^

FA

:l

■fe

Tít^cAertíi/ ere^ice n<í^taJccW¿<x c(e¿útÁ'^7ir^-z,eo7te,^ 6r-c<i ct^JL- tcti /ní7ri4>T'£ uèìi^è^t^taj-mfi ■J' ra^tc^fal 1-

ORAZIONE FUNEBRE

COMPONIMENTI DIVERSI

PER LA MORTE

DELL

^tTG^CTSTissimo imibwiijltú:b.ib

DE' ROMANI

FRANCESCO I.

GRANDUCA Vili. DI TOSCANA

CELEBRATI

DALLA

NAZIONE EBREA

DI LIVORNO.

LIVORNO MDCCLXV.

Per MARCO CÓLTEÍXÍNI in Via Grande alfìnfeg. della Verità

Con Approvazione .

BREVE RELAZIONE

DELLA MACCHINA ERETTA NELLA SCUOLA DELLA N/VZIONE EBREA

E dell'Apparato fatto nella medefima, per la Morte

DI FRANCESCO I.

IMPERATORE E GRANDUCA DI TOSCANA.

L

A Nazione Ebrea di Livorno , fenjìbile alla gra* vijjtma perdita fatta delP AuGVSTO Glorioso FRAN- CESCO 1. Imperatore de' Romani , Granduca di Toscana fuo Sovrano e Signore , che tanto /' ha benefi- cata, e nel confervarle i Privi kg j fin da IP anno ^$93* accordati alla medefima dai Glorio fi fiioi prede ce ¡fori , e nel farle godere di un tranquillo ripofo in quefto ri' fpettabile Emporio , acciò poteffe col Tleal favore am- pitare femprepiu il Commercio colle più remote efiere Na- zioni ; e nel favorirla benignamente in ogni rif contro : volendo anch'* effa dare una fincera dimifir azione d* un vero dolore , ed unire le fue lacriw.e a quelle degli al- tri fedeltjfimi Sudditi deli afflitta Tofcana , ordinQ che nella Pubblica Scuola fi cekbraffero alla memoria del defunto Clementijjimo Monarca le Funerali Efequie.

Perche più conveniente riufciffe /' apparato , furono incaricati della foprintendenza gli Signori ^ofeph Franco, T)ott. Michele Pereira de Lyon, 'Jacob q. Samuel Ergas, e Moisè q. Salamon Aghib; t quali volendo corrif pondere alla confidenza avuta in loro dagli altri Nazionali , ne dettero le opportune incu?nbenze al Sig. ^Antonio Cecche-

rini

2

vini Viorcntino y uomo ahile , ed efperto nelP efecuzìone di fMaccbifie e J/mi/ forra di fpetiacoit.

Egli diinque iu mezzo alla Gran Scuola architetto una macchina larga in pianta braccia 9. fiorentine , e delP altezza di 1 4. Si alzava qucfla dal piano della tev' ra con tre fcalini di forma quadrata e centinati fu i can" ti finti di marmo bianco \ fui piano de* quali ardevano groffi ceri fopra una proporzionata quantità di cande- glieri . Sopra qucjli gradini ripofava un magnifico piede» jìallo , anch'' effo centinato e faccettato fu i canti , dai quali fi vedevano fporgere in fuori quattro menfoloni che foficnevano altrettanti gruppi di puro argento ; e tutto era lavorato con cornici di fodo , imitante il mar- mo carrarefe , e forme llato ed intar fiato di porfido con rapporti di oro, Nelle quattro facciate fuperiori del detto picdeftallo , in campo ¿^' oro , fi vedevano altrettante in frizioni latine , le quali fi leggono nella prefente r ac- colta dalla pag. 4. alla 7.

Sopra il piano della cornice del detto gran piedi* fallo, nelle quattro facce fuperiori fi vedevano altrettan- te cartelle dipinte a marino bianco^ e nel loro corpo-, co- lor di porfido , v' erano fritte in bajforilievo d* oro le quattro tnfcrizionì ebraiche , che pure fi leggono alla pag. 2. colla traduzione in ver ft tof cani ^

Girando poi attorno il me de fimo piano-, fopra i canti che guardavano i gruppi d'' argento fi vedeva un gruppo di trofei difpojlo fopra ciafcuno di elfi , lavorati d'' òro e d^ argento a chiarofcuro , rapprefcntanti bandiere , tim' pani , tamburi , trombe , lance , labarde , cannoni , flendar- di , ed altri fienili frumenti di Guerra f alludenti alle gloriofe imprefe del defunto Monarca,

Sopra la cornice poi di quefio piano facevano un bel vedere in giro diverfi candeglieri di puro argento con ceri , in vaga forma f compartiti» So-

3

í\'/ñ\;\$,?^r^ // fitddetto piedeflallo ft aUfiDd un zocc^ih

facuttato fu i canú , da c'iafcmo ds* q l'ili fi partiva íifia fi^^g^o- centinaio e Invortito a guifa di coronri reale e dipinto d' ornato a chiaro/curo , e fovmzllato di pov' fi io e fondi di oro , e tutto guarnito con lumt in bilia tnanieva difpofti .

. Ripofava alla tefìa di tffo t un minor gruppo di trofèi che faceano ornamento a una cartella di fìnto por» fido intagliata , nd corpo della quale ft leggeva fcritta in caratteri di oro, ed in lingua italiana P infcrizionè che Ji riporta alla pag. i. ,..,.; ...o ^7

A que/ia cartella faceva corona una ghirlanda di lauro , finto di bronzo dorato , con fcettri reali all' in' torno .

Quefta cartella faceva fronte alla facciata /upe- riore della macchina , che le dava compimento con un copiofo gruppo di lumi vagamente difpofli.

Più bello e magnifico rendeva queflo fpettacolo il gran fojji'to y fabbricato di nuovo e dipinto a frefco, con ben inte fa architettura dal lodato Sig Ceccherini , dal qual f affitto pendeva una quantità di lumiere di puro ar» gentOj le quali difpafie in bella fimmetria davano luce in giro a tutta quanta la Scuola , e ne facevano rifa ¡tare la macchina y e gli altri ornamenti.

Sotto a qucfio foffitto fi vede difpnfia in giro una

galleria praticabile , la quale fa fopra loggiati £ or-

dine Tofcano . "Dalla cornice dunque di detta galleria ,

partiva un magnifico parato fritto fnzi rifparmio con

cammellotti neri , rafee gialle , e tele bianche , roba

tutta ¡laccata dalla pezza, che veflivano ancor le colonne,

e fi vedevano gli archi ornati con magnifici padiglioni

graziof amente lavorati con fefloni , e ornati di nicchie e

formelle delle fieffe robe e colori , e tutto efeguito con

fomma diligenza e ottimo gufi o . Dal

Dn/ 7MCZZ0 di citìfchedun arco fcttideva ima hmmà di puro argento -, fopa il capitello ai uajchna colonna fi Videa con bella grazia dijpcjlo un gruppo di lum ; e alla bafe di ciaf cima di ejje un candelabro con tor^ eia di bianca cera.

Sotto la già detta loggia, le pareti di ejpt erano am^-^ manta te col /olito cammellotto nero ornato di fedoni bianchi. Quejla macchina , /^ucfio apparato , e la quantità de* lumi facevano il defcritto fpett acolo , lugubre inficine e maeflofo , e moflrava la magnificenza difpendiofa della fazione Ebrea, che non ha creduto di potere in miglior modo dimoftrare la fina gratitudine al defunto Augu- stissimo Imperatore.

RECITADA POR EL SEj rabino PREDICADOR

ABRAHAM ISHAK GÁSTELO

« Bue es efto ? Dios mio que Aflbmbro! que aparato, que ^»^^ cumulo, que luzes fon eílas ? oh que objetos ! oh que eí- ^^ peftaculos ! Pero que horrible vifta es eíla , que em- baracando las anfias lo lugubre de mi pecho, apenas refpiro, ütritpellandofe las penas ? Válgame Dios ! que extravagancias yo mifmo en mi mifmo contemplo ? mi efpiritu me organi- za ; mis íentidos no mienten ; veo ; oygo ; es eíle aquel lugar donde fe celebran Feftividades ? effce es aquel Templo donde fe perciben vozes. de alegres himnos ? Si . Eíte eíle es aquel íltio , donde fe enucuentra enei efpiritu foífiego , repofo enei Cora- con , y en la alma tranquilidad. Pues que ruinas fe rae ob- jeran en eíle dia? que horrorofa metamorphofis es eíla que tanto me atemoriza ? y por que tan desmantelado fe me pre- fenta eíle edificio, que haviendole conocido feílivo theatro de divinas alegrias, lo hallo tumba trille de melancólicas endechas? Ah miferia ! las paredes parece que publican fufpiros , las Columnas lamentos , las luzes vozes triítes de laílimofo llan- to ; oh quanto combidan al fentimiento , oh quanto focitaii el dolor! Yo no fe que fevero^ y rigurofo impulfo ; pudo

deícargar un tyranico golpe, que caufando tan Fatal herida;

A in-

induzc anguílías en mi animo, lagrimas en mis ojos , y en mis labios exclama9Íon. mis fentidos vacilan, mis alientos fe íufocan , mi entendimento fe obfcurece , mis acciones me dexan , fufpende fufpende por un Inflante o coracon oprimi- do el dolor; dame, fi quieres, un pequeño rato de alivio: y en medio de tanta agonia, permite que yo hable; y dexa por lo menos que yo diga la cauza de eíla pena; y el mo- tivo de eíla impetuofa y lamentable Congoxa.

Eftos, fufpiros, eftos follofos, eftas lagrimas, nacen de- la perdida de uh héroe que nos foftenia , de un Atlante que nos vigoraba, de un Augustissimo Francisco Este van. Em- perador DE Romanos , Rey de Germania , y de Gerusa- LEM , Duque de LoreKa , y de Bar , Gran Duque de Tos- cana; que por celefte y abfoluta voluntad, ay funeíta me- moria!, de immadura e improvifa muerte, fe nos aufentò.

