BRA TA » SA ] a >: LI LAT RI, sac Ta vi #1 i sl È ui pe, È, ia ù (e) PALAEONTOGRAPHIA ITALICA MEMORIE DI PALEONTOLOGIA UBBLICATE PER CURA PRIOEETMAERTOCANCA-VESET Museo GroLogIico DeLLA R. UNnIiversITÀ DI Pisa VoLume I. — 1895. +-+ È PISA TIPOGRAFIA T. NISTRI es C. 1896 - geo r a "À Quot: SI ATO A «aa teli ERRATO Re n YLOILOSKI(ONICUI "S7 COIR MAZANA TORA AVVERTENZA Il desiderio di riunire în una speciale pubblicazione gli studi paleontologici italiani allo scopo di renderne più facile la diffusione e la ricerca, fece sorgere l’idea di questo periodico. L'accoglienza lieta che essa ebbe tra noi e all’estero, fin dal suo primo annuncio, diede vita al volume che oggi vede la luce. Vollero poi con me sopportarne le spese di stampa i miei diletti scolari A. Fucini, B. Greco e P. E. Vinassa de Regny. Alcuni dei migliori e dei più attivi cultori della Paleontologia in Italia, corrispondendo alle mie domande, inviarono le importanti memorie che sono inserite nel presente volume. Ai valenti collaboratori, ai generosi sottoscrittori, nelle cui mani è oggi affidato l'avvenire della nuova pubblicazione, e ai ricordati scolari, affettuosi ringraziamenti. MARIO CANAVARI. INDICE DEL VOLUME I. Parona C. E.. . . . — Nuoveosservazioni sopra la fauna e l'età degli strati con Posidonomya alpina nei Sette Comuni (Tav. 1,11 (I, II]). ; Tomasi A. . . . .— La Fauna del Trias inferiore nel versante meridionale delle Alpi (Tav. "TI, IV InIC: pt ò Neviani A. . . . . — Brioxoi fossili della Farnesina e Monte Mario presso Roma (Tavi V.VI [1, 1I]) Fornasini O. . . . . — Zoraminiferi della marna del Vaticano illustrati da O. G. Cosra (Tav. VII [I]) SivoneLLi V.. . . .— Gli antozoi pliocenici del Ponticello di Savena presso Bologna [con tre figure intercalate nel testo] (Tav. VIII |I]). Bassani FR. . . . .—- La cùttiofauna della Dolomia principale di Giffoni (prov. di Salerno) (TavIXXV [I-VIM). Vrinassa Do Reeny P. E. — Synopsis dei molluschi terziari delle Alpi venete. Parte prima: Strati con Velates Schmiedeliana. — I. Monte Postale. — II. S. Giovanni INarione (Tav/ XVI- SVI puma) D Ò (I 141 149 169 211 È SÙ ta LA MARTIN SÙ Nat eee cao LO. Ki AMO A ù i ia ta f Di (I MA DOTI r dall. VCA: d--#% sò ù AGILI î , ù A x 4 [AES Re % Ai % de { A tf See TTI Mi, Mesha MI O i Ai alia dedi da di BO a Tr C. F. PPARONA NUOVE OSSERVAZIONI SOPRA LA FAUNA E L'ETÀ DEGLI STRATI CON POSIDONOMYA ALPINA NEI SETTE COMUNI Con due tavole (tav. L Il [tav. 1 II]). In un mio recente lavoro! io esposi l’idea, che l’età degli strati con Pos. alpina delle Alpi Venete si dovesse ritenere calloviana e quindi più recente di quanto si giudicava dapprima. La fiducia di poter con- fortare con altri dati paleontologici il nuovo riferimento cronologico mi spinse a riprendere lo studio della fauna degli strati stessi, approfittando, oltrechè della collezione appartenente al Museo di Torino, di quelle dei Musei di Padova, Pavia e Pisa, avute in cortese comunicazione dai professori Oxoni, Taramenri e Cana- | VARI, ai quali ripeto qui i miei ringraziamenti. E ringraziamenti non meno sentiti io rivolgo ai signori dott. Rorr- PLETZ (Monaco-Baviera), dott. Corrar (Lisbona) e ing. De Grossouvre (Bourges [Cher]) cui devo notizie e pareri, che mi furono preziosi ‘nello studio e determinazione dei fossili. Dopo la pubblicazione di una mia nota? sopra i fossili di questi strati, la fauna fu nuovamente studiata dal marchese A. Dr GreGoRrIO ® con ricchissimo materiale. La monografia di questo autore è accompagnata da uno schizzo stratigrafico del sig. E. De Nicoris, nel quale si accenna allo sviluppo, ai caratteri litologici ed alla giacitura degli strati con Pos. alpina, nelle Prealpi venete occidentali, dal Lago di Garda alla valle del Brenta. Nella monografia stessa la fauna di Ghelpa (Canove, Camporovere) conta 203 fra specie e mutazioni così ripartite: 1 nuova specie di Oxyrhina; 1 nuova di Disaster; 27 fra specie e mutazioni di ammoniti, tutte nuove tranne lo Sphaeroceras Brongniarti; 9 specie di gasteropodi delle quali non nuovo il solo Trochus ve- nustus Par.;.23 fra specie e mutazioni di pelecipodi, coll’ unica specie nota Pos. ornati (Pos. alpina) con 15 mutazioni; 132 fra specie e mutazioni nel genere Terebratula e, fra tante, 5 sole non nuove ((T°. curviconcha 1 €. F. Parona. Za fauna fossile (calloviana) di Acque Fredde sulla sponda veronese del Lago di Garda. Mem. Acc.d. Lincei. Ser. 48, vol. VII. Roma, 1894. ? C.F. Parona. Y fossili degli strati a Pos. alpina di Camporovere nei Sette Comuni. Atti della Soc. di Sc. nat., vol. XXIII. Milano, 1880. i 3 A. De GrecorIo. Monographie des fossiles de Guelpa du Sous-Horizon Ghelpin De Greg. Annales de Géol. et de Paléont., T© Livr. Palermo, 1886. Palaentographia italica, vol. I i 1 2 C. F. PARONA [2] Opp., 7. Beggiatoi Tar., T. Beneckei Par, T. Fylgia,) Orr. e T. Gerda Orp.?); 9 Rhynchonellae, tutte specie nuove; 1 Pentacrinus pure nuovo. Nel presente studio io mi attenni ad un metodo diverso da quello seguito dal marchese Dr GreGORIO, specialmente per ciò che riguarda l’interpretazione delle specie nei Brachiopodi; ciò che resulterà più avanti nei cenni descrittivi, che darò per le singole specie. Considerando ora la questione in tesi generale, dirò che ammetto l'opportunità di distinguere con nome particolare le mutazioni o varietà, che le specie possono pre- sentare contemporaneamente in località lontane, in dipendenza di condizioni diverse di ambiente e le muta- zioni, varietà, o medie forme, che le specie, per derivazione evolutiva, possono presentare in una serie succes- siva di strati, o, in altri termini, ritengo utile di distinguere e denominare le variazioni, che una specie può subire nello spazio e nel tempo. Non credo invece nè-necessario, nè utile nello studio della fauna di un de- terminato giacimento, di assegnare un nome particolare, e tanto meno attribuire valore di specie, alle varia- zioni individuali, confondendo quasi il «concetto di specie con quello di individuo, quando queste variazioni, anzichè essere definite da caratteri spiccati, dipendono da particolarità di importanza secondaria e riesce im- possibile il poterle considerare come unità, come forme distinte, perchè collegate da passaggi graduati. E l'inconveniente di distinguere con nomi tutte le più semplici variazioni, tutti i passaggi di forma si manifesta evidente allorchè il metodo è applicato allo studio delle specie, quasi sempre variabilissime, dei Brachiopodi ed in particolar modo quando occorrono specie ricche di individui; allora ne consegue la necessità di un gran numero di nomi, che costituiscono un ingombro, invece d'essere utile mezzo di studio. È necessario, non lo disconosco, lo studio della variabilità della specie ed è opportuno il determinarne il grado ed il modo, per l’importanza del fatto in se e per l’efficace sussidio, ch’esso può prestare nelle indagini filogenetiche: per certi casi trovo anche utile segnalare l’importanza della varietà con una denominazione od un segno parti- colare a seguito del nome specifico. Ma tutto ciò deve far parte della descrizione della specie, dev’ esserne, per così dire il complemento. Anche per questa considerazione credo opportuno di non abbandonare la consuetudine, della grande mag- gioranza dei paleontologi, di descrivere con sufficienza di particolari le singole specie e segnatamente quelle che si ritengono nuove. i Così, per ciò che riguarda la denominazione delle forme, crederei di danno piuttosto che di vantaggio l’abbandonare la consuetudine per seguire l’esempio del marchese De Gregorio, il quale, in questa come in altre sue monografie, distinse molte delle sue specie e mutazioni con attributi, che non hanno alcun significato. Una delle caratteristiche più spiccate della fauna di cui ci occupiamo è la meschinità di sviluppo dei fossili, generale per tutte le forme. Il ripetersi di questo fatto nella formazione degli strati con Pos. alpina, dovunque si manifesta fossilifera, dal Benaco al Brenta, già per se stesso esclude, che si possa pensare ad un accantonamento di forme giovanili; ciò che del resto non sarebbe ammissibile, trattandosi di un insieme di organismi spettanti a diverse classi. In tanta copia di esemplari noi troviamo, com'è naturale, nei brachio- podi come nelle ammoniti, che formano il contingente maggiore della fauna, degli individui in stato giovanile. Ma essi si riconoscono per l’imperfetto sviluppo, per la mancanza dei caratteri proprii all’età adulta, pre- sentando nella loro estrema piccolezza una taglia proporzionale a quella degli individui a completo sviluppo e pur sempre pigmei, cui sono collegati dagli stadi di graduale passaggio. La prova più evidente, che i fossili in discorso non sono piccoli, perchè immaturi, ma bensì per sten- tato accrescimento, l'abbiamo in parecchie specie di ammoniti delle quali si conservano esemplari provvisti di peristoma definitivo, che attesta avere essi compiuto il loro ciclo di sviluppo. Come i peristomi ben con- [3] C.. F. PARONA 3 servati dei piccolissimi gasteropodi di Acque fredde, non permettono che questi si possano considerare come giri iniziali di forme incomplete, così i peristomi che troviamo nelle ammoniti, sempre piccole, spesso pic- colissime, dei Sette Comuni, escludono, che si possano interpretare le ammoniti stesse come residui di esem- plari più grandi, dei quali siano andate distrutte le parti più esterne per difetto di fossilizzazione. D'altronde questa spiegazione sarebbe contraddetta dalla circostanza, che questi fossili sono agglomerati a formare una vera lumachella, nella quale mancano assolutamente le traccie di esemplari a grandi dimensioni. La statura pigmea non è poi esclusiva delle specie di questa fauna degli strati con Pos. alpina. Fra i varî esempi, cui si potrebbe accennare, ricorderò soltanto la fauna calloviana di Montreuil-Bellay, nel nord- est di Francia, che ha tanta affinità di facies colla nostra. Se può riuscire facile la citazione di altri giaci- menti fossiliferi, coevi o di età diversa, che si presentano in analoghe condizioni per riguardo alle meschi- nità di sviluppo delle forme, non riesce altrettanto facile l’indagine per scoprire la causa o le cause del fatto stesso, che si presenta abbastanza complesso. Infatti esso non fu localizzato, ma, come già avvertimmo, si manifesta sopra un’area assai ampia, sulla quale venne ostacolato lo sviluppo degli animali per loro natura legati al fondo del mare, come i brachiopodi, i gasteropodi ed i lamellibranchi, e degli animali dalla libera esistenza pelagica, quali si ritengono dai più le ammoniti. ì La piccolezza dei fossili, compresi nell’oolite calcare del Lias inferiore di Cesi nell’ Umbria e che spesso costituiscono come il nucleo centrale delle grosse ooliti, ho creduto di poterla attribuire! all’eccesso di salinità dell’acqua e forse al fenomeno stesso incrostante. Ma nel caso nostro manca alla roccia ogni traccia di struttura oolitica e lo scarso calcare, che cementa la congerie dei fossili nani è finamente saccaroide. D'altra parte la circostanza della ricchezza dei petrefatti ed il numero particolarmente stragrande degli esem- plari di talune specie, male si concilierebbe colla supposizione di condizioni difficili di vita. Secondo il prof. Taramenui 2 la fauna triasica di S. Cassiano, che sotto un certo aspetto presenta delle analogie con questa degli strati con Pos. alpina, piuttosto che una fauna locale è probabile che sia un esem- pio di determinata fisionomia di animalizzazione, la quale corrisponda ad un dato periodo ed alla speciale condizione di essere cresciuta in un non ampio canale fra isole coralline. Forse, seguendo questo ordine di idee, se le future dettagliate ricerche geologiche sopra questa parte della regione alpina ci procureranno nuovi dati sulle sue condizioni geografiche e sul clima durante il giura medio e superiore, si potrà trovare la via per la soluzione di questa questione. Ma per ora sfugge alla mia disamina l’attendibile spiegazione dello stentato sviluppo delle forme vissute contemporaneamente alla sedimentazione del cosidetto calcare con Pos. alpina. Il calcare degli strati con Pos. alpina è di colore bianco-cereo con macchie rossiccie più o meno intense ed estese. Di rado è compatto, prevalendo, come già si disse, la struttura semicristallina: per questa struttura e per la abbondanza di fossili si rompe con poca fatica e con una certa facilità se ne estraggono i fossili. A costituire la lumachella, chè così può ben chiamarsi la roccia stessa, concorrono, oltre i fossili che for- mano oggetto di questo studio, anche dei corallarî, che non si avvertono nella roccia inalterata, mentre si rendono evidenti quando la roccia venga calcinata. Nessun tentativo per ottenerne saggi determinabili riuscì allo scopo. L'esame microscopico di lastrine sottili della roccia, che ingloba i fossili, non svelò la presenza 1 C. F. Parona. Contributo allo studio della fauna liasica dell'Appennino Centrale. Mem. Ace. d. Lincei, p. 83. Roma, 1883. 2 T. Taramenti. Geologia delle Provincie venete. Mem. Ace. d. Lincei, pag. 97. Roma, 1882. 4 C. F. PARONA [4] di microrganismi, quali foraminifere e radiolarie, ma numerosi anfratti iniziali di molluschi e specialmente di ammoniti, rilegati da calcare spatico. Le località da cui provengono i materiali delle collezioni avute in esame sono: dintorni di Canove al Ponte del Ghelpa, Camporovere, e Monti Longara e Meleta sopra Gallio in territorio di Asiago. I fossili per gran parte mi furono comunicati già estratti dalla roccia, molti altri invece li estrassi io stesso da pezzi di roccia. Ciò mi permise di constatare che i fossili non sono separati, quelli di una classe da quelli delle altre, nè localizzati a formare colonie e neppure separati in strati diversi, ma realmente sono frammischiati: così che si trovano costantemente le ammoniti associate ai brachiopodi. Questa osservazione merita d’essere accennata, perchè, come vedremo, a costituire questa fauna concorrono delle forme di signi- ficato cronologico abbastanza diverso; di guisa che è importante il constatare la sicura associazione delle forme stesse nello stesso strato. Ciò premesso, passo all’esame della fauna in base ai risultati delle mie determinazioni, cominciando dai cefalopodi, la cui serie, sebbene consti per la massima parte di forme nuove od esclusive agli strati con Pos. alpina, contiene elementi assai importanti per la determinazione cronologica degli strati stessi. Eccone l’elenco: Atractites (2) intermedium Mea. sp. Phylloceras viator D’ORB. Sp. Cadomoceras nepos n. f. Sphaeroceras pilula n. f. » subobtusum Kup. sp. » auritum n. f. » Kunti Nevm. d (2) disputabile n. f. » mediterraneum Neum. Stephanoceras gibbum n. f. » ovale Pomp. (?). » rotula n. f. » slamisum De GrEG. » vencium n. f. » subpartitum Par. Reineckein Greppini OrP. Sp. » subtortisulcatum Pomp. (?) » Sansoni n. f. Vsicootda Adeloides Kun. sp. Parkinsonia Bonarellùi n. f. » Nicolisi Par. Cosmoceras Pollux Ren. sp. » pluriannulatum n. f. » Unligi Par. et Bon. » meletense n. f. » DE Harpoceras (2) minutum n. f. Hecticoceras (2) pingue Par. Morphoceras dimorphoîde n. f. Perisphinetes conclusus n. f. Lunuloceras cavovinceola De GrEG. Sp. » subtilis Nevm. » Stevensoni De GrEG. Sp. » torquis n. f. Oppelia vicetina Par. » perspicuus n. f. » subtilicostata n. f. » propefusca De Gres. Occotraustes minor n. f. Peltoceras Chauvinianum D’'ORB. Sp. Crioceras annulatus Desa. sp. Sono comunissimi gli esemplari del Ply. subobtusum, e degli Sphaeroceras pilula e Sph. auritum e più o meno frequenti quelli delle altre specie: poche sono quelle rappresentate da un solo o da pochi esemplari. Considerando le specie già note, che non siano esclusive e neppure conosciute come presenti in diversi piani (forme indifferenti) e trascurando quelle di non sicura determinazione, trovo accanto al PlhyWl. subobtusum, comune negli strati di Klaus, il PWy2. Kunti, il Ph. viator, il Lytoc. adeloides, la Reineckeia Greppini, il Cosmoceras Pollux, Cosm. Uhligi, Perisph. subtilis, Peltoceras Chauvinianum, le quali sono specie decisamente cal- [5] i C. F. PARONA 5 loviane e che in parte accennano a nuovi rapporti di fauna tra l’ Europa centrale ed il bacino mediterraneo od almeno colla regione alpina meridionale. Mancano invece le forme di ammoniti caratteristiche del Bato- ‘niano. Nè meno interessante è la presenza dei rappresentanti dei generi Hecticoceras, Lunuloceras, Oecotrau- stes, Reineckeia e Cosmoceras, che appunto nel Calloviano presentarono il loro massimo sviluppo. D'altra parte bisogna riconoscere, che mancano taluni generi caratteristici dello stesso piano, quali Macrocephalites, Proplanu- lites, Keplerites ecc., mentre invece sonvi LD me dei generi Harpoceras e Parkinsonia, che accennerebbero piut- tosto a piani più antichi. A questo proposito è opportuno ricordare, che Jiissen !, nello studio di una serie di ammoniti degli strati di Klaus, riscontrò l'associazione di rappresentanti della zona ad Oppelia fusca con specie del Bajociano su- periore e del Calloviano inferiore. L'autore stesso, dopo di avere accennato alle opinioni dello Zrirrer e di Neumsyr relativamente alla possibile intima relazione di fauna tra la zona a Parkinsonia Parkinsoni del Ba- toniano e gli strati a Macroceph. macrocephalus, si accosta alla idea, secondo la quale negli strati di Klaus sarebbero rappresentate diverse zone, quelle a P. Parkinsonia, ad Opp. fusca, a Macr. macrocephalus, con pre- valenza di elementi della seconda di esse. Anche Frxxesrem e Bose ?, che studiarono i fossili degli strati con Pos. Alpina di Monte Agaro presso Castel Tesino, sono riusciti ad analogo risultato di riconoscere, cioè, l'associazione di ammonidee anpartenenti a zone dal Bajociano al Calloviano. __Sorprende questa associazione di specie di zone diverse: nel valutare però l’importanza di questo fatto bisogna tener calcolo delle varie tendenze, che possono aver guidato i diversi autori nella interpretazione delle specie; poichè l’ammettere sia la persistenza di una specie in diverse zone successive, come la precomparsa di altra può talora dipendere dall’attribuire al concetto di specie un valore molto comprensivo, esteso. E pur troppo a questo riguardo i paleontologi sono ben lontani dal mettersi d’accordo. i Per la determinazione cronologica degli strati con Pos. alpina hanno un valore insignificante tanto i ga- steropodi quanto i pelecipodi qui elencati. Littorina Spucchesi De GREG. Cucullaca (?) cîr. clathrata LecrB. Capulus Seguenzae De GREG. Modiola gibbosa Sow. Trochus (Eutrochus) venustus Par. Posidonomya alpina Gras » rasgus De GrEG. i Pecten Neumayri Dx Grea. » (Ziziphinus) Halesus Lau. (non D’ORB.). » supradubius De GREG. Turbo (?) nautilinus De GrEG. 2 I II Emarginula Brugnoni De GREG. i » . (Chlamys [?]) Paronae De GrEG. Scurria belemnitopsis De GREG. sp. Limea (?) lata n. f. Isocardia n, f. Lima cfr. cardiiformis Sow. Unicardium n: f. » cfr. complanata LavBE ‘Opis sp. ind. Placumopsis perplenus De GrEG. Sono specie particolari al giacimento, salvo qualcuna di dubbia determinazione: tutte di difficile studio, perchè in generale sono male conservati gli esemplari. Merita di essere notato il fatto, che il rapporto fra 1 E. Jissen. Beitrtige zur Kenntniss der Klausschichten in den Nordalpen. Jahrb. d. k.k. geol. Reichs., 40 Bd., pag. 385, 386. . Wien, 1890. ? KE. Bose u. H. FInEELSTEN. Die ii assischen Brachiopodenschichten bei Castel Tesino in bstlichen Sudtirol. Zeitschr. d. Deutsch. geol. Gesellsch., Jahrg., 1892, pag. 273 e 280. 6 C. F. PARONA [6] questa fauna dei Sette Comuni e quella di Acque Fredde, reso manifesto dalla comunanza di varie specie di ammoniti, non viene riconfermato dall’esame di questi altri molluschi, fra i quali troviamo soltanto la Posid. alpina comune alle due faune. Paò darsi che questo fatto dipenda da differenze nella batimetria originaria dei due depositi. È nota la abbondanza straordinaria della Pos. alpina; per tutte le altre specie invece gli esemplari sono rari: fanno eccezione la Modiola gibbosa e l'Eutrochus venustus. Passiamo infine a considerare 1 brachiopodi, dei quali pure presento 1° elenco. Terebratula (Pygope) bipartita n. f. Ihynchonella brentoniaca OpP. » Gerda OrP. (2). » subechinata OpP. » subgufa De GREG. » Zisa OrP. » pracevenusta De GREG. » crista n. f. Waldheimia Beneckei. Par. i » hemicostata n. f. » Nallii, Par. ; » calva n. È. » Bohmi Bose » mvicrocephala n. f. » cuniopsis De GREG. Sp. n » sacharoidea De GrEG. » concava n. Î. » canovensis Dx GrEG. Rhynchonella latifrons n. f. ro Atla e var. polymorpha OPP. » coarctata var. miscella Opp. » ghelpensis Dr GREG. » deflura OpP. var. dilatata. 1 d colbosa Dar GrEe. » cfr. orthoptyca OPP. ARhynchonellina (?) Beggiatoi Tar. Sp. » adunea OPP. Anche per i brachiopodi abbiamo un gran numero di forme nuove particolari al giacimento. Nella rivi- sta dell'elenco colpisce innanzi tutto l'abbondanza delle &lynchonelue e specialmente di quelle del gruppo delle laeves. i La Pygope bipartita, la Waldheimia Beneckei, la Wald. Bohmi, la Rhynchonella latifrons, la Eh. microce- phala, la Eh. brentoniaca sono rappresentate da numerosissimi esemplari; tutte le altre sono più o meno povere di individui. Sopra 27 specie, 18 risultano finora esclusive alla nostra fauna e 9 sono comuni colla fauna a brachiopodi degli strati di Klaus®!. Al confronto colle faune di questi strati rilevasi nella nostra l'assenza della Pygope curviconcha Orr., Terebratula Gefion OrP., Ehynchonella Etalloni Orr., Eh. micula Opp., Rh. Berchta OpP., delle quali l’ultima è da ritenersi fra le specie più importanti degli strati di Klaus, anche perchè caratterizza altri giacimenti con Pos. alpina extralpini, come quelli di Sicilia, secondo quanto risulta dai ben noti lavori del Secuenza e del Dr SterANO. ° Per qualche forma il riferimento a specie di Klaus non è accertato e pressochè tutte le altre offrono differenze più o meno sentite in confronto coi tipi illustrati da OrreL. Degno di nota è pure il fatto, che nessun rapporto esiste coi brachiopodi degli strati a Lioceras opalinum e Ludwigia Murchisonae delle Alpi venete, che in gran numero si conoscono per i lavori di Canavari e dello scrivente, di Vacer, FinkeLsTEMN, Bose e Borro-Micca, ciò che si può dire anche per i molluschi. D'altra parte però devo osservare, che nes- sun rappresentante della fauna a brachiopodi degli strati calloviani del calcare bianco di Vils in Tirolo? tro- vasi nei nostri strati con Pos. alpina. Per riguardo ai brachiopodi adunque nessun altro raffronto utile può farsi se non colla fauna degli strati di Klaus. ! Oprer. Ueber das Vork. von jurass. Posidonomyen-Gest. in den Alpen. Zeitsch. d. Deutsch. geol. Gesellsch., Jahrg. 1863. ? Orpen. Ueber die weissen und rothen Kalke von Vils in Tyrol. Wiirt. natur. Jahr. Jahrg. XVII, 1860. [7] C. F. PARONA 7 Se ora esaminiamo la fauna degli strati con Pos. alpina dei Sette Comuni nel suo insieme, siamo costretti a riconoscere, che nello stato attuale delle cognizioni, non escluse quelle relative ai rapporti di giacitura degli strati stessi, non si può decidere in modo indiscutibile, definitivo la questione della su età, se sia cioè ba- toniuna anzichè calloviana. Tuttavia si può osservare che, se si deve attribuire, per la determinazione crono- logica, maggior valore alle ammoniti, che non ai brachiopodi, devesi ammettere, che nelle ammoniti dell’elenco suesposto, sia nei generi che nelle specie, prevale l'impronta calloviana. Il fatto delle numerose specie di brachiopodi comuni cogli strati di Klaus è certamente significante, ma d’altronde già vedemmo che, pur prevalendo gli elementi datoriani, non mancano in questi strati 1 fossili calloviani. Il sincronismo della fauna di Acque Fredde con quella degli strati con Pos. alpina dei Sette Comuni è sicuro e lo dimostra la presenza delle stesse specie di ammoniti. Ciò. posto, se, alle considerazioni suaccennate a riguardo della più probabili età calloviana della fauna qui studiata, aggiungiamo quelle altre considera- zioni colle quali nel mio lavoro sulla fauna di Acque Fredde mi parve di poter sostenere il riferimento della fauna stessa al Calloviano come il più attendibile, mi trovo in possesso di una serie di argomenti abbastanza convincenti a conferma della opinione, che gli strati con Pos. alpina delle Alpi venete rappresentino il Callo- viano piuttosto che il Batoniano. In ogni modo, indipendentemente dalla questione dell’ età, lo studio di questa fauna, alla cui cognizione io porto un nuovo contributo, parmi riesca utile e che incoraggi a nuove ricerche con promessa di altri risultati interessanti per la geologia veneta in particolare e per le questioni relative alla corologia ed alla evoluzione delle forme, specialmente delle ammonidee, al passaggio tra il Giura medio ed 47 superiore. i Cephalopoda Gen. Atractites Guenset. Atractites (?) intermedium Mcox. (in sch.) — Tav. I [Tav. I], fig. 1, 2. Altre porzioni di fragmocono e concamerazioni isolate ben conservate si aggiunsero a quelle piccolissime già da me ascritte al genere Belemnites (Nota cit., 1880 pag. 13): con tutta probabilità appartengono ad una sola specie. Il margine anteriore delle singole loggie descrive un cerchio quasi perfetto, la loro altezza mi risulta costante rispetto al diametro e misurano poco più di un terzo della maggiore larghezza. L'impressione del sifone sul modello interno delle loggie è assai profonda; a guisa di tubo, di sezione ellittica col diametro maggiore nel senso del raggio delle loggie, ne percorre tutto il fianco, rimanendo aperto per breve tratto nella parte anteriore con incisione allungata subrettangolare e sboccando al margine della faccia convessa con apertura del pari ellittica. Qualche modello presenta sul fianco una o due strie prossime e parallele al margine anteriore del modello sottostante. I due campioni meno incompleti, di forma conica regolare, con- stano l'uno di sei e l’altro di quattro concamerazioni; quest’ultima conserva porzione del guscio, che è as- solutamente liscio. Il modello più grande di loggia ha il diametro di 15 mm. In confronto dell’ Atractites (?) Beneckei Men., recentemente illustrato dal dott. Fvcini!, la forma ora 1 A. Fucini. Nuovi fossili della oolite inferiore del Capo S. Vigilio sul Lago di Garda. Bull. :d. Soc. Malacol. Ital., vol. XVII, pag. 136, tav. IV, fig. 9. Pisa, 1894. 1 8 C. F. PARONA [8] descritta, per il grado di decrescimento delle loggie, accenna ad un cono più breve, presenta circolare an- zichè ellittica la sezione trasversa e più profonda la impressione del sifone. Il dott. Fucini rimase dubbioso circa la determinazione generica delle specie del MeneGHINI, non escludendo ch’essa possa appartenere ad una vera e propria Belemnites: io lo seguirò nel prudente riserbo, perchè, per riguardo ai caratteri generici, la forma da me descritta non è meglio conosciuta, non diversamente di quanto si potrebbe dire a riguardo del- l’ Atractites Nicolisi + del Titonico veronese da me descritto anni addietro. Aveva già distinto con nome nuovo questa forma, quando mi giunse la collezione del Museo di Pisa, nella quale essa è rappresentata da porzioni di piccoli fragmoconi distinti colla denominazione di sua ras intermedium, già da molti anni proposta dal professore MexeGHINI. Località: — Camporovere, Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Gen. Phylloceras Suess. Phylloceras viator D’ OrE. sp. 1842. Ammonites viator D’ OrIGNY. Paleont. frange. Céphalop. jurass., pag. 471, pl. 172, fig. 1,2. x Questa specie è rappresentata da esemplari adulti abbastanza grandi, ma sempre più piccoli di quello figurato dall’ autore. Per quanta cura abbia usato non sono riuscito però ad estrarre dalle roccie neppure un esemplare completo. Al confronto colla descrizione e colle figure di p’OrBIanY, gli esemplari in studio hanno i giri alquanto più depressi; nel resto la somiglianza è perfetta. I giri interni sono completamente lisci e soltanto col diametro di circa 20 mm. presentano ottusissime pieghe, le quali a poco, a poco si ingrossano, fino ad assumere la robustezza ed insieme l'andamento corrispondente a quanto si osserva sulle figure citate. : D'Oriany dice, che in Francia (Basses Alpes) questa specie è propria del Calloviano e che fu trovato anche in Crimea (viaggio di Howwarre pe Heur). È citata con dubbio da Crorrar per il Calloviano dell’ Al- garve occidentale 2. Neumayr 5 espresse delle riserve sopra questa specie; ma il nuovo rinvenimento con- ferma che essa è ben distinta. Fu presa anche in considerazione da Vacek 4 a proposito del Phyll. garda- num Vaco., per i rapporti di affinità di questa sua forma con altre congeneri (7. seroplicatum Haver, Ph. sub- obtusum Kup. sp., Ph. viator D’OrB. sp., Ph. Beneckei Zior., Ph. Rouyanum »’ Oxs. sp.?). RormpLeTz infine la cita per il Dogger superiore insieme a molti brachiopodi del calcare bianco di Vils5 ed Ammoniti del Calloviano. Località: Monte Meleta, Monte Longara. 1 NicoLis e Parona. — Note stratigr. e paleontolog. sul Giura 00: della Prov. di Verona. Bull. d. Soc. Geol. Ital., IV, ‘pag. 62, tav. IV, fig. 3. Roma, 1885. 2 da P. Recherches sur les terr. second. au sud du Sado. Comm. d. Traball. Geolog., pag. 250, 1887. 3 Neumayr. Jurastudien: Die Phill. d. Dogger u. Malm. Jahxb. d. geol. Reichs., Bd. 24, pag. 346, (P7y0I. viator ’'OrB.?), 1874. 4 M. Vacex. UD. d. fauna d. Oolite von Cap S. Vigilio. Abh. d. k. k. geol. Reichs., Wien, Bd. XII, pag. 70, 1886. 5 A proposito della citazione fatta da NeumayR per questa specie e ripetuta da Vacek, faccio osservare, che alla pl. 39 ai N. 4,5 dell’opera di p'OrpionyY ( Céph. crétac.) è figurato l’Amm. infundibulum D’Ors. del Neocomiano, che effettivamente appartiene allo stesso gruppo dell’ Amm. viator. L'Amm. Rouyanus è figurato invece ai N. 3-5 della pl. 140: questa potrebbe essere considerata come forma giovanile liscia dell’Amm. infundibulum; noto però che, ad ammettere questo legame, si oppone. il fatto della sezione assai diversa dei giri. © RormeLerz A. Geolog.- palacontol. Monog. d. Vilser Alpen. Palacontogr., Bd. XXXIII, pag. 39, 1886. [9] C. F. PARONA 9 Phylloceras subobtusum Kup. sp. 1894. Phylloceras subobtusum Kup.-sp. — C. F. Parona. Mem. cit., pag. 11 (cum syn.). Numerosissimi sono gli esemplari di questa specie negli strati a Pos. alpina; piuttosto rari sono però gli esemplari adulti, provvisti della caratteristica ornamentazione, che, come è noto, compare solo in quelli che hanno un diametro superiore ai 15 o 20 mm. A questa stessa specie ascrivo anche gli esemplari, che nel mio primo lavoro (nota cit., 1880, pag. 15) riferiù al Ph. Kudernatschi v. Haver sp., indotto in errore, perchè allora ebbi in esame soltanto dei piccoli modelli lisci. i Forse, come il Ph. posalpinum De Grec. rappresenta la forma giovanile del ‘Ph. subobtusum, il frammento di ammonidea denominato dal Dr GrEGorIO Oppelia fractina rappresenta la forma adulta della stessa specie (De Grecorio, Monogr. citata, 1886, pag. 13, pl. I, fig. 26). Località: Camporovere, Ponte sul Ghelpa, Monte Meleta, Monte Longara. Phylloceras Kunti Nruw. 1871. Ph. Kunti Neumayr. Jurastudien. Die Phylloceraten ecc., pag. 312 (Taf. XII, fig. 6), Taf. XIII, fig. 1. 1872. Ph. Kunti Neux. Grniennaro. Sopra è Cefalopodi della zona con Stephan. macrocephalum della Rocca chi parra presso Calatafimi, prov. di Trapani. Atti R. Acc. Gioenia, ser. 3., t. VII, pag. 8, tav. H, fig: (9,4 Un esemplare completo (diam. 18 mm.) e due frammenti così ben caratterizzati dalla forma dei fianchi e dalla ornamentazione da lasciare sicuri della esattezza della determinazione. Località: Monte Meleta, Monte Longara. a Phylloceras mediterraneum Nruw. 1894. Ph. mediterraneum Neum. — C. F. Parona. Mem. cit., pag. 12 (cum syn.). x Questa specie è rappresentata da pochi e piccoli esemplari assai bene caratterizzati. Località: Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa, Phylloceras ovale Pomp. (?). 1893. Ph. ovale J. F. PowpeckJ. Beitr. zu einer Rev. der Amm. des Schwib. Jura, pag. 48, Taf. I, fig. 4, 5. Pochi esemplari, che nell’andamento dei solchi, forma ed ampiezza dell’ ombelico corrispondono al PR. ovale Powp. del Calloviano superiore: sono grandi la metà circa dell’ esemplare figurato dall'autore e presentano i fianchi alquanto meno convessi. Quest'ultimo carattere mi consiglia a lasciare incerto il riferimento. Località: Monte Meleta. Phylloceras slamisum De GrEG. 1894. Ph. slamisum De Greg. — 0. F. Parona. Mem. cit., pag. 13, tav. I, fig. 3, 6. Pochi esemplari. Località: Monte Longara. Palaentographia italica, vol. I. 2 10 C. F. PARONA [10] Phylloceras subpartitum Par. 1880. Ph. subpartitum C. F. Parona. Not. cit., pag. 16, tav. V, fig. 4. — 1894 Id., Mem. cit., pag. 12, tav. I, fig. 2. Da un frammento mi risulta, che questa specie raggiunge dimensioni maggiori di quelle riscontrate fi- nora; essa sembra corrispondere ad un esemplare del diametro di circa 25 mm. Un altro esemplare poi, che presenta il guscio eccezionalmente ben conservato, dimostra, contrariamente a quanto osservai finora, che il guscio stesso non è completamente liscio nei giri più esterni, sui quali invece si notano delle linee di acere- scimento distinte, per quanto fine. Località: Camporovere, Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Phylloceras subtortisulcatum Pomp. (?) 1893. Ph. subtortisulcatum J.F. Poxpecks. Op. cit., pag. 62, Taf. I, fig. 9 (cum syn.). Parecchi esemplari incompletamente sviluppati, coi solchi non manifesti, o appena impressi, sicchè non credo di poter dare per sicura la determinazione, che ritengo però assai probabile, in vista della forma ap- piattita dei fianchi e della larghezza dal lato esterno dei giri, nonchè dei caratteri dell’ombelico ampio ed a margine angoloso. Anche il Ph. subtortisulcatum è specie del Calloviano superiore. Località: Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. - Gen. Lytoceras Surss. Lytoceras Adeloides Kup. sp. 1872. Lyt. Adeloides Kup. sp. G. G. GemmeLtaRro. Sopra è Cefalop. della xona con Steph. macrocephalum ecc. p. 15, tav. V, fig. 4,5. i 1894. Lyt. Adeloides Kup. sp. Parona. Mem. cit., pag. 15 (cum syn.). Oltre a piccoli esemplari identici a quelli trovati ad Acque Fredde, riscontrai diversi frammenti di esem- plari abbastanza grandi, sui quali si osserva distinta la caratteristica ornamentazione, sicchè rimane escluso ogni dubbio sulla presenza di questa specie negli strati con Pos. alpina. Località: Monte Meleta. Lytoceras Nicolisi Par. 1894. Lyt. Nicolisi C. F. Parona. Mem. cit., pag. 16, tav. I, fig. 10-13 (non 14). Numerosi esemplari ben caratterizzati, che corrispondono perfettamente alla forma di Acque Fredde. I giri più interni del L. Nicolisi sembrano corrispondere al Lyt. Guiscardi De. Greaorio (Monogr. cit., 1886, pag. 12, pl. I, fig. 14 e 21); ma la descrizione incompleta e le figure poco ben riuscite del Lyt. Guiscardîî, mentre sono insufficienti per riconoscervi una nuova specie, non mi permettono di risolvere il dubbio circa l'identità sua col Lyt. Nicolisi. è Località: Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. [11] C. F. PARONA 4 11 Lytoceras pluriannulatum n. f. 1894. Lyt. Nicolisi, var. pluriannulatum C. F. Parona. Mem. cit. pag. 16, tav. I, fig. 14. Fra i numerosi litoceratidi avuti in esame, ho trovato parecchi esemplari, che ripetono i caratteri di or- namentazione per i quali l’unico esemplare proveniente da Acque Fredde fu da me tenuto distinto dal Lyt. Nicolisi come varietà. Ora i nuovi individui mi permettono di separare definitivamente le due forme, in quanto che, oltre alla caratteristica ornamentazione, il Lyt. pluriannulatum presenta anche minore lo spessore dei giri, così da ricordare per questo riguardo il Lyt. tripartitum Rasp. dell’ Oxfordiano !. A complemento della de- scrizione già data aggiungerò, che gli anelli mancano completamente o quasi sui giri interni e di rado si os- servano in esemplari, che non superino il diametro di mm. 15. Località: Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Lytoceras meletense n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 3. Conchiglia ad accrescimento assai rapido; i giri si sovrappongono ricoprendosi per un terzo circa del loto spessore, sono assai convessi sui fianchi e sul lato esterno, presentano una sezione subcircolare ed il loro spessore supera l’altezza; il contorno ombelicale è arrotondato; l'ombelico stretto e profondo. Il guscio è liscio e lievemente ondulato per qualche linea di accrescimento più pronunciata. Il più conservato fra i maggiori esemplari misura: diametro 24 mm., altezza dell’ultimo giro mm. 10, suo spessore mm. 12, larghezza dell’ombelico mm. 55. Con questo diametro la camera di dimora occupa la metà dell’ultimo giro. Le traccie della linea lobale sono incerte nei dettagli, ma complessivamente sufficienti per comprovare, che questa forma appartiene al genere Lytoceras. Lo spessore dei giri, la rapidità di sviluppo, per cui questo Lytoceras si scambierebbe nella forma con un PhyMloceras, lo distinguono dai congeneri coevi e per tali caratteri sì avvicina al Lyt. amplum Opp.? della zona ad H. Murchisonae. Se ne distingue tuttavia per la minor larghezza dei giri, per la minor convessità del lato esterno, nonchè per le dimensioni diversissime. Località: Monte Meleta. Gen. Harpoceras Vuiicen. Harpoceras minutum Par. — Tav. I [Tav. I], fig. 4. 1880. Harp. minutum C.F. Parona. Nota cit., pag. 14, tav. V, fig. 3. Ristudiando questa specie ho potuto convincermi, che le coste falciformi e proverse di rado oltrepassano colla loro estremità attenuata la linea mediana del fianco dei giri, dove in generale esse si riuniscono a coppie: la metà interna del fianco rimane quindi liscia. Per qualche carattere ornamentale questa specie sembrerebbe un Hecticoceras; tuttavia non la riferisco a questo genere, stante la mancanza di nodi e l’appiattamento e lo spessore del lato esterno carenato ed’ anche perchè rimane sconosciuta la linea lobale. Il carattere appunto del lato esterno largo ed appiattito, che fa un angolo ben spiccato coi fianchi, la distingue facilmente dal Lunuloceras Stevensoni De GrEG. sp. 1 D'OrBIGNY. Céph. jurass., pag. 496, pl. 197. ? Oppen. Pal. Mitth., pag. 145, tab. 45, fig. 1, 1862. 12 C. F. PARONA i [12] Bose e Fwxersren ! trovarono negli strati con Pos. alpina di Castel Tesino una forma, che differisce per le maggiori dimensioni dalla nostra e che distinsero come Harp. cfr. minutum Par. Località: Camporovere. Gen. Hecticoceras Bon. Hecticoceras (?) pingue Par. — Tav. I [Tav. I], fig. 5. 1880. Harp. pingue C. F. Parona. Nota cit., pag. 13, tav. V, fig. 2. L’esame di buon numero di esemplari, fra i quali parecchi di dimensioni relativamente grandi, mi per- mette di aggiungere nuovi dati alla diagnosi di questa specie. I giri iniziali sono lisci e solo quando la con- chiglia raggiunge il diametro di 5 mm. comincia a presentare traccia della carena e delle coste. Queste si fanno gradatamente più evidenti, a forma di grossi archi retroversi sulla parte più esterna dei fianchi, pas- santi sul lato esterno, dove raggiungono la loro maggior grossezza e dove anche la carena va ingrossando, nel tempo stesso che si fanno più spiccati i solchi, che la separano dalle estremità delle coste. Più tardi il lato esterno, dapprima convesso, si appiattisce alquanto e le coste diventano ancora più robuste e si spingono più addentro sul fianco: qualcuna si riunisce alla attigua verso il mezzo del fianco stesso, altre si ripiegano bruscamente ad angolo in questo punto e dirigendosi all'indietro ed assottigliandosi raggiungono il margine ombelicale. Taluni esemplari si distinguono perchè hanno il lato esterno più appiattito e più largo e le coste singolarmente grosse. Il più grande esemplare presenta 18 mm. di diametro; sonvi però anche dei frammenti appartenenti ad individui di diam. maggiore. Presento un nuovo disegno di questa specie, perchè le figure da me eseguite nel 1880 furono inesattamente riprodotte dal litografo. Non avendo potuto scoprire la linea lobale, il riferimento generico rimane dubbio. Questa forma appartiene al gruppo degli Harp. ignobile (Sow.) WaicEN e Harp. crassifalcatum WAAGEN® del Calloviano e dello Harp. retrocostatus De Gross.8 degli strati superiori del Batoniano. È particolarmente affine a quest’ultima specie, pur differendone per la minor ampiezza dell’ombelico, e per l’ornamentazione più grossolana. De Grossouvre per lo H. retrocostatus, come già aveva fatto io per lo H. pingue, accennò ad ana- logie coll’ Amm. cyeloides D’OrB., arpoceratide per il quale Buckmann (1888) stabilì il nuovo genere Pecilo- morphus, che ha rappresentanti nel Toarciano e nell’Oolite inferiore. Ora se lo H. pingue appartiene realmente, come mi sembra, al gruppo dell’Amm. ignobile Sow. e se, per la determinazione generica di questo gruppo, ci atteniamo alla linea lobale data dal Waagen per l’ammonite stesso, dobbiamo riferirlo piuttosto alla fami- glia Oppelidae. D'altra parte la mancanza di nodosità alle coste mi lascia dubbioso anche in riguardo alla sua spettanza al genere Mecticoceras. Le forme che il De Gregorio distingue come specie coi nomi Harp. ramiatum (Monogr. cit., 1886, pag. 17 pl. I, fig. 17), Amm. zellus (ibid., fig. 18) e Harp. camporoverense (ibid., fig. 20) appartengono alla specie sud- descritta. Località: Camporovere, Monte Meleta. Monte Longara, Ponte del Ghelpa. ! Buse u. Fingersren. Die Mitteljurass. Brach.- Schicht. bei Castel Tesino in Oestlichen Stdtyrol, pag. 282, 1892. ? Waagen. Cephalopod. of Kutch, pl. XII, fig. 1 e 2, 6 è 7, 1875. ? De Gnrossovvre. Lt. sur l'étage Bathonien. Boll. d. 1. Soc. géol. de France, XVI, pl. III, fig. 8, 9, 1888. [13] C. F. PARONA 13 Hecticoreras (Lunuloceras) canovincola Dr Gris. sp. — Tav. I [Tav. I), fig. 6. 1886. Harpoceras canovincola (e mut. pluricosta) De GrEGoRrIo. Monogr. cit., pag. 12, pl. I, 15 e 16. Gli esemplari di questa specie si distinguono dalla forma giovanile della Opp. propefusca Dx GrEe. perchè sono più convessi e perchè in essi la comparsa delle coste è più precoce. Gli esemplari in esame differiscono alquanto dalle figure di Dr Gregorio, perchè le loro coste, come avviene in generale nelle specie congeneri, non si estendono fino al margine ombelicale e sono più spiccatamente retroverse ed assai meno accentuate nella prima metà dell'ultimo giro. Anche la sezione dei giri è alquanto diversa. Credo quindi opportuno di dare nuove figure per questa specie, come si presenta negli esemplari da me studiati. Località: Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Hecticoceras (Lunuloceras) Stevensoni Dr Gre. sp. — Tav. I [Tav. I], fig. 7. 1886. Ammonites Stevensoni Da GrEGoRIO. Monogr. cit., pag. 13, pl. I, fig. 23. Dagli esemplari in esame mi risulterebbe, che in questa specie l'ombelico è più stretto di quanto si os- serva nella figura di Dr Gregorio e che il margine ombelicale è segnato da un angolo assai ottuso: anche in questa specie i giri iniziali sono lisci. Solo per la minor ampiezza dell’ombelico e per il contorno suo ad angolo ottuso si differenzia questa forma dall’ Amm. hecticus lunula Quansr.* Località: Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Gen. Oppelia Waicen. Oppelia vicetina Par. — Tav. I [Tav. I], fig. 10. 1880. Haploceras vicetinum Parona. Nota cit., pag. 19, tav. V, fig. 7. Anche per questa specie l'esame di nuovi esemplari mi permette di conoscerne meno imperfettam ente i caratteri e di rettificare il riferimento generico. Per la forma della conchiglia e del suo peristoma si avvicina d’assai alla Opp. nimbata OrP., ma ne differisce per la maggior ampiezza dell’ombelico e per la ornamenta- zione simile a quella della Opp. fialar Orp. sp. e dell’ Opp. Gessneri OrP. sp., tutte specie meno ‘antiche. Località: Camporovere, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Oppelia subtilicostata n. f..— Tav. I [Tav. I], fig. 11. Conchiglia discoidale, assai compressa: i giri nello svolgersi della spira si ricoprono per due terzi della loro altezza, sicchè l'ombelico rimane abbastanza ampio: il rapporto fra lo spessore e l’altezza varia grada- tamente dai giri interni verso gli esterni, nel senso che questi diventano più sottili, più appiattiti e più alti e conseguentemente si riduce alquanto anche l'ampiezza dell’ombelico. Il lato esterno è assai convesso e si eleva a formare una cresta acuta, non una vera carena ben individualizzata. I giri interni sono lisci fino al diametro di 100 mm., poi acquistano delle costicine limitate alla zona marginale esterna, falciformi, nume- 1 QuensteDT. Die Amm. Schwib. Jura (Br. Jura), Taf. 82, fig. 49, 1886-87. la C. F. PARONA [14] rose, assai proverse e che si perdono sul lato esterno. Nella restante parte dei fianchi, si osservano delle in- crespature flessuose, che sembrano risaltare dalla riunione in fasci delle costicine marginali e che, dopo es- sersi geniculate all’avanti, sfumano prima di raggiungere il margine ombellicale subangolato. L’esemplare più completo e più grande è ben conservato fino al diametro di 20 mm.: con tale dimen- sione misura 9 mm. nell’altezza del giro esterno, 5 mm. nello spessore dello stesso e 4,5 mm. nell’ampiezza dell’ombelico. Il giro esterno continua mutilato fino a raggiungere il diametro di mm. 28. Si tratta dunque di un esemplare ben sviluppato. Questa forma evidentemente appartiene al gruppo dell’ Oppelia substriata Sow. sp. ma la maggior ampiezza dell'ombelico la distingue in generale dalle varie specie, che costituiscono il gruppo stesso! ed in partico- lare dal tipo della Opp. subcostaria Orr. sp.? della zona a Macroceph. macrocephalum, che per le dimensioni e per l’ornamentazione, più che ogni altra le è affine, sebbene abbia le coste assai più grosse. Tanto meno poi essa si avvicina alla figura che Waagen® dà della forma giovanile e della forma adulta di questa stessa specie. Si distingue poi, specialmente pes la forma del lato esterno, anche dalle Opp. gracililobata Vac. e Opp. subplicatella Vac. 4 Località: Monte Longara, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Oppelia propefusca De Gree. — Tav. I [Tav. I], fig. 8,9. 1886. Oppelia? propefusca De GrEGoRrIO. Monogr. cit., pag. 13, pl. I, fig. 25. Conservando questa specie, devo far notare che la figura datane dal marchese De GreGoRIO, confrontata coi numerosi esemplari da me veduti, appare poco esatta, perchè, oltre alla mancanza della carena, presenta le coste troppo numerose e troppo proverse. Il riferimento al genere Oppelia è confermato anche dai carat- teri della linea lobale, della quale mi fu possibile rilevare parzialmente il primo ed il secondo lobo laterale (fig. 8). In questa specie i giri sono alti, i fianchi appiattiti, il lato esterno arrotondato e con alta carena: i giri più interni sono completamente lisci; la carena compare al diametro di ò mm., mentre i fianchi si con- servano lisci, segnati soltanto da solchi poco pronunciati flessuosi, spesso mancanti, che si dipartono dal mar- gine arrotondato dell’ombelico stretto e profondo. Col diametro di circa 12 mm. appaiono delle costole ar- cuate, concave all’avanti, grosse al margine esterno, presso la carena, e che si assottigliano sui fianchi fino a scomparire verso il loro mezzo; soltanto sull'ultima parte della camera di dimora oltrepassano questo li- mite, piegandosi a ginocchio, in corrispondenza di un tenuissimo solco mediano, limitato alla stessa camera di dimora, la quale, nell’esemplare disegnato, che non è dei più grandi, occupa oltre un terzo dell’ ultimo giro. La descritta ornamentazione spetta al modello interno, mentre il guscio, di cui rarissimi esemplari con- servano qualche lembo, appare liscio anche nella forma adulta o lievemente ondulato, in corrispondenza delle: coste del sottostante modello. Specialmente la forma del lato esterno e la più obuste ornamentazione distinguono questa specie dalla Opp. fusca Quensr. del Batoniano: per questi stessi caratteri e per il margine ombelicale arrotondato differisce: n LATI PALAIA . 1 W. Waacen Die Formenreihe des Amm. subradiatus Sow. Geogn. Palaeont. Beitr. v. Benecke, II. Bd., pag. 179, 1869. ? Oppen. Palacontol. Mitth., pag. 149, tab. 48, fig. 2, 1862. 3 Waagen. Op. cit., tab. 19, fig. 2 e 4. 4 Vacex. Ool. v. S. Vigilio, Taf. X, fig. 1., Taf. XI, fig. 13. x [15] C. F. PARONA 15 dalla Opp. subcostaria Orr., del Calloviano. Per la grossezza e disposizione delle coste ed anche per la forma della. conchiglia si. avvicina molto allo Hecticoceras (Lunuloceras) nodosulcatum Lanvs.! sp. Località: Monte Longara, Monte Meleta. Gen. Qecotraustes Wu. Oecotraustes minor n. f. — T. I [Tav. I], fig. 12. Conchiglia subdiscoidale; nell’avvolgimento della spira i giri si ricoprono di oltre la metà fino ad un terzo dell’ultimo giro, il quale poi si sviluppa diminuendo d'altezza, così che, cessando la: spira di svolgersi regolarmente, il margine ombelicale ed il margine esterno dei giri si fanno alquanto gibbosi. L'ombelico è abbastanza ampio e profondo, il suo margine è arrotondato: i fianchi dei giri sono di poco convessi e si incurvano a formare il lato esterno largo e convesso fino in vicinanza del peristoma, dove si appiattisce. Non si conosce lo stato di superficie dei giri interni; sulla prima metà dell’ultimo giro, a poca distanza dal mar- gine ombelicale, nascono delle coste semplici, che con andamento falciforme ed ingrossando passano sul lato esterno sul quale si incurvano all’avanti; sulla seconda metà le coste sono limitate alla parte esterna dei fianchi ed al lato esterno. Il peristoma è guasto. Dei due esemplari il maggiore mlsura: diametro mm. 16, altezza dell'ultimo giro mm. 6,5, sua larghezza mm. 5, ampiezza dell’ombelico mm. 5. Nessuna traccia di linea lobale. La diversa ornamentazione ed anche la diversa forma del lato esterno distinguono questa specie dal- 1° Oecotraustes serrigerus Waacen del Batoniano superiore. Località: Monte Meleta. Gen. Cadomoceras Mux. Ca. Cadomoceras nepos n. f. -- Tav. I [Tav. I], fig. 13. Conchiglia discoidale: i giri si ricoprono quasi completamente nella parte interna della spira, la quale, ad un terzo circa del suo ultimo giro, interrompe il suo regolare andamento, cresce eccentricamente e forma una gibbosità. La sezione dei givi è ellittica, tranne in vicinanza del peristoma, dove il lato esterno è ap- piattito per un breve tratto, in corrispondenza del quale la zona esterna dei fianchi è ornata da pieghe ar- cuate, concave all’avanti, che girano sul lato esterno, dove si incurvano in senso opposto: nel resto la con- chiglia è completamente liscia. L'ombelico è stretto, a margine angoloso nella seconda metà dell’ultimo giro, arrotondato più internamente. Il peristoma a ciascun lato è formato di una linguetta, che poi si allarga in ‘una orecchietta di forma bilobata, per quanto si può arguire dallo stato di conservazione; in alto si protende poco all’avanti con una breve lamina più stretta del dorso e tronca. Di questa specie posseggo tre esemplari più o meno completi e due incompleti. L’esemplare figurato ha i Lanusen. Fauna jurass. riesansch., pag. 75, tab. XI, fig. 17, 18 (Harpoceras), 1883. ? Munier-CHanmas. Sur la possibilité d’admettre un dimorphisme sexuel chez les Ammonitides. Bull. d. 1. Soc. géol. de France. 3.8 sér., T. 20, C. R., pag. CLXXI, 1892. Per quanto mi consta, finora non fu data la diagnosi di questo n. g., sicchè, essendo sco- nosciuta la linea lobale degli esemplari della forma da me descritta, non posso pronunciarmi sui caratteri differenziali suoi in con- fronto del gen. Oecotraustes. 16 C. F. PARONA [16] il diametro di 20 mm., lo spessore dell'ultimo giro di mm. 6, l’altezza dello stesso di mm. 8 e l'ombelico, dove cessa la regolarità di svolgimento spirale, è ampio mm. 3. Questa forma è strettamente affine all’Amm. cadorensis Derr.*! del Bajociano; ne differisce tuttavia perchè la sua ornanîentazione è limitata all'ultima porzione del giro esterno, che si inserisce sulla spira in modo più distintamente obliquo. A riguardo della scultura la differenza è ancora più spiccata in confronto colla figura della stessa specie data da BrrnArD?, mentre la somiglianza è maggiore per il peristoma, che nella figura di questo autore ha forma assai diversa da quella del peristoma figurato da p’OrBieny. BernARD ascrive l’Amm. cadonensis al genere Haploceras. ì Località: Monte Meleta. Gen. Sphaeroceras Bars. Sphaeroceras pilula n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 14, 15. Conchiglia globosa, a spira assai involuta, a giri assai più larghi che alti, con ombelico strettissimo, coartato. L’ornamentazione è fine assai e data da costicine numerosissime, filiformi, molto proverse, semplici, che a poca distanza dall’arrotondato contorno ombelicale si sdoppiano o, raramente, si suddividono in tre co- sticine ancora più fine, le quali arcuandosi all’avanti, decorrono sul lato esterno ampio ed assai convesso. In corrispondenza della camera di abitazione il giro si impiccolisce, senza che la spira diventi distintamente gib- bosa. La forma del peristoma rimane sconosciuta. I giri interni fino al diametro di circa 6 mm. sono affatto lisci. Linea lobale raramente manifesta e con traccie incertissime. Fra i numerosissimi esemplari, quello più grande misura: diametro mm. 19, altezza della porzione impic- ciolita dell’ultimo giro mm. 9, sua larghezza mm. 13. Questa forma differisce dallo Sph. Brongniarti Sow. sp.* dell’Oolite inferiore, perchè è assai più rigon- fio, quasi sferico. Non può essere riunito allo Spl. Davauri A. De Gross. perchè è meno prominente nel contorno ombelicale; d’altra parte è in questa stessa regione bastantemente arrotondato e convesso per re- stare ben distinto dallo Sph. Bombur Orr.?. sp. La specie cui più si avvicina è lo Spr. globuliforme Gewm.8, pur differendone, oltrechè per la grandezza di gran lunga minore, per avere il lato esterno più convesso. Localilà: Camporovere, Ponte del Ghelpa, Monte Meleta, Monte Longara. Sphaeroceras auritum n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 16. Conchiglia subglobosa, un poco appiattita sui fianchi, a spira involuta, a giri più larghi che alti, con ombelico stretto e coartato. I giri sono ornati nella regione ombelicale da numerose coste semplici, arcuate, proverse, che, sdoppiandosi e conservandosi robuste, descrivono archi proversi sull’arrotondato lato esterno. 1 p'Orpignr. Pal. fr., Céph. jurass., pag. 388, pl. 129, fig. 4-6, 1842. 2 F. Bernarp. Hléments de Paléontologie. pag. 629, fig. 339 A. B., Paris, 1895. 3 pD'Orpranr. Céph. jur., pl. 140, fig. 3,8 (non Amm. Gervilli). 4 A. De Grossouvre. Callovien de l'ovest de la France. Bull. d. 1. Soc. géol. de France, 3.9 sér., t. XIX, pag. 261, pl. IX, fig. 6, 1891. 5 Opper. Palacontol. Mittheil., tab. 48, fig. 3, 1862-65. © Gemmernaro. Sopra i Cefalopodi della zona con Steph. macrocephalum della Rocca chi parra presso Calatafimi, pag. 6, tav. III, fig. 5, 1872. [17] 1 C. F. PARONA 17 I giri interni col diametro di 3 mm. già presentano l’ornamentazione descritta. L'ultimo giro si impicciolisce dove forma la camera d’abitazione e termina con un peristoma sviluppatissimo, formato da un’orecchietta bi- lobata per ciascun lato e, superiormente, da un cercine inciso nel mezzo, cui fa seguito una piega paralle- lamente disposta, che nella parte mediana sì ingrossa a tubercolo, e poi una lamina sinuosa al margine, che si restringe all’avanti in punta arrotondata. Nessuna traccia di linea lobale. Il più grande esemplare completo ha il diametro di mm. 12, l’altezza dell’ultimo giro alla base del pe- ristoma di mm. 7, la sua larghezza di mm. 8. Questa forma, comune quanto lo Sph. pilula, se ne distingue facilmente per la diversa forma e per l’orna- mentazione più robusta anche nei giri interni. È assai affine allo Sph Brongniarti Sow. sp. citato in confronto della forma precedente, ma credo opportuno di non riferirlo a questa specie, più antica, specialmente per la conformazione diversa del peristoma. | . Località: Camporovere, Ponte del Ghelpa, Monte Meleta, Monte Longara. Sphaeroceras (?) disputabile n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 17. Conchiglia piccolissima, globosa, coi giri più larghi che alti, con ombelico relativamente ampio e ‘pro- fondo; nella prima metà dell'ultimo giro è ornata da costelline appena visibili, che attraversano regolarmezte e senza interrompersì il lato esterno; a metà del giro stesso-si nota una strozzatura, la quale sul lato esterno si imeurva all'indietro; nella restante parte esso devia dal regolare andamento della spira e cangia d’orna- mentazione: le costicine passando sul lato esterno si suddividono e con andamento retroverso. si piegano ad’ angolo, aperto all’avanti, in corrispondenza della linea mediana, percorsa da un profondo e largo solco, che si arresta al peristoma. Il peristoma è preceduto da una ampia e profonda strozzatura proversa ed è formata da un largo labbro laminare, espanso all’avanti e sui fianchi. Il diametro è di mm. 5,5, l'altezza dell’ultimo giro è di mm. 2,5, la larghezza sua di mm. 3,5. Mi mancano dati sufficienti per poter asserire, che questa forma singolare appartenga con certezza al genere Sphaeroceras. Per il tipo di ornamentazione della seconda metà dell’ultimo giro e per la deviazione, con tendenza. alla genicolatura, che questa stessa parte presenta sullo sviluppo regolare della spira la si di- rebbe una forma di passaggio al genere Oecoptychius. ! Località: Monte Meleta. Gen. Stephanoceras Waicen (emend. Zirr.). Stephanoceras gibbum n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 19. x Questa forma è strettamente affine allo Stephanoceras Braickenridgi Sow.1 dell’ Oolite inferiore. Ne differisce, oltrechè per le dimensioni assai più piccole, per la maggior grossezza dei nodi, per aver il lato esterno assai più compresso, caratteri questi per cui: si avvicina agli Steph. coronatum Brue.? e Steph. Renardi Nux. 3, e poi perchè la porzione terminale dell’ultimo giro si impicciolisce, diminuendo di spessore i Sowersr.. Min. Conch., t. II pag. 187, tab. 184. — D’OrBIGNY. Céph. jurass., pag. 400, pl. 135, fig. 2-3, 1842. ? p’OrBIGnY. Ibid., pag. 465, pl. 168 (non 169). : 3 Neumayr. Ornatenthone v. Tschulkovo. Geogn.-pal. Beitr. Beneck., tab. XXV, fig. 3, 1876. — Nixirtim. Jura v. Elatma, pag 38, tab. 4, fig. 24, 1885. Palaentographia italica, vol. I. ì j 3 18 C. F. PARONA _ [18] e di altezza, di guisa che la spira in questa parte si deforma, diventando gibbosa: di più le orecchiette, che lateralmente costituiscono il peristoma, sono assai più divaricate. Nessuno dei numerosi esemplari raggiunge il diametro di 10 mm.: i primi giri interni, mentre portano più o meno sviluppati i nodi, mancano di costicine. Il marchese De Gregorio distingue fra gli ammoniti del calcare con Pos. alpina un “ Groupe de l’Amm. coronatus Derr. , e stabilisce le specie A. alfinus, betinus, gamminus, deltinus (e var. sbinus), epsilinus, ze- tinus ed etinus (Monogr. cit., 1886, pag. 12, pl. I, fig. 6-12). Dalle diagnosi insufficienti e dalle figure poco felici non si possono rilevare i caratteri specifici differenziali, nè sulle figure stesse è segnata la corona di tubercoli. Probabilmente qualcuna di queste forme (fig. 5, fig. 9) spetta al genere eineckeia. Località: Monte Longara, Monte Meleta, Ponte del .Ghelpa. Stephanoceras rotula n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 18. Conchiglia appiattita sui fianchi e sul lato esterno, a lento sviluppo, con giri più larghi che alti, che nell’avvolgersi della spira sì toccano appena, così da restarne coperto soltanto il lato esterno; ombelico lar- ghissimo lievemente depresso nel mezzo. I fianchi dei giri inclinano verso l’ombelico e sono ornati da coste diritte, robuste, arrotondate, proverse, in numero di 18 a 20, che mettono capo al limite col lato esterno, formandovi un noduletto, alquanto adunco verso l’indietro. Da ciascun noduletto si staccano due coste mi- nori, che arcuandosi fortemente all’avanti attraversano il lato esterno e vanno a riunirsi al noduletto cor- rispondente ed opposto. Ogni giro porta inoltre tre strozzature. L’esemplare completo più grande misura: diametro 15 mm., altezza dell'ultimo giro 3,5 mm., sua larghezza 6 mm., ampiezza dell’ombelico 7 mm. — Qualche frammento accenna ad esemplari di maggiore grandezza. Questa forma ha stretta parentela collo Steph. Blagdeni »'Ors.! (non Sow.) dell’ Oolite inferiore: ne differisce, oltrechè per le dimensioni di gran lunga minori, per il più lento sviluppo della spira e per il mag- gior numero delle coste. Per la diversa sezione dei giri, maggior larghezza dei fianchi ed ornamentazione più fitta si distingue anche dall’Amm. euryodos QueNsTEDT ?. Località: Monte Meleta. Stephanoceras venetum n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 21. Questa forma, mentre nel modo di sviluppo della spira e nella sezione dei giri si uniforma alla Reineckeia Sansonii, che descriverò più avanti, ne differisce in modo evidente per la ornamentazione. I giri presentano delle coste semplici, diritte, arrotondate e numerose (oltre 30 sull'ultimo giro), radialmente disposte, che si staccano dalla sutura ombelicale e si arrestano prima di toccare la metà altezza del giro, formando un tu- bercoletto arrotondato. Nei giri interni la serie dei tubercoli rimane alquanto «iscosta dalla sutura ombeli- cale: da ciascun tubercolo si dipartono tre, raramente due, costicine, le quali decorrono regolarmente attra- verso il lato esterno: soltanto sull’ultimo giro sono assottigliate in corrispondenza di un largo solco, che segna la linea mediana del lato stesso. Ogni giro interno presenta quattro strozzature poco pronunciate. L’ul- tima linea lobale, di cui ho potuto disegnare il lobo sifonale ed il primo lobo laterale, trovasi a metà del giro esterno. Questo giro, nella porzione corrispondente alla camera d’ abitazione, si restringe alquanto, perde 1 p'Orpiony. Céph. jurass., pl 132, 1842. 3 ? Quensrenr. Die Amm. d.Schwib. Jura (B. J. .), tab. 74, fig. 4-9, 1886-87. ra Pe ne [19] i i C. F. PARONA 19 il solco sul lato esterno, alle fine costicine sostituisce poche coste grossolane, finchè si allarga di nuovo ra- pidamente a formare il peristoma definitivo; che nell’ esemplare in esame è solo in piccola parte conservato. Diametro 29 mm., altezza massima dell'ultimo giro mm. 8, larghezza massima 14 mm., ampiezza dell’ om- belico 12 mm. Per la sezione dei giri ed anche per l’ornamentazione a fitte costicine questa forma appartiene al ge- nere Stephanoceras, mentre per la presenza del solco mediano sul lato esterno e per la costituzione della linea lobale si avvicinerebbe piuttosto al genere Reineckeia: per tali caratteri comuni la si direbbe una forma di passaggio fra i due generi. Talune delle forme raggruppate da Quensrent! nel gruppo Amm. Parkinsoni anceps somigliano assai nella scultura allo Stephanoceras venetum, differendone del tutto nella sezione dei giri.’ Per la sezione dei giri, più che per l’ornamentazione, meglio si avvicina a qualche forma del gruppo Amm. anceps extinctus * È evidente la sua rato collo Sfephanoceras rectelobatum Haver 3 degli strati di Klaus e che Bose e FmxeLsrem citano per gli strati con Pos. alpina del M. Agaro presso Castel Tesino 4. Le differenze sono tuttavia numerose e tali da impedire un ravvicinamento delle due forme: accennerò solo a quelle relative ai caratteri del peristoma, all'andamento delle coste specialmente fra la sutura ombelicale e la serie dei nodi, alla linea lobale. Probabilmeute allo StepA. venetum appartiene l’ esemplare mal conservato di Camporovere *, 9 già con dubbio da me riferito alla specie di Haurr. Località: Ponte del Ghelpa. Gen. Reineckeia Barre. Reineckeia Greppini Orp. sp. 1870. Per isph. oxyptychus Neumavr. Ueb. cin. neue od. wenig. bel. Cephal. d. Macroceph.-Sch., Jahrb. d. k. k. geol. Reichs., Taf. VIII, fig. 2. 1881. Rein. Greppini On. Sp. ca G., Zur Kennt. der Jura-und Kreideform. von Caracoles (Bolivia). N. Jahrb. f. M. G. u. P., I. Beil.-Bd., pag. 288. 1881. Rein. Greppini Orr. sp. Unnic. Ueb. d. Fauna d. roth. Kellow., pag. 392, Taf. VII, fig. 6 (cumsyn.). Parecchi esemplari incompleti, dei quali il più grande avrà avuto il diametro di circa 30 mm. Esso ri- produce abbastanza fedelmente i caratteri d’ornamentazione delle figure di NeumAyr: per gli altri esemplari ‘assai più ES sì ha un buon riscontro nelle figure di UnLIG. i Reineckeia Sansonii n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 20. Conchiglia a. giri bassi ed assai larghi, poco ricoprentisi nello svolgersi della spira di sviluppo assai lento: ombelico ampio e profondo: l’ornamentazione è data nella parte interna dei fianchi da grosse coste, in numero di 27 circa per ciascun giro, lamellari sul giro esterno, ottuse sugli interni, proverse, rettilinee 1 QuensreDT. Die Amm. Schwib. Jura (Braune Jura, Ornatenthon), tab. 87, fio. 141, 12, n 1886-87. ? QuensreDr. Op. cit., tab. 74 (B. J. e.), fig. 32, 34. (3 V.HauER Palîiontologische Notizen. Sitzungsb. d. k. Akad. d. Wiss., 24 Bd., pag. 156, Taf. I, fig. 5, Taf. II, fig. 10. Wien, 1857. : i Bose u. FinxeLsrein. D. mitteljur. Brach.-Sch. bei Castel Tesino, pag. 283. 5 C. F. Parona. Nota cit., pag. 21, 1880. 20 C. F. PARONA [20] o leggermente arcuate, che in corrispondenza della sutura ombelicale si arrestano formando un tubercolo ap- puntito, dal quale si dipartono due o tre coste più piccole, che attraversano il lato esterno, intaccate solo, senza essere completamente interrotte, da un solco che corre lungo la linea mediana del lato stesso. I giri presentano due strozzature assai impresse, delimitate da due coste, le quali, dopo avere formato il tubercolo, continuano, senza suddividersi, sul lato esterno. Nessuna traccia di linea lobale. L’esemplare più grande, in- completo, raggiunge il diametro di circa 30 mm. Un altro di media grandezza e ben conservato misura: dia- metro 27 mm., altezza dell'ultimo giro 5 mm., larghezza dello stesso giro alla base dei tubercoli 8 mm., am- piezza dell’ombelico 7,5 mm. Questa forma è affine alla Reineckeia Lifolensis Svemn.!, della quale specie vidi gli esemplari tipici, gen- tilmente inviati in esame dal sig. prof. Benecke, Direttore del Museo di Strasburgo. Ne differisce essenzial- mente per la diversa posizione della serie dei nodi, che nella specie di Sremmann, come ben si vede nei giri ‘ interni, sta intermedia fra le suture ombelicali, o linee di ricoprimento dei giri. Per questo riguardo sì av- vicina di più alla Reineckeia (non È. anceps Rem.) figurata da D'OrBIonr (Céph. jurass.) ai nì 1 e 2 della pl. 166, la quale, appunto per l’accennato carattere non credo che si possa riunire alla R. Lifolensis Sten. Talune forme ascritte da Quensrenr ? al gruppo dell’Amm. Parkinsoni coronatus sono somigliantissime alla nostra. o i Località: Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Gen. Parkinsonia Barr. Parkinsonia Bonarellii n. f. — Tav. I [Tav. I], fig. 22. Conchiglia a lento sviluppo, a giri con sezione subquadrata, appiattiti sui fianchi e sul lato esterno, con ombelico ampio: poco profondo a margine arrotondato. I giri sono ornati da 38 a 40 coste, grosse, ottuse, proverse, semplici sui fianchi e che si mantengono tali, oppure si biforcano, passando sul lato esterno, dove sì protendono e formano un angolo ben distinto lungo la linea mediana, segnata da un lieve solco. L'ultimo giro termina con un peristoma costituito da un cercine, su ciascun lato del quale si inserisce una grande orecchietta assai allungata, a forma di cucchiaio, alquanto inclinata dall’alto al basso. Sono quattro esemplari di dimensioni poco diverse; quello provvisto di peristoma misura: diametro mm. 10, altezza e larghezza dell’ultimo giro mm. 2,5, larghezza dell’ombelico 5 mm. Non conosco nessuna specie colla quale possa essere utilmente confrontata questa piccola ed elegante Parkinsonia, della quale è particolarmente caratteristico il rilevante spessore di giri. Località: Monte Meleta. Gen. Cosmoceras Wuwcrn. Cosmoceras Pollux Rrin. sp. — Tav. II [Tav. II], fig. 1. 1883. Cosm. Pollur Rem. sp. Lanusen. Die Pauma der Jurass. Bild. des Rjasanschen Gouvernements. Mém. d. Com. géol. d. 1. Russie. Vol, I, N. I., pag. 61, tab. VIII, fig. 5-9 (cum syn.). Diversi frammenti di esemplari abbastanza grandi ed un piccolo esemplare ben conservato (diam. 12,5 mm.), ! Sreinmann. Zur Kenntniss der Jura-umd-Kreideformation von Caracoles (Bolivia). N. Jahrb. f. M. G. u. P.,, I Beil-Bd, pag. 287, 1881, ? QuensteDT. Die Amm. Schivi. Jura (Brauner Tura e), Taf. 74, pag. 18-21, 1886-87. [21]. ‘€. F. PARONA 21 . che presenta intatte parecchie lunghe spine: si avvicina molto alla fig. 5 di Lamusen, differendone solo per- chè le coste sui fianchi sono meno grosse. Lo spessore minore dei giri ed il diverso modo di inserzione delle spine lo tengono distinto dalla forma assai affine Cosm. subpreziosum Unni della zona ad Opp. semifor mis Opp. ® Località: Monte Longara, Monte Meleta. Cosmoceras Uhligi Par. et Bon. ?. 1871. Cosmoceras sp. aff. calloviensis D° OrB. (juvenis?). Neumayr. Die Cephalopodenf. v. Balin bei Krakau. Abh. d. k. k. geol. Reichs., Wien, Taf. IX, fig. 9. Piccolo esemplare incompleto. Località. Monte Meleta. Cosmoceras n. f.-— Tav. II [Tav. II], fi Esemplare di circa 20 mm. di diametro, incompleto, dei cui giri interni ho potuto scoprire solo una ob parte. Differisce dal Cosmoc. Julii » Oxs. sp. soltanto perchè sopra ciascun fianco presenta due serie di nodi invece di tre e per avere le coste più proverse. È anche strettamente affine allo Amm. dubius Quensm. 4, che, a differenza, presenta affatto liscia la zona interposta alle due serie di nodi del lato esterno. Località. Ponte del Ghelpa. Gen. Morphoceras Douvinni. Morphoceras dimorphoide n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 8 Conchiglia involuta, rigonfia nella regione ombelicale, a giri poco ricoprentisi, a sezione più larga che alta, semilunare, coll’ombelico ampio. I giri interni sono lisci; l’ultimo presenta sette strozzature proverse, anteriormente accompagnate da un cingolo, che pure attraversa il lato esterno; negli intervalli irregolari fra le strozzature, i° fianchi dei giri sono ornati da pieghe larghe, ottuse, che si scindoro al passaggio sul lato esterno in 2 o 3 pieghe minori, che tosto scompaiono senza arrivare alla linea mediana del lato stesso, se- gnata da un lieve solto. Alla fine dell’ultimo giro si nota una piccola porzione di una orecchietta laterale del peristoma. Nessuna traccia di linea lobale. Diametro mm. 8,5, altezza dell'ultimo giro mm. 2,9, sua lar- ghezza mm. 3,5, ampiezza dell’ombelico mm. 3. Questo esemplare, che rinvenni fra i fossili del Monte Meleta, eccezionalmente presenta un colore ver- dastro, ciò che potrebbe avvalorare il sospetto ch’esso provenga da qualche strato diverso. È strettissima la sua affinità coll’ Amm. dimorphus D’ Oxs. 5 dell’ Oolite inferiore, da Dovvinté 5 ‘ascritto al genere Morpho- 1 Unni. Beitrdge zur Kenntniss der Juraformation in den Karpatischen Klippen. Jahrb. d. k. k..geol. Reichs., Bd. 28. pag. 657, Taf. XXVII, fig. 8, Wien, 1878. ? C. F. Parona et G. BonareELnI.. Sur la faune du Callovien inférieur: (Chanasien) de Savoie (in corso di stampa). Acad. de Savoie. 3 D'OrsIiGnY. Pal. frang., CépA. jurass, pag. 420, pl. 145, fig. 6-7, 1842. £ QuensteDt. Die Amm. Schw. Jura È. J. e), Taf. 74, fig. 30-31, 1886-87. © D'OrBIGNY. Céph. jur., pag. 410. pl. 144, fig. 1-4, 7, 8 (non 5 e 6). S DouviLce H. Note sur l’Amm. pseudo-anceps et sur la forme de son ouverture. Bull. d. 1. Soc. géol. de France, 3.9 sér, t. VIII, pag. 242, 1880. | DO DO C. F. PARONA [22] 4 - ceras: tuttavia come caratteri differenziali, oltre la grande diversità di statura, posso notare il maggior spes- sore dei giri, il maggior numero delle strozzature ed il loro andamento diretto, il numero minore delle coste ed il lato esterno quasi completamente liscio e con solco mediano 4. Località: Monte Meleta. (i E erisphinctes Wwacen. Perisphinctes conclusus n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 4. Conchiglia piccola, di grande spessore, a giri abbracciantisi quasi completamente, assai più larghi che alti, col lato esterno larghissimo e poco convesso, coi fianchi subcarenati: ombelico imbutiforme. Ogni giro presenta quattro strozzature molto impresse e proverse e delle coste larghe e basse del pari proverse, sem- plici dalla sutura ombelicale al punto più elevato dei fianchi, dove talora si ingrossano alquanto a formare un ‘ottuso tubercolo, per poi scindersi in due o di rado tre ottusissime coste, che attraversano, arcuate all’avanti - e senza interrompersi, il lato esterno. Nessuna traccia di linea lobale. Dimensione del più grande fra i tre esemplari: diametro mm. 12,5, altezza dell’ultimo giro mm. 4, larghezza sua mm. 6, ampiezza dell’ombe- lico mm. 5. : | Questo esemplare presenta l’impronta assai guasta del peristoma, immediatamente susseguente all’ultima strozzatura e formata a quanto pare da una linguetta molto lunga, stretta alla base, allargantesi all’avanti e diretta dal basso all’alto. i È questa una specie distintissima, che, per quanto mi consta, non trova riscontro nè affinità con specie note del Calloviano o di piani più o meno antichi. A proposito del riferimento generico assegnatole, osservo che essa nella forma e nella ornamentazione ha caratteri comuni coi generi Perisphinctes e Reineckeia; la mancanza di indizii della linea lobale non mi permette di escludere il dubbio, ch’essa possa appartenere al secondo anzichè al primo dei generi citati. Località: Ponte del Ghelpa. Perisphinctes subtilis Neox. — Tav. II [Tav. II], fig. 3. 1871. Perisph. subtilis Nrumayr. Die Cephalopodenf. der Oolite v. Balin bei Krakau. Abh. d. k. k. geol. Reichs. Wien, pag. 37, Taf. XIV, fig. 3.‘ Conchiglia con giri numerosi, a sezione subcircolare; che nell’avvolgersi della spira si coprono limita- tamente al lato esterno, con ombelico profondo, ampio ed a contorno rotondeggiante. L’ornamentazione è data da costole numerose (36 circa), ottuse, semplici, diritte, fortemente proverse, che in corrispondenza della linea di ricoprimento dei giri sì sdoppiano in due coste minori, che descrivendo un arco all’avanti, attra- versano senza interruzione il lato esterno. Sopra ciascun giro interno sonvi due strozzature. Nessuna traccia di linea lobale. Gli esemplari sono abbastanza numerosi: il migliore misura: diametro mm.:19, altezza del- l’ultimo giro mm. 6, sua larghezza mm. 7, ampiezza dell’ombelico mm. 8. i Salvo le dimensioni più piccole, la somiglianza col Per. subtilis è strettissima: l’unica differenza con- siste nello spessore dei giri che è alquanto maggiore negli esemplari da me esaminati. Dalla sinonimia data ! Al genere Morphoceras si dovrà probabilmente ascrivere anche quella, fra le.forme da QuensreDT distinte come Ammonites convolutus interruptus, rappresentata nell’Allas zu den Cephalopoden (‘Tibingen, 1849) alla tab..13, fig. 4. scita int PRE UP 000 e P_ [23] C. F. PARONA 23 da Neumayr escludo l’Ammonites sulciferus Orr.;, che per l’ornamentazione e sezione dei giri differisce note- volmente dal Per. subtilis, specie che Nrumarr ascrive alla zona del Cosmoceras ornatum. Località: Monte Longara, Monte Meleta. Perisphinctes torquis n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 7. Conchiglia a lento sviluppo, con giri numerosi, a sezione larga quanto alta, subcompressi ai fianchi ed al lato esterno, che nello svolgersi della spira si toccano appena per il lato esterno, con ombelico pochis- simo profondo, assai ampio, a margine rotondeggiante. Dalla sutura ombelicale partono numerose coste (38 a 40 sull’ultimo giro) robuste, arrotondate, proverse, che in corrispondenza della linea di ricoprimento dei giri si sdoppiano o, più raramente, si suddividono in tre coste di poco più sottili, che sul lato esterno descri- vono- un arco convesso all’avanti, attenuandosi per buon tratto nel mezzo, per cui lungo la linea mediana del ‘lato stesso corre come un lievissimo solco. Sopra ciascun giro si notano da d a 5 strozzature. Nessuna traccia di linea lobale. L’esemplare più conservato presenta le seguenti dimensioni: diametro mm. 22, larghezza ed altezza del- l’ultimo giro mm. 7, ampiezza dell'ombelico mm. 11. Da qualche frammento si può arguire, che questa forma raggiungeva grandezza alquanto maggiore.. Essa è più rara del Per. subtilis Neux., dal quale differisce in modo evidente per il più 00 sviluppo, sicchè, collo stesso diametro, l’ ombelico suo riesce più ampio ed i giri più piccoli, per il solco sul lato esterno e per il maggior numero delle strozzature. Non conosco specie coeva o di età poco diversa, che possa es- sere utilmente confrontata colla suddescritta. Località: Monte Meleta, Monte Longara. ‘ Perisphinctes perspicuus n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 5, 6. Conchiglia con giri numerosi ed abbracciantisi quasi per la 0 nello svolgersi della spira, larghi quanto alti, appiattiti sui tianchi, convessi sul lato esterno, con profondo ombelico di mediocre grandezza e delimi- tato da margine angoloso. Dalla sutura ombelicale partono numerose coste, diritte, arrotondate, assai pro- verse, che poco prima o poco dopo la linea di ricoprimento dei giri si dividono generalmente in due, di rado in tre costicine, che decorrono sul lato esterno, arcuandosi fortemente all’avanti ed attenuandosi lungo la li- nea mediana, percorsa da un solco appena accennato. Per ogni giro si notano cinque tenuissime strozzature. Nessuna traccia della linea lobale. Un frammento dell’ultimo giro, di un esemplare di media grandezza, pre- senta il peristoma incompleto, formato da porzioni di larghe orecchiette, incurvate verso il basso. i Questa forma doveva raggiungere dimensioni eccezionali per le specie della fauna in istudio: un fram- mento accenna ad un esemplare del diametro approssimativo di 50 mm. Gli esemplari sono piuttosto rari: quello meno incompleto misura: diametro mm. 30, altezza e larghezza dell'ultimo giro’ mm. 9, larghezza dell’ombelico mm. 13. Il Per. subaurigerus Triss.! del Calloviano ed il Perisph. Andium Srrisw.? ‘dell’Oxfordiano sono affini a 1 Trissevre L. Fin Beitr. 2. Kenntniss der Cephalopodenfauna der Ornatenthone im Gouvernement Rjcisan (Russland). Sitz. Akad., Wien, 88 Bd., Taf. V, fig. 39, 1884. Pix Op. cit., Taf. IX, fig. 3, 1881. 24 C. F. PARONA l i [24] questa forma, ma ne differiscono per diversi caratteri ed în particolare per la sezione dei giri più stretta: per la sezione stessa si avvicina di più al Per. scopinensis-mosquentis Triss.! mentre se ne distingue per la diversa ornamentazione. Infine è grande la sua somiglianza, anzi dio che essa è identica al Per. sp. n. ind. del Calloviano di Rudmìki figurato da v. SIENTRADZKI 2, Località: Monte Meleta. Gen. Peltoceras Waiicen. Peltoceras Chauvinianum D’Ors. sp. — Tav. II [Tav. II], fig. 9. 1842. Amm. Chauvinianus D’OrBIiGnr. Paltont. frane. Cephalop. jurass., pag. 460, pl. 165 (non A. Pottingerè Sow. in p’OrB., ibid., pag. 618). Ì 1894. Peltoc. cfr. Pottingeri Sow. sp. Parona. Mem. cit. pag. 17. Un buon numero di frammenti e qualche piccolo esemplare mi permettono di dare per sicura la presenza negli strati a Posid. alpina, di questa specie, già da me citata con dubbio fra i fossili di Acque Fredde. I frammenti più grossi accennano ad un esemplare col diametro approssimativo di 25 mm. Ho osservato che in questa specie i giri interni hanno le coste del lato esterno più distintamente proverse di quanto avvenga. sull’ ultimo giro. L’identificazione fatta da p’OrBIeny del suo Amm. Chauvinianus coll’Amm. Pottingeri Su non è am- missibile, in quanto che la specie di Sowerby, come risulta dallo studio fattone da Waacen3 e FurreRER4, appartiene al genere Perisphinctes. Località: Monte Meleta, Monte Longara, Ponte da Ghelpa. Gen. Crioceras Lreventé. Crioceras annulatus Desx. sp. 1842. Aneyloceras annulatus Desz. sp. D’OrBIGNY. Céph. jurass., 576, pl. 225, fig. 1-7. 1894. Crioc. annulatus Desa. sp. C. F. Parona. Fauna di Acque Predde, pag. 18. (cum syn.). Pochi frammenti, che per le dimensioni e per l’ornamentazione corrispondono perfettamente alla porzione curva della conchiglia; sul lato esterno osservasi l’ampio solco liscio e l’estremità tubercoliforme delle coste, le quali, leggermente arcuate, si stendono sui fianchi, arrestandosi prima di raggiungere il lato interno che è liscio. Località: Ponte del Ghelpa?. 1 Teisseyre. Op. cit, Taf. VII, fig. 45, 1884. 2 J. v. Stemranzxai. Neue Beitriige zur Kenntniss der Ammonitenfauna der polnischen Eisenoolithe. Zeitschr. d. Deutsch. geol Gesellsch. (XLVI), Taf. XL, fig. 3, 1894. ® Waacen. Jurass. Fauna of Rat, pag. 183, 1873. ' Forrerer K. Beitr. 2. Kennt. d. Jura in Ost-Africa. Zeitschr. d Deutsch. geol. Gesells., XLVI Bd., pag., 1894, ® Ho doyuto lasciare indeterminati parecchi modelli interni di ammoniti perchè insufficientemente conservati o perchè cor=. rispondenti a giri interni e non riconoscibili con sicurezza nemmeno genericamente. È quindi probabile che ulteriori ricerche negli strati a Pos. alpina facciano conoscere altre specie di ammonidee e spettanti in particolar modo ai generi PAyMoceras, Sphaeros. ceras, Perisphinetes. [25] C. F. PARONA 25 Gastropoda. Gen. Littorina Fer. Littorina Spucchesi Dr GrEG. 1886. Litt. Spucchesi De GrEGoRIO. Monogr. cit., pag. 14, pl. I, fig. 31. Un unico esemplare, monco della parte boccale. Località: Ponte del Ghelpa. Gen. Capulus Monre. Capulus Seguenzae De Gree. — Tav. II [Tav. II], fig. 10. 1886. Cap. Seguenzae De GrEGoRIO. Monogr. cit., pag. 15, pl. I, fig. 38. L'unico esemplare abbastanza ben conservato, tranne che sul lato sinistro, mi porge l'opportunità di fare le seguenti osservazioni. L’ornamentazione è data da pieghe concentriche filiformi, ben rilevate; la conchiglia è più larga di quanto risulti dalle figure di Dr GreGoRrIO ed inoltre l’apice è ripiegato, come avviene appunto nelle forme del genere Capulus, in senso contrario a quello che risulta dalle figure stesse. Probabilmente il litografo disegnò queste figure al rovescio. Località: Ponte del Ghelpa. Gen. Trochus (Rox) e Lun. Trochus (Eutrochus) venustus Par. — lav. II [Tav. II], fig. 11. 1880. 7. venustus C. F. Parona. Nota cit., pag. 25, tav. 5, fig. 13. i 1886. .Solariellopsis venustus Par. De GREGORIO. Monogr. cit., pag. 14, pl. I, fig. 34. Sono abbastanza frequenti gli esemplari di questa specie, che raggiunge dimensioni assai maggiori, oltre il doppio, di quelle delle figure già date da me e dal De GreGoRIO. Anche nei grandi esemplari la scultura sì conserva finissima. Località: Camporovere, Ponte del Ghelpa, Monte Meleta, Monte Longara. Trochus rasgus Dr Grre. 1886. 7. rasgus De GrEGoRrIO. Monogr. cit., pag. 14, pl. I, fig. 32. Un solo esemplare assai mal conservato. Località: Monte Longara. Trochus (Ziziphinus) Halesus Lause (non D’ ORB.). 1866. Tr. (Zixiph.) Halesus Lausr. Die Gastrop. d. braunen Jura von Balin. Denk. d. k. k. Akad., Wien, Bd. XXVIII, pag. 12, Taf. II, fig. 10 (non D’ORB.). La forma figurata da Lause è notevolmente diversa dal Trochus Halesus D’OrB. e dal Tr. Helius D'ORE. ch'egli riunisce sotto il primo nome in un'unica specie, e la diversità risulta al confronto colle figure date Palaentographia italica, vol, I. 4 26 C. F. PARONA [26] da D’Orsieny! e da Hiserr e Desroneczamps 2. Due piccoli esemplari incompleti, ch'io ho in esame, mentre differiscono dalle succitate specie, confrontano perfettamente colle forme di Balin per tutti i caratteri visibili. Località: Monte Meleta. Gen. Turbo Lm. Turbo (?) nautilinus Dr Gres. 1886. Turbo (2) mautilinus De GrEGoRrIO. Monogr. cit., pag. 14, pl. I, fig. 33. Due esemplari, i quali, come l’individuo figurato dall’autore, presentano guasto il peristoma. Località: Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Gen. Emarginula Lam. Emarginula Brugnoni De Greco. 1886. Emarg. Brugnoni Da GrecorIio. Monogr. cit., pag. 15, pl. I, fig. 37. Pochi esemplari mal conservati. Località: Monte Longara, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Gen. Scurria Gray. Scurria belemnitopsis Dr GrEe. sp. 1886. Patella belemmitopsis De GraorIio. Monogr. cit., pag. 15, pl. I, fig. 39. Parecchi esemplari. - Località: Monte Longara, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa®. Pelecypoda Gen. Isocardia Lim. Isocardia n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 12. Un'unica valva sinistra rigonfia, più alta che larga, liscia, arrotondata anteriormente, più ottusa poste- riormente, col margine palleale troncato: apice posteriore, grosso, adunco, ripiegato all'indietro. Altezza mm. 15, larghezza mm. 19. Località: Monte Meleta. 1 p'Orsiony. Pal. frang., Gastér. jur., pag. 294, 292, pl. 318, fig. 1-4, fig. 5-8, 1850. i ? Hiserr et DesronocHames. Foss. d. Montrewil-Bellay. Bull. Soc. Linn. d. Normandie, pag. 65, 66, pl. II, fig. 4, pl. IX, fig. 6, 1860. ‘ ? Riscontrai altri gasteropodi, diversi dai sopracitati, che non posso descrivere, nè figurare, perchè tutti troppo incompleti. Parecchi esemplari di un piccolo Ataphrus (?), un Trochus (Ziziphinus) affine al Tr. Pietti His. et Dersu. ( Foss. d. Montrewil- Bellay, p. IX, fig. 7, 8, 1860), due altri Trochus (Ziziphinus l'uno, Carinidea (?) l'altro), una Patella (?), due frammenti di On- kospira (?), forse spettanti alla O. Zitteli Unuio (Kellow., pag. 396, Taf. VIII, fig. 6, 1881), una Eulima (?), una Neritopsis (?), una (hemnitzia (?). [27] C. F. PARONA È 27 Gen. Unicardium pD'Orz. Unicardium n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 13. Due valve isolate, destra e sinistra, più alte che larghe, rigonfie, più la destra che la sinistra, arroton- date anteriormente, col margine palleale semicircolare, espanse, subtroncate posteriormente: margine cardi- nale esteso; apice antemediano, robusto ed alto, colla estremità incurvata sul margine cardinale. La valva destra, meglio conservata, misura: altezza mm. 8, larghezza mm. 9. Il guscio è ornato da pieghe di accre- scimento filiformi, visibili con la lente; talune più grosse suddividono in zone la superficie delle valve. Con dimensioni assai più piccole, questa forma somiglia all’ Unicardium gibbosum Morr. et Lyo. della grande Oolite !. Località: Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Gen. Opis Desr. Opis sp. ind. Una piccolissima valva destra (?) incompleta; per la forma e per l’ornamentazione somiglia assai alla Opiîs Luciensis D’ Oxs. del Batoniano. Località: Monte Meleta Gen. Cucullaea Law. Cucullaea (?) cfr. clathrata Lrcxs. 1886. Cucullaca (?) clathrata Lecxs. Lausr. Bivalven v. Balin, pag. 34, Taf. II, fig. 11. ‘ L’unico esemplare di valva destra (altezza mm. 10,5, larghezza mm. 13), imperfettamente conservato nel contorno e nel guscio, è molto affine alla specie citata: è assai più piccolo delle valve figurate da Lause e da Lycerr e ne differisce, perchè presenta l’apice più alto e grosso, quasi nulla la carena, che dall’apice stesso decorre sul lato posteriore e più arrotondato il margine palleale. Località: Ponte del Ghelpa. Gen. Modiola Lam. Modicla gibbosa Sow. 1821. Mod. gibbosa Sowerer. Min. Conch., Vol. INI, pag. 19, tab. COXI, fig. 2. 1852. Mytilus gibbosus Sow. CzapPUIS et DewaLque. Poss. d. terr. second. du Luxembourg, pag. 189, pl. 25, fig. 7. 1863. Modiola gibbosa Sow. sp. Lvcerr. Suppl. Monogr. of the Moll. etc., (Palaeont. Soc.), pag. 43, tab. 33, fig. 11. 1866. Modiola gibbosa Sow. Lausr. Bivalven v. Balin, pag. 29, Taf. II, fig. 4. | Riferisco a questa specie del Calloviano parecchie valve, tutte più piccole degli esemplari figurati dai diversi autori citati. Siccome le figure date dagli autori stessi differiscono notevolmente l’una dall'altra, faccio 1 Morris a. Lycerr. Monogr. of the Bivalves f. the Great Oohte (Palacontgr. Soc.), pag. 132, tab. XIV, fig. 14, 1853. 28 C. F. PARONA [28] osservare, che le nostre valve per la loro forma stanno intermedie fra le figure di SowerBr e quelle di LycErT. Talune sono molto più grandi della valva figurata e distinta dal Dr GreGorIo col nome di M. prota (Mo- nogr. cit., pag. 16, pl. II, fig. 13, 14, 1886) e tutte ne differiscono nella forma. Località: Monte Longara, Monte Meleta. Gen. Posidonomya Bronn. Posidonomya alpina Gras. 1894. P. alpina Gras. C. F. Parona. Fauna di Acque Fredde, pag. 32 (cum syn.). Il marchese De Gregorio (Monogr. cit., pag. 8, 16, pl. II, fig. 15-32, 1886), preferisce la denominazione P. ornati e distingue per questa specie 13 mutazioni. Le valve sono sempre isolate e sono assai rari gli esemplari intatti, specialmente lungo il margine cardinale: non sono finora riuscito a riconoscerne i carat- teri interni. Località: Comunissima in tutte le località ricordate. Gen. Pecten Krun. Pecten Neumayri Dr Gere. 1886. P. Neumayri De GrEGoRrIO. Monogr. cit., pag. 15, pl. II, fig. 5, 6. Cinque valve grandi il doppio e più di quelle figurate dall'autore. Località: Monte Longara. Pecten supradubius Dr Grre. 1886. P. supradubius De GrEGoRIO. Monogr. cit., pag. 16, pl. II, fig. 7,8. Tre valve. Località: Monte Longara. Pecten n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 14. Frammento di valva (sinistra?) appiattito, che presenta ben conservate le orecchiette, ampie e quasi eguali, collegate da un margine cardinale esteso e rettilineo e la superficie ornata nella metà anteriore da poche coste larghe, depresse e solcate longitudinalmente fino a qualche distanza dall’apice, e nella metà po- steriore da coste numerose, sottili ed acute. Per la eccezionalità della ornamentazione, mi par che questo frammento meriti d’essere descritto e figurato. Località: Monte Meleta. Pecten (Chlamys?) Paronae Dr Grro. 1880. Pecten sp. C. F. Parona. Nota cit., pag. 24, tav. V, fig. 12. 1886. P. Paronae De Gregorio. Monogr. cit., pag. 15, pl. II, fig. 4. Quattro valve di questa piccola specie. Località: Monte Meleta, Monte Longara, Camporovere, Ponte del Ghelpa. [29] ©. F. PARONA 29 Gen. Limea Brown. Limea (?) lata n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 15. Conchiglia più larga che alta, a contorno subrotondo, a valve convesse, oblique, ornate da 12 a 13 coste robuste, acute, diritte e da traccie di altre costicine sui lati; margine cardinale esteso, rettilineo, apice pic- ‘ colo, antemediano. Due valve isolate, una di destra, l’altra di sinistra, di eguali dimensioni. Altezza mm. 8, larghezza mm. 8,5. Località: Monte Meleta. Gen. Lima Bruc. Lima cfr. cardiiformis Sow. sp. 1818. Plagiostoma carduformis Sowerer. Min. Conch., IL, pag. 26, tab. CXII. 1853. Lima cardtifornis Sow. Morris a. Lyoert. Monogr. Moll. f. t. Great Oolite, II, Bivalves (Palaeont. Soc.), pag. 27, tab. III, fig. 2. La piccolezza delle poche valve non mi permette di dare per sicura la determinazione. Quella meglio conservata misura: lunghezza mm. 7, larghezza mm. 6,5. Le distinguono dalla Limea duplicata Goupr., cui corrisponderebbero per la piccolezza, la maggior lunghezza del margine cardinale ed il maggior numero di coste. Località: Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Lima cfr. complanata Lavsr. 1867. Lima complanata Lausr. Bivalven v. Balin, pag. 24, Taf. I, fig. 11. Un’unica valva destra: per il motivo già espresso a proposito della forma precedente, non posso accer- tare la determinazione. Località: Ponte del Ghelpa. Gen. Placunopsis Morzs et Lycenr. Placunopsis perplexus Dr Gree. 1886. P?. perplexus De GrEGoRIO. pag. 15, pl. II, fig. 1. Qualche valva, in confronto della figura citata, risulta più appiattita, colle pieghe di accrescimento più fine: altre hanno le pieghe stesse molto sviluppate, sicchè la loro superficie resta suddivisa im zone ondulate. L’ornamentazione elegantissima, visibile distintamente colla lente, è data da costelline filiformi flessuose. In generale queste valve hanno il margine cardinale rettilineo e più lungo di quanto risulta dalla figura di De GreGorIo. Questa specie differisce dalla PI. oblonga Lause !, del Giura di Balin, per il suo contorno subor- bicolare. Località: Monte Meleta, Monte Longara. 1 Lauper. Biv. v. Balin. Denk. Akad., 27 Bd., pag. 16, Taf. I, fio. 8. Wien, 1867. 30 C. F. PARONA [30] Brachiopoda Gen. Terebratula (LLawyn) Kiem. Terebratula (Pygope) bipartita n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 16, 17, 18. 1880. 7. curviconcha OrP. (var.) Parona. Nota cit., pag. 26, tav. V. fig. 16. 1883. 7. curviconcha Orp., Parona. Contributo allo studio della fauna liasica dell’ Appenn. Centrale. Mem. d. Ace. d. Lincei, vol. XV, pag. 98, 1883. i 1886. T. meriga, T. curviconcha, var. simpata, T. subsimpata. T. besma, (?) T. smiccia, (?) T. carpa, (?) T. ko- paka. De GreGorIo. Monogr. cit., pag. 22-25, pl. IV, fig. 23-30. Nel 1880 già notai i caratteri per i quali questa forma si distingue dalla 7°. curviconcha Orr. e più tardi feci rimarcare l’importanza del solco, che essa presenta sull’apice della valva perforata; ma allora avendo in esame pochi esemplari e non disponendo di materiali di confronto mi astenni dal distinguerla con nome specifico particolare. Questa distinzione opportunamente fu fatta dal sig. De GrEGoRIO, il quale però meno opportunamente, secondo il mio modo di vedere, volle scindere in parecchie specie questa forma, variabile per quanto riguarda il rapporto fra la lunghezza e la larghezza, ma costante nei caratteri più importanti dell’apice della valva perforata. Non potendo adottare tutti i nomi specifici dati dal marchese De GreGoRIO, nè avendo motivo per preferire l’uno piuttosto che l’altro dei nomi stessi, propongo una nuova denomina- zione specifica. Questa è una specie caratteristica e comune negli strati con Pos. alpina. Località: Camporovere, Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa Terebratula Gerda OpP. (?) 1863. T. Gerda OrpeL. Mem. cit., pag. 204, Taf. V, fig. 1. Nessuno dei pochi esemplari da me esaminati è sufficientemente conservato per permettermi di dare per sicura la determinazione: infatti l'apice manca od è guasto ed il contorno è meno pentagonale. Località: Camporovere, Monte Meleta. Terebratula subgufa Dr Grre. 1886. 7. subgufa De GrEGORIO. Monogr. cit., pag. 17, pl. II, fig. 34. È questa una specie ben caratterizzata, sopratutto dall’apice alto, robusto ed alquanto incurvato della valva perforata, per cui ricorda la Ter. Rotzoana Scuaur. del Lias. Gli esemplari in esame sono più incur- . vati alla fronte e più piccoli di quello figurato dall'autore: qualcuno ha l’apice abbastanza ben conservato, salvo per il furame, che è indistinto in tutti. Località: Monte Meleta. Terebratula praevenusta Dr Grra. 1886. 7. praevenusta De Gregorio. Monogr. cit., pag. 17, pl. II, fig. 33. La forma già da me distinta come Ter. cfr. Fylgia Orr. (Nota cit., pag. 26, tav. V, fig. 14, 1880) cor- risponde alla citata specie, la quale è caratterizzata dalla conformazione dell’apice delle valva perforata, che CC — |M, LE, TTT TTT TTT [31] C. F. PARONA 31 . è basso, incurvato e prominente sulla valva brachiale; in qualche esemplare la fronte è meno arcuata di quanto si osserva nelle figure di Dr GrEGoRIO. Località: Camporovere. Gen. Waldheimia (Kixc.) Davm. Waldheimia Beneckei Par. — Tav, II Tav. II, fig. 19, 20. 1880. W. Beneckei C. F. Parona. Not. cit., pag. 31, tav. V, fig. 24. 1886. Groupe de la 7. (7) Beneckei Par. l T. mut. brica, T. abrupta, T. abruturgida, T. mut. muiopina, r. elga, T. felina) De GrEeGoRrIO. Monogr. citata, pag. 18, pl. 2, fig. 46, 47; pl. 3, fig. 1-5. I numerosissimi esemplari esaminati corrispondono perfettamente alla diagnosi da me data per questa specie: solo aggiungerò che in qualche individuo la valva brachiale sì presenta lievemente sinuosa verso la fronte. Località: Camporovere, Ponte sul Ghelpa, Monte Meleta, Monte Longara. Waldheimia Nallii Par. 1880. W. Nalli C. F. Parona. Nota cit., pag. 30, tav. V, fig. 23. Negli esemplari di questa specie il deltidio appare indistinto, di più sono tutti assai piccoli, non supe- rando in larghezza, che in questa forma è misura massima, 10 mm.; ciò potrebbe lasciar sospettare che essi, anzichè rappresentanti di una vera specie, non siano che individui giovani. D'altra parte devesi osservare che gli esemplari sono abbastanza numerosi (io ne esaminai oltre 80), che i caratteri di forma si mantengono in essi costanti e che il fatto della piccolezza è comune, in varia misura, per tutte le specie della fauna che stiamo studiando. Ammesso come buona specie la W. Nalli, sarebbero, a mio avviso, da considerare come sue semplici mutazioni le: Terebratula mut. tricavendina, T. levantina, T. brilletta, T. pigmeconcha, T. zin- ghilla, T. calandra, T. zelina, T. scita, distinte come specie dal marchese De GrecoRIO 1. Esse sono rappre- sentate anche nella serie dei miei esemplari e collegate fra: loro da forme di graduato passaggio. Località: Camporovere, Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Waldheimia Bòhmi Bose (in sch.) — Tav. II [Tav. II], fig. 21, 22, 23. Conchiglia generalmente più lunga che larga, talora larga quanto lunga, a contorno subpentagonale. Valva perforata assai convessa, percorsa nei due terzi anteriori da due pieghe, per lo più appena spiccate, che comprendono un seno larghissimo, assai poco profondo: apice mediocremente alto e robusto, subcarenato ai lati, forame rotondo e piccolo, deltidio largo, indistinto nelle sue parti. Valva brachiale meno rigonfia, appiattita ai lati, rilevata nel mezzo in un lobo appiattito, che si stende fin quasi all'apice; setto mediano evidente in molti esemplari. La linea commessurale è diritta sui fianchi, si piega bruscamente verso la valva perforata alle estremità della fronte, lungo la quale corre quasi rettilinea. Guscio con numerose e spiccate zone di accrescimento; punteggiatura estremamente fine e costelline filiformi, radiali. Riguardo alle dimensioni, 1 De Gregorio. Monogr. cit., pag. 19, pl. 3, fig. 10-47, 1886. 32 C. F. PARONA [32] mentre sì mantiene proporzionalmente costante lo spessore, variano le misure della lunghezza e larghezza, come risulta dalle seguenti cifre desunte da due esemplari del tipo dominante: lunghezza mm. 16, 5 — 15, 5, larghezza mm. 15, 5 — 13, 5, spessore mm. 9 — 9. Meno comune è la forma allargata, collegata al tipo da forme di passaggio; la massima larghezza si riscontra in un individuo, che misura: lunghezza mm. 16, larghezza mm. 17, spessore mm. 9. Varia anche lo sviluppo del lobo, sia nel grado di prominenza sui fianchi, sia nel grado di espansione sulla linea della fronte. Osservo inoltre che il lobo stesso nella forma giovanile è ben poco distinto e questo fatto mi lascia sospettare che i piccoli esemplari, ai quali il De GrEGorIo (Monogr. cit., 1886) dà i nomi di P. vrilla (pag. 17, pl. 3, fig. 18) e 7. tolla ( pag. 21, pl. 4, fig. 8) non siano altro che individui giovani della forma descritta, cui, mi sembra, possono anche essere riferite le: 7. praetolla (pag. 21, pl. 4, fig. 7), T. aga- pea (pag. 17, pl. 2, fig. 38), 7. strimita (ibid., fig. 8), 7. crastana (ibid., fig. 40), 7. schilizka (ibid., fig. 37) T. pariunchis (ibid., fig. 36). Agli esemplari del Museo di Pisa, che mi furono comunicati, il dott. Bse aveva già apposto il nome di Ter. Bohmi Bòse, che ora io sono ben lieto di rendere pubblico, sostituendo però la determinazione ge- nerica di Waldheimia, in vista del selto mediano, spesso evidente all’esterno, e dell’apice subcarenato. Località: Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. - Waldheimia (Zeilleria) cuniopsis De GrEG. sp. 1886. Terebratula cuniopsis, T. securiopsis De GreGorIo. Monogr. cit., pag. 18, pl. II, fig. 42-44. Sono queste due forme appartenenti, secondo me ad una sola e ben distinta specie. Ne ebbi in esame un esemplare colla valva brachiale alquanto sinuata alla fronte, un altro, che corrisponde alla fig. 44, ed altri due di forma intermedia fra le fig. 42 e 43. Uno presenta l’apice abbastanza ben conservato, che si presenta subcarenato ai lati, più prominente sulla valva brachiale di quanto risulta dalla figura di De Gre- sorio e che termina con un piccolo forame rotondo ed un deltidio stretto e concavo. Sulla valva brachiale si osserva un breve setto mediano. Soltanto per l’accennata prominenza dell’apice e per il maggiore spessore della regione frontale la W. cuniopsis De Gres. si distingue dalla Wald. oreadis Vacex * e la somiglianza è tale, che riesce dubbia l’op- portunità di tenerle distinte: ad ogni modo però la denominazione specifica del De GreEGoRIO (gennaio 1886) ha la precedenza su quella del Vacex (luglio 1886). Località: Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Waldheimia (Aulacothyris) concava n. f. — Tav. Il [Tav. II], fig. 24. Conchiglia più larga che lunga, nucleata. Valva perforata depressa ai fianchi, convessa nel mezzo e colla metà anteriore a forma di lobo assai elevato: apice largo, basso, acutamente carenato ai lati, forame piccolo, deltidio largo, indistinto nelle sue parti. Valva brachiale appiattita ai fianchi, alquanto rigonfia nella regione apiciale, depressa a seno ampio e profondo nella parte mediana anteriore. In rapporto alla forma delle valve la commessura loro, che è a margine tagliente, descrive sui lati un angolo arrotondato, prominente verso la valva brachiale e sulla fronte un'ampia, regolare curva, concava verso la valva stessa. Setto mediano. ' Vacexg. Oolithe v. S. Vigilio, pag. 115, Taf. XX, fig. 5, 1880. = rr cu [83] C. F. PARONA 33 evidente; punteggiatura del guscio indistinta; sulla superficie si notano incerte traccie di costelline filiformi, radianti. Dimensioni di uno dei più grandi esemplari: lunghezza mm. 11,9, larghezza mm. 13, spessore mm. 6, 5. Nella forma giovanile la larghezza è sensibilmente maggiore, il lobo più depresso ed il seno più largo e meno profondo. Come tale deve considerarsi il piccolo esemplare già da me erroneamente attribuito alla T. pteroconcha Gru. (Nota cit. pag. 28. tav. V, fig. 17, 1880). La 7. dengilla De Gregorio (Monogr. cit., pag. 21, pl. 3, fig. 41, 1886) e la 7. clarella De Gres. (ibid., pag. 23, pl. 4, fig. 831) somigliano assai a questa forma giovanile. Così la 7. taddarita De Gres. (ibid. pag. 23, pl. 4, fig. 32) somiglia alla forma adulta, ma nè dalla figura, nè dalla descrizione risulta ch’essa presenti i caratteri importanti delle carene laterali all'apice e del setto mediano, di più in essa il seno è meno profondo. Questa forma nei caratteri della valva brachiale è strettamente affine alla W. (2) tesimensis Bòsr1; se ne distingue tuttavia facilmente per la conformazione affatto diversa della valva perforata. Località: Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Gen. Rhynchonellina Gem. Rbynchonellina (?) Beggiatoi Tar. sp. 1880. Terebratula Beggiatoi Tar. Parona. Nota cit., pag. 26, tav. V, fig. 15. 1886. Groupe de la 7. Beggiatoi Tar. (T. pirina, Beggiatoi, capitella, firbesa, favorita, gabeta, gamisa, flo- rima, subflorima, propeflorima) De GrEGoRrIO. Monogr. cit., pag. 20, pl. 3, fig. 29-35. Questo brachiopodo, ancora imperfettamente conosciuto, è caratterizzato dalla forma subpentagonale del suo contorno e dell’appiattimento della valva brachiale; caratteri costanti negli esemplari abbastanza nume- rosi. Rimane dubbio il riferimento generico, perchè non risulta controllato dall'esame dei caratteri interni, da chiara struttura del guscio e da perfetta conservazione dell’apice. Gli esemplari della collezione di Pisa mi furono comunicati già distinti colla denominazione generica “ Rhynchonellina , la quale ritengo anch'io più probabile, che non il riferimento al genere Terebratula. La Rhynchonellina (?) Beggiatoi può essere ‘ascritta al gruppo della RA. (?) lens Par. e RA. (?) Arturii Borro- Micca ?. Località: Camporovere, Monte Meleta, Ponte dei Ghelpa. Gen. Rhynchonella Fiscr. v. Winx. Rhynchonella latifrons n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 25, 26. Conchiglia di poco più larga che lunga, a contorno subpentagonale, col margine anteriore assai largo e troncato. Valva perforata depressa ai lati, rilevata nella parte mediana a lobo, che apparisce a qualche distanza dall’apice e che è larga e formata da due pieghe delimitanti un ampio, non molto profondo solco; apice alto, ricurvo, carenato ai lati; deltidio e forame indistinti. Valva brachiale assai convessa nella metà 1 E. Bose u. H. Finxevsrem. Die mitteljuras. Brachiop.