BOSTON MEDICAL LIBRARY

IN THE

Francis A.Countway Library of Medicine

BOSTON

^

OSSERVAZIONI

MICROSCOPICHE

SUL CERVELLO

E SUE PARTI ADIACENTI

D I

ANTONIO BARBA

Professore di Scienze Fisico- Chimiche , e Socio ordinario della R.1 Società d5 Incoraggiamento per- le Scienze Naturali , ed Economiche.

SECONDA EDIZIONE

CON AGGIUNTE.

f#^ i ■»

NAPOLI

DAI TORCHI DI SAVERIO GIORDANO 1819.

PREFAZIONE. *"

^ ■*

P

orlato fin dagli anni miei giovanili allo studio delle scienze naturali , comecché in quei tempi viveva il dottissimo P. Torre , il qua- le possedeva una buona raccolta di macchine fisiche, che continuamente metteva in azione ; cercai tutti i mezzi di acquistare la sua ami- cizia , onde potessi così , non solamente avere una perfetta cognizione di esse , ma ancora apprendere colla sua guida la maniera di fare qualunque sperienza.

Allora il P. Torre fortunatamente era tutto dedito alle osservazioni microscopiche so- pra le sostanze animali , e precisamente su quelle , che appartengono alla macchina dell' uo- mo ; ed avendo bisogno di gióvani periti del- le cose anatomiche , si servi di me , e del

pubblico Professore D. Saverio Macrì per le preparazioni delle accennate sostanze. In que- sta bella occasione appresi in breve tempo sot- to la di lui savia istruzione i principj dell1 ot- tica prattica , coi quali giunsi sino a fabbricare tentine di un decimo di linea di foco. Mi resi pratico benanche nella formazione delle palli- ne di cristallo , e nella maniera di ben ado- prare il Microscopico in qualunque si sia os- servazione.

NelP anno 1780 ritrovandomi nella mia patria Avella per esercitare la professione di Medico , e siccome in quella vi nasce una gran quantità di Muschi , nelle ore oziose credei molto a proposito diriggere per la prima vola- la le mie osservazioni Microscopiche sopra que- sti oggetti , e propriamente sugli organi della generazione di quelle piantoline. Finalmente dopo tante replicate , ed esatte osservazioni mi riuscì di vedere ii meccanismo della loro ge- nerazione j ii quale m quei tempi non era per- fettamente sviluppato dagli altri Autori occu- pati su tali ricerche. Di tutto questo ne feci ima breve descrizione , e la diressi con una lettera al Ba Torre. In essa m1 impiegai so-»

V

làiiiente ad esporre le osservazioni fatte sul Brium Murale , e il Mnium Hjdroineticum\ tralasciando gli altri , perchè erano della mede- sima loro struttura. Neil' anno 1782 le anzi- dette osservazioni furono inserite nella scelta degli Opuscoli interessanti , che si stampava in Milano, e propriamente nel voi. 5 pag. 128. E poiché le mentovate osservazioni furono descritte senza 1' ajuto delle figure , il celebre nostro D. Domenico Cirillo ebbe 1' avverten - za di delinearle egli stesso , e con le altre sue osservazioni le espose nella sua opera intitola- ta. Fundamenta Botanicae. Terza edizione Napoletana pag. 76.

Circa F anno 1784 ritirandomi di nuovo in Napoli , ed essendo morto il P. Torre , sti- mai molto a proposito d'incominciare di nuo- vo io solamente le osservazioni microscopiche sulle sostanze animali , e precisamente sulli ganglj , e sulla struttura de1 nervi , che appar- tengono al corpo dell' uomo , e propriamente di que' nervi , che sono lontani dalla prima loro origine. Avendo rinvenuto in queste mie osservazioni qualche cosa di più preciso nella fabbrica degli accennati nervi , di quello ,

che fu osservato da noi col P. Torre , ne fe- ci una memoria , a cui vi aggiunsi la descri- zione di ciò, che vidi nella struttura de'gan- glj medesimi. Questa fu posta nel Giornale Encicopledico del 1785, che si stampava in Na- poli dall' Avvocato D. Giuseppe Vairo-Rosa.

Nell'anno 1807 essendosi perduta la memo- ria di quel Giornale , per comando di un mio amico molto portato per le cose naturali repli- cai le stesse osservazioni con maggiore atten- zione , e ripetei quelle , che furono fatte da me , e dal Signor Maciì in unione del P. Torre intorno al cervello ^ e sue parti adja- centi*

E poicchè in queste mie osservazioni rimar- cai alcune particolarità circa la fabhrica del cervello , e sue dipendenze , ne formai la pre- sente Operetta i della quale essendone da qual- che tempo terminate le copie i ed avendone del- le continue ricerche , ho stimato farne la secon- da edizione. E ciò maggiormente , perchè tali mie osservazioni sono state bene accolte dalli Letterati esteri , come si può vedere nella Storia prammatica Medica di Curzio Sprengel voi. la cap* 2 §. 10 , e negli Annali di Medici*

ria di Jltenbourg Gennaro i8i3 , i quali rife- riscono le indicate osservazioni nel seguente modo : Le osservazioni di Barba hanno por- tato molti schiarimenti utili sulla struttura del cervello , e de* nervi.

Questa mia operetta è divisa in due parti» Nella prima descrivo il Microscopio sempli- ce con tutto quello , che vi bisogna per la sua costruzione. Non ho voluto lasciare in questo luogo di rapportare i diversi metodi di fare le palline di cristallo , che hanno tenuti diversi valenti Uomini. Nella seconda poi vi si trove- ranno tutte le osservazioni , che furono fatte da noi sul cervello , e sue pertinenze , e quelle \ che ho fatte io particolarmente sulle stesse usan- do maggior diligenza , ed accuratezza.

Vuoisi finalmente avvertire , che il metodo di fare le palline del P. Torre sarà esposto col- le stesse sue parole , e le osservazioni micro- scopiche saranno indicate nella medesima guisa, che egli le descrive nella sua opera , che ha per titolo » Nuove osservazioni Microscopi- che. Verranno esposte le mie sotto la espres- sione di Nola.

PARTE PRIMA

DE'MICROSCOPJ,

X Microscopi sono piccole macchine , che ser- vono a far vedere grandissimi gli oggetti molto piccoli , e ciò mediante una , o più lenti combinate insieme , e che rappresentano alla vista distinta- mente quelle parti de1 corpi , che sono impercet- tibili. Il P. della Torre crede meglio definirli in quest1 altra maniera. Il Microscopio è quella mac- china con cui si rendono efficaci i raggi debolmente riflessi dalle minime parti delV oggetto , onde poi si vede un maggior numero di parti nella superfi- cie dell* oggetto , e perciò questo apparisce sotto una maggior superficie.

I microscopi ci ajutano a veder da vicino , co- me i teloscopj ci soccorrono a veder da lontano. Quanto questi facilitano i progressi dell' Astrono- mia , tanto quelli son vantaggiosi alla Storia na-

2

turale , ed alla Fisica. Senza di essi noi saremmo privi d' infinite bellissime scoperte , ed utili co- gnizioni , colle quali s' immortalò un Hook , un Malpighio , un Leu wtnho eh , un Reaumur , un P. Torre , un Cullai , un Monrb Anatomico d1 Edim- burgo , e tanti altri grand' Uomini.

Egli è probabile , cbe V uso de' microscopi semplici per ingrandire gli oggetti con una pic- cola lente sia stato conosciuto non molto dopo T invenzione de1 Teloscopj 5 ed in realtà non ab- biamo argomento alcuno , per cui apparisca , cbe nel 1618 siffatti microscopi v* fossero stati, o al- meno si fossero resi pubblici 3 imperciocché Syrtu- ro , il quale in quel!1 anno pubblicò un opera sul!1 origine , e struttura de1 Teloscopj , non avreb- be certamente passato sotto silenzio un nobile ritrovato.

Francesco Fontana in un1 opera da lui pubbli- cata nel 1646 pretende averne egli fatti sino dal 161 3 , pare , cbe prima se ne facessero da veruno. Altri però ne fanno inventore Cornelio Drebbel , il quale ne faceva in Londra nel 1621. È probabile, secondo riflette il celebre Hugenio, cbe amendue , nel tentare varie combinazioni di lenti , siano giunti a fare una medesima scoperta , senza cbe l'uno sia stato informato de1 lavori del- l' altro.

De' microscopi due sono le specie , cioè il sem-

3

jpìice , che è formato da una sola lente molto con- vessa , e d1 un foco cortissimo , o da un globo di cristallo 5 ed il composto , che è formato da due, da tre , o da più lenti.

Or sebbene tanto il microscopio semplice , quanto il composto sieno atti ad ingrandirci gli oggetti minuti -, nulla però di manco volendosi fa- re esatte $ ed accurate osservazioni con i medesi- mi , dee senza esitazione preferirsi il semplice mi- croscopio al composto $ poiché con quello si osser- va immediatamente V oggetto , laddove con que- sto non si vede , che la sua immagine , la quale necessariamente esser dee alquanto imperfetta , ed oscura , e ciò per la differente refrazione de' rag- gi, e pe '1 dissipamento^ che si fa de' medesimi sul- le superficie de' varj vetri , dovendo esserci nel microscopio composto almeno tre lenti per esser perfetto \ per cui non solamente vi è dissipamen- to di luce , ma que' raggi , che passano per le dette lenti devono necessariamente debilitarsi. Laonde il giudizio , che si fa in osservare l'immagine di un dato oggetto , non è mai così sicuro , come quello , che si può fare vedendo Y oggetto istesso col microscopio semplice.

Da quanto abbiamo detto qui sopra, ognuno ben comprende da se, che per le osservazioni mi- froscopiche dee bandirsi il composto , ed in fatti

4

il P. Terre se ne serviva solamente sul principio delle osservazioni per delincare tutto il contorno dell' oggetto , per poi esaminarne minutamente le parti col semplice microscopio. Il nostro Caulini nelle sue belle osservazioni microscopiche confes- sa di non averne fatto mai uso. M. Leuvven- hòek (a) in tutte le sue osservazioni , eh' egli per più di 5o anni continui ha comunicato alla So- cietà Reale di Londra, non si è mai servito d'al- tro microscopio , che di uno semplice. Di fatti nel consegnarsi alla sudetta Società 26 microsco- pi regalateli da M. Leuwenhoek , si vide , che o- gnuno di essi non consisteva , che in una picco- la lente convessa da tutte le due parti. Non es- sendo il miscroscopio composto utile , ne per le osservazioni fisiche, ne per quelle di Storia na- turale , mi asterrò di farne parola , e chiunque ne vorrà una perfetta notizia bisogna , che legga le osservazioni microscopiche del P. Torre , o la sua Fisica Italiana in tre tomi.

Avendo già di sopra detto, che il microscopio semplice in altro non consiste , che in un piccio- lo pallino di cristallo , o in una lentina conves- sa , ma d'un foco assai corto ; vediamo ora bre- vemente i metodi tenuti da diversi Ottici per fàb-

f" '—- 1 ._ 1 1 11 T "

(a) Smith , Cours Compiei d? Optique T. 2,

bricare le palline di cristallo chiare , e distinte.

E primieramente stimiamo esporre il metodo te- nuto dal P. Torre, il quale più d'ogni altro uo- mo dotto ha fatigato su questa parte , indi poi passeremo ad esporre i metodi tenuti da altri va- lenti ottici (a).

Metodo del P. Torre.

La maniera tenuta con felice , e continuato successo nel formare le palline di cristallo di qua- lunque grandezza , e tanto picciole , che non si vedano , che colla lente esploratrice , è esposta , come segue , dal P. Torre nel suo libro intitolato i Nuove osservazioni microscopiche.

« Tre cose si ricercano per formar le palline. Un tavolino col mantice sotto , come sono i comuni per soffiare il cristallo. Un pezzo di tripoli per- fetto ; e cilindri solidi di cristallo di diverse gros- sezze. Quanto al tavolino deve essere comodo a muovere il mantice con piccolo moto , e tenerlo pieno d'aria, acciocché l'uscita di questa pel sottile cannello conico porti la punta della fiam- ma uguale , continuata , e senza strepito contro

{a) Per ciascun metodo vi ho aggiunto . la figura per maggior intelligenza di chi legge.

