/ 4 #14 Librarp of the Museum COMPARATIVE ZOOLOGY, | | AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. | Founded dp private subscription, in 1861. | No. s66, Disposad s£ ha Mi Gorda: Library tu È j Spe ] ; IR LE ‘ Pe +4 si , PROT] b, fa “ii DEPARTM Mor; pg o , RAPITI OR INTO A I vie AO RUI VA LT Sal na Pi "DI : Sa fr Nt OSSERVAZIONI DI SAVERIO MACRI INTORNO ALLA STORIA NATURALE DI TRE NUOVE SPECIE DI TETIDI DEL MAR TIRRENO LETTE NELLA REAL ACCADEMIA DELLE SCIENZE AGLI 8, e 22 di MARZO 1816. Res ardua, vetustis novitatem dare , novis auctoritaterm 5 obso» letis nitorem , obscuris lucem ; fastiditis gratiam , dubiis fi- dem , omnibus vero naturam , et naturae suae omnia. Plin. Nat. Hist, Lib. I, pag. m. 5. I. i nea le più belle e singolari produzioni naturali, dot- ti ed eruditi Accademici , di cui il Sovrano Autore della Natura ha voluto adornare il nostro ameno ,' e delizioso Cratere, egii è da riporre senza fallo i. molti e diversi Molluschi, de’ quali alcuni fissi e radicati. su gli scogli, ed altri liberi, che quà e là per le acque marine vagan- do , sono non meno la delizia, e la curiosità degl’ inve- stigatori delle cose naturali, che ‘di coloro, i quali am- mirano le stupende opere della Divinità. Tra questi no- 2I 154 158 strali Molluschi non occupano peravventura l’ ultimo luo- go le Tetidi, tanto per la curiosa e bizzarra figura, che hanno , quanto per, la. particolare struttura ed eco- nomia , di cui son dotate; e molto più per la vaga ed elegante distribuzione de’loro organi. Per la qual cosa di questi animali, che anni addietro io vidi nel nostro Ma- re, vi presento ora le descrizioni, e la storia naturale , aggiungendo alcune osservazioni intorno a’ Carnumi, e alla Vulva marina ; e che, per maggior chiarezza del mio ra- gionamento, in varj capitoli distribuisco, premettendo ta- lune nozioni, le quali a chiaro lume dimostrano , che i nostri Maggiori de’ Molluschi ebbero contezza. CA Po i I Molluschi non furono ignoti agli antichi Naturalisti, II. Fin da’ tempi della più rimota antichità i cultori delle scienze naturali ebbero una cognizione non molto oscura di quegli animali marini, conosciuti sotto il nome di Mollusca, e che volgarmente chiamansi i Mo/luschi. Ed in vero, leggendo io le Opere di Aristotile, di Gale- no , di Plinio, e di altri antichi Filosofanti, ritrovo, che essi di cotesti animali favellando , non solo le loro gene- rali caratteristiche , sebbene assai imperfette, ci esposero: ma anche quali essi sieno, c’ indicarono ; ed in che da- gli altri animali comunemente conosciuti, sien diversi, La qual verità da varj luoghi delle loro Opere manifesta- mente deducesi. Tai luoghi ben volentieri in mezzo ad- 159 durremo , onde comprovare una tal verità, di cui. sem- bra, che taluni ne dubitassero. III. Tra i greci Scrittori non avvi alcun dubbio, essere stato Aristotile il primo a chiamare i Molluschi Ta padauia, cioè mollia, perchè ei dice (1): foris carne molli obducuntur , ed altrove (2) aggiunge: mollia fere tota carnosa , ei tactui cedentia sunt. Il medesimo Fi- losofo di Stagira specifica quali sieno sì fatti animali ma- rini, scrivendo (3) : mo//ia , ut polypi, sepiae , lolligines. E ciò che maggior meraviglia reca, si è, ch’ei conobbe non solo la storia naturale di cotesti molluschi testè no- minati, ma nè anche ignorò la loro interna struttura (4). IV. Per ia qual cosa non dobbiam punto maravigliar- ci, se tanto Galeno, quanto Plinio, ed altri del greco Filosofo l’ opinione abbracciata avessero. Imperocchè il primo (5) lasciò scritto : mollia vocantur y quae neque squamas , neque asperam cutem, aut testaceam habent, sed mollem, instar humanae : cuius generis sunt polypi, sepiae , lolligines, et alia, quae his sunt similia. Haec certe , quoniam neque squammeum, neque asperumy, neque testaceum tegmen gerunt , mollia apparent. V. Plinio il vecchio, il quale, come agli Eruditi è (1) ZHist. animal. Lib. IV. cap. 1. p. 106, (2) De partib. animal. Lib. 1’. cap. 8. p. 444. (3) Mist. animal. Lib. V. cap. 6. p. 152. (4) Vesgasi Hist. animal. Lib. IV. cap. 1.3 Lib. V. cap, 6..e 18., e de Partib. animol. Lib. IV. cap. 9. (5) Gal. de Aliment. facultatib. Lib, LIZ. p. m. 234. * 160 noto , molte cose alla sua Storia naturale. appartenenti, dalle Opere dello Stagirita trasse; allorchè di essi anima- li marini favella, si esprime a questo modo: .(1) molla sunt lolligo , sepia, polypus. E quì forse non sarà inu- til cosa l’ avvertire, cotesta voce Latina mollia, usata da Plinio per significare 2 molluschi, essere stata. omes- sa in tutti i Lessici latini. Ateneo, che da’ suoi contem- poranei Scrittori molte notizie raccolse, di questi anima- li marini ragionando , fa uso del vocabolo r4 rela, cioè /olligini similia , come rilevasi dalle sue parole (2) parana de nareta Te TeVOwin. Or dagli addotti luoghi ; se io non sono in un grave errore , manifesta. cosa è; che agli Antichi non furono sconosciuti quegli animali marini, che in oggi appelliamo 7 Molluschi. VI. Gli Scrittori posteriori di Storia naturale, dopo il felice rinnovellamento delle Scienze , e delle Belle Let- tere, sovente fecero uso delle medesime voci, per indi, carci questi curiosissimi animali, quantunque talune di coteste voci mi sembrano poco esatte. Così il dotto Ron- delezio (3), ed altri, seguendo l’errore di Teodoro Gazza, opinano, essere stati i molluschi anche da Aristotile chia- mati gararodepua : ingannati forse e dalla ‘aftinità del no- me , e dalla significazione di tal parola, la quale dinota mollem cutem habentia, ovvero , che vale lo stesso, mo/- (1) Zist. nat. Lib. IX. sect. 44. cap. 28. p. 28. edit. Ven. Bettinelli. (2) Lib. VII. p. m. 318. lit. F v. antepenult. (3) De Piscibus Lib. XVII. cap. l. p. 497. 161 li cute contecta. Ma l’eruditissimo Salviani (1) bene e sa- viamente osserva, che da Aristotile col nome di uaAazodepua furon denominate cartilagineorum piscium ova, perchè hanno un guscio tenero, e molle, e non già i molluschi, che ne sono assai diversi. VII. L’ immortale Linneo, seguendo le orme degli antichi Scrittori, nel medesimo ordine de’ molluschi an- noverò le Seppie , le Lolligini, le Stelle marine, le Nereidi, le Attinie , le Ascidie, le Doridi, le Meduse, le Oloturie , i Tritoni, le Tetidi, ec. Finalmente il Cav. Cuvier, dot- to ed illustre Zoologo francese, ha stabilito una nuova nomenclatura , ed una nuova divisione di questi, e di al- tri animali marini, la quale potrà leggersi nella di lui Opera (2). Noi faremo quì soltanto osservare, che il ge- nere Zhetis per noi descritto, giusta le sue savie rifles- sioni, appartiene all’ ordine di quei molluschi, i quali avendo le branchie, o sieno gli organi della respirazione , scoverte sopra il dorso , chiamansi da esso lui /es Gaste- ropodes nudibranches. GA P. ..Il, Descrizione delle Tetidi finora sconosciute. VIII. Le Tetidi, o Teti, che altri dice, fin qui cono- sciute , e descritte da’ Naturalisti, non sono più di tre. (1) Aquatil. animal. Hist. p. 160. (2) V. le Régne animal distribué d’ après son organisation, Tom, II. p. 351 et suiv. 162 Il celebre Linneo nel suo Systema MNaturae , edizione del Gmelin, ne distingue soltanto due specie, ad una delle quali ha dato egli il nome di 7hetis leporina, all’ altra quello di Thetis fimbria. Ultimamente il Cav. Cuvier ha descritta, e figurata una terza specie (1). Io nel nostro Mare ne ho rinvenute tre specie di tai mollu- schi, le quali, come sarà a suo luogo (2) dimostrato, mi sembrano affatto nuove, e quindi son ben diverse da quelle finora note. La prima delle divisate Tetidi linnea- ne non è stata ben conosciuta dagli antichi Naturalisti, perchè essi non mai la videro viva, ma sempre morta , e corrotta: e per conseguenza, tutta svisata, e cangiata dal suo vero stato naturale. Il che chiaramente scorgesi e dalle loro descrizioni assai imperfette a noi tramandate, e molto più dalle figure , che ce ne han date. Tali sono le figure del Rondelezio , del Gesnero , dell’ Aldrovandi , e di altri. IX. Ed affinchè delle specie di Tetidi per noi osser- vate , facciasi una idea chiara e distinta , e possa di leg- | gieri comprendersi tanto la loro curiosissima forma, quanto la singolare e vaga distribuzione de’ loro organi , e la loro differenza da quelle finora conosciute ; fa di mestiere con- siderarle così nella parte supina, o sia corrispondente alla bocca, come nella parte opposta. Imperocchè e nell’ una, e nell’ altra di coteste parti non poco fra esse differiscono, > ® (1) Meémoire sur le genre Thethis et sur son anatomie. (2) Cap. VI. 163 e ci presentano delle particolari curiosità, che, a mio giudizio, ommetter non debbonsi. X. E poichè tai molluschi son formati di tre parti ben distinte, cioè di scudo , o vogliam dire di vela, di collo , e di un corpo membranoso-piramidale , giova per maggior chiarezza , ed intelligenza del mio ragionamento, considerar separatamente questi tre organi , che gli uni dagli altri sono ben diversi. XI. La prima adunque di queste tre Tetidi sarà da me, per cagione. delle sue appendici a guisa di altrettanti cornetti, chiamata Thetis cornigera. L'altra , la quale porta due appendici come un parallelogrammo , sarà deno- minata Thetis parthenopeia. La terza in fine, essendo di molte appendici, a guisa di altrettante foglie, ornata, sa- rà per me detta Thetis polyphylla. Tra tutte le Tetidi questa mi sembra essere la più bella, sì per l’ elegante sua forma, come pel vago e dilicato colorito delle sue parti, che l’ adornano. Di tutti e tre questi diversi mol- luschi darò prima le caratteristiche specifiche insieme col- la descrizione latina alla foggia linneana , e poscia ne farò la storia naturale : poichè è noto , che dalla esatta descri- zione degli oggetti naturali ne dipende la loro conoscen- za ; e che ove questa sia oscura ; ed imperfetta, di essi non mai avrassi una idea chiara , e distinta. SPECIES I. THETIS GORNIGERA. Characteres specifici. Appendicibus omnibus cylindrico-fimbriatis , alterne maioribus, minoribusque. Thetidis cornigerae in parte prona descriptio (1). XII. Thetis cornigera, clypeo subhemisphaerico , aliquantisper convexo , margine cirris minimis , albis, confertis , filiformibus , plus minus duas, tresve lineas longis. i Haud procul a cirris, in eodem clypei margine, fascia digitum unum lata conspicitur undulata, mar- ginem cingens ( summitate excepta , ubi per quatuor fere transversos digitos est interrupta) nigro-caerulea, in medio albo-luteola, nonnullis