^f r-f l -r J / HARVARD UNIVERSITY LIBRARY OFTHE Museum of Comparative Zoòlogy Purchase Boston Society of Naturai History ,-j- . - - ■ -a - - t^i. 2é^ I ;-^^^ L OSSERVAZIONI NATURALI INTORNO ALLE CAVALLETTE NOCIVE DELLA CAMPAGNA ROMANA ROMA 1825. Presso Vincenzo Poggioli Stampatore della Rev.Cam, Ap'jst. Con y^pproy azione. :bOL i,òmi HKiVEKSITY ALL'EMINENTISSIMO PRINCIPE IL SIGNOR CAKDINALE PIER FRANCESCO GALLEFFI VESCOVO DI ALBANO, CAMERLENGO DELLA S. R. C EriGI METAXA E SEBASTlANa ROLLB Jljra d'i non lieoe importanza il determinare , se le locuste che da podi anni indietro abbondarono fuor dell'usato nelle romane campagne .^ appartenessero alla Specie d'Africa, cui si dà il nome di migratoria , o nascesser fra noi , e fossero al par di quella dannose. E mentre si avea da tutti per fermo provenir elleno d' oltremare , fu acutezza d' ingegno e zelo al sommo commendevole del Vostro sapientissimo Ante- cessore il muover dubbio su di un preteso autentico fatto/ avvalorato^ da popolar tradizione. IV Le osservazioni naturali , che in soddisfazione del pro- posto quesito presentiamo ora a Vostra Eminenza rivestita delle stesse attribuzioni e delle stesse virtù , avendo per iscopo la pubblica utilità ^ abbiam certa lusinga che sian per essere bene accolte. Se la locusta devastatrice è in realtà na- tiva f/' Italia , se può prevenirsene la moltiplicazione ; la speme degli agricoltori sarà in avvenir meno incerta , e me- no esorbitanti le imposte ^ pel cui insolito aggravio gV ingor~ di speculatori trasser sovente partito dai comuni disastri. Gelosa e precipua cura fu già per Voi il sovvenire i ?nendicì : V attuai promozione , anziché inaridir le sorgen- ti , ove solean dissetarsi , mette in Vostro potere il più va- lido mezzo di prevenir V indigenza ; la quale , se fu tal- volta al mal oprar consigliera , fu ancor madre delle arti , dell'agricoltura e del commercio , che dìeron poi il bando alla lor sordida ìstitutrice . Vostra mercè adunque la pover. tà svellasi dal fianco del delitto , e le si dia per compagna V agricoltura : le troppo larghe sovvenzioni fomentano il vi- zio e umiliano la virtù : „ idque humauitas vocabatur , cum pars servitutis esset. 5, La terra rende con usura quel che riceve : l'agricoltore parco ne' bisogni e ne' desiderj non è mai povero e non invidia l'altrui. Ecco il tributo die da noi si offre alla verità: s'ajfatichin pure i dedicanti a pro- fondere elogi di ogni maniera ai lor Mecenati chimerici : tutte esauriscano le formule dedicatorie per trasformare i fiani in Atlanti , gli etiopi in cigni ; quanto a noi il linguaggio della prostituzione e della menzogna non può aver hiogo , perchè rendiamo ciò eh' è dovuto ; perchè gli encomj carat- teristici di Vostra Eniitienza non .son da torsi ad imprestito; perchè deW egida non abbisogna il nostro scritto , vantando per ìscusa legittima l'obbedienza e il dovere. Voi y ed il Vo- stro illustre Predecessore , che al nostro lavoro deste occa- sione , vita e alimento , dovete esserne i giudici ; tanto inen severi , guanto più illuminati. INTRODUZIONE. -HiGLi è ben ragionevole il declamare contro taluni , che han fama di sapienti , i quali riguardano una gran parte degli es- seri come inutili o nocivi , e insorgon talvolta fino a lagnar- si della Provvidenza quasi autrice de'mali. La brama istin- tiva della verità e della scienza , di che abusar suole la co- mune degli uomini ( brama scolpitaci nel cuore dall' Autor della natura per darcisi a conoscere nelle sue opere), spes- so ne asconde il limite delle forze intellettuali , ne indebo- lisce il valore , ne devia la direzione : quindi è che ignoran- do presso che totalmente le leggi che governano il Globo e gli agenti e le cause motrici e i vincoli e l'armonìa , ad on- ta di sua corta veduta costruisce arditi giudizj j e sulla base mal ferma di equivoci sperimenti , d'incerte osservazioni , di oscuri fatti e di sconnessi fenomeni sogna ipotesi e teorie ; astrae, generalizza e deduce. Mal si appongono adunque coloro , che nella ricerca del- le verità natui'ali , invece di proporsi la conferma de' senti- menti di venerazione e di amore per la Divinità , concepì - scon ia vana lusinga di travederne i fini e di svelarne gli arcani (s'è pur lecito di parlare così umanamente di quell'Es- sere incomprensibile); ed è audacia e follìa il dichiarar no— cevole tuttociò , di cui a colpo tl'occhio non sappiam ravvi- sare l'utilità. Serva d'esempio al mio dire la Classe ammi- rabile degl'insetti, che quantunque appariscano i più dispre- gievoli tra i viventi e men degni delle nostre meditazioni ; pur non ostante qual l'iunione in essi di forze motrici , qual prodigioso istinto, qual complicata struttura, quale incom- parabile perfezione! Han dessi la più gran parte nell'econo- mia della natura , serbando inalteralnle l'equilibrio fra il re- gno vegetabile e 1' animale : consumano per loro alimento infiniti corpi organizzati , che sarian di gravissimo danno a tutto il resto delle Specie animali , non esclusa l'umana ; ed è forse perciò eccessiva la loro fecondità , voracità e pron- tezza nel digerire. Non le sole api e la falena del gelso, I ( da cui i cinesi oltre la seta ritraggono splendide vernici e fila atte alla pesca ) ; non la sola cocciniglia del Messico ( Coccìis cacti ) ci sono evidentemente utili , somministrando il miele, la cera, la seta e la porpora : altre larve non men preziose filan bozzoli spontaneamente sugli alberi salvatici del Chili; (i) né sono men vivi i colori che si hanno dal Cocczw Polonus , e dalle grana chermes ( Coccus ìlicìs ) ; né obbliar si possono altre due Specie di Coccus , donde gì' indiani ri- cavano la gomma-lacca , e i cinesi le loro economiche faci ; né il Genere Criocerìs , né il Trombidìum tìnctorìum di Fa— bricius. E prodotto di una falena quella pece , che ogni an- no in gran copia si estrae dalla provìncia della Chilchia (i) ; ed è forse una formica che trasforma certa resina vegeta- bile in succino, sostanza tuttor problematica. Che dirò di que' tumori vegetabili ( noci di galla ) , che il genere Cynips produce irritando e pvnigendo le corteccia , le foglie e ogni altra parte delle piante per deporvi le ova ; delle quali mor- bose escrescenze altre servono alla Tintura, alla Chimica, alla Farmacia ; altre ( le galle che formansi sulla Glecoma liederacea , e sulla salvia dell' isola di Creta) ad uso di non ingrato commestibile ? E se volgomi alla Medicina , forza è che io rammenti il punteruolo del fiore del cardo ( Curculio odontalgìcus Fabr. ) quale istantaneo calmante nelle odontalgie ; il millepiedi [Oniscus Italicus Lin. ) qual potente diuretico nell' idropisia ; e il soffice e delicato nido della Foriìiica fungosa di Fabr. qual valido astringente nelle emorragie delle arterie , e le tan- te specie de'Generi Mylabris e Meloe , nelle quali , non me- no che nelle cantaridi , risiede il potere di vescicare la pelle . Né rechi sorpresa l'udire , che taluni insetti associansi all' agricoltore per secondarne le viste. Son pur dessi che ri- purgano il suolo dalle erbe parassite e nocive ; poiché , o le estirpano dalla radice , o ne spossano il vigore , o le divora- no adulte : son pur dessi che estendono i confini del regno vegetabile , caricandosi delle polveri fecondanti degli stami ; e quelle trasportando sulle piante femmine ^ ne determinano la (i) Molina Storia Natur. del Chili p. i83. (2) Molina ibid. p. 184. 3 fecondazione (i) . Non lieve utilità anzi che danno ne arrecano certe larve , denudando in parte quegli alberi cke troppo lus- sureggianti e frondosi sarian poveri di frutta ; e delle frutta ac- celerano e promuovono la maturazione , e più aggradevoli e più saporite le rendono con 2">w"genie a suo tempo la pol- pa , insinuandovi per entro le loro ova ( Cu radio , Attela- hus . Tinca ) . Glie più ? Chi non sa che i lor cadaveri am- monticchiati servon di pingue concime per infertilire le più ingrate e sterili terre (a) ? E mentre le molecole organiche de' loro corpi modificate dalla fermentazione arricchiscon da vai lato l'agricoltura ; cospiran dall'altro alla depurazione dell' atmosfera ; poiché , o si tratta de' cadaverici avanzi di annose piante , e questi rodono ed aspergono de'loro umori , onde loro mercè tornan presto a profitto di quella stessa terra , ciù ren- dono con usura l'alimento che già ne trasser vivendo ; o si trat- ta di escrementi j, o di sostanze animali in putrefazione , che appestan l'aria coi lor malefici effluvj ; e quelli , o divoran ra- pidamente , o sotterrano , o decompongono , o disperdono , o impastano con certo glutine che li rende più atti a servir di letame ; o fanno che se ne compisca in più breve tempo la putrefazione , o vi depongon le ova , donde nascon poi più migliaja di larve , che in poco d'ora distruggono i più gigan- teschi cadaveri. E qual debito non abbiam noi alle larve di tante Nevroptere abitatrici delle acque stagnanti , e in ispecie a quella della zanzara ( Culex pipiens) , la quale nutrendosi di quanto v'ha di organico in quelle venefiche infusioni, ne rende meno insalubre il palustre miasma ? Né fra i vantaggi che si han dagl'insetti è da trasan- darsi il pingue alimento che somministrano ad infiniti Ordini e Generi di animali , detti perciò insettìvori ; la qual cosa (i) Ve ne ha una Specie ( <7)72z)9j Ptejies) che depone le ova nella se^ menza del fico salvatico precoce. I greci infilano molti di questi primi frut- ti, e li pongon vicini ai fichi tardivi: nell'occhio di questi s'introduce l'in- setto carico di polvere fecondante , e così ne accelera la maturità e rende il frutto più delicato : questa operazione introdotta in Francia da Tourne- fort chiamasi caprificazicne. ( C'in^. jR. u4 . tom. 3. p. 47'- ) (2) I cadaveri dell' Ephemera l'ulgnta di Linneo formano la ricchezza di non poche popolazioni: Scopoìi ( entcmol. Carn. p. 264.)'^^ assicura , che a Laz non v' ha contadino che nel mese di Giugno di ciascun' anno ne rac- colga meno di venti carra. 4 . . mentre assicura l' esistenza e la conservazione eli tante Spe- cie j previene altresì il disordine che avverrebbe dal tur- bato equilibrio per F eccessiva moltiplicazione degl' insetti . Immensi stuoli di uccelli , vindici e custodi de' nostri campi divorano un gran numero de' più nocevoli all' agricoltura ; e il dar caccia, e il far preda di quelli senza limiti e senza ri- serve fu spesso cagione , che gì' insetti in certe regioni s'au- mentarono oltre ogni credere , e non contenti di spogliar le campagne , espulsero fin l'uomo dal suolo natio. Ma la strage che gli uccelli fan degl' insetti non sarebbe sufficiente e pro- porzionai compenso alla loro fecondità : esistono famiglie d'in- setti destinate a far guerra ai più nocivi e più fatali fra lo- ro : sorgono dalla medesima Classe nemici implacabili che dan morte ad innumerabili eserciti : dobbiamo ai soli Icneumoni { famiglia estesissima d'insetti ) niente meno che gli egizj al loro Icneumone quadrupede ( Viverra Icneiimon ) che divora le ova de'Coccodrilli : gì' Icneumoni {ò\cG\i.'ivhì) facendo scempio del- la tipula del fonnento , serbano all' Inghilterra le messi , che ne sarebbero interamente distrutte : s'intrudono per ogni do- ve : non v' ha pe' bi'uchi asilo comunque recondito che sia loro sconosciuto ed inaccessibile : sorprendono le larve entro i cavi degli alberi, o sotto le corteccie , o fin anche nell'in- terno de' frutti : le pungono , e ne introducon le ova entro il corpo: sboccian da queste le larve de^V Icneumoni ^ cui serve di pascolo il corpo stesso delle loro ospiti e involon- tarie nutrici, (i) Finalmente che direni della nostra Specie medesima , che per suo vitto mette a tributo tutti gli esseri e tutto il Glo- bo, e non risparmia gì' insetti? Gli antichi greci (per tacere degli Acridofagi dei quali a suo tempo ) avean per costume di pi'ovocar 1' appetito mangiando la larva della cicala del Frassino j ch'essi chiamavano Tettigonia ; {Cicada orni Lin.) (a) di quella stessa Specie , che pimgendo gli ornelli , ne fa sca- turire la manna. I romani solean friggere certe larve, che (i) Fra gl'insetti parassiti, che distruggono annualmente un' immensa quantità di altri insetti , devono annoverarsi i Generi Carabus , Cicindela , JUantis , Sphex , Vespa ■, C/irjsis , Crabro , Formica, Libellula , Ciinex , ^silus. Empii etc. (2) Gentes vescuntur iis ( cicadis ) ad orientem ; etiam Parthi opi- bus abundantes etc. ( Plin. hist. nat. lib. 11. cap. 36. ) 5 rintracciate ne* cavi delle quercie , avean cura ci' impinguare nutrendole di farina (i) : questi bruchi che denominavano cossus , non può credersi die fossero larve del cerviattolo ( Lucanus cervus L.) perchè d'assai spiacevole odore. Anche a dì nostri gl'indiani, i negri , gli ottentotti e gli americani servonsi ad uso di commestibile di varj bruchi appartenenti all'Ordine de' Coleopteri , che annidano nelle cavità degli al- beri : tali sono il Cerambice ( Cerambix Cervicornìs L. ) il tonchio delle palme , ( Curcullo palmarum Lin. ) la così detta foi'mica bianca ( Termes fatale Lin. ) ec. ec. Per verità le Cavallette delle quali abbiamo a parlare non sono di tal natura benefica , che possa trarsene argomen- to a conferma e sostegno della mia tesi ; per altro se molte popolazioni ne son desolate ed afilitte dalla fame e dai mor- bi , alcune altre ne sono provvidamente nutrite ; se la loro comparsa su di un territorio spoglia e denuda i più colti e fer- tili campi , la ricolta de'cereali , delle gramigne e delle frutta complessivamente valutata è sempre più diffusa ,più universale e più ricca , che la loro invasione e moltiplicazione . Non è da porsi in dubbio però, che, bilanciando l'immenso male col poco utile che se ne trae , quello a questo enormemente pre- valga , quando le loro falangi diffondonsi per le intere pro- vincie e regni ed imperj ; e più formidabili d'ogni più elet— ■ trica nube s* addensano e si scaricano sulle campagne , e col- ta voracità del fuoco tutte inesorabilmente distruggono le speranze del desolato agricoltore. (i) Praegrandesqae rohontni delicntiore sunt in cibo: ( cossos ?'o- eaiit), atque etiam fot-ina saginaci: hi quoque alliles sunt. ( Plin. ihid, Ub. ) ^. cap. 24. ). ARTICOLO PRIMO Caratteri zoologici della Famiglia cui spettano le Cavallette nocive. §. i.Il carattere essenziale deirOrcliiie degli Ortopteri (i) ( cui corrisponde l'Ordine Ulonata di Fabricius , diramazione di quello degli Emipteri di Linneo ) consiste nella disposizione degli astucci , o ali superiori ( Hemelytrae ) , e delle infe- riori (yllae) : quelle semi-membranose , flessibili , d'ordinario coriacee , la cui linea di contatto in istato di riposo non è mai retta : queste rette , piegate per lungo , o in due sen- si , per lo più a modo di ventaglio : entrambe lineate da co- stole longitudinali e trasverse . A quest'Ordine appartiene il Genere Gryllus di Linneo , di che Latreille , e Lamark for- marono la Famiclia Locustariae , che si distin2;ue alle ali in- clinate e distese sul corpo col margme niterno pm elevato dell'esterno : Cuvier ^ avendo riguardo alla robustezza e lun- ghezza delle estremità posteriori de' Generi che la compon- gono , le die il nome di Saltatoria. §. a. I Locustarj , o Saltatori suddividousi in molti Generi , fra i quali non mi occuperò che dei due , Locusta e Acrydiiim , jioichè avendo entrambi de' caratteri in comu- ne , e d'' altronde al solo Genere Acrydium appartenendo le Specie eminentemente nocive , è di assoluta necessità il di- stinguere in pratica l'nn Genere dall'altro ; per la (jual con- fusione ne avvenne , che non fu mai determinato con suffi- ciente esattezza , se indigena , o straniera fosse la Specie de- solatrice de' nostri campi. Il Genere Locusta di Fabricius ( Sauterelle de' francesi , Tettigonia di Linneo ) ha le an- tenne setolose, lunghissime, di molti e brevi articoli : il lab- bro superiore non fiastagliato : l' inferiore con quattro legge- rissime incavature ; le mandibole inarcate : le ali a tetto , in- clinate : il volo aarile , l'organo dello stridore negli astucci de' maschi : 1' ultimo pajo di gambe lungo , forte , atto al salto : il tarso con quattro articoli : il passo lento e stentato : l'ad- domine delle femmine terminato da una specie di trapano , o (i) De Geer in origine li denominò Z)e;'mo;j^erz : questo nome fu ìnop- portiiuamente cambialo da Oliyier in quello di Ortopteri. 