6

il cristallo. A questo effetto la punta del qannel^ lo a e ( fig. io. ) deve entrare un poco nella l)ase della fiamma $ il lucignuolo f deve essere grosso un dito , e farsi rotondo collo smoccola- to] o. Cessato di fondere il cristallo si rivolta su- bito la punta del cannello dalla fiamma , acciocché non si liquefacela la saldatura della punta del cannello , che nella estremità ha una linea di apertura 5 ne si rivolge di nuovo il cannello con- tro la fiamma, se prima non si è empiuto d' aria il mantice , acciocché la fiamma non entri con impeto in questo , e lo abbruci. La pelle del man- tice deve tenersi di contiuuo unta con una pezza bagnata di olio 5 lo che si fa prima ,'e dopo 1' o- perazione. Quando si soffia la fiamma contro il cristallo , deve dirigersi orizontalmente senza strepi- to , e continuata , per vibrarsi contro il cristallo. La fiamma così diretta orizontalmente è compo- sta di due parti. Sino a quasi due terzi comin- ciando dalla sua base è bianca , da due terzi verso la punta è trasparente , e senza colore. Con que- sta deve liquefarsi il cristallo , vi è pericolo , che si lordi dal fumo j il che accade subito che qualche punta bianca arriva a toccare il cristallo. Deve ancora osservarsi , che il cristallo sia ben pulito con tela fina prima di porlo alla fiamma , eccettuato nell'altra estremità ove si tiene colla

7 punta delle dita. In somma quella parte di cri- stallo , che deve toccar la fiamma non deve mai, Benché leggermente , toccarsi colle dita ; altrimen- ti si lorderà di fumo. Se mai si è lordato il cri- stallo di fumo , lo che si vede quando biancheg- gia , si separi dal resto col taglio di una pietra focaja.

« Quanto al tripoli gh , ( fig. io. ) se ne scelga un pezzo lungo quattro in cinque pollici , e quat- tro pollici alto per poterlo comodamente tenere in mano senza pericolo di scottarsi colla punta della fiamma. Il pezzo deve essere spianato da una parte m e n. Vi sono varie specie di tripo- li (a). Ve n' è del rossigno di grana finissima , ma fatto a strati. Questo non regge al fuoco , doven- dosi calcinare prima d.1 incavarvi le patine. Vi è del tripoli bianchiccio di grana fina , e non pe- sante. Questo non reg^e al fuoco nel calcinarsi , onde non è buono. Vi è del tripoli bianchiccio pesante , ma di grossa grana : questo regge alla

(a) Il Tripoli è una pietra composta di Silice, ed allu- mina • si è dato ad essa un tal nome dal paese dell'A- frica d1 onde si estrasse la prima volta. Gli orefici fanno gran uso di detta pietra , ed i noslri lavoratori di ottica se ne servono per dare il lustro alle lenti , dopo che le medesime sono state perfettamente spianate.

8

calcinazione , ma si scelga in caso di necessità , non trovandosene altro. Il vero tripoli perfetto è quel- lo , eh' è bianchiccio , di grana fina , compatto , e pesante , e che dopo la calcinazione diventa rosseggiante. Questo è il migliore di tutti , per- chè regge al fuoco , e non si spacca calcinando- lo , ne vi si attacca il distailo nel liquefarlo.

« Per calcinare il tripoli si pone in mezzo ar carboni non Lene accesi, e si lascia, che si accen- dano tutti da se , e da se si estingua il fuoco : quando tutto è freddo si leva dal fuoco il tripo- li , ed è calcinato. Quando è calcinato , sulla sua parte piana s1 incavano come tante piccole sco- delle , r s t non molto profonde per mezzo di ferri rotondi , e taglienti , ben ripulite , e ton- deggianti. Queste cavità devono essere di diverse larghezze , ed alcune senza labbro dalla parte dl fuori ove va la fiamma. Le palline grosse si pon- gono nelle cavità più larghe , che hanno da per tutto il labbro. Le palline mezzane, per roton- darle si pongono nelle cavità mezzane. Le palli- ne piccole , e piccolissime si pongono nelle cavità senza labbro mezzane , e grandi. Quando sono raffreddate devono subito pulirsi con tela , se so- no grandi , o. mezzane , o con carta , se sono pic- cole , girandole con due pezzi di carta da scri- vere. Le cavità non devono mai toccarsi colle

9

dita ; perchè s'ingrassano, e sporca la palli- na * se devono pulirsi si adopra carta da scrive-- re , se levigarsi si adopri il ferro , o taglio ton-* deggiante , pulendolo prima con pezza. Usando tutte queste cautele non si lorderà di fumo il cristallo .

Quanto al cristallo , devono scegliersi cilindri so- lidi di diverse grossezze , cioè di mezza linea , di una eo. , che non, abbiano ampolle , ma siano chiari , e trasparenti, e di tanto in tanto ripulirsi con pezza. Si scelgono cilindrici , perchè se abbia- no angoli , o taglio , volentieri oprivi si attacca il fumo , e perciò si lordano*

Tenendo pronti questi tre istro menti r per for- mare le palline così si opra. Accomodato il ta- volino , il mantice, e- il" cannello come abhiam detto , che dirigga la fiamma, orizontale , e che almeno un terzo di essa verso la punta non sia bianca , ma trasparente, tenendo nelle due mani due cilindri dt cristallo contigui colle estremità si pongano nella fiamma pura , e liquefatti verso la cima si tirino uno da una parte , e V altro dal- l' altra y e formeranno un filo di cristallo. , quan- do si vuole sottile , e lungo quattro , o cinque pol- lici , indi colla fiamma si separino in mezzo. Po- sto di parte uno de1 cilindri , che termina il filo quando si è raffreddato , perchè toccando un cor-

10

quando è calcio lo bruciarebbe , e si sporche? rebbe , si pigli V altro cilindro col filo , e si ac- costi ali1 estremità della fiamma pura , si roton- derà , ed essendo sottilissimo il filo ; formerà una mezza pallina picciolissima , e quasi invisibile ; se si ripone alla fiamma s1 ingrosserà di più $ di modo che con un filo sottilissimo si possono an- cora fare palline grosse , ma per brevità , si ado- prano cilindri più grossi per queste, indi la mez- za pallina fatta si stacca dal cilindro tirando que- sto in filo coli1 altro cilindro attaccatovi.

Per mezzo del taglio acuto di qualche pietra focaja , posta la pallina fredda in una scato- letta bassa fatta di carta , si separa la medesima dal filo , tenendo un pezzo di carta sopra la sca- toletta , acciocché la pallina non sbalzi via. Se questa è picciolissima si fanno le scatolette di car- ta nera , perchè possa distinguersi. Preparate co- sì molte palline , e poste nelle scatolette quando son fredde , pulite prima con carte , o tela si prendano con una molletta pulita di ottone, e si mettano in una delle cavità convenienti , come abbiamo detto di sopra. Indi si accosta alla fiam- ma questa cavità in modo , òhe la puuta di essa vada contro il tripoli , non contro il cristallo , perchè lo sofferebbe via. Quando il tripoli è in- fuocato , allora si cala la cavità in modo , che

1 1

tocchi la pallina s , che dopo infuocata a color rosso diventerà di un fuoco chiaro , allora è di- venuta rotonda , e si leva dal fuoco , e quando è fredda , si pone nella scatoletta di carta bianca: ,. per pulirla con due pezzi di carta da scrivere ; quindi si mette dentro un cappuccio di ottone per provare se termina T oggetto , che se cosi non faccia, essendo mezzana, o picciola, si But- ta via; perchè esposta alla fiamma si sporca. Se poi sia grande può benissimo rimettersi al fuoco due , o tre altre volte.

<c Nel fare le palline grandi , deve tenersi sempre in un moto leggiero la pallina , accioccchè col pro- jìrio peso non si seda ,. e diventi piana da una par- te 5 ciò si fa tremando un poco la mano, che tiene il trip oli. Altre circostanze meno considera- bili insegnerà l'esperienza. Adoprando questa cau- tela ,. la maggior parte delle palline riusciranno. Ma vi sono alcune giornate nelle quali di /\o , ap- pena ne verranno perfette /[, o 5. Ciò accade principalmente ne' tempi scirocchi, ed umidi ; for- se , perchè Tumido si attacca tenacemente all' olio; onde sciolto in vapore sporca la pallina : o pure, perchè V aria essendo più rarefatta , il fumo ha più forza di stendersi verso la punta della fiam- ma, che di fatti si vede meno trasparente. Que- sto metodo di far le palline non è immaginario ?

12

o impossibile , cerne alcuni hanno creduto , essendo giunto a farne delle perfette di tutte le grandezze-

Melodi di altri Valentuomini.

Dopo d'aver esposto la maniera di fare le pal- line secondo il P. Torre , fa d1 uopo passare a descrivere i metodi usati da altri dotti Uomii/i. Smith nel suo corso d1 Ottica completa ci riferisce brevemente due metodi tenuti da due diversi Au- tori. Il primo è di M. Buiterfield , il quale ci dice , ch'egli ha sperimentato differenti maniere di fare i globi di vetro della grandezza di teste di spile grandi , e picciolo , come nella fiamma d1 una candela di sevo , o di cera : ma che la li i0liore specie di fiamma per farli chiari, e sen- za macchi , era quella d' una lampade a spiri-^ to di vino rettificato , ove in vece di un lucignolo di cottone , si serviva di un filo sottile di argen- to , eh' egli raddoppiava sopra , e sotto a guisa cT una matassa di filo. Dopo , avendo preparato del vetro finissimo ridotto in polvere , e ben la- vato , egli ne prendeva un poco colla punta di un ago d' argento bc ( jìg. 5. ) umettato colla saliva , la teneva nella fiamma a sino a che que- sta polvere si fondeva , e si faceva rotonda per- fettamente 5 ma egli non ve la teneva per lungo tem~

i3

no , temendo, clie non si bruciasse. Tutto 1' ai^ tifìcio consiste a dare al globetto una rotondità esatta , il che può apprendersi colla esperienza^ Quando aveva formato in tal maniera una gran quantità di globetti , egli li stropicciava ^ e pu- liva con una pelle molto dolce. Indi avendo pre- parati molti pezzi di piastre sottili di rame di una lunghezza doppia della larghezza , li raddop- piava in forma di quadro , e li bucava solamene te nel mezzo ; dopo di ciò , tolta la bava intorno ai buchi con una pietra da affilare , ed annerita la parte d' avanti delle piastre col fumo d1 una candela , egli situava un globetto tra i due bu- chi , e serrava insieme le piastre. Ih fine egli ve- deva quanto essi ingrandivano i piccioli oggetti i e serbava i migliori per farne Uso.

Il secondo è quello del Dott. Hook , che con* sisteva nel prendere un pezzo di vetro molto chiaro , e tirarne de1 lunghi fili per mezzo di una lampade. In seguito egli teneva questi fili nella fiamma sinché i loro estremi inferiori fossero ter- minati in globetti. Dopo di ciò avendo fermati questi globetti a ( fig. 8. ) con ceralacca alla ci- ma di un bastone gc , cosicché i fili o fossero ri- volti in alto , travagliava la punta di questi fili sopra una pietra da affilare , e la puliva con dello stagno calcinato sopra una piastra di metallo.

