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DUKE
UNIVERSITY
LIBRARY
THE LIBRARY OP
PROFESSOR GUIDO MAZZONI
1859-1943
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CARTEGGIO INEDITO
DEL CONTE
ALGAROTTI
*•***•*•**••*•*+**+•••**•*••*•* PARTE PRIMA.
***** ********** ****************
LETTERE ITALIANE.
Ir.
A
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Jlrti'/t . JffnrAf ;■
LETTERE
DEL SIGNOR
EUSTACHIO MANFREDI (g
I.
Bologna a 8. settembre 1728.
I
O non voleva per ora dare a V. S. Illu» strissima l'incomodo di mie lettere, ed ave- va fatto mediatore fra noi il gentilissimo sig. Francesco suo , acciocché le portasse
egli
(1) Profondo matematico , grande astronomo , leggiadrissimo poeta, coltissimo prosatore, sie- de il primo nella scelta schiera di carelli clie
A 2 man-
^ Lettere
egli li miei rispetti , lìriche si trattiene costì; ma al vedermi giunger oggi dalla ca- sa Algarotti un sì nobile e generoso rega- lo, non ho potuto tenermi dall' indirizzare a V. S. Illustrissima, che è degnissimo ca- po di quella, non so se dica i miei ringra- ziamenti o più tosto le mie querele; per- ciocché quanto mi dà materia di ringraziar- li la loro liberalità , altrettanto me ne por- ge di dolermi il dubbio di non godere tut- ta la loro confidenza, che è quella che prin-
ci-
mantennero in questo secolo l'onore dell' italiana letteratura . Fu l'amico ed il mentore d' Algarotti , e gli aprì l' aringo d' onore eh' ei poi percorse con tanto successo . Le pistole che di lui pubbli- chiamo sono un testimonio irrefragabile dell'amo- re ch'ei portava al suo allievo, e della stima altissima in che il teneva : Algarotti vi è dipin- to qual ei dappoi fé di se mostra alla colta Eu- ropa ; e il maestro vi comparisce pieno di eru- dizione e di dottrina, candido, ingegnoso, di quelìa eleganza di gusto di quella pulitezza e di quella disinvoltura, che avrebbe egualmente piaciuto , come scrisse Algarotti stesso , a Pa- rigi che in Atene .
Inedite. 5
cipalmente mi sta a cuore . Ho protestato altre volte e di nuovo protesto che tacito è il piacere , che io provo nel servirli pre- stando al signor Francesco la mia debole assistenza , che cercherei io questo onore a qualunque costo; non che meriti io, o pretenda d'esserne gratificato dalla loro ca- sa, e massimamente in maniere così ecce- denti, degne bensì dell'animo nobile di chi dona } ma troppo sproporzionate alla con- dizione di chi riceve . Il signor Francesco sarà , secondo tutte le apparenze , un gran letterato; mi lascino dunque godere della soddisfazione di avere in qualche piccola parte contribuito all'indirizzare ne'primi suoi studj un talento sì straordinario , che è il maggior premio che io possa mai meritare per tutto quello che avessi fatto o potessi fare in servirli, senza caricarmi di tali ob- blighi , quali non posso sostenere se non con una estrema confusione . La supplico di por- tare questi miei veraci sentimenti a tutta l' illustrissima sua casa . Al signor Francesco poi mi farà grazia di dire che io non gli scrivo, perchè sono un poco in collera con lui, giacché non mi pare che mi tratti da
A 3 ami-
6 Lettere
amico , ma quasi da straniero , regalando- mi in simil maniera ; e che ne aspetto una lettera di scusa scritta nello stile del suo Bembo, e con ciò gli porti i cordialissimi rispetti di tutti i miei . Per far fine si ac- certi V. S. Illustrissima che quello che io vaglio in servirli è sì poco , che non me- rita il pensiero di contraccambiarmene; quel- lo poi che desidero è tanto , che niente più gli si può aggiungere , essendo io quan- to altri possa mai essere, quale ho l'onor di dirmi.
• 0*0*
DITE
R
IL
Bologna 5. ottobre 1728.
imasi così sorpreso dalla splendidezza e generosità di V. S. Illustrissima nel rega- lo inviatomi , e a un tempo stesso così con- fuso dalla considerazione del poco o nulla che io vaglio per meritare il suo gradimen- to, non clic i suoi regali, che non seppi l'ordinario passato che cosa rispondere alla sua gentilissima lettera. Inviai tuttavia due righe al signor Bonomo degnissimo suo fra- tello , per accertarlo de'sentimenti di ob- bligazione e di confusione, ne'quali io mi ritrovava ; e lo pregai di far in mio nomo un poco di querela con V. S. Illustrissima, la quale sapendo meglio d'ogni altro la mia insufficienza a servire la loro riveritissima casa nella sua persona , mi trattava ciò non ostante con una misura di riconoscenza co- sì distinta , e che non può praticarsi meco senza far anco un poco di torto alla nostra amicizia. Le dico sinceramente, mio caro
A 4 si-
8 Lettere
signor Francesco , che ella non dee fare ta- li parti con me , e che non posso ricever regali da lei senza dubitare di non godere presso di lei quella piena confidenza che desidero. Mio fratello eresiato anche egli sopraffatto della sua straordinaria finezza, e perfino i servidori di casa regalati anche essi da V. S. Illustrissima nella sua parten- za, troppo in vero generosamente, m'impon- gono di ringraziamela , né più sanno dire . Ma via , lasciamo da parte tutto quello che può aver apparenza di cerimonia, e passia- mo ad altro . Che fa ella , mio gentilissimo signor Francesco? E ella ancora in Vene- zia o in villa? Sono finite le visite? Ha ve- duto il sig. Rizzetti? Mi dia un poco nuo- ve di lei e delle sue presenti occupazioni , o più tosto de' suoi divertimenti , giacché ora non pare che sia tempo da altro . Io , per dirle qualche cosa di me , da che ella partì mi sono trovato sempre tutto solo in villa, se non quando il signor Giampie- tro Zanotti è venuto qualche volta a tro- varmi , e jeri sera si bevve con esso alle- gramente alla salute del sig. Ghecco una bottiglia del suo preziosissimo frontignak .
Oggi
Inèdite. g
Oggi il mal tempo mi ha cacciato dalla vil- la alla città, nò so se più mi risolverò di partirmi , tanto più che sento esservi tor- nato il signor dottore Zanotti, e presto as- pettatisi il signor Eustachio , co' quali, co- me pure col sig. capitano Marchesi (che anche esso è giunto colla bramata licenza di restarvi, e che m'impone di riverirla in suo nome ) si andrà riunendo la nostra ca- merata astronomica del Toresotto ; ma fin- ché ella non torna vi mancherà l'ultimo e più aspettato compimento . Intanto ini sono messo ad accozzare insieme i pezzi del mio trattatello astronomico sopra le pa- rallassi annue delle fìsse , per darlo fuori una volta , e al mio total ritorno in città penso di ripigliare le osservazioni di Sirio e di Arturo e di aggiungere quelle di altre fisse , per veder pure quel che si possa con- chiudere dalle fatiche fatte nel Toresotto , e tanto più che sento esservi alcun altro lungi di qua, che cerca le medesime coso e che potrebbe prevenirmi. V. S. Illustris- sima che ha avuta tanta parte nelle osser- vazioni , avrà il suo luogo nella relazione che farassi delle medesime , se una volta
arri-
io Lettere
arriverò a finirle . Ora qual libro legge V» S. Illustrissima? Legge V. S. Illustrissima il suo Bembo , o più tosto leggete voi le pi* stole del vostro Bembo , magnifico ed ono- rando messer Francesco mio ? Mai si che io me ne accorgo dalle lettere che hi' ave- te scritte, le quali conciosiacosachè, o per dir meglio, comechè studiate non sieno, danno pure a divedere che tuttavia in Ve- nezia , non altrimente che in Bologna fa- ceste, voi cercate d'imitarlo; al che fare più che mai vi conforto ; e piacemi che tutto quel tempo che dalle vostre bisogne vi sopra vvanza , spendiate in una sì utile e di- lettevol lettura ; con che faccio Une , nella vostra buona grazia raccomandandomi, e Dio vi dia il buono anno e le buone calende, e tenga lontano da noi ogni sospetto di pi- stolenza , acciocché presto tornar possiate a vederci .
Inedite. 11
III.
Bologna 4- gennajo 1729.
IVLille e mille grazie le rendo degl'in- comodi che si è preso a mia contemplazio- ne , visitando cotesti cavalieri francesi ; sic- come di quello che con tanta umanità mi offre di prendersi , di trasmettere il consa- puto pacchetto a Parigi, dove io domani scriverò , avvisando il signor Maral di che lo procuri dal signor Joncquet Echuein di Lione, come Y. S. Illustrissima mi ha prescritto . Il signor dottore Zanotti sarà da me avvisato del cortese riguardo che el- la ha avuto alle sue premure nel fare le suddette visite al signor di Vornè , e suo compagno, affinchè sappia di avere questo debito di più colla sua gentilezza; ma egli era di pensiere di scriverle a dirittura ( e forse in questa medesima sera ) per avere qualche nuova di lei da lei medesima . Ri- ceverà V. S. Illustrissima dal nostro corrie- re diBglogna, i dodici esemplali delle mio
rime >
12 Lettere
rime, ed uno di quelle del signor Giam- pietro Zanotti, che ha avuta la bontà di commettermi. Mi spiace che sono mal le- gati e villanamente coperti, ma tali gli ho ritrovati dal librajo , né vi era tempo da farli rilegare . Ella li potrebbe far vestire con carta marmorina o altra tale sopracco- perta, per togliere la deformità della lega- tura ; giacché la goffaggine delle rime , ri- spetto alle mie , non ha rimedio . Il pac- chetto è franco , e tale V. S. Illustrissima deve riceverlo . Non si metta in pensiero alcuno del costo de' libri. Ella ne sarà av- visata subito che farà sapere a me la spe- sa di quello , che mi fa grazia di trasmet- tere a Lione , e son ben certo che questa partita di mio debito sbilancierà l'altra di credito per questi pochi libretti. Io salde- rò il conto quando mi farà grazia di man- darmelo . Le osservazioni che feci e che V. S. Illustrissima mi accenna , furono ve- ramente intorno a giove congiunto con mar- te , e non con saturno ; nò da quelle osser- vazioni io conchiusi cosa alcuna centra le attrazioni ; dissi solo che in quelle circo- stanze io non trovava che l'attrazione di
giove
Inedite. i3
giove sopra marte si fosse reruluta sensibi* le, e proposi alcune ragioni di dubitare se ciò dovesse seguire o no , in conformità del- le leggi neutoniane; cosi pure mossi alcu- ni dubbj in generale intorno alle mutazio- ni , che potrebbero osservarsi nelle orbite de' pianeti, se questi sensibilmente operas- sero uno sopra l'altro. Il caso della con- giunzione eliocentrica di giove con marte ritornerà in quest'anno sulla fine di settem- bre . Se ne torneranno a fare osservazioni j per verificare o per correggere le suddette conseguenze. Mi spiace di vederla distur- bata a conto del sistema del suo gran New- ton , e mi spaventa quella sua cosi atroce e tragica esclamazione , con cui chiude la sua lettera : Oli vituperio del mondo letterato ! Mi ricordi al signor conte Vezzi quel di- voto e obbligato servitore che mi onoro di essergli. Così pure al signor abate Reca na- ti e al signor abate Conti . Mi conservi il suo pregiatissimo affetto , mio caro signor Francesco. Non le chieggo più nuove del suo ritorno, per non infastidirla; ma fini- to il carnevale l'aspetto. Tutti la salutano, ed io sono come sempre .
*4 Lettere
IV.
Bologna 25. gennajo 1729.
V/GGi alle ore 20. ho ricevuta la sua de'22., e alle 21. è comparso alla mia ca- sa il signor di Vorney ritornato sano e sai* Vo da cotesta nobilissima di lei patria , del- la quale si mostra non pure contento , ma ammirato ed invaghito ; ma sopra tutto si dichiara preso dalle gentilissime maniere dell'illustrissimo signor Francesco Algarot- ti , da cui ha ricevuto mille e mille obbli- gantissime finezze , ed anco si è sentito ri- novarne dalla mia voce i saluti dopo d'es- ser giunto in Bologna , e gli ha sommamen- te graditi, lo poi che debbo dire per rin- graziarla di tanti incomodi, che si è presi a mio riguardo per favorirlo ? Certo ne so- no oltremodo confuso ; ma più lo sarei , se non considerassi il merito veramente distin- to di questo cavaliere, il quale colia gen- tilezza dei suoi tratti avrà data a lei una specie di ricompensa a quegli atti di corte- sia
Inedite. i5
sia che gli ha prestati; onde non so se fos- se una specie d'arroganza iti me l'attribui- re quel che ella ha fatto per lui più to- sto alla mia intercessione , che al merito di un sì compito signore ; e in ogni caso fa- rò come fanno i cattivi debitori, che ne- gano il debito, perchè si trovano imbroglia- ti a pagarlo . Sebbene i miei verso V. S. Il- lustrissima sono tanti e così noti e da me stesso confessati , che male mi appiglierei negandoli; onde è meglio dichiararmi fal- lito e incapace di mai soddisfarli . Avanti sera spero di avere dalla dogana il libro , che V. S. Illustrissima mi ha mandato da recapitargli, come farò subito che l'abbia, e già glie ne ho dato l'avviso . Di quelli che io le inviai, ne faremo un conto esat- to quando ella sarà tornata a Bologna , e quando avrà poi saputo dirmi per quale strada e con quale spesa abbia mandato l'al- tro in Francia al signor Maraldi .
Orsù giacché ella non viene, vuol ella osservare costì l'ecclissi della luna, che suc- cederà la notte dopo la domenica de' i3. febbrajo ? Se vuol osservarla , io le mande- rò il mio orologio di casa, un quadrantino
per
16 Lettere
per prender le altezze del sole da regolar l'orologio, uuo o due vetri affumicati per guardar il sole, e un'istruzione distintissi- ma di quanto ella dovrà fare per far esat- tamente l'osservazione. Cannocchiali non posso mandargliene , ma ella ne troverà cer- tamente costì da qualche parte uno dai 5. ai 6. o 7. piedi, e tanto basta per questa sor- te d'osservazioni; perchè i più lunghi non fanno veder niente di più distinto , anzi confondono viepiù, coli' ingrandirla , l'om- bra della terra , che già per sé stessa non è che troppo mal terminata e sfumata. Mi dica dunque se ella vuole che le mandi questi arnesi , in caso però che non voles- se piuttosto venir qua ad osservarla ; il che quasi tutti gli amici negano esser possibi- le , trovandosene per fino di quelli , che pre- tendono ch'ella non ci torni mai più (guar- di che opinioni stravolte sono quelle degli uomini ! ) non che venirci a quaresima . Ma sopra tutto non accetti questa offerta , che le faccio per compiacenza, e per non mo- strare di non gradirla . Se ella è veramente disoccupata, se ha gusto di far l'osserva- zione , se ha tanta libertà di attendere a
far-
Inedite. \n
farla, e a regolare antecedentemente l'oro- logio, se non teme di esser distratta dalle maschere da'curiosi o dagli importuni, se in somma ha libertà, ed ha genio di far- la, me lo scriva ; se altrimenti fosse, me ne avvisi con certezza , che io non me ne formalizzerò punto, potendo bene invaginar- mi che le visite e i divertimenti del car- novale non le lascino disporre di tutto quei tempo , che ella medesima vorrebbe e po- trebbe per altro disporre. Debbo anche av- vertirla di vedere se ella nella sua casa (perchè fuor di casa non fassi niente di bene ) abbia una finestra che guardi ver- so mùente e mezzo giorno, e che sia assai alta per non istentare a vedere la luna nell'ecclissi ; e per sua regola basta che el- la sappia che la luna sarà presso il Cuor del Lione; onde ella guardi da quale delle sue finestre si vegga la sera questa fìssa dal suo nascere (che sarà verso un'ora della notte) fino che sia presso al meridiano; ma perchè essa non ci viene che ad un' ora scomoda , basta che guardi se Aldebaran si vegga da quella finestra alle due ore e mez- 20 in circa, e se l'aspetto sia tanto obbli- To: XI. B quo
18 Lettere
quo da non potervi drizzare un tubo di 5» in 6. o 7. piedi. Se non potesse vedere il principio e il fine dell' ecclissi da una stes- sa finestra, potrebbe servirsi di due, l'una volta verso oriente, l'altra verso mezzo gior- no . Egli è ancora necessario per regolar l'orologio che vegga se ha luogo per osser- vare il sole la mattina tre ore incirca avan- ti mezzo giorno, e poi altro luogo nel me- desimo piano per osservarlo tre ore dopo mezzo giorno, cioè la mattina fra le i5. e le 16., e la sera fra le ai. e le 22., e se in queste ore potrà essere regolarmen- te disoccupata per due o tre giorni avan- ti, e per uno o due dopo l' ecclissi; e fi- nalmente se nei luoghi o vicino a' luoghi, che destinerà per queste osservazioni , vi sia comodo per riporvi l'orologio difeso dal sole dall'aria aperta dai cani e dai curio- si. Ella pensi a tutto, e se trova di poter far pulito , me ne scriva a risposta , accioc- ché io le mandi subito quanto ho detto . Ma non pubblichi questa cosa se non con chi non è capace di disturbarla, altrimen- te avrà un mondo di curiosi, che non 1© lascieranno fare nulla di bene. Se l'osser- va-
Inedite. ìg
VaziOne riesce , ricaveremo la differenza dei nostri meridiani . E mi conservi il suo af- fetto .
V.
Dal Po 19. giugno 1729.
O,
"H che bella e cortese e dolce ed elegan- te lettera mi ha scritta il mio gentilissimo signor Francesco ! Certo che se il divino suo messer Pietro Bembo gliela avesse det- tata egli stesso , appena che io creda che fosse stata per parermi più vaga e leggia- dra di quello che mi è paruta . Lascio star che ci sieno per entro e avvegnaché e tos- lano e pericolone e Inghilesi e cotale e schia- rimenti e non è da domandare ; perocché senza coteste parole pur anco sarebbe bem- besca ; né veramente le voci , ma il loro ccoppiamento , e la proprietà, la naturalez- za e la disposizione de' pensieri, e il can- dore delle espressioni è quello ; che forma
B a e di-
ao Lettere
e distingue lo stile di quello scrittore. Ben- sì mi è oltremodo rincresciuto che 1 argo- mento di esse abbia dovuto essere per la maggior parte così acerbo e spiacevole, sic- come di quella , che dovette portarmi il funesto racconto della disgrazia del nostro signor abate Vandelli, il cui caso V. S. Il- lustrissima mi ha sì diligentemente descrit- to . La qual cosa potea farmi perdere tut- to il piacere del leggere la sua, se ad un tempo stesso non mi avesse portata la si- curezza della guarigione del medesimo, che priego Dio sia altrettanto sollecita, quanto repentino e inaspettato ne fu il disastro, e quanto meno ne era egli degno . Ma pas- sando alle altre parti più allegre della sua, piacemi oltremodo che V. S. Illustrissima intervenga pur tuttavia alle conversazioni astronomiche e letterarie , che la sera ten- gonsi all'osservatorio, e che vi si legga il Cheyueo e le novelle letterarie, fra le qua- li non sarà.... -state le meno curiose quel- le, che porta la lettera francese da me in- viatale . De' suoi studj nella trigonometria e nell'algebra senza fine mi rallegro; im- perocché qual cosa non si può sperare dq
uno
Inedite* 2>i
Vino studio costante e regolare, congiunto a tanta eccellenza d'ingegno? Certo non po- tea V. S. Illustrissima far miglior uso del tempo di queste vacanze , che dandosi a sì fatte applicazioni , e specialmente a quella dell'algebra, della quale quanto più vado conoscendo l'importanza e l'utilità, tanto maggiore è il pentimento che provo d'aver- la , quando era tempo , sì poco coltivata ; il che a V. S. Illustrissima non accaderà , se come ha cominciato, così senza punto stancarsi proseguirà a volerne intendere il fondo, e penetrare ne' suoi misterj . Non ho tempo di soggiugnerle altro , perchè le lettere sono per partir tosto . Mi serbi V. S. Illustrissima la sua da me pregiatissima grazia, e mi scriva più spesso che può sen- za suo sconcio . Io per quanto lo compor- teranno le mie presenti occupazioni e bri* ghe farò il medesimo ; e stia sano .
Dopo scritta la lettera e suggellatala, la riapro per dirle che mi è pervenuta la sua dei 8. non meno bella e cara della prima.
B 3
aa Lettere
VI.
Ponte del Lagoscuro 1. luglio ifzy.
Vjosi' appunto dee fare V. S. Illustrissi- ma ; scrivermi spesso , cioè tutte le volte che può , né restare di farlo , perchè io talvolta non le risponda così sollecitamente come bramerei; perciocché dei due piace- ri che provo grandissimi, uno nel ricever le sue, e l'altro nello indirizzarle le mie non conviene alla sua gentilezza privarmi dell'uno, ove la mala sorte mi tolga di go der l'altro; come appunto ha fatto a que sti passati giorni , nei quali sono stato ol tremodo occupato, e senza un momento di tempo per respirare non che per iscrivere . Eccomi dunque ora a pagarle il debito di due risposte , che debbo alle due carissime sue de'i5. , e dei 21. giugno, nelle quali, per cominciare da ciò che più m'importa, accetto la parola che V. S. Illustrissima mi dà di non lasciarmi senza sue lettere , e il giuramento che me ne fa in fé di Dio , e
di-
Inedite. z3
dieole alla croce di Dio che così si vuol ben fare , e fo boto a san Francesco che ella farà il meglio del mondo a mantener- mela; fiate bene sta che non mi mandas- se due versi de' suoi ogni volta che i ca- vallari ci vengono da Bologna , che così ve- nissero pure due volte il giorno , come fan- no due volte la settimana ; che io non mi sazierei di leggere così dolci e saporite e affettuose lettere, come le sue sempre so- no , ed anco più queste ultime che le pri- me ; perciocché ella esercitandosi nello scri- vere bembesco e boccaccevole , va tuttavia perfezionando lo stile da un giorno all'al- tro , né guari andrà che giungerà a quel- la eccellenza, a cui dee indirizzarsi e mi- rar sempre un raro e pellegrino ingegno , qual si è il suo . Ma perciocché a sì fatto modo di scrivere mal si conviene serbare i titoli e i complimenti , che il moderno abuso ha introdotti , perdendone molto la eleganza fra l'imbarazzo di tante formole affettate , la prego a scrivermi appunto al- la bembesca col Voi in vece del Vossigno- ria. Sì dunque, così scrivetemi, caro sig. Francesco mio , e vedrete che le lettere vi
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2.4 Lettere
caderanno giù dalla penna anco più felice* mente di quello che ora fanno ; ed ecco che io ve ne do l'esempio, lasciando da parte le cerimonie; così potessi darvelo nel- la politezza ed eleganza dello stile . A quel- lo di che mi avvisate intorno al nostro si- gnor Vandelli, siate mille volte ringraziato del contento datomi con una sì grata no- vella. Io non pure l'ho partecipata al sig. abate di lui fratello , ma gli ho letta la vo- stra prima lettera , in cui si diligentemen- te me ne raccontaste il caso, e l'ho fatto alla presenza di molti altri di questi eru- diti uomini, che qui si trovano, i quali confessano tutti essere voi molto ben riu- scito nell'imitazione di quegli scrittori , che avete presi a seguitare . Delle novelle astro- nomiche, comechè io ne abbia ricevute dal signor Eustachio , e dal sig. capitano Mar- chesi altre più fresche , pur vi sono tenu- to senza line , e priegovi a continuarmele sempre; perocché mi compiaccio troppo di sentire che tuttavia vi applichiate alla pra- tica delle osservazioni, e frequentiate leso- lite conversazioni della sera. Ma ohimè ec- co che mentre io scrivo viene chi mi sol- lecita
Inedite. a5
lecita per montar in carretta ( parola che da voi Jio presa ) e andarmene in campa- gna co' livelli e le pertiche alla mano . Non ho più un momento di tempo , fuorché per dirvi che stiate sano , e per raccomandar- mi senza fine nella vostra buona grazia . Addio .
VII.
Pente di Lagoscuro 3. agosto 1729.
Uciiivo due righe di pugno per ringra- ziare il mio riverito sig. Francesco, e tut- ti i signori astronomi del loro affetto sì gen- tilmente e largamente palesatomi nelle due, che da V. S. Illustrissima ultimamente ho ricevute. Io la Dio mercè, sono senza feb- bre , dopo averne sofferti tre termini , né questi gran fatto gagliardi , toltone l'ultimo che fu assai nojoso. Ella è stata una di co- teste terzanacce alla moda ; or vegga ella che razza di febbre va a venirmi , e a quel
di-
26 Lettere
disgraziato di Francescone mio servidore va poi a toccare un Hemitriteo , che almeno è febbre da galantuomo , e come ella ve- de , viene dal greco ; e quanto dobbiamo noi credere che pagassero l'abate Lazzarini il marchese Maffei il Muratori e cotesti let- teratoni di prima bussola, per avere un He- mitriteo ? ma così va il mondo . A colui tocca l' Hemitriteo, e a me , che con rive- renza son poi dottore , una febbretta da fac- chino . Orsù mi rallegro con V. S. Illustris- sima che abbia goduta per alcuni giorni la villeggiatura di Crespellano , dove mi figu- ro che avrà avuta la compagnia del signor marchese Carlo Grassi . Non so quando sia per terminarsi questa benedetta visita, tan- to pare che ogni giorno ci nasca qualche malanno per allungarla . È ricaduto il pa- dre abate Grandi , è malato il signor dot- tor Zendrini , capi della commessione pon- tificia e veneta , ed è miracolo se sta sa- no il signor Marinoni, capo della cesarea. Io mi lusingava di rivederla e con lei i si- gnori astronomi il dì dell' ecclissi , ma non so se potrà riuscirmi. La prego di dir lo- ro che ini sarà carissimo che ne facciano
l'os-
Inedite. 27
l'osservazione, ed a farla ella stessa con lo- ro . Si facciano servire per quella notte in. mia casa il meglio che sarà possibile . Già fra gli astronomi s'intende ora per sempre compreso il signor dottor Francesco Zanot- ti; nella cui persona l'astronomia ha fatto un sì grande acquisto. Li riverisca uno per uno in mio nome, e cominci dal riverir lei medesima. Stiasatia, mio carissimo e gen- tilissimo signor Francesco , e mi conservi il pregiatissimo amor suo .
28 Lettere
Vili.
Bologna 6. settembre 1729.
Scrivo in nome non di me solo, ma di tutti gli amici di V. S. Illustrissima per fe- licitarla del suo arrivo in patria, e per far- le que' complimenti , che l'improvvisa sua partenza appena ha lasciato loro il tempo di concepir nell'animo, non che di espri- merle con parole . Veramente a me ed a tutti pare un sogno che ella quasi in un momento abbia presa e mandata ad effet- to una tal risoluzione > che a tutti è giun- ta novissima, talmente che il signor dottor Guadagni avvisatone da noi questa mattina non volle crederla , e la stessa sorpresa ne ha avuta il signor dottor Parma e gli altri, che sogliono capitare alla nostra conversa- zione, i quali aspettando di trovarvela al solito , sentono con meraviglia che ci ab- bia lasciati, quasi senza che noi stessi ce ne siamo accorti . Or dunque poiché cosi è piaciuto a Y. & Illustrissima, desidero
che
Inedite. z()
che ne abbia quella maggior contentezza , che può bramarne, e che i suoi signori di casa non abbiano disapprovata la sua im- provvisa comparsa costà. Prego V. S. Illu- strissima a portare a ciascuno di essi i miei ossequj , ed a scusarmi eoa loro di non aver anticipato a' medesimi un avviso, che ella ben sa non aver io avuto il tempo di scri- vere nelle poche ore , che corsero fra la sua deliberazione e la partenza . La prego in nome comune a non lasciarci senza suo lettere , stando noi tutti con sollecitudine del suo viaggio in una stagione cosi fervi- da, e in uua influenza d'aria così insalu- bre, finché non la sentiamo arrivata costà con prospera salute . Mi scordai di dirle che ho saputo che nel giornale di Trevoux del mese di maggio del corrente anno si leggono riferite le nuove sperienze e sco- perte , che ella tanto desiderava del signor Bradley intorno alla luce , alla distanza del- le fìsse e al moto della terra. Se ella ha curiosità di vederle , potrà cercarle in quel tomo , che si troverà , come spero , nelle mani o del signor Michelotti , o del signor abate Conti. Per me spero di vederle in
ori-
So Lettere
originale nella dissertazione di quell'auto- re , che il signor cavalier Dereliam con sua lettera giuntami jeri sera promette di man- darmi tradotta fra pochi giorni. Se l'ope- ra corrisponderà alla grande aspettazione che se ne ha, e se V. S. Illustrissima gra- dirà divederla, glie ne manderò subito un transunto . Nella medesima lettera il signor Derehara mi scrive queste precise parole : J^orrei pregarla a procurarmi le sperienze co- sii rifatte a conto del libro del Rizzetti , per poterle mandare alla Società regia , che so quanto gradirebbe di poterle inserire in al- cuna delle sue transazioni . Domani gli ri- sponderò che il gentilissimo autore dell© sperienze è partito di qua per passare un pajo di mesi in villa , e che al suo ritor- no , che ha promesso sia per seguire ad Ogni Santi , non mancherò di pregarlo a darmi un ristretto delie suddette sperienze ; perchè il signor cavaliere possa restar ser- vito di trasmetterle alla società . Tocca dun- que a V. S. Illustrissima di non farmi com- parir bugiardo , e col tornar qua sollecita- mente, come ci ha promesso, e col parte- ciparmi subito le circostanze delle sperien- ze
Inedite. Zi
ze stesse in volgare , in capitoletti corti , non potendo servire la dissertazione distesa che ella ne fece all'Accademia. Godio di ave- re questa piccola occasione di contribuirò a far giungere il suo nome a quella cele- bre adunanza, e a farlo passare per mezzo di essa alla pubblica notizia de' letterati . Addio, mio gentilissimo signor Francesco : ci voglia bene, e comandi a me senza ri- sparmio , che sono tutto suo , e non ci fac- cia languire come l'altra volta coll'aspetta- zione prima delle sue nuove , e poi della sua persona . Io sono con tutta la più per- fetta stima e cordialità.
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52 Lettere
IX.
Bologna i5. settembre 1729.
JL N villa , dove mi trovo , alle Acque , mi è giunta la gentilissima lettera , colla qua- le V. S. Illustrissima mi dà parte del suo arrivo in patria del suo stato e del pensie- re che ha tuttavia di ritornare quanto pri- ma a rivederci , le quali cose quanto mi sieno state care meglio è che io lasci che V. S. Illustrissima lo estimi e misuri da sé stessa sulla certezza , che ha del mio cor- dialissimo affetto e della verace stima che ho di lei , che affaticarmi inutilmente nell' esprimerlo e significarlo con parole . Sopra tutto grandissimo è stato il mio piacere , veggendo che dopo letto il primo foglio del- la sua lettera , uno e poi anco un altro , tutto pieno de' suoi caratteri ne seguiva; e se fosse potuto succedere a questi il quin- to ed il sesto non mi sarei saziato giammai di leggere , comechè sia certo che ciò npn potea essere senza che ella si fosse nojata
di
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di scrivere, la qual sua noja mi avrebbe di- minuito il contento, che da tal lettera sa- nami venuto . Io non lascerò di far gode- re a'suoi amici, e ben presto, quella par- te che loro dee toccare di questa medesi- ma gioja, e già so che tutti impazientemen- te l'attendono e la sospirano ; e s*olo mi spiace che il sig. Eustachio non potrà en- trarne a parte per ora , da che egli si è portato a Castelfranco per dimorarvi al- cun giorno presso la zia . Il signor Giam- pietro sarà,, come spero, da me questa se- ra ; e il signor dottor Francesco col signor capitano mi hanno anche essi promesso di farmi qui oggi o domani una visita, credo anco a questo fine di aver da me qualche nuova dei loro e mio carissimo sig. Fran- cesco . La ringrazio senza fine delle nuove , che mi dà , e del signor abate Conti e del signor Michelotti, che mi onorerà di rin- graziar parimente in mio nome , e di ri- cordar loro l'umilissima servitù mia. Par- mi ottimo consiglio quello del signor Mi- chelotti , che ella riduca in compendio quel- la medesima dissertazione sopra le sue es- perienze, che lesse nell'accademia, e la To: XI. C dia
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dia ria inviare al sig. cavaliere Dereham , affinchè le trasmetta alla Società regia . Que- sto onore che avrà il nome di V. S. Illu- strissima di comparir in quegli atti , non fìa certamente V ultimo che le procaccerà il suo merito ; perocché ella non cesserà di pro- durre altre opere d'ingegno di eguale e di maggior pregio di questa prima . La disser- tazione del signor Bradley io ancora l'at- tendo colla venuta a Bologna di monsignor Monti, che già dovrebbe essere per istra- da . Se la riceverò prima di quello che io possa credere che ella l'abbia veduta costì, glie ne invierò il compendio , dandomi a credere che non ostanti gli allettamenti , che troverà in cotesto soggiorno, non la- sceranno di esserle care anco le nuove let- terarie . Se il sicnor Michelotti manderà o
alcuna sua dissertazione da inserire negli at- ti dell' accademia, io spero ancora che sia per giugnere in tempo ; ma ne parlerò col sig. dottor Francesco per saperlo più cer- tamente, perciocché nei passati giorni so che egli sollecitava al possibile il sig. Bec- cari e gli altri a fine di dar l'ultima mano all'opera, e consegnarla allo stampatore,
Sti-
Inedite* 35
Stimo che Marco , cameriere di V. S. Illu- strissima , parta finalmente per costà questa sera. Egli le renderà i miei libricciuoli so- pra le variazioni delle fisse, che ella mi fa- rà grazia di recapitare costi, e specialmen- te di inviar con sollecitudine a Padova i due per li signori Poleni e Riva. Vada to- sto a trovare in villa il signor conte Vez- eì, di cui non potrebbe avere, né bramare compagnia migliore , e me gli ricordi quel servidore, che mi pregio d'essergli sempre . Vuol ella delle novelle di Bologna? il sig. Giambattista Marcelli colla signora Gostan- za sua cognata ed una serva, andando in villa lungi dalla città alcune miglia , furono in grandissimo rischio di perire e di infran- gersi miseramente sotto le ruote dello ster- zo , che rovesciatosi cadde colle persone , che vi erano entro, dall'altezza di alcune braccia giù da un dirupo . La signora Go- stanza ne ebbe il viso tutto graffiato , e le> carni livide in più luoghi; gli altri non ne patirono quasi nulla, ma il cocchiero che conduceva lo sterzo , è cosi malconcio che Jforse ne morrà . La dama , a cui ha ella inviati i suoi complimenti per mezzo del jC a siguor
36* Lettere
signor Eustachio , è tuttavia in Bologna , 6 credo che le mandi all'incontro i suoi per mezzo di Marco. Non più; che l'ora è tar- da . Stia sana ed allegra, e ci torni presto a vedere .
X.
Bologna 27. settembre iJ2Q*
K
ello spaccio passato non vi scrissi co- sì a lungo come avrei voluto, gentilissimo signor Francesco mio, perciocché me ne mancò il tempo , il quale mi sfuggì nel met- tere insieme quelle bagattelle, che mi ave- vate commesso , e che vi spedii per la cor- riera la stessa sera . Ora dunque ripiglian- do la dolce e cortese lettera vostra di quell" ordinario, dicovi in primo luogo che quan- to alia relazione, che il sig. cavalier Der- eham desidera delle vostre sperienze de' co- lori , per mandarla alla Società regia di Lon- dra, niente rileva che la stendiate più i»
una
Inedite. %*
una che in un' altra lingua , né che essa abbia forma più di semplice istoria , che di lettera indirizzata ( come pensereste di fa- re ) al signor abate Conti o ad altro de' vo- stri amici > perocché io non dubito che in qualunque modo vi risolviate di scriverla , non sia per riuscire a proposito , quando vogliate in ciò adoperare quello studio e quella diligenza , che la cosa merita ; alche fare potete prender tempo questi mesi di Vacanza , ed anco più se vi farà bisogno ; né forse sarebbe male che , avendo voi fat-1 te queste esperienze colla direzione e l'as- sistenza del vostro maestro , il signor dot- tor Zanotti > con esso lui ne conferiste la relazione , e ne sentiste il parere . Né la- scerò a tal proposito di dirvi che qui è pa- ruto alquanto strano che , avendo voi scrit- to di costà quasi a tutti gli amici vostri di Bologna , non abbiate per anco indirizzati due versi a lui , che al mio parere non do- veva esser l'ultimo a riceverne ; e tutti noi ( fuorché egli stesso ) ne abbiamo fra noi ragionato non senza qualche meraviglia . Ma forse voi gli avete scritto a quest' ora , o tra poco il farete > e son certo che a qua-
C 5 lun-
J
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luaqud tempo ciò siegua , gli sarà somma- mente caro ; perciocché egli vi ama e vi stima più che mai, e chiede ed ascolta vo- lentieri novelle di voi , leggendo e rileg- gendo le vostre lettere, le quali io faccio vedere a lui, siccome agli alni amici co- muni . Ora tornando alle speri enze , ben debbo pregarvi che vi piaccia, quando le avrete stese , in qualunque forma ciò sia , di darle a me , acciocché io le mandi al cavaliere Dereha'm , che è quello che le ha richieste , e ne ha scritto alla So- cietà regia ; il che avendo fatto , strana cosa parrebbe che andassero colà per altre mani che per le sue ; quando pure non m'or- dinaste di scrivergli , in luogo di risposta alla domanda che egli me ne ha fatto (la quale anco in quest'ultimo ordinario mi ha replicata ) , che avendo voi contratto con altri lo stesso impegno , la Società le averà per quella strada . Io aveva proposto ( non con altro fine che con quello della facilità e della sollecitudine) che lo scriveste in vol- gare, in capitoletti corti, distile piano, e a maniera d'un nudo e secco racconto, ma con tutte le circostanze ; nò solamente avrei
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Inedite. 3g
stimato bene che riferiste quelle , che vi erano riuscite secondo l'aspettazione e a tenore dei principi newtoniani, ma ezian- dio i tentativi, il successo dei quali pare- va contrario a questi principj, notando ad un tempo stesso le imperfezioni degli stru- menti o le altre cagioni, per le quali l'esi- to non aveva corrisposto a quel sistema . Veggo con tutto ciò che lo stesso si può fare in uno scritto, che abbia forma di let- tera, e così in latino come in volgare, se non die vi bisognerà più tempo. Or fate dunque come più vi piace , mio caro sig. Francesco o costì o in villa presso il sig. conte Vezzi, o pure al vostro ritorno in Bologna: ma forse è meglio cominciar co- sii , e compiere in Bologna col consiglio del signor Zauotti . 3Vla di ciò abbastanza . Io vi ringrazio senza fine delle novelle , che ani avete date, e di voi stesso e de'comu- ni amici di Venezia, ed anco del inondo, tratte dalle gazzette di Olanda . Solamente non avrei voluto vedere, nel proposito di queste ultime, un periodo nella vostra let- tera , il quale sebbene è assai circospetto , tuttavia pizzica di quelle materie , di cui
G 4 non
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non si vuol parlare e molto meno scrìve- re . Mi è stato caro il sonetto in lingua ve- neziana, ma molto più il vostro, il quale è piaciuto eziandio al signor dottore Fran- cesco , al signor Giampietro e agli altri , che lo hanno udito . Si è detta qualche burla sopra le passioni d'animo espresse nel so- netto , e sopra il dono destinato , che ne è l'argomento. Io tuttavia dopo aver letta alla conversazione astronomica la vostra let- tera , ho dato d'un tratto di penna al no- me della dama, di cui si parla, per poter serbar la lettera , che troppo per altro mi è cara, come tutte le cose vostre lo sono. Ben si sa che i poeti si fingono in capo amori e gelosie e crudeltà ed altre cose tai die vanno insieme , per avere argomenti fe- condi da poetare; si sa ancora che i doni alle dame non si fanno sempre per amore , ma il pili delle volte per gentilezza; nulla di meno in una lettera, che può andare sotto gli occhi altrui, non si vuol mettere alcun nome vero, ove trattisi d'amore an- corché poetico e finto. Del sonetto dicovi di nuovo che mi è piaciuto, siccome quel- lo che è ben condotto con unità di argo- mento
Inedite. /yi
mento dal principio al fine , e con locuzio- ne leggiadra e poetica. Io ve lo rimando in originale, e nel rovescio della carta tro- verete che l'ho ricopiato quasi senza alcu- na mutazione. Non vi dia fastidio tal pie- tale in voi dimora , che sta benissimo , e piace anco al signor dottore Zanotti . Nel quarto verso non mi piaceva che poi sape- te usarlo , e vedrete come ho accomodato . Ho anco stimato meglio loquace augel , seb- bene felice stava bene anch'esso. Ho scrit- to dunque e 'sporravvi nell'ultimo verso , ma se a voi meglio paresse onde e sporravvi , come stava, non ho che ridire. Le altre piccole mutazioni le vedrete e le seguire- te, se vi piacerà, come quella dell' unde- cimo verso: Ne piacer vi potrebbe il duol che in ange , per isfuggire il Ned avesse pia- cer ; che poco è usato il JSed , comechè sia della lingua; Ma se a voi dà nell'umore, e voi mettetelo ; e scrivete ancora lacrime per lagrime , e aria per avria , e penser "per pensi er ; poiché veggo che vi andate tra- sformando tutto nel vostro Bembo, non pu- re nelle parole e nelle forme di dire , ma eziandio in quelle dello scrivere . Vorrei
che
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che avvertiste , ove trattasi di argomento dolce e tenero, a non impegnarvi , per quan- to è possibile , in rime aspre, siccome lo è quella in arto che avete usata ne' quader- ni ; perocché la raccoppiata con altra con- sonante è più acconcia alla forma di poe- tare, grave e forte, che alla umile e piana e soave. Ma coteste ed altre bagattelle lo studio e la sperienza vi andrà insegnando, se pur venete esercitarvi nel poetare, al che non posso che animarvi e confortarvi , non lasciando tuttavia di pregarvi insieme a non abbandonare gii altri studj ; giacché si maraviglioso talento avete per tutti. Or- sù io vi scrissi che l'altro jeri i padroni di vostra casa mi parlarono del cammino , che vorreste nella camera dove ora abitate ; il che io già sapeva; perchè un'altra volta me ne avevano fatto motto , ed io mi era scordato di scrivervene . Mi parve perico- loso per la vostra salute il far fuoco ove dor- mite ; ma ora mi dicono che pensereste eli dormire nell'altra stanza vicina, dove abi- ta di presente il Francese. Ora volete voi, mio caro sig. Francesco, cancan i dell' af- fìtto di uà' altra stanza? Io non ho che di-
re
Inedite. jfó
re , se lo volete ; e farassi quello che vi piacerà, ma guardate che ad altri e a voi stesso non paja poi soverchio ; mentre ave- te senza questo il fuoco cosi vicino nella sa- letta. Tuttavia comandate quel che più vi piace . Mi scordai di scrivervi che il di de'ig. si era fatta l'osservazione di venere coperta dalla luna in pieno giorno , e si era vegliato buona parte della notte . Si vide benissimo venere andarsi nascondendo pri- ma col corno settentrionale , e poscia col meridionale , e quindi tutta sparire ; né fra tre osservazioni , che si fecero del suo to- tale nascondimento da tre osservatori, vi fu divario d'una seconda di tempo . L'emer- sione non si potò osservare con egual esat- tezza; perciocché la luna essendosi di mol- to avvicinata all' orizzonte mal si distingue- va. Si pranzò quel giorno col signor capi- tano Marchesi col sig. dottore Zanotti e col signor Eustachio , e ciascuno bevve alla sa- lute del gentilissimo signor Checco , il qua- le era il solo che mancasse a compiere la nostra contentezza . Non potreste credere quanto tutti vi amano, e quanto spesso di voi ragionano . lo no , che non vi voglio pun- to
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to di bene . Ma sentite questa , che è und gran nuova . È venuta da Ilenia la tradu- zione delle famose osservazioni e teoriche del Bradley . L'abbiamo letta . Yi giuro che > se queste cose sono altrettanto salde e ben fondate, quanto pajono a prima vista, l'a- stronomia non ha scoperto nulla di più ma- raviglioso . Ci pareva nel leggere d'aver pre- sente il nostro Checchino , e di vederlo sal- tare fremere e urlare : Viva Bradley . Ma per Dio in due ore di esamina che si fe- ce dell'argomento, per cui egli prova che il moto successivo della luce combinato con quello della terra nella sua orbita , debba far apparire de' cangiamenti di luogo nelle fisse, la cosa non ci potò entrar in capo> e partimmo tutti persuasi che non debba far nulla. Io poi fantasticando da me stes- so credo d'aver trovato, che veramente deb- ba far qualche cosa > applicando all'ottica tin principio meccanico , che nort so esser- vi stato ancora applicato , e che Bradley non pare che vi applichi ; ma credo insieme che se tal principio può veramente aver luogo in questa faccenda , gli errori delle fisse debbano andare tutto a rovescio di quello
che
Inedite. 4S
elie vanno secondo la teorica dell'autore, la quale egli conferma con un maraviglio* so consenso di osservazioni. In somma biso- gna che io ci pensi un poco più , e per ora sospendo ogni giudici© , e priegovi a non far motto a chi che sia di questo po- lso che ve ne ho scritto ; perciocché non sono ancora in istato di giudicarne . Veg- go bene la grande esattezza, con cui egli ha osservato, e certamente che che sia del- la sua teorica, panni che dobbiamo avergli grand'obbligo per aver chiarito come stia il fatto intorno agli errori delle fisse in de- clinazione; perocché degli altri in ascension retta ( i quali soli noi abbiamo qui osserva- to ) non ha detto nulla ; ma si può vedere quel che dee seguirne ne' suoi supposti, e si vedrà tra poco ; perocché io mi ci vo- glio mettere da dovvero per quanto potrò t e ne avrò il tempo ; e basti di ciò . Il sig. Marinoni ha scritto a mio fratello Gabrie- le, commettendogli di riverir in suo nome tutti gli astronomi di questo osservatorio , e nominatamente il signor Algarotti . Ne vuol ella di più per testimonianza che egli la stima , come ella merita, e che furono
va-
^6 Lettere
vanissime ombre quelle, che le passarono per la niente? Orsù ho io altra cosa da sog- giugnere ? Panni che no , se non che deb- bo pregarvi a riverir senza line in mio no- me S. E. il signor conte Vezzi , presso di cui mi do a credere che voi ora vi ritro- viate nella sua villeggiatura , argomentando- lo ancora dal non aver ricevuto da voi in questo spaccio alcun avviso che vi sia giun- to l'involto speditovi con le passate. Or dunque state sano ed allegro , caro amico e signor mio, e non mi lasciate mancar vo- stre lettere , quando con comodo vostro lo possiate . Tutti i vostri amici per mille vol- te vi salutano . Addio .
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Inedite. /tf
XI.
Bologna io. ottobre 1729.
I /uando io non vi scrivo a lungo, do- vete tener per fermo che il tempo me ne manca ; non essendovi cosa in cui io trovi maggior piacere , che nel trattenermi con voi per lettere, toltane quella «li farlo in persona , il che facendomi voi sperare in brieve , non ho che desiderare di vantag- gio.
Vi ringrazio , mio caro sig. Francesco , che mi abbiate esaudito scrivendo al signor dottore Zanotti, benché debbo credere che a ciò vi sareste mosso da voi stesso per la conoscenza, che avete non meno di quan- to egli melila, che di quanto vi stima e vi ama. Egli si trova ora in letto colle feb- bri terzane , o più tosto in convalescenza delle febbri, che cominciano già a lasciar- lo. Son certo che la vostra gli sarà stata cara oltremodo , e lo farà guarire del tutto -
Subito si darà ordine che il cammino da
voi
48 Lettere
voi bramato si faccia , essendo già partito
il Francese da alcuni giorni .
Delle scoperte del Bradley dicovi in brie- ve , che io srimo aver egli trovata la vera legge delle aberrazioni delle stelle .fisse, cioè l'ordine e i tempi, nei quali sieguono , e ne' quali s'aumentano, e diminuiscono, e le sue osservazioni nelle altezze confronta- no colle nostre nelle ascensioni , assai da presso . Ma quanto alla teoria , per cui egli le spiega, conviene sospendere ogni giudi- zio . Per me non ne sono ancora ben per- suaso , e veggo che altri ancora non se ne appagano . O quanto ne parleremo al vo- stro ritorno ! Penso di scriver su ciò qual- che cosa con far tutto l'onore a' vostri In- glesi , parlando solo di Ciò che vi è di buo- no e di certo nella sua invenzione , e ta- cendo quello di che ancora può dubitarsi . Ma voi non vi scordate poi che si aspetta la relazione de' vostri esperimenti newtonia- ni, i quali mirallegro che spieghiate e fac- ciate vedere a così dotti signori, come il signor conte Vezzi il signor Fabris e il si- gnor abate Muazzo. A tutti questi vi prie- go di portare i miei rispetti, e a questo
ul-
Inedite. /jg>
ultimo un distinto ringraziamento por l'ono- re, che egli mi fa senza conoscermi se non sulla vostra parola ; che certo tutto viene dall'avergli voi cortesemente parlato dime.
Mi è stato carissimo l'avviso della come- ta, e ve ne ringrazio oltremodo ; ma le co- mete , che richieggono tubi di 20. piedi per esser vedute, non si scoprono che per puro accidente . Noi non ne abbiamo avu- to alcuna contezza prima di questa, e ora sarebbe inutile cercarla, dovendosi ciò fa- re per tutto il cielo quanto egli è grande. Ma che fatica avete voi presa di trascriver- mi quell'intero editto! Ve ne ringrazio per l'amore, che vi ha mosso a parteciparmi questa ed altre novelle ; se pure non ci ha anco avuta colpa un poco d'astio contro i decreti di lioma , del quale dovreste pure una volta esser guarito nella conversazione di Narvesa , che tanto è rassegnata a' me- desimi .
O mio caro signor Checco ! Io sono pu- re stracco dalle fatiche fatte a' giorni pas- sati, rispondendo a tre o quattro scritture in materia d'acque fra le quali una di 22. fogli . Non ne posso più , ed ora che è in To: XI. D Bo-
So Lettere
Bologna di passaggio il p. abate Grandi mi si affollano altre brighe. Il peggio è che tra non molto credo di dover partire per Lucca in altra piccola commessione . Ve- nite dunque, che io vi vegga prima dipar- tire. Tutti vi aspettano per abbracciarvi, e per mille volte ti salutano . Statò sano ed allegro, comechè mi scriviate mancar- vi qualche cosa costi di ciò che costituisce parte della felicità umana, né vorrei che ne trovaste anco di troppo al vostro ritor- no in Venezia . Però fate che sia brieve , e tornate qui dove meno lo bramerete , per- chè meno ne avrete comodo e speranza . Addio .
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Inedite» 5ì
XII.
Lucca 16. novembre 1729.
