini in Europa , come nella China e nel Giappone ; ma in Europa fono meno conofciute ; ed è per quefta ragione, fenza dub- bio , che quando fi é voluto fare della Porcellana in Europa , fi é dovuto impiegare delle materie ve- trificabili , mefcolate con dei fali , e con una picciolinìma quantità di terre le piià bianche che abbiafi po- tuto ritrovare ; dal che ne rifulta- rono delle Porcellane fufibili e ve- trofe , con le quali fi è principia- to . Ma dopo coteftì primi tentati- vi , le cofe hanno cangiato faccia ; in Germania fi fa , da molto tem- po , della vera Porcellana di creta renofa bianca . La Porcellana di Seves è interamente della fteffa na- tura. " 5«? '^)ìi>i\ Opùfcutes des vhyjìque ctìiimafe Ì3f> vi^-' fetale Ì3rNUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, ALLE, Arti., ED al Gommercìo . ' v; ^^--■R E 7. MaiZjC^ Olii ojfimofjn isq ùii L A 7: IO N B ^''"" C/€ 5«rt Eccellenza Signor Jacopo MoROSiNi rf/ Pome di S. Polo , del Signor Antonio Gaidon Tub- blico Ingegnere della Città di Baf- fano , di varie Offervnzioni Orit- tolegiche fatte in quei contorni . I HO differito dì feri vere a V. E. perchè fio voluto , prima di farrlo , avere terminate le mie ricer- che delle foflili Produzioni nei vicini Monti de! Vicentino , appartenenti al terzo Ordine (*■), cioè dalla noflra Brenta fino al Monte di S' Lucca. Io mi portai colà nella fettimana fcorfa per tentare di farvi nuove fcoperte di Cor- pi Marini petrefatti^ e di Bafalti e di altre materie Vulcaniche , e quefto fi fu r ultimo viaggio fattovi a quefl' oggetto. Veramente le quifquilie Ma- rine non vi fi veggono in molta co- pia ^ almeno di quelle , che per la ^ "ìluovo Giornale d' Ital. Tom. IL ^ 177S, -■>■:'. ih ah : iijfi . p sHa , l^&{ lóro rarità e bellezza meritirioòffer- vazione , eccettuatone il Monte di San Bovo , che di taii Pietrificati è abbondante ^ nia ìidn bene conferva- 1 ti , anzi per' la' mafìGma parte rotti "j^ e' còrrofi . Li più ^^regjabili fono i Grancipori , li quali ivi fono in nu- mero grande, e ne ho raccolto più di venti ; ma tra quefli un folo ne ho tro- vato con le Tue gambe, effen Jone gli altri privi , oltre a diverfe altre man- canze . In tutti li Monti predetti s* ammirano molti chiari fegni dieflinti" Vulcani ; cioè Lave, Ceneri , Pomici ,' e Tofi , come molto bene anche l'E.V. oflervò nello fcorfo Autunno , quan- do fece la fingolare fcoperta nel Mon- te di Sant'agata di colonne bafaltine compofle di foftanza vetrofa fparfa di minuti criftallizzamenti quarzofi , e che , ridotte a pulimento , fi fanno vedere di un color nero molto pen- dente all'azzurro, che in fimili ma- terie non fi fa effere mai fiato ravvi- fato (**). Kk Gli ( * ) Veggafi .' Saggio dì Litogonia e Qrognojìa del Signor Giovanni Ar- duino. (*") Il Monte di Sant'agata , detto altrimente Monte Glofo o Grafo , in cui efiftono li fingolari Bafalti vetrini , di colore nero azzurrino , fcoperti dal prenominato PreftantifiTimo Veneto Patrizio , è fituato nelle Pertinenze di Ma- roftica alla Villa di Marfano , diftante da quel Cartel lo , verfo Greco-Levante , liti miglio ed un quarto , e da BafTano due miglia verfo Ponente . Edo è da ogni parte circondato da altri Monti di pietre calcarle a filari verticali , alcuni però de' quali fono compofti di certi Tofi parimente a filoni p«r|?.endicoIari .' Gli rtrati , o fia filoni , come pia- !fc ce di chiamarli al Celebre Signor ^/iJ^^- te Fortis y fono verticali ; tanto quel- li delle pietre calcarie , che delle Co. ti , e di altre pietre arenarie : e così parimente li filoni delle ceneri Vulca- niche , come qualche fito chiaramen- te Io moftra. Tra Valle Rovina e San Michele efifte una Voragine , che ben merita l' efame degli OflTervatori ; e fé il Signor Fortis verrà , io io accom- pagnerà fui luogo . Quefta è fiancheg- giata da due muraglioni perpendico- lari j che quafi fi crederebbero fatti ad arte : edi fono di Cote ripiena di frammenti di Corpi Marini , e difcen- dono paralelli . Tale Voragine ha il fuo principio circa alla metà del Mon- te ; è larga da due in tre piedi , e (ermirta alla profondità di trenta pie- dì a «n di preflò * Ho, cpnpfciuto che * fa medefima Voragine fu una volta rf- piena: di ceneri Vulcaniche , le quali ibno poi ftste corrofe ed afportate dalle acque , dal cha ebbe origine ii vuoto che vi fi offerva . Nei miei viaggi pei Monti anzidet- ti ho fatto varie a.ltre cuxiofe o(Terva- zioni , che , fé il tempo ed il mio corto fapere me lo permetteranno , ho intenzione di defcrivere, per indiraf-»' regnarle a V. E. infieme con le ma- terie raccolte , e con una ferie di pezzi puliti delle noftre pietre calca- rie pel rinomato fuo Gabinetto di Cofe naturali : e con profonda umiliazio- ne al benigniflìmo fuo Patrocinio mi raccomando. Baflano li 17. Geauaici 1:778;. Vmi/i/s.Divotip, Obhligatifs, Servit, Antonio Gaidon . •t iin , 1 I Il medefimo Monte è tutto di origine vulcanica, come lo è pu.re il Colle ailo fteflTo vicino verfo il Meriggio . E' tutto comporto di rottami diBaCalte, ed h» fulla cima la Chiefa di Sant'^Agata da cui prende il nome . Nel fuo Iato ri- volto tra il Ponente ed il Meriggio forgonó, circa alla metà della di lui al- tezza , colonne , o fivvero prifmi del fopraddetto fingolare Bafalte, occupanti lo fpazio di circa venti piedi di diametro * Quelli prifmi fono difFerei%ti gli uni dagli altri , rifpetto al numero dei loro Iati , eflfendovene di quattro , di cinque , di fei , e fino di otto . La loro direzione non è perpendicolare , ma inclinata di quindici gradi verfo Sirocco ; ficchè formano un angolo col para- lellifmo orizzontale di gradi fettantacinque a quella parte. Anche il Colle preac- cennato coda per intero di Bafalte , di Tofi , e d'altre materie, o fufe o bru- ciate da' fotterranei incendj . Nello fcavare delle fummentovate colonne ba- faltine fentefi un odor forte come di fuliggine* Detto Bafalie nella frattura è vetrino , e mentre è rozzo pare molto nero, ne manifefta ali* occhio il fuo colore degenerante dalla nerezza in azzurro , fé non dopo che fiafi luftrato alla Mola da pulire le pietre dure . Il fuddetto Ec- cellentiflìmo Mofòftnt >, avendolo fatto così ridurre , come fa di continuo di altre diverfififime pietre dei noflri Monti, e di altri Paefi, delle quali a queft* ora ha numerofa ferie nel pregiabiliflìmo fu» Gabinetto, è giunto con tale la- voro a rendere vifibile l'azzurro che prima non appariva, e per cui da'Curiofi viene molto ricercato. Siffatto Bafalte fi fonde da fé folo nel fuoco gagliardo agevolmente , quafi come i vetri artificiali, e cartgiafi in nera vetrofa fcoria. Contiene, nello (lato fuo naturale, molte minute particole di Ferro attirabiledalla Calamita ; fenomeno comune alle materie delli noftri àntichiflìmàmente eftinti Vulcani , e di diverfe altre Regioni , donde deriva l'arena ferrea , nera , ni- tente , e retrattoria , che da' monti rapita e feco dalle acque condotta , indi da effe deporta alle ripe dei Fiumi , de' Torrenti ec, viene in varj luoghi rac- colta per ufo di Polverino fcriljorio. 4^ 9 * * V ^ggtonam»nto fui Troblem» , fé con- ■venga a" Tarrochi e Curati Hura/i V ammaefirAre i Coutadmì ne' buoni Elementi dell' Economia campeftre ; 4:ui va aggiunto un "JPiauo da ferbarfì nella compofizione d' un' Opera infer vìente a tale ìflruzioae , di Fhan- CEJCo Griselini , Membro delle principali Accademie d* Europa , e Segretario della Società Patriotica di Milano. In Milano^ 1777. in otta- vo , di pagine lóS. QUefta Operetta è. dedicata a S^E. Co: di Etrmian, Miniftro Plenipo- tenziario preflfo il Governo gene- rale della Lombardia Auftriaca ec II Chiarini mo Signor Grifelini non ha bi fogno di eflere qui encomiato ; le molte fue produzioni , tutte dotte , tutte intereflanti T hanno refo .abba- flanza celebre non folo in Italia , ma ancora prelTo le più colte Nazioni Ol- tramontane; e il nuovo gravidi mo uf- fìzio, affidatogli dalla illuniinatiffima Sovrana Ja Imperatrice Regina , è la maffima prtiova del merito fiiblime , e della elevatezza dei talenti del no- ;ftro benemerito Predecefrore in quefta -fatica medefima in cui abbiamo i' ono- re di efferfi Jioi .attualmente impie- gati. Per -recare qui una qualche idea del Kagionamento , che forma la prima parte dell' annunciata "Operetta, e che in altro tempo , tolte quelle picciole •variazioni adatta-te alle préfenti cir- -coftanze dell'Autore , -fi è già veduto •pubblicato colle ftarape di Venezia , ne accenneremo i tre punti, circa cui ■egli intende di verTarC; riferendone ^le proprie fue pardlé . „ M' ingegnerò „ provare, dic'Egli ,, I. che indipen- .„ dentemeate anche da qualcht legge ,„ fovrana., ;non folo non disdice agli „ Ecclefiàftici , e fpeciaJmente a' Par- „ rechi ed a' Curati, i* iflruire i 'Vil- lici nell'Arte loro , ma che anzi n€ »> j, fono tenuti per ragione appunto del ,j fa^ro Miniftero xh' efcrcitano .. I *5'9 ■^ ,, miei j-aziocin} faranno appog^ati , ,, circa tal punto , all'autorità delle ,, Divine Scritture , e fatta conojCce- „ re r eccellenza dell' origine di tale ,, Arte , prefenterò non pochi efenvpj „ di Ecclefiàftici di gran fama per la „ loro Pietà e Dottrina , i quali fi ,, occuparono nell' innocente impiego „ dell'Agricoltura , e jche refifi Mae- ,, firi della medefima colla voce e co- „ gli fcritti , hanno all'Umanità re- j, cato confiderabilj vantaggi , II. Parò vedere poi che gli antichi ,, Popoli i più coìti e più numerofi „ in popolazione , ialirono .a quell* „ alto ^rado di potenza che ne viene „ recitata dagli Storici, perchè l' Iftra- „ .zione nelle cofe rurali, fempre ap- 3, poggiata ai Sacerdoti, formava par- „ te dei fiftemi religio.fi dagli fteffi a- „ dottati , come ne Jo forma tuttora „ appo una Nazione floridiffima e fa- „ mofa per le fue arti ^ per ogni „ maniera d* induftria , e per la fom- j, ma anipiez-za dello fpazio , il qua^ „ lo , ripieno .di .Cittadi , di Caftel- j, la , di Villaggi j e di Campagne „ popolatiflìme e ricche , ella occupa ,, jfulla fuperfizie della terra. „ III. Infinuerò per line di quali „ mezzi i Parrochi ed i Curati del- „ la Campagna dovrann'efTere prove- j, duti dalle Società Economiche , o ,, da qualche abile Cittadino « aHìn. „ che pofTano riufcire, nel modo pivi „ plausìbile, nella detta Iftruzione , 0 „ preftando un sì confiderabile fervi- „ gio alfa ioro Patria , di quali altri „ dovrann* eglino valerfi per .animare „ i Villici ad operare a norma de'lo- „ ro infegnamenti ; e con quali altri „ pure avranno a concorrere i Prin- „ cipi per deftare inquefti Villici me» „ defimi un* emulazione , che a di- .„ ftinguerfi nell' arte loro gli sforai e „ gli tragga." Tale è il contenuto del Ragiona- mento , che merita di effere letto e ponderatamente confiderato da chi può •concorrere a promuovere , e a met- tere in efecuzione il propofto utilidi- À,mo provvediraento . W Ne viene poi il "piatto per la for- imcizione di un' Opera ad ufo de' Tar- 'roehi R.uralì\ ajfinchè poffam ifiruire '^coh frutto i poveri è rozzi Contadini Kue' diverjt rami delf Econvinia Cam- tjfefire . Vuole il noflro Autore che non "abbia ad accingere alla conttpofizione di una tal' Opera chi non ha una pre- ■ via cognizione delja* Pi'oViiicia o del- *% Stato , per c&i avrà ' l'Opera fteffa "^ fervire, la quàlcognizionecompren- . (da q«dla della qualità dei terreni del ;^paefe fteflb, dei fiumi e d'altre acque |]a cui vanno -foggetti ,. della coltura "^the attiialmenie in efll fi pratica; d«i ^-prodotti che viriefcono nelle varie ef- •-pofizioni e fituazioni ; della propor- "z'ione che v* ha tra le terre arative ■■e le prative €C. Efige in feguito che •Rabbia a fapeie come vengavi trattato *ciàfcun ramo in particolare della cam- T peftre Economia , ec. A tutte tali co gnizioni aggiugnere d-eve quella del genio , indole e coftumi degli Abi- tanti della Campagna nella Provincia fteflfa ec. Vuole egU infomnnache i'Au- ■•tore deHa propofta Ifthuzione aòbia ad avere ima •cognizione pieniffima e in- dividuata di tutto ciò chs fpetta al ■' -fifico, al nsorale, all'economico non che al politico del Paefé per cui fer- ■ vir deve la Iflruzione fteffa . Vuole "poi -che queftalftrUzione (ìa fcritta con la piò poflìbile precifìone , brevità e '^hiàfék^a, con uno flile ameno, fen- ' za però la oflentazione di ftudiate e TÌcercate efpreffioni j- che f» ometta •qualunqH.ie -principio ipotetico, ed ogni - aftrufa teorìa ] che tutti i precetti fia- no appoggiati all' efperienza , e alle più ficure erepli<:ate ofTervazioni ; che tutta la ferie d^lle iftruzioni fia d-if- -■-pofta con un ordine, il quale fi cooi- -bini con quello che ne dimoflra la "Natura, ^ià preparata a foddisfare ai bifognì primarj e fecondar j degli Uo- mini ridotti in focietà , non che de- gli animali utili. ••'' Dietro alla minuta efpofizione di j^tutto quello che dee neceflaria mente effere a piena cognizione di chi ac- icinger £ voglia a comporre la propo- (la Iflruzidhe ^ paffa il Signor Grifc' lini^ ad efporre il Piano , fu cui do- vrà ■cH'eré^una tal' Opera forn\ata . Troppo dovremmo diffonderci , fé vo- ieffìmo qwi riferirne partitamente il profpetto . Qucfto Piano , che per verità non è del tutto nuovo , eflen- do quafi Cmile a quello della tradu- zione Italiana àtW Opera intitolata // Gextì'/mmo Coltivatore , efimilifrirao a quello d' altra Opera , che col titolo della Cafa:Ruflica fu propofla- a ftam- parfij cinque o fei anni fono , è però fffmpre degno di tutt-a >la considerazio- ne 5 e merita ogni lode , poiché un* Opera, efattamente formata fui Piano raedefimo, farebbe un Corpo completo di Agricoltura, che andar potrebbe del pari con 1' Opera del Gentiluomo Col- tivatore. Non ci farebbe poflìbile di qui analizzare il Piano ftefliò, che non è fufcettibile di un eftratto ; quindi lìamo in neceffità di rimettere i Let- tori al Libro annunziato del Signor G**/- felini , il quale prefterebbe un fervi- gio grandiifimo alla Umanità, s'Egli medefimo s' impiegaflfe nella formazio- ne della raccomandata Opera „ donde ,, i Sagri Miniftri dell'Altare poflTati „ cavare abbondevol materia , e quel- ,, le iftruzioni , di ctii fcorgeffer che ,, più abbifogna fiero i Villici foggior- ,, nanti nei Diftrettl delle loro Par- ,, rocchie campeftri. " EÌJ3l9«lfU«3f^ri*r.f»fe cq jìel^a natura e delle differenti fpecis ■di' male erbe che infefiano i campi feminati ; e maniera per -difirug- gerle , V* Hanno alcune piante , i femi delle quali fono dai venti por- tati qua e là ; e- quelli ferai , dovun- que cadono , germogliano , crefcono € formano delle piante -x ve n* hanno delle altre , le cui radici fono cqsì vivaci ^ che il più minuto rampollo che fé ne lafci nella terra , germo- glia e crefce vijorofaments e ingam- 1)0 è in foglie . Iti quelle due dlffa- Tenti maniere di vegetare e di crefce- Te nafcono ^e piante , che fi divido. •*«o in due fpecie , cioè in permanenti 1n iì pu4 fradi. t r ^^^ carie fenza arrecare un grandiffimo^ pregiudizio alle biade ; non W ha al tro mezzo da praticarfi , fé non quel- lo dt tagliare tali piante, quanto più e poffibile , vicmo alle radici . Ma fi fcorge altresì che querto è un rimedio momentaneo e imperfetto ; imperoc- ché la radica rimane in tutto il fuo vigore, e getta dei germogli che rim- piazzano bentofto quelli che fono flati tagliati ; e quefti nuovi germogli fo- no eziandio pli'i numerofi , e per con- leguenza confumano molto più di nu- trimento i di maniera che il rimedia diventa ancora peggiore del male. lutti iiftatti inconvenienti fi evita- no ficuramente lafciando degi' inter- valh, e adoperando il coltivatore. La ragione, e 1' efperienza di tutti que' paefi dove un tale ftrumento fi uf* provano incontraftabilmente quefta v«s*, rità . Sarebbe a defiderarfi che querto eccellente metodo acquiftafle credito e s introduceffe anche tra noi . E' vel ro che V' hanno dei terreni , la cui fituazione o la natura rende un taf metodo affatto impraticabile. Per quel, il che fventuratamente poffeggono fif. fatti terreni non y ha altra riforfa . che quella di feguir pure il metodo comune , offervando però tutte le avvertenze fovraefporte , fenza ftan- carfi di replicare i lavori , e di ora ticare tutti gli altri mezzi indicati ." la maflima parte , diftrugg^re quelle p.ante paraflite , sì annue che perei! ni , le quali apportano cotanto pre- giudizio alle raccolte delle loro biade e principalmente del frument». * PREZZI CORRENTf DE' GRANI. Addì 15. Febbraro i777- ^.V. Venezia a peso di Lib. 152. lo Staro. * Fermento iuTiazza Simile Da Viftorì ■ Simile Da Fornì -.L.20: IO - L. 25 : 15 -L.24: — L. 24: IO -, — . .L.2I : — Simile — i. 22 : io JìtVubblico da Fontici^ l. 22 : io Simile ' L. 25 : I o Sorgo Turco — ^-— — l. 13 '.io Simile 1.14:10 Treviso a misura Veneta. FormentO' i—- Simile Sorgo Turco ■- Si mile L. 22: 15 L. 20 : IO .-L. 14: IO - L. 1 5 : — Vicenza a misura Veneta. Tormento Simile Sorgo Turco' «1—1- . L. 24 : — L. 22 : 4 -L. 14: 12 L. 15 : 2 Simile Crema A misura Veneta. Tormento ' ' ^' ^^ • • '~~ ■ ■ Brescia A misura Veneta. PlSOGNE A MISURA VbNETA, Por mento <—' L. 30 : 17 : — • Sorgo Turco — ' — — L. 16 : 15 •'"" LeGNAGO a MISURA VENETA. Tormento- — Simile — Sorgo Turco jT*-~L. ao ; 5 : — L. 20 : 1 5 : •— — -L. 15: 15 : Tri BaSSANO a MISURA VeNETAJ Tormento —— - Simile Sorgo Turerò "L. 24: io: ■ -L. 22: 15 :f — L. 16: — :■ Simile 1.15:12: Mirano a misura Veneta. Tormento Simile Sorgo Turco — L. 20 : io — L. lì : — -i— L.*— .••— Udine a misura Veneta; Forntento-'—' Sorgo Turco • . L. 25 : 1 2 : «— -L. 12; io: — Iseo a misura Veneta, Formento — Sorgo Turco- — L. 2^ : 1 5 ; »— — L. 1 5 : IO : — Formento — Simile Sorgo Turco •L. 21 : 18 -L.22: 5 -1. 14: — L. 14: 5 Simile PIAZZE ESTERE. Rimini a misura Veneta; Formento Simile - Sorgo Turco L. 18:»— t. 20 : — L. II :■ — L. 12: — Simile Genova a misura Veneta. Formento - Simile •L.iS'.'-^ : SorgoTurco r-^'TT^'^—*—^' i;> : 15 : — ♦ 26S N/oXiX'XIV, NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agrigoltora, alle Arti, ed al Commercio. ,v; ■ y « 14. Marzo 177S. I. 'E T T E R A De/ Sigfior PoiT^vi-N detla Rea/e So- cietà delie Scienze di Montpellier , {opra la quantità di pioggia che ca- de annualmente in detta Città ( * ) . E Sfendo il voftro Giornale deftina- to a raccogliere dei fatti i quali importa moltiffimo che veng:ano fol- lecitamente alla notizia dei Fifici , io mi credo in dovere di comunicarvi al- cune oflervazioni fopra la quantità di pioggia che cade annualmente a Mont- pelher. Una Città celebre, dove da lungo tempo coltivafi le Scienze , e la quale, per la riputazione dei fuoi Medici e per la dolcezza del fuo cli- ma , attira una folla di Foraftieri che vengono a cercarvi la fanità e la vi- ta , merita fenza dubbio , per molti titoli , un pofto diftinto in quei farti meteorologici , di cui abbonda I' Eu- ropa letteraria , tanto intereffanti pei rifultati che prefentano ai Fifici , e degni di fiflTare particolarmente V at- tenzione di coloro che defiderano co- nofcere e paragonare i varj climi . t 'K»o'¥9Giornakd'Ital. Tota. IL * ih. . * Fin dalla origine della Reale Società delie Scienze, parecchi dei fuoi Mem- bri fi occuparono a fare e a raccoglie- re delle OlTervazioni meteorologiche e quefta utiliffima fatica è pacata fuc- ceffiva mente in differenti mani (a); ma fi aveva trafcurata la precifa de- terminazione della quantità di piog- gia , eh' è tanto più necelTaria , per- chè I* alternativa dell' umido , e del fecco , ben oflTervata in ciafcun Cli- ma, dee contribuire il più a caratte- rizzarlo e farlo conofcere. La Società Reale , avendo voluto riparare a quefta omiflTione , incaricò , nel 176 . 42, 5. 8 . 8. 24, 4. 5 . 5. S, 2. J . J- 14, 9. 5 . 4- 15> 5. S , 0. 2S , 2. 7 ^' 27» S' 5 . 2. 71, 0. J> » 0. ,265 dia , eh* io trovo di 28 pollici , 8 , i Si vede , che ad anno comune , vi fono a Montpellier 79 giorni piovofi: i venti che vi portano le pioggie le più abbondanti fono , il Sud Eft , e PEft-Nord-Eft . Quefta Città, fituata in una pianura che da una parte ter- mina al Mare, e dall'altra è ferrata dalle montagne del Rovergue e diCe- venncs , pruova a vicenda delle lunghe ficcità , e delle pioggie ecceflìve . Io non entrerò ad efaminare qui molti fatti particolari che non interelTano fennon gli abitanti della flefla Città ; pafìferei , fé ciò faceflì , i limili di una femplice lettera; io la terminerò riferendo alcuni rifultati prefentatim; dalle mie OflTervazioni , facendo del le ricerche fulla influenza lunare , con fiderata come caufa generale delle grandi variazioni dell'Atmosfera. Voi fapète che quefla ipotefi , ab- bracciata da molti Fifici , e partico- larmente dal Signor Tort/f^o celebre Pro- feflòre di Padova , ha acquiftato tra le mani di quello Dotto una probabi- lità fingolare {b) . Curiofo di cono- nofcere le relazioni che le pioggie aver potrebbero con li punti lunari pili offervabili , ho data al mio Gior- nale la forma neceflaria a quella ri- cerca : ho avuta 1' attenzione di ri- marcare in eflo i giorni della Luna , notandovi le quattro fafi principali , r apogeo e il perigeo , i due lunifti- zj , e i due equinozi . Ecco il- rap- porto eh' io ho ritrovato , nel quale il primo numero rappt-efenta quello dei giorni piovofi , e il feguente dinota il numero dei giorni fenza pioggia . > 5: Luna nuova 1 5 Luna piena Primo quarto Ultimo quarto Perigeo Apogeo Luniflizio aullrale Luniflizio boreale i 4 Equinozio afcendente i 5 ' Equinozio difcendenie 1 5^ Gettando gli occhi fopra quelli rap- porti, che fono in rillretto il rifultato di dieci anni di olTervarione ', puolfi ravvifare che il moto , in declinazio- ne della Luna , modra annunziare la con* IO 'io ^% M ■29 {b) yeggàfi il Trattati di queflo^utort : Della vera influenza degli A tiri te. flampatò ntt 1770 , e la fua MtntorU coronata dalla ^9 alt Soeittk di Montptl- litr ntl 1774 , i ftampat* nel 177^, fominnarionè J ò H fine delU piog- già , fecondo ch'ella è boreale o aii- ftrale. Se il tempo è piovofo, equeft' Aftro difcenda verfo 1' Equatore , la probabilità pel cambiamento dei tem- pi fi aumenta , e diviene tanto più grande , quanto più è elTo vicino al hmiflizio auftraie . Si può fare delle offervazioni fimili fopra leqaattro fafi, tra le quali fi troverà le quadrature meno piovofe , in generale , che le fizigie . Gli apogei lo fono un poco meno che i perigei ; ma quefta diffe'- rema è piccioliffima. Potrebbefi obbiettare che , efami- nando i rapporti apparenti dei punti lunari con tutte le pioggie o/Tervate nel corfo di dieci anni , fi avrebbe dovuto efcludere quelle , che dipen- dono da caule evidentemente locali , come delle leggiere brinate ec. , tenen- do conto folamente di quelle le quali, efTendo il prodotto dei grandi movi- menti dell'Atmosfera , od eflendo ri- marcabili per la loro quantità o per Ja durata , pofTono eflere riferite c«n più fondamento ad una caufa genera- le ; il che , fé quefta efifte , farebbe meglio conofcerla . Io rifponderei, i. che efcludendo in tal guifa un certo numero di fenomeni dalla folla di quel- li dello ftefifo genere che Hi fono regi- flrati in un Giornale , fi darebbe loro un carattere diftintivo , loro affegnan- Finalmente l'anno 1767, the 'ha dato venciquaitro pollici ,3,7 linee di acqua , fi vede cadere fotto la legge medefima , e riprod»rfi nel Lia V7^.> ^(c) O più e fattamente di otto anni comuni 9 trecento undici giorni i ma §m J ìjìMiìlif ia precifton» ajlrommìffaj, i62 i-j-ji , nel quale la quantità è di ven- :;J:Pietra.PomIce ", clifl vi fi trova tn-i mifchiata , lo prova incontraftabil- mente. L'Autore riférifce una eruzio-' ne del Vefuvio , deli' anno 1766 , la quale fi fece per una nuova fpaccatu- ra :, Il Cavaliere Inglefe montò alla fommità del Monte , e pafsò ivi la notte . La Lava fcorreva con la im- petuofità dei metallo in fufione; e le pietre , alcune delle quali pefavano da duemila libbre , erano lanciate all'al- tezza di dugento piedi. Alcuni Com- pagni dell' intrepido OfTervatore rima- fero colpiti dalle fcheggie . La Lava , chiara come l'acqua, nulladimeno tra- fcinava nel fuo corfo delle pietre di enorme grandezza , Il Signor Hamil- ton traile dal cratere medefimo del Vefuvio una maifa di Zolfo che colo- riva l'Argento. Quefta eruzione , cTie avvenne nel Dicembre 1765 , fu feguita da un'al- tra nel Marzo 1767. In quefta feconda fi formò una nuova collina di centot- tantacinqiie piedi di altezza ; e l'Au-, tore crede che tinto il Vefuvio fìa na- to in quefta fìefla maniera . Fino da allora fi preparava una terza eruzio- ne , che il Cavaliere previde , e che effettivamente accadde nel feguente mefe di Ottobre. L' OfTervatore volle di nuovo guadagnare la cima del mon- te , ma una pioggia di Pietre-Pomici ne lo impedì. Egli avvertì la Corte, ch'era a Portici , dell' avvicinamento della Lava; e alla mezzanotte la Cor- te fi rifugiò a Napoli. La Lava erafi già diffufa, prr lungo e per largo,%ful cammino pel quale era poco pria paf- fato il Cavaliere . Lo fpavento fu univerfale ; e il Popoisccio fuperfti- ziofo abbattè le porte del Palazzo Ar- civefcovile, perchè quel Prelato -tardava troppo a ricorrere al patrocinio di S. Gennaro . Lo ftrepito orribile della montagna , più grande di qualunque tuono, infpirò il terrore; e finalmen- te la Città fu coperta d'un diluvio di ceneri . Il Vefuvio continuava tutta^- via a lanciare la Lava ; le ceneri fi elevavano dai cratere come una grof- ^fa colonaa j e ftrifciavano in quella tiquattro pollici , i , ij linee , fenfi- bilmente uguale al primo , dopo un periodo di nove anni. Ecco il fiftema della influenza luna- Te , o per valermi d' altri termini, il principio provvifiona/e del Signor Toal- Wo, appoggiato fopra de' nuovi fatti . Ho l'onore di effere ec. Campi Th'egraiy ^c. cioè I Campi di Flegra , ovvero Ojfervazioni fopra i yulcani delle due Sicilie ; con cin- qnantaquattro Tavole miniate al na- itirale . In Napoli 2. Volumi in Fo- glio ^ in Inglefe e in Fr ance fé iy-/6. ECco una delie pi?! preziofe Ope- re di queflo fecolo. Eifa ha per Autore il chiarifrimo S'\ gnor Guglielmo Hamilto» , Cavaliere dell'Ordine del Bagno , Inviato della Gran Bretagna alla R. Corte di Napoli. Il Difegna- tore, uno dei più valenti nell'Arte fia, chiamafi "Pietro Fabris , Ciò che fi prefenta al principio del primo volume, è una Carta della Re- gione di Napoli, il cui terreno, quafi •dappertutto , è opera di Vulcani . Il Signor Hcimiìlton lo ha percorfo e di- ligentemente efaminato , in compa- gnia di uno dei più illuminati e dei ■più modeRi Uomini dotti , Signor de Sauffure y il quale, non ha gran tem- po , è (tato onorato di una vifita dal ■più illuflre tra i Viaggiatori . Dappertutto rincontranfi dei nuovi veftigi di antichi Vulcani ; e tutti i Bafalti de^'ono eifere riputati Opera dei medefimi. In poca diftanza da Bolfena havvi una Montagna di colonne cubitali di •Bafalte ; la Campagna di Roma n'è piena , e le Catacombe fono fcavate nella Pozzolana, altra produzione vul- canica . La materia appellata tufa y delia quale efiftono , all'intorno di Roma , delle intere colline , e che ferve =per la coftruzione degli Edifiz), i parimente l'opera di Vulcani ; la ofcuntà delle fiamme roffaftre , fpet- tacolo il più fpaventevole che fi pofTa concepire . Finalmente le ceneri di- vennero bianchiffìme , fegno ordina- rio e ficuro del termine della efplo- fione . Alcune pietre furono lanciate fino alla diftanza di cinque miglia. Dal Vefuvio fi portò il Signor Ha- milton ali' Etna, all'intorno del quale ritrovò una moltitudine di nuova al- ture , e di nuovi laghi , che era- ro flati altrettanti crateri di Vulcani , così nella Terra. ferma come nelle Ifo le aggiacenti . Il pedemonte , che for- ma il letto più baffo di terra fertile d* intorno all' Etna , è della Lava la quale col progrefiTo di lungo tempo , è ftata coperta di terra . Tanto fopra quefta Lava , che fopra quella del de- clivio de! Vefuvio , la Gente del Pae- fe fi fabbrica delle cafe , nelle quali abitano con la maggior ficurezza. Il Ca- valiere, profeguendo il fuo cammino^ vide ancora delle montagne nate nuo- vamente , e fempre fertili . In akune ^i quefle montagne eranvi delle grot te fotterranee di grandiiTima efìenfio ne , e freddilfime , nell« quali fi fece ■egli calare con delle corde . Dopo le mentovate montagne ritrovanfi dei bof- chi della maggiore antichità, nei qua- li {\ vep.gono degli alberi diana enor- me groflezza; per efempìo, un cafta- gno falvatico che avea fettanta ver- ghe di circonferenza, vale a dire du- gento e dieci piedi di Parigi. In quella Regione fi alleva il più bel beRiame, particolarmentedeiBuoi, le corna dei quali fono il dop>pio più groffe di qnelle dei Buoi di altri Paefi. La campagna che viene appr^iTo , è piana e uguale, ma coperta di pian- te belliflìme, e di alcuni arbufli, prin- cipalmente di ginepri^ Vienefinaln^n- te un letto di neve , ricoperta qua e là di ceneri , per cui il Cavaliere di- fcefe appiè dell* Etna . Egli falì alla fommilà deMa montagna prima del tra- montare del Sole; e di là egli fcuo- prì la maraviglia d* uno fpettacolo , già da altri o/Tervato j confidente in ^iù di quarantotto nuove montagne. tutte coi fuo! crateri , i quali fono , all' intorno, e al di dentro', forniti di alberi che formano delle forefte: U fpaccatura laterale, che il Signor Hrt- m'tlton vide m una di quefte monta- gne , faceva fede della fua origine . j^ più gran crateri hanno due miglia 9 mezzo Inglefi di giro , e fono, comg quello del Vefuvio , ripieni di Zolfo e di Saie. Il Barometro difcefe ai di- ciotto gradi e dieci linee , mifura di cui l'Autore noiì vuol farfi malleva- dore. Dalla cima dell* Etna fcuopri- vafi il letto di un'antica Lava , la quale aveva fcorfo fino a Tìiormina , dittante di là trentacinque miglia , In generale , l'odor del vapore che l'Etna efala è meno forte di quello del Ve- fuvio , e la Lava più leggiera e poro- fa , di colore nero . Il reftante del cammino è fparfo di colline di tufa , come nei contorni di Napoli . Ercolano è prefentemente 3 cento piedi fotterra . Pompeia , eh' è più di- ttante dal Vefuvio , trovafi a minore profondità; i fuoi abitanti furono ini- provifamente fepolti folto un aaimaf- fo di Pietre-Pomici , e di materie in- fiammate . Ciò avvenne in una fola eruzione ; mentrechè , per opprimere e fepellire Ercolano , ne vollero cin- que o fei . Il Cavaliere ha veduto al- ternativamente , intorno al Vefuvio , della Pietra-Pomice , della Lava , e una terra fciolta . La tufa , già men- tovata 3 è un tnefcuglio di quelle dif- ferenti materie , le quali fi unifcono così folidam.ente con tanta confiften- za , che fi può farne delle Statue. 1 Vulcani 5 ai principio delle loro eruzioni, gettano fovente dell'acqua; e ciò accadde all'Etna nel 1755. li Vefuvio ha la fua radice nel Mare; e Io ftelTo fi k. di tutta la Regione di Napoli fino al Monte Apennino , di cui altre volte il Mare bagnava il piede -. Che il Lago del Cane fia il cratere di un antico Vulcano , ciò 5 pruova dalla conformità dello Zolfo c-he vi fi rinviene , con quello che j nelle grandi eruzioni , efce dal Vefu- vio e dall' j&tna * la Solfcttara pari^ dcnentiP ijo mente tragge da una fìmile caufa lo 9( Zolfo e il calore delle f»ie acque , le quali fanno afcendere il Termonìetro allo ftefTo grado dell* acqua bollente , La nuova montagna vicino a Pozzuoli è nata in ventiquattr'ore , ma eflTa non é ancora che poco elevata , ed ha altresì cominciato col gettare dell' acqua e delle ceneri . Ciò che fin qui abbiamo di qiiefl' Opera riferito , è fnfficiente per ecci- tare la curiofìtà dei Lettori , i quali remeranno eziandio foddisfatti della e- ftrema bcllez2a della Tavole. \A^ùcoIo di Lettera fcritta da un Fat tore di Campagna , indicante i mez- zi da effo praticati per prefervare le biade dalla voracità degli uc celli-. » NEffuno meglio di noi che a- bitiamo la Campagna , può dire a quanti accidenti vadano fogget- te le raccolte , e per confeguenza quanta diligenza e fatica abbiafi ad impiegare per prefervarnele . Gli uc- celli dell'aria fono ad effe per lo me- no ugualmente dannofi , che gì* in fetti della terra . Il frumento , per efempio , è efpofto alla voracità dei piccioli uccelli j dal momento che fi l'emina, (ino a quello di effere trafpor- lato nel granajo . Qiiefli animali fe- •guono il Seminatore , e fi fatollano a lor piacere . Dupo che il Semina, tore ha terminata la fua operazione, eglino vanno cercando fu! la fuperficie tutti quei grani che non fono flati in- teramente coperti dall* erpice ;! becca- no ancora nella terra, e non lafciano di pigliarne un gran numero di quel- li che fono coperti . Quindi fi vede quanto e(Ter polTa confiderabile il fur- to che fanno , particolarmente fé fi calcola quanto all' incirca avrebbero prodotto quelli grani mangiali , fé una parte di eflj aveffe germogliato. Jl frumento j febbene abbia comin- V ciato a gettare , non è niente meno efpofto a tali furti . I corvi ne fcuo- prono il primo getto avanti del Col- tivatore ; e fi fa che tali uccelli ne fradicano afìTai . Qualunque cofa fi fe- raini , tutto diventa cibo proprio pe* cotefti animali , pei quali ogni cofa è buona . Da ciò fi fcorge che nel metodo vec- chio di coltivare le terre , febbene di gran lunga lontano dalla perfeziona del metodo nuovo, al quale io mi at- tengo in tutti quei terreni che ne fo- no fufcettibili , fi ha il vantaggio di fpargere più femenza di quella che il terreno può portare , e di effere con fiffatto mezzo , in certa guifa , ficuri che ne rimanga ferapreabbaftanza nel terreno , malgrado la voracità degli animali . Ma da tina tale offervazio- ne non fi dee però tirare una confe- guenza contraria al metodo nuovo ; imperciocché quelli che lo ufano fono meno efpolìi ai danni che po/Tono ef- fere cagionati dagli uccelli nel meto- do vecchio ; e la ragione fi è , per- chè , nel nuovo , la femenza cade tutta a una certa profondità , dove effa è al coperto da cotefli animali . Ma il tempo del maggior pericolo fi è quando il frumento comincia a fpun- tare dalla fuperficie ; perchè i corvi ed altri uccelli fradicano la femenza, a qualunque profondità ella fia , fu- bico che ne fcuoprono il primo getto. Perciò èneceffario, quindici giorni do- po aver feminato i marzuoli , e circa ventifei giorni dopo la femina del fru- mento o della fegala in autunno, man- dare nei campi degli uomini armati di fchioppo , un* ora prima del levar del Sole , facendoveli reflare fino a mezzora dopo tramontato. Coftoro a- vranno a tirare , di quando in quan- do , delie fchioppettate per ifpa venta- re e cacciare gli uccelli . E' bene e- ziandio che ammazzino due o tre cor- vi, i quali fi efpongono nei campi in cima a delle pertiche ^ per fervire di fpauracchj . Quella è una foggezione di pochi giorni ; e il danaro che fi f pende in colerti uoiftini , i nfumo . Ma ficcome i' Indaco non fi ottiene che per via di molte e grandi operazioni, e ci viene daPaefi affai lontani , così conviene comprar- lo a caro prezzo. "Tale è l'idea ge- nerale che l'Autore di quefta defcri- zione ci reca dell'oggetto di un'arte, la quale fi efercita principalmente nel- le Colonie Americane , donde gli Eu- ropei ricavano oggidì tutto il loro Indaco, e dove l'Autore medefimoha foggiornato. Ma non effendoegli , fic- come finceramente confefla , Botani- co , tutto quello che ne dice e della pianta che fornifce quefto preziofo co-^ '^uovo Giornak d' Ital. Tom. II. ^ lore , e delle f uè differenti fpecie , non può efìere né efatto né comple- to . Egli nemmeno parla, fennon di pafTaggio , dflla maniera di tirare dal Ghiado un colore blo , che fi approf- fìr.ii all' Indaco . A queffe omiifioni fi è propoftp di fupplire il Signor S^r- tranà nelle fue note, correggendp di- verfi paflì, aggiungendo parecchie Me- morie tratte da alcuni Autori Tedef- chi , e facendo entrare in quefto trat- tato tutto ciò eh' egli ha creduto po- terlo rendere di un ufo più genera- le. Egli principia, e con ragione , col defcrivere metodicamente la pian- ta che rerkle quefto preziofo co/ore . Se ne diftingue di tre fpecie : 1' In- daco franco , le cui filique fono lun- ghe , diritte , e contengono nove in dieci grani di femenza j quefto è quel- lo dell' Ifola della Providenza : l'In- daco haftardo , che ha le filique pii!k ncurvate e più corte , non contenen- do cialcuna che cinque in fei grani ; ed^ e quello di Guatimala ; finalmente 1 Indaco fahatico , eh' è quello della Carolina , il quale non racchiude che due grani in ciafcuna filiqua . Tutte quefte fpecie vengono impiegate al medefimo ufo. L'Ine- r.azioni madefitrois che riduconfi a due principali, cioè la. fermentazione dell' erba , e la trebbiatura, oflìa manipo- lazione dell' eftratto ; imperocché in quefli due punti e/Tenzial mente conii (le tutto il; latroro di una Tabbrica di un tal genere . A prima vifta non v' ha cofa più femplice e più facile quan- xa ij fare l'Indaco- La Natura forni- tee le piante , I;' acqua le macera , la Ceccia fi. fepàta ef.rja fifafeccare, tut- ti g;li utenfiJi .<:he vi s' impiegam» fo- no in picciolo numero , e poco dif- pendiofi . Donde viene dunque che <}.uella mercatanzia, trafportata in Eu- ropa , vi fi vende a sì alto prezzo , confiderandofi principalmente chequal- ora la flagione fia favorevole, fi può tagliare tre volte la pianta , cioè iì può farne tre rac. iiUiandeM roJilii^uamctyc: tgue- ^ eie di tinozze ftrnza fottio ^ ^rmat* '- * Um j. .di 6\ un lungo manko , per mefcolarla" ed agitarla violentemente permefee'ora". incirc? , finattantochè firifcaldi, fchiu-: mi , fermenti, e fi alzi al difopra de- gli orli che la contengono. Queflo è. il punto in cui comincia aformarfi dei piccioli granelli nvediante la riuniotie d«l!e parti folide che 1' acquia avea tenute divife . Ma peciimpedite" l'èc- ceffo di quefta violenta fermentàrione, vi fi verfa di quando in quando un poco d'olio ; ii che la modifica fui fatto. Ma ficcoBie è affai importante il con^fcere , e il cogliere iJ momen ro in cui queft' acqua fia ftata fuifi- cientemenie battuta , così fé n« met le un poco in una tazza ; e allorché éffa comparifce tale , qu^te eflTer dee, vi -fi ia. icolare bell'acqua di calce eh' è in. un altro va^fo , con che fi facili- ta la operazione. L' Indaco forma dei grani più perfetti , 1' acqua diventa torbida e fangofa , e la fi lafcia ri- ■pofare per adcune ore , poi fi fa' co- Jare il ^«tto nel repofoir odia nel ter- zo tino , dal quale fi cava 1' acftua a mifura che fi va fchiarendo, e non vi rimane altro che la feccia , O' un fango denfo . Quefla feccia fi mette in Xacchi di ^rofìTa tela , che fi fofpen- dono finché fia dilTeccata tutta, la u- midità . Per finir tii feGcaroquefta fec- cia , la fi cava 'dai facchi , e la s'im parta fopra delle tavole di .un legno porofo , e,foane«dola al Sole, mattina e fera , ma per poco tempo ogni voi ta .Finalmente la fi mette in caiTe per farla rifudarje ', 'fia al Soie , fia all' ombra , il che dà luogo ancora ad una nuova fermentazione; e allo ra folamente r Indaco é fattoi. ed è proprio ad effepe adoperato . Si com- prende che ciafcuna di quefte opera- zioni efige molta attenzione efomraa deprezza . Non v' ha altresì ch^ una lunga effverienza che pofTa aflìcurarne W fiiccefìfo. Il Signor Bertrand , m fepiuito alla Memoria dell'Autore Francefe , vi ha aggiunto tre articoli interelfsnti . I primo è una Di ffert azione coronata , <^Dpra la maniera ài preparare ì/ Gui- «- t dò 'ipér cavarne Uff cakre fimiìe aW indaco. \ del Signor KvAèmkamp . i^I Si fono iìnmaginati div-éffi mezzi"'| e impiegati vari difcioglimenti ad og- getto di (Ottenerne 1' intento . Alcuni- propongono dei 'proceffi troppo diffici- li! , ahriitroppo di'fpendiofi". L'Autore di quefìa'Dhfifertazidne no« ne propo- ne-biie^duc, il primo dei q ira li fi av- vicina , 'per alcuni riguardi, al meto- do Amej-icano , ma non può efTere meffb in pratica facilmente in xin eli-' ma freddo e var iafeiie ^-comre « qiuéll(y della Fi-ancia ;: -6" il» feconde ^ nsòlto più femplice , è di fna invenzione ; noi non parleremo che di queft* ulti-, mo . ,, Io faccio rifcaldare, die' egli , „ dell'acqua di fiume, ma fenza far- cia bollire; riempio la caildaja di fo- ,, glie di Guado recentemente raccol- ,, te, mefcolando il tutto affinchè l* ,, acqua acquifti tutta ugualmente lo 5, fleSTo grado di calore . Dopo aver- ,, la lafcia^a quieta- per mezz' ora , „ apro la chiave eh'; è abbafTo della „ caldaja , e eh' è guernita di un fac- ,, co di grofifa tela per ritenere le fo- ,, glie -e le fporcizie . V acqua cade „ in nn .^ran tino ripieno per unter- „ 20 di acqua di calce coinpofla di j, una parte, di calcina "viva fopra du- „ gento parti d' acqua di fonte -• fac-' ,^ ciò mefcolare fortemente quefta in- „ fufione : trel tino fonovi , a difFe- „ remi altezze., parecchi buchi, ciaf- „ cuno COR la fua chiave . Io ne ca-_ ^, vo per abbaffo tutta 1* acqua gialla' „ che fta fopra il precipitato blo; riem- ,, pio i! tino d!acqua fredda per to- „ glierne tutte le particelle eftranee ,, al detto p/.^cipitato : quefta depo- ,, fizicne "fi mette in vafi grandi di ,1, 'terra .Vi fi getta un poco d'olio ■ „ di 'vitriuolo , e fi mefcola il tutto j, fortemente . Drpo qualche ripofo , ,, fi cava per -abbarfo l'acqui torbida „ che fta al di foDra , e finalmente „ .fi fa feccare quefta feccia più pron-. ,,.tamente eh' è poffibile\ Le pruove „ dimoftrano che il colore blo, cavato ,, in; tal' modo Jal Guado, ha l'appa-' „ renza, e le proprietà dldl' Indaco. '** -Il feòorido péizo ~, aggiunto dal SU gflor'ì, Bertrand , è . una Diflertàzione curiofiftlma r DEL Cancro vwolakte. B^imedj contro quejla Malattia.. NEIlofcorfoanno^ l'Uffizio di Sani- tà di Firenze, informato che in alcuni vicini Paefi fofife inforto nella fpecie degli Animali bovini il Male denorninato Cancro yolaati , ha con fuo Proclaoia pubblicato i4 feguente metodo dicura ritrovato più efficace, e :4-iufcito fempre con felice fucceflo* LJ < Oi ; ; .. -ti Modo di cofto/cgre il male. ^'^^^^^ Quefta malattia confitte nella cora* parfa di cert€ macchine dicolor roffo, o giallo fopra , e fotto la lingua , e talvolta nell'orifizio interno dell' ano , le quali fi convertono ben preflo ia una , -a più vefcichette di color biati'-'. co o nero , che eflendo ripiene di un umore corrofivo , e maligno , fcop- piando poi vengoHOCon celerità a for*' mare l'ulcere , e fucceffivaraeate- lo sfacello, o fia aminarci mento delia lin-^ gua deffa :, o di quella p.irte che -h'è attaccata , dalcbè ne fuccede la mor» te delJ','animale, ElTa malattia alcune volte fuolmà-'.' nifeftarfi un giorno, o due avanti nelt* animale, che moftra naufea per la pa- flura , e dà qualche altro contraffegno di cattiva dil^pafizione . Alcune altre volte poi lo forprendei«|provvifamen<. te fenz' alcun precedente fegno ^i de- bolezza , o altro indizio , onde non vi de più iicuro raez^o per conofcerla,- che il vifitare dne o tre volte il gior- no le beflie, offervasido con ogni di- ligenza fé apparifca nelle dette parti - maccbia di color roflb , o giallo , o alcuna delle accennate vefcichette can» - cerofe . Rimedio prefervatrvo j, «* Dovranno le perfone tutte incari» cate della cuftodia del befliarae bovi*-' no diligentemente vifitarJo ogni mat-' lina , ed ogni fera , come «pure fra giorno, ancorché appaj-ifca fan© , of- feryando con attenzione fé fopra o fot- to alla lingua 4 e neUVinterno della bocca , malfime verfo la gola vi ap- parifca alcun legno di color roflò , o giallo , e particolarmente alcuna ve- fcichetta bianca , o nota. . Non eflfendo ritrovato alcuno di detti fegni , o vefciche , farà di gran gio- ' vaoiento per prefervare i-lbeftiamedai male faddetto, il tener pulite le fia I- le , e praticare in effe due volte il • giorno r itfo dei profumi di piante ' odorofcj ed aromatiche^ come di gi-- ^epro^ *7* nepro. ». di latiroi >. di) roCnaarittcì , di faìvia , d'origano, e fimiii. Mùdo\ ài cumrlci . Scoperta che Ca la veft ióar foUo , o fiopra la lingua' dell' animale , dovrà; la miedefìma fubito romperfi con mo» neta d' argento, o altro pezzo dleffo. tagliente , procurando che la. marcia , Q altra materia che vi era raccolta» fia Qjflratta daJla bocca , e non cali per ia gola t e nel v£ntc«. Ciò fatto, fi dovrai purgare la. pia- ga cagionata dal predetto. taglio. Aro- finandola con panno lino ruvido, con fale, pepe in polvere , e filìggine , e in. appreso fi lav.eià la medefima con afeto furie dovfi' fia ftaio in infufione aglio pefto, rolmarino , bacche di gi- ivepro , ed. erbe odorifere , come per- fia.» timo, ferpillo, efimiii. li fuddetto rimedio fi applicherà con. foilecitudine, ed al principio del ma- le , replicandolo tre volte il giorno fino air intiera guarigione.: ■ ; ' Si potrà; ufa re ancora l'altra qui no- tata Ricetta . I>opo il taglio delta vef, ica fatto con moneta, o altro iftrumento d'ar>. gento , e dopo aver ben nettata la ferita con panno ruvido come fopra , fi dovrà lavare la bocca deW' animale con vino generofo , fale , falvia , ed agilio, il tutto pofto in infufione, con aggiungervi ari poco di falnitro , o polvere da fchioppo , e replicare il tietto medicamento per due , o, tre giorni continui , e piti volte il gior- no , quardo. non vi ib/Te bifogno di fofpenderlo per la necefifjtà che l* ani- male aveflfe dt cibarfi . Che fé li belila mi bovini refteranno attaccato: daj predetto male nelT altr^ fcpraccennata, maniera , cioè, con una o più vefcichette nell' orifizio interno tiell'Anp , il che fi deduce dal fegno preventiiViO che ne dà- ^animate , qoa- le fi moflra abbattuto, e con gli oc- chi lacrimanti ( fopra di che dpv.ran- Jio-ii cqflodi ufef« la dovuta, atienzio- r.e, aflSnchè i' txiale OOO' divttiga ir^i- mediiaBile , e feale )" altera dbvfàTom- perfi la>:^detta vefcichètta ^ o' piiS che fìano , con infiriuare una- mano'' ben unta di butirro nell'orifizio me^ defimo , eflTendo ftato ritrovato- utilifi. fimo un tal rimedio . Si dovrà inoltre aver l'attenzione dil fofpendere il cibo agli animali attac-' cati da tarinfluenza, per qualche fpa- zio diì tempo avanti Tufo de* predetti» rimedji, e parimente dopo che farà rt*-' no (lati, applicati , acqiò portano prò-;- durre Te^tto defiderato. Parimenti è ncceffàrio il riguardo fo-^ ipra queJl© perfone che s* ingerifcono' nella cura , ed alTìflenza di detti ani- mali, perchè non pratichino con gli animali fani , come pure fopra quegli- iftrumeati , e robe che faranno ado- perate in loro ufo , per togliere ogni- occafione- di maggior dilatazione ; fe- parando fó.pra tutto le beftie fanedall* ammalate . Reftano finalmente incaricati i Pa- droni , Fattori , Contadini , e qua- lunque Cuftode di detti belìiami , in cafo di morte di alcuno dei medefi- mi , a farne fubito 1' opportuna de- nunzia ai refpettivi Giusdicenti, a for- ma d^li Ordini veglianti , e dei Ban- di in altre fi'Pfìili contingenze flati p-ub- blicati , affinchè poffàno effer ^tCi fìr- necefifàr)" ulteriori provvedimenti ect^ E tutto ec. ec; ** "' Iflrinionì refatiive alh Malattìe de" be- ji'tamì , contenute neJ/a Memoria rfi-r-ut-tiva figlio fti^biìtmento , fatto dal Fx.e di Francia , di uaa Socie- tà' Medica ec. orticaio tratta dal Foglio Medtco di Firenze » T 'Influenra delle flàg ioni : I i gli alimenti è la rrtedefìn e de- „_, „ nia per 1' uomo è per le beft^e: quefte debbo- ! neanche efftrnepiu flifòettibi-li%. ^vea-^ I do effe fémpre V apertnira dfeUe narici^ , e qoe-lla della bocca fl-pplicate- eentro I il terreno e nafcofie- fra ' f' vegetabili d?i quali elfo è ricoperto , ed altron- de nuttendofi di foftamte non prepa- rate da a Icona fermentazione , ne fe- gue che i vapori che efalano dal ter- reno ed i vii:) delle piante debbono agire »foppa 1. Quali fono le acque ron le quali fi abbevera il beftiame , e quali ibno le xiimenfioni delle conferve le quali le contengono ? ^. Di qual na- tura fono le pafture , e quali erbaggi più comunemente vicrefcono? ^. Quali fono i foraggi e le granella che loro fono date nelle ftallej 5. Vi fono Ha- te pioggie abbondanti ed inondazioni > e quefte inondazioni hanno elleno du- Vato lungo tempo ? quali effetti han- no elleno p»rodotto fu i foraggi f 6. Vi è fl^ta ficmà-y ed ha efla durato lun- go te (Tipo ? 7. -Qiiale è ftata la cofti- luzione dei tempi nel corfo della fe- gatura e della mietitura , e che ne é rifultato per la qualità dei foraggi e delle paglie? g. Le circoftanze hanno elleno obbligato a forzare il lavoro del beftiame ì 9. La malattia Ci an- nunzia ella con fegni precurfori , e quali fon quefti fegni ? io. La malat- tia incomincia ella da brividi , freddo delle corna e degli orecchi, e perdita di appetito? 11. II calore fuccede egli b bru^ na , o umida o afciutta , o carica di alcuni tubercoli , di alcune vefciche ? 17. La loro gola è ^lla infiammata o carica di afte» iS. Vi fono cimurri e fpecie di fternuti > 19. La tofìfe affati- ca l'animale, e quella tofle è ella fre- quente ? 10. I fianchi battono? 21. L' animale fi rifente egli quando gli fi tocca quella regione , la fpina, il ven- tre o la groppa? 22. Vi fono fulla fu- perficie del corpo puflule o tumori in differenti parti ? 23. Il pelo è egli li- fcio arricciato, o fi fiacca facilmente fotto la ftriglia , o anco fotto la buf- fola? 24, L'animale è egli molto af- fetato, o ricufa ogni forte di bevan- da?. 25. Rumina egli? 26. Rende egli con frequenna le orine , e quale è la loro confidenza ed il loro colore ì 27. Le evacuazioni del fuo ventre fono elleno frequenti orare? naturali o fec- chiffime o liquidifllme? quale è il lo- ro colore e l'odore? l'efcita degli ef- crementi è ella preceduta o accompa- gnata da una frequente efplofione di venti ?. 28. Si ofTervano piccole con- vulfioni fotto la pelle fpecialmente nel colio ? 25). Il ventre è egli nel fuo fXs' to naturale o tubercolofo, o molle, o tefo? 50. A quale epoca fi manifefta-^ no i diverfi accidenti , e quali fono quelli dei diverfi periodi ? }i. Come termina la malattia? quali fono i fin- tomi che annunziajio un termine fe- lice ì quali quelli che precedono la morte? 52. In quale flato fi trovano ì quattro ftomachi , gli inteflini , 1' epi- ploon , il fegato , la milza » i polmo- ni, il cuore ed il cervello? ^j. Quali rimedi fono flati adoperati ? ^4. Quali effetti fenfibili fono flati prodotti da quelli rimedi ? 55. Finalmente qual regolamento è flato praticato per icon- valefcenti? Egli è inoltre necefìTariot il tener dietro i progreffi della comuni- cazione , ed offervarna egualmente i fenomeni nelle malattie contagiofe che attaccano gli uomini," Noi ci lufinghiamo che 1 Medici Italiani vorranno fecondare le fagge premure di Luigi XVI. tendenti alla profperità di tutte le Nazioni, e però abbiamo riportato tali iflrazioni . Pec rendere loro facile il comunicare le offervazioni fatte in Italia alla So- cietà e Corrifpondenza Reale di Me- dicina di Parigi , i diflributori di que- lli fogli s' incaricano di ricevere fran- co di fpefe tutto ciò che farà ad Ella ' indirizzato per confegnarlo al Signor D. Gìo: Luigi Targioni dalla fnddetta Società nominato per fuo membro af- fociato eftero j il quale informato del- la qualità dei fogli e libri che ad efla fono indirizzati, ne farà con la mag- gior prontezza la fpedizione. ^ 4SI N. XXXVI. *• NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente ali.* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 'V 28. Marzo 177S. Del Gin-Senc (a) : LA fama che corre in Europa del- le fingolarità di quefta pianta, CI ta fperare , che febbene di vecchia! data , fìa nulladimeno per riufcire ca- rifllma agli Studiofi e Dilettanti di Botanica, non meno che a tutti quelli che amano la propria falute , la fe- guente Lettera , nella quale trovafì una ben dettagliata relazione intorno alla pianta medefima , al modo di raccoglierla , e alle forprendenii virtù nìedicinali che vengono , nella Cina, attribuit^lla fua radice , con molte altre curiofe notizie . Di quefta Let- tera fìamo debitori al rifpettabiliffimo Veneto Patrizio Signor GrACoMo Mo- Tiuovo Giornale d' lìaL Tom, IL ROSiNi , Soggetto verfatiflìmo neffa Scienza Naturale, e prefTo il quale am- mirafi una copiofa e affai pregievola raccolta di naturali produzioni , e par- ticolarmente di quelle che al Regno Minerale appartengono . Qjefto dotto ed egregio Cavaliere ha voluto favo- rirci la Lettera fteHa , affiichè , pub- blicata effa per mezzo di queftì Fo- ?Ii , pofla agevolmente , ad illuftra- zione e incremento di quefta Scien- za utilifTima , difFonderfene la inte- reflante notizia. Nn LET- {a) Memoires isrObfervations rectteillies par la Societé Oeconomique de Beri iu , ^nnée 1764 , troijìeme partie , pag. 1S2, i8j. „ Gifing= Ninfing = Pa- „ nax quinquefohus Ltnntg't =: Aurelia Canadenfis Catesby :=Germanice Die China-Wurzel . „ E' quefta veramente una Pianta , per la fua forma , poco rimarcabile ma che però dee avere molte virtù per la guarigione delle malattie. Credèvafi una volta che quefta celebre Radice non fi trovale che nella Cina a' confini della Tartaria; ma dopo la fcoperta del Nuovo Mondo fi è rinvenuta nel Canada in copia grande , dove crefce naturalmente, ed è colà divenuta un oggetto sì grande di commercio, che li Negozianti di effo Canada ne fan- no delle trameffe confiderabili alla Cina , ove la vendono da cinque a fei Franchi ( dJeci in dodici L'tre Venete circa) alla libbra . Si pretende ch'erfa fia molto ftomachica ; e h Cinefi ne fanno ufo particolarmente come di un rimedio ftimolante. Vedi Lettres édifiantes tom.X. Lafiteau Moeurs des Irò- 5> 3Ì » ti L E T T E R A » t>el T' G I A R T u' Mìjfionar'to ec. al V. Trocurator Generale delle Mif- ftoni delle Indie e della Cina, Mio Reverendo Padre. Pechin, 12. Aprile 171 1. LA Carta della Tarlarla , che noi facciamo per ordine dell' I.npera- tore della Cina, ci ha procurato l'oc- cafione di vedere la famofa Pianta del Gin Seng , così ftimata nella Cina, e poco conofciuta nell'Europa. Verfo la fine di Luglio dell'anno 170P. noi arri, vammo ad un Villaggio lontano quat. tro picciole leghe dal Regno di Co- rèa , ed abitato da Tartari nominati Calca-tatz . Uno di quei Tartari an- dò a cercare fulle Montagne vicine quattro Piante di Gin-Sengchz ci por- tò tutte intiere in un cello . Io ne prefi una alla rinfufa , di cui feci il difegno , con tutte le fue mifure, al meglio che mi fu poflTibile. Vs ne in- vio la figura , che fpiegheiò al fine di quefta Lettera. Li Medici più abili della Cina han- no fatto Volumi intieri fopra le pro- prietà di quefta pianta. Ellì la fanno entrare quali in tutti li rimedj che ordinano a' Signori grandi, poiché el- la è di un prezzo troppo grande per il comune del popolo. Pretendono- che fìa un rimedio fovrano per gli efte- nnamenti cagionati da* travagli eccef- fivi di corpo o di animo, che difciol- ga le flemme , che guarifca la debo- lezza de' polmoni , e ìa pleurìsìa ; che fermi il vomito , che fortifichi 1' ori- ficio dello ftomaco ed ecciti 1' appe- tito , che difllpi li vapori , che rimed) alla refpirazione debole e precipitofa , corroborando il patto , che invigorifca gli fpiriti vitali , e produca della linfa nel fanguej' finalmente che fia buona per le vertigini , ed abbarbagliamenti di teda , e che prolunghi U vita a' vecchi . * Non fi potreijbe ben concepire, che i Ci.'it'fi , e Tartan facelTero sì gran conto di quefta radice , fé erta rion proJucefìT coftantemente buoni effetti. Quei medefimi che godono profpera fanità , ne iifano fovente per renderfl più robufti. Per m? fon perfuafo cha fra le mani degli Europei , ì quali in- tendono la Far'nacia , farebbe un ec- cellente medicamento , fé ne a'-'cf- fero a fufficienza per far le prove ne- ceflTarJe ondi efaminarne la natura col '.nezzo della Cbimica, e per applicar- la nella quantità conveniente , fecon- do la natura del male , a cui può ef- fere falutifera . Di certo fi ha , che elTa aflTottiglij^ il fangue , che lo mette in movimen- to , che lo rifcalda , che ajuta la di-; geftione , che corrobora in una ma- niera fenfibile . D.)po avere difegnato ■quella, che fucceflìvamente anderòde-, fcrivendo, mi toccai il polfo. per fape- re in qual fituaeione egli era ; prefi fu/Teguentemente la metà di quella radice , cruda come era fen^a alcuna. preparazione; ed un'ora dopo mi tro- vai il polfo molto più pieno ", e pia vivo: ebbi dell'appetito, mi jjfltii mol- to pai di vigore , ed una facilità per la fatica , che non avevo per avanti . Frattanto però non feci gran fondo fopra quefta prova , perfuafo che tal cangiamento potefife venire dalripofo, che noi prendelfimo in quel giorno . Ma quattro giorni dopo, trovandomi così fianco , e così eftenuato dalla fatica , che appena potevo tenermi a cavallo;, un Mandarino della noftra truppa, cha fé ne accorfe, mi diede una di quefta radici . Io ne prefi fui luogo medefi- mo la metà, ed un'ora dopo non ri- fentii più debolezza. Me ne fono fer- vilo parimente molte volte dopo quel tempo, e fempre col medefirno ficcef- fo. Ho ofiervato ancora che la foglia tutta fref.a , e particolarmente le fi- bre che mafticavo , producevano preX- fo a poco il medefimo effetto . Noi abbiamo fovente adoperato la foglie del Gin Seng in luogo del thè , come pure fanno li Tartari , e me no tro- trovavo sì bene, che preferirei lenza ^ degli alberi, ed in mezxo d'i ognifc difficoltà quefta foglia a quella del mi glior thè . II color pure ne riefce ag- gradevole , e quando fé ne è prefo due o tre volte , vi fi trova un odo- re ed un g urto 'che danno piacere. Per quello che appartiene alla ra- dice, bifogna farla bollire un poco più che il thè affin di dar tempo all'efito degli fpiriti . Quefta è la pratica de' Cinefi , quando ne danno agli amma- lati , ed allora non pafTano punto la quinta parte di un' oncia di radice fec- ca . A riguardo de' fani , e che 1' a- doperano folo per precauzione, o per qualche leggiera incomodità , vorrei che di un'oncia non ne faoeffero me- no di dieci prefe , e non gli configlie- rei a prenderne ogni giorno . Eccovi la maniera con la quale fi prepara . Si taglia la radice in picciole fette , che fi pone in un vafo di terra ben verniciato , dove fi fia verfato un mezzo feftiere d' acqua. Bifogna aver cura , che il vafo fia ben ferrato . Si fa cuocere il tutto a picciol fuoco , e quando dell' acqua portavi non rimane che il valor di una tazza , bifogna gettarvi un poco di zucchero , e be- veria fubito . Si rimette dipoi altret- tanto di acqua fopra le feccie , fi fa cuocere nella medefima per finir di tirar fuori tutto il fugo , e ciò che vi refta di parti fpiritofe della radice; quefte due dofi fi prendono i' una la niattina , e l'altra la fera . Circa i luoghi , dove crefce quella radice , inerendo alle mifure notate fopra la nuova Carta della Tartaria , di cui invieremo una copia in Fran- cia , fi può dire in generale che ciò e fra H trentanove e quaranta feite gradi di latitudine boreale , e fra li dieci e venti gradi di longitudine orien- tale , contando dal Meridiano di Pe- ching . Là fi fcuopre una lunga ca- ^ia di montagne , refe come impe- ^trabili da folte forefle , che le cuo- prono , e circondano . Li è dove ne! pendìo di quelle montagne , ed in quelle folte forefle , fulle fponde de' toirenii o attorno delle rupi , a' piedi te di erbe , fi trova la pianta del G't. Seng . Non fs ne trova punto nelle pianure, nelle valli, nelle paludi, ne* fondi de' torrenti , né nei luoghi trop- po fcoperti . Se il fuoco fi attacca alla forefta , e la confuma , quefta pianta non vi ricomparifce che tre oquattr'anni do- po r incendio , il che prova edere el- la inimica del calore , mentre fi na- fconde parimente al Sole più che puo- te . Tutto ciò] mi fa credere che , fa pur fé ne trova in qualche altro pae- fe del Mando, ciò deve eflere princi- palmente nel Canada le di cui foretto e montagne , per relazione di quelli che vi hanno dimorato , rafTomiglia- no di molto a quefte di qui. Li pofti , dove crefce il Gh-Seng fono affatto feparati dalla Provincia del Quan-tong , chiamata Leaotuin nelle noftre antiche Carte, per mezzo» di una barriera fatta con pali di lé- gno , che racchiude tutta quella Pro- vincia, ed all'intorno della quale van- no continuamente rondando le Guar- die , per impedire i Cinefi di ufcirne, e di andarne a cercare quefta radice . Per qualunque vigilanza però che (1 adopri, r avidità del guadagno infpi- ra a' Cinefi il fegreto di penetrare in quei deferti , qualche volta fino al nu- mero di due o tremila , a rifchio di perdere la libertà , ed il frutto delle loro fatiche , fé fono forprefi nell' u- fcire dalla Provincia , o nel rientrarvi . L' Imperator bramando di preferire in quel guadagno i Tartari a' Cinefi, " aveva ordinato, inquefto medefimo an- no 1709, a diecimila Tartari di anda- re effì medefimi a raccogliere tuttociò che poteflTero dìCin-Seng , a condizio- ne però , che ciafcheduno di loro ne darebbe a Sua Maeftà due libbre del migliore , e che il refto farebbe pa- gato a pefo di argento fino. Per que- fto modo fi fa conto che l' Imperato- re ne avrà queft* anno incirca venti- mila Libbre Cinefi , che non gli co- fteranno quafi la quarta parte di quel- j^lo che vagliono. Noi incontrammo a Nn forte forte alcuni di efli Tartari nel mezzo ^ non erano molto meg!:o trattati, non di quegli orribili deferti . Li loro\kn- darini, che non erano lontani dal no- ftro cammino, vennero gli uni dopo gli altri ad offerirci de* buoi per il noftro nutrimento, fecondo il comando avuto- ne dall'Imperatore. Eccovi l'ordine che fi tiene da que- lle Armate di Erbaruoli . Dopo efìferfi fpartito il terreno fecondo i loro ften- dardi, ciafcheduna truppa 'al numero di cento fi Rende fopra la medefima linea fino ad un certo termine ftabi- lito, mantenendo di dieci in dieci una determinata diftanza . Eflì cercano fuc- ceffivamente con diligenza la pianta di cui fi tratta, avanzandofi ìnfenfibil- mente fui medefimo rombo; ed in tal maniera vanno fcorrendo per un cer- to numero di giorni lo fpazio loro afTegnato . Spirato che fia il termine , li Mandarini, poflaiiicon le lorotende in luoghi propri a far pafcolare i ca- valli j inviano a vifitare ciafcheauna truppa per intimarle li loro ordini , e per informarfi fé il numero è com- pito . In cafo che alcuno manchi, co- me avviene aflai fpeffo, o per eflTerfi fmarrito , o per effere flato divorato dalle fiere , fi cerca per un giorno o due , dopo di che fi ricomincia il me- defimo lavoro , come per l' avanti. Qlielle povere genti molto hanno da foffrire in quella fpedizione . Non portano tende , né letti , elìendo ciaf- cuno di efll baftantemente carico del- la fua provifione di miglio arroftito «el forno, del quale deve nutrirfi tut. to il tempo del viaggio . Sono perciò corretti di prenderfi fonno fotto qual- che albero , coprendofi di ramofcelli , o di fcorza di alberi , che trovano . Li Mandarini inviano loro di tempo in tempo alcuni pezzi di bue , o di uc- cellame, che eflì divorano dopo aver- gli moftrati per un momento al fuo- co . Quella è la maniera con la qua- le quei diecimila uomini hanno paf- fato fei mefi dell'anno: non lafciano però, malgrado di tante fatiche, di ef- fere robufli , e comparire buoni Sol- avendo fé non 1' avanzo di un bue, I che Ci ammazzava ciafchedun giorno, e che doveva fervire avanti per il ci- bo di cinquanta perfone. Per darvi frattanto "qualche idea di queda pianta , di cui li Tartari , e li Cinefi fanno sì gran cafo , anderò fpiegando la figura di quellache v' in- vio , e che io ho difegnato con la maggior efattezza, che mi è flato pof- fibile. A. Rapprefenta la radice nella fua grolTezza naturale . Quando l'ebbi la- vata , era bianca , ed un poco grep- polofa , come fono d' ordinario le ra- dici delle altre piante. B. C.C. D. Rapprefentano il fuflo in tutta la fua lunghezza , edenfità. Ella è tutta unita , e fuSìcientemente rot onda , di colore rofifo un poco ca- rico, eccetto verfo il principio B dove più bianca a cagione della vicinanza della terra . Il punto D è una fpecie di nodo formato dalla nafcita de' quattro ra- mofcelli che ne procedono come da uri centro, e che di mano in mano fi fcoflano ugualmente fra loro fenza u- fcire dal medefimo piano . I! di fotto del ramofcello è di un verde tempera- to di bianco ; ma il difopra è affai fimile al fullo, cioè a dire di un roffo carico , che tira fui color di porpora. Li due colori fi vanno fucceflìvamen- te unendo alle colle con la loro de- gradazione naturale . Ciafchedun ra- mofcello ha cinque foglie della gran» dezza e della figura , che fi vede nel difegno . E' da olTervarfi che quei ramofcelli fi fcoftano egualmente fra di loro come ancora dall' Orizzonte , per riempire con le loro foglie uno fpazio rotondo preflTo a poco parallelo al piano del Sole. Benché non abbia difegnato efatta- mente fé non la metà di una di eCfa foglie F , fi può facilmente concepirli e terminare tutte le altre fui modello di queda parte. Non fo di aver giam- mai veduto foglie di quefla grandezza tkti . Li Tartari che ci fcortavano , a, così fottili , e così fiae . Le fibre ne ' ~ ,NF " ' fono N folio beniitimo diflinté : e/Te hanno ài a^ed ha parimente una picdola barba jdifopra alcuni piccioli peli un poco bianchi . La pelliccila che è fra le fi- bre , fi foUeva un poco verfo il mez- zo al difopra del piano delle medefi- me fibre . Il color della foglia è ver- de ofcuro di fopra , e di fotto verde biancaftro , ed un poco lucente. Tut- te le foglie fono dentate , e li denti- celli fono afTai fini. Del centro D de'ramofcelli dique- fìa pianta s' innalza un fecondo fu- fio D E molto diritto, e molto unito, che tira fui bianco dal baffo fino all' alto, la di cui eftreraità porta un maz- zetto di frutta molto rotondo ,' e di un bel roffo . Qtiefto mazzetto era compoflo di ventiquattro frutta , ma io ne ho difegnato folamente due nel- la loro grandezza naturale, notati con f]uefle due cifre p.p. La pelle rofla che inviluppa queflo frutto , è molto fot- tile ed unitifTìma . Ella copre una carne bianca, ed un poco molle . Co- me quei frutti erano doppj ( perchè fé ne trovano di femplici ) avevano ciafciino due nocciuoli mal politi, del- ia groffezza e della figura delle noflre lenticchie ordinarie , feparati nondi- méno l'uno dall'altro, pofati peròful niedefimo piano. Quello nocciuolo non ha però l' orlo a taglio come le no- ftre lenticchie, ma è quafi dappertutto egualmente denfo. Ciafcun frutto era foftenuto da un filetto unito , eguale da tutte le bande , affai fino , e del colore delle noftrs picciole cerafe roffe . Tutti quei filetti ufcivano da un ifteffo centro j e dividendofi per tutti i verfi, come i raggi di una sfera , formava- no il mazzetto rotondo de' frutti che foftenevano. Queflo frutto none buo- no da mangiare, ed il nocciuoio raf- fembra a' nocciuoli ordinar) ; egli è duro e rinchiude il germoglio . Egli è ferapre pofato nel medefimo piano del filetto, che foftiene il frutto . Da ciò viene, cheeffo frutto non fia roton- do, ma un poco piano dalle due ban- de. Se è doppio, egli ha una fpezie di affondamento in mezzo, nell'union delle due parti che lo compongono , * diametralmente oppofla al filetto, fui quale fta fofpefo . Quando il frutto è fecco , non vi refta che la pelle tut- ta raggrinzata , che fi attacca fopra i nocciuoli, ed allora diventa di un co» lor raffo ofcuro , e quafi nero* Del rimanente quella pianta muore< e rinafcc ogni anno . Si conofce il numero de' fuoi anni dal numero de* fufli che ha fin' allora gettato fuori , de* quali vi refta fempre qualche ve- fligio , come fi vede notato nella fi- gura con li piccioli caratteri 6.6.6, Perciò fi vede che la radice A era nel fuo fettimo anno, e che la radice H era nel fuo quindicefimo . Per quello che riguarda il fiore, co- me io non r ho veduto , cosi non ne poffo fare la defcrizione. Alcuni han- no ^tto che foffe bianco , e molto picciolo ; ma altri mi hanno affìcu- rato che queRa pianta non ne abbia punto , e che niuno ne abbia giam- mai veduto . Io crederei piuttofio , che egli fia flato così picciolo, e così poco offervabile , che non vi fi pon- ga mente ; e mi confermo in quefto penfiero , mentre quelli che cercano il Gin-Seng , non avendo mira fé non alla radice , difprezzano , e rigettano d' ordinario tutto il reflo come inu- tile. Vi fono di quefte piante che', óltre il mazzetto de' frutti defcritto" di fo- pra, hanno ancora uno o due frutti af- fatto fimili a' primi, e fituati un poi-, lice , o un pollice e mezzo al difet- to del mazzetto: ed allora fi dice che bifogna ben offervare I' aria del vento, che quei frutti indicano , poiché non Ci martca quafi mai di trovare ancora quefta pianta qualche paffo lontano di lì fulla medefima dirittura di ftrada o all' intorno , Il colore del frutto , quando ne ha , difìingue quefta pianta da tutte le altre , e la rende fubito offervabile j ma accade fovente che non ne abbia punto , benché la radi- ce fia molto antica . Tal* era quella che ho notato nella figura con la let- tera H , la quale non portava frutto al- zS6 alcuno benché foflfe nel fuo qnindlce- Cmo anno . Siccome fi ha avuto cura di femi- nare il granello , feiìza che giammai fi fia veduto germogliare , così è pro- babile , che ciò abbia dato luogo a ouella favola che è corfa fra' Tartari. Dicono effi che un uccello mangi il detto granello quando è caduto in ter- ra , e che non potendolo digerire , lo purifica nel fuo ftomaco , e che fuf- feguentemente germogli nel luogo do- ve l'uccello lo lafcia col fuo fterco . Mi piace più il credere, che quel noc- ciuolo ftia per moltifllmo tempo inter- ra avanti di mandar fuori alcuna ra- dice ; e quefto fentimento mi pare fondalo fopra ciò , che fi trovano di quefte radici , che non fono più lun- ghe , e che fono meno grofle del di- Io picciolo , benché abbiano pro^tto fuccelTivaraente più di dieci fufti in altrettanti anni differenti. Benché la pianta da me defcritta avefife quattro raraofcelli , fé ne tro- vano però di due , altre di tre , ed alcune di cinque, oppure di fette , e quefle fono le più belle . Frattanto ciafcun ramofceiJo ha fempre cinque foglie., come il dame difegnato, pur- ché il numero non fia ftato diminuito per qualche accidente . L'altezza del- le piante è proporzionata alla di loro groffezza, e al numero dei ramofcelli. Quelle che non hanno punto di frut- ta fono d' ordinario picciole, e molto ba(Te. La radice piii groflfà , più uniforme, e con meno di piccioli filami, è fem- pre la migliore . Per quello la notata con la lettera H porta il vanto fopra l'altra . Non fo perchè i Cinefi l'ab- biano chiamata Giw-i'ew^, che vuol. dire ♦ rapprefentazione dell'uomo . Non ne ho punto veduto che, per poco che fia, fé gli avvicinaffe, e quelli che la cer- cano per profeffione mi hanno aflicu- rato , che non fé ne troverebbe p ù che aveflTero rafìfomiglianza con 1' uo- ino di quello che fé ne trovi fra le altre radici , che hanno qualche vol- ta a forte figure affai bizzarre . Li 51^ Tartari fa chiamano eo-n maggior ra-^ gione Orhota , cioè a dire la prima delle piante. Del redo non è vero chequefta pian- ta crefca nella Cina , come lo dice il P. MArtiììi falla teltimonianza di alcuni Libri Cinefi, che l'hanno fat- ta crefcere nelle Provincie diPeking, fopra le montagne di Yong pin-fou . Si é potuto facilmente prendere errore , mentre là è dove arriva quando fi por^ ta dalla Tartaria nella Cina, Q-ielli che vanno a cercare queHa pianta, non ne confervano che la ra- dice, fotterrando in un medefimo luo>. go tuttociò che ne poflbno ammafifare in dieci, o quindici giorni. Elfi han- no cura di ben lavar la radice, e di nettarla , levando via con una fco- petta tuttociò che ha di materia ftra- niera . L'attufFano dipoi p-er un irt- ftaate nell' acqua quafi bollente , e la fanno feccare al fumo di una fpezie di miglio giallo , che le cornunica un poco del fuo colore . I! miglio, rin- chiufo in un vafo con un poco di ac- qua, fi cuoce a picciolo fuoco , e le radici, collocate fu picciole traverfe di legno al di fopra del vafo, fi feccano- a poco a poco fotto un panno lino , o fotto un altro vafo, che le cuopre , Si poffjHo ancora feccare al Sole, op- pure al fuoco, ma benché confervino la loro virtù , non hanno allora quel colore amato da'Cinefi. Quando que- fte radici fono fecche, bifogna tenerle chiufe in un luogo parimente ben fec- co , altrimenti farebbono in pericolo di putrefarfij o di efifere roficate da* vermi. Defidero , mio Reverendo Padre , che la defcrizione da me fatta del G/«- Seng , cosi (limato in queflo Imperio, riefca gradita a Voi , ed a tutti quel- li , a' quali ne farete parte. Noi fia- mo fui punto di andare in Tartaria per compire di formarne la Carta , poi- ché ci manca ancora la parte fra Set- tentrione e Ponente , e verfo Ponente medefimo . V invierò piuttoflo cha mi farà poflfibile la Carta della Pro- ^ vincia di Peking, chiamala dal Padre ^ Martini j^eirtìnì Peketi i e da' Cinefi Tcheli , ^ oppure Lipafou . Mi raccomando a' vo- ftri Santi Sacrifici , e fono con molto rifpetto Mio Reverendo Padre, ec. NEI di 25 dello fcorfo mefe di Fabbrajo, la Reale ed illiiftre So- cietà Patriotica di Milano tenne la fua feconda Seffioae , in cui varie cofe fu- rono ftabilite pel buono redime ed in- cremento della medefima. Deputaronfi alcuni dei fuoi Socj 3 determinare i Programmi p|l concorfo ai Premj ; al- tri ad immaginare 1' Emblema da in- ciderfi nel rovefcio dei Medaglioni , d'oro e d'argento , che diftribuirà ai Soggetti Nazionali ed Efteri che fé ne renderanno meritevoli ; e così alla prov- vifla di un terreno coltivabile nel Po- merio della Città per le fperienze a- gronomiche , le quali da' S^c] e da chiunque altro fi volefTero iftituire , folto la ifpezione del Signor Grì felini Segretario della Società fteffa, che do- vrà averne cura. Vi fu letta una Let- tera del Signor Ui'ìgi Targtonì di Fi- renze colla quale accompagnò il dono delle Opere da Lui pubblicate , e fu commeflb al fuddetto Segretario di rin- graziamelo . QLieft' ultimo recitò an- che \\n Difcorfo fopra i foggetti de' Premj da proporfi, fottomettendo però il tutto al giudizio della eletta Depu- tazione. Ma il celeberrima Profe(Tore di Matematiche Signor Abate Fri(i ne coronò la SefìTione colla letfura di una fua dotta ed eruditiffima DifTertazione, ove con giudiziofi raziocini efiniffiine offervazioni fchierò le eccezioni e le difficoltà infuperabili , ributtanti la nuova Teoria con cui fi vuole ftabi. lire la diretta influenza della Luna fo- pra i corpi organici , e quindi lo fta- Dilimento di leggi e di pratiche per la regolazione delle ope*zioni ruflicali in certi punti del periodico corfo di queft'Aftro . Il chiariamo Autore fi è {Indiato di dimoftrare la poca fuflì- ftenza dei fondamenti fa cui quella 2?7 Teoria è fiata fabbricata da! rinoma- tiflTimo Signor Abate Toaido ProfèfTore d'Agronomia nella Univerfità di Pa- dova , e da Lui propella nella fua notiffima Opera fuUa Influenza de- gli Aflri ec. , non che in una Memo- ria dello [itfio , già coronata dalla Reale Accademia delle Scienze di Mont- pellier . Lettre far P educatìon puhlique ìs^c. Lettera /opra la Educazione pubbli' ca , fcritta da un Vrofejfore emerita della Univerjtta di Tarivi , in rif- pofta al Tx.. T. /). K Trtore di ... , in propofìto degli Eferciz'f della Ba- dia di Sorezs . .A Brulfclics , 1777. L'Autore di quefla Lettera com- batte r opinione di quelli cho eicludono cerfordine di Perfone dalla Educazione pubblica ; giuflifica il Pia- no della Univerfità di -Parigi , impu- gnato dal Signor d'Alembert ^ efami- na la utilità degli Efercizj del Colle- gio di Soreze ; e finalmente rifponde al fiftema del Signor dt Condillac fo- pra il Piano degli Studi . „ I famofi „ Eferciz; di Soreze, dice l'Autore, „ ad imitazione dei quali fi é voluto „ tra noi introdurre dei metodi d' iflra- „ zioneuniverfale , mi fembrano com- „ binati con una efteofione , la quale t „ non farà mai che dei piccioli ra- „ gionatori fuperficiali . A chi mai • „ i Profedori di Soreze daranno ad ,, intendere , che fi può , in fei pa- „ gine in quarto, infegnare un Sa^- ,, gio di Fifica , in cui fi tratti de/la ,, Meccanica , della Cicloide , della ,, Stacca , de/la Idroflatica , delU ,, Idraulica , dell'aria , del Suono mo- „ dificato , del Fuoco , della Elettri- ,, cita , della Luce , dell' Ottica , Diot. „ trica , Catottrica^ dell' Acqua f de' „ Feitti ì '! ^ PREZZI CORRENTI DE' GRANI . *^ Dhsekzano a misura Veneta; Addì 13. Marzo 1778. Venezia a pesodiLib. ij2. lo Staro tormento in T tazza Simile Da Viftori Simile Da Forni- Simile ■ — L. 25 : — : — — L. 24 : — : — — L. 2 j ; 1 5 ; — — L. 24: IO ; — — L..— : — : — — L. — ; 1 5 : — InTubblico da Fonticir^ L. 2j : — : — Simile^ L. 2^ ; 15 : — Sorgo Turco • ■ L . 1 5 : 5 : — Simile L. 16 ; — : — Treviso a misura Veneta. Fermento- — Simile- Sorgo Turco- Simile ■ -L. 22: — • L. 2^ ; — .-L. i/\: IO • L. 1 6 : — Vicenza a misura Veneta. Tormento • ■ l. 25 ; io : — Simile L. 21 : — : — Sorgo Turco • l. 16 : 15 : — Simile • 1.17:15: — Lecnago a misura veneta. Tormento' — Simile ■ Sorgo Turco Simile • -( — L. 20: — : — — L. 2j : 5 :< — — L. \6: 2 ': — — -L. 15 :■ — : — Mirano a misura Veneta. Tormento- Simile Sorgo Turco -. — L. 2; : io: — — L. 24 : — : — Udink a misura Veneta. Tormento- l. 2j : 14:' Sors.0 Turco- Simile ■ L. 17: 8 : ■ L. 16 ; io; Brescia a misura Veneta. Tormento- Sorgo Turco ■ • L. 24: 15 : -L. i^: io: Tormento — Sorgo Turco • L.25 : 12:— i X. 15 : 5 Ci—; Iseo a misura Veneta. Pormento — Sorgo Turco- L. 2p : 5 : »— » • L. iS: 12;— • PlSOCNE A MISURA VfiNETA. Formento— Sorgo Turco- •L. 50: io:- L. is>: 5 :• BaSSANO a MISURA A^ENETA. Tormento ■ •-- Simile • Sergo Turco Simile- L. 25 : 14: —i ■ L.zj : 16 ; ^— -L. 16 : IO : — L. 15 : 15 : r-. PIAZZE ESTERE." Genova a misura Veneta Formento- •— L. 51:15;—=' Simile ' L. 50 ; 8 : »— Sorgo Turco > L. 15) : 1 5 ; — Simile L. ip; 5J— ; Ancona a misura Veneta. Tormento ■ — Simile ■ Sorgo Turco ■ L.51 ; 14: — L. so: S : — • L. i5> : — ; — ; GORO A MISURA VENETA. Fermento — Sorge Turco- L. 29: 15 ;-J ■ L. 15: 15: — RiMINI A MISURA VeNETA. Fermento Simile — Sorgo Turc^ • - ^ -L. 20 ; — ■L. 19: IO -L. 12: 10 Gwrn. Ilhl;^ Tom. ZzV llfXXX VI N. XXX VII. tS9 NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . V 4. Aprile 177S. — % (j 1 Joannls Antoni! Scapoli Thi/ofophi• t^O una compiuta idea di tutti i gene- „ ri fin ora difcoperti . Non pochi , ,, aggiugne l'Autore, tentarono fimile \y imprendimento, ma fenza indicare „ i caratteri de* generi, e fenza aver ri- „ fleflb alle affinità di tutt'icorpL^ia- „ turali , comechè quefta non fia ope- -, ra d" un folo uomo , né di una fo- la età," Ma finattantochè non ab- biavi cofa migliore , 1' Autore mede- fimo efibifce la fua fatica , il cui fco- pò è di preparare la via ali* acquifto della Scienza Naturale , della quale non n' Ha alcuna più utile, né più no- bile e degna.' Dopo quello avvifo haflj un prof- petto , che ferve come d'ingreflTo all' Iftoria de' corpi creati d' ogni ordine, fiano o non fiano organizzati, e que- fti divifi nei tre Regni , Lapideo , AV- get abile ed animale . Ecominciandofi dal primo colla de- finizione di ciò che nominafi piava , 5' indica , che folto tal nomenclatura fi contengono le terre, i fali, icriftalli, i metalli , i femimetalli , i bitumi con- creti , ec. Tutti gì* individui di tal or- dine vengono difpofti dal Signore 5'co- poli in tre Tribù , che infignire gli piacque co* nomi di tre celebri Auto- ri, che fi diftinfero ira trattando fo- pra i medefimì . La prima Tribù por- ta dunque il nome di Cronfledt , e comprende i foflìli più pefanti , sì quelli che dal fuoco rendonfi fluidi , come que' fiifi , o volatili, detti tutti generalmente Metalli. Divifi queftì m due generi , uno é àt' metalli perjt- ftenti , l'altro àt" metalli vitrefcenti . Parlando l'Autore dell'Oro , non tra- lafcia di dar conto di tale metallo maf- cherato con ftibio zol forato e arfeni- cale in minerà ài colore plumbeo, la- meilofa nitida , che trovafi nella fe- dina di Nagyag in Tranfilvania , e circa cui abbiamo eccellenti oflervà- zioni del Mineralogifia Signor di Borri . La feconda Tribù, che appellafi dal Signor Scapoli yyalleria , racchiude i Sali ; e la terza , che porta per di- vifa il nome dell' illuRre Tott, ne re- ca la ferie de* corpi apiti e polimorfi , 0 di tutte le terre inclufevi, le vane fpecie di teflacei e croflacei lapidifica- ti , e così ogni maniera di produzioni vulcaniche, come vetri, pomici, tofi, certe criftallizzazioni , gli fchifti , i graniti , Io bafalte , la mica , 1' as< befto, i bitumi ec, Siegue il Regno vegetabile , ove dietro la definizione di quel corpo or* ganico che éxciamoTianta ^ fé ne in- dicano tutte le parti interne ed eter- ne , i modi della vegetazione , nutri- zione, fruttificazione e propagazione. Anche gl'individui di tal Regno fono fiati difpofti dal noftro Autore in Tri- bù , e quefte pure infignite co* nomi dei celebri Botanici, che verfarono coti abbondanza di fcoperte , e di orterva- zioni , fu i generi che racchiudono ; i quali generi poi dividonfi dall'Auto- re raedefimo in ordini. Bafterà chequi da noi rechifi la tavola finottica di fif- fatta difpofizione , onde i Leggitori pofian delia fiefTa formarfene una qual- che idea . La Tribù I. , fregiata col nome del Michieli , contiene le piante cfttoga- me, fenza foglie, e manifcfla radice, dette Incomplete . II. Vlumieri, Subcryptogamz , ape- tala, obfoleta . III. Scheuchzeri , Culmiferac glu- mofae . Craminede. IV. F^achendorfii . Apetala ,' ele- gantes , ftaminibus tot , quot feg- menta , aut foiia calycina ; frutlu in tot locula divifo, quot funtfiigmata* Z iHace<» . V. ^danfonii . Fru(n:iflorac , ftami- nibus I— 2 Satyria iyi Scitamifjea: . VI. Cerumi. Apetalac & corollatac,. integri-folia: ; calyce monophyllo in a- petalis , polyphyllo inaliisj Fruftudi- vcrfo a Plantis Tribus Y.D'fpares . VII. ^ubletii . Fruftiflorae , polype- talae, angiofpermac ftaminibus tot, aut duplo pluribus ac petala. StriSidi . Vili. Rivitti. Frua- plici' Cadauna di quefte Tribù viene ter- minata da un breve dettaglio il quale indica gli ufi , che fi poflTono^ fare delle piante in efTe contenute, sì rif- 4>etto air economia come alla Medi- cina . Ma quello che deve rendere quelt' pera aflai cara a" Botanici fi è , che Ope l'Autore ai generi ben decifi e noti ^elle varie famiglie delle piante , ab- bia f-aputoaggiungernefettantalrè , a- vendoneli formati o relativamente al- le proprie di lui oflervaeioni > o in confonanza di ben dettagliate deferì- ;zioni , che ne han dato parecchi Au- tori di conofci-uta integrila ed efattez- ea , 1 quali pel g-enio di conofcere le «laraviglie della natura nel fuo Re- gno de* Vegetabili , hanno trafcorfe •aiTai delle contrade dell' Alla, dell'Afri ca , e dell'America . Del numero di quefti Autori fono quelli che compo- -fero r Orto Malabarico , il m^^fo , il S\gnor J acqui» , lo Fonkael ■, il Loe- ^tng ì'^-dun/on , Marcgrau, e fpecial- mente V^ublet, il qual ^fa^m ino affai ^ellfl .piante della Guajana . Ed i-I Si- -gnor di Scopcìi valendofi del privile- -gio , onde i Naturalifti fuoi pari fo- roG me(Tì in po-fìfcffo , cioè d* impone -agl'individui d'e/To "Regno i nomi o de' loro -Amici , o di dotti uomini , per cosi eternare degli ftefll la memo- ria , •quindi ha co^ adoperato ri- ,guardo al numero maggiore dei det- ti generi , da lui nuovamen^te co- Situiti . Tali fono i Signori VVali- VFilck , Crantz , Barrere , Tslyéiel , Canden , Mairet , Bupin , Tontopi" da» , Labat , Bel/eval , ^Ifton , Stif, fer , Ides , Colletti , Frayer , Salmon , Causee , Savafiano , Legunes , Dugort , Robinfon , Hai , Sanfovino , Langlet ì Heplin j Teicbmer , F/^ernifek , Blak- /}on , Ferber, Cerber, M'jrand,Lignoa^ Hoìjues, Ginn ani , Ueinz , Gri felini , Fabrizio , Bonaveri , TS^ecker , jKr«- ger , Ernejì ,Blakvvefl , Muller , Lein^ ker y ec. Noi recheremo qui due foli di quelli nuovi generi , rimettendo i Leggitori all' efame dell'Opera per rif- contrare gli altri nella fteflTa coli' in- contro dell'Indice in fondo , ond* è arricchita : Sono quelli infigniti coi nomi di due Autori Italiani affai no-, ti, cioè del celebre Co; fr^^f^/fo Gifi'^ nani di Ravenna , affai noto per il fuo Libro fopra le malattie de' grani in ero^ , ed altre opere pregevoli ^ morto già in età giovanile, e del Si- gnor Francefco Qrifelini Letterato Ve-! neziano, ed ora Segretario della So-' cietà Patriotica di Milano . Tribiis XXVI. Bavhint ( Legumi noi fae ). Gens l. Divifio IIL 1566. GITSiM^'H^'^ Cai duplex ; etiterior bifidus , ad bafim fquamuHs munitus interior 4 — 5 — fidus cyathiformis , irregularis . Tetala tria , f/nbriata. , calycis lacinia latioris ad bafim inferta . Stamina novem ad faU' cem calycis pojtta . Stylus filiformis^ Legutnen uniloculare , bivalve , /o«- ^um. Semina 6 — 7. ovata, compre fftì, GRTSELITSIT^ . Trib. ibid. Gen.^.!!. Ordo I. 1572. Cai. tjuinque dentatus , Corolhe vsKillum fubrotundtfm , aU patulce , carina dipetala . l*iigina uni- valvis . Stamina derem , Germen pe-, dicellatum . Stylus longus , incurvus ,' Terìcarpium fubovatum , compreffrtm ^ rugofum^ ala membranacea cin^ium , monofpermum. Semen ovato-oblongum» Venendo adeflfo al Regno Animale., dopo che l'Autore ha definito cofa ap- punto intendali con tal nome, ed ac-: cennate non menole differenze chere- Tchmiht i Hamburger , Cmdam'me , ^ gnan tra i' individui organizzati del jraedefioao j riè porge quindi la tavola ^ fìnottica in cui gli ha diftribuiti, fer- mato i* ordine fìeflb come ne' due Re- gni precedenti , vaie a dire ciie efife Tribù portano ì nomi di Autori che maggiormente fi diftinfero trattando fu i generi che abbracciano , diftri- bttiti in Centi , ed in Ordini . La prima Tribù dicefi di Mull'er , cioè degli animali freddi, minirni, fi- milarj , e di tefiìtura tenera fempli- ce. Tali fono gli animaìculi infuforj . La feconda Tribù è dell' ElHs j e contiene animali freddi apodi , ia più parte nudi, tentacolati , e di teflStura più confiftente e più compofta , quali 'fono gli Elinintici. La terza del Gualtieri comprende animali freddi , tentacolati , ed abi- tanti in conche, quai fono ìTeJìacei. La q^jarta di Suvammerdamìo rac- ichiud^'animali freddi polipodi , pa- rcechj armati difpogliecroftacee, nell' \uio , e fieli' altre felfo apteri. Diconfi ■Lucifup . La quinta di Ceofroy è degli, ani- mali freddi polipodi, con aliflude vo- lanti, o Gimnopteri. La Tribù fefta di Hoefel contiene animali freddi , polipodi con quattr' ali fquamofe . Si appellar^ Lepidopteri . La fettima di KeaHmur è di animali freddi , polipodi , con fpefìTo quattr'ale volanti , con bocca rofìrata , ed il ro- stro curvato. Tal fono quelli che han .la probofcide , detti perciò Trobofci- •deì . L'ottava Tribù di Trifch è di ani- •mali freddi , polipodi , con quattr'ale di varia ftruttura , o Cokopteri. La nona di ,Artedi è di animali 'freddi, con branchie laterali refpiran- ti , e con pine cor-redate di natatoje . Tali fono i Tefcl. La decima che va ìnfignTtfl col no- tne di Sebct , è degli animali freddi , •con polmoni arbitrari , \Mventi in ac- -qua , -e in terra, apodi epedati^ detti 'perciò amfh}. L'undecima €:-&'\ Edvvards , -e ab- braccia gli animali caldi , pedjrti , di- pteri , vxftiii di penne ^ con Jjocca « # 59 r mafcelle alltjngata; cornee i roftrat«; Tai fono gli Uccelli. La duodecima di Kléin è di animali caldi , con mamme lattanti . Fra que« fti aiiimali, detti Mammaì} , il primi- rio , ii più nobile è ['Domo. Ecco per noi efibita un' idea della nuova ed affai intereffante Opera del Signor Profeflbre Scapoli.. Efaminata dai Dotti fludiofi della Natura , vi troveranno affai fcoperte degne della loro attenzione , e vado campo di ac- crefcernele , nonché di arricchire una Scienza la più degna dell' uomo , 1% più utile , e k più neceffaria. all' in- cremento della profperità civile degli Stati, e delle Nazioni. EJfaì fur la caufe des Difettes de bled Ì5^c, cioè Saggio falla cagione dellg carefite di frumento , che fona fi pro- vate, iu una gran parte dell'Europa , pel ceffo dei fette od etto anni chff hanno preceduto il 1775 > ^ fopra t mezzi che potrebbero prevenire 9 diminuire in feguito fratte calami- ta\ del Signor de Sauffure, .Anzia^ no Uditore della Giufiizia , della SO' cietà economica di Berna , e di quella delle xAr4i di Ginevra . I» Ginevra 1776 , in 12. IL celebre Autore non ad aftro at- tribuifce la careftia avvenuta ne- gli anni precedenti il 1775 , fé non alle cattive raccolte fatte negli anni fteiTì . Parecchie altre cagioni , per quanto pare , vi fono concorfe , le quali meritavano d'effere accennate-. Rare volte fi fpiega'bene, e {\ rende pienamente ragione di .un feiiomeno eHefo e dilatato affai , quando fi vuol riflringerfi ad una fola cagione. Svi- luppando le proprie idee , il Signor de Saujfure fa delle offervazioni così giudiziofe , così intereffanti fopra .1° Agricoltura , che la fua Opera non può che effere bene acco'ìta da lutti quelli che -li -oocupan© iieli' arte ina- portan- 2Q4- «ortantfrfims che riguarda la fufllrtert- #g rinovarfa ancora Coti àet ttuóvi grani ' » i: TT :-: dal Me^T^nHì . za degli Uomini , . ,• ■ , La intemperie degli anni infelici ha cagionata le careftiequafi generali che fi fono provate . I tre Inverni , dal 1766 al 1769 , furono lunghi e rigo- rofi . Da ciò è provenuta , quafi dap- pertuuo la degenerazione delle biade. Qijanto più è lunga la durata della vegetazione , con un calore e con un' umidità fufficienti , tanto più le bia- de riefcono , producono, e fono per- fette . Le ftagioni temperate dell' Au- tunno e della Primavera fono le più favorevoli per la vegetazione e cre- fcimento dei grani . La bellezza della Primavera nei Paefi del Nord,- la uni- formità che regna , durante TÈflat^ , •nella temperatura dell'aria , la lun- ghezza dei giorni , fanno che la ve- getazione fìa durevole , e che le rac- colte dei grani fiano abbondanfifllme. Quella durata della vegetazione accre- fcerà dappertutto la quantità del fru- mento, ne perfezionerà la qualità, e renderà le femenze più produttive . Mediante la continuazione delle cat- tive invernate, le femenze hanno de- generato , e le raccolte devono eflfere fiate fempre più fcarfe , perchè fi è 'frafeuràto di rinovare ù di cambiare la Temenza * Per rimediare , m avvenire, o pre- venire gli effetti di sìluttuofe circo- fìanze , l'Autore fuggerifce , che do- po uno o più inverni rigorofi, fi fac- eia iramedjataménte venire dei fra- \ menti da' Paefi meridionali , per ri- novare e cambiare fenza dilazione le femenze • Senza una tale foftituzio- ne 5 il frumento del Paefe fteflò che fi femina , effendo degenerato , non dee produrre che delle raccolte affai fcarfe * E* d'uopo offervare di non provedere quefto frumento più da lun- gi che i5 o so leghe al Mezzodì del luogo che fi abita , affinchè la diffe- renza del clima non fia troppo fenfi- iile, e il frumento non degeneri così prefio . L' effetto di quefto cambia- mento di femenza dura , in tal cafo a dal Mezzodì. Quando 1' Inverna fia ftato rigoro- fo, e non fi poffa avere del frumen- to dal Mezzodì, convien feminaredel frumento vecchio dell' anno preceden- te , fé la raccolta n' è fiata buona ; oppure del frumento primaticcio di un campo che fia fiato fementato più per tempo nel precedente Autunno* Un altro mezzo che accenna 1' Au- : tore,-e fopra il quale egli infifle par- ticolarmente , ficcome avea già fjjita in altre fue Opere , fi è di feminare" a buon* ora y fubito dopo la fine di' Agofto . Egli foftiene, cai fonda merr- to di efattiffime offervazioni , che le ferainagioni tardive fono la principale^ cagione delia miferia delle raccòlte nel . Paefe degli Svizzeri . Col feminare dì \\ buon'' ora fi accrefce la durata della: vegetazione innanzi i rigori del Ver- no che l'arreftano . Da trentafei arf- ni che quefta valente Coltivatore fe- gue un tal metodo , egli ne ha fp'e^ rimentati 1 felici fucceifi . Le biadtf pofTono allegare innanzi l' Inverno feit- za inconvenienti , ma non poffono giammai fare la fpica. Se quefte bia- de crefcono troppo in erba avanti l*^ Inverno, ell^è urta pruova che vi fi è gettato troppo letame-- Non folamente i frumenti feminati di buon'ora daranno le migliori rac- colte i ma quefte feminagioni bonorivtf preverranno per lo più le malattie , alle quali è foggetto il fruménto, co- me la ruggine ec. così comuni e di- ftrnriive j malattie che provengona a da infetti, a da piante paraflìte fopra il frumento* . Quanto più le terre fono leggiere, - tanta più funefte ritfcono le femina tardive ; il che è altresì ad evidenza dimofiratcJ da ficure efperienze.- Inquanto alle femine dei grani di Primavera o marzuoli, l'Autore con- figlia a rivolgere ai Paefi del Nord , e di rinovare le femenze , facendole venire da qualche Paefe il più vicino,- Dcrmu u. icixit..^» ww..-, ... .„ , , dalla parte di Tramontana. Eglivuo' kuni anni . dopo i quali conviene^ le che , per cfempio ,- fi fcmmi lU *^ " ^ pianu- pùinura l'avena che fari nata verfo jl monte , oppure fui poggio delle montagne medefime> Si fcorge dunque che , pel bene co- mune delia Umanità, i grani devono effere in una perpetua circolazione ; quelli d' Inverno , che crefcono nei Paefi meridionali, per rinovare e fer- tilizzare i Paefi det Nord ; quelli di primavera che nafcono al Nord , per rinovare e fertilizzare il Mezzodì . In lai guifa tutto annunzia nella Natu- ra la neceflìtà indifpenfabile della co- municazione tra gli-Uoraini , e della libertà del commefcio. Non v'ha Coltivatore il quale non poflà approfittare delle oflfervazioni del Signor Je Saujjttre ; e farebbe da de- fiderarfì che in o^tti luogo vi foflero dei Proprietarj di terre ugualmente iflrutti , i quali , riflettendo fopra quel- lo che conviene a ciafcun fuolo e a ciafcun clinVaj voIeflTero agli altri in- fegnare ciò che dalla propria efperien- 2a hanno efll imparato. Il Signo de Sau/fure ci permetterà di aggiugnere alcune olTervazioni , che affoggettiamo ai di lui rifle^Ti. Gli dimanderemo primieramente, fé £a poflìbile che il Contadino, princi- pal proprietario dei terreni negli Sviz- zeri , faccia la fpefa del trafporto di quefte femenze , dal Mezzodì e dal Nord , da lui dimandate e prefcrit- te, per riflabilire le raccolte in quel Paefe? Che rifponderà egli a quel Conta- dino , il quale gli dirà che la riufcita delle raccolte in quel Paefe , così vi- cino alle Alpi e al Jura , non di- pende in niun modo dal tempo in cui lì femina , preflo o tardi , ma prin- cipalmente dai freddi che fopravven- gono , e dalle nevi che cadono in Marzo , e alcune volte in Aprile e in Maggio? In qualunque flato fi ri- trovino le biade d' Inverno , o avan- zate o ritardate , o alte o baffe , fé dopo alcune giornate calde di Febbraio o di Marzo, venga della neve che le fopraccarichi e le fchiacci , o venga- no dei ghiacci che le forprendano , o 1 *9f dei venti di Tramontana che le dif- fecchino e le follevino , la raccolta ne farà fcarfa , Hafi femìnato preflo o tardi ^ od abbiafi o nò cambiata la feraenza . I meiì pericoloiì per la Sviz- zera fono quelli di Aprile e di Mag- gio* Finalmente fi può afficurare il ce- lisbre Autore , effervi dei ricchi Con- tadini , i quali per tre generazioni noti hàanogiammai impiegale altre femen- ze , che quelle fcdte fu i loro pro- pri terreni , e i quali non pertanto fanno raccolte più belle degli altri, perchè-hanno dei buoni flrumenti e dei buoni animali , perché lavorano bene, perché hanno dei buoni letami, perché fcelgono dai loro prodotti i gra- ni più belli per feminare . Talvolta feminano di buon' ora , e tal* altra tardi , fecondo che le altre operazioni o il tempo loro il permettono . Ma non hanno giammai feminato ia A* gofto . IL bene dell' Umanità , Cui ha pef oggetto r Opera infrafcritta , ci obbliga a pubblicar© anche nei noftri Fogli il feguente Manifefìo , col quale ne viene annunziata una nuova edi- zione, eflendo l'Opera fteflfa affai be- ne adattata ancora all'ufo della Gente di Campagna , la quale fuole per lo più mancare di pronto ajuto in quel- le malattie particolarmente, che a prin- cipio non curate , vanno precipitofa- raente a terminare con la morte , a danno gravi (Timo dell'Agricoltura. La importanza di una tal* Opera , la bel- lezza della edizione che ne promette il diligente Stampatore, e il poco prezzo che ne afiegna, ci fanno fperare che , eflendo la edizione medefi ma per avere unefito fortunati (lìmo, nerifulterà in generale un benefizio grandiflìmo, non che, in particolare , un' utilità corrif- pondente ai gìufti defiderj del beneme- rito Imprenditore . Jjirur A.-^UTTI QUELLI CHE HANNO A CUORE LA PROPRIA E l'altrui SALUTE» Benedetto Milocco Stampatore e L'tbrajo Veneto in M^>"'. cerìa prejfo il Tonte de' Berrette i, ri , all' Infegna, Wi ^9. T o M M A s o d' A Q u I N o . L'Efpofto titolo, e il Nome ce- lebratiflìmo dell'Autore, fanno abbaftanza conofcere il merito elaini- portanza dell'Opera . eh' io ho ftabi- lito di riprodurre con le mie ftampe, in due volumi in ottavo , nella for- ma e nei caratteri del prefente ma- niftflo , ( cioè del Manifefto volante , » Jflruzions Medìco-Tratìca ad Ufo dei ^ chirurghi Civili e Militari dei Tasfi ^uftriaco-Cermanici , Opera del ce- hbratijftmo 5/^«or Antonio l.b. de STORCk , archiatra Trimario , e Conjìgliere aulico delle Maejia Tmp. Reg. ^poft. "Protomedico Perpetuo , Trejtdente agliStudj tnedtct in tutti i Taejt Ereditar} Uuftriaci , Membro della Società de' Botanici di Firenze, dell'accademie delle Scienze, di^Af- fia , e Rovereto ec. ec. Trafportata dal Tede/co da Bartolammeo Bat- tisti di S. Giorgio Roveretano, Dot- tore in Filofofia, Studiofo di Medi- cina , e Socio dell' Imp.Reg. acca- demia degli .Agiati. Edizione prima Veneta , riveduta ed emendata dal Traduttore fteffo , cV è in 'carattere detto Fthfofia y\ fenza cbs qui m' inoltri a farne elog) e raccomandazioni. Gli applaufi riportati nel fuo Ori- ginale tedefco in tutta la Germania, non che quelli ottenuti dalla trada- zione del Signor Batttfìi , come pure 1* aggradimento dimoftratone con ge- nerofe rimunerazioni dalla ilhimina- tiflìma Sovrana la Imperatrice Regi- na , in vifta del bene che può ridona darne ai fuoi fudditi , mi hanno itt- coraggito a tale imprefa , e mi afTi- curano della medeCma un efito il pia favorevole. Neil" intraprenderne però la flampa, ho avuto in animo di voler ufare una; diftinzione alli Signori AlTociati al' Giornale di Medicina , che da tanti anni mi favorifcono . A tale oggetto ne (lampo trecento copie incarta fina, che rilafcierò ciafcuna al prezzo ài fòle Lire fei pagabili all' atto della fof-' crizione . Quefl' affociazione refterà aperta a tutto Maggio , per li foli trecento efemplari indicati , deflinatL per li fuddetti Signori AfTociati , eper- chiunque altro farà piùfoUecìto a da- re in nota il fuo Nome , esborfando nel tèmpo taedefimo le dette Lire fei. Tutti gli altri efemplari , fuori di que- lli trecento , oltre all' eflere in carta inferiore , faranno iinmancabilmente venduti a piò caro prezzo . La edi- zione farà terminata in Luglio , e al- lora pontualmente fi farà la diflribu- zione delle trecento copie conforme al regillro deli' alTociaz ione. " A Venezia primo Aprile 1778» ' li -97 N. XXXVIIL NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v; * n. Aprile 177S. 