8 punteruolo di quattro lamine. Abita le prata non palustri , e le colline temperate . Sono comuni presso di noi le Specie vìrìdìsshna ^ 'verrucwora , varia eie. tutte ei'bivore , ma poco, o nulla dannose. 5- 3. 11 Genere Acrydium di Geoffroy {Crìqiiet de' fran- cesi, Locusta di Linneo ) ha le antenne filiformi , brevi , (ra- re voite compresse , ensifòrmi , subclavate ) di venti a ven- ticinque articoli : il capo ovoide : tre occhietti ( Stemmata ) lisci, ineguali in distanza: ali grandi , larghe , per lo più vivacemente colorite di torchino , o di rosso : il corsaletto d'ordinario carenato , e nelle Specie straniere ispido , verru- coso , bernoccoluto : le tibie spinose : i tarsi con tre artico- li : la femmina senza punteruolo. L'organo dello stridore ( pro- prio de'maschj delle Specie non sociali ) vario, ma più so- vente nasce dall' attrito delle tibie posteriori cogli astuc- ci. Larva ne' due Generi senz'ali; Ninfa con un principio d'ali. Il solo Genere Acrydiimi abbraccia le cavallette fatali , la cui fecondità e voracità è oltre ogni credere prodigiosa : le più colte, ed amene campagne a vista d'occhio in isquallidi deserti riducono : i putridi effluvj de' loro cadaveri ammor- bano le più salubri regioni. La Specie straniera più formida- bile è il Mìgratorium : non mancan però altre Specie o na- tive , o naturalizzate in Europa ( come quella che si è mol- tiplicata fra noi in questi ultimi anni ) il cui nocumento non è men funesto , e men lieve : ecco i caratteri di ambedue i Generi pos-ti a contatto , onde paragonarli e disting.uerli age- volmente. (xen. Locusta Fnbric. Lùm. S.N. 695. GryUus tet- tigonia. Latreillc H. iS'. 12. isc.Sau- terelle. Lamarìi H. N. 4-i'36. 6'«t'/e;-B. A. 3.38.0. Antennae Sciacene , praelongae , articiilis numerosis niitiimis ; labiiim Miperius iiitegrum , inl'crius bifìdum , luciniis intenneciiis miti imi s , inter- ne seta subulata iustructis : palpi qua- tuor obtusi ,inaefjuales, filifornies: la- biales,labii medio inserti : raandibula arcuata , apice tridentata : maxilla arcuata: tarsi quadriarliculati :cau- Gen. AcRYDlUM . Groffr. Fabric. Grylliis. IJnn.&V)(). Grylliis locusta. Latreille 12. i49-Criquet. Lamarh t. 4- 240. Cuvicr R. A. t. 3. SS?. Antennae filifornies , porrectae , breves , crassae , articulis vigiliti ad viginti q-uinque dislinctis : labium iii- ferius bifidura , ovatum , elongatuni, laciniis foniicatis : palpi labiales la- bii medio aditali : maiidibula recta , crassa, obtusa , dentata: maxilla su- barcuata, brevis: ocelli inaequaliter iuter «e dissiti : tarsi triarticulali : cauda foeininis non ensìfera : alae cln foeminis cw^j/errt . Alae deflcxae, rarius coloratae , iiiterdum viresccn- tcs : stricloris organum in elytris si- tuni , viticum, spcculiforme , mari- bus proprium. 9 fisqnisite pUcatae , saepius coloratae rubescentes, vel caenilesceiUes, volala diuUirno , alto , valido : vorax , foeciiu- dum , iuterdum migratorium. Strido- ris saepius orgaimni ex feniorum cimi elytris attritu, in speciebus tantum uuQ socìalibus. ARTICOLO IL Storia de' danni. E, ^.4- Jt-iccEDE Ogni credere ia portentosa fecondità di cotesto malefico insetto , al cui voracissimo dente nulla resi- ste. La stridula fiamma che consuma le aride stoppie , la dif- fusione e la mortalità di un contagio (i) , le furie d'Euro e di Noto , r impeto d' incoercibil torrente , sono immagini orientali enfatiche , ma non molto esagerate degl' istantanei progressi delle Cavallette, della total distrazione de' vegeta- bili, del denudamento delle terre , dell' inntilità de'mezzi per impedirlo : uomini e bruti, o periscon d'inedia per la priva- zione de' cereali e delle gramigne , o di morbo epidemico ed epizootico , che .insorge dalle putride esalazioni de' loro cadaveri ri sospinti a terra dalle crescenti maree. Gli animali stessi famelici per la sofferta penuria si adattano a rodere gli aridi steli sfuggiti alle ingorde falangi ; e soffocato 1' istinto alla scelta , in un con questi inghiottono i corpi delle estinte locuste , o dissetansi nelle acque stagnanti e tuttora in fer- mento per la sommersione di quelle. 5. 5. Per quanto ne dicon le storie, poche regioni non soggiacquero a sirail calamità : la patria delle più grandi e più nocive è l'oriente , poiché il calor di que'climi è oltre modo favorevole alla loro generazione. Fra i più orribili fla- gelli minacciati da Mosè (a)^ predetti da Gioele (3) v'era l'in- vasione delle locuste : ve', dice Gioele , come gli alberi sfron^ (i) Pietro Bargeo le paragona alla scabbia; „ celi ctirn lotigo procul orbe locuslae ■Actae euris nostros se se effudcrc per agros. (3) Deuteronom. cap. 28. v. 38. 3g. ?3) Joel. xap. i. e 2. 2i IO „ dati e denudati della loro corteccia biancbegglano : ve' co- „ me gli armenti emaciati cercano indarno l'usato verde ne' ,, pascoli : come ai sacrine] e alle libazioni mancan le uve , ,, e il tormento ! I madianiti (i) , e i soldati di Oloferne (2) nomansi forti , invincibili , innnmeraljili come gli eserciti del- le locuste (3) 5 il ronzio delle ali si paragona allo strepito de' carri, al calpestìo de' cavalli, al tumulto de'combattenti : (4) or se ne esalta la forza , or se ne ammira F industria e la regolarità de' lor voli (5) : Omero e Teocrito le rammen- tan più volte : un poeta arabo menzionato da Bocbart (6) con enlaticl paragoni ne ingigantisce il potere : Maometto leggea nelle loro ali : „ siamo l'esercito di Dio ,, ; e sot- to tal nome sono tuttor conosciute e venerate dagli arabi. Saria lungo e dolente incarico il rammemorare le epocbe luttuose di miseria e di orrore , di cbe empierono le Ca- vallette le più ricclie ed estese popolazioni del Globo . Il soffio di un caldo vento cbe si levò in sul mattino ne spin- se in Egitto ( a punizione di quell'ostinato regnante , sotto la cui scbiavitù gemeva il popol di Dio ) incalcolabili stuo- li , che in brevissimo tempo divorarono erbe , alberi , trut- ta (7) e quanto v'era di verde ne' campi- Essendo consoli M. Plauzio Ipseo, e M. Fulvio Fiacco (8) avvenne nella Nu- midia pe' cadaveri delle locuste insepolte ima funestissima epidemia , la quale non risparmiò la guarnigione romana cbe presidiava Utica , forte di trentamila "soldati. Ne taccion le (i) Ju'Hc. cap. 6. V. i5. cap. 7. v. 22. (ai Ibld. 2. II. (3) tristesque locuslas. In morein nebulae nitìdum praetexere solem. Marc. Polingen, Zodiac.lib. 8. (4) Joel. ibid. Jereni. cap. 46. v. aS. Amos 4- 9- Nahum. cap. 3. v. io. ij. Apocal. cap. g. v. y. (5) Caj. ad edict. prov. lib. 29. tit. 2. D. D. (Plin. lib. 11. cap. 29.) Ta?ilo volani pennaruni stndore\ ut aline aliles credanliir ., solemque obitmhrent , sollicite spectantibus populis , ne suas operiant terras. ( Saloni, prov. 3o. 2j. ) (()") Bochart Hierozon. p. 2. lib, 4- cap. 4- (■-) Exod. cap. IO. V. 12. et seq. (iV) Jul. Obseq. de'prodig. dell'A. di R. 629. v. Oros. Mst. 1 I storie , che or ne fu desolata la IMesopotamia e la Siria (nelT asi- no (>77 ) ; or l'intera Tracia, or l'isola di Cipro ( nel lobò) ; per lo che disperando talvolta i popoli di lor sussistenza , esposero (nel io34) i" A'endita i proprj figli, e abbandona- ron la patria (i). L'esercito di Carlo XII accampato nella Bessarabia (nel 1716) fu assalito da sì gran copia di locu- ste . che volando fra i piedi de'cavalli , e sugli occhi dei sol- dati , toglieano loro la vista della strada. 5. 6. E qui cade in acconcio osservare , che essendo le reo-ioni meridionali più abbondanti delle maggiori e più no- cevoli Specie di cavallette , fin dall'antichità più remota , for- se per minorarne il numei'O , vi s' introdusse il costume di manoiarle. Mosè (2,) le permise agli ebrei ad uso di comme- stibile ; ma i Talmudisti più esatti non riconoscon per mon- da che una sola Specie , ( V acridium cristatutn , o come altri vogliono una varietà del migratorìum ) sul cui torace , ( co- me sembra lor di vedere ) leggesi scritta in caratteri ebraici la parola caser. Egli è verosimil perciò , che le locuste in realtà , e non già le radici , o le cime degli alberi , alimentas- sero nel deserto il divin Precursore (3) . Fra gli Acridofagi ( mangiatori di cavallette ) contansi una gran parte dei po- poli delle Indie orientali ed occidentali , gli arabi , i parti , i tartari , i cinesi , i sirj , i persiani , gli ebrei , gli egizj , gli etiopi (4) : gli ottentotti nulla curando la distruzione dei lor vegetabili ne festeggian F arrivo : son desse per certi popoli opportuno compenso alla sterilità e alla penuria de' viveri : sovente ne' mercati di Bagdad la vendita delle car- ni soffre avvilimento e ritardo pel numero delle locuste ; e v' ha esempio di eserciti , che essendo sul punto di perir dalla fame , fur debitori di loro salvezza alla comparsa di queste (5) . Le sole viventi servono di alimento : le fem- mine che non han deposte le ova stimansi più sugose e più pingui ; ed è più facile il dar loro la caccia , perchè (1) CeJreu. Hist. p. G04. ed. Basii. (Baroii. ann. toni. 3. ) „ Plin. Hb. 8. cap.ac). ,, Civitatem pulsam ab locustis in africa- ,•, (a) Levit. cap. XI. v. 21. e 22. ÌV) Matt. in Diosc. hb. 2. cap. li^i^. Vallisn. op. tom. i. p. 84' (4) V. Drodor. Sic. lib. 3. cap. 3. Straboii. Geograpb. lib. iG. Matt. in Diosc. lib. 2. cap. 5^. (5) Porphir. de abstin. a carne Hb. i. 12, nien pronte ed agili pel ventre pregno e per la brevità del- le ali. D' ordinario s' acconciano per serbarle : tnflansi vive nell'acqna bollente, si rasciugano e si salano : talvolta per iscarsezza di derrate soglionsi disseccare e ridurre in ispecie di polvere farinosa ad oggetto di farne pasta. 5. 6. Contasi che tal cibo formasse già la delizia dell' oratore Callimedonte : Celso lo reputa agevole alla digestio- ne (i) e incorruttibile nello stomaco : Cestoni lo vuol pre- feribile ai gambari : Ippocrate vanta le locuste uè' casi di soppressione di lochj (i) , e Alessandro Tralliano le propone qual correttivo delle acrimonie e della bile (3) . Non tutti però la pensano allo stesso modo. Aristofane è già sospetto d'ironia , quando le chiama più delicate de' tordi . Talete mostrava apprezzarle ben poco, essendo uso dire, che non v' ha differenza fra il colono che riporta locuste in luogo di grano, e il tiranno che ama meglio comandare agli schiavi, che agli uomini. Non istarò a spaventarvi con Agatarchide (4) (né vò darvi per certo ciò che non credo) che minaccia agli acridofagi il divenire meno che uomini , e il dover condurre una breve e misera vita emaciati e deformi fra le immagi- - uarie punture di alati pidocchi : mi atterrò ai più discreti , che incolpano le locuste come ree di addensamenti sangui- gni, e nocive ai temperamenti melanconici. Galeno (5) aven- do osservato , che gli storni le rendevano indecomposte per l'ano , giudicò con falsa analogìa , che fossero indigeste anche per gli uomini : Mercuriale (6) ancor più severo attribuisce alle locuste le schifose e mortali impetigini di quei che abi- tano i lidi del mar rosso , e ne chiama in testimonio Dio- doro di Sicilia (7) . Noi il 'crediamo im vii cibo introdotto dalla necessità ; non prezioso per certo ; non però di as- soluto nocumento , e molto meno venefico . jMa torniamo ai danni . (i) Galen. lib. 8. de composlt. pharmacor. (ai Hipp. Ginecli. lib. t. (3) Al. Trall. lib. ii. cap. de empiem. (4) Aldovr. de iiis. p. 44'- (5) De loc. affect. lib. 5. (6) Lib. 2. var. lect. 20. (j) Diod. Sic. ibidem.. i3 ^. 7. Che direni degli effetti che risentlronsi ne'più colti e fertili stati d'Eurojja ; nella Francia (negli anni 874 e ibi 5 ) j nella Russia ( nel 1084 ) , nella Polonia (nel i535 e nel i54i ) , nella Germania (nel 1542.), nelle Spagne (i) ( dal 1704 fino al 1757)? E dee farsi pur motto delle più segnalate invasio- ni , che afflisser l' Italia nostra , e principalmente la Lombar- dia , il Mantovano , il Bresciano ec. (a) ( negli anni aSa jSgS , 12,71, i33<), 1477 :. i564) : nell'anno 85a non v'era giorno in cui non ispogliassero 14*0 jngeri di terreno ; e nell'anno di Roma 579 i romani presero il partito d'inviare in Puglia il pretore Sicinlo (3) con un esercito per estirparle . In quan- to a Roma , se Plinio chiamò le cavallette ira e peste degl' iddii (4); se Q. Calabro paragonò il loro gettarsi su i campi all'impeto con cui i trojani scagliaronsi contro i greci ; se i romani avean sagro al culto delle cavallette 1' ottavo di delle calende di Decembre (5) , convieu dire , che questa no- stra città fosse frequentemente soggetta ad esserne malme- nata. Saran sempre di luttuosa memoria le devastazioni ar- recate dalle cavallette alla campagna romana nel 1077 ; ed essendo Pontefici Paolo V ( nel 1613 ) , Alessandro VII ( dal IÓ53 fino al i655, anno antecedente a quello , in cui Roma fu afflitta dalla peste ) (6) , Stefano VI , Adriano II e III , ed Innocenzo XI {nel 1687) ;e le invasioni più pros- sime ai nostri tempi furon descritte dal Dottor Francesco Scufonìo (7) ( nel 171 7) àdiW anonimo fiorentino (8) dal Zinan~ ni (9) e più recentemente (nel 1807) ^^^ Signor Luigi Dot- (:) Bowles introduzione alla stor. uatur. e alla Geografia fisica di Spa-- gna. Traduzione del Milìzia Parma ij83. Tom, 2. pag. i. a aó. (2) Aldovr. ibid. p. 422. (3) Liv. decad. v. lib. 2. (4) Plin. lib. II. cap. aq. (J) Cael. Rhodig. lib. ^4- -^- L. cap. 1 5.. ((>) Gastald. de avert. et profl. peste p. ^ij. (-) Osservazioni intorno alle cavallette, distese da Francesco Scufonìo Dott. di Filosofia e Medicina. ( Negli statuti dcU'agricoltura di Roma „ Ro- ma 1718. in 4„°) (8) Relazione delle diligenze usate con felice successo nell'anno 1-16. per distruggere le cavallette nelle maremme di Pisa, Siena, Volterra ec. Fi- renze 1716. in 8. (9) Zinanni osservazioni giornali sopra le cavallette. Venezia 1737. in 4- (Nell'Opera delle ova e de' nidi degli uccelli) Le osservazioni del Zinanni sono veridiche, esatte ed illustrate da piii tavole in rame : alla pag. 36. ^4 ria (i) le cui osservazioni dimostrano, quanto malagevole* sia il distruggerle , quando son già diffuse e moltiplicate : comin- ciarono queste ad insorgere nel 1807, e ad onta delle più energiche , ma tarde , provvidenze , non se ne potè spegnere completamente l'infausto germe che nel 181 5 , non senza che vi contribuisse il riciore e la diuturnità dell' inverno. 5. 8. Le cavallette poi clie imprendiamo a descrivere , fin dalla metà di Maggio del i8i2,i dopo un inverno asciut- to e sereno si videro insorgere in istraordinaria quantità per varie parti della nostra campagna romana , e segnatamente huigo la strada di Fiumicino, pe'piani di Ponte-Galera j di Bracciano , di Tor di Quinto , e in diverse Tenute fuori di Porta Maggiore per la strada della Colonna. Si ebbe luogo a temere esser elleno di quella stessa voracissima Specie , che più volte trascurata e non estinta sul nascere, rapì una gran parte delle nostre messi , denudò i verdi e ridenti prati , ed i ricchi pomarj in isquallidi deserti ridusse ; ed è ancor fre- sca la memoria delle dispendiose provvidenze , e non lievi sacrificj , che occorsero per estirparla. Per tal sospetto di j^e- ricolo che parve sovrastare alla romana agricoltura , il vigi- lantissimo Tribunale della Sagra Consulta fatto cauto dalla sperienza del passato , ordinò fin d'allora ai suoi periti fisi- ci (professori Monchini eMetaxà) , che colla maggior possibile accuratezza e sollecitudine determinassero; i. Se fosse quel- la o nò la Cavalletta viaggiatrice di Tartarla ( Acrydiwn- Mìgra,torìia7i Olii'. ) creduta eminentemente ed esclusivamen- te nociva, a. Se, quando ancor non lo fosse, doveano in al- lora temei'sene gli stessi danni. 