IN questa mia nojosa stanza di Lucca è venuta a trovarmi e a ristorarmi alquanto dal tedio delle presenti mie occupazioni la dolce e cara lettera vostra de'a. corrente, la quale, comeché sia di pochi versi, con- tiene tutto quel più che io potessi deside- rare ; imperocché quando il mio caro sig. Francesco esano ed allegro , e quando egli promette di venir quanto prima a veder-» mi , che altro più mi resta a bramare? Nul- la certamente, fuorché l'adempimento del- la promessa, che io non metto in dubbio; e con questa speranza mi sostengo e con- solo lino che io torni a Bologna , per do- ve io sono oramai sulle mosse, e dove io tengo per fermo di trovarlo al mio arrivo ; anzi egli vi è forse a quest'ora e mi aspet- ta, sgridandomi della tardanza, e stringen- do e gravando me di quella sollecitudine C.he io da lui richieggio . Orsù non più dun-
D 2 quo
Ìì2. Lettere
que di questo, e fra poco il rimanonte d Locca. Jo faccio un conto che voi dopo san Martino , giorno in cui mi avete più Tolte detto che costì si mangiano i gnoc- chi, ve ne torniate a Venezia. Tre giorni vi do di tempo per congedarvi dagli ami- ci letterati, come a dire dall'abate Conti, dal p. Lodoli , e che so io ? Tre altri ve ne concedo per gli amici geniali , voglio dire quelli, co' quali si ha confidenza di qualche amoretto, (mettiamo della Chiaret- ta, e sia detto solo a cagion d'esempio) tre altri poi per gli amoretti stessi ; giacché questi si confidano bensì agli amici , ma es- si non se ne chiamano a parte , e si voglio- no far segretamente tutte le convenienze di tal sorta; il che tanto più vi si deve con- cedere , quanto più ne mostravate voglia nelle prime, che mi scriveste di Narvesa, nelle quali spiegavate mancarvi qualche co- sa di ciò che costituisce la felicità umana. Tre giorni dunque per questi ancora. E poi , che diamine volete di più ? Voi ne ave- te abbastanza per un altro anno , o per lo meno fino all'estate, tempo in cui suol tor- nare il pizzicore di andar a Venezia . Rac- co-
Inedite. 55
cogliendo le partite , e facendone la ragio- ne, io trovo che verso il di io. di questo mese voi vi mettete in viaggio ; e siete in Bologna, a tardar molto, verso li 25. , ver- so il (mal tempo penso d'esservi anch'io, e forse prima. Non mi mandate dunque in malora un calcolo così faticoso , e fatto con tutte le regole dell'arimmetica e dell'al- gebra, ma veniteci, veniteci una volta , se non siete già venuto; e non mi rendete colla vostra assenza più no/osa la patria di questa benedetta Lucca, d'onde non veg- go l'ora di spedirmi, solo per abbracciarvi e per trattenermi con voi . Orsù addio , mio caro signor Checco ; che il tempo mi man- ca, ed io non cerco che sbrigarmi di qua, e perciò non voglio impiegarne di soverchio né pure nello scrivervi , che è il maggior piacere che io provi . Addio .
*o*o*
D 5
54 Lettere
XIII.
Ravenna 29. settembre iy3i.
J.NCREDIBIL piacere ho preso dalla lettura de' vostri bei versi, né saprei dirvi quanta parte di esso io debba riconoscere dalla lo- ro vaghezza ed eleganza, e quanto dall' amo- re che verso me avete dimostrato nell'in- dirizzarmeli ; così peri' una e per l'altra ca- gione mi sono stati oltremodo cari. Come- chè la presente lontananza mi privi della vostra conversazione, debbo in qualche mo- do compiacermene; perchè largamente me ne ricompensa facendomi godere per sì fat- to modo di quello, che trovandomi con voi non avrei goduto ; perciocché io credo che stando amendue in Bologna, non vi sareb- be mai caduto in pensiero di inviarmi una lettera in versi. Io dunque ve ne rendo mille e mille grazie, e ne attendo alcun'al- tra prima del mio ritorno costà; poiché que- sto non seguirà che intorno alla metà d'ot- tobre. Ma che è quello ch'io sento di voi
da
Inedite. 55
da voi stesso? Voi vi dolete dunque ora di ciò che mostravate di non curar punto? Desidero in questo la fermezza e la costan- za dell'animo vostro , e mi giova credere che abbiate preso a lamentarvi sopra un amore non corrisposto , per avere più lun- go tempo di esercitar il vostro ingegno , imitando il linguaggio d'una passione, sen- za di che per avventura non avreste poe- tato con tanta dolcezza , nascendo questa , più che altronde, dal ttuòos. Sebbene voi sapete che apprezzabili sono le poesie , ove in esse anche senza passioni si esprima e si imiti 1' >)$os , come adir il costume d'un giovane schifo e severo, qual vi siete voi, e lontano da coteste novelle d'amori e di galanterie. Perchè io aspetto ora un'altra pistola poetica piena di gravità e di mora- lità, e che imiti non una fìnta passione, ma il vostro vero costume. Ora di ciò ab- bastanza. Io so che voi siete ora tutto nel- la geometria e nell'algebra. Se io me ne compiaccia, lascio che lo pensiate voi stes- so, che potete ricordarvi quanto io vi ab- bia commendato sì fatto studio. In niuna cosa può maggiormente perfezionarsi , e per D 4 niuna
56 Lettere1
niuna strada più rendersi noto al mondo cotesto vostro straordinario talento . Ringra- ziatene dunque non pure in vostro, ma an- co in mio nome chi per essa vi è scorta e guida , dico il nostro sig. dottore Fran- cesco Zanotti , al quale aggiugnerete mille saluti per parte mia, e starete sano , tenen- domi raccomandato nella buona grazia vo- stra.
Inedite. 5j
XIV.
Bologna 6. maggio ìféz.
O
mio caro signor Checco , in qual do- lorosa congiuntura siete voi tornato alla pa- tria ! a vedere stentare e poi morir final- mente il vostro dolce ed amabile fratellino, che tanto vi dovea esser caro , quanto quel- la età e quell'indole e quella innocenza me- ritava, e quanto lo stesso vostro dolor pre- sente , e il passato affanno della sua malat- tia fa manifesto. Yi giuro che questa no- vella mi ha trafitto il cuore, né a me so- lo, ma a tutti e tutte di mia casa è stata amarissima; né vi dico che la pura verità, dicendovi che per fino la Viola ne piagne per amor vostro. Voi vi ricorderete quan- te volte io vi richiedea qui in Bologna di Jui , che sebbene, mai non lo avea veduto, pure lo amava a riguardo vostro, che pa- reami vedere in lui un angioletto , quale eravate voi quando prima ci compariste ; anzi mi sono talvolta lusingato che dopo
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la vostra partenza di qua egli venisse a far- vi, come voi , i primi suoi studj, e mi an- dava consolando con tale speranza della per- dita, che di voi abbiamo fatta. Ora io noi vedrò più certamente , e già poco ancora posso sperare di riveder voi . Che altro dun- que mi resta che no/a e tristezza, la qua- le duri finche durerà la memoria di voi, cioè a dire finché io viva? Io scrivo, co- me voi vedete, senza alcun riguardo al vo- stro presente dolore , nel quale se io mi dassi a credere di poter consolarvi, prima avrei cercato di consolare me stesso ; ma sento che noi posso , anzi panni che né pu- re il voglia, giovandomi di correr la me- desima sorte, e di essere tristo o lieto se- condo che voi lo siete ; benché tristo trop- po facilmente si può , lieto non credo di poter esser mai , stando da voi lontano . Or che dirò dell'affanno , che a voi verrà gran- dissimo dulie lagrime della sconsolata sig. vostra madre e del degnissimo signor Bo- nuomo e della giovane sposa , la cui alle- grezza per le vicine nozze viene da un sì funesto colpo amareggiata e rivolta in pian- to . Certo pietosissimo ò il caso loro ed il
vo-
Inedite. 5g
vostro , e quello eziandio del nostro dotto- re Francesco , la cui presenza vado fra me pensando se possa accrescervi o scemarvi il dolore , né so ben dirlo ; perocché aman- dovi egli teneramente , non so in una tan- ta cagione di angoscia quanto possa giova- re esser saggio , e a voi , riamandolo come fate, temo non possa nuocere veder pian- ger con voi anco i saggi . Io mi credo che madama , a cui oggi sarà giunta la mala novella, sia inconsolabile . Io era stato alcu- ni giorni sono per vederla , e perchè non la trovai , e pur seppi che mi aspettava , vi tornai giovedì passato . Che posso dirvi? Per due ore che mi vi trattenni , non si par- lò che di voi e della disgrazia che le vo- stre lettere pur troppo facevan temere vi- cina. Io tornerovvi il più tosto che mi fia possibile ; che son certo sarà a lei di qualche sollievo lo sfogarsi meco nel suo dolore , e a me il sentire quanto ella vi compatisca e vi ami . Al signor Giampietro , al signor Eustachio e agli altri amici tutti dirò quanto mi avete imposto. Essi stava- no in una penosa aspettazione della trista nuova che avranno, né si parlava fra noi
d'ai-
Co Lettere
d'altra cosa. Vi giuro che è una desolazio» ne il vederci dopo la vostra partenza , e più dopo che si era risaputo il travaglio in cui eravate . Abbiate ajmeno cura di man- tenervi sano , e portate le mie condoglian- ze a tutta r onorarissima vostra casa, se pu- re a voi soffre il cuore di farlo ; che a me soffre appena di pregar veri e. Io sono anco- ra in Bologna almeno lino alla metà del mese. Raccomandatemi al nostro sig. dot* tore Francesco . Addio .
XV.
Bologna i3. maggio 17S2.
Oara questa l'ultima che io vi scriverò da Bologna, d'onde ho destinato di parti- re sabbato prossimo per Ravenna , e poscia per Roma. Comechè mi rincresca l'allon- tanarmi dalla patria e dalla casa in questa età, e nelle indisposizioni alle quali sono soggetto , nò il saprei bene per quanto tem- po;
Inedite. Ci
^)o ; meno tuttavia mi rincresce , perchè es- sendone già voi partito , per cui cagione questo soggiorno erami più caro, ho soffer- to in più tempi il dolor di questa separa- zione, che forse tutto ad un tempo mi sa- aebbe stato insopportabile. Io, come sarò giunto in Roma , yi darò nuova di me, ac- ciocché sappiate ove indirizzarmi le vostre lettere e i vostri comandamenti . Riverite intanto il signor dottore Francesco nostro, da cui con questa medesima intendo di pren- der congedo , come pure dagli altri amici tutti. Dite al signor dottore Francesco che in Bologna è il signor d. Pietro di Marti- no, che; come egli sa, vi si aspettava , ve- nutovi a far la pratica nelle osservazioni fi- siche e nelle astronomiche. Egli è un gio- vane non pure studioso e intendente , ma dotto e scienziato, e soprattutto nella geo- metria e nell'analitica più che mediocre- mente istrutto . Desidera di conoscere il si- gnor d. Francesco e di profittare de' suoi insegnamenti quando egli fìa tornato qua , ed io quanto posso il più glielo raccoman- do. Bramava eziandio di conoscer voi e di renervi compagnia negli studj , e gli è spia- ciuto
f>2 Lettere
cinto d'esservi venuto troppo tardi . Io spe* ro di sentire prima di giugno in Roma dal- le lettere degli amici qualche novella del* le nozze , e del vostro viaggio per la Fran- cia . Non so se sarete ancora del pensiero di cui eravate, d'intraprender questo viag- gio coli' occasione del ritorno colà del sig» cardinale di Polignac , il quale tra pochi giorni vedrete in Venezia . Io ho parlato più volte con S. E. , che è veramente un signore di dottrina e di bontà incompara- bile. Non ho voluto nominargli la vostra persona per non impegnarvi a cosa alcuna, nell'incertezza in cui sono se veramente vo- gliate e possiate prendere questa occasione per viaggiare, non sapendo massimamente se le nozze della signora sorella vostra sie- no per ultimarsi cosi presto . Voi vedrete anco in Venezia il signor principe della Torella, che ci viene alla festa della Sen- so,, e che pare risoluto di stabilirsi in Bo- logna , dove ha preso casa nel palazzo Pia- tesi in faccia all'Istituto. Al signor Eusta- chio Zanotti comunicherò la vostra lettera . Jeri si fece la funzione del dottorato del- la signora Laura Bassi, la quale riuscì de-
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cerosissima , essendovi intei venuto iì signor cardinale diPolignac, oltre il legato e l'ar- civescovo . Madama colla confessa Maria Ra- nuzzi furono quelle che condussero la can- didata al collegio de'dottori, e quindi alla sala d'Ercole nel palazzo pubblico ove seguì la funzione . Non dubito che non vi sia manda- to il libretto de' componimenti stampati in questa occasione ; ed io sono impaziente <M vedere il nostro sig. Giampietro, per leg- ger quelli che mi scrivete d'avergli invia- ti . Addio, mio carissimo e dolcissimo sig. Checco . Nella vostra memoria mi racco- mando .
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XVI.
Roma 26. luglio ìy'òz.
N
ello spaccio passato, per non lasciare affatto senza risposta la dolcissima vostra , che pur in quel momento mi era pervenu- ta, in ora assai tarda, vi scrissi brevemen- te , e mi riserbai di farlo oggi più a lun- go ; giacché anche senza l' occasione che me ne avevate data colla mentovata lette- ra, io stesso era impaziente diromper con voi il silenzio , il che fino a quel tempo mi aveano tolto di poter fare le mie mol- te occupazioni . Io non so tuttavia se ne pur oggi, con tutto l'agio che ho di scri- vervi, potrò farlo in modo da soddisfar pie- namente al mio desiderio , anzi son certo di non poterlo ; perchè né parlandovi né scrivendovi non mi ricordo di essermi giam- mai potuto saziare di voi . Io dunque, uiio gentilissimo signor Checco , non vi dirò né di amarvi , come sempre ho fatto, né di de- siderare l'amor vostro; perchè del primo
panni
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panni di poter comprendere dalla vostra che siate assai certo , e il secondo nasce da quel primo per necessità . Prenderò piut- tosto queste due cose come ipotesi , o vo- ciarli dire come assiomi o postulati , che debbono esser, come sapete, di eterna ve- rità, e per me non sarà mai che noi sie- no ; da che voi dedurrete facilmente come corollario, che se io ho lasciati passare og- gimai tre mesi senza scrivervi , <Woi za con- chiudere che io non l'abbia potuto . E ac- ciocché voi non abbiate a far meco all'in- contro un simile ufficio di scusa, per non avermi scritto dal canto vostro , sappiate che io largamente ve ne ho per iscusato ; jnercecchè n^ voi sapevate con certezza qual fosse di mano in mano il mio soggiorno per questi tre mesi, nò quando l'avete sa- puto avete indugiato un momento a scri- vermi, di che ho grado all'amor vostro, e quanto posso il più ve ne ringrazio, e mi vi dichiaro tenuto. Passerò dunque a rallegrarmi con voi che dopo il funesto ca- so della perdita del vostro amabile signor fratello abbiate avuto il contento delle noz- ze dell' eccellentissima signora sorella vo- Xo: 2sl. E stia,
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Stra , e che l' elozione elei serenissimo Do- ge, seguita frattanto, abbia dato a voi ed al nostro dottore Francesco un si nobile ed augusto spettacolo; delle quali cose quante volte ho sentito parlare, tante mi ha pun- to invidia verso il dottore Francesco che con voi vi si è trovato ; comechè questa in- vidia sia caduta più sopra il godere che egli ha fatto la vostra dolce compagnia , che so- pra le cose dall'uno e dall'altro vedute. Mi rallegro eziandio del piccol viaggio da voi fatto aggiorni passati a Verona e a Vi- cenza, e son certo che nell'una e nell'al- tra avrete trovato di che compiacervi per le bellissime antiche e moderne fabbriche, e per gli uomini letteratissimi che vi sog- giornano . Con ciò avrete anco potuto tol- lerare più riposatamente il ritardo del viag- gio di Parigi , al quale molto bene avete fatto a non esporvi senza compagnia ; né questa è facile a trovarsi quale a voi biso- gnerebbe , e conviene attenderne a bell'agio le occasioni . Intanto avrà bene la vostra nobilissima patria di che trattenervi, mas- simamente avendovi tanti e tali amici, e potendo godere della loro conversazione sen- za
Inedite. 67
za cercarne altrove delle più apprezzabili > a gran rischio di non trovarne in alcun luo- go del mondo . Avete oltre il degnissimo signor conte Vezzi vostro zio , il sig. aba- te Conti, il signor dottore Fabbri, e tanti altri che vi amano e vi stimano, a' quali, se è vero ciò che fu scritto , si è aggiun- to il sig. principe della Torella , che non dubito non vediate spesse volte e non ne siate veduto ben volentieri, come lo era- vate in Bologna . Ma io mi era quasi di- menticato di rallegrarmi con esso voi di quello che più lo merita , voglio dire dell' elezione dello stato a cui la provvidenza per vie non intese e non pensate quasi ne- cessariamente vi chiama , che dee esser quel- lo dell'ammogliarvi. Ammogliatevi dunque, sig. Checco mio , ammogliatevi > fate pre- sto. Noia sentite voi che la natura con dol- ci , ma altrettanto pungenti stimoli a ciò vi spinge e vi sprona , e quasi a forza vi costrigne ? Oh , direte voi , come sai tu co- testi segreti della natura . Io vi veggo gio- vane bello dilicato , amico del bel sesso : che altro può volervi per conchiudere che siete in caso di prender moglie , e che an-
E a zi
GS Ti r. T T E R E
zi ne avete Insogno? Via dunque, io che
vi consigliai a metter il collarino, vi con- forto ora a deporlo, e a prender quella ri- soluzione a cui quasi da un consenso taci- to della natura e delle contingenze della vostra casa siete chiamato. Ma di ciò ab- bastanza ; perocché né io son quello che mi impacci di dar consigli, uè voi che sie- te saggio avete uopo di cercarne . E tanto meno debbo io darvene sul particolare di prender moglie , quanto col ciò fare ver- rei troppo a pregiudicarmi , togliendo a me stesso quel piccolissimo e fievole avanzo di speranza che pur mi resta di avere an- cora a rivedervi . Non credereste quanto siasi questa risvegliata da alcune poche pa- role della vostra lettera , nelle quali non mi escludete affatto da tal lusinga, mostran- do che vi sia cara la ricordanza della no- stra conversazione di Bologna, e specialmen- te del soggiorno che si faceva alle acque con voi e coirli altri amici . Chi sa che non vi prenda un giorno anco uno di que' vo- stri entusiasmi di dar una improvvisa scap- pata a Bologna? Chi sa che ciò non succe- da anco in quest'anno al tempo delle vii-
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foggiature? che voi non veniate a sorpren^ der me , o piuttosto io a sorprender voi col dottore Francesco col signor Giampie- tro col signor Eustachio, e per dir tutto > ancora con madama, ulle acque? Imperoc- ché non dovete metter in dubbio che quel*- la casa non sia tanto vostra quanto ile mia > e che arrivandoci non siate sempre il ben venuto e l'aspettato , ancorché io non ci fossi; che giù tutti di mia casa ne hanno da me istruzione , ed anco senza averla san- no che dee sempre esser aperta per voi » Io ne ho scritto , tre giorni sono , al dot- tore Francesco , pregandolo a scrivervene anch'esso, acciocché da ogni parte sappia- te che quando vi piacesse di prender tal risoluzione , non avete bisogno di metter sopra ciò alcun concerto , non potendo ve- nire ad alcuna ora che non rendiate con- tento e me e tutti del rivedervi . Oh , mi replicherete voi forse, ci sarai tu al tem- po delle villeggiature in quest'anno? Mai sì che io spero di esserci , e ci sarei e più presto e più volontieri , se sapessi che voi ci-doveste essere , e finalmente quando non ci fossi, potrei arrivarci, e quando non ci
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f}ò Lettere
arrivassi, sempre mi sarebbe di un sommo piacere il sentire che voi ci foste. Sicché bacine pur voi a dir da dovvero divenirci, nò vi prendete altra cura; che io prende- rò tutte sopra di me le altre . Ora passia- mo a'vostri studj , e a'bellissimi componi- menti poetici, de' quali tanto il sig. Giam- pietro quanto il dottore Francesco mi scri- vono sì spesse volte , e con tanto applauso ; nel che mi recano il maggior piacere del mondo , senza darmi tuttavia di che mara- vigliarmi , non sapendo io immaginar cosa sì bella , nò sì eccellente , che da quel vostro divino ingegno , non debba aspettarsi . Io so che avete fatto un bellissimo sonetto ali* abate Conti , e voglio ad ogni patto veder- -lo. Mandatemelo, ed accompagnatelo con molte altre cose vostre, acciocché quando gli Zanotti e Ghedino e Fabbri e tutti gli altri ne godono a tutto pasto , io non ab- bia ad esser quel solo che ne rimanga a digiuno . Datemi eziandio novella degli altri studj; perocché non credo che questo so- lo vi tenga sempre occupato . Per dirvi ora qualche cosa dime, io ^r imo dover tratte- nermi ia Roma per tutto agosto, o certa- mente.
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mente non credo di poterne partir prima. Ho trovati qui alcuni miei vecchj amici , e molti ne vado facendo di nuovo , né il merito è così raro in questa città , come comunemente si crede , avvegnaché non sia sempre conosciuto né premiato . Ma gli af- fari , e più di questi le convenienze mi am- mazzano . Voi mi vedreste girare per Ro- ma con un parrucchino alla moda , col col- larino bene stretto , con manichetti corti e lindi , con abito talare attillato alla mia bel- la vita, che in somma pajo il dio d'amo- re che abbia presa la prima tonsura . La barba si fa ogni due giorni, le riverenze sono misurate e in cadenza. Volete altro? Voi non mi riconoscereste a prima vista per quel goffo e per quel poltrone che so- no la mercè di Dio . Vado ridendo da me come un matto di quello che voi direste , se ci capitaste , e guardo per le strade a vedere se io vi incontro. Ma il malanno è che questo genere per me affatto nuovo di vita , mi obbliga a qualche soggezione nel mangiare, come a non cenar quasi mai, e a bever sempre acqua , altrimente non ci starei sano, massimamente da che pati-
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sco di bruciore d'orina, che mi rende tal- volta intollerabile la carrozza . Io vi ho con- tate di me tante cose per saperne all'in- contro qualcheduna di voi . Pretendo che mi scriviate alcuna volta, come io farò a voi , quanto potrà essere senza vostro scon- cio. Emaldi molto vi si raccomanda. Io lo vidi in compagnia d'un signor abate Teoli che vi conosce e vi ama , e caramente vi saluta. Egli vi conversò in Roma quando ci veniste in collegio, e fin d'allora prese giusto concetto del vostro gran talento . An- co col sig. senator Bovi ambasciatore nostro di Bologna ho fatta dolce menzione di voi , di cui ha infinita stima . Il padre maestro del sacro palazzo non l'ho per anco vedu- to. Con altri ancora si è ragionato di voi, ma chi può ricordarseli tutti? Voi fate di attendere a star sano, e a volermi bene, e al signor conte Vezzi, al sig. abate Be- canati, al signor abate Conti, al sig. dottore Fabbri raccomandatemi senza fine, ma so- pra tutti a voi stesso, che fin di qua strin- go ed abbraccio con Uitto l'affetto . Addio.
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XVII.
Roma 16. agosto l'j'òz.
vjomincio il mio dispaccio d'oggi dal ri- sponder all' umanissima e dolcissima vostra de 3. corrente, acciocché quando per le al- tre lettere mi mancasse il tempo (che mol- to oggi debbo scrivere ) per questa almeno non mi manchi; e in piimo luogo vi rin- grazio quanto più so e posso della fatica presavi di scrivermi così a lungo, conoscen- do in ciò l'abbondanza dell'amor vostro e la cura , che vi prendete di saziare colla vostra lettera quella brama, che sapete aver io ardentissiina di vostre novelle > nel che tuttavia non dovete , mio caro sig. Chec- co , guardar tanto al mio desiderio , che perciò vi prendiate soverchio disagio ; pe- rocché quello è insaziabile ed infinito, e perciò indiscreto , ne mai si chiamerà con- tento sebben mi scriveste un quinterno di carta pienissimo; ma un altro desiderio è pur in me, che combatte con quello, ed
è di
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è di non dare a voi troppa noja, e dinoti togliervi da' vostri divertimenti, e molto me- no dagli studj , a'quali con tanto mio go- dimento vi veggo tuttavia e più che mai inteso . Ma lasciando ora mai questo esor- dio, che comincia ad essere troppo lungo, dirovvi che mi è stato d'infinito piacere il sentirvi in Padova, nobilissima e letteraris- sima città, e piena di grandissimi uomini, e della quale io non saprei trovare la più adattata per farne vostra stanza e soggior- no , quando questo non dovesse, come do- vrà, essere nella vostra inclita patria Vi- negia , di cui, comechè non vi mostriate ora così contento come lo eravate , mentre vi si trattenne il nostro dottore Zanotti , tut- tavia non vi credo poi cosi diverso da tut- ti gli altri uomini , che sogliono starvi non solo con piacere, ma eziandio con maravi- glia, che io voglia dubitare che non siate per accomodatici; massimamente avendo- vi oltre gli agi della casa paterna, che certo altrove non trovereste , tanti dottissi- mi e degnissimi amici, che colà vi aspet- tano, e co'quali potrete vivere dolcissima e giocondissima vita. Io non aggiugnetò a
queste
Inedite. ij§
queste cagioni di dover amare il soggiorno della vostra patria, quella di potere e do- vere colà ritrovarvi una bellissima e nobi- lissima sposa, sì perchè veggo dalla vostra lettera che per ora non siete troppo incli- nato a seguire in ciò il mio consiglio , e quello de' vostri congiunti e degli amici (co- me per altro son certo che farete col pro- gresso del tempo ) si anco perchè mi guar- derei di parlarcene più ; tal minaccia mi avete voi fatta la prima volta che ve ne ho scritto . Che certamente l'avermi voi detto che tal cosa torrebbe a voi il campo di tornarcene a star alcun tempo in Bolo- gna, e per conseguente a me ogni speran- za di rigodervi, dee bastare perchè io mai più non tenga con voi si fatto discorso , ed io ora conosco quanto fui malaccorto scri- vendovene , che non seppi conoscere in quanto mio danno tornava un tale consi- glio. Sicché, gentilissimo sig. Checco mio, mi disdico ora in amplissima forma di quel- lo che vi ho scritto , e dicovi che farete bene a non prender altrimente moglie, per lo meno finché durerà in voi questo buon desiderio di consolare me e gli altri amici
vo-
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vostri di Bologna colla vostra presenza , il quale se io dirò di bramare che duri fin- ché io sarò vivo, non parrammi dimetter troppo lungo ritardo al vostro ammogliarvi ; perciocché l'età mia e gl'incomodi che ho di salute da alcun tempo in qua non mi concedono di concepire di me troppo lun- ga speranza. Sebbene si potrebbe forse an- co trovar rimedio al rivedervi , senza che ciò mettesse indugio all'accasarvi, e sareb- be o che voi ci veniste colla novella sposa , o che io venissi a trovar voi in Vinegia il giorno delle vostre nozze . E non credete voi forse che io ad ogni modo volessi co- noscerla? Anzi voglio informarla di tutte le malizie vostre , e dirle che avete delle amiche in Bologna, e che so io? Ma ab- bastanza ho scherzato sopra una cosa si se- ria, e che tanto a me importa, quanto è quella di rivedervi; intorno a che, sebbe- ne vado vedendo che poca speranza mi re- sta che ciò sia per seguire nel prossimo au- tunno , in cui temo di dover trattenermi in Roma , nulla di meno acciocché non per- diate l'usanza di venir a Bologna, vi esor- to a farlo nel seguente settembre coli' occa- siono
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sìone che il principe ci. Carlo passerà di colà per andar a Parma , e alloggierà a san Michele in Bosco . Voi avete casa alle acque a vista dell'alloggio di quel principe . Qual più bella occasione di questa per veder la sua magnifica corte, e per godere ad un tempo gli amici , che nella stessa casa po- tranno esser con voi quanto a voi piacerà ? a'quali io porterò di qui una segreta invi- dia della vostra conversazione , ma questa invidia ila temprata dal piacere di sapere che voi vi siate ancora in Bologna, e nel- la conversazione dei nostri Zanotti di Fab- bri di Ghedino e degli altri, co'quali sì vo- lontieri solevate trattenervi , e da' quali sen- tirò darmi novelle di voi . Echi sa che io ancora ( perocché le cose potrebbono con- tro la mia aspettazione cangiarsi ) non so- pravvenga a trovarvi colà, e non vi faccia una improvvisa sorpresa ? Sicché a voi sta di vedere se colla soddisfazione de' vostri signori di casa, e senza pregiudicio degli studj intrapresi in Padova, possiate fare co - testa scappata ; e a me non tocca che di far preparare alle acque la vostra camera ; anzi questa già è preparata , come quella
che
yS Lettere
che quest'anno si rimane vuota, e i miei di casa già sono intesi del mio desiderio , nò potrete mai giugner ad essi che non siate aspettato. Non credo che mi bisogni soggiugner altro per accertarvi che questo sarebbe per me il maggior contento del mondo. Passerò dunque ad altro , e dirov- vi che mi è sommamente piaciuto il vo- stro sonetto al dottore Zanotti , ma che non per tanto io non vi assolvo dal debito di mandarmi l'altro per l'abate Conti ; percioc- ché questo mi fu dallo stesso dottore Za- notti grandemente lodato, e di qual peso sia presso di me la sua lode voi il vi sa- pete. Mandatemelo dunque, e mandateme- ne con esso quanti altri vi piacerà, accioc- ché godendo, come so che ne godono, gli amici di Bologna de'frutti di cotesto vostro eccellente ingegno, io solo non sia quello che abbia a desiderarli . Che poi fra gli stu- àj della poesia voi dispensiate alcuna par- te del vostro tempo a quelli della lingua inglese e delle matematiche, è cosa che ben si dovea aspettare da voi, ed io infi- nitamente me ne compiaccio ; essendo ben certo che qualunque studio vi delibererete
di
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eli coltivare , sarà da voi non pure perfet- tamente maneggiato , ina eziandio illustra- to e abbellito. Molto vi invidio la conver- sazione del signor mar. Poleni e quella del signor Morgagni , a' quali ricorderete lamia osservanza , e la venerazione che professo al loro gran merito. Per dirvi alcuna cosa di me, io trovo qui uomini di gran men- to e di somma erudizione, co'quali molto mi compiaccio di conversare . Le scienze matematiche non si posseggono che da po- chi in grado che passi il mediocre, ma tut- tavia presso quell'ordine di persone, clic vi ho detto , hanno la dovuta stima . I Fran- cesi non sono in quel discredilo , in cui qualche nostro Italiano si è fatto da poca in qua un dovere di metterli ; ma si dà loro quel merito, che è dovuto nelle cose letterarie. Si hanno e si leggono i libri nuo- vi, e se ne fa buon giudicio . Nella latini- tà e nella poesia il gusto non è molto per- fetto , se si guardano quelle poche produ- zioni, che di qui escono, ma se si consi- dera l'applauso, che si dispensa alle cose degli altri, anche in questo genere convieu dire che si giudica assai bene . Una mez- za
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za dozzina di tali persone , che io ci cono- sco, basta bene per far contrapposto a die- ci migliaja di falsi letterati, clic ammorba- no questo paese. Ma ini manca il tempo e la carta. Emaldi l'abate Teo-li il signor ambasciator Bovio vi rimandano mille sa- luti . State sano ; scrivetemi a tutto vostro agio e a tempo perduto . Sopra tutto ama- temi , e siate certo che io vi ho sempre nel cuore e negli occhi . Addio .
XVIII.
Roma 6. seiiembre ìySa.
UE l'abate Emaldi vi ha scritto, come promise di fare , nel passato spaccio , egli vi avrà inviati mille saluti in mio nome , e con essi un ricordo di scrivermi alcuna vol- ta , del quale veggo ora che non avevate bisogno, mentre senza aspettarlo mi avete inviata una sì lunga e caia e diligente let- tera, e con essa due dei più leggiadri so- netti
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netti che io m'abbia letti, e tanti altri se- gni oltre ciò dell'amor vostro, che io non dovrei bramarne di più, scarnandovi quan- to faccio potessi prescriver misura alle mie brame. Non mi toglie tuttavia questa im- mensità d'amore il conoscimento di quan- to vi debbo per la cura, che vi siete pre- sa di saziarlo così largamente, e come più posso ve ne ringrazio e mi vi professo te- nuto. Io torno a dirvi che l'uno e l'altro sonetto è de'più belli, che mi ricordi ài aver veduti , né d'altro poeta si terrebbe che fosse che d'uno di quei rari spiriti dei i5oo. , se chi lo legge non sapesse che anco nel secol nostro voi con pochissimi altri siete giunti colla perfezione dell'imi- tare a segno di render dubbio un tal giu- dicioj talmente che io vi chiamerei volon- tieri falsarj in poesia , come altri lo è in caratteri ; cosi bene sapete voi acconciare a quelle antiche fogge non pure i pensieri e le parole, ma anco i numeri poetici e tutta l'orditura, e se altro vi ha nel sonet- to . Manderei questi due al nostro signor Giampietro, se non credessi che gli avesse veduti ; perchè son certo che estremamen- To: XI. F te
P$ Lettere
te gli piacerebbeio , come tutte le cose vo- stre . Egli mi scrive che si augurava di aver- vi in Bologna per leggervi il suo Coriola- no , che oramai era per terminare , e per sentirne il vostro giudicio , che egli in ogni cosa, ma specialmente nella tragedia, sti- ma assaissimo , e così pure in ogni altra maniera di poesia. Vedete dunque quanto male voi fate a non tornar questo autunno a Bologna . Ma se io passo leggermente so- pra questa vostra colpa , la quale non è per me d'alcun danno nella presente mia lon- tananza , non così sarei facile a condonar- vi l' altra , quando in essa incorreste , di. mancare alla promessa fattami di venirci , allorché io vi ritorni ; la qual cosa non è per andar così a lungo che io non possa £n da ora cominciare a strignervi a man- tener la parola datami , che è in questi pre- cisi termini, cioè che insieme colà tornia- mo , e che colà possiamo dolce e gioconda vita insieme per lungo tempo menare . Io dunque vi obbligo e gravo a non perder la memoria di tal promessa , ma a mante- nerla in tutte le sue circostanze , e sarò ri- gido riscuotitore di questo debito vostro.
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Ma per passare ad altro , io mi rallegro sen- za fine e del vostro viaggio a Vicenza e del presente soggiórno di Padova , che è quella stanza che più conviene e all'età e all'inclinazione e al raro ingegno vostro, e nella quale direi che io bramassi che vi fermaste , se io potessi esserci in vostra compagnia. Quanti eruditi uomini in ogni genere , anzi quanti generi di erudizione recondita e pellegrina e altrove affatto sco- nosciuta troverete voi senza dubbio in co- testa città ! Di quanti libri importantissimi e per voi del tutto nuovi pascerete l'ingor- da brama di apprendere ! Quanti studiosi e virtuosi amici , e a voi simili vi acqui- sterete , e in che dolci ragionamenti trapas- serete le ore, e i giorni ! Certo non vi man- cheranno costi ancora ottimi conoscitori e lodatori delle vostre bellissime poesie, l'e- sempio de' quali risvegli la vostra musa, e alle cui muse voi stesso siate esempio per risvegliarle . Che se ad altra maniera di stu- àj rivolgeste per avventura il pensiero , giac- ché niuna ve ne ha , di cui non vi cono- sca egualmente vago e capace ; alcuna co- sa non può restarvi a desiderare, avendo
F a voi
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voi costì i Volpi i Facciolali i Lazzarini i Poleni i Morgagni i Riva e cento altri , per un solo de'quali degnissima e giustissima cagione avreste di costì trattenervi ; talmen- te che io comincio a dubitare non forse vi rubino per sempre a noi, e pavento que- ste medesime mie lodi , nelle quali troppo incautamente sono entrato, non accorgen- domi del danno , che può venirne a Bolo- gna. Lasciando dunque da parte sì fatto di- scorso , io vorrei che mi faceste il piacere, come prima con comodo vostro il potrete , di dirmi in brieve quali fossero quelle os- servazioni , certo ingegnosissime , che voi l'anno addietro leggendo Tito Livio aveva- te fatte sopra la durata de' regni dei sette re romani, e per le quali mostravate non poter essi aver vissuto (almeno tutti) sì lun- gamente come quell' istorico ha scritto, se pur si voleva salvare la verità di altre co- se per lui medesimo raccontate ; e ciò fu in occasione che preparavate una disserta- zione accademica per illustrare e conferma- re con essa il sentimento del cavalier New- ton intorno all'incertezza de' tempi e alla fallacia della cronologia tecnica , fondata so-,
pia
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pra le durate de' re. L'occasione che ho di pregarvi d'un tal favore mi nasce da un ragionamento , che pur questa mattina ho tenuto col cardinale Davia t che mi richie- dea dei mio parere intorno al sistema cro- nologico di quel grand' uomo , a cui egli è molto inclinato a prestar fede , quanta può tuttavia aversene ad alcuno in materia os- cura, e appoggiata sopra semplici conghiet- ture . Io gli ho detto a questa occasione ohe voi avevate notate in Livio alcune co- se, che favoriscono tal opinione; ma non ho saputo dirgli quali sieno , ed hogli pro- messo di scrivervene , pregandovi a mandar- mele ; ma di nuovo vi priego a non pren- dervi sopra ciò né fretta né soverchia fati- ca, bastandomi che mi accenniate in due parole le ripugnanze , che voi trovavate in quell'isterico, nate dalla soverchia lunghez- za de'regni. Jeri appunto nell'anticamera del Papa vidi il vostro degnissimo signor zio, il padre maestro del sacro palazzo, che io era già stato a cercare , come egli me , senza che l'uno avesse potuto trovar l'al- tro. Egli entrava all'udienza mentre io ne lisciva . Me gli diedi a conoscere in passan-
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do (o a riconoscere più tosto , perocché ai-, tre volte in Roma gli ho parlato ) ed egli mostrò divedermi volentieri; mi lece mot- to di voi, sopra cui disse di volermi par- lare, ma più non potemmo allora. Io tra pochi giorni muterò albergo , e passerò in casa del signor ambasciator Bovio , luogo as- sai più vicino al palazzo, ove egli abita, di Monte Cavallo , e farò d'abboccarmi se- co ad ogni maniera. Il signor ambasciator stesso vi saluta caramente e con esso i co- muni amici . Voi tenetemi raccomandato a' signori Poleni Morgagni Volpi Facciolati e agli altri di costì , e datemi novelle di voi stesso, come pure degli amici di Vi- negia, la quale non credo però che amia- te sì poco da non voler andare a godere la solita villeggiatura del signor conte Vez- zi , e la compagnia di esso e del signor dottore Fabbri; giacché quella di Vedrana di Russo e di Roncorio tutta in questo an- no toccherà al nostro dottore Francesco. Addio, mio gentilissimo sig. Checco .
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XIX.
Roma 3.0. settembre \>jù2..
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Omeche tutte le vostre passate lettere avessero di che consolarmi nella mia luoga lontananza da voi , per qualche lusinga che mi davano di aver pur anco un giorno a vedervi e ad abbracciarvi in Bologna , quel- la che mi avete ultimamente scritta mi ha sopra tutte rallegrato, avendomi cangiata la speranza in sicurezza con una ferma pro- messa di ritornarvi, come prima io vi sia ritornato; di che non saprei dirvi quanto io mi vi senta tenuto , né quanto fra me stesso ne goda e ne trionfi. Io porterò og- gi mai in pace lo star separato da voi alcu- ni mesi; né più di tristezza darammi que- sta separazione di quello che mi abbiano dati gli altri o miei o vostri viaggi , che per qualche tempo ne hanno divisi; e poi- ché dal mio tornare dovrà dipendere il ri- vedervi, potete ben credere che io a tut- to potere affretterò l'ora della mia maggior
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contentezza. Venendo dunque agli altri par- ticolari della dolcissima lettera vostra, dl- rovvi che martedì passato fui a ritrovare alle sue stanze il padre maestro del sacro palazzo , ed oltre il piacere che presi dal discorrere per lo spazio d' un'ora con uo- mo si saggio e per ogni conto si degno , infinitamente mi piacque di sentire quan- to teneramente egli vi ami, di che mi fe- ce larghissime espressioni . Egli avrebbe de- siderato non meno di me che seguitando l'incominciata carriera veniste a farvi co- noscere , e a stabilirvi in Roma , dove lar- go campo poteva aprirsi a' vostri avanza- menti e all'onor vostro e della casa , sui fondamento non meno del vostro grand' in- gegno , che del suo credito e del suo amo- re per voi. Ora conosce anch' egli la nec- cessità di prendere , dopo la morte del pic- colo fratellino , altra risoluzione , e siccome saggio anche a questa si accomoda . Mi dis- se di volervi scrivere d'avermi veduto, ed io promisi a lui di darvi parte del nostro abboccamento. Egli è veramente degno di quella stima , che in questa corte ha gran- dissima , e se tornassero tempi non disfavo- re-
Inedite. 89
revoli alla gerarchia de'regolari, potrebbe per giudicio di tutti conseguire , siccome per concetto comune egli merita , le più alte dignità . Vi ringrazio poi senza fine di quel- lo che mi scrivete intorno a' passi di Tito Livio, de' quali vi richiesi, e che apparten- gono alle durate dei re romani . Se pote- te, dopo il vostro ritorno a Venezia, man- darmeli senza rilegger a bella posta quello scrittore , mi farete piacer sommo ; ma quan- do dovesse costarvi una tanta fatica , non lo accetterei ; né sopra ciò ho stretto coi signor cardinale Davìa tal impegno da non potermene disciorre. Ho goduto di sentire che abbiate intrapresa e quasi terminata la traduzione dall'inglese della risposta del De- saguliers al Rizzetti . Certo che io voglio sentirmela legger da voi al mio e vostro ri- torno in Bologna, e da quest'ora vi costi- tuisco e vi creo mio interprete della lingua inglese per gii altri libri di simili materie, che si potranno far venire colà, e partico- larmente per le transazioni della Società re- gia , delle quali ne conviene in coteste no- stre parti star privi per sì lunghi tempi , appunto per mancanza di traduttore . Io poi
sen-
90 Lettere
sentendo che a voi piacerebbe che io ter» minassi di ordinare e di compire la mia istituzione astronomica, ardo già da quest' ora di desiderio di farlo per cagion vostra , ma non avendo qui meco quegli scritti, né quando gli avessi, restandomi un momen- to di tempo per accignermi a tal intrapre- sa, non posso che rimetterla al mio ritor- no a Bologna , dove spero che sarò lascia- to in riposo , se non per altra cagione , per- chè mi vedranno del tutto inetto al mover- mi , avendo contratti tali incomodi di sa- lute , che non mi lascierebbero viaggiare che a piccole giornate né senza stento ; tal- ché , dolcissimo signor Checco mio , spero di passarmela nell'ozio dell'Iustituto e in quel- lo delle acque , senza venirne più distrat- to, ed ivi goder voi e gli amici comuni nella nostra solita giocondissima conversa- zione , nella quale leggeremo eziandio il Coriolano del nostro sig. Giampietro , che a voi particolarmente desidera di farlo sen- tire , stimando, come dee, il vostro finis- simo gusto non punto guasto da quelle pre- venzioni, che alcuni credono dover segui- tare per meritare il nome di buoni Italia- ni .
Inedia te» ni
ni. Le mie rime della nuova edizione non le ho ancora vedute, né molto mi curo di vederle per le tante bagattelle che vi sono , e specialmente per quello sciocco capitolo e per alcuni sonetti . Ma poiché erano già stampati altra volta, io non era più padro- ne di essi . Quello che di voi si è detto in quel libro , sarà forse fra gli argomenti de'sonetti , e il signor Giampietro lo avrà scritto , che panni appunto me ne mostras- se alcuna cosa prima del mio partire. Egli non può avervi tanto lodato, che assai più non vi lodino le cose vostre . Panni di aver soddisfatto a tutte le particolarità della vo- stra lettera , quando avrò soggiunto che gli amici comuni vi salutano mille volte per ciascuno, e che voi salutiate altre mille in mio nome cotesti di Venezia ; giacche sup- pongo che ci siate tornato , o siate per far- lo in breve . Tenetemi nella dolce e cor- tese memoria vostra, e state sano ed alle-. grò . Addio .
92 Lettere
XX.
Roma io. gennajo iy33.
.1 i a ce mi oltremodo nella vostra lettera dolcissima, che jeri mi pervenne , divede- re che dopo alcuni mesi d'indugio allo scri- vermi , o piuttosto al riscrivermi , voi non adduciate di ciò alcuna scusa ; il che mi fa intendere quel che più desidero , cioè che usate meco di quella maggior confiden- za che ben dovete prendere nella nostra amicizia , e che perciò il carteggiar meco non vi è di soggezione alcuna , come ap- punto il mio intendimento è che non vi sia ; e vi ringrazio che così facendo date a me tanto maggior libertà di scrivervi , quan- to conosco diportarvi colle mie meno d'in- comodo. Benché né però affatto affatto vi siete voi astenuto dallo scusarvi, ma lo ave- te fatto per sì buon modo che non paja che lo facciate , allegandomi alla sfuggita alcune cagioni bastantissime ad assolvervi da ogni colpa di ritardo , quando di tal as- so-
Inedite» gS
soluzione vi facesse uopo , che non vi fa certamente, e potevate del tutto risparmia- re un tal ufficio ; ma ciò non ostante mi è stato caro . Certo che il vostro silenzio mi era molto penoso, né io l'ho nascosto al nostro dottore Zanotti , e veggo che egli ve ne ha scritto; ma ciò che mi dava sol- lecitudine era la cagione del silenzio più. che il silenzio stesso, venendo io avvisato che vi foste dato in Padova ad una fissa malinconia, che io temeva non fosse o ca- gione o se<?no di sconcerto della vostra sa- Iute . Ora da tal cura eziandio mi libera la carissima vostra , che parmi scritta col cuore allegro anzi che no , se pure non at- tribuisco io alla lettera o a chi la scrisse quell'allegrezza, che ella porta a me stes- so colla certezza della vostra prossima ve- nuta a Bologna . Se finora io ho sollecita- to quanto mi era possibile lo spacciarmi di qua per accostarmi a coleste parti nelle qua- li voi siete , ben potete immaginarvi quan- to più farollo ora per la speranza di abbrac- ciarvi in Bologna , ed anco di baciarvi ; giac- ché di questo ancora il vostro amore si mo- stra desideroso , lascio pensarvi del mio . Io
in-:
g4 Lettere
intanto non potendo in altro modo soddw sfar per ora a tal brama, ho scritto al dot- tore Zanetti che venendo e^li a trovarvi il prossimo carnevale a Venezia , vi baci a mio nome ben mille volte , e come Cice- rone a Tirone vel si in medio foro videi il : il che voi saprete poi dirmi se egli avrà fatto diligentemente ; molto importandomi che i miei baci sieno mille ben contati , e che non intenda di scontarne nò pur uno con quelli che e' vi darà in suo proprio no- me , i quali so che non avranno numero , e che voi li confonderete co' vostri, come que'di Catullo e di Lesbia, ne quisquam malus invidere possit , cum tantum sciat es- se basiorum. Ma prima che mi manchi la carta , lasciate che io vi esprima il piace- re che ho provato sentendo che siate per dar fuori le rime del nostro dottore Fran- cesco, che pensiate accompagnarle con uà vostro poemetto che serva di dedicatoria; e quello che supera ogni mia passata o fu- tura allegrezza , che questa sia per essere indirizzata a me stesso. D'onde mai avete voi tratto un sì nuovo e pellegrino modo di fare ad un tempo stesso onore a voi , ono- re
Inedite. g5
pe al nostro comune amico, onore all'Ita- lia ed al secolo , ma sopra tutto a me onor sommo, incredibile, incomparabile? Io vi vorrei ringraziar d'un tal pensiero, se mi paresse di trovar parole che significassero la millesima parte di quello che per ciò vi debbo . Ma certamente io avrò eterna me- moria d'una tanta vostra umanità e finez- za, e perfino ch'io viva mi parrà di esse- re la mercè vostra a parte di quell'applau- so, che riporterà senza dubbio da tutti non meno l'opera dedicata che io stesso poema della dedicazione , che son certo sarà no- bilissimo e degnissimo di star alla fronte di cosa tanto singolare . Sicché , mio caro Checco, fate presto, e date costì o piut- tosto a Padova , dove si stampa si pulita- mente, la commissione a' signori Volpi di far una eccellente edizione di quell'aurea operetta , acciocché ella esca con quel cor- redo che ben inerita. Oh quanto sono im- paziente di veder il poema, sia canzone o inno che voi mi dite ! Sicché fate di man- darmelo sì tosto che egli , il dottore Fran- cesco, l'avrà veduto. Io recapitai jeri la vostra lettera a questo signor ambasciato!
Bp-
q6 Lettere
Bovio. Son certo che l'avrà gradita; per- chè so quanto vi ama e vi stima . Agli amici comuni ho fatti i vostri saluti , e voi li farete e in Vinegia e in Padova in mio nome. Mi convien finire; perchè ho una faticosa posta da spacciare . Etiam atque ctìam vale , ineque utfacis ama; mutuo me idfacturum tibi persuadeas . Saprete che il sig. Giampietro Zanotti è a Piacenza a farvi opere e commedie . Addio .
N E D I T E . QJ
XXI.
Bologna 3. novembre 1733.
R
enditore della presente sarà il signor abate Francesco Algarotti veneto , che in. compagnia del sig. Eustachio Zanotti , ni- pote del celebre signor dottore Francesco Zanotti , a voi ben noto , se ne viene a passare alcun mese in cotesta gran città , e a godere il bel paese della Toscana . Del primo di questi due non occorre che io mi affatichi a dirvi molto ; perchè la sua in- dole il suo garbo e lo sue amabilissime ma- niere , che a prima vista ravviserete , ab- bastanza ve lo faranno conoscere ; e più an- cora lo scorgerete dal trattare e conversa- re con esso . Quello che da voi stesso non potreste ravvisare , e che debbo dirvi , si è che questo giovine fino dalla sua tenera età fu da' suoi signori di casa, nell' inviar- lo a studio a Bologna , a me indirizzato 6 raccomandato, e che nello spazio di sei e più anni ne' quali vi si è trattenuto , rico-
To: XI. G no-
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noscendo io in lui uno straordinario talen- to congiunto ad una certa naturale elegan- za di gusto in ogni maniera di buoni stu- d] , ho conceputo verso lui tale affetto , elici non ho amico al mondo che io ami con maggior tenerezza . Dopo ciò stimo sover- chio il dirvi quanta cura io mi prenda del suo onore e delle sue convenienze , e quan- to caldamente a voi lo raccomandi . Egli viene accompagnato da molte lettere , ls quali concorreranno coi suo merito perso- nale a fargli costì ogni introduzione ; ma io nella persona vostra , che egli ben co- nosce e che infinitamente stima, son cer- to di procurargli un amico dotto onesto e fedele , che varrà solo quanto tutti gli al- tri, che costi potrà acquistarsi . Egli è gio- vine d'un' incredibile vivacità ; ma di Unis- simo accorgimento. La prima di queste qua- lità lo mette in islato di ricever talvolta qualche saggio consiglio ; la seconda lo co- stituisce in grado di saperne profittare. Non potrei avere al mondo maggior piacere che nel sentire che Cidi avesse incontrato costi l'amore e la stima medesima, che ha in Bologna ed in altre città, ove si è tratte- nuto,
.'
Inedite. 99
liuto , e che in somma riuscisse un grand' uomo , come ha dalia natura tutto il capi- tale per divenirlo , e come richiede l'onore della sua casa, che oltre l'essere facolto- sissima, è imparentata colla prima Nobil- tà di Venezia , ed è essa medesima in ista- to di essere ascritta all' ordine patrizio . Quanto al suo compagno, il nome d'Eu- stachio significa che egli è mio figlio di battesimo , qualità che potrebbe bastar da sé sola a dover io amarlo distintissimamen- te , ma che però non è la principale che m'induca a farlo ; mentre vengo a ciò dol- cemente forzato dalle rare qualità sue e di ingegno e di costume. Egli ha sortito un eccellente ingegno , e lo ha poi coltivato sotto la disciplina dello zio co' migliori stu- dj , e singolarmente con quelli della filoso- fia e delle matematiche , nelle quali se di- cessi che qui non abbiamo chi l'uguagli, non direi forse più del vero . E mio aiu- tante e collega nella professione astrono- mica in questo Instituto, e appunto corno tale penserebbe di profittare di questo viag- gio con far costi qualche osservazione astro- nomica, al quai fine avrà seco gli arnesi
G 2. ne-
ioo Lettere
necessarj . Fra le altre grazie , che io vi chieggo per riguardo a lui , una si è che gli facilitiate il modo di adempire questo suo desiderio , trovandogli luogo a proposi- to per far qualche uso de' predetti istrumen- ti , sopra di che mi riporto a quello che vi dirà egli medesimo a bocca. Troverete un giovane d'un costume angelico e d'una mo- destia incomparabile; e tanto di lui, quan- to dell'altro mi prometto che sarete con- tento d'averli conosciuti, e che stimerete ben collocato tutto quel favore , che vi pia- cerà di compartir loro , il quale io cosi ri- ceverò e tanto ve ne sarò tenuto , quanto se a me medesimo lo aveste compartito . Più non aggiungo; perchè so che al vostro amore questo già basta , e forse è soverchio ; e Uni- sco col raccomandarmi nella vostra buona grazia , e col dirmi qual sempre sono .