- Schich. bei Castel Tesino im Ustlichen Stidtirol., pag. 285, Taf. XVIII, fig. 5, 1892. ; 2 E. Bise. Monogr. des Genus Rhynchonellina Gemm., Palaeont., XLI Bd., Taf. VII, 1894. Palaento graphia italica, vol. I. 5 34 C. F. PARONA i [34] posteriore e sui fianchi, depressa nella anteriore in seno larghissimo, poco profondo ed appiattito, cosicchè in generale il margine frontale è rettilineo: solo in qualche raro caso il seno è lievemente rialzato nel mezzo, in opposizione al solco della valva perforata. Guscio a struttura fibrosa con rare costelline, filiformi, radianti, visibili specialmente ai lati del seno. Dimensioni di un grande esemplare: lunghezza mm. 9, larghezza mm. 10, spessore mm. 6. Il rapporto fra i varii diametri nei numerosi esemplari si conserva costante: per eccezione qualche esemplare è più allungato e più spesso degli altri. La linea di commessura descrive sui fianchi una curva convessa verso la valva brachiale, si ripiega bruscamente sui lati della fronte verso la perforata e nel mezzo corre rettilinea o leggermente concava verso la stessa valva perforata. Il marchese De GrecoRrIo illustrò una serie di brachiopodi (Monogr. cit., 1886, pag. 24, pl. 5, fig. 8-18, T. campina, misa, turba, globa, nura, muta, gaza, sbilla, lepa, balfa, mitula) che, a quanto mi sembra appar-" tengono ad una sola specie e precisamente a quella ora descritta. Osservo però che mentre nei miei esem- plari predomina la forma a seno appiattito, in quelli figurati dal Dr GrEGORIO predomina invece quella in cui il seno è alquanto convesso nel suo mezzo. Località: Monte Longara, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. | Rhynchonella coarctata (var. miscella) Opp. 1863. Rh. coarctata (var. miscella) OrpeL. Mem. citata, pag. 209, Taf. VI, fig. 5. 1880. E”. coarctata (var. miscella) Orp. Parona. Nota cit., pag. 32, tav. V, fig. 25. Quattro esemplari e diversi frammenti. Essi hanno il lobo ancora più pronunciato di quello della figura di Orpren. Il frammento di un grande esemplare presenta traccie di varie pieghe sull’apice della valva bra- chiale. Località: Camporovere, Monte Meleta, Monte Longara. Rhynchonella deflura Orr. (var. dilatata). 1863. RA. deflura OrerL. Mem. cit., pag. 212, Taf. VII, fig. 2,4.. Un esemplare completo ed un frammento riferibili alla fig. 4 e un frammento che corrisponde alla fig. 2. Mentre restano invariati i caratteri dell’apice e della ornamentazione, differenziano, per avere più troncata la fronte e per essere più larghi che lunghi, dai tipi figurati da OrPeL, che sono invece più lunghi che larghi, o tanto lunghi quanto larghi. Infatti l'esemplare intiero misura: larghezza mm. 16, lunghezza mm. 11, spes- sore mm. 8. Località: Monte Meleta e Monte Longara. Rhynchonella cfr. orthoptycha Opr. 1863. Eh. orthoptycha OrreL. Mem. cit., pag. 213, Taf. VII, fig. 6. Un unico esemplare, che nella forma del contorno e per i caratteri dell’apice ben corrisponde alla citata figura, differendone però perchè sono più numerose (quattro) le sue coste mediane. Differisce poi spiccata- mente per la sua maggior larghezza dalle fig. 5 e 7 dello stesso autore. Località: Monte Longara. \ ed [85] C. F. PARONA 35 Rhynchonella adunca OPP. 1863. Eh. adunca OrreL. Mem. cit., pag. 215, Taf. VII, fig. 11. L’unico esemplare appartiene alla collezione pisana: è un po’ guasto alla regione frontale, quasi grande come quello figurato dall'autore citato e, in rapporto alla larghezza, alquanto meno spesso. Località: Ponte del Ghelpa. Rhynchonella brentoniaca Orp. — Tav. II [Tav. II], fig. 27,28. 1863. XX. brentoniaca OrreL. Mem. cit., pag. 215, Taf. VII, fig. 12, 13, 14. 1880. Eh. brentoniaca Orp. Parona. Nota cit., pag. 32. Gli esemplari di questa specie sono comunissimi. È assai variabile per ciò che riguarda il rapporto fra le misure della lunghezza, larghezza e spessore, per cui al tipo più frequente allargato e di mediocre spes- sore si accompagnano delle forme strette ed allungate, ed altre depresse o di eccezionale spessore. Le pieghe frontali mancano nella forma giovanile, che, nelle serie di esemplari da me studiati, si collega alla forma adulta con graduati passaggi. I brachiopodi riferiti al genere Terebratula dal dott. De GrEGoRrIO e denominati 7. nepina (Monogr. cit., pag. 20, pl. 3, fig. 39), 7. rudopta (ibid., pag. 21, pl. 4, fig. 11, 12), 7. irminsula (ibid., pag. 21, pl. 4, fig. 3) per la loro forma e per la striatura radiale, sembrerebbero, a giudicare dalle figure, spettanti alla RW. subechi- nata OrP., oppure individui giovani della RA. brentoniaca; specie queste, che non sono citate nell'opera dello Stesso autore. Località: Camporovere, Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Rhynchonella subechinata OPP. 1863. RA. subechinata OrpeL. Mem. cit., pag. 211, Taf. VI, fig. 8-10. 1880. R7. subechinata Orp. Parona. Nota cit., pag. 33. Quando il guscio non è ben conservato è difficile distinguere gli esemplari delle R%. subechinata da quelli giovani, ancora sprovvisti delle pieghe frontali, delle RN. brerioniaca Or. Ne consegue che pochissimi sono gli esemplari, che posso con sicurezza ascrivere a questa specie. La forma prevalente è quella rappre- sentata da OrpeL colla fig. 10: un esemplare del Museo di Pisa ne è più grande e proporzionalmente più largo. . Località: Camporovere, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. Rhynchonella Zisa OpP. 1863. Eh. Zisu OrreL. Mem. cit., pag. 210, Taf. VI, fig. 6,7. Due soli esemplari della collezione pisana, incompleti: l'uno, sebbene più piccolo, trova un buon riscon- tro nella fig. 7 precitata; l’altra si avvicina piuttosto alla fig. 6, pur essendone più piccolo. Località: Ponte del Ghelpa. 36 C. F. PARONA © [36] Rhynchonella crista n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 29. Conchiglia più larga che lunga, discoidale. Valva perforata alquanto gibbosa, col margine anteriore on- dulato per effetto di cinque solchi, largo e profondo il mediano, quasi indistinti i due laterali più esterni: apice alto, diritto, carenato ai lati; deltidio alto e forame piccolo, ovale. Valva brachiale convessa ai fianchi, con lieve depressione nella parte mediana posteriore ed all’avanti con seno ampio, nel cui mezzo si eleva una breve ed ottusa piega; la porzione anteriore dei fianchi è leggermente sinuosa in rapporto coi solchi della valva opposta. Commessura diritta per breve tratto sui fianchi ed ondulata nel resto. Guscio fibroso. Larghezza mm. 10, lunghezza mm. 8,5, spessore mm. 4. Ha qualche somiglianza colla RR. adunca Orr. degli strati di Klaus, ma ne differisce specialmente per la disposizione inversa delle pieghe frontali. Località: Monte Meleta. Rhynchonella hemicostata n. f. — Tav. II [Tav. II), fig. 30. Conchiglia di poco più larga che lunga, più raramente lunga quanto larga, subglobosa. Valva perforata uniformemente convessa nella. regione apiciale; nella parte anteriore e mediana rilevata a lobo, formato da due coste, che nascono dalla parte centrale; depressa ‘ai fianchi, ciascuno dei quali provvisto di uno o due pieghe appiattite, limitate alla. porzione marginale ed in qualche esemplare pressochè indistinte; apice stretto, alquanto prominente sulla valva brachiale, appuntito, deltidio alto e stretto. Valva brachiale uniformemente poco convessa nella parte posteriore, colla parte mediana anteriore depressa a seno, occupato da una grossa costa; fianchi prominenti, convessi, con un solco breve, contrapposto alle pieghe dell’altra valva, talora quasi nullo: la linea commessurale sui fianchi si protende verso la valva brachiale e sulla fronte descrive un W aperto verso la' valva stessa. Guscio distintamente fibroso, con qualche minutissima costellina filiforme, ra- diante dall’apice, sulla superficie ben conservata. Dimensioni di uno dei più grandi esemplari: lunghezza mm. 12, larghezza mm. 13, spessore mm. 9. Un esemplare si distingue per il suo poco spessore (lungh. mm. 10, largh. mm. 11,5, spess. mm. 5,5). Questa forma, che ricorda tanto da vicino la RA. retroplicata Zirr. del Lias medio, è affine alla R%. Kaminskii Unn.!, ma ne differisce perchè le sue coste, più robuste, nascono a maggior distanza dall’ apice e poi perchè i suoi fianchi portano pieghe. è strettissima colla forma più semplice, ad una sola costa nel seno, della Ri. retrosi- nuata Vacer; però nessuno degli esemplari da me esaminati si avvicina alle altre due forme disegnato da questo autore. Anche la R%. sacharoidea De Greco. ® le somiglia, pur mantenendosi distinta perchè non presenta trac- cie di pieghe sui fianchi, per l’apice della valva perforata assai più robusto e perchè la sua maggior lar- ghezza corrisponde al margine frontale. Il modello interno di questa specie somiglia in modo singolare alla T. sulcifrons Ben.; ciò che mi indusse in errore, quando nel 1880 (Nota cit., pag. 29, tav. V, fig. 20) riferii alla citata specie di Benecke i pochi esemplari di cui disponevo e che erano tutti appunto nello stato di modelli interni. Località: Camporovere, Monte Longara, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. La somiglianza è ! Uncio. Kellow-Kalk. ece., pag. 418, Taf. IX, fig. 13, 15, 18, 1881. ? De Gregorio. Mem. cit, pag. 25, pl. 5, fig. 35, 1886. [37] C. F. PARONA 37 Rbynchonella calva n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 31. Conchiglia lunga quanto larga, globosa, liscia. Valva perforata uniformemente convessa nella metà po- steriore e si eleva nella parte mediana della metà anteriore a formare un distinto lobo; apice stretto, abba- ' stanza alto, acuminato, deltidio indistinto. La valva brachiale è convessa sui fianchi e presenta nella parte mediana un seno profondo, che si inizia all’apice. La commessura rettilinea sui fianchi, descrive sulla fronte un'ampia curva, concava verso la valva brachiale. Struttura fibrosa evidente. Lunghezza e larghezza mm. 11, spessore mm. 8. 1 Questa forma è assai distinta e somiglierebbe strettamente alla %. pisoides Zrrr. del Lias medio ed alla Rh. micula Orr. degli strati di Klaus, se non fosse sprovvista delle brevi piaga che le citate specie portano sulla porzione marginale delle valve. Località: Monte Meleta. Rhynchonella microcephala n. f. — Tav. II [Tav. II], fig. 32. Conchiglia più. lunga che larga, ristretta a punta posteriormente, subtruncata anteriormente: valva per- forata rigonfia, con lobo mediano formato da due robuste pieghe, che delimitano un solco profondo, il quale sì inizia a maggiore o minore prossimità dell’apice; apice piccolissimo, appuntito, subcarenato ai lati. Valva brachiale convessa e di frequente gibbosa nella metà posteriore, appiattita nella anteriore; sulla cui parte mediana si eleva un breve lobo, più o meno prominente, opposto al solco della valva perforata. La linea di commessura è genicolata sui fianchi verso la valva brachiale e sì piega bruscamente verso la valva opposta alla estremità della fronte, lungo la quale disegna un largo W aperto verso la valva brachiale. Il guscio, anche osservato al microscopio, appare fibroso. Uno dei più grandi esemplari misura; lunghezza mm. 11, larghezza mm. 10, spessore mm. 7. È più comune della Fw. latifx0ns; le somiglia, ma se ne distingue RA perchè più allungata e specialmente per la singolare piccolezza e conformazione diversa dell’ apice. Nel 1880 (Nota cit., pag. 28, tav. 5, fig. 18,19) riferii pochi e piccoli esemplari di Camporovere alla T. bivallata E. Dest., ma in seguito lo studio di un gran numero di esemplari mi convinse del mio errore. Anche il dott. RorapLerz mi scrive, che da lungo tempo riconobbe la spettanza, degli esemplari del Museo di Monaco, provenienti da Camporovere, ad una specie nuova caratterizzata dalla piccolezza estrema dell’apice. I signori Bose e Crorrat che ebbero in esame degli esemplari di questa forma la giudicarono appar- tenente al genere Ehynchonella. Fu dal marchese De Gregorio riferito al genere Teredratula e suddivisa in parecchie specie, T. amilda, fita, spica, spica var. spicopsis, persa, Damoni, gisella, raza, tesa (Monogr. cit., pag. 24, 25, pl. 5, fig. 20-28, 1886). Località: Camporovere, Monte Meleta, Monte Longara, Ponte del Ghelpa. Rhynchonella sacharoidea Dr Gree. 1886. Rh. sacharoidea De GrecorIo. Monogr. cit., pag. 25, pl. V, fig. 35. Specie assai variabile: la forma giovanile si distingue per lo spessore minore e per la maggiore ottusità delle coste. Un esemplare adulto, più grande della figura citata, si presenta più arrotondato negli angoli for- 38 C. F. PARONA [88] mati dalla fronte coi fianchi. Inoltre in tutti gli esemplari l’apice della valva perforata è alquanto più pro- minente e meno ottuso. 2 Questa specie ha stretta affinità colla RR. Wolfi Neum. del Giura superiore !. Località: Ponte del Ghelpa. Rhynchonella canovensis Dr Gre. 1886. EM. canovensis De GreGorIO. Mem. cit., pag. 25, pl. 5, fig. 33. Parecchi esemplari completi e diversi frammenti sono riferibili a questa specie. In confronto colle figure citate, l'apice della valva perforata è più adunco (carattere che, fra gli altri, separa la A. canovensis dalla Eh. Halli De Gree.) e negli esemplari in esame lascia vedere il deltidio assai alto e stretto ed il forame pic- colissimo. Due esemplari, per il numero maggiore delle pieghe e perchè presentano meno profondo il seno della valva perforata, costituiscono un passaggio graduato tra questa specie e la R%. alleizagra De Gres. (pag. 25, pl. 5, fig. 30). Località: Monte Longara, Monte Meleta, Ponte del Ghelpa. i Rhynchonella Atla (et var. polymorpha) OrP. 1863. Eh. Atla et var. polymorpha OrreL. Mem. cit., pag. 208, Taf. VI, fig. 1 e 2, fig. 3. Nella collezione pisana dei fossili del Ponte del Ghelpa si osservano 16 esemplari, comunicati in esame al dott. Bose e da lui riferiti a questa specie ed 1 esemplare ascritto alla var. polymorpha. Fra i fossili del Monte Meleta da me esaminati uno solo corrisponde a questa specie. Ma da questa stessa località e dal Monte Longara provengono altri esemplari (15) appartenenti alla forma distinta dal marchese De Gregorio ( Monogr. cit., pag. 25, pl. 5, fig. 31, 1886) come A. Halli De Grec. Ora avendo io comunicato uno di questi esemplari al dott. RormpLerz sotto il nome di &. Halli, egli mi rispose, che invece apparteneva senza il minimo dub- bio alla . Atla var. polymorpha Orr., ciò risultando dal confronto coi tipi di OrPEL stesso. Per verità a questa conclusione non si arriverebbe se si limitasse il confronto alle sole figure di OpPEL, e però credo opportuno accompagnare le figure di De GrEGORIO coi seguenti cenni descrittivi. In questi esemplari le due pieghe mediane della valva brachiale e l’unica pure mediana della perforata non sono limitate alla regione apiciale e frontale, ma decorrono per tutta la superficie; di più ai lati degli apici sonvi altre due o tre pieghe, che scompaiono a maggiore o minore distanza dal margine delle valve o. che lo raggiungono. In qualche esemplare le coste laterali si uniscono a coppie dopo un certo percorso. Un esemplare distinguesi fra tutti, perchè presenta tre coste sul lobo della valva brachiale e due nel seno della valva perforata, regolarmente sviluppate. Il forame ed il deltidio, che non sono indicati nella figura del De Gregorio, risultano il primo piccolo assai ed il secondo alto e stretto. Località: Ponte del Ghelpa, Monte Meleta, Monte Longara. Rhynchonella ghelpensis De Grra. 1886. I. ghelpensis De Gregorio. Mem. cit., pag. 26, pl. 5, fig. 37. L'unico esemplare, che ho potuto procurarmi di questa specie differisce alquanto dalla figura citata, perchè. ! M. Neumayr. Jurastudien. Jahrb. d. k. k. geol, Reichs., 20 Bd., pag. 554, Taf. XXIII, fig. 4, 1870. [39] C. F. PARONA 39 presenta ancora più larga la fronte. Le due valve sono lievemente depresse nel mezzo: per tale carattere, come per la larghezza del margine frontale, differisce, come mi fece rimarcare il sig. RoraeLetz, dalle PRA. trigona Quensr., RA. trigonella Rora., Eh. voultensis Orp. costituenti la Tyigona-Sippe (Gruppe der Costaten), cui appartiene anche le . Nicolisi Par. del titonico inferiore veronese, la quale somiglia in modo spicca- tissimo alla R%. ghelpensis De Gres. ro Il Dr Gresorio figura accanto a questa specie un’altra rinconella, che denomina R%. Peticlerci (fig. 36), cui corrisponde abbastanza bene un mio esemplare, che differisce dalla Rh. ghelpensis unicamente perchè manca del caratteristico spessore alla regione frontale. Sospetto che si tratti della forma giovanile della stessa P%. ghelpensis. Località: Monte Meleta. Rhynchonella colbosa Dr GrEG. 1886. RR. colbosa De Gregorio. Monogr. cit., pag. 26, pl. V, fig. 32. DS Questa specie è assai variabile nello spessore: ne viene che il lobo ed il seno sono più o meno pronun- ciati e talora insignificanti. Così taluni esemplari sono assai larghi, altri invece più lunghi che larghi. È par- ticolarmente caratterizzata dall’apice della valva perforata assai alto e diritto: è irregolare la sua ornamen- tazione a coste più o meno numerose e grosse, sempre angolose, che frequentemente si biforcano dalla metà del loro decorso in avanti. Per tali caratteri questa Rhynchonella ha stretta parentela colla R%. mutans Rova. del Dogger inferiore !. Ammonites alfinus De GREG. Località: Ponte del Ghelpa. amceps extinctus QuENST. » betinus De GREG. . . » Blagdeni D’ORB. . . >» Braikenridgi Sow.. . >» cadomensis DerR. . . >» Chauvinianus D’ORB. . > coronatus Brue. . . >» eyeloides D'ORB. . . >» convolutus ‘interruptus QueNsT. 0; IMPARI » deltinus (etvar. sbinus) Drree i e dimorphus D’ ORB.. . > INDICE DEI NOMI DELLE SPECIE pag. 18 19 18 18 17 16 24 17 12 22 18 21 [18] [19] [8] DS] 7] [16] [4] 7] pa] [22] [18] [21] Ammonites dubius Quenst. . pag. 21 » epsilinus De GREG. » 18 » etinus De Gres. » 18 >» euryodos Quenst. . » 18 >» gamminus Dx GrEG. . » 18 » Gervili D’ORB. . » 16 » hecticus lumulaQuenst. >» 13 » Parkinsoni anceps QuensT. as 19: >» © Parkinsoni coronatus QuensT. » 20 » Pottingeri Sow. » 24 » Stfevensoni De Greg... » 13 » suleciferus OPP. . » 23 2 A. RorapLetz. Monogr. d. Vilser Alpen, pag. 140, Taf. IX, 1886. ei) [18] [18] [18] [18] [16] [13] [19] [o] [a] [18] [23] 40 Ammonitas viator D’ ORB. » ellus De GreG. » setinus De GREG. . Atractites (2) Beneckei Meu. . >» (2) intermedium Mon. » Nicolisi Par. Cadomoceras nepos PAR. . Capulus Sequenzae De GrEG. Cosmoceras Juliù D ORB- sp. » Pollux Rem. sp. » subpretiosum Unn. » Uhligi Par. et Bon. Crioceras annulatus DEFR. sp. Cucullaea (2) cfr. clathrata LeECcKB. Ò ò Emarginula Br ugnoni De GREG. Harpoceras camporoverense Ta GREG. canovincola De Cra crassifalcatum WAAG. ignobile Sow. sp. (7) minutum Par. nodosulcatum LAHUSEN pingue Par. . . ramiatum De GREG. . >» vectecostatus De Gross. Haploceras vicetinum Par. Hecticoceras (2?) pingue Par. Isocardia n. f. Lima cfr. complanata Tea >» cfr. carduiformis Sow. Limea duplicata Gore. » lata(?) Par. Littorina Spucchesi De GREG. Lytoceras Adeloides Kup. sp. » amplum Opp. sp. . » Guiscardii De Gred. . » meletense Par, >» » » SY 0 4 4 0 Nicolisi Par. pluriamnulatum Par. . tripartitum RAsP. . Lumuloceras Stevensoni De GREG. sp. > » canovincola De Gn. A Modiola gibbosa Sow. >» prota De,Grea. C. F. PARONA 4,15 [4,15] 5,25 [5,25] 21 [21] 4,20 [4,20] 21 [21] 4,21 [4,21] 4,24 [4,24] 5,27 [5,27] 5,26 [5,26] 12 [12] 13. [13] 12 [12] 12 [12] 4,11 [4,11] 15 [15] 12 [19] 12 [12] 12 [12] 13 [13] 4,12 [4,19] 5,26 [5,26]. 5,29 [5,29] 5,29 [5,29] 29 [29] 5,29 [5,29] 5,25 [5,25] 4,10 [4,10] na] 10 [10] 4,11 [4,11] 4,10 [4,10] 4,11 [4,11] ll [11] 4,11, 13 4,18 5,6,27 28 [28] [4,11,13] [4,13] [5, 6,27] Morphoceras dimorphoide Par. pag. 4, 21 [4,21] Occotraustes minor PAR. . » serrigerus WAAG. Onkospira Zitteli Unn. Opis Luciensis D’ ORB. VAS o 7.0 SIRATE CRMED Oppelia fialar OrP. sp. » fractina De GrEG. . » fusca Quensr. sp. . o Gesnerì OpP. sp. » gracililobata Vac. . . » mmbata OPP. sp. . » propefusca De GrEG. . » subcostaria OPP. sp. » subplicatella Vac. » substriata Sow. sp. » subtilicostata Par. . » vicetina Par. Parkinsonia Bonarelli Par. Patella SA De GREG. Pecten n. f. » Nownayri Dr Con » (Chlamys [2]) Paronae De GrEG. » supradubius De Gneo! Peltoceras Chauvinianum D’ORB. sp. Perisphinetes Andium Snia » conclusus Par. . » perspicuus Par. » | scopinensis - Mmosquensis Triss . o » subaurigerus ica » subtilis Neum. » tforquis Par. Phylloceras Kudernatschi HAUER sp. » Kunti Neu. d » mediterraneum Neux. » ovale Powp. (?). » posalpinum Da GrEG. » subpartitum Par. » subobtusum Kup. sp! . » slamisum Dx Gree. » subtortisulcatum Pomp. (?). » viator D'ORB. sp. . » » 3" A 4071" Rli 7 ARR SO) % % yu < % % % *% % 4,15 [4,15] 15 [15] 26 [26] 27 7 5,27 [5,27] 13 [13] 9 [9] 14 [14] 13 [13] 4 [14] 13. [13] 4,13 [4,13] 4,15 [4.15] 14 [14] 14 [14] 4,13 [4,13] 4,13 [4,13] 4,20 [4,20] 26 [26] 5,28 [5,28] 5,28 [5,28] 5,28 5,28 [5, 28] [5,28] 4,24 [4,24] 23 [23] 4,22 [4,22] 4,23 [4,23] 23 [23] 23 [23] 4,22,23 [4,22,23] 4,23 [4,23] » 9 [9] 4,9 [4,9] 4,9 [4,9] 4,9 [4,9] 9 [9] ‘ 4,10 [4,10] 4,9 [4,9] 4,9 [4,9] 4,10 [4,10] 4,8 [4,8] [41] Placunopsis oblonga LausE . pag. 29 » perplexus De GREG. Posidonom,a alpina Gras Reineckeia Greppini Opp. sp. Reineckeia Lifolensis Srimmm. >» d » » Sansonii PAR. Rhynchonella adunea OrP. alleixagra De GREG. Atla (et var. polymor- pha) OrP. Berchta Opp. brentoniaca OPP. calva Par. x canovensis De GREG. . coarctata (var. miscella) OPP. . Mer colbosa De GREG. . eiasia PAR. . defluca (var. (Ord Etelloni Opp. Ghelpensis De GrEG. . Halli De GrEe. hemicostata PAR. Kaminskii Unn. latifrons Par. mutans Rotz. microcephala PAR. . micula OP. dilatata) Nicolisi Par. cfr. orthoptyca OPP. Peticlerci De Gree. retrosinuata Vac. sacharoidea De GrEG. subechinata OrP. trigona Quenst. trigonella Rox. voultensis OPP. . Wolfi Neum. aisa OPP. Rhynchonellina (2) Beggiatoi MtriNspi c.c... Scurria belemnitopsis De GREG. Spe. Solariellopsis venustus PAR. sp. Sphaeroceras auritum Par. » Bombur OprP. sp. . Palaentographia italica, vol. I. » C. F. PARONA [29] 5,29 [5,29] 5,6,28 [5,6,28] 4,19 [4,19] 20 [20] 4,18 [4,18] 6,35,36 [6, 35,36] 38 [38] 6,38 [6,38] 6 [6] 6,35 [6,35] 6,37 [6,37] 6,33 6,34 6,39 6,36 [6, 34] [6, 39] [6,36] 6,84 6 [6] 6,39 [6,39] 38 [88] 6,36 [6,36] 36 [36] 6,33,37 [6,33,37] 39 [39] 6,37 [6,37] 37 [87] 39 [39] 6,34 [6,34] 39 [39] 36 [36] 6,36,38 [6,36,38] 6.35. [6,85] 39 [39] [6, 34] Sphaeroceras Brongniarti Sow. Sp. RE Davauxi De Gross. (E) disputabile Par. globuliforme Gem. pilula PAR. . Stephanoceras gibbum Par. » » d » Terebratula abrupta De Grea. rectelobatum HAUER Sp. Renardi Nix. rotula Par. . venetum PAR. abruturgida De GrEG. agapea De GrEG. amilda De GREG. balfa De GrEG. Beggiatoi PAR. . bengilla De Gres. besma De Grea. (Pygope) bipartita Par. bivallata E. Desn. . (mut.) brica De GrEG. brilletta De GrEG. . calandra De Gre. campina Dan Gre. capitella De GREG. carpa De GREG. clarella De GREG. . crastana Da GrEG. cuniopsis De GREG. curviconcha OPP. Damoni De GrEG. elga De GrEG. . favorita De Grea. felina De GREG. firbesa De GreG. fito De Gree. florima De Grea. . Fylgia OrP. . gabeta De GrEG. gamisa De GrEG. . gara De Gree. Gefion OPP. . Gerda OpP. (2). gisella De GREG. globa De GrEG. kopaka De GREG. . 41 .1,16,17 [1,19,17] 16 [16] 4,17 [417] 16 [16] 4,16 [4,16] 4,17 [4,17] 19 [19] Un 4,18 [4,18] 4,18 [4,18] 3: [31] 31 [ij 32 [32] 37 [37] 34 [34] 2,33. [2,33] 33. [33] 30 [30] 6,30 [6,30] 37 [37] 31 [81] 31 [31] 31 [31] 34 [34] 33. [83] 30 [30] 38. [83] 32 [32] 32. [32] 6,30 [6,30] 37 [37] 31 [31] 33. [33] 31 [81] 33 [38] 37 [87] 33 [33] 2,80 [2,30] 33. [83] 33. [33] 34 [34] 6 [6] 2,6,30 [2,6,30] 37 [87] 34 [34] 30 [30] 42 Terebratulairminsula De GREG. pag. 35 [35] lepa De GREG. . levantina De GrEG. meriga De Gree. (mut.) miopina DE GreG. à misa De GrEG. mitula De GREG. . muta De GREG. . nepina De GREG. . nura De GrEG. pariunchis De GrEG. . persa De GrEG. pigmeconcha De GrEG. pirina De GrEG. praetolla De GrEG. pracvenusta De GREG.. propeflorima De GREG. pteroconcha Gem. raxa De GREG. . rudopta De GREG. sbilla De GrEG. securopsis Dr GrEG. schilixka De GrEG. scita De GREG. . simpata De GREG. . smiccia De GREG. . spica (et var. spicopsis) De GreG. strimita De GREG. . » » » 34 [34] 31 [31] 30 [30] 31 [31] 34 [34] 34 [34] 34 [34] 35 [35] 34 [34] 32 [32] 37 [37] 31 [31] 33 [33] 32 [89] 6,30 [6 33 [33] 33 [33] 37 [37] 35 [35] 34 [34] 32. [39] 32 [39] 31 [31] 30 [30] 30 [30] 37 [37] 32 [39] C. F. PARONA Terebratula subflorima De GR. pag. 33 [83] subgufa De Gare. . sulcifrons BEN. |. taddarita De GrEG. tesa De GrEG. . tolla De GrEG. . (mut.) tricavendina Dr GREG. . È turba De GrEG. vrilla De GREG. zelina De GrEG. xinghilla De GrEG. Trochus (Ziziphinus) Halesus Laus. (non D'ORB.) . Helius D'ORB. . 0 Pietti Hg. et Desn. . rasgus De Gres. (Eutrochus ) venustus Par. Turbo (2) nautilinus De GREG. Unicardium gibbosum Morr. » et Lc. Mia face Waldheimia Beneckei Par. Boehmi Bòse concava PAR. cumiopsis De GREG. Sp. Nallvi Par. . oreadis VACEK . (?) tesinensis BòSsE. 6,30 [6,30] 36 [36] 33. [83] 37 [37] 32 [32] 31 [31] 34 [34] 32 [32] 31 [31] 31 [81] 5,25 [5,25] 25 [25] 26 [26] 5,25 [5,25] 1,5,6,25 [1,5,6,25] 5,26 [5,26] 27. [27] 5,27 [5,27] 2,6,81 [2,6,31] 6,81 [6,31] 6,32 [6,32] 6,32 [6,32] 6,31 [6,31] 32 [82] 33. [33] Dott. A. TOMMASI LA FAUNA DEL TRIAS INFERIORE NEL VERSANTE MERIDIONALE DELLE ALPI Con due tavole (tav. III, IV [tav. I, II]). Tra le faune triasiche alpine, che in questi ultimi lustri attirarono l’attenzione e le cure dei paleontologi, quella della quale sto per trattare fu senza dubbio la meno fortunata, poichè d’essa nessuno ancora aveva tentato uno studio d’insieme dopo che da quasi mezzo secolo ne erano stati trovati nel versante alpino me- ridionale i primi rappresentanti. Fu appunto nel 1846 che il compianto prof. G. Mensenmni nel suo “ Rap- porto scientifico sul combustibile fossile di Raveo in Carnia* , fe’ cenno di alcuni fossili compresi nel grès scre- ziato, che dichiarò triasici, determinò, ma non ebbe a pubblicare. Cinque anni più tardi 1° Haver? descriveva e figurava i fossili raccolti nell’Alpi venete dal sig. von Fvucas: tra questi vanno ricordate circa dieci specie caratteristiche del Trias Inferiore. Dopo l’ Hauer nessuno più s’occupò di tali petrefatti fino al 1868, nel qual anno il Benwcxe * nel suo interessante lavoro su alcuni giacimenti del Muschelkalk delle Alpi ebbe ad aggiun- gere alle specie già illustrate dall’ Havus® alcune altre nuove. Dal 1868 nuova tregua fino alla pubblicazione dell’opera del Lersus4 sulla parte Sud-occidentale del Tirolo, avvenuta un decennio più tardi, nella quale sì aggiungono ancora altre forme a quelle rese note dall'’Havrr e dal Bewecte. Nel 1882° nella mia memoria ‘ sul Trias Inferiore delle Alpi descrissi e figurai anch’io alcuni fossili di tal piano del Veneto e della Lom- bardia, e nel 18856 pubblicai le Gervillie raccolte dal prof. Mexrcami a Raveo. Al Moysisovios finalmente andiamo debitori della più perfetta conoscenza dei cefalopodi del Trias inferiore, illustrati nella magistrale di lui opera sui cefalopodi della provincia triasica mediterranea 7. Nel frattempo le non interrotte escursioni dei geologi nostrali arricchivano i varii musei, massime del- 1 G. MenEGHINI. Rapporto scientifico sul combustibile fossile di Raveo in Carnia. Padova, tipogr. Liviana, 1846. ? F.R. v. Hauer. Ueber die von Herrn Bergrath von Fuchs in den Venetianer Alpen gesammelten Fossilien. Denkschr. d. k. k. Akad. d. Wissensch. in Wien, 1851. 3 E. W. Benecke. Weber einige Muschelkalk-Ablagerungen der Alpen. Geolog. palaeontolog. Bcitrige. Miinchen, 1868. * Dott. R. Lepsius. Das westliche Sùd-Tirol geologisch dargestellt. Berlin, 1878. 5 A. Tommasi. Il Trias Inferiore delle nostre Alpi coi suoi giacimenti metalliferi. Il Pizzo dei 3 Signori. Milano, F. Val- . lardi, 1882. 6 In. In. Note paleontologiche. Boll. della Soc. Geolog. Italiana, Vol. IV, 1885. " E. Moysisovios von Mosswar. Die Cephalopoden der mediterranen Triasprovinz. Wien, 1882. AA DOTT. A. TOMMASI [2] l'alta Italia, anche di nuovo materiale paleontologico tanto che mi venne il desiderio di giovarmene per una revisione della fauna del Trias inferiore delle nostre Alpi. Per gentile condiscendenza dei rispettivi Direttori ho potuto aver in esame quanto di tal fauna trovavasi nelle collezioni del Museo Geologico dell’ Università di Pavia, del R. Ufficio Geologico di Roma, del R. Istituto Tecnico di Udine, del Museo Civico di Rovereto ed i pochi fossili del piano in parola posseduti dai Musei delle Università di Padova, Torino e Pisa. Un co- pioso ed interessante materiale credo esista nel Museo dell’ Ateneo di Brescia; ma ad onta della buona volontà con cui lo metterebbero a disposizione degli studiosi il benemerito prof. RaGazzoni e l’egregio prof. Caccramati, non sarà possibile trarne buon partito fino a che non ne vengano ultimate l'esposizione e la disposizione nei locali di quell’Istituto. Debbo quindi i miei più vivi ringraziamenti oltre che a questi due egregi colleghi, al chiarissimo sig. prof. Torquaro TarameLni, al cav. ing. Pierro Zezi, al prof. A. Terni del R. Istituto Tec- nico di Udine, al prof. De Cosenui, Direttore del Museo Civico di Rovereto, ed ai professori OxBoni, Parona e Canavari, che col materiale prestatomi mi diedero modo di condurre a termine questo studio. Ed ora una parola sul termine da me scelto di Trias Inferiore. Volendo indicare il più brevemente che potessi, ma nello stesso tempo con una espressione che fosse accettata dai più, quella serie di strati che racchiude la fauna da me studiata, ho banditi i nomi di signifi- cato più o meno locale, quali Servino e Sales — Strati di Seiss e di Cumpil — Schisti di Werfen — Réòth, ecc.: per adottare il termine di Trias Inferiore, che, noto a tutti, per tutti designa a prima vista quell'insieme di strati, che sta alla base della serie triasica. Ben inteso che con ciò non miro a rimettere in' vigore la vecchia divisione del Trias alpino in tre membri, contro la quale mi sono già pronunciato nella mia memoria sul. Trias Inferiore innanzi citata. Col termine adottato voglio indicare quella serie di strati arenacei ed argillo-calcareo-schistosi, che sot- tostanno ovunque ai calcari del Muschelkalk ad Enerinus liliiformis e riposano, nel Veneto, sul calcare a Bellerophon o, come nella Carnia e nel Bellunese, sulle dolomie cariate e sulle marne gessifere, che secondo il sig. prof. TarameLL1 ne sono i rappresentanti. Nella Lombardia invece, per la mancanza dell’ orizzonte del calcare a Bellerophon, la formazione in parola non ha un limite inferiore sicuro ed a tal riguardo rimando il lettore alla citata mia memoria sul Trias Inferiore. È un fatto però che in questa regione i fossili man- cano in quel complesso di arenarie quarzose assai sovente alternanti con conglomerati, le quali, inferiori alla massa delle arenarie schistose, dei calcari marnosi e degli schisti argillosi ed adagiate o sul micaschisto, o sul porfido, o sulle arenarie del Rothliegende, da alcuni autori sono mantenute nel Trias e da altri assegnate al Permiano. Il Trias inferiore si presenta colla sua membratura più semplice nella Carnia e nel Bellunese, dove consta d’arenorie variegate, per lo più rosse, alla base; di calcarì marnosi, di schisti argilloso-micacei e di marne nella parte superiore. È più complesso nella Val Trompia, dove sull’arenaria variegata seguono dei calcari lastriformi giallastri, micacei, quindi, a livelli anche ripetuti, un’ colite ferruginosa a gastropodi, alternante coi calcari lastriformi e con argilloschisti, poi dei calcari marnosi a strati sottili prevalentemente rossi, nella cui parte più alta si stende un banco di calcare oolitico, duro, grigio-chiaro nell'interno, zeppo di Gervillie e di Myophorie, chiamato appunto per ciò dal Lersivs banco @ Myophoria. È bene però aggiungere che l'oolite a gastropodi ed il banco a Myophoria non sono esclusivi alla Val Trompia; poichè l’una, trovata per la prima volta al Monte Zaccon in Val Sugana, fu poi rintracciata nel Trentino in Val Trudena, alla Mendola nelle Giudicarie, nelle Alpi dell’ Ampezzano e nei pressi di Primiero, in Carnia dal prof. Taramenti nei dintorni di Pesariis, ed in Lombardia, oltre che nella Val Trompia, in Val di Scalve e presso Esino dal Lepsrus: ed il banco a Myophoria fu trovato da questo medesimo autore, oltre che al passo della Maniva sul Dosso Alto [3] DOTT. A. TOMMASI 45 ed alla Costa fredda presso Ivino in Val Trompia, anche al limite tra le Giudicarie e la Val del Caffaro, in alto sul Monte Madrene, presso la Cima Bruffione, alla Malga Bruffione e sull’erta china che scende dalla Malga grisa. Io poi ricevetti l’anno scorso dal sig. Cozzagnio due grossi pezzi dello stesso calcare fossilifero provenienti da Esine in Val Camonica. Quà e là nel Veneto in questo complesso di strati si intercalano a varii livelli anche delle lenti di gesso, che in Lombardia quando compaiono s’incuneano sempre nella parte più alta della serie. Ad occidente della Val Trompia fino al Verbano il Trias inferiore è litologicamente più uniforme, es- sendo costituito da conglomerati ed arenarie rosse quarzose, prevalenti alla base e da schisti rossi, verdognoli o giallastri, che pigliano il sopravvento nella parte superiore della formazione. Nè in Val Brembana nè in Valsassina io scorsi mai nè l’oolite a Gastropodi nè il banco a Myophoria e nemmeno ne vidi fatta men- zione nelle Note IMustrative della Carta Geologica della Provincia di Bergamo pubblicate nel 1881 dall’egregio prof. Varisco, nè nella “ Spiegazione della Carta Geologica della Lombardia ,, che il chiarissimo prof. Tara- meLLi diede alle stampe nel 1890. Tale è la struttura del Trias inferiore nel versante meridionale delle Alpi. Vediamo ora quali esseri la- ‘sciarono le loro spoglie nei depositi, onde risulta quella formazione. Molluscoidi Brachiopodi Gen. Lingula Bruco. Lingula tenuissima Brown. —- Tav. III [Tav. I), fig. 1. 1834. Lingula calcaria Zenxer? N. Jahrb. f. Miner., pag. 394, tav. V, F.C. — Ibid. 1835, pag. 332. 1856. L. fenwissima Bronn. Lethaea geognostica, III, 51, tav. XIII, fig. 6.. 1864. — ni Bronn in v. ALgerti. Uederbl. ueber die Trias, pag. 160, tav. VI, fig. 3. 1878. — = Lepsius R. Das westl. Stid-Tirol, pag. 65 e 113. 1882. — — Tommasi A. IZ Trias inf. delle nostre Alpi. Il Pizzo dei 3 Signori — Dott. F. VALLARDI, Milano, pag. 58, tav. I, fig. 1. 1885. — — QuensteDt. Handb. d. Petrefetk. (Tubinga 1855), pag. 750, tav. 58, fig. 21. 1890. — — Brrrner. Brach. d. Alp. Trias. Abh. d. k. k. geol. Reichsanst., XIV Bd., pag. 35, tav. XXXIX, fig. 30. ; 1893. — — SkupÒnos Ta. Ueber die Entw. u. Verbreit. der Partnachsch., pag. 173, tav. V, fig. 13-14. Jahrb. d. k. k. geol. Reichsanst., 43 Bd., I. H. Valve a contorno ovale, piatte, equilaterali, arrotondate al margine frontale, piuttosto acute all’anteriore. L'apice è acuto. La superficie è ornata, dall’apice in giù, da fini strie concentriche. Sulla parte, nella quale manca il guscio, sì osservano anche alcune strie radiali. Dimensioni dell'esemplare figurato: lunghezza mm. 10,5, larghezza mm. 4,5. Di questa specie raccolsi quattro esemplari più o meno completi nello schisto argilloso-micaceo verde 46 DOTT. A. TOMMASI . [4 del Rio delle Streghe presso Ovaro nella Val del Degano in Carnia. Il Lepsrus la cita nel Muschelkalk su- periore del Dosso Alto in Val Trompia e delle Giudicarie. Il Noerume (Zeitschr. d. d. geol. Gesellsch. Bd. XXXII pag. 343, 1880) annovera questa specie tra quelle del Roth dell’alta e bassa Slesia e di Riidersdorf, e del Muschelkalk- della Slesia Superiore. Molluschi Lamellibranchi Gen. Hinnites Derr. Hinnites spondyloides v. ScaLtH. sp. — Tav. III [Tav. I], fig. 2. 1822. Ostrea spondyloides v. Scarora. Nachtr. x. Petrefetk., pag. 111, tav. 36, fig. 1b. 1834-40. — — Goupruss. Petref. Germ. II, pag. 3, tav. LXXII, fig. 5. 1856. —_ — GieBeL. Muschelk. v. Lieskau, pag. 10. 1862. — — ScuLrH. v. SerBACH. Weimarische, Trias, pag. 20. 1864. — — Arperti. Trias, pag. 63. 1865. — _ Ecx. Buntersandstein und Muschelkalk in Oberschlesien, pag. 51 e 96. 1881-85. Hinnites comptus (0. spondyloides Scunora.) v. Zire. Handb. d. Palacont., pag. 28. Conchiglia a contorno variabile, poco più lunga che alta, tondeggiante od ovale obliqua, poco rigonfia. Il margine cardinale è rettilineo. L’orecchietta anteriore è più grande, quasi rettangola e ben distinta dal dorso, che si eleva sopra di essa quasi a gradino. Verso l’orecchietta posteriore, più piccola. la valva scende con dolce pendio. L’umbone, molto rigonfio, raggiunge appena la linea cardinale. La valva sinistra, più inarcata dell’altra, è adorna di costelle irregolari, alcune irradianti direttamente dall’umbone, altre, più corte ed intercalate, originantisi al di sotto della regione apiciale. Spesso le costelle si biforcano così che al margine ventrale se ne conta circa venti. Esse sono ben pronunciate, tondeggianti ed incrociate dalle lamelle d’accrescimento. Tale ornamentazione corrisponde bene a quella delineata dal Go- pruss nella fig. 5 della tavola LXXII. Dimensioni: altezza mm. 10, larghezza mm. 11. Di questa specie potei avere due valve racchiuse entrambe nella arenaria rossa, micacea, schistosa. L'una proviene dal Rio Randice nei pressi di Piano d’Arta in Val del But, l’altra dal Monte Losa tra Mione e Sauris in Carnia. Convengo coll’ esimio prof. ZirreL che la forma di cui trattasi debba riferirsi al gen. Minnites, dacchè la regione cardinale ha l'abito di tal genere e non dell’ Ostrea; ma non credo di poterla identificare coll’ H, comptus, da cui troppo differisce sotto il riguardo dell’ ornamentazione esterna. Collezione del Museo Universitario e dell'Istituto Tecnico d’ Udine. Hinnites comptus Gone. — Tav. III [Tav. I], fig. 3. 1822. Ostracites spondyloides Sourora. Nachtr. x. Petrefactk. Il, pag. 111, tav. XXXVI, fig. 1. 1832 2. Hinnites Schlotheimi Merian sp. Geogn. Uebersicht des Schwarzwaldes, pag. 198. [5] DOTT. A. TOMMASI 47 1834-40. Ostrea compta e spondylus comptus Gornruss. Petref. Germ., pag. 4, tav. LXXII, fig. 6 e pag. 93, tav. CV, fig. 1. 1856. Hinnites comptus Greer. Muschelli. v. Lieskau, pag. 25, tav. VI, fig. 4a-b. 1859. Spondylus (Hinnites) comtus Scnsvrora. Kritisch. Verzeichn. Sitzungsb. d. Ls k. Akad. d. Wissensch. XXXIV Bd., pag. 307. 1862. _ — — Ges. von SreBacH. Weim. Trias, pag. 31. 1864. — Schlotheimi. Merian sp. AuBeRrTI, Trias, pag. 77. 1865. — comptus Gopr. Ecx. Trias in Oberschlesien, pag. 52 e 97. 1868. — — Gorpr. BenecKe. Muschelkalkall; Ablagerungen der Alpen, pag. 42, tav. III, fig. dare. 1880. — — GoLpr. sp. NorrLIne. Trias in Niederschlesien. Zeitschr. d. d. geol. Gesellsch. Bd. XXXII, 2 Hft. 1880, pag. 322. 1881. — — GoLpr. ZimteL. Handb. d. Paleont. II BA, pag. 28. 1885. — — Gres. A. Tommasi. Note paleontologiche. Boll. della Soc. Geol. Ital. Vol. IV, pag. 17, tav. XII, fig. 20. Conchiglia inequivalve, molto rigonfia, a contorno irregolarmente tondeggiante. Il margine cardinale è rettilineo inspessito sotto l'apice, il quale sporge un po' al di sopra di esso a mo’ di capezzolo. Dall’ apice irradiano verso i margini alcune coste squamose, che talora si biforcano: tra di esse e ad esse parallele scor- rono delle strie sottili assai ravvicinate. Le coste formano presso il margine ventrale degli aculei incavati a doccia. Da una parte e dall’altra dell’apice la superficie della valva si abbassa formando due espansioni ir- regolari in forma di ali o di orecchiette. Di questa specie potei esaminare parecchi esemplari discretamente conservati. Uno, incompleto, già fi- gurato nelle citate mie Note paleontologiche e racchiuso nell’arenaria rossa quarzosa proveniva da incerta località del Bresciano; un altro, ancor esso nell’ arenaria rossa, mancante delle orecchiette, da Schilpario in Val di Scalve; parecchi, su un pezzo di calcare grigio, dalla Gira Alta presso Croce Domini in Val del Caf- faro; una forma, riferita con dubbio all’H. comtus, la osservai nel calcare oolitico del banco a Myophoria del Dosso Alto in Val Trompia. Del Trentino ebbi due esemplari molto erosi raccolti sopra la Malga alla Val Sorda in un calcare grigio-ceruleo. Dal Veneto ebbi per cortesia del sig. prof. Owoni una valva di questa specie racchiusa nell’arenaria rossa micacea e proveniente dal Cadorino tra Lozzo e tre Ponti. Gli esemplari lombardi corrispondono bene alla fig. 6 tav. LXXII di Goupruss: i due della Val Sorda meglio rassomigliano alla figura della stessa specie, che ne ha dato Gresen. Il maggior esemplare era alto mm. 41 e largo mm. 31. | Collezione del Museo Geologico Universitario di Pavia, del Museo Geologico di Pisa e di Padova e del R. Ufficio Geologico. Gen. Pecten Krrn. Pecten discites v. ScHLOTH. 1894. P. discites v. Scanta. A. Tommasi. La Fauna del calcare conchigliare di Lombardia, pag. 88. Ebbi in esame alcuni esemplari di questa specie, non perfettamente conservati ed aderenti ad una roccia rossastra, quà e là a struttura oolitica, raccolta ad Angolo in Val di Scalve. Il Lersivs afferma d’averlo trovato in numerosi e grandi esemplari nel banco a Myophoria sul passo della Maniva ed a Costa fredda sopra Collio in Val Trompia. È 48 DOTT. A. TOMMASI [6] Pecten (Chlamys?) Tellinii n. sp. — Tav. III [Tav. I), fig. 4a-d. Conchiglia moderatamente rigonfia, più alta che larga, inequilaterale, a margine cardinale rettilineo. L'um- bone è acuto ma non sporge oltre il cardine sebbene sia molto prominente. Delle orecchiette l’una è grande, triangolare, a margine libero tondeggiante; l’altra è più piccola, più lunga, ma forse più stretta. Il guscio è ornato da 10 a 12 coste principali arrotondate, radianti dall’umbone ai margini. Gli inter- valli che le separano sono diseguali per modo che talora due o tre sono più ravvicinate costituendo quasi dei fasci. Tra due coste principali se ne inserisce talvolta una secondaria spostata dal mezzo dello spazio in- tercostale e che non riesce a raggiungere l'apice. Delle linee trasversali sottili ma ben spiccate così negli spazii intercostali come sulle coste s’incrociano con queste, dando luogo ad un elegante reticolato. Le linee trasversali sono assai più ravvicinate nel terzo inferiore presso il margine ventrale (come nel Pecten reticu- latus Scuta.) che non sul resto della valva. Anche le orecchiette sono ornate da linee d’accrescimento ri- curve. Non potei rilevare nessun carattere interno. Non sarei lontano dal ritenere che anche la forma descritta dal Benecke come Avicula inaequicostata n. sp. proveniente dal Monte Zaccon in Valsugana sia da considerare quale un esemplare incompleto ed un po’ eroso di questa stessa specie (vedi Benecke, Op. cit. pag. 21-22, tav. I, fig. 5a-0 6). ì Dimensioni: altezza mm. 22, larghezza mm. 18. È questa una specie che ha molta diffusione, poichè la rinvenni in Carnia (2 esemplari incompleti) nella Val del Chiarsò tra Piedim e Cedarcis associata alla Naticella costata nel calcare marnoso grigio-micaceo; altri due esemplari pure associati colla N. costata e colla Myoph. orbicularis entro al calcare marnoso li ebbi dalla Malga sopra la Valsorda nei dintorni di Predazzo. Dalla Costa fredda sopra Ivino in Val Trompia, dal Monte Pezzeda e dalla valletta d’Angolo sul Bresciano mi provennero tre altri esemplari. Collezione del Museo Geologico Universitario, del R. Ufficio Geologico e dell'Istituto Tecnico di Udine. Pecten sp. —- Tav. III [Tav. I], fig. 5. Ad un pezzo d’arenaria rossa proveniente dalla Costa fredda in Val Trompia aderiva una valva destra di Pecten attaccata per la superficie esterna. È una valva quasi equilaterale, ovoidale, più alta che lunga, a linea cardinale diritta, con due orecchiette ineguali, l'anteriore lunga quasi il doppio della posteriore e con una profonda insenatura per l'uscita del bisso. La forma ovale e l’ineguaglianza delle orecchiette la differenziano dal P. discites, con cui a prima vista si sarebbe tentati di identificarla. Gen. Avicula Kurn. Avicula (?) venetiana Hau. — Tav. III [Tav. I), fig. 6. 1851. Avieula venetiana Hauer. Ueb. die von H. Bergrath von Fucus in den Venet. Alpen gesammelten Possi- lien. Denkschr. d. k. k. Akad. d. Wissensch. in Wien. II Bd., pag. 110, tav. XVIII, fig. 1-3. 1851. Pecten Puchsi Hau. Op. cit., pag. 112, tav. XVIII, fig. 8a-b. 1868. Avicula venetiana Havu. BeNnroke. Geogn. palacont. Beitriige. IT Bd., tav. I, fig. 19. 1878. — — Lepsrus. Das westl. Sid-Tirol., pag. 351. I 1 E n li MPT ES VIETA, PS îi s [7] DOTT. A. TOMMASI 49 1882. Avicula venetiana Tonwasi. Il Trias Inferiore, pag. 58, tav. 1, fig. 2. 1894. Pecten (Avicula) venetianus Hav. E. Bose. Zur Glied. der. Trias im Berchtesgadener Lande. N. Jahrb. fir Mineralog. etc. Bd. I, 1895, Berlin. 1895. Avicuta venetiana W. SaALomnon. Die Marmolata, pag. 79, tav. IV, fig. 40. Sulla grande variabilità nella forma generale di questa specie causata da stiramento nel senso della stra- tificazione degli schisti micacei, nei quali trovasi di solito inclusa, richiamò già l’attenzione il suo primo de- scrittore, il cav. F. von Haver, che nella fig. I, tav. XVIII della sua memoria intese ricostituire approssima- tivamente la forma originaria non ancora deformata. i Anche i parecchi esemplari carnici che io ebbi in esame mi presentarono la stessa notevole variabilità nel rapporto tra la larghezza e l'altezza delle valve, conservando però una mirabile costanza nei caratteri dell’ ornamentazione del guscio. I pochi esemplari lombardi, che potei esaminare, sono invece assai meno de- formati. La conchiglia è abbastanza inequilaterale, ora quasi egualmente larga che alta, ora il doppio larga che alta, ora un terzo più larga che alta ed ora infine precisamente coll’altezza doppia della larghezza. La valva sinistra è più incurvata della destra. L’umbone è prominente, ma nei miei esemplari non si ripiega sul mar- gine cardinale. Le due orecchiette di poco differiscono tra di loro e negli esemplari carnici sono, per così dire, più da Pecten! che da Avicula: l'anteriore è un po’ più grande della posteriore e leggermente inar- cata con convessità esterna. La superficie è tutta coperta da strie radiali sottili, granulose, crescenti in nu- mero dall’umbone ai margini; di esse alcune sono principali, altre secondarie e tra due principali se ne in- seriscono sulla stessa valva una o due, di rado tre o quattro di secondarie. La granulosità delle coste come le sottili linee concentriche, onde il guscio va adorno, dipendono dal sovrapporsi ad embrice delle successive tenui lamelle d’ accrescimento. Dimensioni: Tra le forme più alte che larghe la maggiore presenta mm. 34 in altezza e mm. 16 in larghezza: tra quelle più larghe che alte la maggiore, con una larghezza di mm. 34 circa, misura un’altezza di mm. 22. i Località: In Carnia vel torrente Orteglazzo presso Paularo d’Incarojo; al Monte Cucco sopra Arta; nel torrente Randice presso Piano d’Arta; al Monte Losa da Mione a Sauris; alla casera Nauroni a Nord di Forni di Sotto; a Morgenleid presso Sauris di sopra in Val di San Canziano; nel Rio delle Streghe presso Ovaro nel canal del Degano. Nel Veneto è citata dall’ Have® a Voltago presso Agordo ed a S. Tommaso a Nord di Agordo nel Bellunese; dal Lerstus al Monte Zaccon in Valsugana ed a Recoaro: trovasi ancora nel Cadorino tra Lozzo e Tre Ponti. Nel Trentino io stesso l’ho raccolta sotto Moena tra Campitello e Predazzo ed il Benrcxe la ricorda dalla Mendola presso Caldera (Kaltern) a S. G. di Bolzano. Il Lersius la cita da altre località della Mendola, da San Michele e dalla val di Trudena (Trudenthal), da Castello presso Condino. In Lombardia fu trovata a Collio in Val Trompia, a Valdaro (cava Stella) presso Bovegno, al passo di Croce Domini in Val del Caffaro. Nelle Alpi settentrionali fu raccolta in quel di Berchtesgaden dal RorzeLETZ e constatata dal Bose. Ne esaminai più di 20 esemplari. Collezioni del Museo Universitario, del Museo dell’ Istituto Tecnico di Udine e del R. Ufficio Geologico. 4 Nel dubbio circa il riferimento generico di questa specie fui confermato dalla citata noterella del Bose, che l’assegna ad- dirittura al genere Pecfen. Così pure credo che si debba identificare con questa specie il P. Fuchsi di HauER. Palaentographia italica, vol. L i Ki 50 DOTT. A. TOMMASI [S] Avicula Clarai Emx. sp. — Tav. IMI [Tav. I], fig. 7a-e. 1844. Avicula Clarae Exxerica. Leonhards Jahrbuch, pag. 793. Clar 1851. Posidonomya It Hauer. Venetianer Alpen,pag. 119, tav. XX, fig. 1-2, 5°, 6. 1859. — (Monotis) Clarae Enm. Scnavrota. Kritisch. Verzeichn., pag. 313, tav. II, fig. 1la-c. 1874. Monotis Clarae Mogsisovics. Ueb. die triad. pelecipoden-Gattungen Daonella «nd Halobia. Abhandl.d. k. k. geol. Reichsanst., VII Bd., 2 Heft., pag. 5. 1878. Avicula Clarae Exm. sp. Lepsrus. Das westl. Sùd-Tirol, pag. 348, tav. I, fig. 1a-c. 1882. Monotis Clarae Exx. Tomasi. IZ Trias Inferiore ete., pag. 61, tav. I, fig. 7a-b-c. 1895. Pseudomonotis Clarai Exni. sp. W. Sanoxon. Geolog. und palacont. Studien veber die Marmolata. Pa- laeontographica, XLII Bd., pag. 80, tav. IV, fig. 41. La conchiglia, quando non sia deformata da compressione o da stiramento, ha un contorno quasi circolare ed è poco inequivalve ed alquanto spessa. Il margine cardinale è lungo e diritto: gli umboni son posti molto all’innanzi. Le orecchiette sono assai ineguali; generalmente si conserva la posteriore e manca l'anteriore. Questa è piccola, stretta, triangolare non separata dal resto del guscio da nessuna incisione o taglio per l’uscita del bisso, come ho potuto constatare in quattro esemplari, due di valva destra e due di sinistra, da me rac- colti tra Tesero e Panchià presso Predazzo, che conservano completa la regione cardinale. Mancando un'aper- tura per l’uscita del bisso, probabilmente avrà servito a quello scopo una piega a doccia, di cui si vede trac- cia sull’orecchietta d’uno degli esemplari completi da me raccolti. L' orecchietta posteriore è molto lunga, toccando in lunghezza quasi la metà della larghezza della valva. Nella valva sinistra essa è a superficie con- cava all’esterno e non nettamente separata dal dorso: nella destra offre invece all’esterno una sentita con- vessità ed è ben distinta dal dorso mercè un solco largo ma poco profondo. Forti pieghe concentriche, talora sdoppiantisi sul dorso, e spesso deboli linee d’accrescimento ornano la superficie di quello e delle orecchiette, sulle quali si fanno però sottili, quasi filiformi. Dall’umbone al mar- gine decorrono delle costicine radiali, fitte, più o meno pronunciate e flessuose, più spiccate nella regione mediana ed evanescenti verso i margini anteriore e posteriore. Talora son continue e sulle pieghe e nei loro intervalli, tal’altra, e ciò più di frequente negli esemplari molto erosi, non appaiono che negli intervalli. Le coste radiali non si sdoppiano mai. Nel margine posteriore di ambedue le valve si nota una leggera insenatura in corrispondenza della linea che separa l’orecchietta posteriore dal resto della valva. N.° 50 esemplari di varia provenienza. Le differenze tra le due valve sono molto minori di quelle rilevate dal Lersius nei suoi esemplari. Pos- seggo più valve destre e sinistre della stessa provenienza tra Tesero e Panchià e delle stesse dimensioni. Ambedue ragginngono il massimo rigonfiamento nella regione dell’apice, ma la valva sinistra è di poco più rigonfia della destra. Nella sinistra l’umbone è più prominente e sporge un po’ oltre la linea cardinale, sulla quale si ripiega; nella destra è piuttosto appiattito e per poco non tocca il cardine. Località: In Carnia: nel canale del Chiarsò tra Salino e Dierico al ponte del Foos in un calcare grigio-scuro; — nel Veneto a S. Caterina presso Auronzo nel Cadore in un calcare grigio, marnoso; alla Mora di Forno di Canale in Val del Biois nell’Agordino entro ad un calcare grigio-scuro; ad Ovest di Baise; nella Val del Centa ed in Val Sella in Valsugana in un calcare giallastro, granuloso; a Casarotti di Staro presso Recoaro e nel Tretto presso Schio; — nel Zrentino io la trovai in gran copia tra Panchià e Tesero ed il Lepsivs [9] DOTT. A. TOMMASI. 51 la cita alle pendici del Mendola; nella valle di Hollen presso Tramin; da Tiefenthal e Weissbach presso Eppan alto; da Rio Prisian presso Tisens; dalla Pufler-Schlucht presso Gròden e dalla Val di Trodena presso il Cislon; sul Nonsberg presso Castelfondo e nella Val di Rumo presso Lanza; nelle Giudicarie a Castello sopra Condino ed in Val di Daone; — in Lombardia è da lui citata nei pressi di Collio in Val Trompia. Lo stesso autore menziona questa specie come trovata anche al neuen Welt non lungi da Vienna. Collezione del Museo Geologico Universitario, del Museo dell’Istituto Tecnico di Udine e di Pavia, del Museo dell’ Università di Padova e del Museo Civico di Rovereto. Avicula Taramellii n. sp -- Tav. III [Tav. I], fig. 8. 1882. Avicula Taramelliù Tow. Il Trias Inferiore ete., pag. 59, tav. I, fig. 3 (non 38.). Conchiglia inequilaterale, discretamente rigonfia. Il margine cardinale è rettilineo ed obliquo rispetto al- l’asse verticale della valva. L’umbone è assai rigonfio, molto prominente e sporgente oltre il margine car- dinale, sul quale s’incurva. Le due orecchiette sono ineguali e liscie: l’ anteriore, più piccola, è convessa all’esterno e separata dal dorso per mezzo d’un solco abbastanza profondo; la posteriore, lunga il doppio dell'altra è quasi pianeggiante e distinta dal resto della valva mercè un solco meno pronunciato. Sull’orec- chietta anteriore la regione apiciale si rizza verticalmente a foggia di gradino, mentre scende meno erta verso l’orecchietta posteriore. Il margine anteriore, il ventrale ed il posteriore si sfumano l’un nell'altro, limitando un contorno ovoidale. I margini anteriore e posteriore al limite delle orecchiette col dorso formano un angolo rientrante ottuso. La superficie del guscio è ornata da coste radiali a coroncina, grossolane, molto distanti tra loro, in numero di 20-22. Nella regione anteriore, almeno, tra due principali se ne insinua una secondaria. L’esemplare figurato, che fu raccolto dal sig. prof. T. TarameLti a N. E. del Monte di San Floriano nel canale del But (Carnia) in un calcare micaceo, grigio-scuro, misura mm. 45 in lunghezza e mm. 33 in al- tezza. È associato nello stesso pezzo colla Nuticella costata. Collezione del R. Istituto Tecnico di Udine. Avicula Zeuschneri Wissx. 1851. Avicula Zeuschneri Wissu. Hauer. Venetianer Alpen, pag. 117, tav. XX, fig. 3-4. 1859. — —_ Scraurorz. {ritisches Verzeichniss, pag. 318, tav. II fig. 12. Questa specie, trovata per la prima volta nella Valle d'Ampezzo e negli strati di Seiss e descritta dal Wisswin, venne poi riscontrata dall’Haurr nell’arenaria rossa alternante col calcare a Posidonomya a Cen- cenighe, e più tardi fu rinvenuta anche dallo Scrauror® negli strati ad Avicula (Posidonomya) Clarai di alcune valli dei dintorni di Recoaro. Ed io riferisco, non senza dubbio, a questa specie un esemplare assai eroso, che raccolsi nei calcari mar- nosi di Tesero-Panchià insieme a molte Av. Olarai. Collezione del Museo Universitario. Avicula sp. nov. — Tav. III [Tav. I], fig. 9. Conchiglia ovoidale, bislunga, molto rigonfia, col margine cardinale rettilineo. Delle due orecchiette l’an- teriore è lunga, stretta, triangolare ed acuta; la posteriore, separata dal dorso mercè una sentita depressione, 52° DOTT. A. TOMMASI [10] è più larga e pure triangolare. Al punto nel quale il margine antero-inferiore dell’orecchietta anteriore si unisce al margine anteriore della valva esiste una rientranza molto sentita; mentre al punto analogo tra l’orecchietta ed il margine posteriore si rimarca una semplice insenatura ottusa. Sulla superficie della valva si notano alcune pieghe grossolane concentriche: manca ogni indizio di ornamentazione radiale. I caratteri interni mi sono sconosciuti. Dimensioni: lunghezza: del margine cardinale mm. 33, altezza della valva mm. 42, larghezza mm. 27. Raccolsi alcuni esemplari, ma uno solo era discretamente conservato. La roccia includente è l’arenaria rossa, micacea schistosa. Località: Rio delle Streghe presso Ovaro in Carnia. Collezione del Museo Universitario. Avicula angulosa Leps. 1878. Avicula angulosa Lepsrus. Das westl. Stid-Tirol, pag. 351, tav. I, fig. 2a-d. Di questa hella specie non ebbi la fortuna di trovar alcun esemplare nel copioso materiale, che mi passò per le mani. Il Lepsius ne trovò solo due valve destre l’una nel banco a Myophoria presso Collio in Val Trompia e l’altra sul versante orientale del Monte Madrene alla Malga Bruffione in Val del Caffaro. Il Birrxer ritiene affine a questa specie quella da lui trovata nel distretto di Admond al N. O. di Hisenerz e da lui riferita al gen. Pseudomonotis (A. Brrrner. Neue Petrefactenfunde im Werfener-Schiefer der Nord- ostalpen. Verhandl. d. k. k. geol. Reichsanst. Sitzung von 30 novemb. 1886). Gen. Posidonomya Bronx. Posidonomya Haueri n. sp. — Tav. IIl [Tav. I], fig. 10a-d. 1851. Posidonomya aurita Hauer. Venetianer Alpen, pag. 120, tav. XX, fig. 7 e 9. 1859. Posidonomya (Monotis) Clarae Ewm. var. ovata. Kritisch. Verzeichn., pag. 316-317, tav. II, fig. 11. 1895. Pseudomonotis ovata Scrsur. sp. W. SaLomon. Op. cit., pag. 80, tav. IV, fig. 42-43. Conchiglia ovale-bislunga, discretamente rigonfia. Il margine cardinale è diritto e sovr'esso sporge l’um- bone abbastanza prominente ed un po’ adunco. Sulla superficie le successive lamelle d’ accrescimento sovrap- ponentisi ad embrice formano delle rughe concentriche equidistanti, più o meno fitte ed irregolari. In nes- sun esemplare potei scorgere le brevi crespe radiali presso il margine, che sono menzionate dall’ Hauer. In una lastra di calcare marnoso grigio-cinereo proveniente da Campitello e della superficie di circa 20 c. q. si osservano parecchie decine di valve isolate di questa specie di tutte le dimensioni. Alcune sono più alte che larghe e corrispondono alla fig. 7, tav. XX dell’ Hauer: altre sono più larghe che alte e corrispondono, toltene le pieghe radiali marginali, alla fig. 9, tav. XX dello stesso autore. A torto il Lepsius vorrebbe identificare questa specie, che è indubbiamente una Posidonomya, coll’ Avi- cula Clurai, sulla cui determinazione generica non c'è luogo ad alcun dubbio (vedi Lepsus. Das Westl. Sid Tirol, pag. 348, synon.). Località: Sopra la Chiesa di Campitello in Val di Fassa; tra Tesero e Panchià in Val di Fiemme; nei dintorni di Agordo; nel Rio Rutandi a Sud Ovest di Paularo d’ Incarojo in un calcare compatto a frat- [11] DOTT. A. TOMMASI 53 tura scheggiosa; a Sauris in uno schisto argilloso cloritico; negli schisti cloritico-micacei di Collio e Costa fredda in Val Trompia e nel calcare scheggioso di Ortasolo in Val di Scalve. Collezione del Museo Universitario; del R. Istituto Tecnico di Udine e del R. Ufficio Geologico. Gen. Monotis Broxnx. Monotis conf. Alberti Gorpr. 1882. Pecten discites Scanora. var. Tommasi. Il Trias Inferiore etc. pag. 60, tav. I, fig. 5. 1894. Monotis Alberti GoLnr. Tommasi. La Fauna del Muschelkalli di Lombardia, pag. 94. Accosto alla specie su notata un modello interno, molto rigonfio, a cardine rettilineo, con orecchiette pressochè eguali e colla superficie percorsa dà costicine sottilissime irradianti dall’umbone al margine. È com- preso in un’ arenaria schistosa micacea rosso-vinata proveniente dalla valle Valdar presso Collio. Collezione del Museo Universitario. Lo ScHaurorE cita questa specie, associata colla Avicula Clarai, nei pressi di Recoaro entro a strati cal- carei gialli. (Scaaurora. Kritisch. Verzeichn., pag. 309-310). Gen. Gervillia Der. Gervillia mytiloides v. Scanora. — Tav. IMI [Tav. I], fig. 11a-d. 1820. Solenites mytiloides v. Scanta. Petrefactk., pag. 181. 1844. Avicula Albertiù Minst. in GoLpr. Petref. Germ. pag. 127, tav. OXVI, fig. 9. 1849. Pterinea poliodonta v. Strowe. Zeitschr. d. d. geol. Gesellsch. 1849, I, pag. 185. 1851. Gervillia Alberti CrepneR. Gervillien der Trias-Formation in Thiringen, pag. 654, tav. VI, fig. 7. 1855. Gervilleia Alberti Minsr. ScaauroTE. Recoaro, pag. 509. tav. II, fig. 1. 1856. Gervillia modiolaeformis Greg. Lieskau, pag. 31, tav. IV, fig. 11. 1862. Gervillia mytiloides Scarora. v. SrrBaca. Weimar. Trias, pag. 46 (549). 1864. —_ — ArBermi. Trias, pag. 85. 1865. — —_ Hor. Oberschlesien, pag. 56, 99. 1876. = — Benecke. Geogn. palacont. Beitrige, pag. 34, tav. II, fig. 10, 11. 1878. — — Lepsrus. Das Westl. Stid.- Tirol, pag. 43, 352. 1880. — — NoetLING. Niederschlesien, pag. 325. 1882. — poliodonta Strows. Tommasi. Il Trias Inferiore, pag. 59, tav. I, fig. 4. Conchiglia inequilaterale, triangolare-allungata, a guscio sottile percorso da alcune linee d’accrescimento concentriche. L’apice è quasi terminale, poco elevato, non sporgente. L’ala anteriore è piccola ed acuta, la posteriore è più grande e piatta. Sotto l'apice lo spessore della conchiglia è maggiore ed a quest’ inspessi- mento corrisponde sul nucleo una leggera depressione triangolare, che in certo qual modo lo bipartisce. Il margine cardinale è rettilineo, il posteriore leggermente sinuato: il margine ventrale, debolmente convesso, si sfuma a grado a grado nell’anteriore. L'angolo formato dall'asse longitudinale col margine cardinale è di circa 20.° Dei caratteri interni non potei scorgere, e sul nucleo, che un rilievo orbicolare corrispondente alla im- 54 DOTT. A. TOMMASI [12] pressione muscolare posteriore e parallelamente al margine cardinale sull'ala posteriore una listerella, che corrisponde alla fossetta separante nella valva due denti listiformi posteriori. Di questa specie ebbi in esame parecchi esemplari: quello col guscio mi presentò le seguenti dimen- sioni: Lunghezza mm. 27, altezza massima mm. 11. Località: Rio Orteglazzo presso Paularo; Rio delle Streghe e Raveo in Val del Degano in Carnia (nell’arenaria); nel banco a Myophoria di Collio, al Ponte del Cavallaro presso Bovegno in Val Trompia ed alla Forca di Schilpario in Val di Scalve. Gervillia costata Quensr.? — Tav. II [Tav. I], fig. 12. 1822. Mytulites costatus v. ScaLta. Nachir. aur Petrefktk., pag. 113, tav. XXXVII, fig. 2. 1884. Avicula Bronnii Are. Goupruss. Petref. Germ. II, pag. 129, CXVII, fig. Bue. 1851. Avicula costata Bron. Lethaea 3-111-64, tav. II. fig. 3. » Gervillia costata CrepnER. Gervillien der Trius-Formation, pag. 647, tav. VI, fig. 3. 1856. = — Green. Lieskau, pag. 32, tav. IV, fig. 5. 1862. — — Quensr. v. SerBaca Wen. Trias, pag. S7. 1864. — — Scarsa. Aceerti. Trias, pag. 87. ‘1865. — — Scaura. Ecx. Obersehlesien, pag. 39. 1880. _ — Quensr. NoerLIine. Niederschlesien, pag. 315. Conchiglia inequivalve, inequilaterale, pressochè romboidale, a dorso regolarmente rigonfio, poco distorto, elevato sul piano delle orecchiette. La valva sinistra è più rigonfia della destra. L’apice è anteriore, poco sporgente sul margine cardinale rettilineo. L’orecchietta anteriore è piccola, acuta, arrotondata; la posteriore è più ampia e più o meno sinuata al margine. La superficie delle valve è adorna di lamelle concentriche e di linee d’accrescimento più pronunciate sulla valva sinistra e più o meno tra di loro discoste. Lunghezza mm. 24, altezza mm. 10, lunghezza del margine cardinale mm. 20. Località: Rio delle Streghe presso Ovaro nell’arenaria rossa micacea. Gli esemplari da me riferiti a questa specie sono tre valve sinistre, di cui due intiere, l’altra incompleta presso il margine ventrale. Cor- rispondono per l’ornamentazione alla citata fig. 3° le due intiere ed alla figura 3* quella incompleta. Dalla specie però descritta e figurata dal GoLpruss e dal CrepnER quella del Rio delle Streghe differirebbe per la forma più acuta, stando in essa l'altezza alla lunghezza come 1 a 2 anzichè come circa 2 a 3. D'altra parte però quasi lo stesso rapporto di 1 a 2 per l'altezza e la lunghezza è assegnato dal v. Seepacn alla stessa specie da lui descritta. Nè deve essere trascurato il fatto di una evidente compressione subìta dagli esemplari carnici nel senso precisamente dell’altezza. Il Lersius ne cita un esemplare trovato vicino ad una Avicula Clarai alla Mendola nella Tiefenthal. Collezione del Museo Universitario. Gervillia gibba Tom. — Tav. 1II [Tav. I], fig. 13. 1885. Gerwillia gibba Tommasi. Note Paleontologiche, pag. 15, tav. II, fig. 17. Valva destra: allungata, molto obliqua, molto rigonfia. L’umbone assai largo, depresso e subterminale non isporge oltre il margine cardinale. Il rigonfiamento interessa quasi tutta la valva: l’ala posteriore, di [13] DOTT. A. TOMMASI 55 mediocre grandezza, discretamente pianeggiante, è separata mercè una brusca depressione dalla parte rigon- fiata, che scende con dolce pendio verso il lato ventrale, mentre forma gradino verso la depressione snddetta. _ La linea, lungo la quale sì verifica il massimo rigonfiamento, va dall’umbone all’angolo postero-inferiore attondato, è un po’ ricurva ed a circa ?/3 della sua lunghezza si piega ad angolo, producendo una gibbosità, Il margine posteriore è un po’ sinuato: la valva presenta qualche grossolana piega d’accrescimento. Località: Raveo nella Val del Degano; Esine in Val Camonica nel banco a Myophoria. Num. 4 esemplari. Collezione del Museo Universitario di Pavia e della R. Università di Pisa. Gervi!lia Meneghinii n. sp. — Tav. IMI [Tav. I], fig. 14a-d. 1885. Gervillia sp. Town. Note Paleontologiche, pag. 16, tav. III, fig. 19. . Contorno triangolare-ovale, linea cardinale diritta, breve, talchè di poco supera la metà della lunghezza della conchiglia; l’umbone è largo, ottuso, parecchio prominente e sporgente oltre la linea cardinale. Delle ali la posteriore è piuttosto breve e stretta e separata dalla regione dorsale mercè una forte de- pressione ed una insenatura, che parte di sotto all’umbone e si dirige verso la metà del margine posteriore. Questo è spiccatamente sinuato, mentre il margine ventrale è leggermente convesso. L°orecchietta anteriore è brevissima ed appena distinta dall’ umbone. La valva è molto rigonfia. La linea di maggiore rigonfiamento corrisponde alla massima lunghezza della valva e corre dal vertice all'angolo postero-inferiore tondeggiante. L'area compresa tra il margine ventrale e la linea di massima convessità presenta nella sua parte anteriore una incavatura larga e poco profonda. | La superficie è ornata da grosse pieghe d’accrescimento concentriche ed assottigliantisi sull'ala po- steriore. Località: Raveo in Val del Degano; Rio Randice presso Fiano d’Arta in Carnia. La roccia includente è l’arenaria rossa. Questa forma era già stata riconosciuta come una nuova specie e provvisoriamente denominata G. pla- ticephala, ma non pubblicata, dal compianto prof. G. MenrcuNI, alla cui memoria la dedico. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia e di Pisa. Gervillia incurvata Lwps. 1878. G. incurvata Lepsius. Das westliche Stid-Tirol, pag. 353, tav. I, fig. 3a-b. Il Lepsius con questo nome distingue una nuova specie di Gervillia da lui trovata nel banco a Myophoria del Weissbach. Tra il materiale che io ebbi in esame potrei, a solo titolo di confronto, riferire ad essa alcuni frammenti ed una piccola valva sinistra molto erosa nella regione apiciale, che trassi dalla stessa roccia di Esine in Val Camonica. L'altra specie dallo stesso autore descritta come nuova e denominata Gervillia exporrecta (Op. cit., pag. 352, tav. I, fig.6 a-c), parmi che possa venir identificata colla G. mytiloides Scanta. Gen. Mytilus (Lm.) Brusa. Mytilus eduliformis v. Scunora.? — Tav. III [Tav. I], fig. 15. 1822. Mytilus eduliformis v. Scarta. Nachtr. x. Petref., pag. 299, tav. 37, fig. 4. » — encertus v. Scata. Ibid., pag. 295, tav. 37, fig. 3. 56 DOTT. A. TOMMASI [14] 1830-33 Mytilus vetustus Zietnen. Verstein. Wurtemb., tav. 59, fig. 2. 1833. — arenarius Zenger. Beitr. x. Naturg. d. Urwelt, pag. 57, tav. 6, fig. 13. 1834-40 — wvetustus Goupr. Petref. Germ. II, pag. 169, tav. CXXVIII, fig. 7. 1851. — inflerus F. Romer. Palaeontogr. 1.°, pag. 312, tav. 36, fig. 12-13. 1855. — eduliformis Scurora. ScraurotA. Recoaro, pag. D14, tav. II, fig. 5. 1856. —_ —_ Green. Lieskau, pag. 37, tav. IV, fig. 2a-b. 1862. —_ — v. ScaLta. SreBAcH. Weim. Trias, pag. 48. 1864. — — v. ScaLtH. ALBERTI. Trias, pag. 95. 1865. — vetustus Goupr. Eck. Oberschlesien, pag. 56. 1868. Myalina vetusta Goupr. sp. Benecke. Muschelli. Ablag., pag. 22, tav. I, fig. 17. 1878. — — Goupr. Lepsrus. Das westl. Stid-Tirol, pag. 43, 111. 1882. Mytilus eduliformis Tommasi. Il Trias Infer., pag. 63, tav. I, fig. 8. 1880. — wetustus Gorpr. NoetLING. Niederschlesien, pag. 325. Conchiglia piuttosto alta, non molto rigonfia, ad apice acuto. Il margine posteriore è semiovale, l’ante- riore è più o meno rientrante presso l'apice. La linea di maggior rigonfiamento è più ravvicinata al terzo anteriore della larghezza della valva, epperò la superficie di questa scende dolcemente verso il margine po- steriore e con un pendio più brusco verso l'anteriore. Numerose pieghe d’accrescimento, ma poco rilevate, decorrono sulla superficie della valva, obliterandosi verso il margine anteriore. Altezza mm. 27, larghezza mm. 15,5. Ho descritta e figurata questa specie, che riferii con dubbio al M. eduliformis degli autori, perchè non corrisponde esattamente nè alle figure del GieseL e del Gopruss, nè agli esemplari tedeschi di confronto, che potei esaminare nella collezione paleontologica della R. Università. Colla stessa riserva debbo riferirvi due esemplari molto erosi di Val Mora presso Pisogne sul lago d'Iseo ed uno raccolto tra Panchià e Tesero. Il Lepsrus cita questa specie tra i fossili del Ròrn di Val Trompia e del Trentino meridionale-occidentale: lo Scravrota la ricorda negli strati ad Av. Clarae di Val Serragere e del Tretto; il Benecke la menziona nel Muschelkalk' di Monte Zaccon in Valsugana. L’esemplare figurato fu raccolto dal sig. prof. TarameLLi ad Ovest di Pesariis nel Canal di S. Canziano in Carnia. Collezione del Museo Universitario e del R. Istituto Tecnico di Udine. Mytilus anonymus n. sp. — Tav. III [Tav I], fig. 16. Di questa piccola conchiglia non potei esaminare che il modello interno della valva sinistra. Si presenta abbastanza rigonfio, coll’apice poco sporgente e poco acuto, il margine posteriore regolarmente attondato l’ anteriore appena appena sinuato oltre la metà della sua lunghezza verso l'apice. Da questo al punto, nel quale il margine posteriore si continua col ventrale, decorre una carena ottusa: la linea di massimo rigon- fiamento partendo dall’apice divide longitudinalmente la valva quasi in due metà, accostandosi di mano in mano di più al margine anteriore. La superficie è affatto liscia. Dimensioni: Lunghezza mm. 10, larghezza massima mm. 5, spessore mm. 3. Questa forma corrisponde esattamente per le dimensioni a quella figurata dall’ Haver (Op. cit., pag. 112, tav. XVIII, fig. 10a-0). Ne differisce per la minore acutezza dell’ apice. Località: Sopra Panchià alle falde del Monte Cornon in Val di Fiemme. [15] DOTT. A. TOMMASI 57 Gen. Modiola Liu. Modiola triquetra von SreB. var. angusticaudata mibi. — Tav. II [Tav. I], fig. 17. 1862. Modiola triquetra v. SerBaca. Weim. Trias, pag. 51, tav. I, fig. 64-d. 1864. — — ArBerti. Trias, pag. 97. 1868. — — BenecKe. Muschelk. Ablag. pag. 35, tav. II, fig. 12-13. 1880. — = NoetLING. Niederschlesien, pag. 315. Questa specie venne così diagnosticata dal suo autore: “ Triangolare-arrotondata, il doppio lunga che larga: rapporto del margine anteriore cogli altri due come 8,5,5. Margine cardinale diritto, o quasi, fino a metà della lunghezza, dove, descrivendo un angolo tondeggiante, sì rivolge verso il margine posteriore pure rettilineo: regione ventrale diritta o solo un po’ concava. Apice approssimato all'angolo anteriore: manca un’area anteriore ben distinta; leggermente inarcata all’indietro, scendente un po’ più erta verso l’innanzi, superficie posteriore larga. Lunghezza secondo la diagonale mm. 16, altezza mm. 8 ,. L’autore soggiunge che questa specie si distingue dalla Mod. Rivundiniformis Scaaur. per la sua forma più compressa, pel margine cardinale più breve e per una curvatura meno cilindrica. La forma, che io ho riferita a questa specie, non corrisponde esattamente nè alla M. triquetra SerB., nè alla M. hirundiniformis Scasur. Ha però maggiore affinità colla prima, rispetto alla quale presenta qualche differenza e nelle dimensioni, perchè è quasi tre volte più lunga che larga, e nel margine posteriore, che è un po’ concavo, e nella regione opposta all’apiciale, che è assai ristretta. Non azzardandomi a creare una specie nuova su un solo esemplare non perfettamente conservato, credo però di poterla distinguere dalla specie tipica di Serpack come una varietà, cui dal carattere più spiccato im- pongo il nome di Mod. triquetra var. angusticaudata. Dimensioni: Lunghezza mm. 23, larghezza mm. 8, 5. Località: Rio Randice presso Piano d’Arta nel Canale del But in Carnia Collezione del R. Istituto Tecnico di Udine. i Un'altra forma, che io non osservai tra il materiale da me esaminato, è quella che il Bewecke! rinvenne negli strati del Trias Inferiore nel versante orientale della Mendola e che riferì alla Myoconcha Thielaui Srroms. ed è forse la stessa specie, che il Lerstus? trovò negli strati superiori del Réòrk sotto il banco a Myophoria in Val Trompia presso Collio e riferì alla Myoc. gastrochaena Duxker. Gen. Leda Scnux. ‘Leda elliptica GoLpr. — Tav. IMI [Tav. I], fig. 18. 1894. Leda elliptica GoLor. Tommasi. La Fauna del Muschellialli di Lombardia, pag. 107, tav. II, fig. 3. Valva sinistra, piano-convessa, ovato cuneiforme, arrotondata all'indietro, dov'è anche un po’ compressa. L’apice giace molto all’innanzi e la linea cardinale è assai ottusangola. La superficie della valva è quasi liscia, solo ornata da pieghe d’accrescimento appena sensibili. 1 BeneckE. Muschelk. Ablag. II, pag. 10. ? Lepsius. Das westl. Std-Tirol, pag. 43. Palaentographia italica, vel. I 8 58 DOTT. A. TOMMASI [16] Dimensioni: Lunghezza mm. 13,5, altezza mm. 8,5. Un solo esemplare dal banco a Myophoria di Esine in Val Camonica. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia. Gen. Myophoria Brown. Myophoria costata Zenx. sp. 1833. Donax costata Zenxer. Beitr. xur Naturg. d. Urwelt, tav. VI, fig. A. 1862. Myophoria fallax v. Serpaca. Wewn. Trias, pag. 60, tav. I, fig. 10 a-b. 1869. —_ costata Zenx. Ricarer. Myoph. d. Thiiring. Wellenk., pag. 446. 1878. —_ — Zenx. Lepsrus. Das westl. Stid-Tirol, pag. 354, I, fig. 9a-b. Di questa specie ebbi in esame due esemplari: l’uno del Monte Cavallaro di Collio e l’altro del Rio delle Streghe. Il primo lungo mm. 13 ed alto mm.9, con 11 coste di cui sette principali irradianti dal- l’apice al margine e quattro secondarie, che s’intercalano tra le principali partendo dal margine e dirigen- dosi, senza raggiungerlo, all’apice, corrisponde abbastanza alla fig. 9, tav. I, di Lepsrus. La roccia includente è un calcare ferruginoso. L’esemplare del Rio delle Streghe presenta un contorno ovulare moderatamente rigonfio, coll’apice si- tuato molto all’innanzi ed il margine cardinale piegato ad angolo ottuso molto prossimo al retto. La super- ficie è percorsa da sette coste ben marcate irradianti dall’umbone al margine: l’intervallo che separa la prima dalla seconda è molto maggiore di quello, che intercede tra le altre. La lunghezza è di mm. 7, l'altezza di mm. 5. Pel suo abito complessivo quest’esemplare somiglia molto alla Myoph. costata Zrnk. se ne allontana pel numero delle coste, che nella specie su notata oscilla tra 10 e 15. Considerato però che per le piccole di- mensioni che presenta (circa la metà della grandezza di quelli studiati da Ricater e da Lepsivs) il nostro esemplare può venir riguardato come una forma giovanile, anche alla differenza nel numero delle coste non è da dar troppo peso. i Località: Oltre che nelle due località citate questa specie, caratteristica del Roth tedesco, venne rin- venuta nella Val Trudena presso Egna (Neumarckt) nel Trentino e sopra e sotto Nona in Val di Scalve da Giiser e nella Val Trompia in numerosi esemplari da Lersrus. Ne ebbi qualche esemplare nello schisto rosso micaceo presso il cimitero di Pisogne in Val Camonica, e nel Museo dell'Ateneo di Brescia ne vidi due valve in un pezzo d’arenaria grigia, micacea proveniente o da Ivino in Val Trompia o più probabilmente dal passo di Croce-Domini in Val del Caffaro. Fuori delle Alpi è ricordata da Lepsrus pel Roth di Turingia e della Slesia superiore e dal Moysisovies per Wéròsbereny nella Selva Bakonia. Il Giier ! Ja cita perfino da Dankhar nell’Himalaya. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia. Myophoria ovata GoLpr. — Tav. III [Tav. I], fig. 19. 1834-40, Lyrodon ovatum GoLnr. Petref. Germ. II, pag. 199, tav. 135, fig. 11. 1851-56. Myophoria ovata Bronn. Lethea geogn. 3 Ausg. INI, pag. 72, tav. XIII, fig. 10. 1 Giimper. Grundziige der Geologie, pag. 661. Cassel, 1886, [17] DOTT. A. TOMMASI 59 | 1856. Neoschixodus ovatus Gue8. Lieskau, pag. 42, tav. IV, fig. 6. 1862. Myophoria ovata SerBaca. Weim. Trias, pag. 69. 1864. — — Goupr. v. ALeermi. Trias, pag. 118. 1869. = — Goxnr. Ricarter. Myophorien des thiiringischen Wellenkalks, pag. 454, tav. VII, fig. 15- 16-17, Vol. 21 dello Zeitschrift d. d. geol. Gesellsch. 1878. — — Bronn. Lepsrus. Das westliche Sùd-Tirol, pag. 355, tav. I, fig. 7a-b. Conchiglia a contorno rombo-ovoidale, molto rigonfia, equivalve, protratta nella sua parte posteriore. L’umbone è antimediano, piccolo, diretto all’ innanzi, abbastanza adunco ma non sporgente oltre il margine cardinale. Il margine anteriore è pressochè semicircolare, il ventrale non molto convesso: l'angolo postera- inferiore ottuso-arrotondato. La regione anteriore d-lla valva scende con una dolce convessità verso il margine corrispondente, mentre il dorso è posteriormente separato dall’area anale mercè una carena molto ottusa, che va dall’apice all'angolo postero-inferiore. In alcuni esemplari l’area compresa tra la carena ed il margine posteriore è dimezzata da un leggero solco. Il guscio è discretamente grosso, liscio e solo ornato da tre o quattro linee di accrescimento sottili, che talora diventano vere pieghette. In una valva destra riuscii a mettere a nudo gran parte della cerniera, in cui potei osservare i due denti, . l’anteriore ingrossato a mazza all’avanti, il posteriore sottile e più lungo e leggermente concavo all’infuori. La maggior parte degli esemplari ha dimensioni mediocri (lunghezza mm. 15, altezza mm. 11). È la specie più abbondante nel banco a Myophoria. l | Località: Tra Ivino e Collio in Val Trompia, ad Angolo in Val di Scalve. Io la raccolsi sopra Pan- chià alle falde del Monte Cornon in Val di Fiemme e tra Panchià e Tesero, ove era associata coll’ Av. Clara. Lepsrus la ricorda anche dalla Mendola e dalle Giudicarie, Scnaurora dal Roth di Recoaro e Loretz da Sexten. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia. Myophoria elongata Gres. sp. — Tav. III [Tav. I], fig. 20. 1856. Neoschixodus elongatus Greer. Lieskau, pag. 42, tav. V, fig. 3. 1862. Myophoria e’ongata Gre. Sersaca. Weim. Trias, pag. 68, tav. I, fig. 13. 1879. = — Wissw. Lepsrus. Das westliche Sùd-Tirol, pag. 355, tav. I, fig Sac. L'unico esemplare, che io ho creduto di dover riferire a questa specie, meglio che alle descrizioni e figure datene dal v. Seracg e da Lresius corrisponde a quelle di Grueset. È di forma triangolare-bislunga, molto protratto all'indietro, poco rigonfio, sgraziatamente guasto presso il margine anteriore. Ha l’umbone piccolo e poco adunco, il margine ventrale pochissimo convesso, il posteriore quasi rettilineo. Una carena molto ottusa decorre dall’apice all'angolo postero-inferiore arrotondato e separa dal dorso un'area anale scen- dente con pendio abbastanza erto verso il margine posteriore. Sovr' essa non mi fu dato scorgere il solco marcato, che Greer ricorda. Invece avanti alla carena esiste nel mio esemplare una leggera depressione molto larga presso il margine ventrale e che va poi restringendosi fino a scomparire in vicinanza dell’apice. Anch® nella figura 36 del Grssrl sì vede chiaramente questa depressione. Dimensioni: Lunghezza mm. 18?, Altezza mm. 13. Località: Nel banco a Myophoria di Esine in Val Camonica. Lersrus la cita anche del Monte Ma- drene, dai pressi di Collio in Val Trompia e dalla Mendola. Collezione del Museo Geologico Universitario. 60 DOTT. A. TOMMASI [18] Myophoria levigata v. Ans. 1834-40. Lyrodon levigatum Goupr. Petref. Germ., pag. 197, tav. 135, fig. 12. 1856. Neoschixodus levigatus GieBeL. Lieskau, pag. 40, tav. III, fig. 1, 9, 10. 1864. Myophoria levigata v. ArBeRrTI. Trias, pag. 116. 1865. — — Ecx. Oberschlesien, pag. 56. 1869. — — Arp. R. Ricuarer. Myophorien d. thiiring. Wellenk., pag. 451. 1878. —_ _ Lepsrus. Das westliche Stid-Tirol ecc., pag. 356. Conchiglia equivalve, triangolare, molto rigonfia, tanto alta quanto è larga. L'angolo, in cui si piega quasi semicircolare e passa insensibilmente x x il margine cardinale, è minore del retto. Il margine anteriore è nel margine ventrale, che è debolmente convesso. L'angolo posteriore è poco saliente. Una carena molto mar- cata ma tondeggiante separa il dorso delle valve dall'area cardinale, che con quello forma un angolo quasi retto. Lo spazio compreso tra la carena ed il margine posteriore è dimezzato da un solco leggiero. L’um- bone è molto adunco. La superficie del guscio negli esemplari ben conservati è ornata da tenui linee d’ac- crescimento, che mancano sugli esemplari un po’ logori. Non potei osservare nessun carattere interno. Dimensioni: Lunghezza mm. 7, altezza mm. 7,5. Località: Ad Esine in Val Camonica e presso Collio in Val Trompia, nel banco a Myophoria, sopra Ivino nel calcare giallo colla dolomia cariata, a Raveo nel Canal del Degano in Carnia (nell’arenaria rossa). Collezione del Museo Geologico Universitario di Pavia. È LD A 5 di Pisa. Gen. Anoplophora Sanps. Anoplophora elongata Gres. sp. — Tav. III [Tav. I], fig. 21. 1822. Myacites elongatus v. ScaLora. Nachtr. x. Petref., II, pag. 109, tav. XXXIII, fig. 3 1834-40. — —_ GoLnr. Petref. Germ., tav. CLIII, fig. 12. 1851-56. — — Bronn. Lethaa geognostica, IL, pag. 74, tav. XI, fig. 13. 1856. — — Gieger. Lieskau, pag. 52, tav. III, fig. 8a-d. 1882. Pleuromya Alberti Acass. Tommasi. IZ Trias Inferiore, pag. 65, tav. I, fig. 12. Conchiglia trasversalmente allungata, piuttosto rigonfia, ad umbone antemediano, largo ed ottuso. Il margine anteriore è subtroncato, il posteriore obliquo ma tondeggiante: l’inferiore con una insenatura larga ma appena marcata nella sua parte mediana. Dal suo dorso quasi pianeggiante la valva scende con lento pendio verso il margine posteriore. La superficie è ornata da pieghe d’accrescimento grossolane ed irregolari. Dimensioni: Altezza mm. 26, lunghezza mm. 44,5. Località: Un solo esemplare, proveniente dal Monte Cucco, nel torrente Randice presso Piano d’Arta in Carnia. Collezione del R. Istituto Tecnico d’ Udine. Sebbene l’ALserti (Trias, pag. 136) identifichi questa specie colla Anopl. musculoides ScnLTE. conside- randola come una forma allungata nel senso trasversale, tuttavia è così spiccata la differenza che passa tra la Anopl. musculoides del Muschelkalk lombardo ! e questa dell’arenaria rossa del Trias inferiore, che non esito a tenerla distinta come specie diversa. Essa corrisponde, meglio che ad ogni altra, alla fig. 86 della Tav. III di Gresen. 1 A. Tommasi. La Fauna del Muschelkalh di Lombardia, pag. 143, tav. II, fig. 5. [19] DOTT. A. TOMMASI 61 Anoplophora cfr. Miinsteri Wissx. sp. 1894. Anoplophora Miinsteri Wisswx. sp. Towmasi. La Fauna del Muschelkalk di Lombardia, pag. 114, tav. | I, fig. 2. Ho avvicinato a questa specie, sebbene non ancora trovata nell’eguale orizzonte di altre località, un nucleo di valva destra, che rassomiglia perfettamente agli esemplari che ne posseggo di Monte Colmo in Val Sabbia. È alto mm. 12 e lungo mm. 26. Aderisce alla superficie interna di una valva di Posid. Haueri, inclusa in uno schisto calcareo-argilloso-cloritico di Sauris in Carnia. Collezione del R. Istituto Tecnico di Udine. Anoplophora Stellai n. sp. — Tav. III [Tav. I], fig. 22. Conchiglia a contorno ovale, trasversalmente allungata, parecchio rigonfia. Il margine cardinale è diritto, il ventrale arcuato, l'anteriore tondeggiante, subtroncato il posteriore. L’umbone è abbastanza prominente e posto nel terzo anteriore. La regione di massimo rigonfiamento è più ravvicinata alla linea cardinale, e men- tre degrada lentamente verso il margine anteriore ed il ventrale, scende abbastanza erta verso il cardine, da cui è separata mercè una leggera depressione, che dall’apice si continua fin poco sotto all’ angolo postero- ‘superiore, che è ottuso. Il guscio è piuttosto sottile e molto eroso. Sui lembi che ne rimangono non si osserva alcuna orna- mentazione. i | Dimensioni: mm. 81, Altezza mm. 14. Località: Raveo nel canal del Degano in Carnia nell’arenaria rossa insieme con una Naficella co- stata ed un'impronta di Avicula venetiana Hau. Anche questa specie fu raccolta dal compianto prof. MexrczINI. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pisa. Psammoconcha Servini n. sp. — Tav. IV [Tav. II], fig. 1a. Conchiglia a contorno ovale, assai allungato, poco rigonfia e poco inequilaterale, ad umbone mediano o submediano, appena sporgente oltre la linea cardinale, che forma un angolo molto ottuso. Il margine ven- trale è leggermente curvilineo e si continua coi margini posteriore ed anteriore che sono attondati in vario grado, questo più di quello. Dall’umbone, negli esemplari fig. 15,c scende verso il punto d’unione del margine ventrale coll’anteriore ed il posteriore una carena ottusissima, più sentita sulla parte posteriore che sull’anteriore della valva. La x regione anale è un po’ compressa. La superficie della valva mostra qua e là qualche grossolana piega d’ accrescimento. Esemplari numero 8. Località: Rio Randice presso Piano d’Arta ed a N. E. del Monte San Floriano in Valle del But, — ad Ovest di Pesariis nel Canal di S. Canziano — nel Rio Orteglazzo presso Paularo d’Incarojo, — nel Rio delle Streghe presso Ovaro: tutte località carniche. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia e del R. Istituto Tecnico d’' Udine. 62 i DOTT. A. TOMMASI [20] Le forme che ho raccolte in questa specie essendo nuove, almeno per quanto ho potuto accertarmene, e non presentando visibili i caratteri del cardine, restano ancora indeterminate rispetto al genere, cui appar- tengono. È però innegabile che per la loro forma generale fan pensare ad alcuni generi, anche di famiglie differenti, come ai generi Tellina, Quenstedtia, Gari, Sanguinolaria, Anatina. Nell’impossibilità di rilevare i caratteri della cerniera, pur ritenendo necessario scegliere per queste furme una denominazione generica e non volendo in alcun modo compromettere la quistione con un riferimento cervellotico, ho scelto il nome di Psammoconcha, che rimarrà provvisorio finchè ad altri più fortunati o più abili di me verrà fatto di stabi- lire in base ai caratteri del cardine il genere, a cui fuori d’ogni dubbiezza dovranno venire ascritte. Gen. Pleuromya Aa. Pleuromya Fassaensis Wissm. sp. — Tav. IV [Tav. II], fig. 2a-f, 3a, d. 1841. Myacites fassaensis Wissw. in Miinsrer. Beitr. x. Petref., IV, pag. 9, tav. XVI, fig. 2a-c. 1851. — —_ Wissw. Hauer. Venet. Alpen, pag. 111, tav. XVII, fig. 4a-b, Daze. 1864. Anoplophora fassaensis Wissm. v. ALBERTI. Trias, pag. 137, tav. III, fig. 8. 1882. Pleuromya fassaensis Wissm. Tommasi. Il Trias Inferiore, pag. 63, tav. I, fig. 9a-b. 1894. Myacites fassaensis Wissu. E. Bose. Nota citata. È noto che questa conchiglia non si è presentata fino ad ora che allo stato di modello interno. Il suo contorno è generalmente ovale bislungo e su di esso sporge alquanto il robusto umbone, che ne giace quasi nel mezzo. Il margine posteriore è alquanto depresso non beante. Dall’umbone all'angolo postero-inferiore nella maggior parte degli individui esaminati scorre un solco distinto ma poco profondo. Rughe d’ accresci- mento uniformi adornano la superficie. Il cardine è sconosciuto. E Il contorno di questa forma è però molto variabile, offrendosi ora piuttosto rotondeggiante (fig. 2 a), ora. più allungato (fig. 20-«), ora appiattito, ora compresso nella regione dell’apice (fig. 2d) ed ora così sti- rato nel senso dell’altezza da rassomigliare a quello di un Capulus (fig. 3a-0). Per ciò se ne potrebbero anche creare parecchie varietà. ScHavkora ritenne, ed anch'io nel mio scritto del 1882 ammisi, che questa specie e la Pleuromya (Tel- lina) Camalensis di Catullo si debbano ritenere come modificazioni di una forma fondamentale, la Pleuromya (Myacites) inequivalvis Zrera. sp.; ma ora lo pongo molto in dubbio, anzi per conto mio lo nego. Gli esemplari da me riprodotti nelle fig. 2a-f provenivano da Primierio nel Trentino ed erano tutti com- presi nello stesso blocco di calcare cloritico, grigio, molto micaceo, della grossezza di poco meno d’un pugno; gli altri figurati nelle fig. 3 4-0 furono da me raccolti al Ponte del Foos sotto Dierico nel Canale del Chiarsò in Carnia. Oltre che di queste località ne esaminai esemplari del Rio delle Streghe nel Canal del Degano; di Val di Fiemme tra Tesero e Panchià; del bacino di Pani, tutti compresi nel calcare grigio, cloritico-micaceo; della Gira Alta e di Collio in Val Trompia; di Monte Ortasolo, della Nona e di Fondi di Schilpario in Val di Scalve, compresi o nel calcare cleritico o nell’arenaria rossa. L'Haver ricorda questa specie da Cencenighe, Campitello, dall’Alpe di Seiss, da S. Cipriano; Voltago, Seeau e Leopoldsteinersee. L'Emn Bise la menziona nei Werfener Schiefer del territorio di Berchtesgaden. Il Giimser (Grundetige der Geologie, pag. 661) cita questa specie dall’Odenwald, da Spessart e dall'Himalaya presso Dankhar. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia e di Pisa; del R. Ufticio Geologico e del Museo Civico di Rovereto. [21] i DOTT. A. TOMMASI 63 Pleuromya cfr. Alberti VoLtz sp. — Tav. IV [Tav. II], fig. 4. 1834-40. Myacites Alberti VoLrz. GoLnr. Petref. Germ., pag. 261, tav. CLIV, fig. 3. 1837. Myacites Alberti VoLmz. Grès bigarré. Mém. de la Soc. d’Hist. natur. de Strasbourg, II 1840. Pleuromya Alberti Acass. Étud. critig. sur les Mollusques fossiles, pag. 233. 1850. Lyonsia Alberti v’OrB. Prodrome, pag. 173. 1864. Panopea Alberti Vorrz. sp. ALBERTI. Trias, pag. 149, tav. V, fig. I. Di questa forma non potei avere in esame che il solo nucleo incompleto presso il margine anteriore, a contorno ovale, poco rigonfio, un po’ compresso vicino al cardine e senza alcuna traccia di impressioni muscolari nè di apparato cardinale. L'umbone è sub-mediano e largo, il margine ventrale regolarmente cur- vilineo, il posteriore un po’ obliquo, sicchè il nucleo si mostra da questa parte sub-troncato. Dall’ umbone al punto, ove il margine posteriore sì continua col ventrale, scende, come nella citata figura di Goupruss, una carena ottusissima, appena distinguibile: l’area compresa tra questa carena ed il margine cardinale mostra, più presso al cardine che alla carena, un leggerissimo solco longitudinale. La superficie del nucleo è percorsa da alcune rughe concentriche più spiccate nella parte posteriore che nell’anteriore. La roccia includente è l’arenaria grigio-verde, quarzosa, micacea. Località: Ponte del Cavallaro presso Bovegno in Val Trompia. Collezione del R. Ufficio Geologico. Pleuromya (Tellina) Canalensis Carun. — Tav. IV [Tav. II], fig. 5a-e. 1846. Tellina canalensis CatuLLo. Mem. geogn. paleox. sulle Alpi Venete, pag. 56, tav. IV, fig. 4. 1855. Tapes subundata ScaatRoTA. Geogn. Verhiltin. d. Gegend von Recoaro, pag. 516, tav. II, fig. 7. 1859. Tellina (Myacites) canalensis Car. in ScHAavROTE. Kritisch. Verzeichn., pag. 327, tav. II, fig. 17. 1864. Anoplophora fassaensis Wissx. var. Anopl. (Tellina) canalensis Car. in ALBERTI. Trias, pag. 138. 1868. Tellina canalensis Car. BeneczE. Geogn. paleont. Beitr., Vol. II, pag. 27. 1878. Pleuromya fassaensis Lepsius. Das westl. Sùd.-Tirol, pag. 40, 45, 49, 111, 217, 277. 1882. Pleuromya (Tellina) canalensis Car. Tomasi. Il Trias Inferiore, pag. 64, tav. I, fig. 105. Valve a contorno elittico, circa due volte più lunghe che alte, abbastanza rigonfie, pressochè liscie. Gli apici sono antemediani, molto ricurvi. La regione anteriore è stretta ma a margine tondeggiante, la posteriore è più larga ed ha rettilinea la parte di margine cardinale, che giace dietro l’umbone, mentre il margine po- steriore è obliquo: tra questo ed il margine cardinale è compreso un angolo ottuso. Il margine ventrale è moderatamente incurvato ed offre un'insenatura manifesta nel tratto opposto all’umbone. Da questo al mar- gine ventrale negli esemplari meglio conservati è visibile una leggera depressione. Dall’ apice all'angolo po- stero inferiore decorre una carena attondata ed ottusa meglio distinta in prossimità dell’apice. La superficie è marcata da qualche grossolana piega d’accrescimento. Lungo il cardine non mi fu dato di scorgere traccia alcuna di denti. Dei parecchi esemplari da me esaminati i meglio conservati corrispondono alla.figura 17, tav. II dello Scmavrora (Aritisch. Verzeichn.) le altre relativamente più allungate ed aguzze meglio somigliano alla fig.10b che ne diedi nel citato mio lavoro, ed a quelle che ora presento. Località: Rio delle Streghe presso Ovaro nel calcare cloritico-micaceo; — Ponte di Rivalpo nell’In- carojo (Carnia); — Ponte del Ghirlo presso Canale nell’Agordino; — Tra Tesero e Panchià e presso Moena in Val di Fiemme. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia. 64 DOTT. A. TOMMASI [22] Gasteropodi Gen. Pleurotomaria Derr. Pleurotomaria triadica Ben. sp. 1868. PI. triadica BeneckE. Geogn. paleont. Beitr., vol., II, pag. 19, tav. 1, fig. 160, d. 1878. — — Ben. Lepsrus. Das westl. Sùd-Tirol, pag. 41, 45, 111. Conchiglia molto piccola, composta da cinque giri, che degradano l’uno verso l’altro un po’ a guisa di gradini e mostrano a metà circa della loro altezza uno spigolo ottuso. Nessuno degli esemplari mi presentò traccie di ornamentazione. L’esemplare di Monte Zaccon figurato dal Benecke presenta una larghezza di mm. 5; quelli da me os- servati nella oolite a Gastropodi sopra i Molini presso Borgo in Val Sugana sono più piccoli anche della metà. Il Lepsrus cita questa specie anche da Primiero e dai pressi di Eppan alto nel Trentino. Collezione del Museo Geologico Universitario e del Museo Civico di Rovereto. Pleurotomaria extracta Brre. sp. 1860. Natica extracta Bercer H. A. C. Die Verstein. des Schaumkall. am Thiringer Walde. N. Jahrb. f. Mi- ner., pag. 205, tav. II, fig. 17, 1860. 1866. Pleurotomaria extracta Bere. sp. ALBERTI. Trias, pag. 166, tav. VI, fig. 6. 1868. — — Bere. sp. BenEckE. Geogn. paleont. Beitr., vol. II, pag. 20, tav. I, fig. 10a-b. 1878. — — Bere. Lepsrus. Das westliche Siid-Tirol, pag. 40, 45, 111. Di questa specie, che BeneckE trovò nell’oolite a Gastropodi del Monte Zaccon presso Borgo in Valsu- gana e Lepsrus nella stessa roccia della Pufler-Schlucht, della Mendola e del Gantkogl sopra Eppan alto io non ebbi tra mano nessun esemplare ben conservato, per cui debbo limitarmi a rimandare il lettore alle de- scrizioni ed alle figure, che ne diedero gli autori citati. Forse potrebbero riferirlesi alcuni nuclei schiacciati e deformati, che raccolsi sopra Panchià alle falde del Monte Cornon aderenti ad una lastra di calcare grigio micaceo. Pleurotomaria euomphala Ben. 1868. PI. euomphala BenEckE. Geogn. paleont. Beitr., vol. II, pag. 20, tav. 1, fig. l1a-e. E questa un’altra specie creata dal Benecke su esemplari della citata colite a Gastropodi di Monte Zaccon e che io non potei avere in esame. Pleurotomaria (Cryptenia) Sansonii n. sp. -- Tav. IV [Tav. II], fig. 6 a,b. Di questa bella forma non ho potuto trovare che un solo modello interno un po' deformato. Esso è molto basso, misurando mm. 10,5 d'altezza e mm. 18,5 di diametro alla base. L'ultimo giro è provvisto di due distinte carene: l’inferiore è attondata e liscia, la superiore acuta ed ornata da piccoli nodi diretti dall’avanti all'indietro ed assai ravvicinati tra di loro. Lo spazio racchiuso tra [23]: DOTT. A. TOMMASI 65 le due carene è alquanto concavo. La superficie dell’ ultimo giro compresa tra la carena superiore e la sutura è debolmente convessa e forma gradino col resto dell’anfratto. Anche il penultimo giro è conformato a gra- dino: il secondo ed il primo sono tondeggianti. i La bocca doveva essere molto probabilmente elissoidale. L'ombelico è piuttosto ristretto. Località: Sopra Panchià alle falde del Monte Cornon in Val di Fiemme entro al calcare grigio marnoso. Dedico questa specie alla memoria del prof. Francesco Sansoni da poco rapito alla scienza ed agli amici. Gen. Turbo Ln. Turbo rectecostatus Hau. — Tav. IV [Tav. II], fig. 7a,d. 1851. Turbo rectecostatus Hauor Venet. Alpen., pag. 117, tav. XX, fig. 10. 1878. — — Hau. Lepsrus. Das westl. Std-Tirol, pag. 42, 44, 46, 49, 78 ecc. 1882. — — . Hau. Tommasi. Il Trias Inferiore, pag. 66, tav. I, fig. 13. Conchiglia a spira non molto alta, a giri in forma di gradini. Ogni giro è diviso in due parti da uno spigolo ben marcato: la parte superiore è piana e sale a scarpa discretamente inclinata verso la sutura del- l’anfratto che precede: la parte inferiore scende dallo spigolo quasi a perpendicolo sul giro sottostante. Nel- l’ultimo giro sotto il primo spigolo ne esiste un secondo più marcato e tondeggiante; da questo la valva si piega verso l’apertura della bocca. La superficie è ornata da coste diritte e verticali, che incontrando gli spigoli vi formano dei piccoli nodi. Nei parecchi esemplari esaminati, che del resto erano allo stato di nuclei, non trovai traccia di ombelico. Località: Rio Orteglazzo presso Paularo (2 esempl.); — a N. 0. di S. Floriano nel canale del But (1 esempl.) — da Stern presso S. Cassiano (4 esempl.); — dalla Gira alta in Val Trompia (1 esempl.); — dai pressi di Schilpario in Val di Scalve in un calcare marnoso grigiastro (10 esempl.'); — tra Cimego e Condino sopra la Cà del Diavolo (2 esempl.). L’Havrr ricorda questa specie dal calcare a Posidonomya dell’ Agordino e da Tastetz presso Jireka in Carniola: il Benecxe (Op. cit.) dal versante orientale della Mendola: il Lepsius dal passo della Maniva e da Costa Fredda in Val Trompia, da Monte Madrene, Cima Bruffione, Malga Bruffione nelle Giudicarie. Il Brrmner (memoria citata) ricorda anche questa specie tra quelle trovate nel distretto di Admond a N. O. di Eisenerz nelle Alpi Nord-Orientali. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia; dell’ Ufficio Geologico di Roma, dell’ Istituto Teenico di Udine, del Museo Civico di Rovereto e dell'Ateneo di Brescia. Gen. Turritella Law. Turritella costifera Scuaur. 1868. Turritella cfr. costifera Scaaur. BenEckE. Geogn. palaeont. Beitr., pag. 20, tav. I, fig. 15. a-b. 1878. Turritella costifera Scuaur. Lepsrus. Das westl. Std-Tirol, pag. 41, 111. Benecke nel citato suo lavoro confronta con questa specie di Sczaurora (vedi, Kritisches Verzeichmiss, pag. 346, tav. III, fig. 16) un solo esemplare dell’ oolite a Gastropodi di Monte Zaccon. Il Lepsrvs la cita, senza alcuna riserva, dalla Mendola, da Pufler Schlucht, da Primiero e dalla Val Sugana. Io non ebbi a riscon- trarla nel materiale da. me studiato. Palaentographia italica, vol. I. 9 66 DOTT. A. TOMMASI [24] Gen. Naticella Mvxsr. Naticella costata Minsr. — Tav. IV [Tav. II], fig. 8a,d. 1851. Naticella costata Miinst. Hauer. Venet. Alpen, pag. 116, tav. XX, fig. 12-15. 1878. — — Lepsrus. Das westl. Sud-Tirol, pag. 353, tav. I, fig. 11.a-b. 1882. -— — Tommasi. IZ Trias Infer., pag. 67, tav. I, fig. 16a-b.' Conchiglia a spira bassa di quattro giri. Il canale non è circolare ma presenta due spigoli ottusi. A par- tire dalla sutura la superficie dei giri si dirige verso l'esterno dapprima piana e diritta e su essa piglian posto le coste, indi forma uno spigolo arrotondato sul quale le coste raggiungono la massima robustezza. Dopo essersi leggermente incurvato, il guscio dà luogo nella parte inferiore ad un secondo spigolo ottuso, dal quale le coste vanno rapidamente diminuendo in robustezza fino all’ombellico. Le coste talora si dicotomizzano. L'orlo boccale s'inspessisce un poco sul lato interno ed una grossa callosità si stende dalla bocca sulla columella, coprendo affatto l'ombelico. Il numero delle coste sull’ultimo giro sale almeno a 24. Le dimen- sioni di questa specie variano entro limiti larghissimi a seconda dell'età. Degli Ds da me esaminati il più grande è largo mm. 23 ed alto mm. 16. Località: In Camia: Rio Orteglazzo presso Paularo nel Canal del Chiarsò entro all’arenaria rossa, e tra Piedim e Cedarcis nella stessa valle nel calcare marnoso micaceo; nel torrente: Randice presso Piano d’Arta e ad Imponzo nella valle del But in un calcare grigio; a N: 0. del Monte S. Floriano; nel Rio delle Streghe presso Ovaro ed al Monte Losa da Mione a Sauris nell’arenaria rossa; nel canal di S.Canziano al Pozzal di Pesariis ed a Pesariis nell’arenaria rossa e nello schisto marnoso. Nel Veneto: nell’ Agordino in Val di Canale. Nel Trentino: sopra la malga alla Val Sorda ed ai Monzoni nel calcare marnoso grigio-verdastro, alla Mendola, nella Val di Rumo, nelle Giudicarie. Nella region badiotica a Stern presso S. Cassiano. In Lombardia: a Bagolino in Val Sabbia; Alla Gira Alta al passo di Croce Domini ed al Monte Rondanino in Val del Caf- faro; al Dosso alto in Val Trompia; verso Grignaghe sul lago d'Iseo in Val Camonica; in Val di Scalve presso i Fondi di Schilpario, all’ Alpe Arena, in val Paludina, tra i Fondi ed il Giovetto, sul versante ovest di Monte Coel sopra il Giovetto, a Vilminore. Giimer la raccolse sotto Nona presso la via pel ponte di Gleno. Il Svess nel suo “ Antlitz der Erde , ricorda questa specie come trovata allo stato d’ impronta entro un masso non in posto sotto alla maggior cascata presso Pracul in Val di Daone: la roccia è un calcare selcioso grigio verdognolo. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di ue, del R. Ufficio Geologico in tia del R. Isti- tuto Tecnico di Udine, del Museo Civico di Rovereto. Anche questa specie è citata dal Brrrner tra i fossili dei Werfener Schiefer delle Alpi Nord-orientali del distretto di Admond a N. 0. di Eisenerz, e da E. Busr è ricordata nei Werfener-Schiefer di Berchtesgaden. Gen. Natica Law. Natica semicostata Les. — Tav. IV [Tav. II], fig. 9. 1878. Natica semicostata Lepsros. Das westl. Sid-Tirol, pag. 354, tav. I, fig. Da-d. Il Lersius osserva, ed a ragione, che questa specie sta di mezzo per la sua forma tra la Naticella co- stata e la Nautica Guaillardoti. Essa è provvista di coste numerose e sottili, che vanno alquanto ingrossandosi [25] i DOTT. A. TOMMASI 1 67 verso la sutura tra il primo ed il secondo anfratto: tra le coste scorrono delle linee d’accrescimento sottili. La conchiglia conta quattro giri bassi. Il Lepsius ha notato nel suo esemplare una callosità, che, partendo dalla. bocca e gettandosi sulla columella, copre l’ ombelico. Se carattere non è mal conservato nella regione boccale. Questa specie differisce dalla Naticella costata per le coste meno fitte e più tenui e per la spira più alta: si differenzia dalla Natica Gaillardoti, oltrechè per le dimensioni in generale maggiori, per essere questa, specie o perfettamente liscia o guernita di costicine interrotte sulla linea di curvatura dell’ ultimo giro. Località: Sopra Panchià alle falde del Monte Cornon in Val di Fiemme ed a Stern presso S. Cassiano entro al calcare grigio micaceo. Il Lepsius cita questa specie dal barico a Myophoria al Monte Madrene e piesso Collio in Val Trompia. ‘ Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia e del Museo Civico di Rovereto. visibile nel mio esemplare Natica Gaillardoti Lerr. — Tav. IV [Tav. II], fig. 10,0. 