>4

Il metodo del signor Hook combina colla prima parte di quello del P. Torre : differiscono ambi- due nella seconda , cioè nel rotondare perfettamen- te le palline. Il P. Torre pone la pallina all' a- zione della fiamma , situandola sul tripoli , e la tiene tanto tempo su di esso , finché conosca es- sere sparita la coda , e perfettamente rotondata. La maniera usata da Hook, di togliere da1 pallini Ja detta coda è imperfettissima *, imperciocché in quella parte del globetto , dove è il residuo del filo di cristallo , o coda , lavorandola a suo 'modo , yi rimane una parte della superficie del globetto , che non è un perfetto piano , per- fettamente sferica , oppure se Tè, non può mai avere la stessa sfericità del resto della pallina lavorata. Trovando tante volte alcune palline perfettamente sferiche , ed altro difetto non essen- doci, che quello di avere un piccolo filo , o co- da da una parte , mettendola alla prova , se mi porta r oggetto chiaro , distinto , ed ingrandito , in vece di riporlo nella fiamma alla maniera del P„ Torre , V ho messa così dentro i cappucci , situandola nella maniera , che ho esposto , e co- me più chiaramente si dirà in appresso , quando darò il modo di fermare le palline 7 o le lenti- xie dentro i cappucci.

i5

Lavoro delle Lentine»

Non voglio tralasciare di descrivere una manie- ra molto spedita da lavorare le lentine di cortis- simo foco. L'incomodo maggiore in fabbricare le dette lentine s' incontra , allora quando si devono voltare , per indi lavorarle dall'altra parte. Accioc- ché la seconda superficie della lentina sia in asse colla prima , bisogna , che sia situata ili maniera sopra il piccolo manubrio , che tenendo questo in una situazione perpendicolare all' orizzonte ; la superficie lavorata si trovi in uri piano paral- lelo all' orizzonte medesimo.

A fare bene questa operazione ci vuole una somma attenzione , e pazienza. Questa non si può eseguire esattamente senza avere gli occhi armati da una lente di un mediocre ingrandimento. La lente , di cui mi sono sempre servito , non ha ? che tre pollici di foco. L1 incomodo accennato si evita con attaccare una pallina coti cera lacca su d' un manubrietto , cosicché la coda ( fi^;. 8. ) sia rivolta in alto alla maniera del Signor Hook» Indi con una finissima lima si taglia la coda , ed una porzione di detta pallina , che equivaglia al- la terza parte di essa. In quel luogo vi resterà

i6

un piano. Ciò fatto si dia ad occhio la forma sferica al detto piano , che sia quasi come quella della restante parte del globetto.

Ognuno facilmente comprende , elle facendo a questo modo , si avrà in vece di un globetto una vera lentina , ma da una parte solamente chia- ra , dall' altra parte dove è stata lavorata colla lima , non solamente sarà opaca , ma la sfericità da- ta ad occhi non può essere mai perfetta , per cui bisogna lavorarla alla maniera comune in una pic- cola patina , che abbia pressoché il raggio della sfericità quanto quello della pallina» Con questa maniera non solamente si evita la maggior parte di quell1 incomodo , e fastidio che porta il dover due volte fermare il vetro con cera lacca , ma ancora non dovendo che lavorare una sola su- perficie, s'impiega la metà di quel tempo, che ci vorrebbe se si dovessero lavorare ambedue.

Dopoché con qualunque de' metodi descritti si sono formate moltissime palline di ogni diame- tro , bisogna scegliere quelle , che sono perfette , e buttare via le rimanenti. Per giudicare della perfezione delle palline , e lentine , bisogna met* tere al foco di ciascuna un oggetto , e vedere se questo si vede chiaro , distinto , ed ingrandito.

Non la finirei giammai , se riportar volessi qui- vi tutte le invenzioni finora poste in uso per

*7

presentate all' occliio una pallina , o una lenti- li a , e per metterla a portata degl' oggetti , che deve ingrandire. E incredibile il numero di que- ste ritrovati, che ha in tempi diversi inventato r ingegno umano.

Struttura , e parti della macchina»

La macchina microscopica la più ingegnosa di quante io ne abbia mirate , tanto vivente il P. Torre , quanto dopo la di lui morte , è stata quella combinata dal nostro celebre Ottico D. Vincenzo Mazzola che risiede in Vienna. Il mei- desimo per renderla adatta ad ogni osservazione fu costretto assoggettarla a varie mutazioni. Af- fine di ridurre questa ad una maggior semplici- tà possibile , io mi son servito di una parte sola- mente di essa , e Y ho resa alla portata di fare qualunque osservazione nel modo che qui siegue. Questa macchina , o Microscopio semplice vie- ne formata dall1 asta verticale À B, ( fig. 1 1 . ) la quale è fermata dalla coda di rondine p q, e dalla vite r ; dalla cassetta F E su di cui è pian- tata la detta coda ; dal quadro G G , il quale deve scorrere dolcemente lungo la mentovata a- sta A B.

Dalla parte destra di questo quadro vi è fer-

i8

mato con vite il braccio curvo D , il quale deve terminare in tondo. Nel centro di questo tondo vi è un Luco con vite. Di più il portoggetto universale h s i in cui si deve notare il braccio hs , nel quale vi è un'apertura longitudinale , acciocché possa portarsi in avanti , o pure tirarlo alla par- te opposta , siccome il bisogno lo richiede. Il ton- do s i ha un1 apertura circolare fatta ad incastro, in cui vi si pongono gli oggetti ali1 aperto. Que- sto deve muoversi liberamente sulla parte estre- ma del braccio curvo 5 esso è ritenuto dalla vite g con testa a bottone , la quale è pigliata da quel- la , che è nel buco fatto al centro del tondo dianzi accennato. La suddetta vite devesi voltar tanto quanto basta , acciocché il portaoggetto pos- sa muoversi con dolce strofinio in qualunque di- rezione si vuole. Siccome col moto del portaogget- to si può rimuovere la vite g dal suo sito , così a fare che ciò non accada si ferma mediante la madrevite f alla parte di sotto del braccio curvo. L' apertura longitudinale ognun vede , che deve avere la larghezza molto meno del diametro del bottone. Il pezzo XY è fermato con vite all' estre- mo dell' asta , e posto ad angolo retto con es- sa 5 la parte , a cui si applica V occhio deve es- sere un concava con un buco largo quanto quello del porta-lente. Nella parte di sotto di que-

*9

sto pezzo vi sono due canali o r fatti a coda rondine per inserirvi il porta-lente ( fig. 7. ) In questo vi è una cavità cilindrica a b , nel fondo della quale viene collocato un pallino , o una len- tina tra cappucci nella maniera i che si dirà a suo luogo. Questi devono essere ritenuti con un anelletto a molla internato nella medesima cavi- tà. Il tondo ( fig. 9. ) da situarsi nel buco del porta oggetto t ( fig. 11.) ha un' apertura circo- lare , fatta con un incastro i in dove si pongono due sottili lamine di talco , fermate con cerchiet- ti di ottone fatti a molla. Tra le due lamine di talco si devono porre gli oggetti che si vogliono Contemplare 5 perciò non basta averne uno , ma molti di questi tondi. Dalla parte destra del qua- dro CG ( fig. il.) vi è la vite e , la quale è pigliata da quella del bastoncino è d , che si muove liberamente nel buco a , praticato nel pie-1 colo braccio XB annesso al pezzo XY. Girando la vite e d , nel detto buco a , il quadro CG con il braccio curvo , ed il portoggetto si accosterà al pezzo XY , ove è situata la lente. Gli oggetti po- sti nel tondo ( fig. 9. ) s1 illuminano per disotto mediante uno specchio concavo ( fig. 11. ) K? che comunemente è un pezzo di cristallo a cui , si fa prendere un'incurvatura sferica, e la di cui superficie convessa è messa a foglie. Egli è mon-

20

tato in una cornice di ottone tornito , che La tiri fondo per di dentro foderato di uno strato di bambacia , per impedire cbe la foglia si stacchi dalla superficie del cristallo, e vi è arrestato da un cerchio piatto , che vi entra a vite. Questo specchio è sospeso in un mezzo cerchio L w : il manico m, eh' è cortissimo , entra , e gira nel forame che attraversa la grossezza dell' asta. La vite n preme il detto manico in maniera da po- ter restare lo specchio in quella situazione , che bisogna.

In certe occasioni , che di rado si danno , ma che possono incontrarsi , illuminar si deve Y og- getto da sopra , e da sotto nelF istesso tempo. A II mezzo , che si pone in uso per ciò eseguire è il seguente. Il portalente ( fig. 6. ) ha interior- mente delle spire di vite per ricevere uno spec- chio concavo e d di rame inargentato , e ben imbrunito con un foro nel mezzo , dove si situa una lente tra i cappucci nell1 istessa guisa , che nella figura 7. La lente deve avere Un tale fo- co , che s' incontri con quello dello specchio , ac- ciocché F oggetto sia nello stesso tempo al foco dello specchio , ed a quello della lente , che si adopera. Il lume mandato dallo specchio K (fig* 11. ) , e raccolto dallo specchio e d (jìg' 6. ) va ad illuminare da sopra V oggetto , il quale

21

deve essere situato sopra il piccolo piano rotonr do , posto nel centro del vetro ( fìg. 4- ) nero di sopra , e Lianco al di sotto , per porvi sopra gli oggetti bianchi sul nero , ed i neri sul bian- co. Il piano sudetto deve essere piccolo , acciò non occupi , che un ristretto spazio del vetro a b , altrimenti impedirebbe il passaggio al lu- me riflesso dallo specchio di sotto. Almeno due terzi di quella luce , che viene dallo specchio grande , deve cadere sullo specchio del porta- lente , per poi illuminar vivamente gli oggetti posti sul cerchio a b ( fig. )•

Per portare un moscherino, o qualche altro insetto sotto al portalente a specchio, si adope^ ra il medesimo vetro rappresentato dalla fìg. Nel centro del piccolo tondo a b si può pian-? tare con vite un corto filo d'acciajo aguzzo co- me mi' ago da cucire e. Alla punta di detto filo si può meglio adattarvi un'insetto, per indi por- tarlo al foco della lente situata nel connato por~ talente.

Non sempre gli oggetti opachi debbono essere illuminati al di sopra mediante la luce, che vie- ne dallo specchio che sta al di sotto : il più delle volte basta per ciò eseguire la piena luce del gior- no. Non si tratta dunque , che di porre il Mi- croscopio in faccia ad una finestra 3 e ciò accade

22

quando si deve far uso di una lente di non mol« to ingrandimento , la quale non deve avere me- no di sei linee di foco. Gli oggetti in questo caso si situeranno su d" un cerchio solido della grandezza del buco del portaoggetto , che di so- pra è di avorio , e di sotto di ebano nero , o pure di osso.

Sovente nel fare le osservazioni abbiamo bisogno di molto spazio per porre gli oggetti , ed allora si può adoprare un vetro piano rotondato. Su di esso si potrà mettere qualunque oggetto che si vuol vedere. Per esempio , se si volessero osserva- re gli animali , che sono in un1 acqua morta , ba- sta una goccia di quesf acqua posta sul detto ve- tro , che da se si espanderà , e vi resterà ade-* rente ; e così d1 ogn1 altro liquido.

Si è detto qui sopra , che le palline , o le len-* tine si devono fermare tra due cappucci. Prima però di ciò fare , bisogna essere sicuro , che sie- iìo perfette. Allorché nelP osservare na oggetto con una lente , o pallina si vede chiaro , distin- to , ed ingrandito , e che sembra quasi non aver sotto gli occhi il Microscopio , allora veramente si può dire esser quel vetro perfetto. Questa per- fezione dipende dall1 esser le lenti ben lavorate, cioè dall1 esser perfettamente sferiche , e le palline ben rotondate, e nette. Quando le lentine , ole pai-

23

line abbiano le dette condizioni , allora possiam.pt farne uso nell' osservazioni.

Non basta , cbe un diligente osservatore abbia un' assortimento di più lenti , o palline della con- dizione testé dichiarata. E necessario cbe egli ne sappia ancora il foco esattamente , per indi deter- minare T ingrandimento di ciascuna nella mar- niera , cbe si dirà a suo luogo.