'ESTRATTO DI UNA LETTERA £)(?/ Chiitrijjìmo Signor Frange sco •D E M 8 s H E R , Socio de Ila K.^ Soc. ^e' Curiofi della ^afura di Ber/ino , ■e Diivttore delle Minere ni Servìzio della Seretiifs, ^epubbl. di Venezia , al Celebratijjimo Signor ^bate Mas- ■ •SIMILIANO Hell (a) , Configliere au- lico ed ^ftronomo delle LL.MM.U, e 21. a Vienna t con la B,ifpofia di ^uefio fecondo , T una e l' altra tra- dotte dal Latino . „ Venezia 4. Marzo 1778. jj A voce fparfa dell' apparizione di una Cometa tiene fofpefa una gran parte d' Italia . Varie fono }e opinioni degli Uomini ; grande 1' ef- pettazione univerfale; e fommo il ti- more del Popolo in quefte parti . Ec- co in riftretto ciò che fé ne dice =; Quella Cometa, predetta dall' £«/^ro, fi vedrà verfo la metà del corrente mefe; la fua maggior vicinanza alla terra farà alla fine di Maggio , nel qual tempo non ne farà più lontana che ventiquattr'ore; interfecherà l'or- bita della terra , e cagionerà nel no- J^uovo Giornale d' Ital. Toai. II. St fi ro Globo graviffime alterazioni =2 Ma fu ^uall ofTervagiotii o calcoli è fondata quefla predizione ? in qual luogo ? in qual' tempo ? Quelle olTer- vaEioni fono fiate fatte dall' Eulero vecchio , oppure dal giovane? In qual punto della noflra Terra farà l'orbita interfecata dalla Cometa ? Quale flra- da terrà ? Tutto ciò affatto s' ignora. Supplico pertanto V.S.ChiarJfs. a par- teciparmi ciò che, riguardo al corfo di quefla Cometa , rifulta dalle fue pro- prie e dalle altrui onfervazioni. Sono ec. a I S P O S T A : r - i, Vienna iz. Marzo 1778,' : -itJijp SÈI • ;i'; • „ T A CDhieta predetta del cel. £a- Lu lero per li mefi di Marzo e di Maggio, noa è che un'invenzione d' Uomini maligni , bramofì di nuocere alla fama e alla celebrità di un sì grand* Uomo . Quella favola è nata in Amburgo , e fparfa co' pubblici Fogli di quella Città , riempì di un vano timore gli animi del rozzo po- polo . Noi Aftronomi , ai quali mol- to importa il fapere tali cofe , non Pp ab. * (rf) Il Signor Abate Meli , Aflronomo rinomatiflimo , è quello che fu chia^ mato dal Re di Danimarca Crifliano VII , per oflèrvare , a Ardchufìa in Lap- ponia , il paffaggio di Venere per il Difco foUre. i » i98 abbiamo alcuna notitla dì tàìe predi- rione fatta dàW Eu/ero y la quale non può nemmeno avere alcuna apparen- za di probabilità* , e/Tendoci noti gli Elementi delle 66 Comète .determi- nati mediante le offervazibni aftrono- miche ; neffuna delle quali. Comete non fi può neppur fofpettare cha ab- bia a comparire in queft' anno 177S. Ecco la mia rifpofta , la q«ale può fervire a tranquillizzare gli animi ec. Trtnc'tpj di Mìnera/ogia 0em(ttica e pratica , che fuccintamgnte c^nun- gono la Struttura della Terra ; li Sifiemi mineralogici , le Cl»ff^ delle "pietre y i Genert , le. Specie , colle ; principali loro varietà , caratteri , . /nomimi , analijt , ed ufo; come an- . Cora alcun» regole generali apparte- nenti alla Docitnafìa , alla Tirotech- ■ nia metallurgica is^c.ìs'C. del S'gmr - GiovannantonioScopoli , Configl, del- e It S, C. R, (d.^pofii. Mi nelle Materie montanifliche e monetarie , .AjfejJ'qre. dell' Offizio del fupremo Camcrgra fiato. leJl'VngarÌ9 Inferiore ^ Trofejf. di Mineralogia , e Socio delle C. R. Società, sAgrari^. dulh Stiria , Car- riiola , Gorizia , e Gradifca , e dell' Economica di Berna , e delle ^pi ■ della Lufazia. fuperiore, . Traduzione . dal Latino in Italiano , con aggiun- ta di, iMrie T^ote «f. /«. Venezia , 1777. in ottavo grande , di pag. 346. oltre 16. di Dedicataria e Tràfar ' zione . ti L chiarinìmo Signor Cavaliere /j^»^- zào di-Born , Coafigliere delle: Mi- nere e della Maferia Monetaria nel Regno di. Boemia, fcrivenda al noftro celebre Signor Giv: Arduino , così fi efprime in propofito di quell'Opera := »jk V?tPi. a_vez très-bien fait de traduire j, la Mineralogie de Monf. Scopoli . n Bile el\ pour les G^as , qui com- ,j ir|er\ce3t ^ fé ttounpr à 1^ Miner;^ a,' logie , la plus fimple & i*. meil- 5t'„ Icóre que I*on a . On en faft dep\xh „ peu une tradu(ilion allemande a Pra- ,j gue . C'eft le Baron Meidinger qui „ T'a tr^duità, ^ y ay ajoutè despe- „ tites obfervations, àc "Ma per da- re qui una dettagliata idea di quella utiliflima Opera , troviamo di non poterlo meglio fare, quanto col ripor- tarne la informazione che, intorno al- la fteflfa , ne rafTegnò air.Eccellentifs." e Graviffimo Magiftrato fopra le Mi- nere . il preloJato Signore ^irduino , incaricato dal medefimo a collazionar- la col tefto latino , a ridurla deve avjeffe abbifògnAto, , e a f\tvi quelle aggiunte e quelle dilucidazioni , che gli fofTero fembrate più opportune- a necefiarie all'ufo , cui principalmeote è r Opera lb(ì^ angelo Cualandris , V. Segretario deli» la Pubblica Società Georgica di Pado? va , cui fi applicò per coraminìonp dell* Eccellentifs. Deputato Signor Già, corno l^aai K, , mer^tre ebbe l'onori di fervirlo nella Pgbblica vifita delle Minere di Agordo della Provincia Bel- J lunefe , mi fu di colà trafmefTa dal medefimo onefto e fiudiofo Giovine , prima cji' egli intraprendeflTe il lungo viaggio Mineralogico Metallu'gi<^o P^r ^^^ Regioni oltramontane, in cui ora tro- ^ vafi ▼afi afttìaftneflte . Net tempo ifteffo venni onorato da quefto Eccellentiflì- mo Magjftrato della commiffione dV doverla rivedere , onde H vero fenf» del valente Autore ci (offe genuina- iftent^ efpreflb ; d' iftferirci qualche fpiegaziene , e Nota , dov'io credeffi opportuno, per renderla a' Principianti più agevolmente intelligibile , e più vantaggiofa ; e di riferirà all'EE.V'V. li mio parere in riguardo all'utilità , che dalla fua pubblicazione a ftampa può fperarfene a pramovimento nella Nazione della Scienza delle Minerali Produzioni, è dell'Arte metallurgica, dalla cui fondata conofcenza e ben condotta coltivazione molte anche d^l- fe Montagne dello Stato foraminiftiàre potrebbono j come hanno fatto ne' Se- coli trafcorfi, rilevanti Pubblici e pri- vati vantàggi , Quindi non ha mancato il mio do- vere di attentamente inconttàre la pte- fertte traduzione in ogni fua parte Col 5"tftò originale , e di procurare fiu- diofamente , qtianto mi è (iato fof- fibile , che alio fteflb fia eflensialmen- te conforme ; cioè rifpetto alla realtà delle cofe , e degl* infegna'menti , che in efib fi Contengono : locché detbefi av£Te principalmente in vifia da chi vuole tradurre utilmente i Libri di , firn il genere. A queft' oggetto ho in molti luoghi trovato efpedient^ di Tidurne la tra^ duzione libera , fpiegandone i feriti- menti con diverfa elocuzione , ed ag- giungendo talvolta qualche importan- te particolarità .., a maggiore diluci- dazione della materia .Il Signore Sco- lpo/i ha fcritta quell'Opera inifliletal- *mente concifo, ed in compendio , co- me già egli dichiara «ella Prefazione, che il volerlo a rigore letteralmente feguire col noftro idiotiTà, non avreb- be che riprodotta la di lui Opera dif. ■fctmemente travedila , e fccnciamen- te imitata , ed ofcurà. La bontà cer- tamente , ed il pregio di fìffatte «ra- «ìuzioni non confiftono nei modi di dire , ma bensì nelle convenienti , chiare, e fedeli «fpreflìoni ieliS cole,, 3; e (feffe rfoeiriiw da' rifpettivi Scrittorf enanciate^ Ci ho inoltre aggiunte varie Anno- tazioni, diftinte con afterifchi da quel- le dell'Autore che fono con lettera contrafiegnate , dove il farlo mi è fembrato poter riufcire di qualche mag- giore chiarezza della materia , e di- utile iftr^zione per gli ftudiofi della Mineralogia , e della Chimica Metal- lurgica .E fé in alcune di quefte mi fono efpreflò in modi divertì dai fen- timenti del medefimo , non è perei» eh' io non iflimi e rifpetti moko la di lui cognizione ed efperienza nelle- cofe metalliche , e gli eftefi fuoi lu- mi nella Fi fica fotterranea ; ma per- chè , particolarmente in que'tali Ar^* ticoli j non ho trovato di potermi u- niformane a* fuoi penfamenti , ed ho creduto mio dovere di manifefèare if proprio fentimento -, qualunque fiafi, onde procurare di corrifpondere anche in ciò alle vide zelantiffime dell' EE, VV. , intente , a validamente promo- vere quefta Scienza ed Arte sì necef- faria e giovevole ai bifogni e como- di della vita . ■ .w- Rifpetto poi air utilità di queft* O- pera , relativamente all' accennato ri- fleffibile oggetto , a me fembra una delle migliori di quefìa Clafife ; e ciò m riguardo precipuamente alle fe- guenti particolarità . A ciafcun ge- nere di Fofifjli e Minerali ci è indica- ta j bensì in modo fuccinto e genera- le , ma con metodo e pratica cono- fceiiza della materia , la Diagnofi ^ cioè li generici diftinfivi Caratteri; e l'Analifi, e l'ufo che fé ne fa, opuò farfene utilmente . Sonovi inoltre , a luoghi opportuni , brevi , ma molto utili irruzioni delle Montaniftiche , Docimaflichfc, preparatorie , fuforie , e feparatorie operazioni , che alle va- rie minere convtngono^ e le avverten- ze neceflarie a btne condurle ed efifet- tuàrle j ed a cautamente guardarfi da- gli errori , fpe/To dannofiiTìmi , che fi commettono dai Minisrifti ignari dei -Jveri principi teorico-pràtici dell'Arte^ Efià éancheproiicBt per la oaetodica idei Fp a che # c^e dà dei Chimici proceffr , e per li numerofi Autori, che con loro Trat- tati, Siftemi te. , nella ftefla fi dan- no a conofcere : locchè riefce molto giovevole a quelli , che di quelle ma- terie vogliono ampiamente iftruirfi. L'edizione dunque di quefta tradu- aione farebbe , a mio credere , con- ferentealle provvide follecitudini, che TEE. VV. fi danna , perche le utili cognizioni , e infegnamenti delle Co- fe minerali dei migliori Maeftri delle Provincie okramontane , dove frut- tuofamente ^ e con ogni ftudio e in- durirla le Minere fono da fecoli col. tivate , vengano a diffonderfi anche tra' Sudditi di quefto Sereniflìmo Do- jiiinio j. e perchè il gufto di conofcer- Je , di farne ricerca , e di ridurle a profitto , vadafi fufcitando e intro- ducendo, onde tali preziofe Produzio- ni della Natitra non rimangano fem- pre occulte entro le profonde vifcere dei Monti , fconofciute , ed inutili alla Nazione. L'Originale latino, ftampato in Paefe dall' Italia molto lontano , farà qui fempre rariflìmo ; ed ancorché, riftanipandolo, fi facefle comune , qu-e' molti , che q-uella Lin- gua non intendono- , non potrebbono approfittarne, come fare potranno del- la prefente fua volgarizzazione. Ciò è quanto , in adempimento dell' in-, giuntami incombenza fopraqu-eflofog- getto , ho creduto di dover aflbgget- xareal fapieivtiffimo Loro Giudici© : e con profonda venerazione ho l'onore di profefiàrmi Di VV. EE Venezia lì 20. Ncvembfe 1775.- Vfni/ifs.Dhotifs.Obh/igatifs.Ser'sìt. ■Giovanni Arcuino. " A rendere pia agevole ai Princi- pianti lo ftudio della Scienza Min-era- logica , ha giudicato il nortro Autor§ potervi molto contribuire la femplici- tà delSiftema; quinci egli ne ha for- fnato il feguente , eh' è fra tutti il pii\ /"einplice , e U piCi |*ecifo; e, eh? noi ^ crediamo dì dover qui porre folto git occhi de* noflri Lettori, onde abbiano- un indijio del contenuto dell' Opera di ctii trattiamo. „ C/aJJi , Generi , Specie , e Varietà principali delle Viene . CLASSE PRIMA. Terre Ordine Primo. Terre più pureJ A. Cakarie^ Genere I. Pietra Calcarla i, C. Vol- gare, a. Rozza . b. Scintillante,' e . Granofa . d . Fibrofa r= 2. C^ Marmo, a. di un colore, b. di molti colori, e. dipinto. Me t amorfo/i dille V tetre Cale arie. Creta :=: Tofo . a , Volgare . b . In- crollante, e. Pififorrae — Pietre- fatti =: Stalattite . a. Friabile, b.; Rozza . e . Coralloidea . d » Spato- fa — Spato, II. GeflR). I . G, comune, 2, Alaba^ ftro . j. , Stirio , Met amorfo fi del Geffo , ù. pulverulen.^ to . Diaccio . Selenite . Spatofo .- B r ^r gì Ilo fé , in. Argilla. I. A. Friabile ; 2. Pie-: trofa . IV. Mica. I. M. Felli na, 2, Ferrea.- ?. Ruteniea. 4. Talco . 5, Molid- dena . V. Amianto, i .A. Fleflile. a. Lino. h. Aluta. e. Carne =; 2. Rigido, a. Vitreo, b. Severo . e . Acerofo.r d * Immaturo^ •C. Selciofe, VI. Gemma . i. G. Diamante. 2.R1W bino. 5 .Saffiro.4.TGpazio.5 .Snte- raldo . VIL Criftallo v i , C . Falfo diaman- te. 2. di Monte. VIIL Quarzo t 1 . Q . Figurato =: a. fenza ^ 2 . fetiza figura '. a l Trasparente ". h . Opaco . IX. Selce. i< S. Diafpro. — 2. Aga- ta. a . Calcedonio . b. Cornea. e. Carniola. d. Berillo . e. Ama- tifla. f.Opalo. g. Onice, h. Gem- ma di Stefano. X. Cote. I . C. Arenaria . a. Coti- colare . b . Quadro . e . Fekro . d . Mo- lare. Ordike Secondo. Terre impare. XI. Zeolite.i.Z. Spatiforme.2. Cri- (lallizzata. XII. Lazolo . L. Orientale. XIII. Marga . i . M . Ruftica . 3 . Por- cellana . j . Midolla di Saflì .■ XIV. Bolo. I. ìì. Limo. 2. Schifl:o« XV. UaCalte. i. B. Granato. 2 . Prif- matico. 5 . Striato. 4. Micaceo . 5. Spatofo. XVI. Magnefia. i, M. Cri fiali izzata. 2. fenza figura . CLASSE SECONDA . Minere . Ordineprimo. Sali.- A . Sali acidi . XVII. Vitriuolo . 1 . V . di Ferro . 2 . di Rame. 5. di Zinco. XVIII. Allume, i. A. di Terra. 2. di Minerà . . - XIX. Alotrico . I. A^ di capelli di- ftinti. 2. a capelli uniti. XX. Nitro . I . N . Comune . XXI. Muria. i «M. Acquatica. 2. Mon- tana. XXII. Ammoniaco, i . A. Manifello. 2 . Occulto. XXIII. Sai mirabile, i . S. M. Puro. i . Impuro. XXIV. Borace* i.B.TincaL 3. 0£. ficinale. B^ Sxili ^csliaìi XXV. Natfo . i. N, fiflb . 2. Vo- latile. . * Oro-ine Secondo. Bitumi. XXVI. Ambra, i .A . Griggia. 2. di un fol colore. XXVII. Succino. i.S. Elettro, i. Co- pai . XXVIII. Pece montana r i. P . M . Pe- trolio . 2 . Malta . j . Mumia . 4 . As-' falto. ^. Torfa •• 6. Litantrace* 7. Gagate. 8. Porcina. 5? . Color di Fegato. XXIX. Zolfo. I. Z. Solido, 2. Pol- verulento . Oroine Terzo . Metalli . Dì'Vifione prima. Metalli inducili; XXX. Idrargtro.i. I. Nudo. 2. Maf- cherato, , if^j ^\^^q XXXI. Stibio. i.S.Nudo. t3 2.MI- neralizzato . a. di color d' Accia- io , Criftallino, Striato, Squamofo y Granofo , Capillare zs, b . di color roffo . XXXIL Arfeniccr . A .Nudo. 2. Mi- neralizzato . j. In forma di Calce, XXXIIL wifmuto, I . w. Nudo. Divisone feconda. Metalli duttili. XXXIV. Zinco , I . Z . In forma di Calce. a . Pietra Calammare, b.Falfa- Galena . XXXV. Platina. P. Nuda. XXXVI. Staglio. I. S . h\ forma di Calce, a. Crlflallino. b . Spatofo.. e . fenza tìgura i yi-XXWll. Ferro . i . F. Nudo. =: 2, Mineralizzato =: 5 . In forma di calce =: <\^ Figurato^ a. Criftalli- no . b . Spatofo* e. Micaceo . d. Smeriglio, e. Stalattitìco , f, Pifi- forme.r: 4^4^ €ema figura, a . Ma- gnete, b. Nereggiante . e. Volgare, d . Ematite, e. Friabile, f. Areno- fo. g. Sinopio. XXXVIIL Rame . i . R . Nativo , :=: 2. Mineralizzato - a .Giallo^ b. Cinereo. e. Bianchiccio =: ^. la forma di Calcina . a. Verd£ . fria- bile ,.Pietr orò. t. Ceruleo, Rozzo, Cri- Criftallino. e. Rofifo, ftnza figura , jj^ l'acqua è il principio ài tHvi Italj Ì3^. cioè Staggi ■ fatti in Italia negli anni 1771 , 1772 , m forma di Lettere indiriz- zate al Signor Barone di Born , del Signor G. Giac. Ferber , Trofeffore di Storia T^atura/e a Mitta-u ; tra- dotte dal Tedefco in Inglefe cordel- le 'Hote ed un a'Pref azione fullo fia- • to attufik della Mineralogìa , dal Signor ^nl^t, A Londra, 1776. c Omincìando dall'antico e celebre Takt^ , il quaJe Ibfttiiev^ che *, fé , fino al dottifiìmo , ma eftrema- mente chimeiico Maillet , che ha vo> luto aflolutamerte darci per Antenati dei Luccj e dei Merluzzi i da jinaf- ftmene, il quale non riconofcéva , per cagione di tutto quello ch'efifte, fen- ncn l'aria e l'infinito , fino al P^ l-'anlian , iL quale nel ftio proliflò Di- zionario, fecondo lui , di Fifica , ha pretefo e creduto realmente di cono- scere tutto , di tutto fpiegare ; uina forprendente quantità dififtemi , d'ipo- tefi , d'opinioni , più o meno ràgió» nevoli , più o meno ridicole, fi fono Succedute , fi fono tra loro diflrutte , ed altro, prefio a poco , fatto non hanno , che aumentare la maHa , di giórno in giorno fempre più corfide- rabile, dei noftri errori, dei noftri ab- bagli e della noftra incertezza . Egli è incontrafiabile che la origine di tut- te le cofe fi dee riferire agli elemen- ti . Ma cofa fono quefii elementi? Lafia , ci fi rifponde , l'acqua , la terra e il fuoco . Ecco ciò che certa- mente ci dee foddisfare: altro non ri- mane che una leggiera difficoltà , Ja quale farebbe pochiffimo imbarazzante fé non foffe infolubile. Imperciocché final-mente cofa fono gli elementi ? Sen- za dubbio fono eflì foftanze femplid e fejiza parti, attefochè fé fono com- pofti di parti , cefìTano in tal cafo di eflere elementi . Ma chi mai ha fa- puto cofa fiano l'acqua elementare, il fuoco elementare, i' aria, la terra elementari ? E fé cotefte foftanze fono cesi femplici come eifer lo devono, con quale ignoto e affatto impercetti- bile m€c<:anifrao fi vuole mai eh' effe formino corpi , e che contengano par- ti? Qiielloè quello che, fenza dubbio, ci verrà ad evidenza dimoftratò un giorno nel cinquantefimo 0/ feffantefi- mo Volume di Supplemento al fuo e- norme Dizionario, che verifimilmen- te , o predo o tardi , pubblicherà il fuddetto P. Taiilian ; qucRo è ciò che ci dirà 1' ingegaofo e fiflematico Si- gnor } crizione è fcriita eoa la pia rara eie ganza; ma farebbe a0ai meglio, pei progreflì della Fifica , che il P. de//a Torre foffe ftato meno elegante , e fi fofTe più applicato alla cagione e agli effetti dei Vulcani . In quanto a me, che ho fatto tutto il poflìbile per ben oiTervare , conghietturar^ e conofcere, forfè rni farò ingannato, ma ho ere- duto di vedere abbaflanza diftinta- mente, che q*egU enormi maflì di pie- tra che fi rifcontrano nella Provenza , mei Dolfinato , nell' Auvergna ec. fia- no lave antichiirime , e che il tenapo le abbia modificate ^ io penfo altresì che quella quantità di foffili che dap- pertutto fi fcorge , fiano produzioni vulcaniche , le quali hanno ricevuta la loro forma dalla fufione e dal raf- freddamento , o dalla loro foluzione in meflrui acquofi . Da quefte riflef- fioni io conchiudo , che non fi fono oflervati fuUa terra che pochifiìmi Vul- cani, €" affai meno quelli che reftano coperti dall'acqua: io credo che que- fti fecondi fiano confiderabiliffirai , e frequentiffime le loro eruzioni : io ne giudico almeno da quelle nuove ifele che vegp-onfi nafcere in un iftante , e fubito fcomparire ; ne giudico da quei banchi di pietra- pomice che incontra- no sì fovente i Naviganti ; da quel- le produzioni marine , raefcolaie di produzioni vulcaniche , che ritrovanfi in diverfi luoghi, molto addentro nel- le terre *, da quel iiafilte prìTmatico , formo dei dubbj , non lo faccio che ad oggetto d' impegnare i Fifici ed i Naturalifti a fare delle nuove ricer- che , ad offervare da loro ftefli, e in- dipendentemente da qualunque fiftema creato , per quanto poflTa egli effero attraente e lufinghevole. ". Trojet d' un "Prìx is^c. 'Progetto ii un Tremio di agricoltura . ^ Parigi 1777 , in 12 , di pagine 45 , con due tavole in Hatne . L'Autore di quello Libretto , per- fuafo che farebbe un vantaggio confiderabile fé un terreno porta fife fru- mento ogni anno , efpone il feguente Problema : inventare una Macchina 0 aratro che, mejfo in opera, non cofti più. delle fpefe [olite , e che non ri" chieda più tempo di quello che impie- gaji in far due lavori con l'aratro co- mune , e che ad una buona terra tt frumejìto , nella profondita almeno di dieci pollici , pojfa dare la ftejfa col' tura che fi potrebbe darle con la van- ga : quefto farebbe il mezzo di mìt- terla in ifiato dì portare frumento ogni anno , e per confeguenza di tri- plicare , per lo meno , le ordinarie rac» colte , Attenderemo con impazienza la fo- luzione di quefto Problema , o per meglio dire , la invenzione delio flru- mento ricercato, di cui non manche- e da quei Pefci pietrificati ch'io ere- ^^ tiiciiiw ii«.ci>.avu, ui ^.m liun iiiativ.ijy.- ffettl dei Vulcani . Niente SP remo di dare pronta notizia a van- do effere e peraltro io aflìcuro , niente decido \ ta^gio univerfale. N. XXXIX. r,*i ^llf)(> 305 NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente alì.* Agricoltora , ALLE Arti, ed Al Commep^gio. iS. Aprile 177S. Osservazioni mineralogiche fu ^ la Miniera di Ferro del Il'o ed al. tre parti dell' Ifola d' Elba , di Er- menegildo Pini , C. R. B. In Mila- no 1777 , in ottavo, di pagine no, con due Tavole incife in rame \ IL dottifTimo e , è ftata ("coperta nella Siberia fui doffo di un'alta ed erta montagna , coperta -„ di bofchi , a delira d»l Fiume Jenifei , al difopra della Città di Krafnojask, ■„ tra li due Torrenti Sifim , e Ùbei . Nella medefima Montagna ewi un fi- ,j Iona di minerà di Ferro raagnatica, o fivvero attrattoria. " ( G.A. ) fpatofe 0- calcaree '■, che affrove fono comuni , trovanfi in quefta cava . " Parla poi delle varie acque chefcatu- rifcono in diverfi fili di queflo monte, dolci , fubacide , e minerali , tra le feconde delle quali una ve n' ha , che a diverfi ufi della Medicina e della Chirurgia è tttiliffima j e fopra que- lla particolarmente fi diffonde egli al- quanto a ragionare; dopo di ch^e reca una diftinta ilefcrizioiie dei lavori pra- ticati, e del- metodo di fare lofcava- ftiento della min«ra di Rio. La ricchezza di quefta minerà è fom- rna , poiché un terzo .circa di tutta )a materia che fi cava è ottimo mi- nerale , di cui fi efitano talora fino a 1250 centi per anno, ed ogni cento è di zm3. libbre e mezzo fenefi , al prezzo di 50 in 5^ feudi al cento fe- condo la qualità . Pafla indi il noftro Autore ad efaminare la fuppofta ri. produzione del metallo nell' Ifola d' Elba , dalla quale rieavavafi' ferro fin dai tempi di Ariftotele, come egH ne fcrive nel fuo Libro delle cofe mara- vigliofe ad udirfi . Il jP. 'Pini , dopo avere difcuffa e combattuta quefta 0- pinione , foftenuta anche in oggi tra gli altri dal Signor Cottdrai , viene a darci un breve calcolo, ilq'uale facil- mente fa vedere che tutta la quantità di ferro finora cavata fi potette avere fenza alcuna riproduzione. „ Infatti, ei dice, abbiamo detto che il vuoto della cava prefenfe ha la figura di un cono rovefciato , la cui bafe fuperio- re ha unmigliodi circuito , oflìa preflb a poco '^000 piedi parigini , e la cui altezza è 104 braccia fiorentine , ov- vero 200 piedi di Parigi , Supponia- mo ora , che già fia ftata cavata una capacità corrifpondente ad un cilindro circolare , la cui bafe abbia appunto 5000 piedi di circonferenza , e la cui altezza fia di àoo: il che non è lon- tano dal vero , attefochè quelle ter- re , che nel balTo della cava danno al vuoto della fteflTa quafi la figura di un cono rovefciato , già per antico furono^ fmofTè per trarne il minerale. Ciò poQo> tiDi {rovereto che la foli- , , ?ó7 ■f dità( di qiiieffo rìlindro e di f^'^yzfooo ' piedi cubici , e poiché folo una terza parte di tutto il volume, che fi fca- va y è minerale ricco , perciò fi com- puteranno folo iii')7'^666 e due terzi \\ piedi cubici per il volume di ita mi- nerale , che fono la terza parte del totale . E ficcome ogni piede cubico di quefta miniera non dcnfiflima pefa prefs* a poco 40$ libbre fenefi , cosf il pefb di tutta la fuddetta quantità di niiniera farà 5405>o872ooo libbre. Ora; da molto tempo in qua ogni anno Ct "■■ traggono al più 41666^50 libbre di tal minerale. Dunque fupponendo , che anche negli anni addietro coftantemen- , te fiafi cavata la ftefla quantità di mi-r niera, fé fi dividerà l'antecedente «li- mero per queft' ultimo, fi avrà per quo- ziente il numero degli anni impiegati a cavarlo , che faranno 125)8 anni . Ma e verifimile, che a* tempi antichi fi cavafTe una quantità molto minore di minerale, i^erciocchè Strabone no- mina un fol luogo, dove effo fi fon- deva, cioè Populonia ; e che quivi fol- ' tanto fi fondeffe fino dai tempi di A- ; riftotele fi raccoglie dal vedere, che ^ ficcome egli aUerifce , il ferro dell'El- ba fi chiamava T'eptìr/owro. Laddove al prefente quefta cava fomminiftra ii' minerale a diciafette picciole fornaci della Corfica , a tre alti forni della Fuloniea , ed a varie fornaci dellai Tofcana, della Romagna, del Napo- letano , e del Genovefato . Dunque fi può credere, che anticamente fi ca- vaflè folo utt terzo , o al più una me- tà di quello , che ora fi cava ; ed al- ; lora triplicando , o duplicando il nu- mero di anni poc'anzi truovato , fi; avrebbero 5"8>4 , ovvero 255J6 anni per il tempo , in cui farebbe durato : lo fcavamento annuo di IJS88750 , ovvero 2051-5125 libbre di buona mi- niera . Vedefi pertanto , che fenza ri- ; produzione quefta cava può avere fom- miniftrata una grande copia di mine- rale , quantunque fino dai tempi di Ariftoteie , o andie ^ lui anteriori I fiavifi cominciato a travagliare . E fic- come ora ramane altrettanto da fca- Qq z vare ■goS ^ . vare prima di arrivare al iivello d«l mare , ed inoltre il monte nel giro di tre miglia moftra di edere quafi egualmente ricco di minerale ferreo , come lo è nel flto prefente , così fi concluderà, che per varie migliaia di anni polla ancora fomminiflrare ferro ai bifogni di una gran parte dell'Ita- lia . " Il dotto Autore impiega il reftante della fua Opera a ragionare intorno alla natura della minerà di Rio , e tutto ciò che ne dice merita 1' atten- zione de' Lettori , che noi perciò ri- mettiamo al Libro medefimo . Finifce poi col già accennato catalogo dei Fof- lìli che 1' Ifola d'Elba fomminiftra . Quelli Foffili j ciafcuno di varie e mol- liiTjme fpeci«, fono : i Terre calca- ree; 2 Terre felciofe; ^ Terre grana- tiche : ^ Terre argillofe; 5 Terre mi- cacee : 6 Terre Asbeftine ; 7 Terre Magnefie: S Saffi compofti: 9 Lapi- ilefatti ; io Sali; 11 Bitumi; 12 Me- talli. Ne viene per fine la Dichiara- zione del Difegno della Cava di Rio efpreffo nella feconda delle due Ta- vole che adornano quello Libro , ef- fendo la prima una Carta di tutta 1' Ifola d'Elba , nel che l'Autore fi è determinato a quella che gli è fem- brata meno difettofa. HÌjìretTo d' unn Memorìd fopra 1' JLrt^ di fare i Mattoni , 0 Pietre-Cotte , ^ /«Tegole. (^Defcriptions des ^rìs i^ M^tkrs Ì3rc, nouvelle edìtion aug- ■menth par M. J. E. Bertrand i<^^.) LA fabbricazione delle pìetre-colte o mattoni, e -quella delle tegole fono in quella Memoria unitamente defcritte, perchè in foftanaa non fo- no che una fola e medefìmaarte. La materia prima , il lavoro .per prepa- rarla ed impiegarla utilmente , tutto è tignale e uniforme nell'una e nell' altra . I loro rifultatinondiverfifìcano che nella figura e nelle dimenfioni. Le fabbriche di legQO foQO perico- lofe per gl'incendj, locato fulla riva fintantoché abbia ac- quiftata una certa confiftenza , viene poi impaftato con della fabbia fina . Peraltro , a Utrecht , fi fanno dei mat- toni d*- una terra ordinaria e propria a tal ufo, che trovafi nei contorni di quella Città . Inquanto alle tegole , il Signor Bertrand, in una fua nota, infegna partitamente le cautele che fi praticano nella Svizzera e nell' Alfa- zia , per renderle d' un ufo ancora mi- gliore, e trova che un tal metodo è preferibile , perchè , effendo effe ben lifcie al di fuori, non ricevono ghiaja, non fi curvano come quelle che fi fanno feccare in terra , e i piccioli canaletti , che 1' Opcrajo vi fa nell» loro lunghezza , facilitano lo fcolo delle acque , In un altro luogo egli oflferva quanto comodo farebbe il po- ter in ogni luogo far conto fopra una mifura determinata e uniforme dei mat- toni e delle tegole . Quefto è ciò a che S.M. il Re di Pruflfia ha provveduta ne'fuoi Stati con un Editto pubblicato nel 1749; e il fuo efempio è flato fe- guito da S.A. il Ducadi Brunfvich, il quale, con due confecutivi Editti, non {blamente ha ftabitita la mifura degli uni e delle altre , ma inoltre ha or- dinato che fé ne fabbrichino di dif- ferenti dimenfiojiìi , tutte però deter- minate, affinchè i Proprietar; o Im- prenditori di fabbriche abbiano a po- terne fare fcelta . Quefto Principe ha fatto formare delle tabelle calcolate y fecondo le rifpettive dimenfioni , con r ajuto delle quali ciafcuno può im- piegare , con la maggiore economia,, i materiali di cui fi parla, ed efami- nare rrgorofamente i conti che gli fa- ranno prefentati . Quefti pezzi inte- reffanti fono i primi che il Sigtior Ber- tra»d ha creduto dovere aggiugnere all'Opera degli Autori Francefi . Ma l'aggiunta piùeflènzialech'egli ha quivi pofto, e che fola forma una quarta parte della defcrizione dell'Ar- te di <:ui parliamo , fi è l'Opera in- titolata : Ijlruzione intorno alla ma- niera dì disporre una Fabbrica , e di cuocert le tegole e ì metti onì , cof maf. «^ fimo rifparmio di legna , pubblicata con le figure neceffarie , con t appro- vazione della B.eale ^Accademia delle Scienze di Stockoim , dal Signor Capi- tano Carlo wijnblad. Qiiefto pezzo , al fommo iftruttivo , meritava la fa- tica che il Signor Bertrand fi è pn-efa, di tradurlo dal Tedefco in Francefe , filila feconda edizione Svedefe , ag- gi ugnendovi inoltre , fecondo il fuo coftume , diverfe note. Lo fcopo di quello Autore fi è di proporre ai fuoi Compatriotti una nuo- va maniera di fare le tegole e i mat- toni eoa minore fpefa, tanto per la manovra , quanto in riguardo al con- fumo della legna . Egli infegna a ve- rificare la buona qualità dell' argilla che fi adopera , e dei mattoni dopo che fono cotti . Invece d' impaflare la terra co' piedi , come ù fa altrove , egli vuole che in quefto travaglio s* impieghino dei buoi ^ il che effettiva- mente è men difpendiofo . Egli pre- fenta il piano d' una macchina che può fervire ancora a quefl' ufo, e che viene moflTa dall'acqua, quando fi fia a portata di averne . Ma il principa- ]a vantaggio, che ritrarre fi può dal- le fue ricerche e dalle fue fperienze, confifte nella maniera di coflruire le fornaci deftinate a cuocere i mattoni e le tegole , e di regolarne il fuoco nell'interno, per mezzo di gallerie e di sfiatato; , in guifa che, concentran- done il calore , fi è padroni dell' a- zione del fuoco , per diftribuirla con- venevolmente , dal che rifultano due vantaggi importantiffimi : 1' uno , il rifparmio di quafi la metà Ji legna j e 1' altro , un grado uguale di cottu- ra riguardo a tutti i mattoni, in qua- lunque fito dell' interno della fornace fiano eflj collocati . Non v' ha bifo- gno di più per far fentire tutto il van- taggio di quell'Opera; e fi dee faper grado al Signor Bertrand dell' atten- zione che ha avuta di arricchirne que- fta Raccolta . A Gesle fi è inventata un* altra for- nace economica, a imitazione di quei- a la che fi ufa In Inghilterra , e fé ne trova qui la defcrizione . Bjicueil hiflorìque ^ chronologique {^c. cioè Haccolta ijìorica e cronologica di fatti memorabili^ per fervtr» alla Storia generale della Marina , e a quella delle Scoperte . ^A Parigi , ^777 i ^^^ Volumi in il. SArebbe un incanno ftranidlmo il credere che quefta raccolta poffa , ficcome l'Autore pretende , mettere il Lettore a portata di giudicare dei pro- greflfì della navigazione , delle forza marittime dei Popoli antichi e mo- derni , della eftenfione del loro com- mercio , e della forgente delle loro riccheaze . Per darne un'idea più giu- da , bifognerebbe contentarfi di dire , che in quefla raccolta trovafi il rag- guaglio di un gran numero di com- battimenti feguiti in mare , la defcri- zione di alcuni fenomeni , 1' epoca del- le principali fcoperte fatta dai Navi- gatori , ed una notizia delle fpedizio- ni dei più grand' uomini di mare ; Quelli dettagli poffono eflere di una lettura dilettevole ; ma non fi conce- pifce che, fecondo la intenzione del Compilatore, pofTano eflì riufcir utili alle perfone che fervono , o che fi de- ftinano a fervire nella Marina , a me- no che ciò non fia coli' accendere il loro coraggio cogli efempj d* intrepi- dezza che richiamano alla loro me- moria . Noi vorremmo che vi fi tro- vale la maniera di formare un ordine di battaglia , di riftabilirlo quando ha cangiato il vento, di cambiare la dif- pofizione di una fquadra , di aftrin- gere l' inimico al combattimento , di attraverfare un' armata nimica , di poftarfi fuori d' infulto ce. Il nomina- re , in una narrazione di alcune pa- gine , coloro che hanno faputo fare coterie belle imprefe, è egli un infe- gnarle a quelli che non le fanno? Parlando de' Fenici , l'Autore non fi degna nemmeno dio/Tervare che ad eOì / ?11 efiì è dovuta l'arte di navigare con la fcorta e l'ajnto degli Aftri . Niente ci dice intorno alla buffola , né riguardo alle ricerche che fono fiate fatte per determinare le longitudini in mare j niente accenna toccante il ihezzo fa- cile e poco difpendiofo di prevenire o guarire lo fcorbuto , praticato da al- cuni anni fu ivafcelli inglefi , né fo- pra la maniera con cui effi difendonfi dai fulmini ec. In cambio di tutto quefto egli ci dà alcuni articoli , i quali prefentano dei fatti affai poco memo- rabili, o la relazione dei quali con Ja ftoria generale della Marina non (ì fa gran fatto fentire . Che bifogno v' è , per efempio , di ragguagliarci che Ariftippo, ertendo in mare , e accor- gendofi che il vafcello fu cui egli tro- vavafi , apparteneva a dei corfari , fi pensò j per non eflere da efTì deru bato , di gettare il fuo danaro nell' onde, e di fingere di avervelo lafcia- to cadere per inavvertenza J che Pie- tro il mercatante, dopo la motte dell' Arnmiraglio Bahuchet , di cui erafia to Segretario , entrò nel terzo Ordine di San Francefco , e che , per ripofo dell' anima del fuo antico Padrone , fondò ilPriorato di NoftraSignora del Bofco d' Auvricher prefTo Harfleur ? che, nel 1^72 effendofi fatta fentire la c;ireftÌ3 di grani in Roma, il P^pa ne 5^ mandò a cercare per tutta la Italfa ; e che fuo Nipote , il Cardinale Al- rieri , fcriflTe di fua parte al Gran- Maftro di Malta , per pregarlo a man- dare la fquadra della Ktligione a fcor-r tare i vafcelli di S. S. ? ec. Alcune volte frappano al Compilatore delle repetizioni; noi non ne citeremo, per efempio, che una . Nel i^c?^ il Signor del Guè-Trouin , dopo un combatti- mento nel quale fi refe gloriofo , ef-' fendo fiato fatto prigioniero dagl' In- glefi , fu condotto a Plimouth : „ la j, fua prigionia non fu lunga ; egli „ era ugualmente amabile che corag- ,, giofo ; aveva egli faputo piacere „ ad una giovane Inglefe , la quale ,, fpezzò i di lui ferri ; e 1' amore ,, refìituì alla Francia un Eroe . **• Precifamente nei termini medefimiegit parla nuovamente di quefio Eroe fol- to 1' anno 1756 , che fu quello della di lui morte. Quefla raccolla ra/Tomlglia a iznie altre , che veggonfi ufcire ogni gior- no alla luce , non amore fama , fed timore famit . Lo ftile n' è purgato, gli aneddoti fono per lo più curiofi ed anche intereffanti ; ma , come già' 1' abbiam detto, quell'Opera non of- fre quella utilità che l'Autore preten- da di elTerfi propofia : gli bafti foP I tanto di farfi leggere con piacere , ■ * 515'! N. XL. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. 1 K 25. Aprile 177S. Os SER V AZIQI^I St Sopra il Mercurio , relativamente alia FtJicA^ del Signor Failot, M. (iiS»E. a Montbeliard. Parte prima; IL mercurio, che appellafi comune- mente argento-vivo , è ftato co- nofciuto in tutti i fecolt della Filofo- fia , 9 coflaotemente collocato nell' ordine dei metalli , perchè egli efce dalle minerà come tatti gli altri mi- fli . Avanti la fcoperta di Torricelli , non avevafi cognizione dello ftato dell' Atmosfera , e della natura dell' aria che ci circonda , fennon per conghiet- tura ; ma dopo qiiefta famofa fcoper- ta, ch'era rifervata al fecolo del ri- forgimento delle Scienze, fi è tolto il velo, e ad efTa fiamo debitori def ra- pidi progreflì che fonofi, fino a' noftri tempi , tatti nella Fifica. II mercurio è un fluido minerale , e la fua flui- dità è uno degli attributi efìTenziali della fua natura, poiché non fi è po- tuto giammai alterarla , per quanti tentativi fi abbiano fatti per darle una confjftenza malleabile . Quefla fluidi- tà però è di una natura differente da quella dell'aria , del fumo, della fiam- ma ; e differifce eziandio dalla liqui- dezza delle acque , degli olj di di- verfe fpecie ec. Cotefti liquidi , atti- rati dai corpi nei quali fi depongono, lafciano dappertutto della pruove fen- fibili della loro prefenza, attaccandofi^ '^tiQvoGigrnaled'Kal. Tom. II. V. ftrettamente alfe pareti dei vafi j men- tre all' oppofto , il mercurio può ef- fere travafato parecchie volte , e agi- tato con la mano , fenza che vi ri- manga neflun fegno apparente della fua prefenza . Due forta di mercuria ci fono cognite: il mercurio vergine, e il mercurio comune . Il mercurio vergine è fpecifica mente più pefanta del comune . I Fifici , mediante mol- te e replicate fperienae , hanno con- cordemente riconofciuto ch'egli éfpe- cificamente più leggiero dell' oro , il quale è il più pefante tra tutti i me- talli . Mujfchembroeck , nella fua Ta- vola del pefo rifpettivo dei corpi , ri- ferifce la gravità dell'oro aqilella del mercurio, come iS a 14; e il Signor Bion, nel fuo Trattato degli Strumen- ti di Matematica , alla fine dell' arti- colo del Compaffo di proporzione, of- ferva che un piede cubo d' oro è al piede cubo di mercurio , come i^i6 libbre e 4 once, a 946 libbre e io on- ce ,. Ciò fi verifica eziandio con !a combinazione dei liquidi efaminati fe- condo quella legge d'Idroftatica = ogni corpo che fta a galla è fpecificamentc più leggiero del liquido che lo fofiie- ne j ed ogni corpo che va al fondo è fpecificamente più pefante del liquido in cui fi affonda. E' noto già che l'oro fiegue una tal legge , poiché fi pro- fonda nel mercurio, mentre tutti gli altri metalli vi ftanno fopra . Cion- nonoftante io ho avanzato in un' al- tra Memoria , la quale trovafi infe- rita nel Giornale Elvetico dell* anno Rr i77<5« 3M T776, che il mercurio è fpecificaftìen- ^ piombo J poiché queRo è al mereuri* te più pefante dell' oro , contro l* af- fcrzione de' Fifici. Egli è dunque ben di dovere il giuftificare fiffatta afler. zione, e di addurre le ragioni che m' hanno autorizzato in tale procefTo , dappoiché alcuni dei miei amici m'han- no obbligantemente, intorno a ciò, co- municato il loro Pentimento . Io ho detto che la coropattibilità dei corpi era una delle principali ragioni della loro gravità rifpettiva , o fpecifica . Il mercurio ( io intendo il mercurio vergine ) é il più compatto di tutti i metalli , poiché 1' aria la più rarefat- ta lo coftringe ad alzarfi nel tubo all' altezza di ventifette pollici ; il che non avviene a nefìfuno dei metalli nel- la maggiore loro liquefazione , quan- tunque , fecondo i Filici , 1* aria fia al mercurio come 0,00 1| a 14,000. II. Il mercurio è un fluido d' una natura differente da quella dei liquidi. Le leggi che fervono di bafe alla gra- vità fpecifica dei folidi , non poflbno edere feguite nella comparazione della gravità fpecifica del mercurio cogli al- tri mifti. III. L* efperienza c'infegna che v' hanno dei folidi , i quali fono fpecifi- camente più leggieri dei liquidi in cui galleggiano , ma le parti integranti dei quali folidi fono nonpertanto fpe- cificamente più pefanti del liquido flelTo . Il legno d* abete è all' acqua come 550 a 1005? , e per tal ragione egli galleggia nell'acqua : cionnono- ftante , fé fi riduce quefto legno nel- le fue particelle integranti , quelle particelle medefime faranno fpecifica- mente più pefanti del liquido fui qua- le il legno galleggiava ; imperciocché fé fi getta nell' acqua della fegatura di abete , quella andrà bentoflo al fondo dell* acqua medefima , Ella è ugualmente cofa di fatto, che il mer- curio è fpecificamente più grave dei come ^ a ij; e nonpertanto , fecon- do il Signor Hamberger , le parti fo- lide del piombo fi affondano nel mer- curio . Per una ragione contraria , le particelle integranti dell' oro galleg- giano nel mercurio , mentre il foli- do , offia l'oro in malfa fr precipita al fondo. IV. Dalle fperiense chimiche fi è rilevato, che il mercurio fi carica dell' oro , e che ne raccoglie tutte le par- ticelle che fono fparfe nella limatura degli Orefici . Se l'oro foffe fpecifica- mente più pefante del mercurio, que- l fto non potrebbe agire fopra V oro , né dominarlo così irrefidibil mente. E* vero che l'oro non potrebbe ravviva- re il mercurio del cinnabro , il che fi fa tuttavia con tutti gli altri metal, li . Il Signor Graffe , dell'Accademia delle Scienze , in una Memoria fopra il piombo , ci dice che la ragione di tale fenomeno fi trova nello zolfo di cui è impregnato il cinnabro , e cha refifte alla virtù dell'oro . „ Il mer- , curio , die' egli («), fi carica dell* „ oro tanto più facilmente , in quan- „ to più fine particelle è egli ridotto ; ,, ma non può toccare né l' argento ,,nè il piombo , perchè tutti e due „ quelli metalli fono aiefcolatidi zol- „ fo , che il mercurio non può ad „ effi levare ; mentre che tutti i me- ,- talli , eccettuatone l'oro , poflTono „ ravvivare il mercurio del cinnabro, „ caricandofi dello zolfo comune, col „ quale l' argento-vivo era per V in- ,, nanzi unito." V. Il mercurio imbianca I' oro ; e fé Ci pone l'oro imbiancato fopra i carboni accefi , il mercurio evaporerà , fenza che l' oro ne patifca la meno- ma alterazione . Peraltro , fé fi ripe- te quella efperienza col mercurio ver- gine e col comune , fi offerverà due. a, fenomeni ben differenti l'uno dall' aU «1k tro: ( cerm.i da me ftefib della prefenza del mercurio . Dopo alcune operazioni ho ottenuto un rifultato fimife a quello del Signor GroJJe , quantunque io ab- bia procedtìto affatto diverfamente . Non contento di quello rifultato , ho tentata un'altra via per ottenerne uno più decifo . A tale effe3 % 42. La malattia delle Gattine^ è là flrage de' Bachi . Li fopra indicati ri- medj , ed il variar la foglia, può pre» fervarli o liberarli : al che aggiungali il pronto cibo dopo la muta . 4j. Le Facche i che comparifcono nel feflo e fettimo giorno , dopo la quarta muta, fono il fegno della prof- fima maturazione de'liachi* 44. Il più certo fegno della matu- rità del Baco, fi è, eh' egli fatto pel- lucido negli anelli del collo , fcorra fopra la foglia fenza.guflarla . 45. Altri fegni di quella maturità fono} la minorazione di mole ; l' im- biancarfi prima , e poi rofleggiar ful- la coda ; il molle flerco ec. 4(S. Nelli giorni della maturazione non fi abbandonino un fol momento» i Bachi ; effendo queflo il punto di cogliere il frutta delle fatiche . 47. In qualunque modo fi formino i Bofchetti per porre al lavoro i Ba- chi , fiano fempre rari , ed in modo difpofli , che per ogni parte l'aria pa(U liberamente ; ed al difopra fiano ter- minati da qualche cofa ^ che leggie- rinimamente li comprima, acciò i Ba- chi faliti in alto trovino tollo a che( attaccare il loro filo e 4S. Li Bofchetti nort À carichino» troppo di Bachi , onde non fobbollif- cano , o fi flurbino vicendevolmer>ttf nel lavoro delle G^//e;/^ 3 e filino molti doppioni .• 45». Facciafi fuoco anche i primi gior- ni, nei quali i Bachi fono nel Bofco ^ 50. Se dopo il quarto giorno fi le- meflfe di fobbollimento nel Bofco, per mancanza diaria, o per eccedente quan- tità di Bachi j fi può aprir deliramen- te il Bofco medefimo , e dividerlo irt varie parti, giacché i Bachi rinchiufi ^ nel Bozzolo continuano il loro lavo- ro fenza flurbarfi ; e quelli che lìotl l'hanno cominciato , riprendono vi- gore dall'aria libera , e lavorano la Galletta. 51. Non fi difgalletti fé noti dopo il fedo giorno, dacché fi terminò di mettere i Bachi al lavoro nel Bofco. 52. Dalla Tofta de' Cavalieri più fa- Tt a ni^ ni , fi fcelgano le-Oallette per femen- za ; poiché i difetti di qnefta non fi correggono per qualunque attenzione . 55. L' ulo di far depofitare dalle Farfalle l'uova filila tela, lo preferif- co a tutti gli altri metodi a me noti, per la facilità di fiaccarle, e di purificarle nel vino , onde accertat:fi della loro buona qualità. 54. Una libbra di Galletta può pro- durre circa un' oncia di Temenza pu- rificata , come fopra ; ma è bene far- ne nafcere in maggior quantità del Broprio bifogna , per non efifer mai coflretto per qualunque evento a fer- vi rfì della meno perfetta, e per aver- sie in abbondanza da vendere ^ e dif- penfare ad altri » Eìemens d'agri culture iy^e. cioè , Ele- menti d'Wgriccltura , fondati fopra i fatti e fulle ragioni : Opera del *Signor ']. E. Bertrand , che ha ri- portato il premio della Società Eco- Tiomica di Berna l' anno 1774- ^ Berna , Jn ottavo » COnfacrare le fue veglie , f fuoi talenti , le fue cogniziotìr alla pubblica utilità , egli è fenra dubbio un adempiere ai doveri dell' Uomo , del Cittadino e del Criftiano . Tali fempre fono (tati gli aggetti delle fa- siche del Si.gnor Bertrand , così van- taggi-ofamente conofciuto nella Re- pubblica delle Lettere , per le molte fue Opere eccellenti , tutte deftinate al vantaggio delia Umanità. Egli è fla- ro già parecchie volte coronato dalla Società' economica di Berna, e leMe- mor'vt di' queft" illufire Corpo abbon- -•dano di pezzi avvalorati d'aU' appro- vazione di quei giufti eflimatorfr del vero merito. L'opera che annuozia- mo, utile ai Proprietarj e ai Colti- vatori, fa onore ugualmente alla So- cietà che ne ha prefcritto i^l tema , € indicato il piano , come al dotto Soggetto che ha faputo corrifpondervr ^ con tutta la ^recìCioné \ chiarezza ed efattezza . I! Signor Bertrand ha fegcrito il me- todo focratico , avendo diftribuita la; fua Opera in otto trattenimenti tra un Proprietario illuminato ebeneidrut- 10 , ed un Af^ìuaruolo di buon fenfo. La forma di dialogo non pregiudica né all' ordine né alla precifione , a non ammette né fuperfluità inutili ,. né proliffità. Tutti i precetti effenzia- li dell'Agricoltura fono riftretti in 168 pagine , con le loro ragioni e fonda- menti . Non vi- fi troverà niente d' inutile per fare pompa di un'S vana fcienza , e nulla vi manca d' impor- tante : queflo picciolo libro , fparfo' per le campagne, non pcò eh' eflervi' di nn ottimo ufo. I Maeflri di Scuola nei Villaggi dovrebbero andarne prov- vifti , e fpiegarlo £gli adulti ,^dopo le altre incombenze del loro uffizio » A che fervirebbe queft' Opera , fé non venifTe letta che da quelli che hanno la confuetudirae di comprare e legger dei libri > Bifognerebbe anzi eh' effa folfe lett^ da tutti qaelli pei quali il luna- rio é un libro. Il prhmo trattenimento verfa falla fcelta delle femenze e falla loro prc- parazione^ ful^a nraniera come fi fvi^ Inppirro nella terra , e come le loro= diverfe parti concorrano alla germi^ nazione . Vi s' infegrra in qiaal moda s' abbiano a preparare i grani per fe- minarli . Vi Ji diflingue il frumento ^ mafchi-o dal frumento femmina ; e vi) fi parla di pafTaggio della eoftante in- variabilità delle fpecie. ► Le parti delle pfante fono il fog- getto del fecc!:do trattenimento . W fucco afcende n-ell'e piante per le ra- dici che lo fucchiano. Elfo circola per mtzzo delle foglie , le quali fervono a far trafpirare le parfi acquofe fu- perfìue , e quefte foglie medefime -s' imbevono eziandio della umidità dell* aria e dei luoi vapori . Qaefte foglie ancora difendono i germogli, e pren- dendo vento , fanno che 1* albero o # la piantai fìaflo agitati , il cté favo- rifce la circolailgne e ilcorfo ielfuc- ehio > ch'io . V hanno dei fiori mafchj e del fiori femmine , talvolta fulla fleffa pianta , e taP altra fu degli fieli dif- ferenti, La polvere eh' è nella fom- niitàj cacciata dai venti , o in qual- che altro modo , feconda i fiori fem- mine , i quali fenza di ciò rimango- no fterili . La pianta è ricoperta d'una fcorza che difende i canali e i tubi icterni , ficcome la midolla è prefer- vata dalla teflltura delle fibre . Gli erbaggi hanno , oltracciò , dei nodi che fortificano il gambo , e che con la loro tenitura più unita fervono an- cora a filtrare e a preparare i fucchi, prima che giungano alla fpica e ai grano . Per mezzo di tutte quefle parti la pianta fi nutrifce, crefce e fi fvilup- pa . Quefto fviluppamento forma l'og- getto del terzo trattenimento •. Entra egli a ragionare del nutrimeiuo delie piante, dei fughi acquofi , o dell'ac- qua j la quale tiene in difToluzione una terra finiffima eh' è calcarla 6 al- calina , e che puolTj chiamare elemen- tare, dei fali, E delle parti graflTe ed ©Uofe. La fermentaz ione eccitata neHa terra da] calore , col concorfo del ca- lore efterno , fa afcendere quefl 'acqua, carica di quefte^ direrfe parti mefco- Jate e difciolte , nel modo fteflb che il Sole fa elevare in vapori ì' acqua è' uno ftagno , Anche la fottigliezza dei tubi delle piante è favorevole all' afcenfione di qtaefti ■ fucchi , ficcome fi vede afcendere 1' acqua in un piccio- Jo tubo di vetro, la cui eftremità fia immerfa mi tin vafa, a! difopra del li- vello dell' acqua contenuta nel vafo medefimo . I pori delle radici , come tanti crivelU differenti , non ammet- tono fennon quei fughi che fono ad •(fi proporzionati e convenevoli . L" agitazione che il vento produce fulla pianta, mantiene il moto del fucchio, che afcende e difcende , iiel mentre che 3e foglie s' impregnano dell' umi- •dità dell'aria , Queft'aria medefima, che. preme d' ogni parte le piante , vi «ntU pei loro pori , e ferve a man- seiTj^rvJ 'ti moto e la vita 3 poiché una pianta, privata dell'aria ', languifcer e muore ; e privata folamente della luce, il fuo colore ne rimane bentofto alterato . Il Proprietario rifchiara , o fa che l'Affittajuolo difpieghi tutte fif- fatte operazioni della natura , o per via di efempj , o colle efperienze e co' fatti . Queflo "è* un trattenimento interertante e bene ordinato, e che fi afcolterebbe con piacere. Nel quarto trattenimento , fi def- crive con caratteri femplici lequalità, buone e cattive , delle terre, renden- do ragione delle loro proprietà , indi- cando i difetti di quefte per rimediar- vi, e i vantaggi delle prime per ap- profittarne . Qui dunque fi apprende a conofcere ciò che coftituifce un buon terreno , e eh" è la quantità fufficien- te di terra elementare o alcalina , di quella terra che leva I' acidezza all' aceto, mefcolata convenevolmente cort una terra più groffiera , fufficiente- mente dilatabile , la quale fia fuffi- cientemetite unita , fenza ffifere te- nace- Parlafi , nel quinto , del mefcuglio delle terre , come di un mezzo pro- prio a correggere i difetli di^^n terre- no poco fertile, e s' infegnano le cau- tele da prenderfi per farlo con la mag- gior ficurezza , e con la minore fpefa poffibile . S' indica indi la calce , co- me un mezzo per rifcaldare le terre fredde , e la maniera d' impiegarla ; la marna , come un rimedio contro la ficcità delle terre troppo leggiere , con la maniera di farjie ufo ; il gef- fo, come proprio a rinovare i prati a trifoglio e altre erbe da foraggio , e il metodo di fervirfene . A quefto propofito, dobbiamo ricordare la molto iftruttiva Memoria full" ufo del GefTo ec. del .valente Coltivatore Signor Gtaa' nctntoni» GiacomeUo , pubblicata nei noftri fogli , e ftampata anche fepara- tamente dal Libra jo Mìlocco. GÌ* ingraffi e i lavori fono l'oggef- to del fefto trattenimento . Co* lavori fi può fupplire alla troppo poca quan- tità di letame, aprendo ed efponendo r interno della terra ai vapori dell' a^ jia , 334 ria , alle fue influenze ] ai fnoi fali , al gelo, facendo evaporare i fughi vi- ziofi , diftruggendo le male erbe , at- tenuando la terra , nella quale le fé- menze bene fviluppate germogliano me- glio , nella quale le buone piante pe- netrano e fi niitrifcono più facilmen te , agevolando Io fcolo delle acque nocevoli , mefcolando e incorporando bene le terre che fono al fondo con quelle che fono al di fopra , diftrug- gendo gì' infetti perniciofì ec. Il leta- me però è di un ufo grandiffinio per moItifTimi oggetti , aiutando i lavo- ri ; e qui fi trovano delle regole toc- cante l'impiego del medefimo, la fua confervazione , e il modo di aumen- tarlo . Viene foprattutto fuggerito il mefcuglio della terra, a ftirato a ftra- to alternativamente, col letame quand' efce dalle fcuderie , e la cura delle fo- gne dei letama) troppo fovente ne- glette , Gii animali da lavoro , i cavalli e ì buoi , occupano il fettimo tratteni- inento , con gli aratri , dei quali fi fpiega la coftruzione e il meccanifmo. Quefte beftie da lavoro efigono delle attenziot>i che vi C trovano prefcrit- te . I pafcoli comuni fono fovente la caufa delle loro malattie, e fi dimo- ìlrano gì' inconvenié-nti di tali comu- ni. Si efamina indi la maniera di ta- gliare le biade , fegandole o falcian- dole. Finalmente i prati fono il foggetto dell' altimo trattenimento, con la col- tura alternativa , il vantaggio della quale fi comincia così bene a cono- fcere nel Paefe diVaud e in altri an- Cora . L'Autore ha già pubblicato un eccelknte trattato fopra l'irrigazione dei prati , il quale prefenta affai piì» dettagliate le regole che qui trovanfi irv riftretto . Egli avea parimenti det- to tutto quello che v'ha di pia effen- ziale riguardo all' alternativa dei prati in campi , e dei campi in prati, nell' Enckiopedin Economica , all' articolo a/temer , articola eh* è flato inferito anche nell' Enciclopedia univerfa/e . Tutte quefte illnuioni ficure fonopre- * Tentate con chiarezza , foftennts con ragioni fsmplici e facili da intenderfi. Noi non facciamo che indicare alla sfuggita il contenuto di un' Opena fcrit- la con tanta precifione, che non può effere compendiata ; e d* altra parte così intereflfante , che non può non effare letta, nell'originale medefimo, con frutto non meno che con piacere» Il Pubblico dee faper grado al Signor Bertrand , il quale da tanti anni inv- piega i fuoi talenti nell' iflruzione ge- nerale fopra gli oggetti i piii impor- tanti , e più utili alla Società . Quefta operetta ci fa fovvenire d'un* altra fallo ftefifo argomento , intito- lata = Dottrina agraria ad ufo de' Contadini , fcritta in dialogo da un noftro Italiano, ftampata prima in Mi- lano , indi , con delle aggiunte im- portanti, rifiampata in Venezia. Ofia- mo avanzare , che chiunque foffe be- ne in pofreffo delle iftruzioni conte-' nute in quefte due Operette, potrebbe vantkrfi di faperne affai d' Agricol- tura ; ma , ciò che più importa, po- trebbe alficurarfi , mediante i lumi acquiftati , di potere moltiflìmo av- vantaggiare i propri intereffi . Tratte dei differente^ efpeces (snc. cioè Trattato delle differenti fpecie di Ta^ pezzeria , e principalmente di quel- la detta aupetit-point &c, ^ Yver- don ijyc. Uefta operetta , di fole fettanfa- quattro pagine , è del picciol numero d» quelle alle quali fi defidera che 1' Autore aveffe data una maggiore eftenfione . Quefta è la pro- duzione di un Uomo di fpirito , del Signor di H .... , il quale ama e coltiva con fucceifo parecchie delie belle arti . Egli parla , fcorrenio , delle diffe- renti fpecie di tapez^erie: il picciolo punto, il punto incrocicchiato , il pun- to d' Óngaria , il punto lungo , la ciniglia ec. Indi pafla a fare alcune offrir- oflervazioni fopra ì materiali eli' en- trano nella tape^reria. Dei tela) ncn fa che due parole . Ve n' hanno ài varie forta , più o meno conwdi ed adattati alle differenti fpecie di ope- re. Si defidererebbe ch'egli avefla de- fcritti quefti differentiXelaj , i pm co- modi j e che ne avefle dato qualche figura , affine di poterne far coRruire in Ggtiì Jiiogo , fecondo l* opera, co- me pure fecondo la ftatura e la vifta della Ricamatrice. Dopo ciò egli trat- ta degli aghi , e delle lane, delle fe- te e del filo da adoperarfi . L'Auto- re fi trattiene altresì fulla maniera di lavorare le tapezzerie ; ma fi brame, rebbe eh* egli ne avefTe qui date delle regole fulla meccanica dell'arte , ful- la pofizione del corpo , fui maneggio 'riell'ago , fu i movimenti delle brac- cia ec. Anche qui farebbe ftata necef- faria^^jja tavola per li principianti . Tutto quello eh' ei ne dice è chiaro ed efpreffo bene , ma fi vorrebbe eh* legli non avefle omeflb niente dell' ef- fcnziale. Sieguono delle oflervazioni fu i fondi , f u i chiaro fcuri , fu i contor- ni . Si fcorge che l'Autore ha gufto e cognizione di difegno e di pittura in tutto ciò che dice fugli oggetti del- la tapezzeria , full' accordo dei colo- ri , full' arte di aggruppare gli og- getti ec. Termina col dare alcune iflruzioni riguardanti la efecuzione di differenti •forta d* opere ; e l' Autore medefimo f] è accorto che farebbe riufcito più •intelligibile con 1' ajuto delle figure . Egli prefterebbe unfervigio fommo, fé cercafle di rendere più oprfetta e più utile la defcrizione di quell'arte , co- municando inoltre al Pubblico le fue ricerche full' Iftoria dell' arte medefi- 5ià , la quale, come tutte le altre , 'o 5 ^ ha avuto I ftioi principi , t fuo'i prò- grsilì, e le fue rivoluzioni. ***** L'Accademia delle Scienze e Belle Lettere di Marfiglia propone i fe- guenti Argomenti pel concorfo ai Pre- n>j ch'efia diftribuirà. Per l'anno 1778= „ Qaali fiano „ i di-verfi ingraffi che pwò fornire la j, Provenza 3 e quale fia la maniera ,, d' impiegarli fecondo le differenti „ qualità del terreno .-="' Per V anno ijj^ :=: „ Quali fiano „ 1 mezzi piùi proprj a vincere gli „ oftacoli che il Rodano oppone alla „ navigazione tra Arles e Marfiglia , „ e ad impedire che- non fé ne.fur- j, mino di nuovi ?" ' Per !• anno 17S0 = „ Qaali fieno „ 1 vantaggi e gì' inconvenienti dell' „ ufo del carbone foflile , o di quel- „ Io di legno nelle fabbriche; e quali „ fieno le qualità delle differenti mi- „ nere di carbone che trovanfi nella „ Provenza ì " Quefti tre Premj faranno doppj. Per l'anno 17S1 ricerca 1' Accade»' mia =: „ Quali fiano le cagioni cha ,, potrebbero concorrere a colmare in- „ fenfibilmente il porto di Marfiglia ; „ e quali fiano i mezzi di prevenirne ,, gli effetti , e di rimediarvi?'' Le Memorie fopra quefti diverfiQue- fiti , offervandofi le folite formalità , devono effere fpedite al Signor Mou- railk Segretario perpetuo dell'Accade- mia , innanzi al primo diGennajo di ciafcun anno in cui devono effere ag- giudicate. * PREZZI CORRENTI DE* GRANI ; Addì 25- Aprile 1778. Venezia a peso di Lib. 152. Io Staro. ^. Mirano à misura Veneta.' Fermento' » • — l. 2; i"—:''^ Simile • •• L. 2 1 : IO : »— Sor^o Turco •- ' — -^— ■ — L. ij: ^~: — •_ Fermento in T tazza Simile Da Vijlori — <- Simile Da Forni- Simile - .L.2J : I5: — ■L. 22 : io: — • L. 2j : — : — ■L. 24:' — : — -L.r— : — : — In Tubblico da Fontici^ — l. — : — : — Simile — — 1- — : — - ' Sorgo Turco .« L. lé : 5 : Simile ' I- — - •" — • Brescia a misura Veneta. FormentO' ' i- 2.5 • io • ■^~ Simile L. 27 : IO : — Sorgo Turco — ■ l. 1 5 •• io : * Simile — L. 16 ; 5 : — Desenzano a i*usura Veneta. Fermento' — •— L. 2j : Simile ' ■ L. 26 : IO > SorgoTurco — ■ — ■ • L. 14 : — : ■ Simile ■ L. 16 : — : • Gardon a misura Veneta. Fermento " '^' ^■S : : - Sorgo Turco ■ ' 1- ^7 •■' • " Iseo a misura Veneta. Tormento— ' — i-. 25 : io,: ' Simile L. 29 : IO : Sorgo Turco l- jS; io Simile ' ■ L. 1 5 : IO : - Bisogne a misura Veneta. Tormento'—^-— — < i- 25> • io : - Simile • ^L. Jorio :- SorgoTurco — ' i"'i9' i°-' Simile ' L. 20 : IO : • Vicenza a misura Veneta. Fermento ' ■ i- ^ì • io • Simile- ■ L. 21 : IO : Sorgo Turco ■ e. 17 : 15 : Simile L. 1 6 : 1 6 : Treviso a misura Veneta. tormento ' e. 21 : io: — •' Simile L. 22 : — : — • Sorgo Turco Simjle ^'L. 16: — : — -~L.i5: 5 .'-. Lecnago a misura veneta. FormentO- • — l. 2^ : — : — Simile — ' L. 2 1 ; 1 5 : ►— — L. ló: IO :• Sorge Turco- Bassano a misura Veneta. Fermento ■ l. 25: io Simile — L. 24 : r— Sorgo Turco '• ^l. 17 : io Simile- L. 16 : 15 Udine a misura Veneta. Fermento — - — i. 24 : 10 : — ^ Simile ■ Sorgo Turco Simile- -L.24: 5 -L.i^^^ :t- -L. 17: 2 :— ; PIAZZE ESTERE. Rimini a misura Veneta. Fermento l. 20 : •— : — -^ Simile L. 1 9 : •— : — Sergo Turco — r— ^* 1 1 •* io : rr: Ancona a misura Veneta. Fermento — ■ e. j 2 : — .* — Sorgo Turco -■ ■ ■ «^ L. 19 : 5 • "^ — Punta di Goro a misura Veneta J Fermento Sorgo Turco- — L. j-o: 5 : — '■ Termini a misura Veneta . Fermento ■ — ; ■ "E. 55 • — * "" Sor^o Turco « E. — : — : *— Genova a misura Veneta Fermento -— -— l. ?o : 5 Simile SoT?o Turco- Simile ■ -L. , 5 : — -E. ^9 : 5 -L. 20 : IO m N. XLIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. l6. Maggio 1778. Defcrìption def afpeBs du Mont Bl(tnc 5fc Ì3r>c. cioè Defcrizio»e degli a/petti del Monte Bianco dalla parte della Falle d'^ofla , delle Chi accia} e che ne difcendono , ee. ec. e la [coperta della Martina . Trefentata n S. M. il He di Sardegna da Marco Teo- doro Bourrit , Cantore della Chiefa Cattedrale di Ginevra : per fervire di continuazione alla defcrixione del- ; le Ghiaccia'ie e dei monti di ghiac- cio del Ducato di Savoja . Jf Lo- fanna , 1776 , i» ottavo , di pa- gine 160. L'Uomo e nato curiofo . I fatti, le relazioni, le defcrizioni di og- getti ftraordinarj lo interefTano , o lo trattengono con diletto . Egli è por- tato particolarmente a conofcere ciò che la Natura ha collocato lontano da lui; pare che la diftanza ne aggiun- ga un nuovo merito. L* uomo sdegna, in certa maniera, quelle cofe che gli fono d'intorno , per quanto maravi. gliofe , e degne di attenzione efTer portano; e comuniflìmamente gli Stra- nieri fon quelli che vanno a togliere una tale indolenza . Parecchi diquefli hanno, e con ragione, creduto che i monti di ghiaccio della Savoja , non meno che quelli dell' Elvezia , meri- taffero la pena di eflere vifitati dai Dilettanti della Stona Naturale. Han- no eglino comunicato la loro curiofi- tà e le loro ofiTervazioni ad alcuni a- bitanti di quelle provincie raedefime,! nelle quali quelle maraviglie ritrovanfi .^ Jiuovo Giornale d' Hai. Tona. II. Np Tra quefli fi è diflinto il Signor Soar- rit \ e dopo di avere pubblicata la defcrizione d' una parte dei monti di ghiaccio della Savoja , egli intrapren- de, in quefta fua nuova Opera , di far meglio conofcere i conforni e i diverfi afpetti 3i »> ìi >> »} »i . >J 3) ,3) >9 3Ì 33 i) i> a i> i> i> ^> di ravamo difcefi verfo l' ^rva , rC- ftammo molto forprefi di vedere uno dei muli montare improvvifamente il ponte, e tir^rfi dietro i fuoi com- pagni, malgrado a tutti gli sforzi che noi facevamo per trattenerli . Alle grida ^ ch'erano 1' efpreffione ^i del terrore , fucceife uno fpavente- ii vote filenzio , durante il qualej be- 3j ne ftretti e ferrati contro Tanima- ii le, offet-vammo le fue precauzioni per pofare con ficnfezza i piedi , raccol-ciare od allungare i pafll fe- condo il barcollamento della tavo- la , e fummo in pochifllmo tempo j, trafportati all' altra parte i " Nella flradà che conduce al Bori- homine , fi paffa , fenza vedervi nef- luna abitazione umana , Una eftenfio- tie di nove leghe ^ circondate da alte montagne, dà rupi rovefciate , cam- hiinando foprà dei monti di neve e di ghiàcci » 1 camofci e le capre fal- Vatiche occupano qtiefto deferto i Si ti che quelli animali vivono in trup- pi , e che hanno fempre là prudenza di mettere ima fentinella agli angoli d«llà Valle > Il Bonhorhnie è un' alta ^ 33 a Ì3 ,' -^5 3*^ liiòntagnàj'Ià'qualfeda o'g'ni par-tenoil prefenta che la iraagine di una gran> de rovina s Si fono trovate ,. fulla fui fommitài delle medaglie dei primi Im- peratori . Cotefii luoghi erano forfè meno fpaVentevoli a quei tempi ^ op- pure avrebbero quegl* Imperatori pen- fato di ftabiJìfvi degli ofpizj ? Il vil- laggio é\Chapiu, fìtuato al piede del- la montagna , non e abitato che du- rante i glorili più lunghi dell'anno i Le cafe vi forio tutte ifolate , a ca- gione delle frane di nevi é Un fondò di umanità e di dolcezza caratterizza quelli che le abitano ; ,, Gli oggetti ,, che hanno eglino fotto gli occhi j ,j la vivacità dell'aria che refpirano, „ la vita innocente efolitaria cheme- ,, nano , tutto ciò dà al loro fpirito „ una fofza , mediante la quale ri- „ trovanfi fovente in contefli mon- „ tanaj f fentiménti degli uomini i ,, meglio educati . La natura di tali „ luoghi non influifce niente meno „ fui fifico che fui morale . Gli uo- ,, mini vi fono robufli ; il beP.ia- „ me vi fiefce forte e vigorofo ; e „ quivi guarifce da quelle malattie j, eh' effo ha contratte alla pianu- ra Dopo un lungo cammino tra rupi £ precipizi , e dopo di avere corfo pe- ricolo d' un temporale, accidente fpa- ventofinìmo in cotefle montagne , il noflro Autore è finalmente arrivato air^//(rV bianche , eh' era l'oggettto il più intereffante del fuo viaggio. La defcrizione eh' ei reca di quello luo- go e de. Tuoi contot-ni , merita di ef- fere qui in riflretto riferita . Vi fono certi oggetti , che il pennello, il più eccellente ed efercitato , non poticbbtì giammài rapprefentare che imperfet- tamente i „ Una valle d'immenfa e- ,, ftenfione ^ piena di i-upi precipita- „ te, di nevi , di ghiàcci ; un ànfi^ „ teatro di montagne le une al difo- ,, pra delle altre ^ come per fofleneré „ r enorme mafla dei ghiacci onde „ fono coperte ; il Mo»tè Bianco, che „ con la fua cima le domina . Sul j, davanti , due montagne di figura V u i j, pira* 34^ V, piramidale j Dna lavorata dalla na- s, tura in roflb e in verde, l'altra di- si pinta in verde e in giallo . Dietro ,5 a quede j unenorme montedi ghiac- }, ciò , d' una bianchezza abbaglian- j, te . Alla finiflra un muro di rupi 5, aitilTìme, fcanalate , tagliate afca- 55 glioni 5 la cui bafe è fepolta fotto 3, un ripido monte di ghiaccio inter- ,j rotto da larghe fenditure che riflet- 3, tono l'azzurro il più vivo. Quindi „ fi fcopre Vallee bianche in tutta „ la fua eflenfione . Quella valle ha y, fei leghe di lunghezza , fopra una 5, larghezza ineguale . La fua entra- j, ta non prefenta che un mafTo fpa- ,5 ventevole di rottami , di rovine d' ,, ogni grandezza . Quelle rupi fono >, di granito colorato e di criflallo ; „ non vi fi fcuopre traccia di viven- „ te . EfTa non è accefTibile che nei „ maggiori caldi dell' eftate; eflendo , j, in ogni altra flagìone , ricolma di a, nevij e da ciò efla trae la fua de- 5, nominazione . La fcoperta di que- „ fla vaile è dovuta al Signor de Sauf. „ fure : neffun OfTervatore non vi era penetrato prima di lui. Il fuo fco- po , nei due viaggi eh' egli vi^ ha 3, fatto , era di giugnere alle ghlac- 3, ciaje che fono ali' oppofto di Cha- ,, mouny, fperando di trovare W Monte 3, Bianco acceffibile da quella_ parte j „ nel che non potè egli riufcire; ma ,, quella intra prefa , la più ardita che fiafi gìaminai fatta in tal genere , 'y lo conduffe in certe fpecie di flrade formate di muri di rupi e di ghiac- ci di duemila piedi di altezza . Re- gna ivi un perfetto filenzio che non , è Interrotto , che dallo ftrepito de- j gli fprofondamenti e delle rovine . Lo Spettatore vede il Cielo di un blo nero; ammira le fcrepolature , o aperture per le quali il Sole pe- j, netra in quelli luoghi , e vi produ- B, ce degli accidenti di luce fingola- „ riflìmi". Ufcendo da quelli luoghi, il cui afpetto non può che eccitare 1' ^ammirazione , ed anche qualche ter- rore j per un declivio erto e perico- lofo i fi difcende al borgo di Cor- 3) 3} 3 33 33 3 3 3 3> iì Ì3 ♦fc mayeur , fituato all' eflremità fetten^' trionale della Valle à'^ojìa. Scorgorifi ancora , lungo il cammino , due fu- perbe ghiacciaie , fituate in un vaRo deferto, e che formano un lago d' una lega di eflenfione , le cui acque fono belle, limpide e profonde. Nel mez- zo di quello lago trovafi uno flret- to fpaventevole , pel quale l'acqua fi precipita con un grandiflìmo ftrepito. Qiieft' acqua è un torrente , il quale paflTando fotto un terzo monte di ghiac- cio , più grande degli altri due , ne efce poi per un'arcata di ghiaccio di una bellezza flraordinaria. A mifura che fi va allontanandofi da quelle al- te regioni, fi refpira un'aria men vi- va, il calore del Sole comincia a rif- caldare i Viaggiatori . Si fcuopronodéi bofchi , delle praterie j fi fpera di rifcontrare bentoflo qualche abitazione d' nomini, preflTo ai quali fi potrà tro- vare degli ajuti , e guftare un ripofo legittimamente meritato da tante fa- tiche e da tanti difagi . Oggetti tali, una tale profpettiva, non pofìTono che produrre delle fenfazioni , per verità meno ftraordinarie , ma aliai più lu- finghiere di quelle che nafcono alla villa delle maraviglie della natura . Gli fteflì pericoli che fi fon cor fi , e che fi hanno felicemente sfuggiti , rendono la fituazione più inierelTan- te. Cormayeur è un borgo fituato, co- me fi è detto , neir eflremità fetten- trionaie della Valle à'^ojìu . Il terre- no di coteflo Paefe è di una fufficien- te fertilità. Ogni anno, dopo di aver mietuti i frumenti , e infeminate le tene , gli uomini abbandonano le lo- ro famiglie , per difcendere al piano. Quefta periodica emigrazione dura fei mefi . Al loro ritorno , vi recano iP frutto delle loro fatiche . Durante l* affenza dei Mariti , le Mogli appro- fittano dell'ozio dell' inverno per am- maeftrare elleno ftefife i loro figliuoli. Si rimane forprefi nel vedere che tut- te, non folamente fanno leggere e fcri- vere , ma che molte eziandio hanno ^^ cognizione delia lingua latina , Vi fo- rò concorfi ad affìftevle dei Precettori . ^ In cotefto luogo felvaggio fi fono tro- s vati i mezzi di fondare delle Scuola, come pure di fovvenire ai bifogni dei poveri . Le acque minerali, che vi d vanno a prendere , farebbero più fre- quentate , fé il foggiorno vi foflTe me- no incomodo. Ma i coftumi di quelle buone genti vi guadagnano più , che l'afprezza della fituazione non fa ad efife perdere . Si fa che cotefto Paefe, un tempo meno carico di nevi , di ghiacci e di rupi rovefciate , e affai più popolato , contiene delle minere di varj metalli preziofì, che fotto I" Impero d'Auguflo eccitarono la cupi- digia dei Romani. Il Labirinto, vaflo fotterraneo che trovafì vicino a Cor. mayeur , non è altro che una di cote- fte minere da molto tempo abbando- nata . Il Signor Bourrity intento ad adem- piere l'oggetto del fuo viaggio , fu follecito ad approfìttarfi del reftante della bella ftagione, per vedere anco- ra delle altre maraviglie ; e feguendo fempre le traccie de! Signor de Sauf. fare , intraprefe di afcendere il Cra- mont , la più alta cima ira quelle che circondano Cormayeur , affine di pro- curarfì da di là un nuovo afpetto del Monte Bianco. Non fi può, fenza in- terefTe, leggere il racconto delle fati- che, dei travagli che gli convenne fof. ferire per arrivarvi ; né fenza emo- zione r abbozzo, ch'egli ne reca, del magnifico fpettacolo , di cui furono tteftimonj i fuoi occhj, e che confefTa €Ì medefimo elTere fuperiore a qualun- que descrizione . \Jtì folo tratto ba- fterà per far giudicare del rtfto. Di là •Jcuoprefi interamente il Monti Bianco, • che domina tuttte le altre montagne, € che prefenta un' enorme mafia di ghiacci, pofata fopra un ammafiTo di »upi . L'altezza n'è fpaveratevole ; le fue ali , a deftra e a fìniflra , fi eften- j donde era egli partito due giorni in- nanzii.- In feguito a quefla felaziorie, ito-^ vafi quella d* una fcoperta fatta dai Sigfior £oKrr;7, e la quale non può tìotl interefTare i Dilettanti di quefla parte della Storia naturale . Il montedi ghiac- cio di Biiet è noto per eflfere flato vÌj fitàto fino alla fua fommità , è più d' una volta ,- dal Signor de Ltic , e per effere divenuto il teatro di molte importanti offervazioni . Ma la flrada che feguirono per giungervi , è peri- colofa j erta , e prefenta degli ofla- coli infuperabili. Il Signor BoUrrit ha! intfaprefo di ritrovarne un* altra me- no penofa , arràmpicandofi fu queflo' monte per la parte della valle àìcha^ mouny , e afficurandofi che la nlorita- gna , dalla gente del Paefe chiamatai ido'ffifjàl ttoà è altro che ii monte di ghiaccio di cui fi parla. CiògUèriu. fcito perfettamente , e fi è convinto dei vantaggi di quefla nuova ftrada , praticandola egli medefimo , dopo a- verne provata V altra. In tal guifa , non folamente egli ha avuta la fod- disfazione di giiignere alla cima della più. alta montagna che fia dinanzi al- la gran catena del Monte Bianco , ma ancora di arrivarvi per un fentiero Così facile , che fi può farne più di due terzi montati fopra il fuo mulo. Niente nemmeno impedirebbe, fecon- do lui , che non fi poteffe paflar la notte fopra quefto monte , attefa la facilità di portarvi le cofe neceffarie. Effo diventerà l" ofTervatorio più alto di tutti : fifcuoprirà., Goii l'ajutodei felefcopj j dei nuovi aftri , che laden- fità dell'aria delle noftre pianure ci ha finora tenuti copei'ti , e forfè con tal mezzo fi verificheranno le relazioni della rifrangibilità con ledifferenti co- lonne della nofira atmosfera, oUvs Ma il rióftro Viaggiatore non fa ugualmente felice in un tentativo, eh' egli impegnò due delle fue guide a fare per procurar di afcendere quanto p'ù foffe portìbile fopra W Monte Bi&nco, I loro sforzi furono inutili , e quella rnontagna fu giudicata iriaccelfibile ialla parte à\ Chantcuny , come >Jo è da ogni altra . vv.\^> ^ Alla fine di quella relazione trovafi una tavola deUe altezze delle princi- pali montagne del Mondo , che fono Hate mifurate con qualche efattezza, L' altezza del Monte Bianco è di 2^91 pertiche e un terzo fopra il livello del mare ; e non ve n' ha nelTun' altra nell' antico Continente che fia tanto alta . Il Signor Bùurrit promette di dare tra poco una defcrizione dei monti di ghiaccio dell' Elvezia ; e quantun- que egli non fia il primo che abbia fcritto fopra tale argomento, tuttavia è da defiderarfi eh' elfo mantenga la fua parola in cofa tatito pel Pubblico iaierelTante . <'.-#. 1 JnterefTanfe, conto , in dei motivi: ad impie-> 545 « ' "if3_^i^utl ,b i'r> Oeuvrfs du Chevalier f^on Linné , C^, cioè Opere del C<»^'^//VrVon Linneo, tradotte in fr ance fé da una Compa- gnia di dotti TS^atitralifii , e prin- cipalmente dai Signori ...,,, dell' ^ccader»ia Elettorale delle Scienze di Baviera , della Società economica di Burghaufen , ec. con una prefazio- ne del Signor Barone de Hallsr , e con note del medefimo , del Signor Elia J3ertrand , Conftgliere privato di S. M. il Re di Tolonia , Membro di molte accademie dt Scienze ec.ec. e di parecchi altri Letterati . Tro- pofie per tAjfociazione, • GLi Editori di quella intraprefa , rendono un Profpetto ragionato , che gli hanno determinati garvifi , e dei vantaggi che può il Pub blico riportarne ; dopo di che entrano- nei feguenti dettagli. „ Noi comincieremo , dicono effi ,f con un Volume di Trattenimenti ac- cademici , e faremo tutto il pollìbile" per pubblicare poco apprese? , vale a dire al principio della proffima ellate, gli Elementi di Botanica. Ma per non prenderci fennon quegl' impegni , ai. quali fiamo ficuri di non mancare,, promettiamo folamente un Volume ali principio del proffinio Aprile , e gli altri di fei in fei mefi . La forma farà in quartOy in carattere detto di f/cgreae noviffimo, in due colonne , fopra una bella carta di Francia . Ciafcun volu- me farà per lo meno di novanta ft)- %\\ , cioè di fettecento venti p^giaft , E per agevolare l'acquifto di un'Ope- ra così intere/fante a tutti , e prin- cipalmente agli Studiofi e Dilettanti della Botanica , della Storia naturale e della Fifica , ne faremo nel tempo ni ottavo , nel medefimo un'edizione carattere fteflb e in buona carta ; e ciafcun Volume farà per lo meno di ventifette fogli , offia quattrocento trentadue pagine . Vi faranno delle ^figure intagliate in rame dai migliori ^ bulini bulini di Parfgi , e le hotè neceflfarie, «jj" si per facilitare la intelligenza dei te- fto j che per mettere i Lettori incor- rente delle nuove fcoperie fatte dopo la' pubblicazione delle Opere del chia- riffimo r. Linneo. Ciafcun Volume in quarto coflerà , agli AfTociati , dodici Lire di Francia , da pagarfi nel tempo che fi riceverà il Volume ; e il prezzo della edizione in ottavo farà di quattro lire , paga- bili (ìmilmente al riceverne i Volumi. Le Tavole fi pagheranno in ragione di ventiquattro lire al volume in ^k^»- to : e per la edizione in ottavo , nel- la quale le tavole flefife faranno porte in fine a ciafcun volume dove faran- no neceffàrie, coflerannociafcuna quat- tro foldi . Fuori della fofcrizione il prezzo farà di lire quindici per ogni volume in quarto y e lire cinque e die- ci-foldi per quelli in ottavo. Si ricevono le fofcrizioni a Yverdon prefìTo la Società Letteraria e tipogra- fica ; a Neuchatel nell'Elvezia pre/To la Società tipografica; e preflò tutti i principali Librari d'Europa. Gli Editori foggiungono che, quan- tunque non promettono fennon un Vo- lume ogni fei mefi , nulladimeno fol- leciteranno la edizione quanto più fa là poffibile , in modo però da non afìringere i dotti Soggetti che vi fono impiegati , a precipitare la loro fati- ca, e a diminuirne il merito. Comit'ts de Kinsky i Re/atio de qu't- ^uìdant Incenditi terre flribus in £//- - b^gsMi Ctrculo Bohemia i^nc. IL chiari/fimo Autore dimoftra che i veftigi di terre abbruciate, il ca- lore fot terraneo , il fumo ed altre fi- Jan , 0 mili cofe non fono indizi certi , ondd. fi poffa decidere che in tali luoghi vi foflero Vulcani, ^grico/a fu il primo che fece menzione di qùefli incend) , che in appreflb furono defcritii più efattamente dal celebre Schreber . Il noftro Autore dubita , o almeno cre- de che appena fi poflTa f piega re , co- me fia poiTibile, che la lava penetri il legno , mentre avrebbe dovuto prima abbruciarlo. Partato Falkenhaim, vicino al fiume Egerj offervafi una terra fimile, e ivi da agricola vien defcritto un colle ar- dente . Il Signor Co: de Kinsk» non potè rinvenirvi il cratere , né vide fuoco ardente , ma il colle è già af- fatto abbruciato . Quivi trovafi una minerà di ferro , che da lungo tem- po non fi cava , e che manda vapori infiammabili . E' falfo ciò che fcrifla Balbino , di doverfi cioè temere in quei luoghi un Vulcano ; imperciocché non v'ha che uno ftrato di Litantraci elevato da terra , il q,uale dopo la; pioggia fi accende , il che proviene dalla quantità di vitriuolo che vie mefcolato . ó'i»« , i i!, . Il chiariffimo Autore nega dunque che quivi s* abbia a cercare le fonti delle Terme Caroline , come penfa il Becher :. Imperciocché i monti , che circondano dette Terme, fon- compofli di Granito] le Piriti poi anche nel Cir- colo di Ellbog ritrovanfi negli fl:ratidei monti argillacei. Nel Granito dunque, al quale fono fovrappofti quefi:i ftrati fulfurei ) avrebbe dovuto effervi una fifTura , per la quale la materia in- fiammabile foflfe portata nelle Terme Caroline . Egli crede più probabile che nel Granito medefimo d'intorno alle fuddette Terme fi debba cercare l'ori- gine delle loro fonti . aup I 245 N. XLIV. NUOVO GIORNALE D^ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ep ai, Commercio. ¥ «' 13. Maggio 1778. lì'^to noti mlh LETTERA CRITTOGRAFICA * X3el signor Antonio Gaidon , di Baf- fano, a S. E. il Signor Giacomo M o R o s I N r Tatrtzto Fengt9 . )> Eccellenza LE ordinarie mie occupazioni in fer- vigio di qiiefta Città mi lafcia- no poco tempo da donare alle cofe Orittologiche; e quindi tardi pofTo ren- derle conto delie o/Tervazioni da me fatte ne' Colli terziar) , che forgono fra il Fiume Brenta e il torrente Sil- lano. V. E. , che ha raccolto dall' alveo della Brenta tanti efemplari di ciottoli granitoli , porfiretici , fchiftofi , brec- ciofi, e di quafi innumerabili varie- tà , non ha d' uopo eh' io le renda conto di quanto in efTo ho veduto. Io prefi a viaggiare verfo Angara- no , bella Villa che giace appiè de' Colli a Ponente di quella Città. Do- po circa due miglia di cammino, giunfi a una Contrada di efifa Villa , che fi chiama Sarfone , dove forge il Monte di S. Bovo j detto la Cofla . Appiè di quello monte verfo Levante fi riconof- cono a nudo gran filoni verticali di cote , e di calcarla , che attraverfano anche il fiume ; non è qumdi da me- ravigliarfi fé infieme col ciottolame quarzofo anche pietre mille , e caU Cirie fi trovino nell'alveo di elfo. La parte fettentriona'e del monte lluovo G tomaie d'Ita/, Tom. II. * della Co'Jfa è comporta di pietre aki' rie roffe , bianche , cenerognole , ed anche nere , per entro alle quali tro- vanfi di molte focajeglobofe; gliflratt fono ondulati , e ferpeggianti in varie guife , né hanno peli' ordinario mag- gior groffezza che d'un pollice e mez- zo ; in più d* un luogo fono per tal modo difordinati , e capovolti , che moflrano d' aver patito qualche vio- lenza ; nella Valle fi trova qualche Corna m mone. ti A Mezzogiorno della Valle medefi- ma forge il monte Saciello , la metà meridionale del quale è compofla di calcarla , e di ftrati arenarj con tritu- mi marini , e la fettentrionale tutta di rottami di lava bafaltina e di ter- ra arfi dal fuoco antico ; il contiguo monte del Callellaro è affatto arena- rio con frammenti d* Echiniti , e di vari Bivalvi . Per falire alla vetta del monte di S. Bovo fi piglia un fentierino fcofce- fo , che trovafi dalla parte orienta- le , e va verfo laChiefipola. [11 pog- giando alcun poco s' incontra una la- vina di calcarla sfaldatafi dalla parte fuperiore del monte medefimo; i rot- tami di efìTa mollrano d' elferecompo- fti di minuti corpi marini. Piofeguen- do a poggiare fi trovano ftrati di pie- tra arenaria degeneranti in tufo incoe- rente, ne' quali, oltre ai Bivalvi, Echi- ni , ed altre volgari petrificarioni , fi trovano anche frequentemente Cancri Paguri , ma di raro in buono flito di confervazione , e talvolta denti di Caa Xx Car- Carcaria. Qyefto tufo è orizzontal- mente attraverfato da uno (Irato di Porpiti nummulari , ammaffati fenza verun fegno di confufione , e foda- mente petrefatti infieme . Su la vetta del monte preffo alla picciola Cbiefa di S. Bovo , fi vede la pietra calca- ria difpofta verticalmente , e in filoni corrifpondenti a quelli che attraverfa- fio il fiume . In effa pietra fi veggo- no molti petrefatti di Madrepore , ed altre produzioni marine congeneri, ma poco ben efpreflì . Alquanto più fotto, verfo Mezzogiorno , ricomparifce il tufo arenario con quantità di Teftacei petrefatti ; vi ho oflTervato Turbiniti , Coditi , Carne, Echini , e Fungiti; calando ancora un poco fi rincontra di nuovo Io (Irato di Porpiti nummula- ri ; e piò giù in una franatura fcava- ta dall' acque fi veggono tritumi di Teftacei femi-calcinati nell'argilla , o rpattajone marino , come nell' arena- ria . Dagli (Irati di quell'ultima a Po- nente ho tratto quel Turbinato lungo un piede, che ho fpedito a V. E. per. che gli faceffe aver luogo nel fuo ric- co Gabinetto. Continuando il cammino dalla me- defima parte , trovanfi di quando in quando mafll verticali di cote , e di arena gialla , in cui fi veggono mol- te pietruzze fluitale d' indole filicea , e di varj colori , del tutto diflìmili dalle pietre originarie dei noftri mon- ti . Quelle varie materie hanno un corfo di un miglio e mezzo all' incir- ca ; fino a che finifce il monte alla fponda del torrente Sillano , preffo alla Villa di Val. Rovina; ma 1' olia- tura principale di efio , come anche del Sacie/fo , e del Caftellaro che gli fono congiunti , fi è la pietra calca- ria , che va da Levante a Ponente , e attraverfà il torrente foprannomina- to , formando i monti che fono al di là dieflfo, fempre verticalmente dif- poda ; nell'alveo del Sillano fi alza- no dirupi , da'quali l'acqua precipita in delle cafcate . Al fianco della cai caria trovafi mai fempre la cote , sì a Mezzogiorno , che a Tramontana , ^ dove fi oflèrva fatifcenta i è feminata di Cancri mal confervati. Poco lungi da quello luogo è la voragine, di cui ho avuto l'onore di fcriverle nell'al- tra mia de* 17 Gennajo ; e colà pref- fo fi vedono filoni verticali di coti , e lapilli vulcanici con frammenti di cor^ pi marini. Alle appendici del monte, di cui ho parlato finora , fuccedono i piccioli Colli detti le Cojiefellc , d' uno de* qua- li ho già mandato il difegno a V. E. , gli altri non meritano grande attett' zione. Il Colle difegnato è tutto vulcajii-' co , come in gran parte i vicini ; ed ha fulla cima i veftigj d' un' antica torre fabbricata di lavabafaltina , fot- to della quale fi vedono ammaffi 'di bafalte , che mi fembrarono colonna- ri. Il rimanente del Colle è anch'elfo comporto principalmente di bafalte, e di terre arfe ; alle radici fi trovano (Irati d' argilla , feminata di faffolini fluitati, in parte filicei , fimiliaifud- defcritti . Una Collina, detta la Taf- fella , a Mezzogiorno del fuddetto , è mezzo vulcanica , e mezzo calca- ria. Queft' ultimo genere di pietra do- mina ai lati che guardano l'Oftro , e ne occupa una porzione a Levante ; il refto è tutto di formazione ignea fparfo di varie lave , pomici , e terre abbruciate; delle quali grande abbon- danza offerifce il borro contiguo , e i piccioli Colli aderenti. Alle radici del- la Tattella trovanfi nel tufo arenario molti Pettiniti femipetrificati , ed in- franti . Girando verfo Levante , trovafi il Col di Griffo , o Col di Grado , di. dante mezzo miglio a Ponente da Baf- fano , ifolato , ed umile, tutto com- podo d' arenaria gialla verticalmente difpofla , ora più ora meno compat- ta , e interrotta dadepofizioni di brec- cioline fluitate , per la mafìTima par- te fchiftofe . L' arenaria più dura fi ufa da noi pel laftrico delle ftrade . Verfo il lato orientale di quello pic- ciolo tumolo trovanfi di molte Ofìra- citi o Spondili, che talvolta giungono ad I •d avere la lunghezza d* un piedf ; è angolare che fi rinvengano così lon- tane dal paefe , dove adeffo propa- ganfi i loro originali viventi , quefte petrificazioni , che appartengono ai mari della Virginia in America . Io prego V. E. a volermi perdonare la lunghezza di quefta qualunque fiafi ^lefcrizione de' miei paffeggi montani] € a incoraggirmi colla continuazione del benigno fuo Patrocinio. Sono col pia profondo fentimento Di V. E. Baflfano li i8. Marzo < Vmilsfs.Divotìfs.ObbUgatifs.Ser'vit, Antonio Gaidon « £si»ERtfeNZE ih prova , che là luce fcinùllatrte del Mare nafce dalla pu- trefazione di fonante animali in ejfa contenute . Del Signor Giovanni Canton M. a. ec. "WlOn fi tratta qui di fare T efame JL^ delle diverfe opinioni dei Filo- fofi fopra r apparenza luminofa del Mare , giacche , a mio parere , nef fnna di queRe trovafi ben appoggiata ; folamente fi darà ragguaglio d'alcune efperienze efeguibili da tutti , dalle filali , paragonate che fiano colle def- «rizioni dateci di quefto fenomeno da •quelli che 1' hanno attentamente con- siderato, fé ne rileverà, fé non m'in- ganno i chiaramente 1* origine b iEfperìenza Triràa . Addì 14 Giugno , verfo fera tìnifi •uh picciolo merluzzo frefco in un va fo d* acqua marina del diametro di 14 ■once , e che tenea in circa quattro boccali j agitandola poi non offervai fegno di luce , fia nel merluzzo , fia nell'acqua. Il termometro di Fahren heit, porto nella medefima cantina col vaio, era a gradi 54. Sulla fera deP i ?47 ^ dì 15 j la' parte fuperiore del pefce ^ parallela colla fuperficie dell'acqua , era fciniillante , ma 1' acqua rimanea l' iftefla . Strafcinai la punja d' un ba- ffone a traverfo l' acqua da uti orlo all' altro del vafo , e 1* acqua dietro al baffone comparve lunjmofa per tut- to il tratto i ma folamente in quel luogo ove era ftata difturbata . Tutta per altro, agitata che fu, diventò lu- minofa , raflbmigliando in apparenza tanto latte , dando un grado di luce confiderabile alle pareti del vafo j a ciò ancora per qualche tempo , dopo che l'acqua fi fofle calmata. L'acqua era al fommo grado di lucentezza in circa 28 ore dopo che il pefce v* era fiato gettato j ma dopo tre giorni ; quantunque fmolla, non diede più fé-, gno di luce* BfperieHza Seconda , Mitì quattro boccali d' acqua dolce in un vafo , ed altrettanti d' acqua marina in un altro, ed in ciafcheduti vafo un' aringa frefca, che pefava in- circa tre once . La fera fuffeguente , tutta la fuperficie dell' acqua marina comparve luminofa , quantunque iti calma, ma molto più poi agitandola; e la parte fuperiore dell' aringa , la quale ritrovavafi confiderabilmente fot* to alla fuperficie dell'acqua, fcintillò affai i Né l'acqua dolce, né il pefce dentro vi diedero però fegno di luce. Si enervarono varie macchiette fcin- tillanti in diverfe parti dellafuperficie dell'acqua marina , la quale , efami- nata a lume di candela , parea come ricoperta d' una materia oleagginofa . Laterza notte > l'acqua marina rif- plendea al folito, o poco menoj agi- tata poi diede lumefufficiente per of- fervare le ere d' un orologio , mentre che r aringa parea come unafohftanza opaca . Di lì in poi il lume andava fcemando , ma non ifpaiì affatto fisi alla fettima notte . Tutto queffotem- po , tanto l'acqua dolce che 1' aringa immerfa , rimafero interamente opa^- che. ^x z m Il termometro per lo più fi ritrovò 3j ai gradi 60. Efperienza Terza . In un vafo , contenente la folira quantità d'acqua dolce, gettai del fa- le comune finché 1' acqua diventale xlella gravità fpecifica dell' acqua ma- rina . Neil' iftefTa quantità d'acqua dol- -rtjrf ceti "" in gran quantità , e che delle volte nella notte ne comparifcecome in tan- te flrifce lurainofe, fenza che l'acqua in apparenza fia fiata mefla in moto .Bofo, foffiando alcuni venti particola ti , quando in altri mari non cfiTervafi, foffiando nonoftante gli fteflì venti ; e rome neirifle/To tratto di mare una parte farà lumiiiofa , l'altra no ; ri- tìetteadq, à'ico^ quanti fimili fenomeni curiofi mi fono (lati ragguagliati da perfone degne d'ogni fede, relativi a quelli grandi ammaflì di liquore , fo no tentato di fofpettare, che una tal eorgica degli ^niftamki di Belluno ha |)ubbliCato il fcguente Quefito, propo- fiO già anche nell'anno profifimo paf- fato, per il concorfo al Premio in queft* anno 177S ; come ancora altri Que- fiii ; e la diftnbuzione degli Argo- menti da trattare nel corrente anno accademico » •«Q V ì S i t 0 4 SSe r vfo , tìte viene farro in quefta Trovlncia de' Beni Comunali lafciatt a godimento daìla Sovrana Munifi- cenza corrifponda agli oggetti del \ maggior pojfibile vantaggio , e pia- le potejfe ejfere /' ufo del godimento ; fiejfo ptà acconcio per ottenere gli eggetti accennati. La pubblica Accadem'ia degli Ani- ftamici di Belluno propone per la fo- Inzione dell' efpofto Quefito il premio ; a riportato t due Vremj d'Eloquenza dell\4c- cademia delle Scienze , Belle-Lettere ed \Arti di Befanzone /' anno 1776 , fopra il feguente /oggetto ~ Quan- to il rifpetio pei codumicontribuif- ca alla felicità d'uno Stato = Del Signor de Moy , Curato di S. Lo- renzo a Tarigi. IL Soggetto propofto dall'Accademia è ftato confiderato così intereflati- te , che ben trentacinque Memorie le fono fiate fpedite pel concorfo ai Pre- mio. Una fola è ftata coronata ; ed è quella che qui annunziamo . Il P. Trudent ha ottenuto un .Accejftt ; e l'Accademia medefima ha diftinto af- faiflìmo il Difcorfo del celeberrimo Si- gnor J. E. Bertrand , che fu poi pub. blicalo nel nuovo Giornale Elvetico dei mefi di Giugno e Luglio dell'anno 1777« >> »> >> >> j> » >j j> »> 3> 3> ì» 3> J> >J J> J> 3> >t Il giudizio che ha dato l'Accademia del Difcorfo del Signor Abate de Moy , è quefto . „ Il ragionamento forma la catena di quefto difcorfo , e dap- pertutto un' efatta Logica mette le cofe ai loro luoghi . Niente trovafi d' eflraneo che venga a interrompe- re qiiefta teffitura di pruove , dove i fatti non tengono che il fecondo pollo . Quelli fatti parimente non fi riducono ad alcuni tratti ifolati , i quali non fervono mai di pruova in una ipotefi generale. Era d'uo- po moflrare la influenza dei coftu- mi fopra tutti gì' Imperi . Dovea dunque l'Autore chiamare in ttfli monio riftoria dell' Univerfo . Egli cita da Oratore, penfa daFilofofo, e dipinge le cofe da Poeta . Il fuo Difcorfo prefenta a un tempo fleflTo una efprelfione precifa e forte , il colorito il più brillante , uno fti!e animato dalle immagini , un' ener- gìa foRenuta , e quella felice va- rietà fenza la quale le ma,ggiori bel- lezze languifcono. " «If L'Autóre s'appiglia a privare che il rifpetto pei coftumi fa la fekità de- gli Stati ^ perchè eflb folo può aflicu- rare alle Nazioni la interna tranquilli- tà , e la ripu'^azione al di fuori ; e pruova dipoi (fhe il difprezzo dei co> (lumi fa la difgrazia degli Stati. Noti ci è poflibilè feguire il noftrò Autore in tutto il fuo Difcorfo, che vuol ef- fere ietto per intero; per lo che ci ri- ftringeremo in recare qui foltanto U definizione di queftì due quefiti =: co- fa fono i coftumi ; e cofa é il rifpetto pei coftumi? = „ ^ver e ojl unii fhgVi è fare tute» quello che la legge naturale preferiva all'uomo per la fua perfezione e per. quella della Società , ed aftenerfi da tutto ciò ch'erta proibifce come no- cevole , quand* anche le leggi pofiti- ve nulla dicano fu quefte azioni . La ragione e la cofcienza danno a tutti gli uomini , che vogliono riflettere , delle idee giufte di ciò , che la legge naturale ordina e proibifce a tutti gli uomini per la loro perfezione, e per quella della Società . Bafta confultare cotefti lumi fempre vivi e puri , fa non fono flati ofcurati dalle paflTioni , dai pregiudizi, dall'errore . La vera Religione foftiene quefte idee , le dif- fonde, le perfeziona , vi aggiugne la rifpettabile Sanzione del Legislatore fupremo* ^' „ ^ver rifpetto pei cojiumi , egli è effere talmente attento ai fuoi penfie- ri , ai fuoi difcorfi , alle fue azioni , che nulla v'abbia che non fia conforme a quella legge eterna ed immutabile della natura , la coftante venerazione della quale dee fare la noftra perfezio- ne , la noftra gloria , la noftra felici- tà . Indipendentemente da qualunque legge pofitiva, colui che rifpetta i co- ftumi , ama la legge della natura, af- colta la fua voce, la venera e la fe- gue . Se la legge civile non fi fpiega fopra certe azioni che punto non la riguardano, il cuore di colui che rif- petta i coftumi diventa fua legge, ed egli coftantemente vi obbedifce. *' . ^ N. XLV. 555; NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante Alla Scienza Naturale , e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, Èp. al Commercio. v: -jD ■■;!or'- il :[, ^o. Maggio 177S. LETTERA CRITTOGRAFICA Del 5" /£«or Antonio Gaidon , di Baf- fitno , a S. E. il Signor Giacomo MoRosiNi Tatrizio Feneto . ",, Eccellenza - Poiché 1' E.V. fi è degnata d'inco- raggirmi a profeguire le mie of fervazioni per i minori Monti Vicenti- ni poco di qui difcolìi , ed ha con be- nignità accolto le prime dimoflrazioni della mia ubbidienza in queflo propo- fìto , io le renderò conto colla pre- fente, in relazione dell'obbligo a (fun- tomi , d' un'altra parte di detti Mon- ti , vale a dire dì quella che giace fra il Torrente Sillano , e la Vallicel- ia che fcorre vicino a Maroftica . Paffuto il Torrente Sillano verfo Po- nente , forgono in continuazione del Monte detto la Cofìa , i Monti Ghi- ron , Gagion , e Primon divifi dalle Valli di Forane , Lavacile , e Valli- cella ; a Tramontana s' alzano le Co- ftefelle , e le Coftecavallare , compofle a filoni verticali di pietra calcarea bian- ca , e rofTa della groflezza d'una in due oncie, con pezzi di felce, e qual- che Cornammone . Verfo Tramontana ì filoni medefimi piegano al color ce- nerognolo piombato , e al nero per modo che li crederei d'origine vulca- nica ; fra elfi trovanfi alcuni globoli di Pirite , dai quali hanno prefa lu- finga alcuni poco intendenti di Mine- 'ìiuovo Ciorr.ale d' Ital, Tom. II. * j(f ralogia , che fcavarono ne! Iato occU dentale del fuddetto Monte Primon ^i riguardante verfo la Valletta, ccn in- veftitura dell' EccelIentiflìaioMagiftra- to , e rimafero delufi nelle loro i^c, ranze. S' unifcono ifuddetti due monti, cioè le Coftefelle, e leCoftecavallare,' alle Montagne fuperiori, delle quali a più opportuno tempo riferbo la defcri- zione . Per le fuddette due Valli di Forane , e Lavacile fcorrono piccioli Torrentelli che vanno ad unirficolSiU lano. !*' I tre fuddetti Monti Ghiron^, Ga-'. gion, e Primon fono comporti di fi-i Ioni verticali, ma di materie diverfe,' coficchè verfo Tramontana , dove s' unifcono alla Coftefella, e alle Cofle- cavallare, fono di fottili filaretti fimili ai furriferiti di pietra calcarea bianca, e rofTa: e poi continuando verfo Mez- zogiorno, degenerano in pietra arena- ria partecipante del calcareo, pur dif. pofta verticalmente . Sono quelli ul- timi d'ineguale compattezza , e con- tengono di molti Granchj Paguri lapi- defatti j così flrettamente uniti alla pie- tra, che malagevol cofa riefce lo ftac-" carneli interi j vi fi trovano anche de* Nautiliti che peli' ordinario non con- fervano veftigj del loro antico gnfcio teftaceo; e nella mefcolanza di fiffat- ti materiali , rinvengonfi anche con- erezioni orbicolari di foftanza mar- ziale. Si unifcono a quelli gli ftrati di pietra calcaria folida , che hanno grolTezza varia dalle oncie una a mezza fino alle trenta , e formano y y la ?^4 la magiglor altezza delli Monti mede- fimi . V" hanno fra eflj alcuni ftrate-, relli calcarei pieni zeppi di picciolif- iìmiXeRacei petrefatti, ed altri di coj^ te , e d' arena con tritumi di marine produzioni . Quant© più ù difcenda, dal Monte Primon verfo il Meriggio, tanto più gli ftrati di coté, ed arena inclinano all'Orizzonte, formandocol- lo flelTo un angolo di 45 gradi verfo Tramontana , e di 155 alla parte di Mezzogiorno ; ne! lato occidentale idi detto Monte gli ftrati calcarei inclina- no come fopra , ma defcrivono una linea curva . Quafi al piede di quefli Monti fi oflTervano fìrati di ceneri vul- caniche, e di tufo nero con alcuni rot- tami di marine quifquilie , ridotti an- ch' erti a uniformità di colore col tu- . fo niedefimo . Nel Monte Priroon , Tempre difpofte colla medefima dire- zione , veggonfi anche antiche depo- fizioni di ciottoli , o pillore fluviati- li , fopra delle quali decantaronfi , e giacquero ftrati di pietra arenaria con molti ben confervati minuti Corpi ma- rini petrificali, L'oflervabile fi è, che lotto erfopra, e qua fi unite alle ftra- tificazioni fuddette, fi trovano lave vul- caniche , ed altre materie tormentate dal fuoco. Le parti più bafle , o vo- gliam dire le radici di cadauno di detti Monti fono generalmente formate di materie vulcaniche , cioè di tufi , la- ve , e pomici , I-.i alcune franature de* Monti medefimi fi oiTervano ftrati d'arene quarzofe tinte d'ocra gialla, ed altre materie analoghe, porte quafi orizzontalmente, che fembrano depo- Czioni d* acque pofteriori agli (Irati divenuti verticali , cioè al ribalto fof- ferto da quefti Monti , Il Monte pagare fta fituatp .a Mez- zogiorno del fuddetto Primon , ed è compofto a Tramontana di materie vulcaniche , e in qualche fito di pie- tra arenaria con piccioli Corpi mari- ni ; a Mezzogiorno di rottami di pie- tra calcarea , e arena gialla confufa con le materie calcarle . La fommità poi fembra formata a ftrati quafi oriz- zontali di pietra calcatisi , ,ia cui fi # vedono fparfe materie vulcaniche, e Diafpri gialli, e roflì con criflallizza- zioni interne . Sorge alle falde occi- ,den^li di xiett9 Mpnte la Chiefa della Villa' di Valle: lo continuano a Tra- montana- ,. e a Mezzogiorno i Mopti Violino, e Cor'nion , che fono in buo- na parte di materie Vulcaniche , e hanno la fommità di filoni verticali calcar; . Sta fituato fra Gagion , e-. Violino il picciolo Collicello affatto vulcanico, detto Coftanguina. Seguo- no a mattina del Violino i collicelli , nei quali fi offervano a Tramontana ftrati' alternati calcar] , e areoarj ; a Mezzogiorno veggonfi tutti arenarj iix direzione quafi verticale . Nel mezzo poi, che forma anco la fommità mag- giore , . trovanfi materie vulcaniche , cioè lave , pomici, tufi , e terre a'r- fe . Palfa il vulcanico ad unlrfi col marino alla parte di Tramontana me- diante uno ftrato di pietra calcarla fa- tifcente piena di lapilli di lava ordi- naria. LeCoftefelle, a Scirocco di det- ti collicelli, fono compofle di ftrati cal- carei quali orizzontali , permoJochp formano un angolo coll'onzzonte alla parte di Tramontana di gradi 45, e di filoni verticali di pietra arenaria con framezzi di marine produzioni. A Mez- zogiorno i loro componenti fono in parte rottami di pietre calcarie , in parte {Irati d' arena incoerènte , gial- la , quafi orizzontali , e pietra arena- ria con frammenti di marine quifqui- lie, fra i quali trovafi qualche Spon- dilo . Alla Valletta furriferita , e a Mez- zogiorno del fuddetto Monte Primon , vi è il Monte detto Coftazzolo , ed in continuazione verfo Levante li Mon- ti detti Brogi , e Cofla.Pelofa , com- pofli di materie confufe , e fé vi fi fcoprono ftratificazioni , quelle fono calcarie , ed arenarie fempre vertica- li , che vanno da Garbino a Greco ; in qualche fito però fi vedono mate- rie vulcaniche . Sono aderenti al Co- ftazzolo , verfo Cftro , i Monti detti le GhifTolIe , quafi affatto vulcanici ; ne' quali però verfo Tramontana, ap- par'if- ' j(ìàrifcono filoni verticali arenarj , e calcar) che contengono qualche Madre- pora cerebrite j ed analogrhe produzio- ni . Succede ad efìtì verfo Levante il Mante Grofo^ feparato dalla maffa de- gli altri per la Valle di Gottin. Que- fto è tutto di lave vulcaniche , ma nel lato occidentale alla parte di Mez- zogiorno,; in un fito che riguarda al- le Valli di Gottin e delle Zuc\ V. ti BaflTano li ìié Maggio 177^* ÌJmi/t/s.7iivotj/s.