1882. Natica Aloysii Towwasi. Il Trias Infer., pag. 67, tav. I, fig. 15 a-b. 1894. — Gaillardoti Lerr. Tommasi. La Fauna del Muschelkallk lombardo, pag. 121. Riunisco alla N. Gaillardoti Lerr. la forma della quale nel 1882 aveva fatto una specie nuova, poichè il confronto di questa colla Nat. Gaillardoti del MuscneLKALE mi ba convinto che tra le due non esiste essenziale differenza. Le costicine, che cominciano dalla sutura e si interrompono sulla linea di curvatura’ dell’ ultimo giro per riprendere meno marcate in prossimità del labbro interno e trasformarsi poi nella metà. anteriore dell’anfratto in semplici linee d’accrescimento, furono osservate anche dallo Scaaurora (vedi Geognost. Ver- diltn., pag. 518) in esemplari di N. Guillardoti (turbilina Scuura.) del Muschelkalk di Val Serragere nel Re- coarese ed in quello di Coburgo. Cade così uno dei caratteri distintivi della mia Natica Aloysì; nè maggior | valore ha l’altro della presenza d’un ombelico aperto, perchè in un esemplare meno eroso e meno decorti- cato esso si presenta quasi completamente chiuso. Di questa specie esaminai 4 piccoli esemplari dell’oolite a Grastropodi di Costafredda-Ivino e due del banco a Myophoria sopra Ivino in Val Trompia. Anche il Lepstvs ricorda d'aver trovato questa specie nel banco a Myophoria in varie località della Val Trompia, della Val del Caffaro e delle Giudicarie (vedi Lepsrus, op. cit.. pag. 43-44). Il Bewrcxe ne fa men- zione nel Trias Inferiore della Mendola. . Dimensioni: L’esemplare maggiore misura mm. 11,5 in lunghezza e quasi altrettanto in altezza. Collezione del Museo Cori dell’ Università di Pavia. Natica (Macrocheilus) gregaria v. Scanra. sp. — Tav. IV [Tav. II], fig. 11a,d. 1882. Natica gregaria Scuura. Tomasi. I Trias Infer., pag. 66, tav. I, fig. 14a-b. 1885. — — M. Brancxenzorn. "Die Trias am Nordrande der Eifel in Abhandl. zur geol. Spezialkarte von Preussen etc. Bd., VI, 2° Heft, pag. 107. 1894. — — Towwasi. La Fauna del Muschelkalk di Lombardia, pag. 123, tav. II, fig. 9. Di questa specie ebbi in esame un nucleo raccolto nell’arenaria rossa del rio delle Streghe presso Ovaro in Carnia, due nuclei estratti dal calcare grigio micaceo di Tesero-Panchià in Val di Fiemme e due esem- plari completi di Val Trompia sopra Ivino cavati da una dolomia cariata giallastra. Questi sono molto piccoli: 68 DOTT. A. TOMMASI [26] il maggiore, che conta quattro giri, ha Je dimensioni di quello riprodotto nella più volte citata opera di Br- necke a tav. I, fig. 95 e solo ne differisce per la spira, che cresce meno rapidamente. Il nucleo del Rio delle Streghe ha dimensioni mediocri, presentando un'altezza di mm. 10 ed una larghezza, nell’ ultimo giro, di mm. 9. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia e del R. Istituto Tecnico di. Udine. Lepsrus menziona questa specie nell’oolite a Gastropodi del Gantkogl ad Ovest di Bolzano; Benecxe nella | stessa roccia del Monte Zaccon in Val Sugana. Gen. Turbonilla Risso. Turbonilla gracilior v. Scnaur. — Tav. IV. [Tav. II], fig. 12. 1836. Bulimus sp. Zenxer. Taschenb. v. Jena, pag. 228, 1851. Turbonilla parvula Dunx. Palaeontogr., pag. 305, tav. XXV, fig. 23-24. 1855-59. — gracilior Scraurora. Sitzungs. d. Wien. Akad., XVII Bd., pag. 520, tav. II, fig. 11 e XXXIV Bd., pag. 339, tav. DI, fig. 6. 1856. — — Green. Muschelk. von Lieskau pag. 61, tav. V, fig. XIV: 1864. — — v. Auserm. Trias, pag. 173, tav. VII, fig. 2. 1868. Holopella gracilior Scaaur. sp. Beneckr. Geogn. palaeont. Beitr., vol. II, pag. 19, tav. I, fig. Za-d., 7. 1878. Chemnitzia gracilior Scnaur. Lepsrus. Das westl. Std-Ttrol, pag. 40, 41, 44, 48, 111, 206. 1885. Turbonilla gracilior M. BrancxeNnHorRNn. Op. cit. pag. 110. i Conchiglia molto slanciata con otto o più giri lentamente crescenti, tondeggianti, lisci e separati da suture marcate. L'angolo spirale è poco costante ma di regola di 15.° La bocca è circolare od anche ellittica. Di questa specie ebbi in esame esemplari completi dell’ oolite a Gastropodi di Sopra i Molini presso Borgo in Val Sugana. Essi corrispondono esattamente alla descrizione ed alla citata figura 3a-d del BeneckE sia per la forma che per le dimensioni. Un esemplare incompleto, che con m. 0,01 di altezza presentava appena 5 giri, lo trassi da una dolomia giallastra cariata di sopra Ivino in Val Trompia. Bexecke cita questa specie dal Trias inferiore della Mendola e del Monte Zaccon e LePsius da parecchie località del Trentino e di Val Trompia nell’oolite a Gastropodi. Cefalopodi Gen. Orthoceras Brrin. Orthoceras sp. — Tav. IV [Tav. II], fig. 13. Quantunque in così cattivo stato di conservazione da essere appena genericamente determinabile cito e figuro uno dei pochi frammenti di Orthoceras, che si trovano in questo terreno, fidente che in seguito venga fatto ad altri di trovarne campioni più completi. Nell’ esemplare figurato sono visibili i modelli interni di due loggie e la traccia del sifone, che è cen- trale. La larghezza delle logge è di mm. 23, l'altezza di mm. 13. Questa specie però doveva raggiungere dimensioni molto maggiori, poichè in un pezzo di schisto calcareo-marnoso, grigio, micaceo raccolto sopra Tramin presso Egna è visibile la sezione d’una loggia d'un Orthoceras simile, in cui il diametro massimo misura mm. 50 ed il minore mm. 45 essendo un po’ ellittica. 27] DOTT. A. TOMMASI 69 Località: Alle falde di Monte Cornon sopra Panchià in Val di Fiemme nel calcare marnoso grigio ceruleo; sopra Tramin presso Egna; da Pozza in Val di Fiemme in uno schisto' rosso marnoso. Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia e del Museo Civico di Rovereto. Gen. Dinarites Moss. Dinarites liccanus Hauer sp. — Tav. IV [Tav. II], fig. 14. 1865. Ceratites liccanus F. v. Hauer. Cephalop. d. unt. Trias der Alpen. Sitz-Ber. d. k. k. Akad, d. Wiss. zu Wien, vol. 52, pag. 616, tav. III, fig. 1-3. 1882. Dinarites liccanus Moysisovios. Cephalop. d. medit. Trias-Provinx, pag. 10, tav. IV, fig. 1. Conchiglia a contorno sensibilmente poligonale, a giri involuti più che per la metà. I giri sono stretti separata dai fianchi, coi quali x ed hanno i fianchi pianeggianti e la parte dorsale piana e stretta. Questa è forma un angolo retto, mercè un margine arrotondato. L’ornamentazione consiste in grossi nodi ombelicali robusti che verso i fianchi s'allungano e si trasformano in pieghe, le quali, obliterandosi nella regione me- diana dei lati, tornano ad ingrossarsi ed a formar dei nodi, dapprima ottusi poi acuti e bislunghi, sul mat- gine esterno. Sull’ultimo giro il numero dei nodi ombelicali, che è di 12, pareggia quello dei nodi margi- pali. Questi non sono perpendicolari alla superficie del giro, ma corrono obliquamente alla sua periferia, dando così alla conchiglia la forma poligonale ricordata. i Sulla camera d’abitazione d’uno dei due esemplari esaminati si nota un’ indistinta ruga longitudinale e delle deboli pieghe insensibilmente falciformi decorrenti dal margine esterno all’ombelicale. Questi sono i caratteri, che potei riscontrare sui due individui da me studiati, che son ridotti allo stato di nucleo parecchio eroso. Credo che essi bastino per giustificare il riferimento di questa forma alla specie descritta e fisurata dal Moysisovics. Nessun sussidio potei avere dall'esame della linea suturale, di cui non mi si offersero che traccie incomplete. Vi si può tuttavia intravedere la forma del lobo esterno molto simile a quella riprodotta nella fig. 10 tav. IV del Mossisovics. Anche le dimensioni non sì scostano molto da quelle dateci dall’ autore. Località: Sopra Panchià in Val di Fiemme in un calcare grigio derolata. micaceo. Il Mossisovies la cita anche da una roccia simile di Weissbachgraben presso Eppan alto alle falde orien- tali della Mendola, ed inoltre da Vrello presso Zrmagna nei-già confini militari ed a Grones nella Val del- l’Abadia (Abteythal). . Collezione del Museo Geologico dell’ Università di Pavia. Gen. Tirolites Moss. Tirolites Cassianus Quensr. sp. — Tav. IV [Tav. II], fig. 15 a-c. 1845. Ceratites cassianus Quensrent. Neues Jahrb. LronHARD und Bronn, pag. 681. 1849. — — QuenstEnT. Cephalopoden, pag. 231, tav. 18, fig. 11. 1851. Ammonites (Ceratites) cassianus v. Hauer. Venet. iper tav. XIX, fig. 5. 1865. Ceratites cassianus Bauer :(partim). Cephalop. d. unt. Trias der Alpen. Sitz.-Ber. d. k. k. Akad. d. Wiss. : in Wien, vol. 52, pag. 606. 70 DOTT. A. TOMMASI i [28] 1878. Ceratites cassianus. Lersrus. Das resti. Sùd-Tirol, pag. 40, 42, 45, 49, 111, etc. 1882. Tirolites cassianus Moss. Die Cephalop. d. medit. Trias Provinz, pag. 70, tav. II, fig. 4-8 e tav. LXXXI, I fig. 3. Gli esemplari, che ho riferito a questa specie erano: pressochè ridotti al semplice nucleo. In essi i giri interni non sono visibili, ma è discretamente conservato l’ultimo giro colla camera d’abitazione. Su questa in uno degli esemplari, raccolto in Carnia, si scorgono traccie di coste abbastanza numerose e diritte, ma nessun indizio di nodi. Lobi: Esiste un lobo esterno corto e bifido: la sella esterna cade quasi intieramente sulla parte laterale del giro: il lobo laterale ne oecupa perciò quasi la linea mediana; la sella laterale è larga e pressochè eguale in altezza all’esterna e, volgendo verso la sutura, forma un piccolo lobo ausiliare. La linea suturale corrisponde a quella riprodotta dall’ Hauer nella fig. 5c, tav. XIX della citata sua memoria. Località: Rio Orteglazzo presso Paularo e Rio Randice presso Piano d’Arta in Carnia, ambedue nel- l’arenaria rossa; sopra Panchià alle falde del Monte Cornon nel calcare grigio. Il Moysisovics cita questa specie anche da Campil, da Cencenighe e da Agordo pure in calcari grigi e nell’arenaria calcare gialla a grana fina; Lepsrus la ricorda dal Weissbach presso Eppan alto in Val d'Adige e da altre località del Trentino; Girer dalla Val Trudena presso Egna. Tirolites spinosus Moss. — Tav. IV [Tav. II], fig. 16. 1865. Ceratites cassianus F. v. Hauer. Cephalop. d. unt. Trias der Alpen, pag. 606, tav. II, fig. 1-2. 1882. Tirolites spinosus Moysis. Die Cephalop. d. medit. Trias-Provinx, pag. 70, tav. I, fig. 10 e tav. II, fig. 1-3. Conchiglia a giri assai evoluti, provvisti di coste robuste, che dal margine ombelicale decorrono in linea retta al margine esterno, dove terminano in grossi nodi. La parte esterna è larga, debolmente rigonfia. La maggiore ampiezza del giro si misura tra i due margini della parte ‘esterna. Il margine ombelicale non è nettamente delimitato. Negli esemplari meglio conservati l’ aperto e largo ombelico lascia vedere i nodi mar- ginali, che si incastrano nei giri successivi. Non tutte le coste son provviste di nodi: tra due principali, che ne vanno fornite, se ne Dono inserire una o due secondarie deboli e senza nodi. Lobi: Nell’ esemplare da me esaminato non potei osservare il lobo esterno. La sella esterna cade intie- ramente sulla parete esterna: il lobo laterale è quindi affatto marginale e coincide coi nodi marginali. La sua base è tondeggiante e coll’età cresce gradualmente in larghezza. La sella laterale è larga e più alta della sella esterna e grado a grado cala verso la sutura. L’esemplare figurato proviene da Grones, in Val dell’Abadia (Abteythal) nel Tirolo, ed è di calcare grigio, micaceo. Il Mossisovics cita questa specie, oltre che dalla stessa località, anche da Cencenighe nel bellunese entro all’ arenaria chiara a grana fine; da San Giovanni presso Araba nel Trentino nel calcare grigio chiaro; da Crvani potok presso Glavaticevo sulla Narenta (Erzegovina) e dalla Hornungthal presso Buchberg nella bassa Austria. Tirolites Darwini Moss. 1882. Tirolites Darwini E. Moysisovios. Die Cephalop. d. medit. Trias-Provina, pag. 73, tav. II, fig. 13 e tav. III, fig. I. Di questa specie io non ebbi la fortuna d’osservare alcun esemplare nel copioso materiale, che mi passò per le mani. Forse potrebbe esserle riferito un frammento posseduto dal R. Istituto Tecnico di Udine e rac- colto a sud di Salino nel canal del Chiarsò [29] i DOTT. A. TOMMASI î 71 Il Mossisovics ne cita due esemplari entrambi allo stato di modello interno, l’uno da Grones in Val del- l’Abadia nell’arenaria calcare chiara a grana fine, l’altro da Cencenighe. Tirolites Smiriagini (AverBacA) Moss. 1882. Tirolites Smiriagini E. Mossrsovi”s. Op. cit., pag. 73, tav. LXXXI, fig. 1 e 2. Anche per questa specie, da me non esaminata, debbo riferirmi alla diagnosi ed alla descrizione del Moy- srsovies, che ne ricorda due esemplari, l’uno di S. Giovanni di Livinallungo (Buchenstein), l’altro di Cence- nighe. ; i Gen. Meekoceras Moss. Meekoceras caprilense Moss. 1882. M. caprilense Mossisovies. Cephalop. der medit. Trias-Provinz, pag. 214, tav. XXIX, fig. 4-5. Conchiglia appiattita, disciforme, ad ombelico stretto. La parte dorsale è stretta, debolmente incavata, . troncata ad angolo pressochè retto verso i fianchi, che sono lisci, e dai quali è separata mercè due acute ca- rene marginali. Lobi. Un lobo esterno breve; due lobi laterali profondi con alcuni deboli denti sul fondo..Il lobo au- siliare sembra essere sprovvisto di dentellature e raggiunge il margine ombelicale. Le selle sono a margine integro. Di questa specie potei esaminare quattro esemplari incompleti allo stato di nucleo. Due, di proprietà del R. Ufficio Geologico, provenivano dai Fondi di Schilpario e sono gli stessi, che figurò il Moysisovics; gli altri due di proprietà del Museo erano pure della Val di Scalve ma raccolti in Val Paludina negli schisti grigi. Il Mossisovics cita questa specie anche dalla strada della Mendola presso Caldera in Val dell’ Adige e dagli schisti arenacei rossi sulla strada da Caprile ad Alleghe in Val del Cordevole. Collezione del Museo Geologico dell’Università di Pavia e del R. Ufficio Geologico. Caratteri organici della Fauna del Trias Inferiore alpino e suoi rapporti con quella del Muschelkalk alpino ed estralpino Dalla enumerazione e dalla descrizione delle specie fatte precedere non sarà inutile il tentar di riuscire a qualche risultato più sintetico, che ponga in rilievo i tratti più salienti della fauna studiata ed i rapporti, che la legano con altre faune o contemporanee o ad essa per età vicine. Anzitutto a nessuno sfuggirà il fatto che il Trias inferiore delle alpi meridionali è molto meno povero di fossili di quanto fino ad ora lo si era creduto. La sua fauna conta cinquantatre specie distribuite su ven- 72 DOTT. A. TOMMASI . [30] ticinque generi. Dei varii tipi animali vi sono rappresentati soltanto quelli dei Molluschi e dei Molluscoidi, talchè quella del Trias inferiore dell’alpi nostre ben a ragione può dirsi una fauna di molluschi. Di questo tipo figurano le classi: @) dei lamellibranchi con quattordici generi e trentaquattro specie; 0) dei gasteropodi con sei generi ed undici specie; c) dei cefalopodi con quattro generi e sette specie; la classe dei preropodi non ha rappresentante alcuno. Dei Molluscoidi non appare che la classe dei brackiopodi col solo genere Lingula e coll’unica specie L. tenuissima. Tra i molluschi i generi che contano maggior numero di specie sono Avicula e Gervillia ed in seconda linea Myophoria, Pleurotomaria e Tirolites. Delle cinquantatre specie enumerate dodici furono da me aggiunte come nuove, compresevi quelle che pubblicai in qualche mio lavoro precedente. Esse sono: Pecten Tellinii Gervillia Meneghinii » Sp. n. Mytilus anonymus Avicula Taramelli Anoplophora Stellai » Sp. i Psammoconcha Servini Posidonomya Haueri Pleurotomaria Sansoni Gervillia gibba ; Orthoceras sp. Hanno la maggior diffusione le seguenti. Avicula Clarai Pleuromya fassaensis » venetiana Turbo rectecostatus Pecten Tellinti Naticella costata Gervillia mytiloides Natica gregaria Myophoria ovata Tirolites cassianus. Nè è scarso il numero delle specie fino ad ora limitate alla formazione del Trias inferiore, superando la metà di tutta la fauna. Sono le seguenti : Pecten Tellinùi n. sp. PI. (Tellina) canalensis Can. Avicula venetiana Hav. Pleurotomaria triadica Bex. » Clarai Emx. » cuomphala BEN. » Taramelliù Toxx. » Sansonii sp. n. » . angulosa Leps. Turbo rectecostatus Hau. » sp. n. Turritella costifera ScHaUR. Posidonomya Haueri sp. n. Naticella costata Minsr. Gervillia gibba Tom. Natica semicostata Lers. » Meneghinii sp. n. Orthoceras sp. » incurvata Lers. Dinarites liccanus (Hau.) Moss. Mytilus anonymus sp. n. Tirolites cassianus (Hau.) Moss. Myophoria costata ZeNx. » spinosus Moys. Anoplophora Stellai sp. n. ; » Darwini Moss. Psammoconcha Servini sp. n. » Smiriagini (AueRrB.) Mors. Pleuromya cfr. Alberti Vounz. Meckoceras caprilense Moss. Quanto ad affinità con altre faune la nostra ne presenta e colla contemporanea estralpina e con quella del Muschelkalk alpino e d’oltr’'Alpe. Col Trias inferiore estralpino (di Slesia, Turingia, Alsazia, Vosgi ete.). comprendente il Buntsandstein ed il Roth, ha in comune: [81] DOTT. A. TOMMASI 73 Lingula tenwissima Myophoria costata Hinnites comptus » ovata » spondyloides » laevigata Pecten discites > elongata Monotis Alberti Pleuromya fassaensis Gervillia mytiloides » cfr. Alberti » costata Pleurotomaria extracta Myoconcha Thielavi Naticella costata Mytilus eduliformis Natica Gaillardoti Modiola triquetra » gregaria Le specie che compaiono e nel nostro Trias inferiore e nel Muschelkalk alpino lombardo-veneto sono: Lingula tenwissima Leda elliptica Hinnites comptus Myophoria laevigata Pecten discites Anoplophora cîr. Minsteri Monotis Alberti Natica Gaillardoti Gervillia mytiloides » gregaria Mytilus eduliformis Turbonilla gracilior. Modiola triquetra Che se compariamo la fauna del Trias inferiore alpino con quella del Muschelkalk estralpino, troviamo essere comuni alle due faune oltre alle specie appena annoverate anche l’ Hinnites spondyloides, la Gervillia co- stata, la Myoconcha Thielaui, la Myophoria ovata, la Myoph. elongata, I’ Anoplophora elongata, la Pleuromya fassaensis, PI. Alberti è la Pleurotomaria extracta, cioè ventidue specie. Per conseguenza la fauna del Trias inferiore dell’ alpi meridionali ha una stretta affinità con quella del Muschelkalk alpino ed estralpino, come fu affermato poco innanzi; ma se ne distingue anche per caratteri- stiche peculiari. Anzitutto possiede specie sue proprie che, come s’è visto, superano per numero la metà del numero costituente la totalità della fauna. In secondo luogo è ad osservarsi che mentre solo sette specie di cefalopodi hanno lasciato le loro spoglie nei sedimenti del Trias inferiore nostro, da. quelli del Muschelkalk lombardo vennero a giorno le reliquie di trentuna, nessuna dalle roccie del Muschelkalk recoarese, e sono specie affatto diverse le poche del Muschelkalk tedesco. S'aggiunga in terzo luogo che mentre sul fondo dei mari del Muschelkalk intrecciarono i loro steli poco meno che dieci specie di crinoidi e trascinarono gli ispidi gusci tre specie di Cidaris, nei depositi del Trias inferiore delle alpi meridionali nemmeno un articolo di cri- noide od un radiolo di Cidaris resta ad attestare che in quell'epoca presso le spiaggie d'allora siano vissuti degli Echinodermi. E, per ultimo, mentre nei calcari del Muschelkalk la classe dei brachiopodi è rappresen- tata da oltre una decina di specie, negli schisti argillosi del Trias inferiore una sola specie, la Lingula te- nuissima, ha lasciato l’esile sua conchiglia: nè di ciò dobbiamo stupirci se anche i brachiopodi triasici, come gli attuali, ai fondi argillosi, quali erano in prevalenza quelli già abitati dalla fauna in discorso, preferivano i fondi costituiti da fango calcare. E, riassumendo, concluderemo che la fauna del Trias inferiore delle Alpi meridionali è una fauna di mol- luschi, che ha una rimarchevole affinità con quella del Muschelkalk, dalla quale però si distingue e per non poche specie sue proprie e per il minore sviluppo dei cefalopodi e per l’assenza degli echinodermi e per la mancanza quasi completa anche dei brachiopodi. A far meglio risaltare la composizione della nostra fauna ed i suoi rapporti con altre faune varrà la seguente tabella comparativa, che deve essere però considerata più come un tentativo che come cosa definitiva. Palaentographia italica, vol. I. 10 DOTT. A. TOMMASI [82] TRIAS INFERIORE ESTRALPINO Roth 74 TRIAS INFERIORE NELLE ALPI MERIDIONALI Buntsandstein 1 | Lingula tenuissima ScHLOTE. 2 | Hinnites spondyloides Scarora. . | Alsazia, Lorena, Vosgi. 3 id. —comptus GoLDpr. . Alsazia, Lorena, Vosgi. 4 | Pecten discites v. ScuLoTE. 5 id. Tellinii n. sp. 6 TA IEp: 7 | Avicula (?) venetiana Hau. 8 id. Clarai ExmR. 9 id. Taramellii Toww. 10 id. n. sp. 11 id. angulosa Lers. 12 id. Zeuschneri Wissw. 13 | Posidonomya Haueri n. sp. 14 | Monotis cfr. Alberti Bron. 15 | Gervillia mytiloides ScaLOTA. Alsazia, Lorena, Vosgi. 16 |? id. costata Quenst. . Alsazia, Lorena. 17 id. gibba Tom. 18 id. Meneghini n. sp. 10 id. incurvata Leps. 20 | ? Mytilus eduliformis ScHaLoTE. 244 id. anonymus n. Sp. Ra | Modiola triquetra var. angusticau- data Tomm. 23 | Myoconcha Thielavi StROMB. 24 | Leda elliptica Gorpr. 29 | Myophoria costata Zenk. . . + Germania . 26 | id. ovata GoLpr. . id. 21 | id elongata Gres. 28 il, levigata v. AUB. . * L'esistenza, Alsazia, Lorena, Vosgi. Slesia, Zweibricken, Tu- ringia. Zweibritcken . . . Slesia, Zweibriicken. ta» Odenwald, Weimar, Slesia Turingia (?) Zwceibriicken, Weimar, Slesia Odenwald . . Spessart, Turingia, Slesia +? Germania ssp der Geologie, 1886, pag. 660), il quale però non ne cita il luogo di rinvenimento. MUSCHELKALK alpino Dosso alto, Giudicarie Recoaro, S. Salvatore Recoaro, Lombardia . Recoaro, Lombardia . Recoaro Recoaro Recoaro 0 Lombardia . + Recoaro estralpino Germania, Slesia id. id. id. id. Germania, Slesia, Al- sazia, Lorena, Vosgi Germania, Slesia id. id. id id. Germania Germania, Slesia Villingen, Zimmern. Germania, Slesia id. id. Slesia Germania, Slesia nel Roth estralpino, di queste specie segnate con crocetta e punto interrogativo è asserita da W. Giimprr (vedi Grundziige rie DOTT. A. TOMMASI 75 TRIAS INFERIORE NELLE ALPI MERIDIONALI TRIAS INFERIORE ESTRALPINO Buntsandstein Roth MV Anoplophora elongata GiaB. . id. cfr. Miinsteri Wissw. Anoplophora Stellai n. sp. Psammoconcha Servini n. sp. Pleuromya fassaensis Wissw. sp. id. cfr. Alberti Vourz id. canalensis Car. Pleurotomaria triadica Ben. id. exctracta Bara. Sp. . id. cuomphala Bex. id Sansonti n. sp. Turbo rectecostatus Hau. Turritella costifera ScHAUR. Naticella costata Minsr. Natica semicostata Leps. id. Gaillardoti Lerr. . id. gregaria v. ScHLOTHA. Turbonilla gracilior ScHAUR. Orthoceras sp. Dinarites liccanus (Hav.) Moss. Tirolites cassianus (Quenst.) Moys. id. —spinosus Moss. id. —Darwini Moss. id. Smiriagini (AverB.) Moss. Meekoceras caprilense Moss. - | Alsazia, Lorena, | Odenwald, Spessart. Vosgi. Alsazia. T3) +? Alsazia, Lorena, |Zweibriicken, Hardt, Slesia Vosgi. È Alsazia, Lorena, | Weimar. Vosgi, Germ. MUSCHELKALK alpino estralpino Germania Lombardia Germania, Slesia Germania id. Germania, Slesia Recoaro, Lombardia . | Germania, Slesia Recoaro, Lombardia . id. id. Recoaro . Germania .— Per la compilazione di questa tabella mi servii dell’ « Ueberblieck ueber die Trias » del v. ALBERTI; della memoria dell’Ecx « Ueber die Formationen des Buntsand. und Muschelk. in Oberschlesien »; dell’altra di SeeBAcH « Die Conchylien-Fauna der Wei- marischen Trias » e del « Grundziig der Geologie — 1886 » di W. GiiwseL. elio e) HHiHHHWHWH Cp won o MHHHH © 0 DA DO i IJOUTAWMH DOTT. A. TOMMASI INDICE ALFABETICO DELLE SPECIE DESCRITTE . Avicula angulosa Leps. » Clarai Em. sp. » Taramelliù n. sp. » (?) venetiana Hav. » Zeuschneri Wissx. » Sp. n. . Anoplophora ii Gi n » cfr. Minsteri Wissm. Sp. » Stellai n. sp. . Dinarites liccanus HAUER Sp. . Gervillia costata QuensT. ? » gibba Tom. » ‘incurvata Lers. . » Meneghinii n. sp. » mytiloides v. SCHLOTH. . Hinnites comptus Goupr. >» spondyloides v. SCHLOTH. Sp. . . Leda elliptica Goupr. . . Lingula tenvissima Bronn. . . Meckoceras caprilense Moss. o . Modiola triquetra v. SeEB. var. angusti- caudata Tomm. . Monotis cfr. Alberti Goupr. . Myoconcha Thielawi StroMB. . Myophoria costata ZeNk. . » elongata GreB. Sp. » lacvigata v. Aus. » ovata Goupe. . * Questa specie è semplicemente ricordata nel testo, senza essere separatamente descritta. [34] pag. 52 [10] 28. Mytilus anoniymus n. sp. . pag. 56 [14] » 50 [S] 29. » eduliformis v. Scuora.? . » 55 [13] >» 51 [9] 30. Natica Gaillardoti Lerr. ICARO] » 48 [6] 31. » (Macrocheilus) gregaria v. Soague 9] Sp. . c » 67 [25] > bi i iso oa » 66 [24] » 60 [18] 33. Naticella costata Minsr. » 66 [24] » 61 [19] 34. Orthoceras sp. » 68 [26] » 61 [19] 35. Pecten discites v. Sorta, » 47 [5] » 69 |27] 36. » (CQhlamys?) Tellinii n. sp. >» 48 [6] DDA LZ SISI STE Sp o DTM Se » 48 [6] » 54 [12] 38. Pleuromya cfr. Alberti VoLtz Sp. » 63 [21] » 55 [13] 39. » (Tellina) canalensis Can. » 63 [21] » 55 [13] 40. » fassaensis Wissw. sp. . 62 [20] » 53 |11] 41. Pleurotomaria extracta Bere. sp. » 64 [22] >» 46 [4] 42. » evomphala Ben. 5 » 64 [22] > 46 [4] 43. » (Oryptaenia) Sansoni n. cn >» 64 [22] » 57 [15] 44. » iriadica Bern. » 64 [22] » 45 [3] 45. Posidonomya i; n. Sp. . » 52 [10] » 71 [29] 46. Psammoconcha Servini n, sp. » 61 [19] 47. Tirolites cassianus (QuENST. Sp. » 69 [27] » 57 [15] 48. » Darwin Moss. » 70 [28] » 53 [11] 49. » Smiriagini (AveRB.) Masi » 71 [29] SN73 [31 50 SIR 70s SEM ox » 70 [28] » 58 [16] 51. Turbo rectecostatus Hauer » 65 [23] » 59 [17] 52. Turbonalla gracilior v. ScnaUR. » 68 [26] » 60 [18 53. Turritella costifera v. SCHAUR. » 65 [23] » 58 [16] i PIE pe TRS A VITTI ite ANTONIO NEVIANI BRIOZOI FOSSILI DELLA FARNESINA E MONTE MARIO PRESSO ROMA Con due tavole (tav. V, VI [LI II]). I Briozoi che formano argomento di studio per questa memoria, provengono tutti dai classici giacimenti della Farnesina e Monte Mario, comprese le pendici rivolte verso Valle dell'Inferno, S. Onofrio, sino al fosso di Acquatraversa. Il materiale abbondante avuto a disposizione, mi ha permesso di determinare ben 110 specie e varietà, riconoscendo così nelle citate località, straordinariamente ricche per fossili di altre classi, uno dei giacimenti terziari italiani più cospicui in fatto di Briozoi. Gli esemplari studiati appartengono in piccola parte alla mia collezione, altri sono della collezione Rieacci posseduta dal Museo geologico della R. Università, moltissimi mi furono favoriti dal prof. Roworo Mur, dal- l’ing. Enrico Crerioi, dal cav. Ammtizio Zuccari, e dal sig. AnerLo MarmnertI; ebbi pure alcuni esemplari dal prof. Giuseppe Tucomer e da altri; a tutti questi signori, ed in special modo al prof. Porris che mi permise lo studio della collezione Rigaccr e pose a mia disposizione anche la sua ricca biblioteca, esprimo pubblicamente i miei più vivi ringraziamenti. * Mi è grato aggiungere che dietro mia preghiera, ho potuto accrescere la collezione dell’ Università delle specie mancanti, favoritemi dai signori Met, CuerIci e Zuccari, oltre quelle date da me stesso, cosicchè la serie dei Briozoi posseduta ora dal Gabinetto di Geologia corrisponde esattamente al mio lavoro. I Briozoi di Monte Mario e della Farnesina, avevano prima d'ora offerto occasione di studio al Conti, al Rewnevap, al Mantovani, al Manzoni, ed a pochi altri, ma sempre incidentalmente, come si rileva dalla se- ’ È) p ’ p b) guente bibliografia, che spero completa. 1854. Dr Raynevaup, V. Hecge et Ponzi. Catalogue des fossiles du Monte Mario (près Rome). Versailles. . Palaentographia italica, vol. I. 11 78 A. NEVIANI 2] Nel catalogo, che segue una breve descrizione delle colline di Monte Mario, fra 272 fossili diversi, sì trovano indicati i seguenti Briozoi. N. 258. Vaginopora fragilis DeFR. » 259. Membranipora reticulum Bra. » 260. Hornera striata Epw. » 261. Cellepora pumicosa Lx. . . » 262. » supergiana Micz. . » 263. Adeone lamellosa Mioz. . . . » 264. Eschara Sedgwickii Epw. » 265. Lunulites sp. nov. (CC). » 266. Discoporella intermedia Micar. » 267. Fetepora echinulata Bra. » 268. Idmonea coronopus? (DD) Mica. pl. 46, fig. 22 » SLOT DI » > Tk » » DU, » » » O pa RT » Dl » » A pag. 20 (CC) viene descritta una nuova specie che ho trovato in collezione (Coll. Ricacci, Università) come Lunulites Mari Rav. È questa la Cupularia Reussiana del Manzoni La Jdmonea (DD) vi è descritta come /d. affinis, affine cioè alle Id. coronopus del Bacino di Parigi. Manca in collezione, e dalla descrizione non è possibile dire a quale specie si debba riferire, forse è una 7'ubu- lipora. Per le altre specie, ecco i riferimenti da me proposti: Vaginopora fragilis DerR. Membramipora reticulum Bramv. Hornera striata Epw. Cellepora pumicosa Lx. » supergiana Micx. TAI Melicerita fistulosa Lun. e Johnsoni Bx. Membranipora reticulum Lux. Hornera frondiculata Lmx. Umbonula? pumicosa Lin. ed altre specie. Schixoporella Romana Nev. Adeone lamellosa Mricr. = Hippoporina foliacea E. et Son. od anche Schixoporella sanguinea Norm. Eschara Sedgwickùi Epw. Discoporella intermedia Mrcan. Retepora echinulata BLarxv. III Schimoporella unicornis Jorn. Cupularia umbellata Derr. Retepora cellulosa Lux. 1864. Conti AnceLo. IZ Monte Mario ed i suoi fossili subapennini. Roma. Nell'elenco dei fossili a pag. 36, si legge: Mollusca Bryozoa Eur, Trocopora? Lunulites ? Discoporella intermedia Micx. » romboidea Conti Vineularia fragilis DEFR. Eschara Sedgwickii Epw. Hornera striata Epw. Cellepora pumicosa Lux. > supergiana Micx. Adeone lamellosa Micx. Membranipora reticulum Bran. Terebripora ? Retepora echinulata Bran. Biretepora? subapennina Conti Entalophora cellaroides Lar. Crisisina 2 Idmonea affinis RAYN. Tubulipora? —— —_—_ —r———— [3] A. NEVIANI 79 Zonopora 2 Ceriopora 2 Myriopora? Polytrema? Monticulipora 2 Bryoxoa 222 Fasciculipora? Questo elenco varia di poco da quello precedentemente riportato del RaywrvaLp. Confrontando gli esem- plari coi cartellini della collezione Ricaccr, posso — per le specie non indicate nel catalogo precedente — sta- bilire queste determinazioni: Cupularia Reussiana Myz. » canariensis Ba. Melicerita fistulosa Lin. e M. Johnsoni Bx. Schixoporella unicornis Joxn. e Microporella polystomella Rss. Microporella ciliata Lux. Entalophora proboscidea Epw. Trocopora ? Discoporella romboidea Conti Vincularia fragilis Eschara Sedqwickii Biretepora subapennina Conti Entalophora cellaroides AA Crisisina? Tubulipora typica Mnz. e T. major Joxnx. Myriopora ? Microporella polystomella Rss. Monticulipora ? Osthimosia coronopus S. W. Fasciculipora? Tubulipora flabellaris FABR. Tubulipora ? Entalophora clavata Bx. Polytrema? Osthimosia coronopus S.W. Ceriopora ? (è un foraminifero). Rimane impossibile fare un qualsiasi riferimento per: Terebripora? Zonopora ? Nella descrizione delle specie posta più innanzi, citerò per ciascuna quale sia la relativa determinazione rinvenuta nella collezione Risaccr, che come si sa fu fatta dal Conti. 1869. Manzoni AnceLo. Briogoi Pliocenici Italiani. Vienna. Sono citati di Monte Mario : Cupularia canariensis Bz. = Discoporella rhomboidea Conti. » Reussiana Mxz. 1870. Manzoni AnceLo. Brioxoi fossili Italiani. Quarta Contribuzione. Vienna. Di Monte Mario ricorda solo: Salicornaria farciminoides Jonx. 1878. Warrrs Artaor WinLiam. Bryoxoa from the Pliocene of Bruccoli (Sicily). Manchester. | Fra le varie specie di Bruccoli, cita di Monte Mario, la Cupularia Reussiana Myz. 1882. Zuccari AmrILIO. Collezione RigaccI. Catalogo dei fossili dei dintorni di Roma. Roma. I fossili di questa collezione sono catalogati per terreni con questo ordine: 80 A. NEVIANI [4] 1.° Fossili delle Marne inferiori del Monte Vaticano. Attribuite al Miocene superiore — Piano Torto- niano Mayer. 2.° Fossili del Monte Mario e suoi dintorni. Attribuiti al Pliocene superiore. Nessun Briozoo è citato nel primo piano; nel secondo sono indicati solamente alcuni generi col seguente ordine: 1. Cellepora 5. Bidiastopora 9. Hornera 2. Eschara 6. IAmonea 10. Lichenopora 3. Retepora 7. Entalophora 11. Myriozoum 4. Discoporella 8. Vincularia 12. etc. etc. 1884. Mantovani PaoLo. Descrizione geologica della Campagna Romana. Torino, ed. 2.8 Vengono riferiti al Pliocene inferiore i fossili della Farnesina, fra essi sonvi: N. 202. Cellepora pumicosa D’ ORB. N. 206. Eschara Sedgwickiù Epw. 203. » supergiana D'ORE. i 207. Lunulites romboidalis Minsr. » » » 204. Escharina gracilis D’ORB. » 208. Cupularia Cuvieri ORE. » 205. Hornera striata Epw. » 209. Retepora echinulata Bram. Vedi in proposito le osservazioni già fatte ai cataloghi del RaywevaLp e Covri, aggiungerò solo il con- fronto colle mie determinazioni per le specie non indicate più sopra: Escharina gracilis = Micropora impressa Monn. Lumulites romboidalis = Cupularia canariensis Busx. Cupularia Cuvieri = » umbellata DerR. 1888. CLerici Enrico. Sulla Corbicula fluminalis dei dintorni di Roma ece. Roma. Dal giacimento di Acquatraversa provengono molti fossili, e fra essi sei specie di Briozoi e cioè: Briozoi chilostomati Salicornaria farciminoides Jon. = Vincularia fragilis Coxmi. Membranipora calpensis Bx. » tuberculata Bosc. ( Vlustra). Cellepora pumicosa Lux. Cupularia canariensis Bx. = Discoporella rhomboidea Conti. » Reussiana Mz. = 2? C. Queni Grar ( Lunulites). Il signor Crerici mi ha favorito in comunicazione le sue ricche collezioni di Briozoi, e fra gli esemplari ne ho rinvenuto alcuni di Acquatraversa. Lo studio di essi fa così modificare l'elenco: Membranipora wrregularis D’ ORB. » reticulum Lux. Onychocella vibraculifera Nev. n. sp. = Membrampora tuberculata Bosc. (CLERICI). Melicerita fistulosa Lux. = Salicornaria farciminoides Jonn, [5] A. NEVIANI 81 Melicerita Johnsoni Busx = Salicornaria farciminoides Jorn. (CLERICI). Cupularia canariensis Br. » Reussiana Mz. Osthimosia coronopus S.W. = Cellepora pumicosa Lin. (CLERICI). Riassumendo le citate specie, eliminando quelle che assolutamente non è possibile riferire a forme ora note, e vagliando quant'altro vi è di incerto nelle predette determinazioni, si ha che complessivamente le specie conosciute dell’importante giacimento romano, erano solamente una ventina; io ne porto il numero a 110; delle quali 20 ritengo nuove per la scienza; e fra esse una vien riferita ad un genere nuovo, che ho fatto recentemente conoscere agli studiosi con pubblicazione speciale. Ecco il quadro generale delle specie col confronto di alcuni fra i giacimenti più conosciuti. Fossili nel Viventi === wc tf.*--=<"*=>=-=-=w—r==: | Miocene Pliocene Postpliocene | 77 î 2 3 e |2\s{£ 3|2 dad #3/E£|S|5|5|/S/2E/E|s Cheilostomata Gen. Aetea Lmx. 1 anguina Lin. (Sertularia) o pe c 6 -\=-/-[|=-|+|=[|=|=|-|+|-|+|+# truncata Lsnpss. (Anguinaria) Tav. V [I], fig. 1°. oael=|lae|=|=|aj=e|=|={=|dk|st Gen. Scrupocellaria V. Ben. 3 scruposa Lin. (Sertularia) S 6 5 ò È cala |=e= e = |a || i Gen. Vibraculina Nev. 4 Conti Nev. Tav. V [I], fix. 2, 3,4. DO E ANI lie TCIAA | ETNA) SS ll SS e NE Gen. Membranipora Bnarnv. 5 reticulum Lin. (Millepora) È Ò 1 6 È -|o|+|+|+|+-|+|+|+|+{[|+|+#+|+ 6 Camillae Nev. n. sp. Tav. V [I], figo . o p ot ES MESTIERI ES ESS Sa eg 29 ES 7 catenularia Jam. (Tubipora) . È : : ò -|\o|-|=-.+|J=|+|-|=-|+|=|#+|# 8 irregularis D'ORB. . ì i ; è o o fi | rie e Rea 9 | tineata Lun. (Flustra) . Dito pSoni puote go iS ea 25 A0M|Migaleata Br... Sl eee = ea | eee ij rebbe eee eee e Se ee e et E Gen. Onychocella Ju. 12 angulosa Rss. (Cellepora) Tav. V [I], fig. 7. c -|+[|+|+|+|+|+|=}|<-|+|+|+|# 13 vibraculifera Nev. n. sp. Tav VI], fig6. . .|-|-|-|=|=-|=|=|=|=|-|=|= Gen. Micropora Gray Î sottogen. Gargantua JuL. (g;.) d4 | hippocrepis Gonpr. (Cellepora) Tav. V [I], fe: 8. .|-|{+|+|#+|-|+|+|-|+|+]|#|- , sottogen. Calpensia Jun. (g.) . 15 | impressa Moxt (Eschara) È 5 c : .- .-|o|J+|-|+|=|+|+}|=-|+|+|+|+ - 16 » var. farnesinae Nev. n. v. Tav. V_[I], figdd9 .1-]|-1-]|=-]{|1=-]{1[=-]1=]=]=]}=]1-1- 2 A. NEVIANI [6] 2 ROSSI Se nen Z | Miocene Pliocene Postpliocene | = . ee alal E Qaeda [Stra |a =|S= ea sottogen. Manzonella Ju. (g.) 17 exilis Mnz. (Membranipora) Tav. V [1], fig. 10, 11 de") te -<|J*#|l-|=-{=|-|==|= Gen. Melicerita M. Epw. 18 | Jistulosa Lin. (Eschara) Tav. V [I], fis. 12 ||| =| |||] u|d LL 19 | mutinensis Naw. (Salicornaria) Tav. V [I], fig. 13, 14 ale|ja=|=|s|j=l={[|=|=|={=]|= 20 Johnsoni Bx. (Nellia) Tav. V [I], fig. 15-17 —|-|=|=-|+|-|=|#}|j=-|—-{|+#+|+ Gen. Cupularia Lwx. 21 canariensis Br. —|PlE|={® | = LL 22. umbellata Derr. (Lunulites) PA a Lea 23 Reussiana Mxz. |El=ljl=|={=]|=|=]|= SL | Gen. Membraniporella Surr 24 | nitida Jonn. (Lepralia) Tav. V [I], fig. 18, 19 =|a>|a|=e|=|[E|e=]|=|=|[{= |A Gen. Cribrilina Gray. 25 radiata Mou (Eschara) Tav. V [I], fig. 20, 21 +|+|+|+|+|+|+|=-|+|+|+|+ sottogen. Figularia Ju. (g.) 26 figularis Jonn. (Lepralia) Tav. V [I], fig. 22. —|+[/+|+|+|+|-|-|-|+|+]|+# Gen. Chorizopora Hxs. 27 Brongniartii Aup. (Flustra) —|+|/+|+|+|+|+|+|+|-|+|+# Gen. Microporella Hxs. sottogen. Fenestrulina JuL. (g.) 28 | Malusii Avp. (Cellepora) . Da NERA —|-|-|#+4|=-|J+|J+|[|=|+|=|#|# 29 ciliata Lin. (Cellepora) Tav. V [I], fig. 24, 25. —|+|+|/+|/+|+|+t[|+|+|+t|+]|+ 30 » var. castrocarensis Nev. n. v. Tav. V [I], fig. 26 —|—-|-[|+|-{|-|=|=|=|=}|=}|= sottogen. Diporula Hxs. (g.) 31 verrucosa Prack (Eschara). —|-|]-|+[|[+|+|-{+|-|+t|+]|%+ sottogen. Heckelia Nev. n. s. g. 32 | violacea Jonn. (Lepralia) Tav. V [I], fig. 27-29 -—-|+|+|+|+|+|+|-|+[|[|+|+|+ 33 | tubulifera Nev. n. sp. Tav. V [I], fig. 30. DR ES ESS Si ME a SS NE a ea a e sottogen. Reussina Nev n 8. g. 34 polystomella Rss. (Eschara) —|+|+|+|+|- Lia +|+| sottogen. Calloporina Nrv. n. s. g. 35 | decorata Rss. (Cellepora) Tav. V [I], fig. 23. —[/|+/+|/+|+]|4+|-|—-|—|={|=|4+ Gen. Hippoporina Nev. n. g. 36 | foliacea ELL. et Sor. (Millepora) —|-|-|+|+|+|-|{+|4+|+|+|+ 37 » var. bidentata M. Epw. (8p.) —|-|-|-|-|-|{—-{+|-{[=|+|+ 38 | Pallasiana Mori (Eschara) -{-[|-[-|-|-|-|-|-|t|+|%# 39 | adpressa Bx. —1-[+[-[+[{+l|-l+l+1+{+14#+ VAT DI RO E LR LE LTT SO PO I TOTTI O CI LT LIA TITTI nr PETE n [7] A. NEVIANI 83 x 4 Fossili nel Viventi oss} "re T_T = E | Miocene Pliocene Postpliocene | | Fac ae Geu. Myriozoum Don. 40 truncatum Paun. —|+|+|+|+]|+| —|+|-|+|+ Gen. Schizoporella Frs. 4l Clerici Nev. n. sp. Tav. VI [II], fis. 1 = DA 42 | pulchra Nev. n. sp. Tav. V [I]; fig. 36,37. SE ele, lea e eSS 43 | linearis Hsss. (Lepralia) Tav. V [1], fig. 35. —|+|+|+'/-|+/-|-|+|+|+|+ 44 biaperta Micu. (Eschara . ; - «BR RelEeolRZRZERE 45 Cavolini Nev. n. sp. Tav. VI [II], fio 2. —|=-|-]|=-]|=-}|- = Sé 46 romana Nev. n. sp. Tav. V [I], fig. 31-34. = — = —_ 47 Meli Nev. n sp Tav. VI [II], fig. 3 SÈ SÈ _ 48 | sulcata Nev.n sp. Tav. VI [II], fig. 4, 5 e e La 49 | Rigacci Nev. n. sp. Tav. VI [IN], fig 7 . — — = =|=|= 50 | vulgaris Mocr (Eschara) Tav. VI [II]; fig. 13. ||| et 51 Dutertrei Aup. (Mustra) Tav. VI [II], fig. 6. —|+|[+[+|-|-|+]|=]|=-|-|+|+ 52 |. globulifera Nev. n. sp. Tav. V [JI], fig. 38. ; —|-|-|_- — — 53 | unicornis Jorn. (Zepralia) Tav. VI MI], fig. 8-11 . ++|+|+|+|+|+|=|#+|+|+|+ 54 » var. ansata GrAx (Sp.) —|+|=|-|#+|#+|#|-|#+|=|+#|+# 59 | sanguinea Norm. (Hemeschara) x —|+|-|+|+|+|-|[|=-|+{|+|+t|+ 56 | profunda Nxv. n. sp: Tav. VI [II], fig. 12 —|-|-|-|=-]|- 57 | auriculata Hass. (Lepralia) —|-|-|=|-|=-|=-|[|=-|+|—-|+|+ Gen. Teuchopora Nev.n.g. 58 castrocarensis Mxz. (Alecto) Tav. VI [II], fio. 14 —|-[l-{+|=|+{=|=|={|{=|={= Gen. Osthimosia Jun. 59 coronopus S. Woop (Cellepora). 2 ||| |a| ala |u| 1 Gen. Smittia Hxrs. 60 | ZLandsborovii Jorn. (Lepralia) Tav. VI [I], fig. 16 +|-{-|=|-|=-|=-{|+|=|=|#+|+ 61 | cheilostoma Mxz. (Lepralia) Tav. VI [II], fig. 29, 30 Lau 62 | reticulata Mac Gin. (Lepralia) E |ae|a=|a={|=e|fa=|=|ae|={=|{=|= | = 63 » var. systolostoma Mwz (sp.) Tav. VI [II], fig.2227 |—-|+|-|+|-{|+|-|=|+|=-|=]|- sottogen. Marsillea Nev. n. s. g. 64 | cervicornis Pan. (Millepora) È È —|+|+|+]|+|+]|=-|+]|+|+#|+]|+ 65 concinna Bx. (Lepralia) Tav. VI [II], fig. 20, 21 =|=|= (Australia) —|l-|-l+|+ sottogen. Watersipora Nev. n. s. g. 66 cucullata Bx. (Lepralia) Tav. VI [II], fig. 15 —|+|-|+|-|-[|-|-|+|-|#+|# sottogen. Phylactella Hxs. (g.) 67 labrosa Bx. (Lepralia) Tav. VI [II], fig. 31 —|-|-|-|-|=-|+]|=|=]|=}|-|+ 68 Portisi Nev. n. sp Tav. VI [II], fig 18. —[|+!-|-]|=-]|=-][=l-=-]|=-l=-]|-{- 84 A. NEVIANI [8] Fossili nel ai TÈ —_—_asza PP E | Miocene Pliocene Postpliocene | TT ° = = : CS) = °|e2|5 = =) S © |® E Ei eee ae eee sottogen. Mucronella Hxs. (g.) 69 coccinea Aziup. (Cellepora) Tav. VI [II], fig. 28 +{+|+|+|+|+|-|-|+|=-|+|+# 70 variolosa Jonn. (Lepralia) Tav. VI [II], fig. 17 —|+|+|-]|-|{+|+]|=]|=-]|-|+|+# sottogen. Reussia Nev. n. s. g. I regularis Rss. (Eschara) Tav. VI [II], fig. 19. —|-{1*#+]|=|-{|{=-|=|-1=|=1=|= 72 Zuccari Nev. n. sp. Tav. VI [II], fig. 32. SE E E E SO NR sottogen. Palmicellaria Ap. (g.) 73 Skenei Son. (Millepora) alael=l|=|=|={|Ee]|=|b|a || Gen. Umbonula? Hxs. 74 | ramulosa Lux. (Cellepora) Tav. VI [II], fig. 33 —al=[a|= |a] ||| | 75 | pumicosa Lux. (Cellepora) . ee ||| | =|aL| | Gen. Tubucellaria p'OrB. 76 | -Farnesinae Nxv. n. sp. Tav. VI [II], fig. 34 Pe OSE 77 » var. cribrosa Nev. n. var. RAI ES E Ra ESSE E N ee Gen. Porina D’OrB. 78 borealis Br. (Onchopora) . E SN E Se Gen. Retepora Imp. 79 cellulosa Lun. (Millepora) . —|abiez|—|2b|et +|+|+|+|+ 80 | Beaniana Kina. Eee ae | 84 | simplex Bx. —|=|=|=|=| st aio e Cyclostomata Gen. Crisia Lwx. 82 denticulata Lx. (Cellaria) Tav. VI [II], fig. 35 —|-|-[|-|=-|-|+]|={|+{|+|+|+ 83 elongata M. Epw. Tav. VI [II], fig. 36 ; -|-|-|-|-|-|=|+|+|+|+|+ 84 » var. angustata War. Tav. VI [II], fig. 37. —|+|-|-|-[|[+|[|-{|-|-|-{|+|- 85 | Jfistulosa Het. Tav. VI [II], fig. 38 . AE SA NES N RTS e RETE sica oi ETA e Gen. Anguisia Jun. 86! Juilieni Nev. n. sp. Tav. VI [II], fig. 39, 40. E I a e a) ea ESS CA NESS ES Gen. Hornera Lmx. 87 | Yrondiculata Lwmx. (Retepora) . +[/+][+|+|+{+{[+[|[+[{+t|+|+|%+ Gen. Idmonea Lmx 88 atlantica Fors. -|-|+|-|-|+[||+|+|+|#+|# 89 serpens Lin. (Tubipora) -—|-|-[|+t[+|+|-{|—-|+|+|+|%+ 90 vibicata Mnz. -—|]-[+|-|-{[|-|-|+|—-|+|—-|? 91 concava Rss. . +[2/-[-I-[+l-{|-|+|-{|+#|{- 92 cristata Giovi . RSS (Pianosa) RO | a 93 irregularis Mon. (Tubulipora) . —[-J-l-]+]|+]|-{|-[+[|-l+]1l- [9] A. NEVIANI F 85 Fossili nel Viventi —_—-—>5>5__ _—T @—<°©-—T%Tf«—keeemwr=-== E | Miocene Pliocene Postpliocene | | seGie|le s|£ sleale Q|S|z|S|&/s|/SE|S/2E|/E|= Gen. Tubulipora Lx. sottogen. Filisparsa D'ORB. (g.) 94 typica Mxz. (Filisparsa) - : . o ; ; .|=|=e|s|a|=[|=|[|=|={=]|=|=|= 95 sertatopora Rss. (Filisparsa) . : 5 o o c|=|Ja=e|ae|ae|ae|=|=|=|={|=|=|= sottogen. Stomatopora BR. (2.) 96 major Jonn. (Alecto) È . o 5 ; -\+|J_e|=|l=[|+|+|={|=|= |+{|4 [+ 97 dilatans Jonn. (Alecto) . 7 È È A 5 ? = | =| || sottogen. Tubipora Lin. (2.) 98 | fimbria Lx. . ò - 0 Aa 5 A cel =lb= = + E 99 | abellaris FaBR. È 5 ‘ 3 ì ; - -\-|+|+|+|+|+|/+}|=|+|+|#+}|+# sottogen. Pavoiubigera D'ORE. (g.) 100 dimidiata Rss. (Defrancia) . - c ; 6 o LL PS ER RSS a SAS . sottogen. Diastopora Lmx. (g.) 101 simplex Bx. (Diastopora) . x i i G È sej|=]=|=|=|s|=|={]5]|=| || 4 | Gen. Entalophora Lmx. 102 | regularis Mac Gun. . 0 ; o - é . cei | $|=|J=|=|=}|3F 4103 | proboscidea M. Epw. (Pustulopora) . /. /./..|=|+t|+|#|#+{[|#+}|={|t|+{|#|+|+ 104 clavata Bx. (Pustulopora) È - h P A .\e|Je|-|=|=|+|+}|=|=|+|#+|+# Gen. Lichenopora DerR. 105 hispida Fuem. (Discopora) ò 5 ò È 3 -.\t[+|-{|+|-{|+|+|=|+{|+|+|+ 106 mediterranea BLAINV. à A ò 5 i i , —|-|-|+|+}|+]|- 107 | radiata Aup. (Melobesia) . 5 . ; ; 7 . = cas + = 9 | se AF 108 | prolifera Rss. {Defrancia) 5 : ; 5 ; ; nin = = = Gen. Frondipora Imp. 109 Marsili Mican. ù à + 5 3 - 2 .\e|l-|=-|={|[|+{|={|-|+|=|+|#+|+# 110 verrucosa Lmx. (Krusensterna) i 5 ; .Jo-|JT-l-|=-]|-|+]|[|=-]{|=-]|+]|=-{|+|È+ Palaentographia italica, vol. I. E 12 86 A. NEVIANI [10] Per la compilazione del quadro soprariportato, mi sono servito, per i Briozoi fossili, dei seguenti lavori: Eocene Alta Italia: Reuss A. E. Die foss. Anth. und Bryoz. d. Schicht. von Crosara. 1868. Gorrarni G. B. Brioe. foss. di Montecchio Maggiore. 1885. Warers A. W. North-Ital. Bry. — Clilost. 1891. A N. I. B. — Cyelost. 1892. Miocene Calabria: Secuenza G. Form. tere. Reggio. 1879. Miocene Austria- Ungheria: Reuss A. E. Die foss. Bryoz. d. Oester.-Ung. Mioccins, 1. Abth. 1874. Manzoni A. I Brioz. foss. del Mioc. d’ Aust.- Ungh., 2. p. 1877. D CASIOPIA( TE Pliocene di Castrocaro: Manzoni A. I Brioz. d. plioc. ant. di Gadsocan 1875. Neviani A. Seconda contr. alla conosce. d. Brioz. foss. ital. 1893. Pliocene di Modena e Piacenza: Namas I. Contr. ai Brioz. plioc. d. prov. di Modena e Piacenza. 1891. Pliocene di Calabria: Secuenza G. Form. tere. Reggio. 1879. Pliocene inglese: Busx G. A Monogr. of the foss. Polyz. of the Crag. 1859. Postpliocene Livorno: Neviani A. Contr. alla conosc. dei Br. fos. Ital. 1891. ‘Postpliocene di Calabria: Secuenza G. Form. terz. Reggio. 1879. Postpliocene di Rodi: Manzoni A. Bryoz. du Plioc. sup. de V Ile de Rhodes. 1871. Percens Ep. Plioc. Bryoz. von Rhodos. 1887. Dai possibili confronti fatti con le specie viventi o no nel Mediterraneo, con quelle fossili dei vari giaci- menti, si giunge alla seguente statistica: . Generi noti 7 » rinvenuti per o prima no allo Son Da » muovi . 7 : Sottogeneri noti (0 generi cui assegno al di îr on » nuovi Specie note » muove. [11] A. NEVIANI 87 Varietà note (0 specie considerate come varietà). . . . .. . N. 4 PMR UO NOS E PE RITI TIRO i RO Specie, o varietà, viventi nel Mediterraneo... /././.... > 71 » d MEER e RI o Specie, o varietà, viventi nel solo Mediterraneo . . . . .. » 6 > conosciute solo allo stato fossile... 0.0.0... > 18 » rinvenute per la prima volta allo stato fossile. . . . . » 2 lalcomunercollMAHocene dell Alta Hall }//R, 009 » » cal Mione di Calia. ooo eo ed 8 » » » di Austria ed Ungheria . +. . . >» 34 » » col Pliocene (antico) di Castrocaro . . . . . » 41 » » » ERE RS 039) » » » CIRCA br AR N ST » » » (Ca) iaia oo de » 88 » » Il ieosndioame di Limosao o oo 0 BE » ) » di Cl e 0), » » » IERI E NERO re AB Fino ad ora i geologi non si sono trovati troppo di accordo nel riferire ad una determinata epoca il gia- cimento della Farnesina e di Monte Mario, per quanto di tali formazioni si conoscano moltissimi fossili di vari tipi. La maggior parte riferiscono le sabbie argillose grigie e le sabbie gialle al Pliocene superiore, pochi le fanno più antiche, altri le ritengono del Postpliocene inferiore. L’indole di questo mio lavoro non mi permette di entrare in proposito in minute disquisizioni, tralascio quindi di citare le memorie del Ponzi, del CareLuINI, del Men, del Ports, del Tucomet ecc., riferendomi solo a quella che più concorda, per la serie stra- ‘tigrafica, colle mie vedute. La successione degli strati è certamente la seguente, come trovo pure nella memoria dell’ing. CLERICI “ La formazione salmastra nei dintorni di Roma ,. 1. Argille turchine a Pteropodi (Marne vaticane) del Pliocene inferiore. 2. Argilla glauconifera con Dioplodon Farnesinae Car. Lente di non grande estensione visibile in una cava a Nord di Villa Madama. Per me questa argilla si deve sincronizzare colle sovrastanti 3. Sabbie argillose grigie, ricche di fossili, della Farnesina e Monte Mario, che giungono sino alla Valle dell’ Inferno. 4. Sabbie gialle c. s. più estese delle precedenti; da ritenersi però, nel loro complesso, sincrone colle sabbie grigie, e costituenti il così detto strato classico contenente la fauna fossile di Monte Mario. L’argilla glauconifera, e le sabbie grigie e gialle giacciono leggermente discordanti sulle argille a Pte- ropodi. — 5. Sabbie ghiaiose gialle di Acquatraversa; questa formazione dovuta ad un deposito di spiaggia, presso lo sbocco di qualche corso d’acqua, la ritengo contemporanea alla sedimentazione delle precedenti sabbie. 6. Sabbie gialle povere di fossili; si osservano specialmente presso S. Onofrio. Contengono Ostrea, Pectun- culus e lastre di arenaria. | 7. Ghiaie gialle a piccoli elementi; si estendono fino al Vaticano ed al Gianicolo. Vi si rinvennero scarsi avanzi di Elephas meridionalis e di Hippopotamus major. 8. Argille grigie salmastre qua e là intercalate colle precedenti; contengono Tapes caudata, Pecten sul- catus, Cardium edule var., Cerithium vulgatum, ecc. 88 A. NEVIANI [12] 9. Argille sabbiose giallastre intercalate a' sabbie quarzose giallognole, alla Farnesina e sulle argille sal- mastre alla Rimasola; contengono foglie di Posidonia Caulini, Quercus, Ulmus, Populus ec. 10. Sabbie quarzose unite alle precedenti. 11. Tufi terrosi con pomici biancastre e tufi granulari. I Briozoi da me studiati provengono dalle formazioni segnate coi num. 2 a 5, che ritengo sincrone fra loro; queste, già l’ho avvertito, sono leggermente discordanti colle argille a Pteropodi del Vaticano; ma al- trettanto non può dirsi delle formazioni superiori (num. 6 e seg.), quindi non riesce tanto facile precisare dove termini il Pliocene e dove cominci il Postpliocene. Il prof. De Sreranr!, riferisce tutti questi strati al Postpliocene; a questa conclusione io partecipo inte- ramente, a ciò indotto dall’esame dei Briozoi che copiosi vissero in questi luoghi. Tolte dall'elenco le 20 specie nuove e le varietà; rimangono 90 specie delle quali solamente 13 non si conoscono viventi; e notisi che delle viventi ben 71 si trovano nel Mediterraneo; talchè questa fauna della Farnesina e di Monte Mario si può veramente dire che è essenzialmente Mediterranea. Nella nota preliminare che pubblicai (Roma, aprile 1895) poco tempo fa, scrivevo: Sono convinto che detti depositi, sieno più recenti del vero Astiano, forse Siciliano, e se ad alcuno non piace la caratteristica di Postpliocene antico, potrà sostituire a suo agio: Pliocene recentissimo. Egualmente nella Nota sul nuovo genere Vibraculina (Bologna, marzo 1895) affermavo pure che la deposizione doveva essere avvenuta dopo l'Astiano, ed in tempo forse corrispondente al Siciliano di DopERLEN. Ho pocanzi invocato l'autorità del De SrerAni; non sarà male che rammenti come anche il Secuanza ed il Manzoni, i quali oltre essere insigni paleontologi, furon valentissimi stratigrafi, ritennero le formazioni di Monte Mario superiori all’ Astiano, e per non abbondare in prolisse citazioni, riporterò solo poche righe tolte dalla memoria del Seguenza: Studi stratigrafici sulla formazione pliocenica dell’ Italia meridionale. (Boll. Com. geol. it. 1874, pag. 148): “ Ma questa fauna differisce anco enormemente da quella del Plioceno marino del- “l’Astigiano e dei terreni coetanei a cui si è voluta sincronizzare. Nei fossili di Monte Mario, infatti il nu- x “mero delle specie estinte è minore, e manca inoltre a quella fauna una grande serie di Murici, di Cancel- “Jarie, di Coni, di vere e grandi Pleurotome, di Terebre ecc. che caratterizzano a meraviglia il Plioceno an- “tico d’Italia ,. Come si vede, stabilito che questi depositi sono sopra-astiani, la questione si riduce a porre il Siciliano da Pliocene o nel Postpliocene. Tanto le sabbie gialle, quanto le sottostanti sabbie argillose grigie, le quali ultime hanno nino estensione, si sono depositate in un piccolo golfo tranquillo e poco profondo; ciò viene provato ad evidenza sia dalle specie costiere di Briozoi, sia dal trovarsi per la massima parte incrostanti ciottoli e numerose con- chiglie di Gasteropodi e Pelecipodi, alle volte in numerosi strati sovrapposti. Quanto al giacimento di Acquatraversa non ho alcun dato per ritenerlo superiore a quello della Tono sina; tutti i Briozoi, compresa la nuova specie: Onychocella vibraculifera, sono a comune nei due depositi. Ritengo opportuno riportare un breve elenco di forme, colle rispettive indicazioni, delle loro stazioni batometriche, rilevate da alcuni dei numerosi lavori citati nella Appendice bibliografica, non escluso la splen- dida opera del Warrner (Fin. in die Geol. als histor. Wissenschaft.). 1 De Srerani. Les terrains tertiaires supérieurs du bassin de la Méditerranée. eran [13] A. NEVIANI 89 Scrupocellaria scruposa Lin.. . . . m. 1— 145 Osthimosia coronopus S.W. . . . m. 36 Membranipora reticulum Lin. . . . » 10— 110 Smittia Landsborovii Joan. . . . . » 55 — 330 » catenularia Jam... . » 1550 » cheilostoma Mnz. . . . +. > 110 » tregularis D ORB. . . » 65 —110 » reticulata M. Gin. . +. +. . >» 35 — 550 » Uncataniun. TI 5100, » cervicornis Parn. +... +. >» 35— 240 » Galata Bea 50 5) CONCMNO BEAR IO, » mina Bri o 310 » (Rosi: rs o oto Se 70 Onychocella angulosa Rss. . ... . >» 1—- 75 » coccinea ABILD. . . . . . >» 18— 100 Micropora impressa Mont. . . . » 35 —100 » SECNEAST RR IO RUOEER5) Melicerita fistulosa Lin. . . . . . >» B— 200 Umbonula (?) ramulosa Lin. . . . >» 15 — 310 Cupularia canariensis Br... . . >» 15 — 150 » pumicosa Win: i 5095 » umbellata Derr. . . . . >» 12— 55 Porina borealis Br. +. . . . .. » 55 — 3475 Membraniporella nitida Jonn. . . . >» 12— 20 Retepora cellulosa Lin. . . . . . > 35 — 550 Cribrilina radiata MorL . . . . . » 100 — 825 » beamiana Kina . . . . . » 35 —550 » figularis Joan. . . +... >» 35 — 138 Crisia denticulata Luz. . . . . . » 13 — 180 Chorizopora Brongniartii Aup. . . . » 10 — 365 >» elongata M. Ebw. . . . . . » 65— 100 Microporella Malusii Aup. ... .. » 18— 275 3 j0S02088, elio SU 5 IO 0 » Gia Ii ee Hornera frondiculata Lux. . . . . » 35 — 220 » violacea Joann. . . . . >» 35110 Idmonea atlantica Forz. . . +... » 18— 550 Diporula verrucosa Praca . . . . > 15 » serpens In 180 Hippoporina foliacea EL. et Sor. . . » 35 — 100 » CONGO S A INTE > 70 » Pallasiana MorL . . . » 10—100 » uregularis MnGn. +... » 35 70 » adpressa Br. . . . . » 55— 180 Tubulipora major Joan. . +... . » 45 --310 Myriozoum truncatum Pannas . . . » 35— 180 » CUISINE 5255) Schizoporella linearis Hass... . . . » 10 — 550 » flabellaris Far. . .(. . » 18—- 35 » biaperta Mican. . . . » 10—--247 » SOTA I si ooo IM » vulgaris Mou. . . » 55 Entalophora proboscidea M. Epw. . . » 35 — 275 » Dutertrei Aup. . . . » 75 — 310 » Ai ire ao IE 10 » umicornis JOAGN. . . . » 35—310 Lichenopora hispida Frem. . . . . » 1—310 » sanguinea Norm. . . . » 110 » radiata AuD. . . . . >» 385— 100 » auriculata Hass. . . . >» 6— 185 Da questo quadro si rileva che delle 61 specie mentovate più che due terzi, e cioè 46, hanno il loro li- mite di vita superiore a 50 metri; e solamente 13 vanno dai 51 ai 100 metri. Due specie poi troviamo indi- cate alla profondità di 110 m., ‘ma notisi che per queste io non ho potuto trovare che un unico dato. Quindi possiamo concludere che il deposito della Farnesina e Monte Mario varia appunto dalla formazione di spiaggia, fino a quella di un centinaio od al massimo di centocinquanta metri, e difatti conviene anche notare che le Cupularie, così abbondanti in queste roccie, raggiungono appunto i 150 m. di profondità.”L’esame dei molluschi, echinodermi ed altri organismi che numerosi vi si rinvengono fossili, mi sembra concordi coi risultati da me ottenuti collo studio sui Briozoi. Ho già detto che pubblicai recentemente una Nota preliminare alla presente Memoria (vedi App. biblio- grafica); in questo frattempo ho portato al manoscritto alcune modificazioni, ma non sono di tale importanza, che ne debba fare qui parola; chi avrà vaghezza di fare un confronto, vedrà a prima vista quali sono le va- riazioni introdotte. 90 A. NEVIANI [14] Bryozoa gymnolaemata ALLMAN. Sottordine Cheilostomata Busx. La classificazione dei Briozoi, lascia anche oggidì molto a desiderare; troppo frequentemente vediamo un genere od una specie, sbalzata or qua or là nella serie. Resiste ancora la distinzione del Busr dei Gymno- laemata in Cheilostomata, Cyclostomata e Ctenostomata per quanto alcuni abbiano cominciato ad intaccarla 1; ma non abbiamo, si può dire, neppur una famiglia alla quale sieno stati assegnati confini naturali. Si sarebbe creduto che la distinzione dei Cheilostomati in articolati, e non articolati, dovesse essere incrollabile, ed ecco che si scuoprono specie dello stesso genere con carattere delle due divisioni. Swrr prima, Hncxs poi rifor- mano completamente la classificazione dei Briozoi, e cercano caratteri dipendenti dalla struttura zoeciale, spe- cialmente dalla forma dell’orificio, ed ecco JunuiEN che con numerose memorie viene a sconvolgere tutto l’ edi- ficio, e propone nuove famiglie, nuovi gruppi del tutto diversi da quelli conosciuti! Nella esposizione delle specie da me studiate, quale classificazione dovevo io seguire? Non ho esitato, ho preso per guida il magi- strale lavoro dell’ Hixcxs “ A History of the British marine Polyzoa , e solo qua e là ho fatte quelle varia- zioni che ho credute nel caso. ‘ Distinguerò tutti i Cheilostomati in un piccolo numero di gruppi, o famiglie; ai generi estendo il più che mi sia possibile il valore, e tutt'al più li divido in sezioni di ordine inferiore o sottogeneri. Per la determinazione delle specie ho procurato riferirmi più alle viventi che alle fossili, consultando le migliori opere a ciò pubblicate; ho evitato il più che mi è stato possibile la fabbricazione di nuove specie, e mi si perdonerà se sono salito al numero di 20, e vi ho aggiunto persino tre generi. I disegni, eseguiti tutti alla camera lucida con un ingrandimento di circa 40 diametri, vennero poi ridotti colla fotografia a circa 28 diametri, e su queste furono fatte le tavole. Sono per la maggior parte figure schematizzate, ma ho procurato di eseguirle in modo che rendano bene i caratteri necessari per riconoscere con facilità le specîe relative. Mi corre qui l'obbligo di porgere un sincero ringraziamento al carissimo amico dott. Groaccmno De Anernis, che tanto cortesemente, con molta pazienza ed amore di scienziato e di artista, validamente contribuì alla buona riuscita delle due tavole. L'ordinamento dato ai Cheilostomati, è il seguente: i Recentemente WaLrorp (Bryoz. Middle Lias, e Infer. Ool. Bryoz.) ha rinvenuto forme che unì nei generi Pergensia e Cisternifera, con caratteri intermedi fra i Cheilostomati ed i Ciclostomati; anche il WareRs ed altri rinvennero parimente delle specie con caratteri collettivi dei due sottordini. [15] - A. NEVIANI FAMIGLIE SEZIONI GENERI SOTTOGENERI Aeteideae . . . . . MEO e e ATO Lee È ( Articulatae . . . . . Scerupocellaria V. BEN. SollulariUeae Inarticulatae . . . . Vibraculina Nev. l Membranipora Bran. Onichocella Jun. Gargantua Ju. (3.) Membraniporideae . . . . . ...... + +. Micropora Gray. . . . .%< Calpensia Jun. (g.) i Manzonella Jun. (g.) Melicerita M. Epw. Cupularia Lmx. Membraniporella Sr. Cribrilinideae . Cribrilina s. s. — i | Cribrilina Graw. Figularia Jun. (.) D Chorizopora Hxrs. Fenestrulina Jul. (%.) Diporula Hxs. (g.) Microporella Hxs.. . . .% Heckelia Nev. n.5. g. Reussina Nev. n. 8. g. Calloporina Nev. n. 8. g. Hippoporina Nev. n. g. Myriozoum Don. Schizoporella Hxs. Teuchopora Nev. n. g. Osthimosia Jun. Marsillea Nev. n. s. g. Watersipora Nev. n. 8. g. Phylactella Hxs. (g.) Mucronella Hxs. (g.) D Smittia Hxs. Reussia Nev. n. s. g- \ Palmicellaria Aup. (£.) Umbonula? Hxs. Lepral0060 ER 6 ESAGERA | | È ( Tubucellaria D'OrB. orinideae . Porina D’ ORB. Bieteponrid'e@ae (0. 0.0 e. Retepora Imp 92 A. NEVIANI [16] Gen. Aetea Lawouroux 1812. 1. Aetea anguina Linné (Sertularia) 1758. Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 31, tav. XV, fig. 1. Manzoni. Castrocaro, pag. 6, tav. VI, fig. 70. Anguinaria spatulata Jonnston. Brit. Zooph. 2% ed., pag. 290, tav. L, fig. 7, 8. Alcune colonie corrispondenti a quelle di Castrocaro. Dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, nei mari Indiani ed Inglesi. i 2. Aetea truncata Lanpssorouca (Anguinaria) 1852. — Tav. V [Tav. I], fig. 1. Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 8, tav. I, fig. 8-12, tav. II, fig. 3. Pochi zoeci, alle volte piritizzati, sparsi sulla superficie interna delle valve di alcuni Pectunculus. Lo stato di conservazione, non sempre buono, fa dubitare, che alcuni di questi zoeci si possano attribuire al genere Hippothoa. Dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Non credo che questa specie sia mai stata trovata fossile. Vivente nel Mediterraneo, a Madera. Nei mari Inglesi e Norvegesi. Gen. Scrupocellaria Van Bexepen 1844. 3. Scrupocellaria scruposa Linn (Sertularia) 1758. Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 25, tav. XXII, fig. 3, 4. Sw. Hafs-Bryox. fettkrop., pag. 23, tav. V, fig. 1. Hixcxs. Brit. Mar. Pol., pag. 45, tav. VII, fig. 8, 10. Busx. Crag Pol., pag. 19, tav. I, fig. 6. Pochi frustoli od internodi, tanto dalle sabbie gialle, quanto dalle grigie della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico e Pacifico. Gen. Vibraculina Neva 1895. 1895. Npviani. Nuovo genere e nuove specie di brioxoi fossili, pag. 1 (estr.) Bologna. Ho fatto conoscere questo nuovo genere in apposita pubblicazione, che sopra ho citato; da essa prendo testualmente la diagnosi: i Zoeci tubulari o subtubulari con apertura circolare o subelittica circondata da un peristoma calloso molto grosso; nel margine inferiore sporge un umbone che termina in una apertura circolare per il passaggio di un vibracolo; lateralmente possono esservi altri vibracoli. I zoeci sono disposti in due file (zoario biseriale) alterne, ed hanno le aperture rivolte da una sola parte; processi laterali di varia lunghezza irregolarmente disposti, uniscono di tratto in tratto i piccoli rami in modo da dare al zoario una apparenza reticolata. GEO e, [17] : A. NEVIANI 93 Questo nuovo genere, per i caretteri zoeciali, appartiene alla famiglia delle Cellularideae, nel senso in- teso da Busxr ed Hinoxs; per quanto questi autori vi comprendano soltanto dei generi con zoario articolato; ma la scoperta di specie articolate o no dello stesso genere ha tolto ogni importanza al portamento del zoario; si può tutt'al più farne una sezione delle Cell. Inarticulatae. Di questo genere conosco due specie V. Conti Nev. e V. Seguenziana Nev. ambedue postplioceniche, la prima della Farnesina, la seconda di Calabria; per quest’ultima vedi il mio citato lavoro. 4. Vibraculina Conti Nevrani 1895. — Tav. V [Tav. I], fig. 2, 3, 4. 1895. Neviani. Nuovo genere e nuove specie di briozoi fossili, pag. 2 (estr.), fig. A, A/, A”. Bologna. Zoeci tubulari, ristretti in basso, alquanto allargati in alto, diritti o ricurvi in fuori; apertura circolare rivolta in avanti con peristoma rilevato, calloso, munito di un umbone sottoboccale, un poco ricurvo in alto questo alla estremità presenta una apertura circolare per il passaggio di un vibracolo. Ogni zoecio presenta lateralmente una apertura vibracolare, circondata da una cicatrice ‘circolare, con superficie irregolarmente imbutiforme. I zoeci adulti hanno la frontale bucherellata. Ogni due o tre zoeci un processo trasverso riunisce i rami biseriali, formando un zoario reticolato. Per alcuni riguardi ricorda la Membranipora monocera Mrs. del Cretaceo dell'Isola di Riigen (pag. 57, tav. V, fig. 14). I processi laterali ricordano quelli che si osservano in Bugula reticulata Bx. (Challenger, pag. 40, tav. VIII, fig. 3). Le medie dimensioni dei zoeci sono: Lunghezza dei zoeci . . . . . . mm. 0,80 Lunghezza degli umboni sottoboccali . mm. 0,38 Larghezza » 5 re 036 Larghezza dei portavibracoli laterali . » 0,34 Diametro trasverso degli ‘orig CO it Non comune nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Ho trascritto quanto in proposito al mio nuovo genere e nuova specie avevo stampato nella citata pub- blicazione. Mi corre ora l'obbligo di riferire che il chiarissimo signor A. W. Warers, distinto specialista in- glese, che mi onora della sua pregiata amicizia, non appena ricevè l'estratto della mia nota si affrettò a scrivermi per avvertirmi, che egli pure aveva trovato la specie da me riferita a V. Conti, vivente nel golfo di Napoli, e che riconosciutala per specie nuova l'aveva chiamata Palmicellaria paralellata, e la descrizione relativa era sotto stampa per una memoria da inserirsi nel Journ. of the Linnean Soc. zool. Vol. XXV, ed aggiungeva che nell’esemplare vivente aveva potuto osservare alcuni importanti caratteri, che nei miei esemplari fossili o non esistevano, o mi erano sfuggiti; come pure che aveva sospettato si trattasse di un genere nuovo. Richiesi al sig. Warers la descrizione di questa specie interessante; descrizione che mi venne sollecitamente comunicata, e che per la relativa importanza trascrivo interamente: “ Palmicellaria parallelata sp. n. Journ. of. the Lin. Soc. zool. Vol. XXV, pag. 266, PI. VI, fig. 11, 12, 13, 19. “ Zoario su di un sol piano, reticolato, con ramificazioni cilindriche a doppia serie, paralelle le une alle altre e congiunte a intervalli più o meno regolari da semplici trabecole che si dipartono dall’estremità di- stale del zoecio. Zoeci cilindrici distinti; superficie liscia, trasparente, vitrea; estremità distale poco spor- gente; apertura opercolare orbicolare; opercolo sottile membranoso; non vi è poro labiale nè spaccatura; Palaentographia italica, vol. I. 13 94 A. NEVIANI [18] immediatamente sotto all’apertura vi è un rostro lungo quasi quanto un zoecio, con un avicolario presso alla base e diretto in fuori, mandibola semicircolare. Ovicello globoso, prominente, alquanto allungato e schiacciato anteriormente fimamente incavato con una perforazione nel mezzo di ogni incavo. La parete dorsale è simile a quella anteriore, sottile, trasparente, liscia, e lascia vedere nettamente le pareti zoe- ciali. I zoeci sono situati in modo alternato; e sulla faccia dorsale, all’ estremità distale c'è un disco rotondo sporgente con apertura avicolare nel mezzo. Di fianco ai rami là dove si uniscono i zoeci distali e prossimali vi è una superficie circolare, colle pareti in pendenza verso il punto di congiunzione dei due zoeci. Cia- scuno dei zoeci porta una lastra a rosetta; è da questa superficie che sì staccano le trabecole, per cui pos- siamo dire che in ogni zoecio vi sia la preparazione ad una trabecola, benchè questa sia realmente svilup- pata soltanto ogni due o tre zoeci. La parete esterna laterale del zoecio ha una fila di piccoli pori ,. La descrizione del signor WarERS è così precisa che permette ogni confronto, ancorchè sia privo degli esemplari viventi. Anzitutto è evidente che si tratta della medesima specie; forse sì potrà distinguerla come varietà; se pure ulteriori osservazioni non diranno che gli esemplari viventi del Warkrs sono giovani, e i miei fossili sono adulti. Infatti nella sopra riportata descrizione è ripetuto che i zoeci sono sottili trasparenti e lisci, invece i miei sono a parete grossa, opaca e verrucosa. Negli esemplari viventi l’umbone sottoboccale è integro, nei miei trovo sempre un foro circolare termi- nale; è bensì vero che posseggo pochi frammenti con un numero limitato di zoeci, ma mi sembra un po’ strano che questa apertura debba provenire da rottura ripetuta sui singoli zoeci. Ho poi esaminato attentamente tutti i zoeci ed in alcuno sono riescito a trovare l’avicolare umbonale. Al contrario, messo sull’avviso, ho potuto notare, per quanto con difficoltà, l’avicolario della superficie dorsale, che però è affondato nella parete, come vedesi nella fig. 4, Tav. V [Tav. 1] e non portato su di un dischetto come negli esemplari viventi. La presenza poi di questi avicolari parmi sufficiente ad escludere il riferimento al genere Palmicellaria fatto dal Warers. Queste le differenze fra i pochi frammenti da me trovati alla Farnesina, e gli esemplari del Golfo di Napoli studiati dal signor Warers; e si può concludere: 1.° che trattasi veramente di un genere nuovo, per quanto il nome di Vibraculina, non corrisponda agli organi che realmente esistono nel Briozoario; 2.° che trattasi di una specie nuova, che per precedenza deve conservare il nome di V. Conti Nev.; 3.° che gli esem- plari viventi sono o giovani o di una varietà di poco differente, dagli esemplari fossili della Farnesina. Gen. Membranipora Bramvnre (emend.) 1884. Questo genere, come moltissimi altri, fra i Briozoi, ha subìto dalla sua fondazione ad oggi una quantità grandissima di mutamenti, talchè sarebbe più conveniente non adottarlo ulteriormente, sostituendo per le specie che ancora vi sì comprendono, nuovi nomi; tanto più che anche queste specie hanno caratteri zoeciali tanto differenti che meriterebbero essere aggregate ad un numero non indifferente di nuovi generi. Le sette specie rinvenute fossili alla Farnesina ed a Monte Mario si possono raggruppare nel seguente modo: a. senza avicolari 5. Con avicolari 1. Membramipora reticulum Lux. sp. 5. Membramipora lineata Lun. sp. 2. » Camillae Nev. n. Sp. 6. » galeata Busx. 9: » catenularia JAM. Sp. tà » minar Busk. 4. » irregularis D’ORB. PI TTI O PO E e T_T A 7 VI 9 I E e a [19] A. NEVIANI . 95 5. Membranipora reticulum Linné (Millepora) 1768. Biflustra Suvartiù Manzoni. Castrocaro, pag. 38, tav. II, fig. 17, 17a. Per la sinonimia vedi NevianI. Livorno, pag. 18. Specie comunissima, sotto forme di Flustra, Biflustra ecc. Sul polimorfismo di questa specie altre volte mi sono intrattenuto, e gli specialisti sanno quali difficoltà si incontrano in proposito. Prreens recentemente (Bry. Sen. de V’Arche de Léves ecc.) osserva giustamente che per quanto questa specie sia polimorfa, pur tuttavia, è facile includere in questa denominazione più specie, giacchè, fra quelle attuali ve ne sono molte che non si giungono a distinguere se esse hanno perduto i loro denticoli. In una memoria precedente (Bryoe. d. Senon. de Sainte- Paterne ecc.) manifesta l’idea che forse si potrà giungere a poter distinguere le specie collo studio dei modelli interni e dei pori di comunicazione. JeLLy nel Sym. Catal. tiene distinta la M. reticulum dalla M. Savartii. Nella collezione Rrcaccr alcuni esemplari erano indicati come Adeone lamellosa Micun.; ed altri come Retepora sp. Frequentissima nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina, Monte Mario, e Valle dell’ Inferno. Fossile dal Cretaceo. Vivente nel Mediterraneo, nei Mari Inglesi, in quelli della Florida, di S. Lorenzo ecc. 6. Membranipora Camillae Neviani n. sp. — Tav. V [Tav. I], fig. 5. NevianI. Nota preliminare ecc., pag. 67 (3 estr.). Questa nuova specie ha le maggiori affinità colla M. reticulum L. È caratteristico il solco profondo ed arcuato posto sul margine superiore di ogni zoecio; ignoro il significato morfologico e fisiologico di questo carattere, a meno che non si tratti dell’ ooecio. Apertura opesiale sub-ovale, di solito alquanto allargata dalla parte superiore; il cordoncino marginale è distintissimo per ogni zoecio, e non si fonde mai con quello degli individui vicini. Media dimensione di cinque zoeci: Larghezza mm. 0,32 Lunghezza mm. 0,48. Un piccolo esemplare nelle sabbie gialle superiori, in via della Camillucia (da cui il nome specifico) sopra Monte Mario. 7. Membranipora catenularia Jameson (Tubipora) 1839. Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 14 Ve Eta 20 Hippothoa catenularia Jonnston. Brit. xooph., 2.% ed., pag. 291, tav. L, fig. 9, 10. — —_ Busx. Brit. Mar. Cat., 1.2 part., pag. 29, tav. XVIII, fig. 1, 2. —- — Manzoni. Br. plioc. ît., 4.* contr., pag. 6, tav. I, fig. 4. Una sola colonia molto estesa, e perfettamente concordante con i caratteri della specie tipica. Incrostante la superficie interna di una valva di Pectunculus. : Dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo e comunissima nell’ Atlantico e Pacifico. 96 A. NEVIANI - [29] 8. Membranipora irregularis n’Orpiany 1839. Manzoni. Castrocaro, pag. 10, tav. I, fig. 5. Swnr. Flor. Bry., par. 2.*, pag. 8, tav. II, fig. 63. Numerose colonie incrostanti Pectunculus, Ostrea, Murex ete. Specie molto polimorfa; un minuzioso esame con molto materiale di confronto, vivente e fossile, di varie località permetterebbe forse la distinzione in varie specie. Dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile dal Miocene. Vivente nell’ Atlantico. CArus non cita questa specie fra quelle del Mediterraneo; può darsi che per il suo polimorfismo, come sopra ho accennato, venga confusa con M. aperta, M. lineata od altre. 9. Membranipora lineata Linné (Flustra) 1768. Manzoni. Br. fos. It., 4.8 contr., pag. 10, tav. II, fig. 13 (non tav. III, fig. 14). Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 143, tav. XIX, fig. 3-6. Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 58, tav. LXI, fig. 1. Suit. Flor. Bryox., par. 2.8, pag. 7, Tav. II, fig. 62. Rarissime colonie incrostanti la superficie interna di qualche valva di Pectunculus dalle sabbie avgillose grigie della Farnesina. i Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico settentrionale, nella Nuova Zelanda. 10. Membranipora galeata Busx 1852. Busx. Brit. Mar. Cat., parte II, pag. 62, tav. LXV, fig. 5. TJuLLien. Capo Horn, pag. 75, tav. V, fig. 6-8. Flustrellaria dentata D’OrpienY. Pal. frang. Ter. Orét., pag. 525, tav. DOCXXV, fig. 17-21. Membramipora dentata Waters. Gambier, pag. 263, tav. VII, fig. 14. _ anulus Manzoni. Castrocaro, pag. 12, tav. I, fig. 9. — — Manzoni. Br. pl. it., 4.à contr., pag. 7, tav. I, fig. 6. _ — Warers. Zert. Br. New. Zeal., pag. 47, tav. VI, fig. 2,5, 9. Nei miei lavori precedenti sui Briozoi, ho conservato la denominazione data a questa specie dal Manzoni, segnando però fra i sinonimi la M. galeata Bxr.; ora mi decido per il nome del Busx, perchè negli esemplari avuti sott'occhio vi ho riscontrati tutti i caratteri delle specie dei mari inglesi. Comunissima nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina e di Valle dell’ Inferno. Si raccoglie in frammenti laminari liberi ed incrostante Ostrea, Pecten, ed anche altri Briozoi. Fossile dal Cretaceo (Flustrellaria dentata v'Ors., P. F. T.C., 525). Vivente nell'Atlantico settentrionale e meridionale, alle isole Kerguelen. È probabile che venga trovata vivente nel Mediterraneo. 11. Membranipora minax Bus 1868. Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 169, tav. XXII, fig. 2a, bd, c. M. PFlemingii Busg. Brit. Mar. Cat., pag. 58, tav. LXI, fig. 2. Un solo esemplare, con portamento escaroide, dalle sabbie gialle della Farnesina. [21] A. NEVIANI 97 Credo sia questa la prima volta che la M. minax è indicata come fossile. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico boreale. Il mio esemplare, alquanto logoro, mostra alcune affinità anche colla M. rlyneota Bx. del Crag. Io però amo meglio riferirlo alla specie vivente M. minax Bx. perchè credo che uno attento studio dimostrerà che queste due specie si debbono ritenere come sinonimi. La M. rAyneota si conosce fossile a Bruc- coli in Sicilia (Warers), ad Aldinga in Australia (War.) e nel Crag d’ Inghilterra (Busr). Gen. Onychocella Juntien 1881. Separato dal genere Membraripora, viene ben delimitato dalla forma speciale degli avicolari che dal JuuumN furono detti Oricocellari; negli esemplari fossili di questi non si rinvengono che le celle, essendo essi chi- tinosi; nei viventi si osserva la mandibola fissata all’involuero membranoso senza sbarra attraverso l’ apertura avicolare calcarea; sonvi inoltre ai lati della base della mandibola delle appendici libere parimente chitinose. Warers (North-Ital. Bry., pag. 8) fa notare che vi sono caratteri di avvicinamento col genere Cellaria (Meli- cerita) giacchè nella O. angulosa vi sono delle trabecole che circondano l’opercolo, come costantemente si osserva in Cellaria, ed in Selenaria maculata. Cosicchè, mentre da una parte da Membranipora (senso stretto) . si passa a Micropora, da un’ altra, dallo stesso genere si passa a Melicerita e Selenaria. 12. Onychocella angulosa Rruss (Cellepora) 1847. — Tav. V [Tav. I], fig. 7. Per la numerosa sinonimia vedi: Warers. North-Italian Bryoxoa, pag. 9. Comunissima come incrostazione, specialmente sulla Vola Jacobea, nelle sabbie gialle e grigie della Farne- sina e Valle dell’ Inferno. Fossile dal Cretaceo; comune nei vari depositi italiani. Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico. 13. Onychocella vibraculifera Neviani n. sp. — Tav. V [Tav. I], fig. 6. Nevwrani. Nota preliminare ecc., pag. 67 (3 estr.). Ha tutto il portamento della 0. angulosa; l’ apertura è costantemente trifoliata; nella massima parte degli angoli formati dall’avvicinamento di tre zoeci, evvi un rilievo con apparenza di tubercolo, aperto verso la parte prossimale del zoecio, rilievo al quale credo non errare assegnando la funzione di porta vibracolo. Comuni gli Onicocellari. L'ing. CLERICI, cita queste specie come Membranipora tuberculata nel suo lavoro sulla Corbicula flumi- nalis dei dintorni di Roma (Boll. soc. geol. It., vol. VII, pag. 105). Rarissima. Una colonia su Pectunculus dalle sabbie ghiaiose di Acquatraversa (Coll. CreRIcI) ed un altra da me rinvenuta nelle sabbie gialle della Farnesina. Gen. Micropora Gray 1848. Il genere Micropora come viene inteso anche da Hincxs (Brit. Mar. Pol., pag. 173) ed altri, è così in- dividuato : Zoeci con margini sollevati e sporgenti; frontale incavata, interamente calcarea; orificio semicircolare o suborbicolare, rinchiuso entro un orlo calcareo. Zoario incrostante.. 98 A. NEVIANI [22] J. JuLLIEN pone questo genere nei Cheilostomata diplodermata opesiulata, e lo smembra in diversi generi. Le forme da me ora rinvenute fossili si riferiscono a tre generi, ai quali assegno il valore di sottogeneri, coi seguenti caratteri: i i : Gargantua. L' opesia, anteriormente persistente, porta posteriormente due piccole fenditure arrotondate per il passaggio dei tendini delle fibre muscolari parietali. Calpensia. Criptocisti interamente sviluppata, con due opesie secondarie ben spiccate; ed opercolo semi- lunare. Manzonella. Opesiula ben formata, alle volte multipla, ed opesia terminale in forma d’ orificio. Sottogen. Gargantua Juruen (gen.) 1888. 14. Micropora hippocrepis GoLpruss (Cellepora) 1884. — Tav. V |Tav. I), fig. 8. Cellepora (Discopora) hippocrepis. HAaGeNow. Bry. Maastrich. EKreid., pag. 91, tav. XI, fig. 17. Membranipora bidens. Busx. Crag Pol., pag. 34, tav. II, fig. 4. — Rosselii. Manzoni. Briox. plioc. ital., 4. contr., pag. 333, tav. III, fig. 15. Una colonia con pochi zoeci ben determinabili, incrostante la superficie esterna di una valva di Pectun- culus; dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile dal Cretaceo. Vivente nel Mediterraneo. Sottogen. Calpensia Juruen (gen.) 1888. 15. Micropora impressa Morr (Eschara) 1803. Membranipora calpensis Manzoni. Sup. fau. Medit., pag. 3, tav. I, fig. 2, 3. — —_ Manzoni. Castrocaro, pag. 13, tav. I, fig. 10. — — Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 60, tav. CIV, fig. 5-6. _ andegavensis Busg. Crag' Pol., pag. 35, tav. II, fig. 5. — gracilis Reuss. Br. Mioc. Austr.-Ungh., pag. 184, tav. X, fig. 5, 6, 7. Comunissima, in masse celleporoidi, in rami cilindrici o compressi, bilaminari, incrostante conchiglie ed altri fossili, sia nelle sabbie gialle, che nelle sabbie argillose grigie della Farnesina, Valle dell’ Inferno ecc. Le masse celleporoidi alle volte sono costituite da un numero grandissimo di strati, tanto da divenire grosse come un pugno. Fossile dall’ Eocene superiore. Vivente nel Mediterraneo, nei mari d'Inghilterra e della Norvegia. 16. Micropora impressa MoLr var. Farnesinae Neviani n. var. — Tav, V [Tav. I], fig. 9. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 67 (3 estr.). In generale non ho tenuto conto delle numerose varietà presentatemi dalla M. impressa; sia per qual- che dettaglio nella scultura zoeciale, sia per il portamento zoariale: credo però opportuno distinguere questa, cui do il nome di Farnesinae, per alcuni caratteri delle due categorie. I zoeci sono disposti in un solo strato, a forma di tubo cavo, riproducendo così l'aspetto di molte Vin- RI OTT, RI EI A TE O [23] A. NEVIANI 99 culariae e delle vecchie Hemescharae. I cordoncini che separano le frontali dei zoeci, sono piuttosto grossi e rotondeggianti; il margine inferiore dell’orificio è concavo in alto; la frontale è piana. Dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Sottog. Manzonella Juruien (gen.) 1888. 17. Micropora exilis Manzoni (Membranipora) 1865. — Tav. V [Tav. I], fig. 10, 11. Membranipora exilis Manzoni. Bry. foss. ital. 2.8 contr., pag. 512, tav. I, fig. 1. — regularis Namras. Br. pl. Mod. Piac., pag. 19, tav. XV, fig. 3. Che la specie della Farnesina sia identica a quella del Pliocene di Castell'Arquato, non ho alcun dubbio, avendo veduto l'esemplare conservato nel museo di geologia della R. Università di Modena, ove fui con ogni gentilezza ricevuto dal prof. PanvaneLti, e dal dott. Nawras. Nel disegno dato dal Namas, tolto da una foto- grafia, si vedono dei zoeci che sono trasformati in grandi avicolavi, con opesia a forma lanceolata romboidale, ma di essi non se ne fa parola nella descrizione; come pure il Manzoni tralascia di questo interessante carat- tere; nelle colonie da me rinvenute alla Farnesina ho trovato spesso questi avicolari di sostituzione (vicari). Abbastanza comune nelle sabbie argillose grigie della Farnesina, aderente ai Pectuncoli. Fossile dal Pliocene antico. Gen. Melicerita H. Mixs-Epwarps 1836. Seguo in tutto l'avviso di Joruen (Capo Horn, pag. 67), sostituendo il genere di MiLne Epwarps più de- terminato a quelli di Salicornaria, Cellaria, Vincularia, Glauconome ecc. molto indeterminati. Alcuni opporranno che Melicerita di M. Enw. comprendeva specie incrostanti, mentre di Salicornaria Cuvier era caratteristica la forma articolata. Ma il portamento del zoario non è carattere sufficiente a determinare un genere od una famiglia, lo stesso Busk (Challenger, pag. 83 e seg.), ha dovuto modificare la frase dia- gnostica per includervi la Salicornaria magnifica che non è articolata. i Lo studio delle Meliceritae non è tanto facile, dovendo ricorrere più alla forma degli avicolari, che a quella dei zoeci; avicolari che sovente possono mancare. Nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina, sono frequentissime; prima venivano tutte comprese colla denominazione di Salicornaria farciminoides Jonnston, o di Vincularia fragilis Conti. Io vi ho riscontrato tre specie: M. fistulosa, Mutinensis e Johnsoni. Riguardo al riferimento tassinomico pongo ‘le Meliceritae, dopo le Microporae, perchè la struttura dei zoeci, più a quest'ultimi che ad altri Briozoari si rassomiglia; risultando cioè tanto nell’uno quanto nell’ altro genere di un cordoncino che circonda un’ area, più o meno ricoperta di una lamina calcarea, (criptocisti). 18. Melicerita fistulosa Linné (Eschara) 1758. — Tav. V [Tav. I), fig. 12. Cellaria fistulosa Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 106, tav. XIII, fig. 1-4. — = Warers. Bry. S.W. Victoria, pag. 319, tav. XIV, fig. 1, 2, 10, 11. Salicornaria farciminoides CLERICI. Corbicula flunvinalis, pag. 114. Vincularia fragilis Conti. Monte Mario, pag. 36. Tutti gli esemplari di Melicerita esistenti nelle collezioni che ho studiate, sono indicati col nome di 100 A. NEVIANI [24) fistulosa L.; ma al contrario vi appartengono in scarso numero, mentre il numero maggiore deve ascriversi alla Johnsoni. Nella M. fistulosa gli avicolari stanno all'apice dei zoeci, sono di forma quadrangolare, con mandibola rotondeggiante e rivolta all’insu; mentre nella Johnsoni, gli avicolari sono assai più grandi, ed oc- cupano esattamente il posto di un zoecio. Il numero maggiore proviene dalle sabbie gialle di Valle dell'Inferno, Farnesina ed Acquatraversa; altri internodi dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile dall’ Eocene. Vivente nel Mediterraneo, e diffusa per gli altri Oceani. 19. Melicerita mutinensis Namr4s (Salicornaria) 1891. — Tav. V [Tav. I], fig. 13, 14. Salicornaria mutinensis Namras. Br. plioc. Mod. Piac., pag. 16, tav. XV, fig, 2. Due soli esemplari corrispondenti perfettamente colla specie del modenese; anche di questa determina- zione non ho dubbio avendo esaminati gli originali del dott. Namras. In uno dei miei esemplari però ho notato una varietà, che da prima mi aveva fatto pensare ad una nuova specie, dipendente dal fatto che gli avi- colari non rimangono contenuti entro il perimetro esagonale del zoecio sottostante, ma si spingono fra due zoeci superiori prendendo la forma ogivale. Questa variazione mi sembra che indichi un grado di passaggio fra la M. fistulosa e la M. mutinensis, giacchè se la mandibola dell’avicolario da acuta che è, si fa allargata si ha appunto la caratteristica struttura della prima specie. Dalle sabbie gialle della Farnesina. Fossile nel Pliocene di Modena. 20. Melicerita Johnsoni Busx (Nellia) 1866. — Tav. V [Tav. I], fig. 15-17. Cellaria Johnsoni Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 112, tav. XIII, fig. 9-12. Salicornaria cuspidata Manzoni. Br. fos. it., 4.* contr., pag. 327, tav. I, fig. 3. Molto numerosi sono gli internodi di questa specie che fu quasi sempre confusa colla C. fistulosa; si riconosce tuttavia per la forma dell’avicolario che occupa esattamente il posto di un zoecio (vicario), con grande apertura a margine superiore circolare. Anche i zoeci si distinguono bene per il contorno ellittico o subellittico, mentre nella C. fistulosa, il contorno si mantiene più o meno esagonale. La S. cuspidata del Manzoni (fossile nelle sabbie gialle delle colline di Pisa), si deve ritenere sinonimo della U. Johnsoni; il Manzoni nella citata figura disegna un grande avicolario, ma si mostra incerto di dare tale interpretazione. Comunissima nelle sabbie gialle, e grigie di Acquatraversa, Valle dell’ Inferno, Farnesina ecc. Fossile dal Pliocene. Non so se altri prima di me abbiano indicata come fossile questa specie. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico. Gen. Cupularia Limouroux 1821. Anche questo genere lo pongo dopo le Membraniporae, colle Microporae e' Meliceritae, per le identiche ragioni esposte per il genere Melicerita. Fino ad ora dalla massima parte degli autori le Cupularie erano [25] i A. NEVIANI 101 poste in una famiglia distinta Selenariadae; pochi zoologi, e fra essi lo Sw, uno fra i più valenti conosci- tori di questi organismi, posero alcune specie fra le Membraniporae come ad es. la M. (Cupularia) canariensis (Sur, Flor. Br., pag. 10). Le tre specie rinvenute fossili presso Roma, erano note come Escharitae orbicu- lares anche a SoLpani Amgrogio nel 1780 (vedi Neviani, Briozoi fossili Mustrati da Soldani Ambrogio ecc., pag. 3 [estr.] Roma 1895). 21. Cupularia canariensis Busr 1858. Cupularia canariensis Bus. Crag Pol., pag. 87, tav. XII, fig. 2. - = Manzoni. Briox. Plioc. Ital. 1.* contr., pag. 10, tav. II, fig. 17. = — Manzoni. Briox. Mioc. Austr.- Ungh., 2. parte, pag. 24, tav. XVII, fig. 56. = — Warers. Challenger Suppl. to Busk, pag. 36, tav. III, fig. 2. Membranipora canariensis Sur. Flor. Bryozoa, pag. 10, tav. II, fig. 69-71. Cupularia monotrema Busx. Challenger, pag. 207, tav. XIV, fig. 5. = guineensis Busx. Brit. Mar. Cat., parte 2.8, pag. 98, tav. CXIV, fig. 1-5. — stellata Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 99, tav. CXVIII, fig. 1-4. Specie comunissima nelle sabbie grigie e gialle di tutta la regione di Monte Mario; colonie di ogni di- ‘mensione, il più spesso rotte in causa della loro delicatezza; ho veduto delle colonie di quasi due centim. di diametro. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo (C. stellata Bx., secondo Warers.); nell'Atlantico setten- trionale. 22. Cupularia umbellata Derrancra (Lunulites) 1815. Cupularia umbellata Swinr. Flor. Bryox., pag. 14, tav. III, fig. 75-80. _ — Manzoni. Castrocaro, pag. 39, tav. V, fig. 67. => — Manzoni. Briox. plioc. ital., 1.2 contr., pag. 26, tav. II, fig. 16. — denticulata Busx. Crag Pol., pag. 85, tav. XIII, fig. 1 e 3. ; — Qwenii Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 99, tav. CXV, fig. 1-5. — Lowei Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 99, tav. CXVI, fig. 1-6. = intermedia Manzoni. Briox. plioc. ital., 2.® contr., pag. 10, tav. II, fig. 13, 14. —_ — Manzoni Castrocaro, pag. 39, tav. V, fig. 67. Lunulites intermedia MicueLontI. Precis. fau. mioc. ital., pag. 53, 54, tav. II, fig. 13, 16. Sono stato lungo tempo incerto se dovevo o no accettare l'opinione del prof. PanraneLuI, sulla distin- zione della C. umbellata dalla C. intermedia (PanraneLLIi, Soc. Toscana Sc. Nat. 19 gennaio 1890). L'esame dei numerosissimi esemplari avuti a disposizione mi convinsero che non è possibile tenere separate le due forme. È bensì vero che alcuni esemplari presentano fra loro notevoli differenze, ma fra le variazioni estreme se ne notano tante di passaggio che mi sembra più conveniente raccoglierle tutte nell'ambito di variazione della medesima specie, altrimenti saremo costretti a fare un numero molto grande di specie, sottospecie, varietà, sottovarietà, e mutazioni, corrispondente quasi ad ogni colonia che si prende in esame; esagerando così il sistema di determinazione. Aggiungerò inoltre, che secondo il prof. PantaneLLI la C. intermedia sarebbe pro- pria dei mari profondi, e delle formazioni littorali la C. umbellata; ora alla Farnesina, che indubbiamente è un deposito di poca profondità, è frequentissima la forma C. intermedia e non l’altra. Palaentographia italica, vol. I. 14 102 A. NEVIANI [26] Ricordo che la C. umbellata, venne per la prima volta descritta e figurata dal bolognese FrrpIinANDo Bassi nel 1757 e determinata per Madrepora orbicularis asteriformis eleganter cancellata (F. Bassi. De quibusdam exiguis madreporis agri bononiensis ; Neviani. Di alcuni Briozoi plioc. del Rio Landa ecc.). ; Nelle collezioni del Rigacci e del Conti ho trovato questa specie indicata non solo come Discoporella in- termedia, ma anche come D. romboidea sp. n. Il Conti (Monte Mario ed i suoi fossili, pag. 37 e 53) cita e descrive questa pretesa nuova forma. In un cartellino, che credo scritto dal RavwevaLD trovo: Bryozoaires = Cellulinés = empatés = libres = PoreLuIDAr. Discoporella....... Monte Mario. Differe de l’umbellata des faluns, parcég, ses cellules ne sont pas rayonnées à l’intérieur. »’OrB., 473, pl. 717,1. Sì tratta evidentemente di una delle tante varietà sopra accennate. Fossile dal Faluniano. Vivente nell’ Atlantico. 23. Cupularia reussiana Manzoni 1869. Manzoni. Br. plioc. ital., 1.8 contr., pag, 27, tav. II, fig. 19 (non 18, 187). Comunissima questa specie fondata dal Manzoni sopra esemplari di Monte Mario, Castell'Arquato, Or- ciano e Rodi. Nella collezione Rieacci ne ho rinvenuti quattro tubetti; i biglietti portavano le seguenti in- dicazioni: 1.° tubetto: Lunulites sp. nuo. cat. di RAavxNEVALD, p. 70. 2.° » Lunulites sp. nuo. C.C. Rayn. 3.0 » Lunulites. La dichotomazione è diversa dagli altri di Monte Mario; si dovrà forse vedere se sieno di diverse specie? 4.° » Lunulites Mari Raxx. (a tergo) Confrontarlo col Cupulites intermedia Mùnsr. Nel Cat. d. foss. d. Monte Mario di De Ravnevao, V. Hecge et Ponzi (185), a pag. 14 num. 265 è citata: Lunulites sp. n. (C.C.); a pag. 20 vi è la descrizione, senza alcuna denominazione specifica, e senza figura: quindi il nome di C. Marzi in schedis non ha alcun valore. La C. reussiana di Monte Mario è citata da Warers (Bry. Plioc. Bruccoli, pag. 16, 17) e da CLERICI (Sulla Corbic. fluminalis ecc., pag. 114). Fossile dal Pliocene. Vivente sulle Coste d’Algeria, nella Florida (Cupularia, Discoflustrella doma). Gen. Membraniporella Smwrr 1873. 24. Membraniporella nitida Jonnsron (Lepralia) 1847. — Tav. V [Tav. I), fig. 18, 19. Lepralia nitida Jonnston. Brit. Zooph., 2.* ed., pag. 319, tav. LV, fig. 11. —_ — Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 76, tav. LXXVI, fig. 1. Membramiporella nitida Warers. Tert. N. Zelanda, pag. 52, tav. VII, fig. 18. _ — Hncxs. Brit. Mar. Pol., pag. 200, tav. XXVII, fig. 1-8. Lepralia erimia Seguenza. Form. terx. Reggio, pag. 203, tav. XIV, fig. 23. Piuttosto rava; ne ho trovate tre colonie aderenti a Pectunculus, Panopaea, e Xenophora ; tutte dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Interessante la varietà della quale do una figura (19) per l'apertura subtriangolare, e per il numero scarso delle coste. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico, nella Nuova Zelanda. [27] A. NEVIANI 103 Gen. Cribrilina Gray 1848. 25. Cribrilina radiata Morr (Eschara) 1803. — Tav. V [Tav. I), fig. 20, 21. Eschara radiata MoLu. Die Scerinde, pag. 70, tav. IV, fig. 17, A. B. C. D. E. Lepralia radiata Waters. Napoli, pag. 35. Cribrilina radiata Hrwoxs. Brit. Mar. Pol., pag. 185, tav. XXV, fig. 1-9. Lepralia innominata Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 79, tav. LXXXVI, fig. 2-3. — — Manzoni. Sup. Briox. Medit., pag. 4, tav. I, fig. 5. — — Manzoni. Castrocaro, pag. 17, tav. VII, fig. 85. — annulata Manzoni. Sup. Briox. Medit., pag. 4, tav. I, fig. 4. — scripta Manzoni. Br. plioc. ital., 3. contr., pag. 4, tav. I, fig. 1. — —_ Manzoni. Sup. Briox. Medit., pag. 5, tav. I, fig. 6. — _ Rruss. Briox. foss. mioc. Austr.- Ungh., pag. 25, tav. I, fig. 7, tav. VI, fig. 1. — calomorpha Reuss. Septarienthon, pag. 62. tav. XI, fig. 10. — raricosta Reuss. Br. Austr.-Ungh., pag. 26, tav. I, fig. 8. -- — Manzoni. Castrocaro, pag. 28, tav. VI, fig. 76... — cribrilina Manzoni. Castrocaro, pag. 27, tav. III, fig. 40. — mitrata Secuenza. Form. terx. Reggio, pag. 203, tav. XV, fig. 8. — elegantissima Secuenza. L.c., pag. 83, tav. VIII, fig. 11. Cellepora megacephala Reuss. Wien tert. Beck., pag. 83, tav. X, fig. 5. Non comune nelle sabbie gialle ed argillose grigie della Farnesina; presenta poche varietà, fra esse la C. raricosta è la meglio distinta, relativamente comune è pure la varietà a piccolissimi zoeci che ho rappre- sentata nella fig. 21; incrosta Cellepore, Pectuncoli ecc. Fossile dal Cretaceo. Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico e Pacifico settentrionale. Sottogen. Figularia Juruen (gen.) 1888. 26. Cribrilina figularis Jonnsrow (Lepralia) 1847. — Tav. V [Tav. I], fig. 22. Lepralia figularis Jonnston. Brit. zooph., 2.° ed., pag. 314, tav. LVI, fig. 2. Lepralia Haueri Manzoni. Castrocaro, pag. 30, tav. V, fig. 55. Cribrilina figularis Hrncxs. Brit. Mar. Pol., pag. 196, tav. XXVI, fig. 5-7. — philomela Busx. Challenger, pag. 132, tav. XVII, fig. 6. Frequente specialmente nelle sabbie gialle, a Villa Madama e Farnesina; incrosta Vola Jacobaea, Pec- tunculus ecc. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, e nell’ Atlantico. Gen. Chorizopora Hixcxs 1880. 27. Chorizopora Brongniartii Aupovin (Flustra) 1826. Lepralia Brongmiartiù Waters. Napoli, pag. 35, tav. IX, fig. 7. — — Manzoni. Castrocaro, pag. 20, tav. II, fig. 27, tav. IV, fig. 54. Chorizopora Brongniartii Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 224, tav. XXXII, fig. 1-4. Lepralia capitata Reuss. Briox. mioc. Austr.- Ungh., pag. 21, tav. IV, fig. 7. 104 A. NEVIANI [28] Questa specie così caratteristica per le sue variazioni, comune in moltissimi mari, e fossile in molti gia- cimenti, sembra molto rara alla Farnesina; ne ho trovato una sola colonia aderente alla superficie interna di un Pectunculus, delle sabbie argillose grigie. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ecc. Gen. Microporella Hincxs 1877. Il genere Microporella, come fu stabilito da Hrxcxs, comprende forme molto diverse, che dovrebbero es- sere distinte in generi diversi. JuLIEN, nel suo ottimo lavoro sui Briozoi del Capo Horn, mette in evidenza questo difetto di classificazione, e prende come tipo di vari generi le seguenti specie: Cellepora (Lepralia) Malusii AuDoTIN Lepralia violacea JonnSTON Adeona appendiculata Busx Inversiula nutrix JULLIEN propone il nome di Fenestrulina per le specie del primo tipo, ed Inversiula per quelle del quarto tipo. Ma non è parimente possibile comprendere nei suddetti quattro tipi tutte le specie che si possono ascrivere al genere Microporella, e per non citarne altre, ricorderò solo le specie che ho rinvenute fossili alla Farne- sina e Monte Mario. 1. M. Malusii Au. 4. M. tubulosa Nev. 2. » ciliata Lin. 5. » polystomella Rss. 3. » violacea Jorn. 6. » decorata Rss. di queste le prime due appartengono al primo tipo, e le due seguenti al secondo tipo del JuLtIeN, ma le due ultime se ne allontanano, siamo quindi in presenza di sei tipi differenti, per i quali provvisoriamente asse- gno i seguenti nomi ai quali do il valore di sottogeneri: Tenestrulina Malusii Aun. — F. ciliata Lin. Heckelia violacea Joan. — H. tubulosa Nev. Adeonina appendiculata Bx. Inversiula nutrix JuLr. — I. inversa War. Reussina polystomella Rss. Calloporina decorata Rss. Unisco poi al medesimo genere, sempre con valore di sottogenere, anche Diporula verrucosa Prica che faccio seguire a Fenestrulina. Sottogen. Fenestrulina Jucuren (gen.) 1888. 28. Microporella Malusii Aupovin (Cellepora) 1826. Lepralia Malusiù Busg. Brit. Mar. Cat., pag. 83, tav. CIII, fig. 1-5. —_ — Busx. Crag Pol., pag. 53, tav. VIII, fig. 3. —_ — Manzoni. Sup. fau. Medit., pag. 5 , tav. II, fig. 2. [29] A. NEVIANI 105 Lepralia Malusiù Manzoni. Castrocaro, pag. 26, tav. IV, fig. 45. — coronata Secuenza. Mor. Terx. Reg., pag. 295, 370, tav. XVII, fig. 6. Fenestrulina Malus JuuurEN. Capo Horn., pag. 38, tav. XV, fig. 1-3. Microporella ——.Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 211, tav. XXVIII, fig. 9, 10, tav. XXIX, fig. 12. Rara nelle sabbie argillose grigie della Farnesina, incrostante i Pectunculus. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, Mar Rosso, Atlantico, ed Australia. 29. Microporella ciliata Linné (Cellepora) 1759. — Tav. V [Tav. I], fig. 24, 25. Lepralia ciliata "Manzoni. Br. pl. it. 3.* contr., pag. 939, tav. III, fig. 14, — utriculus Manzoni. Br. pl. it. 1.8 contr., pag. 23, tav. II, fig. 12. — calabra Secuenza. For. terz. Reg., pag. 201, 328, 369, tav. XV, fig. 6, 6a. Porellina ciliata Swr. Flor. Briox., pag. 26, tav. VI, fig. 126-129. Lepralia glabra Reuss. Briox. Austr.-Ungh., pag. 17, tav. IV, fig. 3. — pleuropora Rruss. L. c., pag. 153, tav. IV, fig. 12. Fenestrulina Hyadesi JuLLien. Cap Horn, pag. 44, tav. IV, fig. 7. Specie comunissima nella sabbie gialle e nelle sabbie argillose grigie, a Monte Mario, Villa Madama e Farnesina; incrosta ogni sorta di conchiglie, Celleporae ecc. Nella fig. 25 ho disegnato un zoecio di una varietà molto grande. In un tubetto della collezione Rieaccr ho trovato nel biglietto la seguente annotazione: “ Biretepora sub- apennina Conti sp. nuova? , Nella citata memoria del Conti è ricordata questa nuova specie a pag. 37 ed è descritta a pag. 53; ma la descrizione non corrisponde affatto all’esemplare; probabilmente è avvenuto uno scambio di cartellini; la forma descritta dal Conti, sembra invece un’ JAmonea. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo, ed in quasi tutti gli Oceani. _ 80. Microporella ciliata L. var. castrocarensis Nav. n. var. Tav. V [Tav. I], fig. 26. Lepralia ciliata Manzoni. Castrocaro, pag. 24, tav. III, fig. 34. —_ — var. castrocarensis Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 68 (estr. 4). Quando studiai i Briozoi di Castrocaro (Neviani. 2* contr., pag. 119), accennai che la specie di Castrocaro si allontanava dalla forma tipica vivente, e conveniva distinguerla come varietà; fra molti esemplari studiati, della Farnesina, ne ho trovati alcuni corrispondenti perfettamente a quelli di Castrocaro; assegno a questi il nome di var. castrocarensis. Notisi come sovente gli avicolari abbiano la mandibola rotondeggiante, sarebbe quindi una forma che fa passaggio alla Lepralia Morrisiana Bx. (Crag Pol., pag. 43, tav. VII, fig. 8) e che io considero per una varietà distinta. Fossile dal Pliocene. Sottogen. Diporula Hixcxs (gen.) 1879. 31. Microporella verrucosa Pracw (Eschara) 1870-73. Eschara verrucosa Praca. Jour. R. Ist. Cornwall. III, pag. 116, (1868-70), figurata nel volume IV a pag. 88 (1871.73). 106 A. NEVIANI [30] Eschara lunaris Waters. Bruccoli, pag. 11, tav. XXI, fig. 9. — columnaris Manzoni. Castrocaro, pag. 36, tav. V, fig. 65. —_ — Namas. Br. Plioc. Mod. Piac., pag. 31, tav. XV,-fig. 4-7. Nel mio lavoro sui Briozoi di Livorno (pag. 121 [25]) ho ricordato la grande affinità della E. colum- naris Mxz. colla Diporula verrucosa Praca; lo studio che ho potuto fare successivamente su numerosi esem- plari viventi e fossili di varie località mi decide a riunire le due specie. Comunissima nelle sabbie gialle e grigie di Valle dell'Inferno e Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo e nei mari d’ Inghilterra. Sottogen. Heckelia Neviani 1895. 32. Microporella violacea Jonnsron (Lepralia) 1849. — Tav. V [Tav. I], fig. 27-29. Lepralia violacea Manzoni. Castrocaro, pag. 23, tav. IV, fig. 43, 43a. — radiata-foveolata Secuenza. Mor. Terx. Reg., pag. 129, tav. XII, fig. 20. Nel Cat. Synonymic Mar. Bryoz. della signora JeLLY, questa specie è indicata come M. Heckeli Rss. rife- rendosi alla forma descritta dal Reuss in Die fos. Pol. Wiener Tertiîirb., pag. 85, tav. X, fig. 10, nel 1847. La priorità difatti spetterebbe al nome reussiano, mentre quello di Jonnston fu dato nel 1849; ma conviene notare che il nome di Cellepora Heckeli, venne abbandonato dallo stesso Reuss, che accettò quello di Jonnsron (Die foss. Bry. Oester.-Ungar. Mioc. 1874, pag. 23 (163), tav. 6, fig. 7); e la vecchia denominazione si trova solo in p’OrzIGny (Reptoporellina Heckeli. Pal. frang.; ter. Cret., pag. 477). Comunissima nelle sabbie gialle ed argillose grigie di Valle dell’ Inferno e della Farnesina, incrosta ogni sorta di conchiglie; noto che più frequente trovasi sulla superficie esterna dei Pectunculus. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo, nei mari Inglesi, a Tortugas, Adelaide ecc. 33. Microporella tubulifera NevianI n. sp. — Tav. V [Tav. I], fig. 30. NevianI. Nota preliminare ecc., pag. 67 (estr. 3). Specie affine alla precedente. Zoeci esagonali separati da un distinto cordoncino pianeggiante; orificio tra- sversalmente ellittico, frontale ricca di origelli specialmente lungo il margine; fenestrula rotonda sul foudo di un incavo conico poco profondo; fra l’orificin e la fenestrula sporge un tubicino vibracolare quasi cori - cato sulla frontale e rivolto obliquamente in basso. Zoario incrostante. Dimensione media di alcuni zoeci: Lunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,63 Larghezza degli orifici. . . . mm. 0,10 Larghezza dei zoeci. . . . . » 0,33 4 Dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Sottogen. Reussina Neviani 1895. 34. Microporella polystomella Reuss (Eschara) 1847. Eschara polystomella Reuss. Tert. Wien., pag. 70, tav. VIII, fig. 27, 28. — lichenoides Manzoni. Castrocaro, pag. 37, tav. V, fig. 64. [B1] A. NEVIANI 107 Eschara polystomella Manzoni. Briox. mioe. d’ Austr.- Ungh., pag. 15, tav. VII, fig. 26. — Pallasi Herrer. Briox. Adriat., pag. 115, tav. III, fig. 1,2. Specie ben distinta, comunissima in rami appiattiti, di varia età. Dalle sabbie gialle e grigie di Valle dell'Inferno e Farnesina. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo. Sottogen. Calloporina Nrvrani 1895. 35. Microporella decorata Rruss (Cellepora) 1847. — Tav. V [Tav.1I], fig. 23. Cellepora decorata Reuss. Foss. Wien. terx., pag. 89, tav. X, fig. 25. Lepralia Sturi Reuss. Br. Mioc. Austr.- Ungh., pag. 22, tav. V, fig. 11. — decorata NevranI. Formazioni terx. valle Mesima, pag. 13, (estr.). — formosa Secuenza. For. terg. Reggio, pag. 82, 199, tav. VIII, fig. 12, tav. XIV, fig. 22. Microporella decorata Warers. Bairnsdale, pag. 508, tav. XXII, fig. 1. Rara; due sole colonie dalle sabbie argillose grigie della Farnesina; incrostanti frammenti di Pecten. Fossile dal Miocene. Vivente a Madeira. Gen. Hippoporina Nevuw n. g. Lepralia (part.) auct. Hincxs. Brit. Mar. Pol. pag. 297. Hincgs, ed altri, adottano ancora il genere Lepralia di Jonnsron che è stato talmente modificato dal 1847 ad oggi, che non è più possibile riconoscerlo; alcuni autori hanno sostituito al genere Lepralia, il nome Eschara, aumentando, — secondo me — la confusione. Io propongo, per sciogliere ogni questione, il nome di Hippoporina per i Briozoi che hanno i seguenti caratteri: Zoeci ovali o subesagonali, con orifizio più o meno foggiato a ferro di cavallo; inarcato superiormente, lateralmente contratto, con margine inferiore intero e per lo più lievemente curvato all'infuori. 36. Hippoporina foliacea Eris et Soranper (Millepora) 1786. Eschara foliacea Busx. Brit. mar. Cat., pag. 89, tav. CVI, fig. 4-7. — —_ Manzoni. Br. plioc. It., 4.