5. 9. In adempimento di sì gelosa incombenza ci fa- cemmo a raccogliere ed esaminare quella Specie , che tanto imponea pel numero prodigioso de' suoi individui , non men che tutte le altre che ci riuscì di trovare a quell'epoca ne' rileva le contraddizioni fra lo Scufonio e V Anonimo /lorentino ì e dìmostrìx gli errori di entraniLi. (ì) Origine, propagazione e danni delle Locuste. Operaxioui praticato per la loro estirpazione nell'Agro Romano ed in varj altri territorj. Natura, e proprietà di tali insetti. Leggi , decisioni e divisione delle spese. Opera di- visa ili tre parti, di Luigi Doria romano membro di diverse Accademie. Il Trattato del sig. Luigi Doria sulle cavallette incomincia così: ,, Prenun- ziata da una fresca aura soave sorgrva in oriente r aurora vermiglia ! ! ec. „ IO contorni di Roma. E all'occlT^io non pur nudo che armato sottoponendone diversi esemplari , a parte a parte per via di rigorosa analisi comparativa ne ravvisammo le differenze specifiche, e i caratteri sì proprj che comuni alle altre Spe- cie. Nel 1822. nacquero a primavera avanzata , e si accreij- hero in varie parti senza arrecar danno sensibile : anche nel 1823 l'inverno fu lungo e freddo ; ond' è che tardi , ma non già in minor copia , si svilupparono , fissando la loro di- mora" ])rincipalniente ne' territori di Monticelli , Fiano , Le- prignano , Nazzano , S.Oreste ec. Finalmente parve , che nel corrente anno si diffondessero nell'Italia meridionale , concen- trandosi in varie parti del regno di Napoli , e nel limitrofo territorio pontifìcio di Benevento , ove diedero il guasto al frumento , al grano d'India e alle vigne (i) . Nello scorso anno per comando dell'Emo Camerlengo di S. Cinesa avendo noi ri- petute , verificate ed estese le nostre osservazioni , ci faccia- mo un dovere di pubblicarle , lusingandoci , che non sian per essere affatto imitili alla risoluzione de' proposti quesiti. xi Tx T I C 0 L 0 III. Determinazione della Specie e descrizione zoologica . 5. IO. Jua Specie conosciuta, cui somiglia più che ad ogni altra la Cavalletta di cui si tratta , è l' ylcrydiwn ita- licum ( G. locusta italica L.) . Alcuni caratteri esterni sono comuni ad entrambe ; altri cui non si è atteso bastantemen- te son proprj della nostra : non osiamo per ora sopraccarica- re di nuove Specie un Genere , che n' è già ricchissimo ; so- lo ad oggetto di evitare la confusione e gli equivoci cre- diam necessario modificare la frase Specifica , ed aggiungervi una estesa descrizione, onde sia a colpo d'occhio riconosciuta. (i) La S. Consulta raccomandò caldamente la distruzione delle ova : i periti dissero che le ova trovate non erano de'cosi detti bruchi ( cosi cliiamansi dai napolitani le cavallette nocive V. la jNIem. del Sig. Gaetano De Lucre- tiis negli atti del R. Instit. di Napoli del 181 1 tom. 2. p. 233. ), perchè le ova de' veri bruchi resistono ad ogni agente distruttore : noi abbiamo spe- rimentato , che i geli , e le pioggie dirotte e frequenti le decompongono . D' altronde , essendovi state le cavallette in gran copia , non può supporsi , che non abbiano riprodotto la loro Specie. i6 ytcuroiuM ,, Tliorace tricnr-innio, segmeiUis tribns , alis basi ro- seis, ai>ìce hjahnis ,, ( l'ig- i- n.i.) far. a. In thorace niacuUs iitn'fiqtie iribns obscuris. b. Thorace stibteslaceo , carina media suhjlava , nìgro-marginata. e. Thorace bilineato , eìytrisjla- ■i'o-marginalis. Habitat in Europa australi. Longitudo foeminae linear, circi- trr ij.; inaris io.: gracida Un. 4- luta. Corpus a sumnio dorso ad can- dain siibdecUve , subcarinatnin ; siib- tiis planimi liorizontale:,ferriigineo- testaceum , vel subjlavescens fu- sco'maciilatinn , vel varium colore griseo , 'virescenle , subrubro . Sae- piiis fusco-griseuin , thorace obscu- riore , abdomine cinereo , plus mi- nasse di luto. Caput [lofiìguni Un. 4- in fo emi- na \ i. in mare) obtusitm , vertica- le, subrugosiim , grisco-^lnvescens . J'ertex oi'alis , excavalus , mar- £iìintiis. Frons rectangularis , con\'exa. Oculi grandes , lateralos , bini, coni'exi, reni/brmes ipunctis nigris in lineas longitudinales digestis. Stemmata tria : bina rotunda In- ter oculos et antennas : tcrtiwn oya- le in medio frontis. yintennae in foem. longae Un. 5. ù in mare 4- a ( t'g- 3. n. j. ), filifor- nies., snbfulvae^corpore breviores, ex i8 ad z^articulis mobilibus : pri- nius longior et crassior ; nìler gra- cilior ., brewior : ad octavuin usque etiam breyiores -hinc duplo longio- rcs . Labium superius ( Fig. 3. n.3. ) manijestum, medio sulcatum , infe- AcniDlo „ Corsaletto con tre carene , e tre segmenti : le ali rosee alia base , scolorite e trasparenti nelT apice. {Fig. \.n. i.) Vnr. a. Con tre niaccliie oscure da am- bi i lati del torace. b. Gol corsaletto color di mattone, colla carena di mezzo giallastra , or- lata di nero. e. Con due linee sul corsaletto , e gli astucci orlati di giallo. Abita l'Europa australe. La femmina è lunga circa ij. li- nee , il maschio io. : gravida lar- g» 4- Il corpo di sopra dalla sommità del dorso alla coda alquanto inclinato , e carenato : di sotto piano, orizzonta- le , color di mattone pesto, o oliva- stro bigio, che pende a color di rug- gine , o lionato scuro sjjarso di mac- cliie nere, o cenerognolo, o rossic- cio sbiadato : per lo pili fosco grigio, col corsaletto più scuro: coli' addo- mine cenerognolo più o meno dila- vato. Capo (lungo 4- linee nella femmi- na, 3. nel maschio) ottuso , vertica- le, un poco rugoso , tendente al grigio giallastro. 11 >crtice ovale , scavato , mar- ginato. La fronte rettangolare , convessa. Due occhi grandi, laterali, convessi, reniformi, con linee paralelle longi- tudinali formate da punti neri. Tre punti elevati , nitidi e lisci (occhi semplici, stemmata): due ro- tondi fra gli occhi e le antenne ; il terzo ovale nel mezzo della fronte. Le antenne ( nella femmina lunghe 5. linee^;ncl maschio 4. à ) {P'8- *^' «.j.) fdiformi,di color lionato chia- ro, più brevi del corpo, di diciotto a ventiquattro articoli mobili : il pri- mo piìi huigo: il secondo più sottile e più breve : fino all'ottavo anche più brevi ; gli ultimi più lunghi del doppio. Labbro superiore {Fig. 3. n. 3.) evidente, solcato nel mezzo, iuferior- ritts convejrnm 1 sOn's lineisqne vn- riis exaratuin , uiargine superiore integro , inferiori scnii-arbiculari , emarginato. Labium infrrins ( Fig. ,ì. nuin.4. ) convexnm , iii^osiitn , .litico medio transt'erso , snblus hilobaium : pal- pi (Ino lateribus porrectis ail/iati, aniculis Iriòns , postremo longiore^ iubclavato. Maxilla ( Fig. 3. n.;ì. ) snbcjlin- drica, convexa., coriacea , d-^nlibits tiihus coìiicis , acutis , corneis . Falpus latori extrcmo adliaerens., cylindricns , qniiiqiie-articulatui , s<;tosus 1 basi sinuosa, apice trun- cnto. Galea fornicala^ coriacea , maxil- Ins undique obtegfns. Mnndibula ( Fig. 3. n. 5. ) cor- nea., crassa , apice nigro-violaceo , dentibus -. uel 8. insertisi alteruis:, superiores cuspidati , injeriores spa- thijorines , altero remoto., obtuso , tri- lobato ; altero subtriangulari. Thorax anticwn annidare , late- ribus dilatalis , depressis , obtusis- simis., carinis tribus laei'ibns , me- dia acutiore , totidem segmentis ca- rinas inlersecantibus ; margine an- tico integro , postico appendiculato. Longit. infoemina Un. i, \, in mare Un. 2, Sternnin ovale ,exfus con^'cxam , intus concavum , processibus quatuor osseis m scapularnm formam assur- g£nlibus : appendiciUo' ossea bifida ^7 . mente convfssn , srpfnnto con vnrio -Strie e lince, col 1c.ti!)0 supcriore in- tci'O, rinferiore semi-oibiculato, smar- (linato. Labbro inferiore ( F/g. 3. n. 4) convesso , ruiroso ,con un solco media trasverso , diviso inferiormt'nte in duo lobi : dai lati sporti in fuori produ- consi due palpi di tre articoli : Tal- timo più lungo, quasi a modo di clava. Le due mascelle (Fig. 3. n. 6.) scopronsi al di dietro del labbro in- fcri;)re, lunglie, cilindriche, inarcate, coriacee , con tre denti lunghi, coni- ci , acuti , cornei. Due palpi cilindrici , di cinque ar- ticoli, spar.si di brevi e radi peluzzi, colla base sinuosa , l'apice troncato : aderiscono alle estremità laterali ester- ne delie mascelle. Una Tucmbraua ( galea) coriacea., fatta a volta le cuopre per ogni dove. Due mandibole ( /^/j. 3. «. 5.) die- tro il labbro supcriore, cornee, la- terali , concave all'indentro , nero-vio- lacee nell'apice, con y.o 8. denti, [den- ti articolati reciprocamente : i quaN tro superiori acuti, gì' inferiori ro- tondi in forma di spatola : uno di que- sti piii interno isolato , ottuso con ti-e tubercoli: un altro quasi triangolare. Il torace anteriore , o corsaletto è annidare, col disco quasi quadrato, che si prolunga verticalmente nei lati irre- golarmente depressi , posteriormente rugoso, con tre linee longitudinali, ele- vate , liscie, a maniera di carena, la . media piìi acuta equidistante una li- nea e mezzo dalle laterali : tre inci- sure , 0 segmenti le traversano ad an- golo retto : il margine anteriore sen- za incisure, curvo, lineare , poste- ' riormente angoloso , per una piccola appendice connesso col torace poste- riore, lateralmente ottusissimo. Lungo nelle femmine Un. 3. ^ , nel maschio lin. 2. Lo sterno nel suo insieme descri- ve un ovale convesso al di fuori , con- cavo al di dentro : nella sua parto . interna trovansi quattro appendici os- 3. i8 fitninens e medio segmenti ossei, cui pi irniitn par iiìcunibit : prope bnsin aileriiis paris aììnutus membi eiìiiila teclus. In antica parte sterni apophisis cj lindrica , crustacea , setosa , ver- ticaliler descendcns , in papillam desinens , segmento osseo innixa , papillaris nunciipanda. E/} Ira ( lineas tres lata , unde- ciui io figa ) Ciirpore vi.v longiora , testaceo-nebidosa , niaciilis nigris ir- regaìaribus latis ,J/e.%ilia , coriacea, atns tegcntia , inclinata , margine Interiore altiori , apice rotnndala; ners.'is longitudinalibiis , venisqiie transversis relicidata. u4lae membrauaceae , basi ro- seae ( i ) , nervoscte , reticulatae , con- see a modo di scapole: il primo pajo anlcrioi'e deriva da una linea rileva- ta ossea semilunare , dal niiv./.o della quale sorge lui'apofisi: somiglia l'osso joide umano colle sue corna: un anel- lo osseo coperto da una membrana trovasi alla base del secondo pajo po- steriore. Queste appendici interne cor- rispondono ad altrettante incisure este- riori, elle dividono lo sterno in sette pezzi ineguali : all'anello osseo corvi- sponde una prominenza, intorno alla quale vi sono due incisure semiluna- ri. Questa fabbrica serve agli at tac- cili delle quattro ultime gambe , e a quelli de' loro muscoli estensori e lìessori. Dalla parte anteriore dello sterno scende \erticalmeute un' apofisi cilin- drica , crostacea , robusta , sparsa di peli , stabilita s'>pra un arco osseo in- terno : serve di appoggio all' insetto per ispiccare il salto : per la figura delia sua estremità le daremo il no- me di papillare. (ili astucci, o elitre ( /^/^. t.«,2.) ( largbe tre linee, undici lungbe) so- no color di mattone fosco, sparse di maccbie nere largbe , irregolari , fles- sibili , coriacee , orizzontali , un poco piìi Inngbe del corpo, rotoirtle nell'apice , e cuoprono le ali , avendo il loro margine interno più elevato. S'impiantano sotto il margine posterio- re del disco dorsale nei punti che cor- rispondono alle carene laterali : han- no le costole longitudinali molto ri- levate da ambe le superficie , ed al- tre piii leggiere che le traversano ir- regolarmcnta, formandone una vaghis- sima reto. Le ali sono tinte di un vivacissimo color di rosa (i ) in entrambe le super- (i) In roseo alarum disco habitat sae- pe ([uaedam Acari specles microscopica, ( Fig. 5. e 6. ) cui idem roseys color ; iiobis Leptus A. italici. Huie corpus ova- le 5 mollo , antica in capiìt tìjhulosum porrectum desinens ; palpi conici , basis (i) Sid disco roseo delle ali alita so~ venie certa specie di Acaro microscopi- co , ( Fig. 5. e 6. ) che nutresi forse del principio colorante dell' ala , perche è aneli esso dello stesso colore . Ha il corpo ovale , molle : la parte anteriore colores , sensini dilntiores , apice iiu- daii , hj aliiiae. Pecles antìci longi liìì. 6 dii pò f ti CI sa me- li aiorii IO. : ronda tata-, convexa , inferius coarcCala, Clini cvrpore laxe arliciilata. Feiniir in anlicis binis paribiis longiiin , angidaiiiin , depressimi , fa- eie inferiori exca\ ainin , inarginibus rejlexis. Femur posticiiiii , claraturn , qua- drilaterinn , latitm , crassum , an- tice pnnctatiiin : facies siiperior ca- rinata, inf'erior canali cui ala: e la- teralibus ( striis transversis, paral- lelis , siibrotundisj m'argine exser- firie , che va gradatamente sfumando dalla base verso i lemLi esteriori, finché si perde e lascia le estremità traspa- renti , senza colore , reticolate , colle costole negre e spesse : nascono all'in- fuori e al disotlo degli astucci quasi mezza linea : dove queste si attaccano vi si distinguono le innestature con diversi pcrtugj , per dove passano i lo- ro muscoli estensori : sono anch' esse reticolate da costole trasverse e lon- gitudinali : presso la loro base v'irà una raacchia bianca reniforme. I piedi anteriori lunghi sei linee , i medi j., i posteriori atti al salto io.: la rotula larga, convessa , che si muo- ve liberamente entro una cavità ar- ticolare, e sì ristringe nel punto dell' articolazione col trocantere. II femore nelle due paja anteriori lungo, angoloso, un poco depresso, accanalato nella faccia inferiore co' margini ripiegati a modo di cucchiajo per ricever la tibia. Il femore posteriore ( /^t'jj. 3. «. 8.) davate alla base , largo , grosso , ptm- teggiato in avanti , diviso in quattro faceie ; la superiore carenata, l'infe- riore accanalata per la flessione della tibia: delle due facce laterali (linca- articulo crassiore : pedes sex longiores in mare ( i<'ig'. 