ùbb/igatifj.Ser'tit« Antonio Gaidon* Vy 2)^^/ 356 'J)siV impeàhmntì , che s'incontrano mila cura degli ammali infermi , e della poc' attenzione , che ufaji per la loro prefervazione . D I S C D^^R S O Del signor Dottore Jacopo Odoardi letto nella Tubblica \Accademia de- gli ^nift amici di Belluno il dì 14. ^gojìo ijii., Oportet autem non folum fé ipfttm exhibere , qua decent , facien- tem , [ed etiam agrotum , Ì3n pra- fentes , i$» qua externa funt . • V'- -'Hip.iiiJh'. lib. Sea. I. Aph. I. o ( o3;t.iv: NOn eravi térta ménte ragfdne di maravigliarfi per lo paflato , fé impiegando noi nella ctira delle ma- lattie degli aninrcali il folo miniflero di perfone , le quali non fapeano ado- perarfi fé non dietro la mera pratica © udifa, o vifla , od ancor letta, di chi niente più di loro intendeafi dell' arte fakitare di guarire , infruttuofa jl più delle volte riefciva la loro in- traprefa ; e fé invece di rifanarli , fpeflb ne acceleravano la intera per- dita. Potrebbe bene j. a mio credere , recar forprefa , che malgrado all'o- dierno avanzamento dell' arte Veteri. naria , che fembra ornai tolta daquell' abbiezione , in fui giaceva da tanti fecoli 5 e ad onta della nuova infli- tuzione di Scuole a fine così lodevole erette , e delle ftampe di libri di ot- timi infegnamenti ripieni, duri tutta- via la mortalità de' Bovi, che affligge ora una Provincia, ora l'altra, e to- glie al buon Coltivatore le fue più belle fperanze . In fatti , ancorché la Francia abbia predato la culla ad un'arte si necef- faria , ed anche abbondi d'illufiriPro- fe/Tori , che ne promovono maggior- ^toente i progrefli , udimmo non ha ^ guari le fue più ubertofe meridionali Provincie effere devaftate da una fe- roce pertinaciffima Epizootia . Sebbe- ne la fempre vigile provvidenza deli' Eccellentifs. Magiftrato della Sanità di Venezia abbia fpedito toflo in Dalma- zia , e nell' Iftria il valorofo Signor Orus j tardi nondimeno celarono la malattie , che colà parimenti circa lo fteflb tempo infierivano nei Bovi .• 0 quantunque una delle principali mira di quefta noftia Georgica Società fia (tata fino da principio quella di pre- fervare \ noftri armenti , e le noftre gregge da tali infortun), ed abbia éf- fa propofto, e fug^erito i mezzi cre- duti più opportuni, e più atti ad al- lontanarceli , pure vedemmo annual- mente perirne fpefifo qualche indivi- duo,; e nello fcaderefpecialmente dell' anno fcorfo, fentimmo i gravi danni , che un contumace morbo in molte parti di queRo diftrettocagionava quafi cotidianamcnte in parecchi. Superflue dunque faranno fiate le veglie, vani gli ftudj, inutile l'Opera del celebratiflìmo Signor Bourgelat nel meditare provvedimenti a follievo del- le beftie ammalate , nel far coftruirè Ofpitali da ricovrarle , e Colleg; da iftroire Alunni , che ad effe poffano rimediare, nel dettare ingrazia di lo- ro un nuovo Codice di Medicina Ve- terinaria, che non fia punto inferiore ai più faggi, ed accreditati fcritti deli* umana Medicina \ A pompa dunque fokanto , e fenza il pubblico vantag- gio avrà. la fovrana Sapienza deir'Ec- cellentifllmo Senato fatto erigere in Padova il nuovo Collegio Zoojatrico, dove la Gioventù volonterofa d* ap- prendere tutto quello , eh' è pur ne- ceffario all'efercizio della fcienza dif- ficile di guarire , abbia a rifcontrarvi ogni prefidio, ogni ajuto , e sì pof- fano popolarfi in appreflb le fuddite Provincie di Artefici inftrutti , e fpe- rimentati? E qual merito può preten- dere la noftra Società dalla commen- data intraprefa di pubblicare la Ver- fione deUe Opere Veterinarie delChia- A,rifiìmo Inftitutore di una tal' arte nell* W Ita- Italiano Idioma \ a noflro e comune profitto? Verfione, che l'Autore iftefTo degna arricchire di varie fue cofe in- Éciite, e deftinate finora pel folo ufo de' fuoi Allievi ? Durerò certamente fatica a perfua- dermi , che alcuno di Voi;, A. V. , e di quefta sì onorevole corona concorfa •gentilmente ad udirmi , poflTa penfare Così ftranamente intorno ad oggetti di tosi reale utilità ; ma crederò bensì, che ciafcheduno meco concorreià a giudi care, che uopo è che efiftano delle ca- gioni , che difperder facciano la fs. mente di q«e' frutti ,;che ragionevol- mente dovrebbonfi raccorrò da così af. fennati divifamenti , e da ftabilimen- ti si provvidi . Rifpetto alla Epide- mia deHa Francia , dalle notizie avu- te negli fcorfi 'giorni dall' ugualmente dotto , che gentihffimo Signor Bour gelai , apparifcé chiaramente , efTere quella ftata una vera peftilenza (t), che giunfe a comunicare la fua con tagione a tre Allievi delle Regie Scuo le Veterinarie , morti dal biibone , e dal carbone , incontro alla quale nul- la mai valfero i prefidj della Medici «a; e che allora cefsò fola mente, che il MiniHero fi determinò a far efegui re il configlio dell' ifteflb Signor Bour- gelat , di fagrificare , ed ammazzare, cioè , in fai fatto , dietro 1' efempio dell' Illuftre noftro Lancifi , tutte le béftie malate, e che fi ammalavano. Rilevando io poi dalla defcririone della Epizootia della Dalmazia, pub blicata in Modona dai Signor Fanti • ni {b )i Difcepolo del Signor Orus , i principali motivi per cui tardi colà fìafi potuto venir a capo di rimediar vi, e fapendo per quali ragioni non fi pratichino tra noi i veri ajuti dell' arte incontro ai Bovi ammalati, parmi poter conchiudere , che certi impedi- menti s' incontrino nel volere adope- 357 ;fc rarfi giufla i fodi infegnamenti della vera N4edicina , li quali , fé non fien tolti , faranno sì , che riefcirà fempre impoiTibile lo fcorgere il buon effetto delle dottrine , e dei lumi , che da chiariffimi ingegni , fommamente be- nemeriti della umanità, ci,furon traf- meflì . Di quefli impedimenti pertanto ho divifato di ragionarvi (la fera, atììu- chè giudicar poffano quelle faggie , e provvide Prefidenze , dalle quali mi veggo cortefemente onorato , fé loro parimenti raffembrino tali , da dover iftudiare i mezzi da toglierli ad ogni patto ; ed aggiungerò pofcia alcune iftruzioni rifguardanti una miglior pro- filaci , appartenenti, cioè , alla con- fervazione , ed alla prefervazione di animali così neceflarj. I. Ogni volta che fi è voluto in- trodurre una qualche novità contraria alle antiche coflumanze, infurfero fem- pre oppofizioni , fconvoglimenti , par- titi ; e fé la fìoria delle Nazioni ci fomminiflra le prove di tal fatto, quella della Medicina ce ne può por- gere ancor più a dovizia gli efemp). La quafi congenita venerazione , che .ibbiamo , e che coltiviamo verfo gli Antichi, e 1' attaccamento naturale , che ferbiamo per le opinioni una vol- ta abbracciate, ci n'acciecano d' ordi- lario non folo rifpetto al conveniente, ed al giuflo , ma ancora rifpetto al véro , ed all'utile ; e quefto culto delle vecchie pratiche tanto profonde mette le fue radici nella mente del popolo, che vi ci vogliono degli sfor- zi grandinimi , e replicati a sbarbi- camele . Ora coteRa avverfione per 1* innovazioni regna nell' animo de* noftri Contadini , i quali avvezzi a far curare le loro befi:ie inferme da' loro Convillici, o al più dai Manifcal- chi , ftimerebbero di perderle, affidane dole (a) Memoire fur les Malad. contagieufes . Parif. 1775. pag. 11. (b) Memoria epiftolare fopra la Epitootia Bovina ec. S. 177^. 558 ^ole alfa attenzioni di perfbnef dì af- iro flato, veramente infel ligenti , ed ammaeftrate , Non potfono perfiia- 'detfi , che quelli , che non convivo- no coi beflianre , poflano conofcere le -fue malattie, e femb*a loro uno fpro- ■pofito de' più madornali ri pretendere di trattare gii animali col metodo ftef- fa, con cui vengono trattati gli uo- mini . EfTr prederebbero piitttofto cre- denza ad un Ciarlatano , oi a quai- the Ciurmatore, ficcome la porgono loro preferentemente ai veri Medici , allorché trattafi della falute lor pro- pria * Quel non avere da porger ai loro malati foraggio di forte aicana nel vigore della malattia , quei far ingoiare ad effi prefTa che foli beve- roni ^ quel dover ad efTì cacciare de' frequenti Cfifìieri , che moltiffìmi non i'anno neppure cofa fieno, efli li con- fiderano afTurdi grandinimi , e li rif- p,uardano quai mezzi di farli più pre- fio perire. La difficoltà pertanto d' ìnduf la gente a ricorrere pef l' infermità d«I loro beftiame à perfone nuove , è il firimo obbietto ^ che s'incontra , vo endo procurarne la guarigione; ed un fecondo impedimento fi è quello del- la perfuàfione , ifl coi vivefi^ , che il rùovo' mefodo di medicare riefcir deb- ' ba afToIufamenté nocivo ^ Ma poi in quai mado mettef ripa- fo a ciòy e levaf dal capo de' zfoitici cftirtafi villani fomiglianti erróri, che puf fi veggono' allignare ugualmente talvolta ffa le civili perfone delle piir ColteCittà? Rifpetto al noflro diftret- ta, ed in tutti que' paefi dove fimi!- mente corre il Collame di dare a foc- ciò il beftiame ai Contadini , fembre- tehhe, che baftar doveffe là perfuàfio- ne dei PropTiefarj , e dei Padroni a cofiringere i Villani a lafciaf medica- le i Bovi ammalati nel modo , che taf anche nello fcoglioaccentlato, quaf- ora il Proprietario non fi afifogettartfl a flar prefentey e non perder di vifl:» gli animali infermi j il Colono o non fomminiflrerà ad efli i rimed) a nor- ma della prefcrizione , che gli venif- fe fatta , o vi vorrà mefcere i foliti guazzabugli^ eh' avea in coflume in- nanzi di praticare, o che gli verran- no fiTggeriti da quelli, ai quali ei pre- da maggiore credenza . O vi vorreb^ bero dunque lunsmofe efperienze , e guarigioni conte e continuate d' inte- re ftalle, O'pPftrate in faccia , dirò così, della ruina di quegli animali , che fof- fero Rati curati fecondp il vecchio Iti- le, lo che non ci potremmo afpetta- re fé non a fatica , e col tempo j op- pure bifognerebbe, che la fovrana avi- torità gli sforzale ad attenerfialla nuC- va maniera di medicare ^ Ma inforgerebbe tofto un nuovo o- ftacolo , qualora parimenti fi volefle coftringere colla forza i Contadini a ricorrere ai veri Zooiatri. Ella è (la- ta già oflTervazione de' Politici , che tutte le leggi coattive danno origine j nafuralmenie alle contraffazioni , e che , fé il particolar intereffe fpeciaU mente rifguardino delle perfone, que- fte allora aguazana in certo modo l* ingegno , onde rinvenire il mezzo di deluderle ,■ e di operare giufla il pro- prio penfamento . Non già , che io' tolfi mai per temere , che tra' noftrì Cittadini^ e nemmeno tra la gente del Contado, annidar pofTano anime così vili , quai fembra , che fienfi ritrova- te nella Dalmazia , che per Io fpezia- le profitto proprio Ci dimentichino dei doveri più facri della umanità, delle leggi, e della religione (rt). Dirò be- ne efiere altresì vero ,• che la incer- tezza dell' efilo della infermità dell'a- nimale induce fempre il Contadino, e' fpeiriiTrmo il Padrone , a rifolvere di I fofie loro pili a grado > ma fenz' xiUW arrifchiare quel meno ^ che fi a pò (Ti bile I iifr" (iì) Ved^ Fantini lib. i. pag.' 8. Ì7. iS. 4Cf/ ^59 biIe,"Se ammafandofegli^utt lSae\^ ci 5fe Quindi è,,. icKp per quanto io vada meco flefTo confidtrando, niun' altra fuori di quella paura deli' Ul^ìcio di Sanità fembrami efTere fiata probabil- atsnte. la cagione, per cui U noflra Societii non ebbe campo di fare quel- le Mediche, e Anatomiche olTervazio- ni , dalie quali fi lufingava di riirar qualche lume , onde rifchiarare per quanio poteafi da noi , e fenz' atten- dere r ajuto altrui , le ienfe tenebre , che l'arte Veterinaria ing;Dmbravat:o, confrontando il metodo finora comu^ nemente praticato di medicate Je be- ilie colla natura delle loro infermità» deile quali defideravamo cfaminare gli accidenti, ed il corfo , e determirare la fede , e le cagioni : divifamenti , che infieme coli' offerta di tradurre tutte l'Opere del celebratifljmo Signor Bour^elat , ebbero la fortuna di otte- j nere 1' approvazione delP Eccellentifs, ( Deputazione all'Agricoltura , e quella onorificentiflìme delibera2Ìoni dell' Ec- cellentiflìmo Senato, che tanto mag> giormente deono animarmi , quanto meno di effe degno miriconofco. Che fé la fola apprenfione di un picciolo danno privato la vinfe fovente incon- tro Ja certezza del pubblico beneficio , e del confiderabile comune vantaggio non potremo così agevolmente Ijufio- garfi di rifcontrare le altrui volontà affezionate , e difpofte a fecondare la profittevoli mire del Governo colla fom- miffione dovuta alle fue faggie deli- berazioni . JLo efempio degli altri , e la evidenza dei fatti foltanto potrebbe- ro fuperare quella mor^a forza , che tende a mantener ferapre la maffa po- polare in quello flato d' inerzia , ir» cui sfortunatamente ritrovafi. vegga, che l'infermità fia pericolofa c^li confiderà migliore partito ammaz- z'arlo , 0 venderlo , fé gli riefce, così malato , e ricavare quel poco , che può' delia carne , e della pelle , di quello che afpettare dal tempo un efi- to, che c^venendo funefto gli toglief- fe qviafi del tutto que' vantaggi , che può procacciarfi sbrigandofene per tem- po; al che fare tanto più folleciiamen- te fuòl egli determinarfi , quanto che fofpetta ognora affaiffirao , e teme , che, frammifchiandovifi l'Uffizio del- la Sanità, debba rimaner privo d'ogni libertà di operar a fuo modo. Fino a qual fegno giunger poffa nei Villici un tale timore anche in altre regioni , ce lo addita il tanto bene- merito Signor jBottr^e/af (ti) , narran- doci , che in una Parrocchia dell'Au- vergna vi furono di quelli , che naf- condevano premurofamente le malat- tie dei loro Bovi , e fotterravano fe- cretanjente nelle Halle, ove erano con- fufi coi fani , ed efenti da qualfifia male , que" , che loro andava rapin- do la morte . ,, "JS^oa dee fi imputare , ei foggiugne , tanto alla d'ijf.ienza , rn cui- fono della efficacia dei rimedj , che loro propcngonji , quanto all' ap. prgnfione dellg fpefe , alle quali te- tiìóyio di effere coftretti , una condot- ta così riprenfibik . " Allo fleffo mo- do nella Villa di Cofin nello fteffo tem- po , che il Signor Fantini (ù) ado peravafi utilmente a reftituir la falli- le alla magffior parte dei Buoi am- malati , ne furono lafciati perire mol- ti d' infetti nei bofchi più celati per fottrarli alla fua cura. ^A tanto , fcla- ma egli, arriva /' ignoranza , e l'olii- n azione dei popoli , ed io conchiude- rò da tutto quello, che gli uomini fo- no dappertutto gli fteffj. ^ Si profeguira , {a) Not. au Memoire de Mr. Sarberet qui a emportè le prix ec. Num ^ 27. pag. 161. ■ * {b) L. c, pag, ^o. PREZZI CORRENTI DE' GRANI.*' Addì 15. Maggio 1778. Venezia a peso di Lib. 1^2. lo Staro. r armento inTiazza ri.* Simile — 1. - Da Vifiorì L. 24 : 5 Sì mi /e L. 2j : 5 Da Fornì ■■ — — — L.. — Simile L. ' — In Tubbiico da Fonticìr—: — l. — Simile ■ L. — Sorgo Turco 1 — — L. 17 Simile ' L. 1 — IO Brescia a misura Veneta. Fermento' — Simile Sorgo Turco Simile ■ • L. 26 : — ■L. 25 : iS -1.16: — Desenzano a misura Veneta. FormentO' Simile Svrgo Turco Simile ■ -«— L. 25 ; 2 — L. 2j ; 14 — L. 16 ; 2^ — L. 15;; 18 Gardon a misura Veneta. FormentO — Sorgo Turco • L. 27 : 15 : — -L. 16 : iS :: — Iseo a misura Veneta. FormentO ■ — — Simile ■ Sorgo Turco—— Simile • L. 2S : 2 L. 28 : 15 L. iS; IO L. — ;.— • PlSOCNE A misura VENETA. FormentO*—^—' <— • l. 251 : io : ■ — Simile L. 28 : io ; ■ — Sorgo Turco — ■ l. 15) ; ■ — ; — Simile^--~"^ — L. 18 ; 1 5 ; — VxceWzà a misura Veneta r FormentO ■■ ^-— Simile- Sorgo Turco Simile ' - L. 23 : — L. 21 : 12 -L. 17: 12 ■ L. 16 : IO LeCNAGO a misura VENETA.' Tormento Simile ■ Sorgo Turco • -»— L. 23 : 12 :■ -^ L. 21 ; IO.*' — 1.16: '8,;:,—- Mirano a misura Veneta. FormentO' Simile- Sorgo Turco -L. 2^ :«— ;i L. 2 1 ; — : ■■ -h. — : — '.- Bassano a misura Veneta. Tormento ■ - Simile ■ Sorgo Turco Simile- L. 25; 2 - L. 25 ; 1 5 -L. 17; IO L. 16 : 8 Udine a misura Veneta. Fermento Simile ■ Sorgo Turco Simile ■ -L. 25:18 -L.2j; 5 -L. 1(5 : iS • L. — ; — PIAZZE ESTERE. Rimini a misura Veneta. Fermento Simile Sorgo Turco -L. 20 ; ' — ■L. 19; IO -L. Il : 1 5 t 0rf3 J6i N. XLVI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. 6. Giugno 177S, Fine T'^'^ S^' aflrÌMienti dei genere mi. ,, mrale , die' egli, il ferro fcìolto ne- „ gli acidi vegetabili fermentati prò- j, duce emétti meravigliofi , e meglio „ ancora l acciajo fciolto m acidi doU „ ci 0 temperati. " La medefima in- fermità attacca parimenti il pollame, ed i piccioni, al fuo dire 3 ma fé le rimedia facilmente col folo tagliar l'ac- qua comune , che loro fi dà a bere , con una decozione di qualche pianta aftringtnte. Rifpetto al rimedio centra i calco- li j non ho efperimenti da conteftarlo valevole negli animali , ficccme ne avrei per afficurare della fua attività neir ucmoj' maconfftendo effo in una pianta comuniffima nei rovefci più al- ti fettfntricnali dellenoftre Alpi , con- fiderò a propofito raccomandarlo , af- fine di venir in lume , fé l'efito ne foffe forrifpondente. Qiiefla fi è l'uva orfina , pianta, che rafìomiglia molto al mirtillo , o vaccinio neio , o fia alla ncftra Ciafena , ma eh' è più ftri. fciante , ed i cui frutti , o le barelle, in vece di rinchiudere molti femi mi- nutiflìmi , contengono quattro o cin- que oflìcini , fimili a quelle dello fpi- no bianco . Si pongono tre dramme di polvere delle fue foglie in una me- tadella , o fia in fedici once di vino bianco afciutto , e fi dà all'animale ogni giorno (^). Io non v' interlerrò più lungamen- te fu i due fubbiettij intorrjo ai quali propofi da prima di ragionarvi . Ba- ftami avere apertamente dimoflrato , ficcome fpero , che a torto prefume- rebbcfi di prenderfela contro le recenti Veterinarie inflituzioni , perchè feguita a morire tra noi il beftiame j che la colpa non è altrimenti dell' arte , ma bensì o di chi non lafcia efercitarla , o la efercita infetta , e guafla dalle ^^ antiche irragionevoli colìumanze^ che ^ facile (a) Oper. Veterin. Voi. IL Form. 3Ì. pag. i^t* e feg. <^) lyi . Form. 211. pag. 197. facile rinfcirebbe iti oggi avere ìnpa-sj; tiia degli efperti Zooiatri , qualora un concorde defiderio del comun bene del- la Società animaffe lo fpirito del po- polo a furpafTare i piccioli privati dif. capiti , ed a procmàre 1' ammaeflra- mento di pochi ; che non balla faper guarire gli animali infermi , ma che fa d' uopo impedire principalmente , che non fi ammalino ; e che confe- guentemente è neceflario indiare i mez- zi di tener lontano da eiD tutto quel- lo , che Tappiamo effsr atto a farli ammalare. i,I Bovi, dice il chiarifllmo Signor „ Ckrc ( a) , cbs fono i compagni „ delle fatiche dell' Vomo , ed i fuoi ,j fchiavi laboriofi , che provvedono al ,, fuo nutrimento , al fuo mantenimen- ,j io , ai fiioi comodi , e che fono in ,, oltre di un commercio affai lucrati- „ To , hanno fenza contraddizione più ,y che tutti gli altri ejferi , che lo at- ,, torniano, il diritto di efiger da lui ,, le fue cure , le fue con fider azioni , j, i fuoi flud) . Quando li rifguardo " ei foggi unge ,, dal canto delle utilità, y, che ne ricaviamo , che io gli fcorgo „ obbedienti alla mia voce , e tante »> fs»fibili alle mie carezze , quanto jj fono docili al pungolo ; quando am. „ miro la loro forza , la loro foffe- „ renza , le loro fatiche , e la loro fo- „ brieta , arrojfifco della nofira ingra- j, tìtudine in verfo di ejft , e dico a ,y me flejfo : Cerne mail L'Uomo, che »ì P"*" f'^ cotanto da padrone uf.ire del „ fuo potere fopra di sjft i non dovrà „ altresì concepir per ejft una fpezie „ di pietà , Jìa in rrfparmìarli dalle ,, fatiche , che loro addo (fa , Jta in „ ifudiare accuratamente le loro ma- „ lattie , per recarvi rimedio ? " Profittiamo dunque degli fludj dique- (li Uomini illuftri, che gì' impiegaro * 3^7 no ad elevare fa Veterinaria quafì del pari- alla Medicina ,• e fé „ / ricchi , j, ed i poveri durerebbero fatica d vi~ „ vere fenza quefli ammali domeftici ,^' ripiglierò col medefimo Autore , " fé „ deono rifguadar/t ficcome la bafe del- ,, la opulenza degli fiati , i quali non „ pùjfono fofienerfi e fiorire , fé non „ per via della coltivazione delle ter- „ re , e per via dell' abbondanza del „ befiiame ; fé fono ejft i foli beni j, reali , poiché tutti gli altri , feeza y, eccettuare nemmen /' oro , e l' ar- 5, gento , non fono fé non fé beni ar- ,, bitrar'j , li quali non hr^no altro y, valore intrinfeco fuor di quello y che j, da loro il prodotto della terra " e ricchi e poveri s* adoperino a prefer- va rli , e a guarirli . Pregovi ad accettare benignament* quel poco, che vi può porgere il foio mio buon volere : di che fupplico prin- cipalmente quello EccellentififimoRap- prefentante {a), e le egregie Prefi- denze, alle quali ftanno affidate la pu- lizia , e la falute pubblica , da cui fcorgo graziofamente decorata in oggi la noftr* Adunanza . Egli collo flelfo zelo , con che applicoflì mai fempre durante il corfo di quella fua gloriofa Reggenza a giovare a tutti-, ed a pro- movere indefe/Ta mente il pubblico be- ne , impiegherebbe certamente volen- tieri e V autorità, ed il configlio al confeguimento di que" fini , pei quali imprefi a ragionarvi , fé per nofiira fomma fventura non foffe in breve per ritornare nel feno dell' augufta fua Pa- tria a ricevere il premio del fuo pre- dato fervigio . Non pertanto io con- fido, nella bontà del^generofo fuo ani- mo , eh' egli , la cui degnazione ci dona il contento di poter rifguardare qual Socio, vorrà bene allora far no- to a queir ampi illìmo Magiftrato, del- la {ay EfTai fur les maladies contag. du Betail. Paris, 1166. dans l'Awertif. fement. {b) S. E. il N. U. Signor Francefco Guerini, _^ 5^S . fa cui benefica protezione pofTìamoglo- ^ riarci , 1' opera , e l'applicazion vo- ftra peli' avanzamento dell' Agricoltu- ra , ed atteftargli il mio particolare- ofTequiofiflìmo riconofci mento delle im- partitemi munificenze. Avendo la Pubblica Accademia d' Agricoltura di Conegliano ricer- cato = Oua/e ejfer pojfa la caufa del- la fcarfezza de' frutti in quel Terri- torio zz , il benemerito Accademico D. Francefco Fezzatì rifpofe a così intereffante Problema con una fua Me- moria-che lefìfe nell'Adunanza dell'Ac- cademia ftsfla , dalla quale poi venne raflTegnata alla EccellentiiTima Deputa- zione fopra le Cofe Agrarie. Il Ter- ritorio di Conegliano è compofto di varie qualità di terreni, tutti general- mente analoghi alle varie fpecie di al- beri da frutto : anche la coltura di tali alberi vi viene praticata con di- ligenza e con ingegnofa attenzione , non folamente dai Lavoratori della Campagna , ma ancora , per loro de- lizia, daiProprietarj medefimi dei ter- reni ; in guifa tale che. dando a ciaf- cuna delle varie fpecie d' alberi quel- fa efpofizione e quel terreno che più loro convengono; e praticando a* tem- pi opportuni , e nei migliori modi le neceffarie operazioni , fono pervenuti i Coneglianefi a rendere tali ,, Piante^ „ fruttifere non meno utili alia Na-SF i, zione i e al Commercio, che ddU „ ziofe e gradevoli agli occhi di chi „ le guarda. " Da che dunque fi dee dedurre la vera cagione della rifpet- tiva fcarfezza di frutta in quel Ter. ritorio ? Le brine i geli che a'Ia pri- ma ftagione intempeflivamente colà comparifcono , ne fono, fecondo ilSig. prezzati , la principale caufa ; le con- tinove pioggie che lungamente durino in primavera , e finalmente leRuche, le quali principalmente devaRano i me- li. Dopo avere ben ragionato fopra tali cagioni, paffa l'Autore a ricerca- re i rimed) più confacenti . Un qual- che ritardamento al vegetar delle Pian- te fruttifere, procurato mediante una forte potatura praticata allorché a fio- rire difpongonfi , oppure , com'è me- glio , allorché sbucciano i fiori : il dare alle radici di ciafcuna pianta una certa quantità di calce , e rarefarne i fiori ; e riguardo .alla Ruche , il no- ftro Autore ricorda qui il metodo rac- comandato, in una fua Memoria, dal Nobile Signor Francefco Corradini So- cio dell'Accademia medefima j e che lì riduce nel farle diftruggere ed am- mazzare a fi:3gione opportuna . Tale è il contenuto della Memoria del Si- gnor Abate Fezzati , il quale, conti- nuando le fue fperienze negli anni av- venire , ne comunicherà il rifultato,' onde e i fuggeriti rimedj reftino con- fermati , ed altri po/Ta egli ritrovar- ne a prefervazione ed aumento di una derrata confiderabile in quel Territo- rio, 1 ..i \ 3^9 N. XLVII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: ■V 13. Giugno 1778, PROGRAMMA ììi' un Tremlo dì^ooL'fe (diErancia) per P Inventore dei tr^igliori utenftii da cucina , proporlo dalla Società libera d' emulazione ftabilita a Ta- rici , per r incoraagimento delle in- venzioni che tendono a perfezionare la pratica delle xArtì e de" Meftieri utili . SE gettiamo gli occhi fopra gì' in- numerabili pericoli che minaccia no la fragii vita dell'Uomo , e le pò- che cautele che fi prendono per evi- tarli ; non fi può a meno di ricono- fcere il miracolo continuo della fua confervazione . Senza parlare di qiiel- ^;li che fono la confeguenza necefìaria dell' eccefTo o dell' abufo delle noRre paflloni j dì quelli che nati fono dai bifogni ai quali ci fianio aiToggettati "allontanandoci dalle leggi femplici del- la natura ; né di quei funePti acciden- ti che r umana prudenza non può né ■prevedere, né sfuggire; i pericoli, ai quali il lulTo per ogni parte ci efpo- ne, fono innumerabili . Il luiTo è quel- lo che ci ha fuggerito ed infegnato ad alterare e diverfìfìcare i noftri alimen- ti, e a caricare le noflre tavole di vi- vande, il cui mefcuglio forma nei no- flri ftomachi un chilo avvelenato: dal luflo proviene la noftra cllinazione di volerci fervire , per la preparazione delle vivande medefime, di vali ancor più funtfti . Egli è gran tempo che la Medicina e la Fillca reclamano con-, Jiiiovo Giornale d' Itcl, Tom. II. tro fifFatto abufo ; il Signor G. G, Houffeau , alcuni anni fono , efpofe^ nella maniera più atta ati atterrire , i mali ai quali ci efpone l'ufo perni-* ciofo del rame: non paffa anno in cui non fé ne veggano delle efperienze fa- tali , e fventuratamente troppo moltr-' plicate . Finalmente alcuni recenti e- fempj hanno eccitato lo zelo dei Me- dici della Facoltà di Parigi a verfare fopra gli utenfili da cucina. Non fo- lamente devono elfere profcritti , co- me evidentemente funefti , il rame e il piombo ; ma ancora , fé lo Ragno comune, le terre brune , le ftoviglia inverniciate, la pretefa majolica d'In- ghilterra , producono degli effetti no- cevolì alla fanitàj fé la barr^a bagna- ta non è efente da ogni inconvenien- te, fé il ferro contiene delle parti di rame, quali materie fi avranno da im- piegare per gli utenfili da cucina ? Il Signor de Heaumur , il Signor Dan- tie , e alcuni altri Soggetti , hanno propello delle foftanze pure , della quali niente v'ha a temerfi ; a quello propofito fi può ricorrere a.\\A\Gazetts de fante , fupplement T^, ^ù lyyj , e vi fi troverà un dettaglio di quefts differenti foftanze. Per incoraggire li Dotti ad avanza- re ancor più innanzi le loro ricerche, la Società libera d'emulazione , cha fente tutta la importanza di un tale foggetto , ha confacrata una fomma di 5>oo Lire allo ftudio e alle pruove che invita a far fi ; e propone il fe- guente Argomento ; Aaa „ Tr9. 570 ,, Trovare una materia o una com. fofizions qualunque , con la quale fi pojfa fabbricare degli utenftJi da cuci- na , capaci di foftenere per lutìghijftmo tempo la più forte ebollizione , le al- ternative improvvife del freddo e del n*aggior calore ; la quale non abbia alcuno degf inconvenienti del rame , del piombo , dslle flagnature , delle co- perte^ 0 vernici comuni ', e che fiano d' uguale fohdita , e meno cari , j-' è pojfibile y degli utenjtli da ufo.^^ Le condizioni del coucorfo al Pre- mio fono le feguenii. 1. Di prefentare p^r modelli alcu ni utenfili da cucina , come ca Itero- le , pentole , braciere ec, , affinchè la Società polla alToggettarle alle pruove. 2. Di defcfivere , in una Memoria chiara e ben dettagliata , la compo- fizione della materia , il proceflb del- ia fabbricazione, della cottura od al- tra preparazione di tali utenfili 5 fic- chè la Società ne poiTa fabbricare el- la medeCma , o far efeguire alla fua prefenza delle fperienze che pollano determinarla fuMa fcelta € falla bel- lezza della materia e degli utenfili . 5. Di fpedire delle moflre delle ma- terie prime, affinchè, fé le fperienze non riefcono, gii Autori non poffano dire che fi è sbagliato nella fcelta di quefle materie. 4. Di mettere fopra i modelli e ful- le Memorie una imprefa, la quale fia replicata in un viglietto figillato , che conterrà i nomi , il luogo, e la qua- lità dei Concorrenti , fenza farfi co- nofcere , prima d^l giudizio , né di- rettamente né indirettamente. 5. Di fpedire il tutto , franco di porto, au Bureau Royal de corre f pan dance generale , rue des deux portes Sain Sauveur a Taris , avanti il dì i Luglio 1779. Il Premio potrà effere ag- giudicato nella pubblica Adunanza del mefe di Dicembre feguente. Quelle condizioni fono di rigore : tutti faranno a mme(fi al concorfo , ec- cettuati gli Cffiziali e CommilTarj del- ia Società, e quei Membri della me- defima che voteranno nelle Adunanze nelle quali fi aggiudicherà il Premio. La Società lafcia libera ai Concor- renti la fceka delle materie , perfino di quelle che fono ftate già propelle, ficcome il vetro opaco del Signor de .Keaumur , riguardo al quale , nella Gazzette de Sante , fi dice che fé ne potrebbe trarre un grandiffimo par- tito, A quello propofito , crediamo ben« 1 di aggiugnere qui la feguente Relazione -f Fatta tìll'^iccademia Ideale delle. Sciett' ze di Tarxgi , dai Signori de Mon- TIGNY e Macqxjer, fopra un a nuova Fabbrkxt dt utenfili da cucina pro- pofla dal Signor Dovcet . Noi fiamo flati Incaricati il Signor Macijuer , ed io , di efaminare una nuova compofizione metallica pre- fentata dal Signor Z)o«ref fonditore lla- bilito all'Aigle inNormandia, ilqua- le fi propone di ftabilirla all' ufo del rame negli utenfili da cucina , e la quale è (lata già annunciata nei Gior- nali , come incapace di effere attacca- ta dalla roggine , e di dare alcuna cattiva qualità agi' intingoli acidi , o, Calati. Il Signor Doucet ci ha rimeffo un paiolo, ed una caflTerola della fua compofizione, fopra i quali pezzi noi abbiamo fatto le feguenti efprrienze . I. Il paiolo ha tutte le apparenze di zinco, tanto per la grana, che per il colore , e. per la durezza ; noi ab- biamo rifcontrato in eflfo la femi mal- leabilità dello zinco tentandolo col col- tello, colla lima, e col martello; noi Io abbiamo fatto rifcaldar fra i carbo- ni, a un grado inferiore a quello, chs fonde lo zinco, egli fi è facilmente sbriciolato fotto il martello, come ac- cade allo zinco rifcaldato all' ifteflb fegno . II. In on crocido divenuto rofib a fuoco di fufione noi abbiamo meflb una porzione di quefia compofizione: ella è rimada fufa con prontezza , e fi è fi e coperta di una calce metallica j levando quefta calce a più nprefe con una bacchetta di ferro per ifcoprire la fiiperfìcie del metallo in fufione , noi abbiamo veduto il metallo infuocarli , e follevarfi in fioii perfettamente li- mili a quelli dello zinco , ciie fi di- ce pomphalis ^ o nihil et/bum, dei quali noi abbiamo raccolta la maggior par- te ; quali tutto il metallo fi è, in que- fta guifa , mutato in una calce bian- ca di zinco; eflfendo flato continuato il fuoco per più d'un' ora, ed e/Tendo fiata agit;?ta fpelTo colla bacchetta di ferro la materia nel tempo dell' incan- defcenza , noi abbiamo pofatoful cro- ciolo una latna di ferro infuocata , e quefta nel corfo dell' operazione non fi è niente imbianchita ; noi non ab- biamo fentito alcun odor d'aglio, che ci potere far fofpettare la prefenza dell' arfenico , ( fi fa che fpefTo l'ar- fenico è unito ai metalli bianchi). in. Noi abbiamo fatto fcaldare ad un fuoco mite circa tre oncie di ace- to ftillato nella cafferola del Signor Boucet ; fi fon follevate molte bolle dal fondo della cafTerola . Il liquore ha prefo con molta prontezza un co- lor lattiginofo , e fenza altre mefco- lanze vi fi formava un precipitato bian- co, lo che indicava là difi'ohizionedel metallo operata dall' acido vegetabi- le . Noi abbiamo firtrato quefta diflb- luzione , ed abbiamo ad eHa applica- to alcune goccie di alkali fiflfo; elfa ha dato un precipitato bianco molto den- fo. Sopra nn' altra porzione dell' iftef- fa foluzione , noi abbiamo aflfufo al- cune goccie di alkali volatile fatto con calce viva , e quefto non ha fvilup- pato alcun colote nel fluido, e. non lo ha intorbidato, ^ìvnn IV. Noi abbiamo applicato a fred- do l'acido nitrofo fopra quefta com- pofizione ; ella ne è rimafta attaccata con egual prontezza , violenza , e ca- lore , che fuole rifcontrarfi in egual proceflb collo zinco ; ma la dilToiu- zione era bianca , torbida , e mefco- lata con una gran quantità di polvere bianca , la quale non fi è difciolta , neppure aggiungendo al liquore uaa gran quantità di acqua ; ficcome Io zinco non prefenta niente di fimile nella fua diifoluzione per mezzo dell' acido nitrofo, e ficcome qutfti effetti corrifpondono a quelli dello (lagno, o del regolo d'antimonio, noi abbia- mo luogo da fofpettare , che la com- pofizione del Signor Loucet fia una piefcolanza di zinco con ftagno o re- golo d'antimonio, ma piuttofto collo ftagno. V. Noi abbiamo inoltrata 1' incan- defcenza dello zinco nel crociolo, nti quale noi avevamo meflb due oncie della cpmpofizione ; effa non ha la-., fciato dopo la combuftione alcun re-< fiduo metallico , ma fotamente una calce di un bianco fudicio , fimile a quella , che noi abbiamo feparato per mezzo dell'acido nitrofo , , VI. Per conofcere , fé la compofi- zione del Signor Doucet potelfe eff re attaccata a freddo dagli acidi , noi ab- biamo lafciato ftare 1" aceto diftillato nella caderola , che ci era ftata ri- meffa ; al termine di otto giorni fi è trovato fvaporato il liquore , ed il foa-^i do della calTerola coperto di una bel- la criftalHzzazione bianchilllma, e raol* to ramificata. Noi pofTiamo concludere da quefte efperienze , che la compofizione del Signor Doucet è molto attaccabile da- gli acidi , e che ella diviene fragilif- fima allo- che ha prefo quei gradi di calore , i quali fogliono darfi fpelTb alle, cafferole di rame fu i forneUi delle cucine . Noi olferveremo inoltre che lo zinco è emetico , che in alcu-^' ni tempi è ftato fatto ufo del vetriolo di zinco fotto il nome di Gilla vitrioli per far vomitare . Il Signor Gaubio y ■ avendo fatto Tefame chimico di una polvere fpacciata in Olanda fotto il nome di\ Luna fixata da un Empirico ch\3iTùà\.oLude)nan, ha trovato che que- fta polvere non era altro che una cal- ce di zinco bianchiflima , e ben cal- cinata; che quefta calce produceva dei buoni effetti in alcune malattie con- vulfive ; ijia. che quefto rimedio datjj Aaa 2 .an- anche a pìcciolifTì me dofì , fino a quel- ^ Ja d' un grano , eccitava naufee , e faceva vomitare. Sono alcuni anni , che un certo Cbar^ iter prefentò all' Accademia nuovi u- tenfili da cucina per la maggior parte componi di zinco . I CommiflTarj tro- varono, che eia attaccabile dagli aci- di , e dai fali neutri , e conclufero, che dovefle rigettarfi . Non fono per anche ben conofciuti gli effetti dei fall di zinco pref] internamente, perchè fi po/Ta aflerire che non fìano nocivi . Noi abbiamo luogo di credere , che potrebbero apportare del nocumento , e perciò penfiamo, che queftacompo iìzione non poffe effer approvata dall' Accademia ^ e che a torto è fiata co sì avvantaggiofamente annunziata nei Giornali. Fatto a Louvre il dì ic, Febbraio 1777. De Montigm y e Macquer. STORIA ^DeUa Squìnanzìa cancreno fa , malattìa epidemica , epizootica , e contagio- fa , manifeflatafì fu i Cavalli a To- rino il dì 25J. di Marzo \j'j'j. fcrit- /^^rt Giovanni Brvcnone chirurgo Collegiata , Direttore della Scuola veterinaria , e accademico ^niftamico di Belluno, X. '1 7' Offervazione coftante, che le X~^à malattie epizootiche, peflilen- siali , e contagiofe, accadute una voi-. ta in un pacfe fopra una fola , o fo- pra diverfe fpezie di animali domefìi- ci , di tanto in tanto nello flefTo , o 3n akri paefi fi vedono ripullulare , fìa che ciò accada, come credono mol- ti celebri Medici , perchè quelle ma- a lattie abbiano un paefe natale ( e per v^ tali fono generalmente arcufati V E- gitto, rUngheiia, e la Dalmazia (^)), ove non mai fi eftinguano , e aa cui per contagio nelle date occafioni va- dano altrove fpandendofi , qua e là ; circolando ; fia perchè in ogni paefe pofTano per le fìcffe cagioni in qualfi- voglia tempo nafcere negli animali le ftefle cattive difpofizioni , che diano origine agli fteflj morbi . 2. E* anche offervazione pur troppo certa , cte quelle medefime malattie ( §. I. ) diverrete qualche volta epi- demiche j attaccarono gli uomini iti un paefe , mentre diftruggevano gli. animali in un altro , oppure foltanto gli uomini in quello, o in quell'altro paefe , o ili fine manifenaronfi a un tempo nel medefimo paefe fu gli uo- mini non meno, che fulle beflie. 5. Di tal natura efTendo ( §. i. 2. ) la fquinanzia cancrenofa , che in que- fti giorni fi mife tra i cavalli della Compagnia del Signor Marchefe d'Aix del Reggimento Savoja Cavalleria a- quartierata a Torino nel Borgo di Do^ ra , io ho creduto convenevole ai pub- blico bene diftenderne una efatta rela- zione , affinchè, fé mai altra volta ac- cadeffe ( il che tolga Iddio ) , più a- gevolmente fi pofìa conofcere , e cu- rare. 4. Incominciò quefta malattia in un fol cavallo addì 25) di Marzo , il qua- le ne morì nello fpazio di trentatrè ore; il feguente giorno ne furono at- taccati altri due , che ne fono morti uno in dieciotto ore, e l'altro in tren- taquattro: addì 51 reammalarono die- ci , quattro de' quali guarirono due in quattro giorni , uno in cinque, e l'al- tro in otto j gli altri fei morirono uno in nove ore , uno in dodici , uno in tredici, ed uno in vent'una , uno in tre giorni, e il fefto in quattro : al primo di Aprile ne vennero ammalati tre. (rf) Fallifnieri nuova idea del itial conta giofo dei buoi «f/w.xvi. {Sidenam | lib. de pefle p. 100. ) Muratori Governo d«lla pefte Ub. i. cap, i. tre, uno delqnaliguaiì in cinque gior. ni , e g,Ii altri due morirono uno in nove ore, e l'altro in tre giorni ; ai due di Aprile ne ammalò un folomor- to in due giorni : ai tre ne ammalaro- no tre j che fono morti due in due giorni , ed uno in tre; ai quattro ne fuiono attaccati due , uno dei quali guarì in tre giorni , e \' altro dopo ijuattro giorni di malattia iì è uccifo quafi guarito ( Jf. 15. ) : in fine ai cinque ne ammalarono tre , che mo- rirono due in due giorni , e 'i terzo in tre . Sicché di trentafei cavalli , venticinque ne ammalarono , e ne fo- no morti dieciotto, gli altri undici fu- rono prefervati illefi. 5. 1 cavalli più giovani , i più ro- bufii , e i più grafll ne fono flati i primi attaccati , ed in efTì in genera- le il morbo durò meno (a) . 6. Un leggier battimento dei fianchi , una f^'ogliatezza nel mangiare , mi- nor vivacità negli occhi , e in tutta Ja fifonomia , una non ordinaria len- tezza , e pigrizia nel muoverfi; poca fenilbilità ai colpi , equafineffuna al- la voce ; la tefla bafTa , i peli di tut- to il corpo rabbuffatti, le orecchie, e le eflremità , anzi tutto il corpo all' tflerno alternativamente ora caldo , ora freddo; grande inclinazione a re- flar coricati^:, un calor fecco, ma non ecceflìvo alla bocca , e alla lingua , che lafciava per qualche tempo un fi- mile calore con iormicclamento alle dita di chi le toccava , molta bava vifcofa verfo le fauci , il polfo piccio- lo, e tardo j erano nella maggior par- * ^ ... . 573 fé i primi untomi della malattia . In alcuni fi aggiungeva un fudore alle parti laterali del torace, daldilTotto del guidalefco al gomito, cui qualche vol- ta fuccedeva un tremore . 7. In poche ore tutti gli accennati fintomi ( JT. 6. ) crefcevano : il batti- mento dei fianchi diveniva affai for- te , e. ccl dorfo della mano applicato, contro le coflole immediatamente die- tro il gemito ( ^ ) fentivafi battere flraordinariamente il cuore , cioè era- vi , come dicono i Veterinari, palpi- tazione . In alcuni però in tutto il corfo della malattia non mai fi dichia- rò la febbre , né il battimento de* fianchi, o la palpitazione . Dalle na- rici colavano materie prima bianche , poi gialle vifcofe , che fi attaccavano ad effe narici , e vi facevano delle erode; la membrana pituitaria in tutta 1" eflenfione , che fi poteva vedere , ne- gli uni era più del folito rolTa, in al- tri pallida , e quafi livida: il cavallo nell' andare più o meno vacillava, fi coricava ora fu un lato , ora full' al- tro , e fi levava a ogni momento ; fopraggiungeva un tremore aunfolo, o a tutte due le braccia , e in alcuni a tutto il corpo. Primachè fi mettef- fero al verde ( JT. 2.1. ), pativano fli- tichezza ; le poche feccie , che man- davano fuori , erano dure , lucide, e fetide ; avevano una fete ineftingui- bile , ma dopo ftallavano , quafi co- me nello fino, feccie fode, figurate, né troppo dure, né troppo molli, fem- pre peiò gialle , e lucenti , qualche volta accompagnate da moltiffimi pie* doli (rt) La flefTa ofTervazione è già fiata fatta dal Lane ? fi , e da molti altri in altre epizoozie. F. Johann is Maria: Lancifi Differì atto hiftorica de bovìlìa pefte 3 pag. 160. 191. T\.om£ 1715. in 4. (è) Quefto è il luogo più ficuro per accertarfi fé gli animali hanno febbre, o no; dal toccare le arterie ordinariamente niente fi può conofcere , perchè quafi mai non iRanno fermi, checché ne dica in contrario Apfirto nella raccol-. ta degl' Ippiatri Greci tradotti da Ruellio pag. s.iac. 2. „ Non audiendi_f«nt , ,-, qui notari poffe febrim affeverant, fi manum lateri circa humerì flexum ad- ",, moliantur: ab hoc enim tadu nullum febris iodicium pervefligabitur . " 5'4 . . , . tioli vermi lombricali (a) , le ni ine erano abbondanti , toibide , gialle, e pnzzolenti , e pochifTimo beveano. 8. Sulla fine della malsttia forirfiì- ino era il battimento ^e\ fianchi ; le alt delle rarici maravigliofamente di- latate , il loro alito , e quello della bocca così puzzolente, che chi era de- fìinato a dare i medicamenti noi po- teva foffrire ] lo fcoio dalle flefTe na- rici era di una fame putrida fangui- gna j la lingua fi faceva nera, e fem- preppiù fecca , 1' animale continuava a coricarfi , e levarfi a ogni iftante , giacendo colla tefta, e col collo allun- gati , e man^dando fuori forti , e fre- quenti gemiti , rilevava di tanto in tanto il capo per guardarfi i fianchi . In qgei , che morirono prima di due giorni di malattia , qualche ora innanzi Ja morte talmente fi calmavano i fìn- tomi , che reftavano coricati quieti , quafi nifTun male avefìTero, fi levava- ro poi inftantaneamente , quindi ca- devano come una maiTa informe , met tevanfi a nitrire, e con forti dibattiti convulfi morivano . Quelli poi , in cui Ja malattia durò d' avvantaggio , mo- rivano per lo più fenza fare molli :flrepiti . t). In due foli , fei o fette ora pri- ma della morte , comparve alla parte fupfnore , ed eflerna della gola una gonfieiza molle, e indolente degl' in- tegumenti . A un folo vid* io ufcire dalla bocca una quantità di materia bianca , e fpumofa . In due altri fin dapprrncipio della malattia fi rovefciò, ed ufcì fuori r éftremità dell' interino retto con un forte tenefmo , e vede- vafi la fua tunica interna tumida, rof- fa ,. livida , anzi nera : qualche ora iprima deHa morte in amendue IMnie- II a. ftino rientrò . In una cavalla colava abbondarrtemente dalla vagina un umor bianco nuicofo fimile all' ippomane , il quale probabilmente veniva dalla ve- fcica , dacché dopo morte un fimile umore fi trovò in quello facco. Molti tiravano fuori dal prepuzio il mem- bro , fenzachè vi fulfe una erezione , anzi elfo membro quafi flofcio così fguainata cadeva . IO. Non mai io mi fono accorto della menoma difficoltà neli* inghiotti- re , anzi come fi è detto ( i". 6 . 7. ) > la flefìfa refpirazions dapprincipio nep- pur era molto offefa : comprimendo col- ia mano , e fìringendo il gorgozzule, r animale non dava fegno di alcun do- lore , né fi metteva a toJfire; in una parola, fé 1' apertura dei cadaveri non ci aveffe fatta vedere la fede del mor- bo , non mai fi avrebbe avuto il me- nomo fofpetto dello firanpuglione, che con qutfto addattatiflìmo nome chia- mano i Manifcalchi la Squinanzìa . li. Nai cadaveri dunque ii olTerva^ vano le fauci , cioè le tonfille , e le membrane , onde fono coperte , coi vicini pilaRrì , tutto il principio del- la faringe, e T imboccatura dele trom- be d' Euftachio d' un color nero come carbone veramente sfacciate: dove fi- niva lo sfacelo , incominciava un in- zuppamento linfatico giallognolo , a gelatinofo , che occupava il velo dei palato , e '1 leiTuto cellulare di tutte le parti circo ivicine, eRendevafi lun- go le parti ePierne della trachea arte- ria , e dell' efofago , la fteffa mem- brana pituitaria verfo le narici inter-. ne anch' effa era nera , e cancrenata.; minor lefìone ordinariamente fi incon- trava alla laringe , ma nei Tuoi ven- -tricoli 3 e dentro il canale della tra- chea (rt) in nefTun -cavallo vidi la menoma tarma , -0 fia alcuno di quei vermi corti , roflì , o bianchi proprj dei cavalli , dei quali ci diede la defcrizione , e la figura , e ne fcoprì la generazione il celebre VaUìfnterì , ed ai quali attri- buì una epizoozia accaduta fu i cavalli in Italia l'anno 171 2. F. Raccolta "O" efifendo (lato polTibile fino al primo di Aprile di feparargli efattamente ( jT. 20. )» 15. Varj furono i pareri circa la dì lei cagione : 1' attribuirono alcuni al- la cattiva qualità deli' avena , e del foraggio, e principalmente a qualche particolar pianta velenofa con elio per avventura mefcolata ; altri all' acqua della Dora , onde erano abbeverati , che dicono cfCer peffima in tempo maf- fime della liquefazione delle nevi: gli uni ne accufavano le dalle troppo baf- f e , ed umide , ed unicamente efpofta a fettentrione ; gli altri 1 calori , eC- cefTìvi per la ftagione , provatifi nel mefe di Marzo molti giorni confecu- tivi , cui fuccedettero notti afTai fred- de, nelle quali dovettero i cavalli bat- tere la pattuglia. 16. Non Ci può negare , che pel complefìTo di tuttequefte cagioni(jr.i5.) abbiano gli umori potuto difporfi alla corruzione , onde poi , aggiuntavene qualche altra accidentale, che ignoria- mo , fiane nata la fquifiàtnzia cancri^ nofct , la quale farebbe frjrfe ftata fem- plicemente infiammatoria in altri ca- valli meglio nutriti, alloggiati in iflal- le più fané , abbeverati di migliori acque, e non efpofti ad eguali intem- perie della ftagione . Ma non (ì può con fondamento foftenere , che alcuna di effe caufe, confiderata feparatamen- te, fia ftata baftante a produrre nel corpo dell' animale una tanta diffolu- zione. ^ alone . In fatti i cavalli delU Compa- gnia del Signor Cavalier Quinto del medefimo Reggimento , di quartiere al Borgo di Po , nudriti colla ftefìfa vena , e collo ftefTo foraggio , e che fecero le fteffe fatiche in occafione del- le ftelTe intemperie , non contrafTero né quefta , né altra malattia , come neppure vi foggiacquero negtianniad- dietro i cavalli degli altri Reggimen- ti , che al Borgo di Dora alloggiaro- na nelle ftefle ftalle , e bevettero la medefima acqua . 17. Notifi per altro , che per dar coifo a un' epizoozia non è Tempre neceffario , che tutti gli animali di nna ftalfa , o di un certo tratto di paefe abbiano nel fangue quella tal pre- difpofizione; bafta folamente, che co- munichino in qualche maniera con un folo , che abbia contratto o fponta- neamente, o per contagio la data in- fermità , perchè tutti , comecché pri- ma fani faniffimi , la prendano : ,w\ picciol pezzo di lievito bada per jttiet- tere in fermentazione la pii'i grijnde quantità di pafta , ed un fui bue ^in- fetto venuto di Ungheria in Italia ba- llò per dar origine alla cotanto fpa- ventofa epizoozia degli anni 1711 , e feguenti {a). Può efifere dunque, che il morbo avrebbe per avventura avu- to principio, e fina nel primo caval- lo malato, fé, conofciuto il pericolo, •che fovrailava agli altri , fi fofìfe po- tuto a tempo da elfi feparare. Qiiefto cavallo era ultimamente venuto di Svizzera; chi fa , che non abbia feco portato il germe dell' infezione* il ce- lebre pillerò (è) dice elTere ftat^ da perfone degne dì kde informato, che un animale ufcito d" una dalla infet- ta , e condotto in un paefe perfetta- mente fano non fi ammalò , che un mefe dopo . iS. In tutte le malattie epizootiche, e attaccaticce non bafta di medicare le beftie ammalate , bifogna inoltre ( ciò che più importa ) proccurare di prefervare le fané , e di opporfi alla dilatazione del morbo. 15). Il primo , e il più ficuro mez. zo prefervativo è la feparazione degli animali infetti dai fani , impedendo non folo ogni mutua comunicazione fra efll , ma ancora delle perfone de- ftinate a governarli , e a curarli : t pafcoli , gli abbeverato) , le ftalle , e tutte le robe , che fervono agli , uni , non deono fervire agli altri ec. 20. Chiamato io pertanto il dì pri- mo di Aprile a vifitare li fopraccen- nati cavalli , avendo o/Tervato , che non era podibile di evitare nel quar- tiere la detta comunicazione , e che di più fi poteva correre rifchio , che il morbo fi fpandofle ne' cavalli , che paffavano nella ftrada moltiffimo fre- quentata , contigua alle ftalle , li feci perciò tutti condurre e farti e am- malati in una cafcina, la quale . feb- bene folTe da lì poco diftanta , pure la ftimai la più propria, perchè fitua- ta fra due canali del fiume Dora, l'ef- perien2a avendo più volte dimofìrato, che niente arrefta più ficuramente i progretfi di un'epidemia che le acque correnti ( f) , Sì profgguirà . (rt) Z^wf/yr nell'opera citata pag, i. (ù) Memone fur. la contagion parmi le bètail pag. 6. ( fi pubblicherà in altri Voi. ) ^^ o (e) Neil' anno fcorfo 1776., nel mefe di Maggio, eflTendo flato mandato dall' 'Eccellentiffimo Magiflrato di Sanità nel territorio di Foffano , ove ferpeggiava fulle beftie bovine il cancro volante , offervai , che nella regione di Pianbof- 'co, la quale è feparata per m-ezzo del torrente Vegghia dalla regione della Sa- vetla , non vi era neppiir una beftia infetta, quantunque quafi tutte lo foffero Ja quella della Savclla. v 377 N. XLVIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V ■V « ZQ. Giugno 177S. Tutti li nuovi ritrovati , tutte le ^" fcoperte utili in Agricoltura , incontrano , ugualmente che i nuovi rimed) i piii ficuri, i nuovi metodi in Medicina ^ le maggiori difficoltà , e quafi fempre le più forti oppofizioni principalmente preflo i Profeffori delle Arti medefime . Quello che in Medi- cina accadde un tempo del mirabile fpe- cifico della Corteccia Peruviana , ve- diamo a' noftri giorni.*a vvenire del Cef- fo in Agricoltura; concime prodigio- fo particolarmente pei prati artifiziaji a trifoglio. Un feguito coftante di fe- lici fperienze, che pienamente corrif. pofero al fine propofto , accreditarono e ftabilirono l'ufo della China, rico- nofciuta in oggi il pia efficace e ficu- ro febbrifugo , e adoperata , con non minore benefizio e vantaggio, anche in altre gravifiìme malattie. Li replicati fperimenti , fatti finora e felicemente riufciti , coir indicato concime foflì- le , per accrefcere il prodotto dei fo- raggi, cominciano ad acquiftargli tan- ta riputazione , che fi ha luogo di fperare , che fia in breve per diffon derfene la pratica univerfalmente, col vantaggio conflderabile dell' aumento de* foraggi , fenza nulla perdere d' al- tri prodotti, pel mantenimento d'un maggior numero di Befliami . Una nuova prova della. reale utilità di que- llo concime fi è la feguente LETTERA Z)g/ Si^Kor^bateGiovAiiKi Scotton ,' a/ Chìarifs. Signor Giovanni Ar- duino Vubblici Soprantendente alltt Cofe agrarie ec. „ Illuflrifs. Signor ePatr.CoIendifs. „ Cittadella 22. Maggio 1778. *ìiuovo CkrKa/e d'ItnL Tom. II. * „ QI confoli che il Ge/To non h* v3 perduta la virtù fua fecondan- te 1 terreni più bifognofi di foraggio per gli Animali . li Baffanefe , nella parte priva della irrigazione, vede iti quefta Primavera i prodigj che fa fa- re il Ceffo fopra i Trifogli , e fopra i Vezzoni , ed è molto infervorata per la diffufione diqueRo ingraflb fof- file. Per non fo quale accidente meteo- rologico , che a memoria d'Uommi vecchi ha un folo efempio , in un tratto di alcune miglia di terra , cioè da San Zen finoaCazzola, quell'an- no i Trifogli hanno appena fviluppa- to , quantunque ingraffati al folito , e con letame, e con Fuliggine, e con GelTcJ ; pure, in quella difgraaia , fa alciino ie ne olTerva raen peggiore , egli è quello che ha avuto il Ceffo . In quello ftefìTo tratto di paefe, i Vez- zoni ingraffati col Ceffo fanno mara- viglia a chi gli oflferva. Nei prati vecchi e magri , ingraf- fati coI[Geffo nel paflato Inverno, non B b b fi vede ^7^ fi vede effetto ; tanto nella pianure ^: che nelle colline i ma nei medelìmi prati alcuni pezzolini di terra, ingraf- fati col Geflo , per prova, la pa(Tata £ftate dopo la fegatura del Fieno, ve- defi un vantaggio confiderabile; e ciò dimoflra la neceffità deivarj tentativi, e della pazienza,. La campagna ^ € pel Grani e per le Uve 9 promette molto. IGelfi han- no avuto tempo di fare la foglia gran- de , prima che loro fucceda 1' annua carneficina , oflìa pelatura ; e perciò la Nazione e foprabbondante ,di fo- glia; tanto più che la quantità deiBa chi non è molto grande; ttia fono pe- rò vegeti in tutti i villaggi , e pro- xr.ettono ottima qualità di Gallette. La |>rego raccomandare al Giorna- lifla la ilampa del mio Manofcritto , eflfendo un argomento nuovo , e mol- to importante per dare la necelTaria ■forza alle campagne; io fono ficurif {imo che tutti i precetti fono un ncrrt, quando le Leggi non impegnano l'in- terefTe dei Contadino Lavoratore. La prego delie mie riverenze a tutti li Padroni ed Amici, £ con piena (li- ina fono f « «( * « Di V. S. Illuftrifs. 'UmJ/ifs.Dhotìff.OffequioJf/s.Servit. j,D. Giovanni Scoiton . " Seguito della STORIA De//a Squìnanz'ia cancrenofa de' Ca- va/li ec. del Signor Giovanni Cru- •CNONE , ec. 21. L I feci mettere in libertà in uri" ampia prateria, gli ammalati in un angolo a parte , e i fani in un altro oppofto , contenuti ^li uni , a gli altri per -mezzo di corde. La fera fui tramontar del Sole fi ritiravano fotto un portico fempre feparati , ove réftavano tutta la notte , ed il matti- no dopo la diflìpazione della brina fi rimettevano nel prato . Io prefi quella rifokizione , perché 1' aria libera , e un nudrimeuto verde contribuifcono , più che i timedj , a depurare il fan- gue , a impedire la putrefazione , e r azione de' maligni effluvi ( rf ) ; e per la ileffa ragione feci loro fofpen- dere la biada , -e dare folamente della crufca , e la notte un po' di fieno. 12.2. Prima di mettere i cavalli iti detta cafcina , fé ne fecero ufcire tut- te Je beftie bovine , eccetto due paja di buoi 5 amo dei quali fi lafciò eC- prefTamente per condur via i cadave- ri , e r altro vi rimafe per trafcura- tezza dei bifolchi . Io fo , che ordi- nariamente le malattie epizootiche di una non fi comunicano ad altra fpe- zie , ma perchè fonvi molti funefti efempj del contrario , flimai prudenza di abbracciare il partito più ficuro , maffimamente che , come fi vedrà iti sppreffo , la fquinanzia cancrenofa è più comune nei buoi , che nei cavai- li , e qualche volta fi è manifcftata fagli (fl) L'anno 1771. ^na peripneumonia epizootica , vm. non contagiofa , dipendente da troppa craffezza , e vifcidità di fangue , manifcfiatafi fui pule- dri di quattro anni della R. Mandria della Veneria , per cui i più adattati ri- medi pochiflìmo giovavano, fu fubitamente arreftata coli' aver rimeflì delti pu- ledri in libertà nei prati. fugli uni, e fugli altri nello fieflò tem- ^ pò, e paefe ( jf.. 60. ) 2$, Sì diede ordine alle guardie di non lafciar avvicinare a quei prato ^ ne alia cafcina alcun- cane, che por- tano fovente nei loro peli altrove il contagio (rt)", e fi proibì: ai Soldati di quella- Cosnpagnia^ infetta , di co> municare con quelli dell'altra Compa gnia fana , e poi' per maggior precau zione fi è anche impedito l'acceflo a qualunque perfona , e 1' ufcita- a quel- le che colà erano , fui nflefifo , che r infezione non fi fpandefle talvolta co! mezzo delle vefti , alle quali- fa- cilmente fi attacca. 24. La cura profilatica fu preflochè la fteflTa , che quella dell' infermità ; imperciocché ,, avendo tutti i 56 ca- valli da! tempo , in' cui fi manifeftò il morbo 5 per tre interi- giorni fempre comunicato- infieme , ho creduto di doverli riguardare tutti come infetti , tanto più che anche nei fanl fi fcor- geva si poca fenfibilità , e una certa- aria meno vivace , che vi: era fuffi- ciente indizio di fofpettare , che in' eflì già fi folTè introdotto il veleno . 25. A tutti perciò- preferii per be- vanda ordinaria I' acqua bianca colla farina di fegala , e acidulata coli' ace- to di vino , mettendo per ogni fec- chia di acqua una' libbra circa di ace- to, in cui fi erano fatte macerare bac- che di ginepro ammaccate : nella cruf- ca fi metteva due volte al giorno un' oncia delle flefife bacche polverizzate^ e macerate nell'aceto: rimedj capaci d'impedire quella diiToluzione del fan- gue , che fi ofTervava negli ammala- ti , di refiftere alla putrefazione , e dii corroborare lo ftomaco ,, e riftorare ?79' le forze . Per tener il ventre lubrico j, e per ifcacciare i vermi , che erano nel canale inteftinale, feci prendere a cadauno due libbre di ottimo ogiio di ulive, che fu tre giorni dopo ripetuto alla ftefla dofe . Col fuddetto aceto fi lavava fovente a tutti la bocca , e di quando in quando fi metteva del fai marinO' nella crufca . 26. Per procGurare una falutare re-- vulfione dei peftiferi umori, che fi Af- favano alle fauci , e quindi ai polmo- ni 5 feci a tutti la radicazione , o , come altrove dicono, la regtatura {b ) ;. cioè ,, rafi i: peli , e fatta una piega: trafverfale alla pelle del petto, la ta- gliai: longitudinalmente nella fua par- te mezzana , poi , introdotto il dito indice della mano fotto gl'integumen- ti , li diftaccai dalle fottopofte carni , quindi v' introduflì diverfi pezzi di ra- dice di elleboro nero infieme legati ,, e ve gli arreftàl con un punto di fu- tura paffato ai margini della ferità . 27. E' cofa degna di offervazione ,, che nel fare la fuddetta' operazione , che pur è dolorofa , poco i fani , e nulla gli ammalati fi rifentivano né' quando fi tagliava la pelle , né quan- do fi diflaccava ^ o fi cuciva , il che mi fece fempre più credere, che tutti foflero già forprefi dal morbo (/. 24.) j quantunque ir! tutti non ne appariiTe-- ro efternamente i precifi fegni .- 28. In dodici ore circa ,. nella mag- gior parte dei cavalli,, il luogo della> regiatura gonfiò maravigliofamente, il' gonfiamento ftendendofi anche tra le due gambe anteriori alla parte infe- riore del torace verfo 1' addomine , e: alle flelTe eftremità . NiflTuna gonfiez- za fi vide in quelli , che erano grave- B b b a- mente- (^) VaUifnìerr in una lettera al tancijt pag. 188. Vaukt ^ecberchfs fur les metladies epizootiques . tom, ii.pag. 66. (b) Operazione antichiflima raccomandata , e praticata con vantaggio in futte le malattie peftilenziali' del beftiame da Varrone , Coiumeila , Vegezio , ed altri amichi ;. e provata utililTima in diverfe epizoozie anche dai Moderni.. mente ammalati ; e che prefto mori- gt rono i ma quei pochi già ammalati , nei quali Ja regiatura kce un effetto collante, guarirono. 25). Pa flato quel tempo ( f. 2S. ) , fciolfi il reie , ed , efìratto l'elleboro, ne ufcì una grandiffima quatità di fa- iiie giallognola ed acre, fimile a quel Ja , che ufciva dalle narici (/. 7. S.) > feci molte profonde fcarifìcazioni lun- go il tumore, per evacuare quanto più fi poteva quel maligno umore ^ al luo go dell'elleboro introduffi nella prima ferita ftuelli intrifi in un digeflivo a- Jiimato fatto con parti uguali di un- guento bafilico , e di balfamo d' Ar- ceo, e colla tintura d' aloe , e gliar- yeflai collo flefìfo refe . Edema mente applicai fui tumore un cataplafma e molliente fatto colla farina di linfe ane , e col decotto di malva , e di al- tea, e al petto un vefcicante fatto col lievito, e colle polveri di canta- ridi , e di euforbie impaliate nell' a- ceto . 30. Continuò a ftillare quella f^nre ( JT. 25?. ) non foiamente dalla mag- gior incifrone , ma anche dalle altre più picciole. Ciò però , che mi for- prefe , fu , che avendo dodici ore ap- preso la detta medicatura fciolto il xefe, trovai i lembi della ferita neri, e cancrenati in quafi tutti gli anima- li , nero medefimamente il fondo del- la piaga , e tramandante un fetidifTi- mo odore : allora sì che mi confer. jnai nella mia prima idea , che nella maffa degli umori degli fteflì cavalli apparentemente fan» già fi foffe infi- nuata 1' infezione ( ^. 24, e 27. ) > e che , fé r arte non 1' avefìfe determi- nata efternamente , quella cancrena , che produiTe al petto , 1' avrebbe pro- dotta alle fauci, ai polmoni , e alle altre vifcere, come fioffervava nei ca- daveri ( ^. ir. 12. ) ^i. Per animare quelle parti cancre- nate, e per impedire gli ulteriori pro^ grefTì di eflfa cancrena , aggiunfi al di- gerivo ( Jf. 2^. ) dello fpirito di vino canforato , avendone anche prima la- vata ben bene la piaga 5 colle forbici » tagiiai i lembi dell'ulcera già mortF ^ feci pafifare il refe nelle parti vive , e continuai la fteffa medicatura due volte al giorno . 52. Prima delle ventiquattro orecef- sò la cancrena , e diminuì il puzzo- re .' nei cavalli , che fi fono prefer- vati , o che ammalati fcamparono , quello ftillicidio giallognolo ( i". 25». ), fattofi dapprincipio più copiofo , con- tinuò per tre o quattro giorni , né mai fi potè ottenere , fé non al fet» timo giorno circa dopo la radicazione^ un pus bianco, uguale , alquanto fpef- fo , e fcnza cattivo odore , cioè , co_ me dicono , una lodevole fuppurazio- ne j quantunque , per la ceflazione di tutti gli altri fintomi , gli animali già prima fi riguardaflero come rifanati . 55. Ma nei cavalli , che , malgra- do 1' accennata cura , non Ci fono po- tuti prefervare, e in quelli, nei quali il morbo già fi eramanifeftato, quan- do i primi ne erano forprefi , o cre- fceva negli altri , ogni fcolo dell' ul- cera cefTava , fubitamente fpariva il tumore , e neppure ripetendo l'intro- duzione dell'elleboro fi poteva richia- mare ; dopo del qua! accidente per lo più non campavano al di là delle die- ciotto ore . Con quefto metodo co^ minciato addì s , e continuato fino addì IO di Aprile, riufcì di prefervare undici cavalli ( jT. 4 ) 54. Ai manifeftamente malati , nei quali, come fi è detto ( g. 12. ) , il fangue era fciolto , e adufto , le for-; ze mufcolari , e vitali, e l'irritabili- tà ecceflivamente indebolite , per re- (lituirc al fangue la naturai fua con- fiftenza , e il tuono alle fibre, eiiquin- di portar riparo alla putrefazione, 0I-; tre la cura fuddetta ( JF. 25, a 54. ) » feci prendere il decotto di acetofaduo volte al giorno alla defedi quattro in cinque libbre per volta, cuifiaggiun- fe un'oncia di fpirito di vino canfo- rato , o due ottavi di fpirito di ve- triuolo, o un ottavo di fpirito di fa- le ammoniaco (quell'ultimo foiamen- te quando il male era più avanza- to ), e mattina , e fera un' oncia di china. china-china (a) con un po' di rabar. baro in boccone . Su diecifette cavalli medicati in quefla maniera (che quan- do s' incominciò quefto metodo cura- tivo ne erano già morti otto) fi per- venne a guarirne fei, quattro dei quali già avevano dato fegno di prolììraa morte : il fettimo farebbe anche gua- rito, fé non fi foflè efpre/Ta mente uc cifo ( Jf. /\. i;. ) j5. Indiz.i della guarigione eranoun' aria più allegra , la ceflTazione dello fcolo, e del puzzoredel nafo, il man- giare, e bere quafi comeifani, ilfal- tellar nel prato . A tali cangiamenti toflo fi ritiravano dall' Ofpedale, e fi facevano mettere in un angolo del pra to feparati dai fani , e dagli amma- lati . S6. Mi era venuto in idea di fperi- mentare la broncotomìa (b) , avendo raafllme prefenti alla memoria le con- vincenti ragioni , che il Signor Lo- nis (e) adduce per determinare i Ce- rufici a far quen'*^,',*^ -«azione fin dap- principio nelle fquinanzie infiammato- rie foffocative ; tuttavia me ne aflen ri , non già fpaventato dalle ragioni portate da Tomma/oB arto/ino (d) , che efaggera oltre il vero il pericolo dell' operazione medefima ( le quali però fo * no ferza replica ribattute da Ker.ato Moreau (e)) , ma perchè , confide- rando , che in quefta malattia non v' era la menoma infiammazione, e la deglutizione, e la refpirazione erano poco, o niente impedite ( io ) , e che l'animale moriva per la cancrena , e colliquazione univerlale, e non (Iran- colato per r impedito pafTaggio dell' aria per la glotide , conobbi, cheniun foccorfo fi poteva ottenere dalia òro»- cotontia. L' idea di far quella opera- zione nell'angina peftilsnziale, ed epL- jemica dei fanciulli ( quafi la fteflTa :ht quella dei noftri cavalli , come fi vedrà qui fotte ( 52.55.) ) era anche venuta al nominato dottiffimo Barto- lino , ma avendo egli richiedo fa ciò i parere del non man dotto Moreau (/) , quelli non l'approvò , dicendo, che la broncotomìa era utiliflìma nelle angi- ne vere , ed eflTenaiali , ma non in quella , di cui fi trattava , qu(g Ì3r* febris efi peflilens , iy> conjun^os ha- bet alios a^eBui , lethargum , hetnor^ rhagiam lethalem, pufiulas in ore, ul- cera in faucibusy crujias , gangnenam ^ fphacehim (^ ). 57. Nella maggior parte delle ma- lattie epizootiche, e contagiofe han- no per lo più i Governi , per ifpe- .gnerle (rt) La china-china, e Io fpirito di vetriuolo fono flati propofti dal Signor Dottor Somis , Medico di S, M. e Profeffore di Medicina pratica in quefla Re- gi* Univerfità, nella feffione dell' Eccellentiffimo Magiftrato di Sanità dei J. Aprile , nella quale mi ìccq l'onore di approvare il mio metodo di cura. {b) Così fi dee chiamare quella operazione nieglio che tracheotomia ^ o la- ringotomia . Quei , che dicono cffer improprio il nome di broncotomia , perchè la trachea , e non i bronchi (\ tagliano , non avvertono , che brencos in Greco lignifica efla trachea ( vedanfi Corrai definitionis medica ) e che i bronchi fo- no chiamati branchia , onde il loro taglio non broncotomia y ma bronchìotomia dovrebbefi nominare . (e) Memoire fur la bronchotomie ; tom. 12. dell'Accademia R. di Chirurgia- di Parigi pag. 2or. edizione in 12. (d) Thom. Barthol. epift. medicin. a do^Uis, vel ad dodos fcriptarum cent.- I. epift. 80. (e) Ibid. epift. 81. da Parigi i. Marzo i«45. (/) Ibid. epift. 80. is) Ibid. epift. 81. ■;8s fnerle più pr^flc, praticato di far am- mazzare tutte le beftie ammalate : così Giovanni VFiero {a) racconta eHerf; fatto l'anno 1552 in un villaggio del diftretto di Lucca airoccafione diana epizoozia fu i buoi: cosi da molti fi fece in altre parti d' Italia neU' annc 171 1 {b), e inlnghilterranel 171J (e) , e tale pure fu it partita abbracciate- ne! 1774 per la epizoozia y. che infe. fio le Provincie meridionali della Fran- cia {d): anche Firgilìo^ ciò configli nel libra III., delle Georgiche verf. 464. 'ty. Cunr procul' ( par fa delle pe cor» ) aut molli fuccedere fas plus umbrac 'yy Videris, aut fummascarpentem'j ignavius herbas, ',,. Extremamque fequi , aut me- dio procumbere campo V, Pàfcentem , &c ferse folam de- cedere nodi ; „ Continuo culpam ferro- compe- fce , priufquam "sf pira per incautumférpant con- tagia vulgus . Ma fé egli è vera, come è indubi- tato , che quefte malattie fi appicca- no dagli animali infetti ai fani per ] mezzo dei peli , delle vedi ,. e di qua- h lunque altra fuppellettile , e che ne- gli animali», ia cui per alcuno dlque-^ fir mezzi fT è inflnuato if veleno , può queRo reRar nafcoRo per qualche tem- po prima che produca effetti fenfibili ( Jf. 17, )1, non veggo,, che con quell" uccifione fi ottenga ficuramente il fine propofloci , Vi rimangono ancora in tutti gli animali fani , che hanno co- municato cogl* infetti , tanti fomiti del male da farlo preRo rinafcere , co- me accadde nell' accennata epizoozìa di Francia, che tuttavia continua(e). Se i fegni generali defcrittida />^'f^///» ci faceffero infallibilmente conofcere le malattie attaccaticcie , 1' uccidere' tofto il primo animale , in cui appa- riffero , farebbe al certo un'ottima provvidenza j ma que"^ fegni ( e ir» tutte le epizoozie ciò accade ) fono' comuni anche alle altre malattie non contagiofe ; e poi chi ci afficurerà ,, che negli altri animali , che pur ap- paiono fani, il veleno non fiafi già in- trodotto ? Il partito più ficuro farebbe quello , che propone il celebre ^lle^- ^0 ( / ) j e che '^ice^efeguirfi da lun- go tempo nel Cantone di Berna, cioè di far uccidere tutti gli animali e am- malati, e fani , fa hanno comunicato' infieme (g). Ma fé ciò è praticabile' con vantaggio quando il morbo è li- mitato , e rinchiufo in una fiala , o in un picciolo tratto di paefe,, riefci- rebbe poi un rimedio peggior del ma- le quando l'epizoozia folTe molto e- flefa ^ (a) De prscRigiis Dcemonum lib.- ni- (ò) Lancifi De bov:/la' pejie Dìffertatìo . Romsè 171^. in 4V ' (e) Tranfazioni filofofiche num. 55S. ( d) V. Inftrudions & avis aux habitans des Provinces meridionales de laf France , fui* la maladie putride, oc peftilentielle , qui dctruit le bètail publiée jbar ordre du Roy. faris 777^. in 4. par M. de Montigny- Memoire fur Ics' inaladieS' ccntcgieufcs du- bètail par M. Bou^rgelat 177^. in 4. (e) Vedanfi gli fcritti periodici dell'anno. Eppure l'arrefto delConfiglio di fiato di uccidere tutti gli animali malati è ùfcito fin dall'anno 1774. addì 18.. d'i Dù"embre. (/) Nel libro cif.' , , , .... {g) Così fi {^ce. nel 177®. nella Fiandra AuRriaca , ove più di 6000 ani- Ki«ii furono uccifi^ e come fi dice,; con felice fucceffo,. fiefa (a). Sono ovv) , e ficuri i mez- ai di contenere l'epizoozie nei limiti ili quel (Ito, o paefe, ove fi manife- . ilano, purché non Ca di grande eften- fione ; quelli adunque deono e/Tere i primi ad intraprenderfi , e, tolto così il pericolo di ulterior propagazione , fembra elTere cofa più conveniente an- che al pubblico bene di medicare gli animali infermi , e dar rimedj prefer- vativ'i ai fofpetti. In quefta guifa fi riufciià forfè col tempo a trovare uno fpecifiro per cadauna epizoozia : la fola efperienza ha fatto la Medicina, ma fé niente mai fi tenta , niente mai fi faprà . Sono univerfali le efclama ^ioni contro la Medicina Veterinaria dei pochi progreHì , che effa ha fatto nella cura di fimiti malattie; ma farà fempre più povera fé le fi tolgono i mezzi di fare nelle occafioni i necef- farj efperimenti. Supponiamo, che coi dati rimedj non fi pervenga che a gua- rire pochi(fimi infermi ,\ farà fempre im gran paflfo , perchè quegli flefTr ri- meJj fono ordinariamente un ficurif- fimo prefervati vo , E' finora incurabi- le la morva dei Cavalli: il Signor M^- ^ovi-a ce ne dà per ifpecifico curativo la polvere di pervinca , e T etiope an- timoniale (i>), non la guarifce , o al- meno a me non è mai riufcito di guarire con quello rimedio alcun Ca- vallo veramente morvofo ; mi fervi però ottimamente per -prefervare più e più volte tutti quelli , che avevano per lungo tempo abitato coi morvofi ; non fi dee perciò difperare, che pofTa ^ li tempo fa ci fcopnre un q«alche ri- medio egualmente ficuro per guarire quefia , o altre fimili malattie credu- te infanabili « Che flrage non ha fat- to e fui Cavalli , e fui Buoi il can- cro volante le prime volte, che com- parve ? eppure ai noftri dì non più ci fpaventa , eflendofi in fine riufcito a gi^arirlo con runedj facili, comuni , pochiifimo difpendiofi , e ora cogniti al più groflbiano bifalco « Nel noftro cafo i rimedj, quantunque non abbia- no prodotto tutto l'effetto, che fi po- teva defiderare , hanno però, come Ci è veduto, e prefervato, e guarito al- cuni animali, i8. Ceifata affatto l'epizoozia nel- la fuddetta Compagnia, per viemme- glio provvedere alla ficijrezza della pubblica fanità , fi ordinò che fi do- veflTero continuare le precauzioni fia allora praticate,almeno ancora perquia- dici giorni , pallati i quali fi poteiTe- ro ammettere a libera pratica gli uo- mini, e gli animali , con far prima agli uni deporre tutte le velli , e ri- veflirfene d'altre in fito non fofpet- to , e con far lavare gli uni , e gli altri con aceto medicato con bacche di ginepro o altre piante aromatiche, e profumarli col vapore dello fteffo aceto verfato fopra mattoni infuocati, o fui ferro rovente, 39, Per lo fpurgo poi delle velli de- pofle, dei luoghi , e delle altre cofe , che aveano fervito a quei Cavalli , fi prefcrifie primieramente , che detta velli , e tutte le altre fuppellettili , che {a) ,, Globo plumbeo accenfi pulveris pyrii uncia una animato aegrotare j, incipientem pecudem trajicere peccatum in humanitatem medicam efl . Pec- 55 catum hoc frequens fuit , dum therapiam , ubi recepta fuit, his indicationi- 55 bus , & inJicatis procddiis feliciiTune regerem . Settegajl Epitomi hifiorìca fé. „ èriutn putridarum anno 1754 nafcentium in 177 j perfeverantìum pag. 125. IBonnae 1774. '" S. {b) L'idea di fervirfi della pervinca per la morva dee effer venuta al Signor M-ilovin da!/* aver veduto nel Solleyflel raccomandato 1' ufo di queRa pianta P-'i Cavalli , cììe gettano il cimurro . Tarfait M'frecba/ part. i. chap. io, pag. m. iS. 5^ che non fi potevano lavare , fotTero per altri giorni quindici efpofte all' aria , tutti i giorni battute , e alme- no tre o quattro volte in detto in- tervallo nella fopraccennata maniera profumate , e che fi facefle una le- fciva a tutte le robe che la poteva- no fofferire : fi fece abbruciare le ve- di dei Manifcalchi adoperati per dar i medicamenti, e delle perfone, che aveano aperto, e fotterrato i cadave- ri,' perchè troppo imbrattate di fan- gue , e delle putride materie del na- fo , e delle ulcere, come pure le co- perte, e le gualdrappe di lana dei ca- valli , e la borra delle felle , perchè quelle materie fono le più atte a ri- tenere per Junghiilìmo tempo l' infe zione : le redini , le felle , e tutto CIÒ , eh' era di cuojo , fu femplice- raente lavato con queir aceto (jT. jS.)> attefochè il tuojo non è così atto a i morfi , e tutte le ferra- riceverla* menta fi purgarono col fuoco, le man- giatojè , le radrelliere , le fecchie , e ogni altro legname, il fieno , la pa- glia, ed il letame fi abbruciarono: fi fece fcroftare le muraglie, e nuova- mente intonacare, disfare ilfeliciato, e, dopo eflratta la terra ad una cer- ta altezza, rifare di nuovo con altre felci , fegare , e quindi abbruciare 1* erba del prato, ove i Cavalli aveano 1^" pafcolato ; e adacquare II medefimo prato, e fi proibì, che in eflb non fi conduceffero beftie, fé non dopo traf- corfo un mefe dal fegamento. 40. Mi era fcordato di dire , che ì cadaveri fi facevano fotterrare , dopo avergli fraembrati in più pezzi , in-, fieme colla pelle in profonde foffe lon- tane da luoghi frequentati, che fi col- mavano con terra fortemente battuta; fi ordinò di più di feminarvi grami- gna {a) per aflbrbire ogni efalazione, e di farvi uno fteccato per trattener il beftiame di andarvi a pafcolare. 41. Dopo le riparazioni fatte nelle ftalle, e nell' abitazione dei Soldati, fi fecero pure in erte più volte i fo- liti profumi ( i". 58. ) 42. Né creda taluno troppo fcrupo- lofe alcune delle ufate cautele: in ma- teria di fanità non fono mai fover- chie , ancor meno in quella malat- tia , la quale, come ho accennato fin dapprincipio , ha fatto più volte or-; renda ftrage e degli uomini, e del be- ftiame , e qualche volta durò molti anni confecutivi , forfè perchè colla ftefifa attenzione non fi ufarono : ubi de morbo contegiofo agitar , nunquam fatis cavsmus , dum cavemus ( i ) . ^ Si profeguira ,' * (), accaduta in Egina al tempo diEacoKe di quel!" Ifola circa ijoo. anni prima di Gesù' Cristo, ,j Quando fu l'aer sì pien di ma- lizia , ^j,.S, Che gli animai infino al pic- col vermo ',, Cafcaron tutti . . , . (e), fbffe la noflra Squìnanzia cancrenofa; I .pochi fintomi 3 che le fi potrebbero applicare, come i feguenti ^uovo Giornale d' li al. Tom. \l. ;; Afpera lingua tnmet, tepidif- qae arentia ventis „ Ora patent C*^) > non fono baflanti a caratterizzarla. 44. Ippocrate fa bensì menzione io pia luoghi delle fue Opere (e) di an- gine epidemiche , e peftilenziali , ma in nefluno fi efprime affai chiaramen- te per farci credere , che egli abbia conofciuta quella, di cui fi tratta. 45. Virgilio sì ( il quale , fé credia- mo a Tiberio Claudio Donato ( /) , era anche Verfatifllmo nella N4edicina ve- terinarìft ) nella impareggiabile pitta- ra , che ci fa della epizoozia fncce- dota certamente in tempi a lui prof- fimi {g) nelle Alpi Giulie, nella Ba- viera , e in una parte del Veneziano fu tutte le fpezie degli animali, a me fembra , che deferiva efattamente la fiiddetta fquinanzia là, dove mette i fegni, che prefentavano i cavalli (/^> malati: Ccc Labi- ^(/») Recherches hiftoriques & phyfiques fur les maiadies epi200Uq.ues.tom. u pag. 25. (^) (O (/) (Il i paeC fiiame . (h) Ogni fpezie di s'^ijnali aveà i fuoi fintomi particola»-»'. Metamorphofeon lib. vii. verf. 52S. Sc feq. Dante Infern. cant. xxix. 60, Ovid. loc. cit. verf. 561. E tra gii altri nel lib. 6. fez. 6. de morhìs 'vuìgaribus ^ Nella vita di Virgilio. Dicendo lib. ni. delle Georgiche Vérf. 474 ,' che 'chi andafTe a vifitare' ove il male avea fatto ftrage , lì troverebbe ancora fpopolati di bé- 3?^ ,, Labitur infelix, ftudiorum, at- que immemor herbae , Viftor equus, fontefq uè averti, tur, & pede terratn Crebra ferit , demiffae aures , 3» 3> 3i i» 3» 3> 3i incertus ibidem Sudor , & ille quidem moritu- ris frigidus , aret Péllis, Se ad tantum trabanti dura refiftit. Hacc ante exitium primis dant fìgna diebus. Sin in procefTu ccepitcrudefce- re morbus , Tum vero ardentes oculi , at- que attraitus ab alto „ Spiritusj interdum gemitu gra- vis , imaque longo 5, Ilia fingiiltu tendunt ; it nari- bus ater j, Sanguis & obfeflfas fauces pre- |mit afpera lingua (a) . Viriìlto attribuifce quefla malattia agli ecceflìvi calori provatifi in Autunno (^) , e accenna efferfi fatta in generale fu tutti gli animali, perchè i primi, che ne furono attaccati , hanno infettato l'aria, e le ftaile {e), le acque , e i pafcoli (^), concioflìacchè dapprin- cipio non fi avelTe V avvertenza di feppellirli , come fi fece in apprelTo , „ Donec humo tegere, ac foveis abfcondere difcunt (g): fliiffun rimedio giovava ; „ . . . . nec >ain mutar! pabula f efert , * i, Qiizentaeque nocent artes : cef- fere magiftri „ Phillirides Chiron , Amy'thao-» niufque Melampus (f) ; I cadaveri fi facevano fotterrare colle loro pelli , e neppure" fi tendeva la lana a quelli delle pecore, perchè a chi li toccava nafcevano dei carboncelli , s delle rifipole maligne {g) . /\6. Cornelio Celfo , che vilTe poco tempo dopo Virgilio^ niente lafciò fcrit- to full' angina epidemica cancrenofa , quantunque parlando dell' angina in generale , la chiami pefliferum morbi genus (h): forfè ne avrà trattato nel fuo libro delle malattie del beftiame, che fino a noi non pervenne. Non fé ne trova né anche vefligio o in rar» rotte , o in ColumsUa , i quali nelle lo- ro Opere d'Agricoltura inferirono i ri- medi per le malattie degli animali. 47. ^reteo di Cappadocia , di cui s' ignora la precifa età , ma che per r eleganza dello ftile, e per altre non improbabili conghietture fi fuppone da- gli eruditi aver vifTuto in tempi vici- ni al fecolo à'^uguflo , defcrive ( » ) certe (ìraordinarie ulcere delle tonfille fordide, livide , o nere, peftifere , e mortali , accompagnate da cancrena , fpiranti un fetidilfimo odore , e fre- quentiffime fui fanciulli nell' Egitto , e nella baiTa Soria , perciò chiamate ulcere Egiziache t o Siriache y le qua- li , dappoiché fu conofciuta in Euro- pa la Squinanzia cancrenofa epidemi- ca , da quafi tutti gliScrittori ad effa furono paragonate , anzi credute la ^^"- fteffa ih) ic) ià) (O (/) Xg) (h) in Virg. Georg, lib. iii. verf. 458. Ibid. verf. 475>. Ibid. verf. 556. Ibid. verf. 481. Ibid. verf. 567. Ibid. verf. 548. Ibid. verf. 559. & De Medicin. Lib. I. c&p. lib. 4, feq. cap. 4. num. I. pag. m. i^é. 9. decauffis", & fignis morborum. fte(Ta malattia (a) . ^reteo dà per ca- gione di quelle ulcere 1' acqua del Ni- lo troppo fpefTa , e fangofa , l'atmos- fera di quel paefe troppo fecca, le be vande , e i vegetabili troppo acri . 48. NeflTuno degli Scrittori Ippiatrt Greci , raccolti dì ordine ( come fi crede ) di Cofiantino Vorfirogenito , e tradotti in latino da Giovanni i^?/ Ito (b) pare che abbia conofciuta que- lla malattia . Ne trovo folamente una qualche traccia in una elegantiffima egloga di Ceci/io Severo Santo Poeta Criftiano dei tempi di Cojlantino il Grande, o di quel torno, nella quale così brevemente deferi ve 1* epizoozia dei buoi , che ai fuoi dì , incomincia- ta nell* Ungheria, quindi pafsò nella Schiavonia, e nelle Fiandre (r); „ Tanti nulla metus prasvia figna funt , „ Sed , quod corripit , id morbus èc opprimi t, „ Nec languere finit , nec patitur moras „ Laevus bos fubito labitur im- petu ; „ Triftem contìnuo disjugo con- jugem , „ Didlo fed citìus confequitur ne- cem , „ Semper qui fuerat fanus , & in- teger : „ Tunc longis quatiens ilia pul- fibus a Vidum depofuit caput .... * * ;, Hic fontis renuens , graminis im- memor „ Errat fucciduo bucula poplite, „ Nec longum refugit , fed gra- viter ruit „ Lethi compede claudicans. I titelli prendevano i mali dalle madri; „ At parte ex alia qui vitulus modo ,, Lafcivus faliens tenuerat vias, „ Ut m^trem fubiit , mox fibi morbido j, Peftem traxit ab ubere. Chi non vede in quefta defcrizione l* impeto, e la preflezza , con cui mo- rivano molti dei noftri cavalli, fenza quafi previo fegno alcuno di malat- tia > Dopo morte poi ecco ciò , che fubito accadeva ; „ Inflantur tumidis corpora ven- tribus , „ Albent lividulis lumina nubi- bus , „ Tenfo crura rigent pede. II Cardinal Baronìo nei {ao\ annali rap- porta quella epizoozia all'anno ^76 ; nifTun rimedio giovava , che un mi- racolofo , cioè una croce impreflTa fui- la fronte degli animali per mezzo di un ferro rovente ; „ Hoc fignum mediis frontibus additnm j, Cunftarum pecudum certa fa- lus hiit. 49- Fegszio Henato in tutto il fuo C e e 2 trat- ( lethalibus ulceribus vulgo Carrotillo , Dà che Mercato qui non cita alcun Autore fi può fondatamente conghietturare , eh" egli fia (lato uno dei primi a fcrivere di quefto morbo, quantunque la prima edizione del libro fia folamente del lóij. Ciò meglio ancora fi deduca dal dire egli al principio del confulto, che la malattia bis temporibus rtovijftme vifa efl . I Bibiografi nati notano il tempo della morte di Mercato ; qnefia però dovette feguire o al fine dell'anno 1612 . o al p.incipio del lóij. imperciocché Ruiccio Tarcerio Me- dico di Fi/ippo III , che fece 1" elogio dello ftelTo Mercato, parlando della det- ta Opera dice: poflhwms hic fcetus occurrit , qui lumen vix e limine f aiuta- verat , cum ejus excellentijfimus auHor fupremos ed idi t fpiritus . Tarcerio è queir ifteffo, che approvò il Libro perchè foffe ftampato, l'approvazione, che è in data del dì so Settembre 1012 , non fa menzione di Opera poftuma. lo , quafi che flrangolafTe gli anima: sfe' lati come un laccio ftretto attorno al- la gola. Diverfi Medici di quella con- trade ne fcrifìfero in quel tempo di prò pofito , e tra gli altri Ludovico Mer- cato (d) , Gioa>7ni xAlfonfo de Fonfs ca (e), FrAncefco Teres Lafcales de Cuadalaxara {b) e più tardi ^ndrett Tatnajo ( f ) 5 ÌA!fonfo Gomez de la Trarrà id) , Gerolamo Gìly de Tina (e) . Di tutti quefti Autori io non ho po- tuto avere, che Ludovico Mercato. 5j. Incomincia egli lafuaftoria dal far olTervare , che quantunque quello morbo fìa una fquinanzia, e però di- verfifìTimo dalla fcaranzia volgare per la fomma malignità, putridità, e pel contagio, che l'accompagnano, e lo paragona al carboncello peftilenziale . ConfeflTa efìfer cofadiificililTìma lo fco prime le cagioni antecedenti, conghiet- tura-fierò , che le conguinte pofTano eflfere la perverfione della bile , e il fangue iroppo adufto . I fegni erano r intollerabile puzzore della bocca , il tumor molle qualche volta ulcerato , altre volte coperto di macchie o livi- de, o bianche, o nere delle fauci , e delle tonfillèv, lo fcolo di materie ico- rofe , e faniofe dalle narici , e dalla bocca, di rado comparivano eflerna- mente tumori al collo ; la febbre ne* più era ardentiflfìma , in altri legge- riflìma , o nulla , contuttociò e gli uni , e gli altri morivano non mai ol- trepaflTando il quarto giorno . Merca. to, per provarne il contagio, rappor- ta la ftona di una nutrice, cuifican- * crenò la mammella per aver allattato un bambino infetto , e di un padre , che contrafTe il morbo , e che ne morì per aver col dito indice nettata la boc- ca a un fuo fanciullo , Gli alefTlfar- maci , e i fubacidi fono raccomandati dall'Autore per la cura di quefta ma- lattia , i purganti , le ftrofinazioni , i gargarifmi aftringenti , e mondifican- ti , le fcarificazioni , le coppette : di- fapprova , ma fenza Ifuone ragioni , i vefcicanti . 54. Il dottiflTimo Vsiàre ^tanafto Chir. chero (/) nel fuo trattato della pefla narra , che nel 16 17. i prati ed'endo ftati allagati, l'erbe reflate coperte di fango cagionarono ai buoi una repen- tina malattia putrida alla gola, dacui in poco tempo reftavano foffocati . I Villici, che ne mangiarono la carne, contrafìfero lo fleflb morbo ; il che è confermato àAÌ Mercuriale (^b) , il qua- le racconta, che nello fteflToanno 1617 il popolo di Venezia dall' aver man- giato carne di buoi infetti fu affalito da una fpezìe di pefte, che chiamava il volgo Giandujfa , la quale eferci- tava tutta la forza fua nelle fauci, e nella gola , che gonfiandofi ,,ed rm- pediendo il refpiro , faceva che coma (Irozzati peridero. Dal Veneziano nelL' anno feguente pafsò il morbo nel Re- gno di Napoli , ove era volgarmente chiamato male in canna , e ove am- mazzò migliaia , e migliaja di fan- ciulli , non rifparmiando neppure gli adulti . Ecco dunque accertata l'ori- gine dell' invafione in quel Regno , a neHa {a) Medico di Henares nella Caftiglia in difputationibus de andina, b^ ear-i yotillo . Compiuti 16 11. in 4. ^y ^ a {b) Lettor primario di Medicina nell' Univerfità di Siguenza in Cartiglia • De affeaionibus puerorum una cum traSlatu de morbo ilio vulpariter appìllat» Carrottllo Matriti j6ii. in 4. i. tf . (e) De Garrotillo . Valentiac i62t. Tolianthea medicis fpeciofa , Chirurgìs mirìfica. Matriti ró-'S. in 4. In un'Opera particolare ftampata a Saragoffa l'anno j6i6. Scrutinium phyfico-medicum pejlu . Romac 170S. Nel fuo Libro De pejle . (e) (/) (5) 590 nella Sicilia della pertinace epidemìa , dei fanciulli fomigliantiflìma a quella di Spagna ( /. 5^. ). Marc" Aurelio Severino nel già citatoOpufcolo (a) avverte efpreffa menta , che quell'epi- demia antecejftt boum annua lues , qua nìirum in modum ftrangulati conctds- hant , la qual cofa era già ftata av- vertita molti anni prima da Cioanni Antonio Foglia {b). 55. Comunque ciò accadeffe , durò la malattia circa ventifei anni, il lo. dato Severino , il quale finì di fcri- vere l' accennato Opufcolo ( f. 54. ) l'anno 1642. addì 22 diGennajo, do pò aver detto , che la Spagna ne fu attaccata la prima , indi 1' Ifola di Malta , la Sicilia , la Sardegna , la terra di Otranto , la Puglia , la Ca- labria , la Terra di Lavoro, e in fine tutto il Regno di Napoli, foggiunge, che in quello pofi annos viginti duos fic mordicus adh^eret , ut plerique ere- dant poft longa eticim facula non ab- fcejfuram ìuem ( f ) , e il già lodato Tommafo Bartolmo in una lettera a Cioannt B.odio datata di Napoli il dì 26. Marzo 1644 ( d ) ne parla come di un morbo allora paranco in vigore * in quella Città , come pure a Mefllna in un' altra lettera a 0/ao Fp^ormi» fcritta nell' anno Ueffo addi 11. Apri- le (g). Anzi dalle accennate lettere dello fteffo Battolino a alenato Moreau , e di Moreau a Bar t olmo ( §. $6. ) fembra che neppure foffe interamente eftinto nel 1646. 56. Non mmore fu l'emulazion dei Medici Napolitani, e Siciliani nel tra- mandarci la floria di tale calamità , di quel che fìa ftata tra gliSpagnuoli ( jT. 52. ), e benché tutti diverf.i men- te la denominafìfero, come morbo firan- gulatorio , peflilente affetto delie fau~ ci , carboncello anginofo , angina pe- flilenziale , laccio della gola , afcejf» foffocativo e peflilente dei fanciulli , afte maligne , fuoco facro , e con al- tri fpaventofi nomi oltre il volgare di mais in canna ( jT. 54. )j e difcordaf- fero circa la di lei natura , cagioni, e rimedj , erano pero , come dice il Moreau ( / ) , uno articulo concorder, tam perniciofum videlicet ajfeétum is* epidemicum is^ contagiofum effe . I primi Autori , che ne fcriHero , che fono Francsfco l^ola (g) , Gian-^nto- , nio Foglia ( /? ) , G'oanni Andrea Scant' ba(9 (a) De peflilente y ac prafocante pueros abfceffu, Par. II. p. m. 519. (b) Medico di Gifuni Lettor primario di medicina nei pubblici Rudj di Na- poli . Toppi Biblioteca Napolitana.) (f) Ibid. Part. III. p. m. 5^0. \d) Fpiflolarum Medicin. a doBis , vel ad doBos fcript, Epift.49. (^9- Ibid.Epift. 51. (f) Epift. cit. ig) De ep idem io phlegmone angìnofo '^eapoli graffante : Neapoli \6%o. {h) De anginofa paffione , cruftofis , malignifque tonfillarum , isn faucium uU ctribus per inclytam Jlecpolitanam Civitatem , multaque Regni loca vagantìbus . Neapoli 1620. in 4. Qiiefto è il titolo intero del Libro di Foglia , non già quale il rapportano i Bibiografi de faucium ulceribus ; ne la prima dizione può effcre dell' anno 1563., come gli ftellì Bibiografi la mettono. Haller Bibltotheca Chirur. Tom. I. pag. 216. — Tortai Hifloire de l'anatomie , hn de la Chirur. gie Tom. I. pag. 6^6. Non poteva Foglia fcrivere dall'anno 156J. di una ma- Jattia comparfa foltanto nel léiS. Ciò che ha potuto dar crigne a quello sba- glio di Cronologia , farà un errore di ftampa occorfo per trafporto di cifre, ef- fendofi ftampato 156J. di quei Libro , in vece di 1655 , che è l'anno della feconda edizione lato (a), GìoannìBattìfla Carnevak^S), ^ zia, che nel territorio di Modena fi Cioanni Battifta Cortefio ( f ) , e poi I fparfe fu quafì tutti gli animali , la Mario Taramato (d) , Marc' Antonio ! cui cagione crede doverfi afcrivere at' ^laimo ( e}, Ezio Cleto ( / ) ,' in fine Melume, onde furono attaccate tutte Marc' Aurelio Severino {g) yTommafo ! le piante. Ufcivano diverfi bottoni al Bartolino , e fenato Moreau {h), 57. Corte fio e Severino fono i foli Autori , che io abbia potuto proccu- rarmi; la defcrizione, che ne fanno, fi accorda con quella dei Medici Spa- gnuoli : fé comparivano efantemi alla gola , o in altre parti del corpa , il morbo fi calmava, ma era mortale fé non comparivano, o comparfi fpari- vano fubitamente . Le cavate di fan- gue dalle braccia , dalla mano , o dal piede fono firate piuttofto provate no- cive, quella della jugulare utile, pur- ché leggierifiiìma . fCaccomandano gli aleffifarmaci , i fudoriferi , gli emeti ci y i catartici ec, i gargarifmi aftrin- genti , e deterfivi , le fcarificazioni alle fauci, e alle tonfiJle, e per fina il cauftico attuale . 58. Bernardino Ramazzini all' anno lópo fa menzione (7) di una epizoo- \ colio , alla tefta , e alle gambe ,. e diverfe puftule alla bocca ; i buoi ca- devano fotto r iftefTo aratro , e i por- ci ne reftavano foffocati a torme . Io crederei col Kamazzini , che quefìa ■malattia nelle pecore folle u-nverava- jualo; ma nei porci , che non fono foggetti a tal morbo , farà flati una vera Squìnanzict cancrenofa , tanto più?^ che in Inghilterra, e in Francia fui fanciulli verfo la metà del corrente fe- colo ( JT. 59.^) fi moftrò e/fa colle fteflfe' efpulfioni cutanee. 55>. Se ne videro degli efempj iit ; Inghilterra frn dall'anno 1755): fu poi frequentiilìmadal 174S fin oltre il ryji.' lA Francia comparve nell' Autunno del 174S , e non cefsò che nel i7fj. Gioannt Fotìjergìll (,^), eHuxham (/) {celebri Medici Inglefi , e Chome/ Me- ndico Parigino (w). la defcriffero co» *» molta (a) Medico Napolitano , e Accademico oziofo — De pejlileme faucìum af-- feBu li^eapoli fceviente . Neapoli 1625». in 4. {b) De angina peftilentiali . {e) Medico Bolognefe , e Conte Palatino, primo ProfefTore di Medicina, e' di Anatomia nell" Univerfità di Bologna, pofcia di Medicina pratica in quella di Meflìna — Nelle fue mifcellanee mediche: decade 5» p.^5)6.Meflìna 1-625. in fog. {d) De epidemico firanguiatorio affeSfu. (e) Nel Libro già indicato al jT. 47. not.6. ( /) Medico di Segna nella Campagna di Roma , De m^rbo jtrangulatorio' Opufculum. Romac \6^6. in S. (\g:) Neil' Opufcolo più volte citato. (J») Tbom^ Bartbolini De angina puefoYUm Campanile , ^' Sicilia epidemìcce cum: epifilla Moreau d^ eodem morbo. Lutetias Parifiorum 1646. in 12. (;) Bernardini Ramazzini in Mutinenfi Lyceo Medicinar profeflToris Differ- tationes tres de confiitutiombus annorum 165)0. t6^\. 165^2. 165)^-. 165)4. In Mu- tinenjt civìtate , {y i//ius ditione, inferite nel fecondo tomo delle opere del Si- denam y edizione di Geneva- 1757. in 4. - ' {k) Defcription du mal de gorge accompagni d^ ulcere r ," qui a paru à Lo^i. dre 6*r. Traduit de l'Anglois par Monfieur de la Chapelle.- Paris 1749. in it. (^) DiJJertation fur les maux de gorge gangreneux aggiunta'^ all' altra fua Opera intitolata Effai fur les fievret . Paris 1765. in 8. (w) Dijfertation hiflorique fur l efpèce de mal de gorge gangrèaeux , qtfi » mgnè parmi les enfans l' année derméfe . Paris 174^. in ri. inoltaefattezza , e fecero vedere quan- to (offe fimile a quella di Spagna , e di Napoli . Chome/ ne altribuifce la caufa principale all'acqua della Sena, e confuta quelli , eh' erano di avvifo, che foffe la flefìTa malattia, che quella da parecchi anni ferpeggiante fui be- fliame. Il falalTo è ftato provato per- niciofiflìmo. , 60. Nel 1755 un catarro fofFocati- \'0 , che farà probabilmente fiato la KoRra Squinanzia , infeftava i Cavalli nell'Auflria, e principalmente a Vien na (a). Verfo la fine dell'anno 1762 la ftefìfa Squinanzia cancrenofa com- parve fui buoi , e fulle vacche , fu qualche cavallo , e mulo a Mezieux rei Delfinato {b) . Il Signor Bourgelat, che poco tempo prima avea ottenuto dal Re di aprire la fua celebre fcuola Veterinaria a Lione {e), fece fin d'al- lora conofcere di quanto vantaggio fia- no al Pubblico fìmili ftabilimenti , a- vendo in breviffirao tempo , e colla perdita di pochiffime beftie arreflata queir epizoozia , fenza averla lafcia- ta ufcire dal fito , ove erafi manife- ftata . L' inappetenza, la tefta pefan- te , le orecchie bafle , gli occhi la- grimofi , i peli arricciali , nna grande $ flltichezza 1 un gonfiamento dolorofo alla parte eflerna della gola, e lungo il collo , il polfo profondo , uno fco- lo di materie fpumofe dalla bocca, e dalle narici, erano i fintomi , che com- parivano nelle prime ventiquattr'ore, e duravano due , o tre , fino a quat- tro giorni, paflTati i quali fopraggiun- geva un forte battimento de' fianchi,' una gran debolezza , fegni di certa, e proflÌHia morte . AH* apertura dei ca- daveri fi trovarono quafi le ftefife al- terazioni , che nei Cavalli morti nel- la noflra epizoozia ( jf. 11. 12. ). Si olTervò in quella del Signor Bourgelat ciò di particolare, che le glandulefa- livali , e le linfatiche del canale gon- fiarono in molti animali , e vennero a fuppurazione o fpontaneamente , o coli' ajuto dell' arte , comecché non mai fiafi potuto ottenere un lodevole pus: comparivano anche altri tumori in altre parti del corpo , e le beftie ^ nelle quali ciò accadeva , piiì faciU mente rifanavano. Si profeguìrs l ^. EfiloH i'i. fif A cBfnoJl . wv, (a) Plenciz de contagio jT. xxii. {b) Mi moire Jur les malaàies èpìdemiques des Bejliaux , qui a remporté le frix propose por la Societé Koyak d'^griculture de la Ceneralitè de Tttris par M. Batberet pag. 57. (f ) ^rrèt du Con/e il d' etat du Koy du 4. KAoùt i-j6i> 39S N. L, NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. 