aliis munita cirris al- bis, subconicis, perpendiculariter positis , lineam longis. Longitudine clypeus decem , latitudine vero quinque transversos digitos aequat. Animali autem morti proxi- mo , hic clypeus mirum sane quantum alterne trepidat, atque contremiscit , dilatatur, expanditurque: post eius mortem duos fere et ultra digitos contrahitur. (1) Veggasi la Tav. I. 165 Clypei crassitudo in exortu vix , ac ne vix quidem transversum digitum excedit, quae paullatim ad mar- ginem usque decrescit , ubi fere membranacea est. Co- lorem exhibet albidulum. Eius caro, uti totum animal, est tenax , atque duriuscula, subdiaphana , lolliginis colori, atque duritiei fere similis. i Ad clypei basim tentacula duo, unum utrinque, -auriculae similia, in exortu subpedunculata , fere ova- ta, duos transversos digitos lata , integerrima, mem- branacea , fluctuantia . Duo inter tentacula , modo descripta, collum nasci- tur breve, a clypeo productum , cylindricum, laeve, fe re digitum unum longum, tres plus minus latum . Corporis membranacei pyramidalis descriptio. XIII. Collum in corpus membranaceum pyramida- le desinit, duplici fabrefactum substantia , membrana- cea una y pyramidali altera. Substantia membranacea est membrana lata, ova- lis, albidula, octo digitos longa, septem lata, tenuis, plana , laevis, margine incisa , apice acuta, parvis li- neis subreticulatis hinc atque illinc notata. Corpus vero pyramidale ( quod animantis viscera continet ) longitudinaliter per descriptam membranam positum , ad digitum unum et ultra super eam protu- berans , convexum, laeve, duriusculum, in acumen desinens , in exortu, et progressu latum, est eadem membrana in eius medio elevata , productaque. 22 166 Ad. corporis pyranudalis latera sexdecim nascun- tur appendices (branchias , seu floccos branchiales: Nu- peri dicunt, respirationi inservientes ) octo utrinque , cylindricae, lueves , inflexae , atque inter se. convolit tae marginibus exterioribus floccosis, flocculis ramosis , unum fere minimum transversum digitum crassae. Qua- rum duae primae sunt breves, alterae vero diae lon- gae, et sensim decrescentes ad apicem usque , quaruni superiores semper maiores. Sinistrorsum , ubi secunda nascitur appendix, tu- bulus apparet cylindricus, exporrectus, duas lineas longus, lineae dimidium latus. Eiusdem Thetidis cornigerae in parte supina descriptio (1). XIV. Thetis cornigera , clypeo subhemisphaerico , plano , compresso , tisdem cirris , ac in priori figura, fascia vero undulata marginem cingente, in summitate per quatuor digitos interrupta, tota nigro-caerulea, in medio albo-luteola , cirris destituta. Margine picta est haec Thetis inflexo propter hanc figuram , quam saepe vivum animal cum moveretur, praeseferebat. Hanc ob caussam fascia modo descripta non apparel, Clypeus inferiori parte inflectitur , in aliumque nu- {1) Veggasi la Tav, 1I. 167 norem , sphaerae segmento similem, producitur, quin- que , vel sex digitos latum, duos longum , digiti fere dimidium crassum , clypeo maiori ita adpressum, ut fere in contactu esse videatur. Clypei minoris externa facies est laevis, interna vero cirris matoribus , minoribusque ita confertis exa- speratur, ut tota aculeata instar echini marini ap- pareat. In clypet maioris, minorisque ima parte corpus glandis instar assurgit, ubique liberum, fluctuans, re- tractile, duos transversos digitos longum, unum latum, ore hiante, intus minimis dentato cirris, lineam longis. Ab utriusque clypei basi collum pendet fere cylin- dricum , laeve, album, duriusculum, atque tenax , cui membrana adnectitur admodum lata, atque expansa, ovalis, superiora atque înferiora versus, libera, atque Auctuans. Observatio. Membrana, de qua modo dixit, non in colli margine, sed duos fere infra. eum digitos ei adhae- ret. Duplicigue ornatur reticulo , uno maiore , totam membranam occupante , altero minore ad instar albidu- lae zonae , apicem versus angustioris, paullatimque la- tioris. Zona ab timo ad summum producta , reticulis constat maioribus, membranamque ipsam ad eius di- midium usque percurrens. 168 SPPHE"G'I SENSI Thetis Parthenopeia (1). CHARACTERES SPECIFICI. Appendicibus cylindrico-fimbriatis, maiore quadri- latera, una utrinque, membranacea, superius plana, inferius convexa, nigro-maculata , primam inter et secundam appendicem posita. XV. Altera haec Thetidis species primae , quam modo descripsimus , plane simillima est. In eo tamen differt, quod inter primam , et secundam appendicem utriusque lateris, parallelogrammi modo, altera appendix maior conspicitur admodum crassa , dimidwa fere di- giti longitudine, albidula, superne concava, inferne con- vera. Maculis hinc atque illinc insignita est nigrican- tibus matoribus , mirnoribusque , angulis extremis in li- neares conos, apice albos , basi miniù colore infectos , desinentibus. i Observatio. Omres appendices sunt duodeviginti, novem utrinque , cylindricae. maiores, minoresque : omnes fimbriatae, excepta appendice quadrilatera. Ap- pendices fimbriatas contrahit, atque expandit. Tertiam inter et quartam appendicem lateris sinistri parvus ap- (1) Zeggasi la Tav, II. 169 paret tubulus albidulus, parum elevatus. Fascia clypeum cingens est nigro-maculata, summitate abrupta , et defi- ciente. Ceteris characteribus primae Thetidis speciet est omnino similis, si appendicum numerum excipias, qui in hac specie, ut modo dixi , est duodeviginti , in al- tera vero sexdecim. | S°PUE GSINENSNIIE Thetis Polyphylla. CHARACTERES SPECIFICI. Appendicibus maioribus membranaceis, ovato-ob- longis, acutis, decem et octo sine impari, novem utrin= que , minoribus totidem subeylindricis, fimbriatis , in- fer matores posutis. Thetidis polyphyllae in parte prona | descriptio (1). XVI. Thetis polyphylla, clypeo subhemisphaerico , plano , laevi, margine integerrimo ( quandoque exciso, ut in figura apparet ) tenui, ad basim tentaculis duo- (1) Veggasi la Tav. IV. 170 bus auriculae similibus, unum utrinque, subrotundis, integerrimis, membranacets, fluctuantibus. Collum breve, integerrimum, laeve, subcylindricum, cui adhaeret corpus ovale membranaceum , denticulatum, vw medio elevatum, in pyramidem desinens triangula- rem convexam: ad cuius pyramidis latera appendici- bus membranaceis decem et octo sine impari, novem utrinqgue, ornatum, ceterisque minoribus subcylindricis totidem, inter maiores positis. Observatio. Mazores appendices sunt membrana- ceae, ovato-oblongae , acutae, deciduae, apice rubrae, seu vivido minii colore infectae, supra maculatae ma- culis nigris irregularibus, matoribus, minoribusque, subtus albidulae, ac wvelutt albo pulvere adspersae: duae vel tres superiores apice bifidae, vel trifidae. Ea- rum numerus ut plurimum est septem et triginta, ali- quando est octo et triginta. Minores appendices sunt subcylindricae, hyalinae, revolutae, margine fimbriatae, ut videre licet littera M. Eiusmodi appendices ad supertorum appendicum maio- rum latera nascuntur, et non sunt in medio inter su- periorem, inferioremque appendicem posttae. Inter lateris sinistri secundam, tertiamque appendi- cem parvus apparet tubus fusci coloris, lineam crassus, ac longus. Seorsum expressus conspicitur littera V. Tab. IV. 17% Eiusdem Thetidis polyphyllae in supina parte descriptio (1). XVII. Thetis polyphylla, clypeo subhemisphaerico , plano, margine innumeris propemodum albis cirris, ac nonnullis maculis semicircularibus nigro-caerulets insi- gruto: inferne in alium minorem clypeum semicircula- rem producto, maiort'approximatum, externe laecéem, in- terne cirris albis brevibus, ita confertis ewasperatum, ut ea facies plane echinata appareat. dn clypet utriusque ima parte papilla rotunda, apice longitudinaliter dissecta, admodum: elevata: inspicitur, quae est animantis os , cirris dentatum: Utriusque clypet figura infundibulum repraesentat limbo uno matore , altero minore: Collum ab utroque clypeo producium, est fere cy- lindricum, laeve, digiti fere crassitie, quod membranam ovalem , ut in prima Thetidos specie, superiori: parte’ liberam,. atque fluctuantem, sed. minime reticulatam , generat. Thetides, de quibus hactenus loquuti sumus,: a piscatoribus , nautisque nostratibus vernacula voce le Pavoncelle di mare appellari consueverunti, ab hisque in cihlum ad/ubentur. (1) Zeggasi la Tav. V. 172 Gia P.. GIL Fenomeni osservati in questi molluschi così vivi, come morti. XVIII. Le tre Tetidi, per me finora descritte, avendole diligentemente per tre anni continui, a tempo opportuno esaminate yive entro le acque marine, e morte fuori di esse ; mi hanno presentato i seguenti curiosissimi fenomeni , che per le indefesse e replicate osservazioni da me fatte, per costanti, ed immancabili debbon esser considerati. Quan- te volte son. esse in vita, qualunque sia la loro po- sizione, a guisa de’ lumaconi ignudi, tutte a lor talento si divincolano, si scontorcono , si attorcigliano , si allar- gano , si scortano , e si restringono ; ed in tutti questi di- versi movimenti sempre incurvano in avanti lo scudo mag- giore, o sia quella parte, da altri appellata vela, massime verso il lembo, facendolo ora più, ora meno convesso, ora più, ed ora meno rendendolo largo, lungo , e piano. Elevano inoltre lo scudo minore, e’l prolungano molto in su, indi lo distaccano dalle parti sottoposte in modo, che agevolmente veggonsi i cirri ad esso attaccati; ele- vano altresì il collo, e gran parte del cilindro , ove è si- tuata la bocca. Questo cilindro alternativamente 1’ innalza- no, e l’abbassano, stringendo a vicenda, ed allargando la bocca. XIX. Ove poi questi molluschi sieno nella posizione pupina, è gosa molto curiosa e singolare il vedere, che il più delle yolte ripiegano in sopra, ed in dentro in varia 175 guisa i lembi della membrana ovale. Questi lembi insieme uniti, nascondendo il corpo piramidale, danno il grato curiosissimo spettacolo dell’ immagine di una piccola bar- chetta, or longitudinale, or trasversale, ed or di altra fi- gura irregolare. Ed in tal guisa cotesti animali. ora veni- van a fior d’acqua, ora andavano in giù, ed ora sul lato ‘destro, ed ora sul lato sinistro; e a lor piacimento diver- samente movendosi, nuotavano , movendo con molta gra- zia, e leggiadria le loro appendici, le quali mi sembra- no altrettanti remi. XX. Quando sì fatte Tetidi amano di star ferme, ed immobili, o di muoversi alquanto , distaccano lo scudo maggiore dallo scudo minore, e con questi organi fra loro separati, rappresentano