Il metodo , di cui io mi servo per determina-, re il foco de1 vetri , è il seguente. Prendo un ver tro rotondato , e sopra di esso vi fo cadere delle polveri di farfalla ; indi lo pongo nel luogo del portoggetto , e lo fo avanzar alla parte della len- te , o del pallino , lentamente girar facendo la vi- te con moto quasi insensibile , fin' a tanto cbe si scorga 1' oggetto colla maggior chiarezza possi- bile. Si misuri la distanza , cbe vi è tra la su- perfìcie della lente , e V oggetto con un compas- so di punte sottilissime : quante linee sarà que- sta apertura , tanto sarà distante il foco della len- te , o pallina. Il modo esposto vale solamente per quelle lenti , cbe hanno un foco da tre linee in sopra ; ma se un vetro qualunque avesse un foco meno di tre linee , allora è impossibile di misurarlo colle punte del compasso per la poca distanza , cbe vi è tra la lente , e V oggetto. In questo caso ? vi si farà passare una lista triango-

lare eli uu cartoncino sino a che questa riempie tutto lo spazio predetto. Si noti quella parte del cartoncino , eh' è in contatto colla lente , e col- T oggetto, e poi si misuri. Quante linee , e par- ti di linea si troverà , tanto sarà il foco di quel \etro , che si è posto ali1 esame. Tante volte il fuoco è così corto , che nemmeno si può misu- rare col cartoncino accennato , come quando il vetro è di un quarto di linea in sotto : allora si farà passare un' ago da cucire de' grandi , e che termina in una punta sottilissima tra Y oggetto , e il vetro. Si noti come prima quella parte del- l1 ago , che è tra l' oggetto , ed il vetro , e si por- ti sopra una linea , che è divisa esattamente in \% parti eguali. Quante di queste parti occuperà quella porzione dell1 ago , tanto, sarà il foco di quel vetro.

Se finalmente la pallina è così piccola, che con l1 esposta maniera non si può misurare il suo foco $ si ponga la medesima sopra una linea la quale sia divisa in punti , e si osservi con som- ma diligenza, quanti di questi punti occuperà. Questi indicheranno il di lei diametro 5 e i tre quarti di questo sarà il foco della pallina.

Quando delle palline , e delle lcntine si è de- terminata la lunghezza focale, bisogna, che sia- no fermate in mezzo a1 cappucci. Facciasi il cap-

25

puccio della forma espressa dalla figura prima ( fig. i. ). In questo si situi il pallino , o la lentina 5 e \i si sopraponga un altro , clie abbia la medesima forma del primo (fig* 2. )? on~ de perfettamente cliiudere i detti vetri. Il cap- puccio inferiore deve avere un buco nel centro 7 e tanto più pìccolo , quanto più corto è il foco de' vetri. Questo deve essere ben pulito dentro , e fuori, perchè P orlo di esso buco deve essere in contatto colla superficie della pallina , e lenti- na. Il cappuccio superiore , che ricopre i detti vetri , fa d'uopo che anche abbia un foro nel suo centro hen pulito, ma un poco più ristretto del- l'altro , e che come P inferiore abbia il suo lembo circolare in contatto esattamente colla superficie del vetro. E necessario inoltre che 1 centri di questi buchi siano in una linea retta , e per esserne certi, si ponga il vetro tra i due cappucci , tenendoli stretti tra le dita , e quindi applicando P occhio dalla parte del buco piccolo , si guarda P orlo del buco grande. Se questo non è più da un lato che da un altro , ma che il suo centro corrispon- da esattamente al centrò del buco piccolo , allora si fermeranno come qui appresso.

Le lamine de1 cappucci per fermezza maggiore si fanno di ottone fuso , e s1 infocano per render- le molli , acciocché le si possa dare la forma rap™

3

*6

presentata nella fìg. 1 , e 2. Quando siano così conformati , si devono rotondare. Nel dare que- sta figura al cappuccio inferiore , in tre punti ugual- mente distanti vi si lasciano i tre braccetti (fig> 1. ) a , b , e , per mezzo de1 quali si fermano tra lo- ro i detti cappucci ribattendoli come nella fig. 3.

Se la pallina , ebe si deve situare tra i cappuc- ci avesse la coda , allora bisogna usare tutta la diligenza possibile , perebè la medesima vada verso i lati de1 due buebi concentrici fatti nei cappucci. La cautela, ebe soglio io usare , è quel- la di fare in maniera , ebe quel diametro del pallino , ebe corrisponde alla coda , seghi ad an- goli retti queir altro , ebe concorre con i due cen- tri de' buchi , che sono in ambedue i cappucci. Fermati i vetri nell' espressa maniera , ciascuno si porrà nella cavità di qu *1 portalente destinato, fermandolo in esso col solito anelletto a molla.

In ogni Microscopio vi devono essere più vetri da cangiare. Le loro forze per ingrandire devo^ no essere differenti , come lo richiedono i diffe^ renti oggetti. Un Microscopio , il quale avesse una sola lente , o palila, non servirebbe , che per oggetti di una certa grandezza. Bisogna che ci siano varie lenti , o palline , e ciascuna di que- ste situata nel suo particolare portalente. Al con- trario poi ho trovalo sempre inutile di averne

97 molte. Ad ogni più laborioso , e più esatto o$* servatore ne bastano quattro in cinque di diffe- renti ingrandimenti.

Dalla conoscenza del foco di ciascun vetro si può agevolmente venire in cognizione del di lo- ro ingrandimento , partendo dal principio , cbe s; egu e. La grandezza apparente di un' oggetto os- servato a traverso di una lente sta a quello con cui apparisce ad occbi nudi, come 1' angolo otti- co sotto il quale si rende visibile mediante la detta lente , ali1 angolo ottico col quale si può» vedere col solo occhio , e eonsequentemente co- me la distanza alla quale è veduto ad o ccbio nu- do distintamente sta alla lunghezza focale della lente. Or siccome per gli sperimenti de1 Signori Hugenio , e Smith , un minuto oggetto non si può da una persona di buona vista a nudi occhi di- stintamente vedere in una distanza minore di ot- to pollici, ossia di linee 96} così considerando, che ad una tale distanza l1 angolo ottico de- gli oggetti formato nell1 occhio sia uguale ad uno ~r e poicchè la grandezza apparente di essi è pro- porzionale al detto angolo 5 e d1 altronte F angolo medesimo si fa maggiore a misura che l1 oggetto più si avvicina ali1 occhio stesso ; rendendosi egli- no distintamente visibili ad una piccola disianza in viltà di una lente , o di un globheito di cjflfc-

28

stallo , dovranno necessariamente apparire in- granditi di tanto , per quanto la lunghezza focale di detti vetri è minore di otto pollici. Così , sup- ponendo che una lente ahhia un pollice di fo- co , sarà r angolo ottico ad una tale distanza otto volte maggiore di quello , che sarebbe sta- to in distanza di otto pollici , e perciò sarà que- st' ultimo al primo come 1 a 8 : forza è adun- que , che il diametro di un1 oggetto posto al fo- co di detta lente veggasi ingrandito otto volte.

A misura che il diametro della convessità di una lente è più piccolo , si minora la sua distan- za focale, e si aumenta T angolo ottico; da che nasce per necessità che deve notabilmente cre- scere il suo potere d'ingrandire; ond' è , che se una lente abbia una linea di foco invece di un pollice , farà comparire Y oggetto veduto a traverso di essa 96 volte maggiore di quello , che apparirebbe co1 soli occhi , vai quanto dire , che il diametro reale dell' oggetto sta ali1 ingrandito co^ me 1 a 96 numero delle linee , che entrano in ot« to pollici. Se poi una lente avesse un decimo linea foco , il suo ingrandimento sarebbe uguale a 960, Imperciocché in tai circostanze il diametro vero dell' oggetto sta all' ingrandito co* me JU a 96.

Sia una pallina di una linea di diametro -, sic-1

29 come è dimostrato , che il foco è lontanò da es- sa tre quarti del suo diametro , sarà il diametro vero dell1 oggetto all' ingrandito , come tre quarti linea a 96 , e perciò come 3 a 384 ? cioe co- me 1 a 128. Onde la pallina ingrandirà 128 vol- te il diametro dell'oggetto. D'altronte se si fa- cesse il diametro della convessità della lente co- me quello della pallina , cioè di una linea , al- lora l1 ingrandimento della medesima sarebbe mag- giore di quello della pallina. Imperciocché essen- do la distanza focale della lente uguale alla me- tà del diametro della sua convessità , sarà il dia- metro dell1 oggetto veduto ad occhi nudi al me- desimo ingrandito mercè la detta lente , come —• a <)6 , o come 1 a 192. Or paragonando qUest1 ul- timo ingrandimento , cioè 192 col primo della pallina uguale a 128, ognuno comprende benis- simo , che quest1 ultimo è minore del primo di un terzo.

Inoltre essendo vero ciò che di sopra abbiamo detto , cioè , che un globetto di cristallo ha il suo foco distante da esso tre quarti del suo diametro, e quello della lente è lontano dalla medesima di Una metà del diametro della sua convessità ; ed essendo puranche vero , come è dimostrato , che gì" ingrandimenti prodotti dai vetri sono sem- pre nella ragione inversa delle loro distanze fo-

3o

cali , sarà , a convessità uguali , la grandezza di un1 oggetto veduto a traverso di un globetto a quella del medesimo osservato per mezzo di una lente , come una metà a tre quarti , o come 4 a 6. Ma poicchè 4 è un terzo meno di 6 , cosi V ingrandimento , che darà una pallina sarà sem- pre un terzo di meno di quello che produrrà una Jentina , come sopra si è detto.

Finalmente trovato col metodo esposto il dia- metro di un' oggetto ingrandito , si troverà age- volmente quello della superficie col prendere il quadrato di esso ingrandimento , siccome per ave- re quello Ila solidità si prenderà il cuho del medesimo , poicchè le superficie ÓV corpi simili sono tra loro in ragione de' quadrati dei loro dia- metri, e le solidità come i cubi de" medesimi. Per dare di ciò un1 esempio , si supponga che per mezzo di un globetto , o di una lente si sia ac- cresciuto il diametro ti un'oggetto di cento: La sua superficie sarà ìoooo volte maggiore della vera , e la solidità vedrassi accresciuta di un ìoooooo (a).

(o) Non solamente con una lentina , o con un pallino di cristallo , ma anche con una r ir cola sfera di vetro ri- piena di acr^ua si potrei he vedere un1 oggetto ingrandito j V ingrandimento però di cresta sartLbe òtnijre jiiiuvie di

3i

Con questo metodo ha fatto una tavola il P. Torre , dove nota i diversi ingrandimenti delle palline secondo il loro diametro diverso, a cui è arrivato. Questa si trova inserita nella sua opera intitolata : Nuove osservazioni microscopiche. Il quat- tordicesimo ingrandimento , che è Y ultimo della sua tavola è una pallina del diametro di un mez- zo punto. L' ingrandimento , che le si trova ac- canto non è esatto 5 imperciocché partendo da quel principio esposto qui sopra , V ingrandimen- to sarebbe molto più di 256o , che è quello nota- to nella tavola , dalla quale ognuno può Vedere sin dove è giunto il P. Torre , e conoscere nel medesimo tempo , che è impossibile di fare delle palline più piccole di quelle per avere un ingran- dimento maggiore di quello esposto nell1 accenna- ta tavola.

Da ciò ognuno può capire quanto poco degno di fede sia colui , che si vantasse di aver fatte del- le palline, che ingrandiscono più di quelle che ha lavorate il P. Torre, Il medesimo bisognerebbe,

quello prodotto da un eguale globetto di solo vetro 5 av- vegnaché essendo la forza refrangente del Vetro maggio- re di quella dell1 acqua , è ben chiaro , che de1 due ugua- li globetti , il vetro ha un foco più corto dell' acqueo , per cui sicuramente deve ingrandire più quello , che questo.