4. Luglio 1778. LETTERA ORITTCGRAFICA jD^/ Signor Antonio Gaidon , Inge- gnere della Citta di Bajfano, a S.E. il Signor Giacomo Morosini "Patrizio Feneto > [opra alcuni Monti del Vicentino , in continuazione dil- le precedenti fue OJfervazioni , già inferite in altri fogli di queJloGxox- nale . ,j Eccellenza jjBafTano li i^. Giugno 1778. "yy T "Aggradimento con cui ha ac- I j colte r altre mie Offervazioni m' incoraggifce a defcriverle quelle che in feguito ho fa^te nei Monticelii e(ì- flenti tra la Valletta o Fallicel'a , e Torrente Longhella , fìiìo al Torrente Lavarda ; ond' abbia una qualche no- tizia delle materie , delle quali fono comporti . Una ferie d' uniti piccioli Poggi , che realmente im folo Monte confti- tuifcono, ma che con nomi di verfi ven- gono dal Popolo diftinti, flendefi dal- "ì^novo Giornale d' ìtal. Tom. II. 5jj la Longhena veifo Ponenta fino al / Torrente Lavarda , defcrivendo ima porzione di circolo , la corda del qua- le va dallo Scilocco a Maeftro , ed ini ramo de' medefimi fcorre lungo ef- fe Lavarda da Tramontana a Mezzo- giorno , A Ponente delia Longhella comin. eia la detta ferie di Poggi col Monte di San S'sbaftiano , così chiamato dal- la Chiefa di detto Santo eretta nella di lui falda orientale . Q.uelìo è cqm- pofto a flrati verticali calcarei , ed a- renarj , con Ecchiniti , e Pettiniti , ed altri marini Teftacei . Al predetto fuccede i! Monte delia Rocca, che prende il nome da un an- tico Caflello fabbricatogli fopra , ledi cui mura arrivano ad abbracciare an- che picciolo tratto di pianura alla di lui radice meridionale , cingendo la Cittadella di Maroflica ; ed è compo- rlo eflfo pure di ftrati verticali incli- nati calcareo-arenari , con marine pro- duzioni fimili alle fur:i ferite.''. I lati occidentali delli due Monti fuddettf \ fono di materie arfe dagli antichifllmi ^ eftinti Vulcani (a). Rovere do , Monte D d d co- (2ali di T'avezza e delleContradeanneffe. Le parti bafle verfo il Meriggio fono com- pofte di materie arfe , e le fuperiorl di firati verticali calcarei. Tra le fud. ■dette Citm 4'^?à, e Comunali -diTia- * i$? uezza trovanfi molti Diafpri gialli a globofi con interni ingemmamenti cri- ftallini; ed i medefimi Diafpri dimo- ftrano d' effere fufi , ed abbruciati da- gli antichi Vulcani; ^'ofTervano inol- tre tra li Tufifuddetii delle Coditi, ed altre marine produzioni mal confer- vate- Nel Monte di San Lucca , la parte chiamata Coda/to è tutta Vulcanica , cioè comporta di Lave con crillallizza- zioni fpatofe , Tufi, Lapilli, e terre arfe , e con fu n te , In un fito verfo Tramontana fi vede un Tufo Vulcani- co pieno di corpi marini mal confer- vati . Uno flrato calcareo quafi ver- ticale s' eftende ali' Oftro , e verfo Molvena , con molte Carne, e Coditi peirificate , Il picciolo Colle , fu cui ila la Chiefa della Villa di Molvena ^ è tutto compoflo di materie Vulcani- che;' e trovanfi in oltre in detta Villa ce! ti pezzi orbicolari calcarei , ma di poco pefo , e talvolta vuoti ne! mez- zo, che paiono olTa petrificate, le quali io porrei tra gli Etiti : fonovi purede- gli (Irati di Coti , non molto compat- te , con frammenti di marine produ- zioni . La parte fuperiore di eifo Mon- te, detta il Zovo , fopra la quale fu eretta la Chiefa di 5". Zucca, è tutta coperta d'ammaffi calcarei con quan- tità grande di Zoofiti , ed altri (ìmili produzioni marine petrificate in Spsto calcareo, cioè Coralli , Coralloidi , Ce- rebriti , e Jvlillepore, Madrepore, Ta- bularle, Refepore, Aflroiti, Codili, e Carne; le parti inferiori meridioiiali , ed Lfil. alcuni luoghi verticali , ;« altri variamente inclinate , ed in fiff'itti modi . che chiaro dimoftrano il difordine da effe f'fferto . Vegg. la di Lui Lettera Ori eto- logica nel Foglio LII. del Tomo V. di queflo nofiro Giornale ec. // mede/imo è flato femt>re perfuafo dalle fite offervazioni che i Vulcani anti- chi , de' quali si numerojì , si grandi e fiupendt ejf'etti fi veggono in qiiefie no- jjre parti , fieno fiati tutti fottomarini , come fu quello , che nel principio di qusflo fecolo fece [puntare dall' acque dell' Arcips\5go lo fcoglio di Santerini , e come tant' altri , che hanno prodotto Ifole , deli' origine delle quali abbiamo ifto. rici monumenti . Quindi non è maraviglia fé i nofiri ci prefentano varj feno- m:ni diverfi da quelli dei Vulcani fopratterranei . I ed occidentali fono tutte compolìa di materie Vulcaniche. Li rovefc> f-;ttentrionali, echeguar- dono la L^n^hella in Vallonarct , delli Monti Uoveredo , Cim& d\Agtc , Co- mun^fj diT^yìezza^eContrade annefTe, e Monte di S.Lucca ; come ancora le parti meridionali delle Cuarde , fono compodi talvolta a ftrati orizzontali d'Araiila o Mattajone marino con ma- rine quifqnilie mal confervate , e di Coti ; ed ora di ceneri e d'altre Vulca- niche materie confufamente ammana- te . Anche il Monte , fa cui fta la Chiefa di Murd , a Mezzogiorno di S. Lucca, è tutto compoflo- di Vulca- niche produzioni .. Li Monti lungo , ed a Mattina del ToneMe Lm'ardtT, cioè \eGtiarde fud dette, r^o/pare, Cuiffe , Col demare , e CofiaVarnefe , fono d'origine Vulca-- nica, cioècompofli di Lave, Tufi, La- pilli ,. e terre abbruciato : nel piede però , e net baffo della Valle , per dove fcorrono 1' acque di detto Tor- rente,. fcopronH- letti, o fivvero flrati oriz^zontali di Mattajone marino pieno dt Tefiacei , ed imito a- terre fapona- rie , ed a ceneri- Vulcaniche . Offerva- bile {i è il vedere in detta Valle delFe Lave Vulcaniche tra gli flrati marini, e gli flrati marini tra materie Vulca- niche .. Nella mededma Valle , ed a pie del }A.onte Co/-demare , in tre di- verfi. lìti;,, forgonoBafalti colonnari (*). 39T St hf v.it filo del. Monte Cuijf^ fum- mentovato, nella fommità della Valle del Cafìagno/lo, s'ofìTervano degli flrati arenari, ^jB' tra qnefli un picciolo (Ira- ta di Carbone fofTile rifiorito di Salive- triuolici,, ed interrotto da materie me-' talliche con particole micacee; e veg- gortlì irr effe pietre arenarie dei fram- menti di marini Teftacei ; ed in qual- che (ito del medefimo Monte s' incon- trana anche dei materiali calcarei. Servono di piede alle alte Monta- gne leCofle chiamate le Zr^e, Campo ^ e Citrìboll(y , che cominciano alla Fal- letta in linea del Monte Vrìmorr ^ def- critta nella mia Lettera degli ri dello fcaduto Maggio, e terminano alla Vil- la àt\\a.Cvofara con li monti Cuctrde . Le fiiddetteErte fono- compofle, al- la parte di Tramontana , di flraticelli calcarei b-'anchi ,. rolli , cenerognoli , e neri , ed il reflante a Rrati calcarei,, ed arenari con marine quifqnilie, def- criveiTdo una linea curva r coli cchè al- la radice meridionale gli flrati fuddetti fonodifpofli qruafì orizzontalmente, e nella cima verticalmente, e fono ia tutto fìmilillìmi agli flrati del fuddet- 10- Trìmon . Negli flraticelli anzidetti trovanfi dei globuli di Pirite , dalla fatifcenza de' quali vengono di Ocra fer- rea imbrattati e tinti . Una pieciola forgente d' acque- fca- turifce nel baffo , ed a Levante di detto Monte,, dagli flraticelli fuddetti, EXdd z. che . (*) Sono molti itnni che il prenom'iftato- Signor Arduino vide dei pezzi dì tali colonne bnf aitine risila- Villa' di Mafo'^e , vicinijfima al Torrente Lavarda , eh' eranvi fiati portati ad ufo di [edili . ^ì^e diede notìzia ad alcuni Indagatori' di piatte Vulcaniche produzioni \> ma ne fu cercato in vano il luogo- natfo , la cui [coperta è ora riufcita al diligente Ojfervatore Gaidoni , // medejimo Signor Arduino f di [entimento che anche i Ea[alti dei rtofirì Monti' , ugualmente che L' altre materie Vulcaniche- dei- mede fimi , Jìeno' opera di antirbijfimi [ottomannì Vulcani ; da' quali [n[pinte e altamente [allevate immenfe >m/t di materiali , alcMne^ di quefle' , pel loro interno; lungo fiato dì fluidità , e' per indo'le partico- lare dèlia miflione dei loro cofiituentr principi , fienfi. , nel lemìjfimo cònfiolida- mento e contrazione della fu[a' materia, internamente divì[e in quelle figure [ur.-- metriche^ di pri[mi\ o di altri poliedri ec: , che vi fi o (fervano . La Chimica , e. la Metailurgia molti eficmp) ci [ommimfirano di fimili fenomeni . '3 9^ che partecipa leggermente di Sale ve- triuolico marziale , che forma in efl)i forgente delle Seleniti , con depofizio- »i ocracee . Anche il Monte Campo è comporto di materie analoghe alle predette; ma il CarìhoUo è per la maggior parte Vul- canico , ed il rcftante corta di mate- rie confufe , edifordinate j cioè di Coti, di Arene, e di SafìTolini fluitali d'in dole filicea . Sorgono a Tramontana della foprad detta mqntuofa ferie , e tra la mede- lima , e li Monti Ene , e Cumpo , li Monticelli detti Cueze , e CoI/ice/Ii , comporti a ftrati calcarei , ed arenari quafi orizzontali , con Tertacei petri ficati . Querto 5 è quanto mi do T onore di raffegnare all' E. V. , alla quale con profonda venerazione rifpettofiflima- niente mi raccomando j profeffandomi Di V. E. ^V0tìfs, Obbligntifs. Vmìlifs..Servit. Anionio Gaidon » rine della STORIA DeU/t Squinamict cancrenosa de" Ca^ Tjallj ec. del Signar Giovanni Bru- CNONE j ec éi.'T 'Autore crede quella epfzoozra i ^ prodotta dagli ecceffi vi calari,. e dalla ficcità provatifi nella Stale,, e dalle acque ftagnanti ,paTitanoCe,. e cor- rotte , di cui ^li animali, fi erano in quel tempo abbeverati .La cura sì pre- iervativa , che curativa e ftata prelTo 50C0. la, medefima da me praticata pei Cavalli del Borgo di Dora. Nel tenì- pò medefimo, che correva quefta ma- lattia falle bertie bovine , e cavalline a Mezieux, un'altra fimile infertava, e uccideva gli uomini a Macone («). 61. La, Squìnanzia cancrenosa era pure , fs crediamo allo ^t^o Signor Bourgelat ( ^ ) , la grave malattia , che dal 1765). al 1772. fece perdere tante bsftie bovine all' Olanda , alle Fian- dre , e a una parte della Francia » Ciò, che più contribuita fpanderla , e a mantenerla in tanti paefi , e per si lungo tempo, è da credere , che Ha r innoculazione , che u fece del mor- bo a molti animali fani . I rimed) , che pili giovarono , fono i vefcicanti applicati fotto la gola , un beverag- gio comporto coli' aceto ,, colla gom- ma ammoniaca, colTafTa fetida, alla dofe di mezz'oncia per forte » e mezz* oncia di canfora fciolta nello fpirito d£ vino, o nel tuorlo d'uovo , le infe- zioni deterCive nella bocca , e nelle narici , e 1' odore dello fpirito volati- le di fai ammoniaco . 6^. Da quanto fin qui ho compila- to relativo ^Wn Squìnanzia cancreno/a fi vede in primo luogo , che ella c^ come dapprincipio ho accennato (jT..?.) , una di quelle malattie epizootiche ,. che va circolando era in un paefe , ora in un altro; infecondo luogo che ella attacca ora una fpezie di anima- li , ora un" altra , e qualche volta di- verfe nello rteflb tempo, e paefe (jf.óo.) in terzo luogo che non di rado ella è epidemica ( JT. 42 , 47 , 45) , 51 , 52, J anzi, che gualche volta d^iglr animali palTa agli uomini (.(T. 54.) 64. Deefi medefiraamente dedur- re ,. che quantunque ella abbia fat- to più volte terribile rtrage e degli' uomini , e degli animali , e abbia du- rato più e più anni nello rtefTo paefe , tion è però incurabile : quando fu me- dicata ia\ Memoire de Barberet pag. 95^; (yk) He ole vétéxinairg. , "Paris de l' Imprìmerie Koiitk 1770. in 4, .?97 'érAd'-^catì'\riMW'^Ì^''ìì pPefei'vardrto, '^ i-ff"K;r?/;lrr.^'£a''-qùaI dlfllnziònè'dr qtier e guarirono mcki animali , e i riitìé- dj , che ha'niTo giovato in un tempo , giovarono pure in un altro . La lunga fua durata maffime fu'gìi uomini nel Regno dìN'apoli^ C /. 55. ) vviòl',éf- fere attribuita al'non en'erfi preie le debite precauzioni mediche , e periti- che per irapedire la .comunicazione degli amma-Iati coi fani, piuttoflb che all' inefficacia dei rimedi curativi ; e in Olanda ali* averne accrefciuto il contagio coir inoculazione, (JT. 52;) 65. Che fé la cagioni , ónde eflTa nei diverfi tempi è n^ta , fé lì eccettua il cafo j quando dai bruti 'fi appiccò a'gli uomini , ftmpre furono ofcure , anzi ignote , poten^pfi per(V con fon- damento prefumere, che piuttoflo per via di conragio , che pel funeftb ef- fetto delia primitiva fua cagione fìafi fu tanti animali eflèfa. Imperciocché è egli probabile, per efenipio ,. che nel Regno di Napoii', e di Sicilia 'per venti- cinque anni continui abhia durato' la fìeiTa general cagione ', coinè du'tp.^' il morbo ? 66. Si ricava in fine la' neceffità , come ottimamente già (ece rimarcare il Signor Taukt {n) , di diftinguere i morbi episootici iri meramente ìnfiàm': matovy, dipendenti dall' accrefciménio delle forze vitali, dalla troppa pienez- za dei vafi , e dal travafame'ntò' del fàngue nef tefTuto cellulare di qualche vifcera , o' di altra parte effenzialeal- la vita , e' in putridi ctiKcre/joJt dipen- denti dall'atonia delle paj'ti organi- che j dall' ecceffiva diminuzione del- le forze,, dalfa depfavazione alcalina degli umori , e dagl.' inzuppamicnti linfatici , e' necrotici delle Rèflfe vi. fCere , o altre parti fenza alcuna in- fiammazione , e che non è poi tanto ridicola, la #iftinzione , che fanno i Manifcalchi del carboucello in nero , e * morbi nelle accennate due claflì è tan- to più neceffaria , che nella pratica' della medicina sì Umana, che Veteri^ naria pisr efperienza fi vede , che la' citra degli uni vuol efffere diametral- mente cppolla a quella degli altri. E qui pongo fine , a quefto mid*7 qualunque e' fiafi , tenue lavoro' , dì cui farei appieno content'o , fé fofTd tale , che 10 poieffi con verità afleri- re còli* immortale ^^lliro (Z") }' ai en. trepfis cet ouvrage e» fai>eitr de mìt TaTrie , }' ai vou/W éviter , qiie /' ex- periefice des pères foit pèrdus polir feì etìfans . Torino addì 15. Maggio 1777.- % I C E R C H E Istorilo air Elemento dsll' Acqua , nelle quali Jì contengono molti- curiofi , e utili /perimenti fatti /opra quel Cor- po jluìdo, cioè': '^n fi I. Tre fptrimentì' diverfi di ridurre r acqUa in ■ terfa , 2'. Far} fperirnenti di cangiaH [ali in' acqua , ed un metodo di fcuoprire- le terre loro intriirfechs , e di qUale nàtàra'Jtaiio. -■icr'pti o3j5. ii -•?; // m'odo di cangiare' il v'itriuolo di mercurio in acquò. , e dì ejtrarre Ir terra genuina di quii corpo corrofivo . A. Uno ' /perimento' da cui viene prò-' vato , che ne/I' acqua e/Jle un fuoco latente ; con il modo di feparare il- detto fuoco e renderlo vifìhile '. con molti Quefìti , llifiejfioni ec. di Ambrogio e Giovann[ GoDFREy- Chìmici y appoggiati alle offervationi- del loro Tadre . Siccome' la terrà fra tutti gli Eie-: menti è' di maggiore folidità , a-" motivo della Tua confidenza, durezza j ficcità^ ' (rt) Kechefches phffiqués-, ìyhijìoriques fur les maladies epizùotiques Tom, ir.pag. 14; .... (<&), Mémorre'fur la contiigion partiti le bitail^ pag:5;. ficcità ec. ne' corpi i cosi pure l'acqua viene riconofciuta effere il corpo più flu i- do, attefochc fi mifchia facilmente con altri corpi j e particolarmente per edere incombuflibile . Imperciocché natural- mente ella non e infiammabile i co- me appunto i fali da fé fleffi non fo. no mai capaci di bruciarfi . L' Arte Chimica poi ha trovato^ un veicolo , e uno ftromento , eh* è un fpezie di jnefiruo univerfale . I primarj Maeftri dell'Arte Chimica fona generalmente d'accordo , che i fali; non diffolvono altri corpi ^ a me- no che efli fali, non fiano flati prima difciolti : ma ne* fali fluidi , e liqui- di , negli olj , e negli fpiriti di ogni forte , i* acqua fola ^ a motivo della faa fluidità, efifle; e ci avanziamo a dire che, fé vi foffe un liquido come quello detto V ^Icahefi di Helmonzia, giufla mente potremmo sflerire edere l'acqua il fuo primo ccftituente , per- che farebbe liquido; e dovrebbe anco- ra effere di tal natura , che le parti- celle più follili , e diffolvenii ^ che fono le parti principali , coftituite d' ogni forte di materie folide , poteflTe- ro facilmente riconofcerfi. Per le quali ragioni crederei , che it detto liquore fofl"e impregnato di lali i poiché akri menti non avrebbe potuta fciogliere le parti terree del fot- tìi© flogiflo , di cui partecipano j né feparare la ftretta anione degli olj . Evvi ancora un' altra ragione » che pruova la fu a acquofità , ed è che tutti i corpi abbondano de' proprj fa- ll > eh© devono fcioglierfi , e diluirfi : ma di ciò in apprefìfo . Fin ora non fi ha ragione f ufficien- te da concludere , qual prima efiflef. fé 5 fé l'acqua , o la terra ► Sembra poi probabile ,, che la terra fia ftata la madre delle acque .. Le ragioni^ , fulle quali ciò fi fonda , faranno in feguita dilucidate . Pertanto , fcanfindo tali difpute , tfamineremo qual fia la natura dell' elemento, detto acqua;, indagando per via di fperi menti quali fiano la fua natura , e la fua origine. j& A , tal fine pigliammo l'acqua" bett diftillata, chiara , e feparata da tutta le particelle eterogenee , per quanto mai foffe poflìbile : di quefta fi versò una picciola porzione dentro un mor- taro di vetro ; indi macinammo la detta acqua» fehza intermifiìone , con una macchina fatta appofia, come uno fpiedo j che girava intorno , ed in- nalzava un pefiello giorno , e notte inceffantemente ; infinochc il fuo fu- niculus cominciò a voltarfi : allora l' acqua faceva fchiuma come la fa col fa pò ne ; e nello fpazio di quattro gior- ni divenne denfa , e folida> e alla fine fi riduCfe iri terra , a fia in una pol- vere follile terrea di color bianco , ten- dente al grigio. Qui poi bifogna notare , che nel principio della operazione non fi deve verfaie troppa acqua nel mortarOj ma bensì appoco appoco ; per così più predo avere la' ficcità . Oiieflo fperi- mento è tedipfo ; ma fé ne cava una pruova evidet^^te , che la' cofa fia fe- condo le 'regole approvale della Filo- fofia Naturale . Se poi vi fi verferà dentro dell' acqua diftillata come Ci è detto di fopra , coftantemenie tanto più pfefto fi termineranno le opera- zioni , e fi avrà la terrlficazione . Si doyrà poi pefare con molta accura- tezza k' prime acque , e le ultime* e così Ci troverà , che trentafei oncia dell'acqua , finita che fia la operazio- ne , non peferanno che una fola on- cia;, le altre tutte effendo fvaniteiTìer- cè del detto moto continuato. ';.'„.y.' Qiiefla fpecie di terra fi fiffa' nel fuoco , né può facilmente liquefar- fi ; bensì fi ^convertirà in terra rof. fa, e folida , fimile al vermiglione , quando fi faccia la operazione in una ritorta , o in crogiuolo ben forte ^ fenza foffiare nel fuoco. , Pure non vogliamo cne fi faccia troppo conto dello fperimento teftè mentovato r ed alcuni forfè lo crede- ranno immaginario , per ragione del- la terrificazione ; e che fia di poco momento allorquando fia fatto all'aria fcoperta, riflettendo al motodeiraria ; e che e che le particelle futtili terreflri <^i ^ "* nuovo fi fermano fulla fuperficie dc/f _ yqìsi s , acqua: imperocché {'acqua , mentre | ella è umida , è di natura tale' , che fempre vi fi attacca una polvere fot- tiliflìma , che di continuo galleggia nell'aria : onde le dette particelle , quantunque vengsno dall' aria , pof- fono crederfi appartenenti all' acqua ; e che anzi fiano parti coefficienti dell' acqua ftelTa . Pure tutto accorderemo, attefo il moto perpetuo della macchi- na fuddetta : ciò non oftante credia- mo , che la quantità dell' acqua Ila iviagp;iore di quella delia terra . Onda qui foggiungeremo uno fperimento ca- pace di togliere tutte le obbiezioni , e dare piena foddishzione . Si prenda dell'acqua chiara, e lim- pida , che fia fiata allambiccata ; fi ciirii4lerà , quante volte fi vorrà , in una ritorta di vetro , ed ella fempre Jafcierh alquanto di terra , o almeno una fchiunia terrea , che alcune ac- que producono più preRo di altre ; ciò fi e veduto da varj Sperimenti: ma nel modo efpoRo fi avrà una maggiore quantità di terra , che in qualunque altro . Da ciò Hclmonzio , e diverfi altri furono indotti a penfare appun- to come penfiamo noi. Di quanti han- no fatto il fuddetto fpsrimeiUo , chi ha cavato più , chi meno di terra , né può determinarfi una quantità certa , e pofìtiva , poiché ciò dipende aliai dall' edere le giunture del vafo più o men unite, e ferrate, ficchè non pof- fa l'acqua fortire , o fvaporare; e poi ci vuole un anno o più per co npire lo fperimento; ed è aflblutamente ne- cefTario, che fia fatto fenza verun in terrompimento. In tal modo tutta la maffa dell' acqua può convertirfi in una fpezie di terra bianca, capace di refiflere all'attività del ftioco inqual- fivoglia grado. 399 Si profeguìra , * „'T A Società Palriotica inflilulta in Jl j Milano da Sxta Maestà* Impe- riale Reale Apostolica col bene- fico fine di map:giormente promovere l'Agricoltura , le Arti , le Manifattu- re dello Slato a norma delle proprie Cóftituzroni , nell'Adunanza del gior- no 50. Aprile del corrente anno 177S. ha propofto tre premj fopra tre difte- reoti dimande , duft per l'Agricoltu- ra , e la terza per le Manifatture , e per le Ani. La prima dima^fidaCic : Quali pian- tagioni fi potrebbero fare nelle nofrre Brughiere , quali fieno gli alberi che vi allignino meglio , e quale il me- todo di moltipIJcarvelT affine di pre- parare il terreno ad una coltura più. feconda , e di renderlo utile frattanto colla provviRa delle lagne ) L^ feconde: : Se vi fia , e qual fia il rimedio perchè, morendo un Ge'fo, la contagione non fi comunichi agli altri vicini , e con quali precauzioni fi pofìTa fare, che un nuovo Gelfo re- tti fruttuofa mente nel luogo del Geifo morto ? La t^rza : Con quali preparazio-r ni , e con qual metodo fi poHà affi- nare la pafla dell' Arciajo , e avvici- narlo o ridurlo al grado di perfezio- ne delle Fabbriche Hutmant , e Mar' tial d'Inghilterra ? Ciafcuno dei premj propofli dalla Società è di due medaglie d'oro del valore di venticinque Zecchini l'una; oppure di una medaglia d'argento col,. dippiù in denaro ali' ifteffa fomma di Zecchini cinquanta a piacimento di chi riporterà il premio: Uno de'Socj ha poi accrefciuto di venticinque Zec- chini il fecondo premio , che farà in tutto del valore di Zecchini fettanta- cinque . Sono dunque invitati gli efleri , e i nazionali , efclufi folamente i Soci ordinarj, a concorrere al premio, ed a comunicare in ifcritto] alla Società, non tanto delle nuove offervazioni ( che maffime per il primo , e fecon- do 40O .do quefito ttcerchefeblreromaggior tem- po ) quanto le oiTervazioni , e lefpe- 1-ienze, che forfè aveffero fatte a quefl' ora; e per il terzo premio la Società dimanda, colla fpecificazione del me- todo, anche un pezzo di acciajo per poterne riconofcere la bontà colle fpe- rienze opportune . Le Scritture , o DifTertazioni po- tranno efifere in lingua Italiana , La- tina , o Francefe , e fi dovranno con- fegnare al Secretarlo della Società, -che ne darà un viglietto di ricevuta : e quelle che verranno per la pofta do- vranno mandarfi franche da ogni fpe. la. I concorrenti, fenza farfi conofce- re 5 dovranno diflinguere le loro dif- fertazioni con qualche epigrafe , ed unirvi un viglietto figillato diftinio al di fuori colla flefifa epigrafe , con entro il nome , e la manfione dell* Autore . Il viglietto non fi aprirà fé non nel cafo , che la diflTertazione fia coronata co! premio : le altre fi po- tranno ancora ritirare , e fi reftitui- ranno dal Secretario a chi prefenierà il viglietto di ricevuta. n premio fi darà a quella differta- siciie , che rifponderà meglio a qual- cuno dei quefiti propofti , fpecifican- do il modo di ottenere ciò che fi cer- ea , e rapportando gli efempj , e i fatti co" nomi , e i luoghi , che fer- vano per poterli verificare . Le difler-^ tagioni premiate verranno inferite nel ^ tomo degli Atti ; e quando qualcun* di effe folle mancante per parte dello ftile , la Società contenta di ottenere la foftanza delle cofe defiderate , con partecipazione dell' Autore , vi farà fupplire nel modo più conveniente . Il termine prefiflb a ricevere le dif- fertazioni è di tutto il corrente anno Siccome poi la munificenza della Sovrana Nostra Augustissima ha generofamenta dotato la Società di un fondo baftante per altre ricompenfe ; dopo la diftribuzione de' premj pro- pelli fi daranno delle medaglie d'ar- gento , o ancora una medaglia d' oro a chi , quantunque non foddisfacec- do pienamente ai quefiti , vi fi foffe però avvicinato . E finalmente a te- nore delie Coftituzioni Ci daranno del- le altre ricompenfe proporzionate al merito di chi fuggerirà qualche cofa^ d' interen"ante full' Agricoltura , e ful- le Manifatture , o a chi prefenterà qualche. modello , o qualche macchi- na nuova, o migliorata, o a chi avrà fatto qualche lavoro utile , e corrif- pondente allo fco.po della Società eh' è l' utilità Nazionale. " Francefco Grìfelini : Segretario . \l 4oi N. LI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al. Commercio . «ri v: ■'l^V li. Luglio 1778. '}':'■ Seguiti) delle RICERCHE 3c Il Intorno all' Elemento dell' Acqua , ec. d'i Ambrogio e Giovamni God- FREY Chimici y ec. Circa alla terrificazionq , o muta- zione dell' acqua in terra , lo fperimen'to feguente merita d'efTere no- tato. Pigliammo un'oncia di acqua di- flillata , chiara , Che fu meffa dentro una botteglia bislunga , aflTai forte e grofTa j di criftallo doppio, capace di contenere J? calino calino crefcerà ficuramentè pltr della metà in pefo ; anzi raddoppier^ , e tfiplicheràil proprio pefo, purché fé gli dia tempo baftànte . Sono ancora perfuafo , che fé la operazione fi corr- tinuafife per tiitt' un anno , tutta la falfedine fi cangierebbe in un liquore chiaro : poiché fatta la liquefazione , q^uanto fi potrà, dal' liquore diftìllato ne rifuka un' acque affatto infipida fi- «lile all'acqua comune ., e il fale fi' pofa al fondo . Qaefta può prepa- ràrfi fui fatto in modo j da poter at- trarre di n-liovo.- Abbiamo notato, che di qùefti fali là maggior parte , fé non tutti, per- devano^intèramente le loro foftanzé : poiché fatto il difciogliménto appoco appoco neir aria fredda , così appoco appoco i fali fiifi andavano fempre perdendo di pefo. E' fatto il détto fpe- rimento trovammo , che una libbra di' fàle produffe dieci- libbre d' acqua, e che il fale era pèrfo interamente fen- z& che ne foffé ri mafta una fola dram- ma . - Ed è cofa veramente forprendènté , che fatto il detto difciogliménto , non vi fia Ja minima falfedine, né anche riguardò al palato; eppure a bèi prin- cipio era un fale fìfTo . Siccome pòi fra' fali , alcuni contengono più ter- ra i ed altri meno ; così più o meno di terra intrinfeca fi precipita al fon- do delia tazza come un magifìero , o nitro di magnefià : quaindo poi il fale comincia a fepararfi , non vi fi deve aggiugnere altra acqua ; ed allora la detta terra talvolta è raddolcita ' dall'- aria . Per fare i mentovati fperiménti , fi Jìànno da pigliare i fali più chiari, e che hanno pòca terra. L'Autore della Chimica Boerhaavia-' nà dice , di aver egli fatto lo fperi- liiento con fale comune , o fia mari- nò , e che nereftò molta acqua , e pòca terra ; fenzà dire la quantità dell' una i o déir'altra ; né tampoco ," che fòrte di terrà foffe . Tutti i fali poi non lafciano una- terra bianca ; pòi- cWì 'vòlatUi acidi- jpsreffere più pe- ^ fanti , iirino una forte di terra ,' i fali intieri ne danno un'altra ; e gli" alcalini un'altra diverfa' da quelle due,' In certa occafione mettemmo dell' argento vivo in un crogiuolo , inu- midito con tre parati d'olio di vitriuo- lo ; pollo fu' carboni vivi, che Io cir- condavano, fi coagulò fimile al falco^ Qviefiò fale, o piuttofiò vitriuolo di' mercurio, efpoflo all'aria, dentro una"- grotta fredda , fi difcioglieva', e da- va una quantità d'acqua : ma ilmer-' curio fr farà vedere vivo al fondo del crogiuolo , terminata , che fia la'ope*-' razióne e- . _ ' ., Non dubitiamo punto", che fimile dileioglimento di quello fale acido noil feguilTe nello fleffó modo, fé foflFe po- rto dentro una grotta fcoperta afFattOo ■ Se poi fi avrà o no l'effètto piùpron-' tamente fenza il mercurio , non fap- piamo dire .Si-amo pure di opinione 3' che fia uria bel.la operazione ;€ che in' tal maniera fi póffa eftrarre la ter- ra genuina di quel corrofivo; e altresì' {"coprire qualche nuovo fenomeno, at- tefo i). fuo intrinfeco flógifló. Ma ciò ' balli/: lafceremo a'Curiofi la ulterio- re inveftigàziòne : ' edefidóvi' moltiffi- mi- fali attrattivi , alcuni più puri, al-' tri ■ più compofti , le cui terre fono ' divèrfe , abbenchè le ' loro acque at- ' tratte da H'aria, fiano d'una (lefiTa ef-' fìcacia ; del che fiamo pienamente per- " ruafi . • E ne rifultérà effetto rimarca- ' bile', quando r oliò di vitriuolo fia ' totalmente fciólto : poiché vi fi con- tengono la' fuliggine delio zolfo , e le • particelle graffe , • in-fieme "col fale acì- ' do fondamentale. ■ ■_...', Ora facciamo ritorno air acqua at-' tratta dall" aria ', la quale trovammo éffere vera acqua comune , quanto al' fapore ', a" fuoi effetti , e; alle altre ' fue proprietà . Imperocché ella fva- ■ pora, allorché fia bollita , nello fleffo' ' fpazio di tempo , e collo fteffo grado * di calore,' che l' acqua comune. Ilche/ facilmente'fi prova col Termòmetro ; : E quando fia fiata eRratta da' fali; fi' diflilla colla- fl'effa prontezza, che ogni *^ altra acqua: col moto, e colla tfiiùl'- ^ E'ee 2 rà,' 404 razione fi cangia in terra : tutta I.-i fua maffa fi coagulerà in un vafo ben chiufo , appunto come fuccede all' acqua comune : Si agghiaccia in tennpo di acuto freddo ; ed ha la pò tenza di difciogliere fa!i come l'acqua ordinari'a . Circa il difcioglimento de' fali , molti credono , che i fali non attrag- gano dall'aria altro che acqua pura , già perfezionata, a[r:>ttig!iata , efpar- fa per l'aria. Ma poi fi domanda , fé abbia perduto il fapore? come ciò fi faccia? e come fi confumi , e fi vo- latilizzi una libbra intiera di fai fif- jfo? Molti altri fimili quefiti polTono farfi fui propofito. Se poi al contrario la operazione non viene fatta dall' aria , ma dalla rugiada ; anche qui fi verifica , che ^Vendo fofpefi quei fali fiflfì fui mare, rinchiufi nel loro vafo, per eflTerefciol- ti j ne rifulterà una liquefazione : ma il vafo deve effere coperto , o chiufo ili modo j che li vapori acqtiofi non pollano troppo preRo fortire , o eva- porarfi j né gli effluvi dell'aria , che principalmente cagionano lo fciogli- anento , infinuarvifi troppo fpeffi : e in tal cafo R può rilevare, che diffe- lifcono da' folidi acquofi . In quella maniera fi fa la diffillazione differen- temente di quel che fr fa nell'aria,, o in fito freddo: e la materia fiffa non viene a perdere alcune onde , come avviene, allorché fi. fcioglie per mez- zo dell' aria , a del freddo: anzi ogni libbra è accrefciuta di un' oncia e mez- za , e talvolta più .. Ad altri poi lafceremo il giudicare, fé fi polfa o no diflinguere , che Io fciogli mento fatto nell' aria fia affat- to differente da quello de' vapori ac- quofi . In quanto a noi y non pollia- mo credere, che li vapori dell'acqua foli fiano fufficienti a fare il confumo del corpo , e fapore d.el fale , E cola ben nota, che l'acqua ren- derà volatili i liquori falfi , e gli aci- di diftillati 5. quando gli uni , e gli altri, fiano bolliti ad un ercelTo ; ma ivilto ciò- che a q.uefii viene tolto dall' * acqua ; facilmente fi conofcerà mef^' tendevi dentro alcune piaftre fottilidi certi metalli: anzi da quelli fi racco- glie di-riuovo , fi attrae , fi fepara , e fi ricupera . Ma qui abbiamo uno fcioglimento affoluto e totale del fale filfo in una foiìanza infipida : il che pure è in verità cofa rimarcabile , e curiofa ; e proveniente , fecondo la noftra opinione, dal fuoco aereo; at- tefochè nefTuna cofa tocca i fali fìffi , e li rende infipidi , ed infieme vola- tili , fennon la materia del fuoco in- fiammabile. Qui potrebbe obbiettarfi da chiun- que l'ape fife provar evidentemente , in qiial modo tutti i fali fiffi fvaporino, allorché fiano efpofli all'aria fredda ; dopo di avere prima della evaporazio- ne precipitata 1* acqua : ma ficcome ciò ci fembra irapoflìbilea dimoftrarfi, polliamo tuttavia difendere la cofa giu- ilamente a tenore della opinione del gran TSljivvt&n', il quale nella fua Ot- tica , trattando delle varie mutazioni dell' acqua , dice che l'acqua fia m\ fale molto fluido , volatile e fenza fapore. Alcuni immaginano, che il Is^evv^ to-n {\ fia troppo avanzato «ella detta, definizione , chiamando 1' acqua un. fale infipido ; ma pur qi>a'ndo effa fi agghiaccia , così come i fali, i quali mediante il ghiaccio, fi criftallizzano, e mantengono il loro fapore , egli è conforme al vero il dire, che l'acqua fia un fale blando, o almeno un cal- do fluido ; e fpecialmente riflettendo alla, fua origine , e al fuo pcfo a te- nore di ciò , che fi è detto fu tal punto r Evvi un'altra cofa da rimarcar fi fui propofito delio fcioglimento de' fali fatto dall' aria 5 ed è , che il 'New- ton afferma , che ciò fia fattibile ; e di piCi , che le potenze e facoltà ef- ficaci de' corpi dipendono dalle parti- celle della luce, le quali entrano nel- la loro compofizione. Conciò, fenza dubbio , intendeva egli di dinotare la luce , 0 fia il fuoco inerente nelt' acqua : £ ficcome fa menzione ^i aU «ti iri corpi ", così pari mente menfova V 4cqua, dicendo, che qiiefta ponfa fpef- fo cangiarfi , per mezzo di replicate diftillazioni , in terra , conforme allo f peri mento fatto dal Boy/e ; la quale fi fiiTerà , e farà capace di refirtere al fuoco . Dice poi inoltre , che la det- ta terra, co'rae altri corpi, manterrà lo fpleAdor e lo tramanderà aliorchè fi rifcalda nel fuoco . Ma tuttavia cre- ale egli , che nedlin corpo fia di ciò men capace, che l'acqua cruda, poi- ché cangiata in' terra rifletta allo ftefTo temf)o- che tramanda lófp^endore. Né tampoco fuccederà tal cangiamento , quando non- fra operato dal fuoco . Che l'acqua poi- non fia priva di lu- ce , o fuoco , è cofa ben conforme ai!a ragione ; come ancor io è , che alla luce , o Ila al fuoco tutta la fua facoltà di penetrazione , e di ca-ngia- mento debba attribuirli . Nel luogo ora citato ha dimoflrat'o il Islevvton altre trasformazioni dell' acqua, cioè iti vapore, fpezie d'aria, imediante il calore ; in ghiaccio me- diante il freddo j ed in una fpezie di pietra dura , che facilmente fi fcio» glie col caldo. ' Da ciò', che fi è detto intorno a' cangiamenti dell'acqua, ogni uno può facilmente comprendere, che altre ope- razioni' qui vengono accennate, quali fono quelle della luce, o fia del fuo- co circomambiente dell'aria, la quale fé effo^ceffa oèrimono, diventa ghiac- cio ; e col detto fuoco fi difcioglie. Ma non fi ha- da- fupporre , che le particelle della luce, o deK calore, le quali entrano nella compofizione dell' acqua , vengano rimoffe col corpo e. fterno ; attefochè il fuoco , che efìfle -per l'atmosfera , è piuttofto diffufo , e non hafta a confervare l'acqua-, che Ha da liquefarfi . Quelli perciò , che fuppongono , che tutti i corpi s'indu- rifcono , e- fembrano agghiacciarfi , e ciò fenza verun moto, purché il fuo- co fia diminuito, o tolto via, parla- no fol tanto del fuoco circumambien- te , contenuto nell'aria, onell'atmos fèfa,,enon d-i qtielle particelle di lu- ce, che fono innate, per dir cosi , ed' inerenti intrinfeca mente ne' detti cor- pi. Imperciocché 5 ri mofTe le dette par- ticelle , certamente neflfuna materia vi efifte a parere noflro , niente da poter cangiarfi ; poiché ogni cangiamento vie* ne fa^to dall''azione, e certamente pro- viene dalla luce, 0 dal fuoco intrinfeco, Quefto fperimento, per il quale 1' acqua viene eftratta- dall'aria, prova, che il fale fia la radice , e bafe dell' acqua-, che è poi rid-'ucibile in aria con detto metodo,' Quindi fi vede , che il fale fia fe*- parabile da quafi ogni materia' ignea,- per fottile che fia j che la più falfa , e faporita' non folo fi unifce colla fo- cofa , ma ancora vi refta attaccata r e da varj fperimenti fiamo convinti , che li fali flogiftici fono avari , ed ed affai avidi ; e che fra quede due vi fia moltifilma relazione ;. di cui in appre(fo. Se qualcuno fapeffe produrre il fuo- co , o qualche flogifto fenza fale , o il fale più puro, fenza tintura veru- na del flogifto j crederemmo che fa- rebbe fiato il più grande artifia , che mai fia fiato . E fé qualcuno fapefie diftruggere quell'armonia reciproca , che v' è fra i due fali , e il flogiflo, fecondo la noftra opinione , capace farebbe egli di dare' legge alla natura, e in ogni tempo di rovefciarla. Quindi può rimarcarfi , che quelli fali effendo efpofii all'aria, ad ogget^ ■ to di difcioglierfi quando fono lique- fatti, non fi agghiacceranno nellafta- gione anche più fredda ; laddove al contrario le acque dolci preflio fi ag- ghiacciano ,-e diventano ghiaccio: né di ciò certamente altra ragione può aiTegnarfi , fé «on che di eiTere quel lifcivio ancor bafievolmente acuto, e perciò falfo, e faporofo. Ma chi può dimofiirare- il contrario, cioè , che non"* vi fia latente qualche facoltà fòcofa' folto quetlo fapore acido? Quando ledette'acque, per mezzo^ della diftillazione , fono fpogliate del loro fapore immediatamente , come l' acqua. comune , fi agghiaccera.nnoi. Più vKrace e gagliardo» che fia li fàJe j e più acuto e forte' il freddo , tanto più, predo riefce io fcioglimento delli faiii e tanto meno fi agghiacce- ranno.;, evvi. dunque ne' fai i ,. allor- ché hanno il loro fapore , e fono di- fciolti ,. una. forza laten-te di fuoco , prima che 1" intero pefo- de! corpo fa- porofo fia: illanguidito , o fia total- mente- cangiato- in acqua, infipida . La forza del. fuoco feajbra minore- nel fa- le infipido, cioè nell' acqua pura , cO' me fi fcorge. chiaramente dal cai!giarfi in ghiaccio 0. Si potrebbe immaginare , che il fuoco nafcofto nella ma/TafoIida , fof- fe la caufà , che la detta malTa con- tinua, ad efTere liquida nel tempo più freddo agghiacciante ; ma fé eflendo nafcoflo nella. maflTa- liquida, cagiona tal effetto ., da dove viene , che que- fta ma fifa fi indurifca per via del fuo- co ?-il che pur è vifibile nello fciogli- raento dei fale fatto nell' aria, e al- tresìin quello dell' olio fatto dal fuo- co, o da flogofi. Imperocché il primo è dal. freddo cangiato in acqua , e 1' altro dal fuoco in' una terra fuliggi- nofa ..Ed è rimarcabile che , ficcome .il; corpo faporofo dei fa li attrae il va- pore-lottile- dell' aria , e appoco ap-- poco conefTo fi mifchia ;. così pari- mente grada-tamente, e fuGceffivaraen- te la terra intrinfeca- de' fall, fi preci- pita al fondo delvafo. Aimifura poi , che- il fale diventa infipido , tanto più va perdendo li^fua faco!tà:rifolvente , la. quale prima efercita va colia terra ; anzi efifendó alla fine ridotto in fale , è' un' vero- meflruo infipido , né più fcicglie-lé^ terre, né anche lafua pro- pria , che'ha lafciata 3 né 'verun' al- tra ; ciò che prima poteva fare : ma bensì di hi ifce altri fai i affai bene . . E cosnil fale infipido' , o 1' acqua è il jBeflruo de! faii ,, per. naturai fomi- gj'ianza 0 V ufo di ciò chèr^abbiamo avanza- lo-è^" di molta. importanza .- Poiché da detta 'Operazione fi rileva chiaramen- te , che là primaria facoltà rifoiven- Uide'. fali.confifte nel fuo fappre , e Hj,. poi che molto viene raccolto dalla fo-- I ftanza dell' acqua j è altresì il fuo con- fenfo , e la fua corellaziooe- coli' aria vaporofa , e co' fali faporofi : anzi da quefte operazioni fi vengono a fco- prire. le terre intrinfeche de* fali , la loro natura^ e quante fiano. Siccome tutti i fali fiifi , liquidi , diflillati-, o- volatili hanno le lororef- pettive terre ; così da ciò fi rileva' evidentemente perchè gli fpiriti fali- qì fempre fi unifcano fermamente al- ile acque dolci ;. e perché le acque prontamente difcioJgano i fali e tutte le cofe faporofe. .. ' N4a che il fuoco , o qualche effen- .za focofa fia inerente neii' acqua de" fali difciolti: , quantunque quefti ft fcioJgano e fi. riducono in aeqo.a j $ ancora la concrezione fatta coH'arìa; e che fia ancora incorporata colla (lef- fa acqua , apparirà in qualche modo dal féguentefperi mento .. Pigliammo 1' acqua attratta dall' a-- ria con fali alcali, o finfo; fé ne fece la dilliUazione j affine di renderla più pura j e infipida : indi; fu pofta in una. •botteglia-,- e bollita- nella fte/fa ma« niera , che 1' avreffimo fatto per fare il foprammentovato fperimento della- terrihcazione . Dopo d' efCere fiata ir»' taf modo in digeftione ,. fenza efplo- fione , per lo fpazio di tre mefr, 1° acqua s' intorbidò , s' ingrofsò, e pro- 'dufìfe della terra- , anzi era fui punto di cangiarfi'in ella . Allora fu levato il fuoco , e fi levò la botteglia , e fu meffa' in luogo frefco .Si aprllabot- ;teg{ia da 11 a due-giorni , .edeniro fii versòeguale quantità di acqua cruda,, non bollita e- fredda come quella, che " era- nella botteglia ; qiiefta allora, ef- , fendo molTit , diventò calda j e vi fd«- praggiunfe una fermentazione ben mi- te; 1' aequa feiirbrava rofficcia e tra-- mandava un odore- faporofo , e piace- vole ; avea ancora un fapore gentile, . graflb , e balfamico ; la- parte terrea andò al fondo della botteglia', ed era ^ di quantità poca , e bianchiccia. D-ì tali fenomeni polfiamo giudica- re fé vi fofTe o no neli' acqua una fa- coltà ■■ 407 cbTtaTocoTa nàTcoTla 7 àttefo il fno ^ Frefch« '; e terminata Ja iJiflillazione.i calore e la fua azione coli' acqua cru da non bollita . Iniperocchè il detto fuoco nell'acqua cruda, è debole, ma mediante il moto eftrinfeco il detto fuoco fi eccita appoco, appoco; e al- fa fine acquifta una totale durezza , ed è occlufo nel corpo della terra ; lo prepara , e lo cambia per la propria azione , ed è intimamente incorpora- to coir atomo più minuto della fle/Ta . Qui aggiungeremo varj altri fperi- mettti , fatti da un nofìro amico, con acqua cavata dall' aria : poiché fer- vono a fpiegare in qualche modo la natura dell'aria rinchiufa in qiieft' ac- que; e altresì gli effetti curiofi di cer- te operazioni , e ci danno lumi per fare ulteriori indagazioni. Talvolta V actpja eftratta dall' aria ci farà conofcere la condizione, oqua- jità deTr aria , in quel tempo in cui la detta acqua fu eftratta ; cosi per efempio una botteglia , la quale con- teneva i* acqua fiata bollita tre mefi , fu aperta, e aggiuntavi dell' acquacru- da ne feguì uti calore con effervefcen. za , con un odore di fiori acuto , fen- fjbile , dolce , e balfamico ; il qual odore fu certamente eftratto dall' aria in quel tempo , che era fenfibilmenie odorifera, cioè dellaPrima vera , quan- do la terra è fiorita . Non è cofa af- furda 1' attribuire V odore fragrante a fcttilifìfìmi effluvj de* fiori jmpregnati delle' particelle ignee, oliofe e faline ,.' \olatili come lo fa 1" Autore della Chimica Boerhaaviana . Quefti pare di avere fatto molti fperimenti intorno a quefti olj , e ai loro odori , e parti- colarmente, che l'odore e la fragran- za degli olj cflratti da' fiori , fvanif. cono, allorché quelli fiefpongono all' aria aperta: e di più , che le particelle fottili aeree , per mezzo di mozione e -preffione , potrebbono eflraerfi , e difllparfi in modo di non rimanere al- trochc una graffezza ordinaria , e in- fipida , reftando tutta la malfa fenza fapore . Un altro fece quello fperimento vi ed ape-Pta ., vi fi fentiva i' odore -del- le 'Tofe.. • -n • 'Si profeguìra C HEt %ATIM1ACM STUDIOSI^ , J O S E P H tr S M A R E L \^ MsdioUnenJis BÌhHo'poIa S. D. ETfi illi , qui de re metallica ha- dentis fcripferunt, feparatim ejut J partes fere omnes attigerint , eorum- '-j que plures quse ad inftitutam ipf ruift rationem pertinerent , optime exple- verint, nullus tamen , fi a cA f^f^nL lerio difcelferis , qui Eìementa Metal, lurgica optime concinnata e^idit , ra- tione & via venarum in fornacibus excoquendarum , feu metallornm es: ipfis conficiendornm opificia generatim perfequutus tft . Nam illi ipfi , qui hac in re luculentius fcripferont , ve- luti agrìcola , Schulterus , (^ Svve~ demborgius , in eo toti funt , ut arti- ficia exponant , quibus venae quasdaca in Hungaria , Germania , Svecia , a- liifqueregionibus metallomm cultu ce- lebratis excoqui folent . Quod cum fa- ciunt, rem plerumque fimpliciter nar- rant , atque vel nullas , vel ineptas cauflfas afferre folent , cur ita potiuS quam fecus aut fiat, aut fieri debeat ^ Quocirca negotium faspe faciunt fuis leiloribus, qui , poftquam «orum li- bros diligenter evolverint , quid ipfìs in illa prope infinita , quam legunt» venarum tradandariim varietale fequen- dum fit vel ambigunt , vel ignorante A4 hxc cum regionis cujufque mon- tes f«as gignant venas , quae a reli- quis multum diiìerre folent , aliterque prò diverfa ipfarum natura trailari de- beanl , ex eorum Scriptorum libris ii cino ad una pianta, che aveva le rofe A tantum proficere poflunt , quibus fori» ▼ luna tana venas obtulerit èarum fimiles ] epc.qwibus certa quadam ratione me- talla confici noverint . Efl: autem e re eorum , qui in metalla conflanda im- penfas faciunt , non modo fcire quid fiat in uno vel altero venarum gene- re , fed qiiae fit optima cujufque ve- nas tradl^ndac ratio . Id porro expli- care aggreffiis eft Hermenegildus Pi- Kus C.R. S.P. HiftoriseNaturalisPro- teflfor, & Mufaei Mediolanenfis Praefe- 6ÌUS , qui hanc Metallicae partem , omnium certe utiliflSmam duobusVo- luminibus complexus efl Le excoHio- ne venarum metallicetrum infcriptis . Quoniam enim ex iis , quae ad hanc rem faciunt , quaedam funt venarum omnium communia, quaedam cujufque venat quafi propria , priore Volumine totius Artis theoriam , feu fcientiae principia generatim exponit , in quo de venarum quoque prxparatione agit , quae in earumdem deletìu , comminu- tione j lavatione , & uftione fita ed. Altero de Aitificiis , quibus ex venis fìngulis metalla conflantur , dicit. Quo in opere duo perficere fibi conftituit CI. Aixflor : primo ut quce vel fparfa vel disjeda in Metallicorum libris in- renit , vel quae ipfe MARI^ THE- RESIiE femper Auguftas nnini/ìcentia acNumine fuffultus inraetallicis Hun- gariae , Germaniae, & Italiae Officinis vidit , non modo fub uno adfpedlu poneret , verum etiam expenderet j de- inde ut multa j quae ab aliis praster- miffa 3 vel non fatis adhuc explicata fuifìfe aniraadvertit , experimento & ;fc"i'àtioné nlxus vel adjicéret vel Iperi- ret , omninoque efficere curavit , ut haec Metallicae pars, quamnovis quo- que inventis auxit , non tam ex ufu diverfarum regionum , ut haftenus fieri confuevit , quam ex ratione ex- plorataque experientia, videretur ex-' prefica . ,^._j., jj,' , ', ,\^ Qui noverit alia ej^us'àena Seri ptoris opera , de hujus praeftantia facile ju- dicabit . Iftud , quod experientiffimis Metallicis maxime probari cognovi , optimo charadlere optimaque charta , forma ut ajunt in 4. majori imprimi curabo j fimulque dabooperam , ut imagines fornacuni , aliarumque ma- chinarum , quae ad iliud pertinent ,quae- que 40. circiter tabulis continentur , accurate , concinneque asri incidantur. Ac primum quidem Voluinen adfinem hujus anni in lucem prodibit, aite- rum mox c^onfequetur . Cuilibet Vo- lumini erit conftitutum pretium num- mi aurei unìus & dimidii . Sed qui intra quatuor menfes eraptoribus fé adfcripferit , unum tantummodo au- reum , feij , ut vocant Qiliatum prò quolibet Volumine folvet; qui autem decem exemplaria emerint , uiidecim accipient. Emptores pecuniam ad ma pervenire curent , fimulque fignificent, qua ratione Se via debeam librui^ ad ipfos tranfmittere. ; Dabam Mediolani Kalendis Junii An. MDCCLXXVIII. # 409 N. LII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v; 18. Luglio 1778. Fine delle RICERCHE Intorno all' Elemento àeW Acqua , ec. ài Ambrogio e Giovanni God- FREY Chimici y ec. UNa perfona di merito , tempo fa , fece un efperi mento lungo , e faticofo coli' acqua aerea per mezzo della triturazione : a tal fine prefe una dramma di oro in foglie ; lo pofe in un mortaro di vetro > in cui di quando in quando verfava cer- ta porzione dell'acqua aerea ; poi lo fece feccare per via di mozione. Con quella femplice dramma d' oro mif- chiò trenta fei dramme dell'acqua: e alla fine non vi rimafero , che due dramme di polvere fecca ; poiché fuc- ceffe qui appunto come fi è già efpo- [lo nel principio di quello trattato . Qui dunque gli effluvi aerei di nuovo fvanirono, e le particelle, le quali a- vanti lo fcioglimento erano falfeefa- porite , partirono allo fteflfo tempo . Imperciocché fé una quantità di fale attrae dall'atmosfera al piii al piik no- ve volte altrettanto , quanto egli pe- la , di materia Cottile aerea , fecondo il computo fatto dallo fperi mento ; e mediante un moto perpetuo trentafei parti di fimile acqua non lafciano, che una parte di terra fiffa ; febben poi aitefo il fale intrinfeco , contengono trentatrè parti : poiché la decima par- te del pefo nello fcioglimento viene jfc mo credere, che niente redi nel mor- taro , fatta quella operazione , che una picciola porzione della terra in- trlnfeca del fale ; quando non vi fia- no alcuni atomi delle materie terre- ftri , che galleggiano nell'aria , e che appoco, appoco s' infinuano nel mor- taro : certa cofa poi è che niente ri-; manga dell'acqua. Potrebbe poi darfi il cafo , che il fluido fottile attratto, foflèJnteramen- te fvaporato nell' aria , infieme col fale refo volatile . Il fuddetto Amico afferma, e apporta lefue ragioni com- provanti , che la materia dell'oro, e l'acqua aerea, nella triturazione , tra- mandarono un odoregrato aromatico; ciche ambedue , dopo feccate non col fuoco, ma colla mozione all'aria fred- da , fi cangiarono in polvere di colo- re tendente al grigio bianchiccio. Pa- reva fiffarfi più nel fuoco , e recare di colore rolTìccio dopo gagliarda cal- cinazione. Ed egli attefta, che finita la operazione non vi fi vedeva il mi- nimo atomo dell'oro. Circa poi 1' odore aromatico dell* oro , bifogna rifletterà che quello po- teva provenire dalle pellicole , che lì Battilori adoperano , nelle quali 1* oro è fiato melfo j e che fi preparano con maftice, e olj balfamici, per for- tificarle, e renderle abili a refiftere ai colpi del martello. Innoltre dice, che né l'Orefice, né egli fleflo potevano ridurre la detta polvere in oro ; quan- tunque per tal fine faceffero ufo di dal fale , che fi perde : onde dobbia- ^ piombo, antimonio , e altro. 'ÌÌU9V0 Giornale d' lìal. Tom. II, ^ F f f In di 4TO Indi ci propofe alcuni quefiti intor- no al punto della diftruzione , e alla riduzione tcpvata imponìbile; ed era- no : fé 1' oro potrà diftruggerfi per tri- turazione, o difcontinuazione delle fue parti J ovvero per la terra fottile tra- mifchiaia , o che venifTe dall' aria j dal fole , o dalla ftefs' acqua : poiché potrebbe eflere, che la delta terra fof- fé fortemente , ed intimamente in- corporata , per cui 1* oro crefcefle di pefo -. Dubitava fé detto fciogliiiiento provenifTe dal moto , o dalla terra, che inereva nella mafla dell* oro : fé dal primo j dalfà mifturà eterogenea J o fé la miftura di queflo corpo fermo, e tenace foflTe in tale maniera altera- ta ; o fé in fale indolente nafcoflo nella miftura dello fteffo fale aveffe la facoltà di fciogliere 1' oro^ Come pu- re fé avefife attratta qualche cofa bal- famicà dall' acqua dell' aria ( dimerì- ticato egli de* balfamici contenuti nel- le dette pellicole ) infìenie col fecco flogifk) dell' oro ; ovvero y fé avefle fofferto qualche can'^iamenlo in quel- la parte dell' oro j confentaneo all' olio i Se avelTe ' pafìfato per qualche tiafcofta fermentazione, àttefochè l'oro, e l'acqua fenìpre face^rànó fchiuma * Se r azione dell' aria aVefTe in tal mo- do contribuito alla diftruzione del me- tallo; e finalmente fé tutte quelle co- le unite infieme càgionaffero là detta diftruzione ; e altri quefiti fimili. Siamo d'opinione, che egli tanto fi affaticò per elTer perfuafo di poter a- Vére dalla detta polvere qualche grafi medicina v Ma lafciando ad altri lo .fcioglimento di delti quefiti, non pert- fiamo prefentementé d* indagare,- -fé iìa , 0 no praticabile la riduzione del- la detta, polvere ; né vogliartio tam- poco farne la prova i Imperocché tal- 'Volta quefte operazioni corrifpondono alle afpettattive; appunto come il fe- nomeno dell' odore fcappò dall' o(kt» Vazione del fuddeito A mico proveiiielì- 'le dalle pellicole de' Battilori , 1 DsServaziònL •1 i L ni * foprtt la Rugiada.' . ' A.' •/..-.li: ■ TUtto. è maravigliofo nella Natu- ra ; i fenomeni che fono i più comuni e in apparenza i più femplici, fono fufficienti per occupare ilFificoj e fargli feniire la riftfeiiezza dei con- fini delle umane Cognizioni > fubito, eh' ei pretende di rimontare dagli ef- fetti alle caufe j e rendere ragione di ciò che, l'efperienaa gli ha fatto fcuo- prire. Un folo efempio bafta a pruo- vare quefta verità Umiliante e così fo- vente ripetala * La rugiada j fenome- no àcquofo, che durante l'eftate umet- ta le noftre campagne ^ è una cofa & tutti nota i e che nulla oftante im- barazza per divertì riguardi l'Oflervai tore della Natura* Procuriamo di rac- cogliere qui tutto ciò che le fue ofTer- vazioni gli hanno potuto far conofcere fu quefto particolare , e vediamo ciò eh' egli ancora ne ignora» Si può di- ftinguere Ire forta di rugiada : quelU che s' innalza dalla terra in aria ; quel- la che dall' aria ricade fulla terra ; e quella che fcorgeili in forma di goccie fulle foglie degli alberi e delle piante. ì. La rugiada s' innalza dalla ter- ra y nei mefi dell' eftate , per T'aziond del Sole , il Cui calore penetra infert- fibilmenie la terra ; ed efifa comincia ad elevarfi un' ora o due dopo il tra- montar di queft'Aftro » Si può racco- glierla-fopra delle piaftre di metallo ^on luftrate '; oppure fopra dei difchi di Vetro ) che fi collocano fulla terrà, 0 un poco al difopra» Ne' luoghi che fono flati bene illuminati ebattuti dal Solcj irovafi la rugiada in maggior quantità. Allorché j dopo una giorna- ta calda i fopravviene una fera fred- da i fi vede ufcire dai foffi e dai ca- nali tjn vapore che fi eleva in forma di fumo i giunto all' altezza d'uno o di due piedi , fi fpande ugualmente d' Ogni parte; allora la campagna com- parifce coperta d' una rugiada , che umetta iim.nta tutti i corpi , e bagiu gli a» bili di quelli che vi camaiinano . Eifa non è dappertutto la medeuma , Nei paefi vicini a laghi , e a filimi , efìa non contiene quaiì altro che acqua ; ma fé la terra è gralTa , fulfurea, ed abbonda in nninerali , la rugiada fa- rà comporta di partì limili, di diverfi olj , di fali volatili ec. Da ciò fi com- prende eh' efTa dev' eilere molto più abbondante nei paefi dove fiano delle acque , di quello che nei luoghi fec- chi ed aridi . Tutta la ruguida non afceindè ad una medefima altezza j la maggior parte fi ferma afìfai bafìTo , e il rimanente 5' innalza nell* atmosfe- ra , dove lentXmente va fcorrendo ed agitandofi , circ»3iodando i corpi che rincontra , e rica3"endo alcune volte per umettare la terra , Quefl' ultimo fattoèftaio con diverfe fperienze com- p/ovato. Ma una fìngolarità rimarca- bile fi è, che le rugiada non fi attac- ca indJfFereniemenie a tutti i corpi che le fi prefentano , Un valente Fi- fico ha olifervato, che i differenti co, Jori la attirano con una forza inegua- le ; e che i' azione di quella forza di- pende dalla grandezza e dalla Ilruttu- ja dei corpi , Quale efifer può la ca- gione di tale differenza) Ecco fubito materia a ricerche e a conghieiture , E' afiai pili facile il conghietturare , perchè non cada rugiada quando fof. fia il vento con violenza . Tutto quel- lo che s' innalza dalla terra , o che fi è elevato nell'aria durante il gior- J30 , ne viene torto portato via . Ma quali venti devono il più contribuire a rendere la rugiada copiofa ? Senza -dubbio i venti caldi ,, che aprono la terra , e ne fanno ufcire una maggior quantità di vapori . Ne cade affai più nel mefe di Marzo , ed è più piena d' acqua , che non lo è nei gran cal- di dell* ertale, perchè quarti volatiliz- zano non folamente l'acqua, ma an- Cora gli ci) e i fali . Alcuni antichi f ilofofi credevano che Ja rugiada ca- deffe Ja notte , perchè la Luna e Je Stelle la premefferòabbaffo; altri han- no aggiunto , £onie per una neceffa- •^ 4*^ ria confeeuenza , eh' eH'a cadeva più. copiofamente quando la Luna era pie-' na , Ciò nonortante fé ne raccoglie la, quantità medefima alloraquando la Lu- na non rifplende niente , E d' altra parte , qual effetto produr potrebbero i raggi di quert' Artro , poiché rice-. vuti dal più grande fpecchio ardente, raccolti nel fuoco , e condenfati cin- quecento volte d' avvantaggio , tflì non cagionano neffuna variazione fui, termometro II p:ù mobile efepfitivo? Dietro a tale oHervazione , eh' è in- contraftabiJe , come mai fi potrebbe in quefto fecolo della F'iofofìa , accor- dare alla Luna tutta quella influenza, confiderabile e quafi generale , che il peraltro dotto e benemerito Signor Toaldo vuol darle fopra le meteore , fuUe malattie , fullg morti ec, ) Fa- cilmente fi dirtingue la pioggia dalla rugiada , La prima è un'acqua bian* ca e chiara, la quale diftillaia non ha né fapor né calore, La feconda è gial- la e torbida , e acquirta odore e fa- pore quand' è paffata per lambicco , Ma non è così facile a determinare i caratteri che poflono dirtinguere la ru* giada dalia nebbia, fennon perchè que- Ita cade fopra ogni forte di corpi , mentre fi fcorge che la rugiada ne sfugge alcuni, Si alzano lanoiienell' atmosfera dei vapori più pedanti , che nel giorno? Non formano gli uni fen- non la rugiada, e gli altri fa nebbia,' Hanno eglino differente forza eleitri». ca ? Sarebbero piji o meno tirali dai metalli ? Fino a quale altezza può 1^ rugiada elevarfi nelJ' atmosfera > E' ella la diminuzione .0 la privazione della forza elettrica che la obbliga a cadere ì Ecco altrettanti problemi che reftano ancora da rifolverfi .. Noi in- tanto tratteniamoci ad .offervare J'jafo e i vantaggi del fenomeno ;licwipar» liamo s V ufo della rugiada è di u- mettare e di nutrire Je piante, Innal- zandofi , dapprima Jentamente, dalla terra , effa circonda Je piante , fi pre- fenta alle parti nervofe delle foglie.^ e penetra per via dei loro pori aflo;-- benti . Con ciò fi fpiega in guai ma- Fff 2 oliera 4^- niera le piante attaccate a delle rupi $ fé dall' aria ; ma e.Tj non è e he il pofTano vegetare e crefcere: la riigia- , da e gli altri vapori , che fi elevano nell' atmosfera , fono fuflfìcienti a un tale oggetto. Lo (lefTo fi dica di quel- le piante che nafcono in paefi dove non piove mai . Il terreno vi è fab- hioniccio , porofo , e umidifìTimo di- fopra : ne efce, da una confiderabile profondità , una copiofa rugiada , e quella fenfibilifiìmamcnte comparifce tutte le notti ,• il che fupplifce alla mancanza delle pioggie. 2. Allorché il Sole rifcalda fortemen- te gli alberi e le erbe , il fuo calore volatilizza i loro ol) , i quali , a ca- gione della loro gravità, ricadono ful- la terra , e formano ciò che fi chia- ma rugiada olio fa o melata. Se que- fìa cade nell' acqua , vi galleggia co me una pellicina di graffo. La fi of- ferva particolarmente nei luoghi dove jfonovi delle piantagioni d' alberi , e nel tempo dei maggiori caldi . Il ter- reno che trovafi al difetto delle quer- ele , dei frafiìni , e degli aceri , ne é fovente umettato , nel mentre che il terreno d' intorno è interamente afciut- to . Tale rugiada non cade fulle fo- glie ^ià coperte dalia rugiada ordina- ria, né fulle piante bafle. Ecco quan- to fi fa toccante quefto particolare , « neppure é certo che quefta fia una ■vera rugiada . Non farebbe effa piut- tofto una fpecie d'olio , efprefTo , me- diante il calore , dalle foglie medefi- me , e che fpandendofi fulla loro fu- perficie vi compari/Te fotto la forma di goccie rilucenti ì Neil' Ollanda fi ofTerva che le foglie degli alberi , le quali ne vanno cariche, ingialiifcono, e fono le prime in Autunno a cadere, j. La terza fpecie di rugiada , di cui ci refta a parlare , porta quello jjome ahufivamente . Confifte e(Ta in ■quelle goccie d'acqua che fi veggono, allo fpuntar del giorno , fopra le fo- glie delle piante e degli alberi dopo una notte afciutta , in guifa che non fi potrebbe la mattina attraverfare una jM-aiticria fenza averne i piedi bagnati jfudore delle piante , e p^rconfe gueii- za un umore che loro appartiene . Quelle goccie fi raccolgono óra vicino al gambo , ora fulle fommità , fui contorno e full' eftremità delle foglie. Se chiudonfi delle piante fotto cam- pane di vetro , tifando le neceflfarie precauzioni perché non pjfTano ele- varfi vapori , fi vedrà che le foglia di tali piante raccoglieranno , duran- te la notte, una maggior quantità di fimili goccie d'acqua , che quelle di altre piante efpofte all' aria . La cofa medefima fi può parimenti offervare riguardo alla brionia la quale , quan-, tunque chiufa in una ftufa, fi cuopre ugualmente di tali goccie. Quefto ar- bufto trafpira continuam nte, e in una maniera fcnfibililTima . Tutte le pian- te parimenti trafpirano , ma più o meno copiofa mente . Nel corfo del giorno, il calore e il vento fono fuf-. fidenti per diftaccare quefto fudore a mifura che fi raccoglie , e per diflTi- parlo . Ma nelle notti che fuccedono a giornate caldiffime, e quando l'aria é tranquilla , quefto raedefimo fudore efce in maggior copia dai vafi che lo contengono , comparifce fenfibilmente ai loro orifizj , e non ifparifce fen- non dopo che il Sole , al fuo levare, r ha rarefatto e volatilizzato. Tutto quefto meccanifmo fi fpiega facilmen- te . La manna è un fucco , che nella Calabria ftiila dalle foglie degli olmi e dei fraffini , e che fi attacca alla parte nervofa inferiore delle foglie me- defime. Gli Antichi riguardavano que- fto fucco come una rugiada che ca- deffe dal Cielo . Un Filofofo diftruflè fiftatta opinione . Egli circondò un albero , e lo cuoprì da tutte le parli con un panno , ed ofltrvò, malgrado a quefto , che la manna non vi fi trovò in niente minor quantità ; dal che ragionevolmente conchiufc ch'efla altro non è , fennon il fucco medefi- mo dell* alber« fopra il quale fé la rac- coglie. La rugiada é falubre o nociva agli Si è e di averli impiegati nel procuràrff una fondata cognizione di tutto quello che riguarda il Regno itìedefimo ; raccogliendo i migliori Scritti pubblici e particolari , che fo- no compàrfi ; fugli affari dello Stato in Ifvezià , cavandone ciò che v* ha d* importante j e citandoli diligente- mente nelle fue Memorie * In queft' Opera fi fcorge la più perfetta impar- zialità i e fi vede che la verità è 1' unico oggetto di tutte le ricerche, feb- bene difficile a ritrovarfi in mezao a tutte le difìTenfioni che da lungo tem- po hanno agitata la Svezia» Trovafi primieramente un riftretto di tutta r Ifloria di Svezia , nel che l'Autore ha feguito principalmente £0- tin e Lagerbring . Qiiefto Regno vie- ne prefentato come il paefefettentrio- nale , dal quale fi fon fatte le mag- giori emigrazioni ^ Tale è 1* opinione di Rudbeck; ma Celjtus vi fi è oppo- fto fortemente . 2. Il contenuto dei Trattati di pace, di commercio e di 415 »tl alleanza tra la Svezia e le altre Po- tenze , dalla pace di Weftfalia ; de* ^(^Aiafi ^ruai fuflìftond ancora per iti-- ■ tero j ed altri almeno in parte. ^. Un rijlretto ragguaglio di tutti i cambia- moti operati daU' ultima rivoluzione dal 1770 fino al 1772. Per farli me- glio conofcer^ fi, rimott^a alla forma del governo Itabiilta nel 1720. Si ac- cennano idiv^rfi, editti di Stato ch^ vi aveano portate delle modificazioni, e in particolare quello del 17^8 ec. 4. Dello flato militare della Svezia . Le truppa arrolaie afcendevanp , nel t774 , a 12005) ; e le truppe d'iftri-'- buite > che doveano fare 54267 uo- mini , non montavano che a 275)71, , Si reca qui un* idea efattiffima di ciò , che appellafi la diflribuzione relativa- mente alle truppe j ma non ù parla dei foldati di riferva , i quali peral- tro j al cafo di bifogno , potrebbero, facilmente raddoppiare l'armata. Tut-- ta P armala di terra, nel 1772, co-» flava 27088S0 feudi moneta d'argen- to, che fono 650151} feudi di banco* Con pari efattesjza parlafi della Ma», ìina . Lo flato della flotta , innatizi la Dieta del 1760 , confifleva in jqi vafceHi di linea , 5) fregate , 55) ga.^ lere , ^ gateote, 4 brigantini , 7 prah- me , 4 mezze galere , 5; fcialuppe, 21 vafcelli da trafporto . La Milizia di Marina fa 15000 uomini , che fi riducono in 7000 , toltine i volonta- r); le riferve, i mozzi ec. Nel 1772, le forze di mare coflavano alla Svezia 1807150 feudi moneta d' argento . In feguito a ciò trovanfi, in quell'Ope- ra , 16 tavole che rapprefentàno tut- to lo flato dell' arrriata , della flotta, dell'artiglieria ec. Noi non e' inoltria- mo a parlare d' avvantaggio di un* Opera che merita d' eiter letta -, non oflante che l'Autore non abbia potuto valerfi d'altri mezzi e ricorrere a più recenti fonti che fi videro in apprefTo comparire in luca , e che avrebbe- ro potuto fervirgli d' un grande ajuto per renderla ancor più dilettevole e in» terefTante» AV- 41 é ^ ¥ * ¥ * ¥ ¥ ¥^¥ ¥¥*¥¥¥¥¥¥¥¥¥¥¥lt\t¥¥*¥¥!t¥¥¥^¥¥im¥¥¥à¥¥¥¥U* AVVISO £> i B E N E D E T t O M I L O e d Q Stampatore i Lìbrajo Veneto nella Mercerìa preffb il Tonte de* Berretttri l all' Infegna di i". Tommaso d* Aquino. Giunto al compimento del Decimoquarto Volume rf^/ Giornale d'Italia ; eh' è il Secondo col tìtolo di Nuovo Giornale ec, non manco di rin- graziare col più vivo fentimento dell'animo mio tutti i Signori AflTociati , pro- mettendone ad eflì là^Gontìnuazione con queir impegno , fervore, diligenza e pontuahtà , con cui mi fono collantemente finora adoperato . II generofo compatiAiento , e poffo dire l* applaufo univerfale con cui quell' Opera , fi é follenuta pel lungo corfo di ben quattordici anni ; è Tempre pia comprovato dal frequente concorfo di rifpettabiliffimi Perfonaggi , che vengo- nb ad onorarne T a/Tociazione , e ad arricchire l'Opera ftefTa dei loro dotti , e Jntercffanti Scritti , onde , per tal mezzo pubblicati , fi diffondano a comune vantaggio , e a maggiore illuftrazione ed incremento della Scienza Naturale, dell'Agricoltura e di tutte la Arti utili , e del Commercio. Non mi refla che raccomandare la folita annua anticipazione, efibendomi nel tempo fteffo di rea- i 41 7i INDICE DEL SECONDO VOLUME DEI NUOVO GIORNALE D' ITALIA. ACacia fiberica ; trattato fu!!a col- tivazione di quell'albero pag. 8 Accademie ■ — F'óggajì Problemi ec. Acqua; macchina per alzarla i^ y Efperienze fopra queflo Elemen- to ^^7. 401. 409 Acque acidule diCilIa: loroanalifi 72 Agarici rimedio contro le emorrogie 1511 Agricoltura ; pregiudizio che le arreca la capra 59 Alberi da frutto : metodo per molti- plicarli j6S ri e Bofchi: loro coltura praticata in Bifcaja _ iSp 'Alveari per moltiplicare gli fciami 161 . 169. 177. 785 Analifi delle Acque acidule di Cilla 72 f/ìndrey ( Cijvafi?7i ) fua Diflertazio- ne 92 'Anguria offla cocomero; fua utilità 5S 'Anil : pianta da cui lì ottiene l' In- daco _ ^ 27J Animali «— T^eggaf Befliami . Api : nuovo metodo per moltiplicarne gli fciami 161. 16^. ijj. 185 T — ^ Efperienze fatte fopra di elfe dall' Accademia di Vicenza 114 r—— Notizie varie intorno alle me- defime ivi. Araneaconchata j fpezie d'Infetto 528 . Ardefia : coltura delle macerie delle • cave d'effa 6 . ^Arduino ( Giovanni ) fua rifpofla al Signor charpentisr . 9 ■ • fua aggiunta alla Memoria del Signor Ciacomsllo fopra l' ufo del Gefifo 38. e feg. . . . aggregato alla Reale Accademia delle Scienze e Belle Arti di Man- tova 93 ■'^■Ijiùvo Giornals d' Ita/. Tom. II, ^— — mentovato 57. 121. 241 «— — fua Prefazione e note, ai Pcinci- pj di Mineralogia del Signore 5'rOj&o- /i 29S *— — fueOffervazionlorlttografiche ec. 393 > ( l^ietro , TPubblico Trofefors di .agronomia ) mentovato 57 Armi da fuoco maniera di prefervarlet dalla ruggine 200 ^ub/et {Fusée) fua ftoria delle pian- te e e. 20 Avena : metodo per rifparmiare la quantità che fé ne dà ai cavalli 224 Avvito al Dilcitanti di giardinaggio lojf B Achi da feta : ofTervazione intor-" torno al governo di eflTi 17 ■ irruzione pel governo dei me- defimi 7j. e feg. — - efperienze fatte fopra di eflTi dall', Accademia di Vicenza. 214 — aforifmi pe^ la loro ediicazioQe 529 Barbaro (T^ob. Giambattifia) fue let- tere _ 57. 121 Bardeu di Bourg ( Signor ) fua in- venzione di un ombrello ec. 14 B^rtaloni ( Dottor Domenico ) fua re- lazione del fulmine ec. 02. e feg. Beccaria ( V.'G. B. ) fua lettera 67 Be/loni ( Dottor Antonio ^bate ) ri- porta il doppio premio dell'Accade- mia de'Georgofili 53 Bertrand ( M, J. E.) fue Opere 129. 251. ìjs. soS. 32^. 5;2 Belliami : offervazioni fulle loro ma- lattie contagiofe iS • ' modi di aumentarli ec. 25. e feg. Ggg differ- ^ , difìfertaziotii fulle loro malattie e rimedi. . 9^' io5 ^ avvertenze fui governo diedi 120 rimedio praticato in Francia nell* epidemia di efli 127 - — . altro rimedio nell' ufo delle pa- tate , 175 . mez«o di prefervarli dalle ma- lattie contagiofe 251 . cura della malattia detta cancro volante . 277 iftruzioni relative alle loro ma- lattie ^ 27^ . — - difcorfo fugl' impedimenti nella cura delle loro malattie 556. 3i coltura di quella pianta 113 Comete: lettere fopra le mede fi me 2 7 Coftumi : loro influenza fuila felicità degli Stati 5^2 Coyer ( ^b. ) fua traduzione ecr 124^ Crìfiafoli (Ottavio) fua menioria fili- la ventolana gc^ Cuo; : maniera di falarli . 22j DEmbshtr ( Fr ance/co- ) fuaf «ope- raf S ' fua lettera ^97 Defcriptìon des afpe&s du Mont Blanc ÌS'C' opera del Signor BourrìF 557 Defcriptrons des ^rts ijT* rmtìers iyc. 2y. 27.7. _5oS. 524 Difcours qui a remportih Iss deuxprix Z>ohm ( Signor ) fua opera 527 Doucet (Signor) fua compofi^ ione per far utenfili da cucina j/o IXappi di feta: modo di levar da efìff le macchie ec, 18^ Dui) armi ( Signor ) fua nfemoria full* arte del Magnano 534 EBbic ufato per diftrugger gì' in- fetti nei grana j- 15) r Sxkleben ( Signor ) fuo trattato fulla coltivazione dell'Acacia 8 Elba; defcrizione della minerà di Rio in queir Ifola 505 "B^emens ^\A^ìculture ^c. opera del ^\%^ox J. E. Bertrand ^52 Efleboro bianco adoperato cpntroifor- ci ^ 117 Emorrogre: rimedio contro di effe ipi Erbaggi : rimedio per prefervarli dai brachi i$2 4^9 Erbe cattive ; maniera per di/lrugger- 'e , 260 Erifmo: coltivazione di quella pianta 122 Erpice di nuova invenzione 5? Ef^ai fur la caufe dei difettes i^c. 29^ Etiope marziale : procedo facile per ottenerlo ^ t6y Etna '. ofifervazioni fatte fu quello Vul- cano 269' I'^^ilot ( Signor ) fue olTervazioni fopra il Mercurio 51^. j2É Ferver ( G. Gicìcomo ) fua opera ^oz Ferro nativo fcoperto dal Signor Tal' Fieno^ matodo per confervarlo 217 Filofofia per le Daìm : opera nuova- mente tradotta 4? Finetti ( Sigifmndo ) mentovato mentovato 21^ ■ fua lettera full* ufo del gefiTo 249 Giardini ; metodo per diftruggervi le lumache 192 C'iartù ( T^d. ) fua lettera 282 Gìnfeng: notizie intorno a quella pian- ta 28 i Giornale, (tftro-meteofoìooìco per l' a»ft9 177S _ ^ 20S — di Medie wa , Tomo XIV 2;ì Glufti ( Sigfior de ) fua compofizione per far tiei piatti detti di peltro 47 Codfreji {^mbr. e Gio:) loro fperien- ze fopra l'elemento dell'acqua S97' 401. 405) Golpe, oHìa carbone: metodo per pre- fervarne il frumento 15 Gramigna: oflervazioni intorno ad eHa ii3 Granai : metodo per tenervi lontani - ^l' infetti irji Cranchj diftruggono le rane negli fta- Grani : prezzi di eSì — rjg^aJt Prezi zi ec. Graziaci ( Gio: Bcttt. ) mentovato 5)7 Grignon {Signor ) faa opera fuUe epi- zoozie contagiofe 18 Grifelini {Francefco ) fua lettera 241 — — ■ fua opera 25^ Guado : maniera di cavare da quefta pianta un colore blo 27^ Cuettard ( Signor ) fue oflervazioni e fpevieaze fulla trafpirazione delle piante 41J jn ^les ( Signor ) fue fperienze fulla trafpirazione delle piante Hamilton ( Cav. Cuglislmo ) fua ope- ra 26^ Hell ( M^jfitnìliano ) fua lettera fulla Comete ' 25)7 Hi/loire des p/anter de laGuyenne ec. opera del Signor Fusèe ^ttblet 20 •- veneneufes is^r. opera del Signor T- R. Ficat 51S Hupfcb ( B^ron di ) ^ua fcoperta di un rimedio contro le epidemie- de* beftiami 520 INdaco ; memoria fulla fabbricazione! di efib 275 Infermeria per gli animali malati 25? Infalatura delle pelli e cuoj 22Jt Infetti: metodi per tenerli lontani dal grana) ^ if)i IntroduÙion a /' Hijìoire naturelle i^ a la Geographie phyfique de /' Efpa- gne, opera del Signor Cugliehno Bovy-^ les 166. 189. 3IP Iftruzione pel governo dei Bachi da feta -ji e [eg. Jujfiou ( Signor ) mentovato 5171 KInsky ( Co; di ) fua differtazioi "^ ... H4 Kneus; quale fpecie di pietra eglifia j Kulemkamp {Signor') fua differtaziorte fui colore blo che cav a fi dal guado ^^J6. LAtte di capra nocevole alia pro- . pagazione deli' uomo e deibel]ia- mi . 50* Leder mtlkr (M.F.) fua opera 104 Le- Legi^dre ( Signor ) mentovato 167 Legname ; metodo per renderlo piti duro 104 Letnery ( 1S['Cco/o ) memtovato 167 Letame arrilìziale : metodo per farne in quantità oS Letti ; mezzo di liberarli dagl' in- fetti ■ ^ 16 Lettre fur l' cduration puUiqua is^c. 287 Libri : metodo per prefervarii dalie ti- gnuole SS L'tnnso {Carlo von) edizione delle fue opere 545 Liquirizia — /'V^'f^/ Regoli zia , Loccateiii ( Michiiange/o ) fua dilTer- tazione 225. 2j; JLombard ( Signor ) fua macchina per alzare l'acqua 14 Luce fcintilJante del mare : fperienze fu queflo fenomeno 547 Litdovicì ( Signor ) mentovato 277 Lumache: metodo per diflruggerle nei ■giardini ic;2 MAcchie ; maniera di levarle dai drappi 1B3 Macchina per alzar l'acqua 14 M^cquer, e Montìgny ( Signori ) loro giud'zio fopa una nuova fabbrica di utenfili da cucina 570 Magnano idefcrizionedi quefFarte 524 Malattie de' beRiami — V'igg^fi Be- ; ftiami Monetti ( Dott, Saverio ) mentovato ■ 52 Manfredi ( Signor ) mentovato 516 Marcet {Signor) fuo metodo per con- fervare il fiumento 7 jjdaret { Signor ) fuo procefifo per a- vere un Etìope maziale 167 Marggriìff ( Signor ) mentovato 277 Mattoni ed embrici ; arte di fabbri- carli 50S Mayer {Giovanni ) fua opera loj AJazif {Signor des ) fua memoria 55? M^^ly ( Co: di ) fua defcrizione dell* arte della Porcellana 251 J^^tijoires pour fervir a la connaijfance des aff'aires 6^f. de la Svsde Ì3r>c. -•415 ' '.■ ^ •.■•.'. . .. / Mercurio; o.TervazionJ lu di eflo 315. j-iT -■> 5-* • - 4it Minerali foftanze : metodo facile di faggiarle e compartirle indaaii^7, e feg Mineralogia.: fiflema del Signore Sco-: poli ^00 Mode n il { Francefco ) mentovato 214 Monte Bianco : defcrizione di elfo ^^7 Morgue { Signor ) mentovato 265 Mori bianchi — ^'^t^gg.rjt GsìCt Moro/ini { S, E. Giacomo ) (fuo Gabi- netto di Cofe Naturali ; e kutn-e fcritte a quello Patrizio 257. ^45. Moy ( Signor de ) fuo difcorfo intorno ai coftumi ^^j Muller { T.L. ) fua traduzione d'un* Opera del Signor Slabber 528 OB/ervations fur ler epizooties con- _ tagieufes is^c. opera del Signor Crignon jg Odoardi ( Doti. Jacopo ) fuo difcorfo fulle malattie de' heftiaroi 555. jói Oelhafen {C.C. di Schoellenbacì) ) fua Olio: maniera di eftrarlo dai-femi del coi fa te del ravizzone ^6. iì$ • — ■_ — dei femi dì crifmo 122 Olive : rimedio per prefervarle da^l' infetti ,ip. Ombrello per difenderfi dai fulmina 14 Optifcu/es de phyjìque animale i^ ve- getale b^c. 25 (T O/fervazioni oriltografiche fatte nei monti del Vicentino 257. 54;, ^5^; B93 . Ottohni {Gìovambattifla) moà'\ da eflb fiiggeriti per diflruggergl' infetti 97 \ Alias { Signor) fua fcoperta di un ferro nativo 505 lax puinquefolius Linnaì : defcri- zione di quefta pian^a ^. 281 Panni-lani: metodo per prefervarii dal- le tignuoìe . ss — — Fabbriche di effi nello Stato Ve- neto nuovamente privilegiate i63 maniera di levar da e/Iì le mac- chie .. 1S5 Patate fono un rimedio nelle malattie de'befliamì 175 Pecore : Pecore: memoria fopra il governo pra- ticato nella Spagna , di quelle che producono la lana fina 219 Pelli e cuo); loro infalatura 22^ Pere : maniera di feccarle 55 Pefca : varie maniere praticate preflTo 4ifft'renti Nazioni 129 Pefche: metodo per averne di ottima qualità 174 Thyjìcalifche Belufiigungen i^nc. opera del Signor Martino Slabber 52S Piante velenofe della Svizzera ; ope- ra fu quefio foggetto jiS fperienze fulla loro trafpirazio- ne ^15 Piatti detti di peltre : nuova compo- fizione per farne ec ^7 "Piatti ( Co: Giulio ) fue fperienze per render duro il legname dajavoro 104 TPìfi^eron ( Signor ) metodo per mol- tiplicare gli alberi da frutto 16S Tini {T. Erme ftegiJdo) mentovato 24^ ■ ' r fua opera ^05 ' manifefto d'altra fua opera Pioggia ; offervazioni fu guefto fenome- •no 265 'Poitevin ( Signor ) fua lettera ful- . Ja quantità di pioggia che cade a Montpellier 265 Polli d'India : governo eh' effi efigo- no 245 Pomi: maniera di prefervarli dall' in- fracidimento i8j jPorcellana ; arte di fabbricarla 351 Prezzi de' Grani 24. 128. 176. 216. 264. 288. j.?6. jéo 'Principes de la Legi^lation univerfelle ^c. 1 27 yrincip'f di Minera/ogia is^c. opera del Signore Scopali 25?S Problemi , Prem) ed altre notizie di Univerfità j Accademie , Società ec. 15. 2j. 52. ^2.^^.^4.115^.167.21^. 224. 239. 241. 287. 555. 550. 5^5. 565), ^70. 599 progetto per preferva^e i Gelfì dalla corrente epidemica mortalità ^c. opera del Signor Co: Carlo Eettoni ^14 "Projet d'un Trin d\y£g^ teniture 504 Pulci : mezzo per tenerli lontani dai letti * \6 RyAg^ion amento intorno ai Fiumi del Feronefe , Tolefine e "Padovana Ì3r>c. opera del Signor Dottor Gio- vanni Abate Coi 49 Rane: metodo per liberar da efle gli ftagni 175 Kafpe ( Signor) fua traduzione e no- te d'un" opera del Signor /.G. f^r- ber . ;oa Ravizzone : maniera di eftrarre olio dai fuoi femi 96 l^ecueil hiflorique iy* chronologique ^c. Regolizla ; coltura ed ufi di quella pianta ^5? Komteu ( Signor ) mentovato 265 Koucat ( Signor ) mentovato 523 Kozisr ( Signor ) mankra di eftrarre olio dai femi del Colfat e del Ra- vizzone 96 Ruggine ; fegreto per prefervare da effa gli ftru menti di ferro 200 Rugiada ; olTervàzioni fu di affa 410 S^ggì fopra la Legislazione iy>c. ope- ra del Signor Co; Abate Gottardo Canciani ')6 Sagramofo ( March. Michele ) mento- vato 506 Sartre ( Signor ) fua memoria 6 Saujfure ( Signor di ) fìia opera 29?^ Sciami artificiali ; nuovo metodo di formarne 161 e feg Scopali ( Gio: Antonio ) fue opere 289. 29S Scottoni ( ^yfb. Giovanni ) fua lettera full' utilità dei Ge(fo in Agricoltij- ra ^77 Slabber ( Martino ) fua opera 52S Società — P^sgg^fi Problemi ec. Sorci: metodo per diftruggerli neli« campagne 1^7 Spallanzani ( ,Ab. Lazaro ) fua ope- ra . 25^ Squinanzia cancrenofa de' cavalli sjz e feg. Stafifagra è un veleno contro i far- ci 117 Stotck Ster-ck ( ^nt. Bnr. ài ) fua opera 19$ Stoviglie — f^eggafi Utenfili Strade; diflertazione fu imodi di riat- tarle 225 e/e^. _£ Alpe ; melodi per diflruggerle 24^ Tegole: arte di fabbricarle ^oS Tignuole : metodo per prefervarne i panni e i libri SS Tipula crucifixa 328 Toaldo ( Doti, G'tufepps ) fua opera 208 i mentovato z66 Traiti des differentes efpeces de ta- pi/ferie Ì3^e. 5J4 Trappola da forci di nuova invenzio- ne 117 Trafpirazione delle piante ; fperienze ec. 415 Trave/s in Grece Ì3^c, opera del Si- gnor Chand/er i;^ < trough Italy brc opera del Signor /. G. Ferber joz Travi : maniera di djftruggere quella fpecie di funghi che vi h forniuno fopra 1 84 Trois ( Dottor Thtro ) fua diflerta- zione 9%. 105, Turra ( Dottor ^Antonio ) mentovato 214 Tvvit ( Riccardo ) fua opera 24S 425 Ventoiana: coltura e vantaggi di quei fto foraggio 8^ Verde di Saffbnia : le coperte tinte in quello colore fono efenti dagl' in- fetti 16 Verme delle olive : rimedio per di- ftruggerlo i^f: Ferri ( S. S- Co: Tietro ) mentovato 241 Vefuvio : ofTervazioni fopra quefl» Vulcano 26$ Vezxati ( D. Frartcefco ) fua differta- zione 36S Ficat ( Signor T. 2?. ) fua opera fulle piante ve'enofe ^ii Viglietto del Commercio , Foglio pe-. riodi^o III Volpi : mezzo per diflruggerle 19% Uova : metodo per confervarle fref- che i2tf — — maniera di far che le galline ne facciano di groflTe iS^ Voyage en Tortugal {3^ en Efpagne , opera del Signor Riccardo Tvvis 248 Utenfili da Cucina : nuova compofì- zione per fabbricarne 379 yyi'jnblad (.Carlo) fua iflruzionefull*^ arte di far le tegole e i mattoni u Cecili ; metodi per tenerli lonta- ni dai feminati 170 z Olfo : ufo del medafimo in AgrfJ coltura 55 nuove avvertenze full; ufo di efso ^49 % ^\ N. I. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . V: 25. Luglio 177S. J^elh differenza , che p^jfct fra ì Me- 5^ talli Kafcofli , e i mineralizzati ; RAGIONAMENTO 10^1 Signor Configlìere Giovanni An- tonio Scopon , Socio dt varie ac- cademie , e Hepio Vrofeffore di Chi mica , e di Botanica nella Univerfita di Tavia. DA Sua Eccellenza Ciò: Francefco Correr , d' ogni utile Scienza , e fpecialmente delia Storia naturale amantiffimo Cavaliere , ebbi poc'an- zi in dono la mia Mineralogia, tra- dotta dai Latioo in Italiano dal Si- gnor angelo Cttalandrjs Vice-Segreta- rio della I-'ubblica Società Georgica di Padova, e corredata di varie critiche Note dal Signor Giovanni Arduino . Nello fcorrer quefto Libretto ammirai moltiflìmo 1' eleganza non foiamente della verdone , raa le belle ofTerva- zioni eziandio j aggiuntevi trattotrat- to dal celebre Annotatore , di cui ve- nero fommamente l'autorità non me- no , che la dottrina . La ftima dovu- ta al merito di quefto illuftre Natura- lifta quantunque mi faccia diflìmulare alcune obbiezioni , alìe quali non mi farebbe molto difficile di rifpondere ; mi obbliga ciò non pertanto a fpie- garmi con più chiarezza fulla mine- tluoTo Giornale d" Ttal. Tom. III. * ralizzazione de' Soffili \ e a proporr© i motivi , che mi hanno indotto a te- nera in ciò un* opinione diverfa da quel- la , che finora. da tutti i Mineralogi fu comunemente abbracciata. Secondo la dottrina de' più valenti Naturalifti, i corpi metallici fi trovan» nelle vifcere della terra in tre flati di- verfi, cioè nudi, mineralizzati, e calci- formi. Che vi fieno metalli nudi nort è da porfi in quiftione , dacché nativ» cavafi l'oro dadiverfe minere, e per- fetti parimente fi trovano molti altri metalli , come l'argento, il bifrau- to , la platina , il mercurio , l'arfei-' nico, ed il rame. Non fi puòneppue dubitare dell' efiftenza di quelli , che calciformi fi chiamano , vale a diro di terre metalliche , che coli* ajuto delle materie flogifliche ridurre fi pon.i no alla loro perfetta fpecifica forma i poiché in tale ftato fi ritrovano fpeffa volte 1* arfenico , Io z^nco, il ferro» il rame , Io (lagno , ed il piombo • Tutta dunque la difficoltà confifte ne( fidare il vero, e naturale ftato dì que* metalli , che mineralizzati s'appella* no , efaminando al lume d' incontra- ftabili prove la natura , e proprietà- delie loro parti coftitiuive. Una minerà , giufta il fentimento di VFalkrio (rf), alt^o non è che una miftura metallica , la quale contiena un metallo o calcinato , o difciolto , A fpe/To (tf) Injìiiuu Mitalkrg. P. IL Gap. 3. §. ^. .fpefiTo .combinato collo zolfo, o coli* arfenico , ovvero coli' uno e l'altro, e alle volte con altri metalli. Q.aelio illullre Scrittore annovera le terVe e ziandio fra le foflanze mineralizzanti, ove dice : ^ lumen terra minerali fa- tum (a); T^itrum terra mineralifa- tum {b) \ Muria fojftlis terra minerà- tifata {e) b^c. i quanto però impro- priamente. Io vedremo a fuo luogtf. Il Signor Lehmann , parlando delle minere , afTerifce efler elleno veri .me- talli , i quali nell' unirfi ad altri cor- pi ftranieri perdono i primi loro attri- buti , cioè lo fplendore , la maHea- bilità , il pefo fpecifico ec. , e dice che le materie mineralizzanti fieno ter- re , arfenico , zolfo , e metalli ( ^) . Ma il Signor Vogel è di parere , che il nome .di minerà convenga fol tanto a quei -metalli o.femimetalli, che tro- vanfi ftrettamente accoppiati allo zol- fo, o all' arfenico, e qualche volta a tutti e due . E quella è appunto la comune fentenza de' moderni Oritto- Jog^i, :quantunque .fembri cheCronfiedt, riguardo all'oro , penfi diver.famente . Ma Ticcome ogni verità nella Storia naturale è fondata full' evidenza di oflfer.vazioni , e di fatti j così noi paf- feremo ad efaminare rin quale (lato fi Irovi ciafcun metallo allora quando è unito a quelle foftanze , che jninera- liz2.anti o ;mineraHzzatrici fi chiama- no , per fiflfare in tal modo cofa fia miaeralizzazione , e veder .quindi , fé le dottrine , che finora ci vennero da- te fopna tale argomento , fiano vere e plaufibili , oppure incerte ed infuf- ilflenti . JLe foftanze metalliche fi dividono generalmeate in naturali edarti.ficiflli . Minere naturali fon quelle che la Na- tura col mezzo de' fuochi fotterraaei » fabbrica nelle vifcere della terra , co- me per efempio la minerà d' antimo- nio , quella di ferro, e fimili: le ar- tificiali poi fono ,le molte altre , che r Arte produce combinando infieme jque" corpi, ^a cui rifultano fimili pro- duzioni j cioè lo zolfo , e le terrt' me- talliche, ovvero i metalli . Cosi for- mafi in fatti una minerà d'antimonio, unendo il regolo d' erto allo iolfo, e collo zolfo ed il piombo una galena fimile alla naturale , dappoiché fi è fcoperto col mezzo dell' analifi chimi- ca , che le parti coditutive di cotefte minere erano zolfo e metallo infieme ftrettamente accopprati . Quello accop- piamento non da altro .deriva che dal- lo zolfo medefimo, la di cui proprie- tà è di fciogliere molli metalli, e di combinarfi con effl in tal guifa , che ne rifulti una raaiTa lucida e foda qua- le appunto fi è la minerà. L' Arta infegna in que/lo proceiTo , che le mi- neralizzazioni artificiali fono opera di una vera foluzione, fenza la quale in- utili farebbero tutte le prove per ot- tenere sì fatti prodotti . Se adujjque l'Arte procede in tal guifa nella co- (Iruzione delle minei-e, convien dire, che la Natura eziandio nel formare le fle/Te rainere fegua le-medefime leggi , e che a tal iìne non balli la femplice unione di due corpi fra loro , cioè di terre e fall , o di metallo e metallo-., ma fia necefìTcxi^^ a tal uopo un corpo d'indole tale, che abbia foraa di pene- trare nella foltanza di un altro., dr fe- pararne le fue parti integranti, e fcio- gliendolo unirfi intimamente con eifo.. Quella unione però dello zo'fo coti i metalli non fuccede in tutti nella flelfa maniera , come offerva faggia- mente anche il S'\goor Arduino . E per quello appunio io follengo che non .tutti ^/t) Minera/og. Gen. XXVIIl. Spec. iSo. (b) Loc. cit. Gen. XXiX. Spec. 185. (e) Loc. cit. Gen. XXX. Spec, 185. (W) Mutera/ope /. LXXI. tutti I metalli uniti alfo' rolfò fono" mineralizzati j ma alcuni folamente in eflb involti e nafcofti . Il concetto del- la mineralizzazione, fecondo le ofTcr- vazioni' preinefTe , importa un'unione sì' fìretta frailc due foftanze minera- lizzante e mineralizzata , che non e polììbile ii feparare 1' una^ dall' altra fenza- mutar quella fjrma , fottocui fi trovano prima delia lorc combina- zione . Mi fpiego . Quando io' zolfo fi' unifce intimamente a un metallo- e fi' mineralizza con' eflb ,- é cofa- certa che il prmcipio- infiammabile' del cor- po mineralizzantediventa un folo con il flogifto efiftente nel metallo- mine- ralizzato . Ciò pollo , volendofi ftpa- rare lo zolfo da quel metallo , che re avverrà ? ElTendo più affine il flo- giflo allo zolfo, cl-iC non al metallo,. fi decomporrà per conTeguenza- la- fo~ flanza metallica, che confervavafiTJri^ ma nella faa forma, e lo zolfo atti- rande a fé tutto il principio infiam^ mabile della medefima la lafcierà, fpri- gior.andofì in uno fiuto di pura calci' nazione", diverfo affatto- dei quello in cui era prima che folte da quello fol- vente mineralizzata.. Per vedere fé ciò fia vero , balla ricorrere all' efperien- ra . Efpongafi: all'' azione del fuoco una- minerà d' antinlonio , o qualun: ^ue' altra' delle poc'anzi da^ me ac- cennate ,. ed ivi fi ìafci fintantocJiè fiafi f^rigionato e difptrfo in vapore lutto lo zolfo , che in fé contiene . Com- piuta^ l'operazione , fi efamini 'ciò che rimane ,. e troveraffr non efferegià un metallo, ma una femplice terra me- tilica , la quale per ricuperare la pri- ma f uà forma abbifona di Riduzione. - Or dunque , fé vi faranno metalli u- niti allo zolfo j- che nel dividerfi- dal medefiròo non perdano punto' il loro flogifto , ma rimangano intieri e per- fttti , potrò con tutta ragione inferi- re,, che non fieno già da qiiefio fol- cente "mineralizzati , ma foltànto- fi trovino in" eflò , qnafi in minutiflìme particelle ravviluppati e nafcoflì . Che vi fiano verainente quelli metalli, non è.' meftleri che io lo dimoflri alSignor * ^rdui»o\ li quale pure* con fe/Ta , che^ a'cune foftanze metalliche , allorché lì feparano dallo zolfo mineralizzante ,. perdono il loro flogifto; altre poi noti' lo perdono , dandofi a divedere intie- re e perfette , come erano pria che' lo zolfo le aveffe difciolte . Dunque' io' deduco da tutto queflo- che i me-- talli' uniti allo zolfo non fempre chia- * mar fi polTono mineralizzati , men- tre tali fono quelli foitanto' , che da^ elfo vengono penetìati nelle loro parti' cofiitutive y laddove quelli ^ che fottr-- pofti non vanno all' azione di quello' FofTlle,, non fi devono confiderare nel meaefimo flato dei primi , quantun- que eflernamente eguali ne manife- ftii:o le apparenze .- Non oflante però il pèfo e I' evi-- denza' di quelli argomenti , pronto fo- no' ben volentieri a- ricredermi della' mia opinione, qualunque Volta venga-- mi dimollrato , che lo zolfo efercitii egualmente la- fua forza mineràllzzan-- te fopra il m.ercurio, l'oro , la pia-- tina , e l'argento j come fopra l'an-- timonio , il ferro, ed il rame . Ma chi potrà di moftrarlb , fé T efperien- za infegna tutto airoppoflo? Entria.- mo di grazia coi lumi ,. che 1' Arte' fola ci fòmminiflra, adefaminare per' poco i lavori della Natura^ né ci fpaventi che' operi deffa' in occulto' dentro la terra ,- poiché fenza che' le' fue leggi filmanifeflinoainoftri fenfi ,, troveremo argomenti di^ chiaramente-' Conofcerle e- mifurarlè.- Benché la Natura' il più^ delle volte" nudo fabbrichi l'oro in feno delIeMi- nere , e de' quarzi , non lafcia però' talora d'involgerlo nello zolfo , e di' riveftìrlo d^i quella foflanza in tal gui-- fa, che più in' forma d' oro non fot- topongàfi a' noflri fenfi ,, ma fembri in vece a foggia di minerà modifica- to. Ma che l' accoppiamento di queflo' metallo allo zolfo fucceda fenza la' menoma alterazione dèlie' fue partii coftitutive , ecconer fubito uha^ prova' cortvincentiffima . Tutti que' metalli-, chenon pèrdono il loro flogifto, quan-- do precipitati vengono con un fale al- A "ir- calirscv 4 . - fcalino fiffb dagli acidi, ove ruron^I- ^ gwfa la zolfo airoro no» (I congiuri fciolti , fi confervano intatti egualmen- te , involti nelle foftanze mineraliz- zanti, e poi dalle medefime feparati . L'oro certamente è uno di que' me- talli y che per quanto fi efpon|ia all' azione degli acidi , o di qualunque altro menftruo, rin>ane fempre lo ftef- fo , e quantunque fluidificato , fi con- ferva però inalterabile nella faa per- fezione. Egli infatti culi' etere , e col vetriuolo di rame fi fepara dall'acqua regale in quello flato in cui era pri- jna , che fofife in ella difciolto ; dall' epate di solfo fi ottiene fenza perder- ne neppure un grano , ne un fuoco potente , e durevole di più mefi. è ca- pace di alterare di qutRo metallo nep- pure una menoma particella . Egli re- fifte alle forze degli elementi : nella heffa. quantità fi Cviluppa dalie mine- re ; e con>echè in minutiiLme parti divifo paffi coli' ajuto delle nafte nel recipiente , o volatile fi renda da ar- fenicali foftanze, è però fempre oro, .né perde mai quell' attivo principio , da cui il fuo colore , e la fua mal- Jeabilità unicamente dipende.. Egli in Comma in una parola è indiflbl ubile «elle fue parti ccftitutive , come la- fciò fcritto con tutta ragione J^/Zo- 35/0- ia),. e confermato venne da Ce- f alpino ( h \Ts[eu>n(tnm (. e) ,, e damolf :a 1 tr i: V alen ti Na t u 1 a 1 i fc i - Ora per ritorn-ire all' aiTuntO' „ fé iquefto metallo refilte all' azione deli' acqua regia , e dell' epate dello zolfo , Tefifterà egualmente a quella dello 20I- So medefimo ,. e benché trovifi invol- to dalla Natura in quefU foHanza , non fi potrà dire però; ,, che intima- jnente ne fia penetrato . Anche il Si- 1 ga (2r legge di affinità col fecondo , fintantoché interamente Io avrà faiurato ► Che fé p^r ipctefi la quantità, del ferro non fofie badante ad aflbrbire tatto lo zolfo concorfo a mineralizzar)o ,. allora quello fblvente o rimarrà ifolato ed ignudo , oppure aceofbndofj- alle particelle dell' oro in-' dìfifolubili per natura , non farà che- attaccarfi alla fuperficie delle medefi- me , ed involgerle ,. e rivcft-irle per ogni parte. In tale llato trovafi" in fatti queflo preziofo metallo nelle ricche minere di Nagyag, ed in certe piriti di Felfo- Banya , come dalla loro analifi chi- mica ohiaramente fi vede . Dal Signor Ignazio Born Cavaliere del S R. I. , ed ora Configliere attuale predo la Ca- mera Regio-Lnperiale concernente gli Affari montaniftici e monetar] , ebbi undici anni fono in regalo un pezzo • gnor crmfi&àt confèlTa , che per tal ^ di rainers di Nagyag , compofla di un> {/i); P& MeraUJs Cap.. vi.,Aurum infohb!l& efl in fuas partes cotìflUutivas^» (^) De: Metal!. Lib^ 3, Cap. $■. \cy Vr^Ie^, Chy)n', Part. v. Cap.. 5; Hìfioire de l'Made/aìs ds Bsr/ìh, T.lX' yag. 49. Lewis nifi, de l' Or. pa^. ?i5,.. ld)j HineralogÌ9 l. jé.6^ .,,? ob un amìinafTo di \ndde hmsUette fé- polte entro ad un quarzo grigio . Sor- prefo dall'infolita forma di uà mine- rale sì ricco , mi rifolfi d*^ efaminar- Ite le fae parti coftitutive col mezzo di varie pro;re, pubblicate ne!i A.ino mio terzo iftorico naturale , fotte il titolo Expirimenta- de Minerà aurifera 'Kagyajenfi : la qua! Operetta fu poi tradotta dal Latino in Tedefco, ed ag- giunta primieramente alle Onere Ca- merali del Celebre Signor Scbreber , indi alla traduzione Tedefca della Mi- neralogia di Bomare . À queflo fine pertanto , dopo avere ridotta in poi. vere la minerà, e feparata coli' acqua la parte terrea dalla metallica , in- traprefi una lunga triturazione con il mercurio,, facendo ufo eziandio dell'ac- qua regia con tutte quelle cautele, che oiTervare fi denno pfer ifcoprire Toro nativo nafcoilo in feno alle pietre, ed in qualunque altro foiHJe . Ma per quanto allora m" affaticaffi' , non mi riufcì di averne con quefli mezzi nep. J5ure nn grano- . Fui dunque cofìretio di ricorrere al fuoco , nel quale tra- Biandò fubito la minerà un fumo bian- chiccio con un odore' fu Ifureo , ed in parte arfenicale di aglio, e dopo po- chi muìuti forti l'oro dalla medefima ra piccole gocce , in quella guifa che nella prima fua liquazione fortir fuole il metallo' di Saturno 'dalle rotelle for- mate col rame rozzo argentifero , e eoo il piombo. QueRo {\x il primt) motivo, per cui I TU' indudì a cKedere in feguito , che r oro nella minerà diNagyag, od in qualunque altra di fimi! fatta, non f\ trovi nel raedefimo fiato , in cui tro vafi l'antimonio, il ferro, ed il piom- bo nelle loro minere. Quanto poi alp oro nafcofto nelle piriti di Felfo.Banya , egli vi è in parte nudo , e nativo, e in parte involto di zo'fo, che lo- tin- ge di un co or fimile a quello del ta- bacco di Spagna. Quello che e nativo fi può feparara con acqua pretta, op. pure con il mercurio , e coli* acqua regale j quello poi che vi fi trova naf- oofto , fpogiiato che venga dal fuo «j CG d) quelfó zolfo clie Io ricopre^, s* "-acquila toflo perfetto, fenza bifogno di altre prove per reRituirlo al pri- miero naturale fuo ftato . Di tal ve- rità reftai ad evidenza perfuafo, quand' ebbi il piacere di dare a quello pr?- ?iofo metallo la fteffa- forma 9 colore, coir averlo prima difciolto nell'acqua regia , indi da eiXn precipitato corr quei liquore , che ci fomminiftfa una, manfa comporta di tre parti di calce viva , due di zolfo puro , ed una di' fale ammcniaco . Duopo è però y chz l'oro feparato in tal modo dall'acqua re^ia , fia edulcorato perfettamente, e pofcia efpofto al fuoco in una ri- torta. Cosi , e non altrimenti fi muta in una polvere fimile al tabacco Spà- gnuolo , dalla quale poi fi può cava- re r oro con il mercurio , dopo aver- volatilizzato' lo zolfo- nel auale- troyafii involto. Ed eccoci al calo di poter franca;, mente- afferire che lo zolfo non fi com- porti- egualmente coli' oro , come fa COI m-talli da me piCi Volte indicati, edi ccnofcere a- prova , che la Na- tura , quantunque occulta ne' fuoi la- vori , nel modificare i metalli in fe- no delle minere , non tutti li penetri in eguale maniera , ma operi fempre a tenore della loro abitudine , e di- verfa coftituzione. Ciò che Ci è detto dell' oro , iniendafi fi.-nilmente detto di tUtri gli altri metalli , che hanno comuni con e;lo le proprietà da me fin qur annover'ate. Tali fono il mer- curio, la platina, e l'argento. Quan- to al primole certo, che feoarandolo- dallo zolfo , quando ci fi prefenta dal-- la Natura fotto- forma d' elegante ciii- nabro, non perde mai la porzione del fuo flogifto , o ciò fi faccia decorapo-- neffdolo colla calce, oppure anche fen- ^f '^'.quefta, efponendolo unicamente ailajibera azione dei fuoco-, nel qua- le fi volatilizza , e condenfato in va- pori , allorché giunge a penetrare ne! corpo umano, vi promuove quella fa- ' livazione, che fola è opera dei men^ cuj;io perfetto. La platina poi , com« ^ «nervo diligentemente il Marziravh-^ non folo' immutabile perfifle nel fuo^- ^^ trattare „iti^ una^ maniera^ efatta e det. co j ma a guìfa dell' oro fi fepara al- j. tresì dall' epale dello zolfo- ,. fenza fioffrire da efTo alcun detrimento . Fi- naJmente i' argento,, in qualunque fta- 10 fi- trovi , n-an prrde mai. il princi- pio infiammabile che contiene ,, né va fòggettO' ad alterazione- , o ad efìfere calcinato . Precipitato coli' acido di fale- dall' acqua forte , fembrò bensì ai Chimici per lungo tempo una cal- ce ; ma dappoiché il tefte citato M/fr^. 1 ^retterla al fuoco , videfi chia- ramente che- altfo non era^ , fennon Hn compoflo di minutifTime particelle d" argento perfetto- ,, involte in quell' acido,, che dal folvente fpirito le pre- cipita . Colla fcorta di quefti efempj forza è dunque conchiudene , che non tutti i metalli uniti allo zolfo int-ima- mente da efifo vengono penetrati , e che perciò' differente- ila: lo- flato- di quelli ,. che- mineralizzando- difciog-lie-, dagli altri non penetrabili che nafconde-. Ma- perchè" non fi creda* 5. che que- fta nuova, diflinzione dei metalli naf- Gofti: da- quelli 3 che' mineralizzati fi ehiamano ,, fia fuperflua ed inutile-] pafferò a- dimoftrare brevemente: i. van'- tsgyLÌ 5 che-da^ e(Ta- ne- ricava- la Deci- anaftica; ,. e: 1' Economia; minerale.. 'ST profeguìra„^ »' «' Tlheorie: des Tr^itès de Commerce ìsrc: cioè Teorìa' dei Trattati' di Commer- ào-tra- k-l^azioni', dei SipnorY^ow- chant , àell'\Accadémia^ delie' Iferii zioni e' Belle Lettere, Lettore eVro^ fejfore' Regio de!' Diritto- della^ "da- tura e delle Centi' ec- ^ Parigi-, 1777/, /«.- 12., dipag,. 55,S,. tagliata, quella^ parte che concerne il comìnercio , e i trattati che hanno luogO' tra le' Nazioni .• Siffatta fcelta è al fommo giudiziofa , tanto più: che quefla importante materia non è an- cora* ftata trattata- ex- profejfo da nef- fun Autore: della, fua Nazione ,. attri- buendofi genisral mente , fu quello arti- colo;, la fuperiorità agli Scrittori di Gius pubblico Tedefchi e Ollandefi ,. che principalmente vi fi fono applicati . E^ noto per altro tutto il merito deli'Ope- la del Signor. Abate decife con' forza non- meno che con chiarezza , appoggian-- dofi tantt) fu i principi' invariabili del Diritto ,-i quanto fu i diverfi traltatL di commeVcio che fiiflìflgTio tra le Po- tenze dell' Europa^ ..Quefti ultimi fo-- no citati e raccolti,, come pruove giù-- ftitìcative-,- alla fine del volume . Si- (fcorge parimente, che il nofiro Autore- ;ha. confultato' i Giureconfulti Tedef- chi, ed ha? fapuio- trar vantaggio da' ciò- eh* eglino hanno- fcritto. fuUofteffo' argomento .