Inedite. 101
XXII.
Bologna 2. gennajo 1734.
JLJenchè colle mie dello spaccio addietro io stimi d'avervi tolto da quella inquietu- dine, che vi dava il dubbio di mia salute, tutta volta non ho voluto lasciar di rescri- vervi per ringraziarvi di questa medesima inquietudine sì cortesemente e sì abbondan- temente testimoniatami nell'ultima vostra. Io sto, la Dio mercè, così bene come sta- va in Roma gli ultimi mesi, se non che mi conviene essere più riservato nel movermi, e nel mangiare di quel che allora mi bi- sognasse , per mantenermi in tale stato . Eb- bi l'ultimo attacco il dì de' 18. decembre, che sebbene non fu più mite , fu nulladi- jneno più breve degli altri, e da questo e da qualche altro indicio panni di poter rac- corre, che i parosismi sieno per rallentarsi ormai, o almeno per rendersi più soffribi- ìi. Jeri sera il nostro dottore Francesco mi lesse la vostra satira , o sermone che dir
G 3 vo-
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vogliamo, tutto pieno della graziosa e sal- sa amarezza oraziana . Ma che dirò delle vostre rime , che a questi giorni ho avute , e che tengo tuttavia sul tavolino? Gran par- te di esse aveva io udita recitarmi da voi medesimo, ma molte altre, e forse forse le più belle , mi sono giunte affatto nuove . Per Dio che io sempre più mi vergogno di es- sermi lasciato indurre a permettere che si stampino quelle mie baje , e quel che è peggio che si ristampino come di mio con- senso , potendo esse chiamarsi appetto alle vostre cacata diaria . Io mi rallegro , mio caro signor Checco , dell'onore che a voi ne viene e ne verrà grandissimo presso i buoni e saggi estimatori del merito di sì fatte cose . Debbo anco ringraziarvi dell'ono- re , che in piti d'un luogo di esse avete a me fatto colle vostre lodi ; sebbene per far- melo intero non basta pubblicare ciò che di me avete detto ; bisognerebbe abbrucia- re in oltre ciò che io ho scritto. La vo- stra epistola a me indirizzata a Roma io mi credeva che andasse alla testa delle rime del nostro dottore Francesco che sento ora pubblicarsi da voi ( di che son certo che
tutti
Inediti:. io5
tutti i letterati ne avranno grado ed obbli- go alla vostra attenzione); ina avendola ora veduta tra le vostre rime , ho dubitato che abbiate cangiato pensiere . Forse però ella comparirà nell'una e nell'altra opera; riè, ovunque ella si vegga , altro clic buona com- parsa potrà fare . Addio , mio caro signor Checco . Al signor Eustachio non ho elio scrivere, ma salutatelo per me mille volte.
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XXIII.
Bologna g. f ebbra jo 1704*
_1N questo punto mi giugne la vostra, © in questo punto , cioè sul partir delle let- tere vi rispondo , per darvi avanti la vostra partenza un abbraccio col cuore , e per au- gurarvi felice viaggio verso Roma . Doma- ni scrivendo al nostro monsignor Leprotti gli dirò quello che debbo di voi , comechè egli già sappia e da me e da altri quanto può bastare per accogliervi , e per avervi
G 4 car0
1 04 Lettere
caro quanto altra persona del mondo . Tro- verete in esso un ottimo amico . Se voi mi aveste prescritto a qual altro in Roma vi piacesse che io dessi contezza di voi, l'avrei fatto ; benché per altro io non lo reputi necessario , sì perchè voi avete colà a que- st'ora ottime introduzioni , sì anche perchè niuno vi ha con cui io potessi procurarve- le , che non sia tanto amico di Leprotti quanto di me stesso , e presso cui la sua intercessione non sia anco più autorevole assai più della mia . Il signor Eustachio mi ha fatte in vostro nome mille affettuose e- spressioni . La nostra conversazione è stata ed è tuttavia sopra di voi . Così a dispetto vostro ho saputo tutte quelle novelle del vostro soggiorno in Firenze , delle quali mi siete stato sì scarso . Credo bene che oltre queste ve ne abbiano delle altre più segre- te , delle quali io non ho voluto interrogar- lo, sapendo quanto egli vi sia fedele; on- de queste si rimarranno nella loro oscurità a gran discapito de' giornalisti, che di qui a cento anni si affaticheranno per pubblicar rx xvUìcra della vostra vita. Addio, mio caro signor Checco , che caramente abbrac- cio ,
Inedite. io5
ciò } ed accompagno col cuore per tutto . I miei vi salutano . Voi in Roma mi salu- terete l'abate Niccolini l'abate Bottari il nostro Eraaldi , e tutti quelli che vi chie- deranno di me , e direte loro che non ho per anco perduta la speranza di rappezzar- mi e di vivere qualche anno, parendo elio gli attacchi del mio male si rendano me- no frequenti. Al signor ambasciatore Bovio e alla casa Bolognetti i miei rispetti , ma prima al padre Maestro del sacro palazzo , da cui dovete incominciar le visite. Addio di nuovo •
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XXIV.
Bologna 6. marzo iy34«
A.
ncorche' io già sapessi il vostro felice arrivo in Roma , ho goduto sommamente di sentirne l'avviso da voi medesimo-, e di ricever con esso quelle novelle che più bra- mava della vostra soddisfazione nel trovar- vi in un sì grande e bel paese , e che , se non m'inganno , sempre più sarà per pia- cervi. A me certamente è accaduto, quan- te volte vi sono tornato, di trovarlo sempre più bello , contuttoché io non avessi né il tempo né la curiosità né la cognizione che voi avrete, per cercare e godere in esso tutto quello che vi ha di apprezzabile . Il nostro monsignor Leprotti mi scrisse d'aver- vi pur allora veduto una sola volta , non avendo potuto ancora esser da voi per le occupazioni che gli davano i suoi malati , ma che vi attendeva tosto a pranzo da lui, dove sarebbero eziandio il signor abate Nic- colini e il signor abate Bottari, che sono
ap-
Inedite. 107
appunto quei due che sopra gli altri io bra- mava che fossero da voi conosciuti , dan- domi a credere che la loro conversazione ed amicizia possa esservi, non meno di quel- la di monsig. Leprotti, di particolar soddi- sfazione , siccome che all' incontro possa pia- cer loro la vostra. Non dubito che essi non siano per farvi tutte quelle introduzioni co- stì che voi bramerete, e non siano anche per compiacersene , conoscendo di farlo a persona che ben lo merita . Quante volte li vedrete , tante vi priego di ricordarmi lo- ro amico e servidore ; così pure al nostro signor Emaldi ed agli altri comuni amici che costì troverete , ma soprattutto al no- stro signor ambasciator di Bologna e al de- gnissimo padre Maestro del sacro palazzo e al padre Marat ti . Di me non posso darvi nuove gran fatto diverse da quelle che ne aveste già in Firenze , se non che egli par pure che i miei insulti si vengano renden- do meno frequenti , e di tanto io mi con- tento , sottoscrivendomi volontieri a soffrir- li una volta ogni quattro o cinque settima- ne , purché nelle loro intermissioni non mi tolgano d'occuparmi ne'mieistudj geniali,
e di
108 Lettere
e di passatamela nell'osservatorio in compa- gnia de'soliti amici . Essi vi riveriscono tut- ti, e vi ringraziano de' saluti che per par- te vostra ho portati a ciascuno di loro . 11 sig. Perelli ha inteso l'enimma della mate- ria combustibile che io non ho cercato d' intendere, benché non mi paresse difficile d'indovinarlo. Si rallegra che la materia suddetta non abbia preso fuoco, ed io de- sidero altresì che noi prenda in cotesto cli- ma anche più caldo . Voi avrete costì di che pascervi, oltre le grandezze del paese, anco delle forestiere, sentendosi che l'in- fante d. Carlo sia per giugnervi e per trat- tenervisi colla sua corte . Desidero che lo seguitino anche le sue truppe, o almeno che mi si levino dalle mie stanze delle Acque, che da un mese in qua mi tengo- no imbarazzate , come vi tengono tutte le altre fuor di porta s. Mammolo e in quelle vi- cinanze; il che tuttavia meno mi rincresce da che voi non ci siete ; che certo molto mi sarebbe spiaciuto, se essendovi voi non avessi potuto godere l'estate quel poco di respiro die io vi prendeva, e dove soleva- te venir qualche volta a trovarmi . Egli è
tempo
Inedite. log
tempo che finisca con abbracciarvi caramen- te, e con salutarvi a nome di tutti i miei di casa , che non lasciano passar giorno in cui di voi non si ricordino . Di me non dico , perchè so che noi mettete in dub- bio . Datemi spesse volte novelle di voi , e de' disegni che vi passano per la menta intorno a' vostri viaggi. Addio.
XXV.
Ravenna 3. luglio ijo'^
N,
on dubito punto che a misura delle no- velle or triste or buone che di me vi giun- gono, non si risenta il vostro cortese ed amorevol animo ; e le assicuranze che ave- te voluto darmene nell' ultima dolcissima lettera vostra , ben potete sapere che con me sono del tutto soverchie, comechè non mi sieno per tutto ciò punto meno care . Ecco che pur ora ho avuto un secondo at- tacco in Ravenna , da cui appena mi sono
ria-
ìio Le t t r. n e
riavuto fra jeri ed oggi . Ho scritto que- sta sera una lunga lettera al nostro Leprot- ti, e mi sento il polso debole , il che mi obbliga ad esser più breve con voi. Sento con sommo piacere il contento che pren- dete in cotesto soggiorno dalla conversazio- ne del signor Folk.es del signor Celsio e del padre abate Revillas , a' quali tutti por- terete i miei rispetti e le mie congratula- zioni per il nuovo osservatorio, che mercè il nostro Leprotti è sorto nel palazzo pon- tificio . Quando avranno stabilita la direzio- ne della meridiana indipendentemente da quella della Certosa, desidererei di sapere come la troveranno d'accordo, per mezzo dei cenni da darsi da un luogo all'altro, con quella della Certosa , e se la differen- za che dovrebbe trovarvisi corrisponda a un dipresso alla distanza de' meridiani . Non du- bito che voi ancora non prendiate parte nelle osservazioni che a tal line si faranno. Vi felicito della vostra marchesa romana, cioè de'vostri dialoghi, de'quali vi ringra- zio che non mi abbiate fatto mistero . Se poi si desse caso che tornaste finché io son vivo a riveder le marchese bolognesi , e ciò
fosse
Inedite. 111
fosse dentro la presente estate o nel pros- simo autunno, vi faccio sapere che io pre- tendo che mi manteniate nel possesso di godere qualche vostra visita in villa, fa qua! villa non sarà più né agli Angeli, nò allo Acque, ma a s. Procolino , luogo pochissi- mo lontano da quelli, a cui si va per un vicolo dietro l' osteria della Palazzina , o in cui mi ricordo di essere stato con voi l'anno del ?.-j. , mentre eravamo insieme agli Angeli , a cogliere e a mangiare una sera le giuggiole. Quello sarà il mio ritiro sì tosto ch'io torni a Bologna , ed ivi do- vrà forse deliberarsi qualche cosa sopra la mia pelle. Serbatemi, mio caro sig. Ghec- co , il dolcissimo amor vostro, e state sa- no, e fatevi amare e stimar da tutti, co- me son certo che fate. Niente desidero ai mondo più di questo . Addio .
+ 0*0*
113 Lettere
XXVI.
Bologna s5. ottobre ijo^.
JLJopo una lunga aspettazione di vostre novelle ho il contento di riceverne ad un tempo stesso e dal signore Zanotti e da voi medesimo , e con poco indugio anco dal no- stro monsignor Leprotti , che al par di noi ne stava con inquietudine . Siamo ora tut- ti consolati di sentirvi in Parigi dopo un felice viaggio , e colla buona compagnia del signor Celsio e del sig. Maldercreutz . Vi ringrazio per la mia parte di avermene in- viato l'avviso , che è stato sommamente ca- ro non solo a tutti di mia casa e agli ami- ci della conversazione astronomica, ma a tutti quelli che in questa città vi amano , cioè a dire che vi conoscono . Non dubito che quando vi troverete meno occupato di quello che si soglia essere al primo arrivo in una gran città , non siate per darmi nuo- ve più precise del vostro stato , e soprattut- to del vostro commercio con cotesti cele- bri
Inedite. i i 3
bri letterati , de'quali Parigi è sì doviziosa. Nell'occasione che ebbi, due mesi sono, di rescrivere ad una lettera del sig. di Mau- pertuis , gli parlai della vostra prossima ve- nuta a Parigi e di quella del sig. Celsio, e lo pregai a farvi costi quelle introduzio- ni, che aveste potuto desiderare. L'istesso so che avea fatto il signore Zanotti scriven- do al signor diMairan; e quando i signori Cassini e Maraldi saranno di ritorno dal lo- ro viario astronomico, che dovrebb'essero in breve, passerò coli' uno o coli' altro di essi il medesimo ufficio . Ben so che la mia mediazione non vi è punto necessaria per procurarvi quell'adito, che il vostro meri- to a quest'ora vi avrà fatto presso cotesti grand' uomini ; ma voi non dovete sdegna- re, che ciò facendo io serva al mio pro- prio interesse , con farmi onore della vo- stra amicizia.
La vostra lettera a madama è stat^ pun- tualmente recapitata . Spero che ne avre- te presto il riscontro dalla risposta di lei medesima, la quale questa stessa mattina è stata a trovarmi, e a parlarmi di voi, in letto; perocché questo è il luogo, dove per To: XI. H lo
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lo più mi convien ricever le visite ; come* che oggi appunto abbia cominciato ad al- zarmene, non so per quanto tempo. An- che i vostri complimenti sono stati portati a cui andavano, e tutti mi hanno caricato di commissioni per restituirveli , facendo ciascuno a gara perchè i suoi siano i più accetti .
Se non fosse un' impertinenza mandarvi delle novelle astronomiche, dove è il più celebre osservatorio del mondo, e d'onde tutti gli altri le aspettano , vi direi che qui abbiamo misurati in due plenilunj diversi, cioè in quello di settembre e in quest'ul- timo d'ottobre, il diametro della luna sul circolo d'ascensione retta o sia siili' orario , e parimente sul parallelo , e il primo si è trovato amendue le volte maggiore del se- condo d'un mezzo minuto incirca, appun- to come mi fu scritto aver ritrovato cote- sto celebre astronomo il signor Godin ; on- de vi è molta apparenza che la luna sia anche coli' asse maggiore a un dipresso per- pendicolare all'orbita; il che toglie la ma- raviglia che da codesta Accademia reale del- le scienze tale sia stata trovata anco la ter- ra ;
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ra; ma di ciò stimo che molto si discor- rerà al ritorno del signor Cassini dal suo viaggio. Mi farete grazia di dar parte di ciò a' signori Svezzesi vostri compagni, che divotamente riverisco, e attendendo vostre lettere , quando ciò possa essere senza scon- cio delle vostre occupazioni e dei diverti- menti , che vi darà cotesta gran dominan- te , termino col ricordarvi che io sono e sarò sempre con tutto il mio cuore e a tutte prove .
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ii6 Lettere
XXVII.
Bologna ìg. febbrajo ij5~-
O E io non vi amassi quanto faccio , e so non fossi certo che voi mi fate la giustizia •di prendere nella miglior parte le mie in- sinuazioni , e di crederle fedeli,, non mi indurrei a scrivervi cosa , che potesse in qualche modo spiacervi , se pure può spia- cervi un avviso fondato sopra notizie , elio forse non hanno sussistenza. In Roma si è risaputo , o per dir meglio notificato che nei dialoghi , che voi siete per pubblicare sopra la luce, siano alcune espressioni, le quali non sieno per essere a grado di chi ha ivi la censura de' libri, onde si possa dubitare che la vostra opera riporti di co- là qualche ingiuriosa nota. Non so indur- mi a creder tal cosa , conoscendovi , come faccio, saggio e circospetto; ma la nostra amicizia e la viva passione y che ho per 1' onor vostro, e per quella estimazione, di cui vi conosco degnissimo , e di cui vorrei,
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Vedervi in possesso presso ogni ordine di persone , non comporta che io vi taccia que- sta ciarla , la quale , ancorché mal fondata , produrrà indubitatamente questo effetto, che il vostro libro quando uscirà si legga con uno spirito più critico e con tutti que- gli svantaggi , che ponno nascere da un pre- giudicio, ancorché mal fondato. Yi priego dunque per l'amore di voi stesso a rivede- re l'opera vostra (ancorché per avventura fosse stata revista e approvata costi ) e ad osservar diligentemente se v'abbia cosa al- cuna, non dirò nella sostanza della dottri- na , che non dubito non sia affatto sana , ma in qualche tratto in qualche motto in qualche arguzia di quelle , onde il vostro vivacissimo spirito l'avrà adorna, che pos- sa essere presa in sinistro , anche con qual- che torto di chi così l' interpretasse , e le- vamela , lasciandovi quel solo ( e certamen- te sarà il più ) che può contribuire alla cer- tezza delle vostre dimostrazioni senza pre- giudicio della eleganza dello stile . Se l'amo- re di voi medesimo, per cui vi ho prega- to , a ciò non basta , ed io vi torno a pre- gar© per l'onore de' vostri amici, de' quali
H 3 ben
ilo" Lettere
ben so che la vostra somma pulitezza fa tutto il conto ; dovendo voi pensare (come non dubito che non abbiate pensato) che ogni eccezione di tal natura, che potesse darsi al vostro libro , invilupperebbe anche questi nella medesima odiosità, la quale da chi vive in Italia ed ama la sua quiete non può riputarsi leggera , anzi è pur la mag- gior e la più temuta che esser possa ; e con- siderate, vi priego, che tal' odiosità tanto appunto sarebbe contro ciascun di essi più fondata, quanto ciascuno vi è più confiden- te e più intimo, che vuol dire più caro. Io pretendo d'avere in questo ordine un luogo così distinto nel vostro animo , che parmi di pregarvi per mio proprio interes- se ; e fermamente spero che mi esaudire- te. Ben so quante cose potreste qui repli- carmi , ma io non accetto alcuna replica per buona, se non quella che io medesimo ho data sul principio, cioè che il vostro libro non sia per dar occasione a chi che sia in alcuna sua parte di essere tirato ia senso sinistro anche con qualche torto. Più non aggiungo ; perchè in materia simile si vuol avere de' riguardi a metter in carta 3;
ma
Inedite. tig
ma vi priego che voi stesso colla vostra som- ma avvedutezza aggiugniate a questo mio amichevol consiglio quel peso , che io non ho saputo dargli , e diciate a voi medesimo tutte quelle altre ragioni che io taccio. So- pra tutto poi mantenetemi nel grado di pri- ma della vostra buona grazia, pensando che io , ove il mio avviso fosse anche inoppor- tuno e soverchio, non l'avrei demeritata per essermi in ciò ingannato, nascendo un tale inganno dal solo amore, che vi porto e vi porterò sempre . Addio • Addio .
• o*o*
H 4
120 Lettere
XXVIII.
Bologna 2. aprile ìy^y.
HO il contento di ricevere da voi me- desimo quelle nuove , che io aveva chiesto di voi al signor Sebastiano con quella an- sietà , in cui ben potete credere che mi avea posto l'avviso da lui datomi della vo- stra grave malattia . Vi ringrazio che non ostante il trovarvi tuttavia in convalescenza vi siate preso il pensiero di rispondere al- la mia già scrittavi ; né vorrei che ciò vi fosse di disagio ; non essendovi cosa al mon- do che più possa premermi della vostra sa- lute > se pur non fosse il vostro onore, il quale comprendo dalla vostra saggia rispo- sta che ben vi sta a cuore , né mai ne ho dubitato . Io debbo dunque , dopo ciò che vi scrissi, rimettere a voi medesimo il pren- der quelle misure , che pensando riposata- mente alle cose da me dettevi stimerete es- sere le più convenevoli , né sopra questo più oltre vi sarò importuno . I vostri ami- ci
I N E 1> I T E . 121
ci erano afflittissimi per la novella che io aveva detto loro della passata indisposizio- ne da voi sofferta, ed ora gli ho rallegra- ti con quella , che ne siete già riavuto . Sti- mo che alcuno di essi vi scriverà. Io ed essi saremo totalmente quieti allora sola- mente che intenderemo da voi non esser- vi restato alcuna reliquia del male passato , come sempre può temersi , trattandosi di pleuritide; e per questo solo vi prego e gra- vo di farmi due parole di risposta , se pur non vi tornasse meglio scriverne ad altri , da cui io potessi risapere il vostro presen- te stato, ed avere una total sicurezza che siate ben guarito, che è quello che io bra- mo di sapere con certezza. Giacché nel fi- ne della vostra ini parlate della cometa, vi mando una brieve relazione delle osser- vazioni, che ne abbiamo fatte, affinchè 1© vediate voi , e le mostriate a chi stimere- te poter gradire di vederle, e fra gli altri al signore Zendrini , che suole mandarmi le sue osservazioni astronomiche da che ha in- trapreso di farne . Suppongo che la mostre- rete altresì al signor abate Conti al signor conte Riccati e agli altri di quella dotta
con-
122 Lf. TTERE
conversazione. Parmi che finora la retta li- nea , in cui si è supposto moversi equabil- mente la cometa, soddisfaccia non solo a quelle prime osservazioni, dalle quali ne fu calcolata la posizione, ma eziandio alle altre che si sono andate facendo dipoi , al- meno per fino a' 23. marzo (perocché del- le altre fatte dopo quel giorno non ho per anco fatta prova come rispondano alla det- ta teoria ) e però stimo che se la trajetto- ria della cometa è veramente curva, come ragionevolmente si crede, la curvatura sia insensibile per tutto quel tratto di essa, che la cometa ha scorso dalla sua prima appa- rizione lino a'23. marzo. Due o tre volte ho creduto di non dover più rivederla , at- tesa la debolezza del lume, con cui appa- riva, ma poi contro la nostra aspettazione l'abbiamo riveduta ed osservata; onde mi guarderò dal ridirvi (ciò che leggerete nel- la annessa relazione) che non vi sia più speranza di osservarla , se pure il lume del- la luna, che comincierà a farsi veder la sera , non mi facesse questa volta meglio indovinar delle altre . Con maggior como- do se ne stenderà una più piena relazione ,
e for-
Inedite. ìàS
ift forse si stamperà . Io mi riserbo ancora di rivedere e di correggere i risultati de' cal- coli , che leggerete a pie di questo foglio . Mio caro sig. Francesco , abbiate cura del- la vostra salute. Non potete farmi cosa più grata di questa, né io so pregarvi d'altro. Addio . Di nuovo state sano .
•0*0*0*0*0*0*0 +0*0*0*0*0*
XXIX.
Bologna 27. novembre ìj'S'j.
A
lle molte e tutte liete novelle, che di voi mi diede il si*'. Eustachio Zanotti nel
o
suo ritorno , vi ringrazio che abbiate ora aggiunto voi stesso quelle , che mi porta la vostra dei 20. corrente , che ho ricevuto in- sieme co'gentilissimi versi, co'quali l'ave- te accompagnata . Questi ho subito comu- nicati al nostro signor dottore Francesco e al signor Eustachio predetto, e a' medesi- mi secondo il vostro ordine ho fatta con- fidenza del disegno , che avreste di dedi- care
1^4 Lettere
care il libro al gran personaggio , a cui { versi sono indirizzati . Non so quello che ne parrà a' signori Zanotti, de' quali il dot- tore Francesco mi ha detto di scrivervene questo medesimo ordinario. Quanto a me, se debbo parlarvi schietto , e certamente lo debbo , perchè e voi me lo ordinate , e la nostra amicizia lo esige, non so concepire la minima speranza che la cosa possa riu- scire . Se al mondo vi è alcun principe tut- to serio tutto severo e tutto lontano da ciò che è galanteria, egli è quello, sopra cui avete posto l'occhio. Ad un tal personag- gio come mai può esser grata V offerta d' un libro , che ha per titolo , la Filosofia per le Darne, e che comincia dal dichiarare che l'autore lo ha composto per piacere al- le donne? Aggiugnete che alla serietà sua naturale si aggiungono ora tanti fastidiosi pensieri e tante traversie quante ben sa tut- to il mondo . Il contegno con cui si vive e si conversa in quella corte ( parlo di ciò che apparisce in pubblico , e che è sotto gli occhi del padrone) è tale da toglier il coraggio a chi che sia di tentare un passo simile , e molto meno lascia sperarne alcu- na
Inedite, ia5
na benemerenza , che si potrebbe forse a- spettare dalla dedica d'un libro d'erudizio- ne d'istoria di critica o d'altro tale arso- mento, ma per mio avviso non si può at- tendere da un opera che per quanto sia dotta elegante e per ogni conto apprezzabi- le sarà sempre riguardata dall'occhio di chi ha tali massime per una bagattella . Ma que- sta non è ancora la più forte delle ragio» ni, che mi fanno temere . Mi conviene ag- giungervi che quel tale , che vorreste ch'io facessi mediatore, è d'umore anche più se- vero e più stoico del principe stesso, che egli serve . Mi par di vederlo ( e non cre- do d'ingannarmi per la lunga pratica che ne ho ) al legger che egli facesse la mia istanza, e al sentir l'argomento del libro, ributtarsi subito , e forse formalizzarsi del- la libertà , che io prendessi nell' esibirgli co- sa, in cui non fosse la dignità di quel prin- cipe né la sua propria . In somma temo che non se ne farebbe niente , o almeno mi par d'esser certo che per mio mezzo non. riuscirebbe . Eccovi sveltamente il parer mio , e quando io arrivo con voi allo scu- sarmi dall'obbedirvi, dovete ben persuader- vi
126 Lettere
vi che ne ho giusta ragione , o piuttosto che non io, ma l'affare medesimo è quel- lo che me ne scusa . Per altro voi siete ora in una città, ove non ponno mancarvi al- tri mezzi né altri consigli per prendere so- pra ciò la vostra deliberazione . Io deside- ro d'ingannarmi nel pronostico , che vi ho esposto , e bramo che altri vi agevoli la stra- da al vostro fine . Soggiungo che quel me- desimo gentiluomo , per le cui mani inten- dereste di presentar il libro , vi può forse far egli l'apertura ; giacché , per quanto sen- to , è ora a quella corte ; né so se la co- sa fosse più riuscibile dedicando il libro noa già al sovrano , ma alla sovrana , a cui tan- to non disdice indirizzar un'opera , che ten- de all'istruzione d'un sesso, di cui ella è come donna e reina ; ma ciò non ostante sempre si vorrebbe troncare tutto quello che è galanteria per rispetto agli occhi, sotto i quali dovrebbe porsi l'opera ; il che né a voi piacerebbe di fare, e obbligherebbe a rifare da capo a piedi l'opera stessa. Ma di ciò abbastanza . Condonate , caro amico , se vi parlo con troppa sincerità . I versi mi sono estremamente piaciuti , e se qualche
bar
Inedite. 127
bagattella vi fosse da cangiare , ve ne scri- verà forse il nostro dottore Francesco . Or- sù ; sollecitate la stampa del libro , e poi pre- paratene un altro di argomento più grave, o per jneglio dire di genere , in cui non abbia tanta parte l'amore e il piacere, che regna in questo primo da capo a piede. Per altro a conseguir il titolo decoroso, a cui aspirate , son certo che non vi manche- ranno altre strade . Tutti i miei vi saluta- no . State ben sano ed allegro , e coman- datemi , se vaglio ad altro .
*o*o*
J2$
XXX.
Bologna 8. gennajo iy58.
O ul £ne della settimana passata ricevei i due pieghi di libri da voi inviatimi , e per le stesse mani la vostra lettera de' 1 8. de- cembre, che ne aveva annessa un'altra pu- re per me ed una per monsignor Leprot- ti . Feci aver subito il suo esemplare al dot- tore Francesco e il suo a Beccari , quello del marchese Guido , che è ora a Venezia , lo diedi al signor Eustachio , che promise d'avvisamelo per lettera; ritenni per me quello, che mi avete destinato, e non vo- lendo esporre quello del dottor Crudeli a qualche accidente nelle mani del Proccac- cia, ne scriverò sabbato al medesimo signor Crudeli , che mi avvisi per cui mano deb- ba mandarglielo ; poiché la solita licenza d'estraerlo da Bologna forse non si avreb- be senza esibir il libro a chi dee segnarla, e l'esibirlo sarebbe un azzardarlo. Questo
az-
Inedite. 129
azzardo non correrà l'altro piego diretto a monsignor Leprotti , il quale ho consegna- to al signor Antonio Zampieri , che ha da spedirgli un altro involto di libri già da qualche tempo , e per cui mezzo sempre gli ha avuti sicuramente . Non mancai pe- rò lo stesso giorno di sabbato di avvisare monsignor Leprotti con mia lettera d'ave- re per lui il detto piego , né di mandargli la lettera, che da voi mi era venuta per esso . Feci anco sapere al dottore Zanotti che se nell'aspettazione di altri esemplari, i quali voi promettete mandare , volesse ce- dere il suo, si manderebbe al signor Vici- ni di Modena , e Io manderò se così egli si contenta . Dopo seguiti tutti questi reca- piti mi è giunta la terza vostra lettera , che è del primo corrente, nella quale mi av- visate dell'errore accaduto alla pag. 282., mettendo mille seicento ottanta due in luo- go di 1680., e l'ho corretto nel mio esem- plare come in quello dei signor Crudeli, che ancor tengo , ma la sollecitudine neli' ubbidirvi del recapito degl'altri mi toglie di far il medesimo in essi , né altro posso fa- re che avvisare chi li riceverà che emen- To: XI. I dino
i5o L f t t r n E
dino quel luogo , come l'ho già scritto a
monsignor Leprotti .
Vengo ora al libro medesimo, di cui mi richiedete il mio giudicio ; ma questo è quello stesso, che già ridiedi quando me ne mostraste il manoscritto . Il gran talen- to dell'autore si scorge e nelle cose, che dice, e nell'ordine, con cui le dispone, e nel modo di dirle . Tutto ò scritto in una maniera che istruisce ed alletta , e se fosse possibile che le donne intendessero mai bene simili cose , questo è il solo li- bro, da cui potrebbono impararle, né ap- punto voi cercavate più di questo; ma io son certo che egli sarà d'uso anche agli uo- mini, de' quali essendovene molti, che sfug- gono volentieri ogni menoma applicazione, e che vorrebbero imparar le cose d'una ma- niera comoda e facile, avranno di che sod- disfarsi nel ieggerlo . Del restante ora che l'ho letto con tutto il mio agio, veggo che non vi era alcun fondamento a quelle si- nistre prevenzioni contro di esso , delle qua- li vi diedi avviso .
Due sole cose ho notate, che vi dirò eoa quella candidezza, che mostrate di deside- rare;
Inedita. i5t
rare; una in ordine alla morale, l'altra in ordine alla letteratura. La prima è che la galanteria e l'amore vi ha un poco troppa parte . Il libro di Fontenelle , comechè gra- ziosissimo e galantissimo anco in tal gene- re, non dirà a cagion d'esempio che in certe ore del giorno o pur della notte si risarcisse colla dama la perdita del tempo fatta ne' dialoghi. Credo ancora che quell' autore si sarebbe guardato dalla necessità di parlare con una dama de' vermi sperma- tici, cosa che per quanto sia stata da voi coonestata e passata con disinvoltura , si sarebbe a mio credere risparmiata con mag- gior vostra lode . Così andate discorrendo d'alcuni altri passi, che, se non m'ingan- no, non Uniranno di piacere né pure in Francia , dove si pensa e si parla con tan- ta libertà in materia di galanteria; né so ancora ben dirvi che effetto possa fare co- là l'aver posto alla testa d'un libro, che dee passare come fatto per una dama ita- liana sul lago di Garda , un ritratto , di cui molti pretenderanno di conoscer in Francia l'originale . L'altra cosa é , che sebbene il libro è sorit-
I a to
lOZ L E T T E II E
to con pulizia, e iu molti luoghi anche con buon sapore di lingua italiana , in alcuni al- tri però è di frase totalmente francese , e generalmente ha il genio di quella lingua nei modi di legare e attaccar insieme le cose , e nel dar loro ciò che essi chiama- no le tour . Io non vi reco questo a gran colpa, essendo io di quelli , che si sono for- mati uno stile bastardo , e che per conse- guenza non ponno condannare a buona equi- tà la mescolanza delle frasi negli altri scrit- tori j ma ve lo dico, perchè parmi d'esser certo che altri lo dirà , e che voi ne avre- te della critica da quelli , che fanno pro- fessione del rigorismo in materia di lingua. Egli è ben vero che questi non sogliono es- sere gli uomini più dotti del mondo .
Io non ho per anco veduti i nuovi ver- si , che mi scrivete aver inviati al sig. Eu- stachio; perchè da tre giorni non ho ve- duto lui medesimo , e forse non esce di casa per non andare per la neve fino al gi- nocchio. Li vedrò volentieri , essendo cer- to di trovarvi qualche cosa di bello, quand* anco fossero simili ai men belli che di voi
abbia veduti .
I giù-
Inedite. i55
I giudicj degli altri, che mi chiedete so- pra il vostro libro , si vogliono non ricer- care , ma aspettare , raccogliendoli a poco a poco a misura che vengono , per avelli sinceri. Io vi avviserò di quello che ne sen- tirò. In tanto so che non posso ingannar- mi rallegrandomi con voi di questo saggio della vostra bella mente , e confortandovi a far in modo che egli non sia l'ultimo. Addio. Amatemi e state sano. Addio.
XXXI.
Bologna 2g. gennajo iy38.
A? inalmente il signor Tommaso Crudeli Jia risposto alla mia scrittagli tempo fa in- torno al modo di fargli pervenire sicuramen- te l'esemplare da voi destinatogli del vo- stro libro, e mi ha istrutto sopra l'indiriz- zo , che dovrò fargli , e perciò sabbato pros- simo il libro gli sarà spedito .
Vidi in mano del signor Eustachio (ora I 3 eletto
; Z/\ L r. T T E A v.
eletto professore pubblico delle matemati- che in questo studio ) alcuni rostri genti- lissimi versi sopra un ventaglio . Gli dissi che per parte mia vi scrivesse che mi era- no paruti oltre modo belli, e di gusto per- fettamente italiano . A voi ora sta , sapen- done fare di questa sorta , ed anco degli al- tri alla maniera francese, appigliarvi o all' una o all'altra ; o quello che stimerei me- glio, seguir la maniera italiana negl'italia- ni e la francese ne' francesi. Una sola pa- rola mi parve non troppo usata né forse plausibile , e fu la parola energica , e me ne è sovvenuto ora rileggendola anco nel- la lettera, che da voi in questo spaccio ho ricevuta . Stimerei che a un bisogno doves- se dirsi energetica , o più tosto né l'uno né l'altro , ma trovar ripieghi da schifare tal bisogno .
Scrivo dal letto con un poco d'incomo- do dal raffreddore , e perciò non ho avuto tempo di cercare nel vostro libro gli esempi delle maniere di dire francesi , che vi dis- si parermi spesso da voi usate . Io l' aveva aperto giorni sono per questo fine , ma m* incontrai in alcune carte, ove è sì pulita- mente
Inedite. i35
mehte scritto , che mi scordai di ciò che cercava , e mi lasciai portar oltre dal pia- cere della lettura senza badarvi più . Ma con un poco di tempo voglio ad ogni pat- to farvi la critica intorno a ciò ; giacché mi andate stuzzicando a farlo . Addio . Non posso scrivere che stentatamente; e il tem- po mi manca . Addio .
*o*o*o* o* o*o*o*o*o* o*o*o*
XXXII.
Bologna 11. agosto iy58.
A
lla vostra de' 22. giugno scrittami da Carcassona non ho voluto dar risposta pri- ma di potervi ragguagliare di aver fatta la commissione datami in essa, di cercar l'ob- biettivo desiderato da monsieur Guillemi- net . Io scrivo a lui medesimo in questo spaccio coli' indirizzo da voi datomi de' si- gnori Bouer e Delon di Genova , avvisan- dolo essermi stato promesso da Roma di mandarmi a prova un obbiettivo del Cam-
I 4 pani
i36 Lettere
pani di i5. piedi di Parigi, che sono zo. palmi romani , colla condizione di ripigliar- lo indietro, quando non riesca perfetto, e di pagarlo , quando riesca , scudi romani 4°. Attenderò se il signor Guilleminet accetti questo partito , e accettandolo , farò venire il vetro per provarlo , e per farne secondo gli ordini, che ne riceverò. Io ho conso- lati i vostri amici , e prima di tutti me me- desimo colle novelle , che mi avete date di voi e dei vostri viaggi nell'oscurità to- tale , in cui ne eravamo tutti da tanto tem- po . E stata per noi una grata sorpresa il sentirvi tutto inteso a cercare le antichità nel Languedoc , quando il vostro silenzio ci aveva fatto credere che foste occupato piuttosto nelle mode di Parigi , dove secon- do l'itinerario da voi inviatomi la presen- te mia lettera vi dovrebbe finalmente tro- vare . Quando ci siate arrivato , vi prego di fare i miei complimenti al signor Mau- pertuis, ragguagliandolo che io aveva data commissione, già sono molti mesi, al sig. Cassini che gli facesse tenere un esempla- re del mio libro sopra la meridiana di san Petronio; ma che essendosi perduta la let- tera,
Inedite. 13-7
tera , in cui erano specificati i nomi di quel- li, a' quali io destinava gli esemplari costà inviati del detto libro , ho rescritto ultima- mente al signor Cassini come debba distri- buirli, e suppongo che il signor Mauper- tuis avrà ricevuto il suo, il quale , non più che gli altri , ho mandato sciolto , per ri- sparmiargli la spesa di farlo slegare e rile- gare ; giacché qui non era sperabile che fos- sero legati passabilmente. Mi farete anco grazia di dirgli che attendo con impazien- za il dettaglio , che egli mi fece sperare del- le sue osservazioni del Nort intorno alla fi- gura della terra , essendo estremamente curioso di vedere il metodo da lui tenuto e la descrizione degli strumenti, de' quali si è servito , per meglio intender ciò che ho veduto in istampa tauto del signor Cel- sio, quanto del signor Cassini sopra l'istes- so argomento . Se intorno a còtesta gran disputa o intorno ad alcun' altra particola- rità astronomica avrete di che ragguagliar- mi, mi farete sommo piacere. Dell'Italia non vi maravigliate se non vi do novelle letterarie, ben sapendo Voi quanto siano scarse. Di Beccari di Fabbri e degli altri vo- stri
l38 L E T T e n E
stri amici, de'quali mi domandate, vi ri» mando mille saluti; essi vi amano e vi sti- mano come sempre , e sono stati a parte della mia inquietudine trovandosi da tanto tempo senza saper nulla di voi. Tutto ciò si dee intendere anche in modo più spe- ciale de' vostri grandi amici , il signor Fran- cesco e il signor Eustachio Zanotti. Al pri- mo ho mandato la vostra lettera in villa, dove si trova ; perchè legga egli stesso quan- to scrivete di lui . Al secondo la mostrerò fra pochi giorni quando fìa di ritorno anch' egli dalla villa , e lo animerò a compire il trattato di prospettiva, che da lui aspetta- te, e che esibite di far imprimere in In- ghilterra . Vengo al particolare del vostro libro, del quale avete gran torto di sospet- tare che sia stato posto in dimenticanza . Io non mi ricordo d'aver mai sentito par- lar tanto e°qui e fuor di qui d'alcun libro, come si è fatto e si fa tuttavia di questo . 1 giudizj che se ne danno , sono quali si potevano aspettare , e però non è maravi- glia che se ne sentano diversi e diametral- mente opposti gli uni agli altri. Quelli che giudicano senza prevenzione , e che vanno
alla
Inedite. i3q
alla sostanza delle cose , non lasciano di compiacersi della facilità e della grazia , con cui avete trattato e messo in sì buon lu- me un argomento cosi difficile. Ma la so- verchia libertà d'alcune espressioni, la tene- rezza troppo grande d'alcune altre, i tratti di disprezzo contro alcuno, la mescolanza delle maniere di dire oltramontane colle ita- liane, ed altre simili bagattelle tengono luo- go appresso di altri di gravissime cagioni per dirne male . Voi saprete che in Roma è già uscito dalla Congregazione dell'Indi- ce il decreto di proibizione clonec corriga- tur, clausula che vi è stata fatta aggiugne- re da chi, non potendo opporsi al torren- te di quelli , che lo volevano in ogni ma- niera far condannare , ha almeno voluto mi- tigare la censura . Debbo io avanzarmi , caro amico, a darvi un consiglio? Si cer- tamente lo debbo ; perchè son certo che voi lo prenderete in ottima parte . Giacché voi vi disponevate a ristampare il libro per conto di migliorare qualche bagattella di lin- gua; perchè non potreste voi in tal' occasio- ne cangiar altresì qualcheduno dei tratti , che vi hanno attirata la censura predetta , mo- strando
lZ^O Lettere
strando di riceverla rispettosamente? I trat- ti predetti non sarebbero che pochissimi , ed io mi prometterei di risaperli tutti , uno per uno ; anzi con tal correzione ho già in capitale che il libro si ristamperebbe in Ro- ma. Ma che dico io di cangiare? Né pur questa fatica voglio che voi facciate . Vo- glio solo che vi fidiate di me del sig. Fran- cesco Zanotti e di un altro grande amico, che avete in Roma, e che diate a noi fa- coltà di mutare quello che a noi parrà do- versi mutare ; il che sarà il meno che fia possibile . Si torrà a un tempo stesso ogni scrupolo per conto della lingua , e per quel- lo della Congregazione dell'Indice, e il fron- tespizio del libro porterà che egli è stato corretto dal medesimo autore. Che ne di- te voi? Vi prego a pensare se vi torni con- to mostrare sì poca stima dell'Italia e del- la vostra medesima patria ( che pare la più avversa a questa opera ) da non curarne per niente il giudicio , e di passar sopra a quell* odiosità, anco indebita, che pare che vi sovrasti, specialmente tornando voi una vol- ta in queste parti ; dalle quali ancorché for- se siate ora lontanissimo col pensiero, do- vete
Inedite. i^i
Vete riflettere che ponno succedere mille cose , che vi facciano desiderare di tornar- vi , e di esservi bene accolto . Pensateci un momento, e scrivetemi quello che avrete risoluto . Io dopo avervi esposto con ogni candidezza il mio sentimento , sarò per ac- comodarmi sempre quanto ila possibile al vostro piacere. State sano, e amatemi co- me fate, accertandovi di farlo scambievol- mente . Addio , Addio .
XXXIII.
Bologna 19. gennajo 1739.
vJuesta volta s\ che avrete ragione di dire che fra tutti gli amici di Bologna, a' quali avete data parte dei vostro arrivo a Parigi , io sia il meno puntuale a risponder- vi; ma sappiate che questa poca puntuali- tà nasce per l'appunto da un desiderio di esser più puntuale; mentre per rispondere ho dovuto cercar prima alcune notizie , e
mi
l42 L E T T E II E
mi è convenuto aspettarle lino a quest'ora» Io non ho dunque voluto darvi alcun pa- rere sopra ciò di che mi richiedete , cioè intorno alla correzione e ristampa del vo- stro Newtonianismo , prima di sapere con certezza quel eh' è passato in ordine alla proibizione di esso , della quale diversamen- te si è parlato da diversi. Ora con lettere di monsignor Leprotti (il quale, per non iscordarmene , vi riverisce, ed aspetta una vostra lettera , che io gli ho fatto sperare sulla vostra parola) vengo finalmente avvi- sato che sebbene nella Congregazione dell' Indice fu stabilito il decreto della proibi- zione , promosso più che da altri dal padre Ridolfi allora segretario della Congregazio- ne; nulladiraeno non è mai stato sottoscrit- to dal cardinale Davia prefetto della mede- desima Congregazione ; e però non si è pub- blicato , né facilmente se ne parlerà più , da poiché quel tal padre Ridolfi ha lascia- ta la segreteria dell'Indice, ed è stato pro- mosso a maestro del sacro palazzo , carica lasciata vuota con dispiacere di tutti dal vostro degnissimo zio il padre maestro Gio- Vanelli , la cui morte vien compianta da tut- ta
Inedite. i/fi
ta Roma . In tale stato di coso il nostro Leprotti va pensando che non tosse per es- ser più òli stagione rimetter in campo la ristampa del libro, ancorché corretto, per non risvegliare, come si suol dire, i cani che dormono , potendo darsi caso che il pubblicarlo di nuovo non servisse che a ri- suscitare le ciarle di quelli , che tanto ne hanno sparlato, e che ora tacciono . Ecco- vi qual sia nel presente stato delle cose il parere d'un vostro buon amico, e vi con- fesso che a me ancora par ragionevole ; e tanto più che essendosi anco in Bologna , come sentirete dalle lettere de' due Zanot- ti , quasi del tutto ammutolite le voci di chi lo censurava oltre il dovere , anzi es- sendo stato letto e lodato il libro in alcu- ne scelte conversazioni letterarie (salvo qual- che disapprovazione in ordine alle maniere francesi , che vi si leggono , ina che a giu- dicio de'saggi non ponno guastare un libro , ove tanto è di buono ) nò pur qui vi è cau- sa alcuna di dover mutarlo . Posso dirvi ol- tre ciò che in altre città ancora è stato let- to , e tuttavia si legge e si loda , e però se vi ha ancora chi ne giudichi diversamen- te >
i44 Lettere
te, non si può più dire che universalmen- te venga riprovato , ma al più che vi han- no due partiti, in favore, e in disfavore, né a noi conviene mettervi dal canto di questo ultimo col cangiarlo. Una delle co- se , che gli hanno portato vantaggio , è sta- ta a mio credere l'essersi frattanto veduto in luce l'altro Newtonianismo di Voltaire, che è paruto a molti cosa assai meschina; ed è stato graziosamente detto in Roma da un uomo di lettere , che Voltaire nel suo libro ostenta quella geometria che egli non ha , e che Algarotti nasconde quella che ha; giudicio che a me pare molto adatta- to e verace . Io poi mi rallegro che già ne sia pubblica la traduzione in lingua france- se, e che gli Inglesi ne siano contenti, co- me hanno tutta la ragione di esserlo. Ma voi , sig. Checco mio , non istate in ozio « Producete , e ben presto , qualche altra beli' opera, e tale che tutti abbiano necessità di lodarla; come sicuramente l'avranno, se se- guiterete il vostro buon giudicio, e rispar- mierete qualche tratto di quelli, che non essendo punto necessarj , ponno , anzi deb- bono per necessità esser disgustati a qual- che-
Inedite. 12J5
cheduno , come a cagion d'esempio, ciò che avete detto del Rizzetti ( giacché anco su questo particolare mi richiedete che vi avvisi di ciò che nel vostro libro è in al- trui dispregio ) potendo ben voi avvedervi che a ama uomo del mondo può piacere di fare quella figura , che a lui fate fare nella vostra opera . Ma di questo abbastan- za, e tanto più che so avervene i due Za- notti scritto assai a lungo .
Del sig. Guilleminet col quale mi met- teste in commercio, debbo dirvi che ione ricevei una gentilissima lettera, ma che pa- rendogli soverchio il prezzo dell'obbiettivo del Campani, di cui io l'aveva avvisato, si risolse di non farne altro . Io ho poi tar- dato a rescrivergli fino al mese di decem- bre passato ; perchè la salute non me lo permise prima , ed anco perchè ho aspet- tato di trovar occasione d'inviargli per la via di Genova il mio libro de Gnomone Bononiensi , di cui mostrava curiosità , e spero che gli pervenga ben tosto . Voi ora mi parlate d'un altro astronomo di Tolosa, il cui nome non so se io abbia saputo leg- ger bene per Garipuy . Se egli, con qua- To: XI. K luu-
l46 L E T T E II E
lunque nome si cliiami , mi scriverà di es- ser quegli, di cui voi mi avete scritto , vo- lentieri entrerò con esso in corrisponden- za, e anche di questo come dell'altro avrò tutto l'obbligo a voi.
Della dolce patria vostra (giacché anco sopra ciò m'interrogate) non sapendo io su qual fondamento sia stabilita V avversione mostrata a voi e all'opera vostra, poco o nulla saprei dirvi in ordine ai rimedj . Pren- do tuttavia buon augurio da ciò che mi scri- vete, cioè che in Venezia si fosse comin- ciata una ristampa di quella , il che mostre- rebbe che l'odiosità né pur ivi fosse così universale. Per altro se vi ha rimedio di scemare o di togliere l'avversione in quel- li, che l'hanno, io stimerei che si doves- se cominciare da que' vostri nazionali, che senza dubbio sono in gran numero in co- testa città, e ne saranno ancor molti in In- ghilterra, dove accennate di voler tornare, e sopra tutto dagl'ambasciadori, e rappre- sentanti pubblici. Io ho osservato che niu- na cosa più dispiace a questi che di veder- si poco corteggiati dai loro proprj naziona- li, e niuna cosa all'incontro più gli obbli-
Inedite. 147
ga che il vederseli spesso attorno, e l'es- sere da essi riconosciuti in un certo modo come capi e protettori della nazione nella corte e nella città , ove si trovano . Non dubito che voi non facciate la vostra cor- te agli ambasciatori di Venezia , ma stime- rei che gli obbligasse molto il fargliela an- co con maggiore assiduità e diligenza ; nel che quando anco sul principio non mostras- sero tutto il gradimento , anzi quando sa- peste di certo che non parlassero vantag- giosamente di voi; nulla di meno, al pa- rer mio , non dovete stancarvi , ma raddop- piare l'attenzione, e mostrare incerto mo- do di aver bisogno di essi più ancora elio non l'avete, di volerli per protettori , e di non far nulla senza loro . Simili cose con un poco di tempo non ponno fare che ot- timo effetto ; e se vi sta veramente , come mostrate e come è ragionevole , a cuore la patria , non dovete trascurarle a qualunque costo ; cioè a dire sagrifìcando ancora qual- cheduno de' vostri piaceri e divertimenti al- la loro buona corrispondenza ed amicizia. Ecco quello che può dirvi un uomo poco pratico del mondo , ma che dall' età può
K a aver
l/fi Lettere.
aver presa qualche cognizione ed esperienza > e che sopra tutto vi ama di tutto cuore . Ho ricevuto e letto il libro del sig. Mau- pertuis . Bisogna restar convinto dell'esat- tezza delle sue osservazioni , e così confes- sano meco tutti quelli, a'quali l'ho fatto leggere, che non sono pochi. Ma per le- varsi ogni scrupolo conviene attendere an- co quelle del Perù . Se la figura della ter- ra si cercasse per li principj meccanici e a priori, tutti da gran tempo sono convin- ti che ella sia newtoniana. Ma cercandosi solo quello che mostrano le osservazioni ; quante più se ne combinano insieme, tan- to ne sarà più sicuro e ben fondato il giu- dicio . Nell'ipotesi newtoniana delle attra- zioni potrebbe la terra per l' inegual densi- tà delle sue parti esser di figura irregola- te , e con ciò conciliarsi le osservazioni del- la Francia con quelle della Lapponiaj on- de parmi che convenga attendere ancha un poco .