32

che non solo dimostrasse di aver fabbricato pal- line di diametro minore di quello sopra accen- nato , cioè di mezzo punto , ma che abbia tro- vato il modo di poterle adattare al microscopio , 'e colle medesime fare qualunque osservazione. Il che è impossibile. Di fatti avendo il P. Torre. mandato alla Società reale di Londra per mezzo di uu loro Socio Sig. Fjles Stiles alcune osser- Tazioni fatte con esso qui in Napoli intorno la polvere delle antere dei fiori , a queste vi aggiun- se varie palline chiuse in bussolini , che presen- tò alla stessa società. Ebbe V incombenza il Sig. Errico Baker di porre in uso le dette palline ^ per verificare le osservazioni mandate coi disegni. Riferì il Sig. Baker alla società nel 1766, che sa- rebbe bellissima la scoperta delle palline , ma- che erano tanto piccole , da non potersi mettere gli oggetti al loro foco. Ciò apparisce nel tomo 56 delle Transazioni uscito nello stesso anno 1766. È necessario in ultimo dare alcune regole op- portune , che si hanno da praticare nelle osser- vazioni Microscopiche. La prima è di dar un lume conveniente all' oggetto : per cui si scel- ga un luogo più oscuro della camera , ed ivi si situi il Microscopio , acciocché V occhio non rice- va altro lume laterale , ma solo quello , che vie- ne dallo specchio concavo situato sotto di esso.

33

Si dirigga lo specchio verso quella finestra della camera , avanti la quale sia qualche muro di edi- ficio vicino , o lontano , che sia illuminato di- rettamente dal Sole. Non essendovi dirimpetto la finestra alcuno edifìcio, si diriga lo specchio al lume del cielo , movendolo sempre di qua , e di , ed inclinandolo più , o meno secondo il bi- sogno verso T orizonte. Talvolta succede , che lo specchio illumina l'oggetto più che Jbasta , per cui le parti più delicate immerse , per così dire, in una luce troppo viva scorger non si fanno a sufficienza : allora inclinasi lo specchio in manie- ra , che getti su 1' oggetto una parte soltanto del- la luce , che egli ha ricevuta , e quella propria- mente , che è necessaria a far vedere V oggetto chiaro, distinto , e naturale.

Poste tutte le cautele necessarie , le quali più colla prattica , che in altro modo si apprendo- no , per dare un lume conveniente all' oggetto , ed usale tutte le diligenze per porlo in piano , acciocché sia ugualmente illuminato 5 si porti ver- so la lente , per situarlo al foco di essa. La mag- giore difficoltà, che nell'uso del Microscopio s'in- contra , si è quella di collocare 1' oggetto alla precisa distanza, a cui deve essere, e ciò si ese. guisce facendo girar la vite adagio adagio men-

34

tre r occhio aspetta il momento per vederi' ogget* to ben al vivo rappresentato.

Gli oggetti , che si devono osservare , se è age- vole il poterli spianare sopra i tondi di vetro t come sono i fluidi , ed alcune polvere sottilissi- me ec. , non si farà uso di quei d'avorio già descritti. Questi serviranno solamente per quelli oggetti , che non si possono bene spianare in altro modo , se non quando son posti tra i due talchi situati nei buchi dei tondi mentovati , e fermati con anelli di ottone.

Vi bisogna somma industria , e diligenza , prin- cipalmente se si fa uso di qualche lenti na di massi- mo ingrandimento , che T oggetto sia posto in piano fra i due talchi , acciocché tutta la superficie dell' oggetto sia al foco di essa esattamente. Per vedere ingranditi più punti del medesimo ogget- to bisogna , che si faccia passare successivamente per sotto la lente mediante il porta oggetto de- scritto , il quale si può muovere , portandosi avan- ti, in dietro , e verso i lati.

Oltre il microscopo descritto , è necessaria ad un diligente osservatore una lente esploratrice , che è un microscopio semplice di poco ingrandi- mento , o pure due lenti poste quasi in contatto , e che ambedue unite formassero un foco poco

35

tneno di un pollice. Serve questa per formare un* idea perfetta dell' intera figura di un insetto mediocre , come d' una mosca ec. , o pure cT un pezzo di qualche minerale. J piccoli insetti si es- pongono al microscopio di riflessione sopra il ton- do nero , o bianco già derelitto , o pure s1 in-* fìlzano ad una punta piantata nel centro di essi tondi come ancora si è detto. Sopra di questi si possono situare tutti gli oggetti opachi preji dai tre regni della Natura. Questi benanche saran- no illuminati dalla luce mandata dallo specchio grande , e riflessa dallo specchio di metallo , nel centro di cui vi è la lente, siccome q[uì sopra si è abbastanza accettato*

37

PARTE SECONDA.

OSSERVAZIONI SUL CERVELLO , E SUE PARTI ADIACENTI.

P

er seguir con ordine , fa d' uopo prima es- porre T osservazioni , che feci su questo ogget- to in unione del P. Torre , enunciandole nella stessa maniera con cui egli V ha descritte , ed in- di alla fine di ciascuna notare quello , che dopo di lui ho su di esse particolarmente osservato.

Siccome il Cervello è un complesso di due so^ stanze distinte , delle quali la prima si denomi- na Corticale , e Midollare la seconda , ragion vuole , che ciascuna si osservi separatamente dal- l' altra.

Sostanza Corticale.

« Pigliate in varie parti della sostanza cortica-

Je alcune porzioni, ed esposte alla pallina 1000,

comparvero tutte un composto d' infiniti glohetti

trasparenti. Non contenti di queste prime osser-

38 razioni , le abbiamo moltissime volte ripetute i pigiando in varj luoghi della sostanza corticale gualche pezzo della medesima , ed esponendola all' istesso ingrandimento. Ciò abbiamo ripetuto molte volte , adoprando cervelli di diversi uomi- ni , e sempre abbiamo veduto un infinito nume- ro di globetti trasparenti , che nuotavano in fluido assai pellucido , e premute un poco colle dita , si muovevano per ogni verso dentro quel fluido , il quale sotto il microscopio dimostrava una tenacità , o viscosità singolare. Lo stesso ab- biamo veduto, ma più in grande adoprando la pallina 1920 «.

Sostanza Midollare.

« Esposte varie parti della sostanza midollare a palline 1000 si vedono anch' esse un aggregato di globetti trasparenti il terzo quasi più piccoli di quelli della sostanza corticale , che nuotano in un fluido trasparente, come V antecedente de- scritto , ma più tenace , e viscoso , perchè com- presso tra i talchi si stende , e poi di nuovo si ritira , e questo fluido così tenace , e viscoso fa , che i globetti si vedano un poco meno distini di quelli della sostanza corticale. Compressa fra due talchi la sostanza midollare > piglia questo

39 fluido varie direzioni , ed i globetti , che vi nuo- tano dentro si dispongono in più luoghi in linea retta. Ripetuta molte volte V osservazione sopra, varj cervelli , sempre abbiamo veduto T istesso «.

Nota.

Per assicurarmi appieno della verità de* fatti esposti , volli più volte ripetere le medesime os- servazioni y e facendo uso degli stessi mezzi , mai mi è riuscito di vedere quella costante dif- ferenza di grandezza nei globetti componenti la Sostanza corticale , e midollare del cervello 5 an- zi alcune volte ho osservato tutto V opposto , cioè in vece di vedere i globetti della corticale mag- giori della midollare , ho notato , che quelli di questa erano molto più grandi di quella.

Ad oggetto di sempre più accertarmi di que- sto fatto , volli far uso di varj mezzi in prepa- rare le dette sostanze. E primieramente ho usa- to quello di una potente compressione , acciocché per mezzo di questa si potessero bene spianare, ed i globetti separarsi perfettamente tra di loro: e comecché una si fatta pressione applicata ai talchi , ancorché leggiera , si spezzano facilissi- mamente in varj luoghi } bo creduto più proprio far uso di \eìvì in loro vece , awegnacchè essen-

do molto più forti de' talchi, resistono meglio ad una forte compressione.

Apparecchiata ciascuna delle anzidette sostanze separatamente in si fatta maniera , ed esposta al microscopio la prima , ed indi la seconda , ed osservando attentamente , se i globetti compo- nenti la corticale fossero realmente più grandi di quelli della midollare , non mi parve rimarcare differenza alcuna tra essi. E per maggiormente assicurarmene , presi una piccìola porzione del- la sostanza corticale , ed un" altra simile della midollare , ed amhidue poste fra due pezzi di vetro vi applicai una forte compressione , siccome ho fatto antecedentemente. Dopo che colle continue pres- sioni le indicate sostanze si erano ben mischiate , e perfettamente spianate sul vetro , 1' esposi allo stesso ingrandimento di prima . In vece di vede- re una moltitudine di glohetti di diverso vo- lume siccome avrebbe dovuto essere , se era ve- ro ciò che ha esposto il P. Torre ) non osservai y che globetti tutti di una grandezza. Se qualche volta portando sotto la lente diversi luoghi delle sostanze così preparate vedeva qualche diversità di grandezza , replicando la compressione con una maggiore efficacia , sparivano intieramente quelli globetti di maggior diametro , e divenivano tutti eguali fra loro. Questo stesso ho osservato

facendo uso di piccole palline -, ma siccome ^ doppiezza del vetro è di ostacolo a poter maneg- giare palline di siimi fatta , ho tolto via il vetro superiore , ed in vece vi ho sostituito un talco r perchè essendo la doppiezza di questo molto mi-* nore di quella del vetro , non impedisce di por- tare r oggetto al cortissimo foco delle piccole palline.

Il secondo mezzo , che io ho adottato , per essere sempre più sicuro della uguaglianza de' det- ti globetti , è il seguente.

Ho posto le dive sostanze separatamente den- tro due vasi con dell' acqua , ed ho aspettato del tempo perchè s'incominciassero a rendere meno tenaci ; di poi ne ho tolto un pezzetto , che T ho disteso sopra il vetro , e V ho coperto con un talco. Essendo queste sostanze così ap~ parecchia te , con una leggiera compressione per- fettamente si espandono , ed i glohetti facilmente si distaccano l1 uno dall' altro. Esposto al micro- scopio le due sostanze in questa guisa preparate non vi ho notato differenza alcuna.

Di più ho preso un pezzo di cervello , e lo ho lasciato ali1 aria libera per un tempo ba- stante , acciocché perdesse in parte il suo naturai colore -, di poi ho distaccato da esso un pezzo di corticale , ed un1 altro di midollare , ciascuno po~

42

sto nel suo particolar vetro. Tostoche furono be- ne spianati nella maniera di anzi esposta , pre- sentai le medesime, ad una lente, che ingrandi- va il diametro di circa 1000. Non vidi niente più di quello , che ho osservato nelle anteceden- ti esperienze , ossia , che globetti erano ancora tutti della medesima grandezza. Questo stesso os- servai facendo uso di maggiore ingrandimento.

Non ho lasciato di porre ancora le due sostan- ze Unite sullo stesso vetro , facendo j che si mi- schiassero , e si spianassero perfettamente , come si è detto in un? altra esperienza, Esposte così al microscopio , osservai , che ciascun globetto era come tutti gli altri , cioè della medesima gran- dezza , e nuotante dentro un fluido elastico , e pellucido, Da quanto fin qui abbiamo detto , chiaramente apparisce , che la grandezza diversa osservata la prima volta in compagnia del P. Torre non è vera , e reale , ma un puro acciden- te , dipeso forse dal non aver noi usato tutti quei mezzi necessarj per vincere la forza grande di adesione, che evvi fra le dette parti; per cui quei globetti, che sembravano più grandi non erano, che un composto di altri piccoli globettini.

43

Cervelletto .

« La fabbrica del Cervelletto è come quellst del cervello composta di una doppia sostanza 5 1* esteriore detta corticale ; Y interna midollare : la prima di un colore subcinerizio ; e bianca la seconda.

Esaminata più volte la sostanza corticale , e mi- dollare del cervelletto , abbiamo osservato sem- plicemente una quantità di globetti , chv erano più grandi nella corticale di quello , clie nella mi- dollare , e quelli della corticale erano un poco più piccoli di quelli della midollare del cervello. Erano anch' essi trasparenti , ma meno di quel- li del cervello. Nuotanti in un fluido trasparen- te , ma più tenace di quello della sostanza mi- dollare del cervello. Premuti tra i talcbi si dispo- nevano in linee rette i globetti componenti la sostanza midollare di esso , e queste erano di più durata , che quelle della sostanza midollare del cervello. Àmendue si son vedute queste sostanze con pallina 1000 «.