• Qiiefto eccellènte Trattato , prece- duto da una: introduzione fulla necef- : fità' ed utilità del^ commercio ,. è di- ;vifo in molti capitoli: ,, ciafcano' deit L 'Autore^ di^queftk-utiliffrma Ope^ | squali- contiene alcune fezioni , con- . ra?,. incaricato d'infègnare il DI- |^ delle note che provano la- vafta era- rutto deJle Genti,,, ha- creduto, doverne^ dizione dell' Aaitore , ed una cogni- t|^ z.ione; ;S5Ìone 'grandifTuTia delle 'leggi e dei co- ^ cotefli fventuratìì La legge Rodia i* •fiumi dei -PoDoli antichi. In quelle più antica , e il pnV bel monumento fuJdivifioni ragionafi dell' origine del,, commercio., delle precauzioni eh' eflò ! elige , dei duopoli che hanno affettato l' impero ^el mare, delia libertà, .del Ja ficurezza e della facilità del com- mercio e della navigazione , delle par- ticolari precauzioni che prendono al- cune volte i Sovrani nei trattati di commercio , delle reftrizioni che ap- portanfi alla libertà della navigazione, ■co' limiti convenuti , o per insrca- tanzie di un cer.to. genere, eparimenti della fofpenfìone d' ogni commercio riguardo a-d alcuni Popoli., e in certe xircoftanze; del regolamento dei diritti di dogana , si d* entrata che d' ufci- ta ; delle inifure da prenderli per im- pedire Je frodi e le veiTazioni dei Ga- Jbellieri ," del faluto fui mare , e fi- nalmente della •neccffità , impoila ai Sovrani^ di vegliare all'efecuzionedei trattati di commercio, per viadimez- .zi convenevoli , ficcome fono la co- ftruzione di fortezze , le Inibafciate, le flotte , le rapprefaglie , ed anche Ja guerra , ec. Tale è il piano che il noflro Au- tore ha feguito nell'^fame e nella dif- cuHlone di queftì diverfi oggetti . Si vede certamente che il loro numero ■non ci permette di analizzarli tutti , Baderà pertanto fcegliere , da qaed' Opera , alcuni pezzi , affinché i no- ftri Lettori poffano formarne giudizio per ciò che riguarda la foftanza e lo ftile. NeflTuna cofa , dice il Signor Boti- chiint , rende pift grave la difgiazia del naufragio, quanto l'ingiuflo e bar- baro coflume , che la maggior parte delle Nazioni avevano un tempo adot- tato , e che fulTifte ancora al giorno d* oggi , di predare impunemente, o di conficcare gli effetti che il mare ha rigettati fulle fue fpiagge = Quale diritto , diceva l'Imperatore Antoni- no , ha il Ftfco foprci^ ciò che fi è per- duto per un accidente così funefto ; e v' è bifogno che il Fifco impinguì i [mi fondi a carico , e fulla rovina di della Giiirifprudenza marittima , non ipermetteva ai Gabellieri di appropriarti gli effetti naufragati , iennon allora- „ quando il Proprietario non gli avefla I reclamati dentro il termine che la leg- gè medefima flabiliva . Una Coftitu- zione deli' Imperatore Federico, decli- nata ad annullare fiff^itta barbarie., fuppone che al fuo temoo la fi efer- citalfe comunemente . Nel Nord, fu- rono prefe delle mifure per conferva- re ai Proprietari i loro effetti ricuperati dal naufragio . Cnfliemo Re di Da- nimarca diceva , che l' abolizione della legge che confifcava tali effetti ., gli coftava centomila ic\ià\ all'anno . in Francia, il diritto di naufragio appar- teneva da tempo immemorabile al Re, e per concezione all'Ammiraglio. Lui- gi XLV, nel x68i , vi rinunciò inte- ramente con un Decreto, il quale co- manda agli abitanti delle .parrocchie vicin^ al mare , ^i dare foccorfo 4 quelli che aveffero fatto naufragio, di ricuperare gli effetti, e di confervarli ai Proprietari . Il noflro Autore pre- tende , che anche a* noUri giorni , e in diverfi luoghi d-ella Germania , i Predicatori non abbiano neffui» riguar- do , né Ci facciano il menomo fcrupo- lo di pregare, dal pulpito , Iddio =; perché fuc-ceditno naufragi falle lor» rojle. Sopra di che noi non pollìama trattenerci di dire , che fiffatta alfer- ] zione cifembra piuttoflo avanzala all' azzardo , e poco conforme a quello che d' altronde fappiamo toccante i principi, fu i quaU in generale fi go- vernano i Sovrani in quello fecob il- luminato. Avrebbe fempre convenuto che l'Autore a veffe nominati quei luo- ghi della Germania , dovè fi predica ancora quella flravagante liturgìa . Ri- trovafi , per verità, una Diftertazio- ne di Thomtjìus , Giureconfulto Te- defco , nella quale pretende giuftifi- care e tali preghiere, e il coflume me- - defimo . Ma quella DilTertazione fu pubblicata nel 1J03 , e da allora i{i poi le cofe debbono aver molto can- giato . 8^ giato . II ttoftro Autore non tia dfffi- ^ colta di rifiutare fedamente quel Pub- blicifta , che avea intraprefo di pro- var9 una propofizione affatto afTurdà ^ foftenendo che il coftume di cui fi pàr- ia è bensì inumano, ma noningiufto. Ora , mediante i trattati di commer- cio , pofìTono i Sovrani difendere i lo- ro fudditi da ffiatte orribili ve/fa- zioni ^ I Sovratiij nei loro trattati di com- mercio , non Tempre fi attengono a delle precauzioni generali, ma ne pren- dono , alcune volte , di particolari , per. impedire che i Negozianti, obbli. gati pel loro ftato a vivere in paefi fìranieri , non provino dei drfpiaceri , pei quali rimangano difguftati della loro, patria . In tal guifa, nei trattati tra'l' Inghilterra e gli Stati.Generali da una parte, con il Re di Spagna e di Poitogallo dall' altra , fi pratica di ftipulare che quelli dei loro fudditi , i quali rifederanno in quefli due .Re- gni j godano della libertà -di cofcien. za , e che fatto pretefto della differen- za di Religione, non farà negata una /. fepoltura decente a quelli che vi mo- riranno . Quefia ultima cla-ufula fem- brerebbe fuperflua , fé non foffe noto il rigoi-e della Inqnifizione . Gli Anti- chi non avrebbero giammai penfato a -un tale articoio, poiché non s' im- pacciavano niente nel culto , e per quefta parte lafciavauo ai forafticri tutta la libertà. il noftro Autore , trattando nel ca- pitolo X delle refuizioni che fi appor- tano alcune volte alla libertà natura- le del commercio , -propone e difcute b.en a lungo una importante quellio- ne , la quale avrebbe relazione con la guerra attualmente accefa tra l'In- ghilterra «le Colonie dell'America , cioè : Se Ia liberta di tra-jf.care col ni- mico s' abbia a limitare ai fudditi del- lo Stato , 0 fé debba efienderfi alk "^^ azioni amiche , e alle Tot e me neu- iraliì Nel 1528, l'Inghilterra preten. deva mterdire alle altre Nazioni qua- lunque commercio co' fuoi nimici . Tuttavia la Regina Eiifabetta , poco tempo innanzi , avea fatto doglianze preffo gli Stati Generali , perche avef- fero fatto arreftare dei vafcelli ingleli che andava-no in Ifpagna , nel mentre appunto che la guerra tra quel Regno a le Provincie-Unite era nel maggior bollore. Il noftro Giureconfulto, dopo di a- vere efami nato folto tutti gli afpetti una quefìione che ha tenuti divifi non meno i Letterati che i Sovrani, la de- cide diftinguendo le raercatanzie in tre clafll , le atre delle quali , come armi e munizioni, non fervono che per la guerra; altre , come viveri e dena- ro, s' impiegano in guerra e fuor del- la guerra; le terze fono puramente di ludo e di comodo. Non fi tratta, fe- condo lui , di efamÌTiaie, fé uno ab- bia il diritto di portare al nimico co- f e , delle quali quello faccia ufo util- mente contro l'altra parte belligeran- ta ; ma bada che quefìa fia autorizzata a prendere l'armi, e ad impiegar le fue forze contro chiunque rende la fua difesa più incerta o piiì diffìcile . Le armi e le raujiizioni da guerra o da bocca •poiTon0 effere riguardate come trnppe aufiliarie, alla forza delle quali fi ha fenza dubbio il diritto di op- porfi ^ Noi non ci diffondiamo d' avvan- taggio neir ellratto di un'Opera^ che merita di effer letta per intero, e di occupare un pollo diftinto nelle Biblio- teche de'Giureconfulti. L* Opera fteffa acquifta un nuovo pregio , dall' avere l'Autore trattato il fuo foggetfo così iftoricamente come didatticamente , e dall' aver raccolta una quantità di fatti propri a renderlo rifchiaratiffimo. L' erudizione, che dappertutto vi brilla, non la cede ceitamentea quella di nef- funo degli Scrittori d' altre Nazioni che fonoii occupati infinaìli argomenti. * I N. II. .•;t NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. 'V- I. Agofto 177S, Fine del RAGIONAMENTO Le/ Signor Configliere Giovanni An- tonio SCOPOLl , €C, Sulla differenza , che paffa fra i Me- talli nafcofti , e i mineralizzati . IL Saggiatore perito nel feparare i metalli dalle eterogenee impure fo- ftanze , per quindi ridurli alla loro forma fpecifica e lucidezza, non Tem- pre ufa ne' fiioi proceflì de' medefimi mezzi , ma ■ varia più o meno a fe- conda della diverfa qualità e ftato di quelli, che fi propone di ottenere per- fetti . Cosi difatti nel rintracciare la quantità dell' oro, e dell' argento naf- cofto nelle minere , fcacciato da effe Jo zolfo , pafTa a fcorificarle ^ e pò-» fcia ad efporle alla prova della co- pella ; laddove non così procede, per cfempio , col piombo , il quale fepa- rato che fia dallo zolfo, decorna è ri- mafto sflogifticato , perciò ricerca al- tre prove per ridurlo felicemente alla fua perfezione. Ora io domando , fé dai metalli mineralizzati non fi diftin- gueffero quelli che fono puramente lar- vati, qual fondamento aver fi potreb- be di procedere con diverfità e pro- porzione di mezzi a renderli mallea- bili? Come fi farebbe a fpiegare, che al medefimo grado di fuoco fi vetrifi- cafìTero alcuni , ed altri vi refifteffe- ro ? Non è egli vero , che fé q,A:iaIun- que metallo fenza differenza veruna fò-ffe foggetto alla fteffa mineralizza- "^uovo Giornale d'Ital. Tom. ILI. 5^ Eione , dovrebbe eziandìo efìfers fotto- pofto alla fleffa azione del fuoco > Dun- que ci farebbe mai nota la caufa, per cui alla medefima copella fi vetrifichi il piombo, e l'oro e 1' argento no« fi vetrifichi ? E finalmente quali teo- rie addur fi potrebbero per illuftrare la docimaftiche operazioni, e rendere in- fieme ragione della diverfità de' pro- ceffi ì Ecco dunque i vantaggi , che alla Docimaflica ne derivano dallo fta- bilire la differenza che paffa fra i me- talli mineralizzati , e quelli che noa lo fono fennonsè in apparenza , poi- ché da effa il Saggiatore operofo pii6 ricevere quelle cognizioni , che mal non avrebbe ( almeno con fondamen- to ), e foddisfare inilmente allo fcoV pò, che nelle fue difamine fi prefigge. Quanto poi intereflfì l'Economia mi- nerale una tal difìinzione , lo dicano le Città dell' Ongheria inferiore, dove un mio Difcepolo , colla fcorta di quelli principi , trovò la maniera di feparare inargento dalle ph\ ricche mi- nere di CremnitE, col mefcolarle cof j Ila metal lina e col piombo nel cati- no fuori del forno . Il leco, o fia me- tallina , che per l'ordinario non ave- va in fé che dieci loti d'argento, da qtiefte aggiunte mitìere ne ricevè pi4 di venti, ed il piombo divenne altret- tanto più ricco di quello, che per l* avanti effer foleva nell' ordinaria ope- razione . Non fi è mai per 1' addie- tro penfato a un'imprefa di fimil fat« ta , perchè non fapevafi in quale fta- ^ to fi trovaiTe un nobil metallo nelte sjf 15 mine- •10 anmere . Ma dappoiché io 'rilevai con Jt replicate fperieiize, che quefti metalli jiion vi fi trovano mineraìigzati , ma unicamente dallo jsolfo involti e naf- OBfti , -e che Separati da tale bitumi- fiiofa .fodanza non hanno bifogno di riduzione ; fi cominciò a mefcoUre le ricche , minerà d'argento colla .metal- Jina e col.piombo, b^n prevedendo che al calore di un liquefatto metallo a- vrebbe potuto badare a fveftir dello .-tolfo i metalli larvati, efarchequin- di perfetti ifi uniflTero a quelle tfoftan- 26 alle quali venivano metcolati. Tan- to fu fatto anche in Schemnitz , co- me apparir! dalla Seguente .breviflì ma .narrazione. ;Nell' anno .1770 , fu Scoperta in quelle vicinanze una fiffura d* argen- ,to rofToj descritta nella prima Parte delle mie Jìijjertaiioaì di -Storia na- turale, fotto il feguente titolo: Ten- tarne n mìneralogicum il. De Minerà argenti rubra . Volevafi quarta , come tutte le altre più ricche minere.d'ar- gento, 'far paflTare pel forno , per quin- di incorporare col piombo il nobll me- ' ■tallo , che in effa fi conteneva . "Ma Sua Eccellenza il S'\gt\or SZoi^tnadeo Stampfgr , allora Prefidente del Su- premo Offizio Minerale della bafifaOn- gheria ., da me perfuafo che Ja pro- ipofta minerà era un ammaflo di ar- .gento nativo involto neli* arsenico e nello zolfo ., e che per ottenerlo nu- ^o e perfetto baftato farebbe quel fuo- co , che fi adopera per feparare Par- ^ento fteflo dal piombo j comandò che V argento rofifo ridotto in piccioli pez- zi fi jnefcolalTe a dirittura coli* igno- bil metallo ., e fé -ne iftituifle così la tCopellazione . 'Si ^cce dunque la pro- va con .4®o e pi?ù libbre della detta minerà , e fu 1* efito si ielicfi ^ che Xeparandofi interamente 1' argento dall' arfeirico e dallo zolfo , fi uni fubito con il piombo , e tìnita 1* operazione. il ottenne in «loka copia, e perfetto , quantunque il litargirio fofTe un pò" più ricco del folito . Quefti -fatti non abbifogaano di più lunghi ragiona- menti, per comprovare i vantaggi fen- * ifibilì ickè ridondano all'economia (mi- nerale .eziandio -dalle .accennate rintr.acciar- lo colla guida principalmente di ma- turi ragionamenti fondati Tulle pro- prietà ù€ corpi, noti a noi dalla Chi- mica , e fopra V analogia che parta fra i prodotti dell'Arte con quelli del- la J^atura*. lo -non crederò giammai d' incontrare la -taccia di ardito , fé trovando nelle vifcere della terra un cinnabro, dirò che la Natura Jia for- mato un tal ioffile colto zollo e col mercurio , giacché l'Arte anch' efTa cogli fteffi principi emula e campone un* eguale foftanza, . Il medefimo di- ca fi d' altri compofii , quella fo- luzione non può' certamente fai^fi da un corpo- terreo , che iiì fé non' è at- tivo; dunque non è poffibile, che la ferra vaglia' a produrre de' minerali. E! acido muriatico è tenuto comu- neniente diagli Or-itto!ogi per un mi- nera^izzatorr di quella foRanza~ ,• che chiamafi argento corneo' .- Il Signor S^ge' i oltre a cTò di parere, che la magnefia , o fia manganefe ,- altro non fìa, che zinco mineralizzato- coli' acido del medefimo fale . Qliantb al primo; è bensì' vert> che nella SàlTonia evvi tuttora una minerà affai ricca' d' argento j la quale unita al fubiimatc Còrrofivò dà' , benché in" poca' dofe , un" burro di antimonio , fegho*, che in effa realmente contienfi' V acido itìentòvatD ; ma da' ciò non ne feguè per altro ,, che queft' acido riconofcer fi debba per un iftromentb capace" di mirteralizzare 1' argènto , poiché tut- lo ciò che l'acido muriatico può prò- durre in quello metallo, é di compor- re con efiù quella foflanza , che dai Chimici Luna cornea' fi appella , la quale , cóme ho detto di fopra , non e una minerà ,. ma vérG e perfetto argentò involto in minutiffime parti- celle nell'acido del fai comune ,do- jjo elfere fiato fcioltò in quello di ni- ifO', e-dà effo precipitato . Riguardo poi alla- manganefe, chiamata da Sage róncuni acida'' muriatico mimralifatum, per quanta diligenza abbia ufatò fin- ora- nell'analizzarer quelle del Piemon- te,, dèli' Ongheria 5. della Slefia , del Tirolo',- e della Boemia" j, non mi è uiai avvenuto di ritrovare' in tluté q^ùefté né acido di fale, né' zitTco : il quale", datò ancor' che vi foflTe, C do- i''rebbe piuttoRo cOnfiderare come un corp'O ftraniero-, ff Rotì come una par Sj-^ te efTeffziare e mineralizzante di quo*" principi , d'onde è comporta Ja man- ganefe. Che poi l' acido" vitriolico dicafi ef-" fere atto a produrre' con metalli , o con' terre metalliche una minerà , que- ftòa- mio- credere è' un foIennilTimo pàradofìTo ,' Quello nuovo" mineraliz- 2-atore; veduto forfè in fogho da Sage^ noi; vidi mai fotto' tale apparenza ,' quantunque abbia impiegato finora ven- tifei anni' neh' efaminare le parti co- ftitutìve de' corpi folìifi .• L* acido vi- triolico fì trova bensì* nello zolfo, nel vetriuolo di qualunque fpezie , nell* alotrico,nell- allume , nel fale mira-- bile,, e nel gelfo i' ma' io non ardirci' certamente di' annoverare" sv fatti pro- dotti fra le minere. Chi mai in fatti vorrebbe dire , che il vetriuolo foffe' compoftò di una terra' metallica mi-- neralizzata dall' acido dello y'òlfo , © che m i fiere forfèro i gertì-, perché for-- U mati di una terra calcarla del mede-- I fimo acido faturata ? Se ciò^fòffe ve- ro , per la fléfifa ragione potrebbefi fo-' ftener'e che" 1* aria* mineralizza ffé an* ch'efla alcune fofcanzè , poiché colla- calce viva- forma della medefihia una' terra calcarla cruda ;• e farebbe altresì- un mineralizzante lofpirito di vino,) mentre unito ali* acido di vetriuolo,' e di nitro' li trasforma- ambedue in un* etere, o in una nafta »• Circa' r acido fosforico io debbo* avvertire il Signor S^tge , e tutti gli' altri Chimici della Francia' a' ben di-- ftinguere i prodotti dai femplici edot-- ti, e a" non lafciarfi trafportàre' sì fa-- cilmentè dal gènio di novità' , o fé-: durre dall'amor pròprio , ove trattifì' di' parlare' ai Curiofi della Natura .• Se ciò fatto- ave/Te quello' Scrittore ,' non avria forfè dettò , che' anche il' fale volatile p"ofifà efìfere una fòftànza' mineralizzante. Il Signor Giufii fu da tutti i buoni Orittologi con' ragione' riprefo per avere ferii to', che nell'On-- gherja e ndl* Auflria trovifi dell' ar- gentò dall'alcali del falè comune mii neralizzàto. Anche l'alcali \?olatile' pnò bensì formare coli' acido mima-- B- 2 tico^ ^^^/ tìco il fa!e ammoniaco !; colla calce V ammoniaco fiflb , e difciogliere il fame , ma non già compor con me- talli, o con terre metalliche una mi- oera ► Per ultimo neppure l'arlenico an- noverar Ci deve fra le foftanze atte a mineralizzare i metalli , quantunque diverfamente fi faccia dai Mineralogi de' noflri tempi .11 Signor Cronftedt , nel definire 1' argento unito all' arfe- nico e alla minerà di rame, dice; ^rgentìim arfenico , isr> cupro fulphu- Italo mineralifatuHt ; lo ftefìTO' efprime il VVaUsrms del piombo , ove dice : 'Plumbum ar fenica mmeraìifatum , mi- ■xera- folida cryfl.alhna virid'i ; e altro- ve parlando dello ftagno : Sfannum fer- ro (s> arfenico mìneralifatum'. Ma fé vero è finalmente, come parmi di aver dimofb-ato verifTìmo , che la minera- lizzazione fi faccia fohanto da quelle foflanze , che non pure fieno' capaci di fciog!i«re i metalli mineralizzabili, ma di penetrarli eziandio nelle loro Ijarti coftitutive ,• di modo che fepa- xandole dal metallo perda' queftb la maggior perte del fuo flogifto ;. non v' è più dubbio , che dalla' cla/fé de* <70rpi mineralizzanti efcludere fi deb- jba l' arfenico 5 il quale fi unifce bensì «oi metalli , ma non gli fcioglie ^ e ael dividerfi^ dai mede/imi. molto me- aio gli fpoglia dell' infiammabile loro principio- -Anche 1' antimonio fi- ac- coppia ai metalli ; e fimilmente fi u- miice lo' zinco' col rame ,. i' oro. coli' argento', e l'argento- col piombo,. Ma quella unione- non fuccede nella, ftèfifa jnaniera' come queilai dello' zolfo- col ferro , coli* antimonio; ec; onde non cavai j e fi- poférà di fopra - Ma fic- ujome non e poffibile di far sì;, eh' e/fa «sosL perfettamente combaci col mu^ IO , che la pioggia^ non poffa trape- larvi- in mezzo , e mefcolarfi colle buf- Mglie,- ciocché moltiflìmo' pregiudicio apporterebbealle piante-, perciò fi met^ terà fulla: maggior larghezza, del mu-- ro ,. che reflérà' a! di fuori de! ferba* tojo , e tutto air intorno^ un' matto- ne, bene calafatandolo con buona- càl- oinaj^e con quefto s'impedirà la piogv già dal potervi penetrare.. Dalie regole finor pefcrittedell'of- ffitura- fùddetta- ne- viene per- giuftà conféguenza 3 cHe vi- fia una-penden- 23L d' oncie io. e mezza dalia fomrai- làdèllà- parte dii dietro alla fómmità della parte d'avanti' . Qieffà- penden- za è' adoluta mente necelfaria' per dar attività a' raggi del- Sole,, che daran. 210 fópra li vetri , e per più' pronto ftolamento- delle: acque in tempo» di = piop!gia'o. Per le' medèfime' ragioni ho^ purdà* »D-un pendìo d' oncie gialla facciata- dei férbatojo, ed ho prefo le miemifùre opportune, affinchè la- pendenza- della parte fbperiore nella- fua= più grande declinazione làfci aJle piante, anche più ■yigorofé e'difpofte a- produrre il loro ffurto,. tutta Taltezra necefTaria.. nrfnfibni del' ferBatojo fbno' di mode? aggiuftate , che il G-iardiniero può feii- za. fa menoma difircoltà- fare tutte ie* neceffarie operazioni ,. che io defcri- verò in apprefiTo fuila parte fuperiore, Meffa infieme che fi farà. 1' olfatura' del ferbatojo, e collocata fopra là ca- va , bifogna poi riempirne i voti r e quefli fi riempiranno nella parte di die- tro corr tavole di fodo legno, comedi larice ,. o- di quercia , o fia rovere ,, che abbiano un' oncia di fpeffezza ,. affinchè così posano refiftére all' im- preffione da! letame,, che d'inverno^ fi dee mettere al di fuori contro le' fuddette tavole . E fé fi vorrà, per 'maggior precauzione, fi potranno le- ^gare infieme per la- metà, ad; un monJ^- tante-, che fi afllcurerà' bene al tra- ■ vicello inferiore , o fuperiore , attac- cando ciaftuna tavola corr chiodi forti al montante , ed ai due travicelli la* ■lerali; fi potrebbe dal lato finiflro ver- 'fo ponente porre dei vetri in luogo' 'delle tavole ; ma la fpefa farebbe in-- ■ utile ,. perchè da quella^ banda, il Sole* non batterà molto .- : Qtianto alla parte di fópra alia fac--' ciata-, ed al Iato deliro, fi metteranno» invetriate .. Non è già', effenziale, che" . fietio le invetriate di mifura- prififfa ,, e nulla importa, che fieno un po' piìi= lunghe, o larghe , od' un po' meno ,. purché riempiano tutto lo fpazio va-- cuo dell'' ofiàtura . Ma ficcome per 'ogni due- invetriate è necelTario un? ; montante per fofcènerle nella- lor lun- ghezza,, fé fi raddoppiafTero quelle, Cv dovrebbe ancora raddoppiare la quan- ; tità' dei montanti , e con ciò verrebbe :diminuita l'azione del Sole fuliepian-- te. E' fé per lo contrario fi faranno le invetriate troppo grandi', fi cade- rebbe nell'inconviente , che il Giardi- niere avrà molta- pena allevarle , e' metterle, che foventi piegheranno, e- motte volte i- vetri fi romperanno .Io evito tutti quelli inconvenienti' colla' mifura , che ho fceita per le mie in- vetriate. Quelle delia parte fuperiore fono in due pezzi , ciafcun pezzo , Debbo qui-ancor notare,, che le di-^ comp/efo tutto, ha di larghezza, on- ne^ ^T polIi prepa- rali in tal maniera fi mettono ciafcu- ifogno:;fidiftende all'altezza di due oncie, indi fi copre cononcieS di le- tàme di caivallo bollente : fi lafcia il tutto così per due mefi, indi fi rivol- ta due, o tre fiate in un anno, dopo di che fé rie fa ufo.- Di qùeftà terra così preparata fi em- pieranno i vafi; ma fi avrà attenzio- ne di non^ calcarla' troppo , coficchè r acqua" pOffàfì ci 1 mente fcolare; poiché fé fofTe trattenuta , farebbe imputri.: * tenza , che non entri tra le foglie del. la pianta punto di terra , perchè que» fta le farebbe' molto danno.- Se poi fi vede , che le foglie ingial- lifcono , fi oflTerverà , fé il forame al di fotto* del vafo fia per avventura otturato,, e" allora fi dee riaprire , e lafciar libero fcolo all' acqua ,- fenza più adàcquarfi', finché la terra fia ben afciutta. Preparati in tal forma i vafi, come s' è detto , fi difpòrranno nel loro letto nell'ordine qui fopra ftabi- lito 5 ed ivi le piante dovranno eliera' moderatamente bagnate. Quindi l'in- vetriata fi coprirà colle tele nella par- te , in cui fono le piante di frefco piantate, in modo che il Sole non pofla toccarle fin a tanto che vi ac- corgerete , die han mefiTo radice . Se fi hanno due ferbatoj , quefto non riu- fcirà difficile , poiché uno di eflì paò deftinarfi per le piante novelle , le quali non hanno bifogno del Sole per qualche tèmpo . Ma avendone un fo- la , la cofa refta più malagevole, per- ché le piante vecchie vogliono molto' Sole. Nulladimenó fi otterrà 1' inten- to' col riparare le piante novelle con una tela lunga quaiuo il ferbatojo ,- e larga due rafi circa, laquale ilGiar- diniero Rènderà di fopra in modo, che la metà cada fopra la facciata verfo mezzogiorno, e 1' altra metà refti di- ftefa fopra la parte fuperiore, alzan- dola , e" abbafiiàndola fecondo il giro' del Sole.- ' Quando le piante avranno fatte ra- dici , fi dovrà loro lafciar prender»' aria_ finché fi potrà- , durante la bella' flagione .Ma- ficcome fono ftate cu-- ftodite dal Sole^ per buontempo, non' converrà efporle tutto' ad un ti-atto' all'attività de' Tuoi raggi, che le ab- brucierebbero fino alle radici. Voi co- mincierete' ad efpnrvele un poco alia' mattina , ed un poco alla fera , te- nendole" nel refto del tempo coperte' colle tele, lafciando loro di mano ini' mano tutti i giorni prendere un po'' più di Sole , fecondo I* effetto , che' ^effo vi farà . Co*» potranno belbel!o C 2 ri* 1© ridnrfi- a fegno', che noir abbiano più' hifogno di tele. S' innaffisranno nella fiate , fecon- do che il Giardiniere s' avvedrà, che faccia lor d' uopo ; ma non mai fin- ché' il Sole fla tramontalo ; e fi dee fempre avere in mente, che, ficcome l'Annanas è una pianta crafTa , non vuole già frequenti adacquamenti , e tanto meno in tempo d' inverno . Du- rante quefta Ragione converrà pure a- vere la precauzione di tenere in qual- che luogo calda l'acqua , di cui vor- rete férvirvi a quello fine , perchè fé fbfle affatto fredda, pregiudicherebbe alle piante . Neil* adacquare fi ofTer- vera di non bagnare egualmente tut- te le piante, ma di dare minor quan- tità d* acqua a quelle, che fono men profperofe , perchè facendofi altrimen- ti , marcirebbero. Non è neceffario , che le piante abbiano molto calore in inverno , ba. Ila, che s'abbia gran cura di riparar- le dal gelo .. Per ottener queflo , bi- fogna eflere provvido di buone coper- ttr per tutta Teflenfione della parte di fopra del ferbatojo, in quanti pezzi fi vorrà: le /nigliori coperte , fecondo me, fono quelle di tela la piìi groffa, «rhe-non vale più di 50 foldi per ciaf- cuna pezza' . Qiicfta fi mette a^ due doppi, e fi deve cucireinfieme a gui- la di coltrone ( trapunta ),, e fi co- mincia a mettere in ufo , quando le fiotti principiano a rinfrefcarfi , ften- dendole fopra , toflochè il Sole è tra- montato , e mettendovi al di fopra gli anzidetti affi leggieri, che le ter- ranno ben combaciate . Ed allorché d' inverno vi faranno giorni molto freddi , e fensaSoIe, fi dovranno la- fciare e le coperte , e le afiìcelle, fenza toglierle mai , fuorché quando fi avrà luogo di credere ,, che l'aria non fia troppo fredda: fé' però il Sole ftafTe nafcoflo più d'un giorno , con- verrà'allora rimovere le tavole, e le coperte per un pajo d' os:e verfo' il mezzo giorno per dare un po' di res- piro ajle piante i Che fé il Giardiniere fi.accorgcfré.,che' vi«foiTe. troppe calore ^coll'efaminars i bafloni infilfi nel Iet- to , dovrà dar loro un poco d' aria' dalla parte fuperiore del IJsrbatojp per un quarto d'ora ,, abballando una, o due delle invetriate. Odiando poi com- parirà- il Sole, dovrà fempre levare le tavole, e le coperte. Siccome quefta precauzione non fa- rebbe fuificiente nel buon dell'inver- no per afficurare le piante dal gelo ,. fi deve perciò inoltre metter tutto ali* intorno del ferbato.io del buon letame, quando comincia a gelare. Ella écofa faciliffima ad efeguirfi dalla parte di mezzanotte ,, e di ponente , dove vi- fono le a (Ti. Ma dalla parte dilevani te i vetri impedirebbero tale opera- zione , f^nza ripararli prima aldifuorì'' con tavole di poco valore^, che fi do- vranno poi rimovere nella primavera .• Per quel che riguarda la facciata, ef- fendo quefta la parte di miglior efpo- fizione, e quella, che riceve maggior vantaggio dal Sole , bifo^na lafciarla libera , e coprirla folamente la notte, ed i giorni , in cui non compare iL Sole, con coperte, fimili a quelle deli la parte di fopra , facendole fare beò ampie, afBnchè fieno fovrabbondanti-, . e non lafcino penetrarvi aria in par- te alcuna .• Si aflìcureranno poi con qualche chiodo ,. e coli' appoggio di qualche pezzo di legno, che le tenga ben unite contro i vetri. Subitoché il Giardiniere s* accorge-; ,rà, che viene il gelo , dovrà imme- diatamente circondare i tre lati de! ferbatojo con buon letame . Q^el di cavallo è migliore,, e fé ne porrà la largbeaza di piedi 2, 6^ circa fui fon- do , ed elevandolo a pendìo , fé ne metterà fino all' altezza del travicello fuperiore,. comprimendolo bene contro le tavole ,, affinchè più a lungo con- fervi il fuo calore . E con quello fine medefimo fi. coprirà ancora dì paglia ben lunga ,• che faccia fcolar via li pioggia , e la neve, fermandola fopra di effb con pertiche, !e quali faranno j alficurate con ballon i infidi, in terra'. ' Di mano in mano , ed a mifura cHe freddo s'aumenterà., voi accrefecr rjstè' rete ancora il letams ", '«^ modo pe- rò, che fia fempre in pendìo ; fioche fi con fervi fempre fino all'altezza dei travicello fiiperiore del ferbatojo .■ Che fé per accidente non confervalTe il ca- lore infino al termine del gelo , lo rin- noverete o in parte, o in tutto par mantenervi fempre il grado ftelTo di calore. L'attenzione maggiore", che ha da prenderfi un Giardiniere , fi è di pro- fittare di tutti i giorni , nei quali il Sole farà in forza . Ed allora dovrà interamente fcoprire le invetriate tan- to al di fopra , che- alla faccia4a di mezzogiofno .• E fé l'aria non è troppo viva, dee afprire anche qualche invetriata per la- fciar prendere alle piante un po' d' a- ria per una mezz'ora, od anche per una intera verfo il mezzodì. Per via di tutte quelle diverfe at- ta Vijlori Simile Da Perni — — Simile Un Vubblico da Fonticir- Simile ■ — jSor^o Turca- ssi mi le -L. 18 ; IO -L. 19: 5 -L. 18 : — - L. 15) ; IO -L.f—: — -L.' — :' — -L. — : — - L. — : ' — -L. 1.6 : IO „* , • __ Trev.iso a misura Veneta. ^ormentO"^ — ■ Simile' Sorgo Turco - Simile • ■^L. 15 : S : ■ L. 16:4 ■L. 15 : IO ..L.18: 2 i Udine a misura Veneta.^ formento-^-^ — simile- Sorgo Turco jSitnile' -L. 18: 5 ■L. 17: 15 -L. 15 : iS ■L. 15; 5 Lecnago a misura veneta. Fermento- ■ ■ Simile ■ Sorgo Turco- Similii- ->— L. 15:8 — L. 15): 12 — L.iz: 9 • i. 1 5 : IO : — Fermento' Slmile- Sorgo Turco -— L. 20 ; IO.* __ T • _ • , Vicenza a ^misura Veneta^ Formento - ■»— — Simile- Sorgo Turco Simile ■ L. 17: 9 :■ L. 21 : IO .•' •L. 16 : 16 :• L. 17 : 18 : Bassano a misura Veneta. Forme fifa ■ — Simile • Sorgo Turco Simile- — L. i5>: •— -.— L. 20 : 15 — L. 16 : 10 — L. 17 ' IO PIAZZE ESTERE, Genova a misura Veneta Formento — ■■ • Sim ile Sorgo Turco- Simile- -L.22: 10:^ — -L. 26 : 14 : — " -1. 15 : io: — L. 14; 15.:— 5 Rimi NI a misura Veneta. Formento Simile Sorgo Turco • L. 17 : IO L. iS : 10 a.—-: — ♦ 45 K IV. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, allje Arti,, ed al Commercio. ■* 15. Agofìo 177S. Fjfiretto H' una Memoria [opra V^rte dello Spillettajo. ( Defcriptions des ^drts ó^ Metiers iy'c. nouvelle edì- tion augrmntèe par M. J. E. Ber- trand &^.■. ) LA défcrizione di quefla ingegno-fa arte è dovuta principalmente al Sign. de ^eaumur 1 vi fi fono fatte delle aggiunte dal Sign. Duhamel de- Monceau ,. e da altri Letterati Francefi . I Traduttori Tedefchi e il Sign. Ber- trand hanno refo ancora più perfetto <]uefto articolo , con le loro olTerva- zioni , e con le defaizióni nelle quali fono entrati . Si fa in generale che gli fpilli fono dei pezzi di filo di metallo , appun- tati da un' edremità , e guerniti dall' altra d' una tefta ; che il loro ufo è grandi filmo , e che fé ne fa un con. fumo immenfo . Ciafcun fi ftupifce del loro baflTo prezzo ; ma non potrà che accrefcerfi la forprefa quando fi faprà quante operazioni, la maggior parte delicatifilme, fono neceiTa rie per fare un buono fpillo . Il Sign. Duha- mel comincia col darne un' idea ge- nerale j e quefta enumerazione gli fornifce altrettanti articoli, ond'è di- vifa la fua Memoria . 11 filo di otto- ne, che vendefi a fafcetti agli Spil- lettaj , di rado è della grofTezza con- veniente: bifogna dunque principiar dal pafiarlo per la trafila , onde cali- brarlo fecondo che occorre . Quefto filo fi coiifegna agli Operai fporco, ed effi lo nettano per mezzo del tartaro. . Jl,i'.ovo Gìorna/e d' ItaL Tom. III. * Siccome fi fanno degli fpilIi di diffe- renti lunghezze e groflezze, così i Fab- bricatori C\ fono convenuti di diftin- guerle per numeri , che devono efier noti. I fafcetti fono piegati in roton- do ; è dunque necefiario raddrizzare il filo, facendob pailare tra molte pun- te di chiodi difpofli intrecciatamente . Un Tofatore taglia queflo filo spez- zetti delia lunghezza di tre in cinque fpilli . Bi fogna formare la punta alla due eflremità di tali pezzetti per mez- zo della mola , dopo di che fi addol- cifcono fopra un' altra mola più fina', eh' è d' acciajo'. Quefti pezzetti ap- puntati, fi tagliano alla lunghezza che devono avere gli fpilli , ciafcuno dei quali dev' efier guernilo d' una tefta ; pel quale effetto 1' Operajo forma una fpecre di canutiglia con un filo d'ot- tone fino , che avvolge fopna un piùi groffo; e quando quefto filo è avvol- to fpiralmente , fé lo faglia in ma- niera, che a ciafcun picciolo pezzo v* atbiano -efattamente due giri di filo per fare una tefta, S' infilza ciafcuna tefta nella parte oppofta alla punta , e vi fi ferma fedamente mediante uno ftrumento ingegnofifi;mo . Si torna a dare il color giallo agli fpilli ; e la maggior parte s' imbianchifcono con dello ftagno . Si fanno parimente de- gli fpilli di ferro , alcuni che hanno due tefi;e, altri che fi annerifcono, 9 che fono in forma di mollette ec. Fi- nalmente bifogna puntare gli fpilli fu della carta , e difporveli con ordine al numero ftabilito; il che pure ri- D chiede .chiede del tempo e delta :precinone .. Xali iono le moltiplici operazioni eh' efige U fabbricazione degli fpilli: con- tuttoctò fi vendono a viliflìaiO' prez- zo , perchè tutto fi fa con una for- prendente celerità . V' hanno alcuni Operai, che in due ore fanno la pun- ta a più di fettantadue m;g!iaja di fpilli . Lo fle(To n è delle altre ope- razioni ; e appunto .nella prontezza . dell" efecuzione confifle una delle per- fezioni di queft' arte , la quale inol- • tre abbraccia altri oggetti , .come le grate , gli Schidioni' , i fibbiagli ec. ; Dopo Ji avere prefentato a*. nodri. Let- tori quedo argomento lotto un punto di villa generarle, palTeremo ora a trat- tenerci in particolare Jopra i pezzi più interelTanti.. e: neceffacio che gli fpilli abbiano tanta confidenza , che non fi pieghi- rio facilmente , di qualunque finezza elfi fiano. Q.uefta fodezza dipendenon Xolamente dalla natura del metallo che s' impiega, ma ancora dal farlo paf- fare per molti fori della trafila ; ope- /azione che ne condenfa le parti , e vi dà una testura più unita. Il Sigr?. 4Ìe FxSàumur penfa che H rame^ non fia atto a farfene .fpilli ., perchè tion avrebbero ^ufficiente fodezza . -Ma , :dice W S\gn. Bertrand, fiffatta opinione non fembra conforme ai principi della .Chimica. Il rame è , dopo il ferro, il più duro de' metalli .: fé non fi ado- para a quefto ufo , egli è perchè gli , fpilli non farebbero così gradevoli all' occhio , e fi regnerebbero troppo al- lorché fi adopraflfero nell' acconciarfi . .Qaeft'arte fa un grandiflìmo confumo à\ ottone: crederebbefi che fé ne ven- de annualmente a Parigi per cencin- quanta mila lire ( di Francia ) alme- no; e che la .Fabbrica, (labilità n^Ua piccola Città di Laigle in Normandia, ne fornifce ogti'anno pel valore di un niillione e mezzo di lire ? Gli fpi-lli fi perdono facilmente ; fi gettano tutti quelli che fi curvano ; e non fi pen- fa di fondere i vecchi come fi fa de- gli utenfili vecchi da cucina. La operazione di raddrizzare il fi- t Io di ottone pare a prima villa fem- plicifllma ; eppure efifa è una delle più difficili di quell' arte . E' d'uopo dtfporre parecchi chiodi piantati fopra una ta-irola , in guifa che il fi!o , paf- fando tra tutti , perda la fua curvi- tà in rotondo, .e diventi perfettatnen- te diritto . Quefto lavoro è di fomnia fatica .. L' Operaio può raddrizzare felcento pertiche di filo ogn' ora, caàu minando dalla fua tavola fino a! fon- do della danza ; e .ficcome egli dee fcorrere 'Jo (lefiTo fpazio per ritornar:e alla tavola , quindi fa mille e dugen»- to pertiche, oflìa una mezza lega pet ora. Merita altresì qualche attenzio- ne il lavoro di colui che ripaffa ila punte degli .fpilli fopra una mola , la cui fuperficie è di acciaio . .Quefca mo- la fa novantafci .giri intanto che la ruota grande ne fa uno ; e *ficcoine quella ne fa quarantacinque in un mu. auto , così la mola ne farà quattfio- mila trecentoventi in uno ipazio u- giiale di tempo. A cagione di quella fomma rapidità la .fi vede continua- mentre .circondata di vive fcintille, delle quali l'-Operajo avrebbe forfè a temere quanto delle fottillffime partii celle .che ic ne di-ftaccano. Per ovvia- re a quello inconveniente, gli Spille*^ tai di Parigi attaccano un pezzo di criftallo d'manzi la mola ., e vi guar* dano attraverfo . In altri luoghi ado-^ perano gli occhiali ; e in Germania tengono fopra gliocchi un velo chiaro.. Ma quello^ che l'arte dello Spillet- taio preienta di più ingegnofo , fi e la macchina ugual mentefempl ice, che bene iaimaginafa , la quale ferve a batter la teRa nell' eftremità dello fpillo . L'Autore ne reca una efatta defcrizione. Per mezzo di tale inven- zione., un Operaio può battere venti tefle di fpilli ogni minuto , e per confeguenza più d'un migliaio ali* ora . Si fcorge agevolmente quale precifione efiga quella operazione . Pochi fono gli fpilli che fi lafciano gialli ; s' imbianchifcono quafi tutti , non Solamente per :renderjj belli , ma ancora perchè il rame non è grade- vole VìDie al tatto, e lafcra Tempre qualche jfe Altro ora' non flr.iane , fennbnche' Cattivo odore alle mani . Per quefle ragioni Ci ftigiiano coiire le caìTerole , n\3 con metodo di ffire.ìca , di cui i noftri Autori ci dann-j !a defcrizione .■ (jJi fpilli che un tempo Cv facevano venire' dall' Inghilterra erano piujian- chi degli altri ; e ciò fenza dubbio , perchè vi fi adopera dello fl.igno p ù' puro; ma oggidì' fé ne fanno di beili Ug'ual mente anche a Laigle . Ciiiefto avticolò fornifce al S^gr^. Ber trayid la «isteria d' una nota intere/lhnte , di Cui ecco il rifìrefto . ,, La ft\anatura degli fpilli , die' ejfli , è lìngolanflìma agli occhi di un Chimico, ma' nbn la fi fa come fé la' r.ipprefenta il Sign, lyuhamsl. Subito che fi mette del fer- r'o e' dello fcagno in una foluzione di rame , qiieft' ultimo fjrma una' fco ria fottile che fi attacca ai due primi. Se fi tTj*tte un pezzo di fc;rro o di ftàgno in una tal foluzione ben fatu- fat'a di vitrmoio , il rame fi attacca a- quelli metalli ^ e in certo- modo vi s' incorpora : fé fi mette unà>^iaftra dì rame in una foluzione di ferro o di ftagno , non vi fi attacca niente j Jl che per altro, fecondo il Sign. /)«* h-amel , dovrebbe accadere'. Ma quel- lo', che particolarmente merita 1' at- tenzione dei Chimici fi è, che' finora il tartaro non è Rato riguardato come proprio a difciogliere lo flsgno. NeK Ik ftàgnatura, di cui oràtrattafi, non V ha , p:"r quanto parmi, né verafo- Ibzione, né precipitazione reale.- Ec- co'come fi può concepire la cofa .11 tàrt'aro corrode tutti i metalli, eccet- fuatine l'orò e I' argento ,•- ma una femplice' foluzione di tartaro non è abbafianza' fo»te per" con ferva r fi cari- ca' di qualche parte del metallo eh' effa ha confumato. Il tàrtaro dunque cor- rode la fuperficie delle' piaftre di fta- gho , e degli fpilli; e allorché la fo- luzione lafcia fcappare le parficelle di fìàgnoch'eflTa ha fiaccate, ellenòven- gbn- a' cadisre- fópra gli fpilli , che l' a- zione' del tartàro^ e il calore hanno refi proprj a ricevere- cotefte matèrie ftraniere. **' difporre gli fnilli fulle carte.. L' Ope- raio, per mezzo dello frumento desi- nato a queft"uopo, fa i buchi, e fora' in un- gl'omo- tanta carta da potervi^ difporre otto dozzine di migliajà di' fpilli .- Un altro è incaricato di far' quefto , e può' difporre in quefii bu-- chi fino a trenta' migliaia di fpilli pa- rimenti in no. giorno. Se v'ha luogo di reftar maravigliati del baffo prezzo degli fpilli , parago- nalo con le molte cure e operazioni' eh' efige la loro fabbricazione . fi' cef-- ferà' di' trovar la cofa così forprenden- ;te allorché fi faprà' , che dódici mi- gliaia di' fpilli , della lunghezza di' nove- linee , non coflano al Fabbrica- tore ,.come fi' fcorge da calcoli efat- tiffimi , che tre lire, fette foldi e tre' danari moneta^ di Francia; e non ri- marrà' di forprendente altro che la quafì' inconcepibile celerità , con la quals' tutti gli Operai lavorano', e che dà' luogo alla modicità' del loro falario.^ Si è cercato, ma inutilmente, di ren- dere gli fpilli di fierrò ugualmente per- fetti, che quelli di ottone. Ma il fer-- ro è troppo duro , perché Ci pofTa for-- mar bene le punte e letéfte. Il melliere di SpillettajO è fporchif-- fimo, e contrariflimo alla falute , a' cagione del verderame' eh' è la ruggi-- ne deU' ottone . Gli Operai' i più ef-- pofli fono quelli che fanno le punte,, i quali refpirano continuamente la fina- limàtura , che il giuoco delle mole" né tira e fa avvolger pierraria^- Colo- ro pertanto che non fonò robufìi muo-- jono da malattia dei polmoni. Quella- limatura' fi attacca- a tuttociò cherin-- contra , e pàrticolam-sente ai capelli' degli operai' ,-che rende affatto ver- di . Si fa che Io fteflTo' accade ai Fon-- ditOri di rame,- La manifattura dì fpillr, la più ri-- nomata in Francia, è qtiella diLaigle' in Normandia, la quale fa vivere fino^ a feimila pèrfone . Tutti , di qualun-- que feffo ed età-, vi trovano impiego.- IfaniriulH vi lavorano perfino innani. «zi di poter parlarej e i vecchi i piii' I> 2- avan* avanzati" v! trovano dei pofH propor- zionati alle loro forz^ .. M: E T ^^ D O' Bì propagginare le Fui fe»zci- hgnrjfcy de/ S 'gnor DE Saussure j Trofe-Jjore. di Tifica nell' .Accademia ài Gine- vra ef. In 1.2.- di pag. jo.. QUefto celebre Fific^ , dopo di a^- vere, negli anni addietro, fatte » numerofe fperienze per perfezio- nare la coltivazione dei grani , fi è dato a verfare fopra un oggetto di Sion minore importanza ,. qua! è la ■coltura della vigna. Egli era ftatccol- pito dalla maniera con cui fi pianta innovelli ceppi..,, Faffi ,. dice il no- fìro Autore , appiè del ceppo , che fi vuol moltiplicare , una fofTa prO' fenda un piede e mez&o al più , e alcuni la fanno appena d' un piede ; dopo di che fi ftende il ceppo fui fon- do di quefta fofl'a , qualunque ne fia il terreno , facendo ufcire negli an- goli due o tre rami , che fi appella^ no le punte . Vi fi. getta, fopra nn poco della, miglior terra, e dipoi, fo- vente lungo, tempo dopo ,. vi fi- mette del letame, o-qualche altro concime,, e fi finifce di riempiere le fofTe con la' terra- medefima che fé n* è ca- vata.."- Ecco; gli inconvenienti che il Signor de S*tuffure ha ritrovato in fiflfatta ma- niera^ li propagginare ..- i.- Il ceppa nicflTo in fondo alla fofta, lungo tem- po prima che fi riempia, va foggetio ad ertere innondato nelle terre forti , fé fopra vviene una gran pioggia ; ed anche perifce. fé fuccede un ghiaccio un poco forte . Si fa quanto 1" acqua fia generalmente funefla alla vite .. 2. Le feccure efsurifcono bentodo là umidità di^ quelle fofle così poco profonde , nelle qi'ali il di leccamento viene ancora accrefciuto dal calor del letame , ficcomc fi è provato nel i7<5 2. j. Il letame accrefce i cattivi effetti gj dei ghiacci, avendo o/Terva-to il Signor Duhamel che fono più forti nelle terre. letamate , che in quelle che non lo fono ; e il Signor de Saujjiire ha fat- to-, fopra di ciò , delle fperienze che non lafciano più alcun dubbio . 4, Il letame è fovente pieno d' infetti cha rodono, e perfino tagliano la propag- gine. 5. Nelle fofTe troppo poco pro- fonde ,. e riemp ute in gran parte d'' un letame che prefìo fi confuma , i. ceppi reiiano efpoRi ai colpi della zap- pa . 6. Per 1' effetto del letame , le; radici fono affai più foggette a mar-. ^cire ,. e il vino ad *fpeflirfi, e a per- dere della fua qualiià. Per rimediare a quefti mali, il Si-- gnor de S^uffure fa fare le fue foffa profonde due buoni piedi ;. nel fonda della fofl'a getta circa un mezzo pie- de della terra della fuperficie; e fopra^ quefi.a buona terra egli mette il ceppo' della vite ; dopo di che fi finifce fu- bito di riempierla con la miglior ter- ra , rifervando quella che fi è cavata^ dal fondo ;, per la fuperficie, dove iri- poco tempo fi riftora fenza alcun con-, cime- li noftio Autore Ha provato cheque- fio nuovo metodo dava ai vini una qualità, migliore .. Se un tal inetodo- fi rendeflTe comune , troverebbefi uà- gran vantaggio a rifervare pei campi- li letame che- viene profufo nelle vi- gne. Si può per verità obbiettare che il metodo ftelTo è affai contrario alla quantità' del prodotto . Ma- il Signor de Saujfure , con moltiffime fperien*- ze ,, dimoftra che i lavori profondi fup- plifcono generofamente alla mancanza del letame ; di maniera che le vignej, coltivate fecondo la nuova pratica, ren»- dono altrettanto e più di quelle, che fono (late abbondantemente. letamate.;. Non. trattafi quid' una fperienza d'un- anno : l'Autore cita la profperità con- tinua delle fue proprie vigne pel cor* fo di oltre quindici anni. La manovra è un poco piiì coflofa,. almeno per propagginare. ,,10 ho cal- colato, dice il Signor de Saujjure , che quello aumento di fpefa era prefTo a poco poco di un terzo , vale adire- cfie n'ellè yi mie >!gne s' impiegavano tregiornate per far quel medef! ino numero di pro- paggini, che fannoiì comonemer.te in due . " Ma qneflo accrefcimeiuo di Ppefa noti è in modo alcuno parago- nabile col vantaggio che rifuita. dal rifparmio del letame. Secondo i ccm puti efattifilrni del noftro Autore, egli fpende venti franchi dì più pel lavo ro delle folte, e ne rifparmia felTanta che gli avrebbe coftato ii letame. Il Signor de S:mffit>-e riporta tutte reobbiezioi;! ^ affine di confutarle .• Non ve n'ha che una , la quale pofTa far dire che qiieRo' metodo non è applica- bile alle vigne , ed è quando a una picciolifTima profondità iì trovino dei banchi di pietra impenetrahrii . OlTer- viamo tnttaviii che non fi dovrebbe arrefl-arfì quando fi trovalTero delle pie- tre facili a cavarfi ;■ o delle terre ar- gillofe, bianche, gialle ; in una paro- h , tutte quelle che i Contadini di- cono cattive terre. Tutte, trovandofì alla fuperficie ,■ in poco tempo fi ri fiorano. -' „Si dice ancora di piCi ( cosi- parla l'Autore ) che alcuni hanno provato U mio metodo alia Cote (vignetocon- fjderabile del Cantone di Berna , nel Paefe di Vaud ),-e fenza fucceffò. " li Signor de Saufftire fofpetta , con molta verifimiglid'nza, che non vi fi avrà data alle fofìfe una fufficiente pro- fondità, relativamente alla natura del luolo. Tutta quella Memoria è arricchita di giudiziofeoffervazioni fopra un og- getto importanti (Ti iiK), e merita d' ef Ur letta attentamente da' tutti i, Col- tivatori . Ella è pur una gloria' l'ap- plicare le cognizioni della Fifica ai la- vori della campagna . e alle arti di prima neceffità ! Se fi ave/Te comin- ciato a ciò fare cinquanta anni a<3- dietro , i' Agricoltura non farebbe , come lo è ancora quafi dappertutto , un' Arte , la teorìa della qviale ci è ignota. Le Socrate rufiique ec, cioè II Socrate,- ruflico , ovvero defcrhione della con» dotta economica e morale di un Con- taàÌTìo Filofofo : tradotto dal Tedefca: del Signor HtRZEL , primo Medica della Repubblica di Zurigo , da un Off.ziale Svizzero al fervigio della; Francia-, e dedicato all'Umico de- gli Uomini , ec. Quarta edizione ,. efattamente corretta da tutti gli er- rori eh' erano cor fi nelle precedenti edizioni , 0. di molto accrefcinta . ^ Lofanna , 1777 , due Volumi iit ottavo y col Ritratto di K y Jogg .• Siccome di queffa Opera fu già par-^ lato nei Giornali letterari allor- ché fu per la prima volta pubblicata ,■ così- batterà- al prefente dare un ri- ftretto dei pezzi aggiunti in quefla^ nuova edizione, che rendonla di gran lunga fuperiore a tutte le precedenti, e riempiono ii fecondo volume. La prima aggiunta è una Lettera al S^gn. Hulsboff, Dottore in Filofofia e Puftore ecclefiaflico a AmPierdam , nella quale il Slgn. Hirzel ha fatto entrare dei dettagli curiofiffimi fui ca- rattere morale- e i talenti di quello nuovo Socrate, eh' egli fi è prefo la pena di offervare con attenzione. Clo- che più di tutto devefi ammirare in' cotefto Contadino, fi è la ferenità im- perturbabile del fuo fpirito , fuperio- re a tutti gli avvenimenti della vita; fi è il perfetto e coRante accordo che offervafi tra i fuoi penfieri , le fuc parole, e le fue azioni ; fi è la fua continua attenzione di riferire tatto ciò eh' egli intraprende , allo fcopo eiTenziale ed unico eh' ei fi è propo- lio , il miglioramento cioè delle fue terre, l'aumento del loro prodotto , frutto neceflTario di un'aiTìd^a fatica,.. » regolata dal buon fenfo ^ dall' efpe- rienza. liifognacanvenirej che efempj di tal genere non fono comuni nel mondo. Ma non vi farebbe chequel- lo di queft' Uomo Jlraordinario ? Il Sign. HirzeJ non mancherebbe di fónda- fondamento per conrHludère , cHe non- V* ha alcuna claffe tra tutte q«eile che compongono la. Umanità., nella quale Je facoltà intellettuali dell'anima non poffano lìvillipparri in tutta la loro e- nergia', ed- elevarfi alla fubl imita del- la fana Eilofofia , anche fénza avere ftudiata alcuna Scienza , fenza pofle- dere là menoma, erudizione •• Così: co- teflo Contadino gode di una forte ta- le ,. eh' ei folo forfè merita- di e(Ter chiamato felice: e cièche fenza dub- bio è rarifflmo ,, ciò- che forma una parte effensiaie della fua felicità fi è , che la f-ùa numerofa famiglia' ,. tutti ifùoi domeflici fegiiono 1' effempiodel' le virtàiche brillano in effljluij fi di- rigono invariabilmente coi^ medefimi principi, fembrano a-nimati' daT mede- fimo fpirito . La Teologia di KlrTogg- è femplice e riflretta' , riducendofi ai fégiientiprincipj,-,, Adempifci con' af- fiduiià e fedelmente tutti i doveri e tutti i lavori che la tua^ vocazione -t' impone . Fa femprt quello che il ftntimento interno ti ordinandi fare nel momento in cui tu deliberi. Non afpettarti altra benedirione- dal Cielo che quella , la quale- diventa la ri- compenfa di unaflìduo lavoro. Guar- dati di non mangiar altro p^ane fuor di quello che ti' avrai acquifiato col lavoro delle- fue mani-. Einai mente- o- jjcra vcrfo ciafcuno- dei tuoi fimili'co: me vorreflì che fi opera fiè' ver fo di te. Gosì facendo , tu potrai afficurarti di effere amato da Die, e rignardare la morte fenza orrore , con la; certezza di ottenere là felicità che il Salvatore ti' ha ^cqiiiftata .^ Ih fèguito a queftà prima Lettera trovafene un'altra indirizzata aJ Sign. Gkim-^ Canonico d' Hélberftat , Sicon^ tiene in queftà principalmente la rela- 2^ne ctrcofìanziata' di irna Seffiutledei- Ja Società Elvetica a Schintznach, che fó onorata dalla prefenza di S. A*, il Principe EuìgrEnufib ài Fytrtemberg\ le nella qnale quefto Principe defiderò che fo/fe chiamato iC/j'^/o^^-. Compara ve qnefli ,nel fuo abito da Contadmo dUianei al-Princips , il quale erafi de- If^ gnato^ di afida'Tgli^ incontro coti, tutti; gli- altri Membri della Società, e del quale il primo movimento fu d' ab- bracciarlo- „ Io ho fommo piacere di vederti ,, gii di/fe S. A. ,• dopo tatto ^il bene che ho intefodiredi te. — Ax\^ 'eh' io ho' grandiiTima^ confolazione di vedervi , Signor Principe , rifpcfe il Contadino: ella è pur una- bella cofa che i' gran Signori , come Voi fie- te-, fi degnino di abbaHarfi fino a noi altri poveri Contadini !' — Io non mi' abbaflb , riprefr i! Principe ;. cerco di' alzarmi, fino a te : tu vali più di me.'*' YJyJogg refiò' per un iftante ficoncer-- tato'j ma rimeiTofi bentofto , di0e:' „ Noi fiamo buoni tutìi e due , fé- ciafcun di noi fa- ciò- eh' ei dee fare »• A. voi Principi' e Signori fpstta coma»^ darci , prefcriverci la maniera' :' Voi: avete la comodità; di ben efaminare' ciò che può effere Ji «naggiore utilità- al paefe ;, e dipoi tocca^ a noi altri Contadini ubbidire , e lavorare con' zelo' e integrità : noi fiamo voi ,. e' • ciafcuno di noi la metà dell' uomo ;, •combinando le nofti-e operazioni. Tuo-- 'mo comparifce ne! fuo intiero, e l'o-- pera riefce bene ,- " Il Principe^ for-- prefo dalla- aggiuftatezza^ di tale idea,, abbraccia nuovamente il Contadino ,. dicendogli :,, Io ^ggo che tu rap- -prcfenti perfettamente la tua metà dell'' uomo. PiacefiTe a Dio* 'eh' io potefT^ ;dire altrettantodi me , e con- uguale fermezza ! — 16 veggo, mio Princi-- pe 5-rifpofe Kh-JoiZs ^^^ Voi adem-- pit& così'bene- i doveri dei voRro fla- to, come io pofTo adempire quelli del mio . Voi non potete credere- quanto» •il mio cuore fi rallegri e fi efalti al- :Ia vifta' delle- vortre- maniere di trat-- tare. Le mie fatiche divengonmi il dop- pio più care . — ^ Anzi tu quelift fei che m' incoraggifci' a far bene . Io vór-- rei effere nella- tua pofizione. «—Sen- za dubbio, vi è più difficile operar be-- ne- nella^ vofti*a: condizione, che nel- lo flato di fudditò. Odiando noi cadiamo in qualchedifettò. Voi fietè pronti per raddrizzarci e punirci . Ma allorché Voi Signori commettete qualche fallo , non' * iion avete ■ne'fruno 'fopra di Voi dhe rf: •vi corregga:: tefrate abbandonati a voi inedefiwii e alla voftra Gofcienza . Oh quanto è difficile il governare ie-fteffo! " Terminato qutfto mtereffanie tratteni- mento , il Contadino ,prefe congedo dalla Compagnia con un ringraziamen- "to breve e naturale: tefe la mano al Principe ,6 voile andarfene,. IH iPiin- cipe gli pofe in mano nafcoftamente una moneta d' oro , ,, Che vuol dir quefto , diflfe Kfy-Jo^g forrìdendo .-? • — Qaefto è un picciolo -dono per farti ricordare il piacere che m' hai cagio-' nato . — Ma quefìo è danaro, di cui io non ho alcun biibgno : io ^ne %na. .flagno abbaft^nza con le mie fatiche.: xontuttQciò io non vi reftonienle meno obbiigatodella voftra gentilezza.. — Tie- ni quefta moneta j efla è una baga- ■tetla che hai ben guadagnata , ;pOLchc Jiai abbandonato il tuo lavoro per far- mi piacere . — Io non ho avuto mi- nor piacere di Voi j e .avendo veduto •nel voftro efempio , dei gran Signori affezionare dei Contadini laboriofi, io i-addoppierò talmente 1' ardore per la fatica , che guadagnerò bentofto quel- lo che .avrò perduto . Se io avelli d^ •pagare il piacere che ho provato , io farei voftro debitore^ — Ma io -ti ho dato motivo a far delle fpefe.. - — Nef- funa : % fon venuto fin qua con un pezzo di pane ; voi mi avete fpefato dal mio arrivo -fino ad ora ; con un aUro pezzo di pane ritornerò a cafa mia : perciò tenete il vaftro danaro io non ne voglio cbequello che acqui*- fio col lavoro delle mie mani: fubito che fi cerca di procurarfene per altre ' ftrade, fi é perduto, ec. " L'aria au fiera con cui accompagnò quelle ulti me parole , obbligò il Principe a ri pigliale la fua moneta , dichiarando che non erafi mai conofciuto così po- vero, come in queiTiftante, ec. Una nota dell' Editore ci fa fa pere che il Principe fece federe al fuo fianco K^y. Jogg , nei due pranzi fatti a Schintz- nach , dove tutti i Membri della So- cietà mangiano fempre alla fteifa ta- vola i e che fece altrettanto in una ^ 5^ .Adunanza alla quale a'ffjftèfjueftoCon- tadino Tilofofo . Una terza Lettera indirizzata al Sign. T. Maggiore al fervigio della Francia, a Bafilea ., il quale ha tradotto ia francéfe ìil Socrate ruftico , contiene una iftorica notizia della vita privata del .noftro Filofofo , che fi leggerà con •piacere ,j ma vi fi .trova una olferva- ^ione .che fembraci meritare qualche attenzione. £' ftatofcritto chelaprof- periià di un paefe diventa precaria , allorché rnon è .fondata che fopra um commercio florido .; ^ che non v' hi che l'Agricoltura la quale pofTa proc- curargli un ben effere folido .e dure- vcfle . Il Sign. KiVz?/ ., appoggiato a calcoli efattilTimi , e -prendendo iper efempio alcuni di.àretti deli' Elvezia^ pruova .evidentemente la verità di tale propofizione , la quale .diventa ancor più fenfibiie in tempi di card- ftia . la quella parte del Caatone di Appenzell, .die' egl/ ., dove da molti anni in qua le manifatture di lino « di cotone hanno prodotto i comodi s gli agi , ed accrefciuta la popolazio- De ., nel mentre che vi fi trafcura !a coltivazione dei frumento , la pro- porzione dei nati ai morti fu , n8I 1771, di loeo a 4718 . -E nell' altra parte dello Iteffo Cantone , dove la educa- zione de'beftiami forma il ramo prin- cipale della fuffiften-za degli abitanti , quefta medefima proporzione fu di looo a 2144. La differenza medefima èfta- ta riconofciuta anche altrove. TroveralTi in una quarta Lettera fcritta al Sign. Bar. diTfchou , Citta- dino di Metz e di Glaris , un riftret- to degli oggetti principali che occu- pano affiduamente la Società diFifica e di Economia , fondata nella Città di Zurigo, e dei felici «ffetti delle fua attenzioni.. E(Ta diftinguefi vantaggio- famente, t^nto per la fcelta degli og- getti medefimi , fempre diretti alla maggiore utilità , quanto pel fuo ze- lo patriotico in feguirli. Ha ftabilite delle conferenze tra alcuni dei fuoi Membri , e i Contadini i più illumi- nali, i più induUriofi del Cantone, e 4i di qiuda felice idea e debitrice ap- punto a Hh-Jogg. ■ La quinta ed "ultiitia Lettera nonri- jtuarda il noftro Contadino Filofofo . Tuttavia fi deve far appIauTo all' Edi- tore che ha creduto doverla aggiugne- re alle precedenti , coms pezzo dicui e Autore irS:gn. Hirzel \ pezzo che ptefenta le idee le pù fané fu i van- taggi dell'Agricoltura , fu i moltiplici mali di" quali e opprella la clafTe de- gli Uomini che vi Si occupano , e falla neceffìtà d' impiegare', i mezzi più efficaci per addolcire la loro forte.. Q^deflo volume termina con un e- ftratto dell'Opera de! S\gn. Lavater fopra le fi fo nom ie. 'L* Autore defciive efatti film 5 mente quelli di Kh J'ogg ■, ^ •in ciafcuno dei fuoi lineamenti ritro- va r indicazione ertile fublimi virtù .he Io caratterizzano; egli fa foprat- Iftitto la maggiore attenzione al fuo .nafo il quale , fecondo lui , è una delle .parti della faccia la più impor- tante , e la più decifiva . Quefio nafo deve avere m tuttQ la forma mede- Urna di quello del fu Landgravio d'Haf- ^a f^armftadt, celebre per le fue vir- tù e pei fuoi talenti. Noi non dobbiamo omettere ,che 'la condotta del nollro Contadino è fia- ta riconofciuta ed ammirata da un ce- lebre Agronomo 'Ingiefe, '■'b%\\.^ft]mr Toung , .il quale ha tradotto 1' Opera del Sign. HirzeI , e l'ha arricchita di molte note, che (ì troveranno in que- fla edizione. ti M -* * * SyfJeme rompkt d' educar ion frublìque .Ì3^c. cioè S^ftema compiuto di educa- zione pubblica , fif.ca e morols , per l UKo e l alfro /effe , e per le varie e on dizioni , efeguito nei diverfi Sta iìlimenti ordinati da S. M.I. Catte- ■ lina II. Del Signor Betzky , tradot- to in francefe dal Sign. Clerc . Due rollimi in ottavo, 1777. Q Urfta è un' opera della maggio- re importanza per la pubblica e particolare utilità* fjf^ Trovafi iti qi:iefli due volumi i pia- . ni, le regole, gliflatuti, la polizia., [ l'ordine di tredici Stabilimenti chede- ' vono fare la felicità di un vafto Im- pero , e la gloria della faggia legisla- trice e Iftitutrice del fuo popolo, Cat- te:ina IL In altri fogli ne daremo l'eflratto per far conofcere , meglio che ci farà pof- fibile , il merito d' un' Opera , che da fé fteffa ^\ annunzia affai vantaggio- fa mente . Voyage en Sicile h^ a Maltheh^c. cioè Fiitfpìo in Sicilia e a Malta : tra- dotto dall' Inglcfe del Sign. Bvydone, Membro della Società R, dille Saen^ ze di Londra , dal Sign. Demeu- nier. Edizione diligentemente cor- retta fulla feconda edizione Ingkfe , dal S'fgn, B. P. A. N. , accrefcìuta di note intere (fanti dal Sign. Dar veti , e di alcuni altri pezzi importanti ^ Bue volumi in ottavo , a Neucha- td , 1775.. . i QUefl-a è una edizione, alla quale ha affiftito il celebre Sign. Ber- trand , che iflruito oppoituna- mente dall'Autore , ha riflabilita l'Ope- ra nella fua integrità , e refela coti- forme all' Originale IiTglefe ; avendovi inoltre l'Autore medefimo aggiunte di- verfe ofTervazioni relative alla Storia naturale , e ai monumenti di Anti- chità chetrovanfi in Sicilia ; come pu- re una fua Lettera fopra un' eruzio- ne del Vefuvio, di cui fu ei* medefi- mo t-fiimonio . Tutti quelli che per jl'addietro aveano fatto acquifto della ^ prima edizione in francefe , mutilata in molti luoghi dai Cenfori di .Pari- gi , accoglieranno con più piacere la prefente , che per le aggiunte fatte- vi fi rende fuperiore anch« alia fe- conda Inglefc 5J. N. V. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. *^' fu» 2.1. Agofto 177S:. LETTERA Del S'ìonor Antonio Gaidon , Ifigs- gnere della Citta di Raffino, a S.E. Signor Giacomo Morosini Tatrizio Veneto , contenente alcune Ojjerva- ztoni Orittografiche in feguito alle ■altre pubblicate nei precedenti fogli di quejlo Giornale (di opache e ,to facce ; di picciole , e di .buona .gran- dezza : la più grande che IO abbia ri- trovata pefa libbre dieci ; ed è una Madrepora agatizzata , ma con delle fenditure. ,Li pezzi più pregiabif ;fono alcune Agat^ ripiene di minntidìmi corpi ma rini Jlnch'eOTi agatizzati; ma di quelli pezzi pochi fono li trafparenti , efTen dovane di talmente opachi, che -non itieritano offer.vazione alcuna .'Yar.a- no anche di colorito, trovandofene di ^^ialli , di roflì , e di bigj , ed .anche di mifti , come, bene l'E.V. potrà ve- dere dalla ferie di tali produzioni .da aie Speditale.. Anche il monte ìFagarè dà qualche marina .produzione agatizzata , e dei iDiafpri verdi intermediati d'agatizza- rioni ; ed una terra rofTa di un co- lore roflb-ranciato, «fimile a .quello che i noflri Pittori chiamano ocra . Tanto raflTegno all' E. V., a cuifacendo pro- fondamente riy^ereiua iOii cdo r.oaoce .di prQfeflarmi Di V.JE. Antonio Gaidon . ♦ .« « ,« ,« M LETTERA PRIMA Del Signor Francesco GaisEiiNr iJ*- gretrtrio .dilla Società Vatriottca .di M'iano , al ClJiarijftmo T^atura^ifld Signor Giovanni Akditino , con- tenente il dettaglio Ut varie offerva- ziont .da lui fatte m un .viaggio pei Danubio , da Sem, ino Città della Slavonico Comitato del Sirmio in faccia a Belgrado , Jtn ai confinì del Bennato di feme/vvir colla Malachia, occidentale , e qwndi per terra al luogo delle celebri Terme :£^culeeJ^ 0 dt Meadia is'C.ib^c. Chiarini mo Signore . filano :25. -Giugno 1778. E Sfendo V. S. IIlurtrifTlma uno de* Socj alla nuova Raccolta diOpuf- coM fceUi,, che -per opera di due dotti Uomini dannofi a (lampa qui in Mi- lano, Ella certo avrà fcorfa, nella par- te prima della medefima , una Lettera odeporica del Signor ProferToreH^c^a^f includente la relazione di un viaggi» da lui intraprefo col mio Amico Si- gnor AbateGrw^t'r, da Lubiana in Car- niola .fino a S^mlino nel Sirmio . Le intereflanti ecuriofe oflervazioni , che 1 Autore vi ha riunite, mi eccitano , Signore , a prefentarle una fpecie di continuazione delle medefime, inchifo- vi il dettaglio di parecchie altre , lo quali ebbi agio di fare navigando per il Danubio, dalla detta Città di Sem- I no fin ad Qgradina ; oade di là poi trasferirmi per terra al luogo delie ce- lebri Terme ErcuJee , che giacciono al Jimite montuofo del Biiinato di Temefwar colla Valachia occidenta- le .. Riconofcere i limiti oel B nnato dalla parte del predetto fium'" ; <:on- fderjre parecchie reliquie di R/mani lavori , eh* efiftono ancora fulle di lui fponde , nonché al fito dell'indicate Terme; far l'analifi chimica delle lo- ro fo' arque ; e cosi efaminarc alcune jjj peròaJeiTo è totalmente demolito. No* delle molte naturali produzioni , che particolari fono a quelle Contrade, co- intuivano gli oggetti , per cui a tal viaggio mi determinai ; intento- com* io era a raccorre materiali per la com- pilazione d' un faggio di Storia Civi- le e Naturale di quella- vada' Pi-ovin- cia , che l'anno fcorfo poi- ebbi la fortuna' di umiliare nel fuo originale all'Augufliffima Sovrana l'Imperadrice Regina (^). In tal viaggio ebbi per compagno il Signor Conte FFetJceslao di Totingi y Gentiluomo Boemo , e Gonfigliere delia G. R. Aijiiminillraz^io- ne refidentè' in Temef-War.- Staccatici dunque m polla da- que ffa Piazza forte la mattina di buon' ora dei 6 Giugno' del 1776 ; e traf corfe fenza- interruzione pui di' vént) gran leghre di^ cammino, arrivammo, ohe cominciava a tramontare il Sole, a' 7>ancfovva , luogo- che giace fui Pànubio ,.ed il primàrio del Militare IDiftrettO di tal nome .Egli è ben'dif> poflb quanto al fuo materiale,. aven- do belle elarghefiradé e piazze, pian- tate la maggior parte fu i latidigelfi bianchi' ,. che facendovi' ottima- prova incoraggifcono- all'educazione de'Bà chi da feta .• La' Ghiefa Cattolica^, férvita ed offiziata da P.P. Minori Con- ventuali Francefcani, è povera eri ftreti- tiffima .Q^uella- Be'Rafciani non è di migliore architettura, benché affai più gi-ande.- AH* incontro' vi fi trovan delle cafe ben fabbricate , e fpecialmenté le caferme per le Milizie , nonché 1 abitazione del Colonnello , cui vieti *PPògg^ata la direzione del Diftiettò; con dipendenza' dal generale comando della Provincia ,• V* ha Ijuorra Oftèria per comodo de' foreftieri ; ma una par; ca cena , e 1* alloggio d'una rotte ci 1 venne fatto pagare fedici fiorini . Ave- ' pochi Teicfchi quivi ilanziano ; ma il forte della popolazione è di gente Ra- fciana ;• né vi mancano dei Valachi-, j degli Ebrei, degli Zingani . Gli abituri , o piuttofto le tane di queft' ultimi,. fono delle valle buche ,. ch'eglino fi' fcavano' in" terra fino alla profondità di dieci o dodici piedi,, e che coprono _con un tetto fortóato di ftanghe , di \ rami d' alberi ,. di canne , di ftipe , ; lafciatovi un foro per calare nelle me- ; defime . Si riconofcono' eflì abituri al , veder le bocche di una certa' maniera' ! di cammini per dar efitoal fumo , i' 'quali ergonfr circa- un- braccio al' di \ fopra della fuperficie del fuolo . Nel' , (ito più' proifimo alla riva del Danu-- bio , che dicefi' il porto, ewi un luo- ■ go per la- contumàcia , un altro' per la rifcoflìone' de' Dazj ,• ed un terzo' lOve foggiornàno' pàrecchj' Mbrcàdanti' Turchi, che qìaivi trattengonfi" per far : traffico de*' prodotti' della Servia , e' fpecialmenté de" legnami da' coflKizio-- ne ,- di cui quel Paefe è oltreraodo fe-- . race ,- Di quefli fé ne^vèdè quantità, clia allacciati infieme formano alti cumu-- li gslleggianti full* acque', e cosi dei grandi navigli che ne van carichi. La' fti-uttura' di^ fiffdtti: navigli' è femplice' jal pari di' quella delle' picciolèr barche che fervono alla navigazione dèi-Da- nubio da luogo a luogo. AltreHìque- fte fono un aggregate) di tavolóni di' pino ariiftamentfe congiunti infieme, ed altre hanno il loro corpo fbritìato d' interi' pèzzi- di tronchi fcavati di detta' fpecie d'alberi', avendòvene in* quelle parti di fmifuratàgroffèEZà. La pforà e ila poppa fi' trovano irinefla- te ad' elio corpo con tale induflria,. che compongono un tilt to' coflfiftèntiL- - - fimo. Le maggiori fra' qiieftè picciole vaPancfovva un ottimo Gaftello, che ^ barche ammettono fin quattro uomini'. (<») Ouefl' Opera tradftta in lingua' Tedefca , fotto i' ìfpezìàne dei celehf-9' Islaturalifia Signor Cavaliirs- àv Bora attiMlmeate fi fi'ampa dà/Jiegozio Kraui- in Vienna,. rematori , ed un quinto , che feduto ^ preflTo la poppa maneggia una grand' ala di legno , che fa l'olfizio di ti- mone, ed in oltre cinq^ue o fei paf- feggieri .. I noleggiatori delle medefi- me van provveduti d' una bandiera Au- flriaca, cioè di un panno divifato con varie lille nere e gialle. La inalberano viaggiando, e così vengono da' Tur- chi rifpettate.. Mentre la mattina feguente (7) era- vamo intenti alla fcelta di una di det- te barche affine di profegiiire il medi- tato viaggio , fui fa-tto rifolvemmo , attefa la vicinanza di qui a Semlino, a non tralafciar di vedere innanzi que- fta Città dello Slavonico Comitato del Sirmio, e di conflderare al di fiiori Belgrado, che vi giace di fronte. Quin- di è , che lafciato il noftro bagaglio a Pancfowa , tofio e' imbaccammo pel luogo deflinato , Quando abbiafi il vento in favore fi può compiere qiie- fio tragitto in cinque, o fei ore; ma fpirava contrario e frefco in modo , che regnava, nell'acqua una molefta ondulazione .. Per t]uefio i noHri remiganti diri- getterò fulle prime la loro barca tra certe pjcciole ifolette che forgono al canto, e al' dinanzii della bocca dèi Fiume Tèmes,. il quale- nato da pic- ciola fcaturigine a pie dell'alta mon- ^te'Semnickfìtuato nella parte più orien- tale del Bànnato, e fcorfa indi quefta Regione per tutta la fua lunghezza , vien in fine preflTo Pancfowa a metter le fue acque- nel Danubio medefimo. Dirò qui per una fola volta', ch'ciTe jfolette, ficcome altre affai , che fpar. fé fono per quefto gran fiume ,, van- no ricehe di una forta- di falci , che han gro/fj' tronchi , lunghi e folti ra- mi ,.e queRi carichi' di foglie larghe e lunghe, e fimili a quelle del lauro. Io la credo la fpecie medefìma defcrit- ta dà! H^ih ( Hifi. T/ant. 1476. ) fot- to ir nome di Sniix folio ìauro^ feu lutO: glcibrù odòra-tb, e indicata dal Ca- valiere Z?''/w», con quello di Salix pe- fzindra (' F/or. L'apea. $-jo. t. 8. fi j; i^n S-peaTJant. Ciaf, r, 14^2. ) . Ove- tra le dette ifòlette il Ietto dei fiui. me ha poca profondità, s'innalza- no fulla fuperficie dell'acqua giunchii- e firpi in grandiflìma copia con mi- (levi parecchie altre erbe acquatiche ,. tra cui molta ninfea con picciole fo- glie. Riguardo alle fponde del Danu- bio in quefte parti , quella dalla ban- da del Bannato è bafla cotanto , cha la vaftiffima circolante pianura-rima- nendo in certi fui fpefìTo innondata non fole dall' acqua del Danubio fteflfo ,. m.a anche da quelle del Temes , e più' in là del Tibifco , trovali per ciò fpar- fa d' ampie paludi , emaraiTi. Al con* trarlo , full' oppofta riva della Servii ergonfi verdeggianti colli e monticel- li, or i' un all' altro concatenati , ed ora da picciol-e vallicelle difgiunti .- In fondo d' una di quelle vedefi Crot- fca , in un' altra più lunge Svinitza ,.. e fuccelTivamente vienfi a fcoprire Bel- grado . Le fabbriche , e gli edifizj compo-- nenti il totaledi quefta Piazza, ftenden- dofi d a- 1 baffo all'alto di un monte di dolce declivio , quindi la di lei com- parfa offre all'occhio un graziofjlBmo- fpettacolo ,. Tanto più quefto crefce,. quanto maggiormente vi fi arriva pref- fo, maffime trovandofi. a portata di ravvifare la- grande apertura per la qtla-- le il Savo fcaricafi nel Dimibio, im^ mediatamente dietro" la penifola coftii luita dalla' bafe d' effo monte. Tale- veduta congiunta- a quella di Semli- no , che forgefulla Slavonlca oppofta riva- di- d«tta; confluenza , e di cotefta la fbmma ampiezza , onde fembra di effere non in un fiume- , ma in un mare , è quel più di bello , che un .induflre Pittore potrebbe immaginare per una fcenica rapprefentazione . ; Noi però non potemmo godere con pace della medefima . Il vento , che non aveva fceniato giammai ptx tut- to quel giorno , era crefciuto terribil- mente dopo le ore 2j. dell' orinolo .Italiano. Le acque fi ergevano., in la- me sì frementi e fpumofè, che quel- le le quali .venivano a percuotere nel- la noftra barca , ciò facevano coatan* tOi fa furia", che ad ogni iftante ci vede- vamo in pericolo di naufragare . I re- matori, fianchi e pieni di fudore, era- no incerti fu quel che rifolvere dovef- fero , cioè le profeguire verfo Semli- tio j che trovavafi -in diftanza di oltre circa mezza lega , o fé afferrare un' ifoletta, che non ci era lontana nem- ipen un tiro-di -mofch'etto. Un nuovo colpo d'onda , il Cielo che diveniva ogn'or più fcuroj e tetro , nonché il fragor de' tuoni , dalla caduta di più fulmini con grande efplofione di elet- trico fuoco accompagnati , li decife ^er queft' ultimo partito. Non mi trat- tengo a dire con quanta difficoltà ap- prodaron a queil* ifoletta , né quanto ogn' un di noi fi aftrettaffe a balzare fu! terreno pantanofo e molle delia fteiTa . Io mi vi fprofondai entro fin alle ginocchia ; il Conte di Voting aveva l'acqua quafi alla cintura j due fervi fi erano attaccati ad un groffo falcio, e cercavan falire fu i piìibani -rami dello fteffo, ed i barcaiuoli Ra- fciani fi affaticavano a falvare la bar- ca, che un altro colpo d'onda aveva atrovefciata, appena nfciti dalla me- defima. Può ben ella. Signore, imma- jinarfi quanto difgraziata foflTe allora là nolèrà fituazione . Ma ciò era po- co: paffati pochi iilanti , e mentre il vento andava fempre piih fnriofamen- te incalzando, cominciò a cadere una ^ragnuola sì fpelTa\, e sì grolTa , che -faceva orrore . Io teneva in capo un berrettone alla Valaca, ma non valen- doa riparamelo ,- vi tirai fopra an- che il mio cappotto, altro non atten- xiendo in quella circofìanza , che la iDorte . Sembravano fcatenati ad un tratto gli elementi a noftro danno . •Più- di mezz'ora profegul' la gragnuo- 4a, ed a quefta tenne dietro un dilu- vio di pioggia , che continuò feroce- mente per circa un'altra mezz'ora . Scemò por , € ceffata finalmente , il Cielo- ch'era già fcuro , e tenebrofo , cominciò a divenire fereno , e ad ef- fere_ rifchiarato dalla Luna . Alle ore tre della notte non foffiava più il ven- ie , e- le acque dèi Danubio avean ri- ^ ... ?7 pigliato il loro corfo grave , e tran*- quillo. L'aere foltanto rimafto era freddiffimo quanto nel più crudo verno. Allora i rematori fi diedero con fom- ma attività a rivoltare la barca , a' metterla in ordine, e ajutarci a rien- trare in effa . Dirò in breve, che alle ore cinque della notte eravamo iti Semlino , e nella cafa di un fabbrica- tore di birra , conofciuto ^dal Signor Conte di Totìng, ove trovammo buon alloggiamento , e quanto occorfe per riftorarci dopo un sì fiero travaglio. il Signor Colonnello Barone di i"»/?-/»,. Comandante del luogo , avendoci la mattina feguente prevenuti con una fua vifita al noftro alloggio, e grazio- famente invitati preffo di lui a pran- zo, non tardammo dunque a fcorrer il luogo fteflTo da- ogni lato , giacché appunto dopo pranzato avevam dife- gnata la partenza . Ecco il rifultato delle mie offervazioni . E' Semlino una delle più popolofe e ricche Città dello Siavonico Comitato del Sirmio. Ciò avviene per la di lei felice fituazione, che rendela l'empo- rio delle merci d'ogni genere, che trafmettonfi dalle litorali Piazze Au- ftiiache full' Adriatico , nonché dalla^ Carniola , dalla Stiria , e dall'Auftria pei fiumi Savo', Oravo , e Danubio in quefte parti , ficcome di quelle , le quali sì da quefte fteffe parti , come da altri luoghi diftanti della Turchia vengono fpedite da un lato in Car- niola, e alle predette Piazze maritti- me, e da un altro nelle due mento- vate Provincie , cioè nell' Auflria, tf- nella Stiria .• Il viaggio fluviatile pel Savo fin a Semlino ella, Signore, l'ha.veduto fe-- licemente defcritto da Mr. Hacquet ;"• quello per 1' Auftria a Vienna pro- cede di qui fempre pel Danubio; l'al- tro per la Stiria va pel Danubio ftefi fo fin ad Efccic , Piazza della Croazia, ove v'inf5uifce il Dravo . Navigando indi per queft' ultimo fi arriva fin a Petau ,. dépofito di merci al limite' della Stiria ; e procedendo ancora in-- nanzi , dal Dravo fi entra nel Mur.,. ccn.v:> 5» con che fi" arriva^ ad' une fcalonondi- ftante gran fatto dalla Cittàdi Gratz. Aitefochè Semlino per 1* opportuni- tài degl' indicati fiumi navigabili tanto centra , quanto a feconda del lorocor- fo è, come difll tede, un emporio di commercio in quefte parti , quindi vi abitano, affai famiglie lìedefche , Un- garefr, Rafciane , ed- alquante di Giu- dei . Le ftrade fono ftrette e fporche , ma van fiancheggiate di paflabili abi- tazioni',, di' fondachii di merci ,. e di officine di^ variearti ,, edi rivenduglioli d" ogni maniera di derrate.. La Dbga*- s)a, e il Lazzaretto, nel qual ultimo fi efpurgano le merci , e vi' fan con. tumacia le perfone , che capitano daU la Turchia-, fono edifirj degni da ve- derfi , al paro delle- reliquie del demo^ lito Gabello , che in altri tempi ren- deva rifpettabile quefta Piazza. Stam do fulla: elevata pia-ttaforma> del me- defimo, vtdefi Belgrado tanto bene di fronte , che fi puòtrarnecomodamen- te una. profpetticaa delineazione dell' efternoi. Fra le Ghiefè di queRà Città è ce- lebre quella de* PP. Erancefrani OiTer- vanti ,. non già per 1* architettura , iria perchè in erta W hrrìofoGiovitfìniVnia^ fquadra di navigli^ fluviatili .• Comunque fia di ciò ,. egli è certo ;che quafi per ogni' dove della Città Ili facciano degli fcavi per iftàbilirvi^ fondamenta di nuove café, awien di^ ;rinvenire frammenti di Antichità, e fpe-- cialraente delle lapidee Romane Ifcri- zioni. Alcuni giorniiprima che qui capi-- taflì, due n* erano (fate difotterraie,. che trovavanfi venali nell'officina di uno' fcalpellino ; una; terza neoffervai nel- la cafa del Signor Colonnello dii'rar»*,, 'ed una quarta, ftava negletta a terra; prtflo la cesi- detta Gafà della Città. - Appefa al foffitto della' ftefTa con due- catene di ferro mi fu mofirata una fmi-- 'furata cortola' d" animale , circa cui' correva tradizione che avefife apparte- nuto ad un Gigante-^ già Signore di Semlino .- Un- gran dente molare in-- tattlTJmo pefcato nelTibifco vidi pur anche preffo' un fabbricatore di pane' del luogo, e che confìderandolò cofi' rariffima , tenevalo in prezzo altiflii ,mo ..Somiglianti frammenti -d'offa fof- fili trovanfi di frequente inquefti Paefi . Il Generale Marjìji. nella" fiia grand"' Opera Danubiale ( DannubiusVaniìO'- .nico'My ficus ^f.), ne reca i difegni' di partcìhi . Io ne ho raccolto quan-- 'tità-grandifTima alla pendice d-i un mon- te di pietra' calcarla- 3. fcendendo alla' ;Vallemare prelTo Pogfcan, nel' mine-- jrale Bannatico proceffb di Dogìlaska\' Nella Sala d: armi del Gaftello di Te- meXwar fi ftrba una tibia- aita piùdi 'due- piedi e mezzo, che degna è d'ef- fère riporta nel più cofpicuc Mufeo di; ìcorpi naturali oRiferbo ad alira^occa-- ìfione ir pronunziar quel eh' io nefenj- Ua C'irca^'Corerte reliquie di grandi ani-- mali, dopoché il Si%rtorHunter m un' !fuo fcritto che trovafìnelIeTranfazio- ni Anglicane {a), penfa che non ad elefanti j; ma ad un' altra fpecie di ani- (aj g flato'- anche' ftctmpato/vent' anni che gli Auftriaci la tennero ., coltre le fortifi- cazioni di cui munironla, vi erefsero non pochi edifizj pubblici e privati, e parecchie belle Chiefe ,, tra le quali una cofpicua Cattedrale. Ma tali fab- briche fono fiate deformate , e total- mente guariate col renderle alpefìlmo guflo Turchefco . le Chiefe vennero cangiate in Mofchee , il Palazzo del Comandante Alemanno nell'alloggia- mento del Bafsà , onde venne rumato col praticarvi all'intorno una loggia .coperta di legname rozziffimanientear- »g chitetfata, e coli' annettervi un pez^i zo d' edifizio acciò ferva di Haren, o di appartamento per le Donne . Dal dinanzi a Belgrado fummo al tramon^ tar del Sole di ritorno a Pancfowa j dal qual luogo nuovamente ci fiaccam- mo aHai per tempo la mattina do- po (8) , imbarcate innanzi le robe no^. (Ire, tra cui. io-, aveva meffì i volumi primo e feconflo della grand' Opera, Danubiale del Marjt/i da me fuperior- mente citata . Da' noflri rematori indirizzata la barca a feconda del Danubio , fpefla la noflra villa veniva divertita da bar- che de' Rafciani . intefi alla pefca de- gli Storioni , o da una certa curiofa maniera di navigli ancorati ne' fili del maggior corfo del fiume , fu di cui mulini per la macinatura de' gra- ni eranvi flabiliti ; o da verdeggianti ifolette che ne occupan di fovente il vado alveo, o al fine da caferme co- ftruite di fpazio in ifpazio , e fpeflb talmente che flann' elevate al difopra del baflfo fuolo della fponda cheferva di limite al iBannato . In fifFatte ca- ferme vi flanziano delle foldatefcha^ coflituenti ilcordon militare che guar- da effa fponda ; e notai che giacciott elleno fpecialmente ove di fronte ia quella oppofia della Servia, tra i colli ed i monticelli che la guernifcono , hannovi Caftelli e Tunchefchi villaggi . Per non abufarmi , Signore , della di lei fofterenza , ometterò la dinumera- zione de' meno confiderabili che veg- gonfi tanto da queft' ultimo , quanto dall'altro lato, contento foltantod' in- dicare quelli ove potei fare qualche ofifervazione, o che mi parvero degni d' eflfere notati- Si profeguiréi , - 4t N. VI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalment.e all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. •• *' '* « 29. Agofto 177S. Racct>/te tthertefijfiine dì Gaiette , ot- tenute mediante i nuovi metodi pra- ticati velia educazione dei Bachi da Seta. Divulgatati in quefta Cap'rfale la fama della maravigliofa riufci- ta delie nuove pratiche adottate da alcuni valenti Economi nella educa- zione dei Filugelli, e particolarmen- te dal Sign. Francefco M»dena di Vi- cenza -, Socio di quella Pubblica So- cietà Agraria ; e dal Rev. Sign. D. Girolamo Bruni , Arciprete di Manfuè nel territorio Trevigiano , Socio di quella di Padova ; fi è avuto cura di averne genuine relazioni , le quali pub- blicate per mezzo deinoftri fogli, fer- vano a comprovare viemmaggiormen- te il vantaggio incontraftabile degli Studj agronomici , e la efficacia dei nuovi metodi giiidiziofamente imma- ginati , e prudentemente efeguiti ; e quindi a confondere quei begli fpiriti che , nimici del bene della Nazione, della ragione , della verità , prendono in ridicolo, e non di rado con eroica impudenza negano aflblutamente ogni utilità degli Stud) agrarj , e perfino i fatti medefìmi più notorj . Ma lafcia- nio coftoro , ai quali chiederemo fol- tanto = ufquequo imprudentes odibi- tis fcientiam ì Le notizie pervenuteci dai noflri Corrifpondenti, ai quali ci fiamo indi- rizzati , foy») le feguenti . Il Signor Modena (Perfona peritiflìma nelle Cofe Agrarie , alle quali fi applica con gran 'H.uoro Giornale d' lìal. Tom. HI. * ^ difìfìmo fuo profitto ," come puoffi ri- levare da parecchie notizie fparfe nel vari volumi di quefto Giornale, e del di cui metodo, relativamente ai Filu- gelli, qualche cofa abbiamo accennato apag. 214 del volume precedente )prov- vidde nell'anno pa/Tato fei libbre di buone Gaiette dei contorni della Pia- ve . La di lui Figlia usò ogni poflì- bile diligenza per far riufcire perfetta la femenza, coli" accompagnare imaf- chj alle femmine i e in queft' anno»' il Wentrdi fanto, che fu li 17 d'Apri- le , quafi tutte le uova erano nate * e in ventotto giorni furono formate le Gaiette . Fin dal principio, mediante il fuoco , gli ha tenuti in uno ftato uguale di calore regolato fui Termo- metro, continuando così fino alla fine*' Ogni cinque giorni i Bachi dormiva-? no. Non li mutò mai collemanì, né li mandò al bofco ; ma per via df ptcciole griglie fatte di fpago , e po- lla fopra le arelle dove (lavano i Fi- lugelli colla loro foglia , pafTavano a. loro polla dalla arella alla griglia ; e parimente pafTavano dall'arella al bof-' co quelli ch'erano fatti : e quelli che volevano ancora mangiare reflavano fulla loro foglia. Tutti coloro che ten-/ gono Bachi da Seta calcolano, che una libbra, di Gaietta dia un'oncia d'uo- va ; che un'oncia d'uova dia di pro- dotto da feffanra in fettanta libbre di Gaiette . Con quello nuovo metodo però, e con le diligenze praticate, la cofa cambiò notabilmente ; poiché le fopraddette fei libbre di Gaietta ne f prò. 4- produflTcro mille e quarantafette lib- bre, il che viene a ftara incirca cen- fettantaquattro libbre di Gaietta per ogni oncia di uova . Ma ci<> non balta: havvi ancora un altro accrefci mento niente meno confiderabile . Q.uando e Gaiétte, nel metodo comune , dan- no di rendita \\a tredici per centro in; Seta , a pefo Vicentino , un tal pro- dotto è ftraordinario e Torprendente .. Ma quefle , di cui parliamo , diedero ledici libbre di Seta per ogni cento lib bre di Golette , parimenti a pefo Vi- centino , il quale crefce dai pefo di Venezia un dodici e mezzo per cen- to. Ecco gli effètti maravigliofi di 'una diligente coltivazione , contraria alla ■pratica abufiva, foftenuta tuttavia quafi generalmente ^ pel rifpetto .(toltamen- ,te "confervato alle maCTime , alle dot- trine de'noftri vecchj ._ Raccogliamo qui il rifultato di quan- to abbiamo efpodo . Ogni oncia di nova diede cenfettantaquattro libbre .di Gaiette , e nel metodo vecchio ne r^nde folamente da feflTanta infettanta. ' In- ventoito o trenta giorni é termi- nata tutta Ja fatica, perchè le Gaiet- te fono complete ; mentre nel meto- do ufato comunemente ci vogliono da quarantacinque in cinquanta giorni.. - La renditi della Seta è più confide- rabile neF nuovo metodo , perchè dà un ledici per cento ; quando nel ^co nnune.., il -prodotto più ubertofo è di tredici per cento . Si ha maggior ficurezza nel confer- vaVe i filugelli, e fi' è qua-fi certi c+ie noii perifcano , perchè tenuti fempre in uno flato uguale di aria e di calo- re ; laddove nel metodo vecchio rief- con bene, perchè cosi la Provvidenza concede , non già per effetto ' di cura e diligenza.. 51? Quello nuovo metodo è comodo al- la coltivazione dei campi (e quello è irn vantaggio confiderabiliifimo che merita .tuita l'attenzione ), perché fi allevano i Filugelli otto o dieci gior- ni prima del Xolito, e fi termina quin- dici o venti giorniparimenti prima del Confucio ;J1 che lalcia luogo aiCon- tadini per le faccende della campagna, : dei forghi e dei fieni . Riguardo al Sign. Arciprete di Man-' ùiè , ecco quanto ci è flato comuni- cato . „ Il Rev. Sig. D. Giro/amo Bruni , Arciprete di Manfuè, ( Soggetto quan- to rifpettabile ];)er la Ina pietà , dot- tri!)a , e per la efemplare oHervanza del e ecclefiafliche difcipline , altret- tanto eflimabiie per l'amore della So< cietà , e per le molte cognizioni a- grarie , particolarmente in ciò che fpetta alla coltivazione dei Mòri Liàn- chi, e all' educazione de' Bachi da Seta) nel corrente anno jyj^ , ha avuto uti prodotto forprendente di Gaietta da pochifiìma quantità di femenza . Egli ne pofe a covo tre once , pefo gro/lb. Trevigiano . I Bachi nacquero nei di 25 e 26 d'Aprile. Il terzo giortto do- po la nafcita , ne diede una terza par- te ad una Perfona beneflante di detta villa. I Bachi delle reflanti due once furono da effoSign. Arciprete allevati, cuftoditi , nutriti , con tutte le prati- che e diligenze efpofle nel fuo Li- bretto {a). Diedero trecento feffanta- trè libbre di Gaiette a pefo groflfo Tre- vigiano , oltre quattro libbre e mezza di Gaiette fporche . Quelli della Per- fona fuddetta , pelfimamente nutriti e cufloditi , diedero cento trentadue libbre e fei once di Gaietta . Ecco dunque che tre fole once di femenza produffero cinquecento libbre di Ga- iette. Al che fi può aggiungere che, fé iU 1 1.! i> ('*) Ojfàyvazionì pratiche ì fi torno al metoda di nutrire i Bachi da Seta , in- dirizzate alla induflriofa Gioventù applicata al maggior incremento di sì nobile e vantaggiofo prodotto , da Girolamo Bruni arciprete di Manfuì , Socio dell' accademia d'agricoltura di Tadova . la Venezia. 1776, in ottavo. fe'j.utti ì Bachi delle' Topraddette tre on'ce fo/fero' itati allevati colla flena diligenza ,. come quelli' che fono re- Ilati in mano fua ., quelli deli' .altra oncia .avrebbero .3 a ragguaglio;, dato forfè altre cinquanta 1 ibbredi .Gaiette . Quefta è un fatto che veramente for- prende , ed a cui non fi è veduto^ per quanto fi fa ,. il .fimile .■", 'Seguito' deh'a LETTERA PRIMA J^el SigiJor GaiSELiNt ec. .at S'tgnof Arduino , se- DOpo dunque di averveduto, per 1' apertura che regna tra due monti, eigentifi fu la Danubiale fponda Tur- cica , i minareti di JBLam , già Città tfonfpicua , e refidenza degli antichi Defpoti della Servia , arrivammo ver- fo il mezzodì a Kevee , oKubin, luo go di dazione full' altra che fpetta al -Bannato . Giace egli al confluente d' OH fiumicello che vi forma prefTo un' alluvione d' acque , le quali fpar- gendofi nelle loro piene fui circola n- fe terreno , ne lo tengono impaluda- to .■ L' aere perciò diventa infalubre di molto, e tende fempre più alla fpo- polazione di quello luogo medefimo , che fu già il principale d'uno de' Co- mitati in cui la Regione Temefienfe era ripartita ne' fecoli del medioevo. Cicevafi Comitcitus Kevsjteìifs , e da Uri documento del 12051. pubblicato dal dotto Ortocotjto nella Storia Ecclefia- ftica dell* Ungheria, e riportato dal P. Timoni nella fua Opera intitolata : Immago novde Hungarite ( cap. v. pag. 24. ) haflì che Nandor- Alba , o Bel- grado, col fuo diflretto nella vicina Ser- bia, era comprefo nel medefimo .' Dell' antico forte Cafiello, che aveavi , al- tro non rimangono che pochi fram'- rfieriti' fu d'utt* altura, ed abbaflb dei tóiferi tugur) aventi le pareti d' ar- glilla cori' tetti coperti di ftipe. t mi- gliori vedifizj fono una" caferma , ed 4^ ^ un luogo ove' abita l' Efattore de' Dazi delle merci , che dalla Servia vengoa importate per qua nel Bannato. Cambiata in quello luogo la barca i^ profeguimmo il notlro viaggio , ed inoltratici alquanto , cominciammo .a fcoprire i promontori de' mo.ntidi quel-- la por;zione .del Bannato .fteffo' eh' è in- gombrata' da'' medefimi , e principal- mente da quello detto Werfchez dalli grolTa terVa che giace alle di lui pen- dici . Quelli Bannatici monti fono una continuaziohe della grande catena mon- tagnofa che partefi dalle fublimiAlpi Carpatiche, e che attraverfata laTran- filvania , ed il j3annatD fin al Danu- bio, fi protende' di l.à del medefimo per la Servia , e quindi nel rimanente d* Illiria , continuando pofcia fin all' A- driatico . Sono tai monti per la mag- gior parte di pietra calcarla' , ma tra elfi ne han delle ferie coi-npo.fte di ma- : teriali flratificati di vario genere, che metalli j ed altri foffili racchiudono net loro feno. Ne parlerò più oltre, dovendo dire adelTo , che verfo le ore 22, girando noi l'occhio dalla banda Turcica, fum- mo a villa di Semeiidria . Per la ma- niera , onde tal Piazza prefentafi da- lunge , fembra che forga dall' acque la profpettiva di un bizzarrilTimo grot- tefco. Però nel l'arrivarvi prefìTo fi ve- de che quello grottefco- altro non è ,^ che r efleriore di un difabitato Forte munito di torri di pietra alla manie- ra antica . La fua figura è trilatera; e giace fu d' una' lingua di terra al confluente di un fiume , che ivi tri- buta le acque fue nel Danubio . La piccioìa Città, governata da un Agà , refta dietro al detto Forte , ficchè in paffando folo di lei veggonfi le cime di alquante mal fatte Cafe , il mina- reto d' una Mofchea , e la fommitit d'una Chiefa di Rafciani.. Il nome latino di Semendria è Ssn^ derovia , che così trovafi appellata d^ -gli Scrittori Ung,arici de' baffi. figgoli^ Anticamente fu Colonia Romana , g dicevafi conforme alcuni Eruditi Sin. ^^gidunum . Ella è notata nella TavQf^ ^ ^2, Teu. ^4 'peutingeriana 1 e ne fann' anco meti- 8 ione Tolomeo , Str abone , ec. Volen- tieri urei fcefo a terra per oflervare in quefto luogo alcuni baflìriiievi in marmo , ed urta lapidea Romana If- crizione riportata dal Marjìli , dal Gru- tero e dagli altri Collettori di antichi monumenti , Le circoftanze non lo permettevano , ficchè cofteggiando 1' Ifola d* Ollrowo , o Oftrowatz , che fubito pafTato detto Forte occupa gran «ratto dell' alveo Danubiale , appro- dammo a Uypalanca , altro luogo di fìazione folla fponda B-annatica, Tal luogo a" tempi d^Ila difcefa de- gli Ungari in quella parte chiamavafi Horom, ed era sì confiderabile e po- polato , che tutta la regione Temi- fienfe da lui fu appellata per qualche tempo Ducmits Horomtenfis . Divifa poi e/Ta Regione in Gomitati, quello d." Horom n' era uno ; e munita la Città con un Caftello , confideravafi per il migliore di quella frontiera , inanime dopo che 1 Turchi fi furono impoiTeffati di Semendria. Di tale Ca- flella. appena ora ù veggono i vefligj , e trovali cangiato in un mucchio di poveri abituri di Valachi , e di Ra- fciani y trattane la cafa del Rifcuoti- tore de' Dazj , e 1' alloggiamento de' Soldati. Non oftante, i-I fottopoftomi- ^li^are Diflretto da lui fi dHnomina di Uypalanca, benché il Colonnello dell' Illirico Reggimento che ne ha la dire- zione foggiorni aVais Kirken, o Chie- fa- Bianca , Ja più bella , amena e falufcre Terra , che abbiavi- nel Ban- cate . Pre/Tb Uypalanca entra nel Danubio un fiume detto il Nera , i^ quale co- «le il Temes ha la fua fcaturigine nel Monte Semniclc. Le di lui arene van- no impregnate