Vorrei darvi un incomodo : che vi por- taste in mio nome dal signor Cassini , a cui scrivo di ciò nel presente ordinario, o pure , che è lo stesso , dal signor Maraldi ,
eoa
Inedite. i4g
con offerirvi a ricevere da essi quei tomi delle memorie dell'Accademia delle scien- te , che piacesse loro di consegnarvi per me. Il signor Cassini mi richiese quali to- mi mi mancassero, ed io glieli specificai, e nuovamente ora glieli specifico, aggiun- gendo che se vogliono consegnarli a voi , saranno ottimamente consegnati. Vi prego a far ciò in modo che non mostriate che io esiga questo regalo dall'Accademia , dal che sono lontanissimo , ma solo che volen- do esso mandarmeli sappia a chi debba con- segnarli . Quando ciò siegua , mi farete pia- cere di osservare se fra quelli, che vi daranno, vi sia anco il tomo dell'anno 1726. Quando non vi fosse , vorrei che me lo comperaste costi , senza farne saper nulla né al sig. Cassi- ni né al sig. Maraldi né ad altri . Ciò fatto , tutti i tomi che avrete , vorrei che me li mandaste fino a Lione al vostro corrisponden- te, d'onde io poi li farei venire per Tori- no . Io rimborserò al vostro signor fratello (se cosi vi piace) tuito quello che avrete speso tanto nella condotta fino a Lione, quanto nella compera del detto tom. 1726. , caso che non sia fra quelli, che vi daran-
K 3 no.
i5o Lettere
no . Vorrei pur arrivare ad aver il compi* mento di questa opera ; perciò a voi mi raccomando. S'intende che i tomi siano dell'edizione di Parigi in quarto. Addio- Mentre scrivo, 1'Annina che è presente, mi commette di riverirvi in suo nome ■ Addio .
Bistro
LETTERE
DEL SIGNOR
GIAMPIETRO ZANOTTI.
i53
LETTERE
DEL SIGNOR GIAMPIETRO ZANOTTI (i).
I.
Bologna zo. settembre 1729.
J. N fretta , perchè ho mille cose da fare r a cagione che domani io parto per il Fina- le di Modena . Io vi ringrazio moltissimo
della
(1) Nacque in Parigi l'anno 1624- •> donde in tenera età fu condotto a Bologna sua patria originaria ; ebbe a fratello Francesco Maria , e fu padre di Eustachio sorti ambidue all' orna- mento d'Italia. Datosi di buon'ora agli studj delle amene lettere e della Pittura-, si distinse in quelle come leggiadro poeta ed elegante pro- satore , e in questa rese chiaro il suo nome con molti disegni e dipinti d'uno stile puro ed ar- monioso, ma più col fervore ond'egli promos- se
1 54 Lettere
della memoria, che di me avete, né cosa posso sentire, che più mi piaccia; e per- chè io bramo di dir cosa , che altrettanto piaccia a voi , dirovvi che questa mattina ho veduto la gentilissima signora marchesa Ratta, e le ho le espressioni vostre tene- rissime recate, alle quali con non dissimi- li ha risposto ; e se ù> tempo avessi di dir- vi quello che ha detto, e quella sua grazia avessi nel dirlo , voi subito tornereste a Bo- logna, né indugiereste un momeuto . EU' è veramente > come voi dite ; questa dama fa
Poeti , se il buon gusto dell' arte , e coli' istituzione dell'Accademia Clementina del disegno, di cui fu uno de' principali fondatori e della quale scris- se la storia con pari diligenza che venustà . Di- sinvolto nelle maniere, schietto e leale di pro- cedere , giocondo ed ameno nella conversazio- ne , tale mostrossi anche negli scritti suoi , e ne faran fede queste pistole famigliari che or di lui pubblichiamo . Un nonnulla , come scris- se di lui un valentuomo , prendeva corpo sot- to la sua maestra mano , e come in tela sa- peva dargli risalto colle tinte del valoroso suo pennello , così lo rendeva piacevole nello scriverlo in carta agli amici . Morì nel 1765.
Inedite» i55
Poeti , e quelli che sono conserva , concios- siachè diffìcil cosa sia conoscerla e non lau- darla, e noi fare in versi, purché un pò poco s'abbia favorevole il coro delle Muse. Il signor Moussi , che altri disegni ha com- perati , parte buoni e parte no , mi volea seco a pranzo questa mattina, ma non ho potuto ricevere le grazie sue . Io vi racco- mando il mio padre Riva, e se voi siete > come il siete , ottimo estimatore degli one- sti e valorosi uomini , dev'essere anche vo- stro , e però come cosa vostra ve lo racco- mando . Visitatelo, com'io farei, ch'egli v'accoglierà come me stesso ; perch'egli vi conosce, e sa che meritate l'amor di chi che sia ; anzi per questo deve accogliervi più giocondamente e cortesemente che me non farebbe . Io sono in fretta .
•o*o*
56
T E R E
IL
Bologna 29. aprile 1702.
o
H quanto io sono contento dell'amor vostro , il quale non vi lascia obbliarmi , co- inechè avvolto ne' travagli e nelle afflizio- ni ! Ma quanto io sono dell'amor vostro con- tento , altrettanto mi lagno della fortuna , che in tal modo affligga un amico sì. caro ,
e cui desidero ogni maggior bene . France* sco mio fratello s' è trovato costà in mal punto , da che sento che anche a lui mol- to duole il pericolo di vostro fratello e il vostro dispiacere ; tuttavia può essere che gli venga fatto , dacché lo amate moltissi- mo, di alleviare in parte il vostro dolore , e s'è cosi, in buon punto si è costà ritro- vato, potendo in parte esservi d'utile e di giovamento . La vostra canzonetta coi sonet- to ho insieme con l'epigramma di France- sco dato al dottore Balbi , che queir uso ne farà, che voi sapete, acciochè il mon- do vegga quanto estimate questa divina Bas- si,
Inèdite. i5^
Si , e acciochè la raccolta delle composi- zioni abbia maggior lume e maggior bellez- za , che altronde non può meglio ritrarre che dalle cose vostre . Io già per lei feci un sonetto, e credo che voi l'udiste, ma non ne sono stati sazj abbastanza i rac- coglitori delle rime , ed hanno voluto che di più v'aggiunga una canzone, la quale oggi appunto ho terminata. Voi mostrate gran dispiacere di non essere in Bologna, e la memoria de i diletti, che qui aveva- te certamente è ciò, che vi tormenta % ma perchè non tornate? Temete voi di pa- rere uomo leggiero? Avreste pure una bel- la occasione di ritornare , cioè per esser pre- sente al dottoramento della Bassi, che s'ha a far solennissimo . Dico ciò , lusingandomi che il vostro fratellino stia alquanto meglio , che in quanto agli sposi , essi senza voi fa- ranno l'ufficio loro, né d'un momento si ritarderà l'opera d'un nepotino , che vaa meditando di farvi. Tutti l'avrebbono ca- ro, e di madama non parlo , che vel pote- te immaginare . Jeri mattina io era seco quando ebbe la vostra lettera , e quello vi- di, che meglio è ch'io non vi dica. Do- mani
Ì.18 L E T T E R E
mani manderò a lei le poesie , che mi or- dinaste di darle , e potete immaginarvi se le farà copiar prontamente. Il grand' Eusta- chio è ora in Bologna, e mi ha comanda- to di salutarvi . Tra poco dee però ritorna- re a Ravenna , e di là passare a Roma . Que- sto gii può essere di grand' utile, e gli è ancora d'onore, ma di tant' utile non ab- bisogna, e circa l'onore ne ha tanto cha ne porria dare a qualunque , e però mi pa- re che assai meglio facesse se qui restasse e co' suoi libri e con noi, senza faticarsi tanto , e senza esporsi a quei tanti perico- li, che in viaggiando s'incontrano. Messer Alessandro Fabri senza line vi si raccoman- da, e lo stesso fa lo schifosetto e rabbio- setto Vicini, e il fa ancora Eustachio mio. Conservatemi sempre l'amor vostro, che al mio non potrà togliervi inai cosa alcuna. Addio. State sano.
Inedite. i5q
AL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI
III.
Bologna ag. aprile iy32.
J-O vi ringrazio sommamente della vostra soave lettera , dalla quale sento che voi giu- gneste costì con prosperità . Mi spiace ben molto della malattia dell'Algarottino, la qua- le travaglia e affligge tutta quella casa , e voi certo dovete molto disturbo sentire . Avrò piacere di sapere il line d'un tal male , che voglia Dio che sia buono , come lo desidero . Io non m'aspettava meno circa il trattamen- to, che costì v' è fatto; perchè io so quanto cotesti vostri albergatori sieno cortesi e di grazie larghi ed abbofldevoli ; e circa la con- fusione , che avete di non meritarle, caro voi non v'affliggete tanto, che non avete poi giusta occasione per questo di buttarvi
in
160 Lettere
in mare. La divina Bassi , come avrete udi- to, si portò divinamente bene, e vi so di- re che la gente molto ne parla. V'erano forestieri moltissimi a tale effetto venuti , i quali cose grandi avran riportate ai lor paesi. Di un tal prodigio tutti han piace- re, se non se alcuno o alcuna, cui punga rabbiosissima invidia. Da ogni parte vengo- no poesie ai sua laude, così venissero an- cora orologi e scatole d' oro o altri sì fat- ti ingredienti , i quali già sarebbon venuti a qualunque cantrice si fosse fatta sentire con maraviglia. Sentite questa, s'è da ri- dere. Don Benedetto Piccioli anch' egli ha fatto uà sonetti no gentile, ma perchè egli sembra trattare un poco di sodomia , è sta- to da' revisori cassato. Egli dice tra l'altre cose, parlando alla Bassi, che per lei il suo sesso muterà usanza, e v'aggiunge non so che di fesse . Io ho fatto una canzone in fretta, e d'uno stil matto. La traggo me- co in Inghilterra ad onorare le ceneri del Neuton. Essa Bassi nr*ha imposto di rive- rirvi. Io ho l'epigramma consegnato a Bal- bi. Chiunque l'ha veduto, lo ha molto lo- dato , ma questa è una nuova , di cui non
ab-
Inedite. iGi
abbisognate. Lo addottoramento della Bas- si alcuni credono che si farà lunedì , altri pensano alcuni giorni dopo , e dipende il farlo dal ritorno dell'arcivescovo, che ora è a s. Giovanni. Il collegio de' dottori ha già determinato il modo , che bassi a fare. Primieramente il padre della Bassi porterà al collegio il denaro , il quale sarà rifiuta- to . Il giorno dell'addottoramento si ragu- nerà il collegio nel solito luogo , e senza alcuno esame sarà a viva voce la Bassi ac- clamata dottoressa e maestra , e quindi par- tiranno subito in varie carrozze , e anderan- no al palazzo pubblico, ove nella gran sa- la d'Ercole si farà a lei la dispensazione della laurea dottorale, e vi sarà invito di dame e cavalieri. Le due dame, che ac- compagneranno la vergine dottoressa, saran- no quelle medesime, che la servirono per la conclusione, cioè la Ranucci e la Rat- ta. Se più ne sapessi , più ve ne direi . Cir- ca don Ercole , egli fu il mercoledì a pran- zo cogli Anziani, come sapete, e poi ven- ne a casa , dove , toltone questi due ultimi giorni, non ha parlato con alcuno , peggior di prima nella rusticità e selvatichezza. Io To: XI. L in' ini-
162 L E T T T. R S
ju'irtlmagino, che il pensare di avere un non soche a partorire il rendesse tale, ma partoritolo finalmente si è rimesso un po- co, e quello che v'ha di lmono si è, che 3ia partorito da sé senza bisogno d'alcuna allevatrice . Adesso è conversevole alquan- to. Ha fatto un mondo di visite , per quel- 3o che se ne dice. Noi per altro noi sap- piamo da lui . Sono stato seco a pranzo dal senatore Albergati , e domenica fummo dall' Aldrovandi , e v'era ancora il dottore Eu- stachio Manfredi, e v'era una bellissima conversazione . Gli ho detto quello che voi ani dite, ed egli l'ha avuto caro, e vera- niente si crede di avere il pulpito di san Zaccaria. Ha bensì avuto quello di s. Lo- renzo in Damaso per il 35. , ma si vorreb- be piuttosto il 36. , essendo egli impegna- to per il 35. col pubblico di Pistoja. Egli m'ha imposto di salutarvi. Così han fatto Fabri Ghedini Vicini e il gran Manfredi con quella sua gentile maniera. Il segreta» rio del vicelegato fa il medesimo . Sapete voi chi e<di è? Ecli è l'abate Forni. Ave- te voi ancora veduta cotesta letteratissima Bergalli? Vedetela un poco, se non l'ave- te
Inedite. i65
te veduta. Addio: state sano; che così tut- ti di casa desideriamo .
V'a££Ìun£0 che la Bassi sarà ancora nel
OD O
medesimo tempo aggregata al collegio di fi- losofia .
IV.
Bologna io. giugno 1732.
VJTli è pur molto ch'io non v'ho scritto; ma perchè vi pensate voi che così abbia fatto ? Forse perchè mi sia dimenticato deli" amor vostro, delle cortesie tante e infini- te , che ho da voi ricevute , e del merito vostro? No certamente, ma perchè scriven- do a mio fratello , che tanto vosco è stret- to di buona e leale amicizia , ho inteso di scrivere anche a voi , e così con un solo disagio a due cose soddisfare , che egual- mente mi premono; dissi disagio, perchà tale intendo essere lo scrivere in sé mede- simo; che per altro non s'ha miglior pia-
L 2 cero
ìG.j. Lettere
cere dello scrivere a persone carissime, sV per far loro noto l'amore, che slia per esse , come per riceverne risposto, onde il loro nuovamente e più chiaro apparisci . Mio fratello non parla del suo ritorno, io non chieggo che neppur voi ne parliate. Certo che il suo ritorno mi sarebbe caris- simo , ma non lo è meno la sua dimora costà, sapendo quanto egli vi sta volentie- ri, come Vinegia gli piace (e a cui non dovrebbe piacere?) com'egli è in casa vo- stra trattato , e quanto goda della vostra compagnia, e quanto voi della sua; e pe- rò tutto questo non mi lascia desiderare , come senza ciò farei, ch'egli sollecitamen- te ritorni. Se a ciò penserete, v'avvedre- te che l'amor mio combatte l'amor mio, e che con questo egli quale si è , cioè gran- dissimo , si dimostra. Alcuni sperano che tornando egli , voi torniate seco , e moltis- simi ne hanno desiderio . Fra questi crede- te pure ch'io mi ritrovo, tra gli altri non so . E quaud'anco alcuna volta io speri il vostro ritorno , cerco a tutto potere di scac- ciare dame una tale speranza ; perchè non venendo voi , non avessi a pagar troppo ca- ro
Inedite. i65
ro con nuovo e grandissimo dispiacere quel breve contento , che avessi tratto dal solle- tico della speranza ; e più ancora perchè io sono avvezzo a non veder mai le mie spe- ranze adempiute ; tanto son io in grado al- la fortuna ; e così meglio si è che il vostro ritorno non isperi ; che tornando ne sarà doppio il contento , e un motivo avrò di meno somministrato alla fortuna , per far sì che voi non torniate. Il grande e divi- no Manfredi dovrebbe ora trovarsi in Ro- ma , da che sappiamo che giovedì partì da Ravenna a quella volta . Dio lo conservi sa- no , e moltissimi anni , e faccia che colà poco dimori , e quello compia con onor suo , perchè v'è andato. I Gabrielli sono ali© acque ; le Manfredi non vi sono ancora ; io ci vado giovedì a desinare , e starò pres- so la ninfetta , cui facevate sì dolce e buon viso , non so se affatto inutilmente ; perchè voi non solete i colpi gittare all'aria . Vedete s'è vero quello ch'io vi dicea. In questo punto ricevo lettera di mio fratello , che mi parla del suo ritorno e non del vostro ; e il vostro non mi tacerebbe certamente, s© doveste tomaie , sapendo quanto un tale av-
L 5 viso
i66 Lettere
viso mi avrebbe dato piacere. Così la for- tuna vuole, cred'io, per averlo io alcuna volta sperato. Per lo innanzi dunque, se vorrete, ci scriveremo, e voi mi dovete mandar sempre i vostri componimenti qua- lora ne farete ; perchè non potete farmi maggior piacere . Io ne traggo quello di leg- gerli e rileggerli , e quello ancora di darli a leggere agli amici, che trovo meco con- cordi ad applaudei loro sommamente . Sen- to che il mio sonetto per il Sagramento vi sia piaciuto , e di questo mi glorio quanto si può mai dire. Francesco mi chiede quel- lo di san Filippo Neri , ed io gliel mando in questo ordinario. Io ho tratto fuori del- la cassetta del mio tavolino la mia trage- dia, e vi do avviso che più non intendo ad altro che a questa , e la voglio termi- nar questa state. Così foste qui ; che il giu- dizio vostro di quando in quando me ne dareste, e ne trarrei molto profitto. Non la pubblicherò però certamente, se non me lo date in qualche maniera, purché non siate oltremonti . Mi vi raccomando ben di cuore .
Inedite. 167
V.
Bologna 17. giugno iy32.
1
O scrivo questa volta a voi solamente , conciossiachò io estimi che mio fratello più non si trovi costà, e sevi si trovasse, questa lettera valere anche per lui . Io vi rendo grazie infinite delle espressioni del rostro amore, e come l'amore vi pre<*o a continuarmi ancora l'espressioni, dacché que- ste non solamente dell'amor vo>tro mi as- securano sempre più, ma mi dilettano an- cora con la eleganza e grazia , di cui son piene, la qual grazia ed eleganza si è ta- le, che ancor senza l'amore infinito piace- re mi recherebbe . Fate però che questo a quelle sempre stia legato e congiunto, ac- ciochè io non abbia da voi alcuna cosa a desiderare. Sento che molto più voi, che il mal dello stomaco abbia costà ritenuto mio fratello ancora alcuni giorni; ma voi, che non avete male di stomaco , e che sì lo amate, perchè con esso lui non venite L 4 ancor
jG8 L F. T T E R E
ancor voi? Dalle espressioni, che fate, ri- cavo con mio dispiacere che non verrete, e perciò mi bisogna quietare intorno a que- sto, e lasciar d' indurvi a far ciò, che voi dovete conoscere non convenirvi . Fabri non mi ha ancora mostrato i due sonetti vostri , ma se vorrà che a lui mostri questo, che ora mi avete mandato , gli converrà farlo . Io credo che que' due vaglian moltissimo perchè sono vostri, ma se fossero cento, non possono valer più di questo, ch'io ho, che infinitamente vale . Quando sì fatte co- se partorite fate ch'io le vegga; ch'io vi prometto che in mercè n'avrete que' mo- stri, ch'io produrrò. Io ci avrò guadagno certamente grandissimo , ma egli è di ra- gione che nei traffici il vantaggio stia a prò del povero , e il ricco non se n' ha a do- lere . Il divino Manfredi ha scritto da Ro- ma, e secondo quello che scrive vi giunse mercoledì, e dice di aver patito nel viag- gio, e di patire ancora male d'urina, ma di star però meglio alquanto . Dio immor- tale ! Non è quell'uomo più in istato di far viaggi , e male venga a coloro , che a ciò l'in- ducono . Io intendo però di escludere da
questa
Inedite. 169
questa maledizione chiunque il sollecitasse a ritornare . Qui s'è sparsa voce, che il Pa- pa gli abbia conferita la carica , che tenea monsig. Riviera, cioè segretario della Con- gregazione dell' acque . La si tiene però per una ciancia, e se n'ha più d'una ragione; tuttavia Bologna è sì sgraziata , e lo son io , che potrebbe esser vero. Questo mi sareb- be un colpo mortalissimo , e credo che in un giorno mi farebbe diventar vecchio per più di dieci anni . La nostra inclita Bassi vi si raccomanda , ed anche a mio fratello. Io sono stato questa mattina a trovarla ; per- chè così mi avea fatto richiedere. L'ho tro- vata in letto con mio gran dispiacere gra- vemente offesa da una flussione nell' occhio destro , che non le permette di sostenere qualunque piccol raggio di luce , e Dio vo- glia che le ardenti faville, ch'escono da* miei begli occhi non le abbiano pregiudi- cato . Io per non offenderla li tenea chiu- si quanto potea. Avrete già saputo che il cardinale di Polignac le mandò una bellis- sima scatola d'oro. Bisognerebbe che così tutti i cardinali facessero . Hanno pur tro- vato le lettere maniera di esser premiate,
cac-
170 Lettere
cacciandosi in corpo a questa fanciulla, e prendendo quell'odore , che loro può dare. Sappiate ino di più, eh' è fuori una satira contro la Bassi lunghissima, scritta in ver- si latini, belli dicono, ma infamissimi. Non s'oppongono alla sua dottrina, ma a'suoi costumi, a quelli de'suoi parenti , e di co- loro, che vanno in sua casa, e il minor titolo, che le danno, si è quel di putta- na, Voi vedete che iniquità, e a qual se- gno giugne la scelleraggine . Non credo cho vi sia giovane più savia e modesta di lei, e così crede chiunque la conosce . Oh che coscienza ! Oh che peccato ! O Dio non v'è , e colui, se così crede, può starsi allegro di sua indegnità di sua scelleratezza; o se v'è, come v'è, e v'è punitor giusto delle colpe, io non so come potrà l'empio scher- mirsi giammai dall'ira divina ,' e come spe- rare nella misericordia benché infinita . A cui ha fatto male questa giovine? A niuno certamente, e la sola invidia ha prodotto un sì gran male. S'è però mostrato il sa- tirico quanto scellerato, altrettanto scioc- co e malaccorto nella sua rabbia ; da che non dovea dir tanto male , se volea che gli
si
Inedite. 171
ti fosse creduto almen da coloro, che so- lo per faina conoscono la Bassi ; perchè chi seco tratta, né pure qualunque piccola co* sa in questo genere crederebbe . Alla di- vina Bergalli , qualor la vedete , recate sem- pre le mie raccomandazioni. Madama ha la febbre , e mi dicono che sia terzana dop- pia : me ne dispiace moltissimo , e a voi ancora ne dee dispiacere . Vicini vi abbrac- cia, ed io sono il vostro etc.
VI.
Bologna 24. giugno iy32.
JL O vi ringrazio moltissimo della diligenza vostra nello scrivermi , e della vostra bon- tà e cortesia , scrivendomi sì soavemente e con tante espressioni d' amore . Di quella parte , che riguarda la laude mia non cosi volontieri io vi ringrazio; perchè non pos- so credere che da altro derivi che dal pen- sar che voi fate, ch'io ami di esser loda- to
1^2 Lettere
to più del dovere, e di questo giudizio vo* stro io sento alcun poco di dispiacere; da che non vorrei mai che alcuno , e voi prin- cipalmente, mi tenesse per uomo , che quel- lo desiderasse e richiedesse , che non ha ad avere . Se minor conoscenza avessi dell' ingegno vostro, mi lusingherei che l'amo- re lo avesse offuscato ; ma so ch'egli è ta- le che neppur dall'amore , per immenso che sia , può venire in menoma parte adombra- to. Francesco mio fratello , com'egli v'avrà scritto , giunse qua sabbato mattina con ot- tima salute, e potete immaginarvi con qual piacere il rivedemmo ; ma quanto sarebbe stato maggiore , se con esso lui vi avessi ri- veduto ! Non m' ha letto ancora la vostra canzone per la Carrara ; la vedrò ben vo- lentieri, e glie la chiederò; perchè io so- no avidissimo delle cose vostre. Vi ringra- zio perciò del leggiadro sonetto , che mi avete mandato per la partenza di mio fra- tello, e duplicatamente vi ringrazio; perchè oltre la bellezza ed eleganza veggo in lui un nuovo segno del vostro amore verso la sua persona. Egli è nobile e magnifico quan- to può dirsi, e più che presso mio fratel-
lo,
Inedite. iy3
lo, presso un tal sonetto perderebbe il vo- stro Navagero e il Bembo . A Francesco do- mani il mostrerò . Voi sapete che la sera il veggio di rado . Io però voglio dire una cosa, ch'io sfuggirei il più spesso che io potessi , e rade volte la troverete nel Pe- trarca o nel Bembo. Si è questo un certo incontro di vocali , che panni che non fac- cia bel suono , come questo : Maestri tuoi o?nai: poiché dall'acque tue Orito. Scusa- te, se tanto ardisco; dico quello che par- mi ; voi quello che è meglio giudicherete . Quando vedrò Vicini sentirò quello che di- ce delle vostre osservazioni sopra que'suoi sonetti. Ei suole alle volte piegarsi all'al- trui parere , alle volte no ; tuttavia egli mal non verseggia , e direte voi così ancora , se de'suoi sonetti non v'ha mandato i peggio- ri. Manfredi mi ha scritto da Pioma ; etra le altre cose mi chiede di voi , dicendo che da poiché gli avrò scritto ove siete, se in Vinegia ancora o altrove, egli vi scriverà. La nostra Bassi sosterrà venerdì le sue con» clusioni per quanto si spera ; da che il mal suo degli occhi dà speranza di poterglielo permettere . Circa la satira infamissima si
sa
174 Lett»hé
sa che v'è, si sa a cui fu mandata, ina coloro, che l'hanno, non la mostrano che di soppiatto a pochi , e a niun la darebbo- no . Se mi verrà alle mani, voi l'avrete. Guardate un po' quanto può la dottrina ; el- la produce in Adria quella maraviglia nuo- va, che voi mi dite. Salutatela a mio no- me cotesta decima musa , alla quale voglio poi , con vostra buona pace , scrivere o in verso o in prosa. La sua canzone e il suo sonetto per la raccolta di vostra sorella mi piacciono molto . Egli è un comporre gra- ve insieme e leggiadro , cui gli ornamenti poetici non mancano, né soverchiamente v'abbondano. Le altre cose della raccolta pur mi pajono buone . Non so già per qual cagione mio fratello nel suo sonetto mutas- se quel verso : O de Zefiri amica e dei di' porti, che in questo modo più mi piaceaj ma per saperlo forse sarà meglio chiederlo a lui. So ancor io che vi spiace la malat- tia di madama ; e potete pensare che an- che a me spiace moltissimo . I miei tutti vi salutano cordialissimamente , e cosi i Manfredi, che stanno ora alle acque, ma in mezzo ancora alle acque sono caldi d'
amore
I N E T> I T E . Ìy£
cmore per voi. Vi piace questa maniera? o andate a dire che n'abbia il Bembo del- le sì fatte . Mi vien detto che il principe della Torella abbia in Vinegia piantato sog- giorno per lungo tempo, e però dovendo- si uno di questi giorni terminare la stam- pa delle Poesie Manfrediane a lui dedica- te , mi converrà pensar a mandar quelle copie costà, che gli ho destinate , e se non vi spiace , le manderò a voi , perchè gliele presentiate a mio nome . Oh quanto peso darete alla dedicazione mia , se una tal gra- zia mi farete ! Non vorrei però che intan- to ne parlaste con alcuno; perchè? perchè lo so io . Ne manderò nello stesso tempo una copia per voi, ed una per la divina Bergalli , a cui tanto mi raccomanderete. Conservatevi sano ed allegro , e credete fermamente ch'io sono il vostro ec.
* 0*0*
176 Lettere
RISPOSTA
DEL CONTE
ALGAROTTI VII.
Venezia 12. luglio 17 32.
Vjon una Vostra breve, ma umana lette- ra ho ricevuto il pachetto di Rime Manfre- diane , che ben sapete . Al signor Principe ho presentato le copie , che per lui erano destinate ; le quali ci hanno dato occasione di far lunga, ed onorata memoria di voi, e della dottrina vostra, e di occupare una gran parte di tempo con infinito nostro pia- cere; nel che, posciachè vi sono al dir de' geometri degli infiniti maggiori e minori, io sono stato certamente superiore al Prin- cipe ; e dirò anco di essergli stato superio- re d'un' infinito ; poiché anco questo mi per- mei-
Inedite. 177
mettono i geometri , che io sicuramente dica, e liberamente ; cioè un infinito esse- re infinitamente maggiore d'un altro infini- to . Alla Bergalli ho presentata la copia sua, e con essa le due copie della Raccolta; la quale presentazione se io volessi dirvi da quali cose, e da quai discorsi sia stata se- guita, e'tni converrebbe ripetere tutto quel- lo che ho detto poc'anzi. Io ho ricevuto la mia altresì; e quni grazie non vi debbo io rendere, amatissimo signore Giampietro, del pegno di amicizia carissimo e deside- ratissimo, che voi mi date così adoperan- do; e quale infinito obbligo non v'ho io? Ma che dirò della onoratissima menzione che di me fate e nella prefazione , e nel- le note, e così per me gloriosa e magni- fica, che io stesso dentro all'animo mio non avrei ardire di desiderarla? Io in verità, sig. Giampietro mio , vi debbo tanto , quanto io non pensava avere giammai a dovervi . Io domattina parto per Padova , ove mi trat- terrò quindeci dì, e d'indi forse anderom- ani a Vicenza , et oltre. Voi però, se vo- lete seguitarmi il piacere delle vostre let- tere, delle quali io non vorrei esser privo To: XI. M iu
1^8 L B T T E R E
in tempo niuno , scrivete a Venezia , come solete ora; che qui vi sarà chi le riscuota per mandarmele ovunque io mi sia per es- sere . Con questa mia voi riceverete una lettera , la quale priegovi far avere al vostro Irate a Russo ; il quale non so se ne ab- bia ricevuto un'altra, che io gli scrissi la settimana scorsa ; perchè saria bene , che voi , sig. Giampietro , faceste diligenza al- la posta per vedere s' ella v' è ; e se v' è , che gliele mandaste insieme con questa. Io ho scritto oggi sono otto giorni al divino Manfredi a Roma, e a quest'ora cred' io avrà avuta la mia; se voi gli scrivete ac- comandate me a lui in quel modo , che la divina Bergalli si accomanda a voi, che vale a dire senza fine . Voi raccomandate- mi a voi stesso persi fatto modo, che né diversità di luogo , nò lunghezza di tempo r od altra cosa debba farvi scordare di me, e di adoperarmi alcuna volta in servigio vo- stro , e di credermi per sempre tutto vo- stro .
Mandatemi pure l'ordinario venturo quat- tro copie delle Rime Manfrediane; si vera- mente che me ne scriviate il prezzo acciò che io possa soddisfarvi • Addio .
Inedite. ìyg
Vili.
Bologna io. settembre \yrÒ2.
UH quanto mi piace il vedere che voi conserviate sempre memoria di me ! Non vi dico menzogna certamente , se vi dico che il piacer, ch'io ne sento, non è supe- rato da qualunque abbia provato giammai, e Dio volesse ch'io qui dovessi un'altra vol- ta rivedervi, e fosse prima che lasciassi il mio poema tragico passar dalla mia in al- tra mano ; che so quanto mi gioverebbe . Per giugnerne al fine più non ci mancano che quattro versi , ma per ridurlo a segno che dovesse piacere , presso a due mila bi- sognerebbe rifarne , e può essere ancora che il faccia , quantunque facendolo so che mai non dovrà piacere . Voi mi parlate di un certo Bruto , che a Vicenza fu fatto , e me ne ricordo, e Martello il lesse una sera in casa Conti alla presenza di molti, e v'era ancora il nostro divino Eustachio , e se non erro , fu piaciuto assai ; se non che nel M a mezzo
i8o Lettere
mezzo parea che s'addormentasse la favola, né facesse caininino. Io non so se Martel- lo questo giudizio riferisse all'autore, e co- me dall' autore fosse ricevuto ; ma gli è vero ch'io non so poi bene ancora se ciò succedesse del Bruto , anzi ora panni che la tragedia cui questo intervenne, fosse la morte di Cesare . Il primo e second'arto di quella, che si lesse, furono certamente esti- mati bellissimi e degni di qualunque gran poeta, e l'ultimo ancora, ma non il terzo e il quarto ; voi se avrete letto il Bruto , saprete s'egli èdessa. Il sonetto vostro per le nozze della Rattina mi piace moltissimo, e se ho a dirvi il vero , mi piace molto più. che quelli delTrissino, e non credete che io aduli ; come dico a voi , ho detto anche a coloro , cui tali componimenti ho mostra- to. Che Vicenza sia bella città ve lo cre- do ancor io, da che ella ha tali edifizj; e forse non avranno quei cittadini il talento di questi, cioè di guastare qualunque cosa bella per ridurla all'uso moderno, e di que- sto voi siete buon testimonio. Eustachio no- stro sta in Roma tuttavia, e Dio sa quan- do ritornerà. Desidero che sia prestissimo,
ma
Inedite. ìgi
ma non lo può esser tanto che all'avida brama eh' io ho di rivederlo , non sembri lungo , e non riesca rincrescevole . Io scri- vo dalle acque con donne e ragazzi attor- no, e però non so che mi scriva. V'ha la signora Nina ancora, che con tutti gli al- tri vi saluta . La inclusa canzonetta è del dottore Giuseppino, e voi vedrete che el- la è buona assai , e se tale non vi sembre- rà , io conoscerò di aver mal giudicato . Per ordine suo ve la mando. Oh se qui foste, quante cose avrei da dirvi ! Voi molte an- cora da dire a me. Della Bergalli non ho nuova alcuna, e sinché non siete in Vine- gia non ispero di averne . Della Bassi vi di- rò ch'ella sta e che stiamo insieme facen- do un' egloga per certi sposi . Voi ne avre- te poi copia a suo tempo. Feci ultimamen- te un sonetto per un gonfaloniero , ed è questo :
Poi , che a spuntar dal vostro speco ombroso , Settembre e Ottobre, ornai Vali movete, Per cui biondeggiali l'uve, e il polveroso S'appresta aratro , onde alfui poi si miete;
M 3 Si
iSz Lettere
Sì voi sedere i/* alto e glorioso
Scanno tra' Padri il mio signor vedrete ; Quel, che talora obblia cibo e riposo. Vegliando inteso alla cornuti quiete.
E chiedetelo pure ai fra tei vostri
Se alle pia fredde notti e ai soli ardenti Stancò la mente ; altrui non a sé nato :
Giusto è però , se dei diritti nostri ,
Tra i suoni e i plausi delle allegre genti, Il sommo onore a custodir gli è dato .
M'era scordato di dirvi , che cosa parmi di- vina quell'endecasillabo scritto al Volpi. Se molte cose farete simili , potrete raccorle insieme, e farne uà volume che molto sa- rà tenuto in predio . lo mi rallegro molto con voi , e per lo amore ch'io porto alla poesia , desidero che non l' abbandoniate giammai. Francesco vi scrive, e però non ho che dirvi a nome suo . State sano , e scrivetemi , e amatemi .
Inedite. il
IX.
Bologna 2Z. settembre ijZz.
A
lla perfine si è terminato il grande af* fare del poema di Bertoldo Bertoldino e Cacasenno, che sarà diviso in venti canti, siccome venti sono i rami dello Spagnuolo , che hanno a ornarli in quella guisa , che quelli del Castelli i canti del Tasso . Ora ino si vorrebbe che voi uno di questi can- ti faceste , e un altro ne facesse la Bergal- li . All'uno e all'altra si manderà il libro di questi tre personaggi e il canto, cui la sorte gli avrà fatto avere insieme col suo rame. Le ottave non debbono giugnere a quaranta , e trenta ancora basterebbono , e circa lo stile fosse egli pure quello del Ber- ni ; che tal sarebbe il bisogno . Gli altri poe- ti sono tutti buoni o tenuti per buoni , on- de non si trarrà disonore dalla lor compa- gnia . Lo stampatore Lelio dalla Volpe è galantuomo , e vuol dare alcun segno del suo grato animo , ma alla cappucinesca , po-
M 4 ve-
1 8 f LlTTERE
veramente ; a tutti vuol donare un libro de' commentar] dell'accademia filosofica. Non dico questo per guadagnar voi e la divina Bergalli, ma per mostrarvi che que- . sto galantuomo merita di essere soddisfatto in questo suo desiderio, anche per questo ch'egli ha buon cuore e gratitudine. Cir- ca il tempo ve ne sarà più del bisogno, e se siete ancora in Padova potete differire a parlarne alla Bergalli di questa faccenda , sino al vostro ritorno inVinegia. Io credo di non avervi a dir altro intorno a ciò . Io poi me la passo bene , e la tragedia mia direi di averla finita , se non dovessi mu- rare alcune cose. Ho fatto ora un'egloga in compagnia della Bassi, che si sta stam- pando. Farovvene aver due copie, una per voi ed una pure per la Bergalli . Voi sa- prete già che si le nozze fecero della mar- chesina, e che il matrimonio si consumò. Benedetta sia madama, che non ha voluto poesie; meriterebbe per questo un poema. Voi , che avete ozio ed ingegno , fatelo per amor di Dio . Oh che belli episodj vi cac- cereste ! É tanto ch'io non fo altro che scrivere, ch'io sono stracco e stucco quan- to
Inedite. i85
to può dirsi . Io vi prego , sig. Francesco , ad amarmi come avtte fatto sin'ora, e a credermi tutto vostro. Se siete in Padova, vi supplico di raccomandarmi caldamente al sig. abate Lazzarini , e se siete in Ve- nezia , alla Bergalli e al signor abate Re- canati .
586 Lettere
RISPOSTA DEL CONTE
ALGAROTTI X.
Venezia 27. settembre 17Z2.
IL
na dolcissima lettera io ho ricevuto in Padova, la quale oltre gli altri testimonj dell'amor vostro, ch'ella mi recava, che ine ne recava infiniti , ella mi recava pur quello di un vaghissimo , e bellissimo sonet- to vostro sì per la novità della invenzione in una materia massime così secca e ste- rile, come si è quella di un gonfaloniero , e sì ancora per la gravità, e per lo splen- dore della locuzione , e per la leggiadria delle immagini; così che io più non potea desiderar da voi , che vale a dire da uno de'più gran maestri dell' arte poetica dell'
età
INEDITE. l87
età nostra. Una canzonetta pure mi man- daste del signor Giuseppino vaga e leggia- dra , che altramente non potea essere , es- sendo stata approvata e lodata da voi; per la quale priegovi a nome mio col sig. Giu- seppino allegrarvi. Che più? Uno splendi- dissimo giudizio d'un mio sonetto mi reca- va quella medesima lettera vostra ; cosi che se io non sapessi d'altronde la sincerità e schiettezza dell'animo vostro, io crederei, che voi così diceste non per altro , che per burlarvi di me; ma questo non potendo es- sere, s'egli non mi fa insuperbire, egli pe- rò mi fa tenere d'assai più che io per l' ad- dietro non mi tenea ; che i giudicj vostri son. tali, che ancor che a vantaggio delle mie proprie cose sien dati , grandissimo effetto sopra di me si fanno . Ma se io volessi nu- merare ad uno ad uno tutti i testimoni d' amore , che quella vostra lettera mi reca- va, io non avrei giammai finito di rispon- dervi. Il che se io prima d'ora fatto non ho in quella maniera , che per me si po- teva, imperciocché non avrei giammai po- tuto rispondervi degnamente e bastante- mente; voi avrete saputo dal fratel vostro,
che
1 88 Lettere
che una terzana che mi sopravvenne, e pei* cagion di cui son venuto a Venezia ne è stata in causa ; dalla quale ora son rimesso sì veramente che nò studiare , né leggere troppo a lungo mi è concesso . Un'altra let- tera vostra ho ricevuto l'altr'jeri anch'essa piena di amore per me ; la quale siccome niuna meraviglia per questo conto recato mi ha , essendomi l'umanità dell'animo vo- stro y e l'amor vostro già aperto e mani- festo , così gran meraviglia mi ha recato per quella parte, che spetta la commissio- ne , che mi date del fare un canto del Bertoldo; e questa meraviglia è nata prin- cipalmente da questo , che voi mi dite , che si desiderano i migliori poeti che travagli- no intorno a quest'opera, e veggo poiché s' indirizzano a me , che non debbo esser posto né meno tra i mediocri , se non quan- to il giudizio vostro di me potesse sollevar- mi alquanto , ed innalzarmi a quel rango de'migliori. Ma ditemi in verità: mi coman- date voi che io lo faccia questo canto? poi- ché se così è, io vedrò in tutti i modi di farlo. Altramenti il non aver mai compo- sto nello stile del Berni, che per me sa- rebbe
Inedite. i8g
rebbe cosa affatto nuova , e il comporre an- co in ottave , il che io non ho mai né pur fatto, mi sgomenta in modo , che io non ardisco né meno di pensarvi; né m'indur- rei giammai a farlo , se non se allor che voi mi stringeste . Oltre di che non po- co ancora mi spaventa il dover compa- rire il mio nome in confronto de' migliori poeti dell'Italia. Perchè se voi non avete in ciò tal parte , che vogliate a tutti i mo- di , che io imprenda sì fatta cosa , scusate- mi in tutte le maniere appresso chiunque potesse avere tal desiderio . Alla Bergalli , se ella sarà in Venezia, non mancherò di parlarne ; et areilo fatto a quest'ora, se fossi a quest'ora uscito di casa, il che non ho fatto per riguardo al male sofferto questi passati dì. Il quale medesimo male non mi permette lo scrivervi più a lungo, poiché è in causa che la testa non è ancora assai forte, e buona per iscriver lunga scrittura . Faccio dunque fine non senza raccomandar- mi mille volte all'amor vostro, e pregarvi di imprimere oramai l'ultimo solco alla vo- stra tragica fatica, che io ardo di deside- rio di vedere compita , e perfezionata . Rac- co-
l()o Lettere
comandatemi pure a tutti quelli che vi sta- vano intorno allorché mi scrivevate quella prima vostra lettera, tra quali era pure la signora Nina. Amatemi sig. Giampietro ama- tissimo , e state sano .
XI.
Bologna 4« ottobre iy32»
UE io vi scrissi quel che vi scrissi circa il poema di Bertoldo ec. il feci per com- piacere a chi desiderava per la molta sti- ma, che ha di voi, che un canto ne face- ste , e perchè ancora molti , che vi com- pongono , desideravano di avervi compagno , e io più di tutti . Io ancora credea che un si giocondo e libero argomento non vi di- spiacesse ; ora mo credo il contrario , e pe- rò vedendo che una tal' opera vi grava, non che di chiedervela nuovamente , e vigore in ciò adoprare e forza di dire , mi spiace anzi di avervene parlato . Il creder poi che
non
Inedite. iqt'
non siate atto a quello stile , e che vi sgo- menti il fare ottave , oh questo sì che non mai mi venne in mente , nò mai mi ci ver- rà . Chi fa sonetti e canzoni così egregia- mente, come voi fate , può ancora fare ot- tave bellissime , e chi è inteso di tutte le grazie e urbanità dell'italiana lingua, come voi siete, può ottimamente comporre nel- lo stile piacevole , essendo provveduto dei migliore che v'abbisogni. La cosa dunque si riduce al non aver voglia di fare un sì fatto componimento , e questo a me basta per non costringervi di vantaggio ; perchè il pia=- cer vostro più che l'onor di Bertoldo deesi dame molto estimare. Sentirò quello, che s'abbia detto la divina Bergalli , ma voi trop- po il male esemplo ci avete dato , onde an- che da lei nulla spero. Io desidero di sen- tire che siate ritornato alla primiera sani- tà, e quando ciò avrete fatto vi prego a procurare di conservarvela , nulla di quello cose facendo , che possono in qualche mo- do ritrarvene , e ciò per ben vostro e per consenso di tutti coloro , che vi amano , che moltissimi sono. Io scrivo dagli Angeli , an- zi dalle acque , e in questo punto giunga
Eu-
iga Lettere
Eustachio mio figlio, che tornato a Bolo- gna co' signori Pepoli , ma per tornar fuori seco dopo alcuni giorni. Egli vi riverisce, e vi si raccomanda grandemente. Appunto terminato ch'io avrò di scrivervi , voglio la- vorare un poco nella mia tragedia. Lune- dì si pubblicò una raccolta nuziale per le nozze del Marescotti , e in essa v'ha un'eglo- ga , se volete, da me fatta in compagnia della Bassi. Se sapessi come farvela avere senza spesa di porto, il farei. Tutte que- ste persone acquose vi si raccomandano , e tra loro v'ha la sig. Nina, che ogni gior- no cresce in vivacità, e vibra raggi da ogni parte . Io sono al solito , signor Francesco mio carissimo ec.
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Inedite. ig3
XIL
Bologna 25» ottobre ij3z.
I
O non veggo più vostre lettere , ma per- chè ciò estimo derivare non dall'amor vo- stro , ma da qualche faccenda , che voi v' abbiate , non me ne dolgo . Ho poi spessis- simo nuove di voi da mio fratello , e que- sto mi consola almeno in questa parte che so che voi state bene e allegramente . Dio così voglia che stiate sempre , e sempre an- cora , quanto potete, mi amiate . Voi non sie- te voluto entrar nel poema di Bertoldo ; cre- dete che tutti n'hanno dispiacere, e n'han ragione; io non dico di averne quanto gli altri; perchè amandovi più d'ogni altro , m'è caro più l'agio vostro che la eccellenza di quel poema . Non è ciò però ancor dispe- rato , e un canto vi resta , che a nessuno si commetterà, finché resta un'ombra di speranza, che voi accettiate di farlo. Se al- la Bergalli non avete ancora parlato , non ne parlate più . Se poi parlato aveste , e To: XI. N detto
I g 4 L r t t r n r.
detto avesse di sì , ditemelo, perchè si pos- sa prendere le dovute misure, e un canto assegnarle. Non potreste credere quanto vo- lentieri tutti fanno quest'opera, e dove sul principio si temea di non aver tanti poeti , quanti erano d'uopo, ora a tutti non si può soddisfare , ma a molti ancor non si vuole . L'opera vostra in qualche modo vi si vor- icbbe, ma voi non volete; fate però la vo- stra volontà , e lasciate che noi tutti ab- biam pazienza . Noi dico veramente col cuor sulle labbra , come soglio parlare , ma il di- co perchè amo il vostro piacere , né vo- glio con inchieste gravarvi . Mi disse mio fratello che voi avreste voluto da me un sonetto per lo ingresso dell'ambasciatore ce- sareo . Voi sapete che vo ripulendo la mia tragedia che è lo stesso che dire ch'io non ho voglia di badare a sonetti; e senza vo- glia voi sapete che o non si fanno , o fa- cendone si fanno conoscere per creature nate a dispetto di chi le produsse, cioè più del solito difformi e brutte, e perchè ve- diate s'è vero, eccovene un argomento.
Oh
Inedite. iq5
Oh qual pegno d'amore! Oh qual distringe Leal nuova amistade Adria , e Lamagna ! Oh qual' alta e felice V accompagna Speranza , onde di tema Asia si tinge .
Qiialunque Dea, clic più s'adorna e cinge Di coralli e di perle, e in mar si bagna, E Nereo con la sua fida compagna , Ohe al glauco sen sì spesso accoppia e stringe,
De la superba nave, iti cui si serra Sommo intelletto e valor vero , ah tutti Cozzano innanzi alla spalmata proda ;
E tu , beli Adria , il passo a lei disserra , E di tal gioja fa suonar tuoi flutti , Che V Ellesponto impallidendo l'oda.
Io v' ho a dare una nuova fresca fresca . Ignazio , quel dalla Babilonia d'Egitto , da jeri notte in qua ha perduto il cervello . La casa eustachiana è perciò venuta a Bo- logna , e questa notte tutti sono stati in piedi per casa. Credo che a quest'ora sia jiello spedale . Egli, giorni sono, maritò una
N 2l sua
196 Lettere
sua sorella ; e in questa sua pazzia nuli' al- tro dice , se non se : N' è cagione mia so- rella, mia sorella n'è cagione, e grida tut- to spaventato . Poveretto ! Quanto me ne dispiace ! Voi potete immaginarvi come stan- no queste donne Manfredi, le quali essen- do solite ad annegarsi in un bicchier d'a- cqua, pensate che fanno in un golfo sì fat- to . Io non ho né il matto , né le paurose ancora veduto. Questa sera queste vedrò , se non quegli, e anche a me converrà far molte ciance . Voi , che siete un santari- no , pregate un poco il Signore per questa faccenda ; dico un poco ; perchè un vostro poco è bastante a far qualunque gran be- ne . Vi prego a tenermi a voi medesimo sempre raccomandato, ad amarmi, a scri- vermi , e a star sano .
Il dottor Giuseppino partì lunedì con Y abate Vaselli , e m' aspetto che ovunque egli sarà passato nascano prodigiose e sapo- rite menzogne : voi sapete se il seminato- re n'è prodigo. In Torino poi oh che ri- colta ! Dopo il ritorno oh che messe abbon- dante ! Così vi dico ; perchè voi siete in- formato , e n avete riso .
Inedite. 197
RISPOSTA BEL CONTE
ALGAROTTI
XIII.
Padova 6. novembre xqZi.
J.O debbo rispondere a due lettere vostre ; delle quali se io volessi dirvi qual paruta mi sia o più elegante, o più d'amor pie- na, e di bontà verso dime, io non saprei dir certamente ; tanto di queste cose tutte e due abbondano oltremodo . Questo vi di- co io bene, che l' essere amato da voi, elio io tanto amo ed onoro mi è così caro , che nulla più; e il ricever da voi lettere, e così fatti testimonj dell'amor vostro, m'è più caro ancora; che essendo ora io pri- vo di tanti amici , per li quali io già me- nava così dolce vita e così gioconda, al- N 3 cuna
ig8 Lettere
cuna noja e alcuna tristezza d'animo non può che recarmi , e Dio volesse talora con qualche misura . Per dissipar le quaii co- se niente più giova, che il sapere di vive- re nella memoria loro , e il ricevere dell' amor loro quegli argomenti, che io ricevo da voi ; il quale non contento di allegrar- mi per quello che si spetta a voi , facen- domi certo che mi amate, e che la me- moria mia v' è cara , lo fate altresì per quello che si spetta agli altri , dandomi con- tezza , come fate , del desiderio per me ono- revole, che cotesti sigg. hanno, che io en- trassi con loro a parte della leggiadra loro fatica in ornare e celebrar Bertoldo ; a* quali se io potessi soddisfar degnamente , e più a voi , perchè di tutti sete lo migliore, Dio il sa , che io *il farei più che di buona voglia. Ma credete, sig. Giampietro mio, che il ricusare che io fo cotale impresa si sarà per lo miglior loro; e laBergalli, eh entrasse nel luogo mio lo riempirebbe as- sai più degnamente, e secondo che al va- lor vostro più si conviene. Alla quale Ber- galli, io, come vi scrissi già, non parlai, poiché ella era in campagna , nò di ciò ho
vo-
Inedite. ìgg
voluto scriverle , se voi prima non mi ave- ste detto di dover così fare ; e sì vi scris- si, se vi ricorda : ma voi di ciò non m'ave- te risposto nulla. Ora ditemi ciò clic vole- te , che io faccia , ed io il farò prontamen- te. Ma quali grazie non debbo io render- vi del vostro così leggiadro e maestoso in- sieme , e bel sonetto per questo ambascia- tore? il quale se voi dite nato a dispetto vostro , io non so qual cosa poi vi direte nata colla buona licenza vostra. Egli si sa- rà certamente delle più belle cose , che com- porranno questa raccolta; la quale, per quan- to io odo, sarà delle migliori, e lo sareb- be, ancorché altro non vi fosse, che il so« netto vostro e quello di vostro fratello . Ma per passare dalle belle e leggiadre cose, alle brutte e difformi priegovi dirmi , che cosa sia avvenuto della mia canzone per lo signor conte Carrara? se egli l'abbia da voi avuta o no ? e infine che sarà di cotesta raccolta , che io credo sarà più mostruosa , e più smisurata cosa delle decisioni della Piota romana? La nuova, che voi m'avete, dato della pazzia d'Ignazio mi ha non po- co contristato l'animo, benché egli per av-
N 4 ven-
200 Lettere
ventura sarà più felice ora , che non Io era prima, sì veramente che quella sua nuo- va affezione, che dicono pazzia, non segui- ti ad esser cosi tetra, e maninconica , co- me pare , che sia stata fino ad ora . Chi sa che non gli comincino ora a parer mat- ti i savj di questo mondo? E non sarà el- la questa una gran saviezza , che egli avrà già acquistato ? Se egli comincia ora a fa- re un altro personaggio diverso da quello , ch'egli facea per l' addietro su la scena di questo mondo , il signor Giuseppino , per quante mi dite , seguita pure a far sempre il medesimo , che sia benedetto } che ove si sia presa una bella piega di vita , non si dee lasciarla per un' altra per tutto l' oro del mondo . Se non saranno giganti , ser- penti, donne legate ad uno scoglio, palaz- zi incantati quelle cose , che egli avrà ri- trovato per istrada, sarà forse qualche co- sa peggior di queste . Noi siamo in vero obbligati a questa razza d'uomini, poiché ci proveggono facendoci ridere non che non sentir gì' incomodi e i mali , ond' è la vita aspra , e noiosa . Or voi amatemi , sig. Giampietro , come fate , e fatemi gustar del
dol-
Inedite. zoi
dolce, che mi viene dalle lettere vostre, e dal sapere spesso nuova di voi; che vale adire di colui, che io amo , ed onoro sen- za fine. All'amicizia vostra tutta accoman- datemi ; alle persone acquose altresì . Tra queste metterei pure la signora Nina , ma que'raggi , ch'ella d'ogni parte vibra , mi spa- ventano fin di qui . Addio addio , sig. Giam- pietro .