5. ) In singulis alis utiius- que se.xus numquam plus quam biiios invenitnus : lente inovetur : discum ro- seum non praeterit : Acrid. vitae inter- dum superasi per integram diem . Haec Species pertinet ad Solenostomos para- sitos ( Latreìlle toni. 3. p. 68. ) et pro- prie ad Genus Leptiis. Haec nohis epe praestantissimi microscopii clarls. pro- fessoris Amici observare datuin est. terminata da un ttibo ottuso , sporgente air infuori : i palpi conici , il cui mag- gior articolo è quello della base : sei zampe più Iwighe nel maschio (Fig. 5.) che nella femmina. ( Fig. 6. ) Questa Specie sembra appartenere al Genere Le- ptus della Famiglia Ricini , dell Ordine solcno3tomi^a7'ai5Ìii di Latreille. (tom.3. p. 68. ) Trovasi promiscuamente in tuit' i tempi 5 in tutti i sessi , ma non in tutti gì' individui ;e non mai in numero mag- gior di due in ogni ala : si ìuuo'.'e len- tamente, senza partirsi mai dal disco ce- lorato delle ali : perisce insieme coli' acrydium , ma talvolta gli sopravvive per qualche giorno. Non essendosi fino- ra ritrovato che «e/Z'acrydium italicuiu in istalo perfetto , potrebbe denominarsi ,, Leptus Acrydii italici . Di queste osservazioni siam debitori al prezioso microscopio del chiaris. professore Amici. f20 to circurnscriptìs ) , .iiitevìia facies concava , sanguinea imaculis nigris tribù s, binis semilunaribus arlicu- laribus .:, externa convexa. Tihiae anlicne et medine fere prisniaticae , infcrne duplici den- titiin ( ex y. ad 9. ) ordine serra- tae . Tibia postica undiqne rosea , cjua- dnlatera , superne serrala , denlibus acutis , obliquis , apice nigris a J.O ad 22 ;qualuor arlictilum tibiae cuni tarso circuineuntibus. Tarsus triarliculatus in ungnìcu- ■los binos desinens , arcualos , rigi- dos , opposilos. Tarsus poslicus subtus cntlosns : primus articulus crassior, callo in- ttigro papillari ; medius brevior , cal- lo sulcato : postremus gracilior, cal- lo cunefonai inter ungues opposi- tos. yJbdomen subconiciirn ^ajinulis in- tegris inibricatif : incisurae lincares ad latera biiiae . Quot abdominis annuii ^tot utrin- (pte stigmata. jld latera primi segmenti dorsa- iis duo lata foramina nvalia^mem- brana pellucida speculiformi ob- tecta. Fveminae segmenta dor salia sub- carinata 8.; ventralia 6. longiora : mari utrinque 8. , prima dorsalia j. car inala ilongiora,. Extretni annuii pars dorsalis in mare liemispherica , ad latera com- planata , porrcela , articnlata cnm lamella triangulari, longitudinaliter sulcala , vertice bifido, acuto ,setis- gue rigido : sub lamina anus. te (la strie Irasverse , paralclle , quasi rotonde , circoscritte da un margine rilevato ) , riaterna concava , color d'i sangue , con tre macchie negre , due delle quali seniilunari ai lati dell'ar- ticolazione ; V esterna convessa. Le tibie anteriori e medie quasi prismatiche , armate di doppio onli- ne di denti inferiormente ( da sette a nove in ciascun ordine) . La libi;i posteriore color di rosa , con quattro faccie , superiormente dentata a modo di sega con venti a ventidue denti, acuti, obliqui ,. ne- gri in punta: quattro circondano Tar- ticolazione della tibia col tarso. I tarsi anteriori e raedj di tre ar- ticoli : rultinro armato di due unghie inarcate, rigide, opposte. II tarso posteriore inferiormente calloso : il primo articolo e il piii grosso, ed ha il callo in forma di pa- pilla; il medio è il più breve, col cal- i io solcato ; rnliimo piìi sottile con ini callo cuneiforme frapposto alle unghie. L'addomine quasi coiiico con anelli interi , embricali , connessi per mezzo di uu'ì membrana: lungo i lati due inci- sure lineari, le quali non tagliano gli anelli. Presso la detta incisura v'ha una fila di punti negri appena impressi ( tanti da ogni lato , per quanti sono i segmenti dell'addomine ): sono que- sti gli stigmi , o orifìcj de^condotti per la respirazione. Sotto il dorso ai Iati del primo segmento si aprono due larghi fora- mi ovali ricoperti da una membrana pellucida in forma di specchio. La femmina ha otto segmenti dor- sali leggermente carenati, sei ventra- li più lunghi: il mascliio otto, tanto nel dorso che nell'addomine : i primi quattro dorsali carenati, più lunghi. iV(d maschio la parte superiore dell' ultimo anello è emisferica: si prolun- ga e si appiana scendendo pc' lati , e l'orma due ali sporgenti all'iufuori col margine rotondo: si connette con una lamina trian"olare rugosa, solcata lon- gitudinaliuente nel mezzo , e spugno- Ctrmirn/a luna, liorizontnlia , ex lalPiibtis hasis laminae orla ^ alba, iiihc) lindi icn 1 arcuata ( tres Un. lon^n , mediani lata ) tubercolo ni- gro- luargiìiati, iuteriore,prope basin, exlremitatibiis tridentalis : infcrior dens diaphanus , longior , mollior ; iiiedins aciiiiis, niger. Membrana dorsalis semiconicn , rugosa, coiUractilis , ad basìn aper- ta , ultra l'erticeni laminae trian- gularis Ulta cuni extretna lamella ventrali genitalia obtegens , conum integrum ejjiciens , vertice in can- dam rectain acuminatam producto. Penis conus truncatiis , siilco an- tico longitudinali , basi lenticulis ni- gris eonspersa, membranuta laxa , crispa, replicata., induta. Corpora renìformia duo , glandu- losa , rubescentia ad latera basis. Follala quatuor cornea , sub-ni- gra, ovalia , sulcata , retractilia ,Jlo- ris calicem aenmlantia , planum a coni seclione efformatum circunieun- tia . Extremus foeminae annulus lon- gior , rugosus , in parta euoU'endus. Segmenti pars dorsalis in Ires la- ììiinas semicirculares imbricatas de- coniponenda. Extremae laminae Jnn- gitvr membrana triangularis , spon- giosa , subnigra , punctulata , cur- vilinea, erectilis ,snlco verticali ho- jdzontaleni secante. 21 sa ne' iati: Il vertice ili questa Janii- iia è aguzzo, forcuto, eoa Lre\i «■ robuste setole : V ano si apre al di dietro di questa. Dauli angoii della base di detta lamina nascono due lunghe apiieiidici liiaiiche, orizzontali, quasi ciliiidriebe, { luniilie ire linee , larghe mezza ) va II • con un tubercolo nero nel margine interno vicino alla base, e tre denti in ciascuna estremità libera: 1' inte- riore trasparente, piti lungo e men duro ; il medio acuto e nero . Al di là del vertice della lamina triangolare v'ha una menibrana semi- conica , rugosa , contrattile , che unita ad altra membrana semiconica ven- trale chiude restremità del corpo con un intero cono, il cui vertice si pro- hjnga ia una specie di coda retta ed acuminala ; tal membrana è aperta alla base, per cui ripiegandosi sopra se stessa, scuopre una vasta e sinuosa cavità che si profonda nei lati. Nel piano di questa cavità è radicato ilpenc,cirè un cono troncato sparso dicorpicini lenticolari nerastri, con un solco longitudinale anteriore : un terzo del cono dalla base verso l'apice è ri- vestito da una membrana increspata. Presso i lati tondeggiano due cor- pi rossastri in forma di reni , e co- me ghiandolosi. Intorno al piano formato dalla se- zione del cono sorgono quattro fo- glioline negre , cornee , ovali, solcate , retrattili , non molto dissimili dal ca- lice di un fiore. L'ultimo anello del corpo della fem- mina è pili lungo degli altri , rugoso , estensibile , atto a svolgersi ed allungar- si nel parto. Il segmento dorsale di que- sto circolo è diviso in due membri : il primo si può decomporre in tre successive lamine semicircolari embri- cate , co'margini angolai'i ottusissimi ; il secondo rappresenta un triangolo curvilineo, la cui base semicircolare si articola mobilmente a cerniera cOil' ultima delle descritte lamine : dal suo vertice ch'è libero scende una stria verticale fino alla base , tagliata ad uà, Intima lamellae triangularis fa- cies in binas membranulas griseas hoiizontales rejlexas porrcela : ex Iiit cai^itas yicxuosa , in cujus imo Villi' a. Segmentuin ventrale in binos ar- cus seinilunares desinens , quos In- ter aculeus corneus , tiiangularis. Appendices 4- horizontales , sub' cjdindricae 1 parallelae ^ ultra cait- dam prodeuntes ^ extus concavae , Jlavescentes , ovales , marginibus prominulis nigris , apice adunco , superne atque antica reflexo in ino- dum ungulae JRumiiiaiilium ; in acu- leuin colligendae , f'ossoriae nuncu- pandae. Dorsales majores segmentis dorsalibus innixae ; ventrales mi- nores , dorsaliuin basi incumhentes , apice apposito , circulariter prope ungulani sulcatae. Utriusque sexus geniialia pilis ornantur plus minuswe densis , bre- Vibus , hispidis. Larva hexapoda-, agili s , aptera. Niinpìia agilis , alarum rudimen- tis , corpore brevioribus. angolo retto tla una incisura irasvrr- sa presso il terzo inferiore dei i;il.i del predetto triannolo: la porzioii d'area compresa fra il vertice e la linea trasversa , è spugnosa , nerastra e sparsa di sottilissimi forcllini. Sollevandone il vertice libero si ve- de, che dal mezzo della sua superfi- cie posteriore interna derivano due produzioni membranose grigie orlale di Liàhco, co'margini sinuosi e roton- di; e queste prolungandosi orizzon- talmente si ripiegano, e vcngon qua- si a contatto ira loro. Da tal manie- ra di tramezzo risulta fra l'arca del triangolo , e le predette membrane una cavità flessuosa, nel cui fondo si apre l'ano, elle fa anche l'officio di vulva. L'altra estremità inferiore del cor- po' (il segmento ventrale) termina con due archi semilunari , fra i quali nasce un pungiglione corneo acutis- simo, triangolare. Intorno , e al di là dell'apice della coda sporgono quattro lunglie e gros- se appendici orizzontali , cilindriche, paralelle ( le dorsali maggiori delle ventrali): dilatansi ambe le paja in una specie di scarpa giallastra ovale , co'margini rilevati neri , concava all' esterno , coll'apice adunco, e ripiega- to per di sopra , e in avanti ; simili in parte allo zoccolo degli animali ru- minanti. Poggiano le dorsali sopra due pezzi in forma di lancia solidamente impiantati intorno ai segmenti : alia base di queste si articolano le ven- trali pili piccole, men concave , e me- no adunche, dirette in senso opposto alle prime, divise presso lo zoccolo da un solco circolare : queste appen- dici insieme riunite compongono un robusto pungiglione ; e poiché la caval- letta si serve di tali appendici per isca- vare la terra , crediamo che possa loro competere il nome di organi scavato] . Tutte le parti esterne de' genitali di entrambi i sessi sono munite di pe- li piii o men folti ispidi e brevi. La larva agile, con sei piedi , senz'ali. La ninfa agile coi rudimeali delle ali piìi brevi del corpo. a3 ARTICOLO IV. Digestione , respirazione , sistema nervoso. 5. II. -Lìe cavallette hanno ambedue le labbra scoper- te e a mutuo contatto fra loro . Dietro il labbro superiore trovansi le due mandibole laterali, robuste, dentate. Al lab- bro inferiore sono attaccate due appendici filiformi ( palpi la- biales ) composte di molte articolazioni mobili, che servono al tatto , o ad avvicinare l'alimento alla bocca , o come al- tri vogliono alla loco-mozione. Ptovesciando il labbro inferio- re appariscono le due mascelle fortemente dentate e muni- te di altri due palpi. Fra le due mascelle v'ha una membra- na cilindrica ottusa , vescicolare , inarticolata e convessa ( ga- lea ) , che a maniera di scudo si sta loro dinnanzi a difesa : questa parte nel sistema di Fabrìcius forma il carattere di- stintivo della loro bocca. 5. 12,. Fra i due palpi mascellari esiste la così detta lin- gua ( forse per l'analogia colla parte che sostiene la lingua degli uccelli ) che nelle locuste è carnosa e libera in pun- ta : ha due frastagliature lunghe e rotonde nei lembi ester- ni ed altrettante brevi ed aguzze nel mezzo : al di sopra di queste si apre il faringe. Gli entomologi hanno accordato lo stesso nome di lingua anche al tubo spirale , con cui le far- falle attraggono i fluidi , non che ad altri organi diversi per la situazione , per la conformazione e per gli usi . La cute che riveste la lingua è più sottile e più morbida : il di sot- to della cavità della bocca ov' è contenuta dilatasi a modo di ampolla i donde si può arguire ,che formi gran parte dell'oi'- gano del gusto , negli ortopteri assai sviluppato ed evi- dente . 5. i3. La bocca degli aerici] e dc-Ile locuste è bagnata da certa specie di saliva giallo-verdastra , or salata , ora in- sipida, or caustica , la quale abbonda principalmente nel tem- po della masticazione, e si mesce col cibo. La locusta ver- rucivora vien così distinta dal potere che ha la di lei saliva di corrodere radicalmente i porri e le verruche nella cute dell'uomo. Tal fluido per quanto sembra è separato da due lunghi vasi spongosi , simili agli altri organi separatori degl' insetti , come scuoprì l'acutissi^io Lyonet nel notoraizzare I3 ^4 sua larva del salcio. Il canal digestivo è sempre esuale in tutti gli stati della loro inconipleta nietamorlbsi : F esofago poco sotto al faringe dilatasi in u-na specie di gozzo di co- lombo , la cui interna membrana è liscia ed increspata lon- gitudinalmente : ne' Generi Linneani Gryllus e Blatta que- sto primo ventricolo è più ampio ciie negl' altri ortopteri. Segue un secondo stomaco, o ventriglio , quasi rotondo, mu- scoloso , armato internamente di varj ordini longitudinali di folte e minute scaglie eiribricate , col margine libero rivolto verso il primo stomaco. Intorno all' orificio posteriore di ({ue- sto v' Ila un certo numero d'appendici piloriche , come quel- le de' pesci , dette dal R.edi conserve pancreatiche : il Gene- re locusta ne ha due, lunghe ed ampie, che fur già descrit- te come due stomachi , ond'è che si disse aver elleno quat- tro ventricoli couw i Ruminanti : nel Genere Acrydìuni si eontano cinque appendici. Le cavallette pertanto , o abbiasi in vista lo sviluppo deir organo del gusto , o il numero deoli stomachi, o la qualità del cibo, o forse anche il creduto po- tere di farlo risalire alla bocca , devono esser considerate co- me i ruminanti fra gl'insetti. 5. i4- Mancando agl'insetti la vera circolazione, le se- erezioni non si fanno per via di alcuna ghiandola conglome- rata : tutto l'apparato secretorio , che riguarda il canale degli alimenti , si riduce ad alcuni tubi spongosi sottilissimi , on- deggianti nel fluido che bagna la cavità dell' addomine : as- sorbon questi per forza organica elettiva del loro tessuto gli elementi della bile, e ne prendono il colore. I condotti bi- liari son molti e brevi nelle locuste : circondano l'intestino poco lungi dall'ano , riunisconsi in un canal comune e sboc- cano entro la jjarte media della cavità intestinale . L' inte- stino è sostenuto dalle sole trachee , poiché non vi sono né vasi, né mesenterio, né tessuto celluioso j ond'è che una locusta immersa nell'acqua coli' addomine aperto , galleggia per lo svolgimento delle pieghe intestinali , e per 1' aria che entro le trachee si racchiude. Supplisce in qualche modo al peritoneo una delicata membrana , che involge le viscere ad- dominali , ed è sostenuta dagli anelli della cute e dai loro muscoli. La nutrizione si fa per un assorbimento immedia- to : il chilo feltra a traverso le pareti dell' intestino , e co- la uniformemente in tutte le parti interne , che sono a tal uopo comunicanti fra loro , non essendovi alcun diairam- a5 ma che le divida : ogni parte attrae la porzione che le- conviene. 5. i5. Il preteso cuore delle cavallette, come quello di tutti gì' insetti , è un canal membranoso , che nasce presso il capo, scorre lungo il dorso e termina all'ano; formato di piccole ampolle senz' aperture , munito airesterno di molti iascetti muscolari trasversi , e ripieno di un fluido viscoso e giallastro , il cpiale misto alFacqua s' intorbida e contiene un gran numero di globetti trasjiarenti , infinitamente piccoli : disseccato somiglia la gomma. Questo condotto , pel fluido che vi si racchiude , pe' moti alternativi , regolari e continui di contrazione e dilatazione , proporzionali all' altezza della temperatura , e per 1' analogia colla posizione del cuore de' Crostacei e de' Molluschi che risiede sul dorso , fu creduto da Malpighi , ( che fu il primo a scuoprirlo nella larva della falena del Gelso , e ne osservò i movimenti nelle locuste ) essere il cuore degl'insetti . Sivammerdam ci assicura , che le injezioni colorate spinte entro il canal dorsale delle ca- vallette passano pervasi laterali comunicanti con quello ; ma poiché vani riuscirono gli stessi tentativi al pazientissimo Lyonet , all' incomparabile Cuvìer e ad altri zootomi di som- mo nome , convien dire che non esiste la pretesa comunica- zione , e che il canale di cui si tratta è chiuso per ogni do- ve. Olti'e le fibre muscolari molte centina] a di iDronclh e di nervi e di rami celluiosi recansi a questo tubo : il Malpighi vide pel ])rimo nelle cavallette il tessuto adiposo ripieno di pinguedine intorno allo stesso canale e gli attribuì il me- desimo uso deiromento ; poiché adunque non vi si scorgono né aperture , né vasi , né moto intestino ed attivo nel flui- do , forza è concludere , che i moti di contrazione dipendo- no esclusivamente dall' azione de' muscoli estrinseci. Cosa è egli pertanto cotesto canale? Un organo secretorio simile a tutti gl'altri che trovansi nella Classe degl'insetti ? Ma qual'è l'umor segregato , e a qual uso? 5. 