  • onde gli Zingheri de' vicini r * luoghi efercltandofi-a feparatnero isMi medefime, fi bufcano con tal mefliere Ire o quattro groffi al giorno {a).' Dormimmo la notte in Uypalanca, e la mattina dopo ( p ), ripigliato il viaggio in un' altra barca , pervenim'- ma verfo le ore 15 a Moldova , luo- go di dazione , Anch' eflTo fu una; volta nobile e forte Caflello , ma di prefente non difFerifce , quanto alla povertà , da que' precedentemente in- dicati . 1 Monti Bannati-ci, che vi fi ergo» da prefTo , fono metalliferi , laonde il loro ag'gregato da tal lato coflituifce, come dicono , uno de* Proceffi Mine- rali della Regiorfe , che appunto di Mol- dova viene appellata . Copiolì effi mon- t-i di Minere , altre celebrate per la' loro antichità , altre' per la beltà e rarezza dei prodotti che recano , per ciò non fralafciammo di andar a far-- ne la vifita . Saliti dunque fubito a; cavallo, dopo mezz' ora di cammina arrivammo a B'ofniack , o New Mol- dova , la cui popolazione è diTedef- chi, e di Valachi. E' quefta la Citta propriamente montaniftica , avendovi' in elTa di fatti le Officine di manipo- lazione , e le cafe degli Ufficiali e lavoratori d'" effe minere . Il Maeftro montaniftico non folo ci offerì preffb di lui comodo alloggio , ma volle in oltre accompagnarci in detta vifita , nella quale confumamnao tutto il re- fto di quel giorno ^ e la metà del fe- guente ( io). I© le recherò , Signore , nn breve trafunto delle mie offervazioni , ben- ché il Signor Cavaliere di 5or», noftro comune amico , che qui fu feti* anni prima di me, ve ne abbia pure fatte d' affai intereffanti, che piacquegli ren- dere pubbliche nella collezione d'elle fue Lettere Mineralogiche ftampate, a Praga , a Lei , Signore , ben note . Il' • : -V Ir-, < lillf ime U- •<£> -i W Og»i £foffo vale tre carantani ^ che equìval^^om ^ foldi tre dì moMta Vi Milano^ e /oidi einque yen»('t^ .... 4T II ferreno argìllofo dei contorni di ^ di'(!ìma pietra . Le rupi che adeiTo fi Bofniack va fparfodi pietrami fchiftofo- Calcarei con qualche perzo di Knàis'; r quali pietrami derivano dai oirco- ftanti monti . Per maggior intelligen- za , dividerò tai monti in q-uei dove ànnovi veftigi di antichi lavori , ed in altri dove i lavori cominciaronfi fol- tanto dopo il 1740. I primi fi {tendono da Occidente ad Oriente, paralellaraente alla rivar del Danubio , e diconfi di B^fedin e di iWadarn . I vefligi de' lavori fuddetti che vi fi veggono , faran fempre og- getti di maraviglia agli occhi d'ogni giufto eflimatore delle cofe. Il celebre Signor di Triiw^oLDe/ius nella {ii-3\[hru- arione fui lavoro delle mine , da lui data a (lampa in Vienna per comando delle LL. MVl. II. 1^. A. , pretende che fìano fiati efeguiti dai Romani ; né certo il Signor di Born tefté citato a- trebbe avuto difficoltà di crederlo , q;ualor avelie contemplato il fommo ardimento che vi regna-, e fanuto in- fìeme che più volte vi vennero difot derrate preHb delle Romane antiche if- crizioni . Infatti io ftefib una ne ri- copiai fui. luogo , che poco innanzi eh' io capita (fi in quefti luoghi , era fiata da alcuni Canopi difcoperta. D. Ni. FLAVIA IK'GENVA VIXLT ANN.... XX. JVLIVS FLAVIA NVS GONIV. MOESTI'S. H. M. P. Il ritrovamento di fifìatte ifcrizio- iii , non che la contemplazione dei detti lavori' autorizzano a conghietturare , che qui fu il fito della' Latina Colonia d'dla Dacia Riparia detta CeHtufn.pu- tea , di cui qualche antico Geografo Ta menzione. Tutti efiì lavori miranfi praticati per la maggior parte in fo- * fanno balzare a ftento colla polvere pirica , vennero tagliate a- forza dì ferro, e di maglio, ed in alcuni luo- ghi le pareti fono talmente diritte,, come fé follerò fiate ridotte così da pazienti e laboriofi fcaJpellini .• Le bocche de' cunicoli trovanfi tutte ia maifi d" un intiero fa fio , ed aventi la figura elittica ; cofa mirabile e di' ofiervazione degnifiìma. Era cofa naturale che i moderni Mae- firi montaniftici indirizzafiero qui da prima le loro vedute , e di fatti a fp?fe Sovrane s' intraprefe ad ifcava- re uno fi-olo cui venne pofio il Nome degli A'Ugufti Francefco e Terefa . Ma la durezza del fafib,. e cent' altre dif- ficoltà che vennsro ad afFacciarfi in tale lavoro , fecero che fi lafciafie iti abbandono . Rivolfer eglino dunque- le loro perquifizioni nelle prolfime mon- tagne che procedono da Mezzogiorno a S'ettentrione ,■ e là trovarono ricche vftie principalmente di rame. In piopoflto della direzione di que- ste vene , nonché della qualità delle pietre tra cui- ferpeggiano , ficcome dell' infieme dei materia-li eh' efll monti- compongono, il citato Sig. di Traugot' De/ius , che fu primo M-aefiro monta- niftico delle minereBannatiche, ha fat- to tali ofiervazioni, che ben meritano' di non efiere trafandate. „ Eg'ino j ei feri ve (a), abbafian-^ ,, za grofiì , larghi , e di ampia cir- ,, conferenza, hanno per ogni lato al „ di fofto del vertice picciole e noti- ,, profonde ValliCelIe, le quali- fiften-- „ dono per buona parte del loro de-- „ clivio. Tutto il tronco de* medefi- ,, mi è di pura pietra calcaria j ma „■ nelle fuperiori Vallicelle, fopradetta „ pietra calcaria, giacciono altri ft-ratii „ parDe di fchifto , e parte di gràni- „ to." Dopo di ciò quefi'Autore no- ta: E= „ Che fra quelli ultimi fi:rati„ r, Cd ■-<.{.. !•- if) .^^^Edfi l' artici. J. 61. p^g^^o, della f4ia citata Irruzione- ec. 4<^ - .. ;; ed efla pietra cafcana ferpeggiaiio „ per ogni verfo le metalliche vene,, 5,, e ch'elleno^ carne- le accennate Val- 5, licelle s' itici inailo al piano,, abbaf- ,y fandbfi , e flendendofi confeguente'- 33 mente in angolo ottufo.fopra la pie- 3, tra calcarea medefima , "" = Ag- giunga quindi =: ,,.che facilmente ogii'' 3, uno perfuaderaif], che fia afifai gran- j,. de- la loro profondità , abbenchè la j, non fi pofTa mifurare al di ladino 3, clafter («) ; che non può .dirfi che 3, quefte vene frano ft'ratofe^ .,. perchè „ non fleguono' la* direzione degli ftra- 35 ti , e che febbene ferpeggiano' ed e- „ ftend^nfi fra due diverfi generi di 3, pietre ,. deggionfi nondimeno- giudi- 3, care come aventi minore profondi- j, tà della vera vena, e di quella prin- 3, cipale d' ond' elleno fi diramano:" Queft'oiTervaziQne non può effer più eiufla 5 ne più efatta ; e nelle fedi- ne finora fiate aperte in tre dei detti monti appellati S. Benedetto ,. S. Fio- rimondo e S. Andrea, può chiunque ve- rificamela . II mentovato Signore di Born- ne recita i nomi' delle molte fra effe fondine, le quali ,- mentre. quLera, fi trovavano in lavoro ,. onde bafta che le dica, che' di prefente non fi fcava che in quella denominata .Santa Barbara e Spes- i5g/,- nel monte- di San Benedetto , comechè' nelle altre' la fpe- ^fa eccedendo il valore' del' prodotto , fiano fiate abbandonate .■ AH' incontro ne vennero' aperte ^di^ :nuove .;' 'Oltre- ché in un altro monte- diflante nem- men un' ora da quello di S. Andrea , che' termina ad una Valle delta Grei- chen Tal , o de' Greci ,- fi fcoprì' una minerà di piombo con argento,- men- tre- non avevane di tal qualità che una fola nel' monte di S.. FloFiraondo , di sui parlerò piii fotto .• •Jfe'' Per conto deT rame manipolato' nel- le mentovate Officine' .di Bofniack , e- gli riefce duttile e .buono, ed, \{ di lui prodotta afcende .a quafi mila e du-- gento ceniinaja .di libbre di Vienna per mefè. BeUIflìme minere .( fiuffen ) recart tutte Je f addette. fodine, ed aliai atte ad appagare la lodevole curiofità de'" Naturalifli . In quella d\ Spes DeiixO' vanfi dei pezzi di quarzo duro con af- fai rame nativo . Ne hann' altresì in un'altra di quelle abbandonate che ap- pellavafi S, "ì^epomuceno ^ e per lo più fopra piriti bigio-nericcie. Efpofti que- lli pezzi- air aere aperto, fi -cangiano' in roflfa calce , che col tempo s' im'- bianca , e quafi nulla più tiene di ra- me'. D'i fiifatta calce cuprea abbonda' fimilmente una cava già intitolata -//r-j- ■cidncìxeffa Marianna , e vi efiflon an- che affai piriti . In due altre fimil- mente delle- abbandonate fodine , che denominavanfi Santa Te/agia e Benia- mino, rinvengonfi dei pezzi di rame ve-« I trofo di- coiore /incarnato , più o me^ f- no carico , con punti e macchie cin-- naberine (i»).- Così quantità di groffe, e dure malachiti , altre fottilmente la-- meliate, altre; nodo fé, ed altre a flratl concentrici, fotto una corteccia forma- ta come di fottilifquamesfogliòTe" on- dulate .Vi fi raccoglie pure deW'yErugcf cuprea di £;«»£; la quale confifteva jn un perpetuo cir- colare va e vieni , ora grave , ora tefto , e da curiofi movimenti di ca- dauno degli attori accompagnato. La ^\^òt\ns danzanti tratto tratto ci face- vano de'fogghigni , e de' complimenti nel loro idioma , eh' è un latino cor- rotto e mefchiato di affai voci illiri- che . Vertono una lunga camicia eoa fopra un cafacchino fenza maniche, ed allaccian fotto la cintura , tanto al dinanzi, che al di dietro , due ftret- ti fcoflali di teffuto di lana colorata con lunighe fimbrie abbafTo della ftel- fa materia . Le fanciulle vanno coi capagli fco- perti e fpartiti fulla fronte :' la mari- tate gli tengono avvolti in un panno rolTb o bianco di filo di cotone , e tanto le «ne , che le altre fi adorna, no il collo con doppj , e triplicati -fi- lari di monite d' argento . Il vellito degli uomini non è diverfo gran fat- to da quello de' Serviani di Colom- bach , fuorché portano lunghi capelli che coprono con una berretta di pelli di giovani agnelli non nati . Nell'O- pera mia , la quale ftaOì ftampando in Vienna, io deferivo accuratamente i coftumi di quelle genti, progenie di quegli antichi Romani coloni , che P Imperadore T>^erva Tra] arto , come ne recita Eutropio (a), mandò in quanti- * tà infinita a popolare la da lui fog- ^F giogaia (a) ^!&ci Dacia, ex foto orbe Romano infinitas in eo copias hotninum tra- Jlu/erat ad ugroj , (3^ urùes coiendas . 5^ :giogata Dacia. Già li fa ch'ellacom- •prendeva il vafìo tratto di Paefe ,»clie iftendefi dal Tibifco al Prut, includen- te adeflb il Dannato di Temefwar , la Tranfilvania , la Valachia , e la Moldavia. Da quella plcciola digrefiTione tor- nando al propofitOj dirò che i noflri fianzatori rimafero contenti appieno, che loro aveUinio fatto difpenfare re- plicatamente dall' Ufero noftr'Ofpite, che ne faceva traffico , della Rachia, liquor forte ricavato dalle prugne, di cui fono ghiottilllmi . Dopo fattici mille faluti partirono , e noi che già avevam cenato, cercammo di paffar il ■redo della notte fecondo le circoflan- ze del luogo e del fito poco ficuro . I Valachi quanto fonoofpitali , altret- tanto vanno inclinati al latrocinio ; vizio eh' è già (tato notato ira tutte le Nazioni ch'efercitan l'arte Pafto- rale. Io mi gittai fopra una panca di tavole di legno nialifTimo concia e ftrettiffima . Tale peffimo letto , e 1' eflèr io la mattina feguente , tornan- do cogli altri al Danubio, caduto nell' indicato fiumicello di Dolni-Lubkowa in fdrucciolando fulia trave mefifavi pel paffaggio , non mi tolfero però dal continuare le mie ofTervazioni , rimeflì che ci ebbi ino in viaggio fui Danubio medefimo. Dopo circa un' ora di navigazione dal fito predetto , cioè nell'accoflarfi ad un luogo detto Tactalia, non folo egli diviene più rapido nel fuo corfo, ina veggonfi in oltre le di lui acque agitatilTìme , ed alzarfi in fpumofi j flutti al difopra dei fuo livello . Ciò avviene da un larghiflTnno vortice for- mato dagli fcogli, -e dalle rupi di cui va fparfo il fondo del fuo alveo , e che coftituifcon pure una cateratta , d'onde le acque fte/Te piomban giù con un terribile mormorio. Sulla riva del Bannato mirafi piantata una gran Croce , fulla cui faccia Ila incifa in caratteri Rafciani una preghiera a Dio in favore di coloro che vi deggion vali- •^ care quel pa/To . Noi vifcorremmoper I mezzo in meno di due minuti , an- dando la noftra barca sì prefto, quan- to va una faetta che venga fcoccata dall' arco. Gli antichi Romani navigatori del Danubio non eran sì coraggiofi come quei d" adelfo , e di ciò fé ne ha pro- ra full'oppofta fponda della Servia , ove giace un Villaggio che dicefi Po- letin. Nelle fcofcefe pendici d' monti da cui è bordata , ànnovi tagliate a forza di fcalpelio certe ftradelle , al- tre Krghe cinque , altre fei , e fin fette piedi . Si fcorge ad evidenza eh', elle vi vennero praticate per poter di là trafcinare col mezzo di lunghi ca- napi i navigli per detto vortice , e s' impara non meno da due ifcrizioni in- cife in alto di dette rupi, che in tal* opera vennejo impiegate , imperando Tiberio , le milizie della Ivlelia , non- ché le legioni quarta Scitica, e quin. ta Macedonica . Io vuò qui riportar- nele, comechè il Marfili le abbia date con enormi fcorrezioni nel volume II. del fuo Danubius T-annonico - Myjicus . T. AVGVSTO. CAESAPJ. PONTIF. MAX MILITES. MOESIAE. F_C M.— ^P.— TIB. CAESARI. AVG. DIVI. AVGVSTI. F. IMPEKATCRI PON. MAX. TRI. POT.XXX. LEG.lIuTsCIT. ET.V. MACED. Dietro il detto vortice fegiiita 1' Ifola di Poretz , la quale pel trattato di pace di Belgrado del 173^' appar- tenendo promi fellamente alla Gafa d' Aulirla, ed alla Porta Ottomana , ali- novi perciò in effa due caferme ,-ove flanziano in pace altrettanti picchetti di foldatefca dell'uno, e dell' altro So- vrano. Sì profeguirà. 57. N. VII I. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V 12. Settembre 177S. Ijìruzìoni pratiche intorno all' ^gricol- ^ tura , e tenuta ài Bigatti \ operetta àivifa in due parti . Isella prima fi tratta delle colture , femin azioni de' campi , del far prati , piantar bofchi , piantar ed allevar le viti , piantar 0 rifanar gelfi , con altre operazioni di campagna . T^ella fe- conda fi afiegnano te regole pratiche di far nafcere , nudrire e cuftodire i Bigatti in tutte le loro mute , fino alla rcKcolta delle Gaiette . Data in luce da Carlo Antonio Cantimi , e dedicata al Nobile Signor Mirchefe Antonio Terzi. In largamo, 1778, in o'tavo di pag. 184 , oltre 16 di Dedicatoria e Trefazione . IL Signor Cantuni , flato motti anni in qualità di Fattore , al fervizio del Nobile Signore al quale quefla fua fatica offerifce ^ ha avuto opportuna occaflone , come egli fteffo confelTa , di addeftrarfi nella pratica delle rurali efperienze , con la direzione del fuo Padrone medefimo, Soggetto intenden- tifìfimo delle Cofe A?rarie ; e di ac- quiftare quindi una ferie di cognizio- ni , dietro alle quali ha creduto di po- tere con fìcurezza intraprenJere a for- mare quefie Iftriizioni pratiche, la cui pubblicazione pofla fervire a comune vantaggio . Un* Operetta , (ìccome è quefta , nella quale trovanfi ,, iftru- ,j zioni non fondate fopra fottili ra- „ ziocinj , ma dedotte da materiali „ efperienze , che tante volte repli- „c} 5> 33 J> )) 55 popolo , e popolo confaditio,'- quando fiano fcritte in maniera troppo ricer- cata , rendonfi poco meno che inutili al fine divifato. La celebre Società, e- conomica di Berna fi è pur effa dichia- rata , che le Opere , le quali a Lei riufciranno più grate, faranno nong'à le meglio e più elegantemente fcritte, ma quelle che conterranno cofe utili . La femplicità peraltro dello fti!e non" efige che , riguardo ai termini tecni- ci, s' abbii ad ufare gì* idiotifmi pro- pri d' un particolare diflretto , e non intefi in altri Inoghi . Il Signor Ctin- tufi! avrebbe preflato miglior fervigio a tutta I' Italia, fé invece di certi ver- nacoli Bergjmafchi da lui ufati nelle fue iftruzioni , fi fonfe ftrvito di quei termini , che fono adottati dall' uni- verfaie della noftra lingua , e che al bifogno fi poflbno ritrovare nei Di- zionari . Quella é una cofa neceflfaria da offervarfl , finattantoché qualcuno voglia farfi il merito di formare un Dizionario di tutti i termini tecnici delle arti, coi loro corrifpondenti ver- nacoli ufati in ciafcun paefe ; opera che quanto cofterebbe di fatica, altret-, tanto riufcirebbe di utilità. Il libro è fl.impato bene, in buona carta e bei caratteri; nella correzione non e' è tutta la efattezza , ma non e poi tal-e, che po/fa in neffun luogo rendere ofcuro od alterare il fentimen- to : bafla che a pag. vir. Ci correg- gano i Nomi dei due Eccellentiffimi Riformatori dello Studio di Padova , dove invece di ^dndr^a Morofinì , e C'fo/trmo TJfani , dee leggerfi Fraìt' cefio Morof.ni , e Girolamo Criinani . Venendo ora al particolare dell' Ope- ra , la prima parte che riguarda 1' A- gricoUura ec. è divLfa in ventinove capitoli. Noi non faremo che indicar- ne i titoli ; perciocché per poco che voleifimo diffonder<'i , aon potremmo che riprodurre preflbché tutta 1' Ope- ra , la quale ha di più il pregio di eflfere .fcritta aflai-fuccofamente , e fen- za fuperfluità di parole . La qualità , il luogo , tempo e modo di far col- deliiaate ad illruite il^ ture; la interzatura dei terreni da ia- >S? fé mi. . . 19 feminarfi ; le varre operazioni da fardi <|5< che 113 f^^ci ; feniiotichè fembra fu- la fcelta delle femenze ; e le opera zioni da praticarfl intorno alle biade già nate , formano 1' argomento dei primi cinque capitoli j trattandofi nel fello del feminare e Itagionare i lini , e nel feguente della coltura di altri prodotti , e legumi var) . Nei capi, toli ottavo e nono trovafi la maniera di far campi in piano e in monte; indi, nel decimo, alcuni avvertimenti intorno alla coltivazione delie ortaglie . Del far le cavedagne, curar tbffi , far graffe; far prati, econcimarli , ragio- nafi nelli tre fegiienti capitoli . Siegue ( cap. 14 , 15 , i6 , 17 , iS. ) l3 pian- tagione e coltura delle viti , la faci- tiira dei vini, e in particolare del mof- cato ; il governo che fi dee iifare ai vini perchè non fi gtiaftino , col me- todo per levare la muffa alle botti . Trattafi , nel decimonono , del far bofchi ì e nel ventefimo della pianta- -gione e dell' allevare gli alni, trovan- dofi , nel feguente , indicato il tem^ pò per tagliare i legnami . Gli otto capitoli che feguoiio fino al compi- mento della prima parte , hanno per oggetto la feminatiua , i viva; , la piantagione , 1' inneflo ed altre ope- razioni neceffarie per allevare i gelfi o mori bianchi , trattandofi efpreflTa- mente , nel capitolo xxviii, del go- u verno di quelli che fono attaccati dal male epidemico . Se le teorie adotta- te dal noftro Autore, riguardo alle caufe dì un tal morbo devafìatore , non fo- TO conformi a quelle di tanti begl' ingegni che hanno fcritto e Memorie e Differtazioni, e grcffi volumi fopra fìffatto importante argomento; faran- no però fempre degni di confiderazio- •ne i mezzi da lui proficuamente pra- ticati per guarire le piante infette, e prefervarne le fané . La feconda parte , dìvifa in tredi- ci capitoli , è tutta deftinata all' edu- cazione e governo dei Bachi da feta, cominciando dalla fcelta delle gaiette per far la femenza , fino alla racco!- ta dei bozzoli . Sempliciflìma n' è 1* illruzione , ed ottime le avvertenze perflua quella che ne dà riguardo al- le donne meftruate , dacché a' noflri giorni non hanno più luogo certe opi- nioni che regnavano fu tal propofito preffo gli Amichi . Al fine del libro v' è un' Appendice in cui s" infegna il modo di allevare, trapiantare e cu- ftodire gli agrumi; articolo tanto pii» interelTante e degno di eflfer letto , quanto men comunemente trovafi trat- tato dagli Scrittori di Cofe agrarie. Se tutti i Fattori di campagna fof- fero forniti di quelle cognizioni , di quell' amore e zelo che fcorgefi nel I nuftro Sign. Catituni , nei Gmcomelli , nei Benetti , e in altri che forfè vi fono, ma che non fono noti, per non aver dato calle ftampe pubblici faggi della loro abilità , non v' ha dubbio che quello farebbe il miglior mezzo per portare la grand'Arte dell'Agricol- tura al fuo maggior apice di perfezio- ne . Il male fi è, che ciò addiverrà |j molto difficilmente, e forfè giammai, il perchè pochi fono quei Proprietarj che vogliano prenderfi il penfiero di fom- miniflrare ai loro Fattori i mezzi di fare efperienze ; che anzi taluni dei Proprietarj medefimi riguardano come pericolcfi ai loro intereflì cotefti (così li chiamano ) innovatori . Chi avrà dunque da adoperarfi all' incremento e profferita dell'Agricoltura ? E fen- non per via di pratica ed' efperienza, per quali mezzi fi potrà fperare.di giugnervi ? Se la verità, il buon fen- no , la ragione non han forza di per- fuadere, abbiala la moda . Quefta Di- vinità , tanto univerfalmente venera- ta e feguita in tutto quello che ri- guarda lo sbilancio dell' econonìia del- le famiglie , il regime di vita contra- rio alla faggia e femplice natura , la depravazion de' coftumi , potrebbe in parte rifarcire a tanti mali , di cui è cagione, fé veniiTe adottata , e cauta- mente e con giudizio feguita in fat- to di Agricoltura. ! * H 2 21^ £0> WJiretto U MCNCEAU , aCCrC- fciuta àctl Signor J. E. Bertrand ( Defcriptions- des ^4r(f Ì3>^- Me-- tters iyc^ ) AMifura cher gli uonrinr hanno moltiplicati i loro biCogni y di- ■vcnne recelìari'o inventare alcune arti per provvedervi. Quella che ora ab- biam per le mani è di q-uefto nume- ro; e quantunque fìa effa m a-pparen za poco importante , quantunque fi pofìTa confiderarla come inutile per una parte del genere uma^no ; tuttavia dal- la compfndiofa defcrizione che ne da- remo fi vedrà j ch'efTà oflferifce mol- te cofe degne di qualche curiofità. L'ufo di afpirare il tumo di qual- che pianta è p ù antico di quello che comunemente fi crede ;. effo è gene- ralmente ftafeilito pre/To i Pòpoli colti, non meno che preflfo le Nazioni fel- vaggie , tra le quali le arti fon pò- chiffimo coltivate . Confervafi nei Ga- binetti dei Curiofi delle pippe indù firiofamente lavorate y fé ne porta di belli fili me d'alia China , dalla Perfia e dal Mogol . Pare che gli Spagnuoli fiano Rati i primi a portare il tabacco dalle Indie , e ad infegnare agli Eu- ropei a fumare .. \Jn tal ufo ,- del pari' che xjueilo del caffè -e del rfae , dee Ja fua' origine ali*' avidità dei Merca- tanti', i' quali -han fempre cercato d' introdurre un' abitudine propria ad ac crefcere le loro utilità. . \ Medici han condannato 1' ufo del tabacco , fuor- che i IT certi ca'fl particolari , nei quali anzi' lo raccomandano . Si veggono per- altro moltillìmi arrivati in- buona fa- llite Elia più: avanzata decrepitezza , r quali per tutta la. loro vita ne han fatte urr ufo forfè anche fmod'erato . ]Le perfone difoccupate 5. di qualunque condizione, trovano- nel fumo di que- lla pianta un' mezzo di diffidare la- loro noja , e di riempiere i vuoti del- 45a. conver^zione i e parimenti di darfi il tempO' di riflettere fopra degli affari ferj' e d' importanza . D'allora in poi le perfone comode han raffinato ii gu- (lo nella fcelta del tabacco , e nella maniera di riceverne il fumo con più diletto . Gli uni , per evitarne l'inco- modo calore , hanno immaginato di far paifare il fumo per dei lunghi tu- bi di legno , di metallo ,. o di cora- me j: mentre quelli del baffo popolo , che hanno quafi tutto il gicrnolapip- pa ili bocca , e ai quali non difpiace li piccante di qufRo fumo , ne adope- ravano di cortiflìmi .. Il S\g^ Dubamel y non fi è propcfto di dare qui la def^ criziune di tutte le forme che fi fotl date alle pippe y né le diverfe ma- niere di fumare ec. : non parla nem- meno di quelle pippe che hanno il camminetto di terra grigia , al qua- le lì aggiugne un cannello di legno , né di quelle di metallo,, che in alcu- ni paelì fono dal popolo preferite, per- chè fi può: metterle in tafca fenza rom- perle ; ma Ci riftringe a defcriver la' maniera di far le pippe che fono più' in ufo in Europa, fatte di terra bian- ca , e note fotto il nome di pippe di Olanda , o d'Inghilterra. La fabbri- cazione delle pippe in Olanda, come' pure in Francia e in Inghilterra , ^3, impiego a un gran numero d'Operaj : quantunque fragili ,. hanno il vantag- gio d' edfer leggiere , proprie a refi- Rere lungamente all'azione del fuoco,, e fono d'un prezza aiTai tenue . Tra le opere di terra cotta , poche ve n* hanno , che eccettuatane la porcella- na, meritino maggior attenzione di' queRa. La defcrizione dì queft'arte è divi* fa in molti articoli , nei quali l'Au- tore tratta delle differenti fpecie di' pippe, offervate anche dal Signor Ki- gaut ; della terra' di cui fi fanno;, della maniera di prepararle , fabbri- carle, cuocerle .nelle fornaci piào meffi grandi ec- La figura delle pippe , delle quali ragionafi, è già nota : queRe fono dei lunghi cannelli'di terra cotta , finilTì- ma , e bianchiffima .; ad una delle eRre-- eftremità havvi un' alfargatui'a ricnr- vata , nella quale fi abbrucia il ta- bacco , e che ha la forma d' una co- noide rovefciata : ai piede di quefia v'ha un'appendice di terra cheappeU lafi il tallone. La terra che a quefl' ufo s' impiega, è del genere delle ar- gille, e iimile a quella di Samos , di cui gli Antichi facevano dei beliifTiini vafì . Quando fi confiderà tutti i prò- ceflr, tutte le operazioni cheefìgeuna tale fabbrica , non fi può a meno di reftar forprefi del p'co prezzo a cui fi vendono lepippe le più lunghe e le più fine; e quefto è quello che cr ob- bliga a darne qualche idea, come di un lavoro generalmente pochiflìmo noto . Secondo il nc-flro Autore ^ le miglio- ri Fabbriche di pippe fono in Olan- da y per la qual cofa fu quefte parti- colarmente ci fermeremo a dire qual- che cofa . Una tal manifattura fiori fce principalmente nella Città diGou- da 3- poiché vi G contano perfino a dugentottanta M.ìfl:ri Fabbricatori di pippe , ciafcuno dei quali mantiene ieflTanta in fettanfa Opera): cotefta Cit- tà- ne fornifce alle due Indie,- dove fé ne fa un confumo immenfo. Il grolTo di tali pippe, comporto di dodici doz- z'me , non cofta alla Fabbrica che trenta- due ioidi moneta di Olanda;- paflìamo ora a indicare in poche parole la ma- nifattura ch'efigonoo Allorché fi è trovata delia terra propria per far pippe , la fi lafcia lec- car perfettamente in un magazzino ; dipoi fé la rtempera in un tino pien d'acqua per renderla maneggievole , dopò di che la fi fa peftare e battere bene, facendola paflfare fuccelTivamen- te in altri due tini , alfine di mefco larla in maniera , che il fuo colore idivenga perfettamAite uniforme ; final- mente la s' impatta ; e gli Olandefi , per queRa ultima operazione , fi fer- vono d'un mulino deftinato atal ufo; tutto ciò- richiede del tempo- e delle attenzioni. Preparata in tal modo la terra, un' Operaio ne prende una quantità fuf- ^ ^ ficiente per fare una pippa ^ né pia' né meno , il che è efienziale daoffer- varfi . La va rotolando, dandole predo a poco la figura che deve avere; for- ma di quefli cilindri dei fi-Ccetti che dirizza in piedi, e li lafcia feccare fino a un certo punto : li fcpara dipoi , e fora ciafcun cilindro, da un capo all' aJiro , con un lungo ago , o picciolo fpiedo di ferro unto d'olio , lo mette in una Rampa di getto, parimente un-^ ta d'olio , che ripor.e in uno ftVeftoio^ unto ugualmente, aiii^nché riceva una' forma efalta . Stabilito in tal guifa il' tubo della pippa , trattafi di formare la tefta , offia il camminecto , il chs' Ci fa mediante due fìirumenti , de' quali l'Autore dà la defcrizioncv Dopo di ciò', fi difpongon le pippe fopra delle tavole , dove fi Jafciano feccare ancora' , ma a fegno che con- fervino una certa paftofità , onde po- terle maneggiare . Allora delle fem- mine le prendono una dopo T' altra j^ per levarne le bave , rifondare e pu- lire le teRe ec, Paffano nuovamente i' -go di ferro in ciafcun cannello, af- fine di poter fare tutte quefte opera- zioni fenza romper le pippe . Il loro lifciatojo è un'agata ,- o una pietra' focaja . Crederebbefi che ciafcuno di cotelti Opera; non .guadagna che due o tre foldi di quella mojieta per ogni groiTo , cioè per og^ni' d'odici- doaziae' di pippe ? Altro non rimane che cuo- cer le pippe , il che fi fa in fornaci' coftrutte a quell'ufo , e vi fi difpon- gono con fomma induflria intorno a:' piccioli pilaftri d'argilla, che chiamane' candellieri. Tale è la ferie delle manipolazioni rteceffarie per fabbricar le pippe diter- ra ; ma quando efcono dalla fornace y non hanno quel brillante, quello fmal- to che ne forma la bellezza, e che fi amniira in q"ueile di -©'anda : quefto vi' fi dà mediante una vernice , di cui i Fabbricatori fanno un fecreto ; ma che verifimilmente non è che uncompoftc di fapone, di gomma e di cera bianca che fi fa fonder, neil'^acqua . £' purè- degna di oflervaaione 1* arte d' imbali' liare; 6z lare una merce così fragile , e dì traf- ^ portarla fenza accidenti , in lontani paefì. Thf della LETTERA PRIMA ì)el Signor Griselini ec. al Signor Arduino , ec. IL Danubio é qui vafliffimo , ed i monti che guernifcono entrambe le ' fponde fono sì ftraordinariamenle dif- pofti, e di sì fvariate figure ed affet- ti j ahri di verdura coperti , ed altri totalmente pelati , che ne recano la più bizzarra profpettiva , Tre antiche Torri merlate , refìano . ancora intatte a pie d' uno di fiffatti monti dalla banda del Bannato , epen- fo là effere Rate ftabilite per tener guardato un vicino pafìbche dà accef- fo nella contrada di tale Provincia no- minata Clifura , ma che ne' baffi fe- coli coftituiva la più gran patte del Comitato di ^^arafcow, dalla città di Karafccwa, che ora è cangiata in un Valaco Villaggio. Dall'altro lato avvi un luogo abitato detto Golumbigna, e pafTato lo fteflfo, vedefi "i Danubio, già fcorrente ptr un alveo di grand£ am- .piezza , cacciare entro uno Rretto non più largo d'un tiro di pifìola . AH' entrar in quello , e poi a trafcorrer- nelo ofTervai : i. che il fiume ivi ha per tutto giandiffima profandità ; 2. ehe corre velociffimamente ^ nell'atto {\.ft<^o che le di lui acqae tratto tratto iì aggirano vorticalmenfe ; j. che le montagne delle fponde fono come ta- gliate a perpendicolo , e che così con- tinuano pel rePtO dello ftretto niedefi- mo. Chi da ciò non vede effervi fta- lo x.\n tempo ch'effe acque Danubiali emularono in altezza quefte montagne; ch'elleno col loro enorme pefo ed im- peto ne le minarono cominciando dall' aito; che cosi praticaronfi un canale per cui paflare, che ognor più appro- fondironlo , e che quindi fattofi un e- iìto, difcefero gradatamente al fegno i in cui trovanfì di prefente , potendo allora fcorrere liberamente mediante l'inclinazione de'fuoli, fu di cui fi (te- fero, fin laddove arrivarono a conton- derfi con quelle del mare poi detto Ponto Enfino. Col nome di Mala-Golombigna di- ftinguefi l'ingreflfodi quello ftretto; no- me impoftogli certamente sì p-rr la di lui proflmiiià al Villaggio in tal guifa chiamato , di cui diedi cenno , come perchè il paffiiggio ne fia pericolofifll- mo j maffime quando facendo vento, e fcendendo quefti furibondamente da' circoftanti monti , vien a colpir fulle acque , e le agita nelle anguftie del fito in cui trovanfi riftrette . 1 Roma- ni , temendone il palTaggio, forfè più afTai che non temefi adefTa , perciò nelle pendici de' monti dal lato della Servia , che dirittamente vanno a na- fconderfi fott' acqua, fcavarono a for- za di fcalpello dei profondi forami quadrati per configgervi entro le teRe di groffe travi , fopra le quali addof- fate per lungo altre minori travi o tavoloni, rimanefifevo così formate del- le vie ammovibili , ma che facefifero r effetto fleffo di quelle di Tactalià già indicate , cioè di poter, camnni- nando fulle medefime , trafcinar ina- vigli, e dirigerne il loro pafTaggio in- nanzi di entrare nello flretto , e per grande eftenfione dentro il medefimo , Il Marfìh non fece avvertenza a co- tefti foraini, benché fi veggano da o- gn' uno che per di là pafll per lung.o tratto , cioè fin oltre ad un infigne monumento in faccia ad Ogradina , di cui darò conto fra poco . Prima, Signore, deggio dirle , che acciò i noftri barca] uoli prendefiTero fiato, fatta arreftare la barca alla pen- dice fparfa di ruderi d' uno de 'mon- ti coftituenti 1' oppofla Bannatica fpon- da dello ftretto che da noi percorre- vafì , falendo frattanto con non poca fatica alquanto ali' insù d' elfo monte, trovammo, benché nafcofto da fpine- ti , e da altri baffi arbufti , un buco alto appena quattro piedi , e largo due, che dava accelTo in una caverna, nel- la la q«a!e, dopo aver alcun poco efita- ,to , al fine la cuiiofità ci fpinfe ad entrare. Ella è vada poco meno del monte, e lion interamente tenebrofa poiché riceve alquanto di lume da un* apertura ovale avente circa otto pie- di di diametro, praticata dalla natu- ra nel fammo vertice della montagna, ove il mafTo parvemi che non avelTe maggior groflTezza di cinque in fei piedi. Un maflìccio, ed altiffimo Pilaftrone, ferve come di foftegno alla volta dell' enorme duomo, la cui figura fi acco- fta a quella di un cono, ove la bafa forma il piano della caverna medefi- ma . Può contenere certo entro di fa ■ quattrocento uomini . Il Pilaflronefud- deuo, o il malTo che lo cofèituifce, è un compoftodi duegrandi (irati per- pendicolari , Qientre quei delle pareti del duomo camminano per tante dia- gonali. Alla metà del piano di tale caverna fi vede rifalire un altro maf- fo che fembra profondato nel piano ftefTo , e dove quefto finifce evvi una buca piena di faffi , e d'acqua , che fgocciolando dall' alto , ftabilifce qui una fpecie di pozzo. Belle fpatofe fta- lagmie fianno attaccate alle rime del- la parete, d'onde geme quefl' acqua, la quale deve provenire da un altro ricettacolo fuperiore. Ella poi da det- ta buca penetrando pian piano inakr' inferiori meati per un picciolo diru- pato forame, zampilla fuori del mon- te llrifciando giù nel Danubio. Vedemmo qv".eft' ultima cofa allorché, ritornati in barca, fi profeguì nel viag- gio di cui eravam quafi prefTb alla fi- ne. Co ci venne annunziato pocodo- po dalla comparfa dell' infigne monii- mento che teflè ho indicato . Efifle queflo fu la falda d* un alto mallo dal lato della Servia , eh' ergefi rettamen- te, e va fpoglio di piante, fuorché nella fommità , ove da fcrepoli eji- me , fi allungan fuori dei piccioli ar- bufti . La detta falda per più di venti piedi in lunghezza è fiata a forza di fcalpello tagliata in guifa, che forma 6i * come un alto gradino , fupra di cui Ci può da un lato facilmente afcende- re e camminare, per meglio contefxi- piar efló monumento. Confifte iaifna Ifcrizione incifa a caratteri cubitali in un vatio cartellone foftenuto da due Genj alati di grandezza umana ciìn fopravi a cadauno da ambi i lati fcolpiti due Delfini , che terminino colle loro code ad una fpecie di Soffit- to o volta , ornata di compartimenLi quadrali, ove in uno del mezzo evvi fcolpita di baffo rilievo 1' Aquila Ro- mana colle ale difpiegate. Sotto fiffat- ta volta ritirandofi fpeffo al copertoi Turchi, e i Rafciani pefcatori dique- fti luoghi , e facendovi dei fuochi o per cuocer del pefce , o per rifcal- darfi, quindi tutti gli accennati lavo-- ri trovanfi affumicati ed anneriti, ol-' trechè 1* Ifcrizione é guafta , ed oblite- rata nella fua maffima parte, altro non leggendofi che le prime linee della me- defima così . IMP. CAES. D. NERVAE. FILIVS. NERVA. TRAIANVS. GERM. PONT. MAX. . . * Il difegno, recato parimenti dal Mrfr- /F/i di tale monumento , non ferve iti vcrun modo a porgere un' idea della magnificenza colla quale fu efeguito , e del fentimento, che infpira nell'ani- mo anche di coloro, i quali lo mira- no, fenza punto fapere il motivo che die luogo allo fiabilimento del mede- fimo. Qiiindi è , che incifi veggonfi con punte di coltelli , o altro dalla parte inferiore di quel maffo , in ca- ratteri altri Greci, altri S'avi, ed al- tri Latini, molti nomi di perfone dì varie nazioni, che furono a vifitarne- lo in tempi diverfi. Vi Ci troverà an- che il mio con quello del Cavaliere mio compagno in codefto perigliofo viaggio . Il Zamofo \a) fu uno de' primi che pub- (3^ In (tntiquie D^ìcia aKa.'cHis Ì3r>c, <4 pubblicò il riportato frammento d" ifcrizione tal quale io lo trovai , e così pure fta pretto '\\ Faùretti{ a) che ài lui deve avernelo ricopiato , onde rendemifi difficile capire perché il Ca- ro fe/ iV,; Tinti »»'.->5,QL *►' N. IX. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Natorale, e principalmente all' A xJu Commercio. ^ *■* Exacci^M» «* « 19. Settembre 177'S. Rijlretto d' una Memoria [opra l'arte ^ del Vafajo di terra , del Signor DuHAMEL DU McNCEAU , accre- fcìuta dal Signor J, E. Bertrand ( Dsfcrìptions des ^4rts Ì3n Ms- tiers i^c-, nouvelle edition augmsn- tée . ) QUefl'Arte confìfle nel fare del vafellama ed altre opere , con 1 dell'argilla, che s'imbeve d'' ac- qua per intenerirla, e impaftarla , al- la quale fi danno differenti forme, fa- cendola dipoi cucinare per renderla folida . Ma qucfta è ima definizione troppo generale , poiché abbraccia la fabbricazione della Majolica, e quella delle Pippe ; laddove il nome di Fa- fajo di terra non Ci dà che a quegli Opera) i quali fanno delle opere tri- viali , da vendirfi a pochifìTmo prez- zo . L' analogia di quell'Arte con al- cune altre, e particolarmente conque-l- la del Fabbricatore di mattoni e dite- gole , di -cui aLbiam data la defcri- zione a pag. ^oS del precedente vo- lume, nel quale trovafi parimenti quel- la della Porcellana , è motivo che il Signor Bertrand, per non fare qui una inutile ripetizione , rimette i Lettori alle cfTervazioni da ef!b fatte trattan- do dell'arte di fabbricare i mattoni ec. Se fi confiderà l'argilla in fé ftcffa , è cofa rara il trovarne di pura: la mag- gior parte è diverfamente conlegata e mifta . Se ne conofce di molte fpe- cie , ie quali fi difiinguono dal rifpet- tivo loro colore . Ve n'ha di bianca,- j^ tiuovo Giornale d' lì al. Tom. ìli. ^ di grigia , dì gialla , di rofla , di ttiN china , ec. Tutte quelle fpecie poifonoi effere impiegate per diverfe opere, fe- condo che r efperienza ce ne fa co- nofcer la proprietà . Ma rigiiarJandoft quefla foftanza unicamente rapporto al profitto che fé ne trae per le ftaviglie-, fé ne troverà di tre forta . La prima refifle al fuoco il pili violento, mafen- za acquiflare tuttavia la maggior du- rezza , né fu{Hciente compattezza per poter contenere deltè materie fufibilif- fime , com" é il nitro ; e quefta è quella che adoperafi per fare i rafi o gran crogiuoli nelle vetraje . La fé* conda acquifla n£l fuoco una durezza paragonabile a quella delle felci e à^i ciottoli , e refifte aMa maggior vioì-. lenza di elTo fenza fonderfi: la s'im- piega per fare i crogiuoli ordinari , e quella fpecie di (lo vigile che dicefi re- nofe, foggette però a crepare in paf- fando iflaiitaneamente dal freddo at cald'O . Evvi finalmente l'argilla {^^1^ bile , eh' è comunifTima, e della qua- le ^ì fa una gran quantità di ftoviglia e vafellami di pochiflima fpefa . Qiiafì tutte le floviglie s'intonacano d' una coperta vetrificata , o d' una vernice, fenza di che non potrebbero contener 1' acqua . Chiamanfi per altro terrs da fuoco quelle che , fenza fpezzarfi , poffono fopportare 1' improvvifa alter- nativa dal freddo al caldo , a fegno che fi pofibno adoperare per la cuci- na . Ma , come offerva il Sign. Ber- trand , è una chimera il credere che fi pofìfa far dei vafellami fodi e capa- I Ci 6 o ci di refifTiere al fvioco ugualmente clie quelli di metallo . Bifogna folamente dire che fono comodiflìmi , e fervono almeno per qualche tempo . Il Signor jDuhamel , Autore di quefta Memoria, dopo aver fatte alcune offervazioni pre- liminari fulla foftanza che vi s' im- piega, divide la fua opera in varj ar- ticoli, nei quali tratta dei quadrelli^ o mattoni, 'della maniera di ammollar- li , di cuocerli e didifporli j indi del- la maniera di fabbricare , con la ter- ra medefima, differenti utenfili daufo^ del lavoro che fi fa fulla ruota , e al torno'; della coftruzione dei gran vafi da giardino .; delle opere che fi fanno in parte al torno , e in parte fulla tavola; di quelle che fi fanno intera- mente con le mani, o con le forme; della maniera- d' infornare le ftoviglie e di cuocerle ; della vernice che fi mette fopra le medefime ^ di quella fpecie che chiamafi renofa , della ma- niera di dare a cotefla fpecie un color nero ; delle Roviglie d Inghilterra ; e finalmente della fabbricazione e cuo- citura dei fornelli e crogiuoli ec. Noi non parleremo dettagliatamente di ciò che inciafcunodi quelli articoli fi com- prende; ma ci riftringeremo ad eftrar- ne folamente quello che può eflfervi di più intereffante- La prima cura del Vafajo dev'e|Ter di fcegliere bene la materia che im- piega , e di fepararla dai corpi etero- gtnei che fovente vi fi trovano mif- chiati ; d-opo di che vi aggiunge del- la fabbia , più o meno , fecondo la fua qualità riconofciuta , e la impa- fta. Quefia operazione fi fa , preffò i Francefi , calpeftando l'argilla co" pie- di . Nella Svezia s' impiegano a tale effetto dei buoi attaccati ai braccio di un albero che gira fopra il fuo affé ; ma ficcome cotefti animali amano di rimettere i piedi nei medefimi buchi che han fatto, ci vuole qualcuno che riempia le traccie , e ne porti fuori le immondizie. Gli Olandefi , per im- pattare l'argilla, fanno ufo di un mu- lino , il cui efletlo è ancora più fi- curo. * Il nodro Autore , trattando della coftruzione dei quadrelli , non parla fennon di quelli che fi adoperano per fare il pavirnento negli appartamenti, I Fabbricatori di majolica , come è già noto , fanno dei quadrelli inver- niciati , della materia medefima di cui fon fatte le padelle e le ftufe , e fo- pra i quali difegnano delle eleganti figure; ma fiffatti quadrelli non s'im- piegano già pei pavimenti , ma princi- palmente per incroftarne le muraglie. Il Sign. Bertrand fa quivi , un" olfer- vazione economica , la quale pruova con quanta attenzione ei fappia rif- parmiare la borfa dei Dilettanti di tali ftudj. ,, L'Autore di quefla defcrizio- „ ne, ei dice parlando del Signor Du- ,, hiirml , giudica bene di dare nove „ tavole, per dimoftrare che con d«i ,, mattoni quadrati, partiti per mezzo „ in due colori , fi può formare no- ,, vantafei compartimenti differenti ffi- ,, mi , e tutti vaghinomi . Siffatta „ fcoperta , fé pure è tale , non fem- ,, bra meritare che fi faccia la fpefa ,, di tale incifione . Ella è cofa evi- ,, dente , che variando la forma dei ,, colori e la pofizione dei quadrelli , 5, fi può fare un' infinità di compar- „ timenti .*' Le Arti della natura di quefta fem- brano a prima vifta femplici e di fa- cile efecuzione , perchè fono comuni. Quando {\ vede un Vafajo lavorare ai- la ruota o fui torno, pare un tal la- voro facilismo. Nonpertanto ci vuo- le molta deflrezza per ridurre tutta la terrra a una groffezza uguale, tenen- do una mano dentro il vafo e l'altra al di fuori : fi accrefce la difficoltà, e fi fa meg/io conofcere l'abilità dell' Artefice , quando ei vuole, ficcome occorre fovente , che un vafo abbia maggior groffezza in certi luoghi, che in altri ; il che egli efeguifce con la neceffaria precifione, fenza fervirfidel rompaflb , né di nelfun' altra mifura . V è ancora di più ; egli diftende , o , ritiene la terra a fuo talento ; di ma- i niera che, avendo fatto un vafo trop- • pò largo j egli lo rende più ftretto ; e più 1 e più ba(Tb fé l troppo alto . Sì pnò-JC la maciiva efattamente, riefce inegua^ dire eh' egli ne fa tutto quello che vuole . Si ofTerva che i piatti rotondi fatti al torno fi rompono in linee cir- colari ; il che non Cuccede delle fto- viglie fatte" con le forme.. 11 lavoro cht fa (Ti con la mano , conlìflente nell' aggiugnere piedi , ma- nichi ec. ai corpi dei vafi fatti fu! torno , merita parimenti qualche at- tenzione . Per aggiugnere quefti difife- fènti pezzi folidamente , e in manie- ra che non fé ne diRacchino più, ba- fta che abbiano il medelìmo grado di leccore, che la terra di cui è formato il vafo . Con quello mezzo fi riefce di fare i vafi di una capacità talmen- te grande, che fi' fia obbligato a faili di molti pezzi. Ma è necelfario fapere che la mag- gior parte dei vafellami lafciano traf- pirare l'acqua, particolarmente fé con l'argilla fi mefcola molta fabbia . Met- tendovene meno^ non avranno quefto difetto ;. ma non potranno fopportare il fuoco j e a quell'ufo appunto fono più comunemente deflinati . Si cuo- prono perciò d' uno flrato di vernice ]'a quale , effendo vetrificata median- te la cuocitura , impedifce ali* acqua dì penetrar nella terra. Quella vernice 'ì\ fa col minerale da cui cavafi il piombo , o col minio; ma ordinariamente vi 3' impiega il li- targirio , vale a dire, del piombo cal- cinato , che mediante 1* azione del fuoco ha perduta una parte del fuo flogiflo . I Vafaj di Germania, fecon- do r oiTervazione del Sign. Bertrand , non fi fervono che di quefl' ultima materia . La fi pefla , fi flraccia , fi macina finilfima fulla pietra ; e affin che non diventi troppo fluida , vi fi aggiugoe una uguale quantità di fab- bia bianca e fina. Gettafi una conve- niente porzione di quefla miflura li- quida nel vafe che fi vuole inverni- ciare , e che è flato già cucinato; la fi agita e fi mefchia , rovefciandofi fìiori quella che non vi fi è attacca- ta . Portafi dipoi il vafe al fuoco per le e coperta di granellini. Se '^\ vuole che lofmalto abbia un colore bianco, mettefi venti parti di piombo fopra cinque di (lagno , e fi tanno calcina- re finaltantochè il tutto fia ridotto ir». Teneri ; e vi fi aggiugne la quantità d' acqua neceffaria per poter applicare la vernice ^ Ma bifogna oflervare che la menoma particella di graffo , che tocchi quella vernice , diftrugge tutto' . I il lavoro; i metalli ripigliano ki loro prima forma , e la vernice fpariCce. dalla fuperficie dei vafi ch'ella dovea coprire . In Francia fi fieguono due metodi differenti per applicarla . Al- cuni Vafaj , dopo d' aver formato il vafo, l'umettano leggermente, efpar- gono fulla fua fiipeificie la vernice iti polvere, di maniera che con una fola operazione fi cuoce la terra, e fi fon» de la vernice che fi vetrifica ; altri; preferifcono di metter fubito il vafe- nella fornace , e di applicarvi dipoi con un pennello la vernice ridotta co- me in pappa ,. il che richiede una fe- conda cucinatura . Qiiefto è un accre- fcimento di fpefa ; ma 1' operazione ne diventa più efatta ; e noi offerve- remo ancora col Signor Bertrand., che' non v' ha quafi neflun paefe dove non; fi fabbrichi delle floviglie di terra per ufo dei rifpettivi abitanti . Nelle cam- pagne , le femmine e i fanciulli fan^- no alcune volte delle fcodelle ed altri utenfili di terra , di una forma rego- lare , e che fono futficienti pei lorO' bifogni .. Si cucinano fempliciflìma- mente in forni di' terra argillofa, che fi fanno da un momento all' altro , e dei quali fi fa feccare la parte inte- riore , accendendovi un fuoco di erica o d' altri arbufli . Un Olfervatore di- ligente j e illuminato abbaflanza per non isdegnare ricerche di tal natura,, potrebbe renderfi utiliflìmo nel luogo- ove abita , applicandofi ad efaminare le differenti fpecie di terre , e i mef- cugli che fé ne potrebber fare , per dare delle ftoviglie o migliori o menO' difpendiofe. cuocere la vernice . Allorché non fé per r anno corrente dal- la Pubblica- Accademia Agraria degli Afpiranti di Concgliano ;. s, Data una Provincia di terreno fe- M race- , e ben popolata-, abbondante 3, oltre il fuo ccnfumo , di Biade , e „ di Vini ,. ma mancante di fieni, „ e di foraggi ,- e- in confeguenza di „ Bovini , d'fiintamente da: aratro , ;,. e molto pift. da macella i. fi ricer-^ ,; e* j quale potrebbe elTere il provvei ,, dimento più proprio e più efficace j, ad ottenere la moltiplicazione della „ fudJetta fpecie , e che infieme col „ v.antaggio pubblico potefìe combi- „ nare il prefentaneo iiuerefìfe indivi- j, duale de'Poffidenti..'* Le Diflfertazioni concorrenti al pre- mio, nelle forme prefcritte ne' Capitoli. dell'Accademia, faranno ricevute fino alla fine di Novembre proùìmo ven- turo .. ZQ, Giugno ijyS- Eraftcefco. Mohna Segì'etarto' ¥- LETTERA SECONDA DeJ Signor Frakcesco Gj?iselini aì' Chiari/fimo Signor Giovanni Ar- duino , in profegui mento del fuo Viaggio Danubiah , ove defcrivonjt le ferme Erculee Me^diefi ^ e ree ^ fi 7- refultato della Chimica- ^nalifi delle loro acqus , unitavi la notizia' delle 'Bramane antiche lapidee I/cri- zioni ivi difotterrcTte , e già trasfe-; rite in Vienna, nonché' di quelle ine- dite che tuttavia rejìano in tal luO' go , ed il dettaglio di altre offerva- zioni erudite, e di Storia naturale , fatte dall' ^Autore ritornando a Te- mefvvar .- Illustrissimo Sicnorf; Milano 3, Luglio 1778.- TRA i prirtcipali oggetti del mio- viaggio Danubiale defcrittole , Signcre,,nell' altra Lettera , ch'ebbi !' onore d' addrizzarls , uno , come accennai , efifendo flato quello di tras- ferirmi alle Terme Erculee- ,. quindi è che sbarcato col mio Compagno Sign.- Conte di 'l'oting ,cj nofìri Servi ad Qàra. Ofraclina, povero Villaggio Valaco neF militare Bantiatico Diflretto diMeadia, ed ivi provvedutici di-cavaJcature, non tardammo ,. cnd« avanzar tempo, a prender la via che conduce a Sckupa- neck . E' quefloiin luogo tra monti ,. quafi ai confine del Dannato colla Valachia occidentale ; il perchè havvi un Laz- zaretto pjr la contumacia di coloro , che dalla vicina Città d* Orfova , da Czernis , da Vidino , e da altri luo- ghi più lontani della Turchia voglian introdurfi nel Dannato per quella ban- da , d'onde la via per monti , valli , e pianure , mena a M-jadia, poi a Ka- ranfebcs , fegiientemente a Lugofch , e per fine a Te lefwrar . Vi fi trova anche una Dogana per le merci , e quegli, cui erane affidata la cuflodia , elìbendoci gentilmente 1' alloggio per la proifìma- notte , non elìtammo a profittare dell'offerta, comtìchc il cam- mino di lì alle Terme vada fp_ei3b in. fedato da ladroni, che trucidano in- umanamente i viandanti, dopo d' aver- ne! i fpogliati d'ogni loro averc- eli efempli fono infiniti , e ne ac- cadevano fin a' tempi che i Romani fìgnoreggiavano in quefte parti , co- me recane prova la lapidea Ifcrizione di qui trasferita a Viennanel 1756 (yi).. Quefta fervi di cipofepolcra'e a cejto Sergia Bajfo Decemviro e Qucftore di D.'^beta , il quale da codefta latina Colonia della Meka eralì partito per pafiara alle Terme fuddette,. ^ D. M. IVL. I. FIL. SERGIA. BASSO. DECEMVIR. DROBETAE. QVES = TOKI. INTEKFECTO. A- LATRONIBVS. VIX. AN.. XXXX. IVL. IVLIANVS ET BASSVS. PATRI. PIISSIMO ET. IVL. VALERIANVS ERATER. MORTEM. EIVS. EXECVTVS. Nel rimetterci la feguente mattina iri' viaggio , ammirammo la difpofizione de' monti , che fanno a Scfcupaneclc- vaga ed amena corona . Giunti prelVo alle loro pendici, ci fu' d'uopoxrafcor- rerle coileggiando da un lato il fiume Czerna , che va a sboccare nel Danu- bio attacco la vecchia Orfova, e dall' altro a paffare per lungo tratto dinan- zi agli avanzi di ungrande acquedot- tOj col mezzo del quale fé a'Turchi' fofl'e riufcito divertire dal fuo letto il detto fiume nel giro d' un anno , fé-- condo che portava un articolo del trat- tato di Pace di Belgrado, formato tra la Cafa d'Auftria e la Porta Ottoma- na , farebbe loro rimaRa in potere- una lingua di terra fpettante al Dan- nato , che fparfi contiene fette Villag- gi Valachi infieme col luogo delle Ter- me , che di aver in potere brama-- vano , Seguendo noi rale camm^ino , nojtt potemmo, fenza forprefa , mirare -un pezzo d'elfo acquedotto , che fu ne- cefTario praticare alle falde di un mone- te , che fporge in fuori confiderabil- mente con un gran maffo che ne for- ma il fuo fianco. Ivi è fabbricato tut- to di mattoni di terra cotta, difpofli in mafficcie robuflilTime arcate, come dicono a terzo acuto , le quali fi ap-- pog- (a) Sta incaflrata nella Taretè al lato deflro della gran Scala che condu^ ce mila e. R pubblica Bibliot&ca dì qfizlla Capjtak , ov' io poèeriormint& U vii- di , & confiderai .■ "7® poggiano al rasflb Tuddetto . TIu in là tiovafi la. bocca ddl'acquedotto, in cui però giammai non entrarono le acque del Czerna , perchè Ci sbagliò, aprendola alq-uanti pollici al difcpra del loro livello , e continuolìì in pari elevazione il rimanente di quella gran- de fattura nella curva per la quale fi dovette protendifrla . E' quefto il più notabile che vedeH da S^kupanek andando alle Terme ; viaggio che comprendendo poco più di due leghe, vi pervennimmo prima che il Sole fofie alla metà del fuo giorna- liero cammino . Rimaflo io là per circa venti giorni , efporolle qui dun- que , Signore , fenza interruzione al- cuna , le oflervazioni da me fatte nel corfo de' medefimi . Il luogo delle Terme confifle in una bislunga , e Rretta Valiicella , per la quale in un letto ripieno difaiìì d'ogni grandezza trapaiTa fremente il Czerna, dopo efifere Ccefo da un monte , che appellafi Morarut . Tale Valiicella va da un lato , e dall' altro guernita di monti dirupali , fcogliofi e tagliati non tutti, ma i più, quafi a perpendicolo , coiicchè rendono il luogo fteffo orrido e funefìo, febbene non del tutto fpia- cevole alla vifta , mailrme q^uando nella bella ftagione gli alberi j, e le pian- ,te trovanfi della loro grata verzura ammantate, e che le erbe fiorenti fpar- gono in quefti fai tale flagranza,, che l'atmosfera ne olezza tuu' all' intorno. Il Signor di Traugot D&l'ms feri ve, che quefti monti fono tutti di pietra calcarla , e non ftratificati ; aiferzio- ne che non avrebbe avanzata certa- mente, fé aveffe efaminato per cinque in fei mila piedi le rive da un laoanno, ora foìamen- te dopo il fecondo , ed ora folo dopo li terzo . Dajqutfta varietà 11 ricava non edere difetto del folo terreno. AIT incontro poi fé nafcefle folamente tal malattia da una nimica (lagione , re^ flerebbe allora tutto il Rifo dannegr giato ,-. e tutti ì Campi infetti : purè- così non è , poiché e le fpiche rcfta- no illefe più della metà , e de' campi una parte sì, e l'altra no ; e il Ca- rolo agifce più nei fiti alti , che noi* nei balfi ; più vicino agli argini , che noa ia mezzo al campo; e va il ma^ ligno , come ftrifciando , ad avvele- nare la Ricolta . Dunque anche l'in- fluenza della contraria (lagione oper* non da fé fola , ma quando trova il terreno che fia men rendente , né fi difenda . Mi fi permetta dunque ch'io- ragionevolmente creda che il Carolo^ e dall' una, e dall'altra di quedecaufs- derivi ► Adombrate , ie non fcoperte le cr^ gioni del Carolo nel Rifo adulto, do- vrei palTare ad additarne irimedj ; mai con tal nome chiamar lecofe, che ac- cennerò ,' non ardifco , perchè forfè pof- fono effer fallaci, benché peraltro con ingenua verità debba io due , che da) me ufate , e ufate collantemente, per- chè non s' abbia da fofpettarvi acci- dente folo , e cafo fortuito , mi porta- rono giovamento ; e certo ho ragio- nevoi motivo di ricotiofcewo anche da quelle. Prima però conviene che d'-un ri- medio io parli , che da qualcuno vieti fuggerito . Viene detto ?he fomma ca- sa 77 ra fi dee avere di feminare If Rifo «i; che psff^ fra il Carolo » ed il Selene nella Primavera più di boon' ora che poflìbi! fia mai , perchè dovendo tal pianta reftar molti mefi nel campo per xnatiirarfì , s' incontrano le notti fred- de anche in Agoflo , e le brine dell' Autunno vegnente che Io danneggia. no . Ottima cofa fu , e farà fempre il feminare il Rifo ne! declinar d'A- prile , e foilecitare la vegetazion del- la pianta, perchè a quel tardo tempo fatta adulta , e forte , i danni meno rifenta delle fredde notti', e delle bri- re. Ma io nel prefente Trattato non debbo trattenermi fu tal rimedio, per- chè, benché lodevolifllmo , non è ri- medio per il Carolo , che è la malat- tia fu cui verfo. Non po/To eftender. mi fu tutta la Coltivazione delRifo; ne l'Accademia il domanda . Ciò ch^ poffo dire è : che differenza notabile facciam qui fra noi , fra il Caro/o , che è malattia nella pianta del Rifo , ed il Sehne (quefto è il nome chequi £;li fi dà), il qiiale è un dannofo in- dulto fatto a! Rifo dal freddo . Refta nel Selone la pianta fempre fana , ed atta a ricevere il neceflfario alimento dalla terra per maturare i! fuo grano perfettamente, folo che il feddofcoa- certa le dilicate fibe del Rifo , e fé m qualche parte gaafla l' intera fpica , in altre, e ciò affai più fpeif^j , gua- fta molti dei grani , e molti no. Quelli che guaffa ciò fa coil' intirizzire i gra- ni, e difTeccanda la fcorza , tagliere il frutto . Opera il freddo quandt) ca- giona il Selone, come la grandine full' «ve, che danneggia molti grani in un grappolo , e molti falva> e quefti , fé Ja vindemmia è ancor lontana, giun- gono a perfetta maturità. Credefidun- ■^ue quel freddo come compofto di a- €ute gelate freccie, che divife ferifta- no qua e là . Certo è che que' grani che reftano illefi dal Selone , fono e grolfi , e bianchi , perchè la pianta non ofFefa può alimentarli a dovere: all' incontro quei che fai vati reftano dal Carolo , pe'chè ammalata è la . poteiTe anbmigliarfi a quella di qual- fivoglia fruttifero albero, il quale aiti* malandofi in tempo che è carico di frutta, s'ammalano quelle ancora , e reftano immature e. confante ; e alT /incontro, fé per una brina di Prima- I vera cade/fero di moltiffimi Eori , quei I che reftano, fonodaquell* albero, per- ' che fano , alimentati, e vengono alia loro perfezione le frutia . Ho una ef- j perienza io pure in prova che ilfred- I do non generi il Carolo , ed è : che un Carolo fpietatoche una Rifarà quafi intera mi rovinò, e per il quale acci- dente e ftudj. , e rifleffioni mi mifi a far fu tal morbo, fi formò in quattro o cinque giorni alla fine d' Agofto, che in quell" anno era ftato fin allora e fu poi , non fole caldo , ma ar- dente, Eftranei mali che al Carolo non ap- oartengono fono pure que' piccioli In- fetti , che rodon talora il gambo del Rifo : quefti piuttofto doni micidiali I creduti fono di malvagia ftagione, & quafi Locufta portati dai venti perfe- cutori ; né v' è rimedio ficuro per guar- darfene , ne valide armi p-ir metterli in fuga . Tali pur fono le pianticelle paraiTitiche ( delle quali ho fcarfa no- tizia , perchè nelle Rifare mie dure- rei fatica a trovarne alcuna ), lequa- li , come l'Edera agli alberi s' avvitic- chia , così quefte fottiìiirime , e de- boli non potendo reggerfi da fé fole» fi formano le fue radici nella fte/Ia pianta del Rifo , e fuggono da quel- la avide, e ingiufte il loro alimento; né poffono curarfi , com' è chiara co- fa , per effere cosi attaccate alla pian- ta. Non altro rimedio puòfuggerirfi ^ fé non che un.' efatta Coltura del ter- reno , ficchè e fé ne fterpino le radi- ci , e i malnati dannofi fenii fi fchiac- cino . Giacché il curarfi delle Rifare così di paffaggio fi è nominato, pre- go gli Agricoltori , che la caratura , replicata ancor fé abbifogna , tengano per cofa non fo!o utile , ma necefta- pianta , fono più piccioli , e di catti- ^ ria , malfimamente .in terreni facili vo colore , Crederei che la differenza >j?producitori d' erbe malvage . Se per mi- mifero rifparmiò di danaro' ó& tafuna t> è tralafciata. in tutto , o fatta in par- te , e non fecondo che il bifogno il; richiede j è di; un fòmmo danno al R,i- fo ; e fi- morde- fovente le dita, sde- gnato , e pieno d' un tardo> ci imiti! rimorfo il Cultore al tempo della, mie^ titura-j, perchè',, avaro di troppo ,. fi trova fotto= la falce piiV fafci d." erba, che non- di RJfo .. » R.!tornando ora. al Carolo , io. credo- dover fùggerire, per evitare tal morbo, non gli fcaldatoj^ dell: acqua. , perchè r acqua troppo fredda, cagiona, altri mali al Kfó , dei quali qui non fi trat- ta ;: ma il Carolo non mai , poiché tal morbo ,, i di cui fegni fon graf^ ftfzza , e ridondanza^ , non- può veni- re di là*. Bsnsì: raccomando un' efat- tilìjma- curai di lavorare afTai , afiàif- fimo il terreno 3 e oiTervare la qualità della Temenza, che (ìa dal!" ottimo Rifo tolta , e- ben- cuftodita .. Io la preparo a fomig!ianza= di quella del Eormento . Qiieflo è il mio ufoi ne' campi, miei .. Si fcegjie il Eormento per femina. nei campi piu' magri ,. cioè nei fìti dove vi fià fiato féminato tre anni feguiti, o due almeno ; fi miete ben maturo, e fi Iega> afciutto ,, e fi trafporta- full' aja, neJl? ore calde , fénza che lo toc- chi, rugiada',, o umidità di terreno , perchè facilmente lo. infradicciano. ri^ fcaìdandolo con fermentazione , poi fu* bito condotto ,. fé è poflìbile , fènza pioggia ai coperto j fi' batte- follècita^ mente per poterlo diftendere al Soie di Luglio ardente per due gioì ni , lafcian- dolo diftefò 5 già- fatto grano ,. la not- te che vi è di mezzOi alla rugiada ;,e ridotto COSÌ: perfettafnente fécco^ fi ri- pone inr- granajo all' altezza di uamez- zo piede, tenendolo moffó ogni altro giorno, fino^ al- tempo di: feminarlo . Qbefta regola', che rigorofàmcnte io fo tenere, preferva dal Carbone il mio formento anche negli anni che i miei vicini all' rntorno ne fono infetti . Io credo che- quella- rugiada^ medefima , che fui campo gli fa- male ,. full' aja , fòlo grano , con li due Soli ,, che gli fi, danno , formi una. certa, tonaca , e * crofFa a. quella femenza^ ] la qual poi"' in Primavera, refifla a quella maligni- tà, di ftagione ,, la. quale produce , e reca il. Carbone peftifero> chemagagna la Ricolta . Non ni' è ignoto- che dotti Soggetti , e Himabili al fommo, altre maniere: propongono- di preparare il Frumento da femina .. Ottime fono, e voleflTe il Cielo che efattamente ofTer- vaffe i di loro faggi avvertimenti chi' li mette in opera, che non fi vedreb- be qualche volta andar vana la lor fatica , Crederei però' fempre neceffa- no j. che non; foffe mai- rifcaldato il Frumento, o prima dando ammafifato- nella' paglia ,, o dopo in granajo , po- tendo- bensì; la calce , o qualunque al- tro ingrediente, dare al grano fili fpi-- ritofi , e difendiiori j ma non petratt- ano forfè ricomporre nel fuo primiero' elTère la- fna foRanza , alterata- una volta, che fofìfe da un violento bollorCj, da cui ,. a quei eh' io penfo , dipen- de il Carbone. Rifpettati peraltro da' me fono tali fuggerimeini,.e fé in ve- ce , per una femina. di qualche eften- fionedi campi , adopero il metodo mio,, è perchè, oltre ch'eHb è più facile, e; men- difpendiofo', non l'ho- mai tro- vato per molti anni feguiti fallace. Per la femenza dunque del Rifo ufj dell" 'arte medefima ;, e- ciò folamente per' tentar tutto contro il Carolo : e fug— gerimento quefto lo chiamo, ma non> rimedio, poiché in verità non ho pro- ve-da^ afficurarlo ; tanto più che del' Carbone nel Eormento fi puòcredere,. e quafi" certamente, che ne fia lacau- fa il grano rifcaldato ; ma del Caro-- lo fono ancor troppo ignote , o ani-- bigue. le vere cagioni ;, e ad. altro fin- ora le ho attribuite : ma^ non per tan- to ciò' che poco di fpefacofta, edi fa- tica , e che gievar forfè potrebbe, io? lo metto in opra .. Un' altra cofa è fuggerimento in- fieme, e rimedio. Se non è ficuropre- fervaiivo 3, io- lo credo almeno certO' tanto probabile ,, e- dalla efperienza; ' molte volte comprovato , che a ficu» rezza di buon efito affai fi accorta . Ma la difficoltà- fta nell' efeguirlo; poi- ché. thè la naturale ingenita avidità di far molta Rifarà , che, riufcendo bene , porta molto oro., tradifce :gl' incauti Agricoltori ; e noi porranno forte in efecuzione. Le Rifare, che hanno ac qua abbondante e perenne , fono per Jo più illefe dalia malattia del Carolo del Rifo già fatto adulto : però bifo- gneiebbe reftringere l'ampiezza, e 1' eftenfione de' campi , quando l'acqua non foprabbondi .; e facendo men Ri- farà , maggior utile ritrarne nel pro- dotto , che non con poca acqua far Rifarà affai grande , con 1* incertezza di poterla adacquare a fuo talento , e fecondo il bifogno perennemente ."Quan- do fi ha poc' acqua , fi va dividendo parcamente ^ e perchè or quella parte di terreno , or quella fi bagni a do- vere, vi fi lafcia troppo; fi ftagna , e flagnaado , il calore del Sole la fer- menta , e "quel fermento delta vapori corrotti , e forfè rovina il Rifo : cofa ■che più difficilmente f accederà , fé fi potrà innaffiare, e mondare con acqua' abbondante il Rifo , il quale dell' ac- qua è così amico, che per €(fa fola e nafce, e crefce , e fruttifica contento e grato. Quella cofa è neceffaria tan- to , che inutili e gli efperimenti , e i rimedj accennati , e tutti quelli che da altri accennar fi poteffero , fi rende- fanno affolutamente , quando l'abbon- danza e perennità dell' acqua non vi concorra, ed anzi non v'abbia il pri- mo luogo. Vorrebbe chi ha fcritto aver com- piuti i voti , e foddisfatli i defideri dell* illuftre Accademia , la quale per la pubblica utilità , e corr.im bene il Quefito propofe. Ma la difficoltà fom- ma che circonda da ogni parte un tal argomento , lo può fcufare , fé non toccò il fegno che fra le nebbie e V I ombre volle afcofo Natura, Spera pe- I rò che dai fuggerimenti fuoi , fé gli attenti Agricoltori non ne ritrarranno I l'intero frutto che fi fofpira , ne ri- i fentiranno almeno , mettendoli efat- tamenle in opera, un minor danno. * 7-9 Seguito ^slh LETTERA SECONDA Bel Signor Griseuni ìc. -al Signor Arduino , e e. IN alcune d'efTelfcrizioni comeché già fiano fiate pubblicate ed illuflrate d-aT afe ale Garofalo nella Dif- fertazione che diede a ftampa foprà quelle Terme, la quale citai nella mia precedente Lettera. Bensì ne reco qui cinque altre , le quali , rinvenute pò- (leriormente , rimangono ancora ine- dite . La prima giace in terra negletta prelTb la Terma detta Francifci Baad; le altre quattro danno inferite nella parete efieriore della Terma appellata Schindel Baad . HERCULL ET VENERL MERCVRIVS. PRAEFECTVS. CVM iVIS. UER- Sg HERCVLI. IN. VICTO. L. PCM. PEIVS. CELER. PRAEF. COOR. I. VBIORVM VS. TP* HERCVLI. SANC TO. SIiViONlVS. V. C. PRAESES. DACIARVM AESCVLAP. ET. HYGIAE. PRO. SALVIE. IVNIAE. CYRILLAE. QVOD. A. LONGA INFIRMITA TE. VIRTVTE. AQVA RVM. NVMINIS SVI. REVOCAVERVNT. T. B. A. EIVS. V. S. L.U. DIIS, ET. NVVIINIBVS AOyARVM VLP. KECVNDINVS. MAR. VALENS. POMPONIVS. EMiNVS. V. HVLCARVS. A. VALENS. LEGATI ROMAM. AD. CONSVLATVM. SEVE= :RIANLC.V. MISSI. INCOLV = :MES. REVERSI. EX VOTO Queft' ultima Ifcrizione è notabilif- fioia , concioflìacchè per effa refta con- •(; futato fenza replica alcuna, il GarO' foU fuddetto , in quella parte almeno della fua DiflTertazione {a) ove llu- diafi provare che le Terme di cui Ci parla , colTanne/Tovi Tempio venne- ro edificate ne' tempi degli Antonini, ^ Se il Confole Severiano che vi fi no- mina fu Ario Severiano , ebbe quefti tale Dignità nel 152 del R-^dentore -, o fé Servilio Orfo Severiano, quefti per- vefine alConfolato nel 1^4 ; cioè a- mendue nell'Impero d'Adriano, come può rifcontrarfi ne' Fafti Confolari , preflb il Mexzabarba , e nella parte feconda dei H^at tonar ìum temporutn 4el- Tetavio. Dunque le Terme Mea^iicfi , nonché il vicino Tempio Erculeo fuf- fiflevano non folo , ma celebri eran anche innanzi a tutti gli Antonini , giacché il primo di Elfi , che fu Elio Antonino Pio, non reftò acclamato Ca- Tare che all'anno dell'Era volgare ijS. j' Dunque o ad Adriano , o al di lui I antecelTore Traiano, conquiflatore della «Dacia, è forza rifondere l'onore dello l^abilimento sì delle Terme , che del Tempio .. Nel filenzio degli antichi Scrittori circa tal particolare , tutte le conghietture militano per queO.' ul- timo Augutto. tj Si profeguira • {a) De Thsrmìs ììsrculams nuper in DiKta Meiìis in pnef, b^ p(i£. 6^. trr N. XI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura , ALLE Arti, ed al Commercio. v: 3. Ottobre 1778. LA Pubblica Accademia di Agrì'cdh tura di Vicenza ha fatta recen- temente una perdita molto confiderà- bile nella Perfona del Nob. Sign. Co; kAhiouìo "Pajillo , uno dei piìi bene. iT.eriti Socj della medefima ; perdita che non può non riiifcire fenfibilifllma a tutti i fuoi Concittadini, non Jiieno che ai Dilettanti degli Studj agrono- mici . Dalle ricerche, attenzioni, tV tiche di quell'ottimo Signore ricono- fce l'Agricoltura Vicentina buona par- te di quella floridezza a cui è colà per- venuta quefl'Arte Madre. Oltre molti metodi , da effo con fommo proprio vantaggio praticati , e a comun bene- fizio ad altri comunicati , fanno pie- niflima pruova del di lui zelo , pa- triotifmo , abilità e intelligenza i di- verfi articoli che trovanfi fparfi in varj volumi di quefto Giornale; e panico- Jarmente la giudiziofa riforma dell'an- tico metodo Tarelliano , con fomma facilità adattato alla pratica e ai bi. fogni de'noOri tempi . Traevo Giornale rf' lì ah Tom. Ili, ^ La prelodata Accademia fi é dato r onore di partecipare all'EccelfentiTs. Deputazione fopra Je Cofe Agrarie I* ottima riufcita della Ventolana ( a > nei prati artificiali ; così pure del GelTb in luogo di altro concime peroiTerva- zioiii fatte da alcuni diligenti Acca- demici ; e parimenti la notizia della diffiifione per quella Provincia dell'ec- cellente metodo , indicato dal Signor Arciprere di Manfué , di coltivare i Ba- chi da Seta ; nella quale utile pratica- n fono fpécialmente diftinti i Signor* Francefco e Cecilia Modena {b) , al qua/e aggiunfero 1' ufo delle reti inte- larate, dal Sign. Abate Sauvages pre- cifamente defcritte , anche per farlL andare al bofco ; il Sign. Ab. D.Frrf». cefco Tortinari e Sorelle fue; il Sign» Vaolo e Cecilut Tittarìni ; il Signor Aurelio Todaro , e molti altri. Se ci riufcirà di avere in dettaglio tuttoci6 che i fuddetti Coltivatori di Bachi han- *no enervato in queft' anno , noi ne faremo la pubblicazione in quelli fo-^ L gli. (tf) 'ì^eì precedènte Volume dì qlteflo G'ornale , a pag. ^i. tro'vajt ufta èrevi^ ìftruzione if7 torno al modo di feminare , raccogliete e ufare la Ventolana , giù-, fta le fperie»ze delle primarie accademie d' ^Agricoltura , e principalmente di quella degli Afpiranti di Conegiiano. (^) Fin dal paffuto ^goBo abbiamo avuta i' attenzione di procurare ficurff notizie, nfguardnnti il prtdigìofo prodotto di Golette ottenuto dalla dUigenzct del valentijpmo agronomo Signor Modena , mediante ti metodo infegnato d.ti Signor arciprete di Mcnfu? . Feggafene la relaziona da »9Ì putfblidttn mt Jlutr). VI, a pag. ^1 del prefents Folumf» feli, ad oggetto di Tempre piìt perrua- «jj,Ioro Cicche non fi tocchino da nefTtma dere e render convinto chiunque della utilità incontraflabile dei nuovi meto- di ì'C nel tempo flelTo per far cono- fcere con quanto zelo ed attenzione ìs* impieghino quegli egregi Accademi- ci nel ripetere e diffondere le buone pratiche di Agricoltura. Consiglio di Reggenza l)el/it Tuhhltca Jiccademìa dì agricol- tura di Verona , eletto nella. Sejftone dei 6 Giugno 1778 , per il venturo triennio . ■Prefidente $ign, Marche/e Cabrielio DioNlsi. AnTe/for'i Sìgn. Co: Federico Bevilacqua; Sign, Marche/e Giovanni Sac ramoso , Depofitario . ffl». Michelangelo ìLoccaielii . Segretario perpetuo, Sigfi» Co: Zaccaria Betti, artìcolo di lettera dej S'gMor'K. C di y. in rtfpofta alle ricerche fat- tegli intorno al metodo da lui pra- ticato per confervare lungo tempo /Uva /ficchi alla vìfla e al fapore comparisca come frefca. •il . . , „ TNtorno poi ài confervare l'uva, J^ ecco il metodo eh' io tengo. Prendo "un barile od una botte con le doghe sì beo conneffe , che mn vi pe netti l'aria. Nel fondo di quefta botte fo un* letto di due o tre dita di crùf ca di frumento ben feccata in forno y oppur di ceneri tamifate, e fopra vi metto'ì grappoli d* uva , tagliati con cautela e diligentemente mondati da tutti i 'grani o" immaturi T o 'guafti : quefti grappoli devono efifer lontani tra jt parte . Sopra quello ftrato di grappoli diftendo un altro ietto di crufca , o di ceneri in modo , che i detti grap- poli ne fiano ben coperti -, indi ci met- to un altro Urato di grappoli ufando le fteflfe cautele; e così continuo alter- nativamente finché la botte è piena; avvenendo che l'ultimo ftrato di fo- pra fia di-crufra o di ceneri . Allora* cuopro la botte in guifa, che non vi parti r aria . Quello è il punto eden- . zialiflìmo a cui fi dee avere "tutta l' attenzione . In capo ad otto o dieci mefi , ed anche dopo un anno e piili, quando apro la botte, vi ritrovo l'uva così Tana, e quafi così frefca, conx' èra quando ve 1' ho melTa . Per farle riprendere 1' intera fua frefchezza, e tutta la pienezza e delicatezza di fa- pore che ha quando è frefca , rtaglio r eftremità del -grappolo , e lo faccio ammollare nel modo ^q{(o che fi fa dei fiori che fi mettono , come fi dii- ce , in frefca ; ma non nell* acqua i bi fogna mettere l'uva nel vino, ado- perando vino bianco per l'uva bian- ca , e roflb per le altre uve. Con que- llo metodo ho confervata e rinfrefca- ta quell'uva, che con tanta fua ma- raviglia io le ho fatto, afiaggiare quan- do è (lata qui ad, onorarmi aili pr^mi di Giugno . Se vorrà farne la pruova^, non avrà che ad ofifervare efattamen- te quanto le ho efpofto , avvertendola che r uva fia matura, e diligerìtemen- ìe mondata da tutti., i grani guadi e fcrepolati. - e'.; n-...v l Io vado fludiando ì modi ^di confer- vare i prodotti , giacché dalle iftruzio- ni di alcuni valenti Agronomi ho im- parato quelli di moltiplicarli . Vorrei ibprattutto ritrovar Jàmani ra di con- fervare i noflri vini per molti anni ; come pure di renderli capaci a refidc- re alla navigazione . Qaal vantaggio non farebbe quello pel noflro p;efectie. tanto ne abbonda ? Ho 'parlato agli Aifittuali ec. Si. . U A ti é' i iéiuìtò della LETTERA SECONDA pel Signor Griselini ^r: ài Signor Arduino;, ec. Già fi fa, e na Io atteftano auten- tici monumenti ferini parimenti in pietra, ch'Ercole riguardavafi qual protettore e confervatore della fami- glia Ulpia ( alias ColleB. Infcrtpt. antiquarum Dacia:. {b) C.TliniiVaneg, cap.XlF. nu/n.i, ir v. editìonis cum notis Schvvartit {S> aliorum. — (-f) f^ide VaìUant , M^diobardum , iy> Thefauruin Brandemburgiciim antìq. 'ì^ummipnatum . (d) ^pud Setvert. J^um. II, (e) Idem ibidem 7\^«'?;. ///. ^4 fccn da cercarli chi aveffe colto nel vè- io ; e mafllme che il medefimo Sign. é\ Crantz , efpofte le fue deduzioni «ella latina Memoria da lui data a fìampa fopra (ìffatte acque (a) , fog- gi unge : Heec cm»ia ita admitti pojfe dónec oradum caloris earum exatìus de- finì tum Thermomètri jufiitia , cujus )u- ditìiim mihi ctb aliquo referri Vhyfico enixe pofiuh. ^ oioi A rilevare tai gradì di calore , ef- fendofi poi compiaciuto quello dotto Autore eccitarmi con una fua obbli- gante lettera , fcritrami da Vienna , quindi fu codtfta la prima cofa di cui ebbi premura , arrivato che fui alle Terme . Alle ore quindici del giorno fedicefimo di Giugno del 1776 , ftan- 9 é.Ottalmico maggiore \ *7.0ltaimico mmore JS. Febbrifugo ^.Centra i Tumori iio.Bagno di S. Francefco 112 117 118 56 50.Ì 36. 39- S9' $0. 36. 58. 28.^ Da qnefta tabella apparifce , che le acque del Bagno artritico , e del vici- no Embrocatorio fono le più calde di tutte, che vi feguitan quelle del Fon- te febbrifugo , poi dei Bagni de'Ladri e Otiaimici , fucrefiTivamente della Terma fcandolare, dei Fonti centra i tumori e calcareo ; é filialmente di S. Francefco . Dietro quelle oflèrwazioni , ecto le altre che feci, giuntevi le notizie che raccolfi dalle genti del luogo. I. Che alcune tra effe acque di copiofe che fono ne'tempi piovofi , dello fquaglia- mento delle nevi , e mentre anche il Czerna trovafi in foprabbondanza, di-' vengono gemitivi allorché le ftagìoni corrono afciutte, IL Che altre conti- nuano in ogni tempo nell' ordinario loro profluvio . IH. Che una , cioè quella febbrifuga , balza in alto dalla orizzontale rima , donde fcaturifce, a guifa di zampillo . IV. Che di fomiJ glianti zampilli fé ne vedono ergerli pur anche fin oltre un palmo al drfo-; pra del pelo del Czerna ; fegno ma- nifeflo che ne fgorgano parimenti dal fon»do del fiume. V. Che tutte fiffat- te acque fono limpide e criftalline » fuorché quella dello fcoperto Bagno calcareo , la quale apparifce albeg- giante , o piuttofto di colore lieve- mente lattiginofo. VI. Che tutte han- no un fapore falfo ed amaro , e che purgano il corpo bevute in gran dofe. VII. Che dalle fteffe un alito zolfureo n'efala , il quale più o meno ferifce l'organo dell' odorato , maffirae ba- gnandofi nelle medefime . Vili. Che intingendovi entro un pannolino , e lafciato afciuttare , • tal odore vi G conferva lungamente . IX. Che in al- cune è lieve, mentre in altre è affai gagliardo , e fegnatamente nell'acqua del Bagno fcandolare. X. Che tracce di rifioriture di fegato di zolfo miranfi fulla rima donde fgorga fuori l'acqua del Bagno artritico , nonché fui ter- reno pietrofo per cui trafcorre innanzi di capitare nel ricettacolo che l'acco- glie . XI. Che fimili rifioriture regna- no altresì nell* antro, fudatorio che gli Ita vicino , e malTimamente fulla fi> per- (tf) // titolo n" è: tienrict Joan. T^epomucoji Craitz, is^c, ^dnalifeos Therm, Hercii/anearwn Dctcne Trajctni i^c. FisnniX 177^, pèrfide della rima doiid* efce il vapo- 5f? re . XII. Che ciò pur è cofpicuo fu!, la picciola volta, della bocca ef alante jin pari vapore , che fta dietto l'cdi- fizio nel quale è'inclufo il Bagno de* Xadri, da cui p^Ur inferiormente forte 1* acqua che ne lo forma , XIII. Fi- nalmente eh:, eXpoflo l'Oro, e l'Ar- gento al detto alito , e fpecialmente ai vappri efaJanti dalle due teftè no- minate rime , reftano viziati i loro colori talmente fin a divenir nericcj . Di tutte tali cofe accertato, intra- prefi r analifi dell' acque, intento col maggiore fcrupolo a non dipartirmi dal proceflb (erbato dal Signor di Crantz , perlocchè al paro di lui, e del Zagonì mi valfi nelle prime prove ad umido di liquore d'Orpimento , dello zuc- chero di Saturno , di olio di Tartaro per deliquio, di polvere di Galla quer- cina , di foluzioni d' Argento, e di Mercurio, fpirito di Vitrjolo, di Ni- tro ec. Le feconde per via fecca con- fiftettero nei far evaporare effe acque, fempre in ugual porzione, con modico fuoco a bagno d' arena , onde averne così di tutte li refjdui , e vedere in qual proporzione fi attrovano i loro componenti. Di tali prove ne recherò il rifulta- to, dopo che avrò efpofto brevemente quanto delle fue il citato Signor di Crantz nededufTe. I. Che non può du- bitarfi effere tutteleacque Termali Er- culee Meadiefi della medefima natura . II. Che fé evvi qualche picciola diffe- renza , quello addiviene perchè quelle del Bagno di S. Franrefco, e del Fon- te ca\ca.te<è apertamente dierono del fale felenitico , mentre con difficoltà lo moftrarono le due ottalmiche , le fcandolari , e de* Ladri ,• oltreché to- talmente ne Io dinegarono quelle del Bagno , e delle gocce artritiche . III. Che di qui non può in effe derivarne grande varietà, mentre il detto fale fe- lenitico vi rifiede in sì efigua porzio- ne , che non merita d' efìfere curato , malTime non potendo effer ridotto a pefo . IV. Che nemmeno merita ri- guardo la povertà dell' elemento mar- .^ zi'ale , abbetlchè Ha fucceJnto di tro^ varne ne' fedimenti in copia maggio- re del fale felenitico . V. Che di qui fi refe manifefta la natura di codefto acque , infegnando I* efperienza , cha i loro principi coftano di uno fpirito fottile vaporofo flogiflicato con poca terra calcarla , ed affai quantità di fale muriatico puro calcareo, mentre quello felenitico non é, come fi diffe, da curarfi. Riguardo alle mie prove, quelle per via umida , tutte non combinarono con quelle de' Signori Crantz , e Zrf- s.oniy e così nemmeno le altre per via fecca. Ne* refidui, provenienti dall'e- vaporazione di cadauna d'effe acque, fempre , è vero , il fala muriatico calcareo ha ecceduto in quantità, ma in neffuna mancò anche di quello fe- lenitico' . Vi ravvifai eziandio ne' fedimenti di cadauna qualche picciola particella di terra ocracea , e fpecial- mente in quelle delle Terme di San Francefco e calcarea. Il fale muriati- co era di ftruttura amorfa , quello fe- lenitico in minuti aghetti di.colore af- fatto candido . Dirò in breve ch'effs mie prove moflraronmi, che le noflra acque fono di natura vitriuolico allu- minofa, e che non poffeggono la me- noma qualità alcaTin*-, giacché lo fpiJ rito fumante di nitro , qàeilo di vi- triolo , e r olio di zólfo verfato iti ogn* una di tali acque , ripofle in fé-' parati vafi vitrei , non diedero il meJ nomo fegno di effervefcenza, oltreché fi confervarono nella loro limpidezza. Distro queft' ultima prova era inutile cercarvi un nitro , ed il procurar di vedere fé recavano del fale glauberia- no ; prodotti che non mancano nelle acque zolfuree. Ma ella è per altro cofa notabilif- flma il prefentar che fanno fenomeni tali, per cui di primo afpetto debbafi giudicarle appunto per zolfuree, e dar ragione agli Antichi, fé per quello ad Ercole ne le confagrarono. Superiormente g à indicai , che tra- mandan elleno un alito zolfureo , e che viziano i colori dell* oro e deU* ar- argento; dal qua! effetto, fecondo af- fai Sapienti della Natura, può dedurli, che nelle acque" da cui è prodotto , regnavi decifamente uno fpirito àcido zolforofo. Il loro fapore falfo , ed amaro, la loro leggerezza e limpidezza , ed il vedere maffime da quelle fcandolari , de" Ladri e di S. Francefco , follevarfi di continuo delle bollicelle ,, le quali fcoppian non di rado con qualche lie- ve ftrepito , fon cofe parimenti che fembran indicare , che in effe rifiede quello fpirito zolforofo volatile , che da' Chimici è detto Gas. Finalmente quelle rifioriture di fe- gato di zolfo, di cui ho dato conto , che regnan fulla fuperficie delle rime, donde fgorgano fuore alcune di tali acque, e in due da vapori accompa- gnate, pajono efibire una certa prò- va , che uno de" principi in effe do- minanti è Io zolfo. Non avvi, che il più ficuro appog- gio della vera Fifica , cioè la buona Chimica , la quale poffa conciliare quelli fenomeni con le conclufioni de- dotte dairanalifi di fiffatte acque, per cui mi rlufcì rilevare che fon elleno di natura vìtrìolicoallumìnofa * Già ho detto che ne' refidui rimafli 3all' evaporazione delle medefìme, tro- vai affieme con affai falfi muriatico calcareo anco della felenite . Lffa(fcri- ve V. S. Illuflriffima nella lua eccel- lente analifi delle acque acidule di Ar- zignano nel Territorio Vicentino {a) ) è già da Chimici riconofciuta per una terra d' i>7do/e calcarea , fiata difciol- ta dall' acido vitriolìco , ìndi pacata per crìfiitllizzamento alla forma faliaa . EJJa è comune a tutte le a<^qui vitrio. lìche ed alluminofs , si a quelle che fcaturìfcono dalla terra naturalmente , che a quelle ridotte tali per infujìone , ^ 0 Idvamento di piriti , e di minerali l e di fojftli- piritofi , ne' quali V acida min^rkle • , c)>e congiunto all' dementa flogifiie^bi ' y vi efifle fotta la forma di vero zólfo , trovifi del fiogifto zolfureo fvincolato'y ed attualmente vitriolico o allttminofo , o miflo , fecondo là fpe- cie di'bafe metallica , o terrea cui fi è congiunto . ' Secondo quefla dottrina, mi farà fa- cile dicifrare tutti i riportati fenome- ni, e di render ragióne ancora perché tutte tali acque fono calde . e cosi perche tutte non godano dello fteffo i grado di calore . Dalla fua fteffa Me- i moria. Signore, teftè indicata, io trag- go un paffo, eh' Ella vi riporta, del Dizionario Chimico del celebre Ma- quer (b) , il quale porgendoci una giu- fta idea dell' alterazione cui van Sog- gette le piriti , coadurammi a fiffatto dicifra mento . „ Tutte le piriti , egli dice , con- „ tengono del ferro, e col ferro quali ,, tutte anche dello zolfo... Sequefti „ due principi trovinfi bene mefchiati j, infieme e polli in movimento da „ certa quantità di umido , provano „ un* alterazione (ingoiare, una fcom- „ pofizione . . . L'umidità le penetra „ a poco a poco , divide e attenua „ confiderabilmenté le loro parti; l'à- ,, cido dello zolfo fi porta d'una ma- ,, niera piii particolare fopra la terra „ marziale , e medefimamente fopfa „ la terra non metallica, il fuo prinn „ cipio infiammabile fé ne fepara an- „ che in parte , e fi diffipa . A mi- „ fura, che tali cangiamenti fuccedo- ,, no , la pirite diverfifica ; T acido „ dello zolfo che fi è fcompofto for- „ ma co* princìpi fidi della pirite dei „ fali vitriolici , alluminofi e feleni- j ,, tici.*' Poco dietroquefl'Autore fog- -» giiigne. „Non fi può dubitare in ef- ^ „ fetta (a) St-i nel Volume decimo del Giornale d'Italia ec. e trova fi pure in unti collezione di Opufcoli di quefio fiejjo autore . {b) Artide Pyrites. ;ì fetto ; che la terra racchiudendo ,y nelle fue vifcere degliammaflì prò- Pf digiofi di piriti di quefta fpecie , j, efle non debbano foffer ire nelle par- ^, ti fotierranee i medefimi cangia- ff memi , ch'effe provano all' aria , „ allor quando quella , e 1' umidità a. Tengano a penetrare dentro le ca- ^, vita che le contengono 5 ed i mi- „ gliorì Fifici convengono effere pio „ babiliflìmo che i fuochi fotterranei, 3, i vulcani, le acque minerali vitrio ^, liche, alluminofe , zolfuree, fred- a, de , e calde, non abbiano appunto „ altra Caufa, che quella forpVendente „ fcompofizione dì piriti.*' Che in fatti le piriti zolfuree mar- xìali, efiftenti in raodidiverfiffìmi nell' interno di affai moniuofe parti della terra , Gano i magazzini , da^ quali 1' acque vitrioliche alluminofe traggo- no i loro principj , non vedefi con quale fondamento poffa dubitarfene.Ch? fé così è , 'fubito dunque s' inten lerà perchè tutte le acque Meadiefi fiano di fapore falfo-auiaro 5 perchè tutte pili o meno puiifcano di zolfo ; per- chè annerifcano i brillanti colori deli' oro , e dell' argento ; perché preffo le forgenti d' alcune abbianvi dei ri. fiorimenti di fegata di zolfo, e perchè tulle ancora fiano più 0 meno calde. Indufi entro le vifcere delia terra 4«' circoftanti monti degli ammaffì pi. ritofi , e forfè non in grande diftanza dalle rimo dond' efcon all' aperto le acque ) che in paffando per gli fteflì gli tiene in diflbluzione > ed in fer- menta?1one, convien certamente, che quell'acque in nfcendo non fi trovino fvincolate ancora del tutto dall' acido zolfureo , di cui alla prima rimango- no impregnate > fin a fcaturire in al- cuni fui mefchiate Con delle moleco- le di queflo minerale in natura , don- 'de ne derivan full* accennate rime i rifiorimenti del medefimo che vifiveg- gono . Che fé tulio eie è affai natu- rale , Io è pure che abbiano un alitò zolforofo, e che moflrino tutti gli al- tri fenomeni fopra indicali , che in tali acque fono cofpicui , mentre d* altronde col mezzo dell' analifi chimi- ca non avvenga d'ottenere il fale mi- rabile à'ìGlaubero , od altro con baf« alcalina, ma femplicemente quello mu- riatico e feleniticoj prodotti entrambi di principj vitriolici edalluminofi, ri- sultanti dalla fcompofizione di piriti jmarziali e zolfuree ad un tempo rae- idefimó. Così capìraffì eziandio perchè quefle acque diverfifichino ne' loro gradi di calore, cioè dà I15). di farenheith , o jp: di U'edumur , 'fin difcendendo ai 96 , o iSi- Tale diifferenza rion può deri- vare , che dalla diftanza maggiore o minor? in e,HÌ^ giacciono ^U apimalfi piritofi , pe^ quah' effe trafcorrono dai fili ove fcaturifcono . E comechè il calore di queHe , che coftituifcono il Ragno diS.Francefco, (la al grado in- dicato dall' ultimo numero, quindi ^ interno attimaflamento di piriti, per cui partano, dev'effere il più dillante degli altri, che flanoo rinchiufi entra le vi- fcere de' monti all'intorno* ^i"^-- E certamente così va la faccenda , giacche jq. tempo d'inverno fogliona noti ■ di i-aldo reftar fenza> calore ^ per- chè meno purifcoqo dellealtredej luo- go , e giacché nel loro lungo viaggio rimafle fvincolate in gran parte del prin- cipio acido zolfureo , recano maggior copia che le altre ifteffa di fale muria- tico calcareo e felenitico con alquanti granì di terra ocracea . Ciò ne dimo» (ira ad evidenza la loro qualità vitric>- lico-alluminofa, fenz' altre ultetiori in- dagini. Si pr»f((£uìr4. * Si PREZZI CORRENTI DE" GRANI. *' Bergamo a misura Veneta: Addì II. Settembre 1778- Venezia a peso di Lib. 152. h Staro. Fermento ìnViazza Sììtuli Da T^ijìori Simile Ba Foyni - S:mi/e ■ Ih Tubblico da Feritici' Simile — Sor^o Turco SimtJe L. 18 : IO - L. 24 : — -L. 21 : 5 - L. 24 : — - L. 20 : 5 -I. 2^ : 5 - L. 24 : — - L. — : — -L.15 ; — -L. 16: IO Bassano a misvra Veneta. Tormento Simi/g ' Sorgo Turco Simik' t, 15) : 12 :►— -— L. 2<5 : 3 : * — L. 17 : 8 : L. 19: 12: — Udine a misura Veneta, Forme fito — • Simile Sorgo Turco 'L.27:>i— •L. jo: 15 • 1. — : — Treviso, a misvra VENETA,;5Ìy ,, Vormento- Simile- Sorgo Turco — -r Simile -L. 15 ; 2 : — L. 22 ; Il ; — -L.iS ; 12;»-; Padova a misura Veneta. Formento Simile • Sorgo Turco Simile ■ • L. 19:. IO L. 2j : — -t.f—: — ■ t. — : — Tormento' Simile • Sorgo Turco- Simile- ■—L. 21 : 4 — L. — : — — L.17: p I Vicenza a mt^ttra Veneta J Formento- *— — Simile- Sorgo Turco Lecnaco a misura veneta. Tormento' — Simile - Sorgo Turco • Simile- -L. IO : 3 L. 35 : 4 . 1.15; 2 t. 17: 2 Simile 1. 1^: — :— • L. 2j : 8 ;^— •L. iS : 4 : — ' L. 20: 6 ::^ Mirano a misura Veneta. Fermento'——'-' — • — - Simile— Sor 90 Turco- Simik' L. ri ;— ,*^J L.25M:.— L. 15 :•*-: — ''^^ '~: A\ cafo di pioggia vi fi raccoglie , e vi fi iferma più acqua , che negli altri.. Volend© TAgicmare fopra que^fta -ef-, perienza , fi potrebbe anche ^ire €(Te-'l rs l«gge coftairte , approvata ^alla ra. ] gione e dal fatto , che le pianticelle j .giovani , e tpecialment-e gli 'Ulivi , k Viti e i Mori , ^\ privi^no ad un ^ato tempo ttì' vivi») , o appena ■^o 'Ili a dimora , àtk loro fami ., perchè favorire o contraddire po- trebbero quello difcorfo, avranno gra- ta gli Amatori della lenona Agricol- . tuta Tale notizia, per tentare efTì pu- re e ripetere una così facile efpericn- za, e dar luogo nella replicata quan- tità dei Tifultati a più fodo e fondata ragionamento. I ■ Scoperta dì due fpecie di Cantaridi," credute forfè la cagione della, vor- rente morìa J^i ^elfi^ SOno Hate fpeJite alla Pubblita Ac- cademia di Agricoltura di Verona iue fpecie di Cantari it efapedi ; Tuna di xolor nericcio ( Fig. i. ) , 'e 1* altra verde (Fig."2.), diverfe anche di gran- dezza e di figura -, e differenti fpe- ci-alitiente nella 'forma degli editri, o fiano aftiicci , i quali nelle prime fi- ni^fcono acuminati , e ne!^e "feconde ad angolo ottufo . Dal vederne alcune ufcir di terra full" imbrunir della not- te , ed attaccarfi ai teneri rami dei j Mori-, "nacque 'il fofpetto eh' erter po- ♦, teflero la irida cagione della corrente moria r e tanto più , quanto che , dopo aver fucciato avidamente la Icor- za , lafciano iina< picciola puntura , dalla quale efce una gocciola di umo- re vifcido e negro , per cui cadono le foglie del ramo offefo, e fi pronoflica che tutta a poco a poco difìTècearfi deb- ba la pianta . Un O.Tervatore fcoper- fe alcune di quefle Cantaridi fopra i verdi ramofceili d'un Moro , pianta- to a Primavera ,. e le colfe fui fatto del loro cibar fi , e della lorfuga. Ri tornato dopo alquante ore alia pian- ta, ne- riconobbe nel dato luogo im- pnllidite le foglie, e n<:l fecondo gior- no vide- che ad' ogni picciola tocco tutte cadevano , e eh' era già dive- truto negro il fito della puntura.- Sembra veramente difficile ad ima- ginarfi, efaminando tutte le circoftan' ze , che da quelle Cantatidi nafcer poffa 1' origine di sì gran danno , e la morte di tanti annofiffimi Gelfi , fopra dei quali non furono oflervate mal per lo paflato. Pare chi mai può ftabilire fin dove giungano le mute for- ze degl'Infetti ? E' Rato peiò fuggeri- ro di fare una copiofa raccolta di co- ftoro , per introdurne la popolazione appiedi di qualche Moro vgcto e adul- to , onde ofi^rvare fé per le loro pun- ture comincino ad' impaffire e ad an nerirfi le foglie , e quindi a fèccarfi i rami , e tutta al fine perifca la pian- ta . Q.uefìa fp^rienza efattamente re- plicata darebbe badante argomento per convalidare o vincere il propofto' fof- petto .. tr «r « $X Fiìtè- de/ra LETTERA SECONDA Bel Signor Griselini ec, »l Signor ARDUINO' ,, ec^ STabllIto, merce una replicata fcrupo- lofa analifi ,. che talee pure quella di cadaun' altra' di dettte acque, di quf ogni dotto Prof:rtbre della Scienza fa- kitare fcorge fubito quali poffan effe- re le loro mediche virtù , oltreché il lungo ufo delle medefime avendonele pienamente manifeflate e flabiìite, ha fatto acquiftare alle forgenti donde fca- tiirifcono le denominazioni particolari che portano' y cioè indicanti i malori che valevoli fono a debellare ^ Dirò folamente che nel corfo di venti gior- no, che là mi trattenni', vidi un vec- chio Rafciano' reftar fanato perfetta- mente d* un* orribile piaga ^ che avea preffo la bocca , coll'aftergerla tratto tratta coli* acqua del fonte calcareo ,. dopo di aver per tre giorni , ^l^ie ore la mattina' ,. e du€ altre verfo fera , lafciata cader le gocce dell' embroca- torio detto G/ied^r Schwitz falla ftef- fa . Quefle, fpogliatala interamente della carne fungofa, la ridullera a grado di- guarigione . Le Donne irt cui fia cef- fato il corfo de' meflrui , o che fog- giaccian a fmoderato fluffo de* medelì-- mi, trovan nelle acq^ie del Bagno fcan- dolare un pronto ed eiFicacilTjmo ri.- ! medio , come lo è anche per le do- I glie d' ogni maniera , per i riftagnl cagionati da viziatura di umori , per i pili antichi ed oftinati reumi, ficco- me per difcacciare la rogna , ed ogtv*" altro morbo cutaneo . I Turchi de'Paefi limitrofi, adonta di aver prima a ftare in contumaci* per ventt giorni a Schupanek, vengo- no a bagnarfi in quelle acque non fa- Io per rifanarfi da qualche infermità,, ma anche per una certa confidei azio- ne che hanno per le fleffe . I Valachj^, ed i Rafciani Dannatici , e maffim^s, quelli che vi abitano preffo , ciò fann'^ Mi o per * ò per ferbarfi j come pretendono In falute, o per loro puro divertimento. Vi capitano il Sabbato verfo fera , e dopo aver mangiato infieme uomini e donne , promifcuamente entrano nel Uagno fcandolare, immergendofi nell' acqua fin al petto , e tuffandovi an- che i loro figliuoletti che tengono in braccio . Vi rimangono entro almeno pel tratto di due buone ore, ed ufciti che ne fono , involgonfi nelle loro fu- cide pellicce di caprone , ove fudato che han terribilmente , e quindi dor- mito in tutta tranquillità pel refto del- ia notte , arrivata la mauina , fanno ritorno alle loro cafe. Qiianto a me che, dopo di aver in- dagato i gradi del calore di quefte acque col mezzo del Termometro , volli fperimenlarnelo fopra me fte/To , rimafi dopo la terza volta colto da febbre sì gagliarda , che fé non era il Chirur- go delle Soldatefclie colà dimoranti , il quale mi falafsò tre volte in un fol giorno, avrei perduto la vita. Il Signor Conte di Tot'mi non tra- lafciò , per quarto ftava in lui , di proccurarmi i più poflìbili aiuti ; ma mancando quel hrogo di Medici , di rimedj , e d' ogni comodo , tuttoché gravemente infermo , la mattina dei j\. di Luglio ci fiaccammo dallo (teffo in pofta, prendendo la via di Meadia . Ella va dirigendofi a pie dimonticelii rivediti di bel verde , e per amene valli coltivate , prima accanto del Czerna , e poi del Bellarega , chenon Jungi da Meadia fteffa fcaricafi nel primo del^e fue acque . Pervienfi in qneflo Cartello, girato che s' ha all'in- torno un monte affatto fterile e di- rupato . Immediatamente paffato lo ftefiTo fcorgefi M fito , dove nel 17^8 vennero con fortuna combattuti iTur. chi dagli Auflriaci , folto gli ordini del fu Franrefco I. Gran Duca di Tof- cana , che allora n^n trovavafi anco- ra riveftito della Dignità Imperiale. JvJon CI trattennemmo'in Me:dia, che pochi tflanti , continuando fubito per monti e valli fin a Cernia, luogo d' altra fìazione , e noto parimenti per l^ un fatto d'armi fegultondl'anno fud- detto . Pofcia avanzammo per Slatina, dopo fcefo un monte di non mediocre altezza accanto del fiume Temes, che nato da picciola forgente nel monte Semnick , di qui poche leghe diftan- te , piega per quefte parti fcorrendo fremente in un letto ingombratiflìoio di faifi , e di pietre . Le montagne che ne bordan la riva fìniftra , prive d' alberi , e di erbe , fono compode di gran mafTì di pietra micacea , in cui percuotendo il Sole, fembra che fia inargentata . Quefta pietra altro non elTendo che un aggre- gato di minutiflìme fquamette fibrofe ftrettamente fra loro conlegate, mi fa inclinar a credere, che fìa un prodot- to del fuoco . Le montagne dall'altro lato , alle pendici delle quali era la via che da noi feguivafi , fono calca*» ree, e vanno ricoperte di folte bofca- glie di quercie e di altri alberi forti. In effe , mentre 1' armata Auflriaca aveva qui fatt' alto , inoitratofi ben innanzi per fare una partila di caccia il mentovato gran Duca , col Princi- pe Car/o di Lorena fuo Fratello, fi vi- dero d" itnprovvifo circondati, e ftretti da una Squadriglia di ben armati Maf- nadieri Valachi, che fervivano in gra- do di truppe leggiere nell'efercito Tur- chefco , il quale allora trovavafi ac- campato aCornia. h'Harun-Bafcia , o Capo della Squadrìglia , fcorgendo dal- la maniera , e dal portamento dei due Cacciatori , che altro non potevan effere , che Uffiziali del primo grado tra gli Auftriaci , in luogo di venire ad alcun attentato , gli aflìcurò che fé s'impegnavano con fagra parola di ottenere per lui e pei fuoi compagni il perdono da Cefare , e dal gran Duca di efferfi meflj dal canto del partito nemico , nonché dei ladronecci che a- veano commefTì , ridurrebbeli in fal- vo ai loro quartieri , quantunque il Bofco fo/fe per ogni dove ingombrato da partite Turchefche "poflate in ag- guato . Tutto venite loro i>roiìieffo, e dopo che il detto HarunEafcia , per nome Tietro Funzia, fcortaii gli ebbe fuo! i fuori del Bofco , e reflituiti falvi al Campo , ebbe fui fatto generofo gui- derdone coU'aflegno d' un annuo vi- talizio emolumento , ed il pofto di Capo dei così deilì V/aj/aJfas; fjrte di gente ftipendiate per eltirpare i ladri nel Dannato . Coftui viveva ancora mentr' io trovavami iik quella Pjr^- yincia . ih r,'(2iirLVLCRL ARBITER. HuSPlTIVM. MEM FACTOaVE. PARAVIT. MAR- MARCIO. TVRIONI. FRONTONI. PVI3UCO. ^ SEVERO. iPRAEF. PRA£T. IMP. CAESARIS. TRAIANI H ADRIANI. AVGVbTI. P. P, COL. VOMA. TRAIANA. AVG. DACiCA. SARMI2EGET, Quefl' lìitima Ifcmione fi Iia preffo il G' utero fcorr^tti-ffima ; perlocchè il Hehejio fo'fpettò che potéfs' efleTe fit- tizia. Il fu Mafchefe Sctpivne Ma'ffei , che ricopiala da xin Codice coiittntfite una ferie di lapidi Daciche raccolte dal Conte ^riofto , il quale TerbaYì nella Biblioteca del C.R. Collegio Terefia- no di Vienna , ne la dà più gafligata alla pag. xxii. miTn. ìv. dell' appen- dice al fiioMufeoVeronefe. Solo , che mentre leggefì nella lapid-a , come di- ligentemente olTervai, TVRÌONI, feri/Te TVRBONI , appunto al pari de- gli altriColJetlori , the in puòMican- dola lo precedettero ; ingannati forfè da un palTo .di Sparxi-ano nella viia di Adriano , ove di qiiefto tale Turione ha (Ti che : Lujìum Oìtietum fublatis gèn- tibiu Mcuris Ijuos r4'gebat , quia fafpe- Uhs Imperio fuerat , exarmaVit ; Mar- ciò Turbone Judsis ad àeprùmnàuìp tùmùhum MaUritaHhe deftinatb > » . -. Marci um Turbonem poft Maurka^ke "Prafe&urét: infulis ornatum Tànnonia: iyact\0.'V ) 3'ioisc^n ^t.'p sH-ì , -vii e P? ^,.T ►,:a rnU 97 N. XIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Natorale, e principalmente ali." Agricoltura^ alle Arti, ed al Commercio. v: 17. Ottobre 177S. REfafi palefe e cognita in alcune^ Provincie del Veneto Stato, ed in altre Confinanti quella malattia de' Mori che , connìnciando a manifeftarn nella pallidezza delle foglie , e pro- gredendo col diseccare le picciole ci- me , e quindi i più groflì rami , ter- mina nella morte della pianta , e poi nella perdita degli interi filari , nei quali infìerifce a foggia di epidemia , pensò r Egregio Noflro Accademico Signor Co; Car/o Bertoni che la prima caufa del morbo rintracciar fi doveffc nel coftume dello sfrondare annual- mente quegli alberi, e nell'ufo dipo- tarli troppo largamente in quella cal- da Ragione. A prefervazione pertanto della me- defima, propofe , con un fuo Progetto ftampato in Brefcia 1* arno 1776 , di Jafciare ogni Primavera ad un terzo di Mori le loro foglie per valerfenepoi nella fine della State , e nei principi dell'Autunno ; ftabilendo egli di prin- cipiare intorno alla metà di Agofto una nuova educazione di Bachi , che pen- fa dover ritornare a maggior utile di quello fé ne ricaverebbe in Primavera allevandoli fecondo la pratica ufata . Nella continuazione però delle pro- ve da lui e da altri fatte , e nella di- ■verfìtà delle opinioni intorno a quefto nuovo metodo nella pratica Agricol- tura , riproduffe in qucfl'anno un al- tro Libro ftampato in Venezia , e pre- fentato a tutte le Pubbliche Agrarie Accademie dello Stato , nel quale piìi ampiamente dilucidato il Progetto me- ^^ 'Hfovo Chrna/e d' Ita/, Tom. HI. ^ defìmo ; e Suggerito il modo di pro- trarre la nafcita delle ova de' Bachi a quel t€i^po , efpone altre ragioni che lo invitano a non abbandonarlo. Che però defìderando egli con lo- devole zelo che , tratti dallo ftimolo della gloria e dal premio di una Me-^ daglia d'Oro del valore di cinquanta Zecchini , verfìno gli efperti Agricola tori fopra così importante materia chc( tanto intereffa lo Stato e la Nazione, LAPUBBLICA ACCADEMIA DI Agricoltura di Verona propone da trattarfì il feguenta arJ gomcnto: i, Se fi provi con la ragione e con „ U fperienza ejfert veramente utile , „ 0 no a prefervare i Gelfi dalla cor. ,j reme morìa il rifervarne alternati' „ vamente una tanta parte ogni Tri' „ mavera , per ufar poi delfe tor fo^ ,, glie in ytgojìo ed i/i Settembre , in- „ cominciando appunto intorno alla mim ,, ta di ^goflo una feconda educazio- „ ne di Bachi i e fé quefta rìufcir pojfa „ praticamente vantaggiofa , 0 fio nel» „ la Kurale Economìa , a norma di „ quanto enumia nel fuo Vrogetto il „ Sign. Ce: Carlo Bcttoni . " Ognuno potrà concorrere, e le Differ- taiioni dovranno e/fere fcritte in Ita- liano . Gli Autori poi uniranno ade medefìme un vigliettofìgillato conen- trp il proprio nome , e fopra un mor- N to 93 to chiamato nel principio della Dif- * campagne , e accrefcerne i prodoftt : ferf azione. Quella DilTertazione che avrà ri- portato il premio farà la fola di cui verrà aperto il viglietto per pubbli. carne 1' Autore , e faranno lacerati tutti gli altri nella Sala Accademica il giorno fteflb dell'Aggiudicazione del- la Medaglia , il di cui valore è flato già depofilato dar predetto Eg. Acca- demico Sign. Co: Carlo Bettoni . Si riceveranno le DiflTertazioni dal Sign. Co: Zaccaria Betti SegretiLUO per. petuo, a tutto Tanno MDCCLXXXIII , • verrà deliberato intorno leniedefime, avanti l'Aprile Seguente. Verona primo Agofto 1778. "Progetti per prefirvare i Gel fi da//a corrente epidemica morta/ita , e per aume»tar»e /' entrata , riprodotto •co» nuove Sperienze ed OffervaziO' ni ; del l^ob. Signor Co: Carlo Bettoni , Socio delle Tubb/icbe ì agrarie Società di Brefcia , f^erona e "Padova i e dell' I. R. accademia di S^overed» , ec. In Venezia , np- prejjo Benedetto Milocco , 177S. in ottavo , dì pagine 102 ,1 oltre fedicì di Frontifptcio e della Dedicatoria alla Eccdientifs. Magiftratura de' Provveditori fopra li Beni Incolli e Deputati all' Agricoltura. BI tutti quelli che fi danno alici ftudio delle cofe agronomiche , e :upano in ricercare nuovi meto- ■é\ , in farne fperienze , la maggior parte non èmoffa che dal proprio par- ticolare interefTe; e ad alfro fine non alcuni , oltre all' indicato fine , che peraltro farà fempre da ripufarfi one- fto e lodevole, e che anzi farebbe da deflderani fi rendeffe più univerfale , vengono eccitati eziandio da un certo (limolo di gloria , che fi promettono dalla riufcita e dalla pubblicazione del- le loro offervazioni ; pochi altri final- mente , animati dal dolce air^r -della Patria , non con altro oggetto vi fi adoperano , che con quello di elTer u- tili alla Società . Ma tra tutte quefte cla(fi , quanti fi trovano, neppur nelL' ultima indicata , che fagrificar voglia- no il loro danaro per eccitar altrui , con 1* étficace (limolo del Premio , a verfare fopra i propofti argomenti , on- de per tal mezzo e quello e ^well' al- tro foggeito di Agraria Economia Ten- gano nel miglior modo polfibile trat- tati e difculfi ; ed abbiafi così , fopra gli articoli più importanti , dei fon- dati ragionamenti , delle utili ifiru. zioni ? Tranne i Principi , dei quali è dovere di (lato il procurare il ben ef- fere, la felicità de' Loro Popoli , e che per mezzo principalmente delle Acca- demie , con Premj ed Onori rifveglia- no i talenti , ed eccitano e i ptoprj Sudditi e gli Stranieri a fecondare le zelanti Loro paterne mire^ vuolfi du- rar fatica a rinvenire tra li Privati chi fi cutì d" innalzarfi a tal punto, è per quella parte avvicinarfi tanto ai Priti- \ cipi fteffi , procurando con l'etìfìcacrf- fimo mezzo dei Premj i vantaggi del- la Società. Un Conte dì Mnifzech è per tal ra- gione , come oggetto di ammirazio- ne , annunziato nei Fogli letterari, e particolarmente nelle Memorie della So- cietà Economica di Berna : lo è pure un Incognito , che nella Caffa della fono dirette le loro indagini , che a ^ Società meJefìma depofitò un Premio quello immediato di oaiglioraT le loro^p'di cento Luigi d'oro (<»); lo fono pa- rimenti (a) yeggajt t annunzio di queflo Tremlo ^ e del Trohk'ma da rifolverfi , ttet Volume fecondo di quefio Nuovo Giornale , a pag. 5) j. e 224. rimeriti tvitti quelli , che e in Inghil. terta , e in Francia concorrono a fo- ftenerc del proprio quelle utilifìTmie jftituzioni dirette ad eccitare l'emula- zione pel migl»oranf>ento delle Arti. Di tali Amici della Umanità none l'Italia noftra fterile affatto . Dacché ì Principi che la dominano , faggia- nientc conofcendo eflere l'Agricoltura quell'Arte Madre , da cui tutte leal- tre ricevon vigore e incremento , e per eflTe ampliazione e floridezza il Com- mercio , forgente della profperità del- le Nazioni , e della forza e polTanza degli Stati , hanno voluto onorarla della Sovrana Loro Protezione, epre- fidiarla co* mezzi i più validi , onde fai ir fi vegga a quel grado di perfe- zione di cui è fufcettibile ; videfi rif- vegliarfi in molti un genio tale per effa , onde , da qualunque fine ani- mati , fi occupano utilmente , chi in un modo , chi in un altro , neJ pro- curarne il fuo miglioramento. Il Sign. Co: Carlo Bettoni , Nobile Brefciano , Cavaliere per ogni titolo rifpettabilifllmo , di aurei coftumi do- tato , di afFahili maiiiert , di tratto umaniirjmo, di probità fingolare , ver- fatifllmo nelle Scienze , e delle più utili cognizioni fornito» ha voluto tra i molti diftinguerfi . Animato queft' ottimo Soggetto da un non comune Genio patriotico , e dal più fervido amore pel bene della Società , tutta 99 rf: vi fi adopera , e in tutti i modi piiì. efficaci per riufcirvi . Non contento di efTere aiTiduamente occupato nella ricerca di cofe utili , nel migliora- mento dei metodi ufati , nel rintrac- ciarne di nuovi , con replicati tenta- tivi , con differenti fperienze, e labo^ riofe e difpendiofe; ne pubblica tutto quello , tra le fue fcoperte, che giu- dica poter meglio influire al bene uni- verfale , facendone efeguire la {lam- pa a proprie fpefe ; e iunge dal far- ne un lucrofo commercio , ne deflina tutti gli efemplari ad efTere gratuita- mente difpenfati agli Amatori degli Studi economici (a). Ma qui non fi ferma la generofità del noflro Autore. Ei va cercando gli oggetti più impor- tanti di rurale Economia j e formao- doi:ie giudiziofi Problemi , li fa pub- blicare per mezao delle Accademie di Brefcia e Verona, depofitando del pro- prio nella Gaffa delle medefime i Pro- mj , non aànoù ciafcuno di cinquan- ta zecchici» da e/Iere difpenfati a chi, a giudizio delle Accademie fleffe, avrà meglio e più adequatamente rifpofto al rifpettivo Quefito (3). Quello dell* Accademia di Brefcia, che annunzie- remo quando farà formalmente pub- blicato , dee verfare fopra i modi di moltiplicare i beftiami buini e peco- rini col mezzo delle foglie e frafcha degli alberi , fenza danno degli altri Prodotti . L'altro di q.uella di Vero- N 2 na. (<«> T^e/ paffato anno i-j-j-j ^ fece ftampare il feguente Libretto , arricchita ài tre tavole incife in ram» =: Penfieri fu i Fornelli della Seta efpofti dal Conte Carlo de' Bettoni all'Accademia d'Agricoltura di Brefcia* In ottavo y 1777. ib) Oltre i due qui accennati , altri Tremj ancora ajfegnò , tra i quali uno ài cento zecchini per la miglior raccolta di Favole ad ufo dei Fanciulli «r., donde abbiano i Jemi d' una buona educazione , e un' utile tfiruzione adattata alla tenera, loro età , ec. In compagnia col l^ob. Sign. Co: Luigi Arici di Bre- fcia mantiene un .Alunno nel Vubblico Collegio Zoojatrìco di Tadava ad ap^ prendervi la Medicina Veterinaria . Bd fatto fare^ a proprie fpefe ^ dìverfi viag- gi al chiari fftmo Signor ^b. Pilati , Segretario della Tubblica Jiccademia di Bre- fcia , non folo in varie parti del Dominio Veneto , ma ancora in ejìeri Stati , per ojfervare k naturali produzioni , le pratiche rurali , (d altri utili^ oggetti economici. 