La raccolta del Marescotti mi farete gra- ta cosa di mandarmi per lo corriere senz' altro .
202 Lettere
XIV.
Bologna 11. novembre iy32.
Vi
I scriverò brevemente , perchè ho poco tempo; voi rispondetemi lungamente, se tempo avete, né dovete vendicarvi con una pena, la quale finalmente di troppo ecce- de la colpa mia , se pure è colpa il non annojarvi soverchiamente. Io questa sera vi mando per la posta la raccoltina Marescot- ti, ove vedrete l'egloga fatta dalla Bassi e da me . Circa il canto di Bertoldo io più non ve ne parlo , e vi prego ancora a non parlarne alla Bergalli , non volendo più star sospeso chi ordina il libro ; ma di ciò , che mi scrivete , e di ciò , che a lei non iscri- veste , io vi sono nello stesso modo tenu- to , come vi sarei stato in qualunque altra maniera. Mi dispiace moltissimo la vostra melanconia; ma perchè non tornate voi a Bologna; da che qui non avevate, la Dio mercè, sì fatto male? Se vel cagiona la pa- tria vostra, da lei fuggite : patria finalmen- te
Inedite. 2o5
te è quel paese , ove si sta lieto e giocon- do. Gli amici tutti vi desiderano, e altre persone oltre gli amici . Io per me spero che così farete , e ne vo molto contento . Ignazio sta alquanto meglio , e non dice e non fa pazzie , ma bisogna vedere se sarà costante in questo stato. Ella è stata certo una cosa assai molesta per il dottore Era- clito la prima volta che gli giunse in stan- za gridando e facendo fracasso , come se dietro avesse avuto chi volesse ucciderlo . Povero radazzo ! Dio voglia che torni sano . Voi avrete letta già l'orazione fabbriana , per la quale dubito che più non si faccia la pittoresca accademia. Nell'orazione par- rai che in alcuni luoghi abbia parlato ve- ramente con molta asprezza, e che il me- desimo potesse dirsi con tale soavità che i pittori confessassero il vero, e non se n' offendessero . Se così avesse parlato a Car- lo quinto monsignor della Casa , non so che fosse intervenuto , non dico di Piacenza , ma di lui medesimo . Tuttavia i pittori , i quali poco intendono , fanno più rumore di ciò che meriti la faccenda . Io son fuori di ogni intrico, e ne ringrazio Dio , e co- sì
fio4 Lettere
sì non m'occorre o tenere il partito delit- tori o quello diFabri, ma solamente star© a vedere, e andare a seconda dell'acqua. I miei tutti di casa vi riveriscono , e le per- sone acquose sono venute all'asciutto, e pe- rò ancora la signora Nina , cui certo pia- cerebbe più un poco di umidità che altro. A lei questa sera recherò i vostri saluti . Io sto lavorando nel canto di Bertoldo , e presto l'avrò finito > e circa la tragedia, la lascio ora in riposo . Ricordatevi di me , amatemi e scrivetemi, ma sopra ogni altra cosa siate diligentissimo nel conservarvi sa- no e giocondo . Io sono .
Il cavaliere Carrara mi ringraziò , e m' im- pose di ringraziarvi a suo nome , e disse che niuna cosa vostra avea avuta mai per la sua raccolta .
•o*
Inedite. 2o5
XV.
Bologna i/\. aprile ìyZ'S.
Jt oche righe in iscritto, perchè spero che tra pochi giorni molto a bocca discorrere- mo . Io vorrei che voi mi portaste un pic- colo vasetto di teriaca esquisita , ma avver- tite bene che io non voglio che il suo prez- zo sia maggiore d'un paolo, e so io il per- chè . Avrei questo impaccio dato a mio fra- tello, ma penso ch'egli sia abbastanza im- pacciato in vedere cotesta vostra bella cit- tà , che piccola cosa non è da vedere . Oh quanti abbracciamenti vo' darvi a mio con- to ! Ma quanti ancora ve n'ho a dare a con- to del dottore Eustachio ! Egli me n'ha scrit- to /eri , ed io certamente debbo obbedirgli , e voi dovete star saldo . Per compimento d'ogni mio piacere non desidero più , se non eh' egli torni da Roma « Oh che villeg- giatura farem questa estate ! La più giocon- da che mai possa dirsi . Voi avrete poi cer- te altre giocondità, di cui in iscritto non
s'ha
206 L E T T E n E
s'ha a parlare. Voi bensì ve le godrete in. carne viva , e non in bronzo o in sasso . Salutate mio fratello ; e riverite per me tut- ti i miei padroni ed amici . A voi racco- mandatemi poi senza fine .
*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*
LETTERA
DEL CONTE
ALGAROTTI XVI.
Firenze 5. dccembre iy33.
Ili la lettera vostra , che m'ha procurato la conoscenza del padre Lorenzini onestissimo e gentilissimo uomo anco più che a padre non si converrebbe, e molto più l'ultimo favore che io ricevo da voi,, che certo è grandissimo degnandovi voi, il cui giudizio
nelle
I N E T> I T E V 2C7
nelle cose poetiche ognuno che sappia che cosa sia fare un verso sa quanto sia grave e di somma autorità , di dimostrare al pub- blico , che in qualche maniera approvate quelle mie bagattelle, vuol pure che io a qualche modo procuri di ringraziarvi ; e cer- to se voi crederete , che io credo che que- sto sia il più splendido giudizio, che potes- se farsi delle poesie mie , che così creden- do crederete ciò cfi^ è, crederete ancora che io vi sento obbligo infinito . Senza che voi mi procurate ancora la buona grazia del signor marchese Landi ; a cui oltre le qua- lità sue l'essere da voi stimato come egli è , è di grande ornamento ed onore ; dei qual ultimo favore io vi sentirei assai più obbligo che io non fo , se il primo non fos- se così grande e luminoso, che mi trae tut- to a sé . Se io desiderassi di potervi in qual- che modo dimostrare la gratitudine mia , io credo che voi ve lo immaginiate . Ma come il potrò mai io? se per avventura voi non foste contento del desiderio mio ; il qual certamente a qualunque altro che mai stato sia , per grande ed ardente che e' si fosse , non è inferiore . State sano ed ama- temi come fate .
so8 Lettere
XVII.
Bologna i4- decembre iy33.
V,
01 di poco fate gran conto prezzando in tal guisa quella lettera , eh' io ho scritta avan- ti le vostre rime ; ma a questo segno giu- gne la vostra cortesia . Io però molto vi rin- grazio e vi debbo della compiacenza, che aver dimostrate di quel poco, che ho fat- to, anzi nulla per voi; perchè quel po- co F ho fatto per me , sapendo che non lieve onore sono per acquistare dalla pub- blicazione delle vostre poesie . Oltre ciò io ho il piacere di dedicarle ad un signore , cui qualche segno pubblico io dovea del grato animo mio verso tante ed infinite gra- zie da lui ricevute. Contentatevi dunque che anche perciò a voi sia debitore , da che certamente a me né per ciò ne per altro lo siete. Il nostro grande Eustachio presentemente sta assai bene , ma voi po- tete immaginarvi qual modo di star bene possa essere il suo . Se Iddio però ce lo
con-
I N E » I * E . 20g
conservasse così , poco per noi non fareb- be. Ebbi lettera l'altro giorno del padre Lorenzini ; ora vorrei ch'Eustachio alcune volte lo andasse a riverire . Bisogna sapere che sono più di 43« anni che siamo ami- ci, e sempre l'ho trovato ver me onesto e cortese . Io tengo un libretto e una car- tuccia scritta da mandare ad Eustachio , per- chè dia l'uno e l'altra al signor cavaliera Gaburri, ma non so come mandarli costà, e non fargli spender denaro. Se Manfredi manderà gl'istrumenti astronomici, mi va- lere di tale occasione. Addio, signor Fran- cesco amabilissimo . All'amor vostro mi rac- comando. Io sono al solito.
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To: XI.
210 L E T T E n E
XVIIL
Bologna 7. febbrajo l'jZ/^.
G
iunse venerdì sera Eustachio mio figliuo- lo sano e in tuono , e tutto pieno delle gra- zie vostre ; perlochè non posso lasciare di rendervi mille grazie , ed assicurarvi che n' avrò memoria finché io viva . Voi l'avete trattato non solo onestamente , ma genero- samente, e non avete avuto misura nel be- neficarlo. Credete che non potevate far co- sa, che più mi piacesse, e di cui potessi esservi più tenuto . Nulla posso fare per voi , ma se alcuna cosa potessi fare , niuna farei sì volentieri ; e questo per dimostrarvi quanto io vi sia grato di un tanto bene , e quanto mi sia piaciuto . Io ve ne rendo dunque grazie senza fine, e desidero alcun vostro comando, perchè più all'opere che alle parole conosciate qual sia l'animo mio verso voi . Il grande Eustachio Manfredi presentemente sta bene . Voglia Dio che così stia sempre . Egli ha presentemente al-
Inedite. su
le acque gli Spagnuoli , che dormono e man- giano, ove il facevamo noi. S'avvicina il tempo , che il Gesuita suo fratello dee pre- dicare in san Petronio . Ricordatevi di quel , ch'io dissi circa il fargli una raccoltina . Anche di lontano saprete lodarlo . Io non so dove questa lettera vi giugnerà , ma in qualunque luogo ella vi dirà ch'io v'amo sommamente e stimo, e ch'io sono al so- lito.
XIX.
Bologna 7. aprile i^4'
■OE voi vi ricorderete , parlammo insieme ima volta di fare una raccoltina per il pa- dre Manfredi predicatore in san Petronio ; ora voi vedete che il tempo è giunto di farla . Noi siamo in otto o in dieci , che la facciamo, e perchè forse voi avrete pia- cere di essere nel numero di coloro , che a. Manfredi dimostrano tale benivoglienza
O a ed
fìi2 Lettere
ed estimazione, io vi do questo avviso, e del ragionamento avuto insieme vi ricor- do. Ho veduto le rime di mio fratello , che voi avete fatto imprimere sontuosamente , e di ciò pur vi ringrazio ; perchè debbo ren- dere grazie a qualunque gli fa onore e pia- cere; da che paitecipo anch'io dell'uno e dell'altro. Il gran Manfredi ora non istà male, ma in modo però che sempre il ma- le si aspetta. Egli ha rinunziato 1« coque, e pensa di passarsi la state entro la specu- la; io però non lo credo, e improvvisamen- te gli verrà voglia d'un poco di campagna, della quale se mai ha avuto bisogno, lo ha presentemente. Quando costà il signor Giu- seppe Marsoni vi desse uno scudo o sia fì- lippo per me, pigliatelo, che qui poi mei farete avere come prima potrete . So ch'egli avrà piacere di riverirvi e vedervi . Io sono al solito .
Inedite. 210
XX.
Bologna 12. fcbbrajo iy35.
IO ricevo una gentilissima vostra, della quale vi rendo mille grazie , come dell'aver consegnato al signor di Crozat le due me- daglie. Circa quello, che mi dite dei no- stri averi a Parigi, quello mi dite, ch'io già credea , onde potete credere che non m'è stato poi sì doloroso l'avviso, che me ne date ; perdio già l'animo v'era disposto. Quanto più sempre però me ne renderete instrutto , sempre più quello farete , che io desidero. Intorno a monsieur Chuberi voi mi avete fatto maravigliare . Come vanno le cose di questo mondo ! Guardatevi di non fare lo stesso. Sapete voi chi è mor- to? L'abate Baitaglini , quegli, che m'intro- dusse nella buona grazia di madamigella E- dwin . A lei appunto ho mandato la mia tragedia , essendo a lei dedicata ; onde se passate in Inghilterra, vi prego a fare che l'abbia a buongrado. Il nostro buon Man- O 3 fredi
21 4 Lettere
fredi sta molto male, e si pensa di tagliar- lo. Voi vedete che questo è un rimedio molto pericoloso . Chi sa se più lo vedre- te? Egli vi saluta caramente. Quando pen- sate voi di tornare in Italia? Vorrei che presto il faceste, per aver il piacer d'ab- bracciarvi . In questo mentre ricordatevi di me e della molta stima , che ho di voi , che meritate di essere da chiunque vi co- nosce sommamente stimato . Credo che co- stì in Francia abbiate rapito tutti i cuori e tutti gl'intelletti. Dio vi conservi lunga- mente, e mi conservi la grazia vostra.
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N E D I T E » 21
XXL
Bologna 12. aprile 1741»
i
O delibo primieramente rendervi grazie infinite , signor conte Algarotti gentilissimo , dell' immense grazie, che voi dispensate ad Eustachio mio figliuolo , e ve le rendo non in quella maniera, ch'io dovrei, ma in quella, che posso, cioè con iscarse parole, e so che bastano , se considero la molta bontà, che voi sempre avete avuta per noi. Vidi una vostra lettera , in cui scrivevate ad Eustachio che vorreste sapere tra'poeti volgari quale sia quello, che per gli aggiun- ti o epiteti si potesse proporre in esemplo, e intorno a questo vostro desiderio ne ho parlato ancora con Francesco mio fratello , e non sappiamo determinare qual sia . Ogni buon poeta ha certamente ciò osservato con diligenza , e noi facendo , buon poeta non fora stato . Gli aggiunti del Petrarca certa- mente sono divini , e quelli anche di Dan- te, ma gli us_ano con temperanza, e sem-
O 4 Pre
2 1 6" Lettere
pie con qualche necessità. Il Chiabrera n'è più dovizioso, e gli ha bellissimi. Tra' vi- venti Frugoni ne fa, pomposa mostra , e tan- to < he questo è il suo migliore, non cos'i certamente messere Alessandro Fabbri e 1' oscuro Ghedini. L'Ariosto negli epiteti , co- me lo è anche nelle altre parli , è divino, ma anch' egli temperato nell' usarli. Gli usa con qualche arditezza il Casa, non con so- verchia abbondanza . Questo è quanto io posso dire per dir ciò, eh' io sento, e sen- tono coloro, con cui n'ho parlato; ma né questi ne io possiamo dir tanto , che mol- to più non ne sappiate , e però siccome lo dovete intieramente rimettere nel giudizio vostro, così nel medesimo tutti lo rimettia- mo . Le sorelle Manfredi e il lor buon fratello Eraclito m'han dato espresso ordi- ne di riverirvi molto e poi molto per essi, e tutti nutrono un vivo desiderio di rive- dervi e inchinarvi. De' Gabrielli non par- lo; perch'io so che Gabriello vi ha scrit- to . Egli è quale egli era : giuoca continua- mente a tarocchi perde e cospetta . La Ni- li a no che non è più qual'era; perchè ora è donna , ed era pulcella . Di nuovo mille
grazio
Inedite. aiy
grazie vi rendo della gentilezza e liberalità adoperata con mio figliuolo , il che tanto più risplende, quanto meno ei n'è degno. Tutti di mia casa vi fanno , signor conte , profondissima riverenza , ed io più di ogni altro, e raccomandandomi alla vostra buo- na mercè , col solito rispettoso affetto mi confermo .
n, 1 3 Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
GIAMPIETRO ZANOTTI
XXII.
Venezia 16. giugno ìjfó.
È
egli lecito venire ad intromettersi fra dolci studj vostri con una lettera, che nul- la sentendo la purità del Bembo vi parle- rà solo d'affari? Si tratta di cosa per cui è necessaria molta desterità , e a maneggiar la quale voi siete , caro il mio sig. Giam- pietro , per conseguente idoneo , e si tratta di cosa , la cui amministrazione fìa altrui profittevole , al che fare per conseguente non dovea io sciegliere altri che voi . Io vorrei che vói presentiste la casa Zan-
ohini
Inedite. 219
cluni e Sarapieri intorno a' bei quadri eh© possiedono . De'Zanchini vorrei la copia del- la Carità di s. R.occo di Annibale fatta in rame da Guido e celebrata come sapete dal Malvasia .
Io so che avevano per questo quadro pre- tensioni altissime. Voi fate, sig. Giampie- tro , colla desterità vostra senza nominar chi lo comprerebbe, ma offerendo loro danaro contante , che è il principale , che si pos- sa con cotesti signori venire a parlamento e a conclusione . De'Sampieri vorrei i tre Caiacci, il ballo de' puttini in rame dell' Albani , e il bel Guido che hanno , che par- lili sia le lagrime di san Pietro , o san Pie- tro e san Paolo . In somma vi ha un san Pie- tro nel quadro , egli è di Guido , abbel- lissimo , e non vi può esser dubbio alcuno di quale io intonda parlare. Non so se fos- se meglio, caro sig. Giampietro, che noi^ parlaste voi , ma faceste parlare una terza persona che voi istruiste . Il pericolo sareb- be , che parlando voi stesso , e sapendo tutta Bologna la stretta amicizia che con tutta la vostra casa mi stringe e lega , al- tri per avventura non credesse, che la com-
mis-
220 Lettere
missione vi venisse da me , e quindi prendes- sero argomento di tenere i prezzi altissimi . In casa Bonfiglioli v'ha di bei quadri; e in qual casa non ne v'ha in Bologna? Se ne scopriste del valore della bellezza e del- la conservazione degli accennati , massime in mani bisognose di denaro , datomene un cenno . Io conto esser costà fra quattro o cinque settimane. Quanto mi piacerebbe di trovare alcuno di questi contratti o finito, o bene incominciato , e ciò per opera vo- stra ! I tempi sono infelici ; li compratori sono scarsi, e questo mi fa credere, che cotesti signori , che non son per altro gran- di ammiratori del bello , saran divenuti più trattabili. lire di Polonia non è certamen- te ingrato a coloro , che per lo servigio suo si adoperano , e voi , sig. Giampietro , non vi perderete nulla a fare sì che la sua Gal- leria degna sia della sua magnificenza , e del suo gusto ; questo però io vorrei che fusse con non molta spesa. Io per dir ve- ro l'ho accostumato male, che gli ho com- perato un Paolo qui per 1000. ducati, che ne vai 10000. Addio, sig. Giampietro: pia- cerai avere alcuna occasione di poter testi- ino-
Inedite. 221
moniarvi quell'amicizia, i cui sacri nodi mi stringono a voi per sempre. Io non vi di- co di salutare i vostri, perchè non voglio che si sappia neppure per Bologna che io vi scrivo. Addio: amatemi e fatemi pron- tamente risposta .
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RISPOSTA D I
GIAMPIETRO ZANOTTI XXIII.
Bologna 22. giugno ìjJfi-
±N h più grata né più soave né più im- pensata cosa potea venirmi della gratissima e soavissima vostra lettera, sig. conte gen- tilissimo . Voi continuate sempre ad amar- mi, e quello procurarmi, che mi sia di
va a-
22a Lettere
vantaggio e d'onore, del che grazie senza £ne vi rendo ; ma veniamo a quello , che più importa a V. S. Illustrissima , che non le grazie , che vi si rendono . Sento che voi avete tratto a dilettarsi di ottime pitture il re di Polonia, ed è gran vantaggio per una facoltà, che senza rajuto di persone altis- sime è vicina a ire all'estrema ruina. Voi me avete poscia eletto a far provvedimen- to di cose egregie in questo genere , e gran bene mi avete fatto, e circa il tener ciò segreto, lasciate fare a me. Quand' io com- perava per il reggente , niun mai lo sco- perse , e solamente dopo la morte di lui si seppe ; perchè mi piacque che si sapesse ch'io era stato onorato del servigio di un sì gran signore. Della casa de'Sampieri di strada maggiore non vi ha più che il sig. Valerio senza moglie e senza figliuoli , e ric- co convenientemente e più ancora . Jeri nel Caffè, ove io vo, edove egli va, par- lai con esso signor Valerio de' suoi quadri, e mi disse che circa il san Pietro e san, Paolo di Guido e il ballo de'puttini dell'Al- bani il suo signor padre, che ultimamen- te mori, ne avea fatto uà fìdeicommissq
ri-
Inedite. 223
rigorosissimo, e che circa gli altri , e prin- cipalmente i tre de' tre Carracci , egli non se ne volea per denaro alcuno privare , aven- do tanto , Ja Dio mercè , che di ciò fare non abbisognava . Il signor canonico Zan- chini è partito per Firenze , ma se qui fos- se , è nello stesso bel caso di non aver bi- sogno, onde sarà anche in quello di vole- re i mille scudi, che già volea. Che poi la elemosina di san Rocco di Guido sia in rame è falso ; perchè ella è in tela , e lo dice anche il Malvasia nella vita di Guido alla pag. 3i. Il senator Bonfigliuoli ha cer- tamente una buona scelta di quadri , ma qui è d'avvertire che molti, che aveano patito , furono aggiustati e rovinati ad un tempo da un solenne ciabattino ; tuttavia ve ne sono de' belli, e v'ha una sibilla in- tera di Guido al naturale, eh' è cosa divi- na: ma ancor questo signore è l'ultimo di sua casa , e di aver tali pitture molto si compiace , né mai ho inteso che parli di venderle. Certo che in altre case di Bolo- gna ve ne son delle bellissime, come in casa de'Favi, de'Monti, in casa Ratta Ta- nari Zambeccari Conti , ma o sono fìdeicom-
misso ,
224 Lettere
misso, come quei di casa Tanari, o sono in mano di chi ne dimanda moltissimo. Il reggente di Francia non badava a prezzo , e quel quadro volea, che volea; e così la faccenda avea presto fine: ma il voler co- se dare e a buon prezzo, non si può com- perare quando si vuole, ma bisogna aspet- tar la fortuna, e questi quadri degni d'un re sono rari , se rari sono i compratori . Tuttavia si anderà procurando e cercando . Ora io posso dirvi che gli eredi del cava- lier Franceschini hanno un quadro di un Adamo ed Eva dello stesso Franceschini , grandi al naturale, eh' è la più bella cosa, che quel valent'uomo abbia fatta , e talmen- te è bella, che essendo una volta da ven- dere, lo stesso pittore, che forse 3o. anni prima l'avea fatta , la comperò , né mai più volle rivenderla . Par più del Cignani che del Franceschini, e per del Cignani potrebbe- si spacciare in qualunque galleria, il suo prez- zo è 3oo. scudi . Nella galleria del cardi- nale Aldrovandi v'ha una bellissima Vene- re grande al naturale dei Pasinelli, e mo- desta quanto lo può essere ; ma il cardina- le per qualche suo fine ha detto al suo agen- te
Inedite. Z2r>
te che se venisse venduta, lo faccia; ora questa sarebbe una gioja per il re , che cer- tamente non pensa a diventar Papa , e il Papa in Vaticano ha cose assai più nude . L'ultimo suo prezzo , se non erro , è di 200. scudi romani. Questi fratacci di san Fi a ti - cesco, anni sono, disfecero nella loro chie- sa quelle due cantone, che in mezzo v'era- no , e venderono garbatamente quei dieci paesi del Mastelletta dipinti sull'asse con istorie di molte figurine esprimenti fatti del- la sacra scrittura; ora questi gli ha un mio amico, che se ne priverà . Però dico che quattro, che sono i più grandi e i più bel- li , e con gran quantità di figure dipinte con uua grazia e una franchezza , che pa- jono del Parmigiano, dico che si potrebbo- no pigliare , e il prezzo mi par discreto , 5o. scudi l'uno. Sono encomiati dal Mal- vasìa nella Felsina e nelle pitture di Bolo- gna . Veramente voi dite il vero , sig. con- te , che avete avvezzato male sua Maestà ; che se vorrà le pitture a proporzione del prezzo speso in quella di Paolo , e voglia cose da re, non fa galleria in cent'anni, se non compera indovinelli, come molti To: XI. P fan-
226 L E T T E II E
fanno. Bisognerebbe sapere se questo gran signore ha intelligenza grande , o se sola- mente dalla vaghezza e sfacciataggine de'co- lori si lascia prendere; perchè in quest'ul- timo caso potrebbe un quadro cattivo pia- cergli più d'un buono, con poco onore di chi del buono lo avesse provveduto. Voi, che lo avete trattato, avrete ben conosciu- to il suo umore. Avvisatemene per mia re- gola . Quelli , che ora ho proposto , gli do- vrebbono piacere . Nulla ho detto a' miei di casa di ciò , che mi avete scritto , ma so che tutti vi amano e onorano altamente , fuori che la sorella , che io avea in casa , la quale se non vi ama e onora in paradi- so , qua in terra noi può più fare . Io so- no al solito.
Inedite. 2.2.J
XXIV.
Bologna 2. luglio injfó.
JlO già lungamente vi scrissi e subito cir- ca le pitture, di cui io ora potea parlare e trattarne la compera , e come di quelle , di cui parlavate , non se ne potea avere speranza alcuna per le ragioni , ch'io vi ad- ducea. Io m'aspettava oggi di ricevere nuo- ve da voi di ciò, che dovessi fare del bel- lissimo Adamo ed Eva del Franceschini, e de'quattro bei paesi del Mastelletta , ma non mi avete risposto , e perciò non deter- mino cosa alcuna. Io vi dicea che dite be- nissimo a dire che pochi compratori di pit- ture ora ci sono , e che di rado si trova chi voglia impiegare il suo danajo in pit- tura, ma io v'assicuro che anche le buone pitture da vendere sono rarissime , quando a forza di moltissimo danajo non si voglian cavar di mano di coloro, che in altra ma- niera non le venderebbouo. Se volete che |a faccenda passi avanti, scrivetemi, seno,
P a ella
ìì28 Lettere
ella resterà così. Francesco doman va fuo- ri con la marchesa Ratta, ma non dico che vi si raccomanda ; perchè non sa che io vi scriva, come noi sa niun altro. Vorrei sen- tire che voi foste sano, come mi era stato posto in dubbio che voi noi foste , e vor- rei anche che foste allegro . Conservatemi la grazia vostra, e credete ch'io sono ve- ramente .
XXV.
Bologna 9. luglio ijfó-
IVI I dispiace al sommo e poi al sommo il dispiacer vostro, e che duo fi citelli cosi degni abbian. tra loro occasioni di dispare- ri . Io mi suppongo però che la donna pre- sa da vostro fratello sia onesta e dabbene, che altramente non posso estimare ch'egli abbia fatto, e che solo manchi di maggior condizione, e quale si richiede al vostro stato; in questo stato però vorrei, se fos- si
Inedite. 22Q
si in voi, consolarmi, e l'usata virtù ado- perando accomodarmici , e riflettere che queste non sono cose rare , anzi a' nostri tempi usitatissime. Se fosse donna disono- rata, la virtù vorrebbe che si facesse lo stesso , ma tale non può essere certamen- te , onde poi estimo che non ci sia biso- gno di tutta la fortezza dell'animo vostro. Accomodate pure le vostre convenienze , che vi sta bene, ma dall'amor del fratello non vi disgiugnete. Io non sono atto a con- sigliarvi , tuttavia io penso che niun uomo di garbo vi possa dar miglior consiglio . Go- derò per tanto quando sentirò la vostra quie- te e di tutta la vostra casa, a cui niun al- tro ben gioverebbe senza questo. Ma pas- siamo ad alrro . Ne parleremo a bocca , se a Dio piacerà. I quadri del Mastelletta ho piacere che li vediate, e vi piaceranno. Vi piacerà anche molto quello del France- schini, ma più che a voi piacerà certamen- te alla Maestà del re che sapete , e forse più gli piacerà che se fosse di Lodovico e d'altri uomini così fatti. Io ho parlato poi seriamente col padrone di esso , e me lo ha confinato in 300. scudi romani , e in
P 3 que-
nZo Lettere'
questo caso si può prendere senza pensar-' ci. Voi vedrete la Venere del Pasinelli, che a voi piacerà certamente più del Fran- ceschini, e per 200. scudi anch'egli non è caro. Intanto cercherò quello, che mi dite, e senza cercare so ove si trova, ma il diffìcile sarà averlo a buon prezzo . Quan- do sarete qui, ci regoleremo in modo che non siate tenuto per lo compratore; per- chè subito si dirà che comprate per il re di Prussia , e già si diceva che avevate tal commissione, e forse anche si dirà per il re di Polonia ; ma o ci colgano o no , quan- do penseranno ad un re, sempre questo pensiero farà lor chiedere di più , ed osti- narsi nella richiesta. Vuol partire il corrie- re, e però in fretta mi dico al solito.
I N F. D I T E . 20 1
XXVI.
Bologna 23. luglio ij/fi.
X erchè voi mi amate, tutto quello, elio da me viene , lo prendete come buono ; o buono pexò tuttavia si era certamente ciò, ch'io vi dicea circa il fratello vostro, e buono il tengo , vedendo che voi lo avete egregiamente accettato, e non mi aspetta- va altro dall'indole vostra e dalla vostra ra- gione . In quanto poi a quegli ufiizj ester- ni, che dite che mancheranno al nutrimea- to della vostra fraterna amicizia , parmi che si possa un sì fatto alimento sperare dal tempo , e non bisogna però a questo affret- tarvi . Intendo benissimo che anche contra vostra voglia vi possa bisognar far così , ma anche dal tempo può sperarsi che cessino le cagioni di cosi fare, e che voi possiate? mostrare di far per cagione del tempo tut- to ciò , che ora fareste secondando la vo- stra virtù. Me ne consolo, per Dio, quan- to mai possiate immaginare , che lo stesso
P 4 buon
s3a Lettere
buon cuore abbiate per il fratel vostro, il quale certamente non ha fatto cosa , che possa l'odio vostro meritare.
Circa le pitture io vi aspetterò, ma non posso dubitare che non avessero a piacere a quel signore } per cui si cercano , e i prez- zi sono più discreti che gravi , e non mi «dite il contrario . Vi torno adire che quel- li, che cerchino quadri, sono alquanto ra- ri , ma i quadri buonissimi sono più rari ancora. In casa Belluzzi vi sono buone pit- ture , e credo che se ne potessero avere al- cune, ma tuttavia questa è gente , che non ha bisogno di vendere. V'ha un quadro del giudicio di Salomone di monsieur Poussi- 110 , l'unico che sia in Bologna, ed è un quadro da re .
Fuori di Bologna mi sono ricordato di un rame bellissimo dell'Albani con moltis- sime figure, il quale «era in casa del Pasi- nelli , e fu da suo cognato venduto 3oo. luigi . Morì poi il cavaliere , che lo com- però, e so che l'erede ,, dieci anni sono, mi disse che volentieri lo avrebbe vendu- to , e cèrto lo darà a minor prezzo ; il più si è che più lo abbia. So che vi avea an- cora
Inedite. a33
cora un bellissimo quadro di mezzana gran- dezza del Tiarini molto raro , e che una volta era anch' egli del Pasinelli . Bisogne- rebbe vedere come sono stati conservati , e bisognerebbe dare una scorsa sino a Par- ma e comperarli all'improvviso; che sene avrebbe cosi facendo, cred'io, tal vantag- gio , che ben rifarebbe della spesa del viag- gio . Questo è quello, ch'io vi posso dir per servirvi , aspettandovi per abbracciarvi ben caramente , né per far questo io solo son , che v' aspetti .
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234 L E T T E R
XXVII.
Bologna 20. agosto ij/fi'
\jhe mal venga alla peste, che n'è ca- gione, che io non posso come vorrei perso- nalmente abbracciarvi , e di ciò parlar con voi , che ne converrebbe per condurre a qualche fine l'impegno di provvedere pittu- re. Basta intorno a questo altro non dico , se non ch'io sto attendendo gli ordini vo- stri (sempre carissimi) per adempierli . Oh peste maledetta! Almen la guerra, benché crudel cosa , non ne toglie che gli amici possano rivedersi insieme e abbracciare , ma la peste agli amici il toglie e a'parenti an- che più stretti di sangue e d'amore . Ho ricevuto i dodici ungheri, ch'io cambierò in ciò , che stimerò proprio per voi , ma s'incontra nelle buone stampe e ne'disegui come ne'quadri, cioè che poche buone se ne trovano, e chi le ha ne vuol molto. Se ne capitano alcune per oagion della morte di qualche pittore o amatore di simili co- se >
Inedite. q.Z$
se, e che dagli eredi si vendano a buon prezzo, v'ha una dozzina di barattieri , elio tosto se le becca per farne a suo tempo gua- dagno. Ve ne darò un piccolo esempio: v'ha uno , che ha l'Europa di Simon da Pesaro; e che ne vuole? Non vuoine meno di 1 5. paoli . E vero che tra quelle di un tal maestro ella è la più rara , tuttavia è un pagarla assai bene . Se ne troveranno al- cune piccole d'Annibale , di cui non vor- ran meno di unfilippo, e di alcune anche più. Quelle di Guido non tanto. Quello, ch'io dico delle stampe, dico ancor de' di- segni. Gli eredi del fu Franceschini , che posseggono il quadro dell'Adamo ed Eva hanno disegni molti e belli , e stampe di varj maestri, e devo andare uno di questi giorni a vederli. Ma l'aver ciò ancor nel- le mani mi fa dubitare che ne voglino prez- zo giusto , e non buttargli ; dacché se aves- sero voluto buttarli, qualche barattiere gli avrebbe presi per rivenderli . Vedrò che co- sa ci è , e vei saprò dire , e voi dovreste prendere tutto in un colpo ; che certo v' avreste più vantaggio , e non vi trarreste la sete a sorso a sorso , ma tosto ; e voi po- tete
236 Lettere
tete credere , che tutta è roba buona . Se poi v'avete comperato per 4- zecchini tan- ti disegni, me ne rallegro. So che le buo- ne stampe si vendono molto più . Sarà sta- to un miracolo da non isperarsi ogni gior- no, e se spesso vi succedesse, comincierei del miracolo a dubitare , cioè che non fus- se quello, che vi paresse. Mi son dimen- ticato di dirvi che tra le cose del France- schini vi sono le stampe delle opere del Primaticcio e di Nicolò dell'Abate tratte dal- le loro pitture fatte in Fontainebleau . Non so se cose simili vi piacerebbono . Uscì fuo- ri l'opera mia de'pittori della Accademia Clementina in due tomi in quarto grande, se non erro ; sono usciti ancora due libri in ottavo delle mie poesie . A voi non ho man- dato nulla di ciò, perchè sempre siete sta- to fuori d' Italia ; ora che tra noi siete io ve li offerisco , e tengo anzi per voi , se voi li volete. Basta ch'io sappia come ho amandarveli. Non vi parlo né d'Eustachio né d'alcun altro de' miei (che la Dio mer- cè stanno bene ) perchè uon mi avete an- cor data licenza di pubblicare , né men lo- ro, il commercio, che passa tra noi; per
altro
Inedite. p.S'f
altro io so che tutti vi amano e stimano grandemente, e ad Eustachio par mille an- ni di rivedervi . Io vi auguro intanto tran- quillità d'animo , e che l'amore, che in voi nasce dal sangue e da altro ancora , non venga da' pensieri , che non son gran cosa da filosofo , conturbato . Interno a questo voi mi scriveste , e io vi risposi quello , che mi parve dover rispondere . Ora voi tace- te, ed io però altro non dico più; ma non vorrei che il tacer meco di questo derivas- se dall' esser discordi da' miei i vostri sen- timenti; perchè i miei tendeano alla vostra quiete e tranquillità, e un buon neutonia- no la dee cercare a qualunque prezzo ; e per dirla , non parmi che a voi dovesse co- stare moltissimo, o tanto che la concordia con un così degno fratello , qual voi v'ave- te , non vaglia cento e cento volte di più . Se parlo troppo, attribuitelo all'affetto mio verso voi . Tutto pieno di questo mi dico al solito .
5*38 L E T T E II E
XXVIII.
Bologna 7. gennajo iy44*
JL O seppi del* vostro male , e ine ne dolsi grandemente, e seppi ancora che molti viag- gi avevate fatto , anzi dissero di più che eravate a Mantova, e che dovevate venire a Bologna ; ma di queste due ultime cose parmi che niuna sia vera. Sia come si vo- glia , purché vera e stabile sia la vostra gua- rigione , e possiate lungamente vivendo sem- pre più far risplendere il vostro valore © il vostro merito . Io procurerò altresì di vi- vere quanto io possa per godere dell'amor vostro , che mi è la pili soave cosa del mon- do . Io m'ingegnerò . Voi intanto conserva- temi questo amore ; che io ve ne prego per l'amore di Dio . Maledette sieno pure la guerra e la peste , e di queste due più ma- ledetta sia quella, che è principal cagione, che non possiamo insieme vederci e abbrac- ciare, e di pittura insieme discorrere e di poesia; da che oltre l'essere eccellente poe- ta,
Inedite. z39
Vi , intendo che siete anche pittore . Che diavolo ha in sé quel benedetto settentrio- ne, che da questo nostro clima vi disvia? Io sento che vi trovate gentilezza , ma ce l'avete recata voi. Secondo quello, che mi scrivete , dovreste già a Dresda avere spe- dito i quadri ; ma che bisogno v'ha egli che una tale spedizione sia da voi seguitata? Voi lo saprete , e però mi rimetto a quello , che vi par bene e che vi piace, consolandomi con la speranza, che ne date, che v'ab- bia l'Italia a rivedere, e forse Bologna nel- la prossima estate, in cui procurerò di es* ser vivo anche per questo. Quando la fac- cenda v'abbia permesso di pagare un qua- dro mille zecchini , potrete spenderne al- cune altre migliaja; e però siate pur sicuro che qui faremo bellissimi acquisti ; ma io ci vorrei la vostra presenza , e che vosco aveste gli ordini pronti per li danari; per- chè così si fa meglio e più presto . Quanti' io comperava per il reggente di Francia io avea grosse somme al mio comando, cosic- ché su due piedi potea sbrigarmi anche di un negozio di non poche migliaja di scu- di. Intorno a quello, di che ini scriveste,
e per-
a4° Lettere
e perchè mi mandaste danari , io vi scris- si, e parmi un'assai lunga lettera per rica- vare più securamente qual fosse il vostro genio non tanto circa il grado delle stam- pe e de'disegni, che l'avevate già spiegato abbastanza , ma circa i prezzi ; conciossiachè ani facevate paura, scrivendomi che per po- chi zecchini tanti ne avevate avuti, e mi ricordo che intorno a ciò vi scrissi che vi sono stampe rare anche di questi nostri maestri , che si vendono assai , e vi dava per esempio l' Europa del Pesarese , che molte e molte lire è stata pagata; ma bi- sogna che tali stampe sieno originali e non ritagli; io non m'arrischiai di comperar co- sa alcuna senza nuovo vostro ordine, e quest' ordine non venne mai ; da che più non ho avuto vostre lettere . Parmi però che anche di questo si possa far pausa sino al vostro ritorno, e quando sarà, chi sa che le cose mie circa ciò non vi dia? dacché son vec- chio, e non ho figliuoli, che ne traggan piacere e diletto . Io sto attendendo con gran desiderio le vostre traduzioni ; ma noa le veggo comparire : non ve ne dimentica* te . Io sono al solito .
Inedite. z^i
RISPOSTA DEL CONTE
ALGAROTTI XXIX.
Venezia 19. gennajo ij44'
Xlispondo in fretta in fretta aspettato da Lalage all'ultima vostra, a cui vorrei po- ter rispondere a lungo , e coram . Ma que- sto fia quando più candido per me volge- rà il Sole. Solo vi dirò, che per quei 13. ongari già mandativi voi facciate di spedir- mi delle cose vostre ancora sia stampe , o disegni , o modelletti in creta , quello che vorrete. Riguardatemi in ciò, caro il mio signor Giampietro , come un inglese o uno svedese, in somma come un forastiero, e fate quel cambio , che voi crederete con- veniente. Questo bensì vi dirò, che arae- To: XI. Q rei
z/^2 L r. t t f. n jt
rei aver del vostro , cioè di vostra mano una testina almeno, onde ornare il mio pic- ciolo museo , se con questo nome sacro può chiamarsi una raccoltina che vo facendo o più tosto miscèa di sì fatte cose . Poiché gran rischio si correrebbe a mandarmi per la via ordinaria quello, che mandarmi pur vorrete , a cagion di coteste contumacie , mandatelo in ben condizionato involtino al signore Tommaso Carli a Milano , che avrà cura di farmelo tenere . In tal modo si evi- terà che le profane mani de' custodi delle contumacie non tocchino queste sacre co- se e non le brugino per avventura volen- dole profumare. Addio caro il mio signo» re Giampietro. Amateini ; e credetemi.
0*0*0* *o*o* •o*
1 E D I T E k 243
XXX.
Bologna 21. luglio ij44.'
I
O mi sono avvisato alla perfine di scri- vervi; perchè par che meno io dubiti di quel , che io facessi , che voi ora siate in Venezia . Quando ho principiato a udire che v'eravate, ini parea di avere tali argo- menti da sostenere, come io facea con chi che fosse , il contrario . Voi mi amate , voi mi avete mandato alcuni libri , voi , se non ini volete fare ingiuria , dovete credere che molto a cuore mi fosse e il vostro felice ritorno e la buona vostra sanità , e con tut- to questo non mi avete scritto una riga . Ah che mentiscono coloro , che dicono che voi siete in Venezia , né il voglio crede- re ; perchè troppo grave sarebbe il dispia- cere, ch'io sentirei ciò credendo , e veden- do che né pur di un verso mi foste stato cortese , onde argomentar dovessi qualche freddezza nel vostro cuore verso di me . Voi mi avete pur scritto più volte che nel-
Q 2 la
!&44 L E T T E A E
la Sassonia regna la cortesia e la gentilez- za; dove dunque avreste apparato ad usar meco tanta durezza e scortesia dopo il vo- stro ritorno di colà? E poi io so che voi siete d'un' indole così gentile da non raf- freddarvi né anche in mezzo al più gelato settentrione . No che non siete in Vene- zia, e almeno mi giova noi credere, e se avete per me anche l'antico amore, mo- strate di scrivermi da lontana parte , e se da Venezia, fate che paja che vi siate giun- to nel tempo stesso , che la mia lettera , onde io non abbia a riferire alla mancan- za dell'amor vostro ma solo alla lontanan- za un così importuno silenzio . Torniamo dunque in piede , se costì siete , il nostro carteggio ; tornate a ricordarvi di scriver- mi , e che io vi sono obbligato di tante co- se , alle quali ora non posso pensare > trop- po agitato essendo e confuso a cagione del- la vergogna e del dispiacere , che il vostro silenzio mi reca . Sopra ogni cosa , se po- tete, lusingatemi con la speranza di aver- vi qui ad abbracciare , come mi promettes- te, e di quelle cose a discorrere, che ri- guardano il vostro diletto e le reali premu-r
re.
Inedite. 2,^$
re . I miei fratelli e i miei figliuoli tutti sono in villa , chi di qua chi di là . Io ci sono stato , e sono stato lungo tempo in Ferrara, dove può essere che a tempo più fresco io ritorni ; ma in qualunque luogo sempre avrò innanzi il merito vostro e gli obblighi miei , e vorrei poter dire ancor l'amor vostro. Addio, e col solito affetto e con la solita cordialità io mi dico .
•0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*
XXXI.
Bologna 33. settembre ij4-\'
J\ tutti i particolari dell'ultima vostra gen- tilissima io qui sono a rispondere, e inco- minciando vi dico, che voi non dovete in alcun modo scusarvi della tardanza nello scrivere ; conciossiachè io non esigo da voi più di quello , che voglia il vostro como- do , quantunque il mio desiderio sarebbe ricevere ogni giorno alcun vostro scritto. Non ho che una volta sola ricevuto dai
Q 3 Pa-
2.46 L E T T E 11 E
Pasquali copie delle opere pallavicine , e tredici furono , sette parrai egregiamente legate , e sei affatto sciolte ; e ne feci quel- la dispensa , che mi venne allora ordinato e conceduto di fare . Alessandro Fabri , te- nerissimo e dolcissimo amante di Santarel- li, tolse lo intrico di far che questo valo- roso giovane n'avesse una, e la sua gli ha data, che è una delle ben legate , onde ne resta Fabri con voi creditore . Questa è la storia de'libri da voi richiesta . Circa la pi- stola da voi scritta al re di Polonia la mi par bellissima e poetica al maggior segno . Al giudizio di alcuni pochi smunti e palli- di, e che il naso hanno rivolto all' insù , parerà un poco gonfia, ma a me anche co- sì piace, e non mi pare che ecceda; e son di parere che non sia necessario lo imita- re sempre il Petrarca e il Bembo , e che per diverse strade si giunga al bello e al buono ; ma questi stirici non vogliono altro bello né altro buono che quello, che ser- pe dietro terra, e versi per lo più fanno più bassi e meno armoniosi della stessa pro- sa. Essi camminano presso la bassezza e la viltà, e vi cadono dentro, e voi in quel-»
la
I N E D I T t : 2s47
ìa epistola vi alzate in alto , ma non sover- chiate i confini . Perchè vediate però che io vi parlo francamente e di cuore , vo'no- tare alcuni piccioli nei, che mi ci pajono . In più d'un luogo voi dite ormai, e si dee dire ornai o pure oramai. Nuovo Timoteo in seri d'Augusto inspira , direi piuttosto in- fonde o altra parola , per non far rima col vicin verso - Commove e calma a un tocco sol di lira . Tali , se al stanco animo tuo covante . Si dovrebbe dire allo stanco a ca- gione dell' S, edelT, ma il verso noi per- mette , e però io credo , che si potesse dire al lasso. Il dir poi che l'animo di quel gran re cova il destino d'Europa è cosa al- quanto ardita, e quel covare esprime azio- ne non molto nobile e grande , tuttavia eli' è magnificata da quel destino d'Europa > Io questo v'accenno, non perchè io lo estimi inalo , ma perchè voi ci pensiate . Avere ancora e biblioteca e tempio : temo che il verso stesse meglio cosi- Avere ancor biblio- teca e tempio. Così in un de' versi che se- guono , meglio starebbe , E di Natura e Ti- zian rivale; perchè Tizian è di tre sillabe, p non di due . Ben veggio Tiziano ùi fot*
Q 4 me
s48 Lettere
ine nuove-àlee il Casa . Foglie , e riunirle ito 'volume eletto; verso, che non mi piace, né credo che verso egli sia; piuttosto Fo- glie , e raccorle in un volume eletto . Ve- niamo ora alle stampe de'Caracci, che voi vorreste . Io vi dico che la maggior parte di queste sono difficilissime a ritrovarsi , e che molte d'esse i' non l'ho mai vedute. La nota è cavata dal Malvasia, e vi dico ancora che molte notate dal Malvasia noi sono , e assolutamente noi sono a chi gli occhi ha in capo , ed io ve le anderò ac- cennando. Io non so poi se le volete, ol- tre l'essere delle prime uscite del rame, intatte e bianche come questa carta, o se alcun poco di pattina non vi dispiace. Nel primo modo sarebbe meglio, ma poco non, sarebbe il ritrovarle anche in quest'ultima maniera. I passi sono aperti, e ho pensa- to in questa sera per il corriere di man- darvi un involto con dentro i due tomi del- la mia Storia Clementina, e due delle mie poesie . Proseguite ad amarmi e credetemi *
Inediti. 249
XXXII.
Bologna i4- giugno 17 56.
iiO ricevuto il vostro libricciuolo di pit- tura , e ve ne rendo mille grazie . Quan- tunque ammalato di febbre , non ho potu- to lasciar di leggere, anzi due volte , il vo- stro Saggio , e nella maniera che in esso di pittura parlate, potreste non che meco, parlarne col vostro Paolo e col vostro Ti- ziano. Il piccolo, ma è profittevole e buo- no , e scritto con una certa leggiadria , cho diletta ; così se ne sapessero i giovani ap- profittare. Io ho pure per ultima cosa, che intendo fare , compiuto un piccolo libretto quasi sulla medesima idea , e mi glorio cT essermi incontrato almeno nella vostra idea e in alcune vostre sentenze , né aver , cred' io , dissentito da alcuna . Egli è ora nelle mani dello stampatore. Mi bisognano ami- ci , che ci badino , ma io gli avrò , e sup- pliranno in questo alla impotenza mia . Son balordo , né posso stare in piede . Sono sen- za
a5o L e t t e n £
za febbre , e ancora convalescente e debo- le al sommo. E un'operetta, che io co- minciai due anni sono oramai , né la co- mincierei ora . La età è troppo avvanzata , e mi bisogna por fine al desiderio di far certe cose non soffribili alla mia vecchia- ia . Addio , caro signor conte . Oli che bei giorni ho io goduto con voi? Non ho più da sperarne de' simili? Mio fratello vi sa- luta e abbraccia caramente, e dice che vi scriverà quest'altro ordinario.
LETTERE
DEL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI
a5i
LETTERE
DEL SIGNOR FRANCESCO MARIA ZANOTTI (i).
I.
T'edrana io. luglio 1728.
S
E il timore, che ha V. S. Illustrissima di parer quello, che non può essere , cioò a dire un ingrato , dovea procacciarmi una
così
(1) Ingegno sovrano e un di que' pochi che fanno onore al paese ed al secolo in cui son nati : la sua rrtemoria fìa sempre a' buoni Ita- liani oggetto di venerazione .
DO
Alle più estese e più profonde cognizioni del- la filosofia e delle matematiche accopiar seppe in grado eminente i doni delle muse, e niuno l' eguagliò uello scrivere elegantissimamente si in prosa come in verso , tanto nella latina lin- gua quanto nella volgare . Le sue elegie spira- no
a54 Lettere
cos'i umana e cortese e gentil lettera , io ringrazio Dio che le abbia posto nell'ani- mo un tal timore, per levar però il qualo io potrei dirle, se volessi, che ne il suo gentile animo potrebbe permetterle che el- la volesse essere ingrato a chi che sia, nò io so di aver fatta cosatale, ch'ella, quan- do ancora volesse, potesse esserlo verso di ine. Ma lasciando questo da parte , io non cercherò di distruggere in lei un timore , che quantunque ingiusto , non lascia però e per sé slesso e per l' effetto suo di som- mamente piacermi . E non meno mi è pia- ciuto il dispiacere , che ella ha preso e del mio pericolo e del mio poco buon essere , conoscendo in questo l'amor suo, a cui peral- tro
no Ja venustà catulliana, come le sue rime la grazia e la delicatezza petrarchesca ; e i suoi Commentarj dell'Instituto, opera veramente im- mortale , sono nella lingua del secolo d'Augu- sto un sì bel modello di eleganza, come nella francese la storia dell'Accademia delle scienze delf impareggiabile Fontenelle . Fu uno de' mae- stri d'Algarotti e'1 suo più grande amico. Na- cque nel 1640. , e mancò all'Italia nel 177 7 »
I N B D I T E . 255
tro sarò molto tenuto , se quanto dispiacere Je ha fatto sentire del mio male , altrettan- to piacere le farà sentire ora , che sono qua- si rimesso del tutto ; per la qual cosa io credo che non tarderò molto a restituirmi in città; quantunque il piacere di ricever da lei molte e molte altre lettere mi fa- rebbe trattener qui anche più lungo tem- po . Ma non potendo io disporre in tutto di me, farò supplire al piacere delle lette- re quello dei ragionamenti suoi, de' quali dovrò goderne anche più , se me ne toc- cherà alcuna parte di quelli, ch'ella avreb- be fatto col signor Eustachio. Quanto mi spiace che egli si sia partito di costà ! E tanto più che forse si è interrotta per que- sto la lezione del Fontanelle , della quale però come io sarò a Bologna potrà ella es- ser servita da qualcuno , che gliela farà con meno eleganza e dottrina e con pari amo- re ; e con quella occasione potrà il mede- simo vedere se si potesse impetrar da lei qualche grazia al cartesianismo; giacché il Fontenelle è pure cos'i gran cartesiano coni' è-, ed ha avuto l'onore di trattenerla per alcun tempo non senza suo piacere . Basta ,
aspet-
256 L T. T T T. R I
aspetteremo quello, che si conchiuderà nel congresso, che si terrà l'anno venturo quan- do ci verrà il signor marchese Poleni . El- la sa che , quanto è in me , io non lascio di essere newtoniano il più che si può . Tut- tavia non mi parerà di esser nulla , se io non sarò nel numero de' buoni e veri e af- fezionatissimi ed umili servidori di V. S. Illustrissima .