% contr., pag. 18, tav. IV, fig. 24. — — Manzoni. Castrocaro, pag. 36, tav. V, fig. 66. — — Warers. Napoli, pag. 43 e 124, tav. XI, fig. 4, 5, tav. XV, fig. 8. Lepralia — Warers. Gambier, pag. 269, tav. VII, fig. 3. — — © Hincxs. Brit. mar. Pol., pag. 300, tav. XLVII, fig. 1-4. Comune nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Nella Collezione Ricacci alcuni esemplari erano clas- sificati come Retepora echinulata Bramv., ed altri come Retepora pustulata var. DeFRANCE. x Il portamento è come al solito foliaceo, loboso; un interessante esemplare mi ha mostrato la varietà 108 A. NEVIANI [32] adnata, incrostante cioè una valva di Pectunculus. Il Warers (Napoli, l. c.) già fa cenno di questo habitus, ed aggiunge anche di aver raccolto esemplari allo stadio di Hemeschara (1. c., pug. 48). Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, nei mari Inglesi, al Capo di Buona Speranza, nell'Oceano Indiano ecc. 37. Hipporina foliacea ELu. et Sor. var. bidentata Mirne-EpwaArps sp. 1836. Eschara bidentata Epwarps. Sur les Eschares, pag. 38, tav. III, fig. 2, 2a. Comune colla specie. 38. Hippoporina Pallasiana MoLr (Eschara) 1803. Eschara Pallasiana Moun. Die Seerinde, pag. 64, tav. III, fig. 13. Lepralia — Hincgs. Br. Mar. Pol., pag. 297, tav. XXIV, fig. 4, tav. XXXIII, fig. 1-3. — — Swirt. Mit. Scand. Hafs-Bryox., pag. 19, tav. XXVI, fig. 93. Rara nelle sabbie argillose grigie della Farnesina; incrosta Fissurella e Pectunculus. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico settentrionale. 39. Hippoporina adpressa Busx (Lepralia) 1852. Lepralia adpressa Busx. Br. Mar. Cat., parte II; pag. 82, tav. CII, fig. 3, 4. — — Hincxs. Brit. mar. Pol., pag. 307, tav. XXXIII, fig. 5-7. — lata Manzoni. Br. Plioc. îtal., 1.* contr., pag. 20, tav. I, fig. 6. —_ — Waters. Napoli, pag. 42, tav. XV, fig. 12, 13. _ cupulata Manzoni. Br. Phoc. ital., 3.2 contr., pag. 13, tav. IV, fig. 21. —_ —_ Waters. Bruccoli, pag. 9, tav. XXI, fig. 6. — Kirchenpaueri Manzoni. Sup. Br. Medit., pag. 8, tav. III, fig. 3. — — Heuer. Adriatic, pag. 105, tav. II, fig. 11. Non molto frequente nelle sabbie argillose grigie della Farnesina. Incrosta quasi sempre delle piccole Nassae, l’ho rinvenuta pure sopra Natica e Turritella. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico. Gen. Myriozoum Dona 1750. Donati Vrraiano. Della storia Naturale marina dell’ Adriatico, pag. LV, tav. VII, fig. A-H. (Venezia 1750). 40. Myriozoum truncatum Parras 1766. Madrepora corallum fistulosum BararRrA (Bonanni). Rer. nat. Hist., pag. 172, tav. XLVI, fig. VI. Millepora punctata Paruipri. Tert. nord. Deutsch., pag. 67, tav. I, fig. 23. Myrioxoum puncitatum Reuss. Fau. deutsch. Oberolig., pag. 50, tav. IX, fig. 2. _ truncatum Manzoni. Castrocaro, pag. 4, tav. I, fig. 3abced. TTI «. ———@—@————r6»ro=s=n5ppn--’Ò,.-’”®]}®”®Y [33] A. NEVIANI 109 Myriozoum truncatum Neviani. Dal Tacina al Neto, pag. 27. (estr.). — — Percens. Bry. d. Tasmajdan, pag. 10, con lunga sinonimia. — punctatum Nxviani. Le colline di Santa Maria (Catanzaro), pag. 14 (estr.). Comune nelle sabbie gialle e grigie al Pigneto nella Valle dell'Inferno, a Villa Madama, ed alla Far- nesina. Porta alle volte incrostazioni di altri Briozoi. Fossile dal Miocene. Vivente nel. Mediterraneo e nell’ Atlantico settentrionale. Gen. Schizoporella Hcxs 1880. Le numerose specie di questo genere si possono distinguere in vari gruppi tenendo conto della assenza o presenza degli avicolari o dei vibracoli; della forma della mandibola degli avicolari che può essere acuta o rotondeggiante (avicolario spatolato), della loro posizione ecc. Occupandomi ora delle sole specie che im- prendo a descrivere distinguo cinque gruppi e cioè: | A. Zoeci privi di avicolari e vibracoli 1. Schixoporella Clerici NeviANnI n. sp. 2. Schizoporella pulchra NeviANI n. sp. B. Zoeci con vibracoli sottoboccali o laterali, alle volte i vibracoli sono solo presenti nelle forme adulte 3. Schixoporella linearis Hassaun. 5. Schixoporella Cavolini NeviANI n. sp. 4. » biaperta MicErLIN. 6. » romana NEVIANI n. Sp. C. Zoeci con vibracoli a mandibola acuta, quasi sempre laterali 7. Schixoporella Meli NevianI n. sp. 11. Schixoporella Dutertrei AuDOTIN. 8. » sulcata NEvIANI n. Sp. 12. » globulifera NEvIANI n. sp. 9. » Rigacci NEVIANI n. sp. 3% » umicornis JOHNSTON. 10. » vulgaris Mon. 14. > sanguinea NoRMAN. D. Zoeci con avicolari mediani a mandibola breve arrotondata Tor Schixoporella profunda NEviIANI n. sp. E. Zoeci con avicolari mediani lunghi spatolati 16. Sehixoporella auriculata Hassann. 41. Schizoporella Clerici Neviani n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 1. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 68 (estr. 4). Zoeci piccoli subesagonali a contorno curvilineo; frontale perfettamente liscia, senza avicolari: orifizio subcircolare con incisura inferiore a lati paralleli. Ovicelli globosi piccoli. Dimensioni medie di otto zoeci Lunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,40 Diametro trasverso degli orifici . mm. 0,08 Larghezza » ao so ot 6 OO » » degli ovicelli. » 0,17 Palaentographia italica, vol. I. 15 110 A. NEVIANI [34] Una sola colonia dalle sabbie gialle di Valle dell’ Inferno. Incrosta la superficie interna della valva di una Cardita. Molti zoeci hanno la frontale e gli ovicelli guasti. 42. Schizoporella pulchra Neviani n. sp. — Tav. V [Tav. I], fig. 36, 37. NevranI. Nota preliminare ece., pag. 68 (estr. 4). Bellissima specie, rappresentata da varie colonie incrostanti alcune bivalvi — Pectuneulus in prevalenza — delle sabbie argillose grigie della Farnesina. I zoeci disposti in quinconce hanno l’ apertura tipica del genere; l’insenatura del Jabbro inferiore è sub- _ triangolare. Il peristoma alquanto elevato sottile nella parte superiore si fa più grosso nella parte inferiore, includendo la descritta insenatura. Nel margine superiore notansi le inserzioni delle spine orali, delle quali alle volte una sola è evidente, altre volte se ne scorgono tre. La frontale è minutamente granellosa, e pre- senta degli incavi irregolarmente disposti, di vario diametro, a contorno grossolanamente poligonale; nel fondo di questi incavi delle apérture subtrigone rivolte verso il centro sono riunite in vario numero, aven- done osservate alcune con due ed altre con sei, essendo però più frequenti quelli con quattro o cinque fen- diture. L’ovicello, globoso, è parimente perforato; nella parte rivolta verso l'apertura zoeciale presenta una insenatura seminulare. Non ho trovato traccia di avicolari o di vibracolari. Questa Schizoporella, si allontana molto da quelle note del Mediterraneo, solamente coi giovani zoeci della S. serratimargo Hixcxs, vivente nell’ Adriatico, avrebbe qualche affinità per la forma; dell’apertura e del pe- ristoma; non saprei a quale altra specie vivente o fossile poterla avvicinare. I zoeci variabili al solito di forma, hanno contorno più o meno esagonale, con lati rettilinei o curvi; grandezza media di mm. 0,56 X 0,45; gli ovicelli hanno un diametro medio di mm. 0,88, e le aperture zoeciali misurano alla base la larghezza di circa mm. 0,1. 43. Schizoporella linearis Hassarr (Lepralia) 1842. — Tav. V [Tav. I), fig. 35. Lepralia linearis Hassan. A. M. N. H. VII, pag. 368, tav. IX, fig. 8. _ — Joxnsron. Brit. xooph., ed. 2%, pag. 308, tav. LIV, fig. 11. — — Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 71, tav. LXXXIX, fig. 1-3. —_ — Manzoni. Briox. plioc. ital., 3.° contr., pag. 5, tav. I, fig. 4. — — Manzoni. Castrocaro, pag. 30, tav. III, fig. 37. Schixoporella linearis Hixcus. Brit. Mar. Pol., pag. 247, tav. XXXVIII, fig. 5-10. Lepralia tenella Reuss. Br. Mioc. Austr.-Ung., pag. 23, tav. VI, fig. 3, 4. Poche colonie dalle sabbie gialle e grigie della Valle dell'Inferno e della Farnesina; incrostante una valva D 3 di Corbis, frammenti di Venus, Pectunculus ed altri molluschi. Presenta sempre la varietà con un vibracolo osto sotto l'apertura zoeciale un poco di lato a sinistra od a destra, come osservasi nella figura da me di- L) D segnata. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico settentrionale. 44. Schizoporella biaperta Mrcrerin (Eschara) 1842. Hippothoa biaperta Sxurr. Flor. Bry., 2.4 parte, pag. 46, Tav. VIII, fig. 173-176. — divergens form. lara Sw. L. c., pag. 47, tav. IX, fig. 177. [85] A. NEVIANI i 111 Lepralia biaperta Busx. Crag Pol., pag. 47, tav. VII, fig. 5. -— — Manzoni. Castrocaro, pag. 21, tav. II, fig. 28. Schixoporella biaperta Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 255, tav. XL, fig. 7-9. Rarissima nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Una bella colonia incrosta un ramo di Sch. Ro- mana Nrev. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale, Florida, Pacifico boreale e sulla costa dei Somali (Museo zoologico R. Univ. Roma. Nev.). ; 45. Schizoporella Cavolini Neviani n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 2. NevianI. Nota preliminare ecc., pag. 68 (estr. 4). Specie polimorfa per il diverso portamento del peristoma. Nei zoeci giovani l’orificio superiormente se- micircolare, è rettilineo di sotto con incisura; il peristoma di poco elevato presenta tre spine orali. Negli adulti il peristoma si eleva, determina un orificio secondario subcircolare, e nella parte inferiore presenta di solito un dente conico mediano e due sporgenze tubiformi perforate in cima; tubi ai quali assegno l'ufficio di porta vibracoli. La frontale è finamente granellosa e presenta costantemente degli origelli marginali. Le colonie sono sempre incrostanti, specialmente i Pectuneulus; hanno poca estensione, e per lo più di forma circolare. Per quanto abbia ricercato non ho potuto vedere l’ancestrula per determinarne la forma. Tutti gli esemplari provengono dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Medie dimensioni di alcuni zoeci: . Tunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,57 Larghezza dell’ orificio primario . . mm. 0,10 Larghezza — RE e RU Lunghezza dei tubi porta vibracoli. » 0,09 46. Schizoporella romana Neviani n. sp. — Tav. V [Tav. I], fig. 31-34. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 68 (estr. 4). Questa specie è abbondantissima specialmente nelle sabbie gialle di Valle dell’ Inferno e Farnesina, tro- vasi pure nelle sabbie argillose grigie di quest’ultima località. Nelle collezioni l’ho trovata indicata coi più diversi nomi riferiti però sempre al genere Cellepora (pumicosa, palmata, supergiana) per il portamento del zoario. I caratteri che contraddistinguono questa forma sono: Zoeci più o meno globulosi od urceolati, quasi sempre adnati; orificio primario con seno semplice o triplo; il peristoma dà luogo ad un orificio secondario subcircolare, a margine calloso sporgente inferiormente in un umbone diritto o ricurvo lateralmente con un’ apertura vibracolare. Frontale intera nel mezzo, con una serie di origelli marginali. Medie dimensioni di otto ‘zoeci: Lunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,70 Targhezza del zoeci. . . . . . mm. 0,40 Diametro degli orifici . . . . » 0,15 Negli esemplari da me studiati, l’accrescimento dei zoari si fa per sovrapposizione di strati, determi- nando masse stratificate celleporoidi variamente foggiate; molti esemplari contengono Cryptangia parassita M. E. Fece cenno di questa mia specie il dott. De Avnceuis nel suo lavoro I Corallari fossili dei terreni ter- ziari del Gabinetto di Storia Naturale R. Istituto Tecnico di Udine (Rivista Ital. di Sc. Natur., pag. 10, estr., Siena 1895). 112 i A. NEVIANI [36] Per alcuni caratteri questa forma andrebbe ascritta al genere Osthimosia Jurr. ma non ho creduto di fare tale riferimento avuto riguardo all’ assenza, almeno negli esemplari studiati, di avicolari di sostituzione sparsi fra i zoeci, che è uno dei caratteri stabiliti dal JuuueN al suo genere. 47. Schizoporella Meli Neviani n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 3. NevianI. Nota preliminare ecc., pag. 69 (estr. 5). Zoeci romboidali, o sub-esagonali con margine superiore curvilineo. Orificio quasi circolare con seno non molto esteso. Peristoma a cordoncino poco elevato. Lateralmente sulla frontale un grande avicolario con man- dibola acuta sporgente sul vicino zoecio; base e forame avicolariale rotonda; frontale granellosa. Negli in- dividui giovani si nota la presenza di origelli marginali. Ovicello SOLO, piccolo, poco sporgente. Dimensioni medie di alcuni zoeci: Lunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,48 Lunghezza degli avicolari. . . . . mm. 0,40 Larghezza dei'zoeci . . . +» 10,22 Diametro ideglitto vi cell RR RESA Mino Galli Gildo bis OLI Una sola colonia incrostante una Missurella proveniente dalle sabbie gialle della Valle dell’ Inferno. 48. Schizoporella sulcata Neviani n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 4, 5. NevianI. Nota preliminare ecc., pag. 69 (estr. 5). Zoeci subromboidali o subesagonali a contorno poco regolare. Bocca rotondeggiante superiormente, in- sinuata di sotto; la frontale solcata irregolarmente in modo da limitare delle aree poligonali con margini ondulati, per lo più attraversate da un poro centrale; un avicolario laterale presso la parte inferiore del- l'apertura zoeciale diretto in fuori con mandibola acuta in alto. I zoeci posti sul margine del zoario lami- nare sono provvisti di avicolari molto più grandi con apertura rivolta in fuori, e mandibola acuta in alto; questo maggior sviluppo dipende dalla libertà di accrescimento dovuto alla loro posizione. Frequente nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina, ed in quelle ghiaiose di Acquatraversa. Dimensioni medie di alcuni zoeci: Lunghezza dei zoeci. . .. . +. mm. 0,52 Lunghezza dei piccoli avicolari. . . mm. 0,16 Jbarghezza deltzo6cHAt Re ON Lunghezza dei grandi avicolari . . . » 0,63 Larghezza delle aperture zoeciali.. » 0,08 49. Schizoporella Rigacci Nevrani n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 7. NevianI. Nota preliminare ecc., pag. 69 (estr. 5). Zoeci esagonali a lati curvilinei; orificio superiormente semicircolare, inferiormente rettilineo, incisura breve rettangolare. Frontale con radi origelli irregolarmente sparsi; uno o due avicolari con mandibola acuta rivolta in alto. Ovicelli piccoli, globosi. In alcuni zoeci il margine superiore si presenta crenulato in modo da dare un’ apparenza di cresta. Medie dimensioni di sei zoeci: Lunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,54 Lunghezza degli avicolari. . +. +. . mm. 0,15 Larghezza dei zoecì . . . . . » 0,41 - Diametro degli ovicelli . . . . . » 0,20 Diametro degli orifici . . RW. 710,13 Rarissima nelle sabbie argillose grigie della Farnesina, (dalla collezione Rigaccr). Ae WIE TT" E ET [37] 4. NEVIANI 113 50. Schizoporella vulgaris Morr (Eschara) 1803. — Tav. VI [Tav. II], fig. 13. Eschara vulgaris Morr. Die Seerinde, pag. 61, tav. III, fig. 10. Lepralia — Warers. Bruccoli, pag. 5, tav. XXI, fig. 22. — — : Warers. Napoli, pag. 31, tav. X, fig. 1-2. — otophora Reuss. Br. Mioc. d’Austr., pag. 164, tav. VIII, fig. 5. — @ntermedia Reuss. l. c., pag. 20, tav. VIII, fig. 11. — tumida Manzoni. Castrocaro, pag. 25, tav. III, fig. 33. Schizoporella vulgaris Hrscrs. Brit. Mar. Pol., pag. 244, tav. XV, fig. 5, 6, tav. XXXVII, fig. ba Non molto comune nelle sabbie argillose grigie della Farnesina; aderente specialmente alle valve di Pectuneulus. Un esemplare giovane (v. fig. 13) presenta lungo la linea mediana della frontale una porzione sottilissima e translucida; questa si deve ritenere come non completamente calcificata, e ci dimostra ad evi- denza il modo di accrescimento della frontale dai margini verso il centro. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico. 51. Schizoporella Dutertrei Aunoun (Flustra) 1826. — Tav. VI [Tav. III, fig. 6. Lepralia Woodiana Busx. Crag Pol., pag. 42, tav. VII, fig. 1e3. — aurita Reuss. Septarienthon, pag. 62, tav. VII, fig. 13. — otophora Manzoni. Castrocaro, pag. 23, tav. III, fig. 30, 30. — brachicephala Secuenza. For. terz. Reggio, pag. 82 e 129. Mastigophora Dutertrei. Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 279, tav. XXXVII, fig. 1,2. Riporto, per la prima volta, la Flustra Dutertrei Aup. al genere Schizoporella per la forma dell’ aper- tura zoeciale; abbandono il genere Mastigophora stabilito dall’ Hincxs ed accettato dal Warkrs (Bry. Aldinga, pag. 301) perchè in questa specie non è costante la presenza dei vibracoli ai lati dell’apertura zoeciale. Negli; esemplari delle sabbie argillose grigie della Farnesina i vibracoli sono sostituiti da avicolari; questa varia- zione sembra sia sfuggita all’ Hincxs, giacchè esso pure cita come sinonimo la Lepralia Woodiana del Crag ove si banno avicolari e non wibracoli. Fossile dall’ Oligocene. Vivente nel Mediterraneo, Mar Rosso, Madeira e Mari Inglesi. 52. Schizoporella globulifera Neviani n. sp. — Tav. V [Tav. I], fig. 38. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 70 (estr. 6). Non ho trovato fra le numerose Schizoporellue viventi e fossili, alcuna da riferire alla specie da me rin- venuta con certa frequenza nelle sabbie della Farnesina, aderente per lo più a valve di Pectunculus. Le mag- giori affinità si hanno colla Schie. magnifica Hxs. dell’ Adriatico, colla Hippothoa divergens Smrr dei mari della Florida, ed in parte anche colla comunissima Schiez. unicornis Joxx. I zoeci della Schie. globulifera sono a contorno irregolarmente esagonale a lati curvilinei; la frontale non molto rigonfia nel mezzo, è rugulosa e fmamente punteggiata, l'apertura zoeciale superiormente semicircolare presenta al disotto un margine alle volte lievemente inclinato, e si protende in una incisura per lo più trian- golare; un leggero bordo pianeggiante la circonda. Ai lati uno o due avicolari — alle volte mancanti del tutto — sono portati da una base globulosa abbastanza rilevata; la mandibola con punta acuta rivolta in 114 A. NEVIANI | [88] alto converge quasi sempre verso il mezzo del zoecio. L’ovicello ha forma di un globetto molto rilevato, subellittico; appoggia sulla frontale del zoecio superiore senza interessarla menomamente, il che fa sì che molto frequentemente essi mancano. Dimensioni medie osservate in otto zoeci: Lunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,59 Lunghezza degli avicolari. . . . mm. 0,13 Larghezza dei zoeci . 0,45 + Diametro trasverso degli ovicelli . » 0,25 Larghezza dell’apertura zoeciale . » 0,08 53. Schizoporella unicornis Jornsron (Lepralia) 1847. — Tav. VI [Tav. II], fig. 811. Lepralia unicornis Jonnston. Brit. Zooph., ed. 2%, pag. 320, tav. LVII, fig. 1. = — Busx. Crag Pol., pag. 45, tav. V, fig. 4. — tetragona Manzoni. Br. Plioc. Ital., 3.8 contr., pag. 8, tav. II, fig. 10. — — Reuss. Br. mioc. Austr.-Ungh., pag. 159, tav. VII, fig. 1-3. — ansata Manzoni. Castrocaro, pag. 19, tav. II, fig. 24. — radiato-porosa Secuenza. For. Terx. Reggio, pag. 129, tav. XII, fig. 19. Eschara quadrilatero Secuenza. L.c., pag. 207, tav. XV, fig. 15. Schixoporella unicornis Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 238, tav. XXXV, fig. 1-5. Specie comunissima nelle sabbie gialle di Valle dell’ Inferno e specialmente nelle sabbie argillose grigie della Farnesina. Incrosta ogni sorta di molluschi, briozoari eretti; e spesso trovasi in forma celleporoide. Alcuni esemplari della collezione Rrgaccr erano classificati per Eschara Sedgwichii Epw. La fig. 8 rappre- senta quattro zoeci di una forma più affine alla tipica, e presi da una colonia incrostante; le fig. 9 e 10 sono di zoeci appartenenti ad una colonia celleporoide, notisi qui la deformazione dei zoeci medesimi che si com- primono l’un l’altro; finalmente nella fig. 11 ho rappresentato alcuni zoeci a forma tetragona di una colo- nia incrostante. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo ed in tutto l'Atlantico. 54. Schizoporella unicornis Jorn. sp. var. ansata Gray (sp.) 1848. Escharina ansata Gray. Cat. Brit. Anim. Brit. Mus., vol. I, pag. 124. Lepralia — Busr. Crag Pol., pag. 45, tav. VII, fig. 2. — — Jonnsron. Brit. Zooph., ed. 2%, pag. 307, tav. LIV, fig. 12. _ — Manzoni. Br. plioc. ital., 3. Contr., pag. 9, tav. II, fig. 11, 12, tav. III, fig. 13. — — Manzoni. Supl. Br. Medit., pag. 9, tav. III, fig. D. - spinifera Manzoni. Br. plioc. ital., 1.* Contr., pag. 23, tav. II, fig. 11. Mollia vulgaris forma ansata Swrr. Krit. Skand. Hafs. Bryox., pag. 15, tav. XXV, fig. 79-82. Questa varietà, ritenuta da molti autori come specie distinta, è molto comune insieme colla specie tipica. 55. Schizoporella sanguinea Norman (Hemeschara) 1860. Escharella sanguinea Swrr. Flor. Bryox., pag. 54, tav. VIII, fig. 164, 165. Lepralia pertusa Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 80, tav. LXXVIII, fig. 2. ni — Manzoni. Sup. Br. Medit., pag. 79, tav. II, fig. 5, 6. Pe LE TIE E RO Tr '——— pre [39] A. NEVIANI 115 Lepralia pertusa Manzoni. Castrocaro, pag. 32, tav. IV, fig. 48. Schixoporella sanguinea Hrnoxs. Brit. Mar. Pol., pag. 252, tav. XXXIX, fig. 6,7 Comunissima nelle sabbie gialle del Pigneto in Valle dell’Inferno, a Villa Madama, e nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Si presenta sempre in lamine bizoeciali; frequentemente sono incrostate da altri briozoari. Nella collezione Rigaccr alcuni esemplari erano determinati per Adeone lamellosa Mica. ed altri per Eschara porosa Epw. Fossile dal Miocene ‘(Prrorss. Br. mioc. Rus. Mer., pag. 5). Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico settentrionale. 56. Schizoporella profunda Neviani n. sp. - Tav. VI [Tav. II], fig. 12. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 70 (estr. 6). Zoeci sub-ovoidali con margine sinuoso irregolare; l'apertura è situata nel fondo di una cavità, che pre- senta un margine (orificio secondario) irregolare a denti rotondeggianti. La frontale è qua e là provvista di origelli marginali. Può esservi un piccolo avicolario ventrale subellittico, obliquamente disposto. Gli ceci glo- bosi piccoli sono quasi sempre presenti. Media lunghezza dei zoeci. . . mm. 0,48 Larghezza delle aperture zoeciali . mm. 0,09 Media larghezza dei zoeci . . . » 0,33 Diametro degli oeci. . . OR ZIO) Questa specie ha le massime affinità colla Cellepora digitata Warers (Napoli, pag. 198, tav. XIV, fig. 13). Nelle collezioni del Museo geologico di Modena, ho veduto due esemplari che il dott. Namras ha determinato per 0. avicularis Hxs. (Contr. Br. Mod. Piac., pag. 36), che mî sembra si debbano riferire alla mia specie; se non che negli esemplari che io possiedo gli avicolari sono molto più rari. Il prof. Mei ne possiede uno» già appartenente alla collezione Conti, determinato come Eschara porosa Epw. Dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. 57. Schizoporella auriculata Hassar (Lepralia) 1842. Lepralia auriculata Manzoni. Sup. Br. Medit., pag. 6, tav. II, fig. 3 — ochracea Hrxcxs. Dev. and. Cornw., pag. 206, tav. XII, fig. Schizoporella auriculata Hrncxs. Brit. Mar. Di 260, tav. 33286 fig. 3-9. — — Hincxs. Pol. Adriat., Da i Tav. x dg, Sb Escharella auriculata Swann. Krit. Skand. Hafs-Bryox., pag. 12, tav. XXIV, fig. 58, 59. Non molto comune, per lo più ha portamento celleporoide, costituita cioè di vari strati sovrapposti che originano masse globose, attraversate spesso da Cryptangia parasita E. H. - Vedi a questo proposito quanto ha scritto il dott. G. De AnceLis (1 zoantari fossili dei dintorni di Roma. Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XII pag. 12). Nella collezione Ricacer gli esemplari di questa specie erano confusi con altre Cellepore. Dalle sabbie gialle della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, e nell'Atlantico settentrionale. 116 A. NEVIANI [40] Gen. Teuchopora Newaxn n. g. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 66 (estr. 2). Il conte Manzoni descrisse nel suo magistrale ‘lavoro sui Briozoi del Pliocene antico di Castrocaro una Alecto castrocarensis Mnz., ed una Alecto parassita HeLrer e quest’ultima specie determinò pure, nel mede- simo lavoro, come Aetea sica Covca. Nella revisione che io feci di quella memoria accettai, per la seconda specie il genere Aetea, riferendola però alla A. recta Hicxs., confermando così che il Briozoo in discorso era da ritenersi per un Cheilostomato, e non per un Ciclostomato. Contemporaneamente feci osservare che Alecto castrocarensis era parimente un Cheilostomato, e dubitativamente lo riferii al medesimo genere Aetea, ed in proposito scrissi: Inoltre l'apertura, circondata da una forte callosità, presenta nei zoeci meglio conser- vati una piccola incisura nella parte inferiore, come notasi nelle Schizoporellae ed in miolte Celleporae; tale carattere, ed anche il portamento dei zoeci che si allontana da quello delle comuni Aeteae; giustificherebbe la formazione di un nuovo genere, ma di ciò mi occuperò in altro lavoro che spero pubblicare fra qualche tempo. i Ecco giunto il momento opportuno. Fra i fossili favoritimi dal cav. Zuccari, ho trovato un frammento di Pecten incrostato da alcune colonie stupendamente conservate della A. castrocarensis. Vi ho rinvenuti tutti i dati più caratteristici, quindi non ho alcun dubbio sulla identificazione. Per le ragioni suesposte, dovevo togliere la specie dal genere Aefea, ma non conoscendo alcun genere al quale poterlo riferire mi decido a crearne uno nuovo, che chiamo Zeuchopora (da tedyoc= vaso); di esso genere la caratteristica è la seguente: “ Zoeci a forma di vasetti, orceolati, rigonti in basso, con collo non molto lungo, incrostanti, disposti verticalmente sulla superficie d’attacco, o più o meno adagiati di fianco. Ancestrula piccola, subcilindrica. Zoario incrostante, dicotomo, con zoeci in una, due o più serie alterne ,. Sono molto in dubbio circa al riferimento di questo genere ad una delle famiglie conosciute, ed anche per questo riguardo sarei tentato di fondare una nuova famiglia, che potrei chiamare delle Tewchoporinae, ma per la presenza, per quanto non costante, di un seno nell’apertura zoeciale pongo provvisoriamente il mio nuovo genere in seguito alle Schizoporellae. 58. Teuchopora castrocarensis Manzoni (Alecto) 1875. — Tav. VI [Tav. II], fig. 14. Manzoni. Castrocaro, pag. 40, tav. VI, fig. 71, 71. Alcune colonie incrostanti una valva di Pecten, dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile dal Pliocene antico. Gen. Osthimosia Junuen 1888. J. Joruen ha fondato questo genere per includervi parte delle specie che gli autori ascrivano all'antico genere Cellepora di Fagricius, che, come ho avuto occasione di dire altrove, oggi non ha più ragione di esi- stere. I caratteri assegnati dal chiaro zoologo francese a questo genere sono i seguenti: Zoeci con orificio a labbro posteriore leggermente concavo, che porta nel suo mezzo un taglio più largo in alto che in basso, prendendo grossolanamente la forma di un V, e che si prolunga in fuori in una sorta di manicotto che porta degli avicolari, o l’ovicello nei zoeci fertili. Gli origelli sono marginali negli indi- e © PI E ETRE an eten [41] A. NEVIANI 117 vidui coricati e dispersi fra quelli che si raddrizzano in mezzo alle colonie. Sonvi pure frequentemente degli avicolari dispersi sopra i zoeci o fra essi. Mancano le spine orali. Osthimosia è posto da Juntien nella famiglia delle Osthimosidae fra gli Aneucleithria Tremagastra. 59. Osthimosia coronopus S. Woop (Cellepora) 1850. Cellepora coronopus Busr. Crag Pol., pag. 57, tav. IX, fig. 1-3. — — Manzoni. Briox. plioc. ital., 4.8 Contr., pag. 13, tav. III, fis. Ilt8} IO; — tubigera Busx. Crag Pol., pag. 60, tav. IX, fig. 8 e 10. — — Waters. Bruccoli, pag. 11, tav. XXI, fig. 20, 21. — — Manzoni. Briox. plioc. ital., 2. Contr., pag. 14, tav. IV, fig. 25. — — Neviani. Le Colline di Santa Maria (Catanzaro), pag. 14 (estr.). Specie straordinariamente frequente nelle sabbie gialle e nelle sabbie argillose grigie di Monte Mario, Valle dell’ Inferno, Farnesina ed Acquatraversa; vi si rinviene in esemplari giovani di piccole dimensioni, ed adulti molto grandi, globosi sempre; e soventi contengono la Cryptangia parassita E. H. Nella collezione Ricaccr ho trovato esemplari con vari cartelli portanti diverse determinazioni, e cioè: Polytrema? Risso; Millepora = Linneo; Monticulipora? p’OrB.; Cellepora pumicosa Lx. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, e nell’Atlantico settentrionale. Gen. Smittia Hixcxs 1879. Questo genere dell’ Hincxs non è troppo ben definito, e sia nei lavori dello stesso zoologo, sia in quelli di altri valenti, si trovano sotto il nome che ricorda uno dei più illustri studiosi dei Briozoari, comprese specie molto differenti. Così ad esempio il Warrrs pone nelle Smittiae la maggior parte delle Mucronellae e delle Phylactellae. Io propongo, per non ingenerare troppa confusione, di mantenere il nome di Smittia già adottato da molti, e dividere le specie in vari gruppi ai quali si può dare il valore di sottogenere, nel se- guente modo: A. Smittia (senso stretto). Orificio primario suborbicolare, margine inferiore dentato, peristoma poco spor- gente con o senza avicolario; il dente caratteristico si osserva per lo più in fondo ad una insenatura del peristoma. 1. Smittia Landsborovii JOENSTON. 3. Smittia reticulata Mac Ginumvray. 2. — cheilostoma MAnzonI. 4. — reticulata var. systolostoma MANZONI. B. Marsillea (Neviani). Margine inferiore dell’orificio primario sinuato con avicolario; peristoma calloso. 5. Smittia cervicornis Pannas. 6. Smittia concinna Busx. C. Watersipora (Nevrani). Margine inferiore dell’ orificio primario con ampio seno senza avicolario; peri- stoma, nullo o poco sporgente. 7. Smittia cucullata Busk. = D. Phylactella (Hrncxs). Orificio primario senza avicolario; il peristoma laminaceo molto sporgente rac- chiude l’orificio anteriormente e lateralmente. 8. Smittia Portisi NEVIANI n. sp. 9. Smittia labrosa Busx. E. Mucronella (Hrxcxs). Orificio primario senza aviculario; il peristoma prende forma di un processo mu- cronato sul labbro inferiore, esso pure senza avicolario. 10. Smittia coccinea ABILDGAARD. 11. Smittia variolosa JOHNSTON. Palaentographi iatalica, vol. I. 16 118 A. NEVIANI [42] F. Reussia (Neviani) come in Mueronella, ma il processo mucronato, che è poco sporgente porta all’ apice un avicolario. 12. Smittia regularis Reuss (dubbia). 13. Smittia Zuccari NEVIANI n. Sp. x G. Palmicellaria (Auper) come in Reussia, ma l’avicolario è portato dalla superficie interna del mucrone molto sporgente. 14. Smattia Skenei SoLANDER. Sottogen. Smittia (senso stretto) Hiwors 1879 (gen.). 60. Smittia Landsborovii Jonnsron (Lepralia) 1847. — Tav. VI [Tav. II], fig. 16. Lepralia Landsborovii Jonnsron. Brit. Zooph., 2. ed., pag. 310, tav. LIV, fig. 9. —_ —_ Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 66, tov. CII, fig. 1. Smittia — Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 341, tav. XLVII, fig. 6-9, tav. XXXVI, fig. 1,2. — _ Neviani. Livorno, pag. 30, tav. IV, fig. 6. Escharella — Swrt. Krit. Skand. Hafs-Bryox., pag. 60, tav. XXIV, fig. 63. Rarissima. Una colonia aderente ad una valva di Pectunculus, dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile nelle argille postplioceniche di Livorno. Vivente nel Mediterraneo, e diffusa nell'oceano Atlan- tico, Indiano, coste dell’ Australia ecc. 61. Smittia cheilostoma Manzoni (Lepralia) 1869. — Tav. VI [Tav. II], fig. 29, 30. Lepralia cheilostoma Maxzoxi. Briox. Plioc. Ital., 3.2 Contr., pag. 942, tav. IV, fig. 22. — ligulata Manzoni. Briox. Plioe. Itat., 4.* Contr., pag. 384, tav. III, fig. 17. — — Manzowi. Sup. Briox. Mediter., pag. 9, tav. III, fig. 4. Smittia cheilostoma Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 349, tav. XLII, fig. 7,8. Questa specie non rara alla Farnesina, sia nelle sabbie gialle, sia in quelle argillose grigie, sembra sia parimente rara in altre formazioni geologiche e nei mari odierni; difatti come fossile viene citata solo dal Max- zoni a Castell'Arquato e Calabria, e dal Secuenza pure in varie località calabresi; Percens la cita a Rodi (Rhodos, pag. 30); vivente poi è ricordata per il Mediterraneo dallo stesso Manzoni, e per i mari Inglesi dall’ Hincxs. Alla Farnesina sì mostra alquanto polimorfa; oltre alla forma subesagonale, con l’orificio allungato, prov- visto inferiormente del dente caratteristico; si osservano dei zoeci con un peristoma elevato a forma di col- laretto, che anteriormente determina un sottile muerone impervio (fig. 30); nei zoeci fertili, l’ovicello è schiac- ciato, circondato da un grosso cordone, che delimita un’area depressa subquadrangolare a lati ricurvi (fig. 29); il cordone non presenta come negli esemplari di Castell'Arquato, e in quelli Inglesi delle granulazioni, es- sendo completamente liscio e pianeggiante. 62. Smittia reticulata Mac GiuLvray (Lepralia) 1842. Lepralia reticulata Mac Giruvray. A. M. N. H., IX, 467. -- - Jonnston. Brit. Zooph., ed. 2.%, pag. 317, tav. LV, fig. 10. — _ Manzoni. Castrocaro, pag. 31, tav. III, fig. 36. e detti [3] A. NEVIANI 119 Lepralia reticulata Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 66, tav. XC, fig. 1, tav. XCIII, fig. 1, 2, tav. CII, fig. 1. Smaittia — Hinoxs. Brit. Mar. Pol., pag. 346, tav. XLVIII, fig. 1-5. Escharella Legentilii Swann. Krit. Skand. Hafs-Bryox., pag. 10, tav. XXIV, fig. 50-52. Specie abbastanza comune nelle sabbie gialle di Valle dell’Inferno e Villa Madama, ed in quelle gialle e grigie della Farnesina: l’ho rinvenuta incrostante un briozoo celleporoide che non ho potuto determinare, come pure valve di Chama, Pectunculus ecc. Nella mia revisione dei Briozoi di Castrocaro studiati dal Manzoni (3% contr. pag. 19, estr.) ho detto che dalla specie tipica si passa alla var. systolostoma, che il Manzoni considerò come specie distinta. I nu- merosi esemplari avuti fra mano mi confermano in questa opinione. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, nei mari Inglesi, alle isole Falkland, N. Zelanda ecc. 63. Smittia reticulata Mac Giur. var. systolostoma Manzoni (sp.) 1875. — Tav. VI [Tav. Il], fig. 22-27. Lepralia systolostoma Manzoni. Castrocaro, pag. 32, tav. IV, fig. 49, 49 a. Cellepora — Manzoni. L. c., pag. 34, tav. V, fig. 58. Celleporaria — Neviani. Tera. da Stalletti al fiume Stiluro, pag. 22 (estr.), Smittia reticulata var. systolostoma Naviani. La Collezione d. Briox. di Castrocaro ecc., pag. 19 (estr.). Presento alcune figure di zoeci (fig. 22-26), che mostrano ad evidenza come si passi dalla forma tipica alla varietà. Aggiungerò che spesso nella stessa colonia sonvi zoeci delle varie forme, e solo raramente ho trovato colonie con zoeci della sola varietà. Anche alla Farnesina; nelle sabbie grigie specialmente, riscon- trasi tanto la forma incrostante lepralioide, quanto la celleporoide. In un esemplare della collezione Riaccr ho osservato un grosso avicolario sporadico, spatolato, del quale presento il disegno (fig. 27), la forma speciale di questo organismo mi sembra escludere si tratti di una ancestrula, x Questa varietà non è stata trovata vivente. Fossile dal Pliocene. Sottogen. Marsillea Neviani 1895. 64. Smittia cervicornis Parras (Millepora) 1766. Hschara cervicornis M. Epwarps. Sur les Eschares, pag. 15, tav. I, fig. 1. — — Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 92, tav. CIX, fig. 7, tav. CXIX, fig. 1. — undulata Reuss. Crosara, pag. 19, tav. XXXII, fig. 6. — — Manzoni. Briox. mioc. Austr.-Ungh., pag. 13, tav. VII, fig. 24. Comunissima in frustoli compressi di varia lunghezza nelle sabbie gialle di Valle dell’Inferno ed in quelle gialle e grigie della Farnesina. Fossile dal Miocene inferiore. Vivente nel Mediterraneo, Mar Rosso, Atlantico settentrionale e boreale. 65. Smittia concinna Busx (Lepralia) 1852. — Tav. VI [Tav. II], fig. 20, 21. 1852. Lepralia concinna Busx. Brit. Mar. Cat., parte 22, pag. 67, tav. XCIX, fig. 1-6. 1857. — — Axper. Northumb. and Durham, pag. 49. 1861. — —_ Hrncxs. S. Devon and Cornwall, pag. 201. 1861. — aperta Borcx. Christiania, pag. 50. 120 A. NEVIANI [44] 1867. Lepralia concinna HeLLer. Bry. Adr., pag. 103. 1868. _ —. Busk. Zoophyt. VIII, pag. 284. 1868. — bella Norman. Brit. Assoc. Reports, pag. 306. 1880. Porella concinna Hixcrs. Brit. Mar. Pol., pag. 323, tav. XLVI, fig. 1-13. 1881. — — Hincrs. Buss’s Straîts., pag. 16. 1881. _ — Rey. An. Mag. Nat. Hist., pag. 450. 1882. —_ — Warers. Gambier, pag. 271. 1884. — — Hincxs. Pol. Queen Charl. Isl., pag. 24. 1886. —- — Lorenz. Jan Mayen, pag. ©. 1887. _ — Warers. Tert. Bry. New Zeal., pag. 63. 1887. — — Mac Gicuvray. Cat. Pol. Vict., pag. 26. Ho riportato di questa bella specie tutta la bibliografia a me nota. Se le mie cognizioni in proposito sono esatte, dal soprascritto elenco si rileva che la Lepralia concinna è nota fossile solamente per opera del Warers nei terreni mio-pliocenici della Nuova Zelanda, ed in quelli postpliocenici di Mount Gambier nel- . l'Australia meridionale. Dal genere Lepralia fu dall’ Hincxs trasportata al genere Porella, ove rimase fino ad ora; io la porto al genere Smittia, sezione Mursillea, per i caratteri già esposti parlando del genere. Nelle sabbie argillose grigie della Farnesina l’ho rinvenuta piuttosto frequentemente su frammenti di Panopea, Pectunculus, su Briozoi foliacei ecc. Sottogen. Watersipora Nevun 1895. 66. Smittia cucullata Busx (Lepralia) 1852. — Tav. VI [Tav. II], fig. 15. 1852. Lepralia cucullata Busx. Brit. Mar. Cat., 2.8 parte, pag. 81, tav. XCVI, fig. 4, 5. 1867. — — Heuer. Adriat., pag. 112. 1875. — — Manzoni. Castrocaro, pag. 31, tav. IV, fig. 47. 1879. — — Warers. Napoli, pag. 40, tav. X, fig. 4. 1879. _ — SecuENzA. Form. Terx. Reg., pag. 83, 329, 370. 1884. Microporella Watersi De SteranIi. Jejo Mont. e Capo Vat., pag. 219. 1893. Smittia cucullata NevianI. Seconda Contr. Br. fos. Ital., pag. 125. De SmeranI nell'opera citata scrive “ Microporella (Lepralia auct.), Watersi sp. n. = Lepralia cucullata “(non Busx?) Manzoni Brioz. di Castrocaro, p. 31, tav. IV, fig. 47. La mia forma non è identica a quella “ pliocenica di Castrocaro figurata dal Manzomi, ma, vista pure la sua costanza, a me sembra diversa dalla “ vera L. cucullata Busg vivente per la forma rigonfia delle cellule che sono anche sempre alquanto isolate “ superiormente ciò che solo talvolta accade nella L. cucullata, e per la forma perfettamente rotonda del- “ l'apertura ,. Secuenza fa le seguenti osservazioni circa la medesima specie: (V.1. c.) a pag. 83, Fossili Elveziani “ N. 154 — L. cucullata Busx. Somiglia molto alla forma: “ rappresentata dal Manzoni tra i fossili di Castrocaro; a pag. 329, Fossili Siciliani, “ N. 363 — L. cucullata Busx. Questa specie ricorda presso a poco “la forma vivente illustrata da WareRS; a pag. 370, Fossili Saariani, “ N. 523 — L. cucullata Busr. Le poche colonie raccolte ricordano [45] A. NEVIANI ; 121 “ la forma vivente illustrata dal Warers, e parmi si allontanino perciò dalla forma pliocenica che vi rife- “ risce il Manzoni ,. Ho riportato quanto fu scritto circa questa specie dal Dr Srerini e dal Secuenza, perchè da quelle os- servazioni apparirebbe che la forma pliocenica di Castrocaro, e quelle mio-plioceniche di Calabria fossero di- verse dalle altre più recenti della stessa Calabria, e queste ultime si accordassero di più colle forme viventi; e per ciò si potrebbe realmente credere si trattasse di due specie diverse, e fosse così giustificata la nuova specie L. Watersi creata dal De Srerani. Ma ciò non è, ed in vero alla Farnesina, terreno recentissimo quanto il Siciliano o il Saariano di Calabria, si trovano forme identiche a quelle del Pliocene antico e dell’Elveziano; nella medesima località si trovano pure colonie con zoeci simili alle forme viventi, e fra queste sonvi pure zoeci di un altro tipo, che hanno cioè un umbone conico sottoboccale spesso impervio; cosicchè non di due specie, ma di una sola con diverse variazioni dobbiamo tener conto. Miss JeuLy nel suo Sym. cat., pag. 125, pone ancora questa specie fra le Lepraliae, ma dato il signifi- cato ristretto ora attribuito a questo genere, che ho esposto più addietro (v. gen. Hippoporina), non è più possibile farlo; rimane quindi a vedere a quale genere si possa ascrivere. Fui su ciò molto tempo dubbioso, e nella mia revisione dei Briozoi di Castrocaro, mi decisi per il genere Smittia, considerando specialmente l’ampio seno (v. Warers) che si riscontra nella forma vivente, e nelle fossili recenti; seno che non raggiunge mai tale ampiezza nelle Schizoporelle; e tenuto parimente conto dell’umbone sottoboccale che ho osservato. Certamente non è una Smittia tipica, e perciò l’ho posta in una sezione a parte, che ho denominata Watersipora. Fossile dall’ Elveziano. Vivente nel Mediterraneo e nei mari Inglesi. Sottogen. Phylactella Hincxs (gen.) 1880. 67. Smittia labrosa Busx (Lepralia) 1852. — Tav. VI [Tav. II], fig. 31. Lepralia labrosa Busr. Brit. Mar. Cat., parte II, pag. 82, tav. XCII, fig. 1-3. Alysidota — Busz. Crag Pol., pag. 26, tav. XXII, fig. 7. Phylactella — BHincrs. Brit. Mar. Pol., pag. 357, tav. XLIII, fig. 1,2. Una sola colonia con individui molto ben conservati, ed incrostanti una valva di Pectunculus, delle sab- bie argillose grigie della Farnesina. Questa specie conosciuta fossile solo nel Crag inglese (Busx), non si è trovata vivente nel Mediterraneo, è comune specialmente nei mari inglesi. La colonia da me studiata presenta i zoeci avvicinati a quinconce, e non in linee uniseriali come quelle del Crag; per i dettagli trovo le maggiori affinità colle figure e descrizione date dal Busk nel Brit. Mar. Cat. 68. Smittia Portisi NevianI n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 18. NevianI. Nota preliminare ecc., pag. 70 (estr. 6). Graziosa specie della sezione Phylactella. Zioeci piccoli subrotondi a contorno curvilineo; orificio primario circolare con peristoma molto elevato che lo circonda inferiormente e lateralmente, posteriormente aperto e proteso in forma di alette; frontale lievemente rugosa. Avicolari presenti solo fra i zoeci adulti che spesso si deformano in modo da non poter più riconoscere la specie. Ovicelli globosi sovente contorti, per mostruosità possono raddoppiarsi. Zoario incrostante. 122 A. NEVIANI [46] Dalle sabbie grigie della Farnesina. Incrosta Ditrupa, Ostrea. Dimensioni medie di alcuni zoeci: Lunghezza dei zoeci. . . . . mm. 0,43 Diametro degli orifici . . . . . mm. 0,08 Larghezza dei zoeci . . . . <> 0,32 Diametro degli ovicelli. . . . . » 0,16 Sottogen. Mucronella Hincxs (gen.) 1880. 69. Smittia coccinea AsiupeaarD (Cellepora) 1806. — Tav. VI [Tav. II], fig. 28. Cellepora ‘coccinea Agip. Zool. Danica, pag. 30, tav. CXLVI, fig. 1,2. Lepralia —_ Manzoni. Custrocaro, pag. 16, tav. II, fig. 19. — — Reuss. Bryox. mioc. Austr.-Ungh., pag. 155 (15), tav. VI, fig. 11. — pteropora Manzoni. Bryox. plioc. ital., 3.* Contr., pag. 4, Tav. I, fig. 3. — — Rruss. Crosara, pag. 257 (45), tav. XXX, fig. 4. — peregrina Manzoni. ibid., pag. 16, tav. I, fig. 5. — Balli Jonnsron. Brit. xooph., ed. 2°, pag. 321, tav. LVI, fig. 5. Discopora appensa Sminr. Krit. Skand. Hafs-Bryox., pag. 27, tav. XXVII, fig. 177. Mucronella coccinea Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 371, tav. XXXIV, fig. 1-6. Smittia — Warers. North. Ital. Br., pag. 21, tav. III, fig. 8. Bellissima specie, molto comune nelle sabbie gialle di Valle dell'Inferno e Monte Mario; nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Inerosta Pectunculus, Punopea, Vola, Cellepora ecc. Fossile dal Miocene inferiore. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale e boreale, N. Zembla. 70. Smittia variolosa Joxwsron (Lepralia) 1838. — Tav. VI [Tav. II], fig. 17. Lepralia variolosa Busg. Crag Pol., pag. 48, tav. IV, fig. 4e 8, tav. VIII, fig. 8. _ — Jonnsron. Brit. zooph., 2.* ed., pag. 317, tav. LV, fig. 9. —_ — Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 75, tav. LXXIV, fig. 3-5, tav. LXXV, fig. 1-3. Cellepora serrulata Reuss. Wien. tert., pag. 85, tav. X, fig. 12. Lepralia tenera Reuss. Briox. Mioc. Austr.-Ungh., pag. 27, tav. II, fig. 4. Mucronella variolosa Hrncxs. Brit. Mar. Pol., pag. 366, tav. LI, fig. 3-7. Abbastanza comune nelle sabbie gialle di Valle dell'Inferno, ed in quelle argillose grigie della Farnesina; incrosta altri Briozoari come Smittia cervicornis, Microporella polystomella, così pure conchiglie varie; trovas anche con portamento celleporoide. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico e Pacifico. Sottogen. Reussia Neviani 1895. 71. Smittia regularis Reuss (Eschara) 1865. — Tav. VI [Tav. II], fig. 19. Eschara regularis Reuss. Septarienthones, pag. 69, tav. VI, fig. 13. — Helleri Manzoni. Briox. foss. ital., 4.* Contr., pag. 340, tav. IV, fig. 23. — regularis Manzoni. Austr.-Ungh., 2.* part., pag. 61, tav. VI, fig. 23. Piccola colonia escariforme con zoeci molto ben conservati, dalle sabbie argillose grigie della Farnesina, Îallihtriati iti CR IE RIO E I IE: EE O I I CO, VO [47] A. NIEVIANI 123 Riferisco con qualche dubbio questo esemplare alla specie del Reuss, e che forse meriterebbe di essere considerato come nuova forma; certo corrisponde in parte alle figure date dal Manzoni per il Miocene d’Austria ed Ungheria, specialmente con quelle delle lettere @, d. Nella tavola ho rappresentato alcuni zoeci che hanno un piccolo avicolario portato su di un dente entro il peristoma. Questa è una delle poche specie che non conosco come vivente. Fossile nel Miocene di Torino e d’Au- stria-Ungheria. 72. Smittia Zuccari Neviani n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 32. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 70 (estr. 6). Zoeci esagonali a contorno superiormente curvilineo. Orificio primario allungato; il peristoma nella parte inferiore sporge a formare un breve mucrone fornito all'apice di una piccola apertura vibracolare od avico- lariale. Frontale rugosa con origelli marginali. Non ho trovato traccia di ovicelli. Dimensioni medie di pochi zoeci: Lunghezza dei zoeci. -. . . . mm. 0,50 Tarshezzalide eli orti e EN co no O INNI ar Ehezzaid e10izo SCIA 0219) Una colonia incrostante un frammento di Nassa, dalle sabbie argillose grigie della Farnesina. Questa specie ha molte affinità colla Lepralia Grotriani Stor. dell’ Oligocene di Latdorf; ne differenzia specialmente per il peristoma che in quest’ultima specie è assai più sporgente. Sottogen. Palmicellaria Arper (gen.) 1864. 73. Smittia Skenei SoLanper (Millepora) 1786. Cellepora Skenei Busx., Brit. Mar. Cat., 2. part., pag. 88, tav. CXXII, fig. 1-6. — — Jonnsron.. Brit. Zooph., 2.8 ed., pag. 297, tav. LII, fig. 6-8. Lepralia bicornis Busx. Crag Pol., pag. 47, tav. VIII, fig. 6-7. Palmicellaria Skenei Hixcxs. Brit. Mar. Pol., pag. 379, tav. LII, fig. 1-4. — Warers. Bairnsdale, pag. 511, tav. XXII, fig. 9. Porella Skenei Hincxs. An. Mag. Nat. Hist., ser. 6, vol. I, pag. 221 (fide Jenny, Cat. Syn., pag. 208). Ho detto innanzi per quali caratteri raggruppo la specie del Soranper, alle Smittiae, accettando solo il nome di Palmicellaria per la sezione, o sottogenere. "i Non rara nelle sabbie gialle di Valle dell'Inferno e nelle sabbie argillose grigie della Farnesina. Incrosta Murex, Cardita, Pectunculus, in forma di piccole colonie circolari. Fossile nel Crag d’ Inghilterra e nel Pliocene d’Australia. Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico set- tentrionale e boreale. Forse è questa stessa specie la Cel. bicornis vivente nel Mar Rosso (Namas, Br. Mar. Rosso, pag. 96). Gen. Umbonula Hixcxs 1880. Questo genere dell’ Hincxs, ha le massime affinità col genere Smiltia, e con molta probabilità la U. Ver- rucosa Esp. che è la sola specie ora inclusa in questo genere verrà assegnata alle Smiffiae. Io vi riporterò . dubitativamente due specie tolte dalle antiche Celleporae per le quali forse converrebbe creare un nuovo genere. 124 A. NEVIANI [48] 74. Umbonula? ramulosa Linné (Cellepora) 1766-68. — Tav. VI [Tav. II], fig. 33. Cellepora ramulosa Manzoni. Briox. plioc. ital., da Contr., pag. 334, tav. V, fig. 29, tav. VI, fig. 30. — — NevianI. Livorno, pag. 33, tav. IV, fig. 9-12. : _ — Hixcxs. Brit. Mar. Pol., pag. 401, tav. LII, fig. 7-9. . —_ Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 87, tav. CIX, fig. 1-3. — — Busx. Crag Pol., pag. 58, tav. IX, fig. 2. — — Manzoni. Castrocaro, pag. 35, tav. V, fig. 62. Ho detto più volte che il genere Cellepora non può più oltre essere accettato nella nomenclatura dei Briozoi, quindi occorre cercare se specie già note ed a questo genere riferite si possano riportare ad altri generi ben determinati, allargando se occorre il valore diagnostico, o creare nuovi generi. Per la C. ramulosa parmi conveniente riferirla al genere Umbonula; certo è che questa specie si presenta troppo frequentemente con forme che si allontanano da quella tipica delle Umbonulae (v. Hinoxs, Brit. Mar. Pol., pag. 316), ma alle volte il carattere dell’ umbone sottoboccale che sostiene un avicolario, si presenta così distinto che mi sembra giustificato il ravvicinamento fatto. Si veggono, fra le altre, le figure date dallo Smrr (Krit. fort. Skand., 1868, tav. XXVIII, pag. 201, 202, 204, e 207) e dal Manzoxi (4* contr. Br. plioe. ît., tav. V, fig. 29, 29). Abbastanza comune nelle sabbie gialle di Valle dell'Inferno, ed in quelle gialle ed argillose grigie della Farnesina. Alcuni esemplari contengono Cryptangia parassita H. A. Nella collezione Ricacci erano indicate come Celleporina e Celleporaria concentrica Mica. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico. 75. Umbonula? pumicosa Ling (Cellepora) 1766-68. Cellepora pumicosa Busx. Brit. Mar. Cat., 2. part., pag. 86, tav. CX, fig. 4-6. — —_ Jonnston. Brit. Zooph., 2.* ed., pag. 295, tav. LII, fig. 1-3. _ — Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 398, tav. LIV, fig. 1-3. — ceratomorpha Reuss. Wien tert., pag. 80, tav. IX, fig. 25 a-f. Lepralia — Reuss. Bry. muoc. Austr.-Ungh., pag. 175, tav. ILL, fig. 6-8. Per le ragioni esposte nello studio della precedente specie riporto la C. pumicosa al genere Umbonula; anche qui l’orificio suborbicolare ha un umbone ventrale ed alle volte laterale, con un avicolario sulla su- perficie interna od all'apice. i Piuttosto rara nelle sabbie gialle ed argillose grigie della Farnesina. Nelle vecchie collezioni il nome di C. pumicosa era attribuita a molte altre forme celleporoidi, come ho avuto occasione di dire PIBsSt e Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale, boreale, Pacifico ecc. Gen. Tubucellaria p'Orsiony 1851. Poche sono le specie note di questo genere e cioè ‘ 1766. 7. (Cellularia) opuntivides PALLAS 1851. 7. clavata D’ ORBIGNY 1816. 7. (Cellaria) hirsuta LamourouK 1884. 7. coeca Busk, 1851. 7. fusiformis D’ OrBIGNY a queste aggiungo la seguente nuova specie: [49] A. NEVIANI 125 76. Tubucellaria Farnesinae Neviani n. sp. — Tav. VI [Tav. II], fig. 34. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 71 (estr. 7). Zoeci lageniformi allungati, con grosso tubo rivolto all'infuori, spesso con andamento leggermente curvo, qualche volta con un angolo discretamente sentito. Frontale levigata. Manca il poro centrale. Nella parte rigonfia sonvi larghi e radi origelli marginali. Lunghezza media dei zoeci. . . mm. 0,8 Diametro medio dell’orificio . . . mm. 0,12 Zoario eretto cilindroide costituito da quattro serie di zoeci, disposti alquanto irregolarmente l’ uno sull'altro. Questa specie si distingue nettamente da quelle finora conosciute, per la mancanza di un poro mediano, come trovasi nella 7. opuntioides Par. e nella 7. hirsuta Lux.; il tubo è liscio e non costulato per il lungo come nella 7. opuntioides, nella T. fusiformis D’Ors. e nella 7. clavata p°Or8. Busx (Challenger Polyzoa, pag. 99) dà provvisoriamente il nome di 7. coeca ad una specie rappresentata da due soli esemplari della colle- zione dello Challenger, per la quale indica i seguenti caratteri: superficie. semplice sparsa di pori, assenza del poro mediano; ma non dà alcuna figura; sembra tuttavia che la mia specie sia più affine a quest’ultima del Busx, che alle precedenti. Per quanto l'esame minuto da me fatto sugli esemplari escluda il riferimento ad altro genere o specie, non taccio di aver notato molte rassomiglianze con la Palmicellaria inermis J. JunwieN (v. Travailleur, pag. 21, tav. XVI, fig. 48). 77. Tubucellaria Farnesinae NeviANI var. cribrosa n. var. Il portamento del zoario è identico a quello della specie, parimente 1 zoeci conservano la stessa forma; solamente la frontale è bucherellata. Un solo esemplare rinvenuto dal cav. Zuccari nelle sabbie argillose grigie della Farnesina. Gen. Porina p'Orsieny. Per alcune osservazioni critiche di questo genere, vedi: Hincxs. Brit. Mar. Pol., 1880, pag. 227. 78. Porina borealis Busr (Onchopora) 1860. Porina borealis Hincks. Brit. Mar. Pol., pag. 229, tav. XXXI, fig. 4-6. _ — Nxeviani. Livorno, pag. 24, tav. IV, fig. 4,5. — — Nevrani. Rio Landa, pag. 10 e 12. Onchopora borealis Bus. Zooph., pag. 213, tav. XXVIII, fig. 6, 7. Anarthropora — Swor. Krit Skand. Hafs-Bryoz., pag. 8 e 67, tav. XXIV, fig. 25-29. Tessaradoma — Smnr. Flor. Bryox., pag. 32, tav. VI, fig. 143-145. - _ — Busx. Challenger, pag. 174, tav. XXIV, fig. 8. Un solo frammento adulto dalle sabbie gialle della Valle dell’ Inferno. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico. Palaentographia italica, vol. I. 17 126 A. NEVIANI [50] Gen. Retepora Imreraro 1599. Anche questo genere dovrà col tempo seguire la sorte di molti altri. Il portamento reticolato del Brio- zoario non è carattere sufficiente per una determinazione generica; già molti zoologi hanno cominciato a smembrare le specie in diversi generi, ma per ora non sono ancora stati osservati caratteri sufficienti per comprendervi tutte le specie note (sono circa sessanta quelle viventi), perciò mi sembra prudente conservare per il momento il genere d'ImpeRato. 79. Retepora cellulosa Linné (Millepora) 1758. Retepora cellulosa Busx. Crag Pol., pag. 74, tav. XII, fig. 1. — — Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 93, tav. CXXI, fig. 3-8, tav. CXXIII, fig. 6. — — Neviani. Livorno, pag. 32, tav. IV, fig. 8. Comune nelle sabbie gialle di Valle dell’ Inferno, Monte Mario e Farnesina, e nelle sabbie argillose grigie di quest’ ultima località. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico settentrionale e boreale. 80. Retepora Beaniana Ke 1846. Retepora Beaniana Busx. Crag Pol., pag. 75, tav. XII, fig. 2,5, 6, 7. = — Busx. Brit. Mar. Cat., pag. 94, tav. CXXIII, fig. 1-5. _ — Hixcxs. Bri. Mar. Pol., pag. 391, tav. LIII, fig. 1-5. Seguendo l'esempio dell’ Hixcxs, nel mio lavoro sui Briozoi di Livorno (pag. 32. estr.) riunii la R. Bea- niana con la £. cellulosa. Gli esemplari ora avuti in esame, mi persuadono a distinguere le due specie se” condo i caratteri esposti dal Busk nel celebre lavoro sui Briozoi del Crag. Osservo tuttavia che, sia nelle suddette due specie quanto in altre come nella È. Couchii, R. foraminosa, R. Wallichiana ed anche nella R simplex i caratteri alle volte si confondono con tanta facilità, che non permettono una nitida distinzione fra l’una e l’altra delle specie accennate, e che molti dei più esperti zoologi di questo ramo, abbiano preso una specie per l’altra, basta dare un’ occhiata a quell’aureo libro che è il Synonimie Catalogue ece. di Miss JeLur. Nelle sabbie gialle ed argillose grigie della Farnesina è abbastanza comune. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale e boreale. 81. Retepora simplex Busk 1859. Retepora simplex Busx. Crag Pol., pag. 76, tav. XII, fig. 3. _ — Seauenza. Form. Terx. Reggio, pag. 208 (dubbia). Per quanto io sappia la specie del Busk, è stata citata solo dal Secuenza fossile in Calabria (For. Tere, Reg., pag. 208); ecco la diagnosi data dal Busk: “ Fenestris ovalibus angustibus acutis; cellulis alte immersis, subovalibus; subinde poro unico centrali ornatis; ostio orbiculari infra sinuato, supra spinis duabus marginalibus munito; superficie ramorum dor- “ sali glabra vibicata ,. Vi riferisco alcuni frammenti delle sabbie gialle di Valle dell'Inferno e della Farnesina. [51] A. NEVIANI 127 Notasi che la PR. simplex del Crag, non è la X. simplex dello stesso autore illustrata nel grande lavoro della spedizione dello Challenger, a pag. 118. Sottord. Cyelostomata Busx. Come ho fatto per i Cheilostomati, anche per questo secondo sott’ ordine, distinguerò le specie che im- prendo ad enumerare, in poche sezioni o famiglie;- tanto più che le specie dei Ciclostomati ci presentano caratteri ancor meno costanti del precedente sottordine. Così pure per i generi, ho creduto non tener conto di tanti che si basano :solo su pochi caratteri molto variabili, che troppo di sovente occorre il dubbio non solo se un tale esemplare si debba riferire ad uno o ad altro di due generi fra loro vicini, ma' ben anco a generi lontani nella serie. Percens in un recentissimo lavoro (Note s. l’identif. d. espèces d. 1. Brioz.) cita un curioso esempio di polimorfismo. Degli esemplari di Sfomatopora reptanti si erigono e divengono Entalophora coi zoeci che circondano il fusticino; in alcuni casi dei rami di Entalophora hanno i zoeci solo da una parte come in Filisparsa. In tale dubbiezza mi sono specialmente inspirato all’opera dello Surr sui Briozoi della Scandinavia, ove ho trovato in proposito idee che più si confanno con le mie. Certamente il sig. Percens Ep. (Rev. Bry. du Crét. fig. par v’Orieny 1889-90) ha fatto colle sue esatte osservazioni molto progredire la sistematica di questa sezione di Briozoari, ma alcune distinzioni mi sembrano ancora premature. Kcco, dunque l'ordinamento che, senza pretesa alcuna di innovatore, propongo: 1.a Crisiideae — Crisia, Anguisia. Zoari liberi o rampanti, articolati o no, con zoeci tubulari in una o due file su di un piano, sempre distinti, 2.2 Tubuliporideae — Hornera, Idmonea, Tubulipora. Zoario incrostante od eretto, con zoeci tubulari più o meno distinti all’estremità, portati sempre da una sola parte del zoario. 3.. Entalophorideae — Entalophora. Zoario eretto, con zoeci tubulari distinti all’estremità, portati da ogni parte del zoario. 4.2 Lichenoporideae — Lichenopora. Zoario espanso discoide, semplice o multiplo, incrostante o sostenuto da un peduncolo. Zoeci del tutto immersi. 5. Cerioporideae — Frondipora, Zoario ramificato o reticolato; zoeci immersi. QOuadro dei generi 1. Crisia (part.) Lamovrovx. Zoeci in una o due serie alterne; zoario articolato. 2. Anguisia JULLIEN. i Zoeci tubulosi curvi uniseriati o biseriati alterni; i zoeci nascono da una gemma posta nella parte con- vessa; zoario non articolato. 3. Hornera Lamouroux. Zoeci tubulosi in serie longitudinali, si aprono da una sola parte del zoario, senza sporgere dalla super- ficie. Zoario eretto ramoso o reticolato. La superficie anteriore spesso attraversata da creste ondulate o congiungentesi per anastomosi. Superficie dorsale con orifici secondari. 4. IaAmonea LamouRovx. 128 A. NEVIANI [52] Zoeci tubulari disposti sulla faccia anteriore del zoario, allineati in serie parallele, trasversali ed oblique ai lati di una linea mediana. Zoario eretto ramoso, alle volte adnato, con rami per lo più triangolari; la superficie posteriore può essere fornita di orifici secondari. 5. Tubulipora Lamarx. Zoeci tubulosi, alle volte rigonfi, più o meno distinti, disposti su di una sola parte del zoario; questo è eretto ramificato, o adnato; la superficie libera è priva di orifici secondari. 6. Entalophora Lamourovx. Zoeci tubulosi distinti, disposti irregolarmente attorno ad un zoario ramificato. 7. Lichenopora DerRANCcE. Zoeci tubulosi immersi in un cenecio comune, alle volte un poco sporgenti. Zoario discoide, semplice o . multiplo, peduncolato o adnato; sulla faccia superiore i zoeci sono disposti su linee radiali; orifici se- condari negli spazi intermedi. 8. Frondipora Imperaro, Zoeci immersi alveoliformi, aperti all’estremo, o su di una faccia del zoario ramoso anastomizzato o semplice *. Gen. Crisia Lawovroux 1816. Di questo genere ho trovato solamente specie con zoario biseriato. Stante l'articolazione del zoario si rinvengono gli internodi separati. Le tre specie studiate si possono distinguere in due sezioni, così: A. Zoeci immersi per tutto il percorso 1. Crisia denticulata LamaRcK. 2. Crisia elongata M. EpwaARDS. B. Zoeci liberi all’ estremità 3. Crisia fistulosa HELLER. 82. Crisia denticulata Lamarx (Cellaria) 1816. — Tav. VI [Tav. II], fig. 35. Crisia denticulata Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 422, tav. LVI, fig. 7-9. _ - M. Epwarps. Sur les Cristes, pag. 9, tav. VII, fig. 1. —_ —_ Jonnston. Brit. Zooph., pag. 284, tav. L, fig. 5, 6. —_ _ Busx. Brit. Mar. Cat., parte 3%, pag. 4, tav. II, fig. 3, 4, tav. III, fig. 1-6, tav. IV, fig. 1-4. —_ - Busx. Challenger, 2.% parte, pag. 4, tav. II, fig. 3. Comune nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Rarissimi gli ovicelli. Nella collezione Ricaccr sono indicati come Or. serrata »° OrB. 5 Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo e diffusa in altri mari anche boreali. 83. Crisia elongata Mime Epwarps 1838. — Tav. VI [Tav. II], fig. 36. Crisia elongata M. Epwarps. Sur les Crisies, les Hornères, pag. 11, tav. VII, fig. 2. i Nella nota preliminare più volte citata, considerai come Briozoo, la Ceriopora globulus Reuss; un po’ tardi veramente vengo a sapere che questa forma fu fino dal 1884, riconosciuta dal Brapy per un foraminifero, ed ascritto al genere Gypsina di Carrer (Report Challenger) i [53] A. NEVIANI 129 Crisia elongata Busx. Brit. Mar. Cat., 3.8 parte. pag. 5, tav. IV, fig. 5,6. — -— Bus. Challenger, 2.* parte, pag. 5, tav. I, fig. 3. Comune nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Rarissimi gli ovicelli. Determinata per Cr. Haueri Rss. nella collezione Rigaccr. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico e Pacifico. 84. Crisia elongata M. Epwarps var. angustata Warers 1879. — Tav. VI [Tav. II], fig. 37. Warers. Briox. of the Bay of Naples, pag. 269, tav. XXIII, fig. 4. Comune insieme colla specie; alcune volte i zoeci verso l’estremità si fanno liberi. x Fossile? Se Cr. elongata var. angustata è sinonimo di Cr. Edwardsii Rss., sarebbe fossile dall’ Eocene. Vivente nel Mediterraneo. 85. Crisia fistulosa HrLLer 1867. — Tav. VI [Tav. II], fig. 38. HreLLer. Die Bryox. des Adriat. Meeres, pag. 118, tav. III, fig. 5. Crisia Houeri Reuss. Wien tert., pag. 54, tav. VII, fig. 22-24. Non comune nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Gli interuodi sono frequentemente provvisti di ooeci. Fossile dall’ Hocene. Vivente nel Mediterraneo. Gen. Anguisia Tan 1882. JuLuien. Bryozxoaires; espéces draguées dans l Octan Atlantique en 1881. Bull. d. 1. Soc. Zool. de France. t. VIII, 1882, pag. 1 (estr.). “ Zoarium fixé, non articulé; zooecies tubuleuses, ponctuées, tantòt monosériées, tantòt bisériées et alternes; “le bourgeonnement zooecial se faisant sur la portion la plus convexe des zooecies, par une sorte d’ empàte- “ ment qui embrasse toute la région dorsale de cette convexité; ovicelle vésiculeux, ouvert en avant par un “ orifice saillant, placé aux points de bifurcation du zoarium ,. Questa è la descrizione data dal JuLien al genere che ci interessa; di tale genere a tutt’ oggi era noto una sola specie (A. verrucosa) del JurLien medesimo, rinvenuta nell'Oceano Atlantico al Nord della Spagna e nel Mediterraneo; ne aggiungo ora una seconda, della quale dirò più sotto. Ho creduto dover riferire il mio esemplare a tal genere perchè i singoli zoeci irregolarmente tubulosi presentano la gemmazione nel modo indicato dal JuLuEN, per quanto il zoario sia adnato. i 86. Anguisia Jullieni Neviani n. sp. — Tav. VI [0], fig. 39, 40. Neviani. Nota preliminare ecc., pag. 71 (estr. 7). ‘Aderente ad un ramo di Smittia cervicornis ho rinvenuto una colonia, composta di pochi zoeci tubulosi, che — come ho detto precedentemente — credo dover ascrivere al genere Anguisia Jurtien; i tubuli sono 130 A. NEVIANI > [54] piuttosto irregolari e serpeggianti, si addossano l’uno all’altro, ed i più recenti sono più grandi dei primi for- mati. La bocca suborbicolare è, in causa della delicatezza del Briozoario, quasi sempre mal conservata. La superficie finmamente punteggiata ha tutto l’aspetto simile a quello delle Crisiae. Il zoario è dicotomo. Non credo si possa dire che questa specie rappresenti una forma giovane della A. verrucosa Jun. perchè le ver- ruche di quest’ultima specie sono sempre attraversate da un canaletto, che non esiste nelle verrucosità pro- dotte per calcificazione nelle forme adulte. Dedico questa specie al noto zoologo prof. J. JurueN che fondò il Bent Anguisia. Dalle sabbie argillose grigie della ni Rarissima. Gen. Hornera Limourovx 1821. 87. Hornera frondiculata Lamar (Retepora) 1816. Hornera frondiculata Busg. Brit. Mar. Pol., parte III, pag. 17, tav. XX, fig. 1, 2, 3, 6. » » Manzoni. Au.- Ungh., pag. 8, tav. VI, fig. 22. Comunissima nelle sabbie gialle e grigie della Valle dell'Inferno, Villa Madama e Farnesina. Nella collezione RicAccr era indicata come H. Striata Epw. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico settentrionale e boreale. Gen. TAamonea Lamovrovx 1821. È questo uno dei generi più difficili a studiarsi. Ho avuto occasione di esaminare degli esemplari vi- venti, ed ho veduto quanto possa il zoario variare nelle sue parti; sono quindi persuaso che una quantità di pretese specie dovranno esser tolte dalla nomenclatura dei Briozoi. Delle località romane, ho studiato mol- tissimi esemplari, e sono andato assai guardingo nella separazione, propenso più a riunire che a dividere; ho in ultimo determinato sei specie, a seconda del seguente quadretto: : zoeci d-D . +. 0... + Id. atlantica Foxs. È : x striata superficie posteriore piana . 6-8. ste 0 +e + Id. serpens Lun. . } in sole serie trasverse coni vibicit, (e ZAN dicata Mz zoecì PARISE A Data ZOGCÌ GIStINDI dei el ee N NZUICONCAVALIRSSÌ £Up. post. concava . CA ROnAiaa VEE n » riuniti in creste salienti . . . . Id. cristata Giovi intercalati fra le ferie trasverse) 0 fee e ZA reg lama MGri 88. Idmonea atlantica Forprs 1849. Idmonea atlantica Manzoni. Br. Austr.-Ungh., pag. 5, tav. II, fig. 6. - — Jonnsron. Brit, Zooph., 2.% ed., pag. 278, Tav. XLVIII, fig. 3. _ — Sw. ret. fort., parte II, pag. 438, tav. III, fig. 6, 7, tav. IV, fig. 4-13. - — Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 451, tav. LXV, fig. 1-4. Non frequente nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. [55] i |A. NEVIANI i 131 Fossile dal Miocene inferiore. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, Oceano Australe ecc. 89. Idmonea serpens Linné (Tubipora) 1758. IJamonea serpens Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 453, tav. LX, fig. 2, tav. LXI, fig. 2,3. — — Manzoni. Br. pi. èt., 4.8 cont., pag. 2%, tav. VI, fig. 32. — — Maxzoxi. Castrocaro, pag. 42, tav. VI, fig. 78. Tubulipora serpens Busr. Brit. Mar. Cat., parte 3.8, pag. 25, tav. XXII, fig. 1, 2,3. Idmonea transversa M. Epw. Mem. Tubulip., pag. 12, tav. IX, fig. 3. . Comune nelle sabbie gialle di Valle dell’ Inferno e Farnesina; raramente si presenta adnata, più sovente eretta. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale e boreale. 90. Idmonea vibicata Manzoni 1877. Manzoni. Br. Ausr.-Ungh., pag. 6, tav. I, fig. 5, tav. II, fig. 7, tav. V, fig. 10. Manzoni. Rhodes, pag. 68, tav. II, fig. 10. Neviani. Livorno, pag. 137 (41). Tervia solida JoLien. Travailleur, pag. 5, tav. XVII, fig. 72, 73. Circa questa specie non ho da modificare quanto scrissi nel mio lavoro sui Briozoi di Livorno (pag. 41 estr.). Non comune nelle sabbie di Valle dell'Inferno, ed in quelle gialle e grigie della Farnesina. Fossile dal Miocene. Vivente nell’ Atlantico ? 91. Idmonea concava Reuss 1868. Reuss. Crosara, pag. 282 (70), tav. XXV, fig. 3-4. Neviani. Terx. da Stalletti al fiume Stilaro, pag. 12 (estr.). Warers. Napoli, pag. 271. Rarissima nelle sabbie della Farnesina. Fossile dall’Oligocene. Vivente nel Mediterraneo (Napoli, War.). 92. Idmonea cristata Giorr 1889. Gori. Br. Neog. Pianosa, pag. 7, tav. XIV, fig. 3. Una sola colonia dalle sabbie gialle della Farnesina. Non so che questa specie sia stata citata da altri dopo il lavoro del dott. Goti. 93. Idmonea irregularis MenscnINI (Tubulipora) 1844. Tubulipora irregularis MewrcnInI. Pol. Tubulip., pag. 12. Idmonea irregularis Busg. Brit. Mar. Cat., 3% p. pag. 13, tav. XII, fig. 1-3. Tervia Folini JoLuen. Travailleur, pag. 5, tav. XII, fig. 8,9. 132 A. NEVIANI [56] Non comune nelle sabbie della Farnesina. Questa specie si può considerare di passaggio fra i generi JAmonea e Tubulipora, specialmente a quelle forme attriluite dagli autori a Filisparsa (ved. JeLur. Sin. Cat. pag. 96). Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo. Gen. Tubulipora Lamarex 1816. Solamente chi ha dovuto studiare parecchie forme di questi Briozoari può rendersi conto della confu- sione che esiste nella loro classificazione, ed in special modo nei generi; io, prendendo ad esame solo gli esemplari trovati fossili presso Roma, ho creduto dover riunire in un unico genere forme che trovo dagli autori distinte fra Filisparsa, Stomatopora, Proboscina, Alecto, Criserpia, Diastopora ed altri. Di tali nomi ne conserverò alcuni col valore di sottogeneri, assegnando a ciascuno i caratteri, come vengono esposti nel se- guente specchietto: GENERE SOTTOGENERE SPECIE I 5 her zoario robusto; zoeci in 4-5 serie. typica Myz. ATEO CR do o VIIIIEDAPIO MEZ Nea o x | , zoario gracile; zoeci in 2-3 serie. seriatopora Rss. x rami poco o nulla dilatati. . . major Jonn. dicotomo . . . . . Stomatopora y x ' ; rami molto dilatati . . . . . dilatans Jonn. Tubulipora A ? i TONE e o oi e A, ag zoario adnato semplice. Tubipora . . ui flabelliforme i i zoecìi in serie radiali . . . . Y/labellaris Fagr. composto: PiAV0 UD GERA RO IR imidiataRRSs! orbicolare MS ID) ST 0) PION1 CNS EE I ORTA EB Sottogen. F'ilisparsa p'Orzionr 1852. 94. Tubulipora typica Manzoni (Filisparsa) 1877. Filisparsa typica Manzoni. Br. Austr.-Ungh., 3.2 p., pag. 10, tav. VIII, fig. 30. Alcuni frammenti dalle sabbie gialle di Valle dell'Inferno e Farnesina. Nella collezione RigAcci erano indicati come: Crisisina..... D'ORB. Fossile dal Miocene. 95. Tubulipora seriatopora Rss. (Filisparsa) 1877. Filisparsa seriatopora Reuss in Manzoni. Br. Austr.-Ungh., 3. P.; pag. 9, tav. VIII, fig. 29. (Questa specie non è da confondersi colla T'udulipora seriatopora di Seguenza (Form. Terz. Reg., pag. 211, tav. XV, fig. 23) che è una Zdmonea. [57] A. NEVIANI 133 Pochissimi frammenti dalle sabbie gialle di Valle dell'Inferno. Fossile dal Miocene. Sottogen. Stomatopora Brown (gen.) 1825. ‘96. Tubulipora major Jonnsron (Alecto) 1847. Stomatopora major Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 427, tav. LVII e LXI, fig. 1. Comune; aderente a conchiglie varie, briozoari foliacei ecc. Dalle sabbie gialle di Valle dell'Inferno e Farnesina. Fossile dall’ Eocene. Vivente nel Mediterraneo, nell'Atlantico settentrionale e boreale. 97. Tubulipora dilatans Jonnsrox (Alecto) 1847. Stomatopora dilatans Hincxs. Brit. Mar..Pol., pag. 429, tav. LVII, fig. 3. Non sempre è facile distinguere questa dalla precedente specie; fra le due forme tipiche vi sono innu- merevoli gradi di passaggio, e credo non sarà grande errore se alle volte qualche esemplare verrà indicato con uno piuttostochè con altro nome. Rara nelle sabbie gialle della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, nell'Atlantico settentrionale e boreale. Sottogen. Tubipora Luxi 1758. 98. Tubulipora fimbria Lamarcx 1816. Tubulipora flabellaris Busx. Brit. Mar. Cat., p. III, pag. 25, tav. XXIV e XXV. » fimbria Hixcxs. Brit. Mar. Pol., pag. 448, tav. LX, fig. 3. Frequentemente gli autori hanno confuso questa colla seguente specie; non dubito nella identificazione da me fatta dei miei esemplari delle sabbie grigie della Farnesina colla specie di LamaRcx. I principali caratteri distintivi fra le due specie sono: T. flabellaris Fagr. Zoeci disposti in serie raggiate, suberetti. T. fimbria Lx. Z. sparsi, o seriati al margine; estremità non eretta. La 7. fimbria è vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale. Fossile dal Pliocene. 99. Tubulipora flabellaris FasrIcrus (Tubipora) 1780. Tubulipora phalangea Busr. Brit. Mar. Cat., 3.3 p., pag. 25, tav. XXIII. — flabellaris Manzoni. Castrocaro, pag. 483, tav. VI, fig. 73. Comune nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Aderente a conchiglie diverse, alle volte staccata. Nella collezione Ricaccr due esemplari portano la scritta: Fusciculipora ...... ? sp. nuova. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico. Palaentographia italica, vol. I. 18 134 A. NEVIANI [58] Sottogen. Pavotubigera p’Orsreny 1852. 100. Tubulipora dimidiata Reuss (Defrancia) 1847. Pavotubigera flabellata D’OrBIGnY. Pal. Fr. Crét., pag. 767, tav. DCCLII, fig. 6, 7. Tubulipora dimidiata Manzoni. Br. Austr.-Ungh., 3.8 p., pag. 19, tav. XVII, fig. 67, tav. XVIII, fig. 72. Pavotubigera dimidiata Waters. Bry. Cycl. fr. Australia, pag. 691, tav. XXXI, fig. 25. Un solo esemplare appartenente alla sezione delle Tud. composte del Manzoni (v. 1. c.) dalle sabbie ar- gillose grigie della Farnesina. Fossile dal Miocene. Sottogen. Diastopora Lamovrovx 1821. 101. Tubulipora simplex Busx (Diastopora) 1859. Diastopora simplex Busx. Brit. Mar. Cat., 3.% p., pag. 28, tav. XXIX, fig. 3-4. Una bellissima colonia dalle sabbie grigie della Farnesina. Miss JeLLy nel Cat. Synonim. pag. 82 seguendo l'opinione del Waters (Br. of Naples, pag, 273) associa la D. simplec Bx. alla D. flabellum Rss. Già il Secuenza (For. Tere. Reg., pag. 213) fece notare la differenza fra queste due forme, ed io seguendo tale autorevole opinione le tengo distinte; il carattere principale di diffe- renza sarebbe questo: nella .D. simplex il punto d'origine della colonia e presso a poco centrale, e la colonia si accresce in forma perfettamente discoide; al contrario la seconda specie ha il punto d’origine eccentrico, e la colonia si mantiene flabellata, avvicinandosi così di più al tipo delle due forme precedentemente descritte. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo?, Atlantico. Gen. Entalophora Liwovrovx 1821. Abbandono completamente i generi Proboscina e Pustulopora, riunendo in un solo genere (Entalophora) tutte le forme a Briozoario eretto, ramoso, a sezione subcircolare, con zoeci tubulari attorno al zoario. Busk (Chall. polyzoa, p. 2°, pag. 18) adotta il genere Pustulopora di BLamviLLE, ma questo fu fondato nel 1834 (Bu. Man. d’Actin., pag. 418); mentre il Lamouroux aveva stabilito il gen. Entalophora nel 1821 (Lux. Exp. méth. d. gen. de Polyp.). 102. Entalophora regularis Mac GruLvrav 1882. Pustulopora subverticillata Bus. Crag Pol., pag. 108, tav. XVIII, fig. 1. Riferisco a questa specie pochi frammenti, che si mostrano assai più grandi delle due seguenti; in essi i zoeci sono pochissimo sporgenti, ed abbastanza regolarmente disposti. Sabbie grigie della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente: East Moncoeur Island., Bass Strait, Port Philip Heads. 103. Entalophora proboscidea Mirnr Epwarns (Pustulopora) 1838. Per la vasta sinonimia vedi JeLuy Sin. Catal. pag. 89 (Ent. raripora); od anche il mio lavoro sui Briozoi di Livorno, pag. 45. Osservazioni utili a conoscersi si leggono pure nel lavoro La faune des Bryoz. Garum. de Fare di Percens et MeuniER, a pag. 2083 (21 estr.). |59] A. NEVIANI 135 Specie comunissima nelle sabbie gialle di Valle dell’ Inferno, M. Mario, Farnesina ecc., e nelle sabbie grigie . di quest’ultima località. Nelle collezioni Rigaccr e Conti eranvi esemplari distinti come Ent. anomala M. Epw. e Ent. cellaroides Lux. Fossile dal Giurassico. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, Oc. Indiano. 104. Entalophora clavata Busx (Pustulopora) 1859. Entalophora clavata Hrncxs. Brit. Mar. Pol., pag. 456, tav. LXV, fig. 5-8. Comune nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. J. V. Carus (Prod. fau. Medit., pag. 44) non cita questa specie fra le forme viventi nel Mediterraneo, ma vi pone Ent. clavaeformis ( Pustulopora) Bx. specie che parimente è tenuta distinta nel Cat. Syn. della JeLLy, pag. 88. Io credo che le due specie si debbano riunire. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ecc. Gen. Lichenopora Derrance 1823. 105. Lichenopora hispida Fremne (Discopora) 1828. Heteroporella radiata? Manzoni. Castrocaro, pag. 46, tav. VI, fig. 75. Discoporella echinulata Manzoni. Br. Austr.-Ungh., 3.% p., pag. 15, tav. XIV, fig. 56. Varie colonie libere o incrostanti specialmente dei Pectunculus; dalle sabbie gialle e grigie della Far- nesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico e Pacifico. 106. Lichenopora mediterranea Brarnvinre 1834. Discoporella mediterranea Busx. Brit. Mar. Cat., p. 3.8, pag. 33, tav. XXXIV, fig. 4. Non rara nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo. 107. Lichenopora radiata Aupovin (Melobesia) 1826. Lichenopora radiata Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 476, tav. XLVIII, fig. 9, 10. Rara nelle sabbie argillose grigie della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico. 108. Lichenopora prolifera Rruss (Defrancia) 1847. Defrancia prolifera Manzoni. Br. Austr.-Ungh., pag. 17, tav. XV, fig. 58. Rara nelle sabbie grigie della Farnesina. Fossile dal Miocene. Non è nota allo stato vivente, a meno che non sia confusa con altra specie. 136 A. NEVIANI [60] Gen. Frondipora Ixprraro 1599. Vedi: Dell’Historia naturale, pag. 216, e fig. 2.* (Frondipora Eschara marina) a pag. 722 *. 109. Frondipora Marsilii MicaeLIN (1842). Frondipora Marsiliù PerGENS. Bry. v. Rhodos, pag. 11, tav. I, fig. 3, 4. Specie comunissima, spesso si presenta in eleganti colonie flabelliformi. Nella Valle dell'Inferno ed alla Farnesina, tanto nelle sabbie gialle che nelle grigie. Fossile dal Miocene. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico. 110. Frondipora verrucosa Lamovroux (Krusensterna) 1821. Frondipora reticulata Busx. Brit. Mar. Cat., 3% p., pag. 38,\tav. XXI, fig. 1-4. Alcuni frammenti reticolati, tipica; dalle sabbie gialle della Farnesina. Fossile dal Pliocene. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico settentrionale. 4 Così è descritta dall’ImprrATO questo Briozoario, creduto un vegetale:........ la Frondipora di condizion vicina alla detta Retepora, con le forme dei frondi simili ad assenzo, et herbe nello istesso modo intagliate, con eminenze nella parte esteriore si- mili a costole, e nervi dei fogli: ove li stremi dei fogli intagliati si giungono in modo, che fanno anco alquanto apparenza di rete. [61] A. NEVIANI 137 APPENDICE BIBLIOGRAFICA Arper I. — Catalogue of zoophytes of Northumberland and Durham, 1857. » — Descriptions of new British Polyzoa, 1864. ABILDGAARD. — Zoologica Danica, de Miller, 1789 (È la terza parte SO del Miller). AupouIn. — Explication des plantes, de Savigny (L’Egypte), 1826. Borcx. — Forh. Vid. Christiania, 1861. Bassi. — De quibusdam exiguis madreporis agri bononiensis, 1757. BartARRA. — Rerum naturalium historia. Roma, 1773. BLamviLLe. — Manuel d’Actinologie ou de zoophytologie, 1834. 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Dal Tacina al Neto, 1887. i Il conte AnceLo Manzoni cessò di vivere quasi improvvisamente il 14 luglio u. s. in S. Zaccaria presso Lugo in Ro- magna. Distinto geologo e paleontologo, fu il primo che in Italia si occupò dello studio dei Briozoi con metodi rigorosamente scientifici e con molto profitto. Pubblicò pure pregiate memorie su Echinodermi e Spongiari fossili, ed altre di Geologia pura, tutte improntate a grande originalità di vedute, e ricercate dagli studiosi. Da circa dodici anni non pubblicò alcuna memoria, ma non tralasciò di seguire i progressi scientifici della Geologia e Paleontologia, da lui predilette fra le varie branche delle Scienze Naturali. (Nota aggiunta in Bologna nell'agosto 1895). [63] A. NEVIANI 139 Neviani A. — Ibid. III. Il terziario nel versante Jonico da Stalletti al fiume Stilaro, 1889. » » » » — Ibid. IV. Le colline di Santa Maria, 1889. — Contribuzione alla conoscenza dei Briozoi fossili italiani. 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CosrA, che ha dato argomento a questo mio lavoro, è quella conosciuta col titolo “ Foraminiferi fossili della marna blù del Vaticano , pubblicata nel 1857 +, nella quale l’autore descrisse e fisutò un certo numero di forme da esso ricavate da un saggio di marna a pteropodi proveniente dalla detta località. Alcune di tali forme, quantunque incompletamente illustrate, furono dipoi prese in considerazione dai rizopodisti, e con sicurezza e giusto criterio riferite a specie già note. Di altre invece, peggio rappresentate, non mi sarebbe stato possibile comprendere il vero significato, se anche questa volta ?, non avessi avuta la fortuna, mercè la cortesia del prof. Francesco Bassani, di potere esaminare gli originali studiati da Costa ed esistenti nel museo geologico dell’ università di Napoli. Tutti gli esemplari figurati dall'autore, tranne due (fis. 3@ e 12) che probabilmente erano frammenti insignificanti, esistono tuttora in collezione; e tutte le specie descritte, tranne due (1° Orbdulina hirta e la Nodosaria gramen: fig. 3a), sono del pari rappresentate dai rela- tivi esemplari. In questo lavoro di revisione seguo esattamente l’ ordine medesimo tenuto da Costa nella sua memoria; aggiungo soltanto una specie, la Nodosaria monile, della quale egli dà la figura (fig. 3) e omette la descrizione; riproduco infine tutti gli esemplari da esso illustrati, fatta eccezione di tre (fig, 6, 7 e 14), sia perchè sono mal conservati (fig. 6 e 7), sia perchè anche un buon disegno non aggiungerebbe molto a quello dato dall’autore (fig. 14). Orbulina universa p’OrB. 1857. Cosra. L. c., pag. 116. Esistono in collezione due tubetti, ciascuno dei quali racchiude alcuni esemplari di 0. uriversa. Nulla osservo che giustifichi la distinzione delle due varietà « e d, indicate ma non descritte dall’ autore. Trovo bensì che i detti esemplari, di varia dimensione, spettano al tipo perforato, che è perfettamente riprodotto da Brapy nella figura 8 della tavola LXXXT3. i Mem. Ace. Sc. Napoli, vol. II (1855), pag. 113-126, tav. I. 2 Fornasini. Moraminiferi delle marne messinesi (Collezione Costa). Mem. Ace. Sc. Bologna, serie 52, vol. IV, pag. 201-233 tav. I-MI; vol. V, pag. 3-18, tav. IV, V (1894-95). 3 Brapy. Report on the Foraminifera dredged by H. M. S. Challenger (1884). Palaentographia italica, vol. I. 4 19 142 C. FORNASINI [2] Orbulina hirta Costa. 1857. Costa. L. c., pag. 116. È insufficientemente descritta, non figurata, e non esiste in collezione. Nodosaria tetragona Cosra. -- Tav. VII [Tav. I], fig. 6. 1857. Costa. L. c., pag. 116, tav. I, fig. 1a,c. Giustamente Sivvestri ha identificata questa specie costiana, nonchè la Dentalina carinata Neva.!, colla sua Nodosaria gemina*. Esiste in collezione l'esemplare figurato da Costa (v. la qui unita fig. 6), entro uno dei due tubetti che racchiudono i frammenti della N. tetragona. Questa denominazione specifica fu applicata dall’autore alla nodosarina in discorso perchè egli credette di osservare che i segmenti fossero “ quadrango- lari, in sezione, ciò che non è, come si rileva anche dalle figure di Silvestri. La figura c di Cosra è ine- satta. Ho osservata la sezione trasversa dell'esemplare illustrato, quale essa si presenta all’ estremità inter- rotta, e ho trovato che appare come la indico nella fig. 6a, cioè un poco ellittica e con sei coste ben distinte in mezzo alla sostanza perforata del guscio. Nella maggior parte dei casi, quanto più ci si allontana dal segmento iniziale, tanto più la sezione trasversa diviene ellittica, sino ad eguagliare quella di una lente bi- convessa; e allora le due coste che corrispondono all'asse maggiore dell’ellissi acquistano tale sviluppo da costituire una vera lamina carenale. TerriIGI, che per il primo ha riconosciuta la priorità della denominazione specifica di NeueEBoREN 3, non ha osato di togliere questa specie alle Nodosariae (le quali non sono mai com- presse); ma Scrropr, che l’ha illustrata sotto altro nome specifico 4, l’ha riferita alle Lingulinae. Per parte mia, tenuto calcolo anche delle osservazioni di Secuenza che l’ha trovata strettamente connessa colle Fron- diculariae5, ho preferito recentemente di riportarla a quest’ultimo genere. In realtà questa forma offre uno splendido esempio di passaggio dalle Nodosariae alle Frondiculariae, e ad essa, più che ad ogni altra, sarebbe da applicarsi il termine generico Nodosarina Parker e Jones. Nodosaria monile Costa. — Tav. VII [Tav. I], fig. 5. 1857. Costa. L. c., tav. I, fig. 3. Nessun dubbio che l'esemplare esistente in collezione colla scritta suindicata sia quello stesso che fu figurato dall’ autore, benchè questi non citi la specie nel testo, nè spieghi altrimenti la figura. E la Nodo- saria pleura (Costa) delle marne messinesi”, forma piuttosto rara, ornata di cinque grossi cordoni longitu- dinali, più visibili in corrispondenza delle suture, dilatati sulla parte mediana di ciascun segmento, in modo 1 NeugeBoREN. Stichostegier von Ober-Lapugy. Denkschr. Ak. Wiss. Wien, vol. XII (1856), pag. 91, tav. IV, fig. 17. ? Siuvestri. Nodosarie italiane. Atti Acc. Gioenia, serie 38, vol. VII (1872), pag. 67, tav. VII, fig. 160-172. * TerriGI. Depositi lac. e mar. presso la Via Appia antica. Mem. Com. Geol. Ital., vol. IV (1891), pag. 86, tav. II, fig. 23. 4 Scaront. Pliocin-Fauna Siid-Spaniens. Zeitschr. d. deutsch. geol. Ges., 1890, pag. 410, tav. XXII, fig. 1. ° Seguenza. Formazioni terziarie dì Reggio. Mem. Ace. Lincei, serie 34, vol. VI, pag. 219 (1880). 5 Fornasini. L. c., pag. 245 e 246, tav. II, fig. 11-13. ? Costa. Foraminiferi di Messina. Mem. Acc. Sc. Napoli, vol. II, 1855 (41857), pag. 143, tav. I, fig. 20. — FornasINI, I. c., pag. 240, tav. I, fig. 21 e 22. [3] C. FORNASINI 143 che la sezione trasversa di questo appare pentagonale (v. le qui unite fig. 5 e 5@). Non credo separabile da essa la Nod. cruciformis TergIeI, quantunque questa sia provvista di soli quattro cordoni!. Nodosaria gramen Cosra. 1857. Cosra. L. c., pag. .117, tav. 1, fig. 3a. Nella tavola di Costa non è indicata alcuna figura 34; vi sono però due figure 3, la seconda delle quali è senza dubbio quella che l’autore ha voluto citare. Esiste in collezione un tubetto colla. scritta N. gramen, ma il contenuto manca. Del resto, la figura sopra citata non rappresenta una Nodosaria, e, con ogni proba- bilità, neanche un foraminifero. Dentalina adunca Cosra. — Tav. VII [Tav. I], fig. 4. 1857. Cosra. L. c., pag. 117, tav. I, fig. 1‘. L’unico esemplare della collezione è quello figurato dall'autore (v. la qui unita fig. 4). Disgraziatamente mi:si è spezzato rimettendolo nel tubetto dopo averlo disegnato. Secuenza cita la D. adunca fossile nel neo- cene di Calabria, e la dice molto affine alla D. acuticauda Reuss?. Per parte mia, non vedo altro in essa che la porzione iniziale di una forma appartenente al gruppo della Nodosaria farcimen (Soun.). A proposito della quale specie debbo osservare che i vari autori, pur riconoscendo le necessità di riferire a un tipo unico la massima parte delle nodosarie curve a segmenti numerosi e lisci, non si trovarono poi d'accordo nella sud- divisione di quel gruppo in varietà, sottovarietà, o modificazioni che dir si vogliano. E per citare qualche esempio ricorderò: che nel 1866 Jones, PARKER e Brapy proposero il nome di Dentalina communis D’OrB. (quella fondata nel 1826 su figura di Soldani, non l’altra della creta bianca, istituita nel 1840), comprendendo anche le forme a segmenti obliqui e a segmenti cilindrici 3; che lo stesso Brapy nel 1884 preferì di tenere distinte le forme a setti obliqui col nome di Nodosaria (D.) communis D’OrE. (1840, non 1826), riservando quello di N. farcimen (Sop.) per le forme a segmenti più o meno rigonfi e a setti normali all’asse 4; che Van DEN Brorcx nel 1876 adottò i nomi di Dent. communis D’OrB. (1826) per le forme corrispondenti alla tipica Nod. farcimen (Soup.), di Dent. communis var. annulata Reuss per le forme a segmenti cilindrici, e di D. communis var. obliqua D’OrB. (non Linné) per «quelle a segmenti obliqui ?; che Gois infine, nel 1894, riguardò come ter- mine generale Nod. communis v’Orz. (1840, non 1826) e vi comprese, subordinatamente distinte: la N. far- cimen (Soup.), la N. bouena (D'OrB.) sottile, a segmenti ovali e allungati, la N. pauperata (D’OrB.) a segmenti cilindrici, ecc. £. Ora, questa diversità di vedute ha la sua spiegazione nel fatto, che qualunque distinzione netta è assolutamente impossibile, essendo troppo frequente il caso di osservare in uno stesso esemplare il carattere della; obliquità, della cilindricità o del rigonfiamento dei segmenti. A togliere l'equivoco delle due .N. com- munis D’Ors., trovo preferibile come termine comprensivo quello di Sorpani, già confermato da Brapy. 4 TerrIGI. L. c., pag. 86, tav. II, fig. 22. ? SeGuenza. L. c., pag. 220. .3 Jones, PARKER and Brapy. Foraminifera of the Crag., pag. 57. 4 Brapy. L. c., pag. 498. 5 Van DEN Broecx. Foraminifères de la Barbade. Ann. Soc. belge Micr., vol. II (1876), pag. 94-95, tav. II, fig. 2,5 e 7. 6 Gois. Synopsîs of the Arctic and Scandinavian Foraminifera. Svenska Vet. Ak. Handl., vol. XXV, n. 9, pag. 67. 144 i C., FORNASINI [4] Dentalina nepos Cosra. — Tav. VII [Tav. I], fig. 3. 1857. Costa. L. c., pag. 117, tav. I, fig. 2/. Auche di questa esiste in collezione un solo esemplare, quello illustrato dall'autore (v. la qui unita fig. 3). La D. nepos è citata da Srauenza come fossile nel Neocene di Calabria, e confrontata colla D. elegans . p'Ors.!. Richiamo a questo punto le considerazioni fatte a proposito della D. adunca, e riferisco anche la D. nepos al gruppo Nodosaria farcimen (Sonp.). Marginulina inaequalis Cosra. — Tav. VII [Tav. I], fig. 9. 1857. Costa. L. c., pag. 118, tav. I, fig. 2a. Quantunque nella tavola di Costa non sia indicata alcuna figura 24, non può rimanere dubbio alcuno che la figura 2 sia quella che l’autore ha voluto citare. Essa rappresenta infatti l’unico esemplare di M. inae- qualis esistente in collezione (v. le qui unite fig. 9 e 94). Si tratta evidentemente di una Cristellaria e pre- cisamente di quella stessa che ho illustrata nel 1894 col nome di Cr. inversa (Costa). De Amrcis osserva 8 che la denominazione specifica inversa fu applicata già nel 1851 da NeverBoreNn ad una Marginulina che sa- rebbe identica tanto alla Crist. tenuis (Born.), quanto alla Cr. inversa (Costa) Fornasimi. Benchè la: Marg. inversa Neu. non sia portata da Brapy tra i sinonimi della Cr. tenwis4, sono tuttavia disposto ad ammet- tere che le due forme siano inseparabili; ma dove non posso convenire con De Amcis è nel riconoscere 1’ iden- tità della Cr. inversa (Costa) Forn. colla Cr. tenuis e colla Marg. ensis Reuss. L'esame delle figure qui unite: credo sia sufficiente a convincere di tale diversità. D'altra parte, se la Marg. ensis, la M. inversa Nevo. e la S Cr. tenwis sono identiche fra loro, è evidente che la priorità di nomenclatura spetta a. Reuss, che istituì la M. ensis nel 1845. Ora, siccome questa identità è appunto riconosciuta da De Amcis, ne consegue che M. inversa Neu. scompare, e questo termine specifico può essere liberamente conservato per altra specie. La Cr. inversa (Costa) si presenta talvolta con tracce di coste nella parte iniziale, come ho potuto osservare tanto in un esemplare di Messina, quanto in quello delle marne vaticane. Quando le coste percorrono i due lati per intero, si ha la Cr. Capellinii Foxx. °. Marginulina triangularis v’Ore. — Tav. VII [Tav. I], fig. 7. 11857 Costa, Ju. le pagi 19 itav Mp9) if L’unico esemplare della collezione porta la scritta Cristellaria triangularis, il che potrebbe dimostrare che all'autore non era sfuggito il vero' carattere generico dell'esemplare medesimo. Come si rileva dalle qui unite fig. 7 e 7a, nonsi tratta già della specie orbignyana del bacino di Vienna, ma piuttosto di una forma assai prossima alla comune Crist. crepidula (F. e M.). 1 Seguenza. L. c., pag. 220. ? Fornasini. L. c., pag. 248, tav. II, fig. 29-33. ® De Amicis, Foraminiferi di Bonfornello. Naturalista Siciliano, 1895; pag. 38. 4 Brapy. L. c., pag. 535, tav. LXVI, fig. 24-23, 5 Reuss. Versteinerungen der bbhmischen Kreideformation, parte 12, pag. 29; tav. XII, fig. 13; tav. XIII, fig. 26 e 27. ® Forxnasini. Foraminiferi della collezione Soldani (4894), pag. 16. | [5] C. FORNASINI 145 Rimulina bicaudata Costa. : 1857. Cosra. L. c., pag. 119, tav. I, fig. 1la,b,c. Il tubetto che porta questa indicazione contiene un frammentino calcareo insignificante, che risponde alla N figura, ma che non è certo una Rimulina nè altro foraminifero. Cristellaria Volpicellii Cosra. — Tav. VII [Tav. I], fig. 10. 1857. Cosra. L. c., pag. 120, tav. I, fig. 4a, bd. L'unico esemplare della collezione (v. la qui unita fig. 10), benchè provvisto di carena posteriore più acuta di quella che si osserva per lo più nella comune Crist. italica (Devr.), non mi pare tuttavia separabile da quest’ultima. Brapy ha creduto conveniente di fare della Cr. Volpicellii una varietà breve della Cr. italica, col margine dorsale carenato e con setti grossi e trasparenti 1. È indubitato che la forma illustrata da Brapy come var. Volpicelliiù è meno prossima al tipo defranciano che non l’esemplare della collezione Costa. Cristellaria contracta Cosra. — Tav. VII [Tav. I], fig. 11. 1857. Cosra. L. c., pag. 121, tav. I, fig. 5a, bd. Un solo esemplare, quello figurato dall’autore. Come si rileva dalle qui unite fig. 11 e 11a, è una forma assal prossima alla Cr. italica (Derr.), dalla quale non oso di separarla. Ne differisce per la notevole con- vessità del penultimo segmento. Cristellaria obesa Costa. 1857. Cosra. L. c., pag. 121, tav. I, fig. 7. Un esemplare di Pulvinulina auricula (F. e M.) in pessimo stato di conservazione. Cristellaria pulchella Costa. — Tav. VII [Tav. I], fig. 8. 1857. Cosra. L. c., pag. 121, tav. I, fig. 8. Nella revisione dei foraminiferi di Messina? giudicai conveniente di conservare il termine pulchella, ap- plicato da. Cosra ad alcuni esemplari della collezione, per distinguere una varietà della Crist. elongata (Montr.) in cui i numerosi segmenti sono maggiormente ravvolti a spira. E ricordai che la Cr. pulchella era già stata illustrata dall’autore nella memoria sul Vaticano, perchè mi parve cosa certa che la citata fig. 8 di Cosra rappresentasse la forma di Messina. L'esame dell’unico esemplare del Vaticano, che è quello stesso che fu riprodotto dall’ autore, persuade invece facilmente che ciò non è (v.la qui unita fig. 8 e 8a), e che la spira iniziale assai ravvolta e caratteristica, indicata nella figura di Costa, è fantastica. Del resto, nulla osta a che sì possa conservare il nome di Cr. pulchella per la forma di Messina; ma quella del Vaticano va riferita alla Cr. elongata (Montr.). 1 Brapy. L. c., pag. 545, tav. LXVII, fig. 9. ? Fornasini. L. p. ci, pag. 220, tav. III, fig. 15-17. 146 C. FORNASINI [6] Robulina vaticana Cosra. — Tav. VII [Tav. I] fig. 13: Costa. L. c., pag. 122, tav. I, fig. 17, a,b. Questa pretesa specie costiana fu già da me identificata sino dal 1883! alla Cristellaria costata (F. e M.), poichè la figura sopra citata non poteva lasciare in dubbio. Bisogna però convenire che essa figura non rap- presenta troppo fedelmente l’unico esemplare della collezione (v. la qui unita fig. 13), il quale, piuttosto che tipica Cr. costata, va riguardato come forma intermedia tra essa e la Or. eclinata (0’Oxz.). Robulina austriaca D’ Or. — Tav. VII [Tav. I). fig. 12. 1857. Costa. L. c., pag. 122, tav. I, fig. 10a,b,c. Un esemplare, quello figurato dall’ autore. Ha superficie lucidissima, e segmenti mal distinti per l’abbon- | dante sostanza trasparente dei setti e del disco centrale. Non possiede alcuna traccia di lamina carenale, e lo riferisco quindi alla Cristellaria rotulata (Lam.), di cui è sinonimo del resto PR. austriaca D’Or8. (v. le qui unite fig. 12 e 120). i Siphonina fimbriata Rruss. 1857. Costa. L. c., pag. 122. Parecchi esemplari ben determinati. La priorità di nomenclatura però spetta a Ozyzex che illustrò per primo la specie (Ltotalina reticulata). A Reuss seguirono: lo stesso Costa (Siphonina puteolana), Parker e Jones (Planorbulina reticulata), TerRIGI ((Siph. fimbriata) e Brapr (Truncatulina reticulata) ?. Tutti questi autori, tranne Parker e Jones, figurarono la specie. Nonionina helicina Costa. — Tav. VII [Tav. I], fig. 15. 1857. Costa. L. c., pag. 123, tav. I, fig. 18, a,b,c. Questa specie fu figurata dall’autore, ma non descritta, anche nella “ Paleontologia del regno di Napoli » (tav. XIV, fig. 13), e là egli fece anzi seguire alla parola Norionina un punto interrogativo. Basta osservare le figure di Costa per convincersi che non si tratta di una Nonionina, ma bensì di una Anomalina. In col- lezione esistono due tubetti, ciascuno dei quali contiene un esemplare: ne riproduco uno, il meglio conservato, colle qui unite fig. 15, 154 e 150. L’ Anomalina helicina (Costa) ricorda l'A. ammonoides (Reuss) Brapy 5; ma qualunque siano i rapporti tra le due forme, mi rimane sempre il dubbio se quella vivente, che Brapy ha illustrata con quel nome, sia veramente identica all’ ammonoides cretacea di Reuss, quale almeno questo autore la descrisse e figurò nel 18504. 1 Fornasini. Nota preliminare sui foraminiferi del Ponticello. Boll. Soc. Geol. Ital., vol. II, pag. 189. ? Brapy. L. c., pag. 669, tav. XCVI, fig. 5-8. 3 Brapy. L. c., pag. 672, tav. XCIV, fig. 2 e 3. 4 Reuss. Foraminiferen von Lemberg. Haidinger's naturw. Abhandl., vol. IV, pag. 36, tav. IV, fig. 2. 7] C. FORNASINI 147 Rotalina meridionalis Cosra. — Tav. VII [Tav. I], fig. 14. 1857. Costa. L. c., pag. 124, tav. I, fig. 13, a,,0. Quattro esemplari di una Trurcatulina, che riferisco alla Dutemplei (»’Or8.). Quantunque nella forma vaticana non siano discernibili che le suture degli ultimi segmenti (v. la qui unita fig. 14, 14a e 148), pare tuttavia che il numero di questi sia maggiore di quelli della forma di Vienna!. Ma lo stesso HantgEN non ha esitato a designare col nome orbignyano esemplari con segmenti non meno numerosi 2. La 7. Dutemplei è vicinissima, come osserva p’Orsieny, alla Tr. ordicularis [p°OgB.®, non Rotalia orbicularis (D’Ors.) Brapy]. Guttulina romana Cosra. 1857. Cosra. L. c., pag. 125, tav. I, fig. 6, a,b. L'unico esemplare della collezione è mal conservato, e quindi non lo riproduco. Del resto, anche dalla figura di Cosra è facile il rilevare che si tratta, non già di una Polymorphina, ma bensì di una Bulimina, e con ogni probabilità della B. pyrula p’OrB. Textularia sagittula Cosra. — Tav. VII [Tav. I], fig. 1. 1857. Costa. L. c., pag. 125, tav. I, fig. 16. Esemplare unico, quello figurato dall'autore. È realmente una Textilaria, arenacea, con segmenti poco distinti, compressa, con carena acuta e contorno irregolare (v. le qui unite fig. 1 e la). Differisce dalla tipica T. sagittula Derr. per la forma lo sviluppo laterale e l’obliquità dei segmenti*, e trovo che ha maggiore affinità colle forme del Ponticello che illustrai nel 18883 confrontandole colla 7. pectinata Reuss, e con altre. Nella 7. pectinata il margine è decisamente dentato, poichè ogni segmento si protende a punta verso l’esterno e all’ingiù, ciò che non si osserva negli esemplari del Ponticello, nè in quello del Vaticano. Ritengo piuttosto che questo si debba riportare alla 7. deperdita D’ Orz., la quale, contrariamente all'opinione di Brapr, vorrei tenere distinta dalla comune 7. sagittula Derr. del Neocene italiano. Conviene notare che lo stesso Reuss riconosce che esemplari da lui osservati di 7. pectinata, affatto privi di punte, sono vicinissimi alla 7. deperdita e forse identici ad essa ?. Textularia corrugata Costa. — Tav. VII [Tav. I], fig. 2. 1857. Costa. L. c., pag. 125, tav. I, fig. 15. In collezione esiste un tubetto colla scritta erronea 7. contracta; esso però contiene un esemplare che è quello stesso che fu figurato dall'autore (v. le qui unite fig. 2 e 2a). 7. corrugata Costa fu già portata da 1 p'OrBIGnY. Foraminifères de Vienne, pag. 157, tav. VIII, fig. 19-24. 2 HantxEN. Foraminiferen der Clavulina Szabéi Schichten, tav. VIII, fig ©. 3 p'Orsieny. Modèles, n. 13. 4 Derrance. Dict. des. Sc. Nat. — Atlas, Conch., tav. XIII, fig. ©. 5 Fornasmi., Tavola paleo-protistografica. Boll. d. Soc. Geol. Ital., vol. VII, pag. 46, tav. III; fio. 2-4. 6 Brapy. L. c., pag. 361. 7 Reuss. Foraminiferen des deutschen Septarienthones. Denkschr. Ak. Wiss. Wien, vol. XXV, pag. 42. 148 C. FORNASINI [8] Brapy! come sinonimo di Bigenerina pennatula (BarscR), e su questa identità non può sorgere alcun dubbio. Quella che secondo me non è ancora bene accertata è la determinazione generica. Nelle Bigenerinae la parte uniseriale è preceduta da una parte biseriale, e puramente biseriale; ora, nella specie di Batsch, come già dimostrò ScaLumBERGER ?, è tutt'altro che raro il caso di osservare i segmenti iniziali ravvolti a planospira, come nelle Spiroplectae, nelle quali pure, sebbene raramente, alla parte biseriale può seguire una parte uni- seriale 3. Del resto, a questa stessa specie e alla vicinissima capreolus furono già applicati i termini gene- rici di Vulvulina da »’OrBIenY, di Schizophora da Reuss, ScaLumseRGER, HantkEN ecc., di Grammostomum da Parter e Jones, e di Verilina da Giimsrn. ‘ Spiroloculina celata Cosra. 1857. Costa. L. c., pag. 126, tav. I, fig. 14. Un solo esemplare, racchiuso in un tubetto colla scritta Triloculina obvelata. Questa specie di miliolide arenaceo, istituita da Cosra appunto in questa memoria, riferita da Secuenza e da Scawaerr alle Quinquelo- culinae e poscia da Brapyr alle Planispirinae 4, fu per ultimo da ScaLumBERGER, che ne studiò minutamente la struttura intima, ascritta al suo nuovo genere Sigmoilina 5. Riassumendo, i foraminiferi della marna del Vaticano illustrati da O. G. Cosra sono rappresentati. dalle specie seguenti: le Miliolinae dalla Sigmoilina celata (Costa); le Textilarinae dalla Textilaria deperdita »’ Org. e dalla Bigenerina pennatula (Barscn); le Bulimininae dalla Bulimina pyrula ’ OrB.; le Nodosarinae dalla Nodosaria farcimen (Sotp.), dalla N. pleura (Costi) e dalla Frondicularia carinata (Neva.); le Cristellarinae dalla Cristellaria crepidula (F. e M.), dalla Cr. elongata (Moxtr.), Cr. inversa (Costa), Cr. italica (Derr.), Ch. rotulata (Lam.) e dalla Or. costata (F. e M.); le Rotalinae dalla Truncatulina Dutemplei (’OrB.), Tr. reticu- lata (Czyz.), Anomalina helicina (Costa) e dalla Pulvinulina auricula (FP. e M.); e le Globigerininae per ultimo dall’ Orbulina universa v'Org. Sono dunque diciotto specie in tutto, di cui un terzo appartiene al genere Cri- stellaria. Tranne lO. universa, la Tr. reticulata, la Tr. Dutemplei e la Fr. carinata, tutte le altre specie sono rappresentate in collezione da un solo esemplare, o da due esemplari al massimo. Se non si avesse già conoscenza degli altri fossili della marna vaticana 5, ben poco si potrebbe dedurre dall'esame del materiale illustrato in questa memoria, relativamente all’età e all'importanza batimetrica del sedimento. Conviene però osservare che il complesso di quella fauna microscopica e la presenza in essa di certe forme che anche nei mari attuali prediligono acque profonde, non si oppongono affatto all’ammettere che a notevole profondità si sia appunto costituito il sedimento in discorso; mentre d'altra parte, quanto al- l'età, non è da escludersi il carattere messiniano. i Brapy. L..c., pag. 373. ? ScaLumpercer. Foraminiferes du golfe de Gascogne. Feuille des Jeunes Natur., anno XIII (1883), pag. 108, fig, A. s Brapy. L. c., pag. 375. 4 Brapy. L. c., pag. 197, tav. VIII, fig. 1-4. 5 SciaLumperger. Note sur le genre Plamispirina. Bull. Soc. Zool. Fr., vol. XII (1887), pag. 144, tav. VII, fig. 12-14. 