100 ra , che abbiamo efpoRo qui fopra , 5fe è dedotto dall' Opera fteflfa , di cui iìamo ora per parlare . La foftanza e il fine del Progetto fi rendon già manifefti dallo ftefTo Pro- blema . Altro dunque non ci rimane a dire , fennonchè , avendo il prelo- dato Sign. Conte recitato queir Opuf- colo nella Pubblica Accademia di Bre- fcia nel mefe di Marzo dell'anno 1776 , lo fece'ali ora [lampare . Ma avendo poi fatte pofteriormente, ed anche da altri raccolte , nuove fperienKe e ofTerva- zioni , che il Progetto fteflo in gran parte confermano, ed in parte lo cor- reggono e riformano , fi è egli deter- minato a pubblicare anche quelle, af- finchè poflano fervire ad altri di ecci- tamento e di fcorta a verificarne con replicate prove i fucceflì , trattandofi d* un oggetto così intere(Tante la ru- rale Economia ; e nel pubblicare que- lle ha creduto necefTario di premetter- vi l' accennato Progetto , onde abbia- no i buoni Agronomi Efperimen latori r intera notizia del Piano da lui prò- pollo. In quella nuova edizione ne ha però egli omefla la Introduzione po- ftavi allora , la quale , febbene gio- verebbe a rendere informati i Leggi- tori dei motivi che lo hanno indotto a pubblicare il fuo Progetto , tuttavia fi è , per buone ragioni , perfuafo di ometterla , giacché fiifatta omiflìone niente toglie ali* integrità del fuo af- funto. Potendo gli Studiofi delle Cofe eco- nomiche procurarfi 1* Opera agevol- mente , ed e/fendo d' altra parte ne- cefTario che tutta la leggano per for- marfi una piena idea del Progetto , e dei modi praticati per procedervi, cre- diamo fuperfliio di darne qui un eflrat- to diffufo , tanto più che ciò facen- do , dovremmo nerelTaria mente rife- rirne dei lunghi pezzi , il che ci fa- rebbe oltrepaflTare i limiti di un e Uratto. LETTERA Del Signor Vrofeffore de Sax/ssureJ al Signor Senebier , Bibliotecario della Hepubblica di Ginevra , nella quale defcrive le qualità e i difetti di un Igrometro da lui immagi-^ nato . ,, Signore. „ T TO Ietta con fommo piacere la JTjL voflra Opera fopra gì' Igror > metri ; effa è ripiena di nuove e in- tereffanti ricerche ; e contribuirà non poco a mettere i Tifici fulla ftrada di trovarne uno che adempia alle con- dizioni , delle quali Voi avete così bene fatto fentire la importanza e la difficoltà . Poiché volete farmi l'onor di par- lare di quello ch'io ho tentato di fa- re con un capello , permettetemi che in poche parole vi dia un'idea delle fue buone e delle fue cattive qualità. Quello che mi determinò a cercar nel capelli la materia d" un Igrometro , è la loro fiiezza , la loro omogeneità , la loro fimilarìtà , e la loro durata . I miei primi faggi mi provarono che la umidità li rìlafìTa e gli allunga , mentre all' oppoflo la ficcità li tende e gli accorcia . Io giunfi a rendere fenfibiliifime quefle variazioni, attac- cando a un punto filTo una delle e- ftremità del capello , e avvolgendo l* altra eflremità intorno a un picciolo cilindro armato d' un ago fottile , che fegoava le fue rivoluzioni fopra uti quadrante . Io tenea tefo il capello per via d' un contrappefo di dodici grani , attaccato a un filo di feta av- volta in fenfo contrario intorno allo flefifo cilindro . Quando il capello ha d* incirca un piede di lunghezza , e il cilindro non ha piià di due terzi di linea di diametro , le eflreme varia- zioni dal fecco all' umido fanno fare al cilindro preflo a poco una intera rivo- lOI rivelazione .' Accrefco li feofibilità % la ", la iiitrocfuco nell* Interno della dei capelli , facendoli bollire per un quarto d' ora in cinque o fei once d' acqua , acuita da dieci o dodici grani d' alleali cauflico ; è sì grande allora la loro mobilità , che ne ho ve- duto di quelli , che in meno di cin- que minuti fi fiflTavano al grado di u- itiidità o di fecchezra dell' aria , nel quale fi ponevano. Per graduare quefti Igrometri , io prendo per termine della umidità e- ftrema , i' umidità dell'aria rinchiufa in una campana , le cui pareti e il fondo fiano (lati poco prima umetta- ti. Quello termine è invariabile ; il capello pollo in quella campana vi prende ben toflo il piti alto grado di eflenfione che po/Ta dargli i' umidità j e quand'anche vis' introduce dei nuo- vi vapori non fa elTo alcuna ulterior variazione ; e difatti fi comprende chiaramente, che un' aria, circondata per ogni parte da acqua, rimane ben toflo impregnata di tutta la umidità di cui è fufcettibile . Per il termine della ficcità ho pra- ticati diverfi mezzi ; primieramente il fale di tartaro, del quale anche Voi , o Signore , vi liete fervito con fuc- celTo ; ma io ho trovato che , quando lo tenea in una fcatola al fondo del- la campana 5 bifognava lafciarvelo per molti giorni , ed anche fcuotere for- tamente e frequentemente la campa- na , affinchè 1* aria fi fpogliaffe di tutta la umidità, che quello fale può levarle . Ho dunque immaginato un altro mezzo ; ho prefa un piaftra di latta piegata in forma d' un mezzo cilindro , di diametro uguale a quel- lo interno della campana cilindrica di vetro , eh' io impiego per fare quelle fperienze , e dell' altezza medefima di t^uella campana . Ho fatto arro ventare queRa piaftra , e allora 1' ho afperfa da ogni parte d'un mifcuglio di hitro e di tartaro polverizzato: quello mifcuglio detona , e lafcia un fale fì(To attaccato alla piaftra , che lafcio raffreddare un momento; dipoi, qaanio più calda può il vetro foffrir- * campana , dove la chiudo con 1* Igro* metro , cementando efattamente l'or- lo della campana col fuo foftegno , affinchè la umidità dell' efterno noi» porta punto penetrarvi . In tal ma- niera l'aria fi diflecca affai piCk pron- tamente , e più perfettamente ; ed io ne ho ottenuto un termine fnfficien- temente coftante di cllrema ficcità. Ecco un altro mezzo che mi è riu- fcito beniifimo . Prendo un Igrometro a capello ; cerco , nella maniera fu- periormente indicata , il termine del- la ellrema umidità , e lo fegno fopra quello Igrometro . Lo pongo dipoi con un Termometro fotto una campana di vetro ben netta , e diligentemente a- fciugata con un pannolino caldo e a- fciuttiffimo.' Circondo di Mercurio l* orlo inferiore di quefta campana , on- de interrompere qualunque comunica- zione con r aria efteriore ; introduco indi fotto la campana , attraverfo del mercurio una carta umettata ed afciu- gata , o qualche foglia d' erba frefca e bene afciuttata . L' aria rinchiufa fotto quella campana aflforbe a poco- a poco r umidità della fuddetta carta da giuocare , o della predetta foglia ; e giugno gradatamente al punto di perfetta faturazione . Subito eh' è ar. rivata a un tal punto , eh' io riconof- co dal mio Igrometro , ritiro la carta o le foglie. Efpongo allora tutto que-- fto apparecchio ai raggi del Sole , e ve lo lafcio , finattantochè il Termo- metro rinchiufo fotto la campana in- dichi un accrefcimento di calore di dieci o quindici gradi . Il calore ac- crefcendo la forza diffolvente dell'aria, fa andare 1' Igrometro al fecco , ad un grado che ho fempre ritrovato u- guale nelle medefime circoflanze, qua- lora r efperienza fia fiata fatta con le diligenze che efige . Se fi porta in appreffo 1' apparecchio all' ombra , l* Igrometro ritorna al termine di umi- dità eflrema, a mifura che il Termo- metro riafcende al grado in cui era dapprima : fé allora fi divide l'inter- vallo che v'ha tra il punto di eflre- ma ma umidità , e quello a cui i! calor del Sole ha fatto andare l'Igrometro; le , dico , (i divide quefto. intervallo in tante partii quanti, furono i gra- di nella variazion del Termometro , e fé fi fai ufoi di quefte parti per for- marne tutti il gradi ddla fcala dell' Igrometro, fi ottengono non folamen- t» dei gradi fiflì , ma ancora dei gra- di che efpri mono l'aumento della for- za diffòlvente dell* aria corrifpondea- ta a un dato grado di calore. Potreb- bgfi fofpettare che in quefta fperienza il calore agiffe full* Igrometro come calore ; ma fé ciò fafle , il capello fi allungherebbe , quando, all' oppofto fi raccorcia ; d' altronde io mi fono af- ficurato , con efperienze efattiflìme , che il calore non produce alcun effet- to fenfibile fopra il capello , finché J* aria da cui è circondato riroane al grado medefimo di ficcità odi.umidità. Mediante quefti differenti proceilì io ho ottenuto degl' Igrometri , la cui direzione è quafi parallela, e che non fono Termometri , la fenfibilità dei quali è grande al maggior fegno che fi può defiderare . Io credea dunque di aver rifolto 1' importante problema di trovare un Igro- metro comparabile e fenfibile: ioavea parimenti trovato, il mezzo di render- lo d' una femplicità eftrema , fofli- tuendo all' apparecchio del cilindro e dell' ago una (Specie di leva fimile a quella del Pirometro a leva , e mi diff>oneva a comunicarlo al Pubblico, allorché mi venne uno fcrupolo . Te- mei che il tempo non pjodu ce/Te qual- che cangiamento nel capello , e ri- folfi per confeguenza di offervare fe- guitamente per alcuni raefi l'anda- mento de' miei Igrometri . Il mio ti- more era pur troppo ben fondato; re- plicate fperienze m' han fatto fcopri- le nel capello una proprietà, la qua- le , fé non Ci trova la maniera di ri- mediarvi , lo rende affatto improprio a fervir di materia a un Igrometro durevole . Allorché fia efpofto per lungo tempo a un' aria fecca , s'in- debolifce , e a poco a poco fi aliun- 35J g» ;, e quando, , in feg.uito , fi rimet- I, te in un' aria umida , l'umidità lo rinforza ,, e lo; contrae oiiovaraenta a un tal punta , che fé Ci riporta al- lora- nella medefima aria feeca , dalla quale è ftato levato , cotefta contra- zione gli fa indicare una ficcità pia grande di quello che.- innanzi indicafle. Da ciò rifulta evidentemente che il capello è fufcettibile di due forta di umidità, l' una delle quali s'introdu- ce , come eftranea ,, nei pori , rilaffa^ la fua teflìtura , e gli permette d" al- lungare ; r altra gli é propria , ed è una delle fue parti coflituenti , ferve di glutine ai fuoi elementi , e. dà ad efiì della coefione . Perdendo il caf pello la umidità eftranea, fi contrae; ma fé viene a perdere quella umidità che gli è princìpio , o per parlare col linguaggio degli antichi Chimici , il fuo umido radicale, efiTo! s' indebolifce e fi rilaffa . Allorché dunque in capo Ba un dato tempo fi trova il capello allungato , fi è in dubbio , fé quefta eftenfione dipenda dalla continuità del- la ficcità che r ha privato della fua i\xm\à.ì\.ai principio , oppure all' oppo- I fto da un' umidità eftranea che fi è introdotta nei fuoi pori . Ciò che v° ha di oflervabile , e che accrefce an- cora l' inconveniente di tale proprie- tà , fi è che un capello, fpogliato del- la fua umidità principio, può ricupe- rarla con una prontezza eftrema , per efempio , in dieci o dodici minuti ; mentre per perderla nuovamente gli abbifogna un tempo molto più confi- derabiie. Io penfai dapprincipio , che per av- ventura la lifciva alcalina fofTequelIa che daffe al capello quefta incomoda proprietà ; ma vidi che al contrario il capello crudo l'avea in grado mag- giore: dietro a ciò provai a farlo bol- lire in cotefta lifciva fino al punto che cominciafTe a difcioglierfi : feci la pruova con dei capelli cotti in forno, come gli adoperano i Parrucchieri; ne feci cuocere nell' olio ; ma tutti que- fti tentativi , e molti altri ancora , riufcirono infrultuofi . Se Se qualche Fifjco , prò abil* o piti felice di me , perviene a rim diare a fiffatto incotivenienffe , il capello for- nirà certa'merfpe *I migliore di tutti gr Igrometri , «e pótr^ frattamo fer- vire fuflfìdiari«tHef«?e per Ticanofcere con prontezza aknine vafrrattloai , che «fugjgireibbono « degl* iftriimenti meno fènfibili. 10 ho pari meriti tenftato dì adope- tare jl «crine tH tavallo , invece àt\ capello ; ma ho trovate le fue va riazioni igrotwetridie cctì lente e così riftpette , che ho bentofto f intmciato all' idea ài Servirmene . Ecco , Signore , qual fu il rffultato d' un lavoro che mi ha coftato mol- to tempo e fomma parienza . Quan- tunque non mi fia riufcrto come fpe- rava , i Fifici forfè vi troveranno tjual- che vantaggio nel faperk) . Io colgo dunque con prem-ara I* occafione di munire <)uefta notiriai* una fcorta così favorevole come è quella ddla dotlif. lima voftra Di/Tertazione, fé pur non giudicate che queSo epifodio non fer- va a sfigurarla. Io fono , o Signore , ec. " 11 Sign. Senebkr , al ^^uale damo cfcbtigati della pubblicazione di que- lla Lettera , in fegnito alla meJefima aggiugne ciò che fegue . ,, Il Pubblico letterario fcorgerà da quefla Lettera fino a qual punto il Sign. de Sauffìire fia oneflo e mode- fio , e potrà giudicare ancora quanto 1 fian «tili le fue fatiche, i fnoi ftudj , ' e quanto profonde le fue vrfte ; e quanto fìa rincrcfcevole -di* ei non , ami e non trovi la verità che per fé •fteifro. Io debbo avvertire , che non ho cercato , come il Sign. IVofeflfore de Sauffure , un punto di ficcità afTblu- to ; ma che mi bafta che il fale di tartaro , eh' io impiego per regolare j miei Igrometri , arrivi a fpogliar 1* aria della fua umidità , fino al pun- to che la corda igrometrica rinchiufa con effo ceffi d' andare al fecco j ed ' IO* io fono ficuro diqueflo effetto del^fa- le di tartaro fopra le corde , come dell' efattezza che un tal punto mi fornjfce per regolarle . Riguardo al fale di tartaro, che folo coftituifce il mio 'Igrometro particolare , e(To agi- -fce fempre con tutta la Tua forza , perchè ro non giudico ds'fuoi effetti [ che per un tempo breviflìmo, dalchó rpfwlta cih'^ffo a?ifce fempre ugual- mentre , e che moftra fempre il v«o flato dell'umidità dell' arJa. «^ IL S'\gn, Sì^ei'Kr , Bibliotecario del- la Repiibblica di Ginevra, in una 1-ua Difterta^ione fui Flogifto , con'fi- derato come cagione dello fviluppa- nwnto , della vita , e della drftrn- »ione ^iii 'tutti gli ETTeri nei tre Re- igni della Natura , ha inferito moltg oflTervazioni e ri-fleffìoni tendenti a fpiegare i più inter-nfanti fenomeni «iie prefenta il corpo umano , tanto .nello ftato di fanità , che in quello d4 malattia , le quali perciò merita- lo dt elTere da' Fifici , e particolar- mente da' Medici , conofciuts ed efa- minate. Egli chiama Flogifb quel fuo- co combinato ne' corpi, che vi {\ Ma. fpefle volte , e vi fi conferva nafco- llo nella maniera la più perfetta, ma che fi ma^iifefta a' fenfi allorché qual- che caufa pariicolaTe Io mette in mo- to i e adotta anche la definizione da- tane d^al Sign. Baumè , il quale lo chiama un compoflo di fuoco puro « Hi verrit ^Ktrijfìciihiie . Óaanto poi aJIa di l«i efiftenza nel corpo «mano, egli ne parla ne' feguenti termini . „ Non vi ha parte nell'animale che „ non contenga FlogiTlo . II fiero ha j, «n falle ammoniacale e fosfòrico ; „ la parte del fangue che fi putrefa „ gii dà un fapore di olio e/Tenziale . „ II celebre Italiano Sign. Mofcati ha „ dimoflrato nel fiero 1* efiftenza del „ Flogifto , perchè gettandovi c'ella „ calce , vi fi forma un alitali vola- „ tile , La linfa coniien del Flogu „ fto , e fi prova con le ragioni me.. )) de fi- 104 defmie , La parte roflà del fangue jfc fi^Jerarfi che^con egual facilità fi »r. i, è più iofiaimnabile che k altre , e „ fornifce una maggior quantità di „ olio cmpireumatico , Il chiariffimo .. Dottor Langrish . nella Cua Iftoria „ moderna della Medicina , oflerva „ che nelle febbri infiammatorie que- „ fta part€ contiene alcune volte una „ quantità di fai volatile e d'olio , „ maggior del doppio che nello (lato „ di falute ; finalmente , allorché il „ fangue fi fa putrefare , elio offre „ ficuri caratteri di una fomma in- ,, fiammabilità . Non può dubitarfi , „ dopo tutto ciò , che le fecrezioni „ provenienti dal fangue , e i folidi „ eh' elfo fviluppa e conferva , non 3, contengano una quantità piùomen j, grande di quello Flogifto; la traf- 3, pirazione infenfjbile è acqua unita ad una picciola parte di micilag- gine e d' olio eflenziale ; ella feri- ,^ fce pure talvolta le narici con un '/, odore , che fi accolla alcun poco a „ quello del fluido elettrico ; il fudo- „ re cdla de" medefimi elementi ; 1' „ orina è compolla d* acqua , d* un „ fale ammoniacale e fosforico, e d' 5, olio effenriale j la fai iva contiene 3, un olio fetido; il latte un olio ef- 3, prefTo con una materia coagolabile 9> 3) „ e zuccherofa 5 la bile ha molto o- „ lioempireumatico. Quanto più ela- 5, borate fono le fecrezioni , tanto 3, maggior quantità di Flogifto effe 3, concentrano . Io lo veggo accumu- 3, larfi nel liquor feminale ; aggirarfi 3, forfè come un fluido particolare nei ,, nervi. Il Flogifto finalmente fitro- j, va pure nei folidi, poiché tutti rì- ,, duconfi in carbone." Premeffì que- fti principi , riefce facile al Sign. Se- nebier il render ragione di molti fe- nomeni , che fi prefentano nel corpo umano , tanto nello fiato di fanità^ che in quello di malattia . E' da de-^ rivi a conofcer€ che cofa fia querto Flogifto, ed a trovare i mezzi di re- golarlo a noftro piacere . Il dottiiTiroo bign. Luigi Targtoni , in un fuo eru- dito Difcorfo , letto alla Società Fi- fico-Botanica fiorentina , riguardante r iniluenza dell'aria putrida fulla ve- getazione delle piante , ha efaminata la natura di detta aria putrida, efpo- nendo ciò che ne han penfato i Si- gnori Tri^JJley , Landriani e Mofcati\ e ficcome quefti Filofofi la dicono flo-' giflicata , e credono che fovrabbondi di Flogifto ; così il Sign. Dottor Tar- gtoni ha creduto fuo dovere di efamì- nar le ragioni , alle quali fono ap- poggiate le loro offervazioni . A tale effetto raccolfe quanto di analogo a quefto foggetto fi trova nei Commen- tar] di liologna , e negli Opufcoli del Sign. Ab. Spallanzani ^ inoccafione di efarainar le cagioni della morte degli animali nell'aria rinchiufa, ondepafsò a vedere in qual maniera poteffe l'a- ria putrida giovare alla vegetazione , e la vegetazione corregger l'aria pu- trida ; e combinando con le più ac- cettate teorìe fulla vegetazione le qua- lità dell'aria putrida , fece offervare, che bifognavi^ fare molte fperienze pri- ma di poter fi^ffare alcun fiftema ri- guardo al foggetto in quiftione , e fpecialmente full' attività del Flogifto e della luce fulle piante , full' effica- cia dei vapori fulla vegetazione , fulla fenfibilità delle piante , e fopra i ca- ratteri dell'aria putrida, facendo ve* dere come la riunione deirifnltatidel-; le ricercate fperienze potrebbe tende- re ad illuftrare la quiftione propofta , la quale lafciò indecifa , facendo fpe- rare di effere per riprenderne l' efame altra volta , dopo aver fatto alcune fperienze fu quefto foggetto. 105 N. XIV. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente ali.* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 24. Ottobre 1778. Della Sereìde W'Alessandro Tes- SAVRO , alle 'ì^obili e Virtuofè nonne , Libri due . Si premette una Vrefazione del Kegio Trofef- fore Gio; Antonio Ranza , per /' aprimento della nuova Tipografia "Patria ; e aggiugnefì una Memoria del medefttno fu la maniera di con- fervare la femenza de' Bigatti , tanto per rimettere la prima rac- colta , ove falli come in quejì' anno 1777 ; quanto per farne regolar- mente una feconda più Jtcura della prima . In Vercelli , dalla Tipo- grafia Tatria , 1777. ia ut t avo . ERettafi recentemente in Vercelli , per opera e cura del Regio Pro- feflore Sign. ^anza , una nuova Ti- pografia , ha egli penfato di non po- ter meglio , e pii\ adattatamente al gufto corrente , e più conformemen- te al fine di pubblica utilità , cui ten- de quefta nuova iftituzione , impie- garne i torchj nella prima loro pro- duzione, quanto col riftarapare il p'e- fente Poemetto didafcalico di Storia naturale , trattante del Baco daSeta, lavoro di ^leffandro TeffauroVìemon. tefe cinquecentifta . Egli è parto gio- vanile , come ben Io di mortila 1' in- temperante ubertà ond' è fcritto ; né per anche cortipiuto , qualunque fia- Ite la cagione, come appare dalla pro- pofizione in principio del Poemetto, dove l'Autore promette di parlare, Ti. della educazione del Baco da Seta.* ' 7{u«vo Giornali d' ìtul. Tom, 111, yi 2. del modo di curarfo neffe fué mai lattie , e di allevare la pianta che lo nutre ; 3. della maniera di filare U Seta e lavorarla ; ^. dell'arte di tin- gerla , e farne drappi e ricami . Ai primi due adempì col primo e fecon- do libro ; nel terzo e quarto dove» trattare gli altri due argomenti , pro-^' raeflì anche in fine del fuo Poemetto, pubblicato già nel 15S5, il quale non lafcia di avere molti bei pregi . L"; aver faputo il primo abbigliare un a^-' gomento si fterile e digiuno con poe- tica vefte , a ragione chiamata ottinta e di garbo dal chiariamo Autore de- gli Annali letterari d' Italia , e poi buona dal celeberrimo Sign. Co; Zac^- caria Betti , Autore del pregiabiliffi- rao Poema del Baco da' Seta , Ram- pato due volte in Verona, non é pic- ciola lode certamente: alla quale può aggiugnerfi V altra di avere nel pri- mo libro r induftriofo Poeta , dalla ftefìTa fterilità della materia cavato van- taggio, traendo civili ammaeftramenti da un Infetto, e moralizzando a pro- pofito dove il Leggitore fi afpettava tutf altro. Ma ben maggior lode me- rita il noflro Autore per e/Ter uno del bel numero di que' pochiltaliani , che nel fecolo fediccfimo ebbero il corag- gio di fottrarfi alla corrente ; e la- fciate da parte le bagattelle amorcfe, fecero vagamente fervire la Fifica alla Poefia . Così ne parla, nella fua Pre- fazione , il Sign. Hanza , il quale pafTa dipoi a dar notizia dell'Autore e ^ di fua Famiglia , originaria « antica ^ Q di \o6 di Foflano . La prefente edizione è «j^ illuftrata dal benemerito Sign. Ranztf. à' alcune fue annotazioni a quei pafll fiorici , che gliene par-«ero de^nJ ; e per quello fpetta alla pdrte tipografi- ca , noi non poiTiamo a meno di non farne xquegli elogi che meritano la bel- lezza de' caratteri , la bontà della car ta , e quel che più importa, lafom- f .ipa efairezza ddla correzione . . ■ Riguardo poi alla Memoria aggiun. ta nel fine, crediamo di far i^ofa £gra- ta ai noftri Leggitori , col riportarla qui per intero , effendo cofa breve, che .mal ci .permetterebbe di farne l'e- ' ìlraito ;.e d'altronde ella è molto in- tereffante , e per una parte analoga al Progetto da noi annunziato del Nob. 'Sign. Co: r<»r/o Bettoni , febbene pe- rò in altri modi del tutto contrari ; ..perciocché quelli fi ftudia di differire iìn verfo l'Autunno la feconda educa- 'zion di Bigatti , ad oggetto di non 'ifpogliare in Primavera tutto a un tratto le piante de' Mori , onde ten- .tare , per via di tal rifparmio , di |)refervarle dalla corrente morìa,; lad- .dove il Sign. J^tf«2: fiiif fcì!,^lf*i6H «fi'i M E M O R I A DeJ Regia Trofeffore 5/^. Gio: Antonio RanZa fu la mariterà di conferva. re la fementa de,' Biiattt , tanto per rimettere a teYnpo la prima raccol- ta , ove falli , come in quejì' anno .' '1777 »^ ^u^nto per farne una fiim- da più Jìcura della prima . IL rifo e la feta fono gemme del Piemonte 1" oro e le le cui pre- zJofe .«iniere quanto più filavoratip , tanto rendono maggiori lesicompenfe agli ufati fudori ; e ficcome non ci lafciano dubbio della loro indefìcien* za , cosi pure per la noftra felice fi- tuazione non ci fanno temere , che la fuverchia abbondanza fia per av- vilirle : di che perfuafi i nofiri Prin- cipi fi occuparon mai fempte a pro- moverne e perfezionarne la coltiva- zione . Una prova recente quanto alla feta egli è il Mianifefto Confolare pubbli-" cato lo fcorfo Giugno , col quale ji eccita ognuno a proccurarfi la femen- za de' Bigatti di buona qualità , e in quantità fujfciente al bifogno ; temen- dofi che per la fcarfa raccolta di quefl* anno allettati i Contadini , e il mi- nuto popolo dall'alto prezzo delle ga- iette, e fpinti da' propri bifogni traf- curafTero di confervarne la folita por- zione per la femenza ; e così l'anno venturo o ne foflTero (provveduti , o dove/fero compararla a gran prezzo , e di qualità non ficura , con graite pregiudizio e pubblico e privalo. ■Ali* efempio de" Princìpi fi deftarO- no eziandio di quando in quando al- cuni fra* Cittadini ad impiegare le loro curo nel miglioramento di quelli prodotti, o di -loro manifatture. Tae- cio di tutti gli altri a hoi meno vici- ni , accennando -foltanto gli odiert;ii fperimenti e tentativi del Sign. 'Fra»' cefco Giordana per filare a freddo |e gaiette , e ridurle in feta , col rijf- ^parmio grandiflìino delle legna, e c«a J itioltf ancora economici vantaggi : a- ^ vendo egli al mefìruo del fuoco fofli- tiiito un prodotto dei regni della na- tura per difciogliere il glutine , che tiene aggomitolato attorno al bozzolo il tenuiffimo filo della feta , Così quella feta per ordine regio da lui filata in faccia del pubblico nelle fale del reale Configlio di Commercio in Torino, dal dì ventefimo di Marzo fino al fedice- fimo dello fcorfo Aprile con ottimo riufci mento; così, dico , lavorata m drappi ella pofTa ricevere e mantene- re i colori , come fiiole filata col me- todo ordinario , acciocché fatto pub- blico r eccellente fegreto , e ne ab- bia il Sign. Giordana il premio corrif- pondente , e fi goda da tutti il gio- vamento da lui proccurato . Anch'io, fecondando la mia indole di patriottifmo , cercai , non fono ancora molti anni , di fcemare gli fvantaggi delle rifiere fetiza fcemarne la loro coltivazione , la quale anzi vorrei accrefciuta : e mi giova fpe- rare , che melTi un qualche dì in e- fecuzione r mieié fuggerimenti , ne proveranno la promelTa utilità i Cit- tadini e lo Stato. Il fovrano compa- timento ufato a quella mia fcrittura , e gli fproni aggiuntimi {a) a profe- guire gli economici ftudj , mi rivolfe. ro quindi il penfiero alla feta, per ve- dere fé anche intorno a quefta fi po- teffe migliorare dalla noftra nazione . Confiderando io la forprendente pian- tagione di Mori fattafi dalla metà del fecolo a quella parte in tutto il Pie- monte , e non vedendo crefciuto a proporzione il prodotto della feta , an- davane ricercando tra me e me la ca- gione-. La troppa premura di fare fchiudere i Bigatti a' noflri tempi, che le flagioni divenute più che mai ir- regolari fembrano avere cambiato fe- de j e perciò r venti ,. le brine , il freddo de' priini periodi di Primavera mi parevano una gran forgente o di fubita mortalità de' Bigatti , od altri- mente di loro peffima riufcita . Que- lla fola però ben ponderata non è ta- le, da doverfele attribuire per intero la fcarfa raccolta della feta paragona- ta con quella della foglia de' Mori . La fterminata quantità di quella ftelTa foglia è il principale motivo di una tale fproporziane . Invitati i Conta- dini da efla ad allevare piìl Bigatti , che non comportano le braccia della famiglia per governarli , e le camere per contenerli , ne fegue di necelfità il trillo riufcimento di quelli, e l'in- utile confumo di quella . Ora procedendo d' uno in altro peti- fiero a cercar il riparo di quelli due difordini ,' mi fi affacciò finalmente nel confervare una porzion di femen- za per rimettere la prima raccolta , ove falli ; e nel farne una feconda a flagione più regolare, più calda e più propria ; per la quale dividendo in due volte le fatiche , e in due parti la foglia , potefìfero le fleflfe braccia di una fleffa famiglia , e nelle came- re flelfe adoperare a profitto tutta la foglia , e così meglio ragguagliare la raccolta della feta a quella della fo- glia . Ma come efeguirne il progetto? Io fapeva , che molti aveano già tentato di fare quella feconda , ed an- che una terza raccolta di bozzoli , tra cui il celebre Malpìghì ; né mancano O s tra (rt) Wfiejftont fu le ^ijìere è il titolo del mio fcritto , cominciato per pro- prio genio , e profeguito e ridotto a termine nel 1770. per comando del Re , allora Duca di Savoja. Le benigne efpreflfioni ufcite dalla real bocca dopo letta la DifTertazione mi fuonano tuttora all' orecchio : ed il regalo di parec- chie opere d'economia civile trafmeffemi quindi a Vercelli pel Sign. Abate f^a- felli furono il nobile incentivo agli fludj economici, onde nacquero le prefenti fperienze . , . ,, tra noi erianiio fiffatli efemp] ab an- ^ tico ; ma fapeva io pure, che qiiefte erano fperienze di curiofi Naturaiifli, o non penfati accidenti , amendue in piccioliffìma quantità , anzicliè rego- lari e compiute raccolte di qualche ri- lievo . D' altra parte non ignorava , che il Signor Zc.non nella fedicefima delle fue Lettere [opra l'agricoltura. , U\Artif e il Comercio , tomo primo, dopo avere fraentito il Signor Abate "ì^o/let circa la feconda raccolta di boz- zoli de' Fiorentini , conchiude franca- mente fe»z' altra fperienza , e fenz' altra autorità , chs né fi può , né giova il farla : feguito poi dal Sign. Betti nelle annotazioni al fecondo can- to del f uo Bhco da feta , nota ( j ) ove feri ve , che quella feconda rac- colta e fcarjìjftma , e tale che non pa ^a la fatica . Intanto comparve alla luce nel 1772. la Differtaziom Storico-naturale del Sig. Giofeppe Aglio Cremonefe intorno al far nafcere ed allevare due volte al- meno dentro dell* anno i Bachi da feta ; nella quale mi lulìngava di trovar qualche pafcolo alle lunghe mie bra- me . Anche quella però non fini di appagarmi ; perché febbene ci aflìcuri il Signor ^glio di wn buon fuccefib de" fuoi Bigatti , erano effi tuttavia affai pochi , e nati alla ventura qua e là fui panni lini depofitarj di mi- gliaia di altri ferai non nati; confef- fando egli ( pag. 21, ) che non tutti inclinano a nafcere né la feconda uè Ja terza volta , ancorché fi ufi ogni ■erte ; ma che però non la f eia di na- fcere fenza il minimo dtfcapite 0 ri tardo iJ rimanente nella facce jfiva TrJ- mavera . Ond' è che col metiìdo pure del S!gn.^^/;o non potendofi ottene- re una raccolta regolare e di conto , falde lutlavia reggevano in qualche parte le anzidette propofizioni dei due Veneziani Scrittori. Tentativi del 1775-74. Ciò non oRante io volli cimentar- «ai ancor io a far nafcere di propoli-^ to una data porzione del nuovo Te- me ; e fui fine di Luglio del 177^. ef- fendo già divenuto di color cenero- gnolo , (taccatane un'oncia co^ folito modo di bagnare le pezze, la mifi in caldo nel letto , come pratico felice- mente di Primavera ; e ve la lafciai più di un mefe, fenza chefiavi giam- mai nato neppur un verme . Epperò ritiratala , e tenuta in difparte , la vidi poi nafcere ugualmente che tut- ta l'altra in Aprile del feguente an- no, e i fuoi Bigatti riufcire afìfai be- ne . Rinnovato poi il tentativo nel 1774. in una mezz' oncia , ne ebbi i medefimi rifultati , trovando aver det- to la verità il Sign. ^glio . Allor fu che mi appigliai allo fpe- diente di confervar la femenza vec- chia più oltre che io potelTì nella Pri- mavera e State vegnente , per rimet- terne la prima raccolta, fé andalTe a male ; e poi farne la feconda, ma giuda e piena , ciocché io non pote- va altrimenti . Tra' varj mezzi pro- pofti a tal fine dal Sig. Abate Boìjfter de Sauvages io fcelfi il più femplice e agevole e adattato alla comune ca- pacità ; poiché quelle fue intonacatu- re e vernici non fono cofs da tutti , né d'altronde necelTarie , non avendo noi bifogno di ritardarne lo fchiudi- mento che per qualche mefe di più dell'anno. Tentativi del 1775. Per ufcire il Bigattino dal gufcio ha bifogno nel corfo dell' annata di un dato calore , che lo maturi e perfe- zioni ; dà modo che aumentandofi o fminuendofi quello calore , più prefto o più tardi egli nafce . Perciò in Ago- fto del 1774. tolta dal caldo la fud- detta mezz' oncia di femente , data- vi fenza prò lungo tempo , la collo- cai beli* e avviluppata nella fua pez- zuola in fotterranea cantina coli' al- tra , ma però f -parata ; finché raf- freddandofi la flagione , la trafportaì in una camera fuperiore di mediocre temperatura ; d' onde allo fpuntare di Pri- Primavera la riduffi di bel nuovo iti * cantina . Giunto il tempo della cova- ,] tura, oltre a quella mezz' oncia già ftata m caldo inutilmente la fcorfa State , ne feparai dal redo altra pic- ciola porzioncella , che involta in un pezzo di carta foda e incollata défti- nai , come la prima mezz* oncia, al- la nuova fperienza : elafciateleameiv- due nella ftefTa cantina , le vifitava ogni dì per aificurarmi del tempo pre- cifo dello fpontaneo nafci mento. La picciola porzioncella avviluppa- ta in carta cominciò a nafcere a' i6. di Maggio , e la mezz" oncia avvi- luppata in panno lino fi fchiufe ai ;. di Giugno ; e trafportate fubito amen- due in una camera fuperiore , impie- garono circa fette giorni a nafcere compiutamente. La cagione di tal di- vario nel nafcere per me credo non efTer altra , fé non che avendo il pan- no lino fottile comunicata maggior frefchezza ed anche umidità alla fe- mente , ci volle maggior grado di cal- do a maturarla e fchiuderla , e così tardò alquanti giorni di più che 1* al- tra ; la qual per mezzo della carta foda e incollata effendo meno fogget- ta al frefco ed all' umido , perfezìo- ijolfi in alcuni giorni di meno. I Bi- gatti nati da tal fementa , e nutriti irregolarmente ora con foglia vecchia ed ora con nuova , fecero i loro boz- zoli in quaranta giorni con mediocre riufcita. Quella è la feconda raccolta del 1775. da me tentata per la prima volta ; intorno alla quale io debbo far ofler- yare due cofe : la prima fi è , che dall' aver meflfo in caldo nella State antecedente la mezz'oncia, e dal non avere ufato un' efatta diligenza intraf- portare fubito al variamento della fta- g-ione il rimanente in fiti adattati , ive derivò il folo ritardo della nafcita indicato , il quale però con maggiori diligenze nei vegnenti anni ravvife- remo inoltrato ancor più : la feconda poi è , che il panno lino fottile , e la carta foda sì , non però mai cannbia- ta, dovettero impregaarfi di umidità, IC9 e così danneggiarne la femente , I". quale per quello durò a fchiuderfi mol- ti giorni, e i fuoi Bigatti non riufci- rono troppo bene. Sperienze del 1775. Dalle gaiette di quelli Bigatti io fcelfi le bianche, e fattane a parte la femenza , ne feparai una mezz' on- cia per la feconda raccolta del i77'5« Q.uefta involta in carta foda e incol- lata , e polla fubito al frefco in can- tina , e cambiata diligentemente di fito , come fi è detto di fopra , al cambiare della flagione , e rimeffa in altra carta ogni volta che trovavafl umida la prima , tardò a nafcere fino ai 15. di Giugno nella fleffa cantina [• anno 177Ó-, e trafportata immedia- tamente in camera fuperiore , nacque appieno in tre giorni ajntata dal te- pore del letto . Quelli Bigatti fi nu- trirono da principio con foglia felva-. tica di primo getto , che alla metà di Giugno era dura ; quindi fi ado- però foglia ripullulata e tenera ; in appreffo foglia vecchia doraeftica e du- ra ; finalmente di fecondo getto e te- nerina . La camera , in cui fi alle- varono , era ba(Ta e flretta : la fia-i gione molto calda , però interrotta da- pioggie e temporali : di giorno fi da- va refpiro per fineftrella a Settentrio- ne , e per 1' ufcio comunicante fur una fcala ; di notte Ci flavano fpa- lancate amendue le fineRre . Vi fu- rono parecchi Bigatti deboli e infer- micci , parte de' quali morirono pri- ma di andare al bofco ; ma parte ri- flretti in piccioli cartocci , vi fecero le loro gaiette egualmente belle e du- re che le altre. Il tutto della raccol- ta , compiuta in trentotto giorni , fu di libbre trentacinque di gaiette fode e confidenti quanf altre mai, bianche folo la maggior parte , benché la fe- mente fi foflfe ricavata da fola gaiette bianche, e nel reflo ve n' era d'ogni I colore . Qjefte libbre trentacmqne di M gaiette produflero once trenta di fé- A mente. ITO La buona rlufcita di quedi bigatti , f* non oftante l'irregolarità del cibo, e 1' anguftia della camera,, io Tattribuif- co al calore della flagione , tempera* to con 1' apertura dell* ufcio e della fineftrella ; ma piij alla continua atten- zione della mia buona moglie, malTìme negli ultimi periodi , cambiandoli di letto pili volte alla giornata , e te- nendoli raretti» nel qual moda fi man- tennero frefchi e ben vegnenti ► Quan- to poi ai deboli e infermicci , di cui è impoflìbile non averne alcun nume- ro in una famiglia eziandio la me- glio regolata , rinnovo qui 1* ofTerva- zione già fatta al feconda libro della Sereide , num. (4) (a) , che rifpar- miando tempo e feta nei riftretti car- tocci formano il loro bozzolo affai buono . Tai Bigatti ordinariamente mancano a mezzo il lavoro abbattuti di forze , e così ne riefcono le pelli- cole. Ora avvolgendoli in anguftocon- fine , e pofando per tutti i lati , non fi fiancano altrimenti come fanna pen- zoloni , né dovendo lavorare la bava o borra , in cui equilibrarli e fermar la gaietta , s' impiegano tofto nella flelfa gaietta , alla cui formazione ba- ftan loro in tal modo le forze , e fo- prabbonda la feta pel detto rifparmio delia borra. Sarà dunque vantaggiofa ricerca , fé poffa farfi il bofco in ma- niera , che venendo ciafcun Bigatto ad eflfere riflretto all'intorno e appog- giato, rifparmj tal borra per la ga- ietta , e il tempo eziandio in for- maria ; e così fé ne riceva in più po- co tempo una raccolta più confiften- j» te. A qu ed* oggetto la nerinchiufi^ quattro in canne vuote ,. ma per ef^ fere elleno un po'ftrette , la gaietta riufcì; fchiacciata ,. irregolare , e di poco valore; d'altra parte ficco me l' interno delle canne non polèripulirfì, così vi fecero la ragna ofiTia borra per difendere la gaietta dalle lordure ; e perciò non s* ottenne il fine defide- rata . A Primavera di quefl' anna lyyy»- Ci offervarono i Mori sfrondati in Lu- glio dell' anno fcorfo la feconda vol- ta , e fi videro germogliare alcuni giorni più tardi degli altri dello fteffo fito e sfrondati una volta fola ; ma in appreiTo veflirono maggior foglia degli altri a proporzione de*^ rami. E noto a tutti che per la rigida e lunga vernata , e più pel freddo comincia- mento di Primavera , tra noi i Mori generalmente foffriron quefl' anno , e tardarono a germogliare , e molti a- veano morte le cime . Il folo danno adunque dei Mori sfrondati la fecon- da volta Ci riduce a quello , che i nuo- vi loro germogli meflì nel cuor della State , e anche verfo il fine , non poterono- riprodurfi gran fatto , e per- ciò nella vegnente Primavera diedero minor foglia relativamente agli altri germi ripullulati fecondo il folito r Danno certamente aflTai tenue rifpetto al vantaggio di una feconda raccolta di gaiette piutCoflo buona. Non voglio tralafciare , che' flac- candofi l'anno fcorfo al fine di Ago- flo la Temente della nuova raccolta dai panni lini , e meffa ad afciugare y nacquero alcuni vermi , i quali per curiofità fi allevarona in numero di fef- (rf) La nota accennata dall'Autore è la feguente =: „ Quefii Bigatti deboli e infermicci io' e allumo di chiuderii in picco/i cartocci , nei quali per l' anguflia, dei fitc non efjendo ohblioati a formare la bava , ili cui avvolgerft per far la gaktta , e così perdere maggior tempo ; [pendono quefta bava e quefto tempo net'a jìejja gaietta ; che perciò riefce ugualmente foda , che le altre de' Bigatti pia f^nt . Quindi è che potendcfi ordinare il bofco in maniera , che tutti i Bi- gatti veniffero ad ejf^re così rifiretti , e potejj'ero rifparmiare la detta bava e tempo , fé ne avrebbe tutta la raccolta di maggior confiftenza , e più prefto .'' Il r ^feffatita con foglia dì fecondo getto. '>|j che' in mezzo all'acqua , non ne rl- Xa camera era bensì cuftodita dall' ^y ceve che quanta bafta a formare una -Siila > che 'fi «ndava mfrefcando in "tal tempo , e più in SeLlertibre ; ma non fi volle rifcaldare con arte, I Bi- gatti mancarono infenfibilmente , e -foli quattordici fopravviffero j e fe- cero il bozzolo belio e duro, ma non ■ nacque la farfalla -, Mi lu'fingava che iXarebbe nata al lepore di Primavera del prefente anno T/yj. ma fui de- lufo ; ed aperti alcuni bozzoli , tro- vai morto il Bigatto. lÓ credo tutta- via , che qualora fi fofTe rifcaldata la .camera , i Bigatti farebbero viffuti la 'roaggior parte , e riufciti pur bene come que' pochi ; ed i bozzoli anche ;tenuti a fufficiente grado di calore fa- -rebbero nati. Ma in tal modo la prò va era folo per comode perfone, cioè per pochi ; ed io voleva tentare per vantaggio comune j e pei pii^ , a' ^quali non torna di bruciare le legna affai care , per avvantaggiare i Bi-; gatti . Paffiamo ora alle prove di quefl' anno. Sì prc/e£uìrà. IL Commercio di pura /Farina bian- ca , dai più celebri Scrittori di Economia politica è ftato dimoflrato, in genere di biade , il più vantaggio- fo per le Nazioni che abbondano in Frumenti oltre 1' occorrente per l'in-, .terno neceffario cortfumo dello Stato. *La macinatura e il bottame fono due tarticoli non indifferenti che vanno in 'vantaggio della Nazione. La ficurez- ,Ba del trafporto , anche nei càfo di ;umidità , bagnamento , e talora "an- che di naufragio , vuole che, parti- colarmente nelle lunghe navigazioni ,> diafi la preferenza al commercio del- la Farina fopra quello del Frumento in grano , il quale facilmente s'inu- midifce , fi rifcalda , fi guafla ; men- trechè la Farina , bene imbottata , leggiera crolla all' intorno ^ la quale ferve a ditendere dall'acqua fteffa tut- ta la maffa della Farina tontenuia nel- le botti ; olirecchè qutfte non vanno a fondo . La crufca e il crufchello .che rimangono nello Stato, fono una riforfa al foninio ccnfiderabile p?r gli uomini, e per. gli animali della cam- pagna . In villa ai vantaggi tutti che da un taleXommercio rifultano alla Nazione , fono parecchi anni che la Francia Io éfercita con 'la più valida Protezione del Governo. Non mancò pure la Sapienza dell' Eccél lenti fs.-Ve- neio Senato di preftjtfi con zelante paterna vigilanza a ricercare i mezzi onde promuovere xiòchfrcontìuir poffa al vaniaggiodei fuoi Sudditi , delCom- mercio , e della Navigazione , con facilitare lo fmaltimento de' Fnumen- -li , de' qua li. fowente abbonda lo Sta- lo ; e quindi con fuo Sovrano De- creto 5. Febbraro lyó^. M.V. adottò là Maffima di aprire -un Traffico ma.' rittimo di Farine bianche con le Scale di Ponente . In coerenza pertanto dì così effenzialiffimi oggetti , il Magi- (Irato Eccellentifs. de* Sopra Provedf- lori e Proveditori alle Biave , veriò con le più ferie TT! ed itaz ioni , onde llabilire quelle difcipline e cautele » che neceffarie il rendono -a falvezra de'Drriiti del Pubblico Dazio, impo- llo fui le Farirte che vengono introdot- te nella Dominante per confumo ; e ritratte avendo le più individue e pre- cife cognizioni , col mezzo di reite- rate fperienze , polle in .ufo anrhe in quelli ultimi tempi da' principal? Com- mercianti di quella Piazza, intorno la utilità e buona riufcita di tale Com- mercio , con fuo Proclama 17 Ago- fio , approvato con Sovrano Decreto dell'* Eccellentifs. Senati 14 Settembre proffimi paffati, ha fatto pubblicamen- te intendere e fapere , che farà per- meffo a chiunque di poter eflrarre da quella Dominante Farine bianche, per li Porti e Scale del Ponente, efenti da fi conferva lunghiffimo tempo ; e an- ^ qualunque aggravio ed impofiz ione di Da- Dazio. E perché tale eflrazione e Com- mercio feguano fenza pregiudizio del pubblico Patrimonio , e nel tempo lleffo con vantaggio e comodo de' Com- mercianti, fecondo le varie inforgen- ze e circoftanze de' tempi , ha provi damente ftabiliti i metodi , e regole da oflervarfi ; ciò che trovafi efpoflo e dilucidato in tredici Capitoli nel!" enunciato Proclama 17 Agofto , ap ponendo pene a chiunque mancafTe all' intera offervanza de'medefimi. Trem) propofii dal/a Società Economica di Berna , per /' an/to 1778 , ctaf- cuno di una Medaglia d' oro di venti Lucati , /opra i feguenti /oggetti . l. "T ^ miglior analìfi d' una 0 di 1 i più acque minerali degli Sviz- zeri , /a falubrita delle quali fia già comprovata da una lunga fperienza. Oltre r analifi chimica di tali acque, quella Memoria dee contenere i loro effetti fopra il corpo umano , le dif- ferenti malattie nelle quali fi può irn- piegarle utilmente, e il motodo il più falutare di fervirfene . Quanto piii le Memorie faranno fondate fopra la fteffa fperienza , tanto pili ficuramente po- tranno prometterfi 1* approvazione del- Ja Società. II. / mezzi pia vantaggiofi di man- tenere e riparare le firade . III. Il miglior piano d' una Scuola di Fanciulla , dai fei fino allt quattor- dici anni . Quefto piano dee contene re i mezzi i più proprj per formare la gioventù di quello feflTo d'una ma niera conveniente al fuo vero dettino, e particolarmente effere adattabile ai coftumi e ai bifogni della Capitale . Una Scuola di tal natura , ftabilita con fucceffo a Zurigo, e defcritta nel^ * le ^femerldi deli' Umanità , fa fpe- rare alla Società che fimi liflabili men- ti , quantunque diverfamente modifi- cati , fecondo la diverfità delle circo- danze , potrebbero effere utilmente t'ormati anche in Berna, Le Memorie , con le confuete con- dizioni , faranno indirizzate al Signor Dottor Tribolet , Segretario della So- cietà , franche di porlo, e prima della fine dell'anno 1775?. REcberches fur t Indigenat belvt' tique ec. cioè Hicercbe fopra /' Indigenato elvetico del "Principato di. T^euchatel e Vallangin , raccolte e date tn luce dal Signor Girolamo Emma- nuel BoYVE , Configgere di Stato e Cancelliere di S, M. il He di Trujfta nel Trincipato di "^euchatel . Nella Stamperia della Società tipografica >« 1778. in ottavo. ELoge de M. Albert Halier ee. cioè Elogio del Signor Alberto Haller , letto in una pubblica adu- nanza della Società economica dì Ber- na , il dì 25. Marzo 1778 , dal Signor V.B. Tscharner , delConfiglio Supre- m» , e anziano Baglivo d' ^ubonnd * ^4. Berna , 1778. in duodecimo. Hlftoire de r^merìque ec. cioè Sto» ria deir ^America , del Signor Guglielmo Robertson , Dottore irt Teologia , principale dell' Vnìverfita d* Edimbourg , e Iftoriografo di S. M. B. per la Scozia : tradotta dall' JnglefgX quattro Volumi in duodecimo , 1778- ■" S'È" ' v'ìì CTiiT;' cianci tvi^lnoj 3 l "> 1 1 N. X V. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. VI 'V 31. Ottobre 1778. L'Affare rilevantinimo delle Selve Lertìne , frutto delle zelanti in- dagini , e indefeffi fludj della beneme- rita Pubblica Società Agraria di Ve- rona , farà un monumento incontra- ftabile della realità dei vantaggi che apportano alle Nazioni fimili Iftituzio- ni ; e le utili fcoperte, le nuove pra- tiche , le fruttuofe introduzioni , più o meno grandiofe e confìderabili , fe- condo la condizione , i bifogni e le circoftanze particolari dei rifpettivi Ter- ritori , fatte e promofTe da tali Acca- demici Corpi , avranno tutto il vigo- re , tutta la ragione di diftruggere le chimeriche pertinaci oppofizioni di co- loro che, nimici del ben della Patria, vorrebbero pure far comparire la inu- tirità delle Accademie , efpacciare per- fino effereaffolutamente perniciofo tut- to ciò che di nuovo, in fatto d'Agri- coltura , viene enunziato . Non oc- corre che qui rammentiamo dettaglia- tamente quanto di utile riconofca la rurale Economia dalle ricerche e ftud) delle Accademie a tal fine illituite nel- lo Stato . Chiunque ha letto i prece- denti volumi di quefto Giornale , ne avrà , di tempo in tempo , veduti gli annunzi . Ciò che (ìam'ora per ag- lltiovo Giornale d'hai. Tom. III. * giugnere riguardo al fuindicato affare delle Selve Leflìne , delle quali fi è anche in altro tempo parlato (a), fa- rà un' ulterior prova della fomma im- portanza di tale imprefa , e dei van- taggi notabilifìlmi che fono per riful- tarne alla Nazione . Merito è quello del commendabile fervorofo impegno di que' valorofi Accademici Deputati alla direzione delle Selve medefime ; Deputazione che fu dall' Autorità o Sapienza dell' Eccellentifs. Senato rU meffa ad elezione del prelodato Corpa Accademico, dal quale viene ora data notizia effere fuperate finalmente dal- la prudenza e indsfeflfa attività de' No- bili Signori Accademici ^goflino TU gnolati , Veiice Giyonì , e Co: Zac- caria Betti lemoitiplici incontrate op- pofizioni e difficoltà , mediante i pre- (ìdj e le vigili attenzioni predate da quella Pubblica Eccellentifs. Rappre- fentanza , e le affiRenze dello Statuta- rio Giudice delle Sorti •Nob. Sign. Cp; ^lejjandro Burri , e dei- Sindici di quel- lo Spettab. Territorio ; e che in confe- guenza trovafi ridòtta a compimento r adattazione della ftrada delle Selva fuddette da Lugo fino a Verona . I nn» merofi legnami da opera , tagliati iti P Mag- * (iienei dal Ttrolo a Ferona , e debile rìfpet- tive denominazioni che ne corroni> in commercio ; e così parimìntì di quelle de' Legnami che fi tagliano nelle Selve Lejfne Veronefi , e fi con- ducono alla fiejfa Città . Pianne di Pezzo di groffezza nella ci- ma dalle oncieii fino alle 20 e più, lunghe piedi 29 in ^Jo Pianne di Larice delle fi:eflre predette mifure . Travi di .^5 , groflì in cima onci* 7, lunghi ;piedi 29 in jo. detti d'oncie 8. . detti d'oncie *?. detti d'oncie io. detti d'oncie n, tutti della ftet fa lunghezza di piedi 29 in ^o. Travi di iijo, groflì in cima onere 5. detti d'oncie 6. — — — detti d'oncie 7. — - detti d'oncie S, tutti lunghi o- gualmente piedi 26 in 27. Travi di 36 , grofifì in cima onde j inj e mezza, lunghi piedi 22 e 2j. ■ ■ ■ detti Mezzani, oCadenne di pie- di 17 e mezzo e 18. Borroni di Pezzo , gfoffi in cima dal- le oncie 15 fino alle 24025 , e più, lunghi piedi ij ^e mezzo in 14. Borre di Pezzo, grofle in ciiira dalj/s oncie oncie 12 alle 15 inclufive , lunghe piedi 12. Sotto dette di Pezzo , dalle oncia io alle 12 inclufive di groffezza in ci- ma , e di detta lunghezza . Borroni Larice , grolTr in cima dalle oncie 15 fino alle iS in 20 , lunghi piedi ijT e mezzo in 14. Borre Larice delle flefTe mifure delle fuddette di Pezzo. Sotto dette di Larice delle medefime mifure delle fuddette di Pezzo. Hijìretto d' una Memoria /opra l'arte di convertire il Jlame in Ottone , per mezzo della Tìetra calaminare , di fonderlo in piafire , di batterlo fatto il mazzo , di tirarlo per tra- fila y ec. ( Defcriptions des ^rts Ì2n Metiers ij^c. nouvelle edition aug- mentc'e par M. J. E. Bertrand )^ Vi fono delle arti , tutto il me- rito delle quali confifle nel la- vorare i metalli , tali che la Natura li produce, per adattarli aidiverfi ufi; ma ve ne fono delle altre , le quali , collegandoli o tra loro , o con altre materie, creano per cos^dire dei nuo- vi efferi ancora più utili; e quelle ul- time fono fenza dubbio di molto mag- gior onore all' indwllria umana. Ciaf- cuna fa in quante maniere (ì adoperi il rame. La fua duttilità lo rende fu- fcettibile d* infinite forme .' fa ne fab- bricano moltiffimi utenfili capaci di re- filiere air anione del fuoco ; ma ef- fendo mefcolato e fufo , in giufta pro- porzione , con la pietra che appellafi calamina-y cangia di colore , acquifta delle nuove proprietà ; e diventa un nuovo foccorfo di cui 1' uomo non è debitore che al fuo ingegno e alle fue diligenze. Siccome l'Autor di quella Memoria fi è trovato a portata di ve- dere egli fteffo le manifatture di rame ftabilite nella Contea di Namur, così egli fi è occupato a defcrivere appun- to quelle , dietro le proprie oflerva-^ zioni fatte fu i luoghi medefimi. Igno- ta è l'epoca della loro fondazione, e più ancora quella della fcoperta della calamina . L'Illoria, che ciba confer- vate tante frivolezze, tante inutilità, avrebbe dovuto' fare la più onorevole menzione del primo cui venne ilpen- vero di mefcolare una foUanza pietro- fa con un metallo , e in un tempo in cui la Metallurgìa veri (ìrail mente noti aveva ancora fatto de' gran progredì 0 Nel i<^i)5 , tutto il rame fi- batteva a Namur a forza di braccia . Inquell* anno medefimo fi vide nafcere I* in- venzione dei magli meffi in movimen- to per mezzo dell' acqua . L' Autore del primo di tali magli ottenne fui fatto un privilegio efclufivo, che era per cagioTiara la rovina d'un' infinità di Artefici ; i quali tutti fi portarono a Brunfelles con le loro mogli e figli- uoli , efpofero la loro miferia , e ot- tennero per ciafcun Capo fonditore la permiflìone di coflruire dei magli fi- mili ; e quelli lavorano in oggi col maggior fucceflb. La Memoria, che ora analizziamo ^ è divifa in cinque parti . L' Autore, nella prima, defcrive la maniera di cavar la calamina ; i pozzi , le gal- lerìe che fervono a tale cavamento , Nella feconda, definifce quella fpecie di pietra , efamina la fua natura e i fuoi differenti gradi . La terza con- tiene la defcrizione di tutto ciò che riguarda la fonderìa ; i forni , i cro- giuoli , e i diverfi flrumenti che fer- vono a tal uopo , Nella quarta tro- vanfi defcritte le officine dove fi batte r ottone, e le differenti maniere di la- vorarlo. Finalmente la quinta prefen- ta la defcrizione delle trafile dove fi fabbrica il filo di ottone . La pietra calaminare fi trova lon- tano tre leghe da Namur, Lafiefirae come il carbone di terra. Si cavano due pozzi , in qualche diflanza l'uno dall'altro , finché fi arrivi a ritrovare una buona vena di quello minerale . Il primo di quelli due pozzi ferve per portarla fuori , il fecondo per ti- rar l' acqua , e mantenere la circola- P 2 zione zione dell' aria nelle gallerìe fotterra- Ree , che hanno tutte comunicazione tra loro . Quefte acque non hanno al- cun particolar fapore , e fono leggie- riflìme . La feconda parte la quale , come abbiamo accennato, tratta della calamina ftenfa, prefenta al Sign. Ber- trand l'occafione di aggiugnereal tefto dell' Autore parecchie note intereflan- tiiTìme. La calamina, ocadmia, è una concrezione pietrofa , pefante, femi- inetallica, dicolor giallo ,od' un bru- no roffaftro. Se la trova fovente inter- ra a poca profondità, oppur la fi ca- va dalle minere , mediante 1" azione del fuoco , particolarmente da quelle di piombo . Ve n'ha in Ungheria, in Boemia, preffo Aix-la-Chapelle, e in diverfi altri paefi , tra i quali fingo- larmenteabbondano alcuni luoghi d'Ita- lia dello Stato Veneto . Quella d'In- ghilterra fi calcina per farne l'ottone. Effa è un rimedio ftitico , che fi ado- pera per afciugare le piaghe che fup- purano troppo. La calamina none una fpecie di zinco , come dice 1' Autore, ma ne è la minerà o la matrice. Lo zinco è un femi-metallo , che ha il color dello (lagno, ma tirante alblò. L' uno e 1* altra hanno una proprietà comune , quella cioè di unirfi col ra- me , e di dargli un colore d'oro. La miflura dello zinco col rame produce il tombacco . Quando fi mette a fon dere , depone come una lana bianca ibpra le pareti del forno . Lo fleflfo fuccede quando fi fabbrica 1' ottone . Quelli fiori portano il nome di tuzia , e fi adoperano per certe malattie de- gli occhi . E' ofTervabile che la lima- tura di zinco ha la virtù , come quel- la di ferro , di elTer tirata dalla ca- Jamìta . La qualità della calamina non di- pende , come quella degli altri me- talli , dalla profondità a cui trovafi nella terra . La minerà è fempre ac- compagnata da qualche filone di piom- bo ; e il mefcugiio appunto di quefto metallo è quello che fa annerire l'or tene , e lo rende crudo e fragile . La miglior calamina è quella che contie- ^ ne meno piombo. Dopo che fi è ca- vata dalla terra , la fi calcina , con la quale operazione diventa più leg- giera e più bianca . Dipoi la fi net- ta, feparandone tutti i corpi ftranie- ri, e allora la fi porta al mulino J dove fi fchiaccia, e fi riduce in pol- vere finiflìma mediante il buratto. Se fi mefchia fefìfanta libbre di calamina ridotta in tale flato con trentacinque di rame di rofetta , o trentafei di ra- me vecchio o di metraglia , e fi fonda'' il tutto infieme, fecondo le regole dell' arte, ne dee risultare una piatirà di ottone , del pefo di ottantacinque in ottantafette libre . In tal guifa i' ag- giunta o r unione della calamina col metallo , ne accrefce confiderabilmen- te il pefo . Conviene oflfervare ezian- dio che nella quantità della calamina polverizzata, che abbiamo fuppofloef- fere di felfanta libbre , v' entrano da venti in venticinque libbre di carbone di legna ridotto in polvere, che vi fi aggiugne , per impedire che il rame non fi abbruci. Non è fuor di propo- fito l'avvertire che il carbone di terra è ottimo per quelle fabbriche ; e che fenza l'ajuto del medefimo , il fuoco continuo che vi fi mantiene , avrebbe bentoilo confumati i vicini bofchi , fa fi foffe in neceflìtà d' impiegar carbo- ne di legna . Noi non ci tratterremo ad analizza- re la terza parte di quella Memoria , nella quale fi contiene la maniera di fondere il rame e la calamina per far- ne l'ottone: operazione che efige , ol- tre un gran numero di ftrumenti , de- fcritti e rapprefentati con efattezza , dei forni e dei crogiuoli , fatti d'una terra particolare , proveniente da Na- nine , al difopra dell' Abbazia di Ge- ronfart ; quefta terra è nera , forte , lifcia e faponacea , e le opere che fé ne fanno, eflfendo cotte la feconda vol- ta , fono d'una confidenza giandiffi- raa . Ci vogliono inoltre degli ftampi per gettarvi le lallre di ottone . Si prende, a quell'ufo, delle pietre d'una fpecie di terra renofa . Finora non fé n' è trovata, parlando di quei paefi, che che nelle cave di Bafatige, dirimpetto al Monte San Michielej e tati ftampi s' intonacano interamente d' argilla pre parata . Ma la operazione effenziale è la fufione del rame: quefto è un ar- ticolo che convien leggere nell* Opera fteffa. Le Officine dove fi fabbrica l'otto- ne, che formano l'oggetto della quar- ta parte , fono compofle di differenti macchine che fervono a lavorare l'ot- tone dopo che fi è ridotto in laftre . Confiftono quefle in un aggregato di martelli per formare ogni forte di o- pere , piane o concave, e delle lame diritte delle quali fi fa il filo di otto- ne . I Dilettanti d«lie arti hanno il piacer di vedere quello genere di la- voro . Si potrebbe dire che un valen- te artefice in cera non maneggia que- lla materia con maggior deflrezza, di quello faccia un uomo in cotefle fab- briche, dando al metallo diverfe forme fotto i colpi del martello . Inquanto alla duttilità dell'ottone, ecco quello che il noflro Autore ha ofTervato fu quello particolare . Il pezzo di rame che forma una caldaja del pefo di dieci libbre non ha che cenventidue pollici e nove linee quadrate di fuperficie fo- pra tre linee di groffezza , e dà una caldaja di ventotto pollici e otto li- nee di diametro, dieci pollici otto li- nee di altezza , fopra una fella parte di linea in groffezza ; il che , com- prefa la fuperficie del fondo , dà no- vecento quarantanove pollici, una li- nea e nove punti quadrati di fuperfi-, eie totale . Se ne fanno ancor di mi- nor groffezza , le quali non lafciano d' e/fere di buon ufo. Il noflro Autore afiìcura che il Fon- ditore non abbona al Maeflro lavora- tore, fennon due libbre di calo fopra mille libbre ch'ei lavora, il che è una cofa da nulla . ,, Contuttociò, dice il „ Sign. Eertrand in una delle fue no „ te, il rame è ricotto parecchie voi- „ te, la fuperficie fi fcaglia , e fé ne „ fiaccano delle fcheggie . Lo zinco „ ch'entra in quella compofizione , è ,^ quella , tra tutte le foflanze met- "■7 ^^, talliche , che più facilmente fi &h* „ brucia . Tutte quefle caufe unite do- ,, vrebbero fare che il calo foffe moU ,, to maggiore full' ottone , che fui ,, rame . Ma io non fo quale affini- ,, tà , quale colleganza di parti comu- „ nichi all' ottone una durezza che „ lo rende capace di refiflere all' a- „ zione del fuoco allorché fi arroven- ,, ta . Mettete un picciolo pezzo di ,, rame, e un altro uguale di ottone; „ fateli arroventare a fuoco aperto , „ in maniera che tutti due provi.no „ il grado medefimo di calore ; e nel- „ lo fi:efiro fpazio di tempo voi non ,, ifcorgerete quafi nefifun fegnodiab- ,, bruciamento full' ottone , mentre j, il rame farà coperto di ceneri. Que- „ Hia forfè è la cagione , per cui una „ medefima quantità di oro cuopre una ,, maggior fuperficie di ottone , di quel- ,, lo fiafi di rame . " Se qualche pezzo è reflato danneg- giato nel lavoro , vi (i rimedia me- diante la faldatura. Infeguito a tutto fi paflfa l'ottone in una lifcivia , per levarvi il nero e le fcorie , e final- mente fi pulifce fregandolo con della tripola . La trafila per tirare il filo di otto- ne, è ordinariamente fituata al di fo- pra dell'officina dove fono i martelli; e la ruota medefima ferve per 1' una e per l'altra. Q.iefia ultima operazio- ne trovafi defcritta nella Memoria con la efattezza medefima che le altre; ed è pure poco fufcettibile di eflratto. In feguito alla Memoria, di cui da- to abbiamo il riflretto , fi trovano di- verfi pezzi intereffantiiiìmi , e relati- vi all' arte che l'A^utore {{ è propoflo. di deferi vere. Talee l' eflratto di quan-' to , fopra quefia materia , ha fcritto il Sign. Svvedenbors,, in un' Opera la- tina intitolata t^ il lieg»o fotterraneo 0 minerali = : una defcrizione delle operazioni che fi fanno a Ville-Dieu in Normandia , per la fufione e l'af- finatura del rame , e dell' ottone; come pure quella d' una Fabbrica ria- bilita prefTo EfTone per un fi mile og- ^ getto ; defcrizione di cui è Autore il W: Sign, 11? Sign. Duhdmel du Monceau: finalmen- te una raccolta di oflervazioni tratte dall' edizione tedefca , e che il Sign. Bertrand ha aggiunto ai ^zz\ prece- denti , con molte iftruttive note fu.'Ia maniera di fare il torabacca e il pins- beck . Quelli altro non fono che com- pofizioni di rame ordinario , di otto- ne e di zinco , ben purificati e mef- colatt con quelle proporzioni che fono fiate flabilite da numerofe fperienze . Si riefce eziandio di dare a quefle le- ghe il color d'oro, e fé ne fanno dei galloni d* oro che pajono furdorè . Tutta 1' arte confifte nel cangiar la fuperficie del rame in tombacco , per via di operazioni e procefifi, la defcri- zione dei quali, efpofla nella raccolta d' offervazioni , pruova la fuperiorità dei Chimici Tedefchi fopra quelli del- le altre Nazioni , in tutto ciò che ri- guarda la Metallurgra» Termineremo queflo eflrattocorr una rifleflìori generale . Se 1' ottone altro vantaggio non aveflTe fopra il rame, che quello di prefentare all' occhio un color più aggradevole , l'arte ora de- fcritta non recherebbe tante utilità da paterd meritare che vi fi applicafTe con queir impegno che vi fi prefta . Ma l'ottone merita la preferenza ; pri- mieramente perché IT può darlo a mi- glior prezzo, attefochè l'aumentoche vi dà la calamina , eccede la fpefa della fabbricazione . In fecondo luogo V ottone è di maggior durata del ra- me , fi lavora più facilmente con la lima ec. , prende un pulimento più bello, e Io conferva più a lungo. Fi- nalmente fi filagna benifiimo . Si può parimenti inargentarla , dorarlo ;. e quefta ultima operazionecofta aflai me- no che facendola fui rame. t^ * * ¥ * * P R O G R A M M A DÌ Economia rurale propoflo dalla Sui cleta dei Filantropi dt Strasburgo per /" anno 177S. „ T 'Economia rurale, trattata coti I I un metodo fcientifico , arreca certamente de' buoni lumi al Coltiva-^, tore pratico ; ma quelli y fchiavo del-' le vecchie coflumanze , è ordinaria- mente difficile a perfuaderfi , allorché' trattafi di fare qualche cangiamento nella coltura dei fuoi terreni , o di coltivare qualche nuova produzione •• Sovente a diflruggere un pregiudizio radicato , non fono fufficienti neppur le pruove d'una dimoftrata utilità, e fatte da perfone che hanno una poten- te influenza falla loro maniera di pen-^ fare . Guardiamoci tuttavia dalla pe- ricolofa opinione della generalità del- le propofizioni economiche : in damo il Novatore pretende di perfezionare l'Agricoltura ,. fé non fi è egli prima bene afficurato , che la nuova produ- zione eh' ei fuggerifce , è adattata al clima, alla natura del fuoìo , dei con- cimi , ed altre circoftanze locali . La Società de* Filantropi , il cuifco- pò principale fi è di renderli utile all' LJmanità , e che fi prefigge partico-- larmente la perfezione dell'Agricoltu- ra ; ma che , convinta che le opera- zioni in quello genere mancano per la maggior parte del loro effetto per efTere troppo generale , vorrebbe ri- (Iringerle ai bifognt del locale ; pro- pone a tutti i Cittadini verfati nei fe- creti della rurale Economia , la fe- guente quefìione tz Sapere quali fiano i prodotti dell' ^Agricoltura capaci di fare digli oggetti utili di con fumo , di commercio , i quali mancano nella Ge- neralità d'Alfazia , e che vi fi poffon» coltivar con fuccejfo. — La Società defidera che fi efamini diligentemente quel clima , qual fuo- lo , qual concime ec. richiede ciafcu- na delle propolle produzioni; in qual paefe paefe la fi coltivi con maggior facili- «u là e fucceflTo : qua! diftreito dell' A!- fazia converrebbe meglio al tale, o tal «Jtro nuovo prodotto ; quale farebbe 1* influenza di quefta «uova coltura fopra gli altri articoli dell'Agricoltu- ra, relativamente alla quantità equa- lità delle folite produzioni indigene-; quale fopra lo ftatoindividualedi ciaf- cuna coltivazione^ e quale fopra quel- lo della Provincia intera. La Società , nell' efame delle Me- morie che faranno mandate al con- corfo , non s'atterrà tanto alla quan- tità delle produzioni che vi fi trove- ranno indicate , quanio ^lla forza , alla chiarezza , con cui farà ditno- ftrata la facilità di quefla nuova in- troduzione , e l* utilità che può ri- fultarne . Il Premio farà una Meda- glia d'oro del valore di venti Ducati. Le Memorie pofìTono efìfere Icritte in francefe , in latino , o in tedefco , e devono effere indirizzate , franche di porto , al Signor de Turkeim il mag. ; giore , Secretarlo della Società , rue Brulìe i a Strasbourg* i Seguito della MEMORIA Del Signor, Gioì Antonio R A N 2 A €C. Sperie'nze Del 1777* MEzz' oncia di femente della fecon- da raccolta dell'anno fcorfo, con- fervata e cuflodita con leftefTe atten- «ioni di quella del 1775. , cominciò na- fcere fpontaneamente in cantina ai 15» di Giugno j come l'anno paflato ; e quindi ajutata col tepore del letto nacque perfettamente in ire giorni > Quefli Bigatti nutriti con foglia vec- chia , di cui re fopravvanzò la mag- gior parte per la generale mortalità de' Bigatti di prima raccolta in Pri- mavera , e per la fufTeguente cattiva riufcita dei foprawi/Tuti ; quefli Bi inatti , dico , allevati con le ftelTe di- * 119 ligenze dell' anno fcorfo , ma in ca- mera grande e ariofa , ebenhè efpo. fta aMezzodì, tuttavia ricevente fref- cura da ^lire vicine camere , termi- narono di afTudare le mie fpenenze in favore della feconda raccolta . Ai ij di Luglio , vai a dire in trenta gior- ni , già vi erano terminate alcune ga» lette .j e in giorni trentafei ne riful- tarono quarantadue libbre , tutte bel- le e fode e confiftenti , Je quali die- dero once 41. di femenza . Dopo r accidente dell'anno fcorfo dei Bigatti nati fin d'Agofto, vogliofo di tentare in queft" anno una terza rac- colta regolare e compiuta -, come U feconda , fino dall' anno paflTato , al* lorchè in Agofto ftarcai lafementadaì panni lini, ne ripofi un quarto d'on- cia in una picciola fcatoletta , la qua- le cambiai di fito al ricorrere delle fta- gioni , come la mezz'oncia fuddetta della feconda raccolta di tjueft* anno, ma non tolfi ^giammai dalla fcatolet-^ ta ^ Ella cominciò tiafcere in cantina il dì 25. di TGiugno, e trafportata fu- periormenie fu meffa al folito tepore del letto, dove ciò non di meno occupò dieci giorni a nafcere , e poi non ne nacque fé non picciola quantità . Que- Ri Bigatti altresì riufcironomale, fii- ron pigri e lenti e fpofTati , e fi do- vette avvolgere la maggior parte in cartocci , in cui tuttavia ne morirono molti . Eccone la ragione . L' timido contratto dalla fcatoletta di legno dol- ce e fottile , e comunicato al conte- nutovi fé me, che era coperto da cer- ta qual muffa, u'ccife la maggior par- te di cflfo , e panneggiò il fopra wif- futo con la fiacchezza e il lentore an- zidetti. Le gaiette loro pefavano cir- ca cinque libbre, bonine tuttavia e di mezzana fodezzaj e ne ufcirono once tre di femenza. Ciò non ottante Ìo won difpero an- cora della terza raccolta . Tutta la dif- ficoltà ronfifte nel fito di confervar la femenza , il quale fia frefco e non umido , perchè queflo la danneggia come s* è ora veduto ; e quello fé manca j non può riiardarfene a fuffi- cienza tienza la nafcita . La mìa cantina è * piuttofto umidetta , né riparata gran fatto dal Sole . Mi guardo dal primo incomodo col tenere fofpefa in aria la Temenza o avviluppata in panni , u rinchiufa in una fcatola , ma prima involta altrimenti ; e vifitandola fpef- fo , e cambiandola in altri panni , e carta, fé i primi li trovo flofci e umi- detti : così non comunicando co'mu ri , né col fuolo , è meno foggetta a umidire, mercè le narrate attenzioni . A togliere il fecondo incomodo non ho ancora penfato ; mi lufingo però , che od in e/Ta allontanandone affatto il Sole , o altrove mi riufcirà di prò- lungare la nafcita della femenza fino alla metà di Luglio , e così averne comodamente la terza raccolta prima che termini Agofto . La ftagione fe- gue ad effer propizia , ed eccone una prova benché più tardi . Ai 21. di A- gofto ora fcorfo (1777) fopra un panno lino depofitario di parte del feme della feconda raccolta sfiorirono e nacquero alquanti Bigatti , che ora faccio nu- trire con foglia rimefllticcia. Sonoeflì ben vegnenti a tal fegno , che oggi eh' io ferivo quefte riflelTìoni , febben compiano folamente il giorno tredice- fimo di loro vita, pure già comincia- no il terzo fonno , e danno beliiifima fperanra di predo e perfetto riufci- mento. Avanti dar termine alla ftorìa di quefte fperiei^ze , e paflTare alcune ri- fleffioni fu le ^jnedefime , io debbo ag- giungere due cofe ; primo che lafcia to al principio di Primavera fcorfa un pizzico di femenza in una fcatoletta aperta fopra d'un tavoliere in una ca- mera fuperiore mezzanamente tempe- rata , per vedere a qual tempo fpon- tanearaente nafcefTe , fu veduta ger- mogliare di per sé, fenza ajuto di al- tro calore che quello della ftagione , al primo di Maggio ; profegul la na- fcita nei quattro giorni appreflb ; e nata in gran copia nei duefuffeguen- ti , r ottavo dì fu compiuta : i Bi- gatti erano neriflìmi e della miglior efpettazione ; ma elTendo paftati ad altre mani , fé ne ignora il fuccefib; Secondariamente conviene eh' io mi giuftifichi dd' non avere regolato al termometro per maggior efattezza i gradi del calore di tutte le defcritte operazioni . I miei tentativi e le mie fperienze fon dirette al bene del po- polo , cioè di perfone rozze- e idiote: ora il proporre loro dei termometri , come già fecero altri , è un procac- ciarfene le rifa, edifanimarli dal ten- tare il progetto , al quale pur troppo r aria fola di novità bafterà prefìTo molti perchè fia poco curato . Quefta forta di gente vuol efler condotta eammae- ftrata con metodi comuni e facili e a lei adattati j com' io ho proccurato di fare . Sì profegujrh^ * -r^f, or Bq IO»' ■ i.i osi» ;;jn e <,:»;; a*J> Ut. ■• , ';•' , !?«3 121 N. XVI. KUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, i principalmentb all' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . K ■V 7. Novembre X77S. Arno , dti Dottore ^bate Antonio Belloni , Membro della Bjeale .Ac- cademia de' GeorgofiU di Firenze , della Società Georgica di "Padova , e de" Concordi di Rovigo j la quale fu coronata dì doppio l^remio dalla fuddetta Reale Jiccademia V anno 1777. Edizione feconda , risorretta dall' autore , ed accrefciuta d' illu- /{razioni. In Venezia, 1778. in quar. to , dì pagine 52. oltre otto di Tre- fazione e Indice , con una tavola ittctfa in rame. A Pagine 52 del precedente volu- me abbiamo data notizia del dop- pio Premio , di cui dalla Reale Ac- cademia de' Georgofìli di Firenze era (lata coronata la Memoria del noftro Sign. Dotu Ah. Belloni i e deìV^cceJJit conceflfo a quella dei Sign. Ab. Leo- nardo Ximenes . Ci fiamo allora im- pegnati , che quando ci fofTe perve. nula da Firenze la detta Memoria , ivi ftampata a fpefe di quell'Accade- mia, ne avremmo prontamente dato in quelli fogli l'eftratto . Ma ficcome l'Autor medefimo , in villa di alcuni errori corfi in quella flampa , fi è de- terminato a volerne far egli a proprie fpefe una nuova edizione in Venezia , piA corretta , ed accrefciuta, così ab- biamo creduto meglio differire a darne J'cflratto, per poterlo fare fopra que- fla nuova edizione che certamente è preferibile all'altra . ^uovo Giornale d' ITa/.TomAlL fiemoria Idtomitrka fopra ìì Fiume ift' II Problema era quefto « Se gli- .Argini lungo i Fiumi che corrono in* cajfati nel terreno , fieno vantaggio fi, 0 pregiudiciali alle pianure adiacenti ì nel cafo che fi provino vantaggio fi , indicar le ragioni economiche c^e pof* fono aver influito ad arginare l'.Arno ,' tanto fopra che fiotto Firenze , e fé ds tale operazione ne poffono ridondare dei bini , che conguaglino i pregiudizj ; 0- ritrovandofi i pregiudizj maggiori , prò» porre que' rimedi che fo fiero opportuni per prevenirli. =3 Prima di entrar a parlare partita^ mente della Memoria , riferiremo , con le proprie parole dell'Autore, l'effenza del fuo Progetto in compendio , onde i noflri Lettori pofTano formarfene una giufla idea. „ La prefente fiftemazione de' fiu- „ mi , die* egli , come da lungo tem- „ pò è flato indicato da altri, ecom* , io pretendo dimolirare, è un conii- I, nuo interminabile conflitto dell'Ar- „ te colla Natura. La Natura ci ad- „ dita altra norma, altre leggi, aU ,, tro fiflema , onde regolare i fiumi ; ;, r Arte idroftatica , fchiava de' no- „ ftri bifogni , fpelTb ideali e chime- „ rici, oppone leggi a leggi , e fide- „ mi a fjliemi , quafi per diftornela e „ difturbarla . La Natura, docile fino ,, a un dato fegno , fi lafcia bensì „ condurre e modificare , ma non !a- „ fcia poi v'mcetCì e fopraffai fi . Vi „ fono certi limiti definiti e prefifiTi , ,, ai quali giunta che fia la violenza „ e la fregoiaiezza dell'Arte, fifcuo- >ì te vìa » te la Natura,; rcdama i fuoi xf. ILTropof, i. "Uri Fiume difarginato che fpanda' }ip- beramente le fue torbide, ricolma na- I turalmente le pianure adiacenti , con quefta legge, che i terreni pii!ì vicini alle ripe >fentono il benefìzio delle Col. mate prim£( dei teFreni interqie-di x nlo acccttidìmo inogni onefta e leti- terarta Soicietà . *' H' v' * «■ Fine della MEMORIA Del Signor G i o: An t R A N r A ec. o Kt I o' 325 ca «n foinmo' Benefizio alte pianure ;^' più' ronvinrenri dèi meritò fuHIime della adiacenti » rendendole tutte coltiva- bili , e fommamente ubertofe. Dopo di avere provate tutte le fuef- pofte propofìzioni , il nollro Signor Bglhsii ne tira la confcguenza , con- chiadendo , nel terzo capitolo, che il tfìftema della libera difargin^azione de' Fiumi è il fiftèraa della Natura. Ciò provato nel KK>do più convincente , viene l'Autore ,iiaella feconda parte , -a farne l'applicazione alle circoftanze particolari dell' Ai^no, ciò eh' ai fa in cinque propofìzioni, dimoftrando , nel- la prima, che l'arginazione d'Arno è grandemente pregiudiciale all' adi-acen- te pianura Tofcatia;.che"( prop6f.i>) non è poflìbile rimediare ai pregiudizi della fuddetta pianura nel fiftema d'ar- jinazione dell' Arno ;. e nella propor- zione terza , che neppure le Colma- te regolari poflbno eflfére un Sufficien- te rimedio ai pregiudizi della fuddetta pianura . Qiiindi > stella propofi'zione prefti lorola vecchia fopravvanzata; e intanto che fi mangiano quefla , ere- fcerà la novella , la quale s' anderà raccogliendo foglia per foglia fenza fiaccarne i rami , e folo a metà per ciafcuna pi/mta » alternando i rami a vicenda , altri sì altri no . Così la pianta conferverà tutti i fuoi rami, e metà pur delle frondi , né farà per ri- cevere alcun danno, perchè potrà al- lungare quanto ella vuole i rami sfo- gliati. Quella fola metà di foglia , e ancor meno , per l'avanzo della vec- chia , baderà ad allevare i novelli Bi- gatti , poiché ho premeflTo di mettere in covo quella feconda volta folamen- te la metà della femenza, che fi può nutrire con la foglia del podere . Ed ecco in che modo i più cauti e pau- rofi non dovranno temere dei loro gelfij né riftarfi perciò dal tentare la fecon- da raccolta da me propella . Se poi il podere , ciocché avviene della maggior parte , è provviflo di gelfi più di quello che abbifognano i Bigatti , che poffono allevar!: da' fuoi contadini , e capir nelle loro camere; allora dando loro del pari la fola por- eion competente di feme già nato, al principio pure di Maggio , fi rifpar- mieranno tutti i Mori di più; i quali benché foflfero una fola terza parte e ancor meno , fi potrà tuttavia par la feconda raccolta ripetere a' contadini la fleflTa quantità di feme che prima : perché quella terza parte di gelfi non tocca fino alla fine di Giugno , e per- ciò ricca di grandi foglie, potrà fom- minillrare a' fecondi Bigatti la metà del cibo , e così cagionar gran rifpar- mio di quella nuova della altre due parti , le quali fi sfoglieranno con la regola accennata . Ma inutili fono tutti quelli fugge- rimenti , fé non R determina la quan- tità di feme da aflegnarfi a' contadi- pi , e proporzionata alle camere ; nel che diverfe portono eflfere le opinioni ; io però amerò meglio di errare nel meno , perchè allora 'tornerà in pio-^ fitto, potendofi meglio governare i Bi- gatti; d'onde procede in buona, parto l' ottimo loro fucceflb . Per ciafcuna camera di ordinaria capacità , e per tre adulte perfone, tra cui un uomo, io per me non alTegnerei più d' un* oncia di femente, i cui Bigatti bencu- ftoditi daranno in tal guifa per lo me- no tre rubbi di gaiette , tanti vai a dire , quanti fogliono darne general- mente tre once , che non poffono go- vernarfi bene nello fteflTo fito e dalle flefle mani , Queft' oncia per una fo- la camera potrà diflribuirfi in dodici ftuore o cannicci d'ordinaria grandez- za , e così tener radi i Bigatti con grande loro vantaggi». So che il con- tadino fi sdegnerà a tal villa ; ma il buon uomo fi dee ammanfare colle dolci , e illuminare col fatto . Sopra tutto fé gli faccia premura di cam- biare fpe/fo di letto i Bigatti , avan- zandofi in età , e di tenerli netti e puliti ; che niente loro più nuoce del troppo fimo, il quale fermenta e gli fcalda , e cagiona di gravi malattie ; in oltre di dare aria alla camera di quando in quando , fé di Primavera; e fé di State, di tener chiufe le aper- ture efpofle al Sole , e fempre aperte le altre , da cui poflTa introdurfi fref- cura ; e mattina e fera fpalancarle tutte per qualche tempo ; e di notte nel maggior caldo lafciar aperto ezian- dio qualche ufcio ofinellra, che meno domini fui Bigatti, e li rinfrefchi fen- za offenderli . Quanto poi alla foglia , non fi può dare alcuna regola , che determini la quantità delle piante necefiTaria per un' oncia di feme, dipendendo dalla mag- giore , o minore groffezza di quelle , e dalla quantità dei loro rami, ed an- che dalla flagione, la maggiore o mi- nor quantità del prodotto loro. Alcu- ni prefìfo il TeJJauro nel fecondo libro della Sereide pag.5)5. aflegnano a ciaf, cun' oncia di feme dodici piante ; ma egli ne aggiunge ancora un terzo, cioè fedici in tutto . O/Terva però bene il Signor Betti pag. i66., che non indi- candoli la qualità delle piante , non ferve ferve a nulla tal regola . Generaimen- ròenté fi' crede , che ad allevare un* otìtià- di ieWtemà, la quale nafca- por b'en'é , fi richiedano 4b. ó 45. rabbi d4' foglia. Ma anche queftà' regola pa- tifce eccéì^ibné' j perchè allevàndofi 1 Róffri' Bigatti della prima raccolta più tatdì che ndrt fi pr^iCa , tf terminan- do più pretto 11 loro periodò a cagio- ne del òaldó , ne rifpamiieranfto una parte; e quefto avverrà tarttè più per ià' feCoftda ratfcbha nel cuor della Sta- te. Egli è anche malagevole il déter- ròinare da quante piante fi pofTan rac- cc>glieré que^fti ^0., o 45. rubb-i di fo- ^lia>, perché raccolta picciola > fi ri- chiederamio più piante; e'rnéno, rac- cogli éndofi più adulta . Onde tal de- cifione dee lafóiiarfi alla pratica dell* accorto padre di famiglia , o d€l ga- ftaldo . difficolta' V E LORO RISPOSTA . Tutto qiiefto va bène , mi fembra »dir' da taluno ; ma le tue fperienze fatte in piccola non mi aificurano in grande ; e poi r contadini fono occu- pali da troppe faccende più importan- ti , per poter intertenerfi co' tuoi fecon- di Bigatti . Al primo rifpondo , che Ja raccolta de* Bigatti , non folo la feconda da ràé propofta^ ma anche la pVima , fé fi vuole che fucceda bene , s^on dèe farfi troppo più in grande di ^livèllo eh' io 'feci : e perciò affegnai a ciafcuna camera e famiglia di tre pferfóne un'oncia fola di femente; ed io feci le mie fp'erienze fapra mézz' oncia . Sia poi la tua villa di cento camere , e ài trecento perfone , così «he fi allevino cent' once di Bigatti , quefta grande raccolta farà purfempre fatta in piccolo , perchè divifa oncia per oncia . Soddisfatto così alla prima difficol- tà, rifpondo alla feconda , che divife fecondo il mio piano le picciole por- zioni di femenza famiglifi per fami- glia ; e trovandofj pìcciòlini i Bigatti al fine di Giugno , che più preme il lavoro , la mafiTaia che Ra in ania a avi- :U codcere il de fin are e allefVir la nte-- rertda , od altra donna con due o tt^ fc^ppate per giorno, ponbnofaC4lrAen-- te governarli fenaa diftufbo d«gli al- . tri affari . Che fé crefcendù in età ri- chiedono maggior artenzioné , riten* gafi dallo fpigol^e una donna , folitA- loro occupazione in- tal tempo, e feifì. mifi a cafa a governare i Bigatti ,- dalle cui gaiétte riceverà di lunga ma-- nò atfoi più che d^a11a fpigolatura . Ei- non potendofi ciò ottenere , una o due perfone di quelle ftefle, che pre*-- z'olate accorrono dalle colline e mon-- tagneadjacenti adaj^utare i lavori cara-- peftri in quefto tempo, fi pagl^iino per pochi giorni ad aififtere i Bigatti , che" lo fpefo danaro frutterà largamente .- Quanti pure vi fono eziandio a Pri- mavera , che pagando caro fitto de* Mori , e io intere giornate di tutta la raccolta ad uomini e donne , che governino i loro Bigatti , ci trovano i ) tuttavia il loro conto profittano f larga lilén te? Perchè dunque non potià fare lo ftefTo per pochi giorni e per qualche perfona un buon padre di fa- miglia , un accorto gaftaldo che ha nel fuo podere la foglia? Oltre a ciò non tutti i borghigiani s* impiegano nelle cofe campeftri ; v' ha di molti mePcteri in ciafcun bor- go, ì quali non fanno prefcia pel la- voro ai loro artifli in tal tempo : v* ha di molte perfone comode e civili , che fi occupano nelle fole cure dome- niche :: e le ftelfe ma(Taje più ricche, e gàft-àlde più agiate con le loro fi- gliuole non vanno elle nò ad abbron- zarfi al Sole in campagna : per fino- nelle fte/Te città , nelle quali la poli- zia non vieta di allevare i Bigatti ,, com* è nella noftra , quanta povera gente , anzi quanti- artilli e cittadini fono liberi da preflanti faccende in tal© ftagione ; e la loro ordinaria occupa- zione è di poco frutto e rilievo ? Or bene tutta quella gente che pur fautt gi'^n numero , perchè mai non potrà élla intraprendere la feconda raccolta di Bigatti , che io fuggerifco , fenza efferne danneggiati i lavori della cam- pa. «p^^giia , i& -.cui dip€n4e 1' p^nè di tat- ito .1' anno? N<è Ali. fi 3(44v\«;a .1' ef^mpio ài Pi- jcn^ze ,. che projbÀfc^ qucfta fn altro luogo aflai frefco, ma npn umido per qy/in- to Ci può , in aria fpfpefi e ifolati , perchè altrimenti comunican.do coi lyvq- x'ì q col fuplp rontrarraij.np facilmente dell'umido cpn rifchio delJa femenza • 6e avvicinandoli 1' Inverno , 1" am- biente di qiiefto filo firaff^rcddadi tiop. pò, od anche fi fca'da, comeinqual- /cjie cantina , fi trafportino in aUro , dpve fia piiù mite ; e poi aj comin- ciare di Primavera fi riducano di nuo- vo nel primo . Volendofi laccare ja femena^ dai panni lini , non importa che fi faccia d'Autunno o di Prima- vera : fi badi foltanto nello fiaccarla e farla afciugare , che non fenta ca- lore ; e per mio configlio non efpor- raffi al Sole , ma all'aria folianloj e * afciugata che fia bene, (ìfCitiridinuo» vo a fuo fito , dii^ribuita ,in ,piccioi« pprxionceUe jfeparata, mente avyplte,if» carta ;fpda e incollata , .le quali poi Ci rinchiudono in una fcatol^ ;p ,in un p,anno, e fi visitino pgoi^iùod iti, gior^ ni per riconofqer* Xe abbiano ,cqn;i;-^- to dell'umido, e in tal <;^fo.qaai{>i^f. ne ila c*rt» , e far afciuga^e aiU' ;ai;ia U icatol? ,p il p^nno . ,C(>s\ tiqp ;ay,- verrà che ti nafqa , linn^O.^i che jg^r- nipglino ii ;\lpri , e rtu fìi cpft^§t^p ^ gettarla p ,ayviUrr\e la vendita . ,J)£ mano in inano che ne d)9i y^C^ere una partte , ya a pr^n^ìerc qM^H? i^3- la dove r;^trpva;n , fi yi .lafcfa il re- fta,nte ; e fa Ip.ile^To e^iandip , fé v^iif^i tu .matteiine in pqvp qualche por^ip- ne . Di ,quefl^ fem^nea con tal cur^ cpnferv^ta ne ^iferhi .alcun poco a Ùa^- gione avan^ta sì l'ecpnpmo che A^ .negOEÌalUe . Quanto fpcfTo cigli a<;ca« de , ohe ja fementa meifa in cpvp nppt nafce aUrui , o fplo io;ip€rfetta|n«>n- te ? Qviante volte rnuojono ,i Qigst^i ^dopo pochi dì i Qiiant* altre vanno ^ male in apprelfo ? 5 qpante in fin^ per dimore di poca fpglia , qhe-v.edej^ tarda a fpuntare, fé ne allevano trop- po pochi , di ciie «Itisi non fi accorge sì predo ì Quante ricerche allora ; quan- te prerpur^ per u« po' d^ ^«^en«a t eppur non fi trova. Ciò acca4 j> gii. Georg, lib. x. = e fi cftende a ìì pag. 50. in foglio ; e quindi è di- „ verfa da un'altra dotta egiudiiiofa „ DifTertazione, che haquafi Io ftefTo j, motto , ma e di fole pagine 12. „ Bensì la fteflTa Accademia fi di- j> chiara , eh' Ella ha fommamente j, ammirato la profonda erudizione , >, la diligenza infinita, la foliditàdel- „ le dottrine , e racutiflfìmo razioci- nio dell' Autore , che ha in fronte _ il paffo di Tlinio , lib. 5. cap. 16. j, Vadus augetur ad canis ortuj , ec. , „ ed occupa plii di ^o» pagine in fo- j, gì io j e le difpiace di non averla potuta coronare , perchè non fem- bra opera compita, giacché, aven- „ do Io Scrittore in principio diflinto „ il Problema in cinque diverfi Que- „ fili , non ha poi rifpofto che ai pri- „ mi due ; e pare eziandio che vo- „ glia troppo inoltrare la fua dimo- „ ftrazione, col perfuadere a difargi- „ nare affatto il Pò . " Journal d'unVojage isnc. cioè G'mna^ d'un Viaggio , che contiene diverp 0/fervazioni mineralogiche , partico- larmente fulle ^gate e il Bafalte ; con una defcriziotìe della maniera di lavorare le Ugate : del Sign. Col- UNI , Segretario intimo , Direttore de' Gabinetti di Storta T<(aturale , e Membro dell'accademia del/e Scien. ze di S. ^. Elettorale palatina . ^ Manheim 1776. IL noflro Autore non ad altro fine principalmente intraprefe il fuo viaggio pei paefi d' intorno al Reno , che per indagar la natura del Bafalte che ivi ritrovafi. Andò egli per Fran- kental , Pfedersheim,Niederfloersheim ed Gberfloersheim , e giunfe in Al- «ym . Dopo Pferdesheim incomincia- no i monti fecondar; che appartengo- no alla catena del monte Voges ; e quanto più fi avvicinano al Reno , tanto più fi fan piani . La congiun* VI e defcritta accuratamente, e l'Au- tore VI cerca i prodotti loro naturali, I quali fono della medefima natura che quelli , che trovanfi d* intorno agli alti monti , e a poco a poco difcen- dono al piano . In alcuni luoghi fon profondi/lìmi e comporti di pietre re- nofe ; in altri di faffb , ingroflTato di rena e di felci ferruginofe . I monti più baffi , e quegli ftefli nei quali V Autore trovò i feguenti Minerali, han- no una pietra argillofa , e con effi al- tri monti ^\ unifcono che contengono pietre calcaree. Primieramente defcrive i petrefatti ritrovati nel paefe intorno Aizeym , Weinheim, Flonheim e Uf^hofen, fa- cendo incidere in rame quelli più 'fin- golari . Tra quefti il primo è Ofireum p«lyleptoginglimu>n , così chiamato dai noltro Autore , che pare una fpecie di ^rcx dt Linneo . Indica quindi la Cyprea , il Chame e il Bucino petre- fatti come 1 più rari di cotefla regio- ne . Non meno memorabile è 1' Oftreum fojfiló ignoti teftacei dell'Autore , che attefa la fua figura e la conneffion de.le valve , fembra molto convenire con lo Spondilo di Linneo , d* infigne grandezza , lungo otto pollici , largo fei , ed altrettanto gro/To , del pefo di dieci libbre . Nomina parimenti i GloHapetri, di minore e maggior gran- dezza, e ornati di DenJriti; e le offa petrefatte i le quali cofe tutte fon pe- netrate d" un" ocra gialla. Defcrive in appreflTo i faffi agatacei fparfi per quella regione, eie loro va- rietà riguardo ai colori , e penfa che fianfi cosi formati dalla pietra argillo- fa , nei luoghi medefimi Aove fi tro- vano; imperciocché, la pietra di quei monti effendo generalmente argillacea e calcarea, mifta d'ocra marziale, che facilmente all'aria difciogliefi, ei pen- fa che fciolta quella in terra , e por- tata al baJjb dalle innondazioni , ab- bia refi più piani i monti più alti ; e fciolta ancora in terra la pietra , di fterile fia divenuta fertile. Della fteflfa ',. „ . ■ r— "■ • — -^^..g,iuii- nenie iia divenuta rertile. Uella (tefr- z.one d. co.eftì monti con quelli che ^ camera fono" Int!, dove fi tra ' R 2 vano vano le agate , le quali, efifendoviri formato uno ilrato di pietra argillofa calcarea mifta d'ocra , in mezzo ad erta fono nate infieme coi criflalli ; e difciolto in terra anche quefto ftrato, è avvenuto che reftafTero le pietre a- gatacee folitarie e fparfe. Il Sign. CoHint fi portò alle Fódine pVe/ro Moerfchfeld , nelle quali fi ca- va il Mercurio e il fuo Minerale. Of- ferva con maraviglia , che cotefti mon- ti , quantunque abbondanti in Mercii- lio j fiano tuttavia fertili d* ogni ge- nere di vegetali , ii che egli pretende contrario all' oiTerv.-.zione comune in altri fimili luoghi {a"). Dallo flolo nominato Carh Teodoro, i'i cava una minerà folida , rolTo-fcura , e dura , la quale contiene la metà del fuo pefo in Mercurio . Le parti interne fono occupate ora da goccie di Mercurio na- tivo, non di rado da Piriti , o da ci i ftalli mercuriali trafparenti , roffi , di figura varia , o piuttoflo da cinnabro criftallizzato . Quefte lìiinere fono cinte da una terra o pietra argillofa, e pe- netrate fovente da vene mercuriali pi. ritofe . Lo fpato , la pietra renofa , o calcarea , per lo più circondano dav- vicino la vena . E' da notarfi che la Galena crifìallizzata in cubi fi trova vicina a qnefta minerà, la quale è più denfa , quanto più fi accoda alla G:i- lena. In qiiefte Fedine ritrovanfi pu- re de' pefci petrefatti, nello fchifto ne- riccio , penetrato di ftrie e punti mer- curiali . Rara veramente è la congiunzione dello fchifto cui mercurio . Ma tutta- via ritrovafi talvolta nello fchillo del- ie gocce di 'mercurio nativo . Qtii def- eriva il inetodo di eftrarre il mercurio dalla minerà , e dà la figura del fór- no da farne la diftiltazione . Si mef- cola con la minerà quella quantità di calcina viva che corrifponda a quella dello zolfo e della pietra che vi fonj mefchiati ; e allora la fi pone in (torta di ferro , le quali fi mettono nel for- no, a (Irati fopra ftrati in tal guifa , che il loro collo giaccia più bado del ventre, affinchè il mercurio diflilli più ftcilmciite n^l vafo recipiente adatta- to al collo della ftorta . Efpofte le fior- te a un fuoco continuo per circa un- dici ore , fé ne ottiene dalla minerà tutto il mercurio puro . L'Autore ac- cenna nìolte cautele da ufarfi nella diftillazione , e dà una più accurata defcrizione dei forni ,- dei quali avreb- be fatto bene aggiugnere la figura. Ritrovafi pure delle Fodine di mer- curio vicino alla Città di Creuznach , !e quali non fi lavorano; ma fono di molto maggiore utilità le faline che ivi fcaturifcono , febbene niente ofFt"- rifcano di fin gol a re . La pietra del monte vicino a que- fle faline è comporta di fpato bianco , e verdiccio , di granelli quarzofi , di lamelle micacee , e d' ocra bruna . T monti prelTo il fiume Nahe , fi alza- no di più , e la loro pietra è lamel- lofa argillacea e calcarea, che all'aria fi fende . Le lamine feparate dalle al- tre , efpofte all' aria , prendono un col ;re nero . Merita ofiervazione, che la pietra di parecchj di quefti monti , fciolta (rt) Il dottijftmo Signor Collini ci perdonerà fé que(ìct fua offervazione non ci riefce punto muravigliofci ; anzi rejìiatno forprefi àelU maraviglia eh" et me- dejìmo fé ne fa . Così frequenti ritrovanfi i monti e i paefi mineraliferi , / quali fono ferti/ijftmi e fufcettibili d' ogni coltura , che non v' ha ragione di fare attaccati alle opinioni , di già [mentite dal fatto , degli antichi , ; quali credevano che dovunque v' eran Minere , di qualunque natura fi fojfero , iviil terreno fovraùpofio fojfe affolutamsnte vegetabili ; e riguardavano a'>o:t:7to IVI effs-jfc u:a qualche fdmera . Iterile , e fpoglio di qualunque produzion '''fitta flerilith Cimj ut indizio certo chj fciolta dall' aria , fi cangia in terra fertile , agindo la uniidiià dell'aria o filila terra calcarea . o full' acido yi- triuolico dell' argilla . Il noftro Au- tore efamina diligentemente fiffatta proprietà , da altri ancora non oiTer- vata j efoggiugne e/Tere lUililTiiiia nel- la rurale economia . ;.Vicino a K^rn è' upa Fedina di al- lume', nella quale .iróvafi 1" alliime o nello fchilto cinereo nericcio , o nel litantrace . La pietra del monte che cnopre la vena è argillacea , della na- tura medefima di quella teflè defciit ta . Non molto lungi di qua, prefR) Fifchbach, vi è una minerà di rame, che ritrov'afi in una vena tra una ter- ra verdaffra argillofa e alcalina , 'e ap- pellafi minerà cupri vitrea Ntgrejcens . Un tempo era quella cava ricchilTima ; ora rende poco, e di paco buona qua- lità . In quella Fodina tiovafi ancora un bitume nero, fplendente , in la- melle e in grani , il quale abbrucia to fparge un grato odore. Sono degni, di oflervazione i monti tra Kirn e Oberflein , prefTo il fiume Nahe , i quali fono d' un aggregato di ciottoli felciofi di diverfa granJez za e forma, e medi nte un'ocra fer- ruginofa , in certo luoJo agglutinati , "^ fìcchè al nollro Autore fembra poter quella pietra meritar i! ncune d'i Erec eia Jì/icea imperfetta . Q.ieRe pietre fon polis f-nza alcunorJine; ma nel- la fommità del monte, e alle falde fé ne veggonj di lunghe e grofìfe diverfi piedi , fparfe ugualmente con delle ITI i neri . Il Sign. Colimi penfa che que- lli ciottoli non fiano flati portati colà da altri luoghi , ma fiano nati nel luogo medefìmo; imperciocché crede chetut ta quella maffa fia fiata dapprima flui da , e che ivi abbondafTe una foflan- za filicea , la quala fia fiata mefco- lata di particelle ocracee ; pretenden- do che a formar cotefta malfa, fi fia- no tra loro attratte le particelle fel- ciofe , netl' occafione di qualche mo- vimento ; la quale attrazione poi fia fiata impedita dalla immilla maff? o- cracea , e che da ciò dipenda la ca- f gione della vana grandezza .