Para celebrar pues con oficio lugubre fus exequias , aqui os Congregaíleis Señores mios: y a mi haveis dado el dichofo encargo , para publicar fus magnánimas y fiempre he- roicas acciones , que patentes las encarece el mundo , aufen- tes las lloran fus citados , y evidentes las fcntimos nofotros . Mas donde donde yràn a parar mis defvelos ? En un Ambi- to tan vaflio , en un mar tan efpaciofo , en un tan largo thea- tro, a que parte bolverè mi vifl:a; para que el alto mereci- miento de Francisco no quede algún tanto quanto deslu- zido , de lo efcaffb de mi entendimiento , de lo efiíeril de mi ingenio, y de lo mal delineado de mi difcurir? Y don- de entre tantas eruditas plumas, que fabran mas que yo dar un principio alos merecidos elogios de eíte Cesar; donde, digo , hallaré yo lugar para aplaudir reverente fus Glorias ; haziendo un folo indice de fus virtudes tan excelfas ? Es bien verdad que para empegar a numerar los precios de nuefiro Augusto, no neceflitando las plumas pedir focorro ala adu- lación, la fola verdad es quien habla, y en vano fe canfan a proclamar las lenguas . y no importa que vengan los Ho- rneros a cantar el valor délos Achiles, ni para publicar los

triumphos de los Augufl;os los Virgilios , quando la gran

trom-

trompa déla fiíma decanta, y quando la alta voz de la ver- dnd entona . Pero confiderò , dignillímo Auditorio , que a ua Coracon oprimido de interna pena , por la falta de un Pro- tctìor, de un Amigo, de un Padre,- fe le permite por lo or- dinario el defahogo, no para texer fus encomios, pero fi para formar una defcolorida imagen de fu juílo dolor. No mas que efto yo entiendo hazer en cfta mi Funebre Oración ; que por religión , por humanidad , y por gratitud , eíla obli- gación tanto nos incumbe. De efte fentido dolor figno demo- Ihativo fera , la devida atención de mi devoto CongreíFo , con el mas reverente filencio ; no por el merecimiento de quien habla, pero fi por el merecimiento de quien fe habla.

Perdió la Nación nueftra un padre que la amava , un Señor que le quería , y un Augufto que la patrocinava . Perdió nueflira Civdad en nueftro CESAR, un Monarcha, que en fus ac- ciones dio feñas de un verdadero héroe .* llevando en la au- thoridad la clemencia , en el mando la piedad , en el govierno la vigilancia , en las dificultades la prudencia , en los trabaxos la conflancia , y en los afaltos un infuperable valor. Perdió la Tofcana el gloriofo eílandarte, de quien dependia la quietud en la fociedad, la reciproca conrefpondencia en el trafico, la univerfal profperidad en el comercio , el amor en el publico , -la paz en los privados, y la tranquilidad en los ánimos de * ricos , y pobres . Perdió finalmente el figlo un ínclito Soberano que la providencia de fus felizes efi:ados , llevava fiempre de- ' lante la clemencia., y el rigor : pero con proporción tan aju- ftada,que eíle no hazía la fuperíorídad infufrible;y aquella no reduzia en vilipendio la authoridad. Razón tiene pues el ligio de llorar afligido por contemplarfe aufente de un Monar- cha , en quien vinculada con la juíticia la caridad , vio defa- parecer en un tiempo la Caridad y la Jufl:icia .

Que jufi:icia no triumphava en los magifl:rados de fu Ma- GESTAD Augusta , que perfervados los opulentos délas imba- 9Íones populares y defendidos los pobres de la prepotencia de los nobles , hazia floreger la publica tranquilidad en fus

dichofos efi:ados? Se via exaltada la inocencia, oprimida la

ca-

Iv vaíumnia , fin inipociciones ios fubditos , fin ultrage los eftran- '¡•eros, punida la malicia, la virtud premiada; efeélos todos de una recta y diftributiva juftlcia , princeza de todas las' virtudes , liga y alianfa de la humana fociedad : fin oponerfe ja- mas a lo que conocía que era ley de Dios , de la Naturale- za de las gentes , y de la Patria . Con que caridad no aca- riciava fus vaflailos V como padre enei amor, como Cesar en la protección, y como Augusto en la vigilancia; que otro no miraba que la univerfal felicidad . Tanta fué la piedad , tan- ta la Clemencia , tanto el mageftuofo afecto de Francisco ; que no haviendo fido reconvenido, como Felipo Rey de Macedo- nia de aquella atrevida muger, todos oya , todos efcuchaba, pa- ra todos havia tiempo , para todos hallaba opporrunidad . Y fi con dos pilares guiaba la Soberana Potencia el Ifraelitico pue- blo por el defierto, indicándoles con la nube, la piedad; y con el fuego, el rigor; llevando nueítro Augusto del gran Dios una perfecta imitación , por la nube ofrecía el amparo para favorecer; y por el fuego moílrava la juílicia para governar. Una mano , digafe afsi , empleaba en el edificio de fus citados para el común folliego , como padre; con otra mano pugnaba la eipada de el rigor para el caftigo , como juez . Y para dezir iodo en una palabra, perdieron los efi:ados en nuefliro Invióto Cesar , un Monarcha Jufiío , Pio , Afable , Clemente , Urbano , Magnanimo, Caritativo, y Piadofo . Siempre adorado de una Efpofa de Ymperial Familia Augusta que cariñofamentc le amaba. No hubo mas eítrecha y perfecta union que eíla fur- pafafl"e , que en tiempo de quarenta y dos años floreció entre Francisco, y fu Augusta Conforte. No hubo padre, que haya tenido tanta terneza por fu amada prole : y fi los otros padres dcxaron al defilino los felizes progreflx)S des fus hijos ; no afli Francisco que quizo mientras vivia , por razón de fu alto difcernimiento , dirigir cada hijo à aquel camino , que por propio merecimento , y por la fagaz educación , fe aquifiò . Padre non hubo mas de clamado, ni mas digno de fer ama- do; no folo de fu Augusta Familia, pero también de aquel- los que dichofùs mas de cerca le fervian ; que efios mas como

pa-

V

padre, que como Augusto le miraban; y a todos los pueblos dio Señas del encendido amor, que tenia para la común tran- quilidad .

Hable hable la Tofcana, quando en la laftimofa carreftía del pafado año , lloraba buena parte de la Italia , a vida de tanta calamidad . Quien no via aquellas delnudas campañas , allí llorando aquellos pobres lavradores , por falta de pan ; que famélicos arrancaban la yerba , por no tener con que alimen- tarfe? Las triftes madres afpirando de punto en punto la muerte , para morir de una vez , y no ver muertos , ay dolor ! en los mifmos bracos , fus tiernos partos. Los poblados aflijidií- fimos por falta de proviciones; los graneros vazios, aíFoladas las placas, defpojados los mercados, numerofiíliraas familias peregrinando de Civdad en Civdad, para hallar, mendigos, con que nutrirfe ; todo lamento , todo llanto , todo eítrepito . Y en medio de tanta fatalidad, fin ninguna impoficion que agra- vaíTe , vivieron los Tofcanos felizes , en tanta fecundidad y abun- dancia: haviendo contribuido los herarios de su Magestad, à todo lo neceíFario; por la paterna vigilancia y providencia benigna del inexplicable amor de Francisco . Quantas familias confpicuas oprimidas de la neceífidad , fueron entonzes fubfi- diadas, fin tener indicio que la provida mano Augusta pró- digamente les beneficiaba. Sabe el mundo , quanto fubminiftraron los Auguftos herarios en infinitas occurrencias , à diverfos tra- ficantes ; para fiempre mas animar délos mercaderes la indullria , para mas dilatar los términos del comercio , unico blanco de nueílro benigno Emperador, para la publica felicidad; que en todo tiempo mirò mas eíta, que la mifma vida. Se eftàn oyendo toda via las fcítivas vozes de gratitud , de la famo- fa Viena ; quando , por el defecho yelo , figuiò una impe- tuofa y terrible inundación , tan extraordinaria ; que fallendo de fus margenes el gran Danubio, quedaron fumergidas diverfas cafas. Ah laftimia de aquellas miferables ñimilias, allí fubidas en los fitios mas altos , llorando con violento eítrepito fu in- fauílo eftrago, fin hallar focorro! perecían en tan funefto

paraje , fin faber como proveerfe de pan : pues ni los ánimos

B mas

mas fuertes, ni los corà9ones mas atrevidos, fe fabían exponer al conocido y evidente peligro. Pocas vezes fe encuentra cn- tan funeftas contingencias, quien imite aquella fagaz Muger de Selomòh , No fe halla no , entre tantos quien defpreciando el peligro j mire mas el anlor de fus familiares, que el propiOi No hubo mas que nucílro Augusto; que excediendo zl rie» fgo clemencia, y al rczelo el amor; fierra los ojos ala ame- nazante rtiina, y con la mas amorofa intrepidez expone, gran cofa , haíla' ia muerte fu Augusta perfona . Haze cargar de pan una frágil barquilla ; ^alTa tan valerofo como benigno , un fu- riofiflimo rio , y arriefgando la propia vida al mundo tan pre- ciofa , la vida à aquellos infelizes, que ya efpiraban cH bragos de la miferia . Aquí fi , es meneftcr que yo me difunda. que nace el hombre para fi , para el mundo, y para la Patria ; y monfl;ruo fe puede llamar aquel , que no ama en eíte mundo que uno fole ; digo a fi mifmo . Per que la Na- turaleza , la Razón , y la Religión nos enfeñan , que devemos amar los de mas hombres ; fi por que Dios lo manda , y fe llamará Caridad religiofa : o fea por la humana afición que lo obliga , y le daremos nombre de caridad civil . que para pin- tar a lo vivo el Profeta el carácter de un Monarcha, dize que tenia el Señorío fobre el ombro: y de aqui, creo yo, que aprehendieron los Medos quando coronaban los ombros no la caveza ; para enfeñarnos que el Cargo deve eligir quien manda, no la pompa, no la mageílad. finalmente que Efi:evan Rey de Polonia, tenía por blafòn una Corona enla- jada de papaveros , con el epigraphe para dormir por que firve mas de defvelo , que de defcanfo la corona . Bien èfià. Sea un Monarcha condenado à la fatiga, à la moleftiai à el defvelo ; fea el Principe , en efte grado , íübdito de los fubditos , un fiervo vefiido des purpura, un efdavo Con k cá* dena de oro , que no repofe el dia , para attender à Itìs afa- nes de la corte; que no duerma de noche, para- vigilai por él Imperio. Pero no afifl:ir à fi mifmo, para afiftir fus vaíTal- los, no mirar por fi propio , para mirar por fus fubditos; to-*

mareen las manos la muerte, para dar a otros la vida no

una

■* -,

VJJ

una pero muchas vezes ; oh grande excelTo de bondad, oh grande exceiTo de piedad , mifericordia , y clemencia de Francisco ! Sabrà mui bien la Auftria reduzir a la memoria , quantas vezes efte gran Principe expufo por ella en las batal- las la vida , publicando en las mas arduas emprezas , en los mas fuertes combates, aquel heroico valor, que en todos tiempos fué la aclamación de la Alta y Augufta Cafa de Lorena, no degenerando punto de fus liuftres An^etras, en lo bue- no , en lo útil , y en lo delcytable ; que hazen amar los Monar- chas en el mifmo tiempo que fe veneran. >,^