5 Ponzi. I fossili del Monte Vaticano. Mem. Acc. Lincei, serie 24, vol. III (1876). RE EE SE E n RR — ETA Pe 7 MR e, rv Sg PE Sg en lac. + adita-mitettza Al tn Lea Dott. V. SIMONELLI GLI ANTOZOI PLIOCENICI DEL PONTICELLO DI SAVENA PRESSO BOLOGNA Nei pressi del villaggio di San Ruffillo, a non più di quattro chilometri da Bologna, il torrente Savena incide per breve tratto strati di marne argillose glauconifere, compresi tra i gessi del Miocene superiore e le molasse così dette astiane. Quelle marne argillose, di solito riferite al Piacenziano, costituiscono un giaci- mento fossilifero se non fra i più ricchi, almeno fra i meglio studiati del Pliocene d’Italia. Della natura litologica e delle condizioni loro stratigrafiche scrisse, or son quasi diciotto anni, il prof. CareLLINI 1; dei talamofori, che vi si raccolgono in copia stragrande, s'è occupato a più riprese il dott. Carro FornasmI 2; mentre i brachiopodi e i molluschi, fra i quali spesseggiano forme sconosciute o rarissime altrove, hanno avuto per illustratore il dott. Lopovico Foresti 8. Con tutto ciò siamo ben lungi dal poter dire completa la conoscenza degli avanzi organici di quell’interessantissimo lembo; restando ancora da studiarsi tutta la ricca sua flora diatomacea, e gli antozoi, gli echinodermi, i briozoi, gli ostracodi, che pur vi sono non scarsa- mente rappresentati. i Per quel che riguarda gli antozoi mi accinsi all'opera io stesso, profittando non solo dei materiali rac- colti e donati dal dott. Fornasmi, che si conservano nell'Istituto geologico e paleontologico dell’ Università di Bologna; ma di quelli altresì che un appassionato collettore dei fossili di San Ruffillo, il dott. Grovanmi BektI, è riuscito a mettere insieme in quasi venti anni di assidue e diligentissime ricerche. Tutto compreso» ho avuto da esaminare una settantina di esemplari, che rappresentavano i dieci generi e le ventitre fra specie e varietà qui sotto notate; una serie numerosa abbastanza, avuto riguardo all’area limitatissima dell’ affiora- mento fossilifero. 1 Sulle marne glauconifere dei dintorni di Bologna. Boll. d. r. Com. geol. d'It., pag. 398, 1877. 2 Nota preliminare sui foraminiferi della marna pliocenica del Ponticello di Savena nel Bolognese. Boll. Soc. Geol. It., vol. TI, 1883. — Textularina ed altri foram. foss. nella marna mioc. di San Ruffillo presso Bologna. Ibid., vol. IV, 1895. — Di al- cune Biloculine foss. negli strati a Pecten Hystrix del Bolognese. Ibid., vol. V, 1886. — Intorno ai caratteri esterni delle Textu- larie. Ibid., vol. VI, 4887. — Indice delle Textularie italiane. Ibid., vol. VI, 1887. — Sulle « Textularie abbreviate ». Ibid., vol. VI, 1887. — Tavola paleo-protistografica. Tbid., vol. VII, 1888.— Minute forme di rizopodi reticolari nella marna plioc. del Pon- ticello di Savena presso Bologna. Bologna 1889. — Di alcune forme plioc. della Frondicularia complanata. Mem. Acc. Sc. Bol., ser. V, t. I, 1891. — Foraminiferi plioc. del Ponticello di Savena. Bologna, 1891. — Di alcune forme plioc. della Nodosaria obli- qua. Mem. Ace. Sc. Bol., ser. V, t. II, 1892. — Reophax papillosa Neve. sp. Bologna, 1894. — Lagena felsinea n. sp. Bologna, 1894. — Lagena elongata Ezr. sp.?. Bologna, 1895. — Lagena clavata D' OrB., var. exilis. Bologna, 1895. 3 Di una nuova Pholadomya pliocenica. Boll. Soc. Malacologica Ital., vol. XVI, pag. 80-82. — Sepia Bertii Foresti. Boll. Soc. Geol. It., vol. IX, fasc. I, 1890. — Enumerazione dei brachiopodi e dei molluschi pliocenici dei dintorni di Bologna. Boll. Soc. Malac. It., vol. XVIII, pag. 55-72 e pag. 185-240, 1895. Palaentograpbia italica, vol. I. 20 150 DOTT. V., SIMONELLI [2] Ord Alcyonaria. 1. Isis peloritana See. 2. Isis melitensis Gor. 0rd Zoantharia. A porosa 3. Flabellum Berti Su. 12. Stephanocyathus SIRO var. subspimosus SEG. 4. » vaticani Ponzi. 13. » » r. hemisphaericus Su. 5. » extensum Micx. 14. Caryophy DI communis Sho. Sp. 6. » intermedium M. Epw. et H. 15, » ingens SD. To » roysstianum M. Epw. et H. 16. » polymorpha SEG. Sp. 8. » cfr. Woodi M. Epw. et H. Ilgo » felsinea Sx. 5) » Fornasinii Sm. 18. Ceratotrochus typus Sec. Sp. 10. Trochocyathus affinis Reuss. 19. » multiserialis MicnT. Sp. 11. Stephanocyathus elegans Sra. 20. Amphihelia reflera Macar. sp. ? Perforata 21 . Stephanophyllia imperialis Micx. 23. Dendrophyllia sp. ind. 22. Balanophylla inregularis See. DESCRIZIONE DELLE SPECIE 1. Isis peloritana Sre. 1863. Isis peloritana Secuenza. Disquisizioni paleontol. intorno ai Corallarii fossili delle roccie terziarie del distretto di Messina. Mem. della R. Ace. delle Sc. di Torino, Ser. II, t. XXI. Disp. 1°, pag. 16, tav. I, fig. 2, 2a, 2e. È rappresentata unicamente da una radice, simile in tutto a quella descritta e figurata dal Secuenza. Un asse centrale subcilindrico, breve e tozzo, reca ad un’ estremità la faccetta articolare con l'orlo rilevato e la regione mediana rialzata a cono, ed all'estremità opposta origina un fascio di grosse e lunghe appen- dici, più o meno compresse, irregolarmente ramose e contorte. La superficie è ornata di profonde strie ver- micolate. Tutta insieme questa radice doveva misurare circa 5 Caslano di lunghezza; il diametro dell’asse ‘è di 6 mm., quello dei singoli rami varia dai 2 ai 9 mm. lezione BeRtI. L’ Isis pelorituna è stata raccolta dal Secuenza nelle marne giallastre del Messinese; il De Anorus * la cita anche nel Tortoniano di S. Agata e nelle sabbie plioceniche di Salice (Messina). 2. Isis melitensis GoLpr. 1826. Isis melitensis GoLpruss. Petrefucta Germaniae, t. I, pag. 20, tav. VII, fig. 17. Articoli estremamente gracili, non eccedenti mm. 0,5 in diametro per 10 mm. di lunghezza, pochissimo i I corallarî dei terreni terziarî dell’ Italia settentrionale. (Mem. della R. Ace. dei Lincei, Ser. 5.8, CI. di Sc. fis., mat. e nat., Vol. I) pag. 12, Roma, 1894. [3] DOTT. V. SIMONELLI 151 dilatati alle estremità, coperti di strie oblique ben pronunziate. In uno solo è conservata una faccetta arti- colare, che ha formu di cono tronco, ed è ornata da pochi solchi concentrici. Collezione BertI. L’ Isis melitensis è specie molto diffusa nel miocene medio delle regioni circum-mediterranee. Nel Pliocene la cita il Secuenza !, che la rinvenne nell’Astiano di Reggio (Calabria). 3. Flabellum Bertii n. sp. — Tav. VIII [Tav. I], fig. 1,2. L’esemplare conservatissimo che abbiamo sott'occhio misura in altezza mm. 41, per mm. 74 di maggior diametro. Immediatamente al disopra del breve ed acuto mucrone pedicellare il polipaio è conico e leggeris- simamente compresso. Si accentua la compressione nelle parti successive, raggiungendosi, verso la metà del- l’altezza, il rapporto di 27:40 fra i due diametri trasversi, e si esagera in vicinanza del margine superiore, dove le facce presentano una larga e profonda concavità mediana. I fianchi del polipaio, ondulati irregolar- mente nel profilo, fanno tra loro un angolo di 105° all'incirca. La superficie esterna è sparsa di minute gra- nulazioni tondeggianti, distribuite senz’ordine, più sviluppate verso il margine superiore; essa inoltre è for- nita di 24 coste pressochè uguali fra loro, che in forma di lamine sottili, ondulate nel margine quasi ta- gliente, corrono flessuose per tutta l’altezza del polipaio, acquistando il massimo rilievo nella metà superiore, e proiettandosi come lacinie oltre il margine calicinale. Fra queste coste principali altre se ne interpongono assai meno sporgenti, quasi sempre in numero di tre, qualche volta in numero di cinque per ogni spazio interposto fra le maggiori. Il calice allungatissimo presenta nel contorno due larghe insenature, corrispondenti alle concavità mediane delle facce di compressione, e due grossi lobi, irregolari, angolosi, alle estremità la- terali. I due assi del calice misurano rispettivamente 19 e 74 mm., e giacciono, press’ a poco, in un medesimo piano orizzontale. I setti formano sei cicli ?, l’ultimo dei quali rudimentale. Nei primi tre cicli son quasi uguali fra loro, smarginanti, piuttosto robusti, e stretti o larghi, diritti od arcuati, secondo che esige la curva del calice. In alto le loro facce portano granulazioni minute, tondeggianti, in basso papille coniche. Sono smarginanti anche i setti dei cicli successivi, e quelli del 5° più che quelli del 4°; ma lo spessore e la lar- ghezza scemano regolarmente. È notevole la profondità della fossetta, pari a metà circa dell'altezza totale del polipaio. La columella è costituita da numerose trabecole, di forma irregolare, bene sviluppate. Questa magnifica forma presenta innegabili somiglianze col F/ab. alabastrum Mos., raccolto nei dragaggi del “ Challenger ,, presso le Azzorre, alla profondità di 1000 fathoms. La si può tuttavia distinguere con facilità pel margine superiore, che è quasi punto arcuato, mentre nella specie vivente descrive un terzo di cerchio: per lo sviluppo uniforme dei setti spettanti ai primi tre cicli e delle coste corrispondenti; e pel fatto che i setti stessi si uniscono alle coste con una curva regolare, invece di originare, come nel Flab. alabastrum, processi acuminati. Si potrebbe anche tener conto della estrema sottigliezza e fragilità del polipaio descritto dal MoseLer, quando vediamo invece notevolmente solido il nostro. Due specie affini al Flab. alabastrum sono state descritte successivamente dal Pourrarès e dal VerRILL: 1 Le formazioni terziarie nella provincia di Reggio, pag. 299, Roma 1879. ? Avverto, una volta per sempre, che la notazione adottata è quella antica di Mine Epwarps ed Hare. Ciò in seguito ai risultati delle recenti ricerche del Lacaze DuraIERs sullo sviluppo del polipaio nel Flabellum antophyllum (Arch. de Zool. exp. et gén., 3. Sér., T. II, pag. 445, Paris, 1894). 152 DOTT. V. SIMONELLI i [4] il Fiub. Moseleyi Povrt. *, dragato nel Mar de’ Caribei a profondità variabili dai 118 ai 476 fathoms ed il Hlab. Goodei Verr. 2, trovato presso Terranuova e in altri punti dell'Atlantico, a profondità non minori di 180 fathoms. Il primo si distingue subito dal nostro per la fortissima curva del polipaio e per il contorno del calice, che è quasi circolare anche negli individui adulti; il- secondo per la convessità del margine su- periore, anche più pronunziata che nel lab. «labastrum, e per l’estensione assai minore della coste. Come specie molto vicina al lab. alabastrum viene spesso citato il W/ab. laciniatum Prin. sp., ed anzi il Liypsrròx giunse a considerare il primo di questi nomi come sinonimo del secondo ®. Da ciò la necessità di ricercare se e quali rapporti la forma descritta dal Prieri abbia anche con la nostra. Disgraziatamente è assai poco ciò che si rileva dalla sibillina descrizione e dalle pessime figure del Prammeri 4, nè valgono di più le figure ed i cenni brevissimi dati dal Secuexza 5 sopra frammenti del Flad. laciniatum raccolti a Ro- metta e nei dintorni di Messina. Ad ogni modo queste-figure sembrano corrispondere sufficientemente a quelle date dal Duncan 6 per i giovani esemplari di F/ab. laciniatum, trovati nell’ Atlantico settentrionale; i quali diversificano dal nostro fossile per le dimensioni molto minori, pel contorno subcircolare del calice, per la forte convessità del margine superiore, per la forma tutta diversa delle coste. Avendo trovata in un recente lavoro del dott. De Anceuis"la citazione di un lab. laciniatum del Pliocene di Torsero, raccolto e determi- nato dal MrcneLorm, chiesi ed ottenni dal cortese collega l'esemplare in comunicazione: e dovetti riconoscere che non aveva rapporto alcuno con la mia specie, come del resto mi parve si discostasse notevolmente anche dal Flab. laciniatum figurato da Duncan. Si trattava, è vero, di una forma a margine superiore laciniato e con le coste cristiformi vermicolate: ma il contorno del calice era regolarmente ellittico, i fianchi del poli- paio angolosi, le coste primarie senza proporzione più sviluppate di tutte le altre. Collezione BERTI. 4. Flabellum vaticani Powzi. — Tav. VII [Tav. I], fig. 3-5. 1876. Flabellum. vaticani Poxzi. I foss. del M. Vaticano. Atti della R. Acc. dei Lincei, Ser. 2.3, T. II, pag. 28, tav. III, fig 16 4-b. 1891. Flabellum ausonium (CanavarI in sch. Mus. Pis.) SmoneLui. Fauna del così detto Schlier nel Bolognese e nell’ Anconitano. Mem. della Soc. Tose. di Sc. Nat., pag. 32. 1893. Flabellum vaticani Der Ancenis. Zoantari foss. dei dint. di Roma. Bull. Soc. Geol. ital., Vol. XII, pag. 10 e 27. 1894. Mlabellum vaticani De Ancrnis. Cor. dei terr. tera. dell’It. sett., pag. 104. Dopo le osservazioni pubblicate dal Dr Anernis nella sua nota su gli “ Zoantari fossili dei dintorni di Roma ,, sembra accertata la identità specifica del pliocenico Flab. vaticani Ponzi e del Flab. ausonium CANAV., e quest’ultima denominazione, che io avevo usata descrivendo esemplari del Miocene medio bolognese ed an- 1 Reports on the Results of Dredging, under the supervision of Au. AGassiz, în the Caribbean Sea, 1878-79, by the N. S. Coast Survey Steam « Blake », VI. PourtALÈs. Report on the Corals and Anthipatharia, pag. 105, pl. II, figs. 13 and 14. Cam- bridge, 1880. ? VerriLL A. E. Report on the Anthozoa dredged by the « Blake » in 1877-79 and by the N. L. Fish Commission Steamer « Fish Hawk » in 1880-82, p. 64, pl. V, figs. 3, 4. Cambridge, 1883. 8 Contributions to the Actinology of the Atlantic Ocean. Kongl. Svenska Vetenskaps-Akad. Handlinger, Bd. 14; 2, p. 12, 1876. Neues Jahrb. f. Min. ete., t. IX, pag. 665, tav. II, fig. B, 2, 1841. Disquisiz., disp. 22, p. 94, t. 10, fig. 7, 7a, 1864. Madrep. of the deep Sea, pag. 322, pl. XXXIX, figs. 14-18, 1873. Cor. dei terr. terz., pag. 102, 1894. 21 ou a CE RI TE [5] DOTT. V. SIMONELLI 153 conitano passa in sinonimia. É opportuno ricordare, per mia giustificazione, come lo stesso De AwneeuIs ri- conosca tutt'altro che perfette la descrizione e le figure del Ponzi e dica anzi quest'ultime “ così lungi dal vero, da trarre in inganno chi consulta il lavoro ,. Nella collezione del dott. Berti il lab. vaticani è rappresentato da un esemplare piuttosto giovane (fig. 3 e 4), ma in condizioni molto favorevoli allo studio, perchè quasi integro e completamente isolato dalla roccia. Esso misura 53 mm. in altezza, 57 mm. in lunghezza e 30 mm. in larghezza. Ha, nell’insieme, forma cuneata e le sue facce di compressione fanno tra loro un angolo di 40° all'incirca; gli estremi corrispon- denti al grande asse del calice e la punta del peduncolo si trovano in un medesimo piano orizzontale, ed il margine del calice descrive un arco regolarissimo, di circa 270°. Le due facce son tra loro molto diverse; l’una è pianeggiante, l’altra profondamente concava, per via del margine che si rovescia in fuori. Inoltre la faccia concava è di un quarto meno alta rispetto alla piana, risultandone tanta obliquità nell’ apertura, da aversi, fra il piano di questa e l’asse verticale del polipaio, un angolo di 45°-50°. La superficie esterna, oltre a profondi solchi concentrici corrispondenti ad arresti di sviluppo, ed alle solite pieghettine d’accresci- mento ondulate a festoni e parallele al margine superiore, mostra nella faccia piana ventitrè coste raggianti grosse e nodose, e talora anche fornite di vere spine volte all’in su. Anche le coste laterali, corrispondenti all’acuto spigolo formato dalle facce di compressione, sono armate di qualche grossa prominenza conica e acuta. Al contrario nella faccia minore concava manca ogni vestigio di coste. Il calice allungatissimo ed angoloso ai due estremi, offre sei cicli completi di tenui e fragilissimi setti, quasi papiracei. Quelli dei primi quattro cicli, corrispondenti alle coste nodose della superficie esterna, son press’a poco uguali fra loro in spessore ed estensione; più stretti e più sottili son quelli del 5° ciclo e più ancora quelli del 6°, che sporgono ap- pena dall’interna superficie della parete. Altri particolari si possono rilevare dall'esame di un individuo più adulto, ma meno completo (fig. 5), che fa parte della collezione del Museo di Bologna. In quest’ esemplare, che ricorda quelli del Miocene medio di Pergola, da me descritti e figurati in un’altra occasione, il margine del calice descrive una curva uguale a circa °/5 di circonferenza. La concavità della faccia minore è assai più profonda, tendendo i margini late- rali ad accostarsi l’un verso l’altro; e nel calice, che ha circa 60 mm. di lunghezza per 35 di larghezza, le estremità corrispondenti all’asse maggiore son molto più ottuse e quasi rotondate. I setti, che raggiungono qui discreto spessore, formano, come nell’esemplare precedente, sei cicli completi. Quelli dei primi quattro cicli son di larghezza molto ineguale secondo che spettano alla metà corrispondente alla faccia concava od alla opposta; il loro margine libero, arcuato regolarmente nella parte superiore, scende poi verticale sino al fondo del calice e ingrossa di mano in mano, presentando verso la fossetta una piccola superficie pianeg- giante; le loro facce laterali son coperte di minuti granuli allineati, e qualche volta anche fusi insieme, in serie quasi. parallele al margine libero. Lo spazio lasciato libero dai setti nella linea mediana del calice ha una larghezza minima di circa 1,5 mm. i Sembra che questa specie non sia molto rara nelle marne del Ponticello, ma gli esemplari son quasi sempre malconci o tanto fragili che bisogna rinunziare ad estrarli. Raggiunge qualche volta dimensioni gran- demente superiori a quelle degli individui descritti, e il dott. Fornasmi ne ha visto esemplari che. misuravano oltre 15 centimetri di larghezza. 5. Flabellum extensum Mica. — Tav. VIII [Tav. I), fig. 6. 1841. Flabellum extensum Micusumn. Icon. Zooph., pag. 46 pl. 9, fig. 14. 1848. — distinctum Mune Epwarps et Hanme. Monogr. des Turbinolides. Ann. des Sciences nat., 3.° Ser., t. IX, pag. 262. 154 DOTT. V. SIMONELLI [6] 1873. Flabellum extensum Duncan. Madrep. of the Porcupine. Transactions of the Zoological. Society,. vol. VIII, pag. 322, pl. XXXIX, fig. 1-13. Nella collezione del dott. Berm questa specie è rappresentata da un magnifico esemplare, che ha circa 44 mm. di altezza per 61 mm. di maggior diametro. 1l polipaio è cuneiforme, molto compresso, ed ha gli spigoli laterali divergenti fra loro di 115°, mentre le facce sono inclinate l’una rispetto all'altra di appena 40°. Il margine superiore è curvato in arco regolarissimo, di 150° all’incirca, e le estremità del grande asse del calice si trovano situate verso la metà inferiore del polipaio. Le facce di compressione, lievemente concave in mezzo, presentano pieghe, funicoli e linee trasversali d’accrescimento, ineguali per la' distanza o per lo sviluppo, ma uniformi nella curvatura, che è parallela a quella del margine superiore. Sopra ciascuna faccia corrono inoltre, irraggiando dal peduncolo, undici coste rotondate e poco sporgenti, talune delle quali, so- ‘prattutto verso la base, si sollevano un po’ più delle altre e tendono per brevissimi tratti a divenire ango- lose e quasi cristiformi. Coste anche più depresse corrono negli spazi compresi fra le undici principali; e quelle come queste son bipartite da un solco relativamente largo e profondo, che corrisponde nell'interno ad un setto. Verso il margine superiore tutte le coste scemano di rilievo. Gli spigoli laterali portano solo nella metà inferiore creste irregolari e poco prominenti. Il calice è in forma di ellisse molto allungata, stando gli assi nel rapporto di 100 :200; le estremità sue corrispondenti all'asse maggiore sono arrotondate, e la fossetta si approfonda per poco meno di un terzo dell’altezza totale del polipaio. Si noverano sei cicli di setti non smarginanti, piuttosto sottili, diritti, guarniti nelle facce di minute granulazioni disposte, al solito, secondo linee curve quasi parallele al margine libero. I setti dei primi tre cicli son pressochè uguali fra loro e fortemente inspessiti nel margine interno. Quelli del quarto ciclo pareggiano in estensione ai precedenti; ma son più sottili e non offrono ingrossamento sensibile verso la loro terminazione. Nei cicli successivi i setti ‘si fanno sempre più tenui e meno estesi, e nell'ultimo, che è incompleto, sporgono pochissimo dalla parete. Un altro esemplare molto più giovane, che pure fa parte della collezione del dott. Berm, misura in altezza mm. 20 per 22 mm. di maggior diametro trasverso. Il margine superiore è qui molto meno convesso, il calice è addirittura angoloso nelle estremità corrispondenti all'asse maggiore, e le coste laterali stanno fra loro press'a poco ad angolo retto. Dopo che il Duncan! ha messo in evidenza la grande variabilità che offre attualmente il Flad. distinetum Epw. et H. quanto a scultura, sviluppo di creste laterali e di coste, grandezza di peduncolo e misura d’an- goli laterali, parmi non si possa mantenere la distinzione fra questa specie ed il Flad. extensum Mica. Stando alle diagnosi date dal Mine Epwarps e dall’ Hamer il principal carattere del Flab. distinctum starebbe appunto nell’angolo fatto dalle coste laterali, di poco superiore ai 90°, mentre nel lab. extensum le coste medesime s'approssimano alla direzione orizzontale. Ora, guardando gli esemplari viventi di Y/ab. distinetum figurati dal Duncan, si trova che in alcuni quelle coste sono orizzontali addirittura e in altri sono più o meno ascendenti, fino a divergere talvolta di 80° appena. Quanto al grado di compressione del calice si sa quanto varia in molte altre specie di Flabellum per dargli troppo valore; come pure, per ciò che riguarda la forma assunta dal calice stesso nelle estremità corrispondenti al suo asse maggiore, sì vede, anche dall’ispezione di un solo individuo, che cambia con l’età; prima è angolosa, poi di mano in mano più arrotondata. Tutto questo è in appoggio della fusione, già proposta dal Duncan, delle due specie. Soltanto, circa al nome da conservare, parmi che non debba avere la preferenza quello di l. distinetum Epw. et H., ma sibbene quello di 77. extensum adoperato sette anni prima dal Micweun. 1 Madrep. of the Porcupine, pag. 322. [7] DOTT. V. SIMONELLI È 155 Intorno all’ habitat attuale di questa specie ricorderò che essa è comune ai mari del Giappone, al Mar Rosso ed alle coste atlantiche della penisola iberica. Presso queste ultime, durante la seconda spedizione del “ Porcupine ,, fu dragata a profondità variabili dai 304 ai 994 fathoms. Allo stato fossile venne raccolta in giacimenti miocenici e pliotenici di parecchie regioni; tali l’Elveziano e il Tortoniano della Italia setten- trionale e le marne plioceniche della Sicilia, dove MicaeLormti, Secuenza, Namras, DE AnoEtiIs ecc. la segnalano col nome di Fl. extensum. Si possono aggiungere i depositi, miocenici o pliocenici che siano, di Villeneuve- les-Avignon in Francia e quelli di Anversa, dove, col nome stesso, è indicata dal Mmvne Epwarps e dal- l’Hanr. Come FI. distinctum è citata dal Duncan nel Miocene di Tejares presso Malaga 1, dal De Anceuss nel Piacenziano dell’Ampurdan in Catalogna ?, dal Martin nel Neogene di Giava 3, e ancora dal Duncan nel Miocene di Cape Otway, nell’Australia meridionale £. 6. Flabellum intermedium Epw. et H. 1848. Flabellum intermedium Mune Epwarps et Ham. Monogr. des Turbinolides, pag. 262. 1895. — _ De AnerLIS. Ant. fos. de Catal., pag. 20, Lam. A, fig. 18. A questa specie ho riferito due belli esemplari del Museo di Bologna, raccolti dal Forwnasini. Essi son cuneiformi, triangolari, con le facce inclinate l’una rispetto all’altra di 40°-45°, e le coste laterali divergenti di 80°-90. Il margine superiore è curvato ad arco, con la saetta equivalente a circa 1/3 dell’altezza totale del polipaio. Oltre alle coste laterali, cristiformi nella metà inferiore, notansi, sopra ciascuna faccia di com- pressione, undici coste alternanti di rilievo. Le più sviluppate, corrispondenti ai setti dei primi due cicli, di- vengono anch'esse subcristiformi nella parte più bassa del polipaio. Il calice regolarmente ellittico, con gli assi nel rapporto approssimativo di 100:200, è arrotondato alle estremità che corrispondono all'asse mag- giore. I setti dei primi tre cicli, pressa poco uguali fra loro, ingrossano bruscamente nella parte inferiore del margine interno, dove, visti in sezione trasversale, hanno la forma di T, con la testa rivolta verso la fos- setta. Il sesto ciclo è rudimentale. Dimensioni: AVITEZZI oo e ot io o rà SY Maggior diametro del calice. . . . mm. 41 La presenza di creste, benchè poco sviluppate, sulle coste primarie e secondarie de’ nostri esemplari, parrebbe non consentisse il riferimento loro a questa specie, dove, secondo i suoi fondatori si dovrebbe avere la “ muraille è peu près lisse sur les deux faces ®,. Ma non credo che questa espressione debba esser presa troppo alla lettera, specialmente se, come nel caso nostro, si ha corrispondenza completa di tutti gli altri caratteri; e in questo mi trovo d’accordo col De Anceis, che nella sua recente pubblicazione sugli Antozoi di Catalogna riferisce al Flad. intermedium esemplari dalle coste principali distintamente spinose o subcristiformi. Il Flab. intermedium è citato dal Seeuenza nel Langhiano e nel Tortoniano della Calabria; da Mum Epwarps ed Hamer, da Sacco ecc. nel Tortoniano e nell’Elveziano del Piemonte; da Namas nel Pliocene di Castell'Arquato; da De AneeLis nel Pliocene della Catalogna. 4 Op. cit., loc. cit. 2 Descripe. de los Antozoos fés. plioc. de Cataluîia, pag. 24. Barcellona, 1895. 3 Die Tertitirschichten auf Java, pag. 134, 1880. 4 On the fossil Corals of the Australian Tertiary Deposits. Quart. Journ., vol. XXXVI, pag. 299. London, 1870. 5 Hist. nat. des Cor., pag. 80. : 156 DOTT. V. SIMONELLI [8] 7. Flabellum royssianum Epw. et H. — Tav. VIII [Tav. I), fig. 7. 1868. Flabellum royssianum Mine EpwarDs et Han. Monogr. des Turbinolides, pag. 268, pl. VIII, fig. 14. Pur deplorando di non aver modo di paragonare con esemplari tipici il polipaio che riferisco a questa specie, tengo la sua determinazione come sicura, perchè basata sulla perfetta corrispondenza con la diagnosi e la figura della “ Monographie des Turbinolides ,. Solo è da notare che l'individuo di Val di Savena di- verge da quelli illustrati da Mme Evwarps ed Hame pel rapporto fra gli assi del calice, (16: 26) e per la minore acutezza degli angoli corrispondenti alle estremità dell'asse maggiore. I primi esemplari descritti dal lab. royssianum sembra venissero dal Miocene di Dax. Lo si trova poi citato nel Miocene dell’Austria-Ungheria (Leithakalk, Oberer Tegel, Badner Tegel) dal Reuss, nel Tortoniano di Calabria dal Secuenza. L'ho raccolto io stesso nel Tortoniano del Monte della Verna e nel Pliocene della Val d'Orcia. Collezione FornasmI. 8. Flabellum cfr. Woodi Fpw. et H. 1850. Flabellum Woodii Mune Epwars et Han. Monogr. des Turbinolides, pag. 297, 1848. — British fossil Corals, pag. 6, Tab. I, figs. 2, 2a, 2b. Uno tra i flabellidi peggio conservati della Collezione Forwasini si accosta notevolmente al Fl. Wood del “ Coralline Crag , di Iken, per l'aspetto della superficie, per l'assoluta mancanza di creste laterali, per la forma del calice e dei setti; mentre per l’acutezza dell'angolo laterale e pel grado di compressione si av- vicinerebbe piuttosto ad una forma del Pliocene di Sicilia, che il Secuenza ? ha riferito al lab. siciliense Epw. et H. Però credo opportuno notare che quest’ultima corrisponde incompletamente alla diagnosi data da Mme Epwarps ed Hamer per il Fab. siciliense, non presentando, almeno per ciò che risulta dalla figura, traccia veruna di creste laterali. L’esemplare nostro misura mm. 24 d'altezza per 22 mm., circa, di maggior diametro trasverso; gli assi del calice stanno tra loro come 100:200, l’angolo laterale supera di poco i 45°, [N e la fossetta è profonda 10 mm. 9. Flabellum Fornasinii nov. sp. — Tav. VIII [Tav. I], fig. 8. Grande flabello conico-compresso, con l’asse verticale pari a %o del maggior diametro trasverso, coi lati divergenti di circa 65°. Il polipaio esordisce con un breve e robusto peduncolo conico, al di sopra del quale si allarga bruscamente, offrendo nei lati e sopra una delle facce di compressione poche irregolari pro- tuberanze, o spine grossolane, dirette orizzontalmente o tendenti a volgersi in basso. Una delle strozzature che si trovano presso il verticillo di protuberanze basali, corrisponde senza dubbio al piano secondo il quale il polipaio avrebbe dovuto troncarsi per divenir libero. Le facce di compressione son, come i fianchi, irre- ! Becellenti figure di questa specie trovansi in Reuss: 7088. Kor. d. dst.-ung. Mioc., Taf. 4, fig. 9-12, Taf, 5, fig. 1-2. ? Disquisiz., Disp. II8, pag. 88, tav. X, fig. V, 1864. [9] DOTT. V. SIMONELLI 157 golarmente ondulate; la superficie, anche nei punti dove è ben conservata; mostra soltanto pieghe e linee trasversali d’accrescimento e costicine piane, strette, fittissime, tutte eguali fra loro. Il calice ellittico, con gli assi della rispettiva lunghezza di 35 e 65 mm., ha le estremità corrispondenti all'asse maggiore rotondate e poste (a giudicar dalla curva delle linee d’accrescimento) verso il quinto superiore del polipaio. L’interno del calice, che non ho potuto liberare dall’argilla che lo riempie, lascia vedere pochissimo dei setti, circa i quali posso dir solo che son tenui, diritti, forniti di granulazioni bene sviluppate, e pressochè uguali fra loro nei primi tre cicli. Il numero complessivo dei cicli è sicuramente di sei. Dimensioni : Altezza (approssimativa) del polipaio . . mm. 56 Asse maggiore del calice. .. . . . mm. 63 Tutte le specie di Fladellina truncata descritte da Mme Epwarps ed Hamer secondo questi autori s'in- contrerebbero solo nell’attualità. Ma il Duncan ! ha descritto come spettante a questo gruppo un Flabellum Victoriae dei terreni neogenici di Muddy Creek nell’Australia meridionale, e fra i corallari fossili degli strati di Murray ha riconosciuto il Flab. candeanum Epw. et H. ora vivente nei mari della China. Il Sreurnza ? ha trovato nell’Astiano di Reggio in Calabria una forma identica o molto vicina al Fab. complessum (Law.) dell'Oceano Indiano. Inoltre, secondo Seuprr 5, il Flab. acutum posto da Mriune Epwarps ed Ham nella se- zione dei Hlabella pedicellata, dovrebbe passar fra i truncata, perchè sopra i tubercoli cristiformi della base mostra un solco trasversale indicante il piano di distacco della parte superiore. Nessuna di queste specie ha rapporto con la nostra, che nemmeno sappiamo ravvicinar positivamente ad alcuno dei flabelli troncati dei mari attuali. Collezione BERTI. 10. Trochocyathus affinis Rruss. 1871. Trochocyathus affinis Reuss. Die foss. Kor. d. dst.-ung. Mioc., S. 214, Taf. II, fig. 12, 13; Taf. II, fig. 1. 1876. —_ arenulatus Ponzi. I foss. del M. Vaticano, pag. 28, tav. III, fig. 14a-d. Polipaio in forma di cono brevissimo e leggermente compresso, curvato inferiormente nella direzione dell’asse trasversale minore, retto da un breve peduncolo, che nella base troncata reca le tracce della pri- mitiva affissione. Superficie coperta di granulazioni tondeggianti, più fitte e rilevate nel quarto superiore. Dodici coste principali, distinte fin presso alla base, e in vicinanza del margine calicinale sporgenti, ango- lose, cristiformi. In ogni intervallo fra le coste maggiori contansi tre coste meno prominenti e più roton- date, ma distinte anch'esse fino a breve distanza dal peduncolo e pronunziatissime nel terzo superiore. Calice ellittico, con gli assi nel rapporto medio di 11:14. Quattro cicli completi di setti smarginanti, diritti, sot- tili, guarniti lateralmente di papille coniche. I setti corrispondenti ai primi due cicli son pressochè uguali fra loro; più gracili, meno estesi e meno sporgenti oltre il margine calinale quelli del 3°, e meno sviluppati ancora quelli del 4° ciclo. Pali dinnanzi ai setti dei primi tre cicli, lamelliformi, larghi, forniti di papille spiniformi più sviluppate che non sian quelle dei setti: i pali terziari convergenti verso i secondari, e talora 1 Australian Corals., pag. 299 e seg. 1870. 2 Le formaz. terz. nella prov. di Reggio, pag. 302, 1879. 3 Ueber Generationsweschsel bei Steinkorallen. (Zeitschr. f. wiss. Zoologie, XXII. Bd., 2 Heft) pag. 18, 1872. Palaentographia italica, vol. I. . 21 158 DOTT. V. SIMONELLI [10] saldati parzialmente con essi mercè le papille laterali. Columella formata da 8-10 processi nastriformi, irre- golarmente contorti, saldati in parte fra loro, e disposti in gruppo allungato nella direzione dell'asse mag- giore del calice. Altezza . . 6-12 mm. Diametro massimo . . 9-14 mm. Diam. minore . . 8-13 mm. Ho riunito al Tr. affinis Rss., il Tr. arenulatus Ponzi (= Tr. mitratus Goupr. sp. secondo Dr Ancr- LIs !) dopo avere ottenuto in comunicazione, dal Museo geologico della Università di Roma, alcuni esemplari raccolti nelle marne plioceniche del Monte Vaticano. È indiscutibile l’affinità di queste forme col Tr. mi- tratus Goupr., ma i caratteri differenziali indicati dal Reuss ® permetteranno sempre di tenerle distinte. Il Tr. mitratus tipico, quello figurato nelle tavole dei “ Petrefacta Germaniae 3, è molto più allungato e com- presso, ha le coste assai meno ineguali fra loro, i setti meno smarginanti, e i pali forniti di granulazioni molto più deboli. Fra i giacimenti del 7. affinis (oltre alle marne del Monte Vaticano) posso indicare soltanto quelli miocenici di Lapugy, Baden, Jaromerie, Chrudichrorn citati dal Reuss. Collez. Berti e FornasINI. 11. Stephanocyathus elegans Sre. 1864. Stephanocyathus elegans SecueNzA. Disquisiz., disp. 2%, pag. 62, tav. VII, fig. 1. 1880. —_ — Pourrarès. Rep. on the Cor. and Antipatharia. Bull. of the Mus. of Comp. Zool. Harvard College, vol. VI, n.0 4, pag. 103. Malgrado la contraria opinione del Duncan (Revision, pag. 22) mi parve ottimo avviso quello del Pour- tALÈS di conservare distinto dai Trochocyathus il genere Stephanocyathus del Secuenza; chè se la forma sub- emisferica o discoide del polipaio si può ritrovar tale e quale in parecchie specie di veri trocociati, la lo- batura dei pali costituisce pur sempre un buon distintivo pel genere seguenziano. L’esemplare che io riferisco alla forma tipica dello St. elegans misura mm. 41 di diametro e mm. 13 di altezza. Ha la base piana, leggermente rialzata nel centro, dove sporge un pedicello rudimentale con ci- catrice d’affissione. I fianchi del polipaio scendono per un certo tratto quasi verticalmente verso la base e poi si piegano per far col piano della base stessa un angolo di circa 50°. Le coste indicherebbero cinque cicli completi e i rudimenti di un sesto ciclo, rappresentato in un solo sistema. Nella base son distinte solo le coste primarie, secondarie e terziarie; ma sui fianchi prendono tutte uno sviluppo considerevole, le pri- marie e le secondarie rimanendo però sempre più rilevate dell’altre. Verso il margine del calice le coste si fanno angolose, coperte di granulazioni ed ottusamente denticolate. L’interno del calice è completamente ma- scherato dall’ argilla. 1 Questa specie fu prima indicata dal Secuenza nelle marne giallastre di Scoppo, Gravitelli, Trapani, Ro- metta, S. Filippo in Sicilia, e più tardi nell’Astiano della provincia di Reggio 4. Il Povrrarès l’ha ritrovata vivente presso Barbados, a profondità variabili dai 209 ai 288 fathoms. Collezione BERTI. i Zoantari fossili dei dintorni di Roma, pag. 7, 1893. ? Foss. Kor. des bst-ung. Mioc., S. 244, 1871. 3 Tab. XV, fig. 5. 4 Formaz, terz. nella prov. di Reggio (Calabria), p. 301. Roma, 1879. [11] DOTT. V. SIMONELLI 159 12. Stephanocyathus elegans Sec. var. subspinosa Ses. (Op. cit., l. c.). L'esemplare che riferisco alla varietà subspinosa ha forma di scodelletta alta circa 18 mm. e larga poco meno di 70 mm.; è quindi molto più grande e proporzionatamente assai più depresso che non sia quello descritto dal Secuenza. L’angolo fatto dalla porzione laterale della muraglia col piano della base è di 35° Fio. 1. all'incirca; la base è larghissima, debolmente convessa, fornita di una lieve infossatura mediana che ricinge il brevissimo pedicello rudimentale. Dall’area circumpedicellare irraggiano le dodici coste primarie e secon- darie, pressochè uguali nella sporgenza, gradatamente crescenti man mano si accostano al margine del ca- lice, acute, seghettate, coi denticoli volti all'in su. Con assai minore rilievo corrono negli spazi interposti le coste terziarie e quaternarie, acute anch'esse e denticolate nel tratto corrispondente ai lati della muraglia, mentre nella regione basilare appariscono come funicoli sottili e discontinui. Le coste quinarie son poco meno sviluppate delle precedenti nel terzo superiore del polipaio, ma nel resto della superficie son discernibili a mala pena. Verso il margine del calice tutte le coste son ricoperte da fitta e minuta granulazione. Contansi cinque Fia. 2. cicli completi di setti smarginanti, regolarmente ingrossati verso l'esterno, diritti, debolmente granulosi nelle facce laterali. I setti primari e secondari s’ equivalgono per l'altezza, per lo spessore, per la estensione, e si proiettano per circa 6 mm. oltre il margine del calice; quelli dei cicli successivi decrescono gradatamente in sviluppo. I setti del 5.° ciclo raggiungono una lunghezza press’ a poco eguale a metà del raggio calici- nale. Davanti ai setti dei primi quattro cicli, ed in continuazione diretta di essi, trovansi pali lamelliformi grossi ed estesi. I pali primari hanno un grosso lobo triangolare alla estremità che guarda la columella ed un lobo più esterno assai meno sviluppato, divisi fra loro da un largo seno semicircolare; i secondari hanno un lobo interno minore, in forma di grossa ed elevata papilla conica, ed un lobo esterno più grande, lami- nare. In ogni sistema i pali quaternari s’inflettono verso il terziario fino a saldarsi con esso, e i due fasci così originati s'incurvano alla lor volta verso il palo secondario, col quale si uniscono. Soltanto i pali pri- mari rimangono indipendenti per tutta la loro estensione. La columella è fatta di 16 grosse papille coniche, irregolarmente distribuite. Collezione Berti. 160 DOTT. A. SIMONELLI [12] 13. Stephanocyathus elegans var. hemisphaericus nob. — Tav. VII [Tav. I], fig. 9. Si distingue a colpo d'occhio dalle forme precedenti perchè foggiato a callotta regolarissima, senza traccia di pedicello, e perchè ha le coste più larghe, più ravvicinate, ed assai: meno acute, anzi, addirittura tondeggianti per la maggior parte del loro decorso. Le coste primarie e secondarie sono molto meno forte- mente denticolate di quelle della var. subspinosus. È sviluppatissima la granulazione della superficie anche nelle parti più vicine all’area polare. Il numero, la disposizione e la forma dei setti corrispondono a quanto si osservò nella varietà testè ricordata. Dimensioni: Diametro MEER Mano 34 Altezza (compresa la porzione smarginante dei setti) mm. 18 Collezione BERTI. 14. Caryophyllia communis See. sp. — Tav. VIII [Tav. I], fig. 10. 1863. Ceratocyathus communis SecueNzA. Disquisiz., Disp. I®, pag. 48, tav. V, fig. 7. Riunendo alle CaryophyMlia M. Epw. et H. le specie che il Seeuenza raggruppava nel suo genera Cerato- cyathus, seguo l'opinione autorevolissima del Mosener, del Duncan, del Pourraris. A detta del SecuenzA me- desimo l’unico carattere differenziale tra i due generi sarebbe questo: che nei Ceratocyathus il polipaio è “ libero nell'età adulta, mostrando una piccola cicatrice alla estremità del peduncolo ! , mentre nelle Ca- ryophyllia “ aderisce sempre, per mezzo di una base più o meno larga ? ,. Ma questa distinzione è pura- mente artificiale, potendosi in una medesima specie di Caryophyllia trovare individui affissi mercè una larga base incrostante, e individui a sottil peduncolo che prima o poi divengono liberi. Interessantissima, a questo riguardo, la serie delle forme assunte dalla Car. clavus Scaccar, quale ci vien presentata dal Duncan 8. Il Povrraris 4 non si limita all'abolizione del genere Ceratocyathus; ma sembra anche disposto a con- centrare in una le numerose specie descritte dal Secuenza, perchè legate da graduali passaggi. Ad una estre- mità della serie, egli dice, stanno forme con setti e coste press'a poco eguali, come C. communis; all’ altra estremità forme con setti e coste irregolarmente sviluppati, come C. zanclaeus. Evidentemente il PourrALès dimentica che certe specie seguenziane, il C. polymorphus p. es., non si possono in alcun modo ridurrre in questa serie, sia per l’habitus loro peculiare, sia per la costituzione dell'apparato settale. A parte questo, non si può negare che il Seguenza abbia proceduto con eccessiva rigidità nell’ordinamento dei suoi Cerato- cyathus, attribuendo in alcuni casi importanza di caratteri specifici a modificazioni che potevano tutt’ al più distinguere delle varietà. Ma credo che soltanto una coscenziosa revisione del materiale siciliano permette- rebbe di stabilire quali fra le specie del Seguenza debbano essere conservate e quali debbano passare in si- nonimia. Intanto, per la forma che ho sott'occhio, mi limiterò a dire che corrisponde a quella indicata dal Pour- taLès 5 col nome di “ Caryophyllia communis Mos. var. costata = Ceratocyathus zanclaeus Sea. , e descritta dal MoseLey ® come “ Carioph. communis Mos. = Ceratoc. communis See. ,. Trattasi di un polipaio conico- 1 Disquisiz., Disp. I.8, pag. 35. * Op. cit., pag. 20. ® Descript. of the Madrep. dredg. up during the Exp. of the Porcupine., pag. 3141 e segti. 4 Rep. on the Corals and Antipatharia, 1880, pag. 100. 5 Op. cit., loc. cit. © Rep. on Corals proc. during the Voyage of Challenger, p.135, pl. I, figs. 4, 4a, Ba, 1881. ii . [13] DOTT. V. SIMONELLI 161 compresso, gradatamente assottigliato verso la base e curvo in un piano che si accosta sensibilmente a quello dell’asse minore del calice. La superficie, tutta cospersa di granuli minutissimi, offre quindici coste princi- pali angolose, distinte a partir dal peduncolo, ma soprattutto ben rilevate nel quarto superiore. Negli spazi interposti fra le coste principali corre una costa mediana meno sporgente e meno angolosa, fiancheggiata qualche volta da due costicine laterali anche più depresse è discontinue. Il calice ha nel contorno forma di ellisse poco allungata, stando i due assi nel rapporto di 100:115; la profondità della fossetta equivale a circa !/1 dell'altezza totale del polipaio. I setti son tutti smarginanti, piuttosto sottili, forniti lateralmente di granulazioni allineate in serie parallele, discoste fra loro. Quindici setti, corrispondenti alle coste princi- pali esterne, sono più elevati, più estesi ed anche un po’ più grossi degli altri; le quindici camere da essi limitate vengono alla lor volta suddivise ciascuna da tre setti, uno mediano più grande e due laterali mi- nori. Davanti ad ognuno dei quindici setti mediani trovasi un palo laminare lievemente ondulato, assai largo, un po’ più grosso del setto cui si congiunge, rotondato nel margine superiore, e nelle facce laterali munito di grosse papille coniche. La columella è fatta di cinque lamine contorte, saldate assieme in un gruppo allungato. Dimensioni: Altezza del polipaio. . . . . . mm. 22 Diametro maggiore del calice . . . mm. 23 Diametro minore del calice . . . » 20 [N Vivente, la C. communis è stata raccolta durante la spedizione del Challenger presso la Nuova Scozia, le Azzorre, Bermuda, Nuova York e Capo di Buona Speranza, a profondità oscillanti dai 150 ai 1250 fathoms. I dragaggi del “ Blake , nel Mar de’ Caribei la riportarono da fondi di 127 a 892 fathoms. Nel Mediter- raneo non so che sia stata mai rinvenuta. Gli esemplari fossili descritti dal Seeuenza vengono dal Pliocene di Rometta, Rocca, Zifronte, Trapani, Gravitelli, Scoppo ecc., in Sicilia. Successivamente lo stesso autore indicò la C. communis nell'Astiano di Reggio in Calabria 1. Col nome di C. zanclaea (Sre.) questa specie medesima ‘è dubitativamente indicata dal Dr An- ceLis nell’Elveziano di Serravalle-Scrivia. Io l’ho trovata non rara nel Langhiano del Bolognese. Collez. Berti e FornasIsI. 15. Caryophyllia ingens n. sp.-- Tav. VII [Tav. I], fig. 11, 12. Gigantesco e solido polipaio conico-compresso, debolmente curvo nel piano che corrisponde all’ asse mi- nore del calice, strozzato a più riprese trasversalmente, per effetto di ripetuti arresti di sviluppo. Superficie rivestita di un sottile intonaco lucente, cosperso di granulazioni o di papille minutissime, distribuite sen- z'ordine. Coste principali in numero di 23, quasi uguali fra loro, sporgenti nella metà superiore in forma di lamine sottili, flessuose nel decorso, ondulate nel profilo, e nella metà inferiore tondeggianti e molto meno rilevate. Intervalli fra le coste principali occupati pel solito da tre coste minori, quasi piane verso la base, cristiformi verso il margine superiore. Calice ovale, con gli assi della rispettiva lunghezza di 61 e 45 mm., spartito in ventitre camere principali da altrettanti grossissimi setti, lo spessore dei quali raggiunge:i 2 mm.; ogni camera contiene un setto mediano, poco meno robusto dei precedenti, fronteggiato da un grosso palo laminare, e due setti laterali molto meno sviluppati in larghezza e spessore. Fa eccezione una sola ca- ‘mera, che contiene un unico setto. Le facce laterali dei setti portano granulazioni ben rilevate, distribuite prevalentemente secondo curve parallele al margine libero. Talune di queste granulazioni, fatte ipertrofiche 1 Formaz. terz. di Reggio, pag. 300, 1879. 162 DOTT. V. SIMONELLI [14] e confluenti, originano trabecole od istmi (sinapticule rudimentali), che congiungono per estensione variabile i setti maggiori l’uno con l’altro o con i pali contigui. La columella è fatta di una lunga lamina alquanto flessuosa, diretta secondo l’asse maggiore del calice, fornita lateralmente di papille coniche e di rilievi lami- nari contorti, e parzialmente saldata con qualcuno dei pali. Dimensioni : Altezza + ala alia an e ani 82 Diametro maggiore. . . . . . . . mm. 61 Diametro minore . . . . . . » 45 Profondità della fossetta. . . . . . >» 24 Questa colossale Caryophylia ha non pochi rapporti con la C. ponderosa Sea. sp. (Ceratocyathus), per la forma generale, il modo di curvatura, la disposizione dei setti e della columella. Ma, senza escludere che possa trattarsi di un caso teratologico di gigantismo, alla identificazione sua con tale specie parmi si op- pongano non tanto la molto diversa grandezza del polipaio ed il diverso sviluppo dei setti e dei pali, quanto la forma delle coste; appartenendo la C. ponderosa, secondo il Secuenza, al gruppo delle striatae, a coste quasi piane, mentre la nostra evidentemente appartiene al gruppo delle armigerae. È vero bensì che nelle diagnosi e nelle figure delle “ Disquisizioni , le coste primarie e secondarie della C. pornderosa risultano sporgenti, angolose, subcristiformi, almeno in vicinanza del margine calicinale; non giungono però ad esser lamellari come nella C. ingens, ed inoltre le coste terziarie per la forma e per la sporgenza poco o punto si differen- ziano da quelle di ordine più elevato. Collezione FornasmI. 16. Caryophyllia polymorpha Ste. sp. — Tav. VOI [Tav. I], fig. 13, 14. 1863. .Ceratocyathus polymorphus SecuenzAa. Disquisiz., disp. 1.°, pag. 53, tav. VI, fig. 2, 2a-2d. - Polipaio conico, molto allungato, poco o niente compresso, curvato a cornucopia. Coste poco appariscenti ma pur distinte fin dalla base, press'a poco uguali fra loro anche se d'ordine diverso, quasi piane nel lato cor- rispondente alla piccola curva del polipaio ed alquanto angolose nell’opposto, separate da strettissimi solchi e coperti da minute granulazioni. Calice subcircolare od esagono. Setti lievemente smarginanti, in sei sistemi e tre cicli; discretamente robusti e larghi i primari, più stretti e più sottili i secondari, pochissimo svilup- pati i terziari. Il margine interno dei setti è quasi verticale, e più o meno fortemente vermicolato; le loro facce son munite di grosse papille coniche spiniformi. Pali situati dinnanzi ai setti del secondo ciclo, in forma di larghe lamine ondulate e coperte di papille spinescenti. Columella fatta di un solo processo laminare ir- regolarmente contorto. Dimensioni: I Il II I II MI Altezza: Mimi, 8, 10 10 Diametro del calice . . . mm. 4 4 5 La Car. polymorpha, che il SecuenzA rinvenne la prima volta nelle marne di Rometta e poi nell’Astiano di Reggio ! è, se non identica, strettamente affine alla O. emaciata Reuss ® delle marne di Grinzing, ed ha per discendenti, poco o punto modificati, due forme attuali: la Car. cornuformis Pover., trovata nel Golfo del Messico alla profondità di 237-450 fathoms ?, e la Car. Pourtalesi Duno. 4, dragatda al “ Porcupine , a 292 fathoms, fra la costa atlantica della penisola iberica e le Azzorre. Collezioni Berti e FornasINI. 1 Form. terz. di Reggio, p. 300. ? Reuss. Die foss. Kor. d. vst.-ung. Mioc., pag. 214, tav. XXI, fig. 1, 1871. 3 Povrrarks. Deep Sea Corals, pag. 9, pl. I, fig. 14, 15, 1871. 4 Duncan. Madreporaria dredged up during the Exp. of « Porcupine », pag. 347, pl. XLII, fig. 3-10, 1871. x Sa rp [15] DOTT. V. SIMONELLI 163 17. Caryophyllia felsinea n. sp. — Tav. VIII (Tav. I), fig. 15, 16. Polipaio ciatiforme a larga base incrostante, più o meno compresso ed arcuato. Superficie esterna per- corsa da 48 coste press'a poco uguali fra loro, quasi piane, divise da solchi strettissimi, distinti fin dalla base, coperte di granuli tondeggianti bene sviluppati. Solo in vicinanza del margine calicinale si differenziano le dodici coste primarie e secondarie, acquistando maggior rilievo delle altre, e più dell’altre sporgendo come processi dentiformi della muraglia. Calice talora circolare, talora ovale col rapporto di 6:7 fra gli assi. Sei sistemi uguali e quattro cicli completi di setti notevolmente robusti, un po’ flessuosi, forniti lateralmente di sporgenze laminari in forma di scodelline. Setti dei primi due cicli perfettamente uguali tra loro, setti Fio. 3. terziari e quaternari progressivamente più corti e più tenui. Pali sviluppatissimi, situati davanti ai setti del 3.° ciclo e larghi come questi ma notevolmente più grossi, per via delle espansioni laminari foggiate a truogolo che li guarniscono lateralmente. Fossetta poco profonda. Processi columellari nastriformi contorti, confluenti in un gruppo cicoriaceo a contorno ovoidale. Dimensioni dell'esemplare meglio conservato (Colle- zione Brrm): altezza mm. 12, diametro maggiore mm. 8,5, diametro minore mm. 8, profondità della fos- setta mm. 2. Questa specie ha innegabili rapporti con alcune forme del gruppo della Car. arcuata Epw. et H., e se- gnatamente con la Car. crispata Rss. del Miocene di Porzteich in Moravia. La si può ad ogni modo di- stinguere con facilità da quest’ultima per la forma della columella e per gli ornamenti peculiarissimi dei setti e dei pali. Collez. Berti e ForNASINI. 18. Ceratotrochus typus Sec. sp. — Tav. VIII (Tav. I], fig. 17, 18. 1864. Conotrochus typus SecueNzA. Disquisiz., disp. 2°, p. 83, tav. X, fig. 1, l1a-1c. 1872. — — Rruss. Foss. Kor. d. dst.-ung. Mioc., p. 226, tav. III, fig. 10-12. 1880. Ceratotrochus typus PourtaLÈs. Report on the Cor. and Anthipat. Bull. of the Mus. of Compar. Zool. Harvard Coll., v. VI, n.° 4, p. 105. Gli esemplari della collezione Berti non differiscono sensibilmente da quelli tipici di Sicilia, coi quali ho potuto metterli in confronto diretto: solo hanno l’epitecio meno sviluppato e le coste abbastanza di- stinte in gran parte della superficie. I quattro cicli di setti son per lo più completi in due soli sistemi, avendosi negli altri la disposizione 1, 3, 2, 4, 3, 4, 1. Nell’unico esemplare che abbia il calice completa- mente sgombro d’argilla si vede che il numero delle papille columellari è molto ristretto, come nella va- 164 DOTT. V. SIMONELLI [16] rietà Rispida (Ceratotrochus hispidus Povrr. 1) ora vivente nel golfo del Messico. Le dimensioni degli esem- plari meglio conservati son le seguenti: I II III I II IIl Altezza ro RM, 8 10 Diametro del calice . . . mm. 6 4 7 Il Ceratotr. typus si ritrova, come abbiamo accennato, vivente nel golfo del Messico. Si trova fossile in Italia tanto nel Pliocene (Piemonte, Calabria, Sicilia) come nel Miocene (Tortoniano di Calabria e del Piemonte, Elveziano del Piemonte). Il Reuss l’indica nel Miocene di Porzteich (Badener Tegel) e Duncan ® in quello della valle del Gellibrand (Australia). 19. Ceratotrochus multiserialis MrcHm. Sp. 1838. Turbinolia multiserialis Micasnorti. Spec. Zool. dil., pag. 70, tav. II, fig. 7. 1848. Ceratotrochus multiserialis Mune Epwarps et Han. Monogr. des Turbinolides, pag. 250, pl. VII, fig. 3. Nella collezione del dott. Fornasmi questa specie è rappresentata solo da un frammento di giovane esemplare, alto appena 7 mm., con la base tronca e leggermente dilatata. Nella ornamentazione esteriore esso corrisponde perfettamente alla descrizione ed alle ottime figure date dal Reuss * per gli esemplari mio- cenici di Baden. Le coste alternano di rilievo; quelle che corrispondono ai setti dei primi due cicli sono fra tutte le più sporgenti, e recano tubercoli spiniformi in numero di cinque o sei per ciascuna; le terziarie hanno due o tre soli tubercoli molto più depressi e le quaternarie sono affatto inermi. I setti formano quattro cicli, l’ultimo dei quali è incompleto. Ogni sistema è diviso, mediante un setto secondario, in due parti ine- guali; la più grande contiene un setto del terzo ciclo e due del quarto, mentre nella più piccola sta sola- mente un setto terziario. — Ebbi più tardi dal dott. Brrmi un altro esemplare completo, che misura mm. 6 in altezza e mm. 6,6 in diametro. In questo, a differenza degli individui tipici, anche le coste degli ultimi cicli si presentano ornate di tubercoli relativamente assai grossi, che tendono qualche volta a divenire spiniformi. Il Ceratotrochus multiserialis non è, ch'io sappia, conosciuto vivente, e neppure trovo che fino ad oggi sia stato indicato in terreni pliocenici. Fu raccolto nel. Langhiano dell’Italia meridionale (Seguenza 4) nel- l’Elveziano e nel Tortoniano del Piemonte (MicasLortI 5, Siswonpa 6, Sacco 7, De Ancetis 8 ecc.). Il Reuss ® lo cita di Forchtenau (Oberer Tegel), di Baden, Méllersdorf, Niederleis, Porzteich e Rohrbach (Badener Tegel). Collez. Berti e ForNASINI. 20. Amphihelia reflexa Micam. sp.? Nella collezione del Museo di Bologna portavano il nome di Diplohelia reflera Micami. alcuni frammenti assai mal conservati di una oculinide, che nell’aspetto generale realmente s'accordano con la figura data per 1 Reports on the Results of Dredging în the Gulf of Mexico, by the U. S. Coast Survey St. « Blake ». Corals and Cri- noids, by L. F. de Povrraks, pag. 202, tav. I, fig. 19-30. Cambridge, 1848. 2 Australian Corals. Quart. Journ., Vol. XXVI, pag. 298, 1870. Poss. Kor. d. vst.-ung. Mioc., p. 223, tav. IV, fig. 5. Form. terz. nella prov. di Reggio, p. 62. Foss. mioc., p. 29, 1847. Matériaux pour servir à la pal. du terr. tert. du Piemont, pag. 90, 1871. Catalogo pal. del bac. terz. del Piem., pag. 324. Ò Cor. dei terr. terz. dell' It. sett., pag. 86, 1893. ° Foss. Kor. d. vst.-ung. Mioc., pag. 223, 1872. o + o u a E citi [17] DOTT. V. SIMONELLI 165 quella specie dal MrcasLorti. Inscrivo però dubitativamente questa determinazione, non avendo potuto esami> nare l’interno dei calici, che son sempre riempiti da pirite. Collez. Berti e FornasmnI. 21. Stephanophyllia imperialis Mica. . 1841. Stephanophyllia imperialis MiczeLIN. Iconogr, Zooph., p. 21, tav. VIII, fig. 1 1871. — agaricioides Risso in Siswonpa. Matériaux pour servir à la Paléont. du terr. tert. du Piemont., p. II.*, pag. 38. 1872. — imperialis Reuss. Moss. Kor. d. èst.-ung. Mioc., pag. 254, tav. XIV, fig. 1-5. Il meglio conservato fra 1 pochi esemplari che rappresentano questa specie misura 21 mm. in diametro e 10mm. ir altezza. La base, anzichè “ plana, subercavata , come la descrisse il MrcneLN, è sensibilmente convessa nell’area centrale e pianeggiante verso la periferia. Le costicine raggianti son distintamente ango- lose e fanno capo ad un gruppo di pochi tubercoletti, situati nel centro del disco basale. Le trabecole tra- sversali delle serie esterne non offrono i processi spinosi che il Reuss ha indicati come caratteristici di questa specie, ma ciò dipende verosimilmente dall’età non molto avanzata dell'esemplare. Il numero delle costicine x raggianti (96) indica con sicurezza cinque cicli completi di setti. L'opposta faccia del polipaio è quasi to- talmente mascherata dell’argilla. La Steph. imperialis è specie assai diffusa nel nostro Pliocene (calcari pliocenici di Lardaria in Sicilia [Secuenza], Castellarquato [Namras], Astiano e Piacenziano del Piemonte [Sacco] ecc.). È anche citata nel Tor- toniano di Reggio (Secuenza), nell’ Elveziano del Piemonte (Sacco). Il Reuss l’indica a Lapugy (Oberer Te- gel) ed a Baden, Voslau, Ruditz (Badner Tegel). 22. Balanophyllia irregularis See. 1864. Balanophyllia irregularis Secuenza. Disquisix., disp. 2%, pag. 118, tav. XIV, fig. 1, 1a. È rappresentata da un solo esemplare, non troppo ben conservato, aderente ad una valva di Ostrea cochlear. Il polipaio è strozzato al disopra della larga base incrostante, e poi continua conico, molto allun- gato, compresso, irregolarmente contorto. Misura 33 mm. d'altezza e mm. 14 di maggior diametro. L' epi- tecio è pochissimo sviluppato. Le coste sono distinte su tutta la superficie del polipaio, molto depresse, ro- tondate, granulose; quelle primarie e secondarie sporgono appena un po’ più delle altre, ma solo per brevis- simi tratti. Il calice è ellittico, con il rapporto di 100 :127 fra gli assi. Malgrado la cattiva conservazione dell'esemplare può riconoscersi nei setti l'ordinamento indicato per questa specie dal Secuenza e dal Reuss: cioè cinque cicli, l’ultimo dei quali incompleto; setti primari e secondari liberi d’aderenze fino alla colu- mella; setti del quarto ciclo curvati verso i terziari e saldati con essi a metà circa della lunghezza di questi ultimi. Columella spugnosa, sviluppatissima. In Italia la Bal. irregularis è stata raccolta così nell’ Elveziano e nel Tortoniano come nel Piacenziano. Fuori d’Italia la citano il Reuss nel Miocene di Moravia e il De-Anertis nel Pliocene di Papiol in Catalogna *. Collezione BERTI. 1 Descripcion de los -Antozoos fosiles pliocénicos de Cataluîia, pag. 10, Barcelona, 1895. Palaentographia italica, vol. 1. 22 166 DOTT. V. SIMONELLI [18] 23. Dendrophyllia sp. ind. Nelle collezioni che ho sott'occhio trovansi pochi frammenti di grossi rami di una Dendrophyllia, pur troppo sprovvisti di calici e molto corrosi nella superficie. In queste condizioni non è CONSCRLIO neppure il tentativo di una determinazione specifica. Conelusioni Il carattere prevalente della piccola serie di antozoi che abbiamo passato in rivista è quello di fauna vissuta in una zona molto profonda del mare basso (F/achsee del WaLraer). Ricercando l'habitat delle MEETS specie che sì ritrovano anche nei mari attuali, troviamo infatti queste cifre: Flabellum extensum . . . m.ì 556 — 1834 Stephanocyathus elegans. . . m.ì 382 — 526 Caryophyllia communis . . » 232 — 2285 Ceratotrochus typus . . . . » 457— 931 Se in via sussidiaria si volesse anche tener conto della distribuzione batimetrica delle forme attuali più vicine ad alcune fra quelle da noi studiate, vedremmo come i flabellidi spettanti al gruppo del nostro Yad. Bertii abitino in profondità non inferiori ai 215 metri e che per il lab. alabastrum posson giungere fino ai 1828; che i Trochocyathus si spingono fino ai 1671 m.; che le cariofillie più affini alla C. polymorpha, come la C. cornuformis e la C. Pourtalesi, trovansi fra i 433 e gli 822 metri; che le Amphiheliae sono state dragate dal “ Porcupine , dal “ Corwin , e dal “ Bibb, a non meno di 284 e sino a 1920 m., e le Ste- phanophyliae del “ Challenger , a 235. Quanto alle BalanophylMiae ed alle Dendrophylliae, benchè vivano anche in acque pochissimo profonde, possono spingersi sino a 548 m. le prime, e a 1371 le seconde. Io credo dunque di non esagerare ammettendo, per la zona abitata dai nostri antozoi, una profondità vicina, e forse piuttosto superiore che inferiore ai 500 metri. In appoggio di questa supposizione stanno molti altri fatti paleontologici; la concomitanza, per esempio, di non poche specie di molluschi che persistono nei mari odierni a profondità anche maggiori, come la Verticordia acutecostata Par. (914 m.), il Pecten vitreus Ca. (255-1280 m.) ed alcuni Amussiwm che saranno tra breve fatti conoscere dal dott. Foresti. La stessa natura del sedimento sembra condurre alla medesima conclusione. Vi abbonda, come dicemmo, la glauconite, principalmente addensata in un’ amigdala grandiosa, dove quasi metà del peso della roccia ‘è costituita da esso minerale; e i granuli glauconitici si sono evidentemente formati în situ, perchè si presentano per lo più come modelli in- terni di foraminiferi. Ora, se si bada a quel che succede nell’attualità, la glauconite di recente costituzione non si trova mai nelle zone littorali e sublittorali. Per lo più s'incontra al limite inferiore dell’azione on- dosa, dai 360 ai 550 m., e di là può scendere fino ai 3600 m. 1. La frequenza di resti vegetali d'origine terrestre (filliti, tronchi fluitati ecc.) non prova nulla contro il nostro asserto; basta ricordare il caso del “ Blake , che a molti chilometri dalle coste riportava in gran copia, da profondità di quasi 2000 metri, avanzi di bambù, di canne da zucchero ecc. 2. Difficile a conciliare con l'ipotesi di una profondità come quella da noi accennata resta un fatto solo osservato dal Forwasini 8; l’abbondar che fanno, tra i foraminiferi, quelli della famiglia dei miliolidi, abitatori per solito, di acque molto basse. È anche vero però che i miliolidi sembrano i Waurner. Lithogenesis der Gegemvart, pag. 883, Jena, 1894. 2 Acassiz. Three cruises of the Blake, I, pag. 291. 8 Di alcune forme plioceniche della Prondicularia complanata. Mem. Acc. Sc. Bol., Ser. V, T. I, 1891. _'eoce—_—_’‘’cr e’ [19] DOTT. V. SIMONELLI 167 ‘adattarsi a condizioni batimetriche molto svariate, se, per citar qualcuna delle specie presenti in Val di Sa- vena, Biloculina ringens può arrivare a 1234, Spiroloculina planulata a 3657, S. limbata a 914 metri, e via dicendo; ed il rigoglioso loro sviluppo nel nostro giacimento potrebbe esser dovuto, non alla piccola pro- fondità, ma piuttosto alla composizione chimica delle acque, o all’abbondanza del materiale nutritizio, od a qualche altra analoga circostanza. È notevole la mancanza di rapporti tra la faunula ad antozoi del Ponticello e quella che abita attual- mente il Mediterraneo !. Non saprei citare neppure una specie che sia comune ad entrambe, a meno che la nostra Dendrophyllia sp. ind. non corrisponda, com’ è possibile, alla D. cornigera Bramv. Anche è da notare l’assenza nel Mediterraneo d’intieri generi abbondantemente rappresentati nel giacimento bolognese, quali Trochocyatus, Stephanocyatus, Ceratotrochus, Stephanophyllia, e l’immiserimento di certi altri, p. es. del g. Fla- bellum, che per la varietà delle forme specifiche e per il numero degli individui dà, si può dire, l'intonazione [SI alla nostra faunula, mentre nel Mediterraneo attuale è rappresentato da una specie sola (FI. antophyUum M. Epw. et H.). Invece, per quanto mi è dato rilevare dagli scarsi materiali bibliografici di cui posso disporre ?, ritroviamo nell'Atlantico boreale una fauna che ha non poche somiglianze con quella da noi presa in esame. Quivi per- sistono ancora immutati Flabellum extensum, Stephanocyathus elegans typ. et var. subspinosus, Caryophyllia communis, Ceratotrochus typus, insieme con forme molto affini ai nostri lab. Bertii e Caryophyllia poli- morpha. Quivi tutti i generi da noi riscontrati hanno rappresentanti, meno uno solo, Stepharmophyllia, che, ° per quanto è a mia cognizione, non è stato trovato vivente altro che alle Filippine e presso l’isola Ki. Fatta astrazione dalle poche forme che abbiamo dovuto descrivere come nuove, quasi tutti gli antozoi del Ponticello si ritrovano in altri giacimenti pliocenici d’Italia. Deve soltanto eccettuarsi il Ceratotrochus multiserialis, che non è mai stato rinvenuto fuori del Miocene. Il contingente massimo di specie a comune è dato, com'è naturale, dai depositi che batimetricamente s’accostano di più a quello da noi esaminato. Così, per esempio, in Calabria, quelle che il Seuenza chiamava “ marne bianche di mare profondo dell’Astiano 3 , contengono, come le marne glauconifere del Ponticello, Isis peloritana, I melitensis, Flabellum extensum, Stephanocyathus elegans typ. et var. subspinosus, Caryophyllia communis, C. polymorpha, Ceratotrochus typus, Amphihelia reflera, Balanophyllia irregularis; ed esattamente le stesse specie ritrovansi in Sicilia, in quelle marne giallastre del Messinese, un tempo riferite dal Secuenza 4 al Miocene superiore, mentre ora le vediamo messe nel Pliocene inferiore 5. Delle marne vaticane con pteropodi, verticordie, Solenomya Doderleini ecc., conosconsi per ora tre specie di corallarî soltanto; ma questi tre sono appunto il Flabellum vaticani, assai frequente, il Trochocyathus affinis (= T. arenulatus Poxzi) ed uno Stephanocyathus (Trochocyathus umbrella Ponzi) che il De Aneruis 5 trova somigliantissimo alla var. subspinosus dello Steph. elegans See. Taccio dei rapporti con faune d’altri depositi pliocenici, scarseggiando troppo le notizie relative alla classe di cui ci stiamo occupando. Anche son intime le analogie tra la fauna ad antozoi del Ponticello e quella che popolò, nelle regioni circum-mediterranee, il mare basso del Miocene medio. — Nella magistrale sua descrizione geologica della 4 Per la conoscenza di quest’ultima mi son servito del Prodromus Faunae mediterraneae di I. V. Carvs, Stuttgart, 1885. 2 Deploro, fra l’altro, di non aver potuto consultare il recente lavoro di Arcocx sui polipai dei mari dell'India. 3 Le formaz. terz. di Reggio, pag. 237. 4 Dei terreni terziari del distretto di Messina ece. Messina, 1862. 5 Banpacci. Descriz. geol. dell’ Is. di Sicilia, p. 110, Roma, 1886. 6 Gli Zoantari fossili dei dintorni di Roma, pag. 9, Roma, 1893. 168 DOTT. V. SIMONELLI [20] provincia di Bologna il Manzoni ! metteva in evidenza l’ interesse del lembo fossilifero scoperto dal Forwa- smi nella Valle del Savena, per l'associazione di forme riputate caratteristiche dello “ Schlier , con altre decisamente plioceniche. Questo fatto, che si ripete del resto anche nelle marne del Monte Vaticano, si può verificare studiando gli antozoi, come si è verificato studiando i molluschi. Un primo sguardo al materiale che nelle escursioni di questi ultimi mesi io stesso ho raccolto nelle marne langhiane con Balantiwm, Sole- nomya Doderleini, Aturia Aturi ecc. di Jano,: di San Leo, della Chiusa di Casalecchio e della Valle del Bolsenda, mi consente d’indicare le specie seguenti: Isis melitensis Gpr. Flabellum vaticani Ponzi. — Comunissimo ovunque. > intermedium M. Epw. et H. = sp. ind. aff. laciniatum. Trochocyathus mitratus Gpr. — Sp. ind. Tr. Mantelli M. Epw. et H. — I miei esemplari corrispondono perfettamente alla figura data dal MantELL (On the Geology of New Zealand, Quart. Journ., t. VI, pag. 331, tav. XXVIII, fig. 18, 1856) per una Turbinolia delle argille pleistoceniche di Onekakara, che fu poi inscritta dubitativamente fra i Trochocya- thus, col nome di 7. Mantelli, da Mine Epwarps ed Hamr (Hist. nat. des Cor., t. II, pag. 47). Ricordano il Tr. armatus Miceti. sp., ma ne differiscono per la forma regolarmente emisferica, pei setti principali molto più smarginanti e pel numero e lo sviluppo delle spine, che sono sei invece di cinque, ed ugua- gliano quasi, in lunghezza, il diametro del calice. Stephanocyathus sp. — Molto probabilmente una forma giovanile dello Sf. elegans SEG. Deltocyathus italicus Mica. sp. Caryophyllia communis See. Caryophyllia multicostata Se. — (Acanthocyathus) vindobonensis Rss. sp. Amphihelia reflevra Micart. Più di metà di queste specie passano, come s'è visto, negli strati del Ponticello. Passa, fra l'altre, una delle più caratteristiche, il Flabellum vaticani. E, ciò che più importa, l’Rabitus complessivo della fauna è identico nei due giacimenti. Aggiungasi, prima di lasciare il Bolognese, che tra i fossili degli strati ad, Aw- cillaria del Monte delle Formiche, riguardati dal Manzoni come tortoniani, il Fucas riconosceva altre due specie che si ritrovano nel Pliocene della valle del Savena: il Flabellum royssianum ed il Ceratotrochus multiserialis ?. Ma più evidente ancora diviene la relazione della fauna miocenica con quella studiata da noi, se cumu- liamo, pel confronto, i dati che: ci offrono MicgeLorti, Srswonpa, Sacco, De Aneenis, Namras per l'Italia set- tentrionale, Secuenza per la Calabria e la Sicilia, Reuss per l’ Austria-Ungheria ecc. Senza stare a ripetere quanto ho detto volta per volta nel descriver le singole forme, mi basterà dire che ad un livello un po’ più o un po’ meno elevato, in un luogo o nell'altro, tutte le nostre specie si veggono rappresentate nel Miocene medio della regione circum-mediterranea, meno, s'intende, quelle poche che mi parvero nuove, e fatta ecce- zione anche dal Hlab. Woodi, che ignoro se sia stato raccolto in terreni più antichi del Pliocene. Bologna, Istituto geologico e paleontologico dell’ Università, 25 luglio 1895. ® Manzoni. Il Tortoniano e i suoi fossili nella provincia di Bologna. Boll. d. Com. geol. d’It., 1880, n.° 11-42. e FRANCESCO BASSANI LA ITTIOFAUNA DELLA DOLOMIA PRINCIPALE DI GIFFONI (PROVINCIA DI SALERNO) Con sette tavole (Tav. IX-XV [I-VII]). Giffoni Vallepiana! è situata a N.E. di Salerno, da cui dista circa venti chilometri. Il gruppo montuoso che la cinge a tramontana, compreso tra il fiume Sabato, che solca i Piani di Serino, e il Riosecco (o Ri- sicca), ha per centro il monte Pettine, dalla vetta crestiforme (950 sul mare), ed è circoscritto dalla Punta di Pizzaùtolo (1153) ?, dalle valli di Mandridauro e del Cerasuolo, da Colle ® Pagano, dal Lieggio4, dalle valli di Agnone e dello Stellante, dalle Serre Mezzanella e Puntone, dal villaggio di Curti e dai monti Licinici. Questo gruppo è essenzialmente costituito da strati, spesso mal distinti, di calcare dolomitico, cristallino, grigio-scuro, intercalati da schisti argillosi e calcarei, bituminiferi, neri, tra i quali affiorano qua e là sottili straterelli di lignite. Il calcare dolomitico presenta delle piccole e frequenti cavernosità, che contengono mi- nuti cristalli di dolomite. In alcuni punti, come nella valle dello Stellante, si osservano i caratteristici mucchi conici di dolomia bianca farinosa, a cui i nativi del paese dànno il nome di arene bianche. Esso ha richiamato da lungo tempo l’attenzione degl’industriali per la presenza del combustibile. Le prime notizie rimontano al 1797, quando Anprra SavaresI, incaricato dal Governo del tempo, si recò al monte Pettine, con Giuseppe MeLocranI ed altri colleghi, allo scopo di esaminare la giacitura del minerale. Dei ri- sultati di questa ispezione, peraltro, non si possiede alcun documento *. Nel 1802 vi tornò il MeLocrani “ per rettificare alcuni suoi pensamenti sul carbon fossile di quelle mon- tagne ,; ma poco ne scrisse, pur rilevando con concisa chiarezza la esistenza “di sottili filetti di carbone 4 Giffoni Valle e Piana o Giffoni Valle e Piano. Si vuole ch’essa, con la vicina Giffoni Sei Casali, sia proprio nel sito del- l’antica Picenza, distrutta dai Romani. (Vedi N. Parisro, in Boll. Soc. alp. merid., anno III, pag. 217. Napoli 1895). ? Pizzo alto o acuto. 3 O Colla. 4 Detto anche Reggio o Neggio. 5 Necrologia di Andrea Savaresi, in Atti r. Istituto incoragg. alle scienze nat. di Napoli, tomo II, 1818, pag. 346. Palaentographia italica, vol. 1. 23 170 FR. BASSANI [2] per lo più piceo, qualche volta lamelloso, che si ravvisano, come inzeppati, tra l’uno e l’altro strato di pie- tracalce fetida, hanno la più gran potenza di appena due palmi nei luoghi più fertili, si cacciano poco entro le profondità, non accompagnano i banchi sassosi in tutta l'estensione e spesso si perdono affatto al di là di pochi pollici di lontananza , *. Alcuni anni dopo —a quanto sembra, nel 1815 — certo De Grovanni (o De Joann), per incarico del . Governo, scavò nel monte Pettine due cuniculi, il maggiore dei quali raggiunse la profondità di quasi sedici metri; ma le ricerche del combustibile riuscirono vane; e il lavoro: fu abbandonato. Più tardi Marrro Towpi pubblicò una relazione su quattro saggi del Pettine, trasmessi dal Governo per esame all’ Accademia delle scienze di Napoli, concludendo, presso ‘a. poco, ch’essi non offrivano alcun van- taggio industriale. Giova notare peraltro che quei quattro campioni non rappresentavano la vera lignite di Giffoni, ma erano frammenti di schisto bituminoso, più o meno alterato. Dopo il rapporto di Toxpr e probabilmente a causa di esso, passarono trent'anni senza che il Governo facesse ripigliare le indagini. Fu soltanto nel 1854 che si eseguì l’analisi del combustibile in discorso nel r. Arsenale di Napoli, la quale, insufficiente per definirne il valore, ma praticata forse su di un saggio scelto accortamente e di eccezionale purezza, diede risultati discreti 3. In base ai quali, il Governo, interessato anche dall'Accademia delle scienze di Napoli, dispose nel 1858 che si facessero nuove ricerche sul posto, affidandone l’incarico a Oronzio GasrIsLe Costa, il quale avea già visitato l’anno avanti quella regione, facendovi interessanti studij paleontologici. Cosra adempì al mandato col massimo zelo, rivolgendo specialmente le sue cure al carbone che affiora nella valle del Cerasuolo, dove fece eseguire un taglio verticale profondo otto metri. I lavori durarono diciotto mesi, ma ebbero esito nega- tivo e furono abbandonati. Costa espose al Governo napoletano in varii rapporti successivi gli studî relativi alla parte industriale, e diede alle stampe le osservazioni geologiche e paleontologiche 4. Dopo quell'epoca ogni scavo, da parte del Governo cessò: ne fu tentato qualche‘altro da privati, ma senza importanza e senza successo. Un'altra analisi del carbone di Giffoni venne fatta nel 1879 dal prof. Riccrarp1 5; ma anch'essa, secondò Di Matteo, non offre tutti i dati necessarii per determinare esattamente il valore del combustibile. L’ultima fu pubblicata nel 1892, con il corredo di notizie topografiche, dall'ing. V. Di MArtEOo, che ana- lizzò separatamente la lignite e lo schisto, su esemplari raccolti da lui stesso e “presi in modo da ottenere una rappresentazione abbastanza esatta della composizione media del combustibile ,. Questo affiora nel ver- 1 G. MeLoGRANI. Rapporto di un viaggio minerologico, fatto in Basilicata, inserito nel suo Manuale geologico, Napoli 1809, pag. 311-312. ? Marteo Tonpi. Relazione sul carbon fossile di Gifuni, in Atti Acc. sc. Napoli, sez. Società reale’ Borbonica, vol. II, parte I, 1825. Il volume degli Atti accademici uscì nel 1825, ma la relazione, che non porta data, comparve probabilmente al- cuni annî prima. Vedi anche Scrrron BreIsLag. Traité sur la. structure extérieure du globe, tom. III, pag. 47. Milano 1822. — M. Toxpi. Elementi di Orcognosia, pag. 294-295. Napoli 1824. ® Virrorio Di Matteo. Nota sui giacimenti di combustibili fossili dell’ Italia meridionale, in Atti r. Istituto incor. Napoli, ser. 43, vol. V, 1892, n. 9, pag. 19-20. 4 0. G. Costa. Note geologiche e paleontologiche sui monti Picentini nel Principato citeriore, presentate nell’ad. 4 febbraio 1864. Con 6 tavole (Atti Istituto incoragg. Napoli, ser: 2%, tom. I} pagine 97-112 e 206-254, Napoli 1864), Questa: Memoria è di- visa in cinque capitoli: I Valle del Cerasuolo. II Valle di Mandridauro. III Valle della Stellante. IV Giffoni Valle-Piana e Giffoni Sei-Casali. V Fossili proprii alle località già descritte (pesci e molluschi). 5 L. Riccrarpi. Sopra una lignite ed alcuni scisti bituminiferi di Giffoni Valle e Piana, in Gazz: chim.it.,, vol: XII, 1882, pag. 54. È ee Traa "= rece rr Enna nn OC nno ——r_—__— e [—°-_—_—_Pn3- Ce. E n TOO ro PP er nn [3] FR. BASSANI EA sante Sud del monte Pettine e nelle valli del Cerasuolo, di Mandridauro e di Agnone: nelle due prime’ lo- calità è di color nero, con debole splendore grasso e frattura scagliosa; nelle altre due è pur nero, ma ap- pannato, con tessitura sfogliosa, sonoro, e dev’ essere meglio definito come uno schisto bituminoso. Il carbone del Pettine e del Cerasuolo fornisce dell’arso (61,16%) ed ha un potere calorifico di 6710’ (metodo Trowpsox). Ma la sua qualità lo relega, secondo Di Martro, nella classe dei carboni scadenti. D'altra parte, è in stra- terelli molto sottili, distribuiti senz’ordine e chiusi in rocce piuttosto dure. Nè, per varie cause, è probabile che a maggiore profondità esistano strati più potenti. In ogni modo, anche nella migliore ipotesi, tutta la località si troverebbe sempre in difficili circostanze economiche. Infatti, il gruppo del Pettine dista circa tre chilometri dal villaggio di Curti, che a sua volta è lontano quindici chilometri dalla stazione ferroviaria di Pontecagnano sulla linea Napoli-Eboli; nè dal Pettine a Curti vi è alcuna viabilità. Quanto al versante Nord, il Pettine dista in linea orizzontale più di dodici chilometri dalla stazione di Serino sulla linea Napoli-Avel- lino. Tutte queste; ragioni — conchiude l'ing. Dr Matteo — “fanno deporre ogni speranza anche per un la-- voro di ricerca, che difficilmente avrebbe criteri. o dati di fatto per potersi intraprendere ,!. ‘Se gli scavi successivamente eseguiti ebbero esito negativo per la parte industriale, furono importanti sotto il punto di vista scientifico, perchè misero in luce molti pesci, fossilizzati negli schisti. I primi vennero scoperti verso il 1815 dal cavatore Firrepo Basso, che ne portò a re Ferpinanpo I, dal quale fu generosa-- mente compensato ed eccitato a proseguire le ricerche. Altri se ne raccolsero in seguito e furono distribuiti 1 V. Dr Martro. Loc. cit., pag. 17-22. Ecco, trascritta letteralmente, l’analisi del carbone di Giffoni, fatta da questo autore_ Non riporto quella dello schisto. Colore nero, splendore grasso, frattura scagliosa. Densità a, 150—= 1,429 Durezza= 2,5 s Umidità a 1008 Renee HE68 Materie volatili . . . . 37,16 Carbonio fisso... 133568 CENEHIR MR i MIS Sdlo iatale. oe sta GO aereo ale incombustibile . ... 2,200 ‘Arso per °/, 61, 16. L’arso è spugnoso, molto rigonfiato, leggerissimo ed ha un volume doppio di quello del combustibile che lo fornisce. Le ceneri hanno un colore giallo brunastro. Il potere calorifico è di 6710 (metodo TromPson). L'analisi delle ceneri ha dato: SIRO RT RE Me 40500 BEE ST AO INIZIO TM O MIS ORE Se — Care, one n AO MTA MOR ESORDI 7: SOLI A AO N9 PEA ST SA 172 : FR. BASSANI - ‘4 a Napoli e altrove; ma non se n’ebbe chiara notizia prima del rapporto, già citato, di Tonpr!, nè vennero mai studiati fino al 1843, quando Pamip pe Maupas Ger Ecerton pubblicò un cenno sommario di tre esem- plari provenienti dal Pettine ?. Nel 1848 O. G. Costa presentò all'Accademia delle scienze di Napoli la descrizione di alcuni altri, e da quell'epoca fino al 18663 questo attivissimo naturalista, giovandosi del materiale avuto in comunicazione e sopratutto di quello raccolto da lui stesso nelle sue lunghe e ripetute ricerche sul posto, continuò ad illu- i Ne fa cenno anche BrrIstag (Loc. cèf., tom. II, 1822, pag. 246). 2 P. G. Ecerton. On some new ganoid fishes, in Procecdings of the geological Society, vol. IV, 1843, pag. 183 [ Semio- notus Pentlandi, Sem. pustulifer, Sem. minutus]. EceRTON citò questi tre pesci con l'indicazione parzialmente inesatta: « Lias, Giffoni presso Castellammare », che diede luogo ad un errore topografico e geologico, ripetuto da parecchi autori ( L. AGassIz. Poiss. foss., vol. II, parte I, pag. 305, e Tableau gén. des poîss. foss. ecc., 1844, pag. XXXIX. — F.J. Picrer. Traité de pal., vol. II, pag. 164, II ediz., 1854. — J. Striiwer. Foss. Fische aus d. Keupersandst. v. Coburg, 1864, pag. 20), i quali riportarono le tre specie suddette- come provenienti da Castellammare, il cui giacimento, dianzi ritenuto giurassico e fin dal ’45 riferito al cretaceo inferiore (Atti della settima adunanza degli scienziati italiani tenuta in Napoli nel 1845, pag. 1166. Napoli 1846), si trova nella provincia di Napoli, a trenta chilometri da cnese città, lungo la strada carrozzabile fra Castellammare e Vico-Equense, nel punto detto Capo d'Orlando. 3 Le opere di Costa che contengono, fra altro, descrizioni di pesci degli schisti bituminosi di Giffoni sono le seguenti: Paleontologia del regno di Napoli. Parte T, presentata il 24 settembre 1848. Con 15 tavole (Atti dell’Accademia Pontaniana, vol. V, pag. 233 a 433. Napoli 1853). Paleontologia del regno di Napoli. Parte II, pres. il 25 agosto 1850. Con 28 tavole (Ibid., vol. VII, parte I, pag. 1-378. Napoli 1856). Paleontologia del regno di Napoli. Parte III, pres. il 28 agosto 1853. Con 16 tavole (Ibid., vol. VITI, pag. 1-198. Napoli 1864). Ittiologia fossile italiana, in 4°, di pag. 67, con 5 tavole. Napoli 1853-60. (Questa monografia fu pubblicata a dispense: l’ultima dev'essere comparsa dopo il ’60). Studii sopra i terreni ad ittioliti del regno di Napoli, diretti @ stabilire Vetà geologica dei medesimi — Parte I. Schisti bituminiferi di Giffoni. Memoria pres. il 4 die. 1858. Con 7 tavole. (Appendice al vol. XII degli Atti dell’ Accademia delle scienze di Napoli, pag. 4-44. Napoli 1862). Sopra uu frammento ittiolitico di genere (Quota pres. il 16 marzo 1861. Con una tav. (Rend. Acc. sc. Napoli, serie 33, anno I, pag. 53-59. Napoli 1861). Note geologiche e paleontologiche sui Monti Picentini nel Principato citeriore, pres. il 4 febbraio 1864. Con 6 tavole. Loc. cit. (v. pag 170 [2]). IMustrazione di due ittioliti del gen. Lepidotus recentemente ottenuti dagli schisti bituminosi del Pettine presso Giffoni, seguita da talune critiche osservazioni su questo genere. Mem. pres. 18 dic. 1866. Con 2 tavole (Atti Acc. sc. fis. e mat. Napoli, vol. III, 1866-68, num. 12). Oltre a queste opere principali, Costa parlò incidentalmente del giacimento di Giffoni e dei suoi pesci anche nei seguenti lavori: Mittheilung an prof. Bronn, in Neues Jahrbuch fiir Min. ecc., 1851, pag. 183. Cenni intorno alle scoperte fatte nel regno relative alla porone durante gli anni 1857 e a (Rend. Acc. Pont Anno VI, pag. 233. Napoli 1858). Cenni intorno alla geol. e paleont. del Principato citeriore (Atti del Congr. sc. prov. tenuto in Salerno ece., pag. 79-80, in Ann. Ace. aspir. natur, serie III, vol. IV. Napoli 1864). Iconografia DNA delle rocce di sedimento primitivo degli Appennini napolitani (Atti Ist. incor. Napoli, ser. 29, tom. I, 1864, pag. 25). Studii sopra i terr. ad ittioliti delle prov. mer. d' Italia. Parte ILL (Atti Ace. sc. fis. e mat. Napoli, vol. III, 1866-68, n.1). Studii sopra i terr. ad itt. delle prov. napolitane. Parte IV (Ibid., n. 18). i | i ( [5] FR. BASSANI 173 strare l’ittiofauna di Giffoni !, descrivendo anche un verme (Hirudella laticauda Costa), proveniente dagli schisti bituminosi °, e alcuni avanzi, mal conservati, di molluschi e di piante, rinvenuti in parte nei detti schisti e in parte nel calcare dolomitico 3. 1 I pesci di Giffoni illustrati da Cosra nelle opere testè citate furono riferiti da lui alle seguenti specie: Accipenser ? Sp. , Notagogus incertus n. sp. Giffonus deperditus n. gen. et sp. Omalopleurus speciosus n. gen. et sp. Lepidotus acutirostris n. sp. Palaeoniscus? sp. » gigas AGASSIZ Semionotus carinulatus n. sp. » notopterus id. 5 curtulus n. sp. » obesus n. Sp. Urocomus picenus n. gen. et sp. Oltre a questi fossili, Costa nominò ancora: Coccolepis? sp. (Cenni int. geol. Principato cit., in Loc. cit., pag. 80). Notagogus Pentlandi Ac. (Ibid., pag. 80; e Studii ece., Parte I, in Loc. cit., p.17 e 33). Lepidotus minor A. (Pal: regno Napoli, in Atti Acc. Pont., vol. VII, part. I, pag. 87). » oblongus Ac. (Ibid., pag. 87; e Itt. foss. it., pag. 6). Ma il Coccolepis? non comparisce in alcuna opera di Cosra; nè io ho rinvenuto nella collezione alcun pesce che porti scritto questo nome su l’etichetta o che possa essere riferito al gen. Coccolepis: forse, è un Pholidophorus. Per ciò che riguarda le al, tre specie, si tratta evidentemente di errori tipografici o di sviste. Infatti, quanto alla prima di esse, che fu istituita da AGas- siz su pesci di Castellammare (Poîss. foss., vol. IL, parte I, pag. 294, tav. 49, fig. 2), gli esemplari descritti e figurati da Costa sono da lui indicati come provenienti da Castellammare o da Pietraroia (Attî Ace. Pont, vol. V, pag 312, tav. V, fig. 2, e tav. VII, fig. 5; vol. VIII, pag. 72, tav. XII, fig. 5 e 6 e pag. 91-94); e quanto a Lep. minor e Lep. oblongus [Cosra, non Agassiz], il naturalista napoletano, in tutte le altre opere, li dice di Pietraroia (Neues Jahrb., 1854, pag. 183. — Atti Acc. Pont., vol. V, pag. 305, tav. VII, fig. 7; vol. VII, part. I, pag. 11, tav. IV, fig. 1 e 2. — Atti Acc. sc. fis. e mat. Napoli, vol. II, num. 7, pag 11). Dirò finalmente che tra i fossili della collezione paleontologica di Giffoni, conservata in questo gabinetto geologico, ho tro- vato due esemplari inediti, uno dei quali porta scritto a mano sull’etichetta: « Notagogus carinulatus Costa », e l’altro: « Ze- pidotus macropterus Costa ». Probabilmente sono nomi che questo naturalista ha dati in via provvisoria a quei fossili e che poi non mantenne. Il Not. carinulatus (parte anteriore del corpo) è probabilmente un Colobodus latus; l'altro (denti) appartiene pure al gen. Colobodus. ? Costa illustrò questa specie in Pal. regno Napoli, parte II (Atti Acc. Pont., vol. VII, part. I, 1856, pag. 354, tav. XXVIII, fig. 13); poi la citò di nuovo, sempre come proveniente da Giffoni, in Sfudi ecc., parte I, pag. 33 e in Cenni ecc. (Atti Congr. ece., pag. 80). Io non sono riuscito a trovare l'originale nelle collezioni di questo gabinetto geologico. Un giudizio sicuro sulla natura di tale avanzo sarebbe imprudente, col solo esame della figura. Io penso però ch’esso è troppo ben conservato per potersi ritenere un anellide, ed ho la convinzione che si tratta invece di un resto vegetale, per es., di una fogliolina, parzialmente ri- piegata, di PferophyIlum (Cfr. Costa, Studii ecc., p.I, tav. I B, fio. 1f). — K. v. Zire (Traité de pal., trad. fr., vol. I, pag. 568) e R. Horrnes (Manuel de pal., trad. fr., pag. 147) la citano erroneamente nel calcare cretaceo di Pietraroia (provincia di Benevento). È 3 Fra i resti vegetali degli schisti io ho, riconosciuto, nel ’92, tre cicadacee affinissime a Pferophyllum crassinerve (GorPP. (Cosra, Studi, p.I, pag. 33 e 42, tav. IB, fig. 1 db, d, e, f, x [ « Lapide con impronte di fronde » ]), PterophyUlum Zinkenianum GERMAR (Costa, Ibid., fig. 1a,c [« Lapide con impronte di fronde »]) e Podozamites distans Pres. sp. (Costa, Ibid., pag. 34 e 42, tav.IB, fig 2 [« Fronda crassa-Algacea »]). Gli altri resti di piante raccolti negli schisti bituminosi (Cosra, Mote geol. e pal., in Loc. cit., pag. 246, tav. IV, fig. 3 [Iridites prisca Costa], e pag. 247, tav. IV, fig. 2 [« Fucoide »]) non hanno alcun valore paleontologico: Iridites prisca appartiene probabilmente al gen. PterophyIlIum; il secondo avanzo è indeterminabile.— Sono pure senza importanza i frammenti vegetali rinvenuti al Cerasuolo, negli strati alternanti con gli schisti bituminosi (Costa, Ibid., fig. 1 [nel testo, per errore, fig. 5]: « Lapide con frammenti di vegetali »), che spettano forse, al pari di altri resti conservati in questo gabinetto geologico e non citati da Cosra, al gen. PterophyUum; e quelli negli stessi Stud, alla tav.IV, fig. 4 [Tetra- carpon Cosra n. gen.], fig. 5 [« Frammento di fronda di faggio? »] e fig. 6 [« Frammento di fronda di felce »], che furono tro- vati erratici « nel torrente che scende dalla così detta Stellante, a pie’ del Pettine », racchiusi in un pezzo di « calcarea dolo- mitica, non molto dura e bianca-». Fra i molluschi, tutti riferiti da Cosra a specie nuove, il dott. Di-StEFANO, a cui comunicai (74 FR. BASSANI - [6] Se non che, tutte queste ricerche paleontologiche, quasi sempre prive di serii studii comparativi, non 7 5 ’ P ’ permisero mai di.stabilire con sicurezza l’età del giacimento ittiolitifero di Giffoni. Nel 1809, prima che vi si scoprissero avanzi organici, MeLocrani *! considerò il carbone di Giffoni “ il più vecchio fra tutte le specie di carbon fossile ,, collocandolo, cioè, al di sotto del terreno carbonifero. Ecerton 2, nel 1843, confrontando i tre esemplari studiati da lui con quelli congeneri di Seefeld, di Lyme-Regis, ecc., descritti da Aeassiz, ne riconobbe la stretta affinità e riferì conseguentemente il deposito in discorso alla formazione liasica. Due anni dopo, Leorovpo Pira, a cui la pubblicazione di Ecrrton era nota, espresse la medesima idea con queste “ parole: “.... Gl'ittioliti intanto di Giffuni sono diversi da quelli di Castellammare ..... onde si può cre- dere che il deposito di Giffuni appartenga al lias e quello di Castellammare all’ oolite: ciò che è confer- mato da altre particolari osservazioni da me fatte in detti luoghi ...... » 3 Ma questa opinione, basata in verità su dati molto scarsi e dubbiosi, esposta incidentalmente da Ecerton in una brevissima nota d’'ittio- logia fossile e ripetuta vagamente da Pinta, rimase allo stato iniziale, e le idee emesse posteriormente sul- l’età del giacimento di Giffoni, accompagnate da considerazioni puramente teoretiche, non suffragate da alcun serio raffronto e deviate spesso da paralleli fallaci, st mantennero :sempre nel campo delle ipotesi-4. E a poco a'poco il supposto riferimento di quegli strati al Lias cadde nell’oblio, e i monti di Giffoni vennero coin- volti, in generale 5, nella gran massa di dolomie e calcari dolomitici dell’ Appennino meridionale, ascritti fino a questi ultimi anni al Cretaceo. 3 i Le mie ricerche sui pesci fossili di Giffoni hanno fornito risultati molto soddisfacenti per la determina- zione cronologica di quel giacimento. L’interessante ittiofauna, tutta composta di Teleostomi, è costituita di undici specie, distribuite in otto generi ed in cinque famiglie, come risulta dal seguente elenco sistematico: alcuni degli esemplari conservati in questo gabinetto geologico, determinò Mytilus cfr. Miinsteri KurestenN (il solo trovato negli schisti), Ostrea aff. Montis Caprilis id., Gonodus aff. Mellingi Hauer sp., Pecten aff. subalternans D’'OrBIGNY, Cardita cfr. crenata GoLpruss, ed io vi ravvisai Gervilleia exilis StoPP. sp., comunissima, e Megalodus. [Neomegalodus] cfr. triqueter WuLrEN sp. (Per tutti questi avanzi di piante e di molluschi, vedi Fr. Bassani, in Atti Soc. it. sc. [detta dei XL], serie 3%, tomo IX, 1892, n.3, pag. 19-21, 25 e 26). ì 1 G. MeLoGRANI. Manuale geologico, pag. 201 e 312. 2 P. G. Ecerton. Loc. cit. 3 L. Pinna. Saggio comparativo dei terreni che compongono il suolo d’Italia, pag. 69, in Ann. d. Univ. tosc., tom. I, parte 24. Pisa 1845. — Vedi pure L. Piuva, Trattato di geologia, parte II, 1847-54, pag. 414-415. — Anche A. Scaccui, nel’51, nominò per incidenza il deposito di Giffoni, esprimendo il « sospetto che dovesse riportarsi al gruppo giurassico » (L. ParmieRrI e A. Scac- cai, Della regione vulcanica del monte Vulture e del tremuoto ivi avvenuto nel dì 14 agosto 1851, pag. 21, in Atti Ace. se. Na- poli, 1852). 4 0. G. Costa. Cenni intorno alle scoperte ecc., in Rend. Ace. Pont., 1858, pag. 233-234; Sfudii ecc, part. I, 1862, pag. 40; Note geol. e pal. ecc., in Atti Ist. ine., 1864. — A dir vero, Costa, in Itt. foss. it., 1860, pag. 65, nota 4, disse: « Tra la formazione scistosa di Perledo e quella del Pettine in Giffoni si trova tale una ‘concordanza, che io non esito punto a conside- rarle come coeve ed aventi la stessa origine ». Ma poco dopo (Studi ece., parte IV, in Atti Acc. sc. Napoli, 1866-68, num. 18; pag. 2), ripetendo l’idea sulla corrispondenza fra Perledo e Giffoni, tacque affatto riguardo all'età, accennando soltanto al modo di formazione ed alla natura di quegli schisti bituminosi. Nè in realtà egli poteva esprimere un giudizio sulla cronologia di quel giacimento, i cui pesci erano stati da lui paragonati con altri delle più diverse formazioni geologiche, dal Devoniano all’Oligocene. 5 G. Jervis (I tesori sotterranei dell Italia, parte II, 1874, pag. 612), citando il bitume di Giffoni, lo disse del periodo giurassico. — G. A De Amicis nell 89 (Altri calcari ad Ellipsactiniae nella prov. di Salerno, in Proc. verb. Soc. tosc. se. nat., 1889, pag. 238-239) citò al M. Pettine, sopra gli schisti calcarei bituminosi ad ittioliti, calcari a Ellipsactinie, coronati da cal- cari a rudiste. — V. Dr MarmEO, nel '92 (Loc. cit., pag. 22), considerando che «le marne bituminose, i calcari fetidi del muro e le impronte di pesci sono caratteristiche del sistema giurese ad ittioliti », riferì il gruppo del Pettine a questo sistema, senza escludere la possibilità che «i calcari del tetto sieno cretacci ». TT TE TO E 0 On TT n VO LT TOLLO TTI SU ST OOO OTIS ITOTA III [7] FR. BASSANI ) 175 Subel. Teleostomi Ord. Crossopterygii Subord. Actinistia Fam. Coelacanthidae Gen. Undina Mixsrer 1. Undina picena Costa sp. Ord. Actinopterygii Subord. Chondrostei Fam.. Belonorhynchidae Gen. Belonorhynchus Bronx 2. Belonorhynchus sp. Subord. Protospondyli Fam. Semionotidae Gen. Colobodus Acassiz 3. Colobodus ornatus AGASSIZ Sp. 4. Colobodus latus AGassiz:sp. Gen. Dapedius pe ra BecHE 5. Dapedius Costae BAssanI Fam. Eugnathidae Gen. Eugnathus Acassiz D + Eugnatkus brachilepis Bassani Subord. Isospondyli Fam.. Pholidophoridae Gen. Pholidophorus. Acassrz 7: Pholidophorus: cephalus Kxer 9° Pholidophorus: pusillus: AGASSIZ 8:. Pholidophorus: latiusculus: AgAssIz: Gen. Peltopleurus Kyer 10. Peltopleurus- humilis: KxeR Gen. Thoracopterus. Bronx 11. Thoracopterus (?) sp. Questa ittiofauna, per quanto ristretta; rivela immediatamente, la: sua. età, Infatti,, essa permette efficaci confronti: con quelle: triasiche: della Nuova: Galles.-del:Sud' (Hawkesbury)}, di varie località della Germania ?, 1 A. Smra Woopwarp, in Mem. geol. Survey of New. Sout. Wales — Paleontology, n.4, 1890, 2-G. G.,Gregez,, in Neues: Jahrbuch, 1848.,— H; v. Meyer, in Palaeontographica, vol. I,, 1851. —. Gror, in. Zejitschrift fiir die) gesammt. Naturwiss., 1857. — E. E: Somup, in, Verhandl. Carol: deutsch: Ak. d. Naturforsch., 1862. — G..v. ALBERTI. Ueder- blich iiber d. Trias, 1864. — T.C. WinxLER; in Archives du Musée. Teyler, 1880. — W. Dames, in. Palaeontolog, Abhandl., vol. IV, 1888. — G. Comprer-Apotpa, in Zeitschr. fiir Naturwiss., vol. 64, 1891. 176 FR. BASSANI [8] della Carinzia (Raibl) !, del Tirolo (Seefeld) 2 e della Lombardia (Lumezzane 8, Besano 4, Perledo 5) e cor- risponde esattamente a quelle di Seefeld e di Lumezzane, che appartengono senza dubbio alla Dolomia prin- cipale. Io ho avuto l'opportunità di studiare la prima nei musei geologici di Vienna e la seconda nella col- lezione pe Zeno, ora passata, per la munificenza del prof. Grovanni Oxgoni, al gabinetto geologico dell’ Uni- versità di Padova. Le tre piccole ittiofaune sono identiche: certi esemplari si scambierebbero inavvertitamente. Eccone i rapporti, espressi graficamente: Giffoni 6 Seefeld Lumezzane (con 11 specie) (con 10 specie) (con 6 specie) Undina picena CostA sp. . . | BglonorkKyne Hus pe = t- -- R- Belonorh. sp. Colobodus ornatus AGASSIZ SP... +. +0 + + e +0... + + Colobodus latus ‘AGASsIz sp. 0 e + + MapedisiCOstae BASSANA SRI E N TI Dapedius Boueî Aa. HEugnathus brachilepis BASSANI. . + 0.0.0... +. Eugn. insignis KNER Pholidophorus cephalus KxER . Pholidophorus latiusculus AGASSIZO . . . . Pholidophorus pusillus AGASSIZ. Peltopleurus humilis KNER . E +44 Thorocopier USA (0)IRPISR I RT. La scoperta di queste intime relazioni fra l’ittiofauna di Giffoni e quelle di Seefeld e di Lumezzane ha portato un gran frutto alla geologia dell'Appennino meridionale. Infatti, dopo che il prof. CanAvarI, nel 1880, indicando la Pleurotomaria solitaria Ben. sp. tra i fossili raccolti dal prof. Lovisato 9, ebbe segnalato l’ esi- stenza del Trias superiore nella Calabria citeriore, intorno al quale scrisse poscia l’ing. Cortese 7, nulla più si seppe sulla presenza di questo piano nel mezzogiorno della nostra penisola, per modo che nella Carta geo- logica d’Italia a 1:1,000,000, pubblicata nel 1889 per cura dell'Ufficio geologico, quasi tutti i gruppi mon- tuosi compresi fra il golfo di Policastro e quello di Gaeta sono ascritti al Cretaceo. A questo punto si trovavano le nostre conoscenze sul mesozoico inferiore dell’ Italia meridionale, quando, nell’ ottobre del 1891, io comunicai alla Società geologica italiana la spettanza del giacimento di Giffoni al Trias superiore 5, e anche quando, i H. G. Bronn, in Neues Jahrbuch, 1858. — R. KwER, in Sitzsb. math.-nat. CI. Wien. Ak. d. Wiss.,, vol. LITI [1866], LV [1867] e LVI [1867]. 2 L. Agassiz. Poîss. foss., vol. II, part I. — R. KnER, in Loc. cit., vol. LIV [1866], LVI [1867]. 3 A. pe Zieno, in Mem. CI. sc. fis. Ace. Lincei, ser 4.9, tom. VII, 1891. 4 €. BerLorti, in A. Stoppani. Studi geol. e pal. sulla Lombardia, 1857. — Fr. Bassani, in Atti Soc. it. sc. nat., voli XXXIX, 1886. 5 C. BeLLomm, in Loc. cit. — W. Deecke, in Palacontogr., vol. XXXV, 1889. © M. Canavari. Sulla presenza del Trias nell'Appennino centrale, in Atti Ace. Lincei, Transunti, ser. III, vol. IV, 1880, pag. 37. — D. Lovisaro. Cenni critici sulla preistoria calabrese, in Mem. CI. se. fis. Acc. Lincei, ser. III, vol. IX, 1884, pag. 404. © E. Correse. Ricogniz. geol. da Buffaloria a Potenza, in Boll. Com. geol., anno 1885, pag. 205. 8 Fr. Bassani, in Boll. Soc. geologica ital., vol. X, 1891, pag. 1005, me [9] FR. BASSANI 177 nell’agosto dell’anno seguente, pubblicai in succinto la revisione dei pesci di quella località, studiati da Co- sta, rilevandone l’identità con quelli delle predette ittiofaune tirolese e lombarda 1. Stabilita così con sicurezza l’esistenza di un preciso livello paleontologico in quella potente pila di do- lomie e di calcari, sì estese in seguito con grande rapidità la conoscenza del Trias superiore nell'Italia me- ridionale, per opera principalmente di Dr-Srerano ? © 6, di De Lorenzo 3° 19, dei solerti rilevatori dell’ Ufficio geologico Batpacci 4, Correse 5, Viora 4° $, e Cassermi 7, di Birtwer 8, di v. Wonrmann 9, e di chi scrive 19, i quali tutti con un’alacre successione di lavori ne hanno fatto conoscere l’estensione, la, costituzione litologica, le relazioni stratigrafiche, la flora e la fauna. Da tali ricerche risulta che il Trias superiore dell’Italia meridionale è rappresentato da una serie di rocce, potente circa 1500 metri, la quale, benchè verticalmente un poco variata, si estende orizzontalmente con molta uniformità di caratteri dalla Calabria citeriore fino al golfo di Gaeta. Questa serie, nella sua grande x massa, è costituita da dolomie bianchissime o pur nere e bituminose, ricche di avanzi di Gervilleia erilis StorP. sp., Pleurotomaria solitaria Ben. sp., ecc., e corrispondenti quindi alla Hauptdolomit alpina, che pas- sano lateralmente e superiormente a calcari con megalodonti (Dachsteinkalk) 4!: subordinatamente, si aggiun- gono calcari dolomitici e cristallini, calcari neri con Pleurotomaria solitaria Ben. sp.!?, calcari con neritine e spirigerine !3, concrezioni nodulari a foglie concentriche di silice e intercalazioni di schisti marnosi, argil- losi e silicei e, nel m. Pettine, di schisti argillosi e calcarei bituminiferi, contenenti la ittiofauna studiata da me. Tutte queste rocce, che appartengono senza dubbio al Trias superiore, si appoggiano nella Calabria citeriore sui grezzoni, gli schisti violacei e gli schisti lucenti verdastri e grigi del Trias medio !4, e nella 4 Fr. Bassani. Sui fossili e sull'età degli schisti bituminosi di M. Pettine presso Giffoni Vallepiana in prov. di Salerno (Dolomia principale), in Mem. Soc. ital. delle scienze [detta dei XL], ser. 38, tom. IX, num. 3, Napoli 1892. ? G. Di-SteFano. Sulla estensione del Trias sup. nella prov. di Salerno, in Boll. Soc. geol. it.. vol. XI, 1893, pag. 229. — Lo scisto marnoso con « Myophoria vestita» della Punta delle Pietre nere in prov. di Foggia, in Boll. r. Comitato geolog., anno 1895, n. 1. 3 G. De Lorenzo. Osservazioni geologiche nei dintorni di Lagonegro, in Rend. Acc. Lincei, 1892, pag. 316 — Sul Trias dei dintorni di Lagonegro, in Atti Ace. sc. fis. e mat. Napoli, ser. 28, vol. V, 1892, n. 8. — Sulla geologia dei dintorni di La- gonegro, in Rend. Acc. Lincei, 1894, pp. 135, 309 e 351. — Ze montagne mesozoiche di Lagonegro, in Atti Acc. sc. fis. e mat., Napoli, ser. 22, vol. VI, 1894, n. 15. — Osservazioni geologiche nell'Appennino della Basilicata meridionale, in Ibid., vol. VII, 1895, n.8. 4 L. Banpaccr e C. Viora. Sulla estensione del Trias in Basilicata e sulla tettonica generale dell'Appennino meridionale, in Boll. Com geol., anno 1894, n. 4. i 5 E. Cortese. Descrizione geologica della Calabria, in Memorie descrittive della Carta geol. d’Italia, vol. IX, 1895. 6 C. Viora e G. Di-SreFANo. La Punta delle Pietre nere presso il Lago di Lesina in prov. di Foggia, in Boll. Com. geol., anno 1893, n. 2. — C. Viora. Le rocce eruttive della Punta delle Pietre nere, in Ibid., anno 1894, n. 4. 7 M. CassentI. Osservazioni geol. sul monte Massico presso Sessa Aurunca, in mi n.2. — Relazione sui lavori geologici eseguiti nella valle del Volturno nell'anno 1893, in Ibid., n. 3. 8 A. Brrtner. Brachiopoden aus der Trias von Lagonegro, in Jahrbuch Wien. geol. Reichsanstalt, vol. XLIV, 1894, pag. 583. 9 S. v. Wonrmann. Die Raibler Schichten nebst kritischen Zusammenstellung ihrer Fauna, in Ibid., vol. XLII, 1894. 10 Fr. Bassani. Fossili nella dolomia triasica dei dint. di Mercato S. Severino, prov. di Salerno, in Atti Ace. sc. fis. e mat. Napoli, serie 22, vol. V, 1892, n. 9. — Fr. Bassani e G. De Lorenzo. Per la geol. della penis. di Sorrento, in Rend. Ace. Lin- cei, 1893, pag. 202. 11 E. Cortese. Descriz. geol. della Calabria, in Loc. cit., pag. 96. 12 E. Cortese. Ibid., pag. 95. 43 L. Barpacci e C. Viona. Sull’estens. del Trias ecc., pag. 9. 14 E. Cortese. Descriz. geol. d. Calabria, pag. 90 e seguenti. Palaentographia italica, vol. I. 24 178 FR. BASSANI [10] Basilicata sui calcari e gli schisti silicei del Muschelkalk superiore (gruppo ladinico di Brrtner)!; nelle pro- vincie di Salerno (meno la parte S. E.), di Avellino e di Caserta esse costituiscono il terreno visibile fon- damentale. In tutta l’Italia meridionale, quando il Trias superiore non è coperto per trasgressione dal Cretaceo o dall’ Eocene, è immediatamente sormontato da terreni che spettano con certezza o con probabilità al Lias inferiore: un Retico in senso stretto, corrispondente al livello di Kéòssen, non è stato finora trovato ?. Riassumendo, nello stato attuale delle nostre conoscenze, la costituzione del Trias superiore nell’ Italia meridionale può essere brevemente indicata così 3: Provinele di Salerno, Avellino te Caserta Basilicata Calabria citerlore Lias Calcari grigî con turricolate? Calcari grigi e neri con la fauna Calcari bianchi cristallini inferiore SONO ) di Taormina ; 5 Dolomie e calcari dolomitici e Dolomie bianchissime e friabili, Schisti lionati della parte più cristallini, con intercalazioni di intercalate da dolomie nere bi- alta, a cui sottostanno calcari schisti marnosi, argillosi e si- tuminose e da schisti marnosi. a grossi megalodonti, dolomie Trias licei e concrezioni nodulari sili- Calcari a neritine e spirigerine bianche e nere friabili, calcari superiore cee. A Giffoni, nella parte infe- di Tramutola #. Dolomie bian- neri e dolomie grigie alternan- riore, intercalazioni di schisti argillo-calcarei bituminosi it- che di Lagonegro con fossili prevalentemente raibliani. tisi e contenenti fossili della Dolomia principale e del cal- tiolitiferi. care del Dachstein. Trias medio Schisti e calcari di Padula. Calcari a noduli di selce, calcari Schisti lucenti, violacei o verda- dolomitici e schisti silicei. stri, e grezzoni. 1 G. De Lorenzo. Opere citate. 2 G. De Lorenzo. Le montagne mesozoiche di Lagonegro. pag. 79-80. — Osservazioni geol. nell’Appennino della Basilicata meridionale, pag. 11. 3 Prima di chiudere questi brevi cenni sul Trias superiore dell’Italia meridionale, giova notare che von WonRMANN ( Die Raibler Schichten ece., pag. 151) e De Lorenzo (Osserv. geol. ecc., pag. 10) hanno supposto che alla base di esso possa essere dolomiticamente sviluppato il piano di Raibl, e che Di-SreFANO, nel suo importante lavoro sulla fauna della Punta delle Pietre nere (Lo scisto marnoso ecc, pag. 11 e seg.) ha fatto osservare che, nello stato attuale delle nostre ricerche, non si può parlare di un orizzonte raibliano bene individuato nell'Italia meridionale. 