*o*o*o*o*o*o*o*o*o* 0*0*0* IL
Bologna 5. ottobre 1728.
JLi umanissima vostra lettera , con cui ave- te voluto accompagnare un così nobile co- sì magnifico e così sontuoso dono , mi ha recato maggior confusione che piacere ; se non che mi piace eziandio quella confusio- ne, che da voi mi viene . Ma perchè mai , caro siguor Francesco , un dono a me ? E poi un tanto dono? Io ve ne rendo tanto maggiori grazie, quanto più veggo che voi
ne
Inedite. 2^7
ne volete rendere a me per certi imaginarj servigi, che io non mi ricordo e non so, laddove il vostro dono e lo conosco e lo veggo , e per amor vostro con sommo pia* cer mio me lo godo . La vostra lettera poi , che m'èparuta in tutte le altre parti per- fettissima, non mi ha potuto parer tale in questo, ch'ella è troppo breve, e non mi dice nulla né del viaggio vostro, né del vostro star bene , il che io sommamente desiderava d'intendere. Perchè non mi scri- vete voi nulla del Volpi, che avrete potuto vedere in Padova? Perchè nulla del marche- se Poleni, del Rizzetti nulla? Non dico del sig. abate Conti, dal quale ricevo oggi una lettera, in cui mi scrive che voi gli avete consegnato il libricciuolo , di che vi rin- grazio senza fine . Io risponderò a lui un altro ordinario . Sento che voi insieme con lui sarete presente ad una strana esperien- za; e mi piace . Non so quanto mi piaccia ciò, ch'egli mi scrive del Newton, dicen- do che questo autore non ha mai negato che la luce passi per li pori dei corpi . Co- me è ciò , che a me pur la memoria dice il contrario? Se vi mancasse di che scriver- To: XI. R mi,
^58 Lettere
nii , scrivetemi di questo , ed anche chia- ritemi d'un'altra cosa, in cui mancando a me la memoria mia, ho bisogno della vo- stra . La state passata essendo noi in villa , voi prendeste una sera un di quei vermi, che risplendono fra le tenebre, e recatolo a casa, noi lo guardammo coi prismi. Vor- rei sapere se guardandolo così coi prismi , vi si videro i varj colori, che soglion ve- dersi in tutte le cose , che risplendono . Se voi ne avete memoria, scrivetelmi subito, ve ne prego , avendo io bisogno di tal no- tizia. Ma sopra tutto scrivetemi di voi stes- so, e se non altro scrivetemi almeno che: state sano , e che mi amate ,
Inedite. s5c)
III.
Bologna di villa 18. ottobre 1728»
1_<E vostre lettere non posson essere tan- to lunghe , che non mi pajano sempre bre- vi, come quest'ultima, la quale, per ren- derla più lunga che non è , e così prolun- garmi il piacere, che ho in leggere le co- se vostre, mi è convenuto di leggerla più. volte . Cosi io inganno le occupazioni vo- stre , che non vi permetton di scrivere quan- to io vorrei , e faccio lunghe le vostre let- tere quanto a me piace . Vorrei nell' istes- so modo poter ingannare anche le occupa- zioni mie , le quali se mi hanno mai distol- to dallo scrivere , me ne distolgon ora ; seb- bene piuttosto noje che occupazioni debbo chiamarle . Non faranno queste però che io non vi ringrazii così brevemente , come posso , della diligenza usata da voi rispetto al Volpi . Egli me ne ha scritto , mostran- domi dispiacere di non avervi veduto. Quan- to al Hizzetti sarei desideroso di saperne»
R a più
20*0 L E T V ERE
più di quello, che voi possiate scrivermi ne, essendo egli e voi in villa. Non so donde avvenga ch'egli non mi ha più scrit- to da che io risposi a quella sua lettera , dove ei pretendea di ridurre la quistion dei colori ad una quistione di metodo . Né an- che al signor Manfredi aveva egli risposto quando io partii di Bologna ( che saranno oggiinai dodici giorni ) e venni a Crespe- lano, dove ancora mi trovo. Non mi ma- raviglio della stima , che voi dite farsi co- stì dell'esperienze di questo filosofo ; io te- mo ch'egli se le goda tutte da sé solo- Non è parte alcuna nel vostro spirito , a cui io non sia molto tenuto ; giacché anche la me- moria, eh' è tanto vasta e capace, volete offerirmi; e già l'avete impiegata con tan- ta diligenza in servigio mio ; del che sen- za Une e fuor di misura vi ringrazio . Mi maraviglierei bene se il Nev/ton dicesse es- pressamente che la luce passi per li pori dei corpi . Io mi ho creduto che egli non si esprima assai chiaramente sopra ciò ; an- zi argomentando da suoi principi , e da quel- Io, ch'egli insegna della riflessione , sonmi avvisato ch'egli non debba ammettere che
la
INEDITE. 26J.
la luce passi per un corpo traversandone i pori , ma in altro modo , che Dio sa . Io ne ho scritto al signor abate Conti , e se egli ve ne parla , saprei volentieri ciò , che egli ne dica. L'esser io in villa può ren- dervi certo , che niuno saprà da me aver- mi voi scritto in questo ordinario ; ma quan- do anche fossi altrove , noi saprebbe da me persona alcuna , che voi non voleste che il sapesse. State sano, ed amatemi, come fate.
IV.
Bologna 5. giugno iy3i.
Xiacemi che voi stiate bene , ma non vor- rei che troppo . Il mio desiderio sopra ciò ha i suoi limiti come una curva . Ad ogni modo mi è caro che voi me lo abbiate scrit- to; quantunque la seconda volta l'abbiate fatto più come secretarlo , che a nome vo- stro ; che da qualunque parte e in qualun-
R, 3 que
s.Ca Lettere
que maniera mi giunga la notizia del vo- stro star bene , ella mi sarà sempre oltre modo gioconda. Ma voi però che assume- te così di leggieri l'officio del secretano, guardatevi di non passar da questo ad altri e poi ad altri; che io non so a quale po- teste una volta avvenirvi . Ed io ho decli esempj che potrebbono persuadervi, quand' anche foste una donna . Ma , Checco mio , le formole ? l' Hospital ? la cronologia ? Io lio paura che la cronologia abbia costì una gran rivale. Vedete che ella non sia vinta del tutto, e usate l'arte delle donne colle donne . Io vi scrivo , come vedete , succin- tamente , e quantunque il faccia più per la fretta che per altro , non credo però di scrivervi poche cose . E poi parmi di scri- vervi tutto , scrivendovi che io desidero som- mamente che mi amiate , e che salutiate cordialissimamente a mio nome la rivale della cronologia ; alla quale perdonerò ogni cosa, se voi la farete diventar cronologa anch'essa. Benché non so se la cronologia abbia belle mani . Addio . K«//>« . K«//>e p<M^« ..
Inedite. 263
DEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
FRANCESCO M,A ZANOTTI
V.
Venezia 11. giugno ijSz.
J/inalmente dopo tante lettere che mi è convenuto scrivere questa sera, io vengo alla vostra che io ho serbato per l'ultima, per iscriverla ad agio mio e meno affolla- to che si potesse mai. Ma quante cose vi debbo io mai scrivere, e quanto varie tra loro ! sicché io credo che fosse perfino a voi stesso diffìcile il ritrovar per tutte un andamento catulliano. Ma prima d'ogni al- tra cosa avete voi avuto buon viaggio , sic- come io '1 desidero e lo spero altresì? Sia- li 4 ta
S64 L K T T F R E
te voi giunto in patria sano e salvo? Ave- te voi allegrato i vostri amici e compatrio- ti dell'arrivo vostro, quanto avete lasciato me in doglia e in afflizione della vostra par- tenza? Io non credo certamente che la gio- ja e l'allegrezza loro sia giunta a cotal se- gno, che io credo che ne sentirei le dimo- strazioni e'1 plauso infin di qui. Ma che avete voi trovato costà all'arrivo vostro? Dio buono ! Madama in letto e malata di febbre . Io son certo che cotesta disavven- tura avrà conturbato alquanto il piacere, che avrete per altro sentito in rivedendo la casa vostra; come a me s'è accresciuto senza fine il dispiacere della vostra parten- za, dall' aver inteso quello che voi avete adoperato con questi buffoni di casa mia. Ma Dio immortale! si potea far peggio? Dunque non v'ha ad essere alcuna diffe- renza tra il venir di voi in casa mia , e il venirvi del Kam de' Tartari? Ma che dico io mai ? Non è ella questa casa vostra , e non ne dovete voi usare pur come vostra? Basta , quel che è fatto è fatto , ma certa- mente non si vuol far più , che ciò non si può in modo niuno lodare nò meno come
fatto .
Inedite. s65
fatto . Io non so qual cosa potrà alleviare il dispiacere che tu dato m'hai, se non è per avventura il fare per lo innanzi in ogni cosa a modo mio , e principalmente il man- darmi il più sollecitamente e diligentemen- te che si può per te la raccolta delle tue poesie, come promesso m'hai. Io incora in- derò uno di questi giorni la lettera dedi- catoria , avvegnaché il gire a Verona che io fo dimani mi ruberà qualche tempo . Ma chi sa che io non acquisti altrettanto da quei dotti vapori, che s'alzano dal mon- te Baldo dai Calli da Sirmione e dal padre Benaco, de' quali io procurerò d'inebbriar- mi tutto da capo a pie? Ma la mia canzo- ne che destino ha ella avuto costà (1)? Qui è molto piaciuta a l'abate Conti che ti salu- ta caramente . Lo stesso fa la divina Ber- galli ; non ha già fatto lo stesso che l'aba- te Conti quanto alla canzone , e forse per- chè non l'ha intesa gran fatto, come mi sarei per altro immaginato , e come ho rac- colto manifestamente dalla maniera dub- biosa
(ì) Canzone al qav. Carrara riportata alla pag. i75. T. I.
s66 Lettere
biosa e titubante con cui ella la leggeva,' JNon so se in luogo di quelle eccelse ada~ ■piantine ti piacerà più superbe adamantine , e in luogo di quel passo : E seco delle Orca- di Lo stuolo un suon d' alto lamento fé , sia per piacerti più : Lo stuol di meste no- te i monti empie. Io avrei mille altre cose a dirti, se il tempo il comportasse; ma io le riserberò ad altra lettera . Intanto non ometterò di dirti in modo niuno , che io t'amo e t'amo tantoché non so se più ami me stesso ; che mio fratello mia madre e tutta la casa mia ti si raccomanda, e son pieni del desiderio di te e della amabilis- sima compagnia tua . Sta sano ed amami come fo io te .
• 0*0*
Inedite. 267
RISPOSTA D I
FRANCESCO M,A ZANOTTI VI.
Bologna 24. giugno ìféz*
fri
lui A vostra dolcissima lettera mi ha ricrea* to alquanto dal dispiacere che io ho pro- vato e provo per la lontananza vostra ; che quante volte l'ho letta mi è paruto sempre d'esser con voi. Pregovi, Algarottino mio, darmi di queste consolazioni il più spesso che potete , e rallegrarmi con queste appa- renze . Del mio viaggio averete inteso dall' altra mia che vi scrissi sabbato , il quale sarebbe stato felicissimo , se io non fussi partito da voi ; ma partendo io da voi , co- me poteva egli essere per me felice ? Al mio arrivo poi ho trovato madama risana- ta,
268 L E T T E n £
ta , Gabriello Manfredi risanato esso pure dalla sua terzana, Fabri e tutti i miei sa- nissimi ; ma non ho trovato voi che io de- siderava più che altra cosa, il quale quan- tunque io sappia esser lontano , par tutta- via che gli occhi miei vi vadan cercando per tutto là, dove si ricordano avervi ve- duto altra volta. Intanto io vo facendo le mie visite e con diligenza e con dispetto, volendo spedirmi , se esser può , da queste inquietudini, e darmi poi a qualche facile e tranquillo studio , il quale sarà in primo luogo quello di raccorre componimenti miei ; giacché così volete pur voi , che sopra me potete ogni cosa. Queste visite così affret- tate sono state cagione , che io non ho po- tuto aver tanto tempo quanto avrei voluto , per comunicare la bella ode vostra con que- sti poeti , co' quali però la comunicherò quantoprima, e l'ordinario prossimo ve ne scriverò il giudicio loro ; il quale però te- mo che poco dovrà esser differente da quel- lo della Bergalli per una cagione poco al- tresì differente; che ben sapete questi no- stri non aver troppa confidenza con la stel- lata Erigone e con la pampinosa prole . Quan- to
Inedite. z6g
to a me non muterei per niente qu eli' ec- celse; piuttosto muterei l'altro passo, Lo stuolo uri suoli d'alto lamento fé , come lo avete mutato voi , per isfuggire la repeti- zione di quel suoli d' alto lamento , che tro- vasi ancora nella seconda strofe; se già non vi piacesse più tosto quello che piacerebbe anche a me, cioè di mutare alquanto ipri-, mi tre versi di questa strofe medesima , ac- ciocché si intenda più chiaramente esser© il desiderio vostro , non che il suono lamen- tevole che ha riempiuto l'Italia vada ancora a riempier l'Arabia, ma che il dolore an- zi si dilegui del tutto . Dico questo , per- chè rileggendo io l'ode vostra, nii è cadu- to nell'anima che taluno possa con qualche ragione prendervi equivoco, il che se ila, male ne avverrà alla ode tutta , la quale non potrà essere intesa in niuna altra par- te, se in quei tre versi non lo è. Pensa- teci alquanto i Piacemi bene che essa sia piaciuta al signor abate Conti, il quale ha tutto'l dì Orazio per le mani; desidero che piaccia altrettanto a questi nostri, a'quali però , per quanto ho potuto raccorre da al- cune poche parole di Ghedini e di Vicini,
ned
270 Lettera
non tanto piace cotesto vostro stile orazia* rio. Sapete quid hominum sint . Essi trova- rono un equivoco in quell'altra ode vostra, là dove dite : ti si sbarra di dietro la via calcata, e disapprovaron quel verso. Era da loro il ritrovar l'equivoco, ma non da loro il disapprovarlo ; tuttavia sarà bene 1' astenersene . Jeri sera vidi Fabri , e cosi brevemente il domandai , perchè gli russa spiaciuto quel verso: o Bologna ove sei, Russo e Vedrana . Egli mi disse , perchè Russo e Vedrana sono luoghi assai piccoli a rispetto di Bologna. Questa ragione mi parve più piccola che non sono essi . Ma veniamo ad altro . Quanto mai vi ringrazio, Algarottino mio, di ciò che mi scrivete del signor Marchesi ! Io vi debbo tanto , quan- to non avrei mai creduto di poter dovere a persona del mondo . Ve ne ringrazio e ve ne amo sempre più . Madama , che quan- tunque convalescente si sta anche in letto, mi ha imposto di salutarvi a nome suo ca- «ameate .
Inedite «^ 37!
BEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI VII.
Vicenza 1, luglio 17^2,
JL O vi scrivo questo due righe cosi in fret- ta in fretta da Vicenza , ove ora sono e do- ve ho ricevuto due dolcissime lettere vo- stre, le quali ni' hanno consolato in modo, che mi parea di ragionar con voi leggen- dole , e di starmi con voi ; e tanto più rat* hanno consolalo, quanto mi recano di voi e del viaggio vostro le migliori novelle del mondo, che vale a dire quelle che io de- siderava il più. Voi ne avrete a quest'ora ricevuto un'altra mia scrittavi da Pontone,
nella
nj2 Lettere
nella quale avrete letto un sonetto a cui io desidero miglior fortuna, che non han- no avuto le altre cose mie con cotesti si- gnori . lo gli desidererei tal fortuna , che non si storcesse in mal senso e in equivoco al- cuna cosa che fosse in lui per altro inno- cente; se io non conoscessi il talento loro fatto a meraviglia per così fatte cose . Ma che diavolo trovare quel così fatto equivo- co in quel passo : Si sbarra a te di dietro la -via calcata ? Ma quante beile cose avran detto mai su quei calcata ? Dagli equi- voci è 'iene astenersi . Ma coinè astenersi da così fatti , chi non volesse comporre per costoro , per li quali non farei che un mez- zo verso, non che un sonetto o una can- zone? E la ragione del Musso e Vedrana può ella essere più bella ? Dio buono ! quai teste avete voi mai fatto ? Io non intendo bene ciò ciò voi mi dite del mutare quel- le ai ore, in cui dico : E ancor non fie cfie il vento disperga per V Arabia quel suono lamentevole , di cui tu hai riempiuto V Ita- lia? La maniera di dire che il vento dis- perga pel mare , per l'Arabia ec. i voti eh© §i fanno e i lamenti ec. non è nuova. Si
uova
Inedite. zy3
trova in Orazio in Tibullo come sapete ; e quest'ultimo dice de' suoi desiderj: Votaq. adoratos /erre per Armenios . Non vedo che questa strofe sia difficile da intendersi, an- zi mi pare facilissima . Tuttavia voi a que- st'ora avrete veduto l'effetto che avrà fat- to in costoro, e me ne scriverete. Addio: e' si vuol partire . Ti scriverò da qui innan- zi più a lungo di me, de' miei viaggi, e di alcuni sonetti che ho fatto . Non voglio mancare di dirti che in luo"o di eretico ti- ino ho messo siculo , perchè propriamen- te il monte d'Ibla in Sicilia ne è abbon- dantissimo . Ti piacerà egli quel siculo in quel luogo? Saluta madama, gli amici, ed
amami .
To: XI.
zy4 Lettere
RISPOSTA D I
FRANCESCO M.A ZANOTTI Vili.
Bologna 1. luglio iyZ'2.
R
is pondo in fretta alla tua dolcissima lettera, la qual tu m'hai scritto da Ponto- ne , che io oramai venero e stimo ed amo e desidero assai più per la presenza e sog- giorno tuo , che non per le vicinanze o de- gli ameni Cafii o del superbo Baldo o del vago Sirmione , ai quali però parmi di aver grande obbligazione _, se essi col loro aspet- to ti hanno ispirato così leggiadro compo- nimento (1) . O benedetti Cafii ! o benedetto Sirmione ! Io già ne gli amo senza fine »
Per- CO Sonetto riportato alla pag. 137. T. I.
Inedite. bj5
Perchè non m'ha ella permesso la mia for- tuna di poter esser quivi col mioChecco? Dove però se io fossi stato , non mi sarei così di leggieri contentato di quel ripose , come certamente non mi contento di quell' oceano; e se a te fosse piaciuto di mutar luogo a quegli o ed e de'primi due versi , sarebbe piaciuto anche a me . Ma di tutto questo ti scriverò un'altra .fiata . Or sappi che l'ode tua sopra la morte della Carrara è piaciuta molto e molto a Giampietro , il il qual leggendola tratto tratto fermavasi non senza meravigliarsi delle forme poeti- che e nuove che per quella s' incontrano , e riponeva te nel numero dei primi poe- ti dell'Italia. Egli però non si allontanò gran fatto dal sentimento mio , che già ti scrissi sopra i primi tre versi della secon- da strofe . Le mogli del fetente condottier gli piacque molto , non cosi a Vicini a cui non bastò il verso di Orazio ; quando il tuo basta e a mio fratello ed a me . Mio fra- tello vorrebbe che si dicesse : Né alleviar potean gli augelli garruli } poiché, come egli dice, la i dell'alleviar non soffre d'esser mangiata dalla a che siegue . Tu puoi cre-
S 2 dere
Cz.nO Lettere
dere se io ho avuto piacere a vedere che l'ode tua piaccia ad altri che ame, io che le lodi tue desidererei più che le mie , se l'amor nostro non facesse che le tue mi paressero mie. Fabri però non l'ha veduta ancora . Se io non ti scrivo né della elegia tua né de' componimenti miei, credi piut- tosto che io vi penso a mio agio per ser- virti meglio , e non mai che io non vi pen- si in modo alcuno ; che non potrei non pen- sare a ciò che so esserti a cuore . Come sa- rai giunto a Venezia , doverai aver ricevu- to due altre mie, ed una il signor Bono- mo tuo fratello, a cui mi raccomanderai sen- za fine. Algarottino mio, io t'abbraccio e ti bacio fin di qua . Amami tu come fai - Sta sano.
*o*o*
Inedite. ji^j
DEL CONTE
ALGAROTTI AL MEDESIMO
Venezia 5. luglio \rjZ±.
\
O son giunta jer mattina dopo un felice e dilettosissimo viaggio in Venezia , dovó ho ritrovato una lettera tua per la quale più che per altro ho avuto caro di giunger- vi . Ma io sono stato alquanto ingannato , che dove io credea di ritrovare una lette- ra tua lunga , e non iscritta cosi in fretta come lo sono state le altre che ho ricevu- to da te fino adora, io l' ho ritrovata scrit- ta in gran fretta essa pure e brevissima , assai più in verità che non mi facea duopo . Ma Dio buono ! non avrai tu mai finite co- teste tue maladette visite, sicché tu non
S 3 abbi»
:iy8 L K T T E a r.
abbia tempo di scrivere un po' a lungo di te ad un amico tuo , il quale altra conso- lazione ornai più non ha che le lettere tue? Io ti priego quanto so e posso il più di la- re di averlo questo tempo da consolarmi un poco più, che tu lino a quest'ora non hai fatto. E per cominciare a darti un buon, esempio, avvegnaché io creda che tu non possa avere così gran premura delle lette- re mie , come io ho delle tue , sappi che io ho ritrovato Verona così bella così vaga e magnifica , ch'ella ha passato d'assai 1' aspettazion mia, che per dir vero non era picciola . Ella è tagliata dall'Adige , fiume , come sai, amenissimo, e di acque sempre mai dovizioso ed abbondevole, il quale le aggiunge grand' ornamento e ricchezza per lo comodo che leda, di trasportare in Ale- magna ed altrove i ricchi prodotti di seta , di riso, di vini deliziosissimi, e di marmi vaghissimi e durissimi, che il territorio suo il suo lago le sue colline e i suoi monti producono . Su questo fiume son fabbricati diversi ponti di marmo grandi e sontuosi, i quali vagheggiano varie parti della cit- tà e delle colline fruttifere ed amene che
in
I n £ r> i t e . 2rg
in gran parte la circondano , sopra le qua- li sonovi bellissime castella antiche, le qua- li non ad altro line pajono fabbricate , che per mirar d'alto la bella soggetta città e la vasta pianura sua , e per esser dalla cit- tà e da'suoi ponti mirate esse ancora. Ma io non avrei mai finito di dire, se io vo- lessi dirti tutti i comodi che dà alla sua Verona questo fiume , di mulini di macchi- ne per segare con somma facilità que'legna- mi, ch'egli stesso vi porta sul dorso e qua- si spontaneamente, e di mille tali altre co- se assai • Non minore ornamento le aggiun- gono le pitture, che ella ha in gran copia del suo Paolo, del suo Brusasorzi, pittore degno in verità di maggior romore e fama che egli non ha per avventura conseguito , e di molti altri valenti figli suoi ; e le fab- briche moderne che vi sono in gran numero del suo Michele Sanmicheli, architetto, che per la vaghezza e simmetria delle opere sue , per lo candore e per lo gusto suo antico romano non la cede punto ai Palladj ai San- sovini ai Barozzi ai Serlj , e a quegli altri nomi illustri e famosi de' quali l'Italia è piena. Lascio stare l'antico anfiteatro , ino-
S 4 nu-
c8o Lettere
numento e testimonio wo del valore e elei- la prisca magnificenza, e gli altri pezzi d' antichità che s'incontrano, si può dire, a oiascnn passo, e le mura sue grossissime e superbissime, ed altro che fa abbastanza fe- de della grandezza e dello splendore degli Scaligeri suoi . Ma che ti dirò delle statuo ch'ella ha consecrate a quei nomi sì cari alla fama, de'Catulli de'Gornelj de' Macri de'Plinj de'Fracastori suoi, le quali io ho venerate e inchinate cerne cose sante ? A tutte queste cose risponde la cortesia som- ma, l'amore alle lettere , lo spirito allegro e vivo de' cittadini suoi. In somma, io ti dico , se io dovessi e fosse in mano mia lo scegliermi alcuna città per mio soggiorno, che io da Bologna in fuori, di cui mi fa- cea anco sovvenire in alcun luogo , mi scio- glierei Verona , avvegnaché senza line pia- ciuta mi sia anco Vicenza, e principalmen- te per la sontuosità e bellezza de' suoi pa- lagi e delle sue fabbriche , delle quali l'ha adornata sovra ogni altra il suo Palladio , mandato , cred' io , da quegli antichi valenti Greci e da quel padre dell'architettura VU truvio a mostrare altrui , e fare scorgere 1q
splen-
Inedite. ;>8t
splendore e la chiarezza di questa bella e divina arte . Il suo tenitore- per altro fertile ed amenissimo fa egli fede altresì del va- lore di questo divino uomo, come quello che delle opere sue è tutto sparso ed arric- chito. Ma più d'ogni altra cosa ne fa fe- de la casa sua fabbricatasi in Vicenza da lui medesimo , la quale non la cede in va- ghezza per conto niuno, e in leggiadria al sepolcro del Sansovino fattosi pure da luì stesso in san Geminiano , che noi vedem- mo, se ben ti ricorda, allorché insieme ari- davam cercando e venerando i monumen- ti del secol d'oro. Fin qui ho detto del mio viaggio, del quale io ti direi che nul- la altro mi rimane adirti, se e' non mi ri- manesse , che a Verona io ho dovuto fare un sonetto per la prima volta che la signo- ra contessa Zenobia, o vogliam dire Zano- bria, andò a un suo deliziosissimo casino pò* sto sopra un amenissimo colle (1); sopra il qual sonetto io desidero che tu , come suo- li fare, voglia dirmi il giudizio tuo, e dir- mi principalmente se quella esornazione del
collo (1) Riportata alla pag. i53. del T. I.
U&2 L E T T E 11 E
colle che empie i quadernari , serva a far risplender maggiormente la gita a questo colle della Zenobia, che è l'argomento del sonetto ; quasi che si dicesse : Quel colle il quale avea tanti pregi e tanti motivi per non cederla a quelli d'Ida, allora solo s'in- superbì e non volle più cedergliele , che Zenobia ec. Questo vorrei che tu mi dices- si , e le altre cose ancora che tu potessi tro- varvi entro, che non saranno poche, che non ti piacessero; se per esempio ti piace l'ultimo verso, se ti piace queìì'a mano a mano , e quell'acre di carolle (1) ec. Tu vedi che io in questo mio viaggio non sono stato in ozio del tutto ; e se. io ne fossi af- fatto contento, come non lo sono né me« no in parte , io te ne manderei pure un altro fatto là dove fu fatto quel primo che
tu
(1) Il secondo quaderno di quel sonetto era allora scritto nel seguente modo :
Quel, su la cui fresca odorosa e molle Erbetta il fior delle Napée, montano Nume e silvestre , i balli a mano a mano Guida , e mille amorose altre carolle ec.
INEDITE. s83
tu avesti ; nel quale non so se stesser me- glio i due primi versi così :
O di selve e di ninfe, o d'odorate Erbe e di fonti Baldo padre , o monte .
Queir oceano non so perchè ti dispiaccia ; se me ne scriverai , mi farai gran piacere . Chi in luogo di ripose dicesse trasportò ,
Qui trasportò da Cipro i doni suoi ,
parrebbemi che quella parolaccia trasportò non avesse molta grazia. Cava un po'tu una vaga e leggiadra parola che stia bene in quel luogo , da quella tua di grazie e di veneri miniera alta ed inesauribile . Che poi per altro piaciuto ti sia , piacemi oltremo- do , e tanto più piacemi quanto che quan- do le cose mie son piaciute a te, panni eh' elle sien piaciute a tutto il mondo . Del- la canzone mia io t'ho scritto da Vicenza, e già avrai ricevuto la lettera in cui io te ne scriveva, il, vero che vi potrebbe esse- re equivoco in quella maniera di dire, che il 'vento debba portare per V Arabia ec. , ma panni che chi ha l'orecchia avvezza a que modi di dire de'Latini :
Musis
£84 Lettere
Musis amicus tristitiam , et m e tinti Tradam protervis in mare creticum Portare ventis etc.
esimili altri, non vel trovi l'equivoco. Pu- re sappi che io m'accheto più a tuia paro- la tua , che a tutte le ragioni che a me potesser parere in contrario; e so che co- sì adoperando io certamente non m'ingan- no . Che poi alleviar sia di quattro sillabe io me ne meraviglio forte , tanto più che una volta in un mio sonetto io posi que- sta parola come di tre , che io recitai a tutti cotesti poeti, et personne ne vi en dib mot. Tutti i miei si raccomandano a te sen- za fine ; lo stesso fa la signora Diana ed il principe della Torella , a casa il quale io anderò a pranzo domattina . Nessuno il fa più di me, il quale son più cosa tua che non lo sei tu medesimo . Io ti priego ad amarmi , a ricordarti talora di me , e a scri- vermi di te , e dei modo della vita tua che tieni ora . Io ti priego altresì a raccoglierò le composizioni tue il più tosto che puoi . Ti priegherei anco a dirmi alcuna cosa deh la mia elegia, se io già a quest'ora non ti
avessi
Inedite. a85
avessi pregato di troppo più cose che per avventura non facea mestieri . Addio , ami- co mio dolcissimo , sta sano ed amami .
*0* 0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0* D l
FRANCESCO M.A ZANOTTl
AL CONTE
ALGAROTTI
X.
Bologna 1. luglio iy32«
IO vi scrivo due giorni prima che la po- sta parta, non confidandomi di poter far- lo , almeno con assai libertà , il giorno stes- so che essa sarà per partire ; perciocché og- gi io dovrò andare a Russo con Fabri e con madama } la quale ancorché mi lasci tanto
di
a86 L E T T 2 H È
di ozio da potermi stare in casa quasi tut* te le sere , non però tanto me ne lascia da potermi così di leggieri starmi in città , andando essa in villa. Non so perchè Ghe- dini esso pure non venga ; ma forse egli ha occupato le sere; ed io sarò l'amante da campagna . Voi sapete come il mondo va, e che niuno può essere omnium liora- rum . Infatti di tutta là mattina a me non ne tocca niente : io comincio a regnare all' ora del pranzo , e tramonto insieme col so- le. Voi avete qui in poco quasi un'imma- gine dello stato a cui son condotti i miei dolci affari , il quale sarebbe anche miglio- re, se io curassi certe espressioni che ora- mai più. non desidererei, quand'anche le credessi vere . Egli è però una gran pena il sentirsi dir sempre ciò che non può cre- dersi mai . Ma tornando al proposito , voi vedete che essendo io in villa , le vostre lettere per uno o due ordinarj non mi po- tranno esser recate senza pericolo o di es- ser lette da altri che da me, o di cadere in sospetto quando non lo siano , ed ancora di essere aperte ; il perchè pregovi , se avete che scrivermi intorno la cattedra di Pado- va
Inedite. 287
va (che vorrei ne aveste, perchè ogni <3* mi invoglio più di uscire di questo paese e venire a voi ) non solo il mi scriviate in, carta separata , ma anche per modo che non facilmente possa intendersi fuor che da me ; il che quando vi dia l'animo di saper fa- re, potete anche scriverne nella lettera stes- sa; intorno a che userete l'ingegno vostro, del quale più mi confido che del mio . L' altra mattina mi portai alla libreria di san Michele in Bosco , e copiai dodici sonetti del Ronsardo i qu^Ii vi mando ; e più ve ne manderei, se avessi avuto o miglior te- sta o più tempo ; che non poca ora biso- gnò spendere a trovare il libro , che non era notato in alcun indice , e che quei re- ligiosi non sapeano pur che vi fusse . Io co- piai questi dodici sonetti che vedrete , e che mi vennero sotto l'occhio e mi parver belli ; ma forse che non saran dei miglio- ri, quantunque così belli sieno a mio giu- dicio, che di poco credo avermi potuto in- gannar la sorte che me gli ha posti dinan- zi agli occhi. Vedrete voi se il Boileau po- teva dire di questo poeta un poco meglio che ^gli non ha fatto . Vedrete come è gra- ve
288 Lettere
ve insieme e semplice il primo sonetto : Quando questi begli occhi vii daranno sen- tenza di morte. Qiiand ces beaux yeux ju- geront que je meure . Non vi par grazioso ? jé'l'autre bord de la rive meilleure , come è lene questo verso ! come altresì l'ottavo! come in somma tutto il sonetto ! Vedrete che spirito è nel terzo , e come grave e poetico sia l'ottavo; come sincero il quar- to, come vago e leggiadro il settimo il de- cimo il duodecimo . Ma che scrivo io a voi questo , quasi che non siate per veder tut- to da voi stesso, o più tosto non siate per iscriverne a me che ve ne priego quanto posso? Siccome ancora vi priego a credere che siccome non ho lasciato di mandarvi dei sonetti del Pionsard , cosi subito che sarò tornato in città, e sarò fuori di quel- la benedetta accademia che voi sapete, non lascierò di scrivervene dei miei per quel- la edizione alla quale mi condannaste ; se già non vi foste piegato alquanto a miseri- cordia. Per la prima occasione, se la tro- verò presta , vi manderò l' Orazio col Lam- bino ; se non , vel manderò pure a qualche modo . Non so donde avvenga che io non
so
Inedite. a8g
so scrivervi breve ; ma egli mi pare scriven- dovi di parlar con voi , e quando lascio dì scrivervi, mi sembra che io da voi m'al- lontani , il che far non posso senza tanto mio dispiacere quanto potete credere, aman- dovi io, come fo; che certo non v'ha per- sona che io ami più . Di qua tutti vi salu- tano , fuori però Vicini il quale è a Moda- na, e forse non tornerà più. L'abate Va- selli è venuto qua , ed è alloggiato in ca- sa il dottor Gabriello . Alla fin d'agosto si aspetta il frate . Vedete che la pazzia è co- me le ciance del senatore Segni , voglio di- re che non finisce mai . Algarottino mio , state sano , e crederò di esserlo ancor io . Al signor conte Vezzi raccomandatemi , e al signor abate Conti e alla signora Luisa , ma più a vostro fratello ed a vostri cogna- ti e sorelle ed a voi stesso .
To: XI. T
i^yo Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI AL MEDESIMO
XI.
Venezia xz. luglio iy32.
V^/uali grazie non debbo io renderti, e quale infinito obbligo non ti ho io , di aver- mi con la cara ed umanissima e desidera- tissima lettera tua fatte avere quelle dodi- ci , non so se io dica perle gemme o teso- ri , ma certo preziosissime e rarissime co- se ? O benedetta terra , onde sì chiaro in- gegno al mondo nacque ! Ma che soavità , che verità, che affetti, che lumi poetici, che immagini ! così che egli non mi pare in niuna di queste cose inferiore al Bembo, nel vezzo e nella grazia e in una certa di- licatezza e vaghezza di pensare mi pare su-
pe-
Inedite. sgt
periore a lui , e quasi quasi direi a quel nostro principe e maestro della toscana li- ra ii Petrarca .
O bel aeil bruii , que jc sens dedans Vaine , Tu mas si bien allume de tti fiamme , Qii un autre oeil verd 11 en petit e tre vaiti' queur .
'JSy de son chef le trèsor crespelli ,
Ny de son ris fune e V autre fossette , JXy le reply de sa gorge grassette , JSy son mentori rondement fondai ec.
Quel plaisir est-ce , ainsois quelle merveille , Qitand ces cheveux troussez dessus Voreille Z) une P^enus imitent la facon ?
E cose altre simili parmi che rare volte ne' nostri Italiani le veggiamo , e che sentano dell' Anacreonte e di quella antica grazia greca anzi che no • O benedetto sii tu che tal tesoro mandato mi hai , il quale quan- te volte abbia letto insieme con la dolcis- sima lettera tua io noi ti dirò certamente . E mi parea leggendo que'sonetti e con loro
T 2 la
aga L k t t t. n. e
la lettera tua di non esser ancora per quel felice tempo passato, ma esservi e starna- vi più che giammai in mezzo, quando noi leggevamo insieme monumenti ricchi ed apertissimi dell'antico valore, i Virgilj i Ca- tulli i Lucrezj gli Albj gli Orazj , e que'più vicini a noi non meno divini di quegli an- tichi , i Flaminj i Sannazzari i Petrarchi i Bembi i Fracastori . Delle novità della cit- tà nostra non mi saprei che scriverti ; per- chè sono in campagna quasi tutti , e mas- sime quelli che soglion talora darmene no- vella. Da qui innanzi né meno te ne scri- verò , che vado io medesimo domattina a Padova. Ma che? Il mondo è assai bene incamminato , e anderà da per lui medesi- mo , avvegnaché noi non ne siamo infor- mati . Tuttavia non mancano certamente di quelli , i quali gli danno continuamente e moto ed impulso , acciocché questa ruota giri sempre , e quello che era in su , co- me si suol dire, venga all'ingiù. Ti darò bene una nuova la quale è stata più nuo- va per me, che non lo sarà stata per te, se pure hai ricevuto una lettera mia la quale io ti scrissi l' ordinario passato . In
questa
Inedite. 2^3
questa lettera v'era un sonetto fatto a Ve- rona , in cui si trova ciò che non si è giam- mai trovato in verun sonetto di qualunque autore egli si sia , cioè carole con due l che va a rima con estolle, colle, e molle. Non ti par questa bella cosa assai ? Ma buon per me 'che ho corretto quel quadernetto così :
Quel su le cui vario -dipìnte zolle Il pruno fior de le napee , montano JNume e silvestre, i balli a mano a mano Guida, e su V erba odorosetta e molle ec.
Ora tu il vedrai , e me ne scriverai . Mi scriverai anco di quell'oceano e di quel ri- pose e della canzone , se ti piace . Scrivi a Venezia , che lettere mi saran mandate a Padova . Se tu volessi scrivere alcuna co- sa a Volpi , indrizza la lettera a me , che questa mi servirà di motivo di conoscer quest'uomo caro alle muse, se prima per altra ventura non l'avessi conosciuto. Io non ti scrivo più a lungo , che ho mille cose a fare per questo mio gran viaggio . 11 mio fratello il conte Vezzi il principe T 3 della
ag4 L e t t e n E
della Torella i Meratti tutti ti si raccoman- dano . A madama i miei rispetti . A Fabri che tu dì esser costà teco , fa legger que- ste due righe .
F abrino mio .
_Lj A moltiplicità delle cose che ho a faro non mi lascia tempo di scriverti a lungo , come io vorrei. Ma l'amor mio, e la pre- mura che io ho che tu sii certo che io t' amo , e che ho ricevuto una umanissima lettera tua con un leggiadrissimo tuo sonet- to, opera e lavoro delle grazie, vuole che io ti scriva così come io posso . Io ti rin- grazio adunque e dell'uno e dell'altra; le quali cose io ho avuto care così ,, come non ti spiegherei giammai abbastanza per lunga lettera che io potessi scriverti . Stasano ed amami come fai «
Inedite; ag5
D I
FRANCESCO M.A ZANOTTI .
AL CONTE
ALGAROTTI XII.
Bologna i5. luglio i^32.
J\- tre vostre lettere ho da rispondere , l' una delle quali scriveste da Vicenza al primo di luglio , l' altre due da Venezia l'una a' 5. e l'altra a' 12.; il che farò sen- za ordine _, per farlo più brevemente , ma non senza però cominciar dalla prima , la cui brevità non mi lascia parer brevi le mie , comechè la seconda delle vostre vo- glia farmelo credere con troppo gentili ed amorevoli espressioni . Ma venendo alla pri- ma delle vostre , dicovi che tale effetto
T 4 han-.
2g6 L e t t e n r.
hanno fatto in Fabri e in Giampietro i primi tre versi di quella seconda strofe , quale io temeva che far dovessero ; quan- tunque Fabri né i versi intendesse, né la spiegazione che io gli feci di loro , se non che molto tardi. Ma voi sapete che uomo egli è, più atto a compor bene egli, che a far giudizio di ciò eh' altri componga ; benché in questo caso parmi che egli non si partisse niente dal vero , giudicando la canzon vostra vaghissima e leggiadrissima ; il qual giudizio acciocché egli potesse esten- dere eziandio a que' tre versi che ne pa- revano da lui esclusi , io non ho lasciato di pensar meco stesso come ciò far si po- tesse ; e vedete qual mutazione m' era ve- nuta nell' animo :
E non fia mai che al vento Nembo di si gran doglia Spargasi, e cessi il grave aspro lamento, Ond' hai già piena Italia ?
La qual mutazione leverebbe ancora quel suon d'alto lamento, che stando bene in questo luogo , non poteva star così ben©
in
Inedite. 297
in queir altra strofe dove esso è ripetuto . Ma voi vedrete . Fin qui alla prima dello vostre lettere , rispondendo alla quale par- mi di aver risposto anche alla prima par- te della seconda , la qual parte invero è piena dell'amor vostro, che io ho già co- nosciuto abbastanza; ma l'averne sempre nuovi indizj mi è , e mi sarà sempre ca- ro , e tanto più che poco altro ho al mon- do .inde consolarmi j cosi molte e gravi sono le noje che io soffro da qualche tem- po ; e so che se voi vedeste talora le on- de dell' animo mio , mi compatireste . Ma lasciamo le cose malinconiche . La secon- da parte della vostra lettera mi ha fatto veder Verona ; così l'avete descritta bene, che quasi più non desidero di vederla, se non se rileggendo più e più volte il vo- stro foglio . E credo che a così vaga e leg- giadra e bella ed ordinata città , cui han- no tanto nobilitata e il Caliari e il Bru- sasorzi e il Sanmicheli , e quello ancora il quale non so perchè avete tralasciato , Claudio Ridolfi , altro non mancasse per ultimo pregio , che essere cosi vagamente descritta come è stata da voi . Vicenza glie- ne
2g8 li E T t r R É
ne dovrà avere invidia , e massimamente a quel colle che voi avete onorato col so- netto vostro ; il qual sonetto molto dee per mio giudicio a quella esornazione , che riempie con bellissimo artifizio i due qua- derni ; ma voi sapete che questi artifìzj si usan da pochi , e da meno si gustano ; e noi qui in Bologna, quando voi ci erava- te , ce gli solevamo godere da noi due . La parola carolle che è dispiaciuta anche a voi , ha fatto gran danno al secondo qua- derno appresso Fabri , e per quanto ho po- tuto accorgermi, anche appresso Giampie- tro . Io che sono strano nei miei giudizj , non lasciando di disapprovar la parola ca- rolle, disapprovo anche più quell'altre, che mostra i balli e le carole essere due diffe- renti generi , che per quanto credo non sono . Meno di fastidio , anzi nulla mi ha dato Va mano a mano . Piuttosto mi da- rebbe fastidio il dire il fior delle napee , montano nume e silvestre; che se nume è aggiunto sa fior delle napee, non mi piace il dire che il fior delle napee sia nume; e se non è aggiunto , che cosa è ? Né que- sta mia offensione si leva dal quaderno phe
mi
INEDITE. p,q<y
mi avete trascritto nell' ultima lettera . - stra, nella quale il zolle non mi piace, ciie non credo significhi cosa , sopra cui co- modamente si balli . Trariodipinte ancora è bell'aggiunto, ma lo terrei per un/ oda. Il dir poi che si danzi dalle napee su le zol- le e sull' erba , parmi non detto natural- mente, quando voglia dirsi su l'erbose zol- le; ma queste cose non fanno che il vo- stro sonetto non mi piaccia molto, e l'ul- timo verso ancora, di cui non so perchè dubitiate, che quantola me par bellissimo. Il desiderio che ho ayuto che il secondo quaderno mi piaccia come il restante , m' ha fatto pensar sopra lui , e come sapete che avviene, nel pensarvi m'ò venuto fat- to alcun versacelo, che così com'è voglio scrivervi qui :
Quel su cui, come A poi lo e Cinzia volle, Guidati leggiadri balli a mano a mano Ninfe silvestri e Pan , nume montano , Di leggiadri fior cinti e a" erba molle .
La repetizione del leggiadri vi farà ben co- noscere che questo quaderno non è ripu- lito ;
Zoo Lettere
lito ; ma se egli lo fosse da -poi , forse che acquisterebbe quella vaghezza che non ha . In quell'altro sonetto vostro: O di selve ec. che molto è piaciuto a Giampietro , voi avete mutato benissimo ne' due primi ver- si rinterjezione o e la particella e. La pa- rola oceano non so se mai siasi usata da alcun poeta , se non accorciandola con fa- re ocean , o facendo lunga la penultima sillaba , nel qual caso la e non mangia la a t come in quel verso: L'oceano gran pa- dre delle cose . E 1' uso è forse nato di qui , che facendo oceano con la a breve e di tre sillabe , bisogna fare una elisione violenta e che offende l'orecchio. Tutta- via s« voi avete esempio , valetevene come vi piace. Io approvo la mutazione del ere- tico in siculo ; non così quella del ripose in trasporto, che né l'uno, nò l'altro mi piace per quella ragione, per cui non pia- ce a voi . Io direi piuttosto recò , e per compiere il verso non avrei difficoltà di far reconne . Ben direi poi :
Qui da Cipro reconne i doni suoi Venere Pafia , qui Bacco ridente .
Che
Inedite. Zgì
Che né Pajìa mi dispiace , né la omissio- ne della congiunzione e ; quantunque Giam- pietro pare che legga più volentieri: e qui. Ho già risposto allo seconda vostra lettera , e così senza accorgermene anche all'ultima parte della terza , della quale farò leggere a Fabri quella parte che gli tocca, quando il vedrò . Piacenti che i dodici sonetti che tanto a me piacquero , sieno piaciuti anche a voi ; quantunque per lo paragone che voi fate col Petrarca e col Bembo , io tema così un poco che più vi piacciano ancora che a me . Se insieme fussimo , ne parle- remmo lungamente; e forse che ciò avver- rà , se quelle ruote del mondo gireran be- ne . Quanto mai vi sono obbligato , Alga- rottino mio ! Io vi dico con verità ciò che suol dirsi per complimento, che io mi con- fondo in pensando a quel tanto che io vi debbo ; ma credete che io con l'animo e con l'amore vi corrispondo ; ed acciocché conosciate che io gradisco sommamente e l'affetto e l'opera vostra, vi prego quanto so e posso e dell'uno e dell'altra. Io non sono più a Russo, donde venni venerdì per l'accademia che poi s'è fatta jeri mattina,
e donde
3o2 Lettere
e donde oggi deve venne madama, a cui è tornata la ternana . Tenetemi raccoman- dato al sig. co: Vezzi, il qual mi maravi- glio che non abbia avuto una lettera cho io gli scrissi ordinarj sono , ringraziandolo delle tante cortesie che egli costì mi ha fatto. Se egli veramente non l'ha avuta, ringraziatelo a nome mio, ed anche se l'ha avuta . A Volpi non ho che scrivere ; ma voi avete da comandarmi , e valervi del nome mio dovunque creder possiate che esso possa valervi ; ma egli non vai nien- te , e voi non ne avete bisogno . Tuttavia mi farete favor grande , se lui saluterete a nome mio, e a me conserverete l'amor vostro. Addio. Addio. Questa vi ho scrit- to con tanta fretta , quanta non potete cre- dere , così che né meno ho potuto rileg- gerla ; ma voi ve ne sarete ben accorto y Addio t Algarottino mio .
Inedi te. 3o3
BEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI XIII.
Padova 21. luglio ijZz.
U,
na vostra dolcissima ed umanissima , e ciò che io più volea, lunga lettera ho ri- cevuto da poi che io sono in Padova , alla quale io non ho risposto prima ; percioc- ché io l'ho avuta in tempo ch'egli era im- possibile rimandar la risposta a Venezia sabbato scorso , e molto meno era possibi- le farvela avere ; e con essa ne ho anco ricevuta un'altra per lo signor Volpi, di cui io vi ringrazio senza fine , e più mi estenderei con parole a ringraziarvi, se i'
ami-
3(>4 L E T T K R F.
amicizia nostra il comportasse . Io gliela ho resa questa mattina, ed egli l'ha ricevuta come cosa che li venisse da te , che vale a dire da un uomo amicissimo, e che e°li stima tanto quanto sai pur tu che egli ti stima. Io l'ho ritrovato in quello stato che meno volea, che vale a dire, malato, ben- ché d'una semplice terzana, verso cui in- fine la quinqutna è un soccorso ed ajuto espeditissimo . Noi abbiamo ragionato lun- gamente di voi e della dottrina ed amabi- lità vostra, così che più non avreste potu- to desiderare , se per avventura uditi ci aveste , da uomini di voi amantissimi . Lo stesso io ho fatto col Morgagni e col Po- leni , i quali ho ritrovato in Padova e si stanno bene . Ma qual desiderio di te non è nel Morgagni ? così che egli in ciò cre- do che abbia pochi pari , e solo me supe- riore . Ma per dirti infine ciò che io io in Padova, sappi che io mi sto in una ca- sa contigua a l'abate Lazzarini con cui ini Vado spessissimo intertenendo • E tu puoi credere che molte cose convienmi soffri- re , e molte volte si conviene che io mi stomachi e mi nausei, come facemmo già
in-
Inedite. oo5
insieme a Venezia . Ciò che vi è di mi- gliore qui è , che o sia perchè ora è il tempo delle vacanze , o per altro, egli non ha seco quella turba di scolari , o per dir meglio , di adulatori , che voi sapete che farebbono venire lo slinimento di cuore a chiunque più costante, e più sofferente in così fatte cose . A lui ho letto io la mia canzone per la Carrara . Alcune cose gli son dispiaciute; l'ultimo verso, perchè, die' egli, non si sa bene a cui riferire quell'ai man ti alti o al fuggitivo o all' inse- guì . Il messinese mar gli è ancora dispia- ciuto , perchè dice ch'egli è troppo cosa particolare da contrapporre a una cosi ge- nerica come si è l'Alpe; e in fine gli son dispiaciute le jnogli del fetente condottier , e non gli basta l'esempio di Orazio, nel quale dice che olentis è qualche cosa di più gentile che fetente . Ma se lo sia pu- re ; vi è egli bisogno di usare tanta deli- catezza nello scegliere delle parole gentili parlando di un becco? La strofe poi dall' equivoco a lui npn ha dato verun fasti- dio, benché pregato dame a mettervi par- ticolare attenzione . La vostra correzione To: XI. V mi
7)oG L e t t e n e
mi è piaciuta al sommo ; a lui altresì è piaciuta , benché io non gli abbia detto che si fosse di voi , se non che disse che doglia non facea sdrucciolo ; nel che ia credo che si inganni di gran lunga. Ora io mi sarei consolato meco stesso della mia canzone , reggendo quali sieno i difetti che vi trova il Lazzarini , se non me ne fossi già consolato assai prima f avendo già ve- duto ella esser piaciuta a voi . A cui io rendo anco mille grazie del quaderno ri* fatto e leggiadrissimo che mi avete man- dato, il quale si può ridurre con pochissi- mo a un bellissimo quaderno, così che poi temo non si degnerà di starsi con gli al- tri . Quanto a ciò che mi dite del nume montano , io crederei che si potesse spie- gar la cosa così : Il iìor delle napee , le quali sono nume montano ec. , cosi che il nume montano non fosse aggiunto deljtor, ma delle napee. Quanto all'altro sonetto mi piace la parola reconnc , così che ho pensato a mutare l'ultimo quaderno in quel- la parte che non vipiacea, perchè non sia affatto indegno di stare in un sonetto , in un terzetto del quale voi abbiate posto le
mani.