16, La respirazione ha per iscopo il contatto dell'aria col sangue per depurarlo: ove esiste circolazione, il sangue va a mescersi coll'aria : ove non è circolo , l'aria va in trac- cia del sangue. Perciò negl'insetti v'ha ai lati dell' addomi- ne uno , o più ordini di piccole lamine scagliose , aperte nel mezzo j guarnite di valvole membranose, che ne custodisco — .HO l'ingresso: son qiieste [stignuita) gli orificj de' condotti. 4 26 aerei ( fistulae , tracheae ) , che metton foce ai due princi- pali tronchi cihndrici , paralelh , longitudinah , donde spic- cansi infiniti rami , che a modo di raggi divergono dal cen- tro. L'aria atmosferica per forza di pressione s' introduce ne' stigmi, s'inoltra ne' canali aerei : tutto trascorre ed invade il sistema tracheale : si comhina col sangue , e ne determina la vital combustione. La più parte delle ti'achee è composta di ti'e membrane: la media consiste in una linea spirale , ela- stica -, di lucentezza metallica , clie sostiene le pareti de' va- si „ e dà loro la conveniente flessibilità ed il potere di raccoc- ciarsi e distendersi, senza che se ne otturi la cavità: altre ti-achee mancano della spirale e dilatansi di spazio in ispa- zio alla maniera di .vesciche , o di ampolle. L'aria che ha servito alla respirazione , esce ( tal'è l'opinione di Reau?7iur e di Degecr ) per alcuni sottilissimi pori , che apronsi sulla cute. L' illustre Vaiiqnelin ha analizzato l'aria espirata dalla Locusta vìridissìma : immerse egli un maschio di questa Spe- cie in un atmosfei'a di sei pollici cubici di gas ossigeno : i moti di respirazione, ch'erano nell'insetto da 5o fino a 60 per miimto , si aumentarono di un dodicesimo divenendo ir- regolari e interrotti : l'insetto nel termine di dieciotto ore peri totalmente , senzadio il vapore dell'ammoniaca potesse ravvivarlo. L'aria residuale erasi diminuita in volume di cin- ffue centesimi : non ispegneva la candela, ma intorbidava l'acqua di calce. Altro simile insetto immerso in dieciotto pollici cubici d'aria comune ha vissuto trentasei ore: il di hii respiro non soffrì alterazione, né intermittenza: l'aria re- siduale non bastava ad alimentare la fiamma di una candela, ed era perciò più '/iziata della prima. Finalmente un'altra locu- sta introdotta in un'atmosfera di eas . idrogeno solforato morì all'istante e totalmente. Ciò dimostra, che anche le locu- ste e tutti probaliilmente gl'insetti, si appropriano 1' os- sigeno, ed espirano ,il gas acido carbonico : che la quantità di ossigeno sufficiente a mantenere la combustione di xuia candela non lo è per la vita di un' insetto. Ma il calorico che si svolge in questo singoiar modo di respirazione non innalza sensibilmente la temperatura del corpo dell' insetto al di sopra di quella dell'atmosfera; né più elevata è per certo (juella del fluido contenuto entro il tubo dorsale ; don- de arguisce Brogniart , che negl' insetti la quantità di calo- rico resa libera nel combinarsi dell'ossigeno col chilo , è p©- ;C0 o nulla sensibile. 1 . ^7 5- 17- ^ ^^^^ ^^^^ componenti il cervello della locusta viri— dissima si trovano sopra l'esofago : la loro sommità si pro- lunga nei nervi ottici, che si portano agl'occlij composti. Dal dinnanzi dei lobi nascono due altri nervi piramidali : fra questi v' ha un piccol ganglio , eh' è il nervo ricorrente , e sieoue il canal digestivo : dalle estremità dei lobi derivano alcune fila nervose , che perdonsi nelle labbra e nelle ma- scelle. Un poco al di sotto e al di dietro del cervello han- no origine due cordoni midollari , che formano il primo gan- glio sotto l'esofago , cui sovrasta ima lamina cornea gialla- stra a modo di ponte. Partono da questo primo ganglio due cordoni , che nel mezzo del torace riuniti compongono il se- condo gangho 5 donde i nervi pel moto delle zampe anterio- ri : Il terzo ganglio deriva da due fila del secondo ; trovasi fra le due gambe intermedie, e getta rami pel moto di que- ste e delle ali : Il quarto ganglio è prodotto dalla riunione di due cordoni del tei-zo , e trovasi fra le due ultime gambe . Sorgon da questo due cordoni aderenti e riuniti in un solo nervo , il quale si asconde in una specie di doccia scavata nella lamina triangolare , che dà attacco ai muscoli delle zampe. I sei altri gangli trovansi nell'addomine ; cinque altri simili , vicini ed equidistanti tra loro , concatenati da due cordoni nervosi : ogni ganglio dà due paja di nervi ai mu- scoli di uno degli anelli ventrali. L'ultimo ^ ossia il decimo ganglio è per la metà più grosso degl' altri cinque : si dira- ma ne' genitali per quattro paja di fila. 5. 18. La vista e l'udito sono i sensi più perfetti nell' Ordine degli Ortopteri : trovansi in tutti tre occhi semplici frontali, e due laterali composti. Sembra ( direbbe un poe- ta ) che la mano Creatrice ne lanciasse alla rinfusa sul ca- po di questi viventi : che alcuni isolati e divisi si spargesse- ro irregolarmente e s' imprimessero sulla loro fronte : altri poi riunitisi in due gruppi s'appiccassero simmetricamente ai lati del capo. La cornea degli occhi composti è suddivisa in una gran quantità di faccette esagone , convesse al di fuori, concave al di dentro , e separate da solchi guarniti di finis- simi peli , più spesse nel mezzo ed intonacate nell' interno da una vernice oscura, che non lascia adito alla luce. Fra la vernice e ciascuna faccia della cornea s'insinua perpen- dicolarmente un filamento biancastro prismatico : a questo gruppo di fila serve di base una membrana cellulosa para— a8 Iella alla stessa cornea^ il cui color nero è inerente al tes- suto , e rappresenta Ja coroide. Al di là di questa v'ha una espansione membranosa del nervo ottico , che rappresenta la retina. Questa membrana diramasi nelle fila che traversano la coroide, e s'impiantano nella cornea. Che la coroide sia forata si deduce per l'analogia cogli occhi de' grandi crosta- cei , ne' quali vedonsi oltre i forami anche i prolungamenti degli orificj di questi : comunque sia , certa cosa è , che il semplice esterior contatto della luce basta negl' insetti al fe- nomeno della visione, (i) 5. 19. L'organo dell'udito della locusta viridissima esa.- minato dall' illustre Comparetti trovasi nelle parti laterali posteriori del maggior ganglio rappresentante il cervello : con- siste in un piccolo sacco allungato , entro il quale vi son de' canali pellucidi, curvilinei, tortuosi, ch€: si ripiegano su loro stessi ; ed a questi miscliiansi delle fila bianche con una mucosità nervosa. Comunque incerta sia la sede di quest'or- gano , può sempre arguirsene l'esistenza dallo stridore o ron- zio 5 e dalle parti destinate a quest'uso nelle Specie che noa vivono in società , affinchè le femmine che trovansi lungi dai maschi ne odano la chiamata , ed accorrano e si riuni- scano per la riproduzione. Questo suono acìito e stridulo , che tramandano alcune specie di locuste e di cavallette de- riva dallo strofinamento o degli astucci fra loro , o dall' azione ( non mai simultanea , ma alternativa ) de' femori o delle tibie contro gli astucci , o finalmento da due aperture ai lati del ventre. A tal uopo Ja sostanza degli astucci ne' margini interni , e più sovente nel lato interno della base , non lungi dallo scudetto , è vitrea, trasparente , in forma di speccliio, elastica e crepitante. Altri poi tianno in ciascun la- to dell'addo mine una profonda apertura , il cui contorno è ovale : una lamina scagliosa coperta da una membrana stria- ta co' margini guarniti di finissimi peli , forma in parte la predetta apertura , e lascia uno spazio semilunare . Una pel- licola bianca , tesa e lucente occupa la capacità del fondo : se questa tolgasi , vi si scuopre sotto una gran cavità : lui fo- rametto ovale apparisce nel Iato dell'apertura più prossimo ■(1) De Serres memoire sur Ics jeux composès , et lisses des orthos- ptères. ( Journal de Physicjue (le Mr. La Mètherie a» 1809. cahicr 4- 2,9 al capo : quest' organo manca all' acrydinn ìtalicwn e al mì- Qratorìum. 5. 20. L'organo del gusto delle cavallette esiste forse nel- la lingua e ne'palpi , i quali a dir vero hanno un tegumento coriaceo insensibile , ma l'ultimo loro articolo è rivestito da una membrana molle e vescicolosa. Negl' insetti in generale suppliscono i palpi alla brevità delle mascelle e delle altre parti della bocca ; ma nelle cavallette , le mascelle , le man^ dibole , i palpi , la lingua , il canal digestivo e gli organi del- la saliva , che in gran copia sgocciola loro dalla bocca nel tempo in cui abbisognano di nutrimento ; son tutte parti assai bene sviluppate e perfette- Per lo che , se gl'insetti sono do- tati di questo senso, convien dire che le cavallette lo siano in preferenza di ogni altro, come i ruminanti fra i mammiferi. 5. ai . La più parte de' zoologi tiene per fermo , che ne=- gli ortopteri esista l'organo dell'odorato. Dumerìl lo suppone neir ingresso ai condotti dell'aria presso i stigmi , ciocché era stato già detto da Baster\ è più verosimil però l'opinar con Latreìlle che risieda nelle antenne I . Perchè la sensazione dell' odorato si ha dal con^ tatto di una membrana nervosa coU'aria impregnata di mo- lecole odorifere : le antenne , essendo ricche di nervi j possono essere organo dell'olfatto. 2,. Perchè i nervi delle antenne essendo internamente vuoti differiscono essenzialmente -da tutti gli altri. 3. Perchè i maschi (in certi Generi, non però nelle cavallette) hanno le antenne più lunghe delle femmine. 4. Perchè le antenne sono più lunghe in quelli , che nutronsi di corpi organici corrotti. 5. Perchè mancano, o sono appena abbozzate negl'in- setti rapaci : i rapaci sedentarj , <;ome i ragni , non ne hanno affatto. 6. Perchè togliendo loro le antenne s'istupidiscono , e perdon le traccie dell'alimento e dell'asilo. Qnal sia e dove sia l'organo del tatto è cosa tuttor pro- blematica. La cute degli ortopteri è flessibile, ma non già molle o sottile abbastanza per essere applicata in più punti .dello stesso corpo , ed acquistarne le sensazioni delle quahtà. 3o ARTICOLO V. Generazione, nascita , metamorfosi e morte.. 5. -^^- ^ RA gli organi di secrezione possono anche aver luogo i genitali interni delle cavallette. Oltre le parti ester- ne , delle quali si disse all'art. III. , aprendo ai maschi 1' ad- domine, si trovano i testicoli, il canal deferente e le vesci- che seminali. I testicoli sono gruppi di brevi e piccoh vasi intralciati in guisa, che formano una maniera di spazzola: sono involti in un muco giallastro , e traversati da rami tra- cheali. Il loi'o canal defei'ente ripiegasi in epididimo ; e poco prima di riunirsi al suo corrispondente riceve due gruppi di vescichette da ogni lato : l'un pajo ne contiene più di ses- santa , l'altro più di duecento : questi quattro gruppi riem- piono più della metà dell'addomine . Nel punto di riunione de' due condotti vi sono due altre vescichette ovali. Le ova- ja delle femmine consistono in una trentina di tubetti coni- ci per ogni lato, di cui il muco e le trachee compongono due masse ovaU : ciascun gruppo si continua con un canal comu- ne eh' è r ovidutto, nel quale si versa un'umor proprio ad impaniare le ova e a formarne il guscio. Agli ovidutti riuni- ti , pria che sbocchino nella vulva , si aggiungono una ve- scica ed un lungo vaso : le ova più grosse son le più pros- sime ad entrare dal tubo nell' ovidutto. 5. 23. Il pieno svolgimento delle elitre e delle ali , che d'ordinario avviene nel mese di Giugno , indica nelle caval- lette lo stato di perfezione : riavutesi dalla breve asfisia di due o tre oi'e, che soffrono nel compiere la lor metamorfosi , di- lungan le ali incartocciate e ristrette , e provansi al volo : ne' primi voli non si scostano gran fatto da terra ; ma poco do- po sollevansi a grandi altezze , e in istuoli sì folti , che a modo di fosche nubi ne ascondono l'aspetto del sole : gettan- si allora sulle terre coltivate , e danno il guasto ad ogni ma- niera di vegetabili : tutto fino a terra rodono e bruciano col- la saliva e co' denti: i più ricchi e fertili campi in poco d'ora diventan deserti nudi ed oscuri , come se vi si fosse appiccato il fuoco. Se in questo fatai periodo della vita la spiga ancor biondeggia su i campi , è vana ogni lusinga di mietere : ne troncano talvolta i nodi articolari e la fan cadere a terra ;, 3i talvolta tutto divorano e foglie e steli e spighe e fin le re- ste pungenti. La durata di quest' epoca desolatrice è di un mese circa ; e reca sorpresa , come vivendo esse in società nel fior della vita , in istato di perfezione in quanto agli or- gani riproduttori, e ne'più caldi giorni d'estate , non risenta- no per sì lungo tempo eccitamento alla venere. Tale indiffe- renza per la ripi'oduzione comincia regolarmente a cessare ne' primi giorni di Agosto : i maschi per esuberanza di ali- mento non più bisognosi di soddisfare alle funzioni conserva- trici dell'individuo , dispongonsi a quelle del sesso. In quest' epoca di vigor giovanile la forza riproduttrice delle membra è in realtà prodigiosa : attesta l'immortal Redi^ che spiccan- do loro il capo dal busto van brancolando vivacemente ancor lungo tempo ; e riesce talvolta di rinnestarlo collo stesso vi- scoso umore , che sgocciola dalla medesima attaccatura del capo, come già del favoloso Orrilo cantò l'epico di Ferrara: Che se tagliata o mano o gamba gli era. La rappiccava che parea di cera. ^. a4' I maschi delle cavallette che vivon riunite in so- cietà non han bisogno di farsi sentire da lungi (5-3. ) , co- me V acrydìum, stridulum , caendeum , caerulescens et e. : de- cresce e si spegne la loro ingordigia , in ragion che si ac- cende l'amor della specie : i maschi importuni ed audaci si danno a vezzeggiare le loro femmine , che sulle prime mo- stransi schive e ritrose : s' innamoran quindi , cedono ai loro assalti, e prestansi all'accoppiamento. Jl maschio recasi d'un salto sul dorso della femmina; e stringendola co' quattro pie- di anteriori ne trae a se il ventre con una delle zampe de- retane, e lo dilunga e lo affena comprimendolo fra le sue morse ( art. 3. ) colle quali si tien fermo , durante la copula, sul dorso della femmina e si lascia trasportare sulle ali di quella ; quindi ripiega per di sotto la parte dorsale dell'ulti- mo anello : solleva l'idtimo pajo di gandje^ abbassa la mem- brana che cuopre la base -del cono troncato rappresensante l'asta maschile (art. 3.), e dispiega entro la vulva, per velli- carne le fredde pareti , le cinque foglioline , che sorgon d'in- torno al piano della sezione del cono. La femmina allora apre e distende i suoi organi .jcac^fl?c>/( art. 3. ) che muovonsi oriz- zontalmente dal di fuori al di dentro ; e alla sveltezza di tal movimento contribuisce l'elasticità e rugosità delle membra- jie , che si frappongono tra questi corpi ; in tal positui-a si 3a stan per sette , otto o dieci ore entrambi congiunti immemori di lor sicurezza ; poiché sorpresi non si dividono all'istante :non fuggon che tardi , ed è facile' il farne presa. La femmina re- sa feconda s' impigrisce; debole e grave n'è il salto ed il vo- lo. Nell'approssimarsi al parto, (che segue comunemente in Settembre o in Ottobre ^ ed è preceduto da un umore gial- lastro viscosetto e spumoso , che le cola dalla vulva ) va in cerca di una terra incolta , leggiera , arrendevole , screpola- ta (i) , sabbiosa , calcarea, vulcanica , ben esposta e riscaldata dal sole , e impenetrabile dalle acque ; qual si richiede per essere agevolmente sommossa e ben ricevere e conservare le ova. I fondi di tal natura , di che abbondano le nostre spiag- ge , per essere ingi-ati e sterili si trascurano dagli agricoltori , e si conoscono sotto i nomi volgari di grìUaje , appezzamen- ti e mezzagne sodwe , terrinelle , pozzolanelle , tuf arine ec. 5. a5. Allorché la femmina si acconcia per isgravarsi , inarca il ventre dall' ultimo pajo di gambe fino all'apice deb la coda : si appoggia su tutte le tre paja , mette in azione gli organi scavato] , poiché non si può dubitare , che le quat- tro appendici da noi così denominate (art. 3.) e componenti ima maniera di pungiglione , non equivalgano in quanto all'uso a ({ne' punteruoli che evidentemente appariscono nelle fena- mine del Genere locusta di Fabricìus^ confuse fin qui con quelle del Genere acrydium^ nel quale soltanto si compren- dono le specie nocive all' agricoltura. Colle descritte appen- dici sollevando la terra e togliendosela dappresso , si scava una fossa capace di contenere una parte del suo corpo . Ciò fatto , presa da contrazioni lascia ad uua ad una cadere le ova dentro il nido che si è costruito , (a) spruzzandole alter- nativamente del glutine spumoso che dee congiungerle \ e cosi si resta immobile per più ore finché si è sgravata di tante ova , quante bastano a riempire la descritta cavità. Si é as- serito come cosa di fatto (3) , che più maschi concorrono al- la escavazione della fossa insieme colla femmina , e centri- (i) Locìs planìs et rimosis ;pariunt enim in rimis sua ok-a ( Anst. de pavt. an. lib. 5. e. 28.) iVo/i nascuntur nisì in planis et rimosis locis. (Plin. llb, 1 1, cap. 29.) (2) (Arisi, op. e. lib. 5. cap. 28. iVo/j summae telluri partus commuti'- tur , sed paitlo altius. (3) Doria op. cit. pag. 67. (Senni p. aS.),- ''>.'