Quizo nueftro Augusto con todo alto poder, protegir las Artes Liberales , y el eftudio de las Cien9ias mas importantes , y fublimes: tanto que mediante efta protección, fupo y pudo donvinar en los coragones , y en los afeólos de los pueblos; haziendo eterna a la pofteridad , y fiempre venerada fu memo- ria . A quien deve Viena el flentifico aparato en el Real Ga- binete de la hiíloria Natural, objeto de admiración de toda la doéla Europa: y el haver hecho recoger todas las monedas, batidas desde el tiempo de Carlos Magno a efta parte ; lo que firve para ver de una vez , la Real fufecion de la antigua hi- ftoria Metálica; que forma un preciofo Monumento de tan- ta utilidad a la cronologia; a quien, digo, fe deven eftas diligen- cias fi no ael óptimo güilo del difunto nueftro Soberano? Allí eftan floreciendo aquellos deliciofos jardines , que con tanta diverlldad de arboles, y con tanta variedad de plantas y fru- tos de la America, hizo formar nueftro Cesar: que para tal efefto paíTaron diverfos hombres con gloriofo expendio alos mas diftantes y remotos climas; todo para dar fiempre mas nuevas luzes a los curiofos Philofophantes , y con la variedad de los objetos dar nuevos incentivos à la humana efpeculacion : por que fiempre de nueftro benigno Augusto fingular norte fué, el declararfe por el Mas conftante proteélor de las letras» Bien decantada por todas partes es la bella Tofcana , que en- tre tantas gracias , y adornos de la Naturaleza ,. le accompaña lo hermofo de las Liberales Artes, y lo útil de las fiencias

mas profundas . A univerfal aplaufo fe ve la publica univerfi-

dad

VUJ

dad de la gloriófa Civdad de Pifa . Francisco fuè quien engran deciò el numero de las Cathedras ; El quien vigilò fiempre , para que de fus Ligeos fe propagaíFen las mas importantes di-' fciplinas ; y El finalmente , quien enriqueció el eftudio de la Phifica experimental , y a coila de mucho oro , aumentò di- verfas maquinas , para la practica de la mifma . Por que fabía que la fiencia felicita el hombre , lo perferva de peligros , con* ferva los citados, mantiene los Reynos , gobierna los pueblos, haze que el Monarcha exercite una authoridad iluminada ; y en occacion de combate las armas todas deponen fu fuerza, quando aparece en campo , de la fiencia el valor .

Admirítble fué pues la elección de el Augusto Carlos Sexto. que, defpues'de haverle dado Dios un hijo, lo havia tomado para fi ,• pensò para la exiftencia de fu Iluftre Cafa (Cafa excelfa,por fu imediata decendencia; donde en el efpacio de mas de quatrocientos años, no hallan que Re- yes , Emperadores , y Principes , con tantos Eftados , y Rey nos ) proveer de un digno Conforte , la Arciduquesa Ma- ría Teresa, fu hja Primogenita , deítinada ala fucefion de la Monarchia Auílriaca . Grande fué fiempre el afeéto, inexprimibie el amor de efl:e Emperador à el gran Franci- sco Estevan, que por fus admirables prerogativas , lo ama- ba quien lo via ; y el fué el eligido , por fus raras prehemi- nencias , y por que via, fi, que 4a fangre Auílriaca le cir- culaba por las venas . Parece que eíla dichofa elección , fué un feliz Aufpicio ; que mediante eflie Augusto havía de bol- ver el Ceptro Cefareo a fu Ínclita y Potentiflíma Casa : pues allí figuiò, por fu alto merecimiento, con univerfal aclama- ción, e indezible Fiefl:a, defpues de nueve años, fiette mefes, y nueve dias,al Feliz Matrimonio. Mucho mas entonzes fe publicó nueftro Óptimo Francisco por un Monarca, iluftra- do de todas aquellas raras propiedades , que por lo ordina- rio , fuelen aquellas dexar el Grande , quando fube ala emi- nencia del Trono . Vio entonzes el mundo quanta felicidad trae un Rey, que tomando el Ceptro no dexa de fer huma- no. Las feñales que dan de silos grandes , en fus prime- ras

IX

ras CompaiTas, pocas vezes no fe uniforman con los pro- greíTos. Evidentes demoftraciones dio de erto todo, nueítro Augusto ala Italia , quando en eíta figuiò fu dichofa llegada , en Compania de fu Augusta Consorte María Teresa , ahora Emperadriz, Reyna de Ungria, y de Bohemia, glo- rjofamente Reynante, y de el Serenissimo Principe Carlos DE Lorena, fu Hermano. Pues, en el dia felicilfimo del fo- lemne ingreífo en la Metropoli de la Tofcana , fe oyeron las inceflantes aclamaciones de aquellos fubditos ; que con arcos Triumphales, alegres iluminaciones , y ricos aparatos, explicaron con lo mas vivo de el animo , el intrinfeco con- tento por Dominantes , llenos de tanta clemencia . Compare- cidas defpues en Liorna fus Reales Prefcncias , que de re- gozijo, que de alegría, no raanifeftaron con fumptuofos ef- peftaculos , artificiofis maquinas , y divertidos objetos ; que en feñal de rendido oraenàge , dedicaron al honor de nue- llros Augustos, los Tofcanos, Inglefes, Francqfes, Holande-. fes , y la Nación nueftra ? Ah que inexprimible fué el con- tento , quando fe vio eftc lugar gloriofamente honrado de fus Reales Perfonas! Cada uno en femejante ocacion feliz, abforto ponderaba el amor , la piedad , la afabilidad , de Francisco Augustissimo; y de la Real Esposa lo rifueño del femblante , lo cariñofo del difcurrir, y lo afectuofo de ia viíla , no menos pía , que humana , con que amorofamen- te nos miraba . Bolvèd bolvèd mis Señores el. afpefto hàzia aquella marmorea lapida; y allí contemplad que con indelebles carafteres, perpetua fe haze la memoria, perpetua la dignidad, perpetua la mageftad, de la que tanto UenaFon efte nueftro Templo. Mirad allí eternizada la gratitud, que con reveren- te obediencia conferva nueftra nación toda, por tanto amor, por tanta benignidad. Mirad finalmente , que aquellas vivas letras, eftàn explicando el devido refpcdo , que rendidamente fu- miíTos à nueftro Cesar tributamos ; para que immortalizada fu Augusta memoria por la pofteridad nueftra, queden vi- vas las impreciones , por todos los figlos . Pero Dios mio !

por qual funefto deftino, por qual hado fatal, por qual in-

C fau-

X

fauíta defventura, fe nos aufencò tanto bien? Qiial fué la potente mano, qual fué; que fulminando con impetuoro bra- 90 tan fiero golpe nos dexò can aflijidos , tan defolados , tan triftes ? Oh barbara muerte, exterminio fatal de los vivien- tes'. Efta, que fu vafto Imperio fe extiende defde el Real Ceptro , hafta el vil cayado , efta fué , la que parada coa fu cortante guadaña enei AUGUSTO Trono de nueftro CESAR , le facò cruelmente la vida ; para privarnos de aquella felicidad, que en los benignos bracos de erte nue- ftro Clementiílimo Padre, gozavamos alegres, y dcsfrutava- mos tranquilos. Aquí eftà en que fe reduze la gloria de los mortales . Oh miferia de nueftra caduca humanidad ! oh fin- gida felicidad del mundo! Que tranütoria te veo, que delef- iiable te contemplo, y que momentanea te advierto/ En lo mas florido de la vida , en lo mas galím de la jovenil 109a- nía, acelerada aparece la inexorable muerte, enemiga in- vencible de los vivientes ; y no perdonando a ninguno el inevitable tributo, difpara fus fangrientas flechas, con venda- dos ojos; no venera Coronas , no refpeña Reyes, no eftima Tronos, no difl:ingue Eítados,no parcializa Caracteres, por todo llega fu fatal jurifdicion , todos mata , todos fujeta , -to- dos avaflalla : y transformada la alegría en fobrelalto , el re- pofo en miedo, la tranqulidad en defafofliego, fe ven en un icto de ojos , trocadas las efcenas; y en un inílante , todo termina en unafuneíla Cathaftrophe, de la mas lacrimante tra- gedia .

Señor Clementiílimo , , que por tu infalible decreto

nos fübrevino tanca defgracia; que tu poderofa mano es la que nos ha herido: interdigo mis vozes, voy à fuje- tarme alos julios diétanienes de tu voluntad, y llenos to- dos de refignacion devota, pacientes recevimus eíle golpe, como defprendido de tu Mageftad Suprema que todo labe, y todo puede.