4 L. Barpacci e C. VioLa. Sull'estens. del Trias ecc., pag 9. [11] FR. BASSANI 179 DESCRIZIONE DELLE SPECIE * Fam. Coelacanthidae ?. Notocorda persistente. Apparato branchiostegale consistente in un opercolo e in una grande placca giu- gulare per ogni lato. Pinne pari lobate. Due pinne dorsali, ciascuna delle quali è sorretta, al pari dell’anale, da una placca ossea. Dorsale posteriore ed anale con un breve asse cartilagineo fornito di squame, donde partono i raggi. Codale principale grande, simmetrica. Corda dorsale che si estende fin’ oltre l’estremità libera dei raggi codali, portando generalmente una piccola pinna codale supplementare. Squame cicloidi, più o meno- coperte di smalto non continuo, con ornamentazione varia. Vescica natatoria a pareti ossificate. Gen. Undina Miinsrer, 1834. G. v. Mister, in Leonhard °s w. Bronn Neues Jahrbuch fiir Miner. ecc., 1834, pag. 539. Pesci a corpo fusiforme, lunghi da 20 a 70 centimetri. Denti mancanti al margine delle mascelle; in- teriormente, pochi denti cavi, conici. Pinna codale supplementare prominente. Raggi di tutte le pinne estesi e robusti, espansi o no, brevemente articolati nella porzione distale. Denticelli o tubercoli (?) lievemente ap- puntati ai raggi della prima dorsale e della codale. Superficie esterna deile ossa fornita di tubercoli o di pic- coli aculei. Parte libera delle squame coperta da corte e sottili costicine, disposte su molte serie, cilindriche e talvolta finite in punta. E A questo genere A. Sura Woopwarp associa giustamente il gen. Holophagus Ecerton ® (H. gulo id., del Lias di Lyme Regis 4). I suoi rappresentanti furono riscontrati finora nel Titoniano della Baviera, nel Lias inferiore inglese e nel Trias superiore di Giffoni. Undina picena Cosra sp. Tav. XI [III], fig. 1; Tav. XV [VII], fig. 56-63. 18625. Urocomus picenus p. p. 0. G. Costa. Studi ecc. parte I, in App. Atti Ace. sc. Napoli, vol. XII, pag. 1 Desidero esprimere anche pubblicamente i sentimenti della mia riconoscenza al ch. collega sig. ArtaUR Swra WoopwaRD del British Museum di Londra, al quale sono ricorso più volte durante lo studio di questa ittiofauna e che mi ha sempre aiutato coi suoi sapienti consigli, fornendomi inoltre interessanti informazioni sugli esemplari di Giffoni e di Seefeld conservati nel Mu- seo di Londra. — Ringrazio pure l’egregio artista napoletano sig. Teormo ScarpaTI, il quale pose ogni cura per la buona riuscita delle tavole in fototipia che accompagnano la presente Memoria, vincendo gli ostacoli incontrati nella riproduzione fotografica diretta dei fossili, resa molto difficile dal color nero della roccia e dalla lucentezza delle squame. Io prego il lettore di osservare le figure con la lente, che gli permetterà di rilevare quasi sempre i più minuti particolari. ? T..H. HuxLey. IWMustrations of the-structure of the Crossopterygian Ganoids, in Mem. geol. Survey, dec. XII, 1366. — O. M. Reis. Die Coelacanthinen mit besonderer Benicksichtigung der im weissen Jura Bayerns vorkommenden Gattungen, in Palaeontographica, vol. XXXV, 1888. — K. A. v. ZirreL. Handb. Palaeontol., vol. III, 1887, pag. 173. — A. Swir® Woopwarp. Catalogue of the foss. Fishes in the British Museum, parte II, 1894, pag. 394. 3 P. G. Ecerton. Figures and descr. british org. remains, dec. X, pag. 19, Mem. geol. Surv. 1861. 4 T. H. HuxLey. Ibid., dec. XII, 1866, pag. 26, tav. VI, e dec. XIII, 1872, n. 10, tav. X. — A. S. Woopwarp. Loc. còt., pag. 411-412, fig. 53 (interc.). 5 Nella sinonimia proposta nel 1892 (Fossili dî m. Pettine) ho messo la data della presentazione dei lavori di O. G. Cosra; qui, invece, ho creduto più opportuno di indicare l’anno nel quale comparvero i volumi delle Accademie scientifiche in cui detti lavori sono inseriti. 180 FR. BASSANI [12] 28-32, tav. VI, fig. 1 (la grande) e fig. Be € (non fig. 1a 4; nò pag. 32-33, tav. V, fig. 2.e 2a [nel testo, per errore, tav. VII, fig. 2 e3])!. 1892. Coelacanthus picenus Fr. Bassani. Fossili di monte Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 3.8, tom. IX, n. 3, pag. 9 e 22. Questo interessante fossile, quasi completo, manca soltanto dell’estremità anteriore della testa e della porzione terminale della coda. Disgraziatamente, le sue varie parti non sono tutte conservate così, da per- mettere sempre una minuta ed esatta descrizione, resa talvolta anche più difficile dalle scabrosità, dalle ine- guaglianze e dal colore quasi nero della roccia. L’esemplare, elevato, fusiforme e alquanto allungato, misura trentatre centimetri in lunghezza e un poco più di dieci nella maggiore altezza, presa a livello delle pinne ventrali. Il tronco, a profili leggermente ar- cuati, si abbassa alquanto posteriormente, dove è alto soltanto settanta millimetri. Le ossa del capo sono in cattivo stato di conservazione, spesso screpolate e mal definibili: di esse ri- mangono la porzione occipito-parietale, le ossa guanciali, avanzi del postorbitale, una piccola parte dei fron- tali e tracce degli archi branchiali. Tutte sono finamente granulate; in alcuni punti si vedono percorse da lievissime strioline. Presso l'estremità angolosa della pietra si osserva anche l'arco posteriore dell’ orbita. it opercolo (preopercolo, in Costa) si presenta ampio e robusto, superiormente e posteriormente arcuato, al- quanto obliquo sul davanti e terminato ad angolo acuto inferiormente. La sua superficie è ornata di minuti e fitti tubercoletti lucenti, piuttosto depressi, meno copiosi presso la periferia. Verso la parte supero-poste- riore dell’ opercolo essi si fanno un po’ più lunghi, quasi cilindrici, e nel tratto inferiore diventano anche più lievi e più allungati, in modo da parere altrettante rugosità, alternate con delle strie. Nello spazio occupato dalla notocorda dorsale non apparisce alcun vestigio di elementi ossificati. Gli archi neurali e le relative spine (ossificati solo superficialmente, come gli archi emali) sono lunghi e sot- tili: anteriormente brevi, si allungano mano a mano verso la parte posteriore del tronco, dove raggiungono il maggiore sviluppo, per raccorciarsi nuovamente in seguito. Ne conto ‘oltre sessanta. Le due metà di ogni arco sono nettamente distinte: la posteriore si mostra molto più sviluppata dell'altra. Gli archi emali non sono visibili nella regione addominale; essi compariscono soltanto a livello delle ventrali: i primi brevi, poi successivamente più lunghi, così come i corrispondenti archi neurali; poi, di nuovo, si fanno più corti. Ne numero circa trenta. La clavicola è lunga, robusta e lievemente arcuata. Il sopraclavicolare, al pari dell’ infraclavicolare, non è ben definito. Delle pinne pettorali, la destra è discretamente conservata: essa mostra circa quindici raggi, che nel tratto posteriore sono nascosti dalle placche delle ventrali. I maggiori di essi, cioè i mediani, dovevano raggiungere una rotevole lunghezza, perchè tre raggi della pettorale sinistra, dei quali si vede l'o- rigine e, nella regione addominale, anche la fine, hanno un'estensione di circa sessanta millimetri, corrispon- dente alla distanza fra la clavicola e l'orbita. Le due ossa che sorreggono le ventrali sono lunghe, un po’ espanse alla base e più ristrette all’estre- mità libera (Tav. XV [VII], fig. 56). Le pinne ventrali mostrano non meno di dodici raggi, i maggiori dei quali, mediani, raggiungono la lunghezza di nove centimetri, che uguaglia quasi la distanza fra il principio delle ventrali e la clavicola. i Come ho detto nel ’92, le figure dei pesci fossili di Giffoni pubblicate nelle opere di Cosra, benchè fatte da un esperto disegnatore, lasciano, in generale, molto a desiderare per l’ esattezza. È per questa ragione che si è creduto necessario di ripe- tere le principali e di ricorrere alla fotografia. [13] FR. BASSANI 181 La prima dorsale, molto sviluppata, è collocata subito dietro la testa. Sostenuta da una larga e robusta lamina (Tav. XV [VII], fig. 57), risulta costituita di otto o nove raggi; di questi i meglio conservati sono lunghi oltre dodici centimetri. Uno dei raggi più esterni mostra, con l’aiuto della lente, alcuni minuti den- ticelli, con la punta rivolta all’indietro, visibili soltanto nel tratto articolato (Tav. XV [VII], fig. 58); lo stesso raggio e i primi fra i susseguenti presentano, nella parte che precede immediatamente le articolazioni, alcuni tubercoli, nettamente distinti e contigui fra loro (circa dodici per ognuno dei detti raggi), che occupano un'estensione complessiva di un centimetro e mezzo. Essi sono bassi, a base ellittica, lievemente convessi, un po’ acuminati nel centro, ma senza spina (Tav. XV [VII], fig. 59). La seconda dorsale, che Costa interpretò come pinne pettorali di un altro individuo e che non fece ri- produrre nella figura (Loc. cit., pag. 32)!, è spostata e rivolta in su. Conta circa dodici (?) raggi: i primi e gli ultimi sono i più brevi. Essa doveva avere dimensioni molto più modeste della prima dorsale, perchè i suol raggi maggiori non sembrano superare la lunghezza di cinque centimetri. La placca a forchetta, pur essa alquanto spostata dalla sua posizione naturale, ba le branche sottili, che si restringono verso i capi liberi (Tav. XV [VII], fig. 60). Anche le braccia della forchetta dell’anale, più gracile della precedente, finiscono quasi in punta (Tav. XV [VII], fig. 61). I raggi di questa pinna, i cui caratteri corrispondono a quelli della seconda dorsale, non sono interi, in causa della rottura della roccia. Il tratto conservato dei raggi maggiori ha la lunghezza di cinque centimetri e mezzo. La pinna codale principale, posteriormente incompleta, consta di numerosi raggi (circa 16-18 sopra e sotto), dei quali gli esterni sono i più brevi. Taluno di questi ultimi lascia scorgere a mala pena qualche minuto denticello. Essi si appoggiano, come al solito, ad una serie di lunghi e sottili ossicini, opposti alle estremità distali delle spine neurali ed emali. Disgraziatamente la codale complementare non è mantenuta nell’esemplare: verosimilmente, peraltro, essa doveva esistere, perchè la notocorda dorsale si protrae fra i raggi della codale principale. | I raggi di tutte le pinne, pari ed impari, non sono espansi e si mostrano inarticolati nel tratto prossi- male e articolati in quello distale, con gli articoli molto vicini fra loro. Si può calcolare che la porzione non articolata è poco più del terzo di tutto il raggio. La vescica natatoria ha lasciato, come sempre, tracce di sè, quantunque i suoi limiti e la sua forma non sieno ben definiti. Sembra che avesse dimensioni notevoli. Qua e là si veggono i foglietti squamosi, dei quali, con l’aiuto della lente, si giunge a scorgere in qualche punto l’interna struttura (Tav. XV [VII], fig. 62). Le squame, abbastanza consistenti, ricoprono tutto il tronco e sono sparse anche sulle pinne. Esse sono embricate: la loro parte libera è adorna di molte brevissime costicine cilindriche, talvolta finite in punta, smaltate, disposte su più serie; il resto è percorso da linee sottili, leggermente ondulate, concentriche (Tav. XV [VII], fg. 63). Nel 1892 questo esemplare fu da me riferito al genere Coelacanthus, perchè non avevo notato la pre- senza dei minuti denticelli e dei tubercoli alla prima dorsale e alla codale. Ora, in base al quadro sinottico di A. Swra Woopwarp (Catalogue ecc., parte II, pag. 398-399) ed ai caratteri offerti da questo autore e da altri per i varii generi di questa famiglia, esso dev’ essere ascritto al gen. Undina, cdl quale offre i maggiori 1 Qui egli parla anche della «impronta della colonna vertebrale di un terzo individuo, molto bene espressa, la quale inter- seca il lembo ventrale »; ma nulla esiste di ciò. 182 FR. BASSANI [14] rapporti, quantunque abbia i raggi delle pinne molto lunghi e non espansi, somigliando per questo riguardo ai Coelacanthus, e presenti tubercoli alla prima dorsale. Colpisce anche l'ampiezza dell’ opercolo, che richiama i gen. Macropoma, Libys e Coccoderma, dai quali peraltro si distingue per altri caratteri. A questo fossile, inscritto da O. G. Costa nella famiglia Holoptychiidae (s. l.), egli riferì erroneamente il frammento di pinna impari riprodotto alla tav. VI, fig. 1a A dei suoi Studii, che appartiene invece al gen. Colobobus (v. pag. 192[24] del presente lavoro), e le pinne pari rappresentate alla tav. V, fig. 2 degli stessi Studii, che, probabilmente, sono invece di Thoracopterus (v. pag. 208[40]). Undina (?) sp. ind. Tav. IX [I], fig. 1. L’esemplare riprodotto alla Tav. IX [I], fig. 1 mostra ventisette lunghissimi raggi, nessuno dei quali è intero, perchè la pietra è rotta tanto davanti che di dietro. Alcuni di essi, meglio conservati, giungono fino all’orlo posteriore della roccia, misurando la lunghezza di circa diciassette centimetri. Essi sono stretti, sottili, piuttosto depressi, scanalati longitudinalmente e mantengono sempre la medesima larghezza. Nel tratto an- teriore sono inarticolati; nel resto sono articolati, con gli articoli nettamente distinti, brevi (3mm.) ed eguali fra loro. Nella parte prossimale dei raggi superiori più esterni sembra di scorgere, con l’aiuto della lente, la cicatrice di qualche minuto tubercoletto. Tutti questi raggi possono distinguersi in due gruppi: uno. superiore, costituito di sedici, ed uno inferiore (probabilmente incompleto), di dodici. Tra questi due gruppi resta uno spazio libero, nel quale si osserva l’impronta di parecchie squame, la cui ornamentazione corrisponde a quella delle squame dell’Undina picena, dianzi descritta. Il frammento va senza dubbio riferito alla fam. Coelacanthidae ed è una parte della pinna codale prin- cipale. Lo spazio fra i raggi dei due gruppi è quello già occupato dalla notocorda dorsale, che, verosimil- mente, doveva spingersi fin’ oltre l'estremità libera dei raggi codali. Quanto alla determinazione generica, essa è naturalmente impossibile. L’avanzo, per la notevole lunghezza e per la forma dei raggi, ha più l'aspetto di Coclacanthus che di Undina; ma, essendosi trovato associato all’ Undina picena, appartiene probabilmente a quest’ultimo genere, e, forse, rappresenta la medesima specie. Fra le altre cose, non si può escludere il dubbio che sia un frammento della controparte dell’esemplare alla Tav. XI [III] fig. 1, corrispondente a una porzione non conservata in quest’ultimo. i Fam. Belonorhynchidae !. Corpo svelto e allungatissimo. Muso protratto in un lungo becco, acuminato. Denti grandi, conici, spa- ziati, intercalati da molti altri, minuti. Non raggi branchiosteghi. Pinne dorsale ed anale remote. Fuleri mi- nuti (?) o, più probabilmente, mancanti. Notocorda persistente, con la base degli archi espansa. dna privo di squame continue, ma fornito di parecchie serie longitudinali di scudi. ! A. Swira Woopwarp. Note on the early mesozoic ganoid Belonorhyncehus ece., in Annals and Magaz. of Nat. Hist. May 1888, pag. 356. [15] FR. BASSANI 183 Gen. Belonorhynchus Brown, 1858. H. G. Brown. Bestrige aur triasischen Fauna u. Flora der bituminisen Schiefer von Raibl (LronzARD’s u. Bronx Neues Jabrbuch, Jahrg. 1858, pag. 7) 4. Mascelle presso a poco egualmente lunghe, fornite di alcuni robusti denti, conici, alternati con molti altri, simili ai precedenti, ma più piccoli. Ossa della testa percorse da granulazioni o da strie. Tronco con quattro serie longitudinali di scudi dermici: una dorsale, una ventrale ed una per ogni fianco, contenente la linea laterale. Pelle sparsa di granuli fitti, minuti, leggermente conici, ottusi. Pinne pari piccole. Pinne dor- sale ed anale remote, opposte e uniformi. Pinna codale simmetrica. Il gen. Belonorhynchus, fondato nel 1858 da Bsonx su esemplari provenienti dal Keuper di Raibl, era stato riconosciuto l’anno avanti negli schisti bituminosi triasici di Besano in Lombardia dal dott. Crisrororo BeLLorti, che lo aveva distinto col nome di Zelthyorhynchus (I. Curionii Bert., n. gen. et sp.). Poco dopo, peraltro, visti i pesci di Raibl illustrati da Bronn col nome di BelonorRynchus striolatus, egli riconosceva l’identità tra i frammenti lombardi e quest’ ultimo genere (BeLLormi, Ms., 1859)? Al quale vanno pure rife- riti, in base alle osservazioni di A. S. Woopwarp, di Dercke e di Zirret, gli avanzi del Lias del Dorsetshire originariamente descritti o citati coi nomi di Belonostomus acutus Acassiz, B. Anningiae id., e B. tenellus id.5, l’altro degli schisti neri di Seefeld, ascritto da principio alla classe dei rettili e chiamato Teleosaurus tenuistriatus n. sp. da Kxer4, e, probabilmente, a mio credere, anche quelli di Saurichthys tenuirostris Miix- ster, scoperti nel Muschelkalk superiore di Bayreuth e di Jena?. Quanto alla posizione zoologica del genere Belonorhynchus, essa può dirsi ancora dubbiosa. Come è noto, Bronn lo ravvicinò al ganoide Belonostomus e al teleosteo Belone, e KxeR ne sostenne gli stretti rap- porti col gen. Fistularia. BeLtormi, nel 1857, basandosi su la presenza di scudi e su la mancanza di vere 1 Vedi anche: C. BeLLotTI. Descrizione di alcune nuove specie di pesci foss. di Perledo ecc., in A. StoPPANI, Studî geol. e pal. sulla Lombardia, 1857, pag. 436 [IcAthRyorhynchus]. — R. KneR. Die Fische der bitum. Schiefer v. Raibl, in Sitzsb. math.- nat. CI. Wien. Ak. Wiss., vol. LITI, part. I, 1866, pag. 189. — A. Swima Woopwarp. Nofe on the Belonorhynchus ece., in loc. cit., pag. 354. — W. Deecxr. Ueber Fische aus versch. Horizonten der Trias, in Palaeontographica, vol. XXXV, 1889, pag. 127. ? Desidero ripetere questo fatto, al quale ho già accennato nel 1886 (Atti Soc. it. sc. nat., vol. XXIX, pag. 33) e nel 792 (Mem. Soc. it. sc., detta dei XL, tom. IX, ser. 32, n. 3, pag. 6), per rilevare ancora una volta che il BeLLOTTI stesso, assai prima degli altri, aveva associato il suo Ichthyorhynchus a Belonorhynchus. Infatti, fu solo nel 66 che KwneR rilevò le analogie fra questi due generi (Silzsb. math -nat. CI. Wien. Ak.Wiss., vol. LITI, part. I, pag. 195); nell’86 che io, pubblicando l'opinione di BenLortI, la confermai e l’avvalorai di nuovi fatti (Loc. cit., pag. 19, 20 e 52), e nell’89 che il prof. DeECKE espresse il mede- simo parere (Palaeontogr., vol. XXXV, pag. 130). — Quauto alla priorità nella nomenclatura del genere in discorso, essa spetta (come Drrckr ha già fatto notare e come, del resto, è stato ammesso fin dal 59 da BeLLortI) al nome proposto da Bronn, perchè, sebbene la pubblicazione di quest’ultimo naturalista sia comparsa un anno dopo, essa contiene la figura del fossile e una diagnosi completa, che i frammenti di Besano non avevano permesso di dare. 3 L. Agassiz. Poiss. foss., vol. II, part. II, pag. 142, tav. 47a, fig. 3 e 4, e pag. 143. — A.S. Woopwarp. Note on the Belonorhynchus, in loc. cit. — W. DeEcKE, in Palaeontogr., vol. XXXV, 1889, pag. 130, 131. — A. S. Woopwarp and C.D. SteRrBORN. A catalogue of british foss. vertebrata, 1890, pag. 16. i 4 R. Kwer. Nachtrag zur foss. Fauna der Asphaltsch. v. Seefeld, in Sitzsb. math.-nat. Cl. Wien. Ak. Wiss., vol. LVI, part. L 1867, pag. 905, tav. III. — K. A. v. Zirrer. Loc cit., pag. 259. 5 G. v. MiinsreR. Beitr. 2. Petrefakt., I, 1839, pag. 116-118, tav. XIV, fig. 3. — H. v. Meyer. Palaeontographica, vol. I, 1851, pag. 201, tav. XXXI, fig. 29-32. 184 FR. BASSANI i [16] squame, lo collocò fra gli Hoplopleuridae*®. Undici anni dopo, Liirxen espresse la medesima idea, che fu ac- cettata da v. Zirrer e da Dercxe ?. Assai più giustamente, A. Swra Woopwarp ritiene che, per i caratteri del cranio, per la disposizione delle pinne e per la natura dell'asse vertebrale, il genere in discorso presenti analogie molto maggiori con Belonostomus e debba quindi essere inscritto in una famiglia affine agli Aspi- dorhynchidae, ch'egli chiama Belonorhynchidae. Io sono perfettamente dell'opinione di A. S. Woonwarp ed escludo in via assoluta che il gen. Belonorhynchus possa appartenere agli Hoplopleuridae®. Il genere Belonorhynchus fu riscontrato finora nei terreni triasici [ Jena (?), Bayreuth (?), Hawkesbury, Raibl, Seefeld, Besano, Perledo] e liasici [Whitby e Lyme-Regis]. Belonorhynchus sp. Tav. X [II]; Tav. XV [VII], fig. 48 e 49. 1856. Palaconiscus O. G. Cosra (non Bramvinne). Pal. regno Napoli, part. II, in Atti Acc. Pont., vol. II, part. I, pag. 36 e 358, tav. IV, fig. 5 1862. Palaconiscus 0. G. Costa (on eo) Studii ecc., parte I, in App. Atti Ace. sc. Napoli, vol. XII, pag. 33 [cit.]. 1862. Acipenser? O. G. Cosra (non Linn.). Ibid., pag. 44, tav. VII, fig. 6 A e B. 1862. Giffonus deperditus 0. G. Cosra. Ibid., pag. 26, tav. VI, fig. 2 [a pag. 43, per errore, fig. 3]. 1892. Belonorhynchus sp. Fr. Bassani. Mossili di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 3%, tom. IX, n. 3, pag. 5-7 e 22. Il genere Belonorhynchus è rappresentato negli schisti di Griffoni da tre frammenti: Fig. 1. [ Acipenser?, in Cosra] — Di questo esemplare sono conservate le due placche: l'una (la figurata) mostra la pinna dorsale e una parte degl’interneurali e degl’interemali; l’altra (fig. 6 A di Costa) lascia scorgere anche il principio di alcuni raggi anali e avanzi confusi di archi emali e di scudi dermali. La pinna del dorso è quasi intera: manca soltanto un piccolo tratto superiormente. È composta di cinquantasei raggi, gli an- teriori dei quali, un po’ arcuati verso l’indietro, vanno aumentando successivamente di lunghezza fin verso la metà della pinna; in seguito descrescono mano a mano rapidamente, facendosi anche più sottili e bifor- candosi presso l'estremità libera. Essi sono contigui, larghi, quasi piatti e traversati da articolazioni molto nette, che, nella porzione anteriore della pinna, sono almeno in numero di sette per ogni raggio e distanno circa 1 C. BeLLortI. Loc. cit., pag. 437. — Verso il 1860 O. G. Costa diede la figura di un frammento dell’ ZeRth UonAGnoRvo Curionii, inserivendolo fra i Cephalasnida, |« Coccostei »] (Ittiologia foss. italiana, pag. 62-63, tav. V, fig. 2). 2 C. F. Liirken. Professor Kner?s Classification of the Ganoids, in Geolog. Magazine, 1866, pag.432, nota 4. — Zimren. Loc. cit., pag. 258. — Dekcke. Loc. cit., pag. 132. — Tutti tre questi autori, associandosi all’ultima opinione di Prcrer (Prorer et Homeert. Nouv. rech. sur les poiss. foss. du m. Liban, 1866), collocano indubbiamente la fam. Hoplopleuridae fra i Teleostei. Io, come ho già detto altra volta (Descriz. dei pesci foss. di Lesina ecc., in Denkschr. math.-nat. CI. Wien. Ak. Wiss.,, vol. XLV, 1882), ritengo ch’essa debba essere considerata come un anello di congiunzione fra i ganoidi ed i teleostei. 8 A. S. Woonwarp. Note on the Belonorhynchus, ece., Loc. cit., pag. 356. — In. Professor Dr. v. Zittel on Pa- lichthyology, pag. 11-42, in Geolog. Magaz., dec. III, vol. VI, 1889. — In. The foss. Fishes of the Hawkesbury Series at Gosford, pag. 22 e seguenti, in Mem. geol. Surv. of New Sout Wales — Palacontology, n. 4, 1890. ' Anche Zinren, in Grundziige der Palacontologie, 1895, pag. 570, si associa al parere di Woopwarp e colloca il genere Belonorhynchus nella sottoclasse dei Ganoidei, ord. Ohondrostei, fam. Belonorhynchidae. [17] FR. BASSANI 185 mezzo centimetro l'una dall'altra. Non rilevo assolutamente alcuna traccia di fulcri. Gl’interneurali, al pari degl’interemali, sono lunghi, robusti, assai meno numerosi dei raggi corrispondenti, talvolta un po’ tortuosi e alquanto schiacciati. Gli.archi emali si mostrano espansi alla base ®. Degli scudi è impossibile riconoscere la forma. Fig. 2. [Giffonus deperditus Costa]. — Il frammento, che a Cosra parve spettante alla fam. Muraenidae e strettamente affine all’Anguilla multirudiata Acassiz dell’ oligocene di Aix, rappresenta la parte estrema del tronco ed una porzione della pinna codale. Questa risulta di circa quaranta raggi per ciascun lobo, che rac- chiudono l’ultimo tratto della notocorda: essi sono costituiti come quelli della dorsale dianzi descritta, cioè larghi, piatti, fitti e articolati. Il resto del pezzo è coperto da scudi dermici, grandi, più lunghi che alti, ter- minati posteriormente in punta, percorsi, a quanto sembra, da una carena longitudinale mediana e forniti su- perficialmente di piccoli tubercoli. Ma, essendo tutti screpolati, non è possibile indicarne con esattezza la forma, quantunque un’infiltrazione di calcite li abbia resi biancastri e, conseguentemente, meglio visibili. Fig. 3 2. [Palaeoniscus, in Costa]. — Questo avanzo, che è il migliore fra tutti, conserva un tratto del tronco, lungo tredici centimetri, con gli archi neurali ed emali, una porzione delle pinne dorsale ed anale (inter- pretate da Cosra come i lobi della coda *) e tre serie di scudi dermali. Di questi, i maggiori, che, se non sono fuori di posto, dovrebbero costituire la serie laterale, occupano lo spazio della notocorda. Essi sono più lunghi che alti e si mostrano sparsi di minuti tubercoletti. La loro forma (Tav. XV [VII], fig. 48) mi lascia qualche dubbio; tuttavia mi sembra che anteriormente presentino un angolo molto rientrante e che al di dietro si prolunghino in un angolo altrettanto sporgente, per modo che i lati dell’angolo anteriore sono presso a poco paralleli. a quelli del posteriore. I margini laterali, che congiungono le estremità libere dei quattro lati predetti camminano quasi orizzontali. Una carena longitudinale mediana percorre la superficie di questi scudi, partendo dal vertice dell'angolo posteriore e giungendo a quello dell’anteriore. Ogni scudo ricopre con la sua estremità posteriore il tratto anteriore dello scudo successivo 4. Un’ altra serie che, se non m’inganno, è la ventrale, è formata di scudetti mal conservati, molto più piccoli, presso a poco tanto alti che lunghi e forniti di una leggera carena longitudinale (Tav. XV [VII], fig. 49). Una terza — che dovrebbe essere la serie dorsale, spostata —-.si vede, un po’ piegata ad arco, sopra le spine neurali: i suoi scudetti corrispondono a quelli ventrali. Gli archi neurali sono dilatati e robusti, e le spine neurali, vicinissime fra loro ed espanse alla base, si restringono mano a mano fino all’estremità libera, che è quasi appuntata. Gli archi e le spine emali corri- spondono presso a poco a quelli neurali; solo si mostrano un po’ più arcuati verso l'indietro. Tanto gli uni che gli altri sembrano in qualche punto schiacciati o longitudinalmente striati; ma ciò è soltanto apparente e dipende, come ha osservato A. S. Woopwarp per i Belonorhynchus di Hawkesbury, dalla incompleta e su- perficiale ossificazione di questi organi e dai conseguenti fenomeni di fossilizzazione. Le pinne dorsale ed anale non sono ben conservate: la prima è ridotta a pochi raggi, frantumati; l’altra ne mostra trentacinque, spostati e contorti, che ripetono, del resto, i caratteri esposti per la dorsale del fos- sile alla fig. 1. Nessun indizio di fulcri. : ! Nella figura di Cosra quelle che sembrano vertebre sono appunto le espansioni basali, esageratamente e inesattamente ri- prodotte, degli archi emali. È ? Collocata, per errore; a rovescio. s La figura data da Cosra è incompleta e inesatta, ma mon è rovesciata, come ho detto erroneamente a pag. 7 della mia memoria sui fossili di monte Pettine. 4 Alcuni esemplari del Trias superiore di Besano presentano nella regione codale scudi molto simili a questi. Palaentographia italica, vol. 1. 25 186 FR. BASSANI [18] Tanto questo esemplare come quello alla fig. 1 presentano in molti punti tracce dell’ integumento, sparso di granuli minuti, leggermente conici, ottusi, lucenti. Naturalmente, i tre fossili descritti non permettono, per il loro stato frammentario, un efficace confronto con le altre specie note, nè una determinazione specifica. Solo posso dire che tutti e tre appartengono con la massima probabilità alla medesima specie, la quale doveva raggiungere l’altezza approssimativa di sei cen- timetri, e che per la forma degli scudi sembrano differire da tutti i BelonorRynchus descritti fm qui. Si av- vicinano, più che agli altri, agli esemplari del Trias superiore di Besano che ho inscritti col nome di Bel. cfr. macrocephalus Dercxe +. Non è difficile che corrispondano al BelonorRynchus dell’ittiofauna di Seefeld (Te- leosaurus tenuistriatus Kner), la quale ha legami così numerosi con quella di Giffoni. Disgraziatamente, l’a- vanzo tirolese conserva solo la testa, che manca nei nostri frammenti, i quali, se rappresentassero una specie nuova, dovrebbero essere inscritti col nome di Belonorhynehus deperditus Costa sp. Fam. Semionotidae. Corpo fusiforme od ovale, più o meno elevato. Vertebre allo stato di anelli. Denti stiliformi o trituranti. Pinna dorsale con una estensione non maggiore della metà della lunghezza del tronco. Codale emieterocerca. Fulcri grandi. Squame ganoidi. Gen. Colohodus Ascassiz, 1844. L. AGassiz. Recherches sur les poissons fossiles, vol. II, part. II, 1844, pag. 2372. Pesci, in generale, di grande statura. Corpo altamente fusiforme, con aspetto di Lepidotus. Denti clavi- formi; gl’interni a superficie triturante fornita di un bottoncino centrale più o meno depresso e quasi (?) sempre percorsa da strie raggiate. Ossa della testa tubercolate o rugose. Orbita con circumorbitali e postor- bitali. Sei o sette raggi branchiosteghi. Pinne pari mediocri. Pinna dorsale sviluppatissima, inserita alla metà del corpo ed estesa fin presso al pedicello codale. Pinna anale piccola, remota, opposta agli ultimi raggi della dorsale. Codale incavata. Fulcri a tutte le pinne. Squame romboidali o rombiche, con ornamentazione varia. Squame scudiformi, salienti, lungo la linea del dorso. Questo genere venne fondato da Acassiz su placche dentarie isolate del Muschelkalk di Lunéville, di cui non diede la figura e che ascrisse alla fam. Pycnodontidae. Più tardi furono riscontrati in molta copia denti e squame spettanti al medesimo genere nel Trias dei dintorni di Metz, della Turingia, della Slesia, del Wiirttenberg, della Baviera, del Tirolo, della Lombardia, ecc. Molte fra queste squame vennero riferite al gen. 1 Fr. Bassani. Fossili di Besano, pag. 19. Veramente, in questo lavoro io li ho inscritti col nome di Bel. cfr. robustus Ben- LortI Ms. Ma (come ho già detto in Fossili di m. Pettine, pag. 6, nota 6) Bel. robustus Bern. [MS.], al pari di Zehth. Curionii id., è sinonimo di Bel. macrocephalus DerokE, rinvenuto negli schisti di Perledo. 2 Vedi anche: W. Dames. Die Ganoiden des deutschen Muschelkalks, pag. 23, in Palacontologische Abhandlungen von Da- mes u. Kayser, vol. IV, part. II, Berlin 1888. — G. Comprer-AroLna. Hin Beitrag zur Palacontologie des oberen Muschelkalks, in Zeitschrift fiir Naturwissenschaften, vol. 64, pag. 49. Halle 1891. [19] FR. BASSANI 187 Gyrolepis; i denti si distribuirono in varii generi: Colobodus!, Asterodon?, Nephrotus [ant. Omphalodus]8, Pycnodus*, Cenchrodus*, Gyrodus*, Tholodus®, Sphoerodus®, Thelodus, Lepidotus®, Tetragonolepis 8, ecc. — GieseL intravvide alcune fusioni; Daxss, nel suo bellissimo lavoro dianzi citato, stabilì una larga sinonimia. Alla quale devono essere aggiunte, fra altre, anche le specie originariamente descritte da AGassiz coi nomi di Lepidotus ornatus® e di Semionotus latus!°, rinvenute a Seefeld, a Lumezzane e a Giffoni (v. pagine se- guenti), i cui denti e le cui squame ventrali e dorsali somigliano, in generale, moltissimo agli avanzi cor- rispondenti che si trovano sparsi nei depositi del Trias e che si riferiscono per solito a Colobodus (non Gy- rolepis). Nel mio citato lavoro sui fossili del monte Pettine io, accettando l'opinione del signor A. Sure Woopwarp, alla cui speciale competenza ero ricorso, le riferii, con dubbio, al gen. Colobodus (pag. 13 e 24); ora peraltro, il mio dubbio è scomparso, in base ad ulteriori osservazioni, avvalorate anche da un periodo di Cosra, che mi era dianzìi sfuggito. Questo autore, infatti 11, parlando dell’ esemplare riprodotto in Atti Acc. Pont., vol. VIII, pag. 78 e 194, tav. XI, fig. 1 (non vol. VII, part. I, pag. 9, tav. I, fig. 5, com'egli cita per errore 12), dice: “ Siccome il capo, distaccato dal corpo, andò disfatto, così ne profittai sottoponendolo quasi ad anatomica dissezione. Con ciò potei rilevare che de’ denti che armano le mascelle gli anteriori sono emi- sferici (altrove li chiama “a corona emisferica e radice cilindracea , [/tt. foss. ît., pag. 7]), ed i posteriori sono mammellari, avendo cioè nel mezzo dell’ emisfero un rilievo a guisa di capezzolo ,. Colobodus ornatus AGassiz sp. Tav. XII [IV], fig. 8, 9; Tav. XII [V], fig. 1 (84 del vero); Tav. XIV [VI]; Tav. XV [VII], fig. 4-30. 1344. Lepidotus ornatus L. AGassiz. Rech. s. les poîss. foss., vol. II, parte I, pag. 249, tav. 32. 4 C. G. Gieget, in Neues Jahrbuch fiv» Min., 1848. — P. Gervars. Zool. et pal. fr., 1859. — Fr. Bassani. Foss. di Besano in Lombardia, in Atti Soc. it. sc. nat., 1886. — W. Dames. Loc. cit., 1888. — G. Comerer-Aponpa. Loc. cit., 1891. 2 G. v. Miinsrer. Beitr. 2. Petrefaktenk., IV, 1841. Intorno alla priorità fra i nomi Colobodus e Asterodon, vi sarebbe da discutere. È vero che le Recherches sur les poissons fossiles portano la data del 1833-43 [44], ma la pag. 237 vol. II, part. II della grande monografia di AGassiz è comparsa nel 1844 (W. H. Brown. Dates of publication of Rech. sur les poiss. foss. |estr. da Woopwarp and SarrBorNn's Catal. of British foss. Vertebrata, 1890]). La priorità spetterebbe dunque al nome Asterodon, stabilito nel ’41 da MiinsreR sopra un frammento di mascella fornito di denti, di cui egli diede la descrizione e la figura. Se non che, il fatto che il nome Colobodus è stato generalmente adottato dagli autori ed altre considerazioni esposte da Dams (Loc. cit., pag. 23-24) possono forse farlo preferire al nome Asferodon, il quale, in ogni modo, per ragioni di etimologia, dovrebbe es- Sere emendato in Asterodus. S H. v. Meyer, in Neues Jahrbuch, 1847 e 1850; e Palacontogr., vol. I, 1851. 4 H. v. MexER, in Palacontogr., 1851. 5 Crop, in Zeitschrift fur die gesammti. Naturwiss., 1857. 6 E. Scam, in Verhand?. Carol. deutsch. Ak. d. Naturforsch., 1862. " G. v. ALBERTI. Vederblich iber d. Trias, 1864. 8 T. C. Wingner, in Archives du Musée Teyler, 1880. ® L. Acassiz. Poîss. foss., vol. II, part. I, 1844, pag. 249, tav. 32. 10 I. Acassiz. Ibid., pag. 227, tav. 27. — Riferito più tardi da Fraas (Ueber Semionotus, in Wiirtt. Jahresh., vol. XVII, 1861) e da altri al gen. Lepidotus. 1! 0. G. Cosra. Note geol. e pal. ecc., in Atti Ist. inc. Napoli, ser. IT, tom. I, 1864, pag. 229. 42 Il fossile descritto in Note geol. e ai (Loc. cit.) non è quello alla tav. I, fig. 5 della Pal. regno Napoli, part. II, in Atti Acc. Pont, vol. VII, part. I, pag. 9, il quale risponde a Pholidophorus latiusculus Agassiz, ‘ma è invece l’altro in Atti Acc. Pont., vol. VIII, pag. 78 e 194, tav. XI, fig. 1 (= I#. foss. ît., pag. 25, tav. III [nella tavola, per errore, tav. IV], fig. 4) che rappresenta Colobodus latus. 188 FR. BASSANI [20] (2) 1844. Lepidotus speciosus G. v. Mister, in L. Agassiz. Ibid., pag. 266, tav. 34a, fig. 5-7. 1853. Lepidotus acutirostris p. p. O. G. Costa. Pal. regno Nap., part. I, in Atti Acc, Pont., vol. V, pag. 301, tav. VIII, fio. 1A. 1853. Lepidotus gigas O. G. Costa [non Acassiz]. Ibid., pag. 308, tav. VIII, fig. 3. (2) 1857. Lepidotus spinifer C. BrLLorm. Pesci foss. di a; ledo, in A. Stoppani. St. geol. e pal. sulla Lombar- dia, pag. 421. 1860. Lepidotus gigas O. G. Cosra [non AGassiz]). Ittiol. foss. ital., pag. 6 [cit.]. 1862. Lepidotus acutirostris p. p. O. G. Costa. Studii ecc., part. I, in App. Atti Acc. sc. Napoli, vol. XII, pag. 17 e 44, tav. VII, fig. 31. 1862. Lepidotus sp. O. G. Costa. Iid., pag. 20 e 42, tav. II [post. Lep. obesus, IMustr. di due ittiol. ece., in Atti Acc. sc. Napoli, vol. III, n. 12, 1868, pag. 1 e 2]. 1862. Semionotus curtulus p. p. O. G. Cosra. Ibid., pag. 20 e 24-25, tav. IV. 1862. Semnzionotus sp. 0. G. Costa. Ibid., pag. 20 e 43, tav. III [ post. Lep. obesus, IMustr. di due attiol. ecc., © in Atti Ace. sc. Napoli, vol. III, n. 12, 1868, pag. 1 e 2]. 1862. Urocomus picenus p. p. 0. G. Costa. Ibid., pag. 27 e 43, tav. VI, fig. 1aA [a pag. 43, per errore, fig. 1 e 2]. 1866. Lepidotus ornatus R. Kwer. Fische v. Scefeld, in Sitzsb. math.-nat. Cl. Wien. Ak. Wiss., vol. LIV, part. I, pag. 313, tav. II. - 1868. Lepidotus obesus O. G. Costa. Ilustr. di due ittioliti ecc., in Atti Acc. sc. fis. e mat. Napoli, vol. III, n. 12, pag. 4. tav.I e II. — . [Ms.] Lepidotus macropterus O. G. Cosra (v. Fr. Bassani. Moss. di m. Pettine, pag. 5). (?) 1889. Semionotus spinifer W. Dercke. Fische aus versch. Horix. d. Trias, in Palaeontogr., vol. XSONA pag. 136 [ Lepidotus? spinifer BeuLomi]. 1891. Lepidotus Triumplinorum A. pe Zieno. Pesci foss. di Lumexzane, pag. 6, tav. I, in Mem. CI. sc. fis. Ace. Lincei, ser..48, tom. VII. 1892. Lepidotus [Colob.?] ornatus Fr. Bassani. Fossili di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 38, tom. IX, n. 3, pag. 10, 12, 13,.16-19 e 24. Di questa bellissima specie si conservano nel Museo geologico dell’ Università di Napoli i seguenti avanzi, tutti appartenenti a grandi individui: a) Esemplare intero, con le pinne mal conservate, riprodotto alla Tav. XIII [V], fig. 1 (Cosra. Studti, tav. IV). b) Parte anteriore del corpo, che conserva la testa e un tratto del tronco fino al quindicesimo raggio della pinna dorsale (fig. in Costa, Atti Acc. sc. Napoli, vol. INI, 1868, tav. I). c) Parte posteriore del corpo, che mostra porzione del tronco e dell’anale e le pane dorsale e codale (fig. in Costa, Ibid., tav. II). d) Parte posteriore del corpo, con le pinne dorsale e codale quasi complete, riprodotta alla Tav. XIV [VI] (Costa. Studi, tav. III). e) Tratto posteriore del corpo [ parte e controparte ], con la pinna dorsale intera (fig. in Cosra. Studà, tav. II). i In Atti Acc. Pont., vol. V, pag. 426, nella spiegazione della tav. VIII, fig. 6, è detto: “ Porzione di squame del Lep. acu- tirostris. Ma la fig. 6 della tav. VIII non esiste. — Zepidotus acutirostris fu citato per errore da Picrer come proveniente da Pietraroia ( Traité de paltont., II ediz., vol. II, pag. 63). Egli trasse la notizia da un elenco di specie pubblicato da Cosra a pag. 183 del Neues Jahrbuch, 41854. In quell’elenco peraltro la provenienza del Lep. acutirostris è indicata giustamente [Giffoni]. [21] FR. BASSANI 189 f) Testa e breve tratto anteriore del tronco, parzialmente riprod. in Tav. XV [VII], fig. 25-30 (fig. in Costa, Atti Acc. Pont., vol. V, tav. VIII, fig. 1A). g) Testa e pinne pettorali [ parte e controparte ] (fig. in Cosra. Studti, tav. VII, fig. 3). h) Pedicello codale e pinna omonima (fig. in Costa. Studii, tav. III, fig. 1°). i) Frammento di pinna dorsale, riprodotto alla tav. XII [IV], fig. 8 (Costa. Studi, tav. VI, fig. 1a A). 1) Numerosi frammenti di squame e di pinne. I maggiori esemplari di questa specie, molto grande, doveano superare la lunghezza di mezzo metro. Quello riprodotto alla tav. XIII [V], fig. 1(*/a del vero), al quale manca soltanto una piccola parte della prima codale, è lungo quarantadue centimetri. Il corpo è fusiforme, col profilo superiore sensibilmente ar- cuato. Il tronco, molto elevato anteriormente, raggiunge l’altezza di sedici centimetri a livello dell’ inserzione della pinna dorsale; poi si abbassa rapidamente, misurandone al pedicello codale solamente sei. Anche la linea del ventre è alquanto ricurva. La testa, compresa quattro volte e mezza nella lunghezza complessiva, non è ben conservata. La linea del fronte è fortemente arcuata!; il muso è ottuso. Lo squarcio della bocca è relativamente piccolo: vi si scorgono numerosi denti cilindrici con la superficie libera emisferica, più o meno convessa, un po’ acuminata nel mezzo, talvolta alquanto depressa o parzialmente schiacciata. Alla base il loro diametro è un po’ più corto che non nella parte superiore, così che somigliano a piccole clave (Tav. XV [VII], fig. 4-6). Essi pre- sentano presso la sommità un solco circolare, che divide la porzione cilindrica dalla emisferica, ed alcuni fra i più interni mostrano nel centro di quest’ultima un minuto bottoncino (Tav. XV [VII], fig. 6 e 7). In nessuno riesco a scorgere strie. Spesso sembrano semplicememente emisferici (Tav. XV [VII], fig. 7), perchè il tratto cilindrico e il solco circolare sono piantati nella roccia e nascosti da questa. Ma quando sono isolati, offrono sempre la forma suindicata, come ho potuto osservare anche negli esemplari alle lettere d, f, g. i La mandibola del frammento f (Tav. XV [VII], fig. 29), robusta e di forma triangolare, conserva un- dici denti, vicini fra loro, i quali occupano l’estensione di quattordici millimetri. Le altre ossa della testa, pure robuste, sono ornate di granuli, i quali peraltro si presentano sparsi irregolarmente, radi e bassi e po- trebbero meglio paragonarsi a pustole. I frontali sono molto estesi; i parietali piccoli. L’ orbita, pressochè circolare, è attorniata da circumorbitali, stretti e allungati, e da alcuni postorbitali, più grandi (Tav. XV [VII], fig. 30). Negli esemplari alle figure d e f (Tav. XV [VII], fig. 28) l'apparato opercolare, discretamente con- servato, occupa uno spazio notevole: l’opercolo, molto sviluppato, si spinge sensibilmente in su, è più alto che lungo ed ha margini superiore e posteriore arcuati; il preopercolo è ristretto e semilunare; il suboper- colo e l’interopercolo, posteriormente arrotondati, sono piuttosto piccoli. Vi ha sei raggi branchiosteghi, ab- bastanza lunghi. La cintura scapolare è robusta: la clavicola, discretamente conservata nel fossile alla lettera f (Tav. XV [VII], fig. 28), sporge per buon tratto dietro le placche opercolari ed è fortemente arcuata e sparsa di pochi granuli. Le pinne pettorali, che non si veggono nell’individuo alla Tav. XII [V], fig. 1, ma che sono par- zialmente mantenute in altri (d e 9g), si mostrano provvedute di fuleri e costituite da diciannove o venti grossi raggi, &rticolati e arcuati, i quali si dividono due volte nella seconda metà del loro corso, misurando la lun- ghezza di almeno sei centimetri, corrispondente alla distanza fra l'estremità anteriore del muso e il preo- 1 Il profilo della testa disegnato nella Tav. IV degli Studi di Cosra non è esatto. 190 FR. BASSANI [22] percolo. Nessun esemplare ha conservato interamente le pinne ventrali, che dovevano essere piccole, delicate e inserite alla metà del corpo. La pinna dorsale, ampia e maestosa, comincia alla metà del corpo ed ha dimensioni molto notevoli. Nel pesce alla Tav. XIV [VI] essa occupa un'estensione di undici centimetri, eguale all'altezza dei suoi raggi maggiori e arriva quasi al pedicello della coda. Porta sul davanti molti fuleri robusti e contigui, più grossi e più lunghi nel tratto inferiore, e conta almeno ventidue raggi, alquanto spaziati, articolati quasi fin dalla base, profondamente divisi e un po’ fluttuanti nella porzione distale. I raggi anteriori, assai sviluppati, hanno una lunghezza corrispondente all'altezza del tronco presa a livello del decimo raggio dorsale; i susseguenti si abbreviano lentamente; gli ultimi sono lunghi presso a poco quanto è alto il pedicello della coda. Ogni raggio si biforca a poca distanza dalla base, e i due rami che ne risultano si dividono poco dopo un’altra volta: l'anteriore in due; il posteriore, generalmente, in tre, per modo che l’estremità dei raggi mostra per solito . cinque ramificazioni principali (Tav. XII [IV], fig. 8). Gli articoli, nettamente distinti e tutti uniformi, sono assai corti (2 mm.). La pinna anale, remota, principia a livello degli ultimi raggi della dorsale ed è molto più piccola di questa. È preceduta da fuleri meno robusti di quelli dorsali e si compone di almeno quattordici (?) raggi, alquanto spaziati, brevemente articolati e più volte divisi, l’ultimo dei quali è inserito a due centimetri dall’ origine del lobo inferiore della codale. Occupa un'estensione poco minore dell'altezza del pedicello della coda. Non posso indicarne la lunghezza, perchè in nessun esemplare i suoi raggi sono conservati fino all’ estremità libera. La pinna codale è molto sviluppata, espansa e alquanto incavata (Tav. XIV [VI]). La sua massima lun- ghezza eguaglia l'estensione della dorsale. I fuleri sono numerosi, lunghi, forti e vicini fra loro. I raggi, robusti, sono dieci nel lobo superiore e nove nell’inferiore; questi ultimi si presentano più lunghi di quelli che compongono il lobo superiore, occupato in parte dalle squame, che vi si insinuano su quattro serie. Tutti i raggi sono distintamente articolati, e gli articoli, cortissimi, hanno la superficie un po’ convessa e coperta di smalto, il quale spesse volte non è conservato ai quattro angoli, onde offre la forma di una piccola fava (Tav. XII [IV], fig. 9). Tolto il raggio esterno dei due lobi, tutti gli altri sono profondamente forcuti. Ognuno di essi si divide quasi fin dalla base in due rami, i quali poco dopo si biforcano; i due nuovi bracci sì scin- dono nuovamente, e le due suddivisioni si ramificano ancora una volta, per modo che l'estremità libera di ogni raggio è relativamente molto espansa ed ha un'altezza circa quattro volte maggiore di quella occupata dal raggio alla sua origine. Le squame sono robuste e coperte di smalto. Dalla cintura scapolare alla base della coda ne enumero qua- rantadue file; nella serie verticale che comincia a livello del principio della pinna dorsale, conto, fra la linea del dorso e quella del ventre, circa ventotto squame. Le squame sui fianchi che stanno subito dietro la testa sono sensibilmente più alte che lunghe (Tav. XV [VII], fig. 27); le serie susseguenti sono pure costituite da squame romboidali, le quali peraltro si avvicinano sempre più alla forma rombica, che presentano definiti- vamente alla quindicesima fila. La maggior parte delle squame sui fianchi hanno i margini superiore e in- feriore rettilinei; ma) quelle che occupano il tratto antero-inferiore del tronco li presentano, in generale, ricurvi, com'è indicato alla Tav. XV [VII], fig. 8. Sul pedicello codale hanno una forma romboidale, di- ventando più lunghe che alte; e quelle che precedono immediatamente i raggi codali sono strette e Plunga- tissime, con una punta notevolmente sviluppata rivolta verso l’indietro (Tav. XV [VII], fig. 22). Le squame lungo la linea del dorso, prima della pinna dorsale, sono scudiformi, allungate, a superficie un po' convessa, con una punta diretta all'insù e più o meno prominenti secondo gli esemplari (Tav. XV [VII], fig. 25 e 26). Esse si continuano anche al di là della pinna dorsale, per dar luogo poi ai fuleri del lobo superiore della coda. [23] FR. BASSANI 191 Le squame ventrali, più lunghe che alte, sono molto più basse di quelle sui fianchi ed hanno gli angoli, sopratutto l’infero-posteriore, arrotondati: l’angolo infero-anteriore è coperto dal margine posteriore della squama precedente. Quanto alla ornamentazione, essa è molto caratteristica. In generale, le squame sui fianchi nella metà anteriore del corpo hanno sulla superficie dei piccoli granuli irregolari. Nelle prime file, vicinis- sime alla cintura scapolare, questi granuli, che non sono mai abbondanti, sono un po’ più numerosi: qualche squama ne mostra tredici o quattordici; nelle file successive essi diventano assai più radi: talvolta cinque, talvolta quattro o tre, spesso due per ogni squama o uno solo, al centro o presso i margini. Le squame veramente liscie sono pochissime; se anche prive di granuli, hanno delle lievissime rugosità, che si osservano con l’aiuto della lente. Nella metà posteriore del corpo le squame con qualche granulo alla superficie sono ancora più rare, e presso il pedicello codale si possono dire perfettamente liscie. Le squame vicine alla linea del dorso e alla linea del ventre sono fornite di granuli molto abbondanti; nelle prime (Tav. XV [VII], fig. 21) ‘ questi sono abbastanza regolari; in quelle ventrali, invece (Tav. XV [VII], fig. 9-11), essi offrono varie gran- dezze, sono circolari od ellittici e spesso si allungano in rughe rilevate e lucenti, irregolarmente disposte, più o meno tortuose e non di rado forcute. Il margine posteriore delle squame che stanno sui fianchi e presso il dorso, fra la cintura scapolare e la seconda metà della pinna dorsale è distintamente dentellato. Nelle file anteriori (Tav. XV [VII], fig. 12) le dentellature si spingono quasi fino alla metà della superficie delle squame | e sono numerose (da otto a dieci; raramente undici o dodici); nelle file successive si fanno, in generale, mano a mano meno numerose e meno profonde (Tav. XV [VII], fig. 13). Talvolta è dentellato, quantunque irregolarmente e meno fittamente, anche il margine inferiore (Tav. XV [VII], fig. 14). In molte fra le squame delle prime file longitudinali sotto la linea del dorso, specialmente in quelle sottoposte alla pinna dorsale, le dentellature, in numero di cinque o sei, si mostrano sviluppate molto irregolarmente, sporgendo notevol- mente e mostrandosi talora acuminate, come vere spine (Tav. XV [VII], fig.17). Alcune, simili a queste, esi- stono pure lungo la linea inferiore del corpo, subito al di là delle pinne ventrali (Tav. XV [VII], fig. 18-20). Nella parte posteriore del tronco — tolta qualche squama dell’ultima fila, presso i raggi codali, che ha il margine posteriore diviso in due (Tav. XV [VII], fig. 23 e 24) — le squame dentellate sono estremamente rare: qua e là se ne osserva taluna che presenta qualche minuto denticello (Tav. XV [VII], fig. 15 e 16), ma il mag- gior numero di esse ha il margine posteriore frastagliato quasi insensibilmente o intero. Gli esemplari di Giffoni corrispondono a quelli di Seefeld, descritti da Acassiz e da Kner col nome di Lepidotus ornatus, e il loro confronto con gli avanzi di Colobodus illustrati da Dawes dimostra che appar- tengono indubbiamente a quest’ultimo genere. Un esatto ed efficace paragone fra i nostri individui e quelli del Muschelkalk tedesco non si può fare; ma, a quanto sembra, essi ne differiscono, sia per i caratteri delle squame, sia per quelli dei denti. Infatti, in base alle importanti ricerche di Dames, nei Colobodus maximus QuenstEDT, gogolinensis Kunisca, varius GieseL e chorzowensis v. Maver le squame sono traversate dai solchi pressochè interamente; solo nel Col. frequens Dawes esse sono meno profondamente dentate, avvicinandosi a quelle del Col. ornatus. Ma il Col. frequens, al pari del maximus, del varius e dell’ Hogardi AGassiz, pre- senta i denti con la superficie percorsa da strie molto evidenti, che, se non m’inganno, mancano soltanto nel chorzowensis. Ora, io non posso ammettere che i denti di Colobodus di Giffoni e di Seefeld, i quali, in ge- nerale, sono ben conservati e lucenti, abbiano subìto un’usura tale da consumare interamente le strie: vuol dire dunque ch’essi ne erano sforniti. A Colobodus ornatus, originariamente riscontrato negli schisti neri di Seefeld e riferito da Acassiz e da Kxer al gen. Lepidotus, vanno associati i fossili di Giffoni illustrati da Cosra e inseritti da me nella prece- dente simonimia. Lo stesso Cosra avea rilevata la stretta affinità tra questa specie e i resti‘riprodotti in Aff? 192 FR. BASSANI [24] Ace. Pont., vol. V, tav. VIII, fig. 1A e fig. 3, nel quale ultimo l’acutezza del muso è solo apparente, di- pendendo dalla imperfezione del profilo frontale e dall’incompleto isolamento della mandibola, coperta in parte dalla roccia. L’avanzo riferito dal naturalista napoletano al suo Urocomus picenus è un frammento di pinna dorsale della specie in discorso (Tav. XII [IV], fig. 8). Alla quale spetta anche con la massima probabilità Lepidotus speciosus Miinster di Seefeld, in cui la costituzione imbutiforme dei raggi codali è solo apparente o, per lo meno, non ha alcun valore specifico. È pur facilissimo che le appartenga Lepidotus? spinifer BeLorti, proveniente dagli schisti marno-car- boniosi di Grumello-alto in Val Brembana, che Dercke riportò al gen. Semionotus. Quanto a Lepidotus Triumplinorum Zieso di Lumezzane, esso è certamente sinonimo di Colobodus ornatus. Nel ’92 ve l’ascrissi con qualche incertezza; ma, dopo l’esame minuto che ne ho fatto il mese scorso al Museo geologico dell’ Università di Napoli, dov'è conservato, ogni dubbio è tolto. Questo bellissimo pesce ha le ossa della testa alquanto scomposte e protratte in avanti per effetto della fossilizzazione, onde sembra più slanciato degli esemplari di Seefeld e di Giffoni, ma corrisponde assolutamente a loro per tutti i caratteri. Colobodus latus AGassiz sp. Tav. XII [IV], fig. 5, 5a, 6 e 7; Tav. XIII [V], fig. 2-4 e fig. 5 (?); Tav. XV [VII], fig. 81-43, e fig. 44-47 (2). 1833. Dapedius altivelis L. AGassiz. Poiss. foss., vol. II, part. I, pag. 8. 1843. Semionotus latus L. AGassiz. Ibid., vol. II. parte I, pag. 227, tav. 27. 1843. Lepidotus parvulus G. v. Miinster, in L. Acassiz, Ibid., pag. 267, tav. 34a, fig.8 e 9. 1843. Semionotus Pentlandi P. G. EGeRTON. On some new gan. fishes, in Proc. geol. Soc., vol. IV, pag. 183. (?) 1843. Semionotus pustulifer P. &. EcertoN. Ibid. 1853. Semionotus curtulus p.p. O. G. Cosa. Ibid., pag. 294, tav. VII, fig. 6; tav. VIII, fig. 2. 1853. Lepidotus notopterus O. G. Costa (non Acassiz). Pal. regno Napoli, parte I, in Atti Ace. Pont., vol. V, pag. 303, tav. VIII, fig. 1B [rovesciata]; pag. 426, tav. VIII, fig. 4. 1860. Lepidotus notopterus O. G. Costa (non Agassiz). Ittiol. foss. it., pag. 6 [cit]. 1860. Lepidotus acutirostris p. p. 0. G. Costa. Ibid., pag. 7, tav. II, fig. 14. 1860. Semionotus curtulus p. p. O. G. Cosra. Ibid., pag. 25, tav. Ill [per errore, tav. IV], fig. 1. 1862. Semionotus curtulus p. p. O. G. Cosra. Studi ecc., part. I, in App. Atti Acc. se. Napoli, vol. XII, pag. 20, tav. V, fig. 1. 1864. Semionotus curtulus p. p. O. G. Costa. Pal. regno Napoli, in Atti Acc. Pont., vol. VIII, tav. XI, fig. 1. 1864. Semionotus curtulus p. p. O. G. Costa. Note geol. e pal. ecc., in Atti Ist. inc. Napoli, ser. 22, tom. I, pag. 229°. 1864. Lepidotus acutirostris p. p. O. G. Costa, Pal. regno Napoli, part. III, in Atti Acc. Pont., vol. VIII, pag. 76; pag. 193, tav. IX, fig. 14. — . [Ms.] Notagogus carinulatus O. GC. Cosra (Pholidophorus?, in Fr. Bassani. Foss. di m. Pettine, 1892, pag. 5). i Vedi nota a pag. 18820]. ? Vedi nota 42 pag. 187 [19]. [25] FR. BASSANI 193 1866. Semzionotus latus R. Kner. Foss. Pische v. Seefeld, in Sitzsb. math.-nat. Cl. Wien. AK. Wiss., vol. LIV, part. I, pag. 319, tav. II fig. 5 e tav. IV. 1891. Lepidotus Ragazzonii A. pe Zieno. Pesci foss. Lumezzane, pag. 8, tav. IL, fig. 1 e 2, in Mem. CI. sc. fis. Ace. Lincei, ser. 4%, tom. VII. 1892. Lepidotus [Colob.?] latus Fr. Bassani. Foss. di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 38, tom. IX, n. 3, pag. 12-14, 18, 19 e 24. Anche questa specie è rappresentata da avanzi numerosi, che si conservano nel gabinetto geologico del- l Università di Napoli: a) Grande esemplare quasi intero, riprodotto alla Tav. XII [IV], fig. 5 (Cosra. Studii, tav. V, fig. 1). 5) Grande esemplare, con la pinna dorsale nascosta dalla roccia e privo della parte superiore della testa, delle | pinne ventrali e di un tratto del lobo inferiore della codale. c) Esemplare di mediocre grandezza, a cui mancano le pinne pari, la dorsale e un piccolo tratto del dorso, fra la testa e quest’ultima pinna (Costa, Atti Acc. Pont., vol. VIII, tav. IX, fig. 1; I. foss. ît., tav. II, fig. l). d) Parte del tronco di un grande esemplare, con le pettorali, tracce delle ventrali, porzione della dorsale, l’anale e la codale (Cosa, Atti Ist. inc., 1862, tav. III, fig. 1). e) Tratto posteriore [ parte e controparte] del tronco di un grande esemplare, che è privo di quasi tutta la coda e conserva una porzione della dorsale (Costa, Atti Ace. Pont., vol. V, tav. VIII, fig. 1 B, rovesciata per errore). f) Parte posteriore della testa e parte anteriore del tronco di un grande esemplare. g) Parte posteriore del tronco di un grande esemplare, con porzione della pinna codale. h) Tratto posteriore del tronco con porzione della pinna codale [parte e controparte]. i) Piccolo esemplare, a cui manca la parte anteriore della testa, riprodotto alla Tav. XIII [V], fig. 2 (Costa, Atti Acc. Pont., vol. VIII, tav. XI, fig. 1; It. foss. it., tav. III, fig. 1). Z) Piccolo esemplare [ parte e controparte], privo della testa e della coda; riprod. alla Tav. XII [V], fig. 3 é (Costa, Attî Acc. Pont., vol. V, tav. VII, fig. 2). m) Piccolo esemplare [parte e controparte], privo dell’estremità anteriore del muso, del pedicello codale e della coda. n) Piccolo esemplare, quasi completo, riprodotto alla Tav. XIII [V], fig. 4 (Cosra, Atti Acc. Pont., vol. V, tav, VII, fig. 6). ‘ 0) (?) Esemplare piccolissimo, privo del tratto posteriore del corpo, riprodotto alla Tav. XII [V], fig. 5. p) Molti altri frammenti (denti, squame, porzioni di pinne). Questa specie aveva dimensioni un po’ minori della precedente. Fra gli esemplari di Giffoni, uno solo doveva misurare la lunghezza di circa quaranta centimetri; gli altri non sorpassano i trentacinque (Tav. XII [IV], fig. 5), e parecchi sono ‘anche più piccoli, non raggiungendo i quindici (Tav. XII [V], fig. 2 e 3). Nel- l'aspetto generale, altamente fusiforme, somiglia molto a Col. ornatus, per la qual cosa mi limiterò ad una descrizione alquanto succinta, riferendomi spesso a quella data per quest’ultima specie. Il corpo è molto' ele- vato: la sua massima altezza, presa un po’ prima della pinna dorsale, è quasi la metà della lunghezza, esclusa la coda. L'altezza del pedicello codale, molto ridotta, è poco più del quarto della lunghezza del tronco. Palaentographia italica, vol. I. î 26 194 FR. BASSANI [26] La testa sta esattamente tre volte nella lunghezza del pesce, non compresa la pinna codale. La linea del fronte scende molto arcuata !; il muso è ottuso. L'apertura della bocca è piccola; l'osso dentario trian- golare; il premascellare breve; il mascellare allungato ed espanso nella parte inferiore. I denti (Tav. XII [IV], fig. 5a, 6 e 7) corrispondono perfettamente a quelli della specie precedentemente descritta: sono in forma di piuolo o di clava, con la superficie libera più o meno convessa, un po’ acuminata nel centro, talora uni- formemente o irregolarmente depressa, e divisa dal sottostante tratto cilindrico per mezzo di un solco circo- lare. Anche nei denti di questa specie non riesco a scorgere alcun vestigio di strie, quantunque essi sieno spesso ben conservati. Le ossa della vòlta craniana sono sviluppate, robuste e coperte da tubercoli, abbastanza numerosi, piuttosto depressi e lucenti. L’orbita è circolare, con circumorbitali stretti e allungati e con post- orbitali più grandi. Anche queste ossa, al pari di quelle dell’apparato opercolare, che ripetono la forma e le proporzioni indicate per il Col. ornatus, sono fornite di granuli, che peraltro sono più scarsi e più piccoli. Gli esemplari alla Tav. XIII [V], fig. 2 e 3 conservano i raggi branchiosteghi, che sono in numero di sei o sette, relativamente grossi e lunghi; e quest’ultimo mostra nettamente il preopercolo, che è stretto, sottile e lievemente arcuato. Della cintura scapolare si vede bene la clavicola, che è, come nella specie precedente, forte, arcata e rilevata lungo la linea longitudinale mediana. Nel pesce alla Tav. XII [IV], fig. 5 le pinne pettorali sono mal conservate, ma quello alla Tav. XIII [V], fig. 2 le presenta distintamente. Esse contano diciannove raggi, i maggiori dei quali hanno una lunghezza corrispondente al quarto della lunghezza del tronco: l'anteriore, provveduto di fulcri, è semplice e più corto del susseguente; gli altri sono brevemente articolati, notevol- mente arcuati, con la convessità rivolta verso l’avanti, e due volte divisi nella seconda metà del loro corso. Anche negli esemplari di questa specie le pinne ventrali sono sempre malissimo conservate. Dovevano risultare di pochi raggi, brevi e delicati, inseriti a piccola distanza dall’anale ed opposti al principio della dorsale. La pinna dorsale, provveduta di fulcri, comincia alla metà del corpo, occupa un’estensione notevole, giungendo quasi al pedicello codale, e conta almeno ventidue raggi, lunghi, spaziati, articolati e due volte divisi, i quali ripetono i caratteri riscontrati nei raggi dorsali del Col. ornatus. L’anale, remota, è preceduta da fuleri lunghi e sottili, principia a livello del quindicesimo raggio della dorsale e si compone di otto o nove (?) raggi, piuttosto brevi. Essi sono costituiti come quelli della pinna precedente: gli anteriori hanno una lunghezza corrispondente all'altezza del pedicello codale; gli altri vanno mano a mano accorciandosi. È Anche la pinna codale, espansa e un po’ incavata, somiglia moltissimo nelle sue particolarità a quella del Col. ornatus. Mostra ventitre raggi (tredici nel lobo superiore e dieci nell’inferiore), profondamente e ripe- tutamente divisi e articolati fin dalla base, con gli articoli dei raggi laterali un po’ più piccoli a paragone di quelli dei raggi mediani. Essa ha una lunghezza che uguaglia l'altezza del tronco, misurata a livello del- l'inserzione della pinna anale, ed è fornita di Junghi fulcri, piuttosto sottili. Buon tratto del lobo superiore è occupato dalle squame, le quali vi s'insinuano dapprima su quattro serie, che poi si riducono a due per l'arresto delle serie esterna ed interna, e finalmente ad una per l'arresto della serie superiore. Le squame, robuste e lucenti, sono disposte in serie oblique dall’avanti all’ indietro. Dalla cintura sca- polare alla coda ne conto trentasei file; dal dorso al ventre, in corrispondenza del primo raggio della pinna dorsale, ve n’ ha ventotto o ventinove. Esse presentano, in generale, la forma di parallelogrammo: quelle sui i Il profilo della testa disegnato nella Tav. V, fig. 1 degli Studi di Cosra non è esatto. 0—’’——e0@@——’———_’_—_— [27] | FR. BASSANI 195 fianchi, nelle file anteriori, sono più alte che lunghe (Tav. XV [VII], fig. 31); le successive si abbassano mano a mano fino a che assumono la forma rombica (Tav. XV [VII], fig. 32), per diventare più lunghe che alte sul pedicello codale; quelle a cui si appoggiano i raggi codali e quelle che s’insinuano nel lobo supe- riore della codale sono molto strette e allungate, presso a poco così come nel Col. ornatus (Tav. XV [VII], fig. 36). Le squame più vicine al ventre sono molto più basse di quelle sui fianchi ed hanno per solito gli angoli arrotondati (Tav. XV [VII], fig. 33). Anche in questa specie, come nella precedente, le squame dei fianchi che occupano la parte antero-inferiore del tronco offrono i margini superiore e inferiore ricurvi (Tav. XV [VII], fig. 34). Le squame sulla linea del dorso sono scudiformi (Tav. XV [VII], fig. 37 e 38), ma non così ap- puntate come nel Col. ornatus: quelle nella Tav. V, fig. 1 degli Studii di Cosra sono disegnate inesattamente !. Tutte hanno il margine posteriore intero, distinguendosi per tal modo nettamente da quelle del Col. ornatus. Le squame della parte anteriore del tronco mostrano la superficie leggermente granulata o rugosa (Tav XV [VII], fig. 35). Le granulazioni e le rugosità sono più accentuate nelle squame presso le linee del dorso e del ventre ed in quelle dei fianchi subito dietro la testa; nelle file successive esse diventano molto più rade e più lievi; nelle ultime -spariscono spesso del tutto, per modo che le squame possono dirsi liscie, quantunque qua e là se ne scorga ancora qualche indizio. È da notare che i granuli e le rughe delle squame ventrali (Tav. XV [VII], fig. 33) non raggiungono mai lo sviluppo offerto dalle squame corrispondenti del Col. ornatus. Fra gli esemplari di Giffoni, il tipo di questa specie è il pesce riprodotto alla Tav. XII [IV], fig. 5, che, al pari di alcuni altri della stessa località (0, d, e, f, g, #), concorda con quelli di Seefeld, illustrati da AGassiz e da KxeR col nome di Semnionotus latus ed ascritti più tardi da Fraas e da altri al gen. Lepidotus. Ma alla medesima specie devono essere riferiti anche gli esemplari alla Tav. XII [V], fig. 2 e 3, i quali, quantunque per certi riguardi richiamino il gen. Semionotus e sieno molto più piccoli dei precedenti, si associano a questi ultimi sotto ogni punto di vista. È vero che la mancanza della parte anteriore della testa impedisce di rile- varne i caratteri della dentatura; ma giova rammentare che la testa dell'esemplare alla fig. 2, la quale è andata rotta durante l’ estrazione del fossile, fu minutamente esaminata da Cosra, che riscontrò nelle mascelle “i denti anteriori emisferici , (altrove: “a corona emisferica e a radice cilindracea , [ IH. foss. ît., pag. 7]) “ ed i posteriori mammellari, avendo cioè nel mezzo dell’emisfero un rilievo a guisa di capezzolo ,? Non vi è dunque alcun dubbio sul riferimento generico di questo individuo, che è certamente un Colobodus, a cui, per conseguenza, appartiene anche l’altro alla fig. 3, il quale concorda in tutto col precedente. (Vedi anche Tav. XV [VII], fig. 36-38). Nè credo d’ingannarmi rapportando alla medesima specie anche il pesce alla Tav. XIII [V], fig. 4. Quan- tunque sia molto piccolo, superando di poco la lunghezza di otto centimetri, tuttavia le corrisponde per la forma e le proporzioni del corpo (vedi Costa, in Atti Ace. Pont., vol. V, tav. VII, fig. 6), per i caratteri delle squame e delle pinne, fornite di fulcri, per la dentatura ecc. Alla lente si veggono dei minuti tubercoli e delle rughe leggerissime sulle ossa della testa, e piccoli denti claviformi alle mascelle (Tav. XV [VII], fig. 39 e 40). Le pinne pettorali, mediocremente sviluppate, mostrano buon numero di raggi; le ventrali mancano. La dor- sale, inserita alla metà del corpo, offre le tracce di ventidue raggi, spaziati, che non si rilevano distintamente 1 Ogni squama della linea dorsale nel fossile alla Tav. V, fig. 1 degli Studi (che, come ho detto, è quello riprodotto alla Tav. XII [IV] fig 5 del presente lavoro) è conservata soltanto nella metà superiore ; della metà inferiore resta l'impronta. Il di- segnatore ha copiato la metà superiore e non l’altra, facendo assumere per tal modo a ciascuna squama la forma di un grosso aculeo, che realmente non ha. 2 Atti Ist. inc. Napoli, ser. 22, tom.I, 1864, pag. 229. Vedi la nota 12 a pag. 187[19] del presente lavoro. 196 FR. BASSANI [28] nella figura, ma che si veggono bene nel fossile con l’aiuto della lente. L’anale, remota, conserva sei o' sette raggi. La porzione posteriore del lobo superiore della codale (occupato in parte dalle squame) non è mante- nuto, perchè la roccia è rotta; nell’inferiore si contano dieci o undici raggi, articolati come nei grandi indi- vidui di Col. latus. Le squame sono rombiche, a margini interi, più alte che lunghe sui fianchi nelle file ante- riori (Tav. XV [VII], fig. 41), e più lunghe che alte presso il ventre e nel tratto posteriore del corpo (Tav. XV [VII], fig. 42). Le squame scudiformi della linea del dorso (Tav. XV [VII), fig. 43) corrispondono esattamente a quelle del fossile alla fig. 2. Riferisco per ultimo alla stessa specie, benchè con dubbio, il pesciolino alla Tav. XII [V], fig. 5, che Costa aveva etichettato: “ Notagogus” carinulatus ,, e che io, nei miei Fossili di m. Pettine, ho riferito al gen. Pholidophorus. Gli manca il pedicello della coda e la pinna codale. La testa, più lunga che alta, è tri- angolare, con la linea frontale molto obbliqua. I denti non sono ben distinti: sembra però ch’essi sieno ci- lindrici, con la superficie libera leggermente convessa. L’orbita, molto grande, è traversata dal presfenoide e cinta da piccoli sottorbitali. Le altre ossa della testa, mal conservate, sono fornite di lievissimi tubercoletti e di rugosità visibili con l’aiuto della lente. Si osservano alcuni branchiosteghi, corti. e grossi. La clavicola è allungata; delle pinne pettorali rimangono pallidissime tracce. La dorsale, non intera, è inserita a una di- stanza dal margine posteriore della testa presso a poco corrispondente all'altezza del tronco, misurata sul dinanzi. Essa occupa l’estensione di un centimetro ed è costituita di circa diciassette raggi, delicati e divisi, la cui estremità libera manca per la rottura della roccia. A livello degli ultimi raggi, di questa pinna se ne osservano alcuni (quattro o cinque) dell’anale, spezzati. Le squame sono rombiche (Tav. XV [VII], fig. 44): sui fianchi si mostrano più alte che lunghe; lungo la linea del dorso sono scudiformi (Tav. XV [VII], fig. 46 e 47), perfettamente corrispondenti a quelle del Colob. latus alla Tav. XII [V], fig. 2; dietro la testa e lungo il tratto anteriore della linea ventrale si veggono percorse da rugosità. La loro faccia interna è munita di una carena longitudinale mediana (Tav. XV [VII], fig. 45), la quale si nota anche in esemplari più grandi di Col. latus. Quantunque questo pesciolino sia anche più piccolo del precedente, pure mi sembra che rappresenti la medesima specie, a cui somiglia assai: mi tengono in dubbio soltanto i caratteri della dentatura, non bene distinti. A Colobodus latus vanno senza dubbio associati i varii esemplari di Giffoni riferiti da Cosra ai gen. Le- pidotus e Semionotus e compresi nella precedente sinonimia, non escluso Lep. acutirostris in Atti Acc. Pont., vol. VIII, tav. IX, fig. 1, nel quale la diversa proporzione fra l'altezza e la lunghezza del corpo è solo ap- parente, dipendendo dalla mancanza della porzione antero-superiore del tronco. Gli corrisponde pure con certezza Lep. Ragazzonii Ziano di Lumezzane, di cui ho studiato attentamente l'originale, che è, insieme con gli altri pesci di questa località lombarda, nel museo geologico dell’ Univer- sità di Padova. Per ultimo, devono essergli ascritti Semionotus Pentlandi Ecerton e, molto probabilmente, Sem. pustulifer id., di Giffoni, come mi ha gentilmente informato per lettera il collega signor A. Smra Woopwarp, il quale li ha esaminati al British Museum di Londra, dove si conservano. Gen. Dapedius pe ra Becae, 1822. H. T. pe LA Brcne. Transact. geol. Society, ser. 2%, vol. I, 1822, pag. 45 [Dapedium].* 1 Vedi anche: L. AGass1z. Potss. f0ss., vol. II, parte I, 1833, pag. 7 [Dapedius]. — L. Acassiz. Ibid., 1835, pag. 1841 [ Tetragono- lepis]}. — P. M. G. EcertoN, in Quarterly Journal geol. Society, vol. X, 1854, pag. 367 [ Aecmodus]. — P. M. G. EarRToN, in Memoirs [29] i FR. BASSANI 197 Corpo ovale, elevato. Squame in forma di paralellogrammo, molto più alte che lunghe sui fianchi. Ossa della testa e spesso anche parte delle squame coperte da granulazioni. Orbita con circumorbitali e sottor- bitali. Squarcio della bocca piccolo. Mascelle fornite di denti stiliformi, che verso l'interno diventano piccoli, quasi a spazzola. Pinne pari piccole. Pinna dorsale notevolmente estesa, principiante presso a poco alla metà del tronco. Anale abbastanza sviluppata, opposta alla parte posteriore della dorsale. Codale poco incavata. . In base alle osservazioni di Quensrenr (1858), Wagner (1860), Ecerton (1878), Traquarr (1879) e di altri naturalisti, a questo genere vanno associati i gen. Tetragonolepis (Acassiz, non Brown) e Aecmodus. Comparso nel Trias superiore !, è ampiamente rappresentato nei “poni liasici. Dapedius Costae Bassani Tav. XII [IV], fig. 1-3; Tav. XV [VII], fig. 55. 1861. Fam. Coccostei? O. G. Costa. Sopra un framm. ittiolit. di gen. sconosciuto, in Rend. Acc. sc. Napoli, ser. 34, vol. I, pag. 53; tav. I. 1862. Omalopleurus speciosus 0. G. Costa. Ittiol. foss. ital., pag. 59, tav. V, fig. 1 [nel testo, per errore, fig. 2]. 1892. Dapedius Costui Fr. Bassani. Moss. di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 33, tom. IX, n. 3, pag. 8 e 23. Questa specie è rappresentata dal frammento riprodotto alla fig. 1, sul quale si vede l'impronta di buona parte della testa e del tratto anteriore del tronco. Altri due frammenti sono la parziale contrimpronta del precedente. Li ho fatti figurare tutti tre, perchè si completano a vicenda e perchè i due ultimi offrono di- stintamente le particolarità della ornamentazione e conservano inoltre qualche parte non mantenuta nel primo. L’esemplare alla fig. 1 (che è quello illustrato da Costa) mostra porzione dell’orbita, i circumorbitali posteriori, i sottorbitali, l’opercolo, il subopercolo, l’interopercolo, alcuni branchiosteghi, l’iugale, l’articolare, una piccolissima parte del dentario e del mascellare, il sopraclavicolare, il postemporale, il sopratemporale posteriore, il tratto scoperto della clavicola ?, vari raggi delle pinne pettorali, il principio delle ventrali e se- dici serie verticali di squame (le ultime cinque di queste solo parzialmente). Gli altri due frammenti (fig.2 e 3), uniti insieme, rappresentano la contrimpronta dell'esemplare alla fiy. 1, meno un tratto triangolare compreso fra la metà superiore dell’opercolo, il margine posteriore dei sot- torbitali e la quarta serie di squame: in essi mancano dunque la parte inferiore dell’opercolo, il subopercolo; quasi tutto l’interopercolo, l’iugale, i branchiosteghi e la porzione ventrale delle prime tre serie di squame. In compenso, il pezzo alla fig. 3 mostra una parte di alcune altre serie di squame, al di là della quattordicesima. L’orbita, pressochè circolare, ha il diametro di tredici millimetri. Dietro ad essa si contano sei circum- of the geol. Survey of India — Palaeontologia Indica, ser. 42, vol. I, part. 22, 1878, pag. 8 [Dapedius]. — R. H. Traquarr. On the structure and affinities of the Platysomidae, in Trans. roy. Soc. Edinb., vol. XXIX, 1879, pag. 343. — K. A. v. ZirteL. Handb. d. Pal., vol. INI, 1887, pag. 205. — Monracu. Browne. Revision of a genus of foss. fishes Dapedius, in Trans. of the Leicester lit. and philos. Soc., October 1890, pag. 196. — A. S. Woopwarp. On the cranial osteology of the mesozoic ganoid fish. Lepidotus and Dapedius, in Proceed. of the zoolog. Society of London, June 1893, pag 563-565. 1 Anche gli avanzi del Trias di Besano che nel mio lavoro sui fossili di questo giacimento (Op. cit., pag. 25) ho riferiti al gen. Zetragonolepîs vanno invece riportati al gen. Dapedius. ? Cfr. per queste ossa la figura data da Traquarr (Loc. cit., tav. VI, fig. 13), riportata in ZirmeL (Loc. cit.), in MonTAGU Browne, un po’ modificata (Loc. cit.) e parzialmente in A. Swra Woopwarp (Fisches of the Hawkesbury Series at Gosford, tav. VII figura 8). 3 198 FR. BASSANI i [30] orbitali di varia forma: il superiore è stretto e allungato, quasi romboidale; i tre susseguenti sono irre- golarmente pentagonali; il quinto e il sesto, più piccoli dei precedenti, a trapezio. I sottorbitali conservati sono sei: cinque interi, ed uno, l’inferiore, rotto. I due superiori sono i più grandi e quadrilateri; il terzo ed il quarto trapezoidali, col diametro maggiore nel senso della lunghezza del pesce; il quinto è quasi trian- golare, con gli angoli arrotondati (Tav. XV [VII], fig. 55). i L’opercolo (pezzo superiore del preopercolo, in CosrA), che misura l'altezza di tre centimetri e la lun- ghezza di diciassette millimetri, è superiormente arrotondato presso a poco come un dito di guanto; il suo margine posteriore è leggermente convesso, l'anteriore è parallelo al posteriore e l’inferiore è rettilineo. Del subopercolo (pezzo medio del preopercolo, in Costa) e dell’interopercolo (pezzo inferiore del preopercolo, in CosrA)non posso indicare la forma e i limiti, perchè i branchiosteghi (dei quali sono conservati cinque, lunghi e robusti) si sono fossilizzati rivolti all’insù e ricoprono in gran parte queste due ossa. Il preopercolo è inte- ramente nascosto dai postorbitali. Le altre ossa della testa non permettono una descrizione precisa. Il sopraclavicolare è allungato, un po’ arcuato e ristretto superiormente. Della clavicola (opercolo, in Costa), la parte inferiore, sensibilmente arcuata, sporge dietro l'apparato opercolare. Accanto alla clavicola si osservano le vestigia di dieci raggi della pinna pettorale (non figurati, nè citati da Costa). Essi, ricoperti in parte dalle squame della contrimpronta, misurano la lunghezza di tre centimetri, corrispondente all’ altezza dell’opercolo, procedono un po’ flessuosi e sono alquanto appiattiti, brevemente articolati e divisi. Nella parte postero-inferiore del frammento più grande si scorge il principio delle ventrali, rappresen- tate da quattro o cinque monconi di raggi, pure articolati (interpretati da Costa come raggi delle pinne pet- torali). La loro inserzione dista otto serie di squame da quella delle pettorali. Le serie di squame, più o meno conservate, sono in numero di ventidue. Queste serie camminano dal- l’alto in basso quasi diritte; solo nella parte superiore del tronco presentano una leggera convessità rivolta verso l’avanti e seguìta da una concavità, altrettanto leggera. Ogni serie misura la lunghezza di circa quattro millimetri, e quelle meglio conservate hanno l'altezza di dieci centimetri e mezzo. Le squame sui fianchi, tutte uniformi, sono molto più alte che lunghe (mm. 9 X mm. 4), hanno il margine superiore un po’ con- vesso verso l’insù e presentano sulla faccia interna una carena mediana, che si prolunga al margine supe- riore in una spina presso a poco triangolare, con gli orli leggermente arcuati, la quale va ad incastrarsi in una fossa articolare corrispondente della squama vicina. (Cfr. L. Acassiz, Poiss. foss., vol. II, tav. 25 5, fig. 7; e Montagu Browne, Revision of Dapedius, in Loc. cit., tav. I, fig. 5). Naturalmente, le carene di tutte le squame delle singole serie formano nel loro complesso altrettante linee rilevate, che vanno dal profilo dorsale a quello ventrale: queste linee vennero interpretate da CosrA come coste. Tutte le ossa della testa e tutte le squame, eccettuate soltanto quelle presso la linea del ventre, sono coperte da una fitta e minuta granulazione. I granuli sono piccoli, quasi contigui, in gran parte circolari, alcuni ellittici, in generale depressi, disposti abbastanza regolarmente, e lucenti quando la loro superficie è ben con- servata. Sopra le ossa della testa si mostrano un po’ più grandi che non sulle squame, ma la differenza è appena sensibile. Costa riferì questo esemplare alla famiglia Cephaluspidae (“ Coccostei ,) e ne fece il tipo di un genere nuovo. Evidentemente, è un Dapedius: lo stesso naturalista napoletano ne rilevò i rapporti con Dapedius Leachi Agass. sp. [ Tetragonolepis Leachi Aga.]'. Quanto alla specie, benchè si. tratti di un frammento e, per conseguenza, non si possa fare un confronto perfetto con i Dapedius descritti finora, credo tuttavia ch’ esso i 0, G. Costa. Sopra un frammento ecc., in Loc. cit., pag. 97. [31] FR. BASSANI 199 offra caratteri sufficienti per essere ritenuto diverso da tutti. Infatti, la particolarità della granulazione che | copre uniformemente e indistintamente tutte le squame è molto importante. Non è dunque imprudente rife- rirlo ad una nuova specie, la quale, per le leggi della nomenclatura, dovrebbe chiamarsi D. speciosus Costa sp., se già non esistesse un D. speciosus Acass. sp. [ Tetrag. speciosus Acass.]*. Inscrivo quindi il fossile di Griffoni col nome di Dapedius Costae. Fam. Eugnathidae. Corpo allungato o fusiforme. Vertebre quasi sempre allo stato di anelli incompleti. Denti marginali grandi e conici; denti interni per lo più minuti. Pinna dorsale corta. Fulcri grandi. Squame romboidali, coperte di smalto. x Gen. Eugnathus Acassiz, 1843. L. Agassiz. Rech. sur. les poiss. foss., vol. II, parte II, 1843, pag. 97. Corpo più o meno allungato. Squarcio della bocca ampio. Mascelle fornite di grossi denti conici e di altri più piccoli e terminati in punta. Pinne robuste, con raggi numerosi, divisi. Pinna dorsale opposta alle ven- trali o tra queste e l’anale. Anale più piccola della dorsale, con fuleri robusti. Codale forcuta, con raggi fit- tamente articolati e fuleri assai sviluppati. Squame romboidali, più lunghe che alte. Squame della regione ventrale bassissime, la cui lunghezza supera talvolta il quadruplo dell’altezza. Squame della parte anteriore del tronco, in generale, col margine posteriore finamente solcato. Vertebre incompletamente ossificate.. Questo genere, al quale vengono associati i gen. Heterolepidotus EcERTON p. p. ?, Lissolepîs Davis? e, pro- babilmente, Conodus Acassis 4, sorse nel Trias, raggiunse un notevole sviluppo nel Lias e si spense nel Ti- toniano. Eugnathus brachilepis Bassani. Tav. IX [I], fig. 2; Tav. XV [VII], fig. 50-54. 1860. Semionotus carinulatus 0. G. Costa. Ittiol. foss. ital., pag. 49, tav. V, fig. 4 [nel testo, per errore, fig. 1°]. 1892. Eugnathus cfr. serratus et insignis Fr. Bassani. Fossili di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 3°, i vol IX, n. 3, pag. 10, 11 e 24. Questo bellissimo fossile, al quale manca soltanto l’estremità anteriore della testa, raggiunge la lunghezza complessiva di quattordici centimetri e sei millimetri. Il corpo è piuttosto slanciato: la sua maggiore altezza, misurata un po’ prima dell’inserzione della pinna dorsale (mm. 35), è compresa quattro volte nella lunghezza totale. Al pedicello codale l'altezza del tronco (mm. 18) corrisponde alla metà di quella anteriore. Il profilo superiore dell'esemplare scende arcuato verso l’avanti. 1 È vero che Dapedius speciosus Acass. sp. somiglia molto a D. punctatus Acass., ma la fusione fra queste due specie è dubbiosa (A. S. Woopwarp and C. D. SarrBoRN. A casal. of. Br. foss. Vertebrata, 1890, pag. 59). ? Pane pe Marpas Grey Ecerton. Figures and descript. british organic remains, dec. XIII (Mem. geol. Surv., 1872), n. 2. 3 J. W. Davis, in Ann. Mag. Nat. Hist. [5], vol. XIII, 1884, pag. 448. 4 L. Agassiz. Poîss. foss., vol. II, part II, 1843, pag. 105. 5 Questa figura è affatto insufficiente, perchè inesatta in ogni particolarità. 200 FR. BASSANI 1 y [82] [N La testa, come ho detto, non è intera, ed anche le ossa conservate sono screpolate e non permettono di rilevarne agevolmente i caratteri. Del muso rimane soltanto il tratto posteriore della mandibola, che si presenta robusta e di forma triangolare. L’orbita è circolare e collocata in alto; dietro ad essa si veggono due (?) postorbitali, piccoli ed allungati, e, sotto a questi, un terzo, incompleto, molto più grande e irregolar- ‘mente triangolare. L’opercolo è ampio, misurando la lunghezza di oltre un centimetro, ed ha il margine poste- riore arrotondato. La superficie esterna di tutte le ossa è ornata di minuti tubercoli, che qualche volta, fondendosi insieme, determinano delle lievissime rugosità. Della cintura scapolare non è possibile indicare le particolarità. La sopraclavicola e la clavicola sono sottili e allungate. Le pinne pettorali si mostrano sviluppate; i raggi, che hanno una lunghezza eguale all’al- tezza del pedicello codale e sono profondamente divisi, non sono quattordici, come dice Costa, ma otto o nove, nè giungono, come asserisce questo autore, fin presso l’origine delle ventrali, da cui la loro estremità libera dista un centimetro e mezzo. Le ventrali, inserite a una distanza dall'origine delle pettorali che corrisponde all'altezza massima del tronco, presentano cinque o sei raggi, forcuti e lunghi tredici millimetri. La pinna dorsale nasce appena dietro le ventrali; la sua estensione complessiva è uguale all'altezza del pedicello della coda. È costituita da tredici raggi, relativamente larghi, piuttosto appiattiti, alquanto spaziati e due volte divisi. L’estremità superiore dei raggi anteriori è coperta dalla roccia, che lascia liberi soltanto gli ultimi cinque; di questi, che vanno lentamente accorciandosi, il primo è lungo un centimetro e mezzo. La pinna anale, inserita a livello dell'ultimo raggio dorsale, è breve e ristretta e conserva pochi raggi (5 o 6), i quali sono spaziati e, eccettuato il primo, profondamente forcuti due volte. La pinna codale, espansa e incavata, conta nove raggi per ogni lobo, che, al pari di quelli delle pinne precedenti, sono due volte divisi. I raggi mediani, molto più brevi dei laterali, eguagliano in lunghezza l’ottavo raggio della pinna dorsale (mm. 15). Il lobo superiore è parzialmente occupato dalle squame. Queste vi s’insi- nuano prima in quattro file trasversali, che subito dopo, per l'arresto della serie superiore, si riducono a tre; indi a due, per l'arresto della serie inferiore, e finalmente ad una. Alla squama terminale, molto ristretta e allungata, di quest’ ultima serie corrisponde il primo raggio del lobo codale; all'ultima squama della terza serie, che ha la forma di losanga, con la diagonale longitudinale molto più lunga di quella trasversale, corrisponde il raggio successivo, e all'ultima della serie inferiore, il terzo. Gli altri raggi corrispondono rispettivamente alla seconda, alla terza, alla quarta, alla quinta, alla settima e alla decima squama della detta serie inferiore. Non posso dire se l’altro lobo della pinna codale sia eguale in lunghezza al superiore, perchè esso non è completa- mente libero dalla roccia. In entrambi i lobi i fulcri sono molto sviluppati e terminano in punta; nel lobo su- periore essi, in numero di venti, principiano a livello della squama che occupa il settimo posto (a cominciare dall’indietro) lungo la linea del dorso, e continuano fino all’estremità libera del raggio principale, facendosi sempre più sottili e più brevi; nel lobo inferiore essi sono forse un po’ meno numerosi, ma ripetono le di- mensioni dei precedenti. Tolte le pinne pettorali, nelle quali non riesco a rilevare fuleri, tutte le altre ne sono fornite. Molto piccoli alla dorsale, si mostrano ben distinti alle ventrali e sono robusti all’anale ed alla codale. I raggi di tutte le pinne sono divisi e articolati; nella codale gli articoli si presentano brevi, pressochè tanto alti che lunghi e un po’ rilevati. Il tronco è coperto di squame robuste, lucenti, in forma di paralellogrammo e disposte in serie oblique dall’ avanti all'indietro. Dalla cintura scapolare alla parte centrale della coda ve n’ ha trentotto. In una delle serie che vanno dalla pinna dorsale alle ventrali conto ventinove squame; in una di quelle che vanno dal- [33] i 5 FR. BASSANI 201 l’orlo superiore all’inferiore del pedicello codale ne novero diciotto. Guardate con la lente, tutte — special- mente quelle della parte anteriore del corpo e più ancora quelle vicine all’arco scapolare e lungo la linea del dorso, dinanzi alla pinna dorsale — mostrano sulla superficie esterna delle piccole asperità e delle leg- gerissime e brevi rughe ondulate. Le squame delle prime sette serie hanno l’orlo posteriore finamente den- tellato e la metà posteriore della superficie percorsa da otto o nove sottili solchi trasversali, corrispondenti alle dentellature del margine (Tav. XV [VII], fig. 50). È da notare peraltro che tanto le dentellature quanto i solchi si veggono distintamente sulla faccia interna delle squame, mentre non appariscono sull’esterna (Tav. XV [VII], fig. 51), benchè qua e là, anche nella parte posteriore del corpo, taluna di esse presenti esterna- mente qualche denticello. Le squame sui fianchi delle tre o quattro serie ‘anteriori sono più alte che lunghe; nelle quattro serie successive hanno l’altezza eguale alla lunghezza (Tav. XV [VII], fig. 52); poi diventano più lunghe che alte (Tav. XV [VII], fig. 58). Lungo la linea del dorso v'è una fila di squame alquanto pro- minenti e quasi scudiformi, le quali continuano, in numero di sei o sette, anche dopo la pinna del dorso, per poi dar luogo ai fuleri della codale. Le squame che s’insinuano entro il lobo superiore di questa pinna, nel modo che ho indicato dianzi, sono a losanga, molto allungata. Lungo tutta la linea inferiore del corpo ed anche lungo quella superiore, in corrispondenza del tratto occupato dalla pinna dorsale, esse sono più basse che non sul resto del tronco, misurando una lunghezza doppia dell’altezza. Le squame delle cinque o sei serie orizzontali più vicine alla linea del ventre, fra l'inserzione delle pinne pettorali e quella delle ventrali, sono estremamente basse, quasi lineari (Tav. XV [VII], fig. 54): la loro lunghezza è circa sei volte l'altezza. Questa specie offre affinità con Eugnathus serratus BeLLorti sp. [= Lepidotus serratus Beun.; Heterolepi- dotus serratus Dercke sp.1; non E. serratus Davis sp. = Lissolepis serratus Davis?] del Trias di Perledo in Lombardia. Se ne distingue peraltro per le proporzioni relative del corpo, per la forma delle squame presso l'apparato opercolare e per il rapporto fra l'altezza e la lunghezza delle squame ventrali. Presenta pure ana- logie con Eugnathus insignis Kxer di Seefeld, il quale, benchè più grande, gli si associa per molti carat- teri. Tuttavia ne differisce per le particolarità delle pinne ventrali e per il numero dei raggi della codale, che nell’esemplare tirolese è sensibilmente maggiore. D'altra parte, il fossile di Seefeld non ha conservato le squame (le quali dovevano essere molto delicate) e non permette un confronto perfetto. Credo quindi op- portuno di riferire il pesce di Giffoni ad una nuova specie. Questa, per le leggi della nomenclatura, dovrebbe conservare il nome carinulatus, stabilito da Cosra; ma, siccome esso è basato sopra un carattere erroneo, mi sembra necessario di sostituirlo con un altro. Infatti Costa dice:..... “ Sopra due serie della linea me- diana addominale le dette squame prendono la forma quasi di ventaglio, avendo nella superficie quattro grosse pieghe o carene, le quali si biforcano nell’estremità posteriore, fig. 1C, [leggi fig. 4 C]. Ora, le così dette carene di Cosra non sono che le linee di separazione fra una squama e la successiva: linee che nella im- pronta lasciata dalla superficie interna delle squame appariscono, naturalmente, rilevate. Per conseguenza, pro- pongo di designare questo interessante esemplare col nome di Eugnathus brachilepis, il quale, fino ad un certo punto, esprime la straordinaria bassezza delle squame che occupano la linea del ventre fra l'inserzione delle pettorali e quella delle ventrali. 4 C. Benommi. Pesci foss. di Perledo, in A. Sroppani. Studî geol. e pal. sulla Lombardia, 1857, pag. 419. — W. DeECKE. Foss. Fische aus versch. Horiz. der Trias, in Palaeontographica, vol. XXXV, 41889, pag. 116, tav. VI, fig. 2. 2 J. W. Davis, in Ann. Mag. Nat. Hist. |5], vol. XIII, 1884, pag. 449, tav. XVI. — A. S. Woopwarp and C. D. SHERBORN. Cat. of Brit. foss. Vert., 1890, pag. 79. Palaentographia italica, vol. I. 27 202 FR. BASSANI [34] Fam. Pholidophoridae. Corpo allungato o fusiforme. Margine della mascella formato dal mascellare e dal premascellare. Denti conici, generalmente lisci. Corpi vertebrali allo stato di anelli. Fulcri minuti. Squame romboidali, ganoidi. Gen. Pholidophorus Acassz, 1832. L. Agassiz. Untersuchungen ueber die foss. Fische der Lias-Formation, in Jahrbuch fiir Miner. ecc., 1832, pag. 145. — L. Acassiz. Rech. sur les poiss. foss., vol. II, parte I, 1843, pag. 271. Corpo fusiforme, generalmente allungato. Denti minuti. Pinna dorsale mediocre, inserita sopra le ventrali o fra queste e l’anale, rarissimamente opposta in parte a quest’ultima! Pettorali, ventrali ed anale piccole. Codale incavata. Squame più alte che lunghe sui fianchi. Non squame dorsali impari spinose in serie con- tinua, ma spesso una, due o tre grandi piastre dinanzi alle pinne mediane. Questo genere è rappresentato a Giffoni da un discreto numero d’individui, tutti piccoli e, in generale, mal conservati, che possono distribuirsi in tre specie. Anche l'esemplare che è nel British Museum di Londra e del quale Ecerton diede nel ’43 una succinta diagnosi, inscrivendolo col nome di Semionotus minutus®, dev’ essere riferito al genere in discorso, come mi ha gentilmente scritto il signor A. Swra Woopwarp: esso è peraltro così malconcio da non permettere una determinazione specifica. Pholidophorus cephalus KnER Tav. XI [DI], fig. 2. 1864. Notagogus incertus O. G. Cosra. Note geol. e pal. ecc., in Atti Ist. inc. Napoli, ser. 22, tom. I, pag. 230, tav. III, fig. 2. 1864. Semionotus curtulus? O. G. Cosra. Ibid., pag. 251 [alla spieg. della tav. III, fig. 2]. 1866. Pholidophorus cephalus R. Kner. Fische von Seefeld, in Sitzsb. math.-nat. CI. Wien. Ak. Wiss., vol. LIV, pag. 325, tav. V [nel testo, per errore, tav. IV], fig. 2. 1889. Pholidophorus cephalus W. Derckr. Fische aus versch. Horix. d. Trias, in Palaeontogr., vol. XXXV, part. I, pag. 135, tav. VII, fig. 4. 1892. Pholidophorus cephalus Fr. Bassani. FPoss. di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 33, tom. IX, n. 3, pag. 8 e 23. Questa specie, riscontrata da Kwner negli schisti di Seefeld e da Dercke in quelli di Lumezzane, è rap- presentata a Giffoni da ùn unico esemplare, che può dirsi abbastanza conservato, quantunque abbia le ossa della testa in cattivo stato e manchi delle pinne pari, dell’anale e di quasi tutta la dorsale. Il pesciolino, fusiforme, ha la testa pressochè triangolare, con la linea frontale che scende obliqua e forma un angolo molto aperto con quella del dorso, quasi diritta. Il profilo inferiore del tronco, sensibilmente convesso, apparisce anche più arcuato di quello che non sia in realtà per la imperfezione della parte infero- ‘ W. Davis, in Geol. Magaz., 1887, pag. 338, tav. X, fig. 1 (Ph. brevis). — A. S. Woopwarp. Fishes of the Hawkesbury Series at Gosford, pag. 43, tav. VI, fig. 6-10 (Ph. gregarius). ? P. M. G. EaertoN. On some new ganoid fishes, in Proceedings of the geol. Soc., vol. IV, 1843, pag. 183. TE PO O SI ev po [85] FR. BASSANI 203 posteriore della testa. Il pedicello della coda, relativamente basso (mm. 8), corrisponde all’ ottavo della -lun- ghezza totale. La maggiore altezza del corpo che misura diciotto millimetri, è compresa tre volte e mezza nella complessiva lunghezza ed è uguale alla lunghezza della testa. Di questa è visibile soltanto la parte anteriore, cioè il mandibolare, il mascellare, il premascellare, il nasale e porzione del frontale; le altre ossa, che mostrano qua e là delle lievissime rugosità e dei minuti tubercoli, sono quasi interamente mancanti. Il mandibolare, molto robusto nel tratto posteriore, è allungato ‘e irregolarmente triangolare: su esso e sui mascellari non riesco a scorgere alcuna traccia di denti. A trentadue millimetri dall’ estremità anteriore del muso, cioè precisamente alla metà del corpo, si scor- gono tre o quattro raggi della pinna dorsale, assai delicati. L’anale non è conservata: i resti interpretati da Cosra come avanzi di raggi di questa pinna sono porzioni di squame, spostate. La codale, non completa, è forcuta e mostra esternamente cinque o sei brevi raggi, semplici, per ogni lobo, che vanno mano a mano ‘allungandosi. Ad essi ne seguono altri dieci o undici, articolati e divisi, i maggiori dei quali misurano una lunghezza corrispondente all’altezza del pedicello della coda. Le squame, quadrilatere, delle quali conto trentasei file dalla cintura scapolare al centro della base della coda, sono tanto lunghe che alte; solo quelle vicine al margine ventrale del tronco sono più lunghe che alte. Esse presentano, in generale, la superficie liscia; però, vicino alla cintura scapolare e presso la base della coda, si mostrano molto leggermente rugose. Alcune, a quanto sembra, hanno il margine posteriore dentel- lato. Davanti al lobo inferiore della pinna codale sta una squama più grande delle altre, allungata e termi- nata in punta. Pholidophorus latiusculus AGassiz Tav. XI [III], fig. 3-6; Tav. XV [VII], fig. 1. 1832. Pholidophorus latiusculus L. Acassiz, in Leonh. u. Bronn Jahrb., pag. 145 [non fig., nè descr.]. 1843. Pholidophorus latiusculus p. p. L. AGassiz. Rech. s. les pois. foss., vol. II, parte I, pag. 287 [id.]. 1843. Pholidophorus fusiformis L. AGassiz. Ibid., vol. II, parte I, pag. 288. 1862. Semionotus curtulus p. p. 0. G. Cosra. Studi ecc., part. I, in App. Atti Acc. sc. Napoli, vol. XII, pag. 44 [alla spiegaz. della tav. VII, fig. 1). 1866. Pholidophorus latiusculus R. Kner. Fische v. Seefeld, in Sitzsb. math.-nat. Cl. Wien. Ak. Wiss., vol. LIV, part. I, pag. 328, tav. III; fig. 2 e 3. 1867. Pholidophorus latiusculus R. Kxer. Nachtrag x. Fauna v. Scefeld, in Sitzsb. mat.-nat. Cl. Wien. Ak. Wiss., vol. LVI, part. I, pag. 803, nota 1, tav. II, fig. 1. 1891. Pholidophorus Taramellii A. pe Zieno. Pesci foss. di Lumezzane, pag. 9, tav. II, fig. 7 e 8, in Mem. , CI. sc. fis. Acc. Lincei, ser. 4%, tom. VII. (?) 1891. Pholidophorus Deeckei A. De Zieno. Ibid., fig. 5 e 6. 1892. Pholidophorus latiusculus Fr. Bassani. Foss. di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 3%, tom. IX, n. 3, pag. 12.e 23. Questa specie è rappresentata negli schisti di Giffoni da parecchi individui, nessuno dei quali raggiunge peraltro le dimensioni di quelli di Seefeld. I più grandi hanno la lunghezza di cinque centimetri o, tutt’ al più, di cinque e mezzo; i minori non arrivano a tre. : Fra questi ultimi sta il piccolo esemplare alla fig. 6. La lunghezza della testa è compresa circa quattro volte in quella totale, che misura ventisette millimetri; 204 FR. BASSANI [36] e la sua altezza (mm. 6), che è minore di quella del tronco (mm. 7), vi è contenuta quattro volte e mezza. Il muso è ottuso; l’orbita ampia e cinta da sottorbitali, e la mandibola allungata. Restano le impronte di nove raggi dorsali, assai delicati (nella figura ne appariscono, per errore, sola- mente cinque), l'anteriore dei quali è inserito alla metà del corpo, e di quattro della pinna anale, collocata a una distanza dall’origine della codale corrispondente alla lunghezza della testa. La pinna codale è forcuta. Le pinne pari mancano. Le squame sono romboidali, lisce e a margini interi: quelle sui fianchi sono più alte che lunghe, mentre quelle presso l’orlo ventrale si mostrano più lunghe che alte. In un altro esemplare, grande come il precedente, conto dodici raggi alla pinna del dorso. Gl’individui alle fig. 3, 4 e 5 sono maggiori dei due su descritti, ma offrono le stesse proporzioni fra l’altezza e la lunghezza del corpo, le quali corrispondono, insieme con gli altri caratteri, a quelle degli esem- plari illustrati da Kxer, quantunque a primo aspetto sembrino più slanciati, perchè i profili del dorso e del ventre non sono conservati integralmente. In tutti la regione ventrale è, relativamente, un po’ rigonfia. Le squame (Tav. XV [VII], fig.1) sono liscie, a margini interi e più lunghe che alte presso gli orli supe- riore e inferiore del corpo: dalla cintura scapolare alla parte centrale della base della coda ne conto da 36 a 38 file. Nell’ esemplare alla fig. 5 la pinna codale, provveduta di piccoli fuleri, mostra per ogni lobo tredici raggi principali, distintamente articolati, con gli articoli allungati. Delle altre pinne rimangono deboli tracce, che non permettono di indicarne i caratteri. Questa specie fu istituita nel 1832 da Acassiz su avanzi di Seefeld; più tardi, nel "43, venne citata dallo stesso autore anche a Lyme-Regis. Se non che, gli esemplari provenienti da quest’ultima località, che si conservano nel British Museum di Londra, dove furono recentemente studiati dal sig. A. Sura Woopwarp (che, in seguito a mia domanda, me l’ha gentilmente scritto), differiscono dai Phol. latiusculus di Seefeld e devono essere invece considerati come individui giovani di Phol. Bechei Agassrz. La specie in discorso (vedi figure date da Cosra), per la forma, le dimensioni e le proporzioni del corpo e per i caratteri della testa e delle pinne, ha, mi sembra, rapporti molto sensibili con Phol. nitidus EceRTON [= Pol. mottiana W. J. Harrison] del Retico inglese!, dal quale forse la distinguono le particolarità delle squame della linea laterale e del pedicello codale. Ad essa, oltre i piccoli esemplari di Semionotus curtulus figurati da Cosra, dev’ essere pure associato Phol. Taramellii, della Hauptdolomit di Lumezzane, di cui ho recentemente esaminato l'originale, che si con- serva nel museo geologico dell’ Università di Padova, e che non ha le squame a margini dentellati, come ap- parisce erroneamente dalla fig. 8 tav. II del citato lavoro di Zreno, ma a margini interi, come, del resto, l’autore stesso dice a pag. 10. Le appartiene anche, quasi sicuramente, Phol. Deeckei, che ho pure studiato a Padova, nel quale la forma delle squame è romboidale (Zieno, Loc. cit., pag. 9) e non quale risulta dalla fig. 6 della tavola suddetta. Alla stessa specie, per ultimo, dev'essere riferito, in base alle ricerche di A. Swrra Woopwarp, che me ne ha cortesemente informato per lettera, Phol. fusiformis Agassiz, citato erroneamente da questo autore come proveniente da Castellammare. L’esemplare, che si conserva nel British Museum di Londra, fu preso in esame dal signor Woopwarp, che dai caratteri della roccia lo riconobbe di Giffoni e corrispondente a Phol. latiusculus. 1 P. M. Grey Ecerton, in Ann. Mag. Nat. Hist. [2], vol. XIII, 1854, pag. 435. — In. Figures a. descr. illustr. of br. org. rem., dee. VIII (Mem. geol. Surv., 1855), n. 7, tav, VII, fig. 6-8. — A. S. Woopwarp, in Trans. Leicester liter. and phil. Soc., n. 8., part. XI, 1889, pag. 23, con fig. nel testo. 137] FR. BASSANI 205 Quanto alla priorità nella nomenclatura di questa specie, siccome il primo che ne diede la figura è stato Cosra, potrebbe sembrare ch'essa spettasse a lui e che, per conseguenza, la specie in discorso dovesse chia- marsi Phol. curtulus Costa sp. Ma giova notare che nemmeno Cosra diede mai la descrizione del fossile 1, il quale fu accuratamente illustrato nel "66 da Knrr sotto il nome di Phol. latiuseulus Acassiz. D'altra parte, il nome di Semionotus curtulus venne impiegato da Cosra per indicare varie specie ‘appartenenti al generi Pholidophorus, Peltopleurus e Colobodus. La priorità spetta quindi al nome proposto da Aassrz. Pholidophorus pusillus AGassiz Tav. XI [II], fig. 7; Tav. XV [VII], fig. 2 e 3. 1832. Pholidophorus pusillus L. Agassiz. Untersuch. tb. foss. Pische der Lias-Form., in Leonh. u. Bronn Jahrbuch fiir Min. ecc., pag. 145 [solo il nome]. 1843. Pholidophorus pusillus L. Acassiz. Rech. s. les poîss. foss., vol. II, parte I, pag. 287. 1862. Piccoli di Sem. curtulus p. p. O. G. Costa. Studii ecc., part. I, in App. Atti Acc. sc. Napoli, vol. XII, pag. 44 [alla spieg. della tav. VII, fig. 1]. 1866. Pholidophorus pusillus R. Kxwer. Foss. Fische v. Seefeld, in Sitzsb. math.-nat. Cl. Wien. Ak. Wiss., A vol. LIV, parte I, pag. 330, tav. VI, fig. 2. 1889. Pholidophorus pusillus W.DrrcxE. Mische aus versch. Horizx. d. Trias, in Palaeontogr., vol. XXXV, pag. 136. 1891. Pholidophorus Kneri A. De Zieno. Pesci foss. di Lumezzane, pag. 9, tav. II, fig. 3 e 4, in Mem. CI. sc. fisic. Acc. Lincei, ser. 48, vol. VII. 1892. Pholidophorus pusillus Fr. Bassani. Poss. di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 3%, tom. IX, n. 3, pag. 12 e 22. Riferisco a questa specie un unico esemplare, riprodotto alla fig. 7, che non è ben conservato e che offre i maggiori rapporti con la fig. 2 @, tav. VI del lavoro citato di Kwer. Esso si mostra più slanciato dei pre- cedenti, per modo che l’altezza del corpo è compresa circa cinque volte e mezza nella lunghezza totale. La testa, più lunga che alta, non presenta particolarità degne di nota. Le mascelle sono fornite di denti minuti. L’orbita è alquanto ellittica e, relativamente alle altre specie, piccola. Le pinne pettorali, delle quali rimangono deboli tracce, sono formate da alcuni raggi sottili, ma abba- stanza lunghi. Le venirali non sono conservate. (La linea nera che si vede nella figura, verso la metà del profilo inferiore del tronco, dipende da una scalfitura della roccia). La pinna dorsale comincia alla metà del corpo ed è costituita da dodici o tredici raggi, brevi, delicati e divisi, che occupano una estensione corrispondente alla lunghezza di. otto squame del tratto sottoposto alla pinna stessa. Con l’aiuto della lente si scorgono sette od otto raggi dell’anale, il primo dei quali del terzo posteriore della dorsale. La codale, un po’ incavata, mostra circa dieci raggi principali per ogni lobo. I fuleri di tutte le pinne sono piccolissimi. Nella regione anteriore del tronco le squame sono mal conservate e un po’ scomposte, così che- aa [N è inserito a livello 1 Nelle opere di Cosra da me citate nella sinonimia di questa specie essa è soltanto nominata, con un semplice accenno alle figure; quanto al Sem. curtulus in Note geol. e pal. (Atti Ist..incor., ser. 28, tom. I, 1864, pag. 229), veggasi la nota 12 a pag. 187 [19] del presente lavoro. 