^ biiiscono il glutine: die da una sola femmina si hanno fino a sette o otto cilindri; e clie dopo ogni parto torna a con— giungersi col maschio , lo che a dir vero poco o nulla inte- ressa. Noi più volte abbiani veduto le sole femmine prepa- rarsi il nido e scavarsi entro la terra , senz'ajuto de'maschi , una fossa , ove depoiTe le ova , la qual cosa ci sembra con- forme alle leggi della natura ; imperocché come potrebbe il maschio associarsi al lavoix) senz' esser dotato degli oi'gani scavato] come la femmina? Inoltre ne'soli animali monogami e non mai we' poligami il maschio prende cura delia prole in un colla femmina. In quanto al numero de'cilindri , non slam lontani dal credere , che una sola possa comporne più d'uno ; poiché avendo aperto il ventre a molte locuste gravide , vi trovammo fino a 43 ova , numero assai maggiore di quello che si racchiuda in qualunque cilindro , ove rade volte se ne contano più di trenta. Il glutine disseccandosi stringe le ova , forma loro una crosta all' intorno , e s' impasta colle pareti terrose : il cilindro , o guscio che ne risulta ( cui si dà nome anche di ovaja ) avendo maggior consistenza del suo- lo, può esserne separato per intero ed estratto dalla ca- vità che riempie ; è alquanto curvo , ( Fig.7. n. i. ) grosso tre lijiee , lungo sette (i) : la sua estremità superiore emisfe- rica trovasi a fior di terra : lo strato che la ricopre ha la grossezza di una linea all' incirca : il glutine che 1' ottura è in istato fresco di un bianco lucido argenteo , rarefatto e spu- gnoso , forse perchè frangasi agevolmente allo sliocciar della prima larva : essendo poco o nulla solubile nellacqua , imj^e- disce, che i cilindri s'increspino pel gelo , o si fendano pel caldo ; ma le assidue e cojiiose pioggie lo decompongono. Le ova trovansi disposte entro i cilindri in sette o otto piani paralelli più o meno inclinati : ad ogni strato di ova si frap- pone uno strato di glutine : ogni ovo che se ne stacca la- scia scolpita la cavità nella quale era internato e rappreso. Le ova sono cilindriche , alquanto curve , larghe mezza linea, lunghe tre; chiare, diafane come la gomma del prugno ; du- re , ma elastiche , e se comprimansi fra le dita , scoppiano nel frangersi : ogni cilindro ne racchiude da ventiquattro fino a trentasei. Le ova immature contenute ancora negli ovidutti (1) Uc qxiasi favus esse videatur. ( Avist. ibid. ) 5. ^4 nuotano entro ini fluido giallastro, la cui quantità decresce in ragione che le ova maturano. A queste, che possono ùi- cihnente sgretolarsi sotto le dita, alluder volle Aristotile (i) , allorché disse , essere le ova delle cavallette cotanto molli , ut solo attactu elìclantur. Nel momento del parto jjoi tro- vaiisi avviluppate in una bianca tenuissima spuma , che dis- seccata si fa nera e spugnosa ; ed è il descritto glutine che le accompagna per servir loi'o d'intonaco. 5. 2,6. Se le nostre cavallette si facciano partorire in piccolo spazio artificialmente sparso di gramigne e di sabbia , cui sovrappongasi una campana di cristallo , alcune depongo- no le ova sotto l'arena , ed altre sulle gramigne ; queste pe- rò non danno alcun prodotto, ma dalle prime soltanto ven- gon fuori le larve. Da tale sperienza si può fondatamente congetturare , che le ova delle cavallette partorite sopra ter- ra non nascono , sia che trascurino di deporlo sotterra , per- chè non sono gallate , come opina il Zinanni ; sia che l'istin- to loro venga perturbato e deviato dall' angustia dei luogo . Ulteriori sperimenti ci faranno conoscere con certezza , se avvenga delle cavallette , come degli altri ovipari , le cui femmine tpiantimque celibi partoriscono ova che nulla pro- ducono. Gioverà per ultimo l'avvertire , che le locuste arma- te di punteruolo , le quali e dallo Sciifonìo , e àaWanommo Toscano e dal Signor Doria sono state confuse colle caval- lette devastatrici , non iscavan fosse e non le riempiou dì ova ; né mai più di un ovo depongono nello stesso luogo , passando a sgravarsi del secondo poco lungi dal primo , e cosi successivamente ; dal che ne segue, che la formazione de' cilindri é propria degli aerici j ^ e non già delle locuste, (a) 5. 2,7. Il rigore del A'^erno e le stagioni piovose spengo- no la virtù prolifica organizzatrice delle ova : la siccità ed il calore l'avvivano e la fomentano (3): incostante è l'epo- ca , in cui ne sorgon le larve , perché ritardata , o accelera- ta dalla temperatura della stagione , dalla esposizione e dal clima . Quando la terra s'intepidisce e rinverde , quel- (1) Arist. ibid. (2) Pariunt in terra , Jìxo catiliculo, qito mares vncant. (Arisi, ibid.) Pariunt in terra, demisso spinae caule, ova condensa autumni tempore. Ea ■diuant hieiTie sub terra ,, ( Plia. H. JNT. lib. ir. cap. 29. ) (3) Feniis aqais intereunt ova: sicco vere major prQ.venUis.{^Xm.\\ì\i..^ 35 fe che trovansi più vicine alla superficie ( prima delle altre che si ascondono più addentro) s' inturgidiscono per certo tal moto fermentativo intestino. Nel i8i2,i le larve della no- stra S})ecie non nacquero che a mezzo Aprile pel prolunga- mento del verno : a quell' epoca le terre stesse ove sor- sero , comvuaque incolte , eraa "^^estite di gramigne e ver- zura ; perciò non ebber luogo a danneggiare i pomarj e il fru- mento. Se la temperatura naturale o artificiale il comporta, le cavallette nascono in ogni tempo, e possono aversene più generazioni in un anno : Zinanni ne trovò intirizzite nel col- mo del verno : ravvivate al calor di una stufa crebbero , esau- rirono la lor metamorfosi e si riprodussero : se l' inverno è temperato ed asciutto , avviene naturalmente che nascono in primavera , partoriscono in autunno , e muojono poco dopo ; ma essendovi anomalie nelle stagioni ed insolite vicende atmo- sferiche , accade ciò che Plinio e Aristotile (i) disser di lo- ro ; che sì sgravano al sorgere delle plejadi , cioè al fin di primavera j periscono al nascere della canicola , e rinascono- al tramontar di arturo. §. 2,8. La prima larva che esce dall'evo ne frange il guscio col capo ^ e vien fuori colle prime due paja di gambe, forando l'estremità superiore del cilindro , che a tal uopo è debolmente otturato ( §.a5.) : le altre larve la sieguono ; e poiché molte ne sbucano ad un tempo , veggonsi a stuoli co- me bulicar di sotterra , traendosi dietro una parte del guscio, diche si liberano dimenandosi. La larva ( Fig.S.n. i.) ha già le antenne ed i palpi formati : è grossa una linea e mezzo , e lunga quattro : la sua cute è oscura con macchie più cari- che : degli astucci e delle ali non si scorge vestigio : le lo- custine poco slontanansi sulle prime, né si scompagnano, riunendosi in diversi piccoli gruppi poco distanti fra loro nel fondo stesso in istretta società : già per natura vivaci , tan- to più il divengono^ quanto più nutronsi : dopo quindici, o venti giorni, denudate le vicinanze della terra natia, si dira- mano in colonie e si sbandano , più lunga stazione facendo ne' campi di più ricca pastura. Un mese all' incirca dopo la. (i) Arisf. ibkl. ;, Parìuntexilu verìs. „ ( Plin. ibid. ),, Vergiliarunv cxortw parerei deìnde ad canis ortum ohire , et alias renasci, Quidavìrar-^ sturi occersw renasci 36 nascita la larva si spoglia per la prima volta dell'epidermi- de : questo inelastico tegumento forzato a distendersi pel cre- scere del corpo , che vi si racchiude , si sr[uarcia e si fende longitudinalmente sul dorso : il digiuno e l' inerzia precedono questo jjeriodo ; l' insetto va in traccia delle varie specie di cardo , o della pastinaca ( Scolymus hispaiiìciis ) , o del fi- nocchio ( Anethiun foeniculum ) o di arbusti e di frutici la- ceranti e pungenti ; contro i quali corpi ha 1' istinto di stropicciarsi . Sovente le spoglie delle cavallette ti'ovansi appiccate sui cardi : son trasparenti , sottili , senza colore , e vi si scorgono delineate tutte le parti del corpo che rive- stivano. La giovane cuticola, clie l'era sottoposta, è più ni- tida , più delicata e più vivamente colorita. La larva do- po la muta restasi torpida per qualche tempo ^ finché forse la nuova epidermide s'avvezza a risentir le impressioni della luce e dell'aria. Venti giorni dopo all' incirca cambia di pel- le per la seconda volta , dopo di che mostrasi in forma di ninfa (Fàg.4-ii- 1 •) con un principio di ali e di astucci, la cui lunghezza non è maggior di tre linee. In questo secondo sta- to le carene laterali sono lineate di im bianco rossastro : fra i segmenti del torace vi sono due fasce nere orizzontali , or- iate di bianco, della larghezza di una linea. Dopo un egual periodo presso a poco di venti giorni, compie la sua meta- anorfosi ed apparisce in istato di total perfezione (Fig. i .n. i .) colle ali atte al volo , e coi loro muscoli in pieno sviluppo. In questo stato non più transitorio , ma permanente , V insetto per lo spazio di un mese in circa non attende che a nutrir- si : poche sono le piante ch'egli rifiuta : tutte le divora pro- miscuamente , non esclusa la cicoria ( Cichoreum inthybus ) e la vite {Vitis mnìfera) : i vegetabili , ch'egli risparmia, per quanto è a nostra cognizione, sono , la noce [Juglans regìa) ^ il salcio ( Salìx vìm'malis) ^ Vex'm^io {Eryngìum campestre) ^ il pomodoro ( Solanum lycopersicon ) , il tabacco ( Nìcotia- na tabacum ) , i riscoli ( Sabota soda ) , la felce ( Pteris aquì' lina ) ec. Si accinge a lunghi ed arditi voli agevolati talvol- ta dal soffio del vento da cui è tratto ; non però dai torren- ti e dai fiumi , al corso dei quali egli non si abbandona , co- me hanno scritto taluni : noi abbiamo osservato , che le ca- vallette non si lanciano in acqua spontaneamente; e se il ven- to le spinge , poco resistono al nuoto , e periscono ben pre- sto per l'umidità e pel freddo della temperatura. Finalmente ^7 quasi la propria esistenza obbliando volgono oc;!!! cura a ripro- durre la loro Specie: il maschio dopo aver fecondata la fem- mina , e questa dopo aver deposte le ova , periscono , o vi- von digiuni fino a venti e trenta e più giomii. 5. ^9. Ora è per ultimo da vedersi per qual cagione av- venga la morte di entrambi dopo aver soddisfatto alle fun- zioni sessuali . Aristotile (i) lasciò scritto , che immediata- mente dopo il parto nasce intorno al collo delle cavallette im verme che le uccide : „ parìunt exìtu verìs , et statìm niorìuntur , vermìculo circa collum innascente 3 qui eas strangulat. ,, Cotesti vermi parassiti , bianchi , sottilissimi, elastici e vivaci , che appartengono al Genere Filaria di Ru- dolphi (2) trovansi talvolta in realtà negli ovidutti delle fem- mine ( ne' maschi non ve ne ha esempio) ; in una delle quali il Zinanni ne vide fino a cinque. Dalle più accurate , e ri- petute osservazioni per altro rilevasi , I . Che i vermi s'annidano nell' addomine delle caval- lette rare volte , e nelle femmine soltanto. a. Che ciò avviene loro , tanto prima del parto , quan- to dopo. 3. Che trovansi soltanto in quelle , che han divorato i cadaveri delle altre cavallette. 4. Che i vermi esistono promiscuamente e ne* cada- veri , e in quelle che si aprono viventi. 5 . Che possono essere evacuati per l'ano , senza dar morte. 6. Che in realtà sono talvolta causa di morte , per^ che corrodono gli ovidutti e traforano il corsaletto . Dalle quali cose rilevasi , la vermi nazione delle cavallette essere im morbo incidente e non abituale , né sempre cagione di morte , derivante forse dal vitto animale , eh' è loro etere- geneo ; e non esser vero che muojono tutte dopo il parto ; poiché se avviene sovente il trovarne morte non poche nel (i) Arist. de nat. an. lib. 5. cap. 28. (Pliii. ibid. ) Mori matres cum pepererint certuni est , vermiculo statini circa fauces innascente , qui eas strangulat. Eodein tempore mares obeunt. (2) Entozooruni synopsis ,, BeroHni 1819. „ pag, ,1. Filaria locustae Ent. I. p. '^'j. n. 36. F. locustae. Hab. in locusta 'viridissiina . Friscli. in L. verrucivora. Roesel. in L. Heinitogia Cat. Ent. Vien. Nos ÌJi acrjdio italico (V. Ziaanui op. cit. p, §. g, tab. i. 11. 3. 38 luogo stesso ove han deposte le ova; avviene altresì , che mol- te ne sopravvivano dopo il parto fino a trenta e più giorni. Generalmente però soggiacciono al destino di una gran parte degl'insetti, ne' quali la natura non prezza più l'individuo, dopo aver provveduto alla conservazione della Specie. La morte di entrambi non dipende adunque né da vermi, né da al- tre cagioni immaginarie , ma bensì dal non prendere cibo di sor- ta alcuna dopo il parto ; infatti se al di là di quest'epoca aprasi loro il canal digestivo , trovasi vuoto , arido e smunto ; la qual cosa essendo costantissima , non occorre imbarazzarsi in cer- care altre cagioni di morte oltre l'inedia.. ARTICOLO VI. Se la Specie di cui si tratta sia straniera , o nativa d'Italia. €. 3o. J-Ja Specie , o Varietà die abbiamo descritta po- trebbe essere per avventura confusa coW Acrydium migrato- rìum , o col Germanicum , avendo con questi alcuni caratte- ri in comune. Il migratorium ( fig. a. n. r. ) si riconosce per la mag<^ior lunghezza del corpo eh' è di linee 19 all' incirca nella femmina ; i4 nel maschio : ha le antenne più lunghe del torace ; e questo con una sola carena , ed un solo seg- mento : due linee oscure si estendono dagi' occhj paralella- mente fino ai lati della base del torace \ le ah (iìg.fi.n.a.) sono trasparenti di un giallo che tende al verde sbiadato : le tibie posteriori cerulee , armate di denti bianchi coli' apice nero : l'interno de' femori macchiato di nero. Gli astucci va- riano per la forma delle macchie brune angolose , o in figu- ra d'occhi o di caratteri. Il colore del corpo è di un verde bruno con macchie nere^, o di color cenerino sbiadato o ros- siccio : le mandibole di un torchino che volge al nero . La frase specifica , che crediam convenirgli , è la seguente . „ A. thorace suhcarinato , segmento unico , mandibulis caeru- leìs , alis hyalinìs^ dilute ad hasin virescentibus ,, • Questa Specie non è abbondante o comune presso di noi, né vive in società : se ne trovano pochi individui isolati nella valle dell'Aricela , e riuniti di rado in piccoli gruppi- 5. 