Mas violento hubiera fido el golpe Señores míos; mas incurable la herida; mas irreparable la perdida,- fi no viéra- mos de nuefiíro AUGUSTO ínclita Prole . Grande motivo

para

para el confuelo confiderò , el ver la Alteza de nueftro Soberano, PEDRO LEOPOLDO, PRINCIPE REAL DE UNGRIA , Y DE BOHEMIA , ARCIDUQUE DE AU- STPvIA, GRANDUQUE DE TOSCANA, Sentado por la gracia de Dios enei excelfo Trono . Porque , llevando del difunto PADRE AUGUSTO una perfetta imagen; hallamos no poco Confucio, en erte univerfal defaitre que deplora- mos , y en eíla lamentable falta que fentimos . Confoladoos pues , mis Señores, y dad alivio h vueílro animo; que aquel- las magnánimas acciones que diftinguían nueftro AUGUSTO y aquellas fingularilfimas heroicas virtudes que en FRANCI- SCO refplandecían , las eílamos viendo vivamente retratadas , en fu AUGUSTO SUCESOR: Siendo en el penfar jufto, en el hablar afable , enei tratar benigno , enei mandar agradable , en el disponer clemente; indicios todos de un animo heroico, que ama el bien por que es bien ; detcíta el mal por que es mal ,• y por tener ün abfolruto dominio fobre las pa- ciones, no à una fola . virtud inclina , pero à todas tiene la mifma inclinación; ni tan poco à un folo vicio es contrario, pero por todos tiene el mifmo horror. Al gran Dios de los exercitos fummo bien nueílro, devemos tanta felicidad; y a la fapientiífima educación de los AUGUSTOS GENITO- RES , tanta Gloria.

No dexaràn por cierto de dezir baila a fus gemidos; no dexaràn no , de dar lugar à el confuelo , el grande HÉROE EL AUGUSTISSIMO JUSEPE II. EMPERADOR DE ROMANOS , Y LA AUGUSTISSIMA EMPERADRIZ MARIA TERESA; en ver un Hermano , un Hijo , que ha- viendo eftablecido en la Tofcana la Real Recidencia , la gobierna imitador del AUGUSTO PADRE, con caridad y con ju- fticia .

Gózate pues, o ALMA AUGUSTA, enei excelfo Trono, que con tus obras en el alto Cielo colocarte : que en el ín- clito PEDRO LEOPOLDO TU AUGUSTA PR01.E de- xaíte tu vivo retrato; en el tu piedad, en el tu protección,

en el tu patrocinio , en el tu amor , que como benigno Padre

nos

XIJ

nos querías . Recreate fi , recreate en los Alcacares de los eter- nos repofos , y goza el fruto de tus heroicas acciones ; que à exemplo de el mundo, dexaíle viva la memoria h la pofteri- dad . Implora de aquel Dios , que todos los bienes , por la vida de nueítro Soberano PEDRO LEOPOLDO; para que libre de defgracias, y colmado de las celeftes Bendiciones, viva gloriofo larga ferie de años ; con la SERENISSIMA CON- SORTE, ARCIDUQUESA MARIA LUISA, GRANDUQUE- SA DE TOSCANA: para que veamos de efte ILUSTRE COMPUESTO , Real Sucefion de dicha , de gloria , y de eter- na felicidad. Y nofotros fideliíllmos fubditos, pacientes enju- garemos las lagrimas , dexaremos el lamento : y fi acafo lloramos quando te confideramos aufente; nos confolamos quando te contemplamos GLORIOSO.

•vi

xiij,

ORAZIONE FUNEBRE

RECITATA NELL' IDIOMA SPAGNUOLO DAL SIC. RABBINO PREDICATORE

ABRAM ISAC CASTELLO

ED ORA NELL'ITALIANO TRADOTTA

DA JOSEF VITA CASTELLO,

e

he veggio'? 0 Dio che orrore !' Che apparato , che Mole , che faci fon quefte ? 0 che oggetti ! 0 che- fpettacoU ! Ma che orrihiì fcena è codefta , in cui , ingombrandomi le angofcie il lugubre petto , appena refpirg , per le confufe pene che va' opprimono ? O Dia Im- mortale! che Jìravaganze io ¡leffo in me fìejfo rawifoi libero e fereno è pure il mio fpirito ; validi i fènfi ; veggio ; fento . E^ egli queflo il luogo , ove non fi celebrano che fefività ? E^ egli il Tempitt ove i' odono voci di allegri Cantici ? Sihbene . Qjieflo è il luogo , //? cui pace lo Jpirito , tranquillità il cuore , quiete l' animo ritrova . Or che rovine fi prefentano a mìci occhi in queflo giorno ? Che; orrenda metamorfofi cotanto mi forprende ? E perchè coss- fcsmer^ tato mi fi dimoftra quefio Edifìzio ^ che , avendol fempre riconafciut&, fejlivo Teatro di Uetifiimi Inni', il ravvifo in un fuhito^ tamba funefia di malinconiofi. lamenti ? Adoi miferia ! k pareti femhrsn^ii

xiv

tramandar fofpìrì^ le colonne ajfannì , le faci flebili voci di cam- pa ftonevol piante, 0 quanto al fent ¡mento invitano, o quanto richiamano al duole ! Io non fo , quale tanto fevero e rigorofo ìmpulfo , ha potuto vibrare un colpo tirannico, che cagionando fe- rita così fatale ; indupe afflizione al mio animo , lagrime agi" oc- chi, alle labbra efclamazioni . Già fi perturbano i miei fenft, fi fofoga lofpirìto, V intelletto s" oflcura, le facoltà m' abbandonano ; deh! fofpendi per un momento il dolore , o languido cuore : dammi, telchieggio, un piccol intervallo di follievo: e in mezzo a tanta agonìa, permetti ch'io parli ; e lafcia almeno ch'io pubblichi la cagione di tante pene ^ il motivo di così improvvifa e lamentofa angofcia .

Quefli fofpiri , quefti fìnghiozzi, e quejle lagrime , nafcono dal- la perdita un Eroe che ci foflenea » di un Atlante che e invigo- riva , dell' Auguftiffimo FRANCESCO STEFANO , Imperato- re dei Romani, Re di Germania, e di Gerufalemme , Duca di Lorena, e di Bar, Gran Duca di Tofcana ; r/?^ per cekfle ajfo- luta volontà , ahi funefta memoria I di troppo immatura ed im- pr ovvi fa morte da noi ferí volò (i).

Per celebrare, adunque, con lugubre officio le fue efequie , vi flete qui adunati , o flgnori ; ed a me l' onorevole incarico avete dato , di pubblicare le di lui magnanime e fempre Eroiche azioni , che patenti le decanta il mondo , affenti le deplorano i fuoì flati , ed evidenti le rifentiamo noi flejfl (2) , Ma dove mai termineranno le mie cure ? In un ambito così vafto , in un mare così fpaziofo , ed in cotanto ampio Teatro , dove volgerò io lo fguardo ; fleché il merito fublime di FRANCESCO , non rimanga in qualche feb- hen minima parte ofcurato , dalla brevità del mio ingegno , dalla debolezza del mìo talento, e dalla mìa difadorna eloquenza? E dove , alla fine , fra tante erudite penne che fapranno meglio di

Pie i dare un princìpio agt elogj di queflo CESARE , dove , dico ,

tro-

O) Morì li iS. Agofto in Infpruck verfo le ore nove e mezza della fera, nelle braccia del maggior de'fiioi Figli f /liciiiuca Ciufeppe . Egli era in età di 56. anni, otto mefi, e nove giorni, cllendo nato li otto Decembre 1708.

(2") Nel 26. Settembre adunatili i molt' llluflri Signori del Governo, e Maflarì della Nazion Ebrea, in fegno della loro giiifta venerazione, e dovuta riconofcenza , de- cretarono che follerò celebrate le folenni Efequie , all' Auguftifsimo Imperatore Fratieefco ¿icfano ,

XV

trovero io luogo ^ per applaudire riverentemente le fue glorie; con fare un folo indice delle eccelfe fue virtìi ? £' ben vero che per cominciar od enumerare i pregj del noflro AUGUSTO , non abbi- fognando le penne chieder foccorfo aW adulazione , la fola verità parla , e indarno s' affaticano a proclamar le lingue » Non impor- ta per tanto , che vengano gli Omeri a cantar il valor degl" Achil- li ^ ire per pubblicar i trionfi degl' Augufli i Virgilj , quando la gran tromba della fama decanta , e quando V alta voce della verità in- tuona. Ma ojfervo , uditori, che ravvifandofi un cuore gravemente oppreffo da interno cordoglio , per la privazione di un Protettore , di un Amico , di un Padre ; gli permette il piìt delle volte lo sfogo , non già per teff ere gli encomj\ ma per defcrivere foltanto una languida immagine del fuo gìuflo dolore . Non altramente in- tendo io fare in quefia mia funebre orazione ; che per Religione , per Umanità y e per Gratitudine, tal officio n' incumbe. Sarà egli evidente fegno di quefti dogliofi fentimenti , la dovuta attenzione del divoti ffimo mio congreffò, col più riverente flenzio; non già pel merito di quello che ragiona, ma pel merito di quello per cui fi ragiona .