la figura di un imbuto con un lembo alto, e l’ altro basso. Ed in tale circostanza si osserva, che prolungano, ed abbassano a vicenda tanto il cilindro , che è tra i due scudi, quanto la bocca, la quale siccome più, o meno si stringe , così nel medesimo tempo allargano il corpo membranoso. XXI. Quante volte il mare è in molta calma , e bo- naccia , veggonsi questi molluschi galleggiare a fior d° ac- qua, spinti quà, e là dal suo semplice moto , colla mem- brana ovale spiegata, e tesa a guisa di vela, e co’ due scudi molto tumidi e gonfii. Se in tale incontro , a bella posta agitasi con violenza l’ acqua del mare, o pure essa è scossa da altra simile cagione, ben tosto incurvano , e contraggono la membrana ovale , incurvano i due loro scu- di, e restringendosi in, uno spazio molto minore , preci- 25 174 pitosamente s’ immergono sott’ acqua, e laggiù scom- pariscono affatto. Ì XXI. Ove questi animali marini cavinsi dall’ acqua del mare, e si mettano in un piatto piano, e largo ; si os- serva , che essi in una maniera molto singolare allargano i loro due scudi, massime lo scudo maggiore, e poscia iremolando , a poco a poco gli stringono : indi di bel nuo- wo a vicenda gli allargano , e stringono più e più volte , facendo prima di morire un continuo tremolio. Il mede- simo fenomeno avviene al resto del loro corpo , che al- ternativamente allargano , e stringono a foggia di lumaca. In tali circostanze ho veduto, che le loro carni divengo- no ben dure, e consistenti , e che se si pungono, ed ir- ritansi con uno spillo ; ovvero s’ incidono, si aggrinzano alquanto , e danno chiari e manifesti segni , di esser esse molto sensibili , ed irritabili. Anche:i pezzolini , ne’ qua- li coteste carni sono state tagliate, e divise, per brieve tempo la loro vitalità, come le lucertole , conservano. XXI. I tre molluschi, de’ quali fin quì ho narrato i particolari fenomeni, non hanno alcun odore, o sapore disgustoso. Il loro peso non è maggiore di cinque in sei once. Di rado hanno un peso maggiore. I più piccoli so- no di tre in quattro once. La loro maggiore grandezza è quella , che vien espressa nelle figure. Si fanno vedere e in alto mare ., e verso il lido ne’ mesi di Aprile, e di Maggio , ovvero durante i grandi calori estivi in tempo di calma, e quando spira il vento scirocco molto caldo, che alquanto agita il mare. Quelli, che ho descritti, gli ho trovati di Aprile verso la punta di Posilipo, nel luo- 175 go detto Za Gazo/a , ove assai lieti e giulivi gli vidi no- tare, presentandomi i fenomeni poc’ anzi divisati. Una volta i marinari mi portarono la Thetis polyphylla è 30 di Novembre , da essi presa tra l’ isola d’ Ischia , e Ven- totene. Fu presa verso mezzodì, essendovi calma di mare con vento scirocco. XXIV. I pescatori, ed i marinari Napoletani cono- scono queste Tetidi sotto il nome di Pavoncelle di ma- re, e volentieri le mangiano , preparate come i pesci, senza che avvenga loro alcun danno. La loro carne è una sostanza gelatinosa, biancastra, consistente, e duretta, al- quanto pellucida a foggia di cristallo scuro, presso a pe- co simile alla carne delle lolligini, e de’ calamai. XXV. A misura che i divisati molluschi son pros- simi a morire , distaccansi da essi le appendici legate al corpo piramidale. Il che singolarmente avviene alla terza specie di Teti, da noi detta 7%etis polyphyla , la qua- le, come vien cavata dalle acque marine, così a poco a poco , una dopo le altre, perde quasi tutte le appendici membranose , che adornano il di lei corpo piramidale, Tal che dopo breve tempo ne resta quasi affatto priva, e sembra essere una spezie molto diversa da se stessa, e dalle altre ; ed è cosa degna da notarsi quì , che costeste appendici membranose, prima di separarsi dall’ animale , perdono in gran parte il loro color nero , e notabilmen - te si gonfiano. XXVI. In ultimo luogo non è da ommettersi, che se cotesti molluschi per più giorni fuori dell’ acqua si con- servano ; divengon giallicci, notabilmente si aggrinzano , * 176 di volume si scemano , e dalle loro carni cacciano un’acqua viscidetta, e per lo sapore , e per l’ odore disgustosa. Essendo essi in tale stato , hanno ad un di presso quella fisura , e quella immagine della terza spezie di lepre ma- rina, che ci vien rappresentata e dal Rondelezio , e dal Gesnero , e dall’Aldrovando , e da altri. La qual cosa mi fa giustamente pensare , che gli anzidetti illustri Valentuo- mini non mai ebbero il piacere di vedere questi animali marini vivi, ed interi, come sono stati fatti dalla Natura. Laonde nacquero i tanti errori sparsi ne’ libri de’ Natura- listi. E nel vero il Rondelezio (1), parlando della terza spezie di Lepre marina, francamente scrive : odore est val- de ingrato , et pisculento, nauseam movet , splendore diutius inspectantibus dolorem oculorum , capitisque adfert, id quod în me ipso sum expertus. XXVII. Questi son veri sogni, e ciance, per non dir ciurmerie , che le veggio anche accreditate da un no- vello scrittore de’ Zermi (2), il quale afferma: Les té- this ont quelques rapports de conformation et de moeurs avec les laplésies; aussi Columna et Rondelet qui en ont parle les premiers , les ont ils confondus avec elles. Ce qui a été dit des laplésies , leur convient donc en partie; comme elles ils sentent mauvais , sont dépilans , et causent des accidens graves è ceux qui en mangent ; comme elles ils vivent dans des endroits fangeux, et repandent une liqueur notre. (+) De Piscibus Lib. XVII, c. 13. (2) 11 Sis. Bosc Zlistotre naturelle des Pers, Tom. I. pag. 68. 177 XXVIII. Intorno al recato luogo del Naturalista fran- cese bisogna osservare , che non evvi alcuna somiglianza nè di conformazione, nè di costume tra le Tetidi, e le Aplisie , o sieno le vulve marine. Il solo Rondelezio ha parlato di quest’ ultimo mollusco , e non mai il Colonna. Le Teti, quando son vive, non hanno alcun cattivo odore ; non cacciano dal loro corpo alcun liquor nero, come le seppie ; nè hanno, come l’ _4p/ysia depilans del Linnéo, alcuna forza depilatoria , o sia di svellere i peli. Allorchè si mangiano non recano alcun male; e non mai vivono ne’ luoghi fangosi, come altri vermini, ma sempre nelle acque del mare chiare, e limpide. XXIX. A tali riflessioni aggiungo, che con buona pace del Signor Bosc, deve scriversi Aplysiae, e non Laplésies. La qual parola ArAvos usata da Aristotile (1) dinota un cattivo genere di spugne: e furon in tal modo denominate, perchè, come egli stesso scrive , z0n possonsi in alcun conto lavare, da @ privativo , e da TAvw lavo. Onde Plinio (2), che in latino il luogo citato di Aristo- tile tradusse, scrive Aplysiae vocantur, quia elut non possunt.Il Linneo ha fatto uso di questo vocabolo, per di- notarci quell’ animale marino, anche dell’ ordine de’mol- laschi, chiamato da’ nostrali pescatori Yulva marina. (1) Hist. Animal. Lib. V. cap. 16. p. 171. (2) Hist. Nat. Lib. IX, cap. 45. sect. 69. pag. 51. edit. Bettinelli. CAP. IV. Notomia di questi animali marini. XXX. Appena terminato avea questo lavoro, mi per- venne alle mani una dotta Memoria del celebre Zoologo Sig. Cuvier (1). Dalle sue accurate osservazioni, che in gran parte sono analoghe a quelle, da me anni addietro instituite sul medesimo argomento, è manifesta tanto la fabbrica: interna, quanto l’ economia di questi molluschi. Laonde pregevole cosa mi. sembra di quì esporre coteste osser- vazioni. XXXI. 1. Hanno le Tetidi un picciolo cuore di figura presso che ovale con una sola cavità, cui è aderente una auricula minore di esso cuore. Tali organi si ravvisano immediatamente sotto la pelle, quasi verso la metà del corpo piramidale, inciso longitudinalmente. 2. Hanno inoltre esse un grosso ganglio nerveo quasi rotondo , il quale è situato in vicinanza dello stomaco. Da questa garglio nerveo , il quale in questa razza di animali sembra far le veci del cervello , traggono la lor origine alcuni piccoli, e minuti nervicciuoli, che pel loro corpo in varie guise distribuisconsi. 3. La bocca , la quale in cotesti animali marini è molto larga , e spaziosa , forma una continuazione coll’ esofago. Questi due organi insieme uniti rappresentano (') AMemnoire sur le genre Thethys ef sur son anatomie, 179 una spezie di imbuto largo in sopra , e stretto nella parte inferiore. L’ esofago termina in un piccolo sacco mem- branoso , bastantemente robusto » corredato di fibre lon- gitudinali. Entro di questo viscere , che talvolta trovasi voto, e pulitissimo , abbiamo ritrovato un pesciolino, ed una piccola conchiglia (1). Da questo ventricolo ha ori- gine un solo intestino alquanto tortuoso, ma assai corto, il quale va a terminare nella cloaca del podice. Nel di- visato intestino eravi qualche arido cacherello. I predetti organi di leggieri possono scoprirsi, spingendo il fiato nella bocca di questi animali. 4. Verso la fine del corpo piramidale sì fatti mollu- schi hanno un viscere nereggiante, composto di piccoli acinetti di color carneo , i quali sono ammassati in una membrana assai tenue , e delicata. Questo viscere , ch’ è quasi il terzo della lunghezza di esso corpo piramidale , secondo il dotto Signor Cuvier, è il loro fegato. Questo fegato è corredato di un piccolo canale, o sia di un dut- to epatico , che va a metter foce nello stomaco in vici. nanza del piloro. Dietro del fegato osservasi parimente in questi molluschi un’altra sostanza, ma in notabile quantità , di color nero , il cui uso mi è ignoto, forse è il medesimo fegato quivi prolungato. 5. Al lato destro del ventricolo sonovi quattro cor- picini, uno di figura triangolare bianco, gli altri tre sono alquanto rotondi di colore gialletto assai dilavato , (1) Vi la Tay. V.lett, 5; I, edi. 180 grandi quanto un seme di cece. Questi corpi, giusta il medesimo Cuvier , sono il testicolo , la vescica orinaria , utero, ed una glandola particolare attaccata al medesi- mo utero. 