3 r . Si è sempre creduto , che la Specie fatale e de- solatrice delle nostre campagne sia esclusivamente 1' A. mi- . . 39 . pratorhim : che i bollori e la siccità de' più smaniosi estivi giorni ne spingali d'Affrica fino ai lidi d'Italia eserciti innu- merabili o sulle proprie alij o su quelle de' venti d' ostro e di lebeccio : clie ad onta del vasto mare die vi si frappone giuiiE^an salvi ed illesi , anzi agili e pronti a nuocere e a ri- prodursi. Plinio (i) che narrando fenomeni uaturalmeate ine- splicabili , spesso ia dubitar di sua fede , rideasi del preteso errore degli antichi , i quali , a parer nostro più ragionevoli di lui, avean per certo , che le ali delle locuste bagnate dall'umi- dità e intirizzite dal freddo , divenissero inabili al volo in tem- po di notte : ignari , die' egli , etiam longinqua maria ab iis transiri continuata plurium dìernm profectione.G'mr^von tut- ti non senza stupore sulla pliniana autorità e per tutti l'in- faticabile Aldrovando concluse „ divini aliquid in alto eo volatu est. L'Anonimo fiorentino credulo anch'esso oltre mo- do non sa contenersi , dicendo esser cosa più simile al prodi- gio che naturale il poter travalicare mari sì vasti simili be- stiole; ed il dotto Zinanni riflette , che il viaggio d'Afri- ca in Italia è smisurato, e quindi ineseguibile dalle locuste. L'imparzial Bowles nel descrivere i danni prodotti dalle locuste nel 1754, dimostra trionfalmente colla tradizione e colla storia , che la locusta dalle ali color di rosa , cui deb- bonsi le frequenti invasioni della Spagna , è assolutamente in- digena di quel regno, e gì' incolti terreni dell' Estre^iadura ne sono il perenne vivajo ; che se venisse d'oltremare, <^F*^^*^ passaggio sarebbe noto, come lo è quello delle quaglie ^ ^ altri uccelli trasmigranti. 5- 3a. Il Signor Doria (2) a difesa del chimerico oltre- marino passaggio, allega nn fatto narrato dall'accuratissimo Adanson , il quale viaggiando al Senegal vide presso il fimne (i) (Pilli, lib. ir. cap. ap. ) Gregntim snblatae vento in maria ^ aut stagna decidimt. Forte hoc casuqiie evenit , non ut prisci existimavere , madefactis nocturno htimore alis . lidem qii ippe noctihiis non volare eas propter frigora trndiderunt , ignari etiam longinqua maria ab his tran- siri, continuata plurium dierum profectione .... Sujficiunt quippe vi- res , et tamquain pan/m sit maria [transire , immensos permeat tractus , diraque messibus contegunt nube .... Italiam ex Jfrica magna cohor- te infestant,saepe populo ad sibillina coacto remedia confugere , inopitte meta et e. (2) Introduz. p. 28. Cambia una folta nuLe di locuste all'altezza di i8o piedi da terra , clie oscurava l'orizzonte : ad un tratto, come pioven- do a scroscio , si posò a terra e distrusse quanto v'era di ver- de -, risali quindi , ed impiegò tutta la giornata ad oltrepas- sare il paese adjacente. Per verità il trasferirsi d'una in al- tra regione limitrofa in un giorno non equivale al passar d'Atìrica in Italia , che appartiene ad un altra parte del mon- do, e non è certamente vicina all'Affrica: lo spazio percor- so , per quanto grande voglia supporsene la distanza dalle rive del Cambia , non dovette essere di molta estensione , giacché trattavasi di paese adjacente -, eppure non vi volle meno d' un giorno : quanti ne avrebbero impiegati per volare fino alla spiaggia romana ? 5. 33. Ma esaminiamo la possibilità di tal portentoso tragit- to. Nulla di più sfavorevole alla vita delle cavallette che la forza del vento e l'umidità : soglion desse evitar per istinto le correnti d'aria troppo rapide , e i gaghardi colpi di vento; che se ne sian tratte , e ne divengan ludibrio , o periscono , o restansi a lungo tramortite ed inerti (a) . Niente men fune- sta è per esse l'umidità : basta quella della notte per intor- pidirle , e parahzzare i muscoli delle loro ali : anche a mez- zo Agosto ( e ben più volte il vedemmo ) si levano a volo non prima delle nove ore del mattino , e posansi e prendon quartiere circa le sei della sera. Come adunque nella nostra ipotesi e la notte, e il vapore acqueo, e la furia del vento ^ che sono cagioni di letargo, di asfisia e di morte, divengono per le cavallette avventurose sorgenti di attività, di vivaci- tà e di risorsa , che ne accelerano i moti, anziché ritardar- li ; che , aumentandone il vigor fino al colmo , destano in es- se l'appetito venereo ? Il viaggio d'Affrica non é da compier- si nel breve giro di poche ore diurne ; dovrà impiegarvisi an- cor qualche notte ; ed in questa , oltre i vapori che s'adden- sano in brine e in rugiade, che precedono la comparsa del sole, è da considerarsi la privazione della luce, l'abbassamento di temperatura e l'evaporazione delle acque marine ; inoltre i venti meridionali son pregni d'umiditale ben cel dicono i nostri bosclii , che ne frangono l' ìmpeto , e ne assorbono il (2) Ante ortum solis a loco cui insederant nati moueBantur, orto so- ie demum per cohortes suas pro/iciscebantur. (Aldrov. de ins. p. 422. 4^ veleno. Perchè l'azlon simultanea di queste cagioni manche- rà di agire sulla dehcata costituzioue de'nostri insetti, sensi- bili per organismo alle più lievi impressioni atmosferiche ? 5. 34. Ma concedasi loro il poter di resistere : sotto ([ual forma crederem noi che si accingano all'arduo viaggio ? Non certamente di larva, o di ninfa , perchè in questi due stati son prive di ali , o non ne hanno che gì' inutili rudimenti ; dunc[ue in figura d'insetti perfetti, compiuta la lor metamor- fosi ; cioè in queir epoca della vita , che suol essere la più fatale; dunque nell'anno in cui giungono dovrebbe aversene il più gran nocumento : eppure i danni aumentansi regolar- mente di anno in anno; nel primo ne sboccian dalle ova ben poche larve, delle quali si vede gradatamente il passaggio di stato in istato fino al completo sviluppo : finahnente ciii fu mai testimonio del loro arrivo? Chi le vide approdare, coii- eiuncrersi , deporre le ova ? Chi ne prevenne , o ne predisse le conseguenze ? Quanto imponente fu il loro numero nel pri- mo anno^ della loro comparsa , e quali campagne ne fur de- solate? La vista di folte nubi animate, che si scaricano su i campi , non è già un fenomeno tanto comune , che non colpisca gli occhi de' men veggenti e non arrechi sorpresa ; perchè dunque si vuol ricorrere al prodigio , quando eviden- temente apparisce , che esiste presso di noi una Specie di ca- valletta nociva al pari della migratoria , e per tale ricono- sciuta anche in altre parti d'Europa , che ,ricoiTendo stagio- ni aride e calde , si moltiplica enormemente e distrugge ogni maniera di vegetazione ? Era ancor bambina la zoologia (i) quando scrlvevasi la storia de' danni arrecati dalle locuste , né si pensava che cadesse dubbio sulla Specie , stimando che fossero tutte eguali , o che poco interessasse il determinarne i caratteri distintivi ; quindi è che nulla si può raccogliere dalle notìzie , dalle descrizioni e dalle figure , nelle quali si trova sempre confuso il Genere acrydium col G. locusta {2). \\ (i) La znologia era già adulta nel iSifi, eppure si avea coraggio ili scrivere in Koma a quell'epoca, che le differenze fra le cmallette sono accidentaU ^ e non possono essere specifiche. ( Doria 1. e. iutr. p. xxiv.) A'e sulor ut tra crepi das. (2) I caratteri fin qui assegnati lAV acrjdiiim italiciim non erano sufij- cienti percliè fosse ad evidenza riconosciuto , e non coofiiso con altre Spc- x'ie : non v'ha alcun eiUouiologo clie indicH per carattere esclusivamente 6 4^ credulo volgo colto dallo spavento non sapendo concepire co-' me insorgano stuoli cotanto folti d' insetti , che dianzi non apparivano , s' immaginò che venissero d'oltre mare ; ut ex regione remotiore adportatas credant , quas sua terra pro- duxìt locustas . 5. 35. Riflettiamo per un istante sulla storia dell'ultima irruzione descritta con sufficiente esattezza dal Sicnor Pom- pomo Senni (i) : ,, Al nascere della primavera ( die' egli al- la pag. IO. ) delVanno 1807" apparvero nelle campagne delle terre di Marino ed Albano alcune piccole turme di locu- ste ; ma la poca quantità non ne fece valutar V esistenza „ S'annidavan dunque le ova in que'territorj ; e vi furono cer- tamente deposte fin dall'aurunno del 1806 \ dunque le fem- mine della pretesa locusta migratoria veimer d'Affrica in Ita- lia fin dall'anno antecedente ; ed in quale stagione ? Natu- ralmente ne^più caldi giorni d' estate ; né già in autunno , se pur non vogliamo illuderci fino al punto di crederle tolle- ranti delle piogge , del freddo e della stagione che volge all' inverno : fu dunque nel colmo d' estate che approdaro- no cotesti insetti invisibili ; né vi fu chi li vide , o n'ieb- be notizia, o ne sospettò l'arrivo. Giunti a terra si stettero immobili, nascosti, digiuni ( raro esempio d'astinenza in in- setti cotanto voraci ) e sempre invisibili , né fecero alcun dan- no : v' eran pur delle ricche pasture intermedie fra il mare e la città di Albano , e furon salve ed intatte : la celebrazio- ne de' loro sponsali fu del pari sconosciuta , misteriosa ed arcana ; e v' eran pur terre sabbiose in gran copia presso la spiaggia acconcie a ricevere i loro parti ; e ben si conobbe in questa medesima invasione quanto sian propizie le arene marittime a conservare la loro specie , che inseguita per set- te anni e ormai spenta si rifugiò nelle terre sabbiose di Tor- proprio di questa specie il corsaletto cou tre carene, ed altrettanti se£;raen- ti che le traversano : Zm«eo ( Villers tom. i. pag. 443-) lo descrive ?Ao;'ace suLcarinato , ab^qiie seginentis : alae fascia arcuata nigra ,inter fasciam, et corpus sanguineae : quest'ultimo carattere è proprio dell' acrydium ger~ manicum. (Vedi Lalreille tom. 12. p. i56. ) ( Petagna Eatomol. tom. i. pag. 317.) (^oj-jj Fauna Etrusca tom. i. p.270.) [Fabricìus &jst. eni. 7.0,1 .) (i) Raccolta di osservazioni sulla propagazione delle locuste ec. Ro- ma 1 8 1 1 . 43 paterna ()) donde lo snidarla fu impresa assai malagevole . E se trasandarono le prime terre più prossime al mare, per- chè almeno non preferirono ai colli albani la valle d' Aric- cia , che per la sua freschezza , amenità e fecondità presen- ta anch' oggi un asilo pressoché esclusivo ad alcuni individui della Specie migratoria ? Perchè finalmente da immense le- gioni non si ebbe che un piccol numero di locuste , sicché la poca quantità non ne fece valutar l'esistenza ? Ci si ri- sponde , che non un esercito , una un piccol drappello di fem- mine gravide s'inviò di colà, forse colla benefica mira d'in- trodurne la Specie presso di noi ; e che in tal condizione , siccome è certo , non arrecan più nocumento co' denti ma colle ova . Non è men certo però , che le colonie , nelle quali esse diramansi , non si smembrano dal corpo se non per mancanza di pascolo e di alimento , e non mai per bi- sogno di terra ove sgravarsi , di che abbonda la Libia are- nosa : che le locuste gravide son pigre , inerti e pesanti ; per poco sostengonsi a volo , e non abbandonano il suolo natio : la qual cosa ripugnarebbe alle leggi della natura , e all' istin- to loro, e ai loro costumi. 5. 36. Resta ora a vedersi se la nostra cavalletta si pos- sa confondere coU'^. germanicum. Questa Specie esiste ne' contorni di Roma , ma non è frequente , e non vive in so- cietà : di color bruno , con varie macchie jdìù chiare ; colle elitre macchiate di nero : di una metà più breve dell' itali- cuni : ha il torace con una sola carena ed un solo sea;men- to : le ali rosse color di sangue con una fascia nera ,che par- tendo dall'angolo interno del margine posteriore scorre lun- go i due terzi di detto margine ; salisce quindi rivolgendosi intorno al margine anterioi'e esterno , e si estende fin presso la base dell'ala : l'angolo esterno con una parte dell'estremi- tà dell'ala sono : trasparenti. Linneo ed altri molti dopo di lui lo confondono coli' italicum , omettendo nella descrizione del- le ali la fiiscia negra (a) : gli esemplari che abbiamo raccolti coincidono esattamente colla nostra descrizione. (i) Nell'anuo i8i5 le ultime locuste si rifugiarono nel quarto di Por- cigliano , suolo arenoso, circondato da folta ed estesa macchia , ove deposer le ova ( V. Boria op. cìt. pag. yi. ) (2) Teslaceus, alt's sanguineis apice Jiyalinis, femorìbiis posticìs ni- $ro-piinctatis. Liun. (FUlers 1. 452. ) (Petagna entom. i. 3i8. ) (Ree- 44 ^ . . 5. 37. Ci si opporrà , perchè questa Specie indigena d'Italia, e tòrse anche dell'Europa temperata non si ripro- duca annualmente in si gran numero , e non arrechi eo-ual danno in ogni stagione. La fecondità degli esseri oroanici di- pende dallo stato igrometrico , termometrico e forse anche elettrico dell'atmosfera : le piogge dirotte e llequenti , i ven- ti settentrionali impediscono lo schiudersi delle ova : la sic- cità ed il tepore ne promuovono lo sviluppo. Né ciò av- viene alle sole ova delle cavallette : non in tutti gli anni na- sce egual copia di hruchi , che ci divoran le viti , le olive , le gramigne , i cereali e le frutta. Nel 1737 si vide a Ra- venna (i) una quantità sterminata di una specie di ruche , che divoravano tutte le fave ; e recava stupore il vederle en- trare a turme in città : nell'anno seguente se ne perdette uiì gran numero, e quindi gi'adatamente e senza opera umana scomparvero. Nel 181 5 (2,) la larva della Phalena noctaa oleracea di Linneo ne' territorj di Palestrina e di Cave s'era talmente moltiplicata , distruggendo gli ortaggi , i seminati , le vigne , e particolarmente i grani d'India , che la S. Con- sulta inviò colà i suoi periti Sanitarj , chiedendo loro i mez- zi di estirpazione. Il voi-acissimo bruco della Phalena. t'mea evonimella di L. spoglia sovente i ricchi pomarj di Rocca di Papa e di Nemi , minaccia que" di Marino, Grotta-Ferrata e Frascati (3) : ambedue cotesti bruchi si aumentan purtroppo e si estendono ad onta di qualunque più energica provviden- za ; ma ad ogni più lieve ( ed a noi spesso impercettibile ) atmosfei'ica vicenda , se n'esaurisce la fecondità e sembra che se ne perda la specie (4) . I morbi epidemici e contagiosi si comportano allo stesso modo : insorgono senza cause eviden- ti sotto certe condizioni atmosferiche : s' indeboliscono , si spengono , si ravvivano : gli stessi contagj o indigeni , o stra- sel. t. 21. fig. 7- ) ( Olivier, crìquèt à ailes rouges. ) {Latreille tom. 12. pag. xji. )Le altre specie di Acrjdium più coiiiimi nelle , nostre campagne so- no l'A. stridulum , caei-ulans , caerulescens , lineala , /hwiim ecc. ( V. ì loro caratteri in Fahr. 289. (Lin. Fillers j . p. 44 • • 1 Petagna ( inst. cntom. i . p. 3i6. ) Rossi ( F. Etr. i. p, 269. ) {LatreiUe hist.des ins. t. 12. p. ;Jo.) (i) Zinanni dissert. sulle cavali, p. 37. (2) Metaxà mem, zoolog. pag, 28. (3ì Metasà ibid, p. 24. (4) Boria iLid. intr, p, 25. nieii, o naturalizzati talvolta ascondonsi inoperosi : illangui- dita , e spossata ne sembra la forza di riproduzione : talvol- ta ad un tratto d' uno in un' altro comunicandosi , mietono vittime senza numero : la stessa peste d' oriente cessa spon- tanea , e ripullula ad epoche presso che determinate nel na- tivo suo clima : 1' impero delle meteore sul globo è il quid divìnum d' Ippocrate . 5. 