Ha perduto la noftra Nazione un Padre che r amava, un Si- gnor che la proteggeva , un Augujlo che la difendea. Ha perduto la noflra Città nel noftro CESARE, un Monarca, che nelle fue azioni die fegni chiariffimi di vero Eroe : portando fempre neW autorità la Clemenza , nel comando la Pietà, la vigilanza nel Governo , la Prudenza nelle difficoltà , nei travagli la Cojìanza , e i7egr ajfalti finalmente un infuperahil Valore . Ha perduto la To- fcana il glorio fo flendardo , da cui dipendea nella focietà la quiete , nel traffico la reciproca corrifpondenza , /' univerfal profperità nel commercio , /' amore nel pubblico , la pace nei privati , e la tranquil- lità negV animi di ricchi, e poveri . Ha perduto, in fomma, il fe- cola un Inclito Sovrano , che la provvidenza de'fuoi felici fiati, por- tava innanzi continuamente la clemenza , e il rigore : ma con pro- porzione così aggiuftata , che quefto non rendea la fuperiorità infof- f ribile ; e quella non riducea in vilipendio /' autorità . A ragione per tanto ft lagna il fecolo, a ragion s" affligge; in rimirando fi pri- vo ài un Monarca , in cui avvinta con la giuflizia la carità^ vidds fparirfi in un tempo ifteffo, la carità e la giuflizia.

xvi Or che gìuflizìa non trionfava nei Magifìrati ài Sua Mae°

Anguila , allorché frefervaii gì' opulenti /falle accejjìo-ai pò- polari , e àifefi i poveri dalla prepotenza dei nobili , facea fiorire la comune tranquillità nei felici fimi flati ? Vedeafi in -vero efal- tata 1^ innocenza ., oppreffa la calunnia, fenz' impofizioni li fudditì, fenz oltraggio li ftranieri , punita la malvagità , la virtù premia- ta ; tiitti effetti di una retta e diflrìhutiva giuftizia , regina fra tutte le virtù, vincolo e alleanza della focietà umana: non oppo- nendofi giammai a ciò che rìconofcea effer Legge d" Iddio , della Natura , delle genti , e della patria . Con che carità non accoglie- va i Cuoi vajfalli^ Come Padre nell'amore, come CESARE nella protezione , e come AUGUSTO nella vigilanza ; giacché altro non era il fuo oggetto non la univerfal felicità . Tanta fu la pietà, tanta la clemenza, e tanto il maeftofo affetto KÌi FRAN- CESCO; che, non ejfendo flato mai riconvenuto , come Filippo (i) Re di Macedonia da quella ardita femmina , tutti udiva , tutti ac- cettava » p^r tutti trovava tempo , per tutti opportunità . E con due colonne conducea la fuprema Potenza , il popolo Ifraelitico nel deferto (2), volendo indicare con quella del nuvolo la pietà, con quella del fuoco il rigore; così procurando fempre il noftro Augufto, portare del gran Dio una perfetta imitazione , per nuvolo offeriva . il ricovero per favorire ; e per fuoco dimoflrava la giuflizia per governare . Con una mano , dirò così , s' impiegava neW edìfizio del fuoi flati per il comun follievo , come Padre ; con /' altra impugna- va il gladio del rigore per il cafìigo , come Giudice (3),* ed in tina parola , han perduto gli flati nel noflro invitto CESARE , un Monarca Giuflo , Pio , Affabile , Clemente , Urbano , Magnammo , Caritativo, e Pietofo : adorato fempre da una Conforte d" Imperiai Augufta famiglia, che grandemente V amava ^ Non vi fu più fret- ta

Ct) Muratori deila Pubblica felicità Cap. bo. pag. 290.

(2) Et praecedebat eos Doniinus interdiu cum columna nubis, ut conduceret eos per viani ; hoflu aiitem cum cohiiiina ignis, ut lumen illis praeberet , quo inoffenfe ain. bularein die ac nocìu: Nec receflìt columna nubis per diem, nec columna ignis per no- tìem a conCpeñi: populi . Exod. Cap. 13.V. ¡21,

(3) Una cum- manu futi opus cosficiebat, cum- altera vero gladiura ten^bat.

Nechetiì. cap. /{, V, \\,

xvij

ta più perfetta unirne , che quefla forpaff'ajje , fiorita fempre nello

fpazio di 42, anni tra il mfiro Imperatore , t X Augufta fua empiite [ì] . N&n vi fit Padre che abbia nudrito cotanta tenerez' za per la fua diletta prole : e altri padri lafciarono, al de' ¡lino , ; felici progrefft dei lor figli ; non così Francefco , il quale vile vivente ejfoyper ragione del fud alto difcernimento y dirigere ciafcun figlio a quella ¡Irada , che per proprio merito , e per la fa- gace educazione fi acquiflò . Padre non vi fu che più di ejfo fojfe amato y ne più degno di ejferlo; non filo í/<í//* Augufta fua Fami- glia , ma ancora da quelli ai quali era toccato in forte , ejferli iT appreffo a fervirlo ; mentre quefìi pia come Padre , che come Augufto il rimiravano : e a tutti i popoli die fegni dtW accefa amore cF egli portava per la comune tranquillità .

Parli parli la Tofcana , quando nella penofifftma careflia del cntedecorfo anno , fremea buom parte deW Italia a vi fia di tanta ca-^ lamtà. Chi non vedea quelle nude campagne , ivi piangendo, i miferi agricoltori yper mancanza di pane ; in modo che famelici andavano a fveller l^ erba ^ per non aver di che nudrirfi? Le af- flitte madri hramavanfi da un momento alt altro la morte y per mo- rir effe una volta , e non veder fi morire , ahi dolore l nel propio fieno i miferi pargoletti . l Cittadini affannatijfimi per fcarfità di provvi- poni; vuoti i grana] y fprovvedute le piazze y fpogliati i mercati j famiglie numerofiffime peregrinando dalC una aW altra città yper tro- vare qualche piccolo nutrimento ; tutto gemito , tutto lamento , tutto ftrepito . E in mezzo a tanta fatalità , a tanto infortunio , vijfero pur i Tofcani felici y con grande fecondità ed abbondanza : avendo contribuito gli erarj di Sua Maeftà , fenz^ alcuna impofizione che oggravaffe , a tutto il neceffario ;, attefa la paterna vigilanza e benigno provvedimento deW inefplicabil affètto di Francefco . Quan- te famiglie cofpicue dalla neceffità opprejfe y furono allora follevate\ fenza avere minimo indizio y che la provida mano AuguñsL benigna- mente le foccorrea .., Sa il mondo quanto fomminiftrarono. gli Augu-

E fti

(i) U deplori pur troppo, ì' /lugufiifftms Imperatrice, ¡a una fua lettera alle care fi- glie, con le feguenti parole Voi perderte. un Padre incomparabile, ed io uno Spofo, un tmico che fu per ben 4S. anni, 1* oggetto del mio cuore; effendo ftati allevati iufiemc i aoUri cuori , ed i noílri featiajeati bob averno che uu fot fine .

xviij jli erarj in infinite occorrenze , a diverjt trafficanti ; per incorag" gire /empre più dei Mercatanti í indufiria , per diftender maggior- mente i termini del commercio ^ ¡ingoiar meta del nofìro benigno Im- peratore per la pubblica felicità ; che in ogni tempo ri/guardò più quefta , che la propria vita . S' afcoltano tuttavia le feflive voci di gratitudine , della faniofa Vienna ; quando , per lo fciolto e fufo ghiaccio , feguì un improvvifa inondazione , così eflr aordinaria e terribile ; che , ufcito fuori dal fuo letto il gran Danubio , rimafero fommerfe non poche cafe. Ahi dolore di quelle mifere famiglie ^ ivi portatefì nei più alti monti , piangendo con violentijftmo flre- pito la loro flrage infaujìa ^ fenza trovar alcun foccorfo ! già peri- vano in così funefìo luogo , fenza faper come alimentarli : neppur gli animi più forti, i cuori più intrepidi fi fapeano efporre al tnanifeflo , ed evidente pericolo . Rade volte fi trova in cotanto fune- fie contingenze , chi immiti quella femmina fagace di Salomone [^i"]' Non fi trova , al certo , chi fprezzando così il pericolo , rifguardi più t amore dei fuoi famigliari , che il proprio . Non vi fu altro che il nofìro Augufto ; che andando innanzi di longa mano al perfonal rifchio la clemenza , al proprio riguardo r amore ; chiude gli occhi alla minacciante rovina , e con la più affettuofa intrepidezza efpo- lìe , gran cofa , perfino alla morte V Auguila fua perfona . Fa ca- ricare di pane una frágil barca , paffa da valor ofo ed infierne benigno, un furio ftjfmo fiume y e arrifchiando la propria tanto prezio fa vita, porta il fofìegno a quegl' infelici , che già fpiravano in braccio alla miferia. Or qui d" uopo è cF io mi diffonda . So bene che nafce r uo- mo per fé, per il Mondo , e per la Patria: e al moftro fimile puojji ftìmar quello , il qual non ama in quefto Mondo non un folo\ voglio dire , fefìeffò . Imperciocché la Religione , la Natura , e la Ragione infe- gnano, dover noi amare tutti gli altri uomini ; o fia per chi la Suprema Caufa il comanda , e chiameraffi in quefio cafo , Carità religiofa ; o fia per l' umana affezione cF il richiede , e le farà dato il nome di Ca- rità civile-. So bene che per dipingere al vivo il Profeta, il ca- rattere del Monarca , dice che portava il dominio fu gli omeri (2):

E quin-

(i) Ipfa quoque furrexit nodu , & dedit efcam domi fuae, fi: pabulum ancellls iuis. Prtv. cap. ^i, e. 15. .

(i) Et fuit dominium fuper humernm ejus . Ifai. cap. $. t». 5.

XIX

E quindi^ cred^ io\ apprefero i Medj a coronar gli omeri e non il capo ; per indicare che gf incarichi e le cure devono eleggere un Principe ; non la pompa , non la maeflà . jE' vero , finalmente , che Ste- fano Re di Polonia ^portava per divifa una Corona fregiata di papave- ri , col motto Para Dormir dovendo fervir più di vigilanza^ che di ripofo la Corona . Sia egli pure condannato alle fatiche , il Monarca ; fialo alla fnokflia , aW inquietudine ; ¡la il Principe , in quejF ordine , fuddito dei fuoi fudditi; un fervo v eflit o di Porpora^ uno fchiavo con la catena d"* oro; non ripojì nel giorno , per attendere agli affari della Cortei non dorma nella notte , per vigilar intorno aW Imperio . Ma non ajjìfter punto fleffo , per ajjtftere i fuoi vaffalli ; non rimirar la propria perfona , per rimirar i fuoi fudditi ; prender la morte , per dar altrui la vita , non una ma moltiljiíte volte ; o grand" ecceffo di Bontà , grand' ecceffo di Pietà , Mifericordia , e Clemenza di FRAN- CESCO/ Saprà molto bene /' Aaitria richiamare alla memoria ^ le tante volte che queflo gran Principe, efpofe per effa nelle batta- glie , la vita : Pubblicando nelle più malagevoli imprefe , nei più for- ti combattimenti y queir eroico valore; che in ogni tempo ^fìi r accla- mazione deW alta ed Augufla Cafa Lorena ; Non degenerando punto dagV llluflri fuoi Antenati , nel buono , neW utile , e nel bello ,* i quali fanno amare i Princìpi , nel tempo ijieffo che fi venerano .