6. Tra questi quattro corpi or ora divisati , verso la parte interna veggonsi, come ne’ lombrichi terrestri, due piccoli canaletti spirali a guisa di vermini. Uno de? quali canaletti va a terminare al testicolo , e contiene una ma- ieria latticinosa, la quale è molto copiosa ne’ mesi di Aprile, e di Maggio. La qual cosa mi fa sospettare, esser questo il tempo della fecondazione di questi animali. Questo canaleito pieno di materia latticinosa è un vero canale spermatico , come bene, e saviamente lo chiama esso Signor Cuvier. L’ altro canaletto spirale , che ha ori- gine dall’ utero, è chiamato dal medesimo Cuvier ovidutto. Si può vedere intorno a ciò la di lui figura settima (1), ove questi organi sono accuratamente figurati. XXXII. Oltre a tai particolarità finora esposte, in questa razza di molluschi veggonsi alcuni altri organi, i quali sono le loro parti genitali esterne. Queste parti ge- nitali corrispondono al lato sinistro, se tai molluschi son situati boccone, o sia colla bocca in sotto; ed al con- trario osservansi al lato destro, quando situansi supini, o sia colla bocca in avanti. Egli adunque è da sapere, che, ove questi animali vengan situati bocconi, a’lati del cor- po piramidale, tra la seconda, e la terza appendice del (1) Mem. cit. 181 lato sinistro, osservasi un piccolo tubolino membranoso, che si prolunga in fuori, lungo quasi due dita trasver- sali, o poco meno (1). Dentro di questo tubolino mem- branoso , come in una guaina , è nascosto un corpo co- nico , ben lungo , e sottile, manifestamente curvo, tutto liscio, duretto , e senza alcun canale interno manifesto. Ha questo corpo conico l’ apice in avanti, e la base in dietro , la quale nella sua origine ha una protuberanza a- guisa di due testicoli. Questa spezie di membro genitale è così debolmente legato alle parti adiacenti , che di leg- gieri, tirandolo in avanti, si svelle. Esso è simile a quello delineato dal Bohadsch (2), che rinvenne nel collo della The- tis fimbria, da lui creduto esser la verga di questo mollusco. Veggasi la nostra , e la di lui figura (3). Un somigliante x arnese genitale è stato anche scoverto dal Cuvier nella sua Teti (4). XXXIII. Poco lungi dal predetto membro genitale , andando in giù, vedesi in tutte le nostre Tetidi un par- ticolare forame , o sia apertura, che a loro piacimento aprono ,.e chiudono, e a lor piacimento altresì allargano, o stringono in modo, che affatto scomparisce. Sì fatta apertura altro non sembra essere, che la loro vulva. La detta apertura è simile a quella, che il Bohadsch rin- venne nel collo della Thezis fimbria , ed il Cuvier nel — (1) Veggasi la nostra Tav. 1. Zett. M, e la Tav. ns, (2) De quibusdam animalib. marinis, Tav. V. fig. 3. (3) Tav. IV. lett. V. (4) V. le Mem. cit. fig. 7. a. 24 +02 principio del dorso della sua Tetide. La terza apertura corrispondente al medesimo lato , situata alquanto sotto la vulva, è l’ apertura dell’ ano, XXXIV. Se i descritti organi esterni sono effettiva- mente i genitali esterni de’ nostri molluschi, come pare , che non possa dubitarsi, convien dire, esser questi ani- mali ermafroditi , cioè a dire, che ognuno di loro sia in- sieme e maschio , e femmina. E per conseguenza nell’ ope- ra della generazione abbiano il potere di fare gli uficii tanto della femmina, quanto del maschio : poichè precedente- mente abbiamo osservato , che hanno un testicolo col vaso spermatico , e l’ utero colsuo ovidutto (n. XXXI. 6. ). XXXV. Finalmente bisogna avvertire, come anche bene e saviamente osserva l’ illustre Cuvier, non esservi peravventura tra la classe de’ Molluschi alcuno, che tanto sia corredato di fibre muscolari , quanto le Tetidi. Di fat- to, questi animali son provveduti di parecchie fibre carnose, parte longitudinali , parte obblique , e parte trasversali, che variamente si distribuiscono in quasi tutte le parti del loro corpo. Donde certamente hanno origine i diversi mo- vimenti, per noi descritti ( Cap. III. ), che inessi, essendo nello stato di vita, si osservano. CoA. 4. Correzioni al genere linneano Thetis. XXXVI. Riflettendo alla ‘particolare posizione del membro genitale, e della vulva, che. ne’ nostri mollu- schi osservansi ; facile cosa è il comprendere, esser tali organi situati a’lati del corpo ‘piramidale, cioè a dire a’ lati del loro addomine, e non già nel collo. Per la qual cosa il carattere generico di tali animali, foramina duo ad latus colli sinistrum , stabilito dal Linneo , che gli descrisse sulla fede del Sig. Bohadsch , conviene emen- darlo. Poichè , come è noto , i caratteri generici corri- . sponder debbono a tutte le spezie. Se adunque la Thetis fimbria, giusta il predetto Sig. Bohadsch , ha due aper- ture, o sieno forami al lato sinistro del collo, e le Tetidi da noi descritte, le hanno al lato sinistro del toro addo- mine : è mestieri ne’ caratteri generici comprendere tanto quella spezie , quanto queste altre da noi vedute. Da uno di questi forami , che è il superiore, ha origine la verga ; il secondo forame è l’ apertura della vulva : ed il terzo forame infine, situato un po’ più sotto della vulva, desti- nato all’ uscita degli escrementi , è il podice ( n. XXXII. e XXXIII. ). XXXVII. E poichè le altre caratteristiche del me- desimo genere linneano Thetis mi sembrano poco chiare e distinte: giova riformarle nelle seguente maniera:. 164 THETIS.Corpus liberum, oblongum, carnosum , bis clypeatum. Tentacula duo, auriculae similia , mem- branacea , fluctuantia. Os proboscide terminali cylindrica , retra- ctili, sub clypet minoris limbo ex- plicato. Foramina tra ad corporis /atus sinistrum, duo superiora pro genitalibus , tertium inferius pro excrementis. XXXVIII. I Naturalisti col vocabolo Teti vogliono dinotare un animale , che vive nelle acque marine : e però ad esso han dato il nome di quella Ninfa, o Dea marina chiamata da’ Greci ©srs, e da’ Latini detta anche Thetis. Da Omero (1) è appellata Afyupors$a ©stig, cioè argen- teos , i. e. candidissimos, et pulcherrimos, pedes ha- bens, ch'è quanto dire Thetis formosa. La qual voce Thetis presso i Latini significa anche il mare; onde’ Virgilio (2) scrisse : tentare Thetim ratibus. Per la qual cosa da ognuno facilmente comprendesi , che co- testa Dea marina devesi distinguere da un’ altra simile , abitatrice del Cielo, cui anche e i Greci, e’ Latini die- dero il nome di Teti. La prima però, per non confon- derla: colla. seconda , fu scritta Oerig, Thetis; cioè coll’ (3) Zliad. A, 538.1, 222,212). 369,381, T, 28, 9,89 (2) Ecloo. IV ». 32, 185 aspirata alla prima sillaba, e coll’ 7 alla seconda. L° altra Teti al contrario, o sia quella abitatrice del Cielo , fu scritta Ty@vs ,, Tethys, cioè coli’ aspirata alla seconda sil- laba , e coll’ y (1). A cui aggiungo, che i medesimi Greci per vie più distiuguere coteste Dee , la prima la scrissero @etig, cioè coll’s, e l'altra Ty0us, cioè coll’ 7. XXXIX. Nelle diverse edizioni del Systema SMNatu- rae del Linnéo è corsa cotesta ‘ svista, sebben lieve, di ortografia, che anche veggio seguita da altri, scrivendosi erroneamente T/hethis, Tethys, e Tethis in luogo di Thetis. Il fin quì detto è confermato da’ luoghi sopracci- tati di Omero, che scrive Osrig, da Orazio, e da Ca- tullo, i quali, quando vogliono ne’ loro versi esprimere cotesta Dea marina, diversa dalla celeste , la scrivono nella maniera testè indicata. I luoghi di questi Poeti, che tal verità confermano , ben volentieri quì addurremo. Orazio (2) scrive : Quid latet , ut marinae Filium dicunt Thetidis.... Ed altrove (3): . - Invicte mortalis , Dea Nate puer Thetide. Catullo (4) : (1) V. il Forcellini fotius Latinitatis Lex. v. Tethys. (2) Carm. Lib. I. ode VIII. v. 13, e 14. (3) Epodon, ode XII. v. 17, e 18. (4) Carm. LXII, s. 19. et segg. ed. Vulpii, p. 257. % Ì 186 Tum Thetidis Peleus incensus fertur amore , Tum Thetis humanos non despexit hymenaeos, Tum Thetidi pater ipse jugandum Pelea sensit. Ed in un altro luogo (1): Tene Thetis tenuit pulcherrima Neptunine? GA Po) VE Differenze di questi animali da quelli descritti dal Colonna , e dal Cuvier. XL. Le Teti, fin quì per noi osservate, confonder non debbonsi con quelle, le cui figure si veggono presso il Rondelezio , il Gensero , 1° Aldrovando , ec. poichè co- storo o non videro giammai sì fatti animali vivi, o se gli. osservarono , li videro certamente morti dopo parecchi giorni: e per conseguenza corrotti, e cangiati dal vero loro stato naturale, come. altrove si è di già divisa» to ( n. VIII. ). Il che è manifesto, paragonando le nostre colle loro figure. XLI. Il solo Fabio Colonna ne descrisse, e delineò tre sole spezie, chiamate da lui Zepr: marine , le qua- li sembra a prima giunta avere qualche analogia co' no- stri molluschi , sebben da essi, siccome io stimo , sieno affatto diversi. La qual cosa di leggieri potrà scorgersi , (1) Z. c. ». 28. Zid. Fulpii in haec loca Comment. 187 esaminando le figure , e molto più le descrizioni , che ei ne ha dato. E di fatto il Colonna (1), allor che descri- ve la prima specie di Tetide, da esso lui detta Lepus ma- rinus maior, dice: in eo nec caput, nec oculos inesse perspicitur , sed pro illis tubulus interior , sive fistula eminet infra orbiculatam cartilaginem umbilicatam , et in illius acie, qua fissa conspicitur quaedam nigrae maculae extremae .. .... Corpus rubescit utrinque , quo interiora turgent. XLII. Le divisate caratteristiche, tranne la mancanza della testa, degli occhi, ed il cannello interno , che è comune a tutti questi animali, punto non si ravvisano ne’ nostri molluschi. Oltre a che egli aggiunge: non re- cens habuimus animal, et biduo in aqua servavimus animal, antequam dissecaremus , putidum fere, ac dis- solutum erat. Sicchè di questo animale marino tutto guasto , e quasi corrotto ci ha dato il Colonna il dise- gno , il quale paragonato colle nostre figure, non v°ha chi non ne vegga la diversità. Egli sembra, per quanto può giudicarsi dalla figura, e dalle sue espressioni undi- que fimbriis , vel laciniis dependentibus, esser forse co- testa lepre marina maggiore, la terza specie di Teti da noi descritta, da lui veduta guasta, e corrotta, siccome poc’ anzi abbiamo fatto osservare ( u. XL. ). XLIII. La seconda spezie di Lepre marina , appellata dal Colonna Lepus alter minor, appartiene alla Doris (1) Aquatil. p. XXIV. c. 13. 1838 argo del Linneo : e conseguentemente non è compresa sotto il genere linneano Thetis. XLIV. La terza, ed ultima spezie di Lepre marina, os- servata dal medesimo Colonna , e da esso lui delineata tanto nella parte supina, quanto nella parte opposta, ha molta analogia colla prima spezie da noi descritta, e forse ne sarà una varietà. Nondimeno essa è diversa ; poichè il Co- lonna parlando di questa Lepre marina, da lui vedata vi- va, mentre alla sua presenza tiravansi le reti al lido , seri- ve (1): anieriora habet lata admodum cirrorum loco, în quorum parte prona circa ora undoso ambitu, lu- tescunt parwm, rarisque brevibus cirrulis luteis crassiu- sculis ornatur. Lo scudo maggiore della nostra Teti è quasi semicircolare, quello descritto dal Colonna ha due sinuosità; le quali mancano nella specie da noi veduta. I lembi di cotesto seudo son bianchi, e non alquanto giallicci. Nè i cirri, che lo adornano, hanno alcun color giallo, ma son bianchi affatto. Di più il Colonna osserva , che corpus extuberat , utrinque lateribus rubente colore intrinseco ‘tumescentibus. La Teti da noi veduta, non aveva alcun color rosso ne’ fianchi, ma era del tutto albiccia. XLV. Il medesimo Colonna (2) parlando della sua Lepre marina , aggiunge : dorsum succedit in angustum Gesinens , flavicans , asperiusculum , intortis laciniis (1) Aquatil. pag. XXVII. (2) Zoc. cit. p. XXVIII. 