2ST O T A. f

La diversità de' globetti componenti le anzidetta sostanze è apparente , e non vera , come abbia-

44

ino notato in quelle del cervello. L* adesione , che vi è tra i globetti componenti queste sostanze è tale ancora , che colla sola pressione non si può perfettamente dividere ciascun globetto in altri semplici , ed elementari , che lo compongono. L* indicata forza , con cui si uniscono i detti glo- betti , non può essere superata da quella pressio- ne , che si può applicare a due talchi ; per cui devono essere ancora queste sostanze componenti il cervelletto situate tra due vetri , come antece- dentemente abbiamo fatto , o pure tra un vetro , ed un talco 5 imperciocché in questo modo si può applicare una forza bastante a superare quella deir attrazione. E se questa forza applicata ai ve- tri neanche è sufficiente a separare ciascun globet- to dagli altri , bisogna allora ricorrere alla mace- razione , o pure aspettare, che passi qualche tem- po , acciocché le sostanze s'incomincino ad im- putridire. Facendo in questa guisa , i giobetti si osservano tutti di una grandezza , e simili a quel- li del cervello , nuotanti ancora essi in un fluido elastico , e trasparente, con altrimenti , che quel- lo , in cui nuotano i globetti componenti il cervello.

45

Sostanza delta Midolla prolungata , e della Midolla Spinale,

a Posta la sostanza della midolla prolungata , ed indi quella della midolla spinale sotto la pal- lina 1 ooo si videro gì1 istessi globetti , ma più pic- coli di quelli della sostanza midollare del cer- velletto , e meno ancora, trasparenti. I globetti poi della sostanza della midolla spinale erano an- cora più piccioli di quelli della prolungata , ed ancora più oscuri. Il fluido in cui nuotavano 9 e gli uni , e gli altri era trasparente , ma più te- nace ancora di quello del cervelletto. Nella mi- dolla spinale compressa si osservavano distintissi^ mi i filamenti longitudinali , nei quali si dispo- nevano i globetti , ed erano di molta più dura- ta , benché si vedessero composti di globetti ; e tra filo , e filo si osservano una quantità di questi «.

-N O T A,

Avendo sottomesse queste ultime sostanze ad un rigoroso esame, no veduto esser elleno composte^ ancora di un infinito numero di globe. ti tutti uguali tra di loro , ed uguali parimente a quelli componenti il cervello, e cervelletto.

Per convincerci di ciò basta un semplicissimo

46 esperimento , qua!1 è quello di prendere una pic- colissima porzione dell' indicate sostanze , porla su di un vetro , e quindi coprirla con un tal- co. In virtù di una leggerissima pressione viene questa ad espandersi perfettamente su di quel- lo. Presentandola così ad un pallino , che ingran- disce circa 600 il diametro , si vedrà come di anzi Lo detto , cioè , tutti i globetti componenti le medesime essere perfettamente uguali fra di loro. Qui però è assolutamente necessario Y av- vertire, che la pressione da applicarsi a queste ultime sostanze per spianarle perfettamente, non deve essere così potente come quella , che si è impiegata per osservare il cervello , ed il cervel- letto : imperciocché i glohetti componenti queste ultime sostanze sono meno aderenti, che quelli; e questa aderenza è la minima nella spinale midolla.

Da ciò ognuno viene chiaramente a rilevare , non esservi stato Insogno di far uso della ma- cerazione , o d1 altro , che si è fatto nelle ante- cedenti esperienze , acciocché i globetti di quel- le sostanze componenti il cervello, ed il cervel- letto si potessero perfettamente separare fra loro. E mirabile però la proprietà che hanno di di- sporsi in linea retta i globetti che compongono le due indicate midolle , e precisamente , quella che

47 si osserva ne' globetti della midolla spinale. Per averne una prova evidentissima si faccia la seguen- te esperienza.

Si prenda un pezzetto di midolla spinale , e si distenda su di un vetro , e compressa alquanto con un1 altro , si tenga così per due giorni. Tra questo tempo si evapora il fluido elastico in cui nuotano i globetti , e questi si dispongono in fila- menti longitudinali distintissimi fra di loro , e gli altri che non hanno preso siffatta forma si ve- dranno con più chiarezza e distinzione.

Edi è cosa necessaria V avvertire in ultimo , che il fluido elastico in cui van vagando i globetti componenti tutte le sostanze anzidette è sem- pre lo stesso ', e se qualche volta si osserva esse- re più , o meno tenace , più , o meno coerente , siccome asserisce il P. Torre , ciò dipende dalla distanza minore , o maggiore , che è passata tra il fine della vita di quella persona da cui si è presa la sostanza del cervello , ed il tempo in cui si è fatta V osservazione. Questa distanza essendo molto grande , la natura di esso fluido deve es- sere mutata necessariamente per effetto della pu- trefazione.

Una simile riflessione deve farsi in riguardo al- la diversa trasparenza , che lo stesso P. Torre hpL notato ne1 globetti. Questa diversità dipende glie

48

volte dal fluido reso alquanto opaco per lina mu- tazione in esso cagionata dall' aria , in cui per maggiore , o minoT~~tempo è stata esposta, come dianzi si è detto ; o pure perchè quelli non si erano ancora divisi in altri semplici glohetti , da cui son composti.

Conchiuderemo dalle considerazioni fin qui es- poste , che le sostanze componenti il cervello, il cervelletto , e le due midolle , sono divisibili in tanti glohetti , i quali sono composti di altri più piccoli , e questi ultimi alle volte sono ancora un complesso di altri. Questi glohetti hanno la pro- prietà meravigliosa di disporsi in linea retta , la quale è la minima in que1 , che compongono la sostanza corticale del cervello , e la massima in quelli della midolla spinale. Che finalmente tutti nuotano in un fluido trasparente , e somma- mente elastico.

/ Nervi.

Nascono tutti i nervi o dal cervello , o dalla spi- nale midolla. Questi sono l1 origine di quanti nervi si trovano in tutto il corpo. Egli è dunque ne- cessario di descrivere in primo luogo le osserva- zioni fatte su de1 primi , e quindi quelle che ri- guardano i secondi j cioè quelli che traggon ori- gine da' primi.

49

Gioverà qui ancora principalmente avvertire , che io esporrò prima le osservazioni clie facem- mo su i nervi con il P. Torre , e poscia in pie di ciascuna di quelle enuncierò tutto ciò , che io ho in essi particolarmente osservato. E siccome allo- ra si praticarono le sperienze solamente sul nervo ottico 5 e tutti gli altri , che nascono immediata- mente dalle due midolle furono trascurati : ho creduto molto necessario perciò esaminare quanti ve ne sono nella loro prima origine , e tutto ciò, che ho osservato in riguardo alla fabbrica di essi sarà accennato dopo descritta la struttura del nervo ottico.

I Nervi nella prima loro origine,

« Si espose a lentina 120 la sostanza del ner- vo ottico , e comparve un aggregato di glohetti nuotanti in un fluido trasparente , che si dispo- nevano in filamenti longitudinali da per se , e comprimendolo , questi fili si ossesvavano con tutta distinzione composti di glohetti, che si ve- devano ancora tra i medesimi in quantità «.

Nota.

Posto tra due vetri un pezzetto della sostanza

5o

del nervo ottico , con una forte compressione si distese in mezzo di questi una porzione di esso ; Un' altra porzione di quel pezzetto di sostanza per qualunque forte pressione non fu possibile poterla espandere tra gli accennati vetri. Espo- sto il tutto in siffatta maniera al microscopio , ■vidi infiniti globetti che componevano quella por- zione anzidetta di sostanza , che si era dilatata j la restante porzione sembrava come un corpo membranoso , alquanto opaco»

Presi un1 altro piccolo pezzo dello stesso ner- vo , e compresso nella stessa guisa , guardandolo attentamente in atto della pressione , osservai che la sostanza del nervo usciva da qu 1 corpo membranoso , nella maniera stessa con cui esce l'acqua da una spugna bagnata quando è pre- muta. Esposto ancora questo al microscopio os- servai i globetti disposti in linea retta , e quel corpo mentovato lo vidi come un sacchetto ri- pieno della sostanza midollare del nervo ottico, la quale a traverso di quello si vedeva come un ammasso confuso di globetti.

Affine di vedere se quel corpo fosse una por- zione della membrana , che forma V involucro esterno del nervo ottico , volli togliere dal ner- vo primieramente l'involucro accennato, e poscia uno strato della sostanza di esso colle punte di

5i

una forbice, e con questa istessa tagliai un pez- zetto della restante porzione del nervo , il quale posto in mezzo a due vetri , e quindi compres- so T esposi al microscopio. Vidi con somma mia meraviglia comparire di nuovo quel solito corpo membranoso ripieno della sostanza midollare del nervo , che appariva a traverso di esso , come dianzi è notato.

In questo stato di confusione preparai un' altro nervo nel!' esposta maniera. Di poi ne presi un pezzetto di quella porzione , che corrisponde al centro di esso : essendo posta in mezzo a due vetri , si alJargò Lenissimo tra questi mediante un pezzo di piombo molto pesante. Avendo fatto restare così il tutto per lo spazio di 24 ere , dopo delle quali V esposi al microscopio , vidi che i globetti si erano disposti in forma di rete, e quel corpo 1' osservai con più chiarezza essere una membrana molto tenne , e pellucida.

Per rendere questa verità più palpabile , pre- parai un' altra porzione del nervo ottico usando sempre la diligenza , che non vi fosse menoma porzione dell1 involucro esterno. Situata questa in mezzo a1 vetri , la posi come l1 antecedente sotto un pesante pezzo di piombo. Dopo passato tanto tempo , quanto vi bisogna acciò la mentovata so- stanza si fosse disseccata j V esposi così al micro-

&2

scopio ; osservai chiarissimamente , che qtlel cor-»; diverso della sostanza midollare del nervo era una tenue membrana , e molto trasparente.

Di più avendo separato V un vetro dall' altro , tra i quali era frapposta , e diseccata la sostanza del nervo , restò attaccato ad uno di essi vetri quel corpo membranoso^ da cui mediante una pun- ta di un ago da cucire , si potè facilissimamente separare. Posto V accennato corpo in mezzo à due talchi , ed esposto in tal maniera al micro- scopio , vidi palpabilmente essere questo una mem- brana , come dissi, tenue , e molto diafana.

Tutti questi esperimenti gli ho variati in mille guise , e sempre lio veduto lo stesso , tanto ne' nervi ottici , quanto negli altri , come si vedrà qui appresso. Or dalle cose sin ora enunciate niu- iio stenderà a concepire, che il nervo ottico non è solamente un1 ammasso di globctti , che si dispon- gono in fili longitudinali , ma di questi uniti in forma di midolla del cervello , e di una mem- brana , che attraversa questa sostanza , e la di- vide in diversi strati.

In oltre presi dal nervo del terzo pajo un pic- ciolo pezzo della sua sostanza midollare toglien- dolo dal centro del medesimo. Posto, e compres- so tra due vetri , ed esposto ad un mediocre in- grandimento , osservai la sostanza mentovata di-

53

stesa in mezzo ai vetri , e di più varj piccioli pezzi di membrana annessi ad un pezzo maggiore. Dallo stesso nervo ne staccai un secondo pez- zettino , pure verso il centro di esso , e lo com- pressi meno del primo 3 osservai di nuovo un pez- zo di membrana, la quale si era divisa in varj luoghi , e si vedeva coronata dalla sostanza mi- dollare del nervo.