Folle il noflro AUGUSTO proteggere , ad ogni fua poffa , le Ar- ti liberali e lo fludio delle fcienze più importanti , e fublimi ; cosic- ché mediante quefla fua protezione , feppe e potè ben dominare fiì cuori , e fugli affetti delle genti ; rendendo veneranda , e deW immor- talità degna la fua Memoria . A chi dee Vienna lo f científico ap- parato , nel Real Gabinetto della floria naturale , oggetto delt ammi- razione dì tutta la dotta Europa : E la raccolta di tutte le Mo- nete ^ battute dal tempo di Carlo Magno a queflo giorno; il che ferve per rimirar con un fol guardarla reale fucceffìone deW Antica Storia Metallica', e forma un preziofo monumento di tanto vantag- gio per la Cronologia \ a chi; dico , fi deono cotai diligenze ^ no/t air ottimo gufto del defonto noflro Sovrano ? Si ritrovano colà quei delizio fi giardini , che con tanta diverfità di arbori , e con

tanta varietà di piante , e frutti delle Terre novellamente fcoperte ,

fece

XX

fece ornnre il nojiro Cefare. Perii qual effetto pajfarom divertì uomini , con gloriofo difpenàìo , alle più remote e diftanti Regioni ; tut- to affine di dar fempre maggior lume , ai curioji Filofofanti \ e coti la diverjìtiì degli oggetti , dar nuovi incentivi all' umana fpecula- zione : giacche fempre del noftro benigno Aügüdo principal fcopo /ó, il dimoflrarft coftanti fimo protettore delle lettere . Ella ben fi decanti per ogni dove , la bella Tofcana ; che in mezzo a tante grazie , ed ornamenti di Natura y vanta tutte le bellezze delle Arti Ingenue j e tutti i vantaggi delle Scienze più profonde . Con univerfal applau- fo fi mira la pubblica univerfttà ^ dell'Alma Città di Pifa. FRAN- CESCO fu che accrebbe con particolar vantaggio , il numero del- le Catedye ; Egli che invigilò fempre , perchè da' fuoi licei veniffer ' viemmaggior mente propagate , tutte quante le importantijjime difci- pline ; Egli in fomma , che illuftrò lo ¡ludio della Fifica Sperimen- tale ; ed a cofìo ài gran denari , aumentò non poche Macchine , per la pratica della medefima . Ciò perchè ben ei fapeva , che la faen- za felicita r uomo , lo preferva dai pericoli , conferva gli Stati , mantiene i Regni, governa i Popoli , fa che il Monarca eferciti un autorità illuminata; ed in occafìon di conflitto , le armi tutte depongono le forze , quando entra in campo , della faenza il va- lore (i) .

Fu ella dunque mirabile F elezione delP Augufto Carlo Serto . Giacché, dopo averle conceffo Iddio un figlio, l'aveva a richia- mato ; pensò per /' efiflenza della fua Illuftre Cafa , ( Cafa Eccelfa , per la fua immediata dipendenza ; ove nello fpazio di fopra 400. anni , non fi viddero che Regj, Imper adori. Principi, con tanti fia- ti e regni ) provvedere di un degno conforte V Arciduchefla Maria TcrelA, fua figlia primogenita, già defiinata alla ficceffìone dell' Aufiriaca Monarchia . Grande fu fempre l' affetto , ine/primibile r amore di quefi' Imperatore , verfo il gran FRANCESCO STE- FANO ,' il quale ,per le rare fue prerogative , non fi potea vedere fenz' amarlo. Egli, per tanto, fu r Eletto- (2), per le mirabili

CO Melior fcientia, qurm arma bellica. Ecc/. C*p. p. v. i8.

CiJ Con tutta magnificenza ed inefp\icabil allegrezza ,nel di 12. Febbrajo 1736. feguì il maritaggio di quelli Principi ketiU , e continuarono dipoi per molti giorni le fede, e i divertimenti. E.'a V Augufìo FRANCESCO in eti di 27. Anni, e V Attgiifla Maria Tertfa era gii entrata aell'auno diciotteflmo ; (ìccome nata nel di 13. Moggio 1717.

pie preemnmìze , e percU veden máximamente che il fangud._ AujlriacQ gli circolava per le vene . Sembrò qiicjla degna elezione iin felici l]ì ¡no aufpicio, mentre col mezzo, del noflro Augufto, dovea. ritornare lo Scettro Cefareo aW Inclita e potentifjima [ita Cafa :• com' e addivenuto^ pel fuo alio merito ^ con univcrfale acclama- zione e indicibil fe/ìa, dopo nov anni ^ fette mefite nove giorni al felice .matrimonio [ij,. Jllora vieppiù fi pubblicò il nojiro Ottimo, Francefco,^ir un Monarca, illuflrato di tutte quelle rari jfi me pro-, pietadi , che per /' ordinario foglion elleno lafcìare il Grande , allor-. che afe ende aW eminenza del Trono . Vid de allora il Mondo* quanta. felicit(i quel Re apporta , // quale acqui/landò lo Scettro , non lafcia di ejfer umano. I fegni che danno di feffti Grandi^ nelle loro prime compqrfe, rade volte non ¡t uniformano co" progreffì . Di tut- to ciò die air Italia argomento inopponibile il noftro Auguro ^ quan-, do- in quefla fegui il profpero fuo arrivo , con /' Augnila Tua Con- forte Maria Teresa, ora Imperatrice, Regina d' Ungheria , e di Boemia felicemente regnante, e col Sereniifimo Principe Carlo di Lorena fuo Fratello . Dipoi nel giorno [2] felicilfimo. del folenne ingreffo nella Metropoli della Tofcana , fi conobbero Je ingef-., fanti acclamazioni di quei fudditi , che con. archi trionfali-, magni- fiche illuminazioni , e fplendidi apparati , fpiegarono coi pili vivi. fenfì deW animo , l" interno gaudio per Dominanti forniti di tanta clemenza. E quindi onorafido Livorno con la loro Reale prefenza[^']. che contento , che giubbilo non efprejfero con fontuofi fpettacdi , ar-. tifi ciò macchine , e dilettevoli oggetti : in fegno di dovuto ojfequio. dedicati ali" onor dei medefimi Augunì , da' Tofcani , Ingle/i, Fran- cefi, Olandefì , e quelli della noftra Nazione^ Ah che inefprimibik. fu il piacere , allorché fi vidde quejlo luogo gloriofamente onorato^ dalle loro Reali Perfone/ [_¿i\ In fatti ciafc uno in così felice occa^

F fione

(1) Nel 13. Settembre- 1745. Segui l'elezione di FRANCESCO STEFANO in Re dei Romani, che aiTiinfe il titolo d' Imperador Eletto. Fece il fuo magnifico ingrellb in Francfort del di 21. del fuddetto, e feguì poi nel di 4. Ottobre ¡a di lui folenne Co- iQuazione con indicibil fella, e concorfo d' innumerabil gente.

(2) Il d' 20. Fcbbraro 1739.

(3) 11 6. Marzo.

(4) Il Venerdì fera 13. Marzo circa le ore 24. vennero g\\ Ànguflifmi Sovrani aH onorare con la maeftofa loro prefenza la noilra Scuola. E dopo le noftre oiTequiofe di- jiiollranze per tanto merito, celebrò la Benedizione, come fogliara fare in ogni feflivo giorno ,. per la Vita , Pace , ed Efaltazione del noftro Sovrano , e dell' Augufla di lui Famiglia.

xxtj

fio ne ^ flupido notava r amore , la pietà ^ t affabilità di Francoico

Auguftilfimo; e ¿iella Spofa Reale il rìdente fernhiante ^ il pla- cido áifcorfo , e il guardo gentile^ non men pio ^ che umano '^ con cui afettuofamente ne rimirava . E deh! volgete il guardo , o Signo- ri , a quella jnar morsa Lapida .' ( 0 ^"^^ contemplate , che con indelebili caratteri , perpetua [affi la memoria , perpetua la dignità , perpetua la maejìà, della quale cotanto riempierono quefla mflra Scuola . lìlirate colà eternata la gratitudine , che con riverente obbedienza conferva la noftra Nazione , per tanto amore , per tanta benignità . Mirate al- la fine, quelle parlanti lettere , nelle quali vìen efpreffamente mani-. feftato il dovuto rifpetto , che umilmente fottomejfi al nojlro Cefa- re tributiamo ; affinchè refa Immortale la di Lui rimembranza Au- gufta-, nerimangan dnoffripofteri vive le impreffoni ,per tuttii feco- H . Ma 0 Dio ! Per qual reo deffino , per qual fato crudele , per quai- infaufìa difavventura , cotanto bene fìt a mi rapito ? Qjmle fu mai mano cosìpoffente , che fulminando con braccio ìmpetuof feral col- po , ne lafciò defolati , meffi , ed afflitti ? Oh barbara morte , efìer minio fatale dei viventi ! Qt^efla , il di cui imperio s" effende dallo Real et- tro , fino al pafforal baffoncello ; queffa fu , che fiffataff con la fua falce divoratrice fui Trono Auguflo del nojlro Celare, le tolfe crudelmente la vita ; per privar noi di quella felicità , che nelle benigne braccia di quefto Clementiffimo Padre, godeamo lie- ti e tranquilli. Ecco a che fi riduce la gloria dei mortali. Oh wiferia della noffra caduca umanità! Oh apparente felicità del. Mondo P Che tranfftoria ti veggio , che fragile ti contemplo , e che momentanea f avverto ! Nel più florido della vita , nel più biz- zarro del giovami vigore, veloce arriva l" ineforabil morte, in-, vincibil nemica dei viventi; e niun difpenfando daW inevitabil tri- buto, fcocca ad occhi chiufì, le fue tiranniche frecce; non ve- nera Corone, non rifpetta Regi , Troni non iflima, non difìingue

Stati , non preferifce Caratteri; per ogni verfo giugne la fatai

fua

(ji) Qui fi accenna il Monumento che interiormente fopra la Porta RTaggiore della Scuola cosi gloriofamente pubblica la coniparfa delle L. M. I. in elTa .