206 FR. BASSANI [38] ducono l'aspetto di quelle omologhe negli esemplari di Kwner (Tav. XV [VII], fig. 2). Sotto la pinna dorsale si mostrano romboidali, offrendo nella superficie interna una carena longitudinale mediana. Come al solito, quelle sui fianchi sono più alte che lunghe (Tav. XV [VII], fig. 3), e quelle presso i margini ventrale e dorsale sono più lunghe che alte. Sul pedicello codale si presentano più piccole e in forma di losanga. Tutte sono liscie e con gli orli interi. Dalla cintura scapolare all'origine della coda ne conto circa quaranta file. Tra la pinna dorsale e l’anale ve ne ha dodici. A questa specie dev'essere riferito l'esemplare di Lumezzane che pe Zieno chiamò Phol. Kneri e che io ho recentemente studiato nel museo geologico dell’ Università di Padova. Le squame di questo fossile (Ziano. Loc. cit., fig. 4) hanno il margine posteriore apparentemente arrotondato, così come sì vede nei pesciolini di Seefeld e di Giffoni, ma in realtà esse sono romboidali. La loro superficie è liscia e l’orlo posteriore intero, come nel Pholidophorus pusillus (L. Asassiz. Poiss. foss., loc. cit., pag. 287: “Les écailles ont le bord po- stérieur lisse ,). Gen. Peltopleurus Kwer, 1866. R. Kwer. Die Fische der bituminosen Schiefer von Raibl in Kairnthen, in Sitzsb. dA. math.-nat. Cl. d. Wien. Akad. d. Wissensch., vol. LIII, part. I, 1866, pag. 180. Corpo fusiforme, basso ed allungato. Muso ottuso. Denti minuti. Pinne pari debolmente sviluppate. Dor- sale breve, collocata alla metà del corpo, fra le ventrali e l’anale. Codale forcuta, esternamente omocerca. Squame dei fianchi molto alte, in una (o tre?) serie. Squame dorsali e ventrali, quando esistono, rombiche e quasi equilatere. Squame dorsali impari spinose mancanti. Questo genere è rappresentato da due specie, riscontrate negli schisti bituminosi triasici di Raibl (P. splendens Kxer) e in quelli di Seefeld e di Giffoni (P. humilis id.). Una terza, del Keuper di Hawkesbury, gli fu ri- ferita con incertezza da A. Sira Woopwarp (Pelt. [?] dubius Woopw.)*. Il dubbio del naturalista inglese è giu- stificato, perchè gli esemplari studiati da lui, oltre qualche altro carattere differenziale accessorio, hanno le squame dei fianchi disposte su tre serie orizzontali, in luogo di una, avvicinandosi per tal modo ai Pholido- phorus. Sotto questo punto di vista è interessante notare che i caratteri delle squame negli individui riferiti al gen. Peltopleurus presentano variazioni sensibili. Nel Pelt. splendens si vede una serie di squame sui fianchi, due lungo il margine dorsale e parecchie, a quanto sembra, in quello ventrale; nel Pelt. Rhumilis di Seefeld si osserva una fila di squame sui fianchi, due file di squame dorsali e, secondo KxeR, parecchie ventrali, che sono in numero di cinque presso la coda; in qualche Pelt. humilis di Giffoni si nota una fila di squame sui fianchi, una lungo l'orlo dorsale ed una (o due?) lungo il ventrale; in alcuni altri, pur di Giffoni, che sono i più piccoli fra tutti gli esemplari riferiti al genere in discorso, si scorge soltanto una fila di squame sui fianchi, che vanno dall’orlo dorsale a quello ventrale; e nei Pelt. [?] dudius di Hawkesbury, che sono i più alti di tutti i Peltopleurus noti, si vedono tre serie di squame sui fianchi, due o tre sopra e sotto e parecchie sul pedicello della coda. Ora, forse, non sarebbe strano pensare col Costa ? che tutte queste variazioni, le quali sembrano in rapporto con la statura degl’individui, non dipendessero dallo stato più o meno perfetto di con- servazione dei fossili o da reali differenze specifiche o generiche, ma fossero altrettante successive modifica- i A.S. Woopwarp. Foss. Fische of the Hawkesbury Series at Gosford, in Loc. cit., pag. 47, tav. VI, fig. 40 5. 20. G. Costa. Paleont. regno Napoli, part. I, in Atti Ace. Pont., vol. V, 1853, pag. 298-299. — O. G. Costa. Ibid., part. II, in Atti Acc. Pont., vol. VII, part. I, 1856, pag. 9-10. Egli, peraltro, considerava questi pesciolini come piccoli del gen. Semionotus. [89] FR. BASSANI 207 zioni, altrettanti passaggi graduali nella formazione dell’integumento squamoso dei pesci in questione, e che, per conseguenza, i Peltopleurus rappresentassero i primi stadii dello sviluppo dei Pholidophorus. Peltopleurus humilis KnER Tav. XII [IV], fig. 10 e 10a. 1853. Semionotus curtulus p. p. O. G. Cosra. Pal. regno Napoli, part. I, in Atti Ace. Pont., vol. V, 1853, pag. 298 e 299, tav. VI, fig. 4 e 5. 1862. Piccoli di Sem. curtulus p. p. O. G. Cosra. Studii ecc. part. I, in App. Atti Ace. sc. Napoli, vol. XII, pag. 44 (alla spieg. della tav. VII, fig. 1) [cit.]. 1867. Peltopleurus humilis R. Kner. Nachtr. x. foss. Fauna v. Seefeld, in Sitzsb. math.-nat. Cl. d. Wien. Ak.d. Wiss., vol. LVI, part. I, pag. 904, tav. I, fig. 2. 1892. Peltopleurus humilis Fr. Bassani. Wossili d. monte Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 33, tom. IX, n.3, pag. 11 e 23. Nessuno degli esemplari di Giffoni, che sono in numero di sei, conserva intero il pedicello della coda, e tutti sono privi delle pinne ventrali, della dorsale e della codale. Non posso quindi indicare i caratteri di queste pinne, nè la disposizione e la forma delle squame nell'ultimo tratto del tronco *. Sono tutti assai de- licati e piccolissimi, misurando presso a poco quindici millimetri in lunghezza e appena quattro in altezza. Calcolando dunque anche la parte mancante, essi hanno dimensioni sensibilmente minori del P. humilis di Seefeld, che è lungo trentacinque millimetri e alto sette. La testa, ottusa, ha una lunghezza presso a poco corrispondente a quella di quattordici squame. La linea del fronte si mostra arcuata; la mascella inferiore, sottile e allungata, scende obbliqua. Non riesco a rilevare tracce di denti. L’orbita è relativamente grande, circondata da ossicini postorbitali. In uno degli esemplari, subito dietro l'apparato opercolare, si scorgono le pinne pettorali, costituite da alcuni brevi raggi, assai deboli; e, a dodici millimetri dall’estremità anteriore del muso, altri cinque o sei, corti e sottilissimi, che rappresen- tano l’anale. Tutti gli altri non conservano le pinne. Le squame, in quattro esemplari (come in quello alla fig. 10, ingrandito alla fig. 10 a), appariscono dis- poste in una sola serie: esse sono corte (circa 1 mm.), molto alte, e vanno dall’orlo dorsale a quello ven- trale, senza che si riesca a rilevare alcuna traccia di altre file di squame; negli altri due si scorge, oltre la fila sui fianchi, una serie di piccole squame presso il margine dorsale e una o due presso quello del ventre. Nell’esemplare figurato la parte conservata del tronco ha ventotto squame. Gen. Thoracopterus Brown, 1858. H. G. Bronn. Bertrige zur triasischen Fauna und Flora der bituminòsen Schiefer von Raibl, in Neues Jahrb., 1858, pag. 21. Corpo corto, fusiforme. Testa breve, anteriormente arrotondata. Denti minuti, appuntati. Pinne pettorali estremamente grandi, a raggi più volte divisi. Ventrali un po’ meno sviluppate. Dorsale ed anale piccole, opposte fra loro. Codale notevolmente incavata. Squame romboidali, molto più alte che lunghe sui fianchi e presso la linea inferiore del corpo; più piccole e rombiche nel tratto posteriore del tronco. 4 Veramente, un esemplare, lungo venti millimetri, conserva la pinna codale, che appare forcuta. A quanto sembra, anche sul pedicello codale di questo individuo le squame sono disposte in una sola serie; ma l'impressione è debolissima, ed io posso ingannarmi. 208 È FR. BASSANI i [40]. Come ho detto nel 1880 !, di questo genere, fondato su esemplari del Keuper di Raibl, è sinonimo il gen. Pterygopterus KneR, stabilito sopra un unico pesce, proveniente dalla stessa località ?. Thoracopterus (?) sp. Tav. XII [IV], fig. 4; Tav. XV [VII], fig. 64. 1862. Urocomus picenus p. p. 0. G. Costa. Studii ecc., part. I, in App. Atti Acc. sc. Napoli, vol. XII, pag. 32-33, tav. V, fig. 2 e 2a (nel testo, per errore, tav. VII, fig. 2 e 3). 1892. Pierygopierus? sp. Fr. Bassani. Foss. di m. Pettine, in Mem. Soc. it. sc., ser. 3, tom. IX, n. 3, pag. 10 e 23. Il frammento riprodotto alla fig. 4 della Tav. XII [IV] mostra due pinne pari, una codale incompleta, alcuni raggi scomposti e poche ossa spostate, indeterminabili. Tutti questi avanzi appartengono con la massima probabilità ad uno stesso individuo. Delle pinne pari, la sinistra, meno imperfetta, è costituita da dodici o mato raggi. L'esterno, che ha la semplice; gli otto che vengono dopo, la cui estremità libera non è conservata per la rottura della pietra, sono robusti, un po’ rugosi alla superficie, lunghissimi (mm. 67), profondamente forcuti, più volte divisi (vedi fig. 2 a in CostA) e, tranne, forse, la parte più vicina alla base, distintamente articolati; gli ultimi tre o quattro, pure articolati e divisi, sono i più delicati e i più brevi. Al principio della pinna si osserva un frammento di squama postelavicolare, sulla quale, con l’aiuto della lente, si riesce a scorgere alcuni minuti tubercoli e delle lievissime strioline. è lunghezza di 25 mm., corrispondente a poco più del terzo dei susseguenti, è La pinna codale, che si vede nella parte inferiore dell'esemplare, ha uno dei lobi ben conservato, il quale mostra esternamente cinque o sei raggi brevi e semplici, che si allungano mano a mano. Ne seguono undici o dodici, divisi e articolati, con gli articoli lunghi circa due millimetri; i maggiori di essi misurano quattro centimetri. Fra i due lobi si rileva lo spazio occupato dalla notocorda. Nella parte centrale del pezzo, sopra la pinna codale, sta una placchetta (Tav. XV [VII], fig. 64), che, verosimilmente, è il subopercolo. Essa ha il margine posteriore arrotondato ed è percorsa da parecchie linee concentriche, paralelle al detto margine: così come si vede, per esempio, in Sitesber., vol. LIMI, tav. III, fig. 1 (Thorac. Niederris'i). Le pinne pari dianzi descritte, che Costa illustrò inesattamente e che furono da lui ritenute come le ven- trali di va individuo del suo Urocomus picenus (Undina picena), possono, invece, dirsi identiche alle pettorali dei pesci di Raibl, pubblicati da Brown e da Kner coi nomi di Thoracopterus Niederristi® e di Pterygopterus apus 4. Tuttavia, per la scarsità di tali avanzi e per il loro stato frammentario, non è prudente esprimere un giudizio sicuro. Museo geologico dell’ Univ. di Napoli, settembre 1895. 1 Fr. Bassani. Appunti su alcuni pesci foss. d'Austria e di Wiirttemberg, pag. 22, in Atti Soc. ven.-trent. sc. nat., anno 1880. ? R. Kxner. Nachtrag zu den foss. Pischen von Raibl, in Sitzsb. math -nat. CI. Wien. Ak Wiss., vol. LV, parte I, 1867, pag. 748. To ho esaminato nei Musei di Vienna i rappresentanti dei gen. TRoracopterus e Pterygopterus e mi sono convinto che le loro dif- ferenze sono soltanto apparenti, dipendendo dallo stato di conservazione degli esemplari. è H. G. Bronn. Loc. cit., pag.18, tav. III — R. KnER. F0ss. Pische v. Raibl, in Sitzsb. math.-nat. CL Wien. Ak. Wiss., vol. LIII, parte I, 1866, pag. 170, tav. III. 4R Kxer. Nachtrag zu d. foss. Fisch. v. Raibl, in Loc. cit., pag. 718, con tav. — Cfr. anche Dolichopterus volitans, in G. Comprer-ApoLpa. Ein Beitrag zur Palacont. des ober. Muschelkalks, in Zeitschrift fiir Nat. wissensch., vol 64, Halle 1891, pag. 41, tav. I-Il, fig. 2a, b,c. CO ._____—————m& STA — Nero INDICE ALFABETICO DELLE SPECIE (I sinonimi sono in corsivo ) EICINEHS CA (COSTAMMONTI TANO SP A 7 SAS] Relonoriiyagiite. Ss lo Lo Lod a ES o o e e RITI IG] CORerigris? (CD i0à AC A e i Re IR: 0] CACCOSIEOA ATA] (COSTAZSTONPAGI) A O 9129] Coelacanthus (Bass., non AG.) picenus COSTA Sp. di Le 180. [12 Coca Lis AG e E e eee ona LOTO POTUSOEN AU SEARS PI O E I 60131 SL] Denali DE MI OE ME ARA I DEDE AIMUSECOS fa EB RR O I O TI O OO 029 Dipeilins Costas ea RE oo ta e RR O Go ee ne ONE Ei ISRracHile pis B&S RR ee RO A 1998831) UO NSERTAUSIBELIAE LS ISENER O 9] Giara (gprs Cima o e e al o e I e SI 617] LEDITONS MRIFOSUIS CN e ee ERI, 29] Lema GIos (CIT NOIR AG) Se e I e e e 48 188520) Lapidoins Wiki As Poerio gi ie Mo ero EDT o e o e E e IIS O] WICRIAO TISANA CIO Pie: E 1 SSD 320] EE AO LISA ROTI(COSTAITO DIAGRAM e e e E AR VAIO] Wentdotusimotopierus (Costa, nom AG.) 06 de 173,192 [5,24] L'ERA VOICE AE GIRO RR ES e ET RZ] Wendonistobongusi(CStAStnoneAG) e SAS p] LepAvis GRIS NE EI eno e RR eee eee RR Roe DZ0] LGS PORCI AIA E SME RE N E SE Vi] Lantis IRieersoni VASO e E e e Re E Ie aa] It SPEC USM NS N I 18319220424] (Lair? SE BT 60 E SO Re ee Re RE OZ] Wedoiisbtumnplmorin Meno (e 1887192207724] Lepido SPOSTI EIA SCORE A AN A i e 20] Lapis [Coldains®] Mais Aes e e o e e o e ot 08 6) MEEAO USA (COIOVOAMSENOMA UNO IS829] WNolagogus carinulatus Costà |Ms.|| >» 0.0. ele ee + 178, 192, 196) [5, 24, 28] 210 FR. BASSANI |42] NOP IRTRIIGIOA 6 ooo NE a a0S a0 6 17, . ]5,34 WNotagogust Perntland2) (COSTA: SI ODA) ES ES O 3 Omaloplewrustspeciosusi Costa ARE e E Te STO 20] ‘Palaconiscus? (Cosrà, non BrATNY:) Spi RASO OR] Peltopleurus humilis NERI i 0 RM 0 ARI Pholidophorusyeephalus wr Att e ONORI] (2) \Pholdophorus®DeetleW Meo tt A o ONTO 2030 RO] PRONAOPROVUSN fUSTOTMISAGIO RO OO RIV 3880] [PholidophorustKnert AGNO e E 20206 PS] PholdophorusflatiuSe ns BA GA SE O A 081 8203819835] TIA ARE e AE Se Si o on ooo so 170 206. [8,37] PholidophorustTaramet eno E I I 20320105936] Pro tadop horas) Zi (ASS SAI OPA GO) SO Se > I E OT TE TE N) RS O 2 SIR] PIPNYGOPIErASE SPE SI Ta Mie E e O RT ORA MV RIO ISIN OLE SN RIO ATL SSEMLONOLUSACANN UO USA COSTORO EEE . 173,199 [5,31] Semionotus curtulus Costa. . . . . . >» 173,188,192, 202, 203, 205, 207 [5, 20, 24, 34, 35, 37. 39] IS ENTO MODUS AUSTEN GET PRESTO OLI OI TOTO I OI SOCIA O 5] ISCIVONO VUSEMNU IS IGO Al SR ES ON ETTI ESTE SI VISO IAT GIO. . 172 [4] ISENMTONO (USO RENI ANDE GERI E O 2 GR 1] SSEMMIONOLUSI PUSTULFON RIGERT i I 996 [121928] (©) ISEMMZONO 1118 ESPUMA]CAAB FLIP 85192 2021 ISEIMIONOULSA (COSTANO MEA 6) 379 N. E Te 3 RO) ThOraCOpherus?. isp. ni see e a a e CIO O CO N OT Undina!picenaCosRANSp, te ie e na e e PN I OA ARTE SIT ENIT GE O SARNO] URINA? EP eee Re I CI CI DI AEON RTS INO IIC 182 [14] Urocomus picenus COSTA > 0 e 173) 179,,188)1927208/[D; 11202440] P.E. VINASSA DE REGNY SYNOPSIS DEI MOLLUSCHI TERZIARI DELLE ALPI VENETE PARTE PRIMA STRATI CON VELATES SCHMIEDELIANA (Tav. XVI-XVII [Tav. I-III]) Lo scopo della presente modesta pubblicazione è quello di riunire, per facilità di ricerca, le numerose specie la cui descrizione è sparsa nelle molte pubblicazioni fatte sino ad ora sulle Alpi venete. E perciò che ho sempli- ‘cemente citato le specie già ben conosciute e descritte, limitandomi solo a discutere succintamente qualche forma controversa o poco nota. La fortunata condizione in cui mi trovavo, di avere cioè a mia disposizione la bellissima collezione del Museo di Pisa, raccolta dal venerato prof. MenEGHINI, mi ha posto pure in grado di riconoscere nu- merose nuove forme, nella cui descrizione ho cercato di porre la massima cura. Non è quindi la mia una mono- grafia estesa e completa della importantissima fauna terziaria delle Alpi venete, opera certo di troppo superiore alle mie forze, ma un semplice catalogo, il quale possa permettere di dare uno sguardo sicuro sul complesso della fauna malacologica delle varie località. i I. Monte Postale. La bellissima e caratteristica fauna del Monte Postale ha avuto numerosi e valenti illustratori, tra cui principali Maver-Eymar e Bayan. Il primo figurò le nuove specie pochi mesi prima del Baran, ma questi a sua volta aveva molto esattamente descritto le nuove forme prima del Mayer, ond’è che oggi si adoprano i nomi del Bayan a preferenza di quelli del Mayer; a questo sistema si tenne De GreGoRIO, ed io pure ho creduto dovermi attenere. Le forme descritte e citate da Bayan, Maver, Héserr, RaAurr, ecc. non erano però troppo nu- merose, e solo col lavoro testè uscito di De GrecorIo la ricca fauna di questa località ebbe una quasi com- pleta illustrazione, tale da dare anche un giusto criterio per giudicare l'età di questi strati. Su questa età molto è stato discusso, però l'opinione prevalente si è, che essi siano da avvicinarsi alla formazione di San Giovanni Ilarione e di Roncà. Il prof. Mayer-EvwaAr non crede Parisiani questi strati ma piuttosto appar- tenenti al suo Londiniano inferiore. Considerazioni che già accennai in parte in una mia precedente nota !, e che spero in breve poter far pubbliche in un mio prossimo lavoro, mi hanno indotto a credere che la fauna del Monte Postale sia appena inferiore a quella di San Giovanni Ilarione. Il complesso della fauna che pre- sento nel prospetto seguente mi conforta pure in una tale opinione. 4 Vedi: Atti Soc. Tosc. di Sc. Nat. Processi verbali, Adunanza 7 maggio 1893. Palaeontographia italica, vol. I. 28 212 P. E. VINASSA DE REGNY [2] È) . NOME DELLA SPECIE Altre località San Giovanni Ilarione Calcare grossolano Croazia e Carinzia Friuli Pirenei Nizza Ungheria Roncà Sabbie: di Cuise | | | | | | | | Teredo subparisiensis De GREG. Arca Oppenheimi n. f. ; È : sia |a = = == Cardium postalense n. f. . È " .|= |= {= |= [= [== |a {= Cardium cfr. disceptum Lmr. . c .|—-|J=-|+j|#+|—- |—- |- |—- {[|— | Sabbie medie. Cardium sp. ind. E 5 i ; sede = |= {= {= [= [= |= Hemicardium n. f. ind. : È 3 ol= || = Corbis lamellosa Lmx. ; 5 : | SP | Corbis major Bar. . o . 5 -\-|J+|—-|l= JT |l—- |=- {= | —|l-[|J+|_-|l-]|#+j{|-{|- Sabbie medie, India. var. subtruncatula De Gee. | — |—-|—- |—- |—-|-|=-|- | +|+|- |-|- |- |- Veronese, Ariège, ecc. Lucina gigantea Dsx. È 5 5 = » n Lucina Escheri May. Eym. È 3 oa === [=== = | = Lucina supragigantea De GrEa. 3 Je |a-|-|=-|-[|{-|T|= |. Lucina subalpina May. Evm. . i = == |= | | [= = |= Venus sp. ind. . E È Ù 3 se ||=.|=|=||=|= {= |= |= Tellina Bayaniana n. f. . i 5 ci eee Meet = = Lima sp.ind. . È 5 5 5 ae == === = Trochus mitratus var. Rafaéli Mayr. Em. —-|—-|-|=-|=]j=}|\=}{|=]|= Trochus Zignoi Bax. È z x == aaa == =] Trochus abavus May. Exm. o n e {eur | je Turbo antebicarinatus De Gres. e eeeh apre Phasianella (?) postalensis De GrEG. Nerita crassa Beun. di Ariège, India, ecc. — | — | Veronese, India, ece. Natica cepacea Lmx. È > Ampullina postalensis nom. mut. SEME ir Velates Schmiedeliana CaenN. sp. . «| 4 al Ampullina hybrida Lmx. sp. + + Ù.- Ampullina cochlearis v. HAnTK. +.|=|= Veronese, ecc. Ampullina circumfossa RAUFF Sp. — — | |- | Monte Pullì. Hipponyx cornucopiae Lmx. sp. + + Hipponyx colum Bax. È 5 -| + uber | Ariège. Solarium bistriatum Dsn. 7 7 -|+tF|+t{|-{|+]|-]|-|—-|— |+ Mesalia cisalpina May. Evm. ? Cerithium lamellosum Brva. +|{+|j-[{+]|-|-|-|{|-|- Monte Pulli, Veronese. Cerithium gomphoceras Bav. = Cerithium palaeochroma Bay. . ci -.|-|_-|-j|j-|J_-{_-[|C-|—- | Cerithium vicetinum Bax. . s 7 -|-|l-|j_-[|J_|+|j-j|-{|+|— Cerithium obesum Dsn. . 3 5 «|J+t|_-{-|[|+]|-|_-|-{- | Cerithium Palladioi May. Exm. . ; a ea e ese e eee = [3] P. E. VINASSA DE REGNY 213 NOME DELLA SPECIE Altre località San; Giovanni Ilarione Sabbie di. Cuise Calcare grossolano Croazia e Carinzia Roncà Friuli Pirenei Nizza Ungheria | | | | | | | | | Cerithium Chaperi Bav. Cerithium antecurrens Max. Exm. 5 aedadad|[= {= [|> [= || = ; Cerithium striatum Bruca. . i 3 -|+|+|-{|J+]|-{|=-|+|+ | Veronese. Cerithium familiare Max. Eww. . ; .|e|a-|Jae|=-|T|- || - Cerithium sp. ind. _ Strombus pulcinella Bav. SE ta + Rimella fissurella Lmx. sp. 5 È [SR |= = | + | — | Veronese. Rostellaria postalensis Bar. = —_ Rostellaria mutabilis May. Ex. i oe lee enne Rostellaria Tallavignesi May. Exm. . ica Terebellum sopitum Sor. sp... /.. .|t|-=|=|#|#.|+|+}|4#|= | Veronese Armenia, ece. Gisortia Hantheni His. et Mun. Ca. cai = ae [ap = | |= | = Moni Wal ne Cypraea Lioyi Bax. = |= |=.|= Monte Pulli. — |+|+|- Veronese, Armenia. Cypraea elegans DerR. Cypraea interposita DsH. Cypraea Proserpinae Bax. . a i ER e AE Veronese. 2 Triton carens May. Exm. . P 0 ME Sistrum Crossei May. Exm. sp. . 5 Qll= = = || = E n E Turbinella Leymeriei May. Evy. _. s|=j|=|= = {= =.|=.|= Fusus quinquecostatus De GREG. o SEN de a =" ANI i Fusus cfr. distinctissimus Bav. . _ Mitra crebricosta Lmx. ; 5 .| + Voluta mitrata Dsax. . È E 5 e Oliva postalis De GrEG. + Conus bimarginatus May. Ex. . x ci SR ese ESS NESS ESA ESA SS Conus cfr. deperditus Brue. i o -|+|+|=j|_-|—-|=|—-|—- |=- | Veronese. = |a [= eee Sl esi Actaeon subinflatus D' ORB. Fortisia Hilarionis Bav. Son queste come si vede 66 forme di cui 4 sono ind. e 3 dubbie; ne restano quindi 59 ben determi- nate: di queste ne abbiamo 33 caratteristiche di questi strati, 23 comuni con S. Giovanni e Roncà, di cui solo 2 con qualche dubbio; e le 3 rimanenti che non si sono ritrovate, almeno per ora, nel Veneto sono caratteristiche, nel Bacino di Parigi, del calcare grossolano. Date queste cifre credo quindi di non essere troppo lontano dal vero considerando come Parisiani gli strati del Monte Postale. ; Probabilmente il Monte Postale formava un’insenatura del mare eocenico, in seguito forse anche da esso se- parata e che si avviava a divenir terra emersa; tutto l’aspetto della fauna di mare poco profondo, l’abbon- danza di forme nuove, poco decisamente marine, stanno a provare questa opinione, avvalorata poi dalle suc- ‘cessive formazioni salmastre e terrestri. 214 P. E. VINASSA DE REGNY [4] ELENCO DELLE SPECIE Teredo subparisiensis Dr Gree. 1894. Teredo subparisiensis De GREGORIO. Monograph. des foss. cocen. de Mont Postale, pag. 33, tav. VI, fig. 187-188. Cito questa specie solo vedendola descritta e figurata nel lavoro del De GrEGoRIO; non saprei però pro- nunziarmi sul valore di essa. Certo si è che la somiglianza colla 7. Tournali Lryw. già accennata dall'autore è assai evidente. Arca Oppenheimi n. f. — Tav. XVI [Tav. Il, fig. 3. A. testa minori solidula, elongata, valde inaequilaterali; costis radiantibus tenwis sulcis fere capillaribus separatis, costas concentricas latiores decussantibus; umbonibus brevibus laevigatis; depressione posteriori latiuscula, obliqua, vittis crebris, patentibus, nodulosis exarata. Quantunque incompleta questa conchiglia rarissima mi è sembrata interessante a descriversi. Essa è di forma assai allungata, quasi a spatola; ha la superficie adorna di coste concentriche equidistanti, uguali, pianeggianti, separate da solchi lineari; esse sono tagliate da numerose costoline sottili, quasi capillari; gli. umboni brevi, levigati, e il cui apice tocca il cardine, sono appena sporgenti; la depressione presso agli um- boni è adorna di coste raggianti molto spiccate, separate da solchi profondi, e di cui quelle più prossime al cardine sono minutamente tubercolate. L'area è molto stretta. Questa forma non ha rispondenti nel bacino di Parigi, avendo solo qualche lontana analogia per la forma colla A. spathulata Dsa. (Bassin, pag. 895, tav. 70, fig. 13-15); nemmeno ho riscontrato somiglianze colle altre specie del Vicentino. Cardium postalense n. f. — Tav. XVI [Tav. I), fig. 2. 21894. Cardita mitis De GrEG. (non Lux.) De GreGorIo. Monte Postale, pag. 38, Tav. VII, fig. 219. C. festa crassa, minima, obliqua, converiuscula, inaequilaterali; costulis 25-27 patentibus rotundatis, aequidistantibus, sulcis profundis costulas aequantibus separatis ornata; umbonibus converis, recurvis; cardine bidentato; margine cardinali obsolete crenulato. Questa piccola specie sembra assai rara al Monte Postale. Ne ho una sola valva che mediante un paziente lavoro sono riuscito a isolare completamente. La conchiglia è assai spessa, molto piccola, assai convessa, inequilaterale, obliqua, a contorno ovale allungato. La superficie è tutta quanta adorna di grosse coste ar- rotondate, che in numero da 25 a 27 si seguono a distanze uguali, separate da solchi assai profondi, quasi uguali alle coste. Gli umboni sono grossi, distinti e assai ricurvi; l'apice è lievemente ottuso. Il cardine è quello caratteristico del genere, e consta di due piccoli denti assai ben visibili; lungo tutto il margine car- dinale quasi divitto si ha una serie di crenulature assai rade, quasi a forma di tubercoli. Per le sue dimensioni non saprei assolutamente a quale specie poter avvicinare questo Cardium, che non è possibile distinguere con vera sicurezza senza osservarne il cardine, e la rada crenulatura del margine cardinale. Probabilmente il mio esemplare è lo stesso di quello determinato come C. mitis dal De GreaorIo, dacchè la forma mi sembra rassomigliarsi un poco: forse la determinazione di quell’esemplare, e il suo riferimento i | |lTT EEE Pn neu [5] P. E. VINASSA DE REGNY 215 ad una specie così poco distinta (vedi Cossmann. Catalogue, II, pag. 86) non è da accettarsi senza tutte le debite cautele. Cardium cfr. disceptum Lux. Non avendo materiale per discutere la domanda fatta da Cossmann (Catalogue, I, pag. 173) se il C. di- sceptum Lux. sia sinonimo del C. obliquum Lux., cosa del resto che mi sembra molto probabile, accennerò soltanto che il nostro esemplare, purtroppo incompleto, risponde assai bene alla figura data dal Deszayes (Bassin, pag. 654, tav. LVI, fig. 15-17); si distingue solo per la sua dimensione un po’ maggiore. Non è forse fuor di luogo il credere che l'esemplare determinato da Dr Gregorio (Monte Postale, pag. 38, tav. VI, fig. 199-200) come C. gratum Derr., sia la stessa cosa dell’esemplare più sopra descritto; benchè sia difficile dare un giudizio sicuro sopra figure non troppo ben riuscite. Cardium sp. ind. I Cardium non sono rari al Monte Postale; ma pur troppo tutti i nostri esemplari sono talmente mal conservati da non permetterci una determinazione sicura. Raggiungono in generale dimensioni assai notevoli. Hemicardium n. f. ind. E un modello di una forma assai grande la quale non somiglia ad alcuna delle specie da me cono- sciute. L’esemplare però è talmente incompleto da non permettermi di fondarvi una nuova specie. Ha un umbone unciforme assai sviluppato, dal quale partono, almeno sulla metà anteriore, delle rade costole molto rilevate. Corbis lamellosa Lmx. 1824. Corbis lamellosa Lux. Desnaves. Environs, p. 88, tav. 14, fig. 1-3 (cum syn.). 1887. — — (Lur.) Cossuann. Catalogue, II, p. 15 (cum syn.). Gli esemplari nostri sono più piccoli di quelli del bacino di Parigi, ai quali del resto rispondono perfetta- mente. La specie è assai comune al Monte Postale, ed è singolare quindi che Dr Gregorio non l’abbia trovata (Op. cit., pag. 34); forse ciò potrebbe derivare dall’aver egli determinato questa specie come C. Mara- schini Bay., la quale, almeno per quanto io mi sappia, è limitata a Castelgomberto: la figura di Dr GrEGoRIO però (tav. VI, fig. 101) non mi pare che rappresenti veramente la specie di Bayan. Corbis major Bay. 1894. Corbis major Bar. De GrecorIo. Monte Postale, pag. 33, tav. VI, fig. 189, 190 (cum syn.). Nella nostra collezione non esistono esemplari di questa specie, e nemmeno ne conosco delle altre col- lezioni da me vedute; ma la sua esistenza qui non è da mettersi in dubbio dacchè la figura dataci dal De GrEGoRrIO rappresenta un magnifico esemplare perfettamente rispondente a questa specie. Orrenzem (Monte Pulli, Zeitsch. Deut. Geol. Gesell., pag. 39, 1894) dice che almeno altre due forme di Corbis 216 P. E. VINASSA DE REGNY $ [6] si trovano al Monte Postale: se ciò è vero esse debbono essere certo molto rare, non conoscendone io nessun esemplare, e neppure vedendole figurate dal De GREGORIO. Lucina gigantea Dsx. 1887. Lucina gigantea Dsn. Cossmann. Catalogue, Il, pag. 26 (cum syn.). Lucina gigantea Dsa. var. subtruncatula De GrEe. 1894. Lucina gigantea Dsx. var. subtruncatula De GreGoRrIO. Monte Postale, pag. 36, tav. VII, fig. 210, :211. La varietà era stata da me sul principio considerata quale specie nuova, ulteriori studi e nuovo mate- riale mi convincono essere giusta l’idea espressa dal De GrEGORIO. La varietà per la sua forma potrebbe avvicinarsi alla L. depressa Ds. da cui si distingue a prima vista per la striatura. Dalla L. planulata Dsa. si distingue per gli umboni meno sporgenti. Lucina Escheri Mav. Hvm. 1870. Lucina Escheri Maver-Evmar. Jour. de Conch., vol. XVIII, pag. 323, tav. XII, fig. 6 (cum syn.). 1894. — gigantea De Gres. (non Dsx.) p. p. De GrEGorIO. Monte Postale, pag. 35, tav. VII, fig. 209-216. [S La specie proposta da Mayer e da lui benissimo figurata e descritta è secondo me nettamente distinta. da quella del bacino di Parigi, a cui Ds Gregorio vuole sia riferita. : x Lucina supragigantea De Gre. i 1894. Lucina supragigantea De GreGorIo. Monte Postale, pag. 36, tav. VIII, fig. 221, 222. Riferisco alcuni frammenti a questa specie, del cui valore non posso parlare dato il cattivo stato di conservazione dei nostri esemplari. Lucina subalpina May. Evx. 1888. Lucina subalpina Mayer. Douxe ésp. nouv. du Londinien de M. Postale, pag. 197, tav. V, fig. 1. Ne conosco due soli esemplari del nostro Museo interamente rispondenti alla specie. De GrEorIo che non ha avuto occasione di esaminare, come vedremo anche in seguito, il lavoro di MayER sopra citato, non parla di questa specie; cita però un numero molto grande di Lucina la cui determinazione, a giudicarne dalle ‘figure, mi sembra poco sicura. Venus sp. ind. Non azzardo a darne una determinazione esatta, dacchè l'esemplare nostro consente appena con qualche sicurezza la determinazione generica; a mio parere però non è da riferirsi alla V. turgidula Dsn., come d’ al- tronde non credo sia da riferire a questa specie l’esemplare figurato dal De Gregorio (pag. 37, tav. VI, fig. 204), sotto questo nome. Tellina Bayaniana n. f. — Tav. XIV [Tav. I]; fig. 1. T. terta maiori ovato-cireulari, converiuscula, aequilaterali, antice rotundata, convexa; postice depressiuscula; [7] P. E. VINASSA DE REGNY 217 strùis radiantibus nullis; costis concentricis crebris, lincaribus, parum prominentibus, sulco triplo largiore interjectis; umbonibus parum prominulis obtusis; margine cardinali anteriori acutiusculo, posteriori triangulari acuto. Questa bella specie è una conchiglia assai grande e spessa, quasi equilaterale, a contorno ovale allun- gato, anteriormente rotondata, assai convessa specialmente presso agli umboni, posteriormente un poco de- pressa. Mancano assolutamente le ornamentazioni radiali, invece si hanno numerose coste concentriche finis- sime, quasi lineari, separate da un solco poco profondo largo 2 o 3 volte le coste, più largo però alla periferia, che non presso agli umboni. Questi sono poco prominenti, ottusi, piccoli. La parte posteriore della conchiglia ha una grossa costa molto ottusa, seguìta da un solco profondo, al quale segue un’altra piccola costa più acuta, e quindi un solco più piccolo del primo, il quale è a sua volta limitato dal margine car- dinale acuto, carenato, triangolare; le coste hanno su questo un andamento particolare; si incurvano sulla prima costa ottusa, poi salgono in linea retta e con angolo molto acuto verso gli umboni nel solco seguente e si inclinano ancora più verso l’alto nell'ultimo solco. Per questo carattere dell’ornamentazione posteriore questa forma si avvicina alla 7. acutangula Dsa. (Bassin, I, pag. 332, tav. 25, fig. 18), se ne distingue però subito per la forma e le dimensioni. Per la forma si avvicina un poco più alla piccola 7. erycinella Dsx. (Bassin, I, pag. 325, tav. 25, fig, 9-11), ma questa è sempre molto più arrotondata. Lima sp. ind. Il nostro esemplare manca pur troppo delle orecchiette; esso corrisponde assai per forma e dimensioni, alla figura 217 della tav. VII, del De GrecorIo, la quale però rappresenta un ingrandimento, al dire del- l’Autore, di 3 diametri: rispetto poi all’esemplare figurato dal De Greeorio ho molto dubbio che esso non possa riferirsi alla L. plicata Lux. la quale mi sembra avere una forma assai diversa. Trochus mitratus Desa. var. Rafaéli May. Evm. sp. 1894. Trochus Saemanni Bay. var. Rafatli May. Exm. Dx GrecorIo. Monte Postale, pag. 23, tav. IV, fig. 112- 115 (cum syn.). Non conosco esemplari di questa forma al Monte Postale; giudicando però dalle figure pare giusta la riunione proposta dal De GrecorIo, tanto più che al Monte Postale, a San Giovanni Ilarione, a Ciupio, a Roncà ecc. si trovano forme quasi identiche e che fanno passaggio l'una all’altra. Ora poi siccome mi sembra che il 7. Saemanni Bax., se non identico, debba tutt'al più considerarsi come una varietà del 7. mitratus Dsa., così ho creduto bene riferire questa varietà piuttosto alla specie tipica parigina, che non alla forma di Roncà. Trochus Zignoi Bay. 1894. Trochus Zignoi Bay. De GreeorIo. Monte Postale, pag. 22, tav. IV, fig. 105-111 (cum syn.). Una delle specie le più comuni al Monte Postale. Trochus abavus Mav. Evw. 1894. Trochus abavus May. Exx. De GrEGORIO. Monte Postale, pag. 22, tav. IV, fig. 103, 104 ripr. (cum sym). La specie sembra molto rara. A giudicare dalla descrizione e dalla figura invece che ai Zieyphinus essa va forse riferita ai Calliostoma. 218 P. E. VINASSA DE REGNY i [8] Turbo antebicarinatus De GreG. 1894. Turbo antebicarinatus De GrecorIO. Monte Postale, pag. 23, tav. IV, fig. 119-123. Phasianella (?) postalensis De Gre. 1894. Phasianella postalensis Dr GreGorIO. Monte Postale; pag. 26, tav. IV, fig. 133-134. Di questa e della specie precedente non ho mai veduto esemplari. Nerita crassa Ben. 1852. Nerita crassa BELLARDI. Comté de Nice, pag. 8, tav. XII, fig. 9. 1894. — circumvallata Bay. De GrecorIO. Monte Postale, pag. 30, tav. VI, fig. 172-180 (cum syn.). Come Bayan stesso supponeva la identità della sua specie con quella di BerLLarDI mi sembra una cosa sicura. I nostri esemplari numerosissimi e molto belli fanno riconoscere assai bene la somiglianza che que- sta specie ha colla N. angystoma Dsx.; somiglianza molto giustamente intuita dal BeLLARDI, quantunque questi non vedesse la bocca della forma da lui descritta. Questa bellissima specie segue costantemente nel Veneto e anche in altre località, come p. es. nel bacino di Vienna, la V. Schmiedeliana cosicchè può essere considerata come un fossile-tipo di questi strati. Velates Schmiedeliana Crew. sp. 1823. Nerita conoidea Lux. BronenIART. Vicentin, pag. 60, tav. II, fig. 22. 1824. Neritina conoîidea Lux. DesnAyves. Environs, pag. 149, tav. 18 (cum syn.). 1888. Velates Schmiedeliana (Crmwn.) Cosswann. Catalogue, ILL, pag. 88 (cum syn.). 1894. — = Caen. DE Gregorio. Monte Postale, pag. 31, tav. VI, fig. 181. La specie molto rara qui, mantiene "quasi sempre dimensioni assai limitate. Natica cepacea Lux. . 1894. Natica caepacea Lux. De GrEGoRrIO. Monte Postale, pag. 29, tav. VI, fig. 163-171 (cum syn.). 1894. — cepacea Lxx. Oprennom. Monte Pulli, pag. 360 (cum syn.). I nostri esemplari bellissimi e numerosissimi confrontati con esemplari tipici del bacino di Parigi si di- stinguono da questi per avere la spira assai più depressa, e il callo enormemente sviluppato, molto rigonfio e ben distinto dalla spira; si avvicinavano quindi per tali caratteri agli esemplari di Roncà. Date queste differenze dalla specie tipica potrebbe quindi accettarsi la varietà proposta da De GreGorIO (Op. cit., pag. 30, tav. VI, fig. 166-171). Ampullina postalensis nom. mut. — Tav. XVI [Tav. I), fig. 7. 1888. Natica Rouaulti May. (non p’Arca.) Maver-Eymar Douxe ésp. nouv., pag. 199, tav. V, fig. 5. 21894. -— propehortensis De Gregorio. Monte Postale, pag. 27, tav. V, fig. 149-150. Purtroppo ho a mia disposizione un solo e non bello esemplare, che io dapprima riferiî con dubbio alla A. perusta Bronon. Anche oggi, dopo confronti e studi accurati, ho forti dubbi sul valore della specie del Mayer, [9] i P. E. VINASSA DE REGNY 219 dacchè la rassomiglianza cha ha il nostro esemplare cogli individui di Roncà è grandissima; soltanto le di- mensioni del nostro sono assai più piccole. Forse sarò in grado di studiare meglio la questione nel prossimo lavoro sulla fauna di Roncà. Rispetto poi alla forma proposta dal De Gregorio si tratta probabilmente della stessa specie di Mayer, ma non saprei giudicare con sicurezza nè dalle figure, nè dalla descrizione, e molto meno dalle osservazioni sulle analogie. Si noti nuovamente che De GrEGORIO non conosce il lavoro di Mayer. Il nome di Natica Rouaulti essendo stato dato dal p’Arcauc a una specie dell'India ( Numm. de V Inde, pag. 285, tav. 25, fig. 22-23), è necessario dare un nuovo nome alla specie del Monte Postale. Ampullina hybrida Lux. sp. 1888. Ampullina hybrida Lux. Cosswann. Catalogue, III, pag. 175 (cum syn.). 1894. Natica hybrida Lux. De Gregorio. Monte Postale, pag. 26, tav. V, fig. 139-142 (cum syn.). Fra i nostri esemplari alcuni sono a dirittura giganteschi, uno solo però è assolutamente completo; esso si distingue dagli altri per la spira più allungata ed acuta, è alto 4 cm. ed ha 3 cm. di diametro. Il più grande, di cui si conservano due soli anfratti, misura circa 12 cm. di altezza per 8 di diametro. Rispetto a questa specie interessano le osservazioni fatte da De Gregorio nel suo lavoro più volte citato a pag. 26 ecc. Ampullina cochlearis v. Hanrk. 1894. Natica cochlearis v. Hantx. Oppenzem. Monte Pulli, pag. 366, tav. 29, fig. 1-2 (cum syn.). Ampullina circumfossa Raurr sp. 1867. Ampullaria Stygis MenEGHINI în sch. 1894. Phasianella cireumfossa Ravrr. De GrEGORIO. Monte Postale, pag. 25, tav. V, fig. 143-146 (cum syn.). 1894. — Syrtica De GreGorIO (non May.) Monte Postale, pag. 25, tav. V, fig. 135-138. Secondo Mayer questa forma sarebbe assai comune al Monte Postale; io però purtroppo non ne conosco che due soli esemplari. Per questa ragione non saprei con sicurezza affermare che la nuova forma proposta dal MeneGnInI, e che si trova a Roncà, sia identica a questa. Certo la somiglianza, anche nella figura, è molto grande. Probabilmente rientra in questa forma la Phasianella sp. ind. descritta da BeLLarDi (Comté de Nice, pag. 214, tav. XII, fig. 14-15). Il nome di A. babylonica May. deve cedere il posto a quello di A. circumfossa, proposto sino dal 1884 da Raurr, benchè sotto altro nome generico. Hipponyx cornucopiae Lux. sp. 1802. Patella cornucopiae LamarE. Ann. du Museum, Tom. I, pag. 311 e Tom. VI, tav. 43, fig. 4. 1888. Hipponyx cornucopiae (Lxx.) Cosswann. Catalogue, ILL, pag. 195 (cum syn.). 1894. = — — Dr GrreorIo. Monte Postale, pag. 10, tav. I, fig. 4-13 (cum syn.). E una delle specie più comuni al Monte Postale, ove si riscontra in numerosi esemplari, di cui spe- cialmente belli quelli aderenti ai Cerithium. Palaeontographia italica, vol. I. 29 DO LO (©) P. E. VINASSA DE REGNY [10] Hipponyx colum Bay. 1870. Hipponyx colum Bavan. Moll. tert., I, pag. 63, tav. II, fig. 8. 1894. — cornucopiae Lxx. mut. colum Bay. De GreGorIO. Monte Postale, pag. 11, tav. I, fig. 12-13. La specie è assai rara, essa però mi sembra ben distinta dalla forma parigina, e non crederei quindi che si dovesse accettare l’idea proposta dal Dr GreGoRIO. i Solarium bistriatum Dsax. 1833. Solarium bistriatum Desnayes. Environs, pag. 215, tav. 25, fig. 19-20. 1888 — Dsr. Cosswann. Catalogue, III, pag. 245 (cum syn.). L’esemplare molto ben conservato si trova nel Museo di Firenze. Mesalia cisalpina May. Evm. 1888. Turritella cisalpina Mayer. Douxe ésp. nouv., pag. 198, tav. V, fig. 2. Non ho mai riscontrato al Monte Postale esemplari di questa specie. Non posso però fare a meno di notare la somiglianza che si osserva tra la figura di Mayer, e i giovani esemplari della M. disputata n. f. di S. Giovanni Ilarione (vedi più avanti pag. 45, tav. XVII [II], fig. 22-23). Se l’esemplare figurato da Mayer fosse esso pure appartenente ad un giovane individuo crederei molto probabile quanto ho detto sopra. Delle altre Turritella citate da De Gregorio (7. sulcifera Dsa. e T. granulosa Dsr.) non ho mai veduto nessuno esemplare. Cerithium lamellosum Bruce. 1889. Cerithium lamellosum Brue. Cosswann. Catalogue, IV, pag. 19 (cum syn.). 1894. — — Dr Gregorio. Monte Postale, pag. 15, tav. 2, fig. 40-41 (cum syn.). 1894. — —_ OrpenzEm. Monte Pulli, pag. 399 (cum syn.). Cito questa specie sulla fede di. De Gregorio, le cui due figure rappresentano certo questa forma. Cerithium gomphoceras Bay. 1894. Cerithium gomphoceras Bar. De GreGorIo. Monte Postale, pag. 19, tav. III, fig. 77-87 (cum syn.). Cerithium palaeochroma Bay. 1894. Cerithium palacochroma Bay. De GrEGoRrIO. Monte Postale, pag. 19, tav. IV, fig. 88-93 (cum syn.). Queste due ultime specie sono tra le più belle e le più comuni al Monte Postale. Cerithium vicetinum Bay. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 5, 6. 1894, Cerithium vicetinum Bay. De Gregorio. Monte Postale, pag. 17, tav. 2, fig. 53-63 (cum syn.). 1894, Cerithium giganteum De GreG, (non Lax.) De Gregorio. Monte Postale, pag. 18, tav. 2, fig. 64-65. E una forma variabilissima a seconda dell’ età, e che può facilmente indurre in errore, quando manchi un buon materiale di confronto. Vari individui assomigliano specialmente al C. incomptum Drx., altri al e I e TI [11] P. E. VINASSA DE REGNY 221 C. parisiense Dsx., altri pure sono vicinissimi a certe forme del C. giganteum Lux. distinguendosi però da entrambi per la forma e l’ornamentazione. Sul primo credei sì trattasse di una nuova forma, cui detti il nome di C. propeincomptum. Questa estrema variabilità forse ha indotto in errore il De GrEGorIo, che ha determinato come C. giganteum Lux. un individuo, che molto probabilmente rientra esso pure nella specie di Baran. Non credo inutile ripetere qui la descrizione particolareggiata di questa interessantissima specie. La conchiglia è grossa, conica, a spira non molto acuta, con anfratti numerosi, circa 20, angusti, e pianeggianti; la sutura che li unisce sembra qua e là lievemente ondulata, essa è assai profonda, quasi ca- naliculata. I primi giri (Tav. XVI [I], fig. 6) sono adorni di una serie di tubercoli assai sviluppati, e di una linea assai grossa crenulata. Negli altri invece (fig. 5) si ha immediatamente dopo la sutura e avanti alla serie dei grossi tubercoli, una vitta molto grossa, arrotondata e mai crenulata. Segue poi una serie unica di tubercoli grossi, ottusi, non confluenti. Questi tubercoli negli individui giovani sono limitati ad uno spazio assai ri- stretto, ma poi coll’età si spingono sino ad occupare quasi metà di tutto l’anfratto, prendendo una forma ovale allungata, lievemente inclinata a sinistra. Quando i tubercoli sono così sviluppati arrivano ad interessare sino a tre delle grosse vitte che seguono la serie dei tubercoli, e queste vitte restano solo visibili nelle valli che stanno tra un tubercolo e l’altro, svanendo affatto sul vertice di questi. Ai tubercoli come ho detto, se- guono delle vitte, talvolta maggiori e minori, e in tal caso alternanti, tutte più o meno minutamente cre- nulate. L'ultimo anfratto è grande, angoloso, munito alla periferia di un grosso cercine arrotondato, molto rile- vato, e ben visibile anche negli individui adulti. La base è adorna di grossi cingoli equidistanti integri, tra cui si trovano talvolta interposti altri minori. La bocca è assai grande, subquadrangolare, obliqua; manca il labbro. Cerithium obesum Dsx. 1894. Cerithium obesum Dsa. De GreGorIo Monte Postale, pag. 17, tav. II, fig. 51 (cum syn.). Cito questa specie sulla fede del De GrEGORIO, non avendone mai riscontrato esemplari. Cerithium Palladioi Mav. Evx. 1888. Cerithium Palladioi Mayer. Douze ésp. nouv., pag. 201, tav. V, fig. 8. 1894. —_ pernicum De GreGorIo. Monte Postale, pag. 16, tav. IL ‘fig. 48. La specie non è rara, e ho potuto vederne parecchi esemplari. È assai visibile la somiglianza di questa forma col 0. multisulcatum Bronert., essa però se ne distingue sempre abbastanza bene, ed infatti anche De Gregorio la tenne distinta. Da notare si è che la forma delle coste, e la Joro distanza talora è assai variabile, cosicchè si passa da individui come la figura data dal De GrEGoRrIO a coste rade, sino ad altri a coste assai fitte come quello figurato da Mayer. Forse rientra in questa forma anche il C. anguloseptum descritto ma non figurato da Raurr (Geg. Al- tersverhéilt. von Monte Postale, Roncà, S. Giov. Marione. — Gesell. nat. Heilk. Bonn 1884), ma non ho dati sufficienti per giudicarne. Cerithium Chaperi Bay. 1894. Cerithium Chaperi Bay. De GreGoRIO. Monte Postale, pag. 18, tav. III, fig. 72-76 (cum syn.). Cerithium antecurrens May. Hvm. 1888. Cerztium antecurrens Mayer. Douxe ésp. nouv., pag. 205, tav. V, fig. 6.. . P. E. VINASSA DE REGNY [12] DO DO DO È una delle rare specie del Monte Postale. Non ne conosco infatti alcun esemplare e nemmeno nei nu- merosi Cerithium figurati da De Gregorio ho trovato qualche forma che gli si possa avvicinare. Cerithium striatum Brue. 1889. Cerithium striatum Brua. Cosswanw. Catalogue, IV, pag. 28 (cum syn.). 1894. — — De GrecorIo. Monte Postale, pag. 15, tav. 2, fig. 42-43 (cum syn.). Cerithium familiare May. Evx- — Tav. XVI |[Tav. I), fig. 2. 1888. Cerithium familiare Maxer. Douxe ésp. nouv., pag. 200, tav. V, fig. 7. L’esemplare figurato da Mayer è assai più piccolo del nostro; ho creduto utile darne nuovamente la figura, trattandosi di una specie molto rara ed interessante. Cerithium sp. Varie altre forme ha descritto e figurato il Dr GreGorIo nella sua Monografia; tralasciando le forme che non meritano discussione (per es. C. corvinum De Gres. (non Bronen.); C. n. sp. (tav. 2, fig. 50); C. sp. (tav. 2, fig. 49), ne restano alcune su cui interessa intrattenerci. I due individui figurati come C. cochlear De Grre. (non Fucas) appartengono probabilmente a due forme diverse; a giudicarne dalle figure molto infelici forse l’esem- plare più piccolo (fig. 44) potrebbe rientrare nel gruppo del C. Palladioi Max.; il più grande (fig. 45), certo un frammento molto male conservato, ha delle analogie col C. Chaperi Bav. Il C. Catullus De GrEG. sarebbe - molto interessante a giudicarne dai pochi frammenti figurati, ma pur troppo è così incompletamente descritto e figurato da non potersi riconoscere con sicurezza. Quanto al C. decussatum la determinazione mi sembra un po’ azzardata. Strombus pulcinella Bay. 1870. Strombus pulcinella Bavan. Moll. tert., I, pag. 44, tav. I, fig. 7 (cum syn.). 1870. — Tournocri Bavan. Id., I, pag. 45, tav. VII, fig. 5-6 (cum syn.). 1880. — — De GreGorIO. Pauna di San Giovanni Ilarione, pag. 9, tav. I, fig. 13; tav. IV, fig. 11; tav. V, fig. 8. I Sin dal 1880 De GreGorIo aveva giustamente riconosciuta l'identità di queste due forme, le quali, dif- ferentissime nei loro punti estremi, vanno riunendosi mediante numerose e comuni forme di passaggio, che si riscontrano specialmente a Roncà e a San Giovanni Ilarione. Credo che lo studio dei fossili di Roncà avrà nuovamente persuaso De Gregorio che egli era più nel vero quando asseriva l'identità delle due forme, di quello che non lo sia oggi in cui pone in dubbio quanto aveva assicurato. Rispetto al nome, essendo stato descritto e figurato per primo lo S. pulcinella, credo che questo nome debba esser sostituito a quello di S. Tournoeriì adottato dal De GregoRrIo. Forse a questa specie deve essere pure riferito l'esemplare determinato dal De Gregorio come Fusus po- lygonus var. rarecostatus De Grea. (Op. cit., pag. 21, tav. IV, fig. 131). Rimella fissurella Lmx. sp. 1836. Aostellaria fissurella Lux. Desnaves. Environs, pag. 622, tav. 83, fig. 2-4; e tav. 84, fig. 5-6. 1880. —_ — Dr Grraorio. San Giovanni Narione, pag. 15, tav. I, fig. 15-16. [13] P. E. VINASSA DE REGNY 223 1889. Rimella fiissurella (Lux). Cossmanw. Catalogue, INI, pag. 86 (cum syn.). 1894. Rostellaria fissurella Lmr. De Gregorio. Monte Postale, pag. 12, tav. I, fig. 30. Questa forma è qui meno comune che non negli altri strati del Vicentino. Rostellaria postalensis Bav. 1894. ostellaria postalensis Bav. De GreGorIo. Monte Postale, pag. 12, tav. I, fig. 31-33 (cum syn.). Questa forma si riscontra per lo più in frammenti, i quali si riferiscono benissimo alle figure di Baran e De Grecorio. Nel nostro Museo si conserva però un grosso esemplare quasi completo che risponde pure benissimo alla figura della X. Escherì di Mayer; solo la columella del nostro è più lunga e leggermente più contorta. Mi sia però permesso osservare che forse il Bayan ha fondato la sua specie sopra esemplari troppo incompleti, mentre Mayer forse ha abbellito e completato il proprio esemplare, supplendo del proprio alla natura. Certo si è che, come osserva Dr GreGorIo, la determinazione di questa forma è molto difficile, essendo essa per lo più incompleta, e distinguendosi dalle forme vicine specialmente dal labbro pur troppo quasi sempre mancante. Rostellaria mutabilis May. Evm. 1888. Rostellaria mutabilis Maver. Douze ésp. nouv., pag. 202, tav. V, fig. 11. 1894. Strombus pulcinella p. p. Dr GrEG. (non Bay.) Dr GreGorIo. Monte Postale, tav. I, fig. 28. La specie è variabilissima nelle sue dimensioni, mantiene però assai le sue caratteristiche tanto che non è difficile la sua determinazione. Forse nuovo materiale e ulteriori studi potranno riunirla ad alcuna delle specie già conosciute, dacchè non si può negare che alcuni individui abbiano delle affinità molto grandi con alcune forme dello S. pulcinella Bax. Rostellaria Tallavignesi May. Evm. 1888. Rostellaria Tallavignesi Mayer. Douze ésp. nouv., pag. 203, tav. V, fig. 12. 1894. Strombus pulcinella p. p. De GrEG. (non Bay.) De GrEGorIO. Monte Postale, tav. I, fig. 23-24. x Il nostro esemplare, che del resto è rispondentissimo alla figura data dal Mayr, si distingue per avere il canale assai più lungo di quello che non sia indicato nella figura. Rispetto a questa specie non posso che ripetere quanto ho già detto più sopra per la R. mutabilis. È un vero peccato che il Dr GreGorIO, che do- veva avere un ottimo materiale, non conosca il bel lavoro del Mayer, dacchè dai suoi studi si sarebbe po- tuto avere forse un poco di luce sulle relazioni tra queste due bellissime forme e il variabilissimo S. pulcinella. Terebellum sopitum Son. sp. 1805. Terebellum convolutum Laxsrk. Ann. du Mus., Tom. VI, pag. 44 e Tom. XVI, pag. 301. 1889. — sopitum (Sor.) Cossmann. Catalogue IV, pag. 92 (cum syn.). 1894. —_ convolutum Lux. Dr Gregorio. Monte: Postale, pag. 11, tav. I, fig. 14-20 (cum syn.). È una delle specie le più comuni al Monte Postale, ma purtroppo sempre molto mal conservata. 224 P. E. VINASSA DE REGNY [14] Gisortia Hantkeni Hss. et Mun. Ca. 1894. Gisortia Hantkeni Hé8. et Mun. Cnanx. Orrennoni. Monte Pulli, pag. 424 (cum syn.). Mancano a me pure come a Orrenzem esemplari di questa località. La specie si trova pure nel Friuli dacchè 1° Ovula sella turcica descritta dal Marisoni (Contr. geol. Friuli, Il, pag. 10) non è probabilmente che la forma di Héeezr. Cypraea Lioyi Bay. 1894. Cypraea Lioyi Bay. OrpenzEm. Monte Pulli, pag. 425, tav. 29, fig. 10 (cum syn.). Questa specie è assai variabile per le dimensioni, mantiene però la sua forma caratteristica. Mi trovo perfettamente d’accordo col De GreGoRrIO per riunire a questa forma anche la C. filiola May., dacchè è im- possibile distinguerle salvo che per le dimensioni, sempre un po’ maggiori nell’esemplare di Mayer. Cypraea elegans Derr. 1889. Chpraea elegans Derr. Cosswann. Catalogue, IV, pag. 102 (cum syn.). 1894. — _ — OrPenaem. Monte Pulli, pag. 422, tav. 29, fig. 9 (cum syn.). La specie non è rara in questa località; è rispondentissima per forma alla specie parigina; però i nostri esemplari raggiungono dimensioni che non si riscontrano in nessun’altra località delle Alpi Venete. Cypraea interposita Dsx. 1894. Cypraea ‘interposita Dsx. De Gregorio. Monte Postale, pag. 14, tav. I, fig. 35-36 (cum syn.). Mi trovo pienamente d’accordo con De Gregorio; la determinazione non lascia alcun dubbio; soltanto i rari esemplari del Monte Postale si potrebbero distinguere per una forma leggermente più allungata. Cypraea Proserpinae Bay. 1894. Cypraea Proserpinae Bay. OrrenHEIM. Monte Pulli, pag. 418, tav. 29, fig. 12 (cum syn.). Triton carens May. Ev. 1894. Triton carens De GrecorIo. Monte Postale, pag. 22, tav. IV, fig. 102 ripr. (cum syn.). Manca nella nostra collezione, e non l’ ho riscontrato mai in nessun’altra. Sistrum Crossei May. Eym. sp. 1894. Purpura Crossei May. De GreGorIO. Monte Postale, pag. 21, tav. IV, fig. 97, ripr. (cum syn.). (Questa specie è rarissima al Monte Postale. Bayin non ve la cita, al De Gregorio pure manca; il no- stro esemplare è assolutamente completo; esso si distingne dall’ individuo descritto dal Mayer per avere i denti del labbro esterno più numerosi. I denti principali cioè restano sempre quattro, ma i due più vicini alla sutura mostrano una tendenza a bipartirsi. Le pieghe columellari molto regolari e spiccate sono in numero di tre. Credo di non andare errato riportando questa specie al genere Sistrum Monte. (Morula Scnm.). [15] P. E. VINASSA DE REGNY 225 Turbinella Leymeriei May. Evu. 1888. Turbinella Leymeriei MaxeR. Douxe ésp. nowv., pag. 201, tav. VERO :9) 21894. Voluta pulcinellaeformis De GrEGoRrIO. Monte Postale, pag. 24, tav. II, fig. 128. Di questa rarissima e caratteristica specie non ho mai visto esemplari sicuri; sono perciò in dubbio ri- spetto alla sinonimia; certo si è che a giudicare dalla figura la somiglianza tra le due specie è molto notevole. Fusus quinquecostatus Dr GrEe. 1894. Wusus quinquecostatus De GrecorIo. Monte Postale, pag. 21, tav. IV, fig. 98-101. Anche di questa specie non conosco esemplari. Fusus cfr. distinctissimus Bay. L'esemplare è troppo mal conservato per poterne dare un giudizio sicuro. Mitra crebricosta Lux. 1881. Mitra crebricosta Lux. De Gregorio San Giovanni Ilarione, pag. 83, tav. VI, fig: 16-17 (cumsyn.). 1889. — — Cossmann. Catalogue, IV, pag. 179 (cum syn.). 1894. Mitra Marsalai De GreorIo. Monte Postale, pag. 24, tav. IV, fig. 129-130. Il nostro esemplare si distingue appena dalla specie tipica per la forma e le coste: quindi, come la specie proposta dal De GrecorIo, credo che esso potrebbe tutto al più essere ammesso come varietà. Voluta mitrata Dsx. 1894. Voluta mitrata Dsa. Orpenzem. Monte Pulli, pag. 408, tav. 28, fig. 7-10 (cum syn.). 1894. — — var. Demidofi Dr GreorIio. Monte Postale, pag. 24, tav. IV, fig. 124-127. x La rispondenza colla specie di Parigi e cogli esemplari di San Giovanni Ilarione è perfetta; non trovo quindi giusta la proposta della varietà di De GrecorIo. Oliva postalis Dr GrEGORIO. 1894. Oliva postalis De GreeorIo. Monte Postale, pag. 32, tav. VI, fig. 182-183 (cum syn.). Manca nella nostra collezione. Conus bimarginatus May. Ev. 1888. Conus bimarginatus Mayer. Douxe ésp. nouv., pag. 202, tav. V, fig. 10. 1894. Conus pertectus De Gregorio. Monte Postale, pag. 32, tav. VI, fig. 186. Non posseggo esemplari di questa rarissima specie; però confrontando figure e descrizioni non esito & riunire a quella di Mayer la specie descritta dal De GreGoRTIO. 226 P. E. VINASSA DE REGNY [16] Conus cfr. deperditus Brue. È un esemplare che potrebbe assomigliarsi alla fig. 184 della tav. VI del De Gregorio (Monte Postale), forma che l’autore riferisce non so con quanta ragione al C. deperditus Brua. Rispetto poi al C. concinnus Sow., e al C. lineatus Sor. in Branp. citati dal Raurr non saprei che cosa dire, non avendo mai avuto esem- plari riferibili nemmeno con dubbio a questa specie. ° Actaeon subinflatus D’ OrB. 1889. Actacon subinflatus D’OrB. Cosswanw. Catalogue, IV, pag. 298 (cum syn.). Un esemplare che si deve probabilmente riferire a questa specie si conserva nel Museo di Firenze. Fortisia Hilarionis Bay. 1880. Fortisia Hilarionis Bar. De GreGoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 7, tav. I, fig. 10 (cum syn.). L’esemplare si conserva nel Museo di Firenze. Cyclostoma, Bulimus, Helix. De Gregorio riporta come trovate al Monte Postale tre specie di questi tre generi. Non conosco nessuna conchiglia terrestre marina di questi strati, e dubito fortemente della località degli esemplari del De GreGoRIO, dubbio che ha pure lo stesso autore. II. San Giovanni Ilarione. = . Questa fauna è tra le più ricche del Veneto; ed essa è pure indubbiamente la più estesa di tutte. Fossili identici infatti si trovano qua e là per tutto il Veronese, specialmente a Costagrande e in Val d’Avesa ove io pure ne raccolsi di bellissimi; se ne trovano poi, oltre che a San Giovanni Ilarione, anche a Chiampo, alla C. Pozza, a San Pietro Mussolino, al Buso del Prete, alla C. Ciupìo ecc. ecc. Ovunque essi si presentano iden- tici, e con poche varianti nella forma. I bellissimi molluschi che questi strati contengono, ebbero molti e va- lenti illustratori tra cui principale il già citato Bayan, veramente benemerito pei suoi studi sul Vicentino. Anche il De Gregorio intraprese ma non terminò l'illustrazione di questa fauna. Il venerato nostro MEenE- cms aveva in animo di pubblicare un lavoro sulla fauna delle Alpi venete illustrando la bellissima raccolta che si conserva nel nostro Museo; raccolta riunita dallo Semel, veduta e in parte determinata anche dallo Zirrer. Il MeneGnINI infatti aveva intrapreso nel 1865 un “ Catalogo , manoscritto dei soli gasteropodi, comprendente 435 specie eoceniche, oligoceniche e aquitaniane: naturalmente ho creduto mio dovere man- tenere alle nuove forme il nome dato loro dall’illustre Maestro ponendovi scritto Max. i sch. Non entrerò per le ragioni già dette avanti in discussioni geologiche, dacchè spero aver agio di farlo altrove estesamente, e mi limito a dare al solito un prospetto della fauna colle sue principali corrispondenze. [17] NOME DELLA SPECIE P. San Giovanni Ilarione Giupio Chiampo. ecc. E. VINASSA DE REGNY Veronese Friuli Calcare. grossolano Pirenei Nizza Croazia e Carinzia Panopaea n. f. Corbula pixidicula Dsan. Teredo cfr. Tournali Lev. . Arca biangula Lmx. » angusta Lmxz. » recurvicosta n. f. . » Hilarionis n. f. » Cobellii n. £. > Ristori n. f. Pectunculus cfr. dissimilis LmE. Cyrena (?) cfr. planulata Dsn. Cardium subporulosum D'ORE. » gratum DErR. » obliquum Lmx. » semistriatum Dsx. . » cfr. pullense OprA. . Hemicardium Hilarionis n. f. Corbis lamellosa Lmx. Cardita imbricata Gun. sp. . » angusticostata Dsxn. > pachydonta n. f. Crassatella (?) tricarinata n. f. » cfr. propinqua War. Cytherea nitidula Lux. » cfr. rustica DSH. » cfr. Baudoni Cossw. » cfr. imbricata Dsu. Tellina tellinella Lux. sp. Hilarionis n. f. (fi patellaris Lmx. VI TIENI: cfr. ovalina DSH. » sp.ind. Chama lamellosa Lmx. » granulosa D'ArcE. Septifer Eurydices Bax. Mytilus sp. x Lima ‘interlyrata Bax. . Palaeontographia italica, vol. I. I+4+I1+++ I P+P+P+4++1++++++ I+4+1++1 +++++++| gres lasa SP++t+++11 II+++1 | P+++++ +++ DA | Ungheria | 227 India 228 P. E. VINASSA DE REGNY [18] NOME DELLA SPECIE San Giovanni Ilarione Giupio Chiampo, ecc, Veronese Roncà Friuli Calcare. grossolano Pinenei Nizza Croazia e Carinzia Ungheria Lima » ai sp. ind. Plagiostoma eocaenicum Bar. Pecten Nicolisi n. f. » » Meneguzzoi Bax. Bonarellii n. f. . Spondylus radula Lmx. » » » (?) sesquispinatus n. f. . cfr. horridus Beun. cfr. Rouaulti D’ Arca. ‘ Ostrea eversa Menu. » » supranummulitica Zion. hystrix n. f. Dentalium n. f. ind. » Patell » » » » » » sp. ind. a Gregorioi n. f. . detrita Bav. pyramidalis Mex. in sch. . ED-M000: 3 . 3 Stygis Mar. in sch. . cfr. costaria Dsx. Boreaui Bav. Emarginula camelus Bax. Pleurotomaria concava Dsz, Delph inula calcar Lmx. » lima Lmx. » decipiens Bax. Calliomphalus squamulosus Lmx. sp. Trochus mitratus Dsn. var. Thesei Mex. in sch » » » n. f. ind. Turbo radiosus Lmx. » » » » Herouvallensis DsH. Fucimi n. f. Grecoi n. f. cfr. inermis Dsn. Collonia subturbinata Bax. . Turbo (?) D' Achiardii n. f. . var. vicetina Max. in sch. |+I+++ | + I F+++t+4+t++++1+1+++1+1++++ +I++#1] PES PERE ARRESTARE | [19] P. E. VINASSA DE REGNY 229 NOME DELLA SPECIE San Giovanni Ilarione Calcare grossolano Croazia e Carinzia Chiampo, ecc. Veronese Friuli Pirenei Nizza Ungheria India Neritopsis Agassizi Bax. | | | | | | | | | | Nerita Canavarti n. f. . » crassa Bern. Velates Schmiedeliana Caens. sp. Niso fallax n. f. Adeorbis laevigata DsA. sp. . » acuticosta Mex. in sch. . » septemcarinata n. f. Natica epiglottina Lux. » >» Noae D'ORB. » cepacea Lmx. » Hantoniensis Pix. sp. » venusta Dsx. Ampullina sigaretina Lmxr. sp. ona ana Ja | Î | | | | | | | | | | 4 A ù DIN indi ; » cfr. Willemeti Dsn. sp. | Fi ++ si Di Fo n | | | hybrida Lux. sp. suessoniensis D'ORB. n. f. ind. conica Lmx. sp. . rotta sar | | | | | » » » » acuminata Lmr. Sp. . » » brevispira Lexm. sp. . 5 i n — |-[|-|-|- PR VI ST debilis Bay. sp. . o . o . ei Ma a Xenophora splendida n. f. » cfr. umbilicaris Son. RT NEO v Calyptraea aperta Sol. sp. Hipponyx cornucopiae DerR. » sp. ind. . » cfr. colum Bax. flexuosus n. f. dilatatus Lmr. sp. comptus Dsz. | iiRerRerleHRGR | | | | | | | | | | | » » » striatus Mar. in sch. » corrugatus Mar. in sch. » Spinelliù Mex. in sch. . » opercularis DSH. . i H aa | | | | » Rissoina clavula Dsx. ct 16 e Sicani 1 ri v rasoi | | Pira | tari | | | | Cheilostoma turricola Brue. sp. ka è 230 P. E. VINASSA DE REGNY [20] NOME DELLA SPECIE E tl = sa sassi Si = Solarium bistriatum Dsx. +|-|-{[|-[|[|+|-{[{|+j{|=-j{|-|+|-|= » patulum Lx. è È o È «:|+/{+[|-][|-j{-|-{|{+|-{|=j|-{|{-{|- » montevialense ScaRT. +e eee A » marginatum Dsx. var. Hilarionis n. van | + | — | — —[|-|-|-{|-{|-|=-j{JI-| » sp. ind. a i - ea eee eee Bayania cfr. lactea Lmx. +|{-{|-{1|-{#+|-{|+|[|-{|-|-{|4+|È » (?) nuda Mex. in sch. sp. eee ep == = | = | = Turritella Catani n. f. + — = ay ae sete Aa » (?) dabylonica n. f. + Pe [adele ». sp. ind. + isa S| Mesalia disputata n. f. . CR Se e e ana Tenagodes sulcatus DEFR. Sp. cip eee |a Vermetus cfr. limoides Ben. ae eee eee = | » varicosus Mer. in sch. . _ = + - = I ua — 28 Se —_ BA Mesostoma n. f. ind. — lenza Sua Cerithium lamellosum Bruce. . ST Mg pil) Giri NS E » undosum Broxer. Di ap eu] » Lejeunii RovAULT cede seni Mc I Ea a nen » Dallagonis OpPR. . . . . Reno NDR RESA MESS nen » af. giganteum Lwx. scali Wi pl Mifeeti (VS E ) » striatum Bruco. . TA SE Me E RSS Re ee » aff. unisulcatum Dsa. pae NdR Re » obesum Dsx.. pEEAi=RRRs Diastoma costellatum Lmx. sp. Spia eee eee | » n. f. ind. OSSO ee eee Chenopus Zignoi De GrEa. sp. t+t/|+|-|+|=—-]|-|<-{[|-{|—-{J=-|=|= Strombus ornatus Dsx. ii ni Eee » pulcinella Bav. af Coi NES NES Eee ee Rimella fissurella Lmx. ; 3 7 a Mr pit IT ME SR n Moe MESE Ae » canalis Lmx. sp. var. parvula n. var. CIA PESA AES RS o ne » n. f. ind. E N NEI RSI RT n Rostellaria (?) crucis Bay. dolo pla ue » cfr. Bellardii De GrEG. — |-{|-|+ sea » Beggiatoi De Gres. ai I e n e N N ES E Terebellum fusiforme Lux. t{+|-{+|+{-|+|+{|-{{-|-|+ » carcassense Leym. +|{-/-|-[|+|-]|-|+|+|-{|—-|+ » sopitum Son. + = Ts + il RIE e: FIOR Si i x » pliciferum Bav. — ko = [eda [21] P. E. VINASSA DE REGNY 231 NOME DELLA SPECIE San; Giovanni Ilarione Calcare grossolano Croazia e. Carinzia Ciupio Chiampo ecc, Veronese Roncà Friuli Pirenei Nizza Ungheria India —_- + Terebellopsis Brauni Levm. . Î + | Dl Î DI LI LI | + | Î Î Diameza Deshayesi De GrEG. Ovula globosa n. f. ò SIL Cypraea exerta Dsn. » ‘interposita Dsu. » Lioyì Bavx. » praelonga Bxtt. » Moloni Bay. » elegans DEFR. » Proserpinae Bay. » Mazzeppae De Greco. » | | ì ‘ | Faraci De GrEG. » parvulorbis De GREG. » Coeciliae De GrEa. . Erato Ritae n. f.. Pyrula gradata n. f. Ficula Spinelli Mea. in sch. » elongata n. f. Cassis Theseì BroNGT. sp. . x 5 - 0 Morio substriatus D'ORB. Pa ni find: Oniscia antiqua Bay. Triton Gemmellaroi De GREG. » Rheanus De Gres. sp. cfr. colubrinum Lmx. . cfr. pyraster Lmx. cfr. Minae De GrEG. . triamans De GREG. » (?) Ciofaloi De Greca. , Murex cfr. parvulmicropterus De GREG. I PPIFPFP+++++1++41++t++4t+++++#/ E Zlgti > | |+++| | | Columbella verepulchella De Greo. Pseudoliva Libassii De GrEG. Euthria trimorpha De GrEG. +1++++ Buccinum sp. DENSI) art Pollia spirostrombina De GrEG. Siphonalia subscalarina D’ORB. Tai | | | + rigo | | | | » scalarina Lmx. 232 P. E. VINASSA DE REGNY [22] NOME DELLA SPECIE San Giovanni Ilarione Calcare grossolano Croazia e Carinzia Giupio Chiampo ecc. Veronese Ronca Friuli Pirenei Nizza Ungheria India Siphonalia scalarioides Lmx."sp. | | | | | Sycum bulbiforme Lmx. sp. . i Clavilithes deformis Sol. sp.. » Noce CEENN. sp. - |++++ I ++++ + + | | Latirofusus Pellegrini De GREG. sp. Fusus (?) Nicolisi De GREG. Streptochetus approximatus Dsz. sp. | P+++++ | | ++++++!| Fasciolaria (?) n. f. ind. o n o IP+ItTI+++ | | | Mitra plicatella Lux. . È È 5 . | | | > mirta Lwx. » crebricosta Lmx. . » subcostulata D’ ORB. DI+1+ » n. f. ind. » Barbieri DsA. Voluta muricina LmE. . (Earn | | | » mitrata Dsz. Lyria harpula Lx. sp. » furgidula Dsx. sp. Marginella phaseolus BroneT. Harpa mutica Lmx. Oliva Palladioi Mex. in sch. "» mitreola Lux. . 3 a 5 Ì +I+IF++4+t++/++++1+1 Ancillaria pinoides De GREG. | | | | | | | I+I++++| | » propinqua Zirr. . » glandina Dsz. » olivula Lmx. Sk | | Farai) | Cancellaria evulsa Sol. sp. . 5 3 » margaritata n. f.. » striatulata Dsn. . Conus sulcifer DsH. » scabriculus BranD. » Peterlini De GREG. » pendulus De GrEG. . A x » conotruncus DE GrEG. | | | | | | | | » veridicus De GrEa. Cryptoconus filosus LmK. sp. » calophorus DsH. sp. . è ++++t++t+++1++t1+++t+/[+++++#1 | I +++1+++1 | | | | o | | | | | » priscus Sol. sp. 23] P. E. VINASSA DE REGNY 233 NOME DELLA SPECIE San Giovanni Ilarione Calcare: grossolano Croazia e Carinzia Ciupio Chiampo ecc, Veronese Roncà Friuli ® Pirenei Nizza Ungheria India Cryptoconus evulsus DSH. sp. | | | | Sh | » sublaevigatus D’ORB. Sp. » lineolatus Dsx. sp. Borsonia calvimontana Dsx. . » obesula DSH. . Dolichotoma ventricosa Lmr. sp. | ser AReRAanae | | | | Pleurotoma bicatena Lmx. var. laevigata n. var. + | | | | | | | » sinunodulosa n. f. » (8. 1.) Marinelli n. f. » Mesh » calycanthus De Gere. » protorotata De GrEG. % Wagneri De GREG. Drillia pusillina De Greo. » cfr. margaritula Dsx. Clavatula propeangeloti De GrEG. Raphitoma n. f. » biserialis Mer. in sch. Fortisia Hilarionis Bay. Bullaea Meneghini Bav. Bulla Fortisi Bronem. . >> ana A | PPIFP4+4+I+++4+1+4+++4+++ | + | | | | | | | | | » Spinelli Zen in sh... 0.0. e Eee I SE e » sp. ind. È = | & ». striatella Lux. sp. 5 ; ò È -|+|t Se TE TI O +|_-|-{[|=-|=-{|- Helix moduloides Mox. in sch. i — | — |k[|=j]|l=-{I=-j{=-J{IT=-l-l-]{l1l=}lI=- In tutte sono 254 forme distribuite in 102 generi! da cui tolte le dubbie, restano 224; ora di esse 123 sono speciali del bacino veneto, cioè 114 esclusive del gruppo di S. Giovanni Ilarione, e 9-comuni a Roncà; le restanti sono per lo più comuni col bacino di Parigi, trovandosene 90 nel calcare grossolano in special modo; coi Pirenei se ne hanno a comune 29; con Nizza 81; colla Croazia e la Carinzia 6; colla Ungheria 9; col- l’India 6. Come si vede a colpo d'occhio, mentre le somiglianze col bacino di Parigi sono innegabilmente assai grandi, pure la ricchezza delle forme esclusive del nostro bacino ? è tale, da mostrarne lo spiccato carattere autonomo. o 1 Ho adottato per la determinazione generica dei criteri un poco più comprensivi di quelli ammessi, e trattandosi di una semplice enumerazione di specie non ho creduto dover troppo sottilizzare anche riguardo ai sottogeneri, oggi forse un po’ troppo numerosi. 2 Si noti che di tutte le specie proposte dal De GreGoRIO non ho citato che quelle di cui ho potuto avere esemplari. 234 P. E. VINASSA DE REGNY [24] ELENCO DELLE SPECIE Panopaea n. f. ind. Modello di esemplare molto grande, rigonfio, lungo cm. 12,8 e alto cm. 7,5. Per le sue dimensioni molto grandi si distingue dalle specie congeneri, però lo stato dell'esemplare non permette di fondarvi una nuova specie. Corbula pixidicula Dsx. 1886. Corbula pixidicula Dsx. Cossmann. Catalogue, I, pag. 48 (cum syn.). Teredo cfr. Tournali Levm. Esemplare troppo incompleto per esser del tutto sicuro della sua determinazione. Arca biangula Lux. 1832. Arcu biangula Lux. DesHAves. Environs, pag. 198, tav. 34, fig. 1-6 (cum syn.). 1887. — — — Cosswann. Catalogue, II, pag. 125 (cum syn.). Arca angusta Lux. 1832. Arca angusta Lux. DesunAyes. Environs, pag. 201, tav. 32, fig. 15, 16 (cum syn.). 1887. — — Cossmann. Catalogue, II, pag. 136 (cum syn.). i Questa specie non era finora stata citata di questi strati; il nostro unico esemplare è rispondentissimo alla forma parigina. c Quanto all’A. filigrana citata dagli autori (vedi Orrrnzem. Monte Pulli, pag. 443) come appartenente a questi strati, non ne ho mai veduto esemplari. Arca recurvicosta n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 10. A. testa minori, solidula, inaequilaterali, parum elongata, depressiuscula; costis concentricis lamelliformibus èr- regularibus; costis radiantibus patentibus undulatis, costa minori interjectis; apice tenui; arca angusta. Piccola specie, inequilaterale, poco allungata, assai depressa, munita di numerose coste concentriche quasi lamellose, irregolari; queste sono tagliate da coste raggianti maggiori e minori alternanti, le quali sono tutte ondulate, e questa ondulazione è maggiormente visibile verso la parte posteriore della conchiglia. Sulla depressione assai larga presso il cardine le coste concentriche lamellose vanno salendo in alto verso il mar- gine cardinale. La ornamentazione caratteristica distingue questa forma da tutte le sue congeneri. Arca Hilarionis n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 9. A. testa minori, solida, inaequilaterali, parum elongata, obovata; costis radiantibus costas concentricas regula- riter decussantibus, maioribus et minoribus alternantibus; umbonibus patentibus recurvis, area cardinali angusta, mi- nute striolata. Bella conchiglia non molto grande, rigonfia, poco allungata, a contorno quasi ovale. La superficie è [25] P. E. VINASSA DE REGNY 235 adorna di numerose coste concentriche, fitte, uguali tra loro, le quali sono tagliate da coste radianti, esse pure regolarissime e alternanti una maggiore ed una minore, cosicchè le piccole porzioni subquadrangolari rilevate sono divise a metà da un piccolo solco. Quest’ ornamentazione caratteristica si mantiene costante, salvo le proporzioni, per tutta la superficie della conchiglia. Gli umboni sono molto prominenti e ricurvi; l’area cardinale molto stretta è leggermente striata. La forma e la caratteristica ornamentazione distinguono immediatamente questa specie. Arca Cobellii n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 8. A. testa masori, solidula, elongata, subquadrangulari, antice rotundata, postice subrecta; costis concentricis cre- bris linearibus, ad marginem sublamellaribus; strùis radiantibus antice et postice valde patentibus, crebris, undulatis; antice ad cardimem majoribus et minoribus alternantibus; umbonibus parum patentibus recurvis; area cardinali an- gusta, sulcis 3-4 exarata. Forma molto caratteristica, allungata, anteriormente quasi diritta, posteriormente arrotondata, cosicchè ha ‘un aspetto approssimativamente quadrangolare. Numerose coste concentriche regolari, equidistanti, che verso il margine ventrale prendono l'aspetto di lamelle, sono intersecate da coste raggianti poco visibili sulla parte mediana, ma anteriormente molto spiccate, eguali tra loro, leggermente ondulate, molto fitte; posteriormente sulla depressione presso il cardine sono pure ben visibili, alternanti due piccole e una grande, e nettamente ondulate. Umboni non molto sporgenti, ricurvi; area cardinale angusta solcata assai profondamente. La forma caratteristica, quasi regolare di questa specie la distingue da tutte le sue congeneri. Arca Ristorii n. f. — Tav. XVI [Tav. I), fig. 11. A. testa maori, obovato-elongata, inaequilaterali, depressiuscula; costis concentricis crebris, regularibus, aequidi- stantibus, sulcis linearibus interjectis, antice costis' radiantibus regulariter clathratis; in medio striis radiantibus pa- rum motatis; postice costis radiantibus patentibus costas concentricas superantibus; umbonibus parum proyvnentibus. Conchiglia assai grande, molto allungata, quasi ovale, inequilaterale, senza depressione nè insenatura me- diana. La superficie è adorna di numerose coste concentriche, regolari, equidistanti, piane, separate da solchi lineari. Queste coste nella loro parte anteriore sono più sottili e tagliate da strie raggianti, che formano dei piccoli rettangoli regelari; verso la parte mediana queste strie poi scemano di intensità, e appariscono come leggiere striature raggianti sulle coste maggiori; posteriormente poi esse acquistano di grandezza, e divengono vere e proprie coste ottuse che superano in grossezza le coste concentriche. Gli umboni poco sporgenti, spo- stati molto in avanti toccano quasi il margine cardinale. L'area molto stretta non è ben visibile, stante la cattiva conservazione dell’esemplare. L'ornamentazione e la forma ovale allungata caratterizzano molto bene questa nuova forma. Pectunculus cfr. dissimilis Lmx. L'esemplare è incompleto, per forma e caratteri però è molto ben rispondente alla specie parigina. Cirena cfr. planulata Dsx. Assai rispondente per forma a questa specie, ma troppo incompleto omplare peri dare un giudizio si- curo, non solo sulla specie, ma forse anche rispetto al genere. Palaeontographia italica vol. I. 31 236 P. E. VINASSA DE REGNY [26] P Cardium subporulosum D’ OrB. 1852. Cardium subporulosum »’OrBIiGny. Prodròme, II, pag. 324, n. 503 (cum syn.). 1886. — —_ D’ OrB. Cossmann: Catalogue, I, pag. 165 (cum syn.). Cardium gratum Darr. 1824. Cardium gratum Derr. DesHaves. Environs, pag. 165, tav. 28, fig. 3-5. 1886. — —_ — Cossmann. Catalogue, I, pag. 166 (cum syn.). Cardium obligquum Lxx. 1886. Cardium obliguum Lxx. Cosswann. Catalogue, I, pag. 172 (cum syn.). Cardium semistriatum Dsx. 1824. Cardium semistriatum Desnaves. Environs, pag. 174, tav. 29, fig. 9, 10. 1886. Protocardium semistriatum (Dsax.) Cosswann. Catalogue, I, pag. 176 (cum syn.). — Cardium cfr. pullense Orprx. L’umbone un poco più ricurvo, e la forma più allungata distinguono il nostro esemplare dalla forma di Monte Pulli. Hemicardium Hilarionis n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 17. H. testa minori, tenui, inaequilaterali, elongata, fere carinata; costis crebris sulcis profundiusculis interjectis or- nata; umbonibus prominentibus, recurvis. La conchiglia è assai piccola e sottile; un rilievo molto pronunziato, quasi a carena, parte dall’umbone e N divide la conchiglia quasi regolarmente in tre parti; il terzo posteriore è assai pianeggiante, la parte ante- riore è più ricurva. Dagli umboni ricurvi e prominenti partono numerose coste, larghe, assai rilevate, sepa- rate da solchi lineari non molto profondi. Il cattivo stato di conservazione dell'esemplare non mi permette di entrare in maggiori particolarità nè di istituire confronti; quest forma mi è però sembrata così caratteri- stica ed interessante da meritare di farne menzione. Corbis lamellosa Lmx. Si veda Monte Postale, pag. 215 [5]. Cardita imbricata Gun. sp. 1824. Venericardia imbricata Gun. DesnAvrs. Environs, pag. 152, tav. 24, fig. 4,5 (cum syn.). 1887. Cardita imbricata (Gun.) Cosswann. Catalogue, II, pag. 86 (cum syn.). Uno degli esemplari è rispondentissimo, altri due invece si distinguono dalla specie tipica per essere un poco più allungati. Cardita angusticostata Dsw. 1824. Venericardia angusticoslata Desnayrs. Environs, pag. 153, tav. 27, fig. 5,6 (cum syn.). 1887. Cardita angusticostata Dsx. Cosswann. Catalogue, TI, pag. 87 (cum syn.). perg È VR I E n N, [27] $ P. E. VINASSA DE REGNY . i _237 Cardita pachydonta n. f. — Tav. XVI (Tav. I], fig. 20, 21. C. testa minori, crassa, suborbiculari, inaequilaterali; costis radiantibus crebris; acutiusculis, sulcis profundis latioribus interjectis; lamellis concentricis in sulcos dispositis; umbonibus prominentibus, recurvis; cardine incras- sato; margine ventrali denticulato. Piccola conchiglia molto spessa, a contorno quasi circolare; superficie adorna di numerose coste raggianti, assai acute, separate da solchi assai profondi, larghi; numerose lamelle concentriche sono visibili special- mente nei solchi. Gli umboni sono ricurvi, assai grandi, spostati in avanti. Il cardine è molto caratteristico e sviluppatissimo. Tutto il margine della conchiglia è fortemente crenulato. Per la forma la nuova specie si avvicina alla C. asperula DsE., ma se ne distingue subito, oltrechè per la forma del cardine, anche per il numero delle coste. Crassatella (?) tricarinata n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 18. C. (2) testa masori, solida, obovato-elongata, inaequilaterali, postice carinata; carina obtusa tripartita; costis concentricis crebris, regularibus, aequidistantibus obtusis, strùis radiantibus nullis; umbonibus parum proeminentibus; cardine... Forma molto interessante di cui conosco due soli esemplari e che mi sembra ben distinta da tutte quelle sin qui conosciute. La mancanza assoluta del cardine, rotto in tutti e due gli esemplari, non mi consente pur troppo un’esatta determinazione generica. La conchiglia assai grande, spessa, allungata, molto inequila- terale è munita sulla parte posteriore di una carena mediana maggiore molto rilevata, ottusa, che parte dal- l’umbone ed è fiancheggiata da altre due carene un poco minori esse pure ottuse, che vanno allontanandosi tra loro partendo dall’umbone sino al margine posteriore. Tutta la superficie è adorna di numerose coste con- centriche, regolari, ottuse, separate da piccoli solchi lineari. Gli umboni poco sporgenti e molto spostati in avanti, sono assai ricurvi, e il loro apice tocca quasi il margine cardinale. Forse è questa la forma che fu determinata da Hesert e Munier CHALMAS come Cr. plumbea Dsa.; me lo .fa supporre il fatto che tale specie parigina non fu mai da me riscontrata in questi strati. Crassatella cfr. propinqua War. L'esemplare è un poco più allungato della specie tipica, che a torto CusLor (Bull. Soc. geol., III ser., vol. XIII, pag. 191) credè doversi chiamare C. subtumida »’OrB. Vedi a questo proposito Cossmann, Cata- logue, Il, pag. 84. Cytherea nitidula Lux. 1894. Cytherea nitidula Lwr. Oppennem. Monte Pulli, pag. 341, tav. 23, fig. 4-5 (cum syn.). Credo di essere sicurissimo della determinazione di questa specie, per ora riscontrata nel Vicentino solamente al Monte Pulli. Cytherea cfr. rustica Dsx. Il cattivo stato degli esemplari non mi permette un giudizio sicuro. 238 P. E. VINASSA DE REGNY [28] Cytherea cfr. Baudoni Cossw. x x Rispondente assai per forma, il nostro esemplare è però anche più grande di quello figurato da Coss- mann (Cat., I, pag. 121, tav. VI, fig. 15-17). Cytherea cfr. imbricata Dsx. Esemplare purtroppo incompleto che riporterei alla specie di Desmayrs, la quale secondo Cossmann do- - vrebbe riunirsi alla C. Heberti Dsz. (vedi Cosswann. Cat., I, pag. 113). Tellina tellinella Lwx. sp. 1824. Donax tellinella Lux. DesHavrs. Environs, pag. 111, tav. 18, fig. 9-11 (cum syn.). 1886. Tellina tellinella (Lwx.) Cosswann. Catalogue, I, pag. 70 (cum syn.). I nostri due esemplari possono ascriversi al tipo che Cosswann chiamò elatior (vedi Catalogue, I, pag. 71, tav. IV, fig. 5). Tellina Hilarionis n. f. — Tav. XVI [Tav. I), fig. 12-16. T. testa minori solida, obovato-elongata, depressiuscula, fere aequilaterali, lamellis crebris, linearibus, aequidi- stantibus ad umbones subevanescentibus ornata; umbonibus subcentralibus, parum prominulis; margine cardinali li- neari, obtuse anguloso. È una tra le più comuni forme di San Giovanni e di Ciupio, trovandosi sempre in quantità molto rile- vanti ovunque. La conchiglia non raggiunge dimensioni notevoli non oltrepassando mai i 21mm. di lunghezza e i 12 mm. di altezza; la forma ne è ovale allungata, poco rigonfia. Tutta la superficie è adorna di nume- rose lamelle concentriche equidistanti, separate da solchi lineari assai sottili. Esse svaniscono quasi presso agli umboni. Questi sono posti quasi nel centro della conchiglia, leggermente spostati all'indietro, pochissimo promi- nenti. Il margine cardinale è formato da una linea ottusamente angolosa al punto degli umboni; talvolta la parte anteriore di essa è leggermente ricurva. i Nessuna forma di quelle da me conosciute può avvicinarsi a questa specie; dalla 7. sudtilis Dsr. (Bassin, tav. XXV, fig. 15-17) con cui ha molta somiglianza per il contorno, si distingue tosto per le dimensioni. Dalla T. praelonga Bert. differisce per la mancanza delle coste radiali. Tellina (?) n. f. Conchiglia depressa quasi circolare; umbone centrale, prominente; superficie munita di numerose strie concentriche acute, nettissime, separate da grandi solchi profondi. L°esemplare troppo incompleto non mi per- mette darne descrizione nè giudizio sicuro. Tellina patellaris Lmr. 1824. Tellina patellaris Lmx. DesnAyves. Environs, pag. 77, tav. XI, fig. 13-14 (cum syn.). 1886. — —_ — Cosswann. Catalogue, I, pag. 75 (cum syn.). 4 Il nostro esemplare è rispondentissimo alla varietà « di Desmaves. [29] P. E. "vIvaSsA DE REGNY 239 Tellina cfr. ovalina Lmx. Senza poterne dare un giudizio sicuro per mancanza di materiale di confronto, tanto più trattandosi di una forma difficilissima a studiarsi (vedi Cossmann, I, pag. 84), accenno a questo individuo che ha grandi rassomi- glianze coll’individuo figurato da DesHmayes. Tellina sp. ind. Vari esemplari che forse potrebbero avvicinarsi alla Tellina (Arcopagia) lucinalis Dsz.; altri alla raris- [N sima 7. lamellosa Dsr.; ma è impossibile darne un giudizio. Altre forme di Tellina, però tutte indeterminabili, si trovano in questi strati. a Chama lamellosa Lux. 1882. Chama lamellosa Lux. Desuaves. Environs, pag. 247, tav. 37, fig. 1-2. MEA e —_ — Cosswann. Catalogue, II, pag. 7 (cum syn.). Comunissima in bellissimi e ben rispondenti esemplari. Chama granulosa D’Arcx. 1847. Chama granulosa D’Arcaiac. Descr. des foss. de Bayonne et de Dax. Mém. Soc. géol., pag. 433, tav. XII, fig. 9-10. Due esemplari completi, ed una valva isolata perfettamente rispondenti a questa specie. Septifer Eurydices Bav.— Tav. XVI [Tav. I], fig. 19. 1870. Septifer Eurydices Bayan. Moll. tert., I, pag. 68, tav. 9, fig. 2. Ho creduto bene di figurare un esemplare bellissimo, che si distingue dalla specie tipica per la lobatura non solo sul margine, ma anche su tutta la conchiglia. Mytilus sp. ind. Modello di una forma assai grande che consente appena la determinazione generica. | Lima interlyrata Bay. . 1873. Lima interlyrata Baran. Moll. tert., II, pag. 131, tav. 13, fig. 6. Lima n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 22. L’esemplare è sventuratamente incompleto, esso però è così caratteristico che ho creduto utile darne una figura. La conchiglia non è molto grande, ha sempre ben conservato il margine cardinale, e l’umbone, spor- 240. P. E. VINASSA DE REGNY ‘ [30] gente, assai ricurvo. Da esso partono numerose costoline sottili, regolarissime, riunite a fascetti di 3-4, di cui le mediane sono più rilevate delle laterali; ne viene in tal modo un’ornamentazione eminentemente graziosa e caratteristica: i solchi che intercedono tra costa e costa sono tra: loro uguali, equidistanti, e minutamente granulosi. i Lima sp. ind. È un esemplare incompleto, che non può riferirsi alla L. papillifera Bar. di Gallio, e che molto pre- sumibilmente va considerata come nuova specie, di cui però per lo stato dell’ esemplare non saprei dare una diagnosi molto esatta. Plagiostoma eocaenicum Bay. 1870. Plagiostoma eocaenicum Bavan. Moll. tert., I, pag. 66, tav. 8, fig. 8 (cum syn.). Pecten Nicolisi n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 24. P. testa maiori aequilaterale, depressiuscula, elegantissime ornata; costis radiantibus crebris, apice linearibus, fere carinatis, deinde latioribus, costellis mvinoribus lateralibus comitatis; costella intermedia magnitudine laterales ae- quante; costis ommibus minutissime crenulatis; apice acuto, parum prominente; auricula magna, triangulari, costellis aequalibus radiantibus, undatis, minute crenulatis, inferne crebris, superne divaricatis praedita. Margine integro. Conchiglia quasi orbiculare, poco rigonfia: dall’ apice partono numerose costoline minutamente crenulate di forma molto caratteristica. Per il Joro primo terzo queste coste sono semplici, ma avvicinandosi al mar- gine ognuna di esse viene accompagnata da altre due costoline esse pure finamente crenulate. Oltre a questo fascio di costole sì trova poi una costa posta tra fascio e fascio, la quale costolina mediana è grande quanto le due laterali del fascio principale. Verso la parte posteriore le coste perdono questo carattere; esse sono quasi uguali tra loro, più fortemente crenulate e talvolta lievemente ricurve. L'unica orecchietta che resta è allargata in alto, cosicchè il margine cardinale non è diritto. Sull’orecchietta si hanno coste raggianti, uguali, poco ricurve e strie di accrescimento appena notate. Dalla piccola fossetta ligamentare triangolare parte lateralmente un solco orizzontale, come negli Entolium dai quali però la nuova forma sì distingue per la superficie adorna di coste. L’ornamentazione caratteristica, la forma dell’orecchietta e del cardine tengono ben distinta questa forma dalle congeneri. i Pecten Meneguzzoi Bay. 1870. Pecten Meneguxzoi Baran. Moll. tert., I, pag. 67, tav. 8, fig. 7. Pecten Bonarellii n. f. — Tav. XVI [Tav. I]; fig. 23. P. testa minori, solida, aequilaterali, obovato-elongata, costis crebris patentibus, aequidistantibus, regularibus or- nata; striùs radiantibus crebris in sulcis patentibus, in costis subevanescentibus; umbonibus acutis parum patentibus, auriculis fere aequalibus, striis regularibus ornatis; margine cardinali recto, ventrali undato. Piccola conchiglia, spessa, a contorno ovale, allungata, equilaterale, quasi pianeggiante, ornata da circa [31] È P. E. VINASSA DE REGNY i 241 16 coste uguali, equidistanti, che verso i margini laterali tendono a pianeggiarsi. I solchi profondi uguali alle coste sono muniti di fitte strie raggianti molto nette; queste strie si riscontrano pure, ma meno spiccate, an- che sulla sommità delle costole. La regione umbonale forma un angolo molto acuto coi margini, che la separano dalle orecchiette, lunghi e lineari. Le orecchiette quasi uguali in grandezza sono adorne da numerose strie raggianti, diritte, regolari; il margine cardinale è diritto, quello ventrale è ondulato seguendo esso il decorso delle coste. Questa forma ha qualche analogia col P. infumatus Lmk., ma se ne distingue per le .ornamentazioni. Spondylus radula Lr. 1832. Spondylus radula Lux. DesHayes. Environs, pag. 320, tav. 46, fig. 1-5 (cum syn.). 1887. — — — Cosswanw. Catalogue, II, pag. 188 (cum syn.). ‘Spondylus-(?) sesquispinatus n. f. — Tav. XVI [Tav. I], fig. 25. Sp. (2) testa crassa, subcirculari, depressiuscula ; costis crebris radiantibus, quandoque aculeatis, sulcis profundis in- terjectis ornata; lamellis crebris, angulatis ‘in sulcos disposîtis, antice parum patentibus. Conchiglia assai grande quasi circolare, angolosa verso l’umbone, munita di numerose coste raggianti in alto ottusamente angolose, separate da solchi lineari assai profondi. Di queste coste le tre mediane non hanno aculei; seguono poi di qua e di là due coste aculeate, poi, sempre corrispondenti da ambe le parti, altre tre coste senza aculei, poi una aculeata, e quindi altre due senza aculei, e di nuovo una aculeata. Oltre questa ornamentazione si hanno piccole lamelle molto fitte quasi crestate le quali partendo dai due lati della co- sta vengono a riunirsi, facendo un angolo molto ottuso volto al basso, sulla convessità delle coste, ove sono x però meno visibili. Per la forma questa specie è assai vicina allo Sp. planicostatus v'Arca. (Mém. Soc. géol. 1850, pag. 438, tav. XIII, fig. 2), ma se ne distingue subito perila sua caratteristica ornamentazione. Spondylus cfr. horridus Brun. Frammento di un individuo che mi sembra possa avvicinarsi assai a questa forma di Nizza. ‘Spondylus cfr. Rouaulti p’Arcr. La forma più obliqua e più allungata distingue il nostro esemplare dalla specie indiana. Ostrea eversa Men. 1887. Ostrea eversa MeLL. Cosswann. Catalogue, II, pag. 189 (cum syn.). Ostrea supranummulitica Zirm. 1862. Ostrea supranummulitica Zurren. Die obere Nummulitenform. in Ungarn, pag. 394, tav. III, fig. 7. Esemplari assai numerosi, tutti però assai piccoli, e a parer mio molto ben rispondenti alla forma di Dorogh. 242 P. E. VINASSA DE REGNY 0 [32] Ostrea hystrix n. f. - - Tav. XVI [Tav. I], fig. 26. O. testa minori, solidula, inaequilaterali, depressiuscula; costis radiantibus, fere carinatis; spinulosis, bifurcatis, sulcis profundis interjectis ornatis; striis concentricis crebris, undulatis. Rarissima e interessantissima forma che a nessuna specie di quelle sin qui conosciute può riferirsi. La conchiglia è piccola, non molto spessa, di forma quasi ovale, assai depressa. L'ornamentazione ne è oltremodo caratteristica. Dagli umboni partono alcune coste molto rilevate, quasi carenate che via via si bi- o tripar- tiscono; sopra lo spigolo di esse si riscontrano numerosi aculei, irregolari, assai lunghi, vuoti nel centro, dacchè essi sono formati da protuberanze del margine arrotolate sopra sè stesse; e infatti in corrispondenza di essi si trovano delle linee di accrescimento più sviluppate, e che rappresentano il vecchio margine della conchiglia. Le numerose strie di accrescimento, molto ben visibili nei solchi, larghi e profondi, sono tutte ondulose. N Dentalium n. f. ind. La conchiglia è molto piccola, fragile, cilindrica, levigata, appena ricurva. Lo Zirrer riferì questa forma, secondo il Catalogo di SrveLui, al D. fissura Lxx.; il MeneGaINI lo credè una nuova specie. Anche a Ciupio si trova e ne ho esemplari assai migliori. Questa forma non corrisponde certamente al D. fissura Lmx., ma appunto gli esemplari essendo rotti e incompleti non saprei darne una diagnosi sufficiente a distinguerla. Dentalium sp. ind. Alla Cava Scole in Val d’Avesa raccolsi un’altra forma di Denrtalium del quale pure non saprei dare un sicuro giudizio. La conchiglia è assai grande, ricurva, a superficie apparentemente liscia. Per quanto potrei giudicarne questa forma si avvicinerebbe assai al D. substriatum Dsx. Patella Gregorioi n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 1. P. testa magna, crassa, solida, discoidali, elongata, depressiuscula; apice subcentrali, obtuso, costis 9-10 magnis, patentibus, obtusis, flexuosis, minoribus interiectis, et striis linearibus radiantibus ornata; costis concentricis nullis ; ambitu ovali fleruoso; margine rotundato, non incrassato. $ Questa bella forma che è forse una delle più grandi Patelle note sino ad ora, sembra molto rara a San Giovanni Ilarione non conoscendone che questo solo esemplare proveniente da Pozza ed uno assai più piccolo, forse della stessa località, conservato nel Museo di Firenze. La conchiglia spessa, solida, assai depressa ha una forma lievemente ovale a contorno molto irregolare flessuoso a seconda delle coste che giungono al mar- gine e vi producono una sporgenza. L’apice è posto circa al terzo posteriore, è ottuso poco sporgente: da esso partono circa 10 grosse coste molto spiccate e sporgenti, ottuse, flessuose, assai distanti tra loro, più allontanate però nella parte anteriore, che non nella posteriore. Fra esse coste maggiori si hanno, special- mente sul davanti, coste minori meno sporgenti. Numerose strie raggianti assai visibili adornano tutta la con- chiglia: mancano ornamenti concentrici. Non saprei a quale specie avvicinare questa bella forma. Per le sue dimensioni potrebbe avere qualche analogia colla P. detrita Bav.; la nostra forma però se ne distingue per essere più depressa, per le coste alternanti e per il suo contorno irregolare. rn n E Pero ro. [33] P. E. VINASSA DE REGNY 243 Patella detrita Bay. 1870. Patella detrito Bavan. Moll. tert., I, pag. 64, tav. VIII, fig. 8 (cum syn.). Anche il nostro esemplare è in assai cattivo stato; esso è più piccolo della figura dataci da Bayan: le coste arrotondate sono assai ben visibili, e ne ho potute contare all'incirca 20, assai più spiccate verso la periferia. Patella pyramidalis Mex. è» sch. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 2-5. P. testa alta, apice parum excentrico, ambitu ovali, antice latiore, anguloso; angulis circiter duodecim, superficie itidem pyramidali, laevigata, antice et lateraliter plana, postice laeviter convera. Conchiglia assai spessa, molto alta, ad apice quasi centrale, ottuso; margine ovale arrotondato, sul da- vanti più largo, munito di circa 12 angoli, ai quali sulla superficie corrispondono dodici faccie piramidali, levigate; piane sul davanti ed ai lati; lievemente ricurve sul di dietro. Gli spigoli secondo cui questi piani si riuniscono sono ottusi. La mancanza assoluta di ornamentazioni, il contorno poligonale, la forma netta- mente piramidale distinguono questa specie da tutte le altre sin qui conosciute. Non sempre però gli indi- vidui sono così nettamente caratterizzati; e posseggo vari esemplari di questa forma, in cui la superficie pi- ramidale è assai meno nettamente distinta (vedi Tav. XVII [II], fig. 3-5), ma la conchiglia sempre molto alta, l’apice centrale, e un accenno più o meno distinto alla forma piramidale non lasciano dubbio alcuno rispetto alla loro determinazione. Patella sp. Non so a quale specie riferire questo esemplare di Chiampo, assai elevato, a contorno ovale, munito di grosse coste radiali, tra cui se ne hanno altre 4-5 minori, raggianti da un apice ottuso, spostato un poco all'indietro. Il margine a quanto si può vedere è lievemente crenulato, manca però gran parte della conchiglia posteriore. Si avvicina un poco alla P. Raincourti Lux., ma se ne distingue per le dimensioni. Patella Stygis Mex. in sch. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 6. P. testa alta, ambitu ovali, apice vix excentrico, costis creberrimis, inaequalibus, circiter 15 maioribus, caeteris saepe majoribus et minoribus alternantibus, sulcos interpositos excedentibus, vittis spiralibus regulariter clathratis. Per il suo aspetto generale questa bella forma ha una somiglianza grande colle Emarginule. La sua scul- tura regolarissima si compone di numerosissime linee raggianti, di cui circa 15 sono assai più grandi, e spic- cate; tramezzo ad esse se ne trovano delle altre minori, alternanti con altre un poco più grandi. Alcune strie spirali tagliano queste linee, e danno alla conchiglia, specialmente verso la periferia, un aspetto reticolato, sempre però poco distinto; l’apice è quasi perfettamente centrale. Questa forma ha grande somiglianza colla P. Defrancei Desa. (Bassin, pag. 228, t. 13, fig. 5-8). Se ne distingue subito per le dimensioni molto maggiori, e per la scultura, avendo molto meno distinto il reticolato, e non avendosi mai traccia di nodi. Patella cfr. costaria Dsz. Dimensioni più grandi ed una regolarità maggiore negli ornamenti mi impediscono di essere sicuro della: determinazione. Palaeontographia italica vol. I. 32 244 P. E. VINASSA DE REGNY 5 [34] Patella Boreaui Bay. » 1870. Patella Boreaui Bavan. Moll. tert., I, pag. 64, tav. VIII, fig. 9. Di questa specie ho un esemplare incompleto, della cui determinazione non sono però del tutto sicuro. Emarginula camelus Bay. 1870. Emarginula camelus Bavan. Moll. tert., I, pag. 62, tav. VIII, fig. 9 (cum syn.): x Posseggo di questa forma esemplari bellissimi; l'apice nei nostri è un po’ più arcuato. L'unica specie cui forse si potrebbe avvicinare questa forma è la £. fenestrata Dsx., rarissima a quanto dice Cosswann (Cata- logue, IIL, pag. 37). Pleurotomaria concava Dsr. 1833. Pleurotomaria concava Desnayes. Environs, pag. 246, tav. 32, fig. 1-3. 1888. — — Dsx. Cosswann. Catalogue, III, pag. 43 (cum syn.). * Di questa specie posseggo un bellissimo esemplare, e vari frammenti tra cui uno di un individuo assai sviluppato. Delphinula calcar Lmx. 1833. Delphinula calcar Lwx. DesHAvESs. Environs, pag. 203, tav. 23, fig. 11-12 (cum syn.). 1888. _ — — Cosswann. Catalogue, ILL, pag. 47 (cum syn.). Gli esemplari nostri furono considerati da ZirreL come specie nuova; la somiglianza colla specie di La- MARK mi sembra però così manifesta che non esito a riferirveli. Delphinula lima Lux. 1833. Delphinula lima Lxx. Desnaves. Environs, pag. 203, tav. 24, fig. 7-8 (cum syn.). 1888. — — — Cosswann. Catalogue, III, pag. 48 (cum syn.). Nonostante che il nostro esemplare non sia in perfetto stato, pure credo che esso a questa specie vada riunito. Il MexeGnINI però lo riferì con dubbio alla D. multisulcata Scart. dalla quale si distingue subito per la spira molto più depressa. Delphinula decipiens Bay. 1870. Delphinula decipiens Bayan. Moll. tert., pag. 18, tav. 7, fig. 8 (cum syn.). Esemplare splendidamente conservato e che sembra esclusivo a S. Giovanni Ilarione, non conoscendone [N io che un solo esemplare della Croce Grande. La somiglianza colla D. Gervillei Dsn. è molto manifesta. Calliomphalus squamulosus Lmr sp. 1833. Turbo squamulosus Lmx. Desnayrs. Environs, pag. 251, tav. 32, fig. 4-7 (cum syn.). 1888. Calliomphalus squamulosus (Lmx.) Cosswann. Catalogue, TTT, pag. 49 (cum syn.). Esemplari perfettamente rispondenti, solo più piccoli assai, dacchè il nostro maggiore esemplare ha 15 mm. [35] P. E. VINASSA DE REGNY 245 di altezza per 14mm. di diametro. Le dimensioni però e i loro rapporti sono in questa forma assai variabili, x secondo anche quanto è osservato dal Cossmans. Trochus mitratus Dsx. var. Thesei Mcx. i sch. sp. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 10. Come già osservai per il 7. Rafaéli May. credo che varie forme di Trochus di questi strati siano da considerarsi come varietà della forma parigina. Le ornamentazioni si mantengono quasi costantemente uguali N nelle diverse varietà; la forma della base è solo leggermente più o meno convessa; soltanto l’ angolo api- ciale è variabilissimo. Mentre nella var. Rafaéli è acutissimo, nella var. Thesei è un poco meno acuto; inoltre la base è più convessa ed è ornata da vitte poco numerose. Trochus mitratus Dsx. var. vicetina Mex. in sch. sp. — Tav. XVII [Tav. II), fig. 11. Questa varietà identica per gli ornamenti degli anfratti alla precedente ha solo la base piana, adorna di vitte più numerose ed ha l’angolo apiciale ancora più ottuso; i giovani individui di questa varietà si di- stinguono appena dai giovani della var. Saemanni Bar. Si avrebbero quindi in questi strati quattro va- rietà del 7. mitratus Dsz.: la var. Rafaéli May. del Monte Postale; la var. Thesei Mcr., e vicetina Mea. esclusive di San Giovanni Ilarione, e la var. Saemanni Bar. di Roncà. Trochus n. f. ind. Gli esemplari di cui dispongo non mi permettono di dare una esatta descrizione tanto da giustificare un nuovo nome. Sono due piccoli individui, a forma trocoide, acuta, con piccola fessura umbelicale, a giri qua- drangolari arrotondati, uniti da una profonda sutura; la base è fortemente convessa, la bocca è arrotondata, obli- qua; sugli anfratti si hanno tre vitte grosse, ottuse, poco sporgenti, sulla base se ne trovano altre quattro; queste vitte poi sono tagliate da numerose linee trasversali, che le intersecano a quadrelli molto regolari. — Dal Menecnni ebbe il nome di 7. craticulatus. Turbo radiosus Lmx. 1833. Turbo radiosus Lur. DesHAyes. Environs, pag. 260, tav. 40, fig. 11-12 (cum syn.). 1888. — — — Cosswann. Catalogue INI, pag. 67 (cum syn.). Di questa bellissima specie abbiamo anche individui completi operculati; essi sono in tutto rispondenti alle forme del bacino di Parigi. Turbo Herouvallensis Dsax. 1888. Turbo Herouvallensis Dsn. Cossuann. Catalogue, III, pag. 67 (cum syn.). I nostri due individui perfettamente conservati furono considerati come nuovi dallo ZirteL; MeNEGHINI però li riferì alla specie di DesHaves, dalla quale veramente non saprei come tenerli distinti. Turbo Fucinii n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 9. T. testa tenui, turbinata, globosa; spira elongata, conica; apice acuto; anfractibus senis, converiusculis, lente crescentibus, sutura profunda canaliculata junctis; ultimo anfractu magno, dimidiam fere altitudinem aequante; fo- 246 P. E. VINASSA DE REGNY [B6] rato; vittis spiralibus tribus magnis, lamellis numerosis confertis brevibus, aequidistantibus clathratis, in ‘intersec- tione nodulosis; basi imperforata, vittis spiralibus carinatis ornata: apertura magna, circulari; columella incrassata. Questa bella specie fu riferita dapprima dal Mexecnni al 7. Herowvallensis Dsa., dopo poi fu conside- rata come nuova: ed infatti dalla specie predetta colla quale ha una somiglianza grandissima nell’ornamen- tazione si distingue per la spira molto più allungata, per la sua forma molto più turricolata, cosicchè viene ad essere di un'altezza uguale presso a poco alla larghezza. La conchiglia è assai sottile, formata da sei anfratti assai convessi che crescono regolarmente, e sono tra loro uniti mediante una sutura profonda canalicolata, gli anfratti sono tutti muniti di tre grosse carene molto nette, alle quali alla base si aggiungono altre 4 o 5 vitte spirali pure carenate, e assai vicine tra loro; alcune costole trasversali, laminari, molto numerose, parallele, equidistanti, tagliano regolarmente queste carene e nel punto di intersezione le rendono nodulose. La bocca è grande, circolare; manca l'ombelico, la columella è assai incrassata. Altre particolarità non mi sono visibili stante la conservazione difettosa della. bocca. Turbo Grecoi n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 8. T. testa minori, elongata; anfractibus quinis, rapide crescentibus, carinatis ; carina in tertio inferiore posita, nodu- losa; ad suturam vittis duobus nodulosis positis ; basi converiuscula, angulosa, vitta maiore nodosa, 7-8 minoribus minute granulatis praedita; apertura obovato-depressa. Graziosa e rara conchiglia composta di 5-6 anfratti, assai rapidamente crescenti, angolosi, carenati nel loro terzo inferiore: la carena è adorna di nodi sporgenti, equidistanti; al di sotto della carena si ha presso alla sutura una vitta minore essa pure nodulosa; al di sopra altre strie minutissime esse pure granulose, e quindi di nuovo presso alla sutura una terza vitta assai maggiore con noduli leggermente più allungati. La base è assai convessa, angolosa: sul margine acuto parte una vitta maggiore nodulosa, e quindi altre 7-8 linee spirali minori, essa pure minutamente granulose. Per forma si avvicina al 7. lapurdensis p’Arcr. di Biarritz, ma se ne distingue per la maggior ornamen- tazione specialmente sulla base, ove le nodulosità sono nettissime. Turbo cfr. inermis Dsn. Piccolo esemplare che non saprei a quale specie esattamente riferire, ma che ha somiglianze notevoli colla forma parigina. Collonia subturbinata Bay. sp. 1870. Delphinula subturbinata Bavan. Moll. tert., I, pag. 18, tav. 7, fig. 2-3. Una delle forme le più comuni in questi strati. Turbo (?) D’Achiardii n. f. — Tav. XVII [Tav, II], fig. 7. T.