Per vedere poi se la sostanza del nervo accen* nato sia ancor essa composta di globetti , e- sposi T apparecchio antecedente ad un1 ingrandi- mento molto maggiore del primo 5 coli' ajuto di questo vidi infiniti filetti longitudinali , ed i so- liti globetti sparsi di qua , e di irregolarmen- te. Osservai anche la membrana più ingrandita y attraverso della quale, essendo molto diafana , si vedevano i globetti disposti in linea. Da ciò si deduce manifestamente che la sostanza di que- sto terzo pajo di nervi è attraversata ancor essa da una membrana semplice tenue , e diafana , co- me quella del nervo ottico. Ciò è tanto vero che replicando le stesse osservazioni in diversi sog- getti si vedrà costantemente quanto di sopra ho esposto. E volendo una prova evidentissima , si faccia l'anzidetta sostanza midollare del nervo disseccare in mezzo ai vetri, e poscia si esponga al microscopio ; si vedrà la mentovata membrana

54

con somma chiarezza , ed i globetti disposti in filamenti molto lunghi.

Posto sopra vetro un filo di epe1 nervi , che formano la coda equina ; lo divisi in altri fili più piccicli per mezzo di una punta di ago *, com- pressi tutti questi filetti col secondo vetro ; osser- vai con un mediocre ingrandimento , che quelli piccioli fili erano tante parti di quel primo filo in mezzo ai quali si vedeva molta sostanza mi- dollare stravasata.

Tagliai un' altro picciolo cordone di quelli ner- vi accennati , e lo distesi sopra un vetro 5 poscia lo divisi nel suo mezzo in tre parti , senza toc- care gli estremi ; di poi compresso alquanto con un' altro vetro V esposi al microscopio ; osservai che in mezzo a quelle divisioni vi si era strava- sato un umore pellucido , ed una mediocre quan- tità di sostanza midollare. Da ciò si vede chia- ramente , che quelli piccioli cordoni della coda equina non sono composti di altri più esili i sic- come hanno creduto alcuni. Imperciocché se ciò fosse vero, nella prima esperienza, ed in questa ultima non si avrebbe dovuto trovare in mezzo a quelle divisioni menoma sostanza che scorre per dentro que' piccoli cordoni della mentovata «oda equina.

In oltre da un' altro filo di quelli nervi ne se-

55

parai tante parti laterali , quanto erano quelle , che ne formano il contorno esterno ; vi restò un filetto che occupava il centro di esso. Com- presso tra due vetri 1' esposi al microscopio j os- servai un pezzo di membrana longitudinale in mezzo ad una quantità di sostanza midollare. Questa sostanza con maggior ingrandimento si ve- deva composta di fili molto lunghi , e di glo- betti , che in parte erano disposti in fili , ed in parte nò.

Replicata più volte questa ultima esperienza , ho sempre osservato , che nel centro di quei cor- doncini della coda equina vi è ancora una mem- brana diversa da quella , che ne forma l1 esterno involucro di essi.

In una maniera consimile all' esposta ho con- templato tutti gli altri nervi, che hanno origine immediatamente dalle due midolle , ed ho costan- temente veduto tutto ciò , che ho esposto nelle antecedenti osservazioni. Per la qual cosa possia- mo sicuramente conchiudere , che i nervi nella prima loro origine , oltre la vagina esterna , han- no una membrana ? la quale entra insieme colla sostanza midollare a formare Y interna struttura di essi.

Non finalmente tralasciare di avvertire che i nervi olfattorii , e gli uditorii sembrano essere

5G

differenti da tutti gli altri nervi cerebrali , e spi- nali* Avvegnaché essendo la loro consistenza inoi-" to floscia , si espandono con una facilità somma in mezzo ai vetri , o pure tra i talchi, che sem- bra che non abbiano pure la membrana , che ne forma V esterno involucro. Da tante osserva- zioni ho veduto sempre in questi nervi più distin- tamente i globetti componenti Y interna loro so- stanza , e questi disposti in linea retta mirabil- mente. Non ho veduto , che una sola volta , un pezzo di membrana nell1 interno del nervo olfat- torio. Per cui credo , che questi nervi abbiano solamente l'inviluppo esterno dentro del quale s1 allunga la sostanza midollare ; o pure , se l1 han- no , questa è tenue, che con una leggierissima pressione ci riduce in polpa analoga a quella del nervo stesso $ e si espande insieme con esso in mezzo ai talchi. Passiamo ora a considerare la maniera , con cui può essere situata Y anzidetta membrana nell'interno di ciascun nervo. Mi sem- bra che ciò avvenga nel seguente modo. Sotto il primo involucro del nervo incomincia il primo strato della sostanza midollare , il quale vien chiu- so da un' altro involucro di quella membrana , e questo concentrico al primo : dopo di questo vie- ne un' altro strato di sostanza midollare 5 e que- sto ancora vien chiuso dal secondo involucro 5

. 57 indi un' altro strato di midolla è chiuso nella me«* desiina maniera degli altri. In questo modo sarà diviso il corpo del nervo in tanti strati concen- trici di midolla , quanti sono l'interni involucri, Val quanto dire , che la polpa del nervo scorra- lungo gli spazii frapposti tra un' involucro , ed un' altro , e questi sono come tanti tubi concen- trici messi uno dentro dell' altro.

Oltre la testé dichiarata maniera , con cui la membrana indicata può essere posta dentro T in- terno del nervo , possiamo considerare ancora % che fosse situata in un' altro modo poco diverso dal primo , e che a me sembra il più naturale.

Credo che 1' involucro esteriore del nervo sia quello , che passa a formare il secondo , e que- sto dopo che ha fatto la £>rima rivoluzione passi a fare la seconda r di poi la terza , la quarta ec. Quindi la midolla del nervo scorre tra una rivo- luzione di quella membrana , ed un' altra della medesima , e tra quante ve ne sono di queste rivoluzioni , che si fanno intorno a un punto , che corrisponde al centro dello stesso nervo.

Queste mie considerazioni saranno maggior- mente confermate quando farò la descrizione di que' nervi , che sono lontani dalla prima loro origine. /

Egli è cosa necessaria V avvertire in ultimo ,,

5

58

che avendo osservato diligentemente le tre mem- brane del cervello V ho trovate s»milissime a quel- le , che ha descritte il P* Torre per cui io non altro , che ripetere ciò , che esso accenna colle stesse sue parole.

Dura Madre.

ti Avendo più volte tentato di vedere un pez* zo della dura madre Lene spianato prima tra due talchi ? non £1 possibile di osservarla con distin- zione , per essere questa composta di più lamine, e ciascuna di essa ripiena di vasi sanguigni , on- de si procurò di separarne con diligenza una la- mina , ch'esposta a lentina 120 vi si vedevano molti rami sanguigni. Oltre a questi rami si os- servavano molte fibre , o filamenti composti di gio- chetti picciolissimi , i quali erano anche in gran copia dispersi tra i rami accennati «,

Aracnoide,

« Pigliammo una piccola porzione della memr brana aracnqide ; indi si espose a lentina 25o , e comparve un tessuto meraviglioso di vasi lin- fatici *? altro si vide in essa. Quindi si espose Ìq stesso pezzo a pallina 1280 , e se bene se ne

%

vedesse minore porzione a cagione dell'ingrandì- <nento , ciò non ostante si vide più chiaramente I' ammirabile intreccio de1 vasi linfatici.

Pia Madre.

u Posta una porzione di pia madre sotto la lentina 100 si osservò piena di vasi sanguigni di- versamente modificati , ed inoltre di una gran quantità di vasi linfatici trasparenti fatti a rete (a) ».

(a) Neil7 alto che sto pubblicando la seconda edizione di questa mia operetta , erami venuto in mente di osser- vare un pezzo di aracnoide , ed una porzione di pia ma- dre disseccate , che fortunatamente mi trovava appa- recchiate sopra due rispettivi pezzetti di vetro . Le teneva conservate per averle sempre pronte in ca- so che a qualcheduno venisse la curiosità di osservar- le. Esposta primieramente al Microscopio T aracnoide vi- di con somma mia sorpresa , che quel tessuto di vasi ,_ che furono presi da noi la prima volta per vasi lin- fatici , perchè erano trasparenti , e bianchi, non sono altro , che fili nervosi disposti in forma di una bellissi- ma rete, ed altri conformati in fibbre longitudinali. Im- perciocché tai fili osservarsi chiaramente composti di tanti globetti bianchi, come tanti coralli infilzali in filo , oltre alcuni sottilissimi vasi sanguigni. Di. più certi siti della detta aracnoide ho osservato in alcuni fili,., che i globetti componenti i medesimi erano totalmente separati tra di loro. Ir-

6o

N O T À.

Colla scorta delle osservazioni antecedenti su la pia madre , e T aracnoide , si può avere qual- che lume in riguardo alla natura di quella mem- brana , che entra in parte a formare V interna struttura de1 nervi dianzi accennati , facendo il paragone tra questa ulti ma, e quelle due. In fat- ti avendo ciò fatto , ho veduto con diversi in- grandimenti , che la membrana indicata sia simile alla aracnoide. Questa verità si renderà sensi- bile per via dejla seguente osservazione. Si span- da su d'un vetro una porzione di quella ara cnoi^ de , che discende lungo il canale delle vertebre , e propriamente quella , che è sopra l'unione

Inoltre avendo contemplata la pia madre ingrandita con quella stessa pallina di cui mi sou servito per osservare 1' aracnoide , la quale aumenta il diametro dell1 oggetto 600 volte , ho veduto che questa differisce solamente dak la mentovata aracnoide per una quantità di sostanza ani- male , che era aspersa sopra di essa ? e di una moltitu- dine di vasi sanguigni , per cui la rete nervosa era meno distinta di quella , che copre la superfìcie della aracnoide. Jj6 medesime dunque si avvicinano molto alle altre mem-! fcrane , che ho spesse fiate osservato , come qui a poco sarà dichiarato.

de1 nervi , che costituiscono la coda equina \ nello stesso vetro vi si ponga parimente un pez- zo della membrana , che forma V involucro in- terno degli stessi nervi della coda equina : Si ve- drà che questa è similissima alla aracnoide , ado- perando non solamente palline di poco , ma an- cora quelle di massimo ingrandimento.

Nervi lontani dalla loro prima origine.

« Si espose a lentìna a5o un filo del nervo sciatico , che si diffonde nella tibia , la di cui grandezza naturale era di un terzo di linea pa- rigina , e si vide composto di fili sottili longitudi- nali, e consistenti, ma non potemmo distinguere i globetti che li componevano , i quali però si vedevano tra filo , e filo. Si espose lo stesso a pallina 1920, e comparve come prima; ma anche si potevano distinguere i globetti , che com- ponevano i fili , sebbene tra questi , e sopra di questi si vedessero distintamente innumerabili globetti )>.

Nota»

»

Allungato sopra un vetro un filetto nervoso.., #d avendo aperta la sua vagina verso il di lui mez-

62

zo , osservai con una lente di poco ingrandimen- to , che sotto di quell1 apertura vi era no pic- ciolo strato di sostanza bianca , come la midolla del cervello , la quale era aderente ad una mem- brana simile a quella , che forma V esterno in- volucro , o vero la sua guaina. Con due punte d' ago mi fu facile aprire ancora questa , sotto della quale vidi un secondo strato della mento- vata sostanza , il quale come il primo poggiava sopra una membrana della stessa indole dell1 an- tecedente. Avendo aperto ancora questa nello stes- so modo ; osservai sotto della medesima una por- jzione di polpa nervosa , la quale era maggiore di quella, che formava i due primi strati. Allar- gato finalmente tutto il piccolo nervo , ed espo- sto in siffatta guisa ad un ingrandimento di circa 1000 , osservai, che tanto la guaina di quello, quan- to le membrane , che formavano V interni invo- lucri di esso erano composte di fili longitudinali , ed opachi 5 e questi erano tutti aspersi di sostan- za midollare , la quale si vedeva composta di piccoli globetti.