189 uirinque scissum , utrinque septenis maioribus , toti- demque minoribus intermediis, hirsutis , atque in se convolutis , quas viuens protendit. La nostra Teti ha il dorso albiccio , affatto scabro , ma perfettamente leviga- to : e le lacinie, di cui è adorno, non sono quattordici per ciascun lato tra grandi, e piccole , ma. sedici. Pro- siegue il Colonna a dire, che nella sua Lepre marina: su- pina parte anteriora orbiculato ambitu umbilicata con- spiciuntur , maxima , cava cotylae modo, crispis oris, linea quadam purpureo-nigrescente fasciatis. La fascia, onde è insignita la nostra Teti, non ha il colorito ne- riccio porporino, ma è azzurro. Nè lo scudo nella sua estremità ha le due macchie delineate dal Colonna nella sua Lepre marina. XLVI. A tai ragioni si vuole parimente aggiungere , che il collo di questa Lepre marina, esaminata dal Colon- na, ha da un lato una larga appendice , e dall’ altro al- cuni cirri, da lui non descritti, ma delineati nella sua figura. Le quali caratteristiche mancano affatto nella Te- tide da noi veduta. Tralascio infine alcane altre piccole particolarità, che dimostrano chiaramente, quanto questa spezie di Lepre marina del Colonna sia differente dalla nostra : poichè esse di leggieri conoscersi possono , leg= gendo la di lui descrizione, e paragonandola con quella da noi data. XLVII. La Teti descritta, e notomizzata dal chiaris» 25 190 simo Sig. Cuvier (1), di cui ci ha data un'ottima figura, è molto diversa dalla prima specie da noi esaminata. Impe- rocchè quella del Cuvier porta una vela, o sia scudo nel suo margine, ornata di una fascia intera, senza alcuna interruzione, di colore azzurrino, con alcune macchie di un colore porporino scuro, le quali veggonsi in quella parte della vela corrispondente alla bocca. o XLVII. Al contrario la prima nostra Teti ha la fascia interrotta , ed è priva affatto di coteste macchie ; ed i cirri perpendicolari conici nella nostra spezie sono situati en- tro la medesima fascia, e non già fuori di essa, come veg- gonsi nella figura dell’ illustre Naturalista francese. Inol- tre la Teti di questo Valentuomo è dotata di due orec- chiette con due ben grandi appendici coniche, che ei chiama z Zentacoli, ed ha la faccia della vela solcata da piccoli solchi lineari , interrotti. Or di tali particolarità n’ è priva affatto la prima spezie di Teti da noi veduta. XLIX. A ciò aggiungasi, che la Tetide esaminata dal Cuvier ha il corpo piramidale solcato sul dorso, ed è esso ornato di quattordici branchie per ogni lato , o sieno lacinie , tra grandi , e piccole. Le grandi branchie hanno la forma conica con uno de’ lati munito di piccoli , e di- licati cirri, che sono gli organi della respirazione. Le pic- cole branchie altro non sono, che piccole protuberanze , frapposte tra le branchie maggiori , le quali protuberanze sono piene di piccoli tilamenti, (1) Men. cit, Igi L. La nostra Teti ha sedici branchie, e non già quattordici, e la lor figura non è punto conica, ma ci- lindrica: e mancano in essa affatto le protuberanze cirrose minori, frapposte tra le maggiori branchie. Di più nella nostra Teti mancano affatto quegli stigmi, o sieno occhietti circolari bianchi, che veggonsi tra le branchie della Teti esaminata dal Cuvier. LI. Finalmente questo egregio Naturalista osserva t. esser la di lui Tetide composta di una sostanza, che è più molle, e più trasparente di quella degli altri mollu- schi. 2. esser il suo colorito di un bigio semitraspa- rente, come sarebbe di un cristallo alquanto oscuro, con delle macchie, e delle linee di un pretto bianco, ed opaco. All’opposto la nostra Teti è molto consistente , e dura di un colore albiccio. Ella e nell’una, e nell’ altra faccia della membrana ovale porta una rete, di cui n’è affatto priva la Teti delineata dal Cuvier. Per la qual cosa per ognuno di leggieri comprendesi la grande diversità, e dissomiglianza, che sì per l’ abito , come per la figura, e per le speciali caratteristiche passa tra le no- strali Tetidi, e quelle finora conosciute. Ond’ è, che, se io non sono in un grave errore, debbonsi elle considera- re come novelle spezie del genere Thetis. Del resto i dot- ti, e diligenti Zoologi giudicheranno, se effettivamente sien tali, ovvero pure, e prette varietà delle spezie finora conoscite. 192 GAP. Vie La Lepre marina degli antichi Naturalisti è diversa dalle nostre Tetidi. Tai molluschi son ‘anche diffe- renti da quegli animaletti da Aristotile chiamati ta Ty va, volgarmente detti Carnumi. Osservazioni sopra questi animaletti di mare. LII. Non sarà peravventura cosa superflua, ed inutile di brevemente esaminare, se gli antichi Scrittori di Storia naturale ebber contezza de’ nostri molluschi. Comunemen- te credesi, esser questi animali da Dioscoride , da Plinio, e da Eliano distinti col nome di Lepri marine. Ma co- testi Autori non convengono intorno alle loro caratteristi- che ; poichè le rassomigliano ad animali , che per la loro forma sono fra essi ben diversi. E nel vero Dioseoride (1) scrive: Aayws Oa2aces Éoune mey pinco Tevbidi, ie. Le- pus marinus loligini parvae similis est. Plinio (2) af- ferma , esser cotesta lepre marina 0/f@ informis , colore tanium lepori similis. Ed Eliano (3) la rassomiglia ad una lumaca priva di guscio, specie cochleae , ei dice, te- gmine carentis cernitur: ed altrove (4) aggiunge: magni (1) Zib. II. cap. 20. p. 94. edit, Saraceni. (2) Hist. nat. Lib. IX. cap. 92. sec. 48. pag. 52. (3) Nat. animal. L.II. c. 45, p. 114, Londinî 1744. (4) Lib. XVI. cap. 19. p. 886. 195 maris lepus....ex omni parte ad terreni similitudinem accedit , prater pilos. LIII. Or da’ luoghi fin quì allegati chi non vede, quanto sieno discrepanti le opinioni degli antichi Scrittori nell’individuarci il medesimo animale ? Se i nomi traman- datici dalla veneranda Antichità corrisponder debbono alle cose , che noi conosciamo, debbo dire, che il vocabolo Lepre marina m° imprime l’ idea della Lepre terrestre , cui la Lepre di mare o per lo colorito, o per la forma, o per altro attributo debbe esser simile. Ma quanto la Lepre di terra, animale da tutti conosciuto , sia dissimile dalle Te- tidi da noi osservate, non v' ha chi nol veggia. LIV. Io per me son di opinione, esser verisimilmente la Lepre marina di Dioscoride quell’animale, detto dal Lin- neo Aplysia depilans, conosciuto da’ pescatori del nostro paese sotto il nome di Yu/va marina , molto bene descritta dal Bohadsch , e novellamente dal Cuvier, e prima di costoro fu anche egregiamente descritta, ed esaminata dal nostro im- mortale Francesco Redi col nome di Lumzacone marino: denominazione, che molto ben le conviene. E poichè delle osservazioni di questo nostro illustre italiano, e dottissi- mo Naturalista ( le cui Opere, come ben dice il Conte Lorenzo Magalotti (1), anno trovato Altari, e culto infin’ nell’ ultimo Settentrione, avendole io trovate te- nersi in qualità di Oracoli in Uplandia nell’ Università (1) Lettere familiari, Parte T, lett. XII, p. m. 202; 194 d’ Upsalia, e in quella d° Abò in Finlandia ) non veg- gio, che alcuno, per quanto io sappia, ne ‘faccia men- zione : stimo pertanto pregio del mio discorso, di quì re- care in mezzo le parole di lui, dalle quali rilevasi ezian- dio la ragione , perchè a questo animale marino dagli Anti- chi fu imposto il nome di Lepre marina. LV. ]l Redi adunque scrive (1): Non è la Terra sola ad avere i Lumaconi ignudi, gli ha ancora il Ma- re: e sono quegli stessi animaletti, che dagli Scrittori della Storia naturale furono chiamati Lepri marini; e furono annoverati tra’ veleni. Per qual cagione fosse dato loro tal nome , non saprei indovinarlo ; se perav- veniura non fosse, che allora quando il Lumacone ma- rino tiene distese , e allungate le due corna posteriori, e riltrate tn dentro le due. anteriori, fu così a prima vista in tal postura qualche rozza, ed abbozzata simi- litudine col muso della Lepre terrestre : imperocchè le due corna allungate posson rappresentare alla immagi- nazione le lunghe orecchie della Lepre; e le due corna anteriori ritirate posson far lu figura degli occhi (2). Osservazioni intorno agli Animali viventi, che si trovano negli Animali viventi , Op. Tom. II. pag. 30, in Napoli 1978. (2) La quale opinione del nostro Redi veggo anche abbracciata dal Cuvier ( 3fém. sur le genre Aplysia p. 4. ), ove descrivendo questi animali, dice: leurs t ntagules supérieurs représentent trés-bien , surtout dans l’ espéce ta- chelée dont je parlerai , les oreilles d’ un liéore 3 leur muscau est presque fendu comme crlui de ce quadrupéde, et leur figure générale rappelle assez celle du litore , lorsqu' il est ramassé sur ses quatre picds rapprochés. 