* cha fo pravvenendo poi la quiete , tutta la malfa fiafi indurata , ed abbia acquir^ ;flata la forma di Breccia. Tra l'alto monte , orrido per gli eminenti faffi , e il fiume Nahe, ve- defi il Caflello d' OberRein, la fingo- lar fituazione del quale è dall'. Autore illuftrata con una figura . I monti di quella regi^one' contengono , ne! faffo argiljqfo,, quantità di agate edi djaf- pri ,,;i,-Colori del quali , anche il ver- de , egli attribuifce al ferro ; e piìi diffiifamenie defcrive , e illuflra coi? figure, la maniera .'di, cavare e lavorar quelle' pietre . •, \,J7''' '" ' . ' Riguardo alle agate chetrovanfi irt niaffi globofì , o innate nel f affo , o- metteremo quelle offervazioni che ap, partengono alla floria generale delle medefime , alla loro diverfa figura , durezza , ai corpi che talvoltA fono in effe contenuti , o che vi Ci trova- no uniti ; e diremo foltanto qualche cofa della pietra in cui fi trovano , e Jella foflanza di cui penfa 1' Autore fiano e(fe formate. L-e agate e i diaf- pri , in quanto alla materia, fono la cofa Reffa; differifcono folamenie nel- la trafparenza, la quale, come è no- to , nel diafpro qnafi fvanifce. La forma delle agate Ji.noflra eh* erano lo Reffo in iRato di fluidità : il noRro Autore ne offervò di mammil- lofe, (li cilindriche, di filamentofe , e fimili alle Stalattiti , e perfino di CiiRallizzate , cave al di dentro , co- niche , talora a molti lati , e talal- tra rotondate. La pietra in cui trovafi 1' agata è di colore o bruno , o grigio , o ne- riccio , comporta di particelle argilla- cee e calcaree , e marziali ; e fi fen- de all'aria . Il Sign. Collini penfa che la diverfa durezza dipenda dalla va- ria mefcolanza e proporzione dei cor- pi terreftri , e dalla differente modifi- cazion delle mollecole che la coflituif- cono . Imoerciocchè , mefcolatevi ilel- le particelle eterogenee , (\ diminui- fce la durezza ; e l'Autor inclina al attribuire alle particelle di ferro la caufa I ^4 caufa della maggior durezza nell* aga- ta . Efpofte elegantemente le opinio- ni dei Mineralogifti , intorno alla ori- gine dell'agata e delle al tre felci , pen- fa il noflro Autore che provengano da terre argillacee , calcaree e marziali tra lóro unite, il che prova, tanto dal ritrovarfi Pagata e le felci in fimili pietre , quanto dal cangiarfi che fan- no in felci anche le conchiglie petre- fatte .Deferire diffufamente i criftalli quarzofi , e deriva la loro figura e formazione , che fcorgonfi nei globi delle agate , e i filamenti di diverfo colore , che volgarmente fi fogliono prendere per petrefatti , dalle ferree od altre terreftri particelle , che ab- biano penetrato le fifTure; e in quefto luogo affai bene ragiona degli altri cor- pi pellegrini che vi fono mefcolati . PafTa dipoi l'Autore a defcrivere la maniera praticata in quei paefi per po- lire le agate, e renderle adattate agli ufi ; e aggiugne le figure degli ftru- menti infervienti a quefto lavoro ; co me pure le ruote per tagliare le a- gate. I monti traOberftein e Coblenz fo- no comporti di fchiflo argillaceo di vario colore , che all' aria fi fcompo- ne , e in tal giiifa diventa un fuolo coltivabile : quefto fchifto è coperto di pietra quarzofa , fiaiiie alla Brec eia filicea . Neil' ifteffo cammino tro- vafi anche delle acque minerali . U Sigli. Col lini ripete qui , che il paefe dall'altra parte del Reno, da lui fcor- fo in altro tempo , è affatto fimile a quefto. Non lungi da Coblenz apparifcono i primi fegni dei Vulcani che un tem- po efiftevano. Imperciocché nelle cam- pagne di Andernach trovafi fparfi dei pezzi di pietra-pomice, e di bafalte, e della terra detta tras , della quale ultima fono fabbricate le cafe . La terra tras appellafi inquei luoghi taf. flein o duckftem ; e ritrovafi per le aperte campagne , dai dieci fino ai quattordici piedi fotto la fuperficie del fuolo , il quale , fopra il tras , è fer- tile : riguar-io :il'a co.nfiftenza ^ efl'a è »j5 una marta media tra la terra e la pie- tra , porofa , e leggieriffima , la qua- le feccata rènde fuono , e pofta nell' acqua ftride : quanto più è poiofa , tanto migliore viene confiderata j effa è di color grigio , inclinante talvolta al giallo , o al bruno . Effendo mef- colata di pomice, v* ha ragione di cre- -lerla una produzione del fuoco ; ciò che viene confermato dalle fcorie po- rofe , e dai pezzetti di vetro verda- 9iro e ceruleo . Inoltre contengonfi in tfifa dei grani di fchifto, di mica , e di quarzo bianco opaco, come pure dei neri granelli ferruginofi, e dei fili di bafalte , o piuttofto di Schotrl d«i Tedefchi . Quefta terra è coperta da un'argilla grigia egiara : polverizzata , e mefcolata con la calcina eftinta e coti l'acqua, G adopera per fabbricar muri ed altri edifiz) . Il Sign, Col/ini penfa che fiffatta terra fia ftata un tempo get- tata da monti ignivomi, e fparfa per la pianura . Imperciocché i vicini monti fono fterili, nudi ; ed uno d' effi ha inargini così anguftì , che apparifce enervi ftato nella fua cima il cratere d' un Vulcano; del che non potè egli aflìcurarfi per la brevità del tempo. Verfo Niedermennich la ftrada era co- perta di rena formata di fcorie di va.% rio colore, di fchoerl e di granelli fer- ruginofi , e di minuti pezzetti di fchi-. fto , il che pure apparifce l'effetto d' un. Vulcano. Nel luogo indicato , fi cava copiofamente una pietra nera , porofa , mefchiata di pomice , che fi adopera per farne mole , e la quale non può giudicar fi che un prodotto vulcanico . Sotto quefta pietra giace un altro ftrato di lava pili compatta; e tale pietra trovafi anche in altri luo- ghi di quella regione . Pare al noftro Autore che quefta pietra fia il Lapis molàris Khenanus del Cronftedt Mine^ ralogia J. 294. Che fé è tale, dal ge- nere delle Coti , fi dee riferire alla fcorie vulcaniche . In un altro luogo appellato Bell , trovafi una fpecie di terra tras , la quale refiftendo al fuo- co , fi adopera nella coftruzione dei ^ forni . Qiiefta ha la medefima confì- ^ ftsn za ft«nza della terra /r^tr fummentovata ; però non è porofa , né contiene po- mice. Il chiarifs. Autore finalmente def- eriva il bafalte , che trovafi nel mpn- te preflbFornich, il quale è a colonne perpendicolari peataedri ed cfaedri , ibpra le quali fono fparfi per la pia- nura dei frammenti di baXalte , e una Java folida che fcintill^ battuta coli' acciajo . Pa flato il Reno a Uhkel , fcorgefi un montj! pieno di bafalte co- lonnare, del quale ci dà la figura. Le colonne di bafalte fono in vario modo collocate , o quali a perpendicolo , o cbbliquamenie, o per traverfo, H ba- falte è nero , duro, e da ogni parte getta fuoco fc fi batte coli' acciajo : fopra del bafalte giacciono deicriftalli di fchoerl nero e verdognolo , varianti di prifma , o tetraedri , o di cinque piani ineguali , o efaedri . Scuoprefi in queflo monte anche una lava pe- fante , porofa , o in mafTe, o in glo- bi . La terra , che cuopre la lava e il bafalte , è grigia giallognola , fer- menta cogli acidi , e mefcolata coli' acqua fi rende tenace. Siffatti prodotti dei monti fi eftendono eziandio in vi- cinanza al Reno , e nel Reno mede- fimo . Qui il Sign. Collìni riporta le opinioni di tutti i Fifici , da T/inio fino al chiarifs. Ka/pe , intorno all' o- rigine di quefta pietra . Termina col far menzione di due monti , podi tra Simmeren e D^rrebach , nei quali lo fchifto è coperto d' una flrato quarzo- fo , che occupa tutto il monte . Il quarzo è di vario colore , e fopra vi fi veggono nati dei criftalli quarzofi. 35 a U E S I T O * Vropoflo dalla "Pubblica sAccademìit /* Jigricoltura di Tadova per l'anno. LA confiftenza e durevole perfezio- ne delle pubbliche ftrade è un og- getto, il quale, non folo interefla per I moki riguardi lafublimecuradelPrin- ' cipe , ma deve ancora riguardarfi co- I me uno de' mezzi più diretti di gio- vare all'Agricoltura, per il facile traf- porto delle derrate , per la conferva- zione degli animali da carreggio , per la maggior prontezza e frequenza a vifitare i poderi , e per tanti altri ef- fetti vantaggiofi , ch,e ne rifultano. Queflo oggetto poi merita una parti- colar attenzione nel Territorio Pado- vano , il quale molto eftefo e abbon- dante di varj prodotti , trovafi attra- verfato da ftrade tanto regie , e corr. riere , quanto comunali e confortive, che generalmente nella ftagione pio.- vofa e per due terzi dell'anno diven- gono quafi impraticabili , o almeno molto incomode e faticofe . E ficco- rae la vicinanza dei fiumi che per mol- te diramazioni fcorrono nai territorio ; la quantità di materiali opportuni, che fi trovano nel medefimo , la mano d' opera che in certe Ragioni é 9 difere- to prezzo , fono princip) , dai quali potrebbonfi trarre molti vantaggi per il riattamento delle ftrade, perciò par- ve all'Accademia , che dovefle riufcir utile uno ftudio diretto e applicato a rilevare quali difficoltà , o d'opera o di difpendio, vi foflero in tale impre- fa , acciocché o per pregiudizi nati da opinioni d' infuperabili difficoltà , o per mancanza di dettagli neceflarj in lavori che abbifognano di molta pre- cifione, non refti impedito quel buon genio , che deve precedere a opere sì importanti . Con quefta rifleflìone , e fiducia , e per ridurre l' efame a li- miti che impegnar poffano l'induftria di ciafcheduno , l'Accademia coll'ap. prò- M<5 provazione autorevole degl' IlluflrilTi- j|* mi, ed Eccellentiffimi Provveditori fo- pra Beni Intuiti e Deputati all'Agri- coltura , propone un premio di Zec- chini trenta , a quello che per giudi- zio dell'Accademia ftefla avrà intera- mente e meglio di ciafchedun altro foddisfatto con una Memoria al fe- guente Q.uefito : „ ^ffegnare il metodo più faci/e , dal quale rifuUì J' opera più durevole e conjìfiente , per il rìat- tamsnto delle tre firade corriere , cioè da Tadova , al Dolo , a Slefega , a Mon felice ; indicando i luoghi dai qua- li fi devono trasportar le materie , / . tempi e i modi di trasportarle , e per UH calcolo d' apprejjìmazione la fpefa tutta che occorrer deve per ridurre ognuna di quefle tre firade a confiften- za ; e le avvertenze in oltre per con- fervarle ', corredando ogni articolo del metodo , che farà propofio , con efemp) 0 efperienze. " S'è determinata l'Ac- cademia a proporre fegnatamente le fuddette tre Strade , tanto per ridur- re la propofta a termini precifi , e non molto eflefi , quanto per l'importan- za delle medefime , come ancora per li differenti rapporti della loro fitua- zione rifpetto ai fiumi . Le Dififertazioni faranno ricevute fin tutto Dicembre 1779 ; faranno di- rette al Segretario dell'Accademia con un motto fu la Diflfertazione , e fu nn Viglietto figillato , dentro cui fa- rà il nome , e la patria dell'Autore. Sarà aperto il fole viglietto della Dif- fertazione coronata ; gli altri faranno lacerati , lenza aprirli ; e la DifTerta- zione coronata farà Rampata a fpefe dell'Accademia, e mandata all'Autore col premio, e col diploma dell'Acca- demia , fé non folte afcritto ad etTa . Data in Tadova dalla Tubblica ^ccade- ,mia d'agricoltura 4. Ottobre 1778. ncyo Giovanni Coi Segret. Perp. OlÌ9 odoro/o di Fiola mammola : ' w«J niera femplice di farlo : del Sienor A..... P..... P Edate groffolanamente in un mor- taio di marmo, e con un peftello di legno ,. una libbra di fiori di viola manimola, verfatevi fopra quattro lib- bre di buon olio d' oliva , efponete quello mefcuglio al Sole per quindici giorni , oppure , fé volete terminare più pretto r operazione , mettete la voftra infufione per quattro giorni nel bagno-maria ; dopo quello fpazio di tempo , colate 1' infufione per uno (laccio di crini , fpremendone poi la feccia quanto più potrete . Ciò fatto , prendete una libbra di mammole fref- che, peflatele come la prima volta ia un mortajo di marmo , mettetele in infufione nell' olio già impregnato di tintura della prima libbra di viole , mettete ogni cofa in macerazione al dolce calore d' un bagno-maria ; dico al dolce calore , perchè bifogna guar- dar bene di non darvi un fuoco trop- po vivo j balla in quefla operazione che il vafo fia femplicemente caldo. Dopo tre giorni d' infufione , fé fi fcor- gefle alla fuperficie dell' olio qualche indizio d'umidità, vi fi darà un gra- do di fuoco un poco più vivo , per far dileguare quella umidità y dopo di che fi verferà 1' olio , ben impregna- to di tintura di viola , fopra unoìlac- cio di crini , infieme con la feccia che fi fpremerà fortemente, verfando di poi tutto il liquore in una botteglia , che fi lafcierà ripofare per alcuni giorni . Il liquore deporrà una fpecie di fedi- mento : allora fitravaferà in un'altra botteglia quello che fi avrà ottenuto di limpido , e fi mefcolerà quell' ulti- mo olio con quello che farà paflTato chiaro per lo flaccio prima difpreme- re la feccia i ed eccoquellochcfi chia. ma olio di viola mammola . -ciq 137 N. XVIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: 'V 21. Novembre 177S. Wfiretto de a a Defcrìztone delie varìs ti concie e preparazioni che fi danno aìle Tellì e a' Cuoj , il che forma /' oggetto e /* opera di dieci diffe remi ^rti. ( Defcriptions des^rts ijnMetiersiyc. nouvelle edìtion aug- mentèe par M. J. Bertrand ). Dieci differenti Arti , ma tra loro analoghe, trovatlfi comprefe in quefta defcrizione , là quale perciò è divifa ordinatamente in altrettanti ar- ticoli , che noi ci ftudieremo di ana- iizzare nel miglior modo polTiblIej onde abbiano i noRri Lettori , iftrutti già dei metodi praticati dai noftri Artefi- ci, una qualche idea di quelli cha fo- no in ufo preflfo le edere Nazioni , dal confronto dei quali fi può cono- fcere e ftabilire cofa meglio convenga per portare le rifpettive arti al mag- gior grado di perfezione , togliendole da quello flato di mediocrità , da cui non poflbno innalzarle i rozzi Opera] poco iftrutti , e guidati foltanto dalla pratica . Per ottenere ciò più ficura- mente , neceflTario farebbe che Uomini dotti vi accorrefTero col lume della Fi- iìca, e fodero tanto amici della Uma- nità, che non isdegnaflero d' impiega- re le loro attenzioni , i loro ftudj , le loro ricerche nell' efame di diverfe arti, che a prima vifta fembrano abbiette e vili , ma che in foftanza fono una delle forgenti della felicità dei Popoli, e della ricchezza degli Stati. I. Della Concia delle Velli e dei Cuo) , *Ì^uovo Giornale d' Ita/. Tom. IIL * Conciare un cuojo egli elevargli la fua umidità e il fuo graiTo naturale, accrefcere la forza delle fue fibre , e renderne più compatta la teflìtura ; il che fi fa comunemente impiegando la fcorza delle giovani querele . Quefta operazione dai Francefi vien detta tan- ner , ed è verifimile che ne abbiati prefa la denominazione della Lingua Tedefca , nella quale tanne fignifica abete , albero, la cui fcorza , ugual- mente che quella del pine , ferve be- niflìmo allo fteffoufo, il che pare non fia a cognizione dei Francefi medefi- mi . I gran cuoj di bue , de' quali fi fanno le fcarpe, fono il principale og getto di queft' arte . Si comincia col farli gonfiare , perchè fifFatta opera- zione dilata le parti , apre la foftanza del cuojo, onde fia penetrata dalla con- cia , la quale aflbrbe la umidità che vi fi trova, mediante la fua ftiticitàj riftringe, confolida e lega le fibre del cuojo a mifura che fi diffeccano. Le pelli , che il MaCellajo non fi propone di dar fubito al Conciapelli ■, devono efferfalate, per impedire una putrefazione che le priva delle parti mucilagginofe . Nella calce le perdo- no ancora più , le fibre divengono trop- po fine , e il cuojo non ha più con- fiftenza . Da ciò ne viene che fi la- cera facilmente una pelle di vitello di Germania , il che farebbe impoffibile a farfi d'una pelle d'Inghilterra. S Dopo Dopo aver lafciato al fal« il tempo fufficiente ^ penetrare la teflltura delle pel|i< fi feccano , dipoi fi lava- no, ^pi^tial mente fi mettono nella cal- ce ; oppur fi pratica alcun altro dei ^letodi che il noftro Autore infegna in quello luogo , per farne cadere il pelo , digrafTarle e gonfiarle. Le pelli non fi trovano nello flato convenien- te per efTera conciate o preparate , fennon dopo di aver provata una fer- mentazione, e perduta quella gomma naturale che le rendeva incapaci di foflenere 1' umidità . Il tan non è altro che una polvere aftringente e diffeccante , nella quale fi mette un cuojo perchè vi acqu (li la forza e la durezza neceflarie. Que- lla polvere è comunemente la fcorza peflata della quercia. La fegatura del- lo fteflfo legno ferve al medefimo ufo; il qual metodo fu annunziato come una invenzione nuova , che da una Società di Scienze ed Arti fu ricom- penfata con un Premio . Confo man- dofi a quefl' ufo una immenfa quan- tità di tale fcorza , gioverebbe imi- tare gl'Inglefi , preiTb i quali tutto il legno di quercia , deflinato al fuoco , viene prima fcorzato , eccettuato quel- lo che dee fervir per la Corte . Si è cercato di fupplirvi con diverfe altre materie , che trovanfi qui indicate ; come parimente con parecchie piante, delle quali i rami , le frutta , le fe- menze , e perfin le radici fi pò {Tono adoperare in luogo di quarta fcorza . L'Autore ha avuta l'attenzione di di- notarle con li rifpettivi termini Lati- -ni e Tedefchi. E* noto io quanta riputazione fia- no le concie d'Inghilterra . Si adope- ra colà r acqua di fcorza , e non la fcoraa quafi fecca, come fi fa in Fran- cia e altrove . „ In cotcfls concie , „ dice il Siguor Btrtrand , fi prendo- 4, no tutte le precauzioni neceffar'ie „ per ottenerne i più bei cuoj inogni ,, genere ; e tali precauzioni fono a „ portata di tutti dovunque abbiafi da „ lavorare delle buone pelli . Nulla- „ dimeno tutti i cuoj Inglefi non fo g^ó no ugualmente buoni ; quelli di 1,5 Londra o di Soutwarck fono mi- „ gliori di quelli di Briftol . Gì' In- j, glefi hanno per lungo tempo fapu- „ to tener fegreto il loro metodo, per „ confervarfi un ramo di commercio „ che ha portato ad elfi, e porta tut- „ torà dei millioni. Al giorno d'oggi „ il miflero è fcoperto , e fi fabbri- „ cano^dei buoni cuo) indiverfi paefi „ d* Europa . Quelli che fi fabbrica- ,, no in Svezia , fono fuperiori a quelli ,, eziandio di Londra , in quanto che ,, fi può impiegarli a molti più ufi, ,, e non ricevono mai 1* acqua. Sene „ fanno non folamente degli flivali , „ ma ancora dei calzoni , dei redin- ,, gotti , dei cappelli da viaggio , ed „ altri mobili impenetrabili alla piog- „ già i e ciò che merita la maggiore ,, attenzione fi è , che cotefle pelli fi „ conciano fenza confumarfi profufa- „ mente, come fi fa in altri paefi d' „ una maniera condannabile , il fru- ,, mento, l'orzo e la fegala; ma con „ ia fola acqua di fcorza /che fi fa „ inacitire . Si pregia afìTai il cuojò „ di Liege , forfè non per altra ra- „ gione, che per eflere il migliore di „ tutta la Germania . " Il Sign. de Lalands , Autore dique- fta defcrizione dell'Arte del Concia- pelli , dopo di aver raccolte parecchie interefTanti notizie intorno a qaefto gè- nere di fabbricazione , termiìia la fua Opera col riferire i regolamenti ria- biliti in Francia fu queflo particolare, e invarj tempi . Gli Statuti della Com- pagnia dei Concia- pelli in Parigi fono dell'anno ij/)5 , ed efifa non ne ebbe di più recenti . Vi fi veggono molee gravezze fopra ì cuoj , ridotte aduna fola con r Editto del 17^9 , e parlafi di fopprimere anche quefta, dopo aver abolito una quantità di Cariche create fopra quefta fabbricazione , la quale dovrébbefi naturalmente tfercitare con miglior fuccefifo in quei paefi , dove 1' iud.ufi:ria non pruóvafiffatti oftacoli. Si è veduto un tempo fiorire quefl' Arte nella Città di Neachatel negli Svizzeri ; in oggi non lo è più ; fc * n'è ìmpofTeflata di Città dì Bienne '. 2. In qual maniera fi potrebbe addol- cire quefl' ultima > Inquanto alla pri- ma , bafta gtttarne in un tino alquan- to largo; vi fi difcioglie dipoi un pez- zo di fa pone , come fé fi voleffe far della faponata ; quanto più vi farà di fchiuma , tanto più l'acqua faràdolce e propria alla fermentazione . Si tro- verà per r ordinario che le acque di fonte e di forgeate fono più groffe , qnando peraltio non palfafTero vicino ad una fogna , o un^ let*majo. Allor- ché tali acque hanno corfo qualche fpa- zio confiderabile per un canale di le- gno , perdono molto della loro durez-* za . L' acqua dei fiumi e ordinaria- mente dolce», e Io. diventa ancor più, fs corre più lentamente , e ■ fa riceve le fogne d' un maggior numero d'abi- tazioni. Lo flefTb fi è delle acque fia- gnanii . In generale, ogni acq-ua. per- de della fua dureeza-, allorché acqui- fta un grado qualunque di corruzione. La Natura cangia talvolta la pno- prietà dell* acqua : di groffa diventa dolce , e viceverfa. L'acqua di piog- gia, originariamente do!ce , diventa S z groff» gro/Ta filtrando attraverfo leroccieper ^ gli ha fatto acquiftare la nece/Taria con- formar delle forgenti . Queft' acqua medefima fi raddoicifce , quando ha colato in un fiume, foggiornato in un lago o in unoftagno. Qui' arte può , fenza gran fatica , imitar la Natura. Non occorre che un iflante per ren- 4er groflfa 1' acqua la più leggiera , mefcolandovi un poco d'acido mine. [ rale . AI contrario , un'acqua grolla che forge da una roccia, o cavata al- la fonte , fi addolcirà bentofìo , fé 1* cfponete al caler del Sole , e all' azio- ne dell' aria eterna in un vafo un po- co largo . Siffatto metodo è noto e praticato in Inghilterra. Vedefi vicino a Londra una Tintorìa , dove non fi può avere che l'acqua d' una forgen- te sffai profonda . Per correggerne la crudezza , la fi cava dal pozzo per mezzo d' una tromba menfa in moto da un cavallo . Lo fpazio , nel qua! 1" animale cammina , è una fabbrica quadrata , il cui coperto è un gran fer- hatojo di piombo , dove fi raccoglie tutta r acqua aflbrta , e donde fi di- Jtribuifce in canali di piombo , che Ci aprono e fi chiudono con chiavi a pia- cere . Si ha cura di mantener fempre pieno il ferbatojo ; e in tal maniera l'acqua acquifia quella qualitàchenon avea all' ufcir dalla forgente . Quefta idea puofiì applicare , fecondo le cir- {V coftanze , a tutti i cafi , ne' quali fa- cefTe bifogno correggere la crudezza dell* acqua . Si fcorge da ciò che abbiam detto, che l'Arti dipendono dalle Scienze, che da quelle tutto ricevono, e che, fen- za le Scienze , non pofTbno fare che del progrefll lentiffimi . E' dunque ne- ceflfario che le Arti vengano polle fotto gli occhi dei Dotti , per elTere , me- diante le loro ricerche , perfezionate. IV. %/irte àil CiiOfajo , o Tohtore ài Cuoj, Polire un cuojo fi è dargli della forza , della paftofità, del luftro , ed eltre qualità relative all' ufo che fé ne vuol, f^r-jj dopo che il Concia-pelli * licenza . Qaefte due arti hanno tra loro una grande affinità , e difatti iti Germania e negli Svizzeri vengono e- fercitate da un corpo medefimo . I Cal- zolai, i Sella) , i Carrozza) , i Vali- gia), i Legatori di^libri , quelli cha fanno foderi e guaine hanno bifogno di cuoj più o meno preparati , che vengono loro forniti dal Cuojajo. Que- lli lavora , pei loro ufi , delle pelli di bue, di vacca, di vitello, di pecora, di capra , praticando a principio delle operazioni generali per tutte, e dipoi altre particolari convenienti alle diffe- renti fpecie di cuo) , Qaefle operazio- ni , sì le generali che le particolari ,, fono in gran numera, edefigono, per riufcirvi^, di verfe precauzioni , chetro- vanfi indicate nella Memoria , di cui diamo il riflretto, con tutta la necef- faria efattezza . Ma oltre alle prepa- razioni che ricever devon le pelli, me- diante il f;vo e Torio , per diventar maneggevoli , ed acquiRare la grofifez- za che fi vuole , i Cuoja) vi danno ancora diverfi colori. Alcune fono bian- che ; ne tingono un gran numero in nero ; per riufcir nel quale , fi mette in piedi una botte sfondata , fé la riempie di ferro vecchio, e vi Ci verfa fopra della birra inagrita , quanta ne vuole per cuoprire il detto ferro . Si Ufcia così che quelli birra operi per tre mefi , e fé ne ottiene allora un liquore un poco roffo , che annerifcc la pelle perfettamente. Le pelli di vi- tello fi preparano , in generale , co- me quelle di vacca , e fervono agli ufi medelìmi . I Calzola) diflinguono due forta di vitello , cioè quello paf- fato in olio , e che ha la parte del pelo al di fuori ^ e quello bianco, che ha la parte del p;lo al di dentro , e ch'elfi medefimi annerifcono , facen- done poi fcarpe più ordinarie. Le pelli di capra , eflfendo più deli- cate di quelle di vitello, efigono per- ciò maggior lavoro e più precauzio- ne . Dopo che fono (late conciate, fi appellano marrocchini in alluda . Si lavorano con fucceflb in diverfi hio- 141 thl dell'Elvezia . Se ne fa particolar- ^ raccogliendo quella famofa d'Alefltan- mente il finto zigrino , che e ugual- f mente granito, comparifce all'occhio quanto il vero , e non fi fcorza fol- to le dita . Qaefla fabbrica è ftabilita a Ooten nel Canton di Zurigo. Il cuojo diRuffi^, che appellafi tal- volta , ma corrottamente , cufjo di Hufsy , è un cuojo di vacca o di vi- tello], tinto in ro.lo paflTato col cilin- dro , indurato , e impregnato d' un olio quafi empireumatico, che ha un odore fortifTimo , e che io rende pro- prio a refiflere all'acqua. Un tal cuojo viene imitato in una Fabbrica [labili- tà a Saint-Germain-en-Lsys , fui pia- no di un Tedefco che il primo portò in Francia il fecreto dei cuoj di Ruf- fia. Quello confifte principalmente nel- la compofizione dell'olio e del colore; e fé ne fa ancora al giorno d'oggi un miflero , jjsr quella malintefa e ridi- cola gelosia che arreda iprogrefiì del- le arti . Un cilindro guernito d' una quantità di fili fpeflìlTimi e bene uni- ti , e girato in lungo e in largo fo pra un cuojo , vi imprime dei tratti che formano i quadrati , che fi offer- vano fulla fua fuperficie . Lo zigrino è urtò-ècife pli\ belle pre- parazioni del cuojo . Si riceve princi- palmente dalia Turchia e dalla Polo- nia , e fi crede che Io fi faccia con la pelle d'una fpecie di mulo comu- nifiimo in quel paefe . Vi s' impiega la fola groppa. Prima di conciarla , fi fparge di femi di fenapefchiacciati, e fi efpone alle ingiurie dell'aria. V. >Arte di fare le Tergamene. La pergamena che fi adopera per if- crivere, è formata di pelle di pecora, lavorata e addolcita con la pietra po- mice . L'ufo d'erta è aniichiffimo. II nome che porta in latino , fembra in. dìcare o che fu inventata nella Città di Pergamo , o che almeno la fi fab- bricava ivi meglio che altrove . Eu- rasne, che n'era Re , e amava le Scien- ze , intraprefe a formare una Biblio- i dria , vietò per gelosìa la efportazione della carta] d' Egitto . Vi fi fupplì , negli altri pacfi , Con la pergamena. Se ne faceva a Roma d" una finezza incomparabile . Le pelli di vitello , con- ciate e lavorate in pergamena , fono più unite, più bianche, non ingiallif- cono naai , e fon quelle che fi adope- rano per fare i tamburi : quelle di por- co fervono percuoprire i libri da Chia- fa , e per far dei crivelli ; e le pelli d' afiio s' impiegano nei timballi. Si laviuj , Ci mettono in calcina , fi pon- gìTiO in gran tini di legno di quercia ; dopo di che fidiflsndono con forza in un telajo , fi radono, e finalmente con la pietra-pomice vi fi tolgono le ine- guaglianze della fuperficie , e fi ren- dono proprie per ifcrivervi fopra . In- quanto all' ufo che fi fa della calce , il Sign. Bertrand , correggendo il te-j^ fto dell' Accade nico che ha defcritta * q-ìefl'Arte, offerva ch'efTa è meno pro- pria a indurare di quello che adififec- care ; e quelle due proprietà fono dif- ferenti ifim.'. La calce non indura nep. par lo zucchero, ma vi diffecca lafo- flanza oliofa, e procura quindi la cri- fi lUizzazione. EiTa dunque non è quel- la che vi dia corpo e confidenza . Non fi può nemmeno allegare T efempio della malta , comporta di calce e di fabbia, per provare che la calceèpro- p ia a mjjrare. Per via digiudiziofe fperienz: fi è con certezza conofciu- to , che tra quelle due fodanze fi for- ma una fpecie di difl'oluzione , una unione intima , la natura della quale non è ancor abbaflanza nota. E' pro- habililfimo che l'effetto della calce fo- pra le pelli fia d' aflorbirne il graffo per mezzo dei fuoi alcali . Lo fteflb effetto otterrebbefi con la potalTa ec. VI. ^rte del Conc'tator di Sugano . Il cuojo che appellafi d' Ungheria , perchè l'arte n'evenuta daqueipaefi, è un cuojo forte che fi mette prima neir allume e nel fale , per levargli teca , Tolomeo Epifane , che andava ^ il fuo graffo e la fua gomma natu ^ rali , raii, che lo renderebbero troppo fog- getto a mollificaj:fi con 1* umidiià , a indiirirfi nel fecero , e a corrooiperfi col caldo . Si mette dijsoi w fevo, che gli dà una paftofità e una uniuofità neceflarie per le manifatture dei Sel- la) e dei Valigia;. I cuo) preparati in tal modo hanno dei vantaggi confide- rabili fopra quelli che fono conciati nella maniera ordmaria , e non efi^o- no , pel lavoro , che poco tempo . Ma r operazione di paflarli nel fevo ènei tempo ftelTo fi-ericolofa , fchifonirima , e al fommo ributtante ; poiché fé la fa in una Rufa , nella quale l' Ope- raio, che vi s' impiega quafi, nudo , non refpira altro che il denfo vapore del fevo , e il fumo del carbone cFe vi fi abbrucia . I cuoj di cavallo li preparano nella ftefla guifa ; ma fono meno filmati , perchè fon foggetti ;d cftenderfi e induriifi. Vll.^rte di fabbricare i Marrocchini , \ Il marrocchino è una pelle di ca- pra , di becco , o di capra falvatica , pafìata alla calce, e meifi in colore , Q!i|-fto nome flgnrfica , fenza dubbio, cuojo di Marrocco ; e fé ne fabbrica ancora in diverfi paefi Jell' Africa . I Fabbricatori Francefi ricevono quefle pelli 5 non folamente da alcune pro- vincie de! Pregno, ma ancora dall'Ir- landa , e dall'Elvezia, donde non do- vrebbero giammai ufcire fennon lavo- rate , fé le arti vi fioriOero come lo permette \à libertà. In Francia vi fo- no molti Fabbricatori di marrocchino ; fé ne fabbrica anche altrove : quelli che vengono da Nicpsìa , Città 'dell' Ifola di Cipro, edal Diarbekir in Afia, fono pregiatilfimi. Trovafi qui raccolti i metodi praticati in cotefti diverfi paefi, con numerofe defcrizioni , che con- vien vedere nell'Opera fleifa. Ciò che v'ha di particolare e dipiù intereflati- te in queft" arte , fi è la maniera di procedere per dare ai marroccbini un colore folido, dopo di averli preparati a riceverlo . Ordinariamente fi tingo- no in rcilò-, in giallo , e in nero. Il I ;fe roffo fi dà a Nicosìa per mezzo del Kermes , o grana di fcarlatto , che fi cava da un infetto. Si pretende (poi- ché fé ne fa ancora un fegreto ) che in Francia vi s' impieghi la lacca in baftone , ridotta in polvere , mefcola- ta con della galla , con dell' allume, e un poco di cocciniglia. Si fa chela tacca è una fpecie di refina roffaftra , che fi raccoglie nelle Indie fopra dei rami d' alberi , dove certe mofche la depongono . I Laponi, per tingere di roffo i loro cuoj , gli umettano con la loro fciliva ; dopo di che manica- no della" radice di tormentilla , e fre- gano i Clio)' con le mafticature deità detta radice, con che vi danno un co- lore pafTabilmente bello. Il color gial- lo {"ì ottiene dalla grana d'Avignone ; qaefta è una fpecie di neprun o d*ar- bulèo fpinofo , che trovafi nelle Pro- vincie del D jifinato , della Provenza, e della Linguadoca. Non (i potrebbeV fecondo l'offervazione del Sign. Ber- trand , tentar di nìjitiplicare un ar- buflo così utile, piantandone fui pen- dìo meridionale di certe montagne pie- trofe , dove forfè riufcirebbe ? Final- mente il marrocchino fi tinge in nero a Nicosìa , con un mefcuglio d* una decozione di galla, mefcolata con del- la terra vitriuolica ; e in Francia, per mezzo della birra inacetita , nella qua- le fi abbia mefTo del ferro vecchio . Quando il marrocchino ha ricevuto il fuo colore, altro non riman da farvifi che pulirne e luftrarne la fuperficie .. M):t! di ff':;ren ti Artefici fi fervono con vantaggio di quefta fpecie di cuojo . Le fcarpe che fé ne fanno, fi nettano facilmente con dell* aceto e con uija fpugna . Se ne fanno, ad ufo delle Don- ne, di marrocchino bianco, preparato mediante, una pafta d'uQ.va e di latte, applicatavi fopra con qualche aftrin- gente^ . Siffatta fpecie dì marrocchino, è comuniffima in Italia . Per nett^^re, le fcarpe , fatte di tale fpecie , bafta lavarle, e indi afciuga;:le con qn pan- nolino. ■t vm. vili. ^4rte di fare i Cuoj dorxtti 6 inargentati . Le prime opere di cuoj dorati ò in- argentati , che fianfi vedute a Parigi , vi fono pervenute dalla Fiandra , dall' Olanda e dall' Inghilterra, Quei di Ma- lines fono i più ricercati . Se ne fab- bricano , da circa due fecoii , a Ve- neria che fono belliffimì. Quella for- te di tappeererìa, un tempo flimatif- lìma, e di un ufogranditììmo per ciio- . prir le pareti delle ftanze , a' ncftri j giorni non lo è più.,, Egli è naturale, dice il Signor Bertrafjd, di domandare perchè quella forte di tappezzerìa , più bella , piÌ4 durevole di tutte le altre, più facile a neltarfi , efente da quegli Ichifofi infetti che fi moltiplicano nel- le altre tappezzerìe, e che nonfigua- fla per l'umidità , fia andata cosi in difufoJ Non fi potrebbe rifpondervi , fennonchc la moda ha operato fu que- fto particolare con più forza di quello che giornalmente influifca fulle cuffie, fu le acconciature dei captili , e fu tanti altri ornamenti, neH^unodei quali è andato in totale decadenza come i Cuoj dorati. La moda avrebbe potuto efercitare Ìl fuo capricciofo impero fu'- la maniera , fui difegno, fulla difpo- fizione; ma la materia non era cofa di fua pertinenza . Conviene dunque che v'abbia un'altra caufa , e verifi- milmente ella è la gran durata dei cuoj dorati, che gli ha fatti efcludere dai partigiani del lulTo. Si ama i can- giamenti ; fi fi annoja preflo di veder fempre Io flelTo oggetto. Non fi vuole un mobile così oftinatamente bello , che non fi confuma , e non fi fcolc- ra. D'altronde la vanità fi fa unafpe- cie dì gloria di cangiar mobili » Si fi picca di efiere in iflato di foftenere tale fpefa . Siffatta maniera di penfa- re è così generale , che, fé fi vuol e- faminare ciò che fuccede alla giorna- ta , fi troverà che v* è un gran nu- mero di cofe che non fono più in ufo perchè durano troppo. Per quanto fia ridicola una fimile manìa, bifogna ac- cordare eh' effa è favorevole alle arti ^ e ai meRieri m >ltiplicando il nume- ro delie perfone che vivono del loro lavoro . L una follìa mode , fé fi vuole , fono ma elleno fanno fiorire le arti j e quando i generi di moda fo- no di maiiifattuie nazionali , ne viene un bene, che forfè fupera gì' inconve- nienti , de' quali, fecondo alcuni , il lufiTo è cagione. Le tappezzerie dì cuojo fon fatte di molte pelli di vitello, di capra, o di pecora , dorate o inargentate , la- vorate con rilievi , e cucite infieme. Prima fi fanno pafTare in alluda. An- che la pittura ha luogo in quefl' arte . Un difegno di cuoj dorati è compoflo di varj pezzi di figura quadrata , o piuttoflo bislunga , tutti d" una gran- dezza uguale , e proporzionata alle dimenfioni della {lampa di legno. Tut- to quello che nelle pelli fopravvanza oltre lo flampo , fi taglia via; e con quefli ritagli fi aggiufiiano i difetti che vi foflTero nelle pelli , incollandoli pu- litamente infieme; dopo di che fi paHa a inargentarle, cofa che deefi fare tan- to per li cuoj dorati , come per gli altri . Per far ciò, fi cuopre di colla tutta la fuperficie della pelle , e vi fi applicano le foglie d'argento , efattà- mente le une preffo le altre; Ci lafcia afciugare ; e per dare a quede fugìi- maggior rifalto , vi fi palla fopra !' imbrunitojo, il quale altro non è chi un ciottolo ben lifcio . Finalmente , quando non fi vuol avere fennon cuoi inargentati , altro non manca che flam- pare le pelli , il che fi fa pofandole fopra una tavola intagliata in rilie- vo ; e facendo paffare il tutto lotto un torchio fimile a quello che adope- rano gli Stampatori in rame , fi co- munica al cuojo il difegno intagliato fopra la fielTa tavola . Ma fé vuolfi farne cuoj dorati , bifogna prima da- re all' argento un colore così fomi- gliante a quello dell'oro, che ingan- na 1' occhio : ciò fi fa con una ver- nice e quelto e un ritrovato p^r non rendere i cuoj troppo carj . Que- lla vernice eh' è bruna , applicata full* argento luftrato , dà un belliflìmo co- lore 144 lore d* oro , e la fua trafparetiza per- mette che ne rifalli il brillante delle foglie d* argento . V* hanno più fpecie di vernice che , fecondo il Sign. Ber- trand , potrebbcfi impiegare con fuc- ceffb . L' applicazione della vernice fi fa all' aria e al Sole, fenza adoperar altri pennelli che le dita. Finalmente dopo di avere ftampati i cuoj , bifo- gna dipingerli ; e il loro merito di- pende e/Tenzialmente dalla fcelta del difegno, e dall'abilità dell'artefice. Si prefeguìra. IL Senato fupremo di Berna ha ac- cordato a quella Società economica una fomma di 450 lire di Francia, per formarne un premio a piacer della me- defima ; quindi per corrifpondere effa alle benefiche fovrane intenzioni , ag- giudicherà quello premio a quella Me- moria che meglio dimcflrerà ,, i. In che confinano i vantaggi e i difetti dei principali ftabilimenti in favore dei poveri di diverfe Città ediftretti del Cantone di Berna ? 2. Qcial fa- rebbe il mezzo più efficace per ri- mediare all' ozio e alla mendicità che ne rifulta ? 5. Qiiale farebbe la miglior maniera di provedere ai bi- fogni dei poveri malati vecchi e ftorpiati ? Come fi potrebbe ottene- re 5 nel modo meno gravofo , i fon- di neceflarj per fiffatti oggetti? „ La Società medefima ha fhbiliti due Premi , ciafcuno di quaranta Ducati fopra i due feguentì Argomenti. L „ Cofa fia flato fcritto finora fulla Storia Naturale del Paefe de- ^^ gli Svizzeri; e cofa rimanga ancora ,', da trattare fu quello foggetto? Qi-iali farebtìero i mezzi di pervenirvi al niaggior grado di perfezione , e di »> 5> iì *> 5> 7> ritrarne II maggior vantaggio pof- „ fibile pel bene della Patria ?" A tali oggetti fi defidera che fia aggiunta una ricerca critica , non dei libri che fono flati ferirti fopra tale materia , ma delle differenti parti della Storia Na- turale del Paefe , che fono fiate fin- ora fcoperte e defcritte. IL „ Un faggio il più perfetto dì „ Storia ragionata del Commercio del „ Cantone di Berna ." Una Medaglia „ d' oro del pefo di venti Ducati , pel ,, miglior^ trattato fopra lo flato at- ,, tuale dell* educazion de' cavalli neJ „ Cantone, fopra i fuoi difetti , e i ,, mezzi più efficaci per rimediarvi.'* Quattro primi , uno di dugento , uno di cento, e due di cinquanta lire ,, a quelli che proveranno aver con- „ fervala in buono flato la maggior „ quantità di Mori , dalla Primavera „ del 1776 fino a quella del 17S1. " Un premio ,, per ogni dieci libbre „ di bozzoli provenuti da Bachi che ,, ciafcuno degli afpiranti avrà da fé „ fteifo educato . " Quelli che vorranno afpirare a que- lli Primi fi daranno in nota a Vevay preflb il Signor Decano Muret , e a Morges preffo il Sign. Blanchenet . Le Memorie e le pruove degli af- piranti al concorfo , faranno indiriz- zate al Sign. Dottore Tnbolet , Segre- tario della Società , la quale fa fape- re che tutte le Memorie fegnate , o gli Autori delle quali non avranno a- vuta tutta la diligenza di togliere ogni indizio che poffa farli conofcere , co- me pure le moftre imperfette , prive d* atteflati di perfone pubbliche , o quelle fpedite troppo tardi , faranno polle da patte fenza effere ammefle al concorfo . Tutte le Memorie dovranno eflere fpedite franche diporto, e prima della fine dell'anno 1775?. M5 N. X I X. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v; 28. Novembre 1778. fine della Defcrizione delle varie con- st eie che fi danno alle Telli e a'Cuo), ec. IX. ^rte del Caholajo . IN quefta Memoria trovali raccolti e dcfcritti tutti i lavori delle fcarps oa uomo , di quelle da donna , e de- gli ftivali . L'Autore vi ha aggiunto i nomi e le figure di diverfi antichi calzamenri . E' così nota quell'arte, che non importa accennarne le diver- fe parti ; ci rtftringerenio ad alcune olTervazioni generali. II cuojo e il legno fono le prime materie che l'uomo ha impiegato per calzarli . Con una fpecie di giunco , comuniifimo nella Spagna, filato eri- dotto in corde , fi fanno le fuola che portano i Micheletti , e per mezeo delle quali camminano elfi d'un paflb fermo fulle roccie. Se ne afportanell' Indie una confiderabile quantità. L'Autore di quella defcrizione tro- va r etimologia dalla parola francefe cordonnier ( calzolajo) nella rozzezza dei primi artefici che, facendo le fcar- ■pe troppo ftrette, cagionavano i calli ai piedi j e aggiugne che un tal no- me ancora fuìfille perchè il male non cefla . Il Sìgn. Bertrand penti che una tale etimologia , per verità poco ono- revole , non fia però dimoftrata . Il rimprovero farebbe infatti troppo ge- nerale , e per confeguenza mal fon- dato. "Huovo domale d'Jtal, Tom. III. In Germania, e negli Svizzeri i Cal- |. zelai portano fui petto un pezzo di I pelle di buffalo , per difenderfi dalle ferite in cafo , che il coltello , ta- gliando , fcappaffe un poco . Il Sign. Bertrand ha fupplito nelle note alla imperfetta enumerazione degli ftrumen- ti necefìTar/ , che fono in gran nume- ro . Un Calzolajo tedefco faprebbe ap- pena fervirfi degli (Irumenti dei fran- cefi ; la loro pratica è differente per molti conti . E' utile paragonare un metodo con l'altro . Nelle forme ordinarie il dilTotto del- la fuola di legno rapprefenta una fi-, gura regolare . Ma cosi non è in na-: tura , poiché il diffotto del piede ve^ ro è ineguale nella fua circonferenza, e per confeguenza dee pofare fulla terra irregolarmente . Così la fuola regolare delle fcarpe ordinarie trovali neceffariamente gettata in fuori , e (1 è obbligati a cambiarle di piede ogni giorno; il che le fa confumarjpiij pre- Ilo , ed è caufa che le fcarpe ftrin- gano affai quando fon nuove. Per ri- mediare a fiffatto inconveniente , un Cacciatore , chiamato a marciare fo- vente dalla mattina alla fera , fi è penfato di farfi il modello dei fuoi pie- di j ha gettato del geflTo negli {lam- pi , e così ne ha avuta la forma efat- ta, che ha fatto copiare in legno , dan- do poi l'una e l'altra al Calzolaja che efeguifce le fcarpe con precifione ; dal che ne viene eh' ei non cambia mai di piede le fcarpe, e che le nuo- ^ ve non gli fanno male . Q^iella diffe- V T renza 14^ renra tra la figura naturale del piede flt e quella del fuo calzamcnto ariificia- le, non farebbe peravventura una delle cagioni di quel dolorcfc inconnodo , di cui fi lamentano tante perfone? Con- vierl dire per altro che iCalzoIaj Sviz- zeri non abbiano tutta 1' abilità che fi richiede nel loro mefliere , e che hanno beniflìmo i noRri Calzolaj, fen- za che v' abbia bifogno delle precau- zioni praticale dall' accennato Caccia- tore, perchè le fcarpe vadano a dovere. I Calzolaj d'alcuni paefi ufano tin- ger eglino fteffi i pezzi di pelle , di cui cuoprono i talloni delle fcarpe da donna ; in Germania vi fono alcuni , dice il S\gn. Bertrand , che fanno que- fto mefliere , e che hanno il fecreto di 'dar alle pelli, da una parte e dall' altra , a caldo e a freddo, ogni forte di colore . Il cuojo tinto a Bautzen e a Francfort , faceva un ramo confide- rabile di cohnmercio. Portafì dàlia Sve- zia delle pelli verdi lifciate , che imi. tano perfettamente il bel verde diSaf- fonia . Qaefte ricevono una prepara- zione particolare; e s'impiegano prin- cipalmente a farne dei reJingolti ; ma oggidì non v« n' è pili un grand' efì- 10 . Facevafi parimenti in Germania dei ciioj , fu i quali fi Campavano e fi dipingevano delle foglie, dei fiori iec; ma non fono più in moda . A Vene^ zia fi fanno ancora delle fcarpe di pelle Campata e dipinta , che fi liian-- diano fuori ► • Alla fine della defcrizione di cjtìefl' arte» trovafi una interenTante addizione nella quale \\ S^gn.BenrA»d indica di- vierfi càlzamenii oùieni dalSighorG^r- /Wfa/^ . Tali fono gli ftiiv^ri « le fcar- pe di féltro, le fcarpe , e le panto-' fole di pelo di vitello , le fcavpacce di ta'ftà , ^li nivali d' inverno col pe- ià ai di dentro, quelli di pelli di ren- .J** * -nfcb . on:;-^' ni 3'ic:r!.;j iiiiiHl ni e dì cani marini , quelli incerati > o pàfìfati con una vernice, delia qua- le trovafi qui la defcrizione, ec. X. xJrte del Fahbrkótors di Ttiife da Racchetta, Qiiéfl' àrfé prepara rutti gli ftru. menti del giuoco di palla . Si fa , di- ce il Sign. Bertrand, che quéfto efer-r cizio era , preflo i Greci e i Roma- ni , in una ftima particolare > come fi può vedere , tra le altre opere, in quella di Mercuriale de xArte gymnaflica. Nelle Opere di Galeno trovafi una Diflertaziona full' utilità di quefto giuo- co, relativamente alla fanità. Eranvi un tempo dei giuochi di palla in di- verfe Corti della Germania , non me- no che rté) Collègi e nelle Univerfi- tà ; ma fono andati a poco a poco in decadenza , a cagione delle fpefe con*. fiJerabili , e degli abufi graviflìmi a' quali eran foggelti fiffatti ftabiliniep- li . Ne reflano tuttavia ancora in qual- che luogo . E fuperfluo eh' entriamo a riferire qui le varie parti dL quefl* arte, e molto meno le regole del giuo- co di palla ; cofe tutte che irovanfi efpofte dal diligente Accademico fran- cefe , Autore di quella defcrizione . , MEMORIA -;■) Eiouì ' . ^ >^ ., iHtorn» le ragioni che ìmpojf'hiiitano il rscere ai Cavalli, inviata all' Ac- cademia dei;li Aniftamici di Belluno ., dal Signor BoURCE LAT Direttor» ed Infpett or Generale delle S ernie He- gie reterinarie di Francia ee, ec, {a) , IL Cavallo non vomita . Tutte lè foflanze capaci d* eccitare nell Uo- mo , nel cane , nel gatto , nel por- Il .1 L -T T iVin ir" "" •' - iHii i (ai) Ot'.efta materia fu il dì 4. di Giugno 1771. /' oggetto di Ufi'concorfo tra gli ^/lievt della Scuola f^eterìnaria di Varigì , ed il fHggetto d' un prethio , che Tenne affegnat» al Signor Tribout , ^4llievo prì'viìegiat* in qualità di ^Atììftà Feì&rinarw refui^nto a Metz . N. dell' A. '- ssnsi .MLfnoT,V.n'V;^\, -.• ^, co , e in altri animali quella gagliar- da contrazione , e quel movimento cotivulfivo , per mezzo dei quali Ci arriva a fgombrare in eifi le prima vie pel di fopra, nulla operano inque/ào. Se non vengono fomini nifi rate in dofj enormi , non producono effe tal fiata che gli effetti di un leggiero purgan- te, e il più delle volte fé non fé quelli dei diurt:iici energici . La Medicina Veterinaria dunque rifpetto ad eiìo , Ijccome pure rifpetto agii anijnaji ru. minanti, rimane priva di un malfimo •piefidio in una infinità di circoftanze malaticcie, e principalmente in quella di que* funefti e contagi,ofi flagelli , che dai riraed) voraitatorj potrebbero pre- venirfi , o di cui potrebbero in fui prin- cipio arreft^re i progrelTì . La ragione della d fferenza dei ri- fultati di quefii medicamenti , e della facoltà j che hanno di provocar nel ■Cavallo un* ampia e copiofiifiraa fe- crezione di orina, non farà mai l'og- getto delie ricerche di uno fpirito fa no j che riftrignendofi faggiamente tra i limiti fegnati djila natura , fa fer- marfi alia oflTervazione , conofc^erne il prezzo, e contentarfi dell'ufo utile .e ragionaito , che ne può fare. Non è già. ÌQ ftelfj .della fcoperta delle fenfibili cagioni meccaniche, che .oppongonfi al ritorno in bocca di quefc' animale delle m3.t,eni€ contenute nel ventricolo; è (lata quinJi tentata pa. recchie volte , e noi qui efpofremo in poche parole le idee , che ne fono fta- te formate , efa minando fé fieno ag- ^iud^te, iC fé ^combinino colla confor- mgEÌone ideile 'parti.^ .-ijlar^ebb,e -fuperfluo parlare .della opi- tni.one di Kjuelli , che attribuirono la jimpoffibilità del vomito alia lunghez- za dell' efofago, ed alla diftanza , eh' evvi dal ventricolo al fondo della boc- W,, poiché quella diftanza , che è a »n di 4)reflb uguale nel bue , non for- nai in quefto un oftacolo al richiamo degli alimenti , che deve rimafticare ; e perché queft* atto , in cui confifte ciocché diciamo ruminazione , non è tuttavia , cpjne lil vomico , l'cfFctio ^47 di un movimento sforzato > convulfi- vo ; cionieo , in una parola , od ope- rato a fcode. Il parere di quelli , che incolpano di quefta impolfibilità la forza dell'ofTo yoide , e la compreffione , eh' è ftato fuppofto , che f^ceffe fulla faringe , non ha nulla di pia feducente . Qie- iia immaginaria Gompredìjne opporreb- befi ia fatti alla deglutizione del fo- raggio , ugualmente che al fuo figet- tamenlo dal di dentro al di fuori; ol- tre di chs potendo allora gli alimenti ingoj.iti e pervenuti già ne! ventrico- lo rifalire e tornare dill' orificio fupe- rior dello ftomaco , o dal (mììo n}S- d:;rimo di quello membranofo facco , per fino a quell' oflacolo , non ifcor- gefi quale farebbe ftato il fine delU natura in permettere quefto ritorno , quefte naufee , quefto femivomito, fa ci è permeflTo di cosi efprimsrci , ci isforzi , che non farebbero ftaii fegui ti Ja evacuazione di forte . Il filami , cui prema maggiormen- te efa minare a fondo, fi è quello del Ijìgn. Lamorhr Chlrargo dì M )mpeU lieri . Sta confegnato nelle Mim>rie Je;rA:caJemia Reale delle Scienze di Francia , par 1' anno 177J ; né inJulT;) certamente parecchi Uomini iiluilri ad abbracciarlo , qvvale per efeippio è il Sign. B-irone d\ Swi^ten , fé non per effere ftito raccolto in quel preziofj Jepjfito, degno per ogni rifpetto del- \\ conti ItT.za dei djtti . Il Sign. Ljmorier pretende ; i. Che il diaframma fia deboHifinio nei Ci- valli . E'^li lo trovò lacerato in un picciol Cavallo, ch'era ftato sforzato ; e giudica, che frequente ;fia queft' av- venimento . 2. Egli pflTervò a ragione , ugiJal. mente che noi , che lo fto.naco di q.ieft' animale fta affai profondato, dif- cofto un piede all' incirca djii ^lìxufcpU adJorainali, 0 .coperto da uti.a porzio- ne della enorme malfa dell' inteftino colon . j. Egli credette dì fcorgere una val- vola al fupsriore orificio di quefto vi. fcere t che va , 0 fi r^ca dall' innan- Ti zi. 14^ zi air indietro , e che cuopre quafi due terzi del diametro di queft* orifi- cio . In molti ftomachi fecchi , e da elfo gonfiati , gli fembrò , eh* ella a- veffe la forma di mezzaluna . Ei la paragonò ad un' ala della valvola del colon neir Uonio , ed ha giudicato anche a propofito di aggiungerne alla fua Memoria la figura. 4. Ei s' attenne^ finalmente a qual- che efperienza . Traffe fuor dell' ad domine loftomaco col duodeno , e con una porzione dell'efofago. Versò dell acqua in cotefto facco peli' ultimo di quefti canali , ed avendolo compreflb fopra un piano orizzontale, ufcì l'ac- qua in minor quantità peirefofago che pd piloro. Rialzò in appreflfo il fon- do dello ftomaco lafciando i due ori- ficj abbaffati , ed allora la compreffio- ne fcacciò l'acqua in maggior abbon danza peli* orificio anteriore che pel pofìeriore. Il Sig. Lamorkr da tutte quefte of- fervazioni conchiude, che allo profon damento dello ftomaco fotto 1' intefti- no colon deggiafi principalmente at- tribuire la impotenza , che hanno i Cavalli di recere. Non efTendo imme- diatamente foggctto , dice egli , lo fto- maco di quefti animali all'azione del diaframma , e dei mufcoli addomina- li , ed efTendo il diaframma dfibolifli- nio i ne fegue , che jn efTì né fi for- (Yia , né fi può formare il vomito . Aggiugne finalmente , che la valvola fituata all'orificio inferiore fimilmente vi fi oppone , quantunque ei fia per. fuafo , eh' effa non formi che un ofta- colo mediocre e leggiero , e non at- traverfi fé non in parte la ufcita del- le materie contenute nel ventricolo. Noi ci proponiamo in prima di fe- guitar paflo pafìTo 1' OfTervatore. Per quello che fpetta all' allegata debolezza del diaframma , ne fegue egli j che per la ragione che il Sign. »j{ Lamorìer Io vide lacerato in un plc- ciol Cavallo , eh' era ftato sforzato , fia frequente un tale avvenii-nento > A noi fembra , che un accidente , di cui fummo una fol volta teftimonj , non autorizzi altrimenti a credere , ch'ei non fia raro . Se sforzi più o meno violenti cagionano talvolta delle rot- ture , nafcono effe fempre piuttofto nel peritoneo che in quefto tramezzo . Da un altro canto noi bene fcorghia- mo , che il picciolo mufcolo , che entra a comporre cotefto tramezzo me- defimo , e che {{ offerva nella parte fuperiore del mufcolo più grande , le cui fibre finifcono inun'aponevrofi , d' onde rifulta il centro tendinofo o ner- vofo , è di una confiftenza molto più compatta di queft' ultimo ; ma non fé ne può concbiudere , che per un er- rore imperdonabile alla natura , ab- bialo efla lafciato fpoglio della forza , eh' eragli neceflTaria in un animale ca- pace di lunghe e veementi corfe; alle quali ei certamente non reggerebbe , fa coiefta parte, che fenza contraddizio- ne è uno degli agenti della refpirazio- ne , aveffe la debolezza, che fé le fup- pone. Noi conveniamo In fecondo luogo , che il Sign. Lamorìer ha colto perfet- tamente la pofizione dello fton>aco, e fi dee rammentare, che 1' abbiamo fta- bilita («) vicino alle vertebre lomba- ri , nella parte media e laterale fini- ftra dell' addomiue , e ch'abbiam det- to , che la fua delira porzione viene coperta dal fegato , la finiftra dalla milza, rimanendo la fua inferior fac- cia nafcùfta dal colon , fui quale s' appoggia. Fa d* uopo dunque efarai- n:ì'[Q , fé per la ragione di non elfere immediatamente efpofto all'azione dei mufcoH del baffo ventre , e del dia- framma , dobbiamo rifguardare il fuo allontanamento da quefti fteflì mufcoli come una cagione del fenomeno , fu cut ■ * ( replicato troppe fiate le no- ftre prove , onde la fola ed unica , che fia fi ita fatta dal Sign.Lamorier , ItòtTà mai renderle dubbiofe ; ficchè ia confeguenza , chs noi dobbiamo trarne, fi è, che uOi» fia , che nel filo vifcere rifieia i' ollacolo al vo- mito . Noi abbiamo veduto , che l' intern* membrana dell' efofago è ampliffima, eh' efCa. non è dotata 7 , fino al 1740 , è di mano di quello celebre Letterato . Altri mi- glioramenti ancora rendono quefla e- dizione degna dell' univerfale aggra- dimento , particolarmente di quelli , che non trovanfi in iflato di prowe- derfi la edizione in quarto , che per verità è magnifica, ma troppo difpen- diofa . •snoiov • uq MS N. X X. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' AgHIGOLTORA , ALLE ArTI , ED AL COMMERCIO. v; '* * 5. Dicembre 177S. So/ut'io Vroblematts ah Regia Sctent'ia. ^ Le altre caufe che qui novera l'Au rum iy> Literarum ^cademia Man- tua» a propojtti ad annum ijj6 =: Eum modiim determinare, quo mi- nimo labore , & minima impenfa, navigabiles Alvei expediantur ex arenae , & terrae acervis , qui ho- runi fiindum altiiis evehunt =; ^Pe- TRo Alexandro Forfait , Rotho- magenfi ., Islavium GalUarum Ktgìs Vro-^rchiteilo , exhibita , ab ea- demque ^endemia probità . Man- tuae 1777, in quarto grande , di pn^ gìne 6s , con fei t avo/e in rame , IL chiariiTlmo Autore , prima .di ve- nire alla foluzione dell'importante Problema , giudica a propofito di ft/- bilire 1 principi e le caufe, dacuipuò provenire il forrenamento de' nujni ; dopo di che fi accinge a fuggerire 1 mezzi , onde ottenere il fine divifato dalla Reale Accademia di Mantova . L* efperienza dimoftra che i fiumi , quafi tutti, inbreviflìmo tempo fi riem- piono d' arene , ficché difficile e pe- ricolofa ne diviene la navigazione. Va- ifie'é quafi innumerabili ne fono le caufe , e quelle o generali , o parti- colari . Siffatto riempimento dipende dalla natura fteflTa degli alvei; da ori- gine avventizia j da una iftantanea congerie di materie \ da una lunga e continua depofizione d'arene . Ad ai- curie di quelle caufe fi deve oliare nei principi, ad altre con continui lavori j ed operazioni . 'Huovo Giornale d' lUA Tom. III. > tore fono; la tortuofità degli alvei; la debolezza degli argini; il fliifTo del mare che rallenta il corfo de' fiumi ; l'impeto dei venti che portano la ter- ra dai campi ; le erbe che nafcono nel fondo; i fafll che vegetano e cref. cono ( faxa qucS in canalibus pubef, ciint , iy> in diem crefcunt ) , e a pa- gine 16. ( faxa qu cioè la velocità preflb che infinita, con cui gli uomi- ni dovrebbero girare i manubrj del Roc- chello , affinchè nel dato tempo la gran Ruota facefle tutte quelle rivo- luzioni , che fi rendono necedarie per follevare alla debita altezza il badilo» 1 ne . E s* egli aveffe calcolato il mo- \ vim uijL Giornala. Non iftarò peraltro fen- A ragion^ di una velocità preflo che in SF finita . mento della fua Macchina , non in ) che ir finita. finita , ma in ragione di quella velo- cità , di cui fogliono efTere capaci le braccia degli uomini che gemono fol- to un grave pefo per I' intiera gior- nata , lo avrebbe trovato almeno tre quarti più lento di quello della Mac- china ordinaria j e fé quefta , per di lui giudizio, dee riputarfi poco utile, perchè non giunge a fcavare che cin- que badiloni di tango in due ore, de- vefi a giuda ragione computare per quas' inutile affatto la fua , che non arriverà a fcavare neppure i fuddetti cinque badiloni fra lo fpaziodi otfore. E mi forprende ancora d' avvantag- gio il ripiego di cui vuoi fervirfi , per avvalorare la forza e la velocità, con cui gli uomini devono far girare il Roccbello , cioè di apporre fitti per- pendicolarmente nell* afTe dello fleflTo Rocchello quattro contrappefi di fer. ro , equilibrati dall'una parte, e dall' altra, di cinque piedi di raggio, i quali acquiftando un moto vorticofo e cir- colare , in tempo che dagli uomini fi fa girare il detto Rocchello, fianopoi valevoli, in vigore di quello moto vor- ticofo , a mantenere . ed accelerare il movimento alla Macchina tutta , e fer. vire di fufifidio alla forza irotrice. Per- chè io ho il-, parato bcr.sì , che un COI pò , poft.i in moto ci'Colarmente , può per qnriìche tenipo mantenere in movimento una Macchina , il di cui pefo totale fia piccioliflìmo , cioè di gran lunga minore di quello fia la for- za del corpo polio in moto vorticofo; ma non ho mai impartito , che un conlrappefo , equilibrato dall'una par- te, e dall'altra , come una bilancia , e poQo in moto circolare , comunque accelerato, fia valevole a mantenere, reppure per un minimo Iftante , in azione una Macchma , il di cui pefo lo fuperi a molte centinaia , e che ri- chiegga una forza continuamente pre- mente , ed afiai gagliaida , qual è 1' impulfo , e l'azione di dieci uomini nel cafo prefente. Untai coivtrappefo , anziché fervire di fuflìdio, io lo rico- nofcerò fempre per un vero e reale o- ftacolo a! la f^rsa motrice . '55 La feconda Macchina confitte in una Ruota verticale, armata di otto brac- cia , o fiano raggi , all' eflremità de* quali ftanno attaccati otto badiloni . I fuddetti raggi fono coflrutti in guifa , the poffono accorciarfi , ed allungarfi fecondo il bifogno. E(fi Hanno legali, e tenuti fermi 1' uno all'altro, etutf mfieme, da una forte catena che rav- voj;lie tutta air intorno la Ruota. Neil* afle di quella Ruota Hanno filTe altre quattro Ruote a palmule , le quali percoffe e parte in giro dall' impeto dell'acqua, fanno pur girare la Ruo- ta a badiloni , e quindi refla fcavato e folievato il fango dal fondo del Fiu- me . Tutta la Macchina è foflenuia da iina fola Barca, o fia Sandone. Io iicn mi fermerò a lungo nei far 1" analifi a quella Macchina , ma fo- lamente ricorderò , che ficcome l'Au- tore richiede per condizione necefìfaria, che r acqua del Fiume fi mantenga fempre allo fleffb livello , affinchè i raggi della Ruota , o fia badilóni , pofli'.no fempre giungere aggiuflatamen- te al fondo del Fiume; così devefup- porfi un'altra condizione ugualmente necefTaria ( trafcurata dal noflro Au- tore ) , cioè che il fondo del Fiume fia fempre equipendente dalla fuperfi- cie dell' acqua , in guifa che i badi- loni non reflino né troppo , ne poco , immerfi nei fango . E ficcome non v* è fondo di alcun Fiume , il quale ad oeni paffc) non abSia dove cavità e ii\\\ , dove prominenze e ridoflì j così ad ogni paifo non C\ dovrebbe fare da- gli uomini altro mefliere , che allun- gare , o raccorciare i raggi deila Ruo- ta , ed affeftarvi con fomma difficoltà la catena; e quindi, come ognun ve- de , C\ perderebbe tutta inutilmente la giornata in disfare, e riattare la Mac- china. La terza e la quarta Macchina fo- no fimili, anzi le fi.en"e che la fecon- da, fej^nonchè, invece di effere mofle dall'acqua, la terza è condotta dagli uomini , e la quarta da' cavalli . I di- fetti fono gli fteffi , anzi in queft' ul- tima vi fi aggiunge 1' imbarazzo , d\ V z for- 1 ^r. formar un piano circolare , o fia un argine, fu cui pofTano fare il loro giro 1 cavalli , e foftenerlo fopra di una barca . La quinta è Gmile a quegli edifizj , che da noi fi chiamano Butti. pa/i y fé non che in luogo di una pefante ma/Ta di legno che f\ lafcia cadere dall' alto al baffo per picchiare le travi , v' è una grande malìa di ferro , appunta- ta d'acciajo, la quale , cadendo dall' alto dell'edifizio , e fprpfondandofi per jiiolti piedi fottacqua , va a fpezzare e fracaffare gli fcogii che sfortunata- mente ripullularono fui fondo delFiu- me . La fella Macchina da un fimile edi- fizio fa calar una gran Forfice di fer- ro, le di cui braccia fono adunche, la quale, immerfa nell' acqua, abbranca e folleva Je pietre, ifafiì, ed altri cor- pi che giacciono fui fondo del Fiume. Quelle due ultime Macchine , io credo, che balli averle in qualche ma- niera defcrilte , perchè comprendano i voftri Leggitori , quanto poco elfe polTano riufcir utili , pofle alla prati- ca . Un Fiume , il di cui fondo fia compofto di falfo , e che per confe- guenza abbia un pendìo troppo ardito e precipitofo , non farà mai refo na- vigabile per mezzo di una picca di ferro, per quanto grande e pefante fi fia, la quale fcarichi delle percoflTequa e là ciecamente fott' acqua . E una forfice potrà bensì , dopo un lungo e penofo lavoro , aggrappare fortuita- mente e follevare un qualche piccolo faflTo che giaccia fciolto e slegato fui letto di un Fiume ; ma abbrancandofi per avventura in un qualche maflb, o in qualche altro pefante corpo , dovrà cedere fenza dubbio, e fpezzarfi , an- corché compofla del più fino e confi- dente metallo . Quello è quanto ho creduto di poter notare fulla feconda parte della DifTertazione dei Sign. Fo>^- fdit.Vp'ì, fé vi pare a propofi^Oj va- ietevene per il voftro Giornale . iono con vera (lima ec. -ii|j ^ PRIMA MEMORIA Sopra gì' Igrometri , de/ Signor Se- ne eie R j Bibliotecario dilla ?^e pub- blica di Ginevra. IL grado di perfezione che ha in qua. (lo fecolo acquifisto la Meteorolo- gìa , gli ufiThe ricavanfi dagli flru- inenti eh' effa impiega, quegli ufi al- tresì che fé ne può fperare , fonopro- priifimi ad incoraggire que' Dotti che il ftudiano di perfezionare quefla Scien- za , e gli ftrumenti che in efla fi ado- perano . Non v' ha forfè altra parte nella Fifica , che prefenti tante diffi- coltà , tante ricerche , che abbia così inutilmente affaticato quelli che vi fi fono occupati ; ma fé gli oflacoli ar- redano il genio , la fperanza d' un fucceffo importante gli dà vigore per vincere le difficoltà ; e I' opinione eh* c{(o ha d' avere intraprefa un' opera utile , può confolaflo fé non è fino allora riufcito. Uno dei mezzi i piì?i adattati per ellendere la cognizione della Meteoro- logìa , fi è di aiToggettare all' efame dell' Ofiervatore i vapori contenuti neli' aria, e particolarmente di determinar- ne con efatiezza- la quantità. E' mol- to tempo che fi va cercando la folu- zione di quello Problema j e a queflp fine fonò flati inventati parecchi flru- menti : ma fi è meno trovato delle mi! lire fedeli e comparabili della umi- dita , di quello che dei fegni , più o men pronti , della fua efiflenza . Si è avuto degl'Igrofcopj, e non degl' Igro- metri . Il Sign. Deluc fi è col fuo in- gegno innalzato fino alla parte più fu- blime di tale ricerca , e vi è riufcito con dei fucceffi che niuno , prima dì lui j aveva ottenuto . Io non preten- do già di pervenire a sì alto punto , anzi fono iontaniffimo da fiffafta pre- tenfione . Mi propongo di prefentare qui alcune idee , che le mìe fperien- ze , le mie oflérvazioni m' han fatto nafcere ; le prefenio con fiducia , per- che cbè fono aflicurato della loro efat- tezza» lo farò conofcere in quefta Memo- ria, I. l'utilità el' importanza di tali ricerche fcpra gl'Igrometri. IL Indicherò d'una maniera generale i diverfi tentativi dei Fifici per perfe- zionare quella parte della Fifica . III. Mi ftudierò principalmente di moftrare ciò che fare .convenga per riufcire nella foluzione di queRo Pro blema. IV. Aprirò forfè delle nuove flrade per ritrovare dei migliori Igrometri , e per facilitare la ccflruzione e i' ufo di quelli che fi fono adoperati fino al prefente . V. Finalmente aggiungerò a tutto quello una curiofa e importante Let- tara fopra quefta materia, che il Sig. Profeffore àe Sauffure m' ha fatto l'o- nore di fcrivermi {a) . Annunzio una feconda Memoria ful- Jo fteffo argomento ; la quale conter- rà la parte teoretica dell' Igrometiìa , fìccome la prefente n* è la parte pra- tica . Parlerò in t(Ta dei vapori, del- ia parte che hanno nella Meteorolo- gia; vi diiò forfè qualche cofa di più prccifo fopra l'evaporazione . Ciò mi dee difpenfare dall'entrare, nella Me- moria prefente , in dettagli prelimi- nari , che feiTibrano fubito necefiarj , e ch'io non poffodare, perchè m'im- porta far prima conofcere gli flrumen- ti che ho adoperati per far le mie fpe- r lenze. I. Vtì/ità e importanza delle ricerche fopra gì' igrometri . I. La Meteorologìa dovrebbe offeii- re una efatta teoiia degli effetti che fono proilotti dai vapori fparfi nell'at- mosfera ; ma ficcome non fi può du- bitare che i più confiderabili non fia- '. * '57 no 1 vapori acquofi , quindi egli è e- vidente che appunto quefti importa fo- prattutto conofcere : eflì non potreb- bero accrefcerfi , diminuire , fofFrire qualche alterazione , fenza cangiar Io (lato dell' atmosfera, fenza influire fo- pra i fenomeni meteorologici , e per confeguenza fenza fornir dei mezzi per prevederli , e forfè ancora per pene- trare le loro caufe. 2. E' impofllbile trovare una foda teorìa dei movimenti del Barometro , fa non fìconofce le loro relazioni con la quantità dei vapori contenuti nell' atmosfera ; quello almeno è ciò che le mie olfervazioni m'han dimoflraio . 3. Non fi può confultare ilTermo- metio con certezza , fé non fi correg- ge le fue indicazioni per mezzo dell' Igrometro; eflendo l'evaporazione una caufa di raffreddamento , egli è evi- dente che r evaporazione più o me- no forte dell' umore che 1' aria appli- ca fulla palla del Termometro , dee far variare le rifpofte dr quefto ftrn- mento . Si renderà dunque il Termo- metro più efatto , fé fi potrà calco- lare la quantità dei vapori che fono nell' aria , e la quantità della loro e- vaporazione. 4. Non entrerò qui nel dettaglio de- gli effetti che i vapori producono nell* atmosfera con la loro condenfazione , 0 dilatazione ; con la loro unione o feparazione dal fluido elettrico, dal flogifto , dall' aria fiffa , mediante i venti , le piogge, le meteore ch'ec- citano . Ma egli è certo che gì' Igro- metri riichiarano quefti fenomeni così mal conofciuti , e peggio ancora fpie- gati . 5. L* ufo di buoni Igrometri darà più folidità alla teorìa dei calcoli ba- rometrici per la mifura delle altezze; potrà perfezionare la teorìa delle re- frazioni ; e fornirà dei mezzi più efatti per (a) V accennata Lettera è quella chi abbiamo dataci per cónfervarla : 2. quando que- fte materie fono caricate d' una certa quantità d* umidità, non feguono più la ftefla legge per caricarfene d' una nuova ; ma perdono una parte della loro facoltà attraente ; e fiffatta di- minuzione della loro forza attraente non è neppur così regolare, che fi poflfa facilmente tenérne conto : jj. quefte ma- terie agifcono ancora diffcrcmemente , fecondo la loro natura, fecondo i pro- ceffi che fi avrà feguito per produrle, e fecondo le precauzioni , che fi prati- cano allorché fé ne fa ufo . Effe fono , per efempio, avide d'acqua in ragio- ne della loro purezza , della loro fec chezza , e della fuperficie che offrono aU' aria . Finalmente io non debbo tacere d' un Igrometro At\ Muffchimbroek , def- critto nei Commentar} dell' Iftituto di Bilogna , e che 1* ingegnofo Sign.Ab. Felice fontana ha perfezionato, e de- fcritto in un'opera deftiriata a far co- nofcere i begli flrumenti , de'quaii ha egli arricchito il Gabinetto di S. A. R. Gran-Duca di Tofcana : fé ne trova la traduzione in francefe nel Volume IX. del Giornale dì tìfica , e la def- crizione dell' Igrometro di cui parlo è nel Giornale del mefe di Marzo. Ma, T. quefto ftrumento è- di un ufo eftre- M9 mnmente difficile, e fuppone delle pre- cauzioni che non è fempre facile di prendere . 2. L'azione del freddo per condcnfare i vapori, è certamente pfo- porzionale alla denfità dell' atmosfe- ra , e al fuo calore j ma le leggi di tale forza in amendue i cafi fono ptr lo meno poco regolari . ^. La fuper- ficie del cubo di vetro o di criftall* che s' impiega non può effere perfet- tamente pulita ; v* ha una quantità di picciole cavità , dalle quali non fi può toglier r aria o 1' acqua che ie riempie; v' hanno parimenti delle e- levazioni e delle fcabrofità , dove L vapori non poffono aitaccarfi . 4. Il grado di freddo che fi comunica al ve- tro farà difficilmente uguale allorché gli ftru menti faranno differenti ; "per- ché delle niaffe d' acqua , che fono dif- ferenti , fi raffreddano e fi rifcaldano in tempi differenti ; e perchè le diffe- renti groffezze e denfità dei vetri o dei criftalli accrefceranno ancora que- fte forgenti d' errori . 5. Il pannolino che fi adopera per afciugare il cubo di vetro , fi rifcalda nell' azione, e dde nel tempo fteffo rifcaldare anche il vetro: fi comprende facilmente che ci vuole molto tempo per afciugare efat- taraente un corpo £osi amr»olIato. $i profeguirài * l<- L. ip : 12 ^ Rovigo a misura Veneta. Formento ■ • — l. 17 ; 12 Simile L. 24 : — Sorgo Turco - - — = — l. 14: 7 Simile . L. I c) ; iS Padova a misura Veneta. Formento i l. 5^5 ; 5 ; Simile • L. 24 ; 1 0 Sorgo Turco .l. 17; 2 Simile — — L. 19 ; IO Cittadella a misura Veneta. Fermento» ■ r— ■ 1. 5 1 ; — ; — Simi/g L. j 2 : — : — Sorgt Turco-^— L. 16 ; 16 ; — cimile ' L. 22 ; 8 : -— Conselve a misura Veneta. Formento — .l. 22 : 5 ; — Simile- Sorgo Turco ■ L. 27 ; — ; — L. 16 : io: PIAZZE ESTER E. Trieste a misura Venei a . Formento ■ ■■ L. 29 : — Simile • L. 50 : — Sorgo Turco l. 17 : 1 Simile — ■ — ■ L. 1 8 : • — Ravenna a misura Veneta Formento ■ ' — l. 15» ; p Tormenti venduti nella Tiazza l. 52.; — .' • Simile • l. j^ : io : ■ Sorgo Turco • l. 19 : 10 :- Simile . L. 17 : IO : ► Ravenna a misura Veneta . Formento l. ? 2 : — ; - I Mareme a misura Veneta. Fermento- L. s2: io; I Vetemburch amisura Veneta. Formento r: • L. 27 : • — : Sicilia a misura Veneta. Fermenti) ■ 1 — ■ • L. j i : — ; GlORGENTI A MISURA VENETA. Fermento' — • — — — L. j6 ; »— : Toscana a misura Veneta. Formgnfo ,*• ■ . ■■; ■ -^rLj:; ' l- i * •* — • i6i N. XXI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA; Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. !V 12. Dicembre 177S. Seguito della PRIMA MEMORIA Sopra gì' Igrometri ; del Signor Senebier di Cintvra , «e II. TL regno vegetabile offre a* Fifici X dei nuovi mezzi per far degl Igrometri . Tutti i legni ricevono maggiore o minore alterazione dall' umidità. Le capfole del feme di geranio , le barbe delle fpiche di avena filveftrfr , quelle del frumento, dell'orzo , della fegala-, i tubi delle piante della fpecie delle gramigne , la fpugna , il coto- ne, le corde di canape , di Imo , di filo, hanno fornito delle materie per far degl' Igrometri , i quali fono ftati pili o meno fenfibili , fecondo la qua lità di quefte materie j ma non fono (lati però fufcettibili d' una compara- zione un poco efatta. Lo flato dei legni varia contmua- mente in relazione della loro facoltà di ricevere 1' umidità , o di perderla: quefte varietà fono particolarmente de- terminate dalla loro età , dalla por- zione dell' albero che fi impiega , co- me parimenti dal tempo che parta do- po che fi fono deftinati all'ufo dell' Igrometrìa . , Il grado della loro fecchezza non e giammai affoluto ; la loro elafticità è coftantemente variabile, e il loro vo- lume fempre cangia . Tra tutti i le- gni quello, che mi è paruto più !>ro- prio per far degl' Igrometri ,11 e la canna d' India ; quefta in fé fteffa ha Jluovo Giornale d'Ital. Tom. III. pili omogeneità, negli effetti che prò- duce, e fufficiente prontezza nelle fue variazioni . Le oflfervazioni medefime precifa- mente fi fanno fulle altre parti dei ve- getali; con quefta differenza parò che le più tenui fono dapprincipio meno foggette a tali difetti ; ma ficcome in- vecchiando fi difeccano affai più pre- fto e molto più , così fi allontanano affai, più e molto più pretto , dalla re- gola che a principio fembravano fe- guire, impregnandofi dell'umidità, e lafciandola . Il cotone e la fpugna ricevono fa- cilmente 1' umidità , ma la ritengoiio con forza . La evaporazione fi fa in ragion della fuperfìcie , e I' umidiià penetra tutto 1' intero volume del cor- po ; di maniera che , ficcome il vo- lume del cotone e della fpugna dev* effer confiderabile relativamente alla fuperficie , così , quando s'impiegano per coletti ftrumenti , ci vuole un lun- go tempo per feccarli , o umettarli : d' altronde, ficcome l'umidità aumen- ta il volume di tali corpi gonfiandoli , e ficcome le variazioni dell'umidità fi calcolano allora dal pefo , quindi egli è manifefto che il loro volume che fi accrefce, diminuifce la loro gravità fpe- cifìca nell'aria . Debbo aggiugnere fi- nalmente, effer impoffibile prefcrvarli dalla polvere , la quale ne diminuifce di molto la fenfibilità , e ne carica il pefo . ' : ; Rettami perfine a parlare delle cor- de di canape , di lino , di filo j ma X io i6z io ho oflervato , i. eh' e(fe erano trop- po dcnfe , e che vi abbifognava mol- to tempo perchè s'impregnaflero d'u- midità , o perchè la lafciafifero ; 2. eh' è fommamente difficile trovarne di quelle che abbiano una direzione regolare e comparabile : efTe variano nella den- fìtà , nel grado di torcitura , nel nu- mero dei cordoni , nella maniera con cui i cordoni s* incapeftrano gli uni negli altri, a nell' impedimento che da ciò ne rifentono i loro movimenti ; variano ancora per le materie chefor- mano i cordoni ; un folo filo troppo legnofo impedirebbe 1* effetto totale, per via dei nodi che vi fi fanno nel torcere , e cangierebbe la loro dire- j5ÌGne . Da ciò ne rifulta che le cor- de di filo farebbero forfè le più adat- tate all' ufo ; ma effe confervano quafi tutte le cagioni delle indicate varietà . J*otrebbefi fare un particoJar cordon- cello fottilifllmo, torcendo leggermen- te eiigualmente un picciol numero di fili di canape o di lino . Egli è vero che gì' Igrometri, che allora fi fanno in tal guifa , fono meno irregolari ; ma la loro regolarità , fé pur fi può loro attribuire queda qualità, non ha durato che pochi mefi in Igrometri fatti con una doz^sina , e una dozzi- na e mezza di fili dì canape o di li- no ; ma quelli fili fono efli pure d'una groflezza inegualiilìma , e fi alterano air aria notabilmente; e alloraquando la loro direzione è la più comparabi- le , efla non lo è altrimenti con quel- la degl' Igrometri ch'io ho ragione di credere i meno imperfetti . D'altron- de , fé lo fteflb cordone , fatto nella fnindicata maniera, fornifcc degl' Igro- metri , la cui direzione non è rftre- mamente irregolare pel corfodi cinque o fei mefi , è difficiliflìmo farne in appreHc degli altri che fiano fimili ad cffi. III. Mi refta ora a percorrere il re- gno animale : quello è quello che ha fornito il maggior n^ioiero di materie proprie a far degl' Igrometri che ab- biano una durata fvifficientem«nte lun- ga i fd una pr«cifioBe fu£cienteoien- [■ l >$: te elktta . Tutte le parti degli ani- mali poflbno divenire altrettanti Igro- metri , e tutte a queft' ometto fono fiate impiegate . EflTendo -efle più o meno porofe , e piene di v^fi , dan- no paflaggio a dei fluidi più o meno tenui j eflTe fono più o meno affetta dalla prefenza o dalla mancanza di co- tefti fluidi ; offrono all' aria e all' u- mJdità una fuperficie più grande per agire fopra d' effa . Oltracciò , ficco- me ciafcun animale di una fleffa fpe- eie conferva una grande analogia co- gli altri individui della fua fpecieme- defima , così ne nfulta che %[" Igro- metri tolti dal regno animale , devon effere più uniformi . E* vero peraltro che tutte le materia animali non fo- no ugualmente proprie a queft' ufo, e che poffono divenire più o meno pro- prie air Igrometria, mediante la pre- parazione che fi dee lor dare : di ma- niera che gì' Igrometri fatti di parti animali , che dapprima pajono com-' parabili in teorìa , perdono quafi que- fto vantaggio allorché li è fui punto di farne ufo. Impieganfi le pelli e le inteftina de- gli animali; ma quelle fi caricano tal- volta d' una sì grande quantità d' ac- aua , eh' effa n* efce da per sé , énon e più poffibile mifurarla. Il Sign. de Lue ha fatto degl'Igro- metri con r avorio , de' quali trovali la defcrizione nelle Tran/azioni filofom fiche , Tomo LXIII Parte lì. , e nel Giornale di Fifica, Tomo V. Qiiefto ftru- mento è un capo d'opera d'invenzio- ne e d' efecuzione ; ma ha parecchi difetti molto confiderabili . Io non vo- glio qui nemmea fuccintamente riferir- li , perchè il Filofofo Autore di que- llo frumento gli ha egli medefimo ri- trovati così confiderabili , che ha ab- bandonata la fua inrenrione, per fo- ftituirne un' altra , di cui io non ho fuffi:iente cognizione per poter farne parola . Ma , fupponendo eccellente 1' Igrometro del Sign. de Lue, effo a- veva però un difetto effenziale nella difficoltà dell' efecuzione , difetto che ,Ia rendeva imponìbile a chiunque al- tro \ \ » tro fuor che at fuo Antere , il quale è tanto abiftf e paziente , quanto pie- no di fapere ed' ingegno , Io qui dovrei parlare d* un Igronre- tro recentemente immaginato dalSign. de Sauffure , Profeffore di Filafofia nell' Accademia di Ginevra j ma ciò farà rella quinta parte di quefta Memoria , la quale comprende un^ Lettera eh" egli m' ha fcritta, dove oueflo grand* Offervatore accenna le fue opere igro- metriche , apprezzandole con quella feverità eh' ei non ufa giammai che per fé fteflfo . III. Mezzi da impiegare per far degi' Igrometri comparabili , Tutti gì' Igrometri vanno foggetti a dei difetti Che provengono dalla na- tura delle materie che s' impiegano per farli ; difetti che fino a un certo pun- to fono inevitabili. I. Il difetto più confiderabile di tutti gì' Igrometri è quello eh' eflTj indicano rare volte con efattezza l'umidità deli' aria del tempo in cui fi oflfervano, ma una combinaz'one particolare dell'orni- dita dell' aria del tempo paffato con quella del prefente . Mi fpiego : un- Igrometro paffa , come l'aria , dal fec- co all' umido ; ma 1' Ij;rometro non ceHa di caricarfi di umidità, quantun que r umidità dell' aria più non fiac- crefca ; il che avviene perchè I' umi- dità eh' è nell'aria fi applica fempre alla faperficie dell'Igrometro, e fi ag- giugne a quella , di cui era elfo pe- netrato : l'umidità agif:e allora fopra l'Igrometro , come la gravità fopra i corpi gravi ; la caufa è fempre atti- va ; e quantunque la fua energìa Cu la medefima , i fuoi effetti crefcono con la repetizione delle fue impreflìo- ni : ficcome 1* umidità agifce fopra le modificazioni eh' effa ha già prodotte ne! corpo che le è efpoRo , egli è e- vidente eh' efta deve acrrefcerle finat- tantochè effe fiano le più grandi eh' è poffibile, oppure fi ichè vi fiano delle ragioni atte a indebolirle. Da ciò ; :r.i!ia rh? , 1' umidità ,]quan. 5fc do è (lata ecceflfìva , può diminuire , fenza impedire all'Igrometro di anda- re all' umido; ed io ho parimenti of- fervato eh* è d'uopo ch'erta diminnif- ca affai notabilmente per render l'Igro- metro folamente ftazionario. Converrebbe che l'evaporazione dell' umidità foffe così pronta com'è il fuo afforbimento , il che è affolutamenie imponìbile, r. perchè in un'aria umi- da e tranquilla, l'evaporazione è de- boliffima quando 1* umidità comincia a diminuire ; 2. perchè quella evapo- razione fi fa fecondo la fuperficie , e perchè 1' umettazion degl' Igrometri è ! conforme alla folidità i s- perchè l'a- zione dell'umidità e dell' evaporazio- ne non può efTere iflantanea ; 4. per- chè r evaporazione è fempre in ra- gione del vento, del pefo dell'atmo- sfera, e del calore dell'aria. 2. Un altro difetto, comune a tutti gì' Igrometri , fi è che i corpi , coi quali fi può farli , non fono perfetta- mente elaftici, e perconfeguenza non potranno ricuperare efattamente il lo- ro primiero ftato, quando lecaufeche gli hanno tefi non fuflìtleranno più j né potranno ritornare precifamente a quello fiato, a cui gli avean portati le caufemedefime, quando quefts agi- ranno di nuovo. 5. Tutte le materie che s' impiega-- no per gì' Igrometri , fono nel tempo ftjffo, più o meno, altrettanti Termo- metri : r azione del freddo o del cal- do cangia il fico delle loro parti , di- fordina le impreflìoni dell' umidità fo- pra di effe ; ma non fi ha ancora uti rifultato efatto , allorché fi fia perve- nuti a feparare l'effetto del calore dall' effetto dell' umidità ; la dilatazione prodottavi dal calore , il riftringimen- to che vi è dal freddo cagionato , can- giano ancora le leggi , che dovrebbe- ro feguire la fola impresone dell* u-- midità , ficcome io me ne fono con-' vinto con diverfe fperienze. 4. Finalmente 1' aria , dovendo ap- plicarfi immediatamente full'Igrometro, agirà fopra d* effo con le parti faline ^che contiene , e altererà la fua na. nP X 2 tura tura difciogHcndo alcune delle fue par- li ; la polvere unita all' umidità vi forn:eià una vernice che impedirà 1' appiicarione immediata dell'aria . Non iì potrà bagnare 1' Igrometro con dell' acqua, fenza cagionarvi delle variazio- ni violenti , ptoprie a cangiare la di- rezion deli* Igrometro eh' è ftato re- golato ; non fi potrà umettarlo con lo fpirito di vino , perchè queflo lo . indurirebbe . Da fìfFatte confiderazlonirifulta che i corpi i più propri per far degl'Igro- metri comparabili faranno, i. tenuif- iìmi , offervando però che , le foflfero troppo a/Tottigliati , reRerebbero fubi- 10 impregnati d'acqn.ì , 1' umor cole- rebbe, ne fi potrebbe ritenerlo ; 2. fa- ranno elamici quanto più farà poflìbi. Je , onde poter ritrovarfi efattamente nelle medefime circoftanze ai punti me- defimi ; 5. farà d'uopo fopraitutto che, fé ricevono avidamente l'umidità, pof- fano con uguale facilità lafciarla eva- porare , e fpogliarfene; 4. è cofa im portante il. poter calcolare 1' effetto che il calore e il freddo producono fo- pra di elfi i 5. fi dee proccurare, nei modi pili adattati , di difenderli dalla polvere , fenza togliere ad eilì la li- bera comunicazione con 1* aria efler- na ; 6. finalmente è afToIutamente ne- ce/Tario che 1' acqua li penetri feoza alterarli . Sì profegutra . IN un'Opera , ficcome é quefta , il cui oggetto in generale fi è il be- ne della Società , non dovrà fembrare «ftianea la ftoria che fiam* ora per ef- porre d* una ftraord inaria, diuturna , gravidìma malattia, la quale ci è fia- ta defcritta dall' infermo medefimo , ora già perfettamente rifanato . Que- lli Storia , che per la fiia fingolarità merita d' effisre al Pubblico comunica- ta , potrà ancora fervire di falutare avvertimento a quelli , che temendo Ijrfe che i cibi appresati non fiano ì ^ per fuggir. loro dinanzi , fi affrettano «I a trangugiarli voracemente, fenza vo- I lerfi prender la briga , né perdere ii f tempo in fepararne le picciole ofìTa , M ed altri corpi folidi che fi adoperino ? per condimento; cofe tutte difficili da inghiottirfi , impoflìbili ad eller dige- rite, e fovente cagioni di dolorofefu- nefle infermità, e non di radodi mor- te iftantanea . Non è raro , anzi è troppo frequente , 1" accidente d' in- , ghiottire corpi ftranieri ; ma è bensì rara la ftrana -malattia che quindi n' è provenuta nel cafo prefente . Neil' anno 1750, Fieramonte Mnria, Vajìni di Schio , dell' età d'anni venti- due , dimorante allora nell' Ofpitale di S. Francefco Grande di Padova , fu invitato a pranzo da un fuo amico , dove mangiò piuttoflo ingordamente . Nella fufTeguente notte fi fentì un do- lore pungente fotto le code fpurie a parte delira, che toglievagli il refpiro, accompagnato da febbre acuta . Me- diante varie cacciate di fangue , bibi- te copiofe, e l'ufo di criflieri, k feb- bre fi fece pili mite , continuando pe- rò e/Ta per cinquanta e più giorni . Il dolora , di continuo eh' era , prefe il fuo periodo , e ficevafi più pungente del folito fpecialmente fulle ore deli;^ digeftione . Dopo di avere p^r lurigo tempo provato I' ufo di copiofe bibi- ta , e dopo aver confultato v^rj Pro- fefìfjri , fi determinò a prendere ogni fera , inrece di cena , una bibita di latte con entrovi della Magnefia e del Rabarbaro , il che , con qualche al- leviamento , ebbe la coftanra di con- tinuare pel corfo di quindici anni e più , aflenendofi onninamente dall'ufo del vino . Dopo un tal termino, fen- tendofi lo filomaco troppo indebolito , fu configliato a prendere un poco di vino al pranzo , non omettendo però la fera la folita bibita di latte con Ma- gnefia e Rabarbaro ; e così continuò per altri dieci anni. Nell'anno 1775, alli primi d'Aprile , trovandofi in Ve- nezia , mentre voleva paflTare il canal della Giudeca, venne improvifamente forprefo da una veemente burrafca , ■ con. eontro la quale ebbe a contraftare per j^ più di mezz* ora , fempre in pericolo che fi rovefciafle la barchetta in cui egli era , prima di poter arrivare a terra . Sulla fera di quel giorno , ftah- do in afpettazione del dolore ali* ora folita , per prendere la confueta bibi- ta , e non fentendofene alcun indizio, pensò di prendere , invece del latte, un poco di cibo , che pel corfo di tanti anni non aveva mai prefo < Da quel giorno in poi non fi ("enti più il dolore , fennonchè nei giorni fufTe. guenti Ci fentì qualche forte puntura , ora in una parte , ora nell* altra de! baffo ventre , e fpecial mente neli* in- teftino colon j ficchè conveniva che con una mano comprimefife forte la parte dolente , per far cefTare fubito il dolore. Durò in tale (lato fino alli primi d'Ottobre dello ftelTo anno, al- loraquando una mattina, fcaricato eh' ebbe il ventre nel cortile , non potè più alzarfi diritto in'piedi, poiché fen- tiflì un dolore pungentiflimo all'orifi- zio dell' ano , e così violento che lo sfintere flava continuamente dilatato. Credendo checiò provenifTe dall' e(Terfi r emorroidi tutto a un tratto ingrof- fate ed infiammate , procurò con re- frigeranti ed ammollienti di mitigare un Ul dolore , ma tutto riufcì indar- no, e continuò così per più di venti giorni; comparendo in feguito un' in- fiammazione neir intelliiiD , con al teraz'one e gonfiezza di tutta una na- tìcì , la quale crebbe a tal Cegno, che prima della fuppurazione, perlaquan tità delle marcie che comprimevano Ja vefcica , reflarono fofpefe le ori- ne , ficchè abbifognò ricorrere alla fi ripga . Il tumore poi f: aprì da fé ftelfo , e ne ufcì una quantità di mar- cì? fetide e ofcure . Il tumore fu me- dicato , mattina e fera , con ammol " lienti e deterfivi ; li primi perchè v' erano ancora dille durezze , e i fe- condi per nettare la piaga . Tutto riu- fcì inutile ; le marcie non celaro- no, e comprimendo la pine né ufci- va infine del fangue con dolore gran- di filmo dell' infermo , il quale conli- i6s nuò in tale flato dalla fine d' Ottobre lino alli 28. di Dicembre , in cui fu vifitato dal celebre Pubblico Profeffore Signor Camillo Bonioli y il quale , efa- minata la parte , aprì la natira tutta vuota in tre parti . Al primo taglio arreUolTi il gamauto , nel qual fito of- fervando il ProfefTore , gli fi prefentò con fua m3ravi.ti,lia un corpo (Iraniero duro , che rafTomigliavafi per la lun- ghezza e groffezza ad un ofTo dell'ala di Gallinaccia ; ma che , efaminato poi bene , fi vide eflfere uno (lecco di rofmarino . L' infermo fi rifovvenì al- lora dFj^ver mangiato qualche cofa condita col rofmarino nel fuaccennato pranzo prelTo il fuo amico nel 1750. Il ProfefTore, fatti gli altri due tagli, pensò di cercare il foro dell' inteflmo, per dove il rofmarino pafsò nella na- tica , nel che durò molta fatica ; e trovatolo Io aprì , e così fi medicò la parte fino al Settembre lyjó , fenza che la piaga fi volefTe affitto rimar- ginare . Per la qual cofa 1" infermo, temendo di una fiflola , fi fece nuo- vamente tagliare dal S'ign.Djit. Quin- tiliano Cirardis Medico Chirurgo .in Venezia , onde confumare ogni callo- fità; e continuoffi tale medicatura fino all'Aprile 1777 ; quando dopo di ave- re l'infermo, ritornato al fuo paefe , fatte alcune miglia di cammino mon- tuofo , il giorno apprefTo prefentofìl nei luogo della ferita um picciola por- zione del fummentovato flscco; e le- vata anche quella , in cinque o fei giorni fi confolidò la parte, fenza al- tro incomodo, trovanJofi daallora in poi r infermo perfettamente guarito'. Il Sign. Vafinì è ProfefTore di Far- macìa , e fabbrica il vero eflratto di Cicuta fecondo V invenzione del Sigr. de Storck , rimedio fpecifico pei can- cri , ftrume , e per qualunque tumore follicolare , fcirro , e polipo in qua- lunque parte del corpo, sì interna che edema . * La ì66 Ln Caler ie èkHorale de L>uJfe!dorff ^c. cioè Lo Gallerìa elettorale ài buffet dorff , cjfìa Catalogo ragionato e fi furato dei fuoi Quadri , nel quale fi da un' e fatta cognizione di cotefla f amo fa collezione , e del fitto locale con ben dettagliate deficrizioni , t co» un feguito di trenta Tavole , contenenti trecenfiejfantacinque pìc ciole flampe, ridotte , delineate , ed incifie d' attiri' jfio g/t originali medefi mi , dal Signor CiasTlAN^/DE Me- CHEL , Incifore di S. >A. S. Monfign. f Elettore Talatino , e Membro di molte xAccademie . Opera compofla di u» nuora gtifto dal Signor Nic coio^DH Pie AC K , dell'accademia di S. Luca di Homa , Socio corri/ Vendente di quella d\^>chitettura di Tarigi 5 primo architetto , D'ret tor generale delle Fabbriche e de' . Giardini di S, *A. S. E. T. A Ba fi lea , 1778. QUeft' Opera, intraprefa ed efegui- ta folto gli aiifpicj , e col Pri- vilegio di S, A. S. E P. , e Rampata fopra una bellifnma carta , e per il leflo fi fono impiegati caratteri nuo- vi . Si vende a Bafilca , prefTo Criflia. no de Mechel , e prerto i principali Mercanti di Stampe, e Libraj dell'Eu- ropa . Due Volumi in quarto grande bislungo , l'uro di Stampe , e l'al- tro di teflo. II prezzo n' è di fei Lui gi d'oro, legata in cartone. ■ La Gallerìa elettorale di DufìTeldorff e da moltilfimo tempo oggetto dell' ammirazione de' ProfeAbri e dei Di- lettanti . Qiiefta ricca Collezione di Quadri , fondata nel 1710 dall'Elet- tore Giovanni Guglielmo , accrefciuta per le attenzioni e fpefe degli augufti fuoi SuccefTori , abbellita dal zelo e dai lumi dei valenti Profeflbri che ne hanno avuta la direzione , pafTa giu- ftamente per una delle più preziofe rhe r Europa in queflo genere pofTie- da ^ ■ " ^ occafione di vedere e ammirare i pez- f zi rari eh* effa contiene , e coloro pa- rimenti che hanno intefo parlarne , hanno fempre moftrato difpiacere che il bulino non ne avefle peranche mol'- tiplicate le copie. Per corrifpondere dunque ai defider) degli uni e degli altri , il Sign. Gri- fi iano de Mechel di Bafilea ha 1' onor d' annunziare al Pubblico quella nuo- va Opera , la quale rapprefenta tutti i Quadri di cotcfta Galleria. L'Opera è compofla di trénta Tavole , delle quali le quattro prime rapprefentano li frontifpicio det-Libro , i piani, l'e- levazione, lo fpaccato, il profilo dell* Edifizio, e le pitture della fcala e del foffirto . Le tavole feguenti contengo- no i Quadri della Gallerìa , in nume- ro di trecencinquantotto , che il Pro- feflbre fi è (ludiato di copiare con e« fatlezza e verità . Ciafcuna di quefle tavole rapprefenta una facciata , o una pane di facciata dì una fala fornita dei fuoi Quadri , come flanno difpo- Ri nella fala medefima , e con la lo- ro grandezza proporzionale , ridotta e fuggettata aduna fcala comune; il' che non folamente rapprefenta i Qua- dri, ma ancora fa godeie alDiiettan-' te le loro reciproche proporzioni -, • e l'ordine col quale fono collocati; e mette , per così dire , folto ì fuoi oc- chi fa Gallerìa medefima. Qjjefte tavole fono accompagnate da 'un lefìo molto diffufo, nel quale tro- .vanfi defcritli i Quadri con una fcru^ poldfa cfatierza , che nulla lafcia a I defiderare nemmeno per le piiì piccio- ' le Rampe . Diraenfioni dei Quadri', compofizione , efpreflìone , atteggia- mento delle figure , la loro reciproca} pofizione , le loro proporzioni rela- tive al naturale , i loro veftimenti ; fcelta dei colori j nomi , cognomi e patria dei Pittori ; nulla vi ma*ica di ciò che può intereffare il Profeflbré, il Dilettante , e 1' Uomo di gufto. L'Opera è divifa in fei parti; ciaf.» cuna dìvifione corrifponde ad una fala della Gallerìa ; a riferva dell'ultima. Tutti' coloro che hanno avuto «^la quale contiene dei Quadri collocati fu 11 e ^ fulle* impóne K / mpóue mobili delie £neflre delb S? cinque faie, , Avremmo timor d'abufare della con-j fidanza .del Pubblico , fé i' idea , che CI ftudiamo di datali dì queil" Opera , non foflfe che il rifultato della manie- ra di vedere di quelli che i' hanno in- trapr^fa i ma l'Accademia Reale di Pittura e di ScoUura di Parigi, ali; quale è fiala quefl' Òpera prefentaia ; «fTog gettando! a al di lei giudizio , le ha accordato il fuo voto in guifa , da far credere che gli Editori fiano giunti a quel fine che fi fono propofti . Ecco le proprie fue parole , in una lettera che trovafi in feguito alla Prefazione. „ .... I Comn\i^farj nominati per e- ,, faminare 1' efeiijplare incìfo , e il „ manofcritto .... hanno riferito che ,, il detto efemplare reca non fola- „ mente uu' idea particolare e fedele „ di tutti i Quadri della Gallerìa di „ DuflTeldorif , ma ancora un' idea gè- „ nerale dell'ordina con cui fono col- „ locati , e della loro grandezza re- „ lativa tra eflì ; che il manofcritto , „ dando una minuta e ben efprefìfa „ defcrizione di ciafcun pezzo , ac* j, crefce il piacere che recano le ftam » pe> giudiziofamente ediligenteraen- „ te efeguite: il che , tutto i-nfieme, „ viene a formare un'Opera fomma- „ mente intercrtante , e che può di- „ venire utiliflìuia alle arti, ec." Suffragi di tal natura avean di già fatto concepire le più ragionevoli e fondate fperanze dell* accoglimento fa- vorevole preflbil'Pubblico, alloraquan- do un avvenimento dei pii!ìi felici ven- ne a confermarle ; S. M. l' Imperator Giufeppell , paflTando, neli'eftate 1777, per Bafilea , fotto il nome di Conte di Falckenftein , onorò del/a fua au- gafta prefenza la cafa del Signor de Mechel 3 efaminò quarta ed altre Ope- jo , ne diede pruove di fua foddisfa- zione , permettendogli di render pub- blico quefto fuffragio che gli concede, e la grazia che gli fa di prendere tali Opere particolarmente fotto la fua Pro- tezione. * 167 Maniera di fare P olio eifemìah di ho fa ; col qual procefo fi pii$ avere /' olio ejfenziale da parecchi Fiori oderofi: del Signor A...P..^ Coloro che fi fono occupati ne!I' auaiifi efatta de'fioriodorofi de vono eiTcr rettati forprefi , come io I» fui , di ritrovarli quafi fempre dotati d* una prodigiofa quantità di fpiruy rettore , e quafi totalmente privi d' olio elTenziale. PuofTÌ parimenti [{ibi. lire come un fatto certo , che la vio- la mammola , la giunchigli» , il tt,_ berofo, lutti i fiori gigliacei, non for- nifcono neppure la menoma (hilla d' olio e/Tenziale . Un altro oggetto an- cora di maraviglia Uè, che la picelo- la quantità d'olio erfenziale, che ren- dono certi fiori , é di un odore cosi potente , che fupera tutto ciò che a noftra cognizione , v'ha di più aro- matico m quello genere . Si può giu- dicare della verità di tale orfervazione dall olio effenziale dei fiori di mela- rancia , e meglio ancora dall' o/io ef- fenziale di rofa , che abbiamo fcelto per efempio. Prendete dodici libbre di foglie di rofe , peftatele in un mortaio di mar. mo con una fufficiente quantità di fa- le marmo j tre pugni , poco piii po- co meno , per ogni libbra di rofe fa- ranno più che futìScienci ; llcaiperata quella fpecie di pa/la in dodici boccali d' acqua di fiume, e dopo aver lafcia- IO il tutto in macerazione per lo fpa- zio di ventiquattr' ore , verfatelo iij una cucurbita di metallo , adattate il refrigerante , il ferpentino e il reci- piente , e deftillate a bagno di arena a un fuoco moderatismo. Voi ne ot- terrete fubito un* acqua fommamente odorofa; ella non tarderà molto a di- venir latticinofa; e vedrete, nel corf(j dell' operazione , come un gra/To rap- pigliato , galleggiante alla fuperficie dell' acqua che Ci troverà nel recipien- te : guardate di non prendervi sbaglio; quefta fpecie di graffo rappigliato altro non i68 non è che 1' olio enTenzialc di rofa : fé potete ottenerne incirca una mezza dramma , dite pure di aver procedu- to bene nell' operazione j tanto più che quefta mezza dramma farebbe fiiffi- ciente ad aromatizzare una botte di liquore. Non giitafte mai l'acqua co- me inutile, poiché quefla è la miglior acqua di rofa, che pòffiate mai fare: un* oncia di queft' acqua j verfata fo- pra una libbra d* acqua comune , la cangierà fui fatto in acqua di rofa molto più odorofa di quella che fi ven- de comunemente. L'olio effenziale di rofa è conforta- tivo , dolce , e analettico . L' òlio eflfenziale di fiori di mela- rancia, chiamato Neroii, efige loftef- fo proceffo; ma il fiore di melarancia fornifce un poco più d* olio eflenzia- le ; effb è leggiero, e comparifce fem pre alla fuperficie dell' acqua fottouna forma liquida -, e giammai rappiglia- ta. M' Fisnis Ein/eìtung }s'>c. cioè Introdu- zione alla conofcema dei Libri , del Signor Denis &c. UN uomo illuminato , ed anche un Letterato, che voleffe acquiflare una eftefa cognizione de* libri , e for- marfi una buona biblioteca , non po- trebbe far meglio che confultare queft* opera : oltre le notizie importanti eh* ei troverebbevi , refterebbe foddisfat- tilllmo della fana critica dell'Autore, •e dei rifultati delle profonde ricerche da lui fatte . Egli é ricorfo ai 'fonti migliori , ed ha raccolto tutto quella che di più interefTante hanno detto fu quefto ibggetto i Signori Heinsck , Ì» Mtirr , ec. L* opinione del Sign. Denis , toccan- te gli antichi Stampatori , e i pro- greiTi fucceffivi della (lampa , non è così bene provata com* ei lo penfa i imperciocché non è gran tempo cha un Accademico di Bruflfeiles ha fofte- nuto che nel ii|^4 eravi in cotefla Città una Compagnia di Stampatori ; il che , fé foflTe vero , fi opporrebbe fortemente al fiftema del Signor De- nis . Inoltre, il SignorjBrc/>/^o/>/, Let- terato di Lipfia, aflìcura che ,periftam- pare libri, non fono (lati giammai a- doperati caratteri incifi o fcolpìti in legno. In quella fua Introduzione il Signor Denis , con termini troppo afpri , ac- cufa di calunnia il Sign.Scoepfli» , in ciò che quefti ha detto relativamente a Faufio , uno dei primi Stampatori che fiano comparfi in Europa, al tem- po dell' origine di queft' arte. Il Sign, Scoepflin è d'un carattere così onefto, che non può aver detto di Faufio fé non quello , di che farà ftato intera- mente convinto. Parla 1* Autore della Leggenda d' Hialmar , pubblicata in caratteri ru- nici da Tering Sucold , come di un pezzo intereffantifiìmo ; laddove il Si- gnor Schloefer , ed altri Letterati" ne hanno riconofciuta la falfità. Prefcin- deado da quefti pochi errori , l'Intro- duzione del Signor Denis è un Oai~ ra eccellente , e di fomma utilità. 4^^\ »q %ir :\ v^TB^ > ^ :r._ ■^ .:'^ i