38. Alla diuturnità e al rigor delFinverno deesi in- fatti , se ne' tre ultimi decorsi anni i prodotti della campa- gna non furono preda delle cavallette , le cui larve essendo uscite dalle ova a primavera avanzata trovaron pascolo per ogni dove , e prima che la lor metamorfosi fosse compita , le spighe divennero adulte e mature , e fur così risparmiate ed illese. Che se ne' venturi anni 1' inverno fosse men pio- voso e più dolce , la loro numerosa posterità sarebbe certa- mente fatale i ond'è che lungi dal trarre ai'goniento di un più lusinghiero avvenire dalla sperienza del passato , dobbiamo occuparci con tutte le forze della estirpazione delle ova e della distruzione delle larve ; che passando allo stato per- fetto , colle ali dispiegate e già pronte al volo , resistono ad ogui umana persecuzione, ARTICOLO VII. Modi di estirpazione. ^. 89. JLJa lunga durata di questo flagello e la difficol- tà di prevenirlo e svellerlo dalle radici derivano a creder no- stro dalla erronea opinione comunemente invalsa, che le lo- custe desolatrici siano straniere : che non esistan fra noi se non quando vi giungon d'Affiica o di Tartaria colle ali ben dispiegate e perliette : che tal repentina invasione non am- metta rimedio se non tardo ed incerto : che il nostro clima sia lor favorevole a riprodurle colla stessa fecondità , non pe- rò fino a naturalizzarle. Imperocché non essendosi mai vedu- ta presso di noi la locusta migratoria riunita almeno in pìc- cole società , o frequente in più luoghi { fenomeno non co- mune in natura , che gli animali non abbiano d' accostumar- si a quel cielo , sotto il quale prolificano felicemente ) con- verrebbe dire , che al cessar dei danni se ne estingue la specie. Per tal complesso di errori il germe della locusta no- .46 civa si ^.indicò irreperibile nelle campagne romane, e il po- ter nostro limitato a combatterla adnlta. La qual cosa essen- do di ardua riuscita e di spesa eccessiva , fu praticata con poco o niun frutto ; e in ciascuna irruzione ad onta de' più vantati metodi distruttivi le locuste si moltiplicarono pro- gressivamente. 5. 4^*- Per verità il supporle oltremarine giustifica pel primo anno l'inutil sistema di jierseguitarle piuttosto in figu- ra d'insetto perfetto , clie in quella di larva ; ma ne' succes- sivi anni essendo certo , che partoriscono nelle nostre ter- re , perchè non com])atterle in istato di ovo o di larra ? Nel- la invasione del 1807 un intero biennio ( 1807 , i8o8) si pas- sò neir inerzia : nel 1809 si volle attaccare 1' insetto alato per mezzo delle tende ; e qual ne fu l' esito ? Centuplicata ( dice il Signor Senni alla p. la. ) fu l'infezione del 1810. Non sarebbe certamente avvenuto così , se si fossero diretti contro le ova o le larve. §. 41 • Stabilito ora , che la cavalletta nociva nasce e risiede abitualmente presso di noi , non v' ha più luogo a concludere , che sia inevitabile il danno eh' essa ne arreca , perchè giunge d'Afirica in istato perfetto : è in libertà nostra lo scegliere quel periodo della vita , in cui può farsene la più certa e più ricca preda colla maggior possibile economia e facilità. Estinguere la Specie sarebbe opera più che umana : le Specie non periscono come gì' individui : la natura ognor feconda in risorse le serba illese e perenni a dispetto delle meteore e deo;li uomini che osan tentarne la distruzione. Che la locusta italica esista m picciol numero non può mipedir- si j e non è di nocumento; non può impedirsi , che le sta- gioni propizie , o altre ignote cause le aumentino ; che il nu- mero delle femmine prevalga talvolta su quello de'maschi (i), ma può ben diminuirsene le quantità, riducendole a poche, come sono abitualmente nelle nostre campagne senza danno sensibile dell'agricoltura. (lì Alla insolita moltiplicazione delle cavallette influisce anche il sesso ilcgrincìi\idui che nascono : osserva Buwles ( Storia di Spagna pag. 2. ), che r iavasione delle cavallette avvenuta in lapagna nel i jó4 '^o^*^'^'^*^ ^''P^'^*'" si ili gran parte dal copioso numero delle femmine, che prevalse di grau lunga a quello de' maschi: un maschio può fecondar molte femmine. 47 §. 4ii- Lo stato di larva è il più opportuno per conse- 'ruire il bramato intento : le larve sbocciate appena dall'evo si stanno concentrate e ristrette in piccolo spazio di terra : son deboli e prive di ali e di forze : il freddo, i vapori , le ruo-iade e le brine le rendon torpide ed immobili . Cuopran- si di paglia ben asciutta sul far del giorno , o sul f^ir del- la sera fé sterili terre infette dalle nascenti locuste , dal pri- mo fino al v-igesìmo giorno di loro età : se ne circondi la pe- riferia : vi si appiccbi'il fuoco da più lati : le locuste rimarran certamente vittime dell'incendio. Male ova non tutte sebi u- donsi ad un tempo , o per differenza di epoche , o di espo- sizione più o meno meridionale; perciò il fondo ove s'anni- dano vuol' essere visitato per più giorni consecutivi , ad og- getto di ripetere la combustione se appajono nuove locuste. Con tal metodo fedelmente eseguito in tutti i fondi , donde sorgono le larve , la più gran parte di loro resterà incenerita. Dopo ven- ti giorni circa , denudato il suolo natio , si scioglie la lor società , e si dirama in varie colonie per cercare alimento : l'accingersi alla lor distruzione in questo stato è impresa ma- lagevole , dispendiosa e di pochissimo frutto : le tende e le fosse sono i mezzi , de' quali si è fatto uso per dar loro la caccia. Fin dal 1716 si formarono ampie tende quadrate con un sacco annesso a ciascuna da aprirsi per di sotto. Dispie- gavansi le tende ( poiché i nostri insetti dirigonsi a seconda del vento , e si accampano in luoghi scaldati dal sole , di cui seguono l'apparente cammino ) fra il sole e le cavallette , se l'aria era quieta ; se agitata , si esponean contro vento ; le cavallette saltellando vi si cacciavan dentro sospinte a beli' agio da uomini muniti di frasche ; e quindi con solle- vare le tende per gli angoli , ristringeano gì' insetti verso la bocca del sacco , ove cadeano, ed erano poi pestate, e quin- di gettate fuori ed arse e sepolte : questa laboriosa operazio- ne eh' esigea l'impiego di molte braccia era afflitto inutile per r insetto alato , e durissima pel desolato agricoltore , perchè alla perdita de' prodotti aggiungeasi il dispendio della contribuzione. Più semplice , ma men proficuo è il metodo d' inseguirle colle frasche , e farle cadere entro larghe e pro- fonde fosse, le quali riempite si coiman di terra e si pe- stano. Sembra che gli antichi facesser conto di questa inutil maniera di estirpazione ^ poiché hwio ci narra, che nell'an- no di Roma 569 i romani inviarono in Puglia niente men 48 che un esercito sotto gli ordini del Pretore Giieo Sicìnio j^er combattere le locuste ; e que' prodi avvezzi a mietere allo- ri cruenti e fnuebri palme , si credettero umiliati , quasi che sia più lodcvol cosa togliere agli uomini la vita col fer- ro , che loro serbarla coll'alimento. Plinio (i) ci assicura an- ch'esso, che i Sirj e i Cirenesi eran per legge obbh'gati a ster- minar le locuste tre volte 1' anno : „ primo ova ohterendo , deinde fa etiim , postea adultas „ i contravventori si puniva- no militarmente come rei di diserzione : quei di Lenno dovean colmarne ceita misura , e presentarla coattivamente al magi- strato \ ed avean le cornacchie in alta venerazione , percìiè volavan contro alle locuste e le divoravano. La Specie d'Afri- ca e d'Asia è in l'ealtà la migratoria , o altra del pari eicran- tesca e tataie , die di momento in momento invade e spo- glia immensi tratti di terra : altre forze in quelle , altra vi- ta , altra attività: la sorpresa non lascia adito a matura de- lil^erazione : le ova s'ascondon disperse in quelli arenosi in- fuocati deserti , ed è impossibile il rintracciarle : non v' ha più distinzion di periodi , o norma costante a seguire: in ogni stagione e nascono e si fecondano promiscuamente ; e forse in que' climi è necessità T inseguirle alate e perfette. Ma fosser pure identiche nella specie , regolari ne' periodi ; e non dissi- mile il clima , e gli uomini , e le stagioni e le terre : che per- ciò ? Eran forse infallibili i nostri antichi , che abbiansi ad imitar ciecamente senza consultar la ragione ed il fatto ? L'in- cendio può aver luogo contro le semplici larve sociali , prima che si diffondano : è un perder tempo e depauperare uno Stato, l'ostinarsi nel correr dietro all' insetto , allorché insieme col corpo già crebbe in lui il provvido istinto alla difesa e alla fuga : i danni dell' individuo sono un nulla al paragone di quelli che si avran dalle ova : contro queste , in che si rac- cliiude la desolatrice posterità che ci sovrasta , tutte essen- zialmente concentrar debbonsi le cure. Non si perda adun- que di vista qnal sia la direzion dell' insetto , e quali le de- serte grìllaje , che da lui si prescelgono a servir di nido e di culla alla generazione ventura. E ben ci si annunziano co- teste terre non colte (5.24.) al languore della vegetazione , e air essere screpolate e sparse di forami scavati dai colpi di (1) Lib. 1 1. cap. 2p. 49 rostro degli uccelli insettivori , per divorarne le sottoposte ora. La presenza de' cannelli o cilindri che le contengono sarà argomento invincibile , che appartengono alla specie no- civa ; giacché la locusta dal punteruolo e le altre insocievo- li ed innocenti non fabbricano cilindri. 5. 4^- É ^^ somma importanza il determinare qual sia lo stato de' gusci , del glutine che dà loi'o la coasistenza , e delle ova che vi si racchiudono ; le quali , o sono distrutte per opera della natura , o devono esserlo dall' industria de- gli agricoltori : i geli lendon la terra e la espongono al con- tatto dell'aria ; le piogge rovinose ed assidue le rammolli- scono macerandole,, scompongono il glutine e lo rendon so- lubile : talvolta le famiglie degl' icneumoni vi si stabiliscono e dan loro il guasto rodendole : coteste larve , cui si dà no- me di vermi , furon sovente nella Puglia la salvezza de'cain- pi . Quando nemici così imponenti pugnan per noi , non è più incerto il trionfo : possiam dispensarci dal prender par- tito : le ova saranno certamente perdute senza la nostra coo- perazione. Ma se le stagioni tepide e non piovose van loro a seconda ; se gli uccelli e gl'insetti non fan guerra alle ova j se queste trovansi in istato d'integrità , d'uopo è risolversi ed ese- guir prontamente ciò che più conviene alla circostan za ^ cioè, se il solcar coll'aratro le terre infette , o dissodarle e rivol- gerle , o introdurvi i polli o i majali : questi che ne sou ghiotti scuoprono i gusci , li sommovon col grifo , e gl'ingo- jano : tal metodo riuscì opportunissimo in Roma nel i655 . Non ingrato e non insalubre alimento sono le ova delle lo- custe anche pe' galli d'India, che voracemente se ne infarci- scono senza averne danno, come avviene talvolta agl'ingor- di majali. 5. 44- ^^ tutto ora fin qui narrato ed esposto in breve epilogo raccogliendo , apparisce, che le irruzioni de' nostri campi si devono ad una varietà dell' acryclìum ìtalìcum , non ancora bastantemente caratterizzata e descritta , e non già all' A. 77iigratonum , come da Plinio in poi si è sempre fer- mamente creduto. Il germe di queste locuste esiste sempre ne' fondi non coltivati delle regioni più temperate d' Italia , delle cpiah è indigena : il piccol numero abituale ne rende insensibile il nocumento ; ma in certe stagioni a lei propizie moltiplicandosi fuor dell'usato denuda le terre di tutto il ver- de. Se al menomo aumento nel numero, che annualmente si 7 5o riproduce , non è istantaneo il rimedio , i prodotti di quella stagione sono perduti . L'unic» provvedimento efficace , eco- nomico e agevolmenre eseguibile contro le locuste di fresco nate e ancor deboli ed inermi , è il fuoco : con poca paglia s'inceneriscono eserciti interi, Venti giorni dopo la nascita le larve difFondonsi , si mettono in marcia , si distribuiscono le terre , e più non temono il fuoco : qualnnque guerra che y loro si faccia da quest'epoca in poi è affatto inutile : non v'è più da contare che sulla distruzione delle ova : le quali , se per l'inclemenza delle stagioni , o pel nutrimento delle altre specie animali non periscono , devono essere radicalmente estirpate , o dissodando le terre ove s'annidano , o introda- cendovi i polli , o i majali. IL FINE. Si INDICE DEGLI ARTICOLI. Introduzione. Art. I. Caratteri zoologici della famìglia cui spettano le cavallette nocive. Pag. 7 Art. II. Storia de' danni. 9 Art. III. Determinazione della Specie e descrizione zoo- logica . ' 1 5 Art. IV. Digestione , respirazione e sistema nervoso. a.3 Art. V. Gefierazione ^ nascita, metamorfosi e morte 3o Art. vi. Se la Specie di cui si tratta sia straniera ^ o nativa d'Italia. 38 Art. vii. Modi di estirpazione. 4^ APPROVAZIONE Avendo letto attentamente la presente dissertazione non vi ho trovato cosa alcuna contraria alla Santa Fede , ed al tuon costume ; e vi ho riconosciuta inoltre , dovizia di erudi— dizione , utili avvertimenti , vivacità , ed eleganza di stile , per cui la giudico meritevole della stampa. Li 2.0. Febbraro iSaS. Saverio Baiiocci Professore di Fisica Speriment. IMPRIMATUR Si videbitur Riiio Pat. Sac. Palatii Ap. Magistro. J. Della Porta Patrìarch, Consiantinop. IMPRIMATUR Fr. Thomas Dominicus Piazza 0. P. , S. T. Mag. et Rmi S. P. A. M. Soc. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE, FiG.. ì. n. I. -T emmina àcW Acrydlwn ìtalicumài grandez* za natm-ale..( pag. i6, ) 11, a. Astuccio ed ala dell' A. ìtalìcum. ( pag. 18. ) Fio. a. n. i. Femmina deil'^. mìgratorìum di grandezza na? turale, (pag. 38. ) n. a. Astuccio ed ala dell' ^. migratorìwn . FiG. 3. n. I. Larva dell'^df. zYtìiZic/im più grande del naturale, n. a. Lunghezza naturale della larva deir^. italicum. n. 3. Lalibro superiore dell' A. italicum più grande del naturale, (pag. 16. ) il. 4- Laljbro inferiore con suoi palpi labiali dell' A. italicum.un poco più grande del naturale. ( P-'ig- 17- ) n. 5. Una delle due mandibole dell' ^. italicum un poco più grande del naturale, (pag. 17.) n. 6. Una delle dna mascelle dell' A. italicum con uno de' palpi mascellari un poco più gran- de del naturale, n. 7. Una delle due antenne più grande del naturale, il. 8. Una delle due estrerriità posteriori dell' A. ita' licum più grande del naturale. Ninfa dell' A. italicum più grande del naturale. Lunghezza naturale della ninfa àelV A. italicum ■ Il maschio di un insetto che trovasi nella par- te colorata dell'ala dell' A. italicum , da noi denominato Leptus A. italici, (pag. 18. nota) Fio. 6. La femmina dello stesso JLeptus che per eiTore è rappresentata più piccola del maschio. (p. 18. nota ) Fig. 7. n. I. Cilindro intero , o cannello che racchiude le ova dell' yi. italicum. { pag. 33. ) n. a. Cilindro rotto con uno strato di ova alla supera fìcie. ( pag. 33. ) Fio. 8, Ova dell' A- italicum. ( pag. 33. ) Fig. 4- n. I. u. a, Fig. 5. f^é,. j: . 9i': & . Siuf. E. 91^ f'^^7>,^ ^?».y>#r^^,^- ,^', ^ DIGEST OF THE LIBRARY REGULATIONS. No book shall be taken from tlie Library wìthout the record of the Lìbrarian. No persoli shall be allo^ved to retaiii more tlian five vol- iimes at any oue tìme, iiuless by special vote of the Ccmncil. Books mar be kept out one calendar month; no loiiger without reiiewal, and renewal may not be granted more than twice. A fine of five cents per day ìncurred for every volume not retairned within the time specified by the rules. The Librarian may demand the return of a book after the expìration of ten days from the date of borrcvving. Certain books, so designated, cannot be taken from the Library without special permìssion. Ali books must be retumed at least two weeks previous to the Annual Meeting. Persons are res])nnsible for ali injury or loss of books charcjed to their name. %0 >>:-^ Jk ^'4*^ r^ m "^^ C.M y'^TTi^ '%-^. Éèf*^0^^ S^. ^■\^ . .ASk. ^^! 1^' ^j^, ••