195 Del resto il Lumacone marino quanto all’ esterna figu- ra è similissimo al Lumacone terrestre, se non quanto i marino nel ventre si è più tronfio, e più corpacciuto del terrestre: e se il terrestre porta sul dorso quel suo cappuccio , o pezza col lembo intorno intorno staccato nelle parti anteriori, e vi ritira, e vi appiatta la testa a suo piacimento ; tl Lumacone marino non ha sul dor- so cotal pezza , o cappuccio, ma in sua vece vi stende due alette , o risaltt, o espansioni membranose ; e nello spazio , che corre di mezzo tra queste due espansioni, sta sotto la pelle situata quella stessa pietra , o osso, che ho mentovato ne° Lumaconi ignudi terrestri; ma que- slo osso de Lumaconi marini è sottilissimo , e tutto li- scio, e sembra lavorato di puro ,. e quasi trasparente talco. In oltre quantunque la pelle de’ marini sia dura, e grossolta, come quella de’ terrestri, e siaparimente un poco viscosetta ; contuttociò non st può paragonare in maniera veruna al copiosissimo vischio de’ terrestri. Le viscere interne, come gli arnesi tutti della generazione ,. il polmone, il cuore, il canale degli alimenti , son molto, e molto simili, e corrispondenti a quelle de Luma- coni ignudi terrestri, ed il fegato stesso è ammassato intorno intorno agl intestini, benchè sia di sustanza un poco pui duretta , e più forte. Vin qui il Redi. LVI. Dioscoride, come poc? anzi si è deito ( n. LIT. ) aggiunge , essser la Lepre marina simile ad una piccola Lolligine. Le nostre Tetidi, a dire il vero, e per la bian- chezza, e per la consistenza delle loro carni quasi cartila - ginee, convengono in qualche maniera colla lolligine. Forse 196 per tal ragione il Rondelezio , il Gesnero , l' Aldrovandi, ed il Colonna opinarono, esser desse la Lepre marina di Dio- scoride, e ne descrissero talune spezie, comprendendo tra queste anche la Vulva marina. Ma quantunque le nostre Tetidi per tale caratteristica sembrano in qualche modo convenire alla Lepre marina di Dioscoride: si vogliono non- dimeno da questa distinguere, perchè in esse non evvi af- fatto, nè il colorito, nè la forma, o altro attributo, che le renda simili alia Lepre terrestre. Laonde è di mestieri il conchiudere, esser le Teti per noi descritte, animali affatto nuovi, e per conseguenza ignoti a tutti gli Scrittori della Storia naturale. LVII. Di più, le nostrali Tetidi confonder non deb- bonsi con quegli animaletti marini da Aristotile 7a Ty0v2 chiamati. Imperocchè tali animaletti, siccome il medesimo Aristotile osserva, sono radicati, e fissi agli scogli di ma- re; e conseguentemente sono molto diversi dalle nostrali 'Tetidi, che sono animali liberi , ed erranti per le acque ma- rine. È che sia così, deducesi chiaramente dalle di lui medesime parole, scrivendo, secondo la traduzione del Gazza (1): Quae autem (ta Tndva ) Vertibula, sive Callos speciali nomine a tegminis qualitate appellamus , naturam inter haec genera peculiarem sortiri notum est: lis enim solis corpus totum tegumento includitur, cuius durities inter testam , et corium est; quamobrem (‘) ZHist. animal. L. IV. cap. 6. p. 125. V. etiam de Partib. ani= mal. L IV. cap. 5. p. m. big. et 518. 197 modo praeduri bubuli tergoris secatur. Adhaeret ergo id genus saxis sua testa, duoque seposita inter se fa- ramina exigua admodum habet, et visum (1. visui ) vix patentia, quibus humorem accipit , et reddit. Que- sta descrizione aristotelica esattamente corrisponde a’ no- strali Carnumi , cioè all’Ascidia rustica del Linneo , che è l’unica spezie nota a’ Greci. LVII. Intanto sopra l’ allegato luogo di Aristotile è bene di avvertire, che il Gazza la predetta parola T@ Ty0va tradusse or Tubera, or Vertibula, ed or Callos. E meglio di lui un antico Traduttore di Aristotile (1), e lo Scaligero, conservando l’espressione greca , tradussero Tethya. Ecco la traduzione latina del predetto luogo di Aristotile di quesito celebre Critico, da cui è manifesto quanto ho detto: Quae Tethya vocantur, natura sunt quadam maxime diversa: his enim solis est universum corpus în calice, cuius natura est inter corium, et te- stam media. Quare secari potest tanquam tergus du- rum: haeret autem saxis testa. Duos meatus habet ab se invicem distantes , angustos, ac difficulter qui videri queant , quibus excipit humorem ac reddit (2). LIX. Tale traduzione della parola Tethya, usata dallo Scaligero , è confermata da Plinio , il quale, come sanno gli Eruditi, intorno alla Storia naturale degli Animali, in (1) Presso il Camus ZHst. des Animaux d'Aristote, Tom. II. p- 30, €31. (2) Arist. Hist, Animal. Lib. IV. cap. 97, et 98. p. 459. Tolosae 1819 ali 198 gran parte traslatò Aristotile. Infatti negli antichi Codici di quello Scrittore larino, come osserva il dotto Dalecam= pio (1), e sospettato anche avea il Rondelezio (2), leg- gesi Z'ethya, e non già Tetheae, come comunemente leg- gesi in tutte le diverse edizioni di Plinio, che abbiamo consultate, anche in quella dell’ eruditissimo, e molto diligente P, Arduino; il quale è da stupire, come illu- strando questo luogo , non abbia avvertito essere stato gua- sto, e corroito dagli amanuensi. Ecco l’ intero passo di Plinio (3) giusta tale correzione : T'ethya torminibus et inflationibus occurrunt. Inveniuntur haec in scopulis marinis sugentia, fungorum verius generis, quam pi- scium. Questa lezione da noi addotta è uniforme alle pa- role di Aristotile, poc'anzi recate, adhaeret id genus saxis sua testa. Inoltre 1’ aver detto Plinio, esser tali ani- maletti più tosto spezie di funghi , che di pesci ( in sco- pulis marinis sugentia ) dimostra apertamente , che so- no come i funghi, fissi e radicati su gli scogli del mare. La durezza, e callosità del loro cuoio è anche attestata dal medesimo Plinio (4), scrivendo: Tethea similis ostreo. Ove, come osserva il citato Dalecampio, gli antichi Co- (1) Nelle postilie al Zib. XXXII. cap. 9. di Pliutio, p. 642. Colo» niae Allobrogum 1631. (2) Aquatil. Hist. Part. II. cap. 18. p. 125. (3) Zist. nat. Lib. XXXII. cap. 9. sect. 31. p. 175. edit. cit. Bet- tinelli. (4) Loc. modo cit. sect. XXX. cap. 9. p. 173. edit. cit. 199 «dict pliniani hanno Te/hya similia ostreo (1). Simil- ‘mente in un altro luogo di Plinio; giusta il medesimo Dalecampio (2), gli antichi Codici hanno: Tethya ut lia sunt, e non già Tetheae utiles sunt, siccome.comù- nemente leggesi nella maggior parte delle edizioni di quello Scrittor latino. LX. Ma si domanderà per avventura, a quali degli ani- maletti noti corrispondono le Ty0va di Aristotile, e di Plinio , che sono radicati su gli scogli del mare: e che, secondo il Filosofo greco, cuius durities ( cioè la veste esteriore ) znfer testam et corium est : ‘e che l’ altro Jatino Scrittore per la sua somma .compattezza molto be- ne paragona al guscio delle chiocciole ? To son d’ opinio- ne, esser dessi i nostrali Carnumi, o sia l’ Ascidia rusti- ca del Linneo, i quali hanno, come or ora vedremo ( n. LXII, ) la figara bislunga, o quasi ritonda a foggia di globi : che colle loro radichette ; come talune chioccio- le, stanno fissi agli scogli sempre bagnati dalle acque ma- rine : che son dotati di due piccole aperture, appena vi- sibili, fra loro separate: e che in fine hanno un cuoio in tal guisa duro, che sembra simile al cuoio di bue. O sia, come elegantemente si esprime il divino Aristotile, corpus totum tegumento includitur, cuius durities înter festam et corium est; quamobrem modo praeduri bu- buli tergoris secatur. E descrivendo egli poscia le divisate (1) Leggansi le postille al principio del car. 9, del Zib. XXXII. di Pli. nio p. 642 della cit. ediz. del Dalecampio, (2) Veggansi le postille al cap, 9g. del Lib, XXXII p. 644. »* 200 aperture , molto bene aggiunge: Adhaeret id genus saxis sua testa , duoque seposita inter se foramina exigua admodum habet, et visum (|. visui ) vix patentia, qui- bus humorem accipit , et reddit. LXI. Tali animaletti marini, come bene e saviamente scrive il chiarissimo Redi (1), sono in foggia di globi , vestiti di una durissima pelle con due boccucce , 0 aper- ture, i quali animaletti da’ marinari Livornesi son chia- mati Carnumi, e da essi son mangiati crudi golosts- simamente , e con molto piacere del lor palato. Ed in un altro luogo (2) egli aggiunge, che vengono altresì ap- pellati uova di mare , perchè levata loro la prima du- rissima , e scabrosissima pelle, appariscono nel colore, nella figura , e nella sustanza simili ad un tuorlo d'uo- vo quasi cotto, sodo , avente due beccucci sporti in fuora simili a quegli de’ Pinci marini. Cotesti Pinci marini sono stati descritti, e figurati dal medesimo Redi (3). Essi altro non sono, che l’Ascidia canina del Linneo. LXII. Or non v’ ha dubbio, esser i nostrali Garnumi tali quali sono stati descritti da Aristotile , e dal Redi. Imperocchè avendogli io più, e più volte esaminati vivi, ho veduto, che hanno effettivamente un guscio scabro- sissimo , e durissimo , doppio due, tre, e più linee, di figura per lo più bislunga , o presso che ritonda a gui- sa di globi informi, e talvolta di figura irregolare , lungo (1) Op. cit. Tom. II p. 109. (2) Loco cit. p. 35. (3) Op. cit. p. 106 e segg. 201 circa pollici due, largo la metà. Tale guscio , o sia pelle, che ha un colorito assai scuro, o gialletto-rossastro , è composto di una sostanza cartilaginosa in modo compatta, che non è dissimile da un callo molto duro : ond’è, che non senza difficoltà si taglia. Esso è da per tutto chiuso , tranne la parte superiore, e laterale, ove sonovi due piccole, e quasi invisibili aperture, fra loro poco di- stanti, che quando son chiuse , difficile cosa è il poterle ravvisare. Una delle quali aperture è 1’ orificio della boc- ca , l’altra è l’ ano di cotesti molluschi. Questo guscio col- la sua base , o colle sue parti laterali fortemente si attac- ca agli scogli sotto l’acqua del mare , alla profondità di quattro , sei, e più piedi parigini. Da°quali scogli da’pe- scatori nostrali, che vanno sott’ acqua , svellesi coll’aiuto di grossi, ed acutissimi chiodi. Quante volte esso è ca- vato dal mare, presenta la di lui superficie tutta coverta di piccole conchiglie , per lo più della razza de’ Balani, di Fuchi, di Coralline, e di altri corpi marini. Tutti sì fatti corpi intorno intorno ad esso guscio in tal guisa sono uniti, ed insieme ammucchiati, che al diligente osserva- tore altro non rappresentano, che una spezie di piccolo cespuglio marino ; cespuglio , che il più delle volte trovasi composto di due , tre, e più gusci fra essi strettamente. legati. LXIII. Siffatto guscio, formante la veste esteriore de’nostrali Carnumi , se tagliasi longitudinalmente , vedesi la di lui superficie interna tutta liscia, e bianca quasi a co- lor di perla; ed osservasi l’intero animale, come in un sacco , o in una guaina rinchiuso. Il predetto animale è 202 legato fortemente a questa interna superficie per mezzo di due piccoli beccucci conici, che a suo piacimento ora sporge in fuori, ed or gli ritira in dentro : essi hanno un color rosso assai vivo, e carico, la cui parte interiore è sempre bianca. Tai beccucci vanno a metter foce nelle due piccole aperture, superiore, e laterale di esso gu= scio , cioè il beccuccio superiore all’ orificio della bocca, e l’altro all’ano dell’ animale. Col beccuccio superiore pigliano, e succhiano i Carnumi l’ acqua del mare , e la introducono nella cavità branchiale; e poscia se vengono irritati con uno spillo, ovvero tocchi, o maneggiati, è talvolta anche da loro stessi, senza alcun toccamento, per la medesima apertura superiore la caccian fuori ; e per dir così la sputano , e la schizzano assai lontano , for- mando un finissimo zampillo d’ acqua, siccome più e più volte non senza diletto ho osservato. La stessa osserva» zione è stata anche fatta dal Redi (1), scrivendo in que. sta guisa al Sig. Diacinto Cestoni: / Carnumi erano vivi, e uno di essi mi ha avuto a cavare un occhio, per- chè schizzano cert’ acqua salata , che cuoce. LXIV. La parte esteriore dell’ animale, cavato dal guscio , alla cui interna superficie, mediante piccoli e di- licati fili cellulosi, debolmente è attaccato, ha un color rossigno. Al contrario se esso animale tagliasi longitudinal- mente , la parte interna di lui rappresenta all’ occhio una sustanza poco consistente , molliccia , e giallognola , simi> (1) Op. cit, p. 36., e Lettere Tom. VI. p. 66. 