Ftancifco III. Lotharingiac . Barri . Etruriae Duci . Hierofolimorum Regi . Pio . Felici , Magno . Quod cum Maria Terefia Auflriaca Conjuge Aligada,

Et Carolo fratre Invifto '-

iPraefentia & majeñate Aedcm hanc implevit . HI, Id. Mart. MDCCXXXIX.

xxüj

fuá giuri fdtz'ione , tutti uccìde^ tutti opprime \ tutti efoggetta: E cangiata /' allegrezza in orrore , il ripofo in timore , la tran- quillità in agitazione , fi veggono in un fubito , trafmutate le [ce- ne ; ed in un momeiuo tutto finifce in una funefta cataflrofe^ della più lagrimofa ' tragedia .

Signor Clementi fimo y conofco che per vofro infallibil decre- to , cotal fciagura ci fopr avvenne : conofco ejfer fata la vojlra po'ifente mano che ne colpì : già [opprimo le mie voci , vado ad adirare i giufti dettami della volontà vofìra^ e con raffegnazion divota riceviam noi tutti pazientemente il colpo , ficcmne deri' Vitto dalla voftra fuprema maeflà^ che tutto fa^ e tutto puote, (i)

Più violento certamente farebbe fiato il colpo , - o Signori ; più incm'übile la ferita ; e più irreparabile la perdita ; non fi vedejfe del noftro Augnilo, Inclita prole. Grande motivo per la nojìra confolazione confiderò , // vedere l' Altezza del noftro So- vnino, PIETRO LEOPOLDO , Principe Reale di Ungheria, e di Boemia, Arciduca di Auftria, e Gran Duca di Tofcana, Sedente per la grazia d'Iddio neW Eccelfo Trono. Imper ciocche- portando del defunto Gquìioxq Augufto, una perfetta immagine ; a non pocofollievo fiam portati , in que fia univerfal fciagura , che fi de- plora , in quefto infaufio avvenimento , che fi rifente . Confolatevi- adunque i o Signori'^ e date aW animo vofiro conforto; mentre le nuignanime nzioni che il noftro Augufto difiinguevano , e le fingo- lari [¡ime Eroiche virtù che in FRANCESCO rifplendeano , le vcgginmo ognora vivamente dipinte , nel fuo Augufto SucceiTore.* Ejfendo giù fio nel penfare , affabile nel parlare , benigno nel trat- tare , nel comandar graziofo , nel difpor Clemente: indicazioni tutte di un Animo Eroico , che ama il bene perchè è bene , dete- fta il male perchè è male ; e per efer citar un affoluto dominio fopra le pafiioni , non ad una fola virtù inchina , ma a tutte fi porta egualmente ; ne tanrpoco ad un fola vizio s' oppone , ma contro tutti fìudrifce /' ifieffo orrore . Al gran Dio degf Efer citi , fommo Besì no- ftro , tenuti fiamo di cotanta felicità ; ed alla fapientifiima educazio- ne degli Augufti GenizoTi, di cotanta gloria. Non

(i) Videte mine quod ego, ego inquam fum Deus, ncque alius efl Deus praeterme: Eio uccido, & vivilìco; E^o vulnus infligo ¿k ego fanp; & non eft qui de manu isea ¡.offii eruere . Deuteronom. Cap. 32. v. 39.

XXIV

Non potranno a meno certamente , di n^ii tranquillare / lor ge- miti; non ìafcìeranno di ammetter luogo alla confolazione ; il grand' Eroe r AuguftiiTimo GIUSEPPE II. Imperador de' Romani, e r AiiguftiiUma Imperadrice MARIA TERESA ,• in rimiran- do un Fratello^ un Figlio^ che avendo ¡ìabilito nella Tofcana la Real refidenza , governa la medefima, imitatore delf Auguño Pa- dre , con carità e con giuflizia .

Godi pertanto i o Anima Augufla, neW Eccelfo Trono ^ che colle tue opre nelF alto Cielo ti fabricafli : mentre neW Inclito PIETRO LEOPOLDO tua Augnila prole , veggiamo il tuo vivo ritratto: In lui la tua pietà, in lui la protezione^ in lui il patrocìnio , //; lui V amore , che qual benigno Padre ne porta' vi. Ricreati sì, ricreati negli eterni ripofi, e godi il frutto del- le tue eroiche azioni ; che per efemplare del Mondo , lafciafti vi- va , e non mai ejlìnguìhile a" pojleri , la Memoria . Implora dall' Onnipotente Donator di tutti i beni, per la vita del noflro So- vrano PIETRO LEOPOLDO,- affinchè immune da ogni difav- ventura , e colmo delle celefli benedizioni , viva gloriofo lunga fe- rie di anni'-, con la Sereniilima Conforte, ArciducheiTa MA- RIA LUIGIA , GRANDUCHESSA DI TOSCANA : Sicché veggiamo da ^//^y^Tlluilre Conjugio, Real Succeffione di profperi- ta , di gloria , e di eterna felicità . E noi fedeli ffimi Sudditi , pa- zienti rafciugheremo le lagrime , cefferemo fofpirare : E febbene ci affligghiamo , quando ti confiderìamo ajfente ; ci confoliam nondi- meno j quando ti contempliamo Gloriofo .

PER L' INCONSOLABIL PERDITA

DEL GLORIOSO ED INVITTO CESARE

FRANCESCO PRIMO

IMPERATOR DE'ROMANI

CLEMENTISSIMO E LIBÉRALISSIMO

SIGNOR NOSTRO

PIO FELICE

COLLOCATO NEL L' EMPIREO

DEGNA SEDE

DI VN' ANIMA AVGVSTA DIVINA.

Jufìitìa Ccief.

iprj ? ]m ^^^? ? Saín n>i< ipw^ dSd ? jonn i^jj no tj'k

Ckinetitia Caef.

r>j;pj ")Nap "^píi'n idiq 'jj " nj^SK'n rjÉ'ñJ DHia «DL^a ^1^ j»3 nnx rvn lono üip7S

Sapientia Caef

r|">jf i^ pK '3 r]Sio D'33iD "■?> 1"i3-b3 IriD Dnír bj; '\u\'-) DJ

Forti tudo Caef.

Di Ifacfho Vita Frofolone,

3 VERSIONE

Fatta da Giufeppe Auhert q. Andrea . Delle di contro Ifcrizioni Ebraiche

GIUSTIZIA DI CESARE

\J ve alzarti lo Scettro , o GRAN MONARCA , Sedea GIUSTIZIA, tua compagna, al Trono; Onde la Fama, a gran ragion fa fede Che GIUSTIZIA con TE foilenne il Mondo .

Q

CLEMENZA DI CESARE

jando la gran fciagura il popol pianfe , Ah dov'è il PIO, dicea, dov'è il Clemente? Ah Cefare ove fiei? Invida morte Qual tefor di PIETADE or ci toglierti !

T

SAPIENZA DI CESARE

u maggior per SAPIENZA al prifco Augufto Bei Giardin di Virtù fiorir facefti, E Te medefmo , de' bei fior paicendo Serbar volerti ai cari figli il frutto .

FORTEZZA DI CESARE

V^ome d'ogni Aftro, Artro maggiore è il Sole, Tu maggior d' ogni Re , colla tua porta _ Mentre al mondo imponerti umile omaggio Agli alteri fiaccarti il vano orgoglio .

4

IMPERAT . CAESARI . FRANCISCO . L

LOTHARINGIO . M . ETRVRIAE . D. PRVDENTIA , IVSTITIA . CLEMENTIA

ANIMI . MAGNITVDINE VIRTVTIBVS , INSTRVCTO , ORNATOQ^ 50NARVM . ARTIVM . COMMERCI AMPLIFICATORI PACIS . RECTE . FACIENTIVM FAVITORI . PRAESIDIO SAPIENTVM . LAVDIBVS . CIVIVM . LACRVMIS MISERORVM . GEMITV POPVLORVM . OMNIVM . MEMORIA CELEBRATISSIMO PRINCIPI . MAXVMO BENEMERENTISSIMO IMMATVRA . MORTE . PRAEREPTO IVDAEORVM . NATIO SINGVLARIBVS . BENEFICIIS . OBSTRICTA

GRAVITER . MOERENS

DEVOTA , NVMINI . MAIESTATIQ^ EIVS

OFFICIVM . HOC , IVSTVM . PIVM . DEBITVM . DECERNIT

í

IMPERATORI FR. ivstissimo

PVLCRVM . SEMPER . FVIT tT . BENEFACERET . CVNCTIS . HOMINIBTS NVNQVAM . DIVINA NVMQVAM . HVMANA . IVRA . VIOLARE PROPRIA . QVISQVE . ED . IMPERANTE NON . SOLVM . TVTO . TENERE . POTVIT SED . ETIAM . SERVATIS . LEGIBVS FACILLIME . AVGERE lEGES . IPSE . NOVAS . AEQ/AS . VTILES SANCIVIT . TVLIT . PROMVLGAVIT •RECTAS . A . MAIORIBVS . TRADITAS . CQNSERVAVIT IISQ¿ PARERE . POSTHABITA . VTILITATE PRAECLARVM . DVXIT OyANTGC^ CIVIBVS . SVPERTOR TANTO . SE . GEbSlT . SVBMISSIVS PIETATEM . ENIM . IN . DEVM QVAE . FVNDAMENTVM . OMNIVM . VIRTVTVM INPRIMISQi IVSTITIAE VEHEMENTER . EXCOLVIT ITA . GENERIS . HVMANI . 50CIETATEM AD . MODESTIAM . ANIMI . MACNITVDINI . IVNCTAíl ERVDIVIT . INSTITVIT ITA . AD . SVMMAM . ROMANI . IMPERI . DIGNITATEM . IVECTVS SAPIENTVM . ADMIRATIONEM BONORVM , BENEVOLENTIAM SIBI . CONCILIAVIT CVIVS . FVNERA DESIDERIO . AC . LACRVMIS PROSEQVNTVR

b

ADMIRANDA . FR. CAESARIS . PRVDENTIA QVOD . SAPIENTES . DOCTOSQi VIROS BENEFICENTIA . ATí^. MVNERIBVS . CVMVLAVERIT PERSPECTOQyE , PRIVS , EQRVM . ANIMO . INGENIOQ^

IISDEM

II , RERVM . GERENPARVM . CVRAM

ET . AVGVSTAF > FAMILIAE

IVVENTVTIS . PRINCIPIBVS

lECTAM . INSTITVTIONEM . COMMISERIT

QVQD . lOSEPHO . BENEDICTO . imp. caes. avg.