In oltre collocai un' altro funicello nervoso sul vetro insieme con una porzione di tela cellulosa, che univa questo con altri simili funicelli. Espo- sto così ad una lente di poco ingrandimento , osservai che dalla sua vagina partivano molti fili

63

componenti l1 accennata tela , i quali erano co- me impiantati in essa* Da quella parte , donde partivono i divisati fili , mercè due punte d'ago distesi il filetto nervoso sul vetro medesimo ; ed adoprando lo stesso ingrandimento vidi , che dal- la sUa vagina si erano distaccati molti fili simili a quelli della tela cellulosa , i quali erano tutti aspersi di polpa nervosa.

Posto un'altro filetto nervoso sopra un1 altre* Tetro , e volendolo allargare in un tempo , os- servai , che in ragione , che si distaccava da es- so una membrana filamentosa , così successiva- mente diminuiva il suo volume , e ciò avveniva nella stessa guisa, che si svolge una carta , la quale sia stata antecedentemente avvolta intorno a se stessa. Essendo divenuto nullo piccolo ner- vo , misurai la larghezza dell' accennata membra- na , ed osservai , che essa eccedeva la lunghezza del diametro del piccolo nervo di circa otto vol- te. Di più osservai , che essa era tutta aspersa di polpa nervosa. Esposta in questo mòdo al mi- croscopio la vidi composta d1 infiniti fili longitu- dinali , i quali in certi sili erano separati a se- gno da poterli distintamente contemplare. Facen- do uso di un ingrandimento di circa 1000, os- servai , che T accennata polpa nervosa era della 9 tessa indole della midolla del cervello ; imper-

64 cloCclié si vedeva composta di globetti dello stes- so diametro di quelli , che ho osservato nella pasta di esso.

Affine poi di scorgere i fili della divisata mem- brana con più distinzione , collocai un1 altro filetto nervoso su d1 uno vetro , e lo distesi in un modo , che la maggior parte della sua guaina esterna era scomposta ne1 suoi fili componenti. Una simile operazione feci negF interni involucri. Essendo tutto il piccolo nervo risoluto ne' suoi inviluppi > e questi ne" fili componenti di essi , V esposi al microscopio : vidi che tutti i fili erano avvolti dal- la midolla del nervo, e questa composta di glo- betti. In oltre lavai con acqua distillata tutto V apparecchio , questa si portò la maggior parte della polpa nervosa , che era intorno ai fili com- ponenti gì"1 involucri accennati , per cui si pote- rono essi fili osservare con somma chiarezza , e distinzione. Adoprando diversi ingrandimenti , e contemplando con somma attenzione , e ripetu- tamente gli accennati fili componenti tanto la va. gina di esso filetto nervoso , quanto quelli che costituiscono Y interni involucri del medesimo , vidi che erano simili a quelli che compongono la tela cellulosa , che unisce tutti i funicelli in un tronco.

Per avere una prova più convincente riguardo

65

all' inviluppo de' nervi, come d'indole cellulosa; collocai sopra un vetro un pezzo di tela cellulo- sa presa da diverse parti del corpo umano , quin- di le discesi su di esso. Di più a lato di quella allargai un picciolo filo di nervo nell' esposta ma- niera. Con lente , che ingrandiva di circa 3oo : osservai , che la prima membrana era simile alla seconda con solo divario , che la membrana cel- lulosa era composta di fili , a cui vi era aderen- te una materia oliosa , ed alcuni corpi opachi, e quelli che formavano V inviluppo nervoso era- no tutti coperti di midolla dello stesso nervo. In fatti alcuni degli accennati fili erano talmente vestiti di polpa nervosa in certi particolari siti , che apparivano bianchissimi , e molto pellucidi. Dalle osservazioni fin qui esposte , e di tante altre , che ho variato in mille guise , è facile il dedurre, che un picciolo funicello nervoso non è composto di altri più piccioli , e questi di al- tri senza poterne assegnare il limite , siccome fi- nora si è creduto. Di più che la vagina di cia- scun filetto nervoso sia d' indole cellulosa , la qua- le è composta di un numero infinito di fili riu- niti strettamente fra di loro. In oltre che l* in-* terno di ogni funicello nervoso è diviso in varj strati membranosi , e che la membrana , dalla qual» vengono questi strati formati , è della stessa

m

natura di quella , che forma 1' esterno involucro di ogni nervo; dapoiché l'accennata membrana è composta di fili simili a quelli , e riuniti nello stesso modo. Finalmente la polpa nervosa è una vera produzione della pasta del cervello , imper- ciocché è composta di globetti trasparenti , come quelli , che compongono la pasta indicata , e so- no grandi Ugualmente.

Laonde essendo il nervo diviso in varj strati e posto che questi sono situati in modo , che lutti siano concentrici all' esterno involucro ; la polpa nervosa seguirà lo spazio frapposto fra la vagina , e lo strato che è immediatamente sotto di questa , e tra questo , ed il secondo ec. E supponendo che la tela cellulosa , tostochè ha terminata la prima rivoluzione , passi a forma- re la seconda , e poscia la terza ec. portandosi così verso il centro del nervo , conformandosi in modo di spira , in questo caso la midolla del nervo scorrerà lungo lo spazio interposto fra una rivoluzione, e T altra che siegue immediatamente sotto di questa , percorrendo un sentiere spirale.

I nervi fatti nel modo dichiarato sono i con- duttori della midolla del cervello la quale vien deposta da essi in varj punti della macchina delP nomo. Questa verità è stata conosciuta da diver- si valenti Anatomici , ai quali era noto ancora ,

67

che la vagina di ciascun funicelle* nervoso era df natura cellulosa. S' ignorava solamente , per quan- to io sappia , che nella capacità interna di ogni picciolo nervo , oltre la sostanza midollare , che vi scorre , ci esiste eziandio un tessuto sodo cel* lulare , il quale ripartisce la suddetta capacità ili più vani , come dianzi ahhiamo notato , e sicco- me si è detto neir esame di que1 nervi , che sono nella prima origine , ovvero prima di uscir dal cranio, o dalla spina.

Nelle prime osservazioni fatte su i nervi in compagnia del P. Torre si confusero i fili com- ponenti la loro tela cellulosa con la polpa , che vi scorre per dentro. Siccome quelli si osservano per lo più Lagnati dell' accennata polpa nervosa, si stimò , che fossero prodotti da questa , per cui furono chiamati da esso P. Torre fili sottili , lon- gitudinali , e consistenti composti dai glohetti del- la midolla del nervo, i quali si erano disposti in forma di fili , e uniti così strettamente tra di loro , da non potersi in niun modo discernere col microscopio. Altri eccellenti osservatori aven- do ancora veduto i mentovati fili in ogni nervo , e poiché sono sempre aspersi di sostanza midol- lare hanno creduto che dall' ammasso di quelli ne risulta questa. Alla testa di tali osservatori va

68

Alessandro Monro Anatomico d'Edimburgo , ed il Signor Fontana celebre osservatore Italiano.

Abbiamo detto , che i nervi sono gli organi deferenti della pasta del cervello 5 e poiché que- sti si diramano lungo la macchina animale , e terminano in varj punti di essa ; credo che ivi depongano la polpa , spogliandosi del tessuto cel- lulare , che la teneva avvolta , nello stesso mo- do che fa il nervo ottico , il quale introdottosi appena dentro V orbita , ossia nella cavità ossea si diveste delle sue membrane j la polpa nervosa rinchiusa da queste si espande tosto nel fondo dell' occhio.

In fatti molte membrane esaminate più volte col microscopio in diversi tempi negli uomini , ed in varj animali , ciascuna membrana V ho sempre veduta aspersa d'infiniti globetti simili a quelli del cervello , e questi alle volte disposti in fibre longitudinali , ed alcune fiate si osservano confor- mati a guisa di una bellissima rete.

La marcia fresca cavata dalle pustole del vaio- lo posta tra due talchi , ed esposta ad un' ingran- dimento di circa 5oo , si vide un' unione di glo- betti di grandezza diversa : compressa leggier- mente in mezzo a1 talchi , e facendo uso di un maggiore ingrandimento si osservò , che ciascuno globetto era composto di altri minori nuotanti in

Un fluido bianchiccio eterogeneo. Di più osserva- ta la marcia presa da diverse piaghe , e disciolta nelT acqua distillata , ho veduto moltissimi glo- betti nuotanti in questa con somma chiarezza 5 e distinzione. Globetti simili ai mentovati ho ve- duto in tutte le sostanze animali per cui par che risulti in modo evidentissimo ciò che ho dianzi accennato, che ciascuno filetto nervoso giunto al suo destino si spoglia de' suoi involucri celluiosi , e la pasta del cervello liberata da questi si espan- de in quel sito , come la retina nel Jfondo del- r occhio.

Dopo che si è esaminata la struttura de' nervi, tanto di quelli prima di uscir dal cranio , e dalla spina , quanto di quelli che sono lontani dagP in- dicati luoghi , uopo è brevemente esporre ciò che ho veduto in riguardo alla fabbrica di quei nodi, che dagli Anotomici diconsi ganglj.

j)a tante varie , e replicate osservazioni da me fatte su gli accennati nodi ne ho dedotto , che questi hanno nelF interna loro struttura una mem- brana composta di fili tenuissimi strettamente uni- ti insieme ; questa è ripiegata in diversi modi lasciando tra essa piccoli spazj , i quali son ripie- ni di una sostanza bianca , e dura , e strettamen- te aderente alla mentovata membrana. In fatti a\^ndo posto un pezzetto di ganglio in mezzo a

70 due vetri , e tenendolo in questa guisa per più giorni sotto un pesante pezzo di piompo, quin- di esposto al microscopio , osservai , che in virtù di una tal pressione la sostanza bianca si era di- staccata in certi siti dalla testé dichiarata mem* brana , e si era disposta in fili bianchi , e pellu- cidi nella stessa maniera , onde avviene al nervo ottico , il quale per essere molto duro fa d1 uo- po far uso dello stesso modo per poterlo perfet- tamente spianare tra i vetri , come dianzi si è detto. ,

Ripetendo più volte quesf ultima osservazione ho veduto sempre la stessa cosa precisamente fa- cendo uso di palline di massimo ingrandimento. Con palline di questa sorte ho veduto di più r che quella sostanza bianca era composta di glo- Letti simili a quelli della pasta del cervello. On- de si può sicuramente conchiudere , che quella sostanza bianca frapposta fra le piegature di quel- la membrana , che riempe V interna capacità di ogni ganglio , sia della stessa indole di quella che scorre lungo gì' inviluppi interni di tutti i nervi.

Laonde a tenor di quanto poco anzi si è det- to si vede chiaramente , che nella fabbrica de nervi lontani dalla prima origine, ed in quella A& ganglj vi si ravvisano due specie di fili. I pri-

7*

mi sono quelli, che vengono formati dai globet- ti disposti in lungo : i secondi nascono dalla de- composizione meccanica di quella membrana di natura cellulosa , che osservasi nella struttura in- terna degli accennati organi. Questa dovendosi espandere in mezzo ai talchi , o tra i vetri 5 i fili da cui essa vien formata , si distaccano agevol- mente fra di loro , e si confondono con i primi. "Non ostante , ciò si possono distinguere i primi dalli secondi , avvegnacchè questi sono opachi , * perfettamente cilindrici, e quelli bianchissimi, e molto pellucidi , e la loro forma s' accosta più, a quella della fibra animale.

I nervi in oltre nella loro prima origine han- no solamente i fili, che nascono dair unione di que'globetti da1 quali è composta la pasta cere- brale , che scorre tra le membrane costituenti i medesimi. Come che queste non sono divisibili in filamenti , cesi osservando ciascuno de' sud- detti nervi vi si ravvisa un soV ordine di fili , cioè quelli che sono bianchi , e pellucidi prodotti dal- la sostanza midollare di ogni nervo.

FINE,

•remmsmmrsvmim

wtMm^j tmsrw^K r ^.vwmmmtmmmmaamjr^m.^^f^

&> 57,

& ^,t^i. .

f

f

COUNTWAY LIBRARY OF MEDICINE

QH 211

B23 1819

RARE BOOKS DEPARTMENT

Sr

vjP