Inedite. 007
mani. Ora vedete se quel quaderno vi pia- cesse più cosi :
O rive di fresclì ombre coronate, O isoletta che fuori alzi la fronte Dal lago altiera , e le sì vaste e conte Non invidi in V un mare o in V altro nate ;
il che mi pare che si accosti un po' più ai
Peninsularum Sirmio , insularumque Ocello quascunque in liquentibus stagnis t Marique vasto fere uterque Neptunus .
Se per avventura non vi desser fastidio que' due i d' invida e d' in che s' incontra- no insieme , il che però non ha dato fa- stidio all'abate Lazzarini, il quale ha appro- vato questa mutazione così, che poche al- tre cose hanno appresso lui tal fortuna ; se pure leviamo di questo numero il mio sonetto indirizzato a lui, ch'egli ha volu- to che io trascriva in quell'esemplare dell' Ulisse che si tiene appresso di lui . E per- chè dei Lazzarini presentemente si parla, e per temprare la noja che queste bagattel-
V a lo
5o8 Lettere
le leggendo tu avrai, senza dilungarmi mol- to dal proposito nostro poetico , io ti tra- scrivo qui un sonetto di lui fatto a Roma regnante Benedetto XIII. , il quale son per- suaso che sarà per piacerti così, che non troveremo questa volta nulla che dire in- sieme, come abbiamo già fatto per li so- netti del Ronsard ; sopra i quali però so io potessi spiegarti chiaramente il giudizio mio, forse che ogni lite sarebbe tra di noi finita ; e se vi fosse anco bisogno , mi di- sdirei di quanto potessi aver per avventu- ra detto di troppo ardito da un certo im- peto di ammirazione portato , il quale si suol sentire allorachè si leggono delle co- se molto belle , come non potete negar certamente che sieno i sonetti del Ron- sard : Di cui pure mi son venute alle ma- ni a questi dì l'egloghe senz'altro di lui, le quali mi son piaciute estremamente, co- ane quelle che son ripiene della vaghezza Virgiliana , e ripiene di descrizioni poeti- che, di affetti, e d'uno stil nobile edam- pio molto e magnifico. Havvi altresì una certa gentilezza d'immagini che si ritrova in pochi poeti , e parrebberui che il De-
spreaux
Inedite. 3og
spreaux anzi che dirle gotiques dovesse aver detto romane o siciliane o greche, o s'al- tro aggiunto v'ha tolto dai paesi o dalle nazioni , ohe possa innalzarne e farne al- trui sentire la gentilezza . Ma veniamo al sonetto, del quale m'era quasi scordato, d'una in altra cosa passando, come si suol fare . Or eccolo :
Sacro mio cigno , e ancor non piovve mai Fiamma dal ciel su l'esecranda chioma Di questa Babilonia empia , e non Moina ? Gian Dio , per qual cagion tardata l'hai?
Che sozza tanto e iniqua io la trovai In questo , che pur santo anno si noma , Sì da Venere e Bacco oppressa e domaf Che l'antico peccar vince d'assai.
Siede al di lei governo un innocente
Pastor , che con la voce e con l'esempio Cerca guerirla , di che ognun dispera ;
E pur la iniqua egra bugiarda gente
In ogni e strada e piazza e loggia e tempio Lo maledice da mattino a sera .
Y 3 Altre
3io Lettere
Altre cose mi ha detto italiane e latine tutte belle e da gran maestro . Ma fra tut- ti i sonetti parmi che questo che v'ho scrit- to occupi il primo luogo e il più onora- to ; che pare che vada molto vicino a quel- li , Fiamma del del ec. Fontana di dolore ec. di quel divino ingegno , a cui egli ri- ferisce tutte le poesie sue italiane , e ia tutte il vi fa entrare . Delle altre cose che ho veduto in Padova belle e che mi son piaciute, come d'un quadro del vostro Gui- do , della memoria del Bembo, di Spero- ne Speroni fattasi in italiano da lui me- desimo, di due cortili del Palladio che so- no nella Certosa , e di altre cose vi scri- verò poi . Del Manfredi che è? Io gli ho scritto alcune settimane sono ; ma temo la lettera non sia perita; perchè io non ho ancora veduto risposta alcuna, e la dovrei pure aver veduta .
Inedite. 3ii
D 1
FRANCESCO M.A ZANOTTI
AL CONTE
ALGAROTTI XIV.
Bologna 29. luglio IJZ2.
OE io vi rispondo brevemente, non lo attribuite a questo , che la vostra lettera non mi sia stata, come pur sogliono le al- tre vostre, carissima e gratissima e giocon- dissima oltre modo , ma più tosto a un tur- bamento d' animo che mi prese jer sera , quando tutt' altro aspettando intesi che la miserabile sorella mia Teresa che stava a Castel - Franco , era il giorno innanzi ali© ore 20. , dopo aver pranzato con gli altri di casa sua , repentinamente e ìniserajnl- V 4 mento
5i2 Lettere
niente morta. Qual sia stata e sia la con- fusione di tutti noi, voi vel potete crede- re , nella quale se cosa alcuna poteva ac- cedermi gioconda e cara , altro appunto non era che la vostra lettera , la quale lo sarebbe anche più , se io potessi risponder- vi partitamente. Ma già alle espressioni tan- to cortesi tanto soavi tanto dolci dell'amor vostro , che per tutto si dimostra sì nella lettera come nel foglio annesso , rispondo pienamente con V animo ; e vi ringrazio senza fine della cura che vi prendete del ben mio . Le opposizioni che cotesto reto- re ha fatte all'ode vostra ho lette volen- tieri, ancorché per dirvi il vero niuna di loro mi piaccia ; e non sono piaciute né meno a Giampietro. Ben mi piace che me le abbiate scritte , siccome ancora ciò che mi dite della strofe seconda, e di quella, qual che siasi , mutazione che io vi ^eci ; e particolarmente della parola doglia, del- la quale penso quello che pensate voi . Quantunque io non possa del tutto pensar lo stesso che voi intorno alla spiegazione del nume montano, che spiegato come lo spiegate voi direi più volentieri numi mori-
cani f
Inedite. 3i3
tani , né intorno ai versi, e le sì vaste e conte non inviati in V un mare; che temo che in Vun non sì dica assai leggiadramen- te . Del flonsard poi io non dubitava che voi non giudicaste quello stesso che giudi- cava io , e non conchiudeste esser lui un leggiadrissimo e vaghissimo e divino poe- ta . Ringraziovi del sonetto Lazzariniano che m' è piaciuto assai, massime ne'quaderni; ben sommi meravigliato che si dica al di lei; perchè ho sempre creduto che l'arti- colo al debba separarsi dal segno del caso di, e dirsi al governo di lei anzi che dire al di lei governo. Ma chi sono io che giu- dichi di queste cose? A quest'ora credo che avrete avuto lettera di Manfredi , il quale ha scritto anche a me una lettera piena di amore verso di me e verso di voi f e piena del desiderio che egli ha di rivedervi . Io che gli cedo in tutte le al- tre cose , in questa non gli cedo . Quanto starete in Padova? In questo ordinario io vi mando quegli esemplari delle rime Man- frediane , che voi scriveste a mio fratello di desiderare; come ancora l'Orazio del Lambini. Tenetegli per un pegno dell'amor
mio t
5i4 Lettere
mio , e quante volte leggerete questo , al- trettante di me ricordatevi, che so che il farete spesso . Quant' io vi ami non posso dirvelo, e quanto mi piaccia e mi consoli il sapere che voi mi amate ; che poco al- tro ho al mondo , onde consolarmi . State sano , Algarottino mio , ed allegro , che mi parrà di esserlo ancor io .
Inedite. 3i5
DEL MEDESIMO
XV.
o
Roncrio 5. agosto \qZ2.
JLO sono in Roncrio , venutovi da due gior- ni in qua , dove madama , la qual sento ch'ebbe da voi lettera l'ordinario scorso, non mi lascierebbe scordar di voi, quand' anche io fossi capace di farlo . Più tosto po- trebbe avvenire ch'ella non lasciasse che io vi scrivessi; però oggi ho preso il tem- po , e andando ella ad accompagnare per alquanto di via il conte de' Bianchi e il marchese Fabio , che si son tornati a Bo- logna , ho subito presa la penna in mano per iscrivere così due versi ai mio Alga- rottino ; i quali sarebbono anche più , se io o più tempo mi promettessi, o non aves- si un mal di testa , che appena mi lascia scrivere quel poco, che io vi scrivo. Di- covi dunque che avendo l'animo un poco
pili
SiG L E T T E H E
più quieto , che non ebbi martedì scorso quando io vi risposi, ho pensato alquanto a quello, che mi scriveste; e come mi ha permesso la turbazione dell'animo mio, la quale, siccome pure far suole, va ceden- do al tempo, quantunque di tanto in tan- to mi 'si renda troppo più grande che ,io non vorrei; cosi ho creduto che la parola doglia per qualche ragion probabile e for- se vera non debba aver luogo tra le rime sdrucciole ; ma poiché questa non è con- trovei>ia da decidersi che con gli esempli, e questi io non ho tempo né comodo da cercarli, perciò se voi pensate di fare uso di quella mia, qual che siasi, mutazione, altro che ben non fareste ad assicurarve- ne , o , quel che lia meglio di ogni altra cosa , a mutare e correggere la correzion medesima; il che, se mal non m'appongo, dovrà esser facile. Chi dicesse per esempio?
K non fia mai che al vento Di duol nembo sì torbido Spargasi e cessi il grave ec.
Ma voi farete secondo il giudizio vostro , al quale mi rimetterei io più volentieri che
al
Inedite. 017
al mio medesimo . Tanto io stimo voi ; e se non vi amassi altrettanto, quanto vi sti- mo , non mi sarei fermato gran fatto in quell'altro verso:
Non invidii o iti V un mare o in V altro nate;
il quale se al giudizio mio attendessi, non temerei che potesse fare oltraggio al sonet- to vostro gentilissimo ; ma voi sapete che quei che amano, temono; ed io l'ho* pro- vato in questo verso medesimo ; che pur pensandovi sopra non ho potuto trattener- mi dall' andarlo volgendo e rivolgendo in più guise ; e quando m' è venuto nell' ani- mo così :
O isoletta , che fuori alzi la fronte
Del lago altera , e a le pia vaste e conte
Noti cedi o nel Tirreno o in Adria nate.
e quando così :
e a le più vaste e conte Non cedi o in Adria o nel mar tosco nate .
e quan-
5i8 L e t t e n e
e quando ancora così :
O isoletta, che fuori alzi la fronte
Del lago , e nulla alle più vaste e conte
Cedi , bendi elle in ocedn sien nate .
Vedete fin dove mi porta l'amore; che non arrossisco scrivervi queste cose , le quali se voi approverete, bene sta, ed allora le ap- proverò ancor io ; se non , pure approve- rete.!'amor mio, eh' è tanto, che più esser non può, e che solo io desidero e voglio che voi in me approviate . Saluterete a mio nome il signor Lazzarini , se crederete be- ne di farlo; voglio bene che crediate ben di farlo e col sig. marchese Poleni e col signor Volpi , e sopra tutti col mio Mor- gagni, a' quali vi prego tenermi raccoman- dato , ma a niuno più che a voi stesso . State sano , Algarottino mio .
Inedite/ 3 i <J
BEL CONTE
ALGAROTTI XVI.
Vicenza 4- agosto ij32.
Ier mia fé ch'egli ini par di sentirvi in- fili di qui esclamare reggendo la data di questa mia lettera : E che diavolo è egli divenuto di costui? Fa egli il cavaliere er- rante ; ch'or lo sento in Un luogo ed ora in un altro , e non mi riesce mai di po- tere aver da lui due lettere da un mede- simo luogo scritte una appo l' altra ? Cosi è , io so^o ora in Vicenza ; perciocché io stimo che non vi sia niente meglio per questo cosi eccessivo caldo che ci fa, che mutare il più che si può luogo , e rom- per, come si suol dire, l'aria. Oh, dire- te voi , costui non è più cavaliere erran- te, egli si è divenuto ipocondriaco; la qual taccia per isfuggire , senza che potrei dir- vi
Zzo L E T T E n E
vi che questo si è pure un consiglio dato- mi dal nostro signor Morgagni , io vi dico clic l'avere così poco goduto la volta pas- sata che io ci fui questa città , che per altro merita che chiunque della bella e ro- mana architettura è vago vi faccia un lun- go soggiorno, è in causa che io mi sia ri- soluto di tornarvi ora per fermarmivi tre o quattro giorni , e sì goderne con urt po' più di agio che non feci la volta passata. Ora eccomi infine di cavaliere errante e d'ipocondriaco divenuto vago d'architettu- ra . Ne volete voi di più ? Per avventura che voi ne avete , come si suol dire , ab- bastanza ; non già così di me , che mi par- rebbe di non aver fatto nulla , se in que- sta medesima lettera non divenissi anco poeta . Per la qual cosa io vi scriverò un endecasillabo scritto questi passati dì al si- gnor Gio: Antonio Volpi , il qual però non lo ha veduto ancora. In questo io nomi- no voi col nome vostro pastorale, il qual però di Orito io ho mutato in Coriio per servire principalmente alla dolcezza del ver- so . Voi mi scriverete se le orecchie vo- stre non si offendono , lasciando correre
Orito
Inedite» B21
Orito in due versi ne' quali cade, e sì ve- dremo di non storpiare in modo niuno quel vostro sacro e venerando nome d'Ar- cadia. Ora eccovi l'endecasillabo:
Così del lepido dotto poeta,
Che tu di vivido e nuovo aspergi
Lume apollineo , la grata sempre ec.
Voi vedrete , e mi direte se lo possa da- re liberamente al Volpi; che infintanto cho non ho da voi risposta e consiglio , non intendo di darglielo . Voi scrivetemi a Ve- nezia come siete solito , che di là io ho le lettere in qualunque luogo io mi sia . Così potessi io aver voi da cotesta maligna per me e crudele città, che mi v'invidia così com'ella fa ! La qua! malignità di lei spero che non mi abbia a nuocere per più lungo tempo . Intanto io crederò che non mi nuoca che in parte, se avrò spesso let- tere da voi , che non potranno certamen- te mai andar disgiunte dai testimonj dell' amor vostro, i quali vi piace e v'ò piaciu- to sempre darmi abbondantissimi . Amate- mi, amico mio dolcissimo, come fate, che To: XI. X cosa
Zi2. Lettere
cosa al mondo non m' è più a cuore eli questa. A'degnissimi e da me onorarissimi fratelli vostri ed al signor Eustachio vostro accomandatemi ; alle sorelle Manfredi al- tresì, se le vedete. Delle nozze della mar* chesa Ratta scrivetemi ; che sapete pure che dovrei fare alcuna cosa per la raccol- ta , che non dubito sia per farsi in tale occasione . Mi fareste piacere altresì a scri- vermi, se vi sia stato nessun poltrone dal- la parte dello sposo , che sia stato alla guer- ra. Voi sapete che i poeti fanno divenire, se bisogna , i poltroni bravi e valenti uo- mini . Addio . Addio . State sano ed ama- temi .
*o*o*o*
• 0*0*
•o*
Inedite. 323
DEL MEDESIMO XVII.
Vicenza 11. agosto 1732.
XO vi scrivo pure da Vicenza , ove tutta- via sono , e dove aspettava alcuna lettera vostra con quella premura appunto , con cui soglio aspettar le lettere vostre . Ma o sia che voi non m'abbiate scritto , o che mio fratello ( il che credo più tosto ) non mi abbia fatto ancora avere le lettere mie , non sapendo egli per avventura se io sono più in Vicenza o no ; io non ho avuto a questi dì una sì desiderata e sì aspettata con- solazionjs , la quale quanto meno ho , tan- to più io non devo mancare a me mede- simo , dandomi quella che è pure in ma- no mia, di scrivere a voi e di darvi del- le nuove di me, •il quale vado vedendo e rivedendo queste divine opere del Palladio senza saziarmi giammai di loro dopo averlo
X a ben
524 Lettere
ben rivedute cento volte . Ma che non poss'io mandarvi il disegno d' una chiesetta delle Grazie, d'una s. Maria Nuova , d'un palaz- zo Valraarana , d' un Tiene , d' un Trissino , della medesima casa sua , e di mille altre divine opere di questo valent' uomo ? Che sveltezza , che eleganza , che simmetria , che varietà , che proporzione , e ciò che più di queste cose stimo, che facilità, ol- tre la fermezza e la solidità, non vi scor- gereste voi ! Io vi scerno quella medesima facilità, che Orazio vuole che si trovi ne' lavori di poesia .
ut sibi quivìs
Sperei idem , sudet miiltum , frustratile laboret Ausus idem .
Io spero pure, e sì lo sperarlo mi piace e giova senza fine, che potremo pure quan- do che sia vederle e godercele tutte quan- te mai sono insieme ; e gusteremo di quel piacere , del quale solevamo in così fatte cose e in altre ancora gustar soli e soven- te . Io ho conosciuto in questa città , per finire di dirvi di me , un certo dottore del
Santo
Inedite. 3a5
Santo gran facitor di sonetti di canzoni e di capitoli, e grandissimo recitatore di lo- ro ; così che non la cede né a' Vicini , nò ai Grazioli, né a tutta quella immensa schie- ra di coglioni febei di costà . Un altro pu- re ho conosciuto dottore Anton j medico di professione e poeta altresì. Questi si è un uomo di somma civiltà e politezza, e dot- to altresì, per quanto da una o due volte che con lui mi sono intertenuto ho potu- to dedurre . Egli mi ha dato questa mat- tina da leggere due sue tragedie, una Me- rope e l'altra la congiura di Bruto e Cas- sio ; due argomenti diffìcili e malagevoli j il primo perchè fatto e rifatto tante volte; il secondo non dirò già perchè fatto ; per- chè si può dire che lo sia còme non fat- to , massime parlando della tragedia dell' amico nostro , ma perchè sterile per sé me- desimo e secco . Voi potete credere che sono avido di leggerle ; e sì lette che le avrò ve ne darò nuova , nel che vorrei po- tere esser lungo . Questo medesimo dotto- re , di cui vi parlo , non contento di aver fatto queste due tragedie , le quali mi di- ce aver già mandate costà al dottor Mar-
X 3 telli
S26 Lettere
telli quando vivea, perchè voi ne potreste aver alcuna notizia , ha tradotto il poema del Fracastoro , voglio dir la Sifilide , in versi sciolti . Questa mattina ne ho senti- to un libro ; e per quel giudizio che si può fare sentendo recitare una simil cosa , e sentendola recitar male e stentatamente per la cattiva scrittura in cui era scritta , mi parve traduzione assai felice . Ora voi ve- dete quella idea di cui , se vi sovviene , noi parlammo già insieme , eseguita e po- sta ad effetto . Ma che fai tu in questo tempo , mi direte voi ? Semper tu auditor Laiitum ? No certamente ; che io ho fatto alcuni endecasillabi , i quali vi manderò quantoprima ripuliti per quanto io spero . Fra questi vi sarà anco quello per mette- re in fronte alle vostre rime , delle quali vorrei pur sapere che sia addivenuto; che voi non me ne scrivete più . Deh fate di non scordarvene , e di potermi scrivere quanto prima : Ora eccole queste rime , che io te le mando :
Ne mea dieta vagis nequicquam eredita ventis F.ffluxisse meo forte putes animo .
Io
Inedite. 327
Io te ne priego , anzi stringo e gravo per quanto può gravarti e stringerti a ciò fare la amicizia mia ; che credo che il possa moltissimo . Ora che fate voi ? Siete voi in villa , o in città ? Scrivetemene , ve ne priego, e di voi e delle cose vostre e del- la nostra amicizia più che abbondantemen- te . Voi farete di salutarmi più che cara- mente il signor Giampiero , a cui giunto che sarò in Padova scriverò ; che da che mi mandò quei libri del Manfredi , non ho più avuto novelle di lui . Al sig. dott. Ercole e al sig. Eustachio pure raccoman- datemi senza fine ; a madama altresì , se trovate bene di farlo . Io a voi non mi raccomando ; che credo d' esservi racco- mandato in guisa , che non io abbia gran fatto d' uopo di farlo con più parole . Ama- temi e state sano . Addio , Addio .
x 4
528 Lettere
D 1
FRANCESCO M.A ZANOTTI XVIII.
Bologna 12. agosto 1702'.
JL>Ion posso dirvi, Algarottino mio, quan- to la vostra soavissima lettera dei primo di agosto abbiami rallegrato ; così che da niun' altra parte potea venirmi giocondi là maggiore ; e come desidero per me stesso che voi non abbiate più a dimostrarmi 1' amor vostro col dolervi insieme con me- co , così il desidero anche per voi ; che troppo tristo frutto ricavereste da una ami- cizia, dalla qual fino ad ora non avete ri- tratto che incomodi; quantunque se a voi piace di mettere a luogo di comodo l'es- sere amato, e l'essere amato tanto che in questo non abbiate a cederla a niuno , pur qualche non legger comodo ritratto avete e ritrarrete sempre dall'amor mio. Ma la- sciando
Inedite. 329
sciando queste significazioni dell'animo mio, dalle quali avendo io più volte proposto di trattenermi , come da quelle che oramai più necessarie non ci sono, pure vi entro sempre senza avvedermene , nò posso uscir- ne senza far forza a me stesso; lasciando, dico , queste espressioni , dicovi che assai mi piace il soggiorno vostro in Padova , se cosi piace a voi ; e piacemi ancora che ab- biate talvolta delle compagnie che non vi piacciono, e che vi fanno esercitar la pa- zienza , che non è leggiera , né piccola vir- tù . Io ho sempre creduto del Lazzari ni quel- lo che voi ora provate e mi scrivete . So- pra gli altri il mio giudizio non è guari lontano dal vostro, se non che dalle lodi che voi date al nostro Volpi , il qual go- do sommamente e per voi e per lui che siasi rimesso dalla sua febbre, vorrei che levaste quella che voi con troppa cortesia gli date , di lodar me assai sovente , la qual cosa con che coscienza egli se la faccia non so . Iddio gli perdoni , ed an- che a voi che ne siete cagione . Io però non vi perdonerò , se non mi manderete quantoprima l'elegia latina del Volpi unita
a quella,
33o Lettere
a quella delDandini, la qual però io non desidero se non per cagion della prima e per quello che me ne scrivete voi, e per quello che da molto tempo io ho giudica- to dell'autor suo . Che se l'animo e l'amo- re si risguarda io certi cambj più che la cosa istessa , potrebbe egli forse avvenire (così m'inspira non so se amore , od Apol- lo) potrebbe egli forse avvenire che di ta- le elegia vi ricompensassi . Sebbene ora so- no condannato a due sonetti, che non mi lasciano rivolger l'animo ad altro ; ma l'uno ho già fatto jeri; ed è sopra il nuovo pro- curator Pisani, nel quale hanno voluto che io scherzi sopra l' allegrezza inusitata che fu in Venezia , quando esso Pisani fu fat- to novellamente procuratore. Questo il vi trascriverò da parte; e se non altro vedre- te quello che non avete veduto mai, cioè un sonetto che non dice nulla . Se fossi in tempo di correggerlo , vi pregherei a scri- vermene il giudizio vostro, del quale però voglio ciò non ostante pregarvi; perchè se esso non mi varrà a correggere gli errori miei, il che vorrei potere, mi varrà al- meno a far quello che io voler posso e che
è sem-
Inedite. 33i
é sempre molto ; cioè a conoscergli . Voi vedrete nel io. verso la parola procuratorio f la. qual mi ricordo che in Venezia volli far entrare in quel sonetto che io feci so- pra la torre di s. Marco, ed ella non volle mai . Io 1' ho pur fatta entrare in questo ; ed ella sì pur vi sta o per amore , o per forza . L' altro sonetto che resta a farmi , dovrà essere sopra le nozze di questa mar- chesina Ratta , la cui madre non mi par più così sdegnata con voi ; e so che non è molti giorni che ella rispose alle due vo- stre, la qual lettera dovereste aver ricevu- ta a quest' ora . > Ma voi sapete le donne come sono; che vogliono senza saper che. Ella è tuttavia in Roncorio , donde io partii la settimana scorsa , ed ora vi son ritorna- to ricondottovi dal marito , e forse vi sta- rò alquanti dì. Ma tornando alle nozze del- la figlia, se voi avete finita mai quella can- zone che cominciaste sopra le medesime f o se altro avete fatto o siete per fare su tale argomento , gli è oramai tempo che il mi mandiate ; perchè io avrò cura che si stampi . Ma che ? Non mi scrivete voi di studiar greco? Egli mi par quasi impos- sibile
352 L E T T E n E
sibile che voi possiate usare un tantino con Lazzarini , e non essere divenuto un qual- che Dorico. Se voi studiate questa lingua, potrebbe anche una volta avvenire che voi poteste insegnarne alcun poco anche a me. Vedete se io ho ragione di desiderarlo . Piendovi infinite grazie di ciò che mi scri- vete del Morosini , il quale non poteva in- fermare né in tempo , nò in luogo più op- portuno . Io confido tutto in voi e nel no- stro Morgagni . State sano, amatemi quan- to potete il più , e credete che non pote- te farlo tanto , che io non ami voi alme- no egualmente .
Quel lieto di che al grande onor ti scorse , Pisani, e il manto signorile, donde Novo in te splendor sorge, e si diffoude Indi ne' tuoi , Venezia tua ti porse;
Tal di subita gioja un grido sorse
Immenso , che la terra empiendo e Vonde , Tutte l'umide vie tutte le sponde De la real città corse e ricorse.
E qual
Inedite.'
333
IL qua! voi , tempii , e qual voi non oscuro , Procuratorie maestose logge , Applauso al popolar grido noìi feste l
Suonò Triton la tromba ; in nove fogge Le dee del mar s'ornaro; e tai non furo , Disser, di Téti e di Pelèo le feste .
354 Lettere
DEL MEDESIMO XIX.
Bologna 16. agosto \qZz.
J_N o n vorrei che dalla brevità di questa lettera voi argomentaste , che la vostra de'4. mi fosse stata meno cara di quel che dovea , e di quel che tutte le altre cose vostre sono , le quali di certo mi sono © saranno) sempre gratissime ; ma più tosto che io quando presi a scrivervi , era preso da un mal di testa , che non mi permet- tea di tener lungo tempo la penna in ma- no; quantunque esso non potesse impedir- mi e di ringraziarvi delle espressioni vo- stre cosi cortesi , rallegrandomene meco stes- so senza fine , e del vostro dolce e soave e leggiadro endecasillabo che mi avete man- dato , rallegrandomene molto e molto con voi. Se ad alcuno dovesse recar noja quel- la parola Conto , sì dovrei essere io quel-
lo,
Inedite. 535
Io , il quale vi perderei troppo , se avvenis- se a qualche tempo che per la mutazione di Orito in Conto non si intendesse che voi parlaste di me . Ma per questo non voglionsi scomodare due versi , che cosi bene si seggono in cotesto vostro compo- nimento; nel quale però in vece di morte 'vibranti io direi più volentieri: che vibran morte ; e così muterei que' versi che gli sono intorno , che a quello : // riso ama- bile e gli occhi tremuli io aggiungessi alcun caso secondo , come sarebbe :
E il riso amabile nelle pozzette Di bella vergine sovente sparso , In cui suo nettare stillò Ciprigna , E gli occhi tremuli ec.
o che so io? che voi vi vedrete meglio, se mutar pur si debba quel luogo e come . Per altro non ho sentito che in volgar lin- gua alcuno abbia finora ricopiate le grazi© catulliane , come voi fate in questo vostro leggiadrissimo componimento , il quale spe- ro che dovrà piacer molto al sig. Volpi , al quale pur vi conforto di voler conse- gnarlo ,
356 Lettere
gnarlo . Piacemi del soggiorno vostro in Vicenza e del vostro conservarvi poeta ; quantunque quel che mi dite dell'ipocon- dria , che suol però essere amica dei poe- ti , non mi piaccia j ed amo meglio di sen- tirvi cavaliere errante ; che anche questi sogliono essere amici della poesia . Ringra- ziovi poi molto dell' invidia che avete a Bologna , benché a dirla non ne abbiate ragion troppo giusta , se già noi fate per vendetta di quell'invidia che io ho ora a Vicenza; alla qual città vorrei bene poter rapirvi . State sano , ed amatemi come fate .
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Inedite. 33^
DEL MEDESIMO XX.
Bologna a5. agosto 173.2.
JLi A vostra carissima e dolcissima lettera degli 11. di agosto mi ha aggiunto a Ron- crio , dove io venni per pochi giorni, e dove sono rimaso più che io non crede- va , e rimarrò forse tanto , che vi passerò tutta la settimana ventura , oltre la quale non soffriranno le nozze di madamigella che più lungamente vi si fermi madama, la quale va pure procrastinando così, che pare che si riduca a queste nozze , come farebbe la biscia all' incanto . Ella mi ha detto tanto , che pur m'ha indotto a so- prasedere dalla raccolta poetica , che io penr sava di stampare in questa occasione _, ren- dendomi certo che tale sia e la volontà di lei e quella del marito , che in modo niu» no non si stampi nulla sopra ciò . Io vi To: XI. X scrivo
538 Lettere
scrivo questo , non già per distorvi dal com- porre ( il che se farete , il farete sempre con vostra lode; ed io ne ho già avvisato madama ) ma perchè facendolo il facciate con maggior vostro comodo , se maggior comodo potete voi trarre dall'indugio, voi che solete e presto e leggiadrissimamente comporre , massime essendo in luogo , dove per avventura più incitamenti al poetare avete che non vorreste ; che a dir vero cotesti gran facitori di sonetti sogliono es- sere gran noje . Che direm poi de' facitori delle tragedie e dei traduttori delle Sifili- di? che io direi, come disse Catullo, sce- cli iiicommoda , se non servissero a farvi fare degli endecasillabi , i quali io aspetto con tanta avidità , con quanta aspettar so- glio le cose tutte del mio Algarottino . Ma sono essi latini , o volgari? Pure di qualun- que maniera sieno , saranno essi e belli , come spero, e leggiadri e del tutto simili alle belle fabbriche di Vicenza ; le quali piacerebbono pur tanto anche a me, se io le vedessi con voi. Ma giacché coteste fab- briche veder non posso, mandatemi gli en- decasillabi vostri, i quali vedrò molto più
vo-
Inediti! . 55g
Volentieri, che non vedrei quelle; se non cae questi mi converrà vedergli lontano da voi ; dove se vedessi ora quelle , le ve- drei in compagnia vostra . Io andava cre- dendo che il pensiero che voi aveste , non so per qual mia colpa, di stampare le poe- sie mie , si fosse raffreddato in voi alcun poco ; e ciò era cagione che in me pure si fosse raffreddato più d'un poco; ma io veggo ora che voi ardete in ciò più che mai, e questo comincia a riscaldar di nuo- vo anche me. Sicché come io sarò a Bo- logna, tornerò di nuovo a por mano a ciò, e farò in modo che voi non abbiate a do- lervi : ne tua dieta vagis ; quantunque io tema che il farlo debbia costar alcun po- co al nome mio ; pure ci penserete voi che molto mi amate, ed io non ci penserò nul- la, perchè amo voi. Noti vorrei però che credeste che pensando io meno a questa raccolta , avessi perciò pensato , o fossi per pensar meno all'elegia vostra, che voi per vostra bontà pensavate di prefìggere e man- dare innanzi a' miei componimenti latini; perchè io non ho lanciato di pensarvi , o Vi penserò anche più . Ma egli bisogna
Y 2 aspet-
34° Lettere
aspettare che io mi rimetta alcun poco e nella poesia e nella latinità; perchè come voi sapete , io sono nelle lettere quello eh© voi siete su le terre dello stato viniziano , voglio dire un cavaliere errante che non mi sono mai fermato gran tempo in una parte sola, ma rapito or qua or là, dovun- que l'idea del bello mi trasportasse, son corso e corro per molte facoltà , a guisa che fanno quelli i quali studiando molto non imparan nulla. Vedete a che sono io ora ridutto : rivolgo in volgar lingua per madama l' orazione di Isocrate a Demoni- co , e per me stesso vo studiando il pane- girico di Elena ; nel quale mi vo metten- do pure a memoria alcuna voce greca, e vo insieme osservando molti e molto belli artifizj oratorj . La sera poi ho preso a leg- gere seguitamente gli ultimi sei libri di Vergiìio, che non leggemmo insieme, co- me vi ricorda , e che io mi son disposto di kOÌer lecere, mosso dalla lettura, che
DO p
accidentalmente feci uno di questi giorni, deli' uh; tuo libro, che veramente è più che divino. È vero che io Rileggo per cagion di madama non in Vergilio stesso , ma nel
Caro ;
.Inedite. Z^i
Caro ; pure sapete quanto quella traduzio- ne si accosti al vero , non dico in tutti i sentimenti particolari , ma nelle forme del dire ; così che se Vergilio stesso perisse , egli si vederebbe nella traduzion sola che egli ostato l'ottimo di tutti i poeti; il che se apparisce ne'primi sei libri, non appa- risce men chiaramente negli ultimi; ed io porto fermissima opinione che Vergilio fos- se mandato da Dio apposta, perchè e'fus- se un gran poeta . Ma io comincio ad ac- corgermi che la carta mi manca . Prima dunque che ella mi manchi del tutto, di- covi che il marchesino Marsili vorrebbe da voi sapere quanto costi il Lexicon Geo- graphicum con le annotazioni del Ferrari . Scrivetelmi dunque, e state sano. Addio, Algarottino mio . Addio .
• 0*0*
Y 3
Z/^1 I. K T T E R I
DEL MEDESIMO XXL
Bologna 3i. agosto iy32.
Ancor quest'altra vostra lettera mi ha aggiunto in Roncrio , così però che niu- na altra potrà ritrovarraivi almeno in mo- do , che io non possa rispondervi stando in Bologna , cioè a dire con più agio , che ora non fo ; che se bene il fo agiatamen- te, parmi però di sentire alcuno incomo- do a non poter mostrare ad alcuno de' no- stri poeti , che si sono in Bologna, i com- ponimenti vostri, de' quali l'ultimo che mi avete mandato , è l'ultimo per lo tempo in cui lo avete fatto, non è l'ultimo (1) per la eleganza ; e posso dirvi che esso m' è piaciuto moltissimo come dovea , benché io non lascierei il secondo quadernario di farlo anzi così :
Non (1) Riportato alla pag. 146- T. I.
Inedite. 345
Non già i tuoi Serli o i tuoi Carracci o i tuoi Malpiglii, e quella alma onorata schiera, Che qual rivo indi usci, per cui da sera V^ola il tuo nome infino a i lidi eoi .
Vedrete voi se così più vi piaccia , ed an- che se in vece di rivo più fiume vi piaces- se, che par voce di un suono e di un sen- timento più grave e maestoso , e più espri- mente la moltitudine di coloro , che fanno quella onorata schiera. Non vi dirò perchè io abbia scambiato il luogo ai Malpighi ed ai Carracci ; che voi stesso vel vederete . Caso che io abbia preso inganno , e non gli abbia collocati secondo la dignità loro , sarà a voi facile emendar l' errore ; che niuno di quei due nomi è monsignore o cardinale , sicché faccia d' uopo di molti congressi per istabilirne il cerimoniale . Par- mi bene che quello che da lor derivonne sappia non so che di prosa ; per questo 1' ho mutato vestendolo un poco da verso , e facendolo come il vi ho scritto j e quan- tunque in quel verso io abbia inserito un per cui, non lascierei per questo di muta- re il decimo , facendo così :
y 4 cop-
344 Lettere
Coppia de figli tuoi, per cui la stanca ec.
Se queste mutazioni vi piaceranno , bene sta ; a me non lascierà di piacer somma- mente il sonetto vostro, come quello che è oltremodo grave, pieno, quanto si con- viene, di affetto, in somma vostro, e che come tale non ha potuto non piacere an- che a madama, la qual sebbene non con- sente che alcuna cosa si stampi per queste nozze , come io avea divisato , e così noi consente, che mi è convenuto prometter- le di soprasedere dalla stampa di qualun- que de'componimenti, che io avea già nel- le mani , essendo massimamente tale la vo- lontà eziandio del signor marchese di lei consorte ; ella non ha lasciato però e di gradire il sonetto vostro, e di volere che Voi ne siate per mezzo mio ringraziato ; il che per quanto il faccia per conto suo , non posso però tanto farlo che io noi fac- cia anche più per mio, e non sia per far- lo sempre che mi manderete così illustri e belli e chiari pegni dell'ingegno vostro. Oggi è qua venuto Sandriuo al quale io ho pur letto il vostro sonetto , prendendomi
tut-
I N E D I TE. 345
tuttavia quella liberta , che la vostra lettera mi dà, e che l'amor mio riceve volentie- ri; voglio dire che l'ho letto mutandolo così come sopra vi ho detto ; ed egli lo ha sentito più d'una volta con quel piace- re , che soglion sentirsi le bellissime cose degli uomini grandissimi ; e comechè egli sia per iscrivervene , hammi imposto che ve ne scriva io intanto , rallegrandomi con voi a nome suo. Io gli avrei mostrato an- che l'endecasillabo vostro che molto e mol- to mi piacque, se l'avessi avuto qui; ma come saio a Bologna, sì gliei mostrerò, e sentiremo quello che egli ne dirà ; quan- tunque quel genere di componimento non sia di quegli che più si usano . Questo vi ho scritto colla maggiore fretta del mon- do ; perciocché il portatore premea . Ma voi già ve ne siete accorto : accorgetevi an- cora che io vi amo oltre quanto possiamo e voi credere ed io dire . Oh ! io mi era scordato di dirvi che il primo verso del vostro ultimo terzetto e a me ed a San- drino e' parve tale , che esso non desideri vaghezza niuna maggiore di quella che ha. Addio, Algarottino mio.
346 Lettere
DEL MEDESIMO XXII.
Bologna g. settembre in'òz.
R
isponderò prima paratamente alla soa- vissima vostra lettera de' 38. agosto , poi verrò a quello che mi dite nell'umanissi- mo foglio che alla medesima avete aggiun- to . Per altro mi scriverete voi delle beltà di Vicenza a vostro agio ; che sapete che io non sono studioso di queste cose, se non. quanto me ne fate esser voi , il qual po- treste anche farmi diventar astrologo , se voleste . Piacemi che V una delle tre mu- tazioni che io credei poter farsi in que' vo- stri versi O isoletta , vi sia piaciuta ; e quel- la per avventura avete scelto che averei scelta ancor io ; e veramente l' una delle altre due commettea gran colpa a cacciar fuori da que' versi la parola altera, che co- sì ben vi stava. Sicché panni che abbiate
ben
Inedite. ZJ^j
ben fatto ; come pure parmi che abbiate ben fatto ancora , a levar via dal line del verso della vostra canzona la voce doglia , sostituendo in vece del verso : Nembo di sì gran doglia l'altro Di duol nembo sì tor- bido ; volendosi aver più fiducia in quella voce torbido che nella doglia, la qual sot- to specie di sdrucciola s'era pur posta nel £n di quel verso ; e potrebbe non essere sdrucciola , e farne inganno . E giacché quanto avete pensato bene di questi versi , altrettanto parmi che pensiate dell' abate Conti quid hominis sit ; io non lascierò di ricopiare la stessa canzon vostra , e conse- gnarla a Gio: Pietro , il quale la recapiterà al conte Carrara , avendone io già tenuto con lui discorso . Di che egli stesso forse vi scriverà oggi , e credo che vi dirà an- cora quello che egli avrà giudicato e dei sonetti del Trissino e del vostro sonetto ed endecasillabo , che tutti gli consegnai l'altro jeri ricopiati di mia mano ; né pe- rò potei sapere quello eh' ei ne sentisse ; perchè egli era alle acque , ed io glieli re- cai sul tardi ; e tra per questo e perchè eran presenti, non gli leggemmo. Ma voi
sen-
548 Lettere
sentirete da lui stesso. Il sonetto glielo ri- copiai così mutato, come mutato vi scris- si di averlo letto a Fabri ; l'endecasillabo poi così come voi stesso mutato lo avete nell'ultima vostra lettera, la qual mutazio- ne mi piace grandemente . Nel primo dei due sonetti del Trissiuo , quando il rico- piai , hcesi aliqiianiulum nell'ultima parola dell'ottavo verso, dubbioso se ella dir do- vesse afferra o atterra. Io però scrissi af- ferra per conformarmi più alla scrittura vostra , la qual poue così chiaro e così espresso afferra , che io non temerei di essere ripreso da alcuno de' nostri critici , se non se forse dell'essermi io fidato trop- po nella scrittura di un giovanetto impe- tuoso , come è talvolta Algarottin mio . Questo dico, perchè quella voce afferra è una di quelle che hanno bisogno di esser del Trissino, perchè questi nostri poeti non le condannino ; non che la voce non sia per parer loro e bella e buona, raa temo che il dire mi afferra la casa non fosse per dar loro non poco fastidio , se il di- cesse un di noi ; e parmi pure di temer lo stesso e di quel dire io vado fuor da
giù.
Inedite. 3/[g
giudici, e di quel casa dov io arsi ed al- si , e di quel vetusto e di quello stroppia- to, e di quel si sommergili in vece di si sommerga che è nell'altro sonetto; delle quali cose però niuna a me par cattiva , ed alcune mi pajon bellissime, parendomi poi bellissimi e quei due versi che mi ac- cennate voi, e tanti altri tratti, che per amendue isonetti sono sparsi, ed una cer- ta bella indignazione che si diffonde per tutto, che io gli tengo per due sonetti no- bilissimi, e ve ne ringrazio senza line. Io avea stabilito di rispondere partitamente a tutta la vostra lettera secondo l'ordine stes- so , con cui l'avete scritta. Orami accorgo che dal principio sono passato al fine sen- za avvedermene . Tornando dunque alla canzon vostra fatta per lo conte Carrara , egli bisogna che voi mi scriviate se altra mutazione vi avete fatta , oltre quella di cui abbiamo già detto, e quell'altra, che è piuttosto un ritenere il verso primamen- te fatto, Lo stuolo un suon d'alto lamento fé , che una mutazione ; della qual però panni che così ne scriviate , perchè a ca- so ve ne sia sovvenuto , la qual cosa se è
ar-
35o Lettere
artifìcio di scrivere , molto mi piace che voi siate divenuto un orator malizioso ; ma se veramente il caso ve ne ha fatto veni- re la rimembranza , vedete che qualche al- tra mutazione non vi sìa, di cui non v'ab- bia fatto sovvenire . Ed ecco che pure un' altra volta io mi son partito dall' ordine che io mi avea proposto . Giacché dunque così m' avviene senza eh' io il voglia , ri- sponderò alle altre parti senza alcun ordi- ne . Che è ciò che mi dite , che le procu- rettorie maestose logge non sono piaciute a cotesto retore? Saprei volentieri se v'abbia alcun passo di Aristotele eziandio contra questo verso ; non è però che io non ab- bia usata la parola procuratorie con qual- che timore } che voi mi avete levato del tutto . Ed essa non può star nò mal, né bene , se non che secondo che ella è be- ne ornai ricevuta; sicché egli dipende dal- la cortesia dei lettori , nella qual mi gio- va di sperar alcun poco, il -far sì che el- la sia buona o cattiva . Quanto ai vostri Serlj , ai vostri Carracci , ai vostri Malpi- ghi , non mi si può persuadere che essi bene non stiano anche a dispetto di quel- le
Inedite. 35l
le non so quali parole di Aristotele , lo quali non so che ira s'abbiano con que'va- lentuomini . Io non so quelle parole di Ari- stotele , ma io temo che si prenda talvol- ta in un senso troppo rigoroso ciò, che que- gli antichi maestri hanno detto in un sen- so più largo , ed anche molte volte non s'abbia a tenere opinione diversa dalla lo- ro; che poi non furono essi evangelisti; e se il fussero, me ne rimetto ai filosofi che hanno la filosofìa tanto illustrata, parten- dosi da^l' instituti de«li antichi . I versi di Orazio che voi mi adducete , vagliono più assai presso me, che l'autorità del filo- sofo , della cui opinione non posso vedere alcuna ragion vera, la quale se pur vi fos- se , doverebbe poter raccogliersi dal fine che l' epico e il lirico si propongono , es- sendo il fine quello che stabilisce le re- gole di ciascun' arte . Ma passando ad altro (che ora non vogliam fare una dissertazio- ne ) dicovi che io aspetto con impazienza il vostro endecasillabo , col quale mi ono- rate tanto che io direi di esserne confuso, se quanto ciò è vero , altrettanto credessi che voi foste disposto a crederlo. Credete
però
552 Lettere
però che io già da- ora ve ne ringrazio quanto so e posso ; e vorrei sapere e po- ter più per ringraziarvene più degnamen- te ; che di vero troppo son tenuto al mio Algarottino . Ma voi potete far più che io non posso dire , il qual potete farmi anco l'ingiuria di credere che io abbia perduta F elegia vostra , senza però che io me ne dolga . Sappiate però che io la conservo tra le cose più care e più pregiate , riguar- dandola io come cosa vostra . Che se fino ad ora non ve ne ho scritto , si è stato ciò, perchè ne io mi son restituito anco- ra in questi studj (che sapete bene com'io son pigro) né ho creduto che fretta alcu- na in ciò esser debba , la qual però comin- cia ad esserci; giacché voi pur volete che io riguardi quella edizione, che Dio vi per- doni , più tosto come cosa vostra , che co- me mia. Io ho già scritto al padre Bassa- ni Gesuita , per aver da lui alcune poche cose latine mie che egli aver dovrebbe ; ed ho già cominciato di fare una nota di alcune altre , che pure mi van passando per la memoria; sicché spero di poter sod- disfarvi tra non molto. Parmi di aver ri- sposto
Inedite. 553
sposto a tutte le parti della vostra dolcis- sima lettera anche con più diligenza , che non avete fatto voi a qualche volta ; che pur vi scrissi , se non erro , due volte so- pra certo tabacco di Spagna che volea qui il senatore Zambeccari, e voi non mi ri- spondeste nulla; ed anche un'altra volta vi scrissi del quanto si dovesser vendere quelle benedette carte del sig. Baudin che io ho anche qui , e che non mi ricordo quanto voglia egli che si vendano ; e voi di questo pure non mi faceste parola, bel donzello che siete. Benché del tabacco non accade più. altro , che già il Zambeccari ha data la colpa a me , ed io la mi ho presa, parendomi per l'amor che vi porto che l'incolpar voi o me sia quello stesso. Delle carte poi dei Baudin vedete quello che essendo costì in Padova potete scriver- mi. Vengo ora al foglio che avete aggiun- to alla vostra lettera , pieno in ogni parte dell' amor vostro : della voce che voi dite essere sparsa costì , e che tanto a voi spia- ce per l'amore che portate a me , non pos- so dir certo che ella mi piaccia, quantun- que non ne sia ancora seguito quello che To: XI. Z pò-
354 Lettere
poteva e può seguirne tuttavia , e ciò è che la medesima si allarghi alquanto più ed arrivi a Bologna , dove fino ad ora non ho sentito dir nulla . Quando mi ritornai da Venezia , non ritrovava persona che non si rallegrasse meco , che fosse riuscita va- na la voce sparsasi con tanta costanza, che io mi rimanessi in Padova. Quest'onda di complimento andò e venne per dodici o tredici giorni, e poi si calmò. D'allora in qua altro più non s' è detto ; ma il dirse- ne qui non è il maggior male che possa uscire da ciò ; il peggio si è quello che voi medesimo vedete benissimo , cioè che se si fanno uffìzj per me così come se io do- mandassi ( oltre che il domandare tal po- sto non molto mi giova, avendo simil po- sto nel mio paese) può anche probabilissi- mamente esser cagione che cotesti signori, cfuando si determinassero di conferirmi co- stì una lettura , non si determinassero pe- rò di conferirmi quello stipendio, che es- sendo maggiore del merito mio, non sareb- be però maggiore del mio bisogno . Perchè parmi di vedere che se io non ho qualche cosetta di più delle mille e ducento lire
aa-
I N E D I T E i 555
annue ( dico lire delle nostre ) diffìcil iìa che io possa venir costà . Cinquecento ne vogliono al vitto ed all'alloggio . Mi sareb- be pur poi necessario un uomo che mi ser- visse , il quale ne dovrebbe pur trarre al- meno ducento . Oltre a ciò più abiti mi vorrebbono e molte spese quotidiane , alle quali se aggiungiamo cmelle ducento lire, che io desidererei di mandare ogni anno a' miei, per non privarli, venendo a Pado- va , di tutto quel sussidio che essi hanno da me essendo io in Bologna ; vedete che le mille e ducento lire annue appena mi bastano . Ma tutte queste ragioni che fan- no ? Bisogna pure lasciar che la cosa vada come ella va, almeno in quella parte che non è piccola , la quale dal consiglio nostro non dipende. Io avviso come voi che lab. Conti e per voler molto bene , e per inten- der poco la faccenda abbia guastato un affa- re , che voi avevate bene incamminato . Ma lasciamo la cosa in man di Dio, che riuscirà bene, comunque riesca: ajutiamoci quanto si può , e non ci dogliamo di quello che non si può; e quand'anche venisse il tutto a sa- persi qui in Bologna , il che non è molto
Z 2 dif-
556 Lettere
difficile , se pur ci è involto quel marche- se Bentivoglio , il quale ha de' parenti qui ; pazienza . Io intanto vi sono così obbliga- to che più dir non posso ; ma Y amor vo- stro non esige quei ringraziamenti , de'qua- li egli è infinitamente maggiore . Madama caramente vi risaluta : lo stesso fanno e Fabri e i fratelli miei . Dall' un di questi credo che avrete lettera in questo ordina- rio , ed anche da Fabri ; e 1' uno e l' altro forse vi manderanno sonetti , che ne han- no de' nuovamente fatti , parte de' quali ho veduto e parte no ; che sapete che io veg- go costoro rade volte . In questo punto mi giunge una vostra lettera insieme con una , che dalla soprascritta parmi del nostro sig. Morgagni ; ma io sono ridotto a tanta an- gustia di tempo , che temo , se io le apro e leggo , non esser più in tempo di spe- dirvi questa . Quello dunque farò un' altra volta . Ora amatemi , Algarottino mio , e state sano . Addio , Addio <.
Inedite. 35?
DEL MEDESIMO XXIIL
Bologna 16. settembre iy32.