ET . PETRRO . LEOPOLDO . m. etrvriae . d. FIUIS . charissimis

EGREGIAE . ET . PRAECLARAE . INDOLIS , ADOLESCENTIBVS

ÓPTIMA . SPE . PRAEDITIS

DIGNITATES . REGNANDI . IVRA . AC . POTESTATEM

FESTINATOS . HONORES

LVBENTER . DESTINAVERIT

VT . MAXIMVM . IMPERIVM

FLORENTI5SIMAM . ETRVRIAM . RELINQVERET

QVI . DOMINANTVR . IN . POPVLIS

HAEC . PRVDENTIS . REGIMINIS . RATIO

Qyi . DOMIBVS . AC . FAMILUS . PRAESVNT

HAEC . FATRIS . BONI . AC . PROVIDl . IMAGO

QVAM . PRVDENS . FR. IMP. HVMANITAS! QVI . QV VM . TOTA . FERE . BELLO . FLAGRARST . EYROPA SVMMA . PACIS . IVRA QVAE . SEMPER . OPTVMA ETRVRIAE . VTILIORA SERVAVERIT VT . ETRVRIA LITER^RTM . BONARVM . ARTIVM . AC . SGIEMTIAE . OMNIS MAGISIRA . ET . ALTRIX PRAE . CVNCTIS . GENTIBVS . EXSPLENDESCERET . FELIX VT . PAVPERVM . INOPIA MISERORVM . AEGRITVDINES . LENIRENTVR QVI . TOT. AEDIFICIA AD . INDVSTRIAM , AVGENDAM MORBOS . EXPELLENDOS . STVDIA . EXCOLENDA PVBBLICAM .. SALVTKU , TVTANDAM

CONSTRVENDA . CVRAVERIT AFFLICTAE . FORTVNAE . SVPPLICIBVS BONO . ANIMO . SEMPER . EXCEPTIS LARGITIONIBVS . STIPENDIIS PRAEMIIS , INGENTIBVS VETRO . CITOCL DATIS OPEM . FERENS FRVMENTVM . IN . SVMMA , ANNONAE , CARITATE IN , ETRVRIAM . DEVHEI . IVSSIT BENIGNE . AC . LIBERALITER QVI . ISTRO . OLIM . VIOLENTER . EXVNDANTE CONGLACIATIS . AQVIS . SE . CREDENS DOCVERIT WÍSERIS . SVCCVRRERE . LIBERARE . PERICVLIS . HOMINES MISERICORDIA . CLEMENTIA . AC . PIETAS QVANDO . VLLVM . INVENIENT . PAREM ?

s

SONETTO

I ^ella Dea micidial l' empio difegno

Forfè AUGUSTO previde in fuo penfiero , E pria eh' Ella vibraiTe il colpo fiero Ei diede ai Regni fuoi nuovo foftegno .

A Te, difle, o GIUSEPPE, a te l'impegno Fido del trono in fui Romano impero, E a Te , che unifco al Real Germe Ibero , A Te fido o LEOPOLDO il Tofco Regno .

Addio , Figli , poi difle : altro foggiorno

Mi affegna il Ciel : Vofliro retaggio ormai Sia lo fplendor ch'io lafcio al foglio intorno.

Figli , non vi turbate . Allor che i rai Poflb lieto così chiudere al giorno Figli j miei cari figli , io viifi aifai .

Di Giufeppe Hubert q, Andrea.

SONETTO

fe^ %^.

/\_h ! che perduto abbiam l' Invitto il forte Dell' Etruria l' Eroe , 1' onore , e il vanto : Ah ! che giii fparfe d' ogn intorno Morte La triftezza, l'orror, l'affanno e il pianto .

Sfoghinfi pur V umide luci e fmorte

Del popol fido nel ferale ammanto , Nel rimembrare , ahimè , la cruda forte Che il ben d' Etruria funeilò cotanto.

Chi fìa eh' a gran mal porga conforto ,

Chi un gran padre a' mefti figli rende, Chi rende ahimè! l'antica fpeme al cuore?

Ah queftì fia LEOPOLDO. In lui riforto, 11 Genitor vedraffi, e già rifplende Anche in giovin età , fenil valore .

Di Leon Tedefchi.

IO

SONETTO

D

ONNA regal, che l'onorato Giglio Serbi , e al Tofco Leon premi \^ teflra , AiIIù ti volle il Cielo afflitta , e mefta , Tergi il bel pianto, e rafierena il ciglio:

Sebben pallida Morte il fiero artiglio

Stefe fui tuo FRANCESCO , ecco ti reità Chi del gran Padre emulerà le geila A renderti felice inclito Figlio.

Per Lui fan dal Cailalio oggi ritorno Già le Sacre Sorelle al patrio tetto , farà così breve il lor foggiorno :

Per Lui già fcorgo il decorofo, afpetto

Tornarti in fronte , onde Tu fofli un giorno Delle grazie , e dei genj ^Inio. ricetto .

Di Giufeppe Majfei .

II

SONETTO

J_ aci credulo volgo : ah non cadeo Quel magnanimo Eroe: l'arme fatale Vibrargli non osò la micidiale Falciatrice fuperba, o non poteo;

Dolce Tonno , che Morte altri credeo , A felice il chiamò vita immortale: Non cadde nò, che a'fuoi grand' Avi eguale,. De' miei veftigj imitator fi feo;

Defunte fol nella funerea tomba

Son le fue fpoglie, cui da divife

Per girne al Ciel , che al nome fuo rimbomba ^

DiiTe virtudc : ai faggi detti arrife

Fama, e n'empio l' infaticabil tromba, E in auree note Eternità l'incife^

12

SONETTO

□'O H'Hì a''^f 2n¡23 •^^wn am d'3í3 '^ip'? ''^b' 2*?

"'jpjii "^'^rt TfiDp '^^f loin

^í^.'í'T'tnSisix'j

"IJO TI5»Í D03 '1D'?P' |r}

n*:d"ií 'Í^ odi* «^n D^?

Z)í i/^cfy&o F//<í Frofolone.

13

)AMáyf^

VERSIONE

Fatta da Giufeppe Auhzrt q. Andrea del di contro

SONETTO

Otruggendo il cuore in pianto , ognun dicea Ahi troppo, ahi troppo fventurato giorno! Ahi , qual' aftro maligno alto fedea Che tanto orror fparfe per ogni intorno !

Morìo FRANCESCO, e allor morìo , che adorno Di feftofi apparati il fuol fplendea: Morìo FRANCESCO , e del terren foggiorno Cangioffi ogni dolcezza in torba idea.

Ah pianga l' litro , ah pianga il Tofco Regno ;

Pianga nia , che a fercnare il pianto

Lafcia Augufto ad entrambi un fido pegno .

Il doppio trono, ecco ripieno intanto:

L' lilro ha nel gran GIUSEPPE il Tuo foflregno , Ed ottien d' un LEOPOLDO Etruria il vanto .

H

SONETTO

' ' ' ^ ' > 1^1:13 n*n» ìd;^ dd7 na*?

- T V

* '? i^'iia nij? pNO J''??^ i3"7 ? Vtis di'h "ij^n '^aa 'a

nno' ùhtt» ms^o 022 py

Del Mede/imo.

15

^^^S' '^

^iC^3^-"'"W-íi=M)H?;3

VERSIONE

Fatta da Giufeppe Aiihert q. Andrea del di cantra

SON ET T O

A

te, forte crudel, ragion chied'io Perchè foíFriíti che di braccio a Morte, Ahimè , fcendefle il colpo acerbo e rio Sul maggior de' Monarchi il grande , il forte ?

Ah che perir lafciafti il gìuilo , e piò ,

Solo per noitro danno , o ingrata forte ! Vaga frattanto di vedere, oh Dio, Etemo pianto al prifco ben conforte.

Ma '1 reo configlio tuo, vano fi vide;

Che permife il Cielo il colpo audace , Al riparo d' ETRURIA Ei pur provvide ,

PIER LEOPOLDO ci diede;, e alla fagace Mente di Lui, ecco eh* ETRURIA arride. Vedendo in lei regnar Giuftizia e Pace.

i6

SONETTO

trsS)

^

c

ome fi cangia al procellofo vento

Il Mar , che fofle in pria fermo , e placato ?

Ahimè tal full' Ino in un momentü

Tutto cangiar , del Pio FRANCESCO il Fato

E dove pria la gioja, or cento, e cento QueruU pianti afcolto ,• e da ogni lato Cinto di nera fpoglia , il paiFo lento Volge ciafcuno al mefto ufizio ufato .

Niente è per noi collante , ed uniforme ,

Corregge ogni piacer la doglia, e il lutto. Il Deftino non ha regole, o norme.

Così cade ogni uman debìl coilrutto.

Così al fommo Voler tutto è conforme , Così Morte crudel c'invola tutto.

Di Ghffeppe Mafei.

LI8RARV

^

V 5-1

g^^tí^-í: •?*«>•;.:

•^vv-^

^i^-'í;

■.<^-í '-

:«í-if.>

^

>Ji

N-'ií'J

^'S?^"

■''>■.■

-.f^--

iJtA

m

I