205 le al tuorlo dell’uovo quasi cotto, che col contatto dell’aria fassi rossigna. Questa sustanza gialliccia , formante la par- te interna de’ Carnumi , giusta le belle, ed accurate os- servazioni del celebre Cuvier (1) intorno a diverse spe- zie di Ascidie, contiene le loro viscere corredate di molti vasi sanguigni , e di piccioli nervicciuoli , che traggono la loro origine da un manifesto ganglio nerveo. Queste viscere sono le branchie , o sieno gli organi della respi- razione ; il cuore col suo pericardio ; il peritoneo ; 1’ e- sofago ; il ventricolo ; un piccolo intestino , che va a ter- minare nella seconda apertura, o sia nell’ano ; un fegato strettamente legato a’lati del ventricolo, in cui mercè molti forelli si versa la bile, come accade ne’ testacei bi- valvi; un corpo glanduloso , composto di oviccini da cui ha origine un piccolo «canale tortuoso , che mette fine presso dell’ano. Questo tale corpo glanduloso fa le veci delle ovaia: e per conseguenza i Carnumi, al pari delle altre Ascidie, debbonsi annoverare nella classe degli ani- mali ovipari. LXV. Un abbozzo di simile notomia delle Ascidie , e di altri animaletti marini, trovo, che prima di tutti è stato anche fatto dal chiarissimo Redi (2). Costui osser-. va trovarsi il cuore infino in quegli stessi Pinci marini, che stanno perpetuamente attaccati agli scogli, infino in quegli altri Zoofiti pur sempre radicati ne’ medesi- Na (1) Mém. sur les Ascidies et sur leur Anatomie. (2) Oss. intorno agli animali viventi, che si trovano negli animali viventi , Op. Tom. JI. p. 34. e segg. 204 mi scogli, e talvolta radicati ancora sul groppone di altri Zoofiti , e che da’ pescatori Livornesi son chia- mati Carnumi.....in essi trovasi il cuore bello, mo- strabile, e visibile senza occhiali. E quindi aggiunge, che esso cuore si trova altresì infino in quei moltissimi e lunghi tarli, o vermi di Mare, che da’ marinari son chiamati Brume ( Teredo navalis Linnaei ), in quegli , dico, che si annidano in tutte quelle tavole delle navi, le quali stanno sempre sott'acqua , e laggiù sott acqua le rodono, le trivellano , e per valermi di un vocabo- lo marinaresco , le verrinano tutte quante con grandis- simo danno delle medesime navi. E poscia il medesimo Redi esaminando il A/icrocosmo marino , il quale è altre- sì una specie di _4scidia ( forse è 1° Ascidia conchilega del Linneo ) osserva che: 7utta quanta la cavità inter- na di questo Microcosmo marino animato, vien foderata da gentili e tenere espansioni membranose , che servono a lui di cute, e racchiuggono le sue viscere, cioè it canale degli alimenti, i canali de’ fluidi , il fegato , ed il cuore : e tutte queste sue viscere sono differentissime da quelle de’ Carnumi , delle Mentule, e de’ Pinci marini. LXVI. I pescatori napoletani distinguono due razze diverse di Carnumi, cioè i Carnumi propria'nente detti , e gl’ Impostoni. Quelli hanno , come si è detto, un gu+ scio durissimo , e scabrosissimo , la cui interna superficie è sempre bianca quasi a color di perla. Laddove questi , che sono alquanto più piccoli, hanno il guscio men du» ro, più tenero, e molle, il cui colorito così nella su= 205 perficie esteriore } come nell’interiore è sempre nereggiante. Di più negl’Impostoni la parte esteriore dell’ animale , con cui legasi all’ interna superficie del guscio , è di un rosso assai vivo, e carico ; e la di lui parte interna, tagliato l’animale per lungo , è una sostanza nn po’ più consi- stente de’ Carnumi , molto gialla , simile presso .a poco al tuorlo dell’uovo, quasi cotto; la quale al contatto dell’ aria, conserva il suo colore, e non mai fassi rossigna , come quella de’ Carnumi. A ciò aggiunger si può, che il sapore di questi molluschi non è ingrato ; laddove quello degl’ Impostoni è un poco acre e piccante: e però questa spezie , o a dir meglio varietà de’ Carnumi , da’ bevitori di vino è mangiata cruda golosissimamente, e con molto piacere del or palato. Del resto tanto gli uni, quanto gli altri da molti, quì in Napoli, crudi, e senza alcuna pre- parazione, come le altre frutta di mare, saporitissima- mente si mangiano y singolarmente ne’ mesi estivi. Nel qual tempo le loro carni sembrano più grate, e sugose, che negli altri mesi dell’ anno , aventi così gli uni, come gli altri un piacevole odore di alga marina. LXVII. Tale razza di animaletti è molto abbondante su gli scogli del nostro mare, ed in quello di Taranto , ove oppellansi Fusaiuoli mariri , o sponsuli napoletani (1). E (1) Secondo il dotto Carducci nelle sue Annotazioni all’aureo Poema la- tino di Niccolò d’ Aquino, intitolato Delicice Tarentinae, da lui in ottava rima elegantemente recato, p. 312 n. 22, vene ha ne' mari di Taranto anche due razze di questi Carnumi. Una delle quali, che é vestita, come ei dice, di crosta petrigna, e scabrosissima, formata a foggia di gloli informi, è detta Sponsulo napoletano; l’altra poi che ha la pelle per così dire callosg £ mollacchia , e non così durissima, dicesi sponsulo molle. 27 a, 206 ne’ mari del Levante ve ne ha di tanti, che colla sempli- ce mano , senza l’aiuto di uncini , facilmente dagli scogli si sbarbicano. Colà son detti da’ moderni Greci spherdo- cles per la lor figura quasi sferica, e ne’giorni di digiuno da tutti con molto diletto si mangiano, Il Linneo nel suo Systema Naturae gli ha descritti sotto il nome di Asci- dia rustica, così detta dal Greco A°ckds uter , perchè pel cuoio ruido, e per la figura bislunga, o quasi ritonda a foggia di globi informi, rassomigliano ad un piccolo otricello. Il Gazza, come sopra ( n. LVIIE. ) si è osservato, la parola ari- stotelica Ty0ug , tradusse, come io penso, or Tubera , per- chè tali animaletti di mare sono somiglianti per la lor figura presso che globosa a’Tartufi terrestri ( e forse da ciò è nato, che sieno stati anche detti Tartufi marini ); ed or Yertibula, per aver essi la figura quasi ritonda , o bislunga, simile presso a poco al fusainolo } ed or Cal- los a cagione della loro durissima pelle a foggia di callo. Il Rondelezio (1) , il Gesnero (2), e 1’ Aldrovandi (3) di cotesti animaletti marini, che appellaron anche. Te thya, ci han lasciate delle pessime figure. Le migliori figure , che di essi io conosca, son quelle del ch. Giano Planco (4), che gli descrisse sotto il nome molto impro- prio di Mentula marina informis , il quale sinonimo dal (1) Aquatil. Hist. Par. II. cap. 21. pag. 127. (2) Aquatil. Lib. IV. p. 954. {3) Zoophyt. Lib. IV. cap. 5. p. 583. (4) Comment. Bonon. Toin. V. p. 243. Tab. II. fig. 4-7, et de Conchis minats notis,. Append, 2. cap. 19. p. 109. Tab. YI. Romae 1769, RR ta 207 x sig. Gmelin malamente si è riferito all’ Ascidia mentula del Linneo , la quale è molto diversa da’ Carnumi. CA P. VIII. Osservazioni intorno alla Vulva marina , alla Lepre di mare di Plinio, e di Eliano. LXVIII. E poichè nel precedente Capitolo per noi si è fatta parola della Yul/va marina, non voglio quì pas- sar sotto silenzio alcune mie particolari osservazioni in- torno a cotesto mollusco, che è tanto frequente nel nostro mare: poichè veggio , che gli errori in fatto di Storia na- turale per mancanza di accurate osservazioni si moltipli- cano quasi all’ infinito. LXIX. Non è da negarsi, che cotesto animale ma- rino, appellato dal Linneo Aplysia depilans, sia brutto e schifoso. Nondimeno , allorchè egli è vivo, e di fresco è stato tratto dal mare, non è nè punto nè poco in gui- sa fetido, e puzzolente, che eccita la nausea , il vomito; che cagiona l’ aborto; che ammazza, guardandolo soltan= to; ovvero toccato , e maneggiato, produce il gonfiore nelle mani, e nelle guance , come scrissero e Plivio (1) e il Rondelezio (2) e il Bohadsch (5), ed altri, che petrei quì allegare. Imperocchè io ho veduto più volte, (1) Lib. XXX. Cap. 3. p. m. 142. et seq. (2) De Piscib. Lib. XVI_. cap. 11. p. 524. et seq. (3) De quibusdam Animalib, mar. ps 50, et seg. 206 lango la riviera di S. Lucia, nel luogo di questa Città detto :/ Fiatamone, poco lungi dalla sorgente de ll’acque ferrata, in quegli scogli ( ove la Vulva marina ne’ mesi di Luglio, e di Agosto è assai ovvia, e frequente), che il più delle volte i ragazzi si deliziano a trastullare con questo animale vivo , lanciandoselo l’uno contro l’altro , senza che ad essi avvenga alcun male, o a quegli uomini, e donne, che a tale spettacolo son presenti. Ed io medesimo da iale esempio istruito, e fatto ardimentoso , sovente ho ma- neggiato questo animale vivo, e morto, e ne ho più volte fatta la dissezione, senza riportarne alcun malanno. E ben mi ricordo, che somigliante osservazione feci anche fare al ben degno nostro Segretario perpetuo il Sig. Monti- celli, allorchè per commissione della nostra Reale Accademia delle Scienze meco portossi ad osservare i bei molluschi del Cratere napoletano. LXX. Non è però da negarsi, che la Vulva marina, poche ore dopo da che si è dalle acque marine cavata , e conseguentemente dopo la di lei morte , soprattutto quando il caldo della state è di molto eccessivo , come avviene presso di noi in tempo del Sollione, incomincia tosto a putire, e ad esalare un lezzo molto abbominevo- le, assai noioso, e a chi che sia disaggradevole. Per la qual cosa io credo, che in tale stato Y avessero osservata e il Ropdelezio , e il Bohadsch: onde poi ci raccontaron tante, e poi tante meraviglie , delle quali dirò ciò, che dir solea il poeta perugino : 209 Baia , che avanza in ver quante novelle; Quante disser mai favole, e carote , Stando al fuoco a filar le vecchierelle. Credo però bene, che la Vulva marina, presa per cibo , o inbevanda, possa esser venefica e nociva, come affer= marono Nicandro, Dioscoride, Galeno, Plinio, Paolo da Egina, Aezio, ed altri, sebben di ciò nom ne abbia io alcuna pruova certa, e sicura. LXXI. Ma quale mai sarà quell’ animale da Plinio (1) chiamato offa informis , colore tantuni lepori stmilis? 