R,
.rsPONDO a due vostre soavissime lettere , cioè a quella che ebbi l' ordinario scorso da voi , ed a quella che ricevo oggi coi vostro dolce e leggiadro e bel sonetto , ed oltre a ciò tanto soave e cortese , che e* pare che abbia voluto gareggiar con la let- tera ; del quale però non vi dirò ora al- tro , mancandomi il tempo di scrivere lun- ga lettera , non che di pensare più sottil- mente a quei passi particolari che voi in esso sonetto mi accennate . Sicché di esso un' altra volta . Venendo poi alla lettera dell' ordinario passato , dicovi prima che voi potete far di me quel che vi piace > fuori solo farmi buon poeta , voglio dire che io non mancherò di servirvi di alcun, componimento sopra V ambasciatore che voi
Z 3 dite;
«S8 L
030 Li E T T E Ti E
dite; e se esso sarà cattivo, vi penserete pur voi. Ho dimandato anche a Gio: Pie- tro ed a Ghedini , e mi hanno promesso essi pure di far qualche cosa ; ma ed es- si ed io desideriamo pur sapere se non al- tro il nome di costui che dee lodarsi , e mal non sarebbe il sapere ancora se egli abbia fatta mai azione alcuna onesta e da galantuomo ; ma è ben necessario che scri- viate quando vi farà d' uopo di tali com- ponimenti . Io ne chiederò ancora a Fabri ed a Scarselli e ad altri , se tra' piedi me ne verrà alcuno . Vedete per voi stesso , che oltre che altre cose me ne distornano , que- sta faccenda mi distorna anch' essa dalle lettere latine ; voglio dire che non vi ma- ravigliate , se alquanto più tardi averete quello che io averei voluto potere e saper fare più presto . Ma io temo che sia per avvenire certamente a me quello che par- mi ( se io in' inganni il vedrete voi ) esse- re avvenuto al nostro signor Volpi , la cui elegia fatta dopo una lunga cessazione , mi pare di molto inferiore a quelle che ve- dute avevamo . Sebbene io non son tale che debba ricusare o dolermi , che avven- ga
Inedite, 35g
ga a me qiiello che avviene a quelli che tanto ne sanno più di me . Se tante cose mi distornano dal corapor pure alcuna co- sa latina, come io pure vorrei, non però così mi distornano dal pensare alla raccol- ta , che voi con tanto amore pensate fare delle poesie mie. Io alla fin del mese ave- rò quelle , per le quali mi convenne scri- vere al padre Bassani . E già molt' altre na ho raccolte; ma credetemi ch'egli è diffì- cile il rinnovarne tante che bastar possano ; perchè tutte veggo essere impossibile , ma nò raen tutte vogliono stamparsi . Io da qui innanzi ve ne verrò mandando secondo che potrò ricopiarle , il che far non posso con quella diligenza che pur vorrei e che avrei potuto una volta > quando gli occhi e la testa eran migliori . Per questo mi scuserete, vi prego, se dei componimenti che sono stampati nella raccolta del Gob- bi della edizione di Venezia 1-727., io vi accennerò solo i primi versi ; e lo stesso farò sì delle poesie latine , che sono stam- pate con quelle del Volpi , le quali io non ho presso di me , sì ancora di quei sonet- ti che feci in Venezia e che voi avete , e
Z 4 di
56o Lettere
di quella epistola scritta al padre Riva so- pra la morte della madre di lui, e di quel- la odina stampata sopra le nozze de' Ben- tivogli , e dell'ultimo sonetto che io vi mandai sopra il Pisani , le quali cose tut- te credo che voi abbiate presso di voi , tanto più che se io dovessi ricopiarle , la faccenda andrebbe poi più in lungo, mas- sime che io penso di mandarvegli scritti con quell' ordine , che io crederei bene che si tenesse nella stampa ; ma di questo vedrete voi , e farete come vi piacerà ; e così pur farete di ogni altra cosa che da me dipenda . Ho risposto alla prima delle vostre lettere soavissima ; rispondo ora al- la seconda non men soave della prima , e dopo avervi ringraziato senza fine del bei sonetto , ringraziovi anche di ciò che mi dite della risposta del signor Desaguliers ; e tanto più ve ne ringrazio , quanto che questo mi indica che voi tuttavia costan- temente proseguite lo studio della lingua inglese , traducendone libri . Piacerai co- testa vostra applicazione che vi restituisce anche in parte alla filosofia , la qual si adorna pei grandi ingegni e simili al vo- stro .
Inedite. 061
stro . Non posso poi non sentire somma piacere delle dolci e soavi espressioni dell' amor vostro ; il quale vi pregherei con molta diligenza a conservarmelo , se la di- ligenza vostra in dimostrarmelo con tutti i mezzi non rendesse superflua la mia . Fa- te pur ragione che io vi amo altrettanto , e vorrei poterlovi dimostrare con altro , che con quello con che ve l'ho dimostra- to fino ad ora , cioè col darvi incomodo . Ma che è questo eh' io sento pur dire al- tronde , e voi però non mi scrivete ? E ciò è, che voi siate per venire a Bologna , come vi sarà il nostro signor Eustachio . Voi siete cagione che qui da molti , e da me più che da ogni altro , si desideri il ritorno di esso signor Eustachio doppiamen- te , il quale però non ritornerà forse che alla fine dell'autunno. Martedì passato fu conferita una cattedra di filosofìa alla sig. Bassi con lo stipendio di cento ducatoni , con questo che ella non debba andare nel- le scuole pubbliche , se non che a chiesta del legato o del gonfaloniere. Elia ora è mezza poetessa , cattivetta piuttosto , ma quanto basta , perchè ora sia tutta , tut- ta
36:2 Lettere
ta di Gio: Pietro , che con esso lei sta lavorando un' egloga . Jeri si sposò la sig. marchesina Ratta con sommo contento di tutti; la madre vi saluta. La fretta non mi permette più . State sano , Algarottino mio .
• 0*0*0*0*0*0*0* 0*0*0*0*0* DEL CONTE
ALGAROTTI XXIV.
Venezia 17. settembre 1732.
.LO son venuto l'altro dì di Padova mez- zo malato a Venezia, per compiacer prin- cipalmente alle premure di mio fratello e di mia madre , la quale stimava che essen- do io vicino a lei potessi rimettermi più presto del mio male ; da cui avvegnaché io sia libero in tanto che son già due gior- ni ,
Inedite. 565
ni , che son uscito da quella terzana , di cui soffersi tre termini , non lo sono però tan- to da poter dire di aver la testa assai buo« na e forte per leggere , per istudiare , o fa- re cotale altra simil cosa . Ho ritrovato qui una dolce lettera vostra , della quale vi rin- grazio così , che più voi non potete deside- rar da me, comechè mi amiate molto . E certo che io ho ragione di così fare . Im- perciocché quale è quel testimonio d'amo- re che io da voi desiderar potessi , di cui quella vostra lettera non abbondi? In som- ma ella si è tale quale ella dovea venirmi da voi : e sì ve ne ringrazio e ve ne ho obbligo infinito , e a conto de' testimoni dell'amor vostro io metto, e fra'primi, la sollecitudine e la cura che vi siete preso nello raccogliere le poesie vostre ; le quali priegovi mandarmi il più tosto che potete ; che né il più caro , né il più prezioso do- no mi potete fare . Io avea incominciato un endecasillabo per metter loro innanzi , e avea abbozzato quella lettera al Manfre- di che sapete . Ma il male sorvenutomi non mi ha concesso di ridurre fino ad ora né l'uno, né l'altra a termine; né io termine*
rei
SG4 Lettere
rei giammai queste cose , né qualunque al- tra che avessi in animo di fare , se io vo- lessi badare a non so quale, che vorrebbe che io facessi un canto del Bertoldo , di che non credo che si possa immaginar cosa più frivola, né più ridicola . Ma qual più ridicola cosa, che quel flusso e quella dis- senteria incredibile di sonetti e d'ogni al- tra maniera di poesie, che si è veduta a questi dì sgorgare in Venezia per questo nuovo procuratore? nella quale ha pur an- co voluto aver parte il sig. Giovanni Riz- zetti, del quale ho veduto un sonetto, che non credo per altro sia suo per qualche verso che non m'è paruto cattivo . Ma il sonetto vostro non ho potuto veder io , ben- ché ne avessi voglia; ma tanta ne è stata la folla, che vi si sarebbe perduto dentro un poema di venti canti. Un'oda dell'ab. Lazzarini volea io mandarvi , se avessi po- tuto averla ; il che fin ora non ho potu- to . O curas hominum , o quantum est in rebus inane! E quell'altra piena di sonet- ti del co: Carrara quando sgorgherà ella? che non vuol esser niente , a quel eh' io credo, minor di questa del procuratore;
nella
I N E D I TE. 365
Cella quale entrerà pure quella mia canzo- na, in cui da quelle cose in fuori che io già vi scrissi , non accade di mutar altro ; che mi pare che la si stia assai bene così come ella si sta . Molte altre cose avrei da dirvi , ma parte perchè poco gioverebbe il dirvele , come a cagion d'esempio che io sono in una grave maninconia e tristezza d'animo , e parte perchè la testa non mi permette lo scrivere troppo a lungo , mas- sime dovendo anco risponder due righe a vostro fratello , faccio line non senza però dirvi che io amo voi tanto, quanto né io posso abbastanza dire , né voi credere ; che io ardo di desiderio di vedervi ; poiché al- lora solo io credo certamente che ogni tri- stezza fosse per cadérmi dell'animo, sicco- me moltissime altre volte avvenuto è. Che voi mi amiate all' incontro , questo noi vi dico , perchè senza che voi il fate assai più anco di quel che io posso desiderare , se ciò può essere, egli si è un corollario dell' amare il desiderare d'esser amato. Addio, Zanottino mio , il più caro e il più soave amico che io abbia al mondo , in cui so- lo è la mia quiete e la speranza mia , e
che
366 Lettere
che io ardo di desiderio ardentissiino di rivedere ; e credete che questo desiderio cresce in me a misura che io tratto più ed uso con altri uomini. Addio. Addio.
Voi riceverete un libro che il Michelot- ti mi ha mandato per voi, e un altro dei Crivelli, che è la seconda parte della sua fìsica .
Due cose io m' era scordato di dirvi . L'una si è che l'abate Conti vorrebbe, se- condo che egli mi scrisse in Padova, qual- che sonetto per una gentildonna che si fa monaca . Voi sapete qual cosa si suol fare in simil caso, che è di prender de' sonet- ti vecchi e mandarli per nuovi , come vi prego fare sì per lo canto vostro , come di vostro fratello e di alcun altro . Questi si vorrebbono per la fine di ottobre. L'al- tra , che questo Pio , per quanto io abbia domandato, non ha fatto azion veruna ohe si sappia da galantuomo . Non è questa una bella notizia per chi ha da comporre sopra di lui? Il nome di questo signore nò men questo ho potuto sapere . A voi altri non mancherà già il modo di lodar persona , di cui non si sappia né il nome , nò azio- ne
Inedite. 36j
ne alcuna , voi altri che trovate il modo di lodar la febbre e simili altre cose . Si vorrebbero anco questi componimenti per la fine d'ottobre . Quanta carta bisogna spor- care per tali coglionerie !
D I
FRANCESCO M.A ZANOTTI XXV.
Bologna 23. settembre x^Zz.
JLiA raccolta de' componimenti miei italia- ni, e più l'angustia del tempo, a cui son ridotto , mi scuserà appo voi , se io sarò breve . E già quanto mi rallegri del vostro ritorno a Venezia e della vostra salute ri- cuperata , non potrei tanto dirvi , Algarot- tino mio, che non fosse sempre minor del vero., e rispetto a questo assai breve. Mq>
Dio
368 Lettere
Dio buono ! donde tanta e tale malinconia? Vedete, Algarottin mio , di sollervarvi , ac- ciocché solleviate anche me . Io non dirò altro di ciò , perchè entrando in questo non so se io potessi essere, come pure mi con- vien , breve . Differirò ad un altro ordina- rio di dirvi del sonetto che mi mandaste, e dell'elegia di cui mi favoriste ; e così pu- re di mandarvi non so che sopra cotesto ambasciatore ; e finalmente di soddisfare all'obbligo che pure addosso mi trassi di comporre alcuna elegia; le quali cose tut- te , come ancora il mandarvi i componi- menti miei latini , non posson farsi ad un tempo; e d'una in altra le verrò io facen- do negli ordinarj seguenti . Intanto di que- sti componimenti che vi mando ora , di- covi che io gli ho ricopiati tutti, eziandio quelli che erano nella raccolta del Gobbi , perchè m'è convenuto mutarne alcuni in alcuni luoghi. Resta di aggiungervi la can- zonetta che feci in lode del Redi , forse con qualche sonetto, che io un'altra volta vi manderò insieme con le cose mie lati- ne che spero di aver presto ; ed allora pu- re vi manderò quella mia epistola al padre
Riva
Inedite.- ofìg
Riva che io ricopierò, giacche stampata co- me è, contiene errori intollerabili. Tanto che un' altra volta che io vi mandi cose mie , vi avrò pur mandato ogni cosa . Ora , Franceschin mio amatissimo , il mandarvi tali cose non ne obbliga a stamparle, e voi ne farete quello che vi piacerà. Ma se pur voleste stamparle, i componimenti che ora vi mando possono tener luogo di 120. so- netti, i quali a due per facciata empiereb- bono 3o. carte , ed aggiungendovi le altre cose che vi manderò , e frontispizio ed in- dici, e traendo vantaggio dall' andar da ca- po, e che so io? veggo che comodamente potrebbe farsi un libricciuolo di carte 60. , che sarebbe giusta misura. Nell'ordine dei componimenti potrebbesi tener quello in- circa che io ho tenuto nel ricopiarli ; a me però piacerebbe che le proposte e le risposte si mettessero io ultimo ; tra le qua- li io voglio assolutamente che sia una pro- posta vostra con la risposta mia ; però tra le molte proposte che voi mi avete fatte, poneste mandarmi quella che voi più vo- lentieri vi mettereste ; se non , io rispon- derò all'ultimo sonetto vostro, e sì quello To: XI. A a vi ,
570 Lettere
vi metteremo . Se vi piacerà di mettervi que'due sermoni che pur vi mando , a que- sti potrete aggiungere la epistola o sermo- ne al Riva, la quale vi manderò, metten- dola dopo quello che va ad Antonio N. , ed anche vii piacerebbe che questi sermo- ni si mettessero come separati dalle rime , con un picciolo titolo particolare che po- trebbe essere: Alcune epistole e sermoni di Francesco Maria Zanotti . Per quanto pe- rò mi possa piacer questo , o qualsisia al- tra cosa che vi abbia scritta , più di tutto mi piacerà che voi leggiate le cose mie prima , e poi in tutto e per tutto ne di- sponghiate a modo vostro ; e se troverete cose che non vi pajano da stamparsi , le rigettiate , e mutiate dove pare . E come tra queste che vi mando , ne son molte che non avrete mai vedute ; così mi fare- te cosa grata a scrivermene il parer vostro . Forse quest'altro ordinario vi manderò un elegia mia, ed in quell'altro la vostra bel- lissima; il sonetto dell'ambasciatore l'avre- te a suo tempo, e così pure avrete quello che servirà per l'abate Conti, se già per questo non volete sceglierne uno di quelli
che
I n e d r r k. S71
die ora vi mando ; che molti ve ne sono sopra tale argomento . Quanto alla vostra canzone sopra la Carraia , sarete servito . Bingraziovi poi con tutto, ma con tutto il cuore , il mio Algarottino , e delle vostre espressioni , e delia cura che vi prendete di quel tale affare ; e so che sto bene stan- do appoggiato a voi , e bene ne riuscirà , riuscendo quello che Dio ne vorrà . Se voi siete per venir qua, io comincio a deside- rar meno di essere in Padova . Ma quan- do sarà che voi vegniate ? Questo sig. se- natore Zambeccari mi ha ordinato di nuo- vo che io vi ricordi di quel tabacco di Por- togallo . Vedete dunque che fare debba io , Egli ha ora in casa la co: di santo Stefano . che venne jeri con grandissimo seguito 0 partirà giovedì , e forse che sabbato sarà qui D. Carlos . Ma che importa a noi ? A me importa bensì che voi stiate sano , Al- garottino mio soavissimo . Addio , addio .
A
a 2
Sjl Lettere
D I
FRANCESCO MA ZANOTTI XXVI.
Bologna 7. ottobre l'jZz,
uono tanti gli obblighi che io ho contrat- ti con voi , che nò una sola settimana per adempierli, né ima sola lettera bastar può per iscrivervene . Io doverei scrivervi del sonetto ultimo vostro bellissimo , che mi man- daste, doverei scrivervi dell'elegia vostra, doverei mandarvene una mia, doverei man- darvi pure componimenti miei latini con alcuni volgari, e doverei altresì servirvi di alquanti sonetti sopra cotesto ambasciatore e cotesta monaca ; ma questi soffrono in- dugio , ed io però il prenderò tale , che voi gli abbiate in tempo . I componimenti la- tini gli avrete , come avrò avuto io quelli che aspetto dal Bassani , che spero di aver-
SU
I N E D I T È . 5^3
gli quantoprima ; a'quali aggiungerò io quel- le cose volgari , di cui vi scrissi , e voi ag- giungerete quelle che furono stampate dal Volpi; ed ancora quest'ultima elegia che io ho fatto , se ella per ventura sua vi pia- cerà, e che io vi manderei questo ordina- rio , se avessi tempo di ricopiarla , ed an- che di assettarla in qualche luogo dove el- la ne ha più bisogno ; componendo la qua- le , e più poi rileggendo la vostra , ho ben inteso come un uomo che sia disavvezzo , e che sia tanto lontano dalla vostra età quanto sono io , è tanto meno grazioso, quan- to più cerca di esserlo . Qual che ella sia- si però, la vi manderò senza dubbio l'or- dinario venturo , ben promettendomi che Algarottin mio , non che compatirla , anche la gradirà ; nel quale ordinario vi scriverò pure dei sonetto vostro , ed anche per com- pensare l'indugio, vedrò se io possa pure rispondergli , il che mi sarebbe , credo , più facile , se quello fosse men bello ; io però non T ho mostrato a persona , né forse il mostrerò, finché io non ve ne abbia scrit- to ; il che far soglio di tutte le cose che mi mandate . Lasciando andar dunque tut-
Aa 3 ti
3y4 Lettere
ti questi obblighi miei, l'aver numerato i quali vi servirà d' argomento che io non me ne scordo, mandovi ora l'eleeia vo- jjtra, la quale dopo averla letta più e più volte , m'è piaciuta anche più che allora non fece quando la faceste ; né ho trova- to che ini dispiaccia quello che allora par- ve che io non approvassi . Non è però che io non abbia creduto che possan mutarsi molte cose in meglio , e che io non abbia tentato di farlo come vedrete , delle quali né lascierò il giudizio a voi ; e se foste in Padova , il lascierei anche al Volpi al Mor- gagni al Lazzarini , a' quali sarei contento che mostraste essa elegia, perchè spero che ne ritrarreste molta loda e forse alcun con- siglio . Così dico , perchè io ho mutato al- cune cose per lo solo dubbio, non poten- do io, come voi potreste forse "per voi stes- so e come potreste più comodamente , s© foste in Padova , con l'altrui consiglio, trar- mene fuori ; ed anche avrei piacer di sen- tire se loro ne paja quello che pare a me, a cui la vostra elegia par molto bella; ma dei luoghi particolari che io ho mutato, vi scriverò più abbasso , come vi avrò scrit- ta
Inedite: 3y5
to delle altre cose , che in questo ordinario mi convien di scrivervi . Sappiate dunque in primo luogo che io ho già ricopiata la vostra canzone diretta al Carrara , secondo le mutazioni di cui siamo convenuti , e l'averei già data a Giampietro che la man- derebbe al Carrara stesso , se egli non fos- se stato in campagna ; ma questa settima- na gliela darò, e forse anche prima di fi- nir questa lettera, la qual veggo che non vuol finir d' esser breve ; ma se ella non giunge mai ad esserlo , la colpa è pur la vostra, che avete fatto con l'affetto vostro , che io trovi tanto più piacere , quanto più lungamente con voi ragiono . Sappiate in seconxlo luogo che io ho ricevuto l' invol- to che mi avete mandato dei due libri ; e ne darò parte in questo ordinario tanto al Crivelli , quanto al Michelotti . Questi mi aveva già scritto due lettere y mandando- mene ancor una del Boerahave ; ed appe- na ho potuto intendere se questa ed il li- bro a me vengano , o al bibliotecario dell' In- stituto. Io credo che questi imbrogli il com- mercio, come l'altro ha imbrogliata la fisi- ca. L'ultimo ordinario ebbi una lettera lun« A a 4 Sn*s*
3-76 Lettere
ghissima del nostro Manfredi , la metà del- la quale è sopra di voi, mostrando egli il desiderio, anzi il piacere ch'egli ha, di pur dover rivedervi ; dico il piacere , giacché egli se ne tien sicuro; e dice che egli da- rà pure l'ultima mano agli elementi deli' astronomia , che voi volete riveder di nuo- vo. Se ciò farete, io vi prometto di voler vedergli io pure con voi, quand'anche io dovessi per ciò intermettere quel sì vago e sì leggiadro studio delie effemeridi . Egli mi dice ancora di volere confortarvi a stam- pare la traduzione dell'opera del Desagu- liers , ed anche adornarla di quelle note che trar poteste dai vostri esperimenti fat- ti qui in Bologna; e come io ho scritto a lui , così scrivo ora anche a voi . Che se l' opera del Desaguliers non è una breve e semplice dissertazione , ma un libretto di qualche mole, voi fareste a mio giudi- zio assai bene di darne fuori una traduzio- ne fatta così , come sapreste far voi , e co- me non saprebbe far verun altro . Vedete un poco quello che far potete , acciocché noi veggiamo una volta un'opera inglese e bella e' ben tradotta. Ora venendo al pro- posito
Inedite. 5jj
posito della vostra elegia , aggiungerovvi qui le mutazioni e le note , che per entro vi son venuto facendo, delle quali vi pre- go , Algarottino mio caro , a compatirmi , se ve le scrivo forse male e certamente tardi ; giacché la tardanza non da altro è provenuta , che dal desiderio di servirvi o meglio, o men male; che ben sapete quan- to io mi fossi lontano da questi studj , a' quali non mi sarei né pure per alcun po- co restituito se non che per voi solo . A» dunque nel distico 1. ho mutato il inuscc in Pallas , temendo non forse quel musa? possa obbligare qxieìì'edidicit al numero del più. So che Cicerone ha detto: vos , vos, ùi quarti, ipsi , et senatus frequens restitit , nel che pare anche maggior licenza che nel vostro edidicit; pure se questo esempio fosse solo , il seguirlo mi parrebbe una li- cenza troppo maggiore di quella, che vuol concedersi a un primo distico . Nel disti- co 5. ho mutato il dubice blandicias in blan- da; delicias ; che sebbene parmi che quel dubice ve lo suggerissi io , egli però non cosi ora mi piace, come mi piacque allora ; e pure mi piacerebbe anche al presente ,
se
3y8 L e t t e n e
se fosse detto della fortuna ; ma parlando di Venere , avrei voluto che esso sirrnifi- casse alquanto più : sollecita ansiosa affan- nosa; e non significando appunto ciò, me- glio mi è partito di lasciarlo . Nel disti- co 8. il vostro esametro era : Ut missum juvenis furtive callida virgo , ed io ho te- muto che essendo quel juvenis più lontano dal malum, a cui si riferisce, che per av- ventura non è lo sponsi dal munere in quel verso di Catullo : Ut missum sponsi furti- vo munere malum; ho temuto, dico, che quella lontananza non sia troppa ; però ve- dete se vi piacesse quello stesso esametro come l' ho scritto io . Nel distico g. ho mutato X in limine in incornino da , parendo- mi che quell'in limine non ben si compon- ga né con l' adveniens per ragione gram- maticale, nò col comperiat per ragione del sentimento stesso, non essendo proprio di quell'accorgimento materno il succedere in limine ; il che quando anche fosse , farei poi piuttosto e limine . Il pentametro vo- stro diceva : Quce toties vetuit mimerà com- periat, nel quale quel miai toties vetuit non ha mai potuto piacermi . Vedete voi se più
vi
Inedite. 3jq
vi piacesse come l'ho scritto, od anche se vi piacesse più: Ignoti munus comperiat ju- veiiis } mutando anche Y ignoti in invisi, se così vi fosse a grado . Nel distico i5. voi diceste : Sunt etiam dulces UH doctique libelli; non so perchè queW'ctiam in vece di adhuc non mi piaccia ; forse perchè non così spesso si adopra in tale significazione, o perchè in questo luogo trae seco una cer- ta ambiguità ; però ho scritto : Sunt edam num illi dulces ec Nel distico 17. dove voi dicevate : Aucta tua nitida , J^ulpi , mine editione , non mi ha dato l'animo di «of- ferire quel mine , che parmi che vi entri senza esser chiamato , tanto più che esso è pure -entrato nel distico antecedente po- co meno che allo stesso modo ; nel mede- simo distico voi cominciavate col pentame- tro un nuovo periodo dicendo : Tu nobis sancti delicias nemoris , seguendo poi: Qua? docto certent immortalique Catullo Aurea tu nobis carmina restituis . Ora a me è pia- ciuto che questo periodo , il quale appartie- ne a me , cominci da un esametro , come da un esametro comincia quello che appar- tiene al Flaminio . Vedete se io son super- bo,
38o Lettere
bo, che per ciò. non ho dubitato di levar via quel vostro pentametro per altro dolcis- simo , e mettere in luogo suo quello che leggerete . Il distico poi : Qiice docto certent immortalique ec. e' mi è convenuto mutar- lo , mutando il pentametro che gli è in- nanzi ; e quando anche a ciò non mi aves- se stretto la necessità, sì l'avrei mutato io, e perchè alla chiarezza m'è partito ne- cessario che io in questo luogo sia nomi- nato , e perchè alla stessa chiarezza m' ò pur paruto che faccia d' uopo mettere in tempo passato ciò , che voi col presente re- stìtuis esprimete ; alle quali cose tutte non parendomi di poter provvedere con un di- stico solo , ho supplito ( vedete dove arrivi un uomo che perduto abbia una volta il rossore ) ho supplito , dico , con sei , il pri- mo de' quali si è il i8. , il quale mi ha fatto pagar la pena del mio peccato , non essendosi mai ridotto adir quello ch'io vo- leva ch'egli dicesse, se non dopo che m'è venuto in animo di* dire cestatibus in vece di annis . Le lodi che io mi ho date in questi sei distichi , masswne ne' tre ultimi, so che sono soverchiamente maggiori del
me-
I N E D I TE. 58/
merito mio, ma niente maggiori dell'affet- to vostro , il quale però non dovrà impe- dire al giudizio vostro di moderarle , od an- che levarle via del tutto , e fare in som- ma di tutti e sei questi distichi quello che fa il padrone de'servi suoi , che gli ritie- ne e licenzia come a lui pare . Nel disti- co a4* v<n diceste mine promere ; io ho scritto modo promere , perchè quel modo ri- guarda un tempo poc'anzi passato , ciò che non fa \\iiunc, il qual mino perciò né col promere si confà ( che questo promere vuol pure riferirsi al passato ) né coi dederunt che vi si riferisce necessariamente . La ne- cessità che m'èparuta esser qui che io sia nominato , massime essendosi parlato nel distico antecedente e di me e di Volpi , ha fatto che io muti l' UH flavicomce in Francisco auricomee ; che quell' UH non si intenderebbe se noti il Volpi , o me . Nel distico 2.6. ho mutato il pentametro , il qual dicea: Linquens arctoos usque~Boristenidas ; sì perchè il sentimento di lui non m'è pa- ruto né utile a esprimer ciò che si vuole , né molto vago ; sì ancora , e molto più , perchè il dire : liiiquu usque non l' ho per
molto
58a Lettere
molto latino ; e panni che piuttosto si di- rebbe : liiiquit ipsos Boristenidas > ovvero vel Boristenidas lingua. Se il pentametro che ho messo in luogo di questo non vi piacesse, vedete se vi piacesse: SU quatti- •vis magno silva dicata Jovi, il qual verso potrebbe starvi ancor esso . Nel distico 27. dove dicevate omnes omnivoro , io ho fat- to haud secus omnivoro , per dimostrare più chiaramente la similitudine ; il pentametro poi e il distico seguente che diceano: In- vida ; Parnassi si mihi non dominus , cui numeri et testudo , cui sunt carmina cura? , Jussisset longis eripere e tenebris , gli ho mutati come vedrete , prima perchè quel mihi non credo che potesse- ritenersi ; poi- ché i Latini non credo che mai dicano : Jubet mihi facere , ma sì bene : Jubet me J acero ; così cacciando via il mihi, non ho saputo come non cacciar via il dominus sen- za fare onta alla misura del verso ; ed aven- do introdotto le Castalides in vece del do- minus , m'è poi anche convenuto dir jus- sissent. Ho anche mutato quel longis, che tìllora solo panni che stesse bene, quando per lungo tempo si ragionasse ; ma voi for- te
Inedite.1 383
se intendete le tenebre elei tempo futuro che è infinito , ed io intendo quelle del tempo passato , in cui si dice le mie poe- sie essere state nascoste , il qual tempo pa- re che più tosto si accenni dal verbo eri- pere. Vedete già per voi stesso perchè neli* esametro Cui sunt testitelo ec. abbia muta- to il cui in queis . Ho anche mutato la si- tuazione delle parole , parendomi con ciò di rendere il suono migliore . Addio , Al- garottino mio, addio, addio. Scusatemi del- le molte ciance . Addio .
', Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI XXVII.
Venezia li. ottobre ijZz.
E
I non passa settimana in cui io non con- tragga con voi nuovi e strettissimi obblighi, e in cui io noti dovessi ringraziarvi de'nuo- vi testimoni che vado di dì in dì riceven- do dell'amor vostro ; ma e'non mi vie n mai quella settimana in cui io possa ringraziar- vi così come io vorrei , che vale a dire in guisa che voi poteste comprendere quanto io vi sia obbligato . Questo però voi il fa- rete da per voi stesso , se penserete quan- to voi adoperiate per me, e quanto pochi meriti io m'abbia con voi; il che fie cosa agevole da farsi. Ora venendo all'ultima lettera vostra, la qual mi reca dell'amor vostro l'ultimo testimonio bensì quanto all'
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ordine, ma non già quanto alla grandezza, e all'obbligo che io ve ne ho, io vi rin- grazio quanto so e posso il più delle am- mendazioni e delle aggiunte, che avete fat- to alla mia elegia; della quale mi è avve- nuto ciò che mi suole avvenire di tutte l'altre cose mie, che non mi cominciano a parer belle e di qualche valore, se non se allora che sono state rivedute ed asset- tate da voi . Io ve ne ringrazio di nuovo senza fine , Zanottino mio soavissimo , che so che non vi può esser costato che mol- tissima noja il fare che una cosa mia , e massime una cosa latina arrivi a piacermi . Che non vorrei io poter fare per voi , per adempier con l'opera il difetto delle paro- le, che non ho né sì lunghe né tante per potervi ringraziare abbastanza? Intorno all' opera del Desaguliers sulla quale deside- rate di essere informato , vi dirò eh' ella è una (dissertazione di 33. facciate di un piccolo quarto , e eh' ella parla molto a lungo delle facilità che ha la luce di pas- sare per li mezzi o densi o rari , e dell' incurvamento de' raggi nella riflessione e nella refrazione ; le quali cose però non To: XI. B b sono
38G Lettere
iono trattate dall' autore con molta pro- fondità . Prima di venire a queste cose egli parla di quell' esperimento , dirò co- sì , della sera , ch'egli fa in una maniera quasi simile a quella, che tenevam noi per rimover la per altro ridicola difficoltà dei Rizzetti della varia inclinazione . Parla al- tresì dell' esperimento primo del Newton della carta di due colori guardata col pri- sma . Tutte queste cose si potrebbero ar- ricchire di poche note . Con tutto ciò mi piacerebbe l'idea di ristampar questa disser- tazione , se il Rizzetti mi avesse attaccato il primo, tanto più ch'ella parla in molti luoghi del libro di lui e con molto disprez- zo . Questo dico io ; perchè lo stamparla cosi senz'altro parrebbe per avventura un' ostilità troppo grande contro una persona, che non mi ha offeso ancora in cosa alcu- na , e che per altro per quanto potea con- ghietturarsi da' discorsi ch'ella faceva quan- do voi eravate in Venezia , pareva meno riscaldata contro di me di quello che ella poteva essere per l' addietro. Noi non sta- remo lungo tempo che ci vedremo, e po- tremo allora parlar di ciò molto meglio ch«
non
I N" E T> I TE. 387
non possiamo far ora colla dissertazione alla mano. Io ho cominciato questa matti- na la lettera al Manfredi ; e quanto più voi siete grazioso , quantomeno dite d'esserlo, tanto più trovo io la musa restia e sdegno- sa , quanto più la vorrei facile e benigna. Basta dire ch'elle sien femmine queste mu- se , perchè elle non debban mai fare a mo- do nostro. Comunque ciò sia, io se posso voglio farla vedere questa volta alla musa, e provare se si possa far cosa buona al di- spetto suo , il che si dice che non si pos- sa fare. Io ho comperato questi pochi gior- ni che sono in Venezia, assai più libri che non si convenia per avventura a un tem- po così breve , e tra gli altri non ho la- sciato fuori le memorie dell'accademia del- le scienze che ho fino all'anno 2^. , e le quali spero che un giorno potremo legge- re insieme . Non vi posso dire abbastanza quanto piacere io abbia nel rilegger le poe- sie vostre , le quali non si parton giammai dal mio tavolino . Per la qual cosa mi scu- serete agevolmente , se io , benché non fac- cia mestieri , vi raccomando il resto di es- se che io aspetto con impazienza. Che al-
B b 2 tro
388 Lettere
tro mi resta a dirvi, dolcissimo Zanottìno mio , se non che io vi amo tanto , quanto può bastare d' esser amato a chi ama me in quel modo che fate voi? Voi ben ve- dete a qual grado ascenda l'amor mio. Io vi prego raccomandarmi agli amici nostri . Con la marchesa fatelo , vi prego , calda- mente ; ma con voi stesso fatelo , in mo- do , che e' non passi ora che non vi sov- venga almeno una volta di me e dell'amor mio . Vale animce dimidium mece , Zanotie àtticissime .
*o*o*o*
Inedite. 58o,
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FRANCESCO M.A ZANOTTt XXVIII.
Bologna 1^. ottobre l'jZz.
Veramente bel donzello che tu se', a non scrivermi né pur due righe in questo ordinario . Io te la perdono per questa fia- ta; ma un'altra volta ti voglio scrivere let- tera tanto lunga , che tu abbi a star su un'intera notte per leggerla; perchè e'non, si conviene far così a chi ti vuol tanto be- ne ; e se tu volessi bene agli altri come gli altri ne vogliono a te , tu saresti più diligente . Ma lasciamo questo , perchè a questa volta non ti voglio sgridare. Un'al- tra volta vedrai di portarti meglio . Ora ri- spondendo all'ultima tua lettera de' 4- ot- tobre , ti ringrazio molto e poi molto di ciò che tu mi dì delle mie poesie volgari, Bb 3 delle
3go Lettere
delle quali desidero che così paja agli al- tri come ne pare a te ; quantunque io mi sia maravigliato che tu faccia alcun caso di quel mio: Signor, che l'alme consolari leggi, che io tenea tra le cose mie più di- spregevoli ; delle altre non mi ha dato me- raviglia il parer tuo , perchè veggo che né per buone hai prese quelle cose che io ap- punto prendea per non cattivissime . Ti mando in questo ordinario cinque sonetti sopra la monaca , che troverai aggiunti a questa lettera , scritti uno per man di Ghe- dino , gli altri per mano di mio fratello , tra' quali uno ve n'ha del Tagliazucchi , il quale panni che così espressamente alluda alla morte o del marito o dell' amaute del- la monaca , che probabilmente non quadre- rà al proposito . Ma io scommetterei che mio fratello l'ha letto considerato e rico- piato , senza avvedersi che alluda a ciò . Tu sai come son fatti questi nostri poeti, che talvolta sono talmente fuori di sé che non si intendon né pure tra loro . Ma se questo sonetto non farà all'argomento, e tu ti varrai degli altri quattro ; sì che quan- to a questa benedetta monaca non accader
Inedite» Sgt
rà pensar più . Ti mando poi sonetti scrit- ti di mia mano cinque, due de'quali sono tuoi , gli altri tre miei , i quali ho fatto con tanto precipizio , che tu vi vedrai il Mascè furcillis prcecipitem ejicùuu di Catul- lo, toltone quello che è sopra cotesto am- basciatore e che incomincia: Quella che già venir; il quale piacesse a Dio che io l'aves- si fatto cosi precipitosamente come gli al- tri due; ma anzi l'ho fatto con tanto sten- to e fatica che è una vergogna . Ma che ha a fare un pover uomo che sia in ira alle muse? Se esso non piacerà a te, a me però piacerà che quello tu ne pensi eh© ne penso io ; e se esso non piacerà al vo- stro Volpi , cui sarai ben contento saluta- re carissimamente a mio nome , e tu gli dirai che diavolo gli è venuto in capo di fare diventar poeta chi non lo è stato giam- mai . Gli altri due sonetti miei sono uno la risposta che io ho fatta al tuo bellissi- mo , la quale se ti parrà una cosa langui- da e di niun conto , la colpa si è pur la tua , che hai fatto la proposta troppo bel- la ; l'altro poi si è un sonetto tirato giù senza discrezione sopra un matrimonio che
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5o,2 Lettere
si fa a Napoli , il quale io ti mando , per- chè tu vegga quello che io fo ; e la sareb- be ben bella che l'amicizia e confidenza che io hoteco, non mi dovesse valer tan- to da potere a un' occasione mandarti un sonetto cattivo. Fin qui de' sonetti miei. Vengo ora a que'due che sono tuoi, e co- minciando da quello che tu hai indirizza- to a me, e di cui senza fine ed oltre ogni misura ti ringrazio , dicoti che esso mi è paruto oltre modo bello , e pieno di quel- la gravità naturalezza ed eleganza , che a sonetto di cotal genere si conviene . I ter- zetti poi , come io giudico ( né credo di ingannarmi giudicando così) sono degni del Bembo; che non credo io già che il Bembo gli avesse potuto far migliori; e gli avreb- be potuto senza dubbio far men buoni . INTon è però che in que' due versi ultimi del secondo quaderno io non abbia deside- rato un poco più di felicità . (^\xe\Y Onesta- te e valore, e a ogni alta e chiara mi par un verso che faccia un po'di fatica; e in quel che siegue, che è l'ottavo , Opera al- trui col chiaro esempio invita , avrei volu- to che quell'opera cedesse il luogo a im- presa ,
Inedite. 3g3
presa , che mi par parola più bella e più poetica , e più degna di si bello e sì leg- giadro sonetto . Io ho tentato di mutare questi due versi, e rendergli, se io potea , tali , da non 'dover più desiderar quello che io desiderava in loro . Tu vedrai la mutazione che io vi ho fatto , nella copia di tutto il sonetto che ti trasmetto , e se ella stia bene o no vedrai tu . Quando il 7. verso non ti piacesse , niente è più facile che mutarlo , facendo per esempio : Farsi di belle imprese adorna e chiara , giacché nel sesto verso io ho mutato tutto il mondo in Italia , senza che tu abbi a mutar quel- la voce chiara , e rubare a me alcuna di quelle voci che io ho adoprato nella mia risposta. L'altro sonetto tuo sopra il ma- trimonio della Pisani mi par che contenga belle cose , ma così avvolte in cose spiace- voli che io non gli farei buon augurio . Il 4- verso : Qual fiera a questi lidi furibon- da , contiene sentimento ordinario ed or- dinariamente detto , e in fine di un qua- derno non mi piace ; e né meno mi piace quel fare esca de' pesci le navi e le anten- ne; nò soffrirò cosi facilmente quell'aggiun- to
5g4 L E T T E R I
to infeconda dato a l' esca , né quel fine del decimo verso fistio il figlio vostro , né quel del bel sudore che mi par detto con troppa povertà , né hnal mente quello Che vai per cento statue un inno nostro , il qua- le mi par detto con frase e forma troppo tenue. Io ne ho abbozzata ima mutazione , che tu vedrai nella copia che ti rimando di tutto il sonetto ; la qual leggerai , e ti varrai del giudicio tuo . Questi due sonet- ti tuoi gli ho mostrati a Fabri ed a Giam- pietro, così però mutati come vedrai; ed amendue avendo lodato molto questo se- condo sopra il matrimonio della Pisani , hanno lodato molto più l'altro che tu hai indirizzato a me, ed io ne ho avuto quel piacere che non posso esprimerti . Tu di- rai poi che io non ti voglio bene; ma ve- di che tu mi hai fatto diventar poeta di nuovo, ciò che. io non credea potermi av- venire giammai . Se non ti mando la mia elegia, scuserannomi le molte cose volgari che ti invio , e che non mi hanno lascia- to tempo di ricopiar quella. Aspetto con molta impazienza la epistola e l'endecasil- labo tuo, ed anche che tu mi scriva del- la
Inedite,1 3g5
la tua elegia che ti mandai l' ordinario pas- sato , e dei sonetti miei elio ti mando in questo, sì perchè stimo grandemente i! giu- dicio tuo ; si perdio panni , quando tu mi scrivi di tali cose, che noi tuttavia siamo e ragioniamo insieme . Se io volessi dirti quanti saluti ti danno e la marchesa e Bec- cali e l' abate Vaselli e l' abate Martini , non finirei mai . Addio > Algarottino . Ad- dio ,
3g6 Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI XXIX.
Padova 21. ottobre iy52,
-LO spero che tu a quest'ora avrai ricevu- to quella lettera, che io ti scrissi il dì 11. d'ottobre in risposta <li quella umanissima tua , che mi recava il carissimo dono del- la mia elegia assettata ed ornata sì da te , che nulla più io potea desiderarne . Spero adunque che l'avrai ricevuta quella lettera mia , e l' avrai trovata sì lunga , che non che disdirti del bel donzello e d'altre co- lai cose che detto m'hai, che Dio ti per- doni, non saprai dove ficcarti per la ver- gogna. Vedi adunque un'altra volta di non condannarmi così subito , siccome questa volta fatto hai; che male si fa più che al- tro ; siccome certamente mal faresti a rim-
prò-
Inedite. 3gy
proverarmi che scritto io non t' abbia sa- bato scorso; che se tu sapessi le visite im- portune e nojose , che ho avuto in quel!' ora appunto che io ti volea scrivere , avre- sti compassion di ine più che altro; ed io ci ho patito ben più che tu non avrai fat- to certamente. Ora vengo (poiché io cre- derei di fare oltraggio alla amicizia nostra, se su queste cose mi fermassi più lunga- mente) alla ultima lettera tua, la quale è venuta a trovarmi in Padova, dove io so- no da cinque o sei giorni in qua. Ella mi reca tanti testimonj dell'amor tuo, che io non so donde cominciar le parole per rin- graziarti di tanta cortesia tua . Ma certa- mente che io debbo cominciar da quelle cose che mi spettano più da vicino, come si è il leggiadrissimo sonetto col quale tu fai risposta a quel mio che io ti scrissi , di cui io ti ringrazierei pur volentieri , se io il potessi fare , come dovrei e vorrei . Egli mi è paruto da ogni parte sua bello oltre modo e compito . Graziosissimo quanto mai dir si possa si è il primo quaderno , e ta- le qual pure dee venir da te , che sei un elegante maestro di grazie e divezzi; e se
tu
3g8 Lettere
tu dì che i due terzetti del mio son degni del Bembo, e tu il dici per cortesia tua; ed io dicoti che tutto il sonetto tuo è de- gno del Petrarca o di qualunque altro , se v'ha, che non v'ha certamente oltre quel divino poeta; e si dicolo, avendo riguardo alla pura e mera verità , nulla badando a quella prevenzione che si sta per altro in me più che mai ferma e fìssa, che tu non possa fare men che elegantissima cosa e da ogni sua parte compitissima. Quel ver- so poi che chiude il primo terzetto : Al quale io vorrei pur , ne posso , ir presso , inicat velut inter ignes luna minor es , ed è così bello quanto alcun altro bellissimo io m'abbia sentito giammai. Questa medesima così gran bellezza del sonetto tuo fa , che una cosa in lui mi dia un po' di fastidio, che se egli non fosse così bello come egli è, non mei darebbe, e si è il dire decol- li ove Ippocrene inonda ; che pare che fos- se detto più propriamente de piani . Ve- di quanto sia bello e mi piaccia tutto il resto del sonetto tuo . Dai quale poiché non va disgiunto il mio , dicoti ora che tu nel 2, verso di quello hai fatto ciò che
non
Inedite. 3gg
non ho giammai potuto far io per quanto vi abbia pensato . Ma che non fai tu di quelle cose che non posso far io ? Egli si è quella repetizione di quel sì : Fummi un tempo sì dolce, or me sì amara; il quale ornamento io procurai che quel verso lo aves- se, né mai potei far sì che lo avesse, ben- ché quella mutazione sia così leggiera , che parmi ora che dovesse essermi senza mol- ta opera venuta nella mente . Ma queste sono di quelle piccole cose che fanno :
ut sili quivis Speret idem , sudet multum ,frustraque laboret Ausus idem .
Delle due mutazioni che fatto hai al pri- mo quaderno , io scelgo più volentieri quel- la che mi scrivi nella lettera tua ; che par- mi che quel terzo verso : Farsi di belle im~ prese adorna e chiara sia più grave , più sostenuto e più bello che non è quello : Ornarsi di -virtù lucente e chiara , nel qua- le parmi che que' due aggettivi in ultima che hanno già innanzi il loro sostantivo , non facciano troppo buon effetto . Vengo
ora
4oo Lettere
ora a' due altri sonetti tuoi che arricchiran- no la nostra edizione , e luogo fra gli altri terranno onorarissimo, che che tu ne dica. Imperciocché e quai cosa è di più grazio- so e leggiadro del sonetto sopra le nozze di Napoli? in cui se vi fosse alcuna cosa da opporre , potrebbe esser per avventura che il primo quaderno paja altrui a prima vista un poco intralciatello ; benché a me non sembri tale , e se sembrasse , avessi mille esempj di ottimi autori da far dive- nir quel poco di oscurità che vi potrebbe essere, una vaghezza, non che da giustifi- carla . Bella bellissima poi si è la metafo- ra, e con immagini ed espressioni poetiche espressa, che forma il sonetto per lo am- basciatore. E quella dubitazione dell'ulti- mo terzetto gli dà una vivezza e un brio da non dirsi. Ma che dirò ora del povero e gramo sonettaccio mio sopra le nozze di questa sig. Pisani ? Il quarto verso di lui era, come tu dici e lo conosceva anch'io, debole assai. E in vero tu l'hai migliorato in modo, che non desidero niente più per quel quaderno . Ma come in questo io con- vengo nella opinion tua, così in alcune al- tre
Inedite. ^01
tre cose non convengo ; e se il dirti ciò liberamente , può per avventura fare alcun torto al giudizio tuo, che non lo fa, egli però fa tal ragione all'amicizia nostra, che tu non hai certamente di che dolerti me- co . Tu non approvi que'due versi: Foco lanciò, che d'arse navi e antenne Diede a pesci marini esca infeconda . A me pare che questo non sia cattivo tratto ; perchè dicendosi, parlando di battaglie navali, che i cadaveri e i tronchi furono esca a' pesci; mi pare che non istia male , parlando di questa in cui furono abbrugiate le navi de' Genovesi, il dire che fu data a'pesci esca di navi arse; ed esca infeconda, poiché di questa non ponno nutrirsi siccome fanno di quella • Che se per avventura paresse che questo infeconda fosse adoperato trop- po metaforicamente , parmi che ciò possa essere scusato a cagion d'esempio da quello che ordinariamente si dice del Nilo : che le sue alluvioni sopra le campagne d'Egitto sie- no feconde ; poiché siccome queste si dicon feconde, perchè nutriscono in un certo mo- do quelle campagne , così non mi par mal detto di un'esca che nutrisca i pesci fecon- To: XI. Ce da,
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da , e in conseguenza di una che non li nutrisca infeconda . Io non so se queste co- se ti pareranno troppo ricercate . Quanto all' Istro il figlio 'vostro io son d' accordo teco ; ma non lo son tanto in quell'altro passo del bel sudore , né in quell'altro: Che ■vai per cento statue un inno vostro , che tu dici detti con troppa tenuità . Quanto al primo passo , parmi che stia meglio di della bell'opra , o di qualunque altra cosa che fin ora mi sia sovvenuta ; ma questo non fa che non potesse esser anco catti- vo . Ma questo non parmi , poiché parmi che il richiamar la mente al sudore spar- so in quelle guerre da quel capitano non faccia cattivo effetto, e il dirlo bello que- sto sudore non istia male . Quanto al se- condo passo , io ho voluto imitar quello d'Orazio nell'oda che fa sopra Pindaro : Centuin potiore siguis miniere donat . Ma veggo bene ch'io non ho espresso questo pensiero così poeticamente come ha fatto Orazio , né questo potrei fare giammai . Con tutto ciò la bellezza istessa del pen- siero , e la grandezza di lui parmi che non abbia bisogno di troppo gran parole . Oltra.
Inedite. 4°3
di che parmi che quella scappata che si fa nell'ultimo terzetto, se si può dire scap- pata , dia al sonetto qualche grazia , e ab- bia del lirico. Ora vedi per Dio, e dim- mi se non ti dispiacessero ora i due ter* zetti messi così :
Ma ben vedremo ancora un giorno tutto U Egeo mescer di sangue un figlio vostro , Sì che Lepanto pia non si rarnmente .
S'avrà poi vinta es.
Io ti prego dirmi con quella libertà il giu- dizio tuo, con cui io t'ho detto il mio, che Dio non voglia sia stata soverchia . Il Volpi ha avuto il sonetto tuo , ma non 1' ho ancora potuto vedere . De' sonetti per la monaca ti ringrazio quanto so e posso il più , e ringrazio altresì tuo fratello e Ghedini, a cui sarai contento di far sape- re che io gliene ho obbligo infinito , e a lui mi proferirai , se mai ad alcuna cosa valessi. Quello del Tagliazucchi , come di- ci tu , non fa al proposito in modo niuno . L'abate Conti il padre Crivelli il sig. An- tonio Vallisnieri il Morgagni il Poleni ti sa- Qc 2, lutano
4o4 Lettere
lutano e risalutano mille volte . A cotesto sig. ambasciatore Vaselli al Beccari al Fabri mi raccomanderai senza fine; al sig. abate Martini altresì , al quale io sarei molto ob- bligato della memoria che fa di me, se io non credessi che tu in questa memoria istes- sa di lui non avessi gran parte . A costei poi che appare ora di sdegno or di pietà vestita , mi raccomanderai pure , che ora le perdono di buona voglia tutte le infe- deltà che mi può fare, che me ne può fa- re assai più che io immaginar non posso . JVon ego hoc ferretti calidus juventa , con- tale Fianco . Io prego poi te amarmi co- me fai , che ami uno che ama te in mo- do , che niente più ama sé medesimo , e il di cui amore arriva fino a inquietarlo ; ch'ella è gran pena per me lo starmi da te lontano . Ma questo non sarà sempre , se piacerà a Dio . Tu intanto sta sano , © conservando te conserva la pupilla degli oc- chi miei , o se v' è cosa più cara della pu- pilla degli occhi. Addio addio senza fine-
Inedite. 4°^
DEL MEDESIMO XXX.
Padova a4- ottobre ìjZa.
JlLccoti l'endecasillabo da metter in fron- te alla prima parte della raccolta , che non ha un'ora che è finito. Perchè tu vi scor- gerai mille difetti che non vi posso veder io , che ho ancora la mente calda . E se ve li correggerai, ella sarà una delle soli- te tue opere di carità verso di me .
Questo poetico picciol libretto
Che vedi, o candido lettor, pur ora Di liscia e morbida pelle coperto , etc.
Felice il mio endecasillabo , se sarà appro- vato da te _, da cotesti altri alunni delle muse , e se infine sarà degno di stare in- nanzi a' versi tuoi ! Della lettera al Man- fredi ne ho fatto ben da cento versi , &
la
4o6 Lettere Inedite.
la si vuol venir più lunga che io non mi pensava. Finita che ella sarà, tu l' avrai. Or dimmi,, questa stamperia del Volpi è occupata per tutto marzo. Che cosa s'ha a far egli? A me piacerebbe senza fine ser- virmi di quieta stamperia . Ma altrettanto dispiacerebbe che questo libretto , benché da Volpi istesso , si dovesse stampare sen- do lontano io; tanto è l'amore che io gli ho che temo di commetterlo a chi che sia. Tu mi dirai qual partito io debba prende- re . L'edizione potrà per altro esser bella e nitida , ancorché non fatta da Volpi . Tuttavia se tu hai divozione a questa stam- peria , si farà ciò che tu vorrai più . Io non ti scrivo più a lungo, perchè l'ora è tarda . Non posso però tralasciar di dirti che il Volpi e il signor Salio ti ringrazia- no senza fine del sonetto tuo , il quale è piaciuto loro senza fine . Salutami gii ami- ci e l'amica . Addio , animce dimidium me& . Addio cento volte .
INDICE
Delle Lettere contenute /tei T. 2il.
I. JLJ ci co: Algarotti a Giampietro Zanot-
ti . p. 176. 186. 197. 206. 218. 9,/{i,
II. -------a Francesco Maria Z>a~
notti, p. 263. 271. 277. ago. 3o3. 019. o-zò. 562. 384- 3g6.
III. ài Eustachio Manfredi al co: Algarot'
ti dal 1728. a 1739. Pagi 1. ì/fi.
IV. di Giampietro Zanotti al co: Algarotti
dal 1729. a 1766. p. i53. a4g.
V. di Francesco Maria Tjanotii al co: Al-
garotti dal 1728. «1732. p.a53. 38g.
Fina del Tomo Undecimo ,