(?) testa magna, solidula, turbinata; anfractibus semis, lente crescentibus, ultimo magno, dimidiam altitudinem aequante; costis spiralibus crebris, notatis, aequidistantibus, sulcis aequalibus interjectis; striis minoribus in sulcis quandoque positis; apertura magna ovato-depressa, columella crassa, obsolete tuberculata; labio tenui, acuto; umbilico tenui, paullò profundo. i mire a a tn [37] P. E. VINASSA DE REGNY 247 Questa conchiglia assai grande credo vada riferita piuttosto a qualcuno dei nuovi generi proposti pei Turbo, genere che non azzardo a scegliere data la poca buona conservazione dell’ esemplare. È una conchiglia non molto alta, composta di 6-7 giri lentamente crescenti, riuniti da una sutura semplice poco profonda. L'ultimo giro è assai grande ed occupa una metà dell’altezza. Su tutta la superficie si hanno grosse coste spirali equidistanti, separate da solchi di larghezza quasi eguale, in cui spesso si vedono altre strie spirali minori. La bocca non molto grande è obliqua, depressa, il bordo columellare ricurvo mostra alcuni rari tuber- coli molto poco spiccati: l'ombelico è poco profondo, ma è assai largo, ed ha nel centro una piccola colonna aderente al margine columellare. Il labbro è acuto, e quasi tagliente verso la parte più esterna, ma presso la columella si inspessisce assai. Il MenecHINI riferì con dubbio questa bella forma al 7. Asmodei Benert. dal quale si distingue per la spira molto più depressa, la forma della bocca e la ornamentazione diversa. Neritopsis Agassizi Bay. 1870. Neritopsis Agassixi Bavan. Moll. tert., I, pag. 21, tav. 7, fig. 10 (cum syn.). Nerita Canavarii n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 12. N. testa crassa, solida, magna; spira brevi, planiuscula; ultimo anfractu magno, canaliculato; vittis tribus ma- joribus nodulosis, minoribus interjectis, deinde vittis punetulatis crebris ornata; apertura magna rotundata; labro expanso incrassato. Bellissima forma di cui ho uno splendido esemplare, e di cui un secondo del pari bello vidi a Vienna; a Firenze se ne ha un piccolo individuo. La conchiglia è grande, spessa, a spira molto depressa, quasi piana; l’ultimo giro si unisce ai precedenti mediante una sutura profonda canalicolata; l’ornamentazione è oltremodo caratteristica. Tre serie di grossi nodi stanno sulla parte più pianeggiante dell’anfratto; tramezzo ad esse si hanno delle linee tubercolate, le quali verso l'apertura si dividono in due e anche in tre; a queste serie di grossi nodi seguono altre numerose linee di tubercoletti, le quali pure accennano ad una alternanza di mag- giore e minore dimensione. L'apertura è grande, rotondata, angolosa in alto, il labbro è spesso, e si espande assai sulla spira. Per l’ornamentazione sua caratteristica questa forma non può confondersi con alcun’altra. Nerita crassa Belt. Nessuna differenza si riscontra tra gli individui che si trovano a San Giovanni, Chiampo ecc. e quelli del Monte Postale. Gli esemplari sono numerosissimi e splendidamente conservati; in alcuni pure la colorazione è nettissima; essa consta di tre fascie scure che dall’apice partono divergendo verso l’apertura. Velates Schmiedeliana Canmn. sp. Gli individui di San Giovanni Ilarione e Ciupio si distinguono da quelli di Roncà per la loro dimensione in generale assai più piccola. Quelli di Chiampo sono invece assai più grandi. Niso fallax n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 13. N. testa minori, elongata, acuta; anfractibus numerosis planis, imbricatis, laevigatis; basi plana, carenata; apertura subquadrata; umbilico profundo infundibuliformi. 248 P. E. VINASSA DE REGNY [38] Non ho voluto passare sotto silenzio questa interessante e caratteristica forma assolutamente diversa dalle altre, benchè il suo stato di conservazione lasci assai a desiderare. La conchiglia è piccola, allungata, a spira molto acuta, composta di numerosi anfratti, lentamente crescenti, levigati, posti a gradinata, e spor- genti presso la sutura inferiormente. La base è pianeggiante, acutamente angolosa verso l'esterno; l'apertura è quasi quadrata, l'ombelico è molto profondo, foggiato a imbuto. Adeorbis laevigata Dsu. sp. 1833. Turbo laevigatus Desnayes. Environs, pag. 257, tav. 33, fig. 13-15. 1888. Adeorbis laevigatus (Dsn.) Cossmann. Catalogue, III, pag. 153 (cum syn.). Adeorbis acuticosta Mx. è sch. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 14. A. testa subdiscoidea, superne converiuscula, inferne plana, spira prominula, anfractibus 4-5 subgradatis, ad suturam excavatis, sutura simplici junctis; costis spwalibus acutis prominentibus, aequidistantibus; minoribus late- ralibus concomitatis, apertura subcirculari, depressa. Questa piccola forma è una conchiglia quasi discoidale, in alto convessa, in basso quasi piana; la spira poco prominente è composta di 4-5 giri posti come a scalinata, incavati presso alla sutura, e adorni di grosse coste spirali carenate prominenti equidistanti, all’ultimo anfratto spesso accompagnate da due costicine late- rali minori; l’apertura è ovale e depressa. Questa specie è intermedia tra la A. paucicosta Dsa. (A. planorbularis Dsr. secondo Cosswann, III pag. 155), e A. propinqua Dsx. Si distingue dalla prima pel meplata suturale, e le visibili strie di accrescimento; dalla seconda, per la sezione triangolare caratteristica dell’ultimo giro. Adeorbis septemcarinata n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 15. A. testa trochiformi, convexa; anfractibus converis, sutura impressa juncetis; striis spiralibus tenuwibus duodecim minoribus interpositis, propter vittas tenuissimas radiantes cancellato-punetatis; ad ambitum carinis duabus eminen- libus, ad basim vittis quinque subsequentibus aequidistantibus praedita; basi convera, umbilico profundo infundibuli- forme, striis radiantibus ornata: apertura obovato-obliqua. Questa nuova specie molto rara a quanto sembra, è una piccola conchiglia depressa, superiormente con- . vessa, a giri rapidamente crescenti muniti di una sutura molto ben distinta. Negli anfratti si riscontrano circa 12 linee spirali maggiori che ne hanno delle minori interposte; alcune linee trasversali minutissime appena visibili danno alla conchiglia un aspetto reticolato e punteggiato. Caratteristici poi sono gli ornamenti della base. Sulla periferia dell'ultimo anfratto si hanno due grosse carene molto spiccate, sulla base poi le seguono altre cinque vitte minori, careniformi, equidistanti, con solchi intermedi molto ampi e lisci. L'ombelico è profondo imbutiforme, e in esso si vedono molto nette le strie di accrescimento: la bocca è obliqua, ovato depressa. Questa specie è intermedia tra l'A. rota Dsn. ( Bassin, pag. 439, Tav. 28, fig. 24) e l'A. dicarinata Lx. (Desuaves. Environs, pag. 259, Tav. 33, fig. 5-8) distinguendosi però molto bene da entrambe. Natica epiglottina La. 1824. Natica cpiglottina Lux. Desnaves. Environs, pag. 165, tav. 20, fig. 5-6-11 (cum syn.). 1888. — -- — Cossmann. Catalogue, III, pag. 159 (cum syn.). [39] ) |P. È. VINASSA DE REGNY 249 Natica Noae D’ Or. 1850. Natica Noae D’OrBIGNY. Prodròme, II, pag. 413, n. 1437 (cum syn.). 1888. — — p’Ors. Cosswann. Catalogue, III, pag. 160 (cum syn.). Esemplare caratteristico per l'enorme callosità molto sviluppata e distinta. Natica cepacea Lux. È una delle forme le più comuni in questo gruppo di strati. I belli e numerosi esemplari offrono par- ticolari interessantissimi per lo studio dello sviluppo graduale degli individui. ‘Natica Hantoniensis Pur. sp. 1843. Natica Hantoniensis Pix. Nysr. Cog. et. polyp. foss., pag. 445, tav. 39, fig. 2. 1863. — —_ — Sanpsercer. Mainzwer Becken, pag. 163, tav. 12, fig. 11. 1888. — —_ — Cosswann. Catalogue, II, pag. 164 (cum syn.). Non saprei a quale altra specie meglio riferire questo individuo, determinato come N. Hantoniensis anche dal MenecaNI. A quanto posso giudicare esso offre pure qualche rassomiglianza anche coll’individuo figurato ma non descritto dal De Greeorio (S. Giov. Ilarione, Tav. VI, fig. 55). Natica venusta Dsx. 1888. Natica venusta Dsw. Cosswann. Catalogue, IMI, pag..165 (cum syn.). La specie è assai comune in questi strati, e ne ho parecchi esemplari delle varie località. Ampullina sigaretina Lux. sp. 1824. Natica sigaretina Lmx. DesmAvES. Environs, pag. 170, tav. 21, fig. 5-6 (cum syn.). 1888. Ampullina sigaretina (Lmr.) Cosswann. Catalogue, ILL, pag. 170 (cum syn.). Specie comunissima dovunque, e perfettamente rispondente alle forme più caratteristiche del bacino di Parigi. Ampullina n. f. ind. La conchiglia non è molto grande, ha guscio sottilissimo, cosicchè di rado si trova intera. La spira è composta di 7-8 giri, assai convessi, lentamente crescenti, riuniti. da una sutura poco profonda, lineare; l’ultimo giro è assai grande, non spinto però all’esterno, poco globoso, occupa circa la metà dell’altezza. La bocca è assai obliqua; il margine columellare è sinuoso, il labbro non è mai conservato. L'ombelico piccolissimo è poco profondo, semplice. Credo si tratti certo di urta forma nuova, lo stato degli esemplari però non mi autorizza a darne una diagnosi sicura. MenecnNI la chiamò N. Zitteli. Ampullina cfr. Willemeti Dsx. sp. Riferisco con dubbio a questa specie due individui non molto grandi, il maggiore dei quali non ha vi- sibile il meplata suturale forse per erosione; entrambi hanno la spira assai breve. Questa sola cosa distingue 250 P. E. VINASSA DE REGNY [40] la specie dalla A. ponderosa cosicchè mi sembra ragionevole la domanda che si fa Cossmanwn (Catalogue, III, pag. 174) se le due specie non debbano esser riunite. Ampullina hybrida Lux. sp. Gli esemplari assai numerosi non raggiungono qui mai dimensioni molto notevoli. Ampullina suessoniensis p’OrB. 1888. Ampullina suessomiensis D’OrB. Cossuann. Catalogue, ILL, pag. 175 (cum. syn.). L'esemplare che ho a mia disposizione risponde pienamente alle descrizioni e alle figure di questa specie importantissima, che secondo Cossmann sarebbe esclusiva dell’ Eocene inferiore. Una deposizione testacea in- terna mostruosa ne chiude quasi interamente l’apertura. Ampullina n. f. ind. Due esemplari mal conservati, a spira molto acuta formata da 5-6 giri poco convessi, scalari, uniti da una sutura angusta profonda; ultimo giro grandissimo, turgido, rigonfio; ombelico aperto, piccolo, semplice; apertura piccola, molto obliqua, bordo columellare non molto sinuoso. Si avvicina assai alla A. spirata Lux., manca però del canale caratteristico di questa specie. Ampullina acuminata Lxx. sp. 1824. Ampullaria acuminata Lux. Desnaves. Environs, pag. 139, tav. 17, fig. 9-10 (cum syn.). 1888. Ampullina _ (Lxr.) Cosswann. Catalogue, III, pag. 175 (cum syn.). Ampullina conica Lwx. sp. 1824. Ampullaria conica Lux. DesnAves. Environs, pag. 140, tav. 17, fig. 7-8 (cum syn.). 1888. Ampullina —‘— (Lmx.) Cosswann. Catalogue, III, pag. 176 (cum syn.). Gli esemplari di cui dispongo sono tutti in modello assai mal conservati, e quindi ho ancora qualche leg- giero dubbio sull’esattezza della determinazione, benchè dallo stesso ZrrreL essi fossero ascritti alla specie di LAMARK, Ampullina brevispira Lev. sp. 1844. Natica brevispira Leyvwerie. Corbières et Montagne Noire, pag. 363, tav. XVI, fig. 4 a db. Conchiglia assai piccola, a spira assai svolta, giri rotondi, sutura canaliculata, profondissima; ultimo giro assai grande, molto spinto in avanti; apertura lievemente obliqua, ombelico semplice, piccolo, non ricoperto da alcuna callosità, strie trasversali rade. La rispondenza colla specie di Leymerie mi sembra perfetta, e da non lasciare alcun dubbio. Ampullina debilis Bav. sp. 1870. Natica debilis Bavan. Moll. tert., I, pag. 26, tav. IX, fig. 8. [41] ; P. E. VINASSA DE REGNY 251 Xenophora splendida n. f. — Tav. XVII [Tav. II, fig. 16. X. testa magna, solida, depressa; spira conica, amnfractibus septenis, gradatis, agglutinantibus; ultimo ad periphe- riam carinato, fleruoso; basi concava, in medio anguste umbilicata; umbilico infundibuliforme non profundo; costellis falcatis, radiantibus, ad peripheriam subevanescentibus; striis concentricis nullis; apertura magna, obovata, depressa, per- obliqua: labro ad umbilicum incrassato, laeviter reflexo. x Questa bellissima forma è certo una delle più grandi tra le Xenophora. La spira consta di 7 anfratti, ed è conica, assai depressa; gli anfratti sono posti come a scalinata, e tutti agglutinanti; l’ ultimo molto grande ha un margine acuto, quasi tagliente, flessuoso. La base è concava e umbilicata nel centro, cosicchè ha l’aspetto di un vero imbuto; l’ombelico è però assai stretto e poco profondo. Dall’ interno di esso irra- diano numerose costoline falcate, colla massima curvatura nel mezzo del loro percorso, che diminuendo di intensità verso la periferia vanno quasi a sparire, e divengono meno distinte quanto più si allontanano dalla bocca. Questa è ovale, depressa, quasi orizzontale; il labbro esterno è assai acuto, il margine columellare in- vece si ispessisce assal in prossimità dell’ombelico, e nel punto ove si inserisce sull’anfratto è lievemente re- flesso, calloso. Si distingue subito per le sue dimensioni dalla X. Gravesî D’Arca. e dalla X. nummulitifera Dsx.: per la forma dell’ ombelico molto poco profondo, e per le ornamentazioni non si può confondere colla X. umbilicaris Sor. (X. agglutinans Lux.). Sembra assai rara perchè non ne conosco che questo solo esem- | plare di Crocegrande. Xenophora cfr. umbilicaris Son. Le Xenophora non sembrano molto rare in valle di Ciupio e anche a S. Giovanni Ilarione; non saprei a quale specie meglio riferirle se non alla X. umbilicaris Sor. (X. agglutinans Lwx.). Ma trattandosi sempre di modelli e spesso incompleti non posso dare un giudizio esatto sulla specie. Anche ZirtEL però ne aveva determinati alcuni con questo nome, mentre che il MexnecHInI li aveva invece riferiti alla X. Lyelliana Bosa. Calyptraea aperta Son. sp. 1888. Calyptraea aperta Cosswann. Catalogue, III, pag. 193 (cum syn.). Hipponyx cornucopiae Derr. Anche a S. Giovanni, Ciupio ecc. questa forma è tra le più comuni e le più facili a conoscersi. Hipponyx sp. ind. L’esemplare bellissimo che forse deve considerarsi quale nuova specie, somiglia assai alla figura data dal De Grecorio nella Tav. II, fig. 8; solo le dimensioni nel nostro esemplare sono molto maggiori. È questa una conchiglia depressa ad apice molto ricurvo, come un becco, a contorno irregolare, ovale, posteriormente troncato, anteriormente munita di una insenatura. La superficie è tutta quanta coperta da grosse coste radiali fittissime, ‘tagliate da rughe corte, concentriche, maggiori e minori aggruppate, cosicchè ne viene un aspetto come una gradinata lamellosa; queste lamelle verso l'apice sono come dentellate, verso la periferia hanno nettissima nella loro parte mediana la insenatura che si inoltra sul margine. Palaeontographia italica, vol. I. 39 LO (bIi DO P. E. VINASSA DE REGNY [42] Hipponyx cfr. colum Bay. In questi strati finora non si era riscontrato questa forma, che sembrava esclusiva del Monte Postale. L’esemplare nostro è troppo mal conservato per permettere una determinazione sicurissima, pure le somiglianze sono tanto spiccate che credo molto probabile la mia determinazione. Hipponyx flexuosus n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 20. H. testa minori, tenui, elevata, ambitu irregulari, antice rotundato; apice obtriso, recurvo, subspirato; costis radian- tibus fleruosis, obtusis, aequidistantibus. Conchiglia assai elevata, sottile, a contorno irregolare, arrotondata davanti, troncata al di dietro, apice ottuso, ricurvo, debolmente spirale, perpendicolare al margine posteriore. Tutta la superficie è munita di grosse coste radianti, molto distinte, ondulate, flessuose, ottuse, equidistanti. Lo stato di cattiva conserva- zione in cui si trova l'esemplare non mi permette una descrizione più precisa e dettagliata. Un secondo esemplare assai minore, in gran parte modello, presenta molto spiccate alcune grosse coste flessuose; si distingue però per un contorno molto più arrotondato, e per l'apice molto meno ricurvo. Hipponyx dilatatus Lx. sp. 1824. Pileopsis dilatatus Lug. DesHAves. Environs, pag. 24, tav. II, fig. 19-21 (cum syn.). 1888. Hipponyx dilatatus (Lxx.) Cosswann. Catalogue, ILL, pag. 195 (cum syn.). Hipponyx comptus Dsx. 1888. Hipponyx comptus Dsr. Cossmann. Catalogue, III, pag. 195 (cum syn.). Non si distingue dagli esemplari tipici che per essere un poco più grande, non tanto depresso, e per le coste che non sono granulose. Del resto perfettamente rispondente, benchè specie assai rara. Hipponyx striatus Mx. @n sch. — Tav. XVII [Tav. Il], fig. 18. H. testa pileiformi, obliqua, conica, ad apicem inflera, contorta, breviter spirali; eleganter vittis tenuibus, laeviter fleruosis, rugularibus radiata; striis 4-8 mimimis inter vittas profunde sculptis; apice recurvo, adunco, in marginem projecto; basi ovali, margine integro. Questo Hipponye non molto raro a Ciupio è una piccola conchiglia pileiforme, obliqua, coll’apice ricurvo, contorto, tendente a volgersi a spira, posto proprio al di sopra del margine posteriore. Caratteristica oltre- modo ne è l’ornamentazione. La conchiglia è ornata di alcune vitte radiali, sottili come rughe, lievemente flessuose; tramezzo ad esse vitte si riscontrano da 4 a 8 piccole strie, visibili solo colla lente, molto profonde, nettissime, mai confuse tra loro, talvolta lievemente granulose. La .base è ovale, il margine periferico è in- tegro. Questa specie si distingue da tutte le sue congeneri per questa ornamentazione radiale caratteristica. Hipponyx corrugatus Mar. n sch. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 19. H. testa minori, irregulari, subcirculari, elevata; apice obtuso in quarto posteriore posito; costellis radiantibus nullis, lamellis concentricis rugosis, flexuosis, subgradatis, ad apicem evanescentibus, peripheria irregulariter flevuosa. [43] P. E. VINASSA DE REGNY 203 Questo piccolo individuo fu considerato dal MeneGHINI come appartenente ad una nuova forma, ed in- fatti non conosco alcuna specie che vi si possa ravvicinare. La conchiglia è piccola, subcircolare, assai ele- x vata; l'apice lievemente ottuso è posto molto all’ indietro e quasi a piombo sul margine posteriore; tutta la conchiglia poi è adorna di lamelle o rughe assai nette, convesse, flessuose, riunite in gruppi di maggiori e minori, che danno alla conchiglia un aspetto gradiniforme come nelle Chama. La periferia è irregolare, lievemente ondulata, flessuosa, a margine acuto, tagliente. Hipponyx Spinellii Mcx. 2 sch. — Tav. XVII [Tav. II), fig. 17. H. testa pileiformi, conica, elevata; basi subrotunda, postice truncata; apice inflexo, obtuso, in marginem projecto; strus tenuibus, aequalibus, equidistantibus, parum flexuosis, quandoque evanescentibus uniformiter radiata, rugis con- centricis Wregularibus, ad peripheriam marcatis; marginibus integris. Conchiglia non molto grande, assai elevata, conica, a contorno subcircolare, troncato sotto l’apice; que- sto è ottuso, lievemente ricurvo e spostato verso l’indietro, e si trova perpendicolare al margine posteriore: tutta la conchiglia è adorna di numerosissime strie radiali tenuissime, equidistanti, poco flessuose, talvolta poco visibili; delle rugosità irregolari, concentriche, assai rade si trovano pure sulla superficie, manifestan- dosi specialmente verso la periferia dove sono tanto nette da lasciare come delle strozzature nel modello. I margini sono integri. Questa specie ha qualche analogia coll’ H. cornucopiae; se ne distingue subito per l’ornamentazione e per la forma molto più arrotondata e conica; questa forma caratteristica la distingue pure dall’altre specie sue congeneri. Hipponyx opercularis Dsx. 1824. Hipponyx opercularis Desnaves. Environs, Il, pag. 28, tav. IMI, fig. 20-22. 1888. _ — DsxH. Cosswann. Catalogue, III, pag. 197 (cum syn.). Splendidi esemplari, molto ben conservati, con opercoli sviluppatissimi, tanto da offrire nuove ragioni a credere giusta la riunione dei due generi Hipponyx e Pothpletzia. Rissoina clavula DsH. sp. 1824. Melania clavula Dasnaves. Environs, pag. 117, tav. XIV, fig. 18-19. 1888. Rissoina clavula (Dsx.) Cossmann. Catalogue, IIL, pag. 237 (cum syn.). Cheilostoma turricola Bruca. sp. 1824. Melania marginata Lux. DesHaves. Environs, pag. 114, tav. 14, fig. 1-4 (cum syn.). 1888. Pariphostoma turricula (Brue.) Cossuwann. Catalogue, III, pag. 343 (cum syn.). Solarium bistriatum Dsx. Vedasi Monte Postale, pag. 220 [10]. Solarium patulum Lux. 1833. Solarium patulum Lux. Desnaves. Environs, II, pag. 215, tav. 26, fig. 11-14; tav. 40, fig. 11-16 (cum. syn.). 1888. — — -— Cossmann. Catalogue, III, pag. 245 (cum syn.). 954 P. E. VINASSA DE REGNY [Ad] È un individuo perfettan.ente rispondente alla forma tipica di questa interessantissima specie. L'individuo è certamente adulto, e la sua altezza è perfettamente la metà del suo diametro. Un secondo individuo è inte- ramente coperto da frammenti di roccia agglutinata in modo che non si vede altro che la parte concava della spira, interamente rispondente. Solarium montevialense Screr. 1865. Solarium montevialense Scnaurora. Verzeichniss der Verst. ecc., pag. 242, tav. 25, fig. 5. Esemplari assai piccoli che nella loro parte decorticata corrispondono perfettamente a quelli descritti da Sczaurora. Soltanto la conchiglia è molto adorna di linee, crenulate e punteggiate e anche continue; tan- tochè si può avvicinare al Sol. umbrosum Broxer. al quale infatti Zierer l'aveva riunito. Se ne distingue però per le dimensioni, e per la sua grande depressione. Il nome di montevialense dato da ScrAuROTE a questa specie non deve far credere che esso si trovi a Monte Viale; esso è stato trovato invece a Monte Orso presso Monte Viale, in depositi molto più antichi, in quanto che vi si trova l’Helix dumnata Broner., depositi che non al gruppo di cui fa parte il Monte Viale vanno riferiti, ma sibbene al gruppo degli strati con Velates Schmiedeliana. Solarium marginatum Dsx. var. Hilarionis n. var. L'esemplare di S. Giovanni si distingue da quelli di Parigi e quindi anche da quello di Roncà, per avere la spira lievemente più alta, e per le linee spirali sulla base che sono un poco più spiccate che non nella specie tipica. Del resto risponde perfettamente. : Solarium sp. ind. I Solarium sono molto comuni a S. Giovanni, e probabilmente appartengono a nuove forme; gli esem- plari non mi permettono però descrizioni troppo esatte. Alcuni rispondono assai bene alle fig. 31-32 della Tav. II; altri alle fig. 35-36 della stessa Tav. II del De GreGoRIO. Bayania cfr. lactea Lux. Non saprei a quale specie meglio riferire il mio esemplare assai incompleto il quale si distingue solo per essere un poco più rigonfio. Considerando però la molta variabilità di questa specie vi riferisco quindi con dubbio anche il mio esemplare. Bayania (?) nuda Max. in seh. sp. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 24. B.(?) testa turiculato-clongata, anfractibus 16-17 laevigatis, plamiusculis, inferne ad suturam paulo converis, lente crescentibus, sutura lineari nitidissima jumetis; basi imperforata; apertura ovato-clongata; labro sinuoso; columella in- crassata. La conchiglia è turricolata, slanciata, composta di 16 o 17 anfratti, quasi piani, solo un poco rigonfi nella loro parte inferiore presso alla sutura, levigati, crescenti lentamente, riuniti da una sutura lineare, net- tissima: l'apertura è ovale allungata, il labbro esterno è sinuoso, la columella è inspessita e leggermente ar- cuata, Questa specie fu creduta da ZirreL un Cerithium, ed infatti ha moltissime analogie di forma col 0. nu- [45] P. E. VINASSA DE REGNY | 255 dum. Il MexeGHINI riconoscendo non trattarsi affatto di questo genere lo riferiva, però sempre con dubbio, alle Chemmitzia; e infatti la bocca non essendo perfettamente conservata può lasciare qualche dubbio. Isolando l'esemplare però son giunto a scorgere sull’anfratto le traccie lasciate dalla apertura, e ho potuto riscontrarvi la mancanza di sifone ed il labbro sinuoso proprio delle Bayania; a ciò si è aggiunta anche la forma della columella lievemente arcuata e inspessita. La forma però e le dimensioni non sono veramente troppo proprie di questo genere, e quindi vi riferisco con dubbio questa specie. Turritella Catanii n. f. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 2. T. testa turricolato-elongata, spira acutissima, anfractibus 16-17, in medio excavatis, sutura lineari junctis, lente crescentibus; carina magna în parte anteriori anfractuum posita, carina minore in parte posteriore; striis spiralibus minoribus interjechis ; ultimo anfractu ad peripheriam obtusissime anguloso, basi converiuscula; apertura magna, obovata. Conchiglia turricolata, acuta, allungata, a giri molto numerosi, scavati nel mezzo, riuniti tra loro da una sutura lineare semplice. Ognuno di essi giri è adorno di due carene; la maggiore è anteriore e molto spor- gente, la seconda assai più piccola è posta nella parte posteriore del giro: numerose strie spirali poco spic- cate sono interposte ad esse carene. L'ultimo giro è ottusamente angoloso alla periferia, e come munito di un cercine ottuso, rilevato; l'apertura assai grande è ovale, non depressa. Questa specie è assai vicina alla 7. gradataeformis Scur., per tale infatti l’aveva determinata il MexeGHINI; essa però se ne distingue per le dimensioni e l’ornamentazione. Turritella (?) babylonica n. f. — Tav. XVII [II], fig. 1. T. (2) testa turricolato-gradata, anfractibus planis; carina lata, nodosa posteriore, eminente; nodis duodenis compressis, antice rotundatis, postice acutis, liris spiralitus laevibus in anfractubus posterioritus duolus, in anterioribus tribus, quarum anleriore semper suturali; striîs spiralibus tenwissimis, uniformibus interjectis; ultimo anfractu ad peripheriam acute anguloso; basi plana laevigata; apertura ovato-depressa, integra. 1 Conchiglia turricolata, a giri piani, gradati, lentamente crescenti, adorni di una grossa carena larga, sporgente, munita di 12 grossi nodi per ogni anfrattu; nodi acuti sporgenti, anteriormente arrotondati, poste- riormente acuti. Oltre a questa grossa carena nodulosa nei primi anfratti si hanno due grosse vitte spirali, negli ultimi invece tre, di cui la prima è sempre suturale; tramezzo ad esse vitte si hanno strie spirali molto tenui, sottili, uguali; l'ultimo anfratto è acutamente angoloso alla periferia; la base è piana, levigata; l’aper- tura assai piccola, è depressa, ovale verso il margine columellare, quasi troncata, verso l'esterno integra. Grave dulbic mi resta rispetto alla determinazione generica, avendo questa forma ornamenti da Cerithium: la mancanza però del sifone fa escludere questo genere. Anche Menecai la considerò come 7uritella. Turritella sp. ind. Il brutto esemplare che tengo mostra delle analogie molto spiccate colla 7. sexlyrata, una nuova forma che si trova a Sangonini. Mesalia disputata n. f. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 22, 23. M. testa elongato-turrita, turbinata; anfractibus primis converis, ultimis gradatis, quandoque plus minusre planis, aut laeviter ercavatis ; antico cingulo magno obtuso multistriato, sutura ex parte tecto, inde sulcis duclus in mo- 256 ; P. E. VINASSA DE REGNY [46] dulo profunde seulptis, inde liris 5 aequidistantibus, simplicibus, 4 minoribus interjectis; strits sigmaeformibus te- nuissimis; ultimo anfractu quandoque laevigato, ad basim cingulo lato, obtuso, quinquestriato, proeminente cineto, basi concava laevigata, tantum ad columellam liris 4 tenuibus ornata; apertura trapexoidali, depressiuscula. Conchiglia trocoide, allungata, turricolata, a giri lentamente crescenti, poco numerosi: i primi sono con- vessi, gli ultimi sono piani, o lievemente scavati, o hanno un aspetto gradatiforme. L’ornamentazione pure ha una diversità a seconda degli anfratti. Si ha anteriormente un grosso cingolo ottuso, sul quale si hanno numerose strie, e che è in parte ricoperto dalla sutura; a questo cingolo seguono uno o due solchi, e quindi cinque vitte assai grosse, tramezzo alle quali, eccettuate le prime, si hanno altre 4 vitte minori interposte; la diversità di grandezza in queste vitte è poco distinta nei primi giri, ma si ha sempre più manifesta nei giri successivi. L’anfratto è quasi sempre levigato, sulla periferia porta un grosso cingolo ottuso, striato, pro- minente; la base è concava, liscia, o segnata appena dalle strie di accrescimento; presso alla columella si hanno da 3 a 4 lire spirali, assai sottili; l'apertura non molto grande è trapezoidale. Gli individui appartenenti a questa specie parte furono considerati come una 7'urritella simile ai Tro- chus, parte come un Trochus simile alla Turritella. E infatti la differenza tra i primi giri e gli ultimi, la variabilità nell’ornamentazione, nelle dimensioni, nell'angolo apiciale è tale da giustificare un riferimento se nona generi, certo a specie diverse. Non fu che dopo avere avuto degli esemplari bellissimi di Ciupio, che potei persuadermi dell’identità di queste varie forme, che sembrano assai comuni tanto a Ciupio quanto a San Giovanni Ilarione. Tenagodes sulcatus Deer. sp. 1888. .Tenagodes sulcatus Derr. Cosswann. Catalogue, III, pag. 307 (cum syn.). Vermetus cfr. limoides Ben. Il cattivo stato dell'esemplare non mi permette un sicuro giudizio. Vermetus varicosus Mor. è sch. — Tav. XVII [Tav. II], fig. 21. V. testa tenui, laevigata, rregulari, involuta, flenuosa, quandoque varicosa. La conchiglia è sottile levigata, a spira irregolare, spesso a gomitolo involuto, flessuoso; i giri talvolta si toccano, e alle flessioni sono spesso varicosi, presentando come dei grossi rigonfiamenti: alcune varici minori più o meno grandi, irregolari, si trovano anche qua e là disposte su tutto quanto il tubo. Mesostoma n. f. ind. Conchiglia assai grande che per la sua apertura quadrangolare, col canale ricurvo a destra, va certo riferita al genere Mesostoma; si avvicina assai al M. pulchrum Dsx.; se ne distingue subito però per le sue dimensioni molto più grandi, per le varici assai più grosse e più spesse, per avere poi otto lire spirali invece di sei; la lira posteriore suturale specialmente all'ultimo anfratto è molto spiccatamente monilifera; l’orna- mentazione è quindi molto elegante e caratteristica. Cerithium lamellosum Brva. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 3. Esemplari bellissimi e molto comuni, i quali però non sono del tutto rispondenti alla forma parigina, [47] P. E. VINASSA DE REGNY 257 specialmente per la forma della base e l’ornamentazione di essa e dell'ultimo anfratto; per tal ragione ho creduto bene ripeterne la figura. Sono somigliantissimi agli individui del Monte Pulli figurati da OrrennEM (Monte Pulli, pag. 399, tav. 26, fig. 1-4). Cerithium undosum Broner. 1823. Cerithium undosum BronenIARI. Vicentin, pag. 43, tav. III, fig. 8. 1848 — Vernewilli RovauLT. Env. de Pau, pag. 478, tav. 16, fig. 8. La somiglianza tra queste due specie mi sembra tale da credere giustificata la loro riunione. Cerithium Lejeunii Rov4uLT. 1848. Cerithium Lejeuni RovauLT. Env. de Pau, pag. 478, tav. XVI, fig. 4. Frammento di un grande individuo perfettamente rispondente a questa forma. Cerithium Dallagonis Orrx. 1885. Cerithium Dallagonis Orrennem. M. Pulli, pag. 400, tav. 28, fig. 14. Benchè vicino al C. Vandeheckei Bain. pure questa forma che è comune assai a Roncà, più rara a San Giovanni Ilarione, se ne distingue assai bene non solo per la forma ma anche per gli ornamenti, e ciò ho potuto anche ben constatare confrontando un esemplare di Nizza che si trova nel nostro Museo con quelli veneti. Cerithium af. giganteum Lux. Sono alcuni frammenti che probabilmente debbono ascriversi a questa specie: alcuni però offrono anche somiglianze col C. auversianum, ed altri col C. incomptum Dix. Il cattivo stato degli esemplari non mi permette un giudizio sicuro. Cerithium striatum Bruce. Vedasi Monte Postale, pag. 222 [12]. Cerithium aff. unisulcatum Dsx. Riferisco con dubbio a questa specie due piccoli individui, i quali però si distinguono per la spira più allungata, e le ornamentazioni più spiccate. Cerithium obesum Dsa. Anche di San Giovanni ho un esemplare che può avvicinarsi a questa forma, non posso però esser sicuro della sua determinazione. Diastoma costellatum Lmx. sp. 1824. Melania costellata Lux. Desnayes. Environs, pag. 113, tav. 12, fig. 5-6 (cum syn.). 1889. Diastoma costellatum (Lux.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 31 (cum syn.). Do (1, (00) P. E. VINASSA DE REGNY [48] Diastoma sp. ind. Si avvicina moltissimo al Diastoma varicosum n. f. di Castelgomberto, distinguendosi da questo soltanto to) ©] pei giri un poco più convessi, e per la varice opposta all'apertura; il poco numero degli esemplari, e il loro stato di conservazione mi impediscono di darne un giudizio sicuro. Chenopus Zignoi De GrEG. sp. 1880. Alaria Zigni De GreGorIO. San Giovanni Ilarione, pag. 15, tav. I, fig. 21-22. L’esemplare di San Giovanni Ilarione molto ben conservato in tutto il resto, manca purtroppo del labbro esterno, non so quindi cosa pensare rispetto alla determinazione generica di questa specie. Mentre la forma degli anfratti accenna al gen. Alaria, la forma del labbro mi fa propendere piuttosto pel gen. Chenopus, e di questa opinione è pure Oppenzeni (M. Pulli, pag. 438) il quale appunto cita questa forma col nome gene- rico di Chenopus. Strombus ornatus Dsx. 1835. Strombus ornatus Desnaves. Environs, II, pag. 628, tav. 85, fig. 3-5. 1880. —_ bartonensis Dsx. De GreGorIO. San Giovanni Ilarione, pag. 11, tav. V, fig. 20-21. 1889. _ ornatus Dsa. Cossmann. Catalogue, III, pag. 84 (cum syn.). Strombus pulcinella Bay. Vedasi Monte Postale pag. 222 [12]. Rimella fissurella Lmx. Gli esemplari di cui dispongo sono assai in cattivo stato; in uno però si mantiene perfettamente con- servato tutto quanto il labbro esterno; la identità colla specie di Lamark riconosciuta da tutti, è per me pure fuori di dubbio. Non è rara la var. è delle sabbie inferiori, caratterizzata per le strie meno fitte e per le coste lievemente varicose. Rimella canalis Lwr. sp. var. parvula n. var. — Tav. XVII [Tav. III], fig. 20. 1836. Strombus canalis Lx. DesHaves. Environs, pag. 629, tav. 84, fig. 9-11 (cum syn.). 1880. Gallinula canalis Lxix. De GrEGoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 11, tav. V, fig. 9-11. 1889. Rimella canalis (Lxx.) Cosswann. Catalogue, III, pag. 87 (cum syn.). Gli individui che sono riferibili alla . canalis Luk. sp. del bacino parigino non si possono del tutto con- fondere con essa tanto che può sorgere il dubbio se debbano esser considerati come specie nuova. Mentre da tutti gli autori si trova citata la £. canalis Lmx. sp. in questi strati, dal canto mio posso osservare che non ne ho mai visti esemplari a parer mio ben rispondenti, ma tutti invece si avvicinavano alla forma che ho creduto dover distinguere se non altro come varietà. La conchiglia piccola assai allungata a giri numerosi, convessi, riuniti .da una sutura profonda, ha l’ultimo giro uguale o anche un poco minore del penultimo co- sicchè essa ne acquista un aspetto speciale assai caratteristico; in tutti gli anfratti si hanno numerose coste molto fitte, equidistanti, separate da solchi per lo più minori di esse: queste coste spariscono nella parte in- feriore dell’ ultimo anfratto per dar luogo a strie spirali numerose, regolarissime, che non si trovano in altra [49] ì P. E. VINASSA DE REGNY 259 parte della conchiglia. L'apertura è ellittica non molto grande: il labbro esterno è mediocremente espanso e ingrossato. Somiglia assai per la forma alla R. fissurella Lux., se ne distingue per esser molto più piccola, per la forma più allungata, per il labbro relativamente più espanso ed ingrossato. Dalla forma tipica si distingue per gli ornamenti assai diversi, avendo spiccatissime le coste in tutti i giri, e. le strie spirali visibili solo sulla columella. Rimella n. f. ind. Troppo incompleta per poterla descrivere, certo essa è assai vicina alla È. fissurella per le coste e le strie, ma se ne distingue immediatamente per la forma molto più allungata, i giri più stretti, più globosi, scala- riformi. Offre pure qualche somiglianza colla PR. fusoides D’Arca. (Numm. Inde, pag. 313, tav. 30, fig. 4-5) e mi duole avere un solo e mal conservato esemplare che mi impedisce ogni possibilità di un confronto ac- curato. Rostellaria (?) crucis Bax. 1870. Rostellaria (2) crucis Bar. Moll. tert., I, p.46, tav. 1, fig. 5-6 (cum syni). 1880. Strombus crucis Dx GrecorIO. San Giovanni Ilarione, p. 46, tav. 1, fig. 5-6 (cum syn.). 1880. — Retiae Der GreGoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 11, tav. V, fig. 15-16. Specie molto comune e spesso assai ben conservata. Credo utile distinguere come varietà alcuni individui che differiscono per l’apertura molto più piccola e più allungata. Rostellaria cfr. Bellardii Dr Gre. Non sono in grado di dare un giudizio sul valore della specie proposta dal De Gregorio (Op. cit., pag. 18, tav. V, fig. 14) non avendone mai veduti esemplari sicuri, se se ne toglie un frammento che raccolsi alla Cava Scole in Val di Avesa, e che ha molta analogia colla figura del De GreGoRIO. Rostellaria Beggiatoi De Gre. 1880. Rostellaria Begiati De GreGoRrIo. San Giovanni Ilarione, pag. 85, tav. I, fig. 12. Terebellum fusiforme Lux. 1837. Terebellum fusiforme Lmr. Desnaves. Environs, pag. 738, tav. 95, fig. 30, 31 (cum syn.). 1889. — — . _— Cosswann. Catalogue, IV, pag. 92 (cum syn.). Esemplari numerosissimi di svariatissime dimensioni, ma purtroppo in poco buono stato di conservazione onde permettere uno studio esatto, che sarebbe di somma utilità. Terebellum carcassense Lerm. 1844. Terebellum carcassense LexwerIs. Corbières et Montagne noire, pag. 367, tav. VI, fig. 1. 1880. — fusiforme f. 5.® retractum De GrecorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 22, tav. V, fig. 24, 25. La somiglianza della varietà proposta dal De Greeorio colla specie di Corbières è tale da giustificare a parer mio la loro riunione. La forma non è molto comune in questi strati. Palaeontographia italica, vol. I. 34 260 P. E. VINASSA DE REGNY [50] Terebellum sopitum Son. Anche questa forma è assai rara. ‘ Terebellum pliciferum Bay. 1870. Terebellum pliciferum Baxan. Moll. tert., I, pag. 9, tav. 8, fig. 1,2. 1880. Mauryna protoelegans De GreGoRrIo. San Giovanni Iarione, pag. 24, tav. I, fig. 25, 26; tav. V, fig. 30. 1880. — plicifera Bay. De GregorIo. San Giovanni Narione, pag. 25, tav. I, fig. 28; tav. V, fig. 23 e 31. Questa specie non sembra molto rara, ma per lo più si trovano i modelli, mentre rarissima è la conchiglia intera. Il modello mostra assai spesso esso pure delle coste, ma sempre poco nette; queste coste sono assai variabili nel numero, nelle dimensioni e anche nel loro decorso; talvolta sono fittissime, più o meno falcate; si hanno esemplari poi in cui esse svaniscono verso la base, in altre esse sono nettissime sempre; conside- rando quindi la molta variabilità nelle coste in questa specie, non credo di andare errato riunendovi anche la nuova forma del De Gregorio, del resto appena descritta. Terebellopsis Brauni Lev. x 1844. Terebellopsis Brauni LeyWerie. Corbitres et Montagne noîre, pag. 367, tav. VI, fig. 4. Questa forma non si era per anco trovata in questi strati; nel nostro Museo se ne ha un esemplare x rispondentissimo, il quale è un nuovo documento per dimostrare il legame del nostro col bacino dei Pirenei. Diameza Deshayesi Dr Gre. 1880. Diameza Deshayesi De GregorIo. San Giovanni Iarione, pag. 27, tav. VI, fig. 8. Ovula globosa n. f. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 5. O. testa magna, globosa, ventricosa; ultimo anfractu magno, involvente, laevigato; apertura lineari arcuata; colu- mella laevigata; labro magno recurvo, incrassato, intus denticulato. Il nostro esemplare è purtroppo un modello, ma esso per la sua forma caratteristica mi sembrò inte- ressante abbastanza per meritare una descrizione, tanto più che sono assai rare le forme appartenenti a questo genere nei nostri strati. La conchiglia è globosa, ventricosa, molto grande, a spira interamente ricoperta; l’ultimo anfratto è glo- boso, levigato; il labbro columellare è liscio; il labbro esterno molto ingrossato sporge superiormente a for- mare come un bottone assai ottuso; scendendo al basso si allarga sempre più allontanandosi lievemente dal margine columellare, cosicchè i due lati dell’ apertura non sono paralleli, ma vanno allontanandosi verso il basso; tutta la superficie interna del labbro è minutamente pieghettata. Per la sua forma globosa, come già ho accennato, essa si distingue da tutte le sue congeneri. Quanto alla determinazione generica credo di esser sicuro, riscontrandosi in essa i principali caratteri del genere, cioè la spira involgente, la columella levigata, e il labbro dentellato all’interno. Cypraea exerta Dsn. 1889. Cypraca ererta Dsn. Cossmann. Catalogue, IV, pag. 99 (cum syn.). [51] P. E. VINASSA DE REGNY 261 Cypraea interposita Dsx. Questa forma manca nella nostra collezione; essa è però citata in questi strati dalla maggior parte degli autori. E Cypraea Lioyi Bar. Vedasi Monte Postale, pag. 224 [14]. Cypraea praelonga Ben. 1852. Cypraea praelonga BauarDi. Comté de Nice, pag. 216, tav. 13, fig. 10, 11. Cypraea, Moloni Bay. 1380. Cypraea Moloni Bar. De GreGorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 37, tav. I, fig. 81 (cum syn.). Cypraea elegans: DerR. Gli individui di questa località si distinguono per le costoline che confluiscono due a due nei denti del x margine; del resto la specie è rispondentissima. Cypraea Proserpinae Bax. Vedasi Monte Postale, pag. 224 [14]. Cypraea Mazzeppae Dr GrEG. 1880. Cypraea Maxxepae De Gregorio. San Giovanni Ilarione, pag. 32, tav. I, fig. 39. L'individuo molto piccolo che si trova nel nostro Museo, risponde assai bene alla descrizione del DE GrEGoRIO; credo però che questa specie meriti di essere nuovamente sottoposta ad uno studio accurato, la qual cosa mi duole non poter fare mancandomi pur troppo il materiale occorrente. Cypraea Faracii De Gres. 1880. Cypraca Faraciù De Gregorio. San Giov. INarione, pag. 33, tav. I, fig. 41; tav. VI, fig. 7. Cypraea parvulorbis De GrEG. 1880. Cypraca parvulorbis De GreGoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 34, tav. VI, fig. 6 ecc. Cypraea Coeciliae Dr Grea. 21823. Cypraea anulus Broner. (non Br.) BronenIarT. Vicentin, pag. 62. 1880. — Coeciliae De GrecorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 34, tav. VI, fig. 6 ecc. È forse questa specie quella che Browewnrt chiamò C. anulus Broccn (non L.) figurata da Brocca a tav. II, fig. 1, 2; me lo farebbe supporre la relativa facilità con cui essa si trova, e la mancanza di altre forme tra le numerose Cipree venete che possano avvicinarsi a quella figurata da Brocca. P. E. VINASSA DE REGNY i [52] LAS] D Do Erato Ritae n. f. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 6. E. testa parvula, globosa, pyriformi, antice attenuata; spira brevissima; ultimo anfractu magno, globoso, ventri- coso; costellis spiralibus parvis, continuis, crebris, prominentibus, sulcis maioribus planis interjectis, ad aperturam quandoque bifurcatis; apertura lineari, elongata, canali latiusculo praedita; columella recta; labro incrassato, tumido. È una splendida conchiglietta che va senza alcun dubbio riferita a questo genere assai povero di specie. Il Mexnecami che la determinò come Cypraea, vi aggiunse l’indicazione rara: e infatti io non conosco che questo unico esemplare splendidamente conservato. La conchiglia è assai piccola, piriforme, globosa, atte- nuata sul dayanti. La spira brevissima ma visibile, è appena rappresentata da un bottone un poco sporgente. La superficie della conchiglia è tutta adorna di minute costicine in numero di circa 19, assai elevate e spor- genti, continue, separate da solchi piani, larghi due o tre volte le coste. In vicimanza dell’ apertura le coste aumentano di numero, perchè alcune di esse si bipartiscono, alcune compariscono invece direttamente senza essere a contatto o in continuità di nessuna. La bocca è lineare allungata; il margine columellare è diritto, il labbro esterno è ingrossato assai, e munito come di un cercine; inferiormente si ha un canale assai lungo e largo, presso alla sua terminazione un po’ slargato. Pochissime specie appartengono a questo genere: la somiglianza maggiore la nostra specie l’ha con lE. Bernayi Cossw. dalla quale, oltre che per la forma, si distingue per la mancanza del solco dorsale. Dalle altre la distingue immediatamente l’ornamentazione e la forma più allungata. Pyrula gradata n. f. — Tav. XVIII [Tav. III), fig. 7. P. testa magna, elongata; spira gradata; anfractibus planulatis sutura lineari jumetis; ultimo magno caremis qua- tuor ornato; vittis linearibus interjectis, cancellatis: apertura magna; canali elongato. È una forma bellissima e molto caratteristica. I giri non molto numerosi si seguono lentamente cre- scenti come a gradinata, e sono superiormente quasi del tutto piani, cosicchè sono molto angolosi. L'ultimo giro è ornato da 4 grosse carene molto sporgenti, tra cui stanno numerose linee minori spirali, intersecate molto regolarmente da linee trasversali. L'apertura è grande, ovale, il canale è assai allungato. La forma caratteristica distingue questa dalle sue congeneri. Ficula Spinelli Max. in seh. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 9. 1880. Picula pannus De GreG. (non Desa.) De GreGoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 106, tav. V, fig. 5. F. testa ovato-pyriformi, spira brevi, convera, subgradata, anfractibus quinis; striis în porcis nullis; costis spi- ralibus, numerosis, aequidistantibus, vittis trasversalibus regularibus clathratis; apertura obovato-elongata. Conchiglia ovata, piriforme, a spira breve, ottusa, quasi gradata; gli anfratti in numero di 5 o 6 lenta- mente crescenti, sono riuniti da una sutura semplice lineare: l’ultimo anfratto è globoso, grande quasi 6 volte la spira. L’ornamentazione è molto caratteristica. Si hanno delle numerose coste spirali regolari tutte uguali tra loro, mai tramezzate da nessuna stria minore, se ne togli alcune che si presentano qua e là sulla coda. Queste coste spirali sono tagliate da vitte trasversali un poco minori di grandezza: i quadrelli che ne risul- tano sono subquadrati; un poco più alti che larghi nella parte media dell’ultimo anfratto; obliqui e più al- lungati sulla coda; i giri della spira sono adorni in modo diverso: si hanno inferiormente due coste mag- giori, ne seguono quindi due minori, viene poi uno spazio incavato privo assolutamente di strie spirali, e in cui le coste trasversali si incurvano a falce. L'apertura è grande assai, arrotondata, allungata. [53] P. E. VINASSA DE REGNY 263 Questa bella specie, che si distingue da tutte le sue congeneri per la ornamentazione caratteristica, è intermedia per le sue dimensioni alla Y. geometra Bors. e alla F. pannus Dsa. Alla prima si ravvicina però anche più per le ornamentazioni. Dalla F. pannus DsH. si distingue immediatamente per la spira molto più depressa ed ottusa onde ne risultano tutte le proporzioni affatto differenti. Oltre che per le proporzioni si distingue anche per la forma della bocca e per la mancanza delle strie minori, nei solchi. La specie è co- munissima a San Giovanni, ove nessuna delle Ficule che vi si trovano può riferirsi esattamente alla 7 pan- nus Dsa.; anche l'esemplare figurato dal De GREGORIO rientra piuttosto in questa nuova forma. Ficula elongata n. f. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 8. H. testa minori, tenui, elongata, spira brevi, exerta, gradata; anfractibus quinis, converis, sutura tenwissima Jumetis; ultimo magno, postice globoso, antice cauda elongata, attenuata; apertura angusta, obovato-elongata; costis trasversalibus et striis spwalibus patentibus clathrata; stria minore in sulcis posita, in parte dorsali anfractui evane- scente, ad labrum patente; canali elongato. I nostri bellissimi esemplari riferiti dapprima alla 7. condita furon con ragione considerati dal Mene- GHINI come specie nuova; ed infatti per la sua forma allungatissima si distingue immediatamente non solo dalla F. condita, ma anche da tutte le altre sue congeneri. La spira è breve, ma visibile, a-giri convessi gra- dati: l’ultimo assai grande posteriormente, in avanti si assottiglia a formare una coda allungata, molto di- ritta. Le coste e le vitte spirali intercludono dei quadrelli il doppio più alti che larghi; nei solchi posti tra le vitte che sono molto più spiccate delle coste, si trova spesso una stria minore, la quale visibile sul labbro esterno, quasi sempre sparisce nella parte dorsale dell’anfratto. Quando esiste la stria i quadretti naturalmente sono divisi in due quadrati uguali. L'apertura è relativamente assai angusta, il canale molto lungo, non è affatto curvato. La specie sembra assai rara non conoscendone io che un solo esemplare veramente completo e vari frammenti tutti di Ciupio. Cassis Thesei Brower. sp. 1823. Cassidaria Thesei BroneniArT. Vicentin, pag. 66, tav. III, fig. 7. Comune assai in bellissimi esemplari molto ben conservati. Morio substriatus D’ OrB. 1852. Morio substriatus v’OrBIenr. Prodròme, piano 24, n. 427, pag. 320 (cum syn.). 1881. Cassis mitissima De GreGorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 44, tav. 1, fig. 40; tav. 5, fig. 35-36. La somiglianza tra le due forme già accennata dal Dr Gregorio mi sembra tale da giustificarne la loro riunione. Morio n. f. ind. I due modelli che ho a mia disposizione l’uno di Pozza e l’altro di Ciupio non mi permettono di dare una esatta descrizione di questa specie; certamente essa non può essere riferita nè alla Cassis Aenei nè alla 264 P. E. VINASSA DE REGNY [54] C. Thesei benchè si avvicini piuttosto più alla C. Aenei per le coste quasi continue. La determinazione ge- nerica mi sembra però sicura. Oniscia antiqua Bay. 1880. Oniscia antigua De GrEGoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 45, tav. I, fig. 35 (cum syn.). La specie è assai rara, e per lo più relativamente mal conservata. Triton Gemmellaroi De GrEG. 1880. Tritonium Gemmellari De GreGorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 99, tav. IV, fig. 21, 22; tav. 7, fig. 62. Esemplare piccolo, perfettamente rispondente alla descrizione datane dal De GrEGORIO; come bene os- serva l’autore è molta la somiglianza col 7. nodularium Lwx., tanto che MenecHINI lo aveva riunito a que- sta specie. Triton Rheanus Dr Gres. sp. 1880. Murex Rheanus De GrEGORIO. San Giovanni Ilarione, pag. 95, tav. 7, fig. 58. Conchiglia assai grande, simile al 7. Tarbellianus GrtLP. però con sole 6 coste nodiformi; cingoli spi- rali in numero di tre, il medio dei quali forma carena; gli altri due sono posti a ugual distanza dal primo e dalle suture: superficie tutta elegantemente graticolata per numerosissime vitte trasversali e spirali. Ho creduto bene ridare qui queste poche parole di descrizione perchè trattandosi di una bellissima e raris- sima specie, mi sembrava un po’ deficiente la descrizione data dal De Gregorio. Non so per quali ragioni egli la ritenga un Murex, mentre a parer mio piuttosto presenta i caratteri dei Triton, ai quali infatti anche il MevecHNI l’aveva riferito. Triton cfr. colupbrinum Lmx. Individuo coll’ultimo giro molto grande, globoso e munito di potenti nastri. Lo stato dell'esemplare non mi permette pur troppo una sicura determinazione. Triton cfr. pyraster Lux. Esemplare assai poco ben conservato; quindi non so se veramente alla specie tipica o alla varietà proposta dal De GreGorIo esso vada ascritto; certo si è che alla figura 18 della tav. IV del De Gregorio il nostro individuo corrisponderebbe abbastanza bene. Triton cfr. Minae De Grre. Anche di questa forma ho esemplari troppo incompleti per potermene fare un criterio un po’ giusto. Triton triamans De Grra. 1880. Tritonium triumans De GrEGORIO. San Giovanni Iarione, pag. 99, tav. IV, fig. 16, 17, 20. _——r = —r —_r_——_—P———————6 [55] P. E. VINASSA DE REGNY 265 Triton (?) Ciofaloi De Gree. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 10, 11. 1880. Tritonium Ciofali De GrecorIo. San Giovanni Iarione, pag. 103, tav. IV, fig. 15; tav. VII, fig 59. Conchiglia assai grande, sottile, allungata, a giri convessi, riuniti da una sutura molto profonda; ultimo giro. assai grande, non molto rigontio; sopra ogni anfratto si hanno due serie mediane di tubercoli, acuti, sporgenti, di cui la serie posteriore è la più grande; strie spirali numerosissime; sull’ultimo anfratto si ha al solito la serie posteriore a tubercoli molto spiccati ed acuti; la seguono a distanze uguali altre 5 serie con tu- bercoli minori spesso confluenti a formare un’ unica vitta sporgente. Apertura assai piccola, ovale allungata; labbro esterno sottile, columella arcuata, munita di un solco spirale assai profondo. L’imperfezione della con- chiglia non mi permette un giudizio sul genere; certo mi sembra che vi sia da dubitare se debba essere ascritta ai. Triton. Murex cfr. parvulmicropterus De GrEG. Esemplare incompleto che non saprei a quale specie riferire con più esattezza. Columbella verepulchella De Greg. | 1884. Columbella verepulchella De GraorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 104, tav. VI, fig. 15. Pseudoliva Libassii Dr Gres. 1880. Pseudoliva Libassii De GreGorIo. San Giovanni INarione, pag. 105, tav. V, fig. 42. Eutria trimorfa De Gree. — Tav. XVIII (Tav. II), fig. 12. 1880. Eutria trimorfa De Gree. San Giovanni Ilarione, pag. 94, tav. I, fig. 7,8. Ho creduto bene dare una nuova figura di questa specie assai rara ma nettamente caratterizzata. Buccinum sp. Esemplare mal conservato somigliantissimo al Buccinum inaegquiliratum Dsr.; però è più fusiforme, più rigonfio cioè verso il centro, esso ha le lire tutte uguali. Del resto è rispondentissimo alla sopraccitata specie. Lo stato dello esemplare non mi permette però una esatta diagnosi. Buccinum (s. 2.) n. f. — Tav. XVII (Tav. III), fig. 13. L’esemplare pur troppo mal conservato nella bocca non mi permette un sicuro giudizio generico, e non oso quindi proporre un nuovo nome. La conchiglia è piccola, sottile, assai allungata, adorna di numerose strie spirali molto ben distinte, regolari, equidistanti. Questa forma, quantunque non offra caratteri abbastanza netti per il suo stato di conservazione, pure mi è sembrata dover meritare un cenno speciale. Pollia spirostrombina De Grea. 1880. Pollia spirostrombina De GresorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 95, tav. IV, fig. 23. CRE POT e) 266 P. E. VINASSA DE REGNY [56] Siphonalia subscalarina D’ORB. - 1865. Pusus subscalarinus D’OrB. Desuayves. Bassin, ILL, pag. 290, tav. 85, fig. 3-6. 1880. Lyrofusus » Dsa. De GreGorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 90, tav. 5, fig. 40-41 (cum syn.). 1889. Siphonalia angusticostata p. p. Cossuann. Catalogue, IV, pag. 153. Siphonalia scalarina Lux. sp. 1882. Fusus scalarinus Lux. Desnaves. Environs, pag. 574, tav. 73, fig. 27-28. 1889. Siphonalia scalarina (Lux.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 152 (cum syn.). Siphonalia scalarioides Lux. sp. O PITTI O e 1835. Pusus scalarioides Lux. Desnaves. Environs, pag. 544, tav. 84, fig. 1-3 (cum syn.). 1889. Siphonalia scalarivides (Lmr.) Cossmann. Catalogue, IV, pag. 153 (cum syn.). Sycum bulbiforme Lux. sp. . 1836. MPusus bulbiformis Lux. DesBaves. Enwirons, pag. 570, tav. 78, fig. 9-10 e 15-18 (cum syn.). 1889. Sycum bulbiforme (Luz.) Cosswann. Catalogue, IIL, pag. 387. Dalla specie tipica il nostro esemplare si distingue per la spira un poco più acuta. Clavilithes deformis Son. sp. 1889. Clavilithes deformis (Sor.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 173 (cum syn.). Clavilithes Noae Curwn. sp. 1832. Fusus Noae Caen. DesHaves. Environs, pag. 528, tav. 75, fig. 8,9, 12, 13. 1889. Clavilithes Noge (Crrvn.) Cossmann. Catalogue, IV, pag. 174 (cum syn.). Latirofusus Pellegrini Dr Grre. sp. 1880. Iostellaria Pellegrini De GregorIO. San Giovanni INarione, pag. 16, tav. IV, fig. 9-10; tav. V, fig. 19. Probabilmente questa forma molto comune in questi strati, va riferita al nuovo genere proposto dal Cosswany (Cat. IV, pag. 175) e non alle Postellaria colle quali mi sembra avere pochi punti di contatto. Fusus (?) Nicolisi Dr Grro. 1880. Pusus Nicolisi De GreGoRrIO. San Giovanni Iarione, pag. 93, tav. VII, fig. 50-51. Esemplare che non saprei a quale specie meglio riferire, ma che però mi fa nascere molti dubbi sulla. determinazione generica; dubbi che per lo stato dell'esemplare non saprei spiegare interamente. [57] P. E. VINASSA DE REGNY 267 Streptochetus approximatus DsH. sp. 1894. MPusus approximatus Ds. Orprenzem. Monte Pulli, pag. 406, tav. 28, fig. 12 (cum syn.). È da approvarsi pienamente la sinonimia proposta da Orprxzsm rispetto al Y. amarus Da Gree. Il nostro esemplare è perfettamente rispondente alla figura di OppenHE, che si riferisce certo alla specie del bacino di Parigi. Fasciolaria (?) n. f. ind. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 14. Esemplare troppo mal conservato per darne una descrizione esatta, e fondarvi una nuova forma. Le par- ticolarità dell’ornamentazione della superficie sono pur troppo invisibili, solo ben conservata è la bocca, ove sono caratteristiche le minute pieghe che si riscontrano sul labbro esterno, molto ingrossato. Per questa ra- gione il MenrenINIi nel cartellino annesso all’esemplare mise il nome di 7. microptycha, senza però farne men- zione nel suo Catalogo manoscritto. Mitra plicatella Lmx. 1836. Mitra plicatella Lug. DesHaves. Environs, pag. 667, tav. 88, fig. 7, 8 (cum syn.). 1889. — — — Cossuanm. Catalogue, IV, pag. 179 (cum syn.). . Mitra mixta Lux. 1865. Mitra mixta Lux. Desnavrs. Bassin, III, pag. 569, tav. 103, fig. 1-3 (cum syn.). 1880. — — — Dr@Grraorio. San Giovanni Ilarione, pag. 82, tav. VI, fig. 20-21. 1889. — — — Cossmnn. Catalogue, IV, pag. 189. Mitra crebricosta Lmx. Questa specie sembra negli strati inferiori assai comune, mentre a Gnata e a Sangonini essa è abba- stanza rara: sottoposti gli esemplari a un rigoroso confronto non trovo nessuna differenza notevole dagli in- dividui delle varie località. Mitra subcostulata n’OrB. 1889. Mitra subcostulata D’OrB. Cosswann. Catalogue, IV, pag. 181 (cum syn.). Mitra n. f. ind. Conchiglia allungata, un po’ rigonfia, della forma della M. labratula Lxr., però senza il labbro infossato; l’ultimo giro è uguale alla metà, dell’altezza; i giri in numero di circa 19 sono convessi, scalariformi, i primi costati, gli ultimi lisci. Pieghe columellari in numero di 4 molto oblique, lontane; sulla estremità del canale si hanno delle strie spirali. Somiglia un poco alla M. mixta Lux. ma è di dimensioni molto maggiori, anterior- mente più assottigliata e senza il margine suturale. Mitra Barbieri Dsa. 1865. Mitra Barbieri Desnaves. Bassin, II, pag. 578, tav. 103, fig. 20-22. 1889. —, — Dsxa. Cosswann. Catalogue, IV, pag. 189. Palaeontographia italica, vol, I. 35 tic 268 P. E. VINASSA DE REGNY [58] Voluta muricina Lux. 1837. Voluta muricina Lux. Desnayrs. Environs, pag. 697, tav. 91, fig. 18, 19; tav. 93, fig. 3, 4; tav. 94, fig. 3-4. 1889 = —_ Lmr. Cosswann. Catalogue, IV, pag. 189 (cum sym.) iecettendie non tinte csi. Voluta mitrata Dsu. La forma non certo comune è un poco più grande dell'esemplare riscontrato al M. Postale. Lyria harpula Lux. sp. 1837. Voluta harpula Lwr. Drsnayes. Environs, pag. 702, tav. 91, fig. 10-11. 1880. — —_ — De Grrcorro. San Giov. Ilarione, pag. 76, tav. VI, fig. 22; tav. VII, fig. 42. 1889. Lyria =— (Lwmx.)Cosswann. Catalogue, IV, pag. 198. Lyria turgidula Dsx. sp. 1838. Voluta turgidula Desnayes. Environs, pag. 700, tav. 90, fig. 9-10. 1889. Lyria turgidula (Dsx.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 198. Gli individui. a mia disposizione assai piccoli corrispondono perfettamente alla specie tipica; confronti istituiti tra i nostri esemplari e gli esemplari parigini non mi hanno dato nessuna differenza veramente ap- prezzabile. Marginella phaseolus Brower. 1880. Marginella phaseolus Broner. De GregoRrIO. San Giov. Iar., pag. 72, tav. V, fig. 49-63 (cum syn.). Harpa mutica Lux. 1837. Harpa mutica Lx. DesHAyes. Environs, pag. 642, tav. 86, fig. 14, 15 (cum syn.). 1889 — - — Cossmann. Catalogue, IV, pag. 210 (cum syn.). Oliva Palladioi Mon. in sch. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 15. O. testa maiori, elongata, olivaeformi; anfractibus 7 rapide crescentibus, planis, gradatis, sutura impressa junetis, ultimo magno, convexiusculo, elongato, bis spiram aequante; callo aequaliter tripartito, striato, apertura angusta, elon- gata, antice profunde incisa. Conchiglia molto allungata, assai grande perfettamente simile ad un nocciolo di oliva, si distingue per le sue dimensioni e per la forma da tutte quelle fin qui conosciute. Gli anfratti in numero di 7 sono piani, levigati, gradati, riuniti da una sutura molto profonda; l’ultimo anfratto è allungato, leggermente convesso, alto due volte la spira, esso pure levigato. La callosità columellare è divisa in tre parti uguali da solchi molto ben visibili, ed è tutta minutamente striata, con strie sinistrorse. L'apertura è assai angusta, allun- gata, inferiormente munita di un’insenatura assai spiccata. [59] P. E. VINASSA DE REGNY 269 Oliva mitreola Lux. 1837. Oliva mitreola Lux. Desnayrs. Environs, pag. 742, tav. 96, fig. 21, 22 (cum syn.). 1880. — —_ — Dr Gregorio. San Giovanni Ilarione, pag. 39, tav. I, fig. 38. 1880. — Juliettae De GrecorIo. Id., pag. 38, tav. V, fig. 43. 1880. — #imidiuscula De GrecorIo. Id., pag. 39, tav. V, fig. 44. 1889. Olivella mitreola (Lux.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 112 (cum syn.). Mi sembra che anche qui il Dr Gregorio abbia troppo diviso la forma; le sue specie potrebbero al più esser considerate come varietà della forma parigina. Ancillaria pinoides Dr Gre. 1880. Ancillaria pinoides Der Gregorio. S. Giovanni Ilarione, pag. 40, tav. V, fig. 44, 46-48. Gli individui erano stati considerati come specie nuova dallo ZrrreL e riferiti invece alla A. glandina dal Mrenecani, colla quale infatti questa forma ha molte analogie. Assai più rara sembra essere quella forma che De Gregorio distinse col nome di normalis (tav. V, fig. 46, 47). Tra i nostri esemplari uno solo è un poco più rigonfio di quanto non sia indicato dalla figura di De GrEgozIo. Ancillaria propinqua Zirr. 1862. Ancillaria propinqua Zire. Ob. Nummulitenform. in Ungarn, pag. 367, tav. I, fig. La-b. Ancillaria glandina Dsx. 1837. Ancillaria glandina Desnaves. Environs, pag. 738, tav. 96, fig. 1,2. 1889. Ancilla — Dsx. Cosswann. Catalogue IV, pag. 214 (cum syn.). Gli esemplari nostri non possono riferirsi ad altra specie che a questa del bacino di Parigi. Ancillaria olivula Lwux. 1837. Ancillaria olivula Lwx. DesHAves. Environs, pag. 735, tav. 97, fig. 6,7, 10, 11 (cum syn.). 1889. Ancilla — — Cossmann. Catalogue, IV, pag. 214 (cum syn.). Secondo Zirter anche questa forma doveva considerarsi come nuova; Menecami invece la riferì alla A. olivula, e infatti accurati confronti con esemplari parigini non fanno risultare alcuna spiccata differenza. Questa forma si trova pure al M. Pulli; OrrenzsM però (pag. 416) ve la cita .con dubbio. Cancellaria evulsa Son. sp. 1837. Cancellaria evulsa Sor. DesnAves. Environs, pag. 503, tav. 79, fig. 27, 28 (cum syn.). 1889. — —. (Son.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 224 (cum syn.). Gli esemplari sono assai numerosi, ma raramente ben completi; essi sono però rispondentissimi alla specie parigina. 270 P. E. VINASSA DE REGNY [60] Cancellaria margaritata n. f. — Tav. XVII [Tav. III], fig. 16, 17. C. testa conica, elongata, anfractibus 7 converis, gibbosis, rapide crescentibus, sutura profundiuscula junetis, re- gulariter clathratis; costis transversalibus circiter 20; cingulis spiralibus quatuor in anfractibus, striis minoribus in- lerjectis, in intersectione costularum nodulosis, margaritatis; ultimo anfractu magno, globoso, obsolete varicoso: cingulis spiralibus decem praedito: apertura brevi, angusta, canaliculata; canali brevi, subrecurvo; columella plicis tribus inaequa- libus notata; labro..... 3 Conchiglia assai grande, conica, allungata, composta di 6-7 anfratti convessi, gibbosi, assai rapidamente crescenti; riuniti da una sutura assai profonda. In ogni anfratto si hanno circa 20 coste trasversali, e 4 ciu- goli spirali che si tagliano regolarmente e nel loro punto di intersezione formano dei tubercoli, come piccole perle; delle strie minori spirali sono interposte a questi cingoli. Sull’ultimo anfratto globoso, spesso con una varice, i cingoli spirali divengono 10, di cui i primi 7 sono al solito regolarmente tubercolati, sugli ultimi tre le perle svaniscono, e si ha semplicemente una linea spirale. L'apertura è piccola, angusta, munita di un canale breve assai largo, rivolto un po’ all’indietro; sulla columella si scorgono tre pieghe, di cui la supe- riore grande, la media un po’ minore, l’ultima appena visibile; il labbro esterno manca. La specialissima ornamentazione e le dimensioni distinguono questa specie da tutte le altre sin qui co- nosciute: per le pieghe della columella non credo di andare errato riferendola al sottogen. Admetula Cossmann. Cancellaria striatulata Dsx. 1835. Cancellaria striatulata Desnavres. Environs, pag. 503, tav. 79, fig. 29-30. 1889. _ —_ Ds. Cossuann. Catalogue, IV, pag. 225. Conus sulcifer Dsx. 1837. Conus sulciferus Desnaves. Environs, pag. 748, tav. 98, fig. 4. 1889. — swcifer Dsx. Cosswann. Catalogue, IV, pag. 229 (cum syn.). Conus scabriculus Bram. 1837. Conus scabriculus Brann. DesHAves. Environs, pag. 751, tav. 98, fig. 17, 18. 1889. -- _ — Cosswann. Catalogue, IV, pag. 231 (cum syn.). Conus Peterlini Dr Gree. 1880. Conus Peterlini De GrecorIO. San Giovanni Ilarione, pag. 70, tav. VII, fig. 32. Più piccolo dell'esemplare figurato dal De GrEGoRrIO e somigliantissimo al C. crenulatus Dsr. dal quale lo distinguono però le dimensioni. Conus pendulus Dr Greg. 1880. Conus pendulus De GregoRrIo. San Giovanni Ilarione, pag. 67, tav. V, fig. 2. Conus conotruncus De Grra, 1880. Conus conotruncus De GregoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 70, tav. V, fig. 3, 4. [61] P. E. VINASSA. DE REGNY 271 Conus veridicus De Gra. 1880. Conus veridicus Dx GrEGoRIO. San Giovanni Iarione, pag. 69, tav. V, fig. 6. Cryptoconus filosus Lux. sp. 1894. Cryptoconus filosus Lux. Orrenzem. M. Pulli, pag. 413, tav. 28, fig. 14 (cum syn.). Cryptoconus calophorus Dsx. sp. 1835. Pleurotoma calophora DesnAyrs. Environs, pag. 447, tav. 69, fig. 3-4. 1880. Conorbis calophorus Ds. Dr GrecorIo. San Giovanni Ilarione, pag. 66, tav. VII, fig. 29. 1889. Crypioconus calophorus (Dst.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 23 (cum syn.). Cryptoconus priscus Son. sp. 1880. Conorbis priscus Sor. De GrEGORIO. San Giovanni Ilarione, pag. 64, tav. VII, fig. 25. 1889. Cryptoconus priscus (Sor.) Cossmann. Catalogue, IV, pag. 236 (cum syn.). Cryptoconus evulsus Dsx. sp. 1835. Pleurotoma evulsa Drszaves. Environs, pag. 437, tav. 69, fig. 15-16. 1889. Crypioconus evulsus (DsH.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 227 (cum syn.). Cryptoconus sublaevigatus D’ORB. sp. 1865. Pleurotoma sublaevigata D’OrB. Desnayes. Bassin, III, pag. 405, tav. 98, fig. 25-27 (cum syn.). 1889. Cryptoconus sublaevigatus (0’OrB.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 237. Cryptoconus lineolatus DsH. sp. 1835. Pleurotoma lineolata DasHnayrs. Environs, pag. 440, tav. 89, fig. 12-14. 1889. Cryptoconus lineolatus (Dsz.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 237 (cum syn.). La specie si riscontra qui tanto nella forma tipica, quanto nella var. semistriata Dsx. Borsonia calvimontana Dsx. . 1889. Borsonia calvimontensis Dsn. Cossuann. Catalogue, IV, pag. 241 (cum syn.). Borsonia obesula Dsx. 1889. Borsonia obesula Dsx. Cosswann. Catalogue, IV, pag. 243 (cum syn.). Dei due esemplari che conosco il maggiore, rispondentissimo per forma, si distingue per le dimensioni più grandi; il minore si distingue pur per la forma più allungata; ma esso è troppo incompleto per darne un giudizio. 272 P. E. VINASSA DE REGNY [62] Dolichotoma ventricosa Lux. sp. 1835. Pleurotoma veniricosa Lux. Desnsyves. Environs, pag. 469, tav. 65, fig. 1-7. 1889. Dolichotoma ventricosa (Lxr.) Cossmann. Catalogue, IV, pag. 367 (cum syn.). Pleurotoma bicatena Lux. var. laevigata n. var. Il nostro esemplare, rispondentissimo per forma alla specie tipica, se ne distingue solo per avere i nodi costali quasi interamente cancellati. Data però la somiglianza perfetta nel resto non mi credo autorizzato a considerarla come una nuova specie per questo solo carattere. Pleurotoma sinunodulosa n. f. — Tav. XVII [Tav. III], fig. 18. P. testa elongatissima, conica; anfractibus 7-8 rapide altitudine crescentibus, converis, sutura impressa junetis; anfractu ultimo spira breviore, elongato, non globoso; superfici liris et costis ornata; sinu in mediam altitudinem po- sito; costis in primis anfractibus 14, deinde evanescentibus, striis flexuosis, in sinu nodulosis; liris spiralibus tribus posterioribus, tribus in sinu positis, 4 anterioribus; in ultimo anfractu crebris maioribus et minoribus alternantibus; in intersectione costularum nodulosis; apertura elongata, postice angulosa. Conchiglia non globosa, composta di circa 8 anfratti rapidamente crescenti in altezza, e assai poco in lar- ghezza cosicchè la conchiglia ne resulta molto allungata, gli anfratti sono riuniti tra loro da una sutura assai pro- fonda; l’ultimo anfratto è più breve della spira, ma poco più largo di essa; la superficie è tutta quanta ornata di strie spirali e di coste longitudinali; le coste nei primi anfratti sono assai bene spiccate, in numero di 14: nei successivi anfratti svaniscono e cedono il posto a delle strie trasverse molto sinuose presso l’anfratto e nodulose in rispondenza del seno, cioè quasi alla perfetta metà dell’anfratto: le strie spirali sono poste in numero di 3 al di dietro del seno, 3 sul seno stesso, e 4 sul davanti; nell’ultimo anfratto sono molto più numerose e di dimensioni variabili per lo più alternanti: le strie trasverse assai numerose che le tagliano formano dei noduli nei punti di incontro. L'apertura assai grande, allungata, è posteriormente angolosa: il seno come si è detto è lineare e posto circa alla metà dell’ anfratto. Pleurotoma (s. 2.) Marinellii n. f. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 19. P. (s. 0.) testa minori, ventricosa, anfractibus septenis rapide crescentibus, subglobosis; costis transversalibus paten- tibus, inferne bifurcatis, striis spiralibus in parte inferiore notatis, ad suturam in intersectione costularum nodulosis: basi et cauda stris spiralibus, patentibus, nodulosis ornata; apertura ....... x L'unico esemplare che posseggo di questa interessante forma è purtroppo incompleto alla bocca tanto: che sono in dubbio sull’ esatta determinazione generica. La conchiglia è piccola, poco slanciata, composta di 6-7 anfratti quasi ventricosi; sopra ogni anfratto si hanno delle coste longitudinali ottuse, che interessano tutto l’anfratto e che in basso si bipartiscono; strie spirali, in alto appena notate, ma più nette verso il basso, tagliano queste coste, e nell’intersezione di esse formano un nodo; spiccatissima è la serie spirale di noduli lungo la sutura. Sulla base le linee spirali acquistano forza, e sono molto ben visibili le granulosità, specialmente nell’intersezione delle linee spirali coi due rami della parte bipartita delle coste. E rr n‘ [63] P. E. VINASSA DE REGNY 273 Pleurotoma n. f. ind. È una piccola conchiglia che si avvicina moltissimo alla P. textiliosa Dsx. (Environs, pag. 464, tav. 62, fig.5 e 6); se ne distingue soltanto per le coste molto più sottili e più spesse. Lo stato dell’esemplare non mi permette però di dare una diagnosi esatta di questa specie, mancando esso di gran parte dell'ultimo an- fratto in rispondenza del seno. Pleurotoma calycanthus De Gere. 1880. Pleurotoma calycanthus De GrecoRIO. San Giovanni INarione, pag. 48, tav. IV, fig. 31, 32. Pleurotoma protorotata Dr Gree. 1880. Pleurotoma: protorotata De GreGorIo. San Giov. Ilarione, pag. 47, tav. IV, fig. 38; tav. VII, fig. 21. Non ho niente da aggiungere alla descrizione del De GrEGORIO, che riscontro esatta; questa specie sembra assai rara; non ne ho veduto che un unico esemplare. Pleurotoma Wagneri Dr Gre. 1880. Pleurotoma Wagneri De Gregorio. San Giovanni INarione, pag. 50, tav. IV, fig. 34-36. Drillia pusillina Dr Grec. 1880. Pleurotoma pusillina De GreGoRIO. S. Giovanni Ilarione, pag. 52, tav. IV, fig. 12. Drillia cfr. margaritula Dsx. Riferisco con dubbio a questa forma un esemplare molto rispondente alla figura del De GreGoRIO (tav. 7, . fig. 7), ma che per la forma delle coste, mi sembra distinguersi assai dalla specie parigina. Clavatula propeangeloti Dr Grre. 1880. Pleurotoma propeangeloti De GrEGoRrIO. San Giovanni Ilarione, pag. 53, tav. VII, fig. 3. Raphitoma n. f. ind. (?) 1880. Pleurotoma denticula De GrEG. (non Basr.) Dn GreGoRrIO. San Giov. Ilar., pag. 46, tav. IV, fig. 33. Il nostro esemplare è perfettamente rispondente alla figura del De GreGoRIO, che a parer mio è forse distinta dalla vera P. denticula Basr. di Dax. Se non altro questa forma meriterebbe certo di essere distinta come varietà. 3 Come ho già avvertito in principio ho omesso di citare Je numerose forme che anche di questa famiglia ha descritto e figurato il De Gregorio, ed ho omesso pure di discuterle, limitandomi a citare solo quelle che con esemplari da me studiati ho creduto poter essere accettate. 274 P. E. VINASSA DE REGNY [64] Raphitoma biserialis Mon. in sch. — Tav. XVII [Tav. III], fig. 20. R. testa minori, elongata, anfractibus octonis, lente crescentibus, elegantissime ornatis; vitta minori tuberculata in parte superiori posita, vitta maiori fere mediana, nodosa; nodis obtusis, crebris, regularibus ; basi striîs spiralibus cre- bris ornata; cauda breviuscula, apertura obovato-elongata. Graziosissima forma assai rara, tanto che nemmeno tra le numerose forme descritte dal De GrEGoRrIo si trova; essa ha qualche analogia colla R. subcarinata Rovaurt (Pau, pag. 484, tav. XVI, fig. 23) ma se ne distingue per la doppia serie dei tubercoli, e per la spira meno rapidamente crescente. La conchiglia è piccola, composta di circa 8 anfratti che crescono lentamente: presso alla sutura si ha una vitta minore con tubercoli assai poco distinti; sotto ad essa, e quasi nella parte mediana dell’an- fratto, se ne trova una seconda maggiore più nettamente tubercolata; si vedono anche leggiere strie spirali, le quali sono molto sviluppate sulla base e sulla coda; l’apertura non grande è ovale, allungata. Fortisia Hilarionis Bay. Vedasi Monte Postale pag. 226 [16]. Bullaea Meneghinii Bay. 1870. Bullaea Meneghinii Bavan. Moll. tert., I, pag. 61, tav. 8, fig. 3 (cum syn.). Bulla Fortisi Brower. 1870. Bulla Fortisi Brower. Baran. Moll. tert., I, pag. 61, tav. 4, fig. 7,8 (cum syn.). Ne posseggo un solo esemplare, non troppo ben conservato, ma talmente caratteristico, che credo non andare errato riferendolo alla specie di Roncà. Bulla n. f. ind. — Tav. XVIII [Tav. III], fig. 21. Conchiglia assai grande a spira interamente ricoperta, relativamente comune, ma sempre malissimo con-- servata; si caratterizza specialmente per un solco trasversale assai profondo visibile nella parte superiore della conchiglia, e anche nel modello. Si vedono pure accenni di striatura. Bulla Spinellii Zinr. in sch. — Tav. XVII [Tav. III), fig. 22. B. testa fragili, globosa; striis spiralibus tenwibus, regularibus, linearibus, in parte inferiori divaricatis, ibique muaioribus, minoribusque alternantibus; striis transversalibus parum mnotatis, in modulo patentioribus; apertura magna. Conchiglia molto globosa, assai grande, con apertura molto ampia; superficie adorna da numerose co- stoline spirali, fittissime e molto regolari, che si allontanano tra loro verso la parte inferiore della conchiglia; tramezzo ad esse se ne trovano pure qua e là delle minori; l’ornamentazione quindi della conchiglia è mi- nutissima e molto elegante; si hanno pure appena accennate delle strie trasversali ricurve meglio visibili nel modello. Ne ho due soli esemplari entrambi poco ben conservati. [65] P. HD. VINASSA DE REGNY i 275 Bulla sp. ind. Conchiglia assai piccola appartenente al gruppo delle Acera allungata assai, a superficie finamente striata, con strie uguali e ugualmente disposte ovunque, almeno a quanto posso giudicare; apertura assai grande; margine columellare in basso quasi tagliente; essa è assai comune ma sempre talmente mal conservata da impedirmi qualunque descrizione un po’ esatta. Bulla striatella Lmx. 1824. Bullu striatella Lxx. DesHaves. Environs, pag. 43, tav. V, fig. 7-9 (cum syn.). 1889. Aeera striatella (Lxr.) Cosswann. Catalogue, IV, pag. 318 (cum syn.). Helix moduloides Mex. < seh. — Tav. XVIII [Tav. III), fig. 23. H. testa minori, depressa, discodali, biconvessa: spira parum prominenti, anfractibus septenis lentissime crescen- tibus, convexiusculis, sutura impressa junetis, striis transversalibus inclinatis, confertissime motatis; ultimo anfractu magno carenato, carena acuta, prominente, basi convera, globosa, imperforata, laevigata ; apertura depressa, obliqua, subquadrangulari; labro....... Conchiglia assai piccola, depressa, a forma di esatta lente hiconvessa, spira poco sporgente composta di 7-8 anfratti assai convessi, con accrescimento lentissimo; sutura assai profonda; sugli anfratti si hanno strie trasverse numerosissime, sinistrorse, più visibili presso alla sutura, più o meno erano evanescenti sulla con- vessità dell’anfratto; l’ultimo anfratto è carenato alla periferia; la carena è acuta, sporgente, quasi tagliente; la base è rigonfia, levigata, non umbilicata; l'apertura è depressa, obliqua, assai piccola, di forma subqua- drangolare. In entrambi gli esemplari manca il labbro. | Questa piccola Helix sembra assai rara a Chiampo; mostra delle somiglianze assai spiccate colla H. wi- cetina Scar., di Roncà: dalla quale però si distingue immediatamente per le dimensioni, per essere più de- pressa, e per l'accrescimento dei giri molto più leuti, e la carena molto più acuta. La sua forma depressa poi la distingue da tutte le altre specie conosciute. Pisa, Museo geo-paleontologico, 1895. ERO LC TIRE a: RL SIETIUI ee OI ST ubi Foo Wei ; LINE Dr A ARE, DT 36 iear BI: 3 Ante Sed ART inc: Igt i SVI, a si ;% a Eos {lA a tai Mi LR) E O das du S 4 Lod iaaBttero RT e I ai dia ETA - An. Ri Mipila 47 Satonptibtoni cli a: : j 5 AIIP rana i Parti UA diete t srt h AI 77 à ; LAZ LAT] IRECITI. AMT cabina VEE PARERI LO pI tp Sa Di d 4 E RA LR t. Mie RC CORO ENI TICINO, STENTO ME spl CASIO va 7 Bi xk 4 î È Xi RIA RE RI “tieni hene “by FORM I edeaei toto) REINA E IR RSA tg drei UO vba VIRdRA O: " À Chi n î NL P e e ecu negro dritti > Ra x Lat ng Nei vu GIR PES sula Prbpsvanz ai bi io citati SOIT: RIRISII ALTRE I IRIORETO Spiegazione della Tavola I [Tav. I]. Fio. l. — Atractites intermedium Mcx. sp., grandezza doppia del vero. Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 7 [7]. » » » 2. — Atractites intermedium Mx. sp., grandezza naturale, Monte Longara (Museo di Padova), pag. 7 [7]. 3. — Lytoceras meletense n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 11 [41]. 4. — Harpoceras minutum Par., grandezza doppia del vero, Camporovere (Museo di Pavia), pag. 41 [41]. 5. — Hecticoceras (?) pingue Par., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 12 [12]. 6. — Lunuloceras canovincola De GREG. sp., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 13 [13]. 7. — Lunuloceras Stevensoni De GrEG. sp., grandezza naturale, Monte Longara (Museo di Padova), pag. 13 [13]. 8. — Oppelia propefusca De GrEG., forma giovanile, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 14 [14]. 9. — Oppelia propefusca De GrEG., forma giovanile, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 14 [14]. 10. — Oppelia vicetina Par., grandezza doppia del vero, Camporovere (Museo di Pavia), pag. 13. [13]. 11. — Oppelia subtilicostata n. f., grandezza naturale, Ponte del Ghelpa (Museo di Pisa), pag. 13. [13]. 42. — Oecotraustes minor n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 15 [15]. 13. — Cadomoceras nepos n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 15 [15]. 14. — Sphaeroceras pilula n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 16 [16]. 415. — Sphaeroceras pilula n. f., f.® giovanile, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 16 [16]. 16. — Sphaeroceras auritum n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 16 [16]. 17. — Sphaeroceras (?) disputabile n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 17 [17]. 18. — Stephanoceras rotula n. f., grande una metà più del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 18 [18]. 49. — Stephanoceras gibbum n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 17 [17]. 20. — Reineckeia Sansonii n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 19 [19]. 21. — Stephanoceras venetum n. f., grandezza naturale, Ponte del Ghelpa (Museo di Pisa), pag. 18. [18]. 22. — Parkinsonia Bonarellii n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 20 [20]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. I, Tav. I. PARONA, Za fauna e Det d. str. con P. alpina. È “po ta RO) ROMA FOT. DANESI CAME SDA mita RL 04 = #a8s Spiegazione della Tavola II [Tav. II]. Fic. 4. — Cosmoceras Pollux Rein. sp., grandezza doppia del vero, Monte Longara (Museo di Padova), pag. 20 [20]. » 2. — Cosmoceras n. f., grandezza naturale, Ponte del Ghelpa (Museo di Pisa), pag. 21 [21]. » 3. — Perisphinctes subtilis Neum., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 22 [22]. » 4. — Perisphinctes conclusus n. f., grande metà più del vero, Ponte del Ghelpa (Museo di Pisa), pag. 22 - [22]. » ©. — Perisphinctes perspicuus n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 23. [23]. » 6. — Perisphinetes perspicuus n. f. (?), grandezza naturale, frammento con peristoma incompleto, Monte Meleta (Museo di — Torino), pag. 23 [23]. » 7. — Perisphinetes torquis n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 23 [23]. » 8. — Morphoceras dimorphoide n. f., grande metà più del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 21 [21]. » 9. — Peltoceras Chauvinianum D’Ors. sp., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 24 [R4]. » 40. — Capulus Seguenzae De GrEG. sp., grandezza naturale, Ponte del Ghelpa (Museo di Pisa), pag. 25 [25]. » 41. — Eutrochus venustus Par., grandezza naturale, Monte Longara (Museo di Padova), pag. 25 [25]. » 42. — lsocardia n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 26 [26] » 13. — Unicardium n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 27 [27]. » 44. — Pecten n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 28. [28]. » 45. — Limea (?) lata n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 29 [29]. » 416. — Pygope bipartita n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 30 [30]. » 47. — Pygope bipartita n. f., f® allungata, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag: 30 [30]. » 18. — Pygope bipartita n. f., f.à giovanile, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 30 [30]. » 49. — Waldheimia Beneckei Par., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 31 [31]. Waldheimia Beneckei Par., f® allargata, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 81 [31]. Waldheimia Boehmi Bésr, n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 81 [34]. Waldheimia Boehmi Bose, f.2 a lobo assai prominente, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 81 [34]. | Waldheimia Boehmi Bose, f.è allargata, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di T'orino), pag. 31 [31]. Waldheimia concava n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 32 [32]. Rhynchonella latifrons n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 33. [33]. » £6. — Rhynchonella latifrons n. f., f.® allungata, grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 33. [33]. » 27-28 — Rhynchonella brentoniaca OrP., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 35 [35]. » 29. — Rhynchonella crista n. f., grandezza doppia del vero, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 36 [36] » 30. — Rhynchonella hemicostata n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 36 [36]. » 34. — Rhynchonella calva n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 37 [37]. » 32. — Rhynchonella microcephala n. f., grandezza naturale, Monte Meleta (Museo di Torino), pag. 87 [37]. = Si az dè | * TO TO QD DD do v OD Str sal i PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol I, Tav. Il. PARONA, Za fauna e Vetà d. str. con P. alpina. LZ 0], ROMA FOT, DANESI ceo de " Lt n. pe cd; i }i De GI o pica, soia dà Ad vaga) ife dang fon to ih 0itaaarai » » » » » » » 9 DD 0 Mw do wM Std sd do Dm » 10-11. 12. Spiegazione della Tavola V [Tav. I]. Aetea truncata LanDpsB. sp., pag. 92 [16]. Vibraculina Conti n. sp., superficie anteriore, pag. 93 [417]. Vibraculina Conti n. sp., superficie laterale, pag. 93 [17]. Vibraculina Conti n. sp., superficie posteriore, pag. 93 [17]. Membranipora Camillae n. sp., pag. 95 [19]. Onychocella vibraculifera n. sp., pag. 97 [24]. Onychocella angulosa Rss. sp., pag. 97 [21]. Micropora (Gargantua) hippocrepis GoLpr. sp., pag. 98 [22]. Micropora (Calpensia) impressa Mot sp. var. farnesinae n. v., pag. 98 [22]. Micropora (Manzonella) exilis Mxz. sp., pag. 99 [23]. Melicerita fistulosa Lin. sp., pag. 99 [23]. Melicerita mutinensis Nam. sp., pag. 100 [24]. Melicerita mutinensis Nam. var. con avicolari ogivali più grandi, pag. 100 [24]. Melicerita Johnsoni Bx. sp., pag. 100 [24]. Melicerita Johnsoni Bk. sp., due avicolari, pag. 100 [24]. Membraniporella nitida JonN. sp., pag. 102 [26]. Membraniporella nitida var., pag. 102 [26]. Cribrilina radiata Mor sp., pag. 103 [27]. Cribrilina radiata MoLL; var. a zoeci minutissimi, pag. 103 [27]. Cribrilina (Figularia) figularis Jonn. sp., pag. 103 [27]. Microporella (Calloporina) decorata Rss. sp., pag. 107 [34] Microporella (Fenestrulina) ciliata Lin. sp, pag. 105 [29]. Microporella {Fenestrulina) ciliata Lin. sp., var. a grandi zoeci tubercolati, pag. 105 [29]. Microperella (Fenestrulina) ciliata Lin. sp. var. castrocarensis n. v., pag. 105 [29] Microporella (Heckelia) violacea Jonn. sp., pag 106 [30]. Microporella (Heckelia) tubulifera n. sp., pag. 106 [30]. Schizoporella romana n. sp., pag. 111 [35]. Schizoporella romana n. sp.; zocci giovani, pag. 111 [35]. Schizoporella linearis Hass. sp., pag. 110 [34]. Schizoporelia pulchra n. sp., pag. 110 [34]. Schizoporella pulchra n. sp.; dettaglio della frontale, pag. 110 [34]. Schizoporella globulifera n. sp., pag. 113 [37]. Tav. V. ITALICA, Vol. I, PALAEONTOGRAPHIA [ Zoo. L1. Briozoi foss. d. Farnesina e M. Mario . NEVIANI, ROMA FOT, DANESI © NEVIANI E DE ANGELIS DISEG OTE: > Pinun das ra Fio. LO AA w10 Spiegazione della Tavola VI [Tav. II]. \ Schizoporella Clerici n. sp., pag. 109 [33]. Schizoporella Cavolini n. sp., pag. 4141 [35]. Schizoporella Meli n. sp., pag. 112 [36]. Schizoporella sulcata n. sp., pag. 112 [36]. Schizoporella sulcata con grande avicolario marginale, pag. 112 [36]. Schizoporelia Dutertrei Aup. sp., pag. 113 [87]. Schizoporella Rigacci n. sp., pag. 112 [36]. Schizoporella unicornis Joun. sp., pag. 114 [38]. Schizoporella unicornis JonN. sp., zocci tolti da un zoario celleporoide, pag. 414 | 38]. Schizoporella unicornis Jonx. sp. var. tetragona Rss. sp., pag. 114 [98]. Schizoporella profunda n. sp., pag. 115 [39]. Schizoporella vulgaris MoLx sp., pag. 113 [37]. Teuchopora castrocarensis Muz. sp., pag. 116 [40]. 7 Smittia (Watersipora) cucullata Bx. sp., pag 120 [44]. Smittia Landsborovii Jonn. sp., pag. 118 [42]. Smittia (Mucronella) variolosa Jounn. sp., pag. 122 [46]. Smittia (Phylactella) Poriisi n. sp., pag. 121 [45]. Smittia (Reussia) regularis Rss. sp., pae. 122 [46]. Smittia (Marsillea) concinna Bx. sp., zoeci giovani, pag. 119 [43]. Smittia (Marsiilea) concinna Bx ; zoeci adulti, pag. 119 [43]. Smittia reticulata M. G. sp. var. systolostoma Mz. sp.; cinque zoeci che segnano il passaggio dalla specie alla varietà, pag. 119 [43]. Smittia reticulata M. G.; orande avicolario sporadico, pag. 119 [43]. Smittia (Mucronella) coccinea AsGinp. sp., pag. 122 [46]. Smittia cheilostoma Mxz. sp., pag. 118 [42]. Smittia (Phylactella) labrosa Bx. sp., pae. 421 [45]. Smittia (Reussia) Zuccari n. sp., pag. 123 [47]. Umbonula? ramulosa Lun. sp., pag. 424 [48]. Tubucellaria farnesinae n. sp., pag. 125 [49]. Crisia denticulata Li. sp., pag. 128 [52]. Crisia elongata M. Epw., pag. 128 [52]. Crisia elongata M. Epw. var. angustata War., pag. 129 [53]. Crisia fistulosa Mer. pag. 129 [53]. Anguisia Jullieni n. sp.; esempl. veduto di fronte, pag. 129 [53]. Anguisia Jullieni n. sp.; lo stesso, veduto di fianco, pag. 129 [53]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. I Tav. VI NEVIANI, Briozo! fossi d. Farnesina e M. Mario. [ Zav. IL]. ILL {ji 4. € Co ì: NEVIANI E DE ANGELIS NISEG ROMA FOT, DANESI te) 4 dh SIOE PINI RRA) fi > 9 Ot x L0 20 Da. 6a. Ta. 8, 8a. ONola: 10. dito lil 1212/01 13. 14, 14a, 14b. 15,15, 150. RUUED Spiegazione della Tavo!a VII [Tav. I]. Secondo Cosra : — Textularia sagittula Costa — Textularia corrugata Costa — Dentalina nepos Cossa — Dentalina adunca Cosra — Nodosaria monile Costa — Nodosaria tetragona Costa — Marginulina triangularis D'ORE. — Cristellaria pulchella Costa — Marginulina inaequalis Costa — Cristellaria Volpicellii Costa Cristellaria contracta Costa — Robulina austriaca D’ORB. — Robulina vaticana Costa — Rotalina meridionalis Costa — Nonionina helicina Costa DI Secondo Fornasmi: Textularia deperdita (D’OrB.) Bigenerina pennatula (BarscH) Nodosaria farcimen (SoLp.) Nodosaria farcimen (Sotp.) Nodosaria pleura (Costa) Frondicularia carinata (NeuG.) Cristellaria crepidula (F. e M.) Cristellaria elongata (Montr.) Cristellaria inversa (Costa) Cristellaria italica (DEFR.) Cristellaria italica (DEFR.) Cristellaria rotulata (Lam.) Cristellaria costata (F. e M.) Truncatulina Dutemplei (D’ORB.) Anomalina helicina (Costa) DDR OT A47 1. 147 17]. 144 [4]. 143 [3]. 142 [2]. 142 [2]. 444 [4]. 145 [5]. 144 [4]. 145 [5]. 145 [5]. 146 [6]. 146 [6]. 147 1]. 146 [6]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol I Tav. VII FORNASINI, Zoramn. d. marna del Vaticano illustrati da O. G. Costa. dee iizagazita “afubiaezate e ioaiani cal canili RETE j dd 14% 15 458 ROMA FOT DANESI bi Me. "DI DE Ron è a de Me it eden ire inesc ne ta metisdg3 + ho vaio ao di sii SRL Ù ine af Spiegazione della Tavola VIII [Tav. I]. AR — Flabellum Bertii Stm., grandezza naturale, pag. 151 [3]. 2; — Calice dello stesso, grandezza naturale, pag. 152 [4]. 3,4. — Flabellum vaticani Ponzi (Es. della Collez. Berti), grandezza naturale, pag. 152 [4]. 5. — Id. (Es. della Collez. FornASsINI), grandezza naturale, pag. 153. [5] 6. — Flabellum extensum Micx., grandezza naturale, pag. 153 [5]. To — Flabellum royssianum E H., grandezza naturale, pag. 156 [S]. 8. — Flabellum Fornasinii Sim., grandezza naturale, pag. 156 [8]. 9. — Stephanocyathus elegans Sec. var. hemisphaericus Sim., grandezza naturale, pae. 160. [12]. 10. — Caryophyllia communis SEG. sp., grandezza naturale, pag. 160 [12]. ibra — Caryophyllia ingens Sim., grandezza naturale, pag. 161 [13]. 12. — Calice della stessa, grandezza naturale, pag. 161 [13]. 13, 14. — Caryophyllia polymorpha Sec. sp., ingrandimento 2 diametri, pag. 162 [414]. 15,16. — Caryophyllia felsinea Sir, ingrandimento 2 diametri (si vegga anche la fig. 3 intercalata nel testo), pag. 163. [15]. 17,18. — Ceratotrochus typus Src. sp., incrandimento 2 diametri, pag. 163 [15]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol L Tav. VIIL SIMONELLI, Ar%osoî pWrocenici del Ponticello di Savena presso Bologna. [Za #1] AUOT. FHOT. ROMA FOTOLIPIA DANESI MIRATI, DELI Spiegazione della Tavola IX [I]. Fis. 4. — Undina (?) sp. ind., [grand. nat.]. Porzione della pinna codale principale. (I raggi a sinistra dell’ osservatore sono i superiori; quelli a destra, gl’inferiori), — pag. 182 [44]. » 2. — Eugnathus brachilepis Bass., [grand. nat.], — pag. 199 [31]. PALABONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. I, Tav. IX. BASSANI, Ze ettiofauna di Dol. prec. di Giffoni. [ Zao. £]. POT, TEOFILO SCARPATI. NAPOLI ui Mb LIL ARTT Vee j dI to Mal : ETA n x L v ti x i » Ù Î ) mi he Ti \ | \ . e vu \ CLASS $ Spiegazione della Tavola X [II]. Fi. 1. — Belonorhynchus sp., [grand. nat.]. Pinna dorsale e parte degli interneurali e degl’interemali. (La figura è capovolta), — pag. 184 |16]. » 2. — Belonorhynchus sp., [grand. nat.]. Parte estrema del tronco e porzione della. pinna codale, — pag. 184 [16]. » 3. — Belonorhynchus sp. [grand. nat.]. Tratto del tronco, con gli archi neurali ed emali, porzione delle pinne dorsale ed anale e tre serie di scudi. (La figura è capovolta), —- pag. 184 [16]. PALAKBONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. I, Tav. X. BASSANI, Za eltiofauna di Dol. prine. di Giffoni. [ Zav. JI]. FOT. TEOFILO SCARPATI-NAPOLI ie Retail) lan igor stone lei | spesi vii Se Spiegazione della Tavola XI [III]. Fi. 4. — Undina picena Cosra sp., [grand. nat.], — pag. 179 [141]. » 2. — Pholidophorus cephalus KxER, [grand. nat.), — pag. 202 [34]. » 3-6. — Pholidophorus latiusculus Acassiz, [grand. nat.]. (\ell’esemplare alla fig. 6 i raggi della pinna dorsale sono in nu- mero di nove), — pag. 203. [35]. » 7. — Pholidophorus pusillus AGassiz, [grand. nat.]. (La linea nera che si vede sotto il fossile, verso la metà del profilo inferiore del tronco, dipende da una scalfitura della roccia), — pag. 205 [37]. PAL AHONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. I, Tav. XI. [Zav.I07 faune a ill BASSANI, 13 sA % “i Ù fi 4 IR 4 u We di MORE db SO tv ty ù un L Pak di TE Rupe PMI TL E RAIL NRE TTI Ur} Beto RISI L PRI PINA n butti CARE ii su PAR na te) se Fata papa Beh da i dii LAI Loria > fo I Di n SA, SA SR POR Ro =t ROSARIO Doe e Spiegazione della Tavola XII [IV]. Fre. 4. — Dapedius Costae Bass., [grandezza naturale]. Impronta di una parte della testa e del tratto anteriore del tronco,— pag. 197 [29]. » 2. — Dapedius Costae Bass., [grand. nat.]. Parziale contrimpronta dell'esemplare alla fig. 4, — pag. 197 [29]. » 3. — Dapedius Costae Bass., [grand. nat.]. Parziale contrimpronta dell'esemplare alla fig. 1, — pag. 197 [29]. » 4. — Thoracopterus (?) sp., pinne pettorali, pinna codale incompleta, raggi ed ossa spostate, — pag. 208 [40]. » 5. — Colobodus latus Acassiz sp., [9/, della grandezza naturale], — pag. 192 [24]. » 5a.— Colobodus latus AGassiz sp., tre denti marginali della mascella superiore dell'esemplare alla fig. ©, ingranditi,— pag. 192 [24]. . » 6. — Colobodus latus Acassiz sp., denti piantati nella roccia, ingranditi, — pag. 192 [24]. » 7. — Colobodus latus Acassiz sp., mascelle fornite di denti dell'esemplare alla lettera c [grand. nat.], — pag. 192 [24]. » 8. — Colobodus ornatus Acassiz sp., frammento isolato di pinna dorsale, capovolto [grand. nat.], — pag. 487 [19]. » 9. — Colobodus ornatus Acassiz sp,, tre articoli di un raggio codale [grand. nat.], — pag. 187 [19]. » 40. — Peltopleurus humilis KnER, [grand. nat.], — pag. 207 [39]. » 10a. — Lo stesso, ingrandito, — pag. 207 |39]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. I, Tav XII. BASSANI, La eliofauna di Dol prine. di Giffoni [Tav.1V]. aa TT, E piani MIE eat rd nrtiat CANE I tai Spiegazione della Tavola XIII [VI]. Fic. 4. — Colobodus ornatus Agassiz sp., [8/, della grandezza naturale], — pag. 187 [19]. » 2. — Colobodus latus Acassiz sp., [grandezza naturale], — pag. 192 [24]. » 3 — Colobodus latus AcassIz sp., [grandezza naturale], — pag. 192 [24]. » 4. — Colobodus latus AGassIz sp., [grandezza naturale], — pag. 192 [24]. » DA — ? Colobodus latus AGassIz sp., [grandezza naturale], — pag. 192 [24]. BASSANI, La «/iojauna di Dok prince. di Giffoni. PALAFONTOGRAPHIA ITALICA, Val. I, Tav. XII. 09 tini i Spiegazione della Tavola XIV [VI]. Colobodus ornatus AGAssiz sp., [grandezza naturale]. Tratto posteriore del corpo, — pag. 187 [19]. iv. XIV A dh PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol I, [7av. 1] BASSANI, pen È ir SRL itfidà atua agtiviani, Pasi ì ri sa A dugpiat Spiegazione della Tavola XV [VII]. (Le figure delle squame, degli scudi e dei denti sono ingrandite). Fis. 1. — Pholidophorus latiusculus AGassiz, squame, — pag. 203 [35]. » 2-3. — Pholidophorus pusillus AGassiz, — pag. 205 [37]. 2. Impronta delle squame, un po’ scomposte, nella regione anteriore del tronco. — 3. Squame, superficie esterna. » 4-30. — Colobodus ornatus Acassiz sp., — pag. 187 [19]. ) 4-5. Denti marginali. — 6. Dente più interno — 7. Denti interni, piantati nella roccia. — 8. Squame laterali, nel tratto ant.-inf. del tronco. — 9-11. Squame ventrali. — 12-14. Squame laterali, delle file anteriori. — 15-16. Due squame laterali sup., nel tratto posteriore del tronco. -—- 17. Squama laterale sup., sotto la pinna del dorso. — 18-20. Squame sulla linea inf. del tronco, subito dopo le pinne ven- trali. — 24. Squama lat. sup., nella regione ant. del tronco. — 22-24. Squame immediatamente prece- denti i raggi codali. — 25-26. Squame lungo la linea del dorso dell’esemplare alla. lettera 7 — 27. Squama lat., immed. dietro l’apparato opercolare. — 28. Apparato opercolare, raggi branchiosteghi e clavicola del- l’es. alla lett. 7 — 29. Porzione della mandibola dello stesso.— 30. Orbita con circum- e sottorbitali dello stesso. » 34-35. — Colobodus latus Ac. sp., (esempl. alla tav. XII [IV], fig. 5), — pag. 192 [24]. 31. Squama laterale ant. — 32. Squame laterali, delle prime file successive. — 33. Squama ventrale. — 34. Squame lat., nel tratto ant.-inf. del tronco. — 35. Squama later. sup. » 36. — Colobodus latus AG. sp., (esempl. alla tav. XIII [V], fig. 2). Squame immediatamente precedenti i raggi codali,— pag. 192 [24]. 37-38. — Colobodus latus Ac. sp., (esempl. alla tav. XIII [V], fig. 3). Squame lungo la linea del dorso, — pag. 192 [24]. 39-43. — Colobodus latus Ac. sp., (esempl. alla tav. XIII [V], fig. 4), — pag. 192 [24]. 39-40. Denti — 41 Squama lat. ant. — 42. Squame della parte posteriore del tronco. — 43. Squame lungo la linea del dorso. » 44-47. — ? Colobobus latus Ac. sp., (esempl. alla tav. XIII [V], fig. 5), — pag. 192. [24]. 44. Squama laterale, superficie esterna. — 45. Squama laterale, superficie interna. — 46-47. Squame lungo la linea del dorso. » 48-49. — Belonorhynchus sp., (esemplare alla tav. X [II], fig. 3, capovolta), — pag. 184 [16]. 48. Scudi della serie laterale, parzialmente ricostruiti. — 49. Scudi della serie ventrale. >» 50-54. — Eugnathus brachilepis Bass., — pag. 199 [31]. 50. Squama laterale, della parte antero-infer. del tronco, superf. int — 51. Altra squama lat., della parte ant.-inf., superf. est. — 52. Squama lat. nel tratto mediano del tronco. — 53. Squama della regione post. — 54. Squame ventrali, presso l’ inserzione delle pinne omonime. » 59. — Dapedius Costae Bass., orbita con ossa circum- e sottorbitali, — pag. 197 [29]. » 26-63. — Undina picena Costa sp., — pag. 179 [11]. 56. Ossa pelviche, parzialmente ricostruite. — 57. Lamina ossea della prima pinna dorsale. — 58. Fram- mento articolato di raggio esterno della prima dorsale. — 59. Porzione di raggio esterno della prima dorsale, immediatamente precedente il tratto articolato. — 60. Lamina della seconda pinna dorsale. — 64. Lamina della pinna anale. — 62. Struttura interna dei foglietti squamosi della vescica natatoria. — 63. Squama. » 64. — Thoracopterus (?) sp., placchetta spostata, che si vede nel mezzo dell'esemplare alla tav. XII [IV], fig. 4 [ingr]. (Subopercolo ?). Ofr. fig. 1, tav. III, vol. LIII, parte I [1866] dei Sitzsb. Wien. Al. Wiss. (Thoracopterus Niederristi Bronn), — pag. 208 [40]. PALARONIOGRARETÀ TIALICA, Veli Way. XV BASSANI, La &tofauna d. Dol. prince. di (Giffone. [Zao WI) EVERDINA BASSANI DIS. MxAPOLI- LIT A.SFRINO siesdot ata Va tear DIRE pajuagie VIIRRITTTA Spiegazione della Tavola XVI [Tav. I]. I. — Fossili del Monte Postale. Fis. 4. — Tellina Bayaniana n. f., — pag. 216 [6). » 2a.— Cardium postalense n. f., [ingrandito], — pag. 214 [4]. » 20.— Cardium postalense n. f., dettaglio del cardine, — pag. 2414 [4]. » 3. — Arca Oppenheimi n. f., [ingrandita due volte], — pag. 244 [4]. » 4. — Cerithium familiare May Eym., — pag. 222 [12]. » 5. — Cerithium vicetinum Bav., ultimi giri, — pag. 220 [10]. » 6. — Cerithium vicetinum Bay, primi giri, — pag. 220 |t0]. » 7. — Ampullina postalensis nom. mut., — pag. 218. [8]. II. — Fossili di S. Giovanni Ilarione. Fis. 8. — Arca Cobellii n. f., — pag. 235 [25]. » 9. — Arca Hilarlonis n f., — pag. 234 [24]. » 10. — Arca recurvicosta n. f., [ingrandita], — pag. 234 [24]. » 11. — Arca Ristorii n. f, — pag. 290 [25]. » 12-15. — Tellina Hilarionis n. f, — pag. 238. [28]. » 16. — Tellina Hilarionis n. f., dettaglio del cardine, — pag. 238 [28]. » 417. — Hemicardium Hilarionis n. f., — pag. 236 [26]. » 18. — Crassatella (?) tricarinata n. f., — pag. 237 [27]. » 19. — Septifer Eurydices Bay. var. lobata n. var., — pag. 239 [29]. » 20-21. — Cardita pachydonta n. f., — pag. 237 [27]. » 22a.— Lima n. f. ind, — pag. 239 [29]. » 22 b.— Lima n. f. ind., dettaglio degli ornamenti, — pag. 239 [29]. » 23 a. — Pecten Bonarellii n. f, — pag. 240 [30]. » 23 5. — Pecten Bonarellii n. f., dettaglio degli ornamenti, — pag. 240 [30]. » © 24a.— Pecten Nicolisi n. f., — pag. 240 [30]. » 24 b. — Pecten Nicolisi n. f., dettaglio dell’orecchietta, — pag. 240 [30]. » 24 c. — Pecten Nicolisi n. f., dettaglio degli ornamenti, — pag. 240 [30]. » 25. — Spondylus sesquispinatus n. f., — pag. 241 [31]. » 26. — Ostrea hystrix n. f, — pag. 242 [32]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol I Tav. XVI VINASSA DE REGNY, .Syropsis dei molluschi terziari delle Alpi Venete, ROMA FOT; DANESI CRISTOFANI E, DISEG. Fot STE. a ta Spiegazione della*lavola XWM8 [Fay] II. — Fossili di S. Giovanni Ilarione. — Patella Gregorioi n. f, — pag. 242 [32]. — Patella pyramidalis Mcx. in sch., esemplare tipico, — pag. 243 [33]. — Patella pyramidalis Mex. in sch., altri esemplari, — pag. 243 [33]. — Patella Stygis Mex. in sch, — pag. 243 [33]. — Turbo (?) D’Achiardii n. f, — pag. 246 [96]. .— Turbo Grecoi n. f., [grand. nat.]), — pag. 246 [36]. .— Turbo Grecoi n f., [ingrandito], — pag. 246 [36]. — Turbo Fucinii n. f., [ingrandito], — pag. 245 [35]. — Trochus mitratus Dsm. var. Thesel MGr. in sch. sp., — pag. 245 [35]. — Trochus mitratus DsH. var. vicetina Mx. in sch. sp., — pag. 245 [35]. — Nerita Canavarii n. f, — pag. 247 [37]. —- Niso fallax n. f., — pag. 247 [37]. — Adeorbis acuticosta Mcx. in sch., [ingrandita], — pag. 248 [88]. — Adeorbis septemcarinata n. f., [ingrandita], — pag. 248 [38]. — Xenophora splendida n. f, — pag. 251 [41]. — Hipponyx Spinellii Max. in sch., — pag. 253. [43]. — Hipponyx striatus Mx. in sch., — pag. 252 [42]. — Hipponyx corrugatus Mor. in sch., — pag. 252 [42]. — Hipponyx flexuosus n. f., — pag. 202 [42]. -- Vermetus varicosus Mon. in sch., -—- pag. 256 [46]. — Mesalia disputata n. f., giovane individuo, — pag. 255 [45]. — Mesalia disputata n. f., individuo adulto, — pag. 255 [45]. — Bayania (?) nuda Mcx. in sch. sp., — pag. 254 [44]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol I Tav. XVI. VINASSA DE REGNY, Syropsis dei molluschi terziari delle Alpi Venete, 143 1 160 16% 0 i 3 ROMA FOT: DANESI CRISTOFANI E. DISEG. Tago a WIEN LOA WE 9I71071"% ire IIPLFST PesTi] Spiegazione della Tavola XVIII [Tav. III]. Do so 0 Ue II. — Fossili di S. Giovanni Ilarione. — Turritella (?) babylonica n. f, — pag. 255 [45]. — Turritella Catanii n f, — pag. 255 [45]. — Cerithium lamellosum Brua., — pag. 256 [46]. — Rimella canalis Lux. var. parvula n. var., [ingr. 2 volte], — pag. 258 [48]. — Ovula globosa n. f,, — pag. 260 [50]. — Erato Ritae n. f., [ingrandita], — pag. 262 [52]. — Pyrula gradata n. f., — pag. 262 [92]. 8a-b.— Ficula elongata Mon. in sch.,, — pag. 263. [53]. 8c. — Ficula elongata Mcx. in sch., dettaglio degli ornamenti, pag. 263 [53]. Sì 10-14. 12. 13. 14. 15. 16-17. 18. 19. 20. 21. 22, 23. — Ficula Spinellii n. f, — pag. 262 [52]. — Triton (?) Ciofaloi De GrEG., — pag. 265 [55]. — Euthria trimorpha De GrEG., — pag 265 [55]. — Buccinum n. f. ind., — pag. 265 [55]. — Fasciolaria n. f. ind, — pag. 267 [97]. — Oliva Palladioi Mex. in sch., — pag. 268 [58]. — Cancellaria margaritata n. f., [ingrandita], pag. 270 [60]. — Pleurotoma sinunodulosa n. f, — pag. 272 [62]. — Pleurotoma (s. 2.) Marinellii n. f., [ingr. due volte], — pag. 272 [62]. — Raphytoma biserialis Mcxw. in sch., [ingr. 2 volte], — pag. 274 [64]. — Bulla n. f. ind., — pag. 274 [64]. — Bulla Spinellii Zirt. in sch., — pag. 274 [64]. — Helix moduloides Mx. in. sch., — pag. 275 [65]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol IL Tav. XVII [Tov. IM). VINASSA DE REGNY, Syropsis dei molluschi terziari delle Alpi Venete. PRI E ROMA FOT. DANESI ORISTOPANI E, DISEG, [SOS SISI Miglaloa Aia s e 7 MMMEDM A _3 2044 It Tai N ud E 4 We ® pal % da to x F x vi ld i se) ma I i Le 1 A 6 34 di e A DELIA va % leg ARE ei ” I È) \ i iu N, Mie; ah 4 È, 3 Mw. i i @ ut DAS Vv (RIE vg » Ut EAT | 9