1 Gronovio (2) pensa, esser la medesima Vulva marina, la quale, a dire il vero, quando è priva di vita, avendo il suo corpo molle, e cedevole , a foggia di lumacone ignu- do, tutto aggrinzato } e contratto, per la di lei forma, e figura, non è gran fatto dissimile ad una massa informe di carne, la quale el suo colorito nero-rossigno è in qualche modo simile al colorito della Lepre terrestre. Quindi non senza ragione sembra aver Plinio scritto, esser quell” ani male offa informis , colore tantum lepori similis. LXXII. Al contrario la Lepre marina di Eliano so- spetta il Colonna (3), esser quell’ animaletto di mare , da lui descritto col nome di Pudendum regale piscatorium, conosciuto da’ pescatori napoletani sotto il nome di cazzo (3); Zeb. IX. cap. 72. sect. 48. p. 52. (2) Note al Lib. IX. di Plinio peg. 167. (3) Aquatil, cap. XIF. 210 reale, appellato dal Redi (1) Spinoso marino, o Istrice marino, che piacque al Linneo denominare Aphrodita aculeata. Questo animaletto, il quale è molto vago, e curioso a vedere, sembra aver qualche somiglianza colle lumache tratte da’ loro gusci: e però»si è creduto dal Co- lonna , esser verisimilmente la Lepre marina di Eliano. CAP. IX. Conchiusione. LXXIII. Pare certa ed indubitata cosa, esser le nostrali Tetidi, delle quali finora abbiamo diffusamente ragionato , animali assai singolari, e molto diversi dagli altri fin quì conosciuti, in cui ammirar dobbiamo le maravigliose , e stupende opere del supremo Autore della Natura. Impe- rocchè la forma particolare de’ loro due scudi, che sem- brano far le veci di testa, o di vela; la loro bocca a fog- gia di ghianda, che a lor piacimento, ora si eleva , ed ora si abbassa, alternativamente chiudendosi, o aprendo- si; la singolar figura delle loro branchie, o sieno degli organi della respirazione , scoverte sopra il dorso ;3 i belli e graziosi cirri , che a guisa di capelliera i loro due scudi adornano ; l’ espansione membranosa legata al corpo pira- midale, che in varie guise, come un remo , o vela muo- vono ; i diversi movimenti, che con molta grazia e leg- (1) Op. cit. Tom. MH. pag. 109. 21i giadria nelle acque marine ja lor talento eseguono ; la par- ticolare struttura, ed economia fisica delle loro’ viscere; e finalmente gli arnesi genitali dell’ uno, e dell’ altro ses- so, in un medesimo individuo uniti, ci fanno a bastanza comprendere , che siffatte particolarità le distinguono molto bene dagli altri animali fin quì noti, e le rendono per conseguenza nel loro genere molto singolari e maravigliose. LXXIV. E quantunque sieno le Tetidi prive affatto di taluni altri organi, comunemente creduti così alle funzioni vitali, come alle animali necessarj : nondimeno al pari degli altri animali i più composti, elle vivono , sentono, si muo- vono , si moltiplicano, e fanno agevolmente le altre loro funzioni. Il che chiaramente dimostra , esser tutta la con- nessione delle leggi della Natura molto superiore all’ in- tendimento umano , ed esser solamente conosciuta, come bene e saviamente rifletteva il chiarissimo Wolfio (1), da quell’ eterno Geometra, che la ideò nella sua infinita sa- pienza, e la creò colla sua benefica , ed amorosa onnipo- tenza. (1) Theolog. natural. Par. I. cap. IV. ‘ i94 vd su DERE TOO MINI ION sà nd PIA % LA Ù p J Tg, Ad Da Mi Ù 17. 4 PI Vi È, ch f ut { i VAS 1, VO7ZZA (PQBAPONLAI9] CZ no ur SY /) In )) 5 DIN DION ue de AE man PI ‘d "A ARIO (AO) AA ) raf, Punto 27777 comnugerae L04498 Ufoniia. nes TEMI PULENZUATI MLT ID) ZA LI. ) CULLA CACC0A / 2 ACUM UA MM I Ne 4 NA B° \ eri (( da PRA ER E II ERACE VR me ORE PP bri pra Alpin, Votati ia di Na» ' ’ si FA eto * È x Dati ae) hg * ai , DA ma Dt è ‘mi 19 1 4 Lr Ant. Finto dive. 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Scudo maggiore, alquanto convesso , ornato di molti e piccoli cirri a guisa di altrettanti fili, e di altri cirri conici a guisa di cornetti ee , ee. B B B. Fascia, che cinge il lembo del predetto scudo , interrotta verso la parte superiore B C. E E. Due tentacoli a foggia di nrecchiette. F. Collo di questo mollusco. RR, RR, RR, RRP. Corpo membranoso piramidale. F K P. Piramide convessa, elevata sul predetto cor- po , che contiene le viscere dell’ animale. 00, 00, CC, 00, CCG, 00, 00. Sedici appen- dici, otto per ciascun lato, o sieno le branchie cilin- driche , destinate per la respirazione , avvolte, che sem- brano altrettanti cornetti, colle estremità a guisa di fioc- chi , attaccate alla piramide convessa. 28 214 M. Piccolo tubo cilindrico contenente il genitale di questo mollusco. Circa tre linee sotto di cotesto tuboli- no, tanto in questa Tetide , quanto nelle altre duc, veg- sonsi due aperture , delle quali la superiore è quella della vulva, l’altra più inferiore è quella dell’ano (n. XXXI. ). CANAL La stessa Tetide ‘cornuta della grandezza naturale, situata supina, 0 sia colla boc= ca in avanti. A A A. Scudo maggiore precedentemente accennato: co’ cirri tanto filiformi, quanto a guisa di piccioli cornetti conici ee, ee , ripiegato verso la bocca. B B. Scudo minore a guisa di segmento di sfera, ornato: nella parte interna di cirri. E. Bocca di questa Tetide a guisa di ghianda , si- tuata nella parte inferiore tra lo scudo maggiore , e lo scudo minore. O M, LL. Membrana ovale , sciolta , e fluttuante, attaccata ‘al collo di questa Tetide. Questa membrana è ornata di una rete ben grande, e di un’altra piccola lopgitudinale a guisa di fascia P_M. L L M. Lembi della medesima membrana ovale ri- piegati, ed ineguali. K K T. Parte posteriore del corpo membranoso pira- midale , precedentemente accennato, 215 TUA W. MD Tetide napolitana della grandezza natura- le, situata boccone, o sia colla bocca in sotto. A: A: A. Scudo maggiore, il cui lembo è ornato di molti cirri filiformi, e di altri piccioli conici, come cornetti colle sue orecchiette cc. RS, RS. Due appendici quadrilatere, a guisa di pa- rallelogrammo , una per ciascun lato, ornate di diverse macchie , situate tra la prima, e la seconda appendice. R KP, K C P. Corpo membranoso piramidale. SS, MP. Piramide convessa, elevata sul predetto corpo, contenente le viscere dell’ animale. A’ lati di que- sta piramide, oltre alle due appendici quadrilatere RS, RS, sonovi sedici appendici cilindriche, otto per parte, a guisa di cornetti ,, che finiscono in fiocchetti come nella precedente Tetide. Tra la terza, e la quarta ap- pendice del lato sinistro , osservasi il tubolino contenente il genitale di questo mollusco. Sotto il quale evvi l'apertura della valva, e dell'ano, come nella Tetide precedente, 216 TUA Mati Tetide a molte foglie della grandezza na- turale, situata boccone, o sta colla boc- ca in sotto. A A A. Scudo maggiore, alquanto emisferico , col lembo intero, che talvolta osservasi tagliato irregolarmente, D D. Due tentacoli a guisa di orecchietta. C. Collo alquanto cilindrico, a cui è attaccato il corpo membranoso piramidale , il quale nel di lui mezzo elevasi in una piramide triangolare convessa, contenente le viscere di questa Tetide. BB, BB, BB, BB, BB, BB. Diciotto appendici a guisa di dti foglie , nove per parte, senza con tare la foglia dispari, ornate di diverse macchie , attac- cate a’ lati della piramide triangolare. K. Appendice membranosa a gnisa di foglia , ovata- bislunga , colle sue macchie, separata dalle altre appen- dici, per conoscersi più chiaramente la di lei figura. ee,. ee, ee, ee, ee. Appendici minori cilindriche , ornate di fiocchetti, frapposte tra le maggiori appendici. M. Appendice minore cilindrica, ornata di fiocchetti, separata dalle altre appendici, per vie più distinguersi. V. Genitale di questa Tetide , tratto daltubolino , in cui era rinchiuso. TAM N La stessa Tetide a molte foglie della gran- dezza naturale, situata supina, o sia colla bocca in avanti. A A A. Parte posteriore dello scudo maggiore y alquan= to emisferico, col margine pieno di cirri filiformi, e di al- quante macchie quasi semicircolari ee, ee. O O C. Scudo minore quasi semicircolare , la cui parte interna è piena di cirri filiformi. B. Bocca a guisa di ghianda tra lo scudo maggiore , e lo scudo minore. RR, RR, RRP. Parte posteriore del corpo membra- noso piramidale , come nelle Tetidi precedenti. E D. Membrana ovale, come nelle precedenti Tetidi. S. Pesciolino trovato nel ventricolo di questo mollusco. i. Spezie di helix, o di Aelicina , come altri l’appel- la, trovata nel medesimo ventricolo. I, e Z. La stessa spezie di /elix ingrandita colla lente. U Y. Spazio contenente le viscere di questo mollusco. Q. Fegato acinoso, che occupa gran parte del corpo piramidale. G. Ventricolo co’ quattro corpicini sopra descritti ( n XXXI. 5: ). Ge | DIFIAT d... CRA A n) | poi Didi o Nanna sa Diari a RR tane nono) sido | uilo: ia assiali fore di Rialozaiatdiai dei ssa n aid Cap. I. Cap. II, Cap. II. Cap. IV. Cap. V. Cap. VI. Cap. VII. Cap. VIII Cap. IX, INDICE DE CAPITOLE Ì Molluschi non furono ignoti agli antichi Naturalisti. Descrizione delle Tetidi finora sco- nosciute. Fenomeni osservati in questi mol- luschi, così vivi come morti. Notomia di questi animal marini. Correzioni al genere linneano Thetis. Differenze di questi animali da quelli descritti dal Colonna, e dal Cuovier. La Lepre marina degli antichi Na- turalisti è diversa dalle nostre Tetidi. Tai molluschi son anche differenti da quegli animaletti da Aristotile chiamati ta Ty0va, vol- garmente detti Carnumi. Osserva- zioni sopra questi animaletti di mare. . Osservazioni intorno alla PVulva marina, alla Lepre di mare di Plinio, e di Eliano. - Conchiusione. Spiegazione delle cinque tavole. Pag. 156 16r 172 178 195 186 192 2047 210 213 Fa) g° 1 A È ) ANA, i PANIORI ff EIA batt ap i LAI r vi î sd ì è 4 i Nr i Vi pr : sigh ua parta dic MEA Vi "0,08 “ia ne 6; SR ES figuro sMRRA Rito MCR MI) denti ila APPIA CINA a Und tria ò sStntazna | STAR TRATTO ; TAGLIE A LEVATA Ro Giada sasrandA ERANO bs me È i st: div, deo 909 a FRESCA SOIA IZ 10 sd dissi Ma, A o i al TSO o o ar “ll Papini. (60 ESM CIO i) RICE ATA TITAN O open Nano: LL apri f te abi 4 n, ii Witt eg tea san di si DI vat Vi ta È Ji Ù i ANGS RIA vi 33 ari gha Pireo n n ere pitt a MUS. COMP. Z00& LIBRARY SEP 1970 HARVARD UNIVERSITY i | si La GAI i SMR Te, | i VA mM SAM